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diff --git a/.gitattributes b/.gitattributes new file mode 100644 index 0000000..6833f05 --- /dev/null +++ b/.gitattributes @@ -0,0 +1,3 @@ +* text=auto +*.txt text +*.md text diff --git a/36109-8.txt b/36109-8.txt new file mode 100644 index 0000000..7b72be5 --- /dev/null +++ b/36109-8.txt @@ -0,0 +1,7312 @@ +The Project Gutenberg EBook of Cronache Letterarie, by Luigi Capuana + +This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with +almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org + + +Title: Cronache Letterarie + +Author: Luigi Capuana + +Release Date: May 15, 2011 [EBook #36109] + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK CRONACHE LETTERARIE *** + + + + +Produced by Emanuela Piasentini, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive/Canadian +Libraries) + + + + + + + + LUIGI CAPUANA + + + Cronache Letterarie + + + + CATANIA + + CAV. NICCOLÒ GIANNOTTA, EDITORE + + Via Lincoln, 271-273-275 e via Manzoni, 77. + Stabile proprio. + 1899. + + + PROPRIETÀ LETTERARIA + + CATANIA--Tipografia di Lorenzo Rizzo. + + + + +NUOVI IDEALI D'ARTE E DI CRITICA + +(Conferenza detta il giorno 11 maggio 1899 nella sala del Teatro Nuovo +di Pisa, a beneficio degli Asili Infantili.) + + +_Signore e Signori._ + +Ogni volta che sento ragionare o sragionare di arte--e a me accade +spesso, bene o male, essa è il mio mestiere--mi torna in mente una +mirabile pagina di Francesco De Sanctis a proposito della Divina +Commedia. Con arguta genialità, egli dimostra come Dante, volendo fare +un'allegoria etico-religiosa, sia stato costretto dalla sua natura di +poeta a ribellarsi contro il concetto astratto, a dargli forma viva e +solida, a farne una creazione immortale. _La favola lo scalda, lo +soverchia_--egli dice--_e vi si lascia indietro come innamorato, nè sa +creare a metà, arrestarsi a mezza via. Nel caldo dall'ispirazione, non +gli è possibile starsi col secondo senso dinanzi (il senso +etico-religioso) e formar figure mozze che si rispondono appuntino, +particolare con particolare, accessorio con accessorio, come riesce ai +mediocri. La realtà straripa, oltrepassa l'allegoria, diviene sè +stessa; il figurato scompare in tanta pienezza di vita, fra tanti +particolari. Indi la disperazione dei commentatori: egli fece il suo +mondo, e lo abbandonò alle dispute degli uomini._ + +Fare il suo mondo e abbandonarlo alle dispute degli uomini, ecco quel +che mi sembra debba essere l'ideale di ogni artista. In altri termini, +questo vuol dire che l'essenza dell'Arte è la forma, nel più alto +significato di questa parola, e che tutto il resto è sostrato, materia +inorganica, di cui essa deve servirsi pel suo scopo creativo, e +nient'altro. Per ciò io mi sento invadere da un profondo senso di +tristezza e di scoramento ogni volta che nelle discussioni odierne +intorno al concetto dell'Arte odo ragionare di ideali nuovi, che poi +sono astrattezze estetiche o filosofiche, e mettere in seconda anzi in +ultima linea la quistione della forma. + +Capisco benissimo che in un secolo quale il nostro, tutto pervaso di +positivismo e di riflessione, in un secolo che cerca ansiosamente +nuove vie nelle industrie, nelle scienze, nella costituzione sociale, +il problema dell'Arte s'imponga alla meditazione di coloro che +studiano i fenomeni dello spirito umano e vogliono rendersene ragione. +Mi stupisce però il vedere la confusione che avviene in questo studio +pieno di tanto interesse, lo scambio che suol farsi di quel che +costituisce la intima ed essenziale natura dell'Arte con altri +elementi, indispensabili certamente, ma secondari, se non si vuole +ridurla qualcosa d'irriconoscibile, di mostruoso, di ambiguo, Arte +insomma e nello stesso tempo non Arte. + +È strano intanto che oggi questo non accada soltanto tra coloro che +sono critici, scienziati, pensatori; sarebbe spiegabilissimo. Accade +pure--e per ciò genera maggiore imbarazzo--tra coloro che hanno +chiesto o chiedono all'Arte le più elevate soddisfazioni e cercano di +farla vivere e prosperare rinnovandola, mettendola, dicono, a paro con +le altre funzioni dello Spirito, con la Scienza o con la Religione, +quasi l'Arte abbia qualcosa da spartire con queste due grandi forze +della vita civile. + +Si dimentica con facilità che nell'Arte il pensiero opera, sì--e non +potrebbe accadere altrimenti--ma soltanto con una delle sue forme, +l'immaginazione. Che se egli dovesse operare da riflessione, vi +verrebbe a fare cosa fuori luogo, perchè Arte e concetto astratto sono +incompatibili tra loro. Chi ha voluto così è la Natura, la Legge +suprema dello Spirito, e noi non possiamo arbitrariamente mutarlo. +Tentandolo, commettiamo un sacrilegio o una sciocchezza, come meglio +piace. Ed è quel che mi sono proposto di accennare, ingegnandomi di +abusare il meno possibile della loro cortese indulgenza. + + * + * * + +Che cosa è l'Arte? + +Se lo è domandato, per quindici anni, Leone Tolstoi, e alla fine il +grandissimo artista ha conchiuso la sua lunga inchiesta con la +condanna di quasi tutte le opere d'arte antiche e moderne, +cominciando, come Bruto, dall'ammazzare i suoi figli. + +Terminata la lettura del suo ultimo libro, che ha per titolo quella +domanda, si rimane perplessi. Chi ha ragione? Lui o la storia? Lui o +l'umanità che non si sazia di ammirare le opere d'arte antiche e +moderne, e di chiederne ancora altre ai poeti, ai romanzieri, ai +pittori, ai musicisti? + +Il suo libro, in certi punti, è di una logica così stringente che, se +per poco gli si mena buona una delle premesse, bisogna accettarne, per +non cascare in contraddizione, le conseguenze. + +Fortunatamente, l'arbitrarietà di alcune premesse può sfuggire a +pochissimi lettori; e non ostante il rispetto che si ha per l'autore +dei due o tre capolavori che onoreranno, con pochi altri, presso i +posteri l'arte narrativa del morente secolo, si finisce con vincere la +perplessità d'un istante e sentire compassione del potente ingegno di +artista immiserito dal misticismo da cui è stato vinto in questi +ultimi anni. Compassione ed ammirazione in una; giacchè si capisce +quanta fortezza ed elevatezza di animo ci sia voluta per avere il +coraggio di condannare quel che ha cinto d'un nimbo di gloria il +proprio nome, la parte migliore del proprio pensiero divenuta +creazione vivente. + +Si è parlato a questo proposito di Alessandro Manzoni; ma il paragone +non regge. Alessandro Manzoni rinnegava, tutt'al più, un genere di +opera d'arte, il romanzo storico e anche, logicamente, tutte le opere +d'arte dove i fatti immaginarii s'innestano sur un fatto reale: il +dramma, la tragedia. L'artista ripudiava un genere d'arte in nome d'un +principio d'arte. Forse, nel momento che s'induceva a scrivere la +severa e giusta sentenza, egli ripensava il processo di creazione con +cui erano venuti fuori nei _Promessi Sposi_ i diversi personaggi: Don +Abbondio, Perpetua, padre Cristoforo, don Ferrante da un lato: +l'Innominato, la Signora di Monza e il Cardinale Borromeo dall'altro; +gli uni tutti di un pezzo, organici, figli soltanto della sua +immaginazione; gli altri messi insieme con elementi imposti dalla +cronaca e dalla storia. + +Forse ripensava la spontaneità con la quale i primi gli erano balzati +davanti agli occhi, con fisonomia, gesti e linguaggio proprii, simili +agli individui incontrati nella vita reale: e allo sforzo, allo stento +che gli erano costati gli altri, pei quali aveva dovuto interpretare, +indovinare molte cose, traendole da dati, da accenni che egli non +poteva troppo mutare secondo gl'intenti della sua opera d'arte. Anche +a lui don Abbondio è dovuto sembrare più vivo, più reale del cardinale +Borromeo del quale intanto egli poteva vedere il ritratto. Insomma il +Manzoni, parlando da critico, non cessava di essere artista; il +critico anzi mostrava, in modo più notevole, la sua coscienza di +artista. + +L'unico punto di contatto tra il Tolstoi e il Manzoni può trovarsi +nel frammento pubblicato dal Bonghi, nella famosa opinione intorno +all'amore nell'opera d'arte: ma questa opinione è ragionata in modo da +far capire che l'autore dei _Promessi Sposi_ pensava, più che ad +altro, alla eccessiva sensibilità o sensualità italiana che non ha +bisogno di stimoli ma di freni, e che può quindi essere facilmente +indotta al peccato dalla vivace rappresentazione dell'amore. Anche +generalizzandola, si vede bene che il Manzoni la dava quale timida sua +opinione particolare e di pochi che la pensavano come lui; infatti con +essa non osa biasimare o condannare l'Arte che ha preso, sin dal suo +apparire nel mondo, a soggetto delle sue creazioni la passione +amorosa. S'intravede che, se il moralista non esita nell'esprimere il +suo convincimento, l'artista ne sente la enormità e non si spinge fino +a cavarne fuori tutte le conseguenze. Ossequiente alla sua idea, egli +ha tolto via dai _Promessi Sposi_ le scene di amore che nell'atto +quasi inconsapevole della creazione gli erano venute fuori e che egli +aveva accarezzate (lo confessa) anche meglio delle altre; ma l'aver +lasciato inedita quella dichiarazione fa sospettare che in lui +l'artista non dava completamente ragione al moralista cattolico. +Questi, in un certo momento, ha sopraffatto l'artista; l'artista però +gli ha tenuto il broncio pel sacrifizio a cui era stato costretto; e +vedremmo che l'artista aveva ragione, se l'autografo dei _Promessi +Sposi_ contenesse le scene passionali tolte via e queste venissero +pubblicate. + +Nè si dica che il Manzoni è meno esplicito, meno ardito del Tolstoi +nel manifestare le proprie convinzioni; la condanna del Romanzo +storico è là per smentirci, senza contare la _Morale Cattolica_ ed +altri suoi franchi recisi giudizi intorno a diversi soggetti. Quella +dichiarazione sembra unicamente fatta per tranquillare i rimorsi della +sua coscienza di artista, quasi Renzo e Lucia, ridotti due larve +incolore, da amanti appassionati che erano nella prima redazione del +romanzo, non cessassero dal rimproverarlo della crudele operazione +fatta su loro. + +Infine, col Manzoni si tratta della soppressione, di un sentimento +nelle creazioni dell'arte della parola, non delle soppressioni delle +varie manifestazioni dell'Arte con la parola, col disegno e il colore, +e col suono, se esse non sono asservite direttamente a uno scopo di +moralità religiosa o di insegnamento civile. + +Qui, tra il Manzoni e il Tolstoi, non c'è più nessuna relazione, +nessuna lontana concordanza. + +L'idea dell'elevato scopo dell'arte radunerebbe invece attorno al +Tolstoi una folla di scrittori che egli scomunica e maledice. Qual +artista ha mai sostenuto che l'Arte non debba servire a nulla, o +servire a corrompere piuttosto che a purificare il cuore e la mente? +Gli stessi esagerati partigiani della teorica Bellezza si fondano su +l'influenza, vera o supposta, della bellezza nella educazione del +cuore e dello spirito; e per loro essa è scopo supremo in quanto la +semplice bellezza della forma vien reputata capace di destare negli +animi bellezza di sentimenti, cioè produrre effetti di raffinamento +spirituale. + +L'Arte, o Signori, non è una cosa convenzionale; ha avuto ed ha la sua +funzione nella storia della umanità: prima, certamente, una funzione +più grande, perchè era e Arte e Religione e Scienza nello stesso +punto: poi--quando la Religione e la Scienza si scissero dal +primordiale organismo per svilupparsi a parte, con organismi più vasti +e più propri alla loro natura--una funzione meno complessa ma più +determinata; forse meno importante, perchè prodotto, principalmente di +facoltà inferiori--immaginazione e sentimento--ma non superflua o +inutile; e molto meno dannosa, come giudica il Tolstoi. + +Si direbbe che, per lui, l'Arte non ha storia. + +Egli mette l'arte antica allo stesso livello della moderna nella +funzione sociale. Secondo lui, un poeta dovrebbe essere anche oggi +sacerdote, profeta. Che questa innocua illusione possa averla qualche +odierno poeta, passi. I poeti non sono obbligati ad essere storici, +critici di arte come colui che vuole occuparsi d'un problema di storia +e di critica d'arte. Un artista che intenda di sciogliere quel +problema, deve, innanzi tutto, sapere che egli entra in una funzione +molto diversa da quella da lui praticata facendo unicamente il +romanziere o il poeta, il pittore o il musicista. Leone Tolstoi, mente +superiore, lo ha capito ed ha voluto per ciò mettersi in condizione +di esercitare con pienezza di mezzi la sua funzione di critico. Se non +che, egli si è accostato al problema con un'anticipata soluzione in +tasca. Ha detto: Stiamo a sentire quel che hanno ragionato intorno +alla mia domanda--Che cosa è l'arte?--e critici e filosofi e +scienziati e uomini del mestiere. Sono convinto che hanno scritto un +ammasso di contraddizioni e di sciocchezze. Si trovano tutti fuori di +carreggiata, non hanno la divina idea direttrice del sentimento +religioso che guarantisce la verità del mio concetto. Pure, stiamo a +sentire. + +E ci presenta la sfilata delle definizioni dell'arte dal Baumgarten, +fondatore dell'estetica, al Guyan, al Kralik, a Julius Mithalter; una +vera babele, secondo lui. Egli non si accorge che tutte quelle +definizioni sono vere e false perchè guardano l'arte da uno speciale +punto di vista e ne mettono in rilievo un lato solo, per via del +sistema da cui scaturiscono. «_Dopo un secolo e mezzo di +discussioni_--egli esclama--_intorno al significato della parola +bellezza, esso rimane tuttavia un enimma._» Che importa? Di tante +forze della Natura noi non conosciamo l'essenza, e questo non +impedisce di servircene e di applicarle ai nostri bisogni. + +È appunto l'uso dell'arte, quale vien fatto nella società moderna, +quel che più irrita il Tolstoi. Egli non vorrebbe riprendere la +tradizione di Socrate, di Platone, di Aristotile, dei filosofi +buddisti e proscrivere l'Arte dal vivere civile, come pensano oggi i +maomettani e i pii contadini russi. Dice anzi che costoro fanno male +ripudiando qualunque genere d'arte, perchè così si privano del più +importante fattore di quell'unione senza la quale l'umanità non +potrebbe vivere. Semplicemente egli vorrebbe ridurre l'Arte a un mezzo +di propaganda religiosa, un che di simile a quei raccontini illustrati +che i protestanti fanno distribuire per le vie per ottenere la +conversione dei peccatori. Com'è al presente, l'arte, non che essere +un aiuto al progresso, n'è anzi il più grande ostacolo, egli +conchiude. «_Tutti gli sforzi_--sono sue parole--_degli uomini che +vogliono fare il bene devono tendere alla soppressione dell'arte +moderna, che è il più terribile male dell'umanità. Domandate a un vero +cristiano se sia meglio perdere, assieme col po' di buono che c'è, +tutto il falso dell'arte moderna, ed egli non potrà esitare di +rispondere, come Platone, come i Padri della Chiesa, come i +maomettani: Meglio non avere nessuna specie di arte, che continuare a +soffrire l'influenza deleteria di quella che ora abbiamo._» + +E questo _che ora abbiamo_ non bisogna intenderlo ristrettamente per +la odierna produzione artistica, ma pure pei criterii che formano la +nostra guida nell'ammirazione dell'arte di tutti i secoli. +Quest'ammirazione, secondo lui è cosa tutta convenzionale. I tragici +greci, Dante, Raffaello, Bach vengono stimati grandi perchè così fu +detto da principio. Quali invenzioni più grossolane di quelle dei +tragici e dei comici greci, di Aristofane soprattutti? E Shakespeare, +e Milton e Michelangelo, _col suo assurdo Giudizio Universale_, sono +forse qualcosa di meglio? Da questa stolta ammirazione nasce il +_contagio artistico_ che produce l'enorme folla degli imitatori. + +Non si può tener dietro al vertiginoso movimento di questa discussione +che si smarrisce spesso in discussioni incidentali, che dà importanza +uguale ai piccoli e ai grandi fatti, e che subordina tutto al concetto +religioso e morale, non tenendo conto del fatto che la vita spirituale +dell'umanità è molto complessa, nè riconoscendo che la vera umanità è +quella nella quale tutte le forze intellettuali hanno raggiunto il +massimo grado di svolgimento. + +Per ciò egli ha potuto scrivere che l'Arte, per essere stimata buona +«_dovrà soddisfare i bisogni di tutte le masse popolari che vivono in +condizioni naturali, e non le fantasie dei privilegiati chiusi in un +ambiente fittizio_. E per ciò egli intravede _nel futuro la +generalizzazione della facoltà artistica, perchè l'arte, sdegnando le +complicazioni tecniche attuali che richiedono lungo studio e gran +perdita di tempo, allora non chiederà altro agli artisti all'infuori +della limpidezza, della semplicità della concisione_» quasi la +limpidezza, la semplicità, la concisione non fossero le più alte e più +difficili qualità della tecnica artistica! + +Dopo tutto questo, in che modo meravigliarsi nell'udirgli proporre +come unici modelli dell'arte narrativa moderna _Les Misérables_ e le +_Pauvres Gens_ di Victor Hugo, i romanzi del Dickens, la _Capanna +dello zio Tom_ della Beecher-Stowe, e l'_Adamo Bede_ di Giorgio Eliot? +Come meravigliarsi vedendolo indignare della pretesa che pel giudizio +di un'opera d'arte occorre qualche preparazione, se non proprio +un'iniziazione? Allora si capisce come la leggenda o storia di +Giuseppe ebreo rimanga per lui il modello di tutti i capolavori +artistici. «_La gelosia dei suoi fratelli, la vendita di lui ai +mercanti, il tentativo di seduzioni da parte della moglie di Putifar, +l'assunzione del giovinetto a un'alta carica governativa, la sua pietà +pei fratelli, etc. sono fatti_--egli dice--_che provocano uguali +sentimenti nel contadino russo, nel cinese, nell'africano, nei ragazzi +e nei vecchi, nell'uomo istruito e nell'ignorante; e tutto il racconto +è scritto con tanto riserbo, con tanta assenza di particolari, che si +può trasportare la sua azione in qualunque ambiente, senza che essa +perda per questo di essere comprensibile e commovente._» + +È inutile discutere. L'eccesso salta agli occhi; e dicendo eccesso +voglio essere moderato. Ma pure in quella farraggine quante +osservazioni argute, profonde; quante sincere premesse dalle quali è +poi sviata la conseguenza! + +Fortunatamente per lui, e più per noi suoi contemporanei e pei nostri +posteri, la fama di Leone Tolstoi non è soltanto affidata ai suoi +libri di propaganda religiosa e sociale nè a questo _che cosa è +l'arte?_ derivazione da essi o variazione sul tema. Non ostante il +ripudio dell'autore, La _Guerra e la Pace_, _Anna Karenin_, e _La +Sonata per Kreutzer_ rimarranno nel patrimonio dell'arte mondiale, e +faranno dimenticare che nella vecchiezza l'illustre autore preferì di +essere un santo al continuare ad essere un meravigliosissimo artista. + + * + * * + +Ho voluto dilungarmi intorno a questa strana opinione del Tolstoi +anche perchè essa dimostra come non valga essere artisti--e fin grandi +artisti--per ragionare con giusti criterii intorno all'Arte. + +Altre persone poi, e non meno autorevoli, profondono consigli e +ammonimenti a quanti oggi si occupano a scrivere romanzi, novelle, +liriche, drammi; e i loro discorsi ci rivelano quali dovrebbero +essere, secondo essi, i nuovi ideali d'arte, i nuovi ideali di critica +che debbono guidare la produzione letteraria futura. + +--Voi scrittori--essi dicono--avete un gran torto: vivete tra le +nuvole, vi turate volontariamente gli orecchi per non udire, chiudete +gli occhi per non vedere. Vi siete formati nell'immaginazione un mondo +a parte, che ha poco o punto riscontro coi bisogni della società che +ci circonda, e vi deliziate in esso quasi esso fosse la vera realtà, +e la realtà, invece, ne dèsse un fantasma falso e disformato. La gran +corrente d'idee e di sentimenti che pervade il mondo attuale e lo +agita e lo tormenta e lo travolge non ha presa su voi. Dite di +possedere non sappiamo quale ideale di bellezza e volete attuarlo; +bellezza di concezione, bellezza di forma (con lo speciosissimo +pretesto che l'arte vostra consista soltanto in quella creazione, in +quella forma) e non vi curate di altro. E poi avete il coraggio di +lagnarvi che i lettori vi abbandonino, che non v'intendano più! + +Perchè dovrebbero seguirvi? Voi fingete d'ignorare, o ignorate +davvero, quel che ora avviene nelle menti e nei cuori, quel che +sobbolle in alto e in basso. La politica vi mette orrore; le quistioni +sociali vi sembrano indizii di brutali appetiti avidi di saziarsi nel +modo più spicciativo possibile. I tentativi, le conquiste della +scienza vi lasciano indifferenti; le stesse speculazioni del pensiero +filosofico, ora condotte con metodo meno arbitrario di una volta, non +hanno potenza di attrarvi. Ve ne state chiusi dentro un'immensa +solitudine, in compagnia dei vostri fantasmi di bellezza o pretesi +fantasmi di bellezza (dovete permetterci di dire così perchè non è +provato che non vi inganniate intorno al valore di essi) e guardate la +gente con aria di compassione e di disprezzo. Ah, è proprio questo il +momento di non occuparci d'altro che della bellezza! + +Se volete che l'arte vostra sia qualcosa di vitale, che eserciti una +funzione efficace nell'organismo della società moderna, scendete dalle +nuvole, sturatevi gli orecchi, aprite gli occhi; siate apostoli, +profeti o poeti, come vi piace, giacchè è tutt'uno; ma ogni vostra +pagina sia un'eco dei nostri dolori, delle nostre aspirazioni, delle +nostre lotte, delle nostre vittorie. Gridate, urlate con noi, +piangete, esaltatevi con noi! Le libertà politiche non sono cosa +vacua; le quistioni sociali non significano discussioni tecniche; la +scienza, che non è mai stata un giuoco, oggi non è tale più che mai; +la riflessione filosofica che rimescola i più alti problemi dello +spirito non rappresenta soltanto l'orgoglio e l'impotenza della mente +umana. + +Noi non troviamo nessun riflesso, nessun accenno di tutto questo nei +vostri lavori di arte, e per ciò buttiamo via il volume appena +scorgiamo di che si tratta; non lo apriamo neppure ormai, certi come +siamo di non trovarvi niente che possa interessarci. Ah, sì! Le nostre +passioni, le eterne passioni, sotto le mutabili influenze della razza, +delle circostanze passeggere, degli usi, dei costumi, della moda +anche; grazie tante! Come non vi accorgete che, con lievi apparenti +modificazioni, ci ricantate sempre la stessa storia? Sono secoli e +secoli che voi artisti ci parlate di amore, di gelosie, di tradimenti +coniugali e cose simili! Ne siamo stanchi, ne siamo sazii. L'amore? +Abbiamo già _Giulietta e Romeo_; non ci avete più saputo dare niente +di meglio. La gelosia? Abbiamo _Otello_ e non vi siete ancora +stancati di ricopiarlo. L'adulterio? Ma non vi sembra che bastino, per +non parlare degli antichi, _Madame Marneffe_ e _Madame Bovary_? + +Tutta questa folla di creature appassionate, irrequiete, degenerate, +come oggi è moda di dire, che voi vi affannate di gettare in pascolo +della nostra fame spirituale, ci lascia, se abbiamo il coraggio +d'ingollarla, più affamati di prima. Mutate registro! _Ruit hora!_-- + +Non sono persone volgari coloro che parlano così. Sono anzi persone +colte, serie, e credono di discorrere seriamente, ragionevolmente. +Infatti, se uno di loro stèsse a sentire qualcuno che dicesse, per +esempio, a un sarto:--Eh, mio Dio, non sai far altro che vestiti! Ma +pensa che l'uomo non ha bisogno soltanto di essi; ha bisogno di +mangiare, di albergarsi in una casa, di scaldarsi, l'inverno, di +rinfrescarsi l'estate; ha bisogno di mezzi per coltivare i campi, di +macchine per condurre le sue industrie, di strade, di carrozze, di +teatri, di tante e tante urgentissime cose per tirare avanti la vita +in società. Per te l'importante consiste soltanto nel taglio degli +abiti, nella foggia, nella eleganza e nel lusso dello guarnizioni... +In che mondo tu vivi?--se uno di costoro stèsse a sentire qualcuno che +parlasse così, si stupirebbe, ne riderebbe, lo giudicherebbe un po' +leso nelle facoltà della mente. Ora, tali brave e intelligenti persone +non si comportano diversamente di fronte all'artista, e intanto +s'immaginano di ragionare a fil di logica. + +--Eh, mio Dio! Voi artisti non sapete fare altro che opere d'arte, +cioè opere di creazione e di bellezza! Ma siate politici, sociologi, +scienziati, filosofi! E non a modo vostro, pelle pelle, per pretesto +di mettere un po' di sale e di pepe nella solita sciapa minestra; ma +realmente, profondamente, in modo che quel che ora è la lustra, il +pretesto, diventi scopo principale. Siate uomini, non fanciulloni. Il +regno dell'immaginazione è finito da un pezzo. Sostanza ci vuole oggi, +non apparenza: e la forma e la bellezza sono soltanto apparenze. Le +fiabe bisogna lasciarle ai bambini, in ogni caso; le nonne e le balie +bastano per l'ufficio di raccontarle al loro minuscolo uditorio e +farlo star cheto. Non siamo arrivati al XXº secolo per nulla! + +Oh, perfettamente! Ma parlate chiaro, si potrebbe rispondere. Dite che +l'Arte non è più di questo tempo, che è diventata una superfetazione, +e forse potremmo ragionare, discutere. Abbiate la sincerità del +Tolstoi, maleditela quest'arte che vi sembra una vanità, se non volete +arrivare fino alla esagerazione del neo-mistico russo e chiamarla a +dirittura una calamità. Gli artisti, i veramente degni di questo nome, +non lavorano per l'oggi, per la moda passeggera. Ecco perchè si +affaticano a cogliere le caratteristiche più intime e più durature +dell'uomo; non vogliono fare opera effimera. + +La politica? Ma quale? Quella di ieri non somiglia a quella di ieri +l'altro; quella di domani non sarà quella di oggi. Volete dunque che +l'artista introduca nella sua opera d'arte un elemento così mutabile +che ne abbasserebbe il valore in poco volgere di anni e forse di mesi? +Il romanziere, il drammaturgo italiano, per esempio, pensa alla sorte +dei romanzi del Guerrazzi e delle tragedie del Niccolini, e si guarda +bene dall'imitarli. + +La sociologia? Ma tutto è ipotesi provvisoria in essa, se non volete +dire fantasticheria sentimentale. Come? Questa scienza, o pretesa +scienza, non riesce a risolvere degnamente i problemi che si pone +davanti, e voi pretendete che se ne impossessi l'artista, e ne accetti +e ne propaghi coi suoi mezzi le conchiusioni campate in aria? Per +questo scopo, c'è la _Repubblica_ di Platone, o la _Città del sole_ +del Campanella, o i recenti volumi del Bellamy e di qualch'altro. +Sorbiteveli. Non vi sembrano sufficienti? + +La scienza? Ma essa nega oggi quel che ha affermato con gran sussieguo +ieri! Nessuno peggio di lei, dà il doloroso spettacolo di credersi +infallibile, di ostinarsi, per anni ed anni, in una cantonata presa, +in un errore, per giungere poi a disdirsi e a ricominciare daccapo. +C'è stato un artista, o quasi, che si è baloccato a mettere un po' di +scienza in romanzo; viaggiate nella luna col Verne, passeggiate con +lui ventimila leghe sotto il mare, e lasciate in pace tutti gli altri! + +La filosofia?... La religione?... + +Ma come non vi accorgete che l'Arte dev'essere tutt'altra cosa? Come +non capite che i veri artisti si disinteressano soltanto in apparenza +di tutte le grandi quistioni che affannano l'umanità, perchè loro +dovere è unicamente mettere al mondo creature ideali, le quali poi non +sono per questo meno reali di quelle che sogliamo chiamare più +specialmente così; e che ognuna di tali creature è un'idea, un +sentimento fatti carne, ossa, sangue, non una vanità che par persona; +e idea fondamentale, sentimento perenne? + +Voialtri, però, non volete andare oltre quella carne, quel sangue, +quelle ossa; badate soltanto all'esteriore. E se voi avete perduto il +giusto senso dell'Arte, che colpa ne hanno gli artisti? Essi debbono +fare opera d'immaginazione e di forma, e voi chiedete, all'incontro, +opera di riflessione, di puro pensiero; o, per lo meno, qualcosa che +stia nel mezzo, dove la forma non celi interamente il pensiero +astratto, il concetto. Voi chiedete l'assurdo; per ciò gli artisti vi +lasciano dire e continuano a produrre quel che debbono produrre. + +Non pretendiamo affermare con questo che nella loro produzione siano +adempiute tutte le condizioni che costituiscono una pura opera d'arte. +Deficienze, stonature vi sono pur troppo e sarebbe miracolo quasi +incredibile se non ci fossero. Nella produzione artistica avviene, +come nella produzione naturale, un eccesso, quasi essa sia una serie +di prove e riprove, di tentativi e anche di aborti, per raggiungere +finalmente una altezza, una compiutezza che non è mai la perfezione +assoluta, l'ideale, ma qualcosa di approssimativo all'ideale. +Accettiamo come una necessità inevitabile questa ricchezza, questa +prodigalità generativa e, se così volete, questo sperpero inutile di +forze. Di cento romanzi, di cento novelle, di cento drammi, uno o due +soltanto supereranno la prova della sopravvivenza; è stato sempre +così; sarà sempre così. _Ruit hora!_ Sì, per noi misere apparizioni di +un momento; ma per una letteratura, per una nazione, per l'umanità +quelle due parole latine non hanno senso. Lasciamo che le cose vadano +pel loro verso: che l'Arte sia arte e la Scienza scienza. + +Quando verrà il momento, se dovrà venire (nessuno di noi può +prevederlo con certezza) se l'Arte dovrà cedere il posto alla Scienza +o trasformarsi e divenire qualcosa di essenzialmente diverso di quel +che ora è, la trasformazione avverrà per forza fatale di circostanze; +ma non potremo chiamarla più Arte, come non potremo mai chiamare nero +il bianco, nè il bianco nero, se prima non ci metteremo di accordo che +_nero_ vorrà dire _bianco_ e viceversa. Avremo mutato il vocabolo, non +la cosa; e non mette conto di rifare per così piccolo scopo il +dizionario. + +Pur ora dobbiamo riconoscere che creare forme di bellezza artistica +non è poco. La Grecia antica è immortale per aver fatto questo +soltanto. Le sue battaglie, le sue conquiste, i suoi sistemi +filosofici, le sue scienze embrionali hanno ormai un valore molto +relativo nel presente. Le divine opere di Omero, di Eschilo, di +Sofocle, di Aristofane sono qualcosa di così importante che, se +fossero andate perdute, ci mancherebbe la miglior parte di noi e il +danno sarebbe irreparabile. + +Così parlando, non vogliamo fare presuntuosi o stolti confronti, nè +metter fuori vanitose pretese; l'artista di oggi è quel che +dev'essere; ed appunto perchè è qualcosa di diverso ha ragione di +esistere. + +Sventuratamente una delle più evidenti caratteristiche di oggi è la +confusione delle idee. Forse, da questo caos verrà fuori il nuovo +mondo futuro; ma neppure questo nuovo mondo potrà fare che una cosa +sia e non sia nello stesso tempo; e possiamo quindi anticipatamente +proclamare che anche nel più lontano avvenire l'Arte sarà +semplicemente Arte o non sarà più. Da questo dilemma non si esce. + + * + * * + +Quale potrà essere l'Arte e in un non lontano avvenire, me lo +prediceva seriamente, mesi fa, un mio amico a cui la serietà degli +studi filosofici, scientifici e anche teologici non ha ammortito la +vivacissima fantasia. + +Io ho trascritto per mio gusto, la sua improvvisazione di quel giorno, +quando egli, dopo aver divagato per più di un'ora intorno all'Arte +cosmica, preistorica, finì con fare un salto straordinario fino +all'Arte avvenire. E se avessi potuto riassumerla con tutto +l'abbagliante splendore della sua parola, spanderei un sorriso di luce +su la grigia intonazione della mia conferenza. + +Siccome il pensiero umano e le sue forme e le sue facoltà esistevano +sin dall'inizio, sin dall'eternità, sin da quando lo Spirito di Dio +s'immerse nella materia imponderabile o etere che vogliamo chiamarlo, +così domanderà quale ha potuto essere allora la sua attività +funzionale come arte. + +--Non possiamo figurarcela, altrimenti che paragonandola a un'attività +di sogno, anzi a una attività, per un certo lato, minore di quella del +sogno e dall'altro lato infinitamente maggiore perchè organica e +creativa. + +Che altro possono essere stati se non una specie di sogno dello +Spirito, quel fermento di atomi, quell'aggregarsi, quel distinguersi, +quel combinarsi, e le consecutive formazioni sempre più addensantesi, +sempre più moltiplicantisi, fino al prodursi delle nebulose, fino al +condensarsi di essa in Soli immensi, fino al disgregarsi di questi +Soli in sistemi solari, fino alle formazioni particolari di ogni +singolo mondo di quei sistemi nei quali, forse, anzi senza forse, +nessuna delle combinazioni chimiche aveva qualche analogia con quelle +conosciute oggi; nessuna delle forme qualche lontana rassomiglianza +con le forme di oggi; sistemi solari, mondi, creature viventi morte e +sparite migliaia e migliaia di secoli prima che qualche indizio +apparisse dell'infinito universo attuale, che l'occhio nostro scorge +nelle notti stellate e che i nostri telescopii intravedono di mano in +mano che la loro potenza visiva si accresce. + +L'opera d'arte allora, in quei lontanissimi secoli di secoli, era la +stessa creazione; e noi possiamo chiamarla tale perchè era forma, +forma materiale, incosciente, forma aggregativa, forma combinativa, +chimica, vegetale e anche vivente, quantunque chimica, vegetale, e +vivente in modo assolutamente diverso da quanto noi indichiamo oggi +con questi aggettivi. + +E così dobbiamo supporre altre luci, altri paesaggi, altre figure, +altri profumi, altri suoni; e nelle creature viventi, altre facoltà, +altri sensi, altra intelligenza. Per quanto la nostra immaginazione +volesse sbizzarrirsi nelle concezioni più complicatamente strane ed +assurde, probabilmente non raggiungerebbe la mirabile diversità di +tutte le manifestazioni della forma e della vita che possono e debbono +essere apparse prima di queste da noi conosciute. + +E ammettendo la ipotesi di creature vi venti, ammettendo in queste +creature sensi e facoltà di spirito diversi dai nostri, quale avrà +potuto essere la loro opera d'arte? Certamente in corrispondenza di +quelle facoltà, un'applicazione, un'estrinsecazione di esse, una +riproduzione idealizzata di quella loro natura esteriore e +interiore.... E dobbiamo arrestarci a questa affermazione; e dobbiamo +contentarci soltanto di pensare che la loro evoluzione ha dovuto +seguire le stesse norme della nostra: salire da una forma inferiore +alla immediatamente superiore: cioè, prima, sensazione, immaginazione, +poi riflessione. Se non che questi tre elementi possono essere stati +contemperati in modo da produrre qualcosa che ci colmerebbe di stupore +e di meraviglia, se, per fortuna, potessimo averne un saggio, e se le +nostre facoltà potessero adattarsi a sentirla e a intenderla per +poterla ammirare. + +Qui la nostra intelligenza si confonde. + +Da questi secoli iniziali, se pur si può parlare d'inizii ragionando +d'eternità, noi possiamo slanciarci fino alla fine dei secoli, alla +maturità, alla vecchiezza, alla decrepitezza del nostro sistema solare +e ricostruire con l'immaginazione, anticipatamente, quel che forse +sarà o potrà essere l'opera d'arte futura. + +Abbiamo pochi elementi, ma essi ci basteranno per un'ipotesi, giacchè +sono elementi di fatto, quasi scientifici. + +Notiamo il continuo perfezionamento dei nostri sensi. Il tatto, la +vista, l'udito, tutti i nostri mezzi di rapporti con la natura +esteriore si sono talmente perfezionati lungo il corso dei secoli, da +permetterci di affermare che noi siamo creature affatto diverse dalle +creature che furono i nostri primi progenitori. + +Le evoluzioni delle arti sono un'altra prova convincentissima. Se +qualche mago, sacerdote o poeta delle età primitive, per un miracolo +d'intuizione le avesse annunziate agli abitatori lacustri, ai nomadi +delle grandi pianure e delle grandi montagne dell'Asia, a quelle genti +che ignoravano se stesse e che stimavano dovesse essere la vita una +perenne lotta col mammut, con gli ittiosami, con tutte le bestie +feroci brulicanti su la giovane terra--quelle evoluzioni sarebbero +state giudicate assurde, parto di fantasia morbosa. + +Eppure dal grido bestiale quasi inarticolato, dalla mimica, dalla +danza sacra e guerresca noi abbiamo veduto scaturire a poco a poco i +poemi dell'India, la Bibbia, l'Iliade, la tragedia greca, la commedia, +i capolavori di Dante e dello Shakespeare, il romanzo e la lirica +attuale. + +Ed ecco che nuove facoltà si rivelano oggi o almeno attirano +l'attenzione dello scienziato, agitano il nostro spirito e lo fanno +tremare di sgomento e di curiosità. C'è un altro mondo in questo +mondo, c'è un'altra natura dentro la nostra natura. S'intravedono +facoltà incredibili, si scorgono bagliori di forze prima ignorate o +trascurate. L'invisibile diventa visibile, l'occulto si manifesta; +leggi, o quelle credute tali, da cui sembrava che il nostro organismo +e la natura fossero ferveamente dominati, non appaiono più tali. Quel +che ieri era tenuto per fantastico, per impossibile, per +supernaturale, diventa realtà, o meglio viene scoperto realtà +altrettanto naturale che quello comunemente chiamato così. Tutti i +limiti cedono; non si allontanano soltanto, ma spariscono: e questo +dovrà naturalmente produrre tale rivoluzione nel mondo, che qualunque +superlativa nostra fantasticheria non potrà darne la misura. + +Ormai nessuno può più dubitare di quella forza che il nostro +imperfetto linguaggio si rassegna a chiamare _psichica_, perchè la +scienza non sa a chi addebitarla, nè come contrassegnarla. Quel che +pareva un sogno di malati comincia a venir giudicato più che una +possibilità. Questo nostro pensiero che finora si è manifestato +servendosi della materia, marmo, tavolozza, suono, parola scritta, +pare abbia tanta potenza creativa in se stesso, da poter fare a meno +di questi mezzi che non riescono a renderlo con tutte le sue +sfumature. + +Il marmo resiste, immobile, incoloro; la tavolozza non dà tutta la +luce e tutti i colori alle forme, e per quanto si aiuti con la +prospettiva e con gli scorci, è impotente a rendere il moto; la +musica, con le meravigliose combinazioni delle sue melodie e delle sue +armonie, rimane vaga, imprecisa, quantunque potentemente suggestiva: +la parola, che riesce a dare l'illusione complessiva di tutte le altre +arti e simulare la vita, si frange contro certi limiti del linguaggio, +e contro certi limiti parte sormontabili perchè convenzionali, parte +no, perchè inerenti alla stessa natura della sua opera. + +Noi sentiamo che tutte queste arti c'impacciano, ci tormentano per la +loro impotenza a creare davvero la vita. + +Ora, la forza _psichica_, di cui già parlasi con trepido stupore, +dovrà produrre nel lontano avvenire un'Arte della quale non possiamo +formarci neppure un'idea approssimativa, in corrispondenza della nuove +facoltà che avrà allora acquistato l'umano organismo. + +Questa forza ormai la conosciamo come produttrice di moto. Sappiamo +che è possibile spostare oggetti materiali con la semplice +concentrazione della volontà. Sappiamo che un individuo, in certi casi +di cui ignoriamo il come e la legge, può con essa oggettivare, +materializzare il pensiero, dargli forma visibile e tangibile, forse +esplicando poteri intimi suoi propri, forse impossessandosi di +elementi circostanti e ignoti alla scienza. S'intravede però che quel +che è ora accidentale potrà, anzi, dovrà essere normale, soggetto alla +ragione, come sono divenute normali e soggette alla ragione tante +altre forze della natura; l'elettricità, per esempio. + +Immagina dunque--e il mio amico entusiasmato dalla sua idea, mi +stringeva forte il braccio--immagina dunque che cosa potrà essere +l'opera d'arte quando il pensiero non incontrerà più ostacoli nel +marmo, nella tela e nei colori, nei suoni e nella parola; quando +l'opera d'arte si esplicherà, si formerà con la stessa rapidità e con +la stessa nettezza dell'idea, cioè, quando il pensiero diventerà +visibile, tangibile, quantunque fuggevole, forse, e mutabilissimo, +come la sua natura di pensiero comporta; quando insomma le creazioni +dell'intelletto immaginativo vivranno, sia pure per qualche istante, +realmente fuori di noi, quasi proiettate da un cinematografo +infinitamente superiore a quello inventato dai fratelli Lumière? + +Ah, io non voglio mettere a dura prova la loro cortesia, continuando a +riferire lo svolgimento di questa ipotesi che la magia della parola e +dell'espressione riuscirono a farmi accettare senza nessuna +obbiezione, così rapida ed efficace era stata l'impressione +prodottami. E siccome sono un po' sognatore anche io--altrimenti non +andremmo molto di accordo con quel mio amico--confesso sinceramente +che oggi, nel riferire la sua ipotesi, non ho potuto sorriderne, come +il giorno in cui la udii la prima volta. + +Ho visto diventare realtà tante cose giudicate da gran tempo +impossibili, che più non oso rimanere scettico neppure davanti +l'assurdo. + + + + +FELICE CAVALLOTTI + +DRAMMATURGO E POETA. + + +I. + +Si dava, per la prima volta, al Valle _La luna di miele_ del +Cavallotti. Teatro affollatissimo. Un occhio esperto avrebbe però +facilmente capito che il pubblico di quella serata era, in gran parte, +pubblico di occasione. Infatti gli amici politici dell'autore avevano +creduto di dover fare atto di fraternità accorrendo ad applaudire la +nuova produzione del recente promotore del _Patto di Roma_. + +Il manifestino teatrale portava stampato con grossi caratteri il +titolo della commedia e il nome dell'autore; da piè, in carattere +minuscolo, avvertiva che lo spettacolo sarebbe cominciato con la +recita della commediola dello Scribe: _La camera affittata a due_. + +L'orchestra diede l'ultima strimpellata d'un valzer, il sipario fu +tirato su; e sùbito si fece nella sala gran silenzio di vivissima +attenzione. Sin dalle prime scene un'ingenua ilarità cominciò a +serpeggiare per la platea, scoppiando di tratto in tratto, più che in +risate, in applausi mal frenati. Dalle poltrone, parecchi si voltavano +meravigliati di quella fermentazione di entusiasmo per una commediola +stravecchia; le signore dei palchi guardavano le persone delle sedie e +le altre in piedi, cercando di spiegarsi quel buon umore che di mano +in mano aumentava e accennava di prorompere. + +Proruppe infatti, con fragorosissimi applausi e chiamate: _Fuori +l'autore! Fuori l'autore!_ appena la tela venne giù. + +Si udì una voce: + +--Zitti, cretini! + +Era quella di Ettore Socci, allora non onorevole, ma sempre colta e +brava persona, che arrossiva e s'indignava pei suoi confratelli +politici e pel suo amico Cavallotti. Gli associati al _Patto di Roma_ +non si erano accorti che la _Camera affittata a due_ non aveva niente +che fare con _La luna di miele_: e, venuti col proposito di applaudire +a ogni costo il Cavallotti, avevano sincerissimamente applaudito... +Eugenio Scribe! + +Ricordavo quest'aneddoto accettando l'invito di scrivere uno studio +intorno al Cavallotti drammaturgo e poeta. La tragica fine di lui +mette in imbarazzo chi vuole ragionarne spassionatamente, senza +sottintesi politici. La pietà che ispira l'uomo così immaturamente +spento consiglierebbe di attendere ancora prima di pronunciare un +giudizio su l'opera letteraria di colui che fu un perpetuo combattente +nella vita e nell'arte, che fece per lo meno altrettante polemiche +quanti duelli, e che mise nei duelli e nelle polemiche gli stessi +elementi di foga, di eccessi, di sincerità e di partigianeria, +quantunque i resultati ottenuti con gli uni e con le altre siano stati +diversamente inefficaci. Io mi son sentito in buone condizioni. Ho +scritto una sola volta intorno a un suo lavoro; e siccome allora, a +proposito della _Sposa di Mènecle_, non esitai di dire a lui vivente +quella che mi pareva la verità, così non temo che si possa sospettare +che ora approfitti della sua sparizione per dire quel che mi sembra la +verità intorno alla sua produzione teatrale e poetica. + +Come in quella sera al Valle, il drammaturgo e il poeta non sono stati +giudicati finora senza che intenzioni politiche, senza che amori o +rancori di parte non si siano mescolati ai criteri puramente artistici +che avrebbero dovuto ispirare la critica. Non era cosa facile mentre +l'autore viveva. Mancava a lui la serenità dell'artista che crea ed +abbandona alle discussioni del mondo l'opera sua. Appena si stimava +frainteso, voleva sùbito difendersi. Ma la polemica letteraria nelle +sue risposte s'inaspriva facilmente, e minacciava di finire o finiva +talvolta con un duello; non era il miglior mezzo per avere ragione. E +poi c'era nel Cavallotti una contraddizione che sembra inesplicabile a +molti e che pure non è rara. Uomo di idee e di sentimenti _avanzati_ +in politica, era quasi _codino_ in arte, precisamente come parecchi +altri, moderatissimi in politica, sono audaci rivoluzionari da +artisti. + +Le polemiche del Cavallotti riescono però documenti importanti: +permettono di riassumere i principii da cui scaturivano le sue opere, +e dànno spesso la opportuna misura per giudicare fin dove le +intenzioni sono arrivate ad attuarsi; fin dove sono rimaste semplici +intenzioni e nient'altro. In questi ultimi tempi la politica lo aveva +assorbito tutto. Si diceva appunto che egli voleva riposarsi dopo le +agitazioni e forse dopo i disinganni sofferti, dedicandosi nella +solitudine della sua villetta di Dagnente a un'opera drammatica. Una +triste fatalità ha distrutto per sempre i suoi disegni. L'uomo sparito +ci ispira un senso di compassione profonda; ma l'opera dell'artista +così malamente interrotta non ci desta nell'animo nessun rimpianto. +Niente faceva prevedere che la nuova concezione del drammaturgo +dovesse essere qualcosa di diverso da quel che era stata finora; un +dramma storico o una commediola di più, poco o nulla avrebbero +aggiunto al valore della vecchia produzione. + +E intorno al valore artistico della sua opera letteraria gli spuntava +forse un dubbio nella mente matura; esso trasparisce da alcune parole +della prefazione al _Libro dei versi_ pubblicato pochi mesi avanti la +sua morte. + +Egli parla di questo volume, dove ha raccolto quel che gli è parso il +fior fiore della _sua molta suppellettile_ poetica, più come di una +testimonianza del _suo intimo io_, che di un'opera d'arte; lo chiama +_la sintesi di tutta una produzione lirica, in rispetto unicamente al +soffio che l'animò, ai sentimenti che la destarono, un libro vissuto, +il compendio in versi delle memorie di un poeta_. E, con amarezza, +premette alle strofe del _Ritorno notturno: Fra la lotta politica e +l'arte, viene l'ora in cui pur troppo bisogna scegliere, ossia +scegliere fra gli aspri doveri contratti nella vita e i godimenti +della fantasia_. + +Forse avrebbe detto meglio e più chiaramente: _o le ansie tormentose +della forma_. Ma egli queste ansie le conosceva poco. Nella lirica +come nel dramma, la forma è l'ultima sua preoccupazione; e dicendo +_forma_ non intendo parlare soltanto delle minuterie dello stile, ma +dell'intiera concezione, dell'organismo dell'opera d'arte. Un giorno +che, per capriccio, vuol darsi lo svago di fare un'ode saffica per +provare al Chiarini che non è assurdo scrivere versi italiani nei +quali si possano _conciliare le leggi metriche italiane con quelle del +ritmo latino vero_, è preso da congestione cerebrale, stramazza per +terra, e gli rimane un'invincibile e prudenziale avversione, egli +dice, contro i _metri barbari_. + +Ma io credo che anche senza la paura di nuove e meno dannose +congestioni cerebrali, egli avrebbe avuto uguale avversione contro +ogni difficoltà di forma, contro ogni tentativo di novità da cui +potesse sentirsi troppo infrenato. Se si scorre, anche sfogliandolo, +questo volume di versi, si ravvisano a occhio, senza lèggere, le sue +preferenze pei metri facili ben sonanti, ben rimbombanti o ben +fluenti: quinari doppi, senari doppi, decasillabi, strofe quasi +cantabili di settenari, quartine di endecasillabi alternati con piani +e tronchi. + +E come nella lirica, così nel dramma. La concezione di tutto il +lavoro, le passioni, i caratteri, la distribuzione delle scene, il +dialogo non escono un istante dalle usate forme teatrali. Non c'è un +lontano accenno di tentativo per vincere gli impacci di una delle +tante convenzioni che sono gli organi atrofizzati di un organismo +vivente e non più necessari alla esistenza: convenzioni che altri +combattevano già, che altri hanno già abbattute e vinte. Per ciò tutta +la sua opera drammatica, che pure dimostra un ingegno dotato di buone +qualità teatrali, rimane quasi non avvenuta, non lascia orma nella +storia della forma, come non lascia un personaggio, un carattere, una +creatura sopravvivente. + +Eppure poche persone hanno tentato la lirica e la drammatica con +migliore e più soda preparazione di lui; poche persone hanno +teorizzato nelle polemiche con criteri più spassionati e più giusti +dei suoi, sia trattando le questioni dell'_idealismo_ e del _verismo_ +nei giorni in cui lo Stecchetti le aveva suscitate con _Postuma_ e +con _Polemica_, sia trattando il soggetto dei metri barbari, dei quali +aveva, come ho accennato, un _prudenziale orrore_. E di questa +polemica, ora dimenticata, ma che può insegnare o rammentare parecchie +cose buone anche oggi, mi piace staccare il seguente tratto: + + «Questo bisogno di rinnovamento che è, direi, nel sangue e + nell'aria, e travaglia gli artisti e via li porta nella sua + rapina, si traduce ai più incoscienti in una ricerca quasi + morbosa del nuovo e del bizzarro, come tale. Del processo + intimo che la letteratura attraversa costoro sentono + vagamente il soffio: intendono che qualcosa intorno ad essi, + non nei tipi eterni, ma nelle forme dell'arte, si modifica, + si trasfigura: e non avendone che una nozione confusa, + tementi solo di rimanere in ritardo, o di parer fuori del + movimento, corrono dietro affannosamente, come i fanciulli + alle farfalle, ad ogni larva non veduta o strana, ad ogni + luccicchio che passi loro davanti agli occhi, per l'aria. + Ciò che nello ingegno dei migliori è un presentimento + gagliardo di nova via e ragioni dell'arte ancor non note, + ch'essi vanno tentando ed esplorando con orme insieme mal + sicure ed audaci, aumenta l'impazienza smaniosa di tutti + quelli che dietro a loro si affollano a far coda, aspettando + che i novi sbocchi si aprano. Dove i primi mettono, tastando + il piede, e tutti là corrono; se uno si addentra a capriccio + in un viottolo, solo per vedere ove vada a por capo, e tutti + dietro, credendo ch'egli abbia imbroccato la via; se quello + sotto un andito si mette a cantare per sentir se c'è l'eco, + e tutti a far coro, credendo che sia quella la poesia + nuova. Quell'altro avrà poi un bel tornare indietro ad + avvertire che il viottolo era chiuso e che sotto l'andito + egli stava solamente provando la voce! + + «Così i tentativi, i capricci stessi dei migliori alimentano + questa smania della novità per la novità... Nè si bada se + dall'intima opera rinnovatrice si afferrino invece soltanto + le accidentalità fuggevoli, i tentativi ingannevoli + dell'esplorazione.» + +Tutto questo è ben osservato e ben detto, quantunque non si tratti di +un fenomeno nuovo e speciale dei nostri tempi, nè tale da dover +suscitare sdegno o meraviglia. Se non che il Cavallotti non sentiva il +bisogno di quei tentativi, e neppure quello, meno lodevole, dei +capricci di cui egli parla. E la ragione della sua tranquillità +acquiescente io la trovo nel concetto che egli ha dell'arte, strana +confusione tra forma e concetto; nella pedestre interpretazione +dell'aforismo: _L'arte non deve avere altra finalità che sé stessa_. + +Questa confusione tra forma e concetto e questa che io chiamo pedestre +interpretazione dell'aforisma _l'arte per l'arte_ ci daranno la chiave +per spiegarci in che modo un ingegno così riccamente dotato non sia +potuto uscire nella drammatica nè nella lirica fuori di quel limbo +della mediocrità che Orazio chiamò _aurea_ non saprei dire perchè. + + +II. + +Per conoscere gl'intenti del drammaturgo, non saremo impacciati. +L'autore ci ha risparmiato il fastidio di andare a racimolarli qua e +là, a cavarli fuori dalla stessa opera d'arte quale si presenta agli +spettatori e ai lettori. Prefazioni, note, prologhi ne son pieni; +basta quasi aprire a caso uno dei volumi delle sue opere pubblicate +dalla Tipografia sociale E. Reggiani e C. di Milano. Nella notissima +lettera al Ferrigni (Yorich figlio di Yorich) sull'_Alcibiade, La +critica e il secolo di Pericle_, c'è un _credo_ in regola, che può +benissimo applicarsi a tutta la sua produzione teatrale. + +Io l'accennerò tanto più volentieri, quanto più voglio limitare questo +studio ai lavori di soggetto greco, che sono la parte più +caratteristica della sua opera drammatica e senza dubbio la più +importante. + +Al signor Roberto Stuart che gli avea rimproverato di non aver avuto +nessun intento nello scrivere le scene greche dell'_Alcibiade_, egli +rispondeva trionfalmente: + +«Anzi ne ho avuto parecchi. + +«Primo: Un intento drammatico... È una mia idea che dramma voglia dire +_contrasto di passioni_ e che questo contrasto, questa lotta possa +succedere tanto _fra_ più individui, quanto _in_ un solo... + +«Una ragione storica, critica e filologica: offrire agli studiosi una +pittura, dei quadri, delle _scene_ della vita greca del secolo di oro, +colta nella sua fase forse più caratteristica e culminante.... + +«Terzo intento del lavoro: Un intento morale.... + +«Infine, una considerazione _storico-politica_». + +Troppi, se si vuole, ma non guasterebbero, se l'intento drammatico +fosse rimasto davvero il _primo_; e doveva essere l'unico. + +La lettera a Yorich figlio di Yorich è splendida per calore, per +ironia di buona lega, per erudizione. Essa e le note al dramma, spesso +spesso eccessivamente prolisse, dimostrano con quanta cura coscienza +il Cavallotti si sia preparato a scrivere il suo lavoro. Ma prima di +parlarne particolarmente, mi piace ripetere, intorno alla tesi +generale di queste interpretazioni artistiche di un fatto storico, +quel che scrivevo sedici anni fa a proposito della _Sposa di Mènecle_. + + «Quando penso che noi, generazione venuta su dopo il 48, non + intendiamo più quasi nulla del gran complesso di sentimenti + e di idee che formarono quella gloriosa rivoluzione; quando + penso che il secolo decimottavo, del quale possiamo studiare + da vicino qualcuna delle reliquie viventi, ci fa lo stesso + effetto delle epoche greca e romana, tanto ci apparisce + diverso da tutto quel che costituisce la nostra vita + presente, mi meraviglio che si possa tentare con animo + sereno una interpretazione artistica (la parola non è + eccessiva) di epoche che per costumi, sentimenti, religione, + scienza, filosofia furono quasi agli antipodi di quel che + siamo ora noi. + + «Dicono: C'è il documento scritto, c'è il documento + archeologico. Noi facciamo delle ricostruzioni + meravigliosamente esatte. Per ogni parola, per ogni frase, + vi presentiamo un testo, venti testi che potranno servirvi + da controlli. Abbiamo i poeti lirici, gli storici, i comici, + i tragici; abbiamo le statue, le pitture, le ruine, e poi + tutto il grande arsenale archeologico, una infinità di + arnesi domestici e di gingilli che ci mettono sotto gli + occhi l'esteriore della vita antica in modo da non poter + prendere nessun abbaglio. Quella vita intima d'allora, così + diversa per chi la guardi alla superficie, studiata + dappresso e minutamente, somiglia in moltissime cose, come + due gocce d'acqua si somigliano, alla vita intima di oggidì; + molti di quei tipi, di quei caratteri, di quegli affetti + della commedia greca del IV secolo, trovano ancora oggi, + negli affetti e nei tipi della società nostra, riscontro + meraviglioso[1]... A prima vista, la prova è, come suol + dirsi, schiacciante. Quei personaggi non pronunziano una + sola parola che non abbiano già detto Aristofane, Demostene, + Menandro, Andocide, Platone, Eschine, Iseo, Luciano, + Plutarco, Aristotile, Senofonte, Euripide, Alessi, Calisseno + rodio, Teofrasto, Alcifrone, Eubulo, ecc., e che tutti gli + scolasti e tutti gli interpreti non possano, all'occorrenza, + confermare o schiarire...» + +Facevo però osservare che: + + «la vera vitalità di un personaggio consiste nei suoi + sentimenti, nelle sue passioni; e la realtà storica di + queste passioni sta tutta nella loro caratteristica che li + rende diversi dai sentimenti e dalle passioni di un'epoca + precedente o posteriore. Senza dubbio l'amore di oggi ha + molti punti di contatto con lo stesso sentimento provato dai + greci e dai romani e anche dagli uomini primitivi; ma + l'amore di oggi contiene, innegabilmente, elementi che + allora non esistevano affatto, e non ha nelle stesse + proporzioni di allora, gli elementi che una volta dovettero + essere predominanti. L'artista che, volendo darci la + rappresentazione dell'amore, non riesce ad afferrare la + caratteristica propria di una data epoca, fa opera + sbagliata. E questa caratteristica _sta tutta nella + differenza_, non nella rassomiglianza...» + +E citavo come esempio la tristezza, la malinconia, quel che di vago, +di sfumato del sentimento che la parola stenta a rappresentare. E +ammettendo che i greci antichi avessero dovuto provare anch'essi in +certe ore, in certe circostanze della vita, la tristezza, la +malinconia e, forse pure un po' di sentimentalità, soggiungevo: + + «Soltanto a giudicarne dalle testimonianze letterarie che ci + restano, le proporzioni di tali sentimenti erano assai + diverse presso di loro e per moltissime ragioni. La misura + noi la sentiamo e la giudichiamo leggendo Eschilo, + Aristofane, Euripide, Pindaro, Anacreonte, Menandro: è come + un profumo, come qualcosa di imponderabile che si stacca da + quelle opere immortali e ci dà la sensazione delle + sensazioni dell'antichità. + + «I riscontri con la vita moderna vi s'incontrano di tratto + in tratto e sorprendenti; ma sono più esteriori che intimi + o, per dir meglio, che organici e fondamentali. Sarebbe + proprio meraviglioso che non fosse così. In questo caso + bisognerebbe convenire che l'opera di due civiltà, la romana + e la cristiana (senza voler contare quella delle influenze + intermedie) sia stata a dirittura o inutile o inefficace per + lo spirito nuovo, e dovremmo dare una solenne smentita e + alla storia e alla scienza»[2]. + +Queste ragioni il Cavallotti non voleva intenderle. Aveva detto, nella +prefazione all'_Alcibiade, che la natura umana è sempre la stessa in +ogni tempo_; e in una lettera a me diretta, credo nel _Secolo_, zeppa +al solito di citazioni, tentò di persuadermi che stavo dalla parte del +torto pensando diversamente da lui. In fondo anche lui era convinto +che, se lo studiare coscienziosamente un'epoca dovea essere obbligo +dell'artista, l'aver adempiuto quest'obbligo non bastava per l'opera +d'arte. + + «L'artista anzi tutto studii di immedesimarsi con quell'età; + e alla verità delle passioni ritrovi gli accenti e le corde + nella verità completa dell'ambiente. Allora l'illusione + artistica sarà perfetta; allora le figure che l'artista + evocherà saranno vere e vive, rappresenteranno _uomini_ e + non _nomi_, _persone_ e non _personaggi_[3]». + +Certamente egli si lusingava d'aver raggiunto lo scopo, se ha risposto +a certe critiche invocando per sua difesa l'esempio dello Shakespeare. +Poteva andare più in là: il _barbaro_ inglese non aveva gli scrupoli +di lui riguardo alla storia. Se gli faceva comodo, metteva +un'università a Vittenberga ai tempi di Amleto, spingeva il mare fino +in Boemia (_Novella d'Inverno_, atto III, scena III), faceva molto a +fidanza con la vivacissima immaginazione degli spettatori, si serviva +di tutte le libertà che l'organismo, ancora in formazione, dell'opera +drammatica gli concedeva; ma nello stesso tempo creava uomini di carne +e ossa; e se ogni parola dei suoi personaggi non poteva essere +giustificata con l'autorità d'uno storico, d'un cronista, di un autor +comico o tragico, non importava; essi parlavano secondo la loro vita +interiore, avevano sempre un motto profondo che rivelava gli abissi +del loro cuore, che metteva a nudo le loro anime non con un +ragionamento, non mostrando, per dir così, il filundente su cui aveva +ricamato l'autore, ma dandoci il resultato della nascosta operazione +dello spirito, come nella vita reale. + +Lo Shakespeare sapeva il suo mestiere. L'autore drammatico non è uno +storico, non è obbligato alla scrupolosa esattezza dei fatti che mette +in azione: è solamente obbligato, o almeno, innanzi tutto, è obbligato +a creare personaggi viventi, a interpretare perciò la storia quando le +chiede in prestito un soggetto: il resto è cosa secondaria. E in +questa interpretazione lo Shakespeare è sovrano; dà l'illusione della +realtà, se non la realtà. La Venezia dell'_Otello_, la Roma del +_Giulio Cesare_, la Danimarca dell'_Amleto_ sono resurrezioni, +evocazioni che ci fanno stupire. L'erudizione non ci darà mai qualcosa +di simile, con tutta la sua precisione, con tutta la sua scrupolosità. +E quando essa verrà a dirci che documenti ora dissepolti dimostrano +Desdemona una donnaccia e il povero Otello il più tradito dei mariti, +noi sorrideremo ma non muteremo opinione. Questa Desdemona degli +archivi non c'interessa; per noi la vera Desdemona sarà sempre quella +dello Shakespeare, cioè una purissima e dolce creatura innamorata--a +dispetto di tutti i documenti, a scorno di tutti gli eruditi. + +Il Cavallotti che non si vuol persuadere della necessità di +circoscriversi alla rappresentazione del proprio tempo, sente però +involontariamente di essere del suo tempo: la grande cura di +conformarsi alla storia, di giustificare con un'infinità di note ogni +parola e ogni azione dei suoi personaggi non significa altro. Il +Manzoni aveva detto che il dramma storico vive calcolando molto su la +ignoranza degli spettatori: e il Cavallotti, in omaggio al positivismo +odierno, non vuole che si pensi ch'egli abbia, per conto suo fatto +quel calcolo. Occorreva un ben piccolo sforzo per fare un passo più +innanzi, e riconoscere che il circoscriversi nella rappresentazione +del proprio tempo sarebbe stato omaggio migliore al positivismo +contemporaneo; e che il _verismo_, il _materialismo_ non erano +capricci di teste bislacche, scuse di artisti pigri, incapaci di +idealizzare, ma conseguenze della riflessione matura, da cui è stato +riconosciuto che un'opera d'arte è il prodotto di un tempo, di una +razza, di una civiltà, e che la storia, il passato ricostruito dalla +fantasia postuma è una fantasmagoria passata a traverso quegli +elementi e da essi modificata, trasformata e deformata. Si sarebbe +risparmiato parecchie volgarità; per esempio: che il _verismo_, il +_naturalismo_ pretendano che l'arte debba essere soltanto «la +fotografia di quello che esiste in natura e _come_ vi esiste; e che i +suoi uomini non debbano portare che il _frach_, e le sue donne non +debbano vestire che colle mode dell'ultimo figurino[4]». Si sarebbe +risparmiato di ripetere le sciocchezze che «fantasia, poesia, +idealizzazione del vero» siano oggi stimate «roba scolastica da far +dormire,» e che l'arte odierna consiste tutta in «un po' di spirito di +osservazione, per riprodurre, _tal quale_, quel che succede ogni dì, +in un po' di raziocinio per coordinarlo, in un problema sociale ed +economico da risolvere, o in un adulterio pudico da legittimare![5]». + +Che ridurre il presente in opera d'arte non sia tanto facile quanto +egli credeva, lo dimostra l'opera drammatica sua stessa, quando, +lasciati in pace i greci del tempo di Alcibiade, i Messeni della 28.ª +olimpiade e quelli della 100.ª mette su la scena passioni e personaggi +contemporanei. Lo sforzo dell'erudizione dà qualche parvenza di vita a +quei greci, e Alcibiade, Timandra, il parassita Cimoto, Aristomene, +Laodamia, Mènecle e Aglae la vincono su la contessa Bice delle +_Lettere d'amore_, su la Lea del dramma che ne porta il titolo, su +l'Emma della _Figlia di Jefte_, sul _Povero Piero_, sui cugini del +_Cantico dei Cantici_, per nominare soltanto quei personaggi che mi +vengono in questo momento alla memoria. I greci guadagnano nel +confronto perchè non possiamo fare riscontri con la realtà; dobbiamo +contentarci del press'a poco che l'erudizione ci permette. E se la +creazione ci sembra insufficiente, siamo proclivi a scusare il poeta, +a tenergli conto dello sforzo che ha dovuto fare per imbastire quelle +figure, per dar loro un che di organico, servendosi di frammenti, di +accenni, di materiali diversi faticosamente raccolti qua e là. Coi +personaggi moderni il compito è facile; la loro manchevolezza, la loro +falsità, la loro convenzionalità saltano agli occhi. Possiamo +riscontrarli con noi stessi, coi nostri vicini, coi nostri amici, con +le persone che incontriamo per via, e misurarne subito il vuoto, +l'inefficacia. + +Il Cavallotti dovea certamente sentire questa deficienza di forza +creativa, se non ebbe mai il coraggio di affrontare su la scena la +rappresentazione di un qualche alto fatto della vita moderna: se lui, +così mescolato nelle agitazioni sociali, così penetrante indagatore +della putredine parlamentare, così inesorabile censore di giornalisti +affaristi, di ministri da lui creduti dilapidatori del pubblico +danaro, osservatore e parte (_quorum pars magna fuit_) di commedie, di +drammi e di tragedie contemporanei, si sia soltanto rifugiato presso i +greci: e abbia preferito di dipingere i grandi quadri della splendida +decadenza della repubblica ateniese, l'eroica guerra dei messeni su +per le rocce del Dentelio o Deltanio che debba dirsi, e fra le gole di +Ecalia, quando ha voluto uscire dai piccoli fatti, dalle piccole +passioni; quando ha amato piuttosto farci sorridere e intenerirci coi +casi familiari del vecchio Mènecle e della sua giovane sposa Aglae, +che tentare il problema del divorzio nella società in cui egli viveva, +o altri problemi morali e sociali non meno elevati e non meno +attraenti di questo. + +E sarebbe studio interessante il ricercare per quali ragioni un uomo +come il Cavallotti, che non è vissuto rinchiuso nelle quattro pareti +della sua biblioteca, svolgendo nella solitudine le polverose pagine +dei classici greci, che anzi ha passato tutta la sua giovinezza in +continue agitazioni di amori, di odii, di polemiche, di duelli, e che +ha pagato miseramente con la vita questa irrequietezza e questa +smaniosa rincorsa di ideali, diversamente giudicabili ma degne di +essere rispettate dopo ch'egli le ha suggellate col sangue a Villa +Cèllere. E nelle circostanze della sua vita si troverebbero certamente +molte scuse, molte dilucidazioni intorno ai pregi e ai difetti +dell'opera di lui; si vedrebbe quanto gli abbia nociuto la fretta per +quella ch'egli chiamava scherzando, in una delle sue ultime lettere, +_la fabbrica dell'appetito_; e si ammirerebbero maggiormente la sua +cultura e il suo ingegno. Giacchè, è innegabile, ingegno egli ne aveva +parecchio, e si può scorgere dalle circostanze in cui fu scritto, per +esempio, l'_Alcibiade_, l'opera sua più vasta e più poderosa. + +Negli ultimi di giugno del '73 pubblicando il volume delle sue +_Poesie_ e temendo rappresaglie da parte del Procuratore del Re e +della polizia, egli va ad annidarsi nel granaio di una casa di +campagna presso Meina, in riva al Verbano: e istituito un eccellente +servizio di informatori, pel caso che la polizia fosse venuta a +ricercarlo lassù, lavora per quasi due mesi, dalle sei di mattina alle +dodici, spendendo le ore del pomeriggio nel consultare i classici e +nel prendere note; quelle note che poi metterà a piè di pagina, per +dimostrare che i suoi personaggi non hanno detto un'esclamazione, non +hanno formolato un pensiero che Aristofane, Menandro e i minori +comici, Platone, Plutarco, Luciano, Aristenete non abbiano espresso +quasi con le stesse parole. E in quel granaio che serviva per +l'allevamento dei bachi, il suo spirito non è tutto di Alcibiade e +degli ateniesi e spartani che formicolavano attorno a lui insieme con +gli sciti di Patti su l'Ellesponto; il padre e un amico lo tengono +informato delle cose di Milano, degli avvenimenti politici, e +dell'improvvisa morte del Billia che gli era amicissimo e compagno di +lotte nei fortunosi tempi di Lissa e Mentana, del processo Lobbia e +nella redazione del _Gazzettino rosa_, ricordato dai milanesi, credo, +ancora con terrore. + + +III. + +_L'Alcibiade_, dopo la _Sposa di Mènecle_, è il lavoro del Cavallotti +in cui si mostrano meglio certe sue qualità di immaginazione e, stavo +per dire, di creazione, se la parola non potesse sembrare eccessiva +trattandosi di organismi rimasti a mezzo, più accennati, che +sviluppati. La vastità del quadro impòstosi lo costringe a far questo. +I personaggi passano davanti ai nostri occhi come le bizzarre figure +di un caleidoscopio; non abbiamo tempo di fissarle; appariscono e si +dissolvono; meno il protagonista che è, naturalmente, sempre in vista +e dà unità all'azione. + +Unità però che è aggregamento, non organismo. Sarebbe stato meglio, +per esempio, che il drammaturgo non si fosse scusato di aver confuso +in uno due momenti della vita del suo eroe, peccato neppur veniale, e +avesse sviluppato più un carattere genialmente concepito e abilmente +tratteggiato, quello del parassita Cimoto che, da misero ricercatore +di pranzi a ufo, da punto coscienzioso agente elettorale, come diremmo +oggi, si eleva a poco a poco ad altezza di eroe nella scena finale. + +I soldati di Lisandro, circondata la povera casa colonica in Frigia +dove Alcibiade e i suoi si sono ricoverati, vi hanno appiccato il +fuoco. Alcibiade tenta un'ultima resistenza, ma torna indietro ferito, +barcollante, quasi soffocato dal fumo. Timandra, la fedele cortigiana +che è stata il buon genio di lui, lo accoglie morente tra le braccia. + + ALCIBIADE. Timandra, un bacio!... Cimoto, a te la + raccomando; non distaccarti da lei. + + CIMOTO (_piangendo e singhiozzando_). Oh, mio padrone! mio + padrone! + + ALCIBIADE. Quando tornerai in Grecia, di' ad Atene che + spirai col suo nome su le labbra.... e racconta a Socrate + come son morto!... Addio!... Ricordati di Alcibiade! + (_ricade e muore_). + +E allora la cortigiana si purifica; vuol morire con l'amato, come +olocausto alla Dea sotterranea da lei invocata. Le fiamme crepitano da +ogni parte. + + TIMANDRA. Cimoto, vanne! Le fiamme incalzano! Ancora un + istante e non sarai più in tempo. + + CIMOTO (_cupo_). E tu? + + TIMANDRA. Io... io compio il sacrificio... ed infioro la + vittima... vanne! Le fiamme son qui. + + CIMOTO. Timandra, hai ben sentito che egli mi ha detto di + non lasciarti? Dal dì che Alcibiade mi chiamava a sè, egli + non offerse mai vittima ai Numi, senza che io ne avessi la + mia parte. Qui si fa un sacrificio in suo onore. _Sono il + suo parassita._ Ci resto! + +E si avvolge nel suo mantello, attendendo, ritto e fermo, che le +fiamme lo avvolgano insieme con Alcibiade e Timandra. + +C'è un: _Vanne!_ c'è un _quel dì_, e il _ci resto_ che può indurre in +equivoco, se Cimoto vuol restare _suo parassita_ o restare per prender +parte al sagrificio: piccoli nèi di forma che abbondano in tutti i +lavori del Cavallotti e che più stonano qui dove la perfezione dello +stile dovrebbe essere degna del soggetto greco. Ma questi nè altri nèi +impediscono di ammirare la concezione, come l'ammirazione non +impedisce di rimpiangere che il carattere di Cimoto non abbia potuto +disegnarsi completamente per giustificare il mutamento avvenuto in +lui. + +Il poeta ha una scusa e l'ha detta: La vastità delle proporzioni della +tela. Ma è scusa insufficiente. Chi gli ha imposto quella vastità? Chi +gli ha imposto di dare a tutto il suo lavoro una forma vieta, +sorpassata, quantunque sia stata la forma adottata dallo Shakespeare +pei suoi drammi che racchiudono parecchi secoli della storia +d'Inghilterra? Allora certe convenzioni erano perdonabili. Lo +Shakespeare se ne serviva perchè non repugnavano a lui nè ai suoi +contemporanei, e se ne serviva (bisogna aggiungerlo) da pari suo. +Voglio pure ammettere, come larga concessione, che il Cavallotti le +adoperasse in quella riduzione dell'_Alcibiade_ destinata alla +rappresentazione; ma avrebbe dovuto farle sparire dal lavoro destinato +alla lettura. Bisognerebbe esaminare minutamente il quarto quadro, +quello della spedizione in Sicilia, per convincersi quanto il +Cavallotti abbia abusato di certi mezzucci convenzionali, quasi che +dallo Shakespeare in qua l'organismo drammatico non si sia sviluppato, +nè perfezionato in niente: quasi sia lecito a un artista del secolo +XIX ignorare questi svolgimenti e perfezionamenti o, per lo meno, +disdegnarli. + +Per questa ragione _La sposa di Mènecle_ rimarrà il miglior lavoro di +tutto il teatro cavallottiano, accettato il genere a cui appartiene. + +Il prologo è una bellissima trovata. Il poeta comico Eudemonippo, un +Felice Cavallotti greco (_eudaimôn_, felice, _ippos_, cavallo) ha +osato porre in iscena Mènecle, tesmotèta due volte, ambasciatore ai +Corinti per parte degli Ateniesi, governatore in Lesbo, e attribuirgli +un'azione che, secondo l'accusatore Beoto, _capovolgeva ogni concetto +della famiglia e della virtù_. Il poeta è citato a difendersi +nell'aula del _Batrachio_, davanti al Tesmoteta e ai giudici estratti +a sorte. Assistiamo a una seduta con arringhe dell'accusatore e +dell'accusato, con tutte le minute particolarità dei processi +giudiziari ateniesi. Durante l'ultima parte dell'arringa di +Eudemonippo, il Tesmoteta e i giudici dànno visibili segni di +stanchezza sonnolenta. Quando l'oratore ha finito e si leva la corona, +il Tesmoteta rialza, scotendosi vivamente, il capo. + + TESMOTETA. Finito?... Ah! Passeremo dunque, prima dei voti, + alla recita della commedia in atti... Or quindi, o giudici, + l'arringa che udiste... + + IL CANCELLIERE (_additando i giudici_). Li ha persuasi. + Dormono. + + TESMOTETA. Davvero? (_vivamente all'accusato_) Recita che il + momento è buono. + +E cade la tela. + +Nella _Sposa di Mènecle_ i caratteri sono disegnati e coloriti con +garbo. Quel po' di convenzionalismo che qua e là si scorge non giunge +a dispiacere; sembra un riflesso, un'eco della commedia menandrea +arrivati a noi a traverso di Plauto e Terenzio, e passati un pochino +pel Marivaux. Qualche volta il Cavallotti dimentica un po' i suoi +greci, come nella scena X.ª dell'atto terzo, dove Aglae, pur fingendo, +pur esagerando, se si fosse meglio ricordata della sua origine +ateniese dell'anno secondo della 100.ª olimpiade, non avrebbe dovuto +dire: + +«Alla mia età, c'è qui dentro un cuore che batte, c'è un'anima che +ferve, che soffre, che s'irrita, che ha bisogno del suo lembo di mondo +e di cielo!... E quando la povera anima piange trovandosi al buio, +quando piange perchè trovasi al chiaro... la _si compiange_! Bel +conforto! tenetevelo.» + +E infatti qui non c'è nota, non c'è richiamo di testo antico di sorta +alcuna. + +Note e richiami invece troviamo dove forse non erano necessari. Non +occorrevano un testo di Alessandro e un altro di Euripide per +giustificare questo dialogo: + + MÈNECLE. E un amico come te... + + CROBILO. Per tutti e dodici gli dei! Voglio credere!... + + MÈNECLE. Val più d'un tesoro. + +Eppure il Cavallotti ha cura di annotare: + + «Meglio un amico sulla terra e innanzi ai nostri occhi che + un tesoro sotterra e lungi da noi (Alessandro, _Citarista_ + fram. 3). Nulla è più prezioso di un amico sicuro: nè + ricchezze, nè regno. (Euripide, _Oreste_, v. 1155).» + +Il convenzionalismo drammatico apparisce, come ho accennato, più +evidente nei lavori di soggetto moderno. Per la _Lea_, in un altro +prologo a bastanza originale, che mette in scena parecchie macchiette +di avventori del caffè del Teatro Manzoni di Milano--una specialmente +caratteristica, quella di Fulvio, ameno e onesto _boème_ a cui tanti +vogliono bene, autore di libretti melodrammatici, sempre in cerca di +cinque franchi o di un _francobollo_ che gli fa più comodo invece +d'un sigaro che gli viene offerto--il Cavallotti che ha profuso +prologhi in azione o in versi, per la _Lea_ dunque fa dire e dice: + + FULVIO. + + ... Eh, mi sembra, scusa se mal mi appiglio, + Che il tema abbia la barba lunghetta un mezzo miglio. + La va, capisco, al modo di svolgerlo... e poi, se + Il tema è vero... + + AUTORE. + + È storico... + + FULVIO (_incredulo_). + + Storico? + + AUTORE. + + Eh, altro che! + + Ti basti che nei fogli fu raccontato un fatto + Preciso tale e quale lo narro al secondo atto. + + FULVIO. + + Ne dicon tante i fogli! E poi non è ammissibile + che un fatto, perchè vero, debba anch'esser possibile. + +Fulvio avrebbe, forse, voluto dire: possibile in arte, cioè reso tale. + +E tale non è reso in _Lea_. Per ciò la catastrofe risulta violenta o +meglio melodrammatica. + +Riccardo Verneda ha rapito Lea ed è andato a passare la luna di miele +in un villaggio remoto, per sfuggire alle ricerche dei parenti di lei +che avversano quell'unione. La madre di Lea infatti le tende un +tranello: si finge moribonda e richiama la figlia al letto di morte. +Riccardo non può impedire ch'ella parta. Lea dai suoi genitori vien +rinchiusa in un convento. + +Riccardo, per otto mesi, ne ricerca invano le tracce, e all'ultimo +riceve l'atto di morte di lei. Un anno dopo egli sposava Ida, e ne +aveva un figlio. Passati sette anni, proprio il giorno in cui nella +villa di Riccardo fanno i preparativi per festeggiare il suo +onomastico, ecco Lea ancora viva, ancora innamorata, miracolosamente +fuggita dalla sua prigione monastica! Ci vuol poco ad accorgersi che +arriva terza molto incomoda nella famiglia del suo rapitore. Da +principio ella vuol farsi forte del suo diritto, riprendere il posto +di sposa; la legge sta dalla parte di lei. Ma un grido del figlio di +Riccardo:--_Mamma! Mamma! Non piangere!_--e un rimprovero rivolto a +lei, Lea:--_Signora cattiva, se facessero piangere la mamma +tua..._--le mutano a un tratto il cuore. Anche lei ha fatto piangere +la sua mamma fuggendo dalla casa paterna con un uomo, e l'ha fatta +morire di dolore! Quel che ora, ritrova, dopo sette anni, è il suo +gastigo. Riccardo le si getta ai piedi: + + RICCARDO. Lea!... perdonami! + + LEA (_chinandosi su lui e prendendogli la testa nelle mani, + gli susurra all'orecchio con accento rapido a fior di + labbra_). + + Mi ami ancora?... Mi ami? + + RICCARDO. Sì. + + LEA (_c. s._). Verresti meco? + + RICCARDO. Sì. + + LEA. Ah! era ciò che volevo!... Ora sì che l'andarsene è + bello! No, no... Vivi a tuo figlio! Il passato sta nella + tomba... Ebbe torto ad uscirne... e ci ritorna! + +E si precipita dal balcone prima che Riccardo potesse trattenerla. + +In tutte le sue produzioni di soggetto moderno non c'è un carattere, +una figura che possa star a paro col _Cimoto_ dell'_Alcibiade_; non +c'è una scena che si elevi dalla mediocrità, che possa attestare una +concezione, uno svolgimento fatti con elevate intenzioni di arte e con +novità di tecnica. Alessandro Dumas il giovane, l'Augier, insomma, +l'arte moderna è rimasta come non avvenuta per lui. Nè la stessa +_Sposa di Mènecle_ è tal lavoro che possa lasciare una lieve orma +nella storia dell'arte drammatica, anche restringendoci alla sola arte +drammatica italiana. Un lavoro che, pur attaccandosi al passato, non +porge addentellato per l'avvenire, è cosa nata morta. + +Componiamolo nel sepolcro, e la terra gli sia lieve. + + +IV. + +E ripensando all'eccessiva scrupolosità delle note ai suoi tre lavori +di soggetto greco (_Nicarete_ non ho potuto vederlo, credo non sia +stato ancora pubblicato) voglio qui rammentare un tratto +caratteristico dell'uomo, l'unica volta che l'ho conosciuto da vicino, +due anni fa. + +Facevo parte, col Panzacchi e lui, della commissione esaminatrice +degli scritti per la gara finale dei Licei del regno, nella quale il +Ministero della Istruzione pubblica concede una medaglia di oro. Ci +riunivamo in una sala della Minerva due volte il giorno. Gli scritti +da esaminare erano una sessantina. Il Panzacchi aveva fretta di +tornare in Bologna, e appena gli capitava in mano uno scritto che +dalle prime tre o quattro pagine si palesava molto mediocre, tale da +non presentare nessuna probabilità di esser preso in considerazione, +subito proponeva: + +--Smettiamo di andare avanti; non perdiamo il nostro tempo. + +Io ero di accordo con lui; ma il Cavallotti si affrettava a dire, +quasi balbettando: + +--No, no! Chi sa?... Vediamo. E poi, è dovere nostro. + +Si leggevano altre due, tre, quattro pagine; il lavoro peggiorava. + +Il Panzacchi, impaziente, alzando le spalle, brontolava: + +--Ma insomma, che dobbiamo più vedere? Non va. Smettiamo, passiamo a +un altro. + +Io ero di accordo con lui. Ma il Cavallotti insisteva: + +--Ancora un po'. Chi sa?... Non precipitiamo il nostro giudizio... + +E quando si era finito di leggere, il Panzacchi protestava: + +--Hai visto? Ti sei persuaso che noi due avevamo ragione? E così +abbiamo perduto due preziose ore di tempo! + +--Non importa. Ora sono tranquillo. + +E per giustificare le sue esitanze, soggiungeva: + +--C'è del buono, qua e là: ha un concetto patriottico... È vero? + +E si rivolgeva a me che, sorridendo tranquillo e rassegnato, +rispondevo: + +--Il patriottismo non è una ragione per malmenare la lingua e lo +stile. + +E si passava a un altro scritto; e si tornava rifare la stessa scena, +quasi con le stesse parole, e con identico risultato. E non ci fu caso +che l'esperienza di otto o nove scritti inducesse il Cavallotti a +cedere, a non andare fino in fondo. + +Faceva di più: nelle ore pomeridiane tornava alla Minerva un'ora +prima dell'ora fissata. Aveva paura che non si fosse lasciato illudere +da una lettura frettolosa, da una discussione in cui non avesse saputo +tener testa contro il Panzacchi e me, e tornava a rileggere da solo +quegli scritti. Il giudizio non mutava, ma egli si sentiva più +tranquillo. E al nostro arrivo, ci rileggeva qualche brano non mal +riuscito, specialmente quelli dove lo studente aveva infilato una +serie di belle frasi patriottiche. + +--Peccato! Se fosse andato avanti così! + +--Tu hai tempo da perdere!--tuonava baritonalmente il Panzacchi, e +rideva. + +Rideva anche lui, il Cavallotti, e poco dopo eravamo daccapo: + +--Vediamo!... Chi sa?... Forse, avanti... + +Pareva un'esagerazione, una posa, e non era. Proprio come sembrano +un'esagerazione, una posa da erudito quelle note, quei riscontri, +quelle citazioni a piè di pagina, che raddoppiano e anche triplicano +il volume dell'_Alcibiade_ e quello dei _Messeni_ e della _Sposa di +Mènecle_ nell'edizione del Reggiani. + +Io credo che il Cavallotti sia stato, tra gli autori drammatici +italiani, colui che abbia ricavato un maggior compenso dai suoi +lavori. Mi è stato detto che non si contentava dei decimi; richiedeva +anticipazioni a fondo perduto, sicuro che le sue commedie e i sui +drammi potevano contare su la benevolenza del pubblico. Non sarà +malignità aggiungere che l'influenza dell'uomo politico giovava +all'autore drammatico, ma stimo che si possa aggiungere ch'egli non la +sfruttasse per progetto. La politica s'infiltrava, non ostante la +puritaneria di lui, nei larghi successi dei suoi lavori. La misera +fine dell'autore ha prodotto in questi mesi una rifioritura di +rappresentazioni e di successi clamorosi. Le ragioni dell'arte però +non hanno niente che vedere con essi. _Le Rose bianche_, _Lea_, _Le +lettere di amore_, _Agatodemon_, il _Povero Piero_, non vivranno. Dei +_Pezzenti_ e dell'_Agnese_, drammoni in versi, non è da parlare. + +La sera d'ogni prima rappresentazione il Cavallotti aveva la febbre; +sembrava quasi stèsse per ammattire. A ogni impuntatura di attore, +trasaliva, si agitava convulso, si arrampicava a una quinta, mandava +fuori qualche moccolo, si versava intere catinelle di acqua fredda su +la testa. + +Alle prove, non era meno agitato. Un suo amico narra piacevolmente: + + «Bisogna sentirlo ora come legge le sue commedie, e come + rifà la parte dell'_amoroso_ o del _primo attore_, + servendosi alternamente dei suoi due registri vocali. + Vedetelo là adesso, piantato a gambe larghe nel centro della + scena--come direttore sceno-tecnico preferisce il _centro_ + alla _sinistra_, che gli spetterebbe--togliendo al + suggeritore la vista degli attori, che pendono dalle sue + labbra; vedetelo rosso in viso, con lo sguardo intento e + l'orecchio teso ad ascoltare, tormentando quell'infelice + baffo destro, che deve alla sua posizione topografica sotto + il naso il continuo esercizio depilatorio, al quale, non so + come, resiste, con meraviglia del suo omonimo fortunato di + sinistra. + + «Ora sentitelo: interrompe la prova con un + formidabile--_No!_--e si sforza di recitare a memoria, e con + la dovuta intonazione, il periodo che qualche attore non ha + inteso bene o gli ha storpiato; ma nella foga, spesse volte, + replica ripetutamente una mezza frase che non riuscì a + tirargli in mente l'altra metà. Allora si arrabbia con sè + stesso, suda, si sbottona il vestito, getta via il cappello + e strappa il copione dalle mani del suggeritore. Quando poi, + con la scorta del manoscritto, ha rimesso in tono e + raddrizzato i periodi, respira, si asciuga il sudore, si + riabbottona, cerca il cappello, lo rimette nella consueta + posizione e torna al posto». + +Lo stesso amico, a proposito della prima rappresentazione dei +_Pezzenti_ a Milano, racconta il seguente aneddoto: + + «Il _Conte di Rysdal_ dorme in una delle due celle occupanti + la scena. Svegliatosi, deve recitare una preghiera. Alzatosi + il sipario, arrivato il momento, l'attore incaricato della + parte non si move, non dà segno di vita. Il Cavallotti, che + poco prima non aveva saputo spiegarsi un rumoroso e + cadenzato respiro, al mormorio del pubblico capì subito di + che si trattava. Slanciarsi contro lo scenario di fondo, + darvi un solennissimo pugno accompagnato da un rabbioso e + meneghino: _Porco sciampin!_ e rompere il sonno al + malcapitato attore fu tutt'uno! Il pubblico non si accorse + di niente e la rappresentazione proseguì senz'altri + incidenti.» + + +V. + +Probabilmente, nella lirica Felice Cavallotti non lascerà orma più +profonda che nell'arte drammatica. Il _Libro dei versi_ è quasi il suo +testamento poetico e una piccola biografia insieme, divisa in sei +parti con titoli diversi: _La mia Arte_, _Il mio Paese_, _La mia +casa_, _Sogni e sorrisi_, _Malattie_, _Ricordi scenici_. Dal volume +delle _Poesie_, dalle _Anticaglie_, dai drammi e dalle commedie, dove +il Cavallotti non ha mancato mai d'introdurre qualche personaggio che +scrive o recita versi, da riviste e giornali, fin da galanti +ventagli, egli ha scelto, secondo il consiglio del suo editore +Aliprandi--com'egli narra nella prefazione--quei componimenti _che il +cuore ripete più volentieri, quelli ai quali egli vuol più bene, non +perchè migliori degli altri, ma anche perchè, a differenza degli +altri, vi è appiccicato della sua vita_, un qualche cosa _il cui +ricordo lo fa triste ed allegro, una qualche memoria che il tempo non +ha cancellato_. + +E di questa prefazione è notevole la chiusa: + + «Questo libro vorrebbe essere, per ciò che rispecchia, un + libro _sui generis_: il libro cioè che il poeta, passato per + molte lotte, arrivato a un dato punto della via, quando il + crepuscolo si avanza, vorrebbe trovare vicino a sè nell'ora + dell'andarsene, e lasciare di sè e dell'opera + propria--quando il resto andasse perduto--come il più sereno + dei ricordi, al figliuolo, come lui nato ad amare, come lui + nato a lottare. E cioè vorrebbe essere come la sintesi di + tutta una produzione lirica, in rispetto unicamente al + soffio che l'animò, ai sentimenti che la destarono; un libro + vissuto, il compendio in versi della memoria di un poeta. + Ivi non saranno tutte le battaglie combattute: ma echi delle + note che squillarono in tutte; ivi non saranno tutti i sogni + sognati, ma parole e lavoro dei sogni che il poeta più amò. + Sicchè coloro che non sciuparono il tempo nel tener dietro + alla varia sua opera o nel leggere i volumi suoi possan + dire, senza errore, di conoscerlo da questo: e quando ci sia + passato fra i più, e data la molta sua suppellettile + all'oblio, gli sorrida la lusinga di vivere in taluna almeno + di queste pagine, e che a qualcuna di esse si arresti il + sorriso di labbra gentili o il pensiero di qualche anima + buona.» + +Malinconiche parole che rendono pensosi e inducono a credere che un +confuso presentimento della sua prossima fine attristasse l'animo del +poeta, se si ricordano le altre parole riferite dai giornali e da lui +rivolte a un suo collega di deputazione poche ore prima dello infausto +duello: _Prepàrati a fare anche la mia commemorazione!_ + +Certamente in questo volume sono raccolti i versi del Cavallotti che +più volentieri si rileggono. Con bonomia tutt'ambrosiana, nell'autunno +dell'anno scorso, _in faccia agli ultimi raggi del sole che indoravano +la collina di Dagnente, fra due bicchieri di ottimo Miradolo_, il suo +editore--com'egli riferisce--gli diceva: + +--Quei _versi lì_, così a naso, mi pare che sian quelli che si +capiscono di più e che girano meglio per le mani della gente. Lei ha +gridato tanto la croce contro i versi che la gente non capisce!... + +E sembra che abbia voluto dirgli: + +--Negli altri suoi versi c'entra troppa politica, troppa +partigianeria. Nati in circostanze eccezionali, hanno tutti i difetti +delle produzioni che prendono occasione di un fatto politico +particolare, di cui, nel momento che esso avviene, non si può dare un +giudizio equo e sereno. Quando sopravvengono altri fatti che lo +commentano e lo spiegano, la spiegazione e il comento affrettati, +monchi, ingiusti ne diminuiscono il valore, specialmente se quei versi +non hanno tale eccellenza di forma da ridurli immortali. Lasciamo che +li ricerchino coloro che vorranno rintracciarvi i sentimenti e le +idee dell'uomo politico. Costoro non si arresteranno a un'epoca, +frugheranno qua e là, potranno cavarsi il gusto di trovare il poeta di +un tempo in contraddizione con quello di tempi posteriori. E avranno +torto di scandalizzarsi di certe contraddizioni tra i sentimenti e le +idee del giovane e quelli dell'uomo maturo--l'uomo tutto di un pezzo è +quasi innaturale--purchè gli entusiasmi di una volta non siano meno +sinceri degli entusiasmi di dopo. La politica è deleteria. Lo sa per +prova un altro poeta. Pochi critici riescono a mantenersi nei limiti +della discussione puramente letteraria, quando un concetto estraneo +all'arte vi si è infiltrato per dividerne gli animi, per eccitarli, +per offuscare le menti. Se occorrerà, se la forma ha avuto tanta +potenza da elevare la poesia di circostanza, anche appassionata, anche +ingiusta, anche maligna, a un'altezza sublime; se occorrerà, se sarà +il caso, quando le passioni, gli eccitamenti, gli odii, i rancori, le +invidie troppo personali non turberanno più gl'intelletti, la critica +saprà fare e farà il dover suo, guarderà soltanto l'opera d'arte e la +giudicherà unicamente come tale. Diamo per ciò tempo al tempo. Intanto +facciamo un volume che riveli l'uomo nel poeta, o meglio, il poeta +nell'uomo, se c'è; è più prudente, più pratico.-- + +Ecco quel che mi è parso d'intravedere in quelle parole di bonomia +tutt'ambrosiana, e che ho riferito apposta perchè anche io non voglio +ricercare il poeta lirico nei canti politici, ma circoscrivermi a +studiarlo nel _libro dei versi_. + +Non già che qui siano soltanto componimenti con contenuto dove la +politica non faccia capolino e non lo invada intero con tutti i suoi +sdegni, con tutte le sue ire, con tutte le sue contraddizioni; sarebbe +quasi un miracolo, trattandosi di un uomo come il Cavallotti. + +E a Giuseppe Garibaldi egli dirà: + + _Altra Italia sognavi!