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+The Project Gutenberg EBook of Il colore del tempo, by Federico De Roberto
+
+This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
+almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
+re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
+with this eBook or online at www.gutenberg.org
+
+
+Title: Il colore del tempo
+
+Author: Federico De Roberto
+
+Release Date: May 19, 2010 [EBook #32441]
+
+Language: Italian
+
+Character set encoding: ISO-8859-1
+
+*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL COLORE DEL TEMPO ***
+
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+
+Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli and the
+Online Distributed Proofreading Team at https://www.pgdp.net
+(This file was produced from images generously made
+available by The Internet Archive)
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+ N. 10.--Biblioteca "SANDRON" di Scienze e Lettere--N. 10.
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+ F. DE ROBERTO
+
+ IL COLORE DEL TEMPO
+
+ 1900 REMO SANDRON--Editore
+ MILANO-PALERMO
+
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+
+ _Proprietà letteraria dell'Editore_ Remo Sandron
+
+ Tip. F. ANDÒ--Palermo, via Celso 4^o, Succ. via S. Biagio 2
+
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+
+
+
+ DELLO STESSO AUTORE:
+
+
+ Filosofia e critica:
+
+
+ L'Amore L. 4,50
+ Una pagina della storia dell'Amore » 1 --
+ Leopardi » 3 --
+
+
+ Romanzi e novelle:
+
+
+ La Sorte L. 3 --
+ Documenti umani » 1 --
+ Processi verbali » 1 --
+ L'Albero della Scienza » 1 --
+ Ermanno Raeli » 3 --
+ I Vicerè » 5 --
+ L'Illusione » 4 --
+ Spasimo » 3,50
+ Gli amori » 3 --
+
+
+
+
+IL SECOLO AGONIZZANTE.
+
+
+I giornali vivono quanto le rose: _l'espace d'un matin_. Non è
+facile paragonare altrimenti che per la loro caducità un foglio
+stampato e il più bel fiore della creazione; ma, se il fiore ha
+vantaggi innumerevoli sul giornale,--e non agli occhi delle
+donne soltanto, o dei poeti, o degli innamorati,--il giornale
+anch'esso ne ha qualcuno sul fiore. E questo mi pare evidente:
+chè, morti gli emerocallidi, i petali secchi vanno a finire
+nella spazzatura; mentre coi vecchi fogli si possono fare tante
+cose: anche libri.
+
+Io ho,--e non credo d'esser solo ad averla,--una speciale
+predilezione per i volumi messi insieme con articoli pubblicati
+qua e là, in tempi diversi, sopra varî argomenti, senza ordine
+prestabilito. Libri così fatti ci dànno il _colore del tempo_,
+e par quasi che arrestino l'attimo fuggente; non già perchè
+bello,--noi siamo, ahimè! altrettanti Fausti a questo
+riguardo;--ma perchè notevole, singolare ed insolito.
+
+Chiedetene ad un libraio: vedrete che una buona metà dei nuovi
+volumi sono per l'appunto composti di capitoli eterogenei,
+messi insieme per amore o per forza, dopo una prima apparizione
+nei fogli periodici. Manca ai nostri scrittori la lena
+necessaria a concepire e condurre a buon fine le grandi opere
+organiche? È il bisogno del lucro, in questa nostra società,
+dove la concorrenza cresce ogni giorno e la lotta per la vita
+diviene sempre più aspra, quello che sminuzza in tal modo la
+produzione intellettuale? O non accade piuttosto così per la
+tirannia del giornale, nuovo mostro che si nutre di cervella e
+di midolle vive? Il costume democratico, come ha trasformato
+tante altre cose, non ha anch'esso contribuito a trasformare le
+forme del pensiero, e a mettere in voga le brevi, succose ed
+enciclopediche scritture a scapito delle ponderose, metodiche e
+particolari trattazioni?... Una sola di queste cause basterebbe
+alla spiegazione del fatto; tutt'e quattro insieme ne dànno
+pienamente ragione. Nè bisogna lagnarsene. Prima di tutto le
+nostre lagnanze sarebbero inutili; e poi questi libri hanno il
+loro carattere.
+
+Prendiamone uno, a caso; prendiamo l'ultimo volume di Edoardo
+Rod, la sua nuova serie di _Studî sul secolo XIX_. Sfogliamola:
+vedremo succedersi rapidissimamente idee e figure, sentimenti e
+problemi che ieri attiravano tutta quanta la nostra
+attenzione,--e che l'attirano ancora.
+
+
+I.
+
+La rapidità e la fretta sono appunto tra i caratteri salienti
+di questo secolo nostro. Come noi corriamo da un capo all'altro
+del mondo, trascinati dall'ansante vapore; come le nostre
+parole volano sui fili elettrici; così tutta quanta la nostra
+vita morale e intellettuale precipita vertiginosamente.
+
+Che cosa diviene, dopo qualche anno, la fama di quegli uomini
+che parvero dominare, che dominarono infatti, la nostra età?
+Guardate Vittor Hugo. Chi ottenne mai in vita un più largo,
+sincero e spontaneo consenso d'ammirazione? Lo chiamarono il
+Padre; personificò realmente il secolo, «del quale aveva
+professato tutte le credenze, condiviso tutte le illusioni,
+cantato tutte le glorie, sopportato tutte le sciagure.» Ed ecco
+oggi l'idolo in pezzi. Hanno dimostrato in grossi volumi, pieni
+di documenti, che egli non fu iniziatore, che non scoperse
+nulla, che non disse nulla di nuovo o di originale, che ebbe un
+carattere ordinario, anzi mediocrissimo; che andò assiduamente
+dietro al _successo_: non gli hanno riconosciuto altro genio se
+non quello delle parole: fu un parolaio, un _genio verbale_.
+
+L'eleganza del verbo, intanto, non si può dire che
+contraddistingua il nuovo stile. Il neologismo è la forza dei
+nostri scrittori. Mai il vocabolario greco è stato tanto in
+onore; mai le desinenze in _ale_ e in _ismo_ sono state tanto
+frequenti. Questa è una delle più piccole conseguenze del
+trionfo della scienza. Le sue scoperte, feconde di tanti
+pratici adattamenti, hanno affrettato il corso della vita
+umana: il nostro pensiero e il nostro linguaggio acquistano
+caratteri scientifici. La vecchia critica è morta: oggi è in
+vigore la critica scientifica. Ippolito Taine ne fu il
+precursore; Emilio Hennequin il campione. Mentre l'antica
+critica letteraria badava a dare giudizî, la critica
+scientifica, lasciando prudentemente da parte gli
+apprezzamenti, cercò nei caratteri particolari delle opere «sia
+certi principî d'estetica, sia l'esistenza d'un certo
+meccanismo cerebrale nell'autore, sia una condizione definita
+dell'ambiente sociale.» Questa critica precedè per via di tre
+sorta di analisi: l'analisi estetica, l'analisi psicologica,
+l'analisi sociologica; essa non si contentò neppure di
+chiamarsi critica scientifica, volle ribattezzarsi con un nome
+più severo: si chiamò _estopsicologia_. Così un cerotto contro
+il sudore, che è un cerotto e non impedisce il sudore, acquista
+il valore d'un nuovo e raro e prezioso prodotto chimico, quando
+lo speziale gli dà il nome di _sudol_...
+
+Emilio Hennequin morì giovane, prima d'aver potuto interamente
+esplicare il suo metodo: se fosse vissuto, è egli certo che ne
+avrebbe assicurato la fortuna? Il Rod lo crede; più prudente è
+forse dubitarne. La critica cominciò ad avere pretensioni e
+andamenti scientifici quando il positivismo trionfò in
+filosofia e il naturalismo in arte: non occorre dimostrare come
+questi fenomeni fossero strettamente collegati. Ora non siamo
+in piena reazione? Un altro capitolo del Rod non è dedicato al
+risveglio dell'idealismo? Ferdinando Brunetière non ha
+proclamato la «bancarotta» della scienza? Siamo arrivati a
+questo: che la luce del giorno, secondo un filosofo,
+«circoscrive il nostro orizzonte»; la notte è preferibile: essa
+è «un'apertura sull'infinità degli spazî e sull'infinità dei
+mondi.» Ma allora non bisogna buttar giù la critica obbiettiva,
+come stiamo demolendo il romanzo impersonale e sperimentale? Un
+artista italiano, del quale il Rod esamina con amore gli
+scritti, Antonio Fogazzaro, non deve la sua fortuna all'essersi
+messo a quest'opera? Ottavio Feuillet, caduto nella polvere,
+non torna sugli altari?
+
+Diremo dunque che il secolo, tardi ma in tempo, ha finalmente
+trovato la sua strada? Non ancora! Alfredo Fouillée, dopo aver
+sostenuto che le tenebre della notte sono preferibili alla luce
+del giorno, ci mette in guardia contro i pericoli
+dell'idealismo; e consiglia, sì, ad agire da idealisti, ma da
+idealisti «senza illusioni...». Non ridete: si tratta di cose
+serie. E la scienza, alla quale già si dava il benservito per
+ricorrere invece alla fede, pare da ultimo che abbia del buono,
+se ad essa si volgono i rivendicatori dell'idealismo
+«integrale» per fondare la _cité future_.» E che cosa si
+ripromette dalla scienza cotesto idealismo? Che cosa promette
+all'uomo? Ben poco, in verità! «I tuoi organi deboli tu li
+assoderai e moltiplicherai,» dice il signor Fournière; «le tue
+stesse ossa saranno rinnovate da una chimica che ancora non
+osiamo neppure immaginare. Tu arriverai, se vorrai, e bisognerà
+bene che voglia, a longevità che oltrepasseranno quelle dei
+miti ebrei. Il tuo organismo rinnovellato conoscerà altri mezzi
+di nutrizione e godimenti più raffinati. E mentre dominerai il
+tempo, conquisterai anche lo spazio. Se non troverai il mezzo
+di riaccendere il sole che si spegne, o di accenderne altri,
+lascerai questa terra invecchiata; e, alato colono, popolerai
+gli spazî siderei...».
+
+Giulio Verne, come vedete, può andare a riporsi.
+
+
+II.
+
+Questi voli della fantasia, queste immaginazioni di un mondo e
+d'una umanità tanto migliori dei nostri, non sono sogni,
+vaneggiamenti, delirî? Chi può credere seriamente che le
+condizioni della vita, della vita fisiologica, della natura
+umana, si modificheranno così? Eppure, se la ragione ricusa di
+ammettere il mutamento, il cuore lo vuole e irragionevolmente
+lo aspetta! L'ottimismo fanciullesco delle aspettazioni è un
+modo di reagire contro la senile tristezza degli accertamenti.
+
+Il bilancio morale del secolo nostro è in condizioni veramente
+disastrose. Il Fierens-Gevaert, che lo ha compilato, vi ha
+scritto sopra: _La tristezza contemporanea_; ma il _deficit_
+dei valori etici si chiama propriamente angoscia, confusione,
+oscurità, pessimismo.
+
+L'êra contemporanea comincia con la rivoluzione francese: si
+ottennero da essa i beneficî promessi? Tanto poco si ottennero,
+che quel cataclisma potè essere definito «una farsa
+sanguinosa». Mentre il principio dell'eguaglianza tra gli
+uomini era scritto col vivo sangue sgorgante dalle
+ghigliottine, Napoleone s'incaricava di dimostrarne la
+fallacia; o, per meglio dire, ne incarnava la logica
+conseguenza. Se ogni uomo è uguale ad un altro, un ufficialetto
+d'artiglieria prende il posto dei re per diritto divino e si fa
+padrone del mondo. Autocrate repubblicano, egli è il tipo
+dell'umanità moderna: egoista per istinto, democratico per
+educazione. In nome del principio d'eguaglianza la somma dei
+beni va distribuita a un numero sempre più grande di
+concorrenti: la parte di ciascuno è pertanto sempre più
+piccola.
+
+Dio era stato soppresso; Kant aveva legittimato l'operazione
+affermando che ciò che non si vede non esiste. La reazione non
+doveva tardare; ma fu peggiore della stessa azione, e non portò
+il rimedio sperato. Il cristianesimo di Giuseppe de Maistre è
+triste, cupo ed ingrato: esso ammette la necessità del male;
+vuole quella legge di ferro e di sangue, che sarà più tardi
+proclamata dal più fiero negatore del cristianesimo e
+dell'altruismo: da Federico Nietzsche. Nè Chateaubriand, con
+tutta la sua fede, si salva; al contrario: fonda la scuola dei
+malinconici superbi, degli egoisti annoiati e disperati.
+
+Il romanticismo infierisce in tutta Europa. In Italia, con
+Giacomo Leopardi, il «male del secolo» arriva al parossismo. Il
+Rousseau aveva detto che la civiltà è la grande colpevole; che
+gli uomini, nativamente, sono buoni; il Leopardi afferma che
+gli uomini, malvagi naturalmente, vogliono dare a credere di
+esser divenuti tali per caso.
+
+Senza bussola, intanto, il pensiero umano erra qua e là,
+secondo che il vento soffia da una parte o dall'altra. Primi
+fra tutti, il Guizot e Augusto Comte parlano dell'«anarchia
+intellettuale». Nel giro di poche diecine d'anni l'anarchia
+diventa una dottrina, i cui apostoli lanciano bombe in mezzo
+alla folla innocente.
+
+Prima s'innalza la bandiera del comunismo. Il Fourier e il
+Saint-Simon promettono il paradiso in terra; dànno l'esempio
+delle chimeriche raffigurazioni dell'umanità futura: l'uomo
+sarà, dicono, sbarazzato dal dolore e dalla miseria, la sua
+statura crescerà di sette piedi, ed egli arriverà all'età di
+144 anni, «dei quali 120 di esercizio attivo in amore...». Se
+questo linguaggio è tenuto ai creduli più ignoranti, Augusto
+Comte, parlando agli spiriti eletti, bandisce, come Gran
+Pontefice dell'Umanità, il nuovo verbo della Religione
+dell'Uomo. Il regno dell'uomo è di questa terra. Non bisogna
+alzare gli occhi troppo in alto: il Pontefice vieta insino lo
+studio dell'astronomia; consente soltanto che si osservino i
+moti dei pianeti visibili a occhio nudo... Solo i fatti
+importano: il positivismo dà lo sgambetto alla metafisica. E lo
+Schopenhauer è il suo discepolo Hartmann passano la spugna
+sull'una e sull'altro; dimostrano l'inganno universale;
+combattono la volontà di vivere e predicono il suicidio
+cosmico.
+
+Mentre costoro parlano e scrivono, gl'internazionalisti e gli
+anarchici cominciano ad operare. Che cosa è la patria? Già
+imperando Napoleone, quando i confini dei popoli si slargano,
+quando gli eserciti corrono da un capo all'altro del vecchio
+mondo, lo «spirito europeo» della signora di Staël si
+sostituisce allo spirito particolare delle varie nazioni; a
+poco a poco, col vapore e con l'elettricità, che accorciano lo
+spazio ed il tempo, lo spirito «cosmopolita» si sostituisce
+all'europeo. Non più patrie, non più società.
+
+Il mondo unificato è felice? Le ineguaglianze sociali sono
+sparite? La lotta per l'esistenza è divenuta meno feroce? Il
+positivismo e la democrazia hanno assicurato almeno il
+benessere materiale? Gli appetiti sono stati eccitati, non
+appagati. Ed ecco i bombardatori scendere in piazza.
+
+
+III.
+
+Erano rimaste, in tanto naufragio, alcune tavole di salvezza.
+Avevamo l'amore. Anche questo ci manca. Noi siamo oggi posti
+tra i misogini, che seguono il Leopardi e lo Schopenhauer nel
+loro disprezzo per le donne; e tra i femministi, che lavorano a
+fare della donna non la compagna, ma la concorrente e la rivale
+dell'uomo.
+
+E l'arte? Non era l'arte la grande consolatrice? Lo
+Schopenhauer e il Leopardi, negando tutte le altre cose, non
+avevano attestato il sovrano potere dell'arte? In arte, oggi,
+come in politica, non si sa da qual parte rifarsi. Il
+naturalismo pareva l'ultima parola; ma non appena esso tentò di
+assodarsi, il simbolismo lo buttò giù; ed ecco che a sua volta
+il simbolismo boccheggia. «Purificate la vita con la sovrana
+potenza dell'arte!» dicono gli esteti; Ferdinando Brunetière
+predica che l'arte è essenzialmente immorale!...
+
+L'artista si sente solo. Singolare ed aristocratico, vive a
+disagio in mezzo alla società democratica ed uniforme. Si sente
+da essa odiato come inutile, come superbo; e la disprezza.
+Pertanto le opere sue non si rivolgono ai più, ma ai pochi
+iniziati. Il popolo è privato della gioia che l'artista può
+dare; l'artista è privato del premio che il popolo accorda. Una
+forma d'arte aveva preso uno sviluppo straordinario, non prima
+sospettato: la musica. Essa pareva l'arte democratica per
+eccellenza, l'arte intelligibile a tutti, il linguaggio
+universale; ma ecco apparire il Wagner, prototipo dei ribelli
+incompresi. Paragonate il Wagner e lo Schopenhauer, vedrete la
+loro fratellanza. Il musicista dice che la soppressione della
+volontà di vivere, voluta dal filosofo, è terribile ma
+salutare; _Tristano e Isotta_ è un inno d'amore turbato da un
+capo all'altro dall'idea della morte. Lo Schopenhauer,
+affermando che il valore dell'individuo è illusorio, compatisce
+i dolori degli uomini; dalla compassione, dalla carità, il
+Wagner è ricondotto alla fede, allo spiritualismo di
+_Parsifal_; ma il suo simbolo è oscuro ed ermetico; l'arte sua
+parla più alla ragione che al sentimento, è un paradosso in
+azione: per ottenere da essa il massimo della commozione
+nervosa, bisogna spendervi intorno il massimo d'intelligenza.
+
+Chi parlerà allora a tutti, chi vorrà farsi intendere da tutti,
+dagli umili, dai semplici, dai poveri di spirito? Leone
+Tolstoi. Ma la sua religione, il suo nuovo cristianesimo, sorge
+dalle vive viscere della filosofia pessimista, considera
+l'umanità presente come un puro nulla, nega tutta quanta la
+nostra scienza, nega tutta quanta la nostra arte!
+
+E quelli che affermano l'onnipotenza della scienza non sono già
+più contenti! La scienza, così gaia nei primordî, durante il
+Rinascimento, quando il Rabelais rideva del suo riso immortale,
+è ora triste. I suoi pratici adattamenti, i progressi
+materiali, le invenzioni che hanno reso più rapida e intensa la
+vita, hanno pure logorato la fibra umana. La nostra razza
+deperisce, i nostri nervi sono in convulsione. La scienza ci ha
+dato l'elettricità, ma ci ha dato anche la dinamite.
+
+E sulle origini prime e sulle cause finali del mondo e
+dell'uomo questa scienza orgogliosa non dice una sola parola.
+Essa considera come entità reali le forze cosmiche, delle quali
+ignora l'essenza: uno scienziato, lo Spencer, glie lo ha
+rimproverato. Eduardo Hartmann ha definito la creazione: «la
+più temeraria fantasia dell'immaginazione scientifica». In
+questa creazione meccanica ed automatica non più miraggi, non
+più aspettazioni fiduciose e consolatrici. Un vescovo
+d'Australia ha rifiutato di ordinare pubbliche preghiere per la
+pioggia, dichiarando che la meteorologia è governata da leggi
+inflessibili; ed ha invitato i fedeli, per evitare i danni
+della siccità, a migliorare i sistemi d'irrigazione....
+
+Ma, proprio mentre la fede è negata, derisa, bollata come
+superstizione; mentre si bandisce l'idea divina; gli uomini,
+più che mai bisognosi di comprendere il gran mistero, celebrano
+riti folli. La religione muore, ma nasce l'occultismo, il
+satanismo, il magismo, lo spiritismo; le tavole girano, e le
+teste con esse; gli altari sono abbandonati, ma la messa nera è
+in grande onore...
+
+
+IV.
+
+Tale è, nelle sue grandi linee, il bilancio morale compilato
+dal Fierens-Gevaert. Non si può dire che egli abbia avuto la
+mano leggera. Pur troppo tutti questi motivi di tristezza
+esistono: la quistione è di valutarli. L'aritmetica non è
+un'opinione; ma le opinioni non si possono misurare coi numeri.
+Esse mutano troppo, troppo rapidamente, non solo da individuo a
+individuo, ma in una stessa persona.
+
+Nei bilanci finanziarî vi sono certe somme che figurano
+all'entrata nello stesso tempo che all'uscita: esse si
+annullano reciprocamente e lasciano immutato il rapporto fra
+l'attivo e il passivo. Le contraddizioni, in fatto di opinioni,
+di credenze, di fedi, sono come chi dicesse le partite di giro
+dei bilanci morali. Ora le contraddizioni del pensiero moderno
+sono continue, flagranti. Se noi mettiamo all'attivo la
+scienza, ripromettendoci tutto da lei, e poi la mettiamo al
+passivo, disperandone, le due partite si elideranno, e la
+scienza resterà quella che è. Il misogino e il femminista,
+l'altruista cieco e l'egoista spietato si equivalgono: le donne
+e la morale restano quelle che sono.
+
+Guardate ciò che avviene nell'arte, in un'arte speciale: quella
+del romanzo. Nel romanzo trionfa l'esoticismo di Pietro Loti e
+il cosmopolitismo di Paolo Bourget. Ma anche qui c'è una
+contraddizione evidente. Uno scrittore appena ieri sepolto fra
+l'universale rimpianto, e oggi più che mai vivo nelle opere, ha
+ottenuto ed ottiene la maggiore, la più pura ammirazione, per
+avere candidamente osservato e riprodotto il suo cantuccio
+natale. Mentre altri trionfa descrivendo i costumi giapponesi e
+la vita dei grandi alberghi cosmopoliti, Alfonso Daudet
+conquista la gloria descrivendo il Mezzogiorno, scoprendo
+Tarascona, creando Tartarin e Numa Roumestan. C'è dunque posto
+per tutti.
+
+Torniamo alla filosofia; consideriamo il caso dello
+Schopenhauer. Lungamente disconosciuto, costui fu ed è onorato
+come pochi altri. Vuol forse dire che il pessimismo è l'ultima
+nostra parola? Sarebbe una cosa tutta negativa; ma, non
+riuscendo ad affermar nulla, avremmo pure _une fiche de
+consolation_ sapendo almeno negare. E il secolo, cominciato coi
+turbamenti, con le delusioni e con le malinconie, potrebbe
+recitare compunto il credo disperato del filosofo di
+Francoforte. Se non che: studiate la sua vita, leggete il suo
+epistolario: vedrete che egli stesso operava contrariamente
+alla sua fede; i suoi atti e le sue idee facevano a pugni.
+«Egli che voleva conoscere la vita, il mondo, l'universo», sono
+parole del Rod, «trascurava poi di conoscere sè stesso; egli
+che additava la _volontà di vivere_ come la sorgente di tutti i
+mali, e che faceva consistere nel lavorare a distruggerla lo
+scopo supremo della morale, manteneva poi accuratamente la
+volontà sua propria, senza diffidenza, senza accorgersene, con
+una specie di candore; egli che scopriva con occhio penetrante
+l'insieme delle illusioni delle quali siamo vittime, le
+accoglieva per conto suo: chiaroveggente quando ne stava
+lontano, cieco appena si accostava ad esse».
+
+Ma questo dissidio è forse in lui solo? Non accade altrettanto
+in ciascuno di noi? Gli estremi non sono tanto vicini che si
+dànno la mano? Di estremi, di contraddizioni, di antinomie non
+è piena tutta quanta la storia dell'umanità? E per cento, per
+mille, per diecimila individui che amano gli eccessi, e non
+stanno fermi in uno solo, ma trascorrono dall'uno al contrario,
+non vi sono milioni di uomini di buon senso che rifuggono da
+tutti?
+
+Il Fierens-Gevaert aspetta un nuovo Messia che venga a salvare
+il nostro povero mondo. Aspettiamolo pure: sarà il benvenuto,
+se non lo crocifiggeranno come il primo. Ma consoliamoci nel
+frattempo pensando che gli uomini sani continuano a credere e
+ad amare, semplicemente. E, a chi ben guardi, il secolo
+decimonono non è poi tanto singolare quanto sembra; si può
+dimostrare che somiglia non poco al diciottesimo, e si può
+scommettere che il ventesimo gli somiglierà.
+
+
+
+
+IL TOLSTOISMO
+
+
+Il signor Ossip-Lourié ha pensato di riunire in un maneggevole
+libretto tutti i pensieri, le sentenze e i giudizî di Leone
+Tolstoi, traendoli con molta pazienza dalle sue opere e
+raggruppandoli in tredici paragrafi, nei quali si ragiona della
+vita e della morte, della religione e della scienza, del
+patriottismo e dell'istruzione, e via dicendo.
+
+Questa specie di estratto o quintessenza del Tolstoismo è molto
+utile a chi vuol rendersi conto della dottrina novissima; e
+poichè essa è uno dei segni del tempo, e poichè una quantità
+non piccola di brave persone si appassionano pro e contro il
+filosofo di Jasnaia Poliana senza averne letto i libri, sulla
+fede della semplice fama, un rapido esame del breviario messo
+insieme dall'Ossip-Lourié non riescirà inopportuno.
+
+
+I.
+
+Uno dei primissimi pensieri della raccolta, il terzo, dice:
+«Per intendere il senso della vita bisogna, innanzi tutto, che
+essa non sia assurda nè cattiva:--l'intelligenza viene in
+seconda linea». Ma il pensiero susseguente è così espresso: «La
+vita consiste nella ricerca dell'ignoto e nella subordinazione
+dell'azione alle conoscenze nuove»: dove si vede che
+l'intelligenza, già in seconda linea, passa improvvisamente in
+prima. Un poco più giù, al numero ventuno, si legge: «Il
+principio e la fine di tutte le cose risiedono nel cuore
+dell'uomo». Ed ecco l'intelligenza cedere ancora una volta il
+primo posto.
+
+Passiamo ad un altro punto. Il sesto pensiero dice: «La vera
+vita è la vita comune di tutti, non quella di ogni uomo
+particolare. Tutti debbono lavorare per la vita altrui». Ma
+dopo qualche pagina si trova quest'altro giudizio: «Vi sono gli
+Stati, vi sono i popoli, vi è la concezione astratta dell'uomo;
+ma l'umanità come concezione concreta non esiste e non può
+esistere. L'umanità è una finzione». È lecito pertanto chiedere
+se tutti debbono lavorare per una finzione, per una cosa che
+non esiste.
+
+E ancora: il settimo pensiero dice: «La vera vita non ha che
+vedere col passato, nè con l'avvenire: è quella del momento
+presente, e consiste in questo: che ciascuno faccia ora quel
+che deve fare». Ma il passato e l'avvenire che, secondo tale
+proposizione, non riguardano la vera vita, diventano a un
+tratto importanti, perchè (pensiero dodicesimo): «La vera vita
+è quella che aggiunge qualche cosa al bene accumulato dalle
+generazioni passate, che aumenta questa eredità nel presente e
+la trasmette alle generazioni future». Al numero ottantanove
+leggiamo anche: «Nè l'uomo nè l'umanità possono tornare
+indietro»; ma subito dopo, al numero novanta, è detto che: «Non
+si può restare a posto quando il suolo è in movimento: se non
+si avanza, s'indietreggia»; e che «gli uomini istruiti dei
+nostri tempi trascinano la società indietro, non solo verso lo
+stato pagano, ma verso lo stato di barbarie primitivo».
+
+Basteranno questi esempî per dimostrare come la dottrina
+tolstoiana non eviti le contraddizioni sciaguratamente comuni a
+tutti i sistemi filosofici di questo mondo. Certo, cogliere
+contraddizioni fra pensieri staccati è molto facile; ma quando
+si colgono negli ordinati ragionamenti non si fa altro che
+staccarne i concetti informatori. E considerando tutta quanta
+l'opera del pensatore russo, se anche le contraddizioni minori
+venissero a mancare, la maggiore, la più grave, resterebbe; ed
+è questa: che mentre egli parla in nome del perfezionamento,
+del progredimento umano, e dovrebbe pertanto affermare che oggi
+si sta meglio di prima; i suoi più acuti strali sono poi
+rivolti contro il presente ordine delle società, e il suo
+ideale consiste in un ritorno ai sistemi primitivi, già
+condannati. «Tutta la storia dell'umanità non è altro che un
+graduale passaggio dalla concezione della vita personale e
+animale alla concezione sociale, e da questa alla divina». Una
+simile certezza dovrebbe essere di conforto grandissimo. Se il
+miglioramento, se la purificazione della vita non si opera
+tanto presto quanto sarebbe pure desiderabile, la lentezza è
+forse una buona ragione per marchiare col ferro rovente tutta
+quanta l'umanità? Non le si deve tenere nessun conto dei lunghi
+sforzi sostenuti per uscire dalla vita animale?
+
+Invece il Tolstoi non le perdona niente. Gli uomini, dice,
+«vivono contrariamente alla coscienza già da lungo tempo». Vuol
+dire che prima vivevano meglio? Allora, invece di progredire,
+non si torna indietro? Ma siccome, soggiunge, «è impossibile
+che l'uomo sia messo senza volerlo in una situazione contraria
+alla coscienza», così bisogna dedurne che gli uomini si
+apprendono al male volontariamente, deliberatamente. «Perchè il
+nostro ordine sociale, contrario alla coscienza degli uomini,
+fosse sostituito da un ordine ad essa conforme, bisognerebbe
+che la vecchia e logora opinione pubblica desse luogo a
+un'opinione giovane e piena di vita». E ancora: «Perchè gli
+uomini mutino il loro modo di vivere e di sentire, bisogna che
+mutino il loro modo di pensare.» Certo; ma, per pensare in
+altro modo, che cosa occorre? Non potrebbe darsi che, tanto per
+vivere e sentire, quanto per pensare e giudicare in altro modo,
+occorresse semplicemente cambiare tutta la natura umana?
+
+Per agire nella vita secondo «la ragione e la coscienza», come
+vuole il Tolstoi, e come infatti si dovrebbe, bisognerebbe che
+fra coscienza e ragione vi fosse accordo costante e perfetto;
+ora, pur troppo, i dissidî fra le due sono lunghi, gravi e
+frequenti. «Il dovere che incombe ad ogni uomo di prender parte
+alla lotta contro la natura, per assicurare la propria vita e
+l'altrui, sarà sempre il primo». Ciò è innegabile; ma fra la
+propria vita e l'altrui, o per lo meno fra l'interesse proprio
+e l'altrui, bisogna troppo spesso, e quasi sempre, scegliere; e
+per un martire o un eroe, che sacrifica agli altri sè stesso,
+milioni e milioni d'uomini procacciano prima d'ogni altra cosa
+l'utile proprio; e insomma: alla lotta degli uomini contro la
+natura ne succede un'altra: quella degli uomini fra loro. Il
+Tolstoi lo sa, lo vede: «Tutta la nostra esistenza è ordinata
+in modo che ogni godimento personale si acquista a prezzo di
+sofferenze umane». Soltanto, ciò non accade per il capriccio di
+pochi, di molti o di tutti; ma è l'effetto di una legge, d'una
+necessità, d'una fatalità. E se c'è questa fatale lotta per
+l'esistenza, sarà una «menzogna» la disuguaglianza degli
+uomini? Poichè una parte degli uomini vince, e l'altra è vinta,
+ciò vuol dire che essi non sono eguali; ma alcuni più forti ed
+abili, altri più deboli e inabili.
+
+In realtà fra gli uomini vi sono tante differenze, che non se
+ne trovano neppure due soli interamente eguali. Ma, se questo è
+un fatto innegabile, quantunque negato, è pure un altro fatto,
+altrettanto innegabile e negato, che, mentre questi uomini sono
+tanto diseguali, sono anche simili del tutto. Simiglianza e
+diversità stanno insieme, e poichè sono cose contraddittorie e
+incompatibili e reciprocamente lesive, così dal loro contrasto,
+dalla loro coesistenza, che sembra assurda, ma che pure è un
+fatto, nascono una moltitudine di danni. Chi guarda alla
+diseguaglianza afferma la legge della lotta, riconosce il
+diritto della forza; chi guarda alla simiglianza sostiene la
+legge dell'amore, predica il dovere della solidarietà. Ma
+nessuna delle due dottrine, se non tiene conto dei fatti sui
+quali riposa la dottrina contraria, è accettabile. Come
+conciliarle?
+
+
+II.
+
+Il Tolstoi si rivolge alla religione di Cristo; non già alle
+chiese ufficiali, ma alla vera dottrina cristiana. «Non
+solamente non c'è nulla di comune fra le Chiese e il
+cristianesimo, eccetto il nome; ma i loro principî sono opposti
+ed ostili».
+
+Nei primi secoli egli crede che il cristianesimo fosse puro e
+purificasse il genere umano; un migliaio e mezzo di anni ci
+hanno fatto indietreggiare. Ancora una volta: dove se ne va
+allora il progresso? Il vero insegnamento di Gesù, dice il
+Tolstoi, è questo: «non resistere al malvagio»; cioè non
+opporgli mai la violenza, ma unicamente l'amore. «Tutta la
+dottrina di Gesù ha un solo scopo: dare il regno di Dio agli
+uomini, _la pace_». E, certo, alla legge naturale della lotta
+per l'esistenza si oppone la legge morale della pace e
+dell'amore; ma le due leggi sono tanto discordi e
+inconciliabili, che lo stesso Gesù disse: «Il mio regno non è
+di questo mondo». Il Tolstoi afferma che il cristianesimo,
+nella sua vera significazione, «distrugge lo Stato»; ma il
+figlio di Dio non disse anche: «Date a Cesare quel che è di
+Cesare»?
+
+Lo Stato, l'ordinamento sociale, secondo il Tolstoi, sono
+iniqui, sempre, qualunque cosa facciano, su qualunque
+sentimento si fondino. La giustizia è iniqua: il giudice non
+esita a imprigionare una vedova e a separarla dai figli, se
+costei vende vino senza permesso e froda l'erario di 25 rubli.
+I poteri pubblici, tutti quanti, sono altrettanti strumenti di
+violenza e d'oppressione: essi debbono sparire, e non già per
+cedere il luogo ad altri, ma senza più sostituzione di sorta.
+Il patriottismo è una schiavitù, un vestigio cruento di altri
+tempi, un pretesto per tenere in piedi gli eserciti, che
+servono veramente ai pochi potenti contro i molti oppressi: «i
+veri cristiani debbono rifiutarsi al servizio militare». E il
+denaro è anch'esso una nuova forma di schiavitù impersonale
+sostituita all'antico servaggio individuale.
+
+La scienza e l'arte non si salvano neppure. «Le scienze e le
+arti esisterono sempre, e finchè esisterono veramente, furono
+necessarie e accessibili a tutti gli uomini. Noi invece
+produciamo ora certe cose chiamate arti e scienze; ma si vede
+che le nostre produzioni non sono nè necessarie, nè accessibili
+agli uomini». Ancora un'altra volta, dunque, il Tolstoi nega
+quel progresso che aveva già affermato. Egli bolla anche gli
+scienziati, perchè «passano i loro migliori anni a disabituarsi
+dalla vita, cioè dal lavoro»; come se passare le intere
+giornate al microscopio, al crogiuolo o alla tavola anatomica
+sia darsi bel tempo; e come se gli scienziati «veri» possano
+coltivare la scienza e zappare la terra tutt'in una volta...
+Istupiditi e fossilizzati, i dotti «acquistano una presunzione
+che impedisce loro di poter mai tornare alla semplice vita del
+lavoro». Ma allora perchè non dire, più brevemente, che quella
+passata zappando la terra è la miglior vita, la più degna, la
+sola lodevole? Ma no: «la scienza e l'arte sono necessarie
+all'uomo quanto il cibo, la bevanda e il vestimento». Intanto
+la fisiologia, la psicologia, la biologia, la sociologia non
+riescono «se non a mettere il pensatore in contraddizione
+perpetua con gli altri e con sè stesso». Ahimè, questo effetto
+ha pure la filosofia in generale e il tolstoismo
+particolarmente!... «L'attività scientifica e artistica è
+feconda solo quando non attribuisce a sè stessa diritti, ma
+unicamente doveri». Doveri e diritti non sono invece
+correlativi, non vanno insieme, come luce e ombra? Imporre
+soltanto doveri non è tanto assurdo quanto pretendere solamente
+diritti?
+
+E con la scienza, con l'arte, col denaro, col patriottismo, con
+la giustizia, se ne va anche l'amore. Nel sommario della
+filosofia tolstoiana compilato dall'Ossip-Lourié è trascurato
+un punto essenziale, sono omessi tutti quei luoghi delle opere
+del Tolstoi dove questi dice che astenersi dall'amor sessuale è
+meglio che amare; che Gesù Cristo istituì il matrimonio, ma gli
+preferì la castità, e la predicò e ne diede l'esempio. La
+castità, universalmente praticata, porterebbe alla fine del
+genere umano; e il Tolstoi non se ne inquieta: anzi ha detto
+che, se il genere umano finirà, esso si uniformerà così alla
+legge naturale secondo la quale i mondi debbono finire. Il
+vuoto, il silenzio, l'immobilità, la morte, il niente è così
+l'ultimo termine della sua filosofia.
+
+
+III.
+
+La quale, tuttavia, ritorna sui proprî passi, e fa qualche
+concessione. Se lo scopo ultimo, se la mèta estrema della vita
+e del mondo è il nulla, il problema della felicità dovrebbe
+essere molto semplificato, anzi soppresso. Ma il Tolstoi, o
+perchè persuaso egli stesso dell'assurdità di certe sue
+affermazioni, o perchè intende distinguere la speculazione pura
+dalla morale pratica, indica il mezzo di esser felici.
+
+Per esser felici, secondo la dottrina tolstoiana, bisogna che
+si avverino cinque condizioni. La prima è di lasciare le città
+e di vivere in comunione con la natura; la seconda è di
+lavorare, di lavorare fisicamente, con le braccia, coi sudore
+della fronte; la terza è la famiglia; la quarta è il commercio
+libero e affettuoso con tutti gli uomini; la quinta è la
+salute, e la morte senza malattia. Ora i potenti, i ricchi,
+quelli che non lavorano, che abusano della vita, che guardano
+dall'alto in basso i loro simili, che vivono nelle metropoli,
+che non educano essi medesimi i loro figli, sono infelicissimi.
+Viceversa: «povertà è felicità». Se questi giudizî si potessero
+accettare alla lettera, che cosa se ne dovrebbe concludere? Che
+i potenti, i ricchi, debbono fare compassione, e invece il
+Tolstoi li esecra, commiserando poi gli umili e i poveri, che
+dovrebbero invece esser degni d'invidia. Ma nè questi giudizî
+si possono accettare alla lettera, nè la felicità dipende dalle
+condizioni esteriori della vita.
+
+Alto e nobile sempre, il pensiero del filosofo russo è troppo
+spesso confuso, contraddittorio e chimerico; abile e vittorioso
+nella critica, egli è inefficace, come tutti i critici di
+questo mondo, nella ricostruzione; s'accosta tuttavia più d'una
+volta al vero, alle verità vere ed eterne che tutti riconoscono
+e onorano. «La felicità», ammette anch'egli, «non dipende dalle
+circostanze esteriori, ma dal modo di apprenderle; un uomo
+avvezzo a sopportare il dolore non può essere infelice». E
+allora i termini del problema non vanno modificati interamente?
+Questo moralista che combatte il male e predica il bene, sa
+pure, e lo dichiara anzi espressamente, che, «da secoli,
+qualunque cosa lo spirito imparziale getti nella bilancia del
+bene e del male, il giogo resta immobile, e ciascun piatto
+contiene tanto male quanto bene». E questo riformatore, che
+crede di essere egli solo nel vero e nel giusto, fa pure atto
+di modestia quando afferma che «ogni pensiero è esatto e falso
+ad un tempo: falso, perchè è limitato dalla nostra impotenza ad
+abbracciare tutta quanta la verità; esatto, perchè rappresenta
+una delle facce del concetto umano».
+
+Tempo fa i giornali riferirono un succoso aneddoto. Una
+governante di casa Tolstoi, sapendo di quanta ammirazione e di
+quanta curiosità è oggetto il grande scrittore, pubblicò le
+memorie del tempo passato presso di lui. E narrò, fra le altre
+cose, che il Tolstoi, _vegetariano_ ostinato, incapace di
+assaggiare un briciolo delle carni che si servivano in tavola e
+che egli chiamava «pezzi di cadaveri», alle volte, spinto dalla
+fame che il magro regime non acchetava, si levava di notte,
+andava nella sala da pranzo e mangiava nascostamente le fette
+di arrosto e le ale di pollo avanzate.... Queste verità
+semplici ed umili che gli escono dalla penna dopo le
+affermazioni superbe, sono come i suoi pasti notturni: un
+omaggio reso all'universale costume degli uomini. E la verità
+più semplice, la più modesta, quella con la quale si potrebbe
+distruggere tutta la sua dottrina, è che «un sol uomo», come
+egli stesso riconosce, «non può agire contrariamente al mondo
+intero».
