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If you are not located in the United States, you'll -have to check the laws of the country where you are located before using -this ebook. - - - -Title: I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2 - -Author: John Mandeville - -Commentator: Francesco Zambrini - -Release Date: December 6, 2019 [EBook #60865] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - - - - - - I VIAGGI - DI - GIO. DA MANDAVILLA - - - VOLGARIZZAMENTO ANTICO TOSCANO - ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE - COLL'AIUTO DI DUE TESTI A PENNA - - per cura di - - FRANCESCO ZAMBRINI. - - - VOL. II. - - - - BOLOGNA. - PRESSO GAETANO ROMAGNOLI. - 1870. - - - - - Edizione di soli 206 esemplari - per ordine numerati. - - N. 199. - - IMOLA. — TIP. D'I. GALEATI E FIGLIO - - Via del Corso, 35. - - - - -DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO DI LÀ, E DEL MONTE ATALANTE, E -DELLA CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SANTO ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI -DI BARBARIA. - -Poi che io v'ò detto e scritto di sopra el magnifico[1] della Terra -Santa, e del paese d'intorno, e di molte vie per andare a quele -tere e al monte Sinai, e della minore Babillonia, e degli altri -luoghi sopradetti, oramai è tempo di parlare, se vi piace, del paese -confinante e de le altre province e isole di diverse gente e bestie -che sono oltre a quegli confini, perchè nel paese di là sono di molte -strane contrade e molte diverse regione per cagione di quatro fiumi che -vengono dal paradiso terrestre, perchè Mesopotamia, il Reame di Caldea -e Arabia sono tralle due riviere di Tigris ed Eufrates: e i Reami di -Artusia, di Assiria, di Media e di Persia sono tralle riviere del Nilo -e di Tigris: e Soria, della quale v'ò parlato di sopra, e Palestina e -Finice sono tra il fiume di Eufrates e il mare mediterraneo; el qual -mare mediterraneo dura di lungo da Maroch sopra il mare di Spagnia -infino al mare grande, sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a -CCCº. XL. leghe lombarde, verso el mare Occeano. In India è il mare di -Sithia, il quale è sempre serrato di montagnie: e poi di sotto Sithia, -dal mare Caspio infino al fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di -femine, ove non sono se non femine: e poi il Reame di Albania, el quale -è molto grande; e chiamasi Albania, perchè le gente del paese sono più -bianche che l'altre d'intorno. In questi paesi son cani sì grandi e -sì forti, che uccidono e lioni. E poi appresso v'è Ircania, Ibernia -e molte altre regione. E tra el mare rosso e el mare Occiano, verso -mezo dì, è la regione di Etiopia e la superiore Libia; la quale Libia -comincia al mare di Spagnia, dove sono le colonne d'Ercole, e dura -infino inverso Etiopia e Egitto. E in questo paese di Libia è assai el -mare più alto che la tera, e pare che la tera si deba coprire d'acqua; -niente di meno l'acqua non passa il suo termine. E vedesi da quel -paese il monte Atalante che passa le nuvole, dove non si può andare; -ma chi va inverso oriente, in questo paese, l'ombra del suo corpo gli -va a man dritta, sì come abiamo di qua a man sinistra. In questo mare -di Libia non vi si truova pesci, però che pel caldo del sole l'acqua -è tanto calda, che non vi posono vivere. In questa Libia son molti -Reami e diversi paesi, e quali sarebe cosa lunghissima a parlarne e a -narrargli. E similmente nelle parti basse, inverso il mare di Spagna, -vi sono molte regioni; come il reame di Zeb, e il reame di Terruza, -e il reame di Raugia, e il reame di Algarbo, e il reame di Turnita di -bella marina, e di Maroch, e di Monte Fiore, di Cartagine e di Affrica, -e molti altri sono inverso cristianità; de' quali tutti non vi potre' -racontare, ma assai appresso vi parlerò più pienamente delle parte -orientale. Adunque chi volessi andare verso Tartaria e verso Persia, -verso Caldea, verso India, enterebe nel mare a Genova, a Vinegia, o -vero ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi per mare a una buona -città chiamata Trabisonda, che soleva essere chiamata Porto di Porti. -E ivi è il porto de' persi, e de' medii e altre contrade di là. In -questa città giace santo Attanagio, che fu vescovo d'Alesandria. Questo -vescovo fu gran dottore in teologia e fece il simbolo: _Quicumque vult -salvus esse_. Il quale, perchè profondamente parlava della Divinità -e della Trinità, fu acusato per eretico e imprigionato per lo papa; e -fece il detto simbolo in prigione, e mandollo al papa, domandandogli -se lui era eretico, ciò era perchè gli articoli di quelo simbolo non -erono buoni[2]. E poi che 'l papa l'ebe veduto, disse, che quella era -la nostra fede, e comandò che si cantassi ogni dì a prima, e riputollo -vescovo valente e vero cristiano, e fu liberato; ma mai non volle -ritornare al suo vescovado, però che per invidia era stato acusato di -eresia. Trabisonda soleva esere dello imperadore di Gostantinopoli, ma -un ricco uomo, mandato per lo imperadore per guardia del paese contro -a' turchi, ha usurpato la terra e subgiogato il paese, e chiamasi -imperadore. Di Trabisonda si va per la piccola Armenia, chi vuole. - - -DEL CASTELLO DI SPARVERI, DOVE STA UNA BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA, -LA QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ NATURALI, QUELLO CHE 'L SA -ADOMANDARE. - -E in questo paese sono dua castegli antichi, le mura de' quali sono -alquanto coperte di edera, e sono di sopra a un monte. E uno di quegli -castegli è chiamato[3] Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la -città di Laiais, e è assai apresso della villa di Persipea, la quale -è del signore di Zench, il quale è ricco e valente e buono cristiano. -In questo castello si truova uno sparviere sopra una pertica, molto -bello e pulito, e una bella donna di doni di ventura, la quale guarda -questo sparviero; e chiunche vegliasse sopra questo sparviero sette -giorni naturali, et alcuni dicono tre soli, sanza dormire nè tanto nè -quanto, questa donna verrebbe a lui, fatta la veghia, e domanderebbeli -el primo augurio che egli si sapesse augurare delle cose terrene. -Questa medesima veghia già gran tempo fece uno valente principe, Re di -Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la donna venne a lui e dissegli, -che egli havea ben fatto il dovere. Il Re rispose, che era assai gran -signore e bene in pace, e havea assai gran riccheze, e che non si -augurarebbe altro al suo volere, che havere il corpo di questa donna. -La donna rispose, che ella non sapeva, perchè egli domandava così -fatta cosa, e ch'e' non la potrebbe havere, e che non doveva chiedere -altro che cosa terrena, e che ella non era terrena, anzi spirituale. -Il Re disse, che non voleva altre cose. E la donna disse: Poi ch'io -non vi posso ritrare del vostro volere e stolto core, io vi fo un dono -sanza aguriare, che tutti quegli che discenderanno di voi, per insino -al nono grado, sempre abbiate guerra senza ferma pace, e sarete in -subiezione di vostri inimici, e harete bisogno di riccheze. E dapoi in -qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pace, e non è stato abondevole, -e sempre è stato sotto tributo de' saracini. Item, il figliuolo d'uno -povero il simile fece una volta la veghia, e sì si augurò, che elli -si potessi ben guardare dalla fortuna e d'essere bene avventurato in -mercatanzia. E la donna gli concesse, e diventò il più rico e 'l più -famoso mercatante che potesse essere nè in mare nè in terra. E tanto -fu ricco, ch'el non sapeva la millesima parte di ciò che egli haveva; -e costui fu più savio in augurarsi, che non fu il Re. Uno cavaliero -del tempio per lo simile veghiò, e augurossi una borsa sempre piena -d'oro, e la donna gliel concesse, ma li disse che haveva dimandato -la destruzione di casa sua e del suo ordine, sì per la fidanza di -questa borsa, sì per la grande superbia che harebbe; e così avenne. Ma -guardisi bene tutta via colui che farà la detta vigilia, che egli non -potrebbe sì poco dormire, che egli sarebbe perduto in tutto, e mai più -non si rivedrebbe. Questa non è però punto la dritta via per andare -alle prenominate parte, ma chi volesse vedere sì fatta maraviglia, lo -potrebbe fare. E chi vuole andare per la dritta via a Trebisonda verso -la grande Armenia, va a una cittade, chiamata Articon. Questa soleva -essere molto buona e abondante, ma li turchi l'hanno molto guasta. Ivi -d'intorno nasce poco vino e pochi altri frutti. In questo paese è la -terra molto alta, e èvi gran fredi, e sonvi assai buone acque di fonte, -che vengono da uno fiume del paradiso terrestre, e viene di sotto -terra et è chiamato Eufrates, e è dilungi el fiume dalla città quasi -una giornata; e viene questa riviera sotto terra d'India, e risurge -alla terra di Altasar, e passa apresso a Armenia, e entra nel mare di -Persia. Da questa città di Articon si viene a una montagna, chiamata -Sabisacola. - - -DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI FERMÒ L'ARCA DI NOÈ, E DELLA CITTÀ -DI LAIDENGE, E DELLA CITTÀ DI THAURISSA, E DELLA ABONDANZIA SUA. - -Et ivi allato è un'altra montagna, chiamata Ararath, e li giudei la -chiamano Camon[4], dove si fermò l'arca di Noè dopo il diluvio; e -ancora oggidì v'è sopra questa montagnia l'arca, e vedesi quando el -tempo è ben chiaro. È questa montagnia alta ben VII. leghe; e dicono -alcuni, che vi sono stati, che ànno veduto e toccato l'arca e posto -el dito nel buco per lo quale uscì el nimico, quando Noè disse: -_Benedicite _: ma tutti questi che ciò dicono partono a lor piacere, -però che niuno vi poterebe salire suso. Per la grande abundanzia delle -neve, che sempre vi stanno il verno e la state, uomo niuno non vi -poterebe montare, nè mai montò dopo il diluvio di Noè, salvo che un -monaco, el quale per la divina grazia se ne portò un pezo dell'arca, la -quale è al presente appiè della montagna in una chiesa. Questo monaco -aveva grande disiderio di montare insu questa montagnia, e sforzossi -un dì per salire; ed essendo montato infino alla terza parte del monte, -trovossi molto lasso e stanco: più oltre non potea andare, e riposossi -a dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a piè de la montagnia. E -allora dolcemente pregò el nostro Signiore, che gli volessi concedere -e aconsentire, che vi salisse. Onde uno angelo vi venne, e dissegli, -che montasse un'altra volta, e così fece, e reconne quel pezo; e dapoi -niuno mai non vi salì; ma così fatte parole non sono però da credere. -A piè di questa montagnia era la città di Laigdenghe, la quale edificò -Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso, la città di Ani, nella -quale soleva esere mille chiese. Da questa città si va alla città -di Thaurissa, che soleva esere chiamata Farsi, la quale è una bella -città, e grande, e una delle magiori che sia al mondo per mercatanzia. -Qui vanno mercatanti per comperare roba di pregio: questa è la terra -dello imperadore di Persia, e dicesi che lo imperadore à più rendita di -questa città, per cagione della mercatanzia, che non à il più ricco Re -de' cristiani di tutte le sue terre, però che quivi sono mercatanzie -d'ogni sorte sanza numero. In questa città è una montagnia di sale, -della quale ogni uomo ne toglie quanto n'à bisogno. Ivi dimorano molti -cristiani sanza trebuto de' saracini; e da questa città si passa per -molte ville e per molte castella, andando verso India; e vassi a una -città chiamata Sodoma, ch'è dilungi da Taurissi X. giornate, ed è molta -nobile città e grande, e ivi la state sta lo imperadore di Persia; -imperò che 'l paese è assai fresco; e qui sono di molte riviere, che -portono navilii. E dipoi si va al camino di verso India per molte -giornate e per molte città, e passasi a una città chiamata Cassach, -la quale è molto nobile città e abundante di biade e di vino e d'altre -cose. Questa fu la città onde si trovorono e si ragunorono insieme, per -la divina e inmensa grazia, e tre Re per andare a Bethlem per vedere -e adorare e presentare il nostro Signiore Iesù Cristo. E da questa -città infino a Bethlem sono LIII. giornate. Da questa città si va a -una altra città, chiamata Tech, la quale è a una giornata dal mare -arenoso. Questa è la magiore città che abia el Re di Persia, e in tutta -la sua terra dicono al vino _vape_, e alla carne _dagabo_: e i pagani -dicono, che in questa città non possono lungamente vivere e cristiani, -e però poco vi stanno; e di ciò non so la cagione. Poi si va per molte -città e per molte ville, delle quale sarebe lunghissimo contare, infino -alla città di Cornea, la quale soleva esere tanta grande, che le mura -d'intorno tenevono XXV. leghe di circuito: le mura parevono dipinte; -ma non è la città così grande, come solea. E da Cornea si va per molte -città et eziandio per molte terre e molte ville infino alla terra di -Iob; e ivi finisce la terra de lo 'mperadore di Persia: e se volete -sapere le lettere de' persi, e come son chiamate, legete qua[5]. - - -DELLA TERRA DI IOB E DELLA ABUNDANZIA D'ESSA, E COME SI RICOGLIE LA -MANNA, E DELLA PROPRIETÀ SUA. - -Poi, partendosi da questa città di Cornea, si entra nella città di Iob. -Questo è bel paese, e ivi è grande abundanzia d'ogni bene, e chiamasi -la terra Sichessa: e in questo paese è la città di Tenian. Iob fu -pagano, figliuolo fu del Re Aredengorza: e' tenea questa tera a modo di -principe del paese, ed era sì ricco, che non sapea la centesima parte -di ciò che aveva; e quantunque fussi pagano, non di meno serviva al -nostro Signore Idio, sicondo la sua legge; e il nostro Signore Idio -aveva a grado il suo servigio; e quando lui cadde in povertà era d'età -d'anni LXXVIII. E poi che 'l Signor vide la sua grandissima pacienzia, -lo rimisse nella sua grandeza e richeza, e nella sua alteza; e poi -fu Re di Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu Re, e' fu chiamato -Iobab: e in quel reame Iob visse CºLXX anni; e quando lui murì aveva -CCXLVIII. In quela terra di Iob non è mancamento di cosa alcuna a -l'uomo bisognoso. Ivi sono montagnie, dove si truova magiore e migliore -abundanzia di manna più che in niun'altra parte. Manna è chiamata pane -degli angioli, ed è una cosa bianca e molto dolce e dilettevole, e asai -più dolce che mele o zuchero, e viene dalla rugiada del cielo, e cade -sopra all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e viene bianca e dolcie: e -di quella si mette in medicine per gli ricchi uomini; però che netta il -ventre e purga il cattivo sangue e leva la malinconia dal cuore. Questa -tera di Iob confina col reame di Caldea. - - -DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SONO BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE -SONO BRUTTE E MAL VESTITE. - -Il Reame di Caldea è molto grande, e questo linguaggio[6] è el magiore -che sia di là dal mare. Di qui si passa per andare alla terra di -Babillonia, cioè la grande Babillonia, della quale v'ò altre volte -parlato, là dove e linguagi furono in prima trovati; ed è quatro -giornate di qua da Caldea. E nel Reame di Caldea sono gli uomini begli, -e sono nobilmente apparati di corege dorate, e i drappi loro sono -ornati con fregi d'oro, di perle e di pietre preziose nobilisimamente: -e le donne loro sono bruttissime e mal vestite, e vanno a piedi ignudi, -e portano una brutta foggia di vestimenti, larga e corta infino a' -ginochi, e sono le maniche larghe a modo d'uno scapolare da monaco; e -queste maniche pendono infino a' piedi: e queste femine ànno e capegli -neri e scompigliati, e spenzolano giù per le spalle: e sono le dette -femmine molto nere, brutte e non punto graziose; e sono spaventose -a risguardare, e in loro si truova tanta bruttura, che io non saprei -scriverlo. In questo reame di Caldea è una città chiamata Hus, e ivi -stette Thar, padre d'Abraam patriarca, e fu nel tempo di Nino, che -fu Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto. Questo Nino fece la città -di Ninive, la quale avea Noè cominciata a fare; e poi che Nino l'ebe -compiuta, sì la chiamò del suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia profeta, -del quale parla la santa Scrittura. Da questa città d'Hus, per lo -comandamento di Dio, si partì Abraam dopo la morte di suo padre e menò -seco Sara, sua moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello, però che -lui non aveva figliuolo. E poi dimorò Abraam nella terra di Canaan in -un luogo chiamato Sichem; e questo luogo fu salvato quando Soddoma e -Gomorra e altre città furono arse e somerse in abisso, là dove ora è -il mare morto, sì come v'ò detto altre volte. In quela tera di Caldea -egli ànno lor proprio linguagio e lor propie lettere fatte come qui di -sotto.[7] - - -DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR COSTUMI E USANZA, E DI TRAMEGITTA, -DOVE ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE ALESSANDRIA. - -Da poi, oltre a Caldea, è il paese di Amazonia, cioè la terra di -femine. Questo è un reame dove non abita se non femine, non punto come -alcuni dicono, che gl'uomini non vi poterebono vivere, ma le femine -non vogliono che gli uomini abino signoria sopra di loro; però che -anticamente fu uno Re, el quale era Re di quello paese, e maritavansi -gli uomini colle donne, come altrove si fa[8]; e quello re era chiamato -Colapino. Guerregiando col Re d'Africa, fu morto in battaglia insieme -col nobile sangue del suo Reame; e vedendo la Reina, insieme con altre -nobile donne, che elleno erono rimase tutte vedove, e che la gentilezza -di quel paese era perduta; a modo che disperate, tutte s'armorono, a -ciò che tutte l'altre femine del regnio della loro veduità le facesono -compagnia, e uccisono tutto el resto degli uomini del paese; e d'allora -in qua non ànno voluto che niuno uomo abiti fra loro più di sette dì, -e non vogliono compagnia d'uomini: elle si riducono inverso le terre -de' lor confini, e ivi truovono e loro amici che le vicitono e con -esse dimorono X. giorni, e poi ritornono indietro. E se elle ànno -figliuoli maschi, o sì ch'elle gli uccidono, o vero che dipoi che -eglino sono d'anni due, che eglino ànno apparato a mangiare da loro e -andare, gli mandono ai lor padri; e le femine che nascono di gentil -sangue gli tagliono, o vero cautarizano la mammella sinistra, a ciò -che sien più atte a portar lo scudo: e s'elle son femine populare, gli -tagliono la destra poppa, acciò che non le 'mpacci a saettar coll'arco -turchesco, però ch'elle tragono molto bene. In questa terra si è una -Reina, la quale governa tutto el paese, e tutte le femine ubidiscono -a lei. Questa Reina si fa sempre per elezione, ed è eletta quella -che è più valente in arme. Queste femine sono molte buone guerriere, -prode e savie e valente, e spesse volte vanno al soldo per guadagnare, -e aiutono degli altri signiori e mantengonsi vigorosamente. Questa -terra de Amazonia è una isola tutta circundata d'acqua, salvo che in -dua luoghi, per li quali sono due entrate, e allato di queste entrate -stanno e loro amici, colli quali elle vanno a sollazare a lor volontà. -Allato Amazonia è la terra di Tramegitta, la quale è un paese molto -buono e dilettevole. Per la grande bontà del paese, il Re Alesandro -fece fare prima ivi la sua Alesandria, la quale è ora chiamata -Cielsite: dall'altra parte di Caldea è Etiopia, un gran paese, el quale -si stende infino a' confini d'Egitto. - - -DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI DIVERSE MANIERE, PERCHÈ ALCUNI NON -ÀNNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E ÀNNO CANUTI E CAPEGLI, E QUANDO SON -VECHI GLI ÀNNO NERI. - -Etiopia è partita in due parte principale, cioè nella parte occidentale -e nell'altra parte meridionale: la parte meridionale si chiama -Montagnia, e ivi sono le persone più nere che altrove. Ivi è una fonte -che di dì è tanta fredda, che niuno none può bere; e di notte è tanto -calda, che niuno vi poterebe tenere le mani dentro. E più oltre a -questa parte meridionale, tutta via inverso al mezo dì, al passare del -gran mare Occeano, quivi è una gran terra e un gran paese, ma niuno -non vi poterebe abitare per lo gran caldo del sole, che sopra a questo -paese dirittamente sparge li suoi ragi. In Etiopia tutti' fiumi sono -turbi, e l'acque sono insalate per cagione del gran mare Occeano. Le -genti del paese spesso si imbrodono, cioè imbriacono[9], e non ànno -mai grande apetito di mangiare, e ànno comunemente flusso di corpo, -e vivono poco tempo. In Etiopia sono gente di diverse maniere, tra -le quali è una gente che non à se none uno piede tanto largo, che, -distendendosi in terra, coprono tutto il resto del corpo, e corono sì -forte, ch'è una maravigliosa cosa a vedere; e sono chiamati Cussia. -Ivi i fanciugli ànno i capegli canuti; quando diventon grandi, si fanno -neri. Item, in Etiopia è la città di Sabba, de la quale fu signiore uno -de' tre Re, e quali vicitorno il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia -si va in India per molti e diversi paesi, la quale si chiama India -alta e magiore, la quale è paese caldissimo: in India mezana è il paese -temperato. - - -COME SI FA IL CRISTALLO, COME NASCONO LE PERLE, E COME NASCONO E -DIAMANTI, E COME CRESCONO; E DELLA VIRTÙ E PROPIETADE SUA, E COME E' -PERDONO LA VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI DA' CATTIVI. - -India minore, che è la terza parte et è verso settentrione, è paese -freddissimo, nella quale, per la continua freddura dell'acqua, si fa -cristallo sopra e sassi. Di questo cristallo nascono buoni diamanti, -e quali ànno similitudine di colore di cristallo torbido e giallo, -che trae al colore d'olio: e questi diamanti sono tutti duri che non -si possono pulire. Altri diamanti sono che si truovono in Arabia, che -non sono così buoni, e sono più bruni, e sono più teneri, e truovasene -ancora nelle terre di Macedonia, ma e migliori e più preziosi sono in -India. E molte volte si truovono diamanti nella massa della minera -d'oro, quando, affinando, si rompe, e sono molti duri, ma e' si -conviene rompere la massa per minuti pezi; e truovasene alle volte de' -grandi come uno quattrino fiorentino, e tal volta minore; e sono così -duri, come quegli d'India e tagliono l'acciaio e 'l vetro legiermente. -E quantunque in India sopra e sassi di cristallo si truovino buoni -diamanti, niente meno si ne truova sopra e sassi di may[10] e sopra le -montagnie dove è miniera d'oro. E diamanti si truovono e crescono molti -insieme, l'un piccolo e l'altro grande, et àvvene alcuno della grandeza -d'una fava[11]; e lo più grosso, che possa esere naturalmente, è della -groseza d'una nocciuola; e tutti son quadrati e acuti, per natura senza -opera d'uomo, e sono chiamati in India Ameseth, e si truovono, come -di sopra t'ò detto, nella via dove passa la miniera d'oro, e crescono -insieme maschi e femine, e sì si nutricono della rugiada del cielo, -e sì concepono e generono de' piccoli a lato a loro, e comunemente -multiplicono e crescono ogni anno. Io ò molte volte esperimentato, -che, mettendo el diamante a la rugiada colla punta in suso e spesso -molificarlo della rugiada di maggio, elli crescono, e li piccoli si -fanno buoni, grandi e grossi, sicondo la loro natura. E veri diamanti -fanno come fanno le perle, che si concriono alla rugiada del cielo[12]; -e come le perle naturalmente pigliono ritondità, così e diamanti -per divina virtù pigliono quadratura. Ogni diamante, portato dallato -sinistro, è di magiore virtù che portarlo dallato destro, perchè la -forza dell'origine loro viene da settentrione, che è la sinistra parte -del mondo, ed è alla sinistra parte de l'uomo quando volge la faccia -verso oriente. Se voi volete sapere la virtù del diamante, quantunque -voi abiate li vostri lapidari, non dimeno, perchè ogni uomo non lo sa, -io la metterò qua, secondo che dicono e afermano quegli d'oltrammare, -da' quali è proceduto ogni scienzia e profezia. Il diamante, a colui -che 'l porta, dona ardire e forza a custodire e membri corporali -interi: dona vittoria di inimici in piato e in guerra[13], se la -cagione è giusta; e tiene il portatore in buono stato e sentimento, e -difendelo da lite, e contese, e cattivi spiriti; e qualunque volesse -afatturare, o incantare colui che 'l porta, per la virtù della pietra, -le fatture, o vero incantazioni, tornerebono sopra de' maestri: -niuna bestia salvatica arebe ardire d'assalire colui che 'l porta. -Il diamante debbe essere donato sanza miseria d'avarizia e sanza -comperarlo, e allora à magior virtù, e fa l'uomo più forte e più fermo -contro a' suoi inimici, e libera e lunatici e li indemoniati; e se -veleno o altra mala puntura o animale venenoso son posti in presenzia -del diamante, subito diventa umido e comincia a sudare. In India sono -alcuni diamanti che sono violati, o vero più bruni che violati, i -quali sono ben duri e preziosi; ma alcuni non gli amono punto tanto -quanto gli altri, ma io, quanto per me, gli amerei bene altrettanto, -imperò che io gli ò veduti isperimentare. E d'altra maniera ne sono, -bianchi quanto cristalo, ma pur alquanto più torbidi, e son buoni -e di gran virtù, e tutti sono acuti; e tali quadrati; altri ànno -sei coste, e altri tre: sono così di natura formati: però li grandi -signori, scudieri, cavalieri, e altri gran maestri, che cercono onore -in fatti d'arme, o vero nelle guerre e nelle battaglie, gli portono in -dito. Quantunque io alquanto mi dilunghi dalla materia mia, nondimeno, -a ciò che egliono non sieno ingannati da' barattieri del paese che -gli vanno vendendo, io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi vuol -comperare diamanti, gli conviene che gli sapia conoscere, però che gli -contraffanno di cristallo giallo e di zafiro; di luopa e di citrino; -d'una pietra chiamata Iris, e d'alcune piccole pietre che si truovono -ne' nidii delli sorci, cioè ratti, che sono molte dure; ma tuttavia e -contrafatti non sono così duri come e naturali, e la punta leggiermente -si rompe; e sì si puliscono meglio; ma alcuni rubaldi non gli puliscono -maliziosamente a ciò che si creda che non si possino pulire per sua -fineza. La esperienza del diamante si fa in questo modo: prima si -pruova a tagliare in zafiro o in altre pietre preziose, e in cristallo, -e in acciaio; poi si toglie una pietra di calamita buona, cioè la -pietra de' marinari, che tira a sè il ferro; e se la calamita non fussi -troppo grossa, sopra di questa pietra si mette el diamante, e poi si -mette apresso un ago; e se 'l diamante non è contrafatto, anzi sia -diamante vero, mentre che 'l diamante sarà presente, mai la calamita -non trarrà l'ago, s'ella non fusse troppo grossa, la calamita[14]. -Questa è la pruova che fanno quegli d'oltrammare. Ma interviene, che un -perfetto diamante perde la virtù per lo inconveniente di colui che 'l -porta, e alora è di bisognio fargli ritornare la propia virtù, o vero -che sarà di minore virtù e valuta. - - -DI INDIA E DELLA DIVERSITÀ DELLA GENTE CHE VI SI TRUOVONO; E DE L'ISOLA -DI ORIENS; E DE L'ISOLA DI CANNA, DOVE SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E -LA RAGIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PERCHÈ NON SOTTERRONO E LORO MORTI. - -In India sono molti diversi paesi e molte diverse contrade, ed è -chiamata India per uno fiume, el qual corre per lo paese, apellato -Indo. In questo fiume si truovono anguille lunghe XXX piedi; e le gente -che abitono intorno a questo fiume sono tutte verde e gialle. In India, -e qui intorno a India, son più di V. Mª isole, buone e grande, sanza -quelle che sono inabitabili e piccole. In ciascheduna isola è grande -numero di città e di ville e di gente sanza numero, però che gl'Indiani -sono di così fatta maniera, che egli non escono del suo paese; perchè -eglino non sono mobili, perchè e' sono sotto el primo clima, cioè -Saturno, ch'è tardo e poco mobile, però che sta XXX. anni a voltarsi -pe' XII. segni del zodiaco, e la luna passa quegli XII. segni in un -mese: e perchè Saturno è di così tardo movimento, per questo le gente -che son sotto poste a lui non curono di muoversi del luogo loro. Nel -nostro paese è tutto el contrario; noi siamo sotto el settimo clima, -cioè della luna, la quale è di legieri movimento, ed è di pronta via da -caminare per diverse vie, di cercare cose strane[15], e la diversità -del mondo; però che ella circunda la terra più presto che altro -pianeto, come di sopra ò detto. Item, pel mezo d'India si va per molte -e diverse contrade infino al mare Occeano, e poi si truova una isola -che si chiama Ormes, dove vanno spesso mercatanti viniziani e genovesi -e d'altri confini per comperare mercatanzie. In questa isola è così -gran caldo che, per la stretta del caldo, gli testicoli degli uomini -gli escono di corpo, e ivi pendono infino alle gambe per la grande -disoluzione; ma le gente che sanno la natura del paese, si fanno legare -bene fermamente e ugnere d'uno unguento ristorativo e rinfrescativo -per tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti non poterebono vivere -in questo paese. E in Etiopia e in altro paese le gente stanno nude -nelle riviere dell'acqua, uomini e femine tutti insieme, da l'ora di -terza in fino a bassa nona, e giaciono nell'acqua infino alla faccia -pel caldo, ch'è tanto ismisurato, che apena si può fugire; e non ànno -le femine punto vergogna de gl'uomini, ma giaciono privatamente a lato -a lato infino che 'l caldo è abattuto. Ivi si possono vedere di molte -brutte figure ragunate, spezialmente apresso a di buone ville. Ad -Ormes sono le nave di legnio sanza chiovi di ferro per li sassi della -calamita, della quale nel mare è tanta quantità, che è una maraviglia. -E se per questi confini passassi una nave che avessi ferro, di subito -perirebe; però che la calamita tira a sè per natura el ferro. Per la -quale cagione tirerebe a sè la nave, nè più di là si poterebe partire. -Di qui si va per mare a un'altra isola, chiamata Cana, nella quale è -grande abbondanza di biade e di vino. Quella isola soleva essere grande -e solevavi essere buono porto, ma al presente il mare l'à fortemente -guasta e sminuita. Il Re di questa soleva esere tanto potente, che -guerreggiava col Re Alessandro. Le genti di queste terre ànno diverse -legge, però che alcuni adorono il sole, alcuni il fuoco, alcuni gli -alberi, alcuni e serpenti, alcuni altri la prima cosa che iscontrono -la mattina, alcuni simulacri e altri idoli; ma tra' simulacri e idoli -si fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte a similitudine d'uomo o -di femine o del sole o di bestie, o vero d'altre cose naturali: idolo -si è una certa immagine fatta stoltamente, la quale non si potrebe -assimigliare ad alcuna cosa naturale, come sarebe una immagine di -quattro teste e uno uomo colla testa d'un cavallo o d'un bue, o d'altra -bestia, che non vide niuno giammai, sicondo la disposizione naturale. -E sapiate, che ognuno che adora simulacri, il fa per riverenzia -d'alcuno valente uomo, già stato, come fu Ercole, e molti altri, e -quali nel tempo loro feciono molte maraviglie. E però queste gente -dicono, che egli sanno bene, che questi tali valenti passati non sono -dii, anzi è un solo Dio di natura, il quale criò tutte le cose, ed è -suso nel cielo; e che e' sanno bene, che loro non poterebono fare le -maraviglie che fanno, se none per la speziale grazia di Dio; e perchè -costoro furono amati da Dio, loro li adorono. E il simile dicono del -sole, però che egli muta il tempo e dà caldo e nutrimento a ogni cosa -sopra la terra: e però che il sole è di tanta e sì perfetta virtude, -e' sanno bene, che questo aviene, perchè Dio l'ama più che l'altre -cose, onde egli gl'à donato le magiore virtù che a cosa che sia del -mondo. Adunque è ragionevole, come e' dicono, che sia onorato e fattoli -reverenzia. E il simile dicono nelle loro ragioni degl'altri pianeti -e del fuoco, però che gli è utile. E degl'idoli dicono, che il bue è -la più santa bestia che sia in terra e dell'altre la più utile, imperò -che fa di molti beni e niun male; e sanno che ciò non poterebe essere -sanza spezial grazia di Dio; e però loro tengono il loro Dio mezo bue -e mezo uomo, imperò che l'uomo si è la più nobil criatura, che sia in -terra, e à signoria sopra a tutte le bestie. E il simile fanno de' -serpenti e de l'altre cose che iscontrono la mattina, spezialmente -tutte le cose che ànno buono incontro; e questo ànno lungamente -sperimentato; e però dicon loro, che buono iscontro non può venire -se none per la grazia di Dio, e però fanno fare gli dei simiglianti -al buono iscontro, per riguardargli e adorargli prima la mattina che -egli scontrino cosa contraria. Alcuni cristiani dicono, che alcune -bestie ànno buono iscontro, e alcune cattivo, come si dice ch'è stato -provato molte volte, che la lepre è cattivo iscontro, un porcello, e -più altre cose. Per lo simile, uno sparviere e altri uccegli da rapina, -volando innanzi a gente d'arme, se 'l piglia, è buon segnio; e se nol -piglia, è cattivo. E altri dicono, che 'l corbo è cattivo iscontro. -In simili cose molte volte le genti credono (ma non se gli debba dare -fede, ch'è gran peccato, da poi che li cristiani, che sanno la santa -dottrina, sono a lor vietate queste oppenioni) e a tal credenza egli -dànno credito. Adunque ora non è da maravigliare, se' pagani, e quali -non ànno altra dottrina che la naturale, e' per la loro semplicità più -largamente le credono. E veramente io ò veduto pagani e saracini, che -chiamono auguri, che, combattendo noi in arme, o vero in alcuna parte -contro ai nostri nimici, per voli d'uccegli egliono ci promettono per -tutto quel dì vittoria; e tutto quello che poi noi troviamo e facciamo, -egli molte volte mettono per pegnio la lor testa, che così sarà; e -quantunque tutto ciò, ch'egli dicono, avenisse, niente di meno non si -debe dar fede a così fatte cose, anzi si dee avere ferma credenza nel -nostro Signiore, il quale può fare e disfare tutto ciò che gli piace. -Questa isola di Canna ànno guadagnata e saracini, e sì la tengono. In -questa isola e in molte altre non si sotterrono e corpi morti, però che -'l caldo è sì grande, che in brieve tempo la carne si consuma infino -all'ossa. Da questa isola si va per mare verso India magiore, e a una -gran città chiamata Zarba, la quale è bellissima e buona. Quivi stanno -di molti cristiani di buona fede, e quivi sono molte religione, e -spezialmente di mediani. Da questa città si va per mare insino a Lomba. -In questa terra cresce il pepe in una foresta, chiamata Combar, la -quale dura XVIII. giornate. - - -COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE, E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI -TRUOVA, E CHE MODO SI TIENE PER LI SERPENTI CHE IVI STANNO. - -In questa foresta sono due buone città, l'una chiamata Flandrina e -l'altra Ginglante, e sono molte isole, e in ciascuna di quelle stanno -gran numero di cristiani e di giudei, però che 'l paese è buono, ma è -molto caldo. Voi dovete sapere, che 'l pepe cresce a modo d'una vignia -salvatica posta appiè d'uno albero, al qual si possono e palmiti[16] -di quella sostenere; il frutto pende a modo di grappoli d'uve, e -caricansi tanto gli alberi, che pare che tutti si debono rompere. E -quando è maturo, è tutta via verde a modo che sono badie di edera, e in -quela ora si vendemiono a modo che si fa le vignie, e poi il seccono -al sole tanto, che diventa nero e crespo. In uno albero viene tre -maniere di pepe; il primo pepe è lungo, el sicondo è nero, e l'ultimo -pepe è bianco. Il pepe lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur, e 'l -bianco Bavos. Il primo, che viene quando la foglia incomincia a venire, -s'asomiglia alquanto a la fazione[17] del fiore de le nocciuole, che -viene prima che le foglie, e pende a basso: e poi viene il nero, che à -la foglia a modo di grappoli d'uva, molto verde e ricolto: dopo il nero -viene il bianco, el quale è asai migliore del nero, e di questo non se -ne porta in questo paese, perchè egli lo tengono per loro, però che è -migliore e più temperato che 'l nero, e non ànno sì grande abundanzia -del bianco, come del nero. In questo paese son molte maniere di serpe -e d'altri vermini per lo gran caldo del paese e del pepe. Alcuna gente -dicono, che quando si ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' degli -albori per cacciare le serpi e colubri, ma salvo la grazia di quanti -ciò dicono, egli non metterebono fuoco per cosa alcuna del mondo, però -che secherebono e arderebono così quegli alberi, come gli altri; ma -quando egli vogliono ricorre el pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di -sugo di limoni, o vero che e' portono erbe con loro che ànno grande -odore; per lo quale odore le serpi fuggono, sicchè, quando sono unti, -vanno sicuramente a vendemmiare, e non ànno paura che serpe nè altri -vermini sì si approssimino per nulla. Item, verso il capo di questa -foresta è la città di Palomba, sopra la quale è una montagnia chiamata -Palomba, per la qual piglia el nome la città. - - -D'UNA FONTE CHE À SAPORE D'OGNI SPEZIE, E DELLA SUA VIRTÙ. - -Su questa montagna è una fonte, la quale à odore e sapore d'ogni -maniera di spezie, e ciascuna ora ella muta odore e sapore, e chiunche -ne bee tre volte a digiuno, di questa è curato da qualunque infermità -che abia, e li abitatori ivi d'intorno, che spesso ne beono, mai non -ànno malattia, e sempre, mentre che vivono, paiono giovani. Io ne bee' -tre o quatro volte, e ancora mi pare ch'i' mi senta meglio; e' dicono, -che questa fonte vene dal paradiso, e però è di tanta virtù. Alcuni la -chiamono la fonte de' giovani, perchè quegli che l'usano a bere, tutta -via paiono giovani: per tutto questo paese cresce ottimo gengiovo. La -gente del paese, per la loro semplicità, adorono el bue, e dicono che -'l bue è la più santa bestia che sia in terra, perchè a loro pare che -sia sempice ed è buono da arare, piacevole e utile e santificato; però -che a lor pare che ogni virtù abia. Egli sì 'l fanno lavorare VI. o -VII. anni, e poi se lo mangiono con gran solennità; e il Re del paese -à sempre con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda riceve ogni dì -la sua fiamata e la sua orina in due vasi d'oro, e poi la dà al loro -prelato, che egli chiamono Archiproth, o Papaton. E questo prelato la -porta innanzi al Re, e 'l Re, per grande divozione, mette la mano in -quela orina, la quale egli chiamono Gau, e così si bagna la fronte e -'l petto con gran divozione e riverenzia: e dànno a intendere che sia -ripieno delle sopradette virtù che à el bue, e che sia santificato de -la virtù di questa cosa, che nulla vale. Dopo il Re, lo fanno e gran -signori, e, dopo i signori, gli altri gran maestri, quando ne possono -avere, ma alcuna volta no ne rimane. In questo paese e' fanno idoli, -che sono la metà uomo e la metà bue: in questi simulacri e diavoli -parlono a loro, e dànno a loro risposta di tutto ciò che egliono -dimandono. - - -COME IN QUESTO PAESE FANNO SACRIFICIO DE' PROPII FIGLIUOLI, E COME, -MORTO EL MARITO, LA MOGLIE S'ABRUCIA CON LUI INSIEME. - -Innanzi a questi simulacri egliono uccidono spesse volte i suo' -figliuoli, e aspergono e simulacri del sangue di morti; e in questo -modo fanno i loro sacrifici. Quando alcun muore nel paese, egli ardono -il corpo per nome di penitenzia, a fine che non patisca pena in terra; -però che dicono, che' vermini gli mangerebono; e se la moglie del -morto non à figliuolo, egli l'ardono con lui, e dicono, che è ragione, -che ella gli faccia compagnia nell'altro mondo, così come à fatto -in questo. E se le moglie ànno figliuoli, egli le lascion vivere per -nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole innanzi vivere co' suoi -figliuoli, che esere arsa col suo marito, ela è sempre imputata maligna -e falsa, nè alcuno si fiderebe in lei, nè mai è più appregiata. E -morendo la moglie prima che 'l marito, el marito si fa ardere con ella -piangendola; e se lui non vuole, non è costretto, anzi si può maritare -un'altra volta sanza biasimo. Item, in questo paese crescono forti -vini, e le femine beono vino, e gli uomini none beono punto. Da questo -paese si va, passando per molti confini, verso un paese, dilungi a -due giornate, il qual si chiama Maburon. Questo è molto gran reame, e -sonvi di belle città e di belle ville. In questo Reame giace el corpo -di santo Tommaso appostolo, in carne e in ossa, in una bella sepultura, -nella città di Calamia, perchè ivi fu martorizato e sepulto; e li -assirii feciono già portare il suo corpo in Mesopotania, nella città -di Edisse, e dipoi fu riportato indietro il braccio colla mano che -mettee nel lato del nostro Signiore Giesù Cristo, quando gli apparve -dappoi la resurresione, dicendo: _Noli esse incredulus, sed fidelis_. -E al presente, el detto braccio con la mano, è fuora del vaso, dove è -il corpo. E con quella mano quegli del paese fanno le lor sentenzie -e giudicii, e sanno chi à ragione e chi il torto, perchè quando è -quistione tra due parte, e ogni uomo si tiene d'avere ragione, egli -mettono nella mano di santo Tomaso le ragione delle parte predette in -iscritto, e di subito la mano gitta via il torto o vero la falsità, -e ritiene il dritto, o vero la verità. E così vengono di lungi paesi -molte cause dubbiose per questo giudicio. - - -DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA GRANDE DIVOZIONE CH'EGLI V'ÀNNO. - -Item, san Tomaso giace in una bella e grande chiesa, la quale è -piena di grandi simulacri, cioè di immagini di idoli loro, chiamati -dii; delle quali la minore è per grandeza come due comuni uomini; e -infra l'altre è una immagine assai maggiore dell'altre, tutta coperta -d'oro e di pietre preziose e è a derisione de' falsi cristiani[18] -rinnegati, et è sopra una cattedra molto nobile; e à intorno al corpo -suo di larghe cintole lavorate d'oro e di perle e pietre preziose. -La chiesa è tutta dorata: di dentro a questa chiesa si va comunemente -in pellegrinaggio con gran divozione, a modo che vanno e cristiani a -santo Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E molte gente, che dilunge -terre si muovono per andare inverso questo idolo, con grande divozione -per tutto el viagio sempre sì tengono gli ochi bassi, nè ardiscono -d'alzare le lor teste per risguardare d'intorno, per timore di non -veder cosa che gli rimuova da la loro divozione. Alcuni vi vanno in -pellegrinagio, che portono coltegli nelle lor mani, e sì si vanno -fedendo et impiagando nelle braccia, ne le gambe e ne le coscie, e -spargono el sangue loro per amor di questo idolo; e dicono che beati -[sono] coloro che muoiono per questo idolo, Idio loro. Altri sono che -menono i lor figliuoli per uccidergli e sacrificargli a questo idolo, e -poi aspergono l'idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri vi sono che, -da l'ora che si partono di casa loro, a ogni terzo passo s'inginochiano -tanto, che aggiungono a questo idolo; e quando e' vi sono arivati, -lo incensono d'incenso e d'altre cose odorifere, a modo che fussi il -corpo del nostro Signiore, e vengono ad adorare questo idolo dilungi -più di Cº. leghe. E innanzi al munistero di questo idolo (_sic_) è -a modo d'una peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua, nella quale e -pelegrini gettono oro e ariento e perle e pietre preziose sanza numero -per offerta. Quando e ministri dell'idolo ànno bisogno d'alcuna cosa -per la chiesa, subito vanno a la peschiera e pigliono tutto quelo -che è bisogno per la rifezione della chiesa, sì che nulla vi manca, -che subito non sia aparechiato. Item, quando si fanno le gran feste -di questo idolo, come la dedicazione della chiesa, tutto el paese si -viene d'intorno a questo idolo con gran riverenzia; il quale idolo sta -sopra a uno carro molto bene adornato di drappi d'oro di Tartaria; e -così lo menono intorno alla città. Inanzi al carro vanno primamente a -processione ordinatamente, a due a due, tutte le pulzelle del paese; -appresso le pulzelle vanno e pellegrini, che sono venuti dilungi -confini, de' quali pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere in -terra di sotto al carro, sì che il carro colle ruote gli passa a dosso; -alcuni uccidono di subito, altri rompono braccia o gambe; alcuni le -cosce; e tutto ciò fanno per grande divozione e per amor del loro Dio; -e credono che, quanto magior pena e tribulazion patiscono per amor di -questo idolo, tanto più presso saranno a Dio e in magiore allegreza. -E brievemente in diversi modi fanno sì aspre penitenzie, e colli loro -corpi portono e sofferiscono tanti martiri, per amor del loro Dio, che -quasi niuno cristiano arebe ardire portare la centesima parte, per -amore di Giesù Cristo. E poi io vi dico, che innanzi al carro, più -presso, vanno e sonatori del paese con diversi istrumenti, che sono -sanza numero, e fanno fra loro di grande melodie. E quando egl'ànno -circundato tutta la città, e' tornono a la chiesa e rimettono il -loro idolo nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo e per riverenza -della festa egliono uccidono CCº. o CCCº. persone, che di lor volontà -si fanno uccidere, de' quali e corpi son posti dinanzi all'idolo; e -dicono che costor son santi, imperò che, per sua buona volontà, son -morti per amor del loro Dio. E così, come di qua un casato o provincia -sarebe onorata per uno santo che fussi stato di quello o vero di quelli -fatti, de' quali si metterebbono in iscritto per farlo canonezare, così -tengono di là onorati quegli che s'uccidono per amore del loro Dio; -egli gli mettono in iscritto colle loro letanie; e così si vantano l'un -co l'altro, e dicono: io ò più santi del mio parentado, che voi non -avete del vostro! E ànno questa usanza, che, quando egl'anno intenzione -d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per tutti e loro amici, e -con grande abundanzia di pifferi vanno innanzi all'idolo, menando -gran festa; e colui che si debe uccidere tiene nelle mani un coltello -bene aguzato, e tagliasi un pezo di carne, e gittalo nella faccia -dell'idolo, dicendo le sue orazioni, e racomandandosi al suo Dio; e poi -si ferisce e impiagasi in qua e in là tanto, che cade morto. E allora -gli amici presentono il corpo a l'idolo, e dicono, cantando: Guardate, -Dio, che à fatto el vostro leale amico e servidore! lui à abandonato -la moglie, figliuoli, richeze e tutti e beni temporali di questo mondo -e' à rinunziato, per amor di voi, e à fatto sacrificio del suo sangue -e carne; sì che adunque vogliatelo riposare allato a voi, fralli più -diletti da voi, nella gloria del paradiso; perchè egli à bene meritato. -E dopo questo e' fanno un gran fuoco e ardono el corpo, e ciascheduno -piglia della cenere, e sì la conserva in luogo di reliquie: e dicono -che questa è una buona cosa, che di nulla temono, mentre che gl'ànno di -questa cenere sopra di loro. - - -DELL'ISOLA LAMORI E DELLA GENTE CHE IVI ABITA, E LA RAGIONE PERCHÈ -VANNO NUDE; E COME MANGIONO CARNE UMANA, E QUANTI GRADI È TUTTO IL -FIRMAMENTO. - -Da questo paese si va per lo mare Occeano per molte diverse isole e -per molti diversi paesi, [che] il racontare e iscrivere sarebe lungo -e tedioso: però toccherò alcuna principale riviera e città. Da quella -isola, della quale io ò parlato, infino a un'altra terra, che è molto -grande, chiamata Lamori, sono LII. giornate. In questa terra è gran -caldo: la gente del paese à questa usanza, che gl'uomini e le femine -vanno tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono alcuno forestiero -vestito, e dicono, che Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e che -Adam e Eva furono fatti ignudi, e che l'uomo non si dee vergognare di -mostrarsi tale quale Dio lo fece, però che niuna cosa è brutta che sia -naturale. E dicono, che quegli che si ornano, son gente che non credono -in Dio; e egli, dicono, che ben credono in Dio, el quale creò el mondo -e fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli non isposono mai femine, -anzi sono tutte le femine del paese comune, e elle non rifiutono niuno, -e dicono che pecherebono, s'elle rifiutassino gl'uomini, e che Dio -comandò così a Adam e a quegli che discendono di lui, quando disse: -_Crescite et multiplicamini, et replete terram_. In questo paese nissun -può dire: questa è mia moglie; nè alcuna dire: questo è mio marito. -E, quando elle partoriscono, dànno e figliuoli a qualunque gli piace, -di quegli che ànno avuto in sua compagnia. Il simile, tutta la terra è -comune; uno la tiene uno anno, e un altro l'altro; e ciascuno piglia di -quela parte che vuole. Il simile, tutti e beni del paese son comuni, -biade e altre cose, però che niuna cosa sta serrata infra loro nè -ascosa: ciascuno à d'ogni cosa ciò che gli piace sanza contradizione -alcuna; e in tal modo è così rico l'uno, come l'altro. Ma egl'ànno una -cattiva usanza, però che loro mangiono più volentieri carne d'uno uomo, -che di niuna altra cosa che sia; e però el paese è molto abundante -di biade e di pesci, d'oro e d'ariento e d'altri beni. Quivi vanno -e mercatanti e menono a vendere e fanciugli, e quegli del paese gli -comprono; e se son grassi, subito gli mangiono; e se son magri, gli -fanno ingrassare, e dicono che questa è la migliore e la più dolce -carne del mondo. - -In questo paese, e in molte altre terre di là, non si vede il -polo artico, cioè la stella tramontana, la quale è immobile verso -settentrione, ma vedesi un'altra, la quale è al contrario di quella -verso mezo dì, chiamata polo antartico. E come e marinai si governono -di qua per la stella ch'è inverso setentrione, così fanno e marinai -di là per la stella che è verso mezzo dì; sicchè quella di mezzo dì -non appare a noi, nè a loro appare quela di settentrione. Per la qual -cagione si può comprendere, che 'l mondo si è di ritonda forma, perchè -una parte del firmamento apare in un paese, che non appare in un altro: -e questo si può provare per esperienza e per sottile indagazione; -che se si trovassi passaggio di navi e di genti che volessino andare -cercando el mondo, sì vi si poterebe andare con navilii intorno al -mondo e di sotto e di sopra; la qual cosa io l'ò provato, perchè sono -stato inverso la gente di Brabin, et ò riguardato con lo astrolabio, -che la tramontana si è ivi alta LXIII. gradi, e in Alamagna, verso -Boemia, LXVIII. gradi; e più avanti, inverso le parte di Settentrione, -ella è alta sessanta due gradi e alcuni minuti; però che io stesso l'ò -misurato con lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che sono due stelle -tramontane, come è detto di sopra; l'una si chiama Artica e l'altra -Antartica: queste due stelle sono inmobili, e per loro si volge tutto -il firmamento del mondo, sì come una ruota si volta per lo suo mezo, -sì che queste due stelle dividono tutto il firmamento in due parti -eguale, ed è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono andato poi nelle -parte meridionale, e ò trovato verso l'alta Libia, che si vede prima -il polo antartico; e quanto più andavo inanzi a quelle parti, tanto più -ritrovavo questo polo antartico più alto, sì che più inanzi, ne l'alta -Libia verso Etiopia, questo polo antartico era alto XVIII. gradi e -alcuni minuti: li LX minuti fanno un grado. E poi andando verso questo -paese, del quale io v'ò parlato, e verso altre isole e altri paesi, a -l'incontro io trovai l'antartico alto XIII. gradi e VI. minuti; e se io -avesi trovato navile e compagnia per andare più oltre, io mi son certo, -che noi aremo veduto d'intorno la ritondità del firmamento; imperò, sì -come io v'ò detto di sopra, la metà del firmamento è fra queste due -stelle; e questa metà io l'ò tutta veduta, verso settentrione, sotto -la tramontana LXII. gradi e X. minuti; verso le parte meridionale, -io l'ò veduto di sotto l'antartico XXXIII. gradi e XVI. minuti. Ora -la metà del firmamento tiene cento ottanta gradi; e di questi cento -ottanta gradi, io n'ò veduti LXII. in una parte, e XXXIII. in un'altra -parte; che sono novantacinque gradi e quasi la metà d'un grado. E così -mi mancono, aver veduto tutto il firmamento, LXXXIIII. gradi e quasi -la metà d'un grado; e questi non sono la quarta parte del firmamento, -perchè la quarta parte del firmamento è ottanta gradi; sì che ne manca -cinque gradi e mezo della quarta parte: e così io ò veduto le tre -parte della ritondità del firmamento, e V. gradi più, e quasi mezo. -Per la qual cosa io dico certamente che l'uomo può bene ritondare -o vero circundare tutta la terra del mondo, così di sotto, come di -sopra, e ritornare nel suo paese, avendo compagnia di navile, e sempre -ritroverebe buone terre e isole, come in questo paese. E sapiate, -che quegli che sono al diritto di l'antartico, egli sono dirittamente -piedi contrappiedi a quegli che sono al diritto dell'artico; e così -quegli che stanno d'intorno a' poli, per diritta opposizione, stanno -piedi contrappiedi; imperò che tutte le parti del mare e della terra -ànno ne' loro oppositi abitabili o vero trapassabili, e di qua e di -là. E sappiate, che, sicondo che io posso col mio ingegnio vedere -e comprendere, la terra del Prete Giovanni Imperadore d'India, è di -sotto a noi, perchè andando di Scozia, o vero d'Inghilterra, verso -Gierusalem, tutta via si saglie; però che le parte nostre sono ne la -bassa parte de la tera, verso occidente, e la terra del Prete Giovanni -è ne la bassa parte verso oriente: e li indiani ànno il giorno quando -noi abiamo la notte; e così, per contrario, egli ànno la notte, quando -noi inghilesi abiamo el dì; imperò che la terra e il mare sono di -ritonda forma; e quando si saglie da uno lato della terra, alora si -discende dall'altro lato. Ora voi avete veduto di sopra, che Gierusalem -è nel mezo del mondo: questo si pruova per una lancia diritta in -terra nell'ora del mezo dì a tempo di equinozio; la quale, essendo -diritta, non fa ombra dallato alcuno. E che Gierusalem sia nel mezo -della terra, il profeta David disse: _Et operatus est salutem in medio -terræ_. Adunque quegli che si partono di queste parte per andare verso -Ierusalem, tante giornate, quante egli fanno per andare a Ierusalem, -altrettante giornate si può fare, partendosi da Ierusalem, per infino -agli altri confini della estremità della terra di là: e quando si va -alcune giornate verso India, tuttavia si va circundando la ritondità -della terra e del mare per di sotto il nostro paese di qua. - - -D'UNO CHE ANDÒ CERCANDO EL MONDO E RITROVOSSI IN PAESE, DOVE E' SI -PARLAVA IN SUA LINGUA. - -E imperò mi sono maravigliato molto d'una cosa, che io udi' già -recitare, essendo piccolo; come uno valente uomo del nostro paese, -già fu gran tempo, si partì per andare cercando el mondo: il quale, -avendo lui passata tutta l'India e le isole alte di India, dove son -più di semila leghe, per molte stagione, e' tanto andò circundando il -mondo, che trovò una isola, nella quale udì parlare in suo linguaggio, -e vide caricare e buoi e dire quelle parole medesime, che si dicono -in suo linguaggio, o veramente nel suo paese. Di che si maravigliò -grandemente, imperò che non si sapeva dare a intendere a qual modo -potessi essere. Ma io dico, ch'egli era tanto andato per terra e per -mare, che lui aveva circundato infino nel suo paese, dove egli era -conosciuto. Ma lui ritornò indietro per la via onde lui era venuto; e -dipoi stette un gran tempo, e quivi perdè molte delle sue sostenute -fatiche nel suo ritornare indietro, sì come lui medesimo disse; -perchè una volta verso Noverga il sopprese una tempesta fortissima -in mare, per la quale lui fu portato in una grande isola, la quale -riconobe esere quella isola, nella quale egli aveva udito parlare il -suo linguaggio e menare e buoi al carro. E questo fu bene pussibile, -quantunque a la grossa gente pare, che non si possa andare sotto terra, -e che si cascherebe verso el cielo di sotto: ma questo non può esere -altrimenti, che se noi cascassimo da la terra, dove noi siamo, verso il -cielo; però che sì come a noi pare, che noi siamo di sopra a loro, così -a loro pare, che noi siamo di sotto a loro: e se vero fussi, che l'uomo -potessi cadere dalla terra infino al cielo, molto maggiormente la terra -e 'l mare, che sono così grandi e così pesanti e gravissimi, doverebono -più presto cadere infino al firmamento. Ma questo è impussibile, però -che questo non sarebe cadere, anzi sarebe salire e ascendere. E però -dice il nostro Signiore: _Ne timeas me qui suspendi terram in nichilo_. - - -DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA. - -E quantunque sia pussibile circundare tutto el mondo, non dimeno -de mille l'uno non si dirizerebe così bene per ritornare inverso il -suo paese, come fece colui, per la grandeza della terra e del mare. -Si poterebe andare per mille altre vie, delle quali niuna sarebe -perfettamente diritta per ritornare verso le parti donde si mosse[19]; -che quantunque sia pussibile circundare la terra, come ò detto, non -dimeno non poterebe andare nè dirizarsi per la diritta via, se ciò non -fussi fortuna, o per grazia di Dio; perchè la terra è molto grande -e alta, cioè larga; e dura la ritondità d'intorno, di sotto e di -sopra, sanza el mare, ventotto milia CCCCº. XXV. miglia. Di queste, -sicondo l'oppinione degl'antichi e savii, la quale io non ripruovo, -ma sicondo la parvità del mio intelletto a me par di dire, salvo la -lor grazia, che sie più migliaia. E perchè intendiate meglio quelo -ch'io ò detto, io sì ò immaginato una figura, nella quale sia un gran -compasso orbiculare e sperico, in mezo del quale sia un punto, el -quale chiamo centro. E in questo compasso grande ò fatto un piccolo -compasso; poi ò partito tutto il gran compasso in XL. passi, partiti -per le vie diritte, che tutte cominciono dalla superfice del grande -compasso, e sieno terminate al centro del piccolo compasso; doverebe -esere così partito in XL. parte, come il grande, quantunque le parte -sieno minore che e suoi spazii. Or facciamo che 'l gran compasso, il -quale è d'intorno al centro, ripresenti la terra; e conciò sie cosa che -tutti gli astronomi sappino, che 'l firmamento è partito in XII. parte, -cioè di XII. segni, e ciascheduno di questi segni è partito in XXX. -gradi, che verrebe il fermamento eser partito in CCC.