_ un'altra meta + Accarezzavi nell'ingenua testa! + Povero vecchio! il desiderio acqueta! + Ecco l'Italia dei tuoi sogni è questa! + + Non pei suoi figli, tu ne' giorni rei + Dolce speravi d'_una patria_ il vanto? + Vuota formola Italia or più non sei, + Tutto ora copri del tuo nome santo. + + Guarda le nude, le tetre pareti! + Chiudono ancor le squallide _dimore_ + I generosi, i matti ed i poeti... + Ma almen veglia alla porta il tricolore! + + Ve' tra gli inermi, come un dì, si sbranca + Torma di sbirri per le dense strade! + Lavorano le daghe a dritta e a manca... + Ma almeno, almeno, son d'Italia _spade_! + + Oh dolce orgoglio! Non più lo straniero + C'insulta nei cruenti parapiglia! + Le prepotenze son le stesse, è vero... + Ma almeno, almeno, son fatte in famiglia! + +La forma non eleva l'ironia troppo volgare; e questo difetto fa +pensare che gli Dei hanno voluto bene al poeta, evitandogli il +pericolo di esser ministro e di trovarsi in circostanze che avrebbero +permesso, a qualche altro non meno volgarmente, di ripetere che anche +sotto il _governo di lui_ altri generosi, altri matti ed altri poeti, +o pretesi generosi, o pretesi matti e poeti, come si vorrà, avevano +abitato le _squallide dimore_; che altre daghe non meno sbirresche +avevano lavorato a dritta e a manca per le _dense strade_; giacchè la +politica gioca simili e peggiori tiri ai suoi adepti, e non c'è +abilità che possa evitarli. + +Nella poesia _Dijon_, in morte del fratello Giuseppe, egli si lascerà +sfuggire: + + Oh, la notte che all'Alpi scoscese, + Solo, in vetta, sostando fra i geli, + Lungi il guardo _oltre i limpidi cieli_ + Sospingevi la Francia a cercar + + Di che lauri mai fosse cortese + _Questo_ suol che a difender volavi, + E qual messe superba ignoravi + Tanto sangue dovesse inaffiar! + + Non pensasti la gallica boria. + Curva ancor sotto l'asta germana, + Pei _tornati_ guerrier di Mentana + Ritrovante l'oltraggio di un dì; + + E spartirsi l'ausonia vittoria + Quei che al Prusso voltarono il dorso. + E i paffuti fuggiaschi del Còrso + Scagliar fango a chi vinse e morì! + +E annoterà: _Non è inutile per la storia il rammentare di che +gratitudine imperialisti, legittimisti, pseudo-repubblicani e +clericali rimeritassero in Francia il soccorso magnanimo del vinto di +Mentana_. Ma sùbito la politica della sua parte repubblicana gli farà +soggiungere: «_Per fortuna_... il VERO POPOLO FRANCESE... _ricorda con +ammirazione e gratitudine il nome del vincitore di Dijon_,» quasi +imperialisti, pseudo-repubblicani, legittimisti e clericali non +appartenessero al VERO POPOLO FRANCESE e non ne formassero la +maggioranza! + +Sarà meglio rifuggiarsi spassionatamente nella critica letteraria e, +innanzi tutto, prender nota di una preziosa confessione del poeta: + + A me polito e terso + Nel furiar de l'ore + Non concessero il verso + Le Pierie canore: + E di squisiti carmi + E d'armonia gentil + L'estro ignorò fra l'armi + Il delicato stil. + + (_La lucerna di Parini_). + +Infatti, proprio nel componimento che inizia il volume, nella prima +strofa, c'imbattiamo in questi versi: + + Ma già già l'ombre _fasciano_ il piano, + Espero luccica ne lo zaffiro... + Il lampionaio comincia il giro + Per i _viottoli_ de la città! + + (_Tramonto_). + +E nell'ultima strofa: + + Or tu, fanciulla, che nel tripudio + Dei cari aprili mi chiedi un canto, + Tu, se dell'arte gentile incanto + Perenne fascino rida a' tuoi dì. + + Nei tardi vesperi, su questa pagina + Se un melanconico sguardo ritorni, + Del fior più bello che il crin t'adorni + Lieve una foglia _posala_ qui. + +E più in là in questi altri, nella lirica _Alla Doccia perenne di +Dagnente_: + + Ecco, or _fantasima somiglio bianca_ + Che vada errando per la montagna... + Di qualche morto l'anima stanca + Che di _alcun_ torto forse si lagna... + + Senti, Giovanni, quando in lenzuolo + Simile a questo porranmi un dì, + In qual sia trovimi lontan suolo + Di' la _mia bara_ la portin qui. + +Non voglio affermare che uguale trascuratezza s'incontri in tutte le +sue liriche, ma è raro che qualcosa di trasandato, di dimesso, di +comune non dia a quasi tutte l'aria di facili improvvisazioni. I metri +troppo musicali lo affascinano, lo fanno trascorrere, gl'impediscono +di scegliere fra le tante immagini che gli si presentano davanti, di +indugiare su un aggettivo, di esitare intorno a una rima. +L'eccitazione lo spinge innanzi senza dargli tempo di voltarsi +addietro; le strofe sgorgano una appresso all'altra, lusingandogli +l'orecchio, ed egli cede volentieri alla loro malìa. + +Certe volte la trovata è geniale, ma la verbosità per poco non la +sciupa; è gentile, ma fa rimpiangere che la forma non sia gentile +altrettanto. La sincerità spesso lo salva, giacchè dov'egli appare +anche più manierato si mostra pure sincero. In bocca a un altro questa +strofa oggi farebbe ridere: + + Oh melodi! o fantasime + Superbe del pensiero! + Santi dell'Arte fascini. + Caste Pimplee del Vero! + + Triste chi osò di adùlteri + Amplessi i vostri altar, + Di servil carme i dèlubri + Di Pindo profanar. + +In bocca sua fa appena sorridere, perchè c'è sempre un dissidio tra la +sua forma e il suo concetto, quasi egli abbia gettato addosso a questo +la prima veste capitatagli sotto mano, senza badare se gli si attaglia +o no; forse, per la convinzione che il concetto, bene o male, più o +meno efficacemente, si farà intendere; e questo gli sembra +l'importante. + +Infatti le naturali attitudini del suo ingegno sono ricche: l'impeto, +lo slancio, la commozione, la tenerezza, il sorriso, l'ironia, la +satira violenta si alternano, si mescolano, si confondono con vena +abbondante. + +Quella monotonia che scorrendo il volume si fa vivamente sentire è più +nei mezzi ch'egli adopra, che non nella sostanza; nel verso, nel +metro, nella costruzione della strofa, e anche un po' nella concezione +generale. Si vede bene che, se egli non avesse avuto troppa fretta, se +non avesse sentito alle spalle l'urgenza di altre bisogne specialmente +politiche, l'opera sua avrebbe potuto riuscire assai ben diversa. Ma a +lui, che scorge soltanto gli eccessi di certe ricerche di stile e +giustamente le sdegna, anche il _limæ labor_ sembra, o almeno pare che +sembri, un eccesso. E perciò si fa dire dalla Musa: + + Fra pergamene logore, astruse + Che andresti, misero vate, cercando? + Astrusi ritmi, strofe confuse, + Gergo dai vivi fuggito in bando? + + Odon gli stitici metri di notte + L'ombre: _te i cuori ch'odano io vo'_: + O scegli il plauso di scimmie dotte, + O scegli i baci ch'io sola do. + + (_L'Addio alla Musa_). + +Ma forse quand'egli rimpiange, con insolita bellezza di forma, + + I bei razzi lucenti + Lanciantisi alle stelle, + In fasci aurei spioventi + E in scintillanti fior! + + Per mille goccie belle + Di color mille splende + La pioggia ignea... discende + Lenta ne l'aria... e muor + +nella quale felicissima immagine adombra i fervidi giovanili sogni che + + Spingean superbi voli + Incontro all'avvenir: + +forse egli pensa quel che sarebbe stata l'opera sua letteraria, +soggiungendo con amarezza: + + Luce più lunga ed altro + Solco _ne_ l'aria scura + S'era il mio cor più scaltro + Segnato avria il cammin! + + Cercando la ventura + Per altre vie gioconde, + Avria più liete sponde + Raggiunto il mio destin! + +E altri rimpianti, e altri dubbi intorno alla vitalità dell'opera sua +gli sfuggono frequentissimi, assieme con accenni al riposo finale, +quando il suo cuore avrà cessato di battere e la sua mente di +lottare. E questo senso di scoraggiamento e di tristezza rende +simpatico l'uomo anche a coloro che non amavano il partigiano politico +e il polemista irruente. L'arte non è eccelsa, ma il carattere fa +impressione; e qualche volta anche la persona prende rilievo e +apparisce viva, come nella lirica _I miei discorsi alla camera_. + +Egli si leva a parlare: + + E sovra italiche labi e vergogne + De l'ire chiuse puntando l'arco + L'aspra parola, frenata al varco. + Tenta di arguzie vestita uscir. + +Ma i _forse_, i _quasi_, i periodi corretti, i cauti motteggi gli +sembrano una triste concessione, una viltà; e la parola scatta +arroventata. + + Ma inquieto l'occhio del presidente + Attento, vigile sopra _gli_ sta, + + Fatto a l'orecchio la man riparo + Ansio ogni sillaba segue il vegliardo; + Or bieche lancia_gli_ rampogne il guardo, + Ora par preghi_lo_...: Per carità! + +Ed egli s'infrena, s'infrena; e il Biancheri lo ringrazia sorridendo. +Ma di là a poco, una forte scampanellata: + + Allora... allora... dal cor profondo + Un _non so cosa_ sal di molesto...; + E la man destra fa un certo gesto... + Come di cetra corde toccar. + Conclude in furia... finisce il fondo + De l'acqua e zucchero... poi corre via... + +E infatti parrà di vederlo a tutti coloro che hanno assistito a +qualcuna delle sue sfuriate parlamentari. + +E per questa schiettezza di rappresentazione che ci mostra il poeta +calmo, sorridente, in un momento di galanteria anzi di _marivaudage_, +certe sue poesie minori, riunite nella parte IV appunto sotto il +titolo di _Sogni e Sorrisi_, hanno probabilità di vita più lunga delle +altre, anche perchè più accarezzate, in grazia forse della serenità +del momento, dal lato della forma. + +Oh, egli sa benissimo di essere stato un combattente, un agitato, un +inesorabile; e la sua coscienza gli fa prevedere che neppur quando +sarà morto i suoi avversari gli daranno pace! Ma egli protesta, e +invoca l'amico _Primo_... perchè difenda la sua memoria dalle bieche +_ingiurie_ che tenteranno di _sterpare i fiori dalla sua fossa_: + + Tu, che da questi carmi udirai + Note a te fremere pugne dal cor, + Tu al buon Tersite dirlo potrai + Se furon tinti del suo livor. + + Tu che gli sdegni vedevi e l'ire, + E il giambo uscirne, beffardo suon, + Tu al buon Tersite lo potrai dire + Se vi eran lagrime nella canzon! + + (_A l'amico Primo..._) + +E quantunque questi versi siano del giugno 1879, non mi è parso +inopportuno ripeterli come chiusa di questo scritto. + + + + +ALFONSO DAUDET + + +Da quasi dieci anni Alfonso Daudet sopravviveva a se stesso. I suoi +intimi affermavano che la spinite da cui era reso mezzo inerte il suo +corpo non aveva menomamente intaccato le facoltà intellettuali di lui; +ma gli ultimi libri pubblicati mostravano una stanchezza, un +affievolimento di forze che smentivano presso gli ardenti ammiratori +la pietosa bugìa. Per ciò, oggi, al dolore per la perdita dell'autore +prediletto si è mista la pietà per l'uomo che ha cessato di soffrire. + +La natura e le circostanze lo avevano colmato di doni. Alla bellezza +fisica si accoppiavano in lui un'immaginazione vivacissima, una +sensibilità squisita, quasi femminile, una geniale padronanza della +forma letteraria, un felicissimo intuito dell'opportunità, una sempre +giovanile freschezza di impressioni, di slanci di buon umore, di +malizia e di birichineria. Nato poeta, le necessità della vita lo +avevano fatto smarrire tra i romanzieri; e c'era voluta una gran +forza di volontà e di ostinazione per guadagnarsi e mantenersi fra +essi il posto che ha occupato per parecchi anni. + +Pochi scrittori hanno avuto, come lui, la rara facoltà di +impossessarsi delle anime, di compenetrarsi con loro, di ispirare la +profonda simpatia che mette all'unisono il cuore dello scrittore con +quello dei lettori. I suoi stessi difetti lo aiutavano in questo. +L'eccesso di colorito, la mancanza di proporzioni e di equilibrio, le +trascuratezze apparenti o volute di molte parti dei suoi lavori +avevano un incanto particolare, di bizzarra noncuranza, di imprudenza +gioconda. Si perdonava facilmente ogni cosa a colui che ci commoveva +con le sue novelline, che ci interessava e ci sbalordiva con la +magnificenza delle sue descrizioni, con la passione e coi casi dei +personaggi dei suoi romanzi. In Francia gli han perdonato fin le +sgrammaticature; e il giorno che qualcuno, nella _Vie moderne_, si +compiacque di una lunga spulciatura pedantesca dell'_Immortel_, i +lettori francesi non gli badarono, e continuarono a leggere e ad +ammirare il Daudet, sospirando forse: Ne avessimo parecchi di simili +scrittori sgrammaticati! Giacchè egli, come tutti gli artisti di +razza, si era creato una lingua tutta sua, uno stile vivo, pieno di +efficacia drammatica, che non somigliava a quello di nessun altro. Se +la grammatica non ci trovava il suo conto, peggio per lei. + +Eppure quella deliziosa facilità era frutto di paziente fatica. Le +novelline di poche pagine gli costavano otto giorni di lavoro. La +lucidezza e il fremito della sua frase risultavano da una cesellatura +amorosa, paziente che voleva raggiungere a ogni costo la perfezione. +Quando si parla di lingua e di grammatica, bisognerebbe sempre +rammentarsi che il Fénelon ha detto del Molière, da lui tanto ammirato +come autor comico: _Ah, se Molière sapesse scrivere!_ E il Molière +oggi è un classico. + +Alfonso Daudet ha avuto tutte le fortune, non ultima quella di non +accorgersi di morire. + +Autore dell'_Immortel_, satira spietata ed eccessiva dell'Accademia +francese, esecutore testamentario del De Goncourt per l'altra +Accademia dei Dieci che dovrebbe essere il contr'altare dell'Accademia +dei Quaranta, gli era toccata ultimamente anche la consolazione di un +primo sfavorevole giudizio dei tribunali verso gli avidi eredi del +fondatore. E forse dalle sue belle labbra, convulse per gli atroci +dolori che gli rodevano le ossa, uscivano inesorabili epigrammi contro +i quaranta _immortali_ nell'istante in cui la morte è venuta a +strappargli l'estremo grido, rovesciando su la tavola, fra lo spavento +della moglie e dei figli, la leggendaria testa capelluta, grigia per +gli anni e pei patimenti. + +Non ostante i suoi ultimi lavori, sembrava che per lui la posterità +fosse cominciata da un pezzo, dopo _Sapho_. I giovani, con la +ingratitudine baldanzosa che è propria della loro età, osavano già +scrivere che il Daudet ormai era un grand'uomo soltanto in provincia, +a Tarascona da lui illustrata, a Nîmes dove era nato! E il suo stile +veniva qualificato di telegrafico, rozzo impasto di interiezioni e di +balbettamenti, linguaggio da _petit nègre_, cosparso di pariginismi in +voga! Tamburinaio traviato (alludevano al Valmajour del _Numa +Roumestan_) falso parigino, era stato creduto per un momento uomo di +spirito, stilista, artista e fin romanziere! Ma tempo, tempo fa! + +Ai giovani è permesso di esagerare e anche di essere ingiusti. A +questi cercatori di novità sbalorditoie, a questi infatuati del +simbolo, a questi folli adoratori della preziosità della forma, uno +scrittore limpido, vivace, drammatico anche nel colore della frase +come il Daudet non può riuscire gradito. È troppo esteriore, secondo +loro, è troppo del suo tempo, e anche troppo personale. Probabilmente, +il giudizio della posterità non sarà proprio questo che essi han +pronunciato così alla spiccia nelle compiacenti colonne del _Figaro_ e +di altri giornali. Non sarà neppure un'ampia conferma, senza nessuna +obbiezione e riserba, di quello pronunziato dal pubblico, quando i +romanzi del Daudet gli mettevano sotto gli occhi creature che non lo +interessavano soltanto come creazioni di arte, ma anche perchè ne +stuzzicavano la curiosità come figure, appena velate, di personaggi +viventi o spariti da poco dalla scena del mondo. + +Indagare quale potrà essere il giudizio dei posteri, e quale delle +opere del Daudet sarà capace di resistere all'edace lavoro del tempo, +mi sembra tentativo inutile oltre che irto di difficoltà. + +Siamo vissuti con lui nello stesso ambiente letterario; abbiamo ancora +fresche le sue stesse convinzioni e, se così si vuole, i suoi stessi +pregiudizi estetici, da poterci astrarre da essi, e studiare l'opera +sua da un punto di vista così elevato e così imparziale che permetta +di adoprare come elementi di giudizio soltanto i più puri e i più +immutabili principî d'arte. Bisogna contentarsi di riandare tutta la +non vasta opera sua, metterne in rilievo i caratteri principali e +notare via via lo svolgersi delle qualità più personali che lo hanno +distinto tra la folla degli scrittori francesi contemporanei; bisogna +contentarsi di accennare quel che egli ha apportato di nuovo nella +forma narrativa, quel che, per caso, vi ha lasciato in germe e che +potrà fiorire a tempo opportuno, quel che anche oggi può facilmente +giudicarsi e manchevole e caduco. Questa sarà l'umile opera che +cercherò di fare alla meglio nel presente studio. + + * + * * + +Innanzi tutto, il Daudet dev'essere qualificato _impressionista_. +Questo miope ha una gran virtù di osservatore. + +Lo sforzo per veder bene acuisce la sua attenzione, imprime più +profondamente nella sua memoria le cose vedute, e la vivace sua +fantasia meridionale non deve fare nessun conato per renderle col +magistero della parola. Certe volte l'evocazione è così intensa, che +perde la qualità di opera d'arte e, da descrizione che avrebbe dovuto +essere, riesce enumerazione e niente altro; ma questo, bisogna dirlo, +gli accade di rado. + +L'osservatore è intanto anche un sensitivo, un sentimentale, un poeta. +La sua anima è piena di fantasticherie e di compassione; egli +s'intenerisce facilmente; ama meglio sorridere che sdegnarsi; perciò +mentre la sua visione delle cose esteriori è intensa e minuta, e le +impressioni del paesaggio e delle scene della natura si trasformano +agilmente dentro di lui in immagini artistiche, il suo sguardo non +penetra addentro nell'intimo spirito delle persone che non possono +riuscire simpatiche al suo cuore. Da ciò una sproporzione, un +disquilibrio nella sua opera d'arte. Il poeta guasta il romanziere. + +E soltanto poeta egli arrivava a Parigi nel novembre del 1857 a +diciotto anni, portando con sè nella misera valigia la maggior parte +dei componimenti poi pubblicati sotto il titolo _Les Amoureuses_. + +Un critico scrisse allora: «Alfredo de Musset, ha lasciato due penne a +disposizione di chi poteva prenderle: la penna della prosa a quella +dei versi. Ottavio Feuillet aveva già ereditato l'una; Alfonso Daudet +si è impossessato dell'altra.» + +Si vede bene che i critici fanno male a indossare la veste di profeti! + +Teodoro de Banville ci ha lasciato il ritratto del giovane poeta. +«Testa maravigliosamente incantevole; carnagione di un pallore caldo, +color d'ambra; sopracciglia diritte e morbide; occhi fiammeggianti, +vaghi, umidi in una e brucianti, pieni di fantasticherie, occhi che ci +vedono poco, ma belli a vedersi; labbra voluttuose, pensose, quasi +sanguinanti; barba fine, infantile; capellatura fitta, abbondante +bruna; orecchio piccolo e delicato; insieme di virile rigoglio e di +grazia femminile.» + +I salotti e le signore avevano fatto la fortuna delle _Amoureuses_; Il +_Figaro_ doveva rivelare lo scrittore di novelline. Parecchie di esse +erano appena una transizione dai raccontini in versi e dialogati, come +_Le roman du Chaperon Rouge_, _les Rossignols des cimetières_, +_l'Amour trompette_. Brevi come questi, poetici nella sostanza e +nella forma, quantunque non vi fosse adoprato più il verso, essi hanno +preso posto nelle _Lettres de mon moulin_, nei _Contes du lundi_, +nelle _Lettres à un absent_. Sono fantasie, ricordi, note di +impressioni fugaci, che, dopo i disastri francesi del '70, assumono +talvolta un'elevazione tragica, un'espressione di sdegno non potuto +reprimere. Rammento _L'ultima classe_, _La partita di bigliardo_. Quel +povero maestro Hamel che col cuore infranto, dà l'ultima lezione in +francese ai suoi scolari alsaziani, perchè il governo prussiano ha +ordinato che da allora in avanti si dovrà studiare soltanto il tedesco +nelle scuole; e che alla fine della lezione, preso un gessetto, scrive +a grosse lettere su la lavagna: _Viva la Francia!_ e barcollante, con +le lagrime agli occhi, dice soltanto col gesto agli scolari +sbalorditi:--È finita! Andatevene!--quella figura di vecchio maestro +di villaggio, che ancora porta l'antico tricorno, rimane +indimenticabilmente impressa nella memoria, quantunque il racconto sia +di quattro o cinque paginette. + +E come fa fremere quel maresciallo che, acquartierato in un castello +del tempo di Luigi XIII--mentre i suoi soldati intirizziscono fuori, +coi piedi nel fango, morti di fame--giuoca al bigliardo con un +capitano che perde appositamente per adulare il superiore da cui +dipende il suo avanzamento! I prussiani, sopravvenuti, hanno già +attaccato gli avamposti; la fucilata incalza, incalzano anche le +bombe. Gli ufficiali francesi accorrono dal maresciallo, chiedendo +ordini; ma egli non smette di giuocare, ingessa tranquillamente la +stecca, tenta delle carambole. Che gli importa se fuori si combatte e +si muore? Quando la sua partita finisce, i reggimenti francesi sono +già sbaragliati, e attorno al castello si ode soltanto un rumore +confuso di passi simili a quello di un armento che fugge! + +In questi mirabili capolavori si trovano tutte le buone qualità +dell'ingegno del Daudet, senza nessuno dei difetti che egli mostrerà +quando dal quadretto di genere passerà a dipingere i grandi quadri +della corrotta vita parigina. + +Da principio sembra che nei lavori di lunga lena egli facilmente si +annoi, e cerchi volentieri l'occasione di distrarsi. E le narrazioni +complicate assumono quindi fra le sue mani un'aria di cosa scucita, +frammentaria. Si capisce da un capitolo all'altro, la disposizione del +suo spirito. Mentre è ingolfato a raccontare il crudo dramma di casa +Risler, e già trova accenti di vigore e di forza nel descrivere e gli +adulteri amori di Sidonia con Giorgio Fromont, socio di suo marito, e +tutti gli infami intrighi di essa che conducono l'onesto e buon Risler +al suicidio, egli si sente a disagio tra quei personaggi. Ah, che +sforzi in questa continua tensione di spirito! E, appena può, scappa +via, in casa dell'illustre Dolabelle che lo diverte con la sua vanità +di comico di provincia smarrito per le vie di Parigi, con le sue pose, +col suo accento teatrale, con quell'aria di sacrificato in contrasto +con la sua pinguedine e con la lucentezza della sua pelle! E come lo +accarezza, come gli sta attorno, come se lo gode lui, prima di +presentarlo ai lettori! Ogni suo gesto, ogni suo atto è stato mimato +da lui, ogni sua parola gli è venuta su le labbra con lo stesso falso +accento di lui; egli è stato Dolabelle, immaginando e scrivendo. E +quando gli fa scappar di bocca una di quelle frasi incredibili che +sono stupende trovate di artista, la gioia e la soddisfazione dello +scrittore traspariscono tra le righe, invadono anche il lettore, che +si vede davanti agli occhi, vivo e parlante, il personaggio. Come, per +esempio, quando l'illustre Dolabelle conduce dietro il convoglio +funebre di sua figlia Desiderata tutti i comici dei teatrucoli di +Parigi, e invanito per la solennità della cerimonia, additando le due +carrozze che seguono il corteo, esclama serio e impettito: + +--Due vetture padronali! + +Così farà il Daudet più tardi nel _Nabab_, con la famiglia _Joyeuse_. +E gli parrà quasi di ritrovare un riscontro all'illustre Dolabelle in +persona del signor Joyeuse che, perduto l'impiego, per non addolorare +le figliuole, nasconde ad esse per tre lunghi mesi la sua disgrazia; +e tutte le mattine finge di andare, come era solito, al suo ufficio, e +passa la giornata errando qua e là per Parigi, fantasticando le +storielle che dovrà poi raccontare alle figlie a fine di far durare il +loro inganno. + +Così praticherà, più tardi ancora, in _Numa Roumestan_. + +Ma, a proposito di questo romanzo, bisogna aprire una parentesi. + +Fra il gran tumulto della vita parigina, Alfonso Daudet ha +continuamente la nostalgia del suo mezzogiorno. La nebbia che là +infosca il cielo, il fango che imbratta scarpe e calzoni, gli fanno +sospirare il profondo azzurro del cielo provenzale e quello più +costantemente limpido di Algeri, dove, anni prima, avea dovuto +ricercare ristoro alla sua malferma salute. Da questa doppia nostalgia +era già scaturito _Tartarin da Tarascon_, armato di tutto punto per le +sue caccie di leoni! + +Tartarin sognava caccie di orsi, di leoni, di elefanti, centellinando +bicchierini di rhum in quel suo salotto parato di armi d'ogni sorta e +di ogni tempo. E dire che, da buon provenzale, avrebbe dovuto +fantasticare soltanto bei colpi ai _berretti_, quei bei colpi con cui +i suoi amici si solevano compensare, nelle partite di caccia, della +selvaggina che non trovavano! + +Ma di mano in mano che la fantasia di Tartarin si eccitava e +divampava, si eccitava maggiormente e prendeva fuoco la fantasia del +suo creatore. E questa volta era proprio vero che il Dio foggiava la +sua creatura a immagine e similitudine sua! Se non che, il Dio si +divertiva dell'opera che andava facendo e della caricatura di sè +stesso che ne scaturiva fuori. Il provenzale che, credendo di +ammazzare un leone, stendeva morto dietro una siepe un povero somaro, +non era diverso dal provenzale che si compiaceva di fargli fare quella +e altre ridicole prodezze. Tutti e due mentivano, esageravano, +prendevano diletto della propria esagerazione e della propria menzogna +scaturite dal fondo di un organismo infiammato dal sole della loro +cara Provenza. Rare volte una creazione artistica era riuscita così +intimamente improntata del carattere dell'autore e della razza. + +Coloro che hanno avuto la fortuna di gustare la conversazione +famigliare di Alfonso Daudet dicono che par di riudirne la voce +durante la lettura dei suoi libri. Quello stile spezzato, di scorcio +scintillante di immagini, riboccante di esclamazioni, di apostrofi, di +tutte le figure che la rettorica ha enumerate e che là vengono al lor +posto spontaneamente, come ribollimento anzi spuma del pensiero +concitato, è precisamente la sua parola ordinaria un po' infrenata, +epurata, quasi inconsapevolmente adattata dall'arte. Sarà, forse +(diciamolo per compiacere gli stilisti) stile disuguale, scorretto; ma +ha il fuoco della vita, il fremito del movimento, la commozione, il +pittoresco, l'imprevisto, come secoli avanti l'aveva avuto, in +Italia, quello di Benvenuto Cellini, che non si curava anche lui della +grammatica dei pedanti e dettava, tra un cesello e l'altro, la +meravigliosa narrazione sventuratamente rimasta caso isolato nella +nostra letteratura. + +E il Tartarin che scrive come ride delle famose gesta del Tartarin +eroe che gli balza vivo da ogni pagina, gesticolante, ebbro delle sue +stesse madornali fandonie, dalle quali egli si lascia illudere con +pienissima buona fede, quasi quanto gli altri a cui le sballa! + +_Numa Roumestan_ è un Tartarin più elevato, ma artisticamente meno +sincero. Anche questa volta la nostalgia della Provenza ha invaso il +cervello del Daudet; ma questa volta risulta _Tartarin_ proprio lui +che racconta. + +Ha avuto un colpo di sole; ha visto il Gambetta nel colmo della sua +potenza e n'è rimasto abbagliato. Infatti, nei primi capitoli del +romanzo il lettore non può far a meno di pensare al Gambetta; i nomi +cambiati non riescono a ingannarlo. Aps è Aix; Numa Roumestan è il +gran latino che ha conquistato nuovamente la Gallia. «Quella festa del +concorso nazionale nell'arena d'Aps (mi sia permesso ripetermi) sotto +il sole cocente, con quella folla in ammirazione davanti al grand'uomo +di provincia, Numa Roumestan, che distribuisce a destra e a manca +saluti alla buona, strette calorose di mano, incoraggiamenti e +promesse d'ogni sorta mentre le bande strepitano e i contadini si +slanciano a ballare la _farandole_ al suono del piffero e del tamburo +del Valmajour, primo tamburinaio della Provenza; quella festa ci +richiama alla mente altre riunioni della stessa natura, delle quali +abbiamo letto le descrizioni nei giornali, quando il latino dalle +larghe spalle e dalla parola possente andava attorno per convertire le +turbe al suo vangelo opportunista. Poi si torna indietro, assistiamo +ai primi passi del grand'uomo nella carriera politica. Quella testona +dalla nera capigliatura che gli _mangia_ metà della fronte, quella +faccia col sangue a fior di pelle, coi begli occhi dorati, di +ranocchio, quel giovane studente, insomma, che passa le serate al +caffè Malmus, nel quartiere latino, discutendo in dialetto coi focosi +compaesani, e poi quel processo di stampa del _Furet_ che rivela, più +che agli altri, a se stesso, un oratore di prima forza nel giovane +avvocato senza cause, ci ricordano anch'essi il latino dalle larghe +spalle e dalla parola possente, che sotto il secondo impero +frequentava, ancora studente, il caffè Procopio, esercitandosi con +colpi di pugni sui tavolini nella grand'arte della discussione, e che +dopo, nel 1868, già laureato e uscito dallo studio del Cremieux, nel +processo Baudin lanciava, invece della difesa del cliente Delescluze, +un terribile atto di accusa contro l'impero in via di sfasciarsi. + +L'autore però, che non avea preso sul serio Tartarin, che lo aveva +accompagnato con un benevolo sorriso di compatimento e con risate +quasi di ammirazione dalla sua partenza per Algeri fino al trionfale +ritorno in Tarascona assieme col famoso cammello che ha voluto +seguirlo a ogni costo, commette lo sbaglio di accigliarsi, di +sdegnarsi a ogni atto e a ogni parola di Numa Roumestan, e ha +incaricato l'antipatica parigina, moglie di Roumestan, di far la parte +di moralista. La razza! La razza! Ed egli incolpa il Roumestan delle +cose più semplici e più innocue, quasi nessun parigino fosse mai +capace di dire una sola di quelle piccole bugie, che sono, più che +altro, espressioni di convenienze sociali! + +Così Numa fa la corte alla figlia di un Consigliere della Corte +d'Appello; non l'ama, ma gli sembra conveniente sposarla. E siccome sa +che la ragazza non può soffrire i meridionali da lei stimati +grossolani, chiassosi, tenori da melodramma o negozianti di vino, il +giovane provenzale s'ingegna d'ingraziarsela; le ripete, forse +involontariamente--come nota l'autore--brani di discorsi politici da +lui recitati al caffè, nelle conferenze, e l'abbaglia con gli sprazzi +della sua fulgida eloquenza. + +Delitto! + +--Amate la pittura, signore?--ella gli domanda. + +--Oh, signorina, se l'amo!--risponde Numa, quantunque sappia di non +capirne niente. + +Delitto! + +Eppure questa poca scrupolosa esagerazione meridionale monta la testa +anche al Daudet; non è compaesano di Tartarin per nulla. + +--Flamme et vent du midi, vous êtes irresistibles!--egli esclama, +entusiasmato. + +Quasi non fosse stata bastante l'esagerazione di lui posta per +epigrafe del libro: _Pour la seconde fois, les Latins ont conquit la +Gaule!_» + +_Numa Roumestan_ ha un valore per la storia dell'ingegno artistico di +Alfonso Daudet: segna il punto di partenza della sua ultima +evoluzione. Si era smarrito, per qualche tempo, dietro gli +allettamenti del romanzo, diremo di circostanza, col _Nabab_ e _Les +Rois en exil_ e vi aveva profuso tesori di osservazioni e di +descrizioni che daranno a questi lavori il pregio di documenti storici +in avvenire; era fallito nella terza prova con L'_Evangéliste_. Ora, +col _Numa Roumestan_, pur cedendo un'ultima volta alle lusinghe di un +soggetto che lasciava trasparire qua e là personaggi viventi dietro le +figure dell'arte, sembrava si fosse, innanzi tutto, occupato della +forma, per rispondere a coloro che lo accusavano di servirsi di uno +stile troppo impennacchiato, troppo straluccicante; a coloro che gli +rimproveravano la mancanza di proporzione negli episodi, l'eccesso +evidente nella ricerca dei contrasti. E a forza di sorvegliarsi, +d'infrenarsi, egli, meridionale, compaesano di Tartarin, di quella +razza provenzale che vive all'aria aperta, inebbriata di sole, tutta +sensi, tutta esteriorità, che parla come l'uccello canta, facendo +della propria parola non un mezzo ma un fine; di quella razza che non +ha misura, che ha l'esagerazione nel midollo delle ossa, nei nervi, +nel sangue; egli, Daudet, riusciva grigio, monotono, per aver voluto +architettare il suo lavoro con regolarissime proporzioni di parti, +senza divagazioni, senza contrasti. + +Ci fu allora chi, studiando questo strano fenomeno, si domandò: Che +vuol dire? + +E rispose: «Secondo me, vuol dire che questo libro è la _forma +transitoria_ dell'evoluzione artistica del Daudet. Qui comincia a +mancare l'accento personale, la commozione intensa dello scrittore, e +i personaggi, se non si disegnano netti e spiccati, tentano di vivere +da per loro. Guardando all'ingegno di Daudet, non è ardito presagire +che nel suo prossimo romanzo potremo salutare la sua evoluzione +artistica già bella e compiuta». + +Chi scrisse queste parole ebbe un senso di gran soddisfazione quando +_Sapho_ venne fuori a confermare mirabilmente il presagio. + + * + * * + +_Sapho_ fu una sorpresa per molti lettori del Daudet. Dietro quelle +creature, appassionate, tormentate, buone, cattive, stravaganti, +perverse, che annodano un dramma di spaventevole semplicità, non +s'intravedevano figure note, personaggi in vista. + +I critici si sentivano anch'essi fuorviati, quasi ingannati. Come era +stato bello tormentare un po' l'autore, rimproverandogli di servirsi +della cronaca, dell'aneddoto contemporaneo, per dare ai suoi libri un +piccante che altrimenti non avrebbero avuto! + +Com'era stato comodo fargli scontare la gloria letteraria attaccando +l'uomo, accusandolo di ingratitudine verso il conte de Morny, il +_Mora_ del _Nabab_; di calunnia contro Francesco Bravay, il _Nabab_ in +persona; di esagerazione contro il Thérion, l'Eliseo Méraut dei _Rois +en exil_; di sconvenienza verso Sarah Bernhardt sospettata di essere +l'originale della _Félicia Ruys_; di non so quale altra colpa contro +il senatore Numa Baragon che si diceva avergli servito pel _Numa +Roumestan_! + +E ora, con _Sapho_, niente di tutto questo! Appena qualche sospetto +intorno al vecchio ingegnere galante Déchelette. + +E quasi quasi se la prendevano con quei personaggi che vivevano +indipendenti, come nella vita reale, senza essere neppur dalla lontana +il riflesso di altre persone della società contemporanea; che amavano, +che tradivano, che si lasciarono illudere, che commettevano pazzie, e +che, pur non somigliando particolarmente a nessuno, erano come lo +specchio di tutti, perchè non rappresentavano più un caso +eccezionale, patologico ma la natura umana schietta, con le idealità, +le miserie, le falsità della passione e del vizio che rendono bella e +triste la vita, la giovinezza specialmente! + +Eppure l'artista aveva adoperato con Fanny Legrand, _Sapho_, col suo +adorato Jean Gaussin, con l'ingegnere Deschalette e col marito di +Fanny Legrand, l'identico processo adoperato nel dipingere i grandi +quadri della vita parigina; cioè, aveva aguzzato gli occhi miopi +attorno a sè, aveva osservato, preso appunti, rimuginato impressioni, +fuso insieme due, tre, quattro personaggi della realtà per formarne +uno solo, eliminando alcune particolarità, accumulandone altre, +proprio come era riuscito a trarre Jansoulet dai pochi casi di +Francesco Bravay, attribuendogli una bella morte che il personaggio +reale, ridotto alla miseria, dovette spesso invidiargli; dandogli +un'ingenua nobiltà di animo che il personaggio reale non possedeva +così intera, mettendo nelle ultime parole del romanzo tutta la sua +tenerezza di poeta: + +«Le sue labbra si agitarono, gli occhi dilatati, rivolti verso Géry, +ritrovarono prima di morire un'espressione dolorosa di implorazione e +di ribellione, quasi per prenderlo in testimonio di una delle più +grandi e più crudeli ingiustizie che Parigi abbia mai commesse». + +È vero che nello scandalo letterario s'infiltrava un po' la politica. +I legittimisti non gli perdonavano di essersi acconciato tacitamente +al secondo impero e poi alla repubblica; non gli perdonavano--a lui +che aveva orgogliosamente detto al Morny: Io sono legittimista! sul +punto di diventare uno dei suoi segretari di gabinetto--di essersi +tenuto in disparte, di non essersi voltato un momento a guardare verso +il castello di Frohsdorf, quando era parso che la restaurazione della +monarchia stava lì lì per avverarsi. Fingevano di aver dimenticato le +roventi parole del Daudet nelle ultime pagine del _Robert Helmont_: + +«O politica, io ti odio! Ti odio perchè sei grossolana, ingiusta, +strillona e chiacchierona; perchè sei nemica dell'arte e del lavoro; +perchè tu servi di etichetta a tutte le sciocchezze, a tutte le +ambizioni, a tutte le poltronerie. Cieca e appassionata, tu dividi +cuori fatti per stare uniti; tu leghi, al contrario, esseri +assolutamente dissimili. Tu sei il gran dissolvente delle coscienze, +tu dài l'abitudine della menzogna, del sotterfugio: in grazia tua, +vediamo brave persone diventar amici di birbanti purchè siano dello +stesso partito. Ti odio sopratutto, o politica, perchè sei fin +arrivata ad uccidere nei nostri cuori il sentimento, l'idea della +patria!» + +Ma la più bella risposta dell'artista era il suo capolavoro, _Sapho_. +La curiosità, l'indagine storica faranno certamente ricercare nel +lontano avvenire le smaglianti pagine del _Nabab_, del _Numa +Roumestan_, dei _Rois en exil_ e forse anche dell'_Evangéliste_; ma +tutti i cuori tormentati dall'amore, ma tutti gli illusi dal falso +miraggio della passione torneranno a rileggere le pagine di _Sapho_, +dove ritroveranno non l'incidente d'un momento, l'aneddoto d'una breve +fase storica, ma l'eterno spettacolo dell'umana debolezza, narrato +serenamente, delicatamente e senza che la delicatezza noccia +all'efficacia e alla forza. + + * + * * + +Io non ho neppur fatto cenno di _Petit Chose_ e di _Jack_ che son +rimasti oscurati dai loro fratelli venuti dopo. Non dirò niente +dell'opera teatrale del Daudet, che non ha importanza di sorta, +quantunque egli abbia tentato di usare pel teatro tutte le sue belle +qualità di scrittore. + +Che cosa è stato apportato dal Daudet nella forma del romanzo? + +Egli sopravveniva in pieno naturalismo, per esprimermi con la formula +di uso, dopo il Flaubert, dopo i De Goncourt, dopo lo Zola. Alla +impassibilità troppo ostentata del primo, alle preoccupazioni +stilistiche e di colorito dei secondi, all'epica e un po' romantica +ispirazione del terzo, unita a un problematico rigore scientifico, +egli ha recato in contributo una bella facoltà di commozione, una +giocondità alata di poeta, la sincerità alquanto chiassosa di una +brava persona indulgente. + +Ha mostrato che si poteva tentar di fare lavoro di artista senza nè +troppo nascondere nè mostrar troppo che, infine, l'opera d'arte è la +natura passata attraverso l'organismo dello scrittore e da esso un po' +modificata, se non del tutto alterata; che le preoccupazioni +stilistiche non debbono soverchiare nell'opera d'arte quel che ne +costituisce la parte essenziale, cioè, la creazione del personaggio +vivente; che la rigorosa osservazione non deve implicare +l'intromissione di argomenti scientifici da produrre, con la tesi, una +deformazione dell'opera d'arte; ha mostrato che si poteva tentare +tutto questo, e il suo tentativo non è stato vano. + +Fino a che punto sia riuscito, quali influenze abbia egli esercitato +nell'arte narrativa contemporanea e se egli abbia lasciato germi che +potranno germogliare a tempo opportuno può, forse, risultare dal +frettoloso schizzo che ho fatto. + +E poichè intendo finire questo studio parlando dell'uomo, dirò +qualcosa dell'_Immortel_ che sembra una stonatura nella sua carriera +di scrittore. + +L'artista, in un cattivo momento--chi non ne ha nella vita?--aveva +ceduto a un impeto di sdegno, che egli, con la focosa natura +meridionale, si era compiaciuto subito di ingrossare. Aveva +fatto--sembra--come il proverbiale compare della mula di cui parla un +aneddoto siciliano. Costui andando a chiedere in prestito una mula da +un suo compare, riflette per via che questi troverà mille scuse per +non fargli quel favore. Supposizione, sospetto; egli però fantastica +tanto intorno a questa idea, che finisce con scambiarla per un fatto +già avvenuto. E tiene broncio al compare; se lo incontra per via, +finge di non riconoscerlo o non risponde al saluto di lui. Fa peggio: +con amici comuni dice male dell'ingrato compare che ha avuto il +coraggio di negargli così piccolo favore. Non gliela avrebbe rovinata +quella sua mula, caso mai! E più ci pensa su, e più s'imbroncia, e più +si sdegna. Alfine il compare va a domandargli:--Compare mio, +perchè?--Per la mula. Non avete voluto prestarmela.--Non l'avete +chiesta.--È vero. Ma ho pensato che non me l'avreste prestata lo +stesso.... + +Il Daudet rimase al broncio. Immaginando, forse, che l'Accademia non +avrebbe voluto saperne di lui, scrisse l'_Immortel_. La satira passò +il segno; la freccia rimase spuntata. + +A furia di caricare d'obbrobrio l'accademico Astier-Réhu, l'artista +spinge il lettore a scuotersi dallo sbalordimento che gli danno tante +nefandezze e tante imbecillità, lo forza a riflettere; e allora tutto +il romanzo gli crolla davanti come un edificio di carte da giuoco, non +ostante la magìa di molti particolari, non ostante che lo stile si sia +avvantaggiato dell'eccitazione dell'autore per riuscire più vibrato, +più denso, elettrico quasi. + +E forse l'_Immortel_ non era opera di malignità, nè di invidia, nè di +altro sentimento cattivo, ma una semplice birichineria, simile a +quelle che Ernesto Daudet ha raccontate nel volume _Mon frère et moi_, +quando Alfonso studiava assieme con lui nel liceo di Lione. Me lo fa +supporre la risposta da lui data a un compaesano che gli parlava +dell'indignazione suscitata fra gli accademici dall'_Immortel_: + +--Eh? Un bel sasso nel pantano dei ranocchi! Gracideranno più di un +mese! + +Lo divertiva l'idea di quel gracidìo di accademici. + +Se non si accetta questa spiegazione, l'_Immortel_ rimane un atto +inesplicabile nella vita del Daudet, una aberrazione enorme. + +Ma ora egli riposa nella pace della tomba e non gli importa più niente +di tutte le accademie di questo mondo, compresa anche quella del suo +amico De Goncourt. + +Artista, ha avuto, vivente, tutta la gloria possibile. + +Uomo, ha avuto nella famiglia tutta la possibile felicità. La sua +buona sorte non solamente lo aveva preservato dalla sciagura di uno di +quegli amori che gli hanno fatto scrivere, come ammonimento ai suoi +figli, _Sapho_; ma gli aveva regalato, nel fiore della giovinezza, +una compagna, un'anima di artista fina e seducente quanto lui. + +Egli ha ringraziato con eloquenti parole colei che è stata fino +all'ultimo la sua regolatrice del lavoro, la discreta consigliera +delle sue ispirazioni, la serena stella della sua casa: + +«Ella è così artista! Ha preso tanta parte in tutto quel che ho +scritto! Non c'è una sola delle mie pagine, ch'ella non abbia +riveduta, ritoccata, e dove ella non abbia sparso un po' della sua +bella polvere azzurra e dorata. E così modesta, così semplice, così +poca donna di lettere! Io avevo espresso, un giorno, tutto questo e la +testimonianza della sua tenera ed instancabile collaborazione in una +dedica del _Nabab_, che mia moglie non ha voluto permettermi di +pubblicare e che ho conservato soltanto in una dozzina di esemplari +regalati ad amici.» + +Ella, alla sua volta, ha svelato con grazia squisita il segreto della +loro collaborazione: + +«La nostra collaborazione? Un ventaglio giapponese: da un lato, +campagna, personaggi, cielo; dall'altro, ramoscelli, petali di fiori, +lievi accenni di fronde, quel po' di colore, quel po' di doratura che +rimane all'ultimo nel pennello di un pittore. E questo lavoro minuto +lo faccio io, badando che le mie cicogne volanti non guastino il +paesaggio invernale, o, la mia vegetazione, sul fondo bruno dei +lembi, il paesaggio primaverile che è dipinto dall'altra parte». + +E intanto tutto è finito! Questa mirabile armonia di due cuori e di +due menti è rotta per sempre! + +La folla che settimane fa si accalcava per le vie di Parigi facendo, +riverente e commossa, ala al passaggio del feretro di Alfonso Daudet, +oggi irrompe furibonda per le stesse vie, insultando chi si è +generosamente costituito cavaliere della giustizia e della libertà, +Emilio Zola. Se qualche eco dell'indegna gazzarra arrivasse laggiù, o +lassù, fino a lui, Alfonso Daudet avrebbe ragione di ripetere: + +--_O politique, je te haïs!_ + + + + +GOETHE. + + +Qualcuno ha detto:--Davanti a una bell'opera d'arte io ammiro come un +bruto.--Probabilmente questo è il miglior modo di ammirare. Sentirsi +compenetrare dall'intimo senso della bellezza, da non aver tempo di +ragionare o di sofisticare, è anche la più alta prova del valore di +un'opera d'arte. Ma è difficile mantenere immacolata questa specie +d'innocenza battesimale del senso estetico. Lo spirito umano ha +bisogno di variare le sue impressioni; così alla sua ammirazione da +bruto segue sempre l'ammirazione che ragiona o che pretende ragionare. +C'è qualcosa del fanciullo in noi, che permane non ostante l'età; a un +certo punto, vogliamo tutti vedere com'è fatto quel giocattolo che ha +servito a divertirci, e spesso, per soddisfare questa curiosità, +distruggiamo il giocattolo, l'opera d'arte, proprio come fanno i +fanciulli. + +Veramente il paragone non è esatto: l'opera d'arte rimane quella che +è; il disastro avviene nelle nostre impressioni. Gli antichi su +questo particolare erano, o sembrano, più fortunati di noi. Non +ricercavano col lumicino quali relazioni avesse l'opera d'arte col +carattere, con l'organismo, con l'atavismo dell'autore, o almeno non +si accanivano in questa ricerca come facciamo noi e non ne traevano le +conseguenze che ne tiriamo noi. Se ci fossero pervenute tutte le +scolie dei grammatici, possederemmo forse oggi indiscrezioni, notizie, +favole, intorno agli antichi autori, da farci vedere che il +pettegolezzo dei critici non è poi cosa tutta moderna. I pochi +documenti che ci rimangono autorizzano questa supposizione. Così, per +esempio, sappiamo che Orazio aveva gli occhi cisposi; che lo stomaco +di Virgilio digeriva difficilmente; che Sofocle si era così senilmente +affezionato al figlio naturale avuto da una donna di Sicione, da +provocare un processo in famiglia; ma gli occhi cisposi di Orazio, lo +stomaco debole di Virgilio, la senile affezione di Sofocle non sono +serviti, per quel che ne sappiamo, di cemento estetico-psicologico +alle odi, alle epistole, alle egloghe alla Georgica, all'Eneide, nè +all'Antigone o all'Epido a Colono. + +Oggi no. Così dicendo non mi passa pel capo di voler discreditare gli +studi psicologici o psicopatici che sono, con tutte le loro +esagerazioni, gloria e onore della scienza moderna. Noto il fatto per +discuterlo un po' a proposito di un libro che chiama alla sbarra +della giustizia Volfango Goethe[6], e gli chiede conto, +rispettosamente, coi riguardi dovuti a tanta grandezza, del processo +creativo con cui sono state messe al mondo tutte le sue opere d'arte. + + * + * * + +In Edoardo Rod è avvenuto il fenomeno a cui accennavo in principio. +«Dieci anni fa, egli dice, ebbi l'occasione di fare nella Facoltà di +lettere di Ginevra, un corso di lezioni intorno al Goethe. Come tutti +coloro che si accostano al grand'uomo, ne sentii fortemente +l'influenza. Le mie lezioni e alcuni articoli da me pubblicati in quel +tempo furono l'espressione di un entusiasmo senza riserve di sorta +alcuna. Un viaggio a Weimar, nuove letture e nuove riflessioni +arrecarono a poco a poco sfumature e modificazioni nelle impressioni +primitive. Il Goethe è, tra gli scrittori, quello che ha preso +l'atteggiamento più schietto di faccia ai problemi della vita; è +dunque naturale che il giudizio intorno a lui si vada trasformando con +la esperienza dell'età.» + +Egli ha riacquistato, in questa sua nuova condizione, quella libertà +di spirito ch'era stata sopraffatta dalla violenza delle prime +impressioni, ed ha avuto la buona idea di liberamente scrivere un +libro liberamente pensato, senza fanatismo, nè acrimonia. Per questo +il suo lavoro è riuscito interessantissimo, e sarà letto con profitto +anche da coloro che dissentono dai principî che gli servono a +sostenere la sua tesi. + +Giacchè il libro ha una tesi; e forse a parecchi, arrivando all'ultima +pagina, parrà o che l'autore non sia molto convinto della bontà di +quella, o che la luce del gran sole goethiano sia riuscita ad +abbagliarlo di nuovo. E questa ultima pagina sarà giusto trascriverla +intera. Ma prima bisogna dire qual'è la tesi. L'opera d'arte del +Goethe, o quella parte della sua opera dove la creazione artistica ha +raggiunto il culmine della perfezione, è talmente legata alle +vicissitudini della sua vita, e questa vita è stata, per forza di +innato vigore e per forza di volontà, foggiata talmente da riuscire +essa stessa una grand'opera d'arte, che diventa difficilissimo il +giudicare l'opera letteraria, senza cedere alla tentazione di metterla +in riscontro con le circostanze che l'hanno prodotta. + +Se non che, in questo genere di critica con cui gli avvenimenti della +vita dell'autore vengono usufruiti per rivelare le intime ragioni del +processo artistico, si corre facilmente il pericolo di dare troppa +importanza alla realtà materiale dei fatti e di diminuire il valore +della realtà spirituale dell'opera d'arte dalla quale è stata +trasformata, fino a renderla quasi irriconoscibile, l'altra che n'è la +causa occasionale; o di non scorgere la manchevolezza dell'opera +d'arte, illusi dalla corrispondenza di essa coi fatti reali d'onde la +creazione artistica è venuta fuori. + + * + * * + +Il pericolo di cui parlo diventa maggiore quando un'idea di moralità +s'infiltra nel giudizio intorno alla vita, e da questo passa +inavvertitamente a influire su quello intorno all'opera d'arte. + +Il libro del Rod mostra sin dai primi capitoli che la personalità del +Goethe gli è un po' antipatica; ma fa scorgere anche che quel che più +gli rende antipatico il Goethe è il _goethismo_, cioè l'adorazione +incondizionata del modo con cui l'autore del _Fausto_ adatta +spregiudicatamente sè stesso alle circostanze della vita, e queste +alla libera espansione e formazione di sè stesso. Ora il _goethismo_ è +una stupidaggine di cui il Goethe non può essere stimato responsabile. + +Quel che gli si può attribuire è l'_olimpismo_, come il Rod lo chiama +dopo tanti altri, cioè l'egoismo elevato a forza di coscienza, di +riflessione, di raffinatezza fino a l'ennesima potenza; teorica +ragionata e pratica, sapiente e speciosa, aggiunge il Rod, la quale +però non lo differenzia da quella media umanità che fa dell'egoismo, +senza elevatezza ma con contegno, la regola ordinaria delle sue +azioni. + +Qui mi sembra stia l'inganno. Quest'egoismo, che il Rod ben +definisce:--indifferenza verso qualunque cosa che non sia il proprio +sè; ferma risoluzione di voler ignorare gli sconvolgimenti che menano +con loro gli avvenimenti quotidiani della vita; cura continua di +allontanare dallo spirito qualunque impressione penosa, dal cuore +qualunque sentimento che potrebbe agitarlo; e decisa volontà di tirare +innanzi per la sua strada senza darsi pensiero del danno che si arreca +agli altri--quest'egoismo comune, volgare, non dà frutti; è sterile +quand'anche non riesce nocivo. Qualunque mascalzone può esserne +capace; e se non provoca la nostra indignazione, non attira affatto +l'ammirazione, pure quando, talvolta, ci trova quasi indulgenti. + +All'_olimpismo_ del Goethe, invece, l'umanità intera deve qualcosa. +Esso non è servito unicamente a lui, ma a tutti; per questo l'umanità +sente il dovere non soltanto di essere indulgente ma di ammirare. Se +c'è degli imbecilli che si assumono il diritto di volerlo imitare, il +torto è tutto di costoro. Sono occorsi secoli di civiltà, circostanze +straordinariamente aggruppate per produrre il fenomeno spirituale che +ha nome Volfango Goethe; e queste circostanze non si ripeteranno più. +È puerile, è sciocco, ostinarsi a tentar di rifare artificialmente un +prodotto simile, cioè un organismo e uno spirito talmente equilibrati, +in così felice corrispondenza tra loro, da dar vita a capolavori che +faranno eternamente parte del patrimonio intellettuale dell'umanità, e +che danno e daranno ancora per un pezzo mirabile impulso alla nostra +vita interiore. + +In non lontano avvenire, la posterità farà la sua scelta anche tra le +opere del Goethe. Molte ne dimenticherà, per esempio, tutti i suoi +lavori drammatici e qualche romanzo. E le belle pagine nelle quali il +Rod analizza il _Torquato Tasso_ per giustificare le parole del suo +autore: _Esso è l'osso delle mie ossa, la carne della mia carne_, +basteranno a coloro che vorranno conoscere come certe forme d'arte +possano riuscire incompatibili anche con un genio universale qual'era +quello del Goethe. + +Confessioni, documenti di ogni sorta, studî, interpretazioni, +raffronti però non ci riveleranno mai il segreto con cui lo spirito +del Goethe ha prodotto quell'organismo, o, se così si vuole, il +segreto con cui quell'organismo ha prodotto quello spirito. Questa +grande divina operazione rimarrà sempre un mistero per noi, come tutte +le operazioni consimili della Natura. La necessità e la libertà hanno +operato assieme; il Goethe non è, in questo, diverso da una magnifica +quercia che s'impossessa, con le sue vaste radici, di tutti i più +eletti succhi nutritivi del terreno dove è nata, a detrimento delle +altre piante circostanti. Come noi domanderemmo invano alla Natura il +segreto della vegetazione di questa quercia gigantesca, così +domanderemo invano il segreto della vita di quell'uomo gigante. Se i +critici non se ne vogliono persuadere e non sanno rassegnarsi a tale +ignoranza, vuol dire che non hanno spirito scientifico e filosofico. +Se gli imitatori, i fanatici non sanno scegliere tra la piccola +personalità originale, che ogni individuo possiede appunto perchè è +individuo, e la copia della personalità altrui che li rende impotenti, +sterili, mediocri, peggio per loro. Mi sembra troppa degnazione +l'occuparsene. E poi, il _goethismo_ passerà, com'è passato il +_volterianismo_; resterà Volfango Goethe, o meglio resteranno i suoi +capolavori, e anche il capolavoro della sua vita, non quello scritto, +ma il vissuto, e che farà ripetere alle generazioni venture il motto +di Napoleone:--Voi siete un uomo, signor Goethe! + +Ed è, infine, la conchiusione anche del libro del Rod. Libro che ha +pagine veramente magistrali di analisi arguta e pacata, e che risponde +allo scopo per cui è stato scritto, quello cioè di spingere gli +intelletti indipendenti a studiare le opere del Goethe senza +preconcetti, di gustarle senza esserne sopraffatti, di ammirarle senza +dare in stravaganze. + +«All'ultimo, egli conchiude dopo tanta analisi, si è sempre costretti +a salutare in lui un uomo che si è sviluppato secondo la sua propria +legge, realizzando giorno per giorno le sue più intime virtualità, col +pieno sviluppo di quei germi nascosti che muoiono spesso infecondi +nei recessi delle anime ordinarie. E questa legge, dalla obbedienza +alla quale proviene la di lui forza, può essere espressa in termini +altrettanto chiari quanto l'idea fondamentale del suo capolavoro che +anch'esso ne dipende: Avendo amato l'azione, egli ha conformato tutta +la sua vita e adattato il suo intelletto a questo principio +dominatore. Qui consiste la sua grandezza, e forse tutt'intera. Che +cosa sia stata la sua incessante attività a traverso i molteplici +scopi, sarà dannoso per la gloria di lui ricercarlo molto da vicino. +Così, si può benissimo parlare a lungo intorno a lui, raccontarne la +vita, discuterlo, smarrirsi nelle tenebre della sua cronologia o del +suo pensiero senza mai poter giungere una di quelle sentenze che +dannano o santificano. Le stupende parole del coro degli angeli che +riassumono il suo capolavoro, riassumono egualmente, in ultima +analisi, l'insieme delle riflessioni che egli ispira. E arrivando al +termine di questo lungo studio, non possiamo far altro che ripetere +con lui arrivato al termine del suo poema: + +«Colui che si sforza a un'aspirazione costante, colui può essere +salvato.» + +C'è un'ode tra le poesie del Goethe che dà un'immagine schiettissima +della mirabile operazione che egli metteva in atto per trasformare la +realtà delle circostanze in una realtà spirituale superiore. Ricordate +il mito di Ganimede rapito da Giove? Niente di più materiale. Ora +leggete: + +«Come tu m'inondi dei tuoi ardori, o amata primavera, nello splendore +del mattino! Ineffabili voluttà si destano nel mio cuore, invaso dal +sacro sentimento della tua eterna bellezza, o Infinito! + +«Oh potessi io stringerti tra queste braccia! + +«Oh, io poso sul tuo seno e languisco, e le tue erbe e i tuoi fiori +premono il mio cuore. Tu estingui l'ardente sete che mi divora, dolce +brezza del mattino! Tu mi porti il canto dell'innamorato usignuolo, +che m'invita dal nebbioso fondo della vallata. Eccomi! Eccomi! Dove io +vo? Dove? + +«Lassù, lassù io aspiro! Le nuvole nuotano, discendono, si abbassano +verso l'ansioso amore. + +«Venite, venite! Accoglietemi nel vostro seno, abbracciante +abbracciato! Lassù! Padre dell'universale amore!» + +Tutta la vita e tutta l'opera d'arte di Volfango Goethe son +simbolizzate in quest'ode. + + + + +GIOVANNI MELI + +(G. Pipitone-Federico, _Giovanni Meli_. I tempi, la vita, le opere. +Palermo, Sandron 1898.) + + +Le quattrocentoventiquattro pagine di questo volume potrebbero essere +ridotte quasi a metà, levando via le lunghe citazioni, qualche volta +ripetute in diversi capitoli, di brani di componimenti del poeta +siciliano. Ma per coloro che conoscono poco o niente del Meli e che +non possono facilmente procurarsene le opere, o non sentono grande +curiosità di ricercarle sospettando insormontabili difficoltà +nell'intenderne il dialetto, il libro del signor Pipitone-Federico +riesce utilissimo. + +Lo studio intorno ai tempi e alla vita del poeta è fatto ampiamente; +quello intorno alle opere, un po' farraginoso e troppo polemico. +All'ultimo, si ha, è vero, l'impressione di aver conosciuto un Meli +molto diverso da quello, diciamo così, leggendario, e infinitamente +più simpatico; ma l'apologia del poeta lascia perplessi. Il critico +insiste più del convenevole su le qualità di pensatore, di filosofo, e +per poco non dimentica che si tratta di un poeta, di un artista. + +La fama del Meli varcò, lui vivente, i confini dell'isola, ed ora il +suo nome va accompagnato nel continente a quelli del Belli e del +Porta. Ma i più ne parlano per sentita dire. Gli stranieri forse lo +conoscono assai meglio di molti italiani. Le traduzioni lo rendono più +facilmente accostabile; ma le qualità di stile e di forma, che si +alterano straordinariamente nel passaggio da una lingua all'altra, +specie trattandosi di poesie dialettali, non daranno mai elementi sodi +e sicuri per un equo giudizio. + +Io, come siciliano, non posso essere sospetto se non sarò pienamente +d'accordo col signor Pipitone-Federico nella grande ammirazione pel +Meli. Anni fa, nel _Fanfulla della Domenica_, osai dire che +bisognerebbe tradurre il Meli in siciliano. La espressione è forse +eccessiva, ma, anche dopo la lettura di questo volume, non esiterei di +ripeterla. Parto da un concetto della poesia dialettale che mi sembra +giusto tuttavia, nonostante quel che il signor Pipitone-Federico ha +diffusamente scritto in difesa del Meli. + +E il giudizio del Finzi, che il critico riporta e che io ignoravo, mi +pare il più esatto che si sia dato intorno al poeta siciliano finora. +Dirò subito la ragione. La poesia dialettale implica naturalmente +l'idea della forma popolare. Il Porta e il Belli, due grandissimi +poeti, lo hanno istintivamente capito e messo in atto. Il Meli, no. E +quando dico forma, non intendo solamente la parola del dialetto, ma +il modo di sentire e di concepire il soggetto. Il Porta e il Belli non +hanno mai dato impronta _letteraria_ alle cose loro; e questo +costituisce il massimo loro pregio. Il Meli, invece, è raramente +popolare, anche dove più la sua natura di poeta e l'argomento lo +spingevano ad esser tale. Da ciò la meraviglia di coloro che +accostandosi, timidamente, per la prima volta, alla lettura delle sue +poesie, le trovano di più facile comprensione che non si erano +immaginati. + +Certamente il vocabolario del Meli è più vario e più ricco, se si +confronta con quelli del Porta e del Belli; ma questo avviene perchè +più di metà dei vocaboli che egli adopra sono siciliani fino ad un +certo punto, o almeno non sono propriamente popolari; così le frasi, +così il giro del periodo poetico. + +A un siciliano di buon gusto, il Meli fa l'effetto di uno che traduca +alla meglio per farsi intendere da coloro che capiscono soltanto il +suo dialetto. L'affermazione pare enorme; un esempio la schiarirà. +Ecco pochi versi, scelti a caso dall'_Idilliu 1º_: + + Tacinu l'ocidduzzi 'ntra li rami; + Sula la cucuccinta, ch'era stata + La prima a lu sbigghiarsi, ultima ancora + Va circannu risettu pri li chiani: + Ed ora l'ali soi parpagghiannu, + Si suspenni 'ntra l'aria; ora s'abbassa, + Ripitennu la solita canzuna. + +Traduciamo: + + Tacciono gli augelletti in mezzo ai rami; + Sola l'allodoletta, ch'era stata + A svegliarsi la prima, ultima ancora + Va cercando ricetto per le piane; + Ed or con l'ali, a guisa di farfalla, + Si sospende nell'aria, ora si abbassa + Ripetendo la solita canzone. + +Questa traduzione sembra l'originale. Si capisce sùbito che il poeta +ha sforzato il dialetto, e che, scrivendo, aveva nell'orecchio un +movimento ritmico disadatto alla natura di esso. + +Si noti inoltre che ho scelto un passo dove il dissidio tra la forma e +il concetto è meno apparente. + +Ma questa discussione mi menerebbe troppo lontano e non potrebbe +interessare tutti i lettori; mi basta averla accennata. Interesserà +invece la figura del Meli quale risulta dalle pagine del signor +Pipitone-Federico, che ha potuto usufruire di molti documenti +recentemente pubblicati e ignorati fuori dell'isola. + +Il titolo di abate che va inseparabile dal nome del Meli; molte sue +poesie, piene di facile e amabilmente stoica filosofia, hanno dato +origine alla creazione del personaggio fantastico d'un poeta gaudente, +sensuale, adulatore, parassita. Si diceva: Il poeta ha adombrato sè +stesso nella _Cicala_ da lui cantata: + + _Cicaledda, tu t'assetti + Supra un ramu la matina, + Una pampina ti metti + A la testa pri curtina, + E ddà passi la jurnata + A cantari sfacinnata._ + +Povero abate Meli! Egli quasi prevedeva questo equivoco quando +scriveva all'arcivescovo Lopez, suo amico e protettore: «L'abate Meli +(abate però di sole spoglie, senza titolo, senza pensione) fu una +cicala che assordì col suo canto molta estensione di paese». E +soggiungeva: «Il secolo ed il paese in cui nacque e visse, e la +professione che esercitò, fecero sempre a calci con la di lui indole e +temperamento (_sic_). Vide e gustò qualche volta il piacere, la pace, +la consolazione, ma soltanto nei sogni che gli somministrarono i +soggetti delle sue poesie.» + +Nato in Palermo il 3 marzo 1740, da un orefice di scarsa fortuna, fu +messo a studiare nelle scuole gesuitiche; e vi apprese il latino, +passando sette anni attorno alla grammatica del Padre Emmanuele +Alvarez, anni che egli rimpianse argutamente nel suo poemetto _La Fata +galante_. I _Reali di Francia_, i drammi del Metastasio, l'_Orlando +furioso_ dell'Ariosto svegliavano la sua fantasia; e l'istinto poetico +del giovinetto cominciò a rivelarsi in componimenti di imitazione. _La +Fata galante_, scritta a diciotto anni, è già un gran passo; è la +splendida aurora di un bellissimo giorno. + +Intanto, tra un canto e l'altro di quel poemetto, tra un'ode e l'altra +di fattura rollesca o vittorelliana, tra un capitolo bernesco e +l'altro, egli studiava medicina. E appena era in caso di +esercitarla--la laurea non esisteva ancora nell'Università di +Palermo--le strettezze della famiglia lo costringevano ad accettare +il posto di medico comunale nel villaggio di Cinisi, a ventiquattro +miglia dalla capitale. Qua egli era vissuto tra gli accademici della +_Galante conversazione_, come s'intitolava una riunione di begli +ingegni e di coltissime persone, e il suo nome accademico era _Lu +stravaganti_: a Cinisi, si trovava faccia a faccia con la Natura, in +mezzo a un paesaggio incantevole, tra uomini di vita semplice e +laboriosa. Curava i suoi malati, si divertiva con la caccia al roccolo +e con la pesca, e continuava alla meglio i suoi studi di medicina e di +filosofia. La vita frugale gli permetteva di mandare quasi intero il +suo magro stipendio alla famiglia. E tra _quelle collinette, tra +quelle valli, tra quelle roccie rivestite di muschi e di edera_, egli +concepiva e scriveva la _Buscolica_, che rimarrà il suo maggior titolo +di poeta. + +Era andato in Cinisi innamorato; cinque anni dopo tornava a Palermo, +chiamatovi dal suo professore di clinica che voleva affidargli la sua +clientela durante la sua assenza per un viaggio all'estero. Il primo +amore era sfumato; e il giovane dottore, con l'aureola di poeta e in +fama di uomo di spirito e di persona gioviale, si vedeva festosamente +accolto dall'alta società palermitana, specialmente dalle belle +signore che si disputavano l'onore di aver dedicata e d'ispirare +qualcuna delle sue odi. Il titolo di poeta noceva un po' all'esercizio +della sua professione, non ostante che il Meli avesse usata la +precauzione di vestire l'abito talare, come allora facevano i medici +per poter avere tra la loro clientela le suore dei monasteri. Pare che +molte delle sue odi non siano state semplice esercizio poetico, +reminiscenze o ispirazioni del vecchio Anacreonte. Una baronessa +Martinez, bellissima e colta giovane signora, la non meno bella +marchesa Regiovanni, una signora Mantegno, che aveva sul petto un +graziosissimo neo, entrarono per qualche cosa nell'ispirazione del _Lu +gigghiu_, _Lu pettu_, _Lu neu_. Il Meli menava di fronte la scienza, +la poesia e la galanteria: ed è curiosa una sua lettera amorosa che si +conserva nella biblioteca comunale di Palermo: + +«Non è più tempo di dar fede ai pregiudizii dell'infanzia ed alle fole +dei poeti che vi dipingono Amore fiero, indomito, lascivo, crudele al +par di un'arpia e d'una megera. Crediamo piuttosto alle veridiche voci +della natura. Ella non è un nome vano e senza effetto; è un principio, +un nome, una pura causa, una parte di Dio medesimo, che, occultata nel +più recondito recesso del cuore umano, ispira, agita e si palesa sotto +la mascherata (_sic_) di un istinto o sia di un sentimento vivo ed +animato...... Or questo stesso principio che vi fa amar noi in noi, +comanda di amar noi in altri. Per sovrumana metamorfosi di amore, chi +ama vive nell'oggetto amato e questo in lui. Adunque dovendo amar voi +in voi, dovrete amar voi in me, per diritto di natura, di gratitudine, +di convenienza. + +«Mi direte che in questo istante non sperimentate in voi le voci del +sentimento così vive che vi spingano ad amare. Sia così; ma di grazia, +cancellate quella stima pel cagnolino, discacciate il passerino, +lasciate di apprezzare quelle gioie, quegli arredi, quelle galanterie, +insomma rivocate quell'affetto disperso in mille oggetti e riunite le +divise forze d'una potenza così nobile impiegata stoltamente in +oggetti ignobili e materiali. Ed allora sentirete destar la natura ed +esortarvi ad impiegare il ricco capitale dei vostri affetti in un +cuore come il mio, nel quale chi ve ne impiega una parte, nel momento +appresso ne avrà rese mille per quell'una.» + +La galanteria non gli aveva impedito di scrivere le _Riflessioni sul +meccanismo della Natura, in rapporto alla conservazione e riparazione +degli individui_ e il discorso _Sulle attrazioni elettive adombrate +nella mitologia degli antichi_, lavori che dimostrano come sotto il +poeta ci fosse il pensatore positivo, se non originale, certamente +audace riguardo ai tempi e alla cultura del suo paese. Le _Riflessioni +sopra il meccanismo della Natura_ suscitarono quasi uno scandalo, e +l'autore ne fu intimidito e non scrisse gli altri due libri che +dovevano compire il lavoro. Non si deve però attribuire al suo merito +scientifico l'elezione a professore di chimica nell'Università di +Palermo, che egli ottenne nel 1786; si volle, con essa, dare una +rimunerazione al poeta. Il Meli in chimica era un mediocre teorico: +uomo di ingegno e di buona volontà, aiutato dal suo operatore Stefano +Chiarelli, potè per sedici anni contribuire a diffondere in Sicilia le +teoriche del Lavoisier. + +Intanto, alle sventure domestiche, si aggiungevano una lunga malattia +e un furto che lo metteva sul lastrico. I ladri gli avevano svaligiato +completamente la casa, portandogli via trecento ducati di laboriosi +risparmi, biancheria, vestiti, arnesi. Senza l'aiuto dell'arcivescovo +Lopez, il Meli sarebbe morto quasi di fame. E di questa disgrazia, +scriveva poco dopo, scherzando all'arcivescovo lontano: «Intorno al +rispondere, che sarebbe il maggior incomodo, mi rimetto al laconismo +della prima lettera di Cicerone: _Si vales, bene est, ego valeo_, +potendosi risparmiare il _tua tueor_; perchè io in questo mondo non ho +nè beni, nè affari, nè pretensioni, onde alcuno potesse assumere per +me la cura: nè io medesimo ho niente da sbrigare, o da custodire, +giacchè i ladri, com'Ella sa, mi hanno di questa gran cura liberato.» + +Il padre del Meli era morto pazzo; uno dei suoi fratelli si era +rovinato per eccessivo scrupolo nei suoi doveri di procuratore; la +sorella, che poi moriva matta anche lei, era invasata da tale ardore +di carità da vendere mobili e biancheria per maritare e dotare le sue +serve e le loro figliuole; un secondo fratello, monaco domenicano, +processato dagli altri monaci come dilapidatore dei beni del convento, +ricorreva al povero abate per farsi cavare da impicci che potevano +disonorare la famiglia; e viveva alle spalle di lui, quantunque +abitasse nel convento di Santa Cita. L'abate aveva in mano certe carte +da cui risultava un credito di once quattrocento (più di tre mila +lire) in favore del fratello morto e da cui egli aveva ereditato; ma +un frate lo imbroglia, gli leva le carte di mano col pretesto di +adoperarle per un accomodamento, e sparisce e non si fa più +vedere..... Il poeta ha raccontato tutto questo in una specie di +memorietta da lui scritta, non so a che proposito, in terza persona; e +finisce malinconicamente: _«Oggi che trovasi ridotto all'osso, altro +non desidera che questo almeno possa portarlo intero sino alla +tomba»._ + +Nel 1806, a un tedesco suo ammiratore, traduttore di parecchie sue +poesie, e che gli chiedeva notizie per un cenno biografico, il Meli +scriveva: + +«Volete che io mi lusinghi coll'idea di qualche postuma +considerazione? Vano e miserabil compenso! Non vale al certo la pena +che io vada riandando nella memoria le miserie ed amarezze di mia +vita, quelle che con tanto studio ho cercato di coprire e di palliare +a me stesso ed agli altri con le poetiche illusioni e col trasportarmi +alle antiche età del mondo, per togliermi da questa almeno col +pensiero e colla immaginazione..... Ho fatto poca fortuna nella +professione della medicina, facoltà in cui non ci ho veduto mai chiaro +ed a cui sono stato negato per natura, perchè nemico del +ciarlatanismo, del corteggiamento, e dippiù per il peccato originale +nel paese di essere appreso (_sic_) per poeta..... Conchiudo: leggete +le mie poesie e divertitevi e scordatevi della mia vita, come me ne +sono scordato io, o guardatela come me nel migliore aspetto: quello +cioè di non aver nemici (salvo che non lo sia un fratello monaco, che +non accosta mai da me) di non aver litigio, di non desiderare, di non +invidiare nessuno, e di lusingarmi di essere amato dalle persone che +mi conoscono». + +Il cav. Luigi Medici, che gli voleva bene e lo ammirava e lo aiutava, +gli consigliò di chiedere al re l'abbazia di San Pancrazio allora +vacante. + +--Ma io non sono prete, non ho neppure gli ordini minori!--rispondeva +il Meli. + +--Si fa presto a prendere gli ordini minori--replicò l'amico.--Al +resto penserò io. + +Il poeta obbedì e poi scrisse, per supplica, un sonetto con la coda +dignitoso e malinconico, che dà una gran tristezza. Ma appunto allora +la Corte borbonica, caduto Napoleone, tornava a Napoli; la supplica si +smarriva tra le carte burocratiche portate via. Venuta tardi a galla, +era rimandata al governo di Sicilia _per informazioni_; e quando la +nomina finalmente arrivava in Palermo, l'abate Meli era morto da +parecchi giorni nella più squallida miseria, maledicendo il giorno in +cui si era messo a fare il poeta: «_Or che sono adulto, anzi vecchio, +ne sto piangendo le conseguenze_--scriveva al suo amico dottor +Troysi.--_Imperciocchè mi è d'uopo appoggiar le speranze della mia +sussistenza nell'altrui patrocinio.--Maledictus homo qui confidit in +hominem!_» + +A settantacinque anni posando in pieno inverno per un busto nello +studio dello scultore Villareale, si era buscata una punta, e il 20 +dicembre del 1815 cessava di vivere per peripneumonia biliosa. + +L'uomo fa ammirare maggiormente il poeta. E che il Meli fosse davvero +un gran poeta nessuno vorrà negarlo, non ostante il dissidio che c'è +tra la forma dialettale e il concetto in quasi tutte le sue poesie. Il +signor Pipitone-Federico non nega recisamente questo difetto, ma cerca +di scusarlo e di spiegarlo là dove è più evidente. Senza dubbio, i +tempi, le circostanze speciali della cultura siciliana hanno influito +sull'ingegno del poeta. Nato nel continente, con la padronanza della +forma del Parini, del Foscolo, del Monti, egli avrebbe raggiunto +un'altezza e un'originalità che l'impaccio di dar forma letteraria al +dialetto gli ha vietato di raggiungere. Studiare fino a qual punto gli +abbia nociuto quest'impaccio e i tempi e le circostanze, studiarlo +anche dopo quel che con ampiezza ne ha detto l'autore di questo +volume, sarebbe interessante: ma occorrerebbe più spazio che un +giornale non può concedere; e per ciò me ne astengo. + + + + +GABRIELE D'ANNUNZIO + +(_La città morta_--Fratelli Treves editori. Milano, 1898.) + + +Poichè le rappresentazioni di essa in Italia sono ritardate, si dice, +fino a giugno, tentiamo di darcene intanto una rappresentazione +ideale. + +Abbiamo il volume sotto gli occhi. L'immaginazione è assai più +compiacente della realtà. Un'attrice, un attore hanno sempre qualcosa +di più e qualcosa di meno nell'aspetto, nella voce, nel gesto con cui +dovrebbero far vivere sul palcoscenico un personaggio. Particolari che +sembrano insignificanti attenuano grandemente il godimento estetico in +teatro, quando non gli nuocciono a dirittura. Tentiamo dunque di darci +della tragedia dannunziana una rappresentazione ideale, cioè conforme +all'idea voluta attuare dal poeta. + +Fino a pochi mesi fa dovevamo contentarci di conoscere le intenzioni +di lui per mezzo delle interviste dei suoi ammiratori ed amici. +Intorno alle intenzioni di chi si accinge a fare un'opera d'arte è +imprudente discutere. Bisogna dire soltanto:--Va bene; mettetele in +atto; ne ragioneremo poi. + +Non già che non si possano talvolta discutere le intenzioni, quando, +per esempio, sono evidentemente assurde. Ma siccome dal detto al +fatto, secondo il proverbio, corre gran tratto, così mi par meglio +rassegnarsi ad attendere. Le intenzioni, lungo il cammino, inciampano +in difficoltà di esecuzione che ne modificano le crudezze, ne +infrenano gli eccessi. Quel che di raramente buono c'è in esse, si +trasfonde intero nell'opera d'arte; il po' di strambo, di cattivo che +non vien potuto eliminare non risulta poi tale da danneggiarla +fortemente. + +Infondere nell'anemico organismo della drammatica moderna tutta la +maestà, tutta l'idealità ieratica della tragedia greca, fino a +sconvolgere i mezzi materiali di cui si serve il teatro attuale, e le +abitudini del pubblico a un certo modo di rappresentazione; far +sorgere in Albano, in vista del lago, fra gli ulivi, un teatro di +foggia antica dove i capolavori della musa tragica greca e i +capolavori della musa tragica contemporanea, o, più modestamente, i +lavori, i tentativi di essa si alternerebbero davanti a un pubblico +capace di intenderne le bellezze e di apprezzarne le arditezze, non +erano, secondo me, intenzioni così strane, così assolutamente +impossibili da permettere di condannarle anticipatamente. + +Le riproduzioni dei drammi di Eschilo e di Sofocle, avrebbero potuto +riuscire cosa assai diversa dalle recitazioni scolastiche fatte ogni +anno dagli studenti inglesi e tedeschi al cospetto di professori e di +dotti, pei quali non hanno misteri le più riposte meraviglie del testo +originale. Un pubblico speciale avrebbe potuto, per qualche ora, darsi +il gusto di rivivere un'altra vita intellettuale, e ottenere +direttamente quelle grandiose impressioni che formarono la delizia del +popolo più artistico che mai sia stato al mondo. + +In quanto ai lavori nuovi, imitazioni, derivazioni dagli antichi +esemplari, perchè diffidarne prima di averli sott'occhio? Ferve negli +scrittori e nel pubblico l'ansiosa ricerca di qualcosa di meglio, di +più elevato, di più raro che non somministrino le commedie e le +_pochades_ da le quali sono a stento alimentate le fiacche +rappresentazioni dei nostri teatri. Parecchi tentativi hanno avuto la +fortuna di vincere gli ostacoli di un'educazione estetica molto +scarsa, e quelli, anche più ardui, delle vecchie abitudini. Buon +numero di convenzioni teatrali, che già s'imponevano come dommi, sono +state eliminate; concetti che sembravano repugnanti alla forma +drammatica sono apparsi sul palco scenico, dando vita a personaggi, a +caratteri, a passioni, a catastrofi che hanno allargato i confini, +dentro cui si era aggirata finora questa forma d'arte. + +Perchè altri tentativi non avrebbero potuto farsi, cavando fuori +nuove conseguenze da vecchie promesse, facendo germogliare semi +rimasti addormentati, operando innesti fecondi, procurando anche +ibridismi che trasporterebbero nel dominio dell'arte scenica i +miracoli ottenuti dalla istancabile pazienza dei floricultori? + +--Anche il _simbolismo_? + +A _priori_, io non oso dire di no. Tutto sta nel modo e nella misura. + +Per parecchi secoli, l'arte drammatica si è servita del _tipo_: poi, +per logica evoluzione, ha messo fuori l'_individuo_: prima, per +esempio, con caratteristiche generali, l'_avaro_, il _geloso_; poi, un +tal _geloso_, un tal _avaro_, Otello, il notaio Guerin. Presentare ora +personaggi, caratteri, situazioni che, sorpassando il significato +individuale, aprirebbero alla intelligenza e alla fantasia degli +spettatori orizzonti più larghi, e darebbero anche sensazioni più +profonde, più complicate di quelle che sogliono scaturire da +individui, da caratteri, da passioni, da situazioni determinate, +perchè mai, dico, dovrebbe sembrare a _priori_ impossibile? + +Questo però presuppone che un artista, intraprendendo un'opera d'arte, +conosca innanzi tutto la intima essenza di quella forma e i limiti ad +essa imposti dalla sua natura; presuppone che egli sappia che +l'essenza d'una forma d'arte è superiore a qualunque potenza +d'ingegno, e che neppure il genio sconvolge o inverte le funzioni +vitali di essa, anzi le sente e le incarna più compiutamente di ogni +altro; così compiutamente talvolta, da esaurire tutte le possibilità +d'una forma e chiuderne il ciclo di evoluzione. + +La tragedia con personaggi moderni non è precisamente una novità. +Invece di tragedia è stata chiamata dramma. Non è una novità il +tentativo di trasportare in un soggetto moderno il Fato degli antichi +greci. Zaccaria Werner l'ha fatto nel 1810, col suo _Ventiquattro +febbraio_, di cui ci ha dato, se non sbaglio, la traduzione e uno +studio critico il Mazzini. Questo non significa che non si possa +ritentare con altro modo, con altra misura. Del _Fato_ dei greci non +abbiamo idee esatte; filosofi ed eruditi non sono punto di accordo +intorno al vero significato di questa concezione religiosa. Pel +D'Annunzio, per esempio, l'interpretazione del _Fato_ consisterebbe +nell'influenza dell'ambiente, nella violenza che la passione esercita +su la ragione, nelle determinazioni prodotte nel cuore e nella +intelligenza dagli studi particolari a un individuo. + +Siamo lontani dal _Fato_ greco, molto lontani da Edipo destinato ad +essere uccisore del padre, marito della madre e per questi involontari +delitti condannato ad errare cieco e miserabile pel mondo, fino a che +non troverà requie nel bosco delle Furie e non diventerà +genio benefico per la città di Atene. Non importa. Il pregio +dell'indeterminatezza di certi concetti consiste appunto nelle diverse +interpretazioni che essi permettono all'artista per scopi artistici. +L'essenziale è che questi scopi artistici siano raggiunti. + +Dicevo dunque che fino a pochi mesi fa dovevamo contentarci di +conoscere le intenzioni di Gabriele D'Annunzio. Ora che abbiamo sotto +gli occhi l'opera bell'e compiuta, cerchiamo di renderci conto se alle +intenzioni ha corrisposto il fatto. + + * + * * + +Siamo avvertiti dal titolo che non dobbiamo attenderci niente di +reale, o poco assai. La città morta è Micene _ricca d'oro_, +nell'Argolide _sitibonda_, come dicono le scolie con perdonabile +pedanteria. Bisogna dimenticare che gli scavi di Micene furono fatti, +tra il '73 e il '78, dal mecklemburghese Schliemann e dalla sua +Signora, e non stupirsi se gli scavi del lavoro di fantasia danno +risultati alquanto diversi da quelli descritti dal vero scopritore +delle tombe degli Atridi. Non si tratta di una ricostruzione, ma d'una +creazione che toglie in prestito dalla realtà i particolari che gli +fanno più comodo. Il poeta ha diritto di agire così. + +Le _dramatis personae_ (dire personaggi è parso una volgarità?) sono +indicate con semplici nomi, quasi per spogliarle di ogni bassa +caratteristica. Forse notare, invece di _Alessandro_, _Leonardo_, +_Anna_, _Bianca-Maria_, notare soltanto: _Un Uomo_, _Un altr'uomo_, +_Una donna_, _Una_ _Vergine_, _Una Vecchia_ sarebbe stato meglio; lo +dico senza malizia, giacchè il poeta vuol raggiungere l'idealizzazione +dei personaggi anche con questi espedienti. Nelle rappresentazioni di +Parigi ha vestito le donne con larghe tuniche greche, e gli uomini.... +da biciclisti, come ci ha fatto sapere il Sarcey, se pure questa non è +stata un'irriverente grossolanità del critico francese. + +Tutti i personaggi sono oppressi dall'ossessione archeologica. Per +Leonardo, la cosa è naturalissima: è invasato dall'idea di scoprire le +tombe degli Atridi. Si capisce pure che un poeta come Alessandro, che +ha voluto accompagnare l'amico nella difficile e nobile impresa, viva +con l'immaginazione nel mondo mitologico di Omero e di Sofocle. + +Sembra un po' strano che le due donne, Anna e Bianca-Maria, non +leggano altro all'infuori dell'_Antigone_ durante la monotonia delle +lunghe giornate d'ozio; e che Anna, la cieca, racconti alla nutrice la +favola della ninfa _Io_; eppure reca meraviglia che il poeta abbia +ceduto un momento alle lusinghe della verosimiglianza facendo +addormentare la vecchia a quel racconto. + +Sarebbe ridicolo avere un attimo di curiosità intorno alla condizione +dei personaggi. Anna è divenuta cieca dopo il matrimonio? O +Alessandro, vinto da un impulso di generosissimo affetto, l'ha sposata +proprio per quei begli occhi limpidi, ma muti alla luce? Immaginate +quel che vi pare. Tanto più che la stessa Anna sembra di scordarsi di +essere cieca quando dice, parlando di Zacinto: _Io non conosco +l'isola; ma una sera, nel mio primo viaggio la vidi di lontano e mi +pareva l'Isola dei Beati._ Queste minuzie non hanno niente che fare +con l'azione, col dramma intimo che i personaggi ci vogliono +raccontare, adoperando un linguaggio adatto all'ambiente, tra quei +tesori di arte antica che ricompaiono al sole dopo migliaia di +secoli--avori, vesti, diademi, maschere del Re dei Re, di +Clitemnestra, di Cassandra, ogni cosa di oro massiccio--tra i versi di +Omero, di Eschilo e Sofocle che suonano a ogni istante su le labbra di +tutti. + +In una rappresentazione ideale noi possiamo prestare docile orecchio +ai periodi ondulanti, spiegantisi con lenta maestà, scandentisi al +pari dei greci trimetri, degli anapesti, dei tetrametri-trocaici, dei +giambici eschilei e sofoclei. È vero che dobbiamo foggiarci uno +special modo di recitazione simile a melopea, che di tratto in tratto, +si esalti fino a divenire melodia; ma nella nostra condizione è lecito +permetterci tutto. + +I personaggi si sono sollevati molto in alto, in una regione dove +possono sentire e pensare a modo loro, fuori d'ogni volgarità, fuori +anche dell'umanità, ed esprimersi in conseguenza. Sono nel dramma, +cioè nella tragedia, e nello stesso tempo quasi estranei a quel che +accade dentro di loro e attorno a loro. + +Anna, la cieca, sente, indovina che Bianca-Maria le toglie il cuore +del marito, eppure compatisce, perdona e pensa di eliminare l'ostacolo +all'unione dei due cuori: sè stessa. + +Bianca-Maria è appena turbata dall'impuro amore che le è germogliato +nel petto. + +Alessandro, il poeta, fa serenamente olocausto della moglie al suo +nuovo amore per Bianca-Maria; e quando la vergine gli domanda:--_Che +volete fare di me, della creatura che amo, che amate? Dite!_--egli +risponde:--_Lasciate che il destino si compia._ + +Leonardo è preso da folle passione per la sorella; e venendo a +cognizione ch'ella ama, riamata, Alessandro, pensa soltanto a +purificare per sempre quella creatura, annegandola nelle acque della +fonte Perseia. E allora si sente tutto puro anche lui! + +--_Se ella ora si levasse, potrebbe camminare su l'anima mia come su +neve immacolata... S'ella rivivesse, tutti i miei pensieri per lei +sarebbero come i gigli, come gigli._ + +Lo stesso Alessandro, il poeta innamorato, davanti al cadavere +dell'amata non ha uno scatto; soltanto, _con gesto imperioso_, dice +all'assassino, no, al purificatore:--_Non la toccare! Non la +toccare!_--E l'altro, indietreggiando, risponde:--_Non la tocco... +Ella è tua, ella è tua!_ + +Anna, la cieca, finalmente, inciampando nel cadavere dell'amica, ha un +grido:--_Ah! Vedo! Vedo!_ + +E noi dobbiamo rimanere nell'ideale e ignorare precisamente in che +modo ella veda. + + * + * * + +Senza dubbio, c'è in tutto questo, nel concetto e nella forma, una +continua cura di sfuggire il comune, il volgare; ma c'è anche una non +meno continua cura di sfuggire la logica della passione e delle +circostanze. Nessun artificio teatrale è messo in opera per ottenere +qualcuno dei soliti effetti; sono però adoprati altri artifici per +raggiungere determinati effetti, e viziosi quanto quelli voluti +evitare. + +Tutti i personaggi hanno orrore di dire la parola giusta, di servirsi +dell'espressione più semplice e quindi più efficace. Nel punto in cui +l'anima loro sta per penetrare nell'intimo del _pathos_, si ritraggono +sùbito indietro, quasi abbiano paura di dire qualcosa di umano, di +vero. + +«BIANCA MARIA. Le mie labbra erano pure, sono pure... Per la memoria +di mia madre, per il capo di mio fratello, io vi giuro, Anna, che +rimarranno pure, così, suggellate dalle vostre stesse mani. (_Ella +preme su la sua bocca le mani della cieca_). + +«ANNA. Non giurare! Non giurare! Tu pecchi contro la vita; è come se +tu uccidessi tutte le rose della terra, per non donarle a chi le +desidera. Abbi fede! Attendi ancora un poco!» + +È un momento grave, solenne, veramente tragico.... Ma Anna, a un +tratto, divaga: + +«Senti l'odore dei mirti? È inebriante come vino caldo...» E in quella +divagazione lirica intorno ai mirti di Megara, alle rive di Zacinto +(nessuno dei personaggi dice mai Zante!) e intorno alle voci +misteriose delle fontane, non si sente il fremito di chi divaga a +posta, per sviare il discorso, per reprimere la commozione. La parola +non dice una cosa per farne intendere un'altra, la più importante, no; +si compiace della bella descrizione, delle dolci immagini, delle +sottili comparazioni, fa un esercizio retorico. + +Così ogni volta che la situazione drammatica vorrebbe forzar la mano +al poeta. + +La grande, la ieratica idealità greca? Ma tutto è umano in quella +grande idealità. Antigone che affronta consapevolmente la morte per +dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice e compire un atto +religioso che avrebbe permesso allo spirito di lui il passaggio +nell'Eliso, Antigone rimpiange la vita e le nozze. Edipo passa di +angoscia in angoscia, tentando di trovarsi innocente, e rimanendo +sempre dubbioso ed incredulo davanti alle prove più evidenti della +fatalità che lo incalza. E Filottete? Che accenti di dolore, che +imprecazioni, che suppliche nella sua misera condizione! + +La grande, la ieratica idealità greca! Dove mai? Nel concetto? Il +dramma, la tragedia, giacchè così si vuole, qui risulta per via di +artifici. Quei personaggi pensano e agiscono a quel modo, perchè il +poeta ha voluto che pensassero e agissero a quel modo. Anzi, per dire +la verità, essi non c'entrano. Il poeta ha parlato per conto loro, +togliendo a ognuno di essi la propria personalità, fin nella maniera +di esprimersi. E quando ho detto: _agiscono_ ho parlato +impropriamente; essi agiscono così poco, che non potrà sembrare +esagerazione l'attenuare che non agiscono affatto. + +Ora niente è più contrario all'essenza della tragedia greca, che è +tutta azione; azione breve, ristretta, circoscritta dai limiti che le +condizioni teatrali e l'indole di rappresentazione religiosa +imponevano con gli intermezzi del coro, impaccioso residuo della forma +sacra primitiva; coro che in Sofocle comincia già a trasformarsi in +personaggio. + +La grande, la ieratica idealità greca! Dove mai? Nella forma? Ora +niente di più semplice, di più limpido, di più trasparente della forma +greca; cioè niente di più perfettamente compenetrato col concetto che +essa vuole esprimere. Nel caso però che si voleva fare un _pastiche_, +bisognava imitare il Goethe, scegliere un soggetto greco, e dare ad +esso quell'apparenza di bassorilievo ch'egli ha tentato di dare alla +sua _Ifigenia_. + +Ma anche a proposito del Goethe, si può ripetere il motto del Taine: +_Non c'è altre tragedie greche che le greche!_ + + * + * * + +Non sarebbe qui inopportuno discutere le intenzioni del poeta. Ma a +che prò? + +Io capisco che un ingegno come quello di Gabriele D'Annunzio ha fatto +così la _Città morta_, in massima parte perchè ha voluto farla così. +Nella _Città morta_ c'è il germe di un'azione veramente drammatica, e +qua e là un accenno di organico svolgimento di essa. Questo, forse, +può significare che un'altra volta, se non vorrà fare a posta +così,--cioè rinunziare di proposito ai perfezionamenti che la forma +drammatica ha raggiunto dai greci fino a Shakespeare, e da Shakespeare +fino ad oggi--Gabriele d'Annunzio ha tanta forza da prendere +facilmente una rivincita, purchè non dimentichi che l'essenza d'una +forma d'arte è superiore a qualunque potenza d'ingegno, come l'ha +sventuratamente dimenticato scrivendo questa _Città morta_, morta +davvero come opera drammatica. + + + + +EMILIO ZOLA + +(ÉMILE ZOLA, Paris, Charpentier, 1898.) + + +Ironia della vita! Mentre Emilio Zola pubblicava nel _Journal_ gli +ultimi capitoli del suo romanzo, che è la glorificazione anticipata di +quel Parigi fantastico da cui l'_umanità dovrà ricevere il dono +dell'emancipazione definitiva_, il Parigi reale, preso da un accesso +di follia, insultava il coraggioso scrittore che appunto in quei +giorni si era costituito paladino della libertà e della giustizia. + +Rileggendo in volume quelle pagine che uscivano quasi +contemporaneamente con le relazioni delle sedute della Corte d'Assise +pel processo del loro autore, si ha l'impressione di un senso +artistico divinatorio che meraviglia. L'anarchico Salvat sembra un +simbolo: il processo di lui una esattissima previsione di quel che +sarà il processo Zola. Ecco qui: + +«Nella gran folla, un mescolarsi di abiti chiari di signore, di toghe +nere di avvocati, tra cui si distingueva appena la toga rossa dei +giudici negli stalli così bassi, che lasciavano scorgere a stento, su +le altre teste, la faccia bislunga del presidente. Molti osservavano i +giurati, tentando d'indovinarne qualcosa dai loro visi; parecchi non +levavano gli occhi d'addosso all'accusato.... Salvat si alzò in piedi; +il presidente cominciò l'interrogatorio. E apparve con tragica +nettezza, il contrasto: da una parte i giurati nell'ombra anonima, +_con l'opinione già bella e fatta sotto la pressione del pubblico +terrore, riuniti là per condannare_, dall'altra l'accusato.... + +«Il procuratore generale prese la parola, severissimo. Era noto per le +sue relazioni con tutti i partiti politici e per la sua destrezza +nell'essere sempre amico degli uomini al potere; d'onde il suo rapido +avanzamento nella carriera giudiziaria e i favori di cui era +costantemente colmato.... E continuò per due ore, _sdegnando la verità +e la logica, cercando soltanto di impressionare le immaginazioni, +cavando partito dal terrore che aveva invaso Parigi, incoraggiando il +giurì a fare il suo dovere condannando_ l'assassino, giacchè il +Governo era risoluto _di non indietreggiare di fronte a qualunque +minaccia...._ + +«Dopo una deliberazione di appena un quarto d'ora, i giurati +rientravano nella sala, con gran rumore di tacchi sui banchi di +quercia. Riappariva anche la Corte. Un crescendo di emozione agitava +la folla, quasi un vento di ansietà scuotesse tutte le teste. Molti +si erano levati in piedi, lasciandosi sfuggire qualche lieve grido. E +il capo dei giurati, grosso, con faccia rossa e tonda, dovette +attendere prima di leggere: + +--Sul mio onore e su la mia coscienza, davanti a Dio e davanti agli +uomini, la risposta del Giurì è questa: Su la domanda intorno +all'assassinio, _sì, a maggioranza...._ Salvat capì subito di che si +trattava dal silenzio che seguì, _senza che si parlasse di circostanze +attenuanti_.» + +I lettori del _Journal_ in quei giorni dovettero sospettare qualche +sbaglio d'impaginazione, mescolando la relazione della seduta del +processo Zola con la relazione del processo Salvat. + +Nel romanzo, il Salvat, condannato a morte, si rizza bruscamente; e +mentre le guardie lo conducono via lancia con gran voce il grido: Viva +l'anarchia! Lo Zola risponde al verdetto dei suoi giurati, con un +libro, con un'opera d'arte che è anch'essa un gran grido. Viva la +giustizia! + + * + * * + +_Paris_ chiude la trilogia delle _Trois villes_. _Lourdes_ e _Roma_ +erano le premesse; _Paris_ è la conchiusione, la conseguenza del +sillogismo. Pietro Froment, giovine prete, sentendosi venir meno nel +cuore e nell'intelletto la fede religiosa, ha cercato un rimedio al +suo male prima a _Lourdes_, nella piccola città dei miracoli, nella +piscina odierna, poi a _Roma_, nel centro di vita del grande organismo +cattolico. + +A _Lourdes_ ha trovato, o gli è sembrato di trovare, la superstizione, +anzi lo sfruttamento quasi commerciale delle umane miserie fisiche; a +Roma, la religione divenuta organizzazione politica, immobilizzata nel +domma, ridotta sterile e tiranna dei corpi e delle anime. Quel +socialismo cattolico, con cui sembrava che il papa volesse vivificare +e consolidare la chiesa, gli si era rivelato un espediente +transitorio, un'abile menzogna diplomatica. + +Ed era tornato a Parigi profondamente disilluso, minacciando di +scrivere un libro incendiario contro Roma, «dove avrebbe messo tutto +quel che aveva visto, tutto quel che aveva udito; un libro dove +sarebbe apparsa la Roma vera, la Roma senza carità e senz'amore, e già +agonizzante nell'orgoglio della sua porpora». + +Il libro lo ha scritto il suo autore per lui, infondendo un grandioso +soffio d'arte in tutto quel che aveva _visto_; facendo sforzi +d'intuizione straordinari, ma insufficienti, per quel che aveva +_udito_: libro però dove la Roma vera (la Roma dei papi e la Roma +italiana) non è intesa o è fraintesa, perchè l'abate Froment era +venuto a cercare una Roma di sua immaginazione, e in tre soli mesi di +dimora non si è potuto accorgere del suo inganno. Nè forse se ne +sarebbe accorto in dieci, in venti anni, come la sua compaesana de +l'Ile-de-France, cameriera in casa Boccanera, che gli confessa: _Voicì +vingt-cinq ans que j'habite leur pays, et je n'ai pas encore pu my +faire à leur satanè charabia!_ + +L'abate Froment ricercava un'astrattezza, e si era trovato faccia a +faccia con l'incarnazione di un'idea, cioè con una realtà ricca di +tutti i pregi e di tutti i difetti derivanti dalla natura umana e +dalle condizioni sociali, ma non perciò meno elevata, meno possente, +meno divina. L'idea astratta gli sembrava perfetta perchè spoglia di +particolari, di accidenti; ed egli non sapeva riconoscere, nel gran +rigoglio della vegetazione cattolica, appunto quell'idea che n'era il +succo vitale. + +Ed eccolo ora in quel Parigi, dov'egli spera di ricevere una risposta +definitiva ai dubbi della sua mente, alle angosce del suo cuore. + +Partendo da Roma egli aveva esclamato: «Giustizia, sì! Ma non più +carità! La carità ha reso durevole la miseria; la giustizia forse +l'annienterà!» + +E tutto il _Paris_ è un largo comento a quel grido. + +Questa volta però l'autore non si trova in un mondo potuto conoscere +molto esteriormente con tutta la buona fede e la buona volontà che +egli aveva adoperato, e l'opera d'arte si giova di tale condizione; +risulta viva, quasi spigliata, e rivela qualità che finora sembravano +negate al suo autore. L'abate Pietro Froment non apparisce più un +vanesio, un orgoglioso che tenta di imporre le sue fantasticherie +umanitarie a papa Leone XIII col libercolo _La Roma nuova_. La sua +importuna personalità sparisce in mezzo al gran formicaio parigino +dove fervono tutte le attività scientifiche, socialistiche, +anarchiche, insieme col fasto della ricchezza, con le orgie del vizio, +con le disperazioni della miseria. Sì, come nel _Lourdes_ e nel +_Rome_, egli serve da filo conduttore a traverso gli avvenimenti +molteplici del Romanzo, ma non è più il protagonista o, almeno, non se +ne dà l'aria. Le lotte della sua coscienza qui ci interessano, ma +quanto quelle di suo fratello, inventore di un terribile esplodente +che dovrebbe dare alla Francia il predominio della forza su tutte le +nazioni del mondo. Il suo carattere ci diventa simpatico, ma quanto +quello di Maria, l'orfanella ricoverata in casa del fratello di lui e +già sua promessa, che poi, invece, diventerà la moglie dell'abate +quando egli avrà buttato alle ortiche la sottana. + +Nel _Rome_ egli diffonde attorno a sè una fosca influenza che vela, +attrista ogni cosa; un senso di rancore e di dispetto, stavo per dire +di pettegolezzo, quasi egli non sappia come sfogare la stizza di +sentirsi piccino e impotente di fronte alla grandiosa mole +dell'organismo cattolico; nel _Paris_, invece, egli versa su le cose e +su gli uomini, un così largo sentimento di compassione, di carità, di +amore, da far dimenticare l'infausto banchiere Duvillard, l'adultera +ebrea convertita sua moglie, la cinica sua figlia che contende +l'amante alla mamma e se ne fa un marito, la strana e corrotta +principessa di Harth che cerca nel misticismo, nel saffismo, nel +decadentismo, e fin nell'anarchismo, sensazioni sempre nuove e sempre +più acute; e tutto il vermicaio di deputati, di giornalisti, di uomini +di affari, tra i quali appare scomposta, losca e seducente, la figura +della cocotte Silvana che fa battezzare col suo nome un ministero; da +far dimenticare, insomma, tutto il laidume della società borghese e +aristocratica parigina, al confronto di quelli entusiasti per una +generosa idea, di fronte a quelli invasati dal furore della +distruzione, lanciatori di bombe omicide, preparatori di ordegni e di +esplodenti che debbono predicare a modo loro la giustizia finale. + +E questo senso di compassione e di tenerezza è tale che il lettore si +accorge troppo tardi della parzialità del giudizio, dell'artificiosità +dei mezzi di cui si è servito l'autore. + +È una gran vittoria per l'artista. Ed è nello stesso tempo la parte +caduca che il preconcetto ha infiltrato nel romanzo. + +Bisogna però concedere qualcosa alle ragioni dell'arte. Questo mondo +nuovo in creazione, in fermentazione (se pure è nuovo) occorreva +metterlo in riscontro con quello che esso intende rovesciare; dargli +un risalto tale da porlo in grande evidenza, e non soltanto nei +tratti principali, ma anche nelle sue gradazioni, nelle sue sfumature. +Guglielmo Froment troneggia su gli altri personaggi; carattere solido, +tutto d'un pezzo a cui il sentimento o meglio la sentimentalità +annebbia un momento l'intelletto, fino a suggerirgli l'idea di far +saltare in aria la chiesa del Cuor di Gesù quando migliaia di +pellegrini vi si affollano per una sacra funzione; ma cuor retto, +animo capace di alti sacrifici, una delle più simpatiche figure che lo +Zola ha messe al mondo. + +Viene poi Maria Courturier, figlia d'un amico di Guglielmo, inventore +di genio, che aveva sciupato il suo patrimonio in fantastiche +scoperte. Guglielmo ha ricoverato in casa sua l'orfanella. Mente sana +in corpo sano, ella ha ricevuto una solida istruzione ed è rimasta +ingenua quanto bella. + +È il simbolo zoliano della donna futura, di un ateismo tranquillo, con +completa noncuranza del di là. E quando l'abate Pietro le confessa i +tormenti della sua coscienza, il gran vuoto che gli ha lasciato nel +cuore la perdita della fede, la disperazione di non sapere che cosa +sostituire al Dio perduto, ella lo guarda stupefatta: + +--Ma voi siete matto!