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-The Project Gutenberg EBook of I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2, by
-John Mandeville
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
-most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms
-of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll
-have to check the laws of the country where you are located before using
-this ebook.
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-
-Title: I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2
-
-Author: John Mandeville
-
-Commentator: Francesco Zambrini
-
-Release Date: December 6, 2019 [EBook #60865]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA ***
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-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
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- I VIAGGI
- DI
- GIO. DA MANDAVILLA
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- VOLGARIZZAMENTO ANTICO TOSCANO
- ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE
- COLL'AIUTO DI DUE TESTI A PENNA
-
- per cura di
-
- FRANCESCO ZAMBRINI.
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-
- VOL. II.
-
-
-
- BOLOGNA.
- PRESSO GAETANO ROMAGNOLI.
- 1870.
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-
- Edizione di soli 206 esemplari
- per ordine numerati.
-
- N. 199.
-
- IMOLA. — TIP. D'I. GALEATI E FIGLIO
-
- Via del Corso, 35.
-
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-
-DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO DI LÀ, E DEL MONTE ATALANTE, E
-DELLA CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SANTO ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI
-DI BARBARIA.
-
-Poi che io v'ò detto e scritto di sopra el magnifico[1] della Terra
-Santa, e del paese d'intorno, e di molte vie per andare a quele
-tere e al monte Sinai, e della minore Babillonia, e degli altri
-luoghi sopradetti, oramai è tempo di parlare, se vi piace, del paese
-confinante e de le altre province e isole di diverse gente e bestie
-che sono oltre a quegli confini, perchè nel paese di là sono di molte
-strane contrade e molte diverse regione per cagione di quatro fiumi che
-vengono dal paradiso terrestre, perchè Mesopotamia, il Reame di Caldea
-e Arabia sono tralle due riviere di Tigris ed Eufrates: e i Reami di
-Artusia, di Assiria, di Media e di Persia sono tralle riviere del Nilo
-e di Tigris: e Soria, della quale v'ò parlato di sopra, e Palestina e
-Finice sono tra il fiume di Eufrates e il mare mediterraneo; el qual
-mare mediterraneo dura di lungo da Maroch sopra il mare di Spagnia
-infino al mare grande, sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a
-CCCº. XL. leghe lombarde, verso el mare Occeano. In India è il mare di
-Sithia, il quale è sempre serrato di montagnie: e poi di sotto Sithia,
-dal mare Caspio infino al fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di
-femine, ove non sono se non femine: e poi il Reame di Albania, el quale
-è molto grande; e chiamasi Albania, perchè le gente del paese sono più
-bianche che l'altre d'intorno. In questi paesi son cani sì grandi e
-sì forti, che uccidono e lioni. E poi appresso v'è Ircania, Ibernia
-e molte altre regione. E tra el mare rosso e el mare Occiano, verso
-mezo dì, è la regione di Etiopia e la superiore Libia; la quale Libia
-comincia al mare di Spagnia, dove sono le colonne d'Ercole, e dura
-infino inverso Etiopia e Egitto. E in questo paese di Libia è assai el
-mare più alto che la tera, e pare che la tera si deba coprire d'acqua;
-niente di meno l'acqua non passa il suo termine. E vedesi da quel
-paese il monte Atalante che passa le nuvole, dove non si può andare;
-ma chi va inverso oriente, in questo paese, l'ombra del suo corpo gli
-va a man dritta, sì come abiamo di qua a man sinistra. In questo mare
-di Libia non vi si truova pesci, però che pel caldo del sole l'acqua
-è tanto calda, che non vi posono vivere. In questa Libia son molti
-Reami e diversi paesi, e quali sarebe cosa lunghissima a parlarne e a
-narrargli. E similmente nelle parti basse, inverso il mare di Spagna,
-vi sono molte regioni; come il reame di Zeb, e il reame di Terruza,
-e il reame di Raugia, e il reame di Algarbo, e il reame di Turnita di
-bella marina, e di Maroch, e di Monte Fiore, di Cartagine e di Affrica,
-e molti altri sono inverso cristianità; de' quali tutti non vi potre'
-racontare, ma assai appresso vi parlerò più pienamente delle parte
-orientale. Adunque chi volessi andare verso Tartaria e verso Persia,
-verso Caldea, verso India, enterebe nel mare a Genova, a Vinegia, o
-vero ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi per mare a una buona
-città chiamata Trabisonda, che soleva essere chiamata Porto di Porti.
-E ivi è il porto de' persi, e de' medii e altre contrade di là. In
-questa città giace santo Attanagio, che fu vescovo d'Alesandria. Questo
-vescovo fu gran dottore in teologia e fece il simbolo: _Quicumque vult
-salvus esse_. Il quale, perchè profondamente parlava della Divinità
-e della Trinità, fu acusato per eretico e imprigionato per lo papa; e
-fece il detto simbolo in prigione, e mandollo al papa, domandandogli
-se lui era eretico, ciò era perchè gli articoli di quelo simbolo non
-erono buoni[2]. E poi che 'l papa l'ebe veduto, disse, che quella era
-la nostra fede, e comandò che si cantassi ogni dì a prima, e riputollo
-vescovo valente e vero cristiano, e fu liberato; ma mai non volle
-ritornare al suo vescovado, però che per invidia era stato acusato di
-eresia. Trabisonda soleva esere dello imperadore di Gostantinopoli, ma
-un ricco uomo, mandato per lo imperadore per guardia del paese contro
-a' turchi, ha usurpato la terra e subgiogato il paese, e chiamasi
-imperadore. Di Trabisonda si va per la piccola Armenia, chi vuole.
-
-
-DEL CASTELLO DI SPARVERI, DOVE STA UNA BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA,
-LA QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ NATURALI, QUELLO CHE 'L SA
-ADOMANDARE.
-
-E in questo paese sono dua castegli antichi, le mura de' quali sono
-alquanto coperte di edera, e sono di sopra a un monte. E uno di quegli
-castegli è chiamato[3] Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la
-città di Laiais, e è assai apresso della villa di Persipea, la quale
-è del signore di Zench, il quale è ricco e valente e buono cristiano.
-In questo castello si truova uno sparviere sopra una pertica, molto
-bello e pulito, e una bella donna di doni di ventura, la quale guarda
-questo sparviero; e chiunche vegliasse sopra questo sparviero sette
-giorni naturali, et alcuni dicono tre soli, sanza dormire nè tanto nè
-quanto, questa donna verrebbe a lui, fatta la veghia, e domanderebbeli
-el primo augurio che egli si sapesse augurare delle cose terrene.
-Questa medesima veghia già gran tempo fece uno valente principe, Re di
-Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la donna venne a lui e dissegli,
-che egli havea ben fatto il dovere. Il Re rispose, che era assai gran
-signore e bene in pace, e havea assai gran riccheze, e che non si
-augurarebbe altro al suo volere, che havere il corpo di questa donna.
-La donna rispose, che ella non sapeva, perchè egli domandava così
-fatta cosa, e ch'e' non la potrebbe havere, e che non doveva chiedere
-altro che cosa terrena, e che ella non era terrena, anzi spirituale.
-Il Re disse, che non voleva altre cose. E la donna disse: Poi ch'io
-non vi posso ritrare del vostro volere e stolto core, io vi fo un dono
-sanza aguriare, che tutti quegli che discenderanno di voi, per insino
-al nono grado, sempre abbiate guerra senza ferma pace, e sarete in
-subiezione di vostri inimici, e harete bisogno di riccheze. E dapoi in
-qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pace, e non è stato abondevole,
-e sempre è stato sotto tributo de' saracini. Item, il figliuolo d'uno
-povero il simile fece una volta la veghia, e sì si augurò, che elli
-si potessi ben guardare dalla fortuna e d'essere bene avventurato in
-mercatanzia. E la donna gli concesse, e diventò il più rico e 'l più
-famoso mercatante che potesse essere nè in mare nè in terra. E tanto
-fu ricco, ch'el non sapeva la millesima parte di ciò che egli haveva;
-e costui fu più savio in augurarsi, che non fu il Re. Uno cavaliero
-del tempio per lo simile veghiò, e augurossi una borsa sempre piena
-d'oro, e la donna gliel concesse, ma li disse che haveva dimandato
-la destruzione di casa sua e del suo ordine, sì per la fidanza di
-questa borsa, sì per la grande superbia che harebbe; e così avenne. Ma
-guardisi bene tutta via colui che farà la detta vigilia, che egli non
-potrebbe sì poco dormire, che egli sarebbe perduto in tutto, e mai più
-non si rivedrebbe. Questa non è però punto la dritta via per andare
-alle prenominate parte, ma chi volesse vedere sì fatta maraviglia, lo
-potrebbe fare. E chi vuole andare per la dritta via a Trebisonda verso
-la grande Armenia, va a una cittade, chiamata Articon. Questa soleva
-essere molto buona e abondante, ma li turchi l'hanno molto guasta. Ivi
-d'intorno nasce poco vino e pochi altri frutti. In questo paese è la
-terra molto alta, e èvi gran fredi, e sonvi assai buone acque di fonte,
-che vengono da uno fiume del paradiso terrestre, e viene di sotto
-terra et è chiamato Eufrates, e è dilungi el fiume dalla città quasi
-una giornata; e viene questa riviera sotto terra d'India, e risurge
-alla terra di Altasar, e passa apresso a Armenia, e entra nel mare di
-Persia. Da questa città di Articon si viene a una montagna, chiamata
-Sabisacola.
-
-
-DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI FERMÒ L'ARCA DI NOÈ, E DELLA CITTÀ
-DI LAIDENGE, E DELLA CITTÀ DI THAURISSA, E DELLA ABONDANZIA SUA.
-
-Et ivi allato è un'altra montagna, chiamata Ararath, e li giudei la
-chiamano Camon[4], dove si fermò l'arca di Noè dopo il diluvio; e
-ancora oggidì v'è sopra questa montagnia l'arca, e vedesi quando el
-tempo è ben chiaro. È questa montagnia alta ben VII. leghe; e dicono
-alcuni, che vi sono stati, che ànno veduto e toccato l'arca e posto
-el dito nel buco per lo quale uscì el nimico, quando Noè disse:
-_Benedicite _: ma tutti questi che ciò dicono partono a lor piacere,
-però che niuno vi poterebe salire suso. Per la grande abundanzia delle
-neve, che sempre vi stanno il verno e la state, uomo niuno non vi
-poterebe montare, nè mai montò dopo il diluvio di Noè, salvo che un
-monaco, el quale per la divina grazia se ne portò un pezo dell'arca, la
-quale è al presente appiè della montagna in una chiesa. Questo monaco
-aveva grande disiderio di montare insu questa montagnia, e sforzossi
-un dì per salire; ed essendo montato infino alla terza parte del monte,
-trovossi molto lasso e stanco: più oltre non potea andare, e riposossi
-a dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a piè de la montagnia. E
-allora dolcemente pregò el nostro Signiore, che gli volessi concedere
-e aconsentire, che vi salisse. Onde uno angelo vi venne, e dissegli,
-che montasse un'altra volta, e così fece, e reconne quel pezo; e dapoi
-niuno mai non vi salì; ma così fatte parole non sono però da credere.
-A piè di questa montagnia era la città di Laigdenghe, la quale edificò
-Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso, la città di Ani, nella
-quale soleva esere mille chiese. Da questa città si va alla città
-di Thaurissa, che soleva esere chiamata Farsi, la quale è una bella
-città, e grande, e una delle magiori che sia al mondo per mercatanzia.
-Qui vanno mercatanti per comperare roba di pregio: questa è la terra
-dello imperadore di Persia, e dicesi che lo imperadore à più rendita di
-questa città, per cagione della mercatanzia, che non à il più ricco Re
-de' cristiani di tutte le sue terre, però che quivi sono mercatanzie
-d'ogni sorte sanza numero. In questa città è una montagnia di sale,
-della quale ogni uomo ne toglie quanto n'à bisogno. Ivi dimorano molti
-cristiani sanza trebuto de' saracini; e da questa città si passa per
-molte ville e per molte castella, andando verso India; e vassi a una
-città chiamata Sodoma, ch'è dilungi da Taurissi X. giornate, ed è molta
-nobile città e grande, e ivi la state sta lo imperadore di Persia;
-imperò che 'l paese è assai fresco; e qui sono di molte riviere, che
-portono navilii. E dipoi si va al camino di verso India per molte
-giornate e per molte città, e passasi a una città chiamata Cassach,
-la quale è molto nobile città e abundante di biade e di vino e d'altre
-cose. Questa fu la città onde si trovorono e si ragunorono insieme, per
-la divina e inmensa grazia, e tre Re per andare a Bethlem per vedere
-e adorare e presentare il nostro Signiore Iesù Cristo. E da questa
-città infino a Bethlem sono LIII. giornate. Da questa città si va a
-una altra città, chiamata Tech, la quale è a una giornata dal mare
-arenoso. Questa è la magiore città che abia el Re di Persia, e in tutta
-la sua terra dicono al vino _vape_, e alla carne _dagabo_: e i pagani
-dicono, che in questa città non possono lungamente vivere e cristiani,
-e però poco vi stanno; e di ciò non so la cagione. Poi si va per molte
-città e per molte ville, delle quale sarebe lunghissimo contare, infino
-alla città di Cornea, la quale soleva esere tanta grande, che le mura
-d'intorno tenevono XXV. leghe di circuito: le mura parevono dipinte;
-ma non è la città così grande, come solea. E da Cornea si va per molte
-città et eziandio per molte terre e molte ville infino alla terra di
-Iob; e ivi finisce la terra de lo 'mperadore di Persia: e se volete
-sapere le lettere de' persi, e come son chiamate, legete qua[5].
-
-
-DELLA TERRA DI IOB E DELLA ABUNDANZIA D'ESSA, E COME SI RICOGLIE LA
-MANNA, E DELLA PROPRIETÀ SUA.
-
-Poi, partendosi da questa città di Cornea, si entra nella città di Iob.
-Questo è bel paese, e ivi è grande abundanzia d'ogni bene, e chiamasi
-la terra Sichessa: e in questo paese è la città di Tenian. Iob fu
-pagano, figliuolo fu del Re Aredengorza: e' tenea questa tera a modo di
-principe del paese, ed era sì ricco, che non sapea la centesima parte
-di ciò che aveva; e quantunque fussi pagano, non di meno serviva al
-nostro Signore Idio, sicondo la sua legge; e il nostro Signore Idio
-aveva a grado il suo servigio; e quando lui cadde in povertà era d'età
-d'anni LXXVIII. E poi che 'l Signor vide la sua grandissima pacienzia,
-lo rimisse nella sua grandeza e richeza, e nella sua alteza; e poi
-fu Re di Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu Re, e' fu chiamato
-Iobab: e in quel reame Iob visse CºLXX anni; e quando lui murì aveva
-CCXLVIII. In quela terra di Iob non è mancamento di cosa alcuna a
-l'uomo bisognoso. Ivi sono montagnie, dove si truova magiore e migliore
-abundanzia di manna più che in niun'altra parte. Manna è chiamata pane
-degli angioli, ed è una cosa bianca e molto dolce e dilettevole, e asai
-più dolce che mele o zuchero, e viene dalla rugiada del cielo, e cade
-sopra all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e viene bianca e dolcie: e
-di quella si mette in medicine per gli ricchi uomini; però che netta il
-ventre e purga il cattivo sangue e leva la malinconia dal cuore. Questa
-tera di Iob confina col reame di Caldea.
-
-
-DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SONO BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE
-SONO BRUTTE E MAL VESTITE.
-
-Il Reame di Caldea è molto grande, e questo linguaggio[6] è el magiore
-che sia di là dal mare. Di qui si passa per andare alla terra di
-Babillonia, cioè la grande Babillonia, della quale v'ò altre volte
-parlato, là dove e linguagi furono in prima trovati; ed è quatro
-giornate di qua da Caldea. E nel Reame di Caldea sono gli uomini begli,
-e sono nobilmente apparati di corege dorate, e i drappi loro sono
-ornati con fregi d'oro, di perle e di pietre preziose nobilisimamente:
-e le donne loro sono bruttissime e mal vestite, e vanno a piedi ignudi,
-e portano una brutta foggia di vestimenti, larga e corta infino a'
-ginochi, e sono le maniche larghe a modo d'uno scapolare da monaco; e
-queste maniche pendono infino a' piedi: e queste femine ànno e capegli
-neri e scompigliati, e spenzolano giù per le spalle: e sono le dette
-femmine molto nere, brutte e non punto graziose; e sono spaventose
-a risguardare, e in loro si truova tanta bruttura, che io non saprei
-scriverlo. In questo reame di Caldea è una città chiamata Hus, e ivi
-stette Thar, padre d'Abraam patriarca, e fu nel tempo di Nino, che
-fu Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto. Questo Nino fece la città
-di Ninive, la quale avea Noè cominciata a fare; e poi che Nino l'ebe
-compiuta, sì la chiamò del suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia profeta,
-del quale parla la santa Scrittura. Da questa città d'Hus, per lo
-comandamento di Dio, si partì Abraam dopo la morte di suo padre e menò
-seco Sara, sua moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello, però che
-lui non aveva figliuolo. E poi dimorò Abraam nella terra di Canaan in
-un luogo chiamato Sichem; e questo luogo fu salvato quando Soddoma e
-Gomorra e altre città furono arse e somerse in abisso, là dove ora è
-il mare morto, sì come v'ò detto altre volte. In quela tera di Caldea
-egli ànno lor proprio linguagio e lor propie lettere fatte come qui di
-sotto.[7]
-
-
-DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR COSTUMI E USANZA, E DI TRAMEGITTA,
-DOVE ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE ALESSANDRIA.
-
-Da poi, oltre a Caldea, è il paese di Amazonia, cioè la terra di
-femine. Questo è un reame dove non abita se non femine, non punto come
-alcuni dicono, che gl'uomini non vi poterebono vivere, ma le femine
-non vogliono che gli uomini abino signoria sopra di loro; però che
-anticamente fu uno Re, el quale era Re di quello paese, e maritavansi
-gli uomini colle donne, come altrove si fa[8]; e quello re era chiamato
-Colapino. Guerregiando col Re d'Africa, fu morto in battaglia insieme
-col nobile sangue del suo Reame; e vedendo la Reina, insieme con altre
-nobile donne, che elleno erono rimase tutte vedove, e che la gentilezza
-di quel paese era perduta; a modo che disperate, tutte s'armorono, a
-ciò che tutte l'altre femine del regnio della loro veduità le facesono
-compagnia, e uccisono tutto el resto degli uomini del paese; e d'allora
-in qua non ànno voluto che niuno uomo abiti fra loro più di sette dì,
-e non vogliono compagnia d'uomini: elle si riducono inverso le terre
-de' lor confini, e ivi truovono e loro amici che le vicitono e con
-esse dimorono X. giorni, e poi ritornono indietro. E se elle ànno
-figliuoli maschi, o sì ch'elle gli uccidono, o vero che dipoi che
-eglino sono d'anni due, che eglino ànno apparato a mangiare da loro e
-andare, gli mandono ai lor padri; e le femine che nascono di gentil
-sangue gli tagliono, o vero cautarizano la mammella sinistra, a ciò
-che sien più atte a portar lo scudo: e s'elle son femine populare, gli
-tagliono la destra poppa, acciò che non le 'mpacci a saettar coll'arco
-turchesco, però ch'elle tragono molto bene. In questa terra si è una
-Reina, la quale governa tutto el paese, e tutte le femine ubidiscono
-a lei. Questa Reina si fa sempre per elezione, ed è eletta quella
-che è più valente in arme. Queste femine sono molte buone guerriere,
-prode e savie e valente, e spesse volte vanno al soldo per guadagnare,
-e aiutono degli altri signiori e mantengonsi vigorosamente. Questa
-terra de Amazonia è una isola tutta circundata d'acqua, salvo che in
-dua luoghi, per li quali sono due entrate, e allato di queste entrate
-stanno e loro amici, colli quali elle vanno a sollazare a lor volontà.
-Allato Amazonia è la terra di Tramegitta, la quale è un paese molto
-buono e dilettevole. Per la grande bontà del paese, il Re Alesandro
-fece fare prima ivi la sua Alesandria, la quale è ora chiamata
-Cielsite: dall'altra parte di Caldea è Etiopia, un gran paese, el quale
-si stende infino a' confini d'Egitto.
-
-
-DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI DIVERSE MANIERE, PERCHÈ ALCUNI NON
-ÀNNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E ÀNNO CANUTI E CAPEGLI, E QUANDO SON
-VECHI GLI ÀNNO NERI.
-
-Etiopia è partita in due parte principale, cioè nella parte occidentale
-e nell'altra parte meridionale: la parte meridionale si chiama
-Montagnia, e ivi sono le persone più nere che altrove. Ivi è una fonte
-che di dì è tanta fredda, che niuno none può bere; e di notte è tanto
-calda, che niuno vi poterebe tenere le mani dentro. E più oltre a
-questa parte meridionale, tutta via inverso al mezo dì, al passare del
-gran mare Occeano, quivi è una gran terra e un gran paese, ma niuno
-non vi poterebe abitare per lo gran caldo del sole, che sopra a questo
-paese dirittamente sparge li suoi ragi. In Etiopia tutti' fiumi sono
-turbi, e l'acque sono insalate per cagione del gran mare Occeano. Le
-genti del paese spesso si imbrodono, cioè imbriacono[9], e non ànno
-mai grande apetito di mangiare, e ànno comunemente flusso di corpo,
-e vivono poco tempo. In Etiopia sono gente di diverse maniere, tra
-le quali è una gente che non à se none uno piede tanto largo, che,
-distendendosi in terra, coprono tutto il resto del corpo, e corono sì
-forte, ch'è una maravigliosa cosa a vedere; e sono chiamati Cussia.
-Ivi i fanciugli ànno i capegli canuti; quando diventon grandi, si fanno
-neri. Item, in Etiopia è la città di Sabba, de la quale fu signiore uno
-de' tre Re, e quali vicitorno il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia
-si va in India per molti e diversi paesi, la quale si chiama India
-alta e magiore, la quale è paese caldissimo: in India mezana è il paese
-temperato.
-
-
-COME SI FA IL CRISTALLO, COME NASCONO LE PERLE, E COME NASCONO E
-DIAMANTI, E COME CRESCONO; E DELLA VIRTÙ E PROPIETADE SUA, E COME E'
-PERDONO LA VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI DA' CATTIVI.
-
-India minore, che è la terza parte et è verso settentrione, è paese
-freddissimo, nella quale, per la continua freddura dell'acqua, si fa
-cristallo sopra e sassi. Di questo cristallo nascono buoni diamanti,
-e quali ànno similitudine di colore di cristallo torbido e giallo,
-che trae al colore d'olio: e questi diamanti sono tutti duri che non
-si possono pulire. Altri diamanti sono che si truovono in Arabia, che
-non sono così buoni, e sono più bruni, e sono più teneri, e truovasene
-ancora nelle terre di Macedonia, ma e migliori e più preziosi sono in
-India. E molte volte si truovono diamanti nella massa della minera
-d'oro, quando, affinando, si rompe, e sono molti duri, ma e' si
-conviene rompere la massa per minuti pezi; e truovasene alle volte de'
-grandi come uno quattrino fiorentino, e tal volta minore; e sono così
-duri, come quegli d'India e tagliono l'acciaio e 'l vetro legiermente.
-E quantunque in India sopra e sassi di cristallo si truovino buoni
-diamanti, niente meno si ne truova sopra e sassi di may[10] e sopra le
-montagnie dove è miniera d'oro. E diamanti si truovono e crescono molti
-insieme, l'un piccolo e l'altro grande, et àvvene alcuno della grandeza
-d'una fava[11]; e lo più grosso, che possa esere naturalmente, è della
-groseza d'una nocciuola; e tutti son quadrati e acuti, per natura senza
-opera d'uomo, e sono chiamati in India Ameseth, e si truovono, come
-di sopra t'ò detto, nella via dove passa la miniera d'oro, e crescono
-insieme maschi e femine, e sì si nutricono della rugiada del cielo,
-e sì concepono e generono de' piccoli a lato a loro, e comunemente
-multiplicono e crescono ogni anno. Io ò molte volte esperimentato,
-che, mettendo el diamante a la rugiada colla punta in suso e spesso
-molificarlo della rugiada di maggio, elli crescono, e li piccoli si
-fanno buoni, grandi e grossi, sicondo la loro natura. E veri diamanti
-fanno come fanno le perle, che si concriono alla rugiada del cielo[12];
-e come le perle naturalmente pigliono ritondità, così e diamanti
-per divina virtù pigliono quadratura. Ogni diamante, portato dallato
-sinistro, è di magiore virtù che portarlo dallato destro, perchè la
-forza dell'origine loro viene da settentrione, che è la sinistra parte
-del mondo, ed è alla sinistra parte de l'uomo quando volge la faccia
-verso oriente. Se voi volete sapere la virtù del diamante, quantunque
-voi abiate li vostri lapidari, non dimeno, perchè ogni uomo non lo sa,
-io la metterò qua, secondo che dicono e afermano quegli d'oltrammare,
-da' quali è proceduto ogni scienzia e profezia. Il diamante, a colui
-che 'l porta, dona ardire e forza a custodire e membri corporali
-interi: dona vittoria di inimici in piato e in guerra[13], se la
-cagione è giusta; e tiene il portatore in buono stato e sentimento, e
-difendelo da lite, e contese, e cattivi spiriti; e qualunque volesse
-afatturare, o incantare colui che 'l porta, per la virtù della pietra,
-le fatture, o vero incantazioni, tornerebono sopra de' maestri:
-niuna bestia salvatica arebe ardire d'assalire colui che 'l porta.
-Il diamante debbe essere donato sanza miseria d'avarizia e sanza
-comperarlo, e allora à magior virtù, e fa l'uomo più forte e più fermo
-contro a' suoi inimici, e libera e lunatici e li indemoniati; e se
-veleno o altra mala puntura o animale venenoso son posti in presenzia
-del diamante, subito diventa umido e comincia a sudare. In India sono
-alcuni diamanti che sono violati, o vero più bruni che violati, i
-quali sono ben duri e preziosi; ma alcuni non gli amono punto tanto
-quanto gli altri, ma io, quanto per me, gli amerei bene altrettanto,
-imperò che io gli ò veduti isperimentare. E d'altra maniera ne sono,
-bianchi quanto cristalo, ma pur alquanto più torbidi, e son buoni
-e di gran virtù, e tutti sono acuti; e tali quadrati; altri ànno
-sei coste, e altri tre: sono così di natura formati: però li grandi
-signori, scudieri, cavalieri, e altri gran maestri, che cercono onore
-in fatti d'arme, o vero nelle guerre e nelle battaglie, gli portono in
-dito. Quantunque io alquanto mi dilunghi dalla materia mia, nondimeno,
-a ciò che egliono non sieno ingannati da' barattieri del paese che
-gli vanno vendendo, io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi vuol
-comperare diamanti, gli conviene che gli sapia conoscere, però che gli
-contraffanno di cristallo giallo e di zafiro; di luopa e di citrino;
-d'una pietra chiamata Iris, e d'alcune piccole pietre che si truovono
-ne' nidii delli sorci, cioè ratti, che sono molte dure; ma tuttavia e
-contrafatti non sono così duri come e naturali, e la punta leggiermente
-si rompe; e sì si puliscono meglio; ma alcuni rubaldi non gli puliscono
-maliziosamente a ciò che si creda che non si possino pulire per sua
-fineza. La esperienza del diamante si fa in questo modo: prima si
-pruova a tagliare in zafiro o in altre pietre preziose, e in cristallo,
-e in acciaio; poi si toglie una pietra di calamita buona, cioè la
-pietra de' marinari, che tira a sè il ferro; e se la calamita non fussi
-troppo grossa, sopra di questa pietra si mette el diamante, e poi si
-mette apresso un ago; e se 'l diamante non è contrafatto, anzi sia
-diamante vero, mentre che 'l diamante sarà presente, mai la calamita
-non trarrà l'ago, s'ella non fusse troppo grossa, la calamita[14].
-Questa è la pruova che fanno quegli d'oltrammare. Ma interviene, che un
-perfetto diamante perde la virtù per lo inconveniente di colui che 'l
-porta, e alora è di bisognio fargli ritornare la propia virtù, o vero
-che sarà di minore virtù e valuta.
-
-
-DI INDIA E DELLA DIVERSITÀ DELLA GENTE CHE VI SI TRUOVONO; E DE L'ISOLA
-DI ORIENS; E DE L'ISOLA DI CANNA, DOVE SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E
-LA RAGIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PERCHÈ NON SOTTERRONO E LORO MORTI.
-
-In India sono molti diversi paesi e molte diverse contrade, ed è
-chiamata India per uno fiume, el qual corre per lo paese, apellato
-Indo. In questo fiume si truovono anguille lunghe XXX piedi; e le gente
-che abitono intorno a questo fiume sono tutte verde e gialle. In India,
-e qui intorno a India, son più di V. Mª isole, buone e grande, sanza
-quelle che sono inabitabili e piccole. In ciascheduna isola è grande
-numero di città e di ville e di gente sanza numero, però che gl'Indiani
-sono di così fatta maniera, che egli non escono del suo paese; perchè
-eglino non sono mobili, perchè e' sono sotto el primo clima, cioè
-Saturno, ch'è tardo e poco mobile, però che sta XXX. anni a voltarsi
-pe' XII. segni del zodiaco, e la luna passa quegli XII. segni in un
-mese: e perchè Saturno è di così tardo movimento, per questo le gente
-che son sotto poste a lui non curono di muoversi del luogo loro. Nel
-nostro paese è tutto el contrario; noi siamo sotto el settimo clima,
-cioè della luna, la quale è di legieri movimento, ed è di pronta via da
-caminare per diverse vie, di cercare cose strane[15], e la diversità
-del mondo; però che ella circunda la terra più presto che altro
-pianeto, come di sopra ò detto. Item, pel mezo d'India si va per molte
-e diverse contrade infino al mare Occeano, e poi si truova una isola
-che si chiama Ormes, dove vanno spesso mercatanti viniziani e genovesi
-e d'altri confini per comperare mercatanzie. In questa isola è così
-gran caldo che, per la stretta del caldo, gli testicoli degli uomini
-gli escono di corpo, e ivi pendono infino alle gambe per la grande
-disoluzione; ma le gente che sanno la natura del paese, si fanno legare
-bene fermamente e ugnere d'uno unguento ristorativo e rinfrescativo
-per tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti non poterebono vivere
-in questo paese. E in Etiopia e in altro paese le gente stanno nude
-nelle riviere dell'acqua, uomini e femine tutti insieme, da l'ora di
-terza in fino a bassa nona, e giaciono nell'acqua infino alla faccia
-pel caldo, ch'è tanto ismisurato, che apena si può fugire; e non ànno
-le femine punto vergogna de gl'uomini, ma giaciono privatamente a lato
-a lato infino che 'l caldo è abattuto. Ivi si possono vedere di molte
-brutte figure ragunate, spezialmente apresso a di buone ville. Ad
-Ormes sono le nave di legnio sanza chiovi di ferro per li sassi della
-calamita, della quale nel mare è tanta quantità, che è una maraviglia.
-E se per questi confini passassi una nave che avessi ferro, di subito
-perirebe; però che la calamita tira a sè per natura el ferro. Per la
-quale cagione tirerebe a sè la nave, nè più di là si poterebe partire.
-Di qui si va per mare a un'altra isola, chiamata Cana, nella quale è
-grande abbondanza di biade e di vino. Quella isola soleva essere grande
-e solevavi essere buono porto, ma al presente il mare l'à fortemente
-guasta e sminuita. Il Re di questa soleva esere tanto potente, che
-guerreggiava col Re Alessandro. Le genti di queste terre ànno diverse
-legge, però che alcuni adorono il sole, alcuni il fuoco, alcuni gli
-alberi, alcuni e serpenti, alcuni altri la prima cosa che iscontrono
-la mattina, alcuni simulacri e altri idoli; ma tra' simulacri e idoli
-si fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte a similitudine d'uomo o
-di femine o del sole o di bestie, o vero d'altre cose naturali: idolo
-si è una certa immagine fatta stoltamente, la quale non si potrebe
-assimigliare ad alcuna cosa naturale, come sarebe una immagine di
-quattro teste e uno uomo colla testa d'un cavallo o d'un bue, o d'altra
-bestia, che non vide niuno giammai, sicondo la disposizione naturale.
-E sapiate, che ognuno che adora simulacri, il fa per riverenzia
-d'alcuno valente uomo, già stato, come fu Ercole, e molti altri, e
-quali nel tempo loro feciono molte maraviglie. E però queste gente
-dicono, che egli sanno bene, che questi tali valenti passati non sono
-dii, anzi è un solo Dio di natura, il quale criò tutte le cose, ed è
-suso nel cielo; e che e' sanno bene, che loro non poterebono fare le
-maraviglie che fanno, se none per la speziale grazia di Dio; e perchè
-costoro furono amati da Dio, loro li adorono. E il simile dicono del
-sole, però che egli muta il tempo e dà caldo e nutrimento a ogni cosa
-sopra la terra: e però che il sole è di tanta e sì perfetta virtude,
-e' sanno bene, che questo aviene, perchè Dio l'ama più che l'altre
-cose, onde egli gl'à donato le magiore virtù che a cosa che sia del
-mondo. Adunque è ragionevole, come e' dicono, che sia onorato e fattoli
-reverenzia. E il simile dicono nelle loro ragioni degl'altri pianeti
-e del fuoco, però che gli è utile. E degl'idoli dicono, che il bue è
-la più santa bestia che sia in terra e dell'altre la più utile, imperò
-che fa di molti beni e niun male; e sanno che ciò non poterebe essere
-sanza spezial grazia di Dio; e però loro tengono il loro Dio mezo bue
-e mezo uomo, imperò che l'uomo si è la più nobil criatura, che sia in
-terra, e à signoria sopra a tutte le bestie. E il simile fanno de'
-serpenti e de l'altre cose che iscontrono la mattina, spezialmente
-tutte le cose che ànno buono incontro; e questo ànno lungamente
-sperimentato; e però dicon loro, che buono iscontro non può venire
-se none per la grazia di Dio, e però fanno fare gli dei simiglianti
-al buono iscontro, per riguardargli e adorargli prima la mattina che
-egli scontrino cosa contraria. Alcuni cristiani dicono, che alcune
-bestie ànno buono iscontro, e alcune cattivo, come si dice ch'è stato
-provato molte volte, che la lepre è cattivo iscontro, un porcello, e
-più altre cose. Per lo simile, uno sparviere e altri uccegli da rapina,
-volando innanzi a gente d'arme, se 'l piglia, è buon segnio; e se nol
-piglia, è cattivo. E altri dicono, che 'l corbo è cattivo iscontro.
-In simili cose molte volte le genti credono (ma non se gli debba dare
-fede, ch'è gran peccato, da poi che li cristiani, che sanno la santa
-dottrina, sono a lor vietate queste oppenioni) e a tal credenza egli
-dànno credito. Adunque ora non è da maravigliare, se' pagani, e quali
-non ànno altra dottrina che la naturale, e' per la loro semplicità più
-largamente le credono. E veramente io ò veduto pagani e saracini, che
-chiamono auguri, che, combattendo noi in arme, o vero in alcuna parte
-contro ai nostri nimici, per voli d'uccegli egliono ci promettono per
-tutto quel dì vittoria; e tutto quello che poi noi troviamo e facciamo,
-egli molte volte mettono per pegnio la lor testa, che così sarà; e
-quantunque tutto ciò, ch'egli dicono, avenisse, niente di meno non si
-debe dar fede a così fatte cose, anzi si dee avere ferma credenza nel
-nostro Signiore, il quale può fare e disfare tutto ciò che gli piace.
-Questa isola di Canna ànno guadagnata e saracini, e sì la tengono. In
-questa isola e in molte altre non si sotterrono e corpi morti, però che
-'l caldo è sì grande, che in brieve tempo la carne si consuma infino
-all'ossa. Da questa isola si va per mare verso India magiore, e a una
-gran città chiamata Zarba, la quale è bellissima e buona. Quivi stanno
-di molti cristiani di buona fede, e quivi sono molte religione, e
-spezialmente di mediani. Da questa città si va per mare insino a Lomba.
-In questa terra cresce il pepe in una foresta, chiamata Combar, la
-quale dura XVIII. giornate.
-
-
-COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE, E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI
-TRUOVA, E CHE MODO SI TIENE PER LI SERPENTI CHE IVI STANNO.
-
-In questa foresta sono due buone città, l'una chiamata Flandrina e
-l'altra Ginglante, e sono molte isole, e in ciascuna di quelle stanno
-gran numero di cristiani e di giudei, però che 'l paese è buono, ma è
-molto caldo. Voi dovete sapere, che 'l pepe cresce a modo d'una vignia
-salvatica posta appiè d'uno albero, al qual si possono e palmiti[16]
-di quella sostenere; il frutto pende a modo di grappoli d'uve, e
-caricansi tanto gli alberi, che pare che tutti si debono rompere. E
-quando è maturo, è tutta via verde a modo che sono badie di edera, e in
-quela ora si vendemiono a modo che si fa le vignie, e poi il seccono
-al sole tanto, che diventa nero e crespo. In uno albero viene tre
-maniere di pepe; il primo pepe è lungo, el sicondo è nero, e l'ultimo
-pepe è bianco. Il pepe lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur, e 'l
-bianco Bavos. Il primo, che viene quando la foglia incomincia a venire,
-s'asomiglia alquanto a la fazione[17] del fiore de le nocciuole, che
-viene prima che le foglie, e pende a basso: e poi viene il nero, che à
-la foglia a modo di grappoli d'uva, molto verde e ricolto: dopo il nero
-viene il bianco, el quale è asai migliore del nero, e di questo non se
-ne porta in questo paese, perchè egli lo tengono per loro, però che è
-migliore e più temperato che 'l nero, e non ànno sì grande abundanzia
-del bianco, come del nero. In questo paese son molte maniere di serpe
-e d'altri vermini per lo gran caldo del paese e del pepe. Alcuna gente
-dicono, che quando si ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' degli
-albori per cacciare le serpi e colubri, ma salvo la grazia di quanti
-ciò dicono, egli non metterebono fuoco per cosa alcuna del mondo, però
-che secherebono e arderebono così quegli alberi, come gli altri; ma
-quando egli vogliono ricorre el pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di
-sugo di limoni, o vero che e' portono erbe con loro che ànno grande
-odore; per lo quale odore le serpi fuggono, sicchè, quando sono unti,
-vanno sicuramente a vendemmiare, e non ànno paura che serpe nè altri
-vermini sì si approssimino per nulla. Item, verso il capo di questa
-foresta è la città di Palomba, sopra la quale è una montagnia chiamata
-Palomba, per la qual piglia el nome la città.
-
-
-D'UNA FONTE CHE À SAPORE D'OGNI SPEZIE, E DELLA SUA VIRTÙ.
-
-Su questa montagna è una fonte, la quale à odore e sapore d'ogni
-maniera di spezie, e ciascuna ora ella muta odore e sapore, e chiunche
-ne bee tre volte a digiuno, di questa è curato da qualunque infermità
-che abia, e li abitatori ivi d'intorno, che spesso ne beono, mai non
-ànno malattia, e sempre, mentre che vivono, paiono giovani. Io ne bee'
-tre o quatro volte, e ancora mi pare ch'i' mi senta meglio; e' dicono,
-che questa fonte vene dal paradiso, e però è di tanta virtù. Alcuni la
-chiamono la fonte de' giovani, perchè quegli che l'usano a bere, tutta
-via paiono giovani: per tutto questo paese cresce ottimo gengiovo. La
-gente del paese, per la loro semplicità, adorono el bue, e dicono che
-'l bue è la più santa bestia che sia in terra, perchè a loro pare che
-sia sempice ed è buono da arare, piacevole e utile e santificato; però
-che a lor pare che ogni virtù abia. Egli sì 'l fanno lavorare VI. o
-VII. anni, e poi se lo mangiono con gran solennità; e il Re del paese
-à sempre con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda riceve ogni dì
-la sua fiamata e la sua orina in due vasi d'oro, e poi la dà al loro
-prelato, che egli chiamono Archiproth, o Papaton. E questo prelato la
-porta innanzi al Re, e 'l Re, per grande divozione, mette la mano in
-quela orina, la quale egli chiamono Gau, e così si bagna la fronte e
-'l petto con gran divozione e riverenzia: e dànno a intendere che sia
-ripieno delle sopradette virtù che à el bue, e che sia santificato de
-la virtù di questa cosa, che nulla vale. Dopo il Re, lo fanno e gran
-signori, e, dopo i signori, gli altri gran maestri, quando ne possono
-avere, ma alcuna volta no ne rimane. In questo paese e' fanno idoli,
-che sono la metà uomo e la metà bue: in questi simulacri e diavoli
-parlono a loro, e dànno a loro risposta di tutto ciò che egliono
-dimandono.
-
-
-COME IN QUESTO PAESE FANNO SACRIFICIO DE' PROPII FIGLIUOLI, E COME,
-MORTO EL MARITO, LA MOGLIE S'ABRUCIA CON LUI INSIEME.
-
-Innanzi a questi simulacri egliono uccidono spesse volte i suo'
-figliuoli, e aspergono e simulacri del sangue di morti; e in questo
-modo fanno i loro sacrifici. Quando alcun muore nel paese, egli ardono
-il corpo per nome di penitenzia, a fine che non patisca pena in terra;
-però che dicono, che' vermini gli mangerebono; e se la moglie del
-morto non à figliuolo, egli l'ardono con lui, e dicono, che è ragione,
-che ella gli faccia compagnia nell'altro mondo, così come à fatto
-in questo. E se le moglie ànno figliuoli, egli le lascion vivere per
-nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole innanzi vivere co' suoi
-figliuoli, che esere arsa col suo marito, ela è sempre imputata maligna
-e falsa, nè alcuno si fiderebe in lei, nè mai è più appregiata. E
-morendo la moglie prima che 'l marito, el marito si fa ardere con ella
-piangendola; e se lui non vuole, non è costretto, anzi si può maritare
-un'altra volta sanza biasimo. Item, in questo paese crescono forti
-vini, e le femine beono vino, e gli uomini none beono punto. Da questo
-paese si va, passando per molti confini, verso un paese, dilungi a
-due giornate, il qual si chiama Maburon. Questo è molto gran reame, e
-sonvi di belle città e di belle ville. In questo Reame giace el corpo
-di santo Tommaso appostolo, in carne e in ossa, in una bella sepultura,
-nella città di Calamia, perchè ivi fu martorizato e sepulto; e li
-assirii feciono già portare il suo corpo in Mesopotania, nella città
-di Edisse, e dipoi fu riportato indietro il braccio colla mano che
-mettee nel lato del nostro Signiore Giesù Cristo, quando gli apparve
-dappoi la resurresione, dicendo: _Noli esse incredulus, sed fidelis_.
-E al presente, el detto braccio con la mano, è fuora del vaso, dove è
-il corpo. E con quella mano quegli del paese fanno le lor sentenzie
-e giudicii, e sanno chi à ragione e chi il torto, perchè quando è
-quistione tra due parte, e ogni uomo si tiene d'avere ragione, egli
-mettono nella mano di santo Tomaso le ragione delle parte predette in
-iscritto, e di subito la mano gitta via il torto o vero la falsità,
-e ritiene il dritto, o vero la verità. E così vengono di lungi paesi
-molte cause dubbiose per questo giudicio.
-
-
-DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA GRANDE DIVOZIONE CH'EGLI V'ÀNNO.
-
-Item, san Tomaso giace in una bella e grande chiesa, la quale è
-piena di grandi simulacri, cioè di immagini di idoli loro, chiamati
-dii; delle quali la minore è per grandeza come due comuni uomini; e
-infra l'altre è una immagine assai maggiore dell'altre, tutta coperta
-d'oro e di pietre preziose e è a derisione de' falsi cristiani[18]
-rinnegati, et è sopra una cattedra molto nobile; e à intorno al corpo
-suo di larghe cintole lavorate d'oro e di perle e pietre preziose.
-La chiesa è tutta dorata: di dentro a questa chiesa si va comunemente
-in pellegrinaggio con gran divozione, a modo che vanno e cristiani a
-santo Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E molte gente, che dilunge
-terre si muovono per andare inverso questo idolo, con grande divozione
-per tutto el viagio sempre sì tengono gli ochi bassi, nè ardiscono
-d'alzare le lor teste per risguardare d'intorno, per timore di non
-veder cosa che gli rimuova da la loro divozione. Alcuni vi vanno in
-pellegrinagio, che portono coltegli nelle lor mani, e sì si vanno
-fedendo et impiagando nelle braccia, ne le gambe e ne le coscie, e
-spargono el sangue loro per amor di questo idolo; e dicono che beati
-[sono] coloro che muoiono per questo idolo, Idio loro. Altri sono che
-menono i lor figliuoli per uccidergli e sacrificargli a questo idolo, e
-poi aspergono l'idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri vi sono che,
-da l'ora che si partono di casa loro, a ogni terzo passo s'inginochiano
-tanto, che aggiungono a questo idolo; e quando e' vi sono arivati,
-lo incensono d'incenso e d'altre cose odorifere, a modo che fussi il
-corpo del nostro Signiore, e vengono ad adorare questo idolo dilungi
-più di Cº. leghe. E innanzi al munistero di questo idolo (_sic_) è
-a modo d'una peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua, nella quale e
-pelegrini gettono oro e ariento e perle e pietre preziose sanza numero
-per offerta. Quando e ministri dell'idolo ànno bisogno d'alcuna cosa
-per la chiesa, subito vanno a la peschiera e pigliono tutto quelo
-che è bisogno per la rifezione della chiesa, sì che nulla vi manca,
-che subito non sia aparechiato. Item, quando si fanno le gran feste
-di questo idolo, come la dedicazione della chiesa, tutto el paese si
-viene d'intorno a questo idolo con gran riverenzia; il quale idolo sta
-sopra a uno carro molto bene adornato di drappi d'oro di Tartaria; e
-così lo menono intorno alla città. Inanzi al carro vanno primamente a
-processione ordinatamente, a due a due, tutte le pulzelle del paese;
-appresso le pulzelle vanno e pellegrini, che sono venuti dilungi
-confini, de' quali pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere in
-terra di sotto al carro, sì che il carro colle ruote gli passa a dosso;
-alcuni uccidono di subito, altri rompono braccia o gambe; alcuni le
-cosce; e tutto ciò fanno per grande divozione e per amor del loro Dio;
-e credono che, quanto magior pena e tribulazion patiscono per amor di
-questo idolo, tanto più presso saranno a Dio e in magiore allegreza.
-E brievemente in diversi modi fanno sì aspre penitenzie, e colli loro
-corpi portono e sofferiscono tanti martiri, per amor del loro Dio, che
-quasi niuno cristiano arebe ardire portare la centesima parte, per
-amore di Giesù Cristo. E poi io vi dico, che innanzi al carro, più
-presso, vanno e sonatori del paese con diversi istrumenti, che sono
-sanza numero, e fanno fra loro di grande melodie. E quando egl'ànno
-circundato tutta la città, e' tornono a la chiesa e rimettono il
-loro idolo nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo e per riverenza
-della festa egliono uccidono CCº. o CCCº. persone, che di lor volontà
-si fanno uccidere, de' quali e corpi son posti dinanzi all'idolo; e
-dicono che costor son santi, imperò che, per sua buona volontà, son
-morti per amor del loro Dio. E così, come di qua un casato o provincia
-sarebe onorata per uno santo che fussi stato di quello o vero di quelli
-fatti, de' quali si metterebbono in iscritto per farlo canonezare, così
-tengono di là onorati quegli che s'uccidono per amore del loro Dio;
-egli gli mettono in iscritto colle loro letanie; e così si vantano l'un
-co l'altro, e dicono: io ò più santi del mio parentado, che voi non
-avete del vostro! E ànno questa usanza, che, quando egl'anno intenzione
-d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per tutti e loro amici, e
-con grande abundanzia di pifferi vanno innanzi all'idolo, menando
-gran festa; e colui che si debe uccidere tiene nelle mani un coltello
-bene aguzato, e tagliasi un pezo di carne, e gittalo nella faccia
-dell'idolo, dicendo le sue orazioni, e racomandandosi al suo Dio; e poi
-si ferisce e impiagasi in qua e in là tanto, che cade morto. E allora
-gli amici presentono il corpo a l'idolo, e dicono, cantando: Guardate,
-Dio, che à fatto el vostro leale amico e servidore! lui à abandonato
-la moglie, figliuoli, richeze e tutti e beni temporali di questo mondo
-e' à rinunziato, per amor di voi, e à fatto sacrificio del suo sangue
-e carne; sì che adunque vogliatelo riposare allato a voi, fralli più
-diletti da voi, nella gloria del paradiso; perchè egli à bene meritato.
-E dopo questo e' fanno un gran fuoco e ardono el corpo, e ciascheduno
-piglia della cenere, e sì la conserva in luogo di reliquie: e dicono
-che questa è una buona cosa, che di nulla temono, mentre che gl'ànno di
-questa cenere sopra di loro.
-
-
-DELL'ISOLA LAMORI E DELLA GENTE CHE IVI ABITA, E LA RAGIONE PERCHÈ
-VANNO NUDE; E COME MANGIONO CARNE UMANA, E QUANTI GRADI È TUTTO IL
-FIRMAMENTO.
-
-Da questo paese si va per lo mare Occeano per molte diverse isole e
-per molti diversi paesi, [che] il racontare e iscrivere sarebe lungo
-e tedioso: però toccherò alcuna principale riviera e città. Da quella
-isola, della quale io ò parlato, infino a un'altra terra, che è molto
-grande, chiamata Lamori, sono LII. giornate. In questa terra è gran
-caldo: la gente del paese à questa usanza, che gl'uomini e le femine
-vanno tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono alcuno forestiero
-vestito, e dicono, che Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e che
-Adam e Eva furono fatti ignudi, e che l'uomo non si dee vergognare di
-mostrarsi tale quale Dio lo fece, però che niuna cosa è brutta che sia
-naturale. E dicono, che quegli che si ornano, son gente che non credono
-in Dio; e egli, dicono, che ben credono in Dio, el quale creò el mondo
-e fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli non isposono mai femine,
-anzi sono tutte le femine del paese comune, e elle non rifiutono niuno,
-e dicono che pecherebono, s'elle rifiutassino gl'uomini, e che Dio
-comandò così a Adam e a quegli che discendono di lui, quando disse:
-_Crescite et multiplicamini, et replete terram_. In questo paese nissun
-può dire: questa è mia moglie; nè alcuna dire: questo è mio marito.
-E, quando elle partoriscono, dànno e figliuoli a qualunque gli piace,
-di quegli che ànno avuto in sua compagnia. Il simile, tutta la terra è
-comune; uno la tiene uno anno, e un altro l'altro; e ciascuno piglia di
-quela parte che vuole. Il simile, tutti e beni del paese son comuni,
-biade e altre cose, però che niuna cosa sta serrata infra loro nè
-ascosa: ciascuno à d'ogni cosa ciò che gli piace sanza contradizione
-alcuna; e in tal modo è così rico l'uno, come l'altro. Ma egl'ànno una
-cattiva usanza, però che loro mangiono più volentieri carne d'uno uomo,
-che di niuna altra cosa che sia; e però el paese è molto abundante
-di biade e di pesci, d'oro e d'ariento e d'altri beni. Quivi vanno
-e mercatanti e menono a vendere e fanciugli, e quegli del paese gli
-comprono; e se son grassi, subito gli mangiono; e se son magri, gli
-fanno ingrassare, e dicono che questa è la migliore e la più dolce
-carne del mondo.