º LX. gradi. E il -simile la terra è partita in altrettante parte, e corrisponde ciascuna -parte della terra a un grado del firmamento, che sarebe ottanta -volte trentuno migliaio e cinque cento migliaia, e ciascuno di otto -stadii; sì che tanto à la terra di ritondità e di circuito d'intorno, -sicondo quel che io posso comprendere per lo detto delli Astrolomi, -come io ò detto di sopra. E per meglio intendere il fu giustificato -per termini mensurali, io metterò questa distinzione: _Quinque pedes -passuum faciunt, passus quoque centum viginti quinque stadium dant, sed -miliaria octo faciunt stadia, duplicata dant tibi legam_: una torsa fa -X. piedi. E, seguendo la mia materia, io dico, che non debe dispiacere -a quegli che legono di ciò, che io dico, che una parte di India è -sotto a' nostri piedi, e che per lo simile una parte del nostro paese -è di sotto a una parte d'India dirittamente. A lo opposito, sì come al -diritto oriente è opposto el diritto occidente, e sì come a la parte -meridionale è la parte settentrionale, de le quale io v'ò di sopra -parlato, quantunque a la grossa gente pare che non si possi andare -sotto la tera, e che si deba cadere verso 'l cielo di sotto, così -a noi doverebe parere, che siamo sotto a loro. E se vero fussi, che -l'uomo potessi da la terra al cielo cadere, molto magiormente la tera -e il mare, che sono tanta materia e sì possente e grave, doverebono -cadere infino al firmamento; e questo sarebe impossibile e contro a -natura, perchè non sarebe cadere, ma sarebe salire; e però dice el -nostro Signiore: _Ne timeas me, quia suspendi terram in nihilo_. Ora -tornando: è vero ch'io ò misurato collo astrolabio, che quegli che -stanno nelle parte settentrionale, stanno piè contra piè a quegli che -stanno dalla parte verso 'l mezo dì, e così siamo noi contro a una -parte delle isole di India. E se verso oriente e verso occidente fusson -segni immobili o vero stabili, pe' quali si potessi misurare le parte, -a modo che si fanno le parte che sono verso settentrione o verso mezo -dì, per le due stelle immobile, cioè artico e antartico, certamente -si troverebe l'isole, che a la terra del prete Giovanni serien -declinate. E circundando più la terra di sotto, che non sono le parte -di settentrione e di mezo dì, de' quali io ò fatto menzione di sopra, -io so bene, che io ò fatte più giornate andando verso settentrione e -diritto verso mezo dì, che da occidente verso oriente. E poi che la -terra è ritonda, adunque è altrettanto da settentrione verso mezo dì, -come dal diritto oriente al diritto occidente. Per la qual cagione io -dico come si passa oltre a questa misura: e di sotto a noi circulando -la tera, non è però di sotto più, quantunque si dica per intelligenzia. - - -DELL'ISOLA DI SIMBOR, DOVE GL'UOMINI E LE FEMINE SI FANNO SEGNIARE -NELLA FRONTE CON UN FERRO CALDO PER GENTILEZA; E DELL'ISOLA DI BOTEGON. - -Item, a lato di questa isola[20] di Lamori sopra detta, verso mezo dì, -è un'altra isola, chiamata Simbor. Questa è una grande isola, e il Re -è molto possente; e le gente di questo paese si fanno segniare nella -fronte con un ferro caldo, uomini e femine, per grande nobilità e per -esere conosciuti dall'altra gente, perchè e' si tengono più nobili -che l'altre gente là d'intorno, perchè stanno sempre in guerra con -quela gente nuda, de' quali ò parlato di sopra. Assai apresso questa -isola è un'altra, la qual si chiama Botegon, la quale è molto buona e -abbondevole, con molte altre isole che sono ivi d'intorno, nelle quali -abitano molte diversità di genti: e perchè volendo io parlare di tutte -sarebbe lunghissimo sermone, io non parlerò di tutte, ma piglierò le -più notabile. - - -DELL'ISOLA DI GIANNA, E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI -QUESTO RE, E DEL SUO PALAZO, EL QUALE È UNA COSA MOLTO STUPENDA. - -Assai apresso questa isola di Botegon sopra detta, passando un poco di -mare, è un'altra isola, che è un gran paese; la quale si chiama Ianna, -e circunda quasi dumila leghe. Il Re di questo paese è un gran rico e -possente, e à sotto lui sette altri Re di sette altre isole, che sono -ivi d'intorno. Questa isola di Gianna è molto bene abitata e popolata -di gente. Ivi vi cresce d'ogni maniera di spezie più abundantemente che -altrove, come è gengiovo, chiodi di gherofani, cannella, noce moscade, -zedoc e maci. E sappiate che e maci sono propii a modo che la noce, -e à di fuori una cappannella, dove sta avilupata infino a tanto che -è matura, poi cade fuori; e così è della noce moscada e del mastice. -Molte altre spezie e molte altre cose crescono quivi in questa isola, -perchè d'ogni bene abonda, e d'oro e d'ariento in gran quantità, salvo -che di vino. Il Re à un palazo nobilissimo e maraviglioso molto e il -più rico che sia al mondo: gli scaglioni, per li quali si saglie ne -le sale e nelle camere, son fatti come quadretti d'oro e d'ariento, -e tutte le mura loro, a modo che si dipignie di qua, son coperte -di piastre d'oro e d'ariento; nelle quale piastre sono battaglie e -istorie di cavalieri rilevati; tutti hanno grillande in testa di pietre -preziose e di grosse perle; e tutte le sale e le camere di dentro sono -soffitate e lastricate d'oro e d'ariento sì e talmente, che, chi non -avessi veduto, non poterebe credere le nobilità nè le richeze che sono -in questo palazo. E sapiate, che questo Re di Ianna è un semplice Re -e il più possente Re del mondo; e già spesse volte à voluto el Gran -Cane di Cattai disfarlo, el quale è il più possente imperadore che -sia sotto il firmamento di qua nè anche di là dal mare; e però ànno -spesso guerregiato insieme, però che 'l Gran Cane lo voleva fare suo -tributario e riconoscere la terra da lui, ma costui si è sempre bene -difeso contro di lui. - - -DELL'ISOLA DI PATEM, DOVE SONO ALBERI CHE FANNO FARINA; ALTRI FANNO -VINO, ALTRI FANNO MELE, E ALTRI VELENO; E D'UN CERTO LAGO, NEL QUALE -NASCONO CANNE CHE ÀNNO NELLA RADICE PIETRE PREZIOSE. - -Appresso questa isola, andando per mare, si truova un'altra isola -buona e grande, la qual si chiama Talamasi, e alcuni la chiamono -Patem. Questo si è un gran reame, e il Re del paese à molte bellissime -città e molte belle ville. In questa terra e in questo paese crescono -alberi che fanno farina, de la qual si fa buon pane e bianco e di buon -sapore, e pare che sia di grano, ma non è però di sapore di grano. E -ivi sono altri alberi, che fanno mele buono e dolce; e altri alberi -vi sono, che fanno vino: altri sono che fanno veleno, contra 'l quale -non è altro che una sola medicina, la qual è a bere el proprio sterco -stemperato con acqua; e veramente chi non l'avessi, presto morrebbe, -sì che nè triaca nè altre medicine lo poterebono aiutare. Di questo -veleno avevon mandato e giudei a torre a uno di questi alberi per -velenare tutta la cristianità, siccome io udi' dire alla confessione -nella lor morte; e, per la divina grazia, quantunque fallisse il loro -male proponimento, nondimeno egliono ne feciono grande mortalità. E -se a voi piace sapere in qual modo si fa la farina degl'alberi, io vel -dirò. E' perquotono gli alberi con una accietta atorno a' piedi, sì che -la scorza intorno in molte parte si lieva, e d'indi n'esce un licore -spesso, el quale egli fanno seccare al sole, e poi diventa farina bella -e bianca. El mele, el vino e 'l veleno son tratti dagli altri alberi -per questo medesimo modo, e poi si conservono ne vasegli. In questa -isola è uno mare morto, cioè un lago, al qual non si truova fondo, nè -mai fu trovato; e tutto ciò che cade in questo lago non si truova mai. -In questo lago crescono canne, ch'egli le chiamono Tabi, e sono lunghe -XXX. torse e più. Quivi sono altre canne non così lunghe, le quali -crescono appresso della riva e ànno le radice lunghe IIIIº. aripanti, -o vero tormature[21] di terra e più; e ne' nodi delle radice di queste -canne si truovono pietre preziose di gran virtù. Chi porta una di -queste pietre sopra di lui, non può essere magagnato nè impiagato, nè -di lui tratto sangue con ferro nè con acciaio. E perchè egl'ànno queste -pietre, sì combattono arditamente per mare e per terra, però che arme -niuna non gli può nuocere; ma quegli che ànno a combattere con loro, -che sanno le loro maniere, gli tragono con lor saette e quadregli -sanza ferro: e così gli percuotono e uccidono. E di queste canne ne -fanno casse, navi e altre cose, a modo come noi facciamo di qua d'altri -legnami. Ma non crediate, che io parli per ciancia, nè per menzogna, -avisandovi che io vidi cogli occhi miei canne sì grandi sopra queste -rive, che XX. de' nostri compagni non poterono levare una sola da -terra. - - -DELL'ISOLA DI TALANOCH E DEL SUO RE E DELLA POSSANZA SUA, E DEGLI -ELEFANTI, I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; E DI DUE ALTRE COSE -MARAVIGLIOSE CHE VI SONO. - -Dopo questa isola si va per mare a un'altra isola che si chiama -Talanoch, nella quale è molta abundanzia di bene. Il Re di quel paese -à tante femine quante ne vuole, però che 'l fa cercare le più belle per -tutto il suo paese e pel paese d'intorno, e falle menare innanzi a lui, -e piglia una notte l'una, e l'altra notte l'altra; e così fa lui tanto, -che n'à mille e più, e non giacerebbe con una più d'una notte, cioè -non arebe seco a fare più d'una volta, salvo se una non gli piacessi -più delle altre. Questo Re à gran numero di figliuoli: tale n'à cento, -tale dugento; e alcuni più e altri meno. Questo Re à circa XIIIIº. -mila elefanti privati, e quali si fa nutricare a' suoi villani per lo -paese, perchè a caso di bisogno, avendo a far guerra con alcuno altro -Re d'intorno, egli fa montare gente insu castegli di legname posti -sopra e leonfanti per combatter contro a' suoi nimici: e così il simile -fanno gli altri Re di quegli confini, perchè il modo di guerregiare di -là non è simigliante al nostro ordine di qua. Ivi chiamono gli elefanti -Varqui. - - -QUI SI FA MENZIONE D'UNA GRAN MARAVIGLIA, DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA -RIVA DI QUESTA ISOLA. - -In questa isola è una grande maraviglia, la quale non è in altra parte -del mondo; però che ogni maniera di pescie viene una volta l'anno -dritto alla terra, e sì si gittono alla riva di questa isola, sì che -e' non si vede in mare se non pesci; e ivi stanno tre dì, e ciascuno -del paese ne piglia quanto ne vuole. Poi questa maniera di pesci si -parte, e vienne un'altra; e così l'una maniera drieto all'altra ne -viene per insino a tanto, che di tutte le ragioni del pescie di mare vi -vengono; e così ordinatamente l'una drieto all'altra stanno tre giorni, -tanto che ogni uomo del paese n'abbi preso d'ogni maniera, quanto ne -vuole. E' non si sa la cagione perchè questo si sia; ma quegli del -paese dicono, che questo è per fare riverenzia a loro Re, il quale è -il più degnio che sia, come e' dicono, e perchè il loro Re adempiscie -quello che disse Dio a Adam: _Crescite et multiplicamini_. E, perchè -chi multiplica a questo modo il mondo di tutti li suoi figliuoli, per -questo gli manda el pescie di tutto il mare, perchè e' ne pigli al suo -volere, per lui e pel suo paese; e così tutti e pesci si arrendono a -lui, faccendogli onore come il più eccellente e il più amico di Dio al -mondo, sicondo che dicono. Io non so la ragione perchè è questo: Idio -la sa, il qual sa el tutto, ma questa maraviglia non è punto di natura, -anzi è tutta contra a natura; che gli pesci, che ànno a governare tutto -el mondo[22], si vengono abondantemente a rendere alla morte di lor -propria volontà, sanza che sieno costretti; e però io son certo, che -questo non può essere sanza grande significazione. In questo paese -son chiocciole grande, che nelle case loro molte persone poterebono -abitare e abergare a modo d'una piccola casetta; e altre ve ne sono -minore molto più l'una dell'altra. Vi sono vermini grandi a modo d'una -coscia d'uomo, e sono bianchi colla testa nera; e degli altri ve n'è -minori, della fazione di quegli che si truovano ne' legni marci; e di -questi vermini si fa la vivanda regale al Re e per li gran signiori. E -se uno uomo sposato muore in questo paese, egliono soppelliscono la sua -moglie viva a lato a lui, e dicono che ragion vuole, che ella gli facci -compagnia nell'altro mondo, come à fatto in questo. - - -DELL'ISOLA DI RAFFO, OVE DÀNNO GL'UOMINI A MANGIARE A GL'UCCEGLI. - -Da questa isola si va per lo mare Occeano a una isola chiamata Raffo. -La gente di questa isola, quando gli amici lo' sono amalati, egliono -gli apicono a uno albero, e dicono, ch'egli è meglio, che gl'uccegli, -e quali sono angioli di Dio, gli mangiono, che sien mangiati in terra -da' vermini, che sono così brutti. Da questa isola si va a un'altra -isola, dove son gente di malvagia natura. Questi nutricano di gran -cani, e sì gli tengono per fare istrangolare i lor parenti, quando -sono amalati, perchè egliono non aspettono tanto che muoino della loro -morte naturale, perchè e' dicono, che e' sofferiscono troppo gran pena. -E quando sono così strangolati, si ragunono insieme per mangiarli in -luogo di cacciagione. - - -D'UNA ALTRA ISOLA CHIAMATA MULCA, DOVE SONO CATTIVISSIME GENTE CHE -BEONO SANGUE D'UOMO; E DELL'ISOLA CHE SI CHIAMA TRACONDIA, DOVE SON -GENTE CHE NON PARLONO, MA SIBILLANO. - -Da poi si va per molte isole di mare per insino a una isola, che si -chiama Mulca; e quivi è ancora cattivissima gente, perchè e' non si -dilettono in alcuna cosa, tanto quanto fanno nel battagliare e in -uccidere l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e egliono beono -tropo volentieri sangue d'uomo; il qual sangue chiamono Dan: e quello -che più ne può uccidere, è più onorato fra loro. E se due persone, che -si portino odio, si sono acordati per amici, o vero che alcuni fanno -patto e obligazioni fra loro, fa di bisogno che ciascun bea del sangue -dell'altro, altrimenti la concordia, o patto, o vero obligazione sarebe -nulla: se un facesse contro a tal concordia, o patto, o ubligazione, di -nulla sarebe biasimato nè riprobato. Da questa isola si va per mare, -di isola in isola, infino a un'altra isola che si chiama Tracondia, -ove sono le gente tutte bestiale a modo che inrazionale, e stanno in -caverne che fanno in terra, perchè e' non ànno tanto senno che sappin -fare case; e mangione carne di serpenti e altre brutte cose. Egliono -non parlono, ma sibillano l'uno a l'altro a modo di serpenti, e di -nesuno aver si curono, salvo che d'una pietra preziosa, la quale è -di XL. colori; e però il nome dell'isola è chiamata Tracondia. Egli -amono molto questa pietra, e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono -disiderono solamente la sua belleza. - - -DELL'ISOLA ONGAMARA, DOVE SON GENTE CHE ÀNNO TESTE DI CANI, CHE SI -CHIAMONO CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL SUO RE. - -Dopo questa isola si va per mare Occeano per molte isole infino a -una isola chiamata Ongamara[23], la quale è molto bella e grande e -tiene di circuito più di mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine -di questa isola ànno teste di cani, e son chiamati Cenofali, e sono -gente ragionevole e di buono intelletto, e adorono un Bue per suo Dio, -e ciascuno di loro portono nella testa uno Bue d'oro o d'ariento, -a dimostrazione che egliono amono bene il loro Dio: e vanno tutti -ignudi, salvo che portano uno drappetto per coprire le loro secrete -membra. Eglino sono grandi, forti e buoni combattenti: eglino portano -una targa grande, che gli cuopre tutto il corpo, e una lancia in mano; -e se pigliono alcuno in battaglia, e' lo mangiono. El Re di questa -isola è molto potente e ricco e divoto, sicondo la lor legge, e porta -intorno al suo collo CCCº. perle grosse d'oriente, incordate d'ariento -a modo di pater nostri. E come noi diciamo pater nostri e ave Maria, -contando e pater nostri d'ambra in ambra, così questo Re dice ogni dì -CCCº. prieghi divotamente al suo Dio prima che mangi. E similmente -porta ancora intorno al suo collo un rubino orientale fine, nobile, -lucente, el quale è quasi lungo un piè, e V. dita largo; però che -quando egli elegono il loro Re, egli gli dànno a portare questo rubino -in sua mano; e così lo menono cavalcando d'intorno alla sua città; e -da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti a lui; e il Re debbe portare -tutta via questo rubino intorno al suo collo, perchè se egli non avessi -il rubino, e' non lo terrebono punto per Re. El Gran Cane di Catai à -molto disiderato di questo rubino, ma mai non l'à potuto avere, nè -per guerra, nè per niun modo. Questo Re è molto divoto, sicondo la -lor legge, e molto giusto; per la qual cagione si può andare molto -sicuramente per tutto il suo paese, e portare tutto ciò che gli piace, -che niuno sarebe tanto ardito che rubasse alcuno, imperò che el Re -subito ne farebe giustizia. - - -DELL'ISOLA DI SILLA, E DI MOLTE STRANE E DIVERSE NATURE D'ANIMALI CHE -QUIVI SI TRUOVONO. - -Da questa isola si va a una altra, la qual si chiama Silla, la quale -circunda circa V. Cº. leghe. In questa isola è molto la terra guasta e -diserta, nella quale sono molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli, -che niuno ardisce star quivi. Questi coccodrilli sono serpe gialle e -rossette, e àno quatro piedi, le gambe corte e l'unghie grande: alcuni -sono lunghi sette torse, alcuni X; e dove e' vanno per lo sabbione, -pare che un grande albore vi sia strascinato. Ivi sono molte altre -bestie salvatiche e spezialmente leofanti. In questa isola è una -montagna assai grande, e in mezo di quella è un lago grande, in un -bel piano, et evvi grande quantità d'acqua; e dicono che Adam et Eva -piansono sopra questa montagna Cº. anni, quando furono scacciati del -paradiso, e per lo lungo pianto, delle lagrime loro si fece questo -lago: e nel fondo di questo lago si truova di molte pietre preziose -e perle grosse. In questo lago crescono di molte canne e di grandi -glagos, e sonvi dentro molti coccodrilli ed altre serpe e di grande -sansughe[24]. Il Re del paese, ogni anno una volta, dà licenza a le -povere gente d'entrare in questo lago a pescare di queste pietre; e -questo fa per limosina, e per amor di Dio e di Adam; e ogni anno se ne -truova assai; ma per le serpe e vermi che vi son dentro, e' s'ungono -le mane e le braccia di sugo di limoni e d'altre erbe, e poi non ànno -paura nè di cocodrilli e d'altri vermini. Questa acqua corre e passa -per una costa della montagnia: in questo rivolo si truova gran quantità -di pietre preziose e di perle; e dicono comunemente in questa isola, -che nè serpente, nè bestie salvatiche del paese non tocherebono, e -non farebono male, nè alcuno dispiacere a' forestiere niuno che entri -nel paese, salvo solamente a quegli che son nati nel paese. In questo -paese, e negli altri che sono d'intorno, sono oche salvatiche, che ànno -due teste. E qui son lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e molte -altre bestie diverse. Ivi sono uccegli che non sono di qua da mare. E -sappiate, che in questo paese, e in altre isole d'intorno, el mare è -tanto alto, che pare che penda dall'onde, e che deba coprire tutta la -terra[25]. Io non so perchè modo si possa così sostenere, eccetto che -per la divina grazia: ed è bene tanto alto verso l'alta Libia; e però -dice David: _Mirabiles helactiones maris, mirabilis in altis Dominus_. - - -DELL'ISOLA DI DONDINA, DOVE E' MANGIONO L'UNO L'ALTRO, QUANDO NON -POSSONO SCAMPARE; E DELLA POSSANZA DEL LORO RE, IL QUAL SIGNIOREGIA -LIIIIº. ISOLE; E DI MOLTE MANIERE D'UOMINI, I QUALI ABITONO IN QUESTE -ISOLE. - -Da questa isola, andando per mare verso mezo dì, è un'altra contrada -e larga isola, chiamata Dondina. In questa isola son gente di diverse -nature, perchè il padre mangia el figliuolo, e il figliuolo el padre, -e il marito la moglie, e la moglie il marito. Quando el padre o la -madre o veruno altro di loro amici sono amalati, subito el figliuolo, -o vero altri, vanno al Padre de la lor legge e prieganlo, che voglia -adomandare al suo idolo, se 'l padre morrà di quella malattia, o no. -El Padre della loro leggie allora va, insieme col figliuolo dello -ammalato, innanzi al loro idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è -dentro, gli risponde e dice, che egli non morrà di quella infermità; e -insegna loro in qual modo debba guarire. E allora el figliuolo ritorna -e serve el padre, e fagli ciò che l'idolo gl'insegnò, per insino che -'l padre è guarito. El simile fanno le mogli pe' mariti, e' mariti -per le mogli, e gli amici l'uno per l'altro. Ma se l'idolo dice, che -deba murire, alora il prete va col figliuolo, o cola moglie, o vero -coll'amico a l'amalato, e sì gli mettono un panno sopra la bocca per -torgli il fiato; e così, soffocandolo, lo uccidono. E poi tagliono -il corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro amici che venghino a -mangiare di questo corpo morto, e fanno venire quanti pifferi possono -avere, e così il mangiono con gran festa e con gran solennità. E quando -egliono ànno mangiato la carne, pigliono l'ossa e sì le seppelliscono, -cantando e facendo gran festa e gran melodìa; e tutti e lor parenti, -che non sono stati a questa festa, sono riprobati, e ànno gran vergogna -e dolore, perchè più non sono riputati per amici: e dicono gli amici, -che lor mangiono le carne per liberarlo delle pene, sì com'egli dicono. -E se la carne è troppo magra, gli amici dicono, che egl'ànno fatto -gran peccato averlo lasciato tanto languire e sofferire pena sanza -ragione; se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben fatto, e che -presto l'ànno mandato al paradiso, e non à punto sofferto pena. Il Re -di questa isola è molto possente, e à di sotto di lui liiiiº. isole -grande, le quale io l'ò tutte vedute. Nelle quale isole son molte e -diverse gente; e ciascuna di queste isole à un Re coronato; e tutti -questi Re ubidiscono a lui. In una di queste isole stanno gente di -grande statura, come giganti e spaventosi a vedere. Questi ànno solo un -ochio in mezo la testa, e non mangiono altro che carne e pesci sanza -pane. E in una altra isola, verso mezo dì, stanno gente di brutta -statura e di malvagia natura. Questi non ànno punto di testa, e ànno -gli occhi nelle spalle e la bocca storta a modo che d'un ferro di -cavallo in mezo el petto. In altra isola son gente sanza testa, e ànno -gli occhi e la bocca dietro alle spalle. In un'altra isola son gente -che ànno la faccia tutta eguale sanza naso e sanza ochi, salvo che -due buchi ritondi nel luogo degli ochi, e una boca piatta a modo d'una -sfenditura sanza labbra. In un'altra isola son gente di brutta fatta, -che ànno labbra di sotto la bocca grande, che quando vogliono dormire -al sole, e' si quoprono tutta la faccia di questo labbro. In un'altra -isola sono piccole genti a modo di nani, e tutte sono due tanti magiori -che li pigmei. Questi ànno un piccolo buco in luogo di boca, per lo -quale e' conviene lor pigliare, per un legnio bucato, tutto ciò che -mangiono e beono. Egli non ànno lingua, nè parlon punto, salvo che -egli sibillono, e fanno segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla -mutesca; e così intendono l'uno l'altro. In un'altra isola son gente -che ànno orechie, che gli pendono infino a' ginochi. In un'altra isola -son gente, che ànno piedi di cavallo: questi sono forti e possenti, e -corono forte per modo, che, correndo, pigliono bestie salvatiche, le -quali mangiano. Item, in un'altra isola son gente che vanno in quatro -sopra e piedi e mani loro, come fanno le bestie: questi sono tutti -pilosi, e salgono legiermente sopra gli alberi, come fanno le scimmie, -e così prestamente. Item, in un'altra isola sono ermofroditi, cioè -uomini e femine insieme, che ànno una mamilla dalla parte destra, e -niente da l'altra, e ànno membra d'ogni ragione d'uomini e di femmine; -e usano di quel che gli piace, dell'uno una volta e dell'altro l'altra. -Quando egliono usono el sesso femminino, egli ingenerono figliuole; e -quando egliono usono el mascolino, egli concipono e portono figliuoli. -In una altra isola son gente che vanno sempre co' ginochi molto -maravigliosamente, e pare che a ogni passo debbin traboccare; e da -ciascun piede ànno otto dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son -molte altre maniere di gente, delle quale si potrebe tenere lunghissimo -parlamento, ma perchè la materia mia sarebe troppo lunga, io me ne -passerò assai brevemente. - - -DEL REAME DI MAURI CH'È MOLTO BUONO E GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI -DI QUELLE GENTE. - -Di questa isola andando per lo mare Occeano, verso oriente per molte -giornate, si truova un gran paese e un gran Reame, el qual si chiama -Mauri. Questo paese è in India magiore, e è la migliore terra, e il -migliore paese, e più dilettevole, e abondevole d'ogni cosa, che sia in -possanza de l'uomo. In questa terra stanno molti cristiani e saracini, -perchè il paese è grande e buono. In questo paese sono più di mille -città, o vero dumila città grande, sanza le ville. El popolo è molto -grande in questo paese, più che i' nisuno altro luogo di India: per la -bontà sua[26] nissun dimanda pane per Dio, però che in tutto el paese -non è povero alcuno. Ivi sono bella gente, ma sono molto pallidi e -ànno gl'uomini la barba chiara con pochi peli e lunghi; quasi che uno -uomo non à L. o LX. peli nella barba, un pelo in qua l'altro in là, -a modo d'una barba di leopardo, o vero di gatta. In questo paese sono -le femine molto più belle che i' niuno altro luogo. La prima città di -questo paese, la quale è una lega dilungi dal mare, si chiama Latori, e -è assai più grande che non è Parigi. In questa città è un gran fiume, -che porta navilio, el quale va infino al mare: niuna città è così ben -fornita, come è questa: tutti quegli del paese adorono idoli. In questo -paese tutti gli uccegli sono due volte magiori che di qua: ivi sono -oche bianche e rosse intorno al collo, e ànno uno grosso becco sopra -la testa e sono dua volte[27] magiori che le nostre. E ivi sono gran -quantità di serpi, delle quali e' fanno gran festa, e sì le mangiono -con gran solennità; però che chiunque avessi fatto una gran festa, -e avessi dato tutte le vivande che si sapessi dare, non avendo dato -una vivanda di queste serpi, non arebe fatto nulla; però che niuno -aprezerebe cosa che avessi fatta ma'. Buone città sono in questo -paese, e ivi si è grande mercato di vivere che non saperei dire, nè -io domandare. In questo paese son molte chiese di religione sicondo -la lor legge; e sono in queste chiese idoli grandi come giganti, a' -quali idoli dànno a mangiare il giorno delle feste loro in questo modo: -e' portono le vivande inanzi a loro così calde, come le tolgono dal -fuoco e lasciono ascendere il fummo inverso l'idolo: alora dicono, che -l'idolo à mangiato: e dipoi e riligiosi mangiono di queste vivande. In -questo paese son galline bianche, che, in luogo di piuma, ànno lana -bianca, come pecore. Le femine maritate ivi portono un segnio a modo -che un corno sopra la testa, per esere conosciute da quelle che non son -maritate. In questo paese è una bestiuola chiamata idria[28], la quale -abita in acqua, e vive di pesci. Le gente del paese amaestrono questa -bestiuola per modo, che a lor piacere la gittono nell'acqua, e ne' -laghi, e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola areca fuori presto di -gran pesci; e così ne pigliono quanti ne vogliono. Passammo per questo -paese per molte giornate. - - -DELLA GRANDE CITTÀ DI CASSAGA, E DELLE SUE MANIERE. - -Da questa città è un'altra città[29], la più grande del mondo, la qual -si chiama Cassaga, ciò è a dire, città del cielo. Questa è di circuito -circa L. leghe, ed è così bene abitata, che in una casa stanno ben -XII. famiglie. In questa sono X. porte principale, e di fuora ciascuna -porta, a tre leghe, o vero a quatro, è una gran villa. Questa città -è situata in un lagume di mare a modo che è Vinegia, e sono in detta -città più di XII. mila ponti; e sopra ciascuno ponte sono di forte -torre, ove stanno guardie per guardare la città per lo Gran Cane; però -che questa terra confina col Gran Cane. Da una parte della terra corre -uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi stanno religiosi cristiani, -e spezialmente mediani e mercatanti di molte nazione, perchè el paese -è buono e abondevole. Ivi fanno molto buon vino, il quale chiamono -Bighon, ed è molto possente e grazioso a bere. Questa è una città -reale, dove soleva stare el Re di Mauri o vero Marchi. Per questa città -si va per acqua sollazando e giucando infino a una gran Badia, la quale -è asai presso, dove stanno gente religiose, sicondo la lor legge. -In questa badia son giardini molto grandi e begli, ove sono alberi -di molte maniere di frutti. Fra questi giardini è una montagnia ben -fornita d'alberi, nella quale sono giardini d'intorno, e molte diverse -nazioni di bestie, come sono babuini, scimie, marmote e altre diverse -bestie. E quando el convento di questa badia à mangiato, fa portare -li loro avanzi nel giardino per limosina, e fa sonare una campanella -d'ariento, la quale tiene l'abate nella sua mano; e subito discendono -di questa montagnia queste tale bestie sopra dette, che tre, o vero -quatro mila ivi si riducono a modo che' poveri. E alora li è dato tutte -le reliquie che sono avanzate al convento con belli vasi d'ariento -dorati. Quando queste bestie ànno mangiato, l'abate suona un'altra -campanella, e e' ritornono ne' lor luoghi, donde vennono. Questi -religiosi dicono, che queste bestie sono anime di gentili uomini, che -ivi sono entrate per fare penitenzia, e loro gli dànno da mangiare per -lo amore di Dio; e dicono, che l'anima de' villani, dopo la morte loro, -entrono nelle bestie villane; e così credono fermamante, in modo, che -niuno gli può rimuovere di quella oppinione. Egli nutricono le dette -bestie in gioventù, quando ne possono avere; e egli le pascono de la -limosina, come v'ò detto di sopra. Noi gli dimandamo, se non sarebe -meglio, che egliono donassino quele reliquie a' poveri. Ci risposono, -che nel paese non era alcun povero; e quantunque vi fussi poveri, non -dimeno a lor pareva, che la limosina fussi meglio data a queste anime, -le quali fanno loro penitenzia, e che non sanno ove guadagnare, nè -afaticarsi, che non sarebe nella povera gente, le quali anno senno -e possanza di guadagnarsi le spese. Molte maraviglie sono in questa -città, o intorno pel paese, le quali io non iscrivo. - - -DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA DELLI PIGMEI E DELLA STATURA -LORO. - -Da quella città si va a un'altra città presso a quella a sei giornate, -la quale città è chiamata Chillaffonda, della quale le mura circundan -circa 20. leghe. In questa città sono circa LX. ponti di pietra, e più -begli che io già vedessi mai. In questa città fu la prima sedia del -Re di Mauri, perchè ella è più bella e molto più abondante di tutti -e beni: poi si passa a traverso d'un gran fiume, chiamato Dalai, lo -quale è la maggiore riviera d'acqua dolce che sia al mondo, perchè ove -ella è più stretta, ella è ben IIIIº. miglia, o vero leghe larga. Di -là si va più inanzi, e poi s'entra nella terra del Gran Cane. Questa -riviera passa pel mezo la terra di Pigmei: questi pigmei sono gente di -piccola statura, i quali sono lunghi circa a tre spane, e son begli -e graziosi, uomini e femine, per rispetto della loro piccoleza. Egli -si maritono nella età di sei mesi, e in due, o vero tre anni, sì ànno -figliuoli, e non vivono comunemente più di sei o vero VII. anni; e chi -vive VIII. anni, è riputato vechissimo. Questi pigmei son i più sottili -e' migliori maestri d'opera di seta e di bambagia, e d'ogni cosa che -sia nel mondo. E' fanno spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono -molte volte da loro presi e mangiati. Questa piccola gente non lavorono -terra nè vignia, ma fra loro sono gente grande, come siamo noi di qua, -che lavorono le terre, e sì gli sostengono come fa di bisogno. E quella -gente grande sono da loro scherniti, come noi faremmo loro, se eglino -fussino di qua infra noi. Una buona città infra l'altre v'è dove è -gran moltitudine di questa picola gente, ed è questa città molto bella -e grande. Quando gl'uomini grandi, che stanno fra loro, ingenerano -figliuoli, e' diventono così piccoli, come li pigmei, però che quela -terra è di tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben questa città, perchè -è sua; e quantunque li pigmei sieno così piccoli, niente di meno e' -sono razionali, sicondo il lor tempo, e sanno assai sì di senno e sì di -malizia. - - -DELLA CITTÀ DI IANCAI, E DELLA CITTÀ DI MENCA, E DELLE LORO RICHEZE E -USANZE. - -Da questa città si va innanzi nel paese per molte città e per molte -ville, insino a una città chiamata Iancai; ed è molto nobile, e rica, e -bene situata. Ivi vanno gran parte di mercatanti per ogni mercatanzia. -Questa città val più che niuna altra del paese, perchè el lor signiore -n'à ogni anno d'entrata, sì come dicon quegli della città, L. mila -tome di fiorini d'oro, perchè e' contono ogni cosa a tome. Ciascuna -toma vale X. mila fiorini d'oro, e questo si può bene sommare. Il Re di -questo paese è molto possente; non dimeno è sotto posto al Gran Cane; -e 'l Gran Cane à sotto di sè XII. simile provincie; e in questo paese -sono buone ville. Quivi è una buona usanza, perchè sono alcuni ostieri, -a li quali, volendo far festa, o veramente convito, si dice: fatemi -aparechiare domane per tanta gente da mangiare; dicendogli propio -tutto el numero, e le vivande manifestandogli; e dicendogli: io voglio -ispendere ancora tanto, e non più. Subitamente l'oste farà aparechiare -sì pulitamente, che di nulla vi fallerà; e più presto e con assai meno -spesa, che non farebe nella sua propia casa. E da questa città, lungo -V. leghe, verso il capo di questa riviera di Dalai, è un'altra città, -chiamata Mencha. In questa città si truovono grandissimi navilii, e -sono tutte le nave bianche, come neve, per la natura del legnio, e -sono grandissime e bellissime navi e bene ordinate; ne le quali sono -sale con camere; e sono così bene ordinate e adobbate, come fussino in -terra, edificate in una casa. Poi si va, per lo paese, per molte ville -e per molte città insino a una città che si chiama Lenterim, la quale è -di lungo otto giornate dalla città sopra eletta. Questa città sta sopra -una riviera grande e larga, che si chiama Caromoran: questa riviera -passa pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el paese, quando ela -cresce troppo. - - -DELL'ISOLA DI CATAI, E DELLE CITTÀ CHE IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN -CANE, E DELLE SUE MAGNIFICENZIE. - -Catai si è un'isola bella e buona, e mercatantesca, e rica. Ivi vanno -ogni anno e mercatanti per ispezie e per altre mercatanzie più che non -vanno altrove. E sapiate, che' mercatanti, e quali vanno da Genova -e da Vinegia e da l'altre parte di Lombardia e di Romagna, e' vanno -per mare e per tera XII. mesi, e anche più, prima che possano venire -a l'isola di Catai, la quale è principale Reame di tutte le parte di -là e del Gran Cane. Da Catai si va verso oriente di molte giornate, e -truovasi una buona città, fra l'altre, chiamata Sugramarcho. Questa -è una città me' fornita del mondo di seta, di spezie e d'altre -mercatanzie in grandissima quantità. Poi si va più innanzi, verso -uriente, a un'altra città antica, la quale è ne la provincia di Catai: -e, allato a questa città, gli tartari ànno fatto fare un'altra città, -che si chiama Caadonia, la quale à XII. porte, e trall'una porta e -l'altra sì à una gran lega, sì che le due città, cioè la vechia e la -nuova, ànno di circuito più di XX. leghe. In questa città è la sedia -del Gran Cane in un grande e nobilissimo palazo: le mura di quello -circundono circa a due leghe e più. Questo palazo è pieno di dentro -d'altri palazi, e dentro v'è un giardino e un monte, sopra el quale -è un altro palagio, il quale è il più bello e il più ricco che si -potessi divisare nel mondo. Intorno al palagio e 'l monte sono fossi -grandi e profondi pieni d'acqua, e allato vi sono gran peschiere da -una parte e dall'altra: e ivi si è un bel ponte per passare e fossi. -In queste peschiere sono oche salvatiche, anitre, cisoni e anghironi -sanza numero; e intorno le fosse e le peschiere è un gran giardino -tutto pieno di bestie salvatiche; sichè il Gran Cane, quando e' vuole -avere di queste bestie e uccegli salvatichi, egli va a cacciare, e -pigliane da la finestra sanza uscir fuori de la sua camera. Questo -palazo, dove è la sedia, è molto grande e bello d'intorno, del quale -nella sala sono XXXIII. colonne d'oro fine, e tutte le mura sono -coperte di dentro di belli coiami rossi di bestie chiamate pathios, -le quale sono molto odorifere; sì che, per lo buono odore delle pelle, -nissuno cattivo aere vi poterebe stare nè entrare nel palazo; e' peli -di quelle pelle son rossi a modo di sangue, e lucono contro al sole, -che quasi niuno vi può guardare. Molte gente adorono queste bestie, -quando le veggono, per la lor virtù grande; e, per la virtù che ànno, -egliono apprezono tanto queste pelle, più che piastre d'oro. In mezo -di questo palazo è un tribunale per lo Gran Cane, tutto lavorato d'oro -e di pietre preziose e di perle grosse; ed è quadrato per ogni cantone -de la quadratura; e in su ogni canto di questo tribunale sono IIII. -serpe, tutte d'oro; e d'intorno, alquanto largo, vi sono un Re e una -Reina fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle grosse, le quale -pendono atorno a questo tribunale; e di sotto a questo tribunale sono -condotti delle bevande che si beono nella corte dello imperadore; e, -a lato a questi condotti sono molti vasi d'oro, colli quali quegli -del palazo beono al condotto. La sala del palazo è molto solennemente -ornata, e molto maravigliosamente bene aparechiata d'ogni cosa che -si può aparechiare. Primamente, a capo della sala, è el trono dello -imperadore, ben alto, dove e' siede a la tavola, ed è adornata di fine -pietre preziose e ricamature intorno d'oro, le quali sono tutte piene -di pietre preziose e di perle grosse; e' gradi, pe' quali si saglie, -sono tutti di diverse pietre preziose e di fine oro. Da la sinistra -parte del seggio dello Imperadore, è il seggio della sua prima moglie, -e è un grado più basso del seggio dello Imperadore, e è di diaspro -ricamato d'oro e di pietre preziose. E poi segue el seggio della sua -seconda moglie, e è un grado più basso che quello della prima, e è -di diaspro lavorato così come l'altro. Lo terzo seggio, che v'è, si è -quello della sua terza moglie, e è un grado più basso che il secondo; -imperò che lo 'mperadore à tuttavia tre moglie in qualunque parte si -sia. E, dopo le sue moglie, in quel medesimo luogo, siedono le donne -e fanciulle del suo lingnagio, ancora più basso, sicondo la loro -condizione; e tutte quelle che sono maritate ànno uno piede contrafatto -d'uomo sopra le loro teste, lungo circa d'uno cubito, lavorato tutto -di perle grosse di oriente, e di sopra lavorato di penne lucente di -pagone, o vero di collo di grù, a modo che un cimiero, o vero d'un capo -d'elmetto, a dimostrare, che ele sono in subiezione e sotto e piedi -de l'uomo; e quele che non sono maritate none portono. Da la destra -parte de lo 'mperadore siede prima el suo primogenito, il quale debe -regnare dipoi lui, e siede un grado più basso che lo 'mperadore, a -modo che quegli delle imperadrice stanno; e dapoi segue quegli del suo -lignaggio, sicondo le loro condizioni. Lo imperadore à la sua tavola -fatta d'oro e di pietre preziose e di cristallo bianco, intarsiata -d'oro e de amatisto e di legno aloes, che viene di paradiso; e d'avorio -bianco ricamato d'oro. E ciascuna delle sue mogli à una tavola di -per sè e' suoi figliuoli, e altri gran signori che seggono presso a -lui: per lo simile non è tavola ivi, che non vaglia un gran tesoro. -E sotto la tavola dello Imperadore seggono IIII. uomini litterati, -e quali mettono in iscritto tutto quelo che dice lo 'mperadore, -o ben o male che sia; però che si conviene ritenere tutto ciò che -dice, perchè egli non può mutare o stornare la sua parola. Inanzi a -la tavola dello imperadore sono gran feste: ivi sono tavole d'oro, -e pagoni d'oro ismaltati molto nobilmente, e sonvi di molte altre -maraviglie d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto nobilmente, e sonvi -molte altre cose e d'altre maniere: e fanno questi uccegli ballare, -danzare e cantare sopra le tavole, percotendosi le palme; e di ciò -fanno gran festa e buffoneria. Io non so se questo sia per artificio, -o per nigromanzia. Ed è pure una bellissima cosa a vedere e una gran -maraviglia, come ciò possa essere; ma questo posso bene io dire, che -queste sono le più sottil gente in ogni scienzia, nella quale egli -s'intromettono. In ogni artificio che sia, o che possa esere per lo -universo mondo, egli el sanno bene; e per questa cagione e' dicono, -ch'e' vegon ben da due occhi, e i cristiani non vegono se none da uno -occhio; però che egliono sono e più sottili da poi loro, ma tutte -l'altre nazione sono cieche in opere e in iscienzia. Io durai gran -fatica per sapere il modo con che fanno ciò, ma il maestro mi disse: -io ho botato a Dio immortale di non lo insegnare ad alcuno, ecetto al -primo mio genito, e così voglio oservare. Item, di sopra alla tavola -dello imperadore, cioè da un lato della sala, è una vigna tutta messa -a oro fino, la quale à molti grappoli e racimoli di pietre preziose di -diversi colori, come bianche, gialle, rosse, verde, nere. Le bianche -sono di cristallo di berillo e di yris; le gialle sono di topazzi[30]; -e li rossi sono di rubini granati e di albandina; li verdi sono di -smiraldo, di perides e di grisolido; e i neri sono di onichini; e sono -così bene lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve. E inanzi a la -tavola istanno e gran baroni e gli altri che egli servono, e non v'è -uomo di tanto ardimento, che vi dicessi una parola, non parlando a lui -lo 'mperadore, salvo che e pifferi[31], che dicono canzone e giuochi -e altre cose per sollazzo dello imperadore. Tutti e vasi, con che si -serve nelle sale e nelle camere, son di pietre preziose, spezialmente a -le gran tavole; o che sono di diaspro, o di cristallo, o di ametisti; -e sonvi tazze e cuchiai di smeraldo e di zafiro e di topazio e di -peridos e di molte altre pietre: e sonvi ancora vasellami d'oro -fine e di ariento. Non ve n'è però alcuno che eglino aprezino tanto -l'ariento che e' si degnino fare vasi, ma d'argento fanno i gradi, e le -colonne e aparamenti delle sale e delle camere. Item, inanzi a l'uscio -della sala stanno molti baroni e cavalieri a ciò che niuno entri -sanza comandamento e volontà dello imperadore, salvo che' servidori -e ministri dello ostello e quali entrano e escono a loro volontà, e -nessuno altro è tanto ardito che ardisca apressimarsi a l'uscio della -sala. E sapiate che i miei compagni, e io insieme lo servimo al soldo -per ispazio di XV. mesi contra il Re di Manthi, col quale aveva guerra; -e la cagione fu, che noi avavamo disiderio grande di vedere se lo -stato, la nobiltà, l'ordine e il governo della corte sua era tale qual -noi avavamo udito. E certo noi trovamo nella corte sua asai più ordine, -nobilità, eccellenzia e maraviglia di quello che c'era stato detto, e -giamai creduto non l'aremo, se non avessimo veduto; però che a pena -niun potrebe credere la nobilità e la moltitudine della gente che è -nella sua corte, se non lo vedesse; perchè ivi non è come di qua; che' -signiori di qua vanno con poca gente, cioè con poco numero, e 'l Gran -Cane à ogni dì, a suo spese, gente quasi sanza numero. Ma l'ordine, -e il costume, e il vivere, la onestà e la netteza non sono simile a -quelle di qua, però che ivi la comune gente mangia sanza tovaglia, -sopra piedi e sopra ginochi, e mangiano di ciascuna maniera di carne, -e poco pane; e dopo mangiare si forbono le mane alle giornee, e non -mangiono altro che una volta el dì: ma lo stato del gran Signiore è -grandissimo, e richissimo, e nobilissimo. E quantunque alcuni sieno -che non credono, e tengono a favola e bugia quel ch'io discrivo della -nobilità di sua persona, di suo stato, di suo cortesia e del grande -ordine di gente che tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte delle -maniere e dell'ordine di lui e della sua gente, sicondo che io ho -veduto molte volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se gli piace; e -chi nol vuol credere, sì lasci stare, però che io so bene, se alcuno è -stato nel paese di là, quantunque non sia stato infino al luogo dove -sta il Gran Cane, arà udito parlar di lui e del suo stato tanto, che -legiermente mi crederà. E quegli che saranno stati nel luogo e nel -paese, o vero nella stanza del Gran Cane, saperranno ben se io dico il -vero; sì che per quegli che nulla sanno e non credono altro che quello -che egli vegono, non lascerò di scrivere una parte di lui e del suo -stato che mena quando va da uno paese all'altro, e quando egli fa feste -solenni. - - -PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI DISCESE, E DEL NOME DE' SETTE -LINGUAGGI DI BARBERIA. - -E inprimamente iscriverò la cagione, perchè lui è chiamato Gran Cane. -Voi dovete sapere che, dapoi el diluvio, esendo il mondo distrutto, -rimase Noè co la sua famiglia. Noè aveva tre figliuoli, cioè Cam, Sem -e Iafet. Cam fu colui che rise del padre, quando innebriò per lo bere -del vino, addormentato e discoperto, e però fu maladetto; ma gli altri -tre suo frategli, di ciò dolendosi, copersono el padre. Questi tre -frategli presono tutta la terra in libertà. Cam per sua crudeltà prese -la parte orientale, chiamata Asia, la minore e la magiore: Sem prese -Africa, e Iaphet Europa, e però in tre parte è la terra divisa. Cam -fu el maggiore e 'l più possente dei suo frategli; e di lui discese -più generazioni che degl'altri. Di Cam nacque Chus, del qual nacque -Nebroth gigante, el quale fu primo Re al mondo, el qual fece la torre -di Babillonia. Colle femine della generazione di questo Cam giacevono -e dimonii, e ingeneravono gente diverse, come sono monstri e gente -sfigurate; alcuni sanza testa, alcuni con gli orechi grandi, alcuni -con uno ochio, altri con piè di cavallo e con altri membri disformi. -Dalla generazione di Cam discese la pagana gente, e la diversità delle -gente che son nelle isole del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli -era il più possente, e niuno poteva contastare a lui, egli si facea -chiamare figliuol di Dio, e superiore di tutto 'l mondo: e per questo -Cam, tutti gl'imperadori poi son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli -di Dio per natura, e superiori di tutto el mondo, e così si chiaman -nelle sue lettere. E della generazione di Sem discesono e giudei e' -saracini. Della generazione di Iaphet sono discesi li occidentali, che -stanno in Europa. Questa oppinione ànno e giudei e' saracini, e così -m'ànno dato a intendere, prima ch'io andassi in India, cioè che per la -detta ragione lo imperadore de' Tartari era chiamato Cane: ma quando -io fui in India, io trovai altrimenti essere la cosa: nondimeno gli -tartari e quegli che stanno nella grande Asia discesono da Cam, ma lo -imperadore di Catai non si chiama punto Cane, anzi Cam; e io vi dirò -el vero, e in che modo si chiama Cam. Non sono ancora Cº. e LX. anni -passati, che tutta la tartaria era in subiezione e in servitù d'altre -nazione d'intorno, però ch'egli erono tutti bestiali, e era la vita -loro come bestie nelle pasture. Ma tra tutti questi tartari erone -sette principali nazioni, le quali erono superiori a tutti loro; de -le quali e primi erono chiamati Tartari; e da questa nazione pigliò -el nome tutta Tartaria, però che questi erono più nobili e li più -appregiati degli altri. Il sicondo lingnagio era chiamato Fhanghut, -el terzo Bionch, il quarto Vilar, il quinto Semoth, el sesto Mongil, -il settimo Coboch. Del primo lingnaggio fu uno valente uomo vecchio, -non ricco chiamato Canguis[32]: giacendo una volta costui nel suo -letto e dormendo, per visione gli parve, che gli venisse inanzi un -cavaliere armato di bianche arme, il qual gli disse: Cam, dormi tu? -a te mi manda Dio immortale: i' vo' che tu dica alli sette lingnaggi, -che tu se' lo' mperadore, però che tu conquisterai il paese che è qua -d'intorno, e li confinanti saranno i' nostra subiezione, sì come voi -siete stati nella sua, perchè questa è la volontà di Dio immortale. -Venendo la mattina, Canguis si levò, e andò a dire alli sette lingnaggi -ciò che gli aveva detto el cavaliere; e i sette lingnagi feciono -beffe di lui, e dicevono che lui era impazato. Onde lui si partì -tutto vergognioso: e la notte seguente el bianco cavaliere venne a li -sette lingnaggi, e comandogli da parte di Dio immortale, che eglino -facessono Canguis loro imperadore, e che egliono sarebono fuori di -subiezione e di servitute, e torrebbono gli altri regni intorno a -loro nella loro subiezione. Onde la mattina egli elessono quello -Canguis per imperadore, e sì l'assettorono sopra uno feltro nero, e, -insieme col feltro, egli lo levorono alto con gran solennità, e sì -lo assettorono in una cathedra, e tutti gli feciono riverenzia, e sì -lo chiamorono Cam, a modo che aveva detto il bianco cavaliere. Quando -costui fu talmente eletto, e' volle assagiare, se si potessi fidare in -loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti; e fece fare molti statuti -e ordini, chiamati Isacham. El primo statuto fu, che egli ubidisono -e credessino in Dio immortale e onnipotente, al quale piacesse di -tragli di servitute, e 'l quale sempre chiamassono in adiutorio nei -loro bisogni. L'altro statuto fu, che tutti gl'uomini del paese che -potessino portare arme, fussino numerati, e che a ciascuna decina fusse -dato uno maestro; et a venti, uno altro, e a Cº. uno capo, e a M^e. un -capitano. Da poi comandò a tutti e principali dei sette lingnagi, che -egli lasciassono e rinunziassono ciò che avevono di bene di redità, e -che in quell'ora poi rimanessino contenti di ciò, che farebe di sua -grazia: egliono lo feciono subito[33]. Da poi fece un altro oribil -comandamento a tutti e principali sopradetti, che ciascuno faciessi -venire il suo primo genito, e con loro propie mani ogni uno tagliassi -il capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna: e subito fu compiuto -el comandamento. Quando el Can vide che e' non contradicevono a cosa -alcuna che e' comandassi, si pensò che molto bene si poteva fidare; e -presto comandò loro, che fusino tutti aparechiati in arme per seguire -la sua bandiera; e poi per forza sottomettesse tutte le terre che sono -d'intorno. E avenne, che, un dì cavalcando el Cane con poca compagnia -per riguardare la forza del paese, che egli aveva guadagnato, si -riscontrò con gran multitudine di suoi nimici; e ivi fu il suo cavallo -morto e lui abattuto. E vedendo la gente sua i' lor signiore abattuto, -e credendo che fussi stato morto, tutti si missono in fuga; e i nimici -gli seguitorno apresso, e non si avidono, che per la lor fuga lo -imperadore s'andò ascondere per un picolo e spesso bosco. E ritornati -i nimici dalla fuga, andorono a cercare pel bosco, se vi trovasino -alcuno ascoso. Molti ne trovorono e missongli a morte; e mentre -ch'egl'andavano cercando verso el luogo, dove era el Cane, vegono sopra -uno albero, dove era il Cane, nascoso uno uccello chiamato Rub. Allora -dicevano fra loro, che poi che quelo uccello stava sopra quell'albero, -ivi non era alcuno riposto; e così nelle altre parte tornorono. Lo -imperadore, salvato dalla morte, si partì di notte a salvamento, e -inverso la gente sua andò, la quale molto fu lieta della sua venuta -e renderono grazie a Dio immortale e a quello uccello, per cui si fu -salvato i' lor signore; e però sopra a ogni altro uccello del mondo -egli onorono quello, e se possono avere della penna, la serbono in -luogo di reliquie e conservono molto preziosamente, e la portono sopra -loro teste, e credono, quegli che la portono, essere difesi da ogni -pericolo. Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare sopra quelli che -l'avevono asalito, e tutti gli distrusse e misse a servitute. Quando -il Cane ebe guadagnato e sotto poste le terre e 'l paese d'intorno -di qua dal monte di Beliam, el bianco cavaliere un'altra volta venne -a lui dormendo, e disse a lui: Cam, la volontà di Dio immortale e -onnipotente è, che tu passi el monte Belliam, e guadagnerai le terre, -e sottometterai a te molte altre nazioni; e perchè tu non truovi bene -passaggio per andare verso quel paese, và al monte Beliam, el quale è -sopra el mare, e inginochiati IX. volte verso oriente, al nome di Dio -immortale. e a lui chiedi che ti mostri il camino dove tu puoi passare. -El Cane fe' a quel modo che gli fu comandato, e di subito el mare, che -toccava el monte, si ritrasse adietro, e dimostrava una via larga e -bella VIIII. piedi. E in tal modo passò colla sua gente, e per quelle -VIIII. inginochiate, e per li VIIII. piedi della via, dall'ora in qua -el Cane e tutti e Tartari ànno auto e anno il numero VIIII-nario in -gran riverenzia. E per questo, quando lui vuole presentare o cavagli, -o ucegli, o archi, o frutti, o qualunque altra cosa, tutta via manda -il numero di nove, e il presente è più degnamente ricevuto, che se -fusse Cº. o CCº.; perchè a lor pare, che questo numero sia santificato, -però che 'l messaggio di Dio immortale el costituì. Dopo che 'l Cane -ebe guadagnato el paese di Catai e sotto posto molto paese intorno, -lui cadde in malattia, e ben conobe, ch'egli dovea murire, disse a' -XII. suo figliuoli, che ciascuno di loro gli portassi una delle sue -saette. Subito lo feciono; e poi disse, che tutte a XII. fussono legate -insieme con tre legami: e, così legate, dette al primo suo figliuolo, -e disegli, che le rompessi tutte insieme: el figliuolo si sforzò di -romperle, ma non potè. El Cane comandò al sicondo figliuolo che le -rompesse; e così da l'uno a l'altro, ma niun di loro le potea rompere. -Dipoi disse il Cane al più giovane: separa l'una da l'altra, e rompi -ciascuna di per sè; e così fece. E poi disse el Cane al primogenito -e agl'altri, perchè cagione non l'avevono rotte? Risposono, che non -potevono, perchè erono legate tutte insieme; e egli disse: perchè egli -l'à rotte el vostro minor fratello? però che eron separate l'una da -l'altra. E allora disse el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi, -imperò che, mentre che sarete legati insieme di tre legature, cioè -d'amore, lealtà e di concordia, niuno vi poterà agravare; ma se voi -sarete separati da questi legami, sì che l'uno non aiuti l'altro, vo' -sarete distrutti e annichiliati. Adunque argomentatevi, e ricordatevi -del mio consiglio: onoratevi e amatevi l'un l'altro, chè sarete -signiori e superiori di tutto: e, fatti gli ordini suoi, si murì. - -Dopo lui sì regniò Othetana Can con suo primo genito, e gl'altri -fratelli suoi andoro a guadagnare altri paesi e molti regni, infino -alla terra di Prussia e di Rossia: e tutti si feciono chiamare Can; -ma erono però sotto l'ubidienzia del lor primo fratello; sì che per -questa cagione fu lo 'mperadore chiamato Cam; e dappoi successono tutti -gli altri. Dopo Otetana Cam, regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam[34], -e questo fu buon cristiano battezato, e dette a tutti e cristiani -lettere[35] di perfetta pace, e mandò suo fratello Alaon con gran -multitudine di gente per guadagnare la terra santa, e per ridurla -nelle mani de' cristiani, e per distruggere la lege di Maometto, e per -pigliare el Califfe di Baldach, che era signiore et imperatore di tutti -e saracini. E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro vi fu trovato, -che appena ne doveva esere altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece -venire el Calife inanzi a sè, e dissegli per qual cagione e' non aveva -tolti molti soldati per una parte di questo tesoro, per difendere il -suo paese; e lui rispose, che si credeva assai avere di questi del -suo paese propio. Allora disse Alaon: tu fusti a modo che Dio tra' e -saracini, e li Dii non debono mangiare vivande mortale; imperò tu non -mangerai altro che pietre preziose, e 'l tuo tesoro, che tu avevi tanto -acomulato e tanto ragunato e amato. E fecelo mettere in prigione, e -tutto il suo tesoro appresso a lui: e quivi si murì di fame e di sete. -E dappoi Alaon arebbe guadagnato tutta la terra di promissione e messo -nelle mani di cristiani, ma il Gran Cane murì fra quel termine; onde la -impresa rimase tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò Cobilla Cam, el -qual fu cristiano e regniò XLII. anni: edificò la gran città di Ieuis -in Catai, la quale è assai magiore di Roma. Gli altri Cam, che vennono -dappoi, diventorono pagani, e così e successivi, tutti sono stati -pagani infino al presente. - - -DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA -FESTA, E DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO A TAVOLA, E DELLI SAVI -CHE VI SONO, E DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STUPENDE. - -El Gran Cane è el più possente imperadore che sia sotto il firmamento, -e così si chiama per titolo nelle sue lettere: _Cam, filius Dei -excelsi, omnium universam terram colentium summus Imperator, et Dominus -omnium dominantium_. Le lettere intorno al suo suggello suonano -talmente, cioè: _Deus in cœlo, et Cam super terram, eius fortitudo -omnium hominum Imperatoris sigillum_. E così è scritto nel suo piccolo -sigillo. E quantunque questo imperadore non sia di presente cristiano, -niente di meno lui e tutti e tartari credono in Dio immortale e -onnipotente. E quando egli vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio sa -bene, che tu ti comprasti quello che io ti farò: tal cosa dicendogli, -ciò che voglion fare. Poi che io v'ho detto la cagione, per la quale -lo imperadore si chiama Cane, iscriverò ora il governamento de la -corte sua, quando egli fa festa solenne, cioè le quattro principale -feste dell'anno. La prima festa è de la sua natività; l'altra della -sua presentazione nel luogo di Moisach, cioè nel tempio dove fanno una -maniera di circuncisione: le altre due feste sono di duoi loro idoli; -la prima quando l'idolo fu prima posto nel tempio e intronizzato[36]; -l'altra quando l'idolo cominciò a parlare, o vero o fare il primo -miracolo. Altre feste solenne non fanno, se non quando un de' suo -figliuoli pigliassi moglie. Or sappiate, che a ciascuna di queste feste -è grandissima copia di popolo, e molto ordinato e armato per migliaia -e per centinaia e per decine; e ognuno sa ben chi el debe servire, e -ciascuno si è ben acorto e atento a quelo che gl'apartiene; che non v'è -difetto alcuno. Prima vi sono quatro mila baroni, richi e possenti, -per guardare e ordinare la festa e per servire lo 'mperadore. Queste -feste solenne son fatte di fuori nelle tende fatte di drappi d'oro di -Tartaria e di camosciato, molto nobilissimamente. Tutti questi baroni -ànno corone d'oro sopra le teste loro, molto nobile e molte riche, -lavorate di gran pietre preziose e di perle grosse orientale, e tutti -son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o vero di camossciato, e -più pulitamente che nel mondo si potessi pensare nè scrivere. E sono -queste vestimenta tutte fregiate d'oro d'intorno e lavorate di pietre -preziose molto ricamente; e non dimeno drappi d'oro e di seta sono -quivi a miglior mercato, che non sono di qua e panni di lana. Questi -quatro mila baroni sono partiti in quatro parte, o sia compagnie; e -ciascun migliaio è vestito di drappi d'un colore solo, e sono così bene -adornati ricamente, che è una maraviglia a vedere. El primo migliaio, -il quale è di duchi, di conti e di marchesi e d'amiragli, son vestiti -di drapi d'oro, tessuti di seta verde, e ricamati d'oro e di pietre -preziose, al modo come io ò detto di sopra. El sicondo migliaio è -vestito tuto di drappi di colore di diaspro e di seta vermiglia, -tuta fregiata a oro e a perle, molto nobilissimamente lavorate. El -terzo migliaio è vestito di drapi di seta purpurina di India. El -quarto miglaio è vestito di drapi bianchi, e tute le lor veste sono -nobilissime e pulitamente lavorate d'oro, di pietre e perle, chè uno -uomo di nostro paese, avendo una sola di queste veste, potrebe per -vero dire, che mai non sarebe povero; però che le lor pietre e perle -varebono un gran tesoro di qua, più che non fanno di là. E, in tal -modo aconci e chiamati, vanno ordinatamente a due a due inanzi a lo -'mperadore sanza parlare, inclinandosi solennemente. Ciascuno di loro -porta inanzi a sè una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o di cristallo, -o di ametiste: inanzi a loro vanno tutti e pifferi, sonando di molti -e diversi strumenti. Quando el primo migliaio è passato, e fatto la -sua mostra, e' si tirano da lato a una parte. Poi passa oltre l'altro -migliaio, e così el terzo, e anche il quarto, a uno modo; nè uno solo -v'è che parli una sola parola. A lato a la tavola dello imperadore, -il quale siede in tribunale, seggono di molti filosafi e savi di -molte scienzie, come d'astronomia, di geometria, di negromanzia, di -idromanzia, di augurii e di molte altre scienzie. Alcuni di questi -filosafi ànno, inanzi a loro, astrolabii, sproni d'oro, vasi d'oro -pieni di sabione, teste di morti, ne le quali fanno parlare maligni -spiriti; e alcuni vaselli d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli d'oro -pieni d'acqua; altri d'olio; altri di vino; oriuoli d'oro e molti altri -loro istrumenti, sicondo le loro scienzie. A certe ore, quando pare a -loro, e' dicono a' suoi vassalli e a' famigli, che tutta via stanno -inanzi a loro, disiderosi e pronti per fornire e loro comandamenti: -fate pace. Allora dicono e famigli: fate pace; ascoltate. Poi dicono -e filosafi: ciascuno faccia riverenzia, e fortemente inchini allo -imperadore, il qual è figliuol di Dio e signior superno di tutto -il mondo, perchè l'ora è di presente: e ciascuno abassa el capo a -terra. Poi dicono questi filosafi: levate su. Poi a un'altra ora -dirà un filosafo: mettete il vostro piccol dito nell'orechio vostro: -e subitamente egli el fanno. E un'altra ora dirà un altro filosafo: -mettete la vostra mano inanzi alla vostra bocca: e egli il fanno. Poi -dice un altro: mettete la vostra mano sopra la vostra testa: e egli -subitamente el fanno. Poi dice, che egli la levino; e così fanno. E in -questo modo, d'ora in ora, gli dicono diverse cose; e dicono che queste -cose ànno grandissimo misterio. Io gli domandai da parte, qual misterio -e qual significazione avevono queste cose. Egliono mi risposono, -che l'abassar le teste in questa ora aveva così fatto misterio, che, -tutti quegli che l'avevono abassata, sarebono sempre ubidenti a lo -imperadore, che nè per doni nè per promesse poterebono mai esere -corroti, nè, per alcuno avere, inclinati a fare alcuno tradimento. Di -mettere il dito nell'orechie dicevono, che niuno di quegli poterebe -mai udir cosa contro a lo imperadore, che subito non gliene dicessino, -se ben fussi il padre, figliuolo o fratello che 'l dicessi. E così di -ciascuna persona o di cosa ch'egli dicono o fanno fare, eglino dànno -diversi misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa che appartenga -allo imperadore nè drappi, nè panni, nè veruna altra cosa, salvo che a -quella ora che dicono e filosafi, e' non moverebono un passo, se none a -punti di stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si fa guerra, o vero -cosa a lui contraria, questo subito e filosafi e negromanti el vegono, -e dicono a lo 'mperadore, o al suo consiglio: Signiore, di presente -nella terra vostra, o in tal parte, si fa la tal cosa. E subito lo -'mperadore manda gente verso quella parte, e fa la sua providigione. -Quando e filosafi ànno così fatto e suoi comandamenti, e' pifferi -cominciono a sonare, e ciascuno el suo istromento, l'uno e poi l'altro, -e fanno una gran melodia. Quando ànno sonato un gran pezzo, uno de' -pifferi dello imperadore monta alto sopra una sedia lavorata molto -nobilmente, e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si tace. Da poi -vengono tutti quegli del parentado dello imperadore, aparechiati molto -nobilmente di drapo d'oro, e quali ànno aparechiati cavagli bianchi, -quanti ne possono avere; e poi il siniscalco della corte chiamagli -tutti, e nomina prima il più nobile, dicendo: siate aparechiati con -el tale numero di cavagli bianchi per servire il nostro imperadore, -signior nostro. E così, digradando, chiama tutti quegli dello -'mperadore; e poi, quando gli à così chiamati tutti, e' passono inanzi -a lo 'mperadore l'uno dietro a l'altro; e, così ordinati, entrono -l'uno dopo l'altro e presenton loro cavagli bianchi a lo 'mperadore, -e passono oltre. E dapoi viene gli altri baroni, ciascuno di quegli -gli dona, o vero presenta gioielli, o vero altra cosa, sicondo la lor -condizione. Dipoi vengono e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona -qualche cosa: poi quando egli ànno tutti oferto a lo 'mperadore, el -magiore de' prelati dona la sua benedizione, dicendo l'orazioni de la -sua legge. Poi cominciono e pifferi a sonare un'altra volta; e quando -gl'ànno così un pezzo sonato, e' restono e fanno venire inanzi allo -'mperadore lioni provati e altre bestie, aquile e avoltoi, e altre -ragione d'animali, di pesci e serpe, per fargli riverenzia, perchè e' -dicono che ogni criatura debe ubidire a lui e fagli onore e riverenzia. -E poi vengono giocolatori e incantatori, che fanno trope maraviglie; -però che fanno venire nell'aria el sole e la luna per sembianza (per -fare riverenzia al Re), di tanta chiarezza, che quasi l'uno non può -veder l'altro. Poi fanno venire la notte, sì che e' non si vede quasi -niente. Poi fanno ritornare el dì: poi fanno venire danze con le -più belle fanciulle del mondo, sì come paiono; e fanno venire altre -fanciulle, che portono coppe d'oro piene di latte di vacca, e dànno -da bere a' gran signiori e a gran donne; e po' fanno venire cavalieri -che giostrono nell'aria, armati molto pulitamente di tutte l'arme che -s'apartengono a giostra, e rompono le lance sì ferventemente, che e -tronconi volano per tutte le tavole. Poi fanno venire cacce di cervi, e -di cinghiali, e di cani coridori, e in somma fanno tante diverse cose, -che è una maravigliosa cosa a vedere. E questi giuochi fanno insino a -ora di mangiare. Questo imperadore à molte gente per servirlo, come -io v'ò altre volte detto, e di piferi el numero è di XIII. cornuas: -uno di questi cornuas fa di numero X. migliaia; ma e' none istanno -però tutti con lui: però che tutti e piferi vengono inanzi a lui di -qualunque nazione: egli gli fa tenere nella sua stanza; e quantunque -e' vadino in altre terre, egliono non dimeno si chiamono piferi dello -imperadore; e però n'è così gran numero de' valenti. E famigli[37] che -sono diputati a la guardia degl'ucegli, astori, girifalchi, sparvieri, -falconi gentili di riviera, e pappagalli parlanti, e altri uccegli; e -così quegli che guardano le bestie salvatiche, mille elefanti e più, -e altre diverse bestie arabiche, scimmie, marmotte, e altre bestie -sono per numero XV. cornuas: e li fisici per la sua persona sono -CCº., e i più sono cristiani, e sonvene XX. saracini; però che più si -fida nell'opere de' cristiani che de' saracini. L'altra comune gente -e famiglia è quasi innumerabile, e tutti ànno ciò che bisogna dalla -corte dello imperadore. Ne la corte vi sono molti baroni e servidori -che sono cristiani, che ivi stanno convertiti a la buona fede per le -predicazioni de' religiosi cristiani che ivi sono; ma vi è molti, che -non vogliono che si sappia, che sieno cristiani. Questo imperadore può -spendere quanto vuole sanza istimazione, perchè egli non fa spendere -oro nè ariento; nè d'altro fa moneta, che di corame e di papiro -improntato. Ed è la moneta di vario pregio, sicondo la impronta sua; -e quando la moneta è fatta vechia per molto manegiarla e è rotta e -guasta, el tesoriere dello imperadore ne dà della nuova per la vecchia, -una per una, per tutto el suo paese e per tutte le sue province, perchè -ivi, come ò detto, non fanno monete d'oro nè d'ariento; e però pote -egli spendere assai; ma dell'oro e dell'ariento, che è in suo paese, -fa tutta via lavorare nel suo palazo e far cose diverse e mutare e -rimutare sì come a lui piace. Nella sua camera è una colonna d'oro, -sopra la quale è un rubino de la lungheza d'un piede, el quale di notte -alumina tutta la camera. Questo rubino non è però diritto vermiglio, -ma tiene di colore d'un bruno amatista: ivi sono molte pietre preziose -e molti altri rubini, ma questo è el meglio e il più prezioso che lui -abia. Item, al tempo della state sta lo imperadore a una città, che è -inverso Bissa, la qual si chiama Sedon: ivi è assai freddo. Al tempo -di verno sta in una città di Camacalech, ove è molto caldo paese, -ma comunemente sta a Chaida, o vero in Ions, che è buon paese e asai -temperato, secondo el paese di là: ma di qua parrebbe troppo caldo[38]. -Item, quando lo imperadore cavalca da un paese a l'altro, egli fa -ordinare IIIIº. oste delle gente sue. El primo oste va inanzi a lui -una giornata, però che questo oste giace la notte, dove lo 'mperadore -debe giacere la mattina: ivi truova ogni uomo ciò che gli bisogna; e a -questo primo oste, e da cavalo e da piede, son per numero L. cornuas: -un altro oste va a la destra parte, di lungi una meza giornata, e -l'altro a la sinistra parte altrettanto; e a ciascuno di questi due -osti son tante genti, quante nel primo. El quarto, che è assai magiore -che niun degl'altri, va dietro a lo 'mperadore, lontano a una arcata; e -ciascuno oste ànno la sua giornata ordinatamente in certi luoghi, dove -debono star la notte, e ivi egli truovono quanto fa di bisognio: e se -aviene che una di quelle oste muore, subito n'è rimesso un altro in suo -luogo, sì che il numero rimane sempre intero. - - -DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDO LUI CAVALCA, E DI COLORO CHE -CAVALCANO SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POSSANZA SUA. - -E sappiate, che lo 'mperadore colla sua persona non cavalca mai: -el simile e gran signiori di là, salvo se eglino volessino andare -in alcuna parte con poca compagnia secretamente; e questo per non -essere conosciuto. Lo 'mperadore va in una carretta di IIIIº. ruote, -sopra la quale è una bella camera fatta d'una ragione legno chiamato -aloes, el quale è condotto per un fiume dal paradiso, come io ò detto -di sopra. Questa camera è molto odorifera, per cagione di questo -legnio, e è tutta coperta di dentro, la camera, di piastre d'oro con -pietre preziose e perle grosse: quattro elefanti e quattro destrieri -bianchi, coperti di riche coperture, tirono questa carretta, e sei gran -signiori vanno d'intorno a la carretta, a cavallo e aparechiati molto -nobilmente: e niuno s'aprossima a la carretta, salvo questi signiori -e quegli che son chiamati dallo imperadore per parlare. Sopra questa -camera sono posti certi girofalchi, a ciò che, vedendo lo 'mperadore -uno uccello salvatico, e volendo vedere e aver piacere di quello, gli -lascia uno d'essi suoi girofalchi e più, come gli piace: in questo si -piglia diletto passando pel paese. E, come io ho detto, niun cavalca -inanzi a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono dipoi, lungo lui, e -niuno s'ardisce apressarsi a la camera, ecetto que' signiori che sono -intorno a lui: e tutto l'oste vien dopo lui pianamente, dove è gran -moltitudine di gente. In una simile carretta, e similmente ordinate -vanno le imperadrici, ciascuna per sè, in IIII. osti, a modo che va -lo 'mperadore, ma non con così gran moltitudine di gente. Dappoi il -primo genito suo va in un altro carro e per un'altra via, per questa e -con questa medesima maniera, ed è una maravigliosissima cosa a vedere -la gran multitudine di gente: nissuno crederebbe la somma, chi non la -vedessi! Alcuna volta aviene, che lo 'mperadore non va molto dilungi da -loro, anzi va insieme, e sono loro gente nobile e ordinate e partite -in IIII. parte[39]. Item, lo imperio di questo Gran Cane è partito -in XII. province: in ciascuna provincia sono più di duo mila città, e -ville sanza numero; e 'l suo paese è molto grande, però ch'egli à XII. -Re principali, de' quali ciascuno à molti Re sotto posti a lui, e tutti -ubidiscono al Gran Cane. La sua terra e la sua signoria dura tanto, -che si starebe a andare da l'un capo a l'altro, per mare e per terra, -più d'un anno: e pe' diserti, dove non si truova alcuna villa, vi sono -ordinati ostelli per giornate, dove i trapassanti possin trovare quel -che gli fa bisognio, a ciò che si possa andare per lo paese. - - -DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA IN PORTARE PRESTO LE NUOVE, E -DELLE COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO CAVALCA PER LO SUO PAESE. - -In quello paese è una maravigliosa usanza, ma è utile, perchè quando -alcuno contrario viene, o altre novelle che tocchi allo imperadore, -sì sa tanto in un dì, che un altro non saprebbe in tre, perchè ha -gli cavallari ordinati che subito montono sopra durmedrari, o vero -cavagli corridori, e vanno sempre correndo infino a uno oste de' -predetti; e, quando lui s'appressa, suona un corno, e colui che è -all'oste lo intende, e subito è aparechiato un altro e dà le lettere, -e va correndo; e così, correndo, tramutandosi l'uno e l'altro, giugne -a lo 'mperadore; e a questo modo à presto novelle: e son questi -corrieri nel lor linguaggio chiamati adilla, che tanto vuol dire, -quanto messaggieri. Quando lo 'mperadore va da un paese a un altro, -sicondo il modo che io ò detto, e passa per le città e per le ville, -ciascuno inanzi al suo uscio fa fuoco, e ardono polvere d'incenso -molto odorifero, per donare buono odore a lo 'mperadore; e le genti -s'inginochiono intorno a lui; e lungo le contrade sì gli fanno gran -riverenzia: e i cristiani e i religiosi, che stanno nelle sue terre, -gli vanno inanzi a la procissione colla croce e aqua benedetta; e -andando verso lui cantano ad alta boce:_ Veni, creator spiritus_. -E quando egli ode, comanda a' signiori, che sono dallato a lui, che -cavalchino e faccino venire inanzi a lui questi religiosi. E quando -e' s'appressono e che vede la croce, si leva el suo galeotto, che -siede sopra a la sua testa a modo d'un cappello di feltro, fatto -d'oro e di pietre preziose e di perle grosse, el quale è tanto ricco, -che sarebe stimato un reame di quel paese; e poi s'inginochia contro -a la croce e fagli riverenza. Poi il prelato di questi religiosi -dice inanzi a lui orazioni, e poi lo benedice colla croce; e lui -s'inchina alla benedizione molto divotamente: e poi il prelato gli -dona alcun frutto al numero di nove in un piattello d'ariento, cioè -pere, o frutte, o pomi, o altre frutte; e lui ne piglia uno, e poi -ne dà agli altri signiori che son d'intorno; però che l'usanza è -tale, che niuno forestieri venga inanzi, che non gli doni qualche -cosa, sicondo l'antica lege, che dice. _Non apperebis in conspectu -meo vacuus_. Di poi lo 'mperadore dice a li religiosi, che si tirino -indietro, a ciò che non sieno soffocati per la grande multitudine de' -cavagli che vengono. El simile fanno a quelli che stanno nel campo -della imperadrice: il simile fanno al primo genito, presentandogli -dei frutti. E sapiate, che queste tante genti, che sono in queste -tante oste d'intorno a lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli, -non istanno continuamente con lui, ma, ogni volta che gli piace, son -comandati, e poi tornono nelle propie stanze, salvo quegli che stanno -per servire a lui e alle sue moglie e lor figliuoli per governare -la sua corte. E quantunque tutti gli altri si partino, non dimeno -comunemente e onorevolmente si stanno con lui nella corte L. mila -uomini da cavallo e dumila da piedi, sanza e pifferi, e sanza quegli -che guardano le bestie salvatiche, e gl'uccegli; el numero de' quali -ò di sopra detto. Sotto il firmamento, nè sopra terra, nè sotto terra -non è sì gran signore[40], come è il Gran Cane. El prete Giovanni, -el quale è imperadore dell'alta India, e 'l Soldano di Babillonia -con lo imperadore di Persia, nè di nobilità, nè di richezze non ànno -comparazione alla sua possanza; imperò che egli avanza tutti i principi -terreni. Adunque gran danno è che e' non creda in Dio fermamente. Lui -ode molto volentieri parlare di Dio, e lascia farsi cristiano chiunque -vuole per tutto el suo paese; però che a niuno è negato e vietato a -mantenere qual legge si vuole. In questo paese uno à cento moglie, -uno XL.; e chi più, e chi meno: egli pigliono le loro parenti per -moglie, ecetto la madre, e le figliuole, e le sorelle; ma egli possono -pigliare le sorelle da parte di padre d'un'altra femmina, e le moglie -de' frategli, dopo la morte. E' portono tutti e drappi larghi sanza -foderare, e sono interi dinanzi e di dietro, e dallato è allacciato -e formato di seta; e portono le pelliccie di sopra, e non portono nè -vestono nè usono cappucci. Usono una maniera di mantegli fessi dallato, -sopra e quali si vestono e capucci a modo d'un capperone. Le femine -loro si vestono a modo che gli uomini, sì che e' non si conoscono -gl'uomini dalle femine, se non le maritate, che portono un segno sopra -'l capo; e gl'uomini non istanno insieme colle femine, ma ciascuno da -sè; e l'uomo va da quella che gli piace a la sua casa; uomini e femine. -Le case loro sono ritonde, fatte di bastoni, con una sola finestra -ritonda di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce il fummo: il -coperto e le parete dentro sono di feltro. Quando e' vanno in guerra, -e' portono le case seco a modo che noi facciamo le tende e' padiglioni, -e fanno el fuoco nel mezzo della casa. Item, egli ànno grandissima -moltitudine d'ogni maniera di bestiame, salvo che de' porci, de' quali -egli non notriscono. - - -DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE' NOMI DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE. - -Costoro credono in uno Dio, il quale criò e fece ogni cosa, e non -dimeno egli ànno idoli d'oro e d'ariento e gli offeriscono sempre latte -di bestie loro; così delle vivande e del vino prima ch'egli mangino; e -ispesse volte oferiscono cavagli e altre bestie, e chiamono, lo Idio -di natura, Iroga; e il loro imperadore, abia il nome come si voglia, -egli lo chiamono Cane. Quando io fui in quel paese, il loro imperadore -aveva nome Tinth Cane, e 'l suo figliuolo aveva nome Cosuc, e quando -sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc Cam. Questo imperadore aveva -XII. figliuoli, sanza quello, e nomi de' quali son questi: Cahadai, -Vinim, Neag, Vocab, Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare, -Gan[41]; e aveva tre moglie; la prima e principale fu figliuola del -prete Giovanni, e aveva nome Serocam, e l'altra Heracam. Queste genti -cominciono a fare ogni cosa a luna nuova, e molto onorono la luna -e il sole, e spesso s'inginochiono verso di quegli. Egli cavalcono -comunemente sanza isproni, ma portono sempre una sferza in mano, colla -quale isferzono il cavallo. - - -DELLE COSE CHE E' TENGONO PER PECATO E DELLA PENITENZIA CHE GLI -CONVIENE FARE PER QUESTI PECCATI, E DEL MODO CH'EGLI TENGONO A -PRESENTARE IL GRAN CANE. - -Egli tengono molto contro a cuscienzia e a gran peccato a gittare un -suo coltello nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne, e apogiarsi -colla sferza colla quale si sferza el cavallo, e a percuotere il -cavallo col suo freno, e a rompere uno osso con un altro osso, e a -recare[42] un piccolo fanciullo sopra porpora. Un grandissimo peccato -tengono a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi vi pisciasse, -certo l'ucciderebbono; e di ciascuno di questi peccati è bisogno che -si confessino al lor prete, e pagare una gran somma d'ariento per -penitenzia; e conviene, il luogo dove è stato pisciato, sia lavato e -benedetto, e altrimenti, niuno vi ardirebe stare, nè entrare. E quando -egli ànno pagato la lor penitenzia, egli gli fanno passare pel mezzo -del fuoco e pel mezzo di due porte, per nettarlo di quel peccato. E -quando alcun viene a presentare o a fare imbasciata a lo 'mperadore, -è di bisogno, che lui, e il presente, e lo portatore passi per due -fuochi ardenti per fagli purificare, a ciò che non vi sia veneno, o -cosa cattiva che nuoca a lo 'mperadore. L'uomo preso in fornicazione -è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba cosa alcuna; e' sono tutti -buoni arcieri, e corrono così bene le femine come gl'uomini. Le femine -fanno tutte le cose, come drappi, tele, e altre arte, e menono carri e -carrette: universalmente fanno ogni mestiero, salvo che archi, saette -e armi[43], le quali fanno gl'uomini. Tutte queste femine portono le -brache, come gl'uomini: tutte le genti di questo paese sono ubidienti -molto ai lor signori e supriori. Egli non sono contenditori, nè fanno -quistione l'un co l'altro, e nel paese non è alcuno rubatore: molto -si onorono l'un l'altro, ma non portono onore a gente strana nè a -forestieri, quantunque fussino principali. Egli mangiono cani, gatti, -lupi, volpi, giumenti, puledri, asini, topi e ogni altra bestia grande, -e salvatica privata; e mangiono tutte le bestie dentro e di fuori, -e non gli cavono alcuna cosa, se non la feccia. Poco pane mangiono -e usono, salvochè nelle corti de' gran signiori; e in molti luoghi -del paese non fanno altro per minestra che brodo. Quando eglino ànno -mangiato, eglino si nettano le mani a' gironi, perchè eglino non ànno -tovaglie, se non alle corti de' gran signori, come è detto di sopra. -E li signiori usono spesso pelle di bestie in luogo di tovaglie, e -così la comune gente. E quando egli ànno mangiato, e' rimettono le -scodelle non lavate nel lavegio[44], o vero nella caldaia del brodo, -infino a tanto che vogliono mangiare un'altra volta. E richi uomini -beono latte di cavalla e d'altre bestie, ed un'altra bevanda, che fanno -d'acqua e di mele cotto insieme, perchè non ànno nel paese nè vino nè -cervogia, e vivono molto cattivamente; e, come io ò detto, non mangiono -se none una volta el die, e anche poco. Uno uomo di nostro paese -più mangerebe in un dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri, -che vengono dallo imperadore, gli dànno mangiare una volta el dì e -poco. Egli guerreggiono molto saviamente, e sempre si studiono di -confondere e nimici: ciascun di loro à due archi o tre, e delle saette -in grandissima abundanzia, e una grande accetta in mano. Li gentili -uomini ànno spade larghe e tagliente da uno lato, e ànno piastre e -elmi di coiame pulito, di pelle di dragoni; e il simile le coperture da -cavallo: e se alcun di loro fugge dalla battaglia, egliono l'uccidono. -Egliono usono una gran malizia quando sono a uno assedio ad una terra -murata, promettendo loro ogni cosa che sanno adimandare, oro e ariento, -e ogni altra cosa, se s'arendono. Ma quando si sono arenduti, tutti -gl'uccidono e sì gli tagliono gli orechi, e sì gli fanno quocere, e di -questo mangiono a modo d'insalata: di questo fanno ancora guazzetto per -li gran signiori. E' ànno intenzione di sottomettere tutte le criature, -e dicono, che sanno bene per profezia, che saranno vinti per gente -arcieri, e sì si convertiranno alla legge di quegli che gli vinceranno; -e però sostengono pacientemente, che ogniuno, di qualunque legge si -sia, abiti nel paese. Quando vogliono fare e loro idoli, o vero alcuna -immagine in memoria d'alcuno amico morto, li fanno sempre nudi, e le -immagine tutte ignude sanza segnio di vestimenta, perchè egli dicono, -che nel buono amore non è coperta alcuna, e che e' non si debe amare -per nobil vestimento, nè per nobile apparamento, ma solo amare pel -corpo, il quale naturalmente è dotato di virtù, e non per vestimenti, -che non son dote di natura. Item, un gran pericolo è a seguire e -tartari quando fugono in battaglia, perchè, fugendo, tragono indietro, -uccidendo gl'uomini e' cavagli. E quando s'aparechiono e aconciono per -combattere, e' sono sì serrati insieme, che dua milia non paiono uno, e -guadagnono molto bene le terre altrui, ma non le sanno guardare; però -che sono più usi a stare nella campagna in tende e in padiglioni, che -in ville e in castella. Egli non aprezono alcuna cosa nè 'l saper de -l'altre nazione. Egliono apreziono e vendono molto olio d'ulive, però -che dicono, che è una nobile medicina. Tutti e tartari ànno piccoli -ochi e poca barba e chiara, e sono sì falsi e sì malvagi traditori, -e tanto fraudolenti, che niun si dè fidare nè nelle parole nè nelle -promesse loro: e' sono assai durissima gente e possono sofferire molta -pena e sinistro, molto più che altra gente; però che egli ànno molto -bene imparato nel propio paese. Nulla spendono quando alcuno debe -murire per malattia: e' mettono una lancia apresso del malato, e quando -_laborat in extremis_, ciascuno fugge fuori della casa, tanto che sia -morto; poi lo sotterrono nei campi. - - -DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO IMPERADORE IN SOTTERRARLO, E DEL -MODO CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO, E DELLE PAROLE CHE LUI DICE -ALLA ELETTA. - -Quando lo 'mperadore muore, egli lo mettono in una catedra[45] a sedere -nel mezzo della tenda sua molto onorevolmente, e inanzi a lui una -tovaglia con carne e con vivande e uno nappo pieno di latte, innanzi -a lui, di cavalla; e mettongli apresso il suo puledro e una cavalla -sellata col suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e ariento; e empiono -la tenda di strame; poi fanno una gran fossa e larga: con tutte queste -cose il sotterrono, e dicono, che, quando e' sarà nell'altro mondo, -e' non sarà sanza stanza, nè sanza cavallo, nè sanza oro, nè sanza -ariento, e la cavalla gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto -che sarà ben fornito nell'altro mondo. Alcuni de' suoi cavalieri e -uficiali si mettono nella fossa con lui per servirlo nell'altro mondo, -però che credono, che a l'altro mondo si viva in sollazo con femine, -a modo che fanno di qua. Ancora molte volte egli lo fanno sotterrare -secretamente di notte nel più salvatico luogo che possono; e sopra la -fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, acciò che niuno lo truovi mai -più, e che più non venga in memoria a niuno degli amici suoi. Allora -dicono, che si troverà vivo nell'altro mondo e che lui è magiore -signore di là che non era di qua. Dopo la morte dello imperadore e -sette lingnaggi si ragunono e elegono il suo figliuolo maggiore, e -sì gli dicono: noi laudiamo (_sic_), ordiniamo, e vi preghiamo, che -voi siate nostro Signiore, e nostro imperadore, e nostro governatore. -E lui risponde: se voi volete, ch'io regni sopra di voi, ciascun -di voi faccia ciò che io gli comanderò, e tutto quello che io dirò -sia compiuto. Egli rispondono tutti a una boce: tutto ciò che voi -comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro lo imperadore: sappiate che da -ora inanzi la mia parola sarà tagliente come ispada. E poi l'assettono -sopra nel feltro nero, e poi il mettono nella sua sedia, e sì gli -mettono la sua corona. Poi il paese gli manda tutti a presentarlo in -modo, che in quel dì à più camegli carichi d'oro e d'ariento, sanza -e gioielli de' gentili uomini, d'oro e di pietre preziose, che sono -sanza estimazione; e sanza i cavagli, sanza i drappi di porpora e di -camosciati di Tartaria, che sono sanza numero. - -Questa terra di Catai è nella profonda Asia, e poi di qua è Asia -maggiore, e confina col Reame di Tarsia dallato verso occidente; el -qual Reame di Tarsia fu d'uno de' Re, che venne a trovare e presentare -il nostro Signiore in Bethlem; e quegli che sono del linguaggio di -quel Re, son tutti cristiani. In Tarsia non mangion carne, nè beono -vino. Di qua dal Reame di Tarsia, da lato, verso occidente, è il reame -di Turcquestem, el qual si stende verso occidente infino al reame -di Persia, e di verso settentrione, infino al reame di Corasina. In -questo paese di Turcquestem sono poche buone città: la migliore città -di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono grande pasture e poche -biade, e però son eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende, e beono -cervoge fatte di miglio. - - -DELLA CITTÀ DI CORASINA, E DI MOLTI PAESI STRANI. - -Poi da lato di qui è il Reame di Corasina, el quale è buon paese -abondevole, [ma] sanza vino: verso oriente è un diserto, che dura -più di Cº. giornate. La magiore città del paese si chiama Corasina, -della quale el reame piglia el nome: quegli del paese son molto buoni -guerrieri e arditi. E poi di qua è il reame di Comano, del quale -anticamente furono discacciati li comani, che furono in Grecia. Questo -è uno delli magiori reami del mondo, ma non è tutto abitato, però -che da una parte, verso Bissa, è il freddo sì grande, che nissuno lo -potrebbe mai patire; e sonvi tante mosche, che non si sa in qual parte -volgersi. In questi paesi sono pochi alberi fruttiferi, onde vi sono -poche legnie. Gli uomini giaciono nelle tende e ardono sterco secco di -bestie. Questo reame viene discendendo verso Prussia e verso Russia; -e pel mezo di questo reame corre el fiume di Tigris, el quale è una -de le magior riviere del mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse -volte sopra il ghiaccio sono ragunati combattenti a cavallo e a piedi, -più di XXX. mila persone. E tra questa riviera è il gran mare occeano, -che si chiama el mare Mauro. Verso il capo, di sotto questo reame, è -il monte Cochis, el quale è uno de' più alti monti del mondo. E tra -il mare Mauro e il mare Caspio, ivi è uno molto istretto passo, per -andare verso India; e però vi fece fare Alessandro una città, che -chiamò Alessandria, per guardare el paese, acciò che niuno vi pasasse -contra sua voglia: e al presente si chiama quella città, Porta di -ferro. La principal città di Cumana si chiama Barach, ed è una delle -tre vie d'andare in India; ma per questo passo non potrebbe andare -gran multitudine di gente, salvo che di verno: per questa via si ruba -l'altra via, per andare nel reame di Turquesten in Prussia, e per -questa via son molte giornate di diserto. La terza via è, per la quale -(_sic_) si viene di Cumana, e vassi per lo gran mare, e per lo reame -di Archas, e per la grande Armenia. E sapiate che tutti questi reami, -e tutte queste terre, infino a Prussia e a Russia, ubidiscono tutti il -Gran Cane di Catai e molti altri paesi e confini, sicchè il suo potere -e la sua signioria è molto grande. - - -DELL'IMPERIO DI PERSIA, E DELLE CITTADI CHE IVI SONO. - -Poi che io v'ò discritto le terre e i reami inverso le parte di -settentrione, discendendo da la terra di Catai infino alla terra de' -cristiani, verso Prussia e verso Russia, io vi scriverò altre terre e -reami, iscendendo per questa costa verso la parte destra, infino al -mare di Grecia, inverso la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio -di Catai, è lo imperio di Persia, e minori reami. Io parlerò prima del -reame di Persia. Dua reami vi sono; il primo comincia di verso oriente -infino a la riva di Frison, e di setentrione infino al mare Caspio, -e verso mezzo dì infino a' diserti d'India. Questo paese è buono -e ben popolato, e evvi dua buone città principali; l'una Botrura e -Socvergant, la quale alcuni chiamono Sarmagant. L'altro reame di Persia -si stende per la riviera di Frison, verso la parte occidentale, infino -al reame di Media, e verso settentrione infino alla grande Arminia e -'l mare Caspio, e in verso mezo dì infino a la terra di India. Questo -si è buon paese e abondevole: ivi sono III. principali città, Neabor, -Saphaon e Carmasana: dapoi è Erminia, ove soleva esere IIII. reami. -Gli è un nobile paese, e abondevole di beni, e comunemente comincia -a Persia, e sì si stende verso occidente dilungi infino a Turchia: -da l'altra parte dura, dalla città chiamata Alessandria (da altri -chiamata Porta di ferro) sopra detta, infino al mare di Media; e in -questa Armenia son molte buone città; ma Taurissa è la più famosa. Di -poi è 'l reame di Media, il quale è molto buono, e non è men largo[46]; -e comincia verso oriente, alla terra di Persia e alla minore India, -e sì si stende verso occidente, verso il reame di Caldea, e di verso -settentrione discendendo verso la piccola Armenia. In questa regione -di Media son molte grande montagne, e poca terra piana. Gli saracini -tengono questo reame, e un'altra maniera di gente, che sono cordiani. -Le due magior città che sieno in questo reame sono Serra e Carima. -Apresso a questo è il reame di Giorgia, il qual comincia verso oriente -a una montagna grande, chiamata Absor, ove stanno diverse gente e -diverse nazioni, e chiamono il lor paese Allano. Questo reame si -istende verso Turchia, e verso il gran mare, e verso il mezzo dì, e -confina colla grande Armenia. - - -DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI ABTHAS, E DELLA PROVINCIA DI -BONAVISON, NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVIGLIOSA, E DELLE GENTE CHE -IVI ABITONO. - -In questo paese sono due reami, l'uno è questo Giorgia, e l'altro -è il reame di Abthas, e tutta via sono tuta duo e paesi cristiani, -ma quello di Giorgia è sotto posto al Gran Cane. Il reame di Abthas -è più forte paese, e àssi vigorosamente e fortemente sempre difeso -contro a qualunque l'à assalito e non fu mai sottoposto ad alcuno. In -questo reame di Abthas è una grande maraviglia, perchè v'è una certa -provincia, la quale circunda tre giornate, ed è chiamata Bonavison, -ed è tutta coperta di tenebre sanza alcuna chiarezza, sì che niun può -sapere che cosa vi sia, e niuno vi ardisce d'entrare; ma quegli del -paese dicono, che alcuna volta ànno udite voce di gente [gridare] e -cavagli anitrire, e galli cantare; e sassi bene di certo, che vi stanno -gente, ma non si sa che gente. E dicesi, che queste tenebre vennono per -divin miracolo, perchè fu già uno imperadore di Persia, malvagio uomo, -chiamato Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani per istringelli -e per fagli sacrificare agli suoi idoli, e cavalcava a oste bandito -per confondere tutti gli cristiani. In quello paese dimoravano molti -cristiani, i quali, lasciando i loro beni, volevano fuggire in Grecia. -Essendo pervenuti in un piano il qual è chiamato Imegon, ivi venne -incontro il malvagio imperadore coll'oste suo per una valle, per -distruger tutti questi cristiani. Li cristiani, vedendo questo, si -missono inginochioni, e feciono prieghi a Dio, e di subito venne una -nuvola tanto fonda e spessa, che coperse lo 'mperadore coll'oste suo -per sì fatto modo, che non poterono andare inanzi nè a dietro. E così -questi stanno fra le tenebre, che mai poi n'uscirono; e i cristiani -n'andorono dove a lor piacque, e li inimici loro stettono confusi sanza -fare colpo. E possono bene dire:_ A Domino factum est istud, et est -mirabile in oculis nostris_. Però che un grande miracolo fu questo, che -Dio fece per loro, sì come apare di presente per la cagione predetta; -sicchè tutti e cristiani doverebono per questo esser più divoti del -nostro Signiore che non sono; però che sanza dubbio, se non fussi la -malvagia gente e i peccati de' cristiani, egli sarebono signiori di -tutto el mondo; chè la bandiera di Giesù Cristo è sempre spiegata e -aparechiata per ogni uno suo buon cristiano e servidore per aiutarlo; -sì che per uno valente uomo amico di Dio, ne sconfondorebe mille -cattivi, come dice David nel Salterio: _Cadent a latere tuo mille et -decem millia a dextris tuis: Ad te autem non apropinquabit. Et in altro -luogo: Quoniam persequebatur unus, mille et duo fugarunt decem millia_ -(_sic_). E come può essere, che uno ne cacci mille, David profeta dice: -_Sequendo quia manus Domini fecit omnia_ (_sic_). Il nostro Signior -dice per la bocca del profeta: _Si inimicis meis ambulaveritis super -tribulantes vos mississem manum meam_ (_sic_). Sì che noi vegiamo -apertamente, che se noi vogliamo esser buoni, niuno poterebe durare -contra di noi. Item, fuora di questa terra tenebrosa è una gran -riviera, la quale dimostra segniale, che dentro stanno gente, ma niuno -vi vuole stare, nè dimorare, nè entrare per vedere. E sapiate, che in -questo reame di Giorgia e di Abthas e della piccola Armenia, vi sono -uomini cristiani e ben divoti, perchè si confessono e comunicono ogni -settimana una volta o due; e molti vi sono, che si comunicono ogni dì, -e noi di qua non lo facciamo punto, quantunque San Paolo lo comandi, -dicendo: _Omnibus diebus dominicis ad comunicandum hoc est tempus_: -egli el custodiscono, e noi no. - - -DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI SONO, E DI CALDEA, DI -MESOPOTAMIA, E DI MOLTE COSE CHE LÌ SI TRUOVONO. - -Item, apresso questo paese di qua, è la Turchia, la quale confina colla -grande Armenia e colla piccola. La Turchia à molte province; Chomana, -Capadocia, Sarra, Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comana, Nachi; e in -ciascuna città di queste province son molti buon cristiani. La Turchia -si distende infino alla città de Stachala, la quale siede sopra el mare -di Grecia, e confina con la Soria. Soria è gran paese e buono, come di -sopra è detto; e ancora dallato di sopra verso il Reame di Caldea, il -quale si distende dalle montagne di Caldea inverso oriente, infino alla -città di Ninive, che siede sopra alla riviera di Tigris; e di largheza -comincia verso Bissa a la città di Marga; e sì si distende fino mezzo -dì infino al mare occeano. In Caldea è il paese piano, e poche montagne -e fiumane vi sono. Da poi è il reame di Mesopotamia, il qual comincia -a li confini di Giorgia, a una città chiamata Mossella, e sì si stende -verso occidente infino al fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso -una città chiamata Roais: di largo tien dal monte d'Armenia infino a' -diserti d'India minore. Questo è un buon paese e piano, ma son poche -riviere. In questo paese non sono se non due montagne, l'una chiamata -Simar, l'altra Lison, e confina questo paese col reame di Caldea e col -reame di Arabia. Ancora, verso le parti meridionali, sono molti paesi, -molte terre e molte regioni. Prima si è la terra di Etiopia, la quale -confina verso oriente con gli gran diserti, e verso occidente con gli -reami di Nubia, e verso mezzo dì col Reame de Mortagna, e verso Bisa -con lo mare rosso. In questo paese son molte genti con molti reami: -dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia, infino a l'alta Libia, giace tutto -questo paese di lungo el mare occeano verso el mezzo dì; e in questi -paesi son molti reami, e confina da l'altra costa con Nubia, la quale -confina colle terre sopradette, e co' diserti d'Egitto: li nubiani sono -cristiani. Dopo Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta Libia e -la bassa Libia, la qual discende a basso verso il gran mare di Spagna, -ne la quale sono i reami di Seoth, Taramensa, Tunisi, Cartagine, -Buglia, Algarba, Bellamarina, Montefiore, e molti altri reami, e molte -altre diverse gente. - - -DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI, -NEI QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI MOLTE ALTRE COSE. - -Io v'ò iscritti di molti paesi che son di qua dallo grande reame -di Catai, i qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane; ora farò -discrizione, seguendo, d'alcuni altri paesi e d'alcune isole che sono -di là. E dicono, che passando tutta la terra di Catai, verso l'alta -India e verso Bacaria, si passa poi per una regione chiamata Cadissa, -la quale è paese molto grande e bello. E ivi crescie una region di -frutti a modo che carobe, ma assai più grossi: e, quando sono maturi, -si fendono pel mezzo, e truovasi dentro una bestiuola in carne e in -ossa e in sangue, a modo d'un piccolo agnello sanza lana, sì che si -mangia insieme col frutto: e questo frutto è di gran maraviglia e di -grand'opera di natura. Niente di meno io dissi ad alcuno del paese, -che io non tenevo questa opera per gran miracolo, però che son così -alberi (_sic_) nel nostro paese, de' quali e frutti sono uccegli; e -ancora ne sono in altre parte, che nelle nocciuole è il vermine, che -è animal sensitivo, benchè non abia ossa. Ivi son pomi di buono odore -e sapore, lunghi, de' quali ne sta insu nun ramo più di Cº., e tanti -insu un altro ramo; e ànno foglie grande e lunghe un piede e più, e un -altro piede e più larghe. In questi paesi e in altri, quivi intorno, -crescono molti alberi, che fanno chiovi di gherofani e noce moscade e -grosse noce d'India, e altre spezie. Ivi sono vigne che fanno grapoli -de uva sì grandi, che uno uomo arebe affanno a portare una palmetta[47] -co' grappoli. In questa medesima regione sono e monti Caspii, chiamati -Uber: alcuni di quegli del paese gli chiamono Gothet e Magoth. In -questi monti sono ancor serrati i X. tribi d'Israel co' loro Re, nè -uscir possono. Ivi furono rinchiusi per lo Re Alessandro con XXII. Re -di corona col popol loro, el quale sta ne le montagnie di Scizia; e -infra questi monti Caspii dal detto Re furono incalzati. Vedendo il Re -Alessandro che non gli poteva rinchiudere per opera degli uomini suoi, -come e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli volessi aempiere -quello che aveva cominciato; e quantunque non fusse degnio d'esere -esaudito, non dimeno Dio, per la sua grazia, chiuse e monti insieme, sì -che quivi stanno serrati intorno da altri monti; salvo che da uno lato, -dal quale è il mare Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi che 'l -mare è da uno lato, perchè non escon egli, e vadino dove a lor piace? -A questo rispondo, che questo mare Caspio esce fuori di terra di sotto -a questa montagna, e corre pe' diserti da una costa di quel paese e -si stende infino a' confini di Persia; e quantunque sia chiamato mare, -non dimeno non è però mare, nè rocca d'altro mare[48], anzi è un lago -magiore del mondo. E quantunque e' si mettessino in questo mare, non -saperebbono dove arrivare; però che non sanno altro linguaggio, che -il loro propio; e però non si metterebbono a uscire. Ma non crediate -però, che siano quegli proprio che incalciò il Re Alessandro, ma -sonvi quegli che son discesi di loro, però che quegli non sarebbono -vissuti tanto tempo. E sappiate, che gli Giudei non ànno terra propria -in tutto el mondo, se non quella fra quegli monti; e anco di quella -rendono tributo alla Reina d'Amazonia, la quale fa molto ben guardare -quegli monti, acciò che non eschino, perchè la terra sua confina con -quegli monti. Alcuna volta aviene, che alcuno giudeo sale su per quegli -monti, ma la moltitudine non vi potrebe montare, nè dismontare, perchè -e monti sono sì aspri, forti e alti, che a malgrado loro vi possono -stare, perchè non ànno uscita da parte alcuna, salvo che per un piccolo -sentiero e stretto, el qual fu fatto a mano per forza, e dura forse -quatro leghe e è tutta terra diserta, dove per niuno ingegno si può -trovare acqua. Per la qual cagione non vi si può abitare; e sonvi -tanti dragoni e serpenti e altre velenose bestie, che non vi si può -passare, salvo per grande verno; e chiamasi questo passo Olirem: e -questo fa guardare la reina d'Amazonia. E se pure alcun ne esce, non -sanno altro linguaggio, che 'l suo, e non sanno parlare con altra gente -che si truovino; ma dicesi ch'egl'usciranno al tempo d'Anticristo. E -per questa cagione tutti e giudei che son dispersi per tutte l'altre -terre, imparano il parlare ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi -escino fuori e egli si possino intendere co loro: e questi conduceranno -quegli per cristianità, per distruggere e cristiani; imperò che gli -giudei di qua dicono, che egli sanno per profezie, che quegli de' monti -Caspii usciranno e spargeransi pel mondo. E così, come e giudei sono -stati sotto posti a' cristiani, così e cristiani saranno sotto posti -a' giudei. E se voi volete sapere a qual modo e' troveranno uscita, -sicondo che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'Anticristo sarà una -volpe, la quale arà una tana in quel luogo, dove il Re Alessandro fece -fare una delle porte; e tanto anderà questa volpe cavando e perforando -la terra, che ella passerà oltre questa terra verso questi giudei; e -quando e' vederanno queste volpi, forte si maraviglieranno; però che e' -non vidono mai sì fatta bestia, e però che d'ogni bestia ànno con loro, -salvo che delle volpi. Allora cacceranno questa volpe e seguiteranla -tanto, che enterrà nella sua tana; e egliono v'anderanno drieto, -perseguitandola infino alla tana tanto, che egliono troveranno le -porte, che fece fare il Re Alessandro, di pietre grosse. Queste pietre -romperanno, e a questo modo troveranno uscita. - - -DELLA TERRA DI BACARIA, E DI CERTE ARBORE CHE FANNO LANA; E DELLA -GROSSEZA DEL GRIFONE, E D'ALTRE COSE CHE LÌ SONO. - -Da questo paese si va verso la terra di Bacharia, dove sono malvage -gente e crudeli; e in questa terra sono alberi che fanno lana come -fanno le pecore, de le quale si fa drappi per vestire. In questo paese -son molti ipotami; altri gli chiamono centauri. Queste son bestie -che conversono alcuna volta in acqua, e alcuna volta in terra; e -sono d'uomo e di cavallo[49], e mangiono le gente, quando ne possono -pigliare. E ivi sono riviere che son tre volte più insalate del mare; -e ivi sono più grifoni che in altre parte. Alcuni dicono che i grifoni -ànno corpo di lione a dietro, e d'aquila dinanzi; dicono il vero, -perchè son fatti di così fatta forma. Ma il grifone à il corpo maggiore -e più forte, che non è otto lioni di qua, e à più grandeza e fortezza, -che cento aquile; imperò che porta al suo nido volando un gran cavallo -co l'uomo di sopra, se lo truova; o vero due buovi legati insieme, -almodo che si legono al carro; perchè egli ànno alie e unghie dinanzi -così grande e lunghe, come sono corna di bue e di vache; delle quali -si fanno vasegli per bere, a modo che di corna di bufoli; e delle coste -delle penne dell'alie, se ne fanno di grandi archi per saettare. - - -DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE -GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE -RICHEZE E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN QUELLE PARTE. - -Di là si va per molte giornate per le terre del prete Giovanni, el -grande imperadore d'india, a un reame, el qual si chiama Avison, o -vero la isola di Pontesoro. Questo Presto Giovanni à molte gran terre, -e molte buone città, e molte ville e buone isole, diverse, grande e -larghe, nel suo reame, perchè questo paese de India è tutto partito per -isole, per cagione de' gran fiumi che vengono dal paradiso terresto, e -quali partono la terra in molte parte: il simile in mare vi sono molte -isole. La migliore città dell'isola di Pontesoro è chiamata Nisa, la -quale è città reale molto nobile e molta rica. Il prete Giovanni à -sotto di lui molti Re, molte isole, e molte diverse gente; e il suo -paese è molto buono e rico, ma non però sì rico, come quel del Gran -Cane per li mercatanti che non vanno così là comunemente per comperare -mercatanzie, come fanno nella tera del Gran Cane, perchè il paese è -troppo lontano, e eziandio perchè egli truovono nell'isola di Catai -seta, spezie, drappi d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quantunque -egli avessino migliore mercato ne la città del prete Giovanni, non -dimeno e' dubitono de la lunga via e degli gran pericoli che sono in -quel mare, perchè in quel mare, in molti luoghi, sono molti scogli, e -assai sassi di calamita, che tira a sè il ferro co la sua propietà; e -per questo non passa nave dove sia chiovi o bandelle di fero. Questi -sassi di calamita, per sua propietà, tirono le nave e mai più di lì -non si posono partire. Io medesimo vidi in quel mare, di lungi a modo -d'una isoletta, ove erano alberi, spine e pruni in quantità; e dicevono -e marinai, che ciò erano nave, che quivi erono restate pei sassi de -la calamita; e perchè erono marcite, lì erono cresciuti questi alberi, -spine, pruni e altre erbe, che vi sono in gran quantità. Questi sassi -vi sono in molti luoghi in quele parte, e però non v'usano passare -mercatanti, se egliono non sanno molto bene la via, e se e' non ànno -buono guidatore. E ancora temono la via molto lunga, sì che adunque e' -vanno più presto a l'isola di Catai, e lì pigliono ciò che vogliono: -la quale è più presso; e non è però così presso, che non si peni -XI. o XII. mesi a andare da Vinegia, o da Genova insino a Catai. E -ancora la terra del prete Giovanni è più dilungi di molte giornate; e' -mercatanti, che vanno di là, passono per Persia, e vanno per una città -chiamata Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edificò. Poi passono -un braccio di mare, e vanno a una gran contrada, o vero città, che -si chiama Cobach; e ivi truovono ogni mercatanzia e papagalli, e, a -modo che di qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono passare oltre, -e' possono andare sicuramente. In quel paese à poco fromento e orzo, -imperò mangiono riso, miglio, latte e formagio, o vero frutte. Questo -prete Giovanni piglia tutta via per moglie la figliuola del Gran Cane, -e 'l Gran Cane piglia tutta via per moglie la figliuola del prete -Giovanni. Ancora, ne la tera del prete Giovanni, sono molte diverse -cose, e molte pietre preziose, sì grande e sì grose, che ne fanno -vasegli, piattegli, scodelle, taglieri e molte altre maraviglie, che -sarebe cosa lunghissima a scrivere. Ma d'altre isole principale del suo -stato e delle sue legge iscriverò alcuna cosa. - -Questo imperadore, prete Giovanni, è cristiano, e così è gran parte -del suo paese; ma tutta via non ànno gli articoli della fede che noi, -e credono nel Padre e nel Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono -molti divoti e leali l'uno co l'altro, e non si curono di baratterie, -nè di cautele, nè d'alcune fraude. Egli à sotto lui LXXII. provincie, -che tutte gli dànno trebuto, e ciascuna provincia à uno Re. In suo -paese sono molte maraviglie: ivi è il mare arenoso, el quale è tutto -di rena e di granelle sanza gocciola d'acqua, e fa grande onde, fluendo -e refluendo, a modo che fa l'altro mare, e mai per niun tempo non posa -nè sta quieto. Niuno può passare questo mare nè con nave, nè con altro -ingegno; e però non si può sapere che terra sia oltra questo mare. E -quantunque non vi sia punto d'acqua, non dimeno si truova di molti -pesci alle fiumane d'altra maniera e d'altra fazione, che non sono -quegli dell'altro mare; e sono di buono gusto e dilicati a mangiare. -E, a tre giornate dilungi a quello mare, vi sono gran montagne, delle -quali escie fuori un fiume, il qual viene dal paradiso terresto; ed -è tutto di pietre preziose, sanza acqua, e corre a basso pel diserto -a grande onde, a modo che fa el mare arenoso, e finisce in questo -mare, e ivi si perde. Questo fiume corre a questo modo tre volte la -settimana, e mena seco di molte grosse pietre del monte, che fanno -gran romore: e subito, come sono entrate nel lor mare arenoso, più non -si veggono e perdonsi. Queste tre giornate che corre, niuno ardirebe -d'entrarvi, ma negli altri dì vi s'entra. Item, oltre a quel fiume, più -inanzi nel diserto, v'è un gran piano arenoso; e, tralle montagne, è -questo piano. Ogni dì, quando si leva el sole, cominciono a crescere -albucegli piccoli, e crescono infino a mezzo dì, e fanno frutti; ma -niuno s'ardisce a pigliare di questi frutti, perchè sono a modo di cosa -afatata; e, dopo mezzo dì, discrescono e entrono in terra, sì che al -calare del sole più non si veggono: e così fanno ogni dì; e questa è -una grande maraviglia. In questi diserti sono molti uomini salvatichi, -cornuti e spaventosi; e' non parlono, ma rughiano a modo che' porci. -Ivi è gran quantità di papioni, cioè cani salvatichi qui sono molti -pappagalli, che gli chiamono, in suo linguaggio, parsistat: ve ne -sono alcuni, che parlono di sua natura e salutono le gente che vanno -pe' diserti; e parlono così perfettamente, quanto se fussi un uomo: -quegli che parlono bene ànno la lingua larga, e ànno sei dita. Un'altra -ragione v'è, che non ànno altro che tre dita per piede: questi parlano -poco o nulla, e male s'intendono, e non fanno se non gridare. - - -DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, O -VERO PER LA TERRA; E DEL PALAZO SUO, E DE L'ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA. - -Quello imperadore, prete Giovanni, quando lui va contro al Gran Cane -in battaglia, o vero contra alcuno de' confinanti, egli non porta -stendardo nè bandiera innanzi a sè, ma fa portare XIII. croce grande -e alte d'oro fine e di pietre preziose. Ciascuna croce è posta in un -carro e guardata da più di cento mila uomini a piè[50]. A modo come -di qua si guardono gli stendardi. A tempo di guerra questo numero di -gente è sanza oste prencipale e sanza le schiere ordinate in battaglia. -E quando e' non fa guerra e cavalca con privata compagnia, non fa -portare innanzi a lui altro che una croce semplice, di legnio, sanza -dipintura, e sanza oro e pietre preziose, per memoria che Giesù Cristo -sofferì morte sopra a una croce di legnio. Il simile, fassi portare -innanzi un piattello d'oro, pieno di terra, a memoria, che la nobiltà -di sua persona e possanza delle sue carne diventeranno e torneranno in -terra; e fassi portare altri vasegli d'ariento, ne' quali sono gioegli -d'oro e di pietre preziose, in segnio della sua signioria e della -sua gentilezza e della sua possanza. E' dimora comunemente nella sua -città di Susa, e ivi è il suo principale palazzo, el quale è sì rico -e sì nobile, che non si poterebe dire nè istimare. E di sopra della -maestra torre del palazzo sono due pomi d'oro; in ciascun di quegli -sono due carbonchi grandi e larghi, che lucono molto chiaro di notte. -Le porte principali di questo palazzo sono di pietre preziose, che si -chiamano sardonio; e le ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre -e le traverse sono d'avorio: le spere della sala e della camera sono di -cristallo. Le tavole dove mangiono, alcune sono di smiraldi, alcune di -matiste, e altre di pietre preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli di -queste tavole sono di quelle medesime pietre; e' gradi, dove si saglie -al trono dove lui siede, l'uno è di onice, l'altro è di cristallo, -l'altro di diaspro verde, l'altro di amatiste, l'altro di sardonio, -l'altro è di cordellino; l'ultimo, sopra lo quale lui tiene i piedi, è -di grisolito; e tutti questi gradi sono d'oro fine, ornati e lavorati -di pietre preziose e di perle grosse d'oriente. Le parte della sedia -sono di smeraldo, e ornata d'oro molto nobilmente e d'altre pietre -preziose e perle grosse. Nella sua camera sono colonne d'oro fine con -pietre preziose e con molti carbonchi, e quali rendono di notte gran -chiarezza; e quantunque gli carbonchi luchino, non dimeno arde tutta -via uno vasello di cristallo pieno di balsamo, per dare buono odore, -e per cacciare l'aire cattivo. La forma del suo letto è tutta di fine -zaffiro bene adornato d'oro, però che el zaffiro fa bene dormire e -rifrena la lussuria, perchè non vuole giacere colle sue moglie altro -che quattro volte l'anno, sicondo le quattro stagioni; e questo fa -solamente per generare. E nella città di Nissa si è un bel palazo e -molto nobile, nel quale sta quando gli piace; ma quivi non è aere così -temperato, come a Susa. In tutto il suo paese non si mangia altro che -una volta el dì, come fanno a la corte del Gran Cane; e nella sua corte -mangiono ogni dì più di XXX. mila persone, sanza quegli che vanno e -vengono; ma quegli XXX. mila di suo paese e del paese del Gran Cane, -none spendono tanto bene, quanto farebono nel paese di qua XII. mila. - - -DELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI, E DEL MODO CHE LORO TENGONO IN -SERVIRLO. - -Questo prete Giovanni à sempre, insieme con lui, un Re per servirlo. -Gli Re si partono a mesi, e sì si mutano l'uno l'altro; e, insieme con -questo Re, sempre sono LXII. duchi e CCCº. XL. conti. Nella sua corte -mangiono ogni giorno XII. arcivescovi e XX. vescovi e il patriarca di -san Tommaso; e così, come el papa, li arcivescovi, vescovi e abbati -in quello paese son Re; e ciascuno de' gran signiori sanno ben di che -debon servire. L'uno è maestro dell'ostello, l'altro è camerieri, -l'altro serve di scodelle, l'altro di tazze, l'altro è siniscalco, -l'altro è maniscalco; e, gradati, ciascuno à l'uficio suo; e a -questo modo egli è molto nobilissimamente servito. La sua terra, per -larghezza, à quatro mesi di giornate; e dilungi, sanza misura; perchè -lui tien gran parte delle isole sotto terra, che noi diciamo, che sono -di sotto a noi. - - -D'UNA ISOLA CHIAMATA MILSCORACH, NELLA QUALE STAVA UNO UOMO MOLTO -CAUTO, CHE AVEVA FATTO UNO PARADISO; E DELLE COSE MARAVIGLIOSE CH'ERANO -IN QUESTO PARADISO, E COME FU DISTRUTTO COSTUI. - -Item, allato a l'isola di Pontesoro, sì v'è una grande isola lunga e -larga, che si chiama Milscorach; ed è ubbidiente al prete Giovanni. In -questa isola è grande abundanzia di beni; ivi soleva essere uno ricco -uomo, non è molto tempo, el quale si chiamava Gatalonabos, uomo molto -liticoso e cauteloso[51]. Costui aveva una montagna con un castello -sì forte e sì nobile, quanto si potessi dire. Egli aveva fatto murare -tutta la montagnia nobilmente, e, dentro a questi muri, erono i più -begli giardini che si potessino trovare e avere. Quivi aveva fatto -piantare ogni cosa buona e odorifera, e tutti gli alberi e l'erbe che -fanno nobili fiori e che si posson trovare e avere; e sonvi ora molte -belle fontane allato, alle quali avevavi fatto fare molte belle sale -con belle camere, tutte dipinte d'oro e d'azzurro, e aveva fatto fare -molte e diverse truffe di istorie: quivi aveva uccegli, che si movevono -e cantavono con ingegni, come fussino vivi. In questo giardino aveva -posto d'ogni ragione di gente e di bestie, che aveva potuto avere, -i quali potessino piacere e dilettare a l'uomo per il tocare e per -guardare. Ivi aveva poste le più belle fanciulle di età di XIIII. anni, -che aveva potuto trovare, e i più begli giovinetti di simile etade; -ed erono tutti vestiti di drappi d'oro; e diceva, che erano angeli. -Costui aveva fatte fare tre belle fontane e nobile, tutte intorniate -di pietre preziose e di perle, con certi condotti sotto terra; sì che, -quando voleva, faceva per l'uno correre latte, e per l'altro vino, -e per l'altro mele: questo luogo lui lo chiamava paradiso. E quando -alcuni giovani valenti, prodi e arditi venivono a veder costui, gli -menava a vedere il suo paradiso, e mostravagli le diverse cose, gli -piaceri, e gli diversi canti degli uccegli, e le belle fanciulle, e le -belle fontane di latte, e di vino, e di mele, e faceva sonare diversi -strumenti musici e cantici in una alta torre, sanza veder quegli che -sonavono: e diceva, che quegli erono angeli di Dio, e che quel luogo -era il paradiso, che Idio aveva promesso alli amici suoi, dicendo: -_Dabo vobis terram fluentem, lac et mel_. Dopo che gli aveva mostrato -tutte queste cose, gli dava una bevanda; di che subito s'imbriacavono; -e così ubbriachi, gli parevono quelle cose più grandi. Allora costui -gli diceva, se egliono volevono murire per amor suo, che, dopo la -morte, e' verrebono in questo paradiso, e si troverebono della età -di queste fanciulle; e sempre sollazzerebono con quelle, e sempre si -troverebono quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli metterebbe in un -altro paradiso più bello assai, dove vederebono visibilmente Idio di -natura, nella sua maestà e gloria. E allora questi giovani, che più -altro non sapevono, si offerivono a lui far tutti i suoi voleri. Da poi -lui gli diceva, che eglino andassono al tal signiore, il quale era suo -contrario, e confortavagli, che non temessino punto di farsi uccidere, -per lo amore di lui; imperò che gli metterebe, dipoi la morte loro, -in un altro paradiso, cento volte più bello; e ivi starebbono sempre -con le più belle damigelle. E per questo modo e giovani uccidevono gli -signiori del paese, e loro propii si lasciavono uccidere a speranza -d'andare a quel paradiso. E in tal modo quello vechione, con sue -cautele e sagacità, si vendicava degli aversari suoi. Quando gli -uomini possenti di que' confini si furono aveduti di ciò, e conobono -la malizia, e la cautela, e la cattività di quel vechione, sì lo -distrussono, e sì distrussono tutti i begli luoghi, e tutte le nobilità -che erono in quel paradiso. E luoghi vi sono ancora delle fontane e -delle altre cose, ma le richezze non vi sono rimase, e non è gran tempo -che il luogo fu distrutto. - - -DELLA VALLE PERICOLOSA, DOVE STANNO DIAVOLI, E DELLE COSE PAUROSE CHE -SI TRUOVONO IN QUESTA VALLE PERICOLOSA. - -Allato a questa isola di Milscorach, dalla sinistra parte, verso la -riviera di Frison, si è una maravigliosa cosa, cioè una valle fralle -montagne, che dura circa a IIII. leghe. Alcuni la chiamono la valle -di montagnia[52], altri la chiamono la valle pericolosa. In questa -valle si vede e ode di gran tempeste e di gran voci e spaventevoli. -Ogni giorno e ogni notte è gran romore, e gran suoni di tamburini, di -nachere e di trombe, come sempre vi fusse nozze. Questa valle è tutta -piena di diavoli e stanno tutta via; e dicesi, che è una delle entrate -dello inferno. In questa valle è molto oro e molto ariento, per li -quali molti infedeli e cristiani entrono spesso, per pigliar tesoro; -ma pochi ne ritornono, e spezialmente degli infedeli più che dei -cristiani, chè per avarizia vi vanno; però che subito sono da' diavoli -strangolati. Nel mezzo di questa valle, sopra un sasso, v'è una testa -col viso d'un diavolo, orribile a vedere, e non si vede altro che la -testa insino alle spalle. Ma io non credo, che sia uomo al mondo, sia -chi si vuole, tanto ardito, nè tanto sicuro, che guardandolo, non abbia -tanta paura, che gli par venir meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì -taglientemente[53] riguarda le persone! e à gli ochi tanto orribili -e sfavillanti, che per certo è gran maraviglia! e cambia e trasmuta -spesso la sua maniera e la sua continenzia, e per così fatto modo, che -niuno la può perfettamente riguardare una volta pure, o appresso o di -lungi. E da quella n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza, che a -pena niuno la può sofferire. Ma tutta via e buoni cristiani, e quali -sono in buono stato e fermi nella fede, v'entrono bene sanza pericolo. -Niente di meno non sono però sanza gran paura, quando e' vegono -visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e egli gli fanno di molti -assalti e minacci, in aria e in terra, di colpi di tuoni e di tempesta; -e tutta via l'uomo teme che 'l nostro Signiore non faccia vendetta di -quel che è contro a la volontà sua. E sapiate che, quando io e li miei -compagni fumo in questa valle, noi entramo in gran pensieri, se noi -dovessimo mettere e corpi nostri in ventura, e entrare nella difesa di -Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono, e altri erono al contrario, ma -dua valenti uomini, frati minori, che erono di Lombardia, dissono, se -v'era alcuno di noi che vi volessi entrare, che si mettessino in buono -stato, et egli enterrebono con loro. Quando questi frati ebono così -parlato, sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli facemo dir messa, -e sì ci confessamo e comunicamo e entramo noi e XIIII. compagni. Ma -allo uscire, non ci trovamo se non VIIII, nè mai più potemo sapere, se -i nostri compagni fussin perduti, o ritornassino indietro. Ma, fussi -come si volesse, noi non gli vedemo mai; ed erono due greci e tre -spagnuoli. Il resto de' compagni non volono entrare, anzi se n'andorono -per una altra costa, per esere inanzi, come furono. E in questo modo -noi passamo la detta valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e ariento e -pietre preziose e molti gioielli in gran quantità di qua e di là, come -a noi pareva. Ma non sapiamo noi però, s'egli erono veri, però che 'l -diavolo è tanto sottile, che spesse volte fa parere quel che non è, per -ingannare la gente; e per questa cagione io non volli tocar cosa che -io vedessi, e perchè non mi volevo levare dalla mia divozione; imperò -che io ero in quela ora molto divoto per paura, perchè io vedevo molte -brutte figure, e per la moltitudine de' corpi morti, che io vedevo -giacere per tutta la valle; che se vi fussi stato una battaglia, non -vi doveva essere tanti morti quanti erano in quella valle, che certo -era una oribil cosa e spaventosa a vedere! Io mi maravigliai molto, -come e in che modo v'erono tanti corpi morti, e come e corpi erono -così interi; perchè pareva che di nulla fusson putrefatti. Io credo, -che e diavoli gli facessino parere così interi, però che, sicondo -el mio giudicio, non potrebe essere che tanti nuovamente vi fussino -entrati, nè che vi fussino cotanti morti, che non puzasono. Molti ve -n'erono in abito di cristiani: io credo che fussino ingannati, per la -troppa avarizia, perchè e' disideravono del tesoro che e' vedevono, o -vero perchè ebbono il quore debole, e non poterono soferire la puzza, -sì che per tanto noi eravamo più divoti. E questa valle à assai bella -entrata, ed è bella nel cominciamento, e va la via sempre calando infra -e sassi, torcendosi or qua e or là, ed è assai chiara infino a mezza -lega, e poi l'aria comincia a esere spessa, a modo che è tra giorno e -notte. E quando noi fumo caminati bene una gran lega, l'aria era tanta -spessa e scura, che noi non potavamo vedere, se non come di notte, -quando non lucon le stelle. Poi noi entramo in tutto ne le tenebre, le -quali durono bene una lega; e quivi avemo molto che fare e sofferire, e -credavamo certamente essere tutti perduti. In questo punto noi eravamo -tutti religiosi; e se alora ognun di noi fussimo fatti signori di -tutto el mondo e di tutta la terra, aremo ogni mondana cosa volentieri -renduta, pur che noi fussimo stati fuori di quegli pericoli; imperò -che veramente noi non credavamo mai portare novele al mondo di queste -tenebre. Fumo noi tutti abattuti più di mille volte, e in molte maniere -noi non eravamo così tosto ridirizati, che subitamente noi eravamo -riabbattuti. Ivi erono grande multitudine di bestie, ma non potavamo -vedere che bestie si fussono, ma istimavamo che fussino, al tocare, a -modo di porci neri e di molte altre bestie, le quali corevono fralle -nostre gambe, e sì ci facevono cadere una volta a ritto, l'altra volta -a rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'altro; e talvolta era, che -la testa andava giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle volte noi -fumo abattuti a terra per tuoni, alcuna volta per folgore, e tal volta -per venti grandissimi: alcuna volta a noi pareva fussimo feriti nelle -reni, e ora per traverso. Noi trovamo molti corpi morti sopra e quali -noi passamo co' piedi; e quali, nel passare sopra loro, si lamentavano -e piagnevono che li passassimo per adosso; e era una cosa terribile e -spaventosa a vedere! Io credo certisimamente, che se noi non avessimo -riceuto il _Corpus Domini_, che noi saremo rimasi quivi tutti e -perduti. In questo luogo ebe ciascun di noi un segniale; perchè quivi -fu ferito ciascuno di noi duramente per sì fatto modo, che stemo tutti -strangosciati, a modo che morti, lungamente. Io non so come si fussi, -ma in quela angoscia noi vedavamo spiritualmente molte cose, delle -quale io non ardisco parlare, perchè e monaci, che rimasono insieme -con noi, proibirono a noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna. salvo -che di quelo che noi avavamo veduto corporalmente, per celare i grandi -segreti del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi fumo feriti in diversi -luoghi, e in questi luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva una tacca -nera, di largheza d'una mano; l'un nel viso, l'altro nel petto, tale -da un costato, e altri dallato. Io fui ferito nel collo per così fatto -modo, che io mi credetti che 'l collo mi fussi separato dal corpo; e -io n'ò portato il segniale, nero come carbone, più di XVIII. anni, -e molte persone l'anno veduto. Ma poi che io mi sono ripentito de' -miei peccati, e che io mi son posto a servire a Dio, sicondo la mia -flagellità, questo segnio mi s'è convertito in niente, e ò in questo -luogo la pelle più bianca che altrove; ma tutta via vi pare il colpo, -e del continovo vi sarà, infino che l'anima nel corpo durerà. Per la -qual cagione io non consiglierei alcuno che mai v'entrasse, però che, -al parer mio, al nostro Signiore non piace punto che alcun v'entri. E -quando noi fumo nel mezo di queste tenebre, noi vedemo quela spaventosa -figura sotto a un sasso profondo: una volta pareva presso, e un'altra -da lunga; e così ardenti e sfavillanti erano le fiamme del fuoco -che gittava, che gli erano d'intorno, ch'era una cosa spaventosa a -vedere. Ma noi non eravamo tanti arditi che 'l potessimo ben guardare; -lui tutta via guardava noi: e ivi noi avemo gran paura, tal che -noi venavam meno quasi in tutto, e poco vi mancò che totalmente non -fossimo istinti. E così passamo oltre con gran fatica, tanto che abiamo -passato queste tenebre. Quando noi rivedemo la chiareza, quantunque noi -fossimo infino lì tormentati e tribulati da' nimici, e quali in ogni -guisa ci avevono tribulati, pur noi ci consolamo assai. Io non saprei -punto scrivere tutto quel che noi vedemo, perchè io ero molto atento a -pregare per divozione, perchè fui molte volte battuto per venti, tuoni -e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio colla sua grazia e pietà: -e in questo modo, per sua misericordia, noi passamo questa valle sanza -danno di noi, che n'uscimo. - - -DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GIGANTI DI GRANDE STATURE, E FEMMINE -TERRIBILE COME EL BASILISCO. - -Appresso, oltre a questa valle, è una grande isola, che v'è giganti -lunghi XXVIII. o vero XXX. piedi. Questi non portono altri vestimenti -che di pelle di bestie sabatiche, le quali e' pongono sopra loro come -si levano da dosso alle bestie, e non ànno pane, e mangiono carne -cruda, e beono sangue; però che ànno assai bestiame; e non ànno case; -e mangiono più volentieri carne umana che altra carne. In questa -isola niuno v'entra volentieri, nè vi si apressa, però che se eglino -vedessino una nave con gente dentro, e' mangerebono bene quelle genti. -In un'altra isola di là da questa, sicondo che ci dicevono le genti -di quel paese, v'erano assai giuganti magiori, come di grandeza XLV. o -vero L. piedi, e altri vi sono lunghi L. gomiti; ma noi non gli vedemo -punto, nè volontà avavamo d'aprossimarsi a quel luogo; imperò che niuno -entra in quel paese, nè in altro, che non sia divorato. Fra questa -gente son pecore così grande come sono buoi di qua, e ànno la lana -grossa rispondente della grandeza. Io ò ben veduto di queste pecore -molte volte, e molti sono stati veduti di questi giuganti pigliare -la gente in mare, e portarne dua in ciascuna mano e andarli mangiando -crudi. Un'altra isola è verso austro, dove sono molte crudele femine -e malvage, le quale ànno pietre preziose negli orechi, e sono di tal -natura, che se riguardono alcuna persona con ira, egli la uccidono -solamente del guardare, a modo che fa il bavalischio. - - -D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE, -E PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE CON LORO, MA E' VI DORME UN ALTRO. - -Un'altra isola v'è molto grande e molto buona e bene popolata, nella -quale è usanza, che, la prima notte che lo sposo debe giacere co la -moglie, e' fanno giacere un altro uomo con lei per dispulzellarla[54], -e di ciò gli donono buon salario: e, per questo mistiero, in ogni -villa sono certi valletti o vero servidori, i quali non fanno altro -che questo; e chiamono questi in suo linguaggio cadeberia, e suona in -nostra lingua, matto, disperato; però che quegli del paese riputono -questo così gran cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare una -femina, ch'a lor pare, che quegli che la dispulzellano si mettino a -dubio di murire; e se la seconda notte e mariti non truovono le moglie -dispulzellate per alcuna cagione, egli si lamentono del valletto, -el quale non à fatto el suo dovere, non altrimenti che 'l servidore -l'avessi voluto uccidere. Ma oltra la prima notte, da poi che sono -dispulzellate, egli le guardano strettamente, che non ànno tanto -ardimento che ardischino a parlare ad alcuno. Noi gli dimandamo per -qual cagione e' tenevono sì fatta usanza: e' risposono, che, per -dispulzellare femine, anticamente alcuni ne sono morti; però che eglino -avevono serpi nel ventre. Per questa cagione e' mantengono questa -usanza ancora; tutta via si fanno fare credenza del passo, prima che -egli si menino alla ventura. - - -D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE ÀNNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO -MUORE, E DEL RE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIUSTIZIA CHE S'OSSERVA IN -QUESTO PAESE. - -Apresso è una grande isola, dove le femine fanno gran dolore quando -nascono e figliuoli; e quando e' muoiono fanno grande allegreza e gran -festa; e così morti gli gittono in un gran fuoco ardente. E quelle -che amono i lor mariti, se gli lor mariti muoiono, egli si gittono nel -fuoco con loro e li figliuoli, e dicono, che 'l fuoco gli purgherà da -ogni immondizia e da ogni vizio, e puro e netto se n'anderà nell'altro -mondo, e i mariti loro gli meneranno seco. E la cagione perchè lor -piangono, quando e figliuoli nascono, e che fanno alegreza quando e' -muoiono, si è, che dicono, che quando e figliuoli nascono, e' vengono -nel mondo a la fatica, al dolore e a tristizia; e quando e' muoiono -e' vanno al paradiso, dove ànno fiume di latte e di mele, e vivono -in allegreza e in abundanza di beni, sanza dolore e sanza fatica. In -questa isola si fa un Re per elezione, e non si elegge il più nobile, -nè il più rico, ma tutta via si elege colui che è stato di buoni -costumi e di virtù dotato, e che è di grande etade, e che non abia -alcun figliuolo. In questa isola sono gl'uomini molto leali e molto -diritti, e fanno diritto giudicio a ciascuno, così del grande come -del piccolo, sicondo il delitto commesso. El Re di questa isola non -può giudicare l'uomo a morte sanza el consiglio de' suoi baroni, e -conviene che tutta la corte se n'accordi. E se 'l Re, lui medesimo fa -omicidio, o vero commetta cosa da morte, conviene che muoia così bene, -come farebe una spezial persona; non però che a lui sia messa mano, -nè toccato, ma è divietato che niun sia tanto ardito che gli faccia -compagnia, nè che gli sia parlato, nè che gli sia donato, nè venduto -alcuna cosa, nè che uomo gli ardisca a servire, nè che li sia dato -mangiare e bere; e in cotal modo gli conviene murire in miseria. Egli -non perdonono ad alcuno che abia fallito, nè per amore, nè per favore, -nè per richeza, nè per grandeza: a ognuno è fatto giustizia, secondo -el loro delitto. Tra quelle isole v'è un'altra isola, dove è grande -abundanzia di gente, le quali per cosa alcuna non mangerebono carne -di lepre, nè di gallina, nè d'oca; e nondimeno molte ne notricono per -vendere e solamente raguardare; e mangiono carne d'ogni altra bestia, -e beono latte. In questa isola e' pigliono i lor figliuoli, le sorelle -sue, li lor parenti per moglie; e se in una casa sono X. o XII. uomini, -tutte le moglie loro sono comune a ognuno, sì che ogni uno dorme -con chi gli piace, ma per una notte con una, e l'altra coll'altra; e -il figliuolo è dato a colui che prima giace colla madre; e a questo -modo non si sa di chi si sia il figliuolo. E per questo modo ànno un -proverbio, che dice, che se egli notriscono e figliuoli d'altrui, e -altri nutricono i suoi. In quella isola, e per tutta India, è gran -moltitudine di coccodrilli, e quali sono una ragione di serpi, come -ò detto di sopra, che abitono di notte nell'acqua, e di dì sopra la -terra nelle grotte, o vero nelle cave di sassi, e non mangiono per -tutto verno, e stanno in questo tempo freddo tra due terre (_sic_) -umide, a modo che fanno l'altre serpi. Queste serpe, mangiando, muovono -le mascelle di sopra, e non quelle di sotto, perchè in esse non ànno -giunture. - - -COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTRE COSE MARAVIGLIOSE E STUPENDE CHE -SONO IN QUESTI PAESI. - -In quello paese, e in più altri di là, eglino mettono a opera la -semenza del cotone, e seminono ogni anno; e di quela nascono piccoli -albucegli, e quali portono el cotone, del quale ànno grande abundanzia -per tutto il paese. Per questo paese tutto, e in molti altri, v'è una -ragione di legnio duro e forte, e carboni del quale accesi, sotto -la cenere durerebono vivi uno anno e più. E questo albero chiamono -ginepre, e somiglialo alquanto: à le foglie e à ogni propietà come -el ginepro. Ivi sono ancora molti alberi di ebeno, e quali non posono -per alcun modo ardere nè marcire. Ivi sono nocellari che portono noci -grosse come el capo di un uomo. Ivi son molti oraflos in alberi: egli -gli chiamono giefaris, o vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a -modo che un corsiero, e à el collo lungo circa XX. cubiti, e la groppa -e le corna a modo che cervio. Questa bestia guarderebe sopra il tetto -d'una casa, e chiamasi giraffa. In questo paese son molti camalioni, -i qua' son piccoli a modo che chierons salvatichi, e vanno tutta via -colla gola aperta per pigliare l'aere, imperò che e' vivono solamente -de l'aere, e non mangiono nè beono alcuna cosa, e cambiono colore -spesse volte, perchè alcuna volta si vegono d'un colore, e un'altra -volta d'un altro, e si possono mutare d'ogni colore che vogliono, -salvo che in rosso nè in bianco. Quivi sono serpenti grandi, grossi -e lunghi 100. e 200. piedi; e sono serpi di molti e diversi colori, -rossi, gialli, verdi, neri, tutti maculati; e son lunghi, qual cinque -torse, tal IIIIº. E altre serpi ivi sono, che ànno le creste sopra 'l -capo e vanno sopra piedi, alquanto diritti; e son ben lunghi quatro -torse o più, e sono grossi e abitono tutta via nelle caverne de' sassi, -e sempre stanno colla gola aperta, della quale a ogni ora li gocciola -veleno. E ivi son porci di molti colori salvatichi, così grandi, come -sono di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o vero traversati a modo -che un cinghiale. Ivi sono spinosi, o ricci, grandi come di qua, e sono -e nostri porci salvatichi. Ivi sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre -bestie grandi come destrieri o più, gli quali chiamono toncherons, e -quali ànno la testa nera e tre lunghe corna nella fronte, tagliente -a modo d'una spada, e 'l corpo fievole; e cacciono e uccidono gli -elefanti. Ancora vi sono altre bestie molto cattive e crudele, che non -sono magiore che come è un vermine[55], e ànno la testa a modo ch'un -cinghiale, e ànno sei piedi, e per ciascuno piede unghie larghe e -tagliente, e ànno el corpo come el vermine, e la coda come lioni. Ivi -sono oche tre tante magiori che le nostre di qua, e son rosse, e ànno -la testa e 'l collo e il petto nero tutto. In questo paese, e altrove -intorno, son molte altre ragione di bestie e molti diversi uccegli, i -quali, volendo tutti iscrivere, sarebe cosa lunghissima. - - -DELL'ISOLA DI BRAGMANI, E DE LA LOR BUONA VITA, E D'UNA LEGIADRA -LETTERA, LA QUAL MANDORONO AD ALESSANDRO MAGNIO. - -Oltr'a questa isola è un'altra isola grande e buona e abondevole, -ne la quale è buona gente e divota e di buona vita, sicondo la fede -loro. E quantunque e' non sieno perfetti cristiani, e che e' non -abino la lege compiuta, come noi, nondimeno egli di legge naturali -son pieni e d'ogni virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia e ogni -peccato, però che non son punto superbi, nè avari, nè accidiosi, nè -invidiosi, nè golosi, nè lussuriosi. Egli non ànno alcun peccato, e -fanno ad altrui quelo che e' vogliono che sia fatto a loro, e egliono -adempiono tutti e X. comandamenti. Egliono non ànno cura d'avere, nè -di richeza: egliono non dicono bugia per alcuna cagione, ma dicono -semplicemente sì e no, perchè dicono, che quegli che dicono bugia e -giurono, vogliono ingannare il suo prossimo, e però egli favellono e -parlono sempre sanza giuramento. Questa isola si chiama terra di fede, -e alcuni la chiamano l'isola Bragmani. Per mezo di questa isola corre -una grande riviera, la qual si chiama Theba; e generalmente tutta la -gente dell'isola, ivi intorno a questi confini, sono più leali e più -diritti che non sono in alcuna parte del mondo. In questa isola non è -ladroni, nè assassini, nè meritrice, nè mai vi fu morto uomo. Ivi son -le gente così caste, e mantengono buona vita, come potrebe fare alcuno -religioso: ogni dì digiunono; e perchè e' sono così leali e così pieni -di buone condizione, e' non furono mai gravati di tempesta, nè di fame, -nè di pestilenzia, nè di niuna altra tribulazione, come siamo noi di -qua molte volte per li nostri peccati. Per la qual cagione e' pare -che Dio gli ami, e abi a grado la lor fede e le lor buone operazione. -E' credono bene in Dio, il qual fece e criò ogni cosa, e lui adorono, -e non aprezono niuno onore terreno; e sono così diritti, e vivono -così ordinatamente e così sobriamente nel mangiare e nel bere, che e' -vivono molto lungamente, e molti di lor muoiono sanza che abino auto -malizia alcuna; però che la natura gli viene a meno per vechieza. El -Re Alessandro anticamente gli mandò a disfidare, perchè lui voleva -guadagnare il lor paese; e e' mandorgli imbasciadori, e quali portorono -lettere per parte del paese, che dicevono così: Re Alessandro, che cosa -poterebe assai essere a colui, a chi tutto el mondo non basta? tu non -troverai in noi quella cosa, per la quale tu ci debbi guerreggiare, -perchè noi non abbiamo richezze alcune, nè disideriamo, perchè tutti -e beni del paese qui sono comuni tra noi, e il mangiare e 'l bere è -per lo sostenimento de' nostri corpi e la nostra richeza; e, in luogo -di tesoro e d'oro e d'ariento, noi facciamo tesoro di concordia e -pace e amore l'un coll'altro: in luogo di belle vestimenta pei nostri -corpi, noi usiamo d'un cattivo panno per inviluppare le nostre carne, -solamente quanto basta a difenderci dal freddo e coprire le segrete -membra del corpo; e le nostre donne, o sia moglie, non si adornono per -piacere, anzi terrebono per grande tristizia ogni aparechiamento che -si facessi per abellire e per adornare el corpo, a ciò che paresse più -bello, che Idio non l'à fatto di sua natura: elle non sanno e non si -curono d'altra belleza, che di quella che Idio dette a la natura loro. -La terra n'è aparechiata per due cose; la prima, per sostentazione, -mentre che noi viviamo: e per la nostra sepultura dopo la nostra morte. -Noi abiamo sempre avuto pace fin qui perpetuamente, della qual voi -ne volete discacciare. Noi abiamo un