--gli dice.--Disperarsi, non più credere, non più +amare, perchè l'ipotesi del divino è crollata, e appunto quando il +mondo ci si apre vastissimo davanti, con tutti i doveri della vita, +con tante creature e tante cose degne di essere amate e soccorse, +senza contare l'attività universale, dove ognuno ha un còmpito da +eseguire! Ma voi siete proprio matto!.... Tornate con noi alla scuola +della buona natura. Vivete, lavorate, amate, sperate! + +Ella dice delle belle e dolci parole, ma fa anche delle belle ed umili +cose; è una buona massaia, e si capisce facilmente come, per lei, +l'abate Froment diventi l'operaio Pietro Froment. + +Ma io mi occupo più del contenuto che della forma, e trattandosi di +un'opera d'arte non sta bene. + +Mi limiterò a dire che _Parigi_ ha portato buona fortuna a Emilio +Zola. Mai egli è stato così semplice, così spigliato, così efficace; +mai ha mostrato meno di ora quell'impaccio, quella gravità richiesta e +quasi impostagli dal suo metodo di composizione. Ha buttato via tutta +la scoria; appena appena qua e là qualche accenno del suo simbolismo, +ma fatto con garbo, senza calcar troppo la mano. + +«Il sole, vicino al tramonto, dietro un roseo velo di nuvolette, +dardeggiava Parigi, simile a un seminatore gigante che lanciasse da un +punto a l'altro dell'orizzonte colossali manate di oro. + +«--Parigi sementato dal sole!--esclama Pietro. + +«--Sì, è vero--dice Maria,--Parigi sementato dal sole! E con che gesto +egli butta la semente della salute e della luce fin nei più lontani +sobborghi! Cosa singolare! A ovest, i quartieri ricchi sembrano +avvolti da bruna rossastra, mentre la buona semente dorata cade su la +riva diritta e sui quartieri popolosi a est! Là, è vero, dovrà +spuntare la messe.» + +E Guglielmo soggiunge con allegra espressione di voce e di gesti: + +--E non tardi a spuntare su questo buon terreno del nostro Parigi, +arato da tante rivoluzioni, concimato da tanto sangue di lavoratori! +Non c'è altra terra al mondo per far germinare e fiorire le idee. Sì, +Pietro ha ragione: il sole sementa Parigi, e il mondo futuro nascerà +soltanto da lui! + +E lo Zola nell'ultima pagina del romanzo riprodurrà questa immagine e +ne farà la chiusa sinfonica. Non più distinzione di quartieri, ma +tutto Parigi sementato ugualmente dai grani di oro del sole. E la +messe sembra già maturata, ondeggiante come un gran mare biondo a +perdita di vista, sul vasto terreno della riconciliazione fraterna. + +Pietro Froment, non più abate; ma padre di una bella creatura, prende +in braccio il figlioletto Giovanni, e lo leva in alto quasi in offerta +all'immensa Parigi sementata dai raggi del divino sole, d'onde nascerà +la futura messe di verità e di giustizia. + +Ma al poeta che spicca un così lirico volo nei secoli avvenire +divinando la missione redentrice di Parigi, Parigi non ha concesso +l'illusione di un istante. Mai con più bestiale smentita è stato +risposto, non da una città ma da tutta una nazione, al sogno +umanitario di un'anima avida di verità e di giustizia. Che importa, se +questo sogno ci ha fruttato una bella, una grandiosa e severa opera +d'arte? + +In quanto all'avvenire, noi sappiamo che lo Spirito soffia dove vuole, +che nessuno può dire anticipatamente:--La redenzione verrà di là! Il +mondo attuale non ha niente che vedere col mondo avanti la +Rivoluzione; è sazio di astrattezze.--Non più carità, ma +giustizia!--Ma qualche altra nazione dà già al mondo lo spettacolo +meraviglioso della più grande tolleranza possibile, che è forse la +forma più pratica della giustizia su la terra; e l'esempio non sarà +senza influenza per le altre nazioni. E con la tolleranza, la carità +dovrà riprendere l'opera sua consolatrice, e tutte le forze dello +spirito dovranno concorrere alla grand'opera. La carità non ha fatto +bancarotta, come non l'ha fatta la scienza, come non l'ha fatta la +ragione, checchè ne pensi l'abate Froment così scandalizzato dalla +Roma papale. Il vero divino sole dello Spirito si leva su l'orizzonte +per tutti i popoli, sementa tutte le terre: e se si dovesse fare +un'ipotesi ragionevole--si badi, dico: un'ipotesi!--si dovrebbe dire +che la giustizia, invece che nel terreno dove sono spuntate le +astrattezze della libertà e dell'uguaglianza, germoglierà nel suolo +d'onde si è sparso per tutto il mondo civile l'albero immortale del +Diritto. + + * * * * * + +I giornali avevano annunziato il suo ritorno a Parigi nella prima +settimana di questo mese. Egli avrebbe lasciato il misterioso rifugio +per riprendere il suo posto accanto all'eroico Picquart nella immane +lotta per la verità e la giustizia, alla quale ha, da quasi un anno, +sacrificato la sua tranquillità di uomo e la sua gloria di artista. + +Gli stessi giornali oggi annunziano invece che egli parte per +l'America a farvi delle conferenze, non dicono precisamente intorno a +quale soggetto, forse intorno ai tristi avvenimenti della sua patria +che destano tanta ansietà e tanto interesse dovunque. + +Io non so quel che ci sia di vero in queste contraddittorie notizie, e +può darsi benissimo che Emilio Zola ci prepari qualche sorpresa che +non sarà il suo ritorno in Francia o il suo viaggio in America. Vorrei +però che questa sorpresa fosse un'opera d'arte, un romanzo. + +La missione di pubblico accusatore, ch'egli si era generosamente +imposta, è ormai finita. Qualcosa di più potente che la voce di uno +scrittore, quantunque grande e famoso, la terribile eloquenza dei +fatti, ha preso il posto di lui e parla, anzi tuona alla coscienza del +popolo francese. Emilio Zola è passato in seconda linea. + +Questo non diminuisce punto il valore della nobilissima parte da lui +rappresentata nel nefando intrigo che supera quanto di più putrido e +di più immondo egli è stato accusato di ammassare nei suoi romanzi. + +Doveva accadere così. Egli però n'è stato ricompensato a bastanza. +Mentre la Francia soldatesca e reazionaria lo insultava, tutto il +resto del mondo civile teneva fissi gli occhi su lui, lo accompagnava +coi voti, augurandogli quel trionfo che oggi è quasi raggiunto. + +In quei giorni niente faceva prevedere quel che ora è avvenuto. Su +tutti i personaggi del triste dramma grandeggiava, calma e serena, la +figura del romanziere accusatore; e non valevano a sbigottirlo i +feroci attacchi della stampa partigiana, gli urli della folla pagata o +miseramente illusa, le sentenze dei giurati terrorizzati dalle minacce +dei capi dello Stato Maggiore che, luccicanti di spalline dorate, di +decorazioni, impennacchiati e pettoruti, erano comparsi unicamente per +quello scopo davanti a loro. I pochi che lo ignoravano come +romanziere, avevano appreso ad amarlo e a riverirlo come difensore +della vittima del più indegno delitto che abbiano mai commesso il +militarismo, la politica, la intolleranza religiosa. In certi momenti, +i più gravi interessi delle nazioni erano diventati meschina cosa di +fronte alla titanica lotta da lui combattuta. + +Poi sembrò vinto, disfatto. La sua scomparsa veniva giudicata una +fuga; il dubio e lo scoraggiamento cominciavano a insinuarsi fin fra +coloro che più avevano avuto fede in lui; e i suoi avversari +sogghignavano di scherno alle parole: _Sarò al mio posto, quando verrà +l'ora opportuna!_ + +Tutt'a un tratto il rasoio del colonnello Henry recide i primi lacci +della mostruosa matassa... e l'Accusatore sparisce dietro le sinistre +figure dei falsari venute inattesamente in pienissima luce. + + * + * * + +Voglio sperare che Emilio Zola non stimi questa sua grande vittoria, +questa sua sublime ora di trionfo superiore o uguale alle vittorie e +ai trionfi da lui ottenuti nel campo dell'arte. Il valore di un'azione +va anche giudicato dalle conseguenze che può produrre. E intorno a +queste, pel processo Dreyfus, non c'è da farsi illusioni di sorta +alcuna. + +In meno di un lustro, Dreyfus, l'Isola del Diavolo, il colonnello +Henry e compagnia brutta saranno certamente dimenticati. +All'agitazione presente succederanno altre e non meno violente +agitazioni. La vita--che ne dica la ballata--corre più presto dei +morti. E poi, Calas e Voltaire non hanno impedito che, appena dopo un +secolo, una quasi identica situazione si riproducesse, cioè che un +innocente fosse condannato e che uno scrittore, un semplice scrittore, +non magistrato, non avvocato, sorgesse a difenderlo e riuscisse, come +ci auguriamo tutti, a salvarlo dell'atroce prigione, più fortunato del +suo predecessore che potè solamente rivendicare la memoria +dell'infelice vittima della superstizione religiosa. + +Ci sono voluti degli eruditi per rammentare la bella azione del +Voltaire. Tutti coloro che hanno letto e leggono _Candide_, o la +ignoravano o non se ne rammentavano più; ed io temo che il nuovo +esempio dello Zola non varrà neppur esso a impedire che qualche altro +infelice sia vittima di altri falsarii o di miserabili di specie +diversa. Mutano le apparenze, le passioni assumono altre maschere, ma +la malvagità umana permane identica. E quando i nuovi Esterhazy, i +nuovi Henry, i nuovi Paty de Clam, i nuovi Gonse e Boisdeffre +entreranno in ballo; quando avranno ordito peggiori tranelli e più +formidabili falsità che non ne abbiano accumulato i maldestri di oggi, +troveranno sempre una folla che si lascerà ingannare, che sentirà il +bisogno di essere ingannata per sfogarsi contro qualcuno delle +sciocchezze e degli errori da lei commessi e dei quali non saprà +rassegnarsi a soffrire le conseguenze; troveranno altri interessati a +coadiuvarli, altri furbi che vorranno giovarsi delle loro birbanterie +e che li lasceranno liberamente agire con questo secondo fine. E +allora niente varrà che altri eruditi rammentino Voltaire e Calas, +Emilio Zola e il capitano Dreyfus. Non sempre i Voltaire e gli Zola +hanno la fortuna di trionfare, caso mai se ne potessero trovare a ogni +occasione; e non si trovano, ahimè! + + * + * * + +Se Emilio Zola non avesse fatto altro che difendere la innocenza del +capitano Dreyfus, avrebbe raccomandato il suo nome a un molto debole +sostegno. + +Fortunatamente per lui e per noi, egli ha fatto ben altro. + +Ed ecco perchè io sono lieto che l'illustre autore dei +_Rougon-Macquart_ sia giunto al termine della sua campagna. Ed ecco +perchè mi auguro ch'egli testimone e _magna pars_ in questi +avvenimenti dai quali sono tenuti tuttavia sospesi gli animi--perchè +non è ancora certo che le bieche ragioni di Stato non prendano il +sopravvento su le ragioni della giustizia--meglio che scrivere un +libro di storia e di polemica, come è stato detto, ritorni all'arte, +al romanzo. + +La politica, oh no! non lo tenterà. Egli deve sentirne un'immensa +nausea, dopo aver potuto scrutare da vicino di che laidumi sia +impastata. + +Ch'egli scriva dunque quest'altra _Debacle_ assai più terribile della +prima! Ch'egli attacchi a una gogna immortale--l'arte sola dà +l'immortalità--tutti questi farabutti che disonorano l'esercito +francese e la Francia intera! Quando le misere agitazioni presenti +saranno appena un vago ricordo per li ultimi sopravvissuti della +nostra generazione, e quando soltanto gli storici si occuperanno del +processo Dreyfus consacrando ad esso qualche breve pagina, l'opera +d'arte soltanto terrà ancora in vita, bollate da un marchio di fuoco, +le ignobili figure della seconda repubblica, che ecclisseranno i poco +scrupolosi faccendieri del secondo impero transustanziati dalla +immaginazione nei _Rougon-Macquart_. + +Mai più tetra e tragica materia si è presentata all'immaginazione di +un grande artista, mai, o quasi, la realtà è stata così superiore alle +combinazioni più assurde di un'ardente fantasia! Mai il còmpito di un +artista è stato più difficile e nello stesso tempo più tentatore. +Emilio Zola ha il poderoso petto che occorre per affrontarlo. + +I suoi famosi documenti umani egli non dovrà stentare per trovarli; ne +ha già troppi sotto mano. + +O tranquilla palazzina di Médan, ieri violata dalla volgare persona +degli uscieri, umili strumenti di una giustizia indegna di chiamarsi +tale, quando aprirai a due battenti il tuo cancello al profugo +artista? Allora veramente entrerà assieme con Lui nelle tue vaste sale +la solenne vindice Giustizia: ed ha un nome altrettanto nobile e +santo; ella chiamasi l'ARTE. + + + + +UNA JETTATURA + + +Sto per credere di averla addosso, se mi capita così frequentemente di +vedermi frainteso. Aveva pur troppo ragione il Voltaire quando diceva: +Datemi tre righe di un galantuomo e ve lo faccio impiccare. Io ne ho +scritte più di tre a proposito di Emilio Zola e della parte da lui +presa nell'affare Dreyfus, ed ecco il _Fanfulla_ che mi denuncia come +reo di lesa maestà della nazione francese, ed ecco il nostro _Marius_ +che mi fa una lavata di capo, quasi io abbia mancato di rispetto a +Emilio Zola, augurandogli di riprendere presto la sua penna d'artista. + +Gli spropositi dell'articolista del _Fanfulla_ potevo lasciarli +passare inosservati. Quando uno ha il coraggio di proclamare Emilio +Zola il più gran malfattore che abbia oggi la Francia, il maggior +responsabile di tutta la corruzione che rode come un cancro la società +contemporanea francese, non c'è da discutere. Si ride e basta. Ognuno +è spiritoso come può. Se i lettori del _Fanfulla_ si contentano +dell'amenità che lo _Zio Tobia_ ha loro ammanito, tanto meglio, o +tanto peggio, per essi. Forse pensano che certe sciocchezze sono +talvolta più esilaranti di un bel tratto di spirito; questa per +esempio: «La Francia, atterrata, ma non soffocata dalle sventure del +1870, avrebbe dovuto riprendere in breve tempo i sentieri luminosi +della civiltà; ma trovò sul suo cammino Emilio Zola e ricadde più +ferita di prima: anzi strozzata addirittura.» + +A chi osa di scrivere queste parole (non hanno bisogno di un +qualificativo, ed io sarei imbarazzatissimo se dovessi trovarlo) posso +facilmente perdonare la ignoranza che dimostra intorno alle mie +convinzioni letterarie, e rassicurarlo che dicendo male dello Zola non +si è comprata, come egli crede, _a contanti_ la mia _irosa +inimicizia_; sarebbe troppo a buon mercato. + +_Marius_ però deve avere la pazienza di ascoltarmi. + +Da qual parte del mio articolo egli ha desunto che io mi permetto di +fare a Emilio Zola una _ramanzina, come ad un ragazzo impertinente che +trascura i suoi doveri_? + +Debbo supporre che _il fioco lume d'una luna amareggiata da molte +nuvole_ e _il fioco lume della lampada del vagone_, o la narcotica +virtù del mio articolo lo abbiano ridotto in un dolce stato di +dormi-veglia che lo hanno poi indotto a fraintendermi? + +Io ho voluto dire soltanto questo: Emilio Zola ha ormai compiuto il +suo dovere di cittadino. Coloro che egli accusava sono smascherati. +«Qualcosa di più potente che la voce di uno scrittore, quantunque +grande e famoso, la terribile eloquenza dei fatti, ha preso il posto +di lui, e parla, anzi, tuona alla coscienza del popolo francese. +Emilio Zola è passato in seconda linea. Questo non diminuisce punto la +nobilissima parte da lui rappresentata... Ritorni all'arte e scriva +quest'altra _Debacle_ più spaventevole della prima.» + +E conchiudevo: + +«O tranquilla palazzina di Médan, ieri violata dalla volgare persona +degli uscieri, umili strumenti di una giustizia, indegna di chiamarsi +tale, quando aprirai a due battenti il tuo cancello al profugo +artista? + +«Allora veramente entrerà, assieme con Lui, nelle tue vaste sale la +solenne vindice giustizia; ed ha un nome altrettanto nobile e santo: +ella chiamasi l'ARTE.» + +Quando mai mi è passato pel capo di diminuire il valore del coraggioso +atto cittadino del romanziere trasformatosi inattesamente in pubblico +accusatore? + +Quando mai mi è passato pel capo d'insinuare che Emilio Zola, così +facendo, abbia voluto formarsi un _piedistallo di questa questione_, e +che abbia _preso il destro di afferrare quest'arma per servirsene a +vantaggio suo e dei suoi_? + +_Marius_ ha trovato proprio le tre righe per farmi impiccare: le ha +strappate dal nesso logico del mio articolo, e ha impreso +caritatevolmente a lavarmi quel lucido capo, che appunto per questa +sua condizione non ne ha punto bisogno. + +Se dire ad un artista, a un grande artista: Avete compiuto la missione +che vi eravate imposta con generosità senza pari. I resultati della +vostra lotta sono forse superiori a quel che voi vi attendevate. Ora, +per attaccare a una gogna immortale coloro che han disonorato +l'esercito francese e la Francia, scrivete un libro degno di voi, +prendendo a soggetto i tetri e tragici fatti di cui siete stato +testimone. «Mai còmpito di artista è stato più difficile e più +tentatore: voi avete il poderoso petto che occorre per affrontarlo»: +se dire questo a Emilio Zola significa fargli una ramanzina come a uno +scolaro che ha trascurato il suo dovere, io lo lascio giudicare ai +lettori della _Tribuna_, e mi rassegno anticipatamente alla loro +sentenza. + +Le tre righe incriminate da _Marius_ volevano dire soltanto che +l'opera d'arte, per la sua speciale natura, ha un valore assai +superiore a qualunque nostro atto semplicemente morale. E citavo per +ciò Voltaire e Calas. + +L'opera d'arte infatti, anche quando non ne ha la precisa intenzione, +è atto di alta moralità, di giustizia spirituale. _Io accuso!_ Ma +Emilio Zola, si può dire, non ha fatto altro in tutta la sua +dignitosissima vita. I suoi ventitrè romanzi sono atti di accusa e di +condanna nello stesso tempo; ed io non credo di ingannarmi dicendo +che quando, nel lontano avvenire, e anche nel non lontano, non si +parlerà più del processo Dreyfus e del coraggioso promotore della +revisione di esso, i _Rougon-Macquart_, e _Le trois villes_ con tutti +i loro difetti, e non ostante questi, vivranno nella memoria degli +uomini e continueranno ad accusare e a condannare il secondo impero e +la seconda republica. + +_Io accuso!_ Emilio Zola lo ha lasciato trasparire anche troppo da +tutta la sua produzione di romanziere, e qualche volta fin facendo +sottostare le ragioni dell'arte alle sue convinzioni personali. La sua +carriera di critico e di artista è stata una lotta incessante. Il +_conspuez Zola_, prima che dalla gola della folla anti-semitica e +reazionaria, era risuonato parecchie volte dalle colonne dei giornali +per opera di articolisti che si affibbiavano la giornea di campioni +della morale e dell'arte; e i rammolliti decadenti e i pretesi +neo-spiritualisti avevano già ripreso a urlare quel _conspuez_ anche +dopo che gli altri si erano stancati. + +Emilio Zola non si è minimamente commosso per questi incessanti +attacchi, come non si è impaurito delle dimostrazioni della folla che +minacciava non la sua opera d'arte, ma la sua vita. + +La sua imperturbabilità di artista e di cittadino dimostra ad evidenza +che egli non ha mai avuto bassi secondi fini. + +Quella ricchezza che è venuta a lui per virtù del suo ingegno, egli +l'ha messa a repentaglio spensieratamente per una causa che gli è +parsa altrettanto nobile e santa quanto la sua opera d'arte. Se questa +volta si fosse anche ingannato, le sue intenzioni non avrebbero potuto +essere giudicate meno disinteressate e generose. + +E perchè convinto di questo, non ho potuto lasciare senza risposta le +parole dell'egregio _Marius_. + +Al quale auguro in altra occasione una luna _meno amareggiata da molte +nuvole_ e una lampada di vagone _meno fioca_. + + + + +LA CHIMERA. + + +Quando sento dire d'un giovane:--È serio, assennato, non ha chimere +pel capo--subito mi domando:--Ma è proprio giovane costui?--Mi sembra +impossibile: non so figurarmi la giovinezza _senza chimere pel capo_. + +La _chimera_ ordinariamente è l'ideale; il nuovo che sta per +schiudersi e che si fa intravedere appena: il sogno che si agita per +divenire realtà; il feto che si matura nel seno oscuro, dove succhia +tutti gli elementi della vita e dà nausee, dolori, malessere sui +generis, alla creatura gestante di cui è sangue del sangue, carne +della carne. Una giovinezza che non rincorre l'alata chimera +dell'ideale, che non sogna e non si agita dietro i primi luccicori +dell'avvenire che sta per schiudersi, che non sente in sè il malessere +intellettuale di una gestazione potente, è inferma, senza rimedio, di +vecchiezza precoce. + +Per ciò io mi sento attratto in singolar modo verso tutti coloro che +si mostrano giovani davvero e inseguono con foga e temerariamente una +qualunque _chimera_. Non già perchè io sia convinto che sempre e in +ogni caso la chimera di oggi sarà la realtà di domani, ma perchè +quella rincorsa dietro un'ideale è buon segno di vitalità, di forza, e +perchè da questa confusa e talvolta pericolosa agitazione di discordi +elementi la sapienza organatrice della Natura trae l'artista, il +grand'uomo, il genio che darà vita a un capolavoro. + +Che importa se per molti la chimera sarà stata alla fine una dolorosa +delusione? Che importa se il cammino percorso trionfalmente da pochi o +da uno solo è funestato dallo spettacolo di tanti che sono caduti fra +i tormenti di terribile agonia a metà di strada, maledicendo la +chimera che non si è lasciata raggiungere? La vita è così; ha la sua +legge, la sua ferrea necessità, ed è stolto pensare che avrebbe potuto +essere costituita diversamente. + +O Romanticismo, chimera della generazione che precedette la nostra! O +Verismo o Naturalismo, che sei stato anche la mia chimera quando avevo +folti capelli scuri e baffi neri e non sospettavo di dover scrivere un +giorno due volumi di Fiabe, che allora mi sarebbero parse vigliacca +rinnegazione della mia fede! + +O Idealismo, o Simbolismo, chimera della generazione presente! O sogno +di bellezza estetica che dinanzi al vocabolo raro, al periodo +armonioso e voluttuosamente snodantesi come collo di cigno o come +corpo di serpe che rinnova la sua spoglia sotto i raggi canicolari, +dimentichi che il vocabolo è segno e confondi l'essenza della musica +con l'essenza della parola! + +O unica e sola Chimera, che assumi diversi aspetti, iridando le penne +delle tue ali ad ogni nuovo riflesso di luce, e che sei stata +Romanticismo e poi Verismo e oggi Idealismo o Simbolismo e assumerai +domani chi sa quale inattesa e più lusinghiera sembianza! Noi tutti +abbiamo bisogno di te, anche quando arriviamo a comprendere che tu sei +l'inafferrabile, l'irraggiungibile e, spesso, anche nient'altro che +l'inganno! + +Io fantasticavo così poco fa, terminando di leggere il libro di un +giovane[7] che avevo visto già correre con forte lena dietro l'attuale +Chimera, in due suoi lavori precedenti. E mi vedevo davanti agli occhi +un altro scrittore, giovane anch'esso e non nostro, che la stessa +Chimera aveva allettato e fatto fuorviare, ma che si è poi sottratto +vigorosamente al mortale miraggio fatto balenare da essa agli ansiosi +sguardi di lui, quando lo allettava a scrivere _La course à la Mort_, +_Le sens de la Vie_, _Les trois coeurs_, tre romanzi di idealismo +trascendente, dove era tentato l'assurdo di ridurre l'opera d'arte a +pura opera di pensiero; dove i personaggi erano semplici nomi, +semplici segni, senza carne nè ossa. E pensavo al poderoso sforzo che +Edoard Rod aveva dovuto fare per sbarazzarsi dalle allucinazioni della +Chimera idealista e simbolista, e arrivare all'ultima, sana e +rigogliosa manifestazione del suo ingegno, a _Le Ménage du Pasteur +Naudié_ apparso appunto in questi giorni. + +Veramente Enrico Corradini non era andato tant'oltre, come lo +scrittore francese, tra le nebbie dell'idealismo e del simbolismo, o +dell'_intuitivismo_ come il Rod lo chiamava. + +Nel _Santamaura_ stava ancora molto vicino alla realtà e i suoi +personaggi erano quasi tutti solidi e robusti; se non che si +smarrivano un po' nel labirinto dell'azione e, di tratto in tratto, si +scolorivano, non sembravano più persone vive o almeno ben organate, +quasi fosse venuta meno la vital forza della immaginazione che li +aveva messi al mondo. + +Dopo, era uscita fuori _La Gioia_ preannunciando una trilogia, un +trittico narrativo, come oggi è di moda; e molte pagine di questo +nuovo romanzo raggiavano di lieta luce, sorridevano; e i personaggi di +esso, se mostravano ancora qualche rapporto di fratellanza (come no?) +con quelli di _Santamaura_, avevano aria di miglior salute, quantunque +meno robusti e anche meno attraenti di quegli altri, dotati di una +simpatica rustichezza, di una strana vigorìa di sentimenti che li +fissava nella memoria del lettore. In _La Gioia_ mancava infatti una +figura da poter stare in confronto col vecchio sognatore umanitario +Romolo Pieri a cui il misero villaggio di Santamaura deve la sua +trasformazione industriale; e il protagonista Vittorio Rodia che vuole +ricercare «soltanto nel proprio spirito il piacere della vita» perchè +è convinto che «dallo spirito nasca ogni desiderio e ogni visione di +felicità»; non vi fa intravvedere in che modo egli diventerà _Il +Signore della vita_ (seconda parte della trilogia) nè quali potranno +essere i risultati della sua esperienza negli _Ultimi giorni di +Vittorio Rodia_, terza parte della trilogia. + +La chimera, che meglio si scorgeva proseguita in quei due primi +romanzi, era quella dello stile, con una preoccupazione insistente; un +po' chimera propria, un po' quella di un altro che già affascina +parecchi e toglie a molti giovani l'impronta della loro personalità. +Mentre però si scorgeva in _La Gioia_ uno sforzo, spesso vittorioso, +di liberarsi dalla malìa della chimera altrui per questo riguardo, vi +apparivano pure i segni della sopraffazione di un'altra chimera +appunto nel protagonista Vittorio Rodia, che richiamava spesso alla +mente l'Andrea Sperelli, il Tullio Hermil e il Claudio Cantelmo dei +noti romanzi del D'Annunzio. + +Ma nè _Santamaura_, nè _La Gioia_ facevano sospettare, neppure in +rapido baleno, _La Verginità_ ultima arrivata. + +Quando si tratta d'un ingegno non comune, com'è quello del Corradini, +non c'è da impaurirsi tanto pel suo avvenire. Io, per esempio, che ho +seguìto attentamente tutti i suoi passi, non temo che egli voglia +ripetere, all'inverso, tra noi, il caso letterario del Rod: non temo +di vederlo smarrire irrimediabilmente tra la nebbia dell'idealismo e +del simbolismo, non ostante che in _La Verginità_ egli abbia calcato +la mano o, meglio, si sia lasciato andare troppo oltre verso queste +due azzurre chimere che infestano il cielo dell'arte narrativa +odierna, proponendo ai giovani scrittori, come la mitica Sfinge, +enimmi insolubili o che paiono tali, e colpendoli fatalmente se non +riescono a risolverli. + +Chi ben guarda, trova in _La Verginità_ l'ingrandimento, +l'esagerazione di certe tendenze manifestate dal Corradini nel suo +dramma _Dopo la morte_ e nei due romanzi citati. Ma mi sembra sia un +caso naturale, come il necessario germoglio di certe cattive erbe non +strappate da un campo, e riproducentisi con invadente vegetazione +maligna. Altre cattive erbe--e si scorge--il Corradini ha strappate, +impedendo loro di riprodursi in questa sua nuova opera di arte: +affettazioni di stile, imitazioni, forse irriflesse, di stile altrui, +eccessi d'immagini, eccessi di colorito inopportuno: ed è qualcosa. La +rinnovazione procede così, dall'esterno all'interno: dalla parola, +dalla frase, all'organismo dell'opera d'arte. Quando si vede che uno +scrittore caccia via dal suo stile quel che è falso, quel che è +inutile, e cerca di dare alla parola la limpidità, la trasparenza che +la riducano tutta una cosa col concetto, c'è da scommettere che +opererà lo stesso lavoro di rimonda, di semplicizzazione, di +_inveramento_, come direbbe il Vico, anche nell'organismo della sua +concezione. Perchè cancella una parola, e muta e rimuta una frase, e +le martella e le ripulisce fino a che non corrispondano a quelle che +devono essere? Senza dubbio, perchè comincia a convincersi che la +semplicità, la schiettezza, la sincerità sono le vere doti naturali +dello stile, e che la semplicità, la schiettezza, la sincerità +diventano, secondo il concetto, forza, colore, tutto. + +Così avverrà a poco a poco coi suoi personaggi; li vorrà semplici, +schietti, sinceri, perchè non potrà più tollerare una stonatura tra +essi e la forma. E capirà che semplicità non significa povertà; nè +schiettezza e sincerità, ingenuità. + +Attilio Palagonia, l'attrice Saveria ed Ercole Grabba, i tre +personaggi di _La Verginità_, appaiono creature complicate per effetto +d'una illusione di ottica d'arte. In se stessi sono, non solamente +semplici, ma dirò quasi poveri. Sono creature sensuali, voluttuose; +nient'altro. La complicazione la vuole e la ricerca l'autore a furia +di analisi, o meglio prestando ai suoi personaggi la sua ricchezza. +Per riempire il loro vuoto, ha dovuto ricorrere a mezzi di messa in +iscena, anzi di scenario che, se provano la sua abilità descrittiva, +scoprono maggiormente la deficienza delle sue creature. E che sforzo +per illudersi sul conto loro e illudere il lettore! Basterà leggere +gli splendidi capitoli _Nel sole_, _La passeggiata notturna_: +splendidi non tanto per quel che sono, quanto per quel che fanno +scorgere della forza artistica del loro autore. Attilio Palagonia, +Saveria, Ercole Grabba sembrano degli agitati, dei malati che non +scorgono più la realtà delle cose e dei sentimenti; ma la veggono +mostruosamente sviluppata per qualche infiammazione che, dopo avere +alterato i loro organi visivi, si sia comunicata alle loro menti. + +Perchè mai Enrico Corradini, che ha creato Romolo Pieri, suo figlio +Mauro e la brutale campagna socialista di lui; che ha concepito e +delineato bravamente la spigliata figura di Natalia, le grottesche +sorelle Florimo, la sensibile Concettina Croce (cito a caso e di +memoria) nei due romanzi precedenti, qui, in _La Verginità_, ci ha +fatto intravedere soltanto a sbalzi qualcosa di umano, di non voluto, +di non troppo ricercato? + +Ah, la Chimera, la Chimera! + +Ed io ne capisco tutte le seduzioni e non mi sdegno e non ne faccio un +rimprovero alla giovinezza dell'autore. + +Creare un'opera d'arte dove lo stile, i personaggi, la natura, le +sensazioni, i sentimenti, le idee siano, tutt'insieme, un'armonica +luce di bellezza; dove il reale e l'ideale si confondano e si +compenetrino talmente da far risultare la concezione artistica verità +materiale e simbolo in una!... Come resistere agli incanti di tale +Chimera? + +Eppure io credo che Enrico Corradini resisterà. Sarebbe proprio una +disgrazia, se egli dovesse rimanere tra quelli che agonizzano a metà +di cammino, nella via dell'arte, prima di aver stretto fra le braccia +la forma sognata e adorata. + +Nel paese della Chimera, che qui significa dell'idealismo, del +simbolismo, dell'_intuitivismo_, Edoardo Rod si era inoltrato più +arditamente e più spensieratamente di lui, e n'è tornato addietro sano +e salvo e più vigoroso e più forte. Non è male avventurarsi in questo +viaggio; qualcosa dell'ideale inseguito si trasfonde sempre nell'opera +d'arte, quando si possiede ingegno solido e ben organato. Per esempio, +quanta idealità, quanta serenità in quest'ultimo romanzo del Rod. _Le +ménage du Pasteur Naudié_! E quanta passione vibrante e profonda! Si +vede bene che la Chimera non è stata inseguita inutilmente. + +E questo vorrei poter dire del Corradini e di un suo prossimo libro. + + + + +E. ROD--E. LESCA + +(E. ROD, _Nouvelles études sur le XIX siècle_, Paris, Perrin, 1898--E. +LESCA, _Leggendo e annotando_, Roma, Loescher e C., 1898.) + + +Un libro di critica è spesso, oggi, un'opera d'arte. + +L'autore non lo ha composto tranquillamente, di proposito, capitolo +per capitolo, col pensiero fisso a un'idea cardinale e intento a farne +risaltare la dimostrazione in pro o contro uno scrittore, una moda, un +genere letterario. Gli articoli che formano il volume sono usciti +fuori alla spicciolata, in occasioni diverse, con intervalli di anni +qualche volta, ma sotto la vivissima impressione di una lettura, di +una discussione: e ne portano l'impronta nel contenuto e nella forma. + +L'autore ha avuto il buon senso di riprodurli in un volume quali +comparvero nelle colonne di un giornale o nelle pagine di una rivista. +Lo svolgimento di qualche soggetto sarà insufficiente; e fra un +articolo e l'altro ora si potrà scorgere qualche contraddizione che +indica come il pensiero dello scrittore abbia fatto cammino, e si sia +maturato nello spazio di tempo corso fra i due scritti: tanto meglio. +Il volume acquisterà, anche per queste insufficienze e contraddizioni, +un'aria di vita e di cosa d'arte, che le facili correzioni e le +aggiunte gli avrebbero tolto. + +In Italia i volumi di critica letteraria sono assai rari, per ragioni +commerciali dipendenti da quelle della nostra cultura generale. +Bellissimi e interessantissimi articoli, che non hanno niente o assai +poco da invidiare agli scritti delle migliori rassegne estere, +rimangono sepolti nei fascicoli della _Nuova Antologia_ e delle altre +poche consimili riviste o nelle colonne di qualche giornale +quotidiano. I loro autori sono convinti che troverebbero difficilmente +un editore; e gli editori sanno per prova che questo genere di volumi +non va. Parecchi scrittori poi non mettono insieme, in uno o due anni, +tanto materiale da formare un volume. La critica letteraria non è una +funzione, o meglio una carriera tra noi: è una esercitazione casuale, +capriccio di un momento, spesso atto di compiacenza verso un autore, +concessione all'entusiasmo passeggero per un poeta o romanziere in +voga, per un principio d'arte che la moda mette in evidenza e che +interessa realmente con la sua elevatezza e con gli eccessi. + +Non occorrono tutte le dita di una mano per segnare i nomi di coloro +che seguono, da critici competenti, il nostro movimento letterario e +ne notano, di tratto in tratto, i prodotti di qualunque natura e di +qualunque valore essi siano. E questi medesimi non sentono mai il +bisogno di rivolgersi addietro, di riprendere in esame la molteplice +produzione di uno scrittore, e riguardarla da un nuovo punto di vista, +e cavarne i segni caratteristici, o sviscerarne il concetto morale che +si nasconde sotto ogni opera d'arte. + +Infatti, a quale scopo? La gente che legge appena l'opera d'arte o va +a sentirla a teatro, non leggerebbe quel che vorrebbe dirgli il +critico. L'interessamento di essa non passa oltre la buccia di un +certo pettegolezzo. Una discussione o un esame fatti con serietà la +seccherebbero. + +E così avviene anche che il critico italiano, specialmente quello +d'occasione, non ha sempre ben sciolta la mano, non sa assumere quella +spigliata aria discorsiva che rende ordinariamente gli articoli +originali delle riviste e dei giornali esteri una specie di vivace +conversazione tra scrittore e lettore, dove il lettore ha il piacere +di star ad ascoltare e l'altro tutto l'interesse di rendersi parlatore +gradito. + +Facevo queste riflessioni leggendo interpolatamente i due volumi +annunciati, uno francese e l'altro italiano; e mentre non mi sembrava +ambizioso il titolo del volume del Rod, avrei desiderato meno dimesso +quello del volume del giovane professore Lesca, quantunque corrisponda +benissimo alla natura degli scritti in esso raccolti, anzi appunto per +questo. + +Gli studi del Rod sono quasi tutti riassuntivi. Non già che pretendano +di dire l'ultima parola intorno alla produzione, o al carattere di +essa, di autori che si chiamano A. Daudet, A. France, V. Hugo, E. +Hennequin, A. Fogazzaro. Per alcuni di questi, l'ultima parola oramai +spetta alla posterità; per altri non sarebbe possibile dirla, +trovandosi oggi nel vigore degli anni e nella piena maturità della +creazione. + +Ma il loro autore, vi adopera tale sagacia, tale serenità da far +stimare che ben poco l'avvenire correggerà o cancellerà di parecchi +suoi giudizi, almeno nei punti più rilevanti. Per altri punti, dove +l'affetto esagera un po' l'ammirazione, come nello scritto intorno al +Daudet; dove la imparzialità coscienziosa del critico, la suggestione +artistica o intellettuale sentite leggendo, gli impediscono di +prendere un più risoluto atteggiamento, come a proposito di A. France; +dove il sentimento di amicizia e la compassione davanti alla tomba di +un giovine d'ingegno, morto a ventinove anni, gli ingrandiscono le +proporzioni del valore critico del povero E. Hennequin, annegato, per +congestione cerebrale, prendendo un bagno nella Senna; infine, dove, +ragionando del Fogazzaro romanziere e poeta, rimane più sur un terreno +di cortesia che di osservazione a fondo e di precisione di fatti; per +quest'altri punti, dico, le correzioni, le attenuazioni le va facendo +lo stesso lettore via via che procede di pagina in pagina senza +arrestarsi o stancarsi. + +E infatti il minor merito di tal genere di scritti non è certamente la +muta, interiore discussione provocata durante la lettura; specialmente +quando uno scrittore come il Rod, alle funzioni di critico d'arte, +mescola con abilità quelle di moralista elevato. + +Il volume del prof. Lesca, ripeto, risponde benissimo al titolo: +_Leggendo e annotando_. Certamente egli legge con molta attenzione, +annota con fine intelligenza, con garbo e qualche volta con vivace +arguzia: vedi lo scritto: _Un preteso dialogo di Torquato Tasso_. + +Ma, sia un po' colpa dei soggetti, sia un po' qualche residuo non +potuto ancor vincere delle funzioni scolastiche dell'autore, mi sembra +che manchi appunto in questi scritti quella facile ma non superficiale +scorrevolezza, quell'agile eleganza di presentazione del soggetto, +senza perdersi in cose minute, ponendo subito in vista l'essenziale; +insomma quel che, _ddu tali nun-so-cchi_ (a lui che è stato in Sicilia +e ne parla anche in questo volume a proposito del Bazin, si può dirlo +col Meli) quel _che_ per cui l'articolo di critica assume senso e +forma di opera d'arte. + +E non c'è nello stile del Lesca niente di ammanierato, di grave, di +pedantesco; soltanto il concetto non prende le ali, non tenta di +diventare qualcosa di organico, o di meno scucito che il semplice +annotare. Io avrei voluto vedere smentita la modestia del titolo del +suo volume; cosa che all'autore non sarebbe stata difficile volendo, +perchè ne dà un esempio nello scritto: _Foscolo Manzoni Leopardi_, a +proposito del libro dallo stesso titolo, di Arturo Graf; e avrebbe +potuto darne un altro esempio, parlando della _Sicile_ del Bazin; +tanto più che egli aveva ricordi personali da contrapporre o +aggiungere alle impressioni dello scrittore francese. + +E a proposito di queste _annotazioni_, da uno che è vissuto qualche +anno in Sicilia, non mi attendevo generalizzazioni molto simili a +quelle da lui rimproverate al Bazin, o meraviglie e stupori davanti a +spettacoli di miseria o di poca nettezza, quasi essi fossero una +specialità della Sicilia e non se ne vedesse neppur l'ombra altrove, +nel continente italiano e fuori! + +Egli descrive con gran compiacenza di particolari un misero albergo di +Giarre e la difficoltà di procurarsi un po' di carne e delle uova... +Ma forse questo avviene soltanto a Giarre, paesetto dove la ferrovia +ha ormai reso superflui gli alberghi che vi erano prima, quando esso +era punto di fermata del viaggio in diligenza o in carrozza fra +Catania e Messina? + +Un giorno, anni fa, il Verga ed io pensammo di fare una bella +passeggiata e andare da Milano a Sesto. Ma non era domenica, e nei due +o tre ristoranti, che la domenica rigurgitavano di avventori, non +c'era anima viva. Chiesto invano da mangiare a due ristoranti +indicatici come migliori, dovemmo rassegnarci a ricorrere al terzo. Il +padrone ci guardò con aria così ansiosa, che ci lusingammo di essere +capitati bene. Il locale non era veramente di gran lusso, ma +decente.--C'è qualcosa di pronto?--Niente; tutto da farsi.--Allora, +spaghetti al pomidoro.--Oggi, cari signori? Impossibile!--Due +cotolette ai ferri; intanto un po' di salame, un po' di burro.--Il +padrone si grattava poco pulitamente la testa.--Insomma?...--Quel che +vogliono; ma, oggi... + +E dovemmo contentarci di un po' di pane non fresco, di un po' di +gorgonzola o stracchino, non ricordo bene, e qualche mela. A Sesto! A +poche miglia da Milano! D'estate! Cioè, quando quel paesetto diventa +luogo di villeggiatura domenicale pei buoni ambrosiani che non possono +correre alle montagne o al mare! + +Il Verga ed io ci contentammo di ridere, e di andare a desinare a quel +Biffi che avevamo voluto fuggire. E stia sicuro il prof. Lesca che, +nel caso che io avessi la tentazione di mettermi a scrivere le mie +memorie, non dirò--glielo giuro--che Sesto, nel 1889, era un posto +selvaggio, dove due viaggiatori potevano facilmente morire di fame! + + + + +VITTORIO PICA + + +Il suo ultimo libro s'intitola: _Letteratura di eccezione_; ed è +un'eccezione anche lui, l'autore, che si è formato una specialità +della critica letteraria ed artistica, senza mai invadere altri campi. +Per ciò è riuscito un critico che sa molto bene il suo mestiere, cosa +rara tra noi. + +Si può anzi dire che un eccessivo scrupolo di coscienza lo abbia +indotto a limitare lo spazio dei suoi studi d'arte letteraria alla +sola letteratura francese contemporanea, e, in questa, particolarmente +alla produzione che ha lo spiccato carattere della ricerca del nuovo a +ogni costo e, appunto per tale smania, invece dell'originalità, trova +spesso la caricatura di essa, lo strano, l'assurdo. Giacchè si è +originali senza volerlo e quasi senza saperlo, per naturale +conformazione dell'ingegno, come si hanno quella fisonomia, quei +gesti, quel tono di voce, quei modi di sentire e di esprimersi che +costituiscono la individualità d'ogni creatura umana, e la distinguono +da tutte le altre. Questa originalità naturale, istintiva, organica, +non mostra nessuno sforzo, nessuna deliberata intenzione di voler +essere tale; non architetta anticipatamente teoriche che debbano +regolarla e giustificarla; si manifesta genialmente, vivendo, +operando, cioè producendo l'opera d'arte più conforme ai suoi mezzi di +creazione. + +Di questo è convinto pure Vittorio Pica, e lo dà a vedere con la +moderazione dei suoi giudizii, anche quando la sua tormentata +curiosità gli fa preferire lo studio di quelle opere letterarie da lui +chiamate _di eccezione_, alterando un po' il significato di questo +vocabolo, e dandogli un senso di scusa indulgente. + +Egli si lascia attrarre più volentieri da certi caratteri morbosi, da +certe mostruosità psicologiche o di forma, con le quali si rivelano in +ogni opera d'arte l'aspirazione a qualche cosa che esca dall'ordinario +e il faticoso vano processo per raggiungere quello scopo. + +È simile a un medico che si compiace dei _bei_ casi di malattie +complicate, a un chirurgo che si entusiasma davanti a una _bella_ +piaga purulenta e cancrenosa. Certamente, come nel medico, c'è in quel +compiacimento di lui il pensiero dell'opera d'arte sana e piena di +rigoglio; c'è, come nel chirurgo, l'idea sottintesa dell'abile +operazione che farà rimarginare quella piaga. + +E per questo il lettore dei sei lunghi e minuziosi studii intorno al +Verlaine, al Mallarmé, al Barrès, al France, al Poictevin, al +Huysmans, gli perdona facilmente quel compiacimento e quell'entusiasmo +quasi inerenti all'ufficio di critico, come li perdona al medico e al +chirurgo in grazia della scienza della salute. + +Senza l'entusiasmo ed il compiacimento del nuovo e dell'esotico, che +spinge il Pica a traverso la letteratura decadente francese e l'arte +dell'estremo Oriente, noi non avremmo questi studii letterari nè gli +altri intorno alla pittura moderna che ne formano il compimento, +ispirati e spinti come sono da identica intenzione verso le varie +ricerche di nuove forme e di nuovi processi, sia per mezzo della +parola, sia per mezzo del disegno e dei colori. + +Qualcuno gli fa una colpa della sua preferenza per la letteratura +moderna francese. Dice: + +--Se vuol trovare dei malati, dei cancrenosi, perchè non cercarli +anche fra noi? Mancano forse? + +--Non mancano--potrebbe rispondere il Pica--ma sono malati di +contagio, di suggestione nevrotica. Io faccio come quei dottori che, +volendo studiare il colera, sono andati nell'India, per meglio +osservarlo nel paese dove l'infezione è di prima mano. I nostri +decadenti sono derivazioni, riflessi,--nella lirica, nel romanzo, nel +dramma--dei decadenti stranieri; e, al pari di tutti gli imitatori, se +hanno importato il morbo, ne hanno anche alterato il carattere, +esagerandone le qualità cattive, non mantenendo le buone, se di +qualità buone può parlarsi trattandosi di malattia. E le derivazioni, +le imitazioni, i riflessi non mi interessano punto. + +Egli ha ragione. Nella stessa artificiosità dei decadenti francesi c'è +un che di spontaneo che la rende interessante; c'è, per lo meno, una +logica necessità di circostanze particolari che le danno +un'espressione di sincerità personale in ogni suo primo e valido +campione. Negli imitatori, no. Per ciò avviene che i primi, non +ostante le loro strane esagerazioni, lascino dietro a sè qualcosa che +sopravvive e che forse non sarebbe sopravvissuto senza la stranezza di +quelle esagerazioni. Lo ha notato il Pica, parlando dei Parnassiani. +Essi vollero esiliare a ogni costo la passione dalla poesia, tenersi +paurosamente lontani dal tumulto della vita contemporanea che ferveva +attorno a loro, dedicarsi esclusivamente al culto esagerato della +forma, fin a detrimento dell'idea; ed ebbero torto. Ma il loro +disinteressato e religioso amore per l'arte ha prodotto una perfezione +di fattura nel verso francese non mai raggiunta prima di oggi. La loro +voluta impassibilità davanti al dolore volgare + + _Qui pousse des cris importuns_ + +è sparita, come spariscono le esagerazioni di ogni sorta; le loro +conquiste tecniche sono, in gran parte, rimaste. Così Teofilo +Gauthier, Leconte de Lisle, il Banville non ci dicono più niente come +poeti, ma il verso francese non potrà mai più cancellare l'impronta +profonda segnatavi dalle loro abilissime mani. Così il Mallarmé sarà +per gli avvenire più incomprensibile che non sia ora pei suoi stessi +ammiratori, ma qualche lembo del suo sogno di esteta non è morto per +sempre con lui, e forse diverrà bellissima realtà domani, tradotto, +nel verso, nel romanzo, nel dramma, da uno che saprà dargli forma +organica e viva. + +Ora io comprendo, in qualche modo, che possa applicarsi la qualifica +di letteratura di eccezione alla produzione del Verlaine e del +Mallarmè. L'eccezione, nella natura e per ciò anche nell'arte, è il +vigoroso sviluppo di certe qualità rimaste insignificanti o soffocate +negli esseri e nelle creature ordinarie; e questo sviluppo, nel +Verlaine e nel Mallarmè, sarebbe rappresentato dal senso vivissimo +della musicalità e del colorito della parola; dal bisogno del raro, +del raffinato, come oggi si dice; dal concetto della idealizzazione +della forma in maniera che possa essere simbolo anche essa di quel +gran sogno che noi chiamiamo stoltamente realtà. Non so comprendere +però per quali ragioni egli annoveri tra le opere letterarie di +eccezione quelle del Barrès, del Poictevin, del France e di Joris-Karl +Huysmans. In queste, la eccezione non riguarda la forma o almeno la +riguarda in parte secondaria: l'eccezione è nel concetto; pel Barrès, +nella teorica del culto dell'io: pel Poictevin, nello studio di ciò +che «vi ha di vago, di misterioso nell'intimità dell'anima, studio che +gli fa creare, non di rado (cito le parole del Pica) a bella posta, +delle complicazioni per poterle sbrogliare, delle difficoltà +per poterle superare, in modo da passare inconsapevolmente +dall'osservazione semplice e sincera ad una specie di arbitrario +acrobatismo metafisico;» pel France, «nell'egoistica civetteria +cerebrale di critico», nella ironia, nella scettica crudezza +dell'osservazione, nella continua propensione al paradosso, nello +spensierato dilettantismo filosofico; per l'Huysmans, infine, nella +irrequieta tristezza della coscienza religiosa. + +Eccezioni di concetto, forse, certamente riflessi, derivazioni di +speculazioni filosofiche o di ipotesi scientifiche che pervadono le +intime fibre del pensiero moderno; ma eccezioni di arte letteraria in +che cosa mai? + +È questo il solo appunto che si può fare al bel volume del Pica. + +I sei studi, del resto, sono condotti con straordinaria accuratezza, +mescolando la biografia alla parte critica, con larghe e opportune +citazioni perchè i lettori abbiano anche essi sotto gli occhi qualche +documento da aiutarli a riscontrare le osservazioni e le affermazioni +del critico; fin con indicazioni bibliografiche da soddisfare quei +meticolosi che danno molta importanza a un'edizione, a una data. + +Certe volte il suo entusiasmo lo trascina un po' oltre. Non nega, per +esempio, che il Mallarmè abbia spinto le circonvoluzioni del suo stile +fino alla più completa oscurità e che i suoi ammiratori abbiano torto +di ammirarlo là dove è più incomprensibile; ma le dubbie tenebre nelle +quali qualcosa si può intravedere lo seducono fortemente. E a +proposito del frammento del dramma o tragedia, _Erodiade_--l'unico +pezzo che il Mallarmè ne abbia scritto--il Pica ci rivela quella sua +debolezza pel raffinato, pel malato in arte a cui ho accennato da +principio. + +«Intendo benissimo--egli dice--che, alla prima lettura di questo +frammento di poesia anche gli spiriti sottili e comprensivi (dei +mediocri e dommatici non è neppure il caso di parlare) debbono +rimanere un po' smarriti e debbono sentire una specie di ostilità +contro il linguaggio prezioso, le metafore strane, le imagini +arditissime di questo dialogo in versi, e sopra tutto contro la +generale intonazione sibillina; ma se lo _rileggeranno attentamente e +pazientemente_ (sottolineo io) si sentiranno a poco a poco conquidere +da un arcano fascino e si convinceranno che _anche quelli che a bella +prima paiono difetti_ (sottolineo ancora io) contribuiscono +possentemente al mirabile effetto totale» (p. 147). + +In queste poche righe c'è intero il carattere del volume _Letteratura +di eccezione_ e c'è la immagine netta della fisonomia di critico +dell'autore. + + + + +ENRICO IBSEN + +(_Gian Gabriele Borckman_, Dramma in 4 atti.) + + +Ha sessant'anni; e i capelli e la barba interamente incanutiti lo +faranno sembrare più vecchio che non sia. La catastrofe finanziaria +che lo ha buttato giù, trascinando nella rovina tanti altri che +avevano avuto fiducia in lui, lo ha reso--com'egli dice--_un Napoleone +storpiato da una palla nella sua prima battaglia_. Ma, dopo di aver +espiato la pena a cui è stato condannato, chiuso nelle stanze del +primo piano della sua casa, dove sua moglie non sale mai, dove va a +visitarlo, accompagnato dalla figlia giovanetta, soltanto un ingenuo +poeta--una delle moltissime vittime finanziarie di lui, e che pure gli +rimane fedele, ancora soggiogato dalla forza di quell'anima +indomita--Gian Gabriele Borckman, senza amici, senza famiglia, senza +niente, sogna intanto la rivincita, vive della grande illusione di +tornare ad essere più potente di prima. + +--I miei nemici verranno qui, a prostrarsi ai miei piedi, a +supplicarmi di prender le redini della nuova banca, di quella banca +che essi hanno fondato e che sono incapaci di reggere!... Ed io li +riceverò ritto, con una mano appoggiata a questa scrivania... E +detterò i patti; ed essi li accetteranno, per forza, sì, per forza! Se +non fossi certo di questo, mi sarei già tirato un colpo di pistola da +un pezzo! + +Egli parla così a un altro povero sognatore, a un poeta che spera +egualmente la sua rivincita in teatro. Borckman lo commisera, lo +compatisce. L'arte! Oh, si tratta di ben altro per lui! Creare dei +milioni, farli scaturire dalle miniere, dalle strade ferrate, dalle +forze idrauliche, dalle industrie, dai commerci per mare e per +terra... ecco il miracolo che egli avrebbe compiuto, se fosse stato +solo!... + +Ma egli, il forte, ha avuto una debolezza: ha creduto nell'amicizia! + +--C'è qualcosa al mondo peggiore dell'assassinio, del furto, del +giuramento falso: l'abuso di confidenza di un amico a danno d'un +amico! + +--C'è un peccato imperdonabile--gli dirà, poco dopo, una +donna:--Quello che ha troncato la vita di amore in un essere umano! + +Ed hanno ragione tutti e due. + +Egli, uomo, guarda il mondo dal punto di vista della prosperità +sociale; e tutto quel che non ha stretta relazione con tale scopo gli +sembra inezia. Per colei, donna, niente dovrebbe prevalere sui +diritti del cuore! + +E s'ingannano tutti e due! + +Gian-Gabriele Borckman ed Ella Rentheim non sono due formole messe là +da Enrico Ibsen per dimostrare un concetto. Sono due personaggi vivi; +per ciò hanno ragione e nello stesso tempo s'ingannano. + +Nella vita agiscono forze complesse. Un uomo può incarnare per qualche +tempo le aspirazioni di un popolo e guidarne i destini; ma vien l'ora +in cui il segreto della sua idea gli è tolto di mano. Altri lo metterà +in atto più vigorosamente di lui. Una donna può esercitare durante +qualche tempo una benefica influenza su la vita d'un uomo; ma arriva +pure il momento in cui questa influenza perde possa, per necessità +naturale, ed è sostituita da altre influenze più elevate o più +poderose. + +Enrico Ibsen ha osservato questo terribile dramma della vita e lo ha +magistralmente rappresentato in quest'ultimo suo lavoro, mostrando +un'abilità di fattura che nelle precedenti sue opere non aveva +raggiunta. + +Qualcuno vi ha visto una rinnegazione della sua _maniera_, un +regresso. Qui tutto è chiaro, evidente, vivente. Il concetto è +divenuto realtà. Nessuno dei personaggi discute; tutti sentono, +pensano, agiscono secondo il loro carattere, secondo le loro passioni, +le loro illusioni; e il dramma (stavo per dire, la tragedia con +l'antica fatalità) scaturisce violento dal cozzo dei caratteri, delle +passioni, delle illusioni, al pari che nella vita reale. + +--Come! Niente simbolo?--gli è stato rimproverato. + +--Ma io non sono mai stato o almeno non ho voluto mai essere un +simbolista alla vostra maniera--ha risposto il gran drammaturgo.--Noi +siamo tutti tanti simboli viventi. Obbediamo a leggi fisse, anche +quando crediamo di non assoggettarci a niente, all'infuori che alle +nostre passioni e ai nostri capricci. Rendere sensibili, visibili +queste leggi per mezzo di un'azione, di caratteri, di passioni, ecco +quel che io ho sempre inteso di fare. In questo senso soltanto sono, +forse, stato un simbolista. + +Infatti che cosa ha egli osservato prima di scrivere il _Gian-Gabriele +Borckman_? + +Ha visto un uomo assetato di potere, di ricchezza, che vuol +raggiungere un'alta cima di prosperità generale, smovendo, agitando, +guidando tante forze sparse, rimaste inefficaci e disperse prima della +sua potente iniziativa. Con lo sguardo fisso all'eccelsa mèta, egli +procede senza badare a quel che abbatte e calpesta nel suo cammino. +Opera come le grandi e cieche forze della natura. La morale, il +diritto, la legge, gli affetti, non debbono impacciarlo e impedirgli +di spingersi avanti. Egli sa di non dovere curarsi al presente, ma +occuparsi di creare l'avvenire; e sa che per creare deve distruggere. +Il vero torto di quest'uomo non consiste nel male che così fa agli +altri, ma nel non averlo fatto compiutamente, da solo. Egli ama una +donna, e la cede a un amico che l'ama ugualmente, pel motivo che +questi può essergli di valido aiuto nella sua vasta intrapresa. Il +sacrificio non gli giova. Se egli cede, non cede la donna, che ignora +il mercato. Colui crederà che il rifiuto di essa è opera segreta di +lui, e si vendicherà rovinando il preteso rivale col palesare il +segreto che ne avrebbe prodotto il gran trionfo. + +Ha visto una donna, innamorata non ostante l'abbandono, che tenta di +salvare dalla rovina il figlio di colui che l'ha posposta, per +calcolo, alla sorella.... E questo giovane le sfugge, invischiato +dalle arti di una cattiva signora! + +Ha visto una mamma che vorrebbe riabilitare nel figlio il nome del +padre insozzato da una condanna infamante; che tenta di educarlo in +modo da corrispondere a questo suo ideale, segregandolo fin dalla +compagnia di suo padre non volendo ch'egli, adottato dalla zia, +perdesse il nome che doveva rialzare: ha visto insomma una donna +chiusa, per questo, a qualunque altro affetto terreno... e che viene +schiacciata anche essa dalla violenza delle circostanze superiori al +suo potere. + +Ha visto due altre creature affascinate da altri sogni: il poeta +Foldal, da un sogno d'arte; Frida Foldal, sua figlia, da un sogno di +ricchezza e di piaceri. + +E vedendo e osservando, ha penetrato col suo acutissimo sguardo, fino +all'intimo fondo, quelle creature umane, là dove le leggi della vita +si rivelano nella loro fatale rigidità; ha veduto l'inanità degli +sforzi individuali nella lotta dell'esistenza, se le circostanze non +li favoriscono. Eppure il pensatore si è sentito invadere da profonda +e ammirativa simpatia per quelle creature dolorose, ognuna con la sua +croce, o con la sua illusione, che è tutt'una; e l'artista ha sentito +il bisogno di fissare le fuggevoli figure dalla realtà, spingendole +vive e palpitanti sul palcoscenico, perchè altri osservasse e +riflettesse come lui, perchè ognuno vi ritrovasse, per conto proprio, +qualcuno dei mille pensieri che si sono agitati nella mente di lui, +durante la gestazione creativa. + +Ma questa volta egli ha voluto che le sue creature apparissero +compiutamente staccate dal suo pensiero, segnate dal suo marchio si +intende--come sarebbe stato possibile il contrario?--ma creature di +carne e di ossa, con la loro particolare fisonomia, coi loro gusti, +con la loro voce speciale, con le loro passioni, con le loro +debolezze, coi loro sogni, con le loro allucinazioni, e senza +l'impaccio di un preconcetto, di una tesi... o almeno con quel tanto +di tesi che è indispensabile sostrato di ogni opera d'arte. + +Infatti egli diceva ultimamente al suo traduttore francese, conte +Prozor: + +--L'importante, la cosa principale in un'opera teatrale è l'azione, la +vita. Il resto è accessorio. + +--Per noi semplici mortali, non grandi artisti come lei--rispondeva il +Prozor--non sono cose accessorie le idee. + +--Ma tutti scrivendo manifestano idee. Che cosa fanno dunque gli altri +autori drammatici? + +La domanda manifesta l'ingenuità di un uomo di grandissimo ingegno. + +Che cosa fanno? + +Precisamente il contrario. Niente azione, niente vita. E così il +preteso lavoro drammatico si risolve in un noioso soliloquio +dell'autore... per bocca di parecchi personaggi. + + + + +DI UN'OPINIONE DI E. ZACCONI + + +A proposito della rappresentazione del _Gian-Gabriele Borckman_ +dell'Ibsen è stata rammentata la risposta di Ermete Zacconi ai critici +tedeschi che lo accusavano di eccessivo verismo patologico negli +_Spettri_ dello stesso autore. + +Confesso sinceramente che la ignoravo (non siamo obbligati di sapere +tutto) e aggiungo non meno sinceramente che essa mi sembra una +risposta sbagliata. + +Se lo Zacconi si fosse contentato di dire soltanto:--L'Ibsen ha voluto +così quel personaggio di Osvaldo--e, ove gli fosse sembrato +necessario, si fosse spinto fino a dimostrarlo, la risposta sarebbe +stata degna di quel grande artista che egli è. + +Invece si è compiaciuto di manifestare la sua particolare teorica +intorno all'interpretazione rappresentativa di certi lavori +drammatici, e si è lasciato scappar di bocca, o meglio, dalla penna, +un'incredibile enormità che contraddice quanto poco prima egli aveva +affermato. + +Egli soggiunse (ripeto le sue parole su la fede altrui, ma non ho +nessuna ragione per sospettare che non siano riferite esattamente): + +«Nella interpretazione dei capolavori dei sommi non bisogna arrestarsi +sempre davanti alla semplice opera d'arte. C'è il pensiero che va più +in là dell'arte. Così nell'Ibsen bisogna distinguere prima il +filosofo, poi il simbolista, e soltanto in ultimo l'artista. Egli è +grande per la forza del pensiero, non per la forza artistica». + +Tradotto in parole più semplici e più chiare, questo significa: Vi +sono opere d'arte sbagliate, dove il concetto non è riuscito ad +assumere la forma che gli spettava. Le opere drammatiche dell'Ibsen +sono di questa categoria. Nella rappresentazione di esse si deve +quindi badare più al pensiero che alla forma... + +In che modo, io sarei curiosissimo di apprenderlo dallo stesso +Zacconi. + +Ho assistito più volte alla sua mirabile incarnazione nell'Osvaldo +degli _Spettri_, e non mi è parso di scorgervi quell'eccesso di +verismo patologico rimproveratogli dai critici tedeschi. Osvaldo è +malato moralmente e fisicamente; la sua intelligenza vagola in mezzo +alle nebbie incipienti della follia alcoolica ereditaria; la sua +lingua incespica, come le sue gambe che si risentono della debolezza +della spina dorsale. A poco a poco, quelle nebbie della mente si fanno +sempre più dense, il suo tormento è atroce; egli ha coscienza dello +stato in cui si trova; ha strappato al medico la verità. E negli +ultimi luccicori dello intelletto, rinfaccia alla madre quella vita +che gli è stata malamente data senza che egli l'avesse chiesta. Tutt'a +un tratto, chiude l'uscio a chiave; nessuno deve più uscire di là, +nessuno può più entrarvi!... La madre, spaventata, tenta di calmarlo. +Intanto spunta il sole e indora le cime delle montagne che si scorgono +dalla finestra aperta. Osvaldo, immobile su la seggiola, si è già +sperduto nella tenebra della pazzia. + +--Mamma, dammi il sole!--balbetta. + +E alle parole disperate della signora Alving ormai egli non saprà +rispondere più altro:--Il sole! Il sole!...--disfatto, ebete, con gli +occhi quasi spenti che guardano nel vuoto. + +Dov'è qui il _pensiero che va più in là dell'arte_? Il concetto +dell'eredità è divenuto personaggio vivente. Osvaldo non discute una +teorica scientifica, la mostra. Così, più o meno, tutti gli altri +personaggi dei lavori drammatici dell'Ibsen. La stessa Nora delle +ultime scene di _Casa di bambola_ è, se vogliamo, una persona che +ragiona male, unilateralmente, ma forse per questo schiettamente donna +più di quel che non si creda. + +In ogni modo, è strano che un attore faccia la distinzione di tre +Ibsen, uno filosofo, l'altro simbolista, il terzo l'artista, e dica +che questo è il meno a cui si deve badare. + +L'Ibsen, al contrario, chiede di essere considerato principalmente +come artista. Per lui tutta l'opera drammatica consiste nell'azione, +nei caratteri. Se sotto quell'azione, sotto quei caratteri formicolano +idee, è naturale che sia così. Un'opera d'arte è un concetto astratto +materializzato nella forma. + +Il dovere dell'attore è quindi soltanto quello di cooperare con essa +per mezzo di efficace interpretazione. + +Certamente in questa interpretazione ogni attore dovrà dare, secondo +le sue facoltà, maggiore o minore rilievo ad alcuni particolari +caratteristici, ma non gli è lecito di spingere tale suo diritto fino +al punto di svisare, di disfare la concezione dello scrittore. + +So che oggi cominciano a prevalere criteri diversi. Attori ed attrici +si credono liberi di abbandonarsi alla così detta _creazione_ del +personaggio, senza tenere gran conto delle precise intenzioni di chi +primamente lo ha messo al mondo. E mi sembra grave errore. L'opera +d'arte drammatica è esposta, per sua natura, a questo pericolo. La +deficienza di un attore o di un'attrice può influire sulla sua sorte +presso il pubblico, che spesso non è tanto colto e tanto avvisato da +distinguere il valore dell'opera d'arte da quello della +rappresentazione che essa riceve. + +Così, per esempio, si è potuto vedere ad essere bene accolta dal +pubblico e dalla critica un'interpretazione che trasformava Margherita +Gautier quasi in personaggio simbolista. Bisognava invece indignarsi, +protestare. + +In Francia, dove il senso dell'arte è meno corrotto, si è fatto +altrimenti. _La Dame aux Camélies_, dopo quasi cinquanta anni di vita, +è stata riputata un'opera di arte storica. Costumi, sentimenti, azione +sono parsi talmente lontani e dissimili dagli attuali, da far +comprendere la necessità di accordare ad essa il privilegio delle +opere classiche, cioè la riproduzione esatta coi costumi dell'epoca. E +si è venuto a questo lentamente, di mano in mano che certe stonature +col presente si sono rese più visibili. Anni addietro, quando il Dumas +viveva, per evitare il ridicolo al personaggio di Armando, si erano +dovute elevare le somme di denaro ch'egli spende per la sua amante. +Poi neppur questo piccolo ripiego è parso sufficiente. Armando sembra +un collegiale di fronte agli amanti nostri contemporanei: il padre di +Armando, un buon borghese; Margherita, un'ingenua in confronto delle +attuali _cocottes_ e orizzontali che invadono la società e quindi la +scena. + +Bisognava dunque riportare la commedia nel suo ambiente; vestire gli +attori coi figurini dell'epoca; spogliare Margherita dei ricchi +costumi odierni, indossarle il modesto scialle di allora e il +cappellino a cuffia (non so se mi esprimo bene) che le ho veduto in +testa nei ritratti riprodotti in un interessante studio intorno a lei +e pubblicato, quattro o cinque anni addietro, nel _Livre_. E se ancora +Sarah Bernhardt non ha saputo sacrificare a questo scopo le sue +eleganti toelette, vuol dire che la vanità femminile è qualche volta +superiore anche al genio di una grande artista. + +E stato notato che, per certi capolavori drammatici, arriva un'epoca +che potrebbe dirsi dell'_età ingrata_; stanno come a cavallo di due +fasi di vita civile, non a bastanza invecchiate da farle chiamare +antiche, nè a bastanza giovani da permettere di crederle del nostro +tempo. Durante questo spazio di anni esse perdono valore. + +Ci vuole un pervertimento di senso artistico nell'attore, una +deplorevole mancanza di cultura nel pubblico per permettersi e per +applaudire una profanazione artistica come l'idealizzazione simbolica +della Margherita Gautier. + +Vien naturale su le labbra la domanda: Chi crea il personaggio? +L'autore o l'attore? La risposta non può essere dubbia. E appunto +perchè la creazione vien fatta dall'autore, che ha le sue belle +ragioni di produrla nel tale e tal modo, l'obbligo dell'attore è +unicamente di renderlo quale quegli lo ha formato. Un personaggio è +simile a un individuo vivente; non può essere ridotto irriconoscibile +dal nevrotico capriccio di un attore o di un'attrice. Essi si mostrano +tanto più grandi, quanto meglio arrivano a riprodurlo in tutti i +minimi particolari quale l'autore lo ha concepito. L'individualità di +quel personaggio implica una serie di gesti, di espressioni del viso, +di inflessioni di voce, di rivelazione di sentimenti e di passioni che +non debbono poter essere confusi neppure con quelli di un altro +individuo che ha qualche apparente rassomiglianza con esso. Quanto +maggiormente l'attore riesce a rappresentare integra quella +personalità, e tanto più elevatamente fa opera di artista. + +L'autore, scrivendo, ha la realtà di quel personaggio davanti agli +occhi; lo vede muoversi, gesticolare, ne sente la voce; per via di +questo sforzo di suggestione, arriva a immedesimarsi con esso, a +strappargli il segreto della sua vita. Ma, disgraziatamente, il potere +dello scrittore è limitato. Quando egli ha messo su la carta, per +esempio, un _Ah!_ non può andare più oltre. Quell'_Ah!_ gli è risonato +nell'orecchio con la sua precisa intonazione, che nella scrittura va +perduta; così tutte le inflessioni del dialogo. Spetta all'attore il +ritrovare nuovamente, a forza di studio, quell'intonazione, quelle +inflessioni e pure quegli atteggiamenti, quei gesti che lo scrittore +ha udito e visto scrivendo e che non ha potuto notare, come avrebbe +fatto un musicista. Quell'_Ah!_ in quel dato momento dell'azione, può +avere soltanto un'inflessione, perchè si tratta di una situazione +particolare, impossibile a ripetersi due volte. Bisogna trovare, a +ogni costo, quell'inflessione; non è lecito sostituirla con un'altra +che, alla men peggio, si riduce a un misero press'a poco. E quel che +accenno per le minutezze, vale maggiormente per la massa del carattere +e della stessa figura del personaggio. + +Nel 1865, a Firenze, l'attore Samson della Commedia francese mi diceva +che in quel teatro non si rappresentava da quarant'anni il _Burbero +benefico_ del Goldoni perchè non c'era stato un attore, durante quel +tempo, che avesse _le phisique du rôle_. Scrupolo che può forse +sembrare eccessivo, e non è. + +Tutto questo non mi ha allontanato troppo dal mio soggetto, cioè dalla +risposta di Ermete Zacconi ai critici berlinesi. + +Dicendo che nell'Ibsen l'ultima cosa da considerarsi era l'artista, +Zacconi si dava la zappa sui piedi. Un lavoro teatrale dove la forma +sia l'ultima cosa da considerarsi, non è opera d'arte. E i critici +berlinesi avrebbero potuto soggiungere: Ma, in questo caso, è assurdo +che voi lo scegliate per rappresentarlo... o avete la grande superbia +di credervi capace d'infondere la vita in una cosa morta. + +Invece Ermete Zacconi giudica male e razzola bene. + +Era tanto più semplice e più esatto il dire: + +--Io rappresento Osvaldo Alving così, perchè da ogni atto, da ogni +frase, da ogni parola di questo personaggio risulta che l'autore lo ha +voluto così! Ho fatto il mio dovere e nient'altro. + + + + +ASCENSIONI UMANE. + +(Baldini e Castoldi editori, Milano 1898.) + + +Antonio Fogazzaro ha dato questo titolo a un volume dove ha raccolto +parecchi suoi scritti di origine diversa ma di unico soggetto: +discussioni, conferenze, polemiche riguardanti il problema +dell'origine dell'uomo e l'ipotesi darwiniana dell'evoluzione. + +Cattolico, egli chiede libertà di discussione intorno a un argomento +pel quale la Chiesa non ha finora detto la sua assoluta parola. Uomo +colto, che tende l'orecchio alle discussioni degli scienziati e scorge +com'esse siano talora frantese dalle persone mezze ignoranti e per ciò +più presuntuose, egli vorrebbe persuadere quei mezzi ignoranti o +coloro che sentono vacillare la fede di fronte alle affermazioni +spesso premature della scienza, che tra la recente ipotesi +dell'evoluzione e le credenze della religione non vi è dissidio o +contradizione, almeno finchè il problema rimarrà nello stato presente. +Poeta, spiritualista, egli vuole esercitare il diritto di intervenire +nella quistione e di manifestare certe sue aspirazioni e farle +partecipare e infonderle agli altri, per contribuire, secondo le sue +forze, a quell'ascensione che ha tratto dal bruto l'uomo barbaro, dal +barbaro l'uomo cosciente e riflessivo, dall'uomo religioso e poeta il +filosofo e lo scienziato, e che trarrà da questi l'uomo spirituale, +spirituale anche di corpo, affrancato dagli impacci della materia e +ridotto veramente simile a Dio alla cui immagine e similitudine è +stato creato. + +Innamorato della bellezza dell'idea di evoluzione che mette in pace la +sua coscienza di credente con l'altra di uomo moderno pel quale i +simboli della fede non bastano più (e uno dei suoi scritti s'intitola +infatti _Per la bellezza di un'idea_) egli si è imposto una specie di +apostolato, in cui si fondono insieme le sue facoltà di artista, le +sue convinzioni estetiche, le sue credenze religiose, la sua cultura +scientifica. + +E se nella trattazione di un soggetto come questo tali diverse facoltà +e qualità potessero bastare, si dovrebbe dire che raramente un +apostolato sia stato intrapreso con maggior ricchezza di mezzi. + +La profonda sincerità delle sue convinzioni religiose dovrebbe +rassicurare i credenti; la sua imparzialità nell'esporre le dottrine +degli avversari appagare coloro che ripongono tutta la loro fiducia +nella parola positiva della scienza; la sua elevazione di sentimento +poetico, trascinare infine coloro i quali, e sono la maggior parte, +piuttosto che discutere, amano abbandonarsi alla delizia dei voli +dell'immaginazione e facilmente penetrare in regioni che la fede non +illumina della sua luce e che la scienza sdegna di esplorare perchè le +stima proprio fuori del suo dominio. + +Invece, io credo che questo volume sia destinato a non contentare +nessuno. Non sarebbe un gran difetto, perchè è molto difficile, come +dicono i nostri vicini, contentare _tout le monde et son père_. Credo +così perchè mi pare che manchi in tutta la trattazione variamente +ripresa un elemento importantissimo: l'elemento filosofico. + +Un libro del Le Conte, professore di geologia nell'Università di +California--_L'evoluzione e le sue relazioni col pensiero +religioso_--una tesi del Grassmann, professore del seminario di +Freising, lo hanno spinto ad approfondire il concetto di S. Agostino e +di parecchi Padri della Chiesa intorno al gran problema delle origini; +ed egli è stato consolato dal vedere quanta larghezza di vedute, +quanta libertà d'interpretazione essi adoprassero nel distrigare +dall'involucro del simbolo un'opinione ragionevole, quasi scientifica. +Allora egli ha voluto conoscere fino a qual punto le affermazioni +della scienza, di quella che non è soltanto particolare convinzione di +alcuni scienziati, siano conformi alla natura di essa, o se +oltrepassino la sua competenza cedendo alle lusinghe di ridurre a +tesi ciò che avrebbe dovuto rassegnarsi a rimanere semplicemente una +ipotesi. + +E quando si è sentito rassicurato della libertà d'interpretazione +reclamata anche oggi da alti ingegni cattolici, che non hanno +giudicato mettersi in contraddizione coi dommi della loro Chiesa +pensando liberamente sopra un argomento ancora lasciato aperto alle +ossequiose discussioni; e quando si è convinto che gli scienziati più +positivi non pretendono di dichiarare, come certi loro colleghi, +perfettamente dimostrata un'ipotesi che pure serve a risolvere molte +questioni di grandissima importanza per l'umanità, desiderosa di +credere e riflettere insiememente senza supina sottomissione e senza +orgogliosa ribellione, egli ha stimato che occorresse soltanto +l'intervenzione del poeta perchè il simbolo della fede, +transustanziato in affermazione scientifica, e aiutato dal calore e +dallo slancio della fantasia, si impossessasse di tutti i cuori e di +tutte le menti, e spingesse tutti a quell'ascensione dell'umanità che +le credenze religiose e la storia testificano e che la irrequietezza +delle nostre aspirazioni ci comprovano doversi ancora produrre +nell'avvenire. + +Così, leggendo il suo volume, mi meravigliavo di trovarvi una lacuna +che la fede, la scienza positiva e la esaltazione poetica non possono +all'atto colmare. E rammentavo un libro di un pensatore italiano, +probabilmente dal Fogazzaro ignorato (e che io gli consiglio di +leggere) di uno scienziato che era religioso nel senso più elevato di +questa parola, sommamente positivo perchè non ignorava e non +disprezzava i metodi e le ricerche e le conquiste della scienza +contemporanea, e che infine era poeta--non nel piccolo senso oggi +accordato a questa denominazione, ma in quello vero e primitivo di +creatore, cioè di restauratore del processo ideale della Natura e di +profeta dell'avvenire. + +È morto da pochi anni, e i suoi scritti parte sono rimasti quasi +ignorati, parte inediti e forse dispersi. Ma il _Dopo la laurea_, _Lo +Stato_, _I tipi vegetali_, _I tipi animali_, il frammento _Deus +creavit_ avranno un'eco nell'avvenire, e Camillo De Meis prenderà, +quando verrà il momento, una più larga influenza sul pensiero italiano +e su quello mondiale. + +Pensavo appunto a quel _Dopo la laurea_ dove l'ascensione umana è +proclamata ben diversamente e più elevatamente che non venga fatta dal +Fogazzaro, con tutti i sussidi della fede che discute liberamente, +della scienza che non trascende oltre il suo limite, e della +riflessione filosofica che integra organizzando e compie ciò che la +fede e la scienza e anche la poesia, sono, tutte unite insieme, +incapaci di compire. E mi piace di qui trascrivere una pagina del +meraviglioso libro, nella quale il Fogazzaro riconoscerà--e se +n'intende--un anticipato altissimo senso di quella poesia a cui egli +tende e che vuole essere religione, scienza e riflessione filosofica +in uno. Eccola: + +«Crescere, decadere e perire è il destino di tutti gli uomini, di +tutti gli animali, di tutte le piante--e diciamolo pure, di tutti i +sistemi planetarii. Questo cosmos ha i suoi giorni contati come gli +abbiamo noi che ne siamo gli endozoi; solamente che egli ha la vita +più dura, ed è più lungo il suo tempo e più lunga la sua durata +naturale: per cui, come la balena e l'elefante vivono più di un uomo e +un pino e una quercia vivono più d'un elefante, così lui, il cosmos--e +per cosmos intendi questo nostro sistema solare, viva più della +quercia e del pino--ecco tutta la differenza. + +Ma quando il suo giorno fia giunto, esso perirà come uno di noi +uomini, come una pianta, come un animale: e non il nostro soltanto, ma +tutto questo gruppo di sistemi solari, gli uni formati, forse, e già +perfetti, gli altri ancora incompiuti e in via di formazione, che +compongono questo nostro sistema sidereo, se tant'è che formano un +sistema; e tutta questa natura che ci circonda, e quest'universo di +cui l'uomo è il compimento e l'ultima perfezione perirà come un sol +uomo; e forse dal seno dell'infinito un altro universo è già sorto e +gli germoglia allato un'altra natura, forse anche più perfetta di +questa, che la dovrà surrogare». + +Intorno alla quistione che più particolarmente interessa il +Fogazzaro, il De Meis sin dal 1868 aveva scritto: + +«Sì, certamente, l'uomo è il portato spontaneo dalla natura. Egli è la +spontanea generazione della terra; dalla quale certo non è nato +immediatamente in forma di uomo. Dalla terra, dal cosmo, che abitiamo, +in somma dal nostro sistema o uomo solare, non è nato che il primo +essere vivente, di cui l'uomo è l'ultimo sviluppo, la finale e +definitiva trasformazione... Ma non è l'accidente, non sono gli agenti +esterni casualmente combinati in un dato modo, che hanno dato origine +a quel primo essere, e l'hanno successivamente trasformato e cangiato +alla fine in un uomo; e voi, osservatori ridicoli, e impostori in +buona fede, perdete il vostro tempo a cercar di riprodurre quelle +combinazioni fisiche e chimiche, perchè quella è una chimica e una +fisica divina. + +«Fra quegli agenti e quegli elementi ci è Dio in persona. È Dio che +prepara di lunga mano la combinazione: è lui che concentra la natura +in un punto e crea la vita: è lui che feconda la terra e ne fa uscire +le forme viventi originarie, similitudini imperfette e rozze della +idea divina, e germe della perfetta forma umana». + +Il Fogazzaro si meraviglierà di scoprire che un professore di Storia +della Medicina nella Università di Bologna, abbia proclamato prima di +lui, con più calore di lui e con più competenza di lui--non se +n'offenda--e in nome della filosofia e della scienza l'opera di Dio +nella creazione. Solamente può darsi che il Dio del De Meis sia un po' +diverso dal Dio del Fogazzaro; ma il Fogazzaro non vorrà certamente +sostenere che l'idea ch'egli ha di Dio sia perfettamente identica a +quella che ne ha l'umile feminuccia quando lo invoca nelle preghiere. + + + + +TULLO MASSARANI + +(_Diporti e Veglie_, 2ª. edizione, Milano, Hoepli 1898. + +_Poesie scelte_ di Elisabetta Barrett Browning, versione libera, +Milano, Fratelli Treves 1898.) + + +La varia attività del senatore Tullo Massarani sembra voglia +dimostrare che gli anni non hanno nessun potere su lo spirito anche +quando il corpo è infermo. Per quanto non grave, la malattia a cui +egli accenna malinconicamente nella nobilissima epistola al Faldella +pel _Cinquantennio dello Statuto_, avrebbe dato ad altri plausibile +ragione di riposarsi. + +Ma egli è così abituato a riposarsi mutando soltanto soggetto di +lavoro, che continua a fare come ha fatto prima, quando tra un severo +studio storico e l'altro, tra l'assidua frequenza alle sedute del +Senato, del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale, ha trovato +modo di mandar fuori la traduzione del _Libro di Giada_, le popolari +_Conversazioni del Dott. Lorenzo_ i canti della _Odissea della Donna_, +illustrati da molti suoi disegni; dare a giornali e riviste gran +numero di articoli non brevi e tutti coscienziosamente meditati nella +sostanza e nella forma; e, quasi per svago, mettersi a tradurre una +scelta di poesie della poetessa inglese Elisabetta Barrett Browning, +impresa che, per le tante difficoltà che presenta, avrebbe scoraggiato +l'ardimento di un giovane. + +Bisogna proprio credere che gli uomini della generazione del '48 erano +fatti di altra pasta. Dice un proverbio siciliano: _lu bon vinu finu a +la fezza: lu bon pannu, finu a la pezza_; ed è verissimo. Avevano un +grande ideale, la Patria, e questo li rende ancora vigorosi e forti +tra i disinganni e i pericoli; sentivano altamente la dignità della +libertà individuale, e questo apre il loro animo a tutte le +ragionevoli aspirazioni sociali. + + Se più acconcie forme + Fia che rivesta e più discrete quella + Che pur nei cuori e nell'istoria vive + Carità di fratelli, e di rinforzo + Le sia l'oprar comune, e il mutuo aiuto + A augmento e vigor, ben venga, amico + Ogni primizia, ogni disegno, ogni arte, + Che uomo a uomo ravvicini, e il fosso, + Da Pluto re scavato in mezzo, colmi![8] + +Augurio caldo e sincero, che non impedisce al Massarani di veder +chiaro nell'avvenire, di paventare che + + sulle spente libertà si assida + Sovrano e universale archimandrita + Il peggior d'ogni autocrata, lo Stato. + +Ma io non voglio ragionare di politica, e perciò non farò cenno di uno +dei più bei scritti dal Massarani nel volume _Diporti e veglie_, +intitolato: _L'utopia della Pace_ che finisce con un voto alla +fraternità di quella che Cicerone, da lui citato, chiama la _infinita +societas generis humani_. + +In questa seconda edizione, il volume è stato arricchito di nuovi +scritti di diversa natura: _Josè Espronzeda_, _Pagine del martirologio +nazionale_, _In Calabria_, _San Marino_, _Un raro cimelio_ (che è il +libro _L'Italia_ del Tommaseo), _La seconda Mostra mondiale di Belle +Arti in Venezia_, _L'Ulisse dantesco_. E già bastavano a dargli molto +valore quelli soltanto raccoltivi prima. Dopo la varietà anzi +disparità dei soggetti che confermano la soda e riposta cultura +dell'autore; dopo quella viva fiamma di entusiasmo che investe ogni +pagina, sia che egli si trovi dinanzi alle lettere di Giordano Bruno; +alle tele di un pittore moderno, l'Induno; alle opere di Leone e +Pompeo Leoni, padre e figlio, scultori del secolo XVI; e alla +ricchezza d'arte internazionale accorsa a far mostra di sè nella +splendida città della Laguna; o sia ch'egli si fermi qua e là, a +Verona, a San Giulio sul lago d'Orta, davanti al palazzo Marino, egli +che chiama i patrii monumenti: _il primo, il più eloquente, il più +solenne e più legittimo testimonio della nostra storia e della nostra +grandezza_ (pag. 203); dopo tutto questo, impressiona maggiormente nei +diversi scritti l'aria di buon senso pratico che li rende simpatici, +l'accento fervido e persuasivo, la schiettezza e la franchezza di +certe confessioni; insomma quella bonomia cortese e gentile, che +giunge talvolta fino a far sembrare un po' troppo grave la forma +cesellata e raffinata che la riveste. E di tutti questi scritti citerò +una sola mezza pagina in conferma di quel che ho detto. A proposito +dell'_Arte nella società moderna_ egli ha il coraggio di scrivere: + +«Piuttosto rozzi e poveri, che veder rovinare la patria per esserle +mancato, come dice il Macchiavelli, _una cosa sola, il provvedersi +bene dell'arme...._» + +Ma il Massarani non è artista per niente, e poco appresso soggiunge: + +«Io mi ricordo, per parlare ancora dei tempi andati d'aver visto ogni +giorno su per le scale degli Uffici di Firenze, la cacciatora di +frustagno dell'artigiano o del contadino, e i larghi cappelloni di +paglia delle loro donne; e d'avere udito, davanti ai capolavori della +Tribuna, fior di giudizi da quegli ingenui compaesani del capraio che +aveva nome Giotto, del pecoraio che si chiamò il Baccafuni, e del +vaccaro che fu Andrea del Castagno. + +«Spesso invece, nè mai senza una giaculatoria secondo la mia +intenzione, mi rompo gli stinchi, nei vestiboli delle Pinacoteche e +dei Musei, in quello strumento di supplizio che non ha nome italiano, +e che chiamano il tornichetto. E perchè di questa guisa, tormentando +pazienza e tasche, cogli spiccioli del forestiero più spesso che non +coi fogliolini sudici del concittadino, i sopracciò vengono poi +comperando a lor volta degli spiccioli di pittura e di scoltura, +credono o dicono d'incoraggiare le arti. Povere arti, che vivacchiano +su l'ostracismo del popolo, a cui si predica educazione e si sottrae +di tutti i magisteri educativi il più gentile, il più gradevole, il +più potente sulle fibre del cervello e del cuore!» + +Nel presentare al pubblico la presente raccolta, egli si augurava che, +capitando a qualcuno fra mano, quegli scritti inducessero i giovani a +pensare di cavar dalla vita un costrutto migliore; i vecchi, a +compatire chi ha tentato di allegerirne a sè il peso senza altro danno +del prossimo. Modeste parole, che faranno sorridere tutti coloro che +dalla lettura di essi saranno usciti con qualcosa di più +nell'intelletto, con qualcosa di meglio nel cuore. + + * + * * + +Lo studio intorno a Enrico Heine, pubblicato dal Massarani molti anni +fa, quando del lirico tedesco si conosceva in Italia poco più del +nome, non ostante il tempo e le circostanze in cui fu scritto, è +rimasto uno studio diffinitivo. Così la introduzione alle poesie +scelte della Browning, intitolata _La donna e la poetessa_, rimarrà +pure uno studio definitivo di quest'anima poetica che amò tanto +l'Italia. + +Se la signora Zampini-Salazar, che ha dedicato alla Browning e al +marito di lei una serie di belle conferenze per diffonderne il culto +in Italia, gli ha messo addosso una gran voglia di conoscerli più da +vicino, il Massarani non si è arrestato alla lettura delle loro sole +opere poetiche: ha consultato i lavori biografici pubblicati dalla +signora Sutherland Orr, dall'Ingram, dalla signora Vilson, e tutta la +vasta congenie di pubblicazioni browninghiane da cui è stata inondata +l'Inghilterra; che è quanto dire ch'egli si è messo in caso di +trattare il suo soggetto con la competenza del più fanatico +browninghiano, senza il suo fanatismo si intende, e non senza quella +abituale galanteria, per cui preferirà, per esempio, la data del 1809 +a quella del 1806 parlando della nascita della Browning, data che +gliela _figura più giovane_. + +Così, accennando al poemetto _Gli Adoratori di Donna Giraldina_, e non +volendo tacerne i difetti, metterà il giudizio in bocca dei lettori. +«Questa storia di Donna Giraldina, temo che mi direte, è un po' +lunghetta, e non è sempre verosimile». Aggiungerà però subito: «Ma che +sia viva e forte e audace, spero che me lo vorrete concedere». Di +altre leggende dirà francamente e che mostrano troppo la intenzione +didattica o ascetica, e che sono un poco offuscate dalla maniera +ultra romantica del tempo; ma non saprà arrestarsi di soggiungere: «A +me, lo confesso, queste romanticherie tornano ancora, per amore dei +ricordi, bene accette, come quelle del Prati e del Carrer, a cui tanto +somigliano.» + +Per questi sentimenti egli si trova più a contatto con l'opera da +tradurre, e potrà essere traduttore libero quanto è possibile e quanto +le diverse indoli delle due lingue richiedono. + +A prima vista, senza avere il testo sotto gli occhi e senza conoscere +altri tentativi di traduzione, a coloro che conoscono bene lo stile e +dirò anche la maniera del Massarani, la lettura del volumetto +elegantemente stampato dai Treves fa sospettare che il traduttore +abbia interpretato con troppa larghezza la concessione di certe +libertà consentite ai traduttori di opere poetiche. Ed io sono stato +tra questi sospettatori: ma ho dovuto ricredermi. Senza dubbio, il +Massarani ha dato (e poteva fare altrimenti?) l'impronta sua +caratteristica alla forma della Browning. Il concetto della poetessa, +passando a traverso la mente del traduttore, si è qua accorciato, là +disteso; qua ha preso un'aria di persona agghindata, là di persona che +si lascia un po' andare; se però si guarda bene, dovrà convenirsi che +tra le torture del metro e delle strofe, non ha mai perduto molto e +qualche volta anzi ha guadagnato in chiarezza. Lo dimostrerò con pochi +esempi. + +Questa traduzione in prosa di due quartine del VI di quei sonetti che +narrano la storia del felice amore della Barrett col Browning, io la +tolgo in prestito dal libro della signora Zampini-Salazar. + + «Lasciami! Eppure io sento che resterò da oggi innanzi + sempre nell'orbita tua. Mai più sola sull'uscio della porta + della mia esistenza individuale, potrò ordinare la vita + dell'anima mia, nè alzare lo sguardo serenamente ai raggi + del sole, come prima, senza risentire tutto ciò che io + provai quando nella mia tu posasti la tua mano.» + +E il Massarani: + + Vanne, deh vanne. Ma nell'ombra tua + Sento che quind'innanzi io saprò sempre: + Non fora mai che l'ignorata prua + Ad altronda si volga e non s'insempre + Con quest'una che invan volle esser sua: + Arbitra io non son più delle mie tempre, + Ch'ogni pensiero, ogni voler s'indua, + E di desìo la man par che si stempre. + +E dal XX sonetto, la signora Zampini-Salazar. + + «Amato, mio ben amato, quando io penso che tu eri al mondo + un anno fa, mentre qui sola io sedevo, senza scorgere orma + di passi su la neve!» + +E il Massarani: + + Diletto mio, diletto mio, se penso + Ch'eri nel mondo ora fa proprio un anno + E ch'io, 'l piè nella neve e in cor l'affanno, + Non isperavo a' mali miei compenso! + +Dai due esempi si scorge bene il processo con tutti i suoi pregi e i +suoi difetti; ma da quest'altro che riporterò si scorgerà anche con +quanta bravura il Massarani superi certe difficoltà dei metri con cui +ha voluto spesso rendere esattamente i metri originali. Prendo a caso +due strofe del poemetto _Pan è morto_, e traduco letteralmente: + + «Queta, in antico, la barca andava innanzi--quando un grido + più forte del vento--salì, ingrossò, e corse verso il + sole--e il sole si nascose e si fece pallido--dal buio pesto + di dietro--soffiatogli incontro dal gran lamento:--Pan, Pan + è morto! + + «E i rematori dai banchi--si ritrassero, ciascuno + abbrividendo in volto--mentre partenti influssi--spargevano + addietro un freddo attraverso il luogo--e l'ombra della + barca--vacillava lungo l'immota profondità:--Pan, Pan è + morto!» + +Ed ecco con che sveltezza e con che fedeltà rende il resto il +Massarani. + + Queto un naviglio un giorno + Se n'gìa, lorchè d'intorno + Voce suonar s'udì. + Salìa, salìa più forte, + Movea al Sol dal norte, + Moveva d'in fra le tenebre + Dal cupo al chiaro dì: + Il sol si fece pallido + A quel messaggio squallido, + Che «Pan--dicea--morì. + È morto Pan, è morto + È morto, è morto, è morto,» + I remator sospesero + Sul banco i remi, e intesero + Un soffio a trapassar, + Un soffio che mortale + Parea sovresso l'ale + Al fronte che n'abbrivida + Rancura apparecchiar. + Ed il naviglio intanto + Scorreva, e in suon di pianto + L'onda parea solcar. + «È morto Pan, è morto, + È morto, è morto, è morto!» + +Il Massarani ha voluto darci un saggio di tutti i generi poetici +minori, tentati più o meno felicemente dalla poetessa inglese; e +coloro che non possono accostarsi al testo gliene debbono essere +grati, perchè così potranno formarsi un'idea quasi completa del +carattere di essi. + +Per noi italiani è quasi un debito non ignorare almeno le cose +minori--che non sono poi le meno belle--di una inglese che fu italiana +di elezione e che ha cantato le speranze, le gioie, i dolori del +nostro risorgimento nei componimenti _Napoleone III in Italia_, _Prime +nuove da Villafranca_, _Commiato fra amanti_, e in _Poetessa e madre_; +di una inglese che, annunciando la morte di Cavour, scriveva: «Posso +appena comandare alla voce ed alla mano di nominarlo. La grand'anima, +che ha meditato e fatto l'Italia, è passata a più divina contrada. Se +lagrime di sangue avessero potuto salvarlo, egli avrebbe avuto le +mie.» + + + + +E. DE AMICIS E F. MARTINI. + + +Si parla molto di tutti e due in questi giorni. + +Nella maturità del suo ingegno, nella pienezza della sua fama, Edmondo +De Amicis dà un nobile esempio di onestà letteraria rifiutando di +accettare l'elezione a deputato del primo collegio di Torino. La +politica gli fa paura; egli vuole restare quel che è stato finora, uno +scrittore, un artista. Non bisogna prendere alla lettera le ragioni +del rifiuto da lui addotte. Possono mancargli, sì, alcune delle +facoltà richieste dall'ufficio di deputato; ma parecchie non sarebbe +stato difficile acquistarle, e in poco tempo, a un uomo come lui. Le +hanno già acquistate persone che avevano cultura e ingegno assai meno +di lui, e che non le esercitano certamente con l'efficacia che a lui +avrebbero consentita e l'autorità del nome e la sincerità delle +convinzioni. Le lotte? Egli non le ha sfuggite. Attorno al suo nome, +al suo valor di scrittore c'è sempre stato un accanimento di lodi e +di biasimi che non lo ha mai turbato, che non lo ha fatto +indietreggiare nè deviare. Quando la sua sentimentalità, tante volte +rinfacciatagli, si è convertita a un alto ideale sociale, egli ha +coraggiosamente affrontato il giudizio dei suoi ammiratori e dei suoi +avversari. Nell'entusiasmo di neofita, avea promesso un libro intorno +ai nuovi ideali da cui era stato commosso il suo cuore e attratta la +sua mente. Non lo ha scritto? O non ha voluto pubblicarlo perchè la +sua coscienza di scrittore non n'è rimasta contenta? Io non lo so; ma +questo non significa niente, o significa una probità letteraria degna +di grandissima lode. + +In ogni modo, più che altro, la sua lettera agli elettori socialisti +del 1º collegio di Torino e a quelli non socialisti che hanno votato +in favore di lui _per semplice sentimento di benevolenza_, com'egli +dice, significa che egli crede di poter servire meglio la causa del +socialismo