-
-In questo paese, e in molte altre terre di là, non si vede il
-polo artico, cioè la stella tramontana, la quale è immobile verso
-settentrione, ma vedesi un'altra, la quale è al contrario di quella
-verso mezo dì, chiamata polo antartico. E come e marinai si governono
-di qua per la stella ch'è inverso setentrione, così fanno e marinai
-di là per la stella che è verso mezzo dì; sicchè quella di mezzo dì
-non appare a noi, nè a loro appare quela di settentrione. Per la qual
-cagione si può comprendere, che 'l mondo si è di ritonda forma, perchè
-una parte del firmamento apare in un paese, che non appare in un altro:
-e questo si può provare per esperienza e per sottile indagazione;
-che se si trovassi passaggio di navi e di genti che volessino andare
-cercando el mondo, sì vi si poterebe andare con navilii intorno al
-mondo e di sotto e di sopra; la qual cosa io l'ò provato, perchè sono
-stato inverso la gente di Brabin, et ò riguardato con lo astrolabio,
-che la tramontana si è ivi alta LXIII. gradi, e in Alamagna, verso
-Boemia, LXVIII. gradi; e più avanti, inverso le parte di Settentrione,
-ella è alta sessanta due gradi e alcuni minuti; però che io stesso l'ò
-misurato con lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che sono due stelle
-tramontane, come è detto di sopra; l'una si chiama Artica e l'altra
-Antartica: queste due stelle sono inmobili, e per loro si volge tutto
-il firmamento del mondo, sì come una ruota si volta per lo suo mezo,
-sì che queste due stelle dividono tutto il firmamento in due parti
-eguale, ed è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono andato poi nelle
-parte meridionale, e ò trovato verso l'alta Libia, che si vede prima
-il polo antartico; e quanto più andavo inanzi a quelle parti, tanto più
-ritrovavo questo polo antartico più alto, sì che più inanzi, ne l'alta
-Libia verso Etiopia, questo polo antartico era alto XVIII. gradi e
-alcuni minuti: li LX minuti fanno un grado. E poi andando verso questo
-paese, del quale io v'ò parlato, e verso altre isole e altri paesi, a
-l'incontro io trovai l'antartico alto XIII. gradi e VI. minuti; e se io
-avesi trovato navile e compagnia per andare più oltre, io mi son certo,
-che noi aremo veduto d'intorno la ritondità del firmamento; imperò, sì
-come io v'ò detto di sopra, la metà del firmamento è fra queste due
-stelle; e questa metà io l'ò tutta veduta, verso settentrione, sotto
-la tramontana LXII. gradi e X. minuti; verso le parte meridionale,
-io l'ò veduto di sotto l'antartico XXXIII. gradi e XVI. minuti. Ora
-la metà del firmamento tiene cento ottanta gradi; e di questi cento
-ottanta gradi, io n'ò veduti LXII. in una parte, e XXXIII. in un'altra
-parte; che sono novantacinque gradi e quasi la metà d'un grado. E così
-mi mancono, aver veduto tutto il firmamento, LXXXIIII. gradi e quasi
-la metà d'un grado; e questi non sono la quarta parte del firmamento,
-perchè la quarta parte del firmamento è ottanta gradi; sì che ne manca
-cinque gradi e mezo della quarta parte: e così io ò veduto le tre
-parte della ritondità del firmamento, e V. gradi più, e quasi mezo.
-Per la qual cosa io dico certamente che l'uomo può bene ritondare
-o vero circundare tutta la terra del mondo, così di sotto, come di
-sopra, e ritornare nel suo paese, avendo compagnia di navile, e sempre
-ritroverebe buone terre e isole, come in questo paese. E sapiate,
-che quegli che sono al diritto di l'antartico, egli sono dirittamente
-piedi contrappiedi a quegli che sono al diritto dell'artico; e così
-quegli che stanno d'intorno a' poli, per diritta opposizione, stanno
-piedi contrappiedi; imperò che tutte le parti del mare e della terra
-ànno ne' loro oppositi abitabili o vero trapassabili, e di qua e di
-là. E sappiate, che, sicondo che io posso col mio ingegnio vedere
-e comprendere, la terra del Prete Giovanni Imperadore d'India, è di
-sotto a noi, perchè andando di Scozia, o vero d'Inghilterra, verso
-Gierusalem, tutta via si saglie; però che le parte nostre sono ne la
-bassa parte de la tera, verso occidente, e la terra del Prete Giovanni
-è ne la bassa parte verso oriente: e li indiani ànno il giorno quando
-noi abiamo la notte; e così, per contrario, egli ànno la notte, quando
-noi inghilesi abiamo el dì; imperò che la terra e il mare sono di
-ritonda forma; e quando si saglie da uno lato della terra, alora si
-discende dall'altro lato. Ora voi avete veduto di sopra, che Gierusalem
-è nel mezo del mondo: questo si pruova per una lancia diritta in
-terra nell'ora del mezo dì a tempo di equinozio; la quale, essendo
-diritta, non fa ombra dallato alcuno. E che Gierusalem sia nel mezo
-della terra, il profeta David disse: _Et operatus est salutem in medio
-terræ_. Adunque quegli che si partono di queste parte per andare verso
-Ierusalem, tante giornate, quante egli fanno per andare a Ierusalem,
-altrettante giornate si può fare, partendosi da Ierusalem, per infino
-agli altri confini della estremità della terra di là: e quando si va
-alcune giornate verso India, tuttavia si va circundando la ritondità
-della terra e del mare per di sotto il nostro paese di qua.
-
-
-D'UNO CHE ANDÒ CERCANDO EL MONDO E RITROVOSSI IN PAESE, DOVE E' SI
-PARLAVA IN SUA LINGUA.
-
-E imperò mi sono maravigliato molto d'una cosa, che io udi' già
-recitare, essendo piccolo; come uno valente uomo del nostro paese,
-già fu gran tempo, si partì per andare cercando el mondo: il quale,
-avendo lui passata tutta l'India e le isole alte di India, dove son
-più di semila leghe, per molte stagione, e' tanto andò circundando il
-mondo, che trovò una isola, nella quale udì parlare in suo linguaggio,
-e vide caricare e buoi e dire quelle parole medesime, che si dicono
-in suo linguaggio, o veramente nel suo paese. Di che si maravigliò
-grandemente, imperò che non si sapeva dare a intendere a qual modo
-potessi essere. Ma io dico, ch'egli era tanto andato per terra e per
-mare, che lui aveva circundato infino nel suo paese, dove egli era
-conosciuto. Ma lui ritornò indietro per la via onde lui era venuto; e
-dipoi stette un gran tempo, e quivi perdè molte delle sue sostenute
-fatiche nel suo ritornare indietro, sì come lui medesimo disse;
-perchè una volta verso Noverga il sopprese una tempesta fortissima
-in mare, per la quale lui fu portato in una grande isola, la quale
-riconobe esere quella isola, nella quale egli aveva udito parlare il
-suo linguaggio e menare e buoi al carro. E questo fu bene pussibile,
-quantunque a la grossa gente pare, che non si possa andare sotto terra,
-e che si cascherebe verso el cielo di sotto: ma questo non può esere
-altrimenti, che se noi cascassimo da la terra, dove noi siamo, verso il
-cielo; però che sì come a noi pare, che noi siamo di sopra a loro, così
-a loro pare, che noi siamo di sotto a loro: e se vero fussi, che l'uomo
-potessi cadere dalla terra infino al cielo, molto maggiormente la terra
-e 'l mare, che sono così grandi e così pesanti e gravissimi, doverebono
-più presto cadere infino al firmamento. Ma questo è impussibile, però
-che questo non sarebe cadere, anzi sarebe salire e ascendere. E però
-dice il nostro Signiore: _Ne timeas me qui suspendi terram in nichilo_.
-
-
-DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA.
-
-E quantunque sia pussibile circundare tutto el mondo, non dimeno
-de mille l'uno non si dirizerebe così bene per ritornare inverso il
-suo paese, come fece colui, per la grandeza della terra e del mare.
-Si poterebe andare per mille altre vie, delle quali niuna sarebe
-perfettamente diritta per ritornare verso le parti donde si mosse[19];
-che quantunque sia pussibile circundare la terra, come ò detto, non
-dimeno non poterebe andare nè dirizarsi per la diritta via, se ciò non
-fussi fortuna, o per grazia di Dio; perchè la terra è molto grande
-e alta, cioè larga; e dura la ritondità d'intorno, di sotto e di
-sopra, sanza el mare, ventotto milia CCCCº. XXV. miglia. Di queste,
-sicondo l'oppinione degl'antichi e savii, la quale io non ripruovo,
-ma sicondo la parvità del mio intelletto a me par di dire, salvo la
-lor grazia, che sie più migliaia. E perchè intendiate meglio quelo
-ch'io ò detto, io sì ò immaginato una figura, nella quale sia un gran
-compasso orbiculare e sperico, in mezo del quale sia un punto, el
-quale chiamo centro. E in questo compasso grande ò fatto un piccolo
-compasso; poi ò partito tutto il gran compasso in XL. passi, partiti
-per le vie diritte, che tutte cominciono dalla superfice del grande
-compasso, e sieno terminate al centro del piccolo compasso; doverebe
-esere così partito in XL. parte, come il grande, quantunque le parte
-sieno minore che e suoi spazii. Or facciamo che 'l gran compasso, il
-quale è d'intorno al centro, ripresenti la terra; e conciò sie cosa che
-tutti gli astronomi sappino, che 'l firmamento è partito in XII. parte,
-cioè di XII. segni, e ciascheduno di questi segni è partito in XXX.
-gradi, che verrebe il fermamento eser partito in CCC.º LX. gradi. E il
-simile la terra è partita in altrettante parte, e corrisponde ciascuna
-parte della terra a un grado del firmamento, che sarebe ottanta
-volte trentuno migliaio e cinque cento migliaia, e ciascuno di otto
-stadii; sì che tanto à la terra di ritondità e di circuito d'intorno,
-sicondo quel che io posso comprendere per lo detto delli Astrolomi,
-come io ò detto di sopra. E per meglio intendere il fu giustificato
-per termini mensurali, io metterò questa distinzione: _Quinque pedes
-passuum faciunt, passus quoque centum viginti quinque stadium dant, sed
-miliaria octo faciunt stadia, duplicata dant tibi legam_: una torsa fa
-X. piedi. E, seguendo la mia materia, io dico, che non debe dispiacere
-a quegli che legono di ciò, che io dico, che una parte di India è
-sotto a' nostri piedi, e che per lo simile una parte del nostro paese
-è di sotto a una parte d'India dirittamente. A lo opposito, sì come al
-diritto oriente è opposto el diritto occidente, e sì come a la parte
-meridionale è la parte settentrionale, de le quale io v'ò di sopra
-parlato, quantunque a la grossa gente pare che non si possi andare
-sotto la tera, e che si deba cadere verso 'l cielo di sotto, così
-a noi doverebe parere, che siamo sotto a loro. E se vero fussi, che
-l'uomo potessi da la terra al cielo cadere, molto magiormente la tera
-e il mare, che sono tanta materia e sì possente e grave, doverebono
-cadere infino al firmamento; e questo sarebe impossibile e contro a
-natura, perchè non sarebe cadere, ma sarebe salire; e però dice el
-nostro Signiore: _Ne timeas me, quia suspendi terram in nihilo_. Ora
-tornando: è vero ch'io ò misurato collo astrolabio, che quegli che
-stanno nelle parte settentrionale, stanno piè contra piè a quegli che
-stanno dalla parte verso 'l mezo dì, e così siamo noi contro a una
-parte delle isole di India. E se verso oriente e verso occidente fusson
-segni immobili o vero stabili, pe' quali si potessi misurare le parte,
-a modo che si fanno le parte che sono verso settentrione o verso mezo
-dì, per le due stelle immobile, cioè artico e antartico, certamente
-si troverebe l'isole, che a la terra del prete Giovanni serien
-declinate. E circundando più la terra di sotto, che non sono le parte
-di settentrione e di mezo dì, de' quali io ò fatto menzione di sopra,
-io so bene, che io ò fatte più giornate andando verso settentrione e
-diritto verso mezo dì, che da occidente verso oriente. E poi che la
-terra è ritonda, adunque è altrettanto da settentrione verso mezo dì,
-come dal diritto oriente al diritto occidente. Per la qual cagione io
-dico come si passa oltre a questa misura: e di sotto a noi circulando
-la tera, non è però di sotto più, quantunque si dica per intelligenzia.
-
-
-DELL'ISOLA DI SIMBOR, DOVE GL'UOMINI E LE FEMINE SI FANNO SEGNIARE
-NELLA FRONTE CON UN FERRO CALDO PER GENTILEZA; E DELL'ISOLA DI BOTEGON.
-
-Item, a lato di questa isola[20] di Lamori sopra detta, verso mezo dì,
-è un'altra isola, chiamata Simbor. Questa è una grande isola, e il Re
-è molto possente; e le gente di questo paese si fanno segniare nella
-fronte con un ferro caldo, uomini e femine, per grande nobilità e per
-esere conosciuti dall'altra gente, perchè e' si tengono più nobili
-che l'altre gente là d'intorno, perchè stanno sempre in guerra con
-quela gente nuda, de' quali ò parlato di sopra. Assai apresso questa
-isola è un'altra, la qual si chiama Botegon, la quale è molto buona e
-abbondevole, con molte altre isole che sono ivi d'intorno, nelle quali
-abitano molte diversità di genti: e perchè volendo io parlare di tutte
-sarebbe lunghissimo sermone, io non parlerò di tutte, ma piglierò le
-più notabile.
-
-
-DELL'ISOLA DI GIANNA, E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI
-QUESTO RE, E DEL SUO PALAZO, EL QUALE È UNA COSA MOLTO STUPENDA.
-
-Assai apresso questa isola di Botegon sopra detta, passando un poco di
-mare, è un'altra isola, che è un gran paese; la quale si chiama Ianna,
-e circunda quasi dumila leghe. Il Re di questo paese è un gran rico e
-possente, e à sotto lui sette altri Re di sette altre isole, che sono
-ivi d'intorno. Questa isola di Gianna è molto bene abitata e popolata
-di gente. Ivi vi cresce d'ogni maniera di spezie più abundantemente che
-altrove, come è gengiovo, chiodi di gherofani, cannella, noce moscade,
-zedoc e maci. E sappiate che e maci sono propii a modo che la noce,
-e à di fuori una cappannella, dove sta avilupata infino a tanto che
-è matura, poi cade fuori; e così è della noce moscada e del mastice.
-Molte altre spezie e molte altre cose crescono quivi in questa isola,
-perchè d'ogni bene abonda, e d'oro e d'ariento in gran quantità, salvo
-che di vino. Il Re à un palazo nobilissimo e maraviglioso molto e il
-più rico che sia al mondo: gli scaglioni, per li quali si saglie ne
-le sale e nelle camere, son fatti come quadretti d'oro e d'ariento,
-e tutte le mura loro, a modo che si dipignie di qua, son coperte
-di piastre d'oro e d'ariento; nelle quale piastre sono battaglie e
-istorie di cavalieri rilevati; tutti hanno grillande in testa di pietre
-preziose e di grosse perle; e tutte le sale e le camere di dentro sono
-soffitate e lastricate d'oro e d'ariento sì e talmente, che, chi non
-avessi veduto, non poterebe credere le nobilità nè le richeze che sono
-in questo palazo. E sapiate, che questo Re di Ianna è un semplice Re
-e il più possente Re del mondo; e già spesse volte à voluto el Gran
-Cane di Cattai disfarlo, el quale è il più possente imperadore che
-sia sotto il firmamento di qua nè anche di là dal mare; e però ànno
-spesso guerregiato insieme, però che 'l Gran Cane lo voleva fare suo
-tributario e riconoscere la terra da lui, ma costui si è sempre bene
-difeso contro di lui.
-
-
-DELL'ISOLA DI PATEM, DOVE SONO ALBERI CHE FANNO FARINA; ALTRI FANNO
-VINO, ALTRI FANNO MELE, E ALTRI VELENO; E D'UN CERTO LAGO, NEL QUALE
-NASCONO CANNE CHE ÀNNO NELLA RADICE PIETRE PREZIOSE.
-
-Appresso questa isola, andando per mare, si truova un'altra isola
-buona e grande, la qual si chiama Talamasi, e alcuni la chiamono
-Patem. Questo si è un gran reame, e il Re del paese à molte bellissime
-città e molte belle ville. In questa terra e in questo paese crescono
-alberi che fanno farina, de la qual si fa buon pane e bianco e di buon
-sapore, e pare che sia di grano, ma non è però di sapore di grano. E
-ivi sono altri alberi, che fanno mele buono e dolce; e altri alberi
-vi sono, che fanno vino: altri sono che fanno veleno, contra 'l quale
-non è altro che una sola medicina, la qual è a bere el proprio sterco
-stemperato con acqua; e veramente chi non l'avessi, presto morrebbe,
-sì che nè triaca nè altre medicine lo poterebono aiutare. Di questo
-veleno avevon mandato e giudei a torre a uno di questi alberi per
-velenare tutta la cristianità, siccome io udi' dire alla confessione
-nella lor morte; e, per la divina grazia, quantunque fallisse il loro
-male proponimento, nondimeno egliono ne feciono grande mortalità. E
-se a voi piace sapere in qual modo si fa la farina degl'alberi, io vel
-dirò. E' perquotono gli alberi con una accietta atorno a' piedi, sì che
-la scorza intorno in molte parte si lieva, e d'indi n'esce un licore
-spesso, el quale egli fanno seccare al sole, e poi diventa farina bella
-e bianca. El mele, el vino e 'l veleno son tratti dagli altri alberi
-per questo medesimo modo, e poi si conservono ne vasegli. In questa
-isola è uno mare morto, cioè un lago, al qual non si truova fondo, nè
-mai fu trovato; e tutto ciò che cade in questo lago non si truova mai.
-In questo lago crescono canne, ch'egli le chiamono Tabi, e sono lunghe
-XXX. torse e più. Quivi sono altre canne non così lunghe, le quali
-crescono appresso della riva e ànno le radice lunghe IIIIº. aripanti,
-o vero tormature[21] di terra e più; e ne' nodi delle radice di queste
-canne si truovono pietre preziose di gran virtù. Chi porta una di
-queste pietre sopra di lui, non può essere magagnato nè impiagato, nè
-di lui tratto sangue con ferro nè con acciaio. E perchè egl'ànno queste
-pietre, sì combattono arditamente per mare e per terra, però che arme
-niuna non gli può nuocere; ma quegli che ànno a combattere con loro,
-che sanno le loro maniere, gli tragono con lor saette e quadregli
-sanza ferro: e così gli percuotono e uccidono. E di queste canne ne
-fanno casse, navi e altre cose, a modo come noi facciamo di qua d'altri
-legnami. Ma non crediate, che io parli per ciancia, nè per menzogna,
-avisandovi che io vidi cogli occhi miei canne sì grandi sopra queste
-rive, che XX. de' nostri compagni non poterono levare una sola da
-terra.
-
-
-DELL'ISOLA DI TALANOCH E DEL SUO RE E DELLA POSSANZA SUA, E DEGLI
-ELEFANTI, I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; E DI DUE ALTRE COSE
-MARAVIGLIOSE CHE VI SONO.
-
-Dopo questa isola si va per mare a un'altra isola che si chiama
-Talanoch, nella quale è molta abundanzia di bene. Il Re di quel paese
-à tante femine quante ne vuole, però che 'l fa cercare le più belle per
-tutto il suo paese e pel paese d'intorno, e falle menare innanzi a lui,
-e piglia una notte l'una, e l'altra notte l'altra; e così fa lui tanto,
-che n'à mille e più, e non giacerebbe con una più d'una notte, cioè
-non arebe seco a fare più d'una volta, salvo se una non gli piacessi
-più delle altre. Questo Re à gran numero di figliuoli: tale n'à cento,
-tale dugento; e alcuni più e altri meno. Questo Re à circa XIIIIº.
-mila elefanti privati, e quali si fa nutricare a' suoi villani per lo
-paese, perchè a caso di bisogno, avendo a far guerra con alcuno altro
-Re d'intorno, egli fa montare gente insu castegli di legname posti
-sopra e leonfanti per combatter contro a' suoi nimici: e così il simile
-fanno gli altri Re di quegli confini, perchè il modo di guerregiare di
-là non è simigliante al nostro ordine di qua. Ivi chiamono gli elefanti
-Varqui.
-
-
-QUI SI FA MENZIONE D'UNA GRAN MARAVIGLIA, DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA
-RIVA DI QUESTA ISOLA.
-
-In questa isola è una grande maraviglia, la quale non è in altra parte
-del mondo; però che ogni maniera di pescie viene una volta l'anno
-dritto alla terra, e sì si gittono alla riva di questa isola, sì che
-e' non si vede in mare se non pesci; e ivi stanno tre dì, e ciascuno
-del paese ne piglia quanto ne vuole. Poi questa maniera di pesci si
-parte, e vienne un'altra; e così l'una maniera drieto all'altra ne
-viene per insino a tanto, che di tutte le ragioni del pescie di mare vi
-vengono; e così ordinatamente l'una drieto all'altra stanno tre giorni,
-tanto che ogni uomo del paese n'abbi preso d'ogni maniera, quanto ne
-vuole. E' non si sa la cagione perchè questo si sia; ma quegli del
-paese dicono, che questo è per fare riverenzia a loro Re, il quale è
-il più degnio che sia, come e' dicono, e perchè il loro Re adempiscie
-quello che disse Dio a Adam: _Crescite et multiplicamini_. E, perchè
-chi multiplica a questo modo il mondo di tutti li suoi figliuoli, per
-questo gli manda el pescie di tutto il mare, perchè e' ne pigli al suo
-volere, per lui e pel suo paese; e così tutti e pesci si arrendono a
-lui, faccendogli onore come il più eccellente e il più amico di Dio al
-mondo, sicondo che dicono. Io non so la ragione perchè è questo: Idio
-la sa, il qual sa el tutto, ma questa maraviglia non è punto di natura,
-anzi è tutta contra a natura; che gli pesci, che ànno a governare tutto
-el mondo[22], si vengono abondantemente a rendere alla morte di lor
-propria volontà, sanza che sieno costretti; e però io son certo, che
-questo non può essere sanza grande significazione. In questo paese
-son chiocciole grande, che nelle case loro molte persone poterebono
-abitare e abergare a modo d'una piccola casetta; e altre ve ne sono
-minore molto più l'una dell'altra. Vi sono vermini grandi a modo d'una
-coscia d'uomo, e sono bianchi colla testa nera; e degli altri ve n'è
-minori, della fazione di quegli che si truovano ne' legni marci; e di
-questi vermini si fa la vivanda regale al Re e per li gran signiori. E
-se uno uomo sposato muore in questo paese, egliono soppelliscono la sua
-moglie viva a lato a lui, e dicono che ragion vuole, che ella gli facci
-compagnia nell'altro mondo, come à fatto in questo.
-
-
-DELL'ISOLA DI RAFFO, OVE DÀNNO GL'UOMINI A MANGIARE A GL'UCCEGLI.
-
-Da questa isola si va per lo mare Occeano a una isola chiamata Raffo.
-La gente di questa isola, quando gli amici lo' sono amalati, egliono
-gli apicono a uno albero, e dicono, ch'egli è meglio, che gl'uccegli,
-e quali sono angioli di Dio, gli mangiono, che sien mangiati in terra
-da' vermini, che sono così brutti. Da questa isola si va a un'altra
-isola, dove son gente di malvagia natura. Questi nutricano di gran
-cani, e sì gli tengono per fare istrangolare i lor parenti, quando
-sono amalati, perchè egliono non aspettono tanto che muoino della loro
-morte naturale, perchè e' dicono, che e' sofferiscono troppo gran pena.
-E quando sono così strangolati, si ragunono insieme per mangiarli in
-luogo di cacciagione.
-
-
-D'UNA ALTRA ISOLA CHIAMATA MULCA, DOVE SONO CATTIVISSIME GENTE CHE
-BEONO SANGUE D'UOMO; E DELL'ISOLA CHE SI CHIAMA TRACONDIA, DOVE SON
-GENTE CHE NON PARLONO, MA SIBILLANO.
-
-Da poi si va per molte isole di mare per insino a una isola, che si
-chiama Mulca; e quivi è ancora cattivissima gente, perchè e' non si
-dilettono in alcuna cosa, tanto quanto fanno nel battagliare e in
-uccidere l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e egliono beono
-tropo volentieri sangue d'uomo; il qual sangue chiamono Dan: e quello
-che più ne può uccidere, è più onorato fra loro. E se due persone, che
-si portino odio, si sono acordati per amici, o vero che alcuni fanno
-patto e obligazioni fra loro, fa di bisogno che ciascun bea del sangue
-dell'altro, altrimenti la concordia, o patto, o vero obligazione sarebe
-nulla: se un facesse contro a tal concordia, o patto, o ubligazione, di
-nulla sarebe biasimato nè riprobato. Da questa isola si va per mare,
-di isola in isola, infino a un'altra isola che si chiama Tracondia,
-ove sono le gente tutte bestiale a modo che inrazionale, e stanno in
-caverne che fanno in terra, perchè e' non ànno tanto senno che sappin
-fare case; e mangione carne di serpenti e altre brutte cose. Egliono
-non parlono, ma sibillano l'uno a l'altro a modo di serpenti, e di
-nesuno aver si curono, salvo che d'una pietra preziosa, la quale è
-di XL. colori; e però il nome dell'isola è chiamata Tracondia. Egli
-amono molto questa pietra, e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono
-disiderono solamente la sua belleza.
-
-
-DELL'ISOLA ONGAMARA, DOVE SON GENTE CHE ÀNNO TESTE DI CANI, CHE SI
-CHIAMONO CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL SUO RE.
-
-Dopo questa isola si va per mare Occeano per molte isole infino a
-una isola chiamata Ongamara[23], la quale è molto bella e grande e
-tiene di circuito più di mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine
-di questa isola ànno teste di cani, e son chiamati Cenofali, e sono
-gente ragionevole e di buono intelletto, e adorono un Bue per suo Dio,
-e ciascuno di loro portono nella testa uno Bue d'oro o d'ariento,
-a dimostrazione che egliono amono bene il loro Dio: e vanno tutti
-ignudi, salvo che portano uno drappetto per coprire le loro secrete
-membra. Eglino sono grandi, forti e buoni combattenti: eglino portano
-una targa grande, che gli cuopre tutto il corpo, e una lancia in mano;
-e se pigliono alcuno in battaglia, e' lo mangiono. El Re di questa
-isola è molto potente e ricco e divoto, sicondo la lor legge, e porta
-intorno al suo collo CCCº. perle grosse d'oriente, incordate d'ariento
-a modo di pater nostri. E come noi diciamo pater nostri e ave Maria,
-contando e pater nostri d'ambra in ambra, così questo Re dice ogni dì
-CCCº. prieghi divotamente al suo Dio prima che mangi. E similmente
-porta ancora intorno al suo collo un rubino orientale fine, nobile,
-lucente, el quale è quasi lungo un piè, e V. dita largo; però che
-quando egli elegono il loro Re, egli gli dànno a portare questo rubino
-in sua mano; e così lo menono cavalcando d'intorno alla sua città; e
-da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti a lui; e il Re debbe portare
-tutta via questo rubino intorno al suo collo, perchè se egli non avessi
-il rubino, e' non lo terrebono punto per Re. El Gran Cane di Catai à
-molto disiderato di questo rubino, ma mai non l'à potuto avere, nè
-per guerra, nè per niun modo. Questo Re è molto divoto, sicondo la
-lor legge, e molto giusto; per la qual cagione si può andare molto
-sicuramente per tutto il suo paese, e portare tutto ciò che gli piace,
-che niuno sarebe tanto ardito che rubasse alcuno, imperò che el Re
-subito ne farebe giustizia.
-
-
-DELL'ISOLA DI SILLA, E DI MOLTE STRANE E DIVERSE NATURE D'ANIMALI CHE
-QUIVI SI TRUOVONO.
-
-Da questa isola si va a una altra, la qual si chiama Silla, la quale
-circunda circa V. Cº. leghe. In questa isola è molto la terra guasta e
-diserta, nella quale sono molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli,
-che niuno ardisce star quivi. Questi coccodrilli sono serpe gialle e
-rossette, e àno quatro piedi, le gambe corte e l'unghie grande: alcuni
-sono lunghi sette torse, alcuni X; e dove e' vanno per lo sabbione,
-pare che un grande albore vi sia strascinato. Ivi sono molte altre
-bestie salvatiche e spezialmente leofanti. In questa isola è una
-montagna assai grande, e in mezo di quella è un lago grande, in un
-bel piano, et evvi grande quantità d'acqua; e dicono che Adam et Eva
-piansono sopra questa montagna Cº. anni, quando furono scacciati del
-paradiso, e per lo lungo pianto, delle lagrime loro si fece questo
-lago: e nel fondo di questo lago si truova di molte pietre preziose
-e perle grosse. In questo lago crescono di molte canne e di grandi
-glagos, e sonvi dentro molti coccodrilli ed altre serpe e di grande
-sansughe[24]. Il Re del paese, ogni anno una volta, dà licenza a le
-povere gente d'entrare in questo lago a pescare di queste pietre; e
-questo fa per limosina, e per amor di Dio e di Adam; e ogni anno se ne
-truova assai; ma per le serpe e vermi che vi son dentro, e' s'ungono
-le mane e le braccia di sugo di limoni e d'altre erbe, e poi non ànno
-paura nè di cocodrilli e d'altri vermini. Questa acqua corre e passa
-per una costa della montagnia: in questo rivolo si truova gran quantità
-di pietre preziose e di perle; e dicono comunemente in questa isola,
-che nè serpente, nè bestie salvatiche del paese non tocherebono, e
-non farebono male, nè alcuno dispiacere a' forestiere niuno che entri
-nel paese, salvo solamente a quegli che son nati nel paese. In questo
-paese, e negli altri che sono d'intorno, sono oche salvatiche, che ànno
-due teste. E qui son lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e molte
-altre bestie diverse. Ivi sono uccegli che non sono di qua da mare. E
-sappiate, che in questo paese, e in altre isole d'intorno, el mare è
-tanto alto, che pare che penda dall'onde, e che deba coprire tutta la
-terra[25]. Io non so perchè modo si possa così sostenere, eccetto che
-per la divina grazia: ed è bene tanto alto verso l'alta Libia; e però
-dice David: _Mirabiles helactiones maris, mirabilis in altis Dominus_.
-
-
-DELL'ISOLA DI DONDINA, DOVE E' MANGIONO L'UNO L'ALTRO, QUANDO NON
-POSSONO SCAMPARE; E DELLA POSSANZA DEL LORO RE, IL QUAL SIGNIOREGIA
-LIIIIº. ISOLE; E DI MOLTE MANIERE D'UOMINI, I QUALI ABITONO IN QUESTE
-ISOLE.
-
-Da questa isola, andando per mare verso mezo dì, è un'altra contrada
-e larga isola, chiamata Dondina. In questa isola son gente di diverse
-nature, perchè il padre mangia el figliuolo, e il figliuolo el padre,
-e il marito la moglie, e la moglie il marito. Quando el padre o la
-madre o veruno altro di loro amici sono amalati, subito el figliuolo,
-o vero altri, vanno al Padre de la lor legge e prieganlo, che voglia
-adomandare al suo idolo, se 'l padre morrà di quella malattia, o no.
-El Padre della loro leggie allora va, insieme col figliuolo dello
-ammalato, innanzi al loro idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è
-dentro, gli risponde e dice, che egli non morrà di quella infermità; e
-insegna loro in qual modo debba guarire. E allora el figliuolo ritorna
-e serve el padre, e fagli ciò che l'idolo gl'insegnò, per insino che
-'l padre è guarito. El simile fanno le mogli pe' mariti, e' mariti
-per le mogli, e gli amici l'uno per l'altro. Ma se l'idolo dice, che
-deba murire, alora il prete va col figliuolo, o cola moglie, o vero
-coll'amico a l'amalato, e sì gli mettono un panno sopra la bocca per
-torgli il fiato; e così, soffocandolo, lo uccidono. E poi tagliono
-il corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro amici che venghino a
-mangiare di questo corpo morto, e fanno venire quanti pifferi possono
-avere, e così il mangiono con gran festa e con gran solennità. E quando
-egliono ànno mangiato la carne, pigliono l'ossa e sì le seppelliscono,
-cantando e facendo gran festa e gran melodìa; e tutti e lor parenti,
-che non sono stati a questa festa, sono riprobati, e ànno gran vergogna
-e dolore, perchè più non sono riputati per amici: e dicono gli amici,
-che lor mangiono le carne per liberarlo delle pene, sì com'egli dicono.
-E se la carne è troppo magra, gli amici dicono, che egl'ànno fatto
-gran peccato averlo lasciato tanto languire e sofferire pena sanza
-ragione; se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben fatto, e che
-presto l'ànno mandato al paradiso, e non à punto sofferto pena. Il Re
-di questa isola è molto possente, e à di sotto di lui liiiiº. isole
-grande, le quale io l'ò tutte vedute. Nelle quale isole son molte e
-diverse gente; e ciascuna di queste isole à un Re coronato; e tutti
-questi Re ubidiscono a lui. In una di queste isole stanno gente di
-grande statura, come giganti e spaventosi a vedere. Questi ànno solo un
-ochio in mezo la testa, e non mangiono altro che carne e pesci sanza
-pane. E in una altra isola, verso mezo dì, stanno gente di brutta
-statura e di malvagia natura. Questi non ànno punto di testa, e ànno
-gli occhi nelle spalle e la bocca storta a modo che d'un ferro di
-cavallo in mezo el petto. In altra isola son gente sanza testa, e ànno
-gli occhi e la bocca dietro alle spalle. In un'altra isola son gente
-che ànno la faccia tutta eguale sanza naso e sanza ochi, salvo che
-due buchi ritondi nel luogo degli ochi, e una boca piatta a modo d'una
-sfenditura sanza labbra. In un'altra isola son gente di brutta fatta,
-che ànno labbra di sotto la bocca grande, che quando vogliono dormire
-al sole, e' si quoprono tutta la faccia di questo labbro. In un'altra
-isola sono piccole genti a modo di nani, e tutte sono due tanti magiori
-che li pigmei. Questi ànno un piccolo buco in luogo di boca, per lo
-quale e' conviene lor pigliare, per un legnio bucato, tutto ciò che
-mangiono e beono. Egli non ànno lingua, nè parlon punto, salvo che
-egli sibillono, e fanno segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla
-mutesca; e così intendono l'uno l'altro. In un'altra isola son gente
-che ànno orechie, che gli pendono infino a' ginochi. In un'altra isola
-son gente, che ànno piedi di cavallo: questi sono forti e possenti, e
-corono forte per modo, che, correndo, pigliono bestie salvatiche, le
-quali mangiano. Item, in un'altra isola son gente che vanno in quatro
-sopra e piedi e mani loro, come fanno le bestie: questi sono tutti
-pilosi, e salgono legiermente sopra gli alberi, come fanno le scimmie,
-e così prestamente. Item, in un'altra isola sono ermofroditi, cioè
-uomini e femine insieme, che ànno una mamilla dalla parte destra, e
-niente da l'altra, e ànno membra d'ogni ragione d'uomini e di femmine;
-e usano di quel che gli piace, dell'uno una volta e dell'altro l'altra.
-Quando egliono usono el sesso femminino, egli ingenerono figliuole; e
-quando egliono usono el mascolino, egli concipono e portono figliuoli.
-In una altra isola son gente che vanno sempre co' ginochi molto
-maravigliosamente, e pare che a ogni passo debbin traboccare; e da
-ciascun piede ànno otto dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son
-molte altre maniere di gente, delle quale si potrebe tenere lunghissimo
-parlamento, ma perchè la materia mia sarebe troppo lunga, io me ne
-passerò assai brevemente.
-
-
-DEL REAME DI MAURI CH'È MOLTO BUONO E GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI
-DI QUELLE GENTE.
-
-Di questa isola andando per lo mare Occeano, verso oriente per molte
-giornate, si truova un gran paese e un gran Reame, el qual si chiama
-Mauri. Questo paese è in India magiore, e è la migliore terra, e il
-migliore paese, e più dilettevole, e abondevole d'ogni cosa, che sia in
-possanza de l'uomo. In questa terra stanno molti cristiani e saracini,
-perchè il paese è grande e buono. In questo paese sono più di mille
-città, o vero dumila città grande, sanza le ville. El popolo è molto
-grande in questo paese, più che i' nisuno altro luogo di India: per la
-bontà sua[26] nissun dimanda pane per Dio, però che in tutto el paese
-non è povero alcuno. Ivi sono bella gente, ma sono molto pallidi e
-ànno gl'uomini la barba chiara con pochi peli e lunghi; quasi che uno
-uomo non à L. o LX. peli nella barba, un pelo in qua l'altro in là,
-a modo d'una barba di leopardo, o vero di gatta. In questo paese sono
-le femine molto più belle che i' niuno altro luogo. La prima città di
-questo paese, la quale è una lega dilungi dal mare, si chiama Latori, e
-è assai più grande che non è Parigi. In questa città è un gran fiume,
-che porta navilio, el quale va infino al mare: niuna città è così ben
-fornita, come è questa: tutti quegli del paese adorono idoli. In questo
-paese tutti gli uccegli sono due volte magiori che di qua: ivi sono
-oche bianche e rosse intorno al collo, e ànno uno grosso becco sopra
-la testa e sono dua volte[27] magiori che le nostre. E ivi sono gran
-quantità di serpi, delle quali e' fanno gran festa, e sì le mangiono
-con gran solennità; però che chiunque avessi fatto una gran festa,
-e avessi dato tutte le vivande che si sapessi dare, non avendo dato
-una vivanda di queste serpi, non arebe fatto nulla; però che niuno
-aprezerebe cosa che avessi fatta ma'. Buone città sono in questo
-paese, e ivi si è grande mercato di vivere che non saperei dire, nè
-io domandare. In questo paese son molte chiese di religione sicondo
-la lor legge; e sono in queste chiese idoli grandi come giganti, a'
-quali idoli dànno a mangiare il giorno delle feste loro in questo modo:
-e' portono le vivande inanzi a loro così calde, come le tolgono dal
-fuoco e lasciono ascendere il fummo inverso l'idolo: alora dicono, che
-l'idolo à mangiato: e dipoi e riligiosi mangiono di queste vivande. In
-questo paese son galline bianche, che, in luogo di piuma, ànno lana
-bianca, come pecore. Le femine maritate ivi portono un segnio a modo
-che un corno sopra la testa, per esere conosciute da quelle che non son
-maritate. In questo paese è una bestiuola chiamata idria[28], la quale
-abita in acqua, e vive di pesci. Le gente del paese amaestrono questa
-bestiuola per modo, che a lor piacere la gittono nell'acqua, e ne'
-laghi, e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola areca fuori presto di
-gran pesci; e così ne pigliono quanti ne vogliono. Passammo per questo
-paese per molte giornate.
-
-
-DELLA GRANDE CITTÀ DI CASSAGA, E DELLE SUE MANIERE.
-
-Da questa città è un'altra città[29], la più grande del mondo, la qual
-si chiama Cassaga, ciò è a dire, città del cielo. Questa è di circuito
-circa L. leghe, ed è così bene abitata, che in una casa stanno ben
-XII. famiglie. In questa sono X. porte principale, e di fuora ciascuna
-porta, a tre leghe, o vero a quatro, è una gran villa. Questa città
-è situata in un lagume di mare a modo che è Vinegia, e sono in detta
-città più di XII. mila ponti; e sopra ciascuno ponte sono di forte
-torre, ove stanno guardie per guardare la città per lo Gran Cane; però
-che questa terra confina col Gran Cane. Da una parte della terra corre
-uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi stanno religiosi cristiani,
-e spezialmente mediani e mercatanti di molte nazione, perchè el paese
-è buono e abondevole. Ivi fanno molto buon vino, il quale chiamono
-Bighon, ed è molto possente e grazioso a bere. Questa è una città
-reale, dove soleva stare el Re di Mauri o vero Marchi. Per questa città
-si va per acqua sollazando e giucando infino a una gran Badia, la quale
-è asai presso, dove stanno gente religiose, sicondo la lor legge.
-In questa badia son giardini molto grandi e begli, ove sono alberi
-di molte maniere di frutti. Fra questi giardini è una montagnia ben
-fornita d'alberi, nella quale sono giardini d'intorno, e molte diverse
-nazioni di bestie, come sono babuini, scimie, marmote e altre diverse
-bestie. E quando el convento di questa badia à mangiato, fa portare
-li loro avanzi nel giardino per limosina, e fa sonare una campanella
-d'ariento, la quale tiene l'abate nella sua mano; e subito discendono
-di questa montagnia queste tale bestie sopra dette, che tre, o vero
-quatro mila ivi si riducono a modo che' poveri. E alora li è dato tutte
-le reliquie che sono avanzate al convento con belli vasi d'ariento
-dorati. Quando queste bestie ànno mangiato, l'abate suona un'altra
-campanella, e e' ritornono ne' lor luoghi, donde vennono. Questi
-religiosi dicono, che queste bestie sono anime di gentili uomini, che
-ivi sono entrate per fare penitenzia, e loro gli dànno da mangiare per
-lo amore di Dio; e dicono, che l'anima de' villani, dopo la morte loro,
-entrono nelle bestie villane; e così credono fermamante, in modo, che
-niuno gli può rimuovere di quella oppinione. Egli nutricono le dette
-bestie in gioventù, quando ne possono avere; e egli le pascono de la
-limosina, come v'ò detto di sopra. Noi gli dimandamo, se non sarebe
-meglio, che egliono donassino quele reliquie a' poveri. Ci risposono,
-che nel paese non era alcun povero; e quantunque vi fussi poveri, non
-dimeno a lor pareva, che la limosina fussi meglio data a queste anime,
-le quali fanno loro penitenzia, e che non sanno ove guadagnare, nè
-afaticarsi, che non sarebe nella povera gente, le quali anno senno
-e possanza di guadagnarsi le spese. Molte maraviglie sono in questa
-città, o intorno pel paese, le quali io non iscrivo.
-
-
-DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA DELLI PIGMEI E DELLA STATURA
-LORO.
-
-Da quella città si va a un'altra città presso a quella a sei giornate,
-la quale città è chiamata Chillaffonda, della quale le mura circundan
-circa 20. leghe. In questa città sono circa LX. ponti di pietra, e più
-begli che io già vedessi mai. In questa città fu la prima sedia del
-Re di Mauri, perchè ella è più bella e molto più abondante di tutti
-e beni: poi si passa a traverso d'un gran fiume, chiamato Dalai, lo
-quale è la maggiore riviera d'acqua dolce che sia al mondo, perchè ove
-ella è più stretta, ella è ben IIIIº. miglia, o vero leghe larga. Di
-là si va più inanzi, e poi s'entra nella terra del Gran Cane. Questa
-riviera passa pel mezo la terra di Pigmei: questi pigmei sono gente di
-piccola statura, i quali sono lunghi circa a tre spane, e son begli
-e graziosi, uomini e femine, per rispetto della loro piccoleza. Egli
-si maritono nella età di sei mesi, e in due, o vero tre anni, sì ànno
-figliuoli, e non vivono comunemente più di sei o vero VII. anni; e chi
-vive VIII. anni, è riputato vechissimo. Questi pigmei son i più sottili
-e' migliori maestri d'opera di seta e di bambagia, e d'ogni cosa che
-sia nel mondo. E' fanno spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono
-molte volte da loro presi e mangiati. Questa piccola gente non lavorono
-terra nè vignia, ma fra loro sono gente grande, come siamo noi di qua,
-che lavorono le terre, e sì gli sostengono come fa di bisogno. E quella
-gente grande sono da loro scherniti, come noi faremmo loro, se eglino
-fussino di qua infra noi. Una buona città infra l'altre v'è dove è
-gran moltitudine di questa picola gente, ed è questa città molto bella
-e grande. Quando gl'uomini grandi, che stanno fra loro, ingenerano
-figliuoli, e' diventono così piccoli, come li pigmei, però che quela
-terra è di tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben questa città, perchè
-è sua; e quantunque li pigmei sieno così piccoli, niente di meno e'
-sono razionali, sicondo il lor tempo, e sanno assai sì di senno e sì di
-malizia.
-
-
-DELLA CITTÀ DI IANCAI, E DELLA CITTÀ DI MENCA, E DELLE LORO RICHEZE E
-USANZE.
-
-Da questa città si va innanzi nel paese per molte città e per molte
-ville, insino a una città chiamata Iancai; ed è molto nobile, e rica, e
-bene situata. Ivi vanno gran parte di mercatanti per ogni mercatanzia.
-Questa città val più che niuna altra del paese, perchè el lor signiore
-n'à ogni anno d'entrata, sì come dicon quegli della città, L. mila
-tome di fiorini d'oro, perchè e' contono ogni cosa a tome. Ciascuna
-toma vale X. mila fiorini d'oro, e questo si può bene sommare. Il Re di
-questo paese è molto possente; non dimeno è sotto posto al Gran Cane;
-e 'l Gran Cane à sotto di sè XII. simile provincie; e in questo paese
-sono buone ville. Quivi è una buona usanza, perchè sono alcuni ostieri,
-a li quali, volendo far festa, o veramente convito, si dice: fatemi
-aparechiare domane per tanta gente da mangiare; dicendogli propio
-tutto el numero, e le vivande manifestandogli; e dicendogli: io voglio
-ispendere ancora tanto, e non più. Subitamente l'oste farà aparechiare
-sì pulitamente, che di nulla vi fallerà; e più presto e con assai meno
-spesa, che non farebe nella sua propia casa. E da questa città, lungo
-V. leghe, verso il capo di questa riviera di Dalai, è un'altra città,
-chiamata Mencha. In questa città si truovono grandissimi navilii, e
-sono tutte le nave bianche, come neve, per la natura del legnio, e
-sono grandissime e bellissime navi e bene ordinate; ne le quali sono
-sale con camere; e sono così bene ordinate e adobbate, come fussino in
-terra, edificate in una casa. Poi si va, per lo paese, per molte ville
-e per molte città insino a una città che si chiama Lenterim, la quale è
-di lungo otto giornate dalla città sopra eletta. Questa città sta sopra
-una riviera grande e larga, che si chiama Caromoran: questa riviera
-passa pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el paese, quando ela
-cresce troppo.
-
-
-DELL'ISOLA DI CATAI, E DELLE CITTÀ CHE IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN
-CANE, E DELLE SUE MAGNIFICENZIE.
-
-Catai si è un'isola bella e buona, e mercatantesca, e rica. Ivi vanno
-ogni anno e mercatanti per ispezie e per altre mercatanzie più che non
-vanno altrove. E sapiate, che' mercatanti, e quali vanno da Genova
-e da Vinegia e da l'altre parte di Lombardia e di Romagna, e' vanno
-per mare e per tera XII. mesi, e anche più, prima che possano venire
-a l'isola di Catai, la quale è principale Reame di tutte le parte di
-là e del Gran Cane. Da Catai si va verso oriente di molte giornate, e
-truovasi una buona città, fra l'altre, chiamata Sugramarcho. Questa
-è una città me' fornita del mondo di seta, di spezie e d'altre
-mercatanzie in grandissima quantità. Poi si va più innanzi, verso
-uriente, a un'altra città antica, la quale è ne la provincia di Catai:
-e, allato a questa città, gli tartari ànno fatto fare un'altra città,
-che si chiama Caadonia, la quale à XII. porte, e trall'una porta e
-l'altra sì à una gran lega, sì che le due città, cioè la vechia e la
-nuova, ànno di circuito più di XX. leghe. In questa città è la sedia
-del Gran Cane in un grande e nobilissimo palazo: le mura di quello
-circundono circa a due leghe e più. Questo palazo è pieno di dentro
-d'altri palazi, e dentro v'è un giardino e un monte, sopra el quale
-è un altro palagio, il quale è il più bello e il più ricco che si
-potessi divisare nel mondo. Intorno al palagio e 'l monte sono fossi
-grandi e profondi pieni d'acqua, e allato vi sono gran peschiere da
-una parte e dall'altra: e ivi si è un bel ponte per passare e fossi.
-In queste peschiere sono oche salvatiche, anitre, cisoni e anghironi
-sanza numero; e intorno le fosse e le peschiere è un gran giardino
-tutto pieno di bestie salvatiche; sichè il Gran Cane, quando e' vuole
-avere di queste bestie e uccegli salvatichi, egli va a cacciare, e
-pigliane da la finestra sanza uscir fuori de la sua camera. Questo
-palazo, dove è la sedia, è molto grande e bello d'intorno, del quale
-nella sala sono XXXIII. colonne d'oro fine, e tutte le mura sono
-coperte di dentro di belli coiami rossi di bestie chiamate pathios,
-le quale sono molto odorifere; sì che, per lo buono odore delle pelle,
-nissuno cattivo aere vi poterebe stare nè entrare nel palazo; e' peli
-di quelle pelle son rossi a modo di sangue, e lucono contro al sole,
-che quasi niuno vi può guardare. Molte gente adorono queste bestie,
-quando le veggono, per la lor virtù grande; e, per la virtù che ànno,
-egliono apprezono tanto queste pelle, più che piastre d'oro. In mezo
-di questo palazo è un tribunale per lo Gran Cane, tutto lavorato d'oro
-e di pietre preziose e di perle grosse; ed è quadrato per ogni cantone
-de la quadratura; e in su ogni canto di questo tribunale sono IIII.
-serpe, tutte d'oro; e d'intorno, alquanto largo, vi sono un Re e una
-Reina fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle grosse, le quale
-pendono atorno a questo tribunale; e di sotto a questo tribunale sono
-condotti delle bevande che si beono nella corte dello imperadore; e,
-a lato a questi condotti sono molti vasi d'oro, colli quali quegli
-del palazo beono al condotto. La sala del palazo è molto solennemente
-ornata, e molto maravigliosamente bene aparechiata d'ogni cosa che
-si può aparechiare. Primamente, a capo della sala, è el trono dello
-imperadore, ben alto, dove e' siede a la tavola, ed è adornata di fine
-pietre preziose e ricamature intorno d'oro, le quali sono tutte piene
-di pietre preziose e di perle grosse; e' gradi, pe' quali si saglie,
-sono tutti di diverse pietre preziose e di fine oro. Da la sinistra
-parte del seggio dello Imperadore, è il seggio della sua prima moglie,
-e è un grado più basso del seggio dello Imperadore, e è di diaspro
-ricamato d'oro e di pietre preziose. E poi segue el seggio della sua
-seconda moglie, e è un grado più basso che quello della prima, e è
-di diaspro lavorato così come l'altro. Lo terzo seggio, che v'è, si è
-quello della sua terza moglie, e è un grado più basso che il secondo;
-imperò che lo 'mperadore à tuttavia tre moglie in qualunque parte si
-sia. E, dopo le sue moglie, in quel medesimo luogo, siedono le donne
-e fanciulle del suo lingnagio, ancora più basso, sicondo la loro
-condizione; e tutte quelle che sono maritate ànno uno piede contrafatto
-d'uomo sopra le loro teste, lungo circa d'uno cubito, lavorato tutto
-di perle grosse di oriente, e di sopra lavorato di penne lucente di
-pagone, o vero di collo di grù, a modo che un cimiero, o vero d'un capo
-d'elmetto, a dimostrare, che ele sono in subiezione e sotto e piedi
-de l'uomo; e quele che non sono maritate none portono. Da la destra
-parte de lo 'mperadore siede prima el suo primogenito, il quale debe
-regnare dipoi lui, e siede un grado più basso che lo 'mperadore, a
-modo che quegli delle imperadrice stanno; e dapoi segue quegli del suo
-lignaggio, sicondo le loro condizioni. Lo imperadore à la sua tavola
-fatta d'oro e di pietre preziose e di cristallo bianco, intarsiata
-d'oro e de amatisto e di legno aloes, che viene di paradiso; e d'avorio
-bianco ricamato d'oro. E ciascuna delle sue mogli à una tavola di
-per sè e' suoi figliuoli, e altri gran signori che seggono presso a
-lui: per lo simile non è tavola ivi, che non vaglia un gran tesoro.