Re, non già per fare giustizia, -perchè fra noi non si truova chi commette pecato, ma noi l'abiamo per -mantenere nobilità, e per mostrare, che noi siamo ubidienti; però che -non à a fare, nè adoperare giustizia fra noi, perchè noi non faciamo -cosa altrui, che non vogliamo che sia fatta a noi; sì che adunque a -noi non potete voi torre alcuna cosa, salvo che la nostra buona pace, -la quale è durata sempre fra noi. Quando el re Alessandro ebe letto -questa lettera, si pensò, che tropo gran male sarebbe, se gli turbassi; -e allora gli mandò una buona pace, e che e' non si dubitassino punto di -lui, e che e' mantenessono la lor buona usanza e modo che usati erono. - - -DI DUE ALTRE ISOLE, CIOÈ MESIDRATA E GENOSAFFA, NE LE QUALI FU -PROFETIZATO LA INCARNAZIONE DEL FIGLIUOL DI DIO; E D'UNA GENTIL -RISPOSTA QUAL FECIONO AD ALESSANDRO MAGNO. - -Due altre isole vi sono; una si chiama Mesidrata, l'altra Genosaffa, -nelle quali sono così buone genti, leali e piene di gran fede, e -mantengono el costume de l'isola sopra detta. In queste isole entrò -Alessandro; e quando lui vide la lor buona fede e la loro lealtà, -disse, che non gli graverebe punto che gli domandassono richeze o -altre cose, che gli donerebe volentieri. E' risposono, che egli erono -assai richi, poi ch'egli avevono da mangiare e da bere per sostenere -il corpo, e che le richeze e' tesori in questo mondo nulla vagliono, -nè vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che noi non morissimo, e che -fussimo inmortali, di ciò gli renderebono grazia e mercè. Re Alessandro -rispose, questo non potrebe fare, chè lui era così mortale come erono -loro. Egli dissono: per qual cagione dunque, se se' mortale, se' tu -così rigoglioso e fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomettere tutto -el mondo a modo che tu fussi Dio inmortale? In termine alcuno non ài -vita, nè ora, nè meza; e tu vuoi ragunare tutto l'aver del mondo, il -quale in brieve tempo tu lascerai, almeno quando tu morrai; e in cotal -modo quelo ch'è stato d'altrui prima che tuo, sarà d'altrui dapoi ch'è -stato tuo, però che teco non porterai alcuna cosa, e come nascesti -nudo, così nudo ritornerai in terra, de la qual fusti criato. Tu debi -pensare e sapere, che niuno è inmortale, salvo che Idio, che ogni cosa -criò: tu non debi disiderare quel che a te non può rimanere. Per questa -risposta il Re Alessandro fu sbigottito, e partissi da loro sanza -alcun male. E quantunque questa gente non abino gli articoli della fede -totalmente, come noi abiamo, non dimeno per la loro buona fede naturale -e per la loro intenzione buona, io mi penso e rendomi certo, che Dio -gli ama, e ch'egli piglia e lor servigii a grado, a modo che fece di -Iob, che fu pagano; e benchè fusse pagano, pure Idio lo tenne pel suo -leale servo. E, benchè sieno assai più leggi diverse per lo mondo, -io credo che Iddio ami tutti quegli ch'amano e servono lui, cioè in -verità, lealtà et umilità, e che dispregiano la vita di questo mondo -a modo che fanno quelle genti, e come Iob faceva. E questo diceva el -nostro Signiore per la bocca de Osea profeta: _Scribam ei multiplices -leges meas_. E altrove dice la Scrittura: _Qui totum subdit suis orbem -legibus_ (_sic_). Per lo simile dice il nostro Signore nello Evangelio: -_Alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili_; ciò è a dire che aveva -altri servi, che [son] quegli che sono sotto la lege di natura, [non] -cristiani. E con questo si concorda la visione che ebe santo Petro -al Giaffo, quando l'agniolo discese dal cielo e recogli inanzi molte -ragioni di bestie, di serpi e altri rettili della terra in grande -quantità, e disse a san Pietro: piglia e mangia. E san Piero rispose: -io non mangiai mai di cotal bestie immonde. E l'angiol disse: _Non -dicam immunda quae Deus mandavit_ (_sic_); ciò è a dire, che non si -dee avere in odio e a dispetto alcuna gente cristiana per la diversità -della lege loro, nè alcuni di loro giudicare; anzi si dee pregare Idio -per loro, perchè noi non sappiamo quelli che Dio ama, nè quegli che -abia in odio; imperò che Dio non odia creatura che abbia fatto; e però -disse san Piero, che seppe la significazione di quella visione: _In -veritate comperi, quia non est acceptor personarum Deus, nec discernit -inter judeos et gentiles, sed omnis[56] qui timet eum, et operatur -iustitiam acceptus est illi_. E per cotale esemplo, quando io dico _De -profundis_ per le anime passate, io lo dico, congiugnendo [tutti] con -li cristiani insieme, cioè per le anime di tutti e morti _pro quibus -sit orandi_; però che io dico, che Idio ama questa gente per la lealtà -e per la umilità loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti molto. -Ve ne sono stati di continuo in questa isola, che ànno profetezato la -incarnazione del nostro Signiore Giesù Cristo, come e' doveva nascere -di vergine, bene tremila anni o più imprima che nascesse. Egli credono -la incarnazione perfettamente, e non sanno in qual modo sofferisse -morte per noi, nè non sanno li Evangeli suoi, nè la sua operazione così -bene, come sappiamo noi. - - -DE L'ISOLA DI FRACAN, DOVE LE GENTE VIVONO DEL SOLO ODORE DE' POMI -SALVATICHI, E D'UNA ALTRA ISOLA, OVE SONO LE GENTE PILOSE. - -Tra queste isole v'è[57] una gran città chiamata Fracan, e à il nome -dell'isola. La gente di questa isola non coltivano nè lavorono la -terra, però che egliono non mangiono alcuna cosa, e sono di buon colore -e di buona fazione, sicondo la lor grandeza; però che sono piccoli; ma -non però così piccoli come li pigmei. Costoro vivono d'olore di pomi -salvatichi; e quando vanno in alcuna parte dilungi, portono seco de' -pomi; però che, se sentissino male odore e non avessino seco di questi -pomi, subito morrebono; e non sono molti ragionevoli, ma sono tutti -semplici e bestiali. Dopo questa isola è un'altra isola, dove le genti -son tutte pilose, salvo che 'l viso e le palme delle mani. Queste genti -vanno così per mare come per terra, e mangiono carne e pesci tutti -crudi. In questa isola v'è una gran riviera, la quale è larga circa due -leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar. - - -DEGLI ARBORI DEL SOLE E DELLA LUNA, E DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA -PRETE GIOVANNI. - -Da questa riviera, a XV. giornate dilungi, si va pe' diserti, e sonvi -gli alberi del sole e della luna, e quali parlarono ad Alessandro -Re e predicerono a lui la morte sua. E dicono che 'l prete Ianni, e -gl'altri che guardono questi alberi, e mangiono di lor frutto e del -balsamo, el quale ivi crescie, e' vivon bene CCCCº. e CCCCCº. anni, per -la virtù del balsamo; perchè dicono, che ivi in que' diserti crescie -gran quantità di balsamo, e altrove no, salvo che in Babillonia, ove -di sopra scrissi. Noi saremmo andati volentieri verso le parte di -quegli arbori, se a noi fussi stato pussibile, ma io non credo che Cº. -uomini potessino a salvamento passare questi diserti, per le grande -multitudine di bestie salvatiche e di grandi dragoni, e gran serpenti, -e quali uccidono e divorono quanti ne giungono in questi paesi. Vi -sono elefanti bianchi e bigi sanza numero, et unicorni e altre bestie, -le quali ho inanzi scritte; e molte altre bestie assai orribile e -spaventose. E molte altre isole sono nella terra del Presto Giovanni, e -sonvi molte maravigliose cose, le discrizioni delle quali sarebe cosa -lunghissima; però ò lasciato. Molte richeze vi sono e nobile città, -e magnificenzie; fra l'altre cose v'è grande abundanzia di pietre -preziose. Io credo che voi sappiate bene, o vero abiate udito dire, per -qual cagione questo imperadore si chiama Prete Giovanni; ma ancora, per -quelli che non sanno, io iscriverò la cagione. - -Fu già uno imperador valente e animoso, il quale, avendo in sua -compagnia cavalieri cristiani a modo che à costui che è al presente, -gli venne voglia di vedere la maniera e modo degli ufici divini, e -altri costumi di cristiani. In quel tempo durava la cristianità di -là dal mare per tutta Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, Arabia, -Allape e per tutta la terra d'Egitto. Questo imperadore venne con poca -compagnia, e andò un dì di sabato a una chiesa d'Egitto, e fu propio -il sabato presso a la Pentecosta, ne l'ora e punto, che 'l vescovo -d'Alessandria faceva l'ordine della messa. Lo imperadore ascoltò e -risguardò l'ordine dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere quella -gente che era innanzi al vescovo, o vero prelato, i quali avevono a -fare così grande misterio. Questi erono preti, diacani e soddiacani -e altri, solennemente apparati al modo che s'usa di qua nelle nostre -parti occidentale. Un cavaliere rispose, che quegli erono preti. Allora -lo imperadore disse, che non voleva essere imperadore, nè re, ma voleva -esser prete e avere el nome del primo che uscirebe fuora dell'uscio -di quella chiesa. Allora il vescovo con gli altri preti partendosi -per uscire fuori, venne per sorte, che il primo che uscì di fuori ebbe -nome Giovanni, benchè noi, corrompendo il nome, lo abbreviamo, dicendo, -Ianni; e però quello Imperadore de India dipoi è stato chiamato Prete -Ianni. Nella terra di questo prete sono buon cristiani, di buona fede e -di buona legge, e spezialmente quegli del suo paese propio. Egli ànno -comunemente i suo cappellani che canton la messa e fanno i sacramenti -di pane, a modo de' greci, ma e' non dicono tante cose quanto fanno di -qua; però che egli dicono solamente quelle che gl'insegniò san Tommaso -apostolo, a modo che cantorono gli apostoli, dicendo el Pater Nostro -e le parole colle quali si consacra il corpo del nostro Signiore: ma -noi abiamo molte addizioni, che ànno dappoi fatte li papi, le qua' cose -egli non sanno. - - -DELL'ISOLA TABROBANA, DOVE SONO DUE STATE E DUE VERNI, DOVE I LOR -GIARDINI SEMPRE SONO VERDI. - -Verso le parti orientali, di là dalle parte delle terre dello Prete -Giovanni, vi è una grande isola e buon reame, el quale è chiamato -Tabrobana. Questa isola è un paese molto buono e notabile e fruttuoso. -Il Re di quella è molto ricco: quegli del paese fanno sempre un Re -per elezione, ma tutta via questo re ubidisce il Prete Giovanni. In -questo paese sono due state e due verni, e ivi si semina due volte -l'anno biade ed ogni altre ragione cose; e i giardini son sempre verdi -e fioriti. Ivi istanno buone genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono -molti cristiani, che sono tanto richi, che non sanno quanto abbino. -Anticamente, quando nelle nave antiche s'andava da la terra del Prete -Giovanni a questa isola, si penava a passare XXXIII. giornate e più, -ma nelle loro nave moderne si passa da una parte a un'altra in VII. -giornate, e vedesi el fondo dell'aqua in più parti, imperò che non è -profondo. - - -DELL'ISOLA ORILLA, E DI ARGUTA, NE LE QUALI SON GRANDI TESORI E BEN -GUARDATI, E DEL MODO CHE SI TIENE A AVER DEL DETTO TESORO. - -Dallato a questo reame son due altre isole; la prima si chiama -Orilla, e l'altra Arguta. Tutta la terra di quelle è di minera d'oro -e d'ariento. Queste due isole sono là dove il mare rosso si parte -dal mare occeano. In quelle isole non si vede quasi alcuna stella -che paia chiaramente, salvo che una, la quale è molto chiara, ed è da -loro chiamata canopos. Ivi in ogni lunazione non si vede mai se none -el sicondo quartieri della luna. In queste isole son montagne grande -d'oro, le quale sono dalle formiche molto ben guardate e custodite -curiosamente. Queste formiche separano l'oro puro dallo impuro e -naturalmente bene affinandolo; e sono grandi come cani grandi[58]; -onde la gente non usa aprosimarsi alle montagne, perchè le formiche -gli assalterebono e da quello non si poterebono difendere, sì che e' -non possono sanza ingegno aver di questo oro; e però al tempo caldo, -quando le formiche sono sotto terra nascose, dall'ora di terza infino -a bassa nona, le genti vanno con cammegli e dormedarii e carregiono -pian piano, e poi si fugono inanzi che le formiche escin fuori della -terra. Ma nell'altro tempo, quando non è tanto caldo, e che le formiche -non s'ascondono, e' s'ingegniano per altro modo, e pigliono giumente -ch'ànno i puledri piccoli, e sì gli mettono a dosso duo vasegli per -uno, a modo che due cesti, neri e aperti di sopra, pendenti infino -appresso a terra, e mandono queste giumente a pasturare al contorno di -queste montagne, e gli puledrini ritengono legati. Quando le formiche -veggono questi vasegli, e' vi montono suso, et entranvi dentro; e ànno -per natura, che non si lasciano alcuna cosa d'intorno, nè in caverna, -nè sotto terra, nè in altra parte dove stanno, e sempre vanno rimovendo -e rimutando or qua, or là; onde loro stesse empiono questi vaselli, -d'oro. E quando, le gente che aspettono, pensono che le giumente siano -assai cariche, e' menono inverso loro e puledri e fannogli rughiare, -e subito le giumente tornono verso loro, e egliono le scaricono, e -ànno l'oro per cotal maniera in gran quantità; però che le formiche -conoscono gl'uomini dalle bestie, e comportono bene che le bestie -vadino tra loro, ma non vogliono patire l'andare degl'uomini. - - -DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI CHE ESCONO DI QUELLO. - -Oltre alla terra e l'isole del Prete Giovanni, andando verso oriente, -non si truova altro che gran montagnie e regione tenebrose, dove non si -potrebe vedere nè di giorno nè di notte, sì come testimoniano quegli -del paese. Queste montagnie diserte, e questi luoghi tenebrosi durono -da una costa (_sic_) infino al paradiso terreste, dove Adamo nostro -padre ed Eva furono in prima posti, e quali non molto vi rimasono. Il -paradiso è verso oriente a cominciamento della terra; ma quelo oriente -non è già il nostro oriente di qua quando el sole si leva a noi; però -che, quando el sole si leva all'oriente verso el paradiso terresto, -allora è meza notte tra le parte di qua, per cagione della ritondità -della terra, sì come io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Signore -fece la terra tutta ritonda nel mezo del firmamento, bene che vi sia -monti e valli, questo non è naturalmente, ma venne per ragion del -diluvio, che fu al tempo di Noè, el quale guastò la terra molle; e la -dura terra, e e sassi rimason montagnie. - -Io non saperei propiamente parlare del paradiso, che io non vi fui -mai, e ciò mi duole; e penso, che io non fu' degno, ma quel che io -ò udito dire a' più savi di là, io volentieri lo discriverrò. E' -dicon che il paradiso terresto è la più alta terra del mondo, e è in -oriente al cominciamento della terra, e così alto, che tocca quasi -el cerchio della luna: per lo quale cerchio, o vero spera, la luna fa -il suo torno. Il paradiso è tant'alto, che il diluvio di Noè coperse -di sotto e di sopra e intorno tutta la terra, salvo che questa del -paradiso. Questo paradiso è serrato intorno di mura, e non si sa di -che cosa sia murato, e non vi par pietre, nè anche altra materia della -quale siano le mura. Questi muri si distendono da mezo dì verso Bissa. -Una sola entrata v'è, che sta serrata di fuoco ardente per modo, che -niuno uom mortale no può entrare per diritto. Nel mezzo de la più -alta terra del paradiso è il fonte, el quale getta li quattro fiumi, -e quali corrono per diverse terre. Il primo fiume si chiama Phison, e -corre per India, nel qual sono molte pietre preziose, e molto legnio -aloes e molti granelli d'oro; l'altro si chiama Gion o vero Nilo, -quale passa per Etiopia e per Egitto; l'altro si chiama Tigris, el -quale corre per Soria e per la grande Armenia: e 'l quarto si chiama -Eufrates, il qual passa per Media e per Persia e per Armenia. E dicono -gl'uomini di quel paese, che tutte l'acque dolce del mondo, di sopra -e di sotto, pigliono origine da quel fonte, e da quello tutte l'acque -dolce escono. El primo fiume si chiama Phison, che vuol dire in nostra -lingua, ragunanza, o vero congregazione, perchè molti altri fiumi si -ragunono e vanno in questo fiume: altrove si chiama Ganges per uno -che fu Re in India, chiamato Ghangores, però che correva per la sua -terra. Questo fiume è in alcun luogho torbido, in alcun chiaro, in -alcun caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume, che si chiama Gion, o -vero Nilo, è detto, però che sta sempre torbido, e Gion, nella lingua -di Etiopia, vuol dire torbido. El terzo fiume si chiama Tigris, ciò è -a dire, tosto, corrente; imperò che corre più presto degli altri, e a -similitudine di questo, v'è una bestia chiamata tigris, la qual corre -molto velocemente. El quarto fiume si chiama Eufrates, ciò è a dire, -ben portante, perchè molti beni crescono sopra questo fiume, frutti, -biade e altre cose. E sapiate, che niuno uomo mortale può andare, -nè aprosimarsi al detto paradiso per la moltitudine delle bestie -salvatiche che sono in quegli diserti, e per l'alteza di quele montagne -e per l'aspreza de' sassi e quali niuno poterebe passare[59]. Molti -gran signori ànno voluto molte volte isprementare e andare per questi -fiumi verso el paradiso, con gran compagnia, ma mai non poterono trovar -la via; anzi molti di loro murirono per la foresta e per lo navicare, -e molti altri rimasono orbi, e altri sordi per lo strepito della acqua, -e altri son morti e perduti nell'onde. Sì che pertanto niun mortale vi -si può approssimare, salvo che per ispezial grazia di Dio. E di questo -luogo io non saperei discriver più; e pertanto tacendo, ritornerò a -quel che io ò veduto. - -Chiunque avessi grazia di sapere tener la via diritta, sì poterebe -passare per queste isole sopradette della terra del Prete Giovanni, le -qua' sono sotto terra, quanto a noi di qua, e per altre assai isole più -inanzi, e circundare la terra e poi ritornare dirittamente alle parte -de le quale si fussino mossi; e arebono circundato tutto el corpo della -terra. Ma perchè vi converrebe gran tempo, e molti pericoli vi sono nel -passare, parte per le isole diverse, parte per li gran mari e parte per -dubio di smarrir la via, pochi uomini si mettono a farlo, quantunque si -possa fare, tenendo la diritta via in modo, che io ò detto di sopra: e -per questa cagione si ritorna da queste isole sopradette, costegiando, -nella terra medesima del Prete Giovanni. - - -DELL'ISOLA DI CAISAM, CH'È MOLTO GRANDE E BUONA, E DE LA USANZA CHE -TIENE IL FIGLIUOL, MORTO IL PADRE, IN QUESTO PAESE. - -Dipoi, ritornando, si viene a un'altra isola, chiamata Charsam, la -quale isola tiene di lungo 60. giornate e di largo 50. o più. Questa è -la magiore isola e 'l migliore reame del mondo, eccetto Cataim. Questo -paese è così bene abitato e così pieno di città e di ville e di gente, -che, quando e' s'esce fuora d'una città per andare in qualunche parte -si voglia, si vede un'altra città inanzi a sè. In questa isola è una -grande abundanzia di vino e di spezie. Il Re di questa isola è molto -possente e gran ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra dal Gran -Cane e ubidisce lui; però che questa isola è una de le XII. province -che 'l Gran Cane à sotto di sè, sanza la sua propia terra e de le isole -migliore, de' le quali n'à molte. In questo paese son gran boschi di -castagneti, e se e mercatanti usasino così in questa isola, come fanno -ne l'isola di Catai, ella sarebe asai migliore che Catai. Da questa -isola si viene, ritornando, a un altro reame, chiamato Riboeh, che è -sotto posto al Gran Cane, ed è un buon paese e abondevole di biade e di -vino e d'altri beni. Le gente di questo paese non ànno case, ma stanno -nelle tende e padiglioni fatti di feltro nero. La lor città principale -o reale è tutta murata di pietre preziose, cioè nere e bianche, e -tutte le strade di questa son ben lastricate di queste simile pietre. -In questa città non è uomo che ardisca spander sangue d'uomo nè di -bestie per riverenza d'uno idolo ch'egli adorono. In questa città -istà il Papa della fede loro, il quale e' chiamono Sabasi, e concede -tutti e benifici e tutte l'altre cose, che apartengono agl'idoli. E -tutti quegli che riconoscono alcuna cosa de le lor chiese religiose, -e altri ubidiscono a lui, al modo che fanno qua le genti di santa -chiesa al Papa. In questa isola è una usanza, che, volendo el figliuolo -grandemente onorare el padre, quando e' muore, manda per tutti gli -amici e' parenti suoi, religiosi e preti e pifferi in gran quantità, e -portono il corpo del padre sopra a una montagnia, facendo gran festa -e solennità. Poi che l'ànno lassù portato, il maggior prelato sì gli -taglia el capo e sì lo ripone in uno piattello grande d'ariento dorato: -dipoi lo dà al figliuolo. Allora el figliuolo o gli altri il pigliano e -portano, cantando e dicendo molte orazioni. Poi gli preti e religiosi -tagliano el troncone del busto per pezzi, dicendo orazioni; e gli -uccelli del paese, che sono usitati a quella usanza per lungo tempo, -vengono, e sì si apresentono di sopra, volando come fa tra noi il -nibbio a la carogna; e i preti gittono e pezzi de la carne, e gl'ucegli -gli pigliono e vanno alquanto dilungi, e sì la mangiono. E poi gli -preti cantano a modo che di qua per gli morti, e dicono l'uficio in -loro linguaggio ad alta voce. Dipoi dicono: Riguardate come era valente -uomo costui, il quale gli angioli di Dio son venuti a trovare e portare -in paradiso. Alora pare al figliuolo che sia molto onorato, quando gli -ucegli ànno mangiato il suo padre. E colui, a chi viene maggiore numero -d'uccelli, è quello che gli pare abbia avuto maggiore onore più che -gli altri. Da poi il figliuolo rimane a casa cogl'amici e co' parenti -suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono tra loro qual mente -gli uccegli gli vennono a torre; e così ragionando, in questo molto -si gloriano. E quando sono raunati a casa, il figliuolo fa cuocere -la testa del padre, e alquanto della carne dà in luogo di guazzetto; -e danne a ciascuno de li suoi più speziali amici; e dell'ossa del -craneo se ne fa fare una tazza, colla quale lui e i parenti beono con -gran divozione a memoria del santo uomo, mangiato dagl'uccegli; e il -figliuolo serba questa tazza; e tutto 'l tempo della vita sua bee con -quela per memoria di suo padre. - - -D'UNO UOMO MOLTO RICO, E DE LO STATO SUO, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO -CHE FA L'AUTORE. - -Da questa isola, ritornando per X. giornate per mezo la terra del Gran -Cane, è una grand'isola e buona e buon reame, nella quale è uno rico e -potente Re. Fra gli altri di questo paese v'è uno uomo richissimo, el -quale non è principe nè amiraglio nè duca nè conte, ma sono molte gente -a lui suggette che tengono terre da lui; e à costui una grandissima -entrata ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à continuamente più di tre -mila cavagli caricati di biada e di riso, anno per anno. Costui fa -molto nobil vita: sicondo l'usanza di là, lui ha cinquanta damigelle -vergini, le quali tutta via lo servono quando mangia. E quando egli -è assettato a tavola, tutte quelle vergini gli portano insieme una -maniera di vivande, e sempre la portano cantando una canzona. Poi gli -tagliano innanzi quella vivanda, e di quella lo imboccano, però che lui -non fa alcuna cosa, se non tenere le mani sopra alla tavola e mangiare -le vivande che gli danno quelle damigelle; imperò ch'egli ha l'unghie -tanto lunghe, che non potrebbe colle mani nè tenere nè pigliare alcuna -cosa; e quando si va a coricare, quelle damigelle lo spogliano, e così -quando si leva lo rivestono. La nobilità degli uomini di quello paese -è lasciarsi crescere l'unghie quanto possono; e sono molti nel paese, -che, tanto se le lascion crescere, che circundano tutta la mano: e -questo è tra loro gran gentilezza. E la nobilità delle donne loro si è -aver piccoli piedi: e per questo, come son nate, legono e piedi così -stretti, che non crescono la metà di quelo che doverebbono. Sì che -queste fanciulle cantono canzone mentre che e' mangia; e quando lui -à mangiato quela vivanda, ne portone un'altra, cantando a modo che di -prima; e così fanno per insino che à mangiato, e ogni dì fanno a questo -modo. E in tal modo usa costui la sua vita, come ànno fatto i suoi, -e come fanno gl'uomini dati all'ozio e al ventre e alla gola, e quali -sempre disutilmente vivono sanza fare alcuno bel fatto o altre opere -degne di laude e di virtù. O quanti ne sono oggi a lui simiglianti che -disiderano la vita solo per stare a riposo a grattarsi el ventre, come -fa el porco nella grassa! Egli ha molto bello palazzo e ricco, dove -si sta; del quale le mura circundano due leghe. Dentro vi sono be' -giardini: le sue camere e sale sono d'oro e d'argento, e nel mezo d'un -bel giardino si è uno monticello, ove è uno piccolo praticello, nel -quale è uno munisterio con torri e pinacoli tutti d'oro. Molte volte va -costui a questo munisterio, che non è fatto per altra cagione, se non -per diletto di costui. - -Da questo paese si ritorna indietro per la terra del Gran Cane, -della quale io ò detto di sopra, però non bisogna c'un'altra volta -vi discriva, nè di quale si tenga conto. E sapiate, che di tutto quel -paese e di tutte quell'isole e diverse gente e diverse legge e fede, -ch'egl'ànno, le quali io ò scritto, niuna gente non è lì, la quale, -pur che abia ragione e intelletto, che non abia alcuno articolo della -nostra fede e alcun buon punto di ciò che noi crediamo, e che eglino -non credino in Dio, il qual fece il mondo, el quale egli chiamono -Hiretarze, ciò è a dire: Dio di natura, sicondo che dice il profeta: -_Et intuentur omnes fines terrae_; e altrove: _Omnes gentes servient -ei_ etc. Ma egli non sanno però perfettamente parlare di Dio padre, nè -del figliuolo, nè dello Spirito santo; nè sanno parlare della Bibbia, -e spezialmente del Genesis e degl'altri libri di Muises, de l'Esodo -e degli profeti, però che non ànno chi gl'insegni; sì che non sanno -se non di loro intelletto naturale. E' dicon bene, che le criature -ch'egliono adorono, non son punto Dio, ma egli le adorono per le gran -virtù che sono in quelle, le quali non vi poterebono esser sanza grazia -di Dio. Dei simulacri e idoli e' dicono, che non v'è alcuna gente, che -non abino idoli; e questo dicono, perchè noi abiamo le immagine e le -figure della nostra Donna e di molti altri santi che adoriamo noi; ma -e' non sanno, che noi non adoriamo punto le immagine di legnio, nè di -pietre, anzi e santi, a memoria de' quali son fatte; perchè, a modo -che la lettera dimostra a' litterati che è come si dee credere, così le -immagine e le pitture dimostrono alla idiota gente a pensare e adorare -e santi, a nome de' quali son fatte; però che 'l pensare umano ispesse -volte è invilupato per molte cose, per le quali e' dimenticherebono -di pregare Dio e nostra Donna e gl'altri santi, se le figure, fatte -a lor nome, non gli rendesson memoria. E dicono, che gli angioli di -Dio parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno di gran miracoli: -e di ciò dicono vero, perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono due -ragione d'angioli, buoni e cattivi, come dicono e greci; _chalo bono -e caccho malo_, cioè: _chalo_ vuol dire _buono_, e _chacho_ vuol dire -cattivo; sicchè gli buoni angioli non sono negli idoli loro, anco vi -sono i malvagi e cattivi, per mantenergli nel loro errore. - -Molti altri paesi diversi, e molte altre maraviglie sono di là, le -quali non ò già tutte vedute; e di quelle che io non ò vedute, non -saperrei propriamente discrivere; e nelli paesi propii, dove io -sono stato, molte cose diverse sono e strane, delle quali io non fo -menzione, perchè sarebe cosa lunghissima a ricontare il tutto, perchè, -se io iscrivessi tutto ciò che è ne le parte di là, chiunque poi si -afaticassi e travagliasse la persona per andare per le parte di là -cercando i lontani paesi, volendo racontare, o vero iscrivere delle -cose strane, si troverebe impacciato per la mia discrizione; però che -non poterebe nè dire nè contare cosa novella, della quale gli auditori -si potessino dilettare. E ancora dicesi: _Omnia nova placent_, ciò è a -dire, che tutte le cose nuove piacciono; sì che pertanto io farò fine, -sanza più ricontare delle cose strane e diverse che si truovono nelle -parte di là. E ciò che io ò scritto d'alcun paese, è tanto, che debbe -bastare. E sapiate, che quello che io ò scritto, si è la propia verità, -come se fussi il santo Evangelio, benchè saranno molti, che non lo -crederanno, ma lascio il giudicio ad altrui che voglia andare di là; -però che loro molte altre cose troveranno da scrivere, e vederanno se -io dico il vero o no[60]. - -FINITO IL LIBRO BELLISSIMO DI GIOVANNI MADIVILLA, RIDOTTO IN LINGUA -TOSCANA. Laus Deo omnipotenti. Amen[61]. - -Io Giovanni de Mandavilla sopradetto, il quale mi partì di nostro -paese, e passai el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi ho ricercato -molte terre e molti paesi, e sono stato in molta buona compagnia, et -ho veduto molti begli fatti, benchè io nonne faciessi mai alcuno nè -altro bene, del quale io debbi parlare, et ora al presente io sono -allo stanco riposo ritornato oltre a mia voglia, per cagione delle -gotti antiche. E per prendere alcun sollazzo nel mio tristo riposo, -ricordandomi del tempo passato, ho compilato e messo in iscritto le -sopra dette cose, secondo el meglio che ho potuto ricordarmi, nell'anno -di grazia 1357, nell'anno tregesimo quinto che io mi parti' di nostro -paese. E priego tutti quegli che qui leggieranno, se a loro piace, -voglino pregare Iddio per me, che io pregherrò per loro; e tutti -quegli che per me diranno uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia -remissione degli miei peccati, io gli faccio tutti participevoli, e sì -gli conciedo parte di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli buoni -fatti, e quali io feci e farò insino alla fine mia. E priego Iddio, -dal quale ogni bene discende e ogni grazia, che tutti quegli cristiani -che qua leggono o odono leggiere, che gli voglia adempiere tanto della -grazia sua negli corpi e anime loro, salve fare (_sic_), alla gloria e -laude di lui; il quale è trino et uno sanza cominciamento e sanza fine; -senza equalità buono, e senza quantità grande; in ogni luogo presente, -e in sè ogni cosa continente; il quale niuno bene può migliorare, il -quale è in trinità perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e per ogni -tempo. Amen. - - - FINIS: DEO GRATIAS. - - - - -INDICE. - - - Di molti vari e diversi paesi che sono di - là, e del monte Atalante, e della città - di Trabisonda, dove giace santo Atanagio, - e di molti reami di Barbaria Pag. 5 - Del castello di Sparveri, dove sta una bella - donna de' doni di ventura, la quale dà, a - chi fa la veghia VII. dì naturali, - quello che 'l sa adomandare » 9 - Della montagna di Ararath, dove si fermò - l'Arca di Noè, e della città di Laidenge, - e della città di Thaurissa, e della abondanzia - sua » 12 - Della terra di Iob e della abundanzia d'essa, - e come si ricoglie la manna, e della proprietà - sua » 16 - Delli ornamenti de' Caldei, e quali sono begli - uomini, e le femmine sono brutte e - mal vestite » 17 - Del regno delle Amazone e de' lor costumi - e usanza, e di Tramegitta, dove Alessandro - Magno fece edificare Alessandria » 19 - Di Etiopia, e come ivi sono genti di diverse - maniere, perchè alcuni non ànno - piedi, altri sono fanciulli e ànno canuti - e capegli, e quando son vechi gli ànno - neri » 22 - Come si fa il cristallo, come nascono le - perle, e come nascono e diamanti, e come - crescono; e della virtù e proprietade - sua, e come e' perdono la virtude, e come - si conoscono e buoni da' cattivi » 23 - Di India e della diversità della gente che - vi si truovono; e de l'isola di Oriens; - e de l'isola di Canna, dove si fanno diverse - adorazione, e la ragione perchè - fanno questo; e perchè non sotterrono - e loro morti » 29 - Come nasce il pepe e come si coglie, e di - quante maniere di pepe si truova, e che - modo si tiene per li serpenti che ivi - stanno » 35 - D'una fonte che à sapore d'ogni spezie, - e della sua virtù » 37 - Come in questo paese fanno sacrificio dei - propii figliuoli, e come, morto el marito, - la moglie s'abrucia con lui insieme » 39 - Degli idoli di questa gente e della grande - divozione ch'egli v'ànno » 41 - Dell'isola Lamori e della gente che ivi abita, - e la ragione perchè vanno nude; - e come mangiono carne umana, e quanti - gradi è tutto il firmamento » 46 - D'uno che andò cercando el mondo e ritrovossi - in paese, dove e' si parlava in - sua lingua » 52 - Della grandeza di tutta la terra » 54 - Dell'isola di Simbor, dove gl'uomini e le - femine si fanno segniare nella fronte con - un ferro caldo per gentileza; e dell'isola - di Botegon » 58 - Dell'isola di Gianna, e delle cose che ivi - nascono, e della possanza di questo Re, - e del suo palazo, el quale è una cosa - molto stupenda » 59 - Dell'isola di Patem, dove sono alberi che - fanno farina; altri fanno vino, altri fanno - mele, e altri veleno; e d'un certo lago, - nel quale nascono canne che ànno nella - radice pietre preziose » 61 - Dell'isola di Talanoch e del suo Re e della - possanza sua, e degli elefanti, i quali lui - tiene per sua difesa; e di due altre cose - maravigliose che vi sono » 63 - Qui si fa menzione d'una gran maraviglia, - del pescie che si gitta alla riva di questa - isola » 64 - Dell'isola di Raffo, ove dànno gl'uomini - a mangiare a gl'uccegli » 67 - D'una altra isola chiamata Mulca, dove - sono cattivissime gente che beono sangue - d'uomo; e dell'isola che si chiama - Tracondia, dove son gente che non parlono, - ma sibillano » 68 - Dell'isola Ongamara, dove son gente che - ànno teste di cani, che si chiamono Cenofali, - e della giustizia del suo Re » 69 - Dell'isola di Silla, e di molte strane e diverse - nature d'animali che quivi si truovono » 71 - Dell'isola di Dondina, dove e' mangiono - l'uno l'altro, quando non possono scampare; - e della possanza del loro Re, il - qual signioregia LIIIIº. isole; e di molte - maniere d'uomini, i quali abitono in queste - isole » 73 - Del reame di Mauri ch'è molto buono e - grande, e delle maniere e costumi di - quelle gente » 78 - Della grande città di Cassaga e delle sue - maniere » 81 - Della città di Chilafonda, e della terra - delli Pigmei e della statura loro » 83 - Della città di Iancai, e della città di Menca, - e delle loro richeze e usanze » 85 - Dell'isola di Catai, e delle città che ivi - sono, e del palazo del Gran Cane, e delle - sue magnificenzie » 87 - Perchè si chiama el Gran Cane e di cui discese, - e del nome de' sette linguaggi di - Barberia » 96 - Del titolo del Gran Cane, e del governo - della corte sua quando si fa festa, e delle - maniere de' baroni che servono a tavola, - e delli savi che vi sono, e di molte altre - cose mirabile e stupende » 106 - Della maniera del Gran Cane quando lui - cavalca, e di coloro che cavalcono seco, - e della signioria e gran possanza sua » 118 - Del modo che osservono e corrieri sua in - portare presto le nuove, e delle cose che - si fanno al Gran Cane quando cavalca - per lo suo paese » 120 - Del modo del sacrificare loro, e de' nomi - dei figliuoli del Gran Cane » 125 - Delle cose che e' tengono per pecato e - della penitenzia che gli conviene fare per - questi peccati, e del modo ch'egli tengono - a presentare il Gran Cane » 126 - Del modo che servono quando muore lo - imperadore in sotterrarlo, e del modo - che tengono quando ne fanno un altro, e - delle parole che lui dice alla eletta » 131 - Della città di Corasina, e di molti paesi - strani » 134 - Dell'imperio di Persia, e delle cittadi che - ivi sono » 136 - Del reame di Giorgia, e del reame di Abthas, - e della provincia di Bonavison, - nella quale è una cosa molto maravigliosa, - e delle gente che ivi abitono » 138 - Della Turchia e delle province che vi sono, - e di Caldea, di Mesopotamia, e di molte - cose che lì si truovono » 141 - Del paese di Cadissa e delle cose che ivi - nascono, e delli monti Caspi, nei quali - sono rinchiusi e Giudei, e di molte altre - cose » 144 - Della terra di Bacaria, e di certe arbore - che fanno lana; e della grosseza del - Grifone, e d'altre cose che lì sono » 149 - Della possanza del prete Giovanni, e delle - gente e nazioni e reami che gli sono - sotto posti, e del camino che si fa per - andare ivi, e delle richeze e pietre preziose - che sono in quelle parte » 150 - Del modo che tiene il prete Giovanni quando - cavalca contra' nimici, o vero per la terra; - e del palazo suo, e de l'ornamento - della sua camera » 155 - Delli servidori del prete Giovanni, e del - modo che loro tengono in servirlo » 158 - D'una isola chiamata Milscorach, nella - quale stava uno uomo molto cauto, che - aveva fatto uno Paradiso; e delle cose - maravigliose ch'erano in questo Paradiso, - e come fu distrutto costui » 159 - Della valle pericolosa, dove stanno diavoli, - e delle cose paurose che si truovono in - questa valle pericolosa » 163 - Di due isole, nelle quali abitano giganti - di grande stature, e femmine terribile - come el basilisco » 170 - D'un'altra isola, e della usanza che tengono - in isposare le lor moglie, e perchè - non dormono la prima notte con loro, - ma e' vi dorme un altro » 172 - D'un'altra isola, e della usanza che ànno - quando nasce uno e quando muore, e del - Re di costoro, e della buona giustizia - che s'osserva in questo paese » 173 - Come nasce el cotone, e di molte altre - cose maravigliose e stupende che sono - in questi paesi » 176 - Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona - vita, e d'una legiadra lettera, la qual - mandorono ad Alessandro Magnio » 179 - Di due altre isole, cioè Mesidrata e Genosaffa, - ne le quali fu profetizato la incarnazione - del figliuol di Dio; e d'una - gentil risposta qual feciono ad Alessandro - Magno » 183 - De l'isola di Fracan, dove le gente vivono - del solo odore de' pomi salvatichi, e d'una - altra isola, ove sono le gente pilose » 187 - Degli arbori del sole e della luna, e della - cagione perchè si chiama prete Giovanni » 188 - Dell'isola Tabrobana, dove sono due state - e due verni, dove i lor giardini sempre - sono verdi » 191 - Dell'isola Orilla, e di Arguta, ne le quali - son grandi tesori e ben guardati, e del - modo che si tiene a aver del detto tesoro » 192 - Del paradiso terreste e de' fiumi che escono - di quello » 194 - Dell'isola di Caisam, ch'è molto grande - e buona, e de la usanza che tiene il figliuol, - morto il padre, in questo paese » 199 - D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo, - e della conclusione del libro che fa l'autore » 202 - - - - -EMENDAZIONI AL SECONDO VOLUME. - - - Pag. lin. - - 5. 7 el viaggio el magnifico.[62] - 30. 14 mercatanzie In questa mercatanzie. In questa. - 59. 3 di genti, e perchè di genti: e perchè. - 74. 25 la bocca, per torgli la bocca per torgli. - - - - -NOTE: - - -[1] Qui i codd. leggono invece el _magnifico_. - -[2] _e disse che se egli era eretico che ciò credeva; e perchè gli -articoli di detto salmo erano buoni, però così credeva_. Così il cod. -Ricc. Il Magliab. e le stampe leggono altresì confusamente come sopra. - -[3] Qui il cod. Magl. è mancante: mi valgo del Riccardiano e delle due -edizz. del 1488 e 1492. - -[4] Qui rientra il cod. Magl. - -[5] Manca, come altrove. - -[6] Così i codd. e le stampe: forse _lingnaggio_. - -[7] Qui pur manca, come altrove. - -[8] Il cod. Magl. e le stampe leggono: _fu uno Re nel paese e abitarono -insieme con uomini maritati, come si fa altrove_. Sembrami che la lez. -sia difettosa in tutti e quattro i testi. - -[9] Così amendue i codd. Nella stampa del 1488 manca _si imbrodono -cioè_. - -[10] Il cod. Ricc.; _di mari_: il Magl. e le stampe leggono _di mai_ e -_di may_. - -[11] _e nissuno è di grandeza d'una fava_: cod. Magl. e ediz. del 1488. - -[12] _perle fine, le quali si conceranno e ingrosseranno della -rugiada_: cod. Ricc. - -[13] _in pace e in guerra_: cod. Magl. e st. - -[14] Il cod. Ricc. legge: _a se l'agulia, e sopra di quella pietra si -mette il diamante, e poi se gli presenta l'agulia; e se 'l diamante è -vero e virtuoso, mentre che 'l diamante è presente, mai la calamita non -tirerà l'agulia, se la calamita non fussi troppo grossa._ - -[15] Così il cod. Magl. e le stampe: la lez. del Ricc. legge come -segue: _et è proprietà di via e di camminare per diverse vie e cercare -cose strane_. - -[16] Cioè _tralci_. - -[17] In signif. di _forma_. - -[18] Così il cod. Magl. e le stampe: il cod. Ricc.: _et è lo Adabo de' -falsi cristiani_. - -[19] Qui vien meno per tutto il Capitolo il cod. Riccardiano: noterò -più innanzi dove rientra. - -[20] Qui rientra il cod. Riccardiano. - -[21] così il cod. Magl.: il Ricc. legge _tornature_, e la stampa del -1488 _tornate_. - -[22] Così i codd. e le stampe: forse _mare_. - -[23] Il cod Ricc. _Machumaram_: il cod. Magl. e le stampe, come sopra. - -[24] Così i codd. e le stampe: sinc. di _sanguisughe_. - -[25] Così il cod. Magl. e le stampe. Il Ricc. _che pare che venga dagli -nuvoli e pare che egli voglia coprire tutta la terra_. - -[26] _per la bontà del paese in questo paese_: cod. Magl.: _per la -bontà sua. In quello paese_: cod. Ricc. - -[27] Il cod. Magl. legge: _e ànno una grossa bocca sopra la testa e -sono nove volte_. Anche le antiche stampe recano _una grossa bocca_. - -[28] Cod. Ricc. _Utria_: edizz. ant. _Udria_. - -[29] Così il cod. Magl. e le stampe. Il cod. Ricc. ha invece. _Passando -per quello paese per più giornate è una città_. - -[30] Il cod. Magl. legge _compassi_, come altresì hanno le stampe: nel -Ricc. manca. - -[31] Nota qui usato _piffero_ per suonatore di _piffero_: i -vocabolaristi non ne adducono che un solo es. tratto dalla _Vita di -Benvenuto Cellini_. - -[32] Il cod. Ricc, ha variatamente _Chiamgnus_ e _Chagnus_. - -[33] Così il cod. Magl. o le stampe. Nel cod. Ricc. varia la lez. nel -modo seguente: _che eglino oservassino a tutto quello che egli aveva -detto e ordinato, e che in quell'ora, e dipoi eglino rimanessino -contenti di ciò che egli gli farebbe di sua grazia: et eglino -dissono, ch'erano, e sarebbono presti a ubbidire e fare tutti e sua -comandamenti_. - -[34] Il cod. Ricc. qui ed altrove legge sempre _Magno_: forse meglio. - -[35] Così il cod. Magl. e le stampe: il Ricc. ha _le terre_. - -[36] Da _Intronizzare, Mettere in trono_. Del verbo, niuno es. cita il -vocab.; dell'add. un solo, tolto dalle _Rime di Alessandro Allegri_. - -[37] Il cod. Ricc. legge: _e gli valletti e' famigli_. - -[38] Così i codd.: forse _patirebbe troppo caldo_; o _proverebbe troppo -caldo_. L'ediz. del 1488 legge _perebbe_. - -[39] Così i codd. e le stampe. - -[40] _E dico che sotto il firmamento non è sì gran Signore_: cod. Ricc. -_Sotto il firmamento nè in terra_ ec. cod. Magl. - -[41] _sanza el suo primogenito, de' quali e nomi loro sono questi: -Chadai, Balach, Rabilan, Sare, San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan, -Turen_. Cod. Ricc.: le stampe: _Cahadai, Vinim, Nengu, Vocab, Cadi, -Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi, Can, Gare, Gan_. - -[42] La stampa del 1488 legge _arectare_. - -[43] Il cod. Magl. e le stampe: _salvo che arte di seta e armi_. - -[44] Nota _laveggio_ in signif., pare a me, di quello stanzino ove si -lavano e si ripongono le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra -sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo _acquario_, da altri lo -_scaffale_ e da altri il _secchiaio_. - -[45] Il cod. Magl. legge carriera: le stampe _cadrega_, forse per -_carega_. - -[46] _ma non è molto largo_: cod. Ricc. - -[47] Così i codd.: le stampe _polmetta_: intendi _uno palmite_, cioè -_un tralcio_. - -[48] Cod. Ricc. _nè rocca d'alto mare_. - -[49] Così i codd. e le stampe. - -[50] Il cod. Ricc. _da più di 1000 uomini_ ec. Le stampe: _da più di -cento millia cavaleri da cavallo_, o _da cento millia homini da pè_. - -[51] Questi è il famoso _Veglio della Montagna_, di cui parlarono -eziandio Marco Polo e il beato Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il -Boccaccio trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. III. - -[52] Ediz. del 1488: _la valle di fontana_. - -[53] Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per _acutamente, -sottilmente, in modo assai penetrante_ e che offende. Registrasi nel -Vocab. in signif. prop. soltanto, e senza es. - -[54] _Spulzellare_ o _spulcellare_ per _isverginare_ citasi nel -Vocabolario, ma senza veruno esempio. - -[55] Così i codd. e le stampe. - -[56] Ne' testi moderni della Scrittura venner tolte via le parole _nec -discernit inter judeos et gentiles, sed omnis_. - -[57] Il cod. Ricc.: _un'altra isola grande, chiamata Pichon, la gente_ -ec. - -[58] Le parole _come cani grandi_ si leggono soltanto ne' due testi -a penna. Nell'edizione del 1488, che ho qui sotto gli occhi, dicesi -semplicemente _e sono grandi_: onde per verisimiglianza sarà da -preferirsi la lezione della stampa a quella de' manuscritti. - -[59] Il cod. Riccardiano à il segu. brano per soprappiù: _et etiam per -gli luoghi tenebrosi che vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe -andare, perchè non vi sono altre acque marine, se non gli sopradetti -fiumi per gli quali per modo alcuno non si potrebbe andare nè navicare, -perchè corrono e discendono così forte e impetuosamente e con onde sì -grandi, che niuna nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto romore -e menano tanta tempesta e stridore per gli alti e aspri sassi, onde -discendono, che benchè si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non -potrebbe intendere l'altro_. - -[60] Cod. Ricc. _di là in quelle parti, però che molte cose troveranno -ancora a scrivere, delle quali io non ò fatto menzione_. - -[61] Fin qui il cod. Magl.: quel che seguita appartiene al Riccardiano. - -[62] Colla scorta delle stampe prescelsi _el viaggio_ al _el -magnifico_ de' codd., che posi in nota. Ora considerato per bene -la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la lez. de' -mss., come più consentanea alla mente dello scrittore. Secondo che -chiaramente apparisce, _magnifico_ qui è posto sostantiv. e ha forza di -_magnificenza_. - - - - - -Nota del Trascrittore - -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, -correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni -("Emendazioni") indicate a fine libro sono state riportate nel testo. - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2, by -John Mandeville - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA *** - -***** This file should be named 60865-0.txt or 60865-0.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/0/8/6/60865/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part -of this license, apply to copying and distributing Project -Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm -concept and trademark. 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You may copy it, give it away or re-use it under the terms -of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at -www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll -have to check the laws of the country where you are located before using -this ebook. - - - -Title: I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2 - -Author: John Mandeville - -Commentator: Francesco Zambrini - -Release Date: December 6, 2019 [EBook #60865] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - - - - - -</pre> - - -<div class="booktitle"> -<h1> -I VIAGGI<br /> -DI<br /> -GIO. DA MANDAVILLA. -<span class="smaller">Volume II.</span> -</h1> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="titlepage"> -<p class="main-t"> -<span class="small g">I VIAGGI</span><br /> -<span class="x-small">DI</span><br /> -GIO. DA MANDAVILLA -</p> - -<p class="pad2 small"> -VOLGARIZZAMENTO ANTICO TOSCANO<br /> -ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE<br /> -COLL'AIUTO DI DUE TESTI A PENNA -</p> - -<p> -per cura di -</p> - -<p class="large"> -FRANCESCO ZAMBRINI. -</p> - -<hr class="tiny" /> -<p> -<span class="smcap">Vol. II.</span> -</p> - -<p class="pad4"> -<span class="large">BOLOGNA.</span><br /> -<span class="small">PRESSO GAETANO ROMAGNOLI.<br /> -—<br /> -1870.</span> -</p> -</div> - -<div class="verso"> -<hr class="mid" /> -<p> -Edizione di soli 206 esemplari -per ordine numerati. -</p> - -<p> -N. 199. -</p> - -<p> -IMOLA. — TIP. D'I. GALEATI E FIGLIO -</p> - -<p> -Via del Corso, 35. -</p> -<hr class="mid" /> -</div> - -<div class="somm"> -<hr /> -<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> -<hr /> -</div> - -<div class="chapter"> -<h2 class="hidden"> -Trattato bellissimo delle più maravigliose cose -</h2> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> -</p> - -<h3 id="matalante">DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO -DI LÀ, E DEL MONTE ATALANTE, E DELLA -CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SANTO -ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI DI BARBARIA.</h3> - -<p> -Poi che io v'ò detto e scritto di sopra -el magnifico<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> della Terra Santa, e del paese -d'intorno, e di molte vie per andare a -quele tere e al monte Sinai, e della minore -Babillonia, e degli altri luoghi sopradetti, -oramai è tempo di parlare, se vi piace, -del paese confinante e de le altre province -e isole di diverse gente e bestie che -sono oltre a quegli confini, perchè nel paese -di là sono di molte strane contrade e -molte diverse regione per cagione di quatro -fiumi che vengono dal paradiso terrestre, -perchè Mesopotamia, il Reame di -Caldea e Arabia sono tralle due riviere di -<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> -Tigris ed Eufrates: e i Reami di Artusia, -di Assiria, di Media e di Persia sono tralle -riviere del Nilo e di Tigris: e Soria, della -quale v'ò parlato di sopra, e Palestina e -Finice sono tra il fiume di Eufrates e il -mare mediterraneo; el qual mare mediterraneo -dura di lungo da Maroch sopra il -mare di Spagnia infino al mare grande, -sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a -<span class="smcap lowercase">CCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XL</span>. leghe lombarde, verso el mare -Occeano. In India è il mare di Sithia, il -quale è sempre serrato di montagnie: e poi -di sotto Sithia, dal mare Caspio infino al -fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di -femine, ove non sono se non femine: e -poi il Reame di Albania, el quale è molto -grande; e chiamasi Albania, perchè le gente -del paese sono più bianche che l'altre -d'intorno. In questi paesi son cani sì grandi -e sì forti, che uccidono e lioni. E poi -appresso v'è Ircania, Ibernia e molte altre -regione. E tra el mare rosso e el mare -Occiano, verso mezo dì, è la regione di Etiopia -e la superiore Libia; la quale Libia -comincia al mare di Spagnia, dove sono -le colonne d'Ercole, e dura infino inverso -Etiopia e Egitto. E in questo paese di Libia -è assai el mare più alto che la tera, e -<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> -pare che la tera si deba coprire d'acqua; -niente di meno l'acqua non passa il suo -termine. E vedesi da quel paese il monte -Atalante che passa le nuvole, dove non si -può andare; ma chi va inverso oriente, in -questo paese, l'ombra del suo corpo gli va -a man dritta, sì come abiamo di qua a -man sinistra. In questo mare di Libia non -vi si truova pesci, però che pel caldo del -sole l'acqua è tanto calda, che non vi posono -vivere. In questa Libia son molti Reami -e diversi paesi, e quali sarebe cosa lunghissima -a parlarne e a narrargli. E similmente -nelle parti basse, inverso il mare -di Spagna, vi sono molte regioni; come il -reame di Zeb, e il reame di Terruza, e il -reame di Raugia, e il reame di Algarbo, e -il reame di Turnita di bella marina, e di -Maroch, e di Monte Fiore, di Cartagine e -di Affrica, e molti altri sono inverso cristianità; -de' quali tutti non vi potre' racontare, -ma assai appresso vi parlerò più pienamente -delle parte orientale. Adunque -chi volessi andare verso Tartaria e verso -Persia, verso Caldea, verso India, enterebe -nel mare a Genova, a Vinegia, o vero -ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi -per mare a una buona città chiamata Trabisonda, -<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> -che soleva essere chiamata Porto -di Porti. E ivi è il porto de' persi, e de' medii -e altre contrade di là. In questa città -giace santo Attanagio, che fu vescovo d'Alesandria. -Questo vescovo fu gran dottore -in teologia e fece il simbolo: <i>Quicumque -vult salvus esse</i>. Il quale, perchè profondamente -parlava della Divinità e della -Trinità, fu acusato per eretico e imprigionato -per lo papa; e fece il detto simbolo -in prigione, e mandollo al papa, domandandogli -se lui era eretico, ciò era perchè -gli articoli di quelo simbolo non erono -buoni<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>. E poi che 'l papa l'ebe veduto, -disse, che quella era la nostra fede, e comandò -che si cantassi ogni dì a prima, e -riputollo vescovo valente e vero cristiano, -e fu liberato; ma mai non volle ritornare -al suo vescovado, però che per invidia era -stato acusato di eresia. Trabisonda soleva -esere dello imperadore di Gostantinopoli, -ma un ricco uomo, mandato per lo imperadore -per guardia del paese contro a' turchi, -<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> -ha usurpato la terra e subgiogato il -paese, e chiamasi imperadore. Di Trabisonda -si va per la piccola Armenia, chi vuole. -</p> - -<h3 id="sparveri">DEL CASTELLO DI SPARVERI, DOVE STA UNA -BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA, LA -QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ -NATURALI, QUELLO CHE 'L SA ADOMANDARE.</h3> - -<p> -E in questo paese sono dua castegli -antichi, le mura de' quali sono alquanto -coperte di edera, e sono di sopra a un monte. -E uno di quegli castegli è chiamato<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> -Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la -città di Laiais, e è assai apresso della -villa di Persipea, la quale è del signore di -Zench, il quale è ricco e valente e buono -cristiano. In questo castello si truova uno -sparviere sopra una pertica, molto bello -e pulito, e una bella donna di doni di ventura, -la quale guarda questo sparviero; e -chiunche vegliasse sopra questo sparviero -sette giorni naturali, et alcuni dicono tre -soli, sanza dormire nè tanto nè quanto, -questa donna verrebbe a lui, fatta la veghia, -e domanderebbeli el primo augurio -<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> -che egli si sapesse augurare delle cose terrene. -Questa medesima veghia già gran -tempo fece uno valente principe, Re di -Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la -donna venne a lui e dissegli, che egli havea -ben fatto il dovere. Il Re rispose, che -era assai gran signore e bene in pace, e -havea assai gran riccheze, e che non si -augurarebbe altro al suo volere, che havere -il corpo di questa donna. La donna -rispose, che ella non sapeva, perchè egli -domandava così fatta cosa, e ch'e' non la -potrebbe havere, e che non doveva chiedere -altro che cosa terrena, e che ella non -era terrena, anzi spirituale. Il Re disse, che -non voleva altre cose. E la donna disse: -Poi ch'io non vi posso ritrare del vostro -volere e stolto core, io vi fo un dono sanza -aguriare, che tutti quegli che discenderanno -di voi, per insino al nono grado, -sempre abbiate guerra senza ferma pace, -e sarete in subiezione di vostri inimici, e -harete bisogno di riccheze. E dapoi in -qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pace, -e non è stato abondevole, e sempre -è stato sotto tributo de' saracini. Item, -il figliuolo d'uno povero il simile fece -una volta la veghia, e sì si augurò, che -<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> -elli si potessi ben guardare dalla fortuna -e d'essere bene avventurato in mercatanzia. -E la donna gli concesse, e diventò -il più rico e 'l più famoso mercatante che -potesse essere nè in mare nè in terra. E -tanto fu ricco, ch'el non sapeva la millesima -parte di ciò che egli haveva; e costui -fu più savio in augurarsi, che non -fu il Re. Uno cavaliero del tempio per -lo simile veghiò, e augurossi una borsa -sempre piena d'oro, e la donna gliel concesse, -ma li disse che haveva dimandato -la destruzione di casa sua e del suo ordine, -sì per la fidanza di questa borsa, -sì per la grande superbia che harebbe; -e così avenne. Ma guardisi bene tutta -via colui che farà la detta vigilia, che egli -non potrebbe sì poco dormire, che egli -sarebbe perduto in tutto, e mai più non -si rivedrebbe. Questa non è però punto -la dritta via per andare alle prenominate -parte, ma chi volesse vedere sì fatta -maraviglia, lo potrebbe fare. E chi vuole -andare per la dritta via a Trebisonda verso -la grande Armenia, va a una cittade, -chiamata Articon. Questa soleva essere -molto buona e abondante, ma li turchi -l'hanno molto guasta. Ivi d'intorno nasce -<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> -poco vino e pochi altri frutti. In questo -paese è la terra molto alta, e èvi gran -fredi, e sonvi assai buone acque di fonte, -che vengono da uno fiume del paradiso -terrestre, e viene di sotto terra et è chiamato -Eufrates, e è dilungi el fiume dalla -città quasi una giornata; e viene questa -riviera sotto terra d'India, e risurge alla -terra di Altasar, e passa apresso a Armenia, -e entra nel mare di Persia. Da questa -città di Articon si viene a una montagna, -chiamata Sabisacola. -</p> - -<h3 id="ararath">DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI -FERMÒ L'ARCA DI NOÈ, E DELLA CITTÀ -DI LAIDENGE, E DELLA CITTÀ DI THAURISSA, -E DELLA ABONDANZIA SUA.</h3> - -<p> -Et ivi allato è un'altra montagna, chiamata -Ararath, e li giudei la chiamano Camon<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>, -dove si fermò l'arca di Noè dopo -il diluvio; e ancora oggidì v'è sopra questa -montagnia l'arca, e vedesi quando el -tempo è ben chiaro. È questa montagnia -alta ben <span class="smcap lowercase">VII</span>. leghe; e dicono alcuni, che -vi sono stati, che ànno veduto e toccato -l'arca e posto el dito nel buco per lo quale -uscì el nimico, quando Noè disse: <i>Benedicite </i>: -<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> -ma tutti questi che ciò dicono partono -a lor piacere, però che niuno vi poterebe -salire suso. Per la grande abundanzia -delle neve, che sempre vi stanno il verno -e la state, uomo niuno non vi poterebe -montare, nè mai montò dopo il diluvio di -Noè, salvo che un monaco, el quale per la -divina grazia se ne portò un pezo dell'arca, -la quale è al presente appiè della montagna -in una chiesa. Questo monaco aveva -grande disiderio di montare insu questa -montagnia, e sforzossi un dì per salire; -ed essendo montato infino alla terza parte -del monte, trovossi molto lasso e stanco: -più oltre non potea andare, e riposossi a -dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a -piè de la montagnia. E allora dolcemente -pregò el nostro Signiore, che gli volessi -concedere e aconsentire, che vi salisse. -Onde uno angelo vi venne, e dissegli, che -montasse un'altra volta, e così fece, e reconne -quel pezo; e dapoi niuno mai non -vi salì; ma così fatte parole non sono però -da credere. A piè di questa montagnia era -la città di Laigdenghe, la quale edificò -Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso, -la città di Ani, nella quale soleva esere -mille chiese. Da questa città si va alla -<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> -città di Thaurissa, che soleva esere chiamata -Farsi, la quale è una bella città, e -grande, e una delle magiori che sia al -mondo per mercatanzia. Qui vanno mercatanti -per comperare roba di pregio: questa -è la terra dello imperadore di Persia, e dicesi -che lo imperadore à più rendita di -questa città, per cagione della mercatanzia, -che non à il più ricco Re de' cristiani -di tutte le sue terre, però che quivi sono -mercatanzie d'ogni sorte sanza numero. -In questa città è una montagnia di sale, -della quale ogni uomo ne toglie quanto -n'à bisogno. Ivi dimorano molti cristiani -sanza trebuto de' saracini; e da questa città -si passa per molte ville e per molte castella, -andando verso India; e vassi a una -città chiamata Sodoma, ch'è dilungi da -Taurissi <span class="smcap lowercase">X</span>. giornate, ed è molta nobile città -e grande, e ivi la state sta lo imperadore -di Persia; imperò che 'l paese è assai -fresco; e qui sono di molte riviere, che portono -navilii. E dipoi si va al camino di -verso India per molte giornate e per molte -città, e passasi a una città chiamata -Cassach, la quale è molto nobile città e -abundante di biade e di vino e d'altre -cose. Questa fu la città onde si trovorono -<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> -e si ragunorono insieme, per la divina -e inmensa grazia, e tre Re per andare -a Bethlem per vedere e adorare e presentare -il nostro Signiore Iesù Cristo. E -da questa città infino a Bethlem sono -<span class="smcap lowercase">LIII</span>. giornate. Da questa città si va a -una altra città, chiamata Tech, la quale -è a una giornata dal mare arenoso. Questa -è la magiore città che abia el Re di -Persia, e in tutta la sua terra dicono al -vino <i>vape</i>, e alla carne <i>dagabo</i>: e i pagani -dicono, che in questa città non possono -lungamente vivere e cristiani, e però -poco vi stanno; e di ciò non so la cagione. -Poi si va per molte città e per molte ville, -delle quale sarebe lunghissimo contare, -infino alla città di Cornea, la quale soleva -esere tanta grande, che le mura d'intorno -tenevono <span class="smcap lowercase">XXV</span>. leghe di circuito: le mura -parevono dipinte; ma non è la città così -grande, come solea. E da Cornea si va per -molte città et eziandio per molte terre e -molte ville infino alla terra di Iob; e ivi -finisce la terra de lo 'mperadore di Persia: -e se volete sapere le lettere de' persi, e come -son chiamate, legete qua<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> -</p> - -<h3 id="terraiob">DELLA TERRA DI IOB E DELLA ABUNDANZIA -D'ESSA, E COME SI RICOGLIE LA MANNA, -E DELLA PROPRIETÀ SUA.</h3> - -<p> -Poi, partendosi da questa città di Cornea, -si entra nella città di Iob. Questo è -bel paese, e ivi è grande abundanzia d'ogni -bene, e chiamasi la terra Sichessa: e -in questo paese è la città di Tenian. Iob -fu pagano, figliuolo fu del Re Aredengorza: -e' tenea questa tera a modo di principe -del paese, ed era sì ricco, che non sapea -la centesima parte di ciò che aveva; e quantunque -fussi pagano, non di meno serviva -al nostro Signore Idio, sicondo la sua -legge; e il nostro Signore Idio aveva a -grado il suo servigio; e quando lui cadde -in povertà era d'età d'anni <span class="smcap lowercase">LXXVIII</span>. E poi -che 'l Signor vide la sua grandissima pacienzia, -lo rimisse nella sua grandeza e -richeza, e nella sua alteza; e poi fu Re di -Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu -Re, e' fu chiamato Iobab: e in quel reame -Iob visse <span class="smcap lowercase">C</span>º<span class="smcap lowercase">LXX</span> anni; e quando lui murì -aveva <span class="smcap lowercase">CCXLVIII</span>. In quela terra di Iob non -è mancamento di cosa alcuna a l'uomo bisognoso. -Ivi sono montagnie, dove si truova -magiore e migliore abundanzia di manna -<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> -più che in niun'altra parte. Manna è -chiamata pane degli angioli, ed è una cosa -bianca e molto dolce e dilettevole, e -asai più dolce che mele o zuchero, e viene -dalla rugiada del cielo, e cade sopra -all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e -viene bianca e dolcie: e di quella si mette -in medicine per gli ricchi uomini; però -che netta il ventre e purga il cattivo sangue -e leva la malinconia dal cuore. Questa -tera di Iob confina col reame di Caldea. -</p> - -<h3 id="orncaldei">DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SONO -BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE SONO -BRUTTE E MAL VESTITE.</h3> - -<p> -Il Reame di Caldea è molto grande, e -questo linguaggio<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a> è el magiore che sia -di là dal mare. Di qui si passa per andare -alla terra di Babillonia, cioè la grande -Babillonia, della quale v'ò altre volte parlato, -là dove e linguagi furono in prima -trovati; ed è quatro giornate di qua da -Caldea. E nel Reame di Caldea sono gli -uomini begli, e sono nobilmente apparati -di corege dorate, e i drappi loro sono ornati -con fregi d'oro, di perle e di pietre -<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> -preziose nobilisimamente: e le donne loro -sono bruttissime e mal vestite, e vanno -a piedi ignudi, e portano una brutta foggia -di vestimenti, larga e corta infino -a' ginochi, e sono le maniche larghe a modo -d'uno scapolare da monaco; e queste -maniche pendono infino a' piedi: e queste -femine ànno e capegli neri e scompigliati, -e spenzolano giù per le spalle: e sono le -dette femmine molto nere, brutte e non -punto graziose; e sono spaventose a risguardare, -e in loro si truova tanta bruttura, -che io non saprei scriverlo. In questo -reame di Caldea è una città chiamata -Hus, e ivi stette Thar, padre d'Abraam -patriarca, e fu nel tempo di Nino, che fu -Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto. -Questo Nino fece la città di Ninive, la -quale avea Noè cominciata a fare; e poi -che Nino l'ebe compiuta, sì la chiamò del -suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia profeta, -del quale parla la santa Scrittura. -Da questa città d'Hus, per lo comandamento -di Dio, si partì Abraam dopo la -morte di suo padre e menò seco Sara, sua -moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello, -però che lui non aveva figliuolo. E poi dimorò -Abraam nella terra di Canaan in un -<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> -luogo chiamato Sichem; e questo luogo fu -salvato quando Soddoma e Gomorra e altre -città furono arse e somerse in abisso, là -dove ora è il mare morto, sì come v'ò detto -altre volte. In quela tera di Caldea egli -ànno lor proprio linguagio e lor propie -lettere fatte come qui di sotto.<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a> -</p> - -<h3 id="amazone">DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR COSTUMI -E USANZA, E DI TRAMEGITTA, DOVE -ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE ALESSANDRIA.