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You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org + + +Title: Il colore del tempo + +Author: Federico De Roberto + +Release Date: May 19, 2010 [EBook #32441] + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL COLORE DEL TEMPO *** + + + + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the +Online Distributed Proofreading Team at https://www.pgdp.net +(This file was produced from images generously made +available by The Internet Archive) + + + + + + + + + N. 10.--Biblioteca "SANDRON" di Scienze e Lettere--N. 10. + + F. DE ROBERTO + + IL COLORE DEL TEMPO + + 1900 REMO SANDRON--Editore + MILANO-PALERMO + + + + + + _Proprietà letteraria dell'Editore_ Remo Sandron + + Tip. F. ANDÒ--Palermo, via Celso 4^o, Succ. via S. Biagio 2 + + + + + + DELLO STESSO AUTORE: + + + Filosofia e critica: + + + L'Amore L. 4,50 + Una pagina della storia dell'Amore » 1 -- + Leopardi » 3 -- + + + Romanzi e novelle: + + + La Sorte L. 3 -- + Documenti umani » 1 -- + Processi verbali » 1 -- + L'Albero della Scienza » 1 -- + Ermanno Raeli » 3 -- + I Vicerè » 5 -- + L'Illusione » 4 -- + Spasimo » 3,50 + Gli amori » 3 -- + + + + +IL SECOLO AGONIZZANTE. + + +I giornali vivono quanto le rose: _l'espace d'un matin_. Non è +facile paragonare altrimenti che per la loro caducità un foglio +stampato e il più bel fiore della creazione; ma, se il fiore ha +vantaggi innumerevoli sul giornale,--e non agli occhi delle +donne soltanto, o dei poeti, o degli innamorati,--il giornale +anch'esso ne ha qualcuno sul fiore. E questo mi pare evidente: +chè, morti gli emerocallidi, i petali secchi vanno a finire +nella spazzatura; mentre coi vecchi fogli si possono fare tante +cose: anche libri. + +Io ho,--e non credo d'esser solo ad averla,--una speciale +predilezione per i volumi messi insieme con articoli pubblicati +qua e là, in tempi diversi, sopra varî argomenti, senza ordine +prestabilito. Libri così fatti ci dànno il _colore del tempo_, +e par quasi che arrestino l'attimo fuggente; non già perchè +bello,--noi siamo, ahimè! altrettanti Fausti a questo +riguardo;--ma perchè notevole, singolare ed insolito. + +Chiedetene ad un libraio: vedrete che una buona metà dei nuovi +volumi sono per l'appunto composti di capitoli eterogenei, +messi insieme per amore o per forza, dopo una prima apparizione +nei fogli periodici. Manca ai nostri scrittori la lena +necessaria a concepire e condurre a buon fine le grandi opere +organiche? È il bisogno del lucro, in questa nostra società, +dove la concorrenza cresce ogni giorno e la lotta per la vita +diviene sempre più aspra, quello che sminuzza in tal modo la +produzione intellettuale? O non accade piuttosto così per la +tirannia del giornale, nuovo mostro che si nutre di cervella e +di midolle vive? Il costume democratico, come ha trasformato +tante altre cose, non ha anch'esso contribuito a trasformare le +forme del pensiero, e a mettere in voga le brevi, succose ed +enciclopediche scritture a scapito delle ponderose, metodiche e +particolari trattazioni?... Una sola di queste cause basterebbe +alla spiegazione del fatto; tutt'e quattro insieme ne dànno +pienamente ragione. Nè bisogna lagnarsene. Prima di tutto le +nostre lagnanze sarebbero inutili; e poi questi libri hanno il +loro carattere. + +Prendiamone uno, a caso; prendiamo l'ultimo volume di Edoardo +Rod, la sua nuova serie di _Studî sul secolo XIX_. Sfogliamola: +vedremo succedersi rapidissimamente idee e figure, sentimenti e +problemi che ieri attiravano tutta quanta la nostra +attenzione,--e che l'attirano ancora. + + +I. + +La rapidità e la fretta sono appunto tra i caratteri salienti +di questo secolo nostro. Come noi corriamo da un capo all'altro +del mondo, trascinati dall'ansante vapore; come le nostre +parole volano sui fili elettrici; così tutta quanta la nostra +vita morale e intellettuale precipita vertiginosamente. + +Che cosa diviene, dopo qualche anno, la fama di quegli uomini +che parvero dominare, che dominarono infatti, la nostra età? +Guardate Vittor Hugo. Chi ottenne mai in vita un più largo, +sincero e spontaneo consenso d'ammirazione? Lo chiamarono il +Padre; personificò realmente il secolo, «del quale aveva +professato tutte le credenze, condiviso tutte le illusioni, +cantato tutte le glorie, sopportato tutte le sciagure.» Ed ecco +oggi l'idolo in pezzi. Hanno dimostrato in grossi volumi, pieni +di documenti, che egli non fu iniziatore, che non scoperse +nulla, che non disse nulla di nuovo o di originale, che ebbe un +carattere ordinario, anzi mediocrissimo; che andò assiduamente +dietro al _successo_: non gli hanno riconosciuto altro genio se +non quello delle parole: fu un parolaio, un _genio verbale_. + +L'eleganza del verbo, intanto, non si può dire che +contraddistingua il nuovo stile. Il neologismo è la forza dei +nostri scrittori. Mai il vocabolario greco è stato tanto in +onore; mai le desinenze in _ale_ e in _ismo_ sono state tanto +frequenti. Questa è una delle più piccole conseguenze del +trionfo della scienza. Le sue scoperte, feconde di tanti +pratici adattamenti, hanno affrettato il corso della vita +umana: il nostro pensiero e il nostro linguaggio acquistano +caratteri scientifici. La vecchia critica è morta: oggi è in +vigore la critica scientifica. Ippolito Taine ne fu il +precursore; Emilio Hennequin il campione. Mentre l'antica +critica letteraria badava a dare giudizî, la critica +scientifica, lasciando prudentemente da parte gli +apprezzamenti, cercò nei caratteri particolari delle opere «sia +certi principî d'estetica, sia l'esistenza d'un certo +meccanismo cerebrale nell'autore, sia una condizione definita +dell'ambiente sociale.» Questa critica precedè per via di tre +sorta di analisi: l'analisi estetica, l'analisi psicologica, +l'analisi sociologica; essa non si contentò neppure di +chiamarsi critica scientifica, volle ribattezzarsi con un nome +più severo: si chiamò _estopsicologia_. Così un cerotto contro +il sudore, che è un cerotto e non impedisce il sudore, acquista +il valore d'un nuovo e raro e prezioso prodotto chimico, quando +lo speziale gli dà il nome di _sudol_... + +Emilio Hennequin morì giovane, prima d'aver potuto interamente +esplicare il suo metodo: se fosse vissuto, è egli certo che ne +avrebbe assicurato la fortuna? Il Rod lo crede; più prudente è +forse dubitarne. La critica cominciò ad avere pretensioni e +andamenti scientifici quando il positivismo trionfò in +filosofia e il naturalismo in arte: non occorre dimostrare come +questi fenomeni fossero strettamente collegati. Ora non siamo +in piena reazione? Un altro capitolo del Rod non è dedicato al +risveglio dell'idealismo? Ferdinando Brunetière non ha +proclamato la «bancarotta» della scienza? Siamo arrivati a +questo: che la luce del giorno, secondo un filosofo, +«circoscrive il nostro orizzonte»; la notte è preferibile: essa +è «un'apertura sull'infinità degli spazî e sull'infinità dei +mondi.» Ma allora non bisogna buttar giù la critica obbiettiva, +come stiamo demolendo il romanzo impersonale e sperimentale? Un +artista italiano, del quale il Rod esamina con amore gli +scritti, Antonio Fogazzaro, non deve la sua fortuna all'essersi +messo a quest'opera? Ottavio Feuillet, caduto nella polvere, +non torna sugli altari? + +Diremo dunque che il secolo, tardi ma in tempo, ha finalmente +trovato la sua strada? Non ancora! Alfredo Fouillée, dopo aver +sostenuto che le tenebre della notte sono preferibili alla luce +del giorno, ci mette in guardia contro i pericoli +dell'idealismo; e consiglia, sì, ad agire da idealisti, ma da +idealisti «senza illusioni...». Non ridete: si tratta di cose +serie. E la scienza, alla quale già si dava il benservito per +ricorrere invece alla fede, pare da ultimo che abbia del buono, +se ad essa si volgono i rivendicatori dell'idealismo +«integrale» per fondare la _cité future_.» E che cosa si +ripromette dalla scienza cotesto idealismo? Che cosa promette +all'uomo? Ben poco, in verità! «I tuoi organi deboli tu li +assoderai e moltiplicherai,» dice il signor Fournière; «le tue +stesse ossa saranno rinnovate da una chimica che ancora non +osiamo neppure immaginare. Tu arriverai, se vorrai, e bisognerà +bene che voglia, a longevità che oltrepasseranno quelle dei +miti ebrei. Il tuo organismo rinnovellato conoscerà altri mezzi +di nutrizione e godimenti più raffinati. E mentre dominerai il +tempo, conquisterai anche lo spazio. Se non troverai il mezzo +di riaccendere il sole che si spegne, o di accenderne altri, +lascerai questa terra invecchiata; e, alato colono, popolerai +gli spazî siderei...». + +Giulio Verne, come vedete, può andare a riporsi. + + +II. + +Questi voli della fantasia, queste immaginazioni di un mondo e +d'una umanità tanto migliori dei nostri, non sono sogni, +vaneggiamenti, delirî? Chi può credere seriamente che le +condizioni della vita, della vita fisiologica, della natura +umana, si modificheranno così? Eppure, se la ragione ricusa di +ammettere il mutamento, il cuore lo vuole e irragionevolmente +lo aspetta! L'ottimismo fanciullesco delle aspettazioni è un +modo di reagire contro la senile tristezza degli accertamenti. + +Il bilancio morale del secolo nostro è in condizioni veramente +disastrose. Il Fierens-Gevaert, che lo ha compilato, vi ha +scritto sopra: _La tristezza contemporanea_; ma il _deficit_ +dei valori etici si chiama propriamente angoscia, confusione, +oscurità, pessimismo. + +L'êra contemporanea comincia con la rivoluzione francese: si +ottennero da essa i beneficî promessi? Tanto poco si ottennero, +che quel cataclisma potè essere definito «una farsa +sanguinosa». Mentre il principio dell'eguaglianza tra gli +uomini era scritto col vivo sangue sgorgante dalle +ghigliottine, Napoleone s'incaricava di dimostrarne la +fallacia; o, per meglio dire, ne incarnava la logica +conseguenza. Se ogni uomo è uguale ad un altro, un ufficialetto +d'artiglieria prende il posto dei re per diritto divino e si fa +padrone del mondo. Autocrate repubblicano, egli è il tipo +dell'umanità moderna: egoista per istinto, democratico per +educazione. In nome del principio d'eguaglianza la somma dei +beni va distribuita a un numero sempre più grande di +concorrenti: la parte di ciascuno è pertanto sempre più +piccola. + +Dio era stato soppresso; Kant aveva legittimato l'operazione +affermando che ciò che non si vede non esiste. La reazione non +doveva tardare; ma fu peggiore della stessa azione, e non portò +il rimedio sperato. Il cristianesimo di Giuseppe de Maistre è +triste, cupo ed ingrato: esso ammette la necessità del male; +vuole quella legge di ferro e di sangue, che sarà più tardi +proclamata dal più fiero negatore del cristianesimo e +dell'altruismo: da Federico Nietzsche. Nè Chateaubriand, con +tutta la sua fede, si salva; al contrario: fonda la scuola dei +malinconici superbi, degli egoisti annoiati e disperati. + +Il romanticismo infierisce in tutta Europa. In Italia, con +Giacomo Leopardi, il «male del secolo» arriva al parossismo. Il +Rousseau aveva detto che la civiltà è la grande colpevole; che +gli uomini, nativamente, sono buoni; il Leopardi afferma che +gli uomini, malvagi naturalmente, vogliono dare a credere di +esser divenuti tali per caso. + +Senza bussola, intanto, il pensiero umano erra qua e là, +secondo che il vento soffia da una parte o dall'altra. Primi +fra tutti, il Guizot e Augusto Comte parlano dell'«anarchia +intellettuale». Nel giro di poche diecine d'anni l'anarchia +diventa una dottrina, i cui apostoli lanciano bombe in mezzo +alla folla innocente. + +Prima s'innalza la bandiera del comunismo. Il Fourier e il +Saint-Simon promettono il paradiso in terra; dànno l'esempio +delle chimeriche raffigurazioni dell'umanità futura: l'uomo +sarà, dicono, sbarazzato dal dolore e dalla miseria, la sua +statura crescerà di sette piedi, ed egli arriverà all'età di +144 anni, «dei quali 120 di esercizio attivo in amore...». Se +questo linguaggio è tenuto ai creduli più ignoranti, Augusto +Comte, parlando agli spiriti eletti, bandisce, come Gran +Pontefice dell'Umanità, il nuovo verbo della Religione +dell'Uomo. Il regno dell'uomo è di questa terra. Non bisogna +alzare gli occhi troppo in alto: il Pontefice vieta insino lo +studio dell'astronomia; consente soltanto che si osservino i +moti dei pianeti visibili a occhio nudo... Solo i fatti +importano: il positivismo dà lo sgambetto alla metafisica. E lo +Schopenhauer è il suo discepolo Hartmann passano la spugna +sull'una e sull'altro; dimostrano l'inganno universale; +combattono la volontà di vivere e predicono il suicidio +cosmico. + +Mentre costoro parlano e scrivono, gl'internazionalisti e gli +anarchici cominciano ad operare. Che cosa è la patria? Già +imperando Napoleone, quando i confini dei popoli si slargano, +quando gli eserciti corrono da un capo all'altro del vecchio +mondo, lo «spirito europeo» della signora di Staël si +sostituisce allo spirito particolare delle varie nazioni; a +poco a poco, col vapore e con l'elettricità, che accorciano lo +spazio ed il tempo, lo spirito «cosmopolita» si sostituisce +all'europeo. Non più patrie, non più società. + +Il mondo unificato è felice? Le ineguaglianze sociali sono +sparite? La lotta per l'esistenza è divenuta meno feroce? Il +positivismo e la democrazia hanno assicurato almeno il +benessere materiale? Gli appetiti sono stati eccitati, non +appagati. Ed ecco i bombardatori scendere in piazza. + + +III. + +Erano rimaste, in tanto naufragio, alcune tavole di salvezza. +Avevamo l'amore. Anche questo ci manca. Noi siamo oggi posti +tra i misogini, che seguono il Leopardi e lo Schopenhauer nel +loro disprezzo per le donne; e tra i femministi, che lavorano a +fare della donna non la compagna, ma la concorrente e la rivale +dell'uomo. + +E l'arte? Non era l'arte la grande consolatrice? Lo +Schopenhauer e il Leopardi, negando tutte le altre cose, non +avevano attestato il sovrano potere dell'arte? In arte, oggi, +come in politica, non si sa da qual parte rifarsi. Il +naturalismo pareva l'ultima parola; ma non appena esso tentò di +assodarsi, il simbolismo lo buttò giù; ed ecco che a sua volta +il simbolismo boccheggia. «Purificate la vita con la sovrana +potenza dell'arte!» dicono gli esteti; Ferdinando Brunetière +predica che l'arte è essenzialmente immorale!... + +L'artista si sente solo. Singolare ed aristocratico, vive a +disagio in mezzo alla società democratica ed uniforme. Si sente +da essa odiato come inutile, come superbo; e la disprezza. +Pertanto le opere sue non si rivolgono ai più, ma ai pochi +iniziati. Il popolo è privato della gioia che l'artista può +dare; l'artista è privato del premio che il popolo accorda. Una +forma d'arte aveva preso uno sviluppo straordinario, non prima +sospettato: la musica. Essa pareva l'arte democratica per +eccellenza, l'arte intelligibile a tutti, il linguaggio +universale; ma ecco apparire il Wagner, prototipo dei ribelli +incompresi. Paragonate il Wagner e lo Schopenhauer, vedrete la +loro fratellanza. Il musicista dice che la soppressione della +volontà di vivere, voluta dal filosofo, è terribile ma +salutare; _Tristano e Isotta_ è un inno d'amore turbato da un +capo all'altro dall'idea della morte. Lo Schopenhauer, +affermando che il valore dell'individuo è illusorio, compatisce +i dolori degli uomini; dalla compassione, dalla carità, il +Wagner è ricondotto alla fede, allo spiritualismo di +_Parsifal_; ma il suo simbolo è oscuro ed ermetico; l'arte sua +parla più alla ragione che al sentimento, è un paradosso in +azione: per ottenere da essa il massimo della commozione +nervosa, bisogna spendervi intorno il massimo d'intelligenza. + +Chi parlerà allora a tutti, chi vorrà farsi intendere da tutti, +dagli umili, dai semplici, dai poveri di spirito? Leone +Tolstoi. Ma la sua religione, il suo nuovo cristianesimo, sorge +dalle vive viscere della filosofia pessimista, considera +l'umanità presente come un puro nulla, nega tutta quanta la +nostra scienza, nega tutta quanta la nostra arte! + +E quelli che affermano l'onnipotenza della scienza non sono già +più contenti! La scienza, così gaia nei primordî, durante il +Rinascimento, quando il Rabelais rideva del suo riso immortale, +è ora triste. I suoi pratici adattamenti, i progressi +materiali, le invenzioni che hanno reso più rapida e intensa la +vita, hanno pure logorato la fibra umana. La nostra razza +deperisce, i nostri nervi sono in convulsione. La scienza ci ha +dato l'elettricità, ma ci ha dato anche la dinamite. + +E sulle origini prime e sulle cause finali del mondo e +dell'uomo questa scienza orgogliosa non dice una sola parola. +Essa considera come entità reali le forze cosmiche, delle quali +ignora l'essenza: uno scienziato, lo Spencer, glie lo ha +rimproverato. Eduardo Hartmann ha definito la creazione: «la +più temeraria fantasia dell'immaginazione scientifica». In +questa creazione meccanica ed automatica non più miraggi, non +più aspettazioni fiduciose e consolatrici. Un vescovo +d'Australia ha rifiutato di ordinare pubbliche preghiere per la +pioggia, dichiarando che la meteorologia è governata da leggi +inflessibili; ed ha invitato i fedeli, per evitare i danni +della siccità, a migliorare i sistemi d'irrigazione.... + +Ma, proprio mentre la fede è negata, derisa, bollata come +superstizione; mentre si bandisce l'idea divina; gli uomini, +più che mai bisognosi di comprendere il gran mistero, celebrano +riti folli. La religione muore, ma nasce l'occultismo, il +satanismo, il magismo, lo spiritismo; le tavole girano, e le +teste con esse; gli altari sono abbandonati, ma la messa nera è +in grande onore... + + +IV. + +Tale è, nelle sue grandi linee, il bilancio morale compilato +dal Fierens-Gevaert. Non si può dire che egli abbia avuto la +mano leggera. Pur troppo tutti questi motivi di tristezza +esistono: la quistione è di valutarli. L'aritmetica non è +un'opinione; ma le opinioni non si possono misurare coi numeri. +Esse mutano troppo, troppo rapidamente, non solo da individuo a +individuo, ma in una stessa persona. + +Nei bilanci finanziarî vi sono certe somme che figurano +all'entrata nello stesso tempo che all'uscita: esse si +annullano reciprocamente e lasciano immutato il rapporto fra +l'attivo e il passivo. Le contraddizioni, in fatto di opinioni, +di credenze, di fedi, sono come chi dicesse le partite di giro +dei bilanci morali. Ora le contraddizioni del pensiero moderno +sono continue, flagranti. Se noi mettiamo all'attivo la +scienza, ripromettendoci tutto da lei, e poi la mettiamo al +passivo, disperandone, le due partite si elideranno, e la +scienza resterà quella che è. Il misogino e il femminista, +l'altruista cieco e l'egoista spietato si equivalgono: le donne +e la morale restano quelle che sono. + +Guardate ciò che avviene nell'arte, in un'arte speciale: quella +del romanzo. Nel romanzo trionfa l'esoticismo di Pietro Loti e +il cosmopolitismo di Paolo Bourget. Ma anche qui c'è una +contraddizione evidente. Uno scrittore appena ieri sepolto fra +l'universale rimpianto, e oggi più che mai vivo nelle opere, ha +ottenuto ed ottiene la maggiore, la più pura ammirazione, per +avere candidamente osservato e riprodotto il suo cantuccio +natale. Mentre altri trionfa descrivendo i costumi giapponesi e +la vita dei grandi alberghi cosmopoliti, Alfonso Daudet +conquista la gloria descrivendo il Mezzogiorno, scoprendo +Tarascona, creando Tartarin e Numa Roumestan. C'è dunque posto +per tutti. + +Torniamo alla filosofia; consideriamo il caso dello +Schopenhauer. Lungamente disconosciuto, costui fu ed è onorato +come pochi altri. Vuol forse dire che il pessimismo è l'ultima +nostra parola? Sarebbe una cosa tutta negativa; ma, non +riuscendo ad affermar nulla, avremmo pure _une fiche de +consolation_ sapendo almeno negare. E il secolo, cominciato coi +turbamenti, con le delusioni e con le malinconie, potrebbe +recitare compunto il credo disperato del filosofo di +Francoforte. Se non che: studiate la sua vita, leggete il suo +epistolario: vedrete che egli stesso operava contrariamente +alla sua fede; i suoi atti e le sue idee facevano a pugni. +«Egli che voleva conoscere la vita, il mondo, l'universo», sono +parole del Rod, «trascurava poi di conoscere sè stesso; egli +che additava la _volontà di vivere_ come la sorgente di tutti i +mali, e che faceva consistere nel lavorare a distruggerla lo +scopo supremo della morale, manteneva poi accuratamente la +volontà sua propria, senza diffidenza, senza accorgersene, con +una specie di candore; egli che scopriva con occhio penetrante +l'insieme delle illusioni delle quali siamo vittime, le +accoglieva per conto suo: chiaroveggente quando ne stava +lontano, cieco appena si accostava ad esse». + +Ma questo dissidio è forse in lui solo? Non accade altrettanto +in ciascuno di noi? Gli estremi non sono tanto vicini che si +dànno la mano? Di estremi, di contraddizioni, di antinomie non +è piena tutta quanta la storia dell'umanità? E per cento, per +mille, per diecimila individui che amano gli eccessi, e non +stanno fermi in uno solo, ma trascorrono dall'uno al contrario, +non vi sono milioni di uomini di buon senso che rifuggono da +tutti? + +Il Fierens-Gevaert aspetta un nuovo Messia che venga a salvare +il nostro povero mondo. Aspettiamolo pure: sarà il benvenuto, +se non lo crocifiggeranno come il primo. Ma consoliamoci nel +frattempo pensando che gli uomini sani continuano a credere e +ad amare, semplicemente. E, a chi ben guardi, il secolo +decimonono non è poi tanto singolare quanto sembra; si può +dimostrare che somiglia non poco al diciottesimo, e si può +scommettere che il ventesimo gli somiglierà. + + + + +IL TOLSTOISMO + + +Il signor Ossip-Lourié ha pensato di riunire in un maneggevole +libretto tutti i pensieri, le sentenze e i giudizî di Leone +Tolstoi, traendoli con molta pazienza dalle sue opere e +raggruppandoli in tredici paragrafi, nei quali si ragiona della +vita e della morte, della religione e della scienza, del +patriottismo e dell'istruzione, e via dicendo. + +Questa specie di estratto o quintessenza del Tolstoismo è molto +utile a chi vuol rendersi conto della dottrina novissima; e +poichè essa è uno dei segni del tempo, e poichè una quantità +non piccola di brave persone si appassionano pro e contro il +filosofo di Jasnaia Poliana senza averne letto i libri, sulla +fede della semplice fama, un rapido esame del breviario messo +insieme dall'Ossip-Lourié non riescirà inopportuno. + + +I. + +Uno dei primissimi pensieri della raccolta, il terzo, dice: +«Per intendere il senso della vita bisogna, innanzi tutto, che +essa non sia assurda nè cattiva:--l'intelligenza viene in +seconda linea». Ma il pensiero susseguente è così espresso: «La +vita consiste nella ricerca dell'ignoto e nella subordinazione +dell'azione alle conoscenze nuove»: dove si vede che +l'intelligenza, già in seconda linea, passa improvvisamente in +prima. Un poco più giù, al numero ventuno, si legge: «Il +principio e la fine di tutte le cose risiedono nel cuore +dell'uomo». Ed ecco l'intelligenza cedere ancora una volta il +primo posto. + +Passiamo ad un altro punto. Il sesto pensiero dice: «La vera +vita è la vita comune di tutti, non quella di ogni uomo +particolare. Tutti debbono lavorare per la vita altrui». Ma +dopo qualche pagina si trova quest'altro giudizio: «Vi sono gli +Stati, vi sono i popoli, vi è la concezione astratta dell'uomo; +ma l'umanità come concezione concreta non esiste e non può +esistere. L'umanità è una finzione». È lecito pertanto chiedere +se tutti debbono lavorare per una finzione, per una cosa che +non esiste. + +E ancora: il settimo pensiero dice: «La vera vita non ha che +vedere col passato, nè con l'avvenire: è quella del momento +presente, e consiste in questo: che ciascuno faccia ora quel +che deve fare». Ma il passato e l'avvenire che, secondo tale +proposizione, non riguardano la vera vita, diventano a un +tratto importanti, perchè (pensiero dodicesimo): «La vera vita +è quella che aggiunge qualche cosa al bene accumulato dalle +generazioni passate, che aumenta questa eredità nel presente e +la trasmette alle generazioni future». Al numero ottantanove +leggiamo anche: «Nè l'uomo nè l'umanità possono tornare +indietro»; ma subito dopo, al numero novanta, è detto che: «Non +si può restare a posto quando il suolo è in movimento: se non +si avanza, s'indietreggia»; e che «gli uomini istruiti dei +nostri tempi trascinano la società indietro, non solo verso lo +stato pagano, ma verso lo stato di barbarie primitivo». + +Basteranno questi esempî per dimostrare come la dottrina +tolstoiana non eviti le contraddizioni sciaguratamente comuni a +tutti i sistemi filosofici di questo mondo. Certo, cogliere +contraddizioni fra pensieri staccati è molto facile; ma quando +si colgono negli ordinati ragionamenti non si fa altro che +staccarne i concetti informatori. E considerando tutta quanta +l'opera del pensatore russo, se anche le contraddizioni minori +venissero a mancare, la maggiore, la più grave, resterebbe; ed +è questa: che mentre egli parla in nome del perfezionamento, +del progredimento umano, e dovrebbe pertanto affermare che oggi +si sta meglio di prima; i suoi più acuti strali sono poi +rivolti contro il presente ordine delle società, e il suo +ideale consiste in un ritorno ai sistemi primitivi, già +condannati. «Tutta la storia dell'umanità non è altro che un +graduale passaggio dalla concezione della vita personale e +animale alla concezione sociale, e da questa alla divina». Una +simile certezza dovrebbe essere di conforto grandissimo. Se il +miglioramento, se la purificazione della vita non si opera +tanto presto quanto sarebbe pure desiderabile, la lentezza è +forse una buona ragione per marchiare col ferro rovente tutta +quanta l'umanità? Non le si deve tenere nessun conto dei lunghi +sforzi sostenuti per uscire dalla vita animale? + +Invece il Tolstoi non le perdona niente. Gli uomini, dice, +«vivono contrariamente alla coscienza già da lungo tempo». Vuol +dire che prima vivevano meglio? Allora, invece di progredire, +non si torna indietro? Ma siccome, soggiunge, «è impossibile +che l'uomo sia messo senza volerlo in una situazione contraria +alla coscienza», così bisogna dedurne che gli uomini si +apprendono al male volontariamente, deliberatamente. «Perchè il +nostro ordine sociale, contrario alla coscienza degli uomini, +fosse sostituito da un ordine ad essa conforme, bisognerebbe +che la vecchia e logora opinione pubblica desse luogo a +un'opinione giovane e piena di vita». E ancora: «Perchè gli +uomini mutino il loro modo di vivere e di sentire, bisogna che +mutino il loro modo di pensare.» Certo; ma, per pensare in +altro modo, che cosa occorre? Non potrebbe darsi che, tanto per +vivere e sentire, quanto per pensare e giudicare in altro modo, +occorresse semplicemente cambiare tutta la natura umana? + +Per agire nella vita secondo «la ragione e la coscienza», come +vuole il Tolstoi, e come infatti si dovrebbe, bisognerebbe che +fra coscienza e ragione vi fosse accordo costante e perfetto; +ora, pur troppo, i dissidî fra le due sono lunghi, gravi e +frequenti. «Il dovere che incombe ad ogni uomo di prender parte +alla lotta contro la natura, per assicurare la propria vita e +l'altrui, sarà sempre il primo». Ciò è innegabile; ma fra la +propria vita e l'altrui, o per lo meno fra l'interesse proprio +e l'altrui, bisogna troppo spesso, e quasi sempre, scegliere; e +per un martire o un eroe, che sacrifica agli altri sè stesso, +milioni e milioni d'uomini procacciano prima d'ogni altra cosa +l'utile proprio; e insomma: alla lotta degli uomini contro la +natura ne succede un'altra: quella degli uomini fra loro. Il +Tolstoi lo sa, lo vede: «Tutta la nostra esistenza è ordinata +in modo che ogni godimento personale si acquista a prezzo di +sofferenze umane». Soltanto, ciò non accade per il capriccio di +pochi, di molti o di tutti; ma è l'effetto di una legge, d'una +necessità, d'una fatalità. E se c'è questa fatale lotta per +l'esistenza, sarà una «menzogna» la disuguaglianza degli +uomini? Poichè una parte degli uomini vince, e l'altra è vinta, +ciò vuol dire che essi non sono eguali; ma alcuni più forti ed +abili, altri più deboli e inabili. + +In realtà fra gli uomini vi sono tante differenze, che non se +ne trovano neppure due soli interamente eguali. Ma, se questo è +un fatto innegabile, quantunque negato, è pure un altro fatto, +altrettanto innegabile e negato, che, mentre questi uomini sono +tanto diseguali, sono anche simili del tutto. Simiglianza e +diversità stanno insieme, e poichè sono cose contraddittorie e +incompatibili e reciprocamente lesive, così dal loro contrasto, +dalla loro coesistenza, che sembra assurda, ma che pure è un +fatto, nascono una moltitudine di danni. Chi guarda alla +diseguaglianza afferma la legge della lotta, riconosce il +diritto della forza; chi guarda alla simiglianza sostiene la +legge dell'amore, predica il dovere della solidarietà. Ma +nessuna delle due dottrine, se non tiene conto dei fatti sui +quali riposa la dottrina contraria, è accettabile. Come +conciliarle? + + +II. + +Il Tolstoi si rivolge alla religione di Cristo; non già alle +chiese ufficiali, ma alla vera dottrina cristiana. «Non +solamente non c'è nulla di comune fra le Chiese e il +cristianesimo, eccetto il nome; ma i loro principî sono opposti +ed ostili». + +Nei primi secoli egli crede che il cristianesimo fosse puro e +purificasse il genere umano; un migliaio e mezzo di anni ci +hanno fatto indietreggiare. Ancora una volta: dove se ne va +allora il progresso? Il vero insegnamento di Gesù, dice il +Tolstoi, è questo: «non resistere al malvagio»; cioè non +opporgli mai la violenza, ma unicamente l'amore. «Tutta la +dottrina di Gesù ha un solo scopo: dare il regno di Dio agli +uomini, _la pace_». E, certo, alla legge naturale della lotta +per l'esistenza si oppone la legge morale della pace e +dell'amore; ma le due leggi sono tanto discordi e +inconciliabili, che lo stesso Gesù disse: «Il mio regno non è +di questo mondo». Il Tolstoi afferma che il cristianesimo, +nella sua vera significazione, «distrugge lo Stato»; ma il +figlio di Dio non disse anche: «Date a Cesare quel che è di +Cesare»? + +Lo Stato, l'ordinamento sociale, secondo il Tolstoi, sono +iniqui, sempre, qualunque cosa facciano, su qualunque +sentimento si fondino. La giustizia è iniqua: il giudice non +esita a imprigionare una vedova e a separarla dai figli, se +costei vende vino senza permesso e froda l'erario di 25 rubli. +I poteri pubblici, tutti quanti, sono altrettanti strumenti di +violenza e d'oppressione: essi debbono sparire, e non già per +cedere il luogo ad altri, ma senza più sostituzione di sorta. +Il patriottismo è una schiavitù, un vestigio cruento di altri +tempi, un pretesto per tenere in piedi gli eserciti, che +servono veramente ai pochi potenti contro i molti oppressi: «i +veri cristiani debbono rifiutarsi al servizio militare». E il +denaro è anch'esso una nuova forma di schiavitù impersonale +sostituita all'antico servaggio individuale. + +La scienza e l'arte non si salvano neppure. «Le scienze e le +arti esisterono sempre, e finchè esisterono veramente, furono +necessarie e accessibili a tutti gli uomini. Noi invece +produciamo ora certe cose chiamate arti e scienze; ma si vede +che le nostre produzioni non sono nè necessarie, nè accessibili +agli uomini». Ancora un'altra volta, dunque, il Tolstoi nega +quel progresso che aveva già affermato. Egli bolla anche gli +scienziati, perchè «passano i loro migliori anni a disabituarsi +dalla vita, cioè dal lavoro»; come se passare le intere +giornate al microscopio, al crogiuolo o alla tavola anatomica +sia darsi bel tempo; e come se gli scienziati «veri» possano +coltivare la scienza e zappare la terra tutt'in una volta... +Istupiditi e fossilizzati, i dotti «acquistano una presunzione +che impedisce loro di poter mai tornare alla semplice vita del +lavoro». Ma allora perchè non dire, più brevemente, che quella +passata zappando la terra è la miglior vita, la più degna, la +sola lodevole? Ma no: «la scienza e l'arte sono necessarie +all'uomo quanto il cibo, la bevanda e il vestimento». Intanto +la fisiologia, la psicologia, la biologia, la sociologia non +riescono «se non a mettere il pensatore in contraddizione +perpetua con gli altri e con sè stesso». Ahimè, questo effetto +ha pure la filosofia in generale e il tolstoismo +particolarmente!... «L'attività scientifica e artistica è +feconda solo quando non attribuisce a sè stessa diritti, ma +unicamente doveri». Doveri e diritti non sono invece +correlativi, non vanno insieme, come luce e ombra? Imporre +soltanto doveri non è tanto assurdo quanto pretendere solamente +diritti? + +E con la scienza, con l'arte, col denaro, col patriottismo, con +la giustizia, se ne va anche l'amore. Nel sommario della +filosofia tolstoiana compilato dall'Ossip-Lourié è trascurato +un punto essenziale, sono omessi tutti quei luoghi delle opere +del Tolstoi dove questi dice che astenersi dall'amor sessuale è +meglio che amare; che Gesù Cristo istituì il matrimonio, ma gli +preferì la castità, e la predicò e ne diede l'esempio. La +castità, universalmente praticata, porterebbe alla fine del +genere umano; e il Tolstoi non se ne inquieta: anzi ha detto +che, se il genere umano finirà, esso si uniformerà così alla +legge naturale secondo la quale i mondi debbono finire. Il +vuoto, il silenzio, l'immobilità, la morte, il niente è così +l'ultimo termine della sua filosofia. + + +III. + +La quale, tuttavia, ritorna sui proprî passi, e fa qualche +concessione. Se lo scopo ultimo, se la mèta estrema della vita +e del mondo è il nulla, il problema della felicità dovrebbe +essere molto semplificato, anzi soppresso. Ma il Tolstoi, o +perchè persuaso egli stesso dell'assurdità di certe sue +affermazioni, o perchè intende distinguere la speculazione pura +dalla morale pratica, indica il mezzo di esser felici. + +Per esser felici, secondo la dottrina tolstoiana, bisogna che +si avverino cinque condizioni. La prima è di lasciare le città +e di vivere in comunione con la natura; la seconda è di +lavorare, di lavorare fisicamente, con le braccia, coi sudore +della fronte; la terza è la famiglia; la quarta è il commercio +libero e affettuoso con tutti gli uomini; la quinta è la +salute, e la morte senza malattia. Ora i potenti, i ricchi, +quelli che non lavorano, che abusano della vita, che guardano +dall'alto in basso i loro simili, che vivono nelle metropoli, +che non educano essi medesimi i loro figli, sono infelicissimi. +Viceversa: «povertà è felicità». Se questi giudizî si potessero +accettare alla lettera, che cosa se ne dovrebbe concludere? Che +i potenti, i ricchi, debbono fare compassione, e invece il +Tolstoi li esecra, commiserando poi gli umili e i poveri, che +dovrebbero invece esser degni d'invidia. Ma nè questi giudizî +si possono accettare alla lettera, nè la felicità dipende dalle +condizioni esteriori della vita. + +Alto e nobile sempre, il pensiero del filosofo russo è troppo +spesso confuso, contraddittorio e chimerico; abile e vittorioso +nella critica, egli è inefficace, come tutti i critici di +questo mondo, nella ricostruzione; s'accosta tuttavia più d'una +volta al vero, alle verità vere ed eterne che tutti riconoscono +e onorano. «La felicità», ammette anch'egli, «non dipende dalle +circostanze esteriori, ma dal modo di apprenderle; un uomo +avvezzo a sopportare il dolore non può essere infelice». E +allora i termini del problema non vanno modificati interamente? +Questo moralista che combatte il male e predica il bene, sa +pure, e lo dichiara anzi espressamente, che, «da secoli, +qualunque cosa lo spirito imparziale getti nella bilancia del +bene e del male, il giogo resta immobile, e ciascun piatto +contiene tanto male quanto bene». E questo riformatore, che +crede di essere egli solo nel vero e nel giusto, fa pure atto +di modestia quando afferma che «ogni pensiero è esatto e falso +ad un tempo: falso, perchè è limitato dalla nostra impotenza ad +abbracciare tutta quanta la verità; esatto, perchè rappresenta +una delle facce del concetto umano». + +Tempo fa i giornali riferirono un succoso aneddoto. Una +governante di casa Tolstoi, sapendo di quanta ammirazione e di +quanta curiosità è oggetto il grande scrittore, pubblicò le +memorie del tempo passato presso di lui. E narrò, fra le altre +cose, che il Tolstoi, _vegetariano_ ostinato, incapace di +assaggiare un briciolo delle carni che si servivano in tavola e +che egli chiamava «pezzi di cadaveri», alle volte, spinto dalla +fame che il magro regime non acchetava, si levava di notte, +andava nella sala da pranzo e mangiava nascostamente le fette +di arrosto e le ale di pollo avanzate.... Queste verità +semplici ed umili che gli escono dalla penna dopo le +affermazioni superbe, sono come i suoi pasti notturni: un +omaggio reso all'universale costume degli uomini. E la verità +più semplice, la più modesta, quella con la quale si potrebbe +distruggere tutta la sua dottrina, è che «un sol uomo», come +egli stesso riconosce, «non può agire contrariamente al mondo +intero». + + + + +IL SUPERUOMO + + +Alla succinta esposizione critica della dottrina tolstoiana non +sarà inutile far seguire quella di un'altra modernissima +filosofia, molto ammirata o molto derisa, senza che si sappia +bene, dai più, in che cosa consiste: voglio dire la filosofia +di Federico Nietzsche, il vangelo di Zarathustra, la profezia +del Superuomo. La cosa sarà tanto meno inopportuna, quanto che +le idee del Nietzsche sono diametralmente opposte a quelle del +Tolstoi, e rappresentano, come si suol dire, l'altra faccia +della medaglia. + +Anche questa volta saremo guidati da un succoso compendio, +recentemente messo insieme, con molto garbo e padronanza del +tema, dal professor Lichtenberger. + + +I. + +Riassunto con una frase che ha avuto molta fortuna, il +Tolstoismo è «la religione della sofferenza umana»; il +Nietzschismo ne è la negazione. La morale del Tolstoi impone di +sacrificare il bene proprio all'altrui; la morale del Nietzsche +dà invece ragione all'individuo contro il «gregge». Affermando +la somiglianza degli uomini, il Tostoi ne nega le +diseguaglianze; vedendo le loro diversità, il Nietzsche ne +disconosce la equivalenza. Tanto il Russo quanto il Tedesco +sono senza perdono contro la società moderna; ma il Russo, +perchè vi trova troppo egoismo; il Tedesco perchè non ve ne +trova abbastanza. + +Ogni civiltà, dice il Nietzsche, si costruisce una «tavola dei +valori»; cioè colloca più alto o più basso, stima migliori o +peggiori certe cose e certe azioni. I tipi di queste tavole +morali sono due: quella dettata dai padroni, e quella composta +dagli schiavi. Quando una razza forte, ardita e bellicosa +sottopone i deboli e gl'imbelli, come a Roma, come nei regni +teutonici, si ottiene una morale di padroni; dove la volontà, +il coraggio, la forza, l'orgoglio sono onorati. Se invece i +deboli, i vinti, riescono ad imporre la loro morale, sono +tenuti da conto tutti i valori contrarî. La civiltà presente, +la morale cristiana, sono civiltà e morale di oppressi, di +schiavi. Uno dei valori oggi più apprezzati è la pietà. Orbene: +questa, non solo non dev'essere incoraggiata, ma va combattuta. +Perchè: prima di tutto non è vero che la pietà sia +disinteressata, scevra di egoismo; al contrario. Chi è +spietato, chi lotta, chi fa male ai suoi simili, vuole +esercitare la sua forza, vuol dominare; il pietoso, quello che +fa bene, non è mosso da uno scopo diverso; in fondo anch'egli +vuol mostrare la propria virtù, la propria superiorità, ed +essere ammirato e lodato. Inoltre: la pietà è deprimente, +perchè ciascun individuo pietoso, oltre ai mali proprî, deve +sopportare gli altrui. Di più: essa è pericolosa, perchè tende +a far sussistere e perpetuare i deboli, gl'infermi, tutti +quegl'individui che, nell'interesse della razza, dovrebbero +sparire. E che cosa vuol dire questa pietà? Da che proviene la +religione della sofferenza umana? Proviene dalla paura, +appunto, della sofferenza. Ciascuno commisera e lenisce il +dolore altrui temendone uno simile per sè, e sperando che altri +lo lenisca a lui. Il dolore è considerato come qualche cosa che +bisogna abolire. Invece, «alla scuola del dolore, del _gran_ +dolore,--non lo sapete?