+
+
+
+
+IL SUPERUOMO
+
+
+Alla succinta esposizione critica della dottrina tolstoiana non
+sarà inutile far seguire quella di un'altra modernissima
+filosofia, molto ammirata o molto derisa, senza che si sappia
+bene, dai più, in che cosa consiste: voglio dire la filosofia
+di Federico Nietzsche, il vangelo di Zarathustra, la profezia
+del Superuomo. La cosa sarà tanto meno inopportuna, quanto che
+le idee del Nietzsche sono diametralmente opposte a quelle del
+Tolstoi, e rappresentano, come si suol dire, l'altra faccia
+della medaglia.
+
+Anche questa volta saremo guidati da un succoso compendio,
+recentemente messo insieme, con molto garbo e padronanza del
+tema, dal professor Lichtenberger.
+
+
+I.
+
+Riassunto con una frase che ha avuto molta fortuna, il
+Tolstoismo è «la religione della sofferenza umana»; il
+Nietzschismo ne è la negazione. La morale del Tolstoi impone di
+sacrificare il bene proprio all'altrui; la morale del Nietzsche
+dà invece ragione all'individuo contro il «gregge». Affermando
+la somiglianza degli uomini, il Tostoi ne nega le
+diseguaglianze; vedendo le loro diversità, il Nietzsche ne
+disconosce la equivalenza. Tanto il Russo quanto il Tedesco
+sono senza perdono contro la società moderna; ma il Russo,
+perchè vi trova troppo egoismo; il Tedesco perchè non ve ne
+trova abbastanza.
+
+Ogni civiltà, dice il Nietzsche, si costruisce una «tavola dei
+valori»; cioè colloca più alto o più basso, stima migliori o
+peggiori certe cose e certe azioni. I tipi di queste tavole
+morali sono due: quella dettata dai padroni, e quella composta
+dagli schiavi. Quando una razza forte, ardita e bellicosa
+sottopone i deboli e gl'imbelli, come a Roma, come nei regni
+teutonici, si ottiene una morale di padroni; dove la volontà,
+il coraggio, la forza, l'orgoglio sono onorati. Se invece i
+deboli, i vinti, riescono ad imporre la loro morale, sono
+tenuti da conto tutti i valori contrarî. La civiltà presente,
+la morale cristiana, sono civiltà e morale di oppressi, di
+schiavi. Uno dei valori oggi più apprezzati è la pietà. Orbene:
+questa, non solo non dev'essere incoraggiata, ma va combattuta.
+Perchè: prima di tutto non è vero che la pietà sia
+disinteressata, scevra di egoismo; al contrario. Chi è
+spietato, chi lotta, chi fa male ai suoi simili, vuole
+esercitare la sua forza, vuol dominare; il pietoso, quello che
+fa bene, non è mosso da uno scopo diverso; in fondo anch'egli
+vuol mostrare la propria virtù, la propria superiorità, ed
+essere ammirato e lodato. Inoltre: la pietà è deprimente,
+perchè ciascun individuo pietoso, oltre ai mali proprî, deve
+sopportare gli altrui. Di più: essa è pericolosa, perchè tende
+a far sussistere e perpetuare i deboli, gl'infermi, tutti
+quegl'individui che, nell'interesse della razza, dovrebbero
+sparire. E che cosa vuol dire questa pietà? Da che proviene la
+religione della sofferenza umana? Proviene dalla paura,
+appunto, della sofferenza. Ciascuno commisera e lenisce il
+dolore altrui temendone uno simile per sè, e sperando che altri
+lo lenisca a lui. Il dolore è considerato come qualche cosa che
+bisogna abolire. Invece, «alla scuola del dolore, del _gran_
+dolore,--non lo sapete?--sotto questo duro padrone soltanto
+l'uomo ha compito tutti i suoi progressi».
+
+Nella nostra «tavola dei valori» un altro titolo altamente
+quotato è l'eguaglianza degli uomini: il cristianesimo
+considera tutti gli uomini eguali dinanzi a Dio, la democrazia
+li considera eguali dinanzi alla legge: il Tolstoi, come
+abbiamo visto, dice espressamente che la diseguaglianza degli
+uomini è una «menzogna». Il Nietzsche invece esige che si
+distingua tra forti e deboli, tra abili e inabili, tra padroni
+e servi.
+
+Altro e non minore inconveniente: non si sa più comandare; quei
+pochi che esercitano un timido potere, quasi se ne scusano; si
+dicono i _primi servitori_ del paese, gli _strumenti_ del bene
+comune. Non si osa castigare; i delinquenti commuovono più
+delle vittime; il Tolstoi, anzi, se la piglia con l'istituto
+della giustizia; nega che un uomo abbia il diritto di
+condannarne un altro.
+
+Ancora: la donna rivaleggia con l'uomo; invece di affidarsi a
+lui, perde le attrattive proprie del suo sesso, lavora di
+gomiti per farsi strada, si rovina i nervi, si riduce sempre
+più inadatta a procreare una prole robusta.
+
+Questa è la civiltà nostra, la civiltà dei popoli cristiani. E
+mentre il Tolstoi la giudica troppo poco cristiana, mentre la
+sferza per eccitarla a tornare alla vera dottrina di Gesù, il
+Nietzsche la fa oggetto di un odio che muove da opposte
+ragioni. Egli si rivolta contro l'ideale ascetico, contro le
+prediche sacerdotali che impedirono all'uomo di mettersi in
+faccia alle cose ed a sè stesso. La scienza tenta bensì il
+libero esame della realtà, ma senza frutto. Lo scienziato che
+studia i fatti, l'«uomo obbiettivo», è un «pigmeo presuntuoso»;
+o, nella migliore ipotesi, uno «specchio» che riflette le cose,
+uno «strumento di precisione». Altrettanto, anzi peggio, dicasi
+del filosofo. Quelli che sembrano più spregiudicati, i
+«coscienziosi dello spirito», sono, in fondo, ascetici
+anch'essi. Vogliono arrivare alla verità, credendo che la
+verità sia utile per sè stessa; invece la verità vera è che
+l'illusione vale e giova, per lo meno, quanto la verità.
+L'illusione, la menzogna, è forse la condizione stessa della
+vita: «la falsità di un giudizio non è per noi una obbiezione
+contro di esso; la quistione, per noi, è questa: In quale
+misura questo giudizio falso è utile alla conservazione o allo
+sviluppo della vita, alla conservazione o al perfezionamento
+della specie?» Se, dunque, la verità può essere nefasta e la
+menzogna benefica, perchè si continua a cercare ad ogni costo
+la verità? Evidentemente perchè si attribuisce ad essa un
+pregio assoluto, un valore metafisico. Dunque l'uomo
+«veridico», l'uomo che ha fede nella scienza, lo scettico,
+l'ateo, rispetta ancora il più alto «valore» della «tavola»
+attuale. Costui non osa domandare a sè stesso: «Qual è il
+valore della morale che c'insegna e c'impone di ricercare la
+verità?». Costui non dice a sè stesso: «Perchè volere _ad ogni
+costo_ conoscere questa Natura che noi intravediamo, oggi, come
+una potenza eternamente cieca e inintelligente, sovranamente
+indifferente al bene ed al male, magnificamente feconda, sempre
+intenta a produrre innumerevoli nuove esistenze per
+sacrificarle, impassibile, alle sue combinazioni vuote di
+senso?....» Gli uomini, prima, sacrificavano tutto a Dio; ora
+sacrificano Dio stesso a questa natura, cioè alla pietra, alla
+stupidità, al peso, al destino, al Nulla!...
+
+
+II.
+
+Ed ecco il profeta Zarathustra ospitare nella sua grotta le
+vittime della civiltà europea.
+
+Chi sono?
+
+Il primo è il Pessimista che va predicando: «Tutto è vanità,
+niente serve a niente, inutile cercare». Poi vengono due Re che
+hanno abdicato perchè, non essendo i primi fra gli uomini, non
+vogliono più comandare. Poi ecco il Coscienzioso dello spirito,
+lo Scienziato obbiettivo, che ha consacrato la sua vita a
+studiare il cervello della sanguisuga; e il vecchio Mago,
+l'eterno commediante che rappresenta tutte le parti e inganna
+tutti, ma non sè stesso, ed è triste e disgustato; e l'ultimo
+Papa, che non può consolarsi della morte di Dio; e poi «il più
+orribile tra gli uomini», l'Uccisore di Dio; e poi ancora il
+Mendicante volontario, che cerca la felicità in un cantuccio di
+prato dove le vacche ruminano tranquillamente; e finalmente
+l'Ombra, lo scettico, che, dopo aver percorso tutti i dominî
+del pensiero, si è smarrito e va errando senza scopo per
+l'universo. Zarathustra non li consola: se costoro soffrono, se
+hanno nausea della moltitudine e di sè stessi, egli giudica che
+il disgusto e la sofferenza sono gli stimoli necessarî alla
+salute, al riscatto. Se l'umanità decade e si corrompe, essa
+darà luogo, morendo, a una forma superiore. Ed ecco: il profeta
+annunzia il Superuomo. L'uomo attuale non è uno scopo, è una
+«corda», un «ponte», un «passaggio» dall'animale al Superuomo.
+«Il Superuomo è la ragion d'essere della terra».
+
+Che cosa sarà, quando apparirà il Superuomo? L'uomo darà luogo
+al Superuomo per auto-soppressione. Quando il dolore sarà
+arrivato al colmo, quando ciascuno soffrirà, non soltanto per
+ciò che egli è, ma per ciò che è la stessa condizione umana,
+allora, in questo eccesso di dolore, l'uomo troverà la forza
+necessaria per annichilirsi, dando luogo al Superuomo. E quale
+sarà la differenza tra i due? Sarà questa: che mentre la morale
+presente si rivolge a tutta l'umanità indistintamente, la
+morale del Superuomo sarà aristocratica, sarà il privilegio di
+pochi. Di più, tutta la «tavola dei valori» s'invertirà. Non la
+pace, il riposo, la quiete saranno stimate; ma la lotta e la
+guerra; la guerra benefica, la guerra indice della forza, della
+salute, dell'esuberanza. Non la pietà, ma la volontà sarà
+preferita: la pietà è «l'ultimo peccato» di Zarathustra, la
+prova più pericolosa, dalla quale egli esce però trionfante.
+Bisogna esser duri con sè stessi per creare nuovi valori, per
+plasmare a proprio talento la realtà. Bisogna esser duri con
+gli altri, coi fiacchi, con gli impotenti, con gl'incapaci di
+vivere. Saper soffrire è poca cosa, «ma non soccombere agli
+assalti dell'intima angoscia e del dubbio turbatore quando
+s'infligge un gran dolore e se ne sente il grido,--ciò è
+grande, è la condizione della vera grandezza». E infine il
+saggio porterà in tutte le avventure della vita la serenità, la
+grazia, il sorriso del fanciullo che giuoca; s'innalzerà su sè
+stesso, oltrepasserà sè stesso sulle ali del riso e della
+danza: questo è l'ultimo, il supremo consiglio della saggezza.
+
+
+III.
+
+La critica più facile della filosofia del Nietzsche consiste
+nel dire che è l'opera di un pazzo. Questa critica, molto usata
+contro le cose insolite e nuove, gode oggi tanto più credito,
+quanto che si sono viste le attinenze del genio con la pazzia;
+ed allo stesso Tolstoi non è stata risparmiata. Nel caso del
+Nietzsche, d'uno scrittore che ha perduto effettivamente,
+durante le sue speculazioni, il bene dell'intelletto, e che
+sopravvive a sè stesso miseramente vegetando, la tentazione di
+giudicarne pazzesca tutta quanta l'opera è veramente fortissima
+e generale. Se non che questa critica, quanto più è facile,
+tanto meno persuade. Se il Nietzsche è pazzo, tutti gli altri
+filosofi, riformatori e profeti, non furono pazzi la loro
+parte?
+
+Quel che c'è di chimerico, di stravagante, di esagerato nelle
+idee del Nietzsche è tanto evidente, che non ha bisogno di
+dimostrazione. Meno evidenti, sebbene più gravi, sono le
+contraddizioni e le assurdità della sua dottrina, così le
+implicite come le esplicite. Il Nietzsche si è apertamente
+contraddetto più volte, come quando ha giudicato il sistema
+dello Schopenhauer, del quale prima fu ammiratore sviscerato e
+poi oppositore vivace; come quando ha giudicato l'estetica e
+l'arte del Wagner, prima sublimandole, poi disprezzandole. Ma
+un gran numero di volte, nel formulare la dottrina sua propria,
+si è contraddetto senza saperlo, è caduto senza accorgersene in
+pieno assurdo.
+
+Egli comincia con l'affermare, come abbiamo visto, che il mondo
+è retto a volta a volta da due tavole di valori: quella dei
+padroni e quella degli schiavi. Che i padroni, i vincitori,
+impongano la loro legge, come impongono materialmente le catene
+agli schiavi, s'intende e si vede; ma che gli schiavi, i vinti,
+anch'essi siano a loro volta capaci d'imporre la propria morale
+ai vincitori, non s'intende niente affatto. Come mai
+gl'impotenti avrebbero questa potenza? Con quali mezzi
+riescirebbero a compiere l'imposizione? Che cosa potrebbe
+obbligare i dominatori ad accettare la morale dei sottoposti?
+Se quelli che dettano legge accettano la legge suggerita da
+quelli che obbediscono, ciò significa che la legge suggerita
+dai vinti ha dentro di sè una tale virtù, una tale forza, da
+farsi riconoscere, accettare ed amare da coloro cui nuoce; ciò
+significa che nel mondo non opera la sola forza materiale, ma
+anche quella morale, del cuore, dell'anima, dello spirito, e
+che la forza del cuore è capace di vincere la stessa forza del
+braccio. Vincitori e vinti sì, ma i vinti non sono tanto vinti
+quanto sembra, se ottengono questo trionfo: di imporre la loro
+morale al mondo. Quindi le due tavole dei valori, differenti in
+apparenza, dei vincitori e dei vinti, dipendono entrambe da una
+imposizione, da una vittoria; e la vittoria morale vale la
+materiale, e i valori di quelli che il Nietzsche chiama
+schiavi, quei valori che egli disprezza e vuole soppressi,
+valgono gli altri, e in conclusione nel mondo non si vedono due
+tavole di valori distinte e separate, ma una bilancia che, se
+oscilla continuamente da una parte e dall'altra, oscilla
+appunto perchè tende continuamente all'equilibrio.
+
+Ma il Nietzsche si presta a distruggere anche meglio l'opera
+propria; perchè, mentre afferma con gran forza di persuasione
+la sua filosofia, nello stesso tempo dice, press'a poco come il
+Tolstoi, che ogni filosofo s'illude quando crede di presentarci
+il suo sistema come l'opera della «pura ragione». Un'illusione
+simile non è dunque anche la sua? Come e perchè egli solo
+possederebbe la verità vera? Il suo Superuomo non è anch'esso
+un ritrovato mistico, ascetico, equivalente a quelli che egli
+scopre in ogni filosofia e in ogni religione? «Tutti gli Dei
+sono morti; noi vogliamo ora che il Superuomo viva.» Il
+Superuomo che si sostituisce agli Dei non è dunque anch'egli
+una specie di Dio?
+
+Di più: ha il filosofo di mira la felicità? Scrive per renderla
+più facile, o meno difficile? Pare di sì, perchè combatte il
+pessimismo, vuole l'ottimismo, prevede il giuoco spensierato,
+il riso alato, la danza leggera. Allora, come mai dice che il
+«savio» non ignora che la gioia e il dolore vanno insieme? Chi
+vuol conoscere le grandi gioie, soggiunge, deve anche
+fatalmente conoscere i grandi dolori; il «creatore di valori»
+deve «marciare incontro al suo supremo dolore e alla sua
+suprema speranza ad un tempo». Ma se c'è questa continua
+alternativa di gioie e di dolori, se ogni oscillazione in un
+senso è compensata da un'oscillazione in senso inverso, la
+proporzione non resta la stessa? Mille non sta a mille come
+dieci sta a dieci? E allora, perchè mutare?... Così la
+filosofia del Nietzsche, che sembra, ed è, il contrario di
+quella del Tolstoi, si confonde anche in questo punto con essa.
+I due pensatori si accordano nel riconoscere che i beni e i
+mali vanno insieme, che nessuno ha interamente ragione nè
+interamente torto: queste due verità, già ritrovate dal
+semplice buon senso, sono la quintessenza delle loro filosofie
+antagonistiche, e di tutte le filosofie.
+
+Finalmente: il sistema del Nietzsche si chiude con la teoria
+del «Ritorno eterno». Egli sostiene, e a modo suo dimostra, che
+nel tempo infinito c'è una somma di forze costante e
+determinata; quindi che l'evoluzione universale passa
+eternamente per le stesse fasi e percorre eternamente uno
+stesso ciclo. Se così è, vuol dire che non vi sono avvenimenti
+nuovi nè definitivi; tutto ciò che sarà, è già stato; tutto ciò
+che è stato, sarà. Dunque il Superuomo è già esistito; dopo che
+tornerà ad esistere, sparirà un'altra volta; e quest'uomo
+moderno, che il Nietzsche odia, disprezza e vuole soppresso, fu
+anch'egli e sarà ancora un numero infinito di volte. Allora,
+perchè tanto sdegno e tanta impazienza?
+
+
+
+
+LA POESIA DI UN FILOSOFO
+
+
+Che Sully Prudhomme sia un artista geniale, un poeta
+delicatissimo, è risaputo da quanti hanno sentito, con
+accompagnamento di musica o senza, il suo celebre _Vase brisé_.
+Che egli sia un pensatore coltissimo, un filosofo acuto, è noto
+a quanti hanno compulsato il suo ponderoso volume
+sull'_Espressione nelle Arti belle_. Egli non ha voluto però
+tener separate le sue diverse facoltà, contentandosi di
+scrivere ora versi ispirati ed ora ragionamenti rigorosi; ha
+pure composto i poemi intitolati _I Destini_, _La Giustizia_ e
+_La Felicità_ con cuore di poeta e mente di filosofo. Questa
+parte dell'opera sua è la più degna di nota, perchè si
+riferisce a uno dei più singolari problemi del tempo nostro.
+
+
+I.
+
+Non da oggi soltanto si dice che la scienza e l'arte, la poesia
+e la filosofia, il ragionamento e l'ispirazione sono
+incompatibili, o se non altro antagonistici. A chi ha espresso
+questa opinione si è risposto che l'antagonismo asserito non
+esiste; che anzi i due modi di attività possono andare e
+andarono infatti d'accordo, in altri tempi, nei primi tempi,
+quando poesia e filosofia erano una cosa sola.
+
+È vero: l'arte fu un tempo scienza; ma è pur vero che la nostra
+vita intellettuale è infinitamente più ricca che non quella
+d'una volta, e che pertanto le attività umane si sono venute,
+come si dice, specializzando. Un oculista può, e all'occasione
+deve anzi, curare una polmonite; ma la sua capacità maggiore,
+la sua abilità particolare consiste nel curare i mali degli
+occhi. Ai tempi di Ippocrate e di Galeno questa divisione del
+lavoro non c'era. Così, anzi _a fortiori_, l'arte e la scienza,
+già confuse, si sono separate.
+
+Il problema è anche più complesso. L'arte, un tempo, non era
+soltanto scienza, ma anche religione. Il poeta, il sapiente e
+il sacerdote facevano tutt'uno. Ma poichè la fede è immobile,
+mentre la scienza vuole andare avanti; poichè la prima è cieca,
+mentre la seconda è osservatrice; poichè quella si contenta di
+affermare, mentre questa vuol dimostrare; per queste ragioni il
+dissidio si è venuto lentamente operando e aggravando; finchè,
+ai nostri giorni, grazie al progresso scientifico veramente
+enorme compito ultimamente, è divenuto acutissimo. Alla scienza
+progredita e trionfante si sono chieste e si sono fatte dire
+troppe cose: i suoi idolatri, da una parte, hanno creduto
+soltanto in lei, e l'hanno opposta e anteposta alla fede; dalla
+parte contraria, quanti l'hanno vista incapace, come realmente
+è, di rispondere a certi quesiti estremi, l'hanno rinnegata e
+dichiarata in istato di fallimento.
+
+A questo dissidio nella quistione etica fa riscontro un
+dissidio, egualmente grave, nella quistione estetica: noi
+vediamo un partito il quale vuole che l'arte, che la poesia,
+siano scientifiche, che dalla scienza traggano l'ispirazione ed
+alla scienza servano di sussidio: e un altro, il quale afferma
+che la scienza è fatale all'arte, e che la ucciderà, se non
+l'ha già uccisa. Il Tolstoi, subordinando ogni cosa alla fede,
+al concetto religioso e morale, se la piglia, al modo che
+vedemmo, con la scienza e con l'arte ad una volta.
+
+Sully Prudhomme ha espresso l'inquietitudine prodotta
+universalmente da questi antagonismi:
+
+ Comment prier, pendant qu'un profane astronome
+ Mesure, pèse et suit les mondes radieux?...
+ Comment chanter, pendant qu'un obstiné chimiste
+ Souffle le feu, penché sur son oeuvre incertain?...
+ Et quel amour goûter, quand dans la chair vivante
+ Le froid anatomiste enfonce le scalpel?...
+
+La scienza sarebbe dunque fatale alla fede, alla poesia ed allo
+stesso amore?... No! Il poeta protesta e si ribella. Chi ha
+detto, domanda, che la poesia sia incompatibile con la verità?
+Se l'osservazione paziente dello scienziato solleva a lembo a
+lembo il velo che nasconde il mistero delle cose, il vento
+della strofe lo può strappare d'un sol tratto.
+
+ Et c'est pourquoi, toute ma vie,
+ Sì j'étais poète vraiment,
+ Je regarderais sans envie
+ Képler toiser le firmament.
+
+Senza dubbio: il vero poeta non deve guardare con invidia
+l'astronomo che scruta il cielo, come l'astronomo non
+dev'essere neppur egli geloso del poeta: i due ufficî sono
+egualmente importanti e dignitosi; ma il vento della strofe non
+solleva nulla. Se bastasse mettersi a cantare per risolvere i
+problemi e discoprire le leggi della natura, chi si rovinerebbe
+più gli occhi e le mani sugli strumenti d'un gabinetto, chi vi
+si chiuderebbe a farvi calcoli sopra calcoli? Il poeta può
+soltanto ridire ciò che lo scienziato ha scoperto; ma la strofe
+del poeta dev'essere alata, vibrante, sfolgorante; e il
+linguaggio dello scienziato è tutt'il contrario: freddo,
+esatto, severo.
+
+ .... Le prisme, interrogeant leurs feux,
+ À ces faux paradis arrache des aveux...
+ J'ai vu chaque élément de leur essence vraie
+ Étaler sur l'écran sa redoutable raie.
+
+Con questi versi Sully Prudhomme canta uno dei più mirabili
+processi scientifici: l'analisi spettroscopica. Ma dove egli
+adopera l'immagine poetica del prisma che confonde i falsi
+paradisi, non è molto scientifico; perchè col prisma non si
+strappano confessioni ai paradisi veri o falsi, si scompongono
+soltanto le luci; e quando si attiene più fedelmente alla
+scienza, accennando alle righe di Frauenhofer, non è molto
+poetico.
+
+ Dans l'éveil d'un muscle endormi
+ La foudre éparse se révèle,
+ Silencieuse, à Galvani.
+ Franklin l'annullait, terrassée;
+ Volta la gouverne, ammassée;
+ Ampère fait d'elle un aimant...
+
+Neppure questa storia dell'elettricità è molto poetica; essa è
+inoltre poco scientifica, come poco precisa. Per dire che gli
+areonauti guardano il barometro, il poeta scrive:
+
+ Ils montent, épiant l'échelle où se mesure
+ L'audace du voyage au déclin du mercure.
+
+L'espressione è certo abilmente trovata, ma non somiglia un
+poco agli indovinelli che si propongono nelle conversazioni
+come passatempo? «Qual è quella scala dove si misura l'audacia
+del viaggio dall'altezza del mercurio?» Risposta: «La scala del
+barometro.»
+
+ Wenzel, Dalton, en leurs balances,
+ Révèlent qu'entre tous les corps
+ Par d'exactes équivalences
+ Le poids régit tous les accords.
+
+Questa è la teoria atomica. Disgraziatamente, se la strofe non
+è molto ispirata, neppure un professore di chimica ne sarebbe
+contento: in chimica vi sono _combinazioni_, non già _accordi_.
+Sully Prudhomme canta ancora che i cieli non ci sono più
+sbarrati, perchè Euclide e Pitagora hanno
+
+ Dessiné du doigt dans le sable
+ Sur un triangle trois carrés,
+ Parce qu'ils les ont comparés...
+
+Anche questo è un altro indovinello, del quale il lettore che
+ha dimestichezza con la geometria trova subito la spiegazione:
+il teorema del quadrato dell'ipotenusa, altrimenti detto il
+_ponte degli asini_; ma il geometra rammenterà al poeta che il
+triangolo dev'essere rettangolo....
+
+Sully Prudhomme non mette soltanto in versi le scoperte
+scientifiche; espone anche la storia della filosofia:
+
+ Qu'est-ce que l'Univers? Il vit: quelle en est l'âme?
+ Quel en est l'élément? L'eau, le souffle, ou la flamme?
+ Thalès y perd ses jours, Héraclite en pâlit.
+ Démocrite en riant a broyé la matière;
+ Il livre à deux amours cette immense poussière,
+ Et le repos y naît d'un incessant conflit.
+ Phérécyde a crié: «Je ne suis qu'une ombre!
+ «Je sens de l'être en moi pour une éternité».
+ Et Pythagore, instruit dans les secrets du nombre,
+ Recompose le monde en triplant l'unité.
+
+Nessuno è dimenticato, nè fra gli antichi nè fra i moderni: da
+Socrate a Fichte, da Platone a San Bonaventura, da Aristotile a
+Hegel: l'enumerazione non dura meno di diciotto pagine. Il
+poeta ci dice che
+
+ Condillac soutient Locke en fidèle héritier,
+
+come pure che
+
+ Leibnitz divise l'Être en milliers de génies.
+
+Egli ci narra:
+
+ Hobbes n'avait à l'homme octroyé de connaître
+ Que la ferme matière, unique fond de l'Être.
+ Dieu, l'esprit que sont-ils? Rien, des mots seulement,
+ Tout! répond Berkeley, car la matière ment...
+
+La poesia scientifica e filosofica di Sully Prudhomme non è
+sempre così arida. Se scienza e arte poterono un tempo
+procedere insieme, ciò significa che fra le due attività non
+c'è antinomia assoluta. L'anima umana è una, e le sue facoltà,
+quando sembrano più distinte, sono insieme connaturate e
+confuse. Ma ciascuna di esse può avere naturalmente, o
+acquistare con l'esercizio, un diverso grado di forza, e
+trionfare dell'altra. L'esercizio delle native facoltà poetiche
+ha fatto di Sully Prudhomme un poeta squisito, armonioso,
+leggiadro, efficacissimo nell'esprimere gli stati d'animo
+ambigui, perplessi e fuggevoli; capace anche, secondo
+l'espressione del Lemaître, di vere _invenzioni di sentimenti_.
+Ma, dall'altro lato, l'abito dello studio severo, dell'indagine
+positiva, dell'osservazione paziente, del ragionamento
+astratto, ha impacciato il volo lirico e l'ispirazione vivace.
+Metterli d'accordo non è impossibile, ma non è facile. Egli vi
+è riuscito qualche volta. Il suo sonetto, nelle _Èpreuves_, che
+ha per tema Spinoza, è veramente bello:
+
+ C'était un homme doux, de chétive santé,
+ Qui, tout en polissant des verres de lunettes,
+ Mit l'essence divine en formules très-nettes,
+ Si nettes que le monde en fut épouvanté.
+
+ Ce sage démontrait avec semplicité
+ Que le bien et le mal sont d'antiques sornettes,
+ Et les libres mortels d'humbles marionnettes
+ Dont le fil est aux mains de la Nécessité.
+
+ Pieux admirateur de la Sainte-Écriture,
+ Il n'y voulait y voir un dieu contre nature;
+ A quoi la synagogue en rage s'opposa.
+
+ Loin d'elle, polissant des verres de lunettes,
+ Il aidait les savants à compter les planètes.
+ C'était un homme doux: Baruch de Spinoza.
+
+Qui, per un incontro fortunato, c'è la scienza, c'è la
+filosofia, ma ci sono anche la poesia e l'arte che le animano.
+Sully Prudhomme deve però aver temuto che l'arte in questo
+sonetto sia troppa, e pensato che una poesia scientifica e
+filosofica debba essere più scientifica e filosofica; perchè,
+riprendendo lo stesso tema nel _Bonheur_, ecco come lo ha
+svolto:
+
+ Un juif cartésien, plus hardi que le maître,
+ Arrache, imperturbable, à ses leçons leurs fruits,
+ Et le condanne en forme à nommer Dieu tout l'Être,
+ Dont le temple infini soi-même se construit.
+
+ Spinoza dans la Bible est entré sans surprise;
+ Mais, pendant qu'il y plonge, il se sent la main prise
+ Dans le poignet de fer de la Nécessité!
+ Le front calme, à la suivre il n'a pas hésité.
+
+ L'Être assiste, éternel, au cours changeant des âges,
+ Le froid de la raison fait du monde un cristal;
+ L'homme en est une face où des pâles images
+ Répètent l'univers sous un angle fatal....
+
+
+II.
+
+L'opera di Sully Prudhomme non risolve adunque, rispetto alla
+forma, il dissidio fra scienza ed arte, o lo risolve male. Egli
+ha voluto dimostrare che la scienza non è fatale all'arte; ma
+di questa compatibilità l'arte sua fredda, compassata e
+didascalica ci fa dubitare. Resta da considerare in qual modo
+egli si diporta nella quistione etica: se l'arte è da lui
+sacrificata alla scienza, alla stessa scienza non dovrà egli
+sacrificare la fede?
+
+Questa è infatti la soluzione che troviamo nei _Destini_.
+Appena la Terra esce dal Caos, il Male comincia ad operarvi, a
+ordirvi le sue trame spaventose. Raffinatamente, per nuocer
+meglio, esso mescola al dolore qualche piacere, che dia di
+tanto in tanto al genere umano una tregua, dalla quale questo
+esca fortificato, pronto a sopportare nuovi, maggiori dolori.
+Ma, nello stesso punto che il Male scendeva in campo, anche il
+genio del Bene si destava, e contrapponeva l'opera sua a quella
+del nemico. Creò da principio l'amore, e credette d'aver fatto
+così ciò che di meglio si poteva fare per la felicità del
+mondo; ma poi mutò opinione:
+
+ S'il est bon de sentir, meilleur est de pouvoir.
+ Oui, le couple est heureux de deux corps qui s'attirent
+ Pour fondre lentement deux âmes qui s'admirent,
+ Mais la possession suprême est de savoir...
+
+ Quel plaisir comparable à l'orgueil de connaître,
+ De suivre à l'infini dans la trame de l'être
+ Le long fil de la cause enchaînant les effets!
+
+Ma neanche questo destino gli pare finalmente il più
+desiderabile. Un mondo di soli intelligenti, senza giusti,
+sarebbe perfetto? E sarebbe bello quel mondo dove non vi
+fossero nè eroi nè martiri?
+
+ Je veux que l'habitant de ce nouveau séjour
+ Réhausse en lui les dons de puissance et d'amour
+ Par une conquérante et généreuse vie
+ Où le vouloir travaille et le coeur sacrifie...
+
+Il sapere, la scienza, non è dunque tutto il bene: c'è qualche
+cosa di più e di meglio:
+
+ Non, le meilleur être possible
+ N'est pas un lutteur invincible,
+ Un amant au bonheur fatal!
+
+ C'est un ignorant qui découvre,
+ Un captif à qui le ciel s'ouvre,
+ Un pèlerin de l'idéal.
+
+Ma finora, lasciando parlare il genio benefico, lasciandolo
+operare contrariamente al Male, il poeta non esprime la sua
+opinione personale. Il Bene si è venuto purificando: prima
+consisteva nel piacere, poi nel sapere, da ultimo in un amore
+diverso da quello dei sensi, nell'amor mistico, nell'amore del
+sacrifizio, nell'amore secondo il Tolstoi. Ma quando il Bene è
+così perfetto, quando il poeta si trova dinanzi al Bene massimo
+ed al Male estremo, egli osserva, come il Tolstoi e il
+Nietzsche, che le prosperità sono impossibili senza i disastri,
+i piaceri senza i dolori, e che la vita e la morte lavorano
+insieme, una in faccia all'altra.
+
+ Car le Bien et le Mal se prospèrent l'un l'autre.
+ Qu'on rêve le meilleur ou le pire univers,
+ Tous deux, en vérité, n'en font qu'un, c'est le nôtre,
+ Contemplé tour à tour par l'endroit ou l'envers.
+
+ Notre regard captif, jouet de l'apparence,
+ Par ses courts horizons se laisse décevoir,
+ Mais des biens et des maux la vaine différence
+ S'effacera pour lui s'il doit un jour tout voir.
+
+ Contre les ancìens dieux l'âme humaine aguerrie
+ N'attend certes plus d'eux ni fléaux ni bienfaits,
+ Mais n'est-ce pas un reste obscur d'idolâtrie
+ De maudire ou bénir des sorts bons ou mauvais?
+
+Fra le contrarie voci del Bene e del Male il poeta ne ode ora
+un'altra: quella della Natura: e la Natura dice che ella è la
+stessa ragione, che i destini dell'universo si svolgono
+infallibilmente; che non avendo esso avuto principio nè dovendo
+aver fine, così non è stato giovane ne può invecchiare; che
+l'equilibrio delle leggi e la costanza delle cause gli
+conferiscono un ordine contro del quale il tempo non può nulla;
+che solamente le forme apparenti delle cose cambiano. E la
+Natura non accetta dagli uomini nè voti ne sacrifizî; pregare è
+insultare le leggi naturali, dubitare della loro forza
+inevitabile. La Natura, come diceva quel vescovo australiano
+del quale parlammo, non ode le preghiere:
+
+ «N'attends de mes decrets ni faveurs ni caprices;
+ Place ta confiance en ma seule raison».
+
+E se questo è l'ordine che dà la Natura, il poeta lo accetta
+integralmente. Il suo appoggio, il suo asilo è nella ferma
+ragione naturale: egli non griderà, non si lagnerà, accetterà
+anzi tutti i dolori, se i dolori suoi sono necessarî.
+
+ Pour nourrir une fleur de tout mon sang dispose,
+ Si quelque fleur au monde aspire un suc pareil;
+ Tu peux tuer un homme au profit d'une rose,
+ Toi qui, pour créer l'homme, éteignis un soleil.
+
+Qui tanta è la forza della persuasione, tanta la sincerità del
+sentimento, che la stessa forma diventa veramente poetica: è
+difficile esprimere più poeticamente il concetto scientifico
+secondo il quale la terra, già ardente, diventò abitabile
+quando i suoi fuochi si spensero. E così alla scienza egli
+sacrifica la fede; o per meglio dire, la scienza, la ragione,
+diventa la sua stessa fede.
+
+Anche nel _Zenith_ canta:
+
+ Les paradis s'en vont; dans l'immuable espace
+ Le vrai monde élargi les pousse ou les dépasse.
+ Nous avons arraché sa barre à l'horizon,
+ Résolu d'un regard l'empyrée en poussières,
+ Et chassé le troupeau des idoles grossières,
+ Sous le grand fouet d'éclairs que brandit la Raison.
+
+È vero che, dal primo suo giorno, il genere umano ha dischiuso
+come un calice il cuore verso il cielo, e che nel cielo
+
+ Plane son grand espoir, de sa raison vainqueur;
+
+ma il filosofo sa che non si può dare la scalata al cielo per
+andare a leggere negli stessi occhi di Dio; e il poeta narra
+pertanto la semplice impresa degli areonauti, i quali
+arrischiano la vita per osservare qualche fatto e prendere
+qualche nota:
+
+ La cause et la fin sont dans l'ombre;
+ Rien n'est sûr que le poids, la figure et le nombre:
+ Nous allons conquérir un chiffre seulement...
+
+
+III.
+
+Eppure Sully Prudhomme non è fermo in questa conclusione. Se
+egli credesse di avere così composto il dissidio fra la ragione
+e la fede, non lo riprenderebbe nella _Giustizia_.
+
+Quando l'anima era semplice, dice egli nella _Giustizia_, si
+slanciava verso il cielo e vi spaziava, sostenuta dall'estasi e
+dalla speranza; oggi la scienza ha spogliato la natura di tutte
+le illusioni che la facevano bella; il poeta non vede più in
+essa un'anima divinamente umana; e come l'orfano si rivolge
+alla giustizia quando non spera più nulla dalla bontà, così
+egli, disperando della fede, vuole interrogare la Sfinge per
+conoscere se almeno una legge d'equità governi l'universo.
+
+ Car le poète, lui! cherche dans la science
+ Moins l'orgueil de savoir qu'un baume à sa douleur...
+ En vain de ce qui souffre il connait la structure,
+ Il ne croit rien savoir tant qu'un doute odieux
+ Plane sur le secret des maux que l'être endure,
+ Tant que rien de mieux n'a remplacé les dieux.
+
+Allora comincia dentro di lui una lotta fra la mente e il
+cuore, durante la quale questo combatte coraggiosamente lo
+scetticismo, l'ironia, lo sconforto che il freddo ragionamento
+genera nell'animo del cercatore. Le specie sono in continua
+guerra fra loro, la prosperità dell'una costa il deperimento
+dell'altra, le deboli soccombono dinanzi alle più forti. In una
+stessa specie lotte egualmente accanite si accendono fra
+gl'individui; l'egoismo è la gran legge alla quale ciascuno
+obbedisce; l'amore, altro inganno, si riduce all'istinto; la
+stessa Bellezza ha un fondamento materiale del suo impero
+giudicato divino: essa lavora all'integrità dello stampo della
+razza, additando i modelli migliori. Ciò che succede fra le
+specie e nella specie si ripete fra gli Stati e nello Stato: e,
+come aveva già detto Corneille,
+
+ La justice n'est pas une vertu d'État.
+
+Si rifugerà essa dunque in un altro pianeta, poichè sulla terra
+è introvabile? Ma la materia non è per ogni dove identica? La
+stessa legge di gravitazione non regna in tutto il creato? Un
+rigoroso e fatale determinismo non si nasconde dietro
+l'apparente libero arbitrio,
+
+ illusion du choix dans la necessité?
+
+Un atomo è l'immagine dell'universo; tutto ciò che in questo si
+compie, deve compiersi fatalmente; è quindi da stolti chiedere
+la giustizia al Destino. Così conclude la Ragione trionfante.
+Ma il poeta, che già si era acquetato a questa conclusione, ora
+non l'accetta più. Egli che si rassegnava personalmente al
+dolore, che quasi lo chiedeva pur di cooperare con la Natura
+impassibile, ora si commuove e si ribella all'idea del dolore
+altrui. Voleva affidarsi alla sola ragione, ora s'accorge che
+non gli basta. Il cuore ha ragioni che la ragione ignora.
+
+ Elle informe, elle instruit: serait-ce lui qui juge?
+ Que dis-je! La Justice, au lieu de fuir mes pas,
+ N'aurait-elle qu'en moi, dans mon coeur, son refuge?
+
+Infatti: la legge della giustizia è umana, si rivela tra gli
+uomini, non nella Natura. Costei considera impassibilmente la
+propria opera attraverso l'occhio ignorante del bruto; la pietà
+e il terrore, il bisogno e la sete della giustizia sorgono e
+operano nella coscienza umana. Ma che cosa è questa coscienza?
+Dapprima il poeta aveva considerata la propria coscienza come
+uno specchio che non doveva far altro se non riflettere lo
+spettacolo della Natura, senza giudicarlo. Ora la sua
+coscienza, la coscienza di tutti gli uomini, è un giudice, è
+anzi il solo giudice. E qui il pensiero di Sully Prudhomme si
+oscura. Se la coscienza è giudice, se questo giudice deve
+rendere giustizia, come mai torna egli a rassegnarsi? Egli
+dice: «I mali che credevo ingiusti sono forse, non già i
+capricci folli o colpevoli d'un padrone, sibbene i mezzi
+fatali, le necessarie condizioni d'un ordine che ignoriamo».
+Questo è un ritorno alla rassegnazione di prima! Ed egli non si
+era più contentato, non si era più adattato: era sceso anzi in
+campo, voleva e doveva giudicare! «Lagnarsi,» soggiunge,
+«dell'ingiustizia della sorte, giudicare della bontà del
+destino alla stregua del piacer nostro, è imitare il fanciullo
+malavvezzo, il quale pretende che tutto debba servire ai suoi
+giuochi, e rigetta il farmaco e lo dichiara nocivo perchè non è
+dolce.» Ma se non si deve giudicare della bontà del destino
+alla stregua del nostro piacere, quale sarà il criterio del
+giudizio? Di che cosa e perchè si è lagnato il poeta? Si è
+lagnato
+
+ Des maux plus grands que moi;
+
+si è lagnato perchè
+
+ Toutes les douleurs de la terre et des mondes
+ Font tressaillir mon âme en ses cordes profondes.