restando scrittore e nient'altro. + +Nessuno può oggi decidere se il De Amicis abbia ragione, e se il suo +convincimento sia una lusinga. Quando il libro promesso--trattato di +volgarizzazione o opera d'arte--verrà fuori, allora sarà il caso di +discutere, di vedere se egli si sia ingannato o no. Dovesse anche +risultare da questi futuri suoi lavori che egli ha preso un abbaglio, +la onestà e l'elevatezza delle sue intenzioni non ne sarà diminuita. + +Scrittore ed artista, Edmondo De Amicis può essere diversamente +apprezzato. Gli eccessivi lo stimano poco come scrittore, pochissimo +come artista. I suoi _Bozzetti militari_, le sue novelle, i suoi +ultimi romanzi scolastici--osservano gli eccessivi--sono opere d'arte +fiacche o abortite; le sue descrizioni di viaggi, fantasmagorie che +corrispondono poco o niente alla realtà; il suo tentativo psicologico +degli _Amici_, un opprimente cumulo di osservazioni o non nuove o +comuni. I suoi versi... Dei versi del De Amicis gli eccessivi non +vogliono nemmeno parlare, quasi ne sentano nausea. L'editore delle +opere di lui ha una risposta trionfale: il copioso numero delle +edizioni, le traduzioni di esse in tutte le lingue europee. Nessuno +scrittore italiano contemporaneo ha ottenuto finora così splendido +successo di ristampe. _Cuore_ è arrivato, credo, al duecentesimo +migliaio. + +Certamente il numero delle edizioni non è un elemento di giudizio da +trascurarsi. Libri che trovano così straordinaria folla di lettori +debbono aver qualità tali da far anche perdonare facilmente i difetti +ch'essi hanno. La semplicità, l'efficacia della forma, una leggera +nervosità di quando in quando, l'assoluta trasparenza dello stile che +rende subito assimilabile il concetto, non sono doti comuni e +spregevoli a questi lumi di luna tra noi. E quando la sincerità del +sentimento si aggiunge alla sincerità della forma, e stabilisce una +corrente di simpatia tra lo scrittore e il lettore, non è il caso di +fare i difficili, gli scontenti. + +A me, per esempio, la troppa sentimentalità non piace affatto; mi +sembra un falso modo di sentire e di vedere le cose. Eppure a me è +accaduto di essere commosso e di vedermi improvvisamente inumidire gli +occhi alla lettura di qualcuna delle scene militari descritte dal De +Amicis. Sorgeva dentro di me una specie di lotta tra il raziocinio che +giudicava e il sentimento che veniva eccitato. Mi sdegnavo di essermi +lasciato quasi prendere alla sprovveduta, ma non potevo negare +l'effetto ottenuto dallo scrittore, l'effetto a cui egli mirava. + +Ora questa sentimentalità, di cui lo stesso De Amicis, se non mi +inganno, ha sorriso in un suo componimento poetico, sarà un difetto +spinta tropp'oltre come spesso gli avviene, ma è una qualità preziosa +che molti debbono invidiargli. + +Se egli dunque vuol rimanere scrittore e artista, cioè esercitare col +mezzo che crede più adatto alle sue facoltà un'influenza qualunque sul +pubblico che lo legge, che lo segue, che lo ammira anche con tutti i +suoi difetti, io gli batto le mani. + +La politica è fatale all'arte, è troppo assorbente. Quel che essa +richiede dai suoi adepti, dai suoi cultori, ha poco o niente da +spartire coi mezzi di cui dispone l'artista. La sentimentalità, che +può essere anche un pregio in arte, è spesso in politica, più che un +difetto, una colpa. Per ciò poeti, romanzieri, drammaturghi sono +apparsi sempre spostati nell'aula parlamentare. E vi hanno fatto udire +raramente la loro voce, o non hanno prodotto nessun notevole effetto. +Al D'Annunzio, per esempio, la politica non ha ispirato finora altro +che una splendida stonatura di stile che ha dovuto far strabiliare +moltissimi dei suoi elettori, e una corrispondenza in un giornale +americano intorno ai fatti del maggio 1898, che ha mosso a riso e a +sdegno anche coloro che gli vogliono più bene. + +Senza dubbio, il nostro Parlamento dev'essere onorato di veder sedere +nei suoi stalli un D'Annunzio, un Panzacchi, come il Senato un +Carducci; ma più a ornamento che ad altro. O deve rassegnarsi a veder +sparire l'artista davanti all'attività e alla giusta ambizione del +deputato. È il caso di Ferdinando Martini, governatore dell'Eritrea. + +Ahimè! I giornali, che ne annunziano il felice ritorno in Italia, ci +parlano del bilancio della colonia da lui preparato, commettono +indiscrezioni intorno ai progetti di lui per assestare definitivamente +l'amministrazione civile di quei nostri possessi, ma non ci dànno +nello stesso tempo notizia di nessun nuovo libro che il Martini abbia +scritto o ideato di scrivere. La sua trasformazione è mirabile. Con +poco, il brillante articolista del _Fanfulla della domenica_ è +divenuto uno dei più affascinanti e più seri oratori. Il critico +arguto e coscienzioso si è mutato in politico ricco della stessa +finezza, dello stesso buon senso e della stessa competenza adoprata in +soggetti di arte drammatica. Il facile ed elegante narratore di +_Peccato e Penitenza_ ha adoperato ugualmente nel suo libro +_L'Affrica_ tutte le meravigliose sue qualità di statista e di +colorista rese ancora più splendide e più solide... Ma l'arte ormai lo +ha perduto. Egli, evidentemente, si allontana a malincuore della meta +a cui miravano i begli entusiasmi della sua giovinezza; di tratto in +tratto si ferma, si rivolge indietro, ma ormai... l'Affrica, la sua +Affrica, se lo è preso, e non ci renderà più il Martini di una volta. + +L'Italia avrà trovato probabilmente in lui un amministratore coloniale +eccellente; ma, cercando bene, amministratori di ugual valore si +sarebbero potuti trovare o creare. Un giorno, in Parlamento, o nel +Consiglio dei ministri, Ferdinando Martini sarà una gran forza per +l'esperienza amministrativa acquistata, per la maturità dei suoi +consigli, per la bontà dei suoi progetti... Ma nessuno potrà togliermi +di capo che altri avrebbero potuto fare, più o meno bene, quel che +egli è andato a fare laggiù; ma nessuno vorrà affermare che non sia +stato un gran peccato che Ferdinando Martini, il brillante articolista +del _Fanfulla della Domenica_, il critico arguto e sensato, abbia +sacrificato alla politica meravigliosi doni letterari che tutti +dobbiamo rimpiangere. + +E, mentre scrivo, mi passano davanti agli occhi, come in turbinosa +fantasmagoria, i bei giorni di Firenze, quando egli giovane, biondo, +pieno di entusiasmi per l'arte, riempiva con lo scintillìo della sua +parola il _foyer_ del teatro _Niccolini_; quando niente faceva +prevedere che all'autore di _Fede_ e dei proverbi drammatici, lavori +con cui egli faceva allora le sue prime prove di artista, dovessi io +dare il saluto di ben arrivato da Massaua con queste malinconiche +parole. + + + + +LA NEVROSI ARTISTICA. + + + A RASTIGNAC: + + +Il tuo benevolissimo giudizio intorno al mio racconto _Scurpiddu_ non +mi ha fatto piacere soltanto perchè lusinga grandemente il mio amor +proprio, ma perchè dà una soddisfacente risposta al dubbio che mi +tormenta da un pezzo: Se noi siamo oggi condannati anche in arte alla +nevrosi del concetto e della forma. + +Ci ripensavo tristamente giorni fa, leggendo un recente romanzo +italiano che avrebbe potuto essere un bel libro se non fosse stato, +fra le altre cose, troppo prolisso. E durante la lettura, ricordando +certe violente tirate di uno scrittore francese contro la letteratura +odierna già parsemi eccessive, sentivo infiltrarmi nella mente il +sospetto che fossi stato eccessivo pure io giudicandole tali. + +«Noi manchiamo, egli dice conchiudendo, della serenità che rende +incantevoli i classici. La nostra forma ha la febbre, la nostra +ispirazione somiglia alla demenza. Nessuno tra noi raggiunge la +bellezza: lo sforzo e l'entusiasmo non bastano a questo: occorre la +calma che è la virtù delle anime forti. Le nostre idee, invece, +scoppiano tumultuose; si direbbe che provengano dai sensi non dallo +spirito. Lo stile che le riveste mostra il suo peccato di origine: non +ha calore, nè limpidezza, nè splendore: ribolle, fa la schiuma, è +torbido. È frutto del disordine della concezione, quando niente è +chiaro, niente al suo posto. Felici quelle età che ignoravano questa +precipitazione e questa febbre. L'artista allora contemplava a lungo +le sue idee, le penetrava, le animava, e quando si accingeva ad +esprimerle, le rivestiva di luce, di serenità, e l'anima del lettore +vi beveva a lunghi sorsi il ristoro e la gioia.» + +Raramente, bisogna confessarlo, questo ristoro e questa gioia vengono +sentite leggendo un libro d'arte moderna. + +I fisiologi o i psicologi hanno proclamato che oggi noi siamo tutti +malati di nevrosi; gli artisti non hanno inteso a sordo, e, dalla +vita, hanno trasportato la nevrosi nell'opera d'arte. Dovevano in +qualche modo, aggiungo io, fare così. Ogni periodo letterario è una +involontaria pubblica confessione della società che lo produce. Ogni +opera d'arte, dramma, commedia, lirica, romanzo, una specie di +processo verbale dei sentimenti, delle idee che rendono affatto +diversa una società da quella che l'ha preceduta e da cui è nata. + +È impossibile che l'opera d'arte si astragga dal suo tempo, s'isoli, +parli un linguaggio che differisce dal linguaggio usato da tutti; +corre pericolo di non essere intesa, di riuscire ridicola. + +Ma in questo, però, c'è modo e modo. Anche lo spirito ha le sue fogge +strane, i suoi capricci passeggeri. L'artista non è davvero artista se +non sa distinguere tali caratteri e scegliere. Questo è il punto per +cui i classici dovrebbero rimanere sempre nostri ascoltati maestri. + +Essi sono di tutti i tempi, di tutte le nazioni. Ma, indiani, greci, +latini, italiani, francesi, inglesi, tedeschi, anche oggi si fanno +intendere, ci entusiasmano, ci commuovono pur esprimendo sentimenti e +concetti che, in gran parte, non sono più nostri. La loro narrazione è +così limpida, così viva, che le disparità, le differenze rimangono +inavvertite. Sita, la bella e immacolata moglie di Rama, non ha niente +che vedere con la donna moderna. Ettore e Priamo, sono principe e re +che non presentano il minimo punto di somiglianza coi principi e coi +re delle case regnanti attuali. La reggia d'Alcinoo, donde la dolce +Nausica esce col carro carico di biancheria da lavare, e dove l'edo +Demodoco canta su la cetra gli intrighi amorosi di Venere a Marte, o +le prodezze dei greci all'assedio di Troia, è così diversa dalle +reggie odierne, che noi dovremmo sentire repugnanza e noia nel leggere +i canti di Valmichi e di Omero, se la forma non producesse il miracolo +di una rappresentazione così netta, così evidente da farci +dimenticare, come dicevo, tutte le disparità e tutte le differenze di +sentimenti e di idee che il lungo corso dei secoli ha frapposto tra +essi e noi. + +Sembra che in quei capolavori, tra il concetto e la sua +rappresentazione, non ci sia entrato niente in mezzo; forma e concetto +sono divenuti così identici che non possiamo più dividerli, nè +considerarli separatamente. + +Io non sono tanto sciocco e ignorante da non riconoscere e da non +accettare le modificazioni avvenute da allora in poi nel modo di +concepire e di esprimersi. Ma non sono neppure così ignorante e +sciocco da credere che l'essenza dell'arte sia mutata. + +Oggi, per esempio, ci riempiamo la bocca col tronfio assioma che +l'arte è e dev'essere _aristocratica_, quasi l'arte non fosse stata +tale in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Niente di più aristocratico +di Omero, che pure ai suoi tempi era un cantastorie poco diverso, per +certe circostanze, dai ciechi siciliani che vanno pei larghi e per le +fiere a stonare le storie in versi dei paladini, dei briganti famosi, +dello sbarco di Garibaldi a Marsala e della sua gloriosa entrata in +Palermo. Ma la divina aristocrazia di Omero non consiste però in una +nebulosità che offende gli occhi del pensiero, nè pretende di dover +essere intesa e compresa soltanto da un ristretto numero di affiliati. + +Consiste nella grandiosa semplicità delle linee, nella meravigliosa +trasparenza della forma che rende la concezione talmente reale e viva +sotto gli occhi, che la stessa realtà non potrebbe darci di più. Se +questo fosse facile, se democraticamente potessimo praticarlo tutti, +Omero e i pochi classici che sopravvivono immortali su l'immenso +cumulo di tentativi d'arte ammucchiato dai secoli, non ci +sembrerebbero più una meraviglia. + +L'artista è aristocratico senza saperlo, e senza volerlo; anzi è +soltanto tale quando non vuole esser tale per forza. + +È sintomo d'impotenza la smania di aristocrazia che ha invasato e +continua a invasare l'arte contemporanea? Sarebbe quasi da crederlo, +guardando gli effetti dell'ossessione di questa idea. + +Sì, è vero, noi siamo nevrotici, ma non nel modo nè nella misura, che +l'arte odierna vuol darci a intendere. O, se siamo così nevrotici, +l'arte moderna si inganna nei mezzi che adopra per mettercelo sotto +gli occhi. L'inganno apparisce evidente dai resultati. Sovraccarica di +colore, di inutili particolari, di capricciose divagazioni, essa, avrà +(se così vuolsi) l'aristocrazia dell'artifizio, ma non quella +dell'arte. Vi si scambia il colore col colorito, la sovrabbondanza +impacciosa dei particolari con l'esattezza parca che serva soltanto a +dar rilievo. Vi si cerca non l'eccezione caratteristica che è una +delle supreme necessità dell'arte, ma l'eccezione foggiata di maniera, +che non può ricevere il soffio vitale della creazione perchè le leggi +della vita vi sono manomesse o assenti del tutto. + +Io credo che niente potrebbe meglio guarire questa malattia dell'arte +moderna quanto lo studio spassionato e accurato di quel che v'ha +ancora nella nostra società di spontaneo, di semplice. + +È facile, più non si voglia far credere, accumulare cinque sei +aggettivi addosso a un sostantivo, invece di ricercare e trovare il +solo, l'unico che dovrebbe sinceramente e quindi efficacemente +qualificarlo. È facile con forza di arcaismi, rimessi in corso senza +necessità, mascherare agli occhi della gran folla la inanità del +proprio stile e sbalordire gli ignoranti. + +E, a furia di così miseri mezzi e mezzucci, siamo arrivati a perdere e +a far perdere al pubblico il vero senso dell'arte e della bellezza. + +Lo so, tutto questo è passeggero. Lo spirito umano, presto o tardi, +riprende i suoi diritti e spazza via quel che non corrisponde alle sue +leggi supreme; ma il male non è meno deplorevole per ciò, e può +lasciare lunga traccia. + +Non vorrei intanto essere frainteso. Con te non c'è questo pericolo. +Mi dispiacerebbe però se qualcuno supponesse che queste parole sono +unicamente un'abile orazione _pro domo mea_. Io sono convinto che uno +scrittore, qualunque sia la sua virtù, deve abbandonare la sua opera +d'arte al giudizio del pubblico e attendere pazientemente. Le lodi dei +giornali non accrescono punto il valore di un'opera d'arte; possono +forse, creare una momentanea illusione; niente altro. E in tutta la +mia non breve vita mi sono confermato a questo convincimento e spero +non dipartirmene fino a che potrò conservare intatta la ragione. + +Ho voluto semplicemente affermare che se noi siamo nevrotici, l'arte +che tenta rappresentare la nevrosi non dovrebbe essere, alla sua +volta, nevrotica, cioè malata. + +E poi, caro _Rastignac_, ci sono ancora nella vita angoli intatti, +inesplorati, angoli limpidi e sereni come certi piccoli laghi che +riflettono il cielo e le colline dattorno meglio di uno specchio. + +Non è vero che il nostro occhio sdegni oramai simili spettacoli; non è +vero che il nostro cuore rimanga sordo alle suggestioni delle cose e +delle creature semplici e che hanno un particolar splendore di +bellezza. + +L'Arte non perde affatto la sua naturale aristocrazia accostandosi ad +esse; giacchè, non bisognerebbe mai dimenticarlo, l'aristocrazia +dell'Arte è tutta riposta nella forma, cioè nella concezione e nello +stile in una; ed è un'aristocrazia così elevata che pochi sono i +fortunati capaci di raggiungerla. + +Tu intanto non dire che ti ho rimeritato malamente della tua +benevolenza, scrivendoti in pubblico tutto questo. + + + + +DOMANDO LA PAROLA + + +Domando la parola per un fatto personale! Capisco: il _Marzocco_ ha +inteso di farmi una cortesia chiamandomi _strenuo campione del +naturalismo in Italia_, e di questa gentile intenzione gli sono +gratissimo; ma siccome io ho la coscienza di non essere campione del +naturalismo, nè di altra qualunque scuola letteraria, o chiesola, o +setta che si debba dire, così chiedo il permesso di protestare, per la +seconda ed ultima volta, contro l'etichetta che critici benevoli e +valevoli si compiacciono, da anni, di appiccare al mio nome. + +Sissignore, io ho difeso il _naturalismo zoliano_ in parecchi miei +scritti, facendo però sempre le debite riserve contro l'esagerazione +del sistema: ho dedicato a Emilio Zola un mio romanzo giovanile +_Giacinta_ in segno di viva ammirazione per lo scrittore; e forse +allora mi illudevo che quel romanzo derivasse dalla sua scuola. Ma i +critici non si sono mai accorti che era proprio un'illusione; me ne +accorgo ora io che posso guardarlo con occhio imparziale e +commiserante, e stupisco della miopia dei critici, che pure dovrebbero +vederci assai meglio di noi autori. + +Poi, bene o male, ho scritto quasi un centinaio di novelle, una +cinquantina di fiabe, due romanzi, _Profumo_ e _La Sfinge_, e parecchi +altri volumi di critica letteraria dove ho chiaramente espresso il mio +credo artistico. Da questa varia produzione, qualunque sia il giudizio +che voglia darsi intorno al suo valore, appare evidente che unica mia +cura è stata sempre quella di raggiungere la maggiore sincerità +possibile di osservazione unita alla maggiore sincerità possibile di +espressione. + +Quando il soggetto di una novella, di un romanzo, di una fiaba mi ha +attirato, io non mi sono mai chiesto se esso era naturalista, verista, +idealista o simbolista; ho badato soltanto a dargli la forma più +schietta e più conveniente ad esso; se io sia riuscito o no è un'altra +quistione. Mia intenzione era unicamente fare opera d'arte. Non ho mai +pensato che o una fiaba o una novellina per bambini potesse essere +cosa diversa da una novella, diciamo, psicologica o pure di soggetto +paesano, o da un racconto di larghe proporzioni o da un romanzo. +Convinto che la forma è tutto, o quasi, in un'opera d'arte, mi sono +ingegnato di dare alla fiaba, alla novellina per bambini, alla novella +psicologica o paesana, al racconto e al romanzo la loro natural +forma, ora ingenua, ora semplice, ora un po' più complicata; e dicendo +forma non intendo parlare soltanto della lingua e dello stile, ma +anche dell'intimo organismo di ciascuna opera d'arte. Ripeto: se io +sia riuscito o no nel mio intento, è un'altra quistione. + +Qui si ragiona solamente d'intenzioni, di convinzioni, d'ideali +appartenenti in modo speciale a una scuola estetica più che a +un'altra; e per ciò posso lagnarmi della disgrazia di vedermi franteso +che mi perseguita da un pezzo. + +Ho un bel sforzarmi di esprimere nel modo più chiaro il mio concetto; +si prende un periodo, una frase, staccandoli da quel che li precede e +li segue, e in questa maniera mi si condanna ad esser naturalista _per +forza_, e _campione del naturalismo_ non meno per forza. + +Ho protestato per una prima volta[9]; ma inutilmente, se un giornale +come il _Marzocco_ e con l'intenzione di farmi un complimento, torna a +dirmi quel che tante volte mi è stato sbadatamente ridetto. + +È appunto quest'intenzione che mi spinge a protestare di nuovo e per +l'ultima volta. + +E perchè l'equivoco finisca--se pure è possibile, giacchè il mutare +un'etichetta sembra fatica straordinaria agli etichettai--ecco, per +chi vuole saperlo, il mio credo letterario. Invece di riassumerlo, +potrei metterlo insieme citando una buona quantità di brani di miei +articoli di critica dai quali risulterebbe che io ho avuto sempre, più +o meno chiaramente, la stessa opinione; e accennando, nel medesimo +tempo, i miei lavori di arte che sono, o che dovrebbero essere, +secondo me, la conferma, il documento probante delle convinzioni del +critico divenute opera d'arte. Ma non voglio incombrare le colonne del +_Marzocco_ per risparmiare un po' di fatica ai curiosi che volessero +accertarsi se alle mie intenzioni hanno davvero poi corrisposto i +fatti. + +Dico dunque semplicemente che io, caso mai, sono naturalista, verista, +quanto sono idealista e simbolista: cioè che tutti i concetti o tutti +i soggetti mi sembrano indifferenti per l'artista ed egualmente +interessanti, se da essi egli riesce a trar fuori un'opera d'arte +sincera. Il mondo è così vasto, ha tanta moltiplicità di aspetti, +esteriori e interiori, che c'è posto per tutti questi diversi aspetti +nel mondo superiore dell'arte. Perchè vogliamo restringerlo, +limitarlo? Perchè vogliamo imporre a tutti l'afflizione di doverlo +riguardare dal medesimo punto di vista? + +Ma noi abbiamo bisogno di fare, di tratto in tratto questioni di lana +caprina; abbiamo bisogno--ed è peggio--di arruffare le discussioni più +semplici, scambiando le carte in mano all'avversario, e scambiando i +termini della discussione perchè il nero sembri bianco e il bianco +nero. Così arriviamo a non intenderci più. + +Io dico, per esempio: il concetto in un'opera d'arte è una cosa +secondaria: l'importante è che esso diventi forma viva, altrimenti noi +confonderemmo l'opera d'arte con l'opera di pura riflessione, di puro +pensiero. Questo non significa che un concetto elevato, se arriva ad +assumere forma artistica, non aumenti il valore dell'opera d'arte; +significa soltanto che esso può produrre quest'effetto unicamente +quando raggiunga quella metamorfosi per via della forma. + +Naturalisti, veristi, idealisti, simbolisti non dovrebbero essere +d'accordo su questo elementarissimo canone di arte? + +Dovrebbero; ma non sono. + +Io dico, per esempio, che le forme artistiche debbono essere talmente +connaturate al concetto da non poterle distinguere da esso. Per ogni +concetto o sfumatura di concetto ci è una sola unica forma: il +difficile sta nel raggiungerla. Per ciò ogni soggetto richiede uno +stile diverso, suo proprio, e l'artista deve avere, per dir così, +altrettanti stili quanti sono i soggetti che tenta, e seguire con essi +tutte le gradazioni, tutte le sfumature, senza alterare niente, senza +tralasciare niente, conformandosi a tutte le sinuosità, a tutte le +accidentalità del soggetto. + +Naturalisti, veristi, idealisti, simbolisti non dovrebbero essere +d'accordo su quest'altro elementarissimo canone di arte? + +Dovrebbero; ma non sono. + +E si continua a fare lunghe discussioni bizantine. Si scartano certi +soggetti, si colpiscono d'interdizione; si bandiscono certe formole +stilistiche, si getta l'anatèma su altre. Per quale ragione? Per un +capriccio di moda forse. + +In quanto a me, non ho mai avuto preferenze per questo o per quel +soggetto, per questa o per quella formola di stile. Ho tentato +soggetti di ogni specie ed ho cercato di esprimerli con lo stile più +adatto. + +Lo stile delle mie _Paesane_ non è quello delle novelle, diciamo, +psicologiche. Fra lo stile delle _Paesane_ e quello di _Profumo_ e di +_La Sfinge_ c'è un abisso, come c'è un abisso tra il contenuto. + +Io, lo confesso, e sia detto per incidente, non ho saputo persuadermi, +per quanto mi sia ingegnato di farlo, in che cosa mai differiscano +_Profumo_ e _La Sfinge_ dai così detti romanzi idealisti; potrei quasi +farmi la stessa domanda intorno a _Giacinta_, non ostante la dedica a +Emilio Zola. Mi son fin domandato come mai due volumi di fiabe, e due +di novelle dove studio il mondo dei bambini con lo stesso metodo di +osservazione praticato per gli adulti, possano permettere di classarmi +a ogni costo fra i naturalisti. + +Ebbene tanta diversità e varietà di concetti e di forme non avrebbero +dovuto mettere in guardia i critici prima di _etichettarmi_ +assolutamente _naturalista?_ + +Resta per loro scusa, la quistione, come dicono ora, stilistica. Io +non sono certamente uno stilista.--Oh, no!--sento mormorarmi +all'orecchio--E aggiungo che non vorrei esserlo, caso potessi. Sono +diventati stilisti tante brave persone che poi non hanno altro +all'infuori di quel tale _stilismo_, che non credo di dire una cosa +assurda asserendo che a furia di pazienza e di studio avrei potuto +divenire loro emulo anche io. Il vocabolario, per fortuna, non è +proprietà esclusiva di nessuno, e i modelli da copiare o da imitare +molto meno. Dico questo perchè la semplicità, la nudità del mio stile +non sia attribuita al mio naturalismo e non sembri una prova lampante +di esso; non già per scusarlo o per difenderlo. È giusto che questa +orazione _pro domo mea_ rimanga nei limiti dei principî e delle +intenzioni. + +In quanto al resto, non debbo e non voglio entrarvi. Non ho mai fatto +polemiche, da giovine, per difendere questo e quel mio libro; e non +voglio cominciare ora che... non sono più giovane. + +E mi si permetta di finire, con l'autorità che consentono gli anni, +raccomandando a tutti coloro che ora hanno l'invidiabile tesoro della +giovinezza: + +--Lasciate da parte le discussioni astratte, le polemiche; non vi +compiacete delle belle etichette, che in fine non vogliono dir nulla +se il liquore della bottiglia non è poi di ottima qualità; siate +sinceri, se potete e se sapete, siate sinceri, sinceri, sinceri; il +resto, come dice il Vangelo, vi sarà dato in più dal gran Padre che +sta nei cieli! + + + + +PER UN ROMANZO + +(UGO OJETTI: _Il Vecchio_, romanzo--Milano, Casa Editrice Galli, +1898.) + + +Un'opera d'arte bisogna accettarla qual'è, senza cercarvi l'attuazione +delle teoriche dell'autore, se queste son note. + +È riuscita bella? Tanto meglio per le teoriche e per l'artista. È in +contraddizione con esse? Tanto peggio per le teoriche. L'importante è +che un'opera d'arte sia una bell'opera d'arte. + +Secondo me, l'artista può mettersi in piena contraddizione col +critico, nella stessa persona. Discutere intorno ai principii estetici +è funzione molto diversa dall'adoperare l'immaginazione nel creare. E +pensavo appunto questo, leggendo i primi capitoli di _Il Vecchio_. + +La lunga agonia della moglie del senatore Alessandro Zeno; il triste +via vai dei parenti, degli amici, degli indifferenti; le estreme cure +date dal marito e dal figlio al cadavere della morta; tutti i minuti +particolari, fino al ritorno dall'accompagnamento al cimitero, che +dànno vivissima la sensazione della nauseabonda realtà, mi +richiamavano alla memoria le invettive contro i così detti _realisti_, +accusati di compiacersi di descrizioni repugnanti. E il non aver +voluto evitare d'incorrere nello stesso biasimo, e l'aver anche +calcato un po' la mano su certi punti, mi sembravano begli atti di +coraggio e di sincerità artistica dell'autore. + +«Fece uno sforzo supremo; premette col fazzoletto le gote fredde +(_della morta_); ma sotto la pressione troppo forte, il siero +all'improvviso pullulò dalla bocca rigida, quasi fermentando, formò +una bolla come un velo viscido tra labbro e labbro sui denti, e la +bolla scoppiando sprizzò sul volto del vecchio...» + +«Ne guardò il volto curiosamente. Le labbra erano ormai esangui, del +color della prima cera, e nei due angoli insisteva quel solco rosso +che il succo gastrico vi aveva sùbito dopo la morte segnato +scorrendo.» + +Un _realista_ non avrebbe potuto dirlo con maggiore evidenza. + +E per ciò già credevo di trovarmi di faccia a un'opera d'arte +schietta, che non voleva essere nè realistica, nè ideologica, nè +idealistica, nè simbolistica, ma viva rappresentazione di caratteri, +di sentimenti, di impressioni; di faccia a un'opera d'arte dove le +preoccupazioni stilistiche non cercavano di sopraffare l'espressione +più diretta e più immediata del concetto; insomma di faccia a qualcosa +di fresco, di giovine, di rigoglioso, non ostante la tristezza del +soggetto; ma l'autore si era affrettato a disingannarmi. + +Parecchi splendidi paesaggi; alcune belle scene ma brevi, quasi egli +se le fosse lasciate sfuggire dalla penna con rincrescimento; e, qua e +là, certi penetranti accenni di osservazione psicologica, non mi +avevano all'ultimo compensato della monotonia di quella specie di +soliloquio di quasi trecento pagine, a cui si era ridotto, dopo i +primi quattro capitoli, tutto il romanzo. + +Ricordavo qualcosa di simile pel concetto, una novella del Tolstoj, +che appunto descrive il terrore della morte nella persona di un uomo +di età matura; ma non volevo fare confronti. Là tutto era +rappresentazione, azione; qui il movimento, la rappresentazione, +l'azione rimanevano esteriori al personaggio, pretesti di un continuo +maniaco rimuginamento della stessa idea. E poi, nel senatore +Alessandro Zeno non era tanto il terrore della morte, quanto l'odio +della vita degli altri quel che formava il pernio della morbosa +attività cerebrale. Attività vacua, astratta, perchè non rivelava +niente di personale, di caratteristico, tanto da apparire, di tratto +in tratto, mera esercitazione scolastica. + +A un certo punto mi era sembrato che il concetto del libro doveva +forse essere la lotta tra sentimenti ed idee che stanno per tramontare +e idee e sentimenti che si levano su l'orizzonte con rosei trionfanti +splendori. + +L'autore ci dice che tra il senatore e il figlio Andrea c'erano state +lunghe lotte e dolorose. Il padre, metodico lavoratore, non intendeva +il lavoro libero, di artista (Andrea studiava pittura), a cui suo +figlio si consacrava. + +«Il miraggio della burocrazia lo occupava, come occupa ancora tutta la +penultima generazione nostra e la parte più fiacca ed inerte ed amorfa +dell'ultima.... La non curanza del domani per la tutela promessa dallo +stato, la ricerca del minimo sforzo per conseguire, quella prestituita +mercede, attiravano tutti i deboli incapaci di lotta e i servili.» + +E (non si sa se per conto proprio o per conto di Andrea) l'autore +continua a sparlare del «governo dei Vecchi, perchè, sia in buona fede +che in perfidia, essi fanno leggi e morali atte a ridurre i giovani +fiacchi e degni di morte come essi ormai sono;» delle scuole «che sono +un tradimento della vecchiaia contro la gioventù e tendono solo ad +abbassare gli ingegni giovani audaci al livello dei maestri affraliti +dagli anni e dalle desolate dottrine;» della schiavitù burocratica +«causa di decadenza altrettanto potente che l'antica schiavitù +giuridica e la medievale schiavitù monastica.» + +Si capisce però che tra padre e figlio, più che lotte, erano avvenute +discussioni forse un po' animate. Il senatore «incapace di intendere +non pur l'arte del figlio (Andrea era simbolista, o almeno +ideologico, in pittura) ma anche l'antica fungosa arte accademica, +avea finito col credersi il più liberale dei padri, poichè lasciava +che Andrea a suo piacere vivesse di quel passatempo fastoso.» + +Di tali discussioni, o lotte che si vogliano dire, non appare più +ombra nel libro. Dànno una rapida vampata in una conversazione tra un +giovane poeta, amico di Andrea, e lui e il senatore, e si estinguono +sùbito. + +Si ragionava di un vecchio pittore, disonesto intrigante. + +«Alla parola _vecchio_ Alessandro Zeno si scosse: + +--Insomma il suo massimo torto è di esser vecchio? + +--No, è di essere disonesto. Ma anche la vecchiaia, quando è cieca a +quel modo, è un torto che fa degno di morte e non di onori. + +--Insomma, lasciando da parte l'onestà, se egli fosse stato in +giovinezza un pittore eccellente, e poi, fissatosi nella sua maniera, +non intendesse le vostre massime nuove, lo si dovrebbe segregare dal +consorzio umano? + +--Se fosse onesto, egli se ne dovrebbe allontanare da sè.... Dovrebbe +lasciare il campo a noi.» + +E il ragionamento dal fatto particolare, balza a un concetto generale. +Il giovane poeta parla del _Vecchio_ «del Vecchio che si rinchiude nel +passato e nega l'aurora solo perchè non potrà vedere il giorno; del +Vecchio che, vedendo le tenebre attorno all'opera sua, dice:--Il +mondo finisce. Le tenebre saranno sempre sul mondo. Il sole non +sorgerà più!--E combatte chi aspetta e canta e glorifica il sole +futuro. + +«--Quel vecchio,--egli conchiude--se è così cieco deve ritirarsi, deve +deporre le armi dalle mani inette. Voi, senatore, dite che non lo +vogliamo lasciar vivere. Vivere? Ma egli deve lasciar vivere noi. Noi, +lo lasceremo tranquillamente morire.» + +Ragionamento specioso, per non dire illogico. Il poeta così e non +vuole la lotta, e anche pretende che _un cieco_ faccia atto di persona +che ci vede bene; ma passi. Si deve però credere che l'autore non +abbia riferito questa conversazione per niente; ci attendiamo infatti, +da un momento a l'altro, qualche atto del vecchio senatore che +giustifichi la necessità di quella scena, di quelle parole così +severe. Il Vecchio invece non fa nulla che abbia almeno l'apparenza di +un'ostilità alla giovinezza. Lascia vivere in pace gli altri, se non +vive in pace, interiormente, lui. + +Egli, che il giorno della morte di sua moglie aveva detto ad Andrea, +con ira:--Vattene, figlio mio: tu penserai a lavar me, quando anch'io +starò lì, così...... E sarà presto!--ora, vedendo Andrea lagnarsi di +divenir calvo, pensa che la vita «correva _anche per lui_, che nelle +estasi artistiche si angosciava ad arrestarla.... Non egli solo moriva +un poco ogni giorno, ma anche Andrea; e anche gli altri giovani +attorno..... tutti..... tutti! Via!... La vita correva!» + +Allora egli si sforza di riafferrare, come tavola di salvezza, il +sentimento religioso, e tenta di pregare nell'umile chiesetta di +campagna dove fa celebrare, due mesi dopo la morte della moglie, un +ufficio in suffragio dell'anima di lei; ma egli esce dalla chiesa più +solo che mai, più scorato che mai. + +Tutto l'offende, tutto lo irrita; vorrebbe che attorno alla sua vita +vicina a spegnersi non sorgesse nessun altro nuovo germoglio di vita; +o che le nuove cose e i nuovi uomini nascessero su dalle vecchie cose +e dai vecchi uomini e fossero grati ad essi. «Invece tutti i germogli +e tutti i giovani disprezzavano quelli da cui erano nati..... Nessuna +gratitudine, fuori del formale rispetto; ma ribellione, disprezzo, +indipendenza non ostentata ma originale e franca.» + +Perchè se ne meraviglia lui che aveva sentito «un soddisfacimento +segreto e pensava che quel giovane ambizioso (suo figlio Andrea) dagli +occhi lucenti, dalle bianche mani nervose era nato da un ignobile atto +di lui, come un fiore dal fimo?» + +Più di ogni altra cosa, lo cruccia la compassione. Sente dire, non +visto da sua figlia Luisa e dal marito di lei, in giardino: + +«--Egli pensa sempre alla mamma, e ha il colore di un cadavere. + +--È vero. + +--Povero babbo, se ne andrà presto anche lui! + +--Chi può impedire la morte!» + +E gli sembra ch'essi lo consegnino nelle mani della morte o lo +spingano «malamente nel sepolcro sdrucciolo buio freddo profondo.» + +Che vuole? Che pretende? Non lo sa. Una volta aveva pensato la gioia +dell'ultimo uomo che vedrà l'ultimo sole; e questa idea che lo +riprende, dopo che un bagliore di coscienza sincera, gli ha fatto +riconoscere che i giovani, apparentemente disprezzati, erano in +realtà, invidiati da lui affralito e senescente. + +Ma l'autore è proprio sicuro che tutto quel chimerizzare intorno al +giorno finale del mondo sia del vecchio senatore, e non di lui, +romanziere, che ha voluto compiacentemente regalarglielo? È proprio +sicuro che non sia artificioso, per non dire falso, il grand'odio +attribuito al vecchio contro il pastello dove il figlio aveva tentato +di fissare i lineamenti della madre morta? + +«All'improvviso si ritrasse, afferrò il vaso delle rose che era sul +pianoforte, il vaso delle rose donde il dì innanzi erano caduti petali +rossi su la tastiera logora, e lo scagliò con violenza contro il +ritratto. Si frantumò il vetro, si lacerò la carta, e il vecchio in +una furia di distruzione con le tremule mani ancora assalì l'opera del +figlio, il ritratto della morta, calpestandolo, con basse violente +parole vilipendendolo.» + +Egli cerca di scusarlo, di giustificarlo, e gli mette in bocca queste +parole: + +«Noi (_vecchi_) coscientemente danneggiamo il mondo. Sì, sì, solo +invidia mi respinge da Andrea, solo paura mi allontana da quel +ritratto di Nannetta (_la moglie morta_). Ecco, ecco (_Andrea_) +scoprirà la rovina compita da me quando stamane per un attimo sono +stato sincero nel fatto, ed egli finalmente mi deriderà e intenderà la +vera causa dei miei disdegni e non mi rispetterà più. Io morrò +ridicolo.» + +E appicca fuoco alla stanza, per nascondere con l'incendio il delitto +del ritratto distrutto. + +Io che mi ero un po' inalberato leggendo quella specie di +settecentesca visione che chiude il capitolo intitolato _Arcobaleno_, +non mi aspettavo però di veder intervenire _un sogno_ (l'autore non +può far a meno di chiamarlo: _miracoloso sogno ammonitore_) perchè +riuscisse meno ostico il mutamento finale del Vecchio. E a questo +punto non bisogna più dire il senatore Alessandro Zeno, ma soltanto il +Vecchio. Egli è divenuto una entità astratta, da personaggio vivente +che era nei primi capitoli. Si è venuto di mano in mano +assottigliando, ed ora non ha più niente delle nostre miserie umane; è +un ragionamento puro e semplice. Ci voleva quel _miracoloso sogno +ammonitore_ perchè egli, che odiava tutte le creature viventi, tutte +le cose esistenti per l'unica ragione che vivevano ed esistevano e +sarebbero vissute ed esistite dopo sparito lui; ci voleva proprio un +miracolo perchè egli che ieri si rallegrava al pensiero che creature e +cose avevano però dentro di sè, al pari di lui, il germe distruttore +della morte, oggi--con la _chiarezza del recente sogno_ in cui aveva +visto _il suo stesso cadavere_--si senta perfettamente cambiato e +possa riflettere: «La vita è il mutamento continuo della materia. +Perciò la vita è dovunque, anche dove non giunge la luce, dove non +penetra l'aria. La Morte non esiste, e _tu morendo puoi negarla_.» + +Ma come? Non sapeva questo il senatore Alessandro Zeno? E ci voleva un +_miracoloso sogno ammonitore_ per rivelarglielo? E doveva egli +arzigogolare tanto, per venire poi alla risoluzione di finirla con +quella sua esistenza, che infine non era cattiva? + +«Nessun odio più lo accendeva, egli era calmo e solenne come un +sacerdote che compia un sacrificio comandato da Dio.... Prese, quasi a +tentoni, la piccola boccia del veleno d'oro e lasciò sopra un largo +pezzo di zucchero cader molte gocce finchè gli parve che lo zucchero +ne fosse ben saturo. Poi lo ingoiò e corse al letto.» + +Poco dopo Gino, figlio di Luisa, vien mandato su a chiamare il nonno +per la cena. Chiamatolo a nome e non ricevendo risposta, il bambino, +toccata la mano del vecchio che era gelata, altro non osò. + +«Quando entrò nella luce, in cospetto dei tre giovani (cioè nella +sala da pranzo illuminata, al cospetto dello zio Andrea e dei genitori +Luisa e Giorgio) disse senza timore: + +--Il nonno dorme.» + +Così finisce _Il Vecchio_ e faticosamente, sarebbe puerile non dirlo. + +Ho cominciato a leggerlo con animo sereno. L'ho terminato col profondo +dispiacere di chi vede sciupato in malo modo molto sforzo di ingegno e +di coltura. Giacchè è evidente che l'Ojetti ha composto così il suo +romanzo in ossequio alla sua fissazione del romanzo ideologico e un +po' simbolista. Che egli volesse mettere in un romanzo idee e simboli +non era poi cosa tanto strana e insolita da dovergli sembrare anche +audace. Più o meno, via, in un romanzo ci son sempre idee divenute +personaggi con caratteri e passioni speciali, e personaggi e +sentimenti che possono, con un pochino di buona volontà, passare per +simboli. Solamente per fare un'opera d'arte, le idee non bastano, o +bastano per fare _Il Vecchio_ e non mai per ridurre _Il Vecchio_ _Un +Vecchio_, cioè il senatore Alessandro Zeno. Questo Ugo Ojetti lo sa; +ma gli è parso fosse meglio far una bravata fingendo di averlo +dimenticato; e che lo sappia lo dimostrano i primi capitoli del libro +e alcune scene, qua e là, sobrie ed efficaci nei capitoli _Il piccolo +abbandonato_, _La tentazione_ e in parecchie descrizioni notevolissime +per colorito, non ostante che, con meraviglia, nella forma semplice, +e schietta, si notino certi residui stilistici contro cui egli ha +gridato a ragione. + +Ho polemizzato qualche anno fa con l'autore di _Il Vecchio_, e +parecchi, che per ragioni diverse, non gli vogliono bene, mi hanno +biasimato di aver discusso con lui, quasi mi fossi ingenuamente messo +al servizio della sua smania di far rumore in tutte le occasioni e con +tutti i mezzi. + +Quantunque l'Ojetti sia stato poco garbato, anzi insolente con me, io +non mi pento di quel che ho fatto. Bisogna perdonar molto all'età; e i +giovani a me piacciono (che che egli ne pensi) specialmente quando, +assieme coi pregi, mostrano tutti i difetti della loro condizione: +l'orgoglio, l'entusiasmo, la fede cieca. + +Molto orgoglio, molto entusiasmo, molta fede cieca traspariscono dalle +trecento ottantaquattro pagine di questo volume, cioè molta +giovinezza, inficiata però da inopportuna serietà, da voluta gravità +nella scelta del soggetto e dei mezzi per svolgerlo. Se è vero, come +asseriscono, che noi così detti _veristi_ o _realisti_ abbiamo uggito +il mondo dei lettori, non mette conto diventare ideologi e simbolisti +per uggirlo allo stesso modo e anche peggio! + +Siano sinceramente e schiettamente giovani i giovani! + +È consiglio disinteressato di un vecchio. + + + + +DIALOGHI D'ESTETA + +(_Romolo Quaglino._ Dialoghi di esteta. Milano, tipografia Treves, +1899. Un vol. di 270 pag. in 16.) + + +Chi apre il libro, allettato dalla simbolica copertina--un vaso da +profumi, da cui sortono nuvole d'incenso dentro i vortici delle quali +s'intravedono figure in atteggiamenti ed espressioni diverse--può +credere, a prima vista, che si tratti di un volume di poesie. Tra i +grandi margini bianchi si allineano infatti righe più o meno corte che +hanno l'apparenza di versi, di strofe: ma cominciando a leggere, egli +si avvede che l'esteta ha voluto ingannarlo. Ingannarlo fino a un +certo punto: giacchè se non ci sono i versi, c'è la poesia; se non ci +sono i piedi esatti degli endecasillabi, dei settenari, c'è però un +quissimile di ritmo che non irrita l'orecchio e che anzi lo alletta +con studiate cadenze di accenti, con abili avvolgimenti di periodo da +tenere benissimo luogo di verso, senza la ibrida intenzione della +prosa poetica. Aperto a caso il libro, egli legge: + + Sul roseo avorio de le carte, + bruni ed alati, + come uccelli stanchi, + dormono i sogni: + reliquie e diane + di cuori vecchi e nuovi, + pianto di avelli. + Ma se la dolcezza + di grandi occhi feminei, + sole e rugiada, cali,-- + se una voce pallida, + nel silenzio odoroso d'un talamo + esile mormorio, li ravvivi; + se una mano bianca e fine, + gigli su rose, + fremendo, + con la diafana unghia + li carezzi,-- + su dal sepolcro del volume + avello bianco + ove il dolore si acqueta, + vagano bruni ed alati + come uccelli all'alba, + e bisbigliano, + e l'anima del poeta + sale, per le dita, lieve + a baciar, ebbra di amore, + le inanellate gemme della Pietosa. + +E il caso ha servito bene il curioso lettore. Egli allora farà come la +Pietosa--non importa se la sua mano non è rosea, e se le sue unghie +non sono diafane--sfoglierà altre pagine, cercherà altri segni pei +quali possa davvero sentire l'anima del poeta salir su ad +accarezzargli--se non _le inanellate gemme_ o la chioma, forse, +assente--il cuore o lo spirito; e vorrà cominciare daccapo. + +Certamente la lettura non riesce facile. Questi dialoghi che l'esteta +intraprende con figure evocate, sogni, simboli d'idee o di +sentimenti--Ignazio di Lojola, la fede dominatrice; il Valentino, +l'astuzia e la forza; don Giovanni, l'amore l'insaziabile e insaziato; +Fausto, l'ansioso e vacuo ricercatore della scienza assoluta; Salvat, +il bruto ribelle; o con creature senza nome, pittori, poeti, vecchi, +monaci, folla; o con esseri ai quali la sua immaginazione, usando del +primitivo privilegio dei fanciulli e dei selvaggi, concede vita, +anima, volontà, parola; o col demone tentatore che è dentro di lui; +tutti questi dialoghi non potevano essere ragionamenti ordinati, +filati, discussioni pedantesche, poichè dovevano e volevano riuscire +espressione lirica di concetti e di sentimenti, poichè richiedevano +all'onda musicale di un particolar ritmo e all'immagine la loro forza +di rappresentazione, la loro forma. + +L'esteta è un irrequieto. Il pensatore contrasta col rincorritore del +fantasma della bellezza. Che vuole? Che sogna? Vorrebbe un mondo più +buono, più giusto, e sopratutto più bello. E' vede un continuo, +incessante trasformarsi di tutte le forze naturali, comprese quelle +del pensiero. E se gli nomini, la storia, il passato, non rispondono +alla sua insistente interrogazione, si rivolge alla Natura, dove c'è +anche il pensiero involuto nascosto, e tenta di aver da essa una +risposta. + + Ne la fede de l'immortalità + rapida corre + l'ora nemica: + ne l'orgoglio degli ordini + ancor l'insanie + appar feconda. + +Che importa? + + L'idea è l'inarrivabile amore + tutti soffrono per lei, + tutti sanno + che nessuno mai la stringerà + tra le braccia, vinta. + +Ed egli inneggia agli _Stiliti_ che salgono su la colonna di Simeone e +tendono le braccia al cielo, immemori delle miserie terrene. + + esulare dal corpo, è la gioia + almeno, l'illusione buona dell'ora: + esular, quietamente, + come un'umile cosa, + come un'anima pavida tra le anime. + +Deliziosa elevazione che dura poco; il mondo si agita, vuole operare; +nell'azione è la forza; ma fra tante orgogliose forze operanti per la +vita materiale o per la gloria, l'_Esteta_ è tentato soltanto +dall'orgogliosa umiltà di fare un'opera di bellezza, _olocausto a Dio +e agli uomini_, + + senza che la vanità di un nome + inutile sgorbio, la profani. + +E il compenso? + + Che vale la passione dell'opera + senza il premio di un bacio? + +D'un bacio e dell'amore; se pure l'amore varrà a saziare o a dar pace +all'anima irrequieta, al corpo fremente. + +Che vale l'amore, se non può essere trasfusione di un corpo in altro +corpo, di un'anima in altra anima? E mentre egli anela al corpo della +sua _Esteta_, il ricordo della madre lo turba, e l'amore carnale gli +sembra una profanazione, anzi quasi un incesto. E la _Esteta_ gli dice +tristamente: + + --Volete che io mi allontani? + + L'ESTETA + + Lo desidero: + la voluttà non ci darebbe che rimorsi,-- + la creazione indicibili angosce, + e rimorsi fors'anche. + + LA ESTETA + + Non ci ritroveremo mai più? + + L'ESTETA + + Un giorno, si compirà forse + il miracolo d'oblìo. + Qui, dove la vostra anima bambina + e la recente anima vostra pensa, + qui, forse. + + LA ESTETA + + Vi sovvenga che la mia vita è così umile + che la morte non saprebbe esserlo di più. + +Ma a che giovano queste rinuncie? Il cuore non appaga, la mente non si +acqueta. L'avvenire urge; _Il trionfo dell'Idea vuole tutte le braccia +e tutte le menti_. + +L'Esteta è pieno di scoramento: + + Ancora ne li attoniti occhi, + reca lo spasimo d'una mortale caduta + il terrore d'un incubo + improvvisamente scomparso. + Sognò lotte e baci, + dominazioni e rinuncie, + cose belle oltre la Verità, + dolci, oltre l'Amore, + eterne, oltre la Fede. + + . . . . . . . . . . . . . . + + Sorrise a tutte le veneri, + benedisse a tutte le forze, + a tutti i connubi sospirò. + + . . . . . . . . . . . . . . + + Doloroso miracolo: + la visione tangibile si oscura + di maligne nebbie. + +E finisce con domandarsi tristamente: Sia pure che l'uomo nello spazio +e nel tempo s'inganni, ma esso è però un mondo, un occhio +dell'infinito; + + perchè dunque + non vuol recare intorno + la serenità e la luce, + come il cielo e le stelle? + +Ho tentato di riassumere questo poema lirico di una anima solitaria, +che si tormenta fra le strette del sillogismo e del sentimento, +citando il più largamente possibile per dare ai lettori un'idea +approssimativa non soltanto dei concetti ma anche della forma. + +Secondo me, il poeta ha fatto bene a sciogliersi dalle pastoie del +ritmo, che non concede certe libere agilità neppure ai suoi più +poderosi domatori. E se nel suo tentativo ha qualche volta ecceduto, +sia condensando troppo, sia trascorrendo in istonature prosatiche +incurante di mettere a dura prova l'intelligenza o la schifiltà +stilistica del lettore, non bisogna fargliene troppo carico, in grazia +di quei larghi brani dell'opera sua dov'egli raggiunge l'ideale voluto +attingere, come nei canti _L'orgogliosa umiltà_, _La metamorfosi_ e +specialmente nel _Preludio_ al canto _Marmi e bronzi_, invocazione +della Bellezza, e nella _Oscura rinunzia_, che mi sembra la cosa più +squisita di tutto il volume. + +Il quale, se, come ho accennato, non è di facile lettura, è poi tale +perchè, nell'intenzione dell'autore, non è destinato al volgo dei +lettori. + + Nel grottesco s'adombra + qualche aristocrazia; + nel crudele, qualche idealità; + e il valore della vita + consiste nel saper morire. + +Ecco una sua schietta dichiarazione. + +Al Quaglino intanto non si potrà dire che abbia scelto questa libera +forma di ritmo perchè il verso non obbedisce alla sua mano. Egli ha +pubblicato due volumi di versi, dove alla vigoria e all'originalità +del concetto è accoppiata una vigoria e sovente una stranezza di +forma--stranezza più visibile nel primo, _Modi, anime e simboli_, che +nel secondo _Fiori brumali_--le quali dimostrano ch'egli si sente +anche capace di abusare della padronanza della forma ritmica, +contorcendola a sua voglia e capriccio, e non sempre con buon +resultato. + +Dopo questi _Dialoghi d'esteta_, che hanno nel loro sciolto ritmo +dolcezze e sfumature veramente notevoli, è da augurarsi che il +pensiero del poeta divenga più limpido, più tranquillo, più +trasparente, e che il sentimento prenda la mano su di esso, perchè, +ritmo rimato o sciolto, la sua parola trovi più larga eco nei cuori: e +non intendo dire: nel volgo dei cuori. + + + + +EDOARDO BOUTET E LE SUE CRONACHE DRAMMATICHE. + + +Ricordano il _Moschettiere_ di Alessandro Dumas, il vecchio, giornale +che era scritto da _Alessandre Dumas père et seul_, e che fece +sorridere e anche ridere, al suo apparire, per la ingenua vanità di +quel _seul_. Il _Moschettiere_ parlava di tutto: dall'articolo di +fondo spoliticante, passava alle ricette culinarie, delle quali il +Dumas era forse più orgoglioso che del _Conte di Montecristo_ e dei +_Tre Moschettieri_; gli articoli di viaggi e di varietà si +avvicendavano coi capitoli degli ultimi suoi stanchi romanzi, con +frammenti di memorie, cioè, di strabilianti fantasie. Veramente il +_seul_ non era poi una novità. Alfonso Karr aveva scritto anche lui da +solo, _Les Guépes_, ma non aveva inalberato quell'aggettivo con la +spavalderia del simpaticissimo fanciullone che fu per tutta la vita +Alessandro Dumas. + +_Le Cronache drammatiche_, apparse ieri l'altro, somigliano al +_Moschettiere_ e alle _Vespe_ in questo soltanto: saranno un opuscolo +settimanale scritto tutto da Edoardo Boutet e si occuperanno +unicamente di cose riguardanti il teatro. + +Arrivano in buon punto. Da qualche anno, per opera di attori e di +scrittori, viene risuscitato nel pubblico italiano l'interesse, se non +l'entusiasmo, di trenta anni fa, quando una nuova produzione +drammatica, data nella capitale provvisoria, occupava per settimane +gli spiriti e faceva quasi tacere le discussioni politiche. + +Oggi, l'interesse non è scevro di un senso di scetticismo, effetto +delle delusioni seguite alle illusioni eccessive. Ma bisogna dire che +noi, da schietti meridionali, da latini, siamo trascorsi dall'eccesso +delle speranze all'eccesso della sfiducia: e se le _Cronache +drammatiche_ riusciranno a mettere le cose in equilibrio, faranno +opera degna di grandissima lode. + +Nessuno, io credo, in Italia, è più adatto di Edoardo Boutet a operare +questo miracolo. Egli è un topo di palcoscenico. Da anni, sua +occupazione e preoccupazione sono stati gli attori e gli autori +drammatici. Con franchezza straordinaria, spesso brutale, egli ha +detto la sua opinione su tutto e su tutti, ogni volta che l'occasione +si è presentata. I suoi articoli nel _Corriere di Roma_ dello +Scarfoglio lo misero in vista. La gente che leggeva quegli scritti, si +domandava con curiosità: + +Chi è mai questo nuovo _paysan du Danube_ che irrompe nella cronaca +teatrale?--E la curiosità non veniva eccitata soltanto dalle cose che +egli diceva, ma dallo stile con cui le diceva; stile pieno di +immagini, lutulento, imbarazzato, eppure innegabilmente efficace. +Sotto l'impaccio della parola e della frase, si sentiva l'uomo +sincero, convinto; una specie di apostolo e di profeta. + +Allora il giornale quotidiano non era un organo frettoloso +d'informazioni com'è divenuto oggi. Il cronista teatrale aveva dignità +di critico; non si trovava obbligato di far sapere la sua opinione +immediatamente dopo lo spettacolo a cui aveva assistito; dal teatro +non doveva correre in tipografia, e là improvvisare l'articolo e darne +le cartelle ai compositori di mano in mano che le scriveva, senza +avere tempo neppure di rileggerle. Durava il bel costume +dell'appendice del lunedì; delle novità date il venerdì sera--e che +egli era in caso di riudire nelle sere seguenti, se state tali da +ottenere di essere replicate--l'_appendicista_ poteva scrivere +pensatamente, con comodo; e la curiosità del pubblico veniva anche +aguzzata dall'attesa, e trovava piena soddisfazione nel poter leggere, +il lunedì, i giudizii degli appendicisti teatrali più in voga; giacchè +allora accadeva che alcune _appendici drammatiche_ assumessero il +valore di un piccolo avvenimento letterario. + +Edoardo Boutet portava qualcosa di nuovo, di speciale nella critica +drammatica: la perfetta conoscenza dei misteri del palcoscenico. Di +rimpetto a lui, gli _appendicisti_ del lunedì di dieci anni avanti +sembravano persone impettite, troppo serie, quasi accademiche. Egli +era uno sbarazzino e nello stesso tempo uno che _credeva_, che si +infiammava, e che talvolta arrivava fino ad assumere atteggiamenti +apocalittici, fino a far intravvedere che tra la critica teatrale e +lui egli supponesse un'assoluta identità di persona. + +Anche quando era ingiusto, o meglio, anche quando s'ingannava (non c'è +ingiustizia nello ingannarsi) sotto la violenza del giudizio e della +frase si scorgeva benissimo la sincerità del suo sdegno. Quella che +per lui era un'offesa all'arte, sembrava anche si mutasse in offesa +personale; ma sembrava così per la montatura del periodo che gli si +aggrovigliava tra le mani tremanti di santissimo sdegno. I puristi, +leggendo, si sentivano venire la pelle d'oca, ma non cessavano di +leggerlo. Gli attori flagellati a sangue, le attrici contristate nella +loro vanità, gli autori redarguiti con accompagnamento di sferzate +fingevano di disprezzarlo, di sorridere di quelle sue sfuriate, ma poi +gli davano ragione. Conosco qualcuno che non ha potuto tenergli +broncio neppure un giorno, dopo un articolo che lo aveva stritolato la +sera avanti, nel primo _Capitan Fracassa_ di gloriosa memoria. Critico +e autore, il giorno dopo erano a braccetto in Piazza Colonna e +ridevano assieme, con gran meraviglia di parecchi che immaginavano +forse di doverli vedere piuttosto presi pei capelli, dato che +l'autore drammatico avesse avuto dei capelli afferrabili; e non ne +aveva. + +Da quei giorni, molt'acqua è passata sotto i ponti del Tevere. Edoardo +Boutet ha sentito anche lui la mortificazione degli anni. Può +darsi--ma non pare--che il vedersi mancare lo spazio e il tempo, per +le invadenti necessità giornalistiche, lo abbia un po' scoraggiato. I +suoi grandi articoli, le sue encicliche drammatiche si erano fatte +rare. Di quando in quando, la _Nuova Antologia_, la _Rivista d'Italia_ +portavano un suo studio di attrice, una sua disquisizione intorno a +qualche soggetto di attualità drammatica; studio e disquisizione dove +egli mostrava la grande abilità di sapersi adattare all'ambiente, di +parlare con moderazione di concetti e di forma--sì, anche di +forma--che gli dava l'aria di persona un po' costretta a raffrenarsi, +a comportarsi come chi si trova in un circolo di conversazione fuori +dell'usuale. + +Di quando in quando, una scappata, un razzo, l'iniziamento di una +serie di studi sur un particolare soggetto presto interrotta e non più +ripresa; nient'altro. + +Si vedeva l'uomo che avrebbe voluto parlare, chiacchierare a suo agio +e che non poteva più farlo, perchè il proto gl'insidiava le righe, +perchè l'articolo politico, la cronaca, la satira gli contendevano lo +spazio. Edoardo Boutet però è un parlatore brioso, delizioso, un +conversatore; e il suo dialetto napoletano non forma la minore +attrattiva delle sue improvvisazioni familiari. Ha dovuto dire dentro +di sè: Mi si tura la bocca o, per lo meno, mi si trattiene il braccio, +mi si lesina lo spazio? Ebbene, io non posso sentirmi soffocare, io +voglio sfogarmi. Ho tante e tante cose da dire! Debbo attendere +un'occasione propizia che forse non si presenterà o chi sa quando si +presenterà? No; fondo una piccola rivista settimanale e in essa sarò +libero di sfogarmi e di scapricciarmi come voglio e come non posso più +fare da un pezzo! + +Ed ecco le _Cronache drammatiche_, comparse il 2 aprile, col sorriso +della Pasqua di Resurrezione, quasi anche il giorno della prima +pubblicazione dovesse essere un buon augurio! Sedici fitte pagine in +16º. + +Ora _Caramba_ è a suo agio. Ogni domenica, egli avrà la sua tribuna, +il suo pulpito, o più propriamente il suo salotto. Egli non scrive, +discorre. Qualcuno che lo vede frequentemente e che prende gran gusto +nello stare ad ascoltarlo, ha esclamato: Ah, se Edoardo Boutet si +risolvesse a scrivere le sue _Cronache_ in dialetto napoletano! Che +festa sarebbe! + +Sarà una festa egualmente! Anche a dispetto di certe velleità di +affettazioni stilistiche che da qualche tempo egli predilige, come +questa che chiude il suo primo articolo, _Il sogno della Duse_:--E +intanto, in cosiffatta imperante e straripante dissennattezza, si +compie, forse, il delitto di uccidere la ignota anima _destinata di +un teatro italiano a gettar le fondamenta_! + +Sarà una festa egualmente. Edoardo Boutet non diverrà mai un pedante: +non _scriverà_ mai, _parlerà_: ed è la sua caratteristica e sarà la +sua forza. Passare una mezz'ora con lui, per via di quelle +fosforescenti e svariate pagine delle _Cronache drammatiche_, +diventerà presto un piacere che si tramuterà in dolce abitudine, anche +per coloro che non si occupano esclusivamente di cose drammatiche. + +E sarà una festa e una cosa seria. + +Le cose che egli dice ridendo sono anzi le più serie. + +Leggete l'aneddoto intorno ad Adamo Alberti, illustre impresario, +tempo fa, del teatro dei _Fiorentini_ a Napoli; leggete l'articolo +_Spettacolo di onore_ che chiude il primo fascicolo. Sono del Boutet +più schietto, e di quello che non ha bisogno di scrivere in dialetto +napoletano per riuscire efficace e nello stesso tempo divertente. + + + + +LA SOCIETÀ PER GLI STUDI FRANCESI IN ITALIA. + + +Eh, sì, mancava! Ed ho fatto tanto di cuore leggendone l'annuncio in +una rivista genovese. + +Questa volta eravamo davvero ingrati, come ci qualificano i francesi. +Da parecchi anni molte brave persone si sono sbracciate in Francia per +fondare una _Società di studi italiani_ col generosissimo scopo di far +sparire qualche _piccolo malinteso nato in questi ultimi tempi_ tra +l'Italia e la sua sorella latina; e nessuno finora aveva pensato di +far sorgere qualcosa di simile tra noi per aiutare quelle brave +persone nella fratellevole impresa! + +Di tratto in tratto, a grandi intervalli in verità, i giornali +francesi recano la notizia di una conferenza molto applaudita di +soggetto italiano, dell'invito a uno dei nostri scrittori più in voga +per andare a conferenziare colà; e il rumore degli applausi e dei +brindisi nei banchetti passa le Alpi e commuove i cuori sensibili di +quegli italiani che amano politicamente la Francia per lo meno quanto +la loro patria, e, stavo per dire, anche più. Milano ci ha dato +l'esempio di una doverosa cortesia invitando Edoardo Rod per una +conferenza: ma il caso è rimasto isolato. + +Durante questo tempo, i francesi hanno iniziato per la letteratura +italiana contemporanea quel che facevano da un pezzo per altre +letterature straniere. Si sono degnati di accorgersi che c'è un po' di +buono anche tra noi. Un accademico, che aveva prima scoperto i +romanzieri russi, scopriva Gabriele D'Annunzio e lo presentava +all'ammirazione del mondo intero, giacchè quando Parigi ammira, per la +sua naturale funzione di cervello del mondo, induce tutte le nazioni +civili a sentire e pensare come lui. Rivolti, così per caso, gli occhi +a quest'umile Italia, meravigliati che avevamo anche noi parecchi +poeti, parecchi romanzieri degni della loro curiosità i francesi si +sono messi a farseli tradurre, per risparmiarsi la fatica di leggerli +nella lingua originale. E così è avvenuto che parecchi italiani, che +non avevano mai sentito la tentazione di leggere il loro D'Annunzio +nelle belle edizioni del Treves, hanno avuto il piacere di gustarlo +nelle traduzioni dell'Hérelle. + +È probabile che in questo _emballement_, come colà dicono, di Parigi +per la letteratura italiana, la _Società di studi italiani_ entri per +qualche cosa; è probabile anche che non c'entri nè punto nè poco. Io +non ho elementi per giudicarlo. I _piccoli malintesi nati in questi +ultimi tempi_ fra l'Italia e la Francia non hanno, mi sembra, niente +che vedere con la letteratura; e se si dovesse badare allo scopo della +_Società per gli studi italiani_ e apprezzarne il risultato dai fatti, +non si avrebbe, credo, nessuna ragione di rallegrarsi dell'efficacia +di quegli studi. _I piccoli malintesi_ permangono, se pure non +aumentano. La _Società per gli studi italiani_ non ha potuto, per +esempio, impedire che i francesi, quando han voluto trovare l'epiteto +più infamante con cui bollare Emilio Zola, scegliessero quello +d'_italiano_. Venduto agli ebrei, tedesco, traditore della patria, +insultatore dell'esercito non sembrando sufficienti, ogni insulto è +stato riassunto in quella parola! + +Qualche scontroso potrà dire: + +--Siamo proprio buffi! Che alcuni francesi, di buona volontà abbiano +sentito il bisogno di fondare una _Società per gli studi italiani_, +non c'è da stupirne. Tra cento mila francesi, appena appena uno +intende un po' l'italiano. Tra gli scrittori francesi, a stento tre o +quattro non hanno citato un periodo, una frase italiana senza +infiorarla di spropositi. È naturale dunque che essi si vergognino +della loro ignoranza e cerchino di porvi riparo. Ma noi? Noi leggiamo +tutto quel che ci viene dalla Francia; noi conosciamo la loro +letteratura contemporanea quasi assai meglio della nostra; le nostre +riviste, i nostri giornali letterari, i nostri stessi giornali +politici rigurgitano di saggi, come si dice, di studi, di recensioni +di libri francesi; dovrei dire di panegirici, di inni, anche per libri +mediocrissimi che, scritti in italiano passerebbero inosservati. Che +diamine dobbiamo studiare più di quel che facciamo? + +C'è chi si sente commuovere le viscere pei trionfi del D'Annunzio, per +le traduzioni dei romanzi del Serao, del Rovetta, del Butti, del +Neera? Primieramente questo fatto non ha niente di speciale. È venuta +la nostra volta. Passata la moda dei romanzieri russi, dei drammaturgi +e romanzieri norvegiani, la curiosità si è rivolta verso di noi, come +domani si rivolgerebbe verso i Lapponi e gli Ottentoti, se essi +avessero la fortuna di possedere una letteratura. + +Questa curiosità intellettuale però fa molto onore ai francesi di +oggi; è una loro qualità nuova, e di cui bisogna rallegrarsi in onore +dello spirito umano. Ma coloro che vedono in questa curiosità un +sintomo di sentimenti di altra natura, si ingannano grossolanamente. + +Per disgrazia, la letteratura è una cosa, la politica è un'altra. +Politicamente tra francesi e tedeschi c'è un dissidio mortale. +Spiritualmente, mai come oggi la cultura tedesca è stata assorbita e +assimilata in Francia; se ne veggono i segni dappertutto, nella +scienza e nell'arte. Chi da questo assorbimento e assimilamento +volesse indurne che francesi e tedeschi siano avviati a darsi un +abbraccio politico, direbbe una corbelleria. + +La letteratura è come la religione; invade la immaginazione, il +sentimento, ma diventa cosa pratica fino a un certo punto; mai più in +là. Così noi, teoreticamente cristiani, praticamente siamo tali fino a +un certo punto, e forse non andremo mai più in là. + +È male, è cosa deplorevole, ma non possiamo impedire che sia così. In +certi momenti, quando interessi tutt'altro che spirituali vengono in +ballo, la bestia che dorme nel nostro organismo si sveglia a un tratto +e ruggisce e sbrana e divora a dispetto di tutto e di tutti. I +fratelli cristiani si ammazzano tra loro peggio dei turchi e dei +selvaggi; le nozioni del tuo e del mio, i sentimenti di tolleranza, di +libertà, di eguaglianza diventano belle parole e nient'altro, utili +soltanto per darla a intendere ai semplici, agli sciocchi che si +lasciano illudere facilmente. + +Diciannove secoli di cristianesimo, di filosofia, di scienza, non +hanno cavato un ragno dal buco, non sono riusciti ad ammansire un po' +la bestia umana! Di addomesticarla non si può parlare. + +Ora nei _quelques travers_ a cui accenna il programma della _Società +francese per gli studi italiani_--e che non sono di _ces derniers +temps_, e non hanno origini così antiche che bisognerebbe andare a +indagarle nelle tenebre preistoriche--quei _quelques travers_ tra +italiani e francesi riguardano la bestia, cioè la politica; e non c'è +società di studi francesi e italiani che possano dissiparli. In questo +caso:--Chi si guarda si salva, dice il proverbio. + +Ma io tolgo la parola allo scontroso; non voglio impicciarmi di +politica per conto suo. E siccome egli ha parlato di bestia ed ha +citato un proverbio, aggiungerò soltanto che è bene non fidarsi troppo +delle bestie; e che l'altro proverbio:--Il lupo cangia il pelo e non +il vizio--non deve intendersi unicamente per questi poveri animali. E +torno alla letteratura. + +Oh, nessuno è più lieto di me che sia, finalmente, arrivato in Francia +un buon quarto d'ora per gli scrittori italiani; ma ne sono lieto più +pei francesi che per noi. Gli scrittori italiani insomma, rimangono +quel che sono. Hanno valore? Riconosciuto o no dagli altri, questo +valore non aumenta, nè diminuisce. Non hanno valore? E l'immeritata +ammirazione sarà fenomeno effimero, senza importanza. + +Mi fa gran piacere intanto che lo spirito francese abbia abbattuta +un'altra barriera e varcato un altro confine intellettuale. Era +eccessivamente esclusivo; troppo e orgogliosamente si lusingava e si +compiaceva che poco o niente esistesse nel mondo fuori dei suoi poeti, +dei suoi romanzieri, dei suoi drammaturghi. Ora invece può giustamente +e diversamente inorgoglirsi, vedendo che il resto del mondo non ha +lasciato passare nessuna forma della letteratura francese senza +giovarsene, senza appropriarsi tutti i processi tecnici di essa, ma +anche non senza aggiungervi qualcosa, non senza apportarvi qualche +necessaria innovazione. E la letteratura italiana contemporanea gli +darà probabilmente, per ragione di conformità d'indole e di +tradizioni, maggiore elemento di orgoglio che qualunque altra. + +Noi italiani abbiamo forse barriere da abbattere, confini da varcare, +specialmente con la Francia letteraria? Se mai, abbiamo bisogno di +ritrarci un pochino in casa nostra, per rifarci la salute con la sana +aria paesana. + +E poichè per la politica la _Società degli studi francesi_ non +approderebbe a niente, come a niente ha approdato in Francia la +_Società per gli studi italiani_; poichè, per quel che riguarda l'arte +letteraria, essa risulterebbe assolutamente superflua, conchiudo: + +--Vogliamo fare ancora un altro po' di accademia? Facciamola pure. +Vogliamo prendere altre indigestioni con banchetti internazionali, e +sgolarci in risonanti brindisi, e smanacciarci in applausi di +convenzione? Divertiamoci pure. Si fanno tante cose inutili in questo +mondo, che una di meno o una di più non sarà la rovina di nessuno. + + +NOTE: + +[1] F. CAVALLOTTI: _La sposa di Mènecle_, Pref. XIII. + +[2] L. CAPUANA, _Per l'Arte_, pag. 15 e seg. + +[3] F. CAVALLOTTI, pref. all'_Alcibiade_, pag. 11. Ediz. citata. + +[4] _Cavallotti_, Alcibiade, la critica e il secolo di Pericle, pag. +269 edizione citata. + +[5] Ivi, ivi. + +[6] (EDOARDO ROD. _Essai sur Goethe. Paris, Perrin et C. editeurs, +1898_). + +[7] ENRICO CORRADINI, _La Verginità_, Firenze 1898. + +[8] _T. Massarani_, Epistola al Faldella pel Cinquantesimo dello +Statuto--Roma, Forzani e C. 1898. + +[9] Vedi a pag. 50 dei miei _Ismi contemporanei_. + + +INDICE + + + Nuovi ideali d'arte e di critica, conferenza pag. X + Felice Cavallotti, drammaturgo e poeta » 3 + Alfonso Daudet » 53 + Goethe » 81 + Giovanni Meli » 93 + Gabriele d'Annunzio » 103 + Emilio Zola » 125 + Una jettatura » 145 + La Chimera » 153 + E. Rod - E. Lesca » 165 + Vittorio Pica » 175 + Enrico Ibsen » 185 + Di un'opinione di E. Zacconi » 195 + Ascensioni umane » 203 + Tullo Massarani » 215 + E. De Amicis e P. Martini » 227 + La nevrosi artistica » 237 + Domando la parola » 247 + Per un romanzo » 257 + Dialoghi d'Esteta » 271 + Edoardo Boutet e le sue cronache drammatiche » 281 + La Società per gli studi francesi in Italia » 291 + + + + + + NOTA DEL TRASCRITTORE + + Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come + le grafie alternative (studi-studî, vigoria-vigorìa, + d'Annunzio-D'Annunzio e simili), correggendo senza annotazione minimi + errori tipografici. + Sono stati corretti i seguenti refusi (tra parentesi il testo + originale): + + viii - delle premesse [promesse], bisogna accettarne + 70 - di sconvenienza verso Sarah Bernhardt [Shara Bernardth] + 157 - l'Andrea Sperelli, il Tullio [Tullo] Hermil + 159 - la schiettezza [schietta], la sincerità diventano + 203 - Baldini e Castoldi [Gantoldi] editori + 240 - ci riempiamo la bocca col tronfio [trionfo] assioma + + + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Cronache Letterarie, by Luigi Capuana + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK CRONACHE LETTERARIE *** + +***** This file should be named 36109-8.txt or 36109-8.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/3/6/1/0/36109/ + +Produced by Emanuela Piasentini, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive/Canadian +Libraries) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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You may copy it, give it away or +re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included +with this eBook or online at www.gutenberg.org + + +Title: Cronache Letterarie + +Author: Luigi Capuana + +Release Date: May 15, 2011 [EBook #36109] + +Language: Italian + +Character set encoding: ISO-8859-1 + +*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK CRONACHE LETTERARIE *** + + + + +Produced by Emanuela Piasentini, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive/Canadian +Libraries) + + + + + + +</pre> + + +<div class="center"> +<p>LUIGI CAPUANA</p> + +<hr class="tiny" /> + +<h1>Cronache Letterarie</h1> + +<p> <br /> </p> + +<p class="g">CATANIA</p> + +<p class="small"><span class="smcap">CAV. NICCOLÒ GIANNOTTA, Editore</span><br /> + +Via Lincoln, 271-273-275 e via Manzoni, 77.<br /> +Stabile proprio.<br /> +—<br /> +1899.</p> + +<hr class="mid" /> + +<p class="center small pad2">PROPRIETÀ LETTERARIA</p> + +<p class="center small pad4"><span class="smcap">Catania</span> — Tipografia di Lorenzo Rizzo.</p></div> + +<hr class="mid" /> + +<p class="center pad2">INDICE</p> + +<p class="center pad2"> +<a href="#NUOVI_IDEALI_DARTE_E_DI_CRITICA">Nuovi ideali d'arte e di critica, conferenza</a><br /> +<a href="#FELICE_CAVALLOTTI">Felice Cavallotti, drammaturgo e poeta</a><br /> +<a href="#ALFONSO_DAUDET">Alfonso Daudet</a><br /> +<a href="#GOETHE">Goethe</a><br /> +<a href="#GIOVANNI_MELI">Giovanni Meli</a><br /> +<a href="#GABRIELE_DANNUNZIO">Gabriele d'Annunzio</a><br /> +<a href="#EMILIO_ZOLA">Emilio Zola</a><br /> +<a href="#UNA_JETTATURA">Una jettatura</a><br /> +<a href="#LA_CHIMERA">La Chimera</a><br /> +<a href="#E_ROD_E_LESCA">E. Rod — E. Lesca</a><br /> +<a href="#VITTORIO_PICA">Vittorio Pica</a><br /> +<a href="#ENRICO_IBSEN">Enrico Ibsen</a><br /> +<a href="#DI_UNOPINIONE_DI_E_ZACCONI">Di un'opinione di E. Zacconi</a><br /> +<a href="#ASCENSIONI_UMANE">Ascensioni umane</a><br /> +<a href="#TULLO_MASSARANI">Tullo Massarani</a><br /> +<a href="#E_DE_AMICIS_E_F_MARTINI">E. De Amicis e P. Martini</a><br /> +<a href="#LA_NEVROSI_ARTISTICA">La nevrosi artistica</a><br /> +<a href="#DOMANDO_LA_PAROLA">Domando la parola</a><br /> +<a href="#PER_UN_ROMANZO">Per un romanzo</a><br /> +<a href="#DIALOGHI_DESTETA">Dialoghi d'Esteta</a><br /> +<a href="#EDOARDO_BOUTET">Edoardo Boutet e le sue cronache drammatiche</a><br /> +<a href="#LA_SOCIETA_PER_GLI_STUDI_FRANCESI">La Società per gli studi francesi in Italia</a><br /> +</p> + +<hr /> <p><span class="pagenum"><a name="Page_v" id="Page_v">[v]</a></span></p> +<h2><a name="NUOVI_IDEALI_DARTE_E_DI_CRITICA" id="NUOVI_IDEALI_DARTE_E_DI_CRITICA"></a>NUOVI IDEALI D'ARTE E DI CRITICA</h2> + +<p class="sectnote">(Conferenza detta il giorno 11 maggio 1899 nella sala del Teatro +Nuovo di Pisa, a beneficio degli Asili Infantili.)</p> + +<p class="indl"><i>Signore e Signori.</i></p> + +<p class="pad2">Ogni volta che sento ragionare o sragionare di +arte — e a me accade spesso, bene o male, essa è +il mio mestiere — mi torna in mente una mirabile +pagina di Francesco De Sanctis a proposito della +Divina Commedia. Con arguta genialità, egli dimostra +come Dante, volendo fare un'allegoria etico-religiosa, +sia stato costretto dalla sua natura di +poeta a ribellarsi contro il concetto astratto, a dargli +forma viva e solida, a farne una creazione immortale. +<i>La favola lo scalda, lo soverchia</i> — egli +dice — <i>e vi si lascia indietro come innamorato, +nè sa creare a metà, arrestarsi a mezza via. +Nel caldo dall'ispirazione, non gli è possibile +starsi col secondo senso dinanzi (il senso etico-religioso) +<span class="pagenum"><a name="Page_vi" id="Page_vi">[vi]</a></span>e formar figure mozze che si rispondono +appuntino, particolare con particolare, accessorio +con accessorio, come riesce ai mediocri. La realtà +straripa, oltrepassa l'allegoria, diviene sè +stessa; il figurato scompare in tanta pienezza di +vita, fra tanti particolari. Indi la disperazione +dei commentatori: egli fece il suo mondo, e lo +abbandonò alle dispute degli uomini.</i></p> + +<p>Fare il suo mondo e abbandonarlo alle dispute +degli uomini, ecco quel che mi sembra debba essere +l'ideale di ogni artista. In altri termini, questo +vuol dire che l'essenza dell'Arte è la forma, +nel più alto significato di questa parola, e che tutto +il resto è sostrato, materia inorganica, di cui essa +deve servirsi pel suo scopo creativo, e nient'altro. +Per ciò io mi sento invadere da un profondo senso +di tristezza e di scoramento ogni volta che nelle +discussioni odierne intorno al concetto dell'Arte odo +ragionare di ideali nuovi, che poi sono astrattezze +estetiche o filosofiche, e mettere in seconda anzi in +ultima linea la quistione della forma.</p> + +<p>Capisco benissimo che in un secolo quale il nostro, +tutto pervaso di positivismo e di riflessione, +in un secolo che cerca ansiosamente nuove vie nelle +industrie, nelle scienze, nella costituzione sociale, +il problema dell'Arte s'imponga alla meditazione +di coloro che studiano i fenomeni dello spirito umano +e vogliono rendersene ragione. Mi stupisce però +il vedere la confusione che avviene in questo studio +pieno di tanto interesse, lo scambio che suol +<span class="pagenum"><a name="Page_vii" id="Page_vii">[vii]</a></span>farsi di quel che costituisce la intima ed essenziale +natura dell'Arte con altri elementi, indispensabili +certamente, ma secondari, se non si vuole ridurla +qualcosa d'irriconoscibile, di mostruoso, di ambiguo, +Arte insomma e nello stesso tempo non Arte.</p> + +<p>È strano intanto che oggi questo non accada soltanto +tra coloro che sono critici, scienziati, pensatori; +sarebbe spiegabilissimo. Accade pure — e per +ciò genera maggiore imbarazzo — tra coloro che hanno +chiesto o chiedono all'Arte le più elevate soddisfazioni +e cercano di farla vivere e prosperare +rinnovandola, mettendola, dicono, a paro con le altre +funzioni dello Spirito, con la Scienza o con la +Religione, quasi l'Arte abbia qualcosa da spartire +con queste due grandi forze della vita civile.</p> + +<p>Si dimentica con facilità che nell'Arte il pensiero +opera, sì — e non potrebbe accadere altrimenti — ma +soltanto con una delle sue forme, l'immaginazione. +Che se egli dovesse operare da riflessione, +vi verrebbe a fare cosa fuori luogo, perchè Arte e +concetto astratto sono incompatibili tra loro. Chi ha +voluto così è la Natura, la Legge suprema dello +Spirito, e noi non possiamo arbitrariamente mutarlo. +Tentandolo, commettiamo un sacrilegio o una +sciocchezza, come meglio piace. Ed è quel che mi +sono proposto di accennare, ingegnandomi di abusare +il meno possibile della loro cortese indulgenza.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Che cosa è l'Arte?</p> + +<p>Se lo è domandato, per quindici anni, Leone Tolstoi,<span class="pagenum"><a name="Page_viii" id="Page_viii">[viii]</a></span> +e alla fine il grandissimo artista ha conchiuso +la sua lunga inchiesta con la condanna di quasi +tutte le opere d'arte antiche e moderne, cominciando, +come Bruto, dall'ammazzare i suoi figli.</p> + +<p>Terminata la lettura del suo ultimo libro, che +ha per titolo quella domanda, si rimane perplessi. +Chi ha ragione? Lui o la storia? Lui o l'umanità +che non si sazia di ammirare le opere d'arte antiche +e moderne, e di chiederne ancora altre ai +poeti, ai romanzieri, ai pittori, ai musicisti?</p> + +<p>Il suo libro, in certi punti, è di una logica così +stringente che, se per poco gli si mena buona una +delle <a name="tn8" id="tn8"></a>premesse, bisogna accettarne, per non cascare +in contraddizione, le conseguenze.</p> + +<p>Fortunatamente, l'arbitrarietà di alcune premesse +può sfuggire a pochissimi lettori; e non ostante il +rispetto che si ha per l'autore dei due o tre capolavori +che onoreranno, con pochi altri, presso i +posteri l'arte narrativa del morente secolo, si finisce +con vincere la perplessità d'un istante e sentire +compassione del potente ingegno di artista immiserito +dal misticismo da cui è stato vinto in questi +ultimi anni. Compassione ed ammirazione in una; +giacchè si capisce quanta fortezza ed elevatezza di +animo ci sia voluta per avere il coraggio di condannare +quel che ha cinto d'un nimbo di gloria il +proprio nome, la parte migliore del proprio pensiero +divenuta creazione vivente.</p> + +<p>Si è parlato a questo proposito di Alessandro +Manzoni; ma il paragone non regge. Alessandro<span class="pagenum"><a name="Page_ix" id="Page_ix">[ix]</a></span> +Manzoni rinnegava, tutt'al più, un genere di opera +d'arte, il romanzo storico e anche, logicamente, +tutte le opere d'arte dove i fatti immaginarii s'innestano +sur un fatto reale: il dramma, la tragedia. +L'artista ripudiava un genere d'arte in nome d'un +principio d'arte. Forse, nel momento che s'induceva +a scrivere la severa e giusta sentenza, egli +ripensava il processo di creazione con cui erano +venuti fuori nei <i>Promessi Sposi</i> i diversi personaggi: +Don Abbondio, Perpetua, padre Cristoforo, don +Ferrante da un lato: l'Innominato, la Signora di +Monza e il Cardinale Borromeo dall'altro; gli uni +tutti di un pezzo, organici, figli soltanto della sua +immaginazione; gli altri messi insieme con elementi +imposti dalla cronaca e dalla storia.</p> + +<p>Forse ripensava la spontaneità con la quale i primi +gli erano balzati davanti agli occhi, con fisonomia, +gesti e linguaggio proprii, simili agli individui incontrati +nella vita reale: e allo sforzo, allo stento +che gli erano costati gli altri, pei quali aveva dovuto +interpretare, indovinare molte cose, traendole +da dati, da accenni che egli non poteva troppo mutare +secondo gl'intenti della sua opera d'arte. Anche +a lui don Abbondio è dovuto sembrare più vivo, +più reale del cardinale Borromeo del quale intanto +egli poteva vedere il ritratto. Insomma il Manzoni, +parlando da critico, non cessava di essere artista; +il critico anzi mostrava, in modo più notevole, la +sua coscienza di artista.</p> + +<p>L'unico punto di contatto tra il Tolstoi e il Manzoni<span class="pagenum"><a name="Page_x" id="Page_x">[x]</a></span> +può trovarsi nel frammento pubblicato dal Bonghi, +nella famosa opinione intorno all'amore nell'opera +d'arte: ma questa opinione è ragionata in modo +da far capire che l'autore dei <i>Promessi Sposi</i> +pensava, più che ad altro, alla eccessiva sensibilità +o sensualità italiana che non ha bisogno di stimoli +ma di freni, e che può quindi essere facilmente +indotta al peccato dalla vivace rappresentazione dell'amore. +Anche generalizzandola, si vede bene che +il Manzoni la dava quale timida sua opinione particolare +e di pochi che la pensavano come lui; infatti +con essa non osa biasimare o condannare l'Arte +che ha preso, sin dal suo apparire nel mondo, +a soggetto delle sue creazioni la passione amorosa. +S'intravede che, se il moralista non esita nell'esprimere +il suo convincimento, l'artista ne sente la +enormità e non si spinge fino a cavarne fuori tutte +le conseguenze. Ossequiente alla sua idea, egli ha +tolto via dai <i>Promessi Sposi</i> le scene di amore che +nell'atto quasi inconsapevole della creazione gli erano +venute fuori e che egli aveva accarezzate (lo +confessa) anche meglio delle altre; ma l'aver lasciato +inedita quella dichiarazione fa sospettare che +in lui l'artista non dava completamente ragione al +moralista cattolico. Questi, in un certo momento, +ha sopraffatto l'artista; l'artista però gli ha tenuto +il broncio pel sacrifizio a cui era stato costretto; e +vedremmo che l'artista aveva ragione, se l'autografo +dei <i>Promessi Sposi</i> contenesse le scene passionali +tolte via e queste venissero pubblicate.<span class="pagenum"><a name="Page_xi" id="Page_xi">[xi]</a></span></p> + +<p>Nè si dica che il Manzoni è meno esplicito, meno +ardito del Tolstoi nel manifestare le proprie convinzioni; +la condanna del Romanzo storico è là per +smentirci, senza contare la <i>Morale Cattolica</i> ed +altri suoi franchi recisi giudizi intorno a diversi +soggetti. Quella dichiarazione sembra unicamente +fatta per tranquillare i rimorsi della sua coscienza +di artista, quasi Renzo e Lucia, ridotti due larve +incolore, da amanti appassionati che erano nella +prima redazione del romanzo, non cessassero dal +rimproverarlo della crudele operazione fatta su loro.</p> + +<p>Infine, col Manzoni si tratta della soppressione, +di un sentimento nelle creazioni dell'arte della parola, +non delle soppressioni delle varie manifestazioni +dell'Arte con la parola, col disegno e il colore, +e col suono, se esse non sono asservite direttamente +a uno scopo di moralità religiosa o di insegnamento +civile.</p> + +<p>Qui, tra il Manzoni e il Tolstoi, non c'è più nessuna +relazione, nessuna lontana concordanza.</p> + +<p>L'idea dell'elevato scopo dell'arte radunerebbe +invece attorno al Tolstoi una folla di scrittori che +egli scomunica e maledice. Qual artista ha mai +sostenuto che l'Arte non debba servire a nulla, o +servire a corrompere piuttosto che a purificare il +cuore e la mente? Gli stessi esagerati partigiani +della teorica Bellezza si fondano su l'influenza, +vera o supposta, della bellezza nella educazione +del cuore e dello spirito; e per loro essa è scopo +supremo in quanto la semplice bellezza della forma<span class="pagenum"><a name="Page_xii" id="Page_xii">[xii]</a></span> +vien reputata capace di destare negli animi bellezza +di sentimenti, cioè produrre effetti di raffinamento +spirituale.</p> + +<p>L'Arte, o Signori, non è una cosa convenzionale; +ha avuto ed ha la sua funzione nella storia della +umanità: prima, certamente, una funzione più grande, +perchè era e Arte e Religione e Scienza nello +stesso punto: poi — quando la Religione e la Scienza +si scissero dal primordiale organismo per svilupparsi +a parte, con organismi più vasti e più +propri alla loro natura — una funzione meno complessa +ma più determinata; forse meno importante, +perchè prodotto, principalmente di facoltà inferiori — immaginazione +e sentimento — ma non superflua o +inutile; e molto meno dannosa, come giudica il +Tolstoi.</p> + +<p>Si direbbe che, per lui, l'Arte non ha storia.</p> + +<p>Egli mette l'arte antica allo stesso livello della +moderna nella funzione sociale. Secondo lui, un +poeta dovrebbe essere anche oggi sacerdote, profeta. +Che questa innocua illusione possa averla qualche +odierno poeta, passi. I poeti non sono obbligati +ad essere storici, critici di arte come colui che +vuole occuparsi d'un problema di storia e di critica +d'arte. Un artista che intenda di sciogliere +quel problema, deve, innanzi tutto, sapere che egli +entra in una funzione molto diversa da quella da +lui praticata facendo unicamente il romanziere o il +poeta, il pittore o il musicista. Leone Tolstoi, mente +superiore, lo ha capito ed ha voluto per ciò<span class="pagenum"><a name="Page_xiii" id="Page_xiii">[xiii]</a></span> +mettersi in condizione di esercitare con pienezza di +mezzi la sua funzione di critico. Se non che, egli +si è accostato al problema con un'anticipata soluzione +in tasca. Ha detto: Stiamo a sentire quel che +hanno ragionato intorno alla mia domanda — Che +cosa è l'arte? — e critici e filosofi e scienziati e +uomini del mestiere. Sono convinto che hanno scritto +un ammasso di contraddizioni e di sciocchezze. +Si trovano tutti fuori di carreggiata, non hanno la +divina idea direttrice del sentimento religioso che +guarantisce la verità del mio concetto. Pure, stiamo +a sentire.</p> + +<p>E ci presenta la sfilata delle definizioni dell'arte +dal Baumgarten, fondatore dell'estetica, al Guyan, +al Kralik, a Julius Mithalter; una vera babele, secondo +lui. Egli non si accorge che tutte quelle definizioni +sono vere e false perchè guardano l'arte +da uno speciale punto di vista e ne mettono in rilievo +un lato solo, per via del sistema da cui scaturiscono. +« <i>Dopo un secolo e mezzo di discussioni</i> — egli +esclama — <i>intorno al significato della +parola bellezza, esso rimane tuttavia un enimma.</i> » +Che importa? Di tante forze della Natura +noi non conosciamo l'essenza, e questo non impedisce +di servircene e di applicarle ai nostri bisogni.</p> + +<p>È appunto l'uso dell'arte, quale vien fatto nella società +moderna, quel che più irrita il Tolstoi. Egli +non vorrebbe riprendere la tradizione di Socrate, +di Platone, di Aristotile, dei filosofi buddisti e proscrivere +l'Arte dal vivere civile, come pensano oggi<span class="pagenum"><a name="Page_xiv" id="Page_xiv">[xiv]</a></span> +i maomettani e i pii contadini russi. Dice anzi +che costoro fanno male ripudiando qualunque genere +d'arte, perchè così si privano del più importante +fattore di quell'unione senza la quale l'umanità +non potrebbe vivere. Semplicemente egli vorrebbe +ridurre l'Arte a un mezzo di propaganda religiosa, +un che di simile a quei raccontini illustrati +che i protestanti fanno distribuire per le vie per +ottenere la conversione dei peccatori. Com'è al presente, +l'arte, non che essere un aiuto al progresso, +n'è anzi il più grande ostacolo, egli conchiude. +« <i>Tutti gli sforzi</i> — sono sue parole — <i>degli uomini +che vogliono fare il bene devono tendere +alla soppressione dell'arte moderna, che è il +più terribile male dell'umanità. Domandate a +un vero cristiano se sia meglio perdere, assieme +col po' di buono che c'è, tutto il falso dell'arte +moderna, ed egli non potrà esitare di rispondere, +come Platone, come i Padri della Chiesa, +come i maomettani: Meglio non avere nessuna +specie di arte, che continuare a soffrire l'influenza +deleteria di quella che ora abbiamo.</i> »</p> + +<p>E questo <i>che ora abbiamo</i> non bisogna intenderlo +ristrettamente per la odierna produzione artistica, +ma pure pei criterii che formano la nostra +guida nell'ammirazione dell'arte di tutti i secoli. +Quest'ammirazione, secondo lui è cosa tutta convenzionale. +I tragici greci, Dante, Raffaello, Bach +vengono stimati grandi perchè così fu detto da +principio. Quali invenzioni più grossolane di quelle<span class="pagenum"><a name="Page_xv" id="Page_xv">[xv]</a></span> +dei tragici e dei comici greci, di Aristofane +soprattutti? E Shakespeare, e Milton e Michelangelo, +<i>col suo assurdo Giudizio Universale</i>, sono +forse qualcosa di meglio? Da questa stolta ammirazione +nasce il <i>contagio artistico</i> che produce +l'enorme folla degli imitatori.</p> + +<p>Non si può tener dietro al vertiginoso movimento +di questa discussione che si smarrisce spesso +in discussioni incidentali, che dà importanza uguale +ai piccoli e ai grandi fatti, e che subordina tutto +al concetto religioso e morale, non tenendo conto +del fatto che la vita spirituale dell'umanità è molto +complessa, nè riconoscendo che la vera umanità +è quella nella quale tutte le forze intellettuali +hanno raggiunto il massimo grado di svolgimento.</p> + +<p>Per ciò egli ha potuto scrivere che l'Arte, per +essere stimata buona « <i>dovrà soddisfare i bisogni +di tutte le masse popolari che vivono in condizioni +naturali, e non le fantasie dei privilegiati +chiusi in un ambiente fittizio</i>. E per ciò +egli intravede <i>nel futuro la generalizzazione +della facoltà artistica, perchè l'arte, sdegnando +le complicazioni tecniche attuali che richiedono +lungo studio e gran perdita di tempo, allora +non chiederà altro agli artisti all'infuori della +limpidezza, della semplicità della concisione</i> » +quasi la limpidezza, la semplicità, la concisione non +fossero le più alte e più difficili qualità della tecnica +artistica!</p> + +<p>Dopo tutto questo, in che modo meravigliarsi<span class="pagenum"><a name="Page_xvi" id="Page_xvi">[xvi]</a></span> +nell'udirgli proporre come unici modelli dell'arte +narrativa moderna <i>Les Misérables</i> e le <i>Pauvres +Gens</i> di Victor Hugo, i romanzi del Dickens, la +<i>Capanna dello zio Tom</i> della Beecher-Stowe, e +l'<i>Adamo Bede</i> di Giorgio Eliot? Come meravigliarsi +vedendolo indignare della pretesa che pel +giudizio di un'opera d'arte occorre qualche preparazione, +se non proprio un'iniziazione? Allora si capisce +come la leggenda o storia di Giuseppe ebreo +rimanga per lui il modello di tutti i capolavori artistici. +« <i>La gelosia dei suoi fratelli, la vendita +di lui ai mercanti, il tentativo di seduzioni +da parte della moglie di Putifar, l'assunzione +del giovinetto a un'alta carica governativa, la +sua pietà pei fratelli, etc. sono fatti</i> — egli dice — <i>che +provocano uguali sentimenti nel contadino +russo, nel cinese, nell'africano, nei ragazzi e +nei vecchi, nell'uomo istruito e nell'ignorante; +e tutto il racconto è scritto con tanto riserbo, +con tanta assenza di particolari, che si può trasportare +la sua azione in qualunque ambiente, +senza che essa perda per questo di essere comprensibile +e commovente.</i> »</p> + +<p>È inutile discutere. L'eccesso salta agli occhi; +e dicendo eccesso voglio essere moderato. Ma pure +in quella farraggine quante osservazioni argute, profonde; +quante sincere premesse dalle quali è poi +sviata la conseguenza!</p> + +<p>Fortunatamente per lui, e più per noi suoi contemporanei +e pei nostri posteri, la fama di Leone<span class="pagenum"><a name="Page_xvii" id="Page_xvii">[xvii]</a></span> +Tolstoi non è soltanto affidata ai suoi libri di propaganda +religiosa e sociale nè a questo <i>che cosa +è l'arte?</i> derivazione da essi o variazione sul tema. +Non ostante il ripudio dell'autore, La <i>Guerra +e la Pace</i>, <i>Anna Karenin</i>, e <i>La Sonata per Kreutzer</i> +rimarranno nel patrimonio dell'arte mondiale, +e faranno dimenticare che nella vecchiezza l'illustre +autore preferì di essere un santo al continuare +ad essere un meravigliosissimo artista.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Ho voluto dilungarmi intorno a questa strana +opinione del Tolstoi anche perchè essa dimostra +come non valga essere artisti — e fin grandi artisti — per +ragionare con giusti criterii intorno all'Arte.</p> + +<p>Altre persone poi, e non meno autorevoli, profondono +consigli e ammonimenti a quanti oggi si occupano +a scrivere romanzi, novelle, liriche, drammi; +e i loro discorsi ci rivelano quali dovrebbero essere, +secondo essi, i nuovi ideali d'arte, i nuovi ideali +di critica che debbono guidare la produzione letteraria +futura.</p> + +<p> — Voi scrittori — essi dicono — avete un gran +torto: vivete tra le nuvole, vi turate volontariamente +gli orecchi per non udire, chiudete gli occhi +per non vedere. Vi siete formati nell'immaginazione +un mondo a parte, che ha poco o punto +riscontro coi bisogni della società che ci circonda,<span class="pagenum"><a name="Page_xviii" id="Page_xviii">[xviii]</a></span> +e vi deliziate in esso quasi esso fosse la vera realtà, +e la realtà, invece, ne dèsse un fantasma falso e +disformato. La gran corrente d'idee e di sentimenti +che pervade il mondo attuale e lo agita e lo tormenta +e lo travolge non ha presa su voi. Dite di +possedere non sappiamo quale ideale di bellezza e +volete attuarlo; bellezza di concezione, bellezza di +forma (con lo speciosissimo pretesto che l'arte vostra +consista soltanto in quella creazione, in quella +forma) e non vi curate di altro. E poi avete il coraggio +di lagnarvi che i lettori vi abbandonino, che +non v'intendano più!</p> + +<p>Perchè dovrebbero seguirvi? Voi fingete d'ignorare, +o ignorate davvero, quel che ora avviene nelle +menti e nei cuori, quel che sobbolle in alto e in +basso. La politica vi mette orrore; le quistioni sociali +vi sembrano indizii di brutali appetiti avidi +di saziarsi nel modo più spicciativo possibile. I +tentativi, le conquiste della scienza vi lasciano indifferenti; +le stesse speculazioni del pensiero filosofico, +ora condotte con metodo meno arbitrario di +una volta, non hanno potenza di attrarvi. Ve ne +state chiusi dentro un'immensa solitudine, in compagnia +dei vostri fantasmi di bellezza o pretesi +fantasmi di bellezza (dovete permetterci di dire così +perchè non è provato che non vi inganniate intorno +al valore di essi) e guardate la gente con aria +di compassione e di disprezzo. Ah, è proprio questo +il momento di non occuparci d'altro che della +bellezza!<span class="pagenum"><a name="Page_xix" id="Page_xix">[xix]</a></span></p> + +<p>Se volete che l'arte vostra sia qualcosa di vitale, +che eserciti una funzione efficace nell'organismo +della società moderna, scendete dalle nuvole, sturatevi +gli orecchi, aprite gli occhi; siate apostoli, +profeti o poeti, come vi piace, giacchè è tutt'uno; +ma ogni vostra pagina sia un'eco dei nostri dolori, +delle nostre aspirazioni, delle nostre lotte, delle nostre +vittorie. Gridate, urlate con noi, piangete, esaltatevi +con noi! Le libertà politiche non sono cosa +vacua; le quistioni sociali non significano discussioni +tecniche; la scienza, che non è mai stata un +giuoco, oggi non è tale più che mai; la riflessione +filosofica che rimescola i più alti problemi dello +spirito non rappresenta soltanto l'orgoglio e l'impotenza +della mente umana.