--sotto questo duro padrone soltanto +l'uomo ha compito tutti i suoi progressi». + +Nella nostra «tavola dei valori» un altro titolo altamente +quotato è l'eguaglianza degli uomini: il cristianesimo +considera tutti gli uomini eguali dinanzi a Dio, la democrazia +li considera eguali dinanzi alla legge: il Tolstoi, come +abbiamo visto, dice espressamente che la diseguaglianza degli +uomini è una «menzogna». Il Nietzsche invece esige che si +distingua tra forti e deboli, tra abili e inabili, tra padroni +e servi. + +Altro e non minore inconveniente: non si sa più comandare; quei +pochi che esercitano un timido potere, quasi se ne scusano; si +dicono i _primi servitori_ del paese, gli _strumenti_ del bene +comune. Non si osa castigare; i delinquenti commuovono più +delle vittime; il Tolstoi, anzi, se la piglia con l'istituto +della giustizia; nega che un uomo abbia il diritto di +condannarne un altro. + +Ancora: la donna rivaleggia con l'uomo; invece di affidarsi a +lui, perde le attrattive proprie del suo sesso, lavora di +gomiti per farsi strada, si rovina i nervi, si riduce sempre +più inadatta a procreare una prole robusta. + +Questa è la civiltà nostra, la civiltà dei popoli cristiani. E +mentre il Tolstoi la giudica troppo poco cristiana, mentre la +sferza per eccitarla a tornare alla vera dottrina di Gesù, il +Nietzsche la fa oggetto di un odio che muove da opposte +ragioni. Egli si rivolta contro l'ideale ascetico, contro le +prediche sacerdotali che impedirono all'uomo di mettersi in +faccia alle cose ed a sè stesso. La scienza tenta bensì il +libero esame della realtà, ma senza frutto. Lo scienziato che +studia i fatti, l'«uomo obbiettivo», è un «pigmeo presuntuoso»; +o, nella migliore ipotesi, uno «specchio» che riflette le cose, +uno «strumento di precisione». Altrettanto, anzi peggio, dicasi +del filosofo. Quelli che sembrano più spregiudicati, i +«coscienziosi dello spirito», sono, in fondo, ascetici +anch'essi. Vogliono arrivare alla verità, credendo che la +verità sia utile per sè stessa; invece la verità vera è che +l'illusione vale e giova, per lo meno, quanto la verità. +L'illusione, la menzogna, è forse la condizione stessa della +vita: «la falsità di un giudizio non è per noi una obbiezione +contro di esso; la quistione, per noi, è questa: In quale +misura questo giudizio falso è utile alla conservazione o allo +sviluppo della vita, alla conservazione o al perfezionamento +della specie?» Se, dunque, la verità può essere nefasta e la +menzogna benefica, perchè si continua a cercare ad ogni costo +la verità? Evidentemente perchè si attribuisce ad essa un +pregio assoluto, un valore metafisico. Dunque l'uomo +«veridico», l'uomo che ha fede nella scienza, lo scettico, +l'ateo, rispetta ancora il più alto «valore» della «tavola» +attuale. Costui non osa domandare a sè stesso: «Qual è il +valore della morale che c'insegna e c'impone di ricercare la +verità?». Costui non dice a sè stesso: «Perchè volere _ad ogni +costo_ conoscere questa Natura che noi intravediamo, oggi, come +una potenza eternamente cieca e inintelligente, sovranamente +indifferente al bene ed al male, magnificamente feconda, sempre +intenta a produrre innumerevoli nuove esistenze per +sacrificarle, impassibile, alle sue combinazioni vuote di +senso?....» Gli uomini, prima, sacrificavano tutto a Dio; ora +sacrificano Dio stesso a questa natura, cioè alla pietra, alla +stupidità, al peso, al destino, al Nulla!... + + +II. + +Ed ecco il profeta Zarathustra ospitare nella sua grotta le +vittime della civiltà europea. + +Chi sono? + +Il primo è il Pessimista che va predicando: «Tutto è vanità, +niente serve a niente, inutile cercare». Poi vengono due Re che +hanno abdicato perchè, non essendo i primi fra gli uomini, non +vogliono più comandare. Poi ecco il Coscienzioso dello spirito, +lo Scienziato obbiettivo, che ha consacrato la sua vita a +studiare il cervello della sanguisuga; e il vecchio Mago, +l'eterno commediante che rappresenta tutte le parti e inganna +tutti, ma non sè stesso, ed è triste e disgustato; e l'ultimo +Papa, che non può consolarsi della morte di Dio; e poi «il più +orribile tra gli uomini», l'Uccisore di Dio; e poi ancora il +Mendicante volontario, che cerca la felicità in un cantuccio di +prato dove le vacche ruminano tranquillamente; e finalmente +l'Ombra, lo scettico, che, dopo aver percorso tutti i dominî +del pensiero, si è smarrito e va errando senza scopo per +l'universo. Zarathustra non li consola: se costoro soffrono, se +hanno nausea della moltitudine e di sè stessi, egli giudica che +il disgusto e la sofferenza sono gli stimoli necessarî alla +salute, al riscatto. Se l'umanità decade e si corrompe, essa +darà luogo, morendo, a una forma superiore. Ed ecco: il profeta +annunzia il Superuomo. L'uomo attuale non è uno scopo, è una +«corda», un «ponte», un «passaggio» dall'animale al Superuomo. +«Il Superuomo è la ragion d'essere della terra». + +Che cosa sarà, quando apparirà il Superuomo? L'uomo darà luogo +al Superuomo per auto-soppressione. Quando il dolore sarà +arrivato al colmo, quando ciascuno soffrirà, non soltanto per +ciò che egli è, ma per ciò che è la stessa condizione umana, +allora, in questo eccesso di dolore, l'uomo troverà la forza +necessaria per annichilirsi, dando luogo al Superuomo. E quale +sarà la differenza tra i due? Sarà questa: che mentre la morale +presente si rivolge a tutta l'umanità indistintamente, la +morale del Superuomo sarà aristocratica, sarà il privilegio di +pochi. Di più, tutta la «tavola dei valori» s'invertirà. Non la +pace, il riposo, la quiete saranno stimate; ma la lotta e la +guerra; la guerra benefica, la guerra indice della forza, della +salute, dell'esuberanza. Non la pietà, ma la volontà sarà +preferita: la pietà è «l'ultimo peccato» di Zarathustra, la +prova più pericolosa, dalla quale egli esce però trionfante. +Bisogna esser duri con sè stessi per creare nuovi valori, per +plasmare a proprio talento la realtà. Bisogna esser duri con +gli altri, coi fiacchi, con gli impotenti, con gl'incapaci di +vivere. Saper soffrire è poca cosa, «ma non soccombere agli +assalti dell'intima angoscia e del dubbio turbatore quando +s'infligge un gran dolore e se ne sente il grido,--ciò è +grande, è la condizione della vera grandezza». E infine il +saggio porterà in tutte le avventure della vita la serenità, la +grazia, il sorriso del fanciullo che giuoca; s'innalzerà su sè +stesso, oltrepasserà sè stesso sulle ali del riso e della +danza: questo è l'ultimo, il supremo consiglio della saggezza. + + +III. + +La critica più facile della filosofia del Nietzsche consiste +nel dire che è l'opera di un pazzo. Questa critica, molto usata +contro le cose insolite e nuove, gode oggi tanto più credito, +quanto che si sono viste le attinenze del genio con la pazzia; +ed allo stesso Tolstoi non è stata risparmiata. Nel caso del +Nietzsche, d'uno scrittore che ha perduto effettivamente, +durante le sue speculazioni, il bene dell'intelletto, e che +sopravvive a sè stesso miseramente vegetando, la tentazione di +giudicarne pazzesca tutta quanta l'opera è veramente fortissima +e generale. Se non che questa critica, quanto più è facile, +tanto meno persuade. Se il Nietzsche è pazzo, tutti gli altri +filosofi, riformatori e profeti, non furono pazzi la loro +parte? + +Quel che c'è di chimerico, di stravagante, di esagerato nelle +idee del Nietzsche è tanto evidente, che non ha bisogno di +dimostrazione. Meno evidenti, sebbene più gravi, sono le +contraddizioni e le assurdità della sua dottrina, così le +implicite come le esplicite. Il Nietzsche si è apertamente +contraddetto più volte, come quando ha giudicato il sistema +dello Schopenhauer, del quale prima fu ammiratore sviscerato e +poi oppositore vivace; come quando ha giudicato l'estetica e +l'arte del Wagner, prima sublimandole, poi disprezzandole. Ma +un gran numero di volte, nel formulare la dottrina sua propria, +si è contraddetto senza saperlo, è caduto senza accorgersene in +pieno assurdo. + +Egli comincia con l'affermare, come abbiamo visto, che il mondo +è retto a volta a volta da due tavole di valori: quella dei +padroni e quella degli schiavi. Che i padroni, i vincitori, +impongano la loro legge, come impongono materialmente le catene +agli schiavi, s'intende e si vede; ma che gli schiavi, i vinti, +anch'essi siano a loro volta capaci d'imporre la propria morale +ai vincitori, non s'intende niente affatto. Come mai +gl'impotenti avrebbero questa potenza? Con quali mezzi +riescirebbero a compiere l'imposizione? Che cosa potrebbe +obbligare i dominatori ad accettare la morale dei sottoposti? +Se quelli che dettano legge accettano la legge suggerita da +quelli che obbediscono, ciò significa che la legge suggerita +dai vinti ha dentro di sè una tale virtù, una tale forza, da +farsi riconoscere, accettare ed amare da coloro cui nuoce; ciò +significa che nel mondo non opera la sola forza materiale, ma +anche quella morale, del cuore, dell'anima, dello spirito, e +che la forza del cuore è capace di vincere la stessa forza del +braccio. Vincitori e vinti sì, ma i vinti non sono tanto vinti +quanto sembra, se ottengono questo trionfo: di imporre la loro +morale al mondo. Quindi le due tavole dei valori, differenti in +apparenza, dei vincitori e dei vinti, dipendono entrambe da una +imposizione, da una vittoria; e la vittoria morale vale la +materiale, e i valori di quelli che il Nietzsche chiama +schiavi, quei valori che egli disprezza e vuole soppressi, +valgono gli altri, e in conclusione nel mondo non si vedono due +tavole di valori distinte e separate, ma una bilancia che, se +oscilla continuamente da una parte e dall'altra, oscilla +appunto perchè tende continuamente all'equilibrio. + +Ma il Nietzsche si presta a distruggere anche meglio l'opera +propria; perchè, mentre afferma con gran forza di persuasione +la sua filosofia, nello stesso tempo dice, press'a poco come il +Tolstoi, che ogni filosofo s'illude quando crede di presentarci +il suo sistema come l'opera della «pura ragione». Un'illusione +simile non è dunque anche la sua? Come e perchè egli solo +possederebbe la verità vera? Il suo Superuomo non è anch'esso +un ritrovato mistico, ascetico, equivalente a quelli che egli +scopre in ogni filosofia e in ogni religione? «Tutti gli Dei +sono morti; noi vogliamo ora che il Superuomo viva.» Il +Superuomo che si sostituisce agli Dei non è dunque anch'egli +una specie di Dio? + +Di più: ha il filosofo di mira la felicità? Scrive per renderla +più facile, o meno difficile? Pare di sì, perchè combatte il +pessimismo, vuole l'ottimismo, prevede il giuoco spensierato, +il riso alato, la danza leggera. Allora, come mai dice che il +«savio» non ignora che la gioia e il dolore vanno insieme? Chi +vuol conoscere le grandi gioie, soggiunge, deve anche +fatalmente conoscere i grandi dolori; il «creatore di valori» +deve «marciare incontro al suo supremo dolore e alla sua +suprema speranza ad un tempo». Ma se c'è questa continua +alternativa di gioie e di dolori, se ogni oscillazione in un +senso è compensata da un'oscillazione in senso inverso, la +proporzione non resta la stessa? Mille non sta a mille come +dieci sta a dieci? E allora, perchè mutare?... Così la +filosofia del Nietzsche, che sembra, ed è, il contrario di +quella del Tolstoi, si confonde anche in questo punto con essa. +I due pensatori si accordano nel riconoscere che i beni e i +mali vanno insieme, che nessuno ha interamente ragione nè +interamente torto: queste due verità, già ritrovate dal +semplice buon senso, sono la quintessenza delle loro filosofie +antagonistiche, e di tutte le filosofie. + +Finalmente: il sistema del Nietzsche si chiude con la teoria +del «Ritorno eterno». Egli sostiene, e a modo suo dimostra, che +nel tempo infinito c'è una somma di forze costante e +determinata; quindi che l'evoluzione universale passa +eternamente per le stesse fasi e percorre eternamente uno +stesso ciclo. Se così è, vuol dire che non vi sono avvenimenti +nuovi nè definitivi; tutto ciò che sarà, è già stato; tutto ciò +che è stato, sarà. Dunque il Superuomo è già esistito; dopo che +tornerà ad esistere, sparirà un'altra volta; e quest'uomo +moderno, che il Nietzsche odia, disprezza e vuole soppresso, fu +anch'egli e sarà ancora un numero infinito di volte. Allora, +perchè tanto sdegno e tanta impazienza? + + + + +LA POESIA DI UN FILOSOFO + + +Che Sully Prudhomme sia un artista geniale, un poeta +delicatissimo, è risaputo da quanti hanno sentito, con +accompagnamento di musica o senza, il suo celebre _Vase brisé_. +Che egli sia un pensatore coltissimo, un filosofo acuto, è noto +a quanti hanno compulsato il suo ponderoso volume +sull'_Espressione nelle Arti belle_. Egli non ha voluto però +tener separate le sue diverse facoltà, contentandosi di +scrivere ora versi ispirati ed ora ragionamenti rigorosi; ha +pure composto i poemi intitolati _I Destini_, _La Giustizia_ e +_La Felicità_ con cuore di poeta e mente di filosofo. Questa +parte dell'opera sua è la più degna di nota, perchè si +riferisce a uno dei più singolari problemi del tempo nostro. + + +I. + +Non da oggi soltanto si dice che la scienza e l'arte, la poesia +e la filosofia, il ragionamento e l'ispirazione sono +incompatibili, o se non altro antagonistici. A chi ha espresso +questa opinione si è risposto che l'antagonismo asserito non +esiste; che anzi i due modi di attività possono andare e +andarono infatti d'accordo, in altri tempi, nei primi tempi, +quando poesia e filosofia erano una cosa sola. + +È vero: l'arte fu un tempo scienza; ma è pur vero che la nostra +vita intellettuale è infinitamente più ricca che non quella +d'una volta, e che pertanto le attività umane si sono venute, +come si dice, specializzando. Un oculista può, e all'occasione +deve anzi, curare una polmonite; ma la sua capacità maggiore, +la sua abilità particolare consiste nel curare i mali degli +occhi. Ai tempi di Ippocrate e di Galeno questa divisione del +lavoro non c'era. Così, anzi _a fortiori_, l'arte e la scienza, +già confuse, si sono separate. + +Il problema è anche più complesso. L'arte, un tempo, non era +soltanto scienza, ma anche religione. Il poeta, il sapiente e +il sacerdote facevano tutt'uno. Ma poichè la fede è immobile, +mentre la scienza vuole andare avanti; poichè la prima è cieca, +mentre la seconda è osservatrice; poichè quella si contenta di +affermare, mentre questa vuol dimostrare; per queste ragioni il +dissidio si è venuto lentamente operando e aggravando; finchè, +ai nostri giorni, grazie al progresso scientifico veramente +enorme compito ultimamente, è divenuto acutissimo. Alla scienza +progredita e trionfante si sono chieste e si sono fatte dire +troppe cose: i suoi idolatri, da una parte, hanno creduto +soltanto in lei, e l'hanno opposta e anteposta alla fede; dalla +parte contraria, quanti l'hanno vista incapace, come realmente +è, di rispondere a certi quesiti estremi, l'hanno rinnegata e +dichiarata in istato di fallimento. + +A questo dissidio nella quistione etica fa riscontro un +dissidio, egualmente grave, nella quistione estetica: noi +vediamo un partito il quale vuole che l'arte, che la poesia, +siano scientifiche, che dalla scienza traggano l'ispirazione ed +alla scienza servano di sussidio: e un altro, il quale afferma +che la scienza è fatale all'arte, e che la ucciderà, se non +l'ha già uccisa. Il Tolstoi, subordinando ogni cosa alla fede, +al concetto religioso e morale, se la piglia, al modo che +vedemmo, con la scienza e con l'arte ad una volta. + +Sully Prudhomme ha espresso l'inquietitudine prodotta +universalmente da questi antagonismi: + + Comment prier, pendant qu'un profane astronome + Mesure, pèse et suit les mondes radieux?... + Comment chanter, pendant qu'un obstiné chimiste + Souffle le feu, penché sur son oeuvre incertain?... + Et quel amour goûter, quand dans la chair vivante + Le froid anatomiste enfonce le scalpel?... + +La scienza sarebbe dunque fatale alla fede, alla poesia ed allo +stesso amore?... No! Il poeta protesta e si ribella. Chi ha +detto, domanda, che la poesia sia incompatibile con la verità? +Se l'osservazione paziente dello scienziato solleva a lembo a +lembo il velo che nasconde il mistero delle cose, il vento +della strofe lo può strappare d'un sol tratto. + + Et c'est pourquoi, toute ma vie, + Sì j'étais poète vraiment, + Je regarderais sans envie + Képler toiser le firmament. + +Senza dubbio: il vero poeta non deve guardare con invidia +l'astronomo che scruta il cielo, come l'astronomo non +dev'essere neppur egli geloso del poeta: i due ufficî sono +egualmente importanti e dignitosi; ma il vento della strofe non +solleva nulla. Se bastasse mettersi a cantare per risolvere i +problemi e discoprire le leggi della natura, chi si rovinerebbe +più gli occhi e le mani sugli strumenti d'un gabinetto, chi vi +si chiuderebbe a farvi calcoli sopra calcoli? Il poeta può +soltanto ridire ciò che lo scienziato ha scoperto; ma la strofe +del poeta dev'essere alata, vibrante, sfolgorante; e il +linguaggio dello scienziato è tutt'il contrario: freddo, +esatto, severo. + + .... Le prisme, interrogeant leurs feux, + À ces faux paradis arrache des aveux... + J'ai vu chaque élément de leur essence vraie + Étaler sur l'écran sa redoutable raie. + +Con questi versi Sully Prudhomme canta uno dei più mirabili +processi scientifici: l'analisi spettroscopica. Ma dove egli +adopera l'immagine poetica del prisma che confonde i falsi +paradisi, non è molto scientifico; perchè col prisma non si +strappano confessioni ai paradisi veri o falsi, si scompongono +soltanto le luci; e quando si attiene più fedelmente alla +scienza, accennando alle righe di Frauenhofer, non è molto +poetico. + + Dans l'éveil d'un muscle endormi + La foudre éparse se révèle, + Silencieuse, à Galvani. + Franklin l'annullait, terrassée; + Volta la gouverne, ammassée; + Ampère fait d'elle un aimant... + +Neppure questa storia dell'elettricità è molto poetica; essa è +inoltre poco scientifica, come poco precisa. Per dire che gli +areonauti guardano il barometro, il poeta scrive: + + Ils montent, épiant l'échelle où se mesure + L'audace du voyage au déclin du mercure. + +L'espressione è certo abilmente trovata, ma non somiglia un +poco agli indovinelli che si propongono nelle conversazioni +come passatempo? «Qual è quella scala dove si misura l'audacia +del viaggio dall'altezza del mercurio?» Risposta: «La scala del +barometro.» + + Wenzel, Dalton, en leurs balances, + Révèlent qu'entre tous les corps + Par d'exactes équivalences + Le poids régit tous les accords. + +Questa è la teoria atomica. Disgraziatamente, se la strofe non +è molto ispirata, neppure un professore di chimica ne sarebbe +contento: in chimica vi sono _combinazioni_, non già _accordi_. +Sully Prudhomme canta ancora che i cieli non ci sono più +sbarrati, perchè Euclide e Pitagora hanno + + Dessiné du doigt dans le sable + Sur un triangle trois carrés, + Parce qu'ils les ont comparés... + +Anche questo è un altro indovinello, del quale il lettore che +ha dimestichezza con la geometria trova subito la spiegazione: +il teorema del quadrato dell'ipotenusa, altrimenti detto il +_ponte degli asini_; ma il geometra rammenterà al poeta che il +triangolo dev'essere rettangolo.... + +Sully Prudhomme non mette soltanto in versi le scoperte +scientifiche; espone anche la storia della filosofia: + + Qu'est-ce que l'Univers? Il vit: quelle en est l'âme? + Quel en est l'élément? L'eau, le souffle, ou la flamme? + Thalès y perd ses jours, Héraclite en pâlit. + Démocrite en riant a broyé la matière; + Il livre à deux amours cette immense poussière, + Et le repos y naît d'un incessant conflit. + Phérécyde a crié: «Je ne suis qu'une ombre! + «Je sens de l'être en moi pour une éternité». + Et Pythagore, instruit dans les secrets du nombre, + Recompose le monde en triplant l'unité. + +Nessuno è dimenticato, nè fra gli antichi nè fra i moderni: da +Socrate a Fichte, da Platone a San Bonaventura, da Aristotile a +Hegel: l'enumerazione non dura meno di diciotto pagine. Il +poeta ci dice che + + Condillac soutient Locke en fidèle héritier, + +come pure che + + Leibnitz divise l'Être en milliers de génies. + +Egli ci narra: + + Hobbes n'avait à l'homme octroyé de connaître + Que la ferme matière, unique fond de l'Être. + Dieu, l'esprit que sont-ils? Rien, des mots seulement, + Tout! répond Berkeley, car la matière ment... + +La poesia scientifica e filosofica di Sully Prudhomme non è +sempre così arida. Se scienza e arte poterono un tempo +procedere insieme, ciò significa che fra le due attività non +c'è antinomia assoluta. L'anima umana è una, e le sue facoltà, +quando sembrano più distinte, sono insieme connaturate e +confuse. Ma ciascuna di esse può avere naturalmente, o +acquistare con l'esercizio, un diverso grado di forza, e +trionfare dell'altra. L'esercizio delle native facoltà poetiche +ha fatto di Sully Prudhomme un poeta squisito, armonioso, +leggiadro, efficacissimo nell'esprimere gli stati d'animo +ambigui, perplessi e fuggevoli; capace anche, secondo +l'espressione del Lemaître, di vere _invenzioni di sentimenti_. +Ma, dall'altro lato, l'abito dello studio severo, dell'indagine +positiva, dell'osservazione paziente, del ragionamento +astratto, ha impacciato il volo lirico e l'ispirazione vivace. +Metterli d'accordo non è impossibile, ma non è facile. Egli vi +è riuscito qualche volta. Il suo sonetto, nelle _Èpreuves_, che +ha per tema Spinoza, è veramente bello: + + C'était un homme doux, de chétive santé, + Qui, tout en polissant des verres de lunettes, + Mit l'essence divine en formules très-nettes, + Si nettes que le monde en fut épouvanté. + + Ce sage démontrait avec semplicité + Que le bien et le mal sont d'antiques sornettes, + Et les libres mortels d'humbles marionnettes + Dont le fil est aux mains de la Nécessité. + + Pieux admirateur de la Sainte-Écriture, + Il n'y voulait y voir un dieu contre nature; + A quoi la synagogue en rage s'opposa. + + Loin d'elle, polissant des verres de lunettes, + Il aidait les savants à compter les planètes. + C'était un homme doux: Baruch de Spinoza. + +Qui, per un incontro fortunato, c'è la scienza, c'è la +filosofia, ma ci sono anche la poesia e l'arte che le animano. +Sully Prudhomme deve però aver temuto che l'arte in questo +sonetto sia troppa, e pensato che una poesia scientifica e +filosofica debba essere più scientifica e filosofica; perchè, +riprendendo lo stesso tema nel _Bonheur_, ecco come lo ha +svolto: + + Un juif cartésien, plus hardi que le maître, + Arrache, imperturbable, à ses leçons leurs fruits, + Et le condanne en forme à nommer Dieu tout l'Être, + Dont le temple infini soi-même se construit. + + Spinoza dans la Bible est entré sans surprise; + Mais, pendant qu'il y plonge, il se sent la main prise + Dans le poignet de fer de la Nécessité! + Le front calme, à la suivre il n'a pas hésité. + + L'Être assiste, éternel, au cours changeant des âges, + Le froid de la raison fait du monde un cristal; + L'homme en est une face où des pâles images + Répètent l'univers sous un angle fatal.... + + +II. + +L'opera di Sully Prudhomme non risolve adunque, rispetto alla +forma, il dissidio fra scienza ed arte, o lo risolve male. Egli +ha voluto dimostrare che la scienza non è fatale all'arte; ma +di questa compatibilità l'arte sua fredda, compassata e +didascalica ci fa dubitare. Resta da considerare in qual modo +egli si diporta nella quistione etica: se l'arte è da lui +sacrificata alla scienza, alla stessa scienza non dovrà egli +sacrificare la fede? + +Questa è infatti la soluzione che troviamo nei _Destini_. +Appena la Terra esce dal Caos, il Male comincia ad operarvi, a +ordirvi le sue trame spaventose. Raffinatamente, per nuocer +meglio, esso mescola al dolore qualche piacere, che dia di +tanto in tanto al genere umano una tregua, dalla quale questo +esca fortificato, pronto a sopportare nuovi, maggiori dolori. +Ma, nello stesso punto che il Male scendeva in campo, anche il +genio del Bene si destava, e contrapponeva l'opera sua a quella +del nemico. Creò da principio l'amore, e credette d'aver fatto +così ciò che di meglio si poteva fare per la felicità del +mondo; ma poi mutò opinione: + + S'il est bon de sentir, meilleur est de pouvoir. + Oui, le couple est heureux de deux corps qui s'attirent + Pour fondre lentement deux âmes qui s'admirent, + Mais la possession suprême est de savoir... + + Quel plaisir comparable à l'orgueil de connaître, + De suivre à l'infini dans la trame de l'être + Le long fil de la cause enchaînant les effets! + +Ma neanche questo destino gli pare finalmente il più +desiderabile. Un mondo di soli intelligenti, senza giusti, +sarebbe perfetto? E sarebbe bello quel mondo dove non vi +fossero nè eroi nè martiri? + + Je veux que l'habitant de ce nouveau séjour + Réhausse en lui les dons de puissance et d'amour + Par une conquérante et généreuse vie + Où le vouloir travaille et le coeur sacrifie... + +Il sapere, la scienza, non è dunque tutto il bene: c'è qualche +cosa di più e di meglio: + + Non, le meilleur être possible + N'est pas un lutteur invincible, + Un amant au bonheur fatal! + + C'est un ignorant qui découvre, + Un captif à qui le ciel s'ouvre, + Un pèlerin de l'idéal. + +Ma finora, lasciando parlare il genio benefico, lasciandolo +operare contrariamente al Male, il poeta non esprime la sua +opinione personale. Il Bene si è venuto purificando: prima +consisteva nel piacere, poi nel sapere, da ultimo in un amore +diverso da quello dei sensi, nell'amor mistico, nell'amore del +sacrifizio, nell'amore secondo il Tolstoi. Ma quando il Bene è +così perfetto, quando il poeta si trova dinanzi al Bene massimo +ed al Male estremo, egli osserva, come il Tolstoi e il +Nietzsche, che le prosperità sono impossibili senza i disastri, +i piaceri senza i dolori, e che la vita e la morte lavorano +insieme, una in faccia all'altra. + + Car le Bien et le Mal se prospèrent l'un l'autre. + Qu'on rêve le meilleur ou le pire univers, + Tous deux, en vérité, n'en font qu'un, c'est le nôtre, + Contemplé tour à tour par l'endroit ou l'envers. + + Notre regard captif, jouet de l'apparence, + Par ses courts horizons se laisse décevoir, + Mais des biens et des maux la vaine différence + S'effacera pour lui s'il doit un jour tout voir. + + Contre les ancìens dieux l'âme humaine aguerrie + N'attend certes plus d'eux ni fléaux ni bienfaits, + Mais n'est-ce pas un reste obscur d'idolâtrie + De maudire ou bénir des sorts bons ou mauvais? + +Fra le contrarie voci del Bene e del Male il poeta ne ode ora +un'altra: quella della Natura: e la Natura dice che ella è la +stessa ragione, che i destini dell'universo si svolgono +infallibilmente; che non avendo esso avuto principio nè dovendo +aver fine, così non è stato giovane ne può invecchiare; che +l'equilibrio delle leggi e la costanza delle cause gli +conferiscono un ordine contro del quale il tempo non può nulla; +che solamente le forme apparenti delle cose cambiano. E la +Natura non accetta dagli uomini nè voti ne sacrifizî; pregare è +insultare le leggi naturali, dubitare della loro forza +inevitabile. La Natura, come diceva quel vescovo australiano +del quale parlammo, non ode le preghiere: + + «N'attends de mes decrets ni faveurs ni caprices; + Place ta confiance en ma seule raison». + +E se questo è l'ordine che dà la Natura, il poeta lo accetta +integralmente. Il suo appoggio, il suo asilo è nella ferma +ragione naturale: egli non griderà, non si lagnerà, accetterà +anzi tutti i dolori, se i dolori suoi sono necessarî. + + Pour nourrir une fleur de tout mon sang dispose, + Si quelque fleur au monde aspire un suc pareil; + Tu peux tuer un homme au profit d'une rose, + Toi qui, pour créer l'homme, éteignis un soleil. + +Qui tanta è la forza della persuasione, tanta la sincerità del +sentimento, che la stessa forma diventa veramente poetica: è +difficile esprimere più poeticamente il concetto scientifico +secondo il quale la terra, già ardente, diventò abitabile +quando i suoi fuochi si spensero. E così alla scienza egli +sacrifica la fede; o per meglio dire, la scienza, la ragione, +diventa la sua stessa fede. + +Anche nel _Zenith_ canta: + + Les paradis s'en vont; dans l'immuable espace + Le vrai monde élargi les pousse ou les dépasse. + Nous avons arraché sa barre à l'horizon, + Résolu d'un regard l'empyrée en poussières, + Et chassé le troupeau des idoles grossières, + Sous le grand fouet d'éclairs que brandit la Raison. + +È vero che, dal primo suo giorno, il genere umano ha dischiuso +come un calice il cuore verso il cielo, e che nel cielo + + Plane son grand espoir, de sa raison vainqueur; + +ma il filosofo sa che non si può dare la scalata al cielo per +andare a leggere negli stessi occhi di Dio; e il poeta narra +pertanto la semplice impresa degli areonauti, i quali +arrischiano la vita per osservare qualche fatto e prendere +qualche nota: + + La cause et la fin sont dans l'ombre; + Rien n'est sûr que le poids, la figure et le nombre: + Nous allons conquérir un chiffre seulement... + + +III. + +Eppure Sully Prudhomme non è fermo in questa conclusione. Se +egli credesse di avere così composto il dissidio fra la ragione +e la fede, non lo riprenderebbe nella _Giustizia_. + +Quando l'anima era semplice, dice egli nella _Giustizia_, si +slanciava verso il cielo e vi spaziava, sostenuta dall'estasi e +dalla speranza; oggi la scienza ha spogliato la natura di tutte +le illusioni che la facevano bella; il poeta non vede più in +essa un'anima divinamente umana; e come l'orfano si rivolge +alla giustizia quando non spera più nulla dalla bontà, così +egli, disperando della fede, vuole interrogare la Sfinge per +conoscere se almeno una legge d'equità governi l'universo. + + Car le poète, lui! cherche dans la science + Moins l'orgueil de savoir qu'un baume à sa douleur... + En vain de ce qui souffre il connait la structure, + Il ne croit rien savoir tant qu'un doute odieux + Plane sur le secret des maux que l'être endure, + Tant que rien de mieux n'a remplacé les dieux. + +Allora comincia dentro di lui una lotta fra la mente e il +cuore, durante la quale questo combatte coraggiosamente lo +scetticismo, l'ironia, lo sconforto che il freddo ragionamento +genera nell'animo del cercatore. Le specie sono in continua +guerra fra loro, la prosperità dell'una costa il deperimento +dell'altra, le deboli soccombono dinanzi alle più forti. In una +stessa specie lotte egualmente accanite si accendono fra +gl'individui; l'egoismo è la gran legge alla quale ciascuno +obbedisce; l'amore, altro inganno, si riduce all'istinto; la +stessa Bellezza ha un fondamento materiale del suo impero +giudicato divino: essa lavora all'integrità dello stampo della +razza, additando i modelli migliori. Ciò che succede fra le +specie e nella specie si ripete fra gli Stati e nello Stato: e, +come aveva già detto Corneille, + + La justice n'est pas une vertu d'État. + +Si rifugerà essa dunque in un altro pianeta, poichè sulla terra +è introvabile? Ma la materia non è per ogni dove identica? La +stessa legge di gravitazione non regna in tutto il creato? Un +rigoroso e fatale determinismo non si nasconde dietro +l'apparente libero arbitrio, + + illusion du choix dans la necessité? + +Un atomo è l'immagine dell'universo; tutto ciò che in questo si +compie, deve compiersi fatalmente; è quindi da stolti chiedere +la giustizia al Destino. Così conclude la Ragione trionfante. +Ma il poeta, che già si era acquetato a questa conclusione, ora +non l'accetta più. Egli che si rassegnava personalmente al +dolore, che quasi lo chiedeva pur di cooperare con la Natura +impassibile, ora si commuove e si ribella all'idea del dolore +altrui. Voleva affidarsi alla sola ragione, ora s'accorge che +non gli basta. Il cuore ha ragioni che la ragione ignora. + + Elle informe, elle instruit: serait-ce lui qui juge? + Que dis-je! La Justice, au lieu de fuir mes pas, + N'aurait-elle qu'en moi, dans mon coeur, son refuge? + +Infatti: la legge della giustizia è umana, si rivela tra gli +uomini, non nella Natura. Costei considera impassibilmente la +propria opera attraverso l'occhio ignorante del bruto; la pietà +e il terrore, il bisogno e la sete della giustizia sorgono e +operano nella coscienza umana. Ma che cosa è questa coscienza? +Dapprima il poeta aveva considerata la propria coscienza come +uno specchio che non doveva far altro se non riflettere lo +spettacolo della Natura, senza giudicarlo. Ora la sua +coscienza, la coscienza di tutti gli uomini, è un giudice, è +anzi il solo giudice. E qui il pensiero di Sully Prudhomme si +oscura. Se la coscienza è giudice, se questo giudice deve +rendere giustizia, come mai torna egli a rassegnarsi? Egli +dice: «I mali che credevo ingiusti sono forse, non già i +capricci folli o colpevoli d'un padrone, sibbene i mezzi +fatali, le necessarie condizioni d'un ordine che ignoriamo». +Questo è un ritorno alla rassegnazione di prima! Ed egli non si +era più contentato, non si era più adattato: era sceso anzi in +campo, voleva e doveva giudicare! «Lagnarsi,» soggiunge, +«dell'ingiustizia della sorte, giudicare della bontà del +destino alla stregua del piacer nostro, è imitare il fanciullo +malavvezzo, il quale pretende che tutto debba servire ai suoi +giuochi, e rigetta il farmaco e lo dichiara nocivo perchè non è +dolce.» Ma se non si deve giudicare della bontà del destino +alla stregua del nostro piacere, quale sarà il criterio del +giudizio? Di che cosa e perchè si è lagnato il poeta? Si è +lagnato + + Des maux plus grands que moi; + +si è lagnato perchè + + Toutes les douleurs de la terre et des mondes + Font tressaillir mon âme en ses cordes profondes. + +Allora, non dovrebbe egli giudicare veramente iniquo il destino +che vuole ed impone e mantiene il dolore ed il male? + +E questa umana facoltà del giudizio è una cosa buona o cattiva, +utile o superflua, importante o trascurabile? Egli dice: + +Combien plus sagement, avec moins de grandeur, Exempt de +sympathie, affranchi de pudeur, L'animal se résigne aux fléaux +sans refuge!... Il est heureux; son sort, par moments, je +l'envie. + +Dunque l'animale, quantunque incapace di simpatia e di pudore, +è più saggio, più felice, degno d'invidia. Allora l'uomo +cosciente, l'uomo giudicante, oltre che degno di compassione ed +infelice, è anche meno saggio: questa sua coscienza è una +stoltezza. Bisognerà chiederne conto a lui? No, certamente; +perchè egli è stato fatto così, non si è fatto da sè, +liberamente, responsabilmente. Allora vorrà dire che la natura, +della quale è opera, avrà creato una coscienza capace di +giustizia soltanto per darle il sentimento d'una ingiustizia, +d'una stoltezza, d'una nefandezza nuova! E ancora: la giustizia +non esiste nella natura, ma soltanto nel cuore dell'uomo; +l'uomo s'accorge che l'universo è stato compito «senza virtù» e +sente che il suo desiderio di virtù è stoltezza. La conclusione +dovrebbe essere pertanto che la giustizia non esiste in verun +luogo, nè nella natura, nè nel cuore umano! + +Lo scetticismo scientifico spinge Sully Prudhomme in questa +via; ma egli è anche sollecitato in contrario senso dal bisogno +mistico. Egli dice che, se l'universo è grande, più grande +ancora è l'anima che lo rispecchia; l'uomo acquista la nozione +della propria dignità misurando l'abisso che lo separa dalla +materia bruta. Non c'è bisogno di molte parole per far notare +il voltafaccia. Mentre prima egli invidiava l'animale +incosciente e a più forte ragione, perciò, avrebbe dovuto +invidiare la materia inerte, ora afferma che tanto l'uomo vale +quanto è lontano dalla informe materia! E la giustizia, che gli +era parsa soltanto umana, ora diventa per lui divina: + + Humaine par son but, la justice est divine + Même dans l'âme d'un mortel, + Par l'aveu du grand Tout dont elle est mandataire, + Par le suffrage entier du ciel et de la terre, + Et par le sacre universel. + +Ma allora, se l'anima umana, dove ha sede la giustizia, è +mandataria del gran Tutto, non potremo più dire che nel Tutto +non c'è giustizia! Finchè il poeta considerava l'uomo come una +particella infinitesimale dell'universo, come lo «specchio» del +Nietzsche, capace semplicemente e solamente di riflettere +l'universo, egli poteva dire che non c'è in quest'universo +giustizia; ma dal momento che l'uomo è il rappresentante della +natura, questa natura che si riassume in una coscienza capace +di giustizia non si potrà più accusare d'iniquità. Ed ecco, +infatti: dopo aver detto che gli esseri si dilaniano tra loro, +Sully Prudhomme afferma: + + La bête hésite à boire un sang pareil au sien... + +Il misticismo e la fede si vendicano ancora meglio, gli +prendono più interamente la mano. Se dalla materia inerte +all'uomo c'è un abisso; se l'uomo, per la coscienza, è tanto +superiore ai bruti, si deve credere che egli sia il termine +ultimo dell'evoluzione? Un altro passo innanzi, oltre l'uomo, +non sarà possibile? Certamente! L'umano genere è un termine +medio, un tentativo, + + une espèce éclose à contre-temps: + Tout est prématuré dans ses voeux transcendants. + +Quindi egli afferma che c'è un'ascensione morale della quale i +mondi sono i gradi, e che + + La terre n'est qu'un lieu d'attente + Où se fait la commune entente + D'une espèce entière émigrant. + +La vecchia preghiera cristiana diceva che questo nostro mondo è +una valle di lacrime; il filosofo che ha soltanto creduto nei +fatti positivamente accertati, finisce anch'egli col giudicarlo +«un luogo d'aspettazione.» Ma egli arriva a questo giudizio per +la via tortuosa che abbiamo vista. E ci dice almeno, come il +Nietzsche dirà del regno del Superuomo, in qual modo sarà fatto +il mondo migliore al quale dovremo un giorno approdare? + + +IV. + +Eccoci arrivati al suo nuovo e più lungo poema filosofico: _La +Felicità_. Qui certo egli si confermerà nella soluzione +ultimamente trovata, ne darà nuove ragioni, l'assoderà. + +Svegliandosi dopo morte, Fausto, l'eroe, si ritrova in un astro +più bello, più luminoso, più ricco della terra; e mentre egli è +ancora in preda a una incredula meraviglia, Stella, l'eroina, +la donna da lui amata nel mondo inferiore, dalla quale fu +crudelmente diviso, gli dice: + + Pourquoi dans l'infini plein d'innombrables flammes, + Parmi tant de globes mouvant, + N'en serait-il qu'un seul visité, par les âmes + Et peuplé de corps vivants? + Pourquoi seule la terre, obscure et si petite, + Aurait-elle entre tous l'honneur, + De porter une argile où la pensée habite?... + +Veramente, nel punto che due amanti separati da tanto +tempo--dalla morte!