</h3> - -<p> -Da poi, oltre a Caldea, è il paese di -Amazonia, cioè la terra di femine. Questo -è un reame dove non abita se non femine, -non punto come alcuni dicono, che gl'uomini -non vi poterebono vivere, ma le femine -non vogliono che gli uomini abino -signoria sopra di loro; però che anticamente -fu uno Re, el quale era Re di quello -paese, e maritavansi gli uomini colle -donne, come altrove si fa<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>; e quello re -era chiamato Colapino. Guerregiando col -<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> -Re d'Africa, fu morto in battaglia insieme -col nobile sangue del suo Reame; e -vedendo la Reina, insieme con altre nobile -donne, che elleno erono rimase tutte -vedove, e che la gentilezza di quel paese -era perduta; a modo che disperate, tutte -s'armorono, a ciò che tutte l'altre femine -del regnio della loro veduità le facesono -compagnia, e uccisono tutto el resto degli -uomini del paese; e d'allora in qua -non ànno voluto che niuno uomo abiti fra -loro più di sette dì, e non vogliono compagnia -d'uomini: elle si riducono inverso -le terre de' lor confini, e ivi truovono e loro -amici che le vicitono e con esse dimorono -<span class="smcap lowercase">X</span>. giorni, e poi ritornono indietro. -E se elle ànno figliuoli maschi, o sì ch'elle -gli uccidono, o vero che dipoi che eglino -sono d'anni due, che eglino ànno apparato -a mangiare da loro e andare, gli mandono -ai lor padri; e le femine che nascono -di gentil sangue gli tagliono, o vero cautarizano -la mammella sinistra, a ciò che -sien più atte a portar lo scudo: e s'elle -son femine populare, gli tagliono la destra -poppa, acciò che non le 'mpacci a saettar -coll'arco turchesco, però ch'elle tragono -molto bene. In questa terra si è una -<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> -Reina, la quale governa tutto el paese, e -tutte le femine ubidiscono a lei. Questa -Reina si fa sempre per elezione, ed è eletta -quella che è più valente in arme. -Queste femine sono molte buone guerriere, -prode e savie e valente, e spesse volte -vanno al soldo per guadagnare, e aiutono -degli altri signiori e mantengonsi vigorosamente. -Questa terra de Amazonia è una -isola tutta circundata d'acqua, salvo che -in dua luoghi, per li quali sono due entrate, -e allato di queste entrate stanno e -loro amici, colli quali elle vanno a sollazare -a lor volontà. Allato Amazonia è la -terra di Tramegitta, la quale è un paese -molto buono e dilettevole. Per la grande -bontà del paese, il Re Alesandro fece -fare prima ivi la sua Alesandria, la quale -è ora chiamata Cielsite: dall'altra parte -di Caldea è Etiopia, un gran paese, el -quale si stende infino a' confini d'Egitto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> -</p> - -<h3 id="etiopia">DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI -DIVERSE MANIERE, PERCHÈ ALCUNI NON -ÀNNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E -ÀNNO CANUTI E CAPEGLI, E QUANDO SON -VECHI GLI ÀNNO NERI.</h3> - -<p> -Etiopia è partita in due parte principale, -cioè nella parte occidentale e nell'altra -parte meridionale: la parte meridionale -si chiama Montagnia, e ivi sono le -persone più nere che altrove. Ivi è una -fonte che di dì è tanta fredda, che niuno -none può bere; e di notte è tanto calda, -che niuno vi poterebe tenere le mani dentro. -E più oltre a questa parte meridionale, -tutta via inverso al mezo dì, al passare -del gran mare Occeano, quivi è una -gran terra e un gran paese, ma niuno -non vi poterebe abitare per lo gran caldo -del sole, che sopra a questo paese dirittamente -sparge li suoi ragi. In Etiopia -tutti' fiumi sono turbi, e l'acque sono insalate -per cagione del gran mare Occeano. -Le genti del paese spesso si imbrodono, -cioè imbriacono<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>, e non ànno mai grande -apetito di mangiare, e ànno comunemente -<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> -flusso di corpo, e vivono poco tempo. In -Etiopia sono gente di diverse maniere, tra -le quali è una gente che non à se none uno -piede tanto largo, che, distendendosi in -terra, coprono tutto il resto del corpo, e -corono sì forte, ch'è una maravigliosa -cosa a vedere; e sono chiamati Cussia. Ivi -i fanciugli ànno i capegli canuti; quando -diventon grandi, si fanno neri. Item, in -Etiopia è la città di Sabba, de la quale fu -signiore uno de' tre Re, e quali vicitorno -il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia -si va in India per molti e diversi paesi, -la quale si chiama India alta e magiore, -la quale è paese caldissimo: in India mezana -è il paese temperato. -</p> - -<h3 id="crisperle">COME SI FA IL CRISTALLO, COME NASCONO -LE PERLE, E COME NASCONO E DIAMANTI, -E COME CRESCONO; E DELLA VIRTÙ E -PROPIETADE SUA, E COME E' PERDONO LA -VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI -DA' CATTIVI.</h3> - -<p> -India minore, che è la terza parte et è -verso settentrione, è paese freddissimo, -nella quale, per la continua freddura dell'acqua, -si fa cristallo sopra e sassi. Di -questo cristallo nascono buoni diamanti, -<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> -e quali ànno similitudine di colore di cristallo -torbido e giallo, che trae al colore -d'olio: e questi diamanti sono tutti duri -che non si possono pulire. Altri diamanti -sono che si truovono in Arabia, che non -sono così buoni, e sono più bruni, e sono -più teneri, e truovasene ancora nelle terre -di Macedonia, ma e migliori e più preziosi -sono in India. E molte volte si -truovono diamanti nella massa della minera -d'oro, quando, affinando, si rompe, -e sono molti duri, ma e' si conviene rompere -la massa per minuti pezi; e truovasene -alle volte de' grandi come uno quattrino -fiorentino, e tal volta minore; e sono -così duri, come quegli d'India e tagliono -l'acciaio e 'l vetro legiermente. E quantunque -in India sopra e sassi di cristallo -si truovino buoni diamanti, niente meno -si ne truova sopra e sassi di may<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a> e sopra -le montagnie dove è miniera d'oro. E -diamanti si truovono e crescono molti insieme, -l'un piccolo e l'altro grande, et -àvvene alcuno della grandeza d'una fava<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>; -e lo più grosso, che possa esere naturalmente, -<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> -è della groseza d'una nocciuola; -e tutti son quadrati e acuti, per natura -senza opera d'uomo, e sono chiamati in -India Ameseth, e si truovono, come di sopra -t'ò detto, nella via dove passa la miniera -d'oro, e crescono insieme maschi e -femine, e sì si nutricono della rugiada del -cielo, e sì concepono e generono de' piccoli -a lato a loro, e comunemente multiplicono -e crescono ogni anno. Io ò molte -volte esperimentato, che, mettendo el diamante -a la rugiada colla punta in suso e -spesso molificarlo della rugiada di maggio, -elli crescono, e li piccoli si fanno -buoni, grandi e grossi, sicondo la loro natura. -E veri diamanti fanno come fanno -le perle, che si concriono alla rugiada del -cielo<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>; e come le perle naturalmente pigliono -ritondità, così e diamanti per divina -virtù pigliono quadratura. Ogni diamante, -portato dallato sinistro, è di magiore -virtù che portarlo dallato destro, -perchè la forza dell'origine loro viene da -settentrione, che è la sinistra parte del -mondo, ed è alla sinistra parte de l'uomo -quando volge la faccia verso oriente. Se -<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> -voi volete sapere la virtù del diamante, -quantunque voi abiate li vostri lapidari, -non dimeno, perchè ogni uomo non lo sa, -io la metterò qua, secondo che dicono e afermano -quegli d'oltrammare, da' quali è -proceduto ogni scienzia e profezia. Il diamante, -a colui che 'l porta, dona ardire e -forza a custodire e membri corporali interi: -dona vittoria di inimici in piato e in -guerra<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, se la cagione è giusta; e tiene il -portatore in buono stato e sentimento, e -difendelo da lite, e contese, e cattivi spiriti; -e qualunque volesse afatturare, o incantare -colui che 'l porta, per la virtù -della pietra, le fatture, o vero incantazioni, -tornerebono sopra de' maestri: niuna -bestia salvatica arebe ardire d'assalire -colui che 'l porta. Il diamante debbe essere -donato sanza miseria d'avarizia e -sanza comperarlo, e allora à magior virtù, -e fa l'uomo più forte e più fermo contro -a' suoi inimici, e libera e lunatici e li -indemoniati; e se veleno o altra mala puntura -o animale venenoso son posti in presenzia -del diamante, subito diventa umido -e comincia a sudare. In India sono alcuni -<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> -diamanti che sono violati, o vero più bruni -che violati, i quali sono ben duri e preziosi; -ma alcuni non gli amono punto tanto quanto -gli altri, ma io, quanto per me, gli amerei -bene altrettanto, imperò che io gli ò -veduti isperimentare. E d'altra maniera ne -sono, bianchi quanto cristalo, ma pur alquanto -più torbidi, e son buoni e di gran -virtù, e tutti sono acuti; e tali quadrati; -altri ànno sei coste, e altri tre: sono così -di natura formati: però li grandi signori, -scudieri, cavalieri, e altri gran maestri, -che cercono onore in fatti d'arme, o vero -nelle guerre e nelle battaglie, gli portono -in dito. Quantunque io alquanto mi dilunghi -dalla materia mia, nondimeno, a ciò -che egliono non sieno ingannati da' barattieri -del paese che gli vanno vendendo, -io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi -vuol comperare diamanti, gli conviene che -gli sapia conoscere, però che gli contraffanno -di cristallo giallo e di zafiro; di -luopa e di citrino; d'una pietra chiamata -Iris, e d'alcune piccole pietre che si truovono -ne' nidii delli sorci, cioè ratti, che -sono molte dure; ma tuttavia e contrafatti -non sono così duri come e naturali, e la -punta leggiermente si rompe; e sì si puliscono -<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> -meglio; ma alcuni rubaldi non gli -puliscono maliziosamente a ciò che si -creda che non si possino pulire per sua -fineza. La esperienza del diamante si fa in -questo modo: prima si pruova a tagliare -in zafiro o in altre pietre preziose, e in -cristallo, e in acciaio; poi si toglie una -pietra di calamita buona, cioè la pietra -de' marinari, che tira a sè il ferro; e se la -calamita non fussi troppo grossa, sopra -di questa pietra si mette el diamante, e -poi si mette apresso un ago; e se 'l diamante -non è contrafatto, anzi sia diamante -vero, mentre che 'l diamante sarà presente, -mai la calamita non trarrà l'ago, -s'ella non fusse troppo grossa, la calamita<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>. -Questa è la pruova che fanno quegli -d'oltrammare. Ma interviene, che un perfetto -diamante perde la virtù per lo inconveniente -di colui che 'l porta, e alora è di -bisognio fargli ritornare la propia virtù, -o vero che sarà di minore virtù e valuta. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> -</p> - -<h3 id="dindia">DI INDIA E DELLA DIVERSITÀ DELLA GENTE -CHE VI SI TRUOVONO; E DE L'ISOLA DI -ORIENS; E DE L'ISOLA DI CANNA, DOVE -SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E LA -RAGIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PERCHÈ -NON SOTTERRONO E LORO MORTI.</h3> - -<p> -In India sono molti diversi paesi e -molte diverse contrade, ed è chiamata India -per uno fiume, el qual corre per lo -paese, apellato Indo. In questo fiume si -truovono anguille lunghe <span class="smcap lowercase">XXX</span> piedi; e le -gente che abitono intorno a questo fiume -sono tutte verde e gialle. In India, e qui -intorno a India, son più di <span class="smcap lowercase">V. M</span>ª isole, -buone e grande, sanza quelle che sono inabitabili -e piccole. In ciascheduna isola è -grande numero di città e di ville e di gente -sanza numero, però che gl'Indiani sono di -così fatta maniera, che egli non escono -del suo paese; perchè eglino non sono mobili, -perchè e' sono sotto el primo clima, -cioè Saturno, ch'è tardo e poco mobile, -però che sta <span class="smcap lowercase">XXX</span>. anni a voltarsi pe' <span class="smcap lowercase">XII</span>. -segni del zodiaco, e la luna passa quegli -<span class="smcap lowercase">XII</span>. segni in un mese: e perchè Saturno è -di così tardo movimento, per questo le -gente che son sotto poste a lui non curono -<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> -di muoversi del luogo loro. Nel nostro -paese è tutto el contrario; noi siamo sotto -el settimo clima, cioè della luna, la quale -è di legieri movimento, ed è di pronta via -da caminare per diverse vie, di cercare -cose strane<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>, e la diversità del mondo; -però che ella circunda la terra più presto -che altro pianeto, come di sopra ò detto. -Item, pel mezo d'India si va per molte e -diverse contrade infino al mare Occeano, -e poi si truova una isola che si chiama -Ormes, dove vanno spesso mercatanti viniziani -e genovesi e d'altri confini per -comperare mercatanzie. In questa isola è -così gran caldo che, per la stretta del -caldo, gli testicoli degli uomini gli escono -di corpo, e ivi pendono infino alle gambe -per la grande disoluzione; ma le gente -che sanno la natura del paese, si fanno -legare bene fermamente e ugnere d'uno -unguento ristorativo e rinfrescativo per -tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti -non poterebono vivere in questo paese. E -in Etiopia e in altro paese le gente stanno -<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> -nude nelle riviere dell'acqua, uomini e -femine tutti insieme, da l'ora di terza in -fino a bassa nona, e giaciono nell'acqua -infino alla faccia pel caldo, ch'è tanto ismisurato, -che apena si può fugire; e non -ànno le femine punto vergogna de gl'uomini, -ma giaciono privatamente a lato a -lato infino che 'l caldo è abattuto. Ivi si -possono vedere di molte brutte figure ragunate, -spezialmente apresso a di buone -ville. Ad Ormes sono le nave di legnio -sanza chiovi di ferro per li sassi della calamita, -della quale nel mare è tanta quantità, -che è una maraviglia. E se per questi -confini passassi una nave che avessi -ferro, di subito perirebe; però che la calamita -tira a sè per natura el ferro. Per -la quale cagione tirerebe a sè la nave, nè -più di là si poterebe partire. Di qui si va -per mare a un'altra isola, chiamata Cana, -nella quale è grande abbondanza di biade -e di vino. Quella isola soleva essere grande -e solevavi essere buono porto, ma al -presente il mare l'à fortemente guasta e -sminuita. Il Re di questa soleva esere -tanto potente, che guerreggiava col Re -Alessandro. Le genti di queste terre ànno -diverse legge, però che alcuni adorono il -<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> -sole, alcuni il fuoco, alcuni gli alberi, alcuni -e serpenti, alcuni altri la prima cosa -che iscontrono la mattina, alcuni simulacri -e altri idoli; ma tra' simulacri e idoli si -fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte -a similitudine d'uomo o di femine o del -sole o di bestie, o vero d'altre cose naturali: -idolo si è una certa immagine fatta -stoltamente, la quale non si potrebe assimigliare -ad alcuna cosa naturale, come -sarebe una immagine di quattro teste e -uno uomo colla testa d'un cavallo o d'un -bue, o d'altra bestia, che non vide niuno -giammai, sicondo la disposizione naturale. -E sapiate, che ognuno che adora simulacri, -il fa per riverenzia d'alcuno valente -uomo, già stato, come fu Ercole, e -molti altri, e quali nel tempo loro feciono -molte maraviglie. E però queste gente dicono, -che egli sanno bene, che questi -tali valenti passati non sono dii, anzi è -un solo Dio di natura, il quale criò tutte -le cose, ed è suso nel cielo; e che e' sanno -bene, che loro non poterebono fare le maraviglie -che fanno, se none per la speziale -grazia di Dio; e perchè costoro furono amati -da Dio, loro li adorono. E il simile -dicono del sole, però che egli muta il tempo -<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> -e dà caldo e nutrimento a ogni cosa -sopra la terra: e però che il sole è di tanta -e sì perfetta virtude, e' sanno bene, che -questo aviene, perchè Dio l'ama più che -l'altre cose, onde egli gl'à donato le magiore -virtù che a cosa che sia del mondo. -Adunque è ragionevole, come e' dicono, -che sia onorato e fattoli reverenzia. E il -simile dicono nelle loro ragioni degl'altri -pianeti e del fuoco, però che gli è utile. -E degl'idoli dicono, che il bue è la più -santa bestia che sia in terra e dell'altre -la più utile, imperò che fa di molti beni e -niun male; e sanno che ciò non poterebe -essere sanza spezial grazia di Dio; e però -loro tengono il loro Dio mezo bue e mezo -uomo, imperò che l'uomo si è la più nobil -criatura, che sia in terra, e à signoria -sopra a tutte le bestie. E il simile fanno -de' serpenti e de l'altre cose che iscontrono -la mattina, spezialmente tutte le cose che -ànno buono incontro; e questo ànno lungamente -sperimentato; e però dicon loro, -che buono iscontro non può venire se none -per la grazia di Dio, e però fanno fare gli -dei simiglianti al buono iscontro, per riguardargli -e adorargli prima la mattina -che egli scontrino cosa contraria. Alcuni -<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> -cristiani dicono, che alcune bestie ànno -buono iscontro, e alcune cattivo, come si -dice ch'è stato provato molte volte, che -la lepre è cattivo iscontro, un porcello, e -più altre cose. Per lo simile, uno sparviere -e altri uccegli da rapina, volando innanzi -a gente d'arme, se 'l piglia, è buon -segnio; e se nol piglia, è cattivo. E altri -dicono, che 'l corbo è cattivo iscontro. In -simili cose molte volte le genti credono -(ma non se gli debba dare fede, ch'è gran -peccato, da poi che li cristiani, che sanno -la santa dottrina, sono a lor vietate queste -oppenioni) e a tal credenza egli dànno -credito. Adunque ora non è da maravigliare, -se' pagani, e quali non ànno altra -dottrina che la naturale, e' per la loro semplicità -più largamente le credono. E veramente -io ò veduto pagani e saracini, che -chiamono auguri, che, combattendo noi -in arme, o vero in alcuna parte contro ai -nostri nimici, per voli d'uccegli egliono -ci promettono per tutto quel dì vittoria; -e tutto quello che poi noi troviamo e facciamo, -egli molte volte mettono per pegnio -la lor testa, che così sarà; e quantunque -tutto ciò, ch'egli dicono, avenisse, -niente di meno non si debe dar fede a così -<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> -fatte cose, anzi si dee avere ferma credenza -nel nostro Signiore, il quale può fare -e disfare tutto ciò che gli piace. Questa -isola di Canna ànno guadagnata e saracini, -e sì la tengono. In questa isola e in -molte altre non si sotterrono e corpi morti, -però che 'l caldo è sì grande, che in -brieve tempo la carne si consuma infino -all'ossa. Da questa isola si va per mare -verso India magiore, e a una gran città -chiamata Zarba, la quale è bellissima e -buona. Quivi stanno di molti cristiani di -buona fede, e quivi sono molte religione, -e spezialmente di mediani. Da questa città -si va per mare insino a Lomba. In questa -terra cresce il pepe in una foresta, chiamata -Combar, la quale dura <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. giornate. -</p> - -<h3 id="ilpepe">COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE, -E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI TRUOVA, -E CHE MODO SI TIENE PER LI SERPENTI -CHE IVI STANNO.</h3> - -<p> -In questa foresta sono due buone città, -l'una chiamata Flandrina e l'altra Ginglante, -e sono molte isole, e in ciascuna di -quelle stanno gran numero di cristiani e -di giudei, però che 'l paese è buono, ma -<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> -è molto caldo. Voi dovete sapere, che 'l -pepe cresce a modo d'una vignia salvatica -posta appiè d'uno albero, al qual si possono -e palmiti<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> di quella sostenere; il -frutto pende a modo di grappoli d'uve, e -caricansi tanto gli alberi, che pare che -tutti si debono rompere. E quando è maturo, -è tutta via verde a modo che sono -badie di edera, e in quela ora si vendemiono -a modo che si fa le vignie, e poi il -seccono al sole tanto, che diventa nero e -crespo. In uno albero viene tre maniere -di pepe; il primo pepe è lungo, el sicondo -è nero, e l'ultimo pepe è bianco. Il pepe -lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur, -e 'l bianco Bavos. Il primo, che viene quando -la foglia incomincia a venire, s'asomiglia -alquanto a la fazione<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> del fiore de -le nocciuole, che viene prima che le foglie, -e pende a basso: e poi viene il nero, -che à la foglia a modo di grappoli d'uva, -molto verde e ricolto: dopo il nero viene -il bianco, el quale è asai migliore del nero, -e di questo non se ne porta in questo -paese, perchè egli lo tengono per loro, -però che è migliore e più temperato che 'l -nero, e non ànno sì grande abundanzia -<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> -del bianco, come del nero. In questo paese -son molte maniere di serpe e d'altri vermini -per lo gran caldo del paese e del -pepe. Alcuna gente dicono, che quando si -ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' degli -albori per cacciare le serpi e colubri, -ma salvo la grazia di quanti ciò dicono, -egli non metterebono fuoco per cosa alcuna -del mondo, però che secherebono e -arderebono così quegli alberi, come gli -altri; ma quando egli vogliono ricorre el -pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di sugo -di limoni, o vero che e' portono erbe con -loro che ànno grande odore; per lo quale -odore le serpi fuggono, sicchè, quando -sono unti, vanno sicuramente a vendemmiare, -e non ànno paura che serpe nè altri -vermini sì si approssimino per nulla. -Item, verso il capo di questa foresta è la -città di Palomba, sopra la quale è una -montagnia chiamata Palomba, per la qual -piglia el nome la città. -</p> - -<h3 id="sapspezie">D'UNA FONTE CHE À SAPORE D'OGNI SPEZIE, -E DELLA SUA VIRTÙ.</h3> - -<p> -Su questa montagna è una fonte, la -quale à odore e sapore d'ogni maniera di -spezie, e ciascuna ora ella muta odore e -<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> -sapore, e chiunche ne bee tre volte a digiuno, -di questa è curato da qualunque -infermità che abia, e li abitatori ivi d'intorno, -che spesso ne beono, mai non ànno -malattia, e sempre, mentre che vivono, -paiono giovani. Io ne bee' tre o quatro -volte, e ancora mi pare ch'i' mi senta meglio; -e' dicono, che questa fonte vene dal -paradiso, e però è di tanta virtù. Alcuni -la chiamono la fonte de' giovani, perchè -quegli che l'usano a bere, tutta via paiono -giovani: per tutto questo paese cresce -ottimo gengiovo. La gente del paese, -per la loro semplicità, adorono el bue, e -dicono che 'l bue è la più santa bestia che -sia in terra, perchè a loro pare che sia -sempice ed è buono da arare, piacevole e -utile e santificato; però che a lor pare che -ogni virtù abia. Egli sì 'l fanno lavorare -<span class="smcap lowercase">VI</span>. o <span class="smcap lowercase">VII</span>. anni, e poi se lo mangiono con -gran solennità; e il Re del paese à sempre -con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda -riceve ogni dì la sua fiamata e la sua orina -in due vasi d'oro, e poi la dà al loro prelato, -che egli chiamono Archiproth, o Papaton. -E questo prelato la porta innanzi -al Re, e 'l Re, per grande divozione, mette -la mano in quela orina, la quale egli chiamono -<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> -Gau, e così si bagna la fronte e 'l -petto con gran divozione e riverenzia: e -dànno a intendere che sia ripieno delle sopradette -virtù che à el bue, e che sia santificato -de la virtù di questa cosa, che nulla -vale. Dopo il Re, lo fanno e gran signori, -e, dopo i signori, gli altri gran maestri, -quando ne possono avere, ma alcuna volta -no ne rimane. In questo paese e' fanno idoli, -che sono la metà uomo e la metà -bue: in questi simulacri e diavoli parlono -a loro, e dànno a loro risposta di tutto ciò -che egliono dimandono. -</p> - -<h3 id="sacfigli">COME IN QUESTO PAESE FANNO SACRIFICIO -DE' PROPII FIGLIUOLI, E COME, MORTO EL -MARITO, LA MOGLIE S'ABRUCIA CON LUI -INSIEME.</h3> - -<p> -Innanzi a questi simulacri egliono uccidono -spesse volte i suo' figliuoli, e aspergono -e simulacri del sangue di morti; e in -questo modo fanno i loro sacrifici. Quando -alcun muore nel paese, egli ardono il -corpo per nome di penitenzia, a fine che -non patisca pena in terra; però che dicono, -che' vermini gli mangerebono; e se la moglie -del morto non à figliuolo, egli l'ardono -con lui, e dicono, che è ragione, che -<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> -ella gli faccia compagnia nell'altro mondo, -così come à fatto in questo. E se le moglie -ànno figliuoli, egli le lascion vivere per -nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole -innanzi vivere co' suoi figliuoli, che esere -arsa col suo marito, ela è sempre imputata -maligna e falsa, nè alcuno si fiderebe in -lei, nè mai è più appregiata. E morendo -la moglie prima che 'l marito, el marito -si fa ardere con ella piangendola; e se lui -non vuole, non è costretto, anzi si può maritare -un'altra volta sanza biasimo. Item, -in questo paese crescono forti vini, e le -femine beono vino, e gli uomini none beono -punto. Da questo paese si va, passando per -molti confini, verso un paese, dilungi a -due giornate, il qual si chiama Maburon. -Questo è molto gran reame, e sonvi di -belle città e di belle ville. In questo Reame -giace el corpo di santo Tommaso appostolo, -in carne e in ossa, in una bella -sepultura, nella città di Calamia, perchè -ivi fu martorizato e sepulto; e li assirii feciono -già portare il suo corpo in Mesopotania, -nella città di Edisse, e dipoi fu riportato -indietro il braccio colla mano che -mettee nel lato del nostro Signiore Giesù -Cristo, quando gli apparve dappoi la resurresione, -<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> -dicendo: <i>Noli esse incredulus, -sed fidelis</i>. E al presente, el detto -braccio con la mano, è fuora del vaso, -dove è il corpo. E con quella mano quegli -del paese fanno le lor sentenzie e giudicii, -e sanno chi à ragione e chi il torto, perchè -quando è quistione tra due parte, e -ogni uomo si tiene d'avere ragione, egli -mettono nella mano di santo Tomaso le -ragione delle parte predette in iscritto, e -di subito la mano gitta via il torto o vero -la falsità, e ritiene il dritto, o vero la verità. -E così vengono di lungi paesi molte -cause dubbiose per questo giudicio. -</p> - -<h3 id="idoli">DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA -GRANDE DIVOZIONE CH'EGLI V'ÀNNO.</h3> - -<p> -Item, san Tomaso giace in una bella e -grande chiesa, la quale è piena di grandi -simulacri, cioè di immagini di idoli loro, -chiamati dii; delle quali la minore è per -grandeza come due comuni uomini; e infra -l'altre è una immagine assai maggiore -dell'altre, tutta coperta d'oro e di pietre -preziose e è a derisione de' falsi cristiani<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> -rinnegati, et è sopra una cattedra -<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> -molto nobile; e à intorno al corpo suo di -larghe cintole lavorate d'oro e di perle e -pietre preziose. La chiesa è tutta dorata: -di dentro a questa chiesa si va comunemente -in pellegrinaggio con gran divozione, -a modo che vanno e cristiani a santo -Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E -molte gente, che dilunge terre si muovono -per andare inverso questo idolo, con -grande divozione per tutto el viagio sempre -sì tengono gli ochi bassi, nè ardiscono -d'alzare le lor teste per risguardare d'intorno, -per timore di non veder cosa che -gli rimuova da la loro divozione. Alcuni -vi vanno in pellegrinagio, che portono -coltegli nelle lor mani, e sì si vanno fedendo -et impiagando nelle braccia, ne le -gambe e ne le coscie, e spargono el sangue -loro per amor di questo idolo; e dicono -che beati [sono] coloro che muoiono per -questo idolo, Idio loro. Altri sono che menono -i lor figliuoli per uccidergli e sacrificargli -a questo idolo, e poi aspergono -l'idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri -vi sono che, da l'ora che si partono di -casa loro, a ogni terzo passo s'inginochiano -tanto, che aggiungono a questo -idolo; e quando e' vi sono arivati, lo incensono -<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> -d'incenso e d'altre cose odorifere, -a modo che fussi il corpo del nostro Signiore, -e vengono ad adorare questo idolo -dilungi più di <span class="smcap lowercase">C</span>º. leghe. E innanzi al munistero -di questo idolo (<i>sic</i>) è a modo d'una -peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua, -nella quale e pelegrini gettono oro e ariento -e perle e pietre preziose sanza numero -per offerta. Quando e ministri dell'idolo -ànno bisogno d'alcuna cosa per la -chiesa, subito vanno a la peschiera e pigliono -tutto quelo che è bisogno per la rifezione -della chiesa, sì che nulla vi manca, -che subito non sia aparechiato. Item, -quando si fanno le gran feste di questo -idolo, come la dedicazione della chiesa, -tutto el paese si viene d'intorno a questo -idolo con gran riverenzia; il quale idolo -sta sopra a uno carro molto bene adornato -di drappi d'oro di Tartaria; e così lo menono -intorno alla città. Inanzi al carro -vanno primamente a processione ordinatamente, -a due a due, tutte le pulzelle del -paese; appresso le pulzelle vanno e pellegrini, -che sono venuti dilungi confini, de' quali -pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere -in terra di sotto al carro, sì che il carro colle -ruote gli passa a dosso; alcuni uccidono -<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> -di subito, altri rompono braccia o gambe; -alcuni le cosce; e tutto ciò fanno per grande -divozione e per amor del loro Dio; e credono -che, quanto magior pena e tribulazion -patiscono per amor di questo idolo, -tanto più presso saranno a Dio e in magiore -allegreza. E brievemente in diversi modi -fanno sì aspre penitenzie, e colli loro corpi -portono e sofferiscono tanti martiri, per -amor del loro Dio, che quasi niuno cristiano -arebe ardire portare la centesima -parte, per amore di Giesù Cristo. E poi io -vi dico, che innanzi al carro, più presso, -vanno e sonatori del paese con diversi istrumenti, -che sono sanza numero, e fanno -fra loro di grande melodie. E quando egl'ànno -circundato tutta la città, e' tornono -a la chiesa e rimettono il loro idolo -nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo -e per riverenza della festa egliono uccidono -<span class="smcap lowercase">CC</span>º. o <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. persone, che di lor volontà -si fanno uccidere, de' quali e corpi -son posti dinanzi all'idolo; e dicono che -costor son santi, imperò che, per sua buona -volontà, son morti per amor del loro Dio. -E così, come di qua un casato o provincia -sarebe onorata per uno santo che fussi -stato di quello o vero di quelli fatti, de' quali -<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> -si metterebbono in iscritto per farlo canonezare, -così tengono di là onorati quegli -che s'uccidono per amore del loro Dio; -egli gli mettono in iscritto colle loro letanie; -e così si vantano l'un co l'altro, e dicono: -io ò più santi del mio parentado, che -voi non avete del vostro! E ànno questa -usanza, che, quando egl'anno intenzione -d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per -tutti e loro amici, e con grande abundanzia -di pifferi vanno innanzi all'idolo, menando -gran festa; e colui che si debe uccidere -tiene nelle mani un coltello bene -aguzato, e tagliasi un pezo di carne, e -gittalo nella faccia dell'idolo, dicendo -le sue orazioni, e racomandandosi al suo -Dio; e poi si ferisce e impiagasi in qua e -in là tanto, che cade morto. E allora gli -amici presentono il corpo a l'idolo, e dicono, -cantando: Guardate, Dio, che à fatto -el vostro leale amico e servidore! lui à abandonato -la moglie, figliuoli, richeze e -tutti e beni temporali di questo mondo e' à -rinunziato, per amor di voi, e à fatto sacrificio -del suo sangue e carne; sì che adunque -vogliatelo riposare allato a voi, -fralli più diletti da voi, nella gloria del -paradiso; perchè egli à bene meritato. E -<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> -dopo questo e' fanno un gran fuoco e ardono -el corpo, e ciascheduno piglia della -cenere, e sì la conserva in luogo di reliquie: -e dicono che questa è una buona cosa, -che di nulla temono, mentre che gl'ànno -di questa cenere sopra di loro. -</p> - -<h3 id="lamori">DELL'ISOLA LAMORI E DELLA GENTE CHE -IVI ABITA, E LA RAGIONE PERCHÈ VANNO -NUDE; E COME MANGIONO CARNE UMANA, -E QUANTI GRADI È TUTTO IL FIRMAMENTO.</h3> - -<p> -Da questo paese si va per lo mare Occeano -per molte diverse isole e per molti diversi -paesi, [che] il racontare e iscrivere sarebe -lungo e tedioso: però toccherò alcuna -principale riviera e città. Da quella isola, -della quale io ò parlato, infino a un'altra -terra, che è molto grande, chiamata Lamori, -sono <span class="smcap lowercase">LII</span>. giornate. In questa terra è -gran caldo: la gente del paese à questa usanza, -che gl'uomini e le femine vanno -tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono -alcuno forestiero vestito, e dicono, che -Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e -che Adam e Eva furono fatti ignudi, e che -l'uomo non si dee vergognare di mostrarsi -tale quale Dio lo fece, però che niuna cosa -è brutta che sia naturale. E dicono, che -<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> -quegli che si ornano, son gente che non -credono in Dio; e egli, dicono, che ben -credono in Dio, el quale creò el mondo e -fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli -non isposono mai femine, anzi sono tutte le -femine del paese comune, e elle non rifiutono -niuno, e dicono che pecherebono, s'elle -rifiutassino gl'uomini, e che Dio comandò -così a Adam e a quegli che discendono di -lui, quando disse: <i>Crescite et multiplicamini, -et replete terram</i>. In questo -paese nissun può dire: questa è mia moglie; -nè alcuna dire: questo è mio marito. -E, quando elle partoriscono, dànno e figliuoli -a qualunque gli piace, di quegli -che ànno avuto in sua compagnia. Il simile, -tutta la terra è comune; uno la tiene -uno anno, e un altro l'altro; e ciascuno -piglia di quela parte che vuole. Il simile, -tutti e beni del paese son comuni, biade e -altre cose, però che niuna cosa sta serrata -infra loro nè ascosa: ciascuno à d'ogni -cosa ciò che gli piace sanza contradizione -alcuna; e in tal modo è così rico l'uno, -come l'altro. Ma egl'ànno una cattiva usanza, -però che loro mangiono più volentieri -carne d'uno uomo, che di niuna altra -cosa che sia; e però el paese è molto abundante -<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> -di biade e di pesci, d'oro e d'ariento -e d'altri beni. Quivi vanno e mercatanti e -menono a vendere e fanciugli, e quegli del -paese gli comprono; e se son grassi, subito -gli mangiono; e se son magri, gli -fanno ingrassare, e dicono che questa è -la migliore e la più dolce carne del mondo. -</p> - -<p> -In questo paese, e in molte altre terre -di là, non si vede il polo artico, cioè la -stella tramontana, la quale è immobile -verso settentrione, ma vedesi un'altra, -la quale è al contrario di quella verso -mezo dì, chiamata polo antartico. E come -e marinai si governono di qua per la stella -ch'è inverso setentrione, così fanno e marinai -di là per la stella che è verso mezzo -dì; sicchè quella di mezzo dì non appare -a noi, nè a loro appare quela di settentrione. -Per la qual cagione si può comprendere, -che 'l mondo si è di ritonda forma, perchè -una parte del firmamento apare in un paese, -che non appare in un altro: e questo si -può provare per esperienza e per sottile indagazione; -che se si trovassi passaggio di -navi e di genti che volessino andare cercando -el mondo, sì vi si poterebe andare con -navilii intorno al mondo e di sotto e di -sopra; la qual cosa io l'ò provato, perchè -<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> -sono stato inverso la gente di Brabin, et -ò riguardato con lo astrolabio, che la tramontana -si è ivi alta <span class="smcap lowercase">LXIII</span>. gradi, e in Alamagna, -verso Boemia, <span class="smcap lowercase">LXVIII</span>. gradi; e -più avanti, inverso le parte di Settentrione, -ella è alta sessanta due gradi e alcuni minuti; -però che io stesso l'ò misurato con -lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che -sono due stelle tramontane, come è detto -di sopra; l'una si chiama Artica e l'altra -Antartica: queste due stelle sono inmobili, -e per loro si volge tutto il firmamento del -mondo, sì come una ruota si volta per lo -suo mezo, sì che queste due stelle dividono -tutto il firmamento in due parti eguale, ed -è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono -andato poi nelle parte meridionale, e ò -trovato verso l'alta Libia, che si vede prima -il polo antartico; e quanto più andavo inanzi -a quelle parti, tanto più ritrovavo -questo polo antartico più alto, sì che più -inanzi, ne l'alta Libia verso Etiopia, questo -polo antartico era alto <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. gradi e -alcuni minuti: li <span class="smcap lowercase">LX</span> minuti fanno un grado. -E poi andando verso questo paese, del quale -io v'ò parlato, e verso altre isole e altri -paesi, a l'incontro io trovai l'antartico -alto <span class="smcap lowercase">XIII</span>. gradi e <span class="smcap lowercase">VI</span>. minuti; e se io avesi -<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> -trovato navile e compagnia per andare più -oltre, io mi son certo, che noi aremo veduto -d'intorno la ritondità del firmamento; -imperò, sì come io v'ò detto di sopra, la -metà del firmamento è fra queste due stelle; -e questa metà io l'ò tutta veduta, verso -settentrione, sotto la tramontana <span class="smcap lowercase">LXII</span>. -gradi e <span class="smcap lowercase">X</span>. minuti; verso le parte meridionale, -io l'ò veduto di sotto l'antartico -<span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. gradi e <span class="smcap lowercase">XVI</span>. minuti. Ora la metà del -firmamento tiene cento ottanta gradi; e -di questi cento ottanta gradi, io n'ò veduti -<span class="smcap lowercase">LXII</span>. in una parte, e <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. in un'altra -parte; che sono novantacinque gradi e -quasi la metà d'un grado. E così mi mancono, -aver veduto tutto il firmamento, -<span class="smcap lowercase">LXXXIIII</span>. gradi e quasi la metà d'un grado; -e questi non sono la quarta parte del firmamento, -perchè la quarta parte del firmamento -è ottanta gradi; sì che ne manca -cinque gradi e mezo della quarta parte: e -così io ò veduto le tre parte della ritondità -del firmamento, e <span class="smcap lowercase">V</span>. gradi più, e quasi -mezo. Per la qual cosa io dico certamente -che l'uomo può bene ritondare o vero circundare -tutta la terra del mondo, così di -sotto, come di sopra, e ritornare nel suo -paese, avendo compagnia di navile, e sempre -<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> -ritroverebe buone terre e isole, come -in questo paese. E sapiate, che quegli che -sono al diritto di l'antartico, egli sono -dirittamente piedi contrappiedi a quegli -che sono al diritto dell'artico; e così quegli -che stanno d'intorno a' poli, per diritta -opposizione, stanno piedi contrappiedi; -imperò che tutte le parti del mare e della -terra ànno ne' loro oppositi abitabili o -vero trapassabili, e di qua e di là. E sappiate, -che, sicondo che io posso col mio -ingegnio vedere e comprendere, la terra -del Prete Giovanni Imperadore d'India, -è di sotto a noi, perchè andando di Scozia, -o vero d'Inghilterra, verso Gierusalem, -tutta via si saglie; però che le parte nostre -sono ne la bassa parte de la tera, verso -occidente, e la terra del Prete Giovanni è -ne la bassa parte verso oriente: e li indiani -ànno il giorno quando noi abiamo la notte; -e così, per contrario, egli ànno la notte, -quando noi inghilesi abiamo el dì; imperò -che la terra e il mare sono di ritonda forma; -e quando si saglie da uno lato della -terra, alora si discende dall'altro lato. Ora -voi avete veduto di sopra, che Gierusalem -è nel mezo del mondo: questo si pruova -per una lancia diritta in terra nell'ora del -<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> -mezo dì a tempo di equinozio; la quale, -essendo diritta, non fa ombra dallato alcuno. -E che Gierusalem sia nel mezo della -terra, il profeta David disse: <i>Et operatus -est salutem in medio terræ</i>. Adunque -quegli che si partono di queste parte per -andare verso Ierusalem, tante giornate, -quante egli fanno per andare a Ierusalem, -altrettante giornate si può fare, partendosi -da Ierusalem, per infino agli altri confini -della estremità della terra di là: e quando -si va alcune giornate verso India, tuttavia -si va circundando la ritondità della terra -e del mare per di sotto il nostro paese di -qua. -</p> - -<h3 id="cercando">D'UNO CHE ANDÒ CERCANDO EL MONDO E -RITROVOSSI IN PAESE, DOVE E' SI PARLAVA -IN SUA LINGUA.</h3> - -<p> -E imperò mi sono maravigliato molto -d'una cosa, che io udi' già recitare, essendo -piccolo; come uno valente uomo del -nostro paese, già fu gran tempo, si partì -per andare cercando el mondo: il quale, -avendo lui passata tutta l'India e le isole -alte di India, dove son più di semila leghe, -per molte stagione, e' tanto andò circundando -il mondo, che trovò una isola, nella -<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> -quale udì parlare in suo linguaggio, e vide -caricare e buoi e dire quelle parole medesime, -che si dicono in suo linguaggio, o -veramente nel suo paese. Di che si maravigliò -grandemente, imperò che non si -sapeva dare a intendere a qual modo potessi -essere. Ma io dico, ch'egli era tanto -andato per terra e per mare, che lui aveva -circundato infino nel suo paese, dove egli -era conosciuto. Ma lui ritornò indietro -per la via onde lui era venuto; e dipoi -stette un gran tempo, e quivi perdè molte -delle sue sostenute fatiche nel suo ritornare -indietro, sì come lui medesimo disse; -perchè una volta verso Noverga il sopprese -una tempesta fortissima in mare, -per la quale lui fu portato in una grande -isola, la quale riconobe esere quella isola, -nella quale egli aveva udito parlare il suo -linguaggio e menare e buoi al carro. E -questo fu bene pussibile, quantunque a la -grossa gente pare, che non si possa andare -sotto terra, e che si cascherebe verso -el cielo di sotto: ma questo non può esere -altrimenti, che se noi cascassimo da la -terra, dove noi siamo, verso il cielo; però -che sì come a noi pare, che noi siamo di -sopra a loro, così a loro pare, che noi -<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> -siamo di sotto a loro: e se vero fussi, che -l'uomo potessi cadere dalla terra infino -al cielo, molto maggiormente la terra e 'l -mare, che sono così grandi e così pesanti -e gravissimi, doverebono più presto cadere -infino al firmamento. Ma questo è -impussibile, però che questo non sarebe -cadere, anzi sarebe salire e ascendere. E -però dice il nostro Signiore: <i>Ne timeas -me qui suspendi terram in nichilo</i>. -</p> - -<h3 id="granterra">DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA.</h3> - -<p> -E quantunque sia pussibile circundare -tutto el mondo, non dimeno de mille l'uno -non si dirizerebe così bene per ritornare -inverso il suo paese, come fece colui, per -la grandeza della terra e del mare. Si poterebe -andare per mille altre vie, delle -quali niuna sarebe perfettamente diritta -per ritornare verso le parti donde si mosse<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>; -che quantunque sia pussibile circundare -la terra, come ò detto, non dimeno non poterebe -andare nè dirizarsi per la diritta -via, se ciò non fussi fortuna, o per grazia -di Dio; perchè la terra è molto grande e -alta, cioè larga; e dura la ritondità d'intorno, -<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> -di sotto e di sopra, sanza el mare, -ventotto milia <span class="smcap lowercase">CCCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XXV</span>. miglia. Di queste, -sicondo l'oppinione degl'antichi e -savii, la quale io non ripruovo, ma sicondo -la parvità del mio intelletto a me par di -dire, salvo la lor grazia, che sie più migliaia. -E perchè intendiate meglio quelo -ch'io ò detto, io sì ò immaginato una figura, -nella quale sia un gran compasso -orbiculare e sperico, in mezo del quale sia -un punto, el quale chiamo centro. E in -questo compasso grande ò fatto un piccolo -compasso; poi ò partito tutto il gran -compasso in <span class="smcap lowercase">XL</span>. passi, partiti per le vie -diritte, che tutte cominciono dalla superfice -del grande compasso, e sieno terminate -al centro del piccolo compasso; doverebe -esere così partito in <span class="smcap lowercase">XL</span>. parte, -come il grande, quantunque le parte sieno -minore che e suoi spazii. Or facciamo che 'l -gran compasso, il quale è d'intorno al -centro, ripresenti la terra; e conciò sie -cosa che tutti gli astronomi sappino, che 'l -firmamento è partito in <span class="smcap lowercase">XII</span>. parte, cioè di -<span class="smcap lowercase">XII</span>. segni, e ciascheduno di questi segni è -partito in <span class="smcap lowercase">XXX</span>. gradi, che verrebe il fermamento -eser partito in <span class="smcap lowercase">CCC</span>.º <span class="smcap lowercase">LX</span>. gradi. E -il simile la terra è partita in altrettante -<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> -parte, e corrisponde ciascuna parte della -terra a un grado del firmamento, che sarebe -ottanta volte trentuno migliaio e cinque -cento migliaia, e ciascuno di otto stadii; -sì che tanto à la terra di ritondità e di circuito -d'intorno, sicondo quel che io posso -comprendere per lo detto delli Astrolomi, -come io ò detto di sopra. E per meglio intendere -il fu giustificato per termini mensurali, -io metterò questa distinzione: <i>Quinque -pedes passuum faciunt, passus -quoque centum viginti quinque stadium -dant, sed miliaria octo faciunt -stadia, duplicata dant tibi legam</i>: una -torsa fa <span class="smcap lowercase">X</span>. piedi. E, seguendo la mia materia, -io dico, che non debe dispiacere a quegli -che legono di ciò, che io dico, che una -parte di India è sotto a' nostri piedi, e che -per lo simile una parte del nostro paese è -di sotto a una parte d'India dirittamente. -A lo opposito, sì come al diritto oriente è -opposto el diritto occidente, e sì come a la -parte meridionale è la parte settentrionale, -de le quale io v'ò di sopra parlato, quantunque -a la grossa gente pare che non si -possi andare sotto la tera, e che si deba -cadere verso 'l cielo di sotto, così a noi -doverebe parere, che siamo sotto a loro. E -<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> -se vero fussi, che l'uomo potessi da la -terra al cielo cadere, molto magiormente -la tera e il mare, che sono tanta materia -e sì possente e grave, doverebono cadere -infino al firmamento; e questo sarebe impossibile -e contro a natura, perchè non -sarebe cadere, ma sarebe salire; e però -dice el nostro Signiore: <i>Ne timeas me, -quia suspendi terram in nihilo</i>. Ora -tornando: è vero ch'io ò misurato collo -astrolabio, che quegli che stanno nelle -parte settentrionale, stanno piè contra piè -a quegli che stanno dalla parte verso 'l -mezo dì, e così siamo noi contro a una -parte delle isole di India. E se verso oriente -e verso occidente fusson segni immobili -o vero stabili, pe' quali si potessi -misurare le parte, a modo che si fanno le -parte che sono verso settentrione o verso -mezo dì, per le due stelle immobile, cioè -artico e antartico, certamente si troverebe -l'isole, che a la terra del prete Giovanni serien -declinate. E circundando più la terra -di sotto, che non sono le parte di settentrione -e di mezo dì, de' quali io ò fatto -menzione di sopra, io so bene, che io ò -fatte più giornate andando verso settentrione -e diritto verso mezo dì, che da occidente -<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> -verso oriente. E poi che la terra è -ritonda, adunque è altrettanto da settentrione -verso mezo dì, come dal diritto oriente -al diritto occidente. Per la qual cagione -io dico come si passa oltre a questa -misura: e di sotto a noi circulando la tera, -non è però di sotto più, quantunque si dica -per intelligenzia. -</p> - -<h3 id="simbor">DELL'ISOLA DI SIMBOR, DOVE GL'UOMINI E -LE FEMINE SI FANNO SEGNIARE NELLA -FRONTE CON UN FERRO CALDO PER GENTILEZA; -E DELL'ISOLA DI BOTEGON.</h3> - -<p> -Item, a lato di questa isola<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a> di Lamori -sopra detta, verso mezo dì, è un'altra isola, -chiamata Simbor. Questa è una grande -isola, e il Re è molto possente; e le gente -di questo paese si fanno segniare nella -fronte con un ferro caldo, uomini e femine, -per grande nobilità e per esere conosciuti -dall'altra gente, perchè e' si tengono più -nobili che l'altre gente là d'intorno, perchè -stanno sempre in guerra con quela -gente nuda, de' quali ò parlato di sopra. -Assai apresso questa isola è un'altra, la -qual si chiama Botegon, la quale è molto -<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> -buona e abbondevole, con molte altre isole -che sono ivi d'intorno, nelle quali abitano -molte diversità di genti: e perchè volendo -io parlare di tutte sarebbe lunghissimo -sermone, io non parlerò di tutte, ma piglierò -le più notabile. -</p> - -<h3 id="gianna">DELL'ISOLA DI GIANNA, E DELLE COSE CHE -IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI QUESTO -RE, E DEL SUO PALAZO, EL QUALE -È UNA COSA MOLTO STUPENDA.</h3> - -<p> -Assai apresso questa isola di Botegon -sopra detta, passando un poco di mare, è -un'altra isola, che è un gran paese; la -quale si chiama Ianna, e circunda quasi -dumila leghe. Il Re di questo paese è un -gran rico e possente, e à sotto lui sette -altri Re di sette altre isole, che sono ivi -d'intorno. Questa isola di Gianna è molto -bene abitata e popolata di gente. Ivi vi -cresce d'ogni maniera di spezie più abundantemente -che altrove, come è gengiovo, -chiodi di gherofani, cannella, noce moscade, -zedoc e maci. E sappiate che e -maci sono propii a modo che la noce, e à -di fuori una cappannella, dove sta avilupata -infino a tanto che è matura, poi cade -fuori; e così è della noce moscada e del -<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> -mastice. Molte altre spezie e molte altre -cose crescono quivi in questa isola, perchè -d'ogni bene abonda, e d'oro e d'ariento -in gran quantità, salvo che di vino. Il Re -à un palazo nobilissimo e maraviglioso -molto e il più rico che sia al mondo: gli -scaglioni, per li quali si saglie ne le sale -e nelle camere, son fatti come quadretti -d'oro e d'ariento, e tutte le mura loro, a -modo che si dipignie di qua, son coperte -di piastre d'oro e d'ariento; nelle quale -piastre sono battaglie e istorie di cavalieri -rilevati; tutti hanno grillande in testa di -pietre preziose e di grosse perle; e tutte -le sale e le camere di dentro sono soffitate -e lastricate d'oro e d'ariento sì e -talmente, che, chi non avessi veduto, non -poterebe credere le nobilità nè le richeze -che sono in questo palazo. E sapiate, che -questo Re di Ianna è un semplice Re e il -più possente Re del mondo; e già spesse -volte à voluto el Gran Cane di Cattai disfarlo, -el quale è il più possente imperadore -che sia sotto il firmamento di qua nè -anche di là dal mare; e però ànno spesso -guerregiato insieme, però che 'l Gran Cane -lo voleva fare suo tributario e riconoscere -la terra da lui, ma costui si è sempre -bene difeso contro di lui. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> -</p> - -<h3 id="patem">DELL'ISOLA DI PATEM, DOVE SONO ALBERI -CHE FANNO FARINA; ALTRI FANNO VINO, -ALTRI FANNO MELE, E ALTRI VELENO; E -D'UN CERTO LAGO, NEL QUALE NASCONO -CANNE CHE ÀNNO NELLA RADICE PIETRE -PREZIOSE.</h3> - -<p> -Appresso questa isola, andando per -mare, si truova un'altra isola buona e -grande, la qual si chiama Talamasi, e alcuni -la chiamono Patem. Questo si è un -gran reame, e il Re del paese à molte bellissime -città e molte belle ville. In questa -terra e in questo paese crescono alberi che -fanno farina, de la qual si fa buon pane e -bianco e di buon sapore, e pare che sia di -grano, ma non è però di sapore di grano. -E ivi sono altri alberi, che fanno mele -buono e dolce; e altri alberi vi sono, che -fanno vino: altri sono che fanno veleno, -contra 'l quale non è altro che una sola -medicina, la qual è a bere el proprio sterco -stemperato con acqua; e veramente chi non -l'avessi, presto morrebbe, sì che nè triaca -nè altre medicine lo poterebono aiutare. -Di questo veleno avevon mandato e giudei -a torre a uno di questi alberi per velenare -tutta la cristianità, siccome io udi' dire -<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> -alla confessione nella lor morte; e, per la -divina grazia, quantunque fallisse il loro -male proponimento, nondimeno egliono ne -feciono grande mortalità. E se a voi piace -sapere in qual modo si fa la farina degl'alberi, -io vel dirò. E' perquotono gli alberi -con una accietta atorno a' piedi, sì che la -scorza intorno in molte parte si lieva, e -d'indi n'esce un licore spesso, el quale -egli fanno seccare al sole, e poi diventa -farina bella e bianca. El mele, el vino e 'l -veleno son tratti dagli altri alberi per questo -medesimo modo, e poi si conservono -ne vasegli. In questa isola è uno mare -morto, cioè un lago, al qual non si truova -fondo, nè mai fu trovato; e tutto ciò che -cade in questo lago non si truova mai. In -questo lago crescono canne, ch'egli le -chiamono Tabi, e sono lunghe <span class="smcap lowercase">XXX</span>. torse -e più. Quivi sono altre canne non così -lunghe, le quali crescono appresso della -riva e ànno le radice lunghe <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. aripanti, -o vero tormature<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a> di terra e più; e ne' nodi -delle radice di queste canne si truovono -pietre preziose di gran virtù. Chi porta -<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> -una di queste pietre sopra di lui, non può -essere magagnato nè impiagato, nè di lui -tratto sangue con ferro nè con acciaio. E -perchè egl'ànno queste pietre, sì combattono -arditamente per mare e per terra, -però che arme niuna non gli può nuocere; -ma quegli che ànno a combattere con loro, -che sanno le loro maniere, gli tragono -con lor saette e quadregli sanza ferro: e -così gli percuotono e uccidono. E di queste -canne ne fanno casse, navi e altre cose, a -modo come noi facciamo di qua d'altri legnami. -Ma non crediate, che io parli per -ciancia, nè per menzogna, avisandovi che -io vidi cogli occhi miei canne sì grandi -sopra queste rive, che <span class="smcap lowercase">XX</span>. de' nostri compagni -non poterono levare una sola da terra. -</p> - -<h3 id="talanoch">DELL'ISOLA DI TALANOCH E DEL SUO RE E -DELLA POSSANZA SUA, E DEGLI ELEFANTI, -I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; E DI -DUE ALTRE COSE MARAVIGLIOSE CHE VI -SONO.</h3> - -<p> -Dopo questa isola si va per mare a -un'altra isola che si chiama Talanoch, -nella quale è molta abundanzia di bene. -Il Re di quel paese à tante femine quante -ne vuole, però che 'l fa cercare le più belle -<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> -per tutto il suo paese e pel paese d'intorno, -e falle menare innanzi a lui, e piglia una -notte l'una, e l'altra notte l'altra; e così -fa lui tanto, che n'à mille e più, e non -giacerebbe con una più d'una notte, cioè -non arebe seco a fare più d'una volta, salvo -se una non gli piacessi più delle altre. Questo -Re à gran numero di figliuoli: tale -n'à cento, tale dugento; e alcuni più e -altri meno. Questo Re à circa <span class="smcap lowercase">XIIII</span>º. mila -elefanti privati, e quali si fa nutricare -a' suoi villani per lo paese, perchè a caso -di bisogno, avendo a far guerra con alcuno -altro Re d'intorno, egli fa montare gente -insu castegli di legname posti sopra e -leonfanti per combatter contro a' suoi nimici: -e così il simile fanno gli altri Re di -quegli confini, perchè il modo di guerregiare -di là non è simigliante al nostro ordine -di qua. Ivi chiamono gli elefanti -Varqui. -</p> - -<h3 id="pescie">QUI SI FA MENZIONE D'UNA GRAN MARAVIGLIA, -DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA -RIVA DI QUESTA ISOLA.</h3> - -<p> -In questa isola è una grande maraviglia, -la quale non è in altra parte del -mondo; però che ogni maniera di pescie -<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> -viene una volta l'anno dritto alla terra, e -sì si gittono alla riva di questa isola, sì -che e' non si vede in mare se non pesci; e -ivi stanno tre dì, e ciascuno del paese ne -piglia quanto ne vuole. Poi questa maniera -di pesci si parte, e vienne un'altra; -e così l'una maniera drieto all'altra ne -viene per insino a tanto, che di tutte le -ragioni del pescie di mare vi vengono; e -così ordinatamente l'una drieto all'altra -stanno tre giorni, tanto che ogni uomo -del paese n'abbi preso d'ogni maniera, -quanto ne vuole. E' non si sa la cagione -perchè questo si sia; ma quegli del paese -dicono, che questo è per fare riverenzia -a loro Re, il quale è il più degnio che sia, -come e' dicono, e perchè il loro Re adempiscie -quello che disse Dio a Adam: <i>Crescite -et multiplicamini</i>. E, perchè chi -multiplica a questo modo il mondo di tutti -li suoi figliuoli, per questo gli manda el -pescie di tutto il mare, perchè e' ne pigli -al suo volere, per lui e pel suo paese; e -così tutti e pesci si arrendono a lui, faccendogli -onore come il più eccellente e il -più amico di Dio al mondo, sicondo che -dicono. Io non so la ragione perchè è questo: -Idio la sa, il qual sa el tutto, ma questa -<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> -maraviglia non è punto di natura, -anzi è tutta contra a natura; che gli pesci, -che ànno a governare tutto el mondo<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>, si -vengono abondantemente a rendere alla -morte di lor propria volontà, sanza che -sieno costretti; e però io son certo, che -questo non può essere sanza grande significazione. -In questo paese son chiocciole -grande, che nelle case loro molte persone -poterebono abitare e abergare a modo d'una -piccola casetta; e altre ve ne sono minore -molto più l'una dell'altra. Vi sono vermini -grandi a modo d'una coscia d'uomo, e sono -bianchi colla testa nera; e degli altri ve -n'è minori, della fazione di quegli che si -truovano ne' legni marci; e di questi vermini -si fa la vivanda regale al Re e per -li gran signiori. E se uno uomo sposato -muore in questo paese, egliono soppelliscono -la sua moglie viva a lato a lui, e -dicono che ragion vuole, che ella gli facci -compagnia nell'altro mondo, come à fatto -in questo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> -</p> - -<h3 id="raffo">DELL'ISOLA DI RAFFO, OVE DÀNNO GL'UOMINI -A MANGIARE A GL'UCCEGLI.</h3> - -<p> -Da questa isola si va per lo mare Occeano -a una isola chiamata Raffo. La gente -di questa isola, quando gli amici lo' sono -amalati, egliono gli apicono a uno albero, -e dicono, ch'egli è meglio, che gl'uccegli, -e quali sono angioli di Dio, gli mangiono, -che sien mangiati in terra da' vermini, -che sono così brutti. Da questa isola si va -a un'altra isola, dove son gente di malvagia -natura. Questi nutricano di gran -cani, e sì gli tengono per fare istrangolare -i lor parenti, quando sono amalati, -perchè egliono non aspettono tanto che -muoino della loro morte naturale, perchè -e' dicono, che e' sofferiscono troppo gran -pena. E quando sono così strangolati, si -ragunono insieme per mangiarli in luogo -di cacciagione. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> -</p> - -<h3 id="mulca">D'UNA ALTRA ISOLA CHIAMATA MULCA, DOVE -SONO CATTIVISSIME GENTE CHE BEONO SANGUE -D'UOMO; E DELL'ISOLA CHE SI CHIAMA -TRACONDIA, DOVE SON GENTE CHE NON PARLONO, -MA SIBILLANO.</h3> - -<p> -Da poi si va per molte isole di mare -per insino a una isola, che si chiama Mulca; -e quivi è ancora cattivissima gente, perchè -e' non si dilettono in alcuna cosa, tanto -quanto fanno nel battagliare e in uccidere -l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e -egliono beono tropo volentieri sangue d'uomo; -il qual sangue chiamono Dan: e quello -che più ne può uccidere, è più onorato fra -loro. E se due persone, che si portino odio, -si sono acordati per amici, o vero che alcuni -fanno patto e obligazioni fra loro, fa -di bisogno che ciascun bea del sangue dell'altro, -altrimenti la concordia, o patto, o -vero obligazione sarebe nulla: se un facesse -contro a tal concordia, o patto, o -ubligazione, di nulla sarebe biasimato nè -riprobato. Da questa isola si va per mare, -di isola in isola, infino a un'altra isola -che si chiama Tracondia, ove sono le gente -tutte bestiale a modo che inrazionale, e -stanno in caverne che fanno in terra, perchè -<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> -e' non ànno tanto senno che sappin -fare case; e mangione carne di serpenti -e altre brutte cose. Egliono non parlono, -ma sibillano l'uno a l'altro a modo di serpenti, -e di nesuno aver si curono, salvo -che d'una pietra preziosa, la quale è di <span class="smcap lowercase">XL</span>. -colori; e però il nome dell'isola è chiamata -Tracondia. Egli amono molto questa pietra, -e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono -disiderono solamente la sua belleza. -</p> - -<h3 id="ongamara">DELL'ISOLA ONGAMARA, DOVE SON GENTE -CHE ÀNNO TESTE DI CANI, CHE SI CHIAMONO -CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL -SUO RE.</h3> - -<p> -Dopo questa isola si va per mare Occeano -per molte isole infino a una isola -chiamata Ongamara<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>, la quale è molto -bella e grande e tiene di circuito più di -mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine -di questa isola ànno teste di cani, e son -chiamati Cenofali, e sono gente ragionevole -e di buono intelletto, e adorono un -Bue per suo Dio, e ciascuno di loro portono -nella testa uno Bue d'oro o d'ariento, -a dimostrazione che egliono amono bene il -<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> -loro Dio: e vanno tutti ignudi, salvo che -portano uno drappetto per coprire le loro -secrete membra. Eglino sono grandi, forti -e buoni combattenti: eglino portano una -targa grande, che gli cuopre tutto il corpo, -e una lancia in mano; e se pigliono alcuno -in battaglia, e' lo mangiono. El Re di questa -isola è molto potente e ricco e divoto, -sicondo la lor legge, e porta intorno al -suo collo <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. perle grosse d'oriente, incordate -d'ariento a modo di pater nostri. -E come noi diciamo pater nostri e ave -Maria, contando e pater nostri d'ambra -in ambra, così questo Re dice ogni dì <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. -prieghi divotamente al suo Dio prima che -mangi. E similmente porta ancora intorno -al suo collo un rubino orientale fine, nobile, -lucente, el quale è quasi lungo un -piè, e <span class="smcap lowercase">V</span>. dita largo; però che quando egli -elegono il loro Re, egli gli dànno a portare -questo rubino in sua mano; e così lo menono -cavalcando d'intorno alla sua città; -e da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti -a lui; e il Re debbe portare tutta via questo -rubino intorno al suo collo, perchè se -egli non avessi il rubino, e' non lo terrebono -punto per Re. El Gran Cane di Catai -à molto disiderato di questo rubino, ma -<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> -mai non l'à potuto avere, nè per guerra, -nè per niun modo. Questo Re è molto divoto, -sicondo la lor legge, e molto giusto; -per la qual cagione si può andare molto -sicuramente per tutto il suo paese, e portare -tutto ciò che gli piace, che niuno -sarebe tanto ardito che rubasse alcuno, -imperò che el Re subito ne farebe giustizia. -</p> - -<h3 id="silla">DELL'ISOLA DI SILLA, E DI MOLTE STRANE -E DIVERSE NATURE D'ANIMALI CHE QUIVI -SI TRUOVONO.</h3> - -<p> -Da questa isola si va a una altra, la -qual si chiama Silla, la quale circunda -circa <span class="smcap lowercase">V. C</span>º. leghe. In questa isola è molto -la terra guasta e diserta, nella quale sono -molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli, -che niuno ardisce star quivi. Questi coccodrilli -sono serpe gialle e rossette, e àno -quatro piedi, le gambe corte e l'unghie -grande: alcuni sono lunghi sette torse, -alcuni <span class="smcap lowercase">X</span>; e dove e' vanno per lo sabbione, -pare che un grande albore vi sia strascinato. -Ivi sono molte altre bestie salvatiche -e spezialmente leofanti. In questa isola è -una montagna assai grande, e in mezo di -quella è un lago grande, in un bel piano, -<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> -et evvi grande quantità d'acqua; e dicono -che Adam et Eva piansono sopra questa -montagna <span class="smcap lowercase">C</span>º. anni, quando furono scacciati -del paradiso, e per lo lungo pianto, -delle lagrime loro si fece questo lago: -e nel fondo di questo lago si truova di -molte pietre preziose e perle grosse. In -questo lago crescono di molte canne e di -grandi glagos, e sonvi dentro molti coccodrilli -ed altre serpe e di grande sansughe<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>. -Il Re del paese, ogni anno una volta, -dà licenza a le povere gente d'entrare in -questo lago a pescare di queste pietre; e -questo fa per limosina, e per amor di Dio -e di Adam; e ogni anno se ne truova assai; -ma per le serpe e vermi che vi son dentro, -e' s'ungono le mane e le braccia di sugo -di limoni e d'altre erbe, e poi non ànno -paura nè di cocodrilli e d'altri vermini. -Questa acqua corre e passa per una costa -della montagnia: in questo rivolo si truova -gran quantità di pietre preziose e di perle; -e dicono comunemente in questa isola, che -nè serpente, nè bestie salvatiche del paese -non tocherebono, e non farebono male, nè -alcuno dispiacere a' forestiere niuno che -<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> -entri nel paese, salvo solamente a quegli -che son nati nel paese. In questo paese, e -negli altri che sono d'intorno, sono oche -salvatiche, che ànno due teste. E qui son -lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e -molte altre bestie diverse. Ivi sono uccegli -che non sono di qua da mare. E sappiate, -che in questo paese, e in altre isole d'intorno, -el mare è tanto alto, che pare che -penda dall'onde, e che deba coprire tutta -la terra<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. Io non so perchè modo si possa -così sostenere, eccetto che per la divina -grazia: ed è bene tanto alto verso l'alta -Libia; e però dice David: <i>Mirabiles helactiones -maris, mirabilis in altis -Dominus</i>. -</p> - -<h3 id="dondina">DELL'ISOLA DI DONDINA, DOVE E' MANGIONO -L'UNO L'ALTRO, QUANDO NON POSSONO -SCAMPARE; E DELLA POSSANZA DEL LORO -RE, IL QUAL SIGNIOREGIA LIIIIº. ISOLE; -E DI MOLTE MANIERE D'UOMINI, I QUALI -ABITONO IN QUESTE ISOLE.