+
+Allora, non dovrebbe egli giudicare veramente iniquo il destino
+che vuole ed impone e mantiene il dolore ed il male?
+
+E questa umana facoltà del giudizio è una cosa buona o cattiva,
+utile o superflua, importante o trascurabile? Egli dice:
+
+Combien plus sagement, avec moins de grandeur, Exempt de
+sympathie, affranchi de pudeur, L'animal se résigne aux fléaux
+sans refuge!... Il est heureux; son sort, par moments, je
+l'envie.
+
+Dunque l'animale, quantunque incapace di simpatia e di pudore,
+è più saggio, più felice, degno d'invidia. Allora l'uomo
+cosciente, l'uomo giudicante, oltre che degno di compassione ed
+infelice, è anche meno saggio: questa sua coscienza è una
+stoltezza. Bisognerà chiederne conto a lui? No, certamente;
+perchè egli è stato fatto così, non si è fatto da sè,
+liberamente, responsabilmente. Allora vorrà dire che la natura,
+della quale è opera, avrà creato una coscienza capace di
+giustizia soltanto per darle il sentimento d'una ingiustizia,
+d'una stoltezza, d'una nefandezza nuova! E ancora: la giustizia
+non esiste nella natura, ma soltanto nel cuore dell'uomo;
+l'uomo s'accorge che l'universo è stato compito «senza virtù» e
+sente che il suo desiderio di virtù è stoltezza. La conclusione
+dovrebbe essere pertanto che la giustizia non esiste in verun
+luogo, nè nella natura, nè nel cuore umano!
+
+Lo scetticismo scientifico spinge Sully Prudhomme in questa
+via; ma egli è anche sollecitato in contrario senso dal bisogno
+mistico. Egli dice che, se l'universo è grande, più grande
+ancora è l'anima che lo rispecchia; l'uomo acquista la nozione
+della propria dignità misurando l'abisso che lo separa dalla
+materia bruta. Non c'è bisogno di molte parole per far notare
+il voltafaccia. Mentre prima egli invidiava l'animale
+incosciente e a più forte ragione, perciò, avrebbe dovuto
+invidiare la materia inerte, ora afferma che tanto l'uomo vale
+quanto è lontano dalla informe materia! E la giustizia, che gli
+era parsa soltanto umana, ora diventa per lui divina:
+
+ Humaine par son but, la justice est divine
+ Même dans l'âme d'un mortel,
+ Par l'aveu du grand Tout dont elle est mandataire,
+ Par le suffrage entier du ciel et de la terre,
+ Et par le sacre universel.
+
+Ma allora, se l'anima umana, dove ha sede la giustizia, è
+mandataria del gran Tutto, non potremo più dire che nel Tutto
+non c'è giustizia! Finchè il poeta considerava l'uomo come una
+particella infinitesimale dell'universo, come lo «specchio» del
+Nietzsche, capace semplicemente e solamente di riflettere
+l'universo, egli poteva dire che non c'è in quest'universo
+giustizia; ma dal momento che l'uomo è il rappresentante della
+natura, questa natura che si riassume in una coscienza capace
+di giustizia non si potrà più accusare d'iniquità. Ed ecco,
+infatti: dopo aver detto che gli esseri si dilaniano tra loro,
+Sully Prudhomme afferma:
+
+ La bête hésite à boire un sang pareil au sien...
+
+Il misticismo e la fede si vendicano ancora meglio, gli
+prendono più interamente la mano. Se dalla materia inerte
+all'uomo c'è un abisso; se l'uomo, per la coscienza, è tanto
+superiore ai bruti, si deve credere che egli sia il termine
+ultimo dell'evoluzione? Un altro passo innanzi, oltre l'uomo,
+non sarà possibile? Certamente! L'umano genere è un termine
+medio, un tentativo,
+
+ une espèce éclose à contre-temps:
+ Tout est prématuré dans ses voeux transcendants.
+
+Quindi egli afferma che c'è un'ascensione morale della quale i
+mondi sono i gradi, e che
+
+ La terre n'est qu'un lieu d'attente
+ Où se fait la commune entente
+ D'une espèce entière émigrant.
+
+La vecchia preghiera cristiana diceva che questo nostro mondo è
+una valle di lacrime; il filosofo che ha soltanto creduto nei
+fatti positivamente accertati, finisce anch'egli col giudicarlo
+«un luogo d'aspettazione.» Ma egli arriva a questo giudizio per
+la via tortuosa che abbiamo vista. E ci dice almeno, come il
+Nietzsche dirà del regno del Superuomo, in qual modo sarà fatto
+il mondo migliore al quale dovremo un giorno approdare?
+
+
+IV.
+
+Eccoci arrivati al suo nuovo e più lungo poema filosofico: _La
+Felicità_. Qui certo egli si confermerà nella soluzione
+ultimamente trovata, ne darà nuove ragioni, l'assoderà.
+
+Svegliandosi dopo morte, Fausto, l'eroe, si ritrova in un astro
+più bello, più luminoso, più ricco della terra; e mentre egli è
+ancora in preda a una incredula meraviglia, Stella, l'eroina,
+la donna da lui amata nel mondo inferiore, dalla quale fu
+crudelmente diviso, gli dice:
+
+ Pourquoi dans l'infini plein d'innombrables flammes,
+ Parmi tant de globes mouvant,
+ N'en serait-il qu'un seul visité, par les âmes
+ Et peuplé de corps vivants?
+ Pourquoi seule la terre, obscure et si petite,
+ Aurait-elle entre tous l'honneur,
+ De porter une argile où la pensée habite?...
+
+Veramente, nel punto che due amanti separati da tanto
+tempo--dalla morte!--si ritrovano insieme, vi sarebbe qualche
+cosa di meglio da fare che discutere intorno alla pluralità dei
+mondi abitati; si potrebbe anche osservare che, mentre Stella e
+Fausto s'incontrano lassù, questo semplice fatto dovrebbe
+provare come la terra non abbia il monopolio della vita. Non
+pare quasi che il poeta ne sia egli stesso poco sicuro e che ne
+dubiti prima di noi? Non pare anche che, dubitando egli della
+stessa vitalità dei suoi redivivi protagonisti, vada in cerca
+di argomenti per farci credere alla verisimiglianza della
+finzione?
+
+Nel nuovo mondo dove Fausto e Stella rivivono le creature non
+si nutrono di altre creature, come voleva la legge crudele
+della terra, ma di semplici frutta:
+
+ Nul être ici ne sacrifie
+ Les corps pour respirer construits.
+ La dent n'attaque ici nulle sensible vie,
+ Et ne mords que la chair des fruits.
+
+Così, dopo la pluralità dei mondi e la metempsicosi, Sully
+Prudhomme canta il _vegetarianismo_ o _vegetarismo_,--non so
+come si deve dire;--però noi potremmo chiedere al poeta se è
+ben sicuro che le piante non siano dotate di sensibilità, che
+non siano anch'esse forme di vita da rispettare come tutte le
+altre....
+
+Dal pianeta infelice che i due amanti hanno lasciato si leva un
+coro di voci confuse, di lamenti e di bestemmie, di invocazioni
+al soccorso lanciate dalle anime penanti. Ma nessuno le
+ascolta, e Fausto e Stella si fermano ad ammirare una
+moltitudine di cavalieri nomadi, altra volta, quaggiù,
+abitatori delle rive del Nilo, dell'Eufrate e del Gange. Nel
+nuovo astro quei corpi, che il bastone e lo staffile
+martoriavano un tempo, si sono nobilmente sviluppati, e Fausto
+ne ammira la perfetta armonia delle linee, la serenità
+dell'espressione acquistata con la coscienza del nuovo stato
+libero, eternamente felice. Se il problema della felicità è
+così risolto per i cavalieri nomadi nella nuova vita, come mai
+Fausto e Stella continuano a penare? Non solo i cavalieri, ma
+anche gli artisti, rivivendo lassù, pervengono alla piena ed
+incontrastata possessione del Bello: Stella medesima lo
+assicura a Fausto quando costui, ammirando la bellezza dei
+cavalieri, vorrebbe proporli come modelli ai grandi artisti
+della terra.
+
+Quel mondo, tuttavia, anche per Fausto e per Stella è migliore
+del nostro. In un mattino di primavera il giovane ascolta, con
+indicibile delizia, il canto divino degli uccelli. Quaggiù i
+gorgheggi dell'usignolo e lo stesso canto della sua compagna
+gli procuravano, benchè dolcissimi, un indefinibile tormento,
+un'amarezza secreta; in quel nuovo mondo la soavità
+dell'armonia è assoluta, la voce dell'amata fa dimenticare
+all'amante tutto il passato, lo immerge in una beatitudine
+senza nome, tanto più grande, quanto che Stella, lasciando la
+forma terrena conservata da principio per poter essere
+riconosciuta, prende una veste più pura, più bella, più
+conveniente a quell'eliso. E allora, mentre nuove voci dalla
+terra chiedono invano aiuto, i due giovani cadono nelle braccia
+l'uno dell'altra, e la loro felicità non ha più limite.
+
+Ma è un inganno. Passa qualche tempo, e Fausto ci fa sapere che
+quella felicità non è, come pareva, intera. Egli vive, sì, in
+un astro più prospero della terra; ma quello che era il
+maggiore argomento del suo cruccio, quaggiù, sussiste ancora:
+come sulla terra, egli ignora anche lassù il perchè delle cose;
+anche lassù, come sulla terra, cerca invano di penetrare, di
+conoscere le origini e i fini dell'universo. In quel mondo,
+dove c'è tanta libertà e tanta bellezza, non si sa una sillaba
+di più di quel che si sapeva sulla terra. Fausto, quando sente
+rinascere l'antica ansia, non può far altro che dare una
+ripassata a tutte le teorie della filosofia terrestre.
+Naturalmente egli riconosce ancora una volta che questa
+filosofia è impotente. L'unica scienza umana era dovuta ai
+pazienti sperimentatori; pertanto, dopo le teorie filosofiche,
+l'ansioso rammenta tutti i ritrovati scientifici, per
+concludere una seconda volta che la scienza è, come la
+filosofia, incapace di risolvere il problema delle cause
+finali. Ma Stella, che comincia a inquietarsi dell'agitazione
+dell'amante, cerca persuaderlo dell'inutilità di tutte quelle
+ricerche:
+
+ À quoi bon, le regard péniblement tendu
+ Et le front consommé par de stériles fièvres,
+ Soumettre au froid scalpel le cher tissu des lèvres
+ Quand le baiser donné nous est deux fois rendu?
+
+E Fausto, subitamente convertito:
+
+ Tout aimer suffit pour éteindre
+ La soif de tout savoir: aimons!
+
+Ma ecco che ad un tratto il giovane ode finalmente quelle voci
+terrestri per tanto tempo perdutesi invano nell'immensità degli
+spazi; e siccome esse gli ricordano i dolori degli uomini, egli
+che, in conclusione, quantunque risorto in un mondo migliore,
+non è guari più lieto di loro, pensa di riscendere in questo
+basso mondo per confortare gli antichi simili. Che specie di
+aiuto possa dare questo disgraziato a disgraziati suoi pari
+sarebbe molto importante vedere; se non che, sulla terra dove
+Stella vuole seguirlo e dove la Morte li ritrasporta dopo
+averneli tratti, non si trovano più uomini: l'umanità è finita.
+Il contrattempo sarebbe imbarazzante senza la prontezza di
+spirito di Stella, la quale propone lì per lì a Fausto di
+ripopolare il deserto pianeta, di cominciare una nuova umanità,
+della quale essi saranno l'Adamo e l'Eva... Da questa
+intenzione l'Arbitro supremo giudica che essi hanno entrambi
+ben meritato, e senz'altro ordina alla Morte di ritrasportarli
+in un altro mondo, nel soggiorno veramente glorioso, dove si
+gode il riposo perfetto e si mira a faccia a faccia la Causa
+del tutto....
+
+Così, riprendendo la terza volta il problema che tanto lo
+inquieta, Sully Prudhomme non conferma l'ultima soluzione, al
+contrario: ne dà una terza, diversa dalle due prime. Egli deve
+aver sentito che nessuna delle due poteva essere definitiva. La
+sola scienza, dopo il sacrifizio della fede, non gli bastò; il
+temperamento della scienza con la fede non deve averlo neppure
+persuaso, poichè l'ultima parola di questo _Bonheur_ è
+l'affermazione di un supremo Arbitro, di una Causa universale,
+di un Premio eterno.
+
+Ma possiamo noi crederla? Egli arriva a questa conclusione
+attraverso le contraddizioni, le stranezze e diciamo anche le
+stravaganze che abbiamo viste. Non è questo il segno che la
+conclusione non è naturale, sincera, sicura? Dopo tanti
+pentimenti, non si pentirà egli un'altra volta ancora? La sua
+curiosità non può esser finita. Non vorrà egli sapere dov'è il
+soggiorno glorioso, qual è la causa del tutto, chi è l'Arbitro
+dell'universo? E quando vorrà e non potrà sapere queste cose,
+non ricomincerà a dubitare?
+
+
+
+
+LA FILOSOFIA DI UN POETA
+
+
+Quando l'arte di Carlo Baudelaire fu detta, prima ancora che
+dal Nordau, oscura ed immorale, una voce potente sorse a
+difenderla: la voce di Vittor Hugo. Il gran poeta affermò che
+l'autore dei _Fleurs du mal_ aveva arricchito il campo delle
+commozioni artistiche di un _frisson nouveau_. Indubbiamente
+altrettanto si può dire di Maurizio Maeterlinck, dei suoi versi
+e dei suoi drammi. E se i simboli dentro i quali egli ha chiuso
+il proprio pensiero non sono intelliggibili ai più, se gli
+ammiratori del poeta vogliono intendere tutta quanta la sua
+filosofia, eccola per disteso spiegata nel suo nuovo libro: _La
+Sagesse et la Destinée_. Questi titoli ci rammentano quelli dei
+poemi di Sully Prudhomme: _Les Destins_, _La Justice_, _Le
+Bonheur_. Dopo aver visto che cosa è la poesia di un filosofo,
+non sarà fuor di luogo vedere che cosa è la filosofia di un
+poeta. Il dissidio che inquieta e contrista questo nostro
+secolo ci apparirà più evidente.
+
+
+I.
+
+Come la poesia di Sully Prudhomme è, nella forma, troppo
+filosofica e scientifica, procede cioè per via di definizioni e
+di nomenclature, così Maurizio Maeterlinck significa le sue
+idee con forma troppo poetica, ricorrendo troppo spesso alle
+metafore ed ai simboli.
+
+Un mattino, dall'alto di una collina, egli vede «un ruscelletto
+cieco» che, «brancolando, dibattendosi, inciampando e
+vacillando continuamente in fondo a una valle oscura, cerca la
+via del lago dormiente, dall'altro lato della foresta, nella
+pace dell'aurora. Qui un masso di basalto lo obbliga a quattro
+lunghi giri, laggiù le radici di un vecchio albero, più lungi
+ancora il semplice ricordo di un ostacolo per sempre scomparso,
+lo fanno risalire verso la sorgente ribollendo invano, e lo
+allontanano indefinitamente dalla mèta e dalla fortuna. Ma, in
+un'altra direzione, e quasi perpendicolarmente al rivolo
+affannoso, disgraziato ed inutile, una forza superiore alle
+forze istintive aveva tracciato, attraverso la campagna e le
+valanghe di pietre e l'obbediente foresta, una specie di lungo
+canale, solido, verdeggiante, noncurante, pacifico, procedente
+senza esitazione, con passo calmo e chiaro, dalle profondità di
+un'altra sorgente nascosta all'orizzonte verso lo stesso lago
+luminoso e tranquillo...». Questo ruscello e questo canale non
+sono un ruscello e un canale reali, ma le immagini dei due
+destini offerti agli uomini.
+
+Altrove lo scrittore paragona le ore convulsive della storia
+alle tempeste del mare: «La gente viene dal fondo delle
+pianure, accorre sulla spiaggia, guarda dall'alto delle ripide
+rive, aspetta qualche cosa, interroga gli enormi cavalloni con
+una specie di curiosità puerilmente appassionata. Eccone uno
+più alto e furioso degli altri. Si avanza come un mostro dai
+muscoli trasparenti. Si svolge precipitosamente dal fondo
+dell'orizzonte, apportatore, da quel che pare, di una
+rivelazione urgente e decisiva. Scava dietro di sè un solco
+così profondo, che rivelerà senza dubbio uno dei secreti
+dell'Oceano; ma, come tra le più pigre ondulazioni dei giorni
+senza soffio di vento e senza velo di nubi, così anche ora i
+fiotti limpidi e impenetrabili scorrono sopra i fiotti limpidi
+e impenetrabili. Non un essere vivente, non un'erba, non un
+sasso sorge...».
+
+Questo periodo,--stavo per dire questa strofe,--è molto
+significante. Il Maeterlinck ha un bel proporsi di ragionare e
+di discutere: il poeta si desta, suggerisce al filosofo
+similitudini delle quali questi potrebbe giovarsi, se non fosse
+che, appena una prima immagine appare, tosto un intero quadro
+si svolge nella fantasia del poeta, con i più minuti
+particolari, e occupa tanto la sua attenzione, da fargli
+perdere di vista il punto di partenza, la dimostrazione
+filosofica. Noi vediamo qui un mare in tempesta, le onde verdi,
+le spume livide: dove sono più le convulsioni della storia, le
+folle ribelli, le vittime sanguinose?
+
+In un altro luogo egli paragona il saggio ad «un povero
+bruscamente trasportato dal fondo della sua capanna in un
+palazzo immenso: svegliandosi, il povero cercava inquieto,
+nelle sale troppo vaste, i miserabili ricordi della sua camera
+angusta. Dov'erano il focolare e il letto, la tavola, la
+scodella e lo sgabello? Egli ritrovò, tremolante ancora al suo
+fianco, l'umile torcia delle antiche veglie; ma la luce di essa
+non arrivava alle volte altissime, e solo il pilastro più
+vicino sembrava a quando a quando vacillare nei battimenti
+delle alette luminose...». La descrizione continua: «Ma a poco
+a poco i suoi occhi si abituarono alla nuova dimora. Egli
+percorse le sale innumerevoli, e si compiacque tanto di ciò che
+la fiaccola rischiarava, quanto di ciò che restava nell'ombra.
+Da principio egli desiderava che le porte fossero più basse, le
+scale meno lunghe, le gallerie non tanto profonde che gli
+sguardi vi si perdessero...». E così via: noi vediamo realmente
+un uomo che prende possesso di un gran palazzo; non già il
+saggio che ricerca ed ammette tutto ciò che esiste.
+
+Altre volte il paragone diventa una specie di parabola: l'uomo
+di buona fede che rientra in sè stesso dopo gli errori e le
+disgrazie, è come «il padre di famiglia che, verso sera, finito
+il lavoro, se ne ritorna a casa. Può darsi che i figli
+piangano, che giuochino a giuochi devastatori o pericolosi, che
+abbiano disordinato i mobili, rotto un bicchiere, rovesciato
+una lampada; si dispererà egli perciò? Certo, sarebbe stato
+preferibile che i figli fossero rimasti tranquilli, che
+avessero imparato a leggere e a scrivere; ma qual padre
+ragionevole, tra i più acri rimproveri, potrà trattenersi dal
+sorridere voltando la testa dall'altra parte? Costui non
+condanna le manifestazioni della vita un poco folli. Niente è
+perduto, finchè egli tiene con sè la chiave della casa
+protettrice...».
+
+E le immagini, anche quando non si associano in tanto numero da
+formare un quadro o una storia, abbondano, pullulano. «La
+statua del destino proietta un'ombra enorme nella valle che
+sembra così inondata dalle tenebre; ma quest'ombra ha contorni
+molto netti per coloro che la guardano dai fianchi del
+monte.... Coloro che non nutrono nessuna speranza generosa,
+imprigionano il caso come un fanciullo sparuto; gli altri gli
+dischiudono le sconfinate pianure che l'essere umano non ha
+ancora la forza di percorrere, ma non lo perdono di vista....
+L'essere umano sembra grande nella sua sfera, come l'ape sembra
+grande nella cellula del suo favo; ma sarebbe assurdo sperare
+che un fiore di più si schiuderà nei campi perchè la regina
+delle api è stata eroica nell'alveare...». E ancora: «L'ape che
+ha fame trova il miele nascosto nelle più profonde caverne, e
+l'anima che piange disperatamente scorge la gioia che si
+dissimula nella solitudine o nel silenzio più
+impenetrabile...». Se le conquiste dello spirito «non si
+riversano nella grandezza dell'anima, periscono miseramente
+come un fiume che non ritrova il mare...». Appena la libertà
+interiore dell'anima è menomata, il destino minaccia la libertà
+esteriore «come una fiera s'avvicina con lento passo a una
+preda lungamente aspettata». Più le illusioni cadono, «più
+nobilmente e sicuramente appare la gran realtà, come il sole
+che si scorge più chiaramente tra i rami spogliati della
+foresta invernale».
+
+Con altrettanta frequenza le cose astratte diventano concrete:
+«L'orizzonte della disgrazia, contemplato dall'alto d'un
+pensiero non più istintivo, egoista e mediocre, non differisce
+sensibilmente dall'orizzonte della felicità contemplato
+dall'alto d'un pensiero della stessa natura, ma d'un'altra
+origine. Poco importa, del resto, che le nubi moventisi laggiù,
+ai confini della pianura, siano tragiche o leggiadre: ciò che
+acqueta il viaggiatore è l'esser giunto a un luogo elevato, dal
+quale discopre finalmente uno spazio infinito...». E le idee si
+personificano, si muovono, parlano, agiscono: «La ragione, che
+è la figlia primogenita della nostra intelligenza, deve sedersi
+sulla soglia della nostra vita morale, dopo aver dischiuso le
+porte sotterranee dietro le quali sonnecchiano prigioniere le
+forze vive.... Il destino non resta sempre in fondo alle sue
+tenebre; ha bisogno, a certe ore, di vittime più pure, che
+afferra scotendo nella luce le sue grandi mani gelate.... Il
+sacrifizio può essere un fiore che la virtù coglie passando; ma
+non per coglierlo essa si è posta in cammino.... L'anima non
+può esser ferita se non dalle stesse armi che non ha ancora
+gittate nel gran rogo dell'amore...».
+
+Questa è poesia pura, non ragionamento. Il filosofo intende
+bensì la necessità di essere più chiaro e di definire
+esattamente le cose; ma il poeta non lo lascia, e la
+definizione poetica resta oscura, ambigua, imprecisa: «La
+saggezza è la luce dell'amore»; «l'amore è l'alimento della
+luce», oppure «il sole incosciente dell'anima.»
+
+In verità, noi ne sappiamo meno di prima.
+
+
+II.
+
+Accade, insomma, al Maeterlinck tutto il contrario di ciò che
+abbiamo visto accadere a Sully Prudhomme: in quest'ultimo il
+filosofo contraria l'artista; nel Maeterlinck l'artista
+attraversa il filosofo. Vedremo ancora, strada facendo, altri
+esempî dello stile troppo poetico col quale egli significa le
+sue teorie; per il momento, lasciata da parte la quistione
+della forma, esaminiamo quella del contenuto. Nella forma, il
+Maeterlinck fa trionfare la poesia; trionferà la fede nella
+sostanza?
+
+Egli non considera, come Sully Prudhomme, tutte le facce del
+problema filosofico: si restringe alla quistione morale. Sully
+Prudhomme ha prima negato che l'uomo abbia diritto di giudicare
+intorno alla natura e alla vita: cominciando col determinismo,
+cioè con l'ammettere che tutto è disposto nell'universo secondo
+una legge rigorosa, ha finito col fatalismo, cioè con
+l'adagiarsi in una rassegnazione passiva, in una rinunzia
+totale. Ma il giorno che ha considerato il problema morale,
+quando il dolore suo e l'altrui lo hanno turbato, quando ha
+sentito il bisogno di una legge di giustizia, l'ha trovata
+soltanto nel cuore dell'uomo, cioè ha affermato che solo l'uomo
+giudica, che egli solo ha il diritto di giudicare. Il
+Maeterlinck invece nega questo diritto. «Noi abbiamo un bel
+ragionare: tutta la nostra ragione non sarà altro che un
+debolissimo raggio della natura, un'infima parte del tutto che
+essa si arroga il diritto di giudicare; ed è possibile che un
+raggio, perchè faccia il suo dovere, pensi di modificare la
+lampada dalla quale emana?... È saggio pensare ed agire come se
+tutto ciò che accade al genere umano fosse indispensabile». Il
+dottor Pangloss diceva che tutto va per il meglio nel migliore
+dei mondi possibili; il Maeterlinck afferma che, in ogni caso,
+ciò che accade è la cosa migliore.
+
+Egli non vuol essere pertanto confuso con i semplici
+rassegnati: è «un fiducioso», confida nell'idea dell'universo.
+Vi sono due specie di uomini: gli uni, la maggior parte, non
+hanno imparato a separare il loro destino esteriore dal loro
+destino morale; gli altri, i pochi, sì. I primi sono oppressi
+dagli uomini e dagli avvenimenti; gli altri, quelli che hanno
+una forza interiore alla quale si sottomettono non solo gli
+altri uomini, ma gli stessi avvenimenti, conoscono sè stessi
+non solo nel presente ma anche nell'avvenire, e sono padroni
+del loro destino futuro. «L'avvenimento in sè è come l'acqua
+pura che ci versa la fontana, e da solo non ha, d'ordinario, nè
+sapore, nè colore, nè profumo. Esso diventa bello o triste,
+dolce od amaro, mortale o ravvivatore, secondo la qualità
+dell'anima che lo accoglie». Non accade agli uomini se non ciò
+che essi vogliono che loro accada; non già nel senso che noi
+possiamo influire molto efficacemente sul corso degli eventi
+esteriori; ma perchè «abbiamo un'influenza onnipotente su ciò
+che questi eventi divengono dentro di noi». Egli ci dice: «Se
+voi amate, non già questo amore fa parte del vostro destino, ma
+la coscienza di voi stesso, che avrete trovata in fondo
+all'amor vostro, modificherà la vostra vita. Se siete stato
+tradito, il tradimento non importa; importa il perdono che esso
+avrà fatto nascere nella vostra anima». Tutto ciò che ci accade
+è della stessa natura di noi stessi. «Se Giuda esce stasera,
+andrà verso Giuda ed avrà l'occasione di tradire; ma se Socrate
+apre la sua porta, troverà Socrate addormentato sulla soglia ed
+avrà l'occasione di essere saggio.... Le vesti, le armi e gli
+ornamenti del destino si trovano nella nostra vita interiore.
+Se Socrate e Tersite perdono il loro unico figlio, la sciagura
+di Socrate non sarà simile a quella di Tersite.... Pare che il
+dolore e la felicità si purifichino prima di battere alla porta
+del saggio, e che abbassino il capo prima di entrare in
+un'anima mediocre».
+
+Ecco perchè la filosofia del poeta non consiste, come potrebbe
+parere, nella semplice rassegnazione, in una specie di
+fatalismo. Non che rassegnarsi al destino, il saggio, secondo
+lui, lo governa e lo domina. «Vi sono rapporti incessanti fra
+l'istinto e il destino; ma quando noi sappiamo diminuire dentro
+di noi la forza cieca dell'istinto, diminuiamo nello stesso
+tempo intorno a noi la forza del destino. Se pure il destino ci
+colma di sciagure immeritate e incredibili, se pure ci obbliga
+a fare ciò che non avremmo mai fatto, dopo che la sciagura è
+accaduta, dopo che l'atto è stato compito, dipende da noi che
+resti senza influenza su ciò che accadrà nella nostra anima. Il
+destino non può impedire, quando colpisce al cuore un uomo di
+buona volontà, che la sciagura sopportata o l'errore
+riconosciuto dischiudano in questo cuore una sorgente di luce.
+Esso non può impedire che un'anima trasformi ciascuna delle sue
+prove in pensieri, in sentimenti, in beni inviolabili. Soltanto
+la nostra ignoranza e la nostra indolenza chiamano fatale ciò
+che la nostra energia e la nostra intelligenza debbono chiamare
+naturale ed umano».
+
+In quali rapporti stanno la ragione e la saggezza? «La ragione
+schiude le porte alla saggezza, ma la più viva saggezza non si
+trova nella ragione. La saggezza è più un certo appetito
+dell'animo che non un prodotto della ragione. C'è una gran
+differenza tra il dire:--questa cosa è ragionevole--e il
+dire:--questa cosa è saggia. Ciò che è ragionevole non è
+necessariamente saggio, e ciò che è saggio non è quasi mai
+ragionevole agli occhi della troppo fredda ragione». E la gran
+differenza è questa: che nella ragione non c'è amore, mentre ce
+n'è molto nella saggezza; anzi «la saggezza più alta non si
+distingue da quel che vi è di più puro nell'amore».
+
+Il Fénelon disse che la nostra ragione consiste nelle nostre
+idee chiare; per il Maeterlinck la saggezza, il meglio della
+nostra anima e del nostro carattere, si trova nelle nostre idee
+che non sono ancora chiare interamente. «Se ci si lasciasse
+guidare nella vita soltanto dalle idee chiare, presto si
+diverrebbe degni di poco amore, di poca stima». Le ragioni per
+le quali siamo buoni, giusti, generosi, sono le meno chiare di
+tutte. Il Maeterlinck vuole così dire, senza dubbio, che il
+sentimento è più importante che non l'intelligenza, che le
+ragioni del cuore sono più gravi che non quelle della stessa
+ragione. «Fortunatamente, più abbiamo idee chiare, più
+impariamo a rispettare quelle che non sono ancora tali».
+
+
+III.
+
+Sully Prudhomme, tranne che nei rari momenti quando afferma
+l'onnipotenza del cuore e dell'amore e la fede in un avvenire
+migliore, è pessimista; il Maeterlinck, che all'amore crede
+sempre, vede ogni cosa con occhio roseo. I Destini di Sully
+Prudhomme sono oscuri, tragici, ineluttabili; il Maeterlinck si
+duole appunto perchè alla parola destino diamo questi
+significati. Egli non afferma già che il destino sia giusto,
+che premii i buoni e punisca i malvagi. Vede anch'egli
+l'ingiustizia che dà tanta pena a Sully Prudhomme; ma se ne
+consola, perchè sull'ingiustizia è fondata la bontà. «Quale
+anima potrebbe ancora dirsi buona, se la ricompensa fosse
+sicura?» Dunque la felicità non è un premio. Per esser felice,
+al contrario, bisogna non cercar più la felicità. «Sarebbe
+necessario, di tanto in tanto, che un uomo cui il destino ha
+concesso una felicità splendida, invidiata, sovrumana, venisse
+a dirci semplicemente: Io ho ottenuto tutto ciò che voi
+invocate col desiderio ogni giorno; ho la ricchezza, la salute,
+la gioventù, la gloria, la potenza e l'amore. Oggi posso dirmi
+felice, non già a causa dei doni che la fortuna si è degnata di
+accordarmi, ma perchè questi doni mi hanno insegnato a mirare
+più in alto.... Con un poco più di saggezza io avrei potuto
+possedere tutto ciò che possiedo, senza che fosse stato
+necessario ottenere tanti beni. Conosco che sono più felice
+oggi che non ieri, perchè so finalmente che non ho più bisogno
+della felicità per liberare l'anima mia, pacificare il mio
+spirito e rischiarare il mio cuore».
+
+Bisognerà dire, pertanto, col Buddha e con Schopenhauer, che la
+felicità consiste nella rinunzia? Il Maeterlinck se ne guarda
+bene; la rinunzia è l'essenza del pessimismo. Come egli non ha
+voluto che la sua filosofia riposasse sulla rassegnazione, così
+non vuole che la sua morale sia passiva. Sully Prudhomme ha
+espresso un voto alla Hartmann: sentendo operare dentro di sè
+l'istinto della riproduzione, e pensando alla infinita
+moltitudine di mali che insidierebbero la vita cui egli darebbe
+il varco, ha voluto frenare l'istinto, vietare alla nuova vita
+di nascere, non farsi complice dei futuri dolori. Per il
+Maeterlinck questa, come ogni altra forma di rinunzia, è
+condannevole. «La rinunzia non è spesso altro che un parassita.
+Se anche non indebolisce la nostra vita interiore, la turba.
+Quando un animale straniero penetra in un alveare, tutte le api
+sospendono il loro lavoro; parimenti quando il disprezzo e la
+rinunzia è entrata nell'anima nostra, tutte le potenze e tutte
+le virtù di essa abbandonano il loro ufficio per riunirsi
+intorno all'ospite singolare che l'orgoglio ha condotto fra
+loro. E ciò perchè, fino a quando l'uomo sa che rinunzia, la
+felicità della sua rinunzia nasce dall'orgoglio. Ora, se si
+deve rinunziare a qualche cosa, conviene rinunziare prima di
+tutto ai piaceri dell'orgoglio, che sono i più ingannevoli e i
+più vuoti».
+
+Ma allora? Se le gioie non debbono essere desiderate, se non
+conviene neppure rinunziare ad esse, quale sarà la via da
+tenere? «Non già rinunziando alle gioie che ne circondano noi
+diveniamo saggi; al contrario, divenendo saggi rinunzieremo
+senza saperlo alle gioie che non si sollevano fino a noi». Non
+bisogna credere che soltanto il dolore c'insegni ad essere
+saggi; anzi «l'uomo che è saggio per essere stato infelice,
+somiglia all'uomo che ha amato senza essere stato amato». La
+saggezza del disgraziato nasconde ancora il desiderio di esser
+felice; la vera saggezza è quella dell'uomo felice.
+
+Quindi il Maeterlinck non loda il pensiero inerte e triste, ma
+il pensiero confidente, quello che accetta allegramente le
+leggi inevitabili, che spinge all'azione. Sopra ogni cosa egli
+loda l'azione. «Un pensiero può lasciarmi sino alla morte nello
+stesso punto dell'universo, ma un'azione mi farà quasi sempre
+avanzare o retrocedere di un grado nella gerarchia degli
+esseri. Un pensiero è una forza isolata, errante e passeggera,
+che si avanza oggi e che non rivedrò forse domani; ma un'azione
+suppone un esercito permanente d'idee e di desiderî, un
+esercito che ha saputo conquistare, dopo lunghi sforzi, un
+punto della realtà».
+
+Gli esseri deboli dei quali è pieno il mondo potrebbero, dopo
+ciò, credere che il dovere consista nel compiere un sacrifizio.
+Essi s'ingannerebbero. «No, la virtù suprema consiste nel
+sapere che cosa si deve fare, e nell'imparare a scegliere per
+che cosa si deve dare la vita... È, in generale, molto più
+facile morire moralmente, o anche fisicamente, per gli altri,
+che non imparare a vivere per essi». Si dice ancora che bisogna
+amare il prossimo nostro come noi stessi; ma se noi ci amiamo
+puerilmente, stupidamente, ameremo il prossimo allo stesso
+modo. Il dovere della nostra anima, di ogni anima, consiste
+nell'essere «tanto integra, tanto felice, tanto indipendente,
+tanto grande quanto è possibile». Quindi non è vero che l'anima
+diventi più grande sacrificandosi; ma diventando più grande
+essa perde di vista il sacrifizio. «Il sacrifizio è un bel
+segno d'inquietudine, ma non bisogna coltivare l'inquietudine
+per sè stessa.... La forza immateriale che splende nel nostro
+cuore deve splendere prima di tutto per sè stessa. A questo
+prezzo soltanto splenderà per gli altri. Sia la vostra lampada
+piccola quanto si voglia: non date mai l'olio che l'alimenta,
+ma la fiamma che la incorona...».
+
+Che faremo allora dell'altruismo? «Certamente l'altruismo
+resterà sempre il centro di gravità delle anime nobili; ma le
+anime deboli si perdono nelle altre, mentre le forti vi si
+ritrovano.... C'è una bontà che esaurisce, e un'altra bontà che
+nutrisce. Non dimentichiamo che, nel commercio delle anime,
+quelle che credono di dar sempre non sono già le più generose».
+
+Se ci duole che la virtù e la saggezza non siano premiate, ciò
+accade perchè noi non siamo saggi abbastanza. «Soltanto quelli
+che non sanno che cosa è il bene chiedono il salario della
+bontà. L'invidia, il tradimento, tutte le armi con le quali gli
+altri ci offendono, non sono efficaci contro l'anima nostra, se
+non quando essa ha gettato via le sue proprie.... Per
+accorgerci dei difetti altrui dobbiamo averli un poco anche
+noi.... Vi è nel mondo un'ingiustizia irriducibile; pertanto
+noi diventiamo veramente giusti solo quando ci riduciamo a
+trovare dentro di noi il modello della giustizia». Se la bontà,
+se l'amore trionfassero sempre, se vi fosse nel mondo questa
+giustizia, che è soltanto in noi, la gioia sarebbe grande; ma
+vi è una gioia anche maggiore nello scoprire la verità, la
+quale ci dice che le cose vanno al rovescio. Questa verità non
+è amara, nessuna verità può essere amara per il saggio. «Tutto
+ciò che esiste consola ed afforza il saggio, perchè la saggezza
+consiste nel cercare ed ammettere tutto ciò che esiste».
+
+La saggezza non si duole di niente, non disprezza niente.
+«Disprezzare è facile; meno facile è comprendere; e nondimeno,
+per il vero saggio, non c'è disprezzo che non finisca, o tosto
+o tardi, col mutarsi in comprensione». Le anime ordinarie sono
+tormentate dal desiderio dello straordinario: ciascuno dovrebbe
+invece dire a sè stesso che più le cose che ci accadono ci
+sembrano normali, generali, uniformi, più noi arriviamo a
+discernere e ad amare in esse le profondità e le felicità della
+vita, più ci avviciniamo alla tranquillità ed alla verità della
+gran forza che ci anima.... Non bisogna credersi disgraziati
+perchè si possiede una felicità che non sembra straordinaria a
+chi ci sta intorno.... È bene convincersi che i momenti più
+invidiabili, in una felicità umana, sono i più semplici».
+
+Sarà pertanto da lodare la prudenza? No; o, se non altro, è da
+biasimare la prudenza bassa di chi aspetta accanto al fuoco una
+felicità che non verrà. «Non chiamiamo saggio colui che, nel
+dominio dei sentimenti, non va infinitamente oltre ciò che la
+ragione gli permette e che l'esperienza gli consiglia di
+aspettarsi. Non chiamiamo saggio l'amico che non si abbandona
+all'amico perchè prevede la fine dell'amicizia, o l'amante che
+non si dà interamente per paura di annichilirsi nell'amore».
+Bisogna vivere, agire; ma «la sola cosa che ci resta dopo il
+passaggio dell'amore, della gloria, di tutte le avventure, di
+tutte le passioni umane, è un sentimento sempre più profondo
+dell'infinito, e se questo sentimento non è restato, nulla ci è
+accaduto». Sarà lodevolissimo fare di tanto in tanto un'azione
+eroica, «ma è più lodevole ancora, e richiede una forza più
+costante, il non lasciarsi mai tentare da un pensiero
+inferiore.... È più facile fare talvolta un gran bene che non
+far mai il minimo male; far talvolta sorridere, che non far
+piangere mai».
+
+
+IV.
+
+Questa esposizione del pensiero di Maurizio Maeterlinck non è
+breve; tuttavia molte cose si sono dovute tralasciare. Il libro
+è composto di una serie di meditazioni apparentemente
+disordinate, in realtà concatenate talmente che non è agevole
+cogliere le idee salienti; bisogna invece, come abbiamo
+tentato, seguire a passo a passo tutto il ragionamento. Ciò che
+si è fin qui detto basterà a dare un'idea del sistema; ciò che
+ne diremo ancora lo spiegherà meglio e ne mostrerà i difetti.