-E sotto la tavola dello Imperadore seggono IIII. uomini litterati,
-e quali mettono in iscritto tutto quelo che dice lo 'mperadore,
-o ben o male che sia; però che si conviene ritenere tutto ciò che
-dice, perchè egli non può mutare o stornare la sua parola. Inanzi a
-la tavola dello imperadore sono gran feste: ivi sono tavole d'oro,
-e pagoni d'oro ismaltati molto nobilmente, e sonvi di molte altre
-maraviglie d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto nobilmente, e sonvi
-molte altre cose e d'altre maniere: e fanno questi uccegli ballare,
-danzare e cantare sopra le tavole, percotendosi le palme; e di ciò
-fanno gran festa e buffoneria. Io non so se questo sia per artificio,
-o per nigromanzia. Ed è pure una bellissima cosa a vedere e una gran
-maraviglia, come ciò possa essere; ma questo posso bene io dire, che
-queste sono le più sottil gente in ogni scienzia, nella quale egli
-s'intromettono. In ogni artificio che sia, o che possa esere per lo
-universo mondo, egli el sanno bene; e per questa cagione e' dicono,
-ch'e' vegon ben da due occhi, e i cristiani non vegono se none da uno
-occhio; però che egliono sono e più sottili da poi loro, ma tutte
-l'altre nazione sono cieche in opere e in iscienzia. Io durai gran
-fatica per sapere il modo con che fanno ciò, ma il maestro mi disse:
-io ho botato a Dio immortale di non lo insegnare ad alcuno, ecetto al
-primo mio genito, e così voglio oservare. Item, di sopra alla tavola
-dello imperadore, cioè da un lato della sala, è una vigna tutta messa
-a oro fino, la quale à molti grappoli e racimoli di pietre preziose di
-diversi colori, come bianche, gialle, rosse, verde, nere. Le bianche
-sono di cristallo di berillo e di yris; le gialle sono di topazzi[30];
-e li rossi sono di rubini granati e di albandina; li verdi sono di
-smiraldo, di perides e di grisolido; e i neri sono di onichini; e sono
-così bene lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve. E inanzi a la
-tavola istanno e gran baroni e gli altri che egli servono, e non v'è
-uomo di tanto ardimento, che vi dicessi una parola, non parlando a lui
-lo 'mperadore, salvo che e pifferi[31], che dicono canzone e giuochi
-e altre cose per sollazzo dello imperadore. Tutti e vasi, con che si
-serve nelle sale e nelle camere, son di pietre preziose, spezialmente a
-le gran tavole; o che sono di diaspro, o di cristallo, o di ametisti;
-e sonvi tazze e cuchiai di smeraldo e di zafiro e di topazio e di
-peridos e di molte altre pietre: e sonvi ancora vasellami d'oro
-fine e di ariento. Non ve n'è però alcuno che eglino aprezino tanto
-l'ariento che e' si degnino fare vasi, ma d'argento fanno i gradi, e le
-colonne e aparamenti delle sale e delle camere. Item, inanzi a l'uscio
-della sala stanno molti baroni e cavalieri a ciò che niuno entri
-sanza comandamento e volontà dello imperadore, salvo che' servidori
-e ministri dello ostello e quali entrano e escono a loro volontà, e
-nessuno altro è tanto ardito che ardisca apressimarsi a l'uscio della
-sala. E sapiate che i miei compagni, e io insieme lo servimo al soldo
-per ispazio di XV. mesi contra il Re di Manthi, col quale aveva guerra;
-e la cagione fu, che noi avavamo disiderio grande di vedere se lo
-stato, la nobiltà, l'ordine e il governo della corte sua era tale qual
-noi avavamo udito. E certo noi trovamo nella corte sua asai più ordine,
-nobilità, eccellenzia e maraviglia di quello che c'era stato detto, e
-giamai creduto non l'aremo, se non avessimo veduto; però che a pena
-niun potrebe credere la nobilità e la moltitudine della gente che è
-nella sua corte, se non lo vedesse; perchè ivi non è come di qua; che'
-signiori di qua vanno con poca gente, cioè con poco numero, e 'l Gran
-Cane à ogni dì, a suo spese, gente quasi sanza numero. Ma l'ordine,
-e il costume, e il vivere, la onestà e la netteza non sono simile a
-quelle di qua, però che ivi la comune gente mangia sanza tovaglia,
-sopra piedi e sopra ginochi, e mangiano di ciascuna maniera di carne,
-e poco pane; e dopo mangiare si forbono le mane alle giornee, e non
-mangiono altro che una volta el dì: ma lo stato del gran Signiore è
-grandissimo, e richissimo, e nobilissimo. E quantunque alcuni sieno
-che non credono, e tengono a favola e bugia quel ch'io discrivo della
-nobilità di sua persona, di suo stato, di suo cortesia e del grande
-ordine di gente che tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte delle
-maniere e dell'ordine di lui e della sua gente, sicondo che io ho
-veduto molte volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se gli piace; e
-chi nol vuol credere, sì lasci stare, però che io so bene, se alcuno è
-stato nel paese di là, quantunque non sia stato infino al luogo dove
-sta il Gran Cane, arà udito parlar di lui e del suo stato tanto, che
-legiermente mi crederà. E quegli che saranno stati nel luogo e nel
-paese, o vero nella stanza del Gran Cane, saperranno ben se io dico il
-vero; sì che per quegli che nulla sanno e non credono altro che quello
-che egli vegono, non lascerò di scrivere una parte di lui e del suo
-stato che mena quando va da uno paese all'altro, e quando egli fa feste
-solenni.
-
-
-PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI DISCESE, E DEL NOME DE' SETTE
-LINGUAGGI DI BARBERIA.
-
-E inprimamente iscriverò la cagione, perchè lui è chiamato Gran Cane.
-Voi dovete sapere che, dapoi el diluvio, esendo il mondo distrutto,
-rimase Noè co la sua famiglia. Noè aveva tre figliuoli, cioè Cam, Sem
-e Iafet. Cam fu colui che rise del padre, quando innebriò per lo bere
-del vino, addormentato e discoperto, e però fu maladetto; ma gli altri
-tre suo frategli, di ciò dolendosi, copersono el padre. Questi tre
-frategli presono tutta la terra in libertà. Cam per sua crudeltà prese
-la parte orientale, chiamata Asia, la minore e la magiore: Sem prese
-Africa, e Iaphet Europa, e però in tre parte è la terra divisa. Cam
-fu el maggiore e 'l più possente dei suo frategli; e di lui discese
-più generazioni che degl'altri. Di Cam nacque Chus, del qual nacque
-Nebroth gigante, el quale fu primo Re al mondo, el qual fece la torre
-di Babillonia. Colle femine della generazione di questo Cam giacevono
-e dimonii, e ingeneravono gente diverse, come sono monstri e gente
-sfigurate; alcuni sanza testa, alcuni con gli orechi grandi, alcuni
-con uno ochio, altri con piè di cavallo e con altri membri disformi.
-Dalla generazione di Cam discese la pagana gente, e la diversità delle
-gente che son nelle isole del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli
-era il più possente, e niuno poteva contastare a lui, egli si facea
-chiamare figliuol di Dio, e superiore di tutto 'l mondo: e per questo
-Cam, tutti gl'imperadori poi son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli
-di Dio per natura, e superiori di tutto el mondo, e così si chiaman
-nelle sue lettere. E della generazione di Sem discesono e giudei e'
-saracini. Della generazione di Iaphet sono discesi li occidentali, che
-stanno in Europa. Questa oppinione ànno e giudei e' saracini, e così
-m'ànno dato a intendere, prima ch'io andassi in India, cioè che per la
-detta ragione lo imperadore de' Tartari era chiamato Cane: ma quando
-io fui in India, io trovai altrimenti essere la cosa: nondimeno gli
-tartari e quegli che stanno nella grande Asia discesono da Cam, ma lo
-imperadore di Catai non si chiama punto Cane, anzi Cam; e io vi dirò
-el vero, e in che modo si chiama Cam. Non sono ancora Cº. e LX. anni
-passati, che tutta la tartaria era in subiezione e in servitù d'altre
-nazione d'intorno, però ch'egli erono tutti bestiali, e era la vita
-loro come bestie nelle pasture. Ma tra tutti questi tartari erone
-sette principali nazioni, le quali erono superiori a tutti loro; de
-le quali e primi erono chiamati Tartari; e da questa nazione pigliò
-el nome tutta Tartaria, però che questi erono più nobili e li più
-appregiati degli altri. Il sicondo lingnagio era chiamato Fhanghut,
-el terzo Bionch, il quarto Vilar, il quinto Semoth, el sesto Mongil,
-il settimo Coboch. Del primo lingnaggio fu uno valente uomo vecchio,
-non ricco chiamato Canguis[32]: giacendo una volta costui nel suo
-letto e dormendo, per visione gli parve, che gli venisse inanzi un
-cavaliere armato di bianche arme, il qual gli disse: Cam, dormi tu?
-a te mi manda Dio immortale: i' vo' che tu dica alli sette lingnaggi,
-che tu se' lo' mperadore, però che tu conquisterai il paese che è qua
-d'intorno, e li confinanti saranno i' nostra subiezione, sì come voi
-siete stati nella sua, perchè questa è la volontà di Dio immortale.
-Venendo la mattina, Canguis si levò, e andò a dire alli sette lingnaggi
-ciò che gli aveva detto el cavaliere; e i sette lingnagi feciono
-beffe di lui, e dicevono che lui era impazato. Onde lui si partì
-tutto vergognioso: e la notte seguente el bianco cavaliere venne a li
-sette lingnaggi, e comandogli da parte di Dio immortale, che eglino
-facessono Canguis loro imperadore, e che egliono sarebono fuori di
-subiezione e di servitute, e torrebbono gli altri regni intorno a
-loro nella loro subiezione. Onde la mattina egli elessono quello
-Canguis per imperadore, e sì l'assettorono sopra uno feltro nero, e,
-insieme col feltro, egli lo levorono alto con gran solennità, e sì
-lo assettorono in una cathedra, e tutti gli feciono riverenzia, e sì
-lo chiamorono Cam, a modo che aveva detto il bianco cavaliere. Quando
-costui fu talmente eletto, e' volle assagiare, se si potessi fidare in
-loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti; e fece fare molti statuti
-e ordini, chiamati Isacham. El primo statuto fu, che egli ubidisono
-e credessino in Dio immortale e onnipotente, al quale piacesse di
-tragli di servitute, e 'l quale sempre chiamassono in adiutorio nei
-loro bisogni. L'altro statuto fu, che tutti gl'uomini del paese che
-potessino portare arme, fussino numerati, e che a ciascuna decina fusse
-dato uno maestro; et a venti, uno altro, e a Cº. uno capo, e a M^e. un
-capitano. Da poi comandò a tutti e principali dei sette lingnagi, che
-egli lasciassono e rinunziassono ciò che avevono di bene di redità, e
-che in quell'ora poi rimanessino contenti di ciò, che farebe di sua
-grazia: egliono lo feciono subito[33]. Da poi fece un altro oribil
-comandamento a tutti e principali sopradetti, che ciascuno faciessi
-venire il suo primo genito, e con loro propie mani ogni uno tagliassi
-il capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna: e subito fu compiuto
-el comandamento. Quando el Can vide che e' non contradicevono a cosa
-alcuna che e' comandassi, si pensò che molto bene si poteva fidare; e
-presto comandò loro, che fusino tutti aparechiati in arme per seguire
-la sua bandiera; e poi per forza sottomettesse tutte le terre che sono
-d'intorno. E avenne, che, un dì cavalcando el Cane con poca compagnia
-per riguardare la forza del paese, che egli aveva guadagnato, si
-riscontrò con gran multitudine di suoi nimici; e ivi fu il suo cavallo
-morto e lui abattuto. E vedendo la gente sua i' lor signiore abattuto,
-e credendo che fussi stato morto, tutti si missono in fuga; e i nimici
-gli seguitorno apresso, e non si avidono, che per la lor fuga lo
-imperadore s'andò ascondere per un picolo e spesso bosco. E ritornati
-i nimici dalla fuga, andorono a cercare pel bosco, se vi trovasino
-alcuno ascoso. Molti ne trovorono e missongli a morte; e mentre
-ch'egl'andavano cercando verso el luogo, dove era el Cane, vegono sopra
-uno albero, dove era il Cane, nascoso uno uccello chiamato Rub. Allora
-dicevano fra loro, che poi che quelo uccello stava sopra quell'albero,
-ivi non era alcuno riposto; e così nelle altre parte tornorono. Lo
-imperadore, salvato dalla morte, si partì di notte a salvamento, e
-inverso la gente sua andò, la quale molto fu lieta della sua venuta
-e renderono grazie a Dio immortale e a quello uccello, per cui si fu
-salvato i' lor signore; e però sopra a ogni altro uccello del mondo
-egli onorono quello, e se possono avere della penna, la serbono in
-luogo di reliquie e conservono molto preziosamente, e la portono sopra
-loro teste, e credono, quegli che la portono, essere difesi da ogni
-pericolo. Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare sopra quelli che
-l'avevono asalito, e tutti gli distrusse e misse a servitute. Quando
-il Cane ebe guadagnato e sotto poste le terre e 'l paese d'intorno
-di qua dal monte di Beliam, el bianco cavaliere un'altra volta venne
-a lui dormendo, e disse a lui: Cam, la volontà di Dio immortale e
-onnipotente è, che tu passi el monte Belliam, e guadagnerai le terre,
-e sottometterai a te molte altre nazioni; e perchè tu non truovi bene
-passaggio per andare verso quel paese, và al monte Beliam, el quale è
-sopra el mare, e inginochiati IX. volte verso oriente, al nome di Dio
-immortale. e a lui chiedi che ti mostri il camino dove tu puoi passare.
-El Cane fe' a quel modo che gli fu comandato, e di subito el mare, che
-toccava el monte, si ritrasse adietro, e dimostrava una via larga e
-bella VIIII. piedi. E in tal modo passò colla sua gente, e per quelle
-VIIII. inginochiate, e per li VIIII. piedi della via, dall'ora in qua
-el Cane e tutti e Tartari ànno auto e anno il numero VIIII-nario in
-gran riverenzia. E per questo, quando lui vuole presentare o cavagli,
-o ucegli, o archi, o frutti, o qualunque altra cosa, tutta via manda
-il numero di nove, e il presente è più degnamente ricevuto, che se
-fusse Cº. o CCº.; perchè a lor pare, che questo numero sia santificato,
-però che 'l messaggio di Dio immortale el costituì. Dopo che 'l Cane
-ebe guadagnato el paese di Catai e sotto posto molto paese intorno,
-lui cadde in malattia, e ben conobe, ch'egli dovea murire, disse a'
-XII. suo figliuoli, che ciascuno di loro gli portassi una delle sue
-saette. Subito lo feciono; e poi disse, che tutte a XII. fussono legate
-insieme con tre legami: e, così legate, dette al primo suo figliuolo,
-e disegli, che le rompessi tutte insieme: el figliuolo si sforzò di
-romperle, ma non potè. El Cane comandò al sicondo figliuolo che le
-rompesse; e così da l'uno a l'altro, ma niun di loro le potea rompere.
-Dipoi disse il Cane al più giovane: separa l'una da l'altra, e rompi
-ciascuna di per sè; e così fece. E poi disse el Cane al primogenito
-e agl'altri, perchè cagione non l'avevono rotte? Risposono, che non
-potevono, perchè erono legate tutte insieme; e egli disse: perchè egli
-l'à rotte el vostro minor fratello? però che eron separate l'una da
-l'altra. E allora disse el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi,
-imperò che, mentre che sarete legati insieme di tre legature, cioè
-d'amore, lealtà e di concordia, niuno vi poterà agravare; ma se voi
-sarete separati da questi legami, sì che l'uno non aiuti l'altro, vo'
-sarete distrutti e annichiliati. Adunque argomentatevi, e ricordatevi
-del mio consiglio: onoratevi e amatevi l'un l'altro, chè sarete
-signiori e superiori di tutto: e, fatti gli ordini suoi, si murì.
-
-Dopo lui sì regniò Othetana Can con suo primo genito, e gl'altri
-fratelli suoi andoro a guadagnare altri paesi e molti regni, infino
-alla terra di Prussia e di Rossia: e tutti si feciono chiamare Can;
-ma erono però sotto l'ubidienzia del lor primo fratello; sì che per
-questa cagione fu lo 'mperadore chiamato Cam; e dappoi successono tutti
-gli altri. Dopo Otetana Cam, regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam[34],
-e questo fu buon cristiano battezato, e dette a tutti e cristiani
-lettere[35] di perfetta pace, e mandò suo fratello Alaon con gran
-multitudine di gente per guadagnare la terra santa, e per ridurla
-nelle mani de' cristiani, e per distruggere la lege di Maometto, e per
-pigliare el Califfe di Baldach, che era signiore et imperatore di tutti
-e saracini. E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro vi fu trovato,
-che appena ne doveva esere altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece
-venire el Calife inanzi a sè, e dissegli per qual cagione e' non aveva
-tolti molti soldati per una parte di questo tesoro, per difendere il
-suo paese; e lui rispose, che si credeva assai avere di questi del
-suo paese propio. Allora disse Alaon: tu fusti a modo che Dio tra' e
-saracini, e li Dii non debono mangiare vivande mortale; imperò tu non
-mangerai altro che pietre preziose, e 'l tuo tesoro, che tu avevi tanto
-acomulato e tanto ragunato e amato. E fecelo mettere in prigione, e
-tutto il suo tesoro appresso a lui: e quivi si murì di fame e di sete.
-E dappoi Alaon arebbe guadagnato tutta la terra di promissione e messo
-nelle mani di cristiani, ma il Gran Cane murì fra quel termine; onde la
-impresa rimase tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò Cobilla Cam, el
-qual fu cristiano e regniò XLII. anni: edificò la gran città di Ieuis
-in Catai, la quale è assai magiore di Roma. Gli altri Cam, che vennono
-dappoi, diventorono pagani, e così e successivi, tutti sono stati
-pagani infino al presente.
-
-
-DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA
-FESTA, E DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO A TAVOLA, E DELLI SAVI
-CHE VI SONO, E DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STUPENDE.
-
-El Gran Cane è el più possente imperadore che sia sotto il firmamento,
-e così si chiama per titolo nelle sue lettere: _Cam, filius Dei
-excelsi, omnium universam terram colentium summus Imperator, et Dominus
-omnium dominantium_. Le lettere intorno al suo suggello suonano
-talmente, cioè: _Deus in cœlo, et Cam super terram, eius fortitudo
-omnium hominum Imperatoris sigillum_. E così è scritto nel suo piccolo
-sigillo. E quantunque questo imperadore non sia di presente cristiano,
-niente di meno lui e tutti e tartari credono in Dio immortale e
-onnipotente. E quando egli vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio sa
-bene, che tu ti comprasti quello che io ti farò: tal cosa dicendogli,
-ciò che voglion fare. Poi che io v'ho detto la cagione, per la quale
-lo imperadore si chiama Cane, iscriverò ora il governamento de la
-corte sua, quando egli fa festa solenne, cioè le quattro principale
-feste dell'anno. La prima festa è de la sua natività; l'altra della
-sua presentazione nel luogo di Moisach, cioè nel tempio dove fanno una
-maniera di circuncisione: le altre due feste sono di duoi loro idoli;
-la prima quando l'idolo fu prima posto nel tempio e intronizzato[36];
-l'altra quando l'idolo cominciò a parlare, o vero o fare il primo
-miracolo. Altre feste solenne non fanno, se non quando un de' suo
-figliuoli pigliassi moglie. Or sappiate, che a ciascuna di queste feste
-è grandissima copia di popolo, e molto ordinato e armato per migliaia
-e per centinaia e per decine; e ognuno sa ben chi el debe servire, e
-ciascuno si è ben acorto e atento a quelo che gl'apartiene; che non v'è
-difetto alcuno. Prima vi sono quatro mila baroni, richi e possenti,
-per guardare e ordinare la festa e per servire lo 'mperadore. Queste
-feste solenne son fatte di fuori nelle tende fatte di drappi d'oro di
-Tartaria e di camosciato, molto nobilissimamente. Tutti questi baroni
-ànno corone d'oro sopra le teste loro, molto nobile e molte riche,
-lavorate di gran pietre preziose e di perle grosse orientale, e tutti
-son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o vero di camossciato, e
-più pulitamente che nel mondo si potessi pensare nè scrivere. E sono
-queste vestimenta tutte fregiate d'oro d'intorno e lavorate di pietre
-preziose molto ricamente; e non dimeno drappi d'oro e di seta sono
-quivi a miglior mercato, che non sono di qua e panni di lana. Questi
-quatro mila baroni sono partiti in quatro parte, o sia compagnie; e
-ciascun migliaio è vestito di drappi d'un colore solo, e sono così bene
-adornati ricamente, che è una maraviglia a vedere. El primo migliaio,
-il quale è di duchi, di conti e di marchesi e d'amiragli, son vestiti
-di drapi d'oro, tessuti di seta verde, e ricamati d'oro e di pietre
-preziose, al modo come io ò detto di sopra. El sicondo migliaio è
-vestito tuto di drappi di colore di diaspro e di seta vermiglia,
-tuta fregiata a oro e a perle, molto nobilissimamente lavorate. El
-terzo migliaio è vestito di drapi di seta purpurina di India. El
-quarto miglaio è vestito di drapi bianchi, e tute le lor veste sono
-nobilissime e pulitamente lavorate d'oro, di pietre e perle, chè uno
-uomo di nostro paese, avendo una sola di queste veste, potrebe per
-vero dire, che mai non sarebe povero; però che le lor pietre e perle
-varebono un gran tesoro di qua, più che non fanno di là. E, in tal
-modo aconci e chiamati, vanno ordinatamente a due a due inanzi a lo
-'mperadore sanza parlare, inclinandosi solennemente. Ciascuno di loro
-porta inanzi a sè una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o di cristallo,
-o di ametiste: inanzi a loro vanno tutti e pifferi, sonando di molti
-e diversi strumenti. Quando el primo migliaio è passato, e fatto la
-sua mostra, e' si tirano da lato a una parte. Poi passa oltre l'altro
-migliaio, e così el terzo, e anche il quarto, a uno modo; nè uno solo
-v'è che parli una sola parola. A lato a la tavola dello imperadore,
-il quale siede in tribunale, seggono di molti filosafi e savi di
-molte scienzie, come d'astronomia, di geometria, di negromanzia, di
-idromanzia, di augurii e di molte altre scienzie. Alcuni di questi
-filosafi ànno, inanzi a loro, astrolabii, sproni d'oro, vasi d'oro
-pieni di sabione, teste di morti, ne le quali fanno parlare maligni
-spiriti; e alcuni vaselli d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli d'oro
-pieni d'acqua; altri d'olio; altri di vino; oriuoli d'oro e molti altri
-loro istrumenti, sicondo le loro scienzie. A certe ore, quando pare a
-loro, e' dicono a' suoi vassalli e a' famigli, che tutta via stanno
-inanzi a loro, disiderosi e pronti per fornire e loro comandamenti:
-fate pace. Allora dicono e famigli: fate pace; ascoltate. Poi dicono
-e filosafi: ciascuno faccia riverenzia, e fortemente inchini allo
-imperadore, il qual è figliuol di Dio e signior superno di tutto
-il mondo, perchè l'ora è di presente: e ciascuno abassa el capo a
-terra. Poi dicono questi filosafi: levate su. Poi a un'altra ora
-dirà un filosafo: mettete il vostro piccol dito nell'orechio vostro:
-e subitamente egli el fanno. E un'altra ora dirà un altro filosafo:
-mettete la vostra mano inanzi alla vostra bocca: e egli il fanno. Poi
-dice un altro: mettete la vostra mano sopra la vostra testa: e egli
-subitamente el fanno. Poi dice, che egli la levino; e così fanno. E in
-questo modo, d'ora in ora, gli dicono diverse cose; e dicono che queste
-cose ànno grandissimo misterio. Io gli domandai da parte, qual misterio
-e qual significazione avevono queste cose. Egliono mi risposono,
-che l'abassar le teste in questa ora aveva così fatto misterio, che,
-tutti quegli che l'avevono abassata, sarebono sempre ubidenti a lo
-imperadore, che nè per doni nè per promesse poterebono mai esere
-corroti, nè, per alcuno avere, inclinati a fare alcuno tradimento. Di
-mettere il dito nell'orechie dicevono, che niuno di quegli poterebe
-mai udir cosa contro a lo imperadore, che subito non gliene dicessino,
-se ben fussi il padre, figliuolo o fratello che 'l dicessi. E così di
-ciascuna persona o di cosa ch'egli dicono o fanno fare, eglino dànno
-diversi misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa che appartenga
-allo imperadore nè drappi, nè panni, nè veruna altra cosa, salvo che a
-quella ora che dicono e filosafi, e' non moverebono un passo, se none a
-punti di stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si fa guerra, o vero
-cosa a lui contraria, questo subito e filosafi e negromanti el vegono,
-e dicono a lo 'mperadore, o al suo consiglio: Signiore, di presente
-nella terra vostra, o in tal parte, si fa la tal cosa. E subito lo
-'mperadore manda gente verso quella parte, e fa la sua providigione.
-Quando e filosafi ànno così fatto e suoi comandamenti, e' pifferi
-cominciono a sonare, e ciascuno el suo istromento, l'uno e poi l'altro,
-e fanno una gran melodia. Quando ànno sonato un gran pezzo, uno de'
-pifferi dello imperadore monta alto sopra una sedia lavorata molto
-nobilmente, e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si tace. Da poi
-vengono tutti quegli del parentado dello imperadore, aparechiati molto
-nobilmente di drapo d'oro, e quali ànno aparechiati cavagli bianchi,
-quanti ne possono avere; e poi il siniscalco della corte chiamagli
-tutti, e nomina prima il più nobile, dicendo: siate aparechiati con
-el tale numero di cavagli bianchi per servire il nostro imperadore,
-signior nostro. E così, digradando, chiama tutti quegli dello
-'mperadore; e poi, quando gli à così chiamati tutti, e' passono inanzi
-a lo 'mperadore l'uno dietro a l'altro; e, così ordinati, entrono
-l'uno dopo l'altro e presenton loro cavagli bianchi a lo 'mperadore,
-e passono oltre. E dapoi viene gli altri baroni, ciascuno di quegli
-gli dona, o vero presenta gioielli, o vero altra cosa, sicondo la lor
-condizione. Dipoi vengono e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona
-qualche cosa: poi quando egli ànno tutti oferto a lo 'mperadore, el
-magiore de' prelati dona la sua benedizione, dicendo l'orazioni de la
-sua legge. Poi cominciono e pifferi a sonare un'altra volta; e quando
-gl'ànno così un pezzo sonato, e' restono e fanno venire inanzi allo
-'mperadore lioni provati e altre bestie, aquile e avoltoi, e altre
-ragione d'animali, di pesci e serpe, per fargli riverenzia, perchè e'
-dicono che ogni criatura debe ubidire a lui e fagli onore e riverenzia.
-E poi vengono giocolatori e incantatori, che fanno trope maraviglie;
-però che fanno venire nell'aria el sole e la luna per sembianza (per
-fare riverenzia al Re), di tanta chiarezza, che quasi l'uno non può
-veder l'altro. Poi fanno venire la notte, sì che e' non si vede quasi
-niente. Poi fanno ritornare el dì: poi fanno venire danze con le
-più belle fanciulle del mondo, sì come paiono; e fanno venire altre
-fanciulle, che portono coppe d'oro piene di latte di vacca, e dànno
-da bere a' gran signiori e a gran donne; e po' fanno venire cavalieri
-che giostrono nell'aria, armati molto pulitamente di tutte l'arme che
-s'apartengono a giostra, e rompono le lance sì ferventemente, che e
-tronconi volano per tutte le tavole. Poi fanno venire cacce di cervi, e
-di cinghiali, e di cani coridori, e in somma fanno tante diverse cose,
-che è una maravigliosa cosa a vedere. E questi giuochi fanno insino a
-ora di mangiare. Questo imperadore à molte gente per servirlo, come
-io v'ò altre volte detto, e di piferi el numero è di XIII. cornuas:
-uno di questi cornuas fa di numero X. migliaia; ma e' none istanno
-però tutti con lui: però che tutti e piferi vengono inanzi a lui di
-qualunque nazione: egli gli fa tenere nella sua stanza; e quantunque
-e' vadino in altre terre, egliono non dimeno si chiamono piferi dello
-imperadore; e però n'è così gran numero de' valenti. E famigli[37] che
-sono diputati a la guardia degl'ucegli, astori, girifalchi, sparvieri,
-falconi gentili di riviera, e pappagalli parlanti, e altri uccegli; e
-così quegli che guardano le bestie salvatiche, mille elefanti e più,
-e altre diverse bestie arabiche, scimmie, marmotte, e altre bestie
-sono per numero XV. cornuas: e li fisici per la sua persona sono
-CCº., e i più sono cristiani, e sonvene XX. saracini; però che più si
-fida nell'opere de' cristiani che de' saracini. L'altra comune gente
-e famiglia è quasi innumerabile, e tutti ànno ciò che bisogna dalla
-corte dello imperadore. Ne la corte vi sono molti baroni e servidori
-che sono cristiani, che ivi stanno convertiti a la buona fede per le
-predicazioni de' religiosi cristiani che ivi sono; ma vi è molti, che
-non vogliono che si sappia, che sieno cristiani. Questo imperadore può
-spendere quanto vuole sanza istimazione, perchè egli non fa spendere
-oro nè ariento; nè d'altro fa moneta, che di corame e di papiro
-improntato. Ed è la moneta di vario pregio, sicondo la impronta sua;
-e quando la moneta è fatta vechia per molto manegiarla e è rotta e
-guasta, el tesoriere dello imperadore ne dà della nuova per la vecchia,
-una per una, per tutto el suo paese e per tutte le sue province, perchè
-ivi, come ò detto, non fanno monete d'oro nè d'ariento; e però pote
-egli spendere assai; ma dell'oro e dell'ariento, che è in suo paese,
-fa tutta via lavorare nel suo palazo e far cose diverse e mutare e
-rimutare sì come a lui piace. Nella sua camera è una colonna d'oro,
-sopra la quale è un rubino de la lungheza d'un piede, el quale di notte
-alumina tutta la camera. Questo rubino non è però diritto vermiglio,
-ma tiene di colore d'un bruno amatista: ivi sono molte pietre preziose
-e molti altri rubini, ma questo è el meglio e il più prezioso che lui
-abia. Item, al tempo della state sta lo imperadore a una città, che è
-inverso Bissa, la qual si chiama Sedon: ivi è assai freddo. Al tempo
-di verno sta in una città di Camacalech, ove è molto caldo paese,
-ma comunemente sta a Chaida, o vero in Ions, che è buon paese e asai
-temperato, secondo el paese di là: ma di qua parrebbe troppo caldo[38].
-Item, quando lo imperadore cavalca da un paese a l'altro, egli fa
-ordinare IIIIº. oste delle gente sue. El primo oste va inanzi a lui
-una giornata, però che questo oste giace la notte, dove lo 'mperadore
-debe giacere la mattina: ivi truova ogni uomo ciò che gli bisogna; e a
-questo primo oste, e da cavalo e da piede, son per numero L. cornuas:
-un altro oste va a la destra parte, di lungi una meza giornata, e
-l'altro a la sinistra parte altrettanto; e a ciascuno di questi due
-osti son tante genti, quante nel primo. El quarto, che è assai magiore
-che niun degl'altri, va dietro a lo 'mperadore, lontano a una arcata; e
-ciascuno oste ànno la sua giornata ordinatamente in certi luoghi, dove
-debono star la notte, e ivi egli truovono quanto fa di bisognio: e se
-aviene che una di quelle oste muore, subito n'è rimesso un altro in suo
-luogo, sì che il numero rimane sempre intero.
-
-
-DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDO LUI CAVALCA, E DI COLORO CHE
-CAVALCANO SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POSSANZA SUA.
-
-E sappiate, che lo 'mperadore colla sua persona non cavalca mai:
-el simile e gran signiori di là, salvo se eglino volessino andare
-in alcuna parte con poca compagnia secretamente; e questo per non
-essere conosciuto. Lo 'mperadore va in una carretta di IIIIº. ruote,
-sopra la quale è una bella camera fatta d'una ragione legno chiamato
-aloes, el quale è condotto per un fiume dal paradiso, come io ò detto
-di sopra. Questa camera è molto odorifera, per cagione di questo
-legnio, e è tutta coperta di dentro, la camera, di piastre d'oro con
-pietre preziose e perle grosse: quattro elefanti e quattro destrieri
-bianchi, coperti di riche coperture, tirono questa carretta, e sei gran
-signiori vanno d'intorno a la carretta, a cavallo e aparechiati molto
-nobilmente: e niuno s'aprossima a la carretta, salvo questi signiori
-e quegli che son chiamati dallo imperadore per parlare. Sopra questa
-camera sono posti certi girofalchi, a ciò che, vedendo lo 'mperadore
-uno uccello salvatico, e volendo vedere e aver piacere di quello, gli
-lascia uno d'essi suoi girofalchi e più, come gli piace: in questo si
-piglia diletto passando pel paese. E, come io ho detto, niun cavalca
-inanzi a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono dipoi, lungo lui, e
-niuno s'ardisce apressarsi a la camera, ecetto que' signiori che sono
-intorno a lui: e tutto l'oste vien dopo lui pianamente, dove è gran
-moltitudine di gente. In una simile carretta, e similmente ordinate
-vanno le imperadrici, ciascuna per sè, in IIII. osti, a modo che va
-lo 'mperadore, ma non con così gran moltitudine di gente. Dappoi il
-primo genito suo va in un altro carro e per un'altra via, per questa e
-con questa medesima maniera, ed è una maravigliosissima cosa a vedere
-la gran multitudine di gente: nissuno crederebbe la somma, chi non la
-vedessi! Alcuna volta aviene, che lo 'mperadore non va molto dilungi da
-loro, anzi va insieme, e sono loro gente nobile e ordinate e partite
-in IIII. parte[39]. Item, lo imperio di questo Gran Cane è partito
-in XII. province: in ciascuna provincia sono più di duo mila città, e
-ville sanza numero; e 'l suo paese è molto grande, però ch'egli à XII.
-Re principali, de' quali ciascuno à molti Re sotto posti a lui, e tutti
-ubidiscono al Gran Cane. La sua terra e la sua signoria dura tanto,
-che si starebe a andare da l'un capo a l'altro, per mare e per terra,
-più d'un anno: e pe' diserti, dove non si truova alcuna villa, vi sono
-ordinati ostelli per giornate, dove i trapassanti possin trovare quel
-che gli fa bisognio, a ciò che si possa andare per lo paese.
-
-
-DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA IN PORTARE PRESTO LE NUOVE, E
-DELLE COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO CAVALCA PER LO SUO PAESE.
-
-In quello paese è una maravigliosa usanza, ma è utile, perchè quando
-alcuno contrario viene, o altre novelle che tocchi allo imperadore,
-sì sa tanto in un dì, che un altro non saprebbe in tre, perchè ha
-gli cavallari ordinati che subito montono sopra durmedrari, o vero
-cavagli corridori, e vanno sempre correndo infino a uno oste de'
-predetti; e, quando lui s'appressa, suona un corno, e colui che è
-all'oste lo intende, e subito è aparechiato un altro e dà le lettere,
-e va correndo; e così, correndo, tramutandosi l'uno e l'altro, giugne
-a lo 'mperadore; e a questo modo à presto novelle: e son questi
-corrieri nel lor linguaggio chiamati adilla, che tanto vuol dire,
-quanto messaggieri. Quando lo 'mperadore va da un paese a un altro,
-sicondo il modo che io ò detto, e passa per le città e per le ville,
-ciascuno inanzi al suo uscio fa fuoco, e ardono polvere d'incenso
-molto odorifero, per donare buono odore a lo 'mperadore; e le genti
-s'inginochiono intorno a lui; e lungo le contrade sì gli fanno gran
-riverenzia: e i cristiani e i religiosi, che stanno nelle sue terre,
-gli vanno inanzi a la procissione colla croce e aqua benedetta; e
-andando verso lui cantano ad alta boce:_ Veni, creator spiritus_.
-E quando egli ode, comanda a' signiori, che sono dallato a lui, che
-cavalchino e faccino venire inanzi a lui questi religiosi. E quando
-e' s'appressono e che vede la croce, si leva el suo galeotto, che
-siede sopra a la sua testa a modo d'un cappello di feltro, fatto
-d'oro e di pietre preziose e di perle grosse, el quale è tanto ricco,
-che sarebe stimato un reame di quel paese; e poi s'inginochia contro
-a la croce e fagli riverenza. Poi il prelato di questi religiosi
-dice inanzi a lui orazioni, e poi lo benedice colla croce; e lui
-s'inchina alla benedizione molto divotamente: e poi il prelato gli
-dona alcun frutto al numero di nove in un piattello d'ariento, cioè
-pere, o frutte, o pomi, o altre frutte; e lui ne piglia uno, e poi
-ne dà agli altri signiori che son d'intorno; però che l'usanza è
-tale, che niuno forestieri venga inanzi, che non gli doni qualche
-cosa, sicondo l'antica lege, che dice. _Non apperebis in conspectu
-meo vacuus_. Di poi lo 'mperadore dice a li religiosi, che si tirino
-indietro, a ciò che non sieno soffocati per la grande multitudine de'
-cavagli che vengono. El simile fanno a quelli che stanno nel campo
-della imperadrice: il simile fanno al primo genito, presentandogli
-dei frutti. E sapiate, che queste tante genti, che sono in queste
-tante oste d'intorno a lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli,
-non istanno continuamente con lui, ma, ogni volta che gli piace, son
-comandati, e poi tornono nelle propie stanze, salvo quegli che stanno
-per servire a lui e alle sue moglie e lor figliuoli per governare
-la sua corte. E quantunque tutti gli altri si partino, non dimeno
-comunemente e onorevolmente si stanno con lui nella corte L. mila
-uomini da cavallo e dumila da piedi, sanza e pifferi, e sanza quegli
-che guardano le bestie salvatiche, e gl'uccegli; el numero de' quali
-ò di sopra detto. Sotto il firmamento, nè sopra terra, nè sotto terra
-non è sì gran signore[40], come è il Gran Cane. El prete Giovanni,
-el quale è imperadore dell'alta India, e 'l Soldano di Babillonia
-con lo imperadore di Persia, nè di nobilità, nè di richezze non ànno
-comparazione alla sua possanza; imperò che egli avanza tutti i principi
-terreni. Adunque gran danno è che e' non creda in Dio fermamente. Lui
-ode molto volentieri parlare di Dio, e lascia farsi cristiano chiunque
-vuole per tutto el suo paese; però che a niuno è negato e vietato a
-mantenere qual legge si vuole. In questo paese uno à cento moglie,
-uno XL.; e chi più, e chi meno: egli pigliono le loro parenti per
-moglie, ecetto la madre, e le figliuole, e le sorelle; ma egli possono
-pigliare le sorelle da parte di padre d'un'altra femmina, e le moglie
-de' frategli, dopo la morte. E' portono tutti e drappi larghi sanza
-foderare, e sono interi dinanzi e di dietro, e dallato è allacciato
-e formato di seta; e portono le pelliccie di sopra, e non portono nè
-vestono nè usono cappucci. Usono una maniera di mantegli fessi dallato,
-sopra e quali si vestono e capucci a modo d'un capperone. Le femine
-loro si vestono a modo che gli uomini, sì che e' non si conoscono
-gl'uomini dalle femine, se non le maritate, che portono un segno sopra
-'l capo; e gl'uomini non istanno insieme colle femine, ma ciascuno da
-sè; e l'uomo va da quella che gli piace a la sua casa; uomini e femine.
-Le case loro sono ritonde, fatte di bastoni, con una sola finestra
-ritonda di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce il fummo: il
-coperto e le parete dentro sono di feltro. Quando e' vanno in guerra,
-e' portono le case seco a modo che noi facciamo le tende e' padiglioni,
-e fanno el fuoco nel mezzo della casa. Item, egli ànno grandissima
-moltitudine d'ogni maniera di bestiame, salvo che de' porci, de' quali
-egli non notriscono.
-
-
-DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE' NOMI DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE.
-
-Costoro credono in uno Dio, il quale criò e fece ogni cosa, e non
-dimeno egli ànno idoli d'oro e d'ariento e gli offeriscono sempre latte
-di bestie loro; così delle vivande e del vino prima ch'egli mangino; e
-ispesse volte oferiscono cavagli e altre bestie, e chiamono, lo Idio
-di natura, Iroga; e il loro imperadore, abia il nome come si voglia,
-egli lo chiamono Cane. Quando io fui in quel paese, il loro imperadore
-aveva nome Tinth Cane, e 'l suo figliuolo aveva nome Cosuc, e quando
-sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc Cam. Questo imperadore aveva
-XII. figliuoli, sanza quello, e nomi de' quali son questi: Cahadai,
-Vinim, Neag, Vocab, Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare,
-Gan[41]; e aveva tre moglie; la prima e principale fu figliuola del
-prete Giovanni, e aveva nome Serocam, e l'altra Heracam. Queste genti
-cominciono a fare ogni cosa a luna nuova, e molto onorono la luna
-e il sole, e spesso s'inginochiono verso di quegli. Egli cavalcono
-comunemente sanza isproni, ma portono sempre una sferza in mano, colla
-quale isferzono il cavallo.
-
-
-DELLE COSE CHE E' TENGONO PER PECATO E DELLA PENITENZIA CHE GLI
-CONVIENE FARE PER QUESTI PECCATI, E DEL MODO CH'EGLI TENGONO A
-PRESENTARE IL GRAN CANE.
-
-Egli tengono molto contro a cuscienzia e a gran peccato a gittare un
-suo coltello nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne, e apogiarsi
-colla sferza colla quale si sferza el cavallo, e a percuotere il
-cavallo col suo freno, e a rompere uno osso con un altro osso, e a
-recare[42] un piccolo fanciullo sopra porpora. Un grandissimo peccato
-tengono a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi vi pisciasse,
-certo l'ucciderebbono; e di ciascuno di questi peccati è bisogno che
-si confessino al lor prete, e pagare una gran somma d'ariento per
-penitenzia; e conviene, il luogo dove è stato pisciato, sia lavato e
-benedetto, e altrimenti, niuno vi ardirebe stare, nè entrare. E quando
-egli ànno pagato la lor penitenzia, egli gli fanno passare pel mezzo
-del fuoco e pel mezzo di due porte, per nettarlo di quel peccato. E
-quando alcun viene a presentare o a fare imbasciata a lo 'mperadore,
-è di bisogno, che lui, e il presente, e lo portatore passi per due
-fuochi ardenti per fagli purificare, a ciò che non vi sia veneno, o
-cosa cattiva che nuoca a lo 'mperadore. L'uomo preso in fornicazione
-è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba cosa alcuna; e' sono tutti
-buoni arcieri, e corrono così bene le femine come gl'uomini. Le femine
-fanno tutte le cose, come drappi, tele, e altre arte, e menono carri e
-carrette: universalmente fanno ogni mestiero, salvo che archi, saette
-e armi[43], le quali fanno gl'uomini. Tutte queste femine portono le
-brache, come gl'uomini: tutte le genti di questo paese sono ubidienti
-molto ai lor signori e supriori. Egli non sono contenditori, nè fanno
-quistione l'un co l'altro, e nel paese non è alcuno rubatore: molto
-si onorono l'un l'altro, ma non portono onore a gente strana nè a
-forestieri, quantunque fussino principali. Egli mangiono cani, gatti,
-lupi, volpi, giumenti, puledri, asini, topi e ogni altra bestia grande,
-e salvatica privata; e mangiono tutte le bestie dentro e di fuori,
-e non gli cavono alcuna cosa, se non la feccia. Poco pane mangiono
-e usono, salvochè nelle corti de' gran signiori; e in molti luoghi
-del paese non fanno altro per minestra che brodo. Quando eglino ànno
-mangiato, eglino si nettano le mani a' gironi, perchè eglino non ànno
-tovaglie, se non alle corti de' gran signori, come è detto di sopra.
-E li signiori usono spesso pelle di bestie in luogo di tovaglie, e
-così la comune gente. E quando egli ànno mangiato, e' rimettono le
-scodelle non lavate nel lavegio[44], o vero nella caldaia del brodo,
-infino a tanto che vogliono mangiare un'altra volta. E richi uomini
-beono latte di cavalla e d'altre bestie, ed un'altra bevanda, che fanno
-d'acqua e di mele cotto insieme, perchè non ànno nel paese nè vino nè
-cervogia, e vivono molto cattivamente; e, come io ò detto, non mangiono
-se none una volta el die, e anche poco. Uno uomo di nostro paese
-più mangerebe in un dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri,
-che vengono dallo imperadore, gli dànno mangiare una volta el dì e
-poco. Egli guerreggiono molto saviamente, e sempre si studiono di
-confondere e nimici: ciascun di loro à due archi o tre, e delle saette
-in grandissima abundanzia, e una grande accetta in mano. Li gentili
-uomini ànno spade larghe e tagliente da uno lato, e ànno piastre e
-elmi di coiame pulito, di pelle di dragoni; e il simile le coperture da
-cavallo: e se alcun di loro fugge dalla battaglia, egliono l'uccidono.
-Egliono usono una gran malizia quando sono a uno assedio ad una terra
-murata, promettendo loro ogni cosa che sanno adimandare, oro e ariento,
-e ogni altra cosa, se s'arendono. Ma quando si sono arenduti, tutti
-gl'uccidono e sì gli tagliono gli orechi, e sì gli fanno quocere, e di
-questo mangiono a modo d'insalata: di questo fanno ancora guazzetto per
-li gran signiori. E' ànno intenzione di sottomettere tutte le criature,
-e dicono, che sanno bene per profezia, che saranno vinti per gente
-arcieri, e sì si convertiranno alla legge di quegli che gli vinceranno;
-e però sostengono pacientemente, che ogniuno, di qualunque legge si
-sia, abiti nel paese. Quando vogliono fare e loro idoli, o vero alcuna
-immagine in memoria d'alcuno amico morto, li fanno sempre nudi, e le
-immagine tutte ignude sanza segnio di vestimenta, perchè egli dicono,
-che nel buono amore non è coperta alcuna, e che e' non si debe amare
-per nobil vestimento, nè per nobile apparamento, ma solo amare pel
-corpo, il quale naturalmente è dotato di virtù, e non per vestimenti,
-che non son dote di natura. Item, un gran pericolo è a seguire e
-tartari quando fugono in battaglia, perchè, fugendo, tragono indietro,
-uccidendo gl'uomini e' cavagli. E quando s'aparechiono e aconciono per
-combattere, e' sono sì serrati insieme, che dua milia non paiono uno, e
-guadagnono molto bene le terre altrui, ma non le sanno guardare; però
-che sono più usi a stare nella campagna in tende e in padiglioni, che
-in ville e in castella. Egli non aprezono alcuna cosa nè 'l saper de
-l'altre nazione. Egliono apreziono e vendono molto olio d'ulive, però
-che dicono, che è una nobile medicina. Tutti e tartari ànno piccoli
-ochi e poca barba e chiara, e sono sì falsi e sì malvagi traditori,
-e tanto fraudolenti, che niun si dè fidare nè nelle parole nè nelle
-promesse loro: e' sono assai durissima gente e possono sofferire molta
-pena e sinistro, molto più che altra gente; però che egli ànno molto
-bene imparato nel propio paese. Nulla spendono quando alcuno debe
-murire per malattia: e' mettono una lancia apresso del malato, e quando
-_laborat in extremis_, ciascuno fugge fuori della casa, tanto che sia
-morto; poi lo sotterrono nei campi.
-
-
-DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO IMPERADORE IN SOTTERRARLO, E DEL
-MODO CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO, E DELLE PAROLE CHE LUI DICE
-ALLA ELETTA.
-
-Quando lo 'mperadore muore, egli lo mettono in una catedra[45] a sedere
-nel mezzo della tenda sua molto onorevolmente, e inanzi a lui una
-tovaglia con carne e con vivande e uno nappo pieno di latte, innanzi
-a lui, di cavalla; e mettongli apresso il suo puledro e una cavalla
-sellata col suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e ariento; e empiono
-la tenda di strame; poi fanno una gran fossa e larga: con tutte queste
-cose il sotterrono, e dicono, che, quando e' sarà nell'altro mondo,
-e' non sarà sanza stanza, nè sanza cavallo, nè sanza oro, nè sanza
-ariento, e la cavalla gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto
-che sarà ben fornito nell'altro mondo. Alcuni de' suoi cavalieri e
-uficiali si mettono nella fossa con lui per servirlo nell'altro mondo,
-però che credono, che a l'altro mondo si viva in sollazo con femine,
-a modo che fanno di qua. Ancora molte volte egli lo fanno sotterrare
-secretamente di notte nel più salvatico luogo che possono; e sopra la
-fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, acciò che niuno lo truovi mai
-più, e che più non venga in memoria a niuno degli amici suoi. Allora
-dicono, che si troverà vivo nell'altro mondo e che lui è magiore
-signore di là che non era di qua. Dopo la morte dello imperadore e
-sette lingnaggi si ragunono e elegono il suo figliuolo maggiore, e
-sì gli dicono: noi laudiamo (_sic_), ordiniamo, e vi preghiamo, che
-voi siate nostro Signiore, e nostro imperadore, e nostro governatore.
-E lui risponde: se voi volete, ch'io regni sopra di voi, ciascun
-di voi faccia ciò che io gli comanderò, e tutto quello che io dirò
-sia compiuto. Egli rispondono tutti a una boce: tutto ciò che voi
-comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro lo imperadore: sappiate che da
-ora inanzi la mia parola sarà tagliente come ispada. E poi l'assettono
-sopra nel feltro nero, e poi il mettono nella sua sedia, e sì gli
-mettono la sua corona. Poi il paese gli manda tutti a presentarlo in
-modo, che in quel dì à più camegli carichi d'oro e d'ariento, sanza
-e gioielli de' gentili uomini, d'oro e di pietre preziose, che sono
-sanza estimazione; e sanza i cavagli, sanza i drappi di porpora e di
-camosciati di Tartaria, che sono sanza numero.
-
-Questa terra di Catai è nella profonda Asia, e poi di qua è Asia
-maggiore, e confina col Reame di Tarsia dallato verso occidente; el
-qual Reame di Tarsia fu d'uno de' Re, che venne a trovare e presentare
-il nostro Signiore in Bethlem; e quegli che sono del linguaggio di
-quel Re, son tutti cristiani. In Tarsia non mangion carne, nè beono
-vino. Di qua dal Reame di Tarsia, da lato, verso occidente, è il reame
-di Turcquestem, el qual si stende verso occidente infino al reame
-di Persia, e di verso settentrione, infino al reame di Corasina. In
-questo paese di Turcquestem sono poche buone città: la migliore città
-di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono grande pasture e poche
-biade, e però son eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende, e beono
-cervoge fatte di miglio.
-
-
-DELLA CITTÀ DI CORASINA, E DI MOLTI PAESI STRANI.
-
-Poi da lato di qui è il Reame di Corasina, el quale è buon paese
-abondevole, [ma] sanza vino: verso oriente è un diserto, che dura
-più di Cº. giornate. La magiore città del paese si chiama Corasina,
-della quale el reame piglia el nome: quegli del paese son molto buoni
-guerrieri e arditi. E poi di qua è il reame di Comano, del quale
-anticamente furono discacciati li comani, che furono in Grecia. Questo
-è uno delli magiori reami del mondo, ma non è tutto abitato, però
-che da una parte, verso Bissa, è il freddo sì grande, che nissuno lo
-potrebbe mai patire; e sonvi tante mosche, che non si sa in qual parte
-volgersi. In questi paesi sono pochi alberi fruttiferi, onde vi sono
-poche legnie. Gli uomini giaciono nelle tende e ardono sterco secco di
-bestie. Questo reame viene discendendo verso Prussia e verso Russia;
-e pel mezo di questo reame corre el fiume di Tigris, el quale è una
-de le magior riviere del mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse
-volte sopra il ghiaccio sono ragunati combattenti a cavallo e a piedi,
-più di XXX. mila persone. E tra questa riviera è il gran mare occeano,
-che si chiama el mare Mauro. Verso il capo, di sotto questo reame, è
-il monte Cochis, el quale è uno de' più alti monti del mondo. E tra
-il mare Mauro e il mare Caspio, ivi è uno molto istretto passo, per
-andare verso India; e però vi fece fare Alessandro una città, che
-chiamò Alessandria, per guardare el paese, acciò che niuno vi pasasse
-contra sua voglia: e al presente si chiama quella città, Porta di
-ferro. La principal città di Cumana si chiama Barach, ed è una delle
-tre vie d'andare in India; ma per questo passo non potrebbe andare
-gran multitudine di gente, salvo che di verno: per questa via si ruba
-l'altra via, per andare nel reame di Turquesten in Prussia, e per
-questa via son molte giornate di diserto. La terza via è, per la quale
-(_sic_) si viene di Cumana, e vassi per lo gran mare, e per lo reame
-di Archas, e per la grande Armenia. E sapiate che tutti questi reami,
-e tutte queste terre, infino a Prussia e a Russia, ubidiscono tutti il
-Gran Cane di Catai e molti altri paesi e confini, sicchè il suo potere
-e la sua signioria è molto grande.
-
-
-DELL'IMPERIO DI PERSIA, E DELLE CITTADI CHE IVI SONO.
-
-Poi che io v'ò discritto le terre e i reami inverso le parte di
-settentrione, discendendo da la terra di Catai infino alla terra de'
-cristiani, verso Prussia e verso Russia, io vi scriverò altre terre e
-reami, iscendendo per questa costa verso la parte destra, infino al
-mare di Grecia, inverso la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio
-di Catai, è lo imperio di Persia, e minori reami. Io parlerò prima del
-reame di Persia. Dua reami vi sono; il primo comincia di verso oriente
-infino a la riva di Frison, e di setentrione infino al mare Caspio,
-e verso mezzo dì infino a' diserti d'India. Questo paese è buono
-e ben popolato, e evvi dua buone città principali; l'una Botrura e
-Socvergant, la quale alcuni chiamono Sarmagant. L'altro reame di Persia
-si stende per la riviera di Frison, verso la parte occidentale, infino
-al reame di Media, e verso settentrione infino alla grande Arminia e
-'l mare Caspio, e in verso mezo dì infino a la terra di India. Questo
-si è buon paese e abondevole: ivi sono III. principali città, Neabor,
-Saphaon e Carmasana: dapoi è Erminia, ove soleva esere IIII. reami.
-Gli è un nobile paese, e abondevole di beni, e comunemente comincia
-a Persia, e sì si stende verso occidente dilungi infino a Turchia:
-da l'altra parte dura, dalla città chiamata Alessandria (da altri
-chiamata Porta di ferro) sopra detta, infino al mare di Media; e in
-questa Armenia son molte buone città; ma Taurissa è la più famosa. Di
-poi è 'l reame di Media, il quale è molto buono, e non è men largo[46];
-e comincia verso oriente, alla terra di Persia e alla minore India,
-e sì si stende verso occidente, verso il reame di Caldea, e di verso
-settentrione discendendo verso la piccola Armenia. In questa regione
-di Media son molte grande montagne, e poca terra piana. Gli saracini
-tengono questo reame, e un'altra maniera di gente, che sono cordiani.