--si ritrovano insieme, vi sarebbe qualche +cosa di meglio da fare che discutere intorno alla pluralità dei +mondi abitati; si potrebbe anche osservare che, mentre Stella e +Fausto s'incontrano lassù, questo semplice fatto dovrebbe +provare come la terra non abbia il monopolio della vita. Non +pare quasi che il poeta ne sia egli stesso poco sicuro e che ne +dubiti prima di noi? Non pare anche che, dubitando egli della +stessa vitalità dei suoi redivivi protagonisti, vada in cerca +di argomenti per farci credere alla verisimiglianza della +finzione? + +Nel nuovo mondo dove Fausto e Stella rivivono le creature non +si nutrono di altre creature, come voleva la legge crudele +della terra, ma di semplici frutta: + + Nul être ici ne sacrifie + Les corps pour respirer construits. + La dent n'attaque ici nulle sensible vie, + Et ne mords que la chair des fruits. + +Così, dopo la pluralità dei mondi e la metempsicosi, Sully +Prudhomme canta il _vegetarianismo_ o _vegetarismo_,--non so +come si deve dire;--però noi potremmo chiedere al poeta se è +ben sicuro che le piante non siano dotate di sensibilità, che +non siano anch'esse forme di vita da rispettare come tutte le +altre.... + +Dal pianeta infelice che i due amanti hanno lasciato si leva un +coro di voci confuse, di lamenti e di bestemmie, di invocazioni +al soccorso lanciate dalle anime penanti. Ma nessuno le +ascolta, e Fausto e Stella si fermano ad ammirare una +moltitudine di cavalieri nomadi, altra volta, quaggiù, +abitatori delle rive del Nilo, dell'Eufrate e del Gange. Nel +nuovo astro quei corpi, che il bastone e lo staffile +martoriavano un tempo, si sono nobilmente sviluppati, e Fausto +ne ammira la perfetta armonia delle linee, la serenità +dell'espressione acquistata con la coscienza del nuovo stato +libero, eternamente felice. Se il problema della felicità è +così risolto per i cavalieri nomadi nella nuova vita, come mai +Fausto e Stella continuano a penare? Non solo i cavalieri, ma +anche gli artisti, rivivendo lassù, pervengono alla piena ed +incontrastata possessione del Bello: Stella medesima lo +assicura a Fausto quando costui, ammirando la bellezza dei +cavalieri, vorrebbe proporli come modelli ai grandi artisti +della terra. + +Quel mondo, tuttavia, anche per Fausto e per Stella è migliore +del nostro. In un mattino di primavera il giovane ascolta, con +indicibile delizia, il canto divino degli uccelli. Quaggiù i +gorgheggi dell'usignolo e lo stesso canto della sua compagna +gli procuravano, benchè dolcissimi, un indefinibile tormento, +un'amarezza secreta; in quel nuovo mondo la soavità +dell'armonia è assoluta, la voce dell'amata fa dimenticare +all'amante tutto il passato, lo immerge in una beatitudine +senza nome, tanto più grande, quanto che Stella, lasciando la +forma terrena conservata da principio per poter essere +riconosciuta, prende una veste più pura, più bella, più +conveniente a quell'eliso. E allora, mentre nuove voci dalla +terra chiedono invano aiuto, i due giovani cadono nelle braccia +l'uno dell'altra, e la loro felicità non ha più limite. + +Ma è un inganno. Passa qualche tempo, e Fausto ci fa sapere che +quella felicità non è, come pareva, intera. Egli vive, sì, in +un astro più prospero della terra; ma quello che era il +maggiore argomento del suo cruccio, quaggiù, sussiste ancora: +come sulla terra, egli ignora anche lassù il perchè delle cose; +anche lassù, come sulla terra, cerca invano di penetrare, di +conoscere le origini e i fini dell'universo. In quel mondo, +dove c'è tanta libertà e tanta bellezza, non si sa una sillaba +di più di quel che si sapeva sulla terra. Fausto, quando sente +rinascere l'antica ansia, non può far altro che dare una +ripassata a tutte le teorie della filosofia terrestre. +Naturalmente egli riconosce ancora una volta che questa +filosofia è impotente. L'unica scienza umana era dovuta ai +pazienti sperimentatori; pertanto, dopo le teorie filosofiche, +l'ansioso rammenta tutti i ritrovati scientifici, per +concludere una seconda volta che la scienza è, come la +filosofia, incapace di risolvere il problema delle cause +finali. Ma Stella, che comincia a inquietarsi dell'agitazione +dell'amante, cerca persuaderlo dell'inutilità di tutte quelle +ricerche: + + À quoi bon, le regard péniblement tendu + Et le front consommé par de stériles fièvres, + Soumettre au froid scalpel le cher tissu des lèvres + Quand le baiser donné nous est deux fois rendu? + +E Fausto, subitamente convertito: + + Tout aimer suffit pour éteindre + La soif de tout savoir: aimons! + +Ma ecco che ad un tratto il giovane ode finalmente quelle voci +terrestri per tanto tempo perdutesi invano nell'immensità degli +spazi; e siccome esse gli ricordano i dolori degli uomini, egli +che, in conclusione, quantunque risorto in un mondo migliore, +non è guari più lieto di loro, pensa di riscendere in questo +basso mondo per confortare gli antichi simili. Che specie di +aiuto possa dare questo disgraziato a disgraziati suoi pari +sarebbe molto importante vedere; se non che, sulla terra dove +Stella vuole seguirlo e dove la Morte li ritrasporta dopo +averneli tratti, non si trovano più uomini: l'umanità è finita. +Il contrattempo sarebbe imbarazzante senza la prontezza di +spirito di Stella, la quale propone lì per lì a Fausto di +ripopolare il deserto pianeta, di cominciare una nuova umanità, +della quale essi saranno l'Adamo e l'Eva... Da questa +intenzione l'Arbitro supremo giudica che essi hanno entrambi +ben meritato, e senz'altro ordina alla Morte di ritrasportarli +in un altro mondo, nel soggiorno veramente glorioso, dove si +gode il riposo perfetto e si mira a faccia a faccia la Causa +del tutto.... + +Così, riprendendo la terza volta il problema che tanto lo +inquieta, Sully Prudhomme non conferma l'ultima soluzione, al +contrario: ne dà una terza, diversa dalle due prime. Egli deve +aver sentito che nessuna delle due poteva essere definitiva. La +sola scienza, dopo il sacrifizio della fede, non gli bastò; il +temperamento della scienza con la fede non deve averlo neppure +persuaso, poichè l'ultima parola di questo _Bonheur_ è +l'affermazione di un supremo Arbitro, di una Causa universale, +di un Premio eterno. + +Ma possiamo noi crederla? Egli arriva a questa conclusione +attraverso le contraddizioni, le stranezze e diciamo anche le +stravaganze che abbiamo viste. Non è questo il segno che la +conclusione non è naturale, sincera, sicura? Dopo tanti +pentimenti, non si pentirà egli un'altra volta ancora? La sua +curiosità non può esser finita. Non vorrà egli sapere dov'è il +soggiorno glorioso, qual è la causa del tutto, chi è l'Arbitro +dell'universo? E quando vorrà e non potrà sapere queste cose, +non ricomincerà a dubitare? + + + + +LA FILOSOFIA DI UN POETA + + +Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che +dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a +difenderla: la voce di Vittor Hugo. Il gran poeta affermò che +l'autore dei _Fleurs du mal_ aveva arricchito il campo delle +commozioni artistiche di un _frisson nouveau_. Indubbiamente +altrettanto si può dire di Maurizio Maeterlinck, dei suoi versi +e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso +il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli +ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua +filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: _La +Sagesse et la Destinée_. Questi titoli ci rammentano quelli dei +poemi di Sully Prudhomme: _Les Destins_, _La Justice_, _Le +Bonheur_. Dopo aver visto che cosa è la poesia di un filosofo, +non sarà fuor di luogo vedere che cosa è la filosofia di un +poeta. Il dissidio che inquieta e contrista questo nostro +secolo ci apparirà più evidente. + + +I. + +Come la poesia di Sully Prudhomme è, nella forma, troppo +filosofica e scientifica, procede cioè per via di definizioni e +di nomenclature, così Maurizio Maeterlinck significa le sue +idee con forma troppo poetica, ricorrendo troppo spesso alle +metafore ed ai simboli. + +Un mattino, dall'alto di una collina, egli vede «un ruscelletto +cieco» che, «brancolando, dibattendosi, inciampando e +vacillando continuamente in fondo a una valle oscura, cerca la +via del lago dormiente, dall'altro lato della foresta, nella +pace dell'aurora. Qui un masso di basalto lo obbliga a quattro +lunghi giri, laggiù le radici di un vecchio albero, più lungi +ancora il semplice ricordo di un ostacolo per sempre scomparso, +lo fanno risalire verso la sorgente ribollendo invano, e lo +allontanano indefinitamente dalla mèta e dalla fortuna. Ma, in +un'altra direzione, e quasi perpendicolarmente al rivolo +affannoso, disgraziato ed inutile, una forza superiore alle +forze istintive aveva tracciato, attraverso la campagna e le +valanghe di pietre e l'obbediente foresta, una specie di lungo +canale, solido, verdeggiante, noncurante, pacifico, procedente +senza esitazione, con passo calmo e chiaro, dalle profondità di +un'altra sorgente nascosta all'orizzonte verso lo stesso lago +luminoso e tranquillo...». Questo ruscello e questo canale non +sono un ruscello e un canale reali, ma le immagini dei due +destini offerti agli uomini. + +Altrove lo scrittore paragona le ore convulsive della storia +alle tempeste del mare: «La gente viene dal fondo delle +pianure, accorre sulla spiaggia, guarda dall'alto delle ripide +rive, aspetta qualche cosa, interroga gli enormi cavalloni con +una specie di curiosità puerilmente appassionata. Eccone uno +più alto e furioso degli altri. Si avanza come un mostro dai +muscoli trasparenti. Si svolge precipitosamente dal fondo +dell'orizzonte, apportatore, da quel che pare, di una +rivelazione urgente e decisiva. Scava dietro di sè un solco +così profondo, che rivelerà senza dubbio uno dei secreti +dell'Oceano; ma, come tra le più pigre ondulazioni dei giorni +senza soffio di vento e senza velo di nubi, così anche ora i +fiotti limpidi e impenetrabili scorrono sopra i fiotti limpidi +e impenetrabili. Non un essere vivente, non un'erba, non un +sasso sorge...». + +Questo periodo,--stavo per dire questa strofe,--è molto +significante. Il Maeterlinck ha un bel proporsi di ragionare e +di discutere: il poeta si desta, suggerisce al filosofo +similitudini delle quali questi potrebbe giovarsi, se non fosse +che, appena una prima immagine appare, tosto un intero quadro +si svolge nella fantasia del poeta, con i più minuti +particolari, e occupa tanto la sua attenzione, da fargli +perdere di vista il punto di partenza, la dimostrazione +filosofica. Noi vediamo qui un mare in tempesta, le onde verdi, +le spume livide: dove sono più le convulsioni della storia, le +folle ribelli, le vittime sanguinose? + +In un altro luogo egli paragona il saggio ad «un povero +bruscamente trasportato dal fondo della sua capanna in un +palazzo immenso: svegliandosi, il povero cercava inquieto, +nelle sale troppo vaste, i miserabili ricordi della sua camera +angusta. Dov'erano il focolare e il letto, la tavola, la +scodella e lo sgabello? Egli ritrovò, tremolante ancora al suo +fianco, l'umile torcia delle antiche veglie; ma la luce di essa +non arrivava alle volte altissime, e solo il pilastro più +vicino sembrava a quando a quando vacillare nei battimenti +delle alette luminose...». La descrizione continua: «Ma a poco +a poco i suoi occhi si abituarono alla nuova dimora. Egli +percorse le sale innumerevoli, e si compiacque tanto di ciò che +la fiaccola rischiarava, quanto di ciò che restava nell'ombra. +Da principio egli desiderava che le porte fossero più basse, le +scale meno lunghe, le gallerie non tanto profonde che gli +sguardi vi si perdessero...». E così via: noi vediamo realmente +un uomo che prende possesso di un gran palazzo; non già il +saggio che ricerca ed ammette tutto ciò che esiste. + +Altre volte il paragone diventa una specie di parabola: l'uomo +di buona fede che rientra in sè stesso dopo gli errori e le +disgrazie, è come «il padre di famiglia che, verso sera, finito +il lavoro, se ne ritorna a casa. Può darsi che i figli +piangano, che giuochino a giuochi devastatori o pericolosi, che +abbiano disordinato i mobili, rotto un bicchiere, rovesciato +una lampada; si dispererà egli perciò? Certo, sarebbe stato +preferibile che i figli fossero rimasti tranquilli, che +avessero imparato a leggere e a scrivere; ma qual padre +ragionevole, tra i più acri rimproveri, potrà trattenersi dal +sorridere voltando la testa dall'altra parte? Costui non +condanna le manifestazioni della vita un poco folli. Niente è +perduto, finchè egli tiene con sè la chiave della casa +protettrice...». + +E le immagini, anche quando non si associano in tanto numero da +formare un quadro o una storia, abbondano, pullulano. «La +statua del destino proietta un'ombra enorme nella valle che +sembra così inondata dalle tenebre; ma quest'ombra ha contorni +molto netti per coloro che la guardano dai fianchi del +monte.... Coloro che non nutrono nessuna speranza generosa, +imprigionano il caso come un fanciullo sparuto; gli altri gli +dischiudono le sconfinate pianure che l'essere umano non ha +ancora la forza di percorrere, ma non lo perdono di vista.... +L'essere umano sembra grande nella sua sfera, come l'ape sembra +grande nella cellula del suo favo; ma sarebbe assurdo sperare +che un fiore di più si schiuderà nei campi perchè la regina +delle api è stata eroica nell'alveare...». E ancora: «L'ape che +ha fame trova il miele nascosto nelle più profonde caverne, e +l'anima che piange disperatamente scorge la gioia che si +dissimula nella solitudine o nel silenzio più +impenetrabile...». Se le conquiste dello spirito «non si +riversano nella grandezza dell'anima, periscono miseramente +come un fiume che non ritrova il mare...». Appena la libertà +interiore dell'anima è menomata, il destino minaccia la libertà +esteriore «come una fiera s'avvicina con lento passo a una +preda lungamente aspettata». Più le illusioni cadono, «più +nobilmente e sicuramente appare la gran realtà, come il sole +che si scorge più chiaramente tra i rami spogliati della +foresta invernale». + +Con altrettanta frequenza le cose astratte diventano concrete: +«L'orizzonte della disgrazia, contemplato dall'alto d'un +pensiero non più istintivo, egoista e mediocre, non differisce +sensibilmente dall'orizzonte della felicità contemplato +dall'alto d'un pensiero della stessa natura, ma d'un'altra +origine. Poco importa, del resto, che le nubi moventisi laggiù, +ai confini della pianura, siano tragiche o leggiadre: ciò che +acqueta il viaggiatore è l'esser giunto a un luogo elevato, dal +quale discopre finalmente uno spazio infinito...». E le idee si +personificano, si muovono, parlano, agiscono: «La ragione, che +è la figlia primogenita della nostra intelligenza, deve sedersi +sulla soglia della nostra vita morale, dopo aver dischiuso le +porte sotterranee dietro le quali sonnecchiano prigioniere le +forze vive.... Il destino non resta sempre in fondo alle sue +tenebre; ha bisogno, a certe ore, di vittime più pure, che +afferra scotendo nella luce le sue grandi mani gelate.... Il +sacrifizio può essere un fiore che la virtù coglie passando; ma +non per coglierlo essa si è posta in cammino.... L'anima non +può esser ferita se non dalle stesse armi che non ha ancora +gittate nel gran rogo dell'amore...». + +Questa è poesia pura, non ragionamento. Il filosofo intende +bensì la necessità di essere più chiaro e di definire +esattamente le cose; ma il poeta non lo lascia, e la +definizione poetica resta oscura, ambigua, imprecisa: «La +saggezza è la luce dell'amore»; «l'amore è l'alimento della +luce», oppure «il sole incosciente dell'anima.» + +In verità, noi ne sappiamo meno di prima. + + +II. + +Accade, insomma, al Maeterlinck tutto il contrario di ciò che +abbiamo visto accadere a Sully Prudhomme: in quest'ultimo il +filosofo contraria l'artista; nel Maeterlinck l'artista +attraversa il filosofo. Vedremo ancora, strada facendo, altri +esempî dello stile troppo poetico col quale egli significa le +sue teorie; per il momento, lasciata da parte la quistione +della forma, esaminiamo quella del contenuto. Nella forma, il +Maeterlinck fa trionfare la poesia; trionferà la fede nella +sostanza? + +Egli non considera, come Sully Prudhomme, tutte le facce del +problema filosofico: si restringe alla quistione morale. Sully +Prudhomme ha prima negato che l'uomo abbia diritto di giudicare +intorno alla natura e alla vita: cominciando col determinismo, +cioè con l'ammettere che tutto è disposto nell'universo secondo +una legge rigorosa, ha finito col fatalismo, cioè con +l'adagiarsi in una rassegnazione passiva, in una rinunzia +totale. Ma il giorno che ha considerato il problema morale, +quando il dolore suo e l'altrui lo hanno turbato, quando ha +sentito il bisogno di una legge di giustizia, l'ha trovata +soltanto nel cuore dell'uomo, cioè ha affermato che solo l'uomo +giudica, che egli solo ha il diritto di giudicare. Il +Maeterlinck invece nega questo diritto. «Noi abbiamo un bel +ragionare: tutta la nostra ragione non sarà altro che un +debolissimo raggio della natura, un'infima parte del tutto che +essa si arroga il diritto di giudicare; ed è possibile che un +raggio, perchè faccia il suo dovere, pensi di modificare la +lampada dalla quale emana?... È saggio pensare ed agire come se +tutto ciò che accade al genere umano fosse indispensabile». Il +dottor Pangloss diceva che tutto va per il meglio nel migliore +dei mondi possibili; il Maeterlinck afferma che, in ogni caso, +ciò che accade è la cosa migliore. + +Egli non vuol essere pertanto confuso con i semplici +rassegnati: è «un fiducioso», confida nell'idea dell'universo. +Vi sono due specie di uomini: gli uni, la maggior parte, non +hanno imparato a separare il loro destino esteriore dal loro +destino morale; gli altri, i pochi, sì. I primi sono oppressi +dagli uomini e dagli avvenimenti; gli altri, quelli che hanno +una forza interiore alla quale si sottomettono non solo gli +altri uomini, ma gli stessi avvenimenti, conoscono sè stessi +non solo nel presente ma anche nell'avvenire, e sono padroni +del loro destino futuro. «L'avvenimento in sè è come l'acqua +pura che ci versa la fontana, e da solo non ha, d'ordinario, nè +sapore, nè colore, nè profumo. Esso diventa bello o triste, +dolce od amaro, mortale o ravvivatore, secondo la qualità +dell'anima che lo accoglie». Non accade agli uomini se non ciò +che essi vogliono che loro accada; non già nel senso che noi +possiamo influire molto efficacemente sul corso degli eventi +esteriori; ma perchè «abbiamo un'influenza onnipotente su ciò +che questi eventi divengono dentro di noi». Egli ci dice: «Se +voi amate, non già questo amore fa parte del vostro destino, ma +la coscienza di voi stesso, che avrete trovata in fondo +all'amor vostro, modificherà la vostra vita. Se siete stato +tradito, il tradimento non importa; importa il perdono che esso +avrà fatto nascere nella vostra anima». Tutto ciò che ci accade +è della stessa natura di noi stessi. «Se Giuda esce stasera, +andrà verso Giuda ed avrà l'occasione di tradire; ma se Socrate +apre la sua porta, troverà Socrate addormentato sulla soglia ed +avrà l'occasione di essere saggio.... Le vesti, le armi e gli +ornamenti del destino si trovano nella nostra vita interiore. +Se Socrate e Tersite perdono il loro unico figlio, la sciagura +di Socrate non sarà simile a quella di Tersite.... Pare che il +dolore e la felicità si purifichino prima di battere alla porta +del saggio, e che abbassino il capo prima di entrare in +un'anima mediocre». + +Ecco perchè la filosofia del poeta non consiste, come potrebbe +parere, nella semplice rassegnazione, in una specie di +fatalismo. Non che rassegnarsi al destino, il saggio, secondo +lui, lo governa e lo domina. «Vi sono rapporti incessanti fra +l'istinto e il destino; ma quando noi sappiamo diminuire dentro +di noi la forza cieca dell'istinto, diminuiamo nello stesso +tempo intorno a noi la forza del destino. Se pure il destino ci +colma di sciagure immeritate e incredibili, se pure ci obbliga +a fare ciò che non avremmo mai fatto, dopo che la sciagura è +accaduta, dopo che l'atto è stato compito, dipende da noi che +resti senza influenza su ciò che accadrà nella nostra anima. Il +destino non può impedire, quando colpisce al cuore un uomo di +buona volontà, che la sciagura sopportata o l'errore +riconosciuto dischiudano in questo cuore una sorgente di luce. +Esso non può impedire che un'anima trasformi ciascuna delle sue +prove in pensieri, in sentimenti, in beni inviolabili. Soltanto +la nostra ignoranza e la nostra indolenza chiamano fatale ciò +che la nostra energia e la nostra intelligenza debbono chiamare +naturale ed umano». + +In quali rapporti stanno la ragione e la saggezza? «La ragione +schiude le porte alla saggezza, ma la più viva saggezza non si +trova nella ragione. La saggezza è più un certo appetito +dell'animo che non un prodotto della ragione. C'è una gran +differenza tra il dire:--questa cosa è ragionevole--e il +dire:--questa cosa è saggia. Ciò che è ragionevole non è +necessariamente saggio, e ciò che è saggio non è quasi mai +ragionevole agli occhi della troppo fredda ragione». E la gran +differenza è questa: che nella ragione non c'è amore, mentre ce +n'è molto nella saggezza; anzi «la saggezza più alta non si +distingue da quel che vi è di più puro nell'amore». + +Il Fénelon disse che la nostra ragione consiste nelle nostre +idee chiare; per il Maeterlinck la saggezza, il meglio della +nostra anima e del nostro carattere, si trova nelle nostre idee +che non sono ancora chiare interamente. «Se ci si lasciasse +guidare nella vita soltanto dalle idee chiare, presto si +diverrebbe degni di poco amore, di poca stima». Le ragioni per +le quali siamo buoni, giusti, generosi, sono le meno chiare di +tutte. Il Maeterlinck vuole così dire, senza dubbio, che il +sentimento è più importante che non l'intelligenza, che le +ragioni del cuore sono più gravi che non quelle della stessa +ragione. «Fortunatamente, più abbiamo idee chiare, più +impariamo a rispettare quelle che non sono ancora tali». + + +III. + +Sully Prudhomme, tranne che nei rari momenti quando afferma +l'onnipotenza del cuore e dell'amore e la fede in un avvenire +migliore, è pessimista; il Maeterlinck, che all'amore crede +sempre, vede ogni cosa con occhio roseo. I Destini di Sully +Prudhomme sono oscuri, tragici, ineluttabili; il Maeterlinck si +duole appunto perchè alla parola destino diamo questi +significati. Egli non afferma già che il destino sia giusto, +che premii i buoni e punisca i malvagi. Vede anch'egli +l'ingiustizia che dà tanta pena a Sully Prudhomme; ma se ne +consola, perchè sull'ingiustizia è fondata la bontà. «Quale +anima potrebbe ancora dirsi buona, se la ricompensa fosse +sicura?» Dunque la felicità non è un premio. Per esser felice, +al contrario, bisogna non cercar più la felicità. «Sarebbe +necessario, di tanto in tanto, che un uomo cui il destino ha +concesso una felicità splendida, invidiata, sovrumana, venisse +a dirci semplicemente: Io ho ottenuto tutto ciò che voi +invocate col desiderio ogni giorno; ho la ricchezza, la salute, +la gioventù, la gloria, la potenza e l'amore. Oggi posso dirmi +felice, non già a causa dei doni che la fortuna si è degnata di +accordarmi, ma perchè questi doni mi hanno insegnato a mirare +più in alto.... Con un poco più di saggezza io avrei potuto +possedere tutto ciò che possiedo, senza che fosse stato +necessario ottenere tanti beni. Conosco che sono più felice +oggi che non ieri, perchè so finalmente che non ho più bisogno +della felicità per liberare l'anima mia, pacificare il mio +spirito e rischiarare il mio cuore». + +Bisognerà dire, pertanto, col Buddha e con Schopenhauer, che la +felicità consiste nella rinunzia? Il Maeterlinck se ne guarda +bene; la rinunzia è l'essenza del pessimismo. Come egli non ha +voluto che la sua filosofia riposasse sulla rassegnazione, così +non vuole che la sua morale sia passiva. Sully Prudhomme ha +espresso un voto alla Hartmann: sentendo operare dentro di sè +l'istinto della riproduzione, e pensando alla infinita +moltitudine di mali che insidierebbero la vita cui egli darebbe +il varco, ha voluto frenare l'istinto, vietare alla nuova vita +di nascere, non farsi complice dei futuri dolori. Per il +Maeterlinck questa, come ogni altra forma di rinunzia, è +condannevole. «La rinunzia non è spesso altro che un parassita. +Se anche non indebolisce la nostra vita interiore, la turba. +Quando un animale straniero penetra in un alveare, tutte le api +sospendono il loro lavoro; parimenti quando il disprezzo e la +rinunzia è entrata nell'anima nostra, tutte le potenze e tutte +le virtù di essa abbandonano il loro ufficio per riunirsi +intorno all'ospite singolare che l'orgoglio ha condotto fra +loro. E ciò perchè, fino a quando l'uomo sa che rinunzia, la +felicità della sua rinunzia nasce dall'orgoglio. Ora, se si +deve rinunziare a qualche cosa, conviene rinunziare prima di +tutto ai piaceri dell'orgoglio, che sono i più ingannevoli e i +più vuoti». + +Ma allora? Se le gioie non debbono essere desiderate, se non +conviene neppure rinunziare ad esse, quale sarà la via da +tenere? «Non già rinunziando alle gioie che ne circondano noi +diveniamo saggi; al contrario, divenendo saggi rinunzieremo +senza saperlo alle gioie che non si sollevano fino a noi». Non +bisogna credere che soltanto il dolore c'insegni ad essere +saggi; anzi «l'uomo che è saggio per essere stato infelice, +somiglia all'uomo che ha amato senza essere stato amato». La +saggezza del disgraziato nasconde ancora il desiderio di esser +felice; la vera saggezza è quella dell'uomo felice. + +Quindi il Maeterlinck non loda il pensiero inerte e triste, ma +il pensiero confidente, quello che accetta allegramente le +leggi inevitabili, che spinge all'azione. Sopra ogni cosa egli +loda l'azione. «Un pensiero può lasciarmi sino alla morte nello +stesso punto dell'universo, ma un'azione mi farà quasi sempre +avanzare o retrocedere di un grado nella gerarchia degli +esseri. Un pensiero è una forza isolata, errante e passeggera, +che si avanza oggi e che non rivedrò forse domani; ma un'azione +suppone un esercito permanente d'idee e di desiderî, un +esercito che ha saputo conquistare, dopo lunghi sforzi, un +punto della realtà». + +Gli esseri deboli dei quali è pieno il mondo potrebbero, dopo +ciò, credere che il dovere consista nel compiere un sacrifizio. +Essi s'ingannerebbero. «No, la virtù suprema consiste nel +sapere che cosa si deve fare, e nell'imparare a scegliere per +che cosa si deve dare la vita... È, in generale, molto più +facile morire moralmente, o anche fisicamente, per gli altri, +che non imparare a vivere per essi». Si dice ancora che bisogna +amare il prossimo nostro come noi stessi; ma se noi ci amiamo +puerilmente, stupidamente, ameremo il prossimo allo stesso +modo. Il dovere della nostra anima, di ogni anima, consiste +nell'essere «tanto integra, tanto felice, tanto indipendente, +tanto grande quanto è possibile». Quindi non è vero che l'anima +diventi più grande sacrificandosi; ma diventando più grande +essa perde di vista il sacrifizio. «Il sacrifizio è un bel +segno d'inquietudine, ma non bisogna coltivare l'inquietudine +per sè stessa.... La forza immateriale che splende nel nostro +cuore deve splendere prima di tutto per sè stessa. A questo +prezzo soltanto splenderà per gli altri. Sia la vostra lampada +piccola quanto si voglia: non date mai l'olio che l'alimenta, +ma la fiamma che la incorona...». + +Che faremo allora dell'altruismo? «Certamente l'altruismo +resterà sempre il centro di gravità delle anime nobili; ma le +anime deboli si perdono nelle altre, mentre le forti vi si +ritrovano.... C'è una bontà che esaurisce, e un'altra bontà che +nutrisce. Non dimentichiamo che, nel commercio delle anime, +quelle che credono di dar sempre non sono già le più generose». + +Se ci duole che la virtù e la saggezza non siano premiate, ciò +accade perchè noi non siamo saggi abbastanza. «Soltanto quelli +che non sanno che cosa è il bene chiedono il salario della +bontà. L'invidia, il tradimento, tutte le armi con le quali gli +altri ci offendono, non sono efficaci contro l'anima nostra, se +non quando essa ha gettato via le sue proprie.... Per +accorgerci dei difetti altrui dobbiamo averli un poco anche +noi.... Vi è nel mondo un'ingiustizia irriducibile; pertanto +noi diventiamo veramente giusti solo quando ci riduciamo a +trovare dentro di noi il modello della giustizia». Se la bontà, +se l'amore trionfassero sempre, se vi fosse nel mondo questa +giustizia, che è soltanto in noi, la gioia sarebbe grande; ma +vi è una gioia anche maggiore nello scoprire la verità, la +quale ci dice che le cose vanno al rovescio. Questa verità non +è amara, nessuna verità può essere amara per il saggio. «Tutto +ciò che esiste consola ed afforza il saggio, perchè la saggezza +consiste nel cercare ed ammettere tutto ciò che esiste». + +La saggezza non si duole di niente, non disprezza niente. +«Disprezzare è facile; meno facile è comprendere; e nondimeno, +per il vero saggio, non c'è disprezzo che non finisca, o tosto +o tardi, col mutarsi in comprensione». Le anime ordinarie sono +tormentate dal desiderio dello straordinario: ciascuno dovrebbe +invece dire a sè stesso che più le cose che ci accadono ci +sembrano normali, generali, uniformi, più noi arriviamo a +discernere e ad amare in esse le profondità e le felicità della +vita, più ci avviciniamo alla tranquillità ed alla verità della +gran forza che ci anima.... Non bisogna credersi disgraziati +perchè si possiede una felicità che non sembra straordinaria a +chi ci sta intorno.... È bene convincersi che i momenti più +invidiabili, in una felicità umana, sono i più semplici». + +Sarà pertanto da lodare la prudenza? No; o, se non altro, è da +biasimare la prudenza bassa di chi aspetta accanto al fuoco una +felicità che non verrà. «Non chiamiamo saggio colui che, nel +dominio dei sentimenti, non va infinitamente oltre ciò che la +ragione gli permette e che l'esperienza gli consiglia di +aspettarsi. Non chiamiamo saggio l'amico che non si abbandona +all'amico perchè prevede la fine dell'amicizia, o l'amante che +non si dà interamente per paura di annichilirsi nell'amore». +Bisogna vivere, agire; ma «la sola cosa che ci resta dopo il +passaggio dell'amore, della gloria, di tutte le avventure, di +tutte le passioni umane, è un sentimento sempre più profondo +dell'infinito, e se questo sentimento non è restato, nulla ci è +accaduto». Sarà lodevolissimo fare di tanto in tanto un'azione +eroica, «ma è più lodevole ancora, e richiede una forza più +costante, il non lasciarsi mai tentare da un pensiero +inferiore.... È più facile fare talvolta un gran bene che non +far mai il minimo male; far talvolta sorridere, che non far +piangere mai». + + +IV. + +Questa esposizione del pensiero di Maurizio Maeterlinck non è +breve; tuttavia molte cose si sono dovute tralasciare. Il libro +è composto di una serie di meditazioni apparentemente +disordinate, in realtà concatenate talmente che non è agevole +cogliere le idee salienti; bisogna invece, come abbiamo +tentato, seguire a passo a passo tutto il ragionamento. Ciò che +si è fin qui detto basterà a dare un'idea del sistema; ciò che +ne diremo ancora lo spiegherà meglio e ne mostrerà i difetti. + +Quantunque il Maeterlinck offra la sua morale come «un bel +sogno un poco indeterminato», sono tuttavia evidenti i suoi +sforzi per dare consistenza al sogno, per credere e far credere +di avere con esso risolto i formidabili problemi che ha preso +ad esaminare. Il difetto di tutti i sistemi è quello di essere +troppo sistematici, di seguire troppo rigidamente certe +premesse sino alle ultime loro conseguenze. Il Maeterlinck si +studia manifestamente di evitarlo, a segno che scrivendo il suo +libro per lodare e diffondere il bene, comincia con affermare +la necessità del suo contrario. Il Tolstoi e il Nietzsche, nel +corso dei loro ragionamenti, hanno pure riconosciuto questa +necessità, che è di gran peso contro i loro sistemi; Sully +Prodhomme ha detto: + + Le Bien et le Mal se préscrivent l'un l'autre; + +il Maeterlinck asserisce sin dal primo principio che «un mondo +dove non vi fosse più, a un certo punto, se non gente occupata +a soccorrersi vicendevolmente, non persisterebbe a lungo in +quest'opera caritatevole.... Vi sarà sempre un certo numero +d'uomini incontestabilmente utili grazie a certi altri uomini +che sembrano inutili...». Egli nota anche come tutta la morale, +tutta la virtù, tutto l'eroismo umano si riducono quasi sempre +a scegliere fra due partiti incresciosi: o vivere lasciando +perire la miglior parte della mente e del cuore, o perire +interamente per salvare i sentimenti più belli e i pensieri +migliori. Non c'è bisogno di dire che egli consiglia il secondo +partito; tuttavia, quantunque insista nel senso dell'eroismo, +del sacrifizio, della bontà, pure tempera quel che vi potrebbe +essere di troppo rigoroso nei comandamenti di questa morale, +che il Nietzsche chiamerebbe «morale da schiavi» e che il +Tolstoi farebbe sua. + +Abbiamo visto, per esempio, che il Maeterlinck loda +l'altruismo; ma egli vuole l'altruismo illuminato delle anime +forti, che non si perdono, che non si annichiliscono. Dice +qualche cosa di più: ammette che «l'egoismo d'un'anima +chiaroveggente e forte è più efficacemente caritatevole che non +tutta la devozione d'un'anima debole e cieca». Quantunque non +lo nomini mai, si sente che egli vuole più d'una volta +correggere l'altruismo mistico del Tolstoi. «Piangere con +quelli che piangono, soffrire con quelli che soffrono, tendere +il proprio cuore a tutti i passanti perchè lo feriscano o lo +carezzino», non è, secondo lui, il dovere per eccellenza: «le +lacrime, le sofferenze, le ferite in tanto sono salutari in +quanto non scoraggiano la nostra propria vita. Non lo +dimentichiamo: qualunque sia la nostra missione su questa +terra, qualunque sia lo scopo dei nostri sforzi e delle nostre +speranze e il risultato dei nostri dolori e delle nostre gioie, +noi siamo prima d'ogni altra cosa i ciechi