</h3> - -<p> -Da questa isola, andando per mare -verso mezo dì, è un'altra contrada e larga -<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> -isola, chiamata Dondina. In questa isola -son gente di diverse nature, perchè il padre -mangia el figliuolo, e il figliuolo el -padre, e il marito la moglie, e la moglie -il marito. Quando el padre o la madre o -veruno altro di loro amici sono amalati, -subito el figliuolo, o vero altri, vanno al -Padre de la lor legge e prieganlo, che voglia -adomandare al suo idolo, se 'l padre -morrà di quella malattia, o no. El Padre -della loro leggie allora va, insieme col figliuolo -dello ammalato, innanzi al loro -idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è -dentro, gli risponde e dice, che egli non -morrà di quella infermità; e insegna loro -in qual modo debba guarire. E allora el -figliuolo ritorna e serve el padre, e fagli -ciò che l'idolo gl'insegnò, per insino che 'l -padre è guarito. El simile fanno le mogli -pe' mariti, e' mariti per le mogli, e gli amici -l'uno per l'altro. Ma se l'idolo dice, -che deba murire, alora il prete va col figliuolo, -o cola moglie, o vero coll'amico a -l'amalato, e sì gli mettono un panno sopra -la bocca per torgli il fiato; e così, soffocandolo, -lo uccidono. E poi tagliono il -corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro -amici che venghino a mangiare di questo -<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> -corpo morto, e fanno venire quanti pifferi -possono avere, e così il mangiono con gran -festa e con gran solennità. E quando egliono -ànno mangiato la carne, pigliono -l'ossa e sì le seppelliscono, cantando e facendo -gran festa e gran melodìa; e tutti -e lor parenti, che non sono stati a questa -festa, sono riprobati, e ànno gran vergogna -e dolore, perchè più non sono riputati -per amici: e dicono gli amici, che lor -mangiono le carne per liberarlo delle pene, -sì com'egli dicono. E se la carne è troppo -magra, gli amici dicono, che egl'ànno -fatto gran peccato averlo lasciato tanto -languire e sofferire pena sanza ragione; -se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben -fatto, e che presto l'ànno mandato al paradiso, -e non à punto sofferto pena. Il Re -di questa isola è molto possente, e à di -sotto di lui liiiiº. isole grande, le quale -io l'ò tutte vedute. Nelle quale isole son -molte e diverse gente; e ciascuna di queste -isole à un Re coronato; e tutti questi -Re ubidiscono a lui. In una di queste isole -stanno gente di grande statura, come giganti -e spaventosi a vedere. Questi ànno -solo un ochio in mezo la testa, e non mangiono -altro che carne e pesci sanza pane. -<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> -E in una altra isola, verso mezo dì, stanno -gente di brutta statura e di malvagia natura. -Questi non ànno punto di testa, e -ànno gli occhi nelle spalle e la bocca -storta a modo che d'un ferro di cavallo in -mezo el petto. In altra isola son gente -sanza testa, e ànno gli occhi e la bocca -dietro alle spalle. In un'altra isola son -gente che ànno la faccia tutta eguale sanza -naso e sanza ochi, salvo che due buchi ritondi -nel luogo degli ochi, e una boca -piatta a modo d'una sfenditura sanza labbra. -In un'altra isola son gente di brutta -fatta, che ànno labbra di sotto la bocca -grande, che quando vogliono dormire al -sole, e' si quoprono tutta la faccia di questo -labbro. In un'altra isola sono piccole -genti a modo di nani, e tutte sono due -tanti magiori che li pigmei. Questi ànno -un piccolo buco in luogo di boca, per lo -quale e' conviene lor pigliare, per un legnio -bucato, tutto ciò che mangiono e -beono. Egli non ànno lingua, nè parlon -punto, salvo che egli sibillono, e fanno -segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla -mutesca; e così intendono l'uno l'altro. -In un'altra isola son gente che ànno orechie, -che gli pendono infino a' ginochi. In -<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> -un'altra isola son gente, che ànno piedi -di cavallo: questi sono forti e possenti, e -corono forte per modo, che, correndo, pigliono -bestie salvatiche, le quali mangiano. -Item, in un'altra isola son gente -che vanno in quatro sopra e piedi e mani -loro, come fanno le bestie: questi sono -tutti pilosi, e salgono legiermente sopra -gli alberi, come fanno le scimmie, e così -prestamente. Item, in un'altra isola sono -ermofroditi, cioè uomini e femine insieme, -che ànno una mamilla dalla parte destra, -e niente da l'altra, e ànno membra d'ogni -ragione d'uomini e di femmine; e usano -di quel che gli piace, dell'uno una volta -e dell'altro l'altra. Quando egliono usono -el sesso femminino, egli ingenerono figliuole; -e quando egliono usono el mascolino, -egli concipono e portono figliuoli. -In una altra isola son gente che vanno -sempre co' ginochi molto maravigliosamente, -e pare che a ogni passo debbin -traboccare; e da ciascun piede ànno otto -dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son -molte altre maniere di gente, delle quale si -potrebe tenere lunghissimo parlamento, -ma perchè la materia mia sarebe troppo -lunga, io me ne passerò assai brevemente. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> -</p> - -<h3 id="mauri">DEL REAME DI MAURI CH'È MOLTO BUONO E -GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI DI -QUELLE GENTE.</h3> - -<p> -Di questa isola andando per lo mare -Occeano, verso oriente per molte giornate, -si truova un gran paese e un gran -Reame, el qual si chiama Mauri. Questo -paese è in India magiore, e è la migliore -terra, e il migliore paese, e più dilettevole, -e abondevole d'ogni cosa, che sia -in possanza de l'uomo. In questa terra -stanno molti cristiani e saracini, perchè -il paese è grande e buono. In questo paese -sono più di mille città, o vero dumila città -grande, sanza le ville. El popolo è molto -grande in questo paese, più che i' nisuno -altro luogo di India: per la bontà sua<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> -nissun dimanda pane per Dio, però che -in tutto el paese non è povero alcuno. Ivi -sono bella gente, ma sono molto pallidi -e ànno gl'uomini la barba chiara con pochi -peli e lunghi; quasi che uno uomo non -à <span class="smcap lowercase">L</span>. o <span class="smcap lowercase">LX</span>. peli nella barba, un pelo in qua -l'altro in là, a modo d'una barba di leopardo, -<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> -o vero di gatta. In questo paese -sono le femine molto più belle che i' niuno -altro luogo. La prima città di questo paese, -la quale è una lega dilungi dal mare, si -chiama Latori, e è assai più grande che -non è Parigi. In questa città è un gran -fiume, che porta navilio, el quale va infino -al mare: niuna città è così ben fornita, -come è questa: tutti quegli del paese adorono -idoli. In questo paese tutti gli uccegli -sono due volte magiori che di qua: ivi -sono oche bianche e rosse intorno al collo, -e ànno uno grosso becco sopra la testa e -sono dua volte<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a> magiori che le nostre. E -ivi sono gran quantità di serpi, delle quali -e' fanno gran festa, e sì le mangiono con -gran solennità; però che chiunque avessi -fatto una gran festa, e avessi dato tutte le -vivande che si sapessi dare, non avendo -dato una vivanda di queste serpi, non arebe -fatto nulla; però che niuno aprezerebe -cosa che avessi fatta ma'. Buone città -sono in questo paese, e ivi si è grande mercato -di vivere che non saperei dire, nè io -domandare. In questo paese son molte -<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> -chiese di religione sicondo la lor legge; e -sono in queste chiese idoli grandi come -giganti, a' quali idoli dànno a mangiare -il giorno delle feste loro in questo modo: -e' portono le vivande inanzi a loro così -calde, come le tolgono dal fuoco e lasciono -ascendere il fummo inverso l'idolo: alora -dicono, che l'idolo à mangiato: e dipoi e -riligiosi mangiono di queste vivande. In -questo paese son galline bianche, che, in -luogo di piuma, ànno lana bianca, come -pecore. Le femine maritate ivi portono un -segnio a modo che un corno sopra la testa, -per esere conosciute da quelle che non son -maritate. In questo paese è una bestiuola -chiamata idria<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>, la quale abita in acqua, -e vive di pesci. Le gente del paese amaestrono -questa bestiuola per modo, che a -lor piacere la gittono nell'acqua, e ne' laghi, -e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola -areca fuori presto di gran pesci; e così ne -pigliono quanti ne vogliono. Passammo -per questo paese per molte giornate. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> -</p> - -<h3 id="cassaga">DELLA GRANDE CITTÀ DI CASSAGA, -E DELLE SUE MANIERE.</h3> - -<p> -Da questa città è un'altra città<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>, la -più grande del mondo, la qual si chiama -Cassaga, ciò è a dire, città del cielo. Questa -è di circuito circa <span class="smcap lowercase">L</span>. leghe, ed è così -bene abitata, che in una casa stanno ben -<span class="smcap lowercase">XII</span>. famiglie. In questa sono <span class="smcap lowercase">X</span>. porte principale, -e di fuora ciascuna porta, a tre leghe, -o vero a quatro, è una gran villa. -Questa città è situata in un lagume di -mare a modo che è Vinegia, e sono in detta -città più di <span class="smcap lowercase">XII</span>. mila ponti; e sopra ciascuno -ponte sono di forte torre, ove stanno -guardie per guardare la città per lo Gran -Cane; però che questa terra confina col -Gran Cane. Da una parte della terra corre -uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi -stanno religiosi cristiani, e spezialmente -mediani e mercatanti di molte nazione, -perchè el paese è buono e abondevole. Ivi -fanno molto buon vino, il quale chiamono -Bighon, ed è molto possente e grazioso a -bere. Questa è una città reale, dove soleva -<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> -stare el Re di Mauri o vero Marchi. Per -questa città si va per acqua sollazando e -giucando infino a una gran Badia, la quale -è asai presso, dove stanno gente religiose, -sicondo la lor legge. In questa badia son -giardini molto grandi e begli, ove sono -alberi di molte maniere di frutti. Fra questi -giardini è una montagnia ben fornita -d'alberi, nella quale sono giardini d'intorno, -e molte diverse nazioni di bestie, -come sono babuini, scimie, marmote e -altre diverse bestie. E quando el convento -di questa badia à mangiato, fa portare li -loro avanzi nel giardino per limosina, e -fa sonare una campanella d'ariento, la -quale tiene l'abate nella sua mano; e subito -discendono di questa montagnia queste -tale bestie sopra dette, che tre, o vero -quatro mila ivi si riducono a modo che' poveri. -E alora li è dato tutte le reliquie che -sono avanzate al convento con belli vasi -d'ariento dorati. Quando queste bestie -ànno mangiato, l'abate suona un'altra -campanella, e e' ritornono ne' lor luoghi, -donde vennono. Questi religiosi dicono, -che queste bestie sono anime di gentili uomini, -che ivi sono entrate per fare penitenzia, -e loro gli dànno da mangiare per -<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> -lo amore di Dio; e dicono, che l'anima -de' villani, dopo la morte loro, entrono -nelle bestie villane; e così credono fermamante, -in modo, che niuno gli può rimuovere -di quella oppinione. Egli nutricono -le dette bestie in gioventù, quando ne possono -avere; e egli le pascono de la limosina, -come v'ò detto di sopra. Noi gli -dimandamo, se non sarebe meglio, che -egliono donassino quele reliquie a' poveri. -Ci risposono, che nel paese non era alcun -povero; e quantunque vi fussi poveri, non -dimeno a lor pareva, che la limosina fussi -meglio data a queste anime, le quali fanno -loro penitenzia, e che non sanno ove guadagnare, -nè afaticarsi, che non sarebe -nella povera gente, le quali anno senno e -possanza di guadagnarsi le spese. Molte -maraviglie sono in questa città, o intorno -pel paese, le quali io non iscrivo. -</p> - -<h3 id="chilafonda">DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA -DELLI PIGMEI E DELLA STATURA LORO.</h3> - -<p> -Da quella città si va a un'altra città -presso a quella a sei giornate, la quale -città è chiamata Chillaffonda, della quale -le mura circundan circa 20. leghe. In questa -città sono circa <span class="smcap lowercase">LX</span>. ponti di pietra, e -<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> -più begli che io già vedessi mai. In questa -città fu la prima sedia del Re di Mauri, -perchè ella è più bella e molto più abondante -di tutti e beni: poi si passa a traverso -d'un gran fiume, chiamato Dalai, -lo quale è la maggiore riviera d'acqua -dolce che sia al mondo, perchè ove ella è -più stretta, ella è ben <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. miglia, o vero -leghe larga. Di là si va più inanzi, e poi -s'entra nella terra del Gran Cane. Questa -riviera passa pel mezo la terra di Pigmei: -questi pigmei sono gente di piccola statura, -i quali sono lunghi circa a tre spane, e son -begli e graziosi, uomini e femine, per rispetto -della loro piccoleza. Egli si maritono -nella età di sei mesi, e in due, o vero -tre anni, sì ànno figliuoli, e non vivono -comunemente più di sei o vero <span class="smcap lowercase">VII</span>. anni; -e chi vive <span class="smcap lowercase">VIII</span>. anni, è riputato vechissimo. -Questi pigmei son i più sottili e' migliori -maestri d'opera di seta e di bambagia, e -d'ogni cosa che sia nel mondo. E' fanno -spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono -molte volte da loro presi e mangiati. Questa -piccola gente non lavorono terra nè -vignia, ma fra loro sono gente grande, -come siamo noi di qua, che lavorono le -terre, e sì gli sostengono come fa di bisogno. -<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> -E quella gente grande sono da loro -scherniti, come noi faremmo loro, se eglino -fussino di qua infra noi. Una buona -città infra l'altre v'è dove è gran moltitudine -di questa picola gente, ed è questa -città molto bella e grande. Quando gl'uomini -grandi, che stanno fra loro, ingenerano -figliuoli, e' diventono così piccoli, -come li pigmei, però che quela terra è di -tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben -questa città, perchè è sua; e quantunque -li pigmei sieno così piccoli, niente di meno -e' sono razionali, sicondo il lor tempo, e -sanno assai sì di senno e sì di malizia. -</p> - -<h3 id="iancai">DELLA CITTÀ DI IANCAI, E DELLA CITTÀ DI -MENCA, E DELLE LORO RICHEZE E USANZE.</h3> - -<p> -Da questa città si va innanzi nel paese -per molte città e per molte ville, insino a -una città chiamata Iancai; ed è molto nobile, -e rica, e bene situata. Ivi vanno gran -parte di mercatanti per ogni mercatanzia. -Questa città val più che niuna altra del -paese, perchè el lor signiore n'à ogni anno -d'entrata, sì come dicon quegli della città, -<span class="smcap lowercase">L</span>. mila tome di fiorini d'oro, perchè e' contono -ogni cosa a tome. Ciascuna toma vale -<span class="smcap lowercase">X.</span> mila fiorini d'oro, e questo si può bene -<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> -sommare. Il Re di questo paese è molto -possente; non dimeno è sotto posto al Gran -Cane; e 'l Gran Cane à sotto di sè <span class="smcap lowercase">XII</span>. simile -provincie; e in questo paese sono -buone ville. Quivi è una buona usanza, -perchè sono alcuni ostieri, a li quali, volendo -far festa, o veramente convito, si -dice: fatemi aparechiare domane per tanta -gente da mangiare; dicendogli propio tutto -el numero, e le vivande manifestandogli; -e dicendogli: io voglio ispendere ancora -tanto, e non più. Subitamente l'oste farà -aparechiare sì pulitamente, che di nulla -vi fallerà; e più presto e con assai meno -spesa, che non farebe nella sua propia -casa. E da questa città, lungo <span class="smcap lowercase">V</span>. leghe, -verso il capo di questa riviera di Dalai, è -un'altra città, chiamata Mencha. In questa -città si truovono grandissimi navilii, -e sono tutte le nave bianche, come neve, -per la natura del legnio, e sono grandissime -e bellissime navi e bene ordinate; ne -le quali sono sale con camere; e sono così -bene ordinate e adobbate, come fussino in -terra, edificate in una casa. Poi si va, -per lo paese, per molte ville e per molte -città insino a una città che si chiama Lenterim, -la quale è di lungo otto giornate -<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> -dalla città sopra eletta. Questa città sta -sopra una riviera grande e larga, che si -chiama Caromoran: questa riviera passa -pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el -paese, quando ela cresce troppo. -</p> - -<h3 id="catai">DELL'ISOLA DI CATAI, E DELLE CITTÀ CHE -IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN CANE, -E DELLE SUE MAGNIFICENZIE.</h3> - -<p> -Catai si è un'isola bella e buona, e -mercatantesca, e rica. Ivi vanno ogni anno -e mercatanti per ispezie e per altre mercatanzie -più che non vanno altrove. E sapiate, -che' mercatanti, e quali vanno da -Genova e da Vinegia e da l'altre parte di -Lombardia e di Romagna, e' vanno per -mare e per tera <span class="smcap lowercase">XII</span>. mesi, e anche più, -prima che possano venire a l'isola di Catai, -la quale è principale Reame di tutte le -parte di là e del Gran Cane. Da Catai si -va verso oriente di molte giornate, e truovasi -una buona città, fra l'altre, chiamata -Sugramarcho. Questa è una città -me' fornita del mondo di seta, di spezie e -d'altre mercatanzie in grandissima quantità. -Poi si va più innanzi, verso uriente, -a un'altra città antica, la quale è ne la -provincia di Catai: e, allato a questa città, -<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> -gli tartari ànno fatto fare un'altra città, -che si chiama Caadonia, la quale à <span class="smcap lowercase">XII</span>. -porte, e trall'una porta e l'altra sì à una -gran lega, sì che le due città, cioè la vechia -e la nuova, ànno di circuito più di -<span class="smcap lowercase">XX</span>. leghe. In questa città è la sedia del -Gran Cane in un grande e nobilissimo palazo: -le mura di quello circundono circa -a due leghe e più. Questo palazo è pieno -di dentro d'altri palazi, e dentro v'è un -giardino e un monte, sopra el quale è un -altro palagio, il quale è il più bello e il -più ricco che si potessi divisare nel mondo. -Intorno al palagio e 'l monte sono fossi -grandi e profondi pieni d'acqua, e allato -vi sono gran peschiere da una parte e dall'altra: -e ivi si è un bel ponte per passare -e fossi. In queste peschiere sono oche salvatiche, -anitre, cisoni e anghironi sanza -numero; e intorno le fosse e le peschiere -è un gran giardino tutto pieno di bestie -salvatiche; sichè il Gran Cane, quando -e' vuole avere di queste bestie e uccegli -salvatichi, egli va a cacciare, e pigliane da -la finestra sanza uscir fuori de la sua camera. -Questo palazo, dove è la sedia, è -molto grande e bello d'intorno, del quale -nella sala sono <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. colonne d'oro fine, -<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> -e tutte le mura sono coperte di dentro di -belli coiami rossi di bestie chiamate pathios, -le quale sono molto odorifere; sì -che, per lo buono odore delle pelle, nissuno -cattivo aere vi poterebe stare nè entrare -nel palazo; e' peli di quelle pelle son -rossi a modo di sangue, e lucono contro -al sole, che quasi niuno vi può guardare. -Molte gente adorono queste bestie, quando -le veggono, per la lor virtù grande; e, per -la virtù che ànno, egliono apprezono tanto -queste pelle, più che piastre d'oro. In -mezo di questo palazo è un tribunale per -lo Gran Cane, tutto lavorato d'oro e di -pietre preziose e di perle grosse; ed è quadrato -per ogni cantone de la quadratura; -e in su ogni canto di questo tribunale sono - <span class="smcap lowercase">IIII</span>. serpe, tutte d'oro; e d'intorno, alquanto -largo, vi sono un Re e una Reina -fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle -grosse, le quale pendono atorno a questo -tribunale; e di sotto a questo tribunale -sono condotti delle bevande che si beono -nella corte dello imperadore; e, a lato a -questi condotti sono molti vasi d'oro, colli -quali quegli del palazo beono al condotto. -La sala del palazo è molto solennemente -ornata, e molto maravigliosamente bene -<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> -aparechiata d'ogni cosa che si può aparechiare. -Primamente, a capo della sala, -è el trono dello imperadore, ben alto, dove -e' siede a la tavola, ed è adornata di fine -pietre preziose e ricamature intorno d'oro, -le quali sono tutte piene di pietre preziose -e di perle grosse; e' gradi, pe' quali si -saglie, sono tutti di diverse pietre preziose -e di fine oro. Da la sinistra parte del -seggio dello Imperadore, è il seggio della -sua prima moglie, e è un grado più basso -del seggio dello Imperadore, e è di diaspro -ricamato d'oro e di pietre preziose. E poi -segue el seggio della sua seconda moglie, -e è un grado più basso che quello della -prima, e è di diaspro lavorato così come -l'altro. Lo terzo seggio, che v'è, si è quello -della sua terza moglie, e è un grado più -basso che il secondo; imperò che lo 'mperadore -à tuttavia tre moglie in qualunque -parte si sia. E, dopo le sue moglie, in quel -medesimo luogo, siedono le donne e fanciulle -del suo lingnagio, ancora più basso, -sicondo la loro condizione; e tutte quelle -che sono maritate ànno uno piede contrafatto -d'uomo sopra le loro teste, lungo -circa d'uno cubito, lavorato tutto di perle -grosse di oriente, e di sopra lavorato di -<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> -penne lucente di pagone, o vero di collo -di grù, a modo che un cimiero, o vero d'un -capo d'elmetto, a dimostrare, che ele sono -in subiezione e sotto e piedi de l'uomo; e -quele che non sono maritate none portono. -Da la destra parte de lo 'mperadore siede -prima el suo primogenito, il quale debe -regnare dipoi lui, e siede un grado più -basso che lo 'mperadore, a modo che quegli -delle imperadrice stanno; e dapoi segue -quegli del suo lignaggio, sicondo le -loro condizioni. Lo imperadore à la sua tavola -fatta d'oro e di pietre preziose e di cristallo -bianco, intarsiata d'oro e de amatisto -e di legno aloes, che viene di paradiso; -e d'avorio bianco ricamato d'oro. E -ciascuna delle sue mogli à una tavola di -per sè e' suoi figliuoli, e altri gran signori -che seggono presso a lui: per lo simile -non è tavola ivi, che non vaglia un gran -tesoro. E sotto la tavola dello Imperadore -seggono <span class="smcap lowercase">IIII</span>. uomini litterati, e quali mettono -in iscritto tutto quelo che dice lo 'mperadore, -o ben o male che sia; però che -si conviene ritenere tutto ciò che dice, -perchè egli non può mutare o stornare la -sua parola. Inanzi a la tavola dello imperadore -sono gran feste: ivi sono tavole -<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> -d'oro, e pagoni d'oro ismaltati molto nobilmente, -e sonvi di molte altre maraviglie -d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto nobilmente, -e sonvi molte altre cose e d'altre -maniere: e fanno questi uccegli ballare, -danzare e cantare sopra le tavole, percotendosi -le palme; e di ciò fanno gran festa -e buffoneria. Io non so se questo sia per -artificio, o per nigromanzia. Ed è pure una -bellissima cosa a vedere e una gran maraviglia, -come ciò possa essere; ma questo -posso bene io dire, che queste sono le -più sottil gente in ogni scienzia, nella -quale egli s'intromettono. In ogni artificio -che sia, o che possa esere per lo universo -mondo, egli el sanno bene; e per questa -cagione e' dicono, ch'e' vegon ben da due -occhi, e i cristiani non vegono se none da -uno occhio; però che egliono sono e più -sottili da poi loro, ma tutte l'altre nazione -sono cieche in opere e in iscienzia. Io durai -gran fatica per sapere il modo con che -fanno ciò, ma il maestro mi disse: io ho -botato a Dio immortale di non lo insegnare -ad alcuno, ecetto al primo mio genito, e -così voglio oservare. Item, di sopra alla tavola -dello imperadore, cioè da un lato della -sala, è una vigna tutta messa a oro fino, -<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> -la quale à molti grappoli e racimoli di -pietre preziose di diversi colori, come bianche, -gialle, rosse, verde, nere. Le bianche -sono di cristallo di berillo e di yris; le -gialle sono di topazzi<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>; e li rossi sono di -rubini granati e di albandina; li verdi -sono di smiraldo, di perides e di grisolido; -e i neri sono di onichini; e sono così bene -lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve. -E inanzi a la tavola istanno e gran baroni -e gli altri che egli servono, e non v'è uomo -di tanto ardimento, che vi dicessi una parola, -non parlando a lui lo 'mperadore, -salvo che e pifferi<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>, che dicono canzone -e giuochi e altre cose per sollazzo dello -imperadore. Tutti e vasi, con che si serve -nelle sale e nelle camere, son di pietre -preziose, spezialmente a le gran tavole; o -che sono di diaspro, o di cristallo, o di -ametisti; e sonvi tazze e cuchiai di smeraldo -e di zafiro e di topazio e di peridos -e di molte altre pietre: e sonvi ancora vasellami -d'oro fine e di ariento. Non ve n'è -<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> -però alcuno che eglino aprezino tanto -l'ariento che e' si degnino fare vasi, ma -d'argento fanno i gradi, e le colonne e aparamenti -delle sale e delle camere. Item, -inanzi a l'uscio della sala stanno molti -baroni e cavalieri a ciò che niuno entri -sanza comandamento e volontà dello imperadore, -salvo che' servidori e ministri dello -ostello e quali entrano e escono a loro volontà, -e nessuno altro è tanto ardito che -ardisca apressimarsi a l'uscio della sala. -E sapiate che i miei compagni, e io insieme -lo servimo al soldo per ispazio di <span class="smcap lowercase">XV</span>. mesi -contra il Re di Manthi, col quale aveva -guerra; e la cagione fu, che noi avavamo -disiderio grande di vedere se lo stato, la -nobiltà, l'ordine e il governo della corte -sua era tale qual noi avavamo udito. E -certo noi trovamo nella corte sua asai più -ordine, nobilità, eccellenzia e maraviglia -di quello che c'era stato detto, e giamai -creduto non l'aremo, se non avessimo veduto; -però che a pena niun potrebe credere -la nobilità e la moltitudine della gente che -è nella sua corte, se non lo vedesse; perchè -ivi non è come di qua; che' signiori -di qua vanno con poca gente, cioè con poco -numero, e 'l Gran Cane à ogni dì, a suo -<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> -spese, gente quasi sanza numero. Ma l'ordine, -e il costume, e il vivere, la onestà -e la netteza non sono simile a quelle di -qua, però che ivi la comune gente mangia -sanza tovaglia, sopra piedi e sopra ginochi, -e mangiano di ciascuna maniera di -carne, e poco pane; e dopo mangiare si -forbono le mane alle giornee, e non mangiono -altro che una volta el dì: ma lo stato -del gran Signiore è grandissimo, e richissimo, -e nobilissimo. E quantunque alcuni -sieno che non credono, e tengono a favola -e bugia quel ch'io discrivo della nobilità -di sua persona, di suo stato, di suo cortesia -e del grande ordine di gente che -tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte -delle maniere e dell'ordine di lui e della -sua gente, sicondo che io ho veduto molte -volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se -gli piace; e chi nol vuol credere, sì lasci -stare, però che io so bene, se alcuno è stato -nel paese di là, quantunque non sia stato -infino al luogo dove sta il Gran Cane, arà -udito parlar di lui e del suo stato tanto, -che legiermente mi crederà. E quegli che -saranno stati nel luogo e nel paese, o vero -nella stanza del Gran Cane, saperranno -ben se io dico il vero; sì che per quegli che -<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> -nulla sanno e non credono altro che quello -che egli vegono, non lascerò di scrivere -una parte di lui e del suo stato che mena -quando va da uno paese all'altro, e quando -egli fa feste solenni. -</p> - -<h3 id="grancane">PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI -DISCESE, E DEL NOME DE' SETTE LINGUAGGI -DI BARBERIA.</h3> - -<p> -E inprimamente iscriverò la cagione, -perchè lui è chiamato Gran Cane. Voi dovete -sapere che, dapoi el diluvio, esendo il -mondo distrutto, rimase Noè co la sua famiglia. -Noè aveva tre figliuoli, cioè Cam, -Sem e Iafet. Cam fu colui che rise del padre, -quando innebriò per lo bere del vino, -addormentato e discoperto, e però fu maladetto; -ma gli altri tre suo frategli, di -ciò dolendosi, copersono el padre. Questi -tre frategli presono tutta la terra in libertà. -Cam per sua crudeltà prese la parte -orientale, chiamata Asia, la minore e la -magiore: Sem prese Africa, e Iaphet Europa, -e però in tre parte è la terra divisa. -Cam fu el maggiore e 'l più possente dei -suo frategli; e di lui discese più generazioni -che degl'altri. Di Cam nacque Chus, -del qual nacque Nebroth gigante, el quale -<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> -fu primo Re al mondo, el qual fece la torre -di Babillonia. Colle femine della generazione -di questo Cam giacevono e dimonii, -e ingeneravono gente diverse, come sono -monstri e gente sfigurate; alcuni sanza -testa, alcuni con gli orechi grandi, alcuni -con uno ochio, altri con piè di cavallo e -con altri membri disformi. Dalla generazione -di Cam discese la pagana gente, e -la diversità delle gente che son nelle isole -del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli -era il più possente, e niuno poteva contastare -a lui, egli si facea chiamare figliuol -di Dio, e superiore di tutto 'l mondo: e -per questo Cam, tutti gl'imperadori poi -son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli di -Dio per natura, e superiori di tutto el -mondo, e così si chiaman nelle sue lettere. -E della generazione di Sem discesono e -giudei e' saracini. Della generazione di -Iaphet sono discesi li occidentali, che -stanno in Europa. Questa oppinione ànno -e giudei e' saracini, e così m'ànno dato a -intendere, prima ch'io andassi in India, -cioè che per la detta ragione lo imperadore -de' Tartari era chiamato Cane: ma -quando io fui in India, io trovai altrimenti -essere la cosa: nondimeno gli tartari e -<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> -quegli che stanno nella grande Asia discesono -da Cam, ma lo imperadore di Catai -non si chiama punto Cane, anzi Cam; e io -vi dirò el vero, e in che modo si chiama -Cam. Non sono ancora <span class="smcap lowercase">C</span>º. e <span class="smcap lowercase">LX</span>. anni passati, -che tutta la tartaria era in subiezione -e in servitù d'altre nazione d'intorno, -però ch'egli erono tutti bestiali, e era -la vita loro come bestie nelle pasture. Ma -tra tutti questi tartari erone sette principali -nazioni, le quali erono superiori a -tutti loro; de le quali e primi erono chiamati -Tartari; e da questa nazione pigliò -el nome tutta Tartaria, però che questi erono -più nobili e li più appregiati degli -altri. Il sicondo lingnagio era chiamato -Fhanghut, el terzo Bionch, il quarto Vilar, -il quinto Semoth, el sesto Mongil, il settimo -Coboch. Del primo lingnaggio fu uno -valente uomo vecchio, non ricco chiamato -Canguis<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>: giacendo una volta costui nel -suo letto e dormendo, per visione gli parve, -che gli venisse inanzi un cavaliere armato -di bianche arme, il qual gli disse: Cam, -dormi tu? a te mi manda Dio immortale: -i' vo' che tu dica alli sette lingnaggi, che -<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> -tu se' lo' mperadore, però che tu conquisterai -il paese che è qua d'intorno, e li -confinanti saranno i' nostra subiezione, sì -come voi siete stati nella sua, perchè questa -è la volontà di Dio immortale. Venendo -la mattina, Canguis si levò, e andò a dire -alli sette lingnaggi ciò che gli aveva detto -el cavaliere; e i sette lingnagi feciono -beffe di lui, e dicevono che lui era impazato. -Onde lui si partì tutto vergognioso: -e la notte seguente el bianco cavaliere -venne a li sette lingnaggi, e comandogli -da parte di Dio immortale, che eglino facessono -Canguis loro imperadore, e che -egliono sarebono fuori di subiezione e di -servitute, e torrebbono gli altri regni intorno -a loro nella loro subiezione. Onde -la mattina egli elessono quello Canguis -per imperadore, e sì l'assettorono sopra -uno feltro nero, e, insieme col feltro, egli -lo levorono alto con gran solennità, e sì -lo assettorono in una cathedra, e tutti gli -feciono riverenzia, e sì lo chiamorono -Cam, a modo che aveva detto il bianco cavaliere. -Quando costui fu talmente eletto, -e' volle assagiare, se si potessi fidare in -loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti; -e fece fare molti statuti e ordini, chiamati -<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> -Isacham. El primo statuto fu, che -egli ubidisono e credessino in Dio immortale -e onnipotente, al quale piacesse -di tragli di servitute, e 'l quale sempre -chiamassono in adiutorio nei loro bisogni. -L'altro statuto fu, che tutti gl'uomini -del paese che potessino portare arme, fussino -numerati, e che a ciascuna decina -fusse dato uno maestro; et a venti, uno altro, -e a <span class="smcap lowercase">C</span>º. uno capo, e a <span class="smcap lowercase">M</span><sup>e</sup>. un capitano. -Da poi comandò a tutti e principali dei -sette lingnagi, che egli lasciassono e rinunziassono -ciò che avevono di bene di -redità, e che in quell'ora poi rimanessino -contenti di ciò, che farebe di sua -grazia: egliono lo feciono subito<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>. Da poi -fece un altro oribil comandamento a tutti -e principali sopradetti, che ciascuno faciessi -venire il suo primo genito, e con -loro propie mani ogni uno tagliassi il -capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna: -<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> -e subito fu compiuto el comandamento. -Quando el Can vide che e' non contradicevono -a cosa alcuna che e' comandassi, si -pensò che molto bene si poteva fidare; e -presto comandò loro, che fusino tutti aparechiati -in arme per seguire la sua bandiera; -e poi per forza sottomettesse tutte -le terre che sono d'intorno. E avenne, che, -un dì cavalcando el Cane con poca compagnia -per riguardare la forza del paese, -che egli aveva guadagnato, si riscontrò -con gran multitudine di suoi nimici; e ivi -fu il suo cavallo morto e lui abattuto. E -vedendo la gente sua i' lor signiore abattuto, -e credendo che fussi stato morto, -tutti si missono in fuga; e i nimici gli seguitorno -apresso, e non si avidono, che -per la lor fuga lo imperadore s'andò ascondere -per un picolo e spesso bosco. E -ritornati i nimici dalla fuga, andorono a -cercare pel bosco, se vi trovasino alcuno -ascoso. Molti ne trovorono e missongli a -morte; e mentre ch'egl'andavano cercando -verso el luogo, dove era el Cane, vegono -sopra uno albero, dove era il Cane, nascoso -uno uccello chiamato Rub. Allora -dicevano fra loro, che poi che quelo uccello -stava sopra quell'albero, ivi non era -<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> -alcuno riposto; e così nelle altre parte -tornorono. Lo imperadore, salvato dalla -morte, si partì di notte a salvamento, e -inverso la gente sua andò, la quale molto -fu lieta della sua venuta e renderono grazie -a Dio immortale e a quello uccello, per -cui si fu salvato i' lor signore; e però sopra -a ogni altro uccello del mondo egli onorono -quello, e se possono avere della -penna, la serbono in luogo di reliquie e -conservono molto preziosamente, e la portono -sopra loro teste, e credono, quegli che -la portono, essere difesi da ogni pericolo. -Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare -sopra quelli che l'avevono asalito, e tutti -gli distrusse e misse a servitute. Quando -il Cane ebe guadagnato e sotto poste le -terre e 'l paese d'intorno di qua dal monte -di Beliam, el bianco cavaliere un'altra -volta venne a lui dormendo, e disse a lui: -Cam, la volontà di Dio immortale e onnipotente -è, che tu passi el monte Belliam, -e guadagnerai le terre, e sottometterai a -te molte altre nazioni; e perchè tu non -truovi bene passaggio per andare verso -quel paese, và al monte Beliam, el quale -è sopra el mare, e inginochiati <span class="smcap lowercase">IX</span>. volte -verso oriente, al nome di Dio immortale. -<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> -e a lui chiedi che ti mostri il camino dove -tu puoi passare. El Cane fe' a quel modo -che gli fu comandato, e di subito el mare, -che toccava el monte, si ritrasse adietro, -e dimostrava una via larga e bella <span class="smcap lowercase">VIIII</span>. -piedi. E in tal modo passò colla sua gente, -e per quelle <span class="smcap lowercase">VIIII</span>. inginochiate, e per li -<span class="smcap lowercase">VIIII</span>. piedi della via, dall'ora in qua el -Cane e tutti e Tartari ànno auto e anno il -numero <span class="smcap lowercase">VIIII</span>-nario in gran riverenzia. E -per questo, quando lui vuole presentare -o cavagli, o ucegli, o archi, o frutti, o -qualunque altra cosa, tutta via manda il -numero di nove, e il presente è più degnamente -ricevuto, che se fusse <span class="smcap lowercase">C</span>º. o <span class="smcap lowercase">CC</span>º.; -perchè a lor pare, che questo numero sia -santificato, però che 'l messaggio di Dio -immortale el costituì. Dopo che 'l Cane -ebe guadagnato el paese di Catai e sotto -posto molto paese intorno, lui cadde in -malattia, e ben conobe, ch'egli dovea murire, -disse a' <span class="smcap lowercase">XII</span>. suo figliuoli, che ciascuno -di loro gli portassi una delle sue -saette. Subito lo feciono; e poi disse, che -tutte a <span class="smcap lowercase">XII</span>. fussono legate insieme con tre -legami: e, così legate, dette al primo suo -figliuolo, e disegli, che le rompessi tutte -insieme: el figliuolo si sforzò di romperle, -<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> -ma non potè. El Cane comandò al sicondo -figliuolo che le rompesse; e così da l'uno -a l'altro, ma niun di loro le potea rompere. -Dipoi disse il Cane al più giovane: -separa l'una da l'altra, e rompi ciascuna -di per sè; e così fece. E poi disse el Cane -al primogenito e agl'altri, perchè cagione -non l'avevono rotte? Risposono, che non -potevono, perchè erono legate tutte insieme; -e egli disse: perchè egli l'à rotte -el vostro minor fratello? però che eron -separate l'una da l'altra. E allora disse -el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi, -imperò che, mentre che sarete legati insieme -di tre legature, cioè d'amore, lealtà -e di concordia, niuno vi poterà agravare; -ma se voi sarete separati da questi legami, -sì che l'uno non aiuti l'altro, vo' sarete -distrutti e annichiliati. Adunque argomentatevi, -e ricordatevi del mio consiglio: onoratevi -e amatevi l'un l'altro, chè sarete -signiori e superiori di tutto: e, fatti gli -ordini suoi, si murì. -</p> - -<p> -Dopo lui sì regniò Othetana Can con -suo primo genito, e gl'altri fratelli suoi -andoro a guadagnare altri paesi e molti -regni, infino alla terra di Prussia e di Rossia: -e tutti si feciono chiamare Can; ma -<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> -erono però sotto l'ubidienzia del lor primo -fratello; sì che per questa cagione fu lo 'mperadore -chiamato Cam; e dappoi successono -tutti gli altri. Dopo Otetana Cam, -regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>, e -questo fu buon cristiano battezato, e dette -a tutti e cristiani lettere<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> di perfetta pace, -e mandò suo fratello Alaon con gran multitudine -di gente per guadagnare la terra -santa, e per ridurla nelle mani de' cristiani, -e per distruggere la lege di Maometto, e -per pigliare el Califfe di Baldach, che era -signiore et imperatore di tutti e saracini. -E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro -vi fu trovato, che appena ne doveva esere -altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece -venire el Calife inanzi a sè, e dissegli per -qual cagione e' non aveva tolti molti soldati -per una parte di questo tesoro, per -difendere il suo paese; e lui rispose, che -si credeva assai avere di questi del suo -paese propio. Allora disse Alaon: tu fusti -a modo che Dio tra' e saracini, e li Dii non -debono mangiare vivande mortale; imperò -<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> -tu non mangerai altro che pietre preziose, -e 'l tuo tesoro, che tu avevi tanto acomulato -e tanto ragunato e amato. E fecelo -mettere in prigione, e tutto il suo tesoro -appresso a lui: e quivi si murì di fame e -di sete. E dappoi Alaon arebbe guadagnato -tutta la terra di promissione e messo nelle -mani di cristiani, ma il Gran Cane murì -fra quel termine; onde la impresa rimase -tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò -Cobilla Cam, el qual fu cristiano e regniò -<span class="smcap lowercase">XLII</span>. anni: edificò la gran città di Ieuis -in Catai, la quale è assai magiore di Roma. -Gli altri Cam, che vennono dappoi, diventorono -pagani, e così e successivi, tutti -sono stati pagani infino al presente. -</p> - -<h3 id="titolo">DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO -DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA FESTA, E -DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO -A TAVOLA, E DELLI SAVI CHE VI SONO, E -DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STUPENDE.</h3> - -<p> -El Gran Cane è el più possente imperadore -che sia sotto il firmamento, e -così si chiama per titolo nelle sue lettere: -<i>Cam, filius Dei excelsi, omnium universam -terram colentium summus Imperator, -<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> -et Dominus omnium dominantium</i>. -Le lettere intorno al suo suggello -suonano talmente, cioè: <i>Deus in -cœlo, et Cam super terram, eius fortitudo -omnium hominum Imperatoris -sigillum</i>. E così è scritto nel suo piccolo -sigillo. E quantunque questo imperadore -non sia di presente cristiano, niente di -meno lui e tutti e tartari credono in Dio -immortale e onnipotente. E quando egli -vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio -sa bene, che tu ti comprasti quello che io ti -farò: tal cosa dicendogli, ciò che voglion -fare. Poi che io v'ho detto la cagione, per -la quale lo imperadore si chiama Cane, -iscriverò ora il governamento de la corte -sua, quando egli fa festa solenne, cioè -le quattro principale feste dell'anno. La -prima festa è de la sua natività; l'altra -della sua presentazione nel luogo di Moisach, -cioè nel tempio dove fanno una maniera -di circuncisione: le altre due feste -sono di duoi loro idoli; la prima quando -l'idolo fu prima posto nel tempio e intronizzato<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>; -l'altra quando l'idolo cominciò -<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> -a parlare, o vero o fare il primo miracolo. -Altre feste solenne non fanno, se non -quando un de' suo figliuoli pigliassi moglie. -Or sappiate, che a ciascuna di queste -feste è grandissima copia di popolo, e molto -ordinato e armato per migliaia e per centinaia -e per decine; e ognuno sa ben chi -el debe servire, e ciascuno si è ben acorto -e atento a quelo che gl'apartiene; che non -v'è difetto alcuno. Prima vi sono quatro -mila baroni, richi e possenti, per guardare -e ordinare la festa e per servire lo 'mperadore. -Queste feste solenne son fatte di -fuori nelle tende fatte di drappi d'oro di -Tartaria e di camosciato, molto nobilissimamente. -Tutti questi baroni ànno corone -d'oro sopra le teste loro, molto nobile e -molte riche, lavorate di gran pietre preziose -e di perle grosse orientale, e tutti -son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o -vero di camossciato, e più pulitamente -che nel mondo si potessi pensare nè scrivere. -E sono queste vestimenta tutte fregiate -d'oro d'intorno e lavorate di pietre -preziose molto ricamente; e non dimeno -drappi d'oro e di seta sono quivi a miglior -mercato, che non sono di qua e panni di -lana. Questi quatro mila baroni sono partiti -<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> -in quatro parte, o sia compagnie; e -ciascun migliaio è vestito di drappi d'un -colore solo, e sono così bene adornati ricamente, -che è una maraviglia a vedere. -El primo migliaio, il quale è di duchi, -di conti e di marchesi e d'amiragli, son -vestiti di drapi d'oro, tessuti di seta verde, -e ricamati d'oro e di pietre preziose, al -modo come io ò detto di sopra. El sicondo -migliaio è vestito tuto di drappi di colore -di diaspro e di seta vermiglia, tuta fregiata -a oro e a perle, molto nobilissimamente -lavorate. El terzo migliaio è vestito -di drapi di seta purpurina di India. El -quarto miglaio è vestito di drapi bianchi, -e tute le lor veste sono nobilissime e pulitamente -lavorate d'oro, di pietre e perle, -chè uno uomo di nostro paese, avendo una -sola di queste veste, potrebe per vero dire, -che mai non sarebe povero; però che le lor -pietre e perle varebono un gran tesoro di -qua, più che non fanno di là. E, in tal -modo aconci e chiamati, vanno ordinatamente -a due a due inanzi a lo 'mperadore -sanza parlare, inclinandosi solennemente. -Ciascuno di loro porta inanzi a -sè una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o -di cristallo, o di ametiste: inanzi a loro -<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> -vanno tutti e pifferi, sonando di molti e -diversi strumenti. Quando el primo migliaio -è passato, e fatto la sua mostra, e' si -tirano da lato a una parte. Poi passa oltre -l'altro migliaio, e così el terzo, e anche -il quarto, a uno modo; nè uno solo v'è -che parli una sola parola. A lato a la tavola -dello imperadore, il quale siede in -tribunale, seggono di molti filosafi e savi -di molte scienzie, come d'astronomia, di -geometria, di negromanzia, di idromanzia, -di augurii e di molte altre scienzie. -Alcuni di questi filosafi ànno, inanzi a -loro, astrolabii, sproni d'oro, vasi d'oro -pieni di sabione, teste di morti, ne le quali -fanno parlare maligni spiriti; e alcuni vaselli -d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli -d'oro pieni d'acqua; altri d'olio; altri di -vino; oriuoli d'oro e molti altri loro istrumenti, -sicondo le loro scienzie. A certe -ore, quando pare a loro, e' dicono a' suoi -vassalli e a' famigli, che tutta via stanno -inanzi a loro, disiderosi e pronti per fornire -e loro comandamenti: fate pace. Allora -dicono e famigli: fate pace; ascoltate. -Poi dicono e filosafi: ciascuno faccia riverenzia, -e fortemente inchini allo imperadore, -il qual è figliuol di Dio e signior -<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> -superno di tutto il mondo, perchè l'ora è -di presente: e ciascuno abassa el capo a -terra. Poi dicono questi filosafi: levate su. -Poi a un'altra ora dirà un filosafo: mettete -il vostro piccol dito nell'orechio vostro: -e subitamente egli el fanno. E un'altra ora -dirà un altro filosafo: mettete la vostra -mano inanzi alla vostra bocca: e egli il -fanno. Poi dice un altro: mettete la vostra -mano sopra la vostra testa: e egli subitamente -el fanno. Poi dice, che egli la levino; -e così fanno. E in questo modo, d'ora -in ora, gli dicono diverse cose; e dicono -che queste cose ànno grandissimo misterio. -Io gli domandai da parte, qual misterio -e qual significazione avevono queste -cose. Egliono mi risposono, che l'abassar -le teste in questa ora aveva così fatto misterio, -che, tutti quegli che l'avevono -abassata, sarebono sempre ubidenti a lo -imperadore, che nè per doni nè per promesse -poterebono mai esere corroti, nè, -per alcuno avere, inclinati a fare alcuno -tradimento. Di mettere il dito nell'orechie -dicevono, che niuno di quegli poterebe -mai udir cosa contro a lo imperadore, che -subito non gliene dicessino, se ben fussi il -padre, figliuolo o fratello che 'l dicessi. E -<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> -così di ciascuna persona o di cosa ch'egli -dicono o fanno fare, eglino dànno diversi -misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa -che appartenga allo imperadore nè drappi, -nè panni, nè veruna altra cosa, salvo che -a quella ora che dicono e filosafi, e' non -moverebono un passo, se none a punti di -stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si -fa guerra, o vero cosa a lui contraria, questo -subito e filosafi e negromanti el vegono, -e dicono a lo 'mperadore, o al suo -consiglio: Signiore, di presente nella terra -vostra, o in tal parte, si fa la tal cosa. E -subito lo 'mperadore manda gente verso -quella parte, e fa la sua providigione. -Quando e filosafi ànno così fatto e suoi -comandamenti, e' pifferi cominciono a sonare, -e ciascuno el suo istromento, l'uno -e poi l'altro, e fanno una gran melodia. -Quando ànno sonato un gran pezzo, uno -de' pifferi dello imperadore monta alto sopra -una sedia lavorata molto nobilmente, -e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si -tace. Da poi vengono tutti quegli del parentado -dello imperadore, aparechiati molto -nobilmente di drapo d'oro, e quali ànno -aparechiati cavagli bianchi, quanti ne -possono avere; e poi il siniscalco della -<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> -corte chiamagli tutti, e nomina prima il -più nobile, dicendo: siate aparechiati con -el tale numero di cavagli bianchi per servire -il nostro imperadore, signior nostro. -E così, digradando, chiama tutti quegli -dello 'mperadore; e poi, quando gli à così -chiamati tutti, e' passono inanzi a lo 'mperadore -l'uno dietro a l'altro; e, così -ordinati, entrono l'uno dopo l'altro e presenton -loro cavagli bianchi a lo 'mperadore, -e passono oltre. E dapoi viene gli -altri baroni, ciascuno di quegli gli dona, -o vero presenta gioielli, o vero altra cosa, -sicondo la lor condizione. Dipoi vengono -e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona -qualche cosa: poi quando egli ànno tutti -oferto a lo 'mperadore, el magiore de' prelati -dona la sua benedizione, dicendo l'orazioni -de la sua legge. Poi cominciono e -pifferi a sonare un'altra volta; e quando -gl'ànno così un pezzo sonato, e' restono -e fanno venire inanzi allo 'mperadore lioni -provati e altre bestie, aquile e avoltoi, e -altre ragione d'animali, di pesci e serpe, -per fargli riverenzia, perchè e' dicono che -ogni criatura debe ubidire a lui e fagli -onore e riverenzia. E poi vengono giocolatori -e incantatori, che fanno trope maraviglie; -<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> -però che fanno venire nell'aria el -sole e la luna per sembianza (per fare riverenzia -al Re), di tanta chiarezza, che -quasi l'uno non può veder l'altro. Poi fanno -venire la notte, sì che e' non si vede quasi -niente. Poi fanno ritornare el dì: poi fanno -venire danze con le più belle fanciulle del -mondo, sì come paiono; e fanno venire -altre fanciulle, che portono coppe d'oro -piene di latte di vacca, e dànno da bere -a' gran signiori e a gran donne; e po' fanno -venire cavalieri che giostrono nell'aria, -armati molto pulitamente di tutte l'arme -che s'apartengono a giostra, e rompono -le lance sì ferventemente, che e tronconi -volano per tutte le tavole. Poi fanno venire -cacce di cervi, e di cinghiali, e di -cani coridori, e in somma fanno tante diverse -cose, che è una maravigliosa cosa a -vedere. E questi giuochi fanno insino a -ora di mangiare. Questo imperadore à -molte gente per servirlo, come io v'ò altre -volte detto, e di piferi el numero è di <span class="smcap lowercase">XIII</span>. -cornuas: uno di questi cornuas fa di numero -<span class="smcap lowercase">X</span>. migliaia; ma e' none istanno però -tutti con lui: però che tutti e piferi vengono -inanzi a lui di qualunque nazione: -egli gli fa tenere nella sua stanza; e quantunque -<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> -e' vadino in altre terre, egliono non -dimeno si chiamono piferi dello imperadore; -e però n'è così gran numero de' valenti. -E famigli<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a> che sono diputati a la -guardia degl'ucegli, astori, girifalchi, -sparvieri, falconi gentili di riviera, e pappagalli -parlanti, e altri uccegli; e così -quegli che guardano le bestie salvatiche, -mille elefanti e più, e altre diverse bestie -arabiche, scimmie, marmotte, e altre bestie -sono per numero <span class="smcap lowercase">XV</span>. cornuas: e li fisici -per la sua persona sono <span class="smcap lowercase">CC</span>º., e i più sono -cristiani, e sonvene <span class="smcap lowercase">XX</span>. saracini; però che -più si fida nell'opere de' cristiani che de' saracini. -L'altra comune gente e famiglia è -quasi innumerabile, e tutti ànno ciò che -bisogna dalla corte dello imperadore. Ne -la corte vi sono molti baroni e servidori -che sono cristiani, che ivi stanno convertiti -a la buona fede per le predicazioni -de' religiosi cristiani che ivi sono; ma vi -è molti, che non vogliono che si sappia, -che sieno cristiani. Questo imperadore può -spendere quanto vuole sanza istimazione, -perchè egli non fa spendere oro nè ariento; -nè d'altro fa moneta, che di corame e di -<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> -papiro improntato. Ed è la moneta di vario -pregio, sicondo la impronta sua; e quando -la moneta è fatta vechia per molto manegiarla -e è rotta e guasta, el tesoriere dello -imperadore ne dà della nuova per la vecchia, -una per una, per tutto el suo paese e -per tutte le sue province, perchè ivi, come -ò detto, non fanno monete d'oro nè d'ariento; -e però pote egli spendere assai; -ma dell'oro e dell'ariento, che è in suo -paese, fa tutta via lavorare nel suo palazo -e far cose diverse e mutare e rimutare sì -come a lui piace. Nella sua camera è una -colonna d'oro, sopra la quale è un rubino -de la lungheza d'un piede, el quale di -notte alumina tutta la camera. Questo rubino -non è però diritto vermiglio, ma tiene -di colore d'un bruno amatista: ivi sono -molte pietre preziose e molti altri rubini, -ma questo è el meglio e il più prezioso che -lui abia. Item, al tempo della state sta lo -imperadore a una città, che è inverso Bissa, -la qual si chiama Sedon: ivi è assai freddo. -Al tempo di verno sta in una città di Camacalech, -ove è molto caldo paese, ma -comunemente sta a Chaida, o vero in Ions, -che è buon paese e asai temperato, secondo -el paese di là: ma di qua parrebbe troppo -<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> -caldo<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>. Item, quando lo imperadore cavalca -da un paese a l'altro, egli fa ordinare <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. -oste delle gente sue. El primo oste va inanzi -a lui una giornata, però che questo -oste giace la notte, dove lo 'mperadore -debe giacere la mattina: ivi truova ogni -uomo ciò che gli bisogna; e a questo primo -oste, e da cavalo e da piede, son per numero -<span class="smcap lowercase">L</span>. cornuas: un altro oste va a la destra -parte, di lungi una meza giornata, e -l'altro a la sinistra parte altrettanto; e a -ciascuno di questi due osti son tante genti, -quante nel primo. El quarto, che è assai -magiore che niun degl'altri, va dietro a -lo 'mperadore, lontano a una arcata; e ciascuno -oste ànno la sua giornata ordinatamente -in certi luoghi, dove debono star la -notte, e ivi egli truovono quanto fa di bisognio: -e se aviene che una di quelle oste -muore, subito n'è rimesso un altro in suo -luogo, sì che il numero rimane sempre intero. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> -</p> - -<h3 id="maniera">DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDO LUI -CAVALCA, E DI COLORO CHE CAVALCANO -SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POSSANZA -SUA.</h3> - -<p> -E sappiate, che lo 'mperadore colla sua -persona non cavalca mai: el simile e gran -signiori di là, salvo se eglino volessino -andare in alcuna parte con poca compagnia -secretamente; e questo per non essere -conosciuto. Lo 'mperadore va in una carretta -di <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. ruote, sopra la quale è una -bella camera fatta d'una ragione legno -chiamato aloes, el quale è condotto per un -fiume dal paradiso, come io ò detto di sopra. -Questa camera è molto odorifera, per -cagione di questo legnio, e è tutta coperta -di dentro, la camera, di piastre d'oro con -pietre preziose e perle grosse: quattro elefanti -e quattro destrieri bianchi, coperti -di riche coperture, tirono questa carretta, -e sei gran signiori vanno d'intorno a la -carretta, a cavallo e aparechiati molto nobilmente: -e niuno s'aprossima a la carretta, -salvo questi signiori e quegli che -son chiamati dallo imperadore per parlare. -Sopra questa camera sono posti certi girofalchi, -a ciò che, vedendo lo 'mperadore -<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> -uno uccello salvatico, e volendo vedere e -aver piacere di quello, gli lascia uno d'essi -suoi girofalchi e più, come gli piace: in -questo si piglia diletto passando pel paese. -E, come io ho detto, niun cavalca inanzi -a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono -dipoi, lungo lui, e niuno s'ardisce apressarsi -a la camera, ecetto que' signiori che -sono intorno a lui: e tutto l'oste vien dopo -lui pianamente, dove è gran moltitudine -di gente. In una simile carretta, e similmente -ordinate vanno le imperadrici, ciascuna -per sè, in <span class="smcap lowercase">IIII</span>. osti, a modo che va -lo 'mperadore, ma non con così gran moltitudine -di gente. Dappoi il primo genito -suo va in un altro carro e per un'altra via, -per questa e con questa medesima maniera, -ed è una maravigliosissima cosa a vedere -la gran multitudine di gente: nissuno crederebbe -la somma, chi non la vedessi! -Alcuna volta aviene, che lo 'mperadore -non va molto dilungi da loro, anzi va insieme, -e sono loro gente nobile e ordinate -e partite in <span class="smcap lowercase">IIII</span>. parte<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>. Item, lo imperio -di questo Gran Cane è partito in <span class="smcap lowercase">XII</span>. province: -in ciascuna provincia sono più di -<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> -duo mila città, e ville sanza numero; e 'l -suo paese è molto grande, però ch'egli à -<span class="smcap lowercase">XII</span>. Re principali, de' quali ciascuno à -molti Re sotto posti a lui, e tutti ubidiscono -al Gran Cane. La sua terra e la sua -signoria dura tanto, che si starebe a andare -da l'un capo a l'altro, per mare e per -terra, più d'un anno: e pe' diserti, dove -non si truova alcuna villa, vi sono ordinati -ostelli per giornate, dove i trapassanti -possin trovare quel che gli fa bisognio, -a ciò che si possa andare per lo paese. -</p> - -<h3 id="corrieri">DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA -IN PORTARE PRESTO LE NUOVE, E DELLE -COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO -CAVALCA PER LO SUO PAESE.</h3> - -<p> -In quello paese è una maravigliosa usanza, -ma è utile, perchè quando alcuno -contrario viene, o altre novelle che tocchi -allo imperadore, sì sa tanto in un dì, che -un altro non saprebbe in tre, perchè ha -gli cavallari ordinati che subito montono -sopra durmedrari, o vero cavagli corridori, -e vanno sempre correndo infino a uno oste -de' predetti; e, quando lui s'appressa, -suona un corno, e colui che è all'oste lo -intende, e subito è aparechiato un altro e -<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> -dà le lettere, e va correndo; e così, correndo, -tramutandosi l'uno e l'altro, giugne -a lo 'mperadore; e a questo modo à -presto novelle: e son questi corrieri nel -lor linguaggio chiamati adilla, che tanto -vuol dire, quanto messaggieri. Quando -lo 'mperadore va da un paese a un altro, -sicondo il modo che io ò detto, e passa per -le città e per le ville, ciascuno inanzi al -suo uscio fa fuoco, e ardono polvere d'incenso -molto odorifero, per donare buono -odore a lo 'mperadore; e le genti s'inginochiono -intorno a lui; e lungo le contrade -sì gli fanno gran riverenzia: e i cristiani -e i religiosi, che stanno nelle sue terre, gli -vanno inanzi a la procissione colla croce -e aqua benedetta; e andando verso lui cantano -ad alta boce:<i> Veni, creator spiritus</i>. -E quando egli ode, comanda a' signiori, -che sono dallato a lui, che cavalchino -e faccino venire inanzi a lui questi religiosi. -E quando e' s'appressono e che vede -la croce, si leva el suo galeotto, che siede -sopra a la sua testa a modo d'un cappello -di feltro, fatto d'oro e di pietre preziose -e di perle grosse, el quale è tanto ricco, -che sarebe stimato un reame di quel paese; -e poi s'inginochia contro a la croce e fagli -<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> -riverenza. Poi il prelato di questi religiosi -dice inanzi a lui orazioni, e poi lo -benedice colla croce; e lui s'inchina alla -benedizione molto divotamente: e poi il -prelato gli dona alcun frutto al numero di -nove in un piattello d'ariento, cioè pere, -o frutte, o pomi, o altre frutte; e lui ne -piglia uno, e poi ne dà agli altri signiori -che son d'intorno; però che l'usanza è -tale, che niuno forestieri venga inanzi, -che non gli doni qualche cosa, sicondo -l'antica lege, che dice. <i>Non apperebis -in conspectu meo vacuus</i>. Di poi lo 'mperadore -dice a li religiosi, che si tirino -indietro, a ciò che non sieno soffocati per -la grande multitudine de' cavagli che vengono. -El simile fanno a quelli che stanno -nel campo della imperadrice: il simile -fanno al primo genito, presentandogli dei -frutti. E sapiate, che queste tante genti, -che sono in queste tante oste d'intorno a -lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli, -non istanno continuamente con lui, ma, -ogni volta che gli piace, son comandati, -e poi tornono nelle propie stanze, salvo -quegli che stanno per servire a lui e alle -sue moglie e lor figliuoli per governare la -sua corte. E quantunque tutti gli altri si -<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> -partino, non dimeno comunemente e onorevolmente -si stanno con lui nella corte <span class="smcap lowercase">L</span>. -mila uomini da cavallo e dumila da piedi, -sanza e pifferi, e sanza quegli che guardano -le bestie salvatiche, e gl'uccegli; el -numero de' quali ò di sopra detto. Sotto il -firmamento, nè sopra terra, nè sotto terra -non è sì gran signore<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>, come è il Gran -Cane. El prete Giovanni, el quale è imperadore -dell'alta India, e 'l Soldano di Babillonia -con lo imperadore di Persia, nè -di nobilità, nè di richezze non ànno comparazione -alla sua possanza; imperò che -egli avanza tutti i principi terreni. Adunque -gran danno è che e' non creda in Dio -fermamente. Lui ode molto volentieri parlare -di Dio, e lascia farsi cristiano chiunque -vuole per tutto el suo paese; però che -a niuno è negato e vietato a mantenere -qual legge si vuole. In questo paese uno -à cento moglie, uno <span class="smcap lowercase">XL</span>.; e chi più, e chi -meno: egli pigliono le loro parenti per moglie, -ecetto la madre, e le figliuole, e le -sorelle; ma egli possono pigliare le sorelle -da parte di padre d'un'altra femmina, -<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> -e le moglie de' frategli, dopo la -morte. E' portono tutti e drappi larghi -sanza foderare, e sono interi dinanzi e di -dietro, e dallato è allacciato e formato di -seta; e portono le pelliccie di sopra, e non -portono nè vestono nè usono cappucci. Usono -una maniera di mantegli fessi dallato, -sopra e quali si vestono e capucci a modo -d'un capperone. Le femine loro si vestono -a modo che gli uomini, sì che e' non si conoscono -gl'uomini dalle femine, se non le -maritate, che portono un segno sopra 'l -capo; e gl'uomini non istanno insieme colle -femine, ma ciascuno da sè; e l'uomo va da -quella che gli piace a la sua casa; uomini -e femine. Le case loro sono ritonde, fatte -di bastoni, con una sola finestra ritonda -di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce -il fummo: il coperto e le parete dentro -sono di feltro. Quando e' vanno in guerra, -e' portono le case seco a modo che noi facciamo -le tende e' padiglioni, e fanno el -fuoco nel mezzo della casa. Item, egli ànno -grandissima moltitudine d'ogni maniera -di bestiame, salvo che de' porci, de' quali -egli non notriscono. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> -</p> - -<h3 id="figliuoli">DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE' NOMI -DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE.</h3> - -<p> -Costoro credono in uno Dio, il quale -criò e fece ogni cosa, e non dimeno egli -ànno idoli d'oro e d'ariento e gli offeriscono -sempre latte di bestie loro; così -delle vivande e del vino prima ch'egli -mangino; e ispesse volte oferiscono cavagli -e altre bestie, e chiamono, lo Idio di -natura, Iroga; e il loro imperadore, abia -il nome come si voglia, egli lo chiamono -Cane. Quando io fui in quel paese, il loro -imperadore aveva nome Tinth Cane, e 'l -suo figliuolo aveva nome Cosuc, e quando -sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc -Cam. Questo imperadore aveva <span class="smcap lowercase">XII</span>. figliuoli, -sanza quello, e nomi de' quali son -questi: Cahadai, Vinim, Neag, Vocab, -Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare, -Gan<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>; e aveva tre moglie; la prima e principale -fu figliuola del prete Giovanni, e -aveva nome Serocam, e l'altra Heracam. -<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> -Queste genti cominciono a fare ogni cosa -a luna nuova, e molto onorono la luna e -il sole, e spesso s'inginochiono verso di -quegli. Egli cavalcono comunemente sanza -isproni, ma portono sempre una sferza in -mano, colla quale isferzono il cavallo. -</p> - -<h3 id="pecato">DELLE COSE CHE E' TENGONO PER PECATO -E DELLA PENITENZIA CHE GLI CONVIENE -FARE PER QUESTI PECCATI, E DEL MODO -CH'EGLI TENGONO A PRESENTARE IL GRAN -CANE.