+
+Quantunque il Maeterlinck offra la sua morale come «un bel
+sogno un poco indeterminato», sono tuttavia evidenti i suoi
+sforzi per dare consistenza al sogno, per credere e far credere
+di avere con esso risolto i formidabili problemi che ha preso
+ad esaminare. Il difetto di tutti i sistemi è quello di essere
+troppo sistematici, di seguire troppo rigidamente certe
+premesse sino alle ultime loro conseguenze. Il Maeterlinck si
+studia manifestamente di evitarlo, a segno che scrivendo il suo
+libro per lodare e diffondere il bene, comincia con affermare
+la necessità del suo contrario. Il Tolstoi e il Nietzsche, nel
+corso dei loro ragionamenti, hanno pure riconosciuto questa
+necessità, che è di gran peso contro i loro sistemi; Sully
+Prodhomme ha detto:
+
+ Le Bien et le Mal se préscrivent l'un l'autre;
+
+il Maeterlinck asserisce sin dal primo principio che «un mondo
+dove non vi fosse più, a un certo punto, se non gente occupata
+a soccorrersi vicendevolmente, non persisterebbe a lungo in
+quest'opera caritatevole.... Vi sarà sempre un certo numero
+d'uomini incontestabilmente utili grazie a certi altri uomini
+che sembrano inutili...». Egli nota anche come tutta la morale,
+tutta la virtù, tutto l'eroismo umano si riducono quasi sempre
+a scegliere fra due partiti incresciosi: o vivere lasciando
+perire la miglior parte della mente e del cuore, o perire
+interamente per salvare i sentimenti più belli e i pensieri
+migliori. Non c'è bisogno di dire che egli consiglia il secondo
+partito; tuttavia, quantunque insista nel senso dell'eroismo,
+del sacrifizio, della bontà, pure tempera quel che vi potrebbe
+essere di troppo rigoroso nei comandamenti di questa morale,
+che il Nietzsche chiamerebbe «morale da schiavi» e che il
+Tolstoi farebbe sua.
+
+Abbiamo visto, per esempio, che il Maeterlinck loda
+l'altruismo; ma egli vuole l'altruismo illuminato delle anime
+forti, che non si perdono, che non si annichiliscono. Dice
+qualche cosa di più: ammette che «l'egoismo d'un'anima
+chiaroveggente e forte è più efficacemente caritatevole che non
+tutta la devozione d'un'anima debole e cieca». Quantunque non
+lo nomini mai, si sente che egli vuole più d'una volta
+correggere l'altruismo mistico del Tolstoi. «Piangere con
+quelli che piangono, soffrire con quelli che soffrono, tendere
+il proprio cuore a tutti i passanti perchè lo feriscano o lo
+carezzino», non è, secondo lui, il dovere per eccellenza: «le
+lacrime, le sofferenze, le ferite in tanto sono salutari in
+quanto non scoraggiano la nostra propria vita. Non lo
+dimentichiamo: qualunque sia la nostra missione su questa
+terra, qualunque sia lo scopo dei nostri sforzi e delle nostre
+speranze e il risultato dei nostri dolori e delle nostre gioie,
+noi siamo prima d'ogni altra cosa i ciechi depositarî della
+vita. Ecco l'unica cosa certa, ecco il solo punto fisso della
+morale umana. Ci fu data la vita non sappiamo perchè; ma sembra
+evidente che ciò non sia stato per indebolirla o perderla. Noi
+rappresentiamo anzi una forma specialissima della vita su
+questo pianeta: la vita del pensiero, la vita dei sentimenti;
+pertanto tutto ciò che è capace di diminuire l'ardore del
+pensiero, l'ardore dei sentimenti, è probabilmente
+immorale...». Ma così, per correggere gli eccessi della morale
+remissiva, non rischia egli di cadere nella morale
+prepotente,--se pure la prepotenza si può dire morale? Questa
+difesa gelosa, questo culto della propria vita non potrebbe,
+non deve, legittimare il peggiore, il più feroce egoismo? La
+sua intenzione era quella di cercare un temperamento; ma è
+caduto in una contraddizione.
+
+Bisogna, ha detto, che la vita del pensiero e dei sentimenti
+sia quanto più ardente è possibile. Poichè questo precetto
+potrebbe incoraggiare l'orgoglio, la superbia, l'egoismo e il
+concetto di una grande diversità fra gli uomini, egli soggiunge
+che tra chi pensa e chi non pensa «c'è un fosso, non un
+abisso»; e che «pensare è spesso ingannarsi», e che «un mondo
+dove non vi fossero altro che pensatori, perderebbe forse la
+nozione di più d'una verità indispensabile». Ed ecco come dal
+Nietzsche egli torna al Tolstoi.
+
+Certo egli è, in fondo, più col Tolstoi che non col Nietzsche.
+Del filosofo russo condivide l'idea che non bisogna punire il
+malvagio. Chi fa il male, dice, cerca a modo suo la felicità.
+«Perchè punirlo? Non possiamo prendercela col povero diavolo
+perchè non abita un palazzo: è già abbastanza disgraziato
+vivendo in una catapecchia». Egli afferma che «noi abbiamo
+torto di cercare una giustizia esteriore, visto che non ce
+n'è.... Perchè cercare la giustizia dove non può essere? Esiste
+ella altrove fuorchè nell'anima nostra?... L'idea alla quale
+l'universo pensa meno che a tutte le altre è quella di
+giustizia.... Fuori dell'uomo non c'è giustizia...». Queste
+parole sembrano di Sully Prudhomme: il poeta filosofo e il
+filosofo poeta si dànno a questo punto la mano. Se non che,
+soggiunge il Maeterlinck, l'uomo «deve apprendere a collocare
+altrove, e non in sè stesso, il centro del suo orgoglio e delle
+sue gioie». Ora, come mai si potrà collocare fuori di noi il
+centro dell'orgoglio e della felicità, se fuori di noi non c'è
+giustizia? Che argomento d'orgoglio, che oggetto di gioia può
+essere un mondo dove non c'è giustizia? E come mai, se noi
+siamo una parte di questo mondo, una sua emanazione, un suo
+portato, possiamo avere l'idea d'una cosa che in esso non si
+trova?...
+
+I beni della terra, i sorrisi della fortuna, ha detto, sono
+necessarî, sono preferibili ai dolori, perchè la saggezza che
+si acquista nel dolore è turbata dall'aspettazione della gioia;
+mentre quanto più il saggio è felice, tanto meno è esigente,
+quanto più la felicità si prolunga, tanto più si acquista un
+concetto «indipendente» della vita. Ma, certamente inquieto per
+le conseguenze perniciose che si potrebbero trarre da questa
+affermazione, egli soggiunge che un bel destino esteriore «non
+è indispensabile». Egli ha lodato sopra ogni cosa l'azione,
+l'attività; ha giudicato insino preferibile agire talvolta
+contrariamente al proprio pensiero che non osar mai di agire
+secondo i proprî pensieri. «L'errore attivo è raramente
+irrimediabile, le cose e gli uomini s'incaricano di
+raddrizzarlo tosto; ma che cosa possono essi fare contro
+l'errore passivo che evita ogni contatto con la realtà?» Ed
+anche questa volta si corregge: «Ma agire», soggiunge, «non è
+necessariamente trionfare. Agire è anche tentare, aspettare,
+pazientare. Agire è anche ascoltare, raccogliersi, tacere». Per
+avere ragione, estende così il significato della parola, lo
+torce sino a includervi il significato contrario. Ma allora,
+per voler troppo provare, non prova più nulla.
+
+E ancora: egli ha detto che l'amore è ciò che vi ha di meglio
+al mondo; poi dice che se il saggio, amando, raccoglie
+ingratitudine, non deve dolersene. «Non è desiderabile che
+l'uomo si chiuda in qualche cosa, sia pure nel bene. L'ultimo
+gesto della virtù sia il gesto d'un angelo che schiude una
+porta». Allora il pensiero, la ragione, l'intelligenza varranno
+più che la bontà? Ma non aveva egli detto prima tutto il
+contrario?... «L'inutilità dell'amore insegna a volgere gli
+sguardi oltre l'amore». Ma che cosa vi potrà essere ancora
+oltre l'amore, se esso è «tutto»?
+
+La sola cosa della quale noi possiamo far parte ai nostri
+simili, dice in un altro luogo, è la forza, la fiducia,
+l'indipendenza della nostra anima. «Perciò il più umile degli
+uomini è obbligato di mantenere e d'ingrandire l'anima sua,
+come se sapesse che un giorno ella dovrà essere chiamata a
+consolare o a rallegrare un Dio. Quando si tratta di preparare
+un'anima, bisogna prepararla per una missione divina». Poco
+dopo dice tutto il contrario, loda i saggi che non escono dalla
+vita, che restano nella realtà: «Non basta amar Dio e servirlo
+come meglio si può, perchè l'anima umana si affermi e si
+tranquilli. Non si arriva ad amar Dio se non con l'intelligenza
+e i sentimenti acquistati e sviluppati a contatto degli uomini.
+L'anima umana resta profondamente umana. Si può insegnarle ad
+amare molte cose invisibili, ma una virtù, un sentimento
+interamente e semplicemente umano la nutrirà sempre più
+efficacemente che non la passione o la virtù più divina». Senza
+dubbio anche questa volta il pensatore si contraddice per amore
+della verità, per stringere quanto più da presso è possibile la
+verità. Ragionando della perfezione dell'anima, vuole
+naturalmente che questa perfezione sia divina; ma poi deve
+rinunziare ad essa e tornare all'umile umanità; perchè, tanto è
+vero che la perfezione più perfetta è la divina; quanto è vero
+che all'uomo bisogna proporre una mèta che egli possa
+raggiungere, cioè umana. Questo è vero principalmente e
+sciaguratamente: che la verità è molteplice e multiforme; e che
+quando noi crediamo di averla afferrata, allora ci sfugge. Il
+Maeterlinck ne è pure persuaso, poichè dà il maggior prezzo
+alle intenzioni. «Amare lealmente un grande errore vale spesso
+meglio che servire meschinamente una grande verità». Se
+l'errore fosse errore indubitabilmente, tutta la buona volontà,
+tutto lo zelo che vi si portasse non servirebbero ad altro che
+a renderlo più grave; ma forse la distinzione tra verità ed
+errore non è tanto sicura; e in questo senso il criterio delle
+intenzioni è da seguire. Ma di ciò bisogna forse tener conto al
+Maeterlinck sopra ogni cosa: che egli stesso, sin dal
+principio, ci ha messi in guardia, quando ci ha detto che la
+saggezza si trova talvolta nel contrario di ciò che il più
+saggio afferma; e quando, prima ancora di ragionare tanto
+sottilmente intorno alla saggezza, ha avvertito che non bisogna
+definirla troppo strettamente per tema d'imprigionarla. «Tutti
+coloro che lo tentarono fanno pensare a un uomo che spegnesse
+una luce per studiare la natura stessa della luce. Costui non
+troverà mai altro che un lucignolo annerito e un po' di
+cenere».
+
+Anch'egli, dunque, col Tolstoi, col Nietzsche, con gli altri
+maestri dell'età presente, se ne va dietro, in conclusione,
+all'umile buon senso antico.
+
+
+
+
+IL FEMMINISMO
+
+
+Tre secoli addietro, nel 1595, a Wittenberg, furono
+pubblicamente sostenute cinquanta tesi per dimostrare che la
+donna non è una creatura umana. Oggi cinquantamila fra tesi,
+dissertazioni, conferenze, volumi e articoli di giornali
+attribuiscono al sesso femminile non solo le dignità che gli
+sono proprie, ma anche quelle che non gli convengono. Questa
+propaganda è uno dei _segni particolari_ dell'età presente:
+come tale merita di fermare la nostra attenzione.
+
+
+I.
+
+I femministi cominciano col sostenere che il loro partito non
+chiede nulla di nuovo; che la donna già esercitò la supremazia
+della quale fu arbitrariamente privata ed alla quale ha
+nuovamente diritto. In Assiria, dicono, la madre aveva maggiori
+diritti del padre; ed anche oggi, fra le popolazioni turaniche,
+quando un figlio diffama il padre, è passibile di una semplice
+ammenda; mentre, se insulta la madre, gli si rade la testa, gli
+si nega la terra e l'acqua e spesso lo si chiude in prigione.
+
+Prima di tutto è da osservare che questo costume significa
+semplicemente come alla madre si debba maggior rispetto e
+venerazione che non al padre, come l'insultare la madre sia un
+delitto tra i più gravi e nefandi. Anche presso di noi, senza
+che si rada la testa ai figli snaturati capaci di commetterlo,
+tale è l'opinione generale. In secondo luogo, quando pure tra i
+costumi antichi e tra quelli dei popoli selvaggi se ne trovasse
+qualcuno che veramente dimostrasse la supremazia sociale della
+donna,--e non già quella soltanto familiare della
+madre,--bisognerebbe forse per ciò concludere che hanno torto
+la civiltà e il secolo nostro, e che hanno ragione i tempi
+andati e le genti incivili? «Dagli Sciti ai Galli, dagli Iberi
+ai Germani di Tacito», dice il più autorevole tra i femministi,
+il Bebel, «noi vediamo la donna prendere, sin dai più remoti
+tempi, in mezzo alla famiglia ed alla società, il posto
+eminente che ha perduto nelle età successive». Vogliamo per ciò
+dire che gli Sciti, i Galli, gl'Iberi e i Germani erano più nel
+vero e nel giusto di noi? Se bisogna credere al progresso,--e i
+femministi debbono crederci; perchè, in caso contrario, come
+potrebbero sperare nei miglioramenti futuri?--se veramente
+dobbiamo dire che la storia del genere umano dimostra un
+successivo nostro perfezionamento, bisogna allora anche
+ammettere che la supremazia della donna è oggi scomparsa perchè
+non era ragionevole, non tollerabile, non sostenibile. Vogliamo
+dire che le società umane, progredite per certi rispetti, sono
+andate indietro per altri? Questo modo di ragionare è
+pericoloso; perchè chi distinguerà in quali cose abbiamo
+peggiorato e per quali altre siamo andati avanti? A Sparta si
+lasciavano morire i bambini deboli e mal fatti, per la salvezza
+della razza; è preferibile l'antico costume a quello presente
+di sostentare finchè è possibile le vite grame?
+
+E poi: quale fu veramente questa supremazia femminile ai tempi
+antichi, ed in che cosa consistette? Nella medesima Sparta le
+fanciulle erano educate come i giovani, si addestravano nelle
+palestre insieme con quelli. Noi possiamo lodare l'educazione
+spartana: non la lodava però Aristotile, che poteva meglio di
+noi valutarne gli effetti. «Il legislatore di Sparta», dice lo
+Stagirita, «ha ordinato le istituzioni dello Stato in modo che
+gli uomini siano educati conformemente alle loro attitudini;
+quanto alle donne, le ha molto neglette: esse vivono
+licenziosamente in mezzo a quel popolo guerriero». Alla
+distanza di parecchie migliaia d'anni un dottore
+americano,--esagerando certamente, ma l'esagerazione è
+sintomatica,--così descrive gli effetti dell'educazione virile
+delle fanciulle americane: «Le nostre fanciulle non sono più
+capaci di perpetuare la razza; e se si continua ad impartir
+loro questa educazione, fra cinquant'anni bisognerà far venire
+le donne dalle altre parti del mondo». Il Nietzsche va più in
+là, come abbiamo visto: giudica che per ogni dove i costumi
+presenti rendono la donna incapace di perfezionare la specie
+umana.
+
+Ma torniamo all'argomento. Era forse segno di supremazia
+femminile, a Roma, la facoltà di battere le donne con le verghe
+fino alla morte per il semplice sospetto d'ubbriachezza? O
+l'obbligarle a restare confinate nel focolare domestico, dove
+solo l'uomo poteva celebrare il culto degli avi? E quando le
+vere virtù muliebri, la modestia, il pudore, il timore degli
+Dei, il rispetto filiale, tutti gli affetti familiari furono
+dimenticati, e le donne si emanciparono, la società romana si
+rafforzò, oppure andò all'ultima rovina?
+
+Il padre Roesler, grande confutatore, nella _Quistione
+femminista_, del Bebel, giudica tuttavia che, se non
+nell'antichità, almeno nel medio evo la donna fosse più libera
+o meglio protetta che non oggi: era sovrana, dettava sentenze,
+impugnava le armi, sosteneva tesi giuridiche, esercitava la
+medicina. Questo modo di giudicare somiglia troppo a quello,
+tanto famoso quanto criticato, dell'Inglese a Calais: vedendo
+una donna con i capelli rossi, scrisse nel suo libro di
+viaggio: «Le Francesi sono rosse». Le donne, nell'età di mezzo,
+esercitarono la medicina, sostennero discussioni legali,
+combatterono, giudicarono? Ma quante fecero queste cose? Dieci,
+cento, mille? E le altre? E la più gran parte? E quasi tutte?
+Non continuarono quasi tutte a fare ciò che avevano fatto
+sempre? Secondo Gringoire e Filippo da Novara le donne dovevano
+filare e cucire; non leggere nè scrivere. Lo stesso autore non
+avverte che Bertoldo di Ratisbona predicava: «L'uomo per la
+guerra, la donna per la tessitura»? E che la parola tedesca
+_weib_, donna, ebbe la stessa origine del verbo _weben_,
+tessere? E che _schwertmagen_, il nome col quale si designano i
+parenti dal lato paterno, viene da _schwert_, spada, e quello
+della parentela materna, _spillmagen_, da _spindel_, fuso?
+
+Ma concesso che parecchi secoli addietro le quistioni poste dal
+moderno femminismo fossero tutte risolte, bisognerebbe allora
+far voti perchè quei tempi tornassero tali e quali: con le
+monacazioni più o meno spontanee, con le corti d'amore più o
+meno dissolute, con le cinture di castità e tutto il resto. Noi
+possiamo, considerando un periodo storico, lodare certi costumi
+e biasimarne altri; ma i costumi, le leggi e tutti i fenomeni
+sociali sono collegati in modo che non è possibile isolarli e
+mantenerne a piacimento alcuni ed evitarne altri. Per una
+logica, per una necessità contro la quale non possiamo nulla,
+un'epoca è quella che è, con tutte le sue virtù e tutti i suoi
+vizî; tener conto delle virtù sole sarebbe desiderabile, ma non
+è possibile: bisogna prenderla, purtroppo, con le une e con gli
+altri. Ora, a questo patto, chi vorrebbe tornare addietro?
+
+
+II.
+
+Una cosa è certa: che, a parte alcune eccezioni episodiche, le
+quali in conclusione confermano la regola, in ogni tempo e in
+ogni luogo fra uomini e donne si è mantenuta la differenza
+imposta dalla loro organica diversità. Occorre definire questa
+diversità? È proprio necessario indicare quali membri e quali
+organi sono più piccoli e deboli o più forti e gagliardi in
+ciascuno dei due sessi? Si deve proprio percorrere la scala di
+tutti gli esseri viventi per dimostrare che dovunque sono
+sessi, sono differenze, e che più si sale, più queste si
+aggravano? Basta la diversità della funzione sessuale, basta
+l'ufficio della maternità assegnato alla donna, per fare di lei
+un essere singolarissimo, profondamente diverso dall'uomo,
+capace di cose alle quali egli è inadatto, incapace delle cose
+alle quali egli è chiamato. La maternità è la missione della
+donna. Le restano bensì forze per attendere ad altre cose: ma
+queste forze, tanto le fisiche quanto le morali, sono molto
+minori di quelle dell'uomo.
+
+I femministi, per poter dimostrare che la donna è capace e
+degna di essere interamente agguagliata all'uomo, cominciano
+col negare l'importanza della maternità, con l'affermare che
+l'ufficio materno è uguale al paterno, e che, quando pure fosse
+diverso, la diversità è soltanto formale, trascurabile, senza
+conseguenze. Al congresso femminista di Parigi un'oratrice
+svedese ha dichiarato che è ora di finirla con l'esaltazione
+della madre. «Alla Vergine che tiene eternamente un bambino fra
+le braccia io preferisco», ha detto, «la Venere di Milo, che è
+senza braccia». Per fortuna, non occorre dimostrare la
+sciocchezza di simili proposizioni. Ma, anche tra coloro che
+non arrivano a questi estremi ridicoli e odiosi, molti si
+rifiutano di ammettere che la donna, perchè destinata a
+concepire, a procreare, ad allattare e ad educare la prole,
+debba, pur meritando il rispetto e la protezione degli uomini,
+tenere un posto a parte nel consorzio umano. A costoro si può
+rispondere ciò che dice l'Albert nell'_Amore libero_. Questo
+scrittore, inconciliabile nemico del presente ordinamento, non
+solo dei rapporti dei sessi, ma di tutta quanta la vita,
+afferma tuttavia che «la prima condizione di ogni superiorità è
+di svilupparsi conformemente alla propria natura». L'uomo si è
+dunque sviluppato nel senso della potenza muscolare e
+cerebrale, che è la sua dote; la donna nel senso della
+maternità. Per credere che le donne debbano, o soltanto
+possano, fare la concorrenza dell'uomo, dice egli, «bisogna
+negare, o quasi, un fatto, l'esistenza e l'importanza del quale
+ci sembrano notorie. Questo fatto è lo stesso sesso, con tutte
+le sue conseguenze, con le sue obbligazioni, con la sua
+ripercussione nell'essere intero». E ancora: «Il principio
+della divisione del campo dell'attività umana fra le due serie
+di esseri che vi si muovono è stato senza dubbio male
+interpretato, esagerato in un certo senso, disconosciuto
+nell'altro; ma non per ciò vien meno la sua alta importanza,
+tanto a cagione della funzione materna della donna, quanto
+delle attitudini che ne derivano in lei. Se sarebbe assurdo
+respingere la cooperazione sociale della donna fuori della
+famiglia, cooperazione che del resto è sempre esistita,
+altrettanto assurdo sarebbe pretendere che l'attività
+produttrice di lei, nel senso stretto di questa espressione,
+non debba essere limitata da lei stessa, divenuta cosciente e
+libera come comporta e quanto comporta la natura sua propria, e
+francamente subordinata all'ufficio che il sesso le assegna
+nella vita». Per queste ragioni «è nell'ordine naturale che
+l'uomo,--individuo o consorzio,--lavori in una certa misura al
+posto della donna che procrea ed alleva. E checchè si possa
+dire sotto l'impero del paradosso, o per una reazione nelle
+idee,--reazione che del resto si spiega,--questa cooperazione,
+prima divisione del lavoro, è normale. Essa resterà, con forme
+e gradi diversi, secondo il diverso momento dell'evoluzione. La
+propaganda femminista, o piuttosto una certa propaganda, non
+arriverà a sopprimerla».
+
+Ora, se è così, se gli uomini dedicano parte delle loro forze
+alle donne, se le donne debbono essere mantenute o protette
+dagli uomini, diremo che uomini e donne sono eguali? Egualmente
+necessarî riguardo alla vita, sì; ma diseguali le une dinanzi
+agli altri. Come tra uomini e uomini c'è somiglianza e
+diversità ad un tempo, così, anzi a più forte ragione, tra
+uomini e donne c'è equivalenza e diseguaglianza insieme. Dice
+l'Albert che «nei primi tempi, quando la lotta per la vita era
+dura, l'uomo dovette imporsi alla donna come provveditore della
+famiglia». Dovette imporsi: perchè? Perchè, senza dubbio, la
+donna, la madre, non era capace di provvedere alla famiglia, o
+provvedeva ad essa poco e male; e perchè l'uomo aveva questa
+capacità, o ne aveva una maggiore e migliore. Allora, continua
+l'Albert, «con l'aiuto del diritto del più forte e della
+brutalità antica, si stabilì la diseguaglianza dei sessi».
+Questa diseguaglianza sarebbe dunque una cosa artificiale? Ma
+se l'uomo esercitò il diritto del più forte, ciò deve voler
+dire che egli aveva questa maggior forza; e se aveva una forza
+maggiore, ciò deve importare che egli non era eguale alla
+donna.
+
+La storia del genere umano dimostra da un capo all'altro del
+mondo questa superiorità virile. Tutte le mitologie, l'assira,
+la babilonese, l'egiziana, la greca, deificano l'uomo e la
+donna, ma il principio maschile è preminente. Giunone è
+sottoposta a Giove, Iside a Osiride, raggiante simbolo della
+luce. Nessuna donna può, in Egitto, sacrificare agli Dei nè
+alle Dee: solo gli uomini sono capaci del sacerdozio. Gli
+uomini hanno due vesti, le donne una sola. Ecco: essi
+cominciano ad abusare della loro maggior forza per farsi la
+parte più bella; ma già nei papiri di ventidue secoli prima di
+Cristo si legge il consiglio di moderazione che oggi la nostra
+morale diffonde: «Se tu sei saggio, ama la donna tua; senza
+discordie, senza litigi, nutriscila, adornala, rendi felici
+tutti i giorni della sua vita: ella è un bene, e il suo
+possessore deve stimarne il valore...». La funzione della
+maternità, la possibilità di dare al marito figli non suoi,
+rende oggi come cinque mila anni addietro l'infedeltà della
+moglie più grave che non quella dell'uomo: gli onori funebri
+resi alle donne egiziane erano proporzionati alla loro virtù
+coniugale, alla fedeltà verso lo sposo; come oggi i Turchi,
+così un tempo gli Assiri, chiudevano le donne in un luogo della
+casa dove nessuno poteva penetrare. Questa era ed è una
+prepotenza; ma, per opporsi alle prepotenze assurde e ridicole,
+i femministi avanzano oggi pretese non meno ridicole e assurde.
+Le vedove non debbono essere condannate a una vedovanza eterna,
+come nella Grecia più remota, o a morire incenerite sullo
+stesso rogo del morto marito, come tra gl'Indiani antichi e
+moderni; ma la fedeltà della moglie sarà sempre più apprezzata,
+più doverosa che non quella del marito. «Se l'adulterio della
+donna è punito come una colpa grave,» dice l'Albert, «e se il
+codice scusa insino l'uccisione della colpevole in caso di
+flagranza, mentre l'adulterio dell'uomo è considerato come una
+bagattella, e punito soltanto in circostanze speciali difficili
+ad osservarsi, ciò accade semplicemente per evitare che eredi
+illeggittimi s'introducano nella famiglia». Ma il giorno che
+non vi sarà più nè proprietà nè denaro, e che la famiglia non
+sarà creata per trasmettere queste cose, anche quel giorno
+l'adulterio della moglie, della compagna, della donna, sarà più
+grave; perchè ella potrà, come ora, concepire adulteramente, e
+l'attribuzione di figli non proprî dispiacerà all'uomo come e
+quanto gli dispiace ora. Se diversa dev'essere, come abbiamo
+visto che l'Albert vuole che sia, la cooperazione sociale dei
+due sessi, attesa la diversità delle loro funzioni, diversa
+sarà anche la loro responsabilità.
+
+
+III.
+
+Il nodo della quistione è questo: poichè gli uomini sono
+superiori alle donne, come più intelligenti, più attivi, più
+liberi, così c'è da parte loro una tendenza a trascurarle, a
+sottoporle, ad opprimerle, e talvolta anche a sopprimerle; ma
+poichè le donne, rispetto alla specie, valgono altrettanto
+quanto gli uomini, e uomini e donne sono egualmente necessarî
+alla continuazione della vita, così c'è un'altra tendenza a
+considerare nulli e vani i vantaggi maschili ed a parificare in
+tutto e per tutto i due sessi. In China la nascita delle
+femmine è considerata come una calamità; spesso le figlie sono
+buttate via, muoiono abbandonate per le strade; così pure in
+India: in certi villaggi indiani, non molti anni addietro, si
+contava una sola fanciulla sopra cento ragazzi. L'abuso della
+supremazia maschile non potrebbe essere dimostrato meglio che
+da questa infamia. Se i Chinesi e gl'Indiani riuscissero a
+sopprimere tutte le donne, si troverebbero in una situazione
+piuttosto difficile. Se volessero soltanto ridurne il numero,
+le difficoltà della scelta e l'asprezza della lotta sessuale
+crescerebbero, e il danno sarebbe tutto loro. Da noi le bambine
+non si lasciano morire, ma son accolte con minor festa: come
+più civili, noi sostituiamo ad una infamia una sciocchezza. La
+funzione vitale è ugualmente importante, la dignità umana è
+ugualmente grande nei due sessi; ma, se ripetiamo troppo spesso
+questa verità, ecco alcune donne, e i femministi con esse,
+pronti ad abusarne. In ogni tempo, ma specialmente nel nostro,
+il pensiero umano procede in questo modo: per esagerazioni.
+
+Nell'antico Egitto i figli maschi non dovevano mantenere i
+vecchi genitori; quest'obbligo incombeva alle figlie. In un
+gran numero di società barbare e selvagge gli uomini non
+lavorano: obbligano le donne a lavorare per essi. Quando ciò
+accade perchè essi sostengono le più gravi fatiche della guerra
+contro i nemici o contro le forze naturali, nulla di più
+giusto: le cose, allora, stanno press'a poco come nelle società
+civili, dove le donne lavorano per gli uomini in casa, e gli
+uomini per le donne fuori di casa, attendendo, invece che alla
+guerra, ai commerci, alle industrie, alle professioni. «Non è
+il caso,» dice l'Albert, citando l'autorità del Geddes e del
+Thomson, «di vituperare scioccamente, come fanno la maggior
+parte dei femministi, il selvaggio che resta sdraiato, al sole,
+intere giornate, di ritorno dalla caccia, mentre la donna sua,
+pesantemente chinata, macina e lavora senza lamento e senza
+tregua; anzi, tenendo conto degli estremi sforzi che costa a
+lui la lotta incessante contro la natura e i proprî simili, per
+il nutrimento e la sussistenza, e tenendo conto della
+conseguente necessità di utilizzare ogni occasione di riposo
+per rifarsi e vivere la sua vita tanto corta e precaria, ma
+indispensabile alla donna ed ai figli, si vedrà che questa
+grossolana economia domestica è la migliore, la più morale, la
+più umanamente praticata, date le circostanze». Ma dove gli
+uomini costringono le donne a mantenerli senza far nulla, o
+lavorando meno di loro, essi infrangono la legge naturale; e
+queste infrazioni sono, in verità, rarissime. Poichè l'uomo è
+più forte della donna, ma la donna è necessaria all'uomo, la
+conseguenza logica e naturale è che egli adoperi una parte
+della propria forza a proteggere, a mantenere questa creatura
+debole della quale ha bisogno, e che a sua volta lavora un poco
+per lui e moltissimo per la prole comune. E, tranne le
+eccezioni, questa è veramente la regola alla quale obbedisce
+tutta quanta l'umanità. Ora invece i femministi vogliono che la
+donna faccia la concorrenza all'uomo: cosa altrettanto
+innaturale ed assurda quanto la pretesa di quegli uomini che
+vogliono lasciar le donne macerarsi per loro.
+
+Il cristianesimo, dice il padre Roesler, operò una rivoluzione
+nei rapporti dei sessi, conferendo alla donna una dignità che
+prima non le era attribuita, afforzando il vincolo
+matrimoniale, difendendo la famiglia. E il fatto non si può
+negare; non è negato neppure dall'Albert, che attribuisce alla
+rivoluzione cristiana «il più gran progresso morale: l'amore
+sessuale moderno, prima sconosciuto». Ma questa rivoluzione non
+fu tanto radicale quanto pare: e lo stesso padre Roesler lo
+riconosce, e se ne loda; perchè, infatti, la supremazia
+dell'uomo fu mantenuta. Ora questa soluzione pare veramente la
+più conforme ai due fatti naturali e contraddittorî, ma certi:
+cioè, da una parte, l'eguaglianza dei sessi dinanzi alla
+specie, la loro reciproca dipendenza, l'impossibilità per
+ciascuno di essi di fare a meno dell'altro; e, dall'altra
+parte, la supremazia muscolare e intellettuale degli uomini. Le
+società barbare, considerando soltanto questa supremazia,
+avvilirono la donna; il cristianesimo, considerando l'eguale
+importanza dei sessi, la sollevò; ma non oltre certi limiti,
+cioè riconoscendo la naturale preponderanza dell'uomo. Noi
+possiamo seguire questo ragionamento in uno dei maggiori Padri
+della Chiesa. San Paolo dice che l'uomo è il capo della donna
+come Gesù Cristo è il capo della Chiesa; che l'uomo è immagine
+della gloria di Dio, mentre la donna è immagine della gloria
+dell'uomo; e fin qui l'apostolo ragiona al modo antico; ma
+tosto egli soggiunge che, se la donna è stata tratta dall'uomo,
+l'uomo non esiste senza la donna, e che entrambi hanno la
+stessa dignità: «nel Cristo non c'è differenza alcuna tra uomo
+e donna, perchè entrambi egualmente partecipano ai benefizî
+della creazione e della redenzione».
+
+La soluzione cristiana della quistione sessuale è dunque un
+temperamento, e come tale potrebbe darsi che fosse la più
+ragionevole, la più pratica e veramente la migliore. Da
+principio, dovendo lottare contro l'eredità della morale
+barbara, il cristianesimo abbondò nel senso di ciò che oggi si
+chiama femminismo; il linguaggio di San Giovanni Boccadoro
+dovrebbe, per esempio, piacer molto ai suoi moderni campioni:
+«Dio,» dice il Santo, «non impone sull'uomo tutto il fardello
+della vita, e non fa dipendere da lui solo la perpetuità del
+genere umano. Anche la donna ha ricevuto un grave ufficio
+affinchè sia stimata. Iddio non le assegna un destino minore di
+quello dell'uomo; la Scrittura ce lo rammenta con queste
+parole: Diamogli una compagna simile a lui». Ma più tardi,
+quando l'evangelica esaltazione della donna degenerò nella
+goffa glorificazione che ne fece la cavalleria, una reazione in
+senso inverso si manifestò con la Riforma, la quale non si
+oppose agl'istinti poligamici degli uomini e tolse le donne dal
+trono ideale dove erano state collocate, per farne semplici e
+troppo spesso umili massaie.
+
+Queste fluttuazioni del pensiero e queste modificazioni del
+costume umano, che il padre Roesler e molti altri studiosi
+hanno notato, dipendono dal contrasto dei due fatti naturali
+dianzi definiti. Un esempio curioso della perplessità del
+giudizio lo troviamo in quella dottrina morale del Maeterlinck
+che abbiamo già esaminata. Senza entrare direttamente nel
+dibattito, egli crede alla supremazia maschile quando afferma
+che l'uomo è più morale: «Tra un uomo e una donna di eguale
+potenza intellettuale, la donna impiegherà sempre una parte
+molto minore di questa potenza a conoscersi moralmente». Un
+centinaio di pagine più innanzi sostiene che, nella vita
+ordinaria, «la donna è quasi sempre superiore all'uomo che ha
+dovuto accettare...». La quistione femminista è appunto per
+ciò, e sarà sempre una quistione: perchè, quando si considera
+l'innegabile eguaglianza morale e ideale dei due sessi, e
+l'abuso sciocco o nefando della maggior forza maschile,
+l'esaltazione della donna sembra ragionevolissima; quando si
+considera la non meno innegabile loro diseguaglianza reale,
+specifica, e l'inferiorità della donna, sembra ragionevolissima
+la sua subordinazione.
+
+Nel temperamento trovato dal cristianesimo c'è un punto del
+quale il padre Roesler si loda moltissimo: l'istituto della
+verginità, il celibato monastico. Anzi, per lui, questa è la
+vera soluzione della quistione femminista. «I nostri padri»,
+dice, «avevano dunque trovato la soluzione della quistione
+femminista: non solamente, tra loro, i numerosi monasteri
+offrivano un ritiro sicuro alle donne senza famiglia; ma le
+grandi anime potevano prendervi tutto il loro slancio, e la
+donna rimasta nel mondo godeva degli esempî della religiosa,
+come pure del rispetto col quale costei era considerata». Per
+giudicare a questo modo, bisogna anche credere che astenersi
+dalla funzione sessuale sia meglio che compierla; e tale è
+infatti il pensiero del Roesler. Come il Tolstoi, egli giudica
+che il vero cristianesimo, se loda il matrimonio, gli
+preferisce la castità. «Maritarsi è bene», dice con San Paolo;
+«ma non maritarsi è meglio». Questo giudizio, in un mistico
+come il Tolstoi, in un negatore dei fatti, in un nemico della
+scienza, è logico; non è logico nel Roesler, il quale, per
+stabilire razionalmente i rapporti dei sessi, ha voluto
+studiare la fisiologia, la biologia e la zoologia. Le scienze
+della natura avrebbero dovuto insegnargli che le leggi della
+natura non si trasgrediscono impunemente. Se i sessi sono stati
+creati per accostarsi, impedire i loro accostamenti è operare
+contrariamente alla loro ragion d'essere; questa non è una
+soluzione del femminismo; è al contrario, come nel Tolstoi, una
+forma di nihilismo. Che la castità sia possibile, in certe
+condizioni, per certi temperamenti, non si nega: ma la legge è
+quella della procreazione. E se i voti di castità furono e
+sono, per certe creature, facili e benefici, per moltissime
+altre furono e sono terribile cagione di orribili disordini. Il
+femminismo, non che essere risolto con la castità, deve
+assicurare, al contrario, la formazione della coppia umana:
+esso non cerca la soluzione nel celibato, vuole anzi l'amore
+libero.
+
+
+IV.
+
+I critici della presente legislazione dell'amore hanno buono in
+mano. Tanti sono gl'inconvenienti delle leggi e dei costumi,
+che non occorre rappresentarli: noi tutti, giovani e vecchi,
+uomini e donne, celibi e coniugati, ne conosciamo per prova i
+danni. Al giovane, cui non è offerto altro appagamento del
+bisogno d'amore se non l'amaro e velenoso piacere che si
+compra; alla moglie, che non può vivere insieme con chi non
+ama; alla sciagurata, che vive del mercato di sè stessa; agli
+amanti, cui i pregiudizî sociali vietano di unirsi agli
+adulteri, che debbono nascondere l'amor loro e tremare per la
+loro vita, lo stato presente non può piacere. Su questo punto
+tutti possono mettersi d'accordo. La quistione è un'altra, la
+quistione è questa: gl'inconvenienti lamentati sono
+eliminabili? Dipendono da un artifizio maligno che si può
+combattere, o da fatalità naturali contro le quali siamo
+impotenti?
+
+I fautori dell'amore libero accusano la società. Tutto il danno
+viene da lei. Essa, badando agli interessi materiali, cupida
+soltanto di denaro, contrasta l'amore, la passione pura,
+ideale. Questi critici non lodano già lo stato di natura. Allo
+stato di natura, anzi, riconoscono che l'amore nel senso umano,
+migliore, più grande ed alto della parola, non esiste: esiste
+l'accoppiamento. L'infima e primitiva umanità è appena capace
+di una scelta sessuale simile a quella che esercitano gli
+stessi animali; le prime coppie umane sono appena durature
+quanto quelle di certi uccelli e di certi mammiferi; anzi meno.
+L'amore, da questi germi, si è sviluppato a poco a poco: la
+facoltà di scelta è divenuta passione morale, la tendenza a
+rendere stabile la coppia si è mutata nel bisogno d'un legame
+indissolubile, eterno.
+
+Già si potrebbe a questo punto osservare: se ciò è avvenuto
+durante quello stesso processo storico che ha portato il mondo
+al presente ordinamento, possiamo dire che gli ordini attuali
+sono tanto contrarî all'amore? Non potrebbe darsi, al
+contrario, che l'amore sia nato insieme con questi ordini, e
+per effetto di essi? I giovani, le fanciulle segnatamente, sono
+tenute nell'ignoranza delle funzioni sessuali: questo fatto è
+denunziato dall'Albert come un abuso di confidenza commesso
+dalla famiglia contro l'amore, come uno dei numerosi espedienti
+adoperati dalla società moderna per impedire all'istinto
+sessuale di epurarsi. Non potrebbe darsi, invece, che le cose
+andassero al contrario? Il costume dell'ignoranza, del mistero,
+è certamente nocivo; ma, se nuoce, non nuoce appunto nel senso
+di far credere l'amore una cosa più arcana, più pura, più
+sublime che in realtà non è? E dalla scienza della realtà
+sessuale impartita senz'altro alle fanciulle e ai giovanetti,
+dalla loro libera educazione in comune, non potrebbero derivare
+altri inconvenienti nel senso opposto? L'Albert dovrebbe
+sospettarlo, egli che pur nota come una forma di prostituzione,
+l'_etairismo_, nacque dalla libertà sessuale accordata alle
+giovani prima del matrimonio. La verità vera non è forse che vi
+sono inconvenienti in tutti i sistemi? E gl'inconvenienti non
+dipendono dall'ambiguità della natura umana, che non è tutta
+bruta nè tutta pura, nè tutta senso nè tutta sentimento, nè
+tutta spirito nè tutta materia? Come ha detto Sully Prudhomme
+
+ Tout ce que son génie ouvre en haut de carrière
+ En bas la pesanteur à ses pieds l'interdit...