depositarî della +vita. Ecco l'unica cosa certa, ecco il solo punto fisso della +morale umana. Ci fu data la vita non sappiamo perchè; ma sembra +evidente che ciò non sia stato per indebolirla o perderla. Noi +rappresentiamo anzi una forma specialissima della vita su +questo pianeta: la vita del pensiero, la vita dei sentimenti; +pertanto tutto ciò che è capace di diminuire l'ardore del +pensiero, l'ardore dei sentimenti, è probabilmente +immorale...». Ma così, per correggere gli eccessi della morale +remissiva, non rischia egli di cadere nella morale +prepotente,--se pure la prepotenza si può dire morale? Questa +difesa gelosa, questo culto della propria vita non potrebbe, +non deve, legittimare il peggiore, il più feroce egoismo? La +sua intenzione era quella di cercare un temperamento; ma è +caduto in una contraddizione. + +Bisogna, ha detto, che la vita del pensiero e dei sentimenti +sia quanto più ardente è possibile. Poichè questo precetto +potrebbe incoraggiare l'orgoglio, la superbia, l'egoismo e il +concetto di una grande diversità fra gli uomini, egli soggiunge +che tra chi pensa e chi non pensa «c'è un fosso, non un +abisso»; e che «pensare è spesso ingannarsi», e che «un mondo +dove non vi fossero altro che pensatori, perderebbe forse la +nozione di più d'una verità indispensabile». Ed ecco come dal +Nietzsche egli torna al Tolstoi. + +Certo egli è, in fondo, più col Tolstoi che non col Nietzsche. +Del filosofo russo condivide l'idea che non bisogna punire il +malvagio. Chi fa il male, dice, cerca a modo suo la felicità. +«Perchè punirlo? Non possiamo prendercela col povero diavolo +perchè non abita un palazzo: è già abbastanza disgraziato +vivendo in una catapecchia». Egli afferma che «noi abbiamo +torto di cercare una giustizia esteriore, visto che non ce +n'è.... Perchè cercare la giustizia dove non può essere? Esiste +ella altrove fuorchè nell'anima nostra?... L'idea alla quale +l'universo pensa meno che a tutte le altre è quella di +giustizia.... Fuori dell'uomo non c'è giustizia...». Queste +parole sembrano di Sully Prudhomme: il poeta filosofo e il +filosofo poeta si dànno a questo punto la mano. Se non che, +soggiunge il Maeterlinck, l'uomo «deve apprendere a collocare +altrove, e non in sè stesso, il centro del suo orgoglio e delle +sue gioie». Ora, come mai si potrà collocare fuori di noi il +centro dell'orgoglio e della felicità, se fuori di noi non c'è +giustizia? Che argomento d'orgoglio, che oggetto di gioia può +essere un mondo dove non c'è giustizia? E come mai, se noi +siamo una parte di questo mondo, una sua emanazione, un suo +portato, possiamo avere l'idea d'una cosa che in esso non si +trova?... + +I beni della terra, i sorrisi della fortuna, ha detto, sono +necessarî, sono preferibili ai dolori, perchè la saggezza che +si acquista nel dolore è turbata dall'aspettazione della gioia; +mentre quanto più il saggio è felice, tanto meno è esigente, +quanto più la felicità si prolunga, tanto più si acquista un +concetto «indipendente» della vita. Ma, certamente inquieto per +le conseguenze perniciose che si potrebbero trarre da questa +affermazione, egli soggiunge che un bel destino esteriore «non +è indispensabile». Egli ha lodato sopra ogni cosa l'azione, +l'attività; ha giudicato insino preferibile agire talvolta +contrariamente al proprio pensiero che non osar mai di agire +secondo i proprî pensieri. «L'errore attivo è raramente +irrimediabile, le cose e gli uomini s'incaricano di +raddrizzarlo tosto; ma che cosa possono essi fare contro +l'errore passivo che evita ogni contatto con la realtà?» Ed +anche questa volta si corregge: «Ma agire», soggiunge, «non è +necessariamente trionfare. Agire è anche tentare, aspettare, +pazientare. Agire è anche ascoltare, raccogliersi, tacere». Per +avere ragione, estende così il significato della parola, lo +torce sino a includervi il significato contrario. Ma allora, +per voler troppo provare, non prova più nulla. + +E ancora: egli ha detto che l'amore è ciò che vi ha di meglio +al mondo; poi dice che se il saggio, amando, raccoglie +ingratitudine, non deve dolersene. «Non è desiderabile che +l'uomo si chiuda in qualche cosa, sia pure nel bene. L'ultimo +gesto della virtù sia il gesto d'un angelo che schiude una +porta». Allora il pensiero, la ragione, l'intelligenza varranno +più che la bontà? Ma non aveva egli detto prima tutto il +contrario?... «L'inutilità dell'amore insegna a volgere gli +sguardi oltre l'amore». Ma che cosa vi potrà essere ancora +oltre l'amore, se esso è «tutto»? + +La sola cosa della quale noi possiamo far parte ai nostri +simili, dice in un altro luogo, è la forza, la fiducia, +l'indipendenza della nostra anima. «Perciò il più umile degli +uomini è obbligato di mantenere e d'ingrandire l'anima sua, +come se sapesse che un giorno ella dovrà essere chiamata a +consolare o a rallegrare un Dio. Quando si tratta di preparare +un'anima, bisogna prepararla per una missione divina». Poco +dopo dice tutto il contrario, loda i saggi che non escono dalla +vita, che restano nella realtà: «Non basta amar Dio e servirlo +come meglio si può, perchè l'anima umana si affermi e si +tranquilli. Non si arriva ad amar Dio se non con l'intelligenza +e i sentimenti acquistati e sviluppati a contatto degli uomini. +L'anima umana resta profondamente umana. Si può insegnarle ad +amare molte cose invisibili, ma una virtù, un sentimento +interamente e semplicemente umano la nutrirà sempre più +efficacemente che non la passione o la virtù più divina». Senza +dubbio anche questa volta il pensatore si contraddice per amore +della verità, per stringere quanto più da presso è possibile la +verità. Ragionando della perfezione dell'anima, vuole +naturalmente che questa perfezione sia divina; ma poi deve +rinunziare ad essa e tornare all'umile umanità; perchè, tanto è +vero che la perfezione più perfetta è la divina; quanto è vero +che all'uomo bisogna proporre una mèta che egli possa +raggiungere, cioè umana. Questo è vero principalmente e +sciaguratamente: che la verità è molteplice e multiforme; e che +quando noi crediamo di averla afferrata, allora ci sfugge. Il +Maeterlinck ne è pure persuaso, poichè dà il maggior prezzo +alle intenzioni. «Amare lealmente un grande errore vale spesso +meglio che servire meschinamente una grande verità». Se +l'errore fosse errore indubitabilmente, tutta la buona volontà, +tutto lo zelo che vi si portasse non servirebbero ad altro che +a renderlo più grave; ma forse la distinzione tra verità ed +errore non è tanto sicura; e in questo senso il criterio delle +intenzioni è da seguire. Ma di ciò bisogna forse tener conto al +Maeterlinck sopra ogni cosa: che egli stesso, sin dal +principio, ci ha messi in guardia, quando ci ha detto che la +saggezza si trova talvolta nel contrario di ciò che il più +saggio afferma; e quando, prima ancora di ragionare tanto +sottilmente intorno alla saggezza, ha avvertito che non bisogna +definirla troppo strettamente per tema d'imprigionarla. «Tutti +coloro che lo tentarono fanno pensare a un uomo che spegnesse +una luce per studiare la natura stessa della luce. Costui non +troverà mai altro che un lucignolo annerito e un po' di +cenere». + +Anch'egli, dunque, col Tolstoi, col Nietzsche, con gli altri +maestri dell'età presente, se ne va dietro, in conclusione, +all'umile buon senso antico. + + + + +IL FEMMINISMO + + +Tre secoli addietro, nel 1595, a Wittenberg, furono +pubblicamente sostenute cinquanta tesi per dimostrare che la +donna non è una creatura umana. Oggi cinquantamila fra tesi, +dissertazioni, conferenze, volumi e articoli di giornali +attribuiscono al sesso femminile non solo le dignità che gli +sono proprie, ma anche quelle che non gli convengono. Questa +propaganda è uno dei _segni particolari_ dell'età presente: +come tale merita di fermare la nostra attenzione. + + +I. + +I femministi cominciano col sostenere che il loro partito non +chiede nulla di nuovo; che la donna già esercitò la supremazia +della quale fu arbitrariamente privata ed alla quale ha +nuovamente diritto. In Assiria, dicono, la madre aveva maggiori +diritti del padre; ed anche oggi, fra le popolazioni turaniche, +quando un figlio diffama il padre, è passibile di una semplice +ammenda; mentre, se insulta la madre, gli si rade la testa, gli +si nega la terra e l'acqua e spesso lo si chiude in prigione. + +Prima di tutto è da osservare che questo costume significa +semplicemente come alla madre si debba maggior rispetto e +venerazione che non al padre, come l'insultare la madre sia un +delitto tra i più gravi e nefandi. Anche presso di noi, senza +che si rada la testa ai figli snaturati capaci di commetterlo, +tale è l'opinione generale. In secondo luogo, quando pure tra i +costumi antichi e tra quelli dei popoli selvaggi se ne trovasse +qualcuno che veramente dimostrasse la supremazia sociale della +donna,--e non già quella soltanto familiare della +madre,--bisognerebbe forse per ciò concludere che hanno torto +la civiltà e il secolo nostro, e che hanno ragione i tempi +andati e le genti incivili? «Dagli Sciti ai Galli, dagli Iberi +ai Germani di Tacito», dice il più autorevole tra i femministi, +il Bebel, «noi vediamo la donna prendere, sin dai più remoti +tempi, in mezzo alla famiglia ed alla società, il posto +eminente che ha perduto nelle età successive». Vogliamo per ciò +dire che gli Sciti, i Galli, gl'Iberi e i Germani erano più nel +vero e nel giusto di noi? Se bisogna credere al progresso,--e i +femministi debbono crederci; perchè, in caso contrario, come +potrebbero sperare nei miglioramenti futuri?--se veramente +dobbiamo dire che la storia del genere umano dimostra un +successivo nostro perfezionamento, bisogna allora anche +ammettere che la supremazia della donna è oggi scomparsa perchè +non era ragionevole, non tollerabile, non sostenibile. Vogliamo +dire che le società umane, progredite per certi rispetti, sono +andate indietro per altri? Questo modo di ragionare è +pericoloso; perchè chi distinguerà in quali cose abbiamo +peggiorato e per quali altre siamo andati avanti? A Sparta si +lasciavano morire i bambini deboli e mal fatti, per la salvezza +della razza; è preferibile l'antico costume a quello presente +di sostentare finchè è possibile le vite grame? + +E poi: quale fu veramente questa supremazia femminile ai tempi +antichi, ed in che cosa consistette? Nella medesima Sparta le +fanciulle erano educate come i giovani, si addestravano nelle +palestre insieme con quelli. Noi possiamo lodare l'educazione +spartana: non la lodava però Aristotile, che poteva meglio di +noi valutarne gli effetti. «Il legislatore di Sparta», dice lo +Stagirita, «ha ordinato le istituzioni dello Stato in modo che +gli uomini siano educati conformemente alle loro attitudini; +quanto alle donne, le ha molto neglette: esse vivono +licenziosamente in mezzo a quel popolo guerriero». Alla +distanza di parecchie migliaia d'anni un dottore +americano,--esagerando certamente, ma l'esagerazione è +sintomatica,--così descrive gli effetti dell'educazione virile +delle fanciulle americane: «Le nostre fanciulle non sono più +capaci di perpetuare la razza; e se si continua ad impartir +loro questa educazione, fra cinquant'anni bisognerà far venire +le donne dalle altre parti del mondo». Il Nietzsche va più in +là, come abbiamo visto: giudica che per ogni dove i costumi +presenti rendono la donna incapace di perfezionare la specie +umana. + +Ma torniamo all'argomento. Era forse segno di supremazia +femminile, a Roma, la facoltà di battere le donne con le verghe +fino alla morte per il semplice sospetto d'ubbriachezza? O +l'obbligarle a restare confinate nel focolare domestico, dove +solo l'uomo poteva celebrare il culto degli avi? E quando le +vere virtù muliebri, la modestia, il pudore, il timore degli +Dei, il rispetto filiale, tutti gli affetti familiari furono +dimenticati, e le donne si emanciparono, la società romana si +rafforzò, oppure andò all'ultima rovina? + +Il padre Roesler, grande confutatore, nella _Quistione +femminista_, del Bebel, giudica tuttavia che, se non +nell'antichità, almeno nel medio evo la donna fosse più libera +o meglio protetta che non oggi: era sovrana, dettava sentenze, +impugnava le armi, sosteneva tesi giuridiche, esercitava la +medicina. Questo modo di giudicare somiglia troppo a quello, +tanto famoso quanto criticato, dell'Inglese a Calais: vedendo +una donna con i capelli rossi, scrisse nel suo libro di +viaggio: «Le Francesi sono rosse». Le donne, nell'età di mezzo, +esercitarono la medicina, sostennero discussioni legali, +combatterono, giudicarono? Ma quante fecero queste cose? Dieci, +cento, mille? E le altre? E la più gran parte? E quasi tutte? +Non continuarono quasi tutte a fare ciò che avevano fatto +sempre? Secondo Gringoire e Filippo da Novara le donne dovevano +filare e cucire; non leggere nè scrivere. Lo stesso autore non +avverte che Bertoldo di Ratisbona predicava: «L'uomo per la +guerra, la donna per la tessitura»? E che la parola tedesca +_weib_, donna, ebbe la stessa origine del verbo _weben_, +tessere? E che _schwertmagen_, il nome col quale si designano i +parenti dal lato paterno, viene da _schwert_, spada, e quello +della parentela materna, _spillmagen_, da _spindel_, fuso? + +Ma concesso che parecchi secoli addietro le quistioni poste dal +moderno femminismo fossero tutte risolte, bisognerebbe allora +far voti perchè quei tempi tornassero tali e quali: con le +monacazioni più o meno spontanee, con le corti d'amore più o +meno dissolute, con le cinture di castità e tutto il resto. Noi +possiamo, considerando un periodo storico, lodare certi costumi +e biasimarne altri; ma i costumi, le leggi e tutti i fenomeni +sociali sono collegati in modo che non è possibile isolarli e +mantenerne a piacimento alcuni ed evitarne altri. Per una +logica, per una necessità contro la quale non possiamo nulla, +un'epoca è quella che è, con tutte le sue virtù e tutti i suoi +vizî; tener conto delle virtù sole sarebbe desiderabile, ma non +è possibile: bisogna prenderla, purtroppo, con le une e con gli +altri. Ora, a questo patto, chi vorrebbe tornare addietro? + + +II. + +Una cosa è certa: che, a parte alcune eccezioni episodiche, le +quali in conclusione confermano la regola, in ogni tempo e in +ogni luogo fra uomini e donne si è mantenuta la differenza +imposta dalla loro organica diversità. Occorre definire questa +diversità? È proprio necessario indicare quali membri e quali +organi sono più piccoli e deboli o più forti e gagliardi in +ciascuno dei due sessi? Si deve proprio percorrere la scala di +tutti gli esseri viventi per dimostrare che dovunque sono +sessi, sono differenze, e che più si sale, più queste si +aggravano? Basta la diversità della funzione sessuale, basta +l'ufficio della maternità assegnato alla donna, per fare di lei +un essere singolarissimo, profondamente diverso dall'uomo, +capace di cose alle quali egli è inadatto, incapace delle cose +alle quali egli è chiamato. La maternità è la missione della +donna. Le restano bensì forze per attendere ad altre cose: ma +queste forze, tanto le fisiche quanto le morali, sono molto +minori di quelle dell'uomo. + +I femministi, per poter dimostrare che la donna è capace e +degna di essere interamente agguagliata all'uomo, cominciano +col negare l'importanza della maternità, con l'affermare che +l'ufficio materno è uguale al paterno, e che, quando pure fosse +diverso, la diversità è soltanto formale, trascurabile, senza +conseguenze. Al congresso femminista di Parigi un'oratrice +svedese ha dichiarato che è ora di finirla con l'esaltazione +della madre. «Alla Vergine che tiene eternamente un bambino fra +le braccia io preferisco», ha detto, «la Venere di Milo, che è +senza braccia». Per fortuna, non occorre dimostrare la +sciocchezza di simili proposizioni. Ma, anche tra coloro che +non arrivano a questi estremi ridicoli e odiosi, molti si +rifiutano di ammettere che la donna, perchè destinata a +concepire, a procreare, ad allattare e ad educare la prole, +debba, pur meritando il rispetto e la protezione degli uomini, +tenere un posto a parte nel consorzio umano. A costoro si può +rispondere ciò che dice l'Albert nell'_Amore libero_. Questo +scrittore, inconciliabile nemico del presente ordinamento, non +solo dei rapporti dei sessi, ma di tutta quanta la vita, +afferma tuttavia che «la prima condizione di ogni superiorità è +di svilupparsi conformemente alla propria natura». L'uomo si è +dunque sviluppato nel senso della potenza muscolare e +cerebrale, che è la sua dote; la donna nel senso della +maternità. Per credere che le donne debbano, o soltanto +possano, fare la concorrenza dell'uomo, dice egli, «bisogna +negare, o quasi, un fatto, l'esistenza e l'importanza del quale +ci sembrano notorie. Questo fatto è lo stesso sesso, con tutte +le sue conseguenze, con le sue obbligazioni, con la sua +ripercussione nell'essere intero». E ancora: «Il principio +della divisione del campo dell'attività umana fra le due serie +di esseri che vi si muovono è stato senza dubbio male +interpretato, esagerato in un certo senso, disconosciuto +nell'altro; ma non per ciò vien meno la sua alta importanza, +tanto a cagione della funzione materna della donna, quanto +delle attitudini che ne derivano in lei. Se sarebbe assurdo +respingere la cooperazione sociale della donna fuori della +famiglia, cooperazione che del resto è sempre esistita, +altrettanto assurdo sarebbe pretendere che l'attività +produttrice di lei, nel senso stretto di questa espressione, +non debba essere limitata da lei stessa, divenuta cosciente e +libera come comporta e quanto comporta la natura sua propria, e +francamente subordinata all'ufficio che il sesso le assegna +nella vita». Per queste ragioni «è nell'ordine naturale che +l'uomo,--individuo o consorzio,--lavori in una certa misura al +posto della donna che procrea ed alleva. E checchè si possa +dire sotto l'impero del paradosso, o per una reazione nelle +idee,--reazione che del resto si spiega,--questa cooperazione, +prima divisione del lavoro, è normale. Essa resterà, con forme +e gradi diversi, secondo il diverso momento dell'evoluzione. La +propaganda femminista, o piuttosto una certa propaganda, non +arriverà a sopprimerla». + +Ora, se è così, se gli uomini dedicano parte delle loro forze +alle donne, se le donne debbono essere mantenute o protette +dagli uomini, diremo che uomini e donne sono eguali? Egualmente +necessarî riguardo alla vita, sì; ma diseguali le une dinanzi +agli altri. Come tra uomini e uomini c'è somiglianza e +diversità ad un tempo, così, anzi a più forte ragione, tra +uomini e donne c'è equivalenza e diseguaglianza insieme. Dice +l'Albert che «nei primi tempi, quando la lotta per la vita era +dura, l'uomo dovette imporsi alla donna come provveditore della +famiglia». Dovette imporsi: perchè? Perchè, senza dubbio, la +donna, la madre, non era capace di provvedere alla famiglia, o +provvedeva ad essa poco e male; e perchè l'uomo aveva questa +capacità, o ne aveva una maggiore e migliore. Allora, continua +l'Albert, «con l'aiuto del diritto del più forte e della +brutalità antica, si stabilì la diseguaglianza dei sessi». +Questa diseguaglianza sarebbe dunque una cosa artificiale? Ma +se l'uomo esercitò il diritto del più forte, ciò deve voler +dire che egli aveva questa maggior forza; e se aveva una forza +maggiore, ciò deve importare che egli non era eguale alla +donna. + +La storia del genere umano dimostra da un capo all'altro del +mondo questa superiorità virile. Tutte le mitologie, l'assira, +la babilonese, l'egiziana, la greca, deificano l'uomo e la +donna, ma il principio maschile è preminente. Giunone è +sottoposta a Giove, Iside a Osiride, raggiante simbolo della +luce. Nessuna donna può, in Egitto, sacrificare agli Dei nè +alle Dee: solo gli uomini sono capaci del sacerdozio. Gli +uomini hanno due vesti, le donne una sola. Ecco: essi +cominciano ad abusare della loro maggior forza per farsi la +parte più bella; ma già nei papiri di ventidue secoli prima di +Cristo si legge il consiglio di moderazione che oggi la nostra +morale diffonde: «Se tu sei saggio, ama la donna tua; senza +discordie, senza litigi, nutriscila, adornala, rendi felici +tutti i giorni della sua vita: ella è un bene, e il suo +possessore deve stimarne il valore...». La funzione della +maternità, la possibilità di dare al marito figli non suoi, +rende oggi come cinque mila anni addietro l'infedeltà della +moglie più grave che non quella dell'uomo: gli onori funebri +resi alle donne egiziane erano proporzionati alla loro virtù +coniugale, alla fedeltà verso lo sposo; come oggi i Turchi, +così un tempo gli Assiri, chiudevano le donne in un luogo della +casa dove nessuno poteva penetrare. Questa era ed è una +prepotenza; ma, per opporsi alle prepotenze assurde e ridicole, +i femministi avanzano oggi pretese non meno ridicole e assurde. +Le vedove non debbono essere condannate a una vedovanza eterna, +come nella Grecia più remota, o a morire incenerite sullo +stesso rogo del morto marito, come tra gl'Indiani antichi e +moderni; ma la fedeltà della moglie sarà sempre più apprezzata, +più doverosa che non quella del marito. «Se l'adulterio della +donna è punito come una colpa grave,» dice l'Albert, «e se il +codice scusa insino l'uccisione della colpevole in caso di +flagranza, mentre l'adulterio dell'uomo è considerato come una +bagattella, e punito soltanto in circostanze speciali difficili +ad osservarsi, ciò accade semplicemente per evitare che eredi +illeggittimi s'introducano nella famiglia». Ma il giorno che +non vi sarà più nè proprietà nè denaro, e che la famiglia non +sarà creata per trasmettere queste cose, anche quel giorno +l'adulterio della moglie, della compagna, della donna, sarà più +grave; perchè ella potrà, come ora, concepire adulteramente, e +l'attribuzione di figli non proprî dispiacerà all'uomo come e +quanto gli dispiace ora. Se diversa dev'essere, come abbiamo +visto che l'Albert vuole che sia, la cooperazione sociale dei +due sessi, attesa la diversità delle loro funzioni, diversa +sarà anche la loro responsabilità. + + +III. + +Il nodo della quistione è questo: poichè gli uomini sono +superiori alle donne, come più intelligenti, più attivi, più +liberi, così c'è da parte loro una tendenza a trascurarle, a +sottoporle, ad opprimerle, e talvolta anche a sopprimerle; ma +poichè le donne, rispetto alla specie, valgono altrettanto +quanto gli uomini, e uomini e donne sono egualmente necessarî +alla continuazione della vita, così c'è un'altra tendenza a +considerare nulli e vani i vantaggi maschili ed a parificare in +tutto e per tutto i due sessi. In China la nascita delle +femmine è considerata come una calamità; spesso le figlie sono +buttate via, muoiono abbandonate per le strade; così pure in +India: in certi villaggi indiani, non molti anni addietro, si +contava una sola fanciulla sopra cento ragazzi. L'abuso della +supremazia maschile non potrebbe essere dimostrato meglio che +da questa infamia. Se i Chinesi e gl'Indiani riuscissero a +sopprimere tutte le donne, si troverebbero in una situazione +piuttosto difficile. Se volessero soltanto ridurne il numero, +le difficoltà della scelta e l'asprezza della lotta sessuale +crescerebbero, e il danno sarebbe tutto loro. Da noi le bambine +non si lasciano morire, ma son accolte con minor festa: come +più civili, noi sostituiamo ad una infamia una sciocchezza. La +funzione vitale è ugualmente importante, la dignità umana è +ugualmente grande nei due sessi; ma, se ripetiamo troppo spesso +questa verità, ecco alcune donne, e i femministi con esse, +pronti ad abusarne. In ogni tempo, ma specialmente nel nostro, +il pensiero umano procede in questo modo: per esagerazioni. + +Nell'antico Egitto i figli maschi non dovevano mantenere i +vecchi genitori; quest'obbligo incombeva alle figlie. In un +gran numero di società barbare e selvagge gli uomini non +lavorano: obbligano le donne a lavorare per essi. Quando ciò +accade perchè essi sostengono le più gravi fatiche della guerra +contro i nemici o contro le forze naturali, nulla di più +giusto: le cose, allora, stanno press'a poco come nelle società +civili, dove le donne lavorano per gli uomini in casa, e gli +uomini per le donne fuori di casa, attendendo, invece che alla +guerra, ai commerci, alle industrie, alle professioni. «Non è +il caso,» dice l'Albert, citando l'autorità del Geddes e del +Thomson, «di vituperare scioccamente, come fanno la maggior +parte dei femministi, il selvaggio che resta sdraiato, al sole, +intere giornate, di ritorno dalla caccia, mentre la donna sua, +pesantemente chinata, macina e lavora senza lamento e senza +tregua; anzi, tenendo conto degli estremi sforzi che costa a +lui la lotta incessante contro la natura e i proprî simili, per +il nutrimento e la sussistenza, e tenendo conto della +conseguente necessità di utilizzare ogni occasione di riposo +per rifarsi e vivere la sua vita tanto corta e precaria, ma +indispensabile alla donna ed ai figli, si vedrà che questa +grossolana economia domestica è la migliore, la più morale, la +più umanamente praticata, date le circostanze». Ma dove gli +uomini costringono le donne a mantenerli senza far nulla, o +lavorando meno di loro, essi infrangono la legge naturale; e +queste infrazioni sono, in verità, rarissime. Poichè l'uomo è +più forte della donna, ma la donna è necessaria all'uomo, la +conseguenza logica e naturale è che egli adoperi una parte +della propria forza a proteggere, a mantenere questa creatura +debole della quale ha bisogno, e che a sua volta lavora un poco +per lui e moltissimo per la prole comune. E, tranne le +eccezioni, questa è veramente la regola alla quale obbedisce +tutta quanta l'umanità. Ora invece i femministi vogliono che la +donna faccia la concorrenza all'uomo: cosa altrettanto +innaturale ed assurda quanto la pretesa di quegli uomini che +vogliono lasciar le donne macerarsi per loro. + +Il cristianesimo, dice il padre Roesler, operò una rivoluzione +nei rapporti dei sessi, conferendo alla donna una dignità che +prima non le era attribuita, afforzando il vincolo +matrimoniale, difendendo la famiglia. E il fatto non si può +negare; non è negato neppure dall'Albert, che attribuisce alla +rivoluzione cristiana «il più gran progresso morale: l'amore +sessuale moderno, prima sconosciuto». Ma questa rivoluzione non +fu tanto radicale quanto pare: e lo stesso padre Roesler lo +riconosce, e se ne loda; perchè, infatti, la supremazia +dell'uomo fu mantenuta. Ora questa soluzione pare veramente la +più conforme ai due fatti naturali e contraddittorî, ma certi: +cioè, da una parte, l'eguaglianza dei sessi dinanzi alla +specie, la loro reciproca dipendenza, l'impossibilità per +ciascuno di essi di fare a meno dell'altro; e, dall'altra +parte, la supremazia muscolare e intellettuale degli uomini. Le +società barbare, considerando soltanto questa supremazia, +avvilirono la donna; il cristianesimo, considerando l'eguale +importanza dei sessi, la sollevò; ma non oltre certi limiti, +cioè riconoscendo la naturale preponderanza dell'uomo. Noi +possiamo seguire questo ragionamento in uno dei maggiori Padri +della Chiesa. San Paolo dice che l'uomo è il capo della donna +come Gesù Cristo è il capo della Chiesa; che l'uomo è immagine +della gloria di Dio, mentre la donna è immagine della gloria +dell'uomo; e fin qui l'apostolo ragiona al modo antico; ma +tosto egli soggiunge che, se la donna è stata tratta dall'uomo, +l'uomo non esiste senza la donna, e che entrambi hanno la +stessa dignità: «nel Cristo non c'è differenza alcuna tra uomo +e donna, perchè entrambi egualmente partecipano ai benefizî +della creazione e della redenzione». + +La soluzione cristiana della quistione sessuale è dunque un +temperamento, e come tale potrebbe darsi che fosse la più +ragionevole, la più pratica e veramente la migliore. Da +principio, dovendo lottare contro l'eredità della morale +barbara, il cristianesimo abbondò nel senso di ciò che oggi si +chiama femminismo; il linguaggio di San Giovanni Boccadoro +dovrebbe, per esempio, piacer molto ai suoi moderni campioni: +«Dio,» dice il Santo, «non impone sull'uomo tutto il fardello +della vita, e non fa dipendere da lui solo la perpetuità del +genere umano. Anche la donna ha ricevuto un grave ufficio +affinchè sia stimata. Iddio non le assegna un destino minore di +quello dell'uomo; la Scrittura ce lo rammenta con queste +parole: Diamogli una compagna simile a lui». Ma più tardi, +quando l'evangelica esaltazione della donna degenerò nella +goffa glorificazione che ne fece la cavalleria, una reazione in +senso inverso si manifestò con la Riforma, la quale non si +oppose agl'istinti poligamici degli uomini e tolse le donne dal +trono ideale dove erano state collocate, per farne semplici e +troppo spesso umili massaie. + +Queste fluttuazioni del pensiero e queste modificazioni del +costume umano, che il padre Roesler e molti altri studiosi +hanno notato, dipendono dal contrasto dei due fatti naturali +dianzi definiti. Un esempio curioso della perplessità del +giudizio lo troviamo in quella dottrina morale del Maeterlinck +che abbiamo già esaminata. Senza entrare direttamente nel +dibattito, egli crede alla supremazia maschile quando afferma +che l'uomo è più morale: «Tra un uomo e una donna di eguale +potenza intellettuale, la donna impiegherà sempre una parte +molto minore di questa potenza a conoscersi moralmente». Un +centinaio di pagine più innanzi sostiene che, nella vita +ordinaria, «la donna è quasi sempre superiore all'uomo che ha +dovuto accettare...». La quistione femminista è appunto per +ciò, e sarà sempre una quistione: perchè, quando si considera +l'innegabile eguaglianza morale e ideale dei due sessi, e +l'abuso sciocco o nefando della maggior forza maschile, +l'esaltazione della donna sembra ragionevolissima; quando si +considera la non meno innegabile loro diseguaglianza reale, +specifica, e l'inferiorità della donna, sembra ragionevolissima +la sua subordinazione. + +Nel temperamento trovato dal cristianesimo c'è un punto del +quale il padre Roesler si loda moltissimo: l'istituto della +verginità, il celibato monastico. Anzi, per lui, questa è la +vera soluzione della quistione femminista. «I nostri padri», +dice, «avevano dunque trovato la soluzione della quistione +femminista: non solamente, tra loro, i numerosi monasteri +offrivano un ritiro sicuro alle donne senza famiglia; ma le +grandi anime potevano prendervi tutto il loro slancio, e la +donna rimasta nel mondo godeva degli esempî della religiosa, +come pure del rispetto col quale costei era considerata». Per +giudicare a questo modo, bisogna anche credere che astenersi +dalla funzione sessuale sia meglio che compierla; e tale è +infatti il pensiero del Roesler. Come il Tolstoi, egli giudica +che il vero cristianesimo, se loda il matrimonio, gli +preferisce la castità. «Maritarsi è bene», dice con San Paolo; +«ma non maritarsi è meglio». Questo giudizio, in un mistico +come il Tolstoi, in un negatore dei fatti, in un nemico della +scienza, è logico; non è logico nel Roesler, il quale, per +stabilire razionalmente i rapporti dei sessi, ha voluto +studiare la fisiologia, la biologia e la zoologia. Le scienze +della natura avrebbero dovuto insegnargli che le leggi della +natura non si trasgrediscono impunemente. Se i sessi sono stati +creati per accostarsi, impedire i loro accostamenti è operare +contrariamente alla loro ragion d'essere; questa non è una +soluzione del femminismo; è al contrario, come nel Tolstoi, una +forma di nihilismo. Che la castità sia possibile, in certe +condizioni, per certi temperamenti, non si nega: ma la legge è +quella della procreazione. E se i voti di castità furono e +sono, per certe creature, facili e benefici, per moltissime +altre furono e sono terribile cagione di orribili disordini. Il +femminismo, non che essere risolto con la castità, deve +assicurare, al contrario, la formazione della coppia umana: +esso non cerca la soluzione nel celibato, vuole anzi l'amore +libero. + + +IV. + +I critici della presente legislazione dell'amore hanno buono in +mano. Tanti sono gl'inconvenienti delle leggi e dei costumi, +che non occorre rappresentarli: noi tutti, giovani e vecchi, +uomini e donne, celibi e coniugati, ne conosciamo per prova i +danni. Al giovane, cui non è offerto altro appagamento del +bisogno d'amore se non l'amaro e velenoso piacere che si +compra; alla moglie, che non può vivere insieme con chi non +ama; alla sciagurata, che vive del mercato di sè stessa; agli +amanti, cui i pregiudizî sociali vietano di unirsi agli +adulteri, che debbono nascondere l'amor loro e tremare per la +loro vita, lo stato presente non può piacere. Su questo punto +tutti possono mettersi d'accordo. La quistione è un'altra, la +quistione è questa: gl'inconvenienti lamentati sono +eliminabili? Dipendono da un artifizio maligno che si può +combattere, o da fatalità naturali contro le quali siamo +impotenti? + +I fautori dell'amore libero accusano la società. Tutto il danno +viene da lei. Essa, badando agli interessi materiali, cupida +soltanto di denaro, contrasta l'amore, la passione pura, +ideale. Questi critici non lodano già lo stato di natura. Allo +stato di natura, anzi, riconoscono che l'amore nel senso umano, +migliore, più grande ed alto della parola, non esiste: esiste +l'accoppiamento. L'infima e primitiva umanità è appena capace +di una scelta sessuale simile a quella che esercitano gli +stessi animali; le prime coppie umane sono appena durature +quanto quelle di certi uccelli e di certi mammiferi; anzi meno. +L'amore, da questi germi, si è sviluppato a poco a poco: la +facoltà di scelta è divenuta passione morale, la tendenza a +rendere stabile la coppia si è mutata nel bisogno d'un legame +indissolubile, eterno. + +Già si potrebbe a questo punto osservare: se ciò è avvenuto +durante quello stesso processo storico che ha portato il mondo +al presente ordinamento, possiamo dire che gli ordini attuali +sono tanto contrarî all'amore? Non potrebbe darsi, al +contrario, che l'amore sia nato insieme con questi ordini, e +per effetto di essi? I giovani, le fanciulle segnatamente, sono +tenute nell'ignoranza delle funzioni sessuali: questo fatto è +denunziato dall'Albert come un abuso di confidenza commesso +dalla famiglia contro l'amore, come uno dei numerosi espedienti +adoperati dalla società moderna per impedire all'istinto +sessuale di epurarsi. Non potrebbe darsi, invece, che le cose +andassero al contrario? Il costume dell'ignoranza, del mistero, +è certamente nocivo; ma, se nuoce, non nuoce appunto nel senso +di far credere l'amore una cosa più arcana, più pura, più +sublime che in realtà non è? E dalla scienza della realtà +sessuale impartita senz'altro alle fanciulle e ai giovanetti, +dalla loro libera educazione in comune, non potrebbero derivare +altri inconvenienti nel senso opposto? L'Albert dovrebbe +sospettarlo, egli che pur nota come una forma di prostituzione, +l'_etairismo_, nacque dalla libertà sessuale accordata alle +giovani prima del matrimonio. La verità vera non è forse che vi +sono inconvenienti in tutti i sistemi? E gl'inconvenienti non +dipendono dall'ambiguità della natura umana, che non è tutta +bruta nè tutta pura, nè tutta senso nè tutta sentimento, nè +tutta spirito nè tutta materia? Come ha detto Sully Prudhomme + + Tout ce que son génie ouvre en haut de carrière + En bas la pesanteur à ses pieds l'interdit... + +L'amore libero dovrebbe essere fondato sull'intimità fisica e +morale degli amanti. Ma nè il senso e il sentimento vanno +sempre d'accordo, nè vi è nel genere umano, come in tutto il +mondo vivente, un assortimento così rigoroso delle creature, +una tale convenienza fra gl'individui presi a due a due, che le +coppie siano indissolubili. I più nobili fautori dell'amore +libero non intendono già che esso debba consistere nella +possibilità di cambiare dall'oggi al domani di amante, nel +rompere e riannodare le unioni continuamente, a capriccio: +vogliono tutto il contrario. L'Albert, per esempio, dice +espressamente che l'unione dev'essere unica e costante, che nel +reiterare le prove prima di contrarla vi sarebbe «sciupio di +forza umana e disordine nell'economia della vita». Ma la scelta +della creatura unica con la quale poter vivere eternamente è +impossibile, perchè la creatura unica non esiste. Si è riso +abbastanza dell'ansiosa e patetica ricerca dell'anima sorella +al tempo che il romanticismo era in voga! Se ne è riso perchè +l'anima sorella, l'anima unicamente conveniente all'anima +nostra, non c'è. Quando abbiamo creduto di trovarla, ci +accorgiamo, più o meno presto, che non fa più per noi come +credevamo dapprima, che non è più quella che pareva, che ve ne +sarebbero molte altre migliori, più convenienti, o capaci, se +non altro, di ridarci, nei primi tempi, l'illusione di una +assoluta convenienza; e allora vogliamo riprovare +quest'illusione, che è molto dolce paragonatamente ai +disinganni prodotti dai malintesi, dal disaccordo e dalla +guerra di tutti i giorni. E se l'amore libero non deve +implicare la possibilità di mutare continuamente di amante, non +sarà anch'esso una specie di matrimonio? Il nome, più che la +cosa, sarà mutato. Nel matrimonio attuale c'è un dovere +materiale di restare accanto alla persona che abbiamo scelta; +nell'amore libero ci sarà un dovere morale; ma, oltrechè il +dovere morale dovrebbe essere più rigoroso del materiale, +qualunque dovere, sia materiale o morale, sia scritto o +pensato, non è tutto il contrario del piacere? «Non v'ha nulla +che ci tenti come le cose proibite. Non vi sono persone +altrettanto disposte