</h3> - -<p> -Egli tengono molto contro a cuscienzia -e a gran peccato a gittare un suo coltello -nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne, -e apogiarsi colla sferza colla quale si sferza -el cavallo, e a percuotere il cavallo col suo -freno, e a rompere uno osso con un altro -osso, e a recare<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> un piccolo fanciullo sopra -porpora. Un grandissimo peccato tengono -a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi -vi pisciasse, certo l'ucciderebbono; e di -ciascuno di questi peccati è bisogno che -si confessino al lor prete, e pagare una -gran somma d'ariento per penitenzia; e -conviene, il luogo dove è stato pisciato, -<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> -sia lavato e benedetto, e altrimenti, niuno -vi ardirebe stare, nè entrare. E quando -egli ànno pagato la lor penitenzia, egli gli -fanno passare pel mezzo del fuoco e pel -mezzo di due porte, per nettarlo di quel -peccato. E quando alcun viene a presentare -o a fare imbasciata a lo 'mperadore, -è di bisogno, che lui, e il presente, e lo -portatore passi per due fuochi ardenti per -fagli purificare, a ciò che non vi sia veneno, -o cosa cattiva che nuoca a lo 'mperadore. -L'uomo preso in fornicazione -è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba -cosa alcuna; e' sono tutti buoni arcieri, e -corrono così bene le femine come gl'uomini. -Le femine fanno tutte le cose, come -drappi, tele, e altre arte, e menono carri -e carrette: universalmente fanno ogni mestiero, -salvo che archi, saette e armi<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>, le -quali fanno gl'uomini. Tutte queste femine -portono le brache, come gl'uomini: tutte -le genti di questo paese sono ubidienti -molto ai lor signori e supriori. Egli non -sono contenditori, nè fanno quistione l'un -co l'altro, e nel paese non è alcuno rubatore: -molto si onorono l'un l'altro, ma -<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> -non portono onore a gente strana nè a forestieri, -quantunque fussino principali. -Egli mangiono cani, gatti, lupi, volpi, -giumenti, puledri, asini, topi e ogni altra -bestia grande, e salvatica privata; e mangiono -tutte le bestie dentro e di fuori, e -non gli cavono alcuna cosa, se non la -feccia. Poco pane mangiono e usono, salvochè -nelle corti de' gran signiori; e in molti -luoghi del paese non fanno altro per minestra -che brodo. Quando eglino ànno -mangiato, eglino si nettano le mani a' gironi, -perchè eglino non ànno tovaglie, se -non alle corti de' gran signori, come è -detto di sopra. E li signiori usono spesso -pelle di bestie in luogo di tovaglie, e così -la comune gente. E quando egli ànno mangiato, -e' rimettono le scodelle non lavate -nel lavegio<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>, o vero nella caldaia del -brodo, infino a tanto che vogliono mangiare -un'altra volta. E richi uomini beono -latte di cavalla e d'altre bestie, ed un'altra -<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> -bevanda, che fanno d'acqua e di mele cotto -insieme, perchè non ànno nel paese nè -vino nè cervogia, e vivono molto cattivamente; -e, come io ò detto, non mangiono -se none una volta el die, e anche poco. Uno -uomo di nostro paese più mangerebe in un -dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri, -che vengono dallo imperadore, gli dànno -mangiare una volta el dì e poco. Egli guerreggiono -molto saviamente, e sempre si -studiono di confondere e nimici: ciascun -di loro à due archi o tre, e delle saette in -grandissima abundanzia, e una grande -accetta in mano. Li gentili uomini ànno -spade larghe e tagliente da uno lato, e -ànno piastre e elmi di coiame pulito, di -pelle di dragoni; e il simile le coperture -da cavallo: e se alcun di loro fugge dalla -battaglia, egliono l'uccidono. Egliono usono -una gran malizia quando sono a uno -assedio ad una terra murata, promettendo -loro ogni cosa che sanno adimandare, oro -e ariento, e ogni altra cosa, se s'arendono. -Ma quando si sono arenduti, tutti gl'uccidono -e sì gli tagliono gli orechi, e sì gli -fanno quocere, e di questo mangiono a -modo d'insalata: di questo fanno ancora -guazzetto per li gran signiori. E' ànno intenzione -<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> -di sottomettere tutte le criature, -e dicono, che sanno bene per profezia, che -saranno vinti per gente arcieri, e sì si -convertiranno alla legge di quegli che gli -vinceranno; e però sostengono pacientemente, -che ogniuno, di qualunque legge -si sia, abiti nel paese. Quando vogliono -fare e loro idoli, o vero alcuna immagine -in memoria d'alcuno amico morto, li fanno -sempre nudi, e le immagine tutte ignude -sanza segnio di vestimenta, perchè egli -dicono, che nel buono amore non è coperta -alcuna, e che e' non si debe amare per nobil -vestimento, nè per nobile apparamento, -ma solo amare pel corpo, il quale naturalmente -è dotato di virtù, e non per vestimenti, -che non son dote di natura. Item, -un gran pericolo è a seguire e tartari -quando fugono in battaglia, perchè, fugendo, -tragono indietro, uccidendo gl'uomini -e' cavagli. E quando s'aparechiono -e aconciono per combattere, e' sono sì serrati -insieme, che dua milia non paiono uno, -e guadagnono molto bene le terre altrui, -ma non le sanno guardare; però che sono -più usi a stare nella campagna in tende e -in padiglioni, che in ville e in castella. -Egli non aprezono alcuna cosa nè 'l saper -<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> -de l'altre nazione. Egliono apreziono e -vendono molto olio d'ulive, però che dicono, -che è una nobile medicina. Tutti e -tartari ànno piccoli ochi e poca barba e -chiara, e sono sì falsi e sì malvagi traditori, -e tanto fraudolenti, che niun si dè -fidare nè nelle parole nè nelle promesse -loro: e' sono assai durissima gente e possono -sofferire molta pena e sinistro, molto -più che altra gente; però che egli ànno -molto bene imparato nel propio paese. -Nulla spendono quando alcuno debe murire -per malattia: e' mettono una lancia -apresso del malato, e quando <i>laborat in -extremis</i>, ciascuno fugge fuori della casa, -tanto che sia morto; poi lo sotterrono nei -campi. -</p> - -<h3 id="muore">DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO -IMPERADORE IN SOTTERRARLO, E DEL MODO -CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO, -E DELLE PAROLE CHE LUI DICE ALLA ELETTA.</h3> - -<p> -Quando lo 'mperadore muore, egli lo mettono -in una catedra<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> a sedere nel mezzo -della tenda sua molto onorevolmente, e -<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> -inanzi a lui una tovaglia con carne e con -vivande e uno nappo pieno di latte, innanzi -a lui, di cavalla; e mettongli apresso -il suo puledro e una cavalla sellata col -suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e ariento; -e empiono la tenda di strame; poi -fanno una gran fossa e larga: con tutte -queste cose il sotterrono, e dicono, che, -quando e' sarà nell'altro mondo, e' non -sarà sanza stanza, nè sanza cavallo, nè -sanza oro, nè sanza ariento, e la cavalla -gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto -che sarà ben fornito nell'altro mondo. Alcuni -de' suoi cavalieri e uficiali si mettono -nella fossa con lui per servirlo nell'altro -mondo, però che credono, che a l'altro -mondo si viva in sollazo con femine, a modo -che fanno di qua. Ancora molte volte egli -lo fanno sotterrare secretamente di notte -nel più salvatico luogo che possono; e sopra -la fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, acciò -che niuno lo truovi mai più, e che più -non venga in memoria a niuno degli amici -suoi. Allora dicono, che si troverà vivo -nell'altro mondo e che lui è magiore signore -di là che non era di qua. Dopo la -morte dello imperadore e sette lingnaggi -si ragunono e elegono il suo figliuolo maggiore, -<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> -e sì gli dicono: noi laudiamo (<i>sic</i>), -ordiniamo, e vi preghiamo, che voi siate -nostro Signiore, e nostro imperadore, e -nostro governatore. E lui risponde: se voi -volete, ch'io regni sopra di voi, ciascun -di voi faccia ciò che io gli comanderò, e -tutto quello che io dirò sia compiuto. Egli -rispondono tutti a una boce: tutto ciò che -voi comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro -lo imperadore: sappiate che da ora inanzi -la mia parola sarà tagliente come ispada. -E poi l'assettono sopra nel feltro nero, e -poi il mettono nella sua sedia, e sì gli mettono -la sua corona. Poi il paese gli manda -tutti a presentarlo in modo, che in quel dì -à più camegli carichi d'oro e d'ariento, -sanza e gioielli de' gentili uomini, d'oro e -di pietre preziose, che sono sanza estimazione; -e sanza i cavagli, sanza i drappi di -porpora e di camosciati di Tartaria, che -sono sanza numero. -</p> - -<p> -Questa terra di Catai è nella profonda -Asia, e poi di qua è Asia maggiore, e confina -col Reame di Tarsia dallato verso occidente; -el qual Reame di Tarsia fu d'uno -de' Re, che venne a trovare e presentare -il nostro Signiore in Bethlem; e quegli -che sono del linguaggio di quel Re, son -<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> -tutti cristiani. In Tarsia non mangion -carne, nè beono vino. Di qua dal Reame -di Tarsia, da lato, verso occidente, è il -reame di Turcquestem, el qual si stende -verso occidente infino al reame di Persia, -e di verso settentrione, infino al reame di -Corasina. In questo paese di Turcquestem -sono poche buone città: la migliore città -di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono -grande pasture e poche biade, e però son -eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende, -e beono cervoge fatte di miglio. -</p> - -<h3 id="corasina">DELLA CITTÀ DI CORASINA, -E DI MOLTI PAESI STRANI.</h3> - -<p> -Poi da lato di qui è il Reame di Corasina, -el quale è buon paese abondevole, -[ma] sanza vino: verso oriente è un diserto, -che dura più di <span class="smcap lowercase">C</span>º. giornate. La magiore -città del paese si chiama Corasina, della -quale el reame piglia el nome: quegli del -paese son molto buoni guerrieri e arditi. E -poi di qua è il reame di Comano, del quale -anticamente furono discacciati li comani, -che furono in Grecia. Questo è uno delli -magiori reami del mondo, ma non è tutto -abitato, però che da una parte, verso Bissa, -è il freddo sì grande, che nissuno lo potrebbe -<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> -mai patire; e sonvi tante mosche, -che non si sa in qual parte volgersi. In -questi paesi sono pochi alberi fruttiferi, -onde vi sono poche legnie. Gli uomini -giaciono nelle tende e ardono sterco secco -di bestie. Questo reame viene discendendo -verso Prussia e verso Russia; e pel mezo -di questo reame corre el fiume di Tigris, -el quale è una de le magior riviere del -mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse -volte sopra il ghiaccio sono ragunati combattenti -a cavallo e a piedi, più di <span class="smcap lowercase">XXX</span>. -mila persone. E tra questa riviera è il -gran mare occeano, che si chiama el mare -Mauro. Verso il capo, di sotto questo -reame, è il monte Cochis, el quale è uno -de' più alti monti del mondo. E tra il -mare Mauro e il mare Caspio, ivi è uno -molto istretto passo, per andare verso -India; e però vi fece fare Alessandro una -città, che chiamò Alessandria, per guardare -el paese, acciò che niuno vi pasasse -contra sua voglia: e al presente si chiama -quella città, Porta di ferro. La principal -città di Cumana si chiama Barach, ed è -una delle tre vie d'andare in India; ma -per questo passo non potrebbe andare -gran multitudine di gente, salvo che di -<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> -verno: per questa via si ruba l'altra via, -per andare nel reame di Turquesten in -Prussia, e per questa via son molte giornate -di diserto. La terza via è, per la quale -(<i>sic</i>) si viene di Cumana, e vassi per lo -gran mare, e per lo reame di Archas, e -per la grande Armenia. E sapiate che -tutti questi reami, e tutte queste terre, -infino a Prussia e a Russia, ubidiscono -tutti il Gran Cane di Catai e molti altri -paesi e confini, sicchè il suo potere e la sua -signioria è molto grande. -</p> - -<h3 id="impersia">DELL'IMPERIO DI PERSIA, E DELLE CITTADI -CHE IVI SONO.</h3> - -<p> -Poi che io v'ò discritto le terre e i -reami inverso le parte di settentrione, discendendo -da la terra di Catai infino alla -terra de' cristiani, verso Prussia e verso -Russia, io vi scriverò altre terre e reami, -iscendendo per questa costa verso la parte -destra, infino al mare di Grecia, inverso -la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio -di Catai, è lo imperio di Persia, e minori -reami. Io parlerò prima del reame di -Persia. Dua reami vi sono; il primo comincia -di verso oriente infino a la riva -di Frison, e di setentrione infino al mare -<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> -Caspio, e verso mezzo dì infino a' diserti -d'India. Questo paese è buono e ben popolato, -e evvi dua buone città principali; -l'una Botrura e Socvergant, la quale alcuni -chiamono Sarmagant. L'altro reame -di Persia si stende per la riviera di Frison, -verso la parte occidentale, infino al -reame di Media, e verso settentrione infino -alla grande Arminia e 'l mare Caspio, e in -verso mezo dì infino a la terra di India. -Questo si è buon paese e abondevole: ivi -sono <span class="smcap lowercase">III</span>. principali città, Neabor, Saphaon -e Carmasana: dapoi è Erminia, ove soleva -esere <span class="smcap lowercase">IIII</span>. reami. Gli è un nobile paese, e -abondevole di beni, e comunemente comincia -a Persia, e sì si stende verso occidente -dilungi infino a Turchia: da l'altra -parte dura, dalla città chiamata Alessandria -(da altri chiamata Porta di ferro) -sopra detta, infino al mare di Media; e in -questa Armenia son molte buone città; -ma Taurissa è la più famosa. Di poi è 'l -reame di Media, il quale è molto buono, e -non è men largo<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>; e comincia verso oriente, -alla terra di Persia e alla minore India, e -sì si stende verso occidente, verso il reame -di Caldea, e di verso settentrione discendendo -<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> -verso la piccola Armenia. In questa -regione di Media son molte grande montagne, -e poca terra piana. Gli saracini tengono -questo reame, e un'altra maniera di -gente, che sono cordiani. Le due magior -città che sieno in questo reame sono Serra -e Carima. Apresso a questo è il reame di -Giorgia, il qual comincia verso oriente a -una montagna grande, chiamata Absor, -ove stanno diverse gente e diverse nazioni, -e chiamono il lor paese Allano. Questo -reame si istende verso Turchia, e verso -il gran mare, e verso il mezzo dì, e confina -colla grande Armenia. -</p> - -<h3 id="giorgia">DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI ABTHAS, -E DELLA PROVINCIA DI BONAVISON, -NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVIGLIOSA, -E DELLE GENTE CHE IVI ABITONO.</h3> - -<p> -In questo paese sono due reami, l'uno -è questo Giorgia, e l'altro è il reame di -Abthas, e tutta via sono tuta duo e paesi -cristiani, ma quello di Giorgia è sotto posto -al Gran Cane. Il reame di Abthas è più -forte paese, e àssi vigorosamente e fortemente -sempre difeso contro a qualunque -l'à assalito e non fu mai sottoposto ad alcuno. -In questo reame di Abthas è una -<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> -grande maraviglia, perchè v'è una certa -provincia, la quale circunda tre giornate, -ed è chiamata Bonavison, ed è tutta coperta -di tenebre sanza alcuna chiarezza, -sì che niun può sapere che cosa vi sia, e -niuno vi ardisce d'entrare; ma quegli del -paese dicono, che alcuna volta ànno udite -voce di gente [gridare] e cavagli anitrire, -e galli cantare; e sassi bene di certo, che -vi stanno gente, ma non si sa che gente. -E dicesi, che queste tenebre vennono per -divin miracolo, perchè fu già uno imperadore -di Persia, malvagio uomo, chiamato -Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani -per istringelli e per fagli sacrificare agli -suoi idoli, e cavalcava a oste bandito per -confondere tutti gli cristiani. In quello -paese dimoravano molti cristiani, i quali, -lasciando i loro beni, volevano fuggire -in Grecia. Essendo pervenuti in un piano -il qual è chiamato Imegon, ivi venne -incontro il malvagio imperadore coll'oste -suo per una valle, per distruger tutti -questi cristiani. Li cristiani, vedendo questo, -si missono inginochioni, e feciono prieghi -a Dio, e di subito venne una nuvola -tanto fonda e spessa, che coperse lo 'mperadore -coll'oste suo per sì fatto modo, -<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> -che non poterono andare inanzi nè a dietro. -E così questi stanno fra le tenebre, -che mai poi n'uscirono; e i cristiani n'andorono -dove a lor piacque, e li inimici -loro stettono confusi sanza fare colpo. E -possono bene dire:<i> A Domino factum est -istud, et est mirabile in oculis nostris</i>. -Però che un grande miracolo fu -questo, che Dio fece per loro, sì come apare -di presente per la cagione predetta; -sicchè tutti e cristiani doverebono per -questo esser più divoti del nostro Signiore -che non sono; però che sanza dubbio, se -non fussi la malvagia gente e i peccati -de' cristiani, egli sarebono signiori di tutto -el mondo; chè la bandiera di Giesù Cristo -è sempre spiegata e aparechiata per ogni -uno suo buon cristiano e servidore per aiutarlo; -sì che per uno valente uomo amico -di Dio, ne sconfondorebe mille cattivi, -come dice David nel Salterio: <i>Cadent a -latere tuo mille et decem millia a -dextris tuis: Ad te autem non apropinquabit. -Et in altro luogo: Quoniam -persequebatur unus, mille et duo fugarunt -decem millia</i> (<i>sic</i>). E come può -essere, che uno ne cacci mille, David profeta -dice: <i>Sequendo quia manus Domini -<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> -fecit omnia</i> (<i>sic</i>). Il nostro Signior -dice per la bocca del profeta: <i>Si inimicis -meis ambulaveritis super tribulantes -vos mississem manum meam</i> (<i>sic</i>). Sì -che noi vegiamo apertamente, che se noi -vogliamo esser buoni, niuno poterebe durare -contra di noi. Item, fuora di questa -terra tenebrosa è una gran riviera, la quale -dimostra segniale, che dentro stanno gente, -ma niuno vi vuole stare, nè dimorare, nè -entrare per vedere. E sapiate, che in questo -reame di Giorgia e di Abthas e della -piccola Armenia, vi sono uomini cristiani -e ben divoti, perchè si confessono e comunicono -ogni settimana una volta o due; e -molti vi sono, che si comunicono ogni dì, -e noi di qua non lo facciamo punto, quantunque -San Paolo lo comandi, dicendo: -<i>Omnibus diebus dominicis ad comunicandum -hoc est tempus</i>: egli el custodiscono, -e noi no. -</p> - -<h3 id="turchia">DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI -SONO, E DI CALDEA, DI MESOPOTAMIA, E -DI MOLTE COSE CHE LÌ SI TRUOVONO.</h3> - -<p> -Item, apresso questo paese di qua, è -la Turchia, la quale confina colla grande -Armenia e colla piccola. La Turchia à -<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> -molte province; Chomana, Capadocia, Sarra, -Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comana, -Nachi; e in ciascuna città di queste province -son molti buon cristiani. La Turchia -si distende infino alla città de Stachala, -la quale siede sopra el mare di Grecia, e -confina con la Soria. Soria è gran paese e -buono, come di sopra è detto; e ancora -dallato di sopra verso il Reame di Caldea, -il quale si distende dalle montagne di -Caldea inverso oriente, infino alla città -di Ninive, che siede sopra alla riviera di -Tigris; e di largheza comincia verso Bissa -a la città di Marga; e sì si distende fino -mezzo dì infino al mare occeano. In Caldea -è il paese piano, e poche montagne e fiumane -vi sono. Da poi è il reame di Mesopotamia, -il qual comincia a li confini di -Giorgia, a una città chiamata Mossella, -e sì si stende verso occidente infino al -fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso -una città chiamata Roais: di largo tien -dal monte d'Armenia infino a' diserti d'India -minore. Questo è un buon paese e piano, -ma son poche riviere. In questo paese non -sono se non due montagne, l'una chiamata -Simar, l'altra Lison, e confina questo paese -col reame di Caldea e col reame di Arabia. -<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> -Ancora, verso le parti meridionali, sono -molti paesi, molte terre e molte regioni. -Prima si è la terra di Etiopia, la quale -confina verso oriente con gli gran diserti, -e verso occidente con gli reami di Nubia, -e verso mezzo dì col Reame de Mortagna, -e verso Bisa con lo mare rosso. In questo -paese son molte genti con molti reami: -dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia, infino a -l'alta Libia, giace tutto questo paese di -lungo el mare occeano verso el mezzo dì; -e in questi paesi son molti reami, e confina -da l'altra costa con Nubia, la quale confina -colle terre sopradette, e co' diserti -d'Egitto: li nubiani sono cristiani. Dopo -Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta -Libia e la bassa Libia, la qual discende a -basso verso il gran mare di Spagna, ne la -quale sono i reami di Seoth, Taramensa, -Tunisi, Cartagine, Buglia, Algarba, Bellamarina, -Montefiore, e molti altri reami, -e molte altre diverse gente. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> -</p> - -<h3 id="cadissa">DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE -IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI, NEI -QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI -MOLTE ALTRE COSE.</h3> - -<p> -Io v'ò iscritti di molti paesi che son -di qua dallo grande reame di Catai, i -qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane; -ora farò discrizione, seguendo, d'alcuni -altri paesi e d'alcune isole che sono di là. -E dicono, che passando tutta la terra di -Catai, verso l'alta India e verso Bacaria, -si passa poi per una regione chiamata Cadissa, -la quale è paese molto grande e -bello. E ivi crescie una region di frutti a -modo che carobe, ma assai più grossi: e, -quando sono maturi, si fendono pel mezzo, -e truovasi dentro una bestiuola in carne e -in ossa e in sangue, a modo d'un piccolo -agnello sanza lana, sì che si mangia insieme -col frutto: e questo frutto è di gran maraviglia -e di grand'opera di natura. Niente -di meno io dissi ad alcuno del paese, che io -non tenevo questa opera per gran miracolo, -però che son così alberi (<i>sic</i>) nel nostro -paese, de' quali e frutti sono uccegli; -e ancora ne sono in altre parte, che nelle -nocciuole è il vermine, che è animal sensitivo, -<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> -benchè non abia ossa. Ivi son pomi di -buono odore e sapore, lunghi, de' quali ne -sta insu nun ramo più di <span class="smcap lowercase">C</span>º., e tanti insu -un altro ramo; e ànno foglie grande e -lunghe un piede e più, e un altro piede e -più larghe. In questi paesi e in altri, quivi -intorno, crescono molti alberi, che fanno -chiovi di gherofani e noce moscade e grosse -noce d'India, e altre spezie. Ivi sono vigne -che fanno grapoli de uva sì grandi, che -uno uomo arebe affanno a portare una palmetta<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> -co' grappoli. In questa medesima -regione sono e monti Caspii, chiamati Uber: -alcuni di quegli del paese gli chiamono -Gothet e Magoth. In questi monti sono -ancor serrati i <span class="smcap lowercase">X</span>. tribi d'Israel co' loro Re, -nè uscir possono. Ivi furono rinchiusi per -lo Re Alessandro con <span class="smcap lowercase">XXII</span>. Re di corona -col popol loro, el quale sta ne le montagnie -di Scizia; e infra questi monti Caspii dal -detto Re furono incalzati. Vedendo il Re -Alessandro che non gli poteva rinchiudere -per opera degli uomini suoi, come -e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli -volessi aempiere quello che aveva cominciato; -e quantunque non fusse degnio d'esere -<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> -esaudito, non dimeno Dio, per la sua -grazia, chiuse e monti insieme, sì che -quivi stanno serrati intorno da altri monti; -salvo che da uno lato, dal quale è il mare -Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi -che 'l mare è da uno lato, perchè non -escon egli, e vadino dove a lor piace? A -questo rispondo, che questo mare Caspio -esce fuori di terra di sotto a questa montagna, -e corre pe' diserti da una costa di -quel paese e si stende infino a' confini di -Persia; e quantunque sia chiamato mare, -non dimeno non è però mare, nè rocca -d'altro mare<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, anzi è un lago magiore del -mondo. E quantunque e' si mettessino in -questo mare, non saperebbono dove arrivare; -però che non sanno altro linguaggio, -che il loro propio; e però non si metterebbono -a uscire. Ma non crediate però, che -siano quegli proprio che incalciò il Re Alessandro, -ma sonvi quegli che son discesi -di loro, però che quegli non sarebbono -vissuti tanto tempo. E sappiate, che -gli Giudei non ànno terra propria in tutto -el mondo, se non quella fra quegli monti; -e anco di quella rendono tributo alla Reina -<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> -d'Amazonia, la quale fa molto ben guardare -quegli monti, acciò che non eschino, -perchè la terra sua confina con quegli -monti. Alcuna volta aviene, che alcuno -giudeo sale su per quegli monti, ma la -moltitudine non vi potrebe montare, nè -dismontare, perchè e monti sono sì aspri, -forti e alti, che a malgrado loro vi possono -stare, perchè non ànno uscita da parte alcuna, -salvo che per un piccolo sentiero e -stretto, el qual fu fatto a mano per forza, -e dura forse quatro leghe e è tutta terra -diserta, dove per niuno ingegno si può -trovare acqua. Per la qual cagione non vi -si può abitare; e sonvi tanti dragoni e serpenti -e altre velenose bestie, che non vi -si può passare, salvo per grande verno; e -chiamasi questo passo Olirem: e questo fa -guardare la reina d'Amazonia. E se pure -alcun ne esce, non sanno altro linguaggio, -che 'l suo, e non sanno parlare con altra -gente che si truovino; ma dicesi ch'egl'usciranno -al tempo d'Anticristo. E per questa -cagione tutti e giudei che son dispersi -per tutte l'altre terre, imparano il parlare -ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi -escino fuori e egli si possino intendere co -loro: e questi conduceranno quegli per -<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> -cristianità, per distruggere e cristiani; imperò -che gli giudei di qua dicono, che egli -sanno per profezie, che quegli de' monti -Caspii usciranno e spargeransi pel mondo. -E così, come e giudei sono stati sotto posti -a' cristiani, così e cristiani saranno sotto -posti a' giudei. E se voi volete sapere a -qual modo e' troveranno uscita, sicondo -che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'Anticristo -sarà una volpe, la quale arà una -tana in quel luogo, dove il Re Alessandro -fece fare una delle porte; e tanto anderà -questa volpe cavando e perforando la terra, -che ella passerà oltre questa terra verso -questi giudei; e quando e' vederanno queste -volpi, forte si maraviglieranno; però -che e' non vidono mai sì fatta bestia, e -però che d'ogni bestia ànno con loro, salvo -che delle volpi. Allora cacceranno questa -volpe e seguiteranla tanto, che enterrà -nella sua tana; e egliono v'anderanno -drieto, perseguitandola infino alla tana -tanto, che egliono troveranno le porte, -che fece fare il Re Alessandro, di pietre -grosse. Queste pietre romperanno, e a questo -modo troveranno uscita. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> -</p> - -<h3 id="bacaria">DELLA TERRA DI BACARIA, E DI CERTE ARBORE -CHE FANNO LANA; E DELLA GROSSEZA -DEL GRIFONE, E D'ALTRE COSE CHE -LÌ SONO.</h3> - -<p> -Da questo paese si va verso la terra di -Bacharia, dove sono malvage gente e crudeli; -e in questa terra sono alberi che -fanno lana come fanno le pecore, de le -quale si fa drappi per vestire. In questo -paese son molti ipotami; altri gli chiamono -centauri. Queste son bestie che conversono -alcuna volta in acqua, e alcuna -volta in terra; e sono d'uomo e di cavallo<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>, -e mangiono le gente, quando ne possono pigliare. -E ivi sono riviere che son tre volte -più insalate del mare; e ivi sono più grifoni -che in altre parte. Alcuni dicono che -i grifoni ànno corpo di lione a dietro, e -d'aquila dinanzi; dicono il vero, perchè -son fatti di così fatta forma. Ma il grifone -à il corpo maggiore e più forte, che non -è otto lioni di qua, e à più grandeza e fortezza, -che cento aquile; imperò che porta -al suo nido volando un gran cavallo co -l'uomo di sopra, se lo truova; o vero due -<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> -buovi legati insieme, almodo che si legono -al carro; perchè egli ànno alie e unghie -dinanzi così grande e lunghe, come sono -corna di bue e di vache; delle quali si -fanno vasegli per bere, a modo che di -corna di bufoli; e delle coste delle penne -dell'alie, se ne fanno di grandi archi per -saettare. -</p> - -<h3 id="prete">DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E -DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE -GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO -CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE RICHEZE -E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN -QUELLE PARTE.</h3> - -<p> -Di là si va per molte giornate per le -terre del prete Giovanni, el grande imperadore -d'india, a un reame, el qual si -chiama Avison, o vero la isola di Pontesoro. -Questo Presto Giovanni à molte gran -terre, e molte buone città, e molte ville -e buone isole, diverse, grande e larghe, -nel suo reame, perchè questo paese de India -è tutto partito per isole, per cagione -de' gran fiumi che vengono dal paradiso -terresto, e quali partono la terra in molte -parte: il simile in mare vi sono molte isole. -La migliore città dell'isola di Pontesoro -<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> -è chiamata Nisa, la quale è città -reale molto nobile e molta rica. Il prete -Giovanni à sotto di lui molti Re, molte isole, -e molte diverse gente; e il suo paese -è molto buono e rico, ma non però sì rico, -come quel del Gran Cane per li mercatanti -che non vanno così là comunemente per -comperare mercatanzie, come fanno nella -tera del Gran Cane, perchè il paese è troppo -lontano, e eziandio perchè egli truovono -nell'isola di Catai seta, spezie, drappi -d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quantunque -egli avessino migliore mercato ne -la città del prete Giovanni, non dimeno -e' dubitono de la lunga via e degli gran -pericoli che sono in quel mare, perchè in -quel mare, in molti luoghi, sono molti -scogli, e assai sassi di calamita, che tira -a sè il ferro co la sua propietà; e per questo -non passa nave dove sia chiovi o bandelle -di fero. Questi sassi di calamita, per -sua propietà, tirono le nave e mai più di -lì non si posono partire. Io medesimo vidi -in quel mare, di lungi a modo d'una isoletta, -ove erano alberi, spine e pruni in -quantità; e dicevono e marinai, che ciò -erano nave, che quivi erono restate pei -sassi de la calamita; e perchè erono marcite, -<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> -lì erono cresciuti questi alberi, spine, -pruni e altre erbe, che vi sono in gran -quantità. Questi sassi vi sono in molti luoghi -in quele parte, e però non v'usano -passare mercatanti, se egliono non sanno -molto bene la via, e se e' non ànno buono -guidatore. E ancora temono la via molto -lunga, sì che adunque e' vanno più presto -a l'isola di Catai, e lì pigliono ciò che vogliono: -la quale è più presso; e non è però -così presso, che non si peni <span class="smcap lowercase">XI</span>. o <span class="smcap lowercase">XII</span>. mesi -a andare da Vinegia, o da Genova insino -a Catai. E ancora la terra del prete Giovanni -è più dilungi di molte giornate; -e' mercatanti, che vanno di là, passono -per Persia, e vanno per una città chiamata -Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edificò. -Poi passono un braccio di mare, e -vanno a una gran contrada, o vero città, -che si chiama Cobach; e ivi truovono ogni -mercatanzia e papagalli, e, a modo che di -qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono -passare oltre, e' possono andare sicuramente. -In quel paese à poco fromento e -orzo, imperò mangiono riso, miglio, latte -e formagio, o vero frutte. Questo prete -Giovanni piglia tutta via per moglie la figliuola -del Gran Cane, e 'l Gran Cane piglia -<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> -tutta via per moglie la figliuola del -prete Giovanni. Ancora, ne la tera del -prete Giovanni, sono molte diverse cose, -e molte pietre preziose, sì grande e sì -grose, che ne fanno vasegli, piattegli, -scodelle, taglieri e molte altre maraviglie, -che sarebe cosa lunghissima a scrivere. -Ma d'altre isole principale del suo stato -e delle sue legge iscriverò alcuna cosa. -</p> - -<p> -Questo imperadore, prete Giovanni, è -cristiano, e così è gran parte del suo paese; -ma tutta via non ànno gli articoli della -fede che noi, e credono nel Padre e nel -Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono -molti divoti e leali l'uno co l'altro, e non -si curono di baratterie, nè di cautele, nè -d'alcune fraude. Egli à sotto lui <span class="smcap lowercase">LXXII</span>. -provincie, che tutte gli dànno trebuto, e -ciascuna provincia à uno Re. In suo paese -sono molte maraviglie: ivi è il mare arenoso, -el quale è tutto di rena e di granelle -sanza gocciola d'acqua, e fa grande -onde, fluendo e refluendo, a modo che -fa l'altro mare, e mai per niun tempo -non posa nè sta quieto. Niuno può passare -questo mare nè con nave, nè con altro -ingegno; e però non si può sapere che -terra sia oltra questo mare. E quantunque -<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> -non vi sia punto d'acqua, non dimeno si -truova di molti pesci alle fiumane d'altra -maniera e d'altra fazione, che non sono -quegli dell'altro mare; e sono di buono -gusto e dilicati a mangiare. E, a tre giornate -dilungi a quello mare, vi sono gran -montagne, delle quali escie fuori un fiume, -il qual viene dal paradiso terresto; ed è -tutto di pietre preziose, sanza acqua, e -corre a basso pel diserto a grande onde, -a modo che fa el mare arenoso, e finisce in -questo mare, e ivi si perde. Questo fiume -corre a questo modo tre volte la settimana, -e mena seco di molte grosse pietre del -monte, che fanno gran romore: e subito, -come sono entrate nel lor mare arenoso, -più non si veggono e perdonsi. Queste tre -giornate che corre, niuno ardirebe d'entrarvi, -ma negli altri dì vi s'entra. Item, -oltre a quel fiume, più inanzi nel diserto, -v'è un gran piano arenoso; e, tralle montagne, -è questo piano. Ogni dì, quando si -leva el sole, cominciono a crescere albucegli -piccoli, e crescono infino a mezzo dì, -e fanno frutti; ma niuno s'ardisce a pigliare -di questi frutti, perchè sono a modo -di cosa afatata; e, dopo mezzo dì, discrescono -e entrono in terra, sì che al calare -<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> -del sole più non si veggono: e così fanno -ogni dì; e questa è una grande maraviglia. -In questi diserti sono molti uomini salvatichi, -cornuti e spaventosi; e' non parlono, -ma rughiano a modo che' porci. Ivi è gran -quantità di papioni, cioè cani salvatichi -qui sono molti pappagalli, che gli chiamono, -in suo linguaggio, parsistat: ve ne -sono alcuni, che parlono di sua natura e -salutono le gente che vanno pe' diserti; e -parlono così perfettamente, quanto se fussi -un uomo: quegli che parlono bene ànno -la lingua larga, e ànno sei dita. Un'altra -ragione v'è, che non ànno altro che tre -dita per piede: questi parlano poco o nulla, -e male s'intendono, e non fanno se non -gridare. -</p> - -<h3 id="cavalca">DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI -QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, O VERO -PER LA TERRA; E DEL PALAZO SUO, E -DE L'ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA.</h3> - -<p> -Quello imperadore, prete Giovanni, -quando lui va contro al Gran Cane in battaglia, -o vero contra alcuno de' confinanti, -egli non porta stendardo nè bandiera innanzi -a sè, ma fa portare <span class="smcap lowercase">XIII</span>. croce grande -e alte d'oro fine e di pietre preziose. Ciascuna -<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> -croce è posta in un carro e guardata -da più di cento mila uomini a piè<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>. A modo -come di qua si guardono gli stendardi. A -tempo di guerra questo numero di gente è -sanza oste prencipale e sanza le schiere -ordinate in battaglia. E quando e' non fa -guerra e cavalca con privata compagnia, -non fa portare innanzi a lui altro che una -croce semplice, di legnio, sanza dipintura, -e sanza oro e pietre preziose, per memoria -che Giesù Cristo sofferì morte sopra a una -croce di legnio. Il simile, fassi portare innanzi -un piattello d'oro, pieno di terra, a -memoria, che la nobiltà di sua persona e -possanza delle sue carne diventeranno e -torneranno in terra; e fassi portare altri -vasegli d'ariento, ne' quali sono gioegli -d'oro e di pietre preziose, in segnio della -sua signioria e della sua gentilezza e della -sua possanza. E' dimora comunemente -nella sua città di Susa, e ivi è il suo principale -palazzo, el quale è sì rico e sì nobile, -che non si poterebe dire nè istimare. -E di sopra della maestra torre del palazzo -sono due pomi d'oro; in ciascun di quegli -<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> -sono due carbonchi grandi e larghi, -che lucono molto chiaro di notte. Le porte -principali di questo palazzo sono di pietre -preziose, che si chiamano sardonio; e le -ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre -e le traverse sono d'avorio: le spere della -sala e della camera sono di cristallo. Le -tavole dove mangiono, alcune sono di smiraldi, -alcune di matiste, e altre di pietre -preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli -di queste tavole sono di quelle medesime -pietre; e' gradi, dove si saglie al trono -dove lui siede, l'uno è di onice, l'altro è -di cristallo, l'altro di diaspro verde, l'altro -di amatiste, l'altro di sardonio, l'altro è -di cordellino; l'ultimo, sopra lo quale lui -tiene i piedi, è di grisolito; e tutti questi -gradi sono d'oro fine, ornati e lavorati di -pietre preziose e di perle grosse d'oriente. -Le parte della sedia sono di smeraldo, e -ornata d'oro molto nobilmente e d'altre -pietre preziose e perle grosse. Nella sua -camera sono colonne d'oro fine con pietre -preziose e con molti carbonchi, e quali -rendono di notte gran chiarezza; e quantunque -gli carbonchi luchino, non dimeno -arde tutta via uno vasello di cristallo pieno -di balsamo, per dare buono odore, e per -<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> -cacciare l'aire cattivo. La forma del suo -letto è tutta di fine zaffiro bene adornato -d'oro, però che el zaffiro fa bene dormire -e rifrena la lussuria, perchè non vuole giacere -colle sue moglie altro che quattro volte -l'anno, sicondo le quattro stagioni; e questo -fa solamente per generare. E nella città -di Nissa si è un bel palazo e molto nobile, -nel quale sta quando gli piace; ma quivi -non è aere così temperato, come a Susa. In -tutto il suo paese non si mangia altro che -una volta el dì, come fanno a la corte del -Gran Cane; e nella sua corte mangiono ogni -dì più di <span class="smcap lowercase">XXX</span>. mila persone, sanza quegli -che vanno e vengono; ma quegli <span class="smcap lowercase">XXX</span>. -mila di suo paese e del paese del Gran -Cane, none spendono tanto bene, quanto -farebono nel paese di qua <span class="smcap lowercase">XII</span>. mila. -</p> - -<h3 id="servidori">DELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI, E -DEL MODO CHE LORO TENGONO IN SERVIRLO.</h3> - -<p> -Questo prete Giovanni à sempre, insieme -con lui, un Re per servirlo. Gli Re -si partono a mesi, e sì si mutano l'uno -l'altro; e, insieme con questo Re, sempre -sono <span class="smcap lowercase">LXII</span>. duchi e <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XL</span>. conti. Nella -sua corte mangiono ogni giorno <span class="smcap lowercase">XII</span>. arcivescovi -<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> -e <span class="smcap lowercase">XX</span>. vescovi e il patriarca di san -Tommaso; e così, come el papa, li arcivescovi, -vescovi e abbati in quello paese son -Re; e ciascuno de' gran signiori sanno ben -di che debon servire. L'uno è maestro dell'ostello, -l'altro è camerieri, l'altro serve -di scodelle, l'altro di tazze, l'altro è siniscalco, -l'altro è maniscalco; e, gradati, -ciascuno à l'uficio suo; e a questo modo -egli è molto nobilissimamente servito. La -sua terra, per larghezza, à quatro mesi -di giornate; e dilungi, sanza misura; perchè -lui tien gran parte delle isole sotto -terra, che noi diciamo, che sono di sotto -a noi. -</p> - -<h3 id="ucauto">D'UNA ISOLA CHIAMATA MILSCORACH, NELLA -QUALE STAVA UNO UOMO MOLTO CAUTO, -CHE AVEVA FATTO UNO PARADISO; E DELLE -COSE MARAVIGLIOSE CH'ERANO IN QUESTO -PARADISO, E COME FU DISTRUTTO COSTUI.</h3> - -<p> -Item, allato a l'isola di Pontesoro, sì -v'è una grande isola lunga e larga, che si -chiama Milscorach; ed è ubbidiente al prete -Giovanni. In questa isola è grande abundanzia -di beni; ivi soleva essere uno ricco -uomo, non è molto tempo, el quale si chiamava -Gatalonabos, uomo molto liticoso e -<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> -cauteloso<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>. Costui aveva una montagna -con un castello sì forte e sì nobile, quanto -si potessi dire. Egli aveva fatto murare -tutta la montagnia nobilmente, e, dentro -a questi muri, erono i più begli giardini -che si potessino trovare e avere. Quivi aveva -fatto piantare ogni cosa buona e odorifera, -e tutti gli alberi e l'erbe che fanno -nobili fiori e che si posson trovare e avere; -e sonvi ora molte belle fontane allato, alle -quali avevavi fatto fare molte belle sale -con belle camere, tutte dipinte d'oro e -d'azzurro, e aveva fatto fare molte e diverse -truffe di istorie: quivi aveva uccegli, -che si movevono e cantavono con ingegni, -come fussino vivi. In questo giardino aveva -posto d'ogni ragione di gente e di -bestie, che aveva potuto avere, i quali potessino -piacere e dilettare a l'uomo per il -tocare e per guardare. Ivi aveva poste le -più belle fanciulle di età di <span class="smcap lowercase">XIIII</span>. anni, che -aveva potuto trovare, e i più begli giovinetti -di simile etade; ed erono tutti vestiti -di drappi d'oro; e diceva, che erano angeli. -<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> -Costui aveva fatte fare tre belle fontane -e nobile, tutte intorniate di pietre -preziose e di perle, con certi condotti sotto -terra; sì che, quando voleva, faceva per -l'uno correre latte, e per l'altro vino, e -per l'altro mele: questo luogo lui lo chiamava -paradiso. E quando alcuni giovani -valenti, prodi e arditi venivono a veder -costui, gli menava a vedere il suo paradiso, -e mostravagli le diverse cose, gli piaceri, -e gli diversi canti degli uccegli, e le belle -fanciulle, e le belle fontane di latte, e di -vino, e di mele, e faceva sonare diversi -strumenti musici e cantici in una alta torre, -sanza veder quegli che sonavono: e diceva, -che quegli erono angeli di Dio, e che quel -luogo era il paradiso, che Idio aveva promesso -alli amici suoi, dicendo: <i>Dabo vobis -terram fluentem, lac et mel</i>. Dopo -che gli aveva mostrato tutte queste cose, -gli dava una bevanda; di che subito s'imbriacavono; -e così ubbriachi, gli parevono -quelle cose più grandi. Allora costui gli -diceva, se egliono volevono murire per amor -suo, che, dopo la morte, e' verrebono -in questo paradiso, e si troverebono della -età di queste fanciulle; e sempre sollazzerebono -con quelle, e sempre si troverebono -<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> -quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli metterebbe -in un altro paradiso più bello -assai, dove vederebono visibilmente Idio -di natura, nella sua maestà e gloria. E allora -questi giovani, che più altro non sapevono, -si offerivono a lui far tutti i suoi -voleri. Da poi lui gli diceva, che eglino -andassono al tal signiore, il quale era suo -contrario, e confortavagli, che non temessino -punto di farsi uccidere, per lo amore -di lui; imperò che gli metterebe, dipoi la -morte loro, in un altro paradiso, cento -volte più bello; e ivi starebbono sempre -con le più belle damigelle. E per questo -modo e giovani uccidevono gli signiori -del paese, e loro propii si lasciavono uccidere -a speranza d'andare a quel paradiso. -E in tal modo quello vechione, con -sue cautele e sagacità, si vendicava degli -aversari suoi. Quando gli uomini possenti -di que' confini si furono aveduti di ciò, e -conobono la malizia, e la cautela, e la -cattività di quel vechione, sì lo distrussono, -e sì distrussono tutti i begli luoghi, -e tutte le nobilità che erono in quel paradiso. -E luoghi vi sono ancora delle fontane -e delle altre cose, ma le richezze non -vi sono rimase, e non è gran tempo che il -luogo fu distrutto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> -</p> - -<h3 id="diavoli">DELLA VALLE PERICOLOSA, DOVE STANNO DIAVOLI, -E DELLE COSE PAUROSE CHE SI TRUOVONO -IN QUESTA VALLE PERICOLOSA.</h3> - -<p> -Allato a questa isola di Milscorach, -dalla sinistra parte, verso la riviera di -Frison, si è una maravigliosa cosa, cioè -una valle fralle montagne, che dura circa -a <span class="smcap lowercase">IIII</span>. leghe. Alcuni la chiamono la valle -di montagnia<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>, altri la chiamono la valle -pericolosa. In questa valle si vede e ode -di gran tempeste e di gran voci e spaventevoli. -Ogni giorno e ogni notte è gran -romore, e gran suoni di tamburini, di nachere -e di trombe, come sempre vi fusse -nozze. Questa valle è tutta piena di diavoli -e stanno tutta via; e dicesi, che è una -delle entrate dello inferno. In questa valle -è molto oro e molto ariento, per li quali -molti infedeli e cristiani entrono spesso, -per pigliar tesoro; ma pochi ne ritornono, -e spezialmente degli infedeli più che dei -cristiani, chè per avarizia vi vanno; però -che subito sono da' diavoli strangolati. Nel -mezzo di questa valle, sopra un sasso, v'è -una testa col viso d'un diavolo, orribile a -<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> -vedere, e non si vede altro che la testa insino -alle spalle. Ma io non credo, che sia -uomo al mondo, sia chi si vuole, tanto ardito, -nè tanto sicuro, che guardandolo, -non abbia tanta paura, che gli par venir -meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì taglientemente<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a> -riguarda le persone! e à -gli ochi tanto orribili e sfavillanti, che per -certo è gran maraviglia! e cambia e trasmuta -spesso la sua maniera e la sua continenzia, -e per così fatto modo, che niuno -la può perfettamente riguardare una volta -pure, o appresso o di lungi. E da quella -n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza, -che a pena niuno la può sofferire. Ma tutta -via e buoni cristiani, e quali sono in buono -stato e fermi nella fede, v'entrono bene -sanza pericolo. Niente di meno non sono -però sanza gran paura, quando e' vegono -visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e -egli gli fanno di molti assalti e minacci, -in aria e in terra, di colpi di tuoni e di -tempesta; e tutta via l'uomo teme che 'l -nostro Signiore non faccia vendetta di quel -<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> -che è contro a la volontà sua. E sapiate -che, quando io e li miei compagni fumo -in questa valle, noi entramo in gran pensieri, -se noi dovessimo mettere e corpi nostri -in ventura, e entrare nella difesa di -Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono, -e altri erono al contrario, ma dua valenti -uomini, frati minori, che erono di Lombardia, -dissono, se v'era alcuno di noi che -vi volessi entrare, che si mettessino in -buono stato, et egli enterrebono con loro. -Quando questi frati ebono così parlato, -sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli -facemo dir messa, e sì ci confessamo e comunicamo -e entramo noi e <span class="smcap lowercase">XIIII</span>. compagni. -Ma allo uscire, non ci trovamo se non <span class="smcap lowercase">VIIII</span>, -nè mai più potemo sapere, se i nostri compagni -fussin perduti, o ritornassino indietro. -Ma, fussi come si volesse, noi non -gli vedemo mai; ed erono due greci e tre -spagnuoli. Il resto de' compagni non volono -entrare, anzi se n'andorono per una -altra costa, per esere inanzi, come furono. -E in questo modo noi passamo la detta -valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e ariento -e pietre preziose e molti gioielli in -gran quantità di qua e di là, come a noi -pareva. Ma non sapiamo noi però, s'egli -<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> -erono veri, però che 'l diavolo è tanto sottile, -che spesse volte fa parere quel che -non è, per ingannare la gente; e per questa -cagione io non volli tocar cosa che io -vedessi, e perchè non mi volevo levare -dalla mia divozione; imperò che io ero in -quela ora molto divoto per paura, perchè -io vedevo molte brutte figure, e per la moltitudine -de' corpi morti, che io vedevo giacere -per tutta la valle; che se vi fussi stato -una battaglia, non vi doveva essere tanti -morti quanti erano in quella valle, che -certo era una oribil cosa e spaventosa a -vedere! Io mi maravigliai molto, come e -in che modo v'erono tanti corpi morti, e -come e corpi erono così interi; perchè pareva -che di nulla fusson putrefatti. Io credo, -che e diavoli gli facessino parere così -interi, però che, sicondo el mio giudicio, -non potrebe essere che tanti nuovamente -vi fussino entrati, nè che vi fussino cotanti -morti, che non puzasono. Molti ve -n'erono in abito di cristiani: io credo che -fussino ingannati, per la troppa avarizia, -perchè e' disideravono del tesoro che e' vedevono, -o vero perchè ebbono il quore debole, -e non poterono soferire la puzza, -sì che per tanto noi eravamo più divoti. E -<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> -questa valle à assai bella entrata, ed è -bella nel cominciamento, e va la via sempre -calando infra e sassi, torcendosi or -qua e or là, ed è assai chiara infino a mezza -lega, e poi l'aria comincia a esere spessa, -a modo che è tra giorno e notte. E quando -noi fumo caminati bene una gran lega, -l'aria era tanta spessa e scura, che noi non -potavamo vedere, se non come di notte, -quando non lucon le stelle. Poi noi entramo -in tutto ne le tenebre, le quali durono -bene una lega; e quivi avemo molto -che fare e sofferire, e credavamo certamente -essere tutti perduti. In questo punto -noi eravamo tutti religiosi; e se alora ognun -di noi fussimo fatti signori di tutto -el mondo e di tutta la terra, aremo ogni -mondana cosa volentieri renduta, pur che -noi fussimo stati fuori di quegli pericoli; -imperò che veramente noi non credavamo -mai portare novele al mondo di queste tenebre. -Fumo noi tutti abattuti più di mille -volte, e in molte maniere noi non eravamo -così tosto ridirizati, che subitamente noi -eravamo riabbattuti. Ivi erono grande multitudine -di bestie, ma non potavamo vedere -che bestie si fussono, ma istimavamo -che fussino, al tocare, a modo di porci -<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> -neri e di molte altre bestie, le quali corevono -fralle nostre gambe, e sì ci facevono -cadere una volta a ritto, l'altra volta a -rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'altro; -e talvolta era, che la testa andava -giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle -volte noi fumo abattuti a terra per tuoni, -alcuna volta per folgore, e tal volta per -venti grandissimi: alcuna volta a noi pareva -fussimo feriti nelle reni, e ora per -traverso. Noi trovamo molti corpi morti -sopra e quali noi passamo co' piedi; e quali, -nel passare sopra loro, si lamentavano e -piagnevono che li passassimo per adosso; -e era una cosa terribile e spaventosa a vedere! -Io credo certisimamente, che se noi -non avessimo riceuto il <i>Corpus Domini</i>, -che noi saremo rimasi quivi tutti e perduti. -In questo luogo ebe ciascun di noi -un segniale; perchè quivi fu ferito ciascuno -di noi duramente per sì fatto modo, -che stemo tutti strangosciati, a modo che -morti, lungamente. Io non so come si -fussi, ma in quela angoscia noi vedavamo -spiritualmente molte cose, delle quale io -non ardisco parlare, perchè e monaci, che -rimasono insieme con noi, proibirono a -noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna. -<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> -salvo che di quelo che noi avavamo veduto -corporalmente, per celare i grandi segreti -del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi -fumo feriti in diversi luoghi, e in questi -luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva -una tacca nera, di largheza d'una mano; -l'un nel viso, l'altro nel petto, tale da un -costato, e altri dallato. Io fui ferito nel -collo per così fatto modo, che io mi credetti -che 'l collo mi fussi separato dal -corpo; e io n'ò portato il segniale, nero -come carbone, più di <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. anni, e molte -persone l'anno veduto. Ma poi che io mi -sono ripentito de' miei peccati, e che io mi -son posto a servire a Dio, sicondo la mia -flagellità, questo segnio mi s'è convertito -in niente, e ò in questo luogo la pelle più -bianca che altrove; ma tutta via vi pare -il colpo, e del continovo vi sarà, infino che -l'anima nel corpo durerà. Per la qual cagione -io non consiglierei alcuno che mai -v'entrasse, però che, al parer mio, al nostro -Signiore non piace punto che alcun -v'entri. E quando noi fumo nel mezo di -queste tenebre, noi vedemo quela spaventosa -figura sotto a un sasso profondo: una -volta pareva presso, e un'altra da lunga; -e così ardenti e sfavillanti erano le fiamme -<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> -del fuoco che gittava, che gli erano d'intorno, -ch'era una cosa spaventosa a vedere. -Ma noi non eravamo tanti arditi che 'l -potessimo ben guardare; lui tutta via guardava -noi: e ivi noi avemo gran paura, tal -che noi venavam meno quasi in tutto, e -poco vi mancò che totalmente non fossimo -istinti. E così passamo oltre con gran fatica, -tanto che abiamo passato queste tenebre. -Quando noi rivedemo la chiareza, -quantunque noi fossimo infino lì tormentati -e tribulati da' nimici, e quali in ogni -guisa ci avevono tribulati, pur noi ci consolamo -assai. Io non saprei punto scrivere -tutto quel che noi vedemo, perchè io ero -molto atento a pregare per divozione, perchè -fui molte volte battuto per venti, tuoni -e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio -colla sua grazia e pietà: e in questo modo, -per sua misericordia, noi passamo questa -valle sanza danno di noi, che n'uscimo. -</p> - -<h3 id="giganti">DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GIGANTI -DI GRANDE STATURE, E FEMMINE -TERRIBILE COME EL BASILISCO.</h3> - -<p> -Appresso, oltre a questa valle, è una -grande isola, che v'è giganti lunghi <span class="smcap lowercase">XXVIII</span>. -o vero <span class="smcap lowercase">XXX</span>. piedi. Questi non portono altri -<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> -vestimenti che di pelle di bestie sabatiche, -le quali e' pongono sopra loro come si levano -da dosso alle bestie, e non ànno pane, -e mangiono carne cruda, e beono sangue; -però che ànno assai bestiame; e non ànno -case; e mangiono più volentieri carne umana -che altra carne. In questa isola -niuno v'entra volentieri, nè vi si apressa, -però che se eglino vedessino una nave con -gente dentro, e' mangerebono bene quelle -genti. In un'altra isola di là da questa, -sicondo che ci dicevono le genti di quel -paese, v'erano assai giuganti magiori, -come di grandeza <span class="smcap lowercase">XLV.</span> o vero <span class="smcap lowercase">L.</span> piedi, e -altri vi sono lunghi <span class="smcap lowercase">L</span>. gomiti; ma noi -non gli vedemo punto, nè volontà avavamo -d'aprossimarsi a quel luogo; imperò -che niuno entra in quel paese, nè -in altro, che non sia divorato. Fra questa -gente son pecore così grande come -sono buoi di qua, e ànno la lana grossa -rispondente della grandeza. Io ò ben veduto -di queste pecore molte volte, e molti -sono stati veduti di questi giuganti pigliare -la gente in mare, e portarne dua -in ciascuna mano e andarli mangiando -crudi. Un'altra isola è verso austro, dove -sono molte crudele femine e malvage, le -<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> -quale ànno pietre preziose negli orechi, e -sono di tal natura, che se riguardono alcuna -persona con ira, egli la uccidono solamente -del guardare, a modo che fa il bavalischio. -</p> - -<h3 id="moglie">D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE -TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE, E -PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE -CON LORO, MA E' VI DORME UN ALTRO.</h3> - -<p> -Un'altra isola v'è molto grande e molto -buona e bene popolata, nella quale è usanza, -che, la prima notte che lo sposo -debe giacere co la moglie, e' fanno giacere -un altro uomo con lei per dispulzellarla<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>, -e di ciò gli donono buon salario: -e, per questo mistiero, in ogni villa sono -certi valletti o vero servidori, i quali non -fanno altro che questo; e chiamono questi -in suo linguaggio cadeberia, e suona in -nostra lingua, matto, disperato; però che -quegli del paese riputono questo così gran -cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare -una femina, ch'a lor pare, che quegli che -la dispulzellano si mettino a dubio di murire; -e se la seconda notte e mariti non -truovono le moglie dispulzellate per alcuna -<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> -cagione, egli si lamentono del valletto, -el quale non à fatto el suo dovere, -non altrimenti che 'l servidore l'avessi voluto -uccidere. Ma oltra la prima notte, da -poi che sono dispulzellate, egli le guardano -strettamente, che non ànno tanto -ardimento che ardischino a parlare ad alcuno. -Noi gli dimandamo per qual cagione -e' tenevono sì fatta usanza: e' risposono, -che, per dispulzellare femine, anticamente -alcuni ne sono morti; però che eglino avevono -serpi nel ventre. Per questa cagione -e' mantengono questa usanza ancora; tutta -via si fanno fare credenza del passo, prima -che egli si menino alla ventura. -</p> - -<h3 id="nasce">D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE -ÀNNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO MUORE, -E DEL RE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIUSTIZIA -CHE S'OSSERVA IN QUESTO PAESE.</h3> - -<p> -Apresso è una grande isola, dove le femine -fanno gran dolore quando nascono e -figliuoli; e quando e' muoiono fanno grande -allegreza e gran festa; e così morti gli gittono -in un gran fuoco ardente. E quelle -che amono i lor mariti, se gli lor mariti -muoiono, egli si gittono nel fuoco con loro -e li figliuoli, e dicono, che 'l fuoco gli purgherà -<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> -da ogni immondizia e da ogni vizio, -e puro e netto se n'anderà nell'altro mondo, -e i mariti loro gli meneranno seco. E la -cagione perchè lor piangono, quando e -figliuoli nascono, e che fanno alegreza -quando e' muoiono, si è, che dicono, che -quando e figliuoli nascono, e' vengono nel -mondo a la fatica, al dolore e a tristizia; -e quando e' muoiono e' vanno al paradiso, -dove ànno fiume di latte e di mele, e vivono -in allegreza e in abundanza di beni, -sanza dolore e sanza fatica. In questa isola -si fa un Re per elezione, e non si elegge -il più nobile, nè il più rico, ma tutta -via si elege colui che è stato di buoni costumi -e di virtù dotato, e che è di grande -etade, e che non abia alcun figliuolo. In -questa isola sono gl'uomini molto leali e -molto diritti, e fanno diritto giudicio a -ciascuno, così del grande come del piccolo, -sicondo il delitto commesso. El Re -di questa isola non può giudicare l'uomo -a morte sanza el consiglio de' suoi baroni, -e conviene che tutta la corte se n'accordi. -E se 'l Re, lui medesimo fa omicidio, o -vero commetta cosa da morte, conviene -che muoia così bene, come farebe una spezial -persona; non però che a lui sia messa -<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> -mano, nè toccato, ma è divietato che niun -sia tanto ardito che gli faccia compagnia, -nè che gli sia parlato, nè che gli sia donato, -nè venduto alcuna cosa, nè che uomo -gli ardisca a servire, nè che li sia dato -mangiare e bere; e in cotal modo gli conviene -murire in miseria. Egli non perdonono -ad alcuno che abia fallito, nè per -amore, nè per favore, nè per richeza, nè -per grandeza: a ognuno è fatto giustizia, -secondo el loro delitto. Tra quelle isole -v'è un'altra isola, dove è grande abundanzia -di gente, le quali per cosa alcuna -non mangerebono carne di lepre, nè di -gallina, nè d'oca; e nondimeno molte ne -notricono per vendere e solamente raguardare; -e mangiono carne d'ogni altra bestia, -e beono latte. In questa isola e' pigliono -i lor figliuoli, le sorelle sue, li lor -parenti per moglie; e se in una casa sono -<span class="smcap lowercase">X</span>. o <span class="smcap lowercase">XII</span>. uomini, tutte le moglie loro sono -comune a ognuno, sì che ogni uno dorme -con chi gli piace, ma per una notte con -una, e l'altra coll'altra; e il figliuolo è -dato a colui che prima giace colla madre; -e a questo modo non si sa di chi si sia il -figliuolo. E per questo modo ànno un proverbio, -che dice, che se egli notriscono e -<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> -figliuoli d'altrui, e altri nutricono i suoi. -In quella isola, e per tutta India, è gran -moltitudine di coccodrilli, e quali sono -una ragione di serpi, come ò detto di sopra, -che abitono di notte nell'acqua, e di -dì sopra la terra nelle grotte, o vero nelle -cave di sassi, e non mangiono per tutto -verno, e stanno in questo tempo freddo tra -due terre (<i>sic</i>) umide, a modo che fanno -l'altre serpi. Queste serpe, mangiando, -muovono le mascelle di sopra, e non quelle -di sotto, perchè in esse non ànno giunture. -</p> - -<h3 id="cotone">COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTRE -COSE MARAVIGLIOSE E STUPENDE CHE SONO -IN QUESTI PAESI.</h3> - -<p> -In quello paese, e in più altri di là, eglino -mettono a opera la semenza del cotone, -e seminono ogni anno; e di quela -nascono piccoli albucegli, e quali portono -el cotone, del quale ànno grande abundanzia -per tutto il paese. Per questo paese -tutto, e in molti altri, v'è una ragione di -legnio duro e forte, e carboni del quale -accesi, sotto la cenere durerebono vivi -uno anno e più. E questo albero chiamono -ginepre, e somiglialo alquanto: à le foglie -e à ogni propietà come el ginepro. Ivi sono -<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> -ancora molti alberi di ebeno, e quali non -posono per alcun modo ardere nè marcire. -Ivi sono nocellari che portono noci grosse -come el capo di un uomo. Ivi son molti oraflos -in alberi: egli gli chiamono giefaris, -o vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a -modo che un corsiero, e à el collo lungo -circa <span class="smcap lowercase">XX</span>. cubiti, e la groppa e le corna a -modo che cervio. Questa bestia guarderebe -sopra il tetto d'una casa, e chiamasi giraffa. -In questo paese son molti camalioni, -i qua' son piccoli a modo che chierons salvatichi, -e vanno tutta via colla gola aperta -per pigliare l'aere, imperò che e' vivono -solamente de l'aere, e non mangiono nè -beono alcuna cosa, e cambiono colore spesse -volte, perchè alcuna volta si vegono d'un -colore, e un'altra volta d'un altro, e si -possono mutare d'ogni colore che vogliono, -salvo che in rosso nè in bianco. Quivi sono -serpenti grandi, grossi e lunghi 100. e 200. -piedi; e sono serpi di molti e diversi colori, -rossi, gialli, verdi, neri, tutti maculati; -e son lunghi, qual cinque torse, tal -<span class="smcap lowercase">IIII</span>º. E altre serpi ivi sono, che ànno le -creste sopra 'l capo e vanno sopra piedi, -alquanto diritti; e son ben lunghi quatro -torse o più, e sono grossi e abitono tutta -<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> -via nelle caverne de' sassi, e sempre stanno -colla gola aperta, della quale a ogni ora -li gocciola veleno. E ivi son porci di molti -colori salvatichi, così grandi, come sono -di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o -vero traversati a modo che un cinghiale. -Ivi sono spinosi, o ricci, grandi come di -qua, e sono e nostri porci salvatichi. Ivi -sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre bestie -grandi come destrieri o più, gli quali -chiamono toncherons, e quali ànno la testa -nera e tre lunghe corna nella fronte, -tagliente a modo d'una spada, e 'l corpo -fievole; e cacciono e uccidono gli elefanti. -Ancora vi sono altre bestie molto cattive -e crudele, che non sono magiore che come -è un vermine<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>, e ànno la testa a modo -ch'un cinghiale, e ànno sei piedi, e per -ciascuno piede unghie larghe e tagliente, -e ànno el corpo come el vermine, e la coda -come lioni. Ivi sono oche tre tante magiori -che le nostre di qua, e son rosse, e -ànno la testa e 'l collo e il petto nero tutto. -In questo paese, e altrove intorno, son -molte altre ragione di bestie e molti diversi -uccegli, i quali, volendo tutti iscrivere, -sarebe cosa lunghissima. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> -</p> - -<h3 id="bragmani">DELL'ISOLA DI BRAGMANI, E DE LA LOR BUONA -VITA, E D'UNA LEGIADRA LETTERA, LA QUAL -MANDORONO AD ALESSANDRO MAGNIO.</h3> - -<p> -Oltr'a questa isola è un'altra isola -grande e buona e abondevole, ne la quale -è buona gente e divota e di buona vita, -sicondo la fede loro. E quantunque e' non -sieno perfetti cristiani, e che e' non abino -la lege compiuta, come noi, nondimeno -egli di legge naturali son pieni e d'ogni -virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia -e ogni peccato, però che non son punto -superbi, nè avari, nè accidiosi, nè invidiosi, -nè golosi, nè lussuriosi. Egli non -ànno alcun peccato, e fanno ad altrui quelo -che e' vogliono che sia fatto a loro, e egliono -adempiono tutti e <span class="smcap lowercase">X</span>. comandamenti. -Egliono non ànno cura d'avere, nè di richeza: -egliono non dicono bugia per alcuna -cagione, ma dicono semplicemente -sì e no, perchè dicono, che quegli che dicono -bugia e giurono, vogliono ingannare -il suo prossimo, e però egli favellono e -parlono sempre sanza giuramento. Questa -isola si chiama terra di fede, e alcuni la -chiamano l'isola Bragmani. Per mezo di -questa isola corre una grande riviera, la -<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> -qual si chiama Theba; e generalmente -tutta la gente dell'isola, ivi intorno a -questi confini, sono più leali e più diritti -che non sono in alcuna parte del mondo. -In questa isola non è ladroni, nè assassini, -nè meritrice, nè mai vi fu morto uomo. -Ivi son le gente così caste, e mantengono -buona vita, come potrebe fare alcuno religioso: -ogni dì digiunono; e perchè e' sono -così leali e così pieni di buone condizione, -e' non furono mai gravati di tempesta, nè -di fame, nè di pestilenzia, nè di niuna -altra tribulazione, come siamo noi di qua -molte volte per li nostri peccati. Per la -qual cagione e' pare che Dio gli ami, e abi -a grado la lor fede e le lor buone operazione. -E' credono bene in Dio, il qual fece -e criò ogni cosa, e lui adorono, e non aprezono -niuno onore terreno; e sono così -diritti, e vivono così ordinatamente e così -sobriamente nel mangiare e nel bere, che -e' vivono molto lungamente, e molti di lor -muoiono sanza che abino auto malizia alcuna; -però che la natura gli viene a meno -per vechieza. El Re Alessandro anticamente -gli mandò a disfidare, perchè lui -voleva guadagnare il lor paese; e e' mandorgli -imbasciadori, e quali portorono lettere -<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> -per parte del paese, che dicevono così: -Re Alessandro, che cosa poterebe assai essere -a colui, a chi tutto el mondo non basta? -tu non troverai in noi quella cosa, -per la quale tu ci debbi guerreggiare, perchè -noi non abbiamo richezze alcune, nè -disideriamo, perchè tutti e beni del paese -qui sono comuni tra noi, e il mangiare -e 'l bere è per lo sostenimento de' nostri -corpi e la nostra richeza; e, in luogo di tesoro -e d'oro e d'ariento, noi facciamo tesoro -di concordia e pace e amore l'un coll'altro: -in luogo di belle vestimenta pei -nostri corpi, noi usiamo d'un cattivo -panno per inviluppare le nostre carne, -solamente quanto basta a difenderci dal -freddo e coprire le segrete membra del -corpo; e le nostre donne, o sia moglie, -non si adornono per piacere, anzi terrebono -per grande tristizia ogni aparechiamento -che si facessi per abellire e per adornare -el corpo, a ciò che paresse più -bello, che Idio non l'à fatto di sua natura: -elle non sanno e non si curono d'altra -belleza, che di quella che Idio dette a la -natura loro. La terra n'è aparechiata per -due cose; la prima, per sostentazione, -mentre che noi viviamo: e per la nostra -<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> -sepultura dopo la nostra morte. Noi abiamo -sempre avuto pace fin qui perpetuamente, -della qual voi ne volete discacciare. Noi -abiamo un Re, non già per fare giustizia, -perchè fra noi non si truova chi commette -pecato, ma noi l'abiamo per mantenere -nobilità, e per mostrare, che noi siamo ubidienti; -però che non à a fare, nè adoperare -giustizia fra noi, perchè noi non faciamo -cosa altrui, che non vogliamo che -sia fatta a noi; sì che adunque a noi non -potete voi torre alcuna cosa, salvo che la -nostra buona pace, la quale è durata sempre -fra noi. Quando el re Alessandro ebe -letto questa lettera, si pensò, che tropo -gran male sarebbe, se gli turbassi; e allora -gli mandò una buona pace, e che e' non -si dubitassino punto di lui, e che e' mantenessono -la lor buona usanza e modo che -usati erono. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> -</p> - -<h3 id="mesidrata">DI DUE ALTRE ISOLE, CIOÈ MESIDRATA E -GENOSAFFA, NE LE QUALI FU PROFETIZATO -LA INCARNAZIONE DEL FIGLIUOL DI -DIO; E D'UNA GENTIL RISPOSTA QUAL FECIONO -AD ALESSANDRO MAGNO.</h3> - -<p> -Due altre isole vi sono; una si chiama -Mesidrata, l'altra Genosaffa, nelle quali -sono così buone genti, leali e piene di gran -fede, e mantengono el costume de l'isola -sopra detta. In queste isole entrò Alessandro; -e quando lui vide la lor buona fede -e la loro lealtà, disse, che non gli graverebe -punto che gli domandassono richeze -o altre cose, che gli donerebe volentieri. -E' risposono, che egli erono assai richi, -poi ch'egli avevono da mangiare e da bere -per sostenere il corpo, e che le richeze e' tesori -in questo mondo nulla vagliono, nè -vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che -noi non morissimo, e che fussimo inmortali, -di ciò gli renderebono grazia e mercè. -Re Alessandro rispose, questo non potrebe -fare, chè lui era così mortale come erono -loro. Egli dissono: per qual cagione dunque, -se se' mortale, se' tu così rigoglioso e -fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomettere -tutto el mondo a modo che tu fussi -<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> -Dio inmortale? In termine alcuno non ài -vita, nè ora, nè meza; e tu vuoi ragunare -tutto l'aver del mondo, il quale in brieve -tempo tu lascerai, almeno quando tu morrai; -e in cotal modo quelo ch'è stato d'altrui -prima che tuo, sarà d'altrui dapoi -ch'è stato tuo, però che teco non porterai -alcuna cosa, e come nascesti nudo, così -nudo ritornerai in terra, de la qual fusti -criato. Tu debi pensare e sapere, che niuno -è inmortale, salvo che Idio, che ogni cosa -criò: tu non debi disiderare quel che a te -non può rimanere. Per questa risposta il -Re Alessandro fu sbigottito, e partissi da -loro sanza alcun male. E quantunque questa -gente non abino gli articoli della fede -totalmente, come noi abiamo, non dimeno -per la loro buona fede naturale e per la -loro intenzione buona, io mi penso e rendomi -certo, che Dio gli ama, e ch'egli piglia -e lor servigii a grado, a modo che fece -di Iob, che fu pagano; e benchè fusse pagano, -pure Idio lo tenne pel suo leale servo. -E, benchè sieno assai più leggi diverse per -lo mondo, io credo che Iddio ami tutti -quegli ch'amano e servono lui, cioè in -verità, lealtà et umilità, e che dispregiano -la vita di questo mondo a modo che fanno -<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> -quelle genti, e come Iob faceva. E questo -diceva el nostro Signiore per la bocca de -Osea profeta: <i>Scribam ei multiplices -leges meas</i>. E altrove dice la Scrittura: -<i>Qui totum subdit suis orbem legibus</i> -(<i>sic</i>). Per lo simile dice il nostro Signore -nello Evangelio: <i>Alias oves habeo, quae -non sunt ex hoc ovili</i>; ciò è a dire che -aveva altri servi, che [son] quegli che sono -sotto la lege di natura, [non] cristiani. E -con questo si concorda la visione che ebe -santo Petro al Giaffo, quando l'agniolo -discese dal cielo e recogli inanzi molte ragioni -di bestie, di serpi e altri rettili della -terra in grande quantità, e disse a san -Pietro: piglia e mangia. E san Piero rispose: -io non mangiai mai di cotal bestie -immonde. E l'angiol disse: <i>Non dicam -immunda quae Deus mandavit</i> (<i>sic</i>); -ciò è a dire, che non si dee avere in odio -e a dispetto alcuna gente cristiana per la -diversità della lege loro, nè alcuni di loro -giudicare; anzi si dee pregare Idio per -loro, perchè noi non sappiamo quelli che -Dio ama, nè quegli che abia in odio; imperò -che Dio non odia creatura che abbia -fatto; e però disse san Piero, che seppe la -significazione di quella visione: <i>In veritate -<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> -comperi, quia non est acceptor -personarum Deus, nec discernit inter -judeos et gentiles, sed omnis<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a> qui -timet eum, et operatur iustitiam acceptus -est illi</i>. E per cotale esemplo, -quando io dico <i>De profundis</i> per le anime -passate, io lo dico, congiugnendo -[tutti] con li cristiani insieme, cioè per le -anime di tutti e morti <i>pro quibus sit orandi</i>; -però che io dico, che Idio ama -questa gente per la lealtà e per la umilità -loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti -molto. Ve ne sono stati di continuo in questa -isola, che ànno profetezato la incarnazione -del nostro Signiore Giesù Cristo, -come e' doveva nascere di vergine, bene -tremila anni o più imprima che nascesse. -Egli credono la incarnazione perfettamente, -e non sanno in qual modo sofferisse morte -per noi, nè non sanno li Evangeli suoi, -nè la sua operazione così bene, come sappiamo -noi. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> -</p> - -<h3 id="fracan">DE L'ISOLA DI FRACAN, DOVE LE GENTE VIVONO -DEL SOLO ODORE DE' POMI SALVATICHI, -E D'UNA ALTRA ISOLA, OVE SONO -LE GENTE PILOSE.</h3> - -<p> -Tra queste isole v'è<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a> una gran città -chiamata Fracan, e à il nome dell'isola. -La gente di questa isola non coltivano nè -lavorono la terra, però che egliono non -mangiono alcuna cosa, e sono di buon colore -e di buona fazione, sicondo la lor -grandeza; però che sono piccoli; ma non -però così piccoli come li pigmei. Costoro -vivono d'olore di pomi salvatichi; e quando -vanno in alcuna parte dilungi, portono -seco de' pomi; però che, se sentissino male -odore e non avessino seco di questi pomi, -subito morrebono; e non sono molti ragionevoli, -ma sono tutti semplici e bestiali. -Dopo questa isola è un'altra isola, dove -le genti son tutte pilose, salvo che 'l viso -e le palme delle mani. Queste genti vanno -così per mare come per terra, e mangiono -carne e pesci tutti crudi. In questa isola -v'è una gran riviera, la quale è larga circa -due leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> -</p> - -<h3 id="arbori">DEGLI ARBORI DEL SOLE E DELLA LUNA, E -DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA PRETE -GIOVANNI.</h3> - -<p> -Da questa riviera, a <span class="smcap lowercase">XV</span>. giornate dilungi, -si va pe' diserti, e sonvi gli alberi -del sole e della luna, e quali parlarono ad -Alessandro Re e predicerono a lui la morte -sua. E dicono che 'l prete Ianni, e gl'altri -che guardono questi alberi, e mangiono -di lor frutto e del balsamo, el quale ivi -crescie, e' vivon bene <span class="smcap lowercase">CCCC</span>º. e <span class="smcap lowercase">CCCCC</span>º. anni, -per la virtù del balsamo; perchè dicono, -che ivi in que' diserti crescie gran quantità -di balsamo, e altrove no, salvo che -in Babillonia, ove di sopra scrissi. Noi saremmo -andati volentieri verso le parte di -quegli arbori, se a noi fussi stato pussibile, -ma io non credo che <span class="smcap lowercase">C</span>º. uomini potessino -a salvamento passare questi diserti, -per le grande multitudine di bestie salvatiche -e di grandi dragoni, e gran serpenti, -e quali uccidono e divorono quanti ne -giungono in questi paesi. Vi sono elefanti -bianchi e bigi sanza numero, et unicorni -e altre bestie, le quali ho inanzi scritte; -e molte altre bestie assai orribile e spaventose. -E molte altre isole sono nella terra -<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> -del Presto Giovanni, e sonvi molte maravigliose -cose, le discrizioni delle quali sarebe -cosa lunghissima; però ò lasciato. -Molte richeze vi sono e nobile città, e magnificenzie; -fra l'altre cose v'è grande abundanzia -di pietre preziose. Io credo che -voi sappiate bene, o vero abiate udito dire, -per qual cagione questo imperadore si -chiama Prete Giovanni; ma ancora, per -quelli che non sanno, io iscriverò la cagione. -</p> - -<p> -Fu già uno imperador valente e animoso, -il quale, avendo in sua compagnia -cavalieri cristiani a modo che à costui che -è al presente, gli venne voglia di vedere -la maniera e modo degli ufici divini, e altri -costumi di cristiani. In quel tempo durava -la cristianità di là dal mare per tutta -Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, Arabia, -Allape e per tutta la terra d'Egitto. -Questo imperadore venne con poca compagnia, -e andò un dì di sabato a una chiesa -d'Egitto, e fu propio il sabato presso a la -Pentecosta, ne l'ora e punto, che 'l vescovo -d'Alessandria faceva l'ordine della messa. -Lo imperadore ascoltò e risguardò l'ordine -dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere -quella gente che era innanzi al vescovo, -<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> -o vero prelato, i quali avevono a fare così -grande misterio. Questi erono preti, diacani -e soddiacani e altri, solennemente -apparati al modo che s'usa di qua nelle -nostre parti occidentale. Un cavaliere rispose, -che quegli erono preti. Allora lo -imperadore disse, che non voleva essere -imperadore, nè re, ma voleva esser prete -e avere el nome del primo che uscirebe -fuora dell'uscio di quella chiesa. Allora il -vescovo con gli altri preti partendosi per -uscire fuori, venne per sorte, che il primo -che uscì di fuori ebbe nome Giovanni, benchè -noi, corrompendo il nome, lo abbreviamo, -dicendo, Ianni; e però quello Imperadore -de India dipoi è stato chiamato -Prete Ianni. Nella terra di questo prete sono -buon cristiani, di buona fede e di buona -legge, e spezialmente quegli del suo paese -propio. Egli ànno comunemente i suo cappellani -che canton la messa e fanno i sacramenti -di pane, a modo de' greci, ma e' non -dicono tante cose quanto fanno di qua; -però che egli dicono solamente quelle che -gl'insegniò san Tommaso apostolo, a modo -che cantorono gli apostoli, dicendo el Pater -Nostro e le parole colle quali si consacra -il corpo del nostro Signiore: ma noi -<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> -abiamo molte addizioni, che ànno dappoi -fatte li papi, le qua' cose egli non sanno. -</p> - -<h3 id="tabrobana">DELL'ISOLA TABROBANA, DOVE SONO DUE -STATE E DUE VERNI, DOVE I LOR GIARDINI -SEMPRE SONO VERDI.</h3> - -<p> -Verso le parti orientali, di là dalle parte -delle terre dello Prete Giovanni, vi è una -grande isola e buon reame, el quale è chiamato -Tabrobana. Questa isola è un paese -molto buono e notabile e fruttuoso. Il Re -di quella è molto ricco: quegli del paese -fanno sempre un Re per elezione, ma tutta -via questo re ubidisce il Prete Giovanni. -In questo paese sono due state e due verni, -e ivi si semina due volte l'anno biade ed -ogni altre ragione cose; e i giardini son -sempre verdi e fioriti. Ivi istanno buone -genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono molti -cristiani, che sono tanto richi, che non -sanno quanto abbino. Anticamente, quando -nelle nave antiche s'andava da la terra -del Prete Giovanni a questa isola, si penava -a passare <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. giornate e più, ma -nelle loro nave moderne si passa da una -parte a un'altra in <span class="smcap lowercase">VII</span>. giornate, e vedesi -el fondo dell'aqua in più parti, imperò che -non è profondo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> -</p> - -<h3 id="orilla">DELL'ISOLA ORILLA, E DI ARGUTA, NE LE -QUALI SON GRANDI TESORI E BEN GUARDATI, -E DEL MODO CHE SI TIENE A AVER -DEL DETTO TESORO.</h3> - -<p> -Dallato a questo reame son due altre -isole; la prima si chiama Orilla, e l'altra -Arguta. Tutta la terra di quelle è di minera -d'oro e d'ariento. Queste due isole -sono là dove il mare rosso si parte dal mare -occeano. In quelle isole non si vede quasi -alcuna stella che paia chiaramente, salvo -che una, la quale è molto chiara, ed è da -loro chiamata canopos. Ivi in ogni lunazione -non si vede mai se none el sicondo -quartieri della luna. In queste isole son -montagne grande d'oro, le quale sono dalle -formiche molto ben guardate e custodite -curiosamente. Queste formiche separano -l'oro puro dallo impuro e naturalmente -bene affinandolo; e sono grandi come cani -grandi<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>; onde la gente non usa aprosimarsi -<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> -alle montagne, perchè le formiche gli assalterebono -e da quello non si poterebono -difendere, sì che e' non possono sanza ingegno -aver di questo oro; e però al tempo -caldo, quando le formiche sono sotto terra -nascose, dall'ora di terza infino a bassa -nona, le genti vanno con cammegli e dormedarii -e carregiono pian piano, e poi si -fugono inanzi che le formiche escin fuori -della terra. Ma nell'altro tempo, quando -non è tanto caldo, e che le formiche non -s'ascondono, e' s'ingegniano per altro modo, -e pigliono giumente ch'ànno i puledri piccoli, -e sì gli mettono a dosso duo vasegli -per uno, a modo che due cesti, neri e aperti -di sopra, pendenti infino appresso a -terra, e mandono queste giumente a pasturare -al contorno di queste montagne, -e gli puledrini ritengono legati. Quando -le formiche veggono questi vasegli, e' vi -montono suso, et entranvi dentro; e ànno -per natura, che non si lasciano alcuna cosa -d'intorno, nè in caverna, nè sotto terra, -nè in altra parte dove stanno, e sempre -vanno rimovendo e rimutando or qua, or -là; onde loro stesse empiono questi vaselli, -d'oro. E quando, le gente che aspettono, -pensono che le giumente siano assai cariche, -<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> -e' menono inverso loro e puledri e -fannogli rughiare, e subito le giumente -tornono verso loro, e egliono le scaricono, -e ànno l'oro per cotal maniera in gran -quantità; però che le formiche conoscono -gl'uomini dalle bestie, e comportono bene -che le bestie vadino tra loro, ma non vogliono -patire l'andare degl'uomini. -</p> - -<h3 id="paradiso">DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI -CHE ESCONO DI QUELLO.</h3> - -<p> -Oltre alla terra e l'isole del Prete -Giovanni, andando verso oriente, non si -truova altro che gran montagnie e regione -tenebrose, dove non si potrebe vedere nè -di giorno nè di notte, sì come testimoniano -quegli del paese. Queste montagnie diserte, -e questi luoghi tenebrosi durono da una -costa (<i>sic</i>) infino al paradiso terreste, dove -Adamo nostro padre ed Eva furono in -prima posti, e quali non molto vi rimasono. -Il paradiso è verso oriente a cominciamento -della terra; ma quelo oriente non è -già il nostro oriente di qua quando el sole -si leva a noi; però che, quando el sole si -leva all'oriente verso el paradiso terresto, -allora è meza notte tra le parte di qua, per -cagione della ritondità della terra, sì come -<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> -io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Signore -fece la terra tutta ritonda nel mezo -del firmamento, bene che vi sia monti e -valli, questo non è naturalmente, ma venne -per ragion del diluvio, che fu al tempo di -Noè, el quale guastò la terra molle; e la -dura terra, e e sassi rimason montagnie. -</p> - -<p> -Io non saperei propiamente parlare del -paradiso, che io non vi fui mai, e ciò mi -duole; e penso, che io non fu' degno, ma -quel che io ò udito dire a' più savi di là, -io volentieri lo discriverrò. E' dicon che il -paradiso terresto è la più alta terra del -mondo, e è in oriente al cominciamento -della terra, e così alto, che tocca quasi el -cerchio della luna: per lo quale cerchio, -o vero spera, la luna fa il suo torno. Il paradiso -è tant'alto, che il diluvio di Noè -coperse di sotto e di sopra e intorno tutta -la terra, salvo che questa del paradiso. -Questo paradiso è serrato intorno di mura, -e non si sa di che cosa sia murato, e non -vi par pietre, nè anche altra materia della -quale siano le mura. Questi muri si distendono -da mezo dì verso Bissa. Una sola entrata -v'è, che sta serrata di fuoco ardente -per modo, che niuno uom mortale no può -entrare per diritto. Nel mezzo de la più -<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> -alta terra del paradiso è il fonte, el quale -getta li quattro fiumi, e quali corrono per -diverse terre. Il primo fiume si chiama Phison, -e corre per India, nel qual sono molte -pietre preziose, e molto legnio aloes e molti -granelli d'oro; l'altro si chiama Gion o -vero Nilo, quale passa per Etiopia e per -Egitto; l'altro si chiama Tigris, el quale -corre per Soria e per la grande Armenia: -e 'l quarto si chiama Eufrates, il qual passa -per Media e per Persia e per Armenia. E -dicono gl'uomini di quel paese, che tutte -l'acque dolce del mondo, di sopra e di -sotto, pigliono origine da quel fonte, e da -quello tutte l'acque dolce escono. El primo -fiume si chiama Phison, che vuol dire in -nostra lingua, ragunanza, o vero congregazione, -perchè molti altri fiumi si ragunono -e vanno in questo fiume: altrove si -chiama Ganges per uno che fu Re in India, -chiamato Ghangores, però che correva -per la sua terra. Questo fiume è in alcun -luogho torbido, in alcun chiaro, in alcun -caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume, -che si chiama Gion, o vero Nilo, è detto, -però che sta sempre torbido, e Gion, nella -lingua di Etiopia, vuol dire torbido. El -terzo fiume si chiama Tigris, ciò è a dire, -<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> -tosto, corrente; imperò che corre più presto -degli altri, e a similitudine di questo, -v'è una bestia chiamata tigris, la qual -corre molto velocemente. El quarto fiume -si chiama Eufrates, ciò è a dire, ben portante, -perchè molti beni crescono sopra -questo fiume, frutti, biade e altre cose. E -sapiate, che niuno uomo mortale può andare, -nè aprosimarsi al detto paradiso per -la moltitudine delle bestie salvatiche che -sono in quegli diserti, e per l'alteza di -quele montagne e per l'aspreza de' sassi -e quali niuno poterebe passare<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>. Molti -gran signori ànno voluto molte volte isprementare -e andare per questi fiumi verso -el paradiso, con gran compagnia, ma mai -non poterono trovar la via; anzi molti di -<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> -loro murirono per la foresta e per lo navicare, -e molti altri rimasono orbi, e altri -sordi per lo strepito della acqua, e altri -son morti e perduti nell'onde. Sì che pertanto -niun mortale vi si può approssimare, -salvo che per ispezial grazia di Dio. E di -questo luogo io non saperei discriver più; -e pertanto tacendo, ritornerò a quel che -io ò veduto. -</p> - -<p> -Chiunque avessi grazia di sapere tener -la via diritta, sì poterebe passare per queste -isole sopradette della terra del Prete -Giovanni, le qua' sono sotto terra, quanto -a noi di qua, e per altre assai isole più -inanzi, e circundare la terra e poi ritornare -dirittamente alle parte de le quale -si fussino mossi; e arebono circundato -tutto el corpo della terra. Ma perchè vi -converrebe gran tempo, e molti pericoli vi -sono nel passare, parte per le isole diverse, -parte per li gran mari e parte per dubio di -smarrir la via, pochi uomini si mettono a -farlo, quantunque si possa fare, tenendo -la diritta via in modo, che io ò detto di -sopra: e per questa cagione si ritorna da -queste isole sopradette, costegiando, nella -terra medesima del Prete Giovanni. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> -</p> - -<h3 id="caisam">DELL'ISOLA DI CAISAM, CH'È MOLTO GRANDE -E BUONA, E DE LA USANZA CHE TIENE IL -FIGLIUOL, MORTO IL PADRE, IN QUESTO -PAESE.</h3> - -<p> -Dipoi, ritornando, si viene a un'altra -isola, chiamata Charsam, la quale isola -tiene di lungo 60. giornate e di largo 50. -o più. Questa è la magiore isola e 'l migliore -reame del mondo, eccetto Cataim. Questo -paese è così bene abitato e così pieno di -città e di ville e di gente, che, quando -e' s'esce fuora d'una città per andare in -qualunche parte si voglia, si vede un'altra -città inanzi a sè. In questa isola è una -grande abundanzia di vino e di spezie. Il -Re di questa isola è molto possente e gran -ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra -dal Gran Cane e ubidisce lui; però che -questa isola è una de le <span class="smcap lowercase">XII</span>. province che 'l -Gran Cane à sotto di sè, sanza la sua propia -terra e de le isole migliore, de' le quali -n'à molte. In questo paese son gran boschi -di castagneti, e se e mercatanti usasino -così in questa isola, come fanno ne l'isola -di Catai, ella sarebe asai migliore che Catai. -Da questa isola si viene, ritornando, -a un altro reame, chiamato Riboeh, che è -<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> -sotto posto al Gran Cane, ed è un buon -paese e abondevole di biade e di vino e d'altri -beni. Le gente di questo paese non ànno -case, ma stanno nelle tende e padiglioni -fatti di feltro nero. La lor città principale -o reale è tutta murata di pietre preziose, -cioè nere e bianche, e tutte le strade di -questa son ben lastricate di queste simile -pietre. In questa città non è uomo che ardisca -spander sangue d'uomo nè di bestie -per riverenza d'uno idolo ch'egli adorono. -In questa città istà il Papa della fede loro, -il quale e' chiamono Sabasi, e concede tutti -e benifici e tutte l'altre cose, che apartengono -agl'idoli. E tutti quegli che riconoscono -alcuna cosa de le lor chiese religiose, -e altri ubidiscono a lui, al modo che fanno -qua le genti di santa chiesa al Papa. In -questa isola è una usanza, che, volendo el -figliuolo grandemente onorare el padre, -quando e' muore, manda per tutti gli amici -e' parenti suoi, religiosi e preti e pifferi -in gran quantità, e portono il corpo -del padre sopra a una montagnia, facendo -gran festa e solennità. Poi che l'ànno lassù -portato, il maggior prelato sì gli taglia el -capo e sì lo ripone in uno piattello grande -d'ariento dorato: dipoi lo dà al figliuolo. -<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> -Allora el figliuolo o gli altri il pigliano e -portano, cantando e dicendo molte orazioni. -Poi gli preti e religiosi tagliano el troncone -del busto per pezzi, dicendo orazioni; -e gli uccelli del paese, che sono usitati a -quella usanza per lungo tempo, vengono, -e sì si apresentono di sopra, volando come -fa tra noi il nibbio a la carogna; e i preti -gittono e pezzi de la carne, e gl'ucegli gli -pigliono e vanno alquanto dilungi, e sì la -mangiono. E poi gli preti cantano a modo -che di qua per gli morti, e dicono l'uficio -in loro linguaggio ad alta voce. Dipoi dicono: -Riguardate come era valente uomo -costui, il quale gli angioli di Dio son venuti -a trovare e portare in paradiso. Alora pare -al figliuolo che sia molto onorato, quando -gli ucegli ànno mangiato il suo padre. E -colui, a chi viene maggiore numero d'uccelli, -è quello che gli pare abbia avuto maggiore -onore più che gli altri. Da poi il figliuolo -rimane a casa cogl'amici e co' parenti -suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono -tra loro qual mente gli uccegli gli vennono -a torre; e così ragionando, in questo molto -si gloriano. E quando sono raunati a casa, -il figliuolo fa cuocere la testa del padre, -e alquanto della carne dà in luogo di guazzetto; -<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> -e danne a ciascuno de li suoi più -speziali amici; e dell'ossa del craneo se -ne fa fare una tazza, colla quale lui e i -parenti beono con gran divozione a memoria -del santo uomo, mangiato dagl'uccegli; -e il figliuolo serba questa tazza; e -tutto 'l tempo della vita sua bee con quela -per memoria di suo padre. -</p> - -<h3 id="uomorico">D'UNO UOMO MOLTO RICO, E DE LO STATO -SUO, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO -CHE FA L'AUTORE.</h3> - -<p> -Da questa isola, ritornando per <span class="smcap lowercase">X</span>. giornate -per mezo la terra del Gran Cane, è -una grand'isola e buona e buon reame, -nella quale è uno rico e potente Re. Fra -gli altri di questo paese v'è uno uomo richissimo, -el quale non è principe nè amiraglio -nè duca nè conte, ma sono molte -gente a lui suggette che tengono terre da -lui; e à costui una grandissima entrata -ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à continuamente -più di tre mila cavagli caricati -di biada e di riso, anno per anno. Costui -fa molto nobil vita: sicondo l'usanza -di là, lui ha cinquanta damigelle vergini, -le quali tutta via lo servono quando mangia. -E quando egli è assettato a tavola, -<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> -tutte quelle vergini gli portano insieme -una maniera di vivande, e sempre la portano -cantando una canzona. Poi gli tagliano -innanzi quella vivanda, e di quella -lo imboccano, però che lui non fa alcuna -cosa, se non tenere le mani sopra alla tavola -e mangiare le vivande che gli danno -quelle damigelle; imperò ch'egli ha l'unghie -tanto lunghe, che non potrebbe colle -mani nè tenere nè pigliare alcuna cosa; e -quando si va a coricare, quelle damigelle -lo spogliano, e così quando si leva lo rivestono. -La nobilità degli uomini di quello -paese è lasciarsi crescere l'unghie quanto -possono; e sono molti nel paese, che, tanto -se le lascion crescere, che circundano tutta -la mano: e questo è tra loro gran gentilezza. -E la nobilità delle donne loro si è -aver piccoli piedi: e per questo, come son -nate, legono e piedi così stretti, che non -crescono la metà di quelo che doverebbono. -Sì che queste fanciulle cantono canzone -mentre che e' mangia; e quando lui -à mangiato quela vivanda, ne portone -un'altra, cantando a modo che di prima; -e così fanno per insino che à mangiato, e -ogni dì fanno a questo modo. E in tal modo -usa costui la sua vita, come ànno fatto i -<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> -suoi, e come fanno gl'uomini dati all'ozio -e al ventre e alla gola, e quali sempre disutilmente -vivono sanza fare alcuno bel -fatto o altre opere degne di laude e di -virtù. O quanti ne sono oggi a lui simiglianti -che disiderano la vita solo per stare -a riposo a grattarsi el ventre, come fa el -porco nella grassa! Egli ha molto bello -palazzo e ricco, dove si sta; del quale le -mura circundano due leghe. Dentro vi sono -be' giardini: le sue camere e sale sono d'oro -e d'argento, e nel mezo d'un bel giardino -si è uno monticello, ove è uno piccolo praticello, -nel quale è uno munisterio con torri -e pinacoli tutti d'oro. Molte volte va costui -a questo munisterio, che non è fatto -per altra cagione, se non per diletto di -costui. -</p> - -<p> -Da questo paese si ritorna indietro per -la terra del Gran Cane, della quale io ò -detto di sopra, però non bisogna c'un'altra -volta vi discriva, nè di quale si tenga conto. -E sapiate, che di tutto quel paese e di tutte -quell'isole e diverse gente e diverse legge -e fede, ch'egl'ànno, le quali io ò scritto, -niuna gente non è lì, la quale, pur che -abia ragione e intelletto, che non abia alcuno -articolo della nostra fede e alcun -<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> -buon punto di ciò che noi crediamo, e che -eglino non credino in Dio, il qual fece il -mondo, el quale egli chiamono Hiretarze, -ciò è a dire: Dio di natura, sicondo che dice -il profeta: <i>Et intuentur omnes fines -terrae</i>; e altrove: <i>Omnes gentes servient -ei</i> etc. Ma egli non sanno però perfettamente -parlare di Dio padre, nè del -figliuolo, nè dello Spirito santo; nè sanno -parlare della Bibbia, e spezialmente del -Genesis e degl'altri libri di Muises, de -l'Esodo e degli profeti, però che non ànno -chi gl'insegni; sì che non sanno se non di -loro intelletto naturale. E' dicon bene, che -le criature ch'egliono adorono, non son -punto Dio, ma egli le adorono per le gran -virtù che sono in quelle, le quali non vi -poterebono esser sanza grazia di Dio. Dei -simulacri e idoli e' dicono, che non v'è alcuna -gente, che non abino idoli; e questo -dicono, perchè noi abiamo le immagine e -le figure della nostra Donna e di molti altri -santi che adoriamo noi; ma e' non sanno, -che noi non adoriamo punto le immagine -di legnio, nè di pietre, anzi e santi, a memoria -de' quali son fatte; perchè, a modo -che la lettera dimostra a' litterati che è -come si dee credere, così le immagine e -<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> -le pitture dimostrono alla idiota gente a -pensare e adorare e santi, a nome de' quali -son fatte; però che 'l pensare umano ispesse -volte è invilupato per molte cose, per le -quali e' dimenticherebono di pregare Dio -e nostra Donna e gl'altri santi, se le figure, -fatte a lor nome, non gli rendesson -memoria. E dicono, che gli angioli di Dio -parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno -di gran miracoli: e di ciò dicono vero, -perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono -due ragione d'angioli, buoni e cattivi, -come dicono e greci; <i>chalo bono e caccho -malo</i>, cioè: <i>chalo</i> vuol dire <i>buono</i>, -e <i>chacho</i> vuol dire cattivo; sicchè gli -buoni angioli non sono negli idoli loro, -anco vi sono i malvagi e cattivi, per mantenergli -nel loro errore. -</p> - -<p> -Molti altri paesi diversi, e molte altre -maraviglie sono di là, le quali non ò già -tutte vedute; e di quelle che io non ò vedute, -non saperrei propriamente discrivere; -e nelli paesi propii, dove io sono -stato, molte cose diverse sono e strane, -delle quali io non fo menzione, perchè sarebe -cosa lunghissima a ricontare il tutto, -perchè, se io iscrivessi tutto ciò che è ne -le parte di là, chiunque poi si afaticassi e -<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> -travagliasse la persona per andare per le -parte di là cercando i lontani paesi, volendo -racontare, o vero iscrivere delle -cose strane, si troverebe impacciato per la -mia discrizione; però che non poterebe nè -dire nè contare cosa novella, della quale -gli auditori si potessino dilettare. E ancora -dicesi: <i>Omnia nova placent</i>, ciò è a -dire, che tutte le cose nuove piacciono; sì -che pertanto io farò fine, sanza più ricontare -delle cose strane e diverse che si truovono -nelle parte di là. E ciò che io ò scritto -d'alcun paese, è tanto, che debbe bastare. -E sapiate, che quello che io ò scritto, si -è la propia verità, come se fussi il santo -Evangelio, benchè saranno molti, che non -lo crederanno, ma lascio il giudicio ad altrui -che voglia andare di là; però che loro -molte altre cose troveranno da scrivere, e -vederanno se io dico il vero o no<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>. -</p> - -<p class="center"> -<span class="smcap">Finito il libro bellissimo di Giovanni -Madivilla, ridotto in lingua Toscana</span>. -Laus Deo omnipotenti. Amen<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> -</p> - -<p> -Io Giovanni de Mandavilla sopradetto, -il quale mi partì di nostro paese, e passai -el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi -ho ricercato molte terre e molti paesi, e -sono stato in molta buona compagnia, et -ho veduto molti begli fatti, benchè io nonne -faciessi mai alcuno nè altro bene, del quale -io debbi parlare, et ora al presente io sono -allo stanco riposo ritornato oltre a mia -voglia, per cagione delle gotti antiche. E -per prendere alcun sollazzo nel mio tristo -riposo, ricordandomi del tempo passato, -ho compilato e messo in iscritto le sopra -dette cose, secondo el meglio che ho potuto -ricordarmi, nell'anno di grazia 1357, -nell'anno tregesimo quinto che io mi parti' -di nostro paese. E priego tutti quegli che -qui leggieranno, se a loro piace, voglino -pregare Iddio per me, che io pregherrò -per loro; e tutti quegli che per me diranno -uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia -remissione degli miei peccati, io gli faccio -tutti participevoli, e sì gli conciedo parte -di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli -buoni fatti, e quali io feci e farò insino -alla fine mia. E priego Iddio, dal quale -ogni bene discende e ogni grazia, che tutti -quegli cristiani che qua leggono o odono -<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> -leggiere, che gli voglia adempiere tanto -della grazia sua negli corpi e anime loro, -salve fare (<i>sic</i>), alla gloria e laude di lui; il -quale è trino et uno sanza cominciamento -e sanza fine; senza equalità buono, e senza -quantità grande; in ogni luogo presente, -e in sè ogni cosa continente; il quale niuno -bene può migliorare, il quale è in trinità -perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e -per ogni tempo. Amen. -</p> - -<p class="pad2 center large"> -FINIS: DEO GRATIAS. -</p> -</div> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> -</p> - -<h2><a id="indice" href="#indfront"> -INDICE.</a></h2> - -<table class="indice" summary=""> - <tr> - <td>Di molti vari e diversi paesi che sono di là, e del monte Atalante, e della città di Trabisonda, dove giace santo Atanagio, e di molti reami di Barbaria</td> <td class="pag"><a href="#matalante">Pag. 5</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del castello di Sparveri, dove sta una bella donna de' doni di ventura, la quale dà, a chi fa la veghia <span class="smcap lowercase">VII</span>. dì naturali, quello che 'l sa adomandare</td> <td class="pag"><a href="#sparveri">9</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della montagna di Ararath, dove si fermò l'Arca di Noè, e della città di Laidenge, e della città di Thaurissa, e della abondanzia sua</td> <td class="pag"><a href="#ararath">12</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della terra di Iob e della abundanzia d'essa, e come si ricoglie la manna, e della proprietà sua</td> <td class="pag"><a href="#terraiob">16</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Delli ornamenti de' Caldei, e quali sono begli uomini, e le femmine sono brutte e mal vestite</td> <td class="pag"><a href="#orncaldei">17</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del regno delle Amazone e de' lor costumi e usanza, e di Tramegitta, dove Alessandro Magno fece edificare Alessandria</td> <td class="pag"><a href="#amazone">19</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>Di Etiopia, e come ivi sono genti di diverse maniere, perchè alcuni non ànno piedi, altri sono fanciulli e ànno canuti e capegli, e quando son vechi gli ànno neri</td> <td class="pag"><a href="#etiopia">22</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Come si fa il cristallo, come nascono le perle, e come nascono e diamanti, e come crescono; e della virtù e proprietade sua, e come e' perdono la virtude, e come si conoscono e buoni da' cattivi</td> <td class="pag"><a href="#crisperle">23</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Di India e della diversità della gente che vi si truovono; e de l'isola di Oriens; e de l'isola di Canna, dove si fanno diverse adorazione, e la ragione perchè fanno questo; e perchè non sotterrono e loro morti</td> <td class="pag"><a href="#dindia">29</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Come nasce il pepe e come si coglie, e di quante maniere di pepe si truova, e che modo si tiene per li serpenti che ivi stanno</td> <td class="pag"><a href="#ilpepe">35</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'una fonte che à sapore d'ogni spezie, e della sua virtù</td> <td class="pag"><a href="#sapspezie">37</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Come in questo paese fanno sacrificio dei propii figliuoli, e come, morto el marito, la moglie s'abrucia con lui insieme</td> <td class="pag"><a href="#sacfigli">39</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Degli idoli di questa gente e della grande divozione ch'egli v'ànno</td> <td class="pag"><a href="#idoli">41</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola Lamori e della gente che ivi abita, e la ragione perchè vanno nude; e come mangiono carne umana, e quanti gradi è tutto il firmamento</td> <td class="pag"><a href="#lamori">46</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'uno che andò cercando el mondo e ritrovossi in paese, dove e' si parlava in sua lingua</td> <td class="pag"><a href="#cercando">52</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della grandeza di tutta la terra</td> <td class="pag"><a href="#granterra">54</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Simbor, dove gl'uomini e le femine si fanno segniare nella fronte con un ferro caldo per gentileza; e dell'isola di Botegon</td> <td class="pag"><a href="#simbor">58</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Gianna, e delle cose che ivi nascono, e della possanza di questo Re, e del suo palazo, el quale è una cosa molto stupenda</td> <td class="pag"><a href="#gianna">59</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Patem, dove sono alberi che fanno farina; altri fanno vino, altri fanno mele, e altri veleno; e d'un certo lago, nel quale nascono canne che ànno nella radice pietre preziose</td> <td class="pag"><a href="#patem">61</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Talanoch e del suo Re e della possanza sua, e degli elefanti, i quali lui tiene per sua difesa; e di due altre cose maravigliose che vi sono</td> <td class="pag"><a href="#talanoch">63</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Qui si fa menzione d'una gran maraviglia, del pescie che si gitta alla riva di questa isola</td> <td class="pag"><a href="#pescie">64</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Raffo, ove dànno gl'uomini a mangiare a gl'uccegli</td> <td class="pag"><a href="#raffo">67</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'una altra isola chiamata Mulca, dove sono cattivissime gente che beono sangue d'uomo; e dell'isola che si chiama Tracondia, dove son gente che non parlono, ma sibillano</td> <td class="pag"><a href="#mulca">68</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola Ongamara, dove son gente che ànno teste di cani, che si chiamono Cenofali, e della giustizia del suo Re</td> <td class="pag"><a href="#ongamara">69</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Silla, e di molte strane e diverse nature d'animali che quivi si truovono</td> <td class="pag"><a href="#silla">71</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Dondina, dove e' mangiono l'uno l'altro, quando non possono scampare; e della possanza del loro Re, il qual signioregia <span class="smcap lowercase">LIIII</span>º. isole; e di molte maniere d'uomini, i quali abitono in queste isole</td> <td class="pag"><a href="#dondina">73</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>Del reame di Mauri ch'è molto buono e grande, e delle maniere e costumi di quelle gente</td> <td class="pag"><a href="#mauri">78</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della grande città di Cassaga e delle sue maniere</td> <td class="pag"><a href="#cassaga">81</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della città di Chilafonda, e della terra delli Pigmei e della statura loro</td> <td class="pag"><a href="#chilafonda">83</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della città di Iancai, e della città di Menca, e delle loro richeze e usanze</td> <td class="pag"><a href="#iancai">85</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Catai, e delle città che ivi sono, e del palazo del Gran Cane, e delle sue magnificenzie</td> <td class="pag"><a href="#catai">87</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Perchè si chiama el Gran Cane e di cui discese, e del nome de' sette linguaggi di Barberia</td> <td class="pag"><a href="#grancane">96</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del titolo del Gran Cane, e del governo della corte sua quando si fa festa, e delle maniere de' baroni che servono a tavola, e delli savi che vi sono, e di molte altre cose mirabile e stupende</td> <td class="pag"><a href="#titolo">106</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della maniera del Gran Cane quando lui cavalca, e di coloro che cavalcono seco, e della signioria e gran possanza sua</td> <td class="pag"><a href="#maniera">118</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del modo che osservono e corrieri sua in portare presto le nuove, e delle cose che si fanno al Gran Cane quando cavalca per lo suo paese</td> <td class="pag"><a href="#corrieri">120</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del modo del sacrificare loro, e de' nomi dei figliuoli del Gran Cane</td> <td class="pag"><a href="#figliuoli">125</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Delle cose che e' tengono per pecato e della penitenzia che gli conviene fare per questi peccati, e del modo ch'egli tengono a presentare il Gran Cane</td> <td class="pag"><a href="#pecato">126</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>Del modo che servono quando muore lo imperadore in sotterrarlo, e del modo che tengono quando ne fanno un altro, e delle parole che lui dice alla eletta</td> <td class="pag"><a href="#muore">131</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della città di Corasina, e di molti paesi strani</td> <td class="pag"><a href="#corasina">134</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'imperio di Persia, e delle cittadi che ivi sono</td> <td class="pag"><a href="#impersia">136</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del reame di Giorgia, e del reame di Abthas, e della provincia di Bonavison, nella quale è una cosa molto maravigliosa, e delle gente che ivi abitono</td> <td class="pag"><a href="#giorgia">138</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della Turchia e delle province che vi sono, e di Caldea, di Mesopotamia, e di molte cose che lì si truovono</td> <td class="pag"><a href="#turchia">141</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del paese di Cadissa e delle cose che ivi nascono, e delli monti Caspi, nei quali sono rinchiusi e Giudei, e di molte altre cose</td> <td class="pag"><a href="#cadissa">144</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della terra di Bacaria, e di certe arbore che fanno lana; e della grosseza del Grifone, e d'altre cose che lì sono</td> <td class="pag"><a href="#bacaria">149</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della possanza del prete Giovanni, e delle gente e nazioni e reami che gli sono sotto posti, e del camino che si fa per andare ivi, e delle richeze e pietre preziose che sono in quelle parte</td> <td class="pag"><a href="#prete">150</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del modo che tiene il prete Giovanni quando cavalca contra' nimici, o vero per la terra; e del palazo suo, e de l'ornamento della sua camera</td> <td class="pag"><a href="#cavalca">155</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Delli servidori del prete Giovanni, e del modo che loro tengono in servirlo</td> <td class="pag"><a href="#servidori">158</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>D'una isola chiamata Milscorach, nella quale stava uno uomo molto cauto, che aveva fatto uno Paradiso; e delle cose maravigliose ch'erano in questo Paradiso, e come fu distrutto costui</td> <td class="pag"><a href="#ucauto">159</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Della valle pericolosa, dove stanno diavoli, e delle cose paurose che si truovono in questa valle pericolosa</td> <td class="pag"><a href="#diavoli">163</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Di due isole, nelle quali abitano giganti di grande stature, e femmine terribile come el basilisco</td> <td class="pag"><a href="#giganti">170</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'un'altra isola, e della usanza che tengono in isposare le lor moglie, e perchè non dormono la prima notte con loro, ma e' vi dorme un altro</td> <td class="pag"><a href="#moglie">172</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'un'altra isola, e della usanza che ànno quando nasce uno e quando muore, e del Re di costoro, e della buona giustizia che s'osserva in questo paese</td> <td class="pag"><a href="#nasce">173</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Come nasce el cotone, e di molte altre cose maravigliose e stupende che sono in questi paesi</td> <td class="pag"><a href="#cotone">176</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona vita, e d'una legiadra lettera, la qual mandorono ad Alessandro Magnio</td> <td class="pag"><a href="#bragmani">179</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Di due altre isole, cioè Mesidrata e Genosaffa, ne le quali fu profetizato la incarnazione del figliuol di Dio; e d'una gentil risposta qual feciono ad Alessandro Magno</td> <td class="pag"><a href="#mesidrata">183</a></td> - </tr> - <tr> - <td>De l'isola di Fracan, dove le gente vivono del solo odore de' pomi salvatichi, e d'una altra isola, ove sono le gente pilose</td> <td class="pag"><a href="#fracan">187</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Degli arbori del sole e della luna, e della cagione perchè si chiama prete Giovanni</td> <td class="pag"><a href="#arbori">188</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola Tabrobana, dove sono due state e due verni, dove i lor giardini sempre sono verdi</td> <td class="pag"><a href="#tabrobana">191</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola Orilla, e di Arguta, ne le quali son grandi tesori e ben guardati, e del modo che si tiene a aver del detto tesoro</td> <td class="pag"><a href="#orilla">192</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Del paradiso terreste e de' fiumi che escono di quello</td> <td class="pag"><a href="#paradiso">194</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Dell'isola di Caisam, ch'è molto grande e buona, e de la usanza che tiene il figliuol, morto il padre, in questo paese</td> <td class="pag"><a href="#caisam">199</a></td> - </tr> - <tr> - <td>D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo, e della conclusione del libro che fa l'autore</td> <td class="pag"><a href="#uomorico">202</a></td> - </tr> -</table> - -<hr /> - -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> -</p> - -<h2 id="emendazioni"> -EMENDAZIONI -<span class="smaller">AL SECONDO VOLUME.</span> -</h2> - -<table class="emend" summary=""> - <tr> - <td>Pag.</td> <td>lin.</td> - </tr> - <tr> - <td> </td> - </tr> - <tr> - <td class="num">5.</td> <td class="num">7</td> <td>el viaggio</td> <td>el magnifico.<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="num">30.</td> <td class="num">14</td> <td>mercatanzie In questa</td> <td>mercatanzie. In questa.</td> - </tr> - <tr> - <td class="num">59.</td> <td class="num">3</td> <td>di genti, e perchè</td> <td>di genti: e perchè.</td> - </tr> - <tr> - <td class="num">74.</td> <td class="num">25</td> <td>la bocca, per torgli</td> <td>la bocca per torgli.</td> - </tr> -</table> - -</div> - -<div class="footnotes"> - -<h2> -NOTE: -</h2> - -<div class="footnote" id="note1"> -<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>. </span>Qui i codd. leggono invece el <i>magnifico</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note2"> -<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>. </span><i>e disse che se egli era eretico che ciò credeva; -e perchè gli articoli di detto salmo erano -buoni, però così credeva</i>. Così il cod. Ricc. Il -Magliab. e le stampe leggono altresì confusamente -come sopra.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note3"> -<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>. </span>Qui il cod. Magl. è mancante: mi valgo -del Riccardiano e delle due edizz. del 1488 e 1492.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note4"> -<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>. </span>Qui rientra il cod. Magl.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note5"> -<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>. </span>Manca, come altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note6"> -<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>. </span>Così i codd. e le stampe: forse <i>lingnaggio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note7"> -<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>. </span>Qui pur manca, come altrove.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note8"> -<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>. </span>Il cod. Magl. e le stampe leggono: <i>fu uno -Re nel paese e abitarono insieme con uomini -maritati, come si fa altrove</i>. Sembrami che la -lez. sia difettosa in tutti e quattro i testi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note9"> -<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>. </span>Così amendue i codd. Nella stampa del -1488 manca <i>si imbrodono cioè</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note10"> -<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>. </span>Il cod. Ricc.; <i>di mari</i>: il Magl. e le stampe -leggono <i>di mai</i> e <i>di may</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note11"> -<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>. </span><i>e nissuno è di grandeza d'una fava</i>: cod. -Magl. e ediz. del 1488.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note12"> -<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>. </span><i>perle fine, le quali si conceranno e ingrosseranno -della rugiada</i>: cod. Ricc.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note13"> -<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>. </span><i>in pace e in guerra</i>: cod. Magl. e st.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note14"> -<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>. </span>Il cod. Ricc. legge: <i>a se l'agulia, e sopra -di quella pietra si mette il diamante, e poi -se gli presenta l'agulia; e se 'l diamante è vero -e virtuoso, mentre che 'l diamante è presente, -mai la calamita non tirerà l'agulia, se la calamita -non fussi troppo grossa.</i></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note15"> -<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>. </span>Così il cod. Magl. e le stampe: la lez. -del Ricc. legge come segue: <i>et è proprietà di -via e di camminare per diverse vie e cercare -cose strane</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note16"> -<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>. </span>Cioè <i>tralci</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note17"> -<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>. </span>In signif. di <i>forma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note18"> -<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>. </span>Così il cod. Magl. e le stampe: il cod. -Ricc.: <i>et è lo Adabo de' falsi cristiani</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note19"> -<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>. </span>Qui vien meno per tutto il Capitolo il cod. -Riccardiano: noterò più innanzi dove rientra.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note20"> -<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>. </span>Qui rientra il cod. Riccardiano.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note21"> -<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>. </span>così il cod. Magl.: il Ricc. legge <i>tornature</i>, -e la stampa del 1488 <i>tornate</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note22"> -<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>. </span>Così i codd. e le stampe: forse <i>mare</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note23"> -<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>. </span>Il cod Ricc. <i>Machumaram</i>: il cod. Magl. -e le stampe, come sopra.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note24"> -<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>. </span>Così i codd. e le stampe: sinc. di <i>sanguisughe</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note25"> -<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>. </span>Così il cod. Magl. e le stampe. Il Ricc. -<i>che pare che venga dagli nuvoli e pare che egli -voglia coprire tutta la terra</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note26"> -<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>. </span><i>per la bontà del paese in questo paese</i>: cod. -Magl.: <i>per la bontà sua. In quello paese</i>: cod. -Ricc.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note27"> -<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>. </span>Il cod. Magl. legge: <i>e ànno una grossa -bocca sopra la testa e sono nove volte</i>. Anche le -antiche stampe recano <i>una grossa bocca</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note28"> -<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>. </span>Cod. Ricc. <i>Utria</i>: edizz. ant. <i>Udria</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note29"> -<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>. </span>Così il cod. Magl. e le stampe. Il cod. Ricc. -ha invece. <i>Passando per quello paese per più -giornate è una città</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note30"> -<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>. </span>Il cod. Magl. legge <i>compassi</i>, come altresì -hanno le stampe: nel Ricc. manca.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note31"> -<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>. </span>Nota qui usato <i>piffero</i> per suonatore di <i>piffero</i>: -i vocabolaristi non ne adducono che un -solo es. tratto dalla <i>Vita di Benvenuto Cellini</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note32"> -<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>. </span>Il cod. Ricc, ha variatamente <i>Chiamgnus</i> -e <i>Chagnus</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note33"> -<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>. </span>Così il cod. Magl. o le stampe. Nel cod. -Ricc. varia la lez. nel modo seguente: <i>che eglino -oservassino a tutto quello che egli aveva -detto e ordinato, e che in quell'ora, e dipoi eglino -rimanessino contenti di ciò che egli gli farebbe -di sua grazia: et eglino dissono, ch'erano, -e sarebbono presti a ubbidire e fare tutti e sua -comandamenti</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note34"> -<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>. </span>Il cod. Ricc. qui ed altrove legge sempre -<i>Magno</i>: forse meglio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note35"> -<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>. </span>Così il cod. Magl. e le stampe: il Ricc. -ha <i>le terre</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note36"> -<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>. </span>Da <i>Intronizzare, Mettere in trono</i>. Del -verbo, niuno es. cita il vocab.; dell'add. un -solo, tolto dalle <i>Rime di Alessandro Allegri</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note37"> -<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>. </span>Il cod. Ricc. legge: <i>e gli valletti e' famigli</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note38"> -<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>. </span>Così i codd.: forse <i>patirebbe troppo caldo</i>; -o <i>proverebbe troppo caldo</i>. L'ediz. del 1488 legge -<i>perebbe</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note39"> -<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>. </span>Così i codd. e le stampe.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note40"> -<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>. </span><i>E dico che sotto il firmamento non è sì gran -Signore</i>: cod. Ricc. <i>Sotto il firmamento nè in -terra</i> ec. cod. Magl.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note41"> -<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>. </span><i>sanza el suo primogenito, de' quali e nomi -loro sono questi: Chadai, Balach, Rabilan, Sare, -San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan, Turen</i>. -Cod. Ricc.: le stampe: <i>Cahadai, Vinim, Nengu, -Vocab, Cadi, Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi, -Can, Gare, Gan</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note42"> -<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>. </span>La stampa del 1488 legge <i>arectare</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note43"> -<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>. </span>Il cod. Magl. e le stampe: <i>salvo che arte -di seta e armi</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note44"> -<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>. </span>Nota <i>laveggio</i> in signif., pare a me, di -quello stanzino ove si lavano e si ripongono -le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra -sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo -<i>acquario</i>, da altri lo <i>scaffale</i> e da altri il <i>secchiaio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note45"> -<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>. </span>Il cod. Magl. legge carriera: le stampe <i>cadrega</i>, -forse per <i>carega</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note46"> -<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>. </span><i>ma non è molto largo</i>: cod. Ricc.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note47"> -<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>. </span>Così i codd.: le stampe <i>polmetta</i>: intendi -<i>uno palmite</i>, cioè <i>un tralcio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note48"> -<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>. </span>Cod. Ricc. <i>nè rocca d'alto mare</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note49"> -<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>. </span>Così i codd. e le stampe.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note50"> -<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>. </span>Il cod. Ricc. <i>da più di 1000 uomini</i> ec. -Le stampe: <i>da più di cento millia cavaleri da -cavallo</i>, o <i>da cento millia homini da pè</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note51"> -<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>. </span>Questi è il famoso <i>Veglio della Montagna</i>, -di cui parlarono eziandio Marco Polo e il beato -Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il Boccaccio -trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. <span class="smcap lowercase">III</span>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note52"> -<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>. </span>Ediz. del 1488: <i>la valle di fontana</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note53"> -<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>. </span>Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per -<i>acutamente, sottilmente, in modo assai penetrante</i> -e che offende. Registrasi nel Vocab. in -signif. prop. soltanto, e senza es.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note54"> -<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>. </span><i>Spulzellare</i> o <i>spulcellare</i> per <i>isverginare</i> citasi -nel Vocabolario, ma senza veruno esempio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note55"> -<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>. </span>Così i codd. e le stampe.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note56"> -<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>. </span>Ne' testi moderni della Scrittura venner -tolte via le parole <i>nec discernit inter judeos et -gentiles, sed omnis</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note57"> -<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>. </span>Il cod. Ricc.: <i>un'altra isola grande, chiamata -Pichon, la gente</i> ec.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note58"> -<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>. </span>Le parole <i>come cani grandi</i> si leggono soltanto -ne' due testi a penna. Nell'edizione del -1488, che ho qui sotto gli occhi, dicesi semplicemente -<i>e sono grandi</i>: onde per verisimiglianza -sarà da preferirsi la lezione della -stampa a quella de' manuscritti.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note59"> -<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>. </span>Il cod. Riccardiano à il segu. brano per -soprappiù: <i>et etiam per gli luoghi tenebrosi che -vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe -andare, perchè non vi sono altre acque marine, -se non gli sopradetti fiumi per gli quali per -modo alcuno non si potrebbe andare nè navicare, -perchè corrono e discendono così forte e -impetuosamente e con onde sì grandi, che niuna -nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto -romore e menano tanta tempesta e stridore per -gli alti e aspri sassi, onde discendono, che benchè -si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non -potrebbe intendere l'altro</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note60"> -<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>. </span>Cod. Ricc. <i>di là in quelle parti, però che -molte cose troveranno ancora a scrivere, delle -quali io non ò fatto menzione</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note61"> -<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>. </span>Fin qui il cod. Magl.: quel che seguita appartiene -al Riccardiano.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note62"> -<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>. </span>Colla scorta delle stampe prescelsi <i>el viaggio</i> al <i>el magnifico</i> -de' codd., che posi in nota. Ora considerato per bene -la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la lez. -de' mss., come più consentanea alla mente dello scrittore. Secondo -che chiaramente apparisce, <i>magnifico</i> qui è posto sostantiv. -e ha forza di <i>magnificenza</i>.</p> -</div> -</div> - -<div class="tnote"> -<p class="tntitle"> -Nota del Trascrittore -</p> - -<p> -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione -minimi errori tipografici. Le correzioni ("<a href="#emendazioni">Emendazioni</a>") indicate a fine libro sono state riportate nel testo. -</p> - -<p class="covernote"> -Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. -</p> -</div> - - - - - - - - -<pre> - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2, by -John Mandeville - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA *** - -***** This file should be named 60865-h.htm or 60865-h.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/0/8/6/60865/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by The Internet Archive) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part -of this license, apply to copying and distributing Project -Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm -concept and trademark. 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Information about the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by -U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the -mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its -volunteers and employees are scattered throughout numerous -locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt -Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to -date contact information can be found at the Foundation's web site and -official page at www.gutenberg.org/contact - -For additional contact information: - - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. 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