</p> + +<p>Noi non troviamo nessun riflesso, nessun accenno +di tutto questo nei vostri lavori di arte, e per ciò +buttiamo via il volume appena scorgiamo di che +si tratta; non lo apriamo neppure ormai, certi come +siamo di non trovarvi niente che possa interessarci. +Ah, sì! Le nostre passioni, le eterne passioni, +sotto le mutabili influenze della razza, delle +circostanze passeggere, degli usi, dei costumi, della +moda anche; grazie tante! Come non vi accorgete +che, con lievi apparenti modificazioni, ci ricantate +sempre la stessa storia? Sono secoli e secoli che +voi artisti ci parlate di amore, di gelosie, di tradimenti +coniugali e cose simili! Ne siamo stanchi, +ne siamo sazii. L'amore? Abbiamo già <i>Giulietta +e Romeo</i>; non ci avete più saputo dare niente di<span class="pagenum"><a name="Page_xx" id="Page_xx">[xx]</a></span> +meglio. La gelosia? Abbiamo <i>Otello</i> e non vi siete +ancora stancati di ricopiarlo. L'adulterio? Ma non +vi sembra che bastino, per non parlare degli antichi, +<i>Madame Marneffe</i> e <i>Madame Bovary</i>?</p> + +<p>Tutta questa folla di creature appassionate, irrequiete, +degenerate, come oggi è moda di dire, che +voi vi affannate di gettare in pascolo della nostra +fame spirituale, ci lascia, se abbiamo il coraggio +d'ingollarla, più affamati di prima. Mutate registro! +<i>Ruit hora!</i> — </p> + +<p>Non sono persone volgari coloro che parlano +così. Sono anzi persone colte, serie, e credono di +discorrere seriamente, ragionevolmente. Infatti, se +uno di loro stèsse a sentire qualcuno che dicesse, +per esempio, a un sarto: — Eh, mio Dio, non sai +far altro che vestiti! Ma pensa che l'uomo non +ha bisogno soltanto di essi; ha bisogno di mangiare, +di albergarsi in una casa, di scaldarsi, l'inverno, +di rinfrescarsi l'estate; ha bisogno di mezzi +per coltivare i campi, di macchine per condurre +le sue industrie, di strade, di carrozze, di teatri, +di tante e tante urgentissime cose per tirare avanti +la vita in società. Per te l'importante consiste soltanto +nel taglio degli abiti, nella foggia, nella eleganza +e nel lusso dello guarnizioni... In che mondo +tu vivi? — se uno di costoro stèsse a sentire qualcuno +che parlasse così, si stupirebbe, ne riderebbe, +lo giudicherebbe un po' leso nelle facoltà della +mente. Ora, tali brave e intelligenti persone non +si comportano diversamente di fronte all'artista, e<span class="pagenum"><a name="Page_xxi" id="Page_xxi">[xxi]</a></span> +intanto s'immaginano di ragionare a fil di logica.</p> + +<p> — Eh, mio Dio! Voi artisti non sapete fare altro +che opere d'arte, cioè opere di creazione e di +bellezza! Ma siate politici, sociologi, scienziati, filosofi! +E non a modo vostro, pelle pelle, per pretesto +di mettere un po' di sale e di pepe nella solita +sciapa minestra; ma realmente, profondamente, +in modo che quel che ora è la lustra, il pretesto, +diventi scopo principale. Siate uomini, non fanciulloni. +Il regno dell'immaginazione è finito da un +pezzo. Sostanza ci vuole oggi, non apparenza: e la +forma e la bellezza sono soltanto apparenze. Le fiabe +bisogna lasciarle ai bambini, in ogni caso; le nonne +e le balie bastano per l'ufficio di raccontarle +al loro minuscolo uditorio e farlo star cheto. Non +siamo arrivati al XXº secolo per nulla!</p> + +<p>Oh, perfettamente! Ma parlate chiaro, si potrebbe +rispondere. Dite che l'Arte non è più di questo +tempo, che è diventata una superfetazione, e forse +potremmo ragionare, discutere. Abbiate la sincerità +del Tolstoi, maleditela quest'arte che vi sembra +una vanità, se non volete arrivare fino alla +esagerazione del neo-mistico russo e chiamarla a +dirittura una calamità. Gli artisti, i veramente degni +di questo nome, non lavorano per l'oggi, per +la moda passeggera. Ecco perchè si affaticano a +cogliere le caratteristiche più intime e più durature +dell'uomo; non vogliono fare opera effimera.</p> + +<p>La politica? Ma quale? Quella di ieri non somiglia +a quella di ieri l'altro; quella di domani<span class="pagenum"><a name="Page_xxii" id="Page_xxii">[xxii]</a></span> +non sarà quella di oggi. Volete dunque che l'artista +introduca nella sua opera d'arte un elemento +così mutabile che ne abbasserebbe il valore in poco +volgere di anni e forse di mesi? Il romanziere, +il drammaturgo italiano, per esempio, pensa alla +sorte dei romanzi del Guerrazzi e delle tragedie +del Niccolini, e si guarda bene dall'imitarli.</p> + +<p>La sociologia? Ma tutto è ipotesi provvisoria in +essa, se non volete dire fantasticheria sentimentale. +Come? Questa scienza, o pretesa scienza, non riesce +a risolvere degnamente i problemi che si pone +davanti, e voi pretendete che se ne impossessi +l'artista, e ne accetti e ne propaghi coi suoi mezzi +le conchiusioni campate in aria? Per questo scopo, +c'è la <i>Repubblica</i> di Platone, o la <i>Città del sole</i> +del Campanella, o i recenti volumi del Bellamy e +di qualch'altro. Sorbiteveli. Non vi sembrano sufficienti?</p> + +<p>La scienza? Ma essa nega oggi quel che ha affermato +con gran sussieguo ieri! Nessuno peggio +di lei, dà il doloroso spettacolo di credersi infallibile, +di ostinarsi, per anni ed anni, in una cantonata +presa, in un errore, per giungere poi a disdirsi +e a ricominciare daccapo. C'è stato un artista, +o quasi, che si è baloccato a mettere un po' +di scienza in romanzo; viaggiate nella luna col +Verne, passeggiate con lui ventimila leghe sotto il +mare, e lasciate in pace tutti gli altri!</p> + +<p>La filosofia?... La religione?...</p> + +<p>Ma come non vi accorgete che l'Arte dev'essere<span class="pagenum"><a name="Page_xxiii" id="Page_xxiii">[xxiii]</a></span> +tutt'altra cosa? Come non capite che i veri artisti +si disinteressano soltanto in apparenza di tutte +le grandi quistioni che affannano l'umanità, perchè +loro dovere è unicamente mettere al mondo creature +ideali, le quali poi non sono per questo meno +reali di quelle che sogliamo chiamare più specialmente +così; e che ognuna di tali creature è un'idea, +un sentimento fatti carne, ossa, sangue, non una +vanità che par persona; e idea fondamentale, sentimento +perenne?</p> + +<p>Voialtri, però, non volete andare oltre quella carne, +quel sangue, quelle ossa; badate soltanto all'esteriore. +E se voi avete perduto il giusto senso +dell'Arte, che colpa ne hanno gli artisti? Essi debbono +fare opera d'immaginazione e di forma, e voi +chiedete, all'incontro, opera di riflessione, di puro +pensiero; o, per lo meno, qualcosa che stia nel +mezzo, dove la forma non celi interamente il pensiero +astratto, il concetto. Voi chiedete l'assurdo; +per ciò gli artisti vi lasciano dire e continuano a +produrre quel che debbono produrre.</p> + +<p>Non pretendiamo affermare con questo che nella +loro produzione siano adempiute tutte le condizioni +che costituiscono una pura opera d'arte. Deficienze, +stonature vi sono pur troppo e sarebbe miracolo +quasi incredibile se non ci fossero. Nella produzione +artistica avviene, come nella produzione +naturale, un eccesso, quasi essa sia una serie di +prove e riprove, di tentativi e anche di aborti, per +raggiungere finalmente una altezza, una compiutezza<span class="pagenum"><a name="Page_xxiv" id="Page_xxiv">[xxiv]</a></span> +che non è mai la perfezione assoluta, l'ideale, +ma qualcosa di approssimativo all'ideale. Accettiamo +come una necessità inevitabile questa ricchezza, +questa prodigalità generativa e, se così volete, +questo sperpero inutile di forze. Di cento romanzi, +di cento novelle, di cento drammi, uno o due +soltanto supereranno la prova della sopravvivenza; +è stato sempre così; sarà sempre così. <i>Ruit hora!</i> +Sì, per noi misere apparizioni di un momento; ma +per una letteratura, per una nazione, per l'umanità +quelle due parole latine non hanno senso. Lasciamo +che le cose vadano pel loro verso: che l'Arte +sia arte e la Scienza scienza.</p> + +<p>Quando verrà il momento, se dovrà venire (nessuno +di noi può prevederlo con certezza) se l'Arte +dovrà cedere il posto alla Scienza o trasformarsi e +divenire qualcosa di essenzialmente diverso di quel +che ora è, la trasformazione avverrà per forza fatale +di circostanze; ma non potremo chiamarla più +Arte, come non potremo mai chiamare nero il bianco, +nè il bianco nero, se prima non ci metteremo +di accordo che <i>nero</i> vorrà dire <i>bianco</i> e viceversa. +Avremo mutato il vocabolo, non la cosa; e non mette +conto di rifare per così piccolo scopo il dizionario.</p> + +<p>Pur ora dobbiamo riconoscere che creare forme +di bellezza artistica non è poco. La Grecia antica è +immortale per aver fatto questo soltanto. Le sue battaglie, +le sue conquiste, i suoi sistemi filosofici, le +sue scienze embrionali hanno ormai un valore molto<span class="pagenum"><a name="Page_xxv" id="Page_xxv">[xxv]</a></span> +relativo nel presente. Le divine opere di Omero, di +Eschilo, di Sofocle, di Aristofane sono qualcosa di +così importante che, se fossero andate perdute, ci +mancherebbe la miglior parte di noi e il danno sarebbe +irreparabile.</p> + +<p>Così parlando, non vogliamo fare presuntuosi o +stolti confronti, nè metter fuori vanitose pretese; +l'artista di oggi è quel che dev'essere; ed appunto +perchè è qualcosa di diverso ha ragione di esistere.</p> + +<p>Sventuratamente una delle più evidenti caratteristiche +di oggi è la confusione delle idee. Forse, da +questo caos verrà fuori il nuovo mondo futuro; ma +neppure questo nuovo mondo potrà fare che una +cosa sia e non sia nello stesso tempo; e possiamo +quindi anticipatamente proclamare che anche nel +più lontano avvenire l'Arte sarà semplicemente +Arte o non sarà più. Da questo dilemma non si +esce.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Quale potrà essere l'Arte e in un non lontano +avvenire, me lo prediceva seriamente, mesi fa, un +mio amico a cui la serietà degli studi filosofici, +scientifici e anche teologici non ha ammortito la +vivacissima fantasia.</p> + +<p>Io ho trascritto per mio gusto, la sua improvvisazione +di quel giorno, quando egli, dopo aver divagato +per più di un'ora intorno all'Arte cosmica, +preistorica, finì con fare un salto straordinario fino<span class="pagenum"><a name="Page_xxvi" id="Page_xxvi">[xxvi]</a></span> +all'Arte avvenire. E se avessi potuto riassumerla +con tutto l'abbagliante splendore della sua parola, +spanderei un sorriso di luce su la grigia intonazione +della mia conferenza.</p> + +<p>Siccome il pensiero umano e le sue forme e le +sue facoltà esistevano sin dall'inizio, sin dall'eternità, +sin da quando lo Spirito di Dio s'immerse +nella materia imponderabile o etere che vogliamo +chiamarlo, così domanderà quale ha potuto essere +allora la sua attività funzionale come arte.</p> + +<p> — Non possiamo figurarcela, altrimenti che paragonandola +a un'attività di sogno, anzi a una attività, +per un certo lato, minore di quella del sogno +e dall'altro lato infinitamente maggiore perchè organica +e creativa.</p> + +<p>Che altro possono essere stati se non una specie +di sogno dello Spirito, quel fermento di atomi, quell'aggregarsi, +quel distinguersi, quel combinarsi, e +le consecutive formazioni sempre più addensantesi, +sempre più moltiplicantisi, fino al prodursi delle +nebulose, fino al condensarsi di essa in Soli immensi, +fino al disgregarsi di questi Soli in sistemi solari, +fino alle formazioni particolari di ogni singolo mondo +di quei sistemi nei quali, forse, anzi senza forse, +nessuna delle combinazioni chimiche aveva +qualche analogia con quelle conosciute oggi; nessuna +delle forme qualche lontana rassomiglianza +con le forme di oggi; sistemi solari, mondi, creature +viventi morte e sparite migliaia e migliaia di +secoli prima che qualche indizio apparisse dell'infinito<span class="pagenum"><a name="Page_xxvii" id="Page_xxvii">[xxvii]</a></span> +universo attuale, che l'occhio nostro scorge +nelle notti stellate e che i nostri telescopii intravedono +di mano in mano che la loro potenza visiva +si accresce.</p> + +<p>L'opera d'arte allora, in quei lontanissimi secoli di +secoli, era la stessa creazione; e noi possiamo chiamarla +tale perchè era forma, forma materiale, incosciente, +forma aggregativa, forma combinativa, +chimica, vegetale e anche vivente, quantunque chimica, +vegetale, e vivente in modo assolutamente diverso +da quanto noi indichiamo oggi con questi aggettivi.</p> + +<p>E così dobbiamo supporre altre luci, altri paesaggi, +altre figure, altri profumi, altri suoni; e nelle +creature viventi, altre facoltà, altri sensi, altra intelligenza. +Per quanto la nostra immaginazione volesse +sbizzarrirsi nelle concezioni più complicatamente +strane ed assurde, probabilmente non raggiungerebbe +la mirabile diversità di tutte le manifestazioni +della forma e della vita che possono e +debbono essere apparse prima di queste da noi conosciute.</p> + +<p>E ammettendo la ipotesi di creature vi venti, ammettendo +in queste creature sensi e facoltà di spirito +diversi dai nostri, quale avrà potuto essere la +loro opera d'arte? Certamente in corrispondenza +di quelle facoltà, un'applicazione, un'estrinsecazione +di esse, una riproduzione idealizzata di quella +loro natura esteriore e interiore.... E dobbiamo arrestarci +a questa affermazione; e dobbiamo contentarci<span class="pagenum"><a name="Page_xxviii" id="Page_xxviii">[xxviii]</a></span> +soltanto di pensare che la loro evoluzione +ha dovuto seguire le stesse norme della nostra: salire +da una forma inferiore alla immediatamente +superiore: cioè, prima, sensazione, immaginazione, +poi riflessione. Se non che questi tre elementi possono +essere stati contemperati in modo da produrre +qualcosa che ci colmerebbe di stupore e di +meraviglia, se, per fortuna, potessimo averne un +saggio, e se le nostre facoltà potessero adattarsi +a sentirla e a intenderla per poterla ammirare.</p> + +<p>Qui la nostra intelligenza si confonde.</p> + +<p>Da questi secoli iniziali, se pur si può parlare +d'inizii ragionando d'eternità, noi possiamo slanciarci +fino alla fine dei secoli, alla maturità, alla +vecchiezza, alla decrepitezza del nostro sistema solare +e ricostruire con l'immaginazione, anticipatamente, +quel che forse sarà o potrà essere l'opera +d'arte futura.</p> + +<p>Abbiamo pochi elementi, ma essi ci basteranno +per un'ipotesi, giacchè sono elementi di fatto, +quasi scientifici.</p> + +<p>Notiamo il continuo perfezionamento dei nostri +sensi. Il tatto, la vista, l'udito, tutti i nostri mezzi +di rapporti con la natura esteriore si sono talmente +perfezionati lungo il corso dei secoli, da permetterci +di affermare che noi siamo creature affatto +diverse dalle creature che furono i nostri primi +progenitori.</p> + +<p>Le evoluzioni delle arti sono un'altra prova convincentissima. +Se qualche mago, sacerdote o poeta<span class="pagenum"><a name="Page_xxix" id="Page_xxix">[xxix]</a></span> +delle età primitive, per un miracolo d'intuizione le +avesse annunziate agli abitatori lacustri, ai nomadi +delle grandi pianure e delle grandi montagne dell'Asia, +a quelle genti che ignoravano se stesse e +che stimavano dovesse essere la vita una perenne +lotta col mammut, con gli ittiosami, con tutte le +bestie feroci brulicanti su la giovane terra — quelle +evoluzioni sarebbero state giudicate assurde, parto +di fantasia morbosa.</p> + +<p>Eppure dal grido bestiale quasi inarticolato, dalla +mimica, dalla danza sacra e guerresca noi abbiamo +veduto scaturire a poco a poco i poemi dell'India, +la Bibbia, l'Iliade, la tragedia greca, la commedia, +i capolavori di Dante e dello Shakespeare, +il romanzo e la lirica attuale.</p> + +<p>Ed ecco che nuove facoltà si rivelano oggi o almeno +attirano l'attenzione dello scienziato, agitano +il nostro spirito e lo fanno tremare di sgomento +e di curiosità. C'è un altro mondo in questo mondo, +c'è un'altra natura dentro la nostra natura. +S'intravedono facoltà incredibili, si scorgono bagliori +di forze prima ignorate o trascurate. L'invisibile +diventa visibile, l'occulto si manifesta; leggi, +o quelle credute tali, da cui sembrava che il +nostro organismo e la natura fossero ferveamente +dominati, non appaiono più tali. Quel che ieri era +tenuto per fantastico, per impossibile, per supernaturale, +diventa realtà, o meglio viene scoperto +realtà altrettanto naturale che quello comunemente +chiamato così. Tutti i limiti cedono; non si allontanano<span class="pagenum"><a name="Page_xxx" id="Page_xxx">[xxx]</a></span> +soltanto, ma spariscono: e questo dovrà naturalmente +produrre tale rivoluzione nel mondo, +che qualunque superlativa nostra fantasticheria non +potrà darne la misura.</p> + +<p>Ormai nessuno può più dubitare di quella forza +che il nostro imperfetto linguaggio si rassegna a +chiamare <i>psichica</i>, perchè la scienza non sa a chi +addebitarla, nè come contrassegnarla. Quel che pareva +un sogno di malati comincia a venir giudicato +più che una possibilità. Questo nostro pensiero +che finora si è manifestato servendosi della +materia, marmo, tavolozza, suono, parola scritta, pare +abbia tanta potenza creativa in se stesso, da poter +fare a meno di questi mezzi che non riescono a +renderlo con tutte le sue sfumature.</p> + +<p>Il marmo resiste, immobile, incoloro; la tavolozza +non dà tutta la luce e tutti i colori alle forme, +e per quanto si aiuti con la prospettiva e con gli +scorci, è impotente a rendere il moto; la musica, +con le meravigliose combinazioni delle sue melodie +e delle sue armonie, rimane vaga, imprecisa, quantunque +potentemente suggestiva: la parola, che riesce +a dare l'illusione complessiva di tutte le altre +arti e simulare la vita, si frange contro certi limiti +del linguaggio, e contro certi limiti parte sormontabili +perchè convenzionali, parte no, perchè inerenti +alla stessa natura della sua opera.</p> + +<p>Noi sentiamo che tutte queste arti c'impacciano, +ci tormentano per la loro impotenza a creare davvero +la vita.<span class="pagenum"><a name="Page_xxxi" id="Page_xxxi">[xxxi]</a></span></p> + +<p>Ora, la forza <i>psichica</i>, di cui già parlasi con +trepido stupore, dovrà produrre nel lontano avvenire +un'Arte della quale non possiamo formarci +neppure un'idea approssimativa, in corrispondenza +della nuove facoltà che avrà allora acquistato l'umano +organismo.</p> + +<p>Questa forza ormai la conosciamo come produttrice +di moto. Sappiamo che è possibile spostare +oggetti materiali con la semplice concentrazione +della volontà. Sappiamo che un individuo, in certi +casi di cui ignoriamo il come e la legge, può con +essa oggettivare, materializzare il pensiero, dargli +forma visibile e tangibile, forse esplicando poteri +intimi suoi propri, forse impossessandosi di elementi +circostanti e ignoti alla scienza. S'intravede però +che quel che è ora accidentale potrà, anzi, dovrà +essere normale, soggetto alla ragione, come sono +divenute normali e soggette alla ragione tante altre +forze della natura; l'elettricità, per esempio.</p> + +<p>Immagina dunque — e il mio amico entusiasmato +dalla sua idea, mi stringeva forte il braccio — immagina +dunque che cosa potrà essere l'opera d'arte +quando il pensiero non incontrerà più ostacoli +nel marmo, nella tela e nei colori, nei suoni e nella +parola; quando l'opera d'arte si esplicherà, si +formerà con la stessa rapidità e con la stessa nettezza +dell'idea, cioè, quando il pensiero diventerà +visibile, tangibile, quantunque fuggevole, forse, e +mutabilissimo, come la sua natura di pensiero comporta; +quando insomma le creazioni dell'intelletto<span class="pagenum"><a name="Page_xxxii" id="Page_xxxii">[xxxii]</a></span> +immaginativo vivranno, sia pure per qualche istante, +realmente fuori di noi, quasi proiettate da un +cinematografo infinitamente superiore a quello inventato +dai fratelli Lumière?</p> + +<p>Ah, io non voglio mettere a dura prova la loro +cortesia, continuando a riferire lo svolgimento di +questa ipotesi che la magia della parola e dell'espressione +riuscirono a farmi accettare senza nessuna +obbiezione, così rapida ed efficace era stata l'impressione +prodottami. E siccome sono un po' sognatore +anche io — altrimenti non andremmo molto +di accordo con quel mio amico — confesso sinceramente +che oggi, nel riferire la sua ipotesi, non ho +potuto sorriderne, come il giorno in cui la udii la +prima volta.</p> + +<p>Ho visto diventare realtà tante cose giudicate da +gran tempo impossibili, che più non oso rimanere +scettico neppure davanti l'assurdo.</p> + +<hr /> +<h2><a name="FELICE_CAVALLOTTI" id="FELICE_CAVALLOTTI"></a>FELICE CAVALLOTTI<br /> +<span class="small">DRAMMATURGO E POETA</span></h2> + +<p><span class="pagenum"><a name="Page_3" id="Page_3">[3]</a></span></p> + +<h3>I.</h3> + +<p class="pad2">Si dava, per la prima volta, al Valle <i>La luna di +miele</i> del Cavallotti. Teatro affollatissimo. Un occhio +esperto avrebbe però facilmente capito che il pubblico +di quella serata era, in gran parte, pubblico di occasione. +Infatti gli amici politici dell'autore avevano +creduto di dover fare atto di fraternità accorrendo ad +applaudire la nuova produzione del recente promotore +del <i>Patto di Roma</i>.</p> + +<p>Il manifestino teatrale portava stampato con grossi caratteri +il titolo della commedia e il nome dell'autore; +da piè, in carattere minuscolo, avvertiva che lo spettacolo +sarebbe cominciato con la recita della commediola +dello Scribe: <i>La camera affittata a due</i>.</p> + +<p>L'orchestra diede l'ultima strimpellata d'un valzer, +il sipario fu tirato su; e sùbito si fece nella sala gran +silenzio di vivissima attenzione. Sin dalle prime scene<span class="pagenum"><a name="Page_4" id="Page_4">[4]</a></span> +un'ingenua ilarità cominciò a serpeggiare per la platea, +scoppiando di tratto in tratto, più che in risate, in applausi +mal frenati. Dalle poltrone, parecchi si voltavano +meravigliati di quella fermentazione di entusiasmo +per una commediola stravecchia; le signore dei palchi +guardavano le persone delle sedie e le altre in piedi, +cercando di spiegarsi quel buon umore che di mano in +mano aumentava e accennava di prorompere.</p> + +<p>Proruppe infatti, con fragorosissimi applausi e chiamate: +<i>Fuori l'autore! Fuori l'autore!</i> appena la tela +venne giù.</p> + +<p>Si udì una voce:</p> + +<p> — Zitti, cretini!</p> + +<p>Era quella di Ettore Socci, allora non onorevole, ma +sempre colta e brava persona, che arrossiva e s'indignava +pei suoi confratelli politici e pel suo amico Cavallotti. +Gli associati al <i>Patto di Roma</i> non si erano +accorti che la <i>Camera affittata a due</i> non aveva niente +che fare con <i>La luna di miele</i>: e, venuti col proposito +di applaudire a ogni costo il Cavallotti, avevano sincerissimamente +applaudito... Eugenio Scribe!</p> + +<p>Ricordavo quest'aneddoto accettando l'invito di scrivere +uno studio intorno al Cavallotti drammaturgo e +poeta. La tragica fine di lui mette in imbarazzo chi +vuole ragionarne spassionatamente, senza sottintesi politici. +La pietà che ispira l'uomo così immaturamente +spento consiglierebbe di attendere ancora prima di pronunciare<span class="pagenum"><a name="Page_5" id="Page_5">[5]</a></span> +un giudizio su l'opera letteraria di colui che +fu un perpetuo combattente nella vita e nell'arte, che +fece per lo meno altrettante polemiche quanti duelli, +e che mise nei duelli e nelle polemiche gli stessi elementi +di foga, di eccessi, di sincerità e di partigianeria, +quantunque i resultati ottenuti con gli uni e con +le altre siano stati diversamente inefficaci. Io mi son +sentito in buone condizioni. Ho scritto una sola volta +intorno a un suo lavoro; e siccome allora, a proposito +della <i>Sposa di Mènecle</i>, non esitai di dire a lui vivente +quella che mi pareva la verità, così non temo che si +possa sospettare che ora approfitti della sua sparizione +per dire quel che mi sembra la verità intorno alla sua +produzione teatrale e poetica.</p> + +<p>Come in quella sera al Valle, il drammaturgo e il +poeta non sono stati giudicati finora senza che intenzioni +politiche, senza che amori o rancori di parte non +si siano mescolati ai criteri puramente artistici che +avrebbero dovuto ispirare la critica. Non era cosa facile +mentre l'autore viveva. Mancava a lui la serenità +dell'artista che crea ed abbandona alle discussioni del +mondo l'opera sua. Appena si stimava frainteso, voleva +sùbito difendersi. Ma la polemica letteraria nelle +sue risposte s'inaspriva facilmente, e minacciava di finire +o finiva talvolta con un duello; non era il miglior +mezzo per avere ragione. E poi c'era nel Cavallotti +una contraddizione che sembra inesplicabile a molti e<span class="pagenum"><a name="Page_6" id="Page_6">[6]</a></span> +che pure non è rara. Uomo di idee e di sentimenti +<i>avanzati</i> in politica, era quasi <i>codino</i> in arte, precisamente +come parecchi altri, moderatissimi in politica, +sono audaci rivoluzionari da artisti.</p> + +<p>Le polemiche del Cavallotti riescono però documenti +importanti: permettono di riassumere i principii da cui +scaturivano le sue opere, e dànno spesso la opportuna +misura per giudicare fin dove le intenzioni sono arrivate +ad attuarsi; fin dove sono rimaste semplici intenzioni +e nient'altro. In questi ultimi tempi la politica +lo aveva assorbito tutto. Si diceva appunto che egli +voleva riposarsi dopo le agitazioni e forse dopo i disinganni +sofferti, dedicandosi nella solitudine della sua +villetta di Dagnente a un'opera drammatica. Una triste +fatalità ha distrutto per sempre i suoi disegni. L'uomo +sparito ci ispira un senso di compassione profonda; +ma l'opera dell'artista così malamente interrotta non +ci desta nell'animo nessun rimpianto. Niente faceva +prevedere che la nuova concezione del drammaturgo +dovesse essere qualcosa di diverso da quel che era +stata finora; un dramma storico o una commediola di +più, poco o nulla avrebbero aggiunto al valore della +vecchia produzione.</p> + +<p>E intorno al valore artistico della sua opera letteraria +gli spuntava forse un dubbio nella mente matura; esso +trasparisce da alcune parole della prefazione al <i>Libro +dei versi</i> pubblicato pochi mesi avanti la sua morte.<span class="pagenum"><a name="Page_7" id="Page_7">[7]</a></span></p> + +<p>Egli parla di questo volume, dove ha raccolto quel che +gli è parso il fior fiore della <i>sua molta suppellettile</i> poetica, +più come di una testimonianza del <i>suo intimo io</i>, +che di un'opera d'arte; lo chiama <i>la sintesi di tutta una +produzione lirica, in rispetto unicamente al soffio che l'animò, +ai sentimenti che la destarono, un libro vissuto, il compendio +in versi delle memorie di un poeta</i>. E, con amarezza, +premette alle strofe del <i>Ritorno notturno: Fra la +lotta politica e l'arte, viene l'ora in cui pur troppo bisogna +scegliere, ossia scegliere fra gli aspri doveri contratti +nella vita e i godimenti della fantasia</i>.</p> + +<p>Forse avrebbe detto meglio e più chiaramente: <i>o le +ansie tormentose della forma</i>. Ma egli queste ansie le conosceva +poco. Nella lirica come nel dramma, la forma +è l'ultima sua preoccupazione; e dicendo <i>forma</i> non intendo +parlare soltanto delle minuterie dello stile, ma +dell'intiera concezione, dell'organismo dell'opera d'arte. +Un giorno che, per capriccio, vuol darsi lo svago di +fare un'ode saffica per provare al Chiarini che non è +assurdo scrivere versi italiani nei quali si possano <i>conciliare +le leggi metriche italiane con quelle del ritmo latino +vero</i>, è preso da congestione cerebrale, stramazza +per terra, e gli rimane un'invincibile e prudenziale avversione, +egli dice, contro i <i>metri barbari</i>.</p> + +<p>Ma io credo che anche senza la paura di nuove e +meno dannose congestioni cerebrali, egli avrebbe avuto +uguale avversione contro ogni difficoltà di forma,<span class="pagenum"><a name="Page_8" id="Page_8">[8]</a></span> +contro ogni tentativo di novità da cui potesse sentirsi +troppo infrenato. Se si scorre, anche sfogliandolo, questo +volume di versi, si ravvisano a occhio, senza lèggere, +le sue preferenze pei metri facili ben sonanti, +ben rimbombanti o ben fluenti: quinari doppi, senari +doppi, decasillabi, strofe quasi cantabili di settenari, +quartine di endecasillabi alternati con piani e tronchi.</p> + +<p>E come nella lirica, così nel dramma. La concezione +di tutto il lavoro, le passioni, i caratteri, la distribuzione +delle scene, il dialogo non escono un istante +dalle usate forme teatrali. Non c'è un lontano accenno +di tentativo per vincere gli impacci di una delle +tante convenzioni che sono gli organi atrofizzati di un +organismo vivente e non più necessari alla esistenza: +convenzioni che altri combattevano già, che altri hanno +già abbattute e vinte. Per ciò tutta la sua opera +drammatica, che pure dimostra un ingegno dotato di +buone qualità teatrali, rimane quasi non avvenuta, non +lascia orma nella storia della forma, come non lascia +un personaggio, un carattere, una creatura sopravvivente.</p> + +<p>Eppure poche persone hanno tentato la lirica e la +drammatica con migliore e più soda preparazione di +lui; poche persone hanno teorizzato nelle polemiche con +criteri più spassionati e più giusti dei suoi, sia trattando +le questioni dell'<i>idealismo</i> e del <i>verismo</i> nei giorni +in cui lo Stecchetti le aveva suscitate con <i>Postuma</i> e<span class="pagenum"><a name="Page_9" id="Page_9">[9]</a></span> +con <i>Polemica</i>, sia trattando il soggetto dei metri barbari, +dei quali aveva, come ho accennato, un <i>prudenziale +orrore</i>. E di questa polemica, ora dimenticata, ma che +può insegnare o rammentare parecchie cose buone anche +oggi, mi piace staccare il seguente tratto:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Questo bisogno di rinnovamento che è, direi, nel +sangue e nell'aria, e travaglia gli artisti e via li porta +nella sua rapina, si traduce ai più incoscienti in una +ricerca quasi morbosa del nuovo e del bizzarro, come +tale. Del processo intimo che la letteratura attraversa +costoro sentono vagamente il soffio: intendono che qualcosa +intorno ad essi, non nei tipi eterni, ma nelle forme +dell'arte, si modifica, si trasfigura: e non avendone +che una nozione confusa, tementi solo di rimanere +in ritardo, o di parer fuori del movimento, corrono dietro +affannosamente, come i fanciulli alle farfalle, ad +ogni larva non veduta o strana, ad ogni luccicchio che +passi loro davanti agli occhi, per l'aria. Ciò che nello +ingegno dei migliori è un presentimento gagliardo di +nova via e ragioni dell'arte ancor non note, ch'essi +vanno tentando ed esplorando con orme insieme mal +sicure ed audaci, aumenta l'impazienza smaniosa di +tutti quelli che dietro a loro si affollano a far coda, +aspettando che i novi sbocchi si aprano. Dove i primi +mettono, tastando il piede, e tutti là corrono; se uno +si addentra a capriccio in un viottolo, solo per vedere +ove vada a por capo, e tutti dietro, credendo ch'egli +abbia imbroccato la via; se quello sotto un andito si +mette a cantare per sentir se c'è l'eco, e tutti a far<span class="pagenum"><a name="Page_10" id="Page_10">[10]</a></span> +coro, credendo che sia quella la poesia nuova. Quell'altro +avrà poi un bel tornare indietro ad avvertire +che il viottolo era chiuso e che sotto l'andito egli stava +solamente provando la voce!</p> + +<p>« Così i tentativi, i capricci stessi dei migliori alimentano +questa smania della novità per la novità... Nè +si bada se dall'intima opera rinnovatrice si afferrino +invece soltanto le accidentalità fuggevoli, i tentativi +ingannevoli dell'esplorazione. »</p></div> + +<p>Tutto questo è ben osservato e ben detto, quantunque +non si tratti di un fenomeno nuovo e speciale dei +nostri tempi, nè tale da dover suscitare sdegno o meraviglia. +Se non che il Cavallotti non sentiva il bisogno +di quei tentativi, e neppure quello, meno lodevole, +dei capricci di cui egli parla. E la ragione della sua +tranquillità acquiescente io la trovo nel concetto che +egli ha dell'arte, strana confusione tra forma e concetto; +nella pedestre interpretazione dell'aforismo: <i>L'arte +non deve avere altra finalità che sé stessa</i>.</p> + +<p>Questa confusione tra forma e concetto e questa che +io chiamo pedestre interpretazione dell'aforisma <i>l'arte +per l'arte</i> ci daranno la chiave per spiegarci in che +modo un ingegno così riccamente dotato non sia potuto +uscire nella drammatica nè nella lirica fuori di quel +limbo della mediocrità che Orazio chiamò <i>aurea</i> non +saprei dire perchè.<span class="pagenum"><a name="Page_11" id="Page_11">[11]</a></span></p> + +<h3>II.</h3> + +<p>Per conoscere gl'intenti del drammaturgo, non saremo +impacciati. L'autore ci ha risparmiato il fastidio di andare +a racimolarli qua e là, a cavarli fuori dalla stessa +opera d'arte quale si presenta agli spettatori e ai lettori. +Prefazioni, note, prologhi ne son pieni; basta quasi +aprire a caso uno dei volumi delle sue opere pubblicate +dalla Tipografia sociale E. Reggiani e C. di Milano. +Nella notissima lettera al Ferrigni (Yorich figlio di +Yorich) sull'<i>Alcibiade, La critica e il secolo di Pericle</i>, +c'è un <i>credo</i> in regola, che può benissimo applicarsi +a tutta la sua produzione teatrale.</p> + +<p>Io l'accennerò tanto più volentieri, quanto più voglio +limitare questo studio ai lavori di soggetto greco, che +sono la parte più caratteristica della sua opera drammatica +e senza dubbio la più importante.</p> + +<p>Al signor Roberto Stuart che gli avea rimproverato +di non aver avuto nessun intento nello scrivere le scene +greche dell'<i>Alcibiade</i>, egli rispondeva trionfalmente:</p> + +<p>« Anzi ne ho avuto parecchi.</p> + +<p>« Primo: Un intento drammatico... È una mia idea +che dramma voglia dire <i>contrasto di passioni</i> e che questo<span class="pagenum"><a name="Page_12" id="Page_12">[12]</a></span> +contrasto, questa lotta possa succedere tanto <i>fra</i> +più individui, quanto <i>in</i> un solo...</p> + +<p>« Una ragione storica, critica e filologica: offrire agli +studiosi una pittura, dei quadri, delle <i>scene</i> della vita +greca del secolo di oro, colta nella sua fase forse più +caratteristica e culminante....</p> + +<p>« Terzo intento del lavoro: Un intento morale....</p> + +<p>« Infine, una considerazione <i>storico-politica</i> ».</p> + +<p>Troppi, se si vuole, ma non guasterebbero, se l'intento +drammatico fosse rimasto davvero il <i>primo</i>; e doveva +essere l'unico.</p> + +<p>La lettera a Yorich figlio di Yorich è splendida per +calore, per ironia di buona lega, per erudizione. Essa +e le note al dramma, spesso spesso eccessivamente +prolisse, dimostrano con quanta cura coscienza il Cavallotti +si sia preparato a scrivere il suo lavoro. Ma +prima di parlarne particolarmente, mi piace ripetere, +intorno alla tesi generale di queste interpretazioni artistiche +di un fatto storico, quel che scrivevo sedici +anni fa a proposito della <i>Sposa di Mènecle</i>.</p> + +<div class="blockquote"><p>« Quando penso che noi, generazione venuta su dopo +il 48, non intendiamo più quasi nulla del gran complesso +di sentimenti e di idee che formarono quella +gloriosa rivoluzione; quando penso che il secolo decimottavo, +del quale possiamo studiare da vicino qualcuna +delle reliquie viventi, ci fa lo stesso effetto delle +epoche greca e romana, tanto ci apparisce diverso da<span class="pagenum"><a name="Page_13" id="Page_13">[13]</a></span> +tutto quel che costituisce la nostra vita presente, mi +meraviglio che si possa tentare con animo sereno una +interpretazione artistica (la parola non è eccessiva) di +epoche che per costumi, sentimenti, religione, scienza, +filosofia furono quasi agli antipodi di quel che siamo +ora noi.</p> + +<p>« Dicono: C'è il documento scritto, c'è il documento +archeologico. Noi facciamo delle ricostruzioni meravigliosamente +esatte. Per ogni parola, per ogni frase, +vi presentiamo un testo, venti testi che potranno servirvi +da controlli. Abbiamo i poeti lirici, gli storici, +i comici, i tragici; abbiamo le statue, le pitture, le +ruine, e poi tutto il grande arsenale archeologico, una +infinità di arnesi domestici e di gingilli che ci mettono +sotto gli occhi l'esteriore della vita antica in +modo da non poter prendere nessun abbaglio. Quella +vita intima d'allora, così diversa per chi la guardi alla +superficie, studiata dappresso e minutamente, somiglia +in moltissime cose, come due gocce d'acqua si somigliano, +alla vita intima di oggidì; molti di quei tipi, di +quei caratteri, di quegli affetti della commedia greca +del IV secolo, trovano ancora oggi, negli affetti e nei +tipi della società nostra, riscontro meraviglioso<a name="FNanchor_1_1" id="FNanchor_1_1"></a><a href="#Footnote_1_1" class="fnanchor">[1]</a>... A +prima vista, la prova è, come suol dirsi, schiacciante. +Quei personaggi non pronunziano una sola parola che +non abbiano già detto Aristofane, Demostene, Menandro, +Andocide, Platone, Eschine, Iseo, Luciano, Plutarco, +Aristotile, Senofonte, Euripide, Alessi, Calisseno rodio, +Teofrasto, Alcifrone, Eubulo, ecc., e che tutti gli<span class="pagenum"><a name="Page_14" id="Page_14">[14]</a></span> +scolasti e tutti gli interpreti non possano, all'occorrenza, +confermare o schiarire... »</p></div> + +<p>Facevo però osservare che:</p> + +<div class="blockquote"><p>« la vera vitalità di un personaggio consiste nei suoi +sentimenti, nelle sue passioni; e la realtà storica di +queste passioni sta tutta nella loro caratteristica che +li rende diversi dai sentimenti e dalle passioni di un'epoca +precedente o posteriore. Senza dubbio l'amore di +oggi ha molti punti di contatto con lo stesso sentimento +provato dai greci e dai romani e anche dagli uomini +primitivi; ma l'amore di oggi contiene, innegabilmente, +elementi che allora non esistevano affatto, e +non ha nelle stesse proporzioni di allora, gli elementi +che una volta dovettero essere predominanti. L'artista +che, volendo darci la rappresentazione dell'amore, non +riesce ad afferrare la caratteristica propria di una data +epoca, fa opera sbagliata. E questa caratteristica +<i>sta tutta nella differenza</i>, non nella rassomiglianza... »</p></div> + +<p>E citavo come esempio la tristezza, la malinconia, +quel che di vago, di sfumato del sentimento che la +parola stenta a rappresentare. E ammettendo che i greci +antichi avessero dovuto provare anch'essi in certe ore, +in certe circostanze della vita, la tristezza, la malinconia +e, forse pure un po' di sentimentalità, soggiungevo:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Soltanto a giudicarne dalle testimonianze letterarie +che ci restano, le proporzioni di tali sentimenti erano<span class="pagenum"><a name="Page_15" id="Page_15">[15]</a></span> +assai diverse presso di loro e per moltissime ragioni. +La misura noi la sentiamo e la giudichiamo leggendo +Eschilo, Aristofane, Euripide, Pindaro, Anacreonte, +Menandro: è come un profumo, come qualcosa di +imponderabile che si stacca da quelle opere immortali +e ci dà la sensazione delle sensazioni dell'antichità.</p> + +<p>« I riscontri con la vita moderna vi s'incontrano di +tratto in tratto e sorprendenti; ma sono più esteriori +che intimi o, per dir meglio, che organici e fondamentali. +Sarebbe proprio meraviglioso che non fosse così. +In questo caso bisognerebbe convenire che l'opera di +due civiltà, la romana e la cristiana (senza voler contare +quella delle influenze intermedie) sia stata a dirittura +o inutile o inefficace per lo spirito nuovo, e dovremmo +dare una solenne smentita e alla storia e alla +scienza »<a name="FNanchor_2_2" id="FNanchor_2_2"></a><a href="#Footnote_2_2" class="fnanchor">[2]</a>.</p></div> + +<p>Queste ragioni il Cavallotti non voleva intenderle. +Aveva detto, nella prefazione all'<i>Alcibiade, che la natura +umana è sempre la stessa in ogni tempo</i>; e in una lettera +a me diretta, credo nel <i>Secolo</i>, zeppa al solito di +citazioni, tentò di persuadermi che stavo dalla parte +del torto pensando diversamente da lui. In fondo anche +lui era convinto che, se lo studiare coscienziosamente +un'epoca dovea essere obbligo dell'artista, l'aver +adempiuto quest'obbligo non bastava per l'opera d'arte.<span class="pagenum"><a name="Page_16" id="Page_16">[16]</a></span></p> + +<div class="blockquote"><p>« L'artista anzi tutto studii di immedesimarsi con +quell'età; e alla verità delle passioni ritrovi gli accenti +e le corde nella verità completa dell'ambiente. Allora +l'illusione artistica sarà perfetta; allora le figure +che l'artista evocherà saranno vere e vive, rappresenteranno +<i>uomini</i> e non <i>nomi</i>, <i>persone</i> e non <i>personaggi</i><a name="FNanchor_3_3" id="FNanchor_3_3"></a><a href="#Footnote_3_3" class="fnanchor">[3]</a> ».</p></div> + +<p>Certamente egli si lusingava d'aver raggiunto lo scopo, +se ha risposto a certe critiche invocando per sua +difesa l'esempio dello Shakespeare. Poteva andare più +in là: il <i>barbaro</i> inglese non aveva gli scrupoli di lui +riguardo alla storia. Se gli faceva comodo, metteva +un'università a Vittenberga ai tempi di Amleto, spingeva +il mare fino in Boemia (<i>Novella d'Inverno</i>, atto +III, scena III), faceva molto a fidanza con la vivacissima +immaginazione degli spettatori, si serviva di tutte +le libertà che l'organismo, ancora in formazione, dell'opera +drammatica gli concedeva; ma nello stesso tempo +creava uomini di carne e ossa; e se ogni parola dei +suoi personaggi non poteva essere giustificata con l'autorità +d'uno storico, d'un cronista, di un autor comico +o tragico, non importava; essi parlavano secondo la +loro vita interiore, avevano sempre un motto profondo +che rivelava gli abissi del loro cuore, che metteva +a nudo le loro anime non con un ragionamento, non +mostrando, per dir così, il filundente su cui aveva ricamato<span class="pagenum"><a name="Page_17" id="Page_17">[17]</a></span> +l'autore, ma dandoci il resultato della nascosta +operazione dello spirito, come nella vita reale.</p> + +<p>Lo Shakespeare sapeva il suo mestiere. L'autore +drammatico non è uno storico, non è obbligato alla +scrupolosa esattezza dei fatti che mette in azione: è +solamente obbligato, o almeno, innanzi tutto, è obbligato +a creare personaggi viventi, a interpretare perciò +la storia quando le chiede in prestito un soggetto: +il resto è cosa secondaria. E in questa interpretazione +lo Shakespeare è sovrano; dà l'illusione della realtà, +se non la realtà. La Venezia dell'<i>Otello</i>, la Roma del +<i>Giulio Cesare</i>, la Danimarca dell'<i>Amleto</i> sono resurrezioni, +evocazioni che ci fanno stupire. L'erudizione non +ci darà mai qualcosa di simile, con tutta la sua precisione, +con tutta la sua scrupolosità. E quando essa +verrà a dirci che documenti ora dissepolti dimostrano +Desdemona una donnaccia e il povero Otello il più tradito +dei mariti, noi sorrideremo ma non muteremo opinione. +Questa Desdemona degli archivi non c'interessa; +per noi la vera Desdemona sarà sempre quella dello +Shakespeare, cioè una purissima e dolce creatura innamorata — a +dispetto di tutti i documenti, a scorno di +tutti gli eruditi.</p> + +<p>Il Cavallotti che non si vuol persuadere della necessità +di circoscriversi alla rappresentazione del proprio +tempo, sente però involontariamente di essere del suo +tempo: la grande cura di conformarsi alla storia, di<span class="pagenum"><a name="Page_18" id="Page_18">[18]</a></span> +giustificare con un'infinità di note ogni parola e ogni +azione dei suoi personaggi non significa altro. Il Manzoni +aveva detto che il dramma storico vive calcolando +molto su la ignoranza degli spettatori: e il Cavallotti, +in omaggio al positivismo odierno, non vuole che +si pensi ch'egli abbia, per conto suo fatto quel calcolo. +Occorreva un ben piccolo sforzo per fare un passo più +innanzi, e riconoscere che il circoscriversi nella rappresentazione +del proprio tempo sarebbe stato omaggio +migliore al positivismo contemporaneo; e che il <i>verismo</i>, +il <i>materialismo</i> non erano capricci di teste bislacche, +scuse di artisti pigri, incapaci di idealizzare, ma conseguenze +della riflessione matura, da cui è stato riconosciuto +che un'opera d'arte è il prodotto di un tempo, +di una razza, di una civiltà, e che la storia, il passato +ricostruito dalla fantasia postuma è una fantasmagoria +passata a traverso quegli elementi e da essi modificata, +trasformata e deformata. Si sarebbe risparmiato +parecchie volgarità; per esempio: che il <i>verismo</i>, il +<i>naturalismo</i> pretendano che l'arte debba essere soltanto +« la fotografia di quello che esiste in natura e <i>come</i> +vi esiste; e che i suoi uomini non debbano portare che +il <i>frach</i>, e le sue donne non debbano vestire che colle +mode dell'ultimo figurino<a name="FNanchor_4_4" id="FNanchor_4_4"></a><a href="#Footnote_4_4" class="fnanchor">[4]</a> ». Si sarebbe risparmiato<span class="pagenum"><a name="Page_19" id="Page_19">[19]</a></span> +di ripetere le sciocchezze che « fantasia, poesia, idealizzazione +del vero » siano oggi stimate « roba scolastica +da far dormire, » e che l'arte odierna consiste +tutta in « un po' di spirito di osservazione, per riprodurre, +<i>tal quale</i>, quel che succede ogni dì, in un po' di +raziocinio per coordinarlo, in un problema sociale ed +economico da risolvere, o in un adulterio pudico da +legittimare!<a name="FNanchor_5_5" id="FNanchor_5_5"></a><a href="#Footnote_5_5" class="fnanchor">[5]</a> ».</p> + +<p>Che ridurre il presente in opera d'arte non sia tanto +facile quanto egli credeva, lo dimostra l'opera drammatica +sua stessa, quando, lasciati in pace i greci del +tempo di Alcibiade, i Messeni della 28.ª olimpiade e +quelli della 100.ª mette su la scena passioni e personaggi +contemporanei. Lo sforzo dell'erudizione dà qualche +parvenza di vita a quei greci, e Alcibiade, Timandra, +il parassita Cimoto, Aristomene, Laodamia, Mènecle +e Aglae la vincono su la contessa Bice delle <i>Lettere +d'amore</i>, su la Lea del dramma che ne porta il titolo, +su l'Emma della <i>Figlia di Jefte</i>, sul <i>Povero Piero</i>, +sui cugini del <i>Cantico dei Cantici</i>, per nominare soltanto +quei personaggi che mi vengono in questo momento +alla memoria. I greci guadagnano nel confronto perchè +non possiamo fare riscontri con la realtà; dobbiamo +contentarci del press'a poco che l'erudizione ci permette. +E se la creazione ci sembra insufficiente, siamo<span class="pagenum"><a name="Page_20" id="Page_20">[20]</a></span> +proclivi a scusare il poeta, a tenergli conto dello sforzo +che ha dovuto fare per imbastire quelle figure, per +dar loro un che di organico, servendosi di frammenti, +di accenni, di materiali diversi faticosamente raccolti +qua e là. Coi personaggi moderni il compito è facile; +la loro manchevolezza, la loro falsità, la loro convenzionalità +saltano agli occhi. Possiamo riscontrarli con +noi stessi, coi nostri vicini, coi nostri amici, con le persone +che incontriamo per via, e misurarne subito il +vuoto, l'inefficacia.</p> + +<p>Il Cavallotti dovea certamente sentire questa deficienza +di forza creativa, se non ebbe mai il coraggio +di affrontare su la scena la rappresentazione di un +qualche alto fatto della vita moderna: se lui, così mescolato +nelle agitazioni sociali, così penetrante indagatore +della putredine parlamentare, così inesorabile censore +di giornalisti affaristi, di ministri da lui creduti +dilapidatori del pubblico danaro, osservatore e parte +(<i>quorum pars magna fuit</i>) di commedie, di drammi e di +tragedie contemporanei, si sia soltanto rifugiato presso i +greci: e abbia preferito di dipingere i grandi quadri della +splendida decadenza della repubblica ateniese, l'eroica +guerra dei messeni su per le rocce del Dentelio o Deltanio +che debba dirsi, e fra le gole di Ecalia, quando +ha voluto uscire dai piccoli fatti, dalle piccole passioni; +quando ha amato piuttosto farci sorridere e intenerirci +coi casi familiari del vecchio Mènecle e della sua giovane<span class="pagenum"><a name="Page_21" id="Page_21">[21]</a></span> +sposa Aglae, che tentare il problema del divorzio +nella società in cui egli viveva, o altri problemi morali +e sociali non meno elevati e non meno attraenti +di questo.</p> + +<p>E sarebbe studio interessante il ricercare per quali +ragioni un uomo come il Cavallotti, che non è vissuto +rinchiuso nelle quattro pareti della sua biblioteca, svolgendo +nella solitudine le polverose pagine dei classici +greci, che anzi ha passato tutta la sua giovinezza in +continue agitazioni di amori, di odii, di polemiche, di +duelli, e che ha pagato miseramente con la vita questa +irrequietezza e questa smaniosa rincorsa di ideali, +diversamente giudicabili ma degne di essere rispettate +dopo ch'egli le ha suggellate col sangue a Villa Cèllere. +E nelle circostanze della sua vita si troverebbero +certamente molte scuse, molte dilucidazioni intorno ai +pregi e ai difetti dell'opera di lui; si vedrebbe quanto +gli abbia nociuto la fretta per quella ch'egli chiamava +scherzando, in una delle sue ultime lettere, <i>la fabbrica +dell'appetito</i>; e si ammirerebbero maggiormente la sua +cultura e il suo ingegno. Giacchè, è innegabile, ingegno +egli ne aveva parecchio, e si può scorgere dalle +circostanze in cui fu scritto, per esempio, l'<i>Alcibiade</i>, +l'opera sua più vasta e più poderosa.</p> + +<p>Negli ultimi di giugno del '73 pubblicando il volume +delle sue <i>Poesie</i> e temendo rappresaglie da parte del +Procuratore del Re e della polizia, egli va ad annidarsi<span class="pagenum"><a name="Page_22" id="Page_22">[22]</a></span> +nel granaio di una casa di campagna presso Meina, in +riva al Verbano: e istituito un eccellente servizio di +informatori, pel caso che la polizia fosse venuta a ricercarlo +lassù, lavora per quasi due mesi, dalle sei di +mattina alle dodici, spendendo le ore del pomeriggio +nel consultare i classici e nel prendere note; quelle +note che poi metterà a piè di pagina, per dimostrare +che i suoi personaggi non hanno detto un'esclamazione, +non hanno formolato un pensiero che Aristofane, +Menandro e i minori comici, Platone, Plutarco, Luciano, +Aristenete non abbiano espresso quasi con le stesse +parole. E in quel granaio che serviva per l'allevamento +dei bachi, il suo spirito non è tutto di Alcibiade +e degli ateniesi e spartani che formicolavano attorno +a lui insieme con gli sciti di Patti su l'Ellesponto; il +padre e un amico lo tengono informato delle cose di +Milano, degli avvenimenti politici, e dell'improvvisa +morte del Billia che gli era amicissimo e compagno +di lotte nei fortunosi tempi di Lissa e Mentana, +del processo Lobbia e nella redazione del <i>Gazzettino +rosa</i>, ricordato dai milanesi, credo, ancora con terrore.<span class="pagenum"><a name="Page_23" id="Page_23">[23]</a></span></p> + +<h3>III.</h3> + +<p><i>L'Alcibiade</i>, dopo la <i>Sposa di Mènecle</i>, è il lavoro del +Cavallotti in cui si mostrano meglio certe sue qualità +di immaginazione e, stavo per dire, di creazione, se +la parola non potesse sembrare eccessiva trattandosi +di organismi rimasti a mezzo, più accennati, che sviluppati. +La vastità del quadro impòstosi lo costringe +a far questo. I personaggi passano davanti ai nostri +occhi come le bizzarre figure di un caleidoscopio; non +abbiamo tempo di fissarle; appariscono e si dissolvono; +meno il protagonista che è, naturalmente, sempre in +vista e dà unità all'azione.</p> + +<p>Unità però che è aggregamento, non organismo. Sarebbe +stato meglio, per esempio, che il drammaturgo +non si fosse scusato di aver confuso in uno due momenti +della vita del suo eroe, peccato neppur veniale, +e avesse sviluppato più un carattere genialmente +concepito e abilmente tratteggiato, quello del parassita +Cimoto che, da misero ricercatore di pranzi a ufo, +da punto coscienzioso agente elettorale, come diremmo +oggi, si eleva a poco a poco ad altezza di eroe nella +scena finale.<span class="pagenum"><a name="Page_24" id="Page_24">[24]</a></span></p> + +<p>I soldati di Lisandro, circondata la povera casa colonica +in Frigia dove Alcibiade e i suoi si sono ricoverati, +vi hanno appiccato il fuoco. Alcibiade tenta +un'ultima resistenza, ma torna indietro ferito, barcollante, +quasi soffocato dal fumo. Timandra, la fedele +cortigiana che è stata il buon genio di lui, lo accoglie +morente tra le braccia.</p> + +<div class="blockquote"><p><span class="smcap">Alcibiade.</span> Timandra, un bacio!... Cimoto, a te la raccomando; +non distaccarti da lei.</p> + +<p><span class="smcap">Cimoto</span> (<i>piangendo e singhiozzando</i>). Oh, mio padrone! +mio padrone!</p> + +<p><span class="smcap">Alcibiade.</span> Quando tornerai in Grecia, di' ad Atene +che spirai col suo nome su le labbra.... e racconta a +Socrate come son morto!... Addio!... Ricordati di Alcibiade! +(<i>ricade e muore</i>).</p></div> + +<p>E allora la cortigiana si purifica; vuol morire con +l'amato, come olocausto alla Dea sotterranea da lei invocata. +Le fiamme crepitano da ogni parte.</p> + +<div class="blockquote"><p><span class="smcap">Timandra.</span> Cimoto, vanne! Le fiamme incalzano! Ancora +un istante e non sarai più in tempo.</p> + +<p><span class="smcap">Cimoto</span> (<i>cupo</i>). E tu?</p> + +<p><span class="smcap">Timandra.</span> Io... io compio il sacrificio... ed infioro la +vittima... vanne! Le fiamme son qui.</p> + +<p><span class="smcap">Cimoto.</span> Timandra, hai ben sentito che egli mi ha +detto di non lasciarti? Dal dì che Alcibiade mi chiamava +a sè, egli non offerse mai vittima ai Numi, senza<span class="pagenum"><a name="Page_25" id="Page_25">[25]</a></span> +che io ne avessi la mia parte. Qui si fa un sacrificio +in suo onore. <i>Sono il suo parassita.</i> Ci resto!</p></div> + +<p>E si avvolge nel suo mantello, attendendo, ritto e +fermo, che le fiamme lo avvolgano insieme con Alcibiade +e Timandra.</p> + +<p>C'è un: <i>Vanne!</i> c'è un <i>quel dì</i>, e il <i>ci resto</i> che può +indurre in equivoco, se Cimoto vuol restare <i>suo parassita</i> +o restare per prender parte al sagrificio: piccoli +nèi di forma che abbondano in tutti i lavori del Cavallotti +e che più stonano qui dove la perfezione dello +stile dovrebbe essere degna del soggetto greco. Ma +questi nè altri nèi impediscono di ammirare la concezione, +come l'ammirazione non impedisce di rimpiangere +che il carattere di Cimoto non abbia potuto disegnarsi +completamente per giustificare il mutamento avvenuto +in lui.</p> + +<p>Il poeta ha una scusa e l'ha detta: La vastità delle +proporzioni della tela. Ma è scusa insufficiente. Chi gli +ha imposto quella vastità? Chi gli ha imposto di dare +a tutto il suo lavoro una forma vieta, sorpassata, +quantunque sia stata la forma adottata dallo Shakespeare +pei suoi drammi che racchiudono parecchi secoli +della storia d'Inghilterra? Allora certe convenzioni +erano perdonabili. Lo Shakespeare se ne serviva +perchè non repugnavano a lui nè ai suoi contemporanei, +e se ne serviva (bisogna aggiungerlo) da pari suo.<span class="pagenum"><a name="Page_26" id="Page_26">[26]</a></span> +Voglio pure ammettere, come larga concessione, che +il Cavallotti le adoperasse in quella riduzione dell'<i>Alcibiade</i> +destinata alla rappresentazione; ma avrebbe dovuto +farle sparire dal lavoro destinato alla lettura. Bisognerebbe +esaminare minutamente il quarto quadro, +quello della spedizione in Sicilia, per convincersi quanto +il Cavallotti abbia abusato di certi mezzucci convenzionali, +quasi che dallo Shakespeare in qua l'organismo +drammatico non si sia sviluppato, nè perfezionato +in niente: quasi sia lecito a un artista del secolo +XIX ignorare questi svolgimenti e perfezionamenti o, +per lo meno, disdegnarli.</p> + +<p>Per questa ragione <i>La sposa di Mènecle</i> rimarrà il +miglior lavoro di tutto il teatro cavallottiano, accettato +il genere a cui appartiene.</p> + +<p>Il prologo è una bellissima trovata. Il poeta comico +Eudemonippo, un Felice Cavallotti greco (<i>eudaimôn</i>, felice, +<i>ippos</i>, cavallo) ha osato porre in iscena Mènecle, tesmotèta +due volte, ambasciatore ai Corinti per parte +degli Ateniesi, governatore in Lesbo, e attribuirgli +un'azione che, secondo l'accusatore Beoto, <i>capovolgeva +ogni concetto della famiglia e della virtù</i>. Il poeta è citato +a difendersi nell'aula del <i>Batrachio</i>, davanti al Tesmoteta +e ai giudici estratti a sorte. Assistiamo a una +seduta con arringhe dell'accusatore e dell'accusato, con +tutte le minute particolarità dei processi giudiziari ateniesi. +Durante l'ultima parte dell'arringa di Eudemonippo,<span class="pagenum"><a name="Page_27" id="Page_27">[27]</a></span> +il Tesmoteta e i giudici dànno visibili segni di +stanchezza sonnolenta. Quando l'oratore ha finito e si +leva la corona, il Tesmoteta rialza, scotendosi vivamente, +il capo.</p> + +<div class="blockquote"><p><span class="smcap">Tesmoteta.</span> Finito?... Ah! Passeremo dunque, prima +dei voti, alla recita della commedia in atti... Or quindi, +o giudici, l'arringa che udiste...</p> + +<p><span class="smcap">Il Cancelliere</span> (<i>additando i giudici</i>). Li ha persuasi. Dormono.</p> + +<p><span class="smcap">Tesmoteta.</span> Davvero? (<i>vivamente all'accusato</i>) Recita +che il momento è buono.</p></div> + +<p>E cade la tela.</p> + +<p>Nella <i>Sposa di Mènecle</i> i caratteri sono disegnati e +coloriti con garbo. Quel po' di convenzionalismo che +qua e là si scorge non giunge a dispiacere; sembra +un riflesso, un'eco della commedia menandrea arrivati +a noi a traverso di Plauto e Terenzio, e passati un pochino +pel Marivaux. Qualche volta il Cavallotti dimentica +un po' i suoi greci, come nella scena X.ª dell'atto +terzo, dove Aglae, pur fingendo, pur esagerando, se +si fosse meglio ricordata della sua origine ateniese dell'anno +secondo della 100.ª olimpiade, non avrebbe dovuto +dire:</p> + +<p>« Alla mia età, c'è qui dentro un cuore che batte, +c'è un'anima che ferve, che soffre, che s'irrita, che +ha bisogno del suo lembo di mondo e di cielo!... E<span class="pagenum"><a name="Page_28" id="Page_28">[28]</a></span> +quando la povera anima piange trovandosi al buio, quando +piange perchè trovasi al chiaro... la <i>si compiange</i>! +Bel conforto! tenetevelo. »</p> + +<p>E infatti qui non c'è nota, non c'è richiamo di testo +antico di sorta alcuna.</p> + +<p>Note e richiami invece troviamo dove forse non erano +necessari. Non occorrevano un testo di Alessandro +e un altro di Euripide per giustificare questo dialogo:</p> + +<div class="blockquote"><p><span class="smcap">Mènecle.</span> E un amico come te...</p> + +<p><span class="smcap">Crobilo.</span> Per tutti e dodici gli dei! Voglio credere!...</p> + +<p><span class="smcap">Mènecle.</span> Val più d'un tesoro.</p></div> + +<p>Eppure il Cavallotti ha cura di annotare:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Meglio un amico sulla terra e innanzi ai nostri +occhi che un tesoro sotterra e lungi da noi (Alessandro, +<i>Citarista</i> fram. 3). Nulla è più prezioso di un amico +sicuro: nè ricchezze, nè regno. (Euripide, <i>Oreste</i>, v. +1155). »</p></div> + +<p>Il convenzionalismo drammatico apparisce, come ho +accennato, più evidente nei lavori di soggetto moderno. +Per la <i>Lea</i>, in un altro prologo a bastanza originale, +che mette in scena parecchie macchiette di avventori +del caffè del Teatro Manzoni di Milano — una +specialmente caratteristica, quella di Fulvio, ameno e +onesto <i>boème</i> a cui tanti vogliono bene, autore di libretti +melodrammatici, sempre in cerca di cinque franchi<span class="pagenum"><a name="Page_29" id="Page_29">[29]</a></span> +o di un <i>francobollo</i> che gli fa più comodo invece +d'un sigaro che gli viene offerto — il Cavallotti che ha +profuso prologhi in azione o in versi, per la <i>Lea</i> dunque +fa dire e dice:</p> + +<p class="center"><span class="smcap">Fulvio.</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">... Eh, mi sembra, scusa se mal mi appiglio,<br /></span> +<span class="i0">Che il tema abbia la barba lunghetta un mezzo miglio.<br /></span> +<span class="i0">La va, capisco, al modo di svolgerlo... e poi, se<br /></span> +<span class="i0">Il tema è vero...<br /></span> +</div></div> + +<p class="center"><span class="smcap">Autore.</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i7">È storico...<br /></span> +</div></div> + +<p class="center"><span class="smcap">Fulvio</span> (<i>incredulo</i>).</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i12">Storico?<br /></span> +</div></div> + +<p class="center"><span class="smcap">Autore.</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i16">Eh, altro che!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Ti basti che nei fogli fu raccontato un fatto<br /></span> +<span class="i0">Preciso tale e quale lo narro al secondo atto.<br /></span> +</div></div> + +<p class="center"><span class="smcap">Fulvio.</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ne dicon tante i fogli! E poi non è ammissibile<br /></span> +<span class="i0">che un fatto, perchè vero, debba anch'esser possibile.<br /></span> +</div></div> + +<p>Fulvio avrebbe, forse, voluto dire: possibile in arte, +cioè reso tale.</p> + +<p>E tale non è reso in <i>Lea</i>. Per ciò la catastrofe risulta +violenta o meglio melodrammatica.<span class="pagenum"><a name="Page_30" id="Page_30">[30]</a></span></p> + +<p>Riccardo Verneda ha rapito Lea ed è andato a passare +la luna di miele in un villaggio remoto, per sfuggire +alle ricerche dei parenti di lei che avversano quell'unione. +La madre di Lea infatti le tende un tranello: +si finge moribonda e richiama la figlia al letto di +morte. Riccardo non può impedire ch'ella parta. Lea +dai suoi genitori vien rinchiusa in un convento.</p> + +<p>Riccardo, per otto mesi, ne ricerca invano le tracce, +e all'ultimo riceve l'atto di morte di lei. Un anno dopo +egli sposava Ida, e ne aveva un figlio. Passati sette +anni, proprio il giorno in cui nella villa di Riccardo fanno +i preparativi per festeggiare il suo onomastico, ecco +Lea ancora viva, ancora innamorata, miracolosamente +fuggita dalla sua prigione monastica! Ci vuol poco ad +accorgersi che arriva terza molto incomoda nella famiglia +del suo rapitore. Da principio ella vuol farsi +forte del suo diritto, riprendere il posto di sposa; la +legge sta dalla parte di lei. Ma un grido del figlio di +Riccardo: — <i>Mamma! Mamma! Non piangere!</i> — e un rimprovero +rivolto a lei, Lea: — <i>Signora cattiva, se facessero +piangere la mamma tua...</i> — le mutano a un tratto il cuore. +Anche lei ha fatto piangere la sua mamma fuggendo +dalla casa paterna con un uomo, e l'ha fatta +morire di dolore! Quel che ora, ritrova, dopo sette anni, +è il suo gastigo. Riccardo le si getta ai piedi:</p> + +<div class="blockquote"><p><span class="smcap">Riccardo.</span> Lea!... perdonami!</p> + +<p><span class="smcap">Lea</span> (<i>chinandosi su lui e prendendogli la testa nelle mani,<span class="pagenum"><a name="Page_31" id="Page_31">[31]</a></span> +gli susurra all'orecchio con accento rapido a fior di +labbra</i>).</p> + +<p>Mi ami ancora?... Mi ami?</p> + +<p><span class="smcap">Riccardo.</span> Sì.</p> + +<p><span class="smcap">Lea</span> (<i>c. s.</i>). Verresti meco?</p> + +<p><span class="smcap">Riccardo.</span> Sì.</p> + +<p><span class="smcap">Lea.</span> Ah! era ciò che volevo!... Ora sì che l'andarsene +è bello! No, no... Vivi a tuo figlio! Il passato sta +nella tomba... Ebbe torto ad uscirne... e ci ritorna!</p></div> + +<p>E si precipita dal balcone prima che Riccardo potesse +trattenerla.</p> + +<p>In tutte le sue produzioni di soggetto moderno non +c'è un carattere, una figura che possa star a paro col +<i>Cimoto</i> dell'<i>Alcibiade</i>; non c'è una scena che si elevi +dalla mediocrità, che possa attestare una concezione, +uno svolgimento fatti con elevate intenzioni di arte e +con novità di tecnica. Alessandro Dumas il giovane, +l'Augier, insomma, l'arte moderna è rimasta come +non avvenuta per lui. Nè la stessa <i>Sposa di Mènecle</i> è +tal lavoro che possa lasciare una lieve orma nella storia +dell'arte drammatica, anche restringendoci alla sola +arte drammatica italiana. Un lavoro che, pur attaccandosi +al passato, non porge addentellato per l'avvenire, +è cosa nata morta.</p> + +<p>Componiamolo nel sepolcro, e la terra gli sia lieve.<span class="pagenum"><a name="Page_32" id="Page_32">[32]</a></span></p> + +<h3>IV.</h3> + +<p>E ripensando all'eccessiva scrupolosità delle note ai +suoi tre lavori di soggetto greco (<i>Nicarete</i> non ho potuto +vederlo, credo non sia stato ancora pubblicato) voglio +qui rammentare un tratto caratteristico dell'uomo, +l'unica volta che l'ho conosciuto da vicino, due anni fa.</p> + +<p>Facevo parte, col Panzacchi e lui, della commissione +esaminatrice degli scritti per la gara finale dei Licei +del regno, nella quale il Ministero della Istruzione pubblica +concede una medaglia di oro. Ci riunivamo in una +sala della Minerva due volte il giorno. Gli scritti da +esaminare erano una sessantina. Il Panzacchi aveva +fretta di tornare in Bologna, e appena gli capitava in +mano uno scritto che dalle prime tre o quattro pagine +si palesava molto mediocre, tale da non presentare +nessuna probabilità di esser preso in considerazione, +subito proponeva:</p> + +<p> — Smettiamo di andare avanti; non perdiamo il nostro +tempo.</p> + +<p>Io ero di accordo con lui; ma il Cavallotti si affrettava +a dire, quasi balbettando:</p> + +<p> — No, no! Chi sa?... Vediamo. E poi, è dovere nostro.<span class="pagenum"><a name="Page_33" id="Page_33">[33]</a></span></p> + +<p>Si leggevano altre due, tre, quattro pagine; il lavoro +peggiorava.</p> + +<p>Il Panzacchi, impaziente, alzando le spalle, brontolava:</p> + +<p> — Ma insomma, che dobbiamo più vedere? Non va. +Smettiamo, passiamo a un altro.</p> + +<p>Io ero di accordo con lui. Ma il Cavallotti insisteva:</p> + +<p> — Ancora un po'. Chi sa?... Non precipitiamo il nostro +giudizio...</p> + +<p>E quando si era finito di leggere, il Panzacchi protestava:</p> + +<p> — Hai visto? Ti sei persuaso che noi due avevamo +ragione? E così abbiamo perduto due preziose ore di +tempo!</p> + +<p> — Non importa. Ora sono tranquillo.</p> + +<p>E per giustificare le sue esitanze, soggiungeva:</p> + +<p> — C'è del buono, qua e là: ha un concetto patriottico... +È vero?</p> + +<p>E si rivolgeva a me che, sorridendo tranquillo e rassegnato, +rispondevo:</p> + +<p> — Il patriottismo non è una ragione per malmenare +la lingua e lo stile.</p> + +<p>E si passava a un altro scritto; e si tornava rifare +la stessa scena, quasi con le stesse parole, e con identico +risultato. E non ci fu caso che l'esperienza di +otto o nove scritti inducesse il Cavallotti a cedere, a +non andare fino in fondo.</p> + +<p>Faceva di più: nelle ore pomeridiane tornava alla<span class="pagenum"><a name="Page_34" id="Page_34">[34]</a></span> +Minerva un'ora prima dell'ora fissata. Aveva paura +che non si fosse lasciato illudere da una lettura frettolosa, +da una discussione in cui non avesse saputo +tener testa contro il Panzacchi e me, e tornava a rileggere +da solo quegli scritti. Il giudizio non mutava, +ma egli si sentiva più tranquillo. E al nostro arrivo, +ci rileggeva qualche brano non mal riuscito, specialmente +quelli dove lo studente aveva infilato una serie +di belle frasi patriottiche.</p> + +<p> — Peccato! Se fosse andato avanti così!</p> + +<p> — Tu hai tempo da perdere! — tuonava baritonalmente +il Panzacchi, e rideva.</p> + +<p>Rideva anche lui, il Cavallotti, e poco dopo eravamo +daccapo:</p> + +<p> — Vediamo!... Chi sa?... Forse, avanti...</p> + +<p>Pareva un'esagerazione, una posa, e non era. Proprio +come sembrano un'esagerazione, una posa da erudito +quelle note, quei riscontri, quelle citazioni a piè +di pagina, che raddoppiano e anche triplicano il volume +dell'<i>Alcibiade</i> e quello dei <i>Messeni</i> e della <i>Sposa +di Mènecle</i> nell'edizione del Reggiani.</p> + +<p>Io credo che il Cavallotti sia stato, tra gli autori +drammatici italiani, colui che abbia ricavato un maggior +compenso dai suoi lavori. Mi è stato detto che +non si contentava dei decimi; richiedeva anticipazioni +a fondo perduto, sicuro che le sue commedie e i +sui drammi potevano contare su la benevolenza del<span class="pagenum"><a name="Page_35" id="Page_35">[35]</a></span> +pubblico. Non sarà malignità aggiungere che l'influenza +dell'uomo politico giovava all'autore drammatico, +ma stimo che si possa aggiungere ch'egli non la sfruttasse +per progetto. La politica s'infiltrava, non ostante +la puritaneria di lui, nei larghi successi dei suoi lavori. +La misera fine dell'autore ha prodotto in questi mesi +una rifioritura di rappresentazioni e di successi clamorosi. +Le ragioni dell'arte però non hanno niente che vedere +con essi. <i>Le Rose bianche</i>, <i>Lea</i>, <i>Le lettere di amore</i>, +<i>Agatodemon</i>, il <i>Povero Piero</i>, non vivranno. Dei <i>Pezzenti</i> +e dell'<i>Agnese</i>, drammoni in versi, non è da parlare.</p> + +<p>La sera d'ogni prima rappresentazione il Cavallotti +aveva la febbre; sembrava quasi stèsse per ammattire. +A ogni impuntatura di attore, trasaliva, si agitava convulso, +si arrampicava a una quinta, mandava fuori +qualche moccolo, si versava intere catinelle di acqua +fredda su la testa.</p> + +<p>Alle prove, non era meno agitato. Un suo amico narra +piacevolmente:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Bisogna sentirlo ora come legge le sue commedie, +e come rifà la parte dell'<i>amoroso</i> o del <i>primo attore</i>, +servendosi alternamente dei suoi due registri vocali. +Vedetelo là adesso, piantato a gambe larghe nel centro +della scena — come direttore sceno-tecnico preferisce +il <i>centro</i> alla <i>sinistra</i>, che gli spetterebbe — togliendo +al suggeritore la vista degli attori, che pendono dalle<span class="pagenum"><a name="Page_36" id="Page_36">[36]</a></span> +sue labbra; vedetelo rosso in viso, con lo sguardo +intento e l'orecchio teso ad ascoltare, tormentando +quell'infelice baffo destro, che deve alla sua posizione +topografica sotto il naso il continuo esercizio depilatorio, +al quale, non so come, resiste, con meraviglia del suo +omonimo fortunato di sinistra.</p> + +<p>« Ora sentitelo: interrompe la prova con un formidabile — <i>No!</i> — e +si sforza di recitare a memoria, e +con la dovuta intonazione, il periodo che qualche attore +non ha inteso bene o gli ha storpiato; ma nella +foga, spesse volte, replica ripetutamente una mezza +frase che non riuscì a tirargli in mente l'altra metà. +Allora si arrabbia con sè stesso, suda, si sbottona il +vestito, getta via il cappello e strappa il copione dalle +mani del suggeritore. Quando poi, con la scorta del +manoscritto, ha rimesso in tono e raddrizzato i periodi, +respira, si asciuga il sudore, si riabbottona, cerca il +cappello, lo rimette nella consueta posizione e torna +al posto ».</p></div> + +<p>Lo stesso amico, a proposito della prima rappresentazione +dei <i>Pezzenti</i> a Milano, racconta il seguente aneddoto:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Il <i>Conte di Rysdal</i> dorme in una delle due celle +occupanti la scena. Svegliatosi, deve recitare una preghiera. +Alzatosi il sipario, arrivato il momento, l'attore +incaricato della parte non si move, non dà segno +di vita. Il Cavallotti, che poco prima non aveva saputo<span class="pagenum"><a name="Page_37" id="Page_37">[37]</a></span> +spiegarsi un rumoroso e cadenzato respiro, al mormorio +del pubblico capì subito di che si trattava. Slanciarsi +contro lo scenario di fondo, darvi un solennissimo +pugno accompagnato da un rabbioso e meneghino: +<i>Porco sciampin!</i> e rompere il sonno al malcapitato attore +fu tutt'uno! Il pubblico non si accorse di niente +e la rappresentazione proseguì senz'altri incidenti. »</p></div> + +<h3>V.</h3> + +<p>Probabilmente, nella lirica Felice Cavallotti non lascerà +orma più profonda che nell'arte drammatica. +Il <i>Libro dei versi</i> è quasi il suo testamento poetico e +una piccola biografia insieme, divisa in sei parti con +titoli diversi: <i>La mia Arte</i>, <i>Il mio Paese</i>, <i>La mia casa</i>, +<i>Sogni e sorrisi</i>, <i>Malattie</i>, <i>Ricordi scenici</i>. Dal volume delle +<i>Poesie</i>, dalle <i>Anticaglie</i>, dai drammi e dalle commedie, +dove il Cavallotti non ha mancato mai d'introdurre +qualche personaggio che scrive o recita versi, +da riviste e giornali, fin da galanti ventagli, egli ha +scelto, secondo il consiglio del suo editore Aliprandi — com'egli +narra nella prefazione — quei componimenti +<i>che il cuore ripete più volentieri, quelli ai quali egli vuol +più bene, non perchè migliori degli altri, ma anche perchè, +a differenza degli altri, vi è appiccicato della sua vita</i>,<span class="pagenum"><a name="Page_38" id="Page_38">[38]</a></span> +un qualche cosa <i>il cui ricordo lo fa triste ed allegro, una +qualche memoria che il tempo non ha cancellato</i>.</p> + +<p>E di questa prefazione è notevole la chiusa:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Questo libro vorrebbe essere, per ciò che rispecchia, +un libro <i>sui generis</i>: il libro cioè che il poeta, +passato per molte lotte, arrivato a un dato punto della +via, quando il crepuscolo si avanza, vorrebbe trovare +vicino a sè nell'ora dell'andarsene, e lasciare di sè +e dell'opera propria — quando il resto andasse perduto — come +il più sereno dei ricordi, al figliuolo, come lui +nato ad amare, come lui nato a lottare. E cioè vorrebbe +essere come la sintesi di tutta una produzione lirica, +in rispetto unicamente al soffio che l'animò, ai sentimenti +che la destarono; un libro vissuto, il compendio +in versi della memoria di un poeta. Ivi non saranno +tutte le battaglie combattute: ma echi delle note +che squillarono in tutte; ivi non saranno tutti i sogni +sognati, ma parole e lavoro dei sogni che il poeta più +amò. Sicchè coloro che non sciuparono il tempo nel tener +dietro alla varia sua opera o nel leggere i volumi suoi +possan dire, senza errore, di conoscerlo da questo: e +quando ci sia passato fra i più, e data la molta sua +suppellettile all'oblio, gli sorrida la lusinga di vivere +in taluna almeno di queste pagine, e che a qualcuna +di esse si arresti il sorriso di labbra gentili o il pensiero +di qualche anima buona. »</p></div> + +<p>Malinconiche parole che rendono pensosi e inducono +a credere che un confuso presentimento della sua prossima<span class="pagenum"><a name="Page_39" id="Page_39">[39]</a></span> +fine attristasse l'animo del poeta, se si ricordano +le altre parole riferite dai giornali e da lui rivolte a +un suo collega di deputazione poche ore prima dello +infausto duello: <i>Prepàrati a fare anche la mia commemorazione!</i></p> + +<p>Certamente in questo volume sono raccolti i versi +del Cavallotti che più volentieri si rileggono. Con bonomia +tutt'ambrosiana, nell'autunno dell'anno scorso, +<i>in faccia agli ultimi raggi del sole che indoravano la collina +di Dagnente, fra due bicchieri di ottimo Miradolo</i>, il +suo editore — com'egli riferisce — gli diceva:</p> + +<p> — Quei <i>versi lì</i>, così a naso, mi pare che sian +quelli che si capiscono di più e che girano meglio per +le mani della gente. Lei ha gridato tanto la croce contro +i versi che la gente non capisce!...</p> + +<p>E sembra che abbia voluto dirgli:</p> + +<p> — Negli altri suoi versi c'entra troppa politica, troppa +partigianeria. Nati in circostanze eccezionali, hanno +tutti i difetti delle produzioni che prendono occasione +di un fatto politico particolare, di cui, nel momento +che esso avviene, non si può dare un giudizio equo e +sereno. Quando sopravvengono altri fatti che lo commentano +e lo spiegano, la spiegazione e il comento +affrettati, monchi, ingiusti ne diminuiscono il valore, +specialmente se quei versi non hanno tale eccellenza +di forma da ridurli immortali. Lasciamo che li ricerchino +coloro che vorranno rintracciarvi i sentimenti e<span class="pagenum"><a name="Page_40" id="Page_40">[40]</a></span> +le idee dell'uomo politico. Costoro non si arresteranno +a un'epoca, frugheranno qua e là, potranno cavarsi il +gusto di trovare il poeta di un tempo in contraddizione +con quello di tempi posteriori. E avranno torto di +scandalizzarsi di certe contraddizioni tra i sentimenti e +le idee del giovane e quelli dell'uomo maturo — l'uomo +tutto di un pezzo è quasi innaturale — purchè gli entusiasmi +di una volta non siano meno sinceri degli entusiasmi +di dopo. La politica è deleteria. Lo sa per +prova un altro poeta. Pochi critici riescono a mantenersi +nei limiti della discussione puramente letteraria, +quando un concetto estraneo all'arte vi si è infiltrato +per dividerne gli animi, per eccitarli, per offuscare le +menti. Se occorrerà, se la forma ha avuto tanta potenza +da elevare la poesia di circostanza, anche appassionata, +anche ingiusta, anche maligna, a un'altezza +sublime; se occorrerà, se sarà il caso, quando le passioni, +gli eccitamenti, gli odii, i rancori, le invidie troppo +personali non turberanno più gl'intelletti, la critica +saprà fare e farà il dover suo, guarderà soltanto l'opera +d'arte e la giudicherà unicamente come tale. Diamo +per ciò tempo al tempo. Intanto facciamo un volume +che riveli l'uomo nel poeta, o meglio, il poeta nell'uomo, +se c'è; è più prudente, più pratico. — </p> + +<p>Ecco quel che mi è parso d'intravedere in quelle +parole di bonomia tutt'ambrosiana, e che ho riferito +apposta perchè anche io non voglio ricercare il poeta<span class="pagenum"><a name="Page_41" id="Page_41">[41]</a></span> +lirico nei canti politici, ma circoscrivermi a studiarlo +nel <i>libro dei versi</i>.</p> + +<p>Non già che qui siano soltanto componimenti con contenuto +dove la politica non faccia capolino e non lo +invada intero con tutti i suoi sdegni, con tutte le sue +ire, con tutte le sue contraddizioni; sarebbe quasi un +miracolo, trattandosi di un uomo come il Cavallotti.</p> + +<p>E a Giuseppe Garibaldi egli dirà:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0"><i>Altra Italia sognavi!</i> un'altra meta<br /></span> +<span class="i2">Accarezzavi nell'ingenua testa!<br /></span> +<span class="i2">Povero vecchio! il desiderio acqueta!<br /></span> +<span class="i2">Ecco l'Italia dei tuoi sogni è questa!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Non pei suoi figli, tu ne' giorni rei<br /></span> +<span class="i2">Dolce speravi d'<i>una patria</i> il vanto?<br /></span> +<span class="i2">Vuota formola Italia or più non sei,<br /></span> +<span class="i2">Tutto ora copri del tuo nome santo.<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Guarda le nude, le tetre pareti!<br /></span> +<span class="i2">Chiudono ancor le squallide <i>dimore</i><br /></span> +<span class="i2">I generosi, i matti ed i poeti...<br /></span> +<span class="i2">Ma almen veglia alla porta il tricolore!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Ve' tra gli inermi, come un dì, si sbranca<br /></span> +<span class="i2">Torma di sbirri per le dense strade!<br /></span> +<span class="i2">Lavorano le daghe a dritta e a manca...<br /></span> +<span class="i2">Ma almeno, almeno, son d'Italia <i>spade</i>!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Oh dolce orgoglio! Non più lo straniero<br /></span> +<span class="i2">C'insulta nei cruenti parapiglia!<br /></span> +<span class="i2">Le prepotenze son le stesse, è vero...<br /></span> +<span class="i2">Ma almeno, almeno, son fatte in famiglia!<br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_42" id="Page_42">[42]</a></span></div></div> + +<p>La forma non eleva l'ironia troppo volgare; e questo +difetto fa pensare che gli Dei hanno voluto bene +al poeta, evitandogli il pericolo di esser ministro e di +trovarsi in circostanze che avrebbero permesso, a qualche +altro non meno volgarmente, di ripetere che anche +sotto il <i>governo di lui</i> altri generosi, altri matti ed +altri poeti, o pretesi generosi, o pretesi matti e poeti, +come si vorrà, avevano abitato le <i>squallide dimore</i>; che +altre daghe non meno sbirresche avevano lavorato a +dritta e a manca per le <i>dense strade</i>; giacchè la politica +gioca simili e peggiori tiri ai suoi adepti, e non +c'è abilità che possa evitarli.</p> + +<p>Nella poesia <i>Dijon</i>, in morte del fratello Giuseppe, +egli si lascerà sfuggire:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Oh, la notte che all'Alpi scoscese,<br /></span> +<span class="i2">Solo, in vetta, sostando fra i geli,<br /></span> +<span class="i2">Lungi il guardo <i>oltre i limpidi cieli</i><br /></span> +<span class="i2">Sospingevi la Francia a cercar<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Di che lauri mai fosse cortese<br /></span> +<span class="i2"><i>Questo</i> suol che a difender volavi,<br /></span> +<span class="i2">E qual messe superba ignoravi<br /></span> +<span class="i2">Tanto sangue dovesse inaffiar!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Non pensasti la gallica boria.<br /></span> +<span class="i2">Curva ancor sotto l'asta germana,<br /></span> +<span class="i2">Pei <i>tornati</i> guerrier di Mentana<br /></span> +<span class="i2">Ritrovante l'oltraggio di un dì;<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">E spartirsi l'ausonia vittoria<br /></span> +<span class="i2">Quei che al Prusso voltarono il dorso.<br /></span> +<span class="i2">E i paffuti fuggiaschi del Còrso<br /></span> +<span class="i2">Scagliar fango a chi vinse e morì!<br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_43" id="Page_43">[43]</a></span></div></div> + +<p>E annoterà: <i>Non è inutile per la storia il rammentare +di che gratitudine imperialisti, legittimisti, pseudo-repubblicani +e clericali rimeritassero in Francia il soccorso magnanimo +del vinto di Mentana</i>. Ma sùbito la politica della +sua parte repubblicana gli farà soggiungere: « <i>Per +fortuna</i>... il <span class="scp">VERO POPOLO FRANCESE</span>... <i>ricorda con ammirazione +e gratitudine il nome del vincitore di Dijon</i>, » quasi +imperialisti, pseudo-repubblicani, legittimisti e clericali +non appartenessero al <span class="scp">VERO POPOLO FRANCESE</span> e non ne +formassero la maggioranza!</p> + +<p>Sarà meglio rifuggiarsi spassionatamente nella critica +letteraria e, innanzi tutto, prender nota di una preziosa +confessione del poeta:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">A me polito e terso<br /></span> +<span class="i2">Nel furiar de l'ore<br /></span> +<span class="i2">Non concessero il verso<br /></span> +<span class="i2">Le Pierie canore:<br /></span> +<span class="i2">E di squisiti carmi<br /></span> +<span class="i2">E d'armonia gentil<br /></span> +<span class="i2">L'estro ignorò fra l'armi<br /></span> +<span class="i2">Il delicato stil.<br /></span> +</div></div> + +<p class="indr">(<i>La lucerna di Parini</i>).</p> + +<p>Infatti, proprio nel componimento che inizia il volume, +nella prima strofa, c'imbattiamo in questi versi:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ma già già l'ombre <i>fasciano</i> il piano,<br /></span> +<span class="i2">Espero luccica ne lo zaffiro...<br /></span> +<span class="i2">Il lampionaio comincia il giro<br /></span> +<span class="i2">Per i <i>viottoli</i> de la città!<br /></span> +</div></div> + +<p class="indr">(<i>Tramonto</i>).</p> +<p><span class="pagenum"><a name="Page_44" id="Page_44">[44]</a></span></p> +<p>E nell'ultima strofa:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Or tu, fanciulla, che nel tripudio<br /></span> +<span class="i2">Dei cari aprili mi chiedi un canto,<br /></span> +<span class="i2">Tu, se dell'arte gentile incanto<br /></span> +<span class="i2">Perenne fascino rida a' tuoi dì.<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Nei tardi vesperi, su questa pagina<br /></span> +<span class="i2">Se un melanconico sguardo ritorni,<br /></span> +<span class="i2">Del fior più bello che il crin t'adorni<br /></span> +<span class="i2">Lieve una foglia <i>posala</i> qui.<br /></span> +</div></div> + +<p>E più in là in questi altri, nella lirica <i>Alla Doccia +perenne di Dagnente</i>:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ecco, or <i>fantasima somiglio bianca</i><br /></span> +<span class="i2">Che vada errando per la montagna...<br /></span> +<span class="i2">Di qualche morto l'anima stanca<br /></span> +<span class="i2">Che di <i>alcun</i> torto forse si lagna...<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Senti, Giovanni, quando in lenzuolo<br /></span> +<span class="i2">Simile a questo porranmi un dì,<br /></span> +<span class="i2">In qual sia trovimi lontan suolo<br /></span> +<span class="i2">Di' la <i>mia bara</i> la portin qui.<br /></span> +</div></div> + +<p>Non voglio affermare che uguale trascuratezza s'incontri +in tutte le sue liriche, ma è raro che qualcosa +di trasandato, di dimesso, di comune non dia a quasi +tutte l'aria di facili improvvisazioni. I metri troppo +musicali lo affascinano, lo fanno trascorrere, gl'impediscono +di scegliere fra le tante immagini che gli si +presentano davanti, di indugiare su un aggettivo, di<span class="pagenum"><a name="Page_45" id="Page_45">[45]</a></span> +esitare intorno a una rima. L'eccitazione lo spinge innanzi +senza dargli tempo di voltarsi addietro; le strofe +sgorgano una appresso all'altra, lusingandogli l'orecchio, +ed egli cede volentieri alla loro malìa.</p> + +<p>Certe volte la trovata è geniale, ma la verbosità per +poco non la sciupa; è gentile, ma fa rimpiangere che +la forma non sia gentile altrettanto. La sincerità spesso +lo salva, giacchè dov'egli appare anche più manierato +si mostra pure sincero. In bocca a un altro questa +strofa oggi farebbe ridere:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Oh melodi! o fantasime<br /></span> +<span class="i2">Superbe del pensiero!<br /></span> +<span class="i2">Santi dell'Arte fascini.<br /></span> +<span class="i2">Caste Pimplee del Vero!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Triste chi osò di adùlteri<br /></span> +<span class="i2">Amplessi i vostri altar,<br /></span> +<span class="i2">Di servil carme i dèlubri<br /></span> +<span class="i2">Di Pindo profanar.<br /></span> +</div></div> + +<p>In bocca sua fa appena sorridere, perchè c'è sempre +un dissidio tra la sua forma e il suo concetto, quasi +egli abbia gettato addosso a questo la prima veste +capitatagli sotto mano, senza badare se gli si attaglia +o no; forse, per la convinzione che il concetto, bene o +male, più o meno efficacemente, si farà intendere; e +questo gli sembra l'importante.</p> + +<p>Infatti le naturali attitudini del suo ingegno sono +ricche: l'impeto, lo slancio, la commozione, la tenerezza,<span class="pagenum"><a name="Page_46" id="Page_46">[46]</a></span> +il sorriso, l'ironia, la satira violenta si alternano, +si mescolano, si confondono con vena abbondante.</p> + +<p>Quella monotonia che scorrendo il volume si fa vivamente +sentire è più nei mezzi ch'egli adopra, che +non nella sostanza; nel verso, nel metro, nella costruzione +della strofa, e anche un po' nella concezione generale. +Si vede bene che, se egli non avesse avuto +troppa fretta, se non avesse sentito alle spalle l'urgenza +di altre bisogne specialmente politiche, l'opera +sua avrebbe potuto riuscire assai ben diversa. Ma a +lui, che scorge soltanto gli eccessi di certe ricerche di +stile e giustamente le sdegna, anche il <i>limæ labor</i> sembra, +o almeno pare che sembri, un eccesso. E perciò +si fa dire dalla Musa:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Fra pergamene logore, astruse<br /></span> +<span class="i2">Che andresti, misero vate, cercando?<br /></span> +<span class="i2">Astrusi ritmi, strofe confuse,<br /></span> +<span class="i2">Gergo dai vivi fuggito in bando?<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Odon gli stitici metri di notte<br /></span> +<span class="i2">L'ombre: <i>te i cuori ch'odano io vo'</i>:<br /></span> +<span class="i2">O scegli il plauso di scimmie dotte,<br /></span> +<span class="i2">O scegli i baci ch'io sola do.<br /></span> +</div></div> + +<p class="indr">(<i>L'Addio alla Musa</i>).</p> + +<p>Ma forse quand'egli rimpiange, con insolita bellezza +di forma,<span class="pagenum"><a name="Page_47" id="Page_47">[47]</a></span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">I bei razzi lucenti<br /></span> +<span class="i2">Lanciantisi alle stelle,<br /></span> +<span class="i2">In fasci aurei spioventi<br /></span> +<span class="i2">E in scintillanti fior!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Per mille goccie belle<br /></span> +<span class="i2">Di color mille splende<br /></span> +<span class="i2">La pioggia ignea... discende<br /></span> +<span class="i2">Lenta ne l'aria... e muor<br /></span> +</div></div> + +<p>nella quale felicissima immagine adombra i fervidi giovanili +sogni che</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Spingean superbi voli<br /></span> +<span class="i2">Incontro all'avvenir:<br /></span> +</div></div> + +<p>forse egli pensa quel che sarebbe stata l'opera sua +letteraria, soggiungendo con amarezza:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Luce più lunga ed altro<br /></span> +<span class="i2">Solco <i>ne</i> l'aria scura<br /></span> +<span class="i2">S'era il mio cor più scaltro<br /></span> +<span class="i2">Segnato avria il cammin!<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Cercando la ventura<br /></span> +<span class="i2">Per altre vie gioconde,<br /></span> +<span class="i2">Avria più liete sponde<br /></span> +<span class="i2">Raggiunto il mio destin!<br /></span> +</div></div> + +<p>E altri rimpianti, e altri dubbi intorno alla vitalità +dell'opera sua gli sfuggono frequentissimi, assieme con +accenni al riposo finale, quando il suo cuore avrà cessato<span class="pagenum"><a name="Page_48" id="Page_48">[48]</a></span> +di battere e la sua mente di lottare. E questo +senso di scoraggiamento e di tristezza rende simpatico +l'uomo anche a coloro che non amavano il partigiano +politico e il polemista irruente. L'arte non è eccelsa, +ma il carattere fa impressione; e qualche volta anche +la persona prende rilievo e apparisce viva, come nella +lirica <i>I miei discorsi alla camera</i>.</p> + +<p>Egli si leva a parlare:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">E sovra italiche labi e vergogne<br /></span> +<span class="i2">De l'ire chiuse puntando l'arco<br /></span> +<span class="i2">L'aspra parola, frenata al varco.<br /></span> +<span class="i2">Tenta di arguzie vestita uscir.<br /></span> +</div></div> + +<p>Ma i <i>forse</i>, i <i>quasi</i>, i periodi corretti, i cauti motteggi +gli sembrano una triste concessione, una viltà; e la +parola scatta arroventata.</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ma inquieto l'occhio del presidente<br /></span> +<span class="i2">Attento, vigile sopra <i>gli</i> sta,<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Fatto a l'orecchio la man riparo<br /></span> +<span class="i2">Ansio ogni sillaba segue il vegliardo;<br /></span> +<span class="i2">Or bieche lancia<i>gli</i> rampogne il guardo,<br /></span> +<span class="i2">Ora par preghi<i>lo</i>...: Per carità!<br /></span> +</div></div> + +<p>Ed egli s'infrena, s'infrena; e il Biancheri lo ringrazia +sorridendo. Ma di là a poco, una forte scampanellata:<span class="pagenum"><a name="Page_49" id="Page_49">[49]</a></span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Allora... allora... dal cor profondo<br /></span> +<span class="i0">Un <i>non so cosa</i> sal di molesto...;<br /></span> +<span class="i0">E la man destra fa un certo gesto...<br /></span> +<span class="i0">Come di cetra corde toccar.<br /></span> +<span class="i0">Conclude in furia... finisce il fondo<br /></span> +<span class="i0">De l'acqua e zucchero... poi corre via...<br /></span> +</div></div> + +<p>E infatti parrà di vederlo a tutti coloro che hanno +assistito a qualcuna delle sue sfuriate parlamentari.</p> + +<p>E per questa schiettezza di rappresentazione che ci +mostra il poeta calmo, sorridente, in un momento di +galanteria anzi di <i>marivaudage</i>, certe sue poesie minori, +riunite nella parte IV appunto sotto il titolo di <i>Sogni +e Sorrisi</i>, hanno probabilità di vita più lunga delle +altre, anche perchè più accarezzate, in grazia forse +della serenità del momento, dal lato della forma.</p> + +<p>Oh, egli sa benissimo di essere stato un combattente, +un agitato, un inesorabile; e la sua coscienza gli +fa prevedere che neppur quando sarà morto i suoi avversari +gli daranno pace! Ma egli protesta, e invoca +l'amico <i>Primo</i>... perchè difenda la sua memoria dalle +bieche <i>ingiurie</i> che tenteranno di <i>sterpare i fiori dalla +sua fossa</i>:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Tu, che da questi carmi udirai<br /></span> +<span class="i2">Note a te fremere pugne dal cor,<br /></span> +<span class="i2">Tu al buon Tersite dirlo potrai<br /></span> +<span class="i2">Se furon tinti del suo livor.<span class="pagenum"><a name="Page_50" id="Page_50">[50]</a></span><br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Tu che gli sdegni vedevi e l'ire,<br /></span> +<span class="i2">E il giambo uscirne, beffardo suon,<br /></span> +<span class="i2">Tu al buon Tersite lo potrai dire<br /></span> +<span class="i2">Se vi eran lagrime nella canzon!<br /></span> +</div></div> + +<p class="indr">(<i>A l'amico Primo...</i>)</p> + +<p>E quantunque questi versi siano del giugno 1879, +non mi è parso inopportuno ripeterli come chiusa di +questo scritto.<span class="pagenum"><a name="Page_51" id="Page_51">[51]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_53" id="Page_53">[53]</a></span></p> +<h2><a name="ALFONSO_DAUDET" id="ALFONSO_DAUDET"></a>ALFONSO DAUDET</h2> + +<p>Da quasi dieci anni Alfonso Daudet sopravviveva a +se stesso. I suoi intimi affermavano che la spinite da +cui era reso mezzo inerte il suo corpo non aveva menomamente +intaccato le facoltà intellettuali di lui; ma +gli ultimi libri pubblicati mostravano una stanchezza, +un affievolimento di forze che smentivano presso gli +ardenti ammiratori la pietosa bugìa. Per ciò, oggi, al +dolore per la perdita dell'autore prediletto si è mista +la pietà per l'uomo che ha cessato di soffrire.</p> + +<p>La natura e le circostanze lo avevano colmato di +doni. Alla bellezza fisica si accoppiavano in lui un'immaginazione +vivacissima, una sensibilità squisita, quasi +femminile, una geniale padronanza della forma letteraria, +un felicissimo intuito dell'opportunità, una sempre +giovanile freschezza di impressioni, di slanci di +buon umore, di malizia e di birichineria. Nato poeta, +le necessità della vita lo avevano fatto smarrire tra i<span class="pagenum"><a name="Page_54" id="Page_54">[54]</a></span> +romanzieri; e c'era voluta una gran forza di volontà +e di ostinazione per guadagnarsi e mantenersi fra essi +il posto che ha occupato per parecchi anni.</p> + +<p>Pochi scrittori hanno avuto, come lui, la rara facoltà +di impossessarsi delle anime, di compenetrarsi con +loro, di ispirare la profonda simpatia che mette all'unisono +il cuore dello scrittore con quello dei lettori. I +suoi stessi difetti lo aiutavano in questo. L'eccesso di +colorito, la mancanza di proporzioni e di equilibrio, le +trascuratezze apparenti o volute di molte parti dei suoi +lavori avevano un incanto particolare, di bizzarra noncuranza, +di imprudenza gioconda. Si perdonava facilmente +ogni cosa a colui che ci commoveva con le sue +novelline, che ci interessava e ci sbalordiva con la magnificenza +delle sue descrizioni, con la passione e coi +casi dei personaggi dei suoi romanzi. In Francia gli +han perdonato fin le sgrammaticature; e il giorno che +qualcuno, nella <i>Vie moderne</i>, si compiacque di una lunga +spulciatura pedantesca dell'<i>Immortel</i>, i lettori francesi +non gli badarono, e continuarono a leggere e ad ammirare +il Daudet, sospirando forse: Ne avessimo parecchi +di simili scrittori sgrammaticati! Giacchè egli, +come tutti gli artisti di razza, si era creato una lingua +tutta sua, uno stile vivo, pieno di efficacia drammatica, +che non somigliava a quello di nessun altro. Se la grammatica +non ci trovava il suo conto, peggio per lei.</p> + +<p>Eppure quella deliziosa facilità era frutto di paziente<span class="pagenum"><a name="Page_55" id="Page_55">[55]</a></span> +fatica. Le novelline di poche pagine gli costavano +otto giorni di lavoro. La lucidezza e il fremito della +sua frase risultavano da una cesellatura amorosa, paziente +che voleva raggiungere a ogni costo la perfezione. +Quando si parla di lingua e di grammatica, bisognerebbe +sempre rammentarsi che il Fénelon ha detto +del Molière, da lui tanto ammirato come autor comico: +<i>Ah, se Molière sapesse scrivere!</i> E il Molière oggi +è un classico.</p> + +<p>Alfonso Daudet ha avuto tutte le fortune, non ultima +quella di non accorgersi di morire.</p> + +<p>Autore dell'<i>Immortel</i>, satira spietata ed eccessiva +dell'Accademia francese, esecutore testamentario del +De Goncourt per l'altra Accademia dei Dieci che dovrebbe +essere il contr'altare dell'Accademia dei Quaranta, +gli era toccata ultimamente anche la consolazione +di un primo sfavorevole giudizio dei tribunali +verso gli avidi eredi del fondatore. E forse dalle sue +belle labbra, convulse per gli atroci dolori che gli rodevano +le ossa, uscivano inesorabili epigrammi contro +i quaranta <i>immortali</i> nell'istante in cui la morte è venuta +a strappargli l'estremo grido, rovesciando su la +tavola, fra lo spavento della moglie e dei figli, la leggendaria +testa capelluta, grigia per gli anni e pei patimenti.</p> + +<p>Non ostante i suoi ultimi lavori, sembrava che per +lui la posterità fosse cominciata da un pezzo, dopo<span class="pagenum"><a name="Page_56" id="Page_56">[56]</a></span> +<i>Sapho</i>. I giovani, con la ingratitudine baldanzosa che è +propria della loro età, osavano già scrivere che il Daudet +ormai era un grand'uomo soltanto in provincia, a +Tarascona da lui illustrata, a Nîmes dove era nato! E +il suo stile veniva qualificato di telegrafico, rozzo impasto +di interiezioni e di balbettamenti, linguaggio da +<i>petit nègre</i>, cosparso di pariginismi in voga! Tamburinaio +traviato (alludevano al Valmajour del <i>Numa Roumestan</i>) +falso parigino, era stato creduto per un momento uomo +di spirito, stilista, artista e fin romanziere! Ma tempo, +tempo fa!</p> + +<p>Ai giovani è permesso di esagerare e anche di essere +ingiusti. A questi cercatori di novità sbalorditoie, +a questi infatuati del simbolo, a questi folli adoratori +della preziosità della forma, uno scrittore limpido, vivace, +drammatico anche nel colore della frase come il +Daudet non può riuscire gradito. È troppo esteriore, +secondo loro, è troppo del suo tempo, e anche troppo +personale. Probabilmente, il giudizio della posterità non +sarà proprio questo che essi han pronunciato così alla +spiccia nelle compiacenti colonne del <i>Figaro</i> e di altri +giornali. Non sarà neppure un'ampia conferma, senza +nessuna obbiezione e riserba, di quello pronunziato dal +pubblico, quando i romanzi del Daudet gli mettevano +sotto gli occhi creature che non lo interessavano soltanto +come creazioni di arte, ma anche perchè ne stuzzicavano +la curiosità come figure, appena velate, di<span class="pagenum"><a name="Page_57" id="Page_57">[57]</a></span> +personaggi viventi o spariti da poco dalla scena del +mondo.</p> + +<p>Indagare quale potrà essere il giudizio dei posteri, e +quale delle opere del Daudet sarà capace di resistere +all'edace lavoro del tempo, mi sembra tentativo inutile +oltre che irto di difficoltà.</p> + +<p>Siamo vissuti con lui nello stesso ambiente letterario; +abbiamo ancora fresche le sue stesse convinzioni +e, se così si vuole, i suoi stessi pregiudizi estetici, da +poterci astrarre da essi, e studiare l'opera sua da un +punto di vista così elevato e così imparziale che permetta +di adoprare come elementi di giudizio soltanto i +più puri e i più immutabili principî d'arte. Bisogna +contentarsi di riandare tutta la non vasta opera sua, +metterne in rilievo i caratteri principali e notare via +via lo svolgersi delle qualità più personali che lo hanno +distinto tra la folla degli scrittori francesi contemporanei; +bisogna contentarsi di accennare quel che egli +ha apportato di nuovo nella forma narrativa, quel che, +per caso, vi ha lasciato in germe e che potrà fiorire +a tempo opportuno, quel che anche oggi può facilmente +giudicarsi e manchevole e caduco. Questa sarà l'umile +opera che cercherò di fare alla meglio nel presente +studio.<span class="pagenum"><a name="Page_58" id="Page_58">[58]</a></span></p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Innanzi tutto, il Daudet dev'essere qualificato <i>impressionista</i>. +Questo miope ha una gran virtù di osservatore.</p> + +<p>Lo sforzo per veder bene acuisce la sua attenzione, +imprime più profondamente nella sua memoria le cose +vedute, e la vivace sua fantasia meridionale non deve +fare nessun conato per renderle col magistero della +parola. Certe volte l'evocazione è così intensa, che +perde la qualità di opera d'arte e, da descrizione che +avrebbe dovuto essere, riesce enumerazione e niente +altro; ma questo, bisogna dirlo, gli accade di rado.</p> + +<p>L'osservatore è intanto anche un sensitivo, un sentimentale, +un poeta. La sua anima è piena di fantasticherie +e di compassione; egli s'intenerisce facilmente; +ama meglio sorridere che sdegnarsi; perciò mentre +la sua visione delle cose esteriori è intensa e minuta, +e le impressioni del paesaggio e delle scene della natura +si trasformano agilmente dentro di lui in immagini +artistiche, il suo sguardo non penetra addentro +nell'intimo spirito delle persone che non possono riuscire +simpatiche al suo cuore. Da ciò una sproporzione, +un disquilibrio nella sua opera d'arte. Il poeta guasta +il romanziere.<span class="pagenum"><a name="Page_59" id="Page_59">[59]</a></span></p> + +<p>E soltanto poeta egli arrivava a Parigi nel novembre +del 1857 a diciotto anni, portando con sè nella +misera valigia la maggior parte dei componimenti poi +pubblicati sotto il titolo <i>Les Amoureuses</i>.</p> + +<p>Un critico scrisse allora: « Alfredo de Musset, ha +lasciato due penne a disposizione di chi poteva prenderle: +la penna della prosa a quella dei versi. Ottavio +Feuillet aveva già ereditato l'una; Alfonso Daudet si +è impossessato dell'altra. »</p> + +<p>Si vede bene che i critici fanno male a indossare +la veste di profeti!</p> + +<p>Teodoro de Banville ci ha lasciato il ritratto del giovane +poeta. « Testa maravigliosamente incantevole; +carnagione di un pallore caldo, color d'ambra; sopracciglia +diritte e morbide; occhi fiammeggianti, vaghi, +umidi in una e brucianti, pieni di fantasticherie, occhi +che ci vedono poco, ma belli a vedersi; labbra voluttuose, +pensose, quasi sanguinanti; barba fine, infantile; +capellatura fitta, abbondante bruna; orecchio piccolo e +delicato; insieme di virile rigoglio e di grazia femminile. »</p> + +<p>I salotti e le signore avevano fatto la fortuna delle +<i>Amoureuses</i>; Il <i>Figaro</i> doveva rivelare lo scrittore di +novelline. Parecchie di esse erano appena una transizione +dai raccontini in versi e dialogati, come <i>Le roman +du Chaperon Rouge</i>, <i>les Rossignols des cimetières</i>, +<i>l'Amour trompette</i>. Brevi come questi, poetici nella sostanza<span class="pagenum"><a name="Page_60" id="Page_60">[60]</a></span> +e nella forma, quantunque non vi fosse adoprato +più il verso, essi hanno preso posto nelle <i>Lettres +de mon moulin</i>, nei <i>Contes du lundi</i>, nelle <i>Lettres à +un absent</i>. Sono fantasie, ricordi, note di impressioni fugaci, +che, dopo i disastri francesi del '70, assumono talvolta +un'elevazione tragica, un'espressione di sdegno +non potuto reprimere. Rammento <i>L'ultima classe</i>, <i>La +partita di bigliardo</i>. Quel povero maestro Hamel che col +cuore infranto, dà l'ultima lezione in francese ai suoi +scolari alsaziani, perchè il governo prussiano ha ordinato +che da allora in avanti si dovrà studiare soltanto +il tedesco nelle scuole; e che alla fine della lezione, +preso un gessetto, scrive a grosse lettere su la lavagna: +<i>Viva la Francia!</i> e barcollante, con le lagrime +agli occhi, dice soltanto col gesto agli scolari sbalorditi: — È +finita! Andatevene! — quella figura di vecchio +maestro di villaggio, che ancora porta l'antico tricorno, +rimane indimenticabilmente impressa nella memoria, +quantunque il racconto sia di quattro o cinque +paginette.</p> + +<p>E come fa fremere quel maresciallo che, acquartierato +in un castello del tempo di Luigi XIII — mentre +i suoi soldati intirizziscono fuori, coi piedi nel fango, +morti di fame — giuoca al bigliardo con un capitano +che perde appositamente per adulare il superiore da +cui dipende il suo avanzamento! I prussiani, sopravvenuti, +hanno già attaccato gli avamposti; la fucilata<span class="pagenum"><a name="Page_61" id="Page_61">[61]</a></span> +incalza, incalzano anche le bombe. Gli ufficiali +francesi accorrono dal maresciallo, chiedendo ordini; +ma egli non smette di giuocare, ingessa tranquillamente +la stecca, tenta delle carambole. Che gli importa +se fuori si combatte e si muore? Quando la sua +partita finisce, i reggimenti francesi sono già sbaragliati, +e attorno al castello si ode soltanto un rumore +confuso di passi simili a quello di un armento che +fugge!</p> + +<p>In questi mirabili capolavori si trovano tutte le buone +qualità dell'ingegno del Daudet, senza nessuno dei +difetti che egli mostrerà quando dal quadretto di genere +passerà a dipingere i grandi quadri della corrotta +vita parigina.</p> + +<p>Da principio sembra che nei lavori di lunga lena +egli facilmente si annoi, e cerchi volentieri l'occasione +di distrarsi. E le narrazioni complicate assumono +quindi fra le sue mani un'aria di cosa scucita, frammentaria. +Si capisce da un capitolo all'altro, la disposizione +del suo spirito. Mentre è ingolfato a raccontare +il crudo dramma di casa Risler, e già trova accenti di +vigore e di forza nel descrivere e gli adulteri amori +di Sidonia con Giorgio Fromont, socio di suo marito, +e tutti gli infami intrighi di essa che conducono l'onesto +e buon Risler al suicidio, egli si sente a disagio +tra quei personaggi. Ah, che sforzi in questa continua +tensione di spirito! E, appena può, scappa via, in casa<span class="pagenum"><a name="Page_62" id="Page_62">[62]</a></span> +dell'illustre Dolabelle che lo diverte con la sua vanità +di comico di provincia smarrito per le vie di Parigi, +con le sue pose, col suo accento teatrale, con +quell'aria di sacrificato in contrasto con la sua pinguedine +e con la lucentezza della sua pelle! E come +lo accarezza, come gli sta attorno, come se lo gode +lui, prima di presentarlo ai lettori! Ogni suo gesto, +ogni suo atto è stato mimato da lui, ogni sua parola +gli è venuta su le labbra con lo stesso falso accento +di lui; egli è stato Dolabelle, immaginando e scrivendo. +E quando gli fa scappar di bocca una di quelle +frasi incredibili che sono stupende trovate di artista, +la gioia e la soddisfazione dello scrittore traspariscono +tra le righe, invadono anche il lettore, che si +vede davanti agli occhi, vivo e parlante, il personaggio. +Come, per esempio, quando l'illustre Dolabelle +conduce dietro il convoglio funebre di sua figlia Desiderata +tutti i comici dei teatrucoli di Parigi, e invanito +per la solennità della cerimonia, additando le due +carrozze che seguono il corteo, esclama serio e impettito:</p> + +<p> — Due vetture padronali!</p> + +<p>Così farà il Daudet più tardi nel <i>Nabab</i>, con la famiglia +<i>Joyeuse</i>. E gli parrà quasi di ritrovare un riscontro +all'illustre Dolabelle in persona del signor Joyeuse +che, perduto l'impiego, per non addolorare le +figliuole, nasconde ad esse per tre lunghi mesi la sua<span class="pagenum"><a name="Page_63" id="Page_63">[63]</a></span> +disgrazia; e tutte le mattine finge di andare, come era +solito, al suo ufficio, e passa la giornata errando qua +e là per Parigi, fantasticando le storielle che dovrà poi +raccontare alle figlie a fine di far durare il loro inganno.</p> + +<p>Così praticherà, più tardi ancora, in <i>Numa Roumestan</i>.</p> + +<p>Ma, a proposito di questo romanzo, bisogna aprire +una parentesi.</p> + +<p>Fra il gran tumulto della vita parigina, Alfonso Daudet +ha continuamente la nostalgia del suo mezzogiorno. +La nebbia che là infosca il cielo, il fango che imbratta +scarpe e calzoni, gli fanno sospirare il profondo azzurro +del cielo provenzale e quello più costantemente +limpido di Algeri, dove, anni prima, avea dovuto ricercare +ristoro alla sua malferma salute. Da questa +doppia nostalgia era già scaturito <i>Tartarin da Tarascon</i>, +armato di tutto punto per le sue caccie di leoni!</p> + +<p>Tartarin sognava caccie di orsi, di leoni, di elefanti, +centellinando bicchierini di rhum in quel suo salotto +parato di armi d'ogni sorta e di ogni tempo. E dire +che, da buon provenzale, avrebbe dovuto fantasticare +soltanto bei colpi ai <i>berretti</i>, quei bei colpi con cui i +suoi amici si solevano compensare, nelle partite di caccia, +della selvaggina che non trovavano!</p> + +<p>Ma di mano in mano che la fantasia di Tartarin si +eccitava e divampava, si eccitava maggiormente e prendeva +fuoco la fantasia del suo creatore. E questa volta<span class="pagenum"><a name="Page_64" id="Page_64">[64]</a></span> +era proprio vero che il Dio foggiava la sua creatura +a immagine e similitudine sua! Se non che, il Dio si +divertiva dell'opera che andava facendo e della caricatura +di sè stesso che ne scaturiva fuori. Il provenzale +che, credendo di ammazzare un leone, stendeva +morto dietro una siepe un povero somaro, non era diverso +dal provenzale che si compiaceva di fargli fare +quella e altre ridicole prodezze. Tutti e due mentivano, +esageravano, prendevano diletto della propria +esagerazione e della propria menzogna scaturite +dal fondo di un organismo infiammato dal sole della +loro cara Provenza. Rare volte una creazione artistica +era riuscita così intimamente improntata del carattere +dell'autore e della razza.</p> + +<p>Coloro che hanno avuto la fortuna di gustare la conversazione +famigliare di Alfonso Daudet dicono che par +di riudirne la voce durante la lettura dei suoi libri. +Quello stile spezzato, di scorcio scintillante di immagini, +riboccante di esclamazioni, di apostrofi, di tutte +le figure che la rettorica ha enumerate e che là vengono +al lor posto spontaneamente, come ribollimento +anzi spuma del pensiero concitato, è precisamente la +sua parola ordinaria un po' infrenata, epurata, quasi +inconsapevolmente adattata dall'arte. Sarà, forse (diciamolo +per compiacere gli stilisti) stile disuguale, scorretto; +ma ha il fuoco della vita, il fremito del movimento, +la commozione, il pittoresco, l'imprevisto, come<span class="pagenum"><a name="Page_65" id="Page_65">[65]</a></span> +secoli avanti l'aveva avuto, in Italia, quello di Benvenuto +Cellini, che non si curava anche lui della grammatica +dei pedanti e dettava, tra un cesello e l'altro, +la meravigliosa narrazione sventuratamente rimasta caso +isolato nella nostra letteratura.</p> + +<p>E il Tartarin che scrive come ride delle famose gesta +del Tartarin eroe che gli balza vivo da ogni pagina, +gesticolante, ebbro delle sue stesse madornali fandonie, +dalle quali egli si lascia illudere con pienissima buona +fede, quasi quanto gli altri a cui le sballa!</p> + +<p><i>Numa Roumestan</i> è un Tartarin più elevato, ma artisticamente +meno sincero. Anche questa volta la nostalgia +della Provenza ha invaso il cervello del Daudet; +ma questa volta risulta <i>Tartarin</i> proprio lui che racconta.</p> + +<p>Ha avuto un colpo di sole; ha visto il Gambetta nel +colmo della sua potenza e n'è rimasto abbagliato. Infatti, +nei primi capitoli del romanzo il lettore non può +far a meno di pensare al Gambetta; i nomi cambiati +non riescono a ingannarlo. Aps è Aix; Numa Roumestan +è il gran latino che ha conquistato nuovamente +la Gallia. « Quella festa del concorso nazionale nell'arena +d'Aps (mi sia permesso ripetermi) sotto il sole +cocente, con quella folla in ammirazione davanti al +grand'uomo di provincia, Numa Roumestan, che distribuisce +a destra e a manca saluti alla buona, strette +calorose di mano, incoraggiamenti e promesse d'ogni<span class="pagenum"><a name="Page_66" id="Page_66">[66]</a></span> +sorta mentre le bande strepitano e i contadini si slanciano +a ballare la <i>farandole</i> al suono del piffero e del +tamburo del Valmajour, primo tamburinaio della Provenza; +quella festa ci richiama alla mente altre riunioni +della stessa natura, delle quali abbiamo letto le +descrizioni nei giornali, quando il latino dalle larghe +spalle e dalla parola possente andava attorno per convertire +le turbe al suo vangelo opportunista. Poi si +torna indietro, assistiamo ai primi passi del grand'uomo +nella carriera politica. Quella testona dalla nera +capigliatura che gli <i>mangia</i> metà della fronte, quella +faccia col sangue a fior di pelle, coi begli occhi dorati, +di ranocchio, quel giovane studente, insomma, che passa +le serate al caffè Malmus, nel quartiere latino, discutendo +in dialetto coi focosi compaesani, e poi quel +processo di stampa del <i>Furet</i> che rivela, più che agli +altri, a se stesso, un oratore di prima forza nel giovane +avvocato senza cause, ci ricordano anch'essi il +latino dalle larghe spalle e dalla parola possente, che +sotto il secondo impero frequentava, ancora studente, +il caffè Procopio, esercitandosi con colpi di pugni sui +tavolini nella grand'arte della discussione, e che dopo, +nel 1868, già laureato e uscito dallo studio del Cremieux, +nel processo Baudin lanciava, invece della difesa +del cliente Delescluze, un terribile atto di accusa +contro l'impero in via di sfasciarsi.</p> + +<p>L'autore però, che non avea preso sul serio Tartarin,<span class="pagenum"><a name="Page_67" id="Page_67">[67]</a></span> +che lo aveva accompagnato con un benevolo sorriso di +compatimento e con risate quasi di ammirazione dalla +sua partenza per Algeri fino al trionfale ritorno in Tarascona +assieme col famoso cammello che ha voluto +seguirlo a ogni costo, commette lo sbaglio di accigliarsi, +di sdegnarsi a ogni atto e a ogni parola di Numa +Roumestan, e ha incaricato l'antipatica parigina, moglie +di Roumestan, di far la parte di moralista. La +razza! La razza! Ed egli incolpa il Roumestan delle +cose più semplici e più innocue, quasi nessun parigino +fosse mai capace di dire una sola di quelle piccole bugie, +che sono, più che altro, espressioni di convenienze +sociali!</p> + +<p>Così Numa fa la corte alla figlia di un Consigliere +della Corte d'Appello; non l'ama, ma gli sembra conveniente +sposarla. E siccome sa che la ragazza non +può soffrire i meridionali da lei stimati grossolani, chiassosi, +tenori da melodramma o negozianti di vino, il +giovane provenzale s'ingegna d'ingraziarsela; le ripete, +forse involontariamente — come nota l'autore — brani di +discorsi politici da lui recitati al caffè, nelle conferenze, +e l'abbaglia con gli sprazzi della sua fulgida eloquenza.</p> + +<p>Delitto!</p> + +<p> — Amate la pittura, signore? — ella gli domanda.</p> + +<p> — Oh, signorina, se l'amo! — risponde Numa, quantunque +sappia di non capirne niente.</p> + +<p>Delitto!<span class="pagenum"><a name="Page_68" id="Page_68">[68]</a></span></p> + +<p>Eppure questa poca scrupolosa esagerazione meridionale +monta la testa anche al Daudet; non è compaesano +di Tartarin per nulla.</p> + +<p> — Flamme et vent du midi, vous êtes irresistibles! — egli +esclama, entusiasmato.</p> + +<p>Quasi non fosse stata bastante l'esagerazione di lui +posta per epigrafe del libro: <i>Pour la seconde fois, les +Latins ont conquit la Gaule!</i> »</p> + +<p><i>Numa Roumestan</i> ha un valore per la storia dell'ingegno +artistico di Alfonso Daudet: segna il punto di +partenza della sua ultima evoluzione. Si era smarrito, +per qualche tempo, dietro gli allettamenti del romanzo, +diremo di circostanza, col <i>Nabab</i> e <i>Les Rois en exil</i> e +vi aveva profuso tesori di osservazioni e di descrizioni +che daranno a questi lavori il pregio di documenti storici +in avvenire; era fallito nella terza prova con L'<i>Evangéliste</i>. +Ora, col <i>Numa Roumestan</i>, pur cedendo un'ultima +volta alle lusinghe di un soggetto che lasciava +trasparire qua e là personaggi viventi dietro le figure +dell'arte, sembrava si fosse, innanzi tutto, occupato +della forma, per rispondere a coloro che lo accusavano +di servirsi di uno stile troppo impennacchiato, troppo +straluccicante; a coloro che gli rimproveravano la +mancanza di proporzione negli episodi, l'eccesso evidente +nella ricerca dei contrasti. E a forza di sorvegliarsi, +d'infrenarsi, egli, meridionale, compaesano di +Tartarin, di quella razza provenzale che vive all'aria<span class="pagenum"><a name="Page_69" id="Page_69">[69]</a></span> +aperta, inebbriata di sole, tutta sensi, tutta esteriorità, +che parla come l'uccello canta, facendo della propria +parola non un mezzo ma un fine; di quella razza che +non ha misura, che ha l'esagerazione nel midollo delle +ossa, nei nervi, nel sangue; egli, Daudet, riusciva +grigio, monotono, per aver voluto architettare il suo +lavoro con regolarissime proporzioni di parti, senza divagazioni, +senza contrasti.</p> + +<p>Ci fu allora chi, studiando questo strano fenomeno, +si domandò: Che vuol dire?</p> + +<p>E rispose: « Secondo me, vuol dire che questo libro +è la <i>forma transitoria</i> dell'evoluzione artistica del +Daudet. Qui comincia a mancare l'accento personale, +la commozione intensa dello scrittore, e i personaggi, +se non si disegnano netti e spiccati, tentano di vivere +da per loro. Guardando all'ingegno di Daudet, non è +ardito presagire che nel suo prossimo romanzo potremo +salutare la sua evoluzione artistica già bella e +compiuta ».</p> + +<p>Chi scrisse queste parole ebbe un senso di gran soddisfazione +quando <i>Sapho</i> venne fuori a confermare mirabilmente +il presagio.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p><i>Sapho</i> fu una sorpresa per molti lettori del Daudet. +Dietro quelle creature, appassionate, tormentate, buone,<span class="pagenum"><a name="Page_70" id="Page_70">[70]</a></span> +cattive, stravaganti, perverse, che annodano un +dramma di spaventevole semplicità, non s'intravedevano +figure note, personaggi in vista.</p> + +<p>I critici si sentivano anch'essi fuorviati, quasi ingannati. +Come era stato bello tormentare un po' l'autore, +rimproverandogli di servirsi della cronaca, dell'aneddoto +contemporaneo, per dare ai suoi libri un piccante +che altrimenti non avrebbero avuto!</p> + +<p>Com'era stato comodo fargli scontare la gloria letteraria +attaccando l'uomo, accusandolo di ingratitudine +verso il conte de Morny, il <i>Mora</i> del <i>Nabab</i>; di calunnia +contro Francesco Bravay, il <i>Nabab</i> in persona; +di esagerazione contro il Thérion, l'Eliseo Méraut dei +<i>Rois en exil</i>; di sconvenienza verso <a name="tn70" id="tn70"></a>Sarah Bernhardt +sospettata di essere l'originale della <i>Félicia Ruys</i>; di +non so quale altra colpa contro il senatore Numa Baragon +che si diceva avergli servito pel <i>Numa Roumestan</i>!</p> + +<p>E ora, con <i>Sapho</i>, niente di tutto questo! Appena +qualche sospetto intorno al vecchio ingegnere galante +Déchelette.</p> + +<p>E quasi quasi se la prendevano con quei personaggi +che vivevano indipendenti, come nella vita reale, +senza essere neppur dalla lontana il riflesso di altre +persone della società contemporanea; che amavano, +che tradivano, che si lasciarono illudere, che commettevano +pazzie, e che, pur non somigliando particolarmente +a nessuno, erano come lo specchio di tutti, perchè<span class="pagenum"><a name="Page_71" id="Page_71">[71]</a></span> +non rappresentavano più un caso eccezionale, patologico +ma la natura umana schietta, con le idealità, +le miserie, le falsità della passione e del vizio che +rendono bella e triste la vita, la giovinezza specialmente!</p> + +<p>Eppure l'artista aveva adoperato con Fanny Legrand, +<i>Sapho</i>, col suo adorato Jean Gaussin, con l'ingegnere +Deschalette e col marito di Fanny Legrand, l'identico +processo adoperato nel dipingere i grandi quadri della +vita parigina; cioè, aveva aguzzato gli occhi miopi +attorno a sè, aveva osservato, preso appunti, rimuginato +impressioni, fuso insieme due, tre, quattro personaggi +della realtà per formarne uno solo, eliminando +alcune particolarità, accumulandone altre, proprio come +era riuscito a trarre Jansoulet dai pochi casi di +Francesco Bravay, attribuendogli una bella morte che +il personaggio reale, ridotto alla miseria, dovette spesso +invidiargli; dandogli un'ingenua nobiltà di animo +che il personaggio reale non possedeva così intera, +mettendo nelle ultime parole del romanzo tutta la sua +tenerezza di poeta:</p> + +<p>« Le sue labbra si agitarono, gli occhi dilatati, rivolti +verso Géry, ritrovarono prima di morire un'espressione +dolorosa di implorazione e di ribellione, +quasi per prenderlo in testimonio di una delle più +grandi e più crudeli ingiustizie che Parigi abbia mai +commesse ».<span class="pagenum"><a name="Page_72" id="Page_72">[72]</a></span></p> + +<p>È vero che nello scandalo letterario s'infiltrava un +po' la politica. I legittimisti non gli perdonavano di essersi +acconciato tacitamente al secondo impero e poi +alla repubblica; non gli perdonavano — a lui che aveva +orgogliosamente detto al Morny: Io sono legittimista! +sul punto di diventare uno dei suoi segretari di gabinetto — di +essersi tenuto in disparte, di non essersi +voltato un momento a guardare verso il castello di +Frohsdorf, quando era parso che la restaurazione della +monarchia stava lì lì per avverarsi. Fingevano di aver +dimenticato le roventi parole del Daudet nelle ultime +pagine del <i>Robert Helmont</i>:</p> + +<p>« O politica, io ti odio! Ti odio perchè sei grossolana, +ingiusta, strillona e chiacchierona; perchè sei nemica +dell'arte e del lavoro; perchè tu servi di etichetta +a tutte le sciocchezze, a tutte le ambizioni, a tutte +le poltronerie. Cieca e appassionata, tu dividi cuori +fatti per stare uniti; tu leghi, al contrario, esseri assolutamente +dissimili. Tu sei il gran dissolvente delle coscienze, +tu dài l'abitudine della menzogna, del sotterfugio: +in grazia tua, vediamo brave persone diventar +amici di birbanti purchè siano dello stesso partito. Ti +odio sopratutto, o politica, perchè sei fin arrivata ad +uccidere nei nostri cuori il sentimento, l'idea della +patria! »</p> + +<p>Ma la più bella risposta dell'artista era il suo capolavoro, +<i>Sapho</i>. La curiosità, l'indagine storica faranno<span class="pagenum"><a name="Page_73" id="Page_73">[73]</a></span> +certamente ricercare nel lontano avvenire le smaglianti +pagine del <i>Nabab</i>, del <i>Numa Roumestan</i>, dei <i>Rois en exil</i> +e forse anche dell'<i>Evangéliste</i>; ma tutti i cuori tormentati +dall'amore, ma tutti gli illusi dal falso miraggio +della passione torneranno a rileggere le pagine di <i>Sapho</i>, +dove ritroveranno non l'incidente d'un momento, +l'aneddoto d'una breve fase storica, ma l'eterno spettacolo +dell'umana debolezza, narrato serenamente, delicatamente +e senza che la delicatezza noccia all'efficacia +e alla forza.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Io non ho neppur fatto cenno di <i>Petit Chose</i> e di <i>Jack</i> +che son rimasti oscurati dai loro fratelli venuti dopo. +Non dirò niente dell'opera teatrale del Daudet, che non +ha importanza di sorta, quantunque egli abbia tentato di +usare pel teatro tutte le sue belle qualità di scrittore.</p> + +<p>Che cosa è stato apportato dal Daudet nella forma +del romanzo?</p> + +<p>Egli sopravveniva in pieno naturalismo, per esprimermi +con la formula di uso, dopo il Flaubert, dopo +i De Goncourt, dopo lo Zola. Alla impassibilità troppo +ostentata del primo, alle preoccupazioni stilistiche e di +colorito dei secondi, all'epica e un po' romantica ispirazione +del terzo, unita a un problematico rigore scientifico, +egli ha recato in contributo una bella facoltà di<span class="pagenum"><a name="Page_74" id="Page_74">[74]</a></span> +commozione, una giocondità alata di poeta, la sincerità +alquanto chiassosa di una brava persona indulgente.</p> + +<p>Ha mostrato che si poteva tentar di fare lavoro di artista +senza nè troppo nascondere nè mostrar troppo che, +infine, l'opera d'arte è la natura passata attraverso l'organismo +dello scrittore e da esso un po' modificata, se +non del tutto alterata; che le preoccupazioni stilistiche +non debbono soverchiare nell'opera d'arte quel che +ne costituisce la parte essenziale, cioè, la creazione +del personaggio vivente; che la rigorosa osservazione +non deve implicare l'intromissione di argomenti scientifici +da produrre, con la tesi, una deformazione dell'opera +d'arte; ha mostrato che si poteva tentare tutto questo, +e il suo tentativo non è stato vano.</p> + +<p>Fino a che punto sia riuscito, quali influenze abbia +egli esercitato nell'arte narrativa contemporanea e se +egli abbia lasciato germi che potranno germogliare a +tempo opportuno può, forse, risultare dal frettoloso +schizzo che ho fatto.</p> + +<p>E poichè intendo finire questo studio parlando dell'uomo, +dirò qualcosa dell'<i>Immortel</i> che sembra una +stonatura nella sua carriera di scrittore.</p> + +<p>L'artista, in un cattivo momento — chi non ne ha +nella vita? — aveva ceduto a un impeto di sdegno, +che egli, con la focosa natura meridionale, si era +compiaciuto subito di ingrossare. Aveva fatto — sembra — come +il proverbiale compare della mula di cui<span class="pagenum"><a name="Page_75" id="Page_75">[75]</a></span> +parla un aneddoto siciliano. Costui andando a chiedere +in prestito una mula da un suo compare, riflette +per via che questi troverà mille scuse per non fargli +quel favore. Supposizione, sospetto; egli però fantastica +tanto intorno a questa idea, che finisce con scambiarla +per un fatto già avvenuto. E tiene broncio al compare; +se lo incontra per via, finge di non riconoscerlo +o non risponde al saluto di lui. Fa peggio: con amici +comuni dice male dell'ingrato compare che ha avuto +il coraggio di negargli così piccolo favore. Non gliela +avrebbe rovinata quella sua mula, caso mai! E più ci +pensa su, e più s'imbroncia, e più si sdegna. Alfine il +compare va a domandargli: — Compare mio, perchè? — Per +la mula. Non avete voluto prestarmela. — Non l'avete +chiesta. — È vero. Ma ho pensato che non me +l'avreste prestata lo stesso....</p> + +<p>Il Daudet rimase al broncio. Immaginando, forse, che +l'Accademia non avrebbe voluto saperne di lui, scrisse +l'<i>Immortel</i>. La satira passò il segno; la freccia rimase +spuntata.</p> + +<p>A furia di caricare d'obbrobrio l'accademico Astier-Réhu, +l'artista spinge il lettore a scuotersi dallo sbalordimento +che gli danno tante nefandezze e tante imbecillità, +lo forza a riflettere; e allora tutto il romanzo +gli crolla davanti come un edificio di carte da giuoco, +non ostante la magìa di molti particolari, non ostante +che lo stile si sia avvantaggiato dell'eccitazione dell'autore<span class="pagenum"><a name="Page_76" id="Page_76">[76]</a></span> +per riuscire più vibrato, più denso, elettrico +quasi.</p> + +<p>E forse l'<i>Immortel</i> non era opera di malignità, nè di +invidia, nè di altro sentimento cattivo, ma una semplice +birichineria, simile a quelle che Ernesto Daudet ha +raccontate nel volume <i>Mon frère et moi</i>, quando Alfonso +studiava assieme con lui nel liceo di Lione. Me lo +fa supporre la risposta da lui data a un compaesano +che gli parlava dell'indignazione suscitata fra gli accademici +dall'<i>Immortel</i>:</p> + +<p> — Eh? Un bel sasso nel pantano dei ranocchi! Gracideranno +più di un mese!</p> + +<p>Lo divertiva l'idea di quel gracidìo di accademici.</p> + +<p>Se non si accetta questa spiegazione, l'<i>Immortel</i> rimane +un atto inesplicabile nella vita del Daudet, una +aberrazione enorme.</p> + +<p>Ma ora egli riposa nella pace della tomba e non gli +importa più niente di tutte le accademie di questo +mondo, compresa anche quella del suo amico De Goncourt.</p> + +<p>Artista, ha avuto, vivente, tutta la gloria possibile.</p> + +<p>Uomo, ha avuto nella famiglia tutta la possibile felicità. +La sua buona sorte non solamente lo aveva preservato +dalla sciagura di uno di quegli amori che gli +hanno fatto scrivere, come ammonimento ai suoi figli, +<i>Sapho</i>; ma gli aveva regalato, nel fiore della giovinezza,<span class="pagenum"><a name="Page_77" id="Page_77">[77]</a></span> +una compagna, un'anima di artista fina e seducente +quanto lui.</p> + +<p>Egli ha ringraziato con eloquenti parole colei che è +stata fino all'ultimo la sua regolatrice del lavoro, la +discreta consigliera delle sue ispirazioni, la serena stella +della sua casa:</p> + +<p>« Ella è così artista! Ha preso tanta parte in tutto +quel che ho scritto! Non c'è una sola delle mie pagine, +ch'ella non abbia riveduta, ritoccata, e dove ella +non abbia sparso un po' della sua bella polvere azzurra +e dorata. E così modesta, così semplice, così poca +donna di lettere! Io avevo espresso, un giorno, tutto +questo e la testimonianza della sua tenera ed instancabile +collaborazione in una dedica del <i>Nabab</i>, che mia +moglie non ha voluto permettermi di pubblicare e che +ho conservato soltanto in una dozzina di esemplari regalati +ad amici. »</p> + +<p>Ella, alla sua volta, ha svelato con grazia squisita +il segreto della loro collaborazione:</p> + +<p>« La nostra collaborazione? Un ventaglio giapponese: +da un lato, campagna, personaggi, cielo; dall'altro, +ramoscelli, petali di fiori, lievi accenni di fronde, +quel po' di colore, quel po' di doratura che rimane all'ultimo +nel pennello di un pittore. E questo lavoro +minuto lo faccio io, badando che le mie cicogne volanti +non guastino il paesaggio invernale, o, la mia vegetazione,<span class="pagenum"><a name="Page_78" id="Page_78">[78]</a></span> +sul fondo bruno dei lembi, il paesaggio primaverile +che è dipinto dall'altra parte ».</p> + +<p>E intanto tutto è finito! Questa mirabile armonia di +due cuori e di due menti è rotta per sempre!</p> + +<p>La folla che settimane fa si accalcava per le vie +di Parigi facendo, riverente e commossa, ala al passaggio +del feretro di Alfonso Daudet, oggi irrompe furibonda +per le stesse vie, insultando chi si è generosamente +costituito cavaliere della giustizia e della libertà, +Emilio Zola. Se qualche eco dell'indegna gazzarra +arrivasse laggiù, o lassù, fino a lui, Alfonso Daudet +avrebbe ragione di ripetere:</p> + +<p> — <i>O politique, je te haïs!</i><span class="pagenum"><a name="Page_79" id="Page_79">[79]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_81" id="Page_81">[81]</a></span></p> +<h2><a name="GOETHE" id="GOETHE"></a>GOETHE</h2> + +<p>Qualcuno ha detto: — Davanti a una bell'opera d'arte +io ammiro come un bruto. — Probabilmente questo è il +miglior modo di ammirare. Sentirsi compenetrare dall'intimo +senso della bellezza, da non aver tempo di +ragionare o di sofisticare, è anche la più alta prova +del valore di un'opera d'arte. Ma è difficile mantenere +immacolata questa specie d'innocenza battesimale +del senso estetico. Lo spirito umano ha bisogno di variare +le sue impressioni; così alla sua ammirazione da +bruto segue sempre l'ammirazione che ragiona o che +pretende ragionare. C'è qualcosa del fanciullo in noi, +che permane non ostante l'età; a un certo punto, vogliamo +tutti vedere com'è fatto quel giocattolo che +ha servito a divertirci, e spesso, per soddisfare questa +curiosità, distruggiamo il giocattolo, l'opera d'arte, +proprio come fanno i fanciulli.</p> + +<p>Veramente il paragone non è esatto: l'opera d'arte +rimane quella che è; il disastro avviene nelle nostre<span class="pagenum"><a name="Page_82" id="Page_82">[82]</a></span> +impressioni. Gli antichi su questo particolare erano, o +sembrano, più fortunati di noi. Non ricercavano col +lumicino quali relazioni avesse l'opera d'arte col carattere, +con l'organismo, con l'atavismo dell'autore, o +almeno non si accanivano in questa ricerca come facciamo +noi e non ne traevano le conseguenze che ne +tiriamo noi. Se ci fossero pervenute tutte le scolie dei +grammatici, possederemmo forse oggi indiscrezioni, notizie, +favole, intorno agli antichi autori, da farci vedere +che il pettegolezzo dei critici non è poi cosa +tutta moderna. I pochi documenti che ci rimangono autorizzano +questa supposizione. Così, per esempio, sappiamo +che Orazio aveva gli occhi cisposi; che lo stomaco +di Virgilio digeriva difficilmente; che Sofocle si +era così senilmente affezionato al figlio naturale avuto +da una donna di Sicione, da provocare un processo +in famiglia; ma gli occhi cisposi di Orazio, lo stomaco +debole di Virgilio, la senile affezione di Sofocle non +sono serviti, per quel che ne sappiamo, di cemento +estetico-psicologico alle odi, alle epistole, alle egloghe +alla Georgica, all'Eneide, nè all'Antigone o all'Epido +a Colono.</p> + +<p>Oggi no. Così dicendo non mi passa pel capo di voler +discreditare gli studi psicologici o psicopatici che +sono, con tutte le loro esagerazioni, gloria e onore della +scienza moderna. Noto il fatto per discuterlo un +po' a proposito di un libro che chiama alla sbarra della<span class="pagenum"><a name="Page_83" id="Page_83">[83]</a></span> +giustizia Volfango Goethe<a name="FNanchor_6_6" id="FNanchor_6_6"></a><a href="#Footnote_6_6" class="fnanchor">[6]</a>, e gli chiede conto, +rispettosamente, coi riguardi dovuti a tanta grandezza, +del processo creativo con cui sono state messe al mondo +tutte le sue opere d'arte.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>In Edoardo Rod è avvenuto il fenomeno a cui accennavo +in principio. « Dieci anni fa, egli dice, ebbi +l'occasione di fare nella Facoltà di lettere di Ginevra, +un corso di lezioni intorno al Goethe. Come tutti coloro +che si accostano al grand'uomo, ne sentii fortemente +l'influenza. Le mie lezioni e alcuni articoli da me pubblicati +in quel tempo furono l'espressione di un entusiasmo +senza riserve di sorta alcuna. Un viaggio a Weimar, +nuove letture e nuove riflessioni arrecarono a poco a +poco sfumature e modificazioni nelle impressioni primitive. +Il Goethe è, tra gli scrittori, quello che ha preso +l'atteggiamento più schietto di faccia ai problemi della +vita; è dunque naturale che il giudizio intorno a +lui si vada trasformando con la esperienza dell'età. »</p> + +<p>Egli ha riacquistato, in questa sua nuova condizione, +quella libertà di spirito ch'era stata sopraffatta +dalla violenza delle prime impressioni, ed ha avuto la +buona idea di liberamente scrivere un libro liberamente<span class="pagenum"><a name="Page_84" id="Page_84">[84]</a></span> +pensato, senza fanatismo, nè acrimonia. Per questo +il suo lavoro è riuscito interessantissimo, e sarà letto +con profitto anche da coloro che dissentono dai principî +che gli servono a sostenere la sua tesi.</p> + +<p>Giacchè il libro ha una tesi; e forse a parecchi, arrivando +all'ultima pagina, parrà o che l'autore non sia +molto convinto della bontà di quella, o che la luce del +gran sole goethiano sia riuscita ad abbagliarlo di nuovo. +E questa ultima pagina sarà giusto trascriverla intera. +Ma prima bisogna dire qual'è la tesi. L'opera +d'arte del Goethe, o quella parte della sua opera dove +la creazione artistica ha raggiunto il culmine della +perfezione, è talmente legata alle vicissitudini della +sua vita, e questa vita è stata, per forza di innato vigore +e per forza di volontà, foggiata talmente da riuscire +essa stessa una grand'opera d'arte, che diventa +difficilissimo il giudicare l'opera letteraria, senza cedere +alla tentazione di metterla in riscontro con le +circostanze che l'hanno prodotta.</p> + +<p>Se non che, in questo genere di critica con cui gli +avvenimenti della vita dell'autore vengono usufruiti +per rivelare le intime ragioni del processo artistico, si +corre facilmente il pericolo di dare troppa importanza +alla realtà materiale dei fatti e di diminuire il valore +della realtà spirituale dell'opera d'arte dalla quale +è stata trasformata, fino a renderla quasi irriconoscibile, +l'altra che n'è la causa occasionale; o di non<span class="pagenum"><a name="Page_85" id="Page_85">[85]</a></span> +scorgere la manchevolezza dell'opera d'arte, illusi dalla +corrispondenza di essa coi fatti reali d'onde la creazione +artistica è venuta fuori.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Il pericolo di cui parlo diventa maggiore quando +un'idea di moralità s'infiltra nel giudizio intorno alla +vita, e da questo passa inavvertitamente a influire su +quello intorno all'opera d'arte.</p> + +<p>Il libro del Rod mostra sin dai primi capitoli che +la personalità del Goethe gli è un po' antipatica; ma +fa scorgere anche che quel che più gli rende antipatico +il Goethe è il <i>goethismo</i>, cioè l'adorazione incondizionata +del modo con cui l'autore del <i>Fausto</i> adatta +spregiudicatamente sè stesso alle circostanze della vita, +e queste alla libera espansione e formazione di sè +stesso. Ora il <i>goethismo</i> è una stupidaggine di cui il +Goethe non può essere stimato responsabile.</p> + +<p>Quel che gli si può attribuire è l'<i>olimpismo</i>, come +il Rod lo chiama dopo tanti altri, cioè l'egoismo elevato +a forza di coscienza, di riflessione, di raffinatezza +fino a l'ennesima potenza; teorica ragionata e pratica, +sapiente e speciosa, aggiunge il Rod, la quale +però non lo differenzia da quella media umanità che +fa dell'egoismo, senza elevatezza ma con contegno, +la regola ordinaria delle sue azioni.<span class="pagenum"><a name="Page_86" id="Page_86">[86]</a></span></p> + +<p>Qui mi sembra stia l'inganno. Quest'egoismo, che +il Rod ben definisce: — indifferenza verso qualunque +cosa che non sia il proprio sè; ferma risoluzione di +voler ignorare gli sconvolgimenti che menano con +loro gli avvenimenti quotidiani della vita; cura continua +di allontanare dallo spirito qualunque impressione +penosa, dal cuore qualunque sentimento che potrebbe +agitarlo; e decisa volontà di tirare innanzi per +la sua strada senza darsi pensiero del danno che si +arreca agli altri — quest'egoismo comune, volgare, non +dà frutti; è sterile quand'anche non riesce nocivo. Qualunque +mascalzone può esserne capace; e se non provoca +la nostra indignazione, non attira affatto l'ammirazione, +pure quando, talvolta, ci trova quasi indulgenti.</p> + +<p>All'<i>olimpismo</i> del Goethe, invece, l'umanità intera +deve qualcosa. Esso non è servito unicamente a lui, +ma a tutti; per questo l'umanità sente il dovere +non soltanto di essere indulgente ma di ammirare. Se +c'è degli imbecilli che si assumono il diritto di volerlo +imitare, il torto è tutto di costoro. Sono occorsi secoli +di civiltà, circostanze straordinariamente aggruppate +per produrre il fenomeno spirituale che ha nome +Volfango Goethe; e queste circostanze non si ripeteranno +più. È puerile, è sciocco, ostinarsi a tentar di +rifare artificialmente un prodotto simile, cioè un organismo +e uno spirito talmente equilibrati, in così felice<span class="pagenum"><a name="Page_87" id="Page_87">[87]</a></span> +corrispondenza tra loro, da dar vita a capolavori +che faranno eternamente parte del patrimonio intellettuale +dell'umanità, e che danno e daranno ancora per +un pezzo mirabile impulso alla nostra vita interiore.</p> + +<p>In non lontano avvenire, la posterità farà la sua scelta +anche tra le opere del Goethe. Molte ne dimenticherà, +per esempio, tutti i suoi lavori drammatici e +qualche romanzo. E le belle pagine nelle quali il Rod +analizza il <i>Torquato Tasso</i> per giustificare le parole del +suo autore: <i>Esso è l'osso delle mie ossa, la carne della +mia carne</i>, basteranno a coloro che vorranno conoscere +come certe forme d'arte possano riuscire incompatibili +anche con un genio universale qual'era quello del +Goethe.</p> + +<p>Confessioni, documenti di ogni sorta, studî, interpretazioni, +raffronti però non ci riveleranno mai il segreto +con cui lo spirito del Goethe ha prodotto quell'organismo, +o, se così si vuole, il segreto con cui quell'organismo +ha prodotto quello spirito. Questa grande divina +operazione rimarrà sempre un mistero per noi, +come tutte le operazioni consimili della Natura. La necessità +e la libertà hanno operato assieme; il Goethe +non è, in questo, diverso da una magnifica quercia che +s'impossessa, con le sue vaste radici, di tutti i più eletti +succhi nutritivi del terreno dove è nata, a detrimento +delle altre piante circostanti. Come noi domanderemmo +invano alla Natura il segreto della vegetazione<span class="pagenum"><a name="Page_88" id="Page_88">[88]</a></span> +di questa quercia gigantesca, così domanderemo +invano il segreto della vita di quell'uomo gigante. Se +i critici non se ne vogliono persuadere e non sanno +rassegnarsi a tale ignoranza, vuol dire che non hanno +spirito scientifico e filosofico. Se gli imitatori, i fanatici +non sanno scegliere tra la piccola personalità originale, +che ogni individuo possiede appunto perchè è individuo, +e la copia della personalità altrui che li rende +impotenti, sterili, mediocri, peggio per loro. Mi sembra +troppa degnazione l'occuparsene. E poi, il <i>goethismo</i> +passerà, com'è passato il <i>volterianismo</i>; resterà Volfango +Goethe, o meglio resteranno i suoi capolavori, +e anche il capolavoro della sua vita, non quello scritto, +ma il vissuto, e che farà ripetere alle generazioni +venture il motto di Napoleone: — Voi siete un uomo, signor +Goethe!</p> + +<p>Ed è, infine, la conchiusione anche del libro del Rod. +Libro che ha pagine veramente magistrali di analisi +arguta e pacata, e che risponde allo scopo per cui è +stato scritto, quello cioè di spingere gli intelletti indipendenti +a studiare le opere del Goethe senza preconcetti, +di gustarle senza esserne sopraffatti, di ammirarle +senza dare in stravaganze.</p> + +<p>« All'ultimo, egli conchiude dopo tanta analisi, si è +sempre costretti a salutare in lui un uomo che si è +sviluppato secondo la sua propria legge, realizzando +giorno per giorno le sue più intime virtualità, col pieno<span class="pagenum"><a name="Page_89" id="Page_89">[89]</a></span> +sviluppo di quei germi nascosti che muoiono spesso +infecondi nei recessi delle anime ordinarie. E questa +legge, dalla obbedienza alla quale proviene la di +lui forza, può essere espressa in termini altrettanto +chiari quanto l'idea fondamentale del suo capolavoro +che anch'esso ne dipende: Avendo amato l'azione, egli +ha conformato tutta la sua vita e adattato il suo intelletto +a questo principio dominatore. Qui consiste la +sua grandezza, e forse tutt'intera. Che cosa sia stata +la sua incessante attività a traverso i molteplici scopi, +sarà dannoso per la gloria di lui ricercarlo molto +da vicino. Così, si può benissimo parlare a lungo intorno +a lui, raccontarne la vita, discuterlo, smarrirsi +nelle tenebre della sua cronologia o del suo pensiero +senza mai poter giungere una di quelle sentenze che +dannano o santificano. Le stupende parole del coro +degli angeli che riassumono il suo capolavoro, riassumono +egualmente, in ultima analisi, l'insieme delle riflessioni +che egli ispira. E arrivando al termine di questo +lungo studio, non possiamo far altro che ripetere +con lui arrivato al termine del suo poema:</p> + +<p>« Colui che si sforza a un'aspirazione costante, colui +può essere salvato. »</p> + +<p>C'è un'ode tra le poesie del Goethe che dà un'immagine +schiettissima della mirabile operazione che egli +metteva in atto per trasformare la realtà delle circostanze +in una realtà spirituale superiore. Ricordate il<span class="pagenum"><a name="Page_90" id="Page_90">[90]</a></span> +mito di Ganimede rapito da Giove? Niente di più materiale. +Ora leggete:</p> + +<p>« Come tu m'inondi dei tuoi ardori, o amata primavera, +nello splendore del mattino! Ineffabili voluttà si destano +nel mio cuore, invaso dal sacro sentimento della +tua eterna bellezza, o Infinito!</p> + +<p>« Oh potessi io stringerti tra queste braccia!</p> + +<p>« Oh, io poso sul tuo seno e languisco, e le tue +erbe e i tuoi fiori premono il mio cuore. Tu estingui +l'ardente sete che mi divora, dolce brezza del mattino! +Tu mi porti il canto dell'innamorato usignuolo, che +m'invita dal nebbioso fondo della vallata. Eccomi! Eccomi! +Dove io vo? Dove?</p> + +<p>« Lassù, lassù io aspiro! Le nuvole nuotano, discendono, +si abbassano verso l'ansioso amore.</p> + +<p>« Venite, venite! Accoglietemi nel vostro seno, abbracciante +abbracciato! Lassù! Padre dell'universale amore! »</p> + +<p>Tutta la vita e tutta l'opera d'arte di Volfango Goethe +son simbolizzate in quest'ode.<span class="pagenum"><a name="Page_91" id="Page_91">[91]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="GIOVANNI_MELI" id="GIOVANNI_MELI"></a>GIOVANNI MELI</h2> + +<p class="sectnote">(G. Pipitone-Federico, <i>Giovanni Meli</i>. I tempi, la vita, le opere. +Palermo, Sandron 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_93" id="Page_93">[93]</a></span>)</p> + +<p>Le quattrocentoventiquattro pagine di questo volume +potrebbero essere ridotte quasi a metà, levando via le +lunghe citazioni, qualche volta ripetute in diversi capitoli, +di brani di componimenti del poeta siciliano. Ma +per coloro che conoscono poco o niente del Meli e che +non possono facilmente procurarsene le opere, o non +sentono grande curiosità di ricercarle sospettando insormontabili +difficoltà nell'intenderne il dialetto, il libro +del signor Pipitone-Federico riesce utilissimo.</p> + +<p>Lo studio intorno ai tempi e alla vita del poeta è +fatto ampiamente; quello intorno alle opere, un po' farraginoso +e troppo polemico. All'ultimo, si ha, è vero, +l'impressione di aver conosciuto un Meli molto diverso +da quello, diciamo così, leggendario, e infinitamente +più simpatico; ma l'apologia del poeta lascia perplessi. +Il critico insiste più del convenevole su le qualità +di pensatore, di filosofo, e per poco non dimentica +che si tratta di un poeta, di un artista.<span class="pagenum"><a name="Page_94" id="Page_94">[94]</a></span></p> + +<p>La fama del Meli varcò, lui vivente, i confini dell'isola, +ed ora il suo nome va accompagnato nel continente +a quelli del Belli e del Porta. Ma i più ne parlano +per sentita dire. Gli stranieri forse lo conoscono +assai meglio di molti italiani. Le traduzioni lo rendono +più facilmente accostabile; ma le qualità di stile e di +forma, che si alterano straordinariamente nel passaggio +da una lingua all'altra, specie trattandosi di poesie +dialettali, non daranno mai elementi sodi e sicuri per +un equo giudizio.</p> + +<p>Io, come siciliano, non posso essere sospetto se non +sarò pienamente d'accordo col signor Pipitone-Federico +nella grande ammirazione pel Meli. Anni fa, nel <i>Fanfulla +della Domenica</i>, osai dire che bisognerebbe tradurre +il Meli in siciliano. La espressione è forse eccessiva, +ma, anche dopo la lettura di questo volume, non +esiterei di ripeterla. Parto da un concetto della poesia +dialettale che mi sembra giusto tuttavia, nonostante +quel che il signor Pipitone-Federico ha diffusamente +scritto in difesa del Meli.</p> + +<p>E il giudizio del Finzi, che il critico riporta e che +io ignoravo, mi pare il più esatto che si sia dato intorno +al poeta siciliano finora. Dirò subito la ragione. +La poesia dialettale implica naturalmente l'idea della +forma popolare. Il Porta e il Belli, due grandissimi +poeti, lo hanno istintivamente capito e messo in atto. +Il Meli, no. E quando dico forma, non intendo solamente<span class="pagenum"><a name="Page_95" id="Page_95">[95]</a></span> +la parola del dialetto, ma il modo di sentire e +di concepire il soggetto. Il Porta e il Belli non hanno +mai dato impronta <i>letteraria</i> alle cose loro; e questo +costituisce il massimo loro pregio. Il Meli, invece, è raramente +popolare, anche dove più la sua natura di poeta +e l'argomento lo spingevano ad esser tale. Da ciò la +meraviglia di coloro che accostandosi, timidamente, per +la prima volta, alla lettura delle sue poesie, le trovano +di più facile comprensione che non si erano immaginati.</p> + +<p>Certamente il vocabolario del Meli è più vario e più +ricco, se si confronta con quelli del Porta e del Belli; +ma questo avviene perchè più di metà dei vocaboli +che egli adopra sono siciliani fino ad un certo punto, +o almeno non sono propriamente popolari; così le +frasi, così il giro del periodo poetico.</p> + +<p>A un siciliano di buon gusto, il Meli fa l'effetto di uno +che traduca alla meglio per farsi intendere da coloro +che capiscono soltanto il suo dialetto. L'affermazione +pare enorme; un esempio la schiarirà. Ecco pochi +versi, scelti a caso dall'<i>Idilliu 1º</i>:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Tacinu l'ocidduzzi 'ntra li rami;<br /></span> +<span class="i2">Sula la cucuccinta, ch'era stata<br /></span> +<span class="i2">La prima a lu sbigghiarsi, ultima ancora<br /></span> +<span class="i2">Va circannu risettu pri li chiani:<br /></span> +<span class="i2">Ed ora l'ali soi parpagghiannu,<br /></span> +<span class="i2">Si suspenni 'ntra l'aria; ora s'abbassa,<br /></span> +<span class="i2">Ripitennu la solita canzuna.<br /></span> +</div></div> + +<p>Traduciamo:<span class="pagenum"><a name="Page_96" id="Page_96">[96]</a></span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Tacciono gli augelletti in mezzo ai rami;<br /></span> +<span class="i2">Sola l'allodoletta, ch'era stata<br /></span> +<span class="i2">A svegliarsi la prima, ultima ancora<br /></span> +<span class="i2">Va cercando ricetto per le piane;<br /></span> +<span class="i2">Ed or con l'ali, a guisa di farfalla,<br /></span> +<span class="i2">Si sospende nell'aria, ora si abbassa<br /></span> +<span class="i2">Ripetendo la solita canzone.<br /></span> +</div></div> + +<p>Questa traduzione sembra l'originale. Si capisce sùbito +che il poeta ha sforzato il dialetto, e che, scrivendo, +aveva nell'orecchio un movimento ritmico disadatto +alla natura di esso.</p> + +<p>Si noti inoltre che ho scelto un passo dove il dissidio +tra la forma e il concetto è meno apparente.</p> + +<p>Ma questa discussione mi menerebbe troppo lontano +e non potrebbe interessare tutti i lettori; mi basta averla +accennata. Interesserà invece la figura del Meli +quale risulta dalle pagine del signor Pipitone-Federico, +che ha potuto usufruire di molti documenti recentemente +pubblicati e ignorati fuori dell'isola.</p> + +<p>Il titolo di abate che va inseparabile dal nome del +Meli; molte sue poesie, piene di facile e amabilmente +stoica filosofia, hanno dato origine alla creazione del +personaggio fantastico d'un poeta gaudente, sensuale, +adulatore, parassita. Si diceva: Il poeta ha adombrato +sè stesso nella <i>Cicala</i> da lui cantata:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0"><i>Cicaledda, tu t'assetti</i><br /></span> +<span class="i2"><i>Supra un ramu la matina,</i><br /></span> +<span class="i2"><i>Una pampina ti metti</i><br /></span> +<span class="i2"><i>A la testa pri curtina,</i><br /></span> +<span class="i2"><i>E ddà passi la jurnata</i><br /></span> +<span class="i2"><i>A cantari sfacinnata.</i><br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_97" id="Page_97">[97]</a></span></div></div> + +<p>Povero abate Meli! Egli quasi prevedeva questo equivoco +quando scriveva all'arcivescovo Lopez, suo +amico e protettore: « L'abate Meli (abate però di sole +spoglie, senza titolo, senza pensione) fu una cicala che +assordì col suo canto molta estensione di paese ». E +soggiungeva: « Il secolo ed il paese in cui nacque e +visse, e la professione che esercitò, fecero sempre a +calci con la di lui indole e temperamento (<i>sic</i>). Vide e +gustò qualche volta il piacere, la pace, la consolazione, +ma soltanto nei sogni che gli somministrarono i soggetti +delle sue poesie. »</p> + +<p>Nato in Palermo il 3 marzo 1740, da un orefice di +scarsa fortuna, fu messo a studiare nelle scuole gesuitiche; +e vi apprese il latino, passando sette anni +attorno alla grammatica del Padre Emmanuele Alvarez, +anni che egli rimpianse argutamente nel suo poemetto +<i>La Fata galante</i>. I <i>Reali di Francia</i>, i drammi +del Metastasio, l'<i>Orlando furioso</i> dell'Ariosto svegliavano +la sua fantasia; e l'istinto poetico del giovinetto +cominciò a rivelarsi in componimenti di imitazione. <i>La +Fata galante</i>, scritta a diciotto anni, è già un gran passo; +è la splendida aurora di un bellissimo giorno.</p> + +<p>Intanto, tra un canto e l'altro di quel poemetto, tra +un'ode e l'altra di fattura rollesca o vittorelliana, tra +un capitolo bernesco e l'altro, egli studiava medicina. +E appena era in caso di esercitarla — la laurea non esisteva +ancora nell'Università di Palermo — le strettezze<span class="pagenum"><a name="Page_98" id="Page_98">[98]</a></span> +della famiglia lo costringevano ad accettare il posto +di medico comunale nel villaggio di Cinisi, a ventiquattro +miglia dalla capitale. Qua egli era vissuto tra +gli accademici della <i>Galante conversazione</i>, come s'intitolava +una riunione di begli ingegni e di coltissime +persone, e il suo nome accademico era <i>Lu stravaganti</i>: +a Cinisi, si trovava faccia a faccia con la Natura, in +mezzo a un paesaggio incantevole, tra uomini di vita +semplice e laboriosa. Curava i suoi malati, si divertiva +con la caccia al roccolo e con la pesca, e continuava +alla meglio i suoi studi di medicina e di filosofia. +La vita frugale gli permetteva di mandare quasi +intero il suo magro stipendio alla famiglia. E tra <i>quelle +collinette, tra quelle valli, tra quelle roccie rivestite di +muschi e di edera</i>, egli concepiva e scriveva la <i>Buscolica</i>, +che rimarrà il suo maggior titolo di poeta.</p> + +<p>Era andato in Cinisi innamorato; cinque anni dopo +tornava a Palermo, chiamatovi dal suo professore di +clinica che voleva affidargli la sua clientela durante +la sua assenza per un viaggio all'estero. Il primo amore +era sfumato; e il giovane dottore, con l'aureola +di poeta e in fama di uomo di spirito e di persona +gioviale, si vedeva festosamente accolto dall'alta società +palermitana, specialmente dalle belle signore che +si disputavano l'onore di aver dedicata e d'ispirare +qualcuna delle sue odi. Il titolo di poeta noceva un +po' all'esercizio della sua professione, non ostante che<span class="pagenum"><a name="Page_99" id="Page_99">[99]</a></span> +il Meli avesse usata la precauzione di vestire l'abito +talare, come allora facevano i medici per poter avere +tra la loro clientela le suore dei monasteri. Pare che +molte delle sue odi non siano state semplice esercizio +poetico, reminiscenze o ispirazioni del vecchio Anacreonte. +Una baronessa Martinez, bellissima e colta +giovane signora, la non meno bella marchesa Regiovanni, +una signora Mantegno, che aveva sul petto un +graziosissimo neo, entrarono per qualche cosa nell'ispirazione +del <i>Lu gigghiu</i>, <i>Lu pettu</i>, <i>Lu neu</i>. Il Meli menava +di fronte la scienza, la poesia e la galanteria: +ed è curiosa una sua lettera amorosa che si conserva +nella biblioteca comunale di Palermo:</p> + +<p>« Non è più tempo di dar fede ai pregiudizii dell'infanzia +ed alle fole dei poeti che vi dipingono Amore +fiero, indomito, lascivo, crudele al par di un'arpia +e d'una megera. Crediamo piuttosto alle veridiche voci +della natura. Ella non è un nome vano e senza effetto; +è un principio, un nome, una pura causa, una parte +di Dio medesimo, che, occultata nel più recondito +recesso del cuore umano, ispira, agita e si palesa sotto +la mascherata (<i>sic</i>) di un istinto o sia di un sentimento +vivo ed animato...... Or questo stesso principio +che vi fa amar noi in noi, comanda di amar noi +in altri. Per sovrumana metamorfosi di amore, chi ama +vive nell'oggetto amato e questo in lui. Adunque dovendo<span class="pagenum"><a name="Page_100" id="Page_100">[100]</a></span> +amar voi in voi, dovrete amar voi in me, per +diritto di natura, di gratitudine, di convenienza.</p> + +<p>« Mi direte che in questo istante non sperimentate +in voi le voci del sentimento così vive che vi spingano +ad amare. Sia così; ma di grazia, cancellate quella +stima pel cagnolino, discacciate il passerino, lasciate +di apprezzare quelle gioie, quegli arredi, quelle galanterie, +insomma rivocate quell'affetto disperso in +mille oggetti e riunite le divise forze d'una potenza +così nobile impiegata stoltamente in oggetti ignobili e +materiali. Ed allora sentirete destar la natura ed esortarvi +ad impiegare il ricco capitale dei vostri affetti +in un cuore come il mio, nel quale chi ve ne impiega +una parte, nel momento appresso ne avrà rese mille +per quell'una. »</p> + +<p>La galanteria non gli aveva impedito di scrivere le +<i>Riflessioni sul meccanismo della Natura, in rapporto alla +conservazione e riparazione degli individui</i> e il discorso +<i>Sulle attrazioni elettive adombrate nella mitologia degli +antichi</i>, lavori che dimostrano come sotto il poeta ci +fosse il pensatore positivo, se non originale, certamente +audace riguardo ai tempi e alla cultura del suo +paese. Le <i>Riflessioni sopra il meccanismo della Natura</i> +suscitarono quasi uno scandalo, e l'autore ne fu intimidito +e non scrisse gli altri due libri che dovevano +compire il lavoro. Non si deve però attribuire al suo +merito scientifico l'elezione a professore di chimica<span class="pagenum"><a name="Page_101" id="Page_101">[101]</a></span> +nell'Università di Palermo, che egli ottenne nel 1786; +si volle, con essa, dare una rimunerazione al poeta. +Il Meli in chimica era un mediocre teorico: uomo di +ingegno e di buona volontà, aiutato dal suo operatore +Stefano Chiarelli, potè per sedici anni contribuire a +diffondere in Sicilia le teoriche del Lavoisier.</p> + +<p>Intanto, alle sventure domestiche, si aggiungevano +una lunga malattia e un furto che lo metteva sul lastrico. +I ladri gli avevano svaligiato completamente +la casa, portandogli via trecento ducati di laboriosi risparmi, +biancheria, vestiti, arnesi. Senza l'aiuto dell'arcivescovo +Lopez, il Meli sarebbe morto quasi di fame. +E di questa disgrazia, scriveva poco dopo, scherzando +all'arcivescovo lontano: « Intorno al rispondere, che +sarebbe il maggior incomodo, mi rimetto al laconismo +della prima lettera di Cicerone: <i>Si vales, bene est, ego +valeo</i>, potendosi risparmiare il <i>tua tueor</i>; perchè io in +questo mondo non ho nè beni, nè affari, nè pretensioni, +onde alcuno potesse assumere per me la cura: +nè io medesimo ho niente da sbrigare, o da custodire, +giacchè i ladri, com'Ella sa, mi hanno di questa gran +cura liberato. »</p> + +<p>Il padre del Meli era morto pazzo; uno dei suoi fratelli +si era rovinato per eccessivo scrupolo nei suoi +doveri di procuratore; la sorella, che poi moriva matta +anche lei, era invasata da tale ardore di carità da vendere +mobili e biancheria per maritare e dotare le sue<span class="pagenum"><a name="Page_102" id="Page_102">[102]</a></span> +serve e le loro figliuole; un secondo fratello, monaco +domenicano, processato dagli altri monaci come dilapidatore +dei beni del convento, ricorreva al povero abate +per farsi cavare da impicci che potevano disonorare +la famiglia; e viveva alle spalle di lui, quantunque +abitasse nel convento di Santa Cita. L'abate aveva in +mano certe carte da cui risultava un credito di once +quattrocento (più di tre mila lire) in favore del fratello +morto e da cui egli aveva ereditato; ma un frate +lo imbroglia, gli leva le carte di mano col pretesto di +adoperarle per un accomodamento, e sparisce e non si +fa più vedere..... Il poeta ha raccontato tutto questo +in una specie di memorietta da lui scritta, non so a +che proposito, in terza persona; e finisce malinconicamente: +<i>« Oggi che trovasi ridotto all'osso, altro non desidera +che questo almeno possa portarlo intero sino alla +tomba ».</i></p> + +<p>Nel 1806, a un tedesco suo ammiratore, traduttore +di parecchie sue poesie, e che gli chiedeva notizie per +un cenno biografico, il Meli scriveva:</p> + +<p>« Volete che io mi lusinghi coll'idea di qualche postuma +considerazione? Vano e miserabil compenso! +Non vale al certo la pena che io vada riandando nella +memoria le miserie ed amarezze di mia vita, quelle +che con tanto studio ho cercato di coprire e di palliare +a me stesso ed agli altri con le poetiche illusioni +e col trasportarmi alle antiche età del mondo, per<span class="pagenum"><a name="Page_103" id="Page_103">[103]</a></span> +togliermi da questa almeno col pensiero e colla immaginazione..... +Ho fatto poca fortuna nella professione +della medicina, facoltà in cui non ci ho veduto mai +chiaro ed a cui sono stato negato per natura, perchè +nemico del ciarlatanismo, del corteggiamento, e dippiù +per il peccato originale nel paese di essere appreso +(<i>sic</i>) per poeta..... Conchiudo: leggete le mie poesie +e divertitevi e scordatevi della mia vita, come me +ne sono scordato io, o guardatela come me nel migliore +aspetto: quello cioè di non aver nemici (salvo che +non lo sia un fratello monaco, che non accosta mai +da me) di non aver litigio, di non desiderare, di non +invidiare nessuno, e di lusingarmi di essere amato +dalle persone che mi conoscono ».</p> + +<p>Il cav. Luigi Medici, che gli voleva bene e lo ammirava +e lo aiutava, gli consigliò di chiedere al re +l'abbazia di San Pancrazio allora vacante.</p> + +<p> — Ma io non sono prete, non ho neppure gli ordini +minori! — rispondeva il Meli.</p> + +<p> — Si fa presto a prendere gli ordini minori — replicò +l'amico. — Al resto penserò io.</p> + +<p>Il poeta obbedì e poi scrisse, per supplica, un sonetto +con la coda dignitoso e malinconico, che dà +una gran tristezza. Ma appunto allora la Corte borbonica, +caduto Napoleone, tornava a Napoli; la supplica +si smarriva tra le carte burocratiche portate via. Venuta +tardi a galla, era rimandata al governo di Sicilia<span class="pagenum"><a name="Page_104" id="Page_104">[104]</a></span> +<i>per informazioni</i>; e quando la nomina finalmente arrivava +in Palermo, l'abate Meli era morto da parecchi +giorni nella più squallida miseria, maledicendo il giorno +in cui si era messo a fare il poeta: « <i>Or che sono +adulto, anzi vecchio, ne sto piangendo le conseguenze</i> — scriveva +al suo amico dottor Troysi. — <i>Imperciocchè mi è +d'uopo appoggiar le speranze della mia sussistenza nell'altrui +patrocinio. — Maledictus homo qui confidit in hominem!</i> »</p> + +<p>A settantacinque anni posando in pieno inverno per +un busto nello studio dello scultore Villareale, si era +buscata una punta, e il 20 dicembre del 1815 cessava +di vivere per peripneumonia biliosa.</p> + +<p>L'uomo fa ammirare maggiormente il poeta. E che +il Meli fosse davvero un gran poeta nessuno vorrà negarlo, +non ostante il dissidio che c'è tra la forma dialettale +e il concetto in quasi tutte le sue poesie. Il +signor Pipitone-Federico non nega recisamente questo +difetto, ma cerca di scusarlo e di spiegarlo là dove è +più evidente. Senza dubbio, i tempi, le circostanze speciali +della cultura siciliana hanno influito sull'ingegno +del poeta. Nato nel continente, con la padronanza della +forma del Parini, del Foscolo, del Monti, egli avrebbe +raggiunto un'altezza e un'originalità che l'impaccio +di dar forma letteraria al dialetto gli ha vietato +di raggiungere. Studiare fino a qual punto gli abbia +nociuto quest'impaccio e i tempi e le circostanze, studiarlo<span class="pagenum"><a name="Page_105" id="Page_105">[105]</a></span> +anche dopo quel che con ampiezza ne ha detto +l'autore di questo volume, sarebbe interessante: ma +occorrerebbe più spazio che un giornale non può concedere; +e per ciò me ne astengo.<span class="pagenum"><a name="Page_107" id="Page_107">[107]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="GABRIELE_DANNUNZIO" id="GABRIELE_DANNUNZIO"></a>GABRIELE D'ANNUNZIO</h2> + +<p class="sectnote">(<i>La città morta</i> — Fratelli Treves editori. Milano, 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_109" id="Page_109">[109]</a></span>)</p> + +<p>Poichè le rappresentazioni di essa in Italia sono ritardate, +si dice, fino a giugno, tentiamo di darcene intanto +una rappresentazione ideale.</p> + +<p>Abbiamo il volume sotto gli occhi. L'immaginazione +è assai più compiacente della realtà. Un'attrice, un attore +hanno sempre qualcosa di più e qualcosa di meno +nell'aspetto, nella voce, nel gesto con cui dovrebbero +far vivere sul palcoscenico un personaggio. Particolari +che sembrano insignificanti attenuano grandemente il +godimento estetico in teatro, quando non gli nuocciono +a dirittura. Tentiamo dunque di darci della tragedia +dannunziana una rappresentazione ideale, cioè conforme +all'idea voluta attuare dal poeta.</p> + +<p>Fino a pochi mesi fa dovevamo contentarci di conoscere +le intenzioni di lui per mezzo delle interviste dei +suoi ammiratori ed amici. Intorno alle intenzioni di chi +si accinge a fare un'opera d'arte è imprudente discutere.<span class="pagenum"><a name="Page_110" id="Page_110">[110]</a></span> +Bisogna dire soltanto: — Va bene; mettetele in +atto; ne ragioneremo poi.</p> + +<p>Non già che non si possano talvolta discutere le intenzioni, +quando, per esempio, sono evidentemente assurde. +Ma siccome dal detto al fatto, secondo il proverbio, +corre gran tratto, così mi par meglio rassegnarsi +ad attendere. Le intenzioni, lungo il cammino, inciampano +in difficoltà di esecuzione che ne modificano +le crudezze, ne infrenano gli eccessi. Quel che di raramente +buono c'è in esse, si trasfonde intero nell'opera +d'arte; il po' di strambo, di cattivo che non vien +potuto eliminare non risulta poi tale da danneggiarla +fortemente.</p> + +<p>Infondere nell'anemico organismo della drammatica +moderna tutta la maestà, tutta l'idealità ieratica della +tragedia greca, fino a sconvolgere i mezzi materiali di +cui si serve il teatro attuale, e le abitudini del pubblico +a un certo modo di rappresentazione; far sorgere +in Albano, in vista del lago, fra gli ulivi, un teatro di +foggia antica dove i capolavori della musa tragica greca +e i capolavori della musa tragica contemporanea, o, +più modestamente, i lavori, i tentativi di essa si alternerebbero +davanti a un pubblico capace di intenderne +le bellezze e di apprezzarne le arditezze, non erano, +secondo me, intenzioni così strane, così assolutamente +impossibili da permettere di condannarle anticipatamente.<span class="pagenum"><a name="Page_111" id="Page_111">[111]</a></span></p> + +<p>Le riproduzioni dei drammi di Eschilo e di Sofocle, +avrebbero potuto riuscire cosa assai diversa dalle recitazioni +scolastiche fatte ogni anno dagli studenti inglesi +e tedeschi al cospetto di professori e di dotti, pei +quali non hanno misteri le più riposte meraviglie del +testo originale. Un pubblico speciale avrebbe potuto, +per qualche ora, darsi il gusto di rivivere un'altra vita +intellettuale, e ottenere direttamente quelle grandiose +impressioni che formarono la delizia del popolo +più artistico che mai sia stato al mondo.</p> + +<p>In quanto ai lavori nuovi, imitazioni, derivazioni dagli +antichi esemplari, perchè diffidarne prima di averli +sott'occhio? Ferve negli scrittori e nel pubblico l'ansiosa +ricerca di qualcosa di meglio, di più elevato, di +più raro che non somministrino le commedie e le <i>pochades</i> +da le quali sono a stento alimentate le fiacche +rappresentazioni dei nostri teatri. Parecchi tentativi +hanno avuto la fortuna di vincere gli ostacoli di un'educazione +estetica molto scarsa, e quelli, anche più ardui, +delle vecchie abitudini. Buon numero di convenzioni +teatrali, che già s'imponevano come dommi, sono state +eliminate; concetti che sembravano repugnanti alla +forma drammatica sono apparsi sul palco scenico, dando +vita a personaggi, a caratteri, a passioni, a catastrofi +che hanno allargato i confini, dentro cui si era +aggirata finora questa forma d'arte.</p> + +<p>Perchè altri tentativi non avrebbero potuto farsi, cavando<span class="pagenum"><a name="Page_112" id="Page_112">[112]</a></span> +fuori nuove conseguenze da vecchie promesse, +facendo germogliare semi rimasti addormentati, operando +innesti fecondi, procurando anche ibridismi che +trasporterebbero nel dominio dell'arte scenica i miracoli +ottenuti dalla istancabile pazienza dei floricultori?</p> + +<p> — Anche il <i>simbolismo</i>?</p> + +<p>A <i>priori</i>, io non oso dire di no. Tutto sta nel modo +e nella misura.</p> + +<p>Per parecchi secoli, l'arte drammatica si è servita +del <i>tipo</i>: poi, per logica evoluzione, ha messo fuori l'<i>individuo</i>: +prima, per esempio, con caratteristiche generali, +l'<i>avaro</i>, il <i>geloso</i>; poi, un tal <i>geloso</i>, un tal <i>avaro</i>, +Otello, il notaio Guerin. Presentare ora personaggi, caratteri, +situazioni che, sorpassando il significato individuale, +aprirebbero alla intelligenza e alla fantasia +degli spettatori orizzonti più larghi, e darebbero anche +sensazioni più profonde, più complicate di quelle che +sogliono scaturire da individui, da caratteri, da passioni, +da situazioni determinate, perchè mai, dico, dovrebbe +sembrare a <i>priori</i> impossibile?</p> + +<p>Questo però presuppone che un artista, intraprendendo +un'opera d'arte, conosca innanzi tutto la intima essenza +di quella forma e i limiti ad essa imposti dalla +sua natura; presuppone che egli sappia che l'essenza +d'una forma d'arte è superiore a qualunque potenza +d'ingegno, e che neppure il genio sconvolge o inverte +le funzioni vitali di essa, anzi le sente e le incarna<span class="pagenum"><a name="Page_113" id="Page_113">[113]</a></span> +più compiutamente di ogni altro; così compiutamente +talvolta, da esaurire tutte le possibilità d'una forma e +chiuderne il ciclo di evoluzione.</p> + +<p>La tragedia con personaggi moderni non è precisamente +una novità. Invece di tragedia è stata chiamata +dramma. Non è una novità il tentativo di trasportare +in un soggetto moderno il Fato degli antichi greci. +Zaccaria Werner l'ha fatto nel 1810, col suo <i>Ventiquattro +febbraio</i>, di cui ci ha dato, se non sbaglio, la +traduzione e uno studio critico il Mazzini. Questo non +significa che non si possa ritentare con altro modo, +con altra misura. Del <i>Fato</i> dei greci non abbiamo idee +esatte; filosofi ed eruditi non sono punto di accordo +intorno al vero significato di questa concezione religiosa. +Pel D'Annunzio, per esempio, l'interpretazione +del <i>Fato</i> consisterebbe nell'influenza dell'ambiente, +nella violenza che la passione esercita su la ragione, +nelle determinazioni prodotte nel cuore e nella intelligenza +dagli studi particolari a un individuo.</p> + +<p>Siamo lontani dal <i>Fato</i> greco, molto lontani da Edipo +destinato ad essere uccisore del padre, marito della +madre e per questi involontari delitti condannato ad +errare cieco e miserabile pel mondo, fino a che non +troverà requie nel bosco delle Furie e non diventerà +genio benefico per la città di Atene. Non importa. Il +pregio dell'indeterminatezza di certi concetti consiste +appunto nelle diverse interpretazioni che essi permettono<span class="pagenum"><a name="Page_114" id="Page_114">[114]</a></span> +all'artista per scopi artistici. L'essenziale è che +questi scopi artistici siano raggiunti.</p> + +<p>Dicevo dunque che fino a pochi mesi fa dovevamo +contentarci di conoscere le intenzioni di Gabriele D'Annunzio. +Ora che abbiamo sotto gli occhi l'opera bell'e +compiuta, cerchiamo di renderci conto se alle intenzioni +ha corrisposto il fatto.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Siamo avvertiti dal titolo che non dobbiamo attenderci +niente di reale, o poco assai. La città morta è +Micene <i>ricca d'oro</i>, nell'Argolide <i>sitibonda</i>, come dicono +le scolie con perdonabile pedanteria. Bisogna dimenticare +che gli scavi di Micene furono fatti, tra il '73 e +il '78, dal mecklemburghese Schliemann e dalla sua +Signora, e non stupirsi se gli scavi del lavoro di fantasia +danno risultati alquanto diversi da quelli descritti +dal vero scopritore delle tombe degli Atridi. Non si +tratta di una ricostruzione, ma d'una creazione che toglie +in prestito dalla realtà i particolari che gli fanno +più comodo. Il poeta ha diritto di agire così.</p> + +<p>Le <i>dramatis personae</i> (dire personaggi è parso una +volgarità?) sono indicate con semplici nomi, quasi per +spogliarle di ogni bassa caratteristica. Forse notare, +invece di <i>Alessandro</i>, <i>Leonardo</i>, <i>Anna</i>, <i>Bianca-Maria</i>, notare +soltanto: <i>Un Uomo</i>, <i>Un altr'uomo</i>, <i>Una donna</i>, <i>Una</i><span class="pagenum"><a name="Page_115" id="Page_115">[115]</a></span> +<i>Vergine</i>, <i>Una Vecchia</i> sarebbe stato meglio; lo dico senza +malizia, giacchè il poeta vuol raggiungere l'idealizzazione +dei personaggi anche con questi espedienti. Nelle +rappresentazioni di Parigi ha vestito le donne con larghe +tuniche greche, e gli uomini.... da biciclisti, come +ci ha fatto sapere il Sarcey, se pure questa non è stata +un'irriverente grossolanità del critico francese.</p> + +<p>Tutti i personaggi sono oppressi dall'ossessione archeologica. +Per Leonardo, la cosa è naturalissima: è +invasato dall'idea di scoprire le tombe degli Atridi. Si +capisce pure che un poeta come Alessandro, che ha +voluto accompagnare l'amico nella difficile e nobile +impresa, viva con l'immaginazione nel mondo mitologico +di Omero e di Sofocle.</p> + +<p>Sembra un po' strano che le due donne, Anna e Bianca-Maria, +non leggano altro all'infuori dell'<i>Antigone</i> +durante la monotonia delle lunghe giornate d'ozio; e +che Anna, la cieca, racconti alla nutrice la favola della +ninfa <i>Io</i>; eppure reca meraviglia che il poeta abbia +ceduto un momento alle lusinghe della verosimiglianza +facendo addormentare la vecchia a quel racconto.</p> + +<p>Sarebbe ridicolo avere un attimo di curiosità intorno +alla condizione dei personaggi. Anna è divenuta cieca +dopo il matrimonio? O Alessandro, vinto da un impulso +di generosissimo affetto, l'ha sposata proprio per +quei begli occhi limpidi, ma muti alla luce? Immaginate<span class="pagenum"><a name="Page_116" id="Page_116">[116]</a></span> +quel che vi pare. Tanto più che la stessa Anna +sembra di scordarsi di essere cieca quando dice, parlando +di Zacinto: <i>Io non conosco l'isola; ma una sera, +nel mio primo viaggio la vidi di lontano e mi pareva l'Isola +dei Beati.</i> Queste minuzie non hanno niente che +fare con l'azione, col dramma intimo che i personaggi +ci vogliono raccontare, adoperando un linguaggio adatto +all'ambiente, tra quei tesori di arte antica che ricompaiono +al sole dopo migliaia di secoli — avori, vesti, +diademi, maschere del Re dei Re, di Clitemnestra, +di Cassandra, ogni cosa di oro massiccio — tra i versi +di Omero, di Eschilo e Sofocle che suonano a ogni +istante su le labbra di tutti.</p> + +<p>In una rappresentazione ideale noi possiamo prestare +docile orecchio ai periodi ondulanti, spiegantisi con lenta +maestà, scandentisi al pari dei greci trimetri, degli +anapesti, dei tetrametri-trocaici, dei giambici eschilei +e sofoclei. È vero che dobbiamo foggiarci uno special +modo di recitazione simile a melopea, che di tratto in +tratto, si esalti fino a divenire melodia; ma nella nostra +condizione è lecito permetterci tutto.</p> + +<p>I personaggi si sono sollevati molto in alto, in una +regione dove possono sentire e pensare a modo loro, +fuori d'ogni volgarità, fuori anche dell'umanità, ed esprimersi +in conseguenza. Sono nel dramma, cioè nella +tragedia, e nello stesso tempo quasi estranei a quel +che accade dentro di loro e attorno a loro.<span class="pagenum"><a name="Page_117" id="Page_117">[117]</a></span></p> + +<p>Anna, la cieca, sente, indovina che Bianca-Maria le +toglie il cuore del marito, eppure compatisce, perdona +e pensa di eliminare l'ostacolo all'unione dei due cuori: +sè stessa.</p> + +<p>Bianca-Maria è appena turbata dall'impuro amore +che le è germogliato nel petto.</p> + +<p>Alessandro, il poeta, fa serenamente olocausto della +moglie al suo nuovo amore per Bianca-Maria; e quando +la vergine gli domanda: — <i>Che volete fare di me, della +creatura che amo, che amate? Dite!</i> — egli risponde: — <i>Lasciate +che il destino si compia.</i></p> + +<p>Leonardo è preso da folle passione per la sorella; +e venendo a cognizione ch'ella ama, riamata, Alessandro, +pensa soltanto a purificare per sempre quella creatura, +annegandola nelle acque della fonte Perseia. E +allora si sente tutto puro anche lui!</p> + +<p> — <i>Se ella ora si levasse, potrebbe camminare su l'anima +mia come su neve immacolata... S'ella rivivesse, tutti i miei +pensieri per lei sarebbero come i gigli, come gigli.</i></p> + +<p>Lo stesso Alessandro, il poeta innamorato, davanti +al cadavere dell'amata non ha uno scatto; soltanto, <i>con +gesto imperioso</i>, dice all'assassino, no, al purificatore: — <i>Non +la toccare! Non la toccare!</i> — E l'altro, indietreggiando, +risponde: — <i>Non la tocco... Ella è tua, ella è tua!</i></p> + +<p>Anna, la cieca, finalmente, inciampando nel cadavere +dell'amica, ha un grido: — <i>Ah! Vedo! Vedo!</i><span class="pagenum"><a name="Page_118" id="Page_118">[118]</a></span></p> + +<p>E noi dobbiamo rimanere nell'ideale e ignorare precisamente +in che modo ella veda.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Senza dubbio, c'è in tutto questo, nel concetto e nella +forma, una continua cura di sfuggire il comune, il +volgare; ma c'è anche una non meno continua cura di +sfuggire la logica della passione e delle circostanze. +Nessun artificio teatrale è messo in opera per ottenere +qualcuno dei soliti effetti; sono però adoprati altri +artifici per raggiungere determinati effetti, e viziosi +quanto quelli voluti evitare.</p> + +<p>Tutti i personaggi hanno orrore di dire la parola giusta, +di servirsi dell'espressione più semplice e quindi +più efficace. Nel punto in cui l'anima loro sta per penetrare +nell'intimo del <i>pathos</i>, si ritraggono sùbito indietro, +quasi abbiano paura di dire qualcosa di umano, +di vero.</p> + +<p>« <span class="smcap">Bianca Maria.</span> Le mie labbra erano pure, sono pure... +Per la memoria di mia madre, per il capo di mio fratello, +io vi giuro, Anna, che rimarranno pure, così, +suggellate dalle vostre stesse mani. (<i>Ella preme su la +sua bocca le mani della cieca</i>).</p> + +<p>« <span class="smcap">Anna.</span> Non giurare! Non giurare! Tu pecchi contro +la vita; è come se tu uccidessi tutte le rose della<span class="pagenum"><a name="Page_119" id="Page_119">[119]</a></span> +terra, per non donarle a chi le desidera. Abbi fede! +Attendi ancora un poco! »</p> + +<p>È un momento grave, solenne, veramente tragico.... +Ma Anna, a un tratto, divaga:</p> + +<p>« Senti l'odore dei mirti? È inebriante come vino +caldo... » E in quella divagazione lirica intorno ai +mirti di Megara, alle rive di Zacinto (nessuno dei personaggi +dice mai Zante!) e intorno alle voci misteriose +delle fontane, non si sente il fremito di chi divaga a +posta, per sviare il discorso, per reprimere la commozione. +La parola non dice una cosa per farne intendere +un'altra, la più importante, no; si compiace della +bella descrizione, delle dolci immagini, delle sottili +comparazioni, fa un esercizio retorico.</p> + +<p>Così ogni volta che la situazione drammatica vorrebbe +forzar la mano al poeta.</p> + +<p>La grande, la ieratica idealità greca? Ma tutto è +umano in quella grande idealità. Antigone che affronta +consapevolmente la morte per dare sepoltura al cadavere +del fratello Polinice e compire un atto religioso +che avrebbe permesso allo spirito di lui il passaggio +nell'Eliso, Antigone rimpiange la vita e le nozze. Edipo +passa di angoscia in angoscia, tentando di trovarsi +innocente, e rimanendo sempre dubbioso ed incredulo +davanti alle prove più evidenti della fatalità che lo +incalza. E Filottete? Che accenti di dolore, che imprecazioni, +che suppliche nella sua misera condizione!<span class="pagenum"><a name="Page_120" id="Page_120">[120]</a></span></p> + +<p>La grande, la ieratica idealità greca! Dove mai? +Nel concetto? Il dramma, la tragedia, giacchè così si +vuole, qui risulta per via di artifici. Quei personaggi +pensano e agiscono a quel modo, perchè il poeta ha +voluto che pensassero e agissero a quel modo. Anzi, +per dire la verità, essi non c'entrano. Il poeta +ha parlato per conto loro, togliendo a ognuno di essi +la propria personalità, fin nella maniera di esprimersi. +E quando ho detto: <i>agiscono</i> ho parlato impropriamente; +essi agiscono così poco, che non potrà sembrare +esagerazione l'attenuare che non agiscono affatto.</p> + +<p>Ora niente è più contrario all'essenza della tragedia +greca, che è tutta azione; azione breve, ristretta, +circoscritta dai limiti che le condizioni teatrali e l'indole +di rappresentazione religiosa imponevano con gli +intermezzi del coro, impaccioso residuo della forma sacra +primitiva; coro che in Sofocle comincia già a trasformarsi +in personaggio.</p> + +<p>La grande, la ieratica idealità greca! Dove mai? +Nella forma? Ora niente di più semplice, di più limpido, +di più trasparente della forma greca; cioè niente +di più perfettamente compenetrato col concetto che +essa vuole esprimere. Nel caso però che si voleva fare +un <i>pastiche</i>, bisognava imitare il Goethe, scegliere +un soggetto greco, e dare ad esso quell'apparenza di +bassorilievo ch'egli ha tentato di dare alla sua <i>Ifigenia</i>.</p> + +<p>Ma anche a proposito del Goethe, si può ripetere il<span class="pagenum"><a name="Page_121" id="Page_121">[121]</a></span> +motto del Taine: <i>Non c'è altre tragedie greche che le +greche!</i></p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Non sarebbe qui inopportuno discutere le intenzioni +del poeta. Ma a che prò?</p> + +<p>Io capisco che un ingegno come quello di Gabriele +D'Annunzio ha fatto così la <i>Città morta</i>, in massima +parte perchè ha voluto farla così. Nella <i>Città morta</i> +c'è il germe di un'azione veramente drammatica, e +qua e là un accenno di organico svolgimento di essa. +Questo, forse, può significare che un'altra volta, se +non vorrà fare a posta così, — cioè rinunziare di proposito +ai perfezionamenti che la forma drammatica ha +raggiunto dai greci fino a Shakespeare, e da Shakespeare +fino ad oggi — Gabriele d'Annunzio ha tanta +forza da prendere facilmente una rivincita, purchè non +dimentichi che l'essenza d'una forma d'arte è superiore +a qualunque potenza d'ingegno, come l'ha sventuratamente +dimenticato scrivendo questa <i>Città morta</i>, +morta davvero come opera drammatica.<span class="pagenum"><a name="Page_123" id="Page_123">[123]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="EMILIO_ZOLA" id="EMILIO_ZOLA"></a>EMILIO ZOLA</h2> + +<p class="sectnote">(<span class="smcap">Émile Zola</span>, Paris, Charpentier, 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_125" id="Page_125">[125]</a></span>)</p> + +<p>Ironia della vita! Mentre Emilio Zola pubblicava nel +<i>Journal</i> gli ultimi capitoli del suo romanzo, che è la +glorificazione anticipata di quel Parigi fantastico da cui +l'<i>umanità dovrà ricevere il dono dell'emancipazione definitiva</i>, +il Parigi reale, preso da un accesso di follia, insultava +il coraggioso scrittore che appunto in quei giorni +si era costituito paladino della libertà e della giustizia.</p> + +<p>Rileggendo in volume quelle pagine che uscivano +quasi contemporaneamente con le relazioni delle sedute +della Corte d'Assise pel processo del loro autore, +si ha l'impressione di un senso artistico divinatorio +che meraviglia. L'anarchico Salvat sembra un simbolo: +il processo di lui una esattissima previsione di quel che +sarà il processo Zola. Ecco qui:</p> + +<p>« Nella gran folla, un mescolarsi di abiti chiari di +signore, di toghe nere di avvocati, tra cui si distingueva<span class="pagenum"><a name="Page_126" id="Page_126">[126]</a></span> +appena la toga rossa dei giudici negli stalli così +bassi, che lasciavano scorgere a stento, su le altre teste, +la faccia bislunga del presidente. Molti osservavano +i giurati, tentando d'indovinarne qualcosa dai loro +visi; parecchi non levavano gli occhi d'addosso all'accusato.... +Salvat si alzò in piedi; il presidente cominciò +l'interrogatorio. E apparve con tragica nettezza, +il contrasto: da una parte i giurati nell'ombra anonima, +<i>con l'opinione già bella e fatta sotto la pressione +del pubblico terrore, riuniti là per condannare</i>, dall'altra +l'accusato....</p> + +<p>« Il procuratore generale prese la parola, severissimo. +Era noto per le sue relazioni con tutti i partiti +politici e per la sua destrezza nell'essere sempre amico +degli uomini al potere; d'onde il suo rapido avanzamento +nella carriera giudiziaria e i favori di cui era +costantemente colmato.... E continuò per due ore, <i>sdegnando +la verità e la logica, cercando soltanto di impressionare +le immaginazioni, cavando partito dal terrore che +aveva invaso Parigi, incoraggiando il giurì a fare il suo +dovere condannando</i> l'assassino, giacchè il Governo era +risoluto <i>di non indietreggiare di fronte a qualunque minaccia....</i></p> + +<p>« Dopo una deliberazione di appena un quarto d'ora, +i giurati rientravano nella sala, con gran rumore di +tacchi sui banchi di quercia. Riappariva anche la Corte. +Un crescendo di emozione agitava la folla, quasi<span class="pagenum"><a name="Page_127" id="Page_127">[127]</a></span> +un vento di ansietà scuotesse tutte le teste. Molti si +erano levati in piedi, lasciandosi sfuggire qualche lieve +grido. E il capo dei giurati, grosso, con faccia rossa e +tonda, dovette attendere prima di leggere:</p> + +<p> — Sul mio onore e su la mia coscienza, davanti a +Dio e davanti agli uomini, la risposta del Giurì è questa: +Su la domanda intorno all'assassinio, <i>sì, a maggioranza....</i> +Salvat capì subito di che si trattava dal silenzio +che seguì, <i>senza che si parlasse di circostanze attenuanti</i>. »</p> + +<p>I lettori del <i>Journal</i> in quei giorni dovettero sospettare +qualche sbaglio d'impaginazione, mescolando la +relazione della seduta del processo Zola con la relazione +del processo Salvat.</p> + +<p>Nel romanzo, il Salvat, condannato a morte, si rizza +bruscamente; e mentre le guardie lo conducono via +lancia con gran voce il grido: Viva l'anarchia! Lo Zola +risponde al verdetto dei suoi giurati, con un libro, +con un'opera d'arte che è anch'essa un gran grido. +Viva la giustizia!</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p><i>Paris</i> chiude la trilogia delle <i>Trois villes</i>. <i>Lourdes</i> +e <i>Roma</i> erano le premesse; <i>Paris</i> è la conchiusione, la +conseguenza del sillogismo. Pietro Froment, giovine +prete, sentendosi venir meno nel cuore e nell'intelletto<span class="pagenum"><a name="Page_128" id="Page_128">[128]</a></span> +la fede religiosa, ha cercato un rimedio al suo male +prima a <i>Lourdes</i>, nella piccola città dei miracoli, nella +piscina odierna, poi a <i>Roma</i>, nel centro di vita del +grande organismo cattolico.</p> + +<p>A <i>Lourdes</i> ha trovato, o gli è sembrato di trovare, la +superstizione, anzi lo sfruttamento quasi commerciale +delle umane miserie fisiche; a Roma, la religione divenuta +organizzazione politica, immobilizzata nel domma, +ridotta sterile e tiranna dei corpi e delle anime. +Quel socialismo cattolico, con cui sembrava che il papa +volesse vivificare e consolidare la chiesa, gli si era +rivelato un espediente transitorio, un'abile menzogna +diplomatica.</p> + +<p>Ed era tornato a Parigi profondamente disilluso, minacciando +di scrivere un libro incendiario contro Roma, +« dove avrebbe messo tutto quel che aveva visto, +tutto quel che aveva udito; un libro dove sarebbe apparsa +la Roma vera, la Roma senza carità e senz'amore, +e già agonizzante nell'orgoglio della sua porpora ».</p> + +<p>Il libro lo ha scritto il suo autore per lui, infondendo +un grandioso soffio d'arte in tutto quel che aveva +<i>visto</i>; facendo sforzi d'intuizione straordinari, ma insufficienti, +per quel che aveva <i>udito</i>: libro però dove +la Roma vera (la Roma dei papi e la Roma italiana) +non è intesa o è fraintesa, perchè l'abate Froment era +venuto a cercare una Roma di sua immaginazione, e +in tre soli mesi di dimora non si è potuto accorgere<span class="pagenum"><a name="Page_129" id="Page_129">[129]</a></span> +del suo inganno. Nè forse se ne sarebbe accorto in dieci, +in venti anni, come la sua compaesana de l'Ile-de-France, +cameriera in casa Boccanera, che gli confessa: +<i>Voicì vingt-cinq ans que j'habite leur pays, et je n'ai +pas encore pu my faire à leur satanè charabia!</i></p> + +<p>L'abate Froment ricercava un'astrattezza, e si era +trovato faccia a faccia con l'incarnazione di un'idea, +cioè con una realtà ricca di tutti i pregi e di tutti i +difetti derivanti dalla natura umana e dalle condizioni +sociali, ma non perciò meno elevata, meno possente, +meno divina. L'idea astratta gli sembrava perfetta +perchè spoglia di particolari, di accidenti; ed egli non +sapeva riconoscere, nel gran rigoglio della vegetazione +cattolica, appunto quell'idea che n'era il succo vitale.</p> + +<p>Ed eccolo ora in quel Parigi, dov'egli spera di ricevere +una risposta definitiva ai dubbi della sua mente, +alle angosce del suo cuore.</p> + +<p>Partendo da Roma egli aveva esclamato: « Giustizia, +sì! Ma non più carità! La carità ha reso durevole +la miseria; la giustizia forse l'annienterà! »</p> + +<p>E tutto il <i>Paris</i> è un largo comento a quel grido.</p> + +<p>Questa volta però l'autore non si trova in un mondo +potuto conoscere molto esteriormente con tutta la +buona fede e la buona volontà che egli aveva adoperato, +e l'opera d'arte si giova di tale condizione; risulta +viva, quasi spigliata, e rivela qualità che finora +sembravano negate al suo autore. L'abate Pietro Froment<span class="pagenum"><a name="Page_130" id="Page_130">[130]</a></span> +non apparisce più un vanesio, un orgoglioso che +tenta di imporre le sue fantasticherie umanitarie a papa +Leone XIII col libercolo <i>La Roma nuova</i>. La sua importuna +personalità sparisce in mezzo al gran formicaio +parigino dove fervono tutte le attività scientifiche, socialistiche, +anarchiche, insieme col fasto della ricchezza, +con le orgie del vizio, con le disperazioni della +miseria. Sì, come nel <i>Lourdes</i> e nel <i>Rome</i>, egli serve +da filo conduttore a traverso gli avvenimenti molteplici +del Romanzo, ma non è più il protagonista o, almeno, +non se ne dà l'aria. Le lotte della sua coscienza +qui ci interessano, ma quanto quelle di suo fratello, +inventore di un terribile esplodente che dovrebbe +dare alla Francia il predominio della forza su tutte le +nazioni del mondo. Il suo carattere ci diventa simpatico, +ma quanto quello di Maria, l'orfanella ricoverata +in casa del fratello di lui e già sua promessa, che poi, +invece, diventerà la moglie dell'abate quando egli +avrà buttato alle ortiche la sottana.