a odiarsi e fuggirsi come quelle alle +quali è stato comandato di restare insieme». Parole delle quali +nessuno può negare la verità: ma quando i nuovi amori, dopo la +prima unione libera, saranno vietati, non più dal codice, dai +giudici e dai carabinieri, ma dalla nostra coscienza, dal +ricordo del primo impegno, dal rimorso di annullarlo, il frutto +proibito cesserà forse di eccitare la nostra bramosia? + +La società moderna è contro l'amore, dicono, perchè gli +antepone la proprietà, il denaro, il ventre; viceversa l'amore +si vendica terribilmente, producendo drammi, tragedie, rovine +d'ogni sorta e affermando così la propria onnipotenza. Questi +sono fatti e non si possono negare. Ma che cosa significano +essi? Significano che tra l'amore e l'amor proprio, fra +l'istinto della conservazione individuale e quello della +riproduzione della specie, c'è un contrasto, un dissidio, un +conflitto. Certo, considerati all'origine, i due istinti si +possono identificare: l'individuo si conserva per riprodursi, e +si riproduce per conservarsi, per non perire del tutto, per +durare in un altro individuo a lui simile e da lui generato. Ma +questa identità essenziale, filosofica e metafisica, non vieta +che realmente, praticamente, nella specie umana, che i due +istinti vengano in urto, e che ora vinca l'_io_ ora l'_altro_ o +l'_altra_; che ora trionfi l'amore, ora il denaro; ora gridi il +ventre, ora... un altro organo. E se il ventre ha, come dicono +i critici della società attuale, più culto ed onore che non +l'amore, ciò dipende appunto dal fatto naturale che l'istinto +della conservazione, nella nostra specie, opera continuamente, +incessantemente, dal primo all'ultimo giorno della vita, ed è +assolutamente indomabile; mentre quello della riproduzione +comincia ad operare un buon tratto dopo la nascita, finisce di +operare prima della morte,--della morte naturale, per +vecchiezza,--nè opera continuamente, ma ad intervalli, ed è +anche, relativamente, domabile. «Nella sfrenata concorrenza +degli appetiti,» dice l'Albert, «nel conflitto mortale dei +bisogni, l'uomo moderno si sente perduto se si disvia dal segno +al quale è ribadito: nutrire il proprio corpo. Egli sa inoltre +che l'ebbrezza d'amore trascina lungi dai calcoli meschini e +che l'amore disperde le più elementari precauzioni +dell'interesse personale». È difficile dir meglio. Sì, +l'istinto della riproduzione, dal quale dipende il sentimento +dell'amore, questo istinto che dovrebbe fare tutta una cosa con +quello della conservazione personale, quest'amore che dovrebbe +confondersi con l'amor proprio, gli si oppone, invece, +terribilmente; ma non sempre: quello che opera sempre, che urla +sempre, è il bisogno di nutrire il corpo. Ma, se è così, è +naturale e fatale che la società, cioè l'insieme degli +individui umani, posponga l'amore all'amor proprio. Se è così, +possiamo sperare che la passione d'amore si affrancherà dalle +passioni strettamente egoiste? Sciaguratamente, se è così, noi +dobbiamo prevedere che il dissidio durerà finchè durerà +l'attuale costituzione organica dell'animale-uomo. + +L'amore libero, dice l'Albert, dev'essere «la vita sessuale +indipendente dalla vita individuale». Ma questa indipendenza, +questa autonomia, non esiste. Prima di tutto le due vite, i due +istinti operano insieme in uno stesso individuo e lo sospingono +in vario senso e vengono in contrasto; poi, e qui è la gravità +maggiore, mentre ciascun individuo è indipendente e autonomo +nell'esercizio della vita sua propria, dipende strettamente +dall'individuo dell'altro sesso per l'esercizio della vita +sessuale. E dal contrasto appunto di questa parziale +indipendenza e di questa parziale soggezione, nasce un'altra +enorme serie di inconvenienti. E se pure ciascun individuo di +un sesso, soffrendo del contrasto, trovasse nell'individuo +dell'altro sesso un contrasto egualmente forte, meno male +ancora; ma nei due sessi la forza di questo contrasto è +diseguale. Una delle cose più notevoli, nelle relazioni dei +sessi, è questa: che mentre essi sono entrambi egualmente +necessarî a compiere l'ufficio della propagazione della vita, +l'appetito dell'amore è più gagliardo negli uomini che non +nelle donne, in tutti i maschi animali che non nelle femmine. E +di qui un numero infinito di altri danni. + +Il padre Roesler ha lodato la verginità ed affermato che essa +sarebbe, come fu, una soluzione della quistione femminista. +Ora, se egli può dire e credere questa cosa, ciò accade perchè +la verginità, l'astinenza, è nelle donne relativamente facile, +mentre agli uomini è molto più difficile. Ma poniamo che tutte +le donne capaci di castità si ritraessero dal mondo: esse +avrebbero risolto il problema per conto loro; per tutte le +rimanenti e tutti i rimanenti, cioè per il consorzio umano, la +quistione si aggraverebbe; poichè, scemato il numero delle +donne disponibili, la lotta sessuale diverrebbe acutissima. E +quando si dice lotta sessuale, non s'intende soltanto quella +che i maschi, che gli uomini concorrenti e rivali, sostengono +tra loro; ma anche, e principalmente, quella tra uomini e +donne. Questa lotta esiste ed è sempre esistita, non solamente +nel genere nostro, ma anche in tutto quanto il regno organico: +ai nostri giorni la biologia e la psicologia non hanno fatto +altro che metterla in evidenza; nel momento che scrivo, uno +studioso italiano, Pio Viazzi, ne ha fatto oggetto di un libro, +intitolato appunto _La lotta di sesso_. + +I sessi implicano diversità; senza diversità essi sarebbero un +controsenso. Le diversità non sono soltanto negli organi, ma +anche nelle funzioni, negli atteggiamenti, negli appetiti. Il +maschio è attivo e ardente; la femmina è passiva e tepida. +Questi due esseri diversi sono destinati ad accoppiarsi, a +intendersi, ad amarsi; e ciò accade realmente, e la legge +d'amore regola il mondo; ma l'intesa non si avvera +semplicemente, facilmente, subito: al contrario, è preceduta da +una contesa, e prima, durante e dopo l'amore c'è un lievito +d'odio. «L'amore,» dice ancora l'Albert, «è fatto di +uguaglianza». No, purtroppo,--o per fortuna. Giacchè, se +l'attrazione è un bene, una fonte di piacere, essa nasce dalla +diseguaglianza, dalla diversità. Ma la diversità non è cagione +soltanto di attrazione, o di attrazione pura: l'avversione, +fatalmente, la intorbida. «Oggi,» continua l'Albert, «l'uomo e +la donna stanno l'uno in faccia all'altra nella situazione di +due esseri d'ineguale importanza. La nozione d'una stretta +equivalenza non ha potuto ancora stabilirsi fra le due serie di +esseri che collaborano per una parte eguale, sebbene in modo +diverso, all'opera vitale». Sì, uomini e donne importano +egualmente; ma i loro portamenti sono diversi; e la diversità +dei portamenti non è piccola, lieve, trascurabile o +semplicemente correggibile. In avvenire, prevede questo +scrittore, in una civiltà migliore, più pura, più +disinteressata, veramente civile, «l'amore non implicherà più, +come oggi, quella parte di odio che allontana l'idea +dell'unione vera, franca e leale. Non sussisterà più, tra +l'uomo e la donna, quel secreto pensiero d'ineguaglianza che dà +tanto spesso all'amore moderno il carattere d'una lotta +snervante e subdola». Questa cosa accadrà se la natura degli +esseri umani cambierà; finchè saranno come sono, e come sono +sempre stati, la lotta continuerà. Non è sempre esistita? Lo +stesso Albert, che pure accusa la società, non dice che le +diverse abitudini morali degli uomini e delle donne sono +effetto «d'una lunga tradizione e di una costante esperienza?» +Ora dai fatti di esperienza costante derivano le leggi; e la +lotta sessuale è una legge della quale possiamo dolerci, ma +contro la quale la buona volontà è inefficace. «Le brutalità +passionali, come tutte le altre, sembrano essere il risultato +degli ostacoli che la società oppose all'espansione degli +individui». Ma negli ostacoli opposti dall'ordinamento sociale +si potrà trovare l'occasione delle brutalità: la loro ragione, +la loro origine è nella inimicizia, nell'avversione che si +sovrappone all'amore. Quando i maschi e le femmine animali si +feriscono, si dilaniano, si uccidono, ciò non accade per gli +ostacoli frapposti dal gregge o dallo sciame; ma perchè ì +maschi non intendono le femmine, e tanto meno le femmine +intendono i maschi; e il risultato finale dell'intesa, che pure +si ottiene, è pagato con le violenze, gli errori, gli orrori e +i dolori. + +La prostituzione è una piaga, una vergogna, un danno. Noi +possiamo rintracciarne le origini sacre e le profane; possiamo +denunziare e combattere le condizioni che la favoriscono, le +occasioni che la provocano: ma la causa prima, la ragione +essenziale che la fa sussistere è ancora nella diversità dei +sessi, nel maggior prezzo che ha l'amore, la sensazione +d'amore, per l'uomo; nel minor prezzo che ha per la donna: il +pagamento ristabilisce l'eguaglianza: pagamento indiretto, ma +pur sempre materiale, sotto forma di protezione, di aiuto, di +compagnia; pagamento morale, sotto forma di gratitudine; +pagamento diretto, brutale, col denaro. Quando le donne non si +fanno pagare, gli uomini hanno il dovere di mantenerle, di +sostenerle, o più semplicemente di amarle. Il matrimonio è +veramente molte volte una specie di prostituzione. Ma se noi +sopprimeremo la società attuale, col suo stato civile e con la +sua moneta, i matrimonî-mercati, o per dir meglio le +unioni-mercati sussisteranno, e la prostituzione con essa; +perchè noi non potremo impedire che la donna tepida o frigida +calcoli e speculi sugli ardori maschili e si dia a quegli +uomini dai quali crede di poter ritrarre maggiori vantaggi. + +E, per concludere, l'amore libero come l'intende l'Albert, e +come merita di essere inteso, è l'amore perfetto, l'ideale +dell'amore, l'amore affrancato da tutte le soggezioni, l'amore +sottratto ad ogni pericolo, l'amore garentito da ogni danno. I +due istinti di conservazione e di riproduzione sono +diversamente proporzionati: nell'amore libero debbono essere +tutta una cosa. Fra l'autonomia e la dipendenza delle creature +sessuate c'è un contrasto: questo contrasto deve sparire. Il +senso e il sentimento operano a volta a volta, o diversamente: +queste alternative e queste diversità non debbono più esistere. +Ogni individuo d'un sesso può amare una quantità d'individui +dell'altro; questa possibilità deve finire, ci dev'essere +invece un rigoroso assortimento di tutte le coppie. Uomini e +donne vedono, pensano, operano diversamente: essi devono +ridursi eguali in tutto... o quasi in tutto. + +Questo è uno dei caratteri salienti del tempo nostro: la +credenza e la previsione che le fatalità naturali dalle quali +ci vengono i danni si possano combattere, eludere e sopprimere. +Ma, dall'altra parte, se non si credesse così, se non si +nutrisse questa speranza, se tutti fossimo convinti che tutto è +ineluttabile, che cosa faremmo?... + + + + +DUE CIVILTÀ + + +Fino a pochi anni addietro, quando i sociologhi in vena di +profezia si proponevano la quistione della fine della nostra +civiltà,--giacchè le civiltà fioriscono e finiscono come tutte +le altre cose di questo mondo,--i sociologhi, dico, pensavano +che la civiltà nostra soccomberebbe per opera di una nuova +grande invasione barbarica, e vedevano nei Cinesi il nemico +formidabile. Innumerevoli, le orde dei Gialli caudati si +sarebbero rovesciate dai vergini altipiani asiatici sui vecchi +paesi europei, ed avrebbero tutto abbattuto e travolto. + +In pochissimo tempo non solamente l'ipotesi si è dimostrata +fallace, ma il fatto contrario, l'invasione europea in Cina, ha +cominciato ad avverarsi. Comunque, le due razze stanno per +venire in urto: il caso è degno d'esser considerato. + + +I. + +Gli uomini vogliono e debbono intendersi; ma non vi riescono +facilmente, alla prima. La Cina è un paese tanto diverso dal +nostro, e di accesso così difficile, che i libri dei +viaggiatori europei non ne danno un'idea adeguata. Posto anche +che l'accesso fosse agevole, e la diversità non troppo grande, +saremmo noi buoni giudici in casa altrui? Certo, se si trovasse +un Cinese a cui la nostra civiltà fosse familiare, costui +potrebbe meglio di ogni altro svelarci il suo paese. Questo +Cinese si è trovato, ed è il colonnello Tcheng-ki-tong, addetto +militare durante dieci anni all'ambasciata del Celeste Impero a +Parigi. Disgraziatamente lo scrittore asiatico ci rassomiglia +troppo, se non altro nella pretesa di mettere il naso nelle +faccende altrui; perchè nel suo libro intitolato _I Cinesi +dipinti da loro stessi_ non tanto dipinge i suoi connazionali, +quanto critica noi... + +«Il carattere essenziale della civiltà europea», dice egli, «è +di essere invadente. Non ho bisogno di dimostrarlo. In altri +tempi le orde dei barbari invadevano egualmente, non già per +diffondere i benefizî d'uno spirito nuovo, ma per saccheggiare +e rovinare gli Stati fiorenti. Gl'inciviliti seguono oggi la +stessa via, ma presumono d'instaurare così il regno della +felicità sulla terra. La violenza è il punto di partenza del +progresso. Mi lusingo di poter credere che il metodo non è +perfetto...». + +Gli daremo noi torto su questo punto? Avrà ragione la civiltà +europea di imporsi con le cannonate? I suoi benefizî sono tanti +da farle perdonare i mezzi cruenti? Leone Tolstoi risponderebbe +subito no; Federico Nietzsche affermerebbe che il diritto del +più forte basta a legittimare la lotta dei popoli progrediti +contro i più deboli.... Certo il colonnello Tcheng-ki-tong ha +ragione di dolersi perchè, dischiusi i porti cinesi ai +commercianti europei, le prime cose che questi importarono +furono le armi da fuoco. «Domandate a un Cinese come chiama +gl'Inglesi; vi risponderà: mercanti d'oppio. Allo stesso modo +vi risponderà dicendo che i Francesi sono missionarî. Egli non +conosce altrimenti questi stranieri; e si capirà facilmente che +ne serbi un ricordo indelebile, poichè i primi rovinano la sua +salute a spese della sua borsa, e gli altri sconvolgono le sue +idee. Io qui accerto soltanto il fatto; perchè può darsi, in +fine dei conti, che l'oppio e le religioni nuove siano +progressi straordinarî...». + +L'ironia del colonnello ha ben altri soggetti intorno ai quali +esercitarsi. Che la civiltà della Cina sia antichissima ed +originale, che questo popolo relegato in fondo al maggior +continente, oltre i monti e oltre i mari, chiuso da una +muraglia di sassi e da un'altra, più salda, di idee, di giudizî +e di pregiudizî tutti suoi, sia pervenuto da solo, senza +sussidio straniero, a un'altezza morale e a un ordinamento +sociale degni di molto rispetto, non si può ragionevolmente +negare. A chi lo considera come barbaro, sublimando invece le +idee, le abitudini, i costumi nostri, il colonnello +Tcheng-ki-tong dà pertanto qualche lezione molto sottile. + +«Gli esempî dei sacrifizî abbondano nella nostra storia +nazionale. Così taluno si spoglierà del proprio vestito per +darlo all'amico povero incontrato per via. Questo caso è molto +frequente; ma i caritatevoli non sono da noi santificati come +San Martino...». Fare il bene, in Europa, è cosa straordinaria +e meravigliosa; in Cina assistere gli amici è un uso, non una +virtù. + +«Io ho tentato di spiegare ai miei compaesani che cosa +s'intende per matrimonio di convenienza; essi hanno sempre +capito che fosse un atto di commercio, un affare...». Questa +botta è tanto più felice, quanto che in Cina i matrimonî si +fanno dalle famiglie, senza che gli sposi si conoscano prima +del giorno delle nozze; ma tutto lo studio dei parenti è di +sceglier bene, badando alle qualità morali, e non alle doti. E +i matrimonî si fanno senza assistenza di autorità civili o +religiose, solo dinanzi alle famiglie degli sposi, agli amici e +a Dio,--quasi come vorrebbero i fautori dell'amore libero... E +i vecchi celibi e le zitellone sono d'una rarità straordinaria; +e c'è il divorzio, ma se la legge lo permette, l'uso lo +biasima, e pochi, nei casi estremi, lo praticano. La moglie, in +Europa, diventa minorenne, è posta sotto tutela, non può +disporre neanche di ciò che le appartiene: in Cina può vendere +e comprare, firmare effetti di commercio, accasare i figli, dar +loro la dote che crede, e via discorrendo. Esiste laggiù, è +vero, il concubinaggio, che agli Europei non parrà istituzione +molto delicata; ma, in Europa, «col pretesto della delicatezza, +si commettono delitti più grandi, quando i figli illegittimi +sono buttati via...». + +Passiamo alle invenzioni, alle scoperte, che sono il vanto +della civiltà occidentale. Molti e molti secoli prima di noi i +Cinesi trovarono la polvere da sparo; ma se ne servirono per +tirare fuochi d'artifizio, non già «per far saltare il mondo»; +e trovarono anche la stampa, ma non la impiegarono «a +corrompere gli spiriti e ad eccitare le passioni inutili». I +Cinesi non hanno accettato le ferrovie, perchè non hanno +giudicato necessario correre all'impazzata; ed anche perchè, +lacerando esse la faccia della terra, passando sulle tombe, +offenderebbero il sentimento di religioso rispetto che quel +popolo nutre per i morti e gli antenati. «I nostri popoli non +si sono dunque ancora decisi a lasciarsi invadere dal cavallo +di fuoco; e veramente non si può farne loro una colpa, se si +pensa che lo stesso Istituto di Francia rifiutò di ammettere la +scoperta di Fulton, relativa all'adattamento del vapore alla +locomozione delle navi. Essi meritano pure altrettanta +indulgenza quanta i dotti dell'Accademia..». + +Noi non staremo a confutare il bravo colonnello; ma vedete che +egli è a giorno delle nostre cose molto meglio che noi delle +sue. Quando parla dei proverbî cinesi, concettosi e pratici, in +gran parte simili agli europei,--giacchè l'uomo, chi ben +guardi, è sempre e dovunque lo stesso,--egli dice che ve ne +sono alcuni capaci di offendere le orecchie francesi, e +soggiunge che non li ha tradotti non conoscendo abbastanza il +latino da poterli travestire. «Ma forse un giorno mi deciderò a +riparlarne, quando avrò letto Rabelais...». + +Tcheng-ki-tong ha trovato i massimi soggetti di stupore in +società, nella buona società. Se un attore è invitato in un +salotto parigino, ha il posto d'onore; i gentiluomini e gli +accademici passano in seconda linea. «In Cina noi osserviamo +un'etichetta rigorosa. Mi dicono che rispettarla, in Francia, +non è ben fatto: lo credo...». E l'assalto dei _buffets_, nelle +grandi feste ufficiali! Un Cinese che osservasse le cose +d'Europa con la leggerezza degli Europei nel giudicare quelle +cinesi, potrebbe scrivere nelle sue note di viaggio: «Le +persone che compongono la classe più alta, quando sono in +presenza del Capo dello Stato, non si mettono a tavola, ma vi +si precipitano con furia guerresca...». In Cina le donne si +riuniscono tra loro; gli uomini non possono prender parte a +questi convegni. «È probabile che i nostri legislatori, +diminuendo quanto è possibile il numero delle occasioni che +possono mettere in presenza uomini e donne, abbiano agito +nell'interesse della famiglia». E nelle conversazioni cinesi +«le persone bene educate non parlano di politica». + +Che dire dell'abito europeo? Il colonello non capisce come noi +possiamo vestirci con la orribile marsina, con la marsina +livellatrice, comune ai servi ed ai signori. Sarà forse perchè +in Europa regnano i principî liberali e democratici? «Io +domando ancora a me stesso, dopo dieci anni di soggiorno a +Parigi, dopo tanti studî pazienti, quale può essere, nelle +istituzioni del mondo occidentale, il principio veramente degno +d'esser chiamato democratico e liberale. Mi hanno parlato del +suffragio universale: ma è una rosa dei venti, un principio +senza principî.... Cosa strana: nessuno potrebbe proporre +l'elezione degli accademici per mezzo del suffragio universale +senza coprirsi di ridicolo; e poi si ammette che il suffragio +universale debba esso scegliere i legislatori. Crederei che +scegliere i legislatori sia più difficile che non scegliere gli +accademici...». In Cina, invece, solo lo studio e gli esami e i +concorsi che provano il profitto negli studî, portano gli +uomini a tutti i gradi della scala sociale; e tutti i +cittadini, indistintamente, hanno il diritto di concorrere; e i +più umili, gl'infimi, possono arrivare alle più alte cariche +dello Stato. + +«Noi siamo più di 400 milioni di abitanti in Cina», dice ancora +il colonello, «e non abbiamo nè notai, nè avvocati; e i titoli +di proprietà, gli atti, i contratti, in una parola tutte le +cose che riguardano gli affari, non sono perciò meno regolari +che in Europa». + +E nondimeno egli non chiede che i Cinesi siano lasciati a +godersi questa loro civiltà; nè, tanto meno, che l'Europa +prenda esempio dalla Cina; chiede soltanto, e in verità non +potrebbe essere più discreto, che, se gli Europei vogliono +diffondere in Cina ciò che hanno trovato di buono, adoperino la +persuasione, e non già la forza. E riferisce un aneddoto per +difendere i proprî connazionali dell'accusa di essere +refrattarî alla civiltà europea. «In Francia, si narra, il +popolo non volle sul principio mangiar le patate, perchè gli +furono imposte. Avevano reso la patata obbligatoria; il popolo +non ne volle, non volle neppure assaggiarla. Fu necessario +l'esempio della Corte; fu anche necessario, se la storia non +mente, proibire le patate; e allora tutti ne mangiarono. Ecco +la vera civiltà, quella che si fonda sulla conoscenza del cuore +umano, il quale è lo stesso sotto tutte le latitudini». E il +buon Cinese aggiunge un motto che dimostra come egli abbia +studiato anche i _per finire_ dei giornali spiritosi: «Quante +patate, quanti _pomi di terra_ (ricordiamoci che scrive in +francese) non ci farebbero mangiare, con le belle maniere! Ma +non hanno finora importato fra noi altro che il pomo della +discordia!» + + +II. + +La vera grandezza del popolo cinese, il suo massimo titolo al +nostro rispetto,--e forse anche a qualche cosa di più,--è la +sua morale. Un libretto dove il signor di Lanessan, già +governatore generale dell'Indo-Cina, ha raccolto con molta +pazienza ed accorgimento tutte le massime dei libri sacri del +Celeste Impero e dell'Annam, riassume chiaramente il pensiero +etico e filosofico della razza gialla. + +La filosofia, in Cina, non è privilegio di pochi studiosi: per +una sessantina di lauree, i candidati sono laggiù da dieci a +dodicimila. Tutti indistintamente i Cinesi ricevono +un'educazione filosofica; le sentenze più importanti dei libri +classici sono incise con caratteri d'oro sulle pagode erette ai +genî, sulle case dei letterati; sono spiegate ai figli dei +contadini come a quelli dei Mandarini, nelle scuole aperte a +tutti, frequentate da tutti, nelle città sterminate come nei +più miseri villaggi. E che dicono queste sentenze? + +Dicono, prima di ogni cosa, e contrariamente alle credenze dei +popoli occidentali e cristiani, che la natura dell'uomo non è +macchiata da peccati originali. La natura umana, nativamente +buona, può bensì corrompersi, e appunto perciò occorre +dirigerla e sostenerla, sin dai primi anni, con l'educazione. +Chi sarà virtuoso sarà felice; felicità e virtù sono, secondo i +moralisti cinesi, tutt'uno. + +Nè essi credono all'eguaglianza degli uomini, Gli uomini sono +tutti originariamente buoni; ma la natura dell'uno differisce +da quella dell'altro. Alcuni di essi arrivano, «senza soccorso +straniero», senza bisogno di meditare, di riflettere +lungamente, a comprendere la legge del perfezionamento umano: +sono gli uomini santi. Vengono poi, in seconda linea, gli +uomini, saggi, i quali hanno bisogno di studiare molto, di +sforzarsi, di vegliare assiduamente su sè stessi per +comprendere ciò che è bene. Saggi e santi formano insieme la +categoria degli «uomini superiori», i quali si distinguono +profondamente, anche nell'apparenza, dagli «uomini volgari». +Ma, per la loro stessa superiorità, essi hanno molti doveri: +primo fra tutti è quello di servire d'esempio agli altri. «Gli +errori dell'uomo superiore sono come lo eclissi del sole e +della luna: se egli commette uno sbaglio, tutti lo vedono; se +si corregge, tutti lo contemplano». E non basta neppure che +egli dia il buon esempio: bisogna anche che lavori direttamente +a istruire gli altri uomini. In Cina l'istruzione non è +obbligatoria, ma l'ignoranza è generale argomento di sdegno e +di spregio. «Quelli che pensano soltanto a mangiare e a bere +tutto il giorno, senza impiegare la loro intelligenza a qualche +oggetto degno di essa, fanno pietà. Non vi è il mestiere di +barcaiuolo? Lo esercitino: saranno saggi, a paragone di +prima... Gli uomini hanno dentro di loro il principio della +ragione; ma se, soddisfacendo gli appetiti, vestendosi di panni +caldi, costruendosi comode case, mancano di istruzione, allora +si avvicinano ai bruti». Così, per effetto della diversa +istruzione, gli uomini nativamente non eguali si allontanano +ancora più gli uni dagli altri; ma ciascuno può, a forza di +volontà e di perseveranza, divenire «saggio», arrivare alla +categoria degli «uomini superiori». Meng-Tseu dice: «Chi si +mette a fare una cosa somiglia a chi scava un pozzo. Se, dopo +averlo scavato fino a settantadue piedi, non continua fino alla +sorgente, è lo stesso come non averlo cominciato». Le persone i +cui studî progrediscono poco, i cui sforzi per migliorarsi non +riescono prontamente, non debbono scoraggiarsi: «Ciò che gli +altri farebbero in una volta, esse lo faranno in dieci; ciò che +gli altri farebbero in cento, esse lo faranno in mille». + +Questa possibilità dell'eguaglianza nell'istruzione, nella +conoscenza dei doveri, è la ragione dei costumi politici della +razza gialla, i quali sono più democratici di quelli dei paesi +più democratici d'Europa e di America; con questo, però: che la +democrazia non degenera mai in demagogia. Gli uomini del +popolo, sanno che, volendo, col lavoro, con lo studio, con la +buona condotta, avrebbero potuto sollevarsi, prender posto tra +i «saggi,» tra i reggitori; perciò non li odiano, non si +ribellano ad essi. La gerarchia è scrupolosamente osservata: +ciascuno sa obbedire e rispettare i superiori, e comandare e +compatire i sottoposti. + +Ogni uomo deve attendere a migliorare sè stesso; per compiere +questo dovere bisogna studiare «l'essenza delle cose» e «i +principî delle azioni»; così si arriva a conoscere la propria +«destinazione». Nel _Ta-Hio_ è detto: «L'uccello giallo +mien-män dal canto lamentoso stabilisce la sua dimora nelle +folte cavità delle montagne. Il filosofo ha detto: nel fissar +lì la propria dimora, esso dà prova di conoscere il luogo della +sua destinazione; e l'uomo sarà da meno dell'uccello?» La +«destinazione» dell'uomo è indicata dalle inclinazioni +naturali; perchè ciascuno consegua la propria, bisogna «non +snaturare le inclinazioni rette, come quella che ci fa evitare +un odore sgradevole e amare un oggetto piacevole e seducente». +E la prima inclinazione, la più retta, la fondamentale, è +quella che unisce la madre al figlio e il figlio alla madre. +Tutte le madri, senza che nessuno le ammaestri, hanno gli +stessi sentimenti verso la prole; tutte intendono e contentano +i loro piccoli prima ancora che questi sappiano significare i +loro bisogni: i cuori delle madri e dei figli sono uniti dal +più saldo legame. Su questo legame è fondata tutta quanta la +morale sociale, politica e individuale dei Cinesi: i sentimenti +materni e filiali si debbono estendere ai prossimi, a tutti +quanti gli uomini; il principe dev'essere «la madre» dei suoi +popoli. «Tutti dicono: l'impero, il regno, la famiglia. La base +dell'impero esiste nel regno, la base del regno esiste nella +famiglia, la base della famiglia esiste nella persona». I +femministi dovrebbero esserne contenti. + + +III. + +Questa filosofia, invece, sembrerà troppo semplice a noi +occidentali, amanti dei voli metafisici, ricercatori +appassionati della quadratura del circolo. Ma il pensiero +cinese è semplice, pratico, positivo. + +Noi perdiamo il nostro tempo intorno al problema del libero +arbitrio; i Cinesi si contentano di dire, con Meng-Tseu: «La +natura dell'uomo somiglia al salice flessibile, l'equità e la +giustizia somigliano a un canestro: con la natura dell'uomo si +fa l'umanità e la giustizia come si fa un canestro con un +salice flessibile». Da noi filosofi e teologi si accapigliano a +proposito della morte, dell'anima, della divinità: in Cina +queste polemiche sono ignote o molto più rare. «Ki-Lu domandò +come bisogna servire gli Spiriti e i Genî. Il filosofo +disse:--Quando non si è ancora in grado di servire gli uomini, +come mai si possono servire gli Spiriti e i +Genî?--Permettetemi, aggiunse il primo, che ardisca domandarvi +che cosa è la morte?--Il filosofo disse:--Quando non si sa +ancora che cosa è la vita, come si potrebbe conoscere la +morte?» Pertanto la morale cinese non insegna ad aspettare il +premio e il castigo delle azioni in un'altra vita, in un mondo +migliore: i buoni, i laboriosi, i saggi, sono premiati in terra +dall'affezione dei parenti, dalla devozione degli amici, dal +rispetto dei concittadini, dalla soddisfazione della loro +propria coscienza; e così pure in terra sono puniti i cattivi: +chi uccide provoca la vendetta, chi è ingordo di lucro è +disprezzato, e chi non adempie i propri doveri non avrà mai +posto fra gli uomini superiori, non potrà mai istruire e +governare gli altri uomini, che è, secondo i Cinesi, il massimo +premio del lavoro, dello studio e della virtù. + +Altra differenza col nostro modo di vedere. Secondo noi, in +tutta la natura si combatte per l'esistenza; i Cinesi, +quantunque vedano che gli esseri si nutriscono divorandosi +scambievolmente, affermano tuttavia che non si fanno male tra +loro. La lotta per l'esistenza, il cozzo degli elementi sono, +secondo i Mandarini, accidenti che non infirmano le grandi +armonie della vita e della natura. Come la loro filosofia è +ottimista, così la loro morale è altruista. Dicono anch'essi +che non bisogna fare agli altri ciò che non vorremmo si facesse +a noi stessi; ma questa virtù passiva non basta loro: +soggiungono che bisogna fare agli altri ciò che vorremmo fosse +fatto a noi. «Il filosofo disse:--Vorrei procurare ai vecchi un +dolce riposo; agli amici ed ai conoscenti esser sempre fedele; +ai piccoli e ai deboli prodigare cure materne». L'egoista, chi +bada soltanto al bene proprio, è infelice «per una scodella di +riso». + +È curioso vedere come, nel senso della bontà, la morale cinese +abbia già detto ciò che, da parte dei nostri moralisti, sembra +più nuovo ed ardito. Quando Meng-Tseu, per esempio, consiglia +agli uomini superiori di non educare da loro stessi i figli, +perchè, dovendo ricorrere alle correzioni e ai castighi, se ne +potrebbero alienare gli animi, un lettore disattento del +_Hia-Meng_ potrebbe credere d'avere in mano un volume del +Tolstoi. E come il Tolstoi se la prende con la giustizia, +dicendola iniqua, così il popolo, in Cina, è eccitato dai +filosofi a resistere ai decreti e alle sentenze non giuste. E +dove lasciamo l'avversione per la guerra? «Se c'è un uomo che +dica:--Io so perfettamente ordinare e dirigere un esercito, io +so perfettamente dare battaglia,--quest'uomo è un gran +colpevole». Mencio arriva sino a classificare le industrie +secondo il bene o il male che i loro prodotti fanno agli +uomini. «L'uomo che fabbrica frecce è più inumano di chi +fabbrica scudi e corazze. Lo scopo di chi fabbrica frecce è di +ferire gli uomini, mentre quello di chi fabbrica corazze e +scudi è d'impedire che gli uomini siano feriti. La stessa +differenza c'è fra l'uomo il cui mestiere è di far voti di +felicità alla nascita dei bambini, e l'uomo il cui mestiere è +quello di costruire feretri. Bisogna perciò stare molto attenti +prima di scegliere una professione». + +Ed anche più curioso è vedere come questa filosofia, la quale +va tant'oltre nel senso della bontà e dell'amore, racchiuda poi +i germi delle dottrine ispirate da sentimenti opposti,--tanto è +vero che la verità è complessa e sta nel mezzo. Già quando i +libri sacri della Cina parlano dell'«uomo superiore», la mente +ricorre subito al Superuomo del Nietzsche. Quando nel _Lun-Iu_ +si legge: «L'uomo superiore non è un vano utensile impiegato +agli usi volgari... Chi non si crede incaricato di compiere un +mandato, una missione, non può essere considerato come uomo +superiore», pare di avere sott'occhio una pagina del +_Zarathustra_. L'affermazione della ineguaglianza degli uomini +conduce il filosofo tedesco e i Cinesi alle stesse conseguenze +pratiche. Meng-Tseu dice: «Gli uni lavorano con l'intelligenza, +gli altri con le braccia. Quelli che lavorano con +l'intelligenza governano gli uomini, quelli che lavorano con le +braccia sono governati dagli uomini. Quelli che sono governati +nutriscono gli uomini, quelli che governano sono nutriti dagli +uomini. È la legge universale del mondo». + +Ma, fra i due estremi, fra le opposte sollecitazioni degli +istinti e dei sentimenti, la morale cinese tenta una +ragionevole conciliazione. E questo è il principale, il +migliore, il più invidiabile carattere alla dottrina di +Confucio e di Mencio. Tra le massime più concettose riferite +dal Lanessan, alcune sono tanto belle, come idea e come forma, +che meritano veramente di stare fra le nostre migliori. + +«Chi pensa soltanto ad ammassare ricchezze non è umano; chi +pensa soltanto a esercitare l'umanità non è ricco. + +«Se siamo tre che viaggiamo insieme, troverò necessariamente +due istitutori: sceglierò l'uomo dabbene per imitarlo, e il +cattivo per correggermi. + +«Non dobbiamo affliggerci di non esser conosciuti dagli uomini; +ma, al contrario, di non conoscerli noi stessi. + +«Amare, e riconoscere i difetti di chi amiamo; odiare, e +riconoscere i pregi di chi odiamo, è cosa ben rara sotto il +cielo. + +«Fau-Tchi domandò che cosa è la virtù dell'umanità; il filosofo +disse:--Amare gli uomini. Domandò ancora che cosa è la scienza; +il filosofo rispose:--Conoscere gli uomini. + +«Se, la mattina, avete udito la voce della ragione celeste, la +sera potete morire». + + + + +VINCITORI E VINTI + + +La guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti d'America ha rivelato +molte cose che non era difficile prevedere, ma che pure hanno +destato qualche stupore in più d'uno. + +Alla stessa guerra molti non credettero, non vollero credere +finchè l'eco delle cannonate non li costrinse. Che la vecchia +Spagna ingorda e prepotente fosse disposta, come in altri +tempi, a menar le mani, costoro ammettevano senza difficoltà; +ma che la giovane e civilissima America assalisse il popolo +spagnuolo, sia pure per «liberare» Cuba e le Filippine, non +concedevano. L'America che non aveva eserciti, che non ne aveva +voluti, che si era pensatamente astenuta dalle contese +politiche, che badava soltanto a sè, alla sua prosperità, si +sarebbe difesa come una leonessa se l'avessero aggredita; ma +per nessuna ragione avrebbe dato l'esempio dell'aggressione. È +vero che, qualche diecina d'anni addietro, gli Americani si +erano fraternamente sgozzati tra loro; ma ciò non era stato +senza una grave ragione; e poi, tanto tempo era passato, e +quella nazione aveva tanto rapidamente progredito! Essa ci era +additata come maestra di tante cose, come un modello di +perfezione: duole vedere, quantunque bisognasse pure ricordare, +che la perfezione non è di questo mondo. + +Scoppiata la guerra, si videro, come in tutte le altre guerre, +gli spettatori tenere dagli uni o dagli altri; ma poche volte +le contrarie ragioni dei belligeranti sono state sostenute con +tanto calore e simpatia. Di questa discordia, e delle sue +cause, non sarà inutile dire qualche cosa. + + +I. + +Nell'aprile del '98 Pierre Loti, il poeta del mare, il pittore +dei paesaggi esotici, il romanziere delle signore, si trovava +in Francia, a Hendaye, presso il confine spagnuolo, quando +lesse sui fogli pubblici che gli Stati Uniti movevano guerra +alla Spagna. Alla notizia dell'aggressione americana egli ebbe +improvvisamente coscienza delle sue simpatie per gli aggrediti. +Corse a Madrid con l'incerta speranza di poterli servire, di +poter versare il proprio sangue per loro. Dissero alcuni che +egli era andato per chiedere di poter fare il corsaro contro +gli Americani: «Ahimè», scrive egli, «quanto rimpiango che non +sia vero e neppure possibile!» Non glie ne manca il desiderio, +bisognerebbe però avere una nave da corsa che potesse filare +venti nodi, almeno. + +Non potendo battersi, egli manifesta come può le sue simpatie +per il popolo castigliano. Se, durante la guerra, gli Spagnuoli +pensano a divertirsi e ad andare a spasso, dice che così +rivelano la loro nobile fierezza. «Questo popolo è deciso e +pieno di confidenza nel suo buon diritto, questo popolo ha il +coraggio amabile, il coraggio allegro, la vecchia gaiezza +latina,--comune agli Spagnuoli ed ai Francesi...». Lo scrittore +chiede un'udienza alla Regina reggente, e la prega di voler +gradire la reverente espressione delle simpatie francesi. Nella +stessa Corte, non che nel paese, egli trova «la vera, la sana +democrazia», la democrazia che è sentimento della fratellanza +umana. E giudica che il popolo sia più sano che non in Francia, +e ironicamente dice che esso ha bisogno di _progresso_, e dei +benefizî dell'istruzione laica, e di molti giornali, e di meno +incenso e di meno preghiere nelle vecchie chiese, per +agguagliare la Francia... E rimpiange i tempi andati, quando la +Spagna avrebbe sicuramente vinto, perchè il valore personale +decideva le battaglie; mentre ora, ahimè, «la guerra è divenuta +brutta, putente di carbon fossile, chimicamente