+
+L'amore libero dovrebbe essere fondato sull'intimità fisica e
+morale degli amanti. Ma nè il senso e il sentimento vanno
+sempre d'accordo, nè vi è nel genere umano, come in tutto il
+mondo vivente, un assortimento così rigoroso delle creature,
+una tale convenienza fra gl'individui presi a due a due, che le
+coppie siano indissolubili. I più nobili fautori dell'amore
+libero non intendono già che esso debba consistere nella
+possibilità di cambiare dall'oggi al domani di amante, nel
+rompere e riannodare le unioni continuamente, a capriccio:
+vogliono tutto il contrario. L'Albert, per esempio, dice
+espressamente che l'unione dev'essere unica e costante, che nel
+reiterare le prove prima di contrarla vi sarebbe «sciupio di
+forza umana e disordine nell'economia della vita». Ma la scelta
+della creatura unica con la quale poter vivere eternamente è
+impossibile, perchè la creatura unica non esiste. Si è riso
+abbastanza dell'ansiosa e patetica ricerca dell'anima sorella
+al tempo che il romanticismo era in voga! Se ne è riso perchè
+l'anima sorella, l'anima unicamente conveniente all'anima
+nostra, non c'è. Quando abbiamo creduto di trovarla, ci
+accorgiamo, più o meno presto, che non fa più per noi come
+credevamo dapprima, che non è più quella che pareva, che ve ne
+sarebbero molte altre migliori, più convenienti, o capaci, se
+non altro, di ridarci, nei primi tempi, l'illusione di una
+assoluta convenienza; e allora vogliamo riprovare
+quest'illusione, che è molto dolce paragonatamente ai
+disinganni prodotti dai malintesi, dal disaccordo e dalla
+guerra di tutti i giorni. E se l'amore libero non deve
+implicare la possibilità di mutare continuamente di amante, non
+sarà anch'esso una specie di matrimonio? Il nome, più che la
+cosa, sarà mutato. Nel matrimonio attuale c'è un dovere
+materiale di restare accanto alla persona che abbiamo scelta;
+nell'amore libero ci sarà un dovere morale; ma, oltrechè il
+dovere morale dovrebbe essere più rigoroso del materiale,
+qualunque dovere, sia materiale o morale, sia scritto o
+pensato, non è tutto il contrario del piacere? «Non v'ha nulla
+che ci tenti come le cose proibite. Non vi sono persone
+altrettanto disposte a odiarsi e fuggirsi come quelle alle
+quali è stato comandato di restare insieme». Parole delle quali
+nessuno può negare la verità: ma quando i nuovi amori, dopo la
+prima unione libera, saranno vietati, non più dal codice, dai
+giudici e dai carabinieri, ma dalla nostra coscienza, dal
+ricordo del primo impegno, dal rimorso di annullarlo, il frutto
+proibito cesserà forse di eccitare la nostra bramosia?
+
+La società moderna è contro l'amore, dicono, perchè gli
+antepone la proprietà, il denaro, il ventre; viceversa l'amore
+si vendica terribilmente, producendo drammi, tragedie, rovine
+d'ogni sorta e affermando così la propria onnipotenza. Questi
+sono fatti e non si possono negare. Ma che cosa significano
+essi? Significano che tra l'amore e l'amor proprio, fra
+l'istinto della conservazione individuale e quello della
+riproduzione della specie, c'è un contrasto, un dissidio, un
+conflitto. Certo, considerati all'origine, i due istinti si
+possono identificare: l'individuo si conserva per riprodursi, e
+si riproduce per conservarsi, per non perire del tutto, per
+durare in un altro individuo a lui simile e da lui generato. Ma
+questa identità essenziale, filosofica e metafisica, non vieta
+che realmente, praticamente, nella specie umana, che i due
+istinti vengano in urto, e che ora vinca l'_io_ ora l'_altro_ o
+l'_altra_; che ora trionfi l'amore, ora il denaro; ora gridi il
+ventre, ora... un altro organo. E se il ventre ha, come dicono
+i critici della società attuale, più culto ed onore che non
+l'amore, ciò dipende appunto dal fatto naturale che l'istinto
+della conservazione, nella nostra specie, opera continuamente,
+incessantemente, dal primo all'ultimo giorno della vita, ed è
+assolutamente indomabile; mentre quello della riproduzione
+comincia ad operare un buon tratto dopo la nascita, finisce di
+operare prima della morte,--della morte naturale, per
+vecchiezza,--nè opera continuamente, ma ad intervalli, ed è
+anche, relativamente, domabile. «Nella sfrenata concorrenza
+degli appetiti,» dice l'Albert, «nel conflitto mortale dei
+bisogni, l'uomo moderno si sente perduto se si disvia dal segno
+al quale è ribadito: nutrire il proprio corpo. Egli sa inoltre
+che l'ebbrezza d'amore trascina lungi dai calcoli meschini e
+che l'amore disperde le più elementari precauzioni
+dell'interesse personale». È difficile dir meglio. Sì,
+l'istinto della riproduzione, dal quale dipende il sentimento
+dell'amore, questo istinto che dovrebbe fare tutta una cosa con
+quello della conservazione personale, quest'amore che dovrebbe
+confondersi con l'amor proprio, gli si oppone, invece,
+terribilmente; ma non sempre: quello che opera sempre, che urla
+sempre, è il bisogno di nutrire il corpo. Ma, se è così, è
+naturale e fatale che la società, cioè l'insieme degli
+individui umani, posponga l'amore all'amor proprio. Se è così,
+possiamo sperare che la passione d'amore si affrancherà dalle
+passioni strettamente egoiste? Sciaguratamente, se è così, noi
+dobbiamo prevedere che il dissidio durerà finchè durerà
+l'attuale costituzione organica dell'animale-uomo.
+
+L'amore libero, dice l'Albert, dev'essere «la vita sessuale
+indipendente dalla vita individuale». Ma questa indipendenza,
+questa autonomia, non esiste. Prima di tutto le due vite, i due
+istinti operano insieme in uno stesso individuo e lo sospingono
+in vario senso e vengono in contrasto; poi, e qui è la gravità
+maggiore, mentre ciascun individuo è indipendente e autonomo
+nell'esercizio della vita sua propria, dipende strettamente
+dall'individuo dell'altro sesso per l'esercizio della vita
+sessuale. E dal contrasto appunto di questa parziale
+indipendenza e di questa parziale soggezione, nasce un'altra
+enorme serie di inconvenienti. E se pure ciascun individuo di
+un sesso, soffrendo del contrasto, trovasse nell'individuo
+dell'altro sesso un contrasto egualmente forte, meno male
+ancora; ma nei due sessi la forza di questo contrasto è
+diseguale. Una delle cose più notevoli, nelle relazioni dei
+sessi, è questa: che mentre essi sono entrambi egualmente
+necessarî a compiere l'ufficio della propagazione della vita,
+l'appetito dell'amore è più gagliardo negli uomini che non
+nelle donne, in tutti i maschi animali che non nelle femmine. E
+di qui un numero infinito di altri danni.
+
+Il padre Roesler ha lodato la verginità ed affermato che essa
+sarebbe, come fu, una soluzione della quistione femminista.
+Ora, se egli può dire e credere questa cosa, ciò accade perchè
+la verginità, l'astinenza, è nelle donne relativamente facile,
+mentre agli uomini è molto più difficile. Ma poniamo che tutte
+le donne capaci di castità si ritraessero dal mondo: esse
+avrebbero risolto il problema per conto loro; per tutte le
+rimanenti e tutti i rimanenti, cioè per il consorzio umano, la
+quistione si aggraverebbe; poichè, scemato il numero delle
+donne disponibili, la lotta sessuale diverrebbe acutissima. E
+quando si dice lotta sessuale, non s'intende soltanto quella
+che i maschi, che gli uomini concorrenti e rivali, sostengono
+tra loro; ma anche, e principalmente, quella tra uomini e
+donne. Questa lotta esiste ed è sempre esistita, non solamente
+nel genere nostro, ma anche in tutto quanto il regno organico:
+ai nostri giorni la biologia e la psicologia non hanno fatto
+altro che metterla in evidenza; nel momento che scrivo, uno
+studioso italiano, Pio Viazzi, ne ha fatto oggetto di un libro,
+intitolato appunto _La lotta di sesso_.
+
+I sessi implicano diversità; senza diversità essi sarebbero un
+controsenso. Le diversità non sono soltanto negli organi, ma
+anche nelle funzioni, negli atteggiamenti, negli appetiti. Il
+maschio è attivo e ardente; la femmina è passiva e tepida.
+Questi due esseri diversi sono destinati ad accoppiarsi, a
+intendersi, ad amarsi; e ciò accade realmente, e la legge
+d'amore regola il mondo; ma l'intesa non si avvera
+semplicemente, facilmente, subito: al contrario, è preceduta da
+una contesa, e prima, durante e dopo l'amore c'è un lievito
+d'odio. «L'amore,» dice ancora l'Albert, «è fatto di
+uguaglianza». No, purtroppo,--o per fortuna. Giacchè, se
+l'attrazione è un bene, una fonte di piacere, essa nasce dalla
+diseguaglianza, dalla diversità. Ma la diversità non è cagione
+soltanto di attrazione, o di attrazione pura: l'avversione,
+fatalmente, la intorbida. «Oggi,» continua l'Albert, «l'uomo e
+la donna stanno l'uno in faccia all'altra nella situazione di
+due esseri d'ineguale importanza. La nozione d'una stretta
+equivalenza non ha potuto ancora stabilirsi fra le due serie di
+esseri che collaborano per una parte eguale, sebbene in modo
+diverso, all'opera vitale». Sì, uomini e donne importano
+egualmente; ma i loro portamenti sono diversi; e la diversità
+dei portamenti non è piccola, lieve, trascurabile o
+semplicemente correggibile. In avvenire, prevede questo
+scrittore, in una civiltà migliore, più pura, più
+disinteressata, veramente civile, «l'amore non implicherà più,
+come oggi, quella parte di odio che allontana l'idea
+dell'unione vera, franca e leale. Non sussisterà più, tra
+l'uomo e la donna, quel secreto pensiero d'ineguaglianza che dà
+tanto spesso all'amore moderno il carattere d'una lotta
+snervante e subdola». Questa cosa accadrà se la natura degli
+esseri umani cambierà; finchè saranno come sono, e come sono
+sempre stati, la lotta continuerà. Non è sempre esistita? Lo
+stesso Albert, che pure accusa la società, non dice che le
+diverse abitudini morali degli uomini e delle donne sono
+effetto «d'una lunga tradizione e di una costante esperienza?»
+Ora dai fatti di esperienza costante derivano le leggi; e la
+lotta sessuale è una legge della quale possiamo dolerci, ma
+contro la quale la buona volontà è inefficace. «Le brutalità
+passionali, come tutte le altre, sembrano essere il risultato
+degli ostacoli che la società oppose all'espansione degli
+individui». Ma negli ostacoli opposti dall'ordinamento sociale
+si potrà trovare l'occasione delle brutalità: la loro ragione,
+la loro origine è nella inimicizia, nell'avversione che si
+sovrappone all'amore. Quando i maschi e le femmine animali si
+feriscono, si dilaniano, si uccidono, ciò non accade per gli
+ostacoli frapposti dal gregge o dallo sciame; ma perchè ì
+maschi non intendono le femmine, e tanto meno le femmine
+intendono i maschi; e il risultato finale dell'intesa, che pure
+si ottiene, è pagato con le violenze, gli errori, gli orrori e
+i dolori.
+
+La prostituzione è una piaga, una vergogna, un danno. Noi
+possiamo rintracciarne le origini sacre e le profane; possiamo
+denunziare e combattere le condizioni che la favoriscono, le
+occasioni che la provocano: ma la causa prima, la ragione
+essenziale che la fa sussistere è ancora nella diversità dei
+sessi, nel maggior prezzo che ha l'amore, la sensazione
+d'amore, per l'uomo; nel minor prezzo che ha per la donna: il
+pagamento ristabilisce l'eguaglianza: pagamento indiretto, ma
+pur sempre materiale, sotto forma di protezione, di aiuto, di
+compagnia; pagamento morale, sotto forma di gratitudine;
+pagamento diretto, brutale, col denaro. Quando le donne non si
+fanno pagare, gli uomini hanno il dovere di mantenerle, di
+sostenerle, o più semplicemente di amarle. Il matrimonio è
+veramente molte volte una specie di prostituzione. Ma se noi
+sopprimeremo la società attuale, col suo stato civile e con la
+sua moneta, i matrimonî-mercati, o per dir meglio le
+unioni-mercati sussisteranno, e la prostituzione con essa;
+perchè noi non potremo impedire che la donna tepida o frigida
+calcoli e speculi sugli ardori maschili e si dia a quegli
+uomini dai quali crede di poter ritrarre maggiori vantaggi.
+
+E, per concludere, l'amore libero come l'intende l'Albert, e
+come merita di essere inteso, è l'amore perfetto, l'ideale
+dell'amore, l'amore affrancato da tutte le soggezioni, l'amore
+sottratto ad ogni pericolo, l'amore garentito da ogni danno. I
+due istinti di conservazione e di riproduzione sono
+diversamente proporzionati: nell'amore libero debbono essere
+tutta una cosa. Fra l'autonomia e la dipendenza delle creature
+sessuate c'è un contrasto: questo contrasto deve sparire. Il
+senso e il sentimento operano a volta a volta, o diversamente:
+queste alternative e queste diversità non debbono più esistere.
+Ogni individuo d'un sesso può amare una quantità d'individui
+dell'altro; questa possibilità deve finire, ci dev'essere
+invece un rigoroso assortimento di tutte le coppie. Uomini e
+donne vedono, pensano, operano diversamente: essi devono
+ridursi eguali in tutto... o quasi in tutto.
+
+Questo è uno dei caratteri salienti del tempo nostro: la
+credenza e la previsione che le fatalità naturali dalle quali
+ci vengono i danni si possano combattere, eludere e sopprimere.
+Ma, dall'altra parte, se non si credesse così, se non si
+nutrisse questa speranza, se tutti fossimo convinti che tutto è
+ineluttabile, che cosa faremmo?...
+
+
+
+
+DUE CIVILTÀ
+
+
+Fino a pochi anni addietro, quando i sociologhi in vena di
+profezia si proponevano la quistione della fine della nostra
+civiltà,--giacchè le civiltà fioriscono e finiscono come tutte
+le altre cose di questo mondo,--i sociologhi, dico, pensavano
+che la civiltà nostra soccomberebbe per opera di una nuova
+grande invasione barbarica, e vedevano nei Cinesi il nemico
+formidabile. Innumerevoli, le orde dei Gialli caudati si
+sarebbero rovesciate dai vergini altipiani asiatici sui vecchi
+paesi europei, ed avrebbero tutto abbattuto e travolto.
+
+In pochissimo tempo non solamente l'ipotesi si è dimostrata
+fallace, ma il fatto contrario, l'invasione europea in Cina, ha
+cominciato ad avverarsi. Comunque, le due razze stanno per
+venire in urto: il caso è degno d'esser considerato.
+
+
+I.
+
+Gli uomini vogliono e debbono intendersi; ma non vi riescono
+facilmente, alla prima. La Cina è un paese tanto diverso dal
+nostro, e di accesso così difficile, che i libri dei
+viaggiatori europei non ne danno un'idea adeguata. Posto anche
+che l'accesso fosse agevole, e la diversità non troppo grande,
+saremmo noi buoni giudici in casa altrui? Certo, se si trovasse
+un Cinese a cui la nostra civiltà fosse familiare, costui
+potrebbe meglio di ogni altro svelarci il suo paese. Questo
+Cinese si è trovato, ed è il colonnello Tcheng-ki-tong, addetto
+militare durante dieci anni all'ambasciata del Celeste Impero a
+Parigi. Disgraziatamente lo scrittore asiatico ci rassomiglia
+troppo, se non altro nella pretesa di mettere il naso nelle
+faccende altrui; perchè nel suo libro intitolato _I Cinesi
+dipinti da loro stessi_ non tanto dipinge i suoi connazionali,
+quanto critica noi...
+
+«Il carattere essenziale della civiltà europea», dice egli, «è
+di essere invadente. Non ho bisogno di dimostrarlo. In altri
+tempi le orde dei barbari invadevano egualmente, non già per
+diffondere i benefizî d'uno spirito nuovo, ma per saccheggiare
+e rovinare gli Stati fiorenti. Gl'inciviliti seguono oggi la
+stessa via, ma presumono d'instaurare così il regno della
+felicità sulla terra. La violenza è il punto di partenza del
+progresso. Mi lusingo di poter credere che il metodo non è
+perfetto...».
+
+Gli daremo noi torto su questo punto? Avrà ragione la civiltà
+europea di imporsi con le cannonate? I suoi benefizî sono tanti
+da farle perdonare i mezzi cruenti? Leone Tolstoi risponderebbe
+subito no; Federico Nietzsche affermerebbe che il diritto del
+più forte basta a legittimare la lotta dei popoli progrediti
+contro i più deboli.... Certo il colonnello Tcheng-ki-tong ha
+ragione di dolersi perchè, dischiusi i porti cinesi ai
+commercianti europei, le prime cose che questi importarono
+furono le armi da fuoco. «Domandate a un Cinese come chiama
+gl'Inglesi; vi risponderà: mercanti d'oppio. Allo stesso modo
+vi risponderà dicendo che i Francesi sono missionarî. Egli non
+conosce altrimenti questi stranieri; e si capirà facilmente che
+ne serbi un ricordo indelebile, poichè i primi rovinano la sua
+salute a spese della sua borsa, e gli altri sconvolgono le sue
+idee. Io qui accerto soltanto il fatto; perchè può darsi, in
+fine dei conti, che l'oppio e le religioni nuove siano
+progressi straordinarî...».
+
+L'ironia del colonnello ha ben altri soggetti intorno ai quali
+esercitarsi. Che la civiltà della Cina sia antichissima ed
+originale, che questo popolo relegato in fondo al maggior
+continente, oltre i monti e oltre i mari, chiuso da una
+muraglia di sassi e da un'altra, più salda, di idee, di giudizî
+e di pregiudizî tutti suoi, sia pervenuto da solo, senza
+sussidio straniero, a un'altezza morale e a un ordinamento
+sociale degni di molto rispetto, non si può ragionevolmente
+negare. A chi lo considera come barbaro, sublimando invece le
+idee, le abitudini, i costumi nostri, il colonnello
+Tcheng-ki-tong dà pertanto qualche lezione molto sottile.
+
+«Gli esempî dei sacrifizî abbondano nella nostra storia
+nazionale. Così taluno si spoglierà del proprio vestito per
+darlo all'amico povero incontrato per via. Questo caso è molto
+frequente; ma i caritatevoli non sono da noi santificati come
+San Martino...». Fare il bene, in Europa, è cosa straordinaria
+e meravigliosa; in Cina assistere gli amici è un uso, non una
+virtù.
+
+«Io ho tentato di spiegare ai miei compaesani che cosa
+s'intende per matrimonio di convenienza; essi hanno sempre
+capito che fosse un atto di commercio, un affare...». Questa
+botta è tanto più felice, quanto che in Cina i matrimonî si
+fanno dalle famiglie, senza che gli sposi si conoscano prima
+del giorno delle nozze; ma tutto lo studio dei parenti è di
+sceglier bene, badando alle qualità morali, e non alle doti. E
+i matrimonî si fanno senza assistenza di autorità civili o
+religiose, solo dinanzi alle famiglie degli sposi, agli amici e
+a Dio,--quasi come vorrebbero i fautori dell'amore libero... E
+i vecchi celibi e le zitellone sono d'una rarità straordinaria;
+e c'è il divorzio, ma se la legge lo permette, l'uso lo
+biasima, e pochi, nei casi estremi, lo praticano. La moglie, in
+Europa, diventa minorenne, è posta sotto tutela, non può
+disporre neanche di ciò che le appartiene: in Cina può vendere
+e comprare, firmare effetti di commercio, accasare i figli, dar
+loro la dote che crede, e via discorrendo. Esiste laggiù, è
+vero, il concubinaggio, che agli Europei non parrà istituzione
+molto delicata; ma, in Europa, «col pretesto della delicatezza,
+si commettono delitti più grandi, quando i figli illegittimi
+sono buttati via...».
+
+Passiamo alle invenzioni, alle scoperte, che sono il vanto
+della civiltà occidentale. Molti e molti secoli prima di noi i
+Cinesi trovarono la polvere da sparo; ma se ne servirono per
+tirare fuochi d'artifizio, non già «per far saltare il mondo»;
+e trovarono anche la stampa, ma non la impiegarono «a
+corrompere gli spiriti e ad eccitare le passioni inutili». I
+Cinesi non hanno accettato le ferrovie, perchè non hanno
+giudicato necessario correre all'impazzata; ed anche perchè,
+lacerando esse la faccia della terra, passando sulle tombe,
+offenderebbero il sentimento di religioso rispetto che quel
+popolo nutre per i morti e gli antenati. «I nostri popoli non
+si sono dunque ancora decisi a lasciarsi invadere dal cavallo
+di fuoco; e veramente non si può farne loro una colpa, se si
+pensa che lo stesso Istituto di Francia rifiutò di ammettere la
+scoperta di Fulton, relativa all'adattamento del vapore alla
+locomozione delle navi. Essi meritano pure altrettanta
+indulgenza quanta i dotti dell'Accademia..».
+
+Noi non staremo a confutare il bravo colonnello; ma vedete che
+egli è a giorno delle nostre cose molto meglio che noi delle
+sue. Quando parla dei proverbî cinesi, concettosi e pratici, in
+gran parte simili agli europei,--giacchè l'uomo, chi ben
+guardi, è sempre e dovunque lo stesso,--egli dice che ve ne
+sono alcuni capaci di offendere le orecchie francesi, e
+soggiunge che non li ha tradotti non conoscendo abbastanza il
+latino da poterli travestire. «Ma forse un giorno mi deciderò a
+riparlarne, quando avrò letto Rabelais...».
+
+Tcheng-ki-tong ha trovato i massimi soggetti di stupore in
+società, nella buona società. Se un attore è invitato in un
+salotto parigino, ha il posto d'onore; i gentiluomini e gli
+accademici passano in seconda linea. «In Cina noi osserviamo
+un'etichetta rigorosa. Mi dicono che rispettarla, in Francia,
+non è ben fatto: lo credo...». E l'assalto dei _buffets_, nelle
+grandi feste ufficiali! Un Cinese che osservasse le cose
+d'Europa con la leggerezza degli Europei nel giudicare quelle
+cinesi, potrebbe scrivere nelle sue note di viaggio: «Le
+persone che compongono la classe più alta, quando sono in
+presenza del Capo dello Stato, non si mettono a tavola, ma vi
+si precipitano con furia guerresca...». In Cina le donne si
+riuniscono tra loro; gli uomini non possono prender parte a
+questi convegni. «È probabile che i nostri legislatori,
+diminuendo quanto è possibile il numero delle occasioni che
+possono mettere in presenza uomini e donne, abbiano agito
+nell'interesse della famiglia». E nelle conversazioni cinesi
+«le persone bene educate non parlano di politica».
+
+Che dire dell'abito europeo? Il colonello non capisce come noi
+possiamo vestirci con la orribile marsina, con la marsina
+livellatrice, comune ai servi ed ai signori. Sarà forse perchè
+in Europa regnano i principî liberali e democratici? «Io
+domando ancora a me stesso, dopo dieci anni di soggiorno a
+Parigi, dopo tanti studî pazienti, quale può essere, nelle
+istituzioni del mondo occidentale, il principio veramente degno
+d'esser chiamato democratico e liberale. Mi hanno parlato del
+suffragio universale: ma è una rosa dei venti, un principio
+senza principî.... Cosa strana: nessuno potrebbe proporre
+l'elezione degli accademici per mezzo del suffragio universale
+senza coprirsi di ridicolo; e poi si ammette che il suffragio
+universale debba esso scegliere i legislatori. Crederei che
+scegliere i legislatori sia più difficile che non scegliere gli
+accademici...». In Cina, invece, solo lo studio e gli esami e i
+concorsi che provano il profitto negli studî, portano gli
+uomini a tutti i gradi della scala sociale; e tutti i
+cittadini, indistintamente, hanno il diritto di concorrere; e i
+più umili, gl'infimi, possono arrivare alle più alte cariche
+dello Stato.
+
+«Noi siamo più di 400 milioni di abitanti in Cina», dice ancora
+il colonello, «e non abbiamo nè notai, nè avvocati; e i titoli
+di proprietà, gli atti, i contratti, in una parola tutte le
+cose che riguardano gli affari, non sono perciò meno regolari
+che in Europa».
+
+E nondimeno egli non chiede che i Cinesi siano lasciati a
+godersi questa loro civiltà; nè, tanto meno, che l'Europa
+prenda esempio dalla Cina; chiede soltanto, e in verità non
+potrebbe essere più discreto, che, se gli Europei vogliono
+diffondere in Cina ciò che hanno trovato di buono, adoperino la
+persuasione, e non già la forza. E riferisce un aneddoto per
+difendere i proprî connazionali dell'accusa di essere
+refrattarî alla civiltà europea. «In Francia, si narra, il
+popolo non volle sul principio mangiar le patate, perchè gli
+furono imposte. Avevano reso la patata obbligatoria; il popolo
+non ne volle, non volle neppure assaggiarla. Fu necessario
+l'esempio della Corte; fu anche necessario, se la storia non
+mente, proibire le patate; e allora tutti ne mangiarono. Ecco
+la vera civiltà, quella che si fonda sulla conoscenza del cuore
+umano, il quale è lo stesso sotto tutte le latitudini». E il
+buon Cinese aggiunge un motto che dimostra come egli abbia
+studiato anche i _per finire_ dei giornali spiritosi: «Quante
+patate, quanti _pomi di terra_ (ricordiamoci che scrive in
+francese) non ci farebbero mangiare, con le belle maniere! Ma
+non hanno finora importato fra noi altro che il pomo della
+discordia!»
+
+
+II.
+
+La vera grandezza del popolo cinese, il suo massimo titolo al
+nostro rispetto,--e forse anche a qualche cosa di più,--è la
+sua morale. Un libretto dove il signor di Lanessan, già
+governatore generale dell'Indo-Cina, ha raccolto con molta
+pazienza ed accorgimento tutte le massime dei libri sacri del
+Celeste Impero e dell'Annam, riassume chiaramente il pensiero
+etico e filosofico della razza gialla.
+
+La filosofia, in Cina, non è privilegio di pochi studiosi: per
+una sessantina di lauree, i candidati sono laggiù da dieci a
+dodicimila. Tutti indistintamente i Cinesi ricevono
+un'educazione filosofica; le sentenze più importanti dei libri
+classici sono incise con caratteri d'oro sulle pagode erette ai
+genî, sulle case dei letterati; sono spiegate ai figli dei
+contadini come a quelli dei Mandarini, nelle scuole aperte a
+tutti, frequentate da tutti, nelle città sterminate come nei
+più miseri villaggi. E che dicono queste sentenze?
+
+Dicono, prima di ogni cosa, e contrariamente alle credenze dei
+popoli occidentali e cristiani, che la natura dell'uomo non è
+macchiata da peccati originali. La natura umana, nativamente
+buona, può bensì corrompersi, e appunto perciò occorre
+dirigerla e sostenerla, sin dai primi anni, con l'educazione.
+Chi sarà virtuoso sarà felice; felicità e virtù sono, secondo i
+moralisti cinesi, tutt'uno.
+
+Nè essi credono all'eguaglianza degli uomini, Gli uomini sono
+tutti originariamente buoni; ma la natura dell'uno differisce
+da quella dell'altro. Alcuni di essi arrivano, «senza soccorso
+straniero», senza bisogno di meditare, di riflettere
+lungamente, a comprendere la legge del perfezionamento umano:
+sono gli uomini santi. Vengono poi, in seconda linea, gli
+uomini, saggi, i quali hanno bisogno di studiare molto, di
+sforzarsi, di vegliare assiduamente su sè stessi per
+comprendere ciò che è bene. Saggi e santi formano insieme la
+categoria degli «uomini superiori», i quali si distinguono
+profondamente, anche nell'apparenza, dagli «uomini volgari».
+Ma, per la loro stessa superiorità, essi hanno molti doveri:
+primo fra tutti è quello di servire d'esempio agli altri. «Gli
+errori dell'uomo superiore sono come lo eclissi del sole e
+della luna: se egli commette uno sbaglio, tutti lo vedono; se
+si corregge, tutti lo contemplano». E non basta neppure che
+egli dia il buon esempio: bisogna anche che lavori direttamente
+a istruire gli altri uomini. In Cina l'istruzione non è
+obbligatoria, ma l'ignoranza è generale argomento di sdegno e
+di spregio. «Quelli che pensano soltanto a mangiare e a bere
+tutto il giorno, senza impiegare la loro intelligenza a qualche
+oggetto degno di essa, fanno pietà. Non vi è il mestiere di
+barcaiuolo? Lo esercitino: saranno saggi, a paragone di
+prima... Gli uomini hanno dentro di loro il principio della
+ragione; ma se, soddisfacendo gli appetiti, vestendosi di panni
+caldi, costruendosi comode case, mancano di istruzione, allora
+si avvicinano ai bruti». Così, per effetto della diversa
+istruzione, gli uomini nativamente non eguali si allontanano
+ancora più gli uni dagli altri; ma ciascuno può, a forza di
+volontà e di perseveranza, divenire «saggio», arrivare alla
+categoria degli «uomini superiori». Meng-Tseu dice: «Chi si
+mette a fare una cosa somiglia a chi scava un pozzo. Se, dopo
+averlo scavato fino a settantadue piedi, non continua fino alla
+sorgente, è lo stesso come non averlo cominciato». Le persone i
+cui studî progrediscono poco, i cui sforzi per migliorarsi non
+riescono prontamente, non debbono scoraggiarsi: «Ciò che gli
+altri farebbero in una volta, esse lo faranno in dieci; ciò che
+gli altri farebbero in cento, esse lo faranno in mille».
+
+Questa possibilità dell'eguaglianza nell'istruzione, nella
+conoscenza dei doveri, è la ragione dei costumi politici della
+razza gialla, i quali sono più democratici di quelli dei paesi
+più democratici d'Europa e di America; con questo, però: che la
+democrazia non degenera mai in demagogia. Gli uomini del
+popolo, sanno che, volendo, col lavoro, con lo studio, con la
+buona condotta, avrebbero potuto sollevarsi, prender posto tra
+i «saggi,» tra i reggitori; perciò non li odiano, non si
+ribellano ad essi. La gerarchia è scrupolosamente osservata:
+ciascuno sa obbedire e rispettare i superiori, e comandare e
+compatire i sottoposti.
+
+Ogni uomo deve attendere a migliorare sè stesso; per compiere
+questo dovere bisogna studiare «l'essenza delle cose» e «i
+principî delle azioni»; così si arriva a conoscere la propria
+«destinazione». Nel _Ta-Hio_ è detto: «L'uccello giallo
+mien-män dal canto lamentoso stabilisce la sua dimora nelle
+folte cavità delle montagne. Il filosofo ha detto: nel fissar
+lì la propria dimora, esso dà prova di conoscere il luogo della
+sua destinazione; e l'uomo sarà da meno dell'uccello?» La
+«destinazione» dell'uomo è indicata dalle inclinazioni
+naturali; perchè ciascuno consegua la propria, bisogna «non
+snaturare le inclinazioni rette, come quella che ci fa evitare
+un odore sgradevole e amare un oggetto piacevole e seducente».
+E la prima inclinazione, la più retta, la fondamentale, è
+quella che unisce la madre al figlio e il figlio alla madre.
+Tutte le madri, senza che nessuno le ammaestri, hanno gli
+stessi sentimenti verso la prole; tutte intendono e contentano
+i loro piccoli prima ancora che questi sappiano significare i
+loro bisogni: i cuori delle madri e dei figli sono uniti dal
+più saldo legame. Su questo legame è fondata tutta quanta la
+morale sociale, politica e individuale dei Cinesi: i sentimenti
+materni e filiali si debbono estendere ai prossimi, a tutti
+quanti gli uomini; il principe dev'essere «la madre» dei suoi
+popoli. «Tutti dicono: l'impero, il regno, la famiglia. La base
+dell'impero esiste nel regno, la base del regno esiste nella
+famiglia, la base della famiglia esiste nella persona». I
+femministi dovrebbero esserne contenti.
+
+
+III.
+
+Questa filosofia, invece, sembrerà troppo semplice a noi
+occidentali, amanti dei voli metafisici, ricercatori
+appassionati della quadratura del circolo. Ma il pensiero
+cinese è semplice, pratico, positivo.
+
+Noi perdiamo il nostro tempo intorno al problema del libero
+arbitrio; i Cinesi si contentano di dire, con Meng-Tseu: «La
+natura dell'uomo somiglia al salice flessibile, l'equità e la
+giustizia somigliano a un canestro: con la natura dell'uomo si
+fa l'umanità e la giustizia come si fa un canestro con un
+salice flessibile». Da noi filosofi e teologi si accapigliano a
+proposito della morte, dell'anima, della divinità: in Cina
+queste polemiche sono ignote o molto più rare. «Ki-Lu domandò
+come bisogna servire gli Spiriti e i Genî. Il filosofo
+disse:--Quando non si è ancora in grado di servire gli uomini,
+come mai si possono servire gli Spiriti e i
+Genî?--Permettetemi, aggiunse il primo, che ardisca domandarvi
+che cosa è la morte?--Il filosofo disse:--Quando non si sa
+ancora che cosa è la vita, come si potrebbe conoscere la
+morte?» Pertanto la morale cinese non insegna ad aspettare il
+premio e il castigo delle azioni in un'altra vita, in un mondo
+migliore: i buoni, i laboriosi, i saggi, sono premiati in terra
+dall'affezione dei parenti, dalla devozione degli amici, dal
+rispetto dei concittadini, dalla soddisfazione della loro
+propria coscienza; e così pure in terra sono puniti i cattivi:
+chi uccide provoca la vendetta, chi è ingordo di lucro è
+disprezzato, e chi non adempie i propri doveri non avrà mai
+posto fra gli uomini superiori, non potrà mai istruire e
+governare gli altri uomini, che è, secondo i Cinesi, il massimo
+premio del lavoro, dello studio e della virtù.
+
+Altra differenza col nostro modo di vedere. Secondo noi, in
+tutta la natura si combatte per l'esistenza; i Cinesi,
+quantunque vedano che gli esseri si nutriscono divorandosi
+scambievolmente, affermano tuttavia che non si fanno male tra
+loro. La lotta per l'esistenza, il cozzo degli elementi sono,
+secondo i Mandarini, accidenti che non infirmano le grandi
+armonie della vita e della natura. Come la loro filosofia è
+ottimista, così la loro morale è altruista. Dicono anch'essi
+che non bisogna fare agli altri ciò che non vorremmo si facesse
+a noi stessi; ma questa virtù passiva non basta loro:
+soggiungono che bisogna fare agli altri ciò che vorremmo fosse
+fatto a noi. «Il filosofo disse:--Vorrei procurare ai vecchi un
+dolce riposo; agli amici ed ai conoscenti esser sempre fedele;
+ai piccoli e ai deboli prodigare cure materne». L'egoista, chi
+bada soltanto al bene proprio, è infelice «per una scodella di
+riso».
+
+È curioso vedere come, nel senso della bontà, la morale cinese
+abbia già detto ciò che, da parte dei nostri moralisti, sembra
+più nuovo ed ardito. Quando Meng-Tseu, per esempio, consiglia
+agli uomini superiori di non educare da loro stessi i figli,
+perchè, dovendo ricorrere alle correzioni e ai castighi, se ne
+potrebbero alienare gli animi, un lettore disattento del
+_Hia-Meng_ potrebbe credere d'avere in mano un volume del
+Tolstoi. E come il Tolstoi se la prende con la giustizia,
+dicendola iniqua, così il popolo, in Cina, è eccitato dai
+filosofi a resistere ai decreti e alle sentenze non giuste. E
+dove lasciamo l'avversione per la guerra? «Se c'è un uomo che
+dica:--Io so perfettamente ordinare e dirigere un esercito, io
+so perfettamente dare battaglia,--quest'uomo è un gran
+colpevole». Mencio arriva sino a classificare le industrie
+secondo il bene o il male che i loro prodotti fanno agli
+uomini. «L'uomo che fabbrica frecce è più inumano di chi
+fabbrica scudi e corazze. Lo scopo di chi fabbrica frecce è di
+ferire gli uomini, mentre quello di chi fabbrica corazze e
+scudi è d'impedire che gli uomini siano feriti. La stessa
+differenza c'è fra l'uomo il cui mestiere è di far voti di
+felicità alla nascita dei bambini, e l'uomo il cui mestiere è
+quello di costruire feretri. Bisogna perciò stare molto attenti
+prima di scegliere una professione».
+
+Ed anche più curioso è vedere come questa filosofia, la quale
+va tant'oltre nel senso della bontà e dell'amore, racchiuda poi
+i germi delle dottrine ispirate da sentimenti opposti,--tanto è
+vero che la verità è complessa e sta nel mezzo. Già quando i
+libri sacri della Cina parlano dell'«uomo superiore», la mente
+ricorre subito al Superuomo del Nietzsche. Quando nel _Lun-Iu_
+si legge: «L'uomo superiore non è un vano utensile impiegato
+agli usi volgari... Chi non si crede incaricato di compiere un
+mandato, una missione, non può essere considerato come uomo
+superiore», pare di avere sott'occhio una pagina del
+_Zarathustra_. L'affermazione della ineguaglianza degli uomini
+conduce il filosofo tedesco e i Cinesi alle stesse conseguenze
+pratiche. Meng-Tseu dice: «Gli uni lavorano con l'intelligenza,
+gli altri con le braccia. Quelli che lavorano con
+l'intelligenza governano gli uomini, quelli che lavorano con le
+braccia sono governati dagli uomini. Quelli che sono governati
+nutriscono gli uomini, quelli che governano sono nutriti dagli
+uomini. È la legge universale del mondo».
+
+Ma, fra i due estremi, fra le opposte sollecitazioni degli
+istinti e dei sentimenti, la morale cinese tenta una
+ragionevole conciliazione. E questo è il principale, il
+migliore, il più invidiabile carattere alla dottrina di
+Confucio e di Mencio. Tra le massime più concettose riferite
+dal Lanessan, alcune sono tanto belle, come idea e come forma,
+che meritano veramente di stare fra le nostre migliori.
+
+«Chi pensa soltanto ad ammassare ricchezze non è umano; chi
+pensa soltanto a esercitare l'umanità non è ricco.
+
+«Se siamo tre che viaggiamo insieme, troverò necessariamente
+due istitutori: sceglierò l'uomo dabbene per imitarlo, e il
+cattivo per correggermi.
+
+«Non dobbiamo affliggerci di non esser conosciuti dagli uomini;
+ma, al contrario, di non conoscerli noi stessi.
+
+«Amare, e riconoscere i difetti di chi amiamo; odiare, e
+riconoscere i pregi di chi odiamo, è cosa ben rara sotto il
+cielo.
+
+«Fau-Tchi domandò che cosa è la virtù dell'umanità; il filosofo
+disse:--Amare gli uomini. Domandò ancora che cosa è la scienza;
+il filosofo rispose:--Conoscere gli uomini.
+
+«Se, la mattina, avete udito la voce della ragione celeste, la
+sera potete morire».
+
+
+
+
+VINCITORI E VINTI
+
+
+La guerra tra la Spagna e gli Stati Uniti d'America ha rivelato
+molte cose che non era difficile prevedere, ma che pure hanno
+destato qualche stupore in più d'uno.
+
+Alla stessa guerra molti non credettero, non vollero credere
+finchè l'eco delle cannonate non li costrinse. Che la vecchia
+Spagna ingorda e prepotente fosse disposta, come in altri
+tempi, a menar le mani, costoro ammettevano senza difficoltà;
+ma che la giovane e civilissima America assalisse il popolo
+spagnuolo, sia pure per «liberare» Cuba e le Filippine, non
+concedevano. L'America che non aveva eserciti, che non ne aveva
+voluti, che si era pensatamente astenuta dalle contese
+politiche, che badava soltanto a sè, alla sua prosperità, si
+sarebbe difesa come una leonessa se l'avessero aggredita; ma
+per nessuna ragione avrebbe dato l'esempio dell'aggressione. È
+vero che, qualche diecina d'anni addietro, gli Americani si
+erano fraternamente sgozzati tra loro; ma ciò non era stato
+senza una grave ragione; e poi, tanto tempo era passato, e
+quella nazione aveva tanto rapidamente progredito! Essa ci era
+additata come maestra di tante cose, come un modello di
+perfezione: duole vedere, quantunque bisognasse pure ricordare,
+che la perfezione non è di questo mondo.
+
+Scoppiata la guerra, si videro, come in tutte le altre guerre,
+gli spettatori tenere dagli uni o dagli altri; ma poche volte
+le contrarie ragioni dei belligeranti sono state sostenute con
+tanto calore e simpatia. Di questa discordia, e delle sue
+cause, non sarà inutile dire qualche cosa.
+
+
+I.
+
+Nell'aprile del '98 Pierre Loti, il poeta del mare, il pittore
+dei paesaggi esotici, il romanziere delle signore, si trovava
+in Francia, a Hendaye, presso il confine spagnuolo, quando
+lesse sui fogli pubblici che gli Stati Uniti movevano guerra
+alla Spagna. Alla notizia dell'aggressione americana egli ebbe
+improvvisamente coscienza delle sue simpatie per gli aggrediti.
+Corse a Madrid con l'incerta speranza di poterli servire, di
+poter versare il proprio sangue per loro. Dissero alcuni che
+egli era andato per chiedere di poter fare il corsaro contro
+gli Americani: «Ahimè», scrive egli, «quanto rimpiango che non
+sia vero e neppure possibile!» Non glie ne manca il desiderio,
+bisognerebbe però avere una nave da corsa che potesse filare
+venti nodi, almeno.
+
+Non potendo battersi, egli manifesta come può le sue simpatie
+per il popolo castigliano. Se, durante la guerra, gli Spagnuoli
+pensano a divertirsi e ad andare a spasso, dice che così
+rivelano la loro nobile fierezza. «Questo popolo è deciso e
+pieno di confidenza nel suo buon diritto, questo popolo ha il
+coraggio amabile, il coraggio allegro, la vecchia gaiezza
+latina,--comune agli Spagnuoli ed ai Francesi...». Lo scrittore
+chiede un'udienza alla Regina reggente, e la prega di voler
+gradire la reverente espressione delle simpatie francesi. Nella
+stessa Corte, non che nel paese, egli trova «la vera, la sana
+democrazia», la democrazia che è sentimento della fratellanza
+umana. E giudica che il popolo sia più sano che non in Francia,
+e ironicamente dice che esso ha bisogno di _progresso_, e dei
+benefizî dell'istruzione laica, e di molti giornali, e di meno
+incenso e di meno preghiere nelle vecchie chiese, per
+agguagliare la Francia... E rimpiange i tempi andati, quando la
+Spagna avrebbe sicuramente vinto, perchè il valore personale
+decideva le battaglie; mentre ora, ahimè, «la guerra è divenuta
+brutta, putente di carbon fossile, chimicamente barbara; e i
+nemici d'Oltremare hanno più denaro, più macchine, più
+petrolio...». Nondimeno, nel veder sfilare i soldati spagnuoli,
+«eroici sempre», prevede che gli Americani potrebbero ancora
+aver la peggio, e che forse dovranno provare qualche sanguinosa
+sorpresa. E grida: «Ollè, ollè, viva la vecchia Spagna,
+addormentata soltanto sotto la Spagna d'oggi, capace ancora di
+ridestarsi per una poesia, per una canzone, per una _furia_ di
+chitarre...».
+
+Con meno eleganza di stile, le simpatie del romanziere per la
+Spagna furono espresse da moltissimi altri, l'anno scorso, in
+tutta l'Europa latina. Non furono tutte simpatie platoniche, si
+raccolsero anche denari: io conosco un ragazzetto di dieci anni
+che andò attorno con la sua brava scheda di sottoscrizione e
+mandò al ministro della guerra, a Madrid, un vaglia di dodici
+lire.
+
+Molte cose spiegano questa simpatia. Tra i Latini, il
+sentimento dell'affinità di razza; tra i Latini e i non Latini
+la mancanza di cerimonie nella sfida americana, il
+presentimento che gli Spagnuoli fossero più deboli, e che
+dovessero quindi fatalmente soccombere nella lotta ineguale; e
+da ultimo la secreta paura che un giorno o l'altro gli
+Americani possano far sentire la loro potenza al resto
+d'Europa.
+
+Nel caso di Pierre Loti noi vediamo l'influenza d'un'altra
+causa. Come artista, egli ama e difende la vecchia Spagna
+pittoresca, cavalleresca e poetica, la Spagna di Cervantes e
+Lope de Vega, di Velasquez e di Murillo; la Spagna di Granata e
+dell'Escurial. Tra gli artisti come lui questo sentimento è
+generale; tanto più notevole mi pare il caso d'un altro
+artista, latino come il Loti, che intende la forza e la
+grandezza americana.
+
+
+II.
+
+Quando uno scrittore riesce ad ottenere l'ammirazione
+universale non a grado a grado, provando e riprovando, ma d'un
+colpo, con un'opera singolare, il suo felice successo non è
+senza scotto; perchè il pubblico, in ogni opera successiva,
+vorrebbe trovare le stesse qualità che lo sedussero nella
+fortunatissima; e non trovandole, se ne duole e quasi glie lo
+rimprovera. Gustavo Flaubert, dopo il trionfale incontro di
+_Madame Bovary_, ebbe un bel mettere fuori quel capolavoro di
+verità che è l'_Educazione sentimentale_, quei capolavori di
+fantasia e di erudizione che sono _Salammbò_ e la _Tentazione
+di Sant'Antonio_: i lettori lodarono moderatamente, scrollando
+il capo ed esclamando: «Sì, va bene; ma non è più la _Signora
+Bovary_!...» La cosa andò tant'oltre, che il romanziere,
+piccato, si mise in capo di riscattare la proprietà letteraria
+di quel suo troppo fortunato volume, di ritirarne dal commercio
+tutti gli esemplari e di distruggerli, per non sentirsi più
+chiamare «l'autore di _Madame Bovary_».
+
+Io credo che un pensiero simile dovè passare per la mente di
+Giuseppe Giacosa, quando gli entusiasmi eccitati dalla _Partita
+a scacchi_ e dal _Trionfo d'amore_ impedirono ai loro esclusivi
+e quasi gelosi ammiratori di apprezzare esattamente le diverse
+qualità delle altre opere sue. Al tenero e delicato cantore di
+Paggio Fernando e di Jolanda, al trovatore sentimentale,
+all'immaginoso evocatore del medio evo cavalleresco ed erotico,
+la maggior parte del pubblico, sedotta dall'arte squisita,
+richiese altri idillî dello stesso carattere, evocazioni
+simili, versi di eguale fattura; e, non avendone, e trovandosi
+dinanzi a opere di tutt'altro sapore, fu ingiusto con esse.
+
+I giudizî del nostro poeta sul popolo americano contribuiranno
+ad alienargli l'animo dei suoi primi ammiratori. Alcuni anni
+addietro, per assistere alle prove della _Dame de Challant_ che
+Sara Bernarhdt doveva recitare in America, il Giacosa raggiunse
+la grande attrice agli Stati Uniti. Le sue _Impressioni
+d'America_ sono il frutto di quel viaggio. Egli non parla, e
+non può parlare della guerra; ma pochi libri spiegano meglio
+del suo le vittorie americane; perchè pochi osservatori hanno
+saputo come lui cogliere ed esprimere ed apprezzare i caratteri
+essenziali del popolo e della civiltà americana.
+
+Leggete il capitolo su Nuova York: dalle prime righe il Giacosa
+fa notare come vi primeggi l'azione: «la gran città agisce
+prima di mostrarsi»; dalle prime pagine egli mostra la saldezza
+che hanno le opere umane laggiù. «Fino dove l'occhio giunge, da
+ogni lato, nello spessore delle città litorali, sopra l'immenso
+corno dell'Hudson, su pel gran braccio di mare della East
+River, è un accavallarsi di giganteschi edifizî che
+rappresentano nelle nebbiose lontananze un vario ondeggiare di
+colli digradanti al mare. Quelle moli hanno di lontano la
+gravità riposata delle cose eterne e sembrano sorte col suolo.
+Io non vidi mai in altri luoghi l'opera dell'uomo, sola,
+scompagnata da ogni elemento naturale, naturalizzarsi così
+interamente e darmi un così pieno inganno di paesaggio».
+
+Uno dei segni particolari dello spirito americano è
+l'individualismo, che spiega ad un tempo la forza e i difetti
+della razza _yankee_. Il Giacosa lo mette in evidenza e ne
+trova una causa nell'abitudine di operare e di attendere ai
+guadagni in luoghi lontani dalla casa, in quartieri che, finita
+la giornata di lavoro, restano vuoti, deserti. «È certo che la
+casa, l'_home_ degl'Inglesi, esercita sull'animo nostro
+un'azione mitigante, lo predispone e lo inclina all'esercizio
+delle virtù altruistiche. Chi abbandona la mattina i dolci
+luoghi della vita domestica e va e rimane per traffichi fino a
+sera in luoghi dove non ne resta nessuna traccia, e dove non
+c'è traccia nemmeno di altre vite somiglianti che gli ricordino
+la propria, si avvezza in breve a sdoppiare quasi interamente
+la propria natura, a separarne gli elementi affettivi dai
+volitivi ed intellettuali, lascia a casa l'umanità amorevole e
+soccorrevole per armarsi soltanto negli affari di un egoismo
+aspro ed ingrato».
+
+La permanenza dei caratteri etnici particolari alla razza
+nonostante l'esteriore uniformazione ai costumi europei, è ben
+dimostrata dal Giacosa nel capitolo sull'_Intemperanza_. «A
+parole, i _fashionables_ del caffè Del Monico professano una
+estetica delicata che deve costar loro una continua
+autovigilanza. Quella tenuità di pensamenti e di movimenti, che
+è il non plus ultra della _sciccheria_, stride col loro fisico
+poderoso e bisognoso d'azione. Il formidabile individualismo
+onde trassero nel tempo ricchezza e grandezza, si adagia a
+stento nella disciplina convenzionale della nostra gente per
+bene. Quando si mettono per godere, vogliono godere oltre
+misura. Cento doganieri dell'estetica appostati sull'entrata di
+un salone a respingerne ogni oggetto non bollato per
+raffinatissimo, non possono impedire che la raccolta di troppe
+cose squisite esprima un gusto se non eteroclito, eterodosso.
+Ogni particolare della vita di quei gaudenti otterebbe
+l'accessit dal più schifiltoso fra i dittatori della moda e
+della delicatezza parigina, ma il loro complesso tradisce per
+lo più quella inclinazione a fare in grande che è propria degli
+arricchiti. Eppure esiste in America una aristocrazia
+plutocratica, i cui titoli nobiliari risalgono a nonni
+milionarî. Ma quel sottile smeriglio che è il milione da lungo
+tempo posseduto, non venne ancora a capo di levigare del tutto
+la ruvida scorza che salì dal ceppo agli ultimi rami. È certo
+che in America la lunga ricchezza non produsse ancora quello
+che a noi pare supremo fiore dell'eleganza spregiudicata e
+sicura: l'amore del semplice».
+
+Ma il Giacosa non augura niente affatto all'America l'estetica
+tradizionale; egli apprezza, al contrario, e loda quella
+particolare idea del bello non disturbata da preconcetti
+storici, quell'«estetica sociale» adattata al benessere e
+confacente allo sviluppo della razza umana, che si viene
+formando oltre l'Atlantico ed è anche una delle nostre nuove
+inquietudini. Accortamente egli nota come una delle peggiori
+conseguenze del rispetto alle tradizioni, presso di noi, sia la
+paura del ridicolo, dalla quale invece gli Americani sono
+affrancati. «Il ridicolo in America non fa presa, e dove non fa
+presa non esiste, perchè non è che un fantasima creato dalla
+paura. Anche nei paesi latini, dove può tanto, chi più lo teme
+più c'incappa dentro e, diciamolo, più merita di incapparci. Il
+ridicolo è un prodotto delle società da lungo tempo costituite,
+le quali finiscono sempre col chiudersi in un formalismo
+dommatico. Esso aiuta le serrate di classe, contrariando
+l'entrata d'ogni classe a chi ne sta fuori e l'uscita a chi ci
+è dentro. Cane di guardia dello _statu quo_, non morde mai chi
+si appaga a quel grado di mediocrità che tutti possono
+conseguire, ma si avventa contro i solitarî che lo soverchiano.
+Educatrice a qualità discrete, a gentili eleganze ed a virtù
+negative, la tema del ridicolo impigrisce l'esercizio delle
+attività individuali e frena i movimenti iniziatorî. Perciò i
+paesi dove esso più agisce sono spesso retrogradi e sempre
+consuetudinarî; e perciò ivi l'eccentricità, cioè l'essere
+dissimile dai più, induce sempre un'idea di ridicolo. Ora se
+badiamo al procedere della civiltà, noi troviamo che il minor
+numero di uomini eccentrici s'incontra nei popoli stazionarî e
+il maggiore nei progressivi. L'America informi».
+
+Originale, libero, pronto ad apprezzare tutto ciò che è nuovo e
+vivo e utile, lo spirito americano si distingue ancora per
+quella particolare specie di scetticismo che il Giacosa
+definisce: «previsione generica di doversi un giorno ricredere
+su tutte le cose attualmente credute» e che non è ignota al
+pensiero europeo contemporaneo. Però, mentre i discepoli del
+Renan e e gli ammiratori di Anatole France sono increduli e
+impotenti, l'incredulità degli Americani non attenua «il
+consenso e la fede in quanto è oggi tenuto in conto di verità;»
+al contrario: «la verità attuale prende nelle loro menti un
+carattere di tranquilla certezza e le move a praticarla con
+sicura energia. Solo sanno che la verità di oggi non è quella
+di ieri e non sarà quella di domani. E quella di ieri fu ieri
+una propria e reale verità, ed esercitò tutti i benefici
+influssi che esercita la verità, e sarà una verità quella di
+domani, quantunque destinata a cedere il posto ad una
+successiva. Alle prime questo pare un linguaggio anfibologico,
+ma non è indifferente pensare che lo spirito umano proceda per
+via di successive verità, piuttosto che di successivi errori.
+In sostanza la cosa viene a dire che i concetti di verità e di
+errore non sono assoluti, ma relativi; e negli effetti pratici
+se ne deduce la conclusione che ognuno deve aver fede nel tempo
+in cui vive e prenderlo sul serio ed agire in esso con
+sicurezza. Ogni verità, anche se transitoria, è una forza. I
+dubbiosi non producono bene, perchè agiscono tepidamente. Chi
+crede che l'azione che egli va compiendo corrisponda al vero,
+ci spende intorno la massima somma di energia ed opera senza
+esitazioni e senza mollezze. D'altra parte il sapere che il
+vero non è eterno nè immutabile, rimove il pericolo degli
+accecamenti ostinati e dell'intolleranza. E perchè la sicurezza
+è rasserenante e giocondatrice, questi spiriti hanno una gaia
+contentezza del presente ed una gaia aspettazione del futuro, e
+la loro ironia, scevra affatto di amarezza, si esercita tanto a
+spese delle fedi immobili, quanto del dubbio permanente».
+
+
+III.
+
+Ma se all'ammirazione del Loti per la Spagna noi abbiamo potuto
+contrapporre quella d'un artista come il Giacosa per l'America,
+troviamo un altro scrittore, un sociologo, il Guyot, il quale
+se la piglia direttamente coi fautori dei Castigliani in un
+libro severo come una requisitoria: l'_Evolution politique et
+sociale de l'Espagne_.
+
+Mentre il Loti loda la vecchia fede castigliana, il Guyot trova
+nella superstizione una delle maggiori cause della decadenza
+del popolo iberico e della perdita delle sue colonie. La
+superstizione si accanì laggiù dapprima contro gli Ebrei ed i
+Mori; quando li vinse, li disperse e li uccise credendo di aver
+fatto una gran cosa, il paese del quale questi lavoratori
+avevano formato la ricchezza si trovò povero ed esangue. In
+ogni città conquistata sui Mori un terzo delle terre
+apparteneva alla Chiesa. Nel principio del secolo XVII c'erano
+nello Stato 120 mila chiese e cappelle, 200 mila preti, 10 mila
+conventi popolati da 100 mila frati e monache: mezzo milione di
+Spagnuoli appartenevano al clero. A Salamanca quindicimila
+studenti non studiavano altro che Aristotile e San Tommaso.
+Cervantes morì francescano. E quando non vi furono più Ebrei nè
+Mori da perseguitare, l'Inquisizione perseguitò gli stessi
+Spagnuoli cristiani. Essa imprigionò gli arcivescovi, vietò i
+bagni come costume pagano, si mescolò nelle cose civili sino ad
+occuparsi delle riscossioni doganali. In soli trent'anni del
+secolo scorso condannò quattordicimila persone e ne bruciò vive
+settecentottantadue.
+
+Nelle colonie, sino ad ieri, il regime clericale era sovrano.
+Le Filippine pagavano un tributo di 66 milioni allo Stato, e di
+116 milioni ai preti ed ai frati. L'insegnamento, in quelle
+isole, era affidato ai domenicani; i quali proibivano la
+lettura di _Paolo e Virginia_. Il governatore aveva il titolo
+di Vice-Patrono della Chiesa. Per reazione, 25 mila persone si
+erano raccolte in 180 logge massoniche; una setta misteriosa,
+il Katipunam, si proponeva di scuotere il giogo dei frati e
+degli Spagnuoli. Qual era il risultato economico di tale stato
+di cose? Era questo: che le Filippine importavano dalla Spagna,
+dalla madre patria, il solo tredici per cento, e tutto il resto
+dall'Inghilterra e dalle colonie inglesi.
+
+E in America? Il Messico, Cuba, tutte quante le terre occupate
+sul principio dagli Spagnuoli erano popolatissime. I teologi
+discussero se gl'Indiani pelli-rosse avevano un'anima, mezza
+anima, o niente anima: finirono con l'accordare loro un'anima,
+e questa fu la rovina degl'infelici. I Mori e gli Ebrei erano
+stati scacciati dalla penisola iberica; gl'indigeni furono
+soppressi nelle colonie. Cortes bruciò vivi quelli che gli
+opponevano resistenza; Sandoval ne fece incenerire
+quattrocentosessanta in una città sola. Las Casas dovette
+presentare a Carlo V una memoria sulla _Distruzione delle
+Indie_; un concilio se ne occupò, e nel 1543 fu decretata la
+protezione degli indigeni. Ma gl'indigeni da proteggere erano
+ridotti a ben pochi: un milione di essi erano stati distrutti
+nel Perù, a Cuba ne restavano appena quattromila. Quando non ce
+ne fu più nessuno, i conquistatori si accorsero di aver fatto
+male a uccidere gli schiavi che lavoravano per loro; e allora
+cominciarono ad importare i Negri dall'Africa. Nel 1820 la
+tratta fu abolita ufficialmente, ma a Cuba continuarono ad
+arrivare da 30 a 60 negrieri l'anno. Nel 1885, data
+dell'abolizione definitiva, c'erano ancora venticinquemila
+schiavi. Anche qui le conseguenze di questo regime furono
+disastrose. Nonostante le tariffe combinate a posta per
+favorire il commercio della madre patria, nonostante tutti i
+monopolî, Cuba mandava alla Ispagna 38 milioni di franchi ogni
+anno, e agli Stati Uniti 340 milioni!
+
+Un tempo, si osserverà, le cose non andarono così. Quando si
+pensa che il sole non tramontava mai negli Stati di Carlo V,
+quando si pensa che soltanto le colonie perdute dagli Spagnuoli
+durante questo nostro secolo si estendevano per sei milioni e
+mezzo di chilometri quadrati ed erano popolate da quaranta
+milioni di abitanti, si deve pur dire che, decaduta oggi, la
+Spagna fu strapotente in altri tempi. Il Guyot nega insino
+questa potenza passata. Egli riconosce che i Mori arricchirono
+la penisola, ma afferma che la miseria cominciò con la loro
+cacciata. Il tesoro pubblico si esaurì; Alfonso X, nel 1261,
+coniò monete calanti; il maestro di casa di Errico I non aveva
+più credito a Burgos, e non sapeva come fare per nutrire il suo
+padrone. Scoperta e conquistata l'America, l'oro rinsangua le
+esauste finanze nazionali: si calcola che ne sia entrato in
+Ispagna per quattro miliardi, cioè una media di quaranta
+milioni all'anno. Ma questo fiume d'oro serve ad alimentare la
+politica imperiale nei Paesi Bassi e in Germania; e le derrate
+crescono di prezzo, e la vanità e la boria nazionale aumentano,
+e con esse l'incapacità a lavorare. Invece d'un benefizio,
+quest'oro è una nuova causa di rovina. Filippo II, dopo San
+Quintino, non può continuare la guerra per mancanza di denaro:
+egli batte moneta in ogni modo, insino annobilendo gli Ebrei
+mediante una tassa di cinquemila ducati. Filippo V vende
+sessantamila ufficî municipali. Cervantes parla d'una proposta,
+secondo la quale ogni Spagnuolo dovrebbe essere obbligato a
+digiunare una volta il mese, ed a versare il prodotto di questa
+economia nel tesoro reale. Sotto Carlo II le difficoltà sono
+senza fine maggiori: vendite di pubblici impieghi, doni imposti
+alle città, tasse straordinarie sui ricchi, diminuzione e
+soppressione di paghe: tutto serve a far denaro. I banchieri
+genovesi ne prestano al 25 e al 40 per cento. Quando il re
+muore, il cardinale deve fargli recitare a proprie spese le
+messe funebri. L'esercito si compone di ottomila soldati, dei
+quali metà sono stranieri; la marina da guerra conta due soli
+vascelli in mediocri condizioni. La popolazione della penisola
+è ridotta a cinque milioni di abitanti, dei quali la marchesa
+di Villars dice che si nutrono «fiutando il sole».
+
+Il quadro del Guyot ha tinte ancora più fosche.
+
+Prima delle colonie d'America, la Corona spagnuola aveva
+perduto i Paesi Bassi. Secondo Grozio, l'Inquisizione aveva
+fatto laggiù centomila vittime. Il duca d'Alba vi portò la
+strage, il saccheggio, tutti gli orrori. Appena una parte di
+quelle provincie si rende indipendente, tosto prospera,
+s'arricchisce, commercia con la Cina e il Giappone; la parte
+rimasta alla Spagna si trascina nella miseria finchè non
+recupera anch'essa la libertà.
+
+L'esperienza secolare non giova: Weyler, a Cuba, imita il duca
+d'Alba. Secondo i rapporti dello stesso governatore, nella
+provincia di Matanzas cinquantamila persone muoiono di fame e
+di miseria, centodiecimila in quella di Santa Clara,
+centotrentacinquemila in quella dell'Avana, ottantacinquemila
+in quella di Pinar del Rio; totale: trecentottantamila. Campos
+condanna alla deportazione, dalla quale nessuno ritorna,
+duemila Cubani sospetti; Weyler ottomila e quattrocento.
+
+Fu guerra civile e fratricida quella dei Cubani e degli
+Spagnuoli? Ma gli Spagnuoli si sono dilaniati fra loro, nel
+loro stesso paese. _Carlisti_ e _Cristini_ hanno combattuto
+ferocemente durante mezzo secolo. Cabrera, dopo la battaglia di
+Moella, fece sgozzare cinquemila prigionieri. I
+«pronunciamenti» dei generali non si contano più: la parola
+castigliana è entrata nel patrimonio di tutte le lingue. Riego,
+Espartero, Narvaez e i loro compagni e seguaci sono a volta a
+volta padroni del paese, sciolgono e convocano le Cortes,
+fucilano le persone a centinaia senza giudizio, colmano le
+prigioni, vuotano il tesoro, confiscano i beni, incendiano le
+città....
+
+Se il Guyot rammenta e mette in evidenza tutte queste cose,
+egli non è già mosso da eccessiva simpatia per gli Americani.
+Quando può, dice la verità anche a costoro. Le finanze
+spagnuole sono rovinate; ma le americane non prosperano. Per
+mantenere il regime protezionista ed esercitare in grande la
+corruzione elettorale, i governanti americani istituiscono le
+«pensioni liberali», trovano novecentomila veterani, vedove e
+figli di soldati della guerra di secessione; e, venticinque
+anni dopo che la guerra è finita, distribuiscono a tutti
+costoro le entrate delle dogane, settecento milioni di
+pensioni. E per proteggere i proprietarî delle miniere
+d'argento, il Tesoro pubblico è costretto a sovraccaricarsi
+ogni anno di quattro milioni e mezzo d'oncie del metallo
+invilito! E il debito pubblico sale a più di nove miliardi! E
+protezionisti a casa loro, questi Americani sfondano, per il
+vantaggio che ne sperano, le porte di Cuba tenute serrate dai
+protezionisti spagnuoli!
+
+Nel dire tante amare verità agli ammiratori della Spagna, il
+Guyot è mosso pertanto da un altro sentimento: dal timore che
+la Francia sia trascinata ad una stessa sorte. Gl'Italiani che
+parteggiarono per il popolo iberico non avrebbero dovuto, per
+moderare i loro entusiasmi, temere dell'avvenire: sarebbe
+bastato che pensassero al passato. Il danno che noi avemmo
+dalla dominazione spagnuola fu tanto, che non è ancora cessato.
+Ecco un libro che lo denunzia e lo misura: la _Descrizione del
+Regno di Napoli_, composta nel 1713 da Paolo Mattia Doria, e
+pubblicata, dopo quasi due secoli, da Michelangelo Schipa. Per
+mantenere i loro dominî tra noi, gli Spagnuoli corruppero,
+inquinarono, pervertirono i nostri costumi: la servitù
+materiale, la schiavitù, sarebbe stata preferibile a
+quest'opera di dissoluzione sociale. Ma forse essi non intesero
+pervertirci, ci comunicarono semplicemente, naturalmente, i
+loro difetti e i loro vizî. E se riuscirono a comunicarceli,
+bisogna pure riconoscere che vi eravamo predisposti.
+
+
+
+
+IL GENIO E L'INGEGNO
+
+
+«A quel massimo degli umani intelletti, Paolo Sarpi,
+ragionevolmente parve lo straordinario ingegno una prontissima
+passività a ricevere e riprodurre in sè anco le minime
+impressioni degli oggetti o sensibili o intelligibili, e però
+non altro che una straordinaria e male invidiata malattia, la
+quale i moderni fisiologi nel moderno linguaggio chiamerebbero
+lenta encefalite».
+
+Queste righe di Pietro Giordani potrebbero trovar posto nei
+_Precursori del Lombroso_ del dottor Antonini. Dove il
+prosatore piacentino diagnosticava una encefalite lenta, i
+filosofi contemporanei vedono, con l'autore dell'_Uomo di
+genio_, una nevrosi, una psicosi, una forma di epilessia. Max
+Nordau è stato seguace tanto fervente del Lombroso, che ha
+esteso la teoria oltre le intenzioni del maestro, sino a
+considerare la più gran parte degli ingegni artistici
+universalmente ammirati ai nostri giorni come il prodotto di
+una degenerazione; e _Degenerazione_ appunto ha intitolato il
+libro nel quale ha discusso l'opera del Wagner e del
+Baudelaire, del Nietzsche e del Verlaine, del Tolstoi e del
+Maeterlinck, dello Zola e dell'Ibsen, non già da critico, ma da
+clinico; e da clinico non pietoso e neppure sereno, ma
+sgraziato e furioso contro i pazienti. Ora egli mette fuori un
+volumetto sulla _Psico-fisiologia del genio e dell'ingegno_,
+dove il lettore si fermerà stupito a questo passo: «Se io non
+dico nulla sulle cause che producono il genio, perchè sono
+ancora ignote, dirò qualche parola sulle relazioni del genio
+con la pazzia. Altri ha voluto assimilare le due cose. Per un
+gran numero di alienisti il genio è una nevrosi. Il mio
+illustre maestro Lombroso è più preciso: il genio è una forma
+di epilessia; dunque sempre patologico, dunque sempre
+degenerato. Io credo che questo sia un errore...».
+
+È proprio Max Nordau quello che scrive così? Abbiamo in mano un
+libro dell'autore di _Degenerazione_, o non piuttosto quella
+_Fisiologia del Genio_ dove Giovanni Gallerani ha sottilmente
+confutato le affermazioni del Lombroso e della sua scuola
+intorno alla natura patologica delle menti sovrane?
+
+Le parole citate sono proprio del Nordau. E se il caso d'un
+discepolo ribelle al maestro è sempre notevole, tanto più
+notevole è questo, quanto che si riferisce ad una quistione
+palpitante, come si dice, di attualità.
+
+
+I.
+
+Veramente il Nordau non crede di essersi ribellato al Lombroso,
+ed è sicuro di essere rimasto d'accordo con sè stesso. Egli
+distingue i genî autentici da quelli che ne usurpano il nome ed
+il posto; e dice che, mentre il genio falso è certamente
+degenerato, il vero genio non è insano; può talvolta patire
+gravi disordini cerebrali, ma non già perchè nativamente
+infermo, bensì come scotto della rara potenza dei suoi organi.
+Lo scrittore crede pertanto di non lasciarsi cogliere in
+contraddizione: se nel suo primo libro diede nominatamente
+dell'idiota e del mentecatto a tanti ingegni novatori, ora li
+mette tutti in un fascio, biasimando che si chiami genio
+«l'imbecille estatico che si atteggia a profeta o ad artista e
+che sbalordisce con la sua assurda stravaganza la parte più
+disgustosa dell'esercito dei filistei: gli _snobs
+estetizzanti..._».
+
+Ma il tentativo del Nordau per evitare la contraddizione non è
+riuscito. Lasciamo per un momento da parte la distinzione fra
+genî autentici e pseudo-genî, fra genî di primo e di ultimo
+ordine: consideriamo il genio cui il Nordau concede di
+chiamarsi tale. Come il Gallerani, egli dice che la potenza di
+questo spirito straordinario, non solo non dipende da una
+lesione, da una infermità, ma è anzi l'effetto della
+perfezione, organica. Note anatomiche speciali egli nega al
+semplice ingegno; negli uomini d'ingegno non si troverebbe un
+sostrato organico particolare, uno sviluppo tutto proprio dei
+centri nervosi. Ogni uomo normalmente costituito può quindi
+essere uomo d'ingegno e riuscire ottimamente in una disciplina
+qualunque. Portando alle ultime conseguenze questo suo
+concetto, il Nordau afferma che l'ingegno non esiste, o almeno
+che con questo nome non bisogna intendere nulla di specifico:
+le persone che emergono in una determinata scienza o arte
+debbono questo risultato non ad una speciale qualità del loro
+cervello, ma al caso, cioè alle circostanze esteriori per forza
+delle quali furono spinte a coltivare quella scienza o
+quell'arte, e all'«applicazione», cioè alla severità,
+all'assiduità, alla coscienza con la quale la coltivarono.
+
+Tale modo di vedere non persuaderà molti; già il Sighele ha
+dichiarato che, senza la sua grande ammirazione per il Nordau,
+questa proposizione dello scrittore tedesco lo farebbe
+sorridere. Lo scrittore italiano giustamente osserva come tra
+due fanciulli posti nelle identiche condizioni, educati allo
+stesso modo, mandati a frequentare la stessa scuola,
+appariscano attitudini, vocazioni, tendenze diverse ed opposte:
+il fatto si ripete ogni giorno sotto i nostri occhi, e non si
+può spiegare senza ammettere quelle doti innate, quelle
+capacità originarie che il Nordau disconosce. La vocazione per
+una determinata attività è il più delle volte, a suo giudizio,
+una cosa tutta negativa; in altre parole: un giovane si mette a
+studiare, per esempio, la matematica, non già perchè si senta
+chiamato alla scienza, ma perchè è negato all'arte. Ora queste
+repugnanze, che sarebbero l'origine delle vocazioni, il Nordau
+le spiega con una deficienza organica, con una mancanza di
+sviluppo. Per non voler concedere un sostrato organico alle
+attitudini, egli lo ammette nelle inattitudini. È lecito
+dubitare dell'utilità di questa sostituzione e credere che
+sarebbe stato più semplice assegnare un fondamento anatomico
+alle capacità.
+
+Negate le naturali qualità dell'ingegno, egli le riconosce nel
+genio, ed afferma che l'uomo di genio differisce dall'uomo
+normale per uno speciale sviluppo di due centri cerebrali: i
+centri del giudizio e della volontà. Ma dove siano e come siano
+fatti questi centri, egli non dice e non può dire, perchè
+ancora nessuno li ha visti. «Quali sono», gioverà riferire le
+sue stesse parole, «questi centri, non sappiamo ancora
+esattamente; ma col tempo saranno scoperti». Siamo dunque nel
+campo della pura ipotesi; e certo, data l'angustia dello
+spirito umano paragonatamente alla formidabile e paurosa
+grandezza dei problemi che gli sono proposti, l'ipotesi non è
+uno strumento da disprezzare; ma, prendendo le mosse da
+semplici supposizioni, il Nordau arriva a conclusioni troppo
+assolute e veramente discordi. La sua massima argomentazione
+contro il principio lombrosiano della patologia del genio è la
+seguente: asserito dapprima che il genio è evolutivo, egli
+stesso comincia a dubitarne, e presume soltanto che consista
+nella prima comparsa, in un singolo individuo, di funzioni
+nuove e perciò di tessuti nuovi, o almeno straordinariamente
+modificati, i quali diverranno «forse» tipici nella intera
+razza; quindi chiede: «Ora c'è esempio che una neoplasia
+patologica sia evolutiva?» Egli ha già dimenticato il «forse»
+di due righe prima, ha preso per un fatto comprovato ciò che è
+e che egli stesso riconosce essere una mera ipotesi. E lasciamo
+anche andare che, mentre nelle operazioni del genio assegna una
+parte minima al caso, vuole poi che questo caso sia arbitro dei
+destini dell'ingegno; e lasciamo anche andare che, dopo aver
+fatto dipendere l'ingegno, oltre che dal caso, anche
+dall'«applicazione», la quale non è altro che volontà, sostiene
+poi che solo nel genio il centro della volontà è
+straordinariamente sviluppato, mentre nell'ingegno resta
+assolutamente eguale a quello di tutti gli uomini normali.
+
+Si dovrà pertanto affermare quel che il Nordau nega, cioè che
+il genio e l'ingegno differiscono in _quantità_, non mai in
+_qualità_? La conclusione non è questa. Tra la costituzione
+fisiopsicologica dell'uomo comune e dell'uomo d'ingegno, di un
+qualunque militare, per esempio, e di un buon condottiere, non
+è possibile che non vi sia differenza alcuna, nè di qualità, nè
+di quantità; si potrà tutt'al più concedere che la differenza
+sia soltanto di quantità; ma quella che passa tra un buon
+condottiere e Napoleone è senza fine maggiore, così profonda e
+radicale, che Napoleone, l'uomo di genio, pare veramente
+d'un'altra tempra. Il concetto lombrosiano secondo il quale la
+diversità consisterebbe in una anomalia, ha fautori convinti ed
+avversarî vivaci: certo è però che il Nordau, dopo averlo
+seguito, lo nega senza suggerirne uno più soddisfacente.
+
+
+II
+
+Ora, come si spiega il mutamento dello scrittore tedesco?
+
+Questa teoria lombrosiana ha suscitato, specialmente negli
+ultimi tempi, vivaci opposizioni; ma esse procedono da ragioni
+che non possono essere quelle del Nordau. Ha principalmente
+nociuto al concetto del Lombroso l'abuso che se n'è fatto.
+Molti studiosi che lo condividono, e lo stesso maestro che lo
+ha formulato, ne hanno cercato e addotto nuove prove; ma le
+prove, certune almeno, si sono ritorte contro di esso.
+
+Per esempio: Cesare Beccaria avrebbe patito di megalomania,
+perchè, come scrive il Verri, «quando è lodato è pazzo di
+vanità, ha dello spirito, è brillante. Fate che si cominci a
+trascurarlo, ch'egli per lo stesso principio vi abbandona e
+mette la coda in mezzo alle gambe come un bambino». Ma ciò
+accade non soltanto al Beccaria, sibbene a tutti i filosofi e
+ad ogni semplice mortale: la lode solletica e la trascuraggine
+umilia. È questo un sintomo patologico, o non piuttosto il
+giuoco naturale delle passioni, la legge eterna dell'umana
+natura? Il grado, l'intensità di questa reazione potrebbe
+dimostrarne la gravità, il carattere morboso; ma noi non
+possiamo misurare le reazioni avvenute in chi non è più, sulla
+fede di ciò che ne scrisse un amico, il quale per suo proprio
+conto obbediva alla stessa legge delle stesse passioni. La
+megalomania, da un'altra parte, pare che dovrebbe essere quella
+di chi ha un concetto di sè troppo grande e sproporzionato alle
+reali sue qualità; quindi il genio non potrebbe essere, per
+definizione, megalomane. E, per considerare un altro caso,
+tutte le volte che l'uomo si propone il problema metafisico,
+l'ignoranza e il dubbio lo inquietano e turbano: questo è un
+effetto naturale, non già follia. Tanto più che, dove manca il
+dubbio, dove si trova una fede cieca, la scuola antropologica
+vede un'altra follia, una monomania. In tutti questi casi, e
+negli altri simili, volendo trovare le prove morali della
+degenerazione e della pazzia, bisognerebbe procedere con somma
+prudenza; perchè i giudizî sui fatti morali sono molto
+difficili, e discutibili, e discussi; e perchè, adducendo tutte
+le passioni e tutti i sentimenti come altrettante prove di
+pazzia, si potrebbe estendere il giudizio e considerare,
+secondo ha fatto un certo grossolano buon senso, tutto quanto
+il mondo una gabbia di matti, e per conseguenza non trovare in
+nessun luogo l'uomo sano o, come si dice, normale. Quindi,
+lasciate da parte le prove mal sicure, bisognerebbe cercare le
+valide e innegabili; invece, l'accumulazione delle prove dubbie
+dà argomento di critica agli oppositori.
+
+Ma questa non può essere la ragione del mutamento del Nordau.
+Perchè, non solamente egli non s'inquieta dell'ambiguità delle
+prove; ma, al contrario, non ha proceduto, nella sua
+_Degenerazione_, se non per via di interpretazioni abusive, di
+esagerazioni arbitrarie, di deduzioni temerarie.
+
+Un'altra ragione per la quale l'affermazione della nevrosi del
+genio dispiace e suscita opposizione è relativa all'importanza
+pratica della nuova teoria. Vi sono molti che la condividono,
+che la credono ormai innegabilmente dimostrata. Ma questi, pure
+riconoscendo che l'insistenza dei suoi propugnatori è
+legittimata dagli attacchi degli avversarî, pensano che le
+prove dubbie possano essere accettate ed accumulate per eccesso
+di zelo, e ne domandano naturalmente il perchè. La verità è
+sempre amabile in sè stessa, anche quando non è feconda di
+conseguenze utili, di pratici adattamenti; ma naturalmente,
+umanamente, il maggior zelo si rivolge alla difesa delle verità
+utili; ora, quando si sarà dimostrato a tutti, e insegnato
+anche nelle scuole, che i genî sono alienati e degenerati, qual
+è la conseguenza pratica e dov'è l'utilità? Si metteranno al
+manicomio, o si sopprimeranno, come a Sparta i deboli e
+contraffatti? No, certamente. Si cureranno le malattie delle
+quali sono infermi? Neanche, se le malattie sono lo scotto e la
+condizione del genio, se sono lo stesso genio. Allora, che cosa
+si farà? Niente, o ben poco. I genî non saranno soltanto
+ammirati, ma anche compatiti; non soltanto lodati per la loro
+grandezza, ma anche biasimati per le debolezze e gli errori; la
+qual cosa, in verità, si è fatta sempre. Alcuni, tuttavia,
+combattono la teoria del Lombroso perchè temono precisamente
+che sia diretta, o possa portare a comprimere, a deprimere i
+sentimenti d'ammirazione che il genio eccita nella mediocre e
+infima umanità, e a scemarne l'importanza sociale. E ciò che
+dice, per esempio, il Roncoroni, potrebbe avvalorare il timore.
+Questo studioso, che il Lombroso cita a titolo di lode, afferma
+che il genio, il genio quale si è manifestato finora, «non è la
+più elevata espressione della specie. Infatti, in esso si trova
+un grande sviluppo di alcuni elementi psichici che, per quanto
+elevatissimi, non sono, per le necessità del consorzio civile,
+e conseguentemente per il progresso della specie, così
+necessarî come quegli elementi, filogeneticamente più evoluti,
+che in lui vediamo alterati». Ciò significa che la grandezza
+del genio è poco importante, è poco utile, mentre utilissime e
+importantissime sono le qualità che a lui mancano? La
+proposizione sarebbe innegabile se tutti i genî fossero grandi
+per un verso e deficienti per un altro; ma non pare che le cose
+stiano a questo modo; perchè noi vediamo, a cagion d'esempio,
+un genio grandissimo per i sentimenti egoisti, come Napoleone,
+e un altro grandissimo nel senso diametralmente opposto, come
+Francesco da Assisi; la stessa opposizione vediamo tra il genio
+filosofico del Nietzsche e quello del Tolstoi; vediamo ancora
+altri genî grandi per la forza della fede, ed altri per la
+forza del dubbio, e via discorrendo. E se le buone qualità sono
+scontate dalle cattive, se le qualità buone non sono buone del
+tutto, e viceversa, i benefici effetti del genio compenseranno
+i perniciosi; i genî non saranno considerati nè come
+indispensabili nè come inutili al procedere dell'umanità; e
+quella del compenso e dell'equilibrio parrà veramente una delle
+maggiori leggi al mondo.
+
+Ora, per tornare al Nordau, qui pare che sia propriamente
+l'origine del suo dissidio con la scuola italiana. Tutta la sua
+ipotesi dello sviluppo speciale di speciali centri nervosi
+tende a stabilire una gerarchia dei genî, e delle facoltà dalle
+quali dipendono, gerarchia in forza della quale la sensibilità
+e il sentimento sarebbero inferiori al raziocinio ed alla
+volontà. Le produzioni artistiche lo fanno sorridere perchè,
+derivando soltanto da una speciale potenza sensoria e
+sentimentale, eccitano commozioni, ma non suggeriscono
+pensieri. Volentieri egli ripeterebbe con un antico matematico
+al finire di una sinfonia: _Qu'est-ce que cela prouve?_ Nulla,
+evidentemente: la Nona Sinfonia non prova nulla, ma il Binomio
+di Newton non fa nulla provare. Tuttavia tale distinzione non
+dev'essere tanto radicale, se è vero ciò che alcuni matematici
+moderni vengono affermando e che il visconte d'Adhémar ha
+ultimamente esposto in uno studio pubblicato nella _Revue des
+deux mondes_. Questi matematici, adunque, sostengono che con i
+loro lavori non pensano tanto di raggiungere certi risultati
+positivi, quanto di procurarsi una commozione estetica; e la
+geometria e l'algebra e tutte le scienze esatte non sarebbero
+soltanto fonti di un godimento artistico, ma anche supreme
+forme dell'arte. Se questo agguagliamento della scienza
+all'arte si deve giudicare effetto di una esagerazione, non
+meno esagerato in senso contrario è il concetto del Nordau,
+secondo il quale fra arte e scienza c'è un abisso, e tutto il
+credito è da accordare alla scienza e l'arte ha un valore
+infimo. Un pianista come Listz è per lui altrettanto geniale
+quanto un perfetto ballerino: in entrambi l'eccellenza dipende
+dallo sviluppo dei centri di coordinazione dei movimenti. Il
+solo senso del colore produce un Mackart, cioè un uomo che sa
+combinare abilmente le tinte piacevoli come le sanno combinare
+il clamidodera, il ptilonorinco ed altri uccelli australiani
+costruttori di pergole multicolori. Un Beethoven o un Raffaello
+egli concede che si distinguano dai cani ammaestrati: ma
+saranno da considerare come veri genî? No. «Se il genio è
+giudizio e volontà a un grado di perfezione straordinario, che
+cosa farò dei genî emozionali, dei poeti e degli artisti? Ho
+ancora il diritto di ammettere che i poeti e gli artisti
+possano essere genî? Ebbene: questo diritto mi pare per lo meno
+contestabile...». I genî di prim'ordine, i soli veramente degni
+del nome sono i grandi capitani, i grandi legislatori, i grandi
+ordinatori degli Stati: con la massima lucidità di giudizio
+essi hanno una volontà talmente forte da sottoporre e
+disciplinare tutti gli altri uomini. Poi vengono i grandi
+inventori e scopritori, nei quali la volontà è meno geniale,
+perchè non lotta contro le vive forze dei simili, ma contro le
+resistenze passive della natura. In terzo luogo vengono i genî
+di solo giudizio, senza corrispondente sviluppo della volontà,
+cioè i pensatori, i filosofi. Finalmente, nella quarta
+categoria, quasi come una concessione, il Nordau comprende i
+poeti e gli artisti. «Questa gerarchia è la sola naturale,
+perchè poggiata su basi organiche», perchè determinata «dalla
+dignità dei tessuti e degli organi»; in altre parole: perchè le
+facoltà del giudizio e della volizione che formano i genî delle
+tre prime classi sono facoltà esclusivamente umane, senza
+riscontro nell'inferiore mondo dei bruti; mentre i genî di
+quarto ordine, i poeti e gli artisti, riconoscono la loro
+eccellenza dalle facoltà sensitive, le quali non sono del tutto
+nostre, ma comuni a noi ed agli animali.
+
+Ora, prima di ogni altra cosa, un evoluzionista come il Nordau
+si vanta di essere può sostenere senza contraddizione che il
+giudizio e la volontà appartengano esclusivamente all'uomo, che
+siano apparsi in lui di punto in bianco, che non si riscontrino
+in grado embrionale, rudimentale, infinitamente piccolo anche
+nei bruti? Vuol egli mettere da parte tutta una scienza, la
+psicologia comparata? Certo, la distanza tra le facoltà mentali
+degli uomini e quelle dei bruti è enorme; ma altrettanto enorme
+è la distanza dalle facoltà sensitive e sentimentali nostre a
+quelle degli animali. Nessuno ancora ha visto un animale
+piangere o ridere; e l'artista che eccita in noi questi moti
+non li eccita automaticamente; anch'egli si serve del giudizio
+e della volontà. Certo le capacità si diversificano, si
+sviluppano variamente e si specificano in un senso o
+nell'altro; non abbiamo bisogno di ripetere ciò che già dicemmo
+ragionando dei rapporti della scienza e dell'arte; ma, perchè
+esse sono distinte, diremo che l'artista non ha nessuna delle
+facoltà umane dello scienziato, e viceversa; mentre sappiamo
+che sapienti e poeti furono un tempo, da Empedocle a Leonardo,
+e possono ancora essere, sebbene troppo raramente, un genio
+solo? Diremo, col Nordau, che il genio artistico «non è altro
+che un organetto» capace solo di ripetere meccanicamente certi
+pezzi di musica, mentre il genio scientifico crea liberamente?
+Dice egli sul serio quando afferma che il genio scientifico,
+filosofico, politico è «affrancato» dalle commozioni, dai
+sentimenti? Dove sono queste separazioni così profonde tra
+uomini ed uomini? Non sarà creazione, se il Nordau non vuole,
+quella del poeta; ma allora chi al mondo ha creato mai nulla?
+C'è qualcosa di nuovo sotto il sole? La creazione, se questa
+parola si può adoperare, non è tanto degli ordinatori di
+popoli, quanto degli speculatori di dottrine, quanto dei
+trovatori di immagini?
+
+La classificazione dei genî non si deve pertanto fondare sulla
+«dignità» dei loro diversi attributi, i quali sono tutti degni
+egualmente; potrà solo dipendere dall'utilità delle loro opere.
+Un legislatore sarà maggiormente venerato che un filosofo,
+perchè l'opera sua maggiormente importa alla maggior parte
+degli uomini; uno scienziato avrà più lodi che un artista,
+perchè le sue scoperte sono più feconde di risultati positivi.
+Ma l'artista non lavora proprio ad altro che a procurarci un
+momento di piacere? Non può anch'egli parlare al nostro
+giudizio? E dato pure che non produca null'altro che sensazioni
+piacevoli, queste sono del tutto sterili e senza importanza
+notevole? La poesia non ha la sua utilità nella vita; non è, a
+giudizio di tanta parte del genere umano, ciò che le dà sapore
+e prezzo? Dice il Nordau: «Se in una tribù di Pelli Rosse
+sorgesse un Descartes o un Newton, sarebbe considerato come un
+membro inutile all'orda: ogni fortunato cacciatore d'orsi, ogni
+guerriero che porti già le cuti di molti cranî di nemici alla
+cintura, gli sarà anteposto». Certamente; ma questo esempio ha
+un significato contrario a quello che il Nordau gli vuole
+attribuire. In mezzo a Pelli Rosse non sorgono e naturalmente
+non possono sorgere altro che cacciatori e guerrieri; lo stesso
+autore ha bene osservato che in una città abitata tutta quanta
+da ciechi un solo veggente chiederebbe invano che si
+illuminassero di sera le vie. Ora, se le strade sono illuminate
+in tutte le città del mondo, ciò accade perchè la gente non è
+cieca; e se gli artisti che il Nordau tratta con tanta
+irriverenza sono apprezzati ed amati, ciò accade precisamente
+perchè la gente è capace d'intenderli. Essi non ci sono già
+piovuti dalla luna; escono anzi dalle vive viscere di questa
+nostra società dove non usa più portare alla cintura il cuoio
+capelluto dei nemici uccisi in guerra, ma si provano nuovi
+bisogni morali che chiedono urgentemente di essere appagati. E
+se lo stesso Nordau riconosce che soltanto per un ricordo dei
+tempi selvaggi e barbari si accorda anche oggi «il posto
+supremo al soldato», come poi vuole che Alessandro e Cesare e
+Bonaparte siano da chiamare genî più alti, più puri, più
+esclusivamente umani di Platone, di Dante, di Shakespeare? Non
+si potrebbe sostenere con fortuna precisamente l'opposto?
+
+E la stessa idea di questa classificazione, di questa
+gerarchia, non è poco felice? Se il paragone non fosse, come
+dice il motto, odioso, non sarebbe inutile? Quando avremo
+dimostrato che Washington vale più di Vittor Hugo, forse non
+leggeremo più la _Leggenda dei Secoli_, o dovremo mettere la
+statua del suo autore sopra un piedistallo dieci centimetri più
+basso? E se, per confessione del Nordau, i filosofi
+dell'avvenire non stimeranno le dottrine del Darwin «più di
+quanto noi stimiamo oggi le teorie filosofiche di Parmenide o
+d'Aristotile», se il tempo distrugge le leggi come i quadri, le
+statue come i regni, le dottrine come gli edifizî, se tutte le
+cose umane sono egualmente caduche, perchè queste distinzioni?
+
+Ma io dimentico che uno dei libri più singolari di Max Nordau
+porta un titolo molto significante. Si chiama _Paradossi_, e da
+quanto pare non è ancora finito.
+
+
+
+
+CRITICA E CREAZIONE
+
+
+Nemico dell'arte, Max Nordau non si contenta di fare il
+critico, il sociologo, il filosofo, il polemista; egli fa anche
+l'artista. Il caso è ancora più notevole che dapprima non
+paresse.
+
+Dei suoi romanzi di un tempo non mette conto parlare; bisogna
+invece leggere l'ultimo, quello che egli ha pubblicato dopo la
+_Degenerazione_ e la _Psico-fisiologia del genio_, cioè dopo i
+libri dove ha peggio trattato gli artisti e la stessa arte.
+
+
+I.
+
+Il nuovo romanzo di Max Nordau, che nella traduzione italiana
+s'intitola _Battaglia di Parassiti_, porta nell'originale
+tedesco il titolo di _Drohnenschlacht_, che vorrebbe più
+precisamente significare battaglia di fuchi, e alluderebbe ai
+maschi delle api, i quali sono uccisi quando la loro funzione è
+compita. Uno dei principali personaggi, Augusta Hausblum,
+chiarisce questa allusione. Rovinata da un giovanotto
+scapestrato quando era una modesta e zelante istitutrice,
+spinta al suicidio, salvata contro sua voglia, caduta
+nell'abbiezione, ella si è lasciata sposare da un vecchio
+banchiere straricco, il barone Agostini; in questa nuova
+situazione dichiara all'avventuriero Henneberg: «L'uomo ha
+voluto perdermi: gli renderò la pariglia. Sono rimasta già
+troppo a lungo operaia. Ora voglio diventare regina, e i fuchi
+debbono lavorare e morire per me».
+
+Pare così che il Nordau abbia voluto discutere nel suo libro la
+quistione sessuale, il problema dell'amore, la dottrina del
+femminismo. Questa medesima baronessa Agostini dice alla
+giovanetta Elsa Koppel, anima d'artista, essere una strana
+aberrazione nelle donne il correre dietro alla gloria. «Ella
+non conosce ancora l'ufficio della donna, nè segnatamente i
+suoi diritti. Tendere alla gloria, signorina, equivale a voler
+piacere agl'indifferenti. Ora bisogna fare il contrario.
+Gl'indifferenti debbono affaticarsi per piacere a noi. Noi non
+concorriamo alle corone, le dispensiamo altrui. Nel torneo
+della vita non siamo i giostranti, siamo i giudici del campo
+sotto il baldacchino di velluto. Gli uomini debbono sudare per
+essere lodati da noi. Noi li eccitiamo a farsi animo e a
+dimostrare il meglio che sia in loro. Qualche volta veramente
+anche il peggio. Ma ciò dipende in molte guise da noi. Se non
+li spronassimo continuamente, gli uomini poltrirebbero e
+diventerebbero brutti e sudici animali, buoni solo a
+rimpinzarsi, a fumare e ad accopparsi l'un l'altro».
+
+Se questa è veramente la tesi che il romanziere ha voluto
+studiare, bisogna dire che l'ha smarrita per via, oppure che ne
+ha derivato conclusioni molto diverse dalle previste; perchè
+nella sua battaglia di fuchi non periscono i fuchi soltanto, ma
+la stessa regina; e peggio ancora, lo scopo della lotta, la
+conservazione della specie, la continuazione della vita, non è
+ottenuto.
+
+Henneberg ha incontrato Augusta quando costei era ridotta a
+vivere vendendosi, e con lei ha passato qualche settimana
+piacevolmente nelle isole Hyères. La disgraziata, dopo il primo
+tentativo di suicidio, ne medita un secondo; ma, confortata
+dall'affetto che Henneberg le dimostra, si riaffeziona alla
+vita, e spera che egli la redima, sposandola. Henneberg ricusa.
+Il barone Agostini le offre invece il proprio nome. Ella
+accetta. Diventata baronessa Agostini, rientrata nella legge,
+restituita all'onor civile, amata cecamente dal vecchio marito,
+ella intende serbarglisi fedele. E come Henneberg, al
+contrario, pretende riaverla, ella gli resiste strenuamente.
+Allora quest'uomo che non ha voluto sposarla quando era libera,
+aspetta che il vecchio Agostini muoia per sposarla da
+vedova!... Frattanto specula alla Borsa, mette su banche,
+società, sindacati, per far denaro, per mantenere un lusso
+smodato, per assicurare una gran sostanza alla donna che
+aspetta di far sua. Il barone Agostini è associato alle sue
+imprese. La fortuna sorride lungamente agli speculatori; un
+brutto giorno le cose cominciano ad andar male e rapidamente
+precipitano. Agostini, quando si vede ridotto sul lastrico,
+minacciato della prigione, d'un processo infamante, si uccide.
+Henneberg corre da Augusta e le propone di fuggire con lui:
+egli vuol mettersi al sicuro per evitare le responsabilità del
+fallimento, lasciando cadere nel baratro quanti hanno avuto
+fiducia in lui, i suoi socî, i suoi azionisti, i suoi amici. La
+baronessa, misurando a un tratto la viltà di quest'uomo, lo
+discaccia. Egli si prepara a fuggir solo; ma, vinto,
+accasciato, perduto, si uccide anch'egli. E Augusta impazzisce.
+
+Qual è la moralità della favola? Agostini si è portato con
+Augusta da galantuomo: l'ha desiderata, l'ha sposata, l'ha
+riscattata, ha lavorato per lei. E quando non le può dare la
+ricchezza e l'onoratezza del nome, preferisce sparire. Che la
+donna salvata e redenta cagioni la rovina del suo redentore non
+pare una conclusione molto morale. Agostini ha il torto dì
+essersi unito con una donna molto più giovane di lui. Max
+Nordau ha voluto forse dimostrare che i vecchi non debbono
+prender moglie, o non la debbono prendere troppo giovane?... Un
+altro torto di Agostini consiste nell'avere intrapreso
+speculazioni non troppo chiare: vuole forse l'autore
+dimostrarci che la farina del diavolo se ne va tutta in
+crusca?... Queste conclusioni sono bensì morali, ma non
+riescono molto nuove.
+
+Henneberg, per conto suo, ha ottenuto i favori di Augusta
+quando costei li accordava facilmente. La sua funzione di fuco
+è stata esercitata. Egli potrebbe avere gran torto
+nell'ostinarsi a riottenere questa donna proprio quando, dopo
+averla rifiutata come moglie e spinta ad accettare un altro
+partito, ragionevolmente e doverosamente ella non vuol più
+saperne di lui. Nondimeno, dopo il suicidio di Agostini, egli
+la otterrebbe, se non rivelasse troppo brutalmente la bruttezza
+dell'animo suo. Ella ne è naturalmente nauseata. Ma lo
+sciagurato paga con la morte le sue brutture; dimostra,
+morendo, di non essere tutto orribile come pareva. E la donna
+che voleva esercitare una specie di potere sovrano, che voleva
+essere come la regina dell'alveare, quando vede morire uno dopo
+l'altro questi due uomini, questi due fuchi, non ammette più
+che dovessero morire, non riconosce nella catastrofe il
+compimento della legge alla quale si appoggiava e della quale
+si faceva banditrice; ma perde la ragione, come al quarto atto
+di un melodramma. Allora dove se ne va il concetto della
+battaglia degli uomini per l'amore, per l'acquisto della donna,
+per la continuazione della specie? Agostini e Henneberg lottano
+e muoiono per niente. Augusta, che voleva fare la forte, che
+voleva sostenere l'impassibilità e la supremazia del suo sesso,
+è vinta a sua volta.
+
+Qual è dunque il significato, il perchè di tutte queste cose?
+
+
+II.
+
+Nel romanzo del Nordau non il solo amore è lo scopo della
+lotta; ma anche, e principalmente, il denaro. Parassiti non
+sono soltanto i fuchi, gli amanti, ma anche gli speculatori, i
+giocatori in Borsa, gli adoratori della faccia di Mammone.
+Henneberg e Agostini hanno intorno una folla avida, cupida,
+rapace. Anche le brave persone sono invase dalla febbre
+dell'oro. Koppel, ottimo insegnante, integerrimo padre di
+famiglia, smentisce tutta una tranquilla vita di lavoro,
+tradisce i principî socialisti un tempo professati, per
+buttarsi a capo fitto nella speculazione. Ed all'amico
+Henneberg che gli rimprovera il voltafaccia, che lo accusa di
+essersi messo dalla parte di quelli che prima giudicava
+parassiti, risponde: «Valersi ai propri fini della folla senza
+nome non mi pare una definizione molto calzante del
+parassitismo.» Gioca pertanto sui titoli russi, sulle azioni
+del Mercurio: una grande impresa nella quale è mescolata
+un'infinità di gente: il generale Zagal, il conte di Beira, il
+Kohn, avventurieri scaltri, poveri illusi che sognano e quasi
+raggiungono la fortuna, ma che un triste giorno, alla
+catastrofe della Società, si trovano con un pugno di mosche in
+mano, pieni di debiti, con l'usciere e i gendarmi alle costole.
+
+Ora chiunque legge queste pagine ricorda necessariamente un
+altro gran romanzo straniero: l'_Argent_ di Emilio Zola. Certo
+non si può dire che la favola messa insieme dal Nordau o i
+personaggi da lui presentati somiglino alla favola ed ai
+personaggi del romanzo francese--quantunque un'attenta analisi
+potrebbe scoprire certe affinità. Per esempio: tanto nella
+_Battaglia di Parassiti_ come nell'_Argent_ assistiamo al
+rapido crescere ed al precipitare di una grande impresa
+bancaria; come si uccide Agostini nella _Battaglia_, si uccide
+il povero Mazaud nell'_Argent_; lo Zola ha contrapposto ai
+loschi affaristi la figura di Sigismondo, il sognatore di una
+nuova êra liberata dalla nefanda guerra per il lucro, e Max
+Nordau contrappone ai proprî imbroglioni la figura di Klein,
+una specie di filosofo, di stoico, che muore, come Sigismondo,
+architettando certe sue teorie incomprensibili ai più. Ma,
+ripeto, nonostante questi punti di confronto, favola e
+personaggi sono, nei due romanzi, diversi. L'argomento, invece,
+la tesi, il fenomeno sociale studiato è lo stesso. Ora il
+paragone tra le due opere è inevitabile. Se pure il Nordau non
+si fosse mai occupato dello Zola, si potrebbe anche giudicare
+il suo libro senza far paragoni, senza dar peso alla identità
+dei due argomenti. Noi potremmo credere che lo scrittore
+tedesco ignorasse il romanzo parigino; potremmo ammettere che,
+conoscendolo, abbia voluto riprenderne il soggetto, per quella
+libertà che ha lo scrittore di scegliere i soggetti che più gli
+piacciono, non importa se trattati bene o male da altri. Ma non
+ha il Nordau espresso un giudizio intorno allo Zola? Non ha
+egli dato a questo scrittore del degenerato e del mentecatto?
+Non ha detto che l'arte sua è la negazione della verità, della
+verisimiglianza, della naturalezza? Non ne ha enumerati ad uno
+ad uno tutti i difetti? Non ne ha disconosciuti tutti i pregi?
+Allora è naturale, è necessario che la critica e il pubblico
+domandino:--O vediamo un poco che cosa ha saputo fare il
+Nordau, sano ed accorto, equilibrato e prudente, abile ed
+oculato, al posto di quel povero Zola, matto, incosciente e
+mediocrissimo!...
+
+
+III.
+
+La _Battaglia di parassiti_, così com'è, può piacere. Non vi
+mancano le osservazioni sottili ed acute, vi si trovano alcuni
+caratteri bene studiati, una certa logica nello svolgersi degli
+avvenimenti, qualche felice nota umoristica--come quella dei
+banchieri Zeil, ebrei che prestano denaro al Papa, e degli
+Agostini, cattolici che aiutano il Gran Turco. Ma quando si
+paragona il romanzo del Nordau a quello dello Zola, tutt'altro
+è il giudizio: l'opera dello scrittore tedesco appare povera e
+scolorita. Tra Saccard e Gundermann, nell'_Argent_, si combatte
+una battaglia veramente epica: quei due tipi hanno un rilievo
+straordinario, sono di statura gigantesca. Intorno a loro
+formicola tutto un mondo, una umanità piena di vita,
+indimenticabile. Chi ha scordato Busch, il sozzo affarista
+riscattato dal cieco amore che porta al fratello, a quel povero
+tisico che muore sognando una società rigenerata, in quella
+stessa casa dove si ordiscono i più immondi ricatti? Chi ha
+scordato quella Méchain che va attorno col sacco pieno di
+polizze scadute, di cambiali protestate, di titoli avariati, e
+che raccatta per pochi soldi un mucchio di azioni della Banca
+Universale, una sola delle quali valeva un tempo più di tremila
+lire? E i due sposini Jordan, poveri e sereni e felici, immuni
+dal contagio in mezzo a tanti dannati, a tante vittime della
+cupidigia? E l'ingenuo e illuso ingegnere Hamelin; e sua
+sorella, la povera signora Carolina; e la folle baronessa
+Sandorff, e le disgraziate contesse di Beauvilliers, e le
+povere orfanelle cui è stato insegnato a pregare il buon Dio
+perchè aiuti il signor Saccard, e che continuano a recitare
+l'innocente preghiera dopo che lo sciagurato ha rovinato mezza
+Parigi; e l'accecato Dejoie, che perde per lui i denari e la
+figlia, e nondimeno crede ancora in lui e prega il giudice di
+liberarlo per potergli affidare una seconda volta la fortuna,
+la vita e l'onore?...
+
+Questo non è il luogo di giudicare l'opera di Emilio Zola, di
+additarne le esagerazioni e i difetti; ma con tutti i suoi
+difetti e le sue esagerazioni non mette egli in piedi creature
+di carne e ossa, non le anima d'un soffio possente, non rende
+il colore, il calore, il movimento della vita? Max Nordau gli
+rimprovera la mancanza di proporzione, l'accumulazione di
+troppi fatti; dice che i suoi romanzi sono, perciò,
+«mostruosamente e visibilmente falsi». Soggiunge che «egli
+esercita continuamente, nel modo più esteso ed intenso,
+quell'antropomorfismo e simbolismo atavistici che sono
+conseguenza di una mente non sviluppata, o misticamente
+confusa, naturale nei selvaggi, mentre nei degenerati di tutte
+le categorie costituisce una forma retrograda
+dell'intelletto... Egli vede qualunque fenomeno
+straordinariamente ingrandito, misteriosamente minaccioso,
+ributtantemente sfigurato.... La critica, senza comprendere
+l'importanza psichiatrica di tale carattere, ha già da lungo
+tempo rilevato che in qualunque romanzo di Zola predomina un
+fatto, sotto forma di idea incoercibile, formante il perno
+dell'opera, e influente come simbolo terribile sulla vita e
+sulle azioni dei personaggi...» Queste osservazioni sono giuste
+in parte, e si adattano specialmente all'_Argent_ Ma il giorno
+che Max Nordau ha ripreso il tema dello Zola, che altro ha
+fatto se non seguirne l'esempio? In questa _Battaglia_ non è
+accumulata una gran quantità di osservazioni, di casi, di
+episodî relativi alla febbre del denaro? La Borsa, il Giuoco,
+la Speculazione non è uno dei personaggi principali del
+romanzo, non vi agisce, non vi ordisce le sue seduzioni, i suoi
+raggiri, le sue perfidie? La differenza è questa: che lo Zola,
+esagerando, ingrossando, calcando la mano, ci persuade, ci
+scuote, ci trascina; mentre il Nordau ci lascia freddi e
+indifferenti.
+
+La teoria dell'ambiente, dalla quale lo Zola prende le mosse,
+riesce efficace, secondo il Nordau, in antropologia e in
+sociologia; ma in arte è «un pervertimento, una confusione». E
+non ha scritto egli un romanzo d'ambiente? Il suo Koppel, che
+pareva un uomo sano, non è travolto dall'esempio, non respira
+il contagio con l'aria, non resta soggiogato dalle circostanze?
+Lo Zola, «che ride degli _idealisti_, scrittori
+dell'eccezionale e dell'inverisimile, ha preso per oggetto
+dell'opera sua ciò che di più eccezionale si può trovare: un
+gruppo di degenerati, di maniaci, di deliquenti, di donne
+perdute e di mattoidi, i quali per la loro morbosa costituzione
+sono fuori della specie, non appartengono alla società normale,
+ma ne restano esclusi e sono con essa in lotta continua;
+estranei al tempo e al paese nel quale vivono, per la loro
+natura non sembrano neppure membri di un qualche popolo civile
+del presente, bensì un'orda di selvaggi primitivi, dei più
+remoti secoli». Ma forse che Henneberg e Zagal e il re di Laos
+e Pfister e la famiglia Rigalle sono stinchi di santi, gente
+per bene, tipi ordinari? «Il campo nel quale si muove lo Zola è
+quello del romanzo popolare a fascicoli, vale a dire di un
+romanticismo deperito, che non svolge i suoi sogni nei palazzi
+come il romanticismo già in voga, ma nelle taverne, nelle
+carceri, nei manicomî, e si tiene tanto lontano dallo strato
+medio della vita normale quanto già il romanticismo antico in
+direzione opposta». Ma crede forse il Nordau di essersi per
+proprio conto tenuto nello «strato medio della vita normale»?
+Crede che storie di fortune e di rovesci, di suicidî e di
+pazzie come quelle narrate nella sua _Battaglia_ accadano tutti
+i giorni? Egli che se la prende non solo con lo Zola, ma anche
+con gli altri naturalisti; che accusa il Goncourt di farci
+«ballare dinanzi agli occhi tipi senza carne, composti di fumo
+e di nebbia,» è poi sicuro di non aver composto con la stessa
+ricetta qualche personaggio del suo romanzo, come Henneberg,
+ribaldo capace di pagare con la vita le sue ribalderie; o
+meglio come l'Augusta, angelo caduto nel fango, mercantessa di
+baci che diviene poi moglie esemplare, spirito emancipato e
+ribelle che si mostra poi ligio a quanto credeva pregiudizio?
+Egli che accusa e deride gl'impressionisti alla Daudet non si è
+proprio ricordato, sia pure inconsciamente, di nessun
+personaggio del Daudet, quando ha descritto la famiglia
+Masmajour e il re di Laos e il generale Zagal?...
+
+Lo Zola ha più volte dichiarato di aver fatto, coi suoi
+romanzi, altrettanti esperimenti scientifici. Tutto ciò che il
+Nordau dice di questo preteso romanzo sperimentale, ingiurie a
+parte, è giusto. Il romanziere non fa esperimenti, propone a sè
+stesso e risolve a modo suo i casi umani e i problemi sociali;
+ma se l'affermazione d'aver fatto opera di scienza è da parte
+di Emilio Zola insostenibile, crede forse il Nordau di aver
+fatto opera di clinica quando ha affibbiato allo Zola, al
+Wagner, al Tolstoi, al Maeterlinck, all'Ibsen e a tanti altri
+una quantità di malattie, di manie, di psicopatie, sulla fede
+degli aggettivi e degli avverbî che questi scrittori hanno
+adoperati?
+
+Criticare, da che mondo è mondo, è stato sempre facile.
+Difficilissimo è mettersi al posto del criticato e fare meglio
+di lui. Finchè Max Nordau scriveva libri come la
+_Degenerazione_, poteva esser creduto molto abile; questa
+_Battaglia di Parassiti_ è stata un'imprudenza.
+
+
+
+
+LA TIMIDEZZA
+
+
+Quando si studiano i sinonimi, i primi e quasi direi classici
+esempî che i maestri ne dànno sono _coraggio_ e _temerità_,
+_timidezza_ e _paura_. Fra questi moti dell'animo passano
+differenze che ciascuno di noi sa valutare, per averle
+direttamente provate, dentro di sè. Fanciulli, se non potevamo
+entrare di notte in una stanza buia, eravamo paurosi; se
+invece, sapendo benissimo la nostra lezione, la presenza del
+signor ispettore, in iscuola, ci imbarazzava, eravamo timidi.
+Con gli anni, se la paura cessa--o per meglio dire cambia
+d'oggetto; perchè i più bravi ne conoscono, dinanzi a certi
+spettacoli o a certe idee, i freddi sudori--la timidità inceppa
+troppe volte chi sembra più sicuro di sè.
+
+Questa incapacità di vivere merita di essere studiata, perchè è
+uno dei caratteri del nostro tempo. Il «male del secolo», la
+malinconia romantica il pessimismo filosofico ne sono
+altrettante manifestazioni. Pare che la volontà, l'energia
+operosa e la stessa attività vitale vadano di giorno in giorno
+scemando. A vantaggio del pensiero? Può darsi. A scapito della
+salute fisica e morale senza dubbio.
+
+
+I.
+
+Il pensiero contemporaneo ha, come abbiamo visto, andamenti
+scientifici. L'invasione della scienza nel campo che ora
+esaminiamo si è manifestata con la riduzione di tutti quanti i
+fatti morali ad altrettanti casi clinici. Il genio non è sano,
+paga con incapacità, disequilibri e infermità la sua forza; ma
+ogni sentimento forte, ogni vivace passione dei genî e dei non
+genî sono considerati come patologici. Veramente il fatto,
+riguardo alle passioni, non è del tutto nuovo, visto che
+_passione_ viene appunto da _patire_; ma oggi noi tutti abbiamo
+una tendenza ad aggravare la cosa.
+
+Dell'amor proprio e dell'ambizione diciamo che sono
+megalomania; la cautezza è abulia o follia del dubbio; chi
+opera risolutamente è invece impulsivo. La vaghezza del nuovo è
+neofilismo, la predilezione dell'antico è misoneismo o
+archeofilismo. Ogni tanto accade, non solo ai profani, ma anche
+agli studiosi, di imbattersi in una parola nuova che occorre
+interpretare con l'aiuto del greco. E siccome il vocabolario
+greco è molto ricco, e le combinazioni di parole sono infinite,
+così noi potremo dare nomi ellenicamente scientifici a tutti
+quanti i sentimenti e le cose. Già in una fabbrica milanese la
+cioccolatta è diventata teobroma.
+
+Il Dugas, che ha preso a studiare la timidezza, non propone un
+nome scientifico per essa; ma la considera come una vera
+malattia, come un vero disordine delle diverse facoltà
+psichiche: della volontà, dell'intelligenza e dei sentimenti.
+Come disordine della volontà, soggiunge, la timidezza si può
+chiamare più propriamente _goffaggine_, ed è una specie di
+paralisi o scompiglio dei movimenti, per cui noi restiamo
+inerti o siamo incapaci di atteggiarci e di muoverci bene. Come
+disordine dello spirito, la timidezza si può chiamare
+_attonitaggine_ o _assenza_: essa si rivela con l'impossibilità
+di seguire i ragionamenti altrui, o con l'incapacità di
+ordinare i nostri; sarebbe, in altre parole, ii contrario della
+_presenza di spirito_. Finalmente, come disordine affettivo, la
+timidezza si può chiamare _stupore_, e consiste nella perdita o
+nella confusione dei sentimenti. «Mi sembra», dice l'Amiel, che
+conobbe troppo bene questa particolare varietà, «mi sembra di
+esser divenuto una statua sulle rive del fiume del tempo. Mi
+sento anonimo, impersonale; ho l'occhio fiso come un morto, lo
+spirito perplesso e universale come il nulla o l'assoluto; sono
+in sospeso, sono come se non fossi...» E il male è che tutti e
+tre questi stati dell'animo sono coscienti. Esser goffo o
+attonito senza saperlo non è esser timido; timido è chi sa di
+dover essere, in certe occasioni, attonito e goffo.
+
+Il Dugas, se ammette che il male dipende quasi sempre da
+speciali condizioni organiche, riconosce pure che è determinato
+da cause esteriori; non lo considera soltanto da scienziato, ma
+anche da filosofo, da moralista. L'origine morale del consorzio
+sociale, egli dice, è la simpatia, intesa in senso largo, cioè
+come corrente nervosa che si propaga da un individuo all'altro
+e fa che ciascuno di noi tenda ad uniformarsi istintivamente a
+coloro tra i quali vive, a imitare i loro atti, a condividere
+le loro idee, a partecipare ai loro sentimenti. Il timido-nato
+è incapace assolutamente di questo adattamento; i timidi, che
+chiameremo intermittenti, o d'occasione, sono tali quando si
+trovano in presenza di gente nuova, di persone con le quali non
+hanno dimestichezza, o dalle quali, per una ragione o l'altra,
+repugnano. Mettete un uomo cordiale insieme con un individuo
+chiuso e freddo: sarà subito intimidito; intimidito sarà un
+uomo di spirito dinanzi ad uno stupido. In tutti questi casi la
+timidità dipende da vera e propria antipatia,
+dall'impossibilità della simpatia. E, a guardarla per il
+sottile, bisognerebbe dire che antipatia e timidezza sono
+universali e fatali. Se noi siamo veramente inaccessibili gli
+uni agli altri; se, come aveva già detto il Taine, «nessuna
+creatura umana è mai compresa da nessuna creatura umana», la
+simpatia, e perciò l'adattamento, riescono impossibili. Ma le
+cose non vanno fortunatamente così: nella maggior parte del
+casi antipatia e simpatia operano insieme; mentre una corrente
+respinge, un'altra corrente di egual forza attrae: più che dal
+soppravvento dell'antipatia, come vuole il Dugas, la timidezza
+nasce appunto da questo contrasto.
+
+Avvicinate un uomo comune, mediocre, ad un genio: osserverete
+subito nel primo confusione ed impaccio; ma possiamo dire che
+dipendano soltanto dall'antipatia? Certo, quando l'uomo comune
+pensa alla sua mediocrità, alla distanza che lo separa dalle
+vette del genio, si sente tanto umiliato da provare avversione;
+ma egli prova pure, nello stesso tempo, ammirazione per la
+magnificenza del genio e gratitudine per le commozioni
+ineffabili che questo gli ha procurate; e l'ammirazione e la
+gratitudine che tendono ad esprimersi sono forme di simpatia
+grande e vivace: la timidezza dura quanto il contrasto.
+
+Il Dugas avrebbe potuto scrivere un bel paragrafo intorno alla
+timidezza sessuale. Fra uomini e donne, con l'istinto e col
+bisogno della simpatia e dell'accordo, vi sono differenze
+organiche, intellettuali e morali che producono, in un grado
+più o meno forte, e per un tempo più o meno lungo, freddezza ed
+ostilità; anche qui la timidità nasce dal dissidio.
+
+
+II.
+
+Molto acute sono le osservazioni dell'autore intorno al
+sentimento di vergogna che accompagna la timidità: i timidi si
+guardano dalla gente dalla quale temono di essere scoperti; ma
+se la pigliano anche con loro stessi, per l'incapacità di fare
+come gli altri. «La timidezza», ha detto Benjamin Constant,
+«ricaccia nel nostro cuore le impressioni più profonde, snatura
+sulla nostra bocca tutto ciò che tentiamo di dire e ci consente
+di esprimerci soltanto con parole ambigue, o con un'ironia più
+o meno amara, come se noi volessimo vendicarci sui nostri
+sentimenti del dolore di non poterli manifestare». Ma se la
+timidezza è spesso una falsa vergogna, essa è anche una specie
+di pudore. Dinanzi a certi spettacoli che li commuovono sino
+alle intime fibre, i timidi restano muti; quantunque sappiano
+che i loro sentimenti, se li significassero, sarebbero
+approvati e lodati, essi tacciono per discrezione, per rispetto
+di sè stessi, per non scemare e disperdere i sentimenti loro,
+comunicandoli. Un poco d'egoismo non si trova in fondo a questo
+stato d'animo che il Dugas approva?
+
+Un appunto che non si può tralasciare di fargli è il seguente:
+assegnando come causa della timidezza una sensibilità
+eccessiva, egli dimentica di notarne un'altra, che è la smodata
+immaginazione. Se i timidi sono impressionabilissimi, se non
+credono di essere indifferenti a nessuno, se dovunque vedono
+testimonî intenti a spiare e a giudicare i loro atti e i loro
+pensieri, questo effetto è in gran parte dovuto a
+un'immaginazione vivace e incapace di sottoporsi alla realtà. I
+maggiori timidi che il Dugas cita ad esempio nel suo libro si
+trovano fra i romantici, a cominciare dal Rousseau; ora i segni
+particolari dei romantici sono la sensibilità troppo acuta e
+l'immaginazione disordinata. Il Dugas si accosta anch'egli a
+questo giudizio, ma per altre vie, quando osserva che nei
+timidi, con l'esaltazione e la sottigliezza dei sentimenti, si
+produce la coscienza d'essere originali, la presunzione
+d'essere rari ed unici; coscienza e presunzione che sono comuni
+a tutti i romantici.
+
+Da questa idea della propria singolarità, i timidi sono spinti
+ad isolarsi; e la solitudine, se da una parte genera egoismo,
+procura dall'altra aspirazioni nobili ed alte. Giacchè la
+timidezza ha del buono e del cattivo: è una disposizione
+morbosa, ma anche una crisi normale, e pertanto può essere
+incoraggiata e combattuta, secondo i casi. Come difficoltà di
+adattamento, essa è un fatto ordinario. L'uomo non nasce con la
+scienza della vita; questa scienza dev'essere appresa a poco a
+poco: tutte le volte che noi abbiamo il sentimento della nostra
+imperizia siamo intimiditi, la qual cosa, naturalmente, ci
+accade molto più spesso nella fanciullezza che non nella
+maturità. E come stimolo a vincere le difficoltà che ci si
+presentano, a riflettere sui nostri atti, a saperli adattare al
+conseguimento dei fini, la timidezza è giovevole. Il timido non
+è sempre inventivo; ma chi non prova mai difficoltà di sorta è
+sempre un mediocre imitatore degli altri. Esser sicuri di sè
+stessi è senza fine preferibile ad esser timidi; ma la
+sicurezza vera e degna dell'uomo non è quella che dipende dalla
+cecità mentale o morale, o della presunzione; sibbene quella
+che proviene dalla timidezza superata e vinta. Ma quando la
+timidezza è tale che, invece di stimolarci a trionfarne, ci
+accascia e confonde, allora è di grave danno.
+
+Anche in tali casi, tuttavia, essa può avere qualche vantaggio.
+L'incapacità di adattarsi alla vita pratica, che è dei timidi
+nati ed ostinati, spinge alla vita speculativa o immaginativa,
+alla scienza o all'arte. Il Wagner ha detto: «Se noi avessimo
+la vita, non avremmo l'arte. Se io potessi ritrovare la mia
+gioventù, la salute, la natura, una donna veramente amante,
+guarda: darei tutta l'arte mia.» E i difetti del timido nella
+vita, la sua smania di originalità, il suo scrupolo di
+perfezione, sono altrettante qualità del timido che si dà
+all'arte. Ciò è vero tuttavia sino a un certo segno. Lo
+sviluppo delle doti artistiche non è sempre agevole nel
+temperamento timido; alle volte anzi è del tutto impedito, come
+nell'Amiel, il quale diceva di sè stesso: «Tu hai lasciato, per
+timidità, l'intelligenza critica divorare dentro di te il genio
+creatore». E se il troppo ricercare la perfezione riduce
+all'impotenza, il troppo compiacersi nella singolarità conduce
+alla stravaganza, che è forse peggio.
+
+
+III.
+
+Per concludere: l'educazione deve saper discernere ciò che
+nella nativa timidezza di ogni uomo è qualità favorevole, da
+ciò che è pericoloso; e moltiplicare lo condizioni vantaggiose
+e combattere le funeste.
+
+Le pagine che il Dugas dedica a questo punto del problema
+morale sono fra le più belle. Il mezzo migliore per vincere la
+timidità perniciosa, per acquistare la fidente padronanza di sè
+stessi è il medesimo, egli dice, che il Pascal suggerisce agli
+scettici perchè credano: fare come se si credesse. Il timido
+deve agire e parlare come se non fosse tale, dimenticando le
+proprie repugnanze, addomesticandosi con le persone e le cose
+dalle quali vorrebbe star lontano. I più timidi fra i
+timidissimi si trovano pure a loro agio in molte occasioni: da
+che cosa viene questa loro sicurezza? Dall'assuefazione.
+Bisogna dunque mutare in abituale tutto ciò che incute
+timidità.
+
+Questa educazione morale, sulla quale torneremo or ora, è un
+mezzo di riuscita molto più sicuro che non il rimedio fisico
+adoperato da un timido degno di passare alla storia. Costui
+ricorreva... alla cocaina. Siccome la cocaina ha la virtù di
+rendere l'occhio momentaneamente immobile, così egli ne
+prendeva una buona dose per poter guardare in faccia i proprî
+interlocutori e non esserne sgominato!
+
+
+
+
+LA VOLONTÀ
+
+
+In verità questo secolo, se non fosse il secolo della scienza,
+sarebbe quello della critica. L'occupazione prediletta, non
+solamente dalla folla incapace di far altro, ma anche dalle
+persone illuminate, è quella di criticare uomini e cose. Certo
+il fenomeno si spiega con la grande facilità della critica
+paragonatamente alla difficoltà della creazione; ma poichè
+esso, quantunque antichissimo, pure si è tanto aggravato ai
+nostri giorni, conviene vedere se non c'è un'altra ragione,
+presente, attuale, che spieghi la recrudescenza.
+
+La ragione c'è ed è grave, e consiste nell'infiacchimento delle
+volontà. La timidezza della quale abbiamo ragionato ne è un
+semplice caso.
+
+
+I.
+
+I libri sacri dicono che l'uomo fu condannato, per non aver
+osservato la legge divina, a guadagnarsi il pane col sudore
+della fronte. Sarà forse per il fallo antico; ma quello di
+guadagnarsi il pane, come ogni altro lavoro, attento, paziente,
+continuato, fu ed è tuttavia considerato, da tutti quanti gli
+uomini, come una pena. Dai selvaggi ai fanciulli, che sono i
+selvaggi delle società civili, mettersi a fare qualche cosa che
+richieda attenzione e perseveranza, è difficile e repugnante.
+Ciò accade anche agli uomini ragionevoli. Il più gran numero
+delle persone che finiscono gli studî conseguendo una laurea o
+un diploma, spendono nel rimanente della loro vita la scienza
+acquistata in gioventù, giudicandola sufficiente, rinunziando
+ad accrescerla. I più forti lavoratori, quelli cui più sorride
+il premio delle fatiche scientifiche, letterarie o artistiche,
+conoscono quell'istinto d'inerzia, quel senso di fastidio,
+d'anticipata stanchezza e di sfiducia che bisogna
+ordinariamente superare prima di mettersi all'opera.
+
+Questa universale indolenza non impedisce gli scatti
+dell'energia. Se di tanto in tanto gli uomini non fossero
+capaci di risoluzioni e d'azioni, perirebbero certo in poco
+tempo tutti quanti. Quando gli istinti gridano, quando i
+bisogni urlano, la volontà opera; ma, ottenuto l'appagamento
+necessario, lo sforzo cessa, e il _dolce far niente_ torna ad
+essere lo stato prediletto. L'uomo è tanto superiore al bruto,
+possiede tante facoltà alte e nobili che sono la sua forza e il
+suo orgoglio; pure, nella maggior parte dei casi, la sua
+attività tende a manifestarsi come quella degli animali, a
+scatti, volta per volta, secondo che la necessità del momento
+richiede. Lo sforzo è penoso; senza immediato bisogno non si
+affronta. Il bisogno, la necessità, che sono per conto loro
+altrettante pene, lo fanno accettare come il solo mezzo adatto
+ad acquetarle; durante lo stato penoso determinato dal bisogno,
+la pena dello sforzo passa inavvertita, assorbita dalla pena
+maggiore. Le facoltà intellettuali, che sono privilegio degli
+uomini, dovrebbero, facendo antivedere i futuri bisogni,
+dandoci coscienza delle molte e continue difficoltà,
+persuaderci della convenienza dello sforzo continuato,
+dell'energia costantemente sostenuta, dell'attenzione sempre
+vigile; ma queste cose repugnano. Se gli uomini ne fossero
+capaci, se ne fossero capaci tutti, chi può dire che cosa
+sarebbero la scienza e la civiltà?
+
+Uno psicologo francese, Giulio Payot, facendo queste
+osservazioni nell'_Educazione della volontà_, crede, col Ribot,
+che i primi sforzi di attenzione volontaria furono dovuti alle
+donne delle tribù selvagge, costrette, per evitare le
+bastonate, a un lavoro regolare, mentre i loro uomini si
+riposavano beatamente. Questo giudizio, fra parentesi, potrebbe
+far credere che l'autore sia femminista; ma, se egli trova la
+capacità riflessiva nelle donne selvagge, dice pure che le
+nostre donne sono altrettante marionette--«marionette
+artificiosamente composte, e coscienti senza dubbio, ma col
+principio di tutti i loro movimenti nella regione dei desiderî
+involontarî e delle suggestioni esteriori»; e che si ha un
+bell'impartir loro gli alti insegnamenti: «esse non arrivano
+alla solida cultura. Possono mandare a memoria una quantità di
+cose; ma non aspettate da loro nessuno sforzo d'immaginazione
+creatrice. Difficilmente si ottiene che esse abbiano una
+_personalità_; e il Manuel, da lunghi anni presidente della
+_Giuria d'aggregazione_ delle signorine, lo accerta in molti
+dei suoi rapporti annuali».
+
+Ma lasciamo stare il femminismo, del quale abbiamo già tenuto
+troppo lungo discorso, e torniamo alla volontà. Il Payot dà un
+buon esempio storico dell'indolenza abituale e degli impeti
+momentanei di tutto un popolo. «Gli Arabi», dice, «hanno
+conquistato un vasto impero. Essi non lo hanno conservato
+perchè è loro mancata la costanza degli sforzi con la quale si
+ordina l'amministrazione di un paese, si fondano le scuole, si
+creano le industrie». Un esempio più semplice, ma più vicino a
+noi, è quello offerto dal novanta per cento degli studenti, che
+tutti gli anni, d'estate, insaccano scienza per passar l'esame,
+e che, ottenuta la promozione, tornano all'ozio consueto. Un
+certo numero di essi studenti stanno di mezzo tra gli oziosi e
+i diligenti: il Payot li dice intenti ad un «lavoro ozioso:».
+Sono quelli la cui attività manca di direzione; «poichè
+l'energia della volontà si rivela non tanto negli sforzi
+molteplici, quanto con l'orientazione verso un medesimo fine di
+tutte le potenze dello spirito. Ecco qua un tipo di ozioso
+molto frequente: è un giovane vivace, gaio, energico. Resta di
+rado senza far nulla. Durante il giorno ha letto qualche
+trattato di geologia, un articolo di Brunetière su Racine,
+sfogliato alcuni giornali, riletto qualche nota, abbozzato uno
+schema di dissertazione, tradotto alcune pagine d'inglese. Non
+un solo istante egli è rimasto inattivo. I suoi compagni lo
+ammirano per la potenza del lavoro e la varietà delle
+occupazioni. Per lo psicologo, c'è in questa molteplicità di
+lavori soltanto l'indizio d'una attenzione _spontanea_
+abbastanza ricca, ma non ancora divenuta attenzione
+_volontaria_. Cotesta pretesa potenza di lavoro svariato non
+rivela se non una gran debolezza di volontà».
+
+Fermiamoci qui un momento. Il Payot se la piglia legittimamente
+contro questo tipo di studente che chiama _sparpagliato_; ma
+non pensa che la colpa non è tutta imputabile all'infelice.
+L'attività dello studente si sparpaglia perchè egli non è
+capace di concepire e di porre in esecuzione un piano di studî;
+ma a produrre quest'effetto non ha anche contribuito
+l'eterogenea molteplicità delle cose che gli hanno dato da
+studiare? Il Payot parla della geologia, della letteratura e
+della lingua inglese; ma bisogna mettere nel conto la fisica e
+la geografia, la chimica e la storia, la filosofia e la
+botanica, il latino e la zoologia, la statistica e il greco.
+Diremo noi, come il Payot inclina a credere, che la colpa sia
+di chi ha compilato i programmi degli studî? La riforma dei
+programmi eviterà mai questo prodigioso cumulo di discipline?
+Non dipende esso dal prodigioso accumularsi del sapere umano? E
+che diremmo di programmi i quali trascurassero la diffusione di
+parte del sapere? Ecco qua: mentre scrivo, Errico Panzacchi
+pubblica un articolo, che è molto lodato, per dimostrare la
+necessità d'impartir nelle scuole l'insegnamento della storia
+dell'arte, e Ugo Ojetti lo approva, notando come un caso
+scandaloso che uno studente di lettere ignorasse dove è posta e
+da chi scolpita la statua di San Giorgio. Non è veramente
+scandaloso? Non bisogna istituire il nuovo insegnamento? La
+storia dell'arte, necessaria agli artisti, non è utilissima a
+ognuno? E, con la storia dell'arte, non vi sono tante altre
+cose non meno utili e necessarie a sapersi? Tutte le volte che
+il patrimonio intellettuale si accresce,--e questo fatto accade
+tutti i giorni,--non è naturale che le nuove nozioni siano
+partecipate agli studiosi, a tutti gli studiosi? E il
+patrimonio intellettuale non è di tanto cresciuto, che abbiamo
+visto la necessità di creare nuove scienze, di conferire la
+dignità di discipline indipendenti ai rami delle antiche
+discipline? Non abbiamo creato la psicologia, la statistica, la
+fisiologia, la sociologia, la biologia, la chimica organica,
+l'antropologia, la psichiatria, e via discorrendo? Se i
+cervelli non ci resistono, se le attenzioni più deboli si
+sparpagliano, la colpa non è tutta loro; la colpa è anche del
+tempo troppo sapiente, della civiltà troppo progredita in mezzo
+alla quale sono nati. L'avvocato, il medico, il professore
+hanno una biasimevole tendenza a vivere della scienza
+acquistata bene o male durante gli studî; ma, se anche essi
+volessero, potrebbero seguire tutto quanto il movimento delle
+loro discipline? Non avrebbero, in verità, neppure il tempo di
+sfogliare quel che si stampa. Il progresso della scienza è
+dovuto agli specialisti, a quelli che scelgono un capitolo, un
+paragrafo, un comma del gran libro dello scibile, e che
+dimenticano interamente il resto. Dall'altra parte stanno i
+volgarizzatori enciclopedici, quelli che sanno di tutto un poco
+e niente a fondo. Noi parlavamo, iniziando questi nostri
+ragionamenti sopra alcuni caratteri del tempo presente, della
+rarità delle opere di lunga lena, organiche, metodiche.
+Guardiamoci intorno: quali sono le pubblicazioni più copiose?
+Sono le _memorie_ e i giornali. La _memoria_, che in poche
+pagine presenta il frutto di anni e anni di ricerche sopra un
+punto particolarissimo della scienza; il giornale, che sfiora
+la sociologia, la statistica, l'etnografia, la psicologia, la
+storia, la letteratura, la biologia, tutte quante le scienze.
+Il Payot nota bensì il danno prodotto dal giornale; ma non
+pensa che il giornale prospera appunto perchè soddisfa un
+bisogno della nostra società; e il bisogno di tutti quanti noi
+è quello di far presto; ai nostri giorni si corre, bisogna
+correre, sui tranvai, sulle ferrovie, sui piroscafi o sulle
+biciclette; bisogna volare col pensiero sui fili elettrici e
+sulle colonne del giornale. Presto e bene raro avviene, dice il
+motto; e la mediocrità è naturale conseguenza della fretta. Il
+trionfo delle velleità sulle volontà, l'esaurimento delle
+energie ne è un'altra.
+
+
+II.
+
+E il Payot non tiene conto di un'altra fatalità del nostro
+tempo, dalla quale anche dipende l'abulia, l'incapacità di
+volere e di agire. Questa fatalità è il trionfo dell'analisi.
+
+La psicologia dimostra che un atto concepito è un atto
+cominciato, che fra l'idea dell'atto e l'atto stesso non c'è
+differenza essenziale. Dobbiamo concluderne che pensiero ed
+azione sono tutt'uno? In fisica abbiamo un certo numero di
+forze: la luce, il calore, l'elettricità. Uno studio attento ha
+portato ad affermare che esse non sono tanto diverse quanto
+sembrano, che anzi l'una si può mutare nell'altra, e che
+insomma la forza è unica e varie ne sono soltanto le
+manifestazioni. Ma che cosa importa questa nozione? Perchè
+l'elettricità è o può essere calore, diremo noi ad un
+assiderato di prendere in mano i fili di una corrente elettrica
+per riscaldarsi? Perchè il calore è luce, consiglieremo a chi
+non ha candele di mettersi a scrivere dinanzi alla bocca di un
+forno? Nel mondo delle forze vi sarà unità fondamentale; ma le
+manifestazioni dell'unica forza sono tanto diverse come se
+dipendessero da forze realmente diverse. Così nel mondo della
+materia. Abbiamo in chimica una quantità di sostanze che si
+possono considerare come risultanti dal diverso aggruppamento
+molecolare di una sostanza unica, elementare, primordiale; ma
+il fiele ed il miele, l'acqua e la pietra saranno perciò la
+stessa cosa?
+
+Altrettanto dicasi del mondo morale. Vedemmo già che la
+riflessione dalla quale dipende la scienza, e l'ispirazione
+dalla quale nasce l'arte, sono in fondo tutt'uno: ma vedemmo
+pure che arte e scienza, non che confondersi, si sono sempre
+più distinte. L'energia vitale è una sola: non si può agire
+senza pensare, non si può pensare senza agire; ma ciò non vieta
+che questi due modi dell'attività umana si distinguano sino ad
+opporsi e ad escludersi. Chi si butta a capo fitto in una
+pugna, e dà e riceve colpi mortali, non può risolvere casi di
+coscienza. Archimede che medita sopra un problema, non solo non
+fugge all'avvicinarsi del nemico, ma non lo sente neppure
+avvicinarsi. Ora l'abito di riflettere continuamente,
+assiduamente, troppo, impedisce, od ostacola la capacità di
+risolversi, di agire; viceversa l'azione incessante diffusa,
+febbrile, non è compatibile con la meditazione. Per crederle
+compatibili, il Maeterlinck ha dovuto dire che agire è
+«aspettare, tacere e raccogliersi». Appunto uno dei caratteri
+del nostro secolo, di questo tempo progredito, sapiente,
+cosciente, troppo cosciente, è la preminenza del raccoglimento,
+dell'analisi di coscienza, dell'esame interiore, del pensiero
+speculativo. Quella stessa moltitudine di cognizioni che
+disvoglia tanti dallo studio per la sua troppa varietà,
+invoglia altri allo studio; e che altro è lo studio se non
+riflessione ed analisi? E gli uomini di studio non sono, per
+l'esperienza che ogni giorno ne vediamo, tutto il contrario
+degli uomini d'azione? L'infiacchimento della volontà operosa,
+fattiva, non è soltanto effetto del pensiero riflessivo; ma
+anche causa. Noi non operiamo molto perchè pensiamo troppo; e
+pensiamo troppo perchè operiamo poco. I due fenomeni sono ad un
+tempo causa ed effetto l'uno dell'altro. La guerra contro i
+simili e contro la natura è la dura legge dei popoli selvaggi:
+essi non hanno dimora stabile, errano di luogo in luogo come un
+gregge, si riparano, combattono, agiscono; non pensano, o
+pensano quel tanto che bisogna per agire. Le società civili,
+che non emigrano più, che non si dilaniano più--o quasi--che
+sono assicurate quanto è possibile dai nemici naturali,
+studiano, meditano, pensano. Cercate un Amiel tra gli Unni:
+sarà alquanto difficile trovarlo; viceversa gli Attila
+sono--almeno per ora--scomparsi. Noi non abbiamo grandi cose da
+fare, perciò pensiamo; e quanto più pensiamo, tanto meno capaci
+diventiamo di operare.
+
+Il Payot, mettendo come condizione della volontà operosa la
+riflessione meditativa, nega che tra le due vi sia antinomia.
+Egli dice che il concetto dell'incompatibilità dipende da una
+confusione. Azione e riflessione sono incompatibili, spiega, se
+si confondono gli _agitati_ con gli uomini d'azione veramente
+degni del nome. «L'agitato è il contrario dell'uomo d'azione.
+L'agitato ha bisogno d'agire: la sua attività si manifesta con
+l'azione frequente, incoerente, fatta giorno per giorno. Ma
+siccome nella vita, in politica, etc., si riesce soltanto per
+mezzo della continuità dello sforzo in una stessa direzione,
+quest'agitazione sussurrona fa molto rumore, ma poco o punto
+profitto. L'attività orientata, sicura di sè stessa, implica la
+meditazione profonda. E tutti i grandi attivi, come Errico IV e
+Napoleone, hanno, prima d'agire, lungamente riflettuto». Alle
+quali osservazioni si risponde che la distinzione fra
+agitazione e attività è giusta, ma non prova nulla, o ben poco.
+Certo: fra il pensiero profondo e l'agitazione scomposta e
+pazzesca c'è opposizione evidente; ma ciò non vuol dire che tra
+riflessione indefessa e attività fruttuosa vi sia identità. In
+alcuni grandi uomini, molto rari, che sono per ciò oggetto di
+tanta ammirazione, pensiero ed azione possono darsi la mano;
+ma, se è vero che essi sono eccezioni, non bisogna addurli come
+prova della regola. Il gas dà luce e calore insieme, ma ciò non
+vuol dire che non vi siano calori oscuri e luci fredde. E poi,
+se la grandezza dell'azione implica la grandezza del pensiero,
+la reciproca non è altrettanto vera. Per fare grandi o anche
+piccole cose, bisogna certo aver pensato poco o molto; ma si
+può pensare moltissimo senza far quasi nulla. E questo è
+appunto il pericolo, anzi l'inconveniente lamentato. Suggerire
+di meditare per agire è inutile, se non dannoso. Non il
+pensiero ci fa difetto; al contrario: noi pensiamo troppo. A
+chi affoga non pare che sia da offrire un bicchier d'acqua.
+
+È vero che il Payot consiglia la riflessione meditativa come
+mezzo di affrancarsi dai pregiudizî, di confutare i luoghi
+comuni del pensiero volgare, pigro e fiacco, di eccitare
+nell'animo gagliardi impulsi e vivaci repulsioni. Non è
+possibile, in questo senso, negare l'efficacia dell'abito
+riflessivo. I cretini e gli apati non riescono a far niente. La
+grandezza del pensiero interiore è condizione delle grandi
+cose, dei grandi fatti; ma il pensiero può esaurirsi
+sterilmente, inutilmente; e l'abuso è da evitare.
+
+Altro punto della quistione. L'energia della volontà non è
+possibile in un corpo debole: l'educazione dev'essere dunque
+non soltanto intellettuale e morale, ma anche fisica. E questa
+cosa è certa. Certa cosa è pure, come nota il Payot, che non
+bisogna confondere la salute con la forza muscolare, e che gli
+esercizî violenti in onore presso gl'Inglesi e gli Americani
+sono tanto criticabili quanto lodevoli i razionali esercizî
+ginnastici ai quali si dà la gioventù svedese. «Le grandi
+vittorie umane non si guadagnano più in nessun luogo coi
+muscoli, bensì con le scoperte, con i grandi sentimenti, con le
+idee feconde: e noi daremmo i muscoli di cinquecento lavoratori
+della terra, più quelli totalmente inutili di tutti gli uomini
+sportivi, per la poderosa intelligenza di un Pasteur, di un
+Ampère o di un Malebranche». Ma la quistione è appunto questa:
+che il numero dei pensatori, o più semplicemente degli
+individui pensanti, tende sempre a crescere; e se i Pasteur,
+gli Ampère, i Malebranche sono rari, numerosissimi sono invece
+gl'infelici che pagano col nervosismo, con la neurastenia, con
+la rovina della salute, l'abuso delle facoltà intellettuali. «È
+cosa evidentissima», dice il Payot, «che l'ufficio della forza
+muscolare diminuisce di giorno in giorno, poichè l'intelligenza
+la sostituisce con le forze incomparabilmente più potenti delle
+macchine; e da un'altra parte la sorte degli uomini dotati di
+muscoli possenti è di essere assimilati sempre più alle
+macchine...». Ma, se l'ufficio della forza muscolare diminuisce
+di giorno in giorno, diminuisce per conseguenza la stessa
+forza: un organo non adoperato s'indebolisce, una forza non
+esercitata si perde. E questo è il danno del quale siamo
+spettatori: nelle vene della classe pensante e dirigente scorre
+un sangue pallido; i suoi muscoli sono flaccidi, i suoi nervi
+troppo impressionabili. Non è sempre vero, come afferma il
+Payot, che «la debolezza corporea va accompagnata con la
+fiacchezza della volontà, con la brevità e il languore
+dell'attenzione». Se ci fosse bisogno di addurre esempî per
+dimostrare come una mente altissima, un'intelligenza sovrumana,
+un'anima miracolosa possano sussistere in un corpo stremato ed
+agonizzante, basterebbero gli esempî del Leopardi e dello
+Spinoza. La sensibilità, l'immaginazione, tutte le facoltà che
+dipendono dal sistema nervoso, sono grandi, squisite,
+straordinarie, a costo troppo spesso del sistema nervoso, del
+suo equilibrio, della sua salute. Questo fatto dà appunto
+ragione della teoria lombrosiana sulla nevrosi del genio.
+Vedete: ciò che si chiede è una generazione capace di volere,
+di volere fortemente, indefessamente; orbene: Vittorio Alfieri,
+per aver voluto in questo modo, è stato ascritto, forse non
+senza ragione, tra i psicopatici.
+
+Ma, lasciando stare i genî e la psicopatia, guardando la media
+umanità, noi vediamo che l'abuso delle facoltà mentali
+corrisponde alla depressione della volontà e allo squilibrio
+nervoso. Dallo scoppio dell'epidemia romantica sino ai nostri
+giorni il danno è andato crescendo. Esso è fatale, è lo scotto
+che bisogna rassegnarsi a pagare.
+
+
+III.
+
+La qual cosa non vuol dire che i tentativi per ottenere qualche
+temperamento siano biasimevoli. Il Payot avverte accortamente
+che un grande ostacolo all'impresa dell'educazione della
+volontà è nelle teorie del determinismo e del libero arbitrio.
+Esse sono diametralmente opposte, ma fanno male egualmente. I
+deterministi, sostenendo che l'uomo non è capace di fare ciò
+che vuole, o meglio che egli vuole ciò che deve volere, che la
+sua libertà è illusoria, che tutti i suoi atti e tutti i suoi
+pensieri sono rigorosamente prescritti, alimentano la sfiducia
+generale, una sfiducia fatale. Bisogna negare questo
+determinismo per poter attendere ad affrancare, a liberare la
+volontà. Così noi abbiamo veduto che Sully Prudhomme,
+determinista, finisce con l'essere fatalista; mentre il
+Maeterlinck espressamente afferma che «il carattere è ciò che
+più facilmente si modifica in un uomo di buona volontà». Ma se
+l'opera della padronanza di noi stessi ha fondamento sul
+concetto del libero arbitrio, questo può riuscirle, e le riesce
+infatti pericolosissimo, facendola credere troppo facile,
+semplice e naturale. «Alla formula del Fouillée», dice il Payot
+«secondo la quale l'idea della nostra libertà ci fa liberi, il
+Marion oppone precisamente questa affermazione più praticamente
+vera ed utile: che, stimandoci liberi, noi omettiamo di
+assicurarci di quale e quanta libertà possiamo godere... La
+libertà morale, come quella politica, come tutto ciò che ha
+qualche valore in questo mondo, dev'essere conquistata
+lottando, e continuamente difesa. Essa è la ricompensa dei
+forti, degli abili, dei perseveranti. _Nessuno è libero se non
+merita di esser libero_. La libertà non è né un diritto, né un
+fatto; è una ricompensa, la ricompensa più alta, la più feconda
+di felicità...».
+
+Abbiamo detto nel precedente capitolo come il Dugas consigli di
+combattere il vizio dei timidi; la conquista della libertà
+morale, l'educazione della volontà è un'impresa molto simile e
+per certi rispetti quasi identica. Questa è la ragione per la
+quale il Payot consiglia lo stesso metodo del Dugas a coloro
+che egli chiama abulici, e che noi diremo svogliati, nolenti.
+Come quel timido che ricorreva alla cocaina per dar fermezza al
+proprio sguardo, chi vuol vincere il torpore fisico o
+intellettuale, o domare le eccitazioni dei sensi, può adoperare
+qualche farmaco; ma su questi mezzi fisiologici il Payot
+riconosce che non vale la pena di fermarsi. Egli si ferma sui
+mezzi morali, e ricorre, come il Dugas, all'autorità del
+Pascal, non che di Ignazio di Loiola, i quali raccomandano gli
+atti esteriori della fede come espedienti molto adatti a far
+nascere nell'animo il sentimento corrispondente. Tuttavia a
+questo processo il Payot non attribuisce un'efficacia unica e
+illimitata. Noi non possiamo qui seguirlo in tutta
+l'esposizione dei mezzi diretti a compiere l'affrancazione
+della volontà. Egli comincia col dimostrare la qualità
+sentimentale della facoltà volitiva, quindi afferma la
+necessità di coltivare gli stati affettivi; enumera poi i
+benefici effetti dell'attenzione e dell'azione che, con l'aiuto
+del tempo, diventa consuetudine; non che gli effetti funesti
+delle illusioni, dei sofismi. Abilmente espone tutte le
+difficoltà che si oppongono all'educazione della volontà, ma
+spiega come si possano vincere, e come le nostre stesse
+disfatte non siano inutili, poichè ci scottano, ci ammaestrano
+e ci preparano ad ulteriori trionfi. Le sue dimostrazioni, se
+anche non fossero feconde di pratici risultati, sono almeno
+confortatrici; se non ci dànno la possibilità di affrancarci,
+ce ne dànno l'illusione e la speranza. E in questo nostro tempo
+di colore oscuro, pieno di gemebondi predicatori della sciagura
+universale e irreparabile, di cogitabondi solutori di problemi
+insolubili, di critici dilettanti ed impotenti, non è piccola
+cosa.
+
+ FINE.
+
+
+
+BIBLIOGRAFIA
+
+
+=Edouard Rod=: _Nouvelles études sur le XIX siècle_. Parigi,
+Perrin.
+
+=Fierens-Gevaert=: _La tristesse contemporaine_. Parigi, Alcan.
+
+=Ossip-Lourié=: _Les pensées de Tolstoi_. Parigi, Alcan.
+
+=Henri Lichtenberger=: _La philosophie de Nietzsche_. Parigi,
+Alcan.
+
+=Sully Prudhomme=: _Les Destins, La Justice, Le Bonheur_.
+Parigi, Lemerre.
+
+=Maurice Maeterlinck=: _La sagesse et la destinée_. Parigi,
+Fasquelle.
+
+=P. Augustin Roesler=: _La question féministe_. Parigi, Perrin.
+
+=Charles Albert=: _L'amour libre_. Parigi, Stock.
+
+=Pio Viazzi=: _La lotta di sesso_. Palermo, Sandron.
+
+=Tcheng-Ki-tong=: _Les Chinois peints par eux-mêmes_. Parigi,
+Calmann Lévy.
+
+=J. L. de Lanessan=: _La morale des philosophes chinois_.
+Parigi, Alcan.
+
+=Pierre Loti=: _Reflets sur la sombre route_. Parigi, Calmann
+Lévy.
+
+=Giuseppe Giacosa=: _Impressioni d'America_. Milano, Cogliati.
+
+=Yves Guyot=: _L'évolution politique et sociale de l'Espagne_.
+Parigi, Fasquelle.
+
+=Paolo Mattia Doria=: _La descrizione del Regno di Napoli_.
+Napoli, Pierro.
+
+=Max Nordau=: _Psycho-Physiologie du génie et du talent_.
+Parigi, Alcan.
+
+=Max Nordau=: _Degenerazione_. Milano, Dumolard.
+
+=Max Nordau=: _Battaglia di Parassiti_, Milano, Treves.
+
+=Giovanni Gallerani=: _Fisiologia del Genio_. Camerino, Savini.
+
+=Cesare Lombroso=: _Genio e degenerazione_. Palermo, Sandron.
+
+=Scipio Sigheio=: _Mentre il secolo muore_. Palermo, Sandron.
+
+=Robert d'Adhémar=: _Art et Science_. Revue des deux mondes,
+1900.
+
+=L. Dugas=: _La timidité_. Parigi Alcan.
+
+=Jules Payot=: L'education de la volonté. Parigi, Alcan.
+
+
+
+
+ INDICE DEI NOMI PROPRII
+
+
+ Alba (duca d') pag. 193.
+ Albert: 128-132, 134, 135, 141-143, 145, 146, 148, 149, 151.
+ Alessandro: 216.
+ Alfieri: 265.
+ Alfonso X: 192.
+ Amiel: 239, 245, 261.
+ Ampère: 264.
+ Antonini: 199.
+ Archimede: 260.
+ Aristotile: 123, 189, 217.
+
+ Baudelaire: 91, 200.
+ Bebel: 122, 125.
+ Beccaria: 206.
+ Beethoven: 212.
+ Bernhardt: 182.
+ Bertoldo: 125.
+ Bourget: 23.
+ Brunetière: 13, 19, 255.
+ Buddha: 104.
+
+ Cabrera: 194.
+ Campos: 194.
+ Carlo II: 192.
+ Carlo V: 190,91.
+ Cesare: 35, 216.
+ Cervantes: 181, 189, 192.
+ Chateaubriand: 16.
+ Comte: 17.
+ Confucio: 172.
+ Cortes: 190.
+ Constant: 242.
+
+ Dante: 216.
+ Darwin: 217.
+ Daudet: 23, 233.
+ De Maistre: 16.
+ Descartes: 215.
+ Doria: 195.
+ Dugas: 239-43, 246, 267.
+
+ Empedocle: 214.
+ Errico I: 192.
+ Errico IV; 262.
+ Espartero: 194.
+
+ Fénelon: 102.
+ Fouillet: 13.
+ Fierens-Gevaert: 15, 22, 24.
+ Filippo da Novara: 125.
+ Filippo II: 192.
+ Filippo V: 192.
+ Flaubert: 181.
+ Fogazzaro: 13.
+ Fouillée: 14, 266.
+ Fourier: 17.
+ Fournière: 14.
+ France: 187.
+
+ Gallerani: 200, 202.
+ Geddes: 134.
+ Giacosa: 182-83, 188.
+ Giordani: 199.
+ Goncourt: 233.
+ Gringoire: 125.
+ Grozio: 193.
+ Guizot: 17.
+ Guyot. 188, 189, 191, 193-95.
+
+ Hartmann; 18, 21, 104.
+ Hennequin: 12, 13.
+ Hugo: 11, 91, 216.
+
+ Ibsen: 200, 234.
+ Ignazio di Loiola: 267.
+
+ Kant: 16.
+
+ Las Casas: 190.
+ Lanessan: 163, 172.
+ Leonardo: 214.
+ Leopardi: 16, 18, 19, 265.
+ Lichtenberger: 45
+ Listz: 211.
+ Lombroso: 199-201, 206, 209.
+ Lope de Vega: 181.
+ Loti: 23, 178, 181, 189.
+
+ Mackart: 212.
+ Maeterlinck: 91-93, 98, 99, 102, 105, 110, 111, 114, 117,
+ 137, 200, 234, 260, 266.
+ Malebranche: 264.
+ Manuel: 254.
+ Marion: 266.
+ Meng-tseu (Mencio) 165, 168, 170, 172.
+
+ Napoleone: 16, 18, 205, 210, 262.
+ Narvaez: 194.
+ Newton: 211, 215.
+ Nietzsche: 16, 45, 46, 48, 52-57, 72, 80, 82, 110, 111,
+ 113, 117, 124, 157, 171, 200, 210.
+ Nordau: 91, 200-206, 208, 210-217, 221, 226-228, 231-234.
+
+ Ojetti: 256.
+ Ossip-Lourié: 29, 38.
+
+ Panzacchi 256.
+ Parmenide: 217.
+ Pascal: 246, 267.
+ Pasteur: 264.
+ Payot: 253-256, 258, 261, 263-268.
+ Platone: 216.
+
+ Rabelais: 20.
+ Racine: 255.
+ Raffaello: 212.
+ Renan: 187.
+ Ribot: 253.
+ Riego: 194.
+ Rod: 10, 13, 24.
+ Roesler: 124, 135, 137-139, 147.
+ Roncoroni: 209.
+ Rousseau: 16, 243.
+
+ Saint-Simon: 17.
+ San Francesco: 210.
+ San Giovanni: 187.
+ San Paolo: 136, 139.
+ San Tommaso: 189.
+ Sarpi: 199.
+ Schipa: 195.
+ Schopenhauer: 17-20, 23, 53, 104.
+ Shakespeare: 216.
+ Sighele: 202.
+ Spencer: 21.
+ Spinoza: 68, 265.
+ Sully Prudhomme: 61, 63, 65-70,
+ 75, 77, 80-83, 87, 91, 92,
+ 98, 103, 111, 114, 142.
+ Staël 18.
+
+ Taine: 12, 241.
+ Tcheng-ki-tong: 156, 158, 160.
+ Thomson: 134.
+ Tolstoi: 20, 29, 32-36, 38, 40, 45-48, 53, 55, 56, 63, 72,
+ 110-113, 117, 139, 157, 170, 200, 210, 234.
+
+ Velasquez: 181.
+ Verlaine: 200.
+ Verne: 15.
+ Viazzi: 148.
+ Villars: 193.
+
+ Wagner: 19, 53, 200, 234, 245.
+ Washington: 216.
+ Weyler: 193, 194.
+
+ Zola 200, 227-234.
+
+
+
+
+ INDICE DEI CAPITOLI
+
+
+ Il secolo agonizzante Pag. 7
+ Il tolstoismo » 27
+ Il superuomo » 43
+ La poesia di un filosofo » 59
+ La filosofia di un poeta » 89
+ Il femminismo » 119
+ Due civiltà » 158
+ Vincitori e vinti » 175
+ Il genio e l'ingegno » 197
+ Critica e creazione » 219
+ La timidezza » 235
+ La volontà » 249
+
+
+
+
+ MILANO--REMO SANDRON, Editore--PALERMO
+
+
+ Biblioteca di scienze sociali e politiclie
+
+ 1. *Guyot Y.* _La tirannide socialista_ L. 1 50
+
+ 2. *--* _I principî dell'89 e il socialismo_ » 1 50
+
+ 3. *Marx C.* Il Capitale. Estratti di P. Lafargue con
+ introduzione critica di Vilfredo Pareto e replica di
+ P. Lafargue, con ritratto, 3^a ediz. » 2 --
+
+ 4. *Colajanni N.* _Gli avvenimenti di Sicilia e le loro
+ cause_, 2^a ediz. » 2 --
+
+ 5. *Morselli E.* _La pretesa «Bancarotta della scienza»_
+ (Una risposta) » -- 50
+
+ 6. *Tarozzi G.* _La vita e il pensiero di Luigi Ferri_ (esaurito) » -- --
+
+ 7. *Tangorra V.* _Gli eccessi di produzione in Giammaria Ortes_
+ (esaurito). » -- --
+
+ 8. *Ferri E.* _Discordie positiviste sul Socialismo_ (Ferri
+ contro Garofalo) 2^a edizione » 1 --
+
+ 9. *Virgilii F.* _Il problema agricolo e l'avvenire sociale_.
+ 2^a edizione notevolmente accresciuta » 4 --
+
+ 10. *Zerboglio A.* _Il socialismo e le obiezioni più comuni_ » 2 --
+
+ 11. *Starkenburg H.* _La miseria sessuale dei nostri tempi_.
+ Trad. pref. e note di L. F. P. 2^a ediz. » 1 50
+
+ 12. *Lafargue P.* _L'origine e l'evoluzione della proprietà_,
+ preceduta da un'Introd. di Achille Loria » 2 --
+
+ 13. *Ferrari C.* _La nazionalità e la vita sociale_. » 3 --
+
+ 14. *De Greef G.* _Regime parlamentare e regime rappresentativo_ » 1 --
+
+ 15. *Lombroso C.* _La funzione sociale del delitto_. 2^a ed. » -- 50
+
+ 16. *De Marinis E.* _Le presenti tendenze della società e del
+ pensiero e l'avvenire_, 2^a ediz. » 1 --
+
+ 17. *Ferraris C. F.* _Il materialismo storico e lo Stato_ » 3 --
+
+ 18. *Spencer H.* _Istituzioni domestiche_ » 3 --
+
+ 19. *Niceforo Alfr.* _La delinquenza in Sardegna_, con pref.
+ di E. FERRI (Note di sociologia criminale) » 2 --
+
+ 20. *Spencer H.* _Istituzioni cerimoniali_ » 3 --
+
+ 21. *Novicow G.* _Coscienza e volontà sociali_ » 4 --
+
+ 22. *Niceforo Alfr.* _L'Italia barbara contemporanea_.
+ Studî ed appunti sull'Italia del Sud » 2 --
+
+ 23. *Sombart W.* _Socialismo e movimento sociale nel secolo XIX_.
+ Traduz. autoriz. e rived. dall'A. » 1 50
+
+ 24. *Lerda G.* _Influenza del Cristianesimo sull'Economia_.
+ Note ed appunti » 1 --
+
+ 25. *Ferraris G. F.* _Teoria del dicentramento amministrativo_ L. 1 50
+
+ 26. *Morasso M.* _Contro quelli che non hanno e che non sanno_ » 4 --
+
+ 27. *Labriola A.* _La teoria del valore di C. Marx_. Studio
+ sul III. libro del «Capitale» » 3 --
+
+ 28. *Tambaro I.* _Le incompatibilità parlamentari_, 2^aedizione
+ interamente rifatta » 1 50
+
+ 29. *Gatti G.* _Agricoltura e Socialismo_. (Le nuove correnti
+ dell'economia agricola) » 4 --
+
+ 30. *Engels F.* _La rivoluzione scientifica del signor Eugenio
+ Dühring_ (in lavoro) » -- --
+
+ 31. *Giudice A.* _Il Valore o Le fondamenta scientifiche del
+ Socialismo_ » 2 --
+
+ 32. *Croce B.* _Materialismo storico ed economia marxista_.
+ Saggi critici » 3 --
+
+ 33. *Modigliani Gius. Em.* _La fine della lotta per la vita
+ tra gli uomini_. Saggio. » 2 --
+
+ 34. *Restivo F. E.* _Il socialismo di Stato dal punto di
+ vista della Filosofia giuridica_ » 3 --
+
+ 35. *Nasi N.* _Politica estera.--Commissariato civile in
+ Sicilia_. Discorsi » 1 --
+
+ 36. *Renda A.* _La questione meridionale_. Inchiesta » 2 --
+
+
+ BIBLIOTECA "SANDRON" DI SCIENZE E LETTERE
+
+ 1. *Lombroso C.* _Genio e Degenerazione_. Nuovi studî e battaglie L. 4 --
+
+ 2. *Taormina G.* _Ranieri e Leopardi_. Osservazioni e
+ ricerche con documenti inediti » 1 50
+
+ 3. *Sergi G.* _Leopardi al lume della scienza_. » 3 --
+
+ 4. *Sighele S.* _Mentre il secolo muore_. Psicologia contemporanea » 3 --
+
+ 5. *Patrizi M. L.* _Nell'estetica e nella scienza_.
+ Conferenze e polemiche » 4 --
+
+ 6. *Fornelli N.* _L'opera di Augusto Comte_ » 3 --
+
+ 7. *Viazzi P.* _La lotta di sesso_ » 3 50
+
+ 8. *Piazza G.* _L'arte nella folla_ » 4 --
+
+ 9. *Marchesini G.* _La teoria dell'utile_. Principî etici
+ fondamentali e applicazioni » 3 --
+
+ 10. *De Roberto F.* _Il colore del tempo_ » --
+
+ 11. *Morello V. (Rastignac)*. _Nell'arte e nella vita_ » 4 --
+
+ 12. *Caselli C.* _La lettura del pensiero_. Memorie ed appunti
+ di un esperimentatore
+
+ 13. *Gentile*. _L'insegnamento della Filosofia._ Saggio pedagogico
+
+
+
+
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+available by The Internet Archive)
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+will be renamed.
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+Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement
+and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic
+works. See paragraph 1.E below.
+
+1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation"
+or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project
+Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual works in the
+collection are in the public domain in the United States. If an
+individual work is in the public domain in the United States and you are
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+ destroy all copies of the works possessed in a physical medium
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+- You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of any
+ money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the
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+ of receipt of the work.
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+- You comply with all other terms of this agreement for free
+ distribution of Project Gutenberg-tm works.
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+1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project Gutenberg-tm
+electronic work or group of works on different terms than are set
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+promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works,
+harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees,
+that arise directly or indirectly from any of the following which you do
+or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm
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+Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause.
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+Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm
+
+Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of
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+including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists
+because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from
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+
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+Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
+and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations.
+To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation
+and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
+and the Foundation web page at https://www.pglaf.org.
+
+
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+Foundation
+
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+501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
+state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
+Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification
+number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at
+https://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg
+Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent
+permitted by U.S. federal laws and your state's laws.
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+throughout numerous locations. Its business office is located at
+809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email
+business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact
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+array of equipment including outdated equipment. Many small donations
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+status with the IRS.
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+concept of a library of electronic works that could be freely shared
+with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project
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