</p> + +<p>Nel <i>Rome</i> egli diffonde attorno a sè una fosca influenza +che vela, attrista ogni cosa; un senso di rancore +e di dispetto, stavo per dire di pettegolezzo, quasi +egli non sappia come sfogare la stizza di sentirsi +piccino e impotente di fronte alla grandiosa mole dell'organismo +cattolico; nel <i>Paris</i>, invece, egli versa su +le cose e su gli uomini, un così largo sentimento di +compassione, di carità, di amore, da far dimenticare<span class="pagenum"><a name="Page_131" id="Page_131">[131]</a></span> +l'infausto banchiere Duvillard, l'adultera ebrea convertita +sua moglie, la cinica sua figlia che contende l'amante +alla mamma e se ne fa un marito, la strana +e corrotta principessa di Harth che cerca nel misticismo, +nel saffismo, nel decadentismo, e fin nell'anarchismo, +sensazioni sempre nuove e sempre più acute; +e tutto il vermicaio di deputati, di giornalisti, di uomini +di affari, tra i quali appare scomposta, losca e +seducente, la figura della cocotte Silvana che fa battezzare +col suo nome un ministero; da far dimenticare, +insomma, tutto il laidume della società borghese e +aristocratica parigina, al confronto di quelli entusiasti +per una generosa idea, di fronte a quelli invasati dal +furore della distruzione, lanciatori di bombe omicide, +preparatori di ordegni e di esplodenti che debbono predicare +a modo loro la giustizia finale.</p> + +<p>E questo senso di compassione e di tenerezza è tale +che il lettore si accorge troppo tardi della parzialità +del giudizio, dell'artificiosità dei mezzi di cui si +è servito l'autore.</p> + +<p>È una gran vittoria per l'artista. Ed è nello stesso +tempo la parte caduca che il preconcetto ha infiltrato +nel romanzo.</p> + +<p>Bisogna però concedere qualcosa alle ragioni dell'arte. +Questo mondo nuovo in creazione, in fermentazione +(se pure è nuovo) occorreva metterlo in riscontro +con quello che esso intende rovesciare; dargli un<span class="pagenum"><a name="Page_132" id="Page_132">[132]</a></span> +risalto tale da porlo in grande evidenza, e non soltanto +nei tratti principali, ma anche nelle sue gradazioni, +nelle sue sfumature. Guglielmo Froment troneggia +su gli altri personaggi; carattere solido, tutto +d'un pezzo a cui il sentimento o meglio la sentimentalità +annebbia un momento l'intelletto, fino a suggerirgli +l'idea di far saltare in aria la chiesa del Cuor +di Gesù quando migliaia di pellegrini vi si affollano +per una sacra funzione; ma cuor retto, animo capace +di alti sacrifici, una delle più simpatiche figure che +lo Zola ha messe al mondo.</p> + +<p>Viene poi Maria Courturier, figlia d'un amico di Guglielmo, +inventore di genio, che aveva sciupato il suo +patrimonio in fantastiche scoperte. Guglielmo ha ricoverato +in casa sua l'orfanella. Mente sana in corpo +sano, ella ha ricevuto una solida istruzione ed è rimasta +ingenua quanto bella.</p> + +<p>È il simbolo zoliano della donna futura, di un ateismo +tranquillo, con completa noncuranza del di là. E +quando l'abate Pietro le confessa i tormenti della sua +coscienza, il gran vuoto che gli ha lasciato nel cuore +la perdita della fede, la disperazione di non sapere +che cosa sostituire al Dio perduto, ella lo guarda stupefatta:</p> + +<p> — Ma voi siete matto! — gli dice. — Disperarsi, non +più credere, non più amare, perchè l'ipotesi del divino +è crollata, e appunto quando il mondo ci si apre<span class="pagenum"><a name="Page_133" id="Page_133">[133]</a></span> +vastissimo davanti, con tutti i doveri della vita, con +tante creature e tante cose degne di essere amate +e soccorse, senza contare l'attività universale, dove +ognuno ha un còmpito da eseguire! Ma voi siete proprio +matto!.... Tornate con noi alla scuola della buona +natura. Vivete, lavorate, amate, sperate!</p> + +<p>Ella dice delle belle e dolci parole, ma fa anche +delle belle ed umili cose; è una buona massaia, e si +capisce facilmente come, per lei, l'abate Froment diventi +l'operaio Pietro Froment.</p> + +<p>Ma io mi occupo più del contenuto che della forma, +e trattandosi di un'opera d'arte non sta bene.</p> + +<p>Mi limiterò a dire che <i>Parigi</i> ha portato buona fortuna +a Emilio Zola. Mai egli è stato così semplice, così +spigliato, così efficace; mai ha mostrato meno di ora +quell'impaccio, quella gravità richiesta e quasi impostagli +dal suo metodo di composizione. Ha buttato via +tutta la scoria; appena appena qua e là qualche accenno +del suo simbolismo, ma fatto con garbo, senza +calcar troppo la mano.</p> + +<p>« Il sole, vicino al tramonto, dietro un roseo velo +di nuvolette, dardeggiava Parigi, simile a un seminatore +gigante che lanciasse da un punto a l'altro dell'orizzonte +colossali manate di oro.</p> + +<p>« — Parigi sementato dal sole! — esclama Pietro.</p> + +<p>« — Sì, è vero — dice Maria, — Parigi sementato +dal sole! E con che gesto egli butta la semente della<span class="pagenum"><a name="Page_134" id="Page_134">[134]</a></span> +salute e della luce fin nei più lontani sobborghi! Cosa +singolare! A ovest, i quartieri ricchi sembrano avvolti +da bruna rossastra, mentre la buona semente dorata +cade su la riva diritta e sui quartieri popolosi a est! +Là, è vero, dovrà spuntare la messe. »</p> + +<p>E Guglielmo soggiunge con allegra espressione di +voce e di gesti:</p> + +<p> — E non tardi a spuntare su questo buon terreno +del nostro Parigi, arato da tante rivoluzioni, concimato +da tanto sangue di lavoratori! Non c'è altra terra al +mondo per far germinare e fiorire le idee. Sì, Pietro +ha ragione: il sole sementa Parigi, e il mondo futuro +nascerà soltanto da lui!</p> + +<p>E lo Zola nell'ultima pagina del romanzo riprodurrà +questa immagine e ne farà la chiusa sinfonica. Non +più distinzione di quartieri, ma tutto Parigi sementato +ugualmente dai grani di oro del sole. E la messe sembra +già maturata, ondeggiante come un gran mare +biondo a perdita di vista, sul vasto terreno della riconciliazione +fraterna.</p> + +<p>Pietro Froment, non più abate; ma padre di una +bella creatura, prende in braccio il figlioletto Giovanni, +e lo leva in alto quasi in offerta all'immensa Parigi +sementata dai raggi del divino sole, d'onde nascerà +la futura messe di verità e di giustizia.</p> + +<p>Ma al poeta che spicca un così lirico volo nei secoli +avvenire divinando la missione redentrice di Parigi,<span class="pagenum"><a name="Page_135" id="Page_135">[135]</a></span> +Parigi non ha concesso l'illusione di un istante. Mai +con più bestiale smentita è stato risposto, non da una +città ma da tutta una nazione, al sogno umanitario di +un'anima avida di verità e di giustizia. Che importa, +se questo sogno ci ha fruttato una bella, una grandiosa +e severa opera d'arte?</p> + +<p>In quanto all'avvenire, noi sappiamo che lo Spirito +soffia dove vuole, che nessuno può dire anticipatamente: — La +redenzione verrà di là! Il mondo attuale +non ha niente che vedere col mondo avanti la Rivoluzione; +è sazio di astrattezze. — Non più carità, ma +giustizia! — Ma qualche altra nazione dà già al mondo +lo spettacolo meraviglioso della più grande tolleranza +possibile, che è forse la forma più pratica della +giustizia su la terra; e l'esempio non sarà senza +influenza per le altre nazioni. E con la tolleranza, la +carità dovrà riprendere l'opera sua consolatrice, e tutte +le forze dello spirito dovranno concorrere alla +grand'opera. La carità non ha fatto bancarotta, come +non l'ha fatta la scienza, come non l'ha fatta la +ragione, checchè ne pensi l'abate Froment così scandalizzato +dalla Roma papale. Il vero divino sole dello +Spirito si leva su l'orizzonte per tutti i popoli, +sementa tutte le terre: e se si dovesse fare un'ipotesi +ragionevole — si badi, dico: un'ipotesi! — si dovrebbe +dire che la giustizia, invece che nel terreno +dove sono spuntate le astrattezze della libertà e dell'uguaglianza,<span class="pagenum"><a name="Page_136" id="Page_136">[136]</a></span> +germoglierà nel suolo d'onde si è sparso +per tutto il mondo civile l'albero immortale del +Diritto.</p> + +<hr class="mid" /> + +<p>I giornali avevano annunziato il suo ritorno a Parigi +nella prima settimana di questo mese. Egli avrebbe +lasciato il misterioso rifugio per riprendere il suo posto +accanto all'eroico Picquart nella immane lotta per +la verità e la giustizia, alla quale ha, da quasi un anno, +sacrificato la sua tranquillità di uomo e la sua gloria +di artista.</p> + +<p>Gli stessi giornali oggi annunziano invece che egli +parte per l'America a farvi delle conferenze, non dicono +precisamente intorno a quale soggetto, forse intorno +ai tristi avvenimenti della sua patria che destano +tanta ansietà e tanto interesse dovunque.</p> + +<p>Io non so quel che ci sia di vero in queste contraddittorie +notizie, e può darsi benissimo che Emilio Zola +ci prepari qualche sorpresa che non sarà il suo ritorno +in Francia o il suo viaggio in America. Vorrei però +che questa sorpresa fosse un'opera d'arte, un romanzo.<span class="pagenum"><a name="Page_137" id="Page_137">[137]</a></span></p> + +<p>La missione di pubblico accusatore, ch'egli si era +generosamente imposta, è ormai finita. Qualcosa di più +potente che la voce di uno scrittore, quantunque grande +e famoso, la terribile eloquenza dei fatti, ha preso +il posto di lui e parla, anzi tuona alla coscienza del +popolo francese. Emilio Zola è passato in seconda linea.</p> + +<p>Questo non diminuisce punto il valore della nobilissima +parte da lui rappresentata nel nefando intrigo +che supera quanto di più putrido e di più immondo +egli è stato accusato di ammassare nei suoi romanzi.</p> + +<p>Doveva accadere così. Egli però n'è stato ricompensato +a bastanza. Mentre la Francia soldatesca e +reazionaria lo insultava, tutto il resto del mondo civile +teneva fissi gli occhi su lui, lo accompagnava coi voti, +augurandogli quel trionfo che oggi è quasi raggiunto.</p> + +<p>In quei giorni niente faceva prevedere quel che ora +è avvenuto. Su tutti i personaggi del triste dramma +grandeggiava, calma e serena, la figura del romanziere +accusatore; e non valevano a sbigottirlo i feroci attacchi +della stampa partigiana, gli urli della folla pagata +o miseramente illusa, le sentenze dei giurati terrorizzati +dalle minacce dei capi dello Stato Maggiore +che, luccicanti di spalline dorate, di decorazioni, impennacchiati +e pettoruti, erano comparsi unicamente +per quello scopo davanti a loro. I pochi che lo ignoravano +come romanziere, avevano appreso ad amarlo +e a riverirlo come difensore della vittima del più indegno<span class="pagenum"><a name="Page_138" id="Page_138">[138]</a></span> +delitto che abbiano mai commesso il militarismo, +la politica, la intolleranza religiosa. In certi momenti, +i più gravi interessi delle nazioni erano diventati meschina +cosa di fronte alla titanica lotta da lui combattuta.</p> + +<p>Poi sembrò vinto, disfatto. La sua scomparsa veniva +giudicata una fuga; il dubio e lo scoraggiamento +cominciavano a insinuarsi fin fra coloro che più avevano +avuto fede in lui; e i suoi avversari sogghignavano +di scherno alle parole: <i>Sarò al mio posto, quando +verrà l'ora opportuna!</i></p> + +<p>Tutt'a un tratto il rasoio del colonnello Henry recide +i primi lacci della mostruosa matassa... e l'Accusatore +sparisce dietro le sinistre figure dei falsari +venute inattesamente in pienissima luce.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Voglio sperare che Emilio Zola non stimi questa sua +grande vittoria, questa sua sublime ora di trionfo superiore +o uguale alle vittorie e ai trionfi da lui ottenuti +nel campo dell'arte. Il valore di un'azione va +anche giudicato dalle conseguenze che può produrre. +E intorno a queste, pel processo Dreyfus, non c'è da +farsi illusioni di sorta alcuna.</p> + +<p>In meno di un lustro, Dreyfus, l'Isola del Diavolo, +il colonnello Henry e compagnia brutta saranno certamente<span class="pagenum"><a name="Page_139" id="Page_139">[139]</a></span> +dimenticati. All'agitazione presente succederanno +altre e non meno violente agitazioni. La vita — che +ne dica la ballata — corre più presto dei morti. +E poi, Calas e Voltaire non hanno impedito che, appena +dopo un secolo, una quasi identica situazione si +riproducesse, cioè che un innocente fosse condannato +e che uno scrittore, un semplice scrittore, non magistrato, +non avvocato, sorgesse a difenderlo e riuscisse, +come ci auguriamo tutti, a salvarlo dell'atroce prigione, +più fortunato del suo predecessore che potè solamente +rivendicare la memoria dell'infelice vittima della +superstizione religiosa.</p> + +<p>Ci sono voluti degli eruditi per rammentare la bella +azione del Voltaire. Tutti coloro che hanno letto e leggono +<i>Candide</i>, o la ignoravano o non se ne rammentavano +più; ed io temo che il nuovo esempio dello +Zola non varrà neppur esso a impedire che qualche +altro infelice sia vittima di altri falsarii o di miserabili +di specie diversa. Mutano le apparenze, le passioni +assumono altre maschere, ma la malvagità umana +permane identica. E quando i nuovi Esterhazy, i nuovi +Henry, i nuovi Paty de Clam, i nuovi Gonse e Boisdeffre +entreranno in ballo; quando avranno ordito peggiori +tranelli e più formidabili falsità che non ne abbiano +accumulato i maldestri di oggi, troveranno sempre +una folla che si lascerà ingannare, che sentirà il +bisogno di essere ingannata per sfogarsi contro qualcuno<span class="pagenum"><a name="Page_140" id="Page_140">[140]</a></span> +delle sciocchezze e degli errori da lei commessi +e dei quali non saprà rassegnarsi a soffrire le conseguenze; +troveranno altri interessati a coadiuvarli, altri +furbi che vorranno giovarsi delle loro birbanterie e che +li lasceranno liberamente agire con questo secondo fine. +E allora niente varrà che altri eruditi rammentino +Voltaire e Calas, Emilio Zola e il capitano Dreyfus. +Non sempre i Voltaire e gli Zola hanno la fortuna di +trionfare, caso mai se ne potessero trovare a ogni occasione; +e non si trovano, ahimè!</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Se Emilio Zola non avesse fatto altro che difendere +la innocenza del capitano Dreyfus, avrebbe raccomandato +il suo nome a un molto debole sostegno.</p> + +<p>Fortunatamente per lui e per noi, egli ha fatto ben +altro.</p> + +<p>Ed ecco perchè io sono lieto che l'illustre autore +dei <i>Rougon-Macquart</i> sia giunto al termine della sua +campagna. Ed ecco perchè mi auguro ch'egli testimone +e <i>magna pars</i> in questi avvenimenti dai quali sono +tenuti tuttavia sospesi gli animi — perchè non è ancora +certo che le bieche ragioni di Stato non prendano il +sopravvento su le ragioni della giustizia — meglio che +scrivere un libro di storia e di polemica, come è stato +detto, ritorni all'arte, al romanzo.<span class="pagenum"><a name="Page_141" id="Page_141">[141]</a></span></p> + +<p>La politica, oh no! non lo tenterà. Egli deve sentirne +un'immensa nausea, dopo aver potuto scrutare da +vicino di che laidumi sia impastata.</p> + +<p>Ch'egli scriva dunque quest'altra <i>Debacle</i> assai più +terribile della prima! Ch'egli attacchi a una gogna immortale — l'arte +sola dà l'immortalità — tutti questi farabutti +che disonorano l'esercito francese e la Francia +intera! Quando le misere agitazioni presenti saranno +appena un vago ricordo per li ultimi sopravvissuti della +nostra generazione, e quando soltanto gli storici si occuperanno +del processo Dreyfus consacrando ad esso +qualche breve pagina, l'opera d'arte soltanto terrà ancora +in vita, bollate da un marchio di fuoco, le ignobili +figure della seconda repubblica, che ecclisseranno +i poco scrupolosi faccendieri del secondo impero transustanziati +dalla immaginazione nei <i>Rougon-Macquart</i>.</p> + +<p>Mai più tetra e tragica materia si è presentata all'immaginazione +di un grande artista, mai, o quasi, la +realtà è stata così superiore alle combinazioni più assurde +di un'ardente fantasia! Mai il còmpito di un artista +è stato più difficile e nello stesso tempo più tentatore. +Emilio Zola ha il poderoso petto che occorre +per affrontarlo.</p> + +<p>I suoi famosi documenti umani egli non dovrà stentare +per trovarli; ne ha già troppi sotto mano.</p> + +<p>O tranquilla palazzina di Médan, ieri violata dalla +volgare persona degli uscieri, umili strumenti di una<span class="pagenum"><a name="Page_142" id="Page_142">[142]</a></span> +giustizia indegna di chiamarsi tale, quando aprirai a +due battenti il tuo cancello al profugo artista? Allora +veramente entrerà assieme con Lui nelle tue vaste +sale la solenne vindice Giustizia: ed ha un nome altrettanto +nobile e santo; ella chiamasi l'<span class="smcap">Arte</span>.<span class="pagenum"><a name="Page_143" id="Page_143">[143]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_145" id="Page_145">[145]</a></span></p> +<h2><a name="UNA_JETTATURA" id="UNA_JETTATURA"></a>UNA JETTATURA</h2> + +<p>Sto per credere di averla addosso, se mi capita così +frequentemente di vedermi frainteso. Aveva pur troppo +ragione il Voltaire quando diceva: Datemi tre righe di +un galantuomo e ve lo faccio impiccare. Io ne ho scritte +più di tre a proposito di Emilio Zola e della parte da +lui presa nell'affare Dreyfus, ed ecco il <i>Fanfulla</i> che +mi denuncia come reo di lesa maestà della nazione +francese, ed ecco il nostro <i>Marius</i> che mi fa una lavata +di capo, quasi io abbia mancato di rispetto a Emilio +Zola, augurandogli di riprendere presto la sua penna +d'artista.</p> + +<p>Gli spropositi dell'articolista del <i>Fanfulla</i> potevo lasciarli +passare inosservati. Quando uno ha il coraggio +di proclamare Emilio Zola il più gran malfattore che +abbia oggi la Francia, il maggior responsabile di tutta +la corruzione che rode come un cancro la società contemporanea +francese, non c'è da discutere. Si ride e<span class="pagenum"><a name="Page_146" id="Page_146">[146]</a></span> +basta. Ognuno è spiritoso come può. Se i lettori del +<i>Fanfulla</i> si contentano dell'amenità che lo <i>Zio Tobia</i> +ha loro ammanito, tanto meglio, o tanto peggio, per +essi. Forse pensano che certe sciocchezze sono talvolta +più esilaranti di un bel tratto di spirito; questa per +esempio: « La Francia, atterrata, ma non soffocata +dalle sventure del 1870, avrebbe dovuto riprendere in +breve tempo i sentieri luminosi della civiltà; ma trovò +sul suo cammino Emilio Zola e ricadde più ferita di +prima: anzi strozzata addirittura. »</p> + +<p>A chi osa di scrivere queste parole (non hanno bisogno +di un qualificativo, ed io sarei imbarazzatissimo +se dovessi trovarlo) posso facilmente perdonare la ignoranza +che dimostra intorno alle mie convinzioni letterarie, +e rassicurarlo che dicendo male dello Zola non +si è comprata, come egli crede, <i>a contanti</i> la mia <i>irosa +inimicizia</i>; sarebbe troppo a buon mercato.</p> + +<p><i>Marius</i> però deve avere la pazienza di ascoltarmi.</p> + +<p>Da qual parte del mio articolo egli ha desunto che +io mi permetto di fare a Emilio Zola una <i>ramanzina, +come ad un ragazzo impertinente che trascura i suoi doveri</i>?</p> + +<p>Debbo supporre che <i>il fioco lume d'una luna amareggiata +da molte nuvole</i> e <i>il fioco lume della lampada del +vagone</i>, o la narcotica virtù del mio articolo lo abbiano +ridotto in un dolce stato di dormi-veglia che lo hanno +poi indotto a fraintendermi?<span class="pagenum"><a name="Page_147" id="Page_147">[147]</a></span></p> + +<p>Io ho voluto dire soltanto questo: Emilio Zola ha +ormai compiuto il suo dovere di cittadino. Coloro che +egli accusava sono smascherati. « Qualcosa di più potente +che la voce di uno scrittore, quantunque grande +e famoso, la terribile eloquenza dei fatti, ha preso il +posto di lui, e parla, anzi, tuona alla coscienza del popolo +francese. Emilio Zola è passato in seconda linea. +Questo non diminuisce punto la nobilissima parte da +lui rappresentata... Ritorni all'arte e scriva quest'altra +<i>Debacle</i> più spaventevole della prima. »</p> + +<p>E conchiudevo:</p> + +<p>« O tranquilla palazzina di Médan, ieri violata dalla +volgare persona degli uscieri, umili strumenti di una +giustizia, indegna di chiamarsi tale, quando aprirai a +due battenti il tuo cancello al profugo artista?</p> + +<p>« Allora veramente entrerà, assieme con Lui, nelle +tue vaste sale la solenne vindice giustizia; ed ha un +nome altrettanto nobile e santo: ella chiamasi l'<span class="smcap">Arte</span>. »</p> + +<p>Quando mai mi è passato pel capo di diminuire il +valore del coraggioso atto cittadino del romanziere trasformatosi +inattesamente in pubblico accusatore?</p> + +<p>Quando mai mi è passato pel capo d'insinuare che +Emilio Zola, così facendo, abbia voluto formarsi un <i>piedistallo +di questa questione</i>, e che abbia <i>preso il destro +di afferrare quest'arma per servirsene a vantaggio suo e +dei suoi</i>?</p> + +<p><i>Marius</i> ha trovato proprio le tre righe per farmi impiccare:<span class="pagenum"><a name="Page_148" id="Page_148">[148]</a></span> +le ha strappate dal nesso logico del mio articolo, +e ha impreso caritatevolmente a lavarmi quel +lucido capo, che appunto per questa sua condizione non +ne ha punto bisogno.</p> + +<p>Se dire ad un artista, a un grande artista: Avete +compiuto la missione che vi eravate imposta con generosità +senza pari. I resultati della vostra lotta sono +forse superiori a quel che voi vi attendevate. Ora, per +attaccare a una gogna immortale coloro che han disonorato +l'esercito francese e la Francia, scrivete un libro +degno di voi, prendendo a soggetto i tetri e tragici +fatti di cui siete stato testimone. « Mai còmpito di artista +è stato più difficile e più tentatore: voi avete il +poderoso petto che occorre per affrontarlo »: se dire +questo a Emilio Zola significa fargli una ramanzina +come a uno scolaro che ha trascurato il suo dovere, +io lo lascio giudicare ai lettori della <i>Tribuna</i>, e mi rassegno +anticipatamente alla loro sentenza.</p> + +<p>Le tre righe incriminate da <i>Marius</i> volevano dire +soltanto che l'opera d'arte, per la sua speciale natura, +ha un valore assai superiore a qualunque nostro atto +semplicemente morale. E citavo per ciò Voltaire e Calas.</p> + +<p>L'opera d'arte infatti, anche quando non ne ha la +precisa intenzione, è atto di alta moralità, di giustizia +spirituale. <i>Io accuso!</i> Ma Emilio Zola, si può dire, non +ha fatto altro in tutta la sua dignitosissima vita. I suoi +ventitrè romanzi sono atti di accusa e di condanna<span class="pagenum"><a name="Page_149" id="Page_149">[149]</a></span> +nello stesso tempo; ed io non credo di ingannarmi dicendo +che quando, nel lontano avvenire, e anche nel +non lontano, non si parlerà più del processo Dreyfus +e del coraggioso promotore della revisione di esso, i +<i>Rougon-Macquart</i>, e <i>Le trois villes</i> con tutti i loro difetti, +e non ostante questi, vivranno nella memoria degli +uomini e continueranno ad accusare e a condannare +il secondo impero e la seconda republica.</p> + +<p><i>Io accuso!</i> Emilio Zola lo ha lasciato trasparire anche +troppo da tutta la sua produzione di romanziere, +e qualche volta fin facendo sottostare le ragioni dell'arte +alle sue convinzioni personali. La sua carriera +di critico e di artista è stata una lotta incessante. Il +<i>conspuez Zola</i>, prima che dalla gola della folla anti-semitica +e reazionaria, era risuonato parecchie volte dalle +colonne dei giornali per opera di articolisti che si affibbiavano +la giornea di campioni della morale e dell'arte; +e i rammolliti decadenti e i pretesi neo-spiritualisti +avevano già ripreso a urlare quel <i>conspuez</i> anche +dopo che gli altri si erano stancati.</p> + +<p>Emilio Zola non si è minimamente commosso per +questi incessanti attacchi, come non si è impaurito delle +dimostrazioni della folla che minacciava non la sua +opera d'arte, ma la sua vita.</p> + +<p>La sua imperturbabilità di artista e di cittadino dimostra +ad evidenza che egli non ha mai avuto bassi +secondi fini.<span class="pagenum"><a name="Page_150" id="Page_150">[150]</a></span></p> + +<p>Quella ricchezza che è venuta a lui per virtù del +suo ingegno, egli l'ha messa a repentaglio spensieratamente +per una causa che gli è parsa altrettanto nobile +e santa quanto la sua opera d'arte. Se questa volta +si fosse anche ingannato, le sue intenzioni non avrebbero +potuto essere giudicate meno disinteressate +e generose.</p> + +<p>E perchè convinto di questo, non ho potuto lasciare +senza risposta le parole dell'egregio <i>Marius</i>.</p> + +<p>Al quale auguro in altra occasione una luna <i>meno +amareggiata da molte nuvole</i> e una lampada di vagone +<i>meno fioca</i>.<span class="pagenum"><a name="Page_151" id="Page_151">[151]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_153" id="Page_153">[153]</a></span></p> +<h2><a name="LA_CHIMERA" id="LA_CHIMERA"></a>LA CHIMERA</h2> + +<p>Quando sento dire d'un giovane: — È serio, assennato, +non ha chimere pel capo — subito mi domando: — Ma +è proprio giovane costui? — Mi sembra impossibile: +non so figurarmi la giovinezza <i>senza chimere pel capo</i>.</p> + +<p>La <i>chimera</i> ordinariamente è l'ideale; il nuovo che +sta per schiudersi e che si fa intravedere appena: il +sogno che si agita per divenire realtà; il feto che si +matura nel seno oscuro, dove succhia tutti gli elementi +della vita e dà nausee, dolori, malessere sui generis, +alla creatura gestante di cui è sangue del sangue, +carne della carne. Una giovinezza che non rincorre +l'alata chimera dell'ideale, che non sogna e non si agita +dietro i primi luccicori dell'avvenire che sta per +schiudersi, che non sente in sè il malessere intellettuale +di una gestazione potente, è inferma, senza rimedio, +di vecchiezza precoce.</p> + +<p>Per ciò io mi sento attratto in singolar modo verso<span class="pagenum"><a name="Page_154" id="Page_154">[154]</a></span> +tutti coloro che si mostrano giovani davvero e inseguono +con foga e temerariamente una qualunque <i>chimera</i>. +Non già perchè io sia convinto che sempre e in +ogni caso la chimera di oggi sarà la realtà di domani, +ma perchè quella rincorsa dietro un'ideale è buon segno +di vitalità, di forza, e perchè da questa confusa e +talvolta pericolosa agitazione di discordi elementi la +sapienza organatrice della Natura trae l'artista, il grand'uomo, +il genio che darà vita a un capolavoro.</p> + +<p>Che importa se per molti la chimera sarà stata alla +fine una dolorosa delusione? Che importa se il cammino +percorso trionfalmente da pochi o da uno solo è +funestato dallo spettacolo di tanti che sono caduti fra i +tormenti di terribile agonia a metà di strada, maledicendo +la chimera che non si è lasciata raggiungere? +La vita è così; ha la sua legge, la sua ferrea necessità, +ed è stolto pensare che avrebbe potuto essere +costituita diversamente.</p> + +<p>O Romanticismo, chimera della generazione che precedette +la nostra! O Verismo o Naturalismo, che sei +stato anche la mia chimera quando avevo folti capelli +scuri e baffi neri e non sospettavo di dover scrivere +un giorno due volumi di Fiabe, che allora mi sarebbero +parse vigliacca rinnegazione della mia fede!</p> + +<p>O Idealismo, o Simbolismo, chimera della generazione +presente! O sogno di bellezza estetica che dinanzi +al vocabolo raro, al periodo armonioso e voluttuosamente<span class="pagenum"><a name="Page_155" id="Page_155">[155]</a></span> +snodantesi come collo di cigno o come corpo +di serpe che rinnova la sua spoglia sotto i raggi canicolari, +dimentichi che il vocabolo è segno e confondi +l'essenza della musica con l'essenza della parola!</p> + +<p>O unica e sola Chimera, che assumi diversi aspetti, +iridando le penne delle tue ali ad ogni nuovo riflesso +di luce, e che sei stata Romanticismo e poi Verismo +e oggi Idealismo o Simbolismo e assumerai domani chi +sa quale inattesa e più lusinghiera sembianza! Noi tutti +abbiamo bisogno di te, anche quando arriviamo a comprendere +che tu sei l'inafferrabile, l'irraggiungibile e, +spesso, anche nient'altro che l'inganno!</p> + +<p>Io fantasticavo così poco fa, terminando di leggere +il libro di un giovane<a name="FNanchor_7_7" id="FNanchor_7_7"></a><a href="#Footnote_7_7" class="fnanchor">[7]</a> che avevo visto già correre +con forte lena dietro l'attuale Chimera, in due suoi +lavori precedenti. E mi vedevo davanti agli occhi un +altro scrittore, giovane anch'esso e non nostro, che la +stessa Chimera aveva allettato e fatto fuorviare, ma +che si è poi sottratto vigorosamente al mortale miraggio +fatto balenare da essa agli ansiosi sguardi di lui, +quando lo allettava a scrivere <i>La course à la Mort</i>, <i>Le +sens de la Vie</i>, <i>Les trois coeurs</i>, tre romanzi di idealismo +trascendente, dove era tentato l'assurdo di ridurre +l'opera d'arte a pura opera di pensiero; dove i +personaggi erano semplici nomi, semplici segni, senza<span class="pagenum"><a name="Page_156" id="Page_156">[156]</a></span> +carne nè ossa. E pensavo al poderoso sforzo che Edoard +Rod aveva dovuto fare per sbarazzarsi dalle allucinazioni +della Chimera idealista e simbolista, e arrivare +all'ultima, sana e rigogliosa manifestazione del suo +ingegno, a <i>Le Ménage du Pasteur Naudié</i> apparso appunto +in questi giorni.</p> + +<p>Veramente Enrico Corradini non era andato tant'oltre, +come lo scrittore francese, tra le nebbie dell'idealismo +e del simbolismo, o dell'<i>intuitivismo</i> come il Rod +lo chiamava.</p> + +<p>Nel <i>Santamaura</i> stava ancora molto vicino alla realtà +e i suoi personaggi erano quasi tutti solidi e robusti; +se non che si smarrivano un po' nel labirinto dell'azione +e, di tratto in tratto, si scolorivano, non sembravano +più persone vive o almeno ben organate, quasi +fosse venuta meno la vital forza della immaginazione +che li aveva messi al mondo.</p> + +<p>Dopo, era uscita fuori <i>La Gioia</i> preannunciando una +trilogia, un trittico narrativo, come oggi è di moda; e +molte pagine di questo nuovo romanzo raggiavano di +lieta luce, sorridevano; e i personaggi di esso, se mostravano +ancora qualche rapporto di fratellanza (come +no?) con quelli di <i>Santamaura</i>, avevano aria di miglior +salute, quantunque meno robusti e anche meno attraenti +di quegli altri, dotati di una simpatica rustichezza, di +una strana vigorìa di sentimenti che li fissava nella +memoria del lettore. In <i>La Gioia</i> mancava infatti una<span class="pagenum"><a name="Page_157" id="Page_157">[157]</a></span> +figura da poter stare in confronto col vecchio sognatore +umanitario Romolo Pieri a cui il misero villaggio +di Santamaura deve la sua trasformazione industriale; +e il protagonista Vittorio Rodia che vuole ricercare +« soltanto nel proprio spirito il piacere della vita » +perchè è convinto che « dallo spirito nasca ogni desiderio +e ogni visione di felicità »; non vi fa intravvedere +in che modo egli diventerà <i>Il Signore della vita</i> +(seconda parte della trilogia) nè quali potranno essere +i risultati della sua esperienza negli <i>Ultimi giorni di +Vittorio Rodia</i>, terza parte della trilogia.</p> + +<p>La chimera, che meglio si scorgeva proseguita in +quei due primi romanzi, era quella dello stile, con una +preoccupazione insistente; un po' chimera propria, un +po' quella di un altro che già affascina parecchi e toglie +a molti giovani l'impronta della loro personalità. +Mentre però si scorgeva in <i>La Gioia</i> uno sforzo, spesso +vittorioso, di liberarsi dalla malìa della chimera altrui +per questo riguardo, vi apparivano pure i segni della +sopraffazione di un'altra chimera appunto nel protagonista +Vittorio Rodia, che richiamava spesso alla mente +l'Andrea Sperelli, il <a name="tn157" id="tn157"></a>Tullio Hermil e il Claudio Cantelmo +dei noti romanzi del D'Annunzio.</p> + +<p>Ma nè <i>Santamaura</i>, nè <i>La Gioia</i> facevano sospettare, +neppure in rapido baleno, <i>La Verginità</i> ultima arrivata.</p> + +<p>Quando si tratta d'un ingegno non comune, com'è +quello del Corradini, non c'è da impaurirsi tanto pel<span class="pagenum"><a name="Page_158" id="Page_158">[158]</a></span> +suo avvenire. Io, per esempio, che ho seguìto attentamente +tutti i suoi passi, non temo che egli voglia ripetere, +all'inverso, tra noi, il caso letterario del Rod: +non temo di vederlo smarrire irrimediabilmente tra la +nebbia dell'idealismo e del simbolismo, non ostante +che in <i>La Verginità</i> egli abbia calcato la mano o, meglio, +si sia lasciato andare troppo oltre verso queste +due azzurre chimere che infestano il cielo dell'arte +narrativa odierna, proponendo ai giovani scrittori, come +la mitica Sfinge, enimmi insolubili o che paiono +tali, e colpendoli fatalmente se non riescono a risolverli.</p> + +<p>Chi ben guarda, trova in <i>La Verginità</i> l'ingrandimento, +l'esagerazione di certe tendenze manifestate +dal Corradini nel suo dramma <i>Dopo la morte</i> e nei due +romanzi citati. Ma mi sembra sia un caso naturale, +come il necessario germoglio di certe cattive erbe non +strappate da un campo, e riproducentisi con invadente +vegetazione maligna. Altre cattive erbe — e si scorge — il +Corradini ha strappate, impedendo loro di riprodursi +in questa sua nuova opera di arte: affettazioni di stile, +imitazioni, forse irriflesse, di stile altrui, eccessi d'immagini, +eccessi di colorito inopportuno: ed è qualcosa. +La rinnovazione procede così, dall'esterno all'interno: +dalla parola, dalla frase, all'organismo dell'opera d'arte. +Quando si vede che uno scrittore caccia via dal +suo stile quel che è falso, quel che è inutile, e cerca<span class="pagenum"><a name="Page_159" id="Page_159">[159]</a></span> +di dare alla parola la limpidità, la trasparenza che la +riducano tutta una cosa col concetto, c'è da scommettere +che opererà lo stesso lavoro di rimonda, di semplicizzazione, +di <i>inveramento</i>, come direbbe il Vico, anche +nell'organismo della sua concezione. Perchè cancella +una parola, e muta e rimuta una frase, e le martella +e le ripulisce fino a che non corrispondano a quelle +che devono essere? Senza dubbio, perchè comincia a +convincersi che la semplicità, la schiettezza, la sincerità +sono le vere doti naturali dello stile, e che la semplicità, +la <a name="tn159" id="tn159"></a>schiettezza, la sincerità diventano, secondo il +concetto, forza, colore, tutto.</p> + +<p>Così avverrà a poco a poco coi suoi personaggi; li +vorrà semplici, schietti, sinceri, perchè non potrà più +tollerare una stonatura tra essi e la forma. E capirà +che semplicità non significa povertà; nè schiettezza e +sincerità, ingenuità.</p> + +<p>Attilio Palagonia, l'attrice Saveria ed Ercole Grabba, +i tre personaggi di <i>La Verginità</i>, appaiono creature complicate +per effetto d'una illusione di ottica d'arte. In +se stessi sono, non solamente semplici, ma dirò quasi +poveri. Sono creature sensuali, voluttuose; nient'altro. +La complicazione la vuole e la ricerca l'autore a furia +di analisi, o meglio prestando ai suoi personaggi +la sua ricchezza. Per riempire il loro vuoto, ha dovuto +ricorrere a mezzi di messa in iscena, anzi di scenario +che, se provano la sua abilità descrittiva, scoprono<span class="pagenum"><a name="Page_160" id="Page_160">[160]</a></span> +maggiormente la deficienza delle sue creature. E che +sforzo per illudersi sul conto loro e illudere il lettore! +Basterà leggere gli splendidi capitoli <i>Nel sole</i>, <i>La passeggiata +notturna</i>: splendidi non tanto per quel che sono, +quanto per quel che fanno scorgere della forza artistica +del loro autore. Attilio Palagonia, Saveria, Ercole +Grabba sembrano degli agitati, dei malati che non +scorgono più la realtà delle cose e dei sentimenti; ma +la veggono mostruosamente sviluppata per qualche infiammazione +che, dopo avere alterato i loro organi visivi, +si sia comunicata alle loro menti.</p> + +<p>Perchè mai Enrico Corradini, che ha creato Romolo +Pieri, suo figlio Mauro e la brutale campagna socialista +di lui; che ha concepito e delineato bravamente la +spigliata figura di Natalia, le grottesche sorelle Florimo, +la sensibile Concettina Croce (cito a caso e di memoria) +nei due romanzi precedenti, qui, in <i>La Verginità</i>, +ci ha fatto intravedere soltanto a sbalzi qualcosa +di umano, di non voluto, di non troppo ricercato?</p> + +<p>Ah, la Chimera, la Chimera!</p> + +<p>Ed io ne capisco tutte le seduzioni e non mi sdegno +e non ne faccio un rimprovero alla giovinezza dell'autore.</p> + +<p>Creare un'opera d'arte dove lo stile, i personaggi, +la natura, le sensazioni, i sentimenti, le idee siano, +tutt'insieme, un'armonica luce di bellezza; dove il reale +e l'ideale si confondano e si compenetrino talmente<span class="pagenum"><a name="Page_161" id="Page_161">[161]</a></span> +da far risultare la concezione artistica verità materiale +e simbolo in una!... Come resistere agli incanti di tale +Chimera?</p> + +<p>Eppure io credo che Enrico Corradini resisterà. Sarebbe +proprio una disgrazia, se egli dovesse rimanere +tra quelli che agonizzano a metà di cammino, nella via +dell'arte, prima di aver stretto fra le braccia la forma +sognata e adorata.</p> + +<p>Nel paese della Chimera, che qui significa dell'idealismo, +del simbolismo, dell'<i>intuitivismo</i>, Edoardo Rod si +era inoltrato più arditamente e più spensieratamente +di lui, e n'è tornato addietro sano e salvo e più vigoroso +e più forte. Non è male avventurarsi in questo +viaggio; qualcosa dell'ideale inseguito si trasfonde sempre +nell'opera d'arte, quando si possiede ingegno solido +e ben organato. Per esempio, quanta idealità, quanta +serenità in quest'ultimo romanzo del Rod. <i>Le ménage +du Pasteur Naudié</i>! E quanta passione vibrante e +profonda! Si vede bene che la Chimera non è stata +inseguita inutilmente.</p> + +<p>E questo vorrei poter dire del Corradini e di un suo +prossimo libro.<span class="pagenum"><a name="Page_163" id="Page_163">[163]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="E_ROD_E_LESCA" id="E_ROD_E_LESCA"></a>E. ROD — E. LESCA</h2> + +<p class="sectnote">(<span class="smcap">E. Rod</span>, <i>Nouvelles études sur le XIX siècle</i>, Paris, Perrin, +1898 — <span class="smcap">E. Lesca</span>, <i>Leggendo e annotando</i>, Roma, Loescher e C., 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_165" id="Page_165">[165]</a></span>)</p> + +<p>Un libro di critica è spesso, oggi, un'opera d'arte.</p> + +<p>L'autore non lo ha composto tranquillamente, di proposito, +capitolo per capitolo, col pensiero fisso a un'idea +cardinale e intento a farne risaltare la dimostrazione +in pro o contro uno scrittore, una moda, un genere +letterario. Gli articoli che formano il volume sono +usciti fuori alla spicciolata, in occasioni diverse, +con intervalli di anni qualche volta, ma sotto la vivissima +impressione di una lettura, di una discussione: e +ne portano l'impronta nel contenuto e nella forma.</p> + +<p>L'autore ha avuto il buon senso di riprodurli in un +volume quali comparvero nelle colonne di un giornale +o nelle pagine di una rivista. Lo svolgimento di qualche +soggetto sarà insufficiente; e fra un articolo e l'altro +ora si potrà scorgere qualche contraddizione che +indica come il pensiero dello scrittore abbia fatto cammino, +e si sia maturato nello spazio di tempo corso fra<span class="pagenum"><a name="Page_166" id="Page_166">[166]</a></span> +i due scritti: tanto meglio. Il volume acquisterà, anche +per queste insufficienze e contraddizioni, un'aria +di vita e di cosa d'arte, che le facili correzioni e le +aggiunte gli avrebbero tolto.</p> + +<p>In Italia i volumi di critica letteraria sono assai rari, +per ragioni commerciali dipendenti da quelle della nostra +cultura generale. Bellissimi e interessantissimi articoli, +che non hanno niente o assai poco da invidiare +agli scritti delle migliori rassegne estere, rimangono +sepolti nei fascicoli della <i>Nuova Antologia</i> e delle altre +poche consimili riviste o nelle colonne di qualche +giornale quotidiano. I loro autori sono convinti che troverebbero +difficilmente un editore; e gli editori sanno +per prova che questo genere di volumi non va. Parecchi +scrittori poi non mettono insieme, in uno o due +anni, tanto materiale da formare un volume. La critica +letteraria non è una funzione, o meglio una carriera +tra noi: è una esercitazione casuale, capriccio di +un momento, spesso atto di compiacenza verso un autore, +concessione all'entusiasmo passeggero per un +poeta o romanziere in voga, per un principio d'arte +che la moda mette in evidenza e che interessa realmente +con la sua elevatezza e con gli eccessi.</p> + +<p>Non occorrono tutte le dita di una mano per segnare +i nomi di coloro che seguono, da critici competenti, +il nostro movimento letterario e ne notano, di tratto in +tratto, i prodotti di qualunque natura e di qualunque<span class="pagenum"><a name="Page_167" id="Page_167">[167]</a></span> +valore essi siano. E questi medesimi non sentono mai +il bisogno di rivolgersi addietro, di riprendere in esame +la molteplice produzione di uno scrittore, e riguardarla +da un nuovo punto di vista, e cavarne i segni caratteristici, +o sviscerarne il concetto morale che si nasconde +sotto ogni opera d'arte.</p> + +<p>Infatti, a quale scopo? La gente che legge appena +l'opera d'arte o va a sentirla a teatro, non leggerebbe +quel che vorrebbe dirgli il critico. L'interessamento +di essa non passa oltre la buccia di un certo +pettegolezzo. Una discussione o un esame fatti con serietà +la seccherebbero.</p> + +<p>E così avviene anche che il critico italiano, specialmente +quello d'occasione, non ha sempre ben sciolta +la mano, non sa assumere quella spigliata aria discorsiva +che rende ordinariamente gli articoli originali delle +riviste e dei giornali esteri una specie di vivace +conversazione tra scrittore e lettore, dove il lettore ha +il piacere di star ad ascoltare e l'altro tutto l'interesse +di rendersi parlatore gradito.</p> + +<p>Facevo queste riflessioni leggendo interpolatamente +i due volumi annunciati, uno francese e l'altro italiano; +e mentre non mi sembrava ambizioso il titolo del +volume del Rod, avrei desiderato meno dimesso quello +del volume del giovane professore Lesca, quantunque +corrisponda benissimo alla natura degli scritti in esso +raccolti, anzi appunto per questo.<span class="pagenum"><a name="Page_168" id="Page_168">[168]</a></span></p> + +<p>Gli studi del Rod sono quasi tutti riassuntivi. Non +già che pretendano di dire l'ultima parola intorno alla +produzione, o al carattere di essa, di autori che si chiamano +A. Daudet, A. France, V. Hugo, E. Hennequin, +A. Fogazzaro. Per alcuni di questi, l'ultima parola +oramai spetta alla posterità; per altri non sarebbe +possibile dirla, trovandosi oggi nel vigore degli anni +e nella piena maturità della creazione.</p> + +<p>Ma il loro autore, vi adopera tale sagacia, tale serenità +da far stimare che ben poco l'avvenire correggerà +o cancellerà di parecchi suoi giudizi, almeno nei +punti più rilevanti. Per altri punti, dove l'affetto esagera +un po' l'ammirazione, come nello scritto intorno +al Daudet; dove la imparzialità coscienziosa del critico, +la suggestione artistica o intellettuale sentite leggendo, +gli impediscono di prendere un più risoluto atteggiamento, +come a proposito di A. France; dove il +sentimento di amicizia e la compassione davanti alla +tomba di un giovine d'ingegno, morto a ventinove anni, +gli ingrandiscono le proporzioni del valore critico +del povero E. Hennequin, annegato, per congestione +cerebrale, prendendo un bagno nella Senna; infine, dove, +ragionando del Fogazzaro romanziere e poeta, rimane +più sur un terreno di cortesia che di osservazione +a fondo e di precisione di fatti; per quest'altri +punti, dico, le correzioni, le attenuazioni le va facendo<span class="pagenum"><a name="Page_169" id="Page_169">[169]</a></span> +lo stesso lettore via via che procede di pagina in pagina +senza arrestarsi o stancarsi.</p> + +<p>E infatti il minor merito di tal genere di scritti non +è certamente la muta, interiore discussione provocata +durante la lettura; specialmente quando uno scrittore +come il Rod, alle funzioni di critico d'arte, mescola +con abilità quelle di moralista elevato.</p> + +<p>Il volume del prof. Lesca, ripeto, risponde benissimo +al titolo: <i>Leggendo e annotando</i>. Certamente egli +legge con molta attenzione, annota con fine intelligenza, +con garbo e qualche volta con vivace arguzia: +vedi lo scritto: <i>Un preteso dialogo di Torquato Tasso</i>.</p> + +<p>Ma, sia un po' colpa dei soggetti, sia un po' qualche +residuo non potuto ancor vincere delle funzioni scolastiche +dell'autore, mi sembra che manchi appunto in questi +scritti quella facile ma non superficiale scorrevolezza, +quell'agile eleganza di presentazione del soggetto, senza +perdersi in cose minute, ponendo subito in vista +l'essenziale; insomma quel che, <i>ddu tali nun-so-cchi</i> (a +lui che è stato in Sicilia e ne parla anche in questo +volume a proposito del Bazin, si può dirlo col Meli) +quel <i>che</i> per cui l'articolo di critica assume senso e +forma di opera d'arte.</p> + +<p>E non c'è nello stile del Lesca niente di ammanierato, +di grave, di pedantesco; soltanto il concetto non +prende le ali, non tenta di diventare qualcosa di organico, +o di meno scucito che il semplice annotare. Io<span class="pagenum"><a name="Page_170" id="Page_170">[170]</a></span> +avrei voluto vedere smentita la modestia del titolo del +suo volume; cosa che all'autore non sarebbe stata difficile +volendo, perchè ne dà un esempio nello scritto: +<i>Foscolo Manzoni Leopardi</i>, a proposito del libro dallo +stesso titolo, di Arturo Graf; e avrebbe potuto darne +un altro esempio, parlando della <i>Sicile</i> del Bazin; tanto +più che egli aveva ricordi personali da contrapporre o +aggiungere alle impressioni dello scrittore francese.</p> + +<p>E a proposito di queste <i>annotazioni</i>, da uno che è +vissuto qualche anno in Sicilia, non mi attendevo generalizzazioni +molto simili a quelle da lui rimproverate +al Bazin, o meraviglie e stupori davanti a spettacoli +di miseria o di poca nettezza, quasi essi fossero una +specialità della Sicilia e non se ne vedesse neppur +l'ombra altrove, nel continente italiano e fuori!</p> + +<p>Egli descrive con gran compiacenza di particolari +un misero albergo di Giarre e la difficoltà di procurarsi +un po' di carne e delle uova... Ma forse questo +avviene soltanto a Giarre, paesetto dove la ferrovia +ha ormai reso superflui gli alberghi che vi erano prima, +quando esso era punto di fermata del viaggio in +diligenza o in carrozza fra Catania e Messina?</p> + +<p>Un giorno, anni fa, il Verga ed io pensammo di fare +una bella passeggiata e andare da Milano a Sesto. +Ma non era domenica, e nei due o tre ristoranti, che +la domenica rigurgitavano di avventori, non c'era anima +viva. Chiesto invano da mangiare a due ristoranti<span class="pagenum"><a name="Page_171" id="Page_171">[171]</a></span> +indicatici come migliori, dovemmo rassegnarci a ricorrere +al terzo. Il padrone ci guardò con aria così ansiosa, +che ci lusingammo di essere capitati bene. Il +locale non era veramente di gran lusso, ma decente. — C'è +qualcosa di pronto? — Niente; tutto da farsi. — Allora, +spaghetti al pomidoro. — Oggi, cari signori? Impossibile! — Due +cotolette ai ferri; intanto un po' +di salame, un po' di burro. — Il padrone si grattava +poco pulitamente la testa. — Insomma?... — Quel che +vogliono; ma, oggi...</p> + +<p>E dovemmo contentarci di un po' di pane non fresco, +di un po' di gorgonzola o stracchino, non ricordo +bene, e qualche mela. A Sesto! A poche miglia da +Milano! D'estate! Cioè, quando quel paesetto diventa +luogo di villeggiatura domenicale pei buoni ambrosiani +che non possono correre alle montagne o al mare!</p> + +<p>Il Verga ed io ci contentammo di ridere, e di andare +a desinare a quel Biffi che avevamo voluto fuggire. +E stia sicuro il prof. Lesca che, nel caso che io +avessi la tentazione di mettermi a scrivere le mie memorie, +non dirò — glielo giuro — che Sesto, nel 1889, +era un posto selvaggio, dove due viaggiatori potevano +facilmente morire di fame!<span class="pagenum"><a name="Page_173" id="Page_173">[173]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_175" id="Page_175">[175]</a></span></p> +<h2><a name="VITTORIO_PICA" id="VITTORIO_PICA"></a>VITTORIO PICA</h2> + +<p>Il suo ultimo libro s'intitola: <i>Letteratura di eccezione</i>; +ed è un'eccezione anche lui, l'autore, che si è formato +una specialità della critica letteraria ed artistica, +senza mai invadere altri campi. Per ciò è riuscito un +critico che sa molto bene il suo mestiere, cosa rara +tra noi.</p> + +<p>Si può anzi dire che un eccessivo scrupolo di coscienza +lo abbia indotto a limitare lo spazio dei suoi +studi d'arte letteraria alla sola letteratura francese +contemporanea, e, in questa, particolarmente alla produzione +che ha lo spiccato carattere della ricerca del +nuovo a ogni costo e, appunto per tale smania, invece +dell'originalità, trova spesso la caricatura di essa, +lo strano, l'assurdo. Giacchè si è originali senza volerlo +e quasi senza saperlo, per naturale conformazione +dell'ingegno, come si hanno quella fisonomia, quei gesti, +quel tono di voce, quei modi di sentire e di esprimersi<span class="pagenum"><a name="Page_176" id="Page_176">[176]</a></span> +che costituiscono la individualità d'ogni creatura +umana, e la distinguono da tutte le altre. Questa originalità +naturale, istintiva, organica, non mostra nessuno +sforzo, nessuna deliberata intenzione di voler essere +tale; non architetta anticipatamente teoriche che +debbano regolarla e giustificarla; si manifesta genialmente, +vivendo, operando, cioè producendo l'opera d'arte +più conforme ai suoi mezzi di creazione.</p> + +<p>Di questo è convinto pure Vittorio Pica, e lo dà a +vedere con la moderazione dei suoi giudizii, anche +quando la sua tormentata curiosità gli fa preferire lo +studio di quelle opere letterarie da lui chiamate <i>di eccezione</i>, +alterando un po' il significato di questo vocabolo, +e dandogli un senso di scusa indulgente.</p> + +<p>Egli si lascia attrarre più volentieri da certi caratteri +morbosi, da certe mostruosità psicologiche o di forma, +con le quali si rivelano in ogni opera d'arte l'aspirazione +a qualche cosa che esca dall'ordinario e il faticoso +vano processo per raggiungere quello scopo.</p> + +<p>È simile a un medico che si compiace dei <i>bei</i> casi +di malattie complicate, a un chirurgo che si entusiasma +davanti a una <i>bella</i> piaga purulenta e cancrenosa. +Certamente, come nel medico, c'è in quel compiacimento +di lui il pensiero dell'opera d'arte sana e piena +di rigoglio; c'è, come nel chirurgo, l'idea sottintesa +dell'abile operazione che farà rimarginare quella piaga.</p> + +<p>E per questo il lettore dei sei lunghi e minuziosi<span class="pagenum"><a name="Page_177" id="Page_177">[177]</a></span> +studii intorno al Verlaine, al Mallarmé, al Barrès, al +France, al Poictevin, al Huysmans, gli perdona facilmente +quel compiacimento e quell'entusiasmo quasi +inerenti all'ufficio di critico, come li perdona al medico +e al chirurgo in grazia della scienza della salute.</p> + +<p>Senza l'entusiasmo ed il compiacimento del nuovo e +dell'esotico, che spinge il Pica a traverso la letteratura +decadente francese e l'arte dell'estremo Oriente, +noi non avremmo questi studii letterari nè gli altri intorno +alla pittura moderna che ne formano il compimento, +ispirati e spinti come sono da identica intenzione +verso le varie ricerche di nuove forme e di nuovi processi, +sia per mezzo della parola, sia per mezzo del +disegno e dei colori.</p> + +<p>Qualcuno gli fa una colpa della sua preferenza per +la letteratura moderna francese. Dice:</p> + +<p> — Se vuol trovare dei malati, dei cancrenosi, perchè +non cercarli anche fra noi? Mancano forse?</p> + +<p> — Non mancano — potrebbe rispondere il Pica — ma +sono malati di contagio, di suggestione nevrotica. Io +faccio come quei dottori che, volendo studiare il colera, +sono andati nell'India, per meglio osservarlo nel +paese dove l'infezione è di prima mano. I nostri decadenti +sono derivazioni, riflessi, — nella lirica, nel +romanzo, nel dramma — dei decadenti stranieri; e, al +pari di tutti gli imitatori, se hanno importato il morbo, +ne hanno anche alterato il carattere, esagerandone le<span class="pagenum"><a name="Page_178" id="Page_178">[178]</a></span> +qualità cattive, non mantenendo le buone, se di qualità +buone può parlarsi trattandosi di malattia. E le +derivazioni, le imitazioni, i riflessi non mi interessano +punto.</p> + +<p>Egli ha ragione. Nella stessa artificiosità dei decadenti +francesi c'è un che di spontaneo che la rende +interessante; c'è, per lo meno, una logica necessità di +circostanze particolari che le danno un'espressione di +sincerità personale in ogni suo primo e valido campione. +Negli imitatori, no. Per ciò avviene che i primi, +non ostante le loro strane esagerazioni, lascino dietro +a sè qualcosa che sopravvive e che forse non sarebbe +sopravvissuto senza la stranezza di quelle esagerazioni. +Lo ha notato il Pica, parlando dei Parnassiani. Essi +vollero esiliare a ogni costo la passione dalla poesia, +tenersi paurosamente lontani dal tumulto della vita +contemporanea che ferveva attorno a loro, dedicarsi +esclusivamente al culto esagerato della forma, fin a +detrimento dell'idea; ed ebbero torto. Ma il loro disinteressato +e religioso amore per l'arte ha prodotto una +perfezione di fattura nel verso francese non mai raggiunta +prima di oggi. La loro voluta impassibilità davanti +al dolore volgare</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0"><i>Qui pousse des cris importuns</i><br /></span> +</div></div> + +<p>è sparita, come spariscono le esagerazioni di ogni sorta; +le loro conquiste tecniche sono, in gran parte, rimaste.<span class="pagenum"><a name="Page_179" id="Page_179">[179]</a></span> +Così Teofilo Gauthier, Leconte de Lisle, il Banville non +ci dicono più niente come poeti, ma il verso francese +non potrà mai più cancellare l'impronta profonda segnatavi +dalle loro abilissime mani. Così il Mallarmé +sarà per gli avvenire più incomprensibile che non sia +ora pei suoi stessi ammiratori, ma qualche lembo del +suo sogno di esteta non è morto per sempre con lui, +e forse diverrà bellissima realtà domani, tradotto, nel +verso, nel romanzo, nel dramma, da uno che saprà dargli +forma organica e viva.</p> + +<p>Ora io comprendo, in qualche modo, che possa applicarsi +la qualifica di letteratura di eccezione alla produzione +del Verlaine e del Mallarmè. L'eccezione, nella +natura e per ciò anche nell'arte, è il vigoroso sviluppo +di certe qualità rimaste insignificanti o soffocate negli +esseri e nelle creature ordinarie; e questo sviluppo, +nel Verlaine e nel Mallarmè, sarebbe rappresentato dal +senso vivissimo della musicalità e del colorito della +parola; dal bisogno del raro, del raffinato, come oggi +si dice; dal concetto della idealizzazione della forma +in maniera che possa essere simbolo anche essa di +quel gran sogno che noi chiamiamo stoltamente realtà. +Non so comprendere però per quali ragioni egli annoveri +tra le opere letterarie di eccezione quelle del +Barrès, del Poictevin, del France e di Joris-Karl Huysmans. +In queste, la eccezione non riguarda la forma +o almeno la riguarda in parte secondaria: l'eccezione<span class="pagenum"><a name="Page_180" id="Page_180">[180]</a></span> +è nel concetto; pel Barrès, nella teorica del culto dell'io: +pel Poictevin, nello studio di ciò che « vi ha di +vago, di misterioso nell'intimità dell'anima, studio che +gli fa creare, non di rado (cito le parole del Pica) a +bella posta, delle complicazioni per poterle sbrogliare, +delle difficoltà per poterle superare, in modo da passare +inconsapevolmente dall'osservazione semplice e +sincera ad una specie di arbitrario acrobatismo metafisico; » +pel France, « nell'egoistica civetteria cerebrale +di critico », nella ironia, nella scettica crudezza +dell'osservazione, nella continua propensione al paradosso, +nello spensierato dilettantismo filosofico; per +l'Huysmans, infine, nella irrequieta tristezza della coscienza +religiosa.</p> + +<p>Eccezioni di concetto, forse, certamente riflessi, derivazioni +di speculazioni filosofiche o di ipotesi scientifiche +che pervadono le intime fibre del pensiero moderno; +ma eccezioni di arte letteraria in che cosa mai?</p> + +<p>È questo il solo appunto che si può fare al bel volume +del Pica.</p> + +<p>I sei studi, del resto, sono condotti con straordinaria +accuratezza, mescolando la biografia alla parte critica, +con larghe e opportune citazioni perchè i lettori +abbiano anche essi sotto gli occhi qualche documento +da aiutarli a riscontrare le osservazioni e le affermazioni +del critico; fin con indicazioni bibliografiche da<span class="pagenum"><a name="Page_181" id="Page_181">[181]</a></span> +soddisfare quei meticolosi che danno molta importanza +a un'edizione, a una data.</p> + +<p>Certe volte il suo entusiasmo lo trascina un po' oltre. +Non nega, per esempio, che il Mallarmè abbia +spinto le circonvoluzioni del suo stile fino alla più +completa oscurità e che i suoi ammiratori abbiano torto +di ammirarlo là dove è più incomprensibile; ma le +dubbie tenebre nelle quali qualcosa si può intravedere +lo seducono fortemente. E a proposito del frammento +del dramma o tragedia, <i>Erodiade</i> — l'unico pezzo che il +Mallarmè ne abbia scritto — il Pica ci rivela quella sua +debolezza pel raffinato, pel malato in arte a cui ho +accennato da principio.</p> + +<p>« Intendo benissimo — egli dice — che, alla prima +lettura di questo frammento di poesia anche gli spiriti +sottili e comprensivi (dei mediocri e dommatici non è +neppure il caso di parlare) debbono rimanere un po' +smarriti e debbono sentire una specie di ostilità contro +il linguaggio prezioso, le metafore strane, le imagini +arditissime di questo dialogo in versi, e sopra +tutto contro la generale intonazione sibillina; ma +se lo <i>rileggeranno attentamente e pazientemente</i> (sottolineo +io) si sentiranno a poco a poco conquidere da +un arcano fascino e si convinceranno che <i>anche quelli +che a bella prima paiono difetti</i> (sottolineo ancora io) +contribuiscono possentemente al mirabile effetto totale » +(p. 147).<span class="pagenum"><a name="Page_182" id="Page_182">[182]</a></span></p> + +<p>In queste poche righe c'è intero il carattere del volume +<i>Letteratura di eccezione</i> e c'è la immagine netta +della fisonomia di critico dell'autore.<span class="pagenum"><a name="Page_183" id="Page_183">[183]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="ENRICO_IBSEN" id="ENRICO_IBSEN"></a>ENRICO IBSEN</h2> + +<p class="sectnote">(<i>Gian Gabriele Borckman</i>, Dramma in 4 atti.<span class="pagenum"><a name="Page_185" id="Page_185">[185]</a></span>)</p> + +<p>Ha sessant'anni; e i capelli e la barba interamente +incanutiti lo faranno sembrare più vecchio che non sia. +La catastrofe finanziaria che lo ha buttato giù, trascinando +nella rovina tanti altri che avevano avuto fiducia +in lui, lo ha reso — com'egli dice — <i>un Napoleone +storpiato da una palla nella sua prima battaglia</i>. Ma, +dopo di aver espiato la pena a cui è stato condannato, +chiuso nelle stanze del primo piano della sua casa, +dove sua moglie non sale mai, dove va a visitarlo, +accompagnato dalla figlia giovanetta, soltanto un ingenuo +poeta — una delle moltissime vittime finanziarie +di lui, e che pure gli rimane fedele, ancora soggiogato +dalla forza di quell'anima indomita — Gian Gabriele +Borckman, senza amici, senza famiglia, senza niente, +sogna intanto la rivincita, vive della grande illusione +di tornare ad essere più potente di prima.</p> + +<p> — I miei nemici verranno qui, a prostrarsi ai miei<span class="pagenum"><a name="Page_186" id="Page_186">[186]</a></span> +piedi, a supplicarmi di prender le redini della nuova +banca, di quella banca che essi hanno fondato e che +sono incapaci di reggere!... Ed io li riceverò ritto, con +una mano appoggiata a questa scrivania... E detterò i +patti; ed essi li accetteranno, per forza, sì, per forza! +Se non fossi certo di questo, mi sarei già tirato un +colpo di pistola da un pezzo!</p> + +<p>Egli parla così a un altro povero sognatore, a un +poeta che spera egualmente la sua rivincita in teatro. +Borckman lo commisera, lo compatisce. L'arte! Oh, +si tratta di ben altro per lui! Creare dei milioni, farli +scaturire dalle miniere, dalle strade ferrate, dalle forze +idrauliche, dalle industrie, dai commerci per mare +e per terra... ecco il miracolo che egli avrebbe compiuto, +se fosse stato solo!...</p> + +<p>Ma egli, il forte, ha avuto una debolezza: ha creduto +nell'amicizia!</p> + +<p>— C'è qualcosa al mondo peggiore dell'assassinio, +del furto, del giuramento falso: l'abuso di confidenza +di un amico a danno d'un amico!</p> + +<p>— C'è un peccato imperdonabile — gli dirà, poco +dopo, una donna: — Quello che ha troncato la vita di +amore in un essere umano!</p> + +<p>Ed hanno ragione tutti e due.</p> + +<p>Egli, uomo, guarda il mondo dal punto di vista della +prosperità sociale; e tutto quel che non ha stretta relazione +con tale scopo gli sembra inezia. Per colei,<span class="pagenum"><a name="Page_187" id="Page_187">[187]</a></span> +donna, niente dovrebbe prevalere sui diritti del cuore!</p> + +<p>E s'ingannano tutti e due!</p> + +<p>Gian-Gabriele Borckman ed Ella Rentheim non sono +due formole messe là da Enrico Ibsen per dimostrare +un concetto. Sono due personaggi vivi; per ciò hanno +ragione e nello stesso tempo s'ingannano.</p> + +<p>Nella vita agiscono forze complesse. Un uomo può +incarnare per qualche tempo le aspirazioni di un popolo +e guidarne i destini; ma vien l'ora in cui il segreto +della sua idea gli è tolto di mano. Altri lo metterà +in atto più vigorosamente di lui. Una donna può +esercitare durante qualche tempo una benefica influenza +su la vita d'un uomo; ma arriva pure il momento +in cui questa influenza perde possa, per necessità naturale, +ed è sostituita da altre influenze più elevate +o più poderose.</p> + +<p>Enrico Ibsen ha osservato questo terribile dramma +della vita e lo ha magistralmente rappresentato in +quest'ultimo suo lavoro, mostrando un'abilità di fattura +che nelle precedenti sue opere non aveva raggiunta.</p> + +<p>Qualcuno vi ha visto una rinnegazione della sua <i>maniera</i>, +un regresso. Qui tutto è chiaro, evidente, vivente. +Il concetto è divenuto realtà. Nessuno dei personaggi +discute; tutti sentono, pensano, agiscono secondo +il loro carattere, secondo le loro passioni, le loro illusioni; +e il dramma (stavo per dire, la tragedia con l'antica<span class="pagenum"><a name="Page_188" id="Page_188">[188]</a></span> +fatalità) scaturisce violento dal cozzo dei caratteri, +delle passioni, delle illusioni, al pari che nella vita +reale.</p> + +<p> — Come! Niente simbolo? — gli è stato rimproverato.</p> + +<p> — Ma io non sono mai stato o almeno non ho voluto +mai essere un simbolista alla vostra maniera — ha +risposto il gran drammaturgo. — Noi siamo tutti tanti +simboli viventi. Obbediamo a leggi fisse, anche quando +crediamo di non assoggettarci a niente, all'infuori +che alle nostre passioni e ai nostri capricci. Rendere +sensibili, visibili queste leggi per mezzo di un'azione, +di caratteri, di passioni, ecco quel che io ho sempre +inteso di fare. In questo senso soltanto sono, forse, +stato un simbolista.</p> + +<p>Infatti che cosa ha egli osservato prima di scrivere +il <i>Gian-Gabriele Borckman</i>?</p> + +<p>Ha visto un uomo assetato di potere, di ricchezza, +che vuol raggiungere un'alta cima di prosperità generale, +smovendo, agitando, guidando tante forze sparse, +rimaste inefficaci e disperse prima della sua potente +iniziativa. Con lo sguardo fisso all'eccelsa mèta, egli +procede senza badare a quel che abbatte e calpesta nel +suo cammino. Opera come le grandi e cieche forze +della natura. La morale, il diritto, la legge, gli affetti, +non debbono impacciarlo e impedirgli di spingersi avanti. +Egli sa di non dovere curarsi al presente, ma occuparsi<span class="pagenum"><a name="Page_189" id="Page_189">[189]</a></span> +di creare l'avvenire; e sa che per creare deve +distruggere. Il vero torto di quest'uomo non consiste +nel male che così fa agli altri, ma nel non averlo +fatto compiutamente, da solo. Egli ama una donna, +e la cede a un amico che l'ama ugualmente, pel motivo +che questi può essergli di valido aiuto nella sua +vasta intrapresa. Il sacrificio non gli giova. Se egli +cede, non cede la donna, che ignora il mercato. Colui +crederà che il rifiuto di essa è opera segreta di +lui, e si vendicherà rovinando il preteso rivale col palesare +il segreto che ne avrebbe prodotto il gran trionfo.</p> + +<p>Ha visto una donna, innamorata non ostante l'abbandono, +che tenta di salvare dalla rovina il figlio di +colui che l'ha posposta, per calcolo, alla sorella.... E +questo giovane le sfugge, invischiato dalle arti di una +cattiva signora!</p> + +<p>Ha visto una mamma che vorrebbe riabilitare nel +figlio il nome del padre insozzato da una condanna infamante; +che tenta di educarlo in modo da corrispondere +a questo suo ideale, segregandolo fin dalla compagnia +di suo padre non volendo ch'egli, adottato dalla +zia, perdesse il nome che doveva rialzare: ha visto +insomma una donna chiusa, per questo, a qualunque +altro affetto terreno... e che viene schiacciata anche +essa dalla violenza delle circostanze superiori al suo +potere.</p> + +<p>Ha visto due altre creature affascinate da altri sogni:<span class="pagenum"><a name="Page_190" id="Page_190">[190]</a></span> +il poeta Foldal, da un sogno d'arte; Frida Foldal, +sua figlia, da un sogno di ricchezza e di piaceri.</p> + +<p>E vedendo e osservando, ha penetrato col suo acutissimo +sguardo, fino all'intimo fondo, quelle creature umane, +là dove le leggi della vita si rivelano nella loro fatale +rigidità; ha veduto l'inanità degli sforzi individuali +nella lotta dell'esistenza, se le circostanze non li favoriscono. +Eppure il pensatore si è sentito invadere da +profonda e ammirativa simpatia per quelle creature +dolorose, ognuna con la sua croce, o con la sua illusione, +che è tutt'una; e l'artista ha sentito il bisogno +di fissare le fuggevoli figure dalla realtà, spingendole +vive e palpitanti sul palcoscenico, perchè altri osservasse +e riflettesse come lui, perchè ognuno vi ritrovasse, +per conto proprio, qualcuno dei mille pensieri +che si sono agitati nella mente di lui, durante la gestazione +creativa.</p> + +<p>Ma questa volta egli ha voluto che le sue creature +apparissero compiutamente staccate dal suo pensiero, +segnate dal suo marchio si intende — come sarebbe +stato possibile il contrario? — ma creature di carne e +di ossa, con la loro particolare fisonomia, coi loro gusti, +con la loro voce speciale, con le loro passioni, con +le loro debolezze, coi loro sogni, con le loro allucinazioni, +e senza l'impaccio di un preconcetto, di una +tesi... o almeno con quel tanto di tesi che è indispensabile +sostrato di ogni opera d'arte.<span class="pagenum"><a name="Page_191" id="Page_191">[191]</a></span></p> + +<p>Infatti egli diceva ultimamente al suo traduttore francese, +conte Prozor:</p> + +<p> — L'importante, la cosa principale in un'opera teatrale +è l'azione, la vita. Il resto è accessorio.</p> + +<p> — Per noi semplici mortali, non grandi artisti come +lei — rispondeva il Prozor — non sono cose accessorie +le idee.</p> + +<p> — Ma tutti scrivendo manifestano idee. Che cosa +fanno dunque gli altri autori drammatici?</p> + +<p>La domanda manifesta l'ingenuità di un uomo di +grandissimo ingegno.</p> + +<p>Che cosa fanno?</p> + +<p>Precisamente il contrario. Niente azione, niente vita. +E così il preteso lavoro drammatico si risolve in +un noioso soliloquio dell'autore... per bocca di parecchi +personaggi.<span class="pagenum"><a name="Page_193" id="Page_193">[193]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_195" id="Page_195">[195]</a></span></p> +<h2><a name="DI_UNOPINIONE_DI_E_ZACCONI" id="DI_UNOPINIONE_DI_E_ZACCONI"></a>DI UN'OPINIONE DI E. ZACCONI</h2> + +<p>A proposito della rappresentazione del <i>Gian-Gabriele +Borckman</i> dell'Ibsen è stata rammentata la risposta +di Ermete Zacconi ai critici tedeschi che lo accusavano +di eccessivo verismo patologico negli <i>Spettri</i> dello +stesso autore.</p> + +<p>Confesso sinceramente che la ignoravo (non siamo +obbligati di sapere tutto) e aggiungo non meno sinceramente +che essa mi sembra una risposta sbagliata.</p> + +<p>Se lo Zacconi si fosse contentato di dire soltanto: — L'Ibsen +ha voluto così quel personaggio di Osvaldo — e, +ove gli fosse sembrato necessario, si fosse spinto +fino a dimostrarlo, la risposta sarebbe stata degna di +quel grande artista che egli è.</p> + +<p>Invece si è compiaciuto di manifestare la sua particolare +teorica intorno all'interpretazione rappresentativa +di certi lavori drammatici, e si è lasciato scappar +di bocca, o meglio, dalla penna, un'incredibile enormità<span class="pagenum"><a name="Page_196" id="Page_196">[196]</a></span> +che contraddice quanto poco prima egli aveva +affermato.</p> + +<p>Egli soggiunse (ripeto le sue parole su la fede altrui, +ma non ho nessuna ragione per sospettare che +non siano riferite esattamente):</p> + +<p>« Nella interpretazione dei capolavori dei sommi non +bisogna arrestarsi sempre davanti alla semplice opera +d'arte. C'è il pensiero che va più in là dell'arte. +Così nell'Ibsen bisogna distinguere prima il filosofo, +poi il simbolista, e soltanto in ultimo l'artista. Egli +è grande per la forza del pensiero, non per la forza +artistica ».</p> + +<p>Tradotto in parole più semplici e più chiare, questo +significa: Vi sono opere d'arte sbagliate, dove il concetto +non è riuscito ad assumere la forma che gli spettava. +Le opere drammatiche dell'Ibsen sono di questa +categoria. Nella rappresentazione di esse si deve quindi +badare più al pensiero che alla forma...</p> + +<p>In che modo, io sarei curiosissimo di apprenderlo +dallo stesso Zacconi.</p> + +<p>Ho assistito più volte alla sua mirabile incarnazione +nell'Osvaldo degli <i>Spettri</i>, e non mi è parso di scorgervi +quell'eccesso di verismo patologico rimproveratogli +dai critici tedeschi. Osvaldo è malato moralmente +e fisicamente; la sua intelligenza vagola in mezzo +alle nebbie incipienti della follia alcoolica ereditaria; la +sua lingua incespica, come le sue gambe che si risentono<span class="pagenum"><a name="Page_197" id="Page_197">[197]</a></span> +della debolezza della spina dorsale. A poco a poco, +quelle nebbie della mente si fanno sempre più dense, +il suo tormento è atroce; egli ha coscienza dello stato +in cui si trova; ha strappato al medico la verità. E negli +ultimi luccicori dello intelletto, rinfaccia alla madre +quella vita che gli è stata malamente data senza +che egli l'avesse chiesta. Tutt'a un tratto, chiude l'uscio +a chiave; nessuno deve più uscire di là, nessuno può +più entrarvi!... La madre, spaventata, tenta di calmarlo. +Intanto spunta il sole e indora le cime delle montagne +che si scorgono dalla finestra aperta. Osvaldo, +immobile su la seggiola, si è già sperduto nella tenebra +della pazzia.</p> + +<p> — Mamma, dammi il sole! — balbetta.</p> + +<p>E alle parole disperate della signora Alving ormai +egli non saprà rispondere più altro: — Il sole! Il sole!... — disfatto, +ebete, con gli occhi quasi spenti che +guardano nel vuoto.</p> + +<p>Dov'è qui il <i>pensiero che va più in là dell'arte</i>? Il +concetto dell'eredità è divenuto personaggio vivente. +Osvaldo non discute una teorica scientifica, la mostra. +Così, più o meno, tutti gli altri personaggi dei lavori +drammatici dell'Ibsen. La stessa Nora delle ultime +scene di <i>Casa di bambola</i> è, se vogliamo, una persona +che ragiona male, unilateralmente, ma forse per questo +schiettamente donna più di quel che non si creda.</p> + +<p>In ogni modo, è strano che un attore faccia la distinzione<span class="pagenum"><a name="Page_198" id="Page_198">[198]</a></span> +di tre Ibsen, uno filosofo, l'altro simbolista, il +terzo l'artista, e dica che questo è il meno a cui si +deve badare.</p> + +<p>L'Ibsen, al contrario, chiede di essere considerato +principalmente come artista. Per lui tutta l'opera drammatica +consiste nell'azione, nei caratteri. Se sotto quell'azione, +sotto quei caratteri formicolano idee, è naturale +che sia così. Un'opera d'arte è un concetto astratto +materializzato nella forma.</p> + +<p>Il dovere dell'attore è quindi soltanto quello di cooperare +con essa per mezzo di efficace interpretazione.</p> + +<p>Certamente in questa interpretazione ogni attore dovrà +dare, secondo le sue facoltà, maggiore o minore +rilievo ad alcuni particolari caratteristici, ma non gli +è lecito di spingere tale suo diritto fino al punto di +svisare, di disfare la concezione dello scrittore.</p> + +<p>So che oggi cominciano a prevalere criteri diversi. +Attori ed attrici si credono liberi di abbandonarsi alla +così detta <i>creazione</i> del personaggio, senza tenere gran +conto delle precise intenzioni di chi primamente lo ha +messo al mondo. E mi sembra grave errore. L'opera +d'arte drammatica è esposta, per sua natura, a questo +pericolo. La deficienza di un attore o di un'attrice può +influire sulla sua sorte presso il pubblico, che spesso +non è tanto colto e tanto avvisato da distinguere il +valore dell'opera d'arte da quello della rappresentazione +che essa riceve.<span class="pagenum"><a name="Page_199" id="Page_199">[199]</a></span></p> + +<p>Così, per esempio, si è potuto vedere ad essere bene +accolta dal pubblico e dalla critica un'interpretazione +che trasformava Margherita Gautier quasi in personaggio +simbolista. Bisognava invece indignarsi, protestare.</p> + +<p>In Francia, dove il senso dell'arte è meno corrotto, +si è fatto altrimenti. <i>La Dame aux Camélies</i>, dopo +quasi cinquanta anni di vita, è stata riputata un'opera +di arte storica. Costumi, sentimenti, azione sono parsi +talmente lontani e dissimili dagli attuali, da far comprendere +la necessità di accordare ad essa il privilegio +delle opere classiche, cioè la riproduzione esatta +coi costumi dell'epoca. E si è venuto a questo lentamente, +di mano in mano che certe stonature col presente +si sono rese più visibili. Anni addietro, quando +il Dumas viveva, per evitare il ridicolo al personaggio +di Armando, si erano dovute elevare le somme di +denaro ch'egli spende per la sua amante. Poi neppur +questo piccolo ripiego è parso sufficiente. Armando sembra +un collegiale di fronte agli amanti nostri contemporanei: +il padre di Armando, un buon borghese; Margherita, +un'ingenua in confronto delle attuali <i>cocottes</i> e +orizzontali che invadono la società e quindi la scena.</p> + +<p>Bisognava dunque riportare la commedia nel suo +ambiente; vestire gli attori coi figurini dell'epoca; spogliare +Margherita dei ricchi costumi odierni, indossarle +il modesto scialle di allora e il cappellino a cuffia +(non so se mi esprimo bene) che le ho veduto in testa<span class="pagenum"><a name="Page_200" id="Page_200">[200]</a></span> +nei ritratti riprodotti in un interessante studio intorno +a lei e pubblicato, quattro o cinque anni addietro, +nel <i>Livre</i>. E se ancora Sarah Bernhardt non ha saputo +sacrificare a questo scopo le sue eleganti toelette, +vuol dire che la vanità femminile è qualche volta superiore +anche al genio di una grande artista.</p> + +<p>E stato notato che, per certi capolavori drammatici, +arriva un'epoca che potrebbe dirsi dell'<i>età ingrata</i>; +stanno come a cavallo di due fasi di vita civile, non a +bastanza invecchiate da farle chiamare antiche, nè a bastanza +giovani da permettere di crederle del nostro tempo. +Durante questo spazio di anni esse perdono valore.</p> + +<p>Ci vuole un pervertimento di senso artistico nell'attore, +una deplorevole mancanza di cultura nel pubblico +per permettersi e per applaudire una profanazione +artistica come l'idealizzazione simbolica della Margherita +Gautier.</p> + +<p>Vien naturale su le labbra la domanda: Chi crea il +personaggio? L'autore o l'attore? La risposta non può +essere dubbia. E appunto perchè la creazione vien fatta +dall'autore, che ha le sue belle ragioni di produrla +nel tale e tal modo, l'obbligo dell'attore è unicamente +di renderlo quale quegli lo ha formato. Un personaggio +è simile a un individuo vivente; non può essere ridotto +irriconoscibile dal nevrotico capriccio di un attore +o di un'attrice. Essi si mostrano tanto più grandi, quanto +meglio arrivano a riprodurlo in tutti i minimi particolari<span class="pagenum"><a name="Page_201" id="Page_201">[201]</a></span> +quale l'autore lo ha concepito. L'individualità +di quel personaggio implica una serie di gesti, di espressioni +del viso, di inflessioni di voce, di rivelazione +di sentimenti e di passioni che non debbono poter +essere confusi neppure con quelli di un altro individuo +che ha qualche apparente rassomiglianza con esso. +Quanto maggiormente l'attore riesce a rappresentare +integra quella personalità, e tanto più elevatamente fa +opera di artista.</p> + +<p>L'autore, scrivendo, ha la realtà di quel personaggio +davanti agli occhi; lo vede muoversi, gesticolare, ne +sente la voce; per via di questo sforzo di suggestione, +arriva a immedesimarsi con esso, a strappargli il segreto +della sua vita. Ma, disgraziatamente, il potere dello +scrittore è limitato. Quando egli ha messo su la carta, +per esempio, un <i>Ah!</i> non può andare più oltre. Quell'<i>Ah!</i> +gli è risonato nell'orecchio con la sua precisa intonazione, +che nella scrittura va perduta; così tutte le inflessioni +del dialogo. Spetta all'attore il ritrovare nuovamente, +a forza di studio, quell'intonazione, quelle inflessioni +e pure quegli atteggiamenti, quei gesti che lo scrittore +ha udito e visto scrivendo e che non ha potuto notare, +come avrebbe fatto un musicista. Quell'<i>Ah!</i> in +quel dato momento dell'azione, può avere soltanto un'inflessione, +perchè si tratta di una situazione particolare, +impossibile a ripetersi due volte. Bisogna trovare, a +ogni costo, quell'inflessione; non è lecito sostituirla con<span class="pagenum"><a name="Page_202" id="Page_202">[202]</a></span> +un'altra che, alla men peggio, si riduce a un misero +press'a poco. E quel che accenno per le minutezze, +vale maggiormente per la massa del carattere e della +stessa figura del personaggio.</p> + +<p>Nel 1865, a Firenze, l'attore Samson della Commedia +francese mi diceva che in quel teatro non si rappresentava +da quarant'anni il <i>Burbero benefico</i> del Goldoni +perchè non c'era stato un attore, durante quel +tempo, che avesse <i>le phisique du rôle</i>. Scrupolo che può +forse sembrare eccessivo, e non è.</p> + +<p>Tutto questo non mi ha allontanato troppo dal mio +soggetto, cioè dalla risposta di Ermete Zacconi ai critici +berlinesi.</p> + +<p>Dicendo che nell'Ibsen l'ultima cosa da considerarsi +era l'artista, Zacconi si dava la zappa sui piedi. Un +lavoro teatrale dove la forma sia l'ultima cosa da considerarsi, +non è opera d'arte. E i critici berlinesi avrebbero +potuto soggiungere: Ma, in questo caso, è assurdo +che voi lo scegliate per rappresentarlo... o avete +la grande superbia di credervi capace d'infondere la +vita in una cosa morta.</p> + +<p>Invece Ermete Zacconi giudica male e razzola bene.</p> + +<p>Era tanto più semplice e più esatto il dire:</p> + +<p> — Io rappresento Osvaldo Alving così, perchè da +ogni atto, da ogni frase, da ogni parola di questo personaggio +risulta che l'autore lo ha voluto così! Ho fatto +il mio dovere e nient'altro.<span class="pagenum"><a name="Page_203" id="Page_203">[203]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="ASCENSIONI_UMANE" id="ASCENSIONI_UMANE"></a>ASCENSIONI UMANE</h2> + +<p class="sectnote">(Baldini e <a name="tn203" id="tn203"></a>Castoldi editori, Milano 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_205" id="Page_205">[205]</a></span>)</p> + +<p>Antonio Fogazzaro ha dato questo titolo a un volume +dove ha raccolto parecchi suoi scritti di origine diversa +ma di unico soggetto: discussioni, conferenze, polemiche +riguardanti il problema dell'origine dell'uomo +e l'ipotesi darwiniana dell'evoluzione.</p> + +<p>Cattolico, egli chiede libertà di discussione intorno a +un argomento pel quale la Chiesa non ha finora detto +la sua assoluta parola. Uomo colto, che tende l'orecchio +alle discussioni degli scienziati e scorge com'esse +siano talora frantese dalle persone mezze ignoranti e +per ciò più presuntuose, egli vorrebbe persuadere quei +mezzi ignoranti o coloro che sentono vacillare la fede +di fronte alle affermazioni spesso premature della scienza, +che tra la recente ipotesi dell'evoluzione e le credenze +della religione non vi è dissidio o contradizione, +almeno finchè il problema rimarrà nello stato presente. +Poeta, spiritualista, egli vuole esercitare il diritto di<span class="pagenum"><a name="Page_206" id="Page_206">[206]</a></span> +intervenire nella quistione e di manifestare certe sue +aspirazioni e farle partecipare e infonderle agli altri, +per contribuire, secondo le sue forze, a quell'ascensione +che ha tratto dal bruto l'uomo barbaro, dal barbaro +l'uomo cosciente e riflessivo, dall'uomo religioso +e poeta il filosofo e lo scienziato, e che trarrà da questi +l'uomo spirituale, spirituale anche di corpo, affrancato +dagli impacci della materia e ridotto veramente +simile a Dio alla cui immagine e similitudine è stato +creato.</p> + +<p>Innamorato della bellezza dell'idea di evoluzione che +mette in pace la sua coscienza di credente con l'altra +di uomo moderno pel quale i simboli della fede non +bastano più (e uno dei suoi scritti s'intitola infatti <i>Per +la bellezza di un'idea</i>) egli si è imposto una specie di +apostolato, in cui si fondono insieme le sue facoltà di +artista, le sue convinzioni estetiche, le sue credenze +religiose, la sua cultura scientifica.</p> + +<p>E se nella trattazione di un soggetto come questo +tali diverse facoltà e qualità potessero bastare, si dovrebbe +dire che raramente un apostolato sia stato intrapreso +con maggior ricchezza di mezzi.</p> + +<p>La profonda sincerità delle sue convinzioni religiose +dovrebbe rassicurare i credenti; la sua imparzialità +nell'esporre le dottrine degli avversari appagare coloro +che ripongono tutta la loro fiducia nella parola positiva +della scienza; la sua elevazione di sentimento<span class="pagenum"><a name="Page_207" id="Page_207">[207]</a></span> +poetico, trascinare infine coloro i quali, e sono la maggior +parte, piuttosto che discutere, amano abbandonarsi +alla delizia dei voli dell'immaginazione e facilmente +penetrare in regioni che la fede non illumina della sua +luce e che la scienza sdegna di esplorare perchè le +stima proprio fuori del suo dominio.</p> + +<p>Invece, io credo che questo volume sia destinato a +non contentare nessuno. Non sarebbe un gran difetto, +perchè è molto difficile, come dicono i nostri vicini, +contentare <i>tout le monde et son père</i>. Credo così perchè +mi pare che manchi in tutta la trattazione variamente +ripresa un elemento importantissimo: l'elemento filosofico.</p> + +<p>Un libro del Le Conte, professore di geologia nell'Università +di California — <i>L'evoluzione e le sue relazioni +col pensiero religioso</i> — una tesi del Grassmann, professore +del seminario di Freising, lo hanno spinto ad +approfondire il concetto di S. Agostino e di parecchi +Padri della Chiesa intorno al gran problema delle origini; +ed egli è stato consolato dal vedere quanta larghezza +di vedute, quanta libertà d'interpretazione essi +adoprassero nel distrigare dall'involucro del simbolo +un'opinione ragionevole, quasi scientifica. Allora egli +ha voluto conoscere fino a qual punto le affermazioni +della scienza, di quella che non è soltanto particolare +convinzione di alcuni scienziati, siano conformi alla +natura di essa, o se oltrepassino la sua competenza<span class="pagenum"><a name="Page_208" id="Page_208">[208]</a></span> +cedendo alle lusinghe di ridurre a tesi ciò che avrebbe +dovuto rassegnarsi a rimanere semplicemente una +ipotesi.</p> + +<p>E quando si è sentito rassicurato della libertà d'interpretazione +reclamata anche oggi da alti ingegni cattolici, +che non hanno giudicato mettersi in contraddizione +coi dommi della loro Chiesa pensando liberamente +sopra un argomento ancora lasciato aperto alle ossequiose +discussioni; e quando si è convinto che gli +scienziati più positivi non pretendono di dichiarare, +come certi loro colleghi, perfettamente dimostrata un'ipotesi +che pure serve a risolvere molte questioni di +grandissima importanza per l'umanità, desiderosa di +credere e riflettere insiememente senza supina sottomissione +e senza orgogliosa ribellione, egli ha stimato +che occorresse soltanto l'intervenzione del poeta perchè +il simbolo della fede, transustanziato in affermazione +scientifica, e aiutato dal calore e dallo slancio +della fantasia, si impossessasse di tutti i cuori e di +tutte le menti, e spingesse tutti a quell'ascensione dell'umanità +che le credenze religiose e la storia testificano +e che la irrequietezza delle nostre aspirazioni +ci comprovano doversi ancora produrre nell'avvenire.</p> + +<p>Così, leggendo il suo volume, mi meravigliavo di +trovarvi una lacuna che la fede, la scienza positiva e +la esaltazione poetica non possono all'atto colmare. E +rammentavo un libro di un pensatore italiano, probabilmente<span class="pagenum"><a name="Page_209" id="Page_209">[209]</a></span> +dal Fogazzaro ignorato (e che io gli consiglio +di leggere) di uno scienziato che era religioso nel senso +più elevato di questa parola, sommamente positivo +perchè non ignorava e non disprezzava i metodi e le +ricerche e le conquiste della scienza contemporanea, +e che infine era poeta — non nel piccolo senso oggi accordato +a questa denominazione, ma in quello vero e +primitivo di creatore, cioè di restauratore del processo +ideale della Natura e di profeta dell'avvenire.</p> + +<p>È morto da pochi anni, e i suoi scritti parte sono +rimasti quasi ignorati, parte inediti e forse dispersi. Ma +il <i>Dopo la laurea</i>, <i>Lo Stato</i>, <i>I tipi vegetali</i>, <i>I tipi animali</i>, +il frammento <i>Deus creavit</i> avranno un'eco nell'avvenire, +e Camillo De Meis prenderà, quando verrà il momento, +una più larga influenza sul pensiero italiano e +su quello mondiale.</p> + +<p>Pensavo appunto a quel <i>Dopo la laurea</i> dove l'ascensione +umana è proclamata ben diversamente e più elevatamente +che non venga fatta dal Fogazzaro, con tutti +i sussidi della fede che discute liberamente, della scienza +che non trascende oltre il suo limite, e della riflessione +filosofica che integra organizzando e compie ciò +che la fede e la scienza e anche la poesia, sono, tutte +unite insieme, incapaci di compire. E mi piace di qui +trascrivere una pagina del meraviglioso libro, nella +quale il Fogazzaro riconoscerà — e se n'intende — un +anticipato altissimo senso di quella poesia a cui egli<span class="pagenum"><a name="Page_210" id="Page_210">[210]</a></span> +tende e che vuole essere religione, scienza e riflessione +filosofica in uno. Eccola:</p> + +<p>« Crescere, decadere e perire è il destino di tutti +gli uomini, di tutti gli animali, di tutte le piante — e +diciamolo pure, di tutti i sistemi planetarii. Questo cosmos +ha i suoi giorni contati come gli abbiamo noi che +ne siamo gli endozoi; solamente che egli ha la vita più +dura, ed è più lungo il suo tempo e più lunga la sua +durata naturale: per cui, come la balena e l'elefante +vivono più di un uomo e un pino e una quercia vivono +più d'un elefante, così lui, il cosmos — e per cosmos +intendi questo nostro sistema solare, viva più della +quercia e del pino — ecco tutta la differenza.</p> + +<p>Ma quando il suo giorno fia giunto, esso perirà come +uno di noi uomini, come una pianta, come un animale: +e non il nostro soltanto, ma tutto questo gruppo +di sistemi solari, gli uni formati, forse, e già perfetti, +gli altri ancora incompiuti e in via di formazione, +che compongono questo nostro sistema sidereo, se +tant'è che formano un sistema; e tutta questa natura +che ci circonda, e quest'universo di cui l'uomo è il +compimento e l'ultima perfezione perirà come un sol +uomo; e forse dal seno dell'infinito un altro universo +è già sorto e gli germoglia allato un'altra natura, forse +anche più perfetta di questa, che la dovrà surrogare ».</p> + +<p>Intorno alla quistione che più particolarmente interessa<span class="pagenum"><a name="Page_211" id="Page_211">[211]</a></span> +il Fogazzaro, il De Meis sin dal 1868 aveva +scritto:</p> + +<p>« Sì, certamente, l'uomo è il portato spontaneo dalla +natura. Egli è la spontanea generazione della terra; +dalla quale certo non è nato immediatamente in forma +di uomo. Dalla terra, dal cosmo, che abitiamo, in +somma dal nostro sistema o uomo solare, non è nato +che il primo essere vivente, di cui l'uomo è l'ultimo +sviluppo, la finale e definitiva trasformazione... Ma non +è l'accidente, non sono gli agenti esterni casualmente +combinati in un dato modo, che hanno dato origine a +quel primo essere, e l'hanno successivamente trasformato +e cangiato alla fine in un uomo; e voi, osservatori +ridicoli, e impostori in buona fede, perdete il vostro +tempo a cercar di riprodurre quelle combinazioni +fisiche e chimiche, perchè quella è una chimica e una +fisica divina.</p> + +<p>« Fra quegli agenti e quegli elementi ci è Dio in +persona. È Dio che prepara di lunga mano la combinazione: +è lui che concentra la natura in un punto +e crea la vita: è lui che feconda la terra e ne fa uscire +le forme viventi originarie, similitudini imperfette +e rozze della idea divina, e germe della perfetta +forma umana ».</p> + +<p>Il Fogazzaro si meraviglierà di scoprire che un professore +di Storia della Medicina nella Università di Bologna, +abbia proclamato prima di lui, con più calore<span class="pagenum"><a name="Page_212" id="Page_212">[212]</a></span> +di lui e con più competenza di lui — non se n'offenda — e +in nome della filosofia e della scienza l'opera +di Dio nella creazione. Solamente può darsi che il Dio +del De Meis sia un po' diverso dal Dio del Fogazzaro; +ma il Fogazzaro non vorrà certamente sostenere che +l'idea ch'egli ha di Dio sia perfettamente identica a +quella che ne ha l'umile feminuccia quando lo invoca +nelle preghiere.<span class="pagenum"><a name="Page_213" id="Page_213">[213]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="TULLO_MASSARANI" id="TULLO_MASSARANI"></a>TULLO MASSARANI</h2> + +<p class="sectnote">(<i>Diporti e Veglie</i>, 2ª. edizione, Milano, Hoepli 1898.<br /> + +<i>Poesie scelte</i> di Elisabetta Barrett Browning, versione libera, Milano, +Fratelli Treves 1898.<span class="pagenum"><a name="Page_215" id="Page_215">[215]</a></span>)</p> + +<p>La varia attività del senatore Tullo Massarani sembra +voglia dimostrare che gli anni non hanno nessun +potere su lo spirito anche quando il corpo è infermo. +Per quanto non grave, la malattia a cui egli accenna +malinconicamente nella nobilissima epistola al Faldella +pel <i>Cinquantennio dello Statuto</i>, avrebbe dato ad +altri plausibile ragione di riposarsi.</p> + +<p>Ma egli è così abituato a riposarsi mutando soltanto +soggetto di lavoro, che continua a fare come +ha fatto prima, quando tra un severo studio storico e +l'altro, tra l'assidua frequenza alle sedute del Senato, +del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale, ha +trovato modo di mandar fuori la traduzione del <i>Libro +di Giada</i>, le popolari <i>Conversazioni del Dott. Lorenzo</i> i +canti della <i>Odissea della Donna</i>, illustrati da molti suoi +disegni; dare a giornali e riviste gran numero di articoli +non brevi e tutti coscienziosamente meditati nella<span class="pagenum"><a name="Page_216" id="Page_216">[216]</a></span> +sostanza e nella forma; e, quasi per svago, mettersi a +tradurre una scelta di poesie della poetessa inglese +Elisabetta Barrett Browning, impresa che, per le tante +difficoltà che presenta, avrebbe scoraggiato l'ardimento +di un giovane.</p> + +<p>Bisogna proprio credere che gli uomini della generazione +del '48 erano fatti di altra pasta. Dice un proverbio +siciliano: <i>lu bon vinu finu a la fezza: lu bon pannu, +finu a la pezza</i>; ed è verissimo. Avevano un grande +ideale, la Patria, e questo li rende ancora vigorosi e +forti tra i disinganni e i pericoli; sentivano altamente +la dignità della libertà individuale, e questo apre il +loro animo a tutte le ragionevoli aspirazioni sociali.</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i2">Se più acconcie forme<br /></span> +<span class="i0">Fia che rivesta e più discrete quella<br /></span> +<span class="i0">Che pur nei cuori e nell'istoria vive<br /></span> +<span class="i0">Carità di fratelli, e di rinforzo<br /></span> +<span class="i0">Le sia l'oprar comune, e il mutuo aiuto<br /></span> +<span class="i0">A augmento e vigor, ben venga, amico<br /></span> +<span class="i0">Ogni primizia, ogni disegno, ogni arte,<br /></span> +<span class="i0">Che uomo a uomo ravvicini, e il fosso,<br /></span> +<span class="i0">Da Pluto re scavato in mezzo, colmi!<a name="FNanchor_8_8" id="FNanchor_8_8"></a><a href="#Footnote_8_8" class="fnanchor">[8]</a><br /></span> +</div></div> + +<p>Augurio caldo e sincero, che non impedisce al Massarani +di veder chiaro nell'avvenire, di paventare che</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">sulle spente libertà si assida<br /></span> +<span class="i0">Sovrano e universale archimandrita<br /></span> +<span class="i0">Il peggior d'ogni autocrata, lo Stato.<br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_217" id="Page_217">[217]</a></span></div></div> + +<p>Ma io non voglio ragionare di politica, e perciò non +farò cenno di uno dei più bei scritti dal Massarani nel +volume <i>Diporti e veglie</i>, intitolato: <i>L'utopia della Pace</i> +che finisce con un voto alla fraternità di quella che +Cicerone, da lui citato, chiama la <i>infinita societas generis +humani</i>.</p> + +<p>In questa seconda edizione, il volume è stato arricchito +di nuovi scritti di diversa natura: <i>Josè Espronzeda</i>, +<i>Pagine del martirologio nazionale</i>, <i>In Calabria</i>, <i>San Marino</i>, +<i>Un raro cimelio</i> (che è il libro <i>L'Italia</i> del Tommaseo), +<i>La seconda Mostra mondiale di Belle Arti in Venezia</i>, +<i>L'Ulisse dantesco</i>. E già bastavano a dargli molto valore +quelli soltanto raccoltivi prima. Dopo la varietà anzi +disparità dei soggetti che confermano la soda e riposta +cultura dell'autore; dopo quella viva fiamma di entusiasmo +che investe ogni pagina, sia che egli si trovi dinanzi +alle lettere di Giordano Bruno; alle tele di un pittore +moderno, l'Induno; alle opere di Leone e Pompeo Leoni, +padre e figlio, scultori del secolo XVI; e alla ricchezza +d'arte internazionale accorsa a far mostra di sè nella +splendida città della Laguna; o sia ch'egli si fermi qua +e là, a Verona, a San Giulio sul lago d'Orta, davanti +al palazzo Marino, egli che chiama i patrii monumenti: +<i>il primo, il più eloquente, il più solenne e più legittimo +testimonio della nostra storia e della nostra grandezza</i> +(pag. 203); dopo tutto questo, impressiona maggiormente +nei diversi scritti l'aria di buon senso pratico che<span class="pagenum"><a name="Page_218" id="Page_218">[218]</a></span> +li rende simpatici, l'accento fervido e persuasivo, la +schiettezza e la franchezza di certe confessioni; insomma +quella bonomia cortese e gentile, che giunge talvolta +fino a far sembrare un po' troppo grave la forma +cesellata e raffinata che la riveste. E di tutti questi +scritti citerò una sola mezza pagina in conferma +di quel che ho detto. A proposito dell'<i>Arte nella società +moderna</i> egli ha il coraggio di scrivere:</p> + +<p>« Piuttosto rozzi e poveri, che veder rovinare la patria +per esserle mancato, come dice il Macchiavelli, +<i>una cosa sola, il provvedersi bene dell'arme....</i> »</p> + +<p>Ma il Massarani non è artista per niente, e poco appresso +soggiunge:</p> + +<p>« Io mi ricordo, per parlare ancora dei tempi andati +d'aver visto ogni giorno su per le scale degli Uffici di +Firenze, la cacciatora di frustagno dell'artigiano o del +contadino, e i larghi cappelloni di paglia delle loro +donne; e d'avere udito, davanti ai capolavori della +Tribuna, fior di giudizi da quegli ingenui compaesani +del capraio che aveva nome Giotto, del pecoraio che +si chiamò il Baccafuni, e del vaccaro che fu Andrea +del Castagno.</p> + +<p>« Spesso invece, nè mai senza una giaculatoria secondo +la mia intenzione, mi rompo gli stinchi, nei vestiboli +delle Pinacoteche e dei Musei, in quello strumento +di supplizio che non ha nome italiano, e che chiamano +il tornichetto. E perchè di questa guisa, tormentando<span class="pagenum"><a name="Page_219" id="Page_219">[219]</a></span> +pazienza e tasche, cogli spiccioli del forestiero più spesso +che non coi fogliolini sudici del concittadino, i sopracciò +vengono poi comperando a lor volta degli spiccioli +di pittura e di scoltura, credono o dicono d'incoraggiare +le arti. Povere arti, che vivacchiano su l'ostracismo +del popolo, a cui si predica educazione e si +sottrae di tutti i magisteri educativi il più gentile, il +più gradevole, il più potente sulle fibre del cervello e +del cuore! »</p> + +<p>Nel presentare al pubblico la presente raccolta, egli +si augurava che, capitando a qualcuno fra mano, quegli +scritti inducessero i giovani a pensare di cavar dalla +vita un costrutto migliore; i vecchi, a compatire chi +ha tentato di allegerirne a sè il peso senza altro danno +del prossimo. Modeste parole, che faranno sorridere +tutti coloro che dalla lettura di essi saranno usciti con +qualcosa di più nell'intelletto, con qualcosa di meglio +nel cuore.</p> + +<p class="ast"><sub>*</sub><sup>*</sup><sub>*</sub></p> + +<p>Lo studio intorno a Enrico Heine, pubblicato dal Massarani +molti anni fa, quando del lirico tedesco si conosceva +in Italia poco più del nome, non ostante il +tempo e le circostanze in cui fu scritto, è rimasto uno +studio diffinitivo. Così la introduzione alle poesie scelte +della Browning, intitolata <i>La donna e la poetessa</i>, rimarrà<span class="pagenum"><a name="Page_220" id="Page_220">[220]</a></span> +pure uno studio definitivo di quest'anima poetica che +amò tanto l'Italia.</p> + +<p>Se la signora Zampini-Salazar, che ha dedicato alla +Browning e al marito di lei una serie di belle conferenze +per diffonderne il culto in Italia, gli ha messo addosso +una gran voglia di conoscerli più da vicino, il Massarani +non si è arrestato alla lettura delle loro sole +opere poetiche: ha consultato i lavori biografici pubblicati +dalla signora Sutherland Orr, dall'Ingram, dalla +signora Vilson, e tutta la vasta congenie di pubblicazioni +browninghiane da cui è stata inondata l'Inghilterra; +che è quanto dire ch'egli si è messo in caso di +trattare il suo soggetto con la competenza del più fanatico +browninghiano, senza il suo fanatismo si intende, +e non senza quella abituale galanteria, per cui preferirà, +per esempio, la data del 1809 a quella del 1806 +parlando della nascita della Browning, data che gliela +<i>figura più giovane</i>.</p> + +<p>Così, accennando al poemetto <i>Gli Adoratori di Donna +Giraldina</i>, e non volendo tacerne i difetti, metterà +il giudizio in bocca dei lettori. « Questa storia di Donna +Giraldina, temo che mi direte, è un po' lunghetta, +e non è sempre verosimile ». Aggiungerà però subito: +« Ma che sia viva e forte e audace, spero che me lo +vorrete concedere ». Di altre leggende dirà francamente +e che mostrano troppo la intenzione didattica o ascetica, +e che sono un poco offuscate dalla maniera ultra<span class="pagenum"><a name="Page_221" id="Page_221">[221]</a></span> +romantica del tempo; ma non saprà arrestarsi di soggiungere: +« A me, lo confesso, queste romanticherie +tornano ancora, per amore dei ricordi, bene accette, +come quelle del Prati e del Carrer, a cui tanto somigliano. »</p> + +<p>Per questi sentimenti egli si trova più a contatto +con l'opera da tradurre, e potrà essere traduttore libero +quanto è possibile e quanto le diverse indoli delle +due lingue richiedono.</p> + +<p>A prima vista, senza avere il testo sotto gli occhi +e senza conoscere altri tentativi di traduzione, a coloro +che conoscono bene lo stile e dirò anche la maniera +del Massarani, la lettura del volumetto elegantemente +stampato dai Treves fa sospettare che il traduttore +abbia interpretato con troppa larghezza la concessione +di certe libertà consentite ai traduttori di opere +poetiche. Ed io sono stato tra questi sospettatori: +ma ho dovuto ricredermi. Senza dubbio, il Massarani +ha dato (e poteva fare altrimenti?) l'impronta sua caratteristica +alla forma della Browning. Il concetto della +poetessa, passando a traverso la mente del traduttore, +si è qua accorciato, là disteso; qua ha preso +un'aria di persona agghindata, là di persona che si lascia +un po' andare; se però si guarda bene, dovrà convenirsi +che tra le torture del metro e delle strofe, non +ha mai perduto molto e qualche volta anzi ha guadagnato +in chiarezza. Lo dimostrerò con pochi esempi.<span class="pagenum"><a name="Page_222" id="Page_222">[222]</a></span></p> + +<p>Questa traduzione in prosa di due quartine del VI +di quei sonetti che narrano la storia del felice amore +della Barrett col Browning, io la tolgo in prestito dal +libro della signora Zampini-Salazar.</p> + +<div class="blockquote"><p>« Lasciami! Eppure io sento che resterò da oggi innanzi +sempre nell'orbita tua. Mai più sola sull'uscio +della porta della mia esistenza individuale, potrò ordinare +la vita dell'anima mia, nè alzare lo sguardo serenamente +ai raggi del sole, come prima, senza risentire +tutto ciò che io provai quando nella mia tu posasti +la tua mano. »</p></div> + +<p>E il Massarani:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i2">Vanne, deh vanne. Ma nell'ombra tua<br /></span> +<span class="i0">Sento che quind'innanzi io saprò sempre:<br /></span> +<span class="i0">Non fora mai che l'ignorata prua<br /></span> +<span class="i0">Ad altronda si volga e non s'insempre<br /></span> +<span class="i2">Con quest'una che invan volle esser sua:<br /></span> +<span class="i0">Arbitra io non son più delle mie tempre,<br /></span> +<span class="i0">Ch'ogni pensiero, ogni voler s'indua,<br /></span> +<span class="i0">E di desìo la man par che si stempre.<br /></span> +</div></div> + +<p>E dal XX sonetto, la signora Zampini-Salazar.</p> + +<div class="blockquote"><p>« Amato, mio ben amato, quando io penso che tu +eri al mondo un anno fa, mentre qui sola io sedevo, +senza scorgere orma di passi su la neve! »</p></div> + +<p>E il Massarani:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i2">Diletto mio, diletto mio, se penso<br /></span> +<span class="i0">Ch'eri nel mondo ora fa proprio un anno<br /></span> +<span class="i0">E ch'io, 'l piè nella neve e in cor l'affanno,<br /></span> +<span class="i0">Non isperavo a' mali miei compenso!<br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_223" id="Page_223">[223]</a></span></div></div> + +<p>Dai due esempi si scorge bene il processo con tutti +i suoi pregi e i suoi difetti; ma da quest'altro che riporterò +si scorgerà anche con quanta bravura il Massarani +superi certe difficoltà dei metri con cui ha voluto +spesso rendere esattamente i metri originali. Prendo +a caso due strofe del poemetto <i>Pan è morto</i>, e traduco +letteralmente:</p> + +<div class="blockquote"><p>« Queta, in antico, la barca andava innanzi — quando +un grido più forte del vento — salì, ingrossò, e corse +verso il sole — e il sole si nascose e si fece pallido — dal +buio pesto di dietro — soffiatogli incontro dal gran +lamento: — Pan, Pan è morto!</p> + +<p>« E i rematori dai banchi — si ritrassero, ciascuno +abbrividendo in volto — mentre partenti influssi — spargevano +addietro un freddo attraverso il luogo — e l'ombra +della barca — vacillava lungo l'immota profondità: — Pan, +Pan è morto! »</p></div> + +<p>Ed ecco con che sveltezza e con che fedeltà rende +il resto il Massarani.</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Queto un naviglio un giorno<br /></span> +<span class="i2">Se n'gìa, lorchè d'intorno<br /></span> +<span class="i0">Voce suonar s'udì.<br /></span> +<span class="i2">Salìa, salìa più forte,<br /></span> +<span class="i0">Movea al Sol dal norte,<br /></span> +<span class="i2">Moveva d'in fra le tenebre<br /></span> +<span class="i0">Dal cupo al chiaro dì:<br /></span> +<span class="i2">Il sol si fece pallido<br /></span> +<span class="i0">A quel messaggio squallido,<br /></span> +<span class="i2">Che « Pan — dicea — morì.<br /></span> +<span class="i4">È morto Pan, è morto<br /></span> +<span class="i4">È morto, è morto, è morto, »<br /></span> +<span class="i0">I remator sospesero<br /></span> +<span class="i2">Sul banco i remi, e intesero<span class="pagenum"><a name="Page_224" id="Page_224">[224]</a></span><br /></span> +<span class="i0">Un soffio a trapassar,<br /></span> +<span class="i2">Un soffio che mortale<br /></span> +<span class="i0">Parea sovresso l'ale<br /></span> +<span class="i2">Al fronte che n'abbrivida<br /></span> +<span class="i0">Rancura apparecchiar.<br /></span> +<span class="i2">Ed il naviglio intanto<br /></span> +<span class="i0">Scorreva, e in suon di pianto<br /></span> +<span class="i2">L'onda parea solcar.<br /></span> +<span class="i4">« È morto Pan, è morto,<br /></span> +<span class="i4">È morto, è morto, è morto! »<br /></span> +</div></div> + +<p>Il Massarani ha voluto darci un saggio di tutti i generi +poetici minori, tentati più o meno felicemente +dalla poetessa inglese; e coloro che non possono accostarsi +al testo gliene debbono essere grati, perchè così +potranno formarsi un'idea quasi completa del carattere +di essi.</p> + +<p>Per noi italiani è quasi un debito non ignorare almeno +le cose minori — che non sono poi le meno belle — di +una inglese che fu italiana di elezione e che ha +cantato le speranze, le gioie, i dolori del nostro risorgimento +nei componimenti <i>Napoleone III in Italia</i>, <i>Prime +nuove da Villafranca</i>, <i>Commiato fra amanti</i>, e in <i>Poetessa +e madre</i>; di una inglese che, annunciando la morte +di Cavour, scriveva: « Posso appena comandare alla +voce ed alla mano di nominarlo. La grand'anima, che +ha meditato e fatto l'Italia, è passata a più divina +contrada. Se lagrime di sangue avessero potuto salvarlo, +egli avrebbe avuto le mie.<span class="pagenum"><a name="Page_225" id="Page_225">[225]</a></span> »</p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_227" id="Page_227">[227]</a></span></p> +<h2><a name="E_DE_AMICIS_E_F_MARTINI" id="E_DE_AMICIS_E_F_MARTINI"></a>E. DE AMICIS <span class="scp">E</span> F. MARTINI</h2> + +<p>Si parla molto di tutti e due in questi giorni.</p> + +<p>Nella maturità del suo ingegno, nella pienezza della +sua fama, Edmondo De Amicis dà un nobile esempio +di onestà letteraria rifiutando di accettare l'elezione a +deputato del primo collegio di Torino. La politica gli +fa paura; egli vuole restare quel che è stato finora, +uno scrittore, un artista. Non bisogna prendere alla +lettera le ragioni del rifiuto da lui addotte. Possono +mancargli, sì, alcune delle facoltà richieste dall'ufficio +di deputato; ma parecchie non sarebbe stato difficile +acquistarle, e in poco tempo, a un uomo come lui. Le +hanno già acquistate persone che avevano cultura e +ingegno assai meno di lui, e che non le esercitano +certamente con l'efficacia che a lui avrebbero consentita +e l'autorità del nome e la sincerità delle convinzioni. +Le lotte? Egli non le ha sfuggite. Attorno al +suo nome, al suo valor di scrittore c'è sempre stato<span class="pagenum"><a name="Page_228" id="Page_228">[228]</a></span> +un accanimento di lodi e di biasimi che non lo ha mai +turbato, che non lo ha fatto indietreggiare nè deviare. +Quando la sua sentimentalità, tante volte rinfacciatagli, +si è convertita a un alto ideale sociale, egli ha coraggiosamente +affrontato il giudizio dei suoi ammiratori +e dei suoi avversari. Nell'entusiasmo di neofita, +avea promesso un libro intorno ai nuovi ideali da cui +era stato commosso il suo cuore e attratta la sua mente. +Non lo ha scritto? O non ha voluto pubblicarlo perchè +la sua coscienza di scrittore non n'è rimasta contenta? +Io non lo so; ma questo non significa niente, o +significa una probità letteraria degna di grandissima +lode.</p> + +<p>In ogni modo, più che altro, la sua lettera agli elettori +socialisti del 1º collegio di Torino e a quelli non +socialisti che hanno votato in favore di lui <i>per semplice +sentimento di benevolenza</i>, com'egli dice, significa che +egli crede di poter servire meglio la causa del socialismo +restando scrittore e nient'altro.</p> + +<p>Nessuno può oggi decidere se il De Amicis abbia +ragione, e se il suo convincimento sia una lusinga. +Quando il libro promesso — trattato di volgarizzazione +o opera d'arte — verrà fuori, allora sarà il caso di discutere, +di vedere se egli si sia ingannato o no. Dovesse +anche risultare da questi futuri suoi lavori che +egli ha preso un abbaglio, la onestà e l'elevatezza +delle sue intenzioni non ne sarà diminuita.<span class="pagenum"><a name="Page_229" id="Page_229">[229]</a></span></p> + +<p>Scrittore ed artista, Edmondo De Amicis può essere +diversamente apprezzato. Gli eccessivi lo stimano poco +come scrittore, pochissimo come artista. I suoi <i>Bozzetti +militari</i>, le sue novelle, i suoi ultimi romanzi scolastici — osservano +gli eccessivi — sono opere d'arte fiacche +o abortite; le sue descrizioni di viaggi, fantasmagorie +che corrispondono poco o niente alla realtà; il suo tentativo +psicologico degli <i>Amici</i>, un opprimente cumulo +di osservazioni o non nuove o comuni. I suoi versi... +Dei versi del De Amicis gli eccessivi non vogliono +nemmeno parlare, quasi ne sentano nausea. L'editore +delle opere di lui ha una risposta trionfale: il copioso +numero delle edizioni, le traduzioni di esse in tutte le +lingue europee. Nessuno scrittore italiano contemporaneo +ha ottenuto finora così splendido successo di ristampe. +<i>Cuore</i> è arrivato, credo, al duecentesimo migliaio.</p> + +<p>Certamente il numero delle edizioni non è un elemento +di giudizio da trascurarsi. Libri che trovano così +straordinaria folla di lettori debbono aver qualità tali +da far anche perdonare facilmente i difetti ch'essi +hanno. La semplicità, l'efficacia della forma, una leggera +nervosità di quando in quando, l'assoluta trasparenza +dello stile che rende subito assimilabile il +concetto, non sono doti comuni e spregevoli a questi +lumi di luna tra noi. E quando la sincerità del sentimento +si aggiunge alla sincerità della forma, e stabilisce<span class="pagenum"><a name="Page_230" id="Page_230">[230]</a></span> +una corrente di simpatia tra lo scrittore e il lettore, +non è il caso di fare i difficili, gli scontenti.</p> + +<p>A me, per esempio, la troppa sentimentalità non +piace affatto; mi sembra un falso modo di sentire e di +vedere le cose. Eppure a me è accaduto di essere commosso +e di vedermi improvvisamente inumidire gli occhi +alla lettura di qualcuna delle scene militari descritte +dal De Amicis. Sorgeva dentro di me una specie +di lotta tra il raziocinio che giudicava e il sentimento +che veniva eccitato. Mi sdegnavo di essermi lasciato +quasi prendere alla sprovveduta, ma non potevo negare +l'effetto ottenuto dallo scrittore, l'effetto a cui egli +mirava.</p> + +<p>Ora questa sentimentalità, di cui lo stesso De Amicis, +se non mi inganno, ha sorriso in un suo componimento +poetico, sarà un difetto spinta tropp'oltre come +spesso gli avviene, ma è una qualità preziosa che molti +debbono invidiargli.</p> + +<p>Se egli dunque vuol rimanere scrittore e artista, cioè +esercitare col mezzo che crede più adatto alle sue facoltà +un'influenza qualunque sul pubblico che lo legge, +che lo segue, che lo ammira anche con tutti i suoi difetti, +io gli batto le mani.</p> + +<p>La politica è fatale all'arte, è troppo assorbente. +Quel che essa richiede dai suoi adepti, dai suoi cultori, +ha poco o niente da spartire coi mezzi di cui dispone +l'artista. La sentimentalità, che può essere anche<span class="pagenum"><a name="Page_231" id="Page_231">[231]</a></span> +un pregio in arte, è spesso in politica, più che un difetto, +una colpa. Per ciò poeti, romanzieri, drammaturghi +sono apparsi sempre spostati nell'aula parlamentare. +E vi hanno fatto udire raramente la loro voce, o +non hanno prodotto nessun notevole effetto. Al D'Annunzio, +per esempio, la politica non ha ispirato finora +altro che una splendida stonatura di stile che ha dovuto +far strabiliare moltissimi dei suoi elettori, e una +corrispondenza in un giornale americano intorno ai +fatti del maggio 1898, che ha mosso a riso e a sdegno +anche coloro che gli vogliono più bene.</p> + +<p>Senza dubbio, il nostro Parlamento dev'essere onorato +di veder sedere nei suoi stalli un D'Annunzio, un +Panzacchi, come il Senato un Carducci; ma più a ornamento +che ad altro. O deve rassegnarsi a veder sparire +l'artista davanti all'attività e alla giusta ambizione +del deputato. È il caso di Ferdinando Martini, governatore +dell'Eritrea.</p> + +<p>Ahimè! I giornali, che ne annunziano il felice ritorno +in Italia, ci parlano del bilancio della colonia da +lui preparato, commettono indiscrezioni intorno ai progetti +di lui per assestare definitivamente l'amministrazione +civile di quei nostri possessi, ma non ci dànno +nello stesso tempo notizia di nessun nuovo libro che +il Martini abbia scritto o ideato di scrivere. La sua trasformazione +è mirabile. Con poco, il brillante articolista +del <i>Fanfulla della domenica</i> è divenuto uno dei più<span class="pagenum"><a name="Page_232" id="Page_232">[232]</a></span> +affascinanti e più seri oratori. Il critico arguto e coscienzioso +si è mutato in politico ricco della stessa finezza, +dello stesso buon senso e della stessa competenza +adoprata in soggetti di arte drammatica. Il facile +ed elegante narratore di <i>Peccato e Penitenza</i> ha adoperato +ugualmente nel suo libro <i>L'Affrica</i> tutte le +meravigliose sue qualità di statista e di colorista rese +ancora più splendide e più solide... Ma l'arte ormai +lo ha perduto. Egli, evidentemente, si allontana a malincuore +della meta a cui miravano i begli entusiasmi +della sua giovinezza; di tratto in tratto si ferma, si rivolge +indietro, ma ormai... l'Affrica, la sua Affrica, se +lo è preso, e non ci renderà più il Martini di una +volta.</p> + +<p>L'Italia avrà trovato probabilmente in lui un amministratore +coloniale eccellente; ma, cercando bene, +amministratori di ugual valore si sarebbero potuti trovare +o creare. Un giorno, in Parlamento, o nel Consiglio +dei ministri, Ferdinando Martini sarà una gran forza +per l'esperienza amministrativa acquistata, per la maturità +dei suoi consigli, per la bontà dei suoi progetti... Ma +nessuno potrà togliermi di capo che altri avrebbero potuto +fare, più o meno bene, quel che egli è andato a fare +laggiù; ma nessuno vorrà affermare che non sia stato +un gran peccato che Ferdinando Martini, il brillante +articolista del <i>Fanfulla della Domenica</i>, il critico arguto<span class="pagenum"><a name="Page_233" id="Page_233">[233]</a></span> +e sensato, abbia sacrificato alla politica meravigliosi +doni letterari che tutti dobbiamo rimpiangere.</p> + +<p>E, mentre scrivo, mi passano davanti agli occhi, come +in turbinosa fantasmagoria, i bei giorni di Firenze, +quando egli giovane, biondo, pieno di entusiasmi +per l'arte, riempiva con lo scintillìo della sua parola +il <i>foyer</i> del teatro <i>Niccolini</i>; quando niente faceva prevedere +che all'autore di <i>Fede</i> e dei proverbi drammatici, +lavori con cui egli faceva allora le sue prime prove di +artista, dovessi io dare il saluto di ben arrivato da Massaua +con queste malinconiche parole.<span class="pagenum"><a name="Page_235" id="Page_235">[235]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_237" id="Page_237">[237]</a></span></p> +<h2><a name="LA_NEVROSI_ARTISTICA" id="LA_NEVROSI_ARTISTICA"></a>LA NEVROSI ARTISTICA</h2> + +<p class="indr"><span class="smcap">a Rastignac</span>:</p> + +<p class="pad2">Il tuo benevolissimo giudizio intorno al mio racconto +<i>Scurpiddu</i> non mi ha fatto piacere soltanto perchè lusinga +grandemente il mio amor proprio, ma perchè +dà una soddisfacente risposta al dubbio che mi tormenta +da un pezzo: Se noi siamo oggi condannati anche +in arte alla nevrosi del concetto e della forma.</p> + +<p>Ci ripensavo tristamente giorni fa, leggendo un recente +romanzo italiano che avrebbe potuto essere un +bel libro se non fosse stato, fra le altre cose, troppo +prolisso. E durante la lettura, ricordando certe violente +tirate di uno scrittore francese contro la letteratura +odierna già parsemi eccessive, sentivo infiltrarmi nella +mente il sospetto che fossi stato eccessivo pure io +giudicandole tali.</p> + +<p>« Noi manchiamo, egli dice conchiudendo, della serenità +che rende incantevoli i classici. La nostra forma<span class="pagenum"><a name="Page_238" id="Page_238">[238]</a></span> +ha la febbre, la nostra ispirazione somiglia alla demenza. +Nessuno tra noi raggiunge la bellezza: lo sforzo +e l'entusiasmo non bastano a questo: occorre la calma +che è la virtù delle anime forti. Le nostre idee, invece, +scoppiano tumultuose; si direbbe che provengano dai +sensi non dallo spirito. Lo stile che le riveste mostra +il suo peccato di origine: non ha calore, nè limpidezza, +nè splendore: ribolle, fa la schiuma, è torbido. È frutto +del disordine della concezione, quando niente è chiaro, +niente al suo posto. Felici quelle età che ignoravano +questa precipitazione e questa febbre. L'artista allora +contemplava a lungo le sue idee, le penetrava, le animava, +e quando si accingeva ad esprimerle, le rivestiva +di luce, di serenità, e l'anima del lettore vi beveva +a lunghi sorsi il ristoro e la gioia. »</p> + +<p>Raramente, bisogna confessarlo, questo ristoro e questa +gioia vengono sentite leggendo un libro d'arte +moderna.</p> + +<p>I fisiologi o i psicologi hanno proclamato che oggi +noi siamo tutti malati di nevrosi; gli artisti non hanno +inteso a sordo, e, dalla vita, hanno trasportato la nevrosi +nell'opera d'arte. Dovevano in qualche modo, +aggiungo io, fare così. Ogni periodo letterario è una +involontaria pubblica confessione della società che lo +produce. Ogni opera d'arte, dramma, commedia, lirica, +romanzo, una specie di processo verbale dei sentimenti,<span class="pagenum"><a name="Page_239" id="Page_239">[239]</a></span> +delle idee che rendono affatto diversa una società da +quella che l'ha preceduta e da cui è nata.</p> + +<p>È impossibile che l'opera d'arte si astragga dal suo +tempo, s'isoli, parli un linguaggio che differisce dal +linguaggio usato da tutti; corre pericolo di non essere +intesa, di riuscire ridicola.</p> + +<p>Ma in questo, però, c'è modo e modo. Anche lo spirito +ha le sue fogge strane, i suoi capricci passeggeri. +L'artista non è davvero artista se non sa distinguere +tali caratteri e scegliere. Questo è il punto per cui i +classici dovrebbero rimanere sempre nostri ascoltati +maestri.</p> + +<p>Essi sono di tutti i tempi, di tutte le nazioni. Ma, indiani, +greci, latini, italiani, francesi, inglesi, tedeschi, +anche oggi si fanno intendere, ci entusiasmano, ci commuovono +pur esprimendo sentimenti e concetti che, in +gran parte, non sono più nostri. La loro narrazione +è così limpida, così viva, che le disparità, le differenze +rimangono inavvertite. Sita, la bella e immacolata +moglie di Rama, non ha niente che vedere con +la donna moderna. Ettore e Priamo, sono principe e +re che non presentano il minimo punto di somiglianza +coi principi e coi re delle case regnanti attuali. La +reggia d'Alcinoo, donde la dolce Nausica esce col +carro carico di biancheria da lavare, e dove l'edo Demodoco +canta su la cetra gli intrighi amorosi di Venere +a Marte, o le prodezze dei greci all'assedio di<span class="pagenum"><a name="Page_240" id="Page_240">[240]</a></span> +Troia, è così diversa dalle reggie odierne, che noi dovremmo +sentire repugnanza e noia nel leggere i canti +di Valmichi e di Omero, se la forma non producesse +il miracolo di una rappresentazione così netta, così +evidente da farci dimenticare, come dicevo, tutte le +disparità e tutte le differenze di sentimenti e di idee +che il lungo corso dei secoli ha frapposto tra essi e noi.</p> + +<p>Sembra che in quei capolavori, tra il concetto e la +sua rappresentazione, non ci sia entrato niente in mezzo; +forma e concetto sono divenuti così identici che +non possiamo più dividerli, nè considerarli separatamente.</p> + +<p>Io non sono tanto sciocco e ignorante da non riconoscere +e da non accettare le modificazioni avvenute +da allora in poi nel modo di concepire e di esprimersi. +Ma non sono neppure così ignorante e sciocco da +credere che l'essenza dell'arte sia mutata.</p> + +<p>Oggi, per esempio, ci riempiamo la bocca col <a name="tn240" id="tn240"></a>tronfio +assioma che l'arte è e dev'essere <i>aristocratica</i>, quasi +l'arte non fosse stata tale in tutti i tempi e in tutti +i luoghi. Niente di più aristocratico di Omero, che pure +ai suoi tempi era un cantastorie poco diverso, per certe +circostanze, dai ciechi siciliani che vanno pei larghi +e per le fiere a stonare le storie in versi dei paladini, +dei briganti famosi, dello sbarco di Garibaldi a +Marsala e della sua gloriosa entrata in Palermo. Ma +la divina aristocrazia di Omero non consiste però in<span class="pagenum"><a name="Page_241" id="Page_241">[241]</a></span> +una nebulosità che offende gli occhi del pensiero, nè +pretende di dover essere intesa e compresa soltanto +da un ristretto numero di affiliati.</p> + +<p>Consiste nella grandiosa semplicità delle linee, nella +meravigliosa trasparenza della forma che rende la concezione +talmente reale e viva sotto gli occhi, che la +stessa realtà non potrebbe darci di più. Se questo fosse +facile, se democraticamente potessimo praticarlo tutti, +Omero e i pochi classici che sopravvivono immortali +su l'immenso cumulo di tentativi d'arte ammucchiato +dai secoli, non ci sembrerebbero più una meraviglia.</p> + +<p>L'artista è aristocratico senza saperlo, e senza volerlo; +anzi è soltanto tale quando non vuole esser tale +per forza.</p> + +<p>È sintomo d'impotenza la smania di aristocrazia che +ha invasato e continua a invasare l'arte contemporanea? +Sarebbe quasi da crederlo, guardando gli effetti +dell'ossessione di questa idea.</p> + +<p>Sì, è vero, noi siamo nevrotici, ma non nel modo nè +nella misura, che l'arte odierna vuol darci a intendere. +O, se siamo così nevrotici, l'arte moderna si inganna +nei mezzi che adopra per mettercelo sotto gli occhi. +L'inganno apparisce evidente dai resultati. Sovraccarica +di colore, di inutili particolari, di capricciose divagazioni, +essa, avrà (se così vuolsi) l'aristocrazia dell'artifizio, +ma non quella dell'arte. Vi si scambia il +colore col colorito, la sovrabbondanza impacciosa dei<span class="pagenum"><a name="Page_242" id="Page_242">[242]</a></span> +particolari con l'esattezza parca che serva soltanto a +dar rilievo. Vi si cerca non l'eccezione caratteristica +che è una delle supreme necessità dell'arte, ma l'eccezione +foggiata di maniera, che non può ricevere il +soffio vitale della creazione perchè le leggi della vita +vi sono manomesse o assenti del tutto.</p> + +<p>Io credo che niente potrebbe meglio guarire questa +malattia dell'arte moderna quanto lo studio spassionato +e accurato di quel che v'ha ancora nella nostra +società di spontaneo, di semplice.</p> + +<p>È facile, più non si voglia far credere, accumulare +cinque sei aggettivi addosso a un sostantivo, invece di +ricercare e trovare il solo, l'unico che dovrebbe sinceramente +e quindi efficacemente qualificarlo. È facile +con forza di arcaismi, rimessi in corso senza necessità, +mascherare agli occhi della gran folla la inanità del +proprio stile e sbalordire gli ignoranti.</p> + +<p>E, a furia di così miseri mezzi e mezzucci, siamo arrivati +a perdere e a far perdere al pubblico il vero +senso dell'arte e della bellezza.</p> + +<p>Lo so, tutto questo è passeggero. Lo spirito umano, +presto o tardi, riprende i suoi diritti e spazza via quel +che non corrisponde alle sue leggi supreme; ma il +male non è meno deplorevole per ciò, e può lasciare +lunga traccia.</p> + +<p>Non vorrei intanto essere frainteso. Con te non c'è +questo pericolo. Mi dispiacerebbe però se qualcuno supponesse<span class="pagenum"><a name="Page_243" id="Page_243">[243]</a></span> +che queste parole sono unicamente un'abile +orazione <i>pro domo mea</i>. Io sono convinto che uno scrittore, +qualunque sia la sua virtù, deve abbandonare +la sua opera d'arte al giudizio del pubblico e attendere +pazientemente. Le lodi dei giornali non accrescono +punto il valore di un'opera d'arte; possono +forse, creare una momentanea illusione; niente altro. +E in tutta la mia non breve vita mi sono confermato +a questo convincimento e spero non dipartirmene +fino a che potrò conservare intatta la ragione.</p> + +<p>Ho voluto semplicemente affermare che se noi siamo +nevrotici, l'arte che tenta rappresentare la nevrosi +non dovrebbe essere, alla sua volta, nevrotica, cioè +malata.</p> + +<p>E poi, caro <i>Rastignac</i>, ci sono ancora nella vita angoli +intatti, inesplorati, angoli limpidi e sereni come +certi piccoli laghi che riflettono il cielo e le colline +dattorno meglio di uno specchio.</p> + +<p>Non è vero che il nostro occhio sdegni oramai simili +spettacoli; non è vero che il nostro cuore rimanga +sordo alle suggestioni delle cose e delle creature +semplici e che hanno un particolar splendore di bellezza.</p> + +<p>L'Arte non perde affatto la sua naturale aristocrazia +accostandosi ad esse; giacchè, non bisognerebbe +mai dimenticarlo, l'aristocrazia dell'Arte è tutta riposta +nella forma, cioè nella concezione e nello stile in<span class="pagenum"><a name="Page_244" id="Page_244">[244]</a></span> +una; ed è un'aristocrazia così elevata che pochi sono +i fortunati capaci di raggiungerla.</p> + +<p>Tu intanto non dire che ti ho rimeritato malamente +della tua benevolenza, scrivendoti in pubblico tutto +questo.<span class="pagenum"><a name="Page_245" id="Page_245">[245]</a></span></p> + +<hr /><p><span class="pagenum"><a name="Page_247" id="Page_247">[247]</a></span></p> +<h2><a name="DOMANDO_LA_PAROLA" id="DOMANDO_LA_PAROLA"></a>DOMANDO LA PAROLA</h2> + +<p>Domando la parola per un fatto personale! Capisco: +il <i>Marzocco</i> ha inteso di farmi una cortesia chiamandomi +<i>strenuo campione del naturalismo in Italia</i>, e di +questa gentile intenzione gli sono gratissimo; ma siccome +io ho la coscienza di non essere campione del +naturalismo, nè di altra qualunque scuola letteraria, o +chiesola, o setta che si debba dire, così chiedo il permesso +di protestare, per la seconda ed ultima volta, +contro l'etichetta che critici benevoli e valevoli si +compiacciono, da anni, di appiccare al mio nome.</p> + +<p>Sissignore, io ho difeso il <i>naturalismo zoliano</i> in parecchi +miei scritti, facendo però sempre le debite riserve +contro l'esagerazione del sistema: ho dedicato +a Emilio Zola un mio romanzo giovanile <i>Giacinta</i> in +segno di viva ammirazione per lo scrittore; e forse allora +mi illudevo che quel romanzo derivasse dalla sua +scuola. Ma i critici non si sono mai accorti che era<span class="pagenum"><a name="Page_248" id="Page_248">[248]</a></span> +proprio un'illusione; me ne accorgo ora io che posso +guardarlo con occhio imparziale e commiserante, e stupisco +della miopia dei critici, che pure dovrebbero vederci +assai meglio di noi autori.</p> + +<p>Poi, bene o male, ho scritto quasi un centinaio di +novelle, una cinquantina di fiabe, due romanzi, <i>Profumo</i> +e <i>La Sfinge</i>, e parecchi altri volumi di critica letteraria +dove ho chiaramente espresso il mio credo artistico. +Da questa varia produzione, qualunque sia il +giudizio che voglia darsi intorno al suo valore, appare +evidente che unica mia cura è stata sempre quella +di raggiungere la maggiore sincerità possibile di +osservazione unita alla maggiore sincerità possibile di +espressione.</p> + +<p>Quando il soggetto di una novella, di un romanzo, +di una fiaba mi ha attirato, io non mi sono mai chiesto +se esso era naturalista, verista, idealista o simbolista; +ho badato soltanto a dargli la forma più schietta e più +conveniente ad esso; se io sia riuscito o no è un'altra +quistione. Mia intenzione era unicamente fare opera +d'arte. Non ho mai pensato che o una fiaba o una novellina +per bambini potesse essere cosa diversa da una +novella, diciamo, psicologica o pure di soggetto paesano, +o da un racconto di larghe proporzioni o da un +romanzo. Convinto che la forma è tutto, o quasi, in +un'opera d'arte, mi sono ingegnato di dare alla fiaba, +alla novellina per bambini, alla novella psicologica o<span class="pagenum"><a name="Page_249" id="Page_249">[249]</a></span> +paesana, al racconto e al romanzo la loro natural forma, +ora ingenua, ora semplice, ora un po' più complicata; +e dicendo forma non intendo parlare soltanto della +lingua e dello stile, ma anche dell'intimo organismo +di ciascuna opera d'arte. Ripeto: se io sia riuscito +o no nel mio intento, è un'altra quistione.</p> + +<p>Qui si ragiona solamente d'intenzioni, di convinzioni, +d'ideali appartenenti in modo speciale a una scuola +estetica più che a un'altra; e per ciò posso lagnarmi +della disgrazia di vedermi franteso che mi perseguita +da un pezzo.</p> + +<p>Ho un bel sforzarmi di esprimere nel modo più chiaro +il mio concetto; si prende un periodo, una frase, +staccandoli da quel che li precede e li segue, e in +questa maniera mi si condanna ad esser naturalista +<i>per forza</i>, e <i>campione del naturalismo</i> non meno per +forza.</p> + +<p>Ho protestato per una prima volta<a name="FNanchor_9_9" id="FNanchor_9_9"></a><a href="#Footnote_9_9" class="fnanchor">[9]</a>; ma inutilmente, +se un giornale come il <i>Marzocco</i> e con l'intenzione +di farmi un complimento, torna a dirmi quel +che tante volte mi è stato sbadatamente ridetto.</p> + +<p>È appunto quest'intenzione che mi spinge a protestare +di nuovo e per l'ultima volta.</p> + +<p>E perchè l'equivoco finisca — se pure è possibile, +giacchè il mutare un'etichetta sembra fatica straordinaria<span class="pagenum"><a name="Page_250" id="Page_250">[250]</a></span> +agli etichettai — ecco, per chi vuole saperlo, il mio +credo letterario. Invece di riassumerlo, potrei metterlo +insieme citando una buona quantità di brani di miei articoli +di critica dai quali risulterebbe che io ho avuto sempre, +più o meno chiaramente, la stessa opinione; e accennando, +nel medesimo tempo, i miei lavori di arte che +sono, o che dovrebbero essere, secondo me, la conferma, +il documento probante delle convinzioni del critico +divenute opera d'arte. Ma non voglio incombrare +le colonne del <i>Marzocco</i> per risparmiare un po' di fatica +ai curiosi che volessero accertarsi se alle mie +intenzioni hanno davvero poi corrisposto i fatti.</p> + +<p>Dico dunque semplicemente che io, caso mai, sono +naturalista, verista, quanto sono idealista e simbolista: +cioè che tutti i concetti o tutti i soggetti mi sembrano +indifferenti per l'artista ed egualmente interessanti, se +da essi egli riesce a trar fuori un'opera d'arte sincera. +Il mondo è così vasto, ha tanta moltiplicità di +aspetti, esteriori e interiori, che c'è posto per tutti +questi diversi aspetti nel mondo superiore dell'arte. Perchè +vogliamo restringerlo, limitarlo? Perchè vogliamo +imporre a tutti l'afflizione di doverlo riguardare dal +medesimo punto di vista?</p> + +<p>Ma noi abbiamo bisogno di fare, di tratto in tratto +questioni di lana caprina; abbiamo bisogno — ed è peggio — di +arruffare le discussioni più semplici, scambiando +le carte in mano all'avversario, e scambiando i<span class="pagenum"><a name="Page_251" id="Page_251">[251]</a></span> +termini della discussione perchè il nero sembri bianco +e il bianco nero. Così arriviamo a non intenderci più.</p> + +<p>Io dico, per esempio: il concetto in un'opera d'arte +è una cosa secondaria: l'importante è che esso diventi +forma viva, altrimenti noi confonderemmo l'opera d'arte +con l'opera di pura riflessione, di puro pensiero. Questo +non significa che un concetto elevato, se arriva ad +assumere forma artistica, non aumenti il valore dell'opera +d'arte; significa soltanto che esso può produrre +quest'effetto unicamente quando raggiunga quella metamorfosi +per via della forma.</p> + +<p>Naturalisti, veristi, idealisti, simbolisti non dovrebbero +essere d'accordo su questo elementarissimo canone +di arte?</p> + +<p>Dovrebbero; ma non sono.</p> + +<p>Io dico, per esempio, che le forme artistiche debbono +essere talmente connaturate al concetto da non poterle +distinguere da esso. Per ogni concetto o sfumatura di +concetto ci è una sola unica forma: il difficile sta nel +raggiungerla. Per ciò ogni soggetto richiede uno stile +diverso, suo proprio, e l'artista deve avere, per dir +così, altrettanti stili quanti sono i soggetti che tenta, +e seguire con essi tutte le gradazioni, tutte le sfumature, +senza alterare niente, senza tralasciare niente, +conformandosi a tutte le sinuosità, a tutte le accidentalità +del soggetto.</p> + +<p>Naturalisti, veristi, idealisti, simbolisti non dovrebbero<span class="pagenum"><a name="Page_252" id="Page_252">[252]</a></span> +essere d'accordo su quest'altro elementarissimo +canone di arte?</p> + +<p>Dovrebbero; ma non sono.</p> + +<p>E si continua a fare lunghe discussioni bizantine. Si +scartano certi soggetti, si colpiscono d'interdizione; si +bandiscono certe formole stilistiche, si getta l'anatèma +su altre. Per quale ragione? Per un capriccio di moda +forse.</p> + +<p>In quanto a me, non ho mai avuto preferenze per +questo o per quel soggetto, per questa o per quella +formola di stile. Ho tentato soggetti di ogni specie ed +ho cercato di esprimerli con lo stile più adatto.</p> + +<p>Lo stile delle mie <i>Paesane</i> non è quello delle novelle, +diciamo, psicologiche. Fra lo stile delle <i>Paesane</i> e +quello di <i>Profumo</i> e di <i>La Sfinge</i> c'è un abisso, come +c'è un abisso tra il contenuto.</p> + +<p>Io, lo confesso, e sia detto per incidente, non ho +saputo persuadermi, per quanto mi sia ingegnato di +farlo, in che cosa mai differiscano <i>Profumo</i> e <i>La Sfinge</i> +dai così detti romanzi idealisti; potrei quasi farmi la +stessa domanda intorno a <i>Giacinta</i>, non ostante la dedica +a Emilio Zola. Mi son fin domandato come mai +due volumi di fiabe, e due di novelle dove studio il +mondo dei bambini con lo stesso metodo di osservazione +praticato per gli adulti, possano permettere di +classarmi a ogni costo fra i naturalisti.</p> + +<p>Ebbene tanta diversità e varietà di concetti e di forme<span class="pagenum"><a name="Page_253" id="Page_253">[253]</a></span> +non avrebbero dovuto mettere in guardia i critici +prima di <i>etichettarmi</i> assolutamente <i>naturalista?</i></p> + +<p>Resta per loro scusa, la quistione, come dicono ora, +stilistica. Io non sono certamente uno stilista. — Oh, +no! — sento mormorarmi all'orecchio — E aggiungo che +non vorrei esserlo, caso potessi. Sono diventati stilisti +tante brave persone che poi non hanno altro all'infuori +di quel tale <i>stilismo</i>, che non credo di dire una cosa +assurda asserendo che a furia di pazienza e di studio +avrei potuto divenire loro emulo anche io. Il vocabolario, +per fortuna, non è proprietà esclusiva di nessuno, +e i modelli da copiare o da imitare molto meno. +Dico questo perchè la semplicità, la nudità del mio +stile non sia attribuita al mio naturalismo e non sembri +una prova lampante di esso; non già per scusarlo +o per difenderlo. È giusto che questa orazione <i>pro domo +mea</i> rimanga nei limiti dei principî e delle intenzioni.</p> + +<p>In quanto al resto, non debbo e non voglio entrarvi. +Non ho mai fatto polemiche, da giovine, per difendere +questo e quel mio libro; e non voglio cominciare ora +che... non sono più giovane.</p> + +<p>E mi si permetta di finire, con l'autorità che consentono +gli anni, raccomandando a tutti coloro che ora +hanno l'invidiabile tesoro della giovinezza:</p> + +<p> — Lasciate da parte le discussioni astratte, le polemiche; +non vi compiacete delle belle etichette, che in<span class="pagenum"><a name="Page_254" id="Page_254">[254]</a></span> +fine non vogliono dir nulla se il liquore della bottiglia +non è poi di ottima qualità; siate sinceri, se potete e +se sapete, siate sinceri, sinceri, sinceri; il resto, come +dice il Vangelo, vi sarà dato in più dal gran Padre +che sta nei cieli!<span class="pagenum"><a name="Page_255" id="Page_255">[255]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="PER_UN_ROMANZO" id="PER_UN_ROMANZO"></a>PER UN ROMANZO</h2> + +<p class="sectnote">(<span class="smcap">Ugo Ojetti</span>: <i>Il Vecchio</i>, romanzo — Milano, Casa Editrice Galli, +1898.<span class="pagenum"><a name="Page_257" id="Page_257">[257]</a></span>)</p> + +<p>Un'opera d'arte bisogna accettarla qual'è, senza +cercarvi l'attuazione delle teoriche dell'autore, se queste +son note.</p> + +<p>È riuscita bella? Tanto meglio per le teoriche e per +l'artista. È in contraddizione con esse? Tanto peggio +per le teoriche. L'importante è che un'opera d'arte +sia una bell'opera d'arte.</p> + +<p>Secondo me, l'artista può mettersi in piena contraddizione +col critico, nella stessa persona. Discutere intorno +ai principii estetici è funzione molto diversa dall'adoperare +l'immaginazione nel creare. E pensavo +appunto questo, leggendo i primi capitoli di <i>Il Vecchio</i>.</p> + +<p>La lunga agonia della moglie del senatore Alessandro +Zeno; il triste via vai dei parenti, degli amici, degli +indifferenti; le estreme cure date dal marito e dal +figlio al cadavere della morta; tutti i minuti particolari, +fino al ritorno dall'accompagnamento al cimitero,<span class="pagenum"><a name="Page_258" id="Page_258">[258]</a></span> +che dànno vivissima la sensazione della nauseabonda +realtà, mi richiamavano alla memoria le invettive contro +i così detti <i>realisti</i>, accusati di compiacersi di descrizioni +repugnanti. E il non aver voluto evitare d'incorrere +nello stesso biasimo, e l'aver anche calcato +un po' la mano su certi punti, mi sembravano begli +atti di coraggio e di sincerità artistica dell'autore.</p> + +<p>« Fece uno sforzo supremo; premette col fazzoletto +le gote fredde (<i>della morta</i>); ma sotto la pressione troppo +forte, il siero all'improvviso pullulò dalla bocca rigida, +quasi fermentando, formò una bolla come un velo +viscido tra labbro e labbro sui denti, e la bolla scoppiando +sprizzò sul volto del vecchio... »</p> + +<p>« Ne guardò il volto curiosamente. Le labbra erano +ormai esangui, del color della prima cera, e nei due +angoli insisteva quel solco rosso che il succo gastrico +vi aveva sùbito dopo la morte segnato scorrendo. »</p> + +<p>Un <i>realista</i> non avrebbe potuto dirlo con maggiore +evidenza.</p> + +<p>E per ciò già credevo di trovarmi di faccia a un'opera +d'arte schietta, che non voleva essere nè realistica, +nè ideologica, nè idealistica, nè simbolistica, ma +viva rappresentazione di caratteri, di sentimenti, di impressioni; +di faccia a un'opera d'arte dove le preoccupazioni +stilistiche non cercavano di sopraffare l'espressione +più diretta e più immediata del concetto; insomma +di faccia a qualcosa di fresco, di giovine, di rigoglioso,<span class="pagenum"><a name="Page_259" id="Page_259">[259]</a></span> +non ostante la tristezza del soggetto; ma l'autore +si era affrettato a disingannarmi.</p> + +<p>Parecchi splendidi paesaggi; alcune belle scene ma +brevi, quasi egli se le fosse lasciate sfuggire dalla penna +con rincrescimento; e, qua e là, certi penetranti +accenni di osservazione psicologica, non mi avevano +all'ultimo compensato della monotonia di quella specie +di soliloquio di quasi trecento pagine, a cui si era ridotto, +dopo i primi quattro capitoli, tutto il romanzo.</p> + +<p>Ricordavo qualcosa di simile pel concetto, una novella +del Tolstoj, che appunto descrive il terrore della +morte nella persona di un uomo di età matura; ma non +volevo fare confronti. Là tutto era rappresentazione, +azione; qui il movimento, la rappresentazione, l'azione +rimanevano esteriori al personaggio, pretesti di un continuo +maniaco rimuginamento della stessa idea. E poi, +nel senatore Alessandro Zeno non era tanto il terrore +della morte, quanto l'odio della vita degli altri quel +che formava il pernio della morbosa attività cerebrale. +Attività vacua, astratta, perchè non rivelava niente di +personale, di caratteristico, tanto da apparire, di tratto +in tratto, mera esercitazione scolastica.</p> + +<p>A un certo punto mi era sembrato che il concetto +del libro doveva forse essere la lotta tra sentimenti ed +idee che stanno per tramontare e idee e sentimenti +che si levano su l'orizzonte con rosei trionfanti splendori.<span class="pagenum"><a name="Page_260" id="Page_260">[260]</a></span></p> + +<p>L'autore ci dice che tra il senatore e il figlio Andrea +c'erano state lunghe lotte e dolorose. Il padre, +metodico lavoratore, non intendeva il lavoro libero, di +artista (Andrea studiava pittura), a cui suo figlio si consacrava.</p> + +<p>« Il miraggio della burocrazia lo occupava, come +occupa ancora tutta la penultima generazione nostra e +la parte più fiacca ed inerte ed amorfa dell'ultima.... +La non curanza del domani per la tutela promessa dallo +stato, la ricerca del minimo sforzo per conseguire, quella +prestituita mercede, attiravano tutti i deboli incapaci +di lotta e i servili. »</p> + +<p>E (non si sa se per conto proprio o per conto di +Andrea) l'autore continua a sparlare del « governo +dei Vecchi, perchè, sia in buona fede che in perfidia, +essi fanno leggi e morali atte a ridurre i giovani fiacchi +e degni di morte come essi ormai sono; » delle +scuole « che sono un tradimento della vecchiaia contro +la gioventù e tendono solo ad abbassare gli ingegni +giovani audaci al livello dei maestri affraliti dagli +anni e dalle desolate dottrine; » della schiavitù burocratica +« causa di decadenza altrettanto potente che +l'antica schiavitù giuridica e la medievale schiavitù +monastica. »</p> + +<p>Si capisce però che tra padre e figlio, più che lotte, +erano avvenute discussioni forse un po' animate. Il senatore +« incapace di intendere non pur l'arte del figlio<span class="pagenum"><a name="Page_261" id="Page_261">[261]</a></span> +(Andrea era simbolista, o almeno ideologico, in pittura) +ma anche l'antica fungosa arte accademica, avea +finito col credersi il più liberale dei padri, poichè lasciava +che Andrea a suo piacere vivesse di quel passatempo +fastoso. »</p> + +<p>Di tali discussioni, o lotte che si vogliano dire, non +appare più ombra nel libro. Dànno una rapida vampata +in una conversazione tra un giovane poeta, amico +di Andrea, e lui e il senatore, e si estinguono sùbito.</p> + +<p>Si ragionava di un vecchio pittore, disonesto intrigante.</p> + +<p>« Alla parola <i>vecchio</i> Alessandro Zeno si scosse:</p> + +<p>— Insomma il suo massimo torto è di esser vecchio?</p> + +<p>— No, è di essere disonesto. Ma anche la vecchiaia, +quando è cieca a quel modo, è un torto che fa degno +di morte e non di onori.</p> + +<p>— Insomma, lasciando da parte l'onestà, se egli fosse +stato in giovinezza un pittore eccellente, e poi, fissatosi +nella sua maniera, non intendesse le vostre massime +nuove, lo si dovrebbe segregare dal consorzio +umano?</p> + +<p>— Se fosse onesto, egli se ne dovrebbe allontanare +da sè.... Dovrebbe lasciare il campo a noi. »</p> + +<p>E il ragionamento dal fatto particolare, balza a un +concetto generale. Il giovane poeta parla del <i>Vecchio</i> +« del Vecchio che si rinchiude nel passato e nega l'aurora +solo perchè non potrà vedere il giorno; del Vecchio<span class="pagenum"><a name="Page_262" id="Page_262">[262]</a></span> +che, vedendo le tenebre attorno all'opera sua, dice: — Il +mondo finisce. Le tenebre saranno sempre sul +mondo. Il sole non sorgerà più! — E combatte chi +aspetta e canta e glorifica il sole futuro.</p> + +<p>« — Quel vecchio, — egli conchiude — se è così cieco +deve ritirarsi, deve deporre le armi dalle mani inette. +Voi, senatore, dite che non lo vogliamo lasciar vivere. +Vivere? Ma egli deve lasciar vivere noi. Noi, lo lasceremo +tranquillamente morire. »</p> + +<p>Ragionamento specioso, per non dire illogico. Il poeta +così e non vuole la lotta, e anche pretende che <i>un +cieco</i> faccia atto di persona che ci vede bene; ma passi. +Si deve però credere che l'autore non abbia riferito +questa conversazione per niente; ci attendiamo +infatti, da un momento a l'altro, qualche atto del vecchio +senatore che giustifichi la necessità di quella scena, +di quelle parole così severe. Il Vecchio invece non +fa nulla che abbia almeno l'apparenza di un'ostilità +alla giovinezza. Lascia vivere in pace gli altri, se non +vive in pace, interiormente, lui.</p> + +<p>Egli, che il giorno della morte di sua moglie aveva +detto ad Andrea, con ira: — Vattene, figlio mio: tu +penserai a lavar me, quando anch'io starò lì, così...... +E sarà presto! — ora, vedendo Andrea lagnarsi di divenir +calvo, pensa che la vita « correva <i>anche per lui</i>, +che nelle estasi artistiche si angosciava ad arrestarla.... +Non egli solo moriva un poco ogni giorno, ma anche<span class="pagenum"><a name="Page_263" id="Page_263">[263]</a></span> +Andrea; e anche gli altri giovani attorno..... tutti..... +tutti! Via!... La vita correva! »</p> + +<p>Allora egli si sforza di riafferrare, come tavola di +salvezza, il sentimento religioso, e tenta di pregare +nell'umile chiesetta di campagna dove fa celebrare, +due mesi dopo la morte della moglie, un ufficio in suffragio +dell'anima di lei; ma egli esce dalla chiesa più +solo che mai, più scorato che mai.</p> + +<p>Tutto l'offende, tutto lo irrita; vorrebbe che attorno +alla sua vita vicina a spegnersi non sorgesse nessun +altro nuovo germoglio di vita; o che le nuove cose e +i nuovi uomini nascessero su dalle vecchie cose e dai +vecchi uomini e fossero grati ad essi. « Invece tutti i +germogli e tutti i giovani disprezzavano quelli da cui +erano nati..... Nessuna gratitudine, fuori del formale +rispetto; ma ribellione, disprezzo, indipendenza non +ostentata ma originale e franca. »</p> + +<p>Perchè se ne meraviglia lui che aveva sentito « un +soddisfacimento segreto e pensava che quel giovane +ambizioso (suo figlio Andrea) dagli occhi lucenti, dalle +bianche mani nervose era nato da un ignobile atto di +lui, come un fiore dal fimo? »</p> + +<p>Più di ogni altra cosa, lo cruccia la compassione. +Sente dire, non visto da sua figlia Luisa e dal marito +di lei, in giardino:</p> + +<p>« — Egli pensa sempre alla mamma, e ha il colore +di un cadavere.<span class="pagenum"><a name="Page_264" id="Page_264">[264]</a></span></p> + +<p> — È vero.</p> + +<p> — Povero babbo, se ne andrà presto anche lui!</p> + +<p> — Chi può impedire la morte! »</p> + +<p>E gli sembra ch'essi lo consegnino nelle mani della +morte o lo spingano « malamente nel sepolcro sdrucciolo +buio freddo profondo. »</p> + +<p>Che vuole? Che pretende? Non lo sa. Una volta aveva +pensato la gioia dell'ultimo uomo che vedrà +l'ultimo sole; e questa idea che lo riprende, dopo che +un bagliore di coscienza sincera, gli ha fatto riconoscere +che i giovani, apparentemente disprezzati, erano +in realtà, invidiati da lui affralito e senescente.</p> + +<p>Ma l'autore è proprio sicuro che tutto quel chimerizzare +intorno al giorno finale del mondo sia del vecchio +senatore, e non di lui, romanziere, che ha voluto +compiacentemente regalarglielo? È proprio sicuro che +non sia artificioso, per non dire falso, il grand'odio +attribuito al vecchio contro il pastello dove il figlio aveva +tentato di fissare i lineamenti della madre morta?</p> + +<p>« All'improvviso si ritrasse, afferrò il vaso delle rose +che era sul pianoforte, il vaso delle rose donde il +dì innanzi erano caduti petali rossi su la tastiera logora, +e lo scagliò con violenza contro il ritratto. Si +frantumò il vetro, si lacerò la carta, e il vecchio in +una furia di distruzione con le tremule mani ancora +assalì l'opera del figlio, il ritratto della morta, calpestandolo, +con basse violente parole vilipendendolo.<span class="pagenum"><a name="Page_265" id="Page_265">[265]</a></span> »</p> + +<p>Egli cerca di scusarlo, di giustificarlo, e gli mette +in bocca queste parole:</p> + +<p>« Noi (<i>vecchi</i>) coscientemente danneggiamo il mondo. +Sì, sì, solo invidia mi respinge da Andrea, solo paura +mi allontana da quel ritratto di Nannetta (<i>la moglie +morta</i>). Ecco, ecco (<i>Andrea</i>) scoprirà la rovina compita +da me quando stamane per un attimo sono stato sincero +nel fatto, ed egli finalmente mi deriderà e intenderà +la vera causa dei miei disdegni e non mi rispetterà +più. Io morrò ridicolo. »</p> + +<p>E appicca fuoco alla stanza, per nascondere con l'incendio +il delitto del ritratto distrutto.</p> + +<p>Io che mi ero un po' inalberato leggendo quella specie +di settecentesca visione che chiude il capitolo intitolato +<i>Arcobaleno</i>, non mi aspettavo però di veder intervenire +<i>un sogno</i> (l'autore non può far a meno di +chiamarlo: <i>miracoloso sogno ammonitore</i>) perchè riuscisse +meno ostico il mutamento finale del Vecchio. E a +questo punto non bisogna più dire il senatore Alessandro +Zeno, ma soltanto il Vecchio. Egli è divenuto una +entità astratta, da personaggio vivente che era nei primi +capitoli. Si è venuto di mano in mano assottigliando, +ed ora non ha più niente delle nostre miserie umane; +è un ragionamento puro e semplice. Ci voleva quel +<i>miracoloso sogno ammonitore</i> perchè egli, che odiava tutte +le creature viventi, tutte le cose esistenti per l'unica +ragione che vivevano ed esistevano e sarebbero<span class="pagenum"><a name="Page_266" id="Page_266">[266]</a></span> +vissute ed esistite dopo sparito lui; ci voleva proprio +un miracolo perchè egli che ieri si rallegrava al pensiero +che creature e cose avevano però dentro di sè, +al pari di lui, il germe distruttore della morte, oggi — con +la <i>chiarezza del recente sogno</i> in cui aveva visto <i>il +suo stesso cadavere</i> — si senta perfettamente cambiato +e possa riflettere: « La vita è il mutamento continuo +della materia. Perciò la vita è dovunque, anche dove +non giunge la luce, dove non penetra l'aria. La Morte +non esiste, e <i>tu morendo puoi negarla</i>. »</p> + +<p>Ma come? Non sapeva questo il senatore Alessandro +Zeno? E ci voleva un <i>miracoloso sogno ammonitore</i> +per rivelarglielo? E doveva egli arzigogolare tanto, +per venire poi alla risoluzione di finirla con quella sua +esistenza, che infine non era cattiva?</p> + +<p>« Nessun odio più lo accendeva, egli era calmo e +solenne come un sacerdote che compia un sacrificio +comandato da Dio.... Prese, quasi a tentoni, la piccola +boccia del veleno d'oro e lasciò sopra un largo pezzo +di zucchero cader molte gocce finchè gli parve che lo +zucchero ne fosse ben saturo. Poi lo ingoiò e corse al +letto. »</p> + +<p>Poco dopo Gino, figlio di Luisa, vien mandato su a +chiamare il nonno per la cena. Chiamatolo a nome e +non ricevendo risposta, il bambino, toccata la mano del +vecchio che era gelata, altro non osò.</p> + +<p>« Quando entrò nella luce, in cospetto dei tre giovani<span class="pagenum"><a name="Page_267" id="Page_267">[267]</a></span> +(cioè nella sala da pranzo illuminata, al cospetto +dello zio Andrea e dei genitori Luisa e Giorgio) disse +senza timore:</p> + +<p> — Il nonno dorme. »</p> + +<p>Così finisce <i>Il Vecchio</i> e faticosamente, sarebbe puerile +non dirlo.</p> + +<p>Ho cominciato a leggerlo con animo sereno. L'ho +terminato col profondo dispiacere di chi vede sciupato +in malo modo molto sforzo di ingegno e di coltura. +Giacchè è evidente che l'Ojetti ha composto così il +suo romanzo in ossequio alla sua fissazione del romanzo +ideologico e un po' simbolista. Che egli volesse +mettere in un romanzo idee e simboli non era poi cosa +tanto strana e insolita da dovergli sembrare anche +audace. Più o meno, via, in un romanzo ci son sempre +idee divenute personaggi con caratteri e passioni +speciali, e personaggi e sentimenti che possono, con +un pochino di buona volontà, passare per simboli. Solamente +per fare un'opera d'arte, le idee non bastano, +o bastano per fare <i>Il Vecchio</i> e non mai per ridurre +<i>Il Vecchio</i> <i>Un Vecchio</i>, cioè il senatore Alessandro +Zeno. Questo Ugo Ojetti lo sa; ma gli è parso fosse +meglio far una bravata fingendo di averlo dimenticato; +e che lo sappia lo dimostrano i primi capitoli +del libro e alcune scene, qua e là, sobrie ed efficaci +nei capitoli <i>Il piccolo abbandonato</i>, <i>La tentazione</i> e in +parecchie descrizioni notevolissime per colorito, non<span class="pagenum"><a name="Page_268" id="Page_268">[268]</a></span> +ostante che, con meraviglia, nella forma semplice, e +schietta, si notino certi residui stilistici contro cui egli +ha gridato a ragione.</p> + +<p>Ho polemizzato qualche anno fa con l'autore di <i>Il +Vecchio</i>, e parecchi, che per ragioni diverse, non gli +vogliono bene, mi hanno biasimato di aver discusso +con lui, quasi mi fossi ingenuamente messo al servizio +della sua smania di far rumore in tutte le occasioni +e con tutti i mezzi.</p> + +<p>Quantunque l'Ojetti sia stato poco garbato, anzi insolente +con me, io non mi pento di quel che ho fatto. +Bisogna perdonar molto all'età; e i giovani a me piacciono +(che che egli ne pensi) specialmente quando, assieme +coi pregi, mostrano tutti i difetti della loro condizione: +l'orgoglio, l'entusiasmo, la fede cieca.</p> + +<p>Molto orgoglio, molto entusiasmo, molta fede cieca +traspariscono dalle trecento ottantaquattro pagine di +questo volume, cioè molta giovinezza, inficiata però +da inopportuna serietà, da voluta gravità nella scelta +del soggetto e dei mezzi per svolgerlo. Se è vero, come +asseriscono, che noi così detti <i>veristi</i> o <i>realisti</i> abbiamo +uggito il mondo dei lettori, non mette conto diventare +ideologi e simbolisti per uggirlo allo stesso +modo e anche peggio!</p> + +<p>Siano sinceramente e schiettamente giovani i giovani!</p> + +<p>È consiglio disinteressato di un vecchio.<span class="pagenum"><a name="Page_269" id="Page_269">[269]</a></span></p> + +<hr /> +<h2><a name="DIALOGHI_DESTETA" id="DIALOGHI_DESTETA"></a>DIALOGHI D'ESTETA</h2> + +<p class="sectnote">(<i>Romolo Quaglino.</i> Dialoghi di esteta. Milano, tipografia Treves, +1899. Un vol. di 270 pag. in 16.<span class="pagenum"><a name="Page_271" id="Page_271">[271]</a></span>)</p> + +<p>Chi apre il libro, allettato dalla simbolica copertina — un +vaso da profumi, da cui sortono nuvole d'incenso +dentro i vortici delle quali s'intravedono figure in atteggiamenti +ed espressioni diverse — può credere, a prima +vista, che si tratti di un volume di poesie. Tra i +grandi margini bianchi si allineano infatti righe più o +meno corte che hanno l'apparenza di versi, di strofe: +ma cominciando a leggere, egli si avvede che l'esteta +ha voluto ingannarlo. Ingannarlo fino a un certo punto: +giacchè se non ci sono i versi, c'è la poesia; se non +ci sono i piedi esatti degli endecasillabi, dei settenari, +c'è però un quissimile di ritmo che non irrita l'orecchio +e che anzi lo alletta con studiate cadenze di accenti, +con abili avvolgimenti di periodo da tenere benissimo +luogo di verso, senza la ibrida intenzione della +prosa poetica. Aperto a caso il libro, egli legge:<span class="pagenum"><a name="Page_272" id="Page_272">[272]</a></span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Sul roseo avorio de le carte,<br /></span> +<span class="i0">bruni ed alati,<br /></span> +<span class="i0">come uccelli stanchi,<br /></span> +<span class="i0">dormono i sogni:<br /></span> +<span class="i0">reliquie e diane<br /></span> +<span class="i0">di cuori vecchi e nuovi,<br /></span> +<span class="i0">pianto di avelli.<br /></span> +<span class="i0">Ma se la dolcezza<br /></span> +<span class="i0">di grandi occhi feminei,<br /></span> +<span class="i0">sole e rugiada, cali, — <br /></span> +<span class="i0">se una voce pallida,<br /></span> +<span class="i0">nel silenzio odoroso d'un talamo<br /></span> +<span class="i0">esile mormorio, li ravvivi;<br /></span> +<span class="i0">se una mano bianca e fine,<br /></span> +<span class="i0">gigli su rose,<br /></span> +<span class="i0">fremendo,<br /></span> +<span class="i0">con la diafana unghia<br /></span> +<span class="i0">li carezzi, — <br /></span> +<span class="i0">su dal sepolcro del volume<br /></span> +<span class="i0">avello bianco<br /></span> +<span class="i0">ove il dolore si acqueta,<br /></span> +<span class="i0">vagano bruni ed alati<br /></span> +<span class="i0">come uccelli all'alba,<br /></span> +<span class="i0">e bisbigliano,<br /></span> +<span class="i0">e l'anima del poeta<br /></span> +<span class="i0">sale, per le dita, lieve<br /></span> +<span class="i0">a baciar, ebbra di amore,<br /></span> +<span class="i0">le inanellate gemme della Pietosa.<br /></span> +</div></div> + +<p>E il caso ha servito bene il curioso lettore. Egli allora +farà come la Pietosa — non importa se la sua mano +non è rosea, e se le sue unghie non sono diafane — sfoglierà<span class="pagenum"><a name="Page_273" id="Page_273">[273]</a></span> +altre pagine, cercherà altri segni pei quali +possa davvero sentire l'anima del poeta salir su ad accarezzargli — se +non <i>le inanellate gemme</i> o la chioma, +forse, assente — il cuore o lo spirito; e vorrà cominciare +daccapo.</p> + +<p>Certamente la lettura non riesce facile. Questi dialoghi +che l'esteta intraprende con figure evocate, sogni, +simboli d'idee o di sentimenti — Ignazio di Lojola, +la fede dominatrice; il Valentino, l'astuzia e la forza; +don Giovanni, l'amore l'insaziabile e insaziato; Fausto, +l'ansioso e vacuo ricercatore della scienza assoluta; +Salvat, il bruto ribelle; o con creature senza nome, +pittori, poeti, vecchi, monaci, folla; o con esseri ai quali +la sua immaginazione, usando del primitivo privilegio +dei fanciulli e dei selvaggi, concede vita, anima, volontà, +parola; o col demone tentatore che è dentro di +lui; tutti questi dialoghi non potevano essere ragionamenti +ordinati, filati, discussioni pedantesche, poichè +dovevano e volevano riuscire espressione lirica di concetti +e di sentimenti, poichè richiedevano all'onda musicale +di un particolar ritmo e all'immagine la loro +forza di rappresentazione, la loro forma.</p> + +<p>L'esteta è un irrequieto. Il pensatore contrasta col +rincorritore del fantasma della bellezza. Che vuole? +Che sogna? Vorrebbe un mondo più buono, più giusto, +e sopratutto più bello. E' vede un continuo, incessante +trasformarsi di tutte le forze naturali, comprese quelle<span class="pagenum"><a name="Page_274" id="Page_274">[274]</a></span> +del pensiero. E se gli nomini, la storia, il passato, non +rispondono alla sua insistente interrogazione, si rivolge +alla Natura, dove c'è anche il pensiero involuto +nascosto, e tenta di aver da essa una risposta.</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ne la fede de l'immortalità<br /></span> +<span class="i0">rapida corre<br /></span> +<span class="i0">l'ora nemica:<br /></span> +<span class="i0">ne l'orgoglio degli ordini<br /></span> +<span class="i0">ancor l'insanie<br /></span> +<span class="i0">appar feconda.<br /></span> +</div></div> + +<p>Che importa?</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">L'idea è l'inarrivabile amore<br /></span> +<span class="i0">tutti soffrono per lei,<br /></span> +<span class="i0">tutti sanno<br /></span> +<span class="i0">che nessuno mai la stringerà<br /></span> +<span class="i0">tra le braccia, vinta.<br /></span> +</div></div> + +<p>Ed egli inneggia agli <i>Stiliti</i> che salgono su la colonna +di Simeone e tendono le braccia al cielo, immemori +delle miserie terrene.</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">esulare dal corpo, è la gioia<br /></span> +<span class="i0">almeno, l'illusione buona dell'ora:<br /></span> +<span class="i0">esular, quietamente,<br /></span> +<span class="i0">come un'umile cosa,<br /></span> +<span class="i0">come un'anima pavida tra le anime.<br /></span> +</div></div> + +<p>Deliziosa elevazione che dura poco; il mondo si agita, +vuole operare; nell'azione è la forza; ma fra tante +orgogliose forze operanti per la vita materiale o per<span class="pagenum"><a name="Page_275" id="Page_275">[275]</a></span> +la gloria, l'<i>Esteta</i> è tentato soltanto dall'orgogliosa +umiltà di fare un'opera di bellezza, <i>olocausto a Dio e +agli uomini</i>,</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">senza che la vanità di un nome<br /></span> +<span class="i0">inutile sgorbio, la profani.<br /></span> +</div></div> + +<p>E il compenso?</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Che vale la passione dell'opera<br /></span> +<span class="i0">senza il premio di un bacio?<br /></span> +</div></div> + +<p>D'un bacio e dell'amore; se pure l'amore varrà a +saziare o a dar pace all'anima irrequieta, al corpo +fremente.</p> + +<p>Che vale l'amore, se non può essere trasfusione di +un corpo in altro corpo, di un'anima in altra anima? +E mentre egli anela al corpo della sua <i>Esteta</i>, il ricordo +della madre lo turba, e l'amore carnale gli sembra +una profanazione, anzi quasi un incesto. E la <i>Esteta</i> +gli dice tristamente:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0"> — Volete che io mi allontani?<br /></span> +</div></div> + +<p><span style="margin-left: 7.5em;">L'ESTETA</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Lo desidero:<br /></span> +<span class="i0">la voluttà non ci darebbe che rimorsi, — <br /></span> +<span class="i0">la creazione indicibili angosce,<br /></span> +<span class="i0">e rimorsi fors'anche.<br /></span> +</div></div> + +<p><span style="margin-left: 7.5em;">LA ESTETA</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Non ci ritroveremo mai più?<span class="pagenum"><a name="Page_276" id="Page_276">[276]</a></span><br /></span> +</div></div> + +<p><span style="margin-left: 7.5em;">L'ESTETA</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Un giorno, si compirà forse<br /></span> +<span class="i0">il miracolo d'oblìo.<br /></span> +<span class="i0">Qui, dove la vostra anima bambina<br /></span> +<span class="i0">e la recente anima vostra pensa,<br /></span> +<span class="i0">qui, forse.<br /></span> +</div></div> + +<p><span style="margin-left: 7.5em;">LA ESTETA</span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Vi sovvenga che la mia vita è così umile<br /></span> +<span class="i0">che la morte non saprebbe esserlo di più.<br /></span> +</div></div> + +<p>Ma a che giovano queste rinuncie? Il cuore non +appaga, la mente non si acqueta. L'avvenire urge; <i>Il +trionfo dell'Idea vuole tutte le braccia e tutte le menti</i>.</p> + +<p>L'Esteta è pieno di scoramento:</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Ancora ne li attoniti occhi,<br /></span> +<span class="i0">reca lo spasimo d'una mortale caduta<br /></span> +<span class="i0">il terrore d'un incubo<br /></span> +<span class="i0">improvvisamente scomparso.<br /></span> +<span class="i0">Sognò lotte e baci,<br /></span> +<span class="i0">dominazioni e rinuncie,<br /></span> +<span class="i0">cose belle oltre la Verità,<br /></span> +<span class="i0">dolci, oltre l'Amore,<br /></span> +<span class="i0">eterne, oltre la Fede.<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0 g">. . . . . . . . . . . . . .<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Sorrise a tutte le veneri,<br /></span> +<span class="i0">benedisse a tutte le forze,<br /></span> +<span class="i0">a tutti i connubi sospirò.<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0 g">. . . . . . . . . . . . . .<br /></span> +</div><div class="stanza"> +<span class="i0">Doloroso miracolo:<br /></span> +<span class="i0">la visione tangibile si oscura<br /></span> +<span class="i0">di maligne nebbie.<br /></span> +<span class="pagenum"><a name="Page_277" id="Page_277">[277]</a></span></div></div> + +<p>E finisce con domandarsi tristamente: Sia pure che +l'uomo nello spazio e nel tempo s'inganni, ma esso è +però un mondo, un occhio dell'infinito;</p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">perchè dunque<br /></span> +<span class="i0">non vuol recare intorno<br /></span> +<span class="i0">la serenità e la luce,<br /></span> +<span class="i0">come il cielo e le stelle?<br /></span> +</div></div> + +<p>Ho tentato di riassumere questo poema lirico di una +anima solitaria, che si tormenta fra le strette del sillogismo +e del sentimento, citando il più largamente +possibile per dare ai lettori un'idea approssimativa +non soltanto dei concetti ma anche della forma.</p> + +<p>Secondo me, il poeta ha fatto bene a sciogliersi dalle +pastoie del ritmo, che non concede certe libere agilità +neppure ai suoi più poderosi domatori. E se nel +suo tentativo ha qualche volta ecceduto, sia condensando +troppo, sia trascorrendo in istonature prosatiche +incurante di mettere a dura prova l'intelligenza o la +schifiltà stilistica del lettore, non bisogna fargliene troppo +carico, in grazia di quei larghi brani dell'opera sua +dov'egli raggiunge l'ideale voluto attingere, come nei +canti <i>L'orgogliosa umiltà</i>, <i>La metamorfosi</i> e specialmente +nel <i>Preludio</i> al canto <i>Marmi e bronzi</i>, invocazione della +Bellezza, e nella <i>Oscura rinunzia</i>, che mi sembra la +cosa più squisita di tutto il volume.</p> + +<p>Il quale, se, come ho accennato, non è di facile lettura, +è poi tale perchè, nell'intenzione dell'autore, non +è destinato al volgo dei lettori.<span class="pagenum"><a name="Page_278" id="Page_278">[278]</a></span></p> + +<div class="poem"><div class="stanza"> +<span class="i0">Nel grottesco s'adombra<br /></span> +<span class="i0">qualche aristocrazia;<br /></span> +<span class="i0">nel crudele, qualche idealità;<br /></span> +<span class="i0">e il valore della vita<br /></span> +<span class="i0">consiste nel saper morire.<br /></span> +</div></div> + +<p>Ecco una sua schietta dichiarazione.</p> + +<p>Al Quaglino intanto non si potrà dire che abbia scelto +questa libera forma di ritmo perchè il verso non +obbedisce alla sua mano. Egli ha pubblicato due volumi +di versi, dove alla vigoria e all'originalità del +concetto è accoppiata una vigoria e sovente una stranezza +di forma — stranezza più visibile nel primo, <i>Modi, +anime e simboli</i>, che nel secondo <i>Fiori brumali</i> — le +quali dimostrano ch'egli si sente anche capace di abusare +della padronanza della forma ritmica, contorcendola +a sua voglia e capriccio, e non sempre con +buon resultato.</p> + +<p>Dopo questi <i>Dialoghi d'esteta</i>, che hanno nel loro +sciolto ritmo dolcezze e sfumature veramente notevoli, +è da augurarsi che il pensiero del poeta divenga più +limpido, più tranquillo, più trasparente, e che il sentimento +prenda la mano su di esso, perchè, ritmo rimato +o sciolto, la sua parola trovi più larga eco nei cuori: +e non intendo dire: nel volgo dei cuori.<span class="pagenum"><a name="Page_279" id="Page_279">[279]</a></span></p> + +<hr /> + +<p><span class="pagenum"><a name="Page_281" id="Page_281">[281]</a></span></p> + +<h2><a name="EDOARDO_BOUTET" id="EDOARDO_BOUTET"></a>EDOARDO BOUTET<br /> +<span class="small">E LE SUE CRONACHE DRAMMATICHE</span></h2> + +<p>Ricordano il <i>Moschettiere</i> di Alessandro Dumas, il +vecchio, giornale che era scritto da <i>Alessandre Dumas +père et seul</i>, e che fece sorridere e anche ridere, al suo +apparire, per la ingenua vanità di quel <i>seul</i>. Il <i>Moschettiere</i> +parlava di tutto: dall'articolo di fondo spoliticante, +passava alle ricette culinarie, delle quali il Dumas +era forse più orgoglioso che del <i>Conte di Montecristo</i> e +dei <i>Tre Moschettieri</i>; gli articoli di viaggi e di varietà +si avvicendavano coi capitoli degli ultimi suoi stanchi +romanzi, con frammenti di memorie, cioè, di strabilianti +fantasie. Veramente il <i>seul</i> non era poi una novità. Alfonso +Karr aveva scritto anche lui da solo, <i>Les Guépes</i>, +ma non aveva inalberato quell'aggettivo con la spavalderia +del simpaticissimo fanciullone che fu per tutta +la vita Alessandro Dumas.</p> + +<p><i>Le Cronache drammatiche</i>, apparse ieri l'altro, somigliano +al <i>Moschettiere</i> e alle <i>Vespe</i> in questo soltanto:<span class="pagenum"><a name="Page_282" id="Page_282">[282]</a></span> +saranno un opuscolo settimanale scritto tutto da Edoardo +Boutet e si occuperanno unicamente di cose riguardanti +il teatro.</p> + +<p>Arrivano in buon punto. Da qualche anno, per opera +di attori e di scrittori, viene risuscitato nel pubblico +italiano l'interesse, se non l'entusiasmo, di trenta anni +fa, quando una nuova produzione drammatica, data nella +capitale provvisoria, occupava per settimane gli spiriti +e faceva quasi tacere le discussioni politiche.</p> + +<p>Oggi, l'interesse non è scevro di un senso di scetticismo, +effetto delle delusioni seguite alle illusioni eccessive. +Ma bisogna dire che noi, da schietti meridionali, +da latini, siamo trascorsi dall'eccesso delle speranze +all'eccesso della sfiducia: e se le <i>Cronache drammatiche</i> +riusciranno a mettere le cose in equilibrio, faranno +opera degna di grandissima lode.</p> + +<p>Nessuno, io credo, in Italia, è più adatto di Edoardo +Boutet a operare questo miracolo. Egli è un topo di +palcoscenico. Da anni, sua occupazione e preoccupazione +sono stati gli attori e gli autori drammatici. Con +franchezza straordinaria, spesso brutale, egli ha detto +la sua opinione su tutto e su tutti, ogni volta che l'occasione +si è presentata. I suoi articoli nel <i>Corriere di +Roma</i> dello Scarfoglio lo misero in vista. La gente +che leggeva quegli scritti, si domandava con curiosità:</p> + +<p>Chi è mai questo nuovo <i>paysan du Danube</i> che irrompe +nella cronaca teatrale? — E la curiosità non veniva eccitata<span class="pagenum"><a name="Page_283" id="Page_283">[283]</a></span> +soltanto dalle cose che egli diceva, ma dallo stile +con cui le diceva; stile pieno di immagini, lutulento, +imbarazzato, eppure innegabilmente efficace. Sotto l'impaccio +della parola e della frase, si sentiva l'uomo sincero, +convinto; una specie di apostolo e di profeta.</p> + +<p>Allora il giornale quotidiano non era un organo frettoloso +d'informazioni com'è divenuto oggi. Il cronista +teatrale aveva dignità di critico; non si trovava obbligato +di far sapere la sua opinione immediatamente dopo +lo spettacolo a cui aveva assistito; dal teatro non +doveva correre in tipografia, e là improvvisare l'articolo +e darne le cartelle ai compositori di mano in mano +che le scriveva, senza avere tempo neppure di rileggerle. +Durava il bel costume dell'appendice del lunedì; +delle novità date il venerdì sera — e che egli era in caso +di riudire nelle sere seguenti, se state tali da ottenere +di essere replicate — l'<i>appendicista</i> poteva scrivere pensatamente, +con comodo; e la curiosità del pubblico veniva +anche aguzzata dall'attesa, e trovava piena soddisfazione +nel poter leggere, il lunedì, i giudizii degli +appendicisti teatrali più in voga; giacchè allora accadeva +che alcune <i>appendici drammatiche</i> assumessero il +valore di un piccolo avvenimento letterario.</p> + +<p>Edoardo Boutet portava qualcosa di nuovo, di speciale +nella critica drammatica: la perfetta conoscenza +dei misteri del palcoscenico. Di rimpetto a lui, gli <i>appendicisti</i> +del lunedì di dieci anni avanti sembravano<span class="pagenum"><a name="Page_284" id="Page_284">[284]</a></span> +persone impettite, troppo serie, quasi accademiche. Egli +era uno sbarazzino e nello stesso tempo uno che <i>credeva</i>, +che si infiammava, e che talvolta arrivava fino +ad assumere atteggiamenti apocalittici, fino a far intravvedere +che tra la critica teatrale e lui egli supponesse +un'assoluta identità di persona.</p> + +<p>Anche quando era ingiusto, o meglio, anche quando +s'ingannava (non c'è ingiustizia nello ingannarsi) sotto +la violenza del giudizio e della frase si scorgeva +benissimo la sincerità del suo sdegno. Quella che per +lui era un'offesa all'arte, sembrava anche si mutasse +in offesa personale; ma sembrava così per la montatura +del periodo che gli si aggrovigliava tra le mani +tremanti di santissimo sdegno. I puristi, leggendo, si +sentivano venire la pelle d'oca, ma non cessavano di +leggerlo. Gli attori flagellati a sangue, le attrici contristate +nella loro vanità, gli autori redarguiti con accompagnamento +di sferzate fingevano di disprezzarlo, +di sorridere di quelle sue sfuriate, ma poi gli davano +ragione. Conosco qualcuno che non ha potuto tenergli +broncio neppure un giorno, dopo un articolo che lo aveva +stritolato la sera avanti, nel primo <i>Capitan Fracassa</i> +di gloriosa memoria. Critico e autore, il giorno +dopo erano a braccetto in Piazza Colonna e ridevano +assieme, con gran meraviglia di parecchi che immaginavano +forse di doverli vedere piuttosto presi pei capelli,<span class="pagenum"><a name="Page_285" id="Page_285">[285]</a></span> +dato che l'autore drammatico avesse avuto dei +capelli afferrabili; e non ne aveva.</p> + +<p>Da quei giorni, molt'acqua è passata sotto i ponti +del Tevere. Edoardo Boutet ha sentito anche lui la +mortificazione degli anni. Può darsi — ma non pare — che +il vedersi mancare lo spazio e il tempo, per le +invadenti necessità giornalistiche, lo abbia un po' scoraggiato. +I suoi grandi articoli, le sue encicliche drammatiche +si erano fatte rare. Di quando in quando, la +<i>Nuova Antologia</i>, la <i>Rivista d'Italia</i> portavano un suo +studio di attrice, una sua disquisizione intorno a qualche +soggetto di attualità drammatica; studio e disquisizione +dove egli mostrava la grande abilità di sapersi +adattare all'ambiente, di parlare con moderazione di +concetti e di forma — sì, anche di forma — che gli dava +l'aria di persona un po' costretta a raffrenarsi, a +comportarsi come chi si trova in un circolo di conversazione +fuori dell'usuale.</p> + +<p>Di quando in quando, una scappata, un razzo, l'iniziamento +di una serie di studi sur un particolare soggetto +presto interrotta e non più ripresa; nient'altro.</p> + +<p>Si vedeva l'uomo che avrebbe voluto parlare, chiacchierare +a suo agio e che non poteva più farlo, perchè +il proto gl'insidiava le righe, perchè l'articolo politico, +la cronaca, la satira gli contendevano lo spazio. +Edoardo Boutet però è un parlatore brioso, delizioso, +un conversatore; e il suo dialetto napoletano non forma<span class="pagenum"><a name="Page_286" id="Page_286">[286]</a></span> +la minore attrattiva delle sue improvvisazioni familiari. +Ha dovuto dire dentro di sè: Mi si tura la bocca +o, per lo meno, mi si trattiene il braccio, mi si lesina +lo spazio? Ebbene, io non posso sentirmi soffocare, +io voglio sfogarmi. Ho tante e tante cose da dire! Debbo +attendere un'occasione propizia che forse non si presenterà +o chi sa quando si presenterà? No; fondo una +piccola rivista settimanale e in essa sarò libero di sfogarmi +e di scapricciarmi come voglio e come non posso +più fare da un pezzo!</p> + +<p>Ed ecco le <i>Cronache drammatiche</i>, comparse il 2 aprile, +col sorriso della Pasqua di Resurrezione, quasi anche +il giorno della prima pubblicazione dovesse essere un +buon augurio! Sedici fitte pagine in 16º.</p> + +<p>Ora <i>Caramba</i> è a suo agio. Ogni domenica, egli avrà +la sua tribuna, il suo pulpito, o più propriamente +il suo salotto. Egli non scrive, discorre. Qualcuno che +lo vede frequentemente e che prende gran gusto nello +stare ad ascoltarlo, ha esclamato: Ah, se Edoardo Boutet +si risolvesse a scrivere le sue <i>Cronache</i> in dialetto +napoletano! Che festa sarebbe!</p> + +<p>Sarà una festa egualmente! Anche a dispetto di certe +velleità di affettazioni stilistiche che da qualche tempo +egli predilige, come questa che chiude il suo primo +articolo, <i>Il sogno della Duse</i>: — E intanto, in cosiffatta +imperante e straripante dissennattezza, si compie, forse,<span class="pagenum"><a name="Page_287" id="Page_287">[287]</a></span> +il delitto di uccidere la ignota anima <i>destinata di un +teatro italiano a gettar le fondamenta</i>!</p> + +<p>Sarà una festa egualmente. Edoardo Boutet non diverrà +mai un pedante: non <i>scriverà</i> mai, <i>parlerà</i>: ed è +la sua caratteristica e sarà la sua forza. Passare una +mezz'ora con lui, per via di quelle fosforescenti e svariate +pagine delle <i>Cronache drammatiche</i>, diventerà presto +un piacere che si tramuterà in dolce abitudine, anche +per coloro che non si occupano esclusivamente di +cose drammatiche.</p> + +<p>E sarà una festa e una cosa seria.</p> + +<p>Le cose che egli dice ridendo sono anzi le più serie.</p> + +<p>Leggete l'aneddoto intorno ad Adamo Alberti, illustre +impresario, tempo fa, del teatro dei <i>Fiorentini</i> a +Napoli; leggete l'articolo <i>Spettacolo di onore</i> che chiude +il primo fascicolo. Sono del Boutet più schietto, e +di quello che non ha bisogno di scrivere in dialetto +napoletano per riuscire efficace e nello stesso tempo +divertente.<span class="pagenum"><a name="Page_289" id="Page_289">[289]</a></span></p> + +<hr /> + +<p><span class="pagenum"><a name="Page_291" id="Page_291">[291]</a></span></p> + +<h2><a name="LA_SOCIETA_PER_GLI_STUDI_FRANCESI" id="LA_SOCIETA_PER_GLI_STUDI_FRANCESI"></a>LA SOCIETÀ PER GLI STUDI FRANCESI<br /> +<span class="small">IN ITALIA</span></h2> + +<p>Eh, sì, mancava! Ed ho fatto tanto di cuore leggendone +l'annuncio in una rivista genovese.</p> + +<p>Questa volta eravamo davvero ingrati, come ci qualificano +i francesi. Da parecchi anni molte brave +persone si sono sbracciate in Francia per fondare una +<i>Società di studi italiani</i> col generosissimo scopo di far +sparire qualche <i>piccolo malinteso nato in questi ultimi +tempi</i> tra l'Italia e la sua sorella latina; e nessuno finora +aveva pensato di far sorgere qualcosa di simile +tra noi per aiutare quelle brave persone nella fratellevole +impresa!</p> + +<p>Di tratto in tratto, a grandi intervalli in verità, i +giornali francesi recano la notizia di una conferenza +molto applaudita di soggetto italiano, dell'invito a uno +dei nostri scrittori più in voga per andare a conferenziare +colà; e il rumore degli applausi e dei brindisi +nei banchetti passa le Alpi e commuove i cuori sensibili<span class="pagenum"><a name="Page_292" id="Page_292">[292]</a></span> +di quegli italiani che amano politicamente la Francia +per lo meno quanto la loro patria, e, stavo per dire, +anche più. Milano ci ha dato l'esempio di una doverosa +cortesia invitando Edoardo Rod per una conferenza: +ma il caso è rimasto isolato.</p> + +<p>Durante questo tempo, i francesi hanno iniziato per +la letteratura italiana contemporanea quel che facevano +da un pezzo per altre letterature straniere. Si sono +degnati di accorgersi che c'è un po' di buono anche +tra noi. Un accademico, che aveva prima scoperto i +romanzieri russi, scopriva Gabriele D'Annunzio e lo +presentava all'ammirazione del mondo intero, giacchè +quando Parigi ammira, per la sua naturale funzione di +cervello del mondo, induce tutte le nazioni civili a sentire +e pensare come lui. Rivolti, così per caso, gli occhi +a quest'umile Italia, meravigliati che avevamo anche +noi parecchi poeti, parecchi romanzieri degni della +loro curiosità i francesi si sono messi a farseli tradurre, +per risparmiarsi la fatica di leggerli nella lingua +originale. E così è avvenuto che parecchi italiani, +che non avevano mai sentito la tentazione di leggere +il loro D'Annunzio nelle belle edizioni del Treves, +hanno avuto il piacere di gustarlo nelle traduzioni dell'Hérelle.</p> + +<p>È probabile che in questo <i>emballement</i>, come colà dicono, +di Parigi per la letteratura italiana, la <i>Società di +studi italiani</i> entri per qualche cosa; è probabile anche<span class="pagenum"><a name="Page_293" id="Page_293">[293]</a></span> +che non c'entri nè punto nè poco. Io non ho elementi +per giudicarlo. I <i>piccoli malintesi nati in questi ultimi +tempi</i> fra l'Italia e la Francia non hanno, mi sembra, +niente che vedere con la letteratura; e se si dovesse +badare allo scopo della <i>Società per gli studi italiani</i> e +apprezzarne il risultato dai fatti, non si avrebbe, credo, +nessuna ragione di rallegrarsi dell'efficacia di quegli +studi. <i>I piccoli malintesi</i> permangono, se pure non +aumentano. La <i>Società per gli studi italiani</i> non ha potuto, +per esempio, impedire che i francesi, quando han +voluto trovare l'epiteto più infamante con cui bollare +Emilio Zola, scegliessero quello d'<i>italiano</i>. Venduto agli +ebrei, tedesco, traditore della patria, insultatore dell'esercito +non sembrando sufficienti, ogni insulto è stato riassunto +in quella parola!</p> + +<p>Qualche scontroso potrà dire:</p> + +<p> — Siamo proprio buffi! Che alcuni francesi, di buona +volontà abbiano sentito il bisogno di fondare una +<i>Società per gli studi italiani</i>, non c'è da stupirne. Tra +cento mila francesi, appena appena uno intende un po' +l'italiano. Tra gli scrittori francesi, a stento tre o quattro +non hanno citato un periodo, una frase italiana +senza infiorarla di spropositi. È naturale dunque che +essi si vergognino della loro ignoranza e cerchino di +porvi riparo. Ma noi? Noi leggiamo tutto quel che ci +viene dalla Francia; noi conosciamo la loro letteratura +contemporanea quasi assai meglio della nostra; le nostre<span class="pagenum"><a name="Page_294" id="Page_294">[294]</a></span> +riviste, i nostri giornali letterari, i nostri stessi +giornali politici rigurgitano di saggi, come si dice, di +studi, di recensioni di libri francesi; dovrei dire di panegirici, +di inni, anche per libri mediocrissimi che, scritti +in italiano passerebbero inosservati. Che diamine dobbiamo +studiare più di quel che facciamo?</p> + +<p>C'è chi si sente commuovere le viscere pei trionfi +del D'Annunzio, per le traduzioni dei romanzi del Serao, +del Rovetta, del Butti, del Neera? Primieramente +questo fatto non ha niente di speciale. È venuta la +nostra volta. Passata la moda dei romanzieri russi, dei +drammaturgi e romanzieri norvegiani, la curiosità si è +rivolta verso di noi, come domani si rivolgerebbe verso +i Lapponi e gli Ottentoti, se essi avessero la fortuna +di possedere una letteratura.</p> + +<p>Questa curiosità intellettuale però fa molto onore ai +francesi di oggi; è una loro qualità nuova, e di cui +bisogna rallegrarsi in onore dello spirito umano. Ma +coloro che vedono in questa curiosità un sintomo di +sentimenti di altra natura, si ingannano grossolanamente.</p> + +<p>Per disgrazia, la letteratura è una cosa, la politica +è un'altra. Politicamente tra francesi e tedeschi c'è +un dissidio mortale. Spiritualmente, mai come oggi la +cultura tedesca è stata assorbita e assimilata in Francia; +se ne veggono i segni dappertutto, nella scienza +e nell'arte. Chi da questo assorbimento e assimilamento<span class="pagenum"><a name="Page_295" id="Page_295">[295]</a></span> +volesse indurne che francesi e tedeschi siano avviati +a darsi un abbraccio politico, direbbe una corbelleria.</p> + +<p>La letteratura è come la religione; invade la immaginazione, +il sentimento, ma diventa cosa pratica fino +a un certo punto; mai più in là. Così noi, teoreticamente +cristiani, praticamente siamo tali fino a un certo +punto, e forse non andremo mai più in là.</p> + +<p>È male, è cosa deplorevole, ma non possiamo impedire +che sia così. In certi momenti, quando interessi +tutt'altro che spirituali vengono in ballo, la bestia +che dorme nel nostro organismo si sveglia a un tratto +e ruggisce e sbrana e divora a dispetto di tutto e +di tutti. I fratelli cristiani si ammazzano tra loro peggio +dei turchi e dei selvaggi; le nozioni del tuo e del +mio, i sentimenti di tolleranza, di libertà, di eguaglianza +diventano belle parole e nient'altro, utili soltanto +per darla a intendere ai semplici, agli sciocchi che si +lasciano illudere facilmente.</p> + +<p>Diciannove secoli di cristianesimo, di filosofia, di +scienza, non hanno cavato un ragno dal buco, non sono +riusciti ad ammansire un po' la bestia umana! Di addomesticarla +non si può parlare.</p> + +<p>Ora nei <i>quelques travers</i> a cui accenna il programma +della <i>Società francese per gli studi italiani</i> — e che non sono +di <i>ces derniers temps</i>, e non hanno origini così antiche +che bisognerebbe andare a indagarle nelle tenebre<span class="pagenum"><a name="Page_296" id="Page_296">[296]</a></span> +preistoriche — quei <i>quelques travers</i> tra italiani e francesi riguardano +la bestia, cioè la politica; e non c'è società +di studi francesi e italiani che possano dissiparli. In +questo caso: — Chi si guarda si salva, dice il proverbio.</p> + +<p>Ma io tolgo la parola allo scontroso; non voglio impicciarmi +di politica per conto suo. E siccome egli ha +parlato di bestia ed ha citato un proverbio, aggiungerò +soltanto che è bene non fidarsi troppo delle bestie; e +che l'altro proverbio: — Il lupo cangia il pelo e non il +vizio — non deve intendersi unicamente per questi poveri +animali. E torno alla letteratura.</p> + +<p>Oh, nessuno è più lieto di me che sia, finalmente, +arrivato in Francia un buon quarto d'ora per gli scrittori +italiani; ma ne sono lieto più pei francesi che per +noi. Gli scrittori italiani insomma, rimangono quel che +sono. Hanno valore? Riconosciuto o no dagli altri, questo +valore non aumenta, nè diminuisce. Non hanno valore? +E l'immeritata ammirazione sarà fenomeno effimero, +senza importanza.</p> + +<p>Mi fa gran piacere intanto che lo spirito francese +abbia abbattuta un'altra barriera e varcato un altro confine +intellettuale. Era eccessivamente esclusivo; troppo +e orgogliosamente si lusingava e si compiaceva che +poco o niente esistesse nel mondo fuori dei suoi poeti, +dei suoi romanzieri, dei suoi drammaturghi. Ora invece +può giustamente e diversamente inorgoglirsi, vedendo +che il resto del mondo non ha lasciato passare nessuna<span class="pagenum"><a name="Page_297" id="Page_297">[297]</a></span> +forma della letteratura francese senza giovarsene, +senza appropriarsi tutti i processi tecnici di essa, ma +anche non senza aggiungervi qualcosa, non senza apportarvi +qualche necessaria innovazione. E la letteratura +italiana contemporanea gli darà probabilmente, per +ragione di conformità d'indole e di tradizioni, maggiore +elemento di orgoglio che qualunque altra.</p> + +<p>Noi italiani abbiamo forse barriere da abbattere, confini +da varcare, specialmente con la Francia letteraria? +Se mai, abbiamo bisogno di ritrarci un pochino in casa +nostra, per rifarci la salute con la sana aria paesana.</p> + +<p>E poichè per la politica la <i>Società degli studi francesi</i> +non approderebbe a niente, come a niente ha approdato +in Francia la <i>Società per gli studi italiani</i>; poichè, +per quel che riguarda l'arte letteraria, essa risulterebbe +assolutamente superflua, conchiudo:</p> + +<p> — Vogliamo fare ancora un altro po' di accademia? +Facciamola pure. Vogliamo prendere altre indigestioni +con banchetti internazionali, e sgolarci in risonanti +brindisi, e smanacciarci in applausi di convenzione? +Divertiamoci pure. Si fanno tante cose inutili in questo +mondo, che una di meno o una di più non sarà la +rovina di nessuno.</p> + +<hr /> + +<h3>NOTE:</h3> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_1_1" id="Footnote_1_1"></a><a href="#FNanchor_1_1">1.</a> <span class="smcap">F. Cavallotti</span>: <i>La sposa di Mènecle</i>, Pref. XIII.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_2_2" id="Footnote_2_2"></a><a href="#FNanchor_2_2">2.</a> <span class="smcap">L. Capuana</span>, <i>Per l'Arte</i>, pag. 15 e seg.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_3_3" id="Footnote_3_3"></a><a href="#FNanchor_3_3">3.</a> <span class="smcap">F. Cavallotti</span>, pref. all'<i>Alcibiade</i>, pag. 11. Ediz. citata.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_4_4" id="Footnote_4_4"></a><a href="#FNanchor_4_4">4.</a> <i>Cavallotti</i>, Alcibiade, la critica e il secolo di Pericle, pag. 269 +edizione citata.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_5_5" id="Footnote_5_5"></a><a href="#FNanchor_5_5">5.</a> Ivi, ivi.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_6_6" id="Footnote_6_6"></a><a href="#FNanchor_6_6">6.</a> (<span class="smcap">Edoardo Rod.</span> <i>Essai sur Goethe. Paris, Perrin et C. editeurs, +1898</i>).</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_7_7" id="Footnote_7_7"></a><a href="#FNanchor_7_7">7.</a> <span class="smcap">Enrico Corradini</span>, <i>La Verginità</i>, Firenze 1898.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_8_8" id="Footnote_8_8"></a><a href="#FNanchor_8_8">8.</a> <i>T. Massarani</i>, Epistola al Faldella pel Cinquantesimo dello Statuto — Roma, +Forzani e C. 1898.</p></div> + +<div class="footnote"><p><a name="Footnote_9_9" id="Footnote_9_9"></a><a href="#FNanchor_9_9">9.</a> Vedi a pag. 50 dei miei <i>Ismi contemporanei</i>.</p></div> + +<hr /> + +<div class="tnote"> +<h2>Nota del Trascrittore</h2> + +<p>Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come +le grafie alternative (studi-studî, vigoria-vigorìa, d'Annunzio-D'Annunzio e +simili), correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. +Sono stati corretti i seguenti refusi (tra parentesi il testo +originale):</p> + +<ul> +<li> <a href="#tn8">viii</a> - delle premesse [promesse], bisogna accettarne</li> +<li> <a href="#tn70">70</a> - di sconvenienza verso Sarah Bernhardt [Shara Bernardth]</li> +<li><a href="#tn157">157</a> - l'Andrea Sperelli, il Tullio [Tullo] Hermil</li> +<li><a href="#tn159">159</a> - la schiettezza [schietta], la sincerità diventano</li> +<li><a href="#tn203">203</a> - Baldini e Castoldi [Gantoldi] editori</li> +<li><a href="#tn240">240</a> - ci riempiamo la bocca col tronfio [trionfo] assioma</li> +</ul> +</div> + + + + + + + + +<pre> + + + + + +End of the Project Gutenberg EBook of Cronache Letterarie, by Luigi Capuana + +*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK CRONACHE LETTERARIE *** + +***** This file should be named 36109-h.htm or 36109-h.zip ***** +This and all associated files of various formats will be found in: + http://www.gutenberg.org/3/6/1/0/36109/ + +Produced by Emanuela Piasentini, Claudio Paganelli, Barbara +Magni and the Online Distributed Proofreading Team at +http://www.pgdp.net (This file was produced from images +generously made available by The Internet Archive/Canadian +Libraries) + + +Updated editions will replace the previous one--the old editions +will be renamed. + +Creating the works from public domain print editions means that no +one owns a United States copyright in these works, so the Foundation +(and you!) can copy and distribute it in the United States without +permission and without paying copyright royalties. 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