barbara; e i +nemici d'Oltremare hanno più denaro, più macchine, più +petrolio...». Nondimeno, nel veder sfilare i soldati spagnuoli, +«eroici sempre», prevede che gli Americani potrebbero ancora +aver la peggio, e che forse dovranno provare qualche sanguinosa +sorpresa. E grida: «Ollè, ollè, viva la vecchia Spagna, +addormentata soltanto sotto la Spagna d'oggi, capace ancora di +ridestarsi per una poesia, per una canzone, per una _furia_ di +chitarre...». + +Con meno eleganza di stile, le simpatie del romanziere per la +Spagna furono espresse da moltissimi altri, l'anno scorso, in +tutta l'Europa latina. Non furono tutte simpatie platoniche, si +raccolsero anche denari: io conosco un ragazzetto di dieci anni +che andò attorno con la sua brava scheda di sottoscrizione e +mandò al ministro della guerra, a Madrid, un vaglia di dodici +lire. + +Molte cose spiegano questa simpatia. Tra i Latini, il +sentimento dell'affinità di razza; tra i Latini e i non Latini +la mancanza di cerimonie nella sfida americana, il +presentimento che gli Spagnuoli fossero più deboli, e che +dovessero quindi fatalmente soccombere nella lotta ineguale; e +da ultimo la secreta paura che un giorno o l'altro gli +Americani possano far sentire la loro potenza al resto +d'Europa. + +Nel caso di Pierre Loti noi vediamo l'influenza d'un'altra +causa. Come artista, egli ama e difende la vecchia Spagna +pittoresca, cavalleresca e poetica, la Spagna di Cervantes e +Lope de Vega, di Velasquez e di Murillo; la Spagna di Granata e +dell'Escurial. Tra gli artisti come lui questo sentimento è +generale; tanto più notevole mi pare il caso d'un altro +artista, latino come il Loti, che intende la forza e la +grandezza americana. + + +II. + +Quando uno scrittore riesce ad ottenere l'ammirazione +universale non a grado a grado, provando e riprovando, ma d'un +colpo, con un'opera singolare, il suo felice successo non è +senza scotto; perchè il pubblico, in ogni opera successiva, +vorrebbe trovare le stesse qualità che lo sedussero nella +fortunatissima; e non trovandole, se ne duole e quasi glie lo +rimprovera. Gustavo Flaubert, dopo il trionfale incontro di +_Madame Bovary_, ebbe un bel mettere fuori quel capolavoro di +verità che è l'_Educazione sentimentale_, quei capolavori di +fantasia e di erudizione che sono _Salammbò_ e la _Tentazione +di Sant'Antonio_: i lettori lodarono moderatamente, scrollando +il capo ed esclamando: «Sì, va bene; ma non è più la _Signora +Bovary_!...» La cosa andò tant'oltre, che il romanziere, +piccato, si mise in capo di riscattare la proprietà letteraria +di quel suo troppo fortunato volume, di ritirarne dal commercio +tutti gli esemplari e di distruggerli, per non sentirsi più +chiamare «l'autore di _Madame Bovary_». + +Io credo che un pensiero simile dovè passare per la mente di +Giuseppe Giacosa, quando gli entusiasmi eccitati dalla _Partita +a scacchi_ e dal _Trionfo d'amore_ impedirono ai loro esclusivi +e quasi gelosi ammiratori di apprezzare esattamente le diverse +qualità delle altre opere sue. Al tenero e delicato cantore di +Paggio Fernando e di Jolanda, al trovatore sentimentale, +all'immaginoso evocatore del medio evo cavalleresco ed erotico, +la maggior parte del pubblico, sedotta dall'arte squisita, +richiese altri idillî dello stesso carattere, evocazioni +simili, versi di eguale fattura; e, non avendone, e trovandosi +dinanzi a opere di tutt'altro sapore, fu ingiusto con esse. + +I giudizî del nostro poeta sul popolo americano contribuiranno +ad alienargli l'animo dei suoi primi ammiratori. Alcuni anni +addietro, per assistere alle prove della _Dame de Challant_ che +Sara Bernarhdt doveva recitare in America, il Giacosa raggiunse +la grande attrice agli Stati Uniti. Le sue _Impressioni +d'America_ sono il frutto di quel viaggio. Egli non parla, e +non può parlare della guerra; ma pochi libri spiegano meglio +del suo le vittorie americane; perchè pochi osservatori hanno +saputo come lui cogliere ed esprimere ed apprezzare i caratteri +essenziali del popolo e della civiltà americana. + +Leggete il capitolo su Nuova York: dalle prime righe il Giacosa +fa notare come vi primeggi l'azione: «la gran città agisce +prima di mostrarsi»; dalle prime pagine egli mostra la saldezza +che hanno le opere umane laggiù. «Fino dove l'occhio giunge, da +ogni lato, nello spessore delle città litorali, sopra l'immenso +corno dell'Hudson, su pel gran braccio di mare della East +River, è un accavallarsi di giganteschi edifizî che +rappresentano nelle nebbiose lontananze un vario ondeggiare di +colli digradanti al mare. Quelle moli hanno di lontano la +gravità riposata delle cose eterne e sembrano sorte col suolo. +Io non vidi mai in altri luoghi l'opera dell'uomo, sola, +scompagnata da ogni elemento naturale, naturalizzarsi così +interamente e darmi un così pieno inganno di paesaggio». + +Uno dei segni particolari dello spirito americano è +l'individualismo, che spiega ad un tempo la forza e i difetti +della razza _yankee_. Il Giacosa lo mette in evidenza e ne +trova una causa nell'abitudine di operare e di attendere ai +guadagni in luoghi lontani dalla casa, in quartieri che, finita +la giornata di lavoro, restano vuoti, deserti. «È certo che la +casa, l'_home_ degl'Inglesi, esercita sull'animo nostro +un'azione mitigante, lo predispone e lo inclina all'esercizio +delle virtù altruistiche. Chi abbandona la mattina i dolci +luoghi della vita domestica e va e rimane per traffichi fino a +sera in luoghi dove non ne resta nessuna traccia, e dove non +c'è traccia nemmeno di altre vite somiglianti che gli ricordino +la propria, si avvezza in breve a sdoppiare quasi interamente +la propria natura, a separarne gli elementi affettivi dai +volitivi ed intellettuali, lascia a casa l'umanità amorevole e +soccorrevole per armarsi soltanto negli affari di un egoismo +aspro ed ingrato». + +La permanenza dei caratteri etnici particolari alla razza +nonostante l'esteriore uniformazione ai costumi europei, è ben +dimostrata dal Giacosa nel capitolo sull'_Intemperanza_. «A +parole, i _fashionables_ del caffè Del Monico professano una +estetica delicata che deve costar loro una continua +autovigilanza. Quella tenuità di pensamenti e di movimenti, che +è il non plus ultra della _sciccheria_, stride col loro fisico +poderoso e bisognoso d'azione. Il formidabile individualismo +onde trassero nel tempo ricchezza e grandezza, si adagia a +stento nella disciplina convenzionale della nostra gente per +bene. Quando si mettono per godere, vogliono godere oltre +misura. Cento doganieri dell'estetica appostati sull'entrata di +un salone a respingerne ogni oggetto non bollato per +raffinatissimo, non possono impedire che la raccolta di troppe +cose squisite esprima un gusto se non eteroclito, eterodosso. +Ogni particolare della vita di quei gaudenti otterebbe +l'accessit dal più schifiltoso fra i dittatori della moda e +della delicatezza parigina, ma il loro complesso tradisce per +lo più quella inclinazione a fare in grande che è propria degli +arricchiti. Eppure esiste in America una aristocrazia +plutocratica, i cui titoli nobiliari risalgono a nonni +milionarî. Ma quel sottile smeriglio che è il milione da lungo +tempo posseduto, non venne ancora a capo di levigare del tutto +la ruvida scorza che salì dal ceppo agli ultimi rami. È certo +che in America la lunga ricchezza non produsse ancora quello +che a noi pare supremo fiore dell'eleganza spregiudicata e +sicura: l'amore del semplice». + +Ma il Giacosa non augura niente affatto all'America l'estetica +tradizionale; egli apprezza, al contrario, e loda quella +particolare idea del bello non disturbata da preconcetti +storici, quell'«estetica sociale» adattata al benessere e +confacente allo sviluppo della razza umana, che si viene +formando oltre l'Atlantico ed è anche una delle nostre nuove +inquietudini. Accortamente egli nota come una delle peggiori +conseguenze del rispetto alle tradizioni, presso di noi, sia la +paura del ridicolo, dalla quale invece gli Americani sono +affrancati. «Il ridicolo in America non fa presa, e dove non fa +presa non esiste, perchè non è che un fantasima creato dalla +paura. Anche nei paesi latini, dove può tanto, chi più lo teme +più c'incappa dentro e, diciamolo, più merita di incapparci. Il +ridicolo è un prodotto delle società da lungo tempo costituite, +le quali finiscono sempre col chiudersi in un formalismo +dommatico. Esso aiuta le serrate di classe, contrariando +l'entrata d'ogni classe a chi ne sta fuori e l'uscita a chi ci +è dentro. Cane di guardia dello _statu quo_, non morde mai chi +si appaga a quel grado di mediocrità che tutti possono +conseguire, ma si avventa contro i solitarî che lo soverchiano. +Educatrice a qualità discrete, a gentili eleganze ed a virtù +negative, la tema del ridicolo impigrisce l'esercizio delle +attività individuali e frena i movimenti iniziatorî. Perciò i +paesi dove esso più agisce sono spesso retrogradi e sempre +consuetudinarî; e perciò ivi l'eccentricità, cioè l'essere +dissimile dai più, induce sempre un'idea di ridicolo. Ora se +badiamo al procedere della civiltà, noi troviamo che il minor +numero di uomini eccentrici s'incontra nei popoli stazionarî e +il maggiore nei progressivi. L'America informi». + +Originale, libero, pronto ad apprezzare tutto ciò che è nuovo e +vivo e utile, lo spirito americano si distingue ancora per +quella particolare specie di scetticismo che il Giacosa +definisce: «previsione generica di doversi un giorno ricredere +su tutte le cose attualmente credute» e che non è ignota al +pensiero europeo contemporaneo. Però, mentre i discepoli del +Renan e e gli ammiratori di Anatole France sono increduli e +impotenti, l'incredulità degli Americani non attenua «il +consenso e la fede in quanto è oggi tenuto in conto di verità;» +al contrario: «la verità attuale prende nelle loro menti un +carattere di tranquilla certezza e le move a praticarla con +sicura energia. Solo sanno che la verità di oggi non è quella +di ieri e non sarà quella di domani. E quella di ieri fu ieri +una propria e reale verità, ed esercitò tutti i benefici +influssi che esercita la verità, e sarà una verità quella di +domani, quantunque destinata a cedere il posto ad una +successiva. Alle prime questo pare un linguaggio anfibologico, +ma non è indifferente pensare che lo spirito umano proceda per +via di successive verità, piuttosto che di successivi errori. +In sostanza la cosa viene a dire che i concetti di verità e di +errore non sono assoluti, ma relativi; e negli effetti pratici +se ne deduce la conclusione che ognuno deve aver fede nel tempo +in cui vive e prenderlo sul serio ed agire in esso con +sicurezza. Ogni verità, anche se transitoria, è una forza. I +dubbiosi non producono bene, perchè agiscono tepidamente. Chi +crede che l'azione che egli va compiendo corrisponda al vero, +ci spende intorno la massima somma di energia ed opera senza +esitazioni e senza mollezze. D'altra parte il sapere che il +vero non è eterno nè immutabile, rimove il pericolo degli +accecamenti ostinati e dell'intolleranza. E perchè la sicurezza +è rasserenante e giocondatrice, questi spiriti hanno una gaia +contentezza del presente ed una gaia aspettazione del futuro, e +la loro ironia, scevra affatto di amarezza, si esercita tanto a +spese delle fedi immobili, quanto del dubbio permanente». + + +III. + +Ma se all'ammirazione del Loti per la Spagna noi abbiamo potuto +contrapporre quella d'un artista come il Giacosa per l'America, +troviamo un altro scrittore, un sociologo, il Guyot, il quale +se la piglia direttamente coi fautori dei Castigliani in un +libro severo come una requisitoria: l'_Evolution politique et +sociale de l'Espagne_. + +Mentre il Loti loda la vecchia fede castigliana, il Guyot trova +nella superstizione una delle maggiori cause della decadenza +del popolo iberico e della perdita delle sue colonie. La +superstizione si accanì laggiù dapprima contro gli Ebrei ed i +Mori; quando li vinse, li disperse e li uccise credendo di aver +fatto una gran cosa, il paese del quale questi lavoratori +avevano formato la ricchezza si trovò povero ed esangue. In +ogni città conquistata sui Mori un terzo delle terre +apparteneva alla Chiesa. Nel principio del secolo XVII c'erano +nello Stato 120 mila chiese e cappelle, 200 mila preti, 10 mila +conventi popolati da 100 mila frati e monache: mezzo milione di +Spagnuoli appartenevano al clero. A Salamanca quindicimila +studenti non studiavano altro che Aristotile e San Tommaso. +Cervantes morì francescano. E quando non vi furono più Ebrei nè +Mori da perseguitare, l'Inquisizione perseguitò gli stessi +Spagnuoli cristiani. Essa imprigionò gli arcivescovi, vietò i +bagni come costume pagano, si mescolò nelle cose civili sino ad +occuparsi delle riscossioni doganali. In soli trent'anni del +secolo scorso condannò quattordicimila persone e ne bruciò vive +settecentottantadue. + +Nelle colonie, sino ad ieri, il regime clericale era sovrano. +Le Filippine pagavano un tributo di 66 milioni allo Stato, e di +116 milioni ai preti ed ai frati. L'insegnamento, in quelle +isole, era affidato ai domenicani; i quali proibivano la +lettura di _Paolo e Virginia_. Il governatore aveva il titolo +di Vice-Patrono della Chiesa. Per reazione, 25 mila persone si +erano raccolte in 180 logge massoniche; una setta misteriosa, +il Katipunam, si proponeva di scuotere il giogo dei frati e +degli Spagnuoli. Qual era il risultato economico di tale stato +di cose? Era questo: che le Filippine importavano dalla Spagna, +dalla madre patria, il solo tredici per cento, e tutto il resto +dall'Inghilterra e dalle colonie inglesi. + +E in America? Il Messico, Cuba, tutte quante le terre occupate +sul principio dagli Spagnuoli erano popolatissime. I teologi +discussero se gl'Indiani pelli-rosse avevano un'anima, mezza +anima, o niente anima: finirono con l'accordare loro un'anima, +e questa fu la rovina degl'infelici. I Mori e gli Ebrei erano +stati scacciati dalla penisola iberica; gl'indigeni furono +soppressi nelle colonie. Cortes bruciò vivi quelli che gli +opponevano resistenza; Sandoval ne fece incenerire +quattrocentosessanta in una città sola. Las Casas dovette +presentare a Carlo V una memoria sulla _Distruzione delle +Indie_; un concilio se ne occupò, e nel 1543 fu decretata la +protezione degli indigeni. Ma gl'indigeni da proteggere erano +ridotti a ben pochi: un milione di essi erano stati distrutti +nel Perù, a Cuba ne restavano appena quattromila. Quando non ce +ne fu più nessuno, i conquistatori si accorsero di aver fatto +male a uccidere gli schiavi che lavoravano per loro; e allora +cominciarono ad importare i Negri dall'Africa. Nel 1820 la +tratta fu abolita ufficialmente, ma a Cuba continuarono ad +arrivare da 30 a 60 negrieri l'anno. Nel 1885, data +dell'abolizione definitiva, c'erano ancora venticinquemila +schiavi. Anche qui le conseguenze di questo regime furono +disastrose. Nonostante le tariffe combinate a posta per +favorire il commercio della madre patria, nonostante tutti i +monopolî, Cuba mandava alla Ispagna 38 milioni di franchi ogni +anno, e agli Stati Uniti 340 milioni! + +Un tempo, si osserverà, le cose non andarono così. Quando si +pensa che il sole non tramontava mai negli Stati di Carlo V, +quando si pensa che soltanto le colonie perdute dagli Spagnuoli +durante questo nostro secolo si estendevano per sei milioni e +mezzo di chilometri quadrati ed erano popolate da quaranta +milioni di abitanti, si deve pur dire che, decaduta oggi, la +Spagna fu strapotente in altri tempi. Il Guyot nega insino +questa potenza passata. Egli riconosce che i Mori arricchirono +la penisola, ma afferma che la miseria cominciò con la loro +cacciata. Il tesoro pubblico si esaurì; Alfonso X, nel 1261, +coniò monete calanti; il maestro di casa di Errico I non aveva +più credito a Burgos, e non sapeva come fare per nutrire il suo +padrone. Scoperta e conquistata l'America, l'oro rinsangua le +esauste finanze nazionali: si calcola che ne sia entrato in +Ispagna per quattro miliardi, cioè una media di quaranta +milioni all'anno. Ma questo fiume d'oro serve ad alimentare la +politica imperiale nei Paesi Bassi e in Germania; e le derrate +crescono di prezzo, e la vanità e la boria nazionale aumentano, +e con esse l'incapacità a lavorare. Invece d'un benefizio, +quest'oro è una nuova causa di rovina. Filippo II, dopo San +Quintino, non può continuare la guerra per mancanza di denaro: +egli batte moneta in ogni modo, insino annobilendo gli Ebrei +mediante una tassa di cinquemila ducati. Filippo V vende +sessantamila ufficî municipali. Cervantes parla d'una proposta, +secondo la quale ogni Spagnuolo dovrebbe essere obbligato a +digiunare una volta il mese, ed a versare il prodotto di questa +economia nel tesoro reale. Sotto Carlo II le difficoltà sono +senza fine maggiori: vendite di pubblici impieghi, doni imposti +alle città, tasse straordinarie sui ricchi, diminuzione e +soppressione di paghe: tutto serve a far denaro. I banchieri +genovesi ne prestano al 25 e al 40 per cento. Quando il re +muore, il cardinale deve fargli recitare a proprie spese le +messe funebri. L'esercito si compone di ottomila soldati, dei +quali metà sono stranieri; la marina da guerra conta due soli +vascelli in mediocri condizioni. La popolazione della penisola +è ridotta a cinque milioni di abitanti, dei quali la marchesa +di Villars dice che si nutrono «fiutando il sole». + +Il quadro del Guyot ha tinte ancora più fosche. + +Prima delle colonie d'America, la Corona spagnuola aveva +perduto i Paesi Bassi. Secondo Grozio, l'Inquisizione aveva +fatto laggiù centomila vittime. Il duca d'Alba vi portò la +strage, il saccheggio, tutti gli orrori. Appena una parte di +quelle provincie si rende indipendente, tosto prospera, +s'arricchisce, commercia con la Cina e il Giappone; la parte +rimasta alla Spagna si trascina nella miseria finchè non +recupera anch'essa la libertà. + +L'esperienza secolare non giova: Weyler, a Cuba, imita il duca +d'Alba. Secondo i rapporti dello stesso governatore, nella +provincia di Matanzas cinquantamila persone muoiono di fame e +di miseria, centodiecimila in quella di Santa Clara, +centotrentacinquemila in quella dell'Avana, ottantacinquemila +in quella di Pinar del Rio; totale: trecentottantamila. Campos +condanna alla deportazione, dalla quale nessuno ritorna, +duemila Cubani sospetti; Weyler ottomila e quattrocento. + +Fu guerra civile e fratricida quella dei Cubani e degli +Spagnuoli? Ma gli Spagnuoli si sono dilaniati fra loro, nel +loro stesso paese. _Carlisti_ e _Cristini_ hanno combattuto +ferocemente durante mezzo secolo. Cabrera, dopo la battaglia di +Moella, fece sgozzare cinquemila prigionieri. I +«pronunciamenti» dei generali non si contano più: la parola +castigliana è entrata nel patrimonio di tutte le lingue. Riego, +Espartero, Narvaez e i loro compagni e seguaci sono a volta a +volta padroni del paese, sciolgono e convocano le Cortes, +fucilano le persone a centinaia senza giudizio, colmano le +prigioni, vuotano il tesoro, confiscano i beni, incendiano le +città.... + +Se il Guyot rammenta e mette in evidenza tutte queste cose, +egli non è già mosso da eccessiva simpatia per gli Americani. +Quando può, dice la verità anche a costoro. Le finanze +spagnuole sono rovinate; ma le americane non prosperano. Per +mantenere il regime protezionista ed esercitare in grande la +corruzione elettorale, i governanti americani istituiscono le +«pensioni liberali», trovano novecentomila veterani, vedove e +figli di soldati della guerra di secessione; e, venticinque +anni dopo che la guerra è finita, distribuiscono a tutti +costoro le entrate delle dogane, settecento milioni di +pensioni. E per proteggere i proprietarî delle miniere +d'argento, il Tesoro pubblico è costretto a sovraccaricarsi +ogni anno di quattro milioni e mezzo d'oncie del metallo +invilito! E il debito pubblico sale a più di nove miliardi! E +protezionisti a casa loro, questi Americani sfondano, per il +vantaggio che ne sperano, le porte di Cuba tenute serrate dai +protezionisti spagnuoli! + +Nel dire tante amare verità agli ammiratori della Spagna, il +Guyot è mosso pertanto da un altro sentimento: dal timore che +la Francia sia trascinata ad una stessa sorte. Gl'Italiani che +parteggiarono per il popolo iberico non avrebbero dovuto, per +moderare i loro entusiasmi, temere dell'avvenire: sarebbe +bastato che pensassero al passato. Il danno che noi avemmo +dalla dominazione spagnuola fu tanto, che non è ancora cessato. +Ecco un libro che lo denunzia e lo misura: la _Descrizione del +Regno di Napoli_, composta nel 1713 da Paolo Mattia Doria, e +pubblicata, dopo quasi due secoli, da Michelangelo Schipa. Per +mantenere i loro dominî tra noi, gli Spagnuoli corruppero, +inquinarono, pervertirono i nostri costumi: la servitù +materiale, la schiavitù, sarebbe stata preferibile a +quest'opera di dissoluzione sociale. Ma forse essi non intesero +pervertirci, ci comunicarono semplicemente, naturalmente, i +loro difetti e i loro vizî. E se riuscirono a comunicarceli, +bisogna pure riconoscere che vi eravamo predisposti. + + + + +IL GENIO E L'INGEGNO + + +«A quel massimo degli umani intelletti, Paolo Sarpi, +ragionevolmente parve lo straordinario ingegno una prontissima +passività a ricevere e riprodurre in sè anco le minime +impressioni degli oggetti o sensibili o intelligibili, e però +non altro che una straordinaria e male invidiata malattia, la +quale i moderni fisiologi nel moderno linguaggio chiamerebbero +lenta encefalite». + +Queste righe di Pietro Giordani potrebbero trovar posto nei +_Precursori del Lombroso_ del dottor Antonini. Dove il +prosatore piacentino diagnosticava una encefalite lenta, i +filosofi contemporanei vedono, con l'autore dell'_Uomo di +genio_, una nevrosi, una psicosi, una forma di epilessia. Max +Nordau è stato seguace tanto fervente del Lombroso, che ha +esteso la teoria oltre le intenzioni del maestro, sino a +considerare la più gran parte degli ingegni artistici +universalmente ammirati ai nostri giorni come il prodotto di +una degenerazione; e _Degenerazione_ appunto ha intitolato il +libro nel quale ha discusso l'opera del Wagner e del +Baudelaire, del Nietzsche e del Verlaine, del Tolstoi e del +Maeterlinck, dello Zola e dell'Ibsen, non già da critico, ma da +clinico; e da clinico non pietoso e neppure sereno, ma +sgraziato e furioso contro i pazienti. Ora egli mette fuori un +volumetto sulla _Psico-fisiologia del genio e dell'ingegno_, +dove il lettore si fermerà stupito a questo passo: «Se io non +dico nulla sulle cause che producono il genio, perchè sono +ancora ignote, dirò qualche parola sulle relazioni del genio +con la pazzia. Altri ha voluto assimilare le due cose. Per un +gran numero di alienisti il genio è una nevrosi. Il mio +illustre maestro Lombroso è più preciso: il genio è una forma +di epilessia; dunque sempre patologico, dunque sempre +degenerato. Io credo che questo sia un errore...». + +È proprio Max Nordau quello che scrive così? Abbiamo in mano un +libro dell'autore di _Degenerazione_, o non piuttosto quella +_Fisiologia del Genio_ dove Giovanni Gallerani ha sottilmente +confutato le affermazioni del Lombroso e della sua scuola +intorno alla natura patologica delle menti sovrane? + +Le parole citate sono proprio del Nordau. E se il caso d'un +discepolo ribelle al maestro è sempre notevole, tanto più +notevole è questo, quanto che si riferisce ad una quistione +palpitante, come si dice, di attualità. + + +I. + +Veramente il Nordau non crede di essersi ribellato al Lombroso, +ed è sicuro di essere rimasto d'accordo con sè stesso. Egli +distingue i genî autentici da quelli che ne usurpano il nome ed +il posto; e dice che, mentre il genio falso è certamente +degenerato, il vero genio non è insano; può talvolta patire +gravi disordini cerebrali, ma non già perchè nativamente +infermo, bensì come scotto della rara potenza dei suoi organi. +Lo scrittore crede pertanto di non lasciarsi cogliere in +contraddizione: se nel suo primo libro diede nominatamente +dell'idiota e del mentecatto a tanti ingegni novatori, ora li +mette tutti in un fascio, biasimando che si chiami genio +«l'imbecille estatico che si atteggia a profeta o ad artista e +che sbalordisce con la sua assurda stravaganza la parte più +disgustosa dell'esercito dei filistei: gli _snobs +estetizzanti..._». + +Ma il tentativo del Nordau per evitare la contraddizione non è +riuscito. Lasciamo per un momento da parte la distinzione fra +genî autentici e pseudo-genî, fra genî di primo e di ultimo +ordine: consideriamo il genio cui il Nordau concede di +chiamarsi tale. Come il Gallerani, egli dice che la potenza di +questo spirito straordinario, non solo non dipende da una +lesione, da una infermità, ma è anzi l'effetto della +perfezione, organica. Note anatomiche speciali egli nega al +semplice ingegno; negli uomini d'ingegno non si troverebbe un +sostrato organico particolare, uno sviluppo tutto proprio dei +centri nervosi. Ogni uomo normalmente costituito può quindi +essere uomo d'ingegno e riuscire ottimamente in una disciplina +qualunque. Portando alle ultime conseguenze questo suo +concetto, il Nordau afferma che l'ingegno non esiste, o almeno +che con questo nome non bisogna intendere nulla di specifico: +le persone che emergono in una determinata scienza o arte +debbono questo risultato non ad una speciale qualità del loro +cervello, ma al caso, cioè alle circostanze esteriori per forza +delle quali furono spinte a coltivare quella scienza o +quell'arte, e all'«applicazione», cioè alla severità, +all'assiduità, alla coscienza con la quale la coltivarono. + +Tale modo di vedere non persuaderà molti; già il Sighele ha +dichiarato che, senza la sua grande ammirazione per il Nordau, +questa proposizione dello scrittore tedesco lo farebbe +sorridere. Lo scrittore italiano giustamente osserva come tra +due fanciulli posti nelle identiche condizioni, educati allo +stesso modo, mandati a frequentare la stessa scuola, +appariscano attitudini, vocazioni, tendenze diverse ed opposte: +il fatto si ripete ogni giorno sotto i nostri occhi, e non si +può spiegare senza ammettere quelle doti innate, quelle +capacità originarie che il Nordau disconosce. La vocazione per +una determinata attività è il più delle volte, a suo giudizio, +una cosa tutta negativa; in altre parole: un giovane si mette a +studiare, per esempio, la matematica, non già perchè si senta +chiamato alla scienza, ma perchè è negato all'arte. Ora queste +repugnanze, che sarebbero l'origine delle vocazioni, il Nordau +le spiega con una deficienza organica, con una mancanza di +sviluppo. Per non voler concedere un sostrato organico alle +attitudini, egli lo ammette nelle inattitudini. È lecito +dubitare dell'utilità di questa sostituzione e credere che +sarebbe stato più semplice assegnare un fondamento anatomico +alle capacità. + +Negate le naturali qualità dell'ingegno, egli le riconosce nel +genio, ed afferma che l'uomo di genio differisce dall'uomo +normale per uno speciale sviluppo di due centri cerebrali: i +centri del giudizio e della volontà. Ma dove siano e come siano +fatti questi centri, egli non dice e non può dire, perchè +ancora nessuno li ha visti. «Quali sono», gioverà riferire le +sue stesse parole, «questi centri, non sappiamo ancora +esattamente; ma col tempo saranno scoperti». Siamo dunque nel +campo della pura ipotesi; e certo, data l'angustia dello +spirito umano paragonatamente alla formidabile e paurosa +grandezza dei problemi che gli sono proposti, l'ipotesi non è +uno strumento da disprezzare; ma, prendendo le mosse da +semplici supposizioni, il Nordau arriva a conclusioni troppo +assolute e veramente discordi. La sua massima argomentazione +contro il principio lombrosiano della patologia del genio è la +seguente: asserito dapprima che il genio è evolutivo, egli +stesso comincia a dubitarne, e presume soltanto che consista +nella prima comparsa, in un singolo individuo, di funzioni +nuove e perciò di tessuti nuovi, o almeno straordinariamente +modificati, i quali diverranno «forse» tipici nella intera +razza; quindi chiede: «Ora c'è esempio che una neoplasia +patologica sia evolutiva?» Egli ha già dimenticato il «forse» +di due righe prima, ha preso per un fatto comprovato ciò che è +e che egli stesso riconosce essere una mera ipotesi. E lasciamo +anche andare che, mentre nelle operazioni del genio assegna una +parte minima al caso, vuole poi che questo caso sia arbitro dei +destini dell'ingegno; e lasciamo anche andare che, dopo aver +fatto dipendere l'ingegno, oltre che dal caso, anche +dall'«applicazione», la quale non è altro che volontà, sostiene +poi che solo nel genio il centro della volontà è +straordinariamente sviluppato, mentre nell'ingegno resta +assolutamente eguale a quello di tutti gli uomini normali. + +Si dovrà pertanto affermare quel che il Nordau nega, cioè che +il genio e l'ingegno differiscono in _quantità_, non mai in +_qualità_? La conclusione non è questa. Tra la costituzione +fisiopsicologica dell'uomo comune e dell'uomo d'ingegno, di un +qualunque militare, per esempio, e di un buon condottiere, non +è possibile che non vi sia differenza alcuna, nè di qualità, nè +di quantità; si potrà tutt'al più concedere che la differenza +sia soltanto di quantità; ma quella che passa tra un buon +condottiere e Napoleone è senza fine maggiore, così profonda e +radicale, che Napoleone, l'uomo di genio, pare veramente +d'un'altra tempra. Il concetto lombrosiano secondo il quale la +diversità consisterebbe in una anomalia, ha fautori convinti ed +avversarî vivaci: certo è però che il Nordau, dopo averlo +seguito, lo nega senza suggerirne uno più soddisfacente. + + +II + +Ora, come si spiega il mutamento dello scrittore tedesco? + +Questa teoria lombrosiana ha suscitato, specialmente negli +ultimi tempi, vivaci opposizioni; ma esse procedono da ragioni +che non possono essere quelle del Nordau. Ha principalmente +nociuto al concetto del Lombroso l'abuso che se n'è fatto. +Molti studiosi che lo condividono, e lo stesso maestro che lo +ha formulato, ne hanno cercato e addotto nuove prove; ma le +prove, certune almeno, si sono ritorte contro di esso. + +Per esempio: Cesare Beccaria avrebbe patito di megalomania, +perchè, come scrive il Verri, «quando è lodato è pazzo di +vanità, ha dello spirito, è brillante. Fate che si cominci a +trascurarlo, ch'egli per lo stesso principio vi abbandona e +mette la coda in mezzo alle gambe come un bambino». Ma ciò +accade non soltanto al Beccaria, sibbene a tutti i filosofi e +ad ogni semplice mortale: la lode solletica e la trascuraggine +umilia. È questo un sintomo patologico, o non piuttosto il +giuoco naturale delle passioni, la legge eterna dell'umana +natura? Il grado, l'intensità di questa reazione potrebbe +dimostrarne la gravità, il carattere morboso; ma noi non +possiamo misurare le reazioni avvenute in chi non è più, sulla +fede di ciò che ne scrisse un amico, il quale per suo proprio +conto obbediva alla stessa legge delle stesse passioni. La +megalomania, da un'altra parte, pare che dovrebbe essere quella +di chi ha un concetto di sè troppo grande e sproporzionato alle +reali sue qualità; quindi il genio non potrebbe essere, per +definizione, megalomane. E, per considerare un altro caso, +tutte le volte che l'uomo si propone il problema metafisico, +l'ignoranza e il dubbio lo inquietano e turbano: questo è un +effetto naturale, non già follia. Tanto più che, dove manca il +dubbio, dove si trova una fede cieca, la scuola antropologica +vede un'altra follia, una monomania. In tutti questi casi, e +negli altri simili, volendo trovare le prove morali della +degenerazione e della pazzia, bisognerebbe procedere con somma +prudenza; perchè i giudizî sui fatti morali sono molto +difficili, e discutibili, e discussi; e perchè, adducendo tutte +le passioni e tutti i sentimenti come altrettante prove di +pazzia, si potrebbe estendere il giudizio e considerare, +secondo ha fatto un certo grossolano buon senso, tutto quanto +il mondo una gabbia di matti, e per conseguenza non trovare in +nessun luogo l'uomo sano o, come si dice, normale. Quindi, +lasciate da parte le prove mal sicure, bisognerebbe cercare le +valide e innegabili; invece, l'accumulazione delle prove dubbie +dà argomento di critica agli oppositori. + +Ma questa non può essere la ragione del mutamento del Nordau. +Perchè, non solamente egli non s'inquieta dell'ambiguità delle +prove; ma, al contrario, non ha proceduto, nella sua +_Degenerazione_, se non per via di interpretazioni abusive, di +esagerazioni arbitrarie, di deduzioni temerarie. + +Un'altra ragione per la quale l'affermazione della nevrosi del +genio dispiace e suscita opposizione è relativa all'importanza +pratica della nuova teoria. Vi sono molti che la condividono, +che la credono ormai innegabilmente dimostrata. Ma questi, pure +riconoscendo che l'insistenza dei suoi propugnatori è +legittimata dagli attacchi degli avversarî, pensano che le +prove dubbie possano essere accettate ed accumulate per eccesso +di zelo, e ne domandano naturalmente il perchè. La verità è +sempre amabile in sè stessa, anche quando non è feconda di +conseguenze utili, di pratici adattamenti; ma naturalmente, +umanamente, il maggior zelo si rivolge alla difesa delle verità +utili; ora, quando si sarà dimostrato a tutti, e insegnato +anche nelle scuole, che i genî sono alienati e degenerati, qual +è la conseguenza pratica e dov'è l'utilità? Si metteranno al +manicomio, o si sopprimeranno, come a Sparta i deboli e +contraffatti? No, certamente. Si cureranno le malattie delle +quali sono infermi? Neanche, se le malattie sono lo scotto e la +condizione del genio, se sono lo stesso genio. Allora, che cosa +si farà? Niente, o ben poco. I genî non saranno soltanto +ammirati, ma anche compatiti; non soltanto lodati per la loro +grandezza, ma anche biasimati per le debolezze e gli errori; la +qual cosa, in verità, si è fatta sempre. Alcuni, tuttavia, +combattono la teoria del Lombroso perchè temono precisamente +che sia diretta, o possa portare a comprimere, a deprimere i +sentimenti d'ammirazione che il genio eccita nella mediocre e +infima umanità, e a scemarne l'importanza sociale. E ciò che +dice, per esempio, il Roncoroni, potrebbe avvalorare il timore. +Questo studioso, che il Lombroso cita a titolo di lode, afferma +che il genio, il genio quale si è manifestato finora, «non è la +più elevata espressione della specie. Infatti, in esso si trova +un grande sviluppo di alcuni elementi psichici che, per quanto +elevatissimi, non sono, per le necessità del consorzio civile, +e conseguentemente per il progresso della specie, così +necessarî come quegli elementi, filogeneticamente più evoluti, +che in lui vediamo alterati». Ciò significa che la grandezza +del genio è poco importante, è poco utile, mentre utilissime e +importantissime sono le qualità che a lui mancano? La +proposizione sarebbe innegabile se tutti i genî fossero grandi +per un verso e deficienti per un altro; ma non pare che le cose +stiano a questo modo; perchè noi vediamo, a cagion d'esempio, +un genio grandissimo per i sentimenti egoisti, come Napoleone, +e un altro grandissimo nel senso diametralmente opposto, come +Francesco da Assisi; la stessa opposizione vediamo tra il genio +filosofico del Nietzsche e quello del Tolstoi; vediamo ancora +altri genî grandi per la forza della fede, ed altri per la +forza del dubbio, e via discorrendo. E se le buone qualità sono +scontate dalle cattive, se le qualità buone non sono buone del +tutto, e viceversa, i benefici effetti del genio compenseranno +i perniciosi; i genî non saranno considerati nè come +indispensabili nè come inutili al procedere dell'umanità; e +quella del compenso e dell'equilibrio parrà veramente una delle +maggiori leggi al mondo. + +Ora, per tornare al Nordau, qui pare che sia propriamente +l'origine del suo dissidio con la scuola italiana. Tutta la sua +ipotesi dello sviluppo speciale di speciali centri nervosi +tende a stabilire una gerarchia dei genî, e delle facoltà dalle +quali dipendono, gerarchia in forza della quale la sensibilità +e il sentimento sarebbero inferiori al raziocinio ed alla +volontà. Le produzioni artistiche lo fanno sorridere perchè, +derivando soltanto da una speciale potenza sensoria e +sentimentale, eccitano commozioni, ma non suggeriscono +pensieri. Volentieri egli ripeterebbe con un antico matematico +al finire di una sinfonia: _Qu'est-ce que cela prouve?_ Nulla, +evidentemente: la Nona Sinfonia non prova nulla, ma il Binomio +di Newton non fa nulla provare. Tuttavia tale distinzione non +dev'essere tanto radicale, se è vero ciò che alcuni matematici +moderni vengono affermando e che il visconte d'Adhémar ha +ultimamente esposto in uno studio pubblicato nella _Revue des +deux mondes_. Questi matematici, adunque, sostengono che con i +loro lavori non pensano tanto di raggiungere certi risultati +positivi, quanto di procurarsi una commozione estetica; e la +geometria e l'algebra e tutte le scienze esatte non sarebbero +soltanto fonti di un godimento artistico, ma anche supreme +forme dell'arte. Se questo agguagliamento della scienza +all'arte si deve giudicare effetto di una esagerazione, non +meno esagerato in senso contrario è il concetto del Nordau, +secondo il quale fra arte e scienza c'è un abisso, e tutto il +credito è da accordare alla scienza e l'arte ha un valore +infimo. Un pianista come Listz è per lui altrettanto geniale +quanto un perfetto ballerino: in entrambi l'eccellenza dipende +dallo sviluppo dei centri di coordinazione dei movimenti. Il +solo senso del colore produce un Mackart, cioè un uomo che sa +combinare abilmente le tinte piacevoli come le sanno combinare +il clamidodera, il ptilonorinco ed altri uccelli australiani +costruttori di pergole multicolori. Un Beethoven o un Raffaello +egli concede che si distinguano dai cani ammaestrati: ma +saranno da considerare come veri genî? No. «Se il genio è +giudizio e volontà a un grado di perfezione straordinario, che +cosa farò dei genî emozionali, dei poeti e degli artisti? Ho +ancora il diritto di ammettere che i poeti e gli artisti +possano essere genî? Ebbene: questo diritto mi pare per lo meno +contestabile...». I genî di prim'ordine, i soli veramente degni +del nome sono i grandi capitani, i grandi legislatori, i grandi +ordinatori degli Stati: con la massima lucidità di giudizio +essi hanno una volontà talmente forte da sottoporre e +disciplinare tutti gli altri uomini. Poi vengono i grandi +inventori e scopritori, nei quali la volontà è meno geniale, +perchè non lotta contro le vive forze dei simili, ma contro le +resistenze passive della natura. In terzo luogo vengono i genî +di solo giudizio, senza corrispondente sviluppo della volontà, +cioè i pensatori, i filosofi. Finalmente, nella quarta +categoria, quasi come una concessione, il Nordau comprende i +poeti e gli artisti. «Questa gerarchia è la sola naturale, +perchè poggiata su basi organiche», perchè determinata «dalla +dignità dei tessuti e degli organi»; in altre parole: perchè le +facoltà del giudizio e della volizione che formano i genî delle +tre prime classi sono facoltà esclusivamente umane, senza +riscontro nell'inferiore mondo dei bruti; mentre i genî di +quarto ordine, i poeti e gli artisti, riconoscono la loro +eccellenza dalle facoltà sensitive, le quali non sono del tutto +nostre, ma comuni a noi ed agli animali. + +Ora, prima di ogni altra cosa, un evoluzionista come il Nordau +si vanta di essere può sostenere senza contraddizione che il +giudizio e la volontà appartengano esclusivamente all'uomo, che +siano apparsi in lui di punto in bianco, che non si riscontrino +in grado embrionale, rudimentale, infinitamente piccolo anche +nei bruti? Vuol egli mettere da parte tutta una scienza, la +psicologia comparata? Certo, la distanza tra le facoltà mentali +degli uomini e quelle dei bruti è enorme; ma altrettanto enorme +è la distanza dalle facoltà sensitive e sentimentali nostre a +quelle degli animali. Nessuno ancora ha visto un animale +piangere o ridere; e l'artista che eccita in noi questi moti +non li eccita automaticamente; anch'egli si serve del giudizio +e della volontà. Certo le capacità si diversificano, si +sviluppano variamente e si specificano in un senso o +nell'altro; non abbiamo bisogno di ripetere ciò che già dicemmo +ragionando dei rapporti della scienza e dell'arte; ma, perchè +esse sono distinte, diremo che l'artista non ha nessuna delle +facoltà umane dello scienziato, e viceversa; mentre sappiamo +che sapienti e poeti furono un tempo, da Empedocle a Leonardo, +e possono ancora essere, sebbene troppo raramente, un genio +solo? Diremo, col Nordau, che il genio artistico «non è altro +che un organetto» capace solo di ripetere meccanicamente certi +pezzi di musica, mentre il genio scientifico crea liberamente? +Dice egli sul serio quando afferma che il genio scientifico, +filosofico, politico è «affrancato» dalle commozioni, dai +sentimenti? Dove sono queste separazioni così profonde tra +uomini ed uomini? Non sarà creazione, se il Nordau non vuole, +quella del poeta; ma allora chi al mondo ha creato mai nulla? +C'è qualcosa di nuovo sotto il sole? La creazione, se questa +parola si può adoperare, non è tanto degli ordinatori di +popoli, quanto degli speculatori di dottrine, quanto dei +trovatori di immagini? + +La classificazione dei genî non si deve pertanto fondare sulla +«dignità» dei loro diversi attributi, i quali sono tutti degni +egualmente; potrà solo dipendere dall'utilità delle loro opere. +Un legislatore sarà maggiormente venerato che un filosofo, +perchè l'opera sua maggiormente importa alla maggior parte +degli uomini; uno scienziato avrà più lodi che un artista, +perchè le sue scoperte sono più feconde di risultati positivi. +Ma l'artista non lavora proprio ad altro che a procurarci un +momento di piacere? Non può anch'egli parlare al nostro +giudizio? E dato pure che non produca null'altro che sensazioni +piacevoli, queste sono del tutto sterili e senza importanza +notevole? La poesia non ha la sua utilità nella vita; non è, a +giudizio di tanta parte del genere umano, ciò che le dà sapore +e prezzo? Dice il Nordau: «Se in una tribù di Pelli Rosse +sorgesse un Descartes o un Newton, sarebbe considerato come un +membro inutile all'orda: ogni fortunato cacciatore d'orsi, ogni +guerriero che porti già le cuti di molti cranî di nemici alla +cintura, gli sarà anteposto». Certamente; ma questo esempio ha +un significato contrario a quello che il Nordau gli vuole +attribuire. In mezzo a Pelli Rosse non sorgono e naturalmente +non possono sorgere altro che cacciatori e guerrieri; lo stesso +autore ha bene osservato che in una città abitata tutta quanta +da ciechi un solo veggente chiederebbe invano che si +illuminassero di sera le vie. Ora, se le strade sono illuminate +in tutte le città del mondo, ciò accade perchè la gente non è +cieca; e se gli artisti che il Nordau tratta con tanta +irriverenza sono apprezzati ed amati, ciò accade precisamente +perchè la gente è capace d'intenderli. Essi non ci sono già +piovuti dalla luna; escono anzi dalle vive viscere di questa +nostra società dove non usa più portare alla cintura il cuoio +capelluto dei nemici uccisi in guerra, ma si provano nuovi +bisogni morali che chiedono urgentemente di essere appagati. E +se lo stesso Nordau riconosce che soltanto per un ricordo dei +tempi selvaggi e barbari si accorda anche oggi «il posto +supremo al soldato», come poi vuole che Alessandro e Cesare e +Bonaparte siano da chiamare genî più alti, più puri, più +esclusivamente umani di Platone, di Dante, di Shakespeare? Non +si potrebbe sostenere con fortuna precisamente l'opposto? + +E la stessa idea di questa classificazione, di questa +gerarchia, non è poco felice? Se il paragone non fosse, come +dice il motto, odioso, non sarebbe inutile? Quando avremo +dimostrato che Washington vale più di Vittor Hugo, forse non +leggeremo più la _Leggenda dei Secoli_, o dovremo mettere la +statua del suo autore sopra un piedistallo dieci centimetri più +basso? E se, per confessione del Nordau, i filosofi +dell'avvenire non stimeranno le dottrine del Darwin «più di +quanto noi stimiamo oggi le teorie filosofiche di Parmenide o +d'Aristotile», se il tempo distrugge le leggi come i quadri, le +statue come i regni, le dottrine come gli edifizî, se tutte le +cose umane sono egualmente caduche, perchè queste distinzioni? + +Ma io dimentico che uno dei libri più singolari di Max Nordau +porta un titolo molto significante. Si chiama _Paradossi_, e da +quanto pare non è ancora finito. + + + + +CRITICA E CREAZIONE + + +Nemico dell'arte, Max Nordau non si contenta di fare il +critico, il sociologo, il filosofo, il polemista; egli fa anche +l'artista. Il caso è ancora più notevole che dapprima non +paresse. + +Dei suoi romanzi di un tempo non mette conto parlare; bisogna +invece leggere l'ultimo, quello che egli ha pubblicato dopo la +_Degenerazione_ e la _Psico-fisiologia del genio_, cioè dopo i +libri dove ha peggio trattato gli artisti e la stessa arte. + + +I. + +Il nuovo romanzo di Max Nordau, che nella traduzione italiana +s'intitola _Battaglia di Parassiti_, porta nell'originale +tedesco il titolo di _Drohnenschlacht_, che vorrebbe più +precisamente significare battaglia di fuchi, e alluderebbe ai +maschi delle api, i quali sono uccisi quando la loro funzione è +compita. Uno dei principali personaggi, Augusta Hausblum, +chiarisce questa allusione. Rovinata da un giovanotto +scapestrato quando era una modesta e zelante istitutrice, +spinta al suicidio, salvata contro sua voglia, caduta +nell'abbiezione, ella si è lasciata sposare da un vecchio +banchiere straricco, il barone Agostini; in questa nuova +situazione dichiara all'avventuriero Henneberg: «L'uomo ha +voluto perdermi: gli renderò la pariglia. Sono rimasta già +troppo a lungo operaia. Ora voglio diventare regina, e i fuchi +debbono lavorare e morire per me». + +Pare così che il Nordau abbia voluto discutere nel suo libro la +quistione sessuale, il problema dell'amore, la dottrina del +femminismo. Questa medesima baronessa Agostini dice alla +giovanetta Elsa Koppel, anima d'artista, essere una strana +aberrazione nelle donne il correre dietro alla gloria. «Ella +non conosce ancora l'ufficio della donna, nè segnatamente i +suoi diritti. Tendere alla gloria, signorina, equivale a voler +piacere agl'indifferenti. Ora bisogna fare il contrario. +Gl'indifferenti debbono affaticarsi per piacere a noi. Noi non +concorriamo alle corone, le dispensiamo altrui. Nel torneo +della vita non siamo i giostranti, siamo i giudici del campo +sotto il baldacchino di velluto. Gli uomini debbono sudare per +essere lodati da noi. Noi li eccitiamo a farsi animo e a +dimostrare il meglio che sia in loro. Qualche volta veramente +anche il peggio. Ma ciò dipende in molte guise da noi. Se non +li spronassimo continuamente, gli uomini poltrirebbero e +diventerebbero brutti e sudici animali, buoni solo a +rimpinzarsi, a fumare e ad accopparsi l'un l'altro». + +Se questa è veramente la tesi che il romanziere ha voluto +studiare, bisogna dire che l'ha smarrita per via, oppure che ne +ha derivato conclusioni molto diverse dalle previste; perchè +nella sua battaglia di fuchi non periscono i fuchi soltanto, ma +la stessa regina; e peggio ancora, lo scopo della lotta, la +conservazione della specie, la continuazione della vita, non è +ottenuto. + +Henneberg ha incontrato Augusta quando costei era ridotta a +vivere vendendosi, e con lei ha passato qualche settimana +piacevolmente nelle isole Hyères. La disgraziata, dopo il primo +tentativo di suicidio, ne medita un secondo; ma, confortata +dall'affetto che Henneberg le dimostra, si riaffeziona alla +vita, e spera che egli la redima, sposandola. Henneberg ricusa. +Il barone Agostini le offre invece il proprio nome. Ella +accetta. Diventata baronessa Agostini, rientrata nella legge, +restituita all'onor civile, amata cecamente dal vecchio marito, +ella intende serbarglisi fedele. E come Henneberg, al +contrario, pretende riaverla, ella gli resiste strenuamente. +Allora quest'uomo che non ha voluto sposarla quando era libera, +aspetta che il vecchio Agostini muoia per sposarla da +vedova!... Frattanto specula alla Borsa, mette su banche, +società, sindacati, per far denaro, per mantenere un lusso +smodato, per assicurare una gran sostanza alla donna che +aspetta di far sua. Il barone Agostini è associato alle sue +imprese. La fortuna sorride lungamente agli speculatori; un +brutto giorno le cose cominciano ad andar male e rapidamente +precipitano. Agostini, quando si vede ridotto sul lastrico, +minacciato della prigione, d'un processo infamante, si uccide. +Henneberg corre da Augusta e le propone di fuggire con lui: +egli vuol mettersi al sicuro per evitare le responsabilità del +fallimento, lasciando cadere nel baratro quanti hanno avuto +fiducia in lui, i suoi socî, i suoi azionisti, i suoi amici. La +baronessa, misurando a un tratto la viltà di quest'uomo, lo +discaccia. Egli si prepara a fuggir solo; ma, vinto, +accasciato, perduto, si uccide anch'egli. E Augusta impazzisce. + +Qual è la moralità della favola? Agostini si è portato con +Augusta da galantuomo: l'ha desiderata, l'ha sposata, l'ha +riscattata, ha lavorato per lei. E quando non le può dare la +ricchezza e l'onoratezza del nome, preferisce sparire. Che la +donna salvata e redenta cagioni la rovina del suo redentore non +pare una conclusione molto morale. Agostini ha il torto dì +essersi unito con una donna molto più giovane di lui. Max +Nordau ha voluto forse dimostrare che i vecchi non debbono +prender moglie, o non la debbono prendere troppo giovane?... Un +altro torto di Agostini consiste nell'avere intrapreso +speculazioni non troppo chiare: vuole forse l'autore +dimostrarci che la farina del diavolo se ne va tutta in +crusca?... Queste conclusioni sono bensì morali, ma non +riescono molto nuove. + +Henneberg, per conto suo, ha ottenuto i favori di Augusta +quando costei li accordava facilmente. La sua funzione di fuco +è stata esercitata. Egli potrebbe avere gran torto +nell'ostinarsi a riottenere questa donna proprio quando, dopo +averla rifiutata come moglie e spinta ad accettare un altro +partito, ragionevolmente e doverosamente ella non vuol più +saperne di lui. Nondimeno, dopo il suicidio di Agostini, egli +la otterrebbe, se non rivelasse troppo brutalmente la bruttezza +dell'animo suo. Ella ne è naturalmente nauseata. Ma lo +sciagurato paga con la morte le sue brutture; dimostra, +morendo, di non essere tutto orribile come pareva. E la donna +che voleva esercitare una specie di potere sovrano, che voleva +essere come la regina dell'alveare, quando vede morire uno dopo +l'altro questi due uomini, questi due fuchi, non ammette più +che dovessero morire, non riconosce nella catastrofe il +compimento della legge alla quale si appoggiava e della quale +si faceva banditrice; ma perde la ragione, come al quarto atto +di un melodramma. Allora dove se ne va il concetto della +battaglia degli uomini per l'amore, per l'acquisto della donna, +per la continuazione della specie? Agostini e Henneberg lottano +e muoiono per niente. Augusta, che voleva fare la forte, che +voleva sostenere l'impassibilità e la supremazia del suo sesso, +è vinta a sua volta. + +Qual è dunque il significato, il perchè di tutte queste cose? + + +II. + +Nel romanzo del Nordau non il solo amore è lo scopo della +lotta; ma anche, e principalmente, il denaro. Parassiti non +sono soltanto i fuchi, gli amanti, ma anche gli speculatori, i +giocatori in Borsa, gli adoratori della faccia di Mammone. +Henneberg e Agostini hanno intorno una folla avida, cupida, +rapace. Anche le brave persone sono invase dalla febbre +dell'oro. Koppel, ottimo insegnante, integerrimo padre di +famiglia, smentisce tutta una tranquilla vita di lavoro, +tradisce i principî socialisti un tempo professati, per +buttarsi a capo fitto nella speculazione. Ed all'amico +Henneberg che gli rimprovera il voltafaccia, che lo accusa di +essersi messo dalla parte di quelli che prima giudicava +parassiti, risponde: «Valersi ai propri fini della folla senza +nome non mi pare una definizione molto calzante del +parassitismo.» Gioca pertanto sui titoli russi, sulle azioni +del Mercurio: una grande impresa nella quale è mescolata +un'infinità di gente: il generale Zagal, il conte di Beira, il +Kohn, avventurieri scaltri, poveri illusi che sognano e quasi +raggiungono la fortuna, ma che un triste giorno, alla +catastrofe della Società, si trovano con un pugno di mosche in +mano, pieni di debiti, con l'usciere e i gendarmi alle costole. + +Ora chiunque legge queste pagine ricorda necessariamente un +altro gran romanzo straniero: l'_Argent_ di Emilio Zola. Certo +non si può dire che la favola messa insieme dal Nordau o i +personaggi da lui presentati somiglino alla favola ed ai +personaggi del romanzo francese--quantunque un'attenta analisi +potrebbe scoprire certe affinità. Per esempio: tanto nella +_Battaglia di Parassiti_ come nell'_Argent_ assistiamo al +rapido crescere ed al precipitare di una grande impresa +bancaria; come si uccide Agostini nella _Battaglia_, si uccide +il povero Mazaud nell'_Argent_; lo Zola ha contrapposto ai +loschi affaristi la figura di Sigismondo, il sognatore di una +nuova êra liberata dalla nefanda guerra per il lucro, e Max +Nordau contrappone ai proprî imbroglioni la figura di Klein, +una specie di filosofo, di stoico, che muore, come Sigismondo, +architettando certe sue teorie incomprensibili ai più. Ma, +ripeto, nonostante questi punti di confronto, favola e +personaggi sono, nei due romanzi, diversi. L'argomento, invece, +la tesi, il fenomeno sociale studiato è lo stesso. Ora il +paragone tra le due opere è inevitabile. Se pure il Nordau non +si fosse mai occupato dello Zola, si potrebbe anche giudicare +il suo libro senza far paragoni, senza dar peso alla identità +dei due argomenti. Noi potremmo credere che lo scrittore +tedesco ignorasse il romanzo parigino; potremmo ammettere che, +conoscendolo, abbia voluto riprenderne il soggetto, per quella +libertà che ha lo scrittore di scegliere i soggetti che più gli +piacciono, non importa se trattati bene o male da altri. Ma non +ha il Nordau espresso un giudizio intorno allo Zola? Non ha +egli dato a questo scrittore del degenerato e del mentecatto? +Non ha detto che l'arte sua è la negazione della verità, della +verisimiglianza, della naturalezza? Non ne ha enumerati ad uno +ad uno tutti i difetti? Non ne ha disconosciuti tutti i pregi? +Allora è naturale, è necessario che la critica e il pubblico +domandino:--O vediamo un poco che cosa ha saputo fare il +Nordau, sano ed accorto, equilibrato e prudente, abile ed +oculato, al posto di quel povero Zola, matto, incosciente e +mediocrissimo!... + + +III. + +La _Battaglia di parassiti_, così com'è, può piacere. Non vi +mancano le osservazioni sottili ed acute, vi si trovano alcuni +caratteri bene studiati, una certa logica nello svolgersi degli +avvenimenti, qualche felice nota umoristica--come quella dei +banchieri Zeil, ebrei che prestano denaro al Papa, e degli +Agostini, cattolici che aiutano il Gran Turco. Ma quando si +paragona il romanzo del Nordau a quello dello Zola, tutt'altro +è il giudizio: l'opera dello scrittore tedesco appare povera e +scolorita. Tra Saccard e Gundermann, nell'_Argent_, si combatte +una battaglia veramente epica: quei due tipi hanno un rilievo +straordinario, sono di statura gigantesca. Intorno a loro +formicola tutto un mondo, una umanità piena di vita, +indimenticabile. Chi ha scordato Busch, il sozzo affarista +riscattato dal cieco amore che porta al fratello, a quel povero +tisico che muore sognando una società rigenerata, in quella +stessa casa dove si ordiscono i più immondi ricatti? Chi ha +scordato quella Méchain che va attorno col sacco pieno di +polizze scadute, di cambiali protestate, di titoli avariati, e +che raccatta per pochi soldi un mucchio di azioni della Banca +Universale, una sola delle quali valeva un tempo più di tremila +lire? E i due sposini Jordan, poveri e sereni e felici, immuni +dal contagio in mezzo a tanti dannati, a tante vittime della +cupidigia? E l'ingenuo e illuso ingegnere Hamelin; e sua +sorella, la povera signora Carolina; e la folle baronessa +Sandorff, e le disgraziate contesse di Beauvilliers, e le +povere orfanelle cui è stato insegnato a pregare il buon Dio +perchè aiuti il signor Saccard, e che continuano a recitare +l'innocente preghiera dopo che lo sciagurato ha rovinato mezza +Parigi; e l'accecato Dejoie, che perde per lui i denari e la +figlia, e nondimeno crede ancora in lui e prega il giudice di +liberarlo per potergli affidare una seconda volta la fortuna, +la vita e l'onore?... + +Questo non è il luogo di giudicare l'opera di Emilio Zola, di +additarne le esagerazioni e i difetti; ma con tutti i suoi +difetti e le sue esagerazioni non mette egli in piedi creature +di carne e ossa, non le anima d'un soffio possente, non rende +il colore, il calore, il movimento della vita? Max Nordau gli +rimprovera la mancanza di proporzione, l'accumulazione di +troppi fatti; dice che i suoi romanzi sono, perciò, +«mostruosamente e visibilmente falsi». Soggiunge che «egli +esercita continuamente, nel modo più esteso ed intenso, +quell'antropomorfismo e simbolismo atavistici che sono +conseguenza di una mente non sviluppata, o misticamente +confusa, naturale nei selvaggi, mentre nei degenerati di tutte +le categorie costituisce una forma retrograda +dell'intelletto... Egli vede qualunque fenomeno +straordinariamente ingrandito, misteriosamente minaccioso, +ributtantemente sfigurato.... La critica, senza comprendere +l'importanza psichiatrica di tale carattere, ha già da lungo +tempo rilevato che in qualunque romanzo di Zola predomina un +fatto, sotto forma di idea incoercibile, formante il perno +dell'opera, e influente come simbolo terribile sulla vita e +sulle azioni dei personaggi...» Queste osservazioni sono giuste +in parte, e si adattano specialmente all'_Argent_ Ma il giorno +che Max Nordau ha ripreso il tema dello Zola, che altro ha +fatto se non seguirne l'esempio? In questa _Battaglia_ non è +accumulata una gran quantità di osservazioni, di casi, di +episodî relativi alla febbre del denaro? La Borsa, il Giuoco, +la Speculazione non è uno dei personaggi principali del +romanzo, non vi agisce, non vi ordisce le sue seduzioni, i suoi +raggiri, le sue perfidie? La differenza è questa: che lo Zola, +esagerando, ingrossando, calcando la mano, ci persuade, ci +scuote, ci trascina; mentre il Nordau ci lascia freddi e +indifferenti. + +La teoria dell'ambiente, dalla quale lo Zola prende le mosse, +riesce efficace, secondo il Nordau, in antropologia e in +sociologia; ma in arte è «un pervertimento, una confusione». E +non ha scritto egli un romanzo d'ambiente? Il suo Koppel, che +pareva un uomo sano, non è travolto dall'esempio, non respira +il contagio con l'aria, non resta soggiogato dalle circostanze? +Lo Zola, «che ride degli _idealisti_, scrittori +dell'eccezionale e dell'inverisimile, ha preso per oggetto +dell'opera sua ciò che di più eccezionale si può trovare: un +gruppo di degenerati, di maniaci, di deliquenti, di donne +perdute e di mattoidi, i quali per la loro morbosa costituzione +sono fuori della specie, non appartengono alla società normale, +ma ne restano esclusi e sono con essa in lotta continua; +estranei al tempo e al paese nel quale vivono, per la loro +natura non sembrano neppure membri di un qualche popolo civile +del presente, bensì un'orda di selvaggi primitivi, dei più +remoti secoli». Ma forse che Henneberg e Zagal e il re di Laos +e Pfister e la famiglia Rigalle sono stinchi di santi, gente +per bene, tipi ordinari? «Il campo nel quale si muove lo Zola è +quello del romanzo popolare a fascicoli, vale a dire di un +romanticismo deperito, che non svolge i suoi sogni nei palazzi +come il romanticismo già in voga, ma nelle taverne, nelle +carceri, nei manicomî, e si tiene tanto lontano dallo strato +medio della vita normale quanto già il romanticismo antico in +direzione opposta». Ma crede forse il Nordau di essersi per +proprio conto tenuto nello «strato medio della vita normale»? +Crede che storie di fortune e di rovesci, di suicidî e di +pazzie come quelle narrate nella sua _Battaglia_ accadano tutti +i giorni? Egli che se la prende non solo con lo Zola, ma anche +con gli altri naturalisti; che accusa il Goncourt di farci +«ballare dinanzi agli occhi tipi senza carne, composti di fumo +e di nebbia,» è poi sicuro di non aver composto con la stessa +ricetta qualche personaggio del suo romanzo, come Henneberg, +ribaldo capace di pagare con la vita le sue ribalderie; o +meglio come l'Augusta, angelo caduto nel fango, mercantessa di +baci che diviene poi moglie esemplare, spirito emancipato e +ribelle che si mostra poi ligio a quanto credeva pregiudizio? +Egli che accusa e deride gl'impressionisti alla Daudet non si è +proprio ricordato, sia pure inconsciamente, di nessun +personaggio del Daudet, quando ha descritto la famiglia +Masmajour e il re di Laos e il generale Zagal?... + +Lo Zola ha più volte dichiarato di aver fatto, coi suoi +romanzi, altrettanti esperimenti scientifici. Tutto ciò che il +Nordau dice di questo preteso romanzo sperimentale, ingiurie a +parte, è giusto. Il romanziere non fa esperimenti, propone a sè +stesso e risolve a modo suo i casi umani e i problemi sociali; +ma se l'affermazione d'aver fatto opera di scienza è da parte +di Emilio Zola insostenibile, crede forse il Nordau di aver +fatto opera di clinica quando ha affibbiato allo Zola, al +Wagner, al Tolstoi, al Maeterlinck, all'Ibsen e a tanti altri +una quantità di malattie, di manie, di psicopatie, sulla fede +degli aggettivi e degli avverbî che questi scrittori hanno +adoperati? + +Criticare, da che mondo è mondo, è stato sempre facile. +Difficilissimo è mettersi al posto del criticato e fare meglio +di lui. Finchè Max Nordau scriveva libri come la +_Degenerazione_, poteva esser creduto molto abile; questa +_Battaglia di Parassiti_ è stata un'imprudenza. + + + + +LA TIMIDEZZA + + +Quando si studiano i sinonimi, i primi e quasi direi classici +esempî che i maestri ne dànno sono _coraggio_ e _temerità_, +_timidezza_ e _paura_. Fra questi moti dell'animo passano +differenze che ciascuno di noi sa valutare, per averle +direttamente provate, dentro di sè. Fanciulli, se non potevamo +entrare di notte in una stanza buia, eravamo paurosi; se +invece, sapendo benissimo la nostra lezione, la presenza del +signor ispettore, in iscuola, ci imbarazzava, eravamo timidi. +Con gli anni, se la paura cessa--o per meglio dire cambia +d'oggetto; perchè i più bravi ne conoscono, dinanzi a certi +spettacoli o a certe idee, i freddi sudori--la timidità inceppa +troppe volte chi sembra più sicuro di sè. + +Questa incapacità di vivere merita di essere studiata, perchè è +uno dei caratteri del nostro tempo. Il «male del secolo», la +malinconia romantica il pessimismo filosofico ne sono +altrettante manifestazioni. Pare che la volontà, l'energia +operosa e la stessa attività vitale vadano di giorno in giorno +scemando. A vantaggio del pensiero? Può darsi. A scapito della +salute fisica e morale senza dubbio. + + +I. + +Il pensiero contemporaneo ha, come abbiamo visto, andamenti +scientifici. L'invasione della scienza nel campo che ora +esaminiamo si è manifestata con la riduzione di tutti quanti i +fatti morali ad altrettanti casi clinici. Il genio non è sano, +paga con incapacità, disequilibri e infermità la sua forza; ma +ogni sentimento forte, ogni vivace passione dei genî e dei non +genî sono considerati come patologici. Veramente il fatto, +riguardo alle passioni, non è del tutto nuovo, visto che +_passione_ viene appunto da _patire_; ma oggi noi tutti abbiamo +una tendenza ad aggravare la cosa. + +Dell'amor proprio e dell'ambizione diciamo che sono +megalomania; la cautezza è abulia o follia del dubbio; chi +opera risolutamente è invece impulsivo. La vaghezza del nuovo è +neofilismo, la predilezione dell'antico è misoneismo o +archeofilismo. Ogni tanto accade, non solo ai profani, ma anche +agli studiosi, di imbattersi in una parola nuova che occorre +interpretare con l'aiuto del greco. E siccome il vocabolario +greco è molto ricco, e le combinazioni di parole sono infinite, +così noi potremo dare nomi ellenicamente scientifici a tutti +quanti i sentimenti e le cose. Già in una fabbrica milanese la +cioccolatta è diventata teobroma. + +Il Dugas, che ha preso a studiare la timidezza, non propone un +nome scientifico per essa; ma la considera come una vera +malattia, come un vero disordine delle diverse facoltà +psichiche: della volontà, dell'intelligenza e dei sentimenti. +Come disordine della volontà, soggiunge, la timidezza si può +chiamare più propriamente _goffaggine_, ed è una specie di +paralisi o scompiglio dei movimenti, per cui noi restiamo +inerti o siamo incapaci di atteggiarci e di muoverci bene. Come +disordine dello spirito, la timidezza si può chiamare +_attonitaggine_ o _assenza_: essa si rivela con l'impossibilità +di seguire i ragionamenti altrui, o con l'incapacità di +ordinare i nostri; sarebbe, in altre parole, ii contrario della +_presenza di spirito_. Finalmente, come disordine affettivo, la +timidezza si può chiamare _stupore_, e consiste nella perdita o +nella confusione dei sentimenti. «Mi sembra», dice l'Amiel, che +conobbe troppo bene questa particolare varietà, «mi sembra di +esser divenuto una statua sulle rive del fiume del tempo. Mi +sento anonimo, impersonale; ho l'occhio fiso come un morto, lo +spirito perplesso e universale come il nulla o l'assoluto; sono +in sospeso, sono come se non fossi...» E il male è che tutti e +tre questi stati dell'animo sono coscienti. Esser goffo o +attonito senza saperlo non è esser timido; timido è chi sa di +dover essere, in certe occasioni, attonito e goffo. + +Il Dugas, se ammette che il male dipende quasi sempre da +speciali condizioni organiche, riconosce pure che è determinato +da cause esteriori; non lo considera soltanto da scienziato, ma +anche da filosofo, da moralista. L'origine morale del consorzio +sociale, egli dice, è la simpatia, intesa in senso largo, cioè +come corrente nervosa che si propaga da un individuo all'altro +e fa che ciascuno di noi tenda ad uniformarsi istintivamente a +coloro tra i quali vive, a imitare i loro atti, a condividere +le loro idee, a partecipare ai loro sentimenti. Il timido-nato +è incapace assolutamente di questo adattamento; i timidi, che +chiameremo intermittenti, o d'occasione, sono tali quando si +trovano in presenza di gente nuova, di persone con le quali non +hanno dimestichezza, o dalle quali, per una ragione o l'altra, +repugnano. Mettete un uomo cordiale insieme con un individuo +chiuso e freddo: sarà subito intimidito; intimidito sarà un +uomo di spirito dinanzi ad uno stupido. In tutti questi casi la +timidità dipende da vera e propria antipatia, +dall'impossibilità della simpatia. E, a guardarla per il +sottile, bisognerebbe dire che antipatia e timidezza sono +universali e fatali. Se noi siamo veramente inaccessibili gli +uni agli altri; se, come aveva già detto il Taine, «nessuna +creatura umana è mai compresa da nessuna creatura umana», la +simpatia, e perciò l'adattamento, riescono impossibili. Ma le +cose non vanno fortunatamente così: nella maggior parte del +casi antipatia e simpatia operano insieme; mentre una corrente +respinge, un'altra corrente di egual forza attrae: più che dal +soppravvento dell'antipatia, come vuole il Dugas, la timidezza +nasce appunto da questo contrasto. + +Avvicinate un uomo comune, mediocre, ad un genio: osserverete +subito nel primo confusione ed impaccio; ma possiamo dire che +dipendano soltanto dall'antipatia? Certo, quando l'uomo comune +pensa alla sua mediocrità, alla distanza che lo separa dalle +vette del genio, si sente tanto umiliato da provare avversione; +ma egli prova pure, nello stesso tempo, ammirazione per la +magnificenza del genio e gratitudine per le commozioni +ineffabili che questo gli ha procurate; e l'ammirazione e la +gratitudine che tendono ad esprimersi sono forme di simpatia +grande e vivace: la timidezza dura quanto il contrasto. + +Il Dugas avrebbe potuto scrivere un bel paragrafo intorno alla +timidezza sessuale. Fra uomini e donne, con l'istinto e col +bisogno della simpatia e dell'accordo, vi sono differenze +organiche, intellettuali e morali che producono, in un grado +più o meno forte, e per un tempo più o meno lungo, freddezza ed +ostilità; anche qui la timidità nasce dal dissidio. + + +II. + +Molto acute sono le osservazioni dell'autore intorno al +sentimento di vergogna che accompagna la timidità: i timidi si +guardano dalla gente dalla quale temono di essere scoperti; ma +se la pigliano anche con loro stessi, per l'incapacità di fare +come gli altri. «La timidezza», ha detto Benjamin Constant, +«ricaccia nel nostro cuore le impressioni più profonde, snatura +sulla nostra bocca tutto ciò che tentiamo di dire e ci consente +di esprimerci soltanto con parole ambigue, o con un'ironia più +o meno amara, come se noi volessimo vendicarci sui nostri +sentimenti del dolore di non poterli manifestare». Ma se la +timidezza è spesso una falsa vergogna, essa è anche una specie +di pudore. Dinanzi a certi spettacoli che li commuovono sino +alle intime fibre, i timidi restano muti; quantunque sappiano +che i loro sentimenti, se li significassero, sarebbero +approvati e lodati, essi tacciono per discrezione, per rispetto +di sè stessi, per non scemare e disperdere i sentimenti loro, +comunicandoli. Un poco d'egoismo non si trova in fondo a questo +stato d'animo che il Dugas approva? + +Un appunto che non si può tralasciare di fargli è il seguente: +assegnando come causa della timidezza una sensibilità +eccessiva, egli dimentica di notarne un'altra, che è la smodata +immaginazione. Se i timidi sono impressionabilissimi, se non +credono di essere indifferenti a nessuno, se dovunque vedono +testimonî intenti a spiare e a giudicare i loro atti e i loro +pensieri, questo effetto è in gran parte dovuto a +un'immaginazione vivace e incapace di sottoporsi alla realtà. I +maggiori timidi che il Dugas cita ad esempio nel suo libro si +trovano fra i romantici, a cominciare dal Rousseau; ora i segni +particolari dei romantici sono la sensibilità troppo acuta e +l'immaginazione disordinata. Il Dugas si accosta anch'egli a +questo giudizio, ma per altre vie, quando osserva che nei +timidi, con l'esaltazione e la sottigliezza dei sentimenti, si +produce la coscienza d'essere originali, la presunzione +d'essere rari ed unici; coscienza e presunzione che sono comuni +a tutti i romantici. + +Da questa idea della propria singolarità, i timidi sono spinti +ad isolarsi; e la solitudine, se da una parte genera egoismo, +procura dall'altra aspirazioni nobili ed alte. Giacchè la +timidezza ha del buono e del cattivo: è una disposizione +morbosa, ma anche una crisi normale, e pertanto può essere +incoraggiata e combattuta, secondo i casi. Come difficoltà di +adattamento, essa è un fatto ordinario. L'uomo non nasce con la +scienza della vita; questa scienza dev'essere appresa a poco a +poco: tutte le volte che noi abbiamo il sentimento della nostra +imperizia siamo intimiditi, la qual cosa, naturalmente, ci +accade molto più spesso nella fanciullezza che non nella +maturità. E come stimolo a vincere le difficoltà che ci si +presentano, a riflettere sui nostri atti, a saperli adattare al +conseguimento dei fini, la timidezza è giovevole. Il timido non +è sempre inventivo; ma chi non prova mai difficoltà di sorta è +sempre un mediocre imitatore degli altri. Esser sicuri di sè +stessi è senza fine preferibile ad esser timidi; ma la +sicurezza vera e degna dell'uomo non è quella che dipende dalla +cecità mentale o morale, o della presunzione; sibbene quella +che proviene dalla timidezza superata e vinta. Ma quando la +timidezza è tale che, invece di stimolarci a trionfarne, ci +accascia e confonde, allora è di grave danno. + +Anche in tali casi, tuttavia, essa può avere qualche vantaggio. +L'incapacità di adattarsi alla vita pratica, che è dei timidi +nati ed ostinati, spinge alla vita speculativa o immaginativa, +alla scienza o all'arte. Il Wagner ha detto: «Se noi avessimo +la vita, non avremmo l'arte. Se io potessi ritrovare la mia +gioventù, la salute, la natura, una donna veramente amante, +guarda: darei tutta l'arte mia.» E i difetti del timido nella +vita, la sua smania di originalità, il suo scrupolo di +perfezione, sono altrettante qualità del timido che si dà +all'arte. Ciò è vero tuttavia sino a un certo segno. Lo +sviluppo delle doti artistiche non è sempre agevole nel +temperamento timido; alle volte anzi è del tutto impedito, come +nell'Amiel, il quale diceva di sè stesso: «Tu hai lasciato, per +timidità, l'intelligenza critica divorare dentro di te il genio +creatore». E se il troppo ricercare la perfezione riduce +all'impotenza, il troppo compiacersi nella singolarità conduce +alla stravaganza, che è forse peggio. + + +III. + +Per concludere: l'educazione deve saper discernere ciò che +nella nativa timidezza di ogni uomo è qualità favorevole, da +ciò che è pericoloso; e moltiplicare lo condizioni vantaggiose +e combattere le funeste. + +Le pagine che il Dugas dedica a questo punto del problema +morale sono fra le più belle. Il mezzo migliore per vincere la +timidità perniciosa, per acquistare la fidente padronanza di sè +stessi è il medesimo, egli dice, che il Pascal suggerisce agli +scettici perchè credano: fare come se si credesse. Il timido +deve agire e parlare come se non fosse tale, dimenticando le +proprie repugnanze, addomesticandosi con le persone e le cose +dalle quali vorrebbe star lontano. I più timidi fra i +timidissimi si trovano pure a loro agio in molte occasioni: da +che cosa viene questa loro sicurezza? Dall'assuefazione. +Bisogna dunque mutare in abituale tutto ciò che incute +timidità. + +Questa educazione morale, sulla quale torneremo or ora, è un +mezzo di riuscita molto più sicuro che non il rimedio fisico +adoperato da un timido degno di passare alla storia. Costui +ricorreva... alla cocaina. Siccome la cocaina ha la virtù di +rendere l'occhio momentaneamente immobile, così egli ne +prendeva una buona dose per poter guardare in faccia i proprî +interlocutori e non esserne sgominato! + + + + +LA VOLONTÀ + + +In verità questo secolo, se non fosse il secolo della scienza, +sarebbe quello della critica. L'occupazione prediletta, non +solamente dalla folla incapace di far altro, ma anche dalle +persone illuminate, è quella di criticare uomini e cose. Certo +il fenomeno si spiega con la grande facilità della critica +paragonatamente alla difficoltà della creazione; ma poichè +esso, quantunque antichissimo, pure si è tanto aggravato ai +nostri giorni, conviene vedere se non c'è un'altra ragione, +presente, attuale, che spieghi la recrudescenza. + +La ragione c'è ed è grave, e consiste nell'infiacchimento delle +volontà. La timidezza della quale abbiamo ragionato ne è un +semplice caso. + + +I. + +I libri sacri dicono che l'uomo fu condannato, per non aver +osservato la legge divina, a guadagnarsi il pane col sudore +della fronte. Sarà forse per il fallo antico; ma quello di +guadagnarsi il pane, come ogni altro lavoro, attento, paziente, +continuato, fu ed è tuttavia considerato, da tutti quanti gli +uomini, come una pena. Dai selvaggi ai fanciulli, che sono i +selvaggi delle società civili, mettersi a fare qualche cosa che +richieda attenzione e perseveranza, è difficile e repugnante. +Ciò accade anche agli uomini ragionevoli. Il più gran numero +delle persone che finiscono gli studî conseguendo una laurea o +un diploma, spendono nel rimanente della loro vita la scienza +acquistata in gioventù, giudicandola sufficiente, rinunziando +ad accrescerla. I più forti lavoratori, quelli cui più sorride +il premio delle fatiche scientifiche, letterarie o artistiche, +conoscono quell'istinto d'inerzia, quel senso di fastidio, +d'anticipata stanchezza e di sfiducia che bisogna +ordinariamente superare prima di mettersi all'opera. + +Questa universale indolenza non impedisce gli scatti +dell'energia. Se di tanto in tanto gli uomini non fossero +capaci di risoluzioni e d'azioni, perirebbero certo in poco +tempo tutti quanti. Quando gli istinti gridano, quando i +bisogni urlano, la volontà opera; ma, ottenuto l'appagamento +necessario, lo sforzo cessa, e il _dolce far niente_ torna ad +essere lo stato prediletto. L'uomo è tanto superiore al bruto, +possiede tante facoltà alte e nobili che sono la sua forza e il +suo orgoglio; pure, nella maggior parte dei casi, la sua +attività tende a manifestarsi come quella degli animali, a +scatti, volta per volta, secondo che la necessità del momento +richiede. Lo sforzo è penoso; senza immediato bisogno non si +affronta. Il bisogno, la necessità, che sono per conto loro +altrettante pene, lo fanno accettare come il solo mezzo adatto +ad acquetarle; durante lo stato penoso determinato dal bisogno, +la pena dello sforzo passa inavvertita, assorbita dalla pena +maggiore. Le facoltà intellettuali, che sono privilegio degli +uomini, dovrebbero, facendo antivedere i futuri bisogni, +dandoci coscienza delle molte e continue difficoltà, +persuaderci della convenienza dello sforzo continuato, +dell'energia costantemente sostenuta, dell'attenzione sempre +vigile; ma queste cose repugnano. Se gli uomini ne fossero +capaci, se ne fossero capaci tutti, chi può dire che cosa +sarebbero la scienza e la civiltà? + +Uno psicologo francese, Giulio Payot, facendo queste +osservazioni nell'_Educazione della volontà_, crede, col Ribot, +che i primi sforzi di attenzione volontaria furono dovuti alle +donne delle tribù selvagge, costrette, per evitare le +bastonate, a un lavoro regolare, mentre i loro uomini si +riposavano beatamente. Questo giudizio, fra parentesi, potrebbe +far credere che l'autore sia femminista; ma, se egli trova la +capacità riflessiva nelle donne selvagge, dice pure che le +nostre donne sono altrettante marionette--«marionette +artificiosamente composte, e coscienti senza dubbio, ma col +principio di tutti i loro movimenti nella regione dei desiderî +involontarî e delle suggestioni esteriori»; e che si ha un +bell'impartir loro gli alti insegnamenti: «esse non arrivano +alla solida cultura. Possono mandare a memoria una quantità di +cose; ma non aspettate da loro nessuno sforzo d'immaginazione +creatrice. Difficilmente si ottiene che esse abbiano una +_personalità_; e il Manuel, da lunghi anni presidente della +_Giuria d'aggregazione_ delle signorine, lo accerta in molti +dei suoi rapporti annuali». + +Ma lasciamo stare il femminismo, del quale abbiamo già tenuto +troppo lungo discorso, e torniamo alla volontà. Il Payot dà un +buon esempio storico dell'indolenza abituale e degli impeti +momentanei di tutto un popolo. «Gli Arabi», dice, «hanno +conquistato un vasto impero. Essi non lo hanno conservato +perchè è loro mancata la costanza degli sforzi con la quale si +ordina l'amministrazione di un paese, si fondano le scuole, si +creano le industrie». Un esempio più semplice, ma più vicino a +noi, è quello offerto dal novanta per cento degli studenti, che +tutti gli anni, d'estate, insaccano scienza per passar l'esame, +e che, ottenuta la promozione, tornano all'ozio consueto. Un +certo numero di essi studenti stanno di mezzo tra gli oziosi e +i diligenti: il Payot li dice intenti ad un «lavoro ozioso:». +Sono quelli la cui attività manca di direzione; «poichè +l'energia della volontà si rivela non tanto negli sforzi +molteplici, quanto con l'orientazione verso un medesimo fine di +tutte le potenze dello spirito. Ecco qua un tipo di ozioso +molto frequente: è un giovane vivace, gaio, energico. Resta di +rado senza far nulla. Durante il giorno ha letto qualche +trattato di geologia, un articolo di Brunetière su Racine, +sfogliato alcuni giornali, riletto qualche nota, abbozzato uno +schema di dissertazione, tradotto alcune pagine d'inglese. Non +un solo istante egli è rimasto inattivo. I suoi compagni lo +ammirano per la potenza del lavoro e la varietà delle +occupazioni. Per lo psicologo, c'è in questa molteplicità di +lavori soltanto l'indizio d'una attenzione _spontanea_ +abbastanza ricca, ma non ancora divenuta attenzione +_volontaria_. Cotesta pretesa potenza di lavoro svariato non +rivela se non una gran debolezza di volontà». + +Fermiamoci qui un momento. Il Payot se la piglia legittimamente +contro questo tipo di studente che chiama _sparpagliato_; ma +non pensa che la colpa non è tutta imputabile all'infelice. +L'attività dello studente si sparpaglia perchè egli non è +capace di concepire e di porre in esecuzione un piano di studî; +ma a produrre quest'effetto non ha anche contribuito +l'eterogenea molteplicità delle cose che gli hanno dato da +studiare? Il Payot parla della geologia, della letteratura e +della lingua inglese; ma bisogna mettere nel conto la fisica e +la geografia, la chimica e la storia, la filosofia e la +botanica, il latino e la zoologia, la statistica e il greco. +Diremo noi, come il Payot inclina a credere, che la colpa sia +di chi ha compilato i programmi degli studî? La riforma dei +programmi eviterà mai questo prodigioso cumulo di discipline? +Non dipende esso dal prodigioso accumularsi del sapere umano? E +che diremmo di programmi i quali trascurassero la diffusione di +parte del sapere? Ecco qua: mentre scrivo, Errico Panzacchi +pubblica un articolo, che è molto lodato, per dimostrare la +necessità d'impartir nelle scuole l'insegnamento della storia +dell'arte, e Ugo Ojetti lo approva, notando come un caso +scandaloso che uno studente di lettere ignorasse dove è posta e +da chi scolpita la statua di San Giorgio. Non è veramente +scandaloso? Non bisogna istituire il nuovo insegnamento? La +storia dell'arte, necessaria agli artisti, non è utilissima a +ognuno? E, con la storia dell'arte, non vi sono tante altre +cose non meno utili e necessarie a sapersi? Tutte le volte che +il patrimonio intellettuale si accresce,--e questo fatto accade +tutti i giorni,--non è naturale che le nuove nozioni siano +partecipate agli studiosi, a tutti gli studiosi? E il +patrimonio intellettuale non è di tanto cresciuto, che abbiamo +visto la necessità di creare nuove scienze, di conferire la +dignità di discipline indipendenti ai rami delle antiche +discipline? Non abbiamo creato la psicologia, la statistica, la +fisiologia, la sociologia, la biologia, la chimica organica, +l'antropologia, la psichiatria, e via discorrendo? Se i +cervelli non ci resistono, se le attenzioni più deboli si +sparpagliano, la colpa non è tutta loro; la colpa è anche del +tempo troppo sapiente, della civiltà troppo progredita in mezzo +alla quale sono nati. L'avvocato, il medico, il professore +hanno una biasimevole tendenza a vivere della scienza +acquistata bene o male durante gli studî; ma, se anche essi +volessero, potrebbero seguire tutto quanto il movimento delle +loro discipline? Non avrebbero, in verità, neppure il tempo di +sfogliare quel che si stampa. Il progresso della scienza è +dovuto agli specialisti, a quelli che scelgono un capitolo, un +paragrafo, un comma del gran libro dello scibile, e che +dimenticano interamente il resto. Dall'altra parte stanno i +volgarizzatori enciclopedici, quelli che sanno di tutto un poco +e niente a fondo. Noi parlavamo, iniziando questi nostri +ragionamenti sopra alcuni caratteri del tempo presente, della +rarità delle opere di lunga lena, organiche, metodiche. +Guardiamoci intorno: quali sono le pubblicazioni più copiose? +Sono le _memorie_ e i giornali. La _memoria_, che in poche +pagine presenta il frutto di anni e anni di ricerche sopra un +punto particolarissimo della scienza; il giornale, che sfiora +la sociologia, la statistica, l'etnografia, la psicologia, la +storia, la letteratura, la biologia, tutte quante le scienze. +Il Payot nota bensì il danno prodotto dal giornale; ma non +pensa che il giornale prospera appunto perchè soddisfa un +bisogno della nostra società; e il bisogno di tutti quanti noi +è quello di far presto; ai nostri giorni si corre, bisogna +correre, sui tranvai, sulle ferrovie, sui piroscafi o sulle +biciclette; bisogna volare col pensiero sui fili elettrici e +sulle colonne del giornale. Presto e bene raro avviene, dice il +motto; e la mediocrità è naturale conseguenza della fretta. Il +trionfo delle velleità sulle volontà, l'esaurimento delle +energie ne è un'altra. + + +II. + +E il Payot non tiene conto di un'altra fatalità del nostro +tempo, dalla quale anche dipende l'abulia, l'incapacità di +volere e di agire. Questa fatalità è il trionfo dell'analisi. + +La psicologia dimostra che un atto concepito è un atto +cominciato, che fra l'idea dell'atto e l'atto stesso non c'è +differenza essenziale. Dobbiamo concluderne che pensiero ed +azione sono tutt'uno? In fisica abbiamo un certo numero di +forze: la luce, il calore, l'elettricità. Uno studio attento ha +portato ad affermare che esse non sono tanto diverse quanto +sembrano, che anzi l'una si può mutare nell'altra, e che +insomma la forza è unica e varie ne sono soltanto le +manifestazioni. Ma che cosa importa questa nozione? Perchè +l'elettricità è o può essere calore, diremo noi ad un +assiderato di prendere in mano i fili di una corrente elettrica +per riscaldarsi? Perchè il calore è luce, consiglieremo a chi +non ha candele di mettersi a scrivere dinanzi alla bocca di un +forno? Nel mondo delle forze vi sarà unità fondamentale; ma le +manifestazioni dell'unica forza sono tanto diverse come se +dipendessero da forze realmente diverse. Così nel mondo della +materia. Abbiamo in chimica una quantità di sostanze che si +possono considerare come risultanti dal diverso aggruppamento +molecolare di una sostanza unica, elementare, primordiale; ma +il fiele ed il miele, l'acqua e la pietra saranno perciò la +stessa cosa? + +Altrettanto dicasi del mondo morale. Vedemmo già che la +riflessione dalla quale dipende la scienza, e l'ispirazione +dalla quale nasce l'arte, sono in fondo tutt'uno: ma vedemmo +pure che arte e scienza, non che confondersi, si sono sempre +più distinte. L'energia vitale è una sola: non si può agire +senza pensare, non si può pensare senza agire; ma ciò non vieta +che questi due modi dell'attività umana si distinguano sino ad +opporsi e ad escludersi. Chi si butta a capo fitto in una +pugna, e dà e riceve colpi mortali, non può risolvere casi di +coscienza. Archimede che medita sopra un problema, non solo non +fugge all'avvicinarsi del nemico, ma non lo sente neppure +avvicinarsi. Ora l'abito di riflettere continuamente, +assiduamente, troppo, impedisce, od ostacola la capacità di +risolversi, di agire; viceversa l'azione incessante diffusa, +febbrile, non è compatibile con la meditazione. Per crederle +compatibili, il Maeterlinck ha dovuto dire che agire è +«aspettare, tacere e raccogliersi». Appunto uno dei caratteri +del nostro secolo, di questo tempo progredito, sapiente, +cosciente, troppo cosciente, è la preminenza del raccoglimento, +dell'analisi di coscienza, dell'esame interiore, del pensiero +speculativo. Quella stessa moltitudine di cognizioni che +disvoglia tanti dallo studio per la sua troppa varietà, +invoglia altri allo studio; e che altro è lo studio se non +riflessione ed analisi? E gli uomini di studio non sono, per +l'esperienza che ogni giorno ne vediamo, tutto il contrario +degli uomini d'azione? L'infiacchimento della volontà operosa, +fattiva, non è soltanto effetto del pensiero riflessivo; ma +anche causa. Noi non operiamo molto perchè pensiamo troppo; e +pensiamo troppo perchè operiamo poco. I due fenomeni sono ad un +tempo causa ed effetto l'uno dell'altro. La guerra contro i +simili e contro la natura è la dura legge dei popoli selvaggi: +essi non hanno dimora stabile, errano di luogo in luogo come un +gregge, si riparano, combattono, agiscono; non pensano, o +pensano quel tanto che bisogna per agire. Le società civili, +che non emigrano più, che non si dilaniano più--o quasi--che +sono assicurate quanto è possibile dai nemici naturali, +studiano, meditano, pensano. Cercate un Amiel tra gli Unni: +sarà alquanto difficile trovarlo; viceversa gli Attila +sono--almeno per ora--scomparsi. Noi non abbiamo grandi cose da +fare, perciò pensiamo; e quanto più pensiamo, tanto meno capaci +diventiamo di operare. + +Il Payot, mettendo come condizione della volontà operosa la +riflessione meditativa, nega che tra le due vi sia antinomia. +Egli dice che il concetto dell'incompatibilità dipende da una +confusione. Azione e riflessione sono incompatibili, spiega, se +si confondono gli _agitati_ con gli uomini d'azione veramente +degni del nome. «L'agitato è il contrario dell'uomo d'azione. +L'agitato ha bisogno d'agire: la sua attività si manifesta con +l'azione frequente, incoerente, fatta giorno per giorno. Ma +siccome nella vita, in politica, etc., si riesce soltanto per +mezzo della continuità dello sforzo in una stessa direzione, +quest'agitazione sussurrona fa molto rumore, ma poco o punto +profitto. L'attività orientata, sicura di sè stessa, implica la +meditazione profonda. E tutti i grandi attivi, come Errico IV e +Napoleone, hanno, prima d'agire, lungamente riflettuto». Alle +quali osservazioni si risponde che la distinzione fra +agitazione e attività è giusta, ma non prova nulla, o ben poco. +Certo: fra il pensiero profondo e l'agitazione scomposta e +pazzesca c'è opposizione evidente; ma ciò non vuol dire che tra +riflessione indefessa e attività fruttuosa vi sia identità. In +alcuni grandi uomini, molto rari, che sono per ciò oggetto di +tanta ammirazione, pensiero ed azione possono darsi la mano; +ma, se è vero che essi sono eccezioni, non bisogna addurli come +prova della regola. Il gas dà luce e calore insieme, ma ciò non +vuol dire che non vi siano calori oscuri e luci fredde. E poi, +se la grandezza dell'azione implica la grandezza del pensiero, +la reciproca non è altrettanto vera. Per fare grandi o anche +piccole cose, bisogna certo aver pensato poco o molto; ma si +può pensare moltissimo senza far quasi nulla. E questo è +appunto il pericolo, anzi l'inconveniente lamentato. Suggerire +di meditare per agire è inutile, se non dannoso. Non il +pensiero ci fa difetto; al contrario: noi pensiamo troppo. A +chi affoga non pare che sia da offrire un bicchier d'acqua. + +È vero che il Payot consiglia la riflessione meditativa come +mezzo di affrancarsi dai pregiudizî, di confutare i luoghi +comuni del pensiero volgare, pigro e fiacco, di eccitare +nell'animo gagliardi impulsi e vivaci repulsioni. Non è +possibile, in questo senso, negare l'efficacia dell'abito +riflessivo. I cretini e gli apati non riescono a far niente. La +grandezza del pensiero interiore è condizione delle grandi +cose, dei grandi fatti; ma il pensiero può esaurirsi +sterilmente, inutilmente; e l'abuso è da evitare. + +Altro punto della quistione. L'energia della volontà non è +possibile in un corpo debole: l'educazione dev'essere dunque +non soltanto intellettuale e morale, ma anche fisica. E questa +cosa è certa. Certa cosa è pure, come nota il Payot, che non +bisogna confondere la salute con la forza muscolare, e che gli +esercizî violenti in onore presso gl'Inglesi e gli Americani +sono tanto criticabili quanto lodevoli i razionali esercizî +ginnastici ai quali si dà la gioventù svedese. «Le grandi +vittorie umane non si guadagnano più in nessun luogo coi +muscoli, bensì con le scoperte, con i grandi sentimenti, con le +idee feconde: e noi daremmo i muscoli di cinquecento lavoratori +della terra, più quelli totalmente inutili di tutti gli uomini +sportivi, per la poderosa intelligenza di un Pasteur, di un +Ampère o di un Malebranche». Ma la quistione è appunto questa: +che il numero dei pensatori, o più semplicemente degli +individui pensanti, tende sempre a crescere; e se i Pasteur, +gli Ampère, i Malebranche sono rari, numerosissimi sono invece +gl'infelici che pagano col nervosismo, con la neurastenia, con +la rovina della salute, l'abuso delle facoltà intellettuali. «È +cosa evidentissima», dice il Payot, «che l'ufficio della forza +muscolare diminuisce di giorno in giorno, poichè l'intelligenza +la sostituisce con le forze incomparabilmente più potenti delle +macchine; e da un'altra parte la sorte degli uomini dotati di +muscoli possenti è di essere assimilati sempre più alle +macchine...». Ma, se l'ufficio della forza muscolare diminuisce +di giorno in giorno, diminuisce per conseguenza la stessa +forza: un organo non adoperato s'indebolisce, una forza non +esercitata si perde. E questo è il danno del quale siamo +spettatori: nelle vene della classe pensante e dirigente scorre +un sangue pallido; i suoi muscoli sono flaccidi, i suoi nervi +troppo impressionabili. Non è sempre vero, come afferma il +Payot, che «la debolezza corporea va accompagnata con la +fiacchezza della volontà, con la brevità e il languore +dell'attenzione». Se ci fosse bisogno di addurre esempî per +dimostrare come una mente altissima, un'intelligenza sovrumana, +un'anima miracolosa possano sussistere in un corpo stremato ed +agonizzante, basterebbero gli esempî del Leopardi e dello +Spinoza. La sensibilità, l'immaginazione, tutte le facoltà che +dipendono dal sistema nervoso, sono grandi, squisite, +straordinarie, a costo troppo spesso del sistema nervoso, del +suo equilibrio, della sua salute. Questo fatto dà appunto +ragione della teoria lombrosiana sulla nevrosi del genio. +Vedete: ciò che si chiede è una generazione capace di volere, +di volere fortemente, indefessamente; orbene: Vittorio Alfieri, +per aver voluto in questo modo, è stato ascritto, forse non +senza ragione, tra i psicopatici. + +Ma, lasciando stare i genî e la psicopatia, guardando la media +umanità, noi vediamo che l'abuso delle facoltà mentali +corrisponde alla depressione della volontà e allo squilibrio +nervoso. Dallo scoppio dell'epidemia romantica sino ai nostri +giorni il danno è andato crescendo. Esso è fatale, è lo scotto +che bisogna rassegnarsi a pagare. + + +III. + +La qual cosa non vuol dire che i tentativi per ottenere qualche +temperamento siano biasimevoli. Il Payot avverte accortamente +che un grande ostacolo all'impresa dell'educazione della +volontà è nelle teorie del determinismo e del libero arbitrio. +Esse sono diametralmente opposte, ma fanno male egualmente. I +deterministi, sostenendo che l'uomo non è capace di fare ciò +che vuole, o meglio che egli vuole ciò che deve volere, che la +sua libertà è illusoria, che tutti i suoi atti e tutti i suoi +pensieri sono rigorosamente prescritti, alimentano la sfiducia +generale, una sfiducia fatale. Bisogna negare questo +determinismo per poter attendere ad affrancare, a liberare la +volontà. Così noi abbiamo veduto che Sully Prudhomme, +determinista, finisce con l'essere fatalista; mentre il +Maeterlinck espressamente afferma che «il carattere è ciò che +più facilmente si modifica in un uomo di buona volontà». Ma se +l'opera della padronanza di noi stessi ha fondamento sul +concetto del libero arbitrio, questo può riuscirle, e le riesce +infatti pericolosissimo, facendola credere troppo facile, +semplice e naturale. «Alla formula del Fouillée», dice il Payot +«secondo la quale l'idea della nostra libertà ci fa liberi, il +Marion oppone precisamente questa affermazione più praticamente +vera ed utile: che, stimandoci liberi, noi omettiamo di +assicurarci di quale e quanta libertà possiamo godere... La +libertà morale, come quella politica, come tutto ciò che ha +qualche valore in questo mondo, dev'essere conquistata +lottando, e continuamente difesa. Essa è la ricompensa dei +forti, degli abili, dei perseveranti. _Nessuno è libero se non +merita di esser libero_. La libertà non è né un diritto, né un +fatto; è una ricompensa, la ricompensa più alta, la più feconda +di felicità...». + +Abbiamo detto nel precedente capitolo come il Dugas consigli di +combattere il vizio dei timidi; la conquista della libertà +morale, l'educazione della volontà è un'impresa molto simile e +per certi rispetti quasi identica. Questa è la ragione per la +quale il Payot consiglia lo stesso metodo del Dugas a coloro +che egli chiama abulici, e che noi diremo svogliati, nolenti. +Come quel timido che ricorreva alla cocaina per dar fermezza al +proprio sguardo, chi vuol vincere il torpore fisico o +intellettuale, o domare le eccitazioni dei sensi, può adoperare +qualche farmaco; ma su questi mezzi fisiologici il Payot +riconosce che non vale la pena di fermarsi. Egli si ferma sui +mezzi morali, e ricorre, come il Dugas, all'autorità del +Pascal, non che di Ignazio di Loiola, i quali raccomandano gli +atti esteriori della fede come espedienti molto adatti a far +nascere nell'animo il sentimento corrispondente. Tuttavia a +questo processo il Payot non attribuisce un'efficacia unica e +illimitata. Noi non possiamo qui seguirlo in tutta +l'esposizione dei mezzi diretti a compiere l'affrancazione +della volontà. Egli comincia col dimostrare la qualità +sentimentale della facoltà volitiva, quindi afferma la +necessità di coltivare gli stati affettivi; enumera poi i +benefici effetti dell'attenzione e dell'azione che, con l'aiuto +del tempo, diventa consuetudine; non che gli effetti funesti +delle illusioni, dei sofismi. Abilmente espone tutte le +difficoltà che si oppongono all'educazione della volontà, ma +spiega come si possano vincere, e come le nostre stesse +disfatte non siano inutili, poichè ci scottano, ci ammaestrano +e ci preparano ad ulteriori trionfi. Le sue dimostrazioni, se +anche non fossero feconde di pratici risultati, sono almeno +confortatrici; se non ci dànno la possibilità di affrancarci, +ce ne dànno l'illusione e la speranza. E in questo nostro tempo +di colore oscuro, pieno di gemebondi predicatori della sciagura +universale e irreparabile, di cogitabondi solutori di problemi +insolubili, di critici dilettanti ed impotenti, non è piccola +cosa. + + FINE. + + + +BIBLIOGRAFIA + + +=Edouard Rod=: _Nouvelles études sur le XIX siècle_. Parigi, +Perrin. + +=Fierens-Gevaert=: _La tristesse contemporaine_. Parigi, Alcan. + +=Ossip-Lourié=: _Les pensées de Tolstoi_. Parigi, Alcan. + +=Henri Lichtenberger=: _La philosophie de Nietzsche_. Parigi, +Alcan. + +=Sully Prudhomme=: _Les Destins, La Justice, Le Bonheur_. +Parigi, Lemerre. + +=Maurice Maeterlinck=: _La sagesse et la destinée_. Parigi, +Fasquelle. + +=P. Augustin Roesler=: _La question féministe_. Parigi, Perrin. + +=Charles Albert=: _L'amour libre_. Parigi, Stock. + +=Pio Viazzi=: _La lotta di sesso_. Palermo, Sandron. + +=Tcheng-Ki-tong=: _Les Chinois peints par eux-mêmes_. Parigi, +Calmann Lévy. + +=J. L. de Lanessan=: _La morale des philosophes chinois_. +Parigi, Alcan. + +=Pierre Loti=: _Reflets sur la sombre route_. Parigi, Calmann +Lévy. + +=Giuseppe Giacosa=: _Impressioni d'America_. Milano, Cogliati. + +=Yves Guyot=: _L'évolution politique et sociale de l'Espagne_. +Parigi, Fasquelle. + +=Paolo Mattia Doria=: _La descrizione del Regno di Napoli_. +Napoli, Pierro. + +=Max Nordau=: _Psycho-Physiologie du génie et du talent_. +Parigi, Alcan. + +=Max Nordau=: _Degenerazione_. Milano, Dumolard. + +=Max Nordau=: _Battaglia di Parassiti_, Milano, Treves. + +=Giovanni Gallerani=: _Fisiologia del Genio_. Camerino, Savini. + +=Cesare Lombroso=: _Genio e degenerazione_. Palermo, Sandron. + +=Scipio Sigheio=: _Mentre il secolo muore_. Palermo, Sandron. + +=Robert d'Adhémar=: _Art et Science_. Revue des deux mondes, +1900. + +=L. Dugas=: _La timidité_. Parigi Alcan. + +=Jules Payot=: L'education de la volonté. Parigi, Alcan. + + + + + INDICE DEI NOMI PROPRII + + + Alba (duca d') pag. 193. + Albert: 128-132, 134, 135, 141-143, 145, 146, 148, 149, 151. + Alessandro: 216. + Alfieri: 265. + Alfonso X: 192. + Amiel: 239, 245, 261. + Ampère: 264. + Antonini: 199. + Archimede: 260. + Aristotile: 123, 189, 217. + + Baudelaire: 91, 200. + Bebel: 122, 125. + Beccaria: 206. + Beethoven: 212. + Bernhardt: 182. + Bertoldo: 125. + Bourget: 23. + Brunetière: 13, 19, 255. + Buddha: 104. + + Cabrera: 194. + Campos: 194. + Carlo II: 192. + Carlo V: 190,91. + Cesare: 35, 216. + Cervantes: 181, 189, 192. + Chateaubriand: 16. + Comte: 17. + Confucio: 172. + Cortes: 190. + Constant: 242. + + Dante: 216. + Darwin: 217. + Daudet: 23, 233. + De Maistre: 16. + Descartes: 215. + Doria: 195. + Dugas: 239-43, 246, 267. + + Empedocle: 214. + Errico I: 192. + Errico IV; 262. + Espartero: 194. + + Fénelon: 102. + Fouillet: 13. + Fierens-Gevaert: 15, 22, 24. + Filippo da Novara: 125. + Filippo II: 192. + Filippo V: 192. + Flaubert: 181. + Fogazzaro: 13. + Fouillée: 14, 266. + Fourier: 17. + Fournière: 14. + France: 187. + + Gallerani: 200, 202. + Geddes: 134. + Giacosa: 182-83, 188. + Giordani: 199. + Goncourt: 233. + Gringoire: 125. + Grozio: 193. + Guizot: 17. + Guyot. 188, 189, 191, 193-95. + + Hartmann; 18, 21, 104. + Hennequin: 12, 13. + Hugo: 11, 91, 216. + + Ibsen: 200, 234. + Ignazio di Loiola: 267. + + Kant: 16. + + Las Casas: 190. + Lanessan: 163, 172. + Leonardo: 214. + Leopardi: 16, 18, 19, 265. + Lichtenberger: 45 + Listz: 211. + Lombroso: 199-201, 206, 209. + Lope de Vega: 181. + Loti: 23, 178, 181, 189. + + Mackart: 212. + Maeterlinck: 91-93, 98, 99, 102, 105, 110, 111, 114, 117, + 137, 200, 234, 260, 266. + Malebranche: 264. + Manuel: 254. + Marion: 266. + Meng-tseu (Mencio) 165, 168, 170, 172. + + Napoleone: 16, 18, 205, 210, 262. + Narvaez: 194. + Newton: 211, 215. + Nietzsche: 16, 45, 46, 48, 52-57, 72, 80, 82, 110, 111, + 113, 117, 124, 157, 171, 200, 210. + Nordau: 91, 200-206, 208, 210-217, 221, 226-228, 231-234. + + Ojetti: 256. + Ossip-Lourié: 29, 38. + + Panzacchi 256. + Parmenide: 217. + Pascal: 246, 267. + Pasteur: 264. + Payot: 253-256, 258, 261, 263-268. + Platone: 216. + + Rabelais: 20. + Racine: 255. + Raffaello: 212. + Renan: 187. + Ribot: 253. + Riego: 194. + Rod: 10, 13, 24. + Roesler: 124, 135, 137-139, 147. + Roncoroni: 209. + Rousseau: 16, 243. + + Saint-Simon: 17. + San Francesco: 210. + San Giovanni: 187. + San Paolo: 136, 139. + San Tommaso: 189. + Sarpi: 199. + Schipa: 195. + Schopenhauer: 17-20, 23, 53, 104. + Shakespeare: 216. + Sighele: 202. + Spencer: 21. + Spinoza: 68, 265. + Sully Prudhomme: 61, 63, 65-70, + 75, 77, 80-83, 87, 91, 92, + 98, 103, 111, 114, 142. + Staël 18. + + Taine: 12, 241. + Tcheng-ki-tong: 156, 158, 160. + Thomson: 134. + Tolstoi: 20, 29, 32-36, 38, 40, 45-48, 53, 55, 56, 63, 72, + 110-113, 117, 139, 157, 170, 200, 210, 234. + + Velasquez: 181. + Verlaine: 200. + Verne: 15. + Viazzi: 148. + Villars: 193. + + Wagner: 19, 53, 200, 234, 245. + Washington: 216. + Weyler: 193, 194. + + Zola 200, 227-234. + + + + + INDICE DEI CAPITOLI + + + Il secolo agonizzante Pag. 7 + Il tolstoismo » 27 + Il superuomo » 43 + La poesia di un filosofo » 59 + La filosofia di un poeta » 89 + Il femminismo » 119 + Due civiltà » 158 + Vincitori e vinti » 175 + Il genio e l'ingegno » 197 + Critica e creazione » 219 + La timidezza » 235 + La volontà » 249 + + + + + MILANO--REMO SANDRON, Editore--PALERMO + + + Biblioteca di scienze sociali e politiclie + + 1. *Guyot Y.* _La tirannide socialista_ L. 1 50 + + 2. *--* _I principî dell'89 e il socialismo_ » 1 50 + + 3. *Marx C.* Il Capitale. Estratti di P. Lafargue con + introduzione critica di Vilfredo Pareto e replica di + P. Lafargue, con ritratto, 3^a ediz. » 2 -- + + 4. *Colajanni N.* _Gli avvenimenti di Sicilia e le loro + cause_, 2^a ediz. » 2 -- + + 5. *Morselli E.* _La pretesa «Bancarotta della scienza»_ + (Una risposta) » -- 50 + + 6. *Tarozzi G.* _La vita e il pensiero di Luigi Ferri_ (esaurito) » -- -- + + 7. *Tangorra V.* _Gli eccessi di produzione in Giammaria Ortes_ + (esaurito). » -- -- + + 8. *Ferri E.* _Discordie positiviste sul Socialismo_ (Ferri + contro Garofalo) 2^a edizione » 1 -- + + 9. *Virgilii F.* _Il problema agricolo e l'avvenire sociale_. + 2^a edizione notevolmente accresciuta » 4 -- + + 10. *Zerboglio A.* _Il socialismo e le obiezioni più comuni_ » 2 -- + + 11. *Starkenburg H.* _La miseria sessuale dei nostri tempi_. + Trad. pref. e note di L. F. P. 2^a ediz. » 1 50 + + 12. *Lafargue P.* _L'origine e l'evoluzione della proprietà_, + preceduta da un'Introd. di Achille Loria » 2 -- + + 13. *Ferrari C.* _La nazionalità e la vita sociale_. » 3 -- + + 14. *De Greef G.* _Regime parlamentare e regime rappresentativo_ » 1 -- + + 15. *Lombroso C.* _La funzione sociale del delitto_. 2^a ed. » -- 50 + + 16. *De Marinis E.* _Le presenti tendenze della società e del + pensiero e l'avvenire_, 2^a ediz. » 1 -- + + 17. *Ferraris C. F.* _Il materialismo storico e lo Stato_ » 3 -- + + 18. *Spencer H.* _Istituzioni domestiche_ » 3 -- + + 19. *Niceforo Alfr.* _La delinquenza in Sardegna_, con pref. + di E. FERRI (Note di sociologia criminale) » 2 -- + + 20. *Spencer H.* _Istituzioni cerimoniali_ » 3 -- + + 21. *Novicow G.* _Coscienza e volontà sociali_ » 4 -- + + 22. *Niceforo Alfr.* _L'Italia barbara contemporanea_. + Studî ed appunti sull'Italia del Sud » 2 -- + + 23. *Sombart W.* _Socialismo e movimento sociale nel secolo XIX_. + Traduz. autoriz. e rived. dall'A. » 1 50 + + 24. *Lerda G.* _Influenza del Cristianesimo sull'Economia_. + Note ed appunti » 1 -- + + 25. *Ferraris G. F.* _Teoria del dicentramento amministrativo_ L. 1 50 + + 26. *Morasso M.* _Contro quelli che non hanno e che non sanno_ » 4 -- + + 27. *Labriola A.* _La teoria del valore di C. Marx_. Studio + sul III. libro del «Capitale» » 3 -- + + 28. *Tambaro I.* _Le incompatibilità parlamentari_, 2^aedizione + interamente rifatta » 1 50 + + 29. *Gatti G.* _Agricoltura e Socialismo_. (Le nuove correnti + dell'economia agricola) » 4 -- + + 30. *Engels F.* _La rivoluzione scientifica del signor Eugenio + Dühring_ (in lavoro) » -- -- + + 31. *Giudice A.* _Il Valore o Le fondamenta scientifiche del + Socialismo_ » 2 -- + + 32. *Croce B.* _Materialismo storico ed economia marxista_. + Saggi critici » 3 -- + + 33. *Modigliani Gius. Em.* _La fine della lotta per la vita + tra gli uomini_. Saggio. » 2 -- + + 34. *Restivo F. E.* _Il socialismo di Stato dal punto di + vista della Filosofia giuridica_ » 3 -- + + 35. *Nasi N.* _Politica estera.--Commissariato civile in + Sicilia_. Discorsi » 1 -- + + 36. *Renda A.* _La questione meridionale_. Inchiesta » 2 -- + + + BIBLIOTECA "SANDRON" DI SCIENZE E LETTERE + + 1. *Lombroso C.* _Genio e Degenerazione_. Nuovi studî e battaglie L. 4 -- + + 2. *Taormina G.* _Ranieri e Leopardi_. Osservazioni e + ricerche con documenti inediti » 1 50 + + 3. *Sergi G.* _Leopardi al lume della scienza_. » 3 -- + + 4. *Sighele S.* _Mentre il secolo muore_. Psicologia contemporanea » 3 -- + + 5. *Patrizi M. L.* _Nell'estetica e nella scienza_. + Conferenze e polemiche » 4 -- + + 6. *Fornelli N.* _L'opera di Augusto Comte_ » 3 -- + + 7. *Viazzi P.* _La lotta di sesso_ » 3 50 + + 8. *Piazza G.* _L'arte nella folla_ » 4 -- + + 9. *Marchesini G.* _La teoria dell'utile_. Principî etici + fondamentali e applicazioni » 3 -- + + 10. *De Roberto F.* _Il colore del tempo_ » -- + + 11. *Morello V. (Rastignac)*. _Nell'arte e nella vita_ » 4 -- + + 12. *Caselli C.* _La lettura del pensiero_. Memorie ed appunti + di un esperimentatore + + 13. *Gentile*. _L'insegnamento della Filosofia._ Saggio pedagogico + + + + + +End of Project Gutenberg's Il colore del tempo, by Federico De Roberto + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL COLORE DEL TEMPO *** + +***** This file should be named 32441-8.txt or 32441-8.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + https://www.gutenberg.org/3/2/4/4/32441/ + +Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the +Online Distributed Proofreading Team at https://www.pgdp.net +(This file was produced from images generously made +available by The Internet Archive) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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If you do not agree to abide by all +the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy +all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your possession. +If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a Project +Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound by the +terms of this agreement, you may obtain a refund from the person or +entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8. + +1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be +used on or associated in any way with an electronic work by people who +agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few +things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works +even without complying with the full terms of this agreement. See +paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project +Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement +and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic +works. See paragraph 1.E below. + +1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation" +or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project +Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual works in the +collection are in the public domain in the United States. If an +individual work is in the public domain in the United States and you are +located in the United States, we do not claim a right to prevent you from +copying, distributing, performing, displaying or creating derivative +works based on the work as long as all references to Project Gutenberg +are removed. 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If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is derived +from the public domain (does not contain a notice indicating that it is +posted with permission of the copyright holder), the work can be copied +and distributed to anyone in the United States without paying any fees +or charges. If you are redistributing or providing access to a work +with the phrase "Project Gutenberg" associated with or appearing on the +work, you must comply either with the requirements of paragraphs 1.E.1 +through 1.E.7 or obtain permission for the use of the work and the +Project Gutenberg-tm trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or +1.E.9. + +1.E.3. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted +with the permission of the copyright holder, your use and distribution +must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any additional +terms imposed by the copyright holder. 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It exists +because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from +people in all walks of life. + +Volunteers and financial support to provide volunteers with the +assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's +goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will +remain freely available for generations to come. In 2001, the Project +Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure +and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. +To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation +and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 +and the Foundation web page at https://www.pglaf.org. + + +Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive +Foundation + +The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit +501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the +state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal +Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification +number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at +https://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent +permitted by U.S. federal laws and your state's laws. + +The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. +Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered +throughout numerous locations. Its business office is located at +809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email +business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact +information can be found at the Foundation's web site and official +page at https://pglaf.org + +For additional contact information: + Dr. Gregory B. Newby + Chief Executive and Director + gbnewby@pglaf.org + + +Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg +Literary Archive Foundation + +Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide +spread public support and donations to carry out its mission of +increasing the number of public domain and licensed works that can be +freely distributed in machine readable form accessible by the widest +array of equipment including outdated equipment. Many small donations +($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt +status with the IRS. + +The Foundation is committed to complying with the laws regulating +charities and charitable donations in all 50 states of the United +States. 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