-Le due magior città che sieno in questo reame sono Serra e Carima.
-Apresso a questo è il reame di Giorgia, il qual comincia verso oriente
-a una montagna grande, chiamata Absor, ove stanno diverse gente e
-diverse nazioni, e chiamono il lor paese Allano. Questo reame si
-istende verso Turchia, e verso il gran mare, e verso il mezzo dì, e
-confina colla grande Armenia.
-
-
-DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI ABTHAS, E DELLA PROVINCIA DI
-BONAVISON, NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVIGLIOSA, E DELLE GENTE CHE
-IVI ABITONO.
-
-In questo paese sono due reami, l'uno è questo Giorgia, e l'altro
-è il reame di Abthas, e tutta via sono tuta duo e paesi cristiani,
-ma quello di Giorgia è sotto posto al Gran Cane. Il reame di Abthas
-è più forte paese, e àssi vigorosamente e fortemente sempre difeso
-contro a qualunque l'à assalito e non fu mai sottoposto ad alcuno. In
-questo reame di Abthas è una grande maraviglia, perchè v'è una certa
-provincia, la quale circunda tre giornate, ed è chiamata Bonavison,
-ed è tutta coperta di tenebre sanza alcuna chiarezza, sì che niun può
-sapere che cosa vi sia, e niuno vi ardisce d'entrare; ma quegli del
-paese dicono, che alcuna volta ànno udite voce di gente [gridare] e
-cavagli anitrire, e galli cantare; e sassi bene di certo, che vi stanno
-gente, ma non si sa che gente. E dicesi, che queste tenebre vennono per
-divin miracolo, perchè fu già uno imperadore di Persia, malvagio uomo,
-chiamato Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani per istringelli
-e per fagli sacrificare agli suoi idoli, e cavalcava a oste bandito
-per confondere tutti gli cristiani. In quello paese dimoravano molti
-cristiani, i quali, lasciando i loro beni, volevano fuggire in Grecia.
-Essendo pervenuti in un piano il qual è chiamato Imegon, ivi venne
-incontro il malvagio imperadore coll'oste suo per una valle, per
-distruger tutti questi cristiani. Li cristiani, vedendo questo, si
-missono inginochioni, e feciono prieghi a Dio, e di subito venne una
-nuvola tanto fonda e spessa, che coperse lo 'mperadore coll'oste suo
-per sì fatto modo, che non poterono andare inanzi nè a dietro. E così
-questi stanno fra le tenebre, che mai poi n'uscirono; e i cristiani
-n'andorono dove a lor piacque, e li inimici loro stettono confusi sanza
-fare colpo. E possono bene dire:_ A Domino factum est istud, et est
-mirabile in oculis nostris_. Però che un grande miracolo fu questo, che
-Dio fece per loro, sì come apare di presente per la cagione predetta;
-sicchè tutti e cristiani doverebono per questo esser più divoti del
-nostro Signiore che non sono; però che sanza dubbio, se non fussi la
-malvagia gente e i peccati de' cristiani, egli sarebono signiori di
-tutto el mondo; chè la bandiera di Giesù Cristo è sempre spiegata e
-aparechiata per ogni uno suo buon cristiano e servidore per aiutarlo;
-sì che per uno valente uomo amico di Dio, ne sconfondorebe mille
-cattivi, come dice David nel Salterio: _Cadent a latere tuo mille et
-decem millia a dextris tuis: Ad te autem non apropinquabit. Et in altro
-luogo: Quoniam persequebatur unus, mille et duo fugarunt decem millia_
-(_sic_). E come può essere, che uno ne cacci mille, David profeta dice:
-_Sequendo quia manus Domini fecit omnia_ (_sic_). Il nostro Signior
-dice per la bocca del profeta: _Si inimicis meis ambulaveritis super
-tribulantes vos mississem manum meam_ (_sic_). Sì che noi vegiamo
-apertamente, che se noi vogliamo esser buoni, niuno poterebe durare
-contra di noi. Item, fuora di questa terra tenebrosa è una gran
-riviera, la quale dimostra segniale, che dentro stanno gente, ma niuno
-vi vuole stare, nè dimorare, nè entrare per vedere. E sapiate, che in
-questo reame di Giorgia e di Abthas e della piccola Armenia, vi sono
-uomini cristiani e ben divoti, perchè si confessono e comunicono ogni
-settimana una volta o due; e molti vi sono, che si comunicono ogni dì,
-e noi di qua non lo facciamo punto, quantunque San Paolo lo comandi,
-dicendo: _Omnibus diebus dominicis ad comunicandum hoc est tempus_:
-egli el custodiscono, e noi no.
-
-
-DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI SONO, E DI CALDEA, DI
-MESOPOTAMIA, E DI MOLTE COSE CHE LÌ SI TRUOVONO.
-
-Item, apresso questo paese di qua, è la Turchia, la quale confina colla
-grande Armenia e colla piccola. La Turchia à molte province; Chomana,
-Capadocia, Sarra, Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comana, Nachi; e in
-ciascuna città di queste province son molti buon cristiani. La Turchia
-si distende infino alla città de Stachala, la quale siede sopra el mare
-di Grecia, e confina con la Soria. Soria è gran paese e buono, come di
-sopra è detto; e ancora dallato di sopra verso il Reame di Caldea, il
-quale si distende dalle montagne di Caldea inverso oriente, infino alla
-città di Ninive, che siede sopra alla riviera di Tigris; e di largheza
-comincia verso Bissa a la città di Marga; e sì si distende fino mezzo
-dì infino al mare occeano. In Caldea è il paese piano, e poche montagne
-e fiumane vi sono. Da poi è il reame di Mesopotamia, il qual comincia
-a li confini di Giorgia, a una città chiamata Mossella, e sì si stende
-verso occidente infino al fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso
-una città chiamata Roais: di largo tien dal monte d'Armenia infino a'
-diserti d'India minore. Questo è un buon paese e piano, ma son poche
-riviere. In questo paese non sono se non due montagne, l'una chiamata
-Simar, l'altra Lison, e confina questo paese col reame di Caldea e col
-reame di Arabia. Ancora, verso le parti meridionali, sono molti paesi,
-molte terre e molte regioni. Prima si è la terra di Etiopia, la quale
-confina verso oriente con gli gran diserti, e verso occidente con gli
-reami di Nubia, e verso mezzo dì col Reame de Mortagna, e verso Bisa
-con lo mare rosso. In questo paese son molte genti con molti reami:
-dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia, infino a l'alta Libia, giace tutto
-questo paese di lungo el mare occeano verso el mezzo dì; e in questi
-paesi son molti reami, e confina da l'altra costa con Nubia, la quale
-confina colle terre sopradette, e co' diserti d'Egitto: li nubiani sono
-cristiani. Dopo Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta Libia e
-la bassa Libia, la qual discende a basso verso il gran mare di Spagna,
-ne la quale sono i reami di Seoth, Taramensa, Tunisi, Cartagine,
-Buglia, Algarba, Bellamarina, Montefiore, e molti altri reami, e molte
-altre diverse gente.
-
-
-DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI,
-NEI QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI MOLTE ALTRE COSE.
-
-Io v'ò iscritti di molti paesi che son di qua dallo grande reame
-di Catai, i qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane; ora farò
-discrizione, seguendo, d'alcuni altri paesi e d'alcune isole che sono
-di là. E dicono, che passando tutta la terra di Catai, verso l'alta
-India e verso Bacaria, si passa poi per una regione chiamata Cadissa,
-la quale è paese molto grande e bello. E ivi crescie una region di
-frutti a modo che carobe, ma assai più grossi: e, quando sono maturi,
-si fendono pel mezzo, e truovasi dentro una bestiuola in carne e in
-ossa e in sangue, a modo d'un piccolo agnello sanza lana, sì che si
-mangia insieme col frutto: e questo frutto è di gran maraviglia e di
-grand'opera di natura. Niente di meno io dissi ad alcuno del paese,
-che io non tenevo questa opera per gran miracolo, però che son così
-alberi (_sic_) nel nostro paese, de' quali e frutti sono uccegli; e
-ancora ne sono in altre parte, che nelle nocciuole è il vermine, che
-è animal sensitivo, benchè non abia ossa. Ivi son pomi di buono odore
-e sapore, lunghi, de' quali ne sta insu nun ramo più di Cº., e tanti
-insu un altro ramo; e ànno foglie grande e lunghe un piede e più, e un
-altro piede e più larghe. In questi paesi e in altri, quivi intorno,
-crescono molti alberi, che fanno chiovi di gherofani e noce moscade e
-grosse noce d'India, e altre spezie. Ivi sono vigne che fanno grapoli
-de uva sì grandi, che uno uomo arebe affanno a portare una palmetta[47]
-co' grappoli. In questa medesima regione sono e monti Caspii, chiamati
-Uber: alcuni di quegli del paese gli chiamono Gothet e Magoth. In
-questi monti sono ancor serrati i X. tribi d'Israel co' loro Re, nè
-uscir possono. Ivi furono rinchiusi per lo Re Alessandro con XXII. Re
-di corona col popol loro, el quale sta ne le montagnie di Scizia; e
-infra questi monti Caspii dal detto Re furono incalzati. Vedendo il Re
-Alessandro che non gli poteva rinchiudere per opera degli uomini suoi,
-come e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli volessi aempiere
-quello che aveva cominciato; e quantunque non fusse degnio d'esere
-esaudito, non dimeno Dio, per la sua grazia, chiuse e monti insieme, sì
-che quivi stanno serrati intorno da altri monti; salvo che da uno lato,
-dal quale è il mare Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi che 'l
-mare è da uno lato, perchè non escon egli, e vadino dove a lor piace?
-A questo rispondo, che questo mare Caspio esce fuori di terra di sotto
-a questa montagna, e corre pe' diserti da una costa di quel paese e
-si stende infino a' confini di Persia; e quantunque sia chiamato mare,
-non dimeno non è però mare, nè rocca d'altro mare[48], anzi è un lago
-magiore del mondo. E quantunque e' si mettessino in questo mare, non
-saperebbono dove arrivare; però che non sanno altro linguaggio, che
-il loro propio; e però non si metterebbono a uscire. Ma non crediate
-però, che siano quegli proprio che incalciò il Re Alessandro, ma
-sonvi quegli che son discesi di loro, però che quegli non sarebbono
-vissuti tanto tempo. E sappiate, che gli Giudei non ànno terra propria
-in tutto el mondo, se non quella fra quegli monti; e anco di quella
-rendono tributo alla Reina d'Amazonia, la quale fa molto ben guardare
-quegli monti, acciò che non eschino, perchè la terra sua confina con
-quegli monti. Alcuna volta aviene, che alcuno giudeo sale su per quegli
-monti, ma la moltitudine non vi potrebe montare, nè dismontare, perchè
-e monti sono sì aspri, forti e alti, che a malgrado loro vi possono
-stare, perchè non ànno uscita da parte alcuna, salvo che per un piccolo
-sentiero e stretto, el qual fu fatto a mano per forza, e dura forse
-quatro leghe e è tutta terra diserta, dove per niuno ingegno si può
-trovare acqua. Per la qual cagione non vi si può abitare; e sonvi
-tanti dragoni e serpenti e altre velenose bestie, che non vi si può
-passare, salvo per grande verno; e chiamasi questo passo Olirem: e
-questo fa guardare la reina d'Amazonia. E se pure alcun ne esce, non
-sanno altro linguaggio, che 'l suo, e non sanno parlare con altra gente
-che si truovino; ma dicesi ch'egl'usciranno al tempo d'Anticristo. E
-per questa cagione tutti e giudei che son dispersi per tutte l'altre
-terre, imparano il parlare ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi
-escino fuori e egli si possino intendere co loro: e questi conduceranno
-quegli per cristianità, per distruggere e cristiani; imperò che gli
-giudei di qua dicono, che egli sanno per profezie, che quegli de' monti
-Caspii usciranno e spargeransi pel mondo. E così, come e giudei sono
-stati sotto posti a' cristiani, così e cristiani saranno sotto posti
-a' giudei. E se voi volete sapere a qual modo e' troveranno uscita,
-sicondo che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'Anticristo sarà una
-volpe, la quale arà una tana in quel luogo, dove il Re Alessandro fece
-fare una delle porte; e tanto anderà questa volpe cavando e perforando
-la terra, che ella passerà oltre questa terra verso questi giudei; e
-quando e' vederanno queste volpi, forte si maraviglieranno; però che e'
-non vidono mai sì fatta bestia, e però che d'ogni bestia ànno con loro,
-salvo che delle volpi. Allora cacceranno questa volpe e seguiteranla
-tanto, che enterrà nella sua tana; e egliono v'anderanno drieto,
-perseguitandola infino alla tana tanto, che egliono troveranno le
-porte, che fece fare il Re Alessandro, di pietre grosse. Queste pietre
-romperanno, e a questo modo troveranno uscita.
-
-
-DELLA TERRA DI BACARIA, E DI CERTE ARBORE CHE FANNO LANA; E DELLA
-GROSSEZA DEL GRIFONE, E D'ALTRE COSE CHE LÌ SONO.
-
-Da questo paese si va verso la terra di Bacharia, dove sono malvage
-gente e crudeli; e in questa terra sono alberi che fanno lana come
-fanno le pecore, de le quale si fa drappi per vestire. In questo paese
-son molti ipotami; altri gli chiamono centauri. Queste son bestie
-che conversono alcuna volta in acqua, e alcuna volta in terra; e
-sono d'uomo e di cavallo[49], e mangiono le gente, quando ne possono
-pigliare. E ivi sono riviere che son tre volte più insalate del mare;
-e ivi sono più grifoni che in altre parte. Alcuni dicono che i grifoni
-ànno corpo di lione a dietro, e d'aquila dinanzi; dicono il vero,
-perchè son fatti di così fatta forma. Ma il grifone à il corpo maggiore
-e più forte, che non è otto lioni di qua, e à più grandeza e fortezza,
-che cento aquile; imperò che porta al suo nido volando un gran cavallo
-co l'uomo di sopra, se lo truova; o vero due buovi legati insieme,
-almodo che si legono al carro; perchè egli ànno alie e unghie dinanzi
-così grande e lunghe, come sono corna di bue e di vache; delle quali
-si fanno vasegli per bere, a modo che di corna di bufoli; e delle coste
-delle penne dell'alie, se ne fanno di grandi archi per saettare.
-
-
-DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE
-GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE
-RICHEZE E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN QUELLE PARTE.
-
-Di là si va per molte giornate per le terre del prete Giovanni, el
-grande imperadore d'india, a un reame, el qual si chiama Avison, o
-vero la isola di Pontesoro. Questo Presto Giovanni à molte gran terre,
-e molte buone città, e molte ville e buone isole, diverse, grande e
-larghe, nel suo reame, perchè questo paese de India è tutto partito per
-isole, per cagione de' gran fiumi che vengono dal paradiso terresto, e
-quali partono la terra in molte parte: il simile in mare vi sono molte
-isole. La migliore città dell'isola di Pontesoro è chiamata Nisa, la
-quale è città reale molto nobile e molta rica. Il prete Giovanni à
-sotto di lui molti Re, molte isole, e molte diverse gente; e il suo
-paese è molto buono e rico, ma non però sì rico, come quel del Gran
-Cane per li mercatanti che non vanno così là comunemente per comperare
-mercatanzie, come fanno nella tera del Gran Cane, perchè il paese è
-troppo lontano, e eziandio perchè egli truovono nell'isola di Catai
-seta, spezie, drappi d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quantunque
-egli avessino migliore mercato ne la città del prete Giovanni, non
-dimeno e' dubitono de la lunga via e degli gran pericoli che sono in
-quel mare, perchè in quel mare, in molti luoghi, sono molti scogli, e
-assai sassi di calamita, che tira a sè il ferro co la sua propietà; e
-per questo non passa nave dove sia chiovi o bandelle di fero. Questi
-sassi di calamita, per sua propietà, tirono le nave e mai più di lì
-non si posono partire. Io medesimo vidi in quel mare, di lungi a modo
-d'una isoletta, ove erano alberi, spine e pruni in quantità; e dicevono
-e marinai, che ciò erano nave, che quivi erono restate pei sassi de
-la calamita; e perchè erono marcite, lì erono cresciuti questi alberi,
-spine, pruni e altre erbe, che vi sono in gran quantità. Questi sassi
-vi sono in molti luoghi in quele parte, e però non v'usano passare
-mercatanti, se egliono non sanno molto bene la via, e se e' non ànno
-buono guidatore. E ancora temono la via molto lunga, sì che adunque e'
-vanno più presto a l'isola di Catai, e lì pigliono ciò che vogliono:
-la quale è più presso; e non è però così presso, che non si peni
-XI. o XII. mesi a andare da Vinegia, o da Genova insino a Catai. E
-ancora la terra del prete Giovanni è più dilungi di molte giornate; e'
-mercatanti, che vanno di là, passono per Persia, e vanno per una città
-chiamata Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edificò. Poi passono
-un braccio di mare, e vanno a una gran contrada, o vero città, che
-si chiama Cobach; e ivi truovono ogni mercatanzia e papagalli, e, a
-modo che di qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono passare oltre,
-e' possono andare sicuramente. In quel paese à poco fromento e orzo,
-imperò mangiono riso, miglio, latte e formagio, o vero frutte. Questo
-prete Giovanni piglia tutta via per moglie la figliuola del Gran Cane,
-e 'l Gran Cane piglia tutta via per moglie la figliuola del prete
-Giovanni. Ancora, ne la tera del prete Giovanni, sono molte diverse
-cose, e molte pietre preziose, sì grande e sì grose, che ne fanno
-vasegli, piattegli, scodelle, taglieri e molte altre maraviglie, che
-sarebe cosa lunghissima a scrivere. Ma d'altre isole principale del suo
-stato e delle sue legge iscriverò alcuna cosa.
-
-Questo imperadore, prete Giovanni, è cristiano, e così è gran parte
-del suo paese; ma tutta via non ànno gli articoli della fede che noi,
-e credono nel Padre e nel Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono
-molti divoti e leali l'uno co l'altro, e non si curono di baratterie,
-nè di cautele, nè d'alcune fraude. Egli à sotto lui LXXII. provincie,
-che tutte gli dànno trebuto, e ciascuna provincia à uno Re. In suo
-paese sono molte maraviglie: ivi è il mare arenoso, el quale è tutto
-di rena e di granelle sanza gocciola d'acqua, e fa grande onde, fluendo
-e refluendo, a modo che fa l'altro mare, e mai per niun tempo non posa
-nè sta quieto. Niuno può passare questo mare nè con nave, nè con altro
-ingegno; e però non si può sapere che terra sia oltra questo mare. E
-quantunque non vi sia punto d'acqua, non dimeno si truova di molti
-pesci alle fiumane d'altra maniera e d'altra fazione, che non sono
-quegli dell'altro mare; e sono di buono gusto e dilicati a mangiare.
-E, a tre giornate dilungi a quello mare, vi sono gran montagne, delle
-quali escie fuori un fiume, il qual viene dal paradiso terresto; ed
-è tutto di pietre preziose, sanza acqua, e corre a basso pel diserto
-a grande onde, a modo che fa el mare arenoso, e finisce in questo
-mare, e ivi si perde. Questo fiume corre a questo modo tre volte la
-settimana, e mena seco di molte grosse pietre del monte, che fanno
-gran romore: e subito, come sono entrate nel lor mare arenoso, più non
-si veggono e perdonsi. Queste tre giornate che corre, niuno ardirebe
-d'entrarvi, ma negli altri dì vi s'entra. Item, oltre a quel fiume, più
-inanzi nel diserto, v'è un gran piano arenoso; e, tralle montagne, è
-questo piano. Ogni dì, quando si leva el sole, cominciono a crescere
-albucegli piccoli, e crescono infino a mezzo dì, e fanno frutti; ma
-niuno s'ardisce a pigliare di questi frutti, perchè sono a modo di cosa
-afatata; e, dopo mezzo dì, discrescono e entrono in terra, sì che al
-calare del sole più non si veggono: e così fanno ogni dì; e questa è
-una grande maraviglia. In questi diserti sono molti uomini salvatichi,
-cornuti e spaventosi; e' non parlono, ma rughiano a modo che' porci.
-Ivi è gran quantità di papioni, cioè cani salvatichi qui sono molti
-pappagalli, che gli chiamono, in suo linguaggio, parsistat: ve ne
-sono alcuni, che parlono di sua natura e salutono le gente che vanno
-pe' diserti; e parlono così perfettamente, quanto se fussi un uomo:
-quegli che parlono bene ànno la lingua larga, e ànno sei dita. Un'altra
-ragione v'è, che non ànno altro che tre dita per piede: questi parlano
-poco o nulla, e male s'intendono, e non fanno se non gridare.
-
-
-DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, O
-VERO PER LA TERRA; E DEL PALAZO SUO, E DE L'ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA.
-
-Quello imperadore, prete Giovanni, quando lui va contro al Gran Cane
-in battaglia, o vero contra alcuno de' confinanti, egli non porta
-stendardo nè bandiera innanzi a sè, ma fa portare XIII. croce grande
-e alte d'oro fine e di pietre preziose. Ciascuna croce è posta in un
-carro e guardata da più di cento mila uomini a piè[50]. A modo come
-di qua si guardono gli stendardi. A tempo di guerra questo numero di
-gente è sanza oste prencipale e sanza le schiere ordinate in battaglia.
-E quando e' non fa guerra e cavalca con privata compagnia, non fa
-portare innanzi a lui altro che una croce semplice, di legnio, sanza
-dipintura, e sanza oro e pietre preziose, per memoria che Giesù Cristo
-sofferì morte sopra a una croce di legnio. Il simile, fassi portare
-innanzi un piattello d'oro, pieno di terra, a memoria, che la nobiltà
-di sua persona e possanza delle sue carne diventeranno e torneranno in
-terra; e fassi portare altri vasegli d'ariento, ne' quali sono gioegli
-d'oro e di pietre preziose, in segnio della sua signioria e della
-sua gentilezza e della sua possanza. E' dimora comunemente nella sua
-città di Susa, e ivi è il suo principale palazzo, el quale è sì rico
-e sì nobile, che non si poterebe dire nè istimare. E di sopra della
-maestra torre del palazzo sono due pomi d'oro; in ciascun di quegli
-sono due carbonchi grandi e larghi, che lucono molto chiaro di notte.
-Le porte principali di questo palazzo sono di pietre preziose, che si
-chiamano sardonio; e le ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre
-e le traverse sono d'avorio: le spere della sala e della camera sono di
-cristallo. Le tavole dove mangiono, alcune sono di smiraldi, alcune di
-matiste, e altre di pietre preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli di
-queste tavole sono di quelle medesime pietre; e' gradi, dove si saglie
-al trono dove lui siede, l'uno è di onice, l'altro è di cristallo,
-l'altro di diaspro verde, l'altro di amatiste, l'altro di sardonio,
-l'altro è di cordellino; l'ultimo, sopra lo quale lui tiene i piedi, è
-di grisolito; e tutti questi gradi sono d'oro fine, ornati e lavorati
-di pietre preziose e di perle grosse d'oriente. Le parte della sedia
-sono di smeraldo, e ornata d'oro molto nobilmente e d'altre pietre
-preziose e perle grosse. Nella sua camera sono colonne d'oro fine con
-pietre preziose e con molti carbonchi, e quali rendono di notte gran
-chiarezza; e quantunque gli carbonchi luchino, non dimeno arde tutta
-via uno vasello di cristallo pieno di balsamo, per dare buono odore,
-e per cacciare l'aire cattivo. La forma del suo letto è tutta di fine
-zaffiro bene adornato d'oro, però che el zaffiro fa bene dormire e
-rifrena la lussuria, perchè non vuole giacere colle sue moglie altro
-che quattro volte l'anno, sicondo le quattro stagioni; e questo fa
-solamente per generare. E nella città di Nissa si è un bel palazo e
-molto nobile, nel quale sta quando gli piace; ma quivi non è aere così
-temperato, come a Susa. In tutto il suo paese non si mangia altro che
-una volta el dì, come fanno a la corte del Gran Cane; e nella sua corte
-mangiono ogni dì più di XXX. mila persone, sanza quegli che vanno e
-vengono; ma quegli XXX. mila di suo paese e del paese del Gran Cane,
-none spendono tanto bene, quanto farebono nel paese di qua XII. mila.
-
-
-DELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI, E DEL MODO CHE LORO TENGONO IN
-SERVIRLO.
-
-Questo prete Giovanni à sempre, insieme con lui, un Re per servirlo.
-Gli Re si partono a mesi, e sì si mutano l'uno l'altro; e, insieme con
-questo Re, sempre sono LXII. duchi e CCCº. XL. conti. Nella sua corte
-mangiono ogni giorno XII. arcivescovi e XX. vescovi e il patriarca di
-san Tommaso; e così, come el papa, li arcivescovi, vescovi e abbati
-in quello paese son Re; e ciascuno de' gran signiori sanno ben di che
-debon servire. L'uno è maestro dell'ostello, l'altro è camerieri,
-l'altro serve di scodelle, l'altro di tazze, l'altro è siniscalco,
-l'altro è maniscalco; e, gradati, ciascuno à l'uficio suo; e a
-questo modo egli è molto nobilissimamente servito. La sua terra, per
-larghezza, à quatro mesi di giornate; e dilungi, sanza misura; perchè
-lui tien gran parte delle isole sotto terra, che noi diciamo, che sono
-di sotto a noi.
-
-
-D'UNA ISOLA CHIAMATA MILSCORACH, NELLA QUALE STAVA UNO UOMO MOLTO
-CAUTO, CHE AVEVA FATTO UNO PARADISO; E DELLE COSE MARAVIGLIOSE CH'ERANO
-IN QUESTO PARADISO, E COME FU DISTRUTTO COSTUI.
-
-Item, allato a l'isola di Pontesoro, sì v'è una grande isola lunga e
-larga, che si chiama Milscorach; ed è ubbidiente al prete Giovanni. In
-questa isola è grande abundanzia di beni; ivi soleva essere uno ricco
-uomo, non è molto tempo, el quale si chiamava Gatalonabos, uomo molto
-liticoso e cauteloso[51]. Costui aveva una montagna con un castello
-sì forte e sì nobile, quanto si potessi dire. Egli aveva fatto murare
-tutta la montagnia nobilmente, e, dentro a questi muri, erono i più
-begli giardini che si potessino trovare e avere. Quivi aveva fatto
-piantare ogni cosa buona e odorifera, e tutti gli alberi e l'erbe che
-fanno nobili fiori e che si posson trovare e avere; e sonvi ora molte
-belle fontane allato, alle quali avevavi fatto fare molte belle sale
-con belle camere, tutte dipinte d'oro e d'azzurro, e aveva fatto fare
-molte e diverse truffe di istorie: quivi aveva uccegli, che si movevono
-e cantavono con ingegni, come fussino vivi. In questo giardino aveva
-posto d'ogni ragione di gente e di bestie, che aveva potuto avere,
-i quali potessino piacere e dilettare a l'uomo per il tocare e per
-guardare. Ivi aveva poste le più belle fanciulle di età di XIIII. anni,
-che aveva potuto trovare, e i più begli giovinetti di simile etade;
-ed erono tutti vestiti di drappi d'oro; e diceva, che erano angeli.
-Costui aveva fatte fare tre belle fontane e nobile, tutte intorniate
-di pietre preziose e di perle, con certi condotti sotto terra; sì che,
-quando voleva, faceva per l'uno correre latte, e per l'altro vino,
-e per l'altro mele: questo luogo lui lo chiamava paradiso. E quando
-alcuni giovani valenti, prodi e arditi venivono a veder costui, gli
-menava a vedere il suo paradiso, e mostravagli le diverse cose, gli
-piaceri, e gli diversi canti degli uccegli, e le belle fanciulle, e le
-belle fontane di latte, e di vino, e di mele, e faceva sonare diversi
-strumenti musici e cantici in una alta torre, sanza veder quegli che
-sonavono: e diceva, che quegli erono angeli di Dio, e che quel luogo
-era il paradiso, che Idio aveva promesso alli amici suoi, dicendo:
-_Dabo vobis terram fluentem, lac et mel_. Dopo che gli aveva mostrato
-tutte queste cose, gli dava una bevanda; di che subito s'imbriacavono;
-e così ubbriachi, gli parevono quelle cose più grandi. Allora costui
-gli diceva, se egliono volevono murire per amor suo, che, dopo la
-morte, e' verrebono in questo paradiso, e si troverebono della età
-di queste fanciulle; e sempre sollazzerebono con quelle, e sempre si
-troverebono quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli metterebbe in un
-altro paradiso più bello assai, dove vederebono visibilmente Idio di
-natura, nella sua maestà e gloria. E allora questi giovani, che più
-altro non sapevono, si offerivono a lui far tutti i suoi voleri. Da poi
-lui gli diceva, che eglino andassono al tal signiore, il quale era suo
-contrario, e confortavagli, che non temessino punto di farsi uccidere,
-per lo amore di lui; imperò che gli metterebe, dipoi la morte loro,
-in un altro paradiso, cento volte più bello; e ivi starebbono sempre
-con le più belle damigelle. E per questo modo e giovani uccidevono gli
-signiori del paese, e loro propii si lasciavono uccidere a speranza
-d'andare a quel paradiso. E in tal modo quello vechione, con sue
-cautele e sagacità, si vendicava degli aversari suoi. Quando gli
-uomini possenti di que' confini si furono aveduti di ciò, e conobono
-la malizia, e la cautela, e la cattività di quel vechione, sì lo
-distrussono, e sì distrussono tutti i begli luoghi, e tutte le nobilità
-che erono in quel paradiso. E luoghi vi sono ancora delle fontane e
-delle altre cose, ma le richezze non vi sono rimase, e non è gran tempo
-che il luogo fu distrutto.
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-DELLA VALLE PERICOLOSA, DOVE STANNO DIAVOLI, E DELLE COSE PAUROSE CHE
-SI TRUOVONO IN QUESTA VALLE PERICOLOSA.
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-Allato a questa isola di Milscorach, dalla sinistra parte, verso la
-riviera di Frison, si è una maravigliosa cosa, cioè una valle fralle
-montagne, che dura circa a IIII. leghe. Alcuni la chiamono la valle
-di montagnia[52], altri la chiamono la valle pericolosa. In questa
-valle si vede e ode di gran tempeste e di gran voci e spaventevoli.
-Ogni giorno e ogni notte è gran romore, e gran suoni di tamburini, di
-nachere e di trombe, come sempre vi fusse nozze. Questa valle è tutta
-piena di diavoli e stanno tutta via; e dicesi, che è una delle entrate
-dello inferno. In questa valle è molto oro e molto ariento, per li
-quali molti infedeli e cristiani entrono spesso, per pigliar tesoro;
-ma pochi ne ritornono, e spezialmente degli infedeli più che dei
-cristiani, chè per avarizia vi vanno; però che subito sono da' diavoli
-strangolati. Nel mezzo di questa valle, sopra un sasso, v'è una testa
-col viso d'un diavolo, orribile a vedere, e non si vede altro che la
-testa insino alle spalle. Ma io non credo, che sia uomo al mondo, sia
-chi si vuole, tanto ardito, nè tanto sicuro, che guardandolo, non abbia
-tanta paura, che gli par venir meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì
-taglientemente[53] riguarda le persone! e à gli ochi tanto orribili
-e sfavillanti, che per certo è gran maraviglia! e cambia e trasmuta
-spesso la sua maniera e la sua continenzia, e per così fatto modo, che
-niuno la può perfettamente riguardare una volta pure, o appresso o di
-lungi. E da quella n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza, che a
-pena niuno la può sofferire. Ma tutta via e buoni cristiani, e quali
-sono in buono stato e fermi nella fede, v'entrono bene sanza pericolo.
-Niente di meno non sono però sanza gran paura, quando e' vegono
-visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e egli gli fanno di molti
-assalti e minacci, in aria e in terra, di colpi di tuoni e di tempesta;
-e tutta via l'uomo teme che 'l nostro Signiore non faccia vendetta di
-quel che è contro a la volontà sua. E sapiate che, quando io e li miei
-compagni fumo in questa valle, noi entramo in gran pensieri, se noi
-dovessimo mettere e corpi nostri in ventura, e entrare nella difesa di
-Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono, e altri erono al contrario, ma
-dua valenti uomini, frati minori, che erono di Lombardia, dissono, se
-v'era alcuno di noi che vi volessi entrare, che si mettessino in buono
-stato, et egli enterrebono con loro. Quando questi frati ebono così
-parlato, sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli facemo dir messa,
-e sì ci confessamo e comunicamo e entramo noi e XIIII. compagni. Ma
-allo uscire, non ci trovamo se non VIIII, nè mai più potemo sapere, se
-i nostri compagni fussin perduti, o ritornassino indietro. Ma, fussi
-come si volesse, noi non gli vedemo mai; ed erono due greci e tre
-spagnuoli. Il resto de' compagni non volono entrare, anzi se n'andorono
-per una altra costa, per esere inanzi, come furono. E in questo modo
-noi passamo la detta valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e ariento e
-pietre preziose e molti gioielli in gran quantità di qua e di là, come
-a noi pareva. Ma non sapiamo noi però, s'egli erono veri, però che 'l
-diavolo è tanto sottile, che spesse volte fa parere quel che non è, per
-ingannare la gente; e per questa cagione io non volli tocar cosa che
-io vedessi, e perchè non mi volevo levare dalla mia divozione; imperò
-che io ero in quela ora molto divoto per paura, perchè io vedevo molte
-brutte figure, e per la moltitudine de' corpi morti, che io vedevo
-giacere per tutta la valle; che se vi fussi stato una battaglia, non
-vi doveva essere tanti morti quanti erano in quella valle, che certo
-era una oribil cosa e spaventosa a vedere! Io mi maravigliai molto,
-come e in che modo v'erono tanti corpi morti, e come e corpi erono
-così interi; perchè pareva che di nulla fusson putrefatti. Io credo,
-che e diavoli gli facessino parere così interi, però che, sicondo
-el mio giudicio, non potrebe essere che tanti nuovamente vi fussino
-entrati, nè che vi fussino cotanti morti, che non puzasono. Molti ve
-n'erono in abito di cristiani: io credo che fussino ingannati, per la
-troppa avarizia, perchè e' disideravono del tesoro che e' vedevono, o
-vero perchè ebbono il quore debole, e non poterono soferire la puzza,
-sì che per tanto noi eravamo più divoti. E questa valle à assai bella
-entrata, ed è bella nel cominciamento, e va la via sempre calando infra
-e sassi, torcendosi or qua e or là, ed è assai chiara infino a mezza
-lega, e poi l'aria comincia a esere spessa, a modo che è tra giorno e
-notte. E quando noi fumo caminati bene una gran lega, l'aria era tanta
-spessa e scura, che noi non potavamo vedere, se non come di notte,
-quando non lucon le stelle. Poi noi entramo in tutto ne le tenebre, le
-quali durono bene una lega; e quivi avemo molto che fare e sofferire, e
-credavamo certamente essere tutti perduti. In questo punto noi eravamo
-tutti religiosi; e se alora ognun di noi fussimo fatti signori di
-tutto el mondo e di tutta la terra, aremo ogni mondana cosa volentieri
-renduta, pur che noi fussimo stati fuori di quegli pericoli; imperò
-che veramente noi non credavamo mai portare novele al mondo di queste
-tenebre. Fumo noi tutti abattuti più di mille volte, e in molte maniere
-noi non eravamo così tosto ridirizati, che subitamente noi eravamo
-riabbattuti. Ivi erono grande multitudine di bestie, ma non potavamo
-vedere che bestie si fussono, ma istimavamo che fussino, al tocare, a
-modo di porci neri e di molte altre bestie, le quali corevono fralle
-nostre gambe, e sì ci facevono cadere una volta a ritto, l'altra volta
-a rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'altro; e talvolta era, che
-la testa andava giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle volte noi
-fumo abattuti a terra per tuoni, alcuna volta per folgore, e tal volta
-per venti grandissimi: alcuna volta a noi pareva fussimo feriti nelle
-reni, e ora per traverso. Noi trovamo molti corpi morti sopra e quali
-noi passamo co' piedi; e quali, nel passare sopra loro, si lamentavano
-e piagnevono che li passassimo per adosso; e era una cosa terribile e
-spaventosa a vedere! Io credo certisimamente, che se noi non avessimo
-riceuto il _Corpus Domini_, che noi saremo rimasi quivi tutti e
-perduti. In questo luogo ebe ciascun di noi un segniale; perchè quivi
-fu ferito ciascuno di noi duramente per sì fatto modo, che stemo tutti
-strangosciati, a modo che morti, lungamente. Io non so come si fussi,
-ma in quela angoscia noi vedavamo spiritualmente molte cose, delle
-quale io non ardisco parlare, perchè e monaci, che rimasono insieme
-con noi, proibirono a noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna. salvo
-che di quelo che noi avavamo veduto corporalmente, per celare i grandi
-segreti del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi fumo feriti in diversi
-luoghi, e in questi luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva una tacca
-nera, di largheza d'una mano; l'un nel viso, l'altro nel petto, tale
-da un costato, e altri dallato. Io fui ferito nel collo per così fatto
-modo, che io mi credetti che 'l collo mi fussi separato dal corpo; e
-io n'ò portato il segniale, nero come carbone, più di XVIII. anni,
-e molte persone l'anno veduto. Ma poi che io mi sono ripentito de'
-miei peccati, e che io mi son posto a servire a Dio, sicondo la mia
-flagellità, questo segnio mi s'è convertito in niente, e ò in questo
-luogo la pelle più bianca che altrove; ma tutta via vi pare il colpo,
-e del continovo vi sarà, infino che l'anima nel corpo durerà. Per la
-qual cagione io non consiglierei alcuno che mai v'entrasse, però che,
-al parer mio, al nostro Signiore non piace punto che alcun v'entri. E
-quando noi fumo nel mezo di queste tenebre, noi vedemo quela spaventosa
-figura sotto a un sasso profondo: una volta pareva presso, e un'altra
-da lunga; e così ardenti e sfavillanti erano le fiamme del fuoco
-che gittava, che gli erano d'intorno, ch'era una cosa spaventosa a
-vedere. Ma noi non eravamo tanti arditi che 'l potessimo ben guardare;
-lui tutta via guardava noi: e ivi noi avemo gran paura, tal che
-noi venavam meno quasi in tutto, e poco vi mancò che totalmente non
-fossimo istinti. E così passamo oltre con gran fatica, tanto che abiamo
-passato queste tenebre. Quando noi rivedemo la chiareza, quantunque noi
-fossimo infino lì tormentati e tribulati da' nimici, e quali in ogni
-guisa ci avevono tribulati, pur noi ci consolamo assai. Io non saprei
-punto scrivere tutto quel che noi vedemo, perchè io ero molto atento a
-pregare per divozione, perchè fui molte volte battuto per venti, tuoni
-e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio colla sua grazia e pietà:
-e in questo modo, per sua misericordia, noi passamo questa valle sanza
-danno di noi, che n'uscimo.
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-DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GIGANTI DI GRANDE STATURE, E FEMMINE
-TERRIBILE COME EL BASILISCO.
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-Appresso, oltre a questa valle, è una grande isola, che v'è giganti
-lunghi XXVIII. o vero XXX. piedi. Questi non portono altri vestimenti
-che di pelle di bestie sabatiche, le quali e' pongono sopra loro come
-si levano da dosso alle bestie, e non ànno pane, e mangiono carne
-cruda, e beono sangue; però che ànno assai bestiame; e non ànno case;
-e mangiono più volentieri carne umana che altra carne. In questa
-isola niuno v'entra volentieri, nè vi si apressa, però che se eglino
-vedessino una nave con gente dentro, e' mangerebono bene quelle genti.
-In un'altra isola di là da questa, sicondo che ci dicevono le genti
-di quel paese, v'erano assai giuganti magiori, come di grandeza XLV. o
-vero L. piedi, e altri vi sono lunghi L. gomiti; ma noi non gli vedemo
-punto, nè volontà avavamo d'aprossimarsi a quel luogo; imperò che niuno
-entra in quel paese, nè in altro, che non sia divorato. Fra questa
-gente son pecore così grande come sono buoi di qua, e ànno la lana
-grossa rispondente della grandeza. Io ò ben veduto di queste pecore
-molte volte, e molti sono stati veduti di questi giuganti pigliare
-la gente in mare, e portarne dua in ciascuna mano e andarli mangiando
-crudi. Un'altra isola è verso austro, dove sono molte crudele femine
-e malvage, le quale ànno pietre preziose negli orechi, e sono di tal
-natura, che se riguardono alcuna persona con ira, egli la uccidono
-solamente del guardare, a modo che fa il bavalischio.
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-D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE,
-E PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE CON LORO, MA E' VI DORME UN ALTRO.
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-Un'altra isola v'è molto grande e molto buona e bene popolata, nella
-quale è usanza, che, la prima notte che lo sposo debe giacere co la
-moglie, e' fanno giacere un altro uomo con lei per dispulzellarla[54],
-e di ciò gli donono buon salario: e, per questo mistiero, in ogni
-villa sono certi valletti o vero servidori, i quali non fanno altro
-che questo; e chiamono questi in suo linguaggio cadeberia, e suona in
-nostra lingua, matto, disperato; però che quegli del paese riputono
-questo così gran cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare una
-femina, ch'a lor pare, che quegli che la dispulzellano si mettino a
-dubio di murire; e se la seconda notte e mariti non truovono le moglie
-dispulzellate per alcuna cagione, egli si lamentono del valletto,
-el quale non à fatto el suo dovere, non altrimenti che 'l servidore
-l'avessi voluto uccidere. Ma oltra la prima notte, da poi che sono
-dispulzellate, egli le guardano strettamente, che non ànno tanto
-ardimento che ardischino a parlare ad alcuno. Noi gli dimandamo per
-qual cagione e' tenevono sì fatta usanza: e' risposono, che, per
-dispulzellare femine, anticamente alcuni ne sono morti; però che eglino
-avevono serpi nel ventre. Per questa cagione e' mantengono questa
-usanza ancora; tutta via si fanno fare credenza del passo, prima che
-egli si menino alla ventura.
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-D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE ÀNNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO
-MUORE, E DEL RE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIUSTIZIA CHE S'OSSERVA IN
-QUESTO PAESE.
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-Apresso è una grande isola, dove le femine fanno gran dolore quando
-nascono e figliuoli; e quando e' muoiono fanno grande allegreza e gran
-festa; e così morti gli gittono in un gran fuoco ardente. E quelle
-che amono i lor mariti, se gli lor mariti muoiono, egli si gittono nel
-fuoco con loro e li figliuoli, e dicono, che 'l fuoco gli purgherà da
-ogni immondizia e da ogni vizio, e puro e netto se n'anderà nell'altro
-mondo, e i mariti loro gli meneranno seco. E la cagione perchè lor
-piangono, quando e figliuoli nascono, e che fanno alegreza quando e'
-muoiono, si è, che dicono, che quando e figliuoli nascono, e' vengono
-nel mondo a la fatica, al dolore e a tristizia; e quando e' muoiono
-e' vanno al paradiso, dove ànno fiume di latte e di mele, e vivono
-in allegreza e in abundanza di beni, sanza dolore e sanza fatica. In
-questa isola si fa un Re per elezione, e non si elegge il più nobile,
-nè il più rico, ma tutta via si elege colui che è stato di buoni
-costumi e di virtù dotato, e che è di grande etade, e che non abia
-alcun figliuolo. In questa isola sono gl'uomini molto leali e molto
-diritti, e fanno diritto giudicio a ciascuno, così del grande come
-del piccolo, sicondo il delitto commesso. El Re di questa isola non
-può giudicare l'uomo a morte sanza el consiglio de' suoi baroni, e
-conviene che tutta la corte se n'accordi. E se 'l Re, lui medesimo fa
-omicidio, o vero commetta cosa da morte, conviene che muoia così bene,
-come farebe una spezial persona; non però che a lui sia messa mano,
-nè toccato, ma è divietato che niun sia tanto ardito che gli faccia
-compagnia, nè che gli sia parlato, nè che gli sia donato, nè venduto
-alcuna cosa, nè che uomo gli ardisca a servire, nè che li sia dato
-mangiare e bere; e in cotal modo gli conviene murire in miseria. Egli
-non perdonono ad alcuno che abia fallito, nè per amore, nè per favore,
-nè per richeza, nè per grandeza: a ognuno è fatto giustizia, secondo
-el loro delitto. Tra quelle isole v'è un'altra isola, dove è grande
-abundanzia di gente, le quali per cosa alcuna non mangerebono carne
-di lepre, nè di gallina, nè d'oca; e nondimeno molte ne notricono per
-vendere e solamente raguardare; e mangiono carne d'ogni altra bestia,
-e beono latte. In questa isola e' pigliono i lor figliuoli, le sorelle
-sue, li lor parenti per moglie; e se in una casa sono X. o XII. uomini,
-tutte le moglie loro sono comune a ognuno, sì che ogni uno dorme
-con chi gli piace, ma per una notte con una, e l'altra coll'altra; e
-il figliuolo è dato a colui che prima giace colla madre; e a questo
-modo non si sa di chi si sia il figliuolo. E per questo modo ànno un
-proverbio, che dice, che se egli notriscono e figliuoli d'altrui, e
-altri nutricono i suoi. In quella isola, e per tutta India, è gran
-moltitudine di coccodrilli, e quali sono una ragione di serpi, come
-ò detto di sopra, che abitono di notte nell'acqua, e di dì sopra la
-terra nelle grotte, o vero nelle cave di sassi, e non mangiono per
-tutto verno, e stanno in questo tempo freddo tra due terre (_sic_)
-umide, a modo che fanno l'altre serpi. Queste serpe, mangiando, muovono
-le mascelle di sopra, e non quelle di sotto, perchè in esse non ànno
-giunture.
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-COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTRE COSE MARAVIGLIOSE E STUPENDE CHE
-SONO IN QUESTI PAESI.
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-In quello paese, e in più altri di là, eglino mettono a opera la
-semenza del cotone, e seminono ogni anno; e di quela nascono piccoli
-albucegli, e quali portono el cotone, del quale ànno grande abundanzia
-per tutto il paese. Per questo paese tutto, e in molti altri, v'è una
-ragione di legnio duro e forte, e carboni del quale accesi, sotto
-la cenere durerebono vivi uno anno e più. E questo albero chiamono
-ginepre, e somiglialo alquanto: à le foglie e à ogni propietà come
-el ginepro. Ivi sono ancora molti alberi di ebeno, e quali non posono
-per alcun modo ardere nè marcire. Ivi sono nocellari che portono noci
-grosse come el capo di un uomo. Ivi son molti oraflos in alberi: egli
-gli chiamono giefaris, o vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a
-modo che un corsiero, e à el collo lungo circa XX. cubiti, e la groppa
-e le corna a modo che cervio. Questa bestia guarderebe sopra il tetto
-d'una casa, e chiamasi giraffa. In questo paese son molti camalioni,
-i qua' son piccoli a modo che chierons salvatichi, e vanno tutta via
-colla gola aperta per pigliare l'aere, imperò che e' vivono solamente
-de l'aere, e non mangiono nè beono alcuna cosa, e cambiono colore
-spesse volte, perchè alcuna volta si vegono d'un colore, e un'altra
-volta d'un altro, e si possono mutare d'ogni colore che vogliono,
-salvo che in rosso nè in bianco. Quivi sono serpenti grandi, grossi
-e lunghi 100. e 200. piedi; e sono serpi di molti e diversi colori,
-rossi, gialli, verdi, neri, tutti maculati; e son lunghi, qual cinque
-torse, tal IIIIº. E altre serpi ivi sono, che ànno le creste sopra 'l
-capo e vanno sopra piedi, alquanto diritti; e son ben lunghi quatro
-torse o più, e sono grossi e abitono tutta via nelle caverne de' sassi,
-e sempre stanno colla gola aperta, della quale a ogni ora li gocciola
-veleno. E ivi son porci di molti colori salvatichi, così grandi, come
-sono di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o vero traversati a modo
-che un cinghiale. Ivi sono spinosi, o ricci, grandi come di qua, e sono
-e nostri porci salvatichi. Ivi sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre
-bestie grandi come destrieri o più, gli quali chiamono toncherons, e
-quali ànno la testa nera e tre lunghe corna nella fronte, tagliente
-a modo d'una spada, e 'l corpo fievole; e cacciono e uccidono gli
-elefanti. Ancora vi sono altre bestie molto cattive e crudele, che non
-sono magiore che come è un vermine[55], e ànno la testa a modo ch'un
-cinghiale, e ànno sei piedi, e per ciascuno piede unghie larghe e
-tagliente, e ànno el corpo come el vermine, e la coda come lioni. Ivi
-sono oche tre tante magiori che le nostre di qua, e son rosse, e ànno
-la testa e 'l collo e il petto nero tutto. In questo paese, e altrove
-intorno, son molte altre ragione di bestie e molti diversi uccegli, i
-quali, volendo tutti iscrivere, sarebe cosa lunghissima.
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-DELL'ISOLA DI BRAGMANI, E DE LA LOR BUONA VITA, E D'UNA LEGIADRA
-LETTERA, LA QUAL MANDORONO AD ALESSANDRO MAGNIO.
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-Oltr'a questa isola è un'altra isola grande e buona e abondevole,
-ne la quale è buona gente e divota e di buona vita, sicondo la fede
-loro. E quantunque e' non sieno perfetti cristiani, e che e' non
-abino la lege compiuta, come noi, nondimeno egli di legge naturali
-son pieni e d'ogni virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia e ogni
-peccato, però che non son punto superbi, nè avari, nè accidiosi, nè
-invidiosi, nè golosi, nè lussuriosi. Egli non ànno alcun peccato, e
-fanno ad altrui quelo che e' vogliono che sia fatto a loro, e egliono
-adempiono tutti e X. comandamenti. Egliono non ànno cura d'avere, nè
-di richeza: egliono non dicono bugia per alcuna cagione, ma dicono
-semplicemente sì e no, perchè dicono, che quegli che dicono bugia e
-giurono, vogliono ingannare il suo prossimo, e però egli favellono e
-parlono sempre sanza giuramento. Questa isola si chiama terra di fede,
-e alcuni la chiamano l'isola Bragmani. Per mezo di questa isola corre
-una grande riviera, la qual si chiama Theba; e generalmente tutta la
-gente dell'isola, ivi intorno a questi confini, sono più leali e più
-diritti che non sono in alcuna parte del mondo. In questa isola non è
-ladroni, nè assassini, nè meritrice, nè mai vi fu morto uomo. Ivi son
-le gente così caste, e mantengono buona vita, come potrebe fare alcuno
-religioso: ogni dì digiunono; e perchè e' sono così leali e così pieni
-di buone condizione, e' non furono mai gravati di tempesta, nè di fame,
-nè di pestilenzia, nè di niuna altra tribulazione, come siamo noi di
-qua molte volte per li nostri peccati. Per la qual cagione e' pare
-che Dio gli ami, e abi a grado la lor fede e le lor buone operazione.
-E' credono bene in Dio, il qual fece e criò ogni cosa, e lui adorono,
-e non aprezono niuno onore terreno; e sono così diritti, e vivono
-così ordinatamente e così sobriamente nel mangiare e nel bere, che e'
-vivono molto lungamente, e molti di lor muoiono sanza che abino auto
-malizia alcuna; però che la natura gli viene a meno per vechieza. El
-Re Alessandro anticamente gli mandò a disfidare, perchè lui voleva
-guadagnare il lor paese; e e' mandorgli imbasciadori, e quali portorono
-lettere per parte del paese, che dicevono così: Re Alessandro, che cosa
-poterebe assai essere a colui, a chi tutto el mondo non basta? tu non
-troverai in noi quella cosa, per la quale tu ci debbi guerreggiare,
-perchè noi non abbiamo richezze alcune, nè disideriamo, perchè tutti
-e beni del paese qui sono comuni tra noi, e il mangiare e 'l bere è
-per lo sostenimento de' nostri corpi e la nostra richeza; e, in luogo
-di tesoro e d'oro e d'ariento, noi facciamo tesoro di concordia e
-pace e amore l'un coll'altro: in luogo di belle vestimenta pei nostri
-corpi, noi usiamo d'un cattivo panno per inviluppare le nostre carne,
-solamente quanto basta a difenderci dal freddo e coprire le segrete
-membra del corpo; e le nostre donne, o sia moglie, non si adornono per
-piacere, anzi terrebono per grande tristizia ogni aparechiamento che
-si facessi per abellire e per adornare el corpo, a ciò che paresse più
-bello, che Idio non l'à fatto di sua natura: elle non sanno e non si
-curono d'altra belleza, che di quella che Idio dette a la natura loro.
-La terra n'è aparechiata per due cose; la prima, per sostentazione,
-mentre che noi viviamo: e per la nostra sepultura dopo la nostra morte.
-Noi abiamo sempre avuto pace fin qui perpetuamente, della qual voi
-ne volete discacciare. Noi abiamo un Re, non già per fare giustizia,
-perchè fra noi non si truova chi commette pecato, ma noi l'abiamo per
-mantenere nobilità, e per mostrare, che noi siamo ubidienti; però che
-non à a fare, nè adoperare giustizia fra noi, perchè noi non faciamo
-cosa altrui, che non vogliamo che sia fatta a noi; sì che adunque a
-noi non potete voi torre alcuna cosa, salvo che la nostra buona pace,
-la quale è durata sempre fra noi. Quando el re Alessandro ebe letto
-questa lettera, si pensò, che tropo gran male sarebbe, se gli turbassi;
-e allora gli mandò una buona pace, e che e' non si dubitassino punto di
-lui, e che e' mantenessono la lor buona usanza e modo che usati erono.
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-DI DUE ALTRE ISOLE, CIOÈ MESIDRATA E GENOSAFFA, NE LE QUALI FU
-PROFETIZATO LA INCARNAZIONE DEL FIGLIUOL DI DIO; E D'UNA GENTIL
-RISPOSTA QUAL FECIONO AD ALESSANDRO MAGNO.
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-Due altre isole vi sono; una si chiama Mesidrata, l'altra Genosaffa,
-nelle quali sono così buone genti, leali e piene di gran fede, e
-mantengono el costume de l'isola sopra detta. In queste isole entrò
-Alessandro; e quando lui vide la lor buona fede e la loro lealtà,
-disse, che non gli graverebe punto che gli domandassono richeze o
-altre cose, che gli donerebe volentieri. E' risposono, che egli erono
-assai richi, poi ch'egli avevono da mangiare e da bere per sostenere
-il corpo, e che le richeze e' tesori in questo mondo nulla vagliono,
-nè vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che noi non morissimo, e che
-fussimo inmortali, di ciò gli renderebono grazia e mercè. Re Alessandro
-rispose, questo non potrebe fare, chè lui era così mortale come erono
-loro. Egli dissono: per qual cagione dunque, se se' mortale, se' tu
-così rigoglioso e fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomettere tutto
-el mondo a modo che tu fussi Dio inmortale? In termine alcuno non ài
-vita, nè ora, nè meza; e tu vuoi ragunare tutto l'aver del mondo, il
-quale in brieve tempo tu lascerai, almeno quando tu morrai; e in cotal
-modo quelo ch'è stato d'altrui prima che tuo, sarà d'altrui dapoi ch'è
-stato tuo, però che teco non porterai alcuna cosa, e come nascesti
-nudo, così nudo ritornerai in terra, de la qual fusti criato. Tu debi
-pensare e sapere, che niuno è inmortale, salvo che Idio, che ogni cosa
-criò: tu non debi disiderare quel che a te non può rimanere. Per questa
-risposta il Re Alessandro fu sbigottito, e partissi da loro sanza
-alcun male. E quantunque questa gente non abino gli articoli della fede
-totalmente, come noi abiamo, non dimeno per la loro buona fede naturale
-e per la loro intenzione buona, io mi penso e rendomi certo, che Dio
-gli ama, e ch'egli piglia e lor servigii a grado, a modo che fece di
-Iob, che fu pagano; e benchè fusse pagano, pure Idio lo tenne pel suo
-leale servo. E, benchè sieno assai più leggi diverse per lo mondo,
-io credo che Iddio ami tutti quegli ch'amano e servono lui, cioè in
-verità, lealtà et umilità, e che dispregiano la vita di questo mondo
-a modo che fanno quelle genti, e come Iob faceva. E questo diceva el
-nostro Signiore per la bocca de Osea profeta: _Scribam ei multiplices
-leges meas_. E altrove dice la Scrittura: _Qui totum subdit suis orbem
-legibus_ (_sic_). Per lo simile dice il nostro Signore nello Evangelio:
-_Alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili_; ciò è a dire che aveva
-altri servi, che [son] quegli che sono sotto la lege di natura, [non]
-cristiani. E con questo si concorda la visione che ebe santo Petro
-al Giaffo, quando l'agniolo discese dal cielo e recogli inanzi molte
-ragioni di bestie, di serpi e altri rettili della terra in grande
-quantità, e disse a san Pietro: piglia e mangia. E san Piero rispose:
-io non mangiai mai di cotal bestie immonde. E l'angiol disse: _Non
-dicam immunda quae Deus mandavit_ (_sic_); ciò è a dire, che non si
-dee avere in odio e a dispetto alcuna gente cristiana per la diversità
-della lege loro, nè alcuni di loro giudicare; anzi si dee pregare Idio
-per loro, perchè noi non sappiamo quelli che Dio ama, nè quegli che
-abia in odio; imperò che Dio non odia creatura che abbia fatto; e però
-disse san Piero, che seppe la significazione di quella visione: _In
-veritate comperi, quia non est acceptor personarum Deus, nec discernit
-inter judeos et gentiles, sed omnis[56] qui timet eum, et operatur
-iustitiam acceptus est illi_. E per cotale esemplo, quando io dico _De
-profundis_ per le anime passate, io lo dico, congiugnendo [tutti] con
-li cristiani insieme, cioè per le anime di tutti e morti _pro quibus
-sit orandi_; però che io dico, che Idio ama questa gente per la lealtà
-e per la umilità loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti molto.
-Ve ne sono stati di continuo in questa isola, che ànno profetezato la
-incarnazione del nostro Signiore Giesù Cristo, come e' doveva nascere
-di vergine, bene tremila anni o più imprima che nascesse. Egli credono
-la incarnazione perfettamente, e non sanno in qual modo sofferisse
-morte per noi, nè non sanno li Evangeli suoi, nè la sua operazione così
-bene, come sappiamo noi.
-
-
-DE L'ISOLA DI FRACAN, DOVE LE GENTE VIVONO DEL SOLO ODORE DE' POMI
-SALVATICHI, E D'UNA ALTRA ISOLA, OVE SONO LE GENTE PILOSE.
-
-Tra queste isole v'è[57] una gran città chiamata Fracan, e à il nome
-dell'isola. La gente di questa isola non coltivano nè lavorono la
-terra, però che egliono non mangiono alcuna cosa, e sono di buon colore
-e di buona fazione, sicondo la lor grandeza; però che sono piccoli; ma
-non però così piccoli come li pigmei. Costoro vivono d'olore di pomi
-salvatichi; e quando vanno in alcuna parte dilungi, portono seco de'
-pomi; però che, se sentissino male odore e non avessino seco di questi
-pomi, subito morrebono; e non sono molti ragionevoli, ma sono tutti
-semplici e bestiali. Dopo questa isola è un'altra isola, dove le genti
-son tutte pilose, salvo che 'l viso e le palme delle mani. Queste genti
-vanno così per mare come per terra, e mangiono carne e pesci tutti
-crudi. In questa isola v'è una gran riviera, la quale è larga circa due
-leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar.
-
-
-DEGLI ARBORI DEL SOLE E DELLA LUNA, E DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA
-PRETE GIOVANNI.
-
-Da questa riviera, a XV. giornate dilungi, si va pe' diserti, e sonvi
-gli alberi del sole e della luna, e quali parlarono ad Alessandro
-Re e predicerono a lui la morte sua. E dicono che 'l prete Ianni, e
-gl'altri che guardono questi alberi, e mangiono di lor frutto e del
-balsamo, el quale ivi crescie, e' vivon bene CCCCº. e CCCCCº. anni, per
-la virtù del balsamo; perchè dicono, che ivi in que' diserti crescie
-gran quantità di balsamo, e altrove no, salvo che in Babillonia, ove
-di sopra scrissi. Noi saremmo andati volentieri verso le parte di
-quegli arbori, se a noi fussi stato pussibile, ma io non credo che Cº.
-uomini potessino a salvamento passare questi diserti, per le grande
-multitudine di bestie salvatiche e di grandi dragoni, e gran serpenti,
-e quali uccidono e divorono quanti ne giungono in questi paesi. Vi
-sono elefanti bianchi e bigi sanza numero, et unicorni e altre bestie,
-le quali ho inanzi scritte; e molte altre bestie assai orribile e
-spaventose. E molte altre isole sono nella terra del Presto Giovanni, e
-sonvi molte maravigliose cose, le discrizioni delle quali sarebe cosa
-lunghissima; però ò lasciato. Molte richeze vi sono e nobile città,
-e magnificenzie; fra l'altre cose v'è grande abundanzia di pietre
-preziose. Io credo che voi sappiate bene, o vero abiate udito dire, per
-qual cagione questo imperadore si chiama Prete Giovanni; ma ancora, per
-quelli che non sanno, io iscriverò la cagione.
-
-Fu già uno imperador valente e animoso, il quale, avendo in sua
-compagnia cavalieri cristiani a modo che à costui che è al presente,
-gli venne voglia di vedere la maniera e modo degli ufici divini, e
-altri costumi di cristiani. In quel tempo durava la cristianità di
-là dal mare per tutta Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, Arabia,
-Allape e per tutta la terra d'Egitto. Questo imperadore venne con poca
-compagnia, e andò un dì di sabato a una chiesa d'Egitto, e fu propio
-il sabato presso a la Pentecosta, ne l'ora e punto, che 'l vescovo
-d'Alessandria faceva l'ordine della messa. Lo imperadore ascoltò e
-risguardò l'ordine dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere quella
-gente che era innanzi al vescovo, o vero prelato, i quali avevono a
-fare così grande misterio. Questi erono preti, diacani e soddiacani
-e altri, solennemente apparati al modo che s'usa di qua nelle nostre
-parti occidentale. Un cavaliere rispose, che quegli erono preti. Allora
-lo imperadore disse, che non voleva essere imperadore, nè re, ma voleva
-esser prete e avere el nome del primo che uscirebe fuora dell'uscio
-di quella chiesa. Allora il vescovo con gli altri preti partendosi
-per uscire fuori, venne per sorte, che il primo che uscì di fuori ebbe
-nome Giovanni, benchè noi, corrompendo il nome, lo abbreviamo, dicendo,
-Ianni; e però quello Imperadore de India dipoi è stato chiamato Prete
-Ianni. Nella terra di questo prete sono buon cristiani, di buona fede e
-di buona legge, e spezialmente quegli del suo paese propio. Egli ànno
-comunemente i suo cappellani che canton la messa e fanno i sacramenti
-di pane, a modo de' greci, ma e' non dicono tante cose quanto fanno di
-qua; però che egli dicono solamente quelle che gl'insegniò san Tommaso
-apostolo, a modo che cantorono gli apostoli, dicendo el Pater Nostro
-e le parole colle quali si consacra il corpo del nostro Signiore: ma
-noi abiamo molte addizioni, che ànno dappoi fatte li papi, le qua' cose
-egli non sanno.
-
-
-DELL'ISOLA TABROBANA, DOVE SONO DUE STATE E DUE VERNI, DOVE I LOR
-GIARDINI SEMPRE SONO VERDI.
-
-Verso le parti orientali, di là dalle parte delle terre dello Prete
-Giovanni, vi è una grande isola e buon reame, el quale è chiamato
-Tabrobana. Questa isola è un paese molto buono e notabile e fruttuoso.
-Il Re di quella è molto ricco: quegli del paese fanno sempre un Re
-per elezione, ma tutta via questo re ubidisce il Prete Giovanni. In
-questo paese sono due state e due verni, e ivi si semina due volte
-l'anno biade ed ogni altre ragione cose; e i giardini son sempre verdi
-e fioriti. Ivi istanno buone genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono
-molti cristiani, che sono tanto richi, che non sanno quanto abbino.
-Anticamente, quando nelle nave antiche s'andava da la terra del Prete
-Giovanni a questa isola, si penava a passare XXXIII. giornate e più,
-ma nelle loro nave moderne si passa da una parte a un'altra in VII.
-giornate, e vedesi el fondo dell'aqua in più parti, imperò che non è
-profondo.
-
-
-DELL'ISOLA ORILLA, E DI ARGUTA, NE LE QUALI SON GRANDI TESORI E BEN
-GUARDATI, E DEL MODO CHE SI TIENE A AVER DEL DETTO TESORO.
-
-Dallato a questo reame son due altre isole; la prima si chiama
-Orilla, e l'altra Arguta. Tutta la terra di quelle è di minera d'oro
-e d'ariento. Queste due isole sono là dove il mare rosso si parte
-dal mare occeano. In quelle isole non si vede quasi alcuna stella
-che paia chiaramente, salvo che una, la quale è molto chiara, ed è da
-loro chiamata canopos. Ivi in ogni lunazione non si vede mai se none
-el sicondo quartieri della luna. In queste isole son montagne grande
-d'oro, le quale sono dalle formiche molto ben guardate e custodite
-curiosamente. Queste formiche separano l'oro puro dallo impuro e
-naturalmente bene affinandolo; e sono grandi come cani grandi[58];
-onde la gente non usa aprosimarsi alle montagne, perchè le formiche
-gli assalterebono e da quello non si poterebono difendere, sì che e'
-non possono sanza ingegno aver di questo oro; e però al tempo caldo,
-quando le formiche sono sotto terra nascose, dall'ora di terza infino
-a bassa nona, le genti vanno con cammegli e dormedarii e carregiono
-pian piano, e poi si fugono inanzi che le formiche escin fuori della
-terra. Ma nell'altro tempo, quando non è tanto caldo, e che le formiche
-non s'ascondono, e' s'ingegniano per altro modo, e pigliono giumente
-ch'ànno i puledri piccoli, e sì gli mettono a dosso duo vasegli per
-uno, a modo che due cesti, neri e aperti di sopra, pendenti infino
-appresso a terra, e mandono queste giumente a pasturare al contorno di
-queste montagne, e gli puledrini ritengono legati. Quando le formiche
-veggono questi vasegli, e' vi montono suso, et entranvi dentro; e ànno
-per natura, che non si lasciano alcuna cosa d'intorno, nè in caverna,
-nè sotto terra, nè in altra parte dove stanno, e sempre vanno rimovendo
-e rimutando or qua, or là; onde loro stesse empiono questi vaselli,
-d'oro. E quando, le gente che aspettono, pensono che le giumente siano
-assai cariche, e' menono inverso loro e puledri e fannogli rughiare,
-e subito le giumente tornono verso loro, e egliono le scaricono, e
-ànno l'oro per cotal maniera in gran quantità; però che le formiche
-conoscono gl'uomini dalle bestie, e comportono bene che le bestie
-vadino tra loro, ma non vogliono patire l'andare degl'uomini.
-
-
-DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI CHE ESCONO DI QUELLO.
-
-Oltre alla terra e l'isole del Prete Giovanni, andando verso oriente,
-non si truova altro che gran montagnie e regione tenebrose, dove non si
-potrebe vedere nè di giorno nè di notte, sì come testimoniano quegli
-del paese. Queste montagnie diserte, e questi luoghi tenebrosi durono
-da una costa (_sic_) infino al paradiso terreste, dove Adamo nostro
-padre ed Eva furono in prima posti, e quali non molto vi rimasono. Il
-paradiso è verso oriente a cominciamento della terra; ma quelo oriente
-non è già il nostro oriente di qua quando el sole si leva a noi; però
-che, quando el sole si leva all'oriente verso el paradiso terresto,
-allora è meza notte tra le parte di qua, per cagione della ritondità
-della terra, sì come io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Signore
-fece la terra tutta ritonda nel mezo del firmamento, bene che vi sia
-monti e valli, questo non è naturalmente, ma venne per ragion del
-diluvio, che fu al tempo di Noè, el quale guastò la terra molle; e la
-dura terra, e e sassi rimason montagnie.
-
-Io non saperei propiamente parlare del paradiso, che io non vi fui
-mai, e ciò mi duole; e penso, che io non fu' degno, ma quel che io
-ò udito dire a' più savi di là, io volentieri lo discriverrò. E'
-dicon che il paradiso terresto è la più alta terra del mondo, e è in
-oriente al cominciamento della terra, e così alto, che tocca quasi
-el cerchio della luna: per lo quale cerchio, o vero spera, la luna fa
-il suo torno. Il paradiso è tant'alto, che il diluvio di Noè coperse
-di sotto e di sopra e intorno tutta la terra, salvo che questa del
-paradiso. Questo paradiso è serrato intorno di mura, e non si sa di
-che cosa sia murato, e non vi par pietre, nè anche altra materia della
-quale siano le mura. Questi muri si distendono da mezo dì verso Bissa.
-Una sola entrata v'è, che sta serrata di fuoco ardente per modo, che
-niuno uom mortale no può entrare per diritto. Nel mezzo de la più
-alta terra del paradiso è il fonte, el quale getta li quattro fiumi,
-e quali corrono per diverse terre. Il primo fiume si chiama Phison, e
-corre per India, nel qual sono molte pietre preziose, e molto legnio
-aloes e molti granelli d'oro; l'altro si chiama Gion o vero Nilo,
-quale passa per Etiopia e per Egitto; l'altro si chiama Tigris, el
-quale corre per Soria e per la grande Armenia: e 'l quarto si chiama
-Eufrates, il qual passa per Media e per Persia e per Armenia. E dicono
-gl'uomini di quel paese, che tutte l'acque dolce del mondo, di sopra
-e di sotto, pigliono origine da quel fonte, e da quello tutte l'acque
-dolce escono. El primo fiume si chiama Phison, che vuol dire in nostra
-lingua, ragunanza, o vero congregazione, perchè molti altri fiumi si
-ragunono e vanno in questo fiume: altrove si chiama Ganges per uno
-che fu Re in India, chiamato Ghangores, però che correva per la sua
-terra. Questo fiume è in alcun luogho torbido, in alcun chiaro, in
-alcun caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume, che si chiama Gion, o
-vero Nilo, è detto, però che sta sempre torbido, e Gion, nella lingua
-di Etiopia, vuol dire torbido. El terzo fiume si chiama Tigris, ciò è
-a dire, tosto, corrente; imperò che corre più presto degli altri, e a
-similitudine di questo, v'è una bestia chiamata tigris, la qual corre
-molto velocemente. El quarto fiume si chiama Eufrates, ciò è a dire,
-ben portante, perchè molti beni crescono sopra questo fiume, frutti,
-biade e altre cose. E sapiate, che niuno uomo mortale può andare,
-nè aprosimarsi al detto paradiso per la moltitudine delle bestie
-salvatiche che sono in quegli diserti, e per l'alteza di quele montagne
-e per l'aspreza de' sassi e quali niuno poterebe passare[59]. Molti
-gran signori ànno voluto molte volte isprementare e andare per questi
-fiumi verso el paradiso, con gran compagnia, ma mai non poterono trovar
-la via; anzi molti di loro murirono per la foresta e per lo navicare,
-e molti altri rimasono orbi, e altri sordi per lo strepito della acqua,
-e altri son morti e perduti nell'onde. Sì che pertanto niun mortale vi
-si può approssimare, salvo che per ispezial grazia di Dio. E di questo
-luogo io non saperei discriver più; e pertanto tacendo, ritornerò a
-quel che io ò veduto.
-
-Chiunque avessi grazia di sapere tener la via diritta, sì poterebe
-passare per queste isole sopradette della terra del Prete Giovanni, le
-qua' sono sotto terra, quanto a noi di qua, e per altre assai isole più
-inanzi, e circundare la terra e poi ritornare dirittamente alle parte
-de le quale si fussino mossi; e arebono circundato tutto el corpo della
-terra. Ma perchè vi converrebe gran tempo, e molti pericoli vi sono nel
-passare, parte per le isole diverse, parte per li gran mari e parte per
-dubio di smarrir la via, pochi uomini si mettono a farlo, quantunque si
-possa fare, tenendo la diritta via in modo, che io ò detto di sopra: e
-per questa cagione si ritorna da queste isole sopradette, costegiando,
-nella terra medesima del Prete Giovanni.
-
-
-DELL'ISOLA DI CAISAM, CH'È MOLTO GRANDE E BUONA, E DE LA USANZA CHE
-TIENE IL FIGLIUOL, MORTO IL PADRE, IN QUESTO PAESE.
-
-Dipoi, ritornando, si viene a un'altra isola, chiamata Charsam, la
-quale isola tiene di lungo 60. giornate e di largo 50. o più. Questa è
-la magiore isola e 'l migliore reame del mondo, eccetto Cataim. Questo
-paese è così bene abitato e così pieno di città e di ville e di gente,
-che, quando e' s'esce fuora d'una città per andare in qualunche parte
-si voglia, si vede un'altra città inanzi a sè. In questa isola è una
-grande abundanzia di vino e di spezie. Il Re di questa isola è molto
-possente e gran ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra dal Gran
-Cane e ubidisce lui; però che questa isola è una de le XII. province
-che 'l Gran Cane à sotto di sè, sanza la sua propia terra e de le isole
-migliore, de' le quali n'à molte. In questo paese son gran boschi di
-castagneti, e se e mercatanti usasino così in questa isola, come fanno
-ne l'isola di Catai, ella sarebe asai migliore che Catai. Da questa
-isola si viene, ritornando, a un altro reame, chiamato Riboeh, che è
-sotto posto al Gran Cane, ed è un buon paese e abondevole di biade e di
-vino e d'altri beni. Le gente di questo paese non ànno case, ma stanno
-nelle tende e padiglioni fatti di feltro nero. La lor città principale
-o reale è tutta murata di pietre preziose, cioè nere e bianche, e
-tutte le strade di questa son ben lastricate di queste simile pietre.
-In questa città non è uomo che ardisca spander sangue d'uomo nè di
-bestie per riverenza d'uno idolo ch'egli adorono. In questa città
-istà il Papa della fede loro, il quale e' chiamono Sabasi, e concede
-tutti e benifici e tutte l'altre cose, che apartengono agl'idoli. E
-tutti quegli che riconoscono alcuna cosa de le lor chiese religiose,
-e altri ubidiscono a lui, al modo che fanno qua le genti di santa
-chiesa al Papa. In questa isola è una usanza, che, volendo el figliuolo
-grandemente onorare el padre, quando e' muore, manda per tutti gli
-amici e' parenti suoi, religiosi e preti e pifferi in gran quantità, e
-portono il corpo del padre sopra a una montagnia, facendo gran festa
-e solennità. Poi che l'ànno lassù portato, il maggior prelato sì gli
-taglia el capo e sì lo ripone in uno piattello grande d'ariento dorato:
-dipoi lo dà al figliuolo. Allora el figliuolo o gli altri il pigliano e
-portano, cantando e dicendo molte orazioni. Poi gli preti e religiosi
-tagliano el troncone del busto per pezzi, dicendo orazioni; e gli
-uccelli del paese, che sono usitati a quella usanza per lungo tempo,
-vengono, e sì si apresentono di sopra, volando come fa tra noi il
-nibbio a la carogna; e i preti gittono e pezzi de la carne, e gl'ucegli
-gli pigliono e vanno alquanto dilungi, e sì la mangiono. E poi gli
-preti cantano a modo che di qua per gli morti, e dicono l'uficio in
-loro linguaggio ad alta voce. Dipoi dicono: Riguardate come era valente
-uomo costui, il quale gli angioli di Dio son venuti a trovare e portare
-in paradiso. Alora pare al figliuolo che sia molto onorato, quando gli
-ucegli ànno mangiato il suo padre. E colui, a chi viene maggiore numero
-d'uccelli, è quello che gli pare abbia avuto maggiore onore più che
-gli altri. Da poi il figliuolo rimane a casa cogl'amici e co' parenti
-suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono tra loro qual mente
-gli uccegli gli vennono a torre; e così ragionando, in questo molto
-si gloriano. E quando sono raunati a casa, il figliuolo fa cuocere
-la testa del padre, e alquanto della carne dà in luogo di guazzetto;
-e danne a ciascuno de li suoi più speziali amici; e dell'ossa del
-craneo se ne fa fare una tazza, colla quale lui e i parenti beono con
-gran divozione a memoria del santo uomo, mangiato dagl'uccegli; e il
-figliuolo serba questa tazza; e tutto 'l tempo della vita sua bee con
-quela per memoria di suo padre.
-
-
-D'UNO UOMO MOLTO RICO, E DE LO STATO SUO, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO
-CHE FA L'AUTORE.
-
-Da questa isola, ritornando per X. giornate per mezo la terra del Gran
-Cane, è una grand'isola e buona e buon reame, nella quale è uno rico e
-potente Re. Fra gli altri di questo paese v'è uno uomo richissimo, el
-quale non è principe nè amiraglio nè duca nè conte, ma sono molte gente
-a lui suggette che tengono terre da lui; e à costui una grandissima
-entrata ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à continuamente più di tre
-mila cavagli caricati di biada e di riso, anno per anno. Costui fa
-molto nobil vita: sicondo l'usanza di là, lui ha cinquanta damigelle
-vergini, le quali tutta via lo servono quando mangia. E quando egli
-è assettato a tavola, tutte quelle vergini gli portano insieme una
-maniera di vivande, e sempre la portano cantando una canzona. Poi gli
-tagliano innanzi quella vivanda, e di quella lo imboccano, però che lui
-non fa alcuna cosa, se non tenere le mani sopra alla tavola e mangiare
-le vivande che gli danno quelle damigelle; imperò ch'egli ha l'unghie
-tanto lunghe, che non potrebbe colle mani nè tenere nè pigliare alcuna
-cosa; e quando si va a coricare, quelle damigelle lo spogliano, e così
-quando si leva lo rivestono. La nobilità degli uomini di quello paese
-è lasciarsi crescere l'unghie quanto possono; e sono molti nel paese,
-che, tanto se le lascion crescere, che circundano tutta la mano: e
-questo è tra loro gran gentilezza. E la nobilità delle donne loro si è
-aver piccoli piedi: e per questo, come son nate, legono e piedi così
-stretti, che non crescono la metà di quelo che doverebbono. Sì che
-queste fanciulle cantono canzone mentre che e' mangia; e quando lui
-à mangiato quela vivanda, ne portone un'altra, cantando a modo che di
-prima; e così fanno per insino che à mangiato, e ogni dì fanno a questo
-modo. E in tal modo usa costui la sua vita, come ànno fatto i suoi,
-e come fanno gl'uomini dati all'ozio e al ventre e alla gola, e quali
-sempre disutilmente vivono sanza fare alcuno bel fatto o altre opere
-degne di laude e di virtù. O quanti ne sono oggi a lui simiglianti che
-disiderano la vita solo per stare a riposo a grattarsi el ventre, come
-fa el porco nella grassa! Egli ha molto bello palazzo e ricco, dove
-si sta; del quale le mura circundano due leghe. Dentro vi sono be'
-giardini: le sue camere e sale sono d'oro e d'argento, e nel mezo d'un
-bel giardino si è uno monticello, ove è uno piccolo praticello, nel
-quale è uno munisterio con torri e pinacoli tutti d'oro. Molte volte va
-costui a questo munisterio, che non è fatto per altra cagione, se non
-per diletto di costui.
-
-Da questo paese si ritorna indietro per la terra del Gran Cane,
-della quale io ò detto di sopra, però non bisogna c'un'altra volta
-vi discriva, nè di quale si tenga conto. E sapiate, che di tutto quel
-paese e di tutte quell'isole e diverse gente e diverse legge e fede,
-ch'egl'ànno, le quali io ò scritto, niuna gente non è lì, la quale,
-pur che abia ragione e intelletto, che non abia alcuno articolo della
-nostra fede e alcun buon punto di ciò che noi crediamo, e che eglino
-non credino in Dio, il qual fece il mondo, el quale egli chiamono
-Hiretarze, ciò è a dire: Dio di natura, sicondo che dice il profeta:
-_Et intuentur omnes fines terrae_; e altrove: _Omnes gentes servient
-ei_ etc. Ma egli non sanno però perfettamente parlare di Dio padre, nè
-del figliuolo, nè dello Spirito santo; nè sanno parlare della Bibbia,
-e spezialmente del Genesis e degl'altri libri di Muises, de l'Esodo
-e degli profeti, però che non ànno chi gl'insegni; sì che non sanno
-se non di loro intelletto naturale. E' dicon bene, che le criature
-ch'egliono adorono, non son punto Dio, ma egli le adorono per le gran
-virtù che sono in quelle, le quali non vi poterebono esser sanza grazia
-di Dio. Dei simulacri e idoli e' dicono, che non v'è alcuna gente, che
-non abino idoli; e questo dicono, perchè noi abiamo le immagine e le
-figure della nostra Donna e di molti altri santi che adoriamo noi; ma
-e' non sanno, che noi non adoriamo punto le immagine di legnio, nè di
-pietre, anzi e santi, a memoria de' quali son fatte; perchè, a modo
-che la lettera dimostra a' litterati che è come si dee credere, così le
-immagine e le pitture dimostrono alla idiota gente a pensare e adorare
-e santi, a nome de' quali son fatte; però che 'l pensare umano ispesse
-volte è invilupato per molte cose, per le quali e' dimenticherebono
-di pregare Dio e nostra Donna e gl'altri santi, se le figure, fatte
-a lor nome, non gli rendesson memoria. E dicono, che gli angioli di
-Dio parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno di gran miracoli:
-e di ciò dicono vero, perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono due
-ragione d'angioli, buoni e cattivi, come dicono e greci; _chalo bono
-e caccho malo_, cioè: _chalo_ vuol dire _buono_, e _chacho_ vuol dire
-cattivo; sicchè gli buoni angioli non sono negli idoli loro, anco vi
-sono i malvagi e cattivi, per mantenergli nel loro errore.
-
-Molti altri paesi diversi, e molte altre maraviglie sono di là, le
-quali non ò già tutte vedute; e di quelle che io non ò vedute, non
-saperrei propriamente discrivere; e nelli paesi propii, dove io
-sono stato, molte cose diverse sono e strane, delle quali io non fo
-menzione, perchè sarebe cosa lunghissima a ricontare il tutto, perchè,
-se io iscrivessi tutto ciò che è ne le parte di là, chiunque poi si
-afaticassi e travagliasse la persona per andare per le parte di là
-cercando i lontani paesi, volendo racontare, o vero iscrivere delle
-cose strane, si troverebe impacciato per la mia discrizione; però che
-non poterebe nè dire nè contare cosa novella, della quale gli auditori
-si potessino dilettare. E ancora dicesi: _Omnia nova placent_, ciò è a
-dire, che tutte le cose nuove piacciono; sì che pertanto io farò fine,
-sanza più ricontare delle cose strane e diverse che si truovono nelle
-parte di là. E ciò che io ò scritto d'alcun paese, è tanto, che debbe
-bastare. E sapiate, che quello che io ò scritto, si è la propia verità,
-come se fussi il santo Evangelio, benchè saranno molti, che non lo
-crederanno, ma lascio il giudicio ad altrui che voglia andare di là;
-però che loro molte altre cose troveranno da scrivere, e vederanno se
-io dico il vero o no[60].
-
-FINITO IL LIBRO BELLISSIMO DI GIOVANNI MADIVILLA, RIDOTTO IN LINGUA
-TOSCANA. Laus Deo omnipotenti. Amen[61].
-
-Io Giovanni de Mandavilla sopradetto, il quale mi partì di nostro
-paese, e passai el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi ho ricercato
-molte terre e molti paesi, e sono stato in molta buona compagnia, et
-ho veduto molti begli fatti, benchè io nonne faciessi mai alcuno nè
-altro bene, del quale io debbi parlare, et ora al presente io sono
-allo stanco riposo ritornato oltre a mia voglia, per cagione delle
-gotti antiche. E per prendere alcun sollazzo nel mio tristo riposo,
-ricordandomi del tempo passato, ho compilato e messo in iscritto le
-sopra dette cose, secondo el meglio che ho potuto ricordarmi, nell'anno
-di grazia 1357, nell'anno tregesimo quinto che io mi parti' di nostro
-paese. E priego tutti quegli che qui leggieranno, se a loro piace,
-voglino pregare Iddio per me, che io pregherrò per loro; e tutti
-quegli che per me diranno uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia
-remissione degli miei peccati, io gli faccio tutti participevoli, e sì
-gli conciedo parte di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli buoni
-fatti, e quali io feci e farò insino alla fine mia. E priego Iddio,
-dal quale ogni bene discende e ogni grazia, che tutti quegli cristiani
-che qua leggono o odono leggiere, che gli voglia adempiere tanto della
-grazia sua negli corpi e anime loro, salve fare (_sic_), alla gloria e
-laude di lui; il quale è trino et uno sanza cominciamento e sanza fine;
-senza equalità buono, e senza quantità grande; in ogni luogo presente,
-e in sè ogni cosa continente; il quale niuno bene può migliorare, il
-quale è in trinità perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e per ogni
-tempo. Amen.
-
-
- FINIS: DEO GRATIAS.
-
-
-
-
-INDICE.
-
-
- Di molti vari e diversi paesi che sono di
- là, e del monte Atalante, e della città
- di Trabisonda, dove giace santo Atanagio,
- e di molti reami di Barbaria Pag. 5
- Del castello di Sparveri, dove sta una bella
- donna de' doni di ventura, la quale dà, a
- chi fa la veghia VII. dì naturali,
- quello che 'l sa adomandare » 9
- Della montagna di Ararath, dove si fermò
- l'Arca di Noè, e della città di Laidenge,
- e della città di Thaurissa, e della abondanzia
- sua » 12
- Della terra di Iob e della abundanzia d'essa,
- e come si ricoglie la manna, e della proprietà
- sua » 16
- Delli ornamenti de' Caldei, e quali sono begli
- uomini, e le femmine sono brutte e
- mal vestite » 17
- Del regno delle Amazone e de' lor costumi
- e usanza, e di Tramegitta, dove Alessandro
- Magno fece edificare Alessandria » 19
- Di Etiopia, e come ivi sono genti di diverse
- maniere, perchè alcuni non ànno
- piedi, altri sono fanciulli e ànno canuti
- e capegli, e quando son vechi gli ànno
- neri » 22
- Come si fa il cristallo, come nascono le
- perle, e come nascono e diamanti, e come
- crescono; e della virtù e proprietade
- sua, e come e' perdono la virtude, e come
- si conoscono e buoni da' cattivi » 23
- Di India e della diversità della gente che
- vi si truovono; e de l'isola di Oriens;
- e de l'isola di Canna, dove si fanno diverse
- adorazione, e la ragione perchè
- fanno questo; e perchè non sotterrono
- e loro morti » 29
- Come nasce il pepe e come si coglie, e di
- quante maniere di pepe si truova, e che
- modo si tiene per li serpenti che ivi
- stanno » 35
- D'una fonte che à sapore d'ogni spezie,
- e della sua virtù » 37
- Come in questo paese fanno sacrificio dei
- propii figliuoli, e come, morto el marito,
- la moglie s'abrucia con lui insieme » 39
- Degli idoli di questa gente e della grande
- divozione ch'egli v'ànno » 41
- Dell'isola Lamori e della gente che ivi abita,
- e la ragione perchè vanno nude;
- e come mangiono carne umana, e quanti
- gradi è tutto il firmamento » 46
- D'uno che andò cercando el mondo e ritrovossi
- in paese, dove e' si parlava in
- sua lingua » 52
- Della grandeza di tutta la terra » 54
- Dell'isola di Simbor, dove gl'uomini e le
- femine si fanno segniare nella fronte con
- un ferro caldo per gentileza; e dell'isola
- di Botegon » 58
- Dell'isola di Gianna, e delle cose che ivi
- nascono, e della possanza di questo Re,
- e del suo palazo, el quale è una cosa
- molto stupenda » 59
- Dell'isola di Patem, dove sono alberi che
- fanno farina; altri fanno vino, altri fanno
- mele, e altri veleno; e d'un certo lago,
- nel quale nascono canne che ànno nella
- radice pietre preziose » 61
- Dell'isola di Talanoch e del suo Re e della
- possanza sua, e degli elefanti, i quali lui
- tiene per sua difesa; e di due altre cose
- maravigliose che vi sono » 63
- Qui si fa menzione d'una gran maraviglia,
- del pescie che si gitta alla riva di questa
- isola » 64
- Dell'isola di Raffo, ove dànno gl'uomini
- a mangiare a gl'uccegli » 67
- D'una altra isola chiamata Mulca, dove
- sono cattivissime gente che beono sangue
- d'uomo; e dell'isola che si chiama
- Tracondia, dove son gente che non parlono,
- ma sibillano » 68
- Dell'isola Ongamara, dove son gente che
- ànno teste di cani, che si chiamono Cenofali,
- e della giustizia del suo Re » 69
- Dell'isola di Silla, e di molte strane e diverse
- nature d'animali che quivi si truovono » 71
- Dell'isola di Dondina, dove e' mangiono
- l'uno l'altro, quando non possono scampare;
- e della possanza del loro Re, il
- qual signioregia LIIIIº. isole; e di molte
- maniere d'uomini, i quali abitono in queste
- isole » 73
- Del reame di Mauri ch'è molto buono e
- grande, e delle maniere e costumi di
- quelle gente » 78
- Della grande città di Cassaga e delle sue
- maniere » 81
- Della città di Chilafonda, e della terra
- delli Pigmei e della statura loro » 83
- Della città di Iancai, e della città di Menca,
- e delle loro richeze e usanze » 85
- Dell'isola di Catai, e delle città che ivi
- sono, e del palazo del Gran Cane, e delle
- sue magnificenzie » 87
- Perchè si chiama el Gran Cane e di cui discese,
- e del nome de' sette linguaggi di
- Barberia » 96
- Del titolo del Gran Cane, e del governo
- della corte sua quando si fa festa, e delle
- maniere de' baroni che servono a tavola,
- e delli savi che vi sono, e di molte altre
- cose mirabile e stupende » 106
- Della maniera del Gran Cane quando lui
- cavalca, e di coloro che cavalcono seco,
- e della signioria e gran possanza sua » 118
- Del modo che osservono e corrieri sua in
- portare presto le nuove, e delle cose che
- si fanno al Gran Cane quando cavalca
- per lo suo paese » 120
- Del modo del sacrificare loro, e de' nomi
- dei figliuoli del Gran Cane » 125
- Delle cose che e' tengono per pecato e
- della penitenzia che gli conviene fare per
- questi peccati, e del modo ch'egli tengono
- a presentare il Gran Cane » 126
- Del modo che servono quando muore lo
- imperadore in sotterrarlo, e del modo
- che tengono quando ne fanno un altro, e
- delle parole che lui dice alla eletta » 131
- Della città di Corasina, e di molti paesi
- strani » 134
- Dell'imperio di Persia, e delle cittadi che
- ivi sono » 136
- Del reame di Giorgia, e del reame di Abthas,
- e della provincia di Bonavison,
- nella quale è una cosa molto maravigliosa,
- e delle gente che ivi abitono » 138
- Della Turchia e delle province che vi sono,
- e di Caldea, di Mesopotamia, e di molte
- cose che lì si truovono » 141
- Del paese di Cadissa e delle cose che ivi
- nascono, e delli monti Caspi, nei quali
- sono rinchiusi e Giudei, e di molte altre
- cose » 144
- Della terra di Bacaria, e di certe arbore
- che fanno lana; e della grosseza del
- Grifone, e d'altre cose che lì sono » 149
- Della possanza del prete Giovanni, e delle
- gente e nazioni e reami che gli sono
- sotto posti, e del camino che si fa per
- andare ivi, e delle richeze e pietre preziose
- che sono in quelle parte » 150
- Del modo che tiene il prete Giovanni quando
- cavalca contra' nimici, o vero per la terra;
- e del palazo suo, e de l'ornamento
- della sua camera » 155
- Delli servidori del prete Giovanni, e del
- modo che loro tengono in servirlo » 158
- D'una isola chiamata Milscorach, nella
- quale stava uno uomo molto cauto, che
- aveva fatto uno Paradiso; e delle cose
- maravigliose ch'erano in questo Paradiso,
- e come fu distrutto costui » 159
- Della valle pericolosa, dove stanno diavoli,
- e delle cose paurose che si truovono in
- questa valle pericolosa » 163
- Di due isole, nelle quali abitano giganti
- di grande stature, e femmine terribile
- come el basilisco » 170
- D'un'altra isola, e della usanza che tengono
- in isposare le lor moglie, e perchè
- non dormono la prima notte con loro,
- ma e' vi dorme un altro » 172
- D'un'altra isola, e della usanza che ànno
- quando nasce uno e quando muore, e del
- Re di costoro, e della buona giustizia
- che s'osserva in questo paese » 173
- Come nasce el cotone, e di molte altre
- cose maravigliose e stupende che sono
- in questi paesi » 176
- Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona
- vita, e d'una legiadra lettera, la qual
- mandorono ad Alessandro Magnio » 179
- Di due altre isole, cioè Mesidrata e Genosaffa,
- ne le quali fu profetizato la incarnazione
- del figliuol di Dio; e d'una
- gentil risposta qual feciono ad Alessandro
- Magno » 183
- De l'isola di Fracan, dove le gente vivono
- del solo odore de' pomi salvatichi, e d'una
- altra isola, ove sono le gente pilose » 187
- Degli arbori del sole e della luna, e della
- cagione perchè si chiama prete Giovanni » 188
- Dell'isola Tabrobana, dove sono due state
- e due verni, dove i lor giardini sempre
- sono verdi » 191
- Dell'isola Orilla, e di Arguta, ne le quali
- son grandi tesori e ben guardati, e del
- modo che si tiene a aver del detto tesoro » 192
- Del paradiso terreste e de' fiumi che escono
- di quello » 194
- Dell'isola di Caisam, ch'è molto grande
- e buona, e de la usanza che tiene il figliuol,
- morto il padre, in questo paese » 199
- D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo,
- e della conclusione del libro che fa l'autore » 202
-
-
-
-
-EMENDAZIONI AL SECONDO VOLUME.
-
-
- Pag. lin.
-
- 5. 7 el viaggio el magnifico.[62]
- 30. 14 mercatanzie In questa mercatanzie. In questa.
- 59. 3 di genti, e perchè di genti: e perchè.
- 74. 25 la bocca, per torgli la bocca per torgli.
-
-
-
-
-NOTE:
-
-
-[1] Qui i codd. leggono invece el _magnifico_.
-
-[2] _e disse che se egli era eretico che ciò credeva; e perchè gli
-articoli di detto salmo erano buoni, però così credeva_. Così il cod.
-Ricc. Il Magliab. e le stampe leggono altresì confusamente come sopra.
-
-[3] Qui il cod. Magl. è mancante: mi valgo del Riccardiano e delle due
-edizz. del 1488 e 1492.
-
-[4] Qui rientra il cod. Magl.
-
-[5] Manca, come altrove.
-
-[6] Così i codd. e le stampe: forse _lingnaggio_.
-
-[7] Qui pur manca, come altrove.
-
-[8] Il cod. Magl. e le stampe leggono: _fu uno Re nel paese e abitarono
-insieme con uomini maritati, come si fa altrove_. Sembrami che la lez.
-sia difettosa in tutti e quattro i testi.
-
-[9] Così amendue i codd. Nella stampa del 1488 manca _si imbrodono
-cioè_.
-
-[10] Il cod. Ricc.; _di mari_: il Magl. e le stampe leggono _di mai_ e
-_di may_.
-
-[11] _e nissuno è di grandeza d'una fava_: cod. Magl. e ediz. del 1488.
-
-[12] _perle fine, le quali si conceranno e ingrosseranno della
-rugiada_: cod. Ricc.
-
-[13] _in pace e in guerra_: cod. Magl. e st.
-
-[14] Il cod. Ricc. legge: _a se l'agulia, e sopra di quella pietra si
-mette il diamante, e poi se gli presenta l'agulia; e se 'l diamante è
-vero e virtuoso, mentre che 'l diamante è presente, mai la calamita non
-tirerà l'agulia, se la calamita non fussi troppo grossa._
-
-[15] Così il cod. Magl. e le stampe: la lez. del Ricc. legge come
-segue: _et è proprietà di via e di camminare per diverse vie e cercare
-cose strane_.
-
-[16] Cioè _tralci_.
-
-[17] In signif. di _forma_.
-
-[18] Così il cod. Magl. e le stampe: il cod. Ricc.: _et è lo Adabo de'
-falsi cristiani_.
-
-[19] Qui vien meno per tutto il Capitolo il cod. Riccardiano: noterò
-più innanzi dove rientra.
-
-[20] Qui rientra il cod. Riccardiano.
-
-[21] così il cod. Magl.: il Ricc. legge _tornature_, e la stampa del
-1488 _tornate_.
-
-[22] Così i codd. e le stampe: forse _mare_.
-
-[23] Il cod Ricc. _Machumaram_: il cod. Magl. e le stampe, come sopra.
-
-[24] Così i codd. e le stampe: sinc. di _sanguisughe_.
-
-[25] Così il cod. Magl. e le stampe. Il Ricc. _che pare che venga dagli
-nuvoli e pare che egli voglia coprire tutta la terra_.
-
-[26] _per la bontà del paese in questo paese_: cod. Magl.: _per la
-bontà sua. In quello paese_: cod. Ricc.
-
-[27] Il cod. Magl. legge: _e ànno una grossa bocca sopra la testa e
-sono nove volte_. Anche le antiche stampe recano _una grossa bocca_.
-
-[28] Cod. Ricc. _Utria_: edizz. ant. _Udria_.
-
-[29] Così il cod. Magl. e le stampe. Il cod. Ricc. ha invece. _Passando
-per quello paese per più giornate è una città_.
-
-[30] Il cod. Magl. legge _compassi_, come altresì hanno le stampe: nel
-Ricc. manca.
-
-[31] Nota qui usato _piffero_ per suonatore di _piffero_: i
-vocabolaristi non ne adducono che un solo es. tratto dalla _Vita di
-Benvenuto Cellini_.
-
-[32] Il cod. Ricc, ha variatamente _Chiamgnus_ e _Chagnus_.
-
-[33] Così il cod. Magl. o le stampe. Nel cod. Ricc. varia la lez. nel
-modo seguente: _che eglino oservassino a tutto quello che egli aveva
-detto e ordinato, e che in quell'ora, e dipoi eglino rimanessino
-contenti di ciò che egli gli farebbe di sua grazia: et eglino
-dissono, ch'erano, e sarebbono presti a ubbidire e fare tutti e sua
-comandamenti_.
-
-[34] Il cod. Ricc. qui ed altrove legge sempre _Magno_: forse meglio.
-
-[35] Così il cod. Magl. e le stampe: il Ricc. ha _le terre_.
-
-[36] Da _Intronizzare, Mettere in trono_. Del verbo, niuno es. cita il
-vocab.; dell'add. un solo, tolto dalle _Rime di Alessandro Allegri_.
-
-[37] Il cod. Ricc. legge: _e gli valletti e' famigli_.
-
-[38] Così i codd.: forse _patirebbe troppo caldo_; o _proverebbe troppo
-caldo_. L'ediz. del 1488 legge _perebbe_.
-
-[39] Così i codd. e le stampe.
-
-[40] _E dico che sotto il firmamento non è sì gran Signore_: cod. Ricc.
-_Sotto il firmamento nè in terra_ ec. cod. Magl.
-
-[41] _sanza el suo primogenito, de' quali e nomi loro sono questi:
-Chadai, Balach, Rabilan, Sare, San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan,
-Turen_. Cod. Ricc.: le stampe: _Cahadai, Vinim, Nengu, Vocab, Cadi,
-Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi, Can, Gare, Gan_.
-
-[42] La stampa del 1488 legge _arectare_.
-
-[43] Il cod. Magl. e le stampe: _salvo che arte di seta e armi_.
-
-[44] Nota _laveggio_ in signif., pare a me, di quello stanzino ove si
-lavano e si ripongono le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra
-sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo _acquario_, da altri lo
-_scaffale_ e da altri il _secchiaio_.
-
-[45] Il cod. Magl. legge carriera: le stampe _cadrega_, forse per
-_carega_.
-
-[46] _ma non è molto largo_: cod. Ricc.
-
-[47] Così i codd.: le stampe _polmetta_: intendi _uno palmite_, cioè
-_un tralcio_.
-
-[48] Cod. Ricc. _nè rocca d'alto mare_.
-
-[49] Così i codd. e le stampe.
-
-[50] Il cod. Ricc. _da più di 1000 uomini_ ec. Le stampe: _da più di
-cento millia cavaleri da cavallo_, o _da cento millia homini da pè_.
-
-[51] Questi è il famoso _Veglio della Montagna_, di cui parlarono
-eziandio Marco Polo e il beato Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il
-Boccaccio trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. III.
-
-[52] Ediz. del 1488: _la valle di fontana_.
-
-[53] Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per _acutamente,
-sottilmente, in modo assai penetrante_ e che offende. Registrasi nel
-Vocab. in signif. prop. soltanto, e senza es.
-
-[54] _Spulzellare_ o _spulcellare_ per _isverginare_ citasi nel
-Vocabolario, ma senza veruno esempio.
-
-[55] Così i codd. e le stampe.
-
-[56] Ne' testi moderni della Scrittura venner tolte via le parole _nec
-discernit inter judeos et gentiles, sed omnis_.
-
-[57] Il cod. Ricc.: _un'altra isola grande, chiamata Pichon, la gente_
-ec.
-
-[58] Le parole _come cani grandi_ si leggono soltanto ne' due testi
-a penna. Nell'edizione del 1488, che ho qui sotto gli occhi, dicesi
-semplicemente _e sono grandi_: onde per verisimiglianza sarà da
-preferirsi la lezione della stampa a quella de' manuscritti.
-
-[59] Il cod. Riccardiano à il segu. brano per soprappiù: _et etiam per
-gli luoghi tenebrosi che vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe
-andare, perchè non vi sono altre acque marine, se non gli sopradetti
-fiumi per gli quali per modo alcuno non si potrebbe andare nè navicare,
-perchè corrono e discendono così forte e impetuosamente e con onde sì
-grandi, che niuna nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto romore
-e menano tanta tempesta e stridore per gli alti e aspri sassi, onde
-discendono, che benchè si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non
-potrebbe intendere l'altro_.
-
-[60] Cod. Ricc. _di là in quelle parti, però che molte cose troveranno
-ancora a scrivere, delle quali io non ò fatto menzione_.
-
-[61] Fin qui il cod. Magl.: quel che seguita appartiene al Riccardiano.
-
-[62] Colla scorta delle stampe prescelsi _el viaggio_ al _el
-magnifico_ de' codd., che posi in nota. Ora considerato per bene
-la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la lez. de'
-mss., come più consentanea alla mente dello scrittore. Secondo che
-chiaramente apparisce, _magnifico_ qui è posto sostantiv. e ha forza di
-_magnificenza_.
-
-
-
-
-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute,
-correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni
-("Emendazioni") indicate a fine libro sono state riportate nel testo.
-
-
-
-
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-John Mandeville
-
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- I viaggi di Giovanni da Mandavilla, vol. 2, di John Mandeville
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- </head>
-<body>
-
-
-<pre>
-
-The Project Gutenberg EBook of I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2, by
-John Mandeville
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and
-most other parts of the world at no cost and with almost no restrictions
-whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms
-of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
-www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll
-have to check the laws of the country where you are located before using
-this ebook.
-
-
-
-Title: I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2
-
-Author: John Mandeville
-
-Commentator: Francesco Zambrini
-
-Release Date: December 6, 2019 [EBook #60865]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by The Internet Archive)
-
-
-
-
-
-
-</pre>
-
-
-<div class="booktitle">
-<h1>
-I VIAGGI<br />
-DI<br />
-GIO. DA MANDAVILLA.
-<span class="smaller">Volume II.</span>
-</h1>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="titlepage">
-<p class="main-t">
-<span class="small g">I VIAGGI</span><br />
-<span class="x-small">DI</span><br />
-GIO. DA MANDAVILLA
-</p>
-
-<p class="pad2 small">
-VOLGARIZZAMENTO ANTICO TOSCANO<br />
-ORA RIDOTTO A BUONA LEZIONE<br />
-COLL'AIUTO DI DUE TESTI A PENNA
-</p>
-
-<p>
-per cura di
-</p>
-
-<p class="large">
-FRANCESCO ZAMBRINI.
-</p>
-
-<hr class="tiny" />
-<p>
-<span class="smcap">Vol. II.</span>
-</p>
-
-<p class="pad4">
-<span class="large">BOLOGNA.</span><br />
-<span class="small">PRESSO GAETANO ROMAGNOLI.<br />
-—<br />
-1870.</span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="verso">
-<hr class="mid" />
-<p>
-Edizione di soli 206 esemplari
-per ordine numerati.
-</p>
-
-<p>
-N. 199.
-</p>
-
-<p>
-IMOLA. — TIP. D'I. GALEATI E FIGLIO
-</p>
-
-<p>
-Via del Corso, 35.
-</p>
-<hr class="mid" />
-</div>
-
-<div class="somm">
-<hr />
-<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p>
-<hr />
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<h2 class="hidden">
-Trattato bellissimo delle più maravigliose cose
-</h2>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-</p>
-
-<h3 id="matalante">DI MOLTI VARII E DIVERSI PAESI CHE SONO
-DI LÀ, E DEL MONTE ATALANTE, E DELLA
-CITTÀ DI TRABISONDA, DOVE GIACE SANTO
-ATANAGIO, E DI MOLTI REAMI DI BARBARIA.</h3>
-
-<p>
-Poi che io v'ò detto e scritto di sopra
-el magnifico<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> della Terra Santa, e del paese
-d'intorno, e di molte vie per andare a
-quele tere e al monte Sinai, e della minore
-Babillonia, e degli altri luoghi sopradetti,
-oramai è tempo di parlare, se vi piace,
-del paese confinante e de le altre province
-e isole di diverse gente e bestie che
-sono oltre a quegli confini, perchè nel paese
-di là sono di molte strane contrade e
-molte diverse regione per cagione di quatro
-fiumi che vengono dal paradiso terrestre,
-perchè Mesopotamia, il Reame di
-Caldea e Arabia sono tralle due riviere di
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-Tigris ed Eufrates: e i Reami di Artusia,
-di Assiria, di Media e di Persia sono tralle
-riviere del Nilo e di Tigris: e Soria, della
-quale v'ò parlato di sopra, e Palestina e
-Finice sono tra il fiume di Eufrates e il
-mare mediterraneo; el qual mare mediterraneo
-dura di lungo da Maroch sopra il
-mare di Spagnia infino al mare grande,
-sì che e' dura oltra Gostantinopoli oltre a
-<span class="smcap lowercase">CCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XL</span>. leghe lombarde, verso el mare
-Occeano. In India è il mare di Sithia, il
-quale è sempre serrato di montagnie: e poi
-di sotto Sithia, dal mare Caspio infino al
-fiume di Tanai, è Amazonia, cioè terra di
-femine, ove non sono se non femine: e
-poi il Reame di Albania, el quale è molto
-grande; e chiamasi Albania, perchè le gente
-del paese sono più bianche che l'altre
-d'intorno. In questi paesi son cani sì grandi
-e sì forti, che uccidono e lioni. E poi
-appresso v'è Ircania, Ibernia e molte altre
-regione. E tra el mare rosso e el mare
-Occiano, verso mezo dì, è la regione di Etiopia
-e la superiore Libia; la quale Libia
-comincia al mare di Spagnia, dove sono
-le colonne d'Ercole, e dura infino inverso
-Etiopia e Egitto. E in questo paese di Libia
-è assai el mare più alto che la tera, e
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-pare che la tera si deba coprire d'acqua;
-niente di meno l'acqua non passa il suo
-termine. E vedesi da quel paese il monte
-Atalante che passa le nuvole, dove non si
-può andare; ma chi va inverso oriente, in
-questo paese, l'ombra del suo corpo gli va
-a man dritta, sì come abiamo di qua a
-man sinistra. In questo mare di Libia non
-vi si truova pesci, però che pel caldo del
-sole l'acqua è tanto calda, che non vi posono
-vivere. In questa Libia son molti Reami
-e diversi paesi, e quali sarebe cosa lunghissima
-a parlarne e a narrargli. E similmente
-nelle parti basse, inverso il mare
-di Spagna, vi sono molte regioni; come il
-reame di Zeb, e il reame di Terruza, e il
-reame di Raugia, e il reame di Algarbo, e
-il reame di Turnita di bella marina, e di
-Maroch, e di Monte Fiore, di Cartagine e
-di Affrica, e molti altri sono inverso cristianità;
-de' quali tutti non vi potre' racontare,
-ma assai appresso vi parlerò più pienamente
-delle parte orientale. Adunque
-chi volessi andare verso Tartaria e verso
-Persia, verso Caldea, verso India, enterebe
-nel mare a Genova, a Vinegia, o vero
-ad alcuni altri porti sopraddetti; e vassi
-per mare a una buona città chiamata Trabisonda,
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-che soleva essere chiamata Porto
-di Porti. E ivi è il porto de' persi, e de' medii
-e altre contrade di là. In questa città
-giace santo Attanagio, che fu vescovo d'Alesandria.
-Questo vescovo fu gran dottore
-in teologia e fece il simbolo: <i>Quicumque
-vult salvus esse</i>. Il quale, perchè profondamente
-parlava della Divinità e della
-Trinità, fu acusato per eretico e imprigionato
-per lo papa; e fece il detto simbolo
-in prigione, e mandollo al papa, domandandogli
-se lui era eretico, ciò era perchè
-gli articoli di quelo simbolo non erono
-buoni<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>. E poi che 'l papa l'ebe veduto,
-disse, che quella era la nostra fede, e comandò
-che si cantassi ogni dì a prima, e
-riputollo vescovo valente e vero cristiano,
-e fu liberato; ma mai non volle ritornare
-al suo vescovado, però che per invidia era
-stato acusato di eresia. Trabisonda soleva
-esere dello imperadore di Gostantinopoli,
-ma un ricco uomo, mandato per lo imperadore
-per guardia del paese contro a' turchi,
-<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span>
-ha usurpato la terra e subgiogato il
-paese, e chiamasi imperadore. Di Trabisonda
-si va per la piccola Armenia, chi vuole.
-</p>
-
-<h3 id="sparveri">DEL CASTELLO DI SPARVERI, DOVE STA UNA
-BELLA DONNA DE' DONI DI VENTURA, LA
-QUALE DÀ, A CHI FA LA VEGHIA VII. DÌ
-NATURALI, QUELLO CHE 'L SA ADOMANDARE.</h3>
-
-<p>
-E in questo paese sono dua castegli
-antichi, le mura de' quali sono alquanto
-coperte di edera, e sono di sopra a un monte.
-E uno di quegli castegli è chiamato<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>
-Castello delli Sparvieri, e è posto oltra la
-città di Laiais, e è assai apresso della
-villa di Persipea, la quale è del signore di
-Zench, il quale è ricco e valente e buono
-cristiano. In questo castello si truova uno
-sparviere sopra una pertica, molto bello
-e pulito, e una bella donna di doni di ventura,
-la quale guarda questo sparviero; e
-chiunche vegliasse sopra questo sparviero
-sette giorni naturali, et alcuni dicono tre
-soli, sanza dormire nè tanto nè quanto,
-questa donna verrebbe a lui, fatta la veghia,
-e domanderebbeli el primo augurio
-<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
-che egli si sapesse augurare delle cose terrene.
-Questa medesima veghia già gran
-tempo fece uno valente principe, Re di
-Armenia; e da poi che ebbe veghiato, la
-donna venne a lui e dissegli, che egli havea
-ben fatto il dovere. Il Re rispose, che
-era assai gran signore e bene in pace, e
-havea assai gran riccheze, e che non si
-augurarebbe altro al suo volere, che havere
-il corpo di questa donna. La donna
-rispose, che ella non sapeva, perchè egli
-domandava così fatta cosa, e ch'e' non la
-potrebbe havere, e che non doveva chiedere
-altro che cosa terrena, e che ella non
-era terrena, anzi spirituale. Il Re disse, che
-non voleva altre cose. E la donna disse:
-Poi ch'io non vi posso ritrare del vostro
-volere e stolto core, io vi fo un dono sanza
-aguriare, che tutti quegli che discenderanno
-di voi, per insino al nono grado,
-sempre abbiate guerra senza ferma pace,
-e sarete in subiezione di vostri inimici, e
-harete bisogno di riccheze. E dapoi in
-qua, nessuno Re d'Armenia è stato in pace,
-e non è stato abondevole, e sempre
-è stato sotto tributo de' saracini. Item,
-il figliuolo d'uno povero il simile fece
-una volta la veghia, e sì si augurò, che
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-elli si potessi ben guardare dalla fortuna
-e d'essere bene avventurato in mercatanzia.
-E la donna gli concesse, e diventò
-il più rico e 'l più famoso mercatante che
-potesse essere nè in mare nè in terra. E
-tanto fu ricco, ch'el non sapeva la millesima
-parte di ciò che egli haveva; e costui
-fu più savio in augurarsi, che non
-fu il Re. Uno cavaliero del tempio per
-lo simile veghiò, e augurossi una borsa
-sempre piena d'oro, e la donna gliel concesse,
-ma li disse che haveva dimandato
-la destruzione di casa sua e del suo ordine,
-sì per la fidanza di questa borsa,
-sì per la grande superbia che harebbe;
-e così avenne. Ma guardisi bene tutta
-via colui che farà la detta vigilia, che egli
-non potrebbe sì poco dormire, che egli
-sarebbe perduto in tutto, e mai più non
-si rivedrebbe. Questa non è però punto
-la dritta via per andare alle prenominate
-parte, ma chi volesse vedere sì fatta
-maraviglia, lo potrebbe fare. E chi vuole
-andare per la dritta via a Trebisonda verso
-la grande Armenia, va a una cittade,
-chiamata Articon. Questa soleva essere
-molto buona e abondante, ma li turchi
-l'hanno molto guasta. Ivi d'intorno nasce
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-poco vino e pochi altri frutti. In questo
-paese è la terra molto alta, e èvi gran
-fredi, e sonvi assai buone acque di fonte,
-che vengono da uno fiume del paradiso
-terrestre, e viene di sotto terra et è chiamato
-Eufrates, e è dilungi el fiume dalla
-città quasi una giornata; e viene questa
-riviera sotto terra d'India, e risurge alla
-terra di Altasar, e passa apresso a Armenia,
-e entra nel mare di Persia. Da questa
-città di Articon si viene a una montagna,
-chiamata Sabisacola.
-</p>
-
-<h3 id="ararath">DELLA MONTAGNA DI ARARATH, DOVE SI
-FERMÒ L'ARCA DI NOÈ, E DELLA CITTÀ
-DI LAIDENGE, E DELLA CITTÀ DI THAURISSA,
-E DELLA ABONDANZIA SUA.</h3>
-
-<p>
-Et ivi allato è un'altra montagna, chiamata
-Ararath, e li giudei la chiamano Camon<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>,
-dove si fermò l'arca di Noè dopo
-il diluvio; e ancora oggidì v'è sopra questa
-montagnia l'arca, e vedesi quando el
-tempo è ben chiaro. È questa montagnia
-alta ben <span class="smcap lowercase">VII</span>. leghe; e dicono alcuni, che
-vi sono stati, che ànno veduto e toccato
-l'arca e posto el dito nel buco per lo quale
-uscì el nimico, quando Noè disse: <i>Benedicite </i>:
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-ma tutti questi che ciò dicono partono
-a lor piacere, però che niuno vi poterebe
-salire suso. Per la grande abundanzia
-delle neve, che sempre vi stanno il verno
-e la state, uomo niuno non vi poterebe
-montare, nè mai montò dopo il diluvio di
-Noè, salvo che un monaco, el quale per la
-divina grazia se ne portò un pezo dell'arca,
-la quale è al presente appiè della montagna
-in una chiesa. Questo monaco aveva
-grande disiderio di montare insu questa
-montagnia, e sforzossi un dì per salire;
-ed essendo montato infino alla terza parte
-del monte, trovossi molto lasso e stanco:
-più oltre non potea andare, e riposossi a
-dormire; e isvegliato che fu, si ritrovò a
-piè de la montagnia. E allora dolcemente
-pregò el nostro Signiore, che gli volessi
-concedere e aconsentire, che vi salisse.
-Onde uno angelo vi venne, e dissegli, che
-montasse un'altra volta, e così fece, e reconne
-quel pezo; e dapoi niuno mai non
-vi salì; ma così fatte parole non sono però
-da credere. A piè di questa montagnia era
-la città di Laigdenghe, la quale edificò
-Noè; e dall'altra parte, assai d'appresso,
-la città di Ani, nella quale soleva esere
-mille chiese. Da questa città si va alla
-<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
-città di Thaurissa, che soleva esere chiamata
-Farsi, la quale è una bella città, e
-grande, e una delle magiori che sia al
-mondo per mercatanzia. Qui vanno mercatanti
-per comperare roba di pregio: questa
-è la terra dello imperadore di Persia, e dicesi
-che lo imperadore à più rendita di
-questa città, per cagione della mercatanzia,
-che non à il più ricco Re de' cristiani
-di tutte le sue terre, però che quivi sono
-mercatanzie d'ogni sorte sanza numero.
-In questa città è una montagnia di sale,
-della quale ogni uomo ne toglie quanto
-n'à bisogno. Ivi dimorano molti cristiani
-sanza trebuto de' saracini; e da questa città
-si passa per molte ville e per molte castella,
-andando verso India; e vassi a una
-città chiamata Sodoma, ch'è dilungi da
-Taurissi <span class="smcap lowercase">X</span>. giornate, ed è molta nobile città
-e grande, e ivi la state sta lo imperadore
-di Persia; imperò che 'l paese è assai
-fresco; e qui sono di molte riviere, che portono
-navilii. E dipoi si va al camino di
-verso India per molte giornate e per molte
-città, e passasi a una città chiamata
-Cassach, la quale è molto nobile città e
-abundante di biade e di vino e d'altre
-cose. Questa fu la città onde si trovorono
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-e si ragunorono insieme, per la divina
-e inmensa grazia, e tre Re per andare
-a Bethlem per vedere e adorare e presentare
-il nostro Signiore Iesù Cristo. E
-da questa città infino a Bethlem sono
-<span class="smcap lowercase">LIII</span>. giornate. Da questa città si va a
-una altra città, chiamata Tech, la quale
-è a una giornata dal mare arenoso. Questa
-è la magiore città che abia el Re di
-Persia, e in tutta la sua terra dicono al
-vino <i>vape</i>, e alla carne <i>dagabo</i>: e i pagani
-dicono, che in questa città non possono
-lungamente vivere e cristiani, e però
-poco vi stanno; e di ciò non so la cagione.
-Poi si va per molte città e per molte ville,
-delle quale sarebe lunghissimo contare,
-infino alla città di Cornea, la quale soleva
-esere tanta grande, che le mura d'intorno
-tenevono <span class="smcap lowercase">XXV</span>. leghe di circuito: le mura
-parevono dipinte; ma non è la città così
-grande, come solea. E da Cornea si va per
-molte città et eziandio per molte terre e
-molte ville infino alla terra di Iob; e ivi
-finisce la terra de lo 'mperadore di Persia:
-e se volete sapere le lettere de' persi, e come
-son chiamate, legete qua<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-</p>
-
-<h3 id="terraiob">DELLA TERRA DI IOB E DELLA ABUNDANZIA
-D'ESSA, E COME SI RICOGLIE LA MANNA,
-E DELLA PROPRIETÀ SUA.</h3>
-
-<p>
-Poi, partendosi da questa città di Cornea,
-si entra nella città di Iob. Questo è
-bel paese, e ivi è grande abundanzia d'ogni
-bene, e chiamasi la terra Sichessa: e
-in questo paese è la città di Tenian. Iob
-fu pagano, figliuolo fu del Re Aredengorza:
-e' tenea questa tera a modo di principe
-del paese, ed era sì ricco, che non sapea
-la centesima parte di ciò che aveva; e quantunque
-fussi pagano, non di meno serviva
-al nostro Signore Idio, sicondo la sua
-legge; e il nostro Signore Idio aveva a
-grado il suo servigio; e quando lui cadde
-in povertà era d'età d'anni <span class="smcap lowercase">LXXVIII</span>. E poi
-che 'l Signor vide la sua grandissima pacienzia,
-lo rimisse nella sua grandeza e
-richeza, e nella sua alteza; e poi fu Re di
-Idumea, dopo el re Esaù. E quando e' fu
-Re, e' fu chiamato Iobab: e in quel reame
-Iob visse <span class="smcap lowercase">C</span>º<span class="smcap lowercase">LXX</span> anni; e quando lui murì
-aveva <span class="smcap lowercase">CCXLVIII</span>. In quela terra di Iob non
-è mancamento di cosa alcuna a l'uomo bisognoso.
-Ivi sono montagnie, dove si truova
-magiore e migliore abundanzia di manna
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-più che in niun'altra parte. Manna è
-chiamata pane degli angioli, ed è una cosa
-bianca e molto dolce e dilettevole, e
-asai più dolce che mele o zuchero, e viene
-dalla rugiada del cielo, e cade sopra
-all'erbe di quel paese, e poi aggelasi e
-viene bianca e dolcie: e di quella si mette
-in medicine per gli ricchi uomini; però
-che netta il ventre e purga il cattivo sangue
-e leva la malinconia dal cuore. Questa
-tera di Iob confina col reame di Caldea.
-</p>
-
-<h3 id="orncaldei">DEGLI ORNAMENTI DE' CALDEI, E QUALI SONO
-BEGLI UOMINI, E LE FEMMINE SONO
-BRUTTE E MAL VESTITE.</h3>
-
-<p>
-Il Reame di Caldea è molto grande, e
-questo linguaggio<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a> è el magiore che sia
-di là dal mare. Di qui si passa per andare
-alla terra di Babillonia, cioè la grande
-Babillonia, della quale v'ò altre volte parlato,
-là dove e linguagi furono in prima
-trovati; ed è quatro giornate di qua da
-Caldea. E nel Reame di Caldea sono gli
-uomini begli, e sono nobilmente apparati
-di corege dorate, e i drappi loro sono ornati
-con fregi d'oro, di perle e di pietre
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-preziose nobilisimamente: e le donne loro
-sono bruttissime e mal vestite, e vanno
-a piedi ignudi, e portano una brutta foggia
-di vestimenti, larga e corta infino
-a' ginochi, e sono le maniche larghe a modo
-d'uno scapolare da monaco; e queste
-maniche pendono infino a' piedi: e queste
-femine ànno e capegli neri e scompigliati,
-e spenzolano giù per le spalle: e sono le
-dette femmine molto nere, brutte e non
-punto graziose; e sono spaventose a risguardare,
-e in loro si truova tanta bruttura,
-che io non saprei scriverlo. In questo
-reame di Caldea è una città chiamata
-Hus, e ivi stette Thar, padre d'Abraam
-patriarca, e fu nel tempo di Nino, che fu
-Re di Babillonia, di Arabia e di Egitto.
-Questo Nino fece la città di Ninive, la
-quale avea Noè cominciata a fare; e poi
-che Nino l'ebe compiuta, sì la chiamò del
-suo nome, Ninive. Ivi giace Tubbia profeta,
-del quale parla la santa Scrittura.
-Da questa città d'Hus, per lo comandamento
-di Dio, si partì Abraam dopo la
-morte di suo padre e menò seco Sara, sua
-moglie, e Loth, figliuolo del suo fratello,
-però che lui non aveva figliuolo. E poi dimorò
-Abraam nella terra di Canaan in un
-<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
-luogo chiamato Sichem; e questo luogo fu
-salvato quando Soddoma e Gomorra e altre
-città furono arse e somerse in abisso, là
-dove ora è il mare morto, sì come v'ò detto
-altre volte. In quela tera di Caldea egli
-ànno lor proprio linguagio e lor propie
-lettere fatte come qui di sotto.<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>
-</p>
-
-<h3 id="amazone">DEL REGNO DELLE AMAZONE E DE' LOR COSTUMI
-E USANZA, E DI TRAMEGITTA, DOVE
-ALESSANDRO MAGNO FECE EDIFICARE ALESSANDRIA.</h3>
-
-<p>
-Da poi, oltre a Caldea, è il paese di
-Amazonia, cioè la terra di femine. Questo
-è un reame dove non abita se non femine,
-non punto come alcuni dicono, che gl'uomini
-non vi poterebono vivere, ma le femine
-non vogliono che gli uomini abino
-signoria sopra di loro; però che anticamente
-fu uno Re, el quale era Re di quello
-paese, e maritavansi gli uomini colle
-donne, come altrove si fa<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>; e quello re
-era chiamato Colapino. Guerregiando col
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-Re d'Africa, fu morto in battaglia insieme
-col nobile sangue del suo Reame; e
-vedendo la Reina, insieme con altre nobile
-donne, che elleno erono rimase tutte
-vedove, e che la gentilezza di quel paese
-era perduta; a modo che disperate, tutte
-s'armorono, a ciò che tutte l'altre femine
-del regnio della loro veduità le facesono
-compagnia, e uccisono tutto el resto degli
-uomini del paese; e d'allora in qua
-non ànno voluto che niuno uomo abiti fra
-loro più di sette dì, e non vogliono compagnia
-d'uomini: elle si riducono inverso
-le terre de' lor confini, e ivi truovono e loro
-amici che le vicitono e con esse dimorono
-<span class="smcap lowercase">X</span>. giorni, e poi ritornono indietro.
-E se elle ànno figliuoli maschi, o sì ch'elle
-gli uccidono, o vero che dipoi che eglino
-sono d'anni due, che eglino ànno apparato
-a mangiare da loro e andare, gli mandono
-ai lor padri; e le femine che nascono
-di gentil sangue gli tagliono, o vero cautarizano
-la mammella sinistra, a ciò che
-sien più atte a portar lo scudo: e s'elle
-son femine populare, gli tagliono la destra
-poppa, acciò che non le 'mpacci a saettar
-coll'arco turchesco, però ch'elle tragono
-molto bene. In questa terra si è una
-<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span>
-Reina, la quale governa tutto el paese, e
-tutte le femine ubidiscono a lei. Questa
-Reina si fa sempre per elezione, ed è eletta
-quella che è più valente in arme.
-Queste femine sono molte buone guerriere,
-prode e savie e valente, e spesse volte
-vanno al soldo per guadagnare, e aiutono
-degli altri signiori e mantengonsi vigorosamente.
-Questa terra de Amazonia è una
-isola tutta circundata d'acqua, salvo che
-in dua luoghi, per li quali sono due entrate,
-e allato di queste entrate stanno e
-loro amici, colli quali elle vanno a sollazare
-a lor volontà. Allato Amazonia è la
-terra di Tramegitta, la quale è un paese
-molto buono e dilettevole. Per la grande
-bontà del paese, il Re Alesandro fece
-fare prima ivi la sua Alesandria, la quale
-è ora chiamata Cielsite: dall'altra parte
-di Caldea è Etiopia, un gran paese, el
-quale si stende infino a' confini d'Egitto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-</p>
-
-<h3 id="etiopia">DI ETIOPIA, E COME IVI SONO GENTI DI
-DIVERSE MANIERE, PERCHÈ ALCUNI NON
-ÀNNO PIEDI, ALTRI SONO FANCIUGLI E
-ÀNNO CANUTI E CAPEGLI, E QUANDO SON
-VECHI GLI ÀNNO NERI.</h3>
-
-<p>
-Etiopia è partita in due parte principale,
-cioè nella parte occidentale e nell'altra
-parte meridionale: la parte meridionale
-si chiama Montagnia, e ivi sono le
-persone più nere che altrove. Ivi è una
-fonte che di dì è tanta fredda, che niuno
-none può bere; e di notte è tanto calda,
-che niuno vi poterebe tenere le mani dentro.
-E più oltre a questa parte meridionale,
-tutta via inverso al mezo dì, al passare
-del gran mare Occeano, quivi è una
-gran terra e un gran paese, ma niuno
-non vi poterebe abitare per lo gran caldo
-del sole, che sopra a questo paese dirittamente
-sparge li suoi ragi. In Etiopia
-tutti' fiumi sono turbi, e l'acque sono insalate
-per cagione del gran mare Occeano.
-Le genti del paese spesso si imbrodono,
-cioè imbriacono<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>, e non ànno mai grande
-apetito di mangiare, e ànno comunemente
-<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
-flusso di corpo, e vivono poco tempo. In
-Etiopia sono gente di diverse maniere, tra
-le quali è una gente che non à se none uno
-piede tanto largo, che, distendendosi in
-terra, coprono tutto il resto del corpo, e
-corono sì forte, ch'è una maravigliosa
-cosa a vedere; e sono chiamati Cussia. Ivi
-i fanciugli ànno i capegli canuti; quando
-diventon grandi, si fanno neri. Item, in
-Etiopia è la città di Sabba, de la quale fu
-signiore uno de' tre Re, e quali vicitorno
-il nostro Signiore in Bethlem. Di Etiopia
-si va in India per molti e diversi paesi,
-la quale si chiama India alta e magiore,
-la quale è paese caldissimo: in India mezana
-è il paese temperato.
-</p>
-
-<h3 id="crisperle">COME SI FA IL CRISTALLO, COME NASCONO
-LE PERLE, E COME NASCONO E DIAMANTI,
-E COME CRESCONO; E DELLA VIRTÙ E
-PROPIETADE SUA, E COME E' PERDONO LA
-VIRTUDE, E COME SI CONOSCONO E BUONI
-DA' CATTIVI.</h3>
-
-<p>
-India minore, che è la terza parte et è
-verso settentrione, è paese freddissimo,
-nella quale, per la continua freddura dell'acqua,
-si fa cristallo sopra e sassi. Di
-questo cristallo nascono buoni diamanti,
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-e quali ànno similitudine di colore di cristallo
-torbido e giallo, che trae al colore
-d'olio: e questi diamanti sono tutti duri
-che non si possono pulire. Altri diamanti
-sono che si truovono in Arabia, che non
-sono così buoni, e sono più bruni, e sono
-più teneri, e truovasene ancora nelle terre
-di Macedonia, ma e migliori e più preziosi
-sono in India. E molte volte si
-truovono diamanti nella massa della minera
-d'oro, quando, affinando, si rompe,
-e sono molti duri, ma e' si conviene rompere
-la massa per minuti pezi; e truovasene
-alle volte de' grandi come uno quattrino
-fiorentino, e tal volta minore; e sono
-così duri, come quegli d'India e tagliono
-l'acciaio e 'l vetro legiermente. E quantunque
-in India sopra e sassi di cristallo
-si truovino buoni diamanti, niente meno
-si ne truova sopra e sassi di may<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a> e sopra
-le montagnie dove è miniera d'oro. E
-diamanti si truovono e crescono molti insieme,
-l'un piccolo e l'altro grande, et
-àvvene alcuno della grandeza d'una fava<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>;
-e lo più grosso, che possa esere naturalmente,
-<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
-è della groseza d'una nocciuola;
-e tutti son quadrati e acuti, per natura
-senza opera d'uomo, e sono chiamati in
-India Ameseth, e si truovono, come di sopra
-t'ò detto, nella via dove passa la miniera
-d'oro, e crescono insieme maschi e
-femine, e sì si nutricono della rugiada del
-cielo, e sì concepono e generono de' piccoli
-a lato a loro, e comunemente multiplicono
-e crescono ogni anno. Io ò molte
-volte esperimentato, che, mettendo el diamante
-a la rugiada colla punta in suso e
-spesso molificarlo della rugiada di maggio,
-elli crescono, e li piccoli si fanno
-buoni, grandi e grossi, sicondo la loro natura.
-E veri diamanti fanno come fanno
-le perle, che si concriono alla rugiada del
-cielo<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a>; e come le perle naturalmente pigliono
-ritondità, così e diamanti per divina
-virtù pigliono quadratura. Ogni diamante,
-portato dallato sinistro, è di magiore
-virtù che portarlo dallato destro,
-perchè la forza dell'origine loro viene da
-settentrione, che è la sinistra parte del
-mondo, ed è alla sinistra parte de l'uomo
-quando volge la faccia verso oriente. Se
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-voi volete sapere la virtù del diamante,
-quantunque voi abiate li vostri lapidari,
-non dimeno, perchè ogni uomo non lo sa,
-io la metterò qua, secondo che dicono e afermano
-quegli d'oltrammare, da' quali è
-proceduto ogni scienzia e profezia. Il diamante,
-a colui che 'l porta, dona ardire e
-forza a custodire e membri corporali interi:
-dona vittoria di inimici in piato e in
-guerra<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, se la cagione è giusta; e tiene il
-portatore in buono stato e sentimento, e
-difendelo da lite, e contese, e cattivi spiriti;
-e qualunque volesse afatturare, o incantare
-colui che 'l porta, per la virtù
-della pietra, le fatture, o vero incantazioni,
-tornerebono sopra de' maestri: niuna
-bestia salvatica arebe ardire d'assalire
-colui che 'l porta. Il diamante debbe essere
-donato sanza miseria d'avarizia e
-sanza comperarlo, e allora à magior virtù,
-e fa l'uomo più forte e più fermo contro
-a' suoi inimici, e libera e lunatici e li
-indemoniati; e se veleno o altra mala puntura
-o animale venenoso son posti in presenzia
-del diamante, subito diventa umido
-e comincia a sudare. In India sono alcuni
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-diamanti che sono violati, o vero più bruni
-che violati, i quali sono ben duri e preziosi;
-ma alcuni non gli amono punto tanto quanto
-gli altri, ma io, quanto per me, gli amerei
-bene altrettanto, imperò che io gli ò
-veduti isperimentare. E d'altra maniera ne
-sono, bianchi quanto cristalo, ma pur alquanto
-più torbidi, e son buoni e di gran
-virtù, e tutti sono acuti; e tali quadrati;
-altri ànno sei coste, e altri tre: sono così
-di natura formati: però li grandi signori,
-scudieri, cavalieri, e altri gran maestri,
-che cercono onore in fatti d'arme, o vero
-nelle guerre e nelle battaglie, gli portono
-in dito. Quantunque io alquanto mi dilunghi
-dalla materia mia, nondimeno, a ciò
-che egliono non sieno ingannati da' barattieri
-del paese che gli vanno vendendo,
-io parlerò alquanto più de' diamanti. Chi
-vuol comperare diamanti, gli conviene che
-gli sapia conoscere, però che gli contraffanno
-di cristallo giallo e di zafiro; di
-luopa e di citrino; d'una pietra chiamata
-Iris, e d'alcune piccole pietre che si truovono
-ne' nidii delli sorci, cioè ratti, che
-sono molte dure; ma tuttavia e contrafatti
-non sono così duri come e naturali, e la
-punta leggiermente si rompe; e sì si puliscono
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-meglio; ma alcuni rubaldi non gli
-puliscono maliziosamente a ciò che si
-creda che non si possino pulire per sua
-fineza. La esperienza del diamante si fa in
-questo modo: prima si pruova a tagliare
-in zafiro o in altre pietre preziose, e in
-cristallo, e in acciaio; poi si toglie una
-pietra di calamita buona, cioè la pietra
-de' marinari, che tira a sè il ferro; e se la
-calamita non fussi troppo grossa, sopra
-di questa pietra si mette el diamante, e
-poi si mette apresso un ago; e se 'l diamante
-non è contrafatto, anzi sia diamante
-vero, mentre che 'l diamante sarà presente,
-mai la calamita non trarrà l'ago,
-s'ella non fusse troppo grossa, la calamita<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>.
-Questa è la pruova che fanno quegli
-d'oltrammare. Ma interviene, che un perfetto
-diamante perde la virtù per lo inconveniente
-di colui che 'l porta, e alora è di
-bisognio fargli ritornare la propia virtù,
-o vero che sarà di minore virtù e valuta.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span>
-</p>
-
-<h3 id="dindia">DI INDIA E DELLA DIVERSITÀ DELLA GENTE
-CHE VI SI TRUOVONO; E DE L'ISOLA DI
-ORIENS; E DE L'ISOLA DI CANNA, DOVE
-SI FANNO DIVERSE ADORAZIONE, E LA
-RAGIONE PERCHÈ FANNO QUESTO; E PERCHÈ
-NON SOTTERRONO E LORO MORTI.</h3>
-
-<p>
-In India sono molti diversi paesi e
-molte diverse contrade, ed è chiamata India
-per uno fiume, el qual corre per lo
-paese, apellato Indo. In questo fiume si
-truovono anguille lunghe <span class="smcap lowercase">XXX</span> piedi; e le
-gente che abitono intorno a questo fiume
-sono tutte verde e gialle. In India, e qui
-intorno a India, son più di <span class="smcap lowercase">V. M</span>ª isole,
-buone e grande, sanza quelle che sono inabitabili
-e piccole. In ciascheduna isola è
-grande numero di città e di ville e di gente
-sanza numero, però che gl'Indiani sono di
-così fatta maniera, che egli non escono
-del suo paese; perchè eglino non sono mobili,
-perchè e' sono sotto el primo clima,
-cioè Saturno, ch'è tardo e poco mobile,
-però che sta <span class="smcap lowercase">XXX</span>. anni a voltarsi pe' <span class="smcap lowercase">XII</span>.
-segni del zodiaco, e la luna passa quegli
-<span class="smcap lowercase">XII</span>. segni in un mese: e perchè Saturno è
-di così tardo movimento, per questo le
-gente che son sotto poste a lui non curono
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-di muoversi del luogo loro. Nel nostro
-paese è tutto el contrario; noi siamo sotto
-el settimo clima, cioè della luna, la quale
-è di legieri movimento, ed è di pronta via
-da caminare per diverse vie, di cercare
-cose strane<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>, e la diversità del mondo;
-però che ella circunda la terra più presto
-che altro pianeto, come di sopra ò detto.
-Item, pel mezo d'India si va per molte e
-diverse contrade infino al mare Occeano,
-e poi si truova una isola che si chiama
-Ormes, dove vanno spesso mercatanti viniziani
-e genovesi e d'altri confini per
-comperare mercatanzie. In questa isola è
-così gran caldo che, per la stretta del
-caldo, gli testicoli degli uomini gli escono
-di corpo, e ivi pendono infino alle gambe
-per la grande disoluzione; ma le gente
-che sanno la natura del paese, si fanno
-legare bene fermamente e ugnere d'uno
-unguento ristorativo e rinfrescativo per
-tenere e testicoli nel corpo, che altrimenti
-non poterebono vivere in questo paese. E
-in Etiopia e in altro paese le gente stanno
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-nude nelle riviere dell'acqua, uomini e
-femine tutti insieme, da l'ora di terza in
-fino a bassa nona, e giaciono nell'acqua
-infino alla faccia pel caldo, ch'è tanto ismisurato,
-che apena si può fugire; e non
-ànno le femine punto vergogna de gl'uomini,
-ma giaciono privatamente a lato a
-lato infino che 'l caldo è abattuto. Ivi si
-possono vedere di molte brutte figure ragunate,
-spezialmente apresso a di buone
-ville. Ad Ormes sono le nave di legnio
-sanza chiovi di ferro per li sassi della calamita,
-della quale nel mare è tanta quantità,
-che è una maraviglia. E se per questi
-confini passassi una nave che avessi
-ferro, di subito perirebe; però che la calamita
-tira a sè per natura el ferro. Per
-la quale cagione tirerebe a sè la nave, nè
-più di là si poterebe partire. Di qui si va
-per mare a un'altra isola, chiamata Cana,
-nella quale è grande abbondanza di biade
-e di vino. Quella isola soleva essere grande
-e solevavi essere buono porto, ma al
-presente il mare l'à fortemente guasta e
-sminuita. Il Re di questa soleva esere
-tanto potente, che guerreggiava col Re
-Alessandro. Le genti di queste terre ànno
-diverse legge, però che alcuni adorono il
-<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
-sole, alcuni il fuoco, alcuni gli alberi, alcuni
-e serpenti, alcuni altri la prima cosa
-che iscontrono la mattina, alcuni simulacri
-e altri idoli; ma tra' simulacri e idoli si
-fa diferenzia. Simulacri sono figure fatte
-a similitudine d'uomo o di femine o del
-sole o di bestie, o vero d'altre cose naturali:
-idolo si è una certa immagine fatta
-stoltamente, la quale non si potrebe assimigliare
-ad alcuna cosa naturale, come
-sarebe una immagine di quattro teste e
-uno uomo colla testa d'un cavallo o d'un
-bue, o d'altra bestia, che non vide niuno
-giammai, sicondo la disposizione naturale.
-E sapiate, che ognuno che adora simulacri,
-il fa per riverenzia d'alcuno valente
-uomo, già stato, come fu Ercole, e
-molti altri, e quali nel tempo loro feciono
-molte maraviglie. E però queste gente dicono,
-che egli sanno bene, che questi
-tali valenti passati non sono dii, anzi è
-un solo Dio di natura, il quale criò tutte
-le cose, ed è suso nel cielo; e che e' sanno
-bene, che loro non poterebono fare le maraviglie
-che fanno, se none per la speziale
-grazia di Dio; e perchè costoro furono amati
-da Dio, loro li adorono. E il simile
-dicono del sole, però che egli muta il tempo
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-e dà caldo e nutrimento a ogni cosa
-sopra la terra: e però che il sole è di tanta
-e sì perfetta virtude, e' sanno bene, che
-questo aviene, perchè Dio l'ama più che
-l'altre cose, onde egli gl'à donato le magiore
-virtù che a cosa che sia del mondo.
-Adunque è ragionevole, come e' dicono,
-che sia onorato e fattoli reverenzia. E il
-simile dicono nelle loro ragioni degl'altri
-pianeti e del fuoco, però che gli è utile.
-E degl'idoli dicono, che il bue è la più
-santa bestia che sia in terra e dell'altre
-la più utile, imperò che fa di molti beni e
-niun male; e sanno che ciò non poterebe
-essere sanza spezial grazia di Dio; e però
-loro tengono il loro Dio mezo bue e mezo
-uomo, imperò che l'uomo si è la più nobil
-criatura, che sia in terra, e à signoria
-sopra a tutte le bestie. E il simile fanno
-de' serpenti e de l'altre cose che iscontrono
-la mattina, spezialmente tutte le cose che
-ànno buono incontro; e questo ànno lungamente
-sperimentato; e però dicon loro,
-che buono iscontro non può venire se none
-per la grazia di Dio, e però fanno fare gli
-dei simiglianti al buono iscontro, per riguardargli
-e adorargli prima la mattina
-che egli scontrino cosa contraria. Alcuni
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-cristiani dicono, che alcune bestie ànno
-buono iscontro, e alcune cattivo, come si
-dice ch'è stato provato molte volte, che
-la lepre è cattivo iscontro, un porcello, e
-più altre cose. Per lo simile, uno sparviere
-e altri uccegli da rapina, volando innanzi
-a gente d'arme, se 'l piglia, è buon
-segnio; e se nol piglia, è cattivo. E altri
-dicono, che 'l corbo è cattivo iscontro. In
-simili cose molte volte le genti credono
-(ma non se gli debba dare fede, ch'è gran
-peccato, da poi che li cristiani, che sanno
-la santa dottrina, sono a lor vietate queste
-oppenioni) e a tal credenza egli dànno
-credito. Adunque ora non è da maravigliare,
-se' pagani, e quali non ànno altra
-dottrina che la naturale, e' per la loro semplicità
-più largamente le credono. E veramente
-io ò veduto pagani e saracini, che
-chiamono auguri, che, combattendo noi
-in arme, o vero in alcuna parte contro ai
-nostri nimici, per voli d'uccegli egliono
-ci promettono per tutto quel dì vittoria;
-e tutto quello che poi noi troviamo e facciamo,
-egli molte volte mettono per pegnio
-la lor testa, che così sarà; e quantunque
-tutto ciò, ch'egli dicono, avenisse,
-niente di meno non si debe dar fede a così
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-fatte cose, anzi si dee avere ferma credenza
-nel nostro Signiore, il quale può fare
-e disfare tutto ciò che gli piace. Questa
-isola di Canna ànno guadagnata e saracini,
-e sì la tengono. In questa isola e in
-molte altre non si sotterrono e corpi morti,
-però che 'l caldo è sì grande, che in
-brieve tempo la carne si consuma infino
-all'ossa. Da questa isola si va per mare
-verso India magiore, e a una gran città
-chiamata Zarba, la quale è bellissima e
-buona. Quivi stanno di molti cristiani di
-buona fede, e quivi sono molte religione,
-e spezialmente di mediani. Da questa città
-si va per mare insino a Lomba. In questa
-terra cresce il pepe in una foresta, chiamata
-Combar, la quale dura <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. giornate.
-</p>
-
-<h3 id="ilpepe">COME NASCE IL PEPE E COME SI COGLIE,
-E DI QUANTE MANIERE DI PEPE SI TRUOVA,
-E CHE MODO SI TIENE PER LI SERPENTI
-CHE IVI STANNO.</h3>
-
-<p>
-In questa foresta sono due buone città,
-l'una chiamata Flandrina e l'altra Ginglante,
-e sono molte isole, e in ciascuna di
-quelle stanno gran numero di cristiani e
-di giudei, però che 'l paese è buono, ma
-<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span>
-è molto caldo. Voi dovete sapere, che 'l
-pepe cresce a modo d'una vignia salvatica
-posta appiè d'uno albero, al qual si possono
-e palmiti<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> di quella sostenere; il
-frutto pende a modo di grappoli d'uve, e
-caricansi tanto gli alberi, che pare che
-tutti si debono rompere. E quando è maturo,
-è tutta via verde a modo che sono
-badie di edera, e in quela ora si vendemiono
-a modo che si fa le vignie, e poi il
-seccono al sole tanto, che diventa nero e
-crespo. In uno albero viene tre maniere
-di pepe; il primo pepe è lungo, el sicondo
-è nero, e l'ultimo pepe è bianco. Il pepe
-lungo è chiamato Sorbotin, el nero Sulfur,
-e 'l bianco Bavos. Il primo, che viene quando
-la foglia incomincia a venire, s'asomiglia
-alquanto a la fazione<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> del fiore de
-le nocciuole, che viene prima che le foglie,
-e pende a basso: e poi viene il nero,
-che à la foglia a modo di grappoli d'uva,
-molto verde e ricolto: dopo il nero viene
-il bianco, el quale è asai migliore del nero,
-e di questo non se ne porta in questo
-paese, perchè egli lo tengono per loro,
-però che è migliore e più temperato che 'l
-nero, e non ànno sì grande abundanzia
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-del bianco, come del nero. In questo paese
-son molte maniere di serpe e d'altri vermini
-per lo gran caldo del paese e del
-pepe. Alcuna gente dicono, che quando si
-ricoglie il pevaro, che si fa fuoco a pie' degli
-albori per cacciare le serpi e colubri,
-ma salvo la grazia di quanti ciò dicono,
-egli non metterebono fuoco per cosa alcuna
-del mondo, però che secherebono e
-arderebono così quegli alberi, come gli
-altri; ma quando egli vogliono ricorre el
-pepe, e' s'ungono le mani e' piedi di sugo
-di limoni, o vero che e' portono erbe con
-loro che ànno grande odore; per lo quale
-odore le serpi fuggono, sicchè, quando
-sono unti, vanno sicuramente a vendemmiare,
-e non ànno paura che serpe nè altri
-vermini sì si approssimino per nulla.
-Item, verso il capo di questa foresta è la
-città di Palomba, sopra la quale è una
-montagnia chiamata Palomba, per la qual
-piglia el nome la città.
-</p>
-
-<h3 id="sapspezie">D'UNA FONTE CHE À SAPORE D'OGNI SPEZIE,
-E DELLA SUA VIRTÙ.</h3>
-
-<p>
-Su questa montagna è una fonte, la
-quale à odore e sapore d'ogni maniera di
-spezie, e ciascuna ora ella muta odore e
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-sapore, e chiunche ne bee tre volte a digiuno,
-di questa è curato da qualunque
-infermità che abia, e li abitatori ivi d'intorno,
-che spesso ne beono, mai non ànno
-malattia, e sempre, mentre che vivono,
-paiono giovani. Io ne bee' tre o quatro
-volte, e ancora mi pare ch'i' mi senta meglio;
-e' dicono, che questa fonte vene dal
-paradiso, e però è di tanta virtù. Alcuni
-la chiamono la fonte de' giovani, perchè
-quegli che l'usano a bere, tutta via paiono
-giovani: per tutto questo paese cresce
-ottimo gengiovo. La gente del paese,
-per la loro semplicità, adorono el bue, e
-dicono che 'l bue è la più santa bestia che
-sia in terra, perchè a loro pare che sia
-sempice ed è buono da arare, piacevole e
-utile e santificato; però che a lor pare che
-ogni virtù abia. Egli sì 'l fanno lavorare
-<span class="smcap lowercase">VI</span>. o <span class="smcap lowercase">VII</span>. anni, e poi se lo mangiono con
-gran solennità; e il Re del paese à sempre
-con lui un tal bue, e colui che lo à a guarda
-riceve ogni dì la sua fiamata e la sua orina
-in due vasi d'oro, e poi la dà al loro prelato,
-che egli chiamono Archiproth, o Papaton.
-E questo prelato la porta innanzi
-al Re, e 'l Re, per grande divozione, mette
-la mano in quela orina, la quale egli chiamono
-<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
-Gau, e così si bagna la fronte e 'l
-petto con gran divozione e riverenzia: e
-dànno a intendere che sia ripieno delle sopradette
-virtù che à el bue, e che sia santificato
-de la virtù di questa cosa, che nulla
-vale. Dopo il Re, lo fanno e gran signori,
-e, dopo i signori, gli altri gran maestri,
-quando ne possono avere, ma alcuna volta
-no ne rimane. In questo paese e' fanno idoli,
-che sono la metà uomo e la metà
-bue: in questi simulacri e diavoli parlono
-a loro, e dànno a loro risposta di tutto ciò
-che egliono dimandono.
-</p>
-
-<h3 id="sacfigli">COME IN QUESTO PAESE FANNO SACRIFICIO
-DE' PROPII FIGLIUOLI, E COME, MORTO EL
-MARITO, LA MOGLIE S'ABRUCIA CON LUI
-INSIEME.</h3>
-
-<p>
-Innanzi a questi simulacri egliono uccidono
-spesse volte i suo' figliuoli, e aspergono
-e simulacri del sangue di morti; e in
-questo modo fanno i loro sacrifici. Quando
-alcun muore nel paese, egli ardono il
-corpo per nome di penitenzia, a fine che
-non patisca pena in terra; però che dicono,
-che' vermini gli mangerebono; e se la moglie
-del morto non à figliuolo, egli l'ardono
-con lui, e dicono, che è ragione, che
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-ella gli faccia compagnia nell'altro mondo,
-così come à fatto in questo. E se le moglie
-ànno figliuoli, egli le lascion vivere per
-nutricare e figliuoli; ma se la moglie vuole
-innanzi vivere co' suoi figliuoli, che esere
-arsa col suo marito, ela è sempre imputata
-maligna e falsa, nè alcuno si fiderebe in
-lei, nè mai è più appregiata. E morendo
-la moglie prima che 'l marito, el marito
-si fa ardere con ella piangendola; e se lui
-non vuole, non è costretto, anzi si può maritare
-un'altra volta sanza biasimo. Item,
-in questo paese crescono forti vini, e le
-femine beono vino, e gli uomini none beono
-punto. Da questo paese si va, passando per
-molti confini, verso un paese, dilungi a
-due giornate, il qual si chiama Maburon.
-Questo è molto gran reame, e sonvi di
-belle città e di belle ville. In questo Reame
-giace el corpo di santo Tommaso appostolo,
-in carne e in ossa, in una bella
-sepultura, nella città di Calamia, perchè
-ivi fu martorizato e sepulto; e li assirii feciono
-già portare il suo corpo in Mesopotania,
-nella città di Edisse, e dipoi fu riportato
-indietro il braccio colla mano che
-mettee nel lato del nostro Signiore Giesù
-Cristo, quando gli apparve dappoi la resurresione,
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-dicendo: <i>Noli esse incredulus,
-sed fidelis</i>. E al presente, el detto
-braccio con la mano, è fuora del vaso,
-dove è il corpo. E con quella mano quegli
-del paese fanno le lor sentenzie e giudicii,
-e sanno chi à ragione e chi il torto, perchè
-quando è quistione tra due parte, e
-ogni uomo si tiene d'avere ragione, egli
-mettono nella mano di santo Tomaso le
-ragione delle parte predette in iscritto, e
-di subito la mano gitta via il torto o vero
-la falsità, e ritiene il dritto, o vero la verità.
-E così vengono di lungi paesi molte
-cause dubbiose per questo giudicio.
-</p>
-
-<h3 id="idoli">DEGLI IDOLI DI QUESTA GENTE E DELLA
-GRANDE DIVOZIONE CH'EGLI V'ÀNNO.</h3>
-
-<p>
-Item, san Tomaso giace in una bella e
-grande chiesa, la quale è piena di grandi
-simulacri, cioè di immagini di idoli loro,
-chiamati dii; delle quali la minore è per
-grandeza come due comuni uomini; e infra
-l'altre è una immagine assai maggiore
-dell'altre, tutta coperta d'oro e di pietre
-preziose e è a derisione de' falsi cristiani<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>
-rinnegati, et è sopra una cattedra
-<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
-molto nobile; e à intorno al corpo suo di
-larghe cintole lavorate d'oro e di perle e
-pietre preziose. La chiesa è tutta dorata:
-di dentro a questa chiesa si va comunemente
-in pellegrinaggio con gran divozione,
-a modo che vanno e cristiani a santo
-Antonio e a santo Iacopo di Galizia. E
-molte gente, che dilunge terre si muovono
-per andare inverso questo idolo, con
-grande divozione per tutto el viagio sempre
-sì tengono gli ochi bassi, nè ardiscono
-d'alzare le lor teste per risguardare d'intorno,
-per timore di non veder cosa che
-gli rimuova da la loro divozione. Alcuni
-vi vanno in pellegrinagio, che portono
-coltegli nelle lor mani, e sì si vanno fedendo
-et impiagando nelle braccia, ne le
-gambe e ne le coscie, e spargono el sangue
-loro per amor di questo idolo; e dicono
-che beati [sono] coloro che muoiono per
-questo idolo, Idio loro. Altri sono che menono
-i lor figliuoli per uccidergli e sacrificargli
-a questo idolo, e poi aspergono
-l'idolo del sangue de' suo figliuoli. Altri
-vi sono che, da l'ora che si partono di
-casa loro, a ogni terzo passo s'inginochiano
-tanto, che aggiungono a questo
-idolo; e quando e' vi sono arivati, lo incensono
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-d'incenso e d'altre cose odorifere,
-a modo che fussi il corpo del nostro Signiore,
-e vengono ad adorare questo idolo
-dilungi più di <span class="smcap lowercase">C</span>º. leghe. E innanzi al munistero
-di questo idolo (<i>sic</i>) è a modo d'una
-peschiera, o vero laghetto pieno d'acqua,
-nella quale e pelegrini gettono oro e ariento
-e perle e pietre preziose sanza numero
-per offerta. Quando e ministri dell'idolo
-ànno bisogno d'alcuna cosa per la
-chiesa, subito vanno a la peschiera e pigliono
-tutto quelo che è bisogno per la rifezione
-della chiesa, sì che nulla vi manca,
-che subito non sia aparechiato. Item,
-quando si fanno le gran feste di questo
-idolo, come la dedicazione della chiesa,
-tutto el paese si viene d'intorno a questo
-idolo con gran riverenzia; il quale idolo
-sta sopra a uno carro molto bene adornato
-di drappi d'oro di Tartaria; e così lo menono
-intorno alla città. Inanzi al carro
-vanno primamente a processione ordinatamente,
-a due a due, tutte le pulzelle del
-paese; appresso le pulzelle vanno e pellegrini,
-che sono venuti dilungi confini, de' quali
-pellegrini alcuni si fanno o lasciono cadere
-in terra di sotto al carro, sì che il carro colle
-ruote gli passa a dosso; alcuni uccidono
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-di subito, altri rompono braccia o gambe;
-alcuni le cosce; e tutto ciò fanno per grande
-divozione e per amor del loro Dio; e credono
-che, quanto magior pena e tribulazion
-patiscono per amor di questo idolo,
-tanto più presso saranno a Dio e in magiore
-allegreza. E brievemente in diversi modi
-fanno sì aspre penitenzie, e colli loro corpi
-portono e sofferiscono tanti martiri, per
-amor del loro Dio, che quasi niuno cristiano
-arebe ardire portare la centesima
-parte, per amore di Giesù Cristo. E poi io
-vi dico, che innanzi al carro, più presso,
-vanno e sonatori del paese con diversi istrumenti,
-che sono sanza numero, e fanno
-fra loro di grande melodie. E quando egl'ànno
-circundato tutta la città, e' tornono
-a la chiesa e rimettono il loro idolo
-nel suo luogo; e alora per amor de l'idolo
-e per riverenza della festa egliono uccidono
-<span class="smcap lowercase">CC</span>º. o <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. persone, che di lor volontà
-si fanno uccidere, de' quali e corpi
-son posti dinanzi all'idolo; e dicono che
-costor son santi, imperò che, per sua buona
-volontà, son morti per amor del loro Dio.
-E così, come di qua un casato o provincia
-sarebe onorata per uno santo che fussi
-stato di quello o vero di quelli fatti, de' quali
-<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span>
-si metterebbono in iscritto per farlo canonezare,
-così tengono di là onorati quegli
-che s'uccidono per amore del loro Dio;
-egli gli mettono in iscritto colle loro letanie;
-e così si vantano l'un co l'altro, e dicono:
-io ò più santi del mio parentado, che
-voi non avete del vostro! E ànno questa
-usanza, che, quando egl'anno intenzione
-d'uccidersi pel loro Dio, fanno mandare per
-tutti e loro amici, e con grande abundanzia
-di pifferi vanno innanzi all'idolo, menando
-gran festa; e colui che si debe uccidere
-tiene nelle mani un coltello bene
-aguzato, e tagliasi un pezo di carne, e
-gittalo nella faccia dell'idolo, dicendo
-le sue orazioni, e racomandandosi al suo
-Dio; e poi si ferisce e impiagasi in qua e
-in là tanto, che cade morto. E allora gli
-amici presentono il corpo a l'idolo, e dicono,
-cantando: Guardate, Dio, che à fatto
-el vostro leale amico e servidore! lui à abandonato
-la moglie, figliuoli, richeze e
-tutti e beni temporali di questo mondo e' à
-rinunziato, per amor di voi, e à fatto sacrificio
-del suo sangue e carne; sì che adunque
-vogliatelo riposare allato a voi,
-fralli più diletti da voi, nella gloria del
-paradiso; perchè egli à bene meritato. E
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-dopo questo e' fanno un gran fuoco e ardono
-el corpo, e ciascheduno piglia della
-cenere, e sì la conserva in luogo di reliquie:
-e dicono che questa è una buona cosa,
-che di nulla temono, mentre che gl'ànno
-di questa cenere sopra di loro.
-</p>
-
-<h3 id="lamori">DELL'ISOLA LAMORI E DELLA GENTE CHE
-IVI ABITA, E LA RAGIONE PERCHÈ VANNO
-NUDE; E COME MANGIONO CARNE UMANA,
-E QUANTI GRADI È TUTTO IL FIRMAMENTO.</h3>
-
-<p>
-Da questo paese si va per lo mare Occeano
-per molte diverse isole e per molti diversi
-paesi, [che] il racontare e iscrivere sarebe
-lungo e tedioso: però toccherò alcuna
-principale riviera e città. Da quella isola,
-della quale io ò parlato, infino a un'altra
-terra, che è molto grande, chiamata Lamori,
-sono <span class="smcap lowercase">LII</span>. giornate. In questa terra è
-gran caldo: la gente del paese à questa usanza,
-che gl'uomini e le femine vanno
-tutti ignudi, e sì si befono, quando vegono
-alcuno forestiero vestito, e dicono, che
-Dio, il qual fece Adam, il fece ignudo, e
-che Adam e Eva furono fatti ignudi, e che
-l'uomo non si dee vergognare di mostrarsi
-tale quale Dio lo fece, però che niuna cosa
-è brutta che sia naturale. E dicono, che
-<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
-quegli che si ornano, son gente che non
-credono in Dio; e egli, dicono, che ben
-credono in Dio, el quale creò el mondo e
-fece Adam e Eva e tutte l'altre cose. E egli
-non isposono mai femine, anzi sono tutte le
-femine del paese comune, e elle non rifiutono
-niuno, e dicono che pecherebono, s'elle
-rifiutassino gl'uomini, e che Dio comandò
-così a Adam e a quegli che discendono di
-lui, quando disse: <i>Crescite et multiplicamini,
-et replete terram</i>. In questo
-paese nissun può dire: questa è mia moglie;
-nè alcuna dire: questo è mio marito.
-E, quando elle partoriscono, dànno e figliuoli
-a qualunque gli piace, di quegli
-che ànno avuto in sua compagnia. Il simile,
-tutta la terra è comune; uno la tiene
-uno anno, e un altro l'altro; e ciascuno
-piglia di quela parte che vuole. Il simile,
-tutti e beni del paese son comuni, biade e
-altre cose, però che niuna cosa sta serrata
-infra loro nè ascosa: ciascuno à d'ogni
-cosa ciò che gli piace sanza contradizione
-alcuna; e in tal modo è così rico l'uno,
-come l'altro. Ma egl'ànno una cattiva usanza,
-però che loro mangiono più volentieri
-carne d'uno uomo, che di niuna altra
-cosa che sia; e però el paese è molto abundante
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-di biade e di pesci, d'oro e d'ariento
-e d'altri beni. Quivi vanno e mercatanti e
-menono a vendere e fanciugli, e quegli del
-paese gli comprono; e se son grassi, subito
-gli mangiono; e se son magri, gli
-fanno ingrassare, e dicono che questa è
-la migliore e la più dolce carne del mondo.
-</p>
-
-<p>
-In questo paese, e in molte altre terre
-di là, non si vede il polo artico, cioè la
-stella tramontana, la quale è immobile
-verso settentrione, ma vedesi un'altra,
-la quale è al contrario di quella verso
-mezo dì, chiamata polo antartico. E come
-e marinai si governono di qua per la stella
-ch'è inverso setentrione, così fanno e marinai
-di là per la stella che è verso mezzo
-dì; sicchè quella di mezzo dì non appare
-a noi, nè a loro appare quela di settentrione.
-Per la qual cagione si può comprendere,
-che 'l mondo si è di ritonda forma, perchè
-una parte del firmamento apare in un paese,
-che non appare in un altro: e questo si
-può provare per esperienza e per sottile indagazione;
-che se si trovassi passaggio di
-navi e di genti che volessino andare cercando
-el mondo, sì vi si poterebe andare con
-navilii intorno al mondo e di sotto e di
-sopra; la qual cosa io l'ò provato, perchè
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-sono stato inverso la gente di Brabin, et
-ò riguardato con lo astrolabio, che la tramontana
-si è ivi alta <span class="smcap lowercase">LXIII</span>. gradi, e in Alamagna,
-verso Boemia, <span class="smcap lowercase">LXVIII</span>. gradi; e
-più avanti, inverso le parte di Settentrione,
-ella è alta sessanta due gradi e alcuni minuti;
-però che io stesso l'ò misurato con
-lo astrolabio. Ora voi dovete sapere, che
-sono due stelle tramontane, come è detto
-di sopra; l'una si chiama Artica e l'altra
-Antartica: queste due stelle sono inmobili,
-e per loro si volge tutto il firmamento del
-mondo, sì come una ruota si volta per lo
-suo mezo, sì che queste due stelle dividono
-tutto il firmamento in due parti eguale, ed
-è tanto di sopra quanto di sotto. Io sono
-andato poi nelle parte meridionale, e ò
-trovato verso l'alta Libia, che si vede prima
-il polo antartico; e quanto più andavo inanzi
-a quelle parti, tanto più ritrovavo
-questo polo antartico più alto, sì che più
-inanzi, ne l'alta Libia verso Etiopia, questo
-polo antartico era alto <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. gradi e
-alcuni minuti: li <span class="smcap lowercase">LX</span> minuti fanno un grado.
-E poi andando verso questo paese, del quale
-io v'ò parlato, e verso altre isole e altri
-paesi, a l'incontro io trovai l'antartico
-alto <span class="smcap lowercase">XIII</span>. gradi e <span class="smcap lowercase">VI</span>. minuti; e se io avesi
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-trovato navile e compagnia per andare più
-oltre, io mi son certo, che noi aremo veduto
-d'intorno la ritondità del firmamento;
-imperò, sì come io v'ò detto di sopra, la
-metà del firmamento è fra queste due stelle;
-e questa metà io l'ò tutta veduta, verso
-settentrione, sotto la tramontana <span class="smcap lowercase">LXII</span>.
-gradi e <span class="smcap lowercase">X</span>. minuti; verso le parte meridionale,
-io l'ò veduto di sotto l'antartico
-<span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. gradi e <span class="smcap lowercase">XVI</span>. minuti. Ora la metà del
-firmamento tiene cento ottanta gradi; e
-di questi cento ottanta gradi, io n'ò veduti
-<span class="smcap lowercase">LXII</span>. in una parte, e <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. in un'altra
-parte; che sono novantacinque gradi e
-quasi la metà d'un grado. E così mi mancono,
-aver veduto tutto il firmamento,
-<span class="smcap lowercase">LXXXIIII</span>. gradi e quasi la metà d'un grado;
-e questi non sono la quarta parte del firmamento,
-perchè la quarta parte del firmamento
-è ottanta gradi; sì che ne manca
-cinque gradi e mezo della quarta parte: e
-così io ò veduto le tre parte della ritondità
-del firmamento, e <span class="smcap lowercase">V</span>. gradi più, e quasi
-mezo. Per la qual cosa io dico certamente
-che l'uomo può bene ritondare o vero circundare
-tutta la terra del mondo, così di
-sotto, come di sopra, e ritornare nel suo
-paese, avendo compagnia di navile, e sempre
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-ritroverebe buone terre e isole, come
-in questo paese. E sapiate, che quegli che
-sono al diritto di l'antartico, egli sono
-dirittamente piedi contrappiedi a quegli
-che sono al diritto dell'artico; e così quegli
-che stanno d'intorno a' poli, per diritta
-opposizione, stanno piedi contrappiedi;
-imperò che tutte le parti del mare e della
-terra ànno ne' loro oppositi abitabili o
-vero trapassabili, e di qua e di là. E sappiate,
-che, sicondo che io posso col mio
-ingegnio vedere e comprendere, la terra
-del Prete Giovanni Imperadore d'India,
-è di sotto a noi, perchè andando di Scozia,
-o vero d'Inghilterra, verso Gierusalem,
-tutta via si saglie; però che le parte nostre
-sono ne la bassa parte de la tera, verso
-occidente, e la terra del Prete Giovanni è
-ne la bassa parte verso oriente: e li indiani
-ànno il giorno quando noi abiamo la notte;
-e così, per contrario, egli ànno la notte,
-quando noi inghilesi abiamo el dì; imperò
-che la terra e il mare sono di ritonda forma;
-e quando si saglie da uno lato della
-terra, alora si discende dall'altro lato. Ora
-voi avete veduto di sopra, che Gierusalem
-è nel mezo del mondo: questo si pruova
-per una lancia diritta in terra nell'ora del
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-mezo dì a tempo di equinozio; la quale,
-essendo diritta, non fa ombra dallato alcuno.
-E che Gierusalem sia nel mezo della
-terra, il profeta David disse: <i>Et operatus
-est salutem in medio terræ</i>. Adunque
-quegli che si partono di queste parte per
-andare verso Ierusalem, tante giornate,
-quante egli fanno per andare a Ierusalem,
-altrettante giornate si può fare, partendosi
-da Ierusalem, per infino agli altri confini
-della estremità della terra di là: e quando
-si va alcune giornate verso India, tuttavia
-si va circundando la ritondità della terra
-e del mare per di sotto il nostro paese di
-qua.
-</p>
-
-<h3 id="cercando">D'UNO CHE ANDÒ CERCANDO EL MONDO E
-RITROVOSSI IN PAESE, DOVE E' SI PARLAVA
-IN SUA LINGUA.</h3>
-
-<p>
-E imperò mi sono maravigliato molto
-d'una cosa, che io udi' già recitare, essendo
-piccolo; come uno valente uomo del
-nostro paese, già fu gran tempo, si partì
-per andare cercando el mondo: il quale,
-avendo lui passata tutta l'India e le isole
-alte di India, dove son più di semila leghe,
-per molte stagione, e' tanto andò circundando
-il mondo, che trovò una isola, nella
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-quale udì parlare in suo linguaggio, e vide
-caricare e buoi e dire quelle parole medesime,
-che si dicono in suo linguaggio, o
-veramente nel suo paese. Di che si maravigliò
-grandemente, imperò che non si
-sapeva dare a intendere a qual modo potessi
-essere. Ma io dico, ch'egli era tanto
-andato per terra e per mare, che lui aveva
-circundato infino nel suo paese, dove egli
-era conosciuto. Ma lui ritornò indietro
-per la via onde lui era venuto; e dipoi
-stette un gran tempo, e quivi perdè molte
-delle sue sostenute fatiche nel suo ritornare
-indietro, sì come lui medesimo disse;
-perchè una volta verso Noverga il sopprese
-una tempesta fortissima in mare,
-per la quale lui fu portato in una grande
-isola, la quale riconobe esere quella isola,
-nella quale egli aveva udito parlare il suo
-linguaggio e menare e buoi al carro. E
-questo fu bene pussibile, quantunque a la
-grossa gente pare, che non si possa andare
-sotto terra, e che si cascherebe verso
-el cielo di sotto: ma questo non può esere
-altrimenti, che se noi cascassimo da la
-terra, dove noi siamo, verso il cielo; però
-che sì come a noi pare, che noi siamo di
-sopra a loro, così a loro pare, che noi
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-siamo di sotto a loro: e se vero fussi, che
-l'uomo potessi cadere dalla terra infino
-al cielo, molto maggiormente la terra e 'l
-mare, che sono così grandi e così pesanti
-e gravissimi, doverebono più presto cadere
-infino al firmamento. Ma questo è
-impussibile, però che questo non sarebe
-cadere, anzi sarebe salire e ascendere. E
-però dice il nostro Signiore: <i>Ne timeas
-me qui suspendi terram in nichilo</i>.
-</p>
-
-<h3 id="granterra">DELLA GRANDEZA DI TUTTA LA TERRA.</h3>
-
-<p>
-E quantunque sia pussibile circundare
-tutto el mondo, non dimeno de mille l'uno
-non si dirizerebe così bene per ritornare
-inverso il suo paese, come fece colui, per
-la grandeza della terra e del mare. Si poterebe
-andare per mille altre vie, delle
-quali niuna sarebe perfettamente diritta
-per ritornare verso le parti donde si mosse<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>;
-che quantunque sia pussibile circundare
-la terra, come ò detto, non dimeno non poterebe
-andare nè dirizarsi per la diritta
-via, se ciò non fussi fortuna, o per grazia
-di Dio; perchè la terra è molto grande e
-alta, cioè larga; e dura la ritondità d'intorno,
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-di sotto e di sopra, sanza el mare,
-ventotto milia <span class="smcap lowercase">CCCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XXV</span>. miglia. Di queste,
-sicondo l'oppinione degl'antichi e
-savii, la quale io non ripruovo, ma sicondo
-la parvità del mio intelletto a me par di
-dire, salvo la lor grazia, che sie più migliaia.
-E perchè intendiate meglio quelo
-ch'io ò detto, io sì ò immaginato una figura,
-nella quale sia un gran compasso
-orbiculare e sperico, in mezo del quale sia
-un punto, el quale chiamo centro. E in
-questo compasso grande ò fatto un piccolo
-compasso; poi ò partito tutto il gran
-compasso in <span class="smcap lowercase">XL</span>. passi, partiti per le vie
-diritte, che tutte cominciono dalla superfice
-del grande compasso, e sieno terminate
-al centro del piccolo compasso; doverebe
-esere così partito in <span class="smcap lowercase">XL</span>. parte,
-come il grande, quantunque le parte sieno
-minore che e suoi spazii. Or facciamo che 'l
-gran compasso, il quale è d'intorno al
-centro, ripresenti la terra; e conciò sie
-cosa che tutti gli astronomi sappino, che 'l
-firmamento è partito in <span class="smcap lowercase">XII</span>. parte, cioè di
-<span class="smcap lowercase">XII</span>. segni, e ciascheduno di questi segni è
-partito in <span class="smcap lowercase">XXX</span>. gradi, che verrebe il fermamento
-eser partito in <span class="smcap lowercase">CCC</span>.º <span class="smcap lowercase">LX</span>. gradi. E
-il simile la terra è partita in altrettante
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-parte, e corrisponde ciascuna parte della
-terra a un grado del firmamento, che sarebe
-ottanta volte trentuno migliaio e cinque
-cento migliaia, e ciascuno di otto stadii;
-sì che tanto à la terra di ritondità e di circuito
-d'intorno, sicondo quel che io posso
-comprendere per lo detto delli Astrolomi,
-come io ò detto di sopra. E per meglio intendere
-il fu giustificato per termini mensurali,
-io metterò questa distinzione: <i>Quinque
-pedes passuum faciunt, passus
-quoque centum viginti quinque stadium
-dant, sed miliaria octo faciunt
-stadia, duplicata dant tibi legam</i>: una
-torsa fa <span class="smcap lowercase">X</span>. piedi. E, seguendo la mia materia,
-io dico, che non debe dispiacere a quegli
-che legono di ciò, che io dico, che una
-parte di India è sotto a' nostri piedi, e che
-per lo simile una parte del nostro paese è
-di sotto a una parte d'India dirittamente.
-A lo opposito, sì come al diritto oriente è
-opposto el diritto occidente, e sì come a la
-parte meridionale è la parte settentrionale,
-de le quale io v'ò di sopra parlato, quantunque
-a la grossa gente pare che non si
-possi andare sotto la tera, e che si deba
-cadere verso 'l cielo di sotto, così a noi
-doverebe parere, che siamo sotto a loro. E
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-se vero fussi, che l'uomo potessi da la
-terra al cielo cadere, molto magiormente
-la tera e il mare, che sono tanta materia
-e sì possente e grave, doverebono cadere
-infino al firmamento; e questo sarebe impossibile
-e contro a natura, perchè non
-sarebe cadere, ma sarebe salire; e però
-dice el nostro Signiore: <i>Ne timeas me,
-quia suspendi terram in nihilo</i>. Ora
-tornando: è vero ch'io ò misurato collo
-astrolabio, che quegli che stanno nelle
-parte settentrionale, stanno piè contra piè
-a quegli che stanno dalla parte verso 'l
-mezo dì, e così siamo noi contro a una
-parte delle isole di India. E se verso oriente
-e verso occidente fusson segni immobili
-o vero stabili, pe' quali si potessi
-misurare le parte, a modo che si fanno le
-parte che sono verso settentrione o verso
-mezo dì, per le due stelle immobile, cioè
-artico e antartico, certamente si troverebe
-l'isole, che a la terra del prete Giovanni serien
-declinate. E circundando più la terra
-di sotto, che non sono le parte di settentrione
-e di mezo dì, de' quali io ò fatto
-menzione di sopra, io so bene, che io ò
-fatte più giornate andando verso settentrione
-e diritto verso mezo dì, che da occidente
-<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span>
-verso oriente. E poi che la terra è
-ritonda, adunque è altrettanto da settentrione
-verso mezo dì, come dal diritto oriente
-al diritto occidente. Per la qual cagione
-io dico come si passa oltre a questa
-misura: e di sotto a noi circulando la tera,
-non è però di sotto più, quantunque si dica
-per intelligenzia.
-</p>
-
-<h3 id="simbor">DELL'ISOLA DI SIMBOR, DOVE GL'UOMINI E
-LE FEMINE SI FANNO SEGNIARE NELLA
-FRONTE CON UN FERRO CALDO PER GENTILEZA;
-E DELL'ISOLA DI BOTEGON.</h3>
-
-<p>
-Item, a lato di questa isola<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a> di Lamori
-sopra detta, verso mezo dì, è un'altra isola,
-chiamata Simbor. Questa è una grande
-isola, e il Re è molto possente; e le gente
-di questo paese si fanno segniare nella
-fronte con un ferro caldo, uomini e femine,
-per grande nobilità e per esere conosciuti
-dall'altra gente, perchè e' si tengono più
-nobili che l'altre gente là d'intorno, perchè
-stanno sempre in guerra con quela
-gente nuda, de' quali ò parlato di sopra.
-Assai apresso questa isola è un'altra, la
-qual si chiama Botegon, la quale è molto
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-buona e abbondevole, con molte altre isole
-che sono ivi d'intorno, nelle quali abitano
-molte diversità di genti: e perchè volendo
-io parlare di tutte sarebbe lunghissimo
-sermone, io non parlerò di tutte, ma piglierò
-le più notabile.
-</p>
-
-<h3 id="gianna">DELL'ISOLA DI GIANNA, E DELLE COSE CHE
-IVI NASCONO, E DELLA POSSANZA DI QUESTO
-RE, E DEL SUO PALAZO, EL QUALE
-È UNA COSA MOLTO STUPENDA.</h3>
-
-<p>
-Assai apresso questa isola di Botegon
-sopra detta, passando un poco di mare, è
-un'altra isola, che è un gran paese; la
-quale si chiama Ianna, e circunda quasi
-dumila leghe. Il Re di questo paese è un
-gran rico e possente, e à sotto lui sette
-altri Re di sette altre isole, che sono ivi
-d'intorno. Questa isola di Gianna è molto
-bene abitata e popolata di gente. Ivi vi
-cresce d'ogni maniera di spezie più abundantemente
-che altrove, come è gengiovo,
-chiodi di gherofani, cannella, noce moscade,
-zedoc e maci. E sappiate che e
-maci sono propii a modo che la noce, e à
-di fuori una cappannella, dove sta avilupata
-infino a tanto che è matura, poi cade
-fuori; e così è della noce moscada e del
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-mastice. Molte altre spezie e molte altre
-cose crescono quivi in questa isola, perchè
-d'ogni bene abonda, e d'oro e d'ariento
-in gran quantità, salvo che di vino. Il Re
-à un palazo nobilissimo e maraviglioso
-molto e il più rico che sia al mondo: gli
-scaglioni, per li quali si saglie ne le sale
-e nelle camere, son fatti come quadretti
-d'oro e d'ariento, e tutte le mura loro, a
-modo che si dipignie di qua, son coperte
-di piastre d'oro e d'ariento; nelle quale
-piastre sono battaglie e istorie di cavalieri
-rilevati; tutti hanno grillande in testa di
-pietre preziose e di grosse perle; e tutte
-le sale e le camere di dentro sono soffitate
-e lastricate d'oro e d'ariento sì e
-talmente, che, chi non avessi veduto, non
-poterebe credere le nobilità nè le richeze
-che sono in questo palazo. E sapiate, che
-questo Re di Ianna è un semplice Re e il
-più possente Re del mondo; e già spesse
-volte à voluto el Gran Cane di Cattai disfarlo,
-el quale è il più possente imperadore
-che sia sotto il firmamento di qua nè
-anche di là dal mare; e però ànno spesso
-guerregiato insieme, però che 'l Gran Cane
-lo voleva fare suo tributario e riconoscere
-la terra da lui, ma costui si è sempre
-bene difeso contro di lui.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-</p>
-
-<h3 id="patem">DELL'ISOLA DI PATEM, DOVE SONO ALBERI
-CHE FANNO FARINA; ALTRI FANNO VINO,
-ALTRI FANNO MELE, E ALTRI VELENO; E
-D'UN CERTO LAGO, NEL QUALE NASCONO
-CANNE CHE ÀNNO NELLA RADICE PIETRE
-PREZIOSE.</h3>
-
-<p>
-Appresso questa isola, andando per
-mare, si truova un'altra isola buona e
-grande, la qual si chiama Talamasi, e alcuni
-la chiamono Patem. Questo si è un
-gran reame, e il Re del paese à molte bellissime
-città e molte belle ville. In questa
-terra e in questo paese crescono alberi che
-fanno farina, de la qual si fa buon pane e
-bianco e di buon sapore, e pare che sia di
-grano, ma non è però di sapore di grano.
-E ivi sono altri alberi, che fanno mele
-buono e dolce; e altri alberi vi sono, che
-fanno vino: altri sono che fanno veleno,
-contra 'l quale non è altro che una sola
-medicina, la qual è a bere el proprio sterco
-stemperato con acqua; e veramente chi non
-l'avessi, presto morrebbe, sì che nè triaca
-nè altre medicine lo poterebono aiutare.
-Di questo veleno avevon mandato e giudei
-a torre a uno di questi alberi per velenare
-tutta la cristianità, siccome io udi' dire
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-alla confessione nella lor morte; e, per la
-divina grazia, quantunque fallisse il loro
-male proponimento, nondimeno egliono ne
-feciono grande mortalità. E se a voi piace
-sapere in qual modo si fa la farina degl'alberi,
-io vel dirò. E' perquotono gli alberi
-con una accietta atorno a' piedi, sì che la
-scorza intorno in molte parte si lieva, e
-d'indi n'esce un licore spesso, el quale
-egli fanno seccare al sole, e poi diventa
-farina bella e bianca. El mele, el vino e 'l
-veleno son tratti dagli altri alberi per questo
-medesimo modo, e poi si conservono
-ne vasegli. In questa isola è uno mare
-morto, cioè un lago, al qual non si truova
-fondo, nè mai fu trovato; e tutto ciò che
-cade in questo lago non si truova mai. In
-questo lago crescono canne, ch'egli le
-chiamono Tabi, e sono lunghe <span class="smcap lowercase">XXX</span>. torse
-e più. Quivi sono altre canne non così
-lunghe, le quali crescono appresso della
-riva e ànno le radice lunghe <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. aripanti,
-o vero tormature<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a> di terra e più; e ne' nodi
-delle radice di queste canne si truovono
-pietre preziose di gran virtù. Chi porta
-<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
-una di queste pietre sopra di lui, non può
-essere magagnato nè impiagato, nè di lui
-tratto sangue con ferro nè con acciaio. E
-perchè egl'ànno queste pietre, sì combattono
-arditamente per mare e per terra,
-però che arme niuna non gli può nuocere;
-ma quegli che ànno a combattere con loro,
-che sanno le loro maniere, gli tragono
-con lor saette e quadregli sanza ferro: e
-così gli percuotono e uccidono. E di queste
-canne ne fanno casse, navi e altre cose, a
-modo come noi facciamo di qua d'altri legnami.
-Ma non crediate, che io parli per
-ciancia, nè per menzogna, avisandovi che
-io vidi cogli occhi miei canne sì grandi
-sopra queste rive, che <span class="smcap lowercase">XX</span>. de' nostri compagni
-non poterono levare una sola da terra.
-</p>
-
-<h3 id="talanoch">DELL'ISOLA DI TALANOCH E DEL SUO RE E
-DELLA POSSANZA SUA, E DEGLI ELEFANTI,
-I QUALI LUI TIENE PER SUA DIFESA; E DI
-DUE ALTRE COSE MARAVIGLIOSE CHE VI
-SONO.</h3>
-
-<p>
-Dopo questa isola si va per mare a
-un'altra isola che si chiama Talanoch,
-nella quale è molta abundanzia di bene.
-Il Re di quel paese à tante femine quante
-ne vuole, però che 'l fa cercare le più belle
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-per tutto il suo paese e pel paese d'intorno,
-e falle menare innanzi a lui, e piglia una
-notte l'una, e l'altra notte l'altra; e così
-fa lui tanto, che n'à mille e più, e non
-giacerebbe con una più d'una notte, cioè
-non arebe seco a fare più d'una volta, salvo
-se una non gli piacessi più delle altre. Questo
-Re à gran numero di figliuoli: tale
-n'à cento, tale dugento; e alcuni più e
-altri meno. Questo Re à circa <span class="smcap lowercase">XIIII</span>º. mila
-elefanti privati, e quali si fa nutricare
-a' suoi villani per lo paese, perchè a caso
-di bisogno, avendo a far guerra con alcuno
-altro Re d'intorno, egli fa montare gente
-insu castegli di legname posti sopra e
-leonfanti per combatter contro a' suoi nimici:
-e così il simile fanno gli altri Re di
-quegli confini, perchè il modo di guerregiare
-di là non è simigliante al nostro ordine
-di qua. Ivi chiamono gli elefanti
-Varqui.
-</p>
-
-<h3 id="pescie">QUI SI FA MENZIONE D'UNA GRAN MARAVIGLIA,
-DEL PESCIE CHE SI GITTA ALLA
-RIVA DI QUESTA ISOLA.</h3>
-
-<p>
-In questa isola è una grande maraviglia,
-la quale non è in altra parte del
-mondo; però che ogni maniera di pescie
-<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
-viene una volta l'anno dritto alla terra, e
-sì si gittono alla riva di questa isola, sì
-che e' non si vede in mare se non pesci; e
-ivi stanno tre dì, e ciascuno del paese ne
-piglia quanto ne vuole. Poi questa maniera
-di pesci si parte, e vienne un'altra;
-e così l'una maniera drieto all'altra ne
-viene per insino a tanto, che di tutte le
-ragioni del pescie di mare vi vengono; e
-così ordinatamente l'una drieto all'altra
-stanno tre giorni, tanto che ogni uomo
-del paese n'abbi preso d'ogni maniera,
-quanto ne vuole. E' non si sa la cagione
-perchè questo si sia; ma quegli del paese
-dicono, che questo è per fare riverenzia
-a loro Re, il quale è il più degnio che sia,
-come e' dicono, e perchè il loro Re adempiscie
-quello che disse Dio a Adam: <i>Crescite
-et multiplicamini</i>. E, perchè chi
-multiplica a questo modo il mondo di tutti
-li suoi figliuoli, per questo gli manda el
-pescie di tutto il mare, perchè e' ne pigli
-al suo volere, per lui e pel suo paese; e
-così tutti e pesci si arrendono a lui, faccendogli
-onore come il più eccellente e il
-più amico di Dio al mondo, sicondo che
-dicono. Io non so la ragione perchè è questo:
-Idio la sa, il qual sa el tutto, ma questa
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-maraviglia non è punto di natura,
-anzi è tutta contra a natura; che gli pesci,
-che ànno a governare tutto el mondo<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>, si
-vengono abondantemente a rendere alla
-morte di lor propria volontà, sanza che
-sieno costretti; e però io son certo, che
-questo non può essere sanza grande significazione.
-In questo paese son chiocciole
-grande, che nelle case loro molte persone
-poterebono abitare e abergare a modo d'una
-piccola casetta; e altre ve ne sono minore
-molto più l'una dell'altra. Vi sono vermini
-grandi a modo d'una coscia d'uomo, e sono
-bianchi colla testa nera; e degli altri ve
-n'è minori, della fazione di quegli che si
-truovano ne' legni marci; e di questi vermini
-si fa la vivanda regale al Re e per
-li gran signiori. E se uno uomo sposato
-muore in questo paese, egliono soppelliscono
-la sua moglie viva a lato a lui, e
-dicono che ragion vuole, che ella gli facci
-compagnia nell'altro mondo, come à fatto
-in questo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-</p>
-
-<h3 id="raffo">DELL'ISOLA DI RAFFO, OVE DÀNNO GL'UOMINI
-A MANGIARE A GL'UCCEGLI.</h3>
-
-<p>
-Da questa isola si va per lo mare Occeano
-a una isola chiamata Raffo. La gente
-di questa isola, quando gli amici lo' sono
-amalati, egliono gli apicono a uno albero,
-e dicono, ch'egli è meglio, che gl'uccegli,
-e quali sono angioli di Dio, gli mangiono,
-che sien mangiati in terra da' vermini,
-che sono così brutti. Da questa isola si va
-a un'altra isola, dove son gente di malvagia
-natura. Questi nutricano di gran
-cani, e sì gli tengono per fare istrangolare
-i lor parenti, quando sono amalati,
-perchè egliono non aspettono tanto che
-muoino della loro morte naturale, perchè
-e' dicono, che e' sofferiscono troppo gran
-pena. E quando sono così strangolati, si
-ragunono insieme per mangiarli in luogo
-di cacciagione.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-</p>
-
-<h3 id="mulca">D'UNA ALTRA ISOLA CHIAMATA MULCA, DOVE
-SONO CATTIVISSIME GENTE CHE BEONO SANGUE
-D'UOMO; E DELL'ISOLA CHE SI CHIAMA
-TRACONDIA, DOVE SON GENTE CHE NON PARLONO,
-MA SIBILLANO.</h3>
-
-<p>
-Da poi si va per molte isole di mare
-per insino a una isola, che si chiama Mulca;
-e quivi è ancora cattivissima gente, perchè
-e' non si dilettono in alcuna cosa, tanto
-quanto fanno nel battagliare e in uccidere
-l'un l'altro, e spezialmente forestieri: e
-egliono beono tropo volentieri sangue d'uomo;
-il qual sangue chiamono Dan: e quello
-che più ne può uccidere, è più onorato fra
-loro. E se due persone, che si portino odio,
-si sono acordati per amici, o vero che alcuni
-fanno patto e obligazioni fra loro, fa
-di bisogno che ciascun bea del sangue dell'altro,
-altrimenti la concordia, o patto, o
-vero obligazione sarebe nulla: se un facesse
-contro a tal concordia, o patto, o
-ubligazione, di nulla sarebe biasimato nè
-riprobato. Da questa isola si va per mare,
-di isola in isola, infino a un'altra isola
-che si chiama Tracondia, ove sono le gente
-tutte bestiale a modo che inrazionale, e
-stanno in caverne che fanno in terra, perchè
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-e' non ànno tanto senno che sappin
-fare case; e mangione carne di serpenti
-e altre brutte cose. Egliono non parlono,
-ma sibillano l'uno a l'altro a modo di serpenti,
-e di nesuno aver si curono, salvo
-che d'una pietra preziosa, la quale è di <span class="smcap lowercase">XL</span>.
-colori; e però il nome dell'isola è chiamata
-Tracondia. Egli amono molto questa pietra,
-e non sanno che virtù s'abbia, ma egliono
-disiderono solamente la sua belleza.
-</p>
-
-<h3 id="ongamara">DELL'ISOLA ONGAMARA, DOVE SON GENTE
-CHE ÀNNO TESTE DI CANI, CHE SI CHIAMONO
-CENOFALI, E DELLA GIUSTIZIA DEL
-SUO RE.</h3>
-
-<p>
-Dopo questa isola si va per mare Occeano
-per molte isole infino a una isola
-chiamata Ongamara<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>, la quale è molto
-bella e grande e tiene di circuito più di
-mille leghe. Tutti gl'uomini e le femine
-di questa isola ànno teste di cani, e son
-chiamati Cenofali, e sono gente ragionevole
-e di buono intelletto, e adorono un
-Bue per suo Dio, e ciascuno di loro portono
-nella testa uno Bue d'oro o d'ariento,
-a dimostrazione che egliono amono bene il
-<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span>
-loro Dio: e vanno tutti ignudi, salvo che
-portano uno drappetto per coprire le loro
-secrete membra. Eglino sono grandi, forti
-e buoni combattenti: eglino portano una
-targa grande, che gli cuopre tutto il corpo,
-e una lancia in mano; e se pigliono alcuno
-in battaglia, e' lo mangiono. El Re di questa
-isola è molto potente e ricco e divoto,
-sicondo la lor legge, e porta intorno al
-suo collo <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. perle grosse d'oriente, incordate
-d'ariento a modo di pater nostri.
-E come noi diciamo pater nostri e ave
-Maria, contando e pater nostri d'ambra
-in ambra, così questo Re dice ogni dì <span class="smcap lowercase">CCC</span>º.
-prieghi divotamente al suo Dio prima che
-mangi. E similmente porta ancora intorno
-al suo collo un rubino orientale fine, nobile,
-lucente, el quale è quasi lungo un
-piè, e <span class="smcap lowercase">V</span>. dita largo; però che quando egli
-elegono il loro Re, egli gli dànno a portare
-questo rubino in sua mano; e così lo menono
-cavalcando d'intorno alla sua città;
-e da quel dì innanzi e' son tutti ubidienti
-a lui; e il Re debbe portare tutta via questo
-rubino intorno al suo collo, perchè se
-egli non avessi il rubino, e' non lo terrebono
-punto per Re. El Gran Cane di Catai
-à molto disiderato di questo rubino, ma
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-mai non l'à potuto avere, nè per guerra,
-nè per niun modo. Questo Re è molto divoto,
-sicondo la lor legge, e molto giusto;
-per la qual cagione si può andare molto
-sicuramente per tutto il suo paese, e portare
-tutto ciò che gli piace, che niuno
-sarebe tanto ardito che rubasse alcuno,
-imperò che el Re subito ne farebe giustizia.
-</p>
-
-<h3 id="silla">DELL'ISOLA DI SILLA, E DI MOLTE STRANE
-E DIVERSE NATURE D'ANIMALI CHE QUIVI
-SI TRUOVONO.</h3>
-
-<p>
-Da questa isola si va a una altra, la
-qual si chiama Silla, la quale circunda
-circa <span class="smcap lowercase">V. C</span>º. leghe. In questa isola è molto
-la terra guasta e diserta, nella quale sono
-molti serpenti, e tanti dragoni e cocodrilli,
-che niuno ardisce star quivi. Questi coccodrilli
-sono serpe gialle e rossette, e àno
-quatro piedi, le gambe corte e l'unghie
-grande: alcuni sono lunghi sette torse,
-alcuni <span class="smcap lowercase">X</span>; e dove e' vanno per lo sabbione,
-pare che un grande albore vi sia strascinato.
-Ivi sono molte altre bestie salvatiche
-e spezialmente leofanti. In questa isola è
-una montagna assai grande, e in mezo di
-quella è un lago grande, in un bel piano,
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-et evvi grande quantità d'acqua; e dicono
-che Adam et Eva piansono sopra questa
-montagna <span class="smcap lowercase">C</span>º. anni, quando furono scacciati
-del paradiso, e per lo lungo pianto,
-delle lagrime loro si fece questo lago:
-e nel fondo di questo lago si truova di
-molte pietre preziose e perle grosse. In
-questo lago crescono di molte canne e di
-grandi glagos, e sonvi dentro molti coccodrilli
-ed altre serpe e di grande sansughe<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a>.
-Il Re del paese, ogni anno una volta,
-dà licenza a le povere gente d'entrare in
-questo lago a pescare di queste pietre; e
-questo fa per limosina, e per amor di Dio
-e di Adam; e ogni anno se ne truova assai;
-ma per le serpe e vermi che vi son dentro,
-e' s'ungono le mane e le braccia di sugo
-di limoni e d'altre erbe, e poi non ànno
-paura nè di cocodrilli e d'altri vermini.
-Questa acqua corre e passa per una costa
-della montagnia: in questo rivolo si truova
-gran quantità di pietre preziose e di perle;
-e dicono comunemente in questa isola, che
-nè serpente, nè bestie salvatiche del paese
-non tocherebono, e non farebono male, nè
-alcuno dispiacere a' forestiere niuno che
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-entri nel paese, salvo solamente a quegli
-che son nati nel paese. In questo paese, e
-negli altri che sono d'intorno, sono oche
-salvatiche, che ànno due teste. E qui son
-lioni bianchi tutti, e grandi come buoi, e
-molte altre bestie diverse. Ivi sono uccegli
-che non sono di qua da mare. E sappiate,
-che in questo paese, e in altre isole d'intorno,
-el mare è tanto alto, che pare che
-penda dall'onde, e che deba coprire tutta
-la terra<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. Io non so perchè modo si possa
-così sostenere, eccetto che per la divina
-grazia: ed è bene tanto alto verso l'alta
-Libia; e però dice David: <i>Mirabiles helactiones
-maris, mirabilis in altis
-Dominus</i>.
-</p>
-
-<h3 id="dondina">DELL'ISOLA DI DONDINA, DOVE E' MANGIONO
-L'UNO L'ALTRO, QUANDO NON POSSONO
-SCAMPARE; E DELLA POSSANZA DEL LORO
-RE, IL QUAL SIGNIOREGIA LIIIIº. ISOLE;
-E DI MOLTE MANIERE D'UOMINI, I QUALI
-ABITONO IN QUESTE ISOLE.</h3>
-
-<p>
-Da questa isola, andando per mare
-verso mezo dì, è un'altra contrada e larga
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-isola, chiamata Dondina. In questa isola
-son gente di diverse nature, perchè il padre
-mangia el figliuolo, e il figliuolo el
-padre, e il marito la moglie, e la moglie
-il marito. Quando el padre o la madre o
-veruno altro di loro amici sono amalati,
-subito el figliuolo, o vero altri, vanno al
-Padre de la lor legge e prieganlo, che voglia
-adomandare al suo idolo, se 'l padre
-morrà di quella malattia, o no. El Padre
-della loro leggie allora va, insieme col figliuolo
-dello ammalato, innanzi al loro
-idolo; e per virtù del diavolo, el quale v'è
-dentro, gli risponde e dice, che egli non
-morrà di quella infermità; e insegna loro
-in qual modo debba guarire. E allora el
-figliuolo ritorna e serve el padre, e fagli
-ciò che l'idolo gl'insegnò, per insino che 'l
-padre è guarito. El simile fanno le mogli
-pe' mariti, e' mariti per le mogli, e gli amici
-l'uno per l'altro. Ma se l'idolo dice,
-che deba murire, alora il prete va col figliuolo,
-o cola moglie, o vero coll'amico a
-l'amalato, e sì gli mettono un panno sopra
-la bocca per torgli il fiato; e così, soffocandolo,
-lo uccidono. E poi tagliono il
-corpo in pezzi, e fanno pregare tutti i loro
-amici che venghino a mangiare di questo
-<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
-corpo morto, e fanno venire quanti pifferi
-possono avere, e così il mangiono con gran
-festa e con gran solennità. E quando egliono
-ànno mangiato la carne, pigliono
-l'ossa e sì le seppelliscono, cantando e facendo
-gran festa e gran melodìa; e tutti
-e lor parenti, che non sono stati a questa
-festa, sono riprobati, e ànno gran vergogna
-e dolore, perchè più non sono riputati
-per amici: e dicono gli amici, che lor
-mangiono le carne per liberarlo delle pene,
-sì com'egli dicono. E se la carne è troppo
-magra, gli amici dicono, che egl'ànno
-fatto gran peccato averlo lasciato tanto
-languire e sofferire pena sanza ragione;
-se ella è grassa, egli dicono, che ciò è ben
-fatto, e che presto l'ànno mandato al paradiso,
-e non à punto sofferto pena. Il Re
-di questa isola è molto possente, e à di
-sotto di lui liiiiº. isole grande, le quale
-io l'ò tutte vedute. Nelle quale isole son
-molte e diverse gente; e ciascuna di queste
-isole à un Re coronato; e tutti questi
-Re ubidiscono a lui. In una di queste isole
-stanno gente di grande statura, come giganti
-e spaventosi a vedere. Questi ànno
-solo un ochio in mezo la testa, e non mangiono
-altro che carne e pesci sanza pane.
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-E in una altra isola, verso mezo dì, stanno
-gente di brutta statura e di malvagia natura.
-Questi non ànno punto di testa, e
-ànno gli occhi nelle spalle e la bocca
-storta a modo che d'un ferro di cavallo in
-mezo el petto. In altra isola son gente
-sanza testa, e ànno gli occhi e la bocca
-dietro alle spalle. In un'altra isola son
-gente che ànno la faccia tutta eguale sanza
-naso e sanza ochi, salvo che due buchi ritondi
-nel luogo degli ochi, e una boca
-piatta a modo d'una sfenditura sanza labbra.
-In un'altra isola son gente di brutta
-fatta, che ànno labbra di sotto la bocca
-grande, che quando vogliono dormire al
-sole, e' si quoprono tutta la faccia di questo
-labbro. In un'altra isola sono piccole
-genti a modo di nani, e tutte sono due
-tanti magiori che li pigmei. Questi ànno
-un piccolo buco in luogo di boca, per lo
-quale e' conviene lor pigliare, per un legnio
-bucato, tutto ciò che mangiono e
-beono. Egli non ànno lingua, nè parlon
-punto, salvo che egli sibillono, e fanno
-segni l'uno all'altro a modo che' muti, alla
-mutesca; e così intendono l'uno l'altro.
-In un'altra isola son gente che ànno orechie,
-che gli pendono infino a' ginochi. In
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-un'altra isola son gente, che ànno piedi
-di cavallo: questi sono forti e possenti, e
-corono forte per modo, che, correndo, pigliono
-bestie salvatiche, le quali mangiano.
-Item, in un'altra isola son gente
-che vanno in quatro sopra e piedi e mani
-loro, come fanno le bestie: questi sono
-tutti pilosi, e salgono legiermente sopra
-gli alberi, come fanno le scimmie, e così
-prestamente. Item, in un'altra isola sono
-ermofroditi, cioè uomini e femine insieme,
-che ànno una mamilla dalla parte destra,
-e niente da l'altra, e ànno membra d'ogni
-ragione d'uomini e di femmine; e usano
-di quel che gli piace, dell'uno una volta
-e dell'altro l'altra. Quando egliono usono
-el sesso femminino, egli ingenerono figliuole;
-e quando egliono usono el mascolino,
-egli concipono e portono figliuoli.
-In una altra isola son gente che vanno
-sempre co' ginochi molto maravigliosamente,
-e pare che a ogni passo debbin
-traboccare; e da ciascun piede ànno otto
-dita. Nelle altre isole ivi d'intorno, son
-molte altre maniere di gente, delle quale si
-potrebe tenere lunghissimo parlamento,
-ma perchè la materia mia sarebe troppo
-lunga, io me ne passerò assai brevemente.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-</p>
-
-<h3 id="mauri">DEL REAME DI MAURI CH'È MOLTO BUONO E
-GRANDE, E DELLE MANIERE E COSTUMI DI
-QUELLE GENTE.</h3>
-
-<p>
-Di questa isola andando per lo mare
-Occeano, verso oriente per molte giornate,
-si truova un gran paese e un gran
-Reame, el qual si chiama Mauri. Questo
-paese è in India magiore, e è la migliore
-terra, e il migliore paese, e più dilettevole,
-e abondevole d'ogni cosa, che sia
-in possanza de l'uomo. In questa terra
-stanno molti cristiani e saracini, perchè
-il paese è grande e buono. In questo paese
-sono più di mille città, o vero dumila città
-grande, sanza le ville. El popolo è molto
-grande in questo paese, più che i' nisuno
-altro luogo di India: per la bontà sua<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>
-nissun dimanda pane per Dio, però che
-in tutto el paese non è povero alcuno. Ivi
-sono bella gente, ma sono molto pallidi
-e ànno gl'uomini la barba chiara con pochi
-peli e lunghi; quasi che uno uomo non
-à <span class="smcap lowercase">L</span>. o <span class="smcap lowercase">LX</span>. peli nella barba, un pelo in qua
-l'altro in là, a modo d'una barba di leopardo,
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-o vero di gatta. In questo paese
-sono le femine molto più belle che i' niuno
-altro luogo. La prima città di questo paese,
-la quale è una lega dilungi dal mare, si
-chiama Latori, e è assai più grande che
-non è Parigi. In questa città è un gran
-fiume, che porta navilio, el quale va infino
-al mare: niuna città è così ben fornita,
-come è questa: tutti quegli del paese adorono
-idoli. In questo paese tutti gli uccegli
-sono due volte magiori che di qua: ivi
-sono oche bianche e rosse intorno al collo,
-e ànno uno grosso becco sopra la testa e
-sono dua volte<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a> magiori che le nostre. E
-ivi sono gran quantità di serpi, delle quali
-e' fanno gran festa, e sì le mangiono con
-gran solennità; però che chiunque avessi
-fatto una gran festa, e avessi dato tutte le
-vivande che si sapessi dare, non avendo
-dato una vivanda di queste serpi, non arebe
-fatto nulla; però che niuno aprezerebe
-cosa che avessi fatta ma'. Buone città
-sono in questo paese, e ivi si è grande mercato
-di vivere che non saperei dire, nè io
-domandare. In questo paese son molte
-<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span>
-chiese di religione sicondo la lor legge; e
-sono in queste chiese idoli grandi come
-giganti, a' quali idoli dànno a mangiare
-il giorno delle feste loro in questo modo:
-e' portono le vivande inanzi a loro così
-calde, come le tolgono dal fuoco e lasciono
-ascendere il fummo inverso l'idolo: alora
-dicono, che l'idolo à mangiato: e dipoi e
-riligiosi mangiono di queste vivande. In
-questo paese son galline bianche, che, in
-luogo di piuma, ànno lana bianca, come
-pecore. Le femine maritate ivi portono un
-segnio a modo che un corno sopra la testa,
-per esere conosciute da quelle che non son
-maritate. In questo paese è una bestiuola
-chiamata idria<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>, la quale abita in acqua,
-e vive di pesci. Le gente del paese amaestrono
-questa bestiuola per modo, che a
-lor piacere la gittono nell'acqua, e ne' laghi,
-e ne' fiumi profondi, e quela bestiuola
-areca fuori presto di gran pesci; e così ne
-pigliono quanti ne vogliono. Passammo
-per questo paese per molte giornate.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-</p>
-
-<h3 id="cassaga">DELLA GRANDE CITTÀ DI CASSAGA,
-E DELLE SUE MANIERE.</h3>
-
-<p>
-Da questa città è un'altra città<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>, la
-più grande del mondo, la qual si chiama
-Cassaga, ciò è a dire, città del cielo. Questa
-è di circuito circa <span class="smcap lowercase">L</span>. leghe, ed è così
-bene abitata, che in una casa stanno ben
-<span class="smcap lowercase">XII</span>. famiglie. In questa sono <span class="smcap lowercase">X</span>. porte principale,
-e di fuora ciascuna porta, a tre leghe,
-o vero a quatro, è una gran villa.
-Questa città è situata in un lagume di
-mare a modo che è Vinegia, e sono in detta
-città più di <span class="smcap lowercase">XII</span>. mila ponti; e sopra ciascuno
-ponte sono di forte torre, ove stanno
-guardie per guardare la città per lo Gran
-Cane; però che questa terra confina col
-Gran Cane. Da una parte della terra corre
-uno gran fiume, dilungi dalla città. Ivi
-stanno religiosi cristiani, e spezialmente
-mediani e mercatanti di molte nazione,
-perchè el paese è buono e abondevole. Ivi
-fanno molto buon vino, il quale chiamono
-Bighon, ed è molto possente e grazioso a
-bere. Questa è una città reale, dove soleva
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-stare el Re di Mauri o vero Marchi. Per
-questa città si va per acqua sollazando e
-giucando infino a una gran Badia, la quale
-è asai presso, dove stanno gente religiose,
-sicondo la lor legge. In questa badia son
-giardini molto grandi e begli, ove sono
-alberi di molte maniere di frutti. Fra questi
-giardini è una montagnia ben fornita
-d'alberi, nella quale sono giardini d'intorno,
-e molte diverse nazioni di bestie,
-come sono babuini, scimie, marmote e
-altre diverse bestie. E quando el convento
-di questa badia à mangiato, fa portare li
-loro avanzi nel giardino per limosina, e
-fa sonare una campanella d'ariento, la
-quale tiene l'abate nella sua mano; e subito
-discendono di questa montagnia queste
-tale bestie sopra dette, che tre, o vero
-quatro mila ivi si riducono a modo che' poveri.
-E alora li è dato tutte le reliquie che
-sono avanzate al convento con belli vasi
-d'ariento dorati. Quando queste bestie
-ànno mangiato, l'abate suona un'altra
-campanella, e e' ritornono ne' lor luoghi,
-donde vennono. Questi religiosi dicono,
-che queste bestie sono anime di gentili uomini,
-che ivi sono entrate per fare penitenzia,
-e loro gli dànno da mangiare per
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-lo amore di Dio; e dicono, che l'anima
-de' villani, dopo la morte loro, entrono
-nelle bestie villane; e così credono fermamante,
-in modo, che niuno gli può rimuovere
-di quella oppinione. Egli nutricono
-le dette bestie in gioventù, quando ne possono
-avere; e egli le pascono de la limosina,
-come v'ò detto di sopra. Noi gli
-dimandamo, se non sarebe meglio, che
-egliono donassino quele reliquie a' poveri.
-Ci risposono, che nel paese non era alcun
-povero; e quantunque vi fussi poveri, non
-dimeno a lor pareva, che la limosina fussi
-meglio data a queste anime, le quali fanno
-loro penitenzia, e che non sanno ove guadagnare,
-nè afaticarsi, che non sarebe
-nella povera gente, le quali anno senno e
-possanza di guadagnarsi le spese. Molte
-maraviglie sono in questa città, o intorno
-pel paese, le quali io non iscrivo.
-</p>
-
-<h3 id="chilafonda">DELLA CITTÀ DI CHILAFONDA, E DELLA TERRA
-DELLI PIGMEI E DELLA STATURA LORO.</h3>
-
-<p>
-Da quella città si va a un'altra città
-presso a quella a sei giornate, la quale
-città è chiamata Chillaffonda, della quale
-le mura circundan circa 20. leghe. In questa
-città sono circa <span class="smcap lowercase">LX</span>. ponti di pietra, e
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-più begli che io già vedessi mai. In questa
-città fu la prima sedia del Re di Mauri,
-perchè ella è più bella e molto più abondante
-di tutti e beni: poi si passa a traverso
-d'un gran fiume, chiamato Dalai,
-lo quale è la maggiore riviera d'acqua
-dolce che sia al mondo, perchè ove ella è
-più stretta, ella è ben <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. miglia, o vero
-leghe larga. Di là si va più inanzi, e poi
-s'entra nella terra del Gran Cane. Questa
-riviera passa pel mezo la terra di Pigmei:
-questi pigmei sono gente di piccola statura,
-i quali sono lunghi circa a tre spane, e son
-begli e graziosi, uomini e femine, per rispetto
-della loro piccoleza. Egli si maritono
-nella età di sei mesi, e in due, o vero
-tre anni, sì ànno figliuoli, e non vivono
-comunemente più di sei o vero <span class="smcap lowercase">VII</span>. anni;
-e chi vive <span class="smcap lowercase">VIII</span>. anni, è riputato vechissimo.
-Questi pigmei son i più sottili e' migliori
-maestri d'opera di seta e di bambagia, e
-d'ogni cosa che sia nel mondo. E' fanno
-spesso guera cogl'ucegli del paese, e sono
-molte volte da loro presi e mangiati. Questa
-piccola gente non lavorono terra nè
-vignia, ma fra loro sono gente grande,
-come siamo noi di qua, che lavorono le
-terre, e sì gli sostengono come fa di bisogno.
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-E quella gente grande sono da loro
-scherniti, come noi faremmo loro, se eglino
-fussino di qua infra noi. Una buona
-città infra l'altre v'è dove è gran moltitudine
-di questa picola gente, ed è questa
-città molto bella e grande. Quando gl'uomini
-grandi, che stanno fra loro, ingenerano
-figliuoli, e' diventono così piccoli,
-come li pigmei, però che quela terra è di
-tal natura. Il Gran Cane fa guardar ben
-questa città, perchè è sua; e quantunque
-li pigmei sieno così piccoli, niente di meno
-e' sono razionali, sicondo il lor tempo, e
-sanno assai sì di senno e sì di malizia.
-</p>
-
-<h3 id="iancai">DELLA CITTÀ DI IANCAI, E DELLA CITTÀ DI
-MENCA, E DELLE LORO RICHEZE E USANZE.</h3>
-
-<p>
-Da questa città si va innanzi nel paese
-per molte città e per molte ville, insino a
-una città chiamata Iancai; ed è molto nobile,
-e rica, e bene situata. Ivi vanno gran
-parte di mercatanti per ogni mercatanzia.
-Questa città val più che niuna altra del
-paese, perchè el lor signiore n'à ogni anno
-d'entrata, sì come dicon quegli della città,
-<span class="smcap lowercase">L</span>. mila tome di fiorini d'oro, perchè e' contono
-ogni cosa a tome. Ciascuna toma vale
-<span class="smcap lowercase">X.</span> mila fiorini d'oro, e questo si può bene
-<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
-sommare. Il Re di questo paese è molto
-possente; non dimeno è sotto posto al Gran
-Cane; e 'l Gran Cane à sotto di sè <span class="smcap lowercase">XII</span>. simile
-provincie; e in questo paese sono
-buone ville. Quivi è una buona usanza,
-perchè sono alcuni ostieri, a li quali, volendo
-far festa, o veramente convito, si
-dice: fatemi aparechiare domane per tanta
-gente da mangiare; dicendogli propio tutto
-el numero, e le vivande manifestandogli;
-e dicendogli: io voglio ispendere ancora
-tanto, e non più. Subitamente l'oste farà
-aparechiare sì pulitamente, che di nulla
-vi fallerà; e più presto e con assai meno
-spesa, che non farebe nella sua propia
-casa. E da questa città, lungo <span class="smcap lowercase">V</span>. leghe,
-verso il capo di questa riviera di Dalai, è
-un'altra città, chiamata Mencha. In questa
-città si truovono grandissimi navilii,
-e sono tutte le nave bianche, come neve,
-per la natura del legnio, e sono grandissime
-e bellissime navi e bene ordinate; ne
-le quali sono sale con camere; e sono così
-bene ordinate e adobbate, come fussino in
-terra, edificate in una casa. Poi si va,
-per lo paese, per molte ville e per molte
-città insino a una città che si chiama Lenterim,
-la quale è di lungo otto giornate
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-dalla città sopra eletta. Questa città sta
-sopra una riviera grande e larga, che si
-chiama Caromoran: questa riviera passa
-pel mezo Catai, e spesse volte dannegia el
-paese, quando ela cresce troppo.
-</p>
-
-<h3 id="catai">DELL'ISOLA DI CATAI, E DELLE CITTÀ CHE
-IVI SONO, E DEL PALAZO DEL GRAN CANE,
-E DELLE SUE MAGNIFICENZIE.</h3>
-
-<p>
-Catai si è un'isola bella e buona, e
-mercatantesca, e rica. Ivi vanno ogni anno
-e mercatanti per ispezie e per altre mercatanzie
-più che non vanno altrove. E sapiate,
-che' mercatanti, e quali vanno da
-Genova e da Vinegia e da l'altre parte di
-Lombardia e di Romagna, e' vanno per
-mare e per tera <span class="smcap lowercase">XII</span>. mesi, e anche più,
-prima che possano venire a l'isola di Catai,
-la quale è principale Reame di tutte le
-parte di là e del Gran Cane. Da Catai si
-va verso oriente di molte giornate, e truovasi
-una buona città, fra l'altre, chiamata
-Sugramarcho. Questa è una città
-me' fornita del mondo di seta, di spezie e
-d'altre mercatanzie in grandissima quantità.
-Poi si va più innanzi, verso uriente,
-a un'altra città antica, la quale è ne la
-provincia di Catai: e, allato a questa città,
-<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
-gli tartari ànno fatto fare un'altra città,
-che si chiama Caadonia, la quale à <span class="smcap lowercase">XII</span>.
-porte, e trall'una porta e l'altra sì à una
-gran lega, sì che le due città, cioè la vechia
-e la nuova, ànno di circuito più di
-<span class="smcap lowercase">XX</span>. leghe. In questa città è la sedia del
-Gran Cane in un grande e nobilissimo palazo:
-le mura di quello circundono circa
-a due leghe e più. Questo palazo è pieno
-di dentro d'altri palazi, e dentro v'è un
-giardino e un monte, sopra el quale è un
-altro palagio, il quale è il più bello e il
-più ricco che si potessi divisare nel mondo.
-Intorno al palagio e 'l monte sono fossi
-grandi e profondi pieni d'acqua, e allato
-vi sono gran peschiere da una parte e dall'altra:
-e ivi si è un bel ponte per passare
-e fossi. In queste peschiere sono oche salvatiche,
-anitre, cisoni e anghironi sanza
-numero; e intorno le fosse e le peschiere
-è un gran giardino tutto pieno di bestie
-salvatiche; sichè il Gran Cane, quando
-e' vuole avere di queste bestie e uccegli
-salvatichi, egli va a cacciare, e pigliane da
-la finestra sanza uscir fuori de la sua camera.
-Questo palazo, dove è la sedia, è
-molto grande e bello d'intorno, del quale
-nella sala sono <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. colonne d'oro fine,
-<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span>
-e tutte le mura sono coperte di dentro di
-belli coiami rossi di bestie chiamate pathios,
-le quale sono molto odorifere; sì
-che, per lo buono odore delle pelle, nissuno
-cattivo aere vi poterebe stare nè entrare
-nel palazo; e' peli di quelle pelle son
-rossi a modo di sangue, e lucono contro
-al sole, che quasi niuno vi può guardare.
-Molte gente adorono queste bestie, quando
-le veggono, per la lor virtù grande; e, per
-la virtù che ànno, egliono apprezono tanto
-queste pelle, più che piastre d'oro. In
-mezo di questo palazo è un tribunale per
-lo Gran Cane, tutto lavorato d'oro e di
-pietre preziose e di perle grosse; ed è quadrato
-per ogni cantone de la quadratura;
-e in su ogni canto di questo tribunale sono
- <span class="smcap lowercase">IIII</span>. serpe, tutte d'oro; e d'intorno, alquanto
-largo, vi sono un Re e una Reina
-fatte di seta d'oro e d'ariento e di perle
-grosse, le quale pendono atorno a questo
-tribunale; e di sotto a questo tribunale
-sono condotti delle bevande che si beono
-nella corte dello imperadore; e, a lato a
-questi condotti sono molti vasi d'oro, colli
-quali quegli del palazo beono al condotto.
-La sala del palazo è molto solennemente
-ornata, e molto maravigliosamente bene
-<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span>
-aparechiata d'ogni cosa che si può aparechiare.
-Primamente, a capo della sala,
-è el trono dello imperadore, ben alto, dove
-e' siede a la tavola, ed è adornata di fine
-pietre preziose e ricamature intorno d'oro,
-le quali sono tutte piene di pietre preziose
-e di perle grosse; e' gradi, pe' quali si
-saglie, sono tutti di diverse pietre preziose
-e di fine oro. Da la sinistra parte del
-seggio dello Imperadore, è il seggio della
-sua prima moglie, e è un grado più basso
-del seggio dello Imperadore, e è di diaspro
-ricamato d'oro e di pietre preziose. E poi
-segue el seggio della sua seconda moglie,
-e è un grado più basso che quello della
-prima, e è di diaspro lavorato così come
-l'altro. Lo terzo seggio, che v'è, si è quello
-della sua terza moglie, e è un grado più
-basso che il secondo; imperò che lo 'mperadore
-à tuttavia tre moglie in qualunque
-parte si sia. E, dopo le sue moglie, in quel
-medesimo luogo, siedono le donne e fanciulle
-del suo lingnagio, ancora più basso,
-sicondo la loro condizione; e tutte quelle
-che sono maritate ànno uno piede contrafatto
-d'uomo sopra le loro teste, lungo
-circa d'uno cubito, lavorato tutto di perle
-grosse di oriente, e di sopra lavorato di
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-penne lucente di pagone, o vero di collo
-di grù, a modo che un cimiero, o vero d'un
-capo d'elmetto, a dimostrare, che ele sono
-in subiezione e sotto e piedi de l'uomo; e
-quele che non sono maritate none portono.
-Da la destra parte de lo 'mperadore siede
-prima el suo primogenito, il quale debe
-regnare dipoi lui, e siede un grado più
-basso che lo 'mperadore, a modo che quegli
-delle imperadrice stanno; e dapoi segue
-quegli del suo lignaggio, sicondo le
-loro condizioni. Lo imperadore à la sua tavola
-fatta d'oro e di pietre preziose e di cristallo
-bianco, intarsiata d'oro e de amatisto
-e di legno aloes, che viene di paradiso;
-e d'avorio bianco ricamato d'oro. E
-ciascuna delle sue mogli à una tavola di
-per sè e' suoi figliuoli, e altri gran signori
-che seggono presso a lui: per lo simile
-non è tavola ivi, che non vaglia un gran
-tesoro. E sotto la tavola dello Imperadore
-seggono <span class="smcap lowercase">IIII</span>. uomini litterati, e quali mettono
-in iscritto tutto quelo che dice lo 'mperadore,
-o ben o male che sia; però che
-si conviene ritenere tutto ciò che dice,
-perchè egli non può mutare o stornare la
-sua parola. Inanzi a la tavola dello imperadore
-sono gran feste: ivi sono tavole
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-d'oro, e pagoni d'oro ismaltati molto nobilmente,
-e sonvi di molte altre maraviglie
-d'uccegli, tutti d'oro ismaltati molto nobilmente,
-e sonvi molte altre cose e d'altre
-maniere: e fanno questi uccegli ballare,
-danzare e cantare sopra le tavole, percotendosi
-le palme; e di ciò fanno gran festa
-e buffoneria. Io non so se questo sia per
-artificio, o per nigromanzia. Ed è pure una
-bellissima cosa a vedere e una gran maraviglia,
-come ciò possa essere; ma questo
-posso bene io dire, che queste sono le
-più sottil gente in ogni scienzia, nella
-quale egli s'intromettono. In ogni artificio
-che sia, o che possa esere per lo universo
-mondo, egli el sanno bene; e per questa
-cagione e' dicono, ch'e' vegon ben da due
-occhi, e i cristiani non vegono se none da
-uno occhio; però che egliono sono e più
-sottili da poi loro, ma tutte l'altre nazione
-sono cieche in opere e in iscienzia. Io durai
-gran fatica per sapere il modo con che
-fanno ciò, ma il maestro mi disse: io ho
-botato a Dio immortale di non lo insegnare
-ad alcuno, ecetto al primo mio genito, e
-così voglio oservare. Item, di sopra alla tavola
-dello imperadore, cioè da un lato della
-sala, è una vigna tutta messa a oro fino,
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-la quale à molti grappoli e racimoli di
-pietre preziose di diversi colori, come bianche,
-gialle, rosse, verde, nere. Le bianche
-sono di cristallo di berillo e di yris; le
-gialle sono di topazzi<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>; e li rossi sono di
-rubini granati e di albandina; li verdi
-sono di smiraldo, di perides e di grisolido;
-e i neri sono di onichini; e sono così bene
-lavorati, che egli paiono veri grappoli d'uve.
-E inanzi a la tavola istanno e gran baroni
-e gli altri che egli servono, e non v'è uomo
-di tanto ardimento, che vi dicessi una parola,
-non parlando a lui lo 'mperadore,
-salvo che e pifferi<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a>, che dicono canzone
-e giuochi e altre cose per sollazzo dello
-imperadore. Tutti e vasi, con che si serve
-nelle sale e nelle camere, son di pietre
-preziose, spezialmente a le gran tavole; o
-che sono di diaspro, o di cristallo, o di
-ametisti; e sonvi tazze e cuchiai di smeraldo
-e di zafiro e di topazio e di peridos
-e di molte altre pietre: e sonvi ancora vasellami
-d'oro fine e di ariento. Non ve n'è
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-però alcuno che eglino aprezino tanto
-l'ariento che e' si degnino fare vasi, ma
-d'argento fanno i gradi, e le colonne e aparamenti
-delle sale e delle camere. Item,
-inanzi a l'uscio della sala stanno molti
-baroni e cavalieri a ciò che niuno entri
-sanza comandamento e volontà dello imperadore,
-salvo che' servidori e ministri dello
-ostello e quali entrano e escono a loro volontà,
-e nessuno altro è tanto ardito che
-ardisca apressimarsi a l'uscio della sala.
-E sapiate che i miei compagni, e io insieme
-lo servimo al soldo per ispazio di <span class="smcap lowercase">XV</span>. mesi
-contra il Re di Manthi, col quale aveva
-guerra; e la cagione fu, che noi avavamo
-disiderio grande di vedere se lo stato, la
-nobiltà, l'ordine e il governo della corte
-sua era tale qual noi avavamo udito. E
-certo noi trovamo nella corte sua asai più
-ordine, nobilità, eccellenzia e maraviglia
-di quello che c'era stato detto, e giamai
-creduto non l'aremo, se non avessimo veduto;
-però che a pena niun potrebe credere
-la nobilità e la moltitudine della gente che
-è nella sua corte, se non lo vedesse; perchè
-ivi non è come di qua; che' signiori
-di qua vanno con poca gente, cioè con poco
-numero, e 'l Gran Cane à ogni dì, a suo
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-spese, gente quasi sanza numero. Ma l'ordine,
-e il costume, e il vivere, la onestà
-e la netteza non sono simile a quelle di
-qua, però che ivi la comune gente mangia
-sanza tovaglia, sopra piedi e sopra ginochi,
-e mangiano di ciascuna maniera di
-carne, e poco pane; e dopo mangiare si
-forbono le mane alle giornee, e non mangiono
-altro che una volta el dì: ma lo stato
-del gran Signiore è grandissimo, e richissimo,
-e nobilissimo. E quantunque alcuni
-sieno che non credono, e tengono a favola
-e bugia quel ch'io discrivo della nobilità
-di sua persona, di suo stato, di suo cortesia
-e del grande ordine di gente che
-tiene, niente dimeno io dirò alcuna parte
-delle maniere e dell'ordine di lui e della
-sua gente, sicondo che io ho veduto molte
-volte. Chi mi vuol credere, mi creda, se
-gli piace; e chi nol vuol credere, sì lasci
-stare, però che io so bene, se alcuno è stato
-nel paese di là, quantunque non sia stato
-infino al luogo dove sta il Gran Cane, arà
-udito parlar di lui e del suo stato tanto,
-che legiermente mi crederà. E quegli che
-saranno stati nel luogo e nel paese, o vero
-nella stanza del Gran Cane, saperranno
-ben se io dico il vero; sì che per quegli che
-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-nulla sanno e non credono altro che quello
-che egli vegono, non lascerò di scrivere
-una parte di lui e del suo stato che mena
-quando va da uno paese all'altro, e quando
-egli fa feste solenni.
-</p>
-
-<h3 id="grancane">PERCHÈ SI CHIAMA EL GRAN CANE E DI CUI
-DISCESE, E DEL NOME DE' SETTE LINGUAGGI
-DI BARBERIA.</h3>
-
-<p>
-E inprimamente iscriverò la cagione,
-perchè lui è chiamato Gran Cane. Voi dovete
-sapere che, dapoi el diluvio, esendo il
-mondo distrutto, rimase Noè co la sua famiglia.
-Noè aveva tre figliuoli, cioè Cam,
-Sem e Iafet. Cam fu colui che rise del padre,
-quando innebriò per lo bere del vino,
-addormentato e discoperto, e però fu maladetto;
-ma gli altri tre suo frategli, di
-ciò dolendosi, copersono el padre. Questi
-tre frategli presono tutta la terra in libertà.
-Cam per sua crudeltà prese la parte
-orientale, chiamata Asia, la minore e la
-magiore: Sem prese Africa, e Iaphet Europa,
-e però in tre parte è la terra divisa.
-Cam fu el maggiore e 'l più possente dei
-suo frategli; e di lui discese più generazioni
-che degl'altri. Di Cam nacque Chus,
-del qual nacque Nebroth gigante, el quale
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-fu primo Re al mondo, el qual fece la torre
-di Babillonia. Colle femine della generazione
-di questo Cam giacevono e dimonii,
-e ingeneravono gente diverse, come sono
-monstri e gente sfigurate; alcuni sanza
-testa, alcuni con gli orechi grandi, alcuni
-con uno ochio, altri con piè di cavallo e
-con altri membri disformi. Dalla generazione
-di Cam discese la pagana gente, e
-la diversità delle gente che son nelle isole
-del mare e per tutta l'Asia. E perchè egli
-era il più possente, e niuno poteva contastare
-a lui, egli si facea chiamare figliuol
-di Dio, e superiore di tutto 'l mondo: e
-per questo Cam, tutti gl'imperadori poi
-son chiamati tutti Gran Cani e figliuoli di
-Dio per natura, e superiori di tutto el
-mondo, e così si chiaman nelle sue lettere.
-E della generazione di Sem discesono e
-giudei e' saracini. Della generazione di
-Iaphet sono discesi li occidentali, che
-stanno in Europa. Questa oppinione ànno
-e giudei e' saracini, e così m'ànno dato a
-intendere, prima ch'io andassi in India,
-cioè che per la detta ragione lo imperadore
-de' Tartari era chiamato Cane: ma
-quando io fui in India, io trovai altrimenti
-essere la cosa: nondimeno gli tartari e
-<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span>
-quegli che stanno nella grande Asia discesono
-da Cam, ma lo imperadore di Catai
-non si chiama punto Cane, anzi Cam; e io
-vi dirò el vero, e in che modo si chiama
-Cam. Non sono ancora <span class="smcap lowercase">C</span>º. e <span class="smcap lowercase">LX</span>. anni passati,
-che tutta la tartaria era in subiezione
-e in servitù d'altre nazione d'intorno,
-però ch'egli erono tutti bestiali, e era
-la vita loro come bestie nelle pasture. Ma
-tra tutti questi tartari erone sette principali
-nazioni, le quali erono superiori a
-tutti loro; de le quali e primi erono chiamati
-Tartari; e da questa nazione pigliò
-el nome tutta Tartaria, però che questi erono
-più nobili e li più appregiati degli
-altri. Il sicondo lingnagio era chiamato
-Fhanghut, el terzo Bionch, il quarto Vilar,
-il quinto Semoth, el sesto Mongil, il settimo
-Coboch. Del primo lingnaggio fu uno
-valente uomo vecchio, non ricco chiamato
-Canguis<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>: giacendo una volta costui nel
-suo letto e dormendo, per visione gli parve,
-che gli venisse inanzi un cavaliere armato
-di bianche arme, il qual gli disse: Cam,
-dormi tu? a te mi manda Dio immortale:
-i' vo' che tu dica alli sette lingnaggi, che
-<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
-tu se' lo' mperadore, però che tu conquisterai
-il paese che è qua d'intorno, e li
-confinanti saranno i' nostra subiezione, sì
-come voi siete stati nella sua, perchè questa
-è la volontà di Dio immortale. Venendo
-la mattina, Canguis si levò, e andò a dire
-alli sette lingnaggi ciò che gli aveva detto
-el cavaliere; e i sette lingnagi feciono
-beffe di lui, e dicevono che lui era impazato.
-Onde lui si partì tutto vergognioso:
-e la notte seguente el bianco cavaliere
-venne a li sette lingnaggi, e comandogli
-da parte di Dio immortale, che eglino facessono
-Canguis loro imperadore, e che
-egliono sarebono fuori di subiezione e di
-servitute, e torrebbono gli altri regni intorno
-a loro nella loro subiezione. Onde
-la mattina egli elessono quello Canguis
-per imperadore, e sì l'assettorono sopra
-uno feltro nero, e, insieme col feltro, egli
-lo levorono alto con gran solennità, e sì
-lo assettorono in una cathedra, e tutti gli
-feciono riverenzia, e sì lo chiamorono
-Cam, a modo che aveva detto il bianco cavaliere.
-Quando costui fu talmente eletto,
-e' volle assagiare, se si potessi fidare in
-loro, e se egli vorrebono esere ubbidienti;
-e fece fare molti statuti e ordini, chiamati
-<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
-Isacham. El primo statuto fu, che
-egli ubidisono e credessino in Dio immortale
-e onnipotente, al quale piacesse
-di tragli di servitute, e 'l quale sempre
-chiamassono in adiutorio nei loro bisogni.
-L'altro statuto fu, che tutti gl'uomini
-del paese che potessino portare arme, fussino
-numerati, e che a ciascuna decina
-fusse dato uno maestro; et a venti, uno altro,
-e a <span class="smcap lowercase">C</span>º. uno capo, e a <span class="smcap lowercase">M</span><sup>e</sup>. un capitano.
-Da poi comandò a tutti e principali dei
-sette lingnagi, che egli lasciassono e rinunziassono
-ciò che avevono di bene di
-redità, e che in quell'ora poi rimanessino
-contenti di ciò, che farebe di sua
-grazia: egliono lo feciono subito<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>. Da poi
-fece un altro oribil comandamento a tutti
-e principali sopradetti, che ciascuno faciessi
-venire il suo primo genito, e con
-loro propie mani ogni uno tagliassi il
-capo al suo figliuolo sanza dimora alcuna:
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-e subito fu compiuto el comandamento.
-Quando el Can vide che e' non contradicevono
-a cosa alcuna che e' comandassi, si
-pensò che molto bene si poteva fidare; e
-presto comandò loro, che fusino tutti aparechiati
-in arme per seguire la sua bandiera;
-e poi per forza sottomettesse tutte
-le terre che sono d'intorno. E avenne, che,
-un dì cavalcando el Cane con poca compagnia
-per riguardare la forza del paese,
-che egli aveva guadagnato, si riscontrò
-con gran multitudine di suoi nimici; e ivi
-fu il suo cavallo morto e lui abattuto. E
-vedendo la gente sua i' lor signiore abattuto,
-e credendo che fussi stato morto,
-tutti si missono in fuga; e i nimici gli seguitorno
-apresso, e non si avidono, che
-per la lor fuga lo imperadore s'andò ascondere
-per un picolo e spesso bosco. E
-ritornati i nimici dalla fuga, andorono a
-cercare pel bosco, se vi trovasino alcuno
-ascoso. Molti ne trovorono e missongli a
-morte; e mentre ch'egl'andavano cercando
-verso el luogo, dove era el Cane, vegono
-sopra uno albero, dove era il Cane, nascoso
-uno uccello chiamato Rub. Allora
-dicevano fra loro, che poi che quelo uccello
-stava sopra quell'albero, ivi non era
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-alcuno riposto; e così nelle altre parte
-tornorono. Lo imperadore, salvato dalla
-morte, si partì di notte a salvamento, e
-inverso la gente sua andò, la quale molto
-fu lieta della sua venuta e renderono grazie
-a Dio immortale e a quello uccello, per
-cui si fu salvato i' lor signore; e però sopra
-a ogni altro uccello del mondo egli onorono
-quello, e se possono avere della
-penna, la serbono in luogo di reliquie e
-conservono molto preziosamente, e la portono
-sopra loro teste, e credono, quegli che
-la portono, essere difesi da ogni pericolo.
-Dipoi il Cane ordinò suo gente per andare
-sopra quelli che l'avevono asalito, e tutti
-gli distrusse e misse a servitute. Quando
-il Cane ebe guadagnato e sotto poste le
-terre e 'l paese d'intorno di qua dal monte
-di Beliam, el bianco cavaliere un'altra
-volta venne a lui dormendo, e disse a lui:
-Cam, la volontà di Dio immortale e onnipotente
-è, che tu passi el monte Belliam,
-e guadagnerai le terre, e sottometterai a
-te molte altre nazioni; e perchè tu non
-truovi bene passaggio per andare verso
-quel paese, và al monte Beliam, el quale
-è sopra el mare, e inginochiati <span class="smcap lowercase">IX</span>. volte
-verso oriente, al nome di Dio immortale.
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-e a lui chiedi che ti mostri il camino dove
-tu puoi passare. El Cane fe' a quel modo
-che gli fu comandato, e di subito el mare,
-che toccava el monte, si ritrasse adietro,
-e dimostrava una via larga e bella <span class="smcap lowercase">VIIII</span>.
-piedi. E in tal modo passò colla sua gente,
-e per quelle <span class="smcap lowercase">VIIII</span>. inginochiate, e per li
-<span class="smcap lowercase">VIIII</span>. piedi della via, dall'ora in qua el
-Cane e tutti e Tartari ànno auto e anno il
-numero <span class="smcap lowercase">VIIII</span>-nario in gran riverenzia. E
-per questo, quando lui vuole presentare
-o cavagli, o ucegli, o archi, o frutti, o
-qualunque altra cosa, tutta via manda il
-numero di nove, e il presente è più degnamente
-ricevuto, che se fusse <span class="smcap lowercase">C</span>º. o <span class="smcap lowercase">CC</span>º.;
-perchè a lor pare, che questo numero sia
-santificato, però che 'l messaggio di Dio
-immortale el costituì. Dopo che 'l Cane
-ebe guadagnato el paese di Catai e sotto
-posto molto paese intorno, lui cadde in
-malattia, e ben conobe, ch'egli dovea murire,
-disse a' <span class="smcap lowercase">XII</span>. suo figliuoli, che ciascuno
-di loro gli portassi una delle sue
-saette. Subito lo feciono; e poi disse, che
-tutte a <span class="smcap lowercase">XII</span>. fussono legate insieme con tre
-legami: e, così legate, dette al primo suo
-figliuolo, e disegli, che le rompessi tutte
-insieme: el figliuolo si sforzò di romperle,
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-ma non potè. El Cane comandò al sicondo
-figliuolo che le rompesse; e così da l'uno
-a l'altro, ma niun di loro le potea rompere.
-Dipoi disse il Cane al più giovane:
-separa l'una da l'altra, e rompi ciascuna
-di per sè; e così fece. E poi disse el Cane
-al primogenito e agl'altri, perchè cagione
-non l'avevono rotte? Risposono, che non
-potevono, perchè erono legate tutte insieme;
-e egli disse: perchè egli l'à rotte
-el vostro minor fratello? però che eron
-separate l'una da l'altra. E allora disse
-el Cane: figliuoli miei, el simile è di voi,
-imperò che, mentre che sarete legati insieme
-di tre legature, cioè d'amore, lealtà
-e di concordia, niuno vi poterà agravare;
-ma se voi sarete separati da questi legami,
-sì che l'uno non aiuti l'altro, vo' sarete
-distrutti e annichiliati. Adunque argomentatevi,
-e ricordatevi del mio consiglio: onoratevi
-e amatevi l'un l'altro, chè sarete
-signiori e superiori di tutto: e, fatti gli
-ordini suoi, si murì.
-</p>
-
-<p>
-Dopo lui sì regniò Othetana Can con
-suo primo genito, e gl'altri fratelli suoi
-andoro a guadagnare altri paesi e molti
-regni, infino alla terra di Prussia e di Rossia:
-e tutti si feciono chiamare Can; ma
-<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span>
-erono però sotto l'ubidienzia del lor primo
-fratello; sì che per questa cagione fu lo 'mperadore
-chiamato Cam; e dappoi successono
-tutti gli altri. Dopo Otetana Cam,
-regniò Brunon Cam, e poi Mango Cam<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a>, e
-questo fu buon cristiano battezato, e dette
-a tutti e cristiani lettere<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> di perfetta pace,
-e mandò suo fratello Alaon con gran multitudine
-di gente per guadagnare la terra
-santa, e per ridurla nelle mani de' cristiani,
-e per distruggere la lege di Maometto, e
-per pigliare el Califfe di Baldach, che era
-signiore et imperatore di tutti e saracini.
-E, quando fu preso il Califfe, tanto tesoro
-vi fu trovato, che appena ne doveva esere
-altrettanto nel resto del mondo. Alaon fece
-venire el Calife inanzi a sè, e dissegli per
-qual cagione e' non aveva tolti molti soldati
-per una parte di questo tesoro, per
-difendere il suo paese; e lui rispose, che
-si credeva assai avere di questi del suo
-paese propio. Allora disse Alaon: tu fusti
-a modo che Dio tra' e saracini, e li Dii non
-debono mangiare vivande mortale; imperò
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-tu non mangerai altro che pietre preziose,
-e 'l tuo tesoro, che tu avevi tanto acomulato
-e tanto ragunato e amato. E fecelo
-mettere in prigione, e tutto il suo tesoro
-appresso a lui: e quivi si murì di fame e
-di sete. E dappoi Alaon arebbe guadagnato
-tutta la terra di promissione e messo nelle
-mani di cristiani, ma il Gran Cane murì
-fra quel termine; onde la impresa rimase
-tutta impedita. Dapoi Mango Cam, regniò
-Cobilla Cam, el qual fu cristiano e regniò
-<span class="smcap lowercase">XLII</span>. anni: edificò la gran città di Ieuis
-in Catai, la quale è assai magiore di Roma.
-Gli altri Cam, che vennono dappoi, diventorono
-pagani, e così e successivi, tutti
-sono stati pagani infino al presente.
-</p>
-
-<h3 id="titolo">DEL TITOLO DEL GRAN CANE, E DEL GOVERNO
-DELLA CORTE SUA QUANDO SI FA FESTA, E
-DELLE MANIERE DE' BARONI CHE SERVONO
-A TAVOLA, E DELLI SAVI CHE VI SONO, E
-DI MOLTE ALTRE COSE MIRABILE E STUPENDE.</h3>
-
-<p>
-El Gran Cane è el più possente imperadore
-che sia sotto il firmamento, e
-così si chiama per titolo nelle sue lettere:
-<i>Cam, filius Dei excelsi, omnium universam
-terram colentium summus Imperator,
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-et Dominus omnium dominantium</i>.
-Le lettere intorno al suo suggello
-suonano talmente, cioè: <i>Deus in
-cœlo, et Cam super terram, eius fortitudo
-omnium hominum Imperatoris
-sigillum</i>. E così è scritto nel suo piccolo
-sigillo. E quantunque questo imperadore
-non sia di presente cristiano, niente di
-meno lui e tutti e tartari credono in Dio
-immortale e onnipotente. E quando egli
-vogliono minacciare alcuno, dicono: Dio
-sa bene, che tu ti comprasti quello che io ti
-farò: tal cosa dicendogli, ciò che voglion
-fare. Poi che io v'ho detto la cagione, per
-la quale lo imperadore si chiama Cane,
-iscriverò ora il governamento de la corte
-sua, quando egli fa festa solenne, cioè
-le quattro principale feste dell'anno. La
-prima festa è de la sua natività; l'altra
-della sua presentazione nel luogo di Moisach,
-cioè nel tempio dove fanno una maniera
-di circuncisione: le altre due feste
-sono di duoi loro idoli; la prima quando
-l'idolo fu prima posto nel tempio e intronizzato<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>;
-l'altra quando l'idolo cominciò
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-a parlare, o vero o fare il primo miracolo.
-Altre feste solenne non fanno, se non
-quando un de' suo figliuoli pigliassi moglie.
-Or sappiate, che a ciascuna di queste
-feste è grandissima copia di popolo, e molto
-ordinato e armato per migliaia e per centinaia
-e per decine; e ognuno sa ben chi
-el debe servire, e ciascuno si è ben acorto
-e atento a quelo che gl'apartiene; che non
-v'è difetto alcuno. Prima vi sono quatro
-mila baroni, richi e possenti, per guardare
-e ordinare la festa e per servire lo 'mperadore.
-Queste feste solenne son fatte di
-fuori nelle tende fatte di drappi d'oro di
-Tartaria e di camosciato, molto nobilissimamente.
-Tutti questi baroni ànno corone
-d'oro sopra le teste loro, molto nobile e
-molte riche, lavorate di gran pietre preziose
-e di perle grosse orientale, e tutti
-son vestiti di drappi d'oro di Tartaria, o
-vero di camossciato, e più pulitamente
-che nel mondo si potessi pensare nè scrivere.
-E sono queste vestimenta tutte fregiate
-d'oro d'intorno e lavorate di pietre
-preziose molto ricamente; e non dimeno
-drappi d'oro e di seta sono quivi a miglior
-mercato, che non sono di qua e panni di
-lana. Questi quatro mila baroni sono partiti
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-in quatro parte, o sia compagnie; e
-ciascun migliaio è vestito di drappi d'un
-colore solo, e sono così bene adornati ricamente,
-che è una maraviglia a vedere.
-El primo migliaio, il quale è di duchi,
-di conti e di marchesi e d'amiragli, son
-vestiti di drapi d'oro, tessuti di seta verde,
-e ricamati d'oro e di pietre preziose, al
-modo come io ò detto di sopra. El sicondo
-migliaio è vestito tuto di drappi di colore
-di diaspro e di seta vermiglia, tuta fregiata
-a oro e a perle, molto nobilissimamente
-lavorate. El terzo migliaio è vestito
-di drapi di seta purpurina di India. El
-quarto miglaio è vestito di drapi bianchi,
-e tute le lor veste sono nobilissime e pulitamente
-lavorate d'oro, di pietre e perle,
-chè uno uomo di nostro paese, avendo una
-sola di queste veste, potrebe per vero dire,
-che mai non sarebe povero; però che le lor
-pietre e perle varebono un gran tesoro di
-qua, più che non fanno di là. E, in tal
-modo aconci e chiamati, vanno ordinatamente
-a due a due inanzi a lo 'mperadore
-sanza parlare, inclinandosi solennemente.
-Ciascuno di loro porta inanzi a
-sè una tavoletta di diaspro, o d'avorio, o
-di cristallo, o di ametiste: inanzi a loro
-<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
-vanno tutti e pifferi, sonando di molti e
-diversi strumenti. Quando el primo migliaio
-è passato, e fatto la sua mostra, e' si
-tirano da lato a una parte. Poi passa oltre
-l'altro migliaio, e così el terzo, e anche
-il quarto, a uno modo; nè uno solo v'è
-che parli una sola parola. A lato a la tavola
-dello imperadore, il quale siede in
-tribunale, seggono di molti filosafi e savi
-di molte scienzie, come d'astronomia, di
-geometria, di negromanzia, di idromanzia,
-di augurii e di molte altre scienzie.
-Alcuni di questi filosafi ànno, inanzi a
-loro, astrolabii, sproni d'oro, vasi d'oro
-pieni di sabione, teste di morti, ne le quali
-fanno parlare maligni spiriti; e alcuni vaselli
-d'oro pieni di carboni ardenti; vaselli
-d'oro pieni d'acqua; altri d'olio; altri di
-vino; oriuoli d'oro e molti altri loro istrumenti,
-sicondo le loro scienzie. A certe
-ore, quando pare a loro, e' dicono a' suoi
-vassalli e a' famigli, che tutta via stanno
-inanzi a loro, disiderosi e pronti per fornire
-e loro comandamenti: fate pace. Allora
-dicono e famigli: fate pace; ascoltate.
-Poi dicono e filosafi: ciascuno faccia riverenzia,
-e fortemente inchini allo imperadore,
-il qual è figliuol di Dio e signior
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-superno di tutto il mondo, perchè l'ora è
-di presente: e ciascuno abassa el capo a
-terra. Poi dicono questi filosafi: levate su.
-Poi a un'altra ora dirà un filosafo: mettete
-il vostro piccol dito nell'orechio vostro:
-e subitamente egli el fanno. E un'altra ora
-dirà un altro filosafo: mettete la vostra
-mano inanzi alla vostra bocca: e egli il
-fanno. Poi dice un altro: mettete la vostra
-mano sopra la vostra testa: e egli subitamente
-el fanno. Poi dice, che egli la levino;
-e così fanno. E in questo modo, d'ora
-in ora, gli dicono diverse cose; e dicono
-che queste cose ànno grandissimo misterio.
-Io gli domandai da parte, qual misterio
-e qual significazione avevono queste
-cose. Egliono mi risposono, che l'abassar
-le teste in questa ora aveva così fatto misterio,
-che, tutti quegli che l'avevono
-abassata, sarebono sempre ubidenti a lo
-imperadore, che nè per doni nè per promesse
-poterebono mai esere corroti, nè,
-per alcuno avere, inclinati a fare alcuno
-tradimento. Di mettere il dito nell'orechie
-dicevono, che niuno di quegli poterebe
-mai udir cosa contro a lo imperadore, che
-subito non gliene dicessino, se ben fussi il
-padre, figliuolo o fratello che 'l dicessi. E
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-così di ciascuna persona o di cosa ch'egli
-dicono o fanno fare, eglino dànno diversi
-misterii. Siate certi che nessuna cosa si fa
-che appartenga allo imperadore nè drappi,
-nè panni, nè veruna altra cosa, salvo che
-a quella ora che dicono e filosafi, e' non
-moverebono un passo, se none a punti di
-stelle. E se nella terra de lo 'mperadore si
-fa guerra, o vero cosa a lui contraria, questo
-subito e filosafi e negromanti el vegono,
-e dicono a lo 'mperadore, o al suo
-consiglio: Signiore, di presente nella terra
-vostra, o in tal parte, si fa la tal cosa. E
-subito lo 'mperadore manda gente verso
-quella parte, e fa la sua providigione.
-Quando e filosafi ànno così fatto e suoi
-comandamenti, e' pifferi cominciono a sonare,
-e ciascuno el suo istromento, l'uno
-e poi l'altro, e fanno una gran melodia.
-Quando ànno sonato un gran pezzo, uno
-de' pifferi dello imperadore monta alto sopra
-una sedia lavorata molto nobilmente,
-e grida, e dice: fate pace; e ciascuno si
-tace. Da poi vengono tutti quegli del parentado
-dello imperadore, aparechiati molto
-nobilmente di drapo d'oro, e quali ànno
-aparechiati cavagli bianchi, quanti ne
-possono avere; e poi il siniscalco della
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-corte chiamagli tutti, e nomina prima il
-più nobile, dicendo: siate aparechiati con
-el tale numero di cavagli bianchi per servire
-il nostro imperadore, signior nostro.
-E così, digradando, chiama tutti quegli
-dello 'mperadore; e poi, quando gli à così
-chiamati tutti, e' passono inanzi a lo 'mperadore
-l'uno dietro a l'altro; e, così
-ordinati, entrono l'uno dopo l'altro e presenton
-loro cavagli bianchi a lo 'mperadore,
-e passono oltre. E dapoi viene gli
-altri baroni, ciascuno di quegli gli dona,
-o vero presenta gioielli, o vero altra cosa,
-sicondo la lor condizione. Dipoi vengono
-e prelati de la lor legge, e ciascun gli dona
-qualche cosa: poi quando egli ànno tutti
-oferto a lo 'mperadore, el magiore de' prelati
-dona la sua benedizione, dicendo l'orazioni
-de la sua legge. Poi cominciono e
-pifferi a sonare un'altra volta; e quando
-gl'ànno così un pezzo sonato, e' restono
-e fanno venire inanzi allo 'mperadore lioni
-provati e altre bestie, aquile e avoltoi, e
-altre ragione d'animali, di pesci e serpe,
-per fargli riverenzia, perchè e' dicono che
-ogni criatura debe ubidire a lui e fagli
-onore e riverenzia. E poi vengono giocolatori
-e incantatori, che fanno trope maraviglie;
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-però che fanno venire nell'aria el
-sole e la luna per sembianza (per fare riverenzia
-al Re), di tanta chiarezza, che
-quasi l'uno non può veder l'altro. Poi fanno
-venire la notte, sì che e' non si vede quasi
-niente. Poi fanno ritornare el dì: poi fanno
-venire danze con le più belle fanciulle del
-mondo, sì come paiono; e fanno venire
-altre fanciulle, che portono coppe d'oro
-piene di latte di vacca, e dànno da bere
-a' gran signiori e a gran donne; e po' fanno
-venire cavalieri che giostrono nell'aria,
-armati molto pulitamente di tutte l'arme
-che s'apartengono a giostra, e rompono
-le lance sì ferventemente, che e tronconi
-volano per tutte le tavole. Poi fanno venire
-cacce di cervi, e di cinghiali, e di
-cani coridori, e in somma fanno tante diverse
-cose, che è una maravigliosa cosa a
-vedere. E questi giuochi fanno insino a
-ora di mangiare. Questo imperadore à
-molte gente per servirlo, come io v'ò altre
-volte detto, e di piferi el numero è di <span class="smcap lowercase">XIII</span>.
-cornuas: uno di questi cornuas fa di numero
-<span class="smcap lowercase">X</span>. migliaia; ma e' none istanno però
-tutti con lui: però che tutti e piferi vengono
-inanzi a lui di qualunque nazione:
-egli gli fa tenere nella sua stanza; e quantunque
-<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span>
-e' vadino in altre terre, egliono non
-dimeno si chiamono piferi dello imperadore;
-e però n'è così gran numero de' valenti.
-E famigli<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a> che sono diputati a la
-guardia degl'ucegli, astori, girifalchi,
-sparvieri, falconi gentili di riviera, e pappagalli
-parlanti, e altri uccegli; e così
-quegli che guardano le bestie salvatiche,
-mille elefanti e più, e altre diverse bestie
-arabiche, scimmie, marmotte, e altre bestie
-sono per numero <span class="smcap lowercase">XV</span>. cornuas: e li fisici
-per la sua persona sono <span class="smcap lowercase">CC</span>º., e i più sono
-cristiani, e sonvene <span class="smcap lowercase">XX</span>. saracini; però che
-più si fida nell'opere de' cristiani che de' saracini.
-L'altra comune gente e famiglia è
-quasi innumerabile, e tutti ànno ciò che
-bisogna dalla corte dello imperadore. Ne
-la corte vi sono molti baroni e servidori
-che sono cristiani, che ivi stanno convertiti
-a la buona fede per le predicazioni
-de' religiosi cristiani che ivi sono; ma vi
-è molti, che non vogliono che si sappia,
-che sieno cristiani. Questo imperadore può
-spendere quanto vuole sanza istimazione,
-perchè egli non fa spendere oro nè ariento;
-nè d'altro fa moneta, che di corame e di
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-papiro improntato. Ed è la moneta di vario
-pregio, sicondo la impronta sua; e quando
-la moneta è fatta vechia per molto manegiarla
-e è rotta e guasta, el tesoriere dello
-imperadore ne dà della nuova per la vecchia,
-una per una, per tutto el suo paese e
-per tutte le sue province, perchè ivi, come
-ò detto, non fanno monete d'oro nè d'ariento;
-e però pote egli spendere assai;
-ma dell'oro e dell'ariento, che è in suo
-paese, fa tutta via lavorare nel suo palazo
-e far cose diverse e mutare e rimutare sì
-come a lui piace. Nella sua camera è una
-colonna d'oro, sopra la quale è un rubino
-de la lungheza d'un piede, el quale di
-notte alumina tutta la camera. Questo rubino
-non è però diritto vermiglio, ma tiene
-di colore d'un bruno amatista: ivi sono
-molte pietre preziose e molti altri rubini,
-ma questo è el meglio e il più prezioso che
-lui abia. Item, al tempo della state sta lo
-imperadore a una città, che è inverso Bissa,
-la qual si chiama Sedon: ivi è assai freddo.
-Al tempo di verno sta in una città di Camacalech,
-ove è molto caldo paese, ma
-comunemente sta a Chaida, o vero in Ions,
-che è buon paese e asai temperato, secondo
-el paese di là: ma di qua parrebbe troppo
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-caldo<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>. Item, quando lo imperadore cavalca
-da un paese a l'altro, egli fa ordinare <span class="smcap lowercase">IIII</span>º.
-oste delle gente sue. El primo oste va inanzi
-a lui una giornata, però che questo
-oste giace la notte, dove lo 'mperadore
-debe giacere la mattina: ivi truova ogni
-uomo ciò che gli bisogna; e a questo primo
-oste, e da cavalo e da piede, son per numero
-<span class="smcap lowercase">L</span>. cornuas: un altro oste va a la destra
-parte, di lungi una meza giornata, e
-l'altro a la sinistra parte altrettanto; e a
-ciascuno di questi due osti son tante genti,
-quante nel primo. El quarto, che è assai
-magiore che niun degl'altri, va dietro a
-lo 'mperadore, lontano a una arcata; e ciascuno
-oste ànno la sua giornata ordinatamente
-in certi luoghi, dove debono star la
-notte, e ivi egli truovono quanto fa di bisognio:
-e se aviene che una di quelle oste
-muore, subito n'è rimesso un altro in suo
-luogo, sì che il numero rimane sempre intero.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
-</p>
-
-<h3 id="maniera">DELLA MANIERA DEL GRAN CANE QUANDO LUI
-CAVALCA, E DI COLORO CHE CAVALCANO
-SECO, E DELLA SIGNIORIA E GRAN POSSANZA
-SUA.</h3>
-
-<p>
-E sappiate, che lo 'mperadore colla sua
-persona non cavalca mai: el simile e gran
-signiori di là, salvo se eglino volessino
-andare in alcuna parte con poca compagnia
-secretamente; e questo per non essere
-conosciuto. Lo 'mperadore va in una carretta
-di <span class="smcap lowercase">IIII</span>º. ruote, sopra la quale è una
-bella camera fatta d'una ragione legno
-chiamato aloes, el quale è condotto per un
-fiume dal paradiso, come io ò detto di sopra.
-Questa camera è molto odorifera, per
-cagione di questo legnio, e è tutta coperta
-di dentro, la camera, di piastre d'oro con
-pietre preziose e perle grosse: quattro elefanti
-e quattro destrieri bianchi, coperti
-di riche coperture, tirono questa carretta,
-e sei gran signiori vanno d'intorno a la
-carretta, a cavallo e aparechiati molto nobilmente:
-e niuno s'aprossima a la carretta,
-salvo questi signiori e quegli che
-son chiamati dallo imperadore per parlare.
-Sopra questa camera sono posti certi girofalchi,
-a ciò che, vedendo lo 'mperadore
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-uno uccello salvatico, e volendo vedere e
-aver piacere di quello, gli lascia uno d'essi
-suoi girofalchi e più, come gli piace: in
-questo si piglia diletto passando pel paese.
-E, come io ho detto, niun cavalca inanzi
-a lui di sua compagnia, anzi tutti vengono
-dipoi, lungo lui, e niuno s'ardisce apressarsi
-a la camera, ecetto que' signiori che
-sono intorno a lui: e tutto l'oste vien dopo
-lui pianamente, dove è gran moltitudine
-di gente. In una simile carretta, e similmente
-ordinate vanno le imperadrici, ciascuna
-per sè, in <span class="smcap lowercase">IIII</span>. osti, a modo che va
-lo 'mperadore, ma non con così gran moltitudine
-di gente. Dappoi il primo genito
-suo va in un altro carro e per un'altra via,
-per questa e con questa medesima maniera,
-ed è una maravigliosissima cosa a vedere
-la gran multitudine di gente: nissuno crederebbe
-la somma, chi non la vedessi!
-Alcuna volta aviene, che lo 'mperadore
-non va molto dilungi da loro, anzi va insieme,
-e sono loro gente nobile e ordinate
-e partite in <span class="smcap lowercase">IIII</span>. parte<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>. Item, lo imperio
-di questo Gran Cane è partito in <span class="smcap lowercase">XII</span>. province:
-in ciascuna provincia sono più di
-<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
-duo mila città, e ville sanza numero; e 'l
-suo paese è molto grande, però ch'egli à
-<span class="smcap lowercase">XII</span>. Re principali, de' quali ciascuno à
-molti Re sotto posti a lui, e tutti ubidiscono
-al Gran Cane. La sua terra e la sua
-signoria dura tanto, che si starebe a andare
-da l'un capo a l'altro, per mare e per
-terra, più d'un anno: e pe' diserti, dove
-non si truova alcuna villa, vi sono ordinati
-ostelli per giornate, dove i trapassanti
-possin trovare quel che gli fa bisognio,
-a ciò che si possa andare per lo paese.
-</p>
-
-<h3 id="corrieri">DEL MODO CHE OSSERVONO E CORRIERI SUA
-IN PORTARE PRESTO LE NUOVE, E DELLE
-COSE CHE SI FANNO AL GRAN CANE QUANDO
-CAVALCA PER LO SUO PAESE.</h3>
-
-<p>
-In quello paese è una maravigliosa usanza,
-ma è utile, perchè quando alcuno
-contrario viene, o altre novelle che tocchi
-allo imperadore, sì sa tanto in un dì, che
-un altro non saprebbe in tre, perchè ha
-gli cavallari ordinati che subito montono
-sopra durmedrari, o vero cavagli corridori,
-e vanno sempre correndo infino a uno oste
-de' predetti; e, quando lui s'appressa,
-suona un corno, e colui che è all'oste lo
-intende, e subito è aparechiato un altro e
-<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
-dà le lettere, e va correndo; e così, correndo,
-tramutandosi l'uno e l'altro, giugne
-a lo 'mperadore; e a questo modo à
-presto novelle: e son questi corrieri nel
-lor linguaggio chiamati adilla, che tanto
-vuol dire, quanto messaggieri. Quando
-lo 'mperadore va da un paese a un altro,
-sicondo il modo che io ò detto, e passa per
-le città e per le ville, ciascuno inanzi al
-suo uscio fa fuoco, e ardono polvere d'incenso
-molto odorifero, per donare buono
-odore a lo 'mperadore; e le genti s'inginochiono
-intorno a lui; e lungo le contrade
-sì gli fanno gran riverenzia: e i cristiani
-e i religiosi, che stanno nelle sue terre, gli
-vanno inanzi a la procissione colla croce
-e aqua benedetta; e andando verso lui cantano
-ad alta boce:<i> Veni, creator spiritus</i>.
-E quando egli ode, comanda a' signiori,
-che sono dallato a lui, che cavalchino
-e faccino venire inanzi a lui questi religiosi.
-E quando e' s'appressono e che vede
-la croce, si leva el suo galeotto, che siede
-sopra a la sua testa a modo d'un cappello
-di feltro, fatto d'oro e di pietre preziose
-e di perle grosse, el quale è tanto ricco,
-che sarebe stimato un reame di quel paese;
-e poi s'inginochia contro a la croce e fagli
-<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
-riverenza. Poi il prelato di questi religiosi
-dice inanzi a lui orazioni, e poi lo
-benedice colla croce; e lui s'inchina alla
-benedizione molto divotamente: e poi il
-prelato gli dona alcun frutto al numero di
-nove in un piattello d'ariento, cioè pere,
-o frutte, o pomi, o altre frutte; e lui ne
-piglia uno, e poi ne dà agli altri signiori
-che son d'intorno; però che l'usanza è
-tale, che niuno forestieri venga inanzi,
-che non gli doni qualche cosa, sicondo
-l'antica lege, che dice. <i>Non apperebis
-in conspectu meo vacuus</i>. Di poi lo 'mperadore
-dice a li religiosi, che si tirino
-indietro, a ciò che non sieno soffocati per
-la grande multitudine de' cavagli che vengono.
-El simile fanno a quelli che stanno
-nel campo della imperadrice: il simile
-fanno al primo genito, presentandogli dei
-frutti. E sapiate, che queste tante genti,
-che sono in queste tante oste d'intorno a
-lui e intorno alle moglie e i suoi figliuoli,
-non istanno continuamente con lui, ma,
-ogni volta che gli piace, son comandati,
-e poi tornono nelle propie stanze, salvo
-quegli che stanno per servire a lui e alle
-sue moglie e lor figliuoli per governare la
-sua corte. E quantunque tutti gli altri si
-<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
-partino, non dimeno comunemente e onorevolmente
-si stanno con lui nella corte <span class="smcap lowercase">L</span>.
-mila uomini da cavallo e dumila da piedi,
-sanza e pifferi, e sanza quegli che guardano
-le bestie salvatiche, e gl'uccegli; el
-numero de' quali ò di sopra detto. Sotto il
-firmamento, nè sopra terra, nè sotto terra
-non è sì gran signore<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>, come è il Gran
-Cane. El prete Giovanni, el quale è imperadore
-dell'alta India, e 'l Soldano di Babillonia
-con lo imperadore di Persia, nè
-di nobilità, nè di richezze non ànno comparazione
-alla sua possanza; imperò che
-egli avanza tutti i principi terreni. Adunque
-gran danno è che e' non creda in Dio
-fermamente. Lui ode molto volentieri parlare
-di Dio, e lascia farsi cristiano chiunque
-vuole per tutto el suo paese; però che
-a niuno è negato e vietato a mantenere
-qual legge si vuole. In questo paese uno
-à cento moglie, uno <span class="smcap lowercase">XL</span>.; e chi più, e chi
-meno: egli pigliono le loro parenti per moglie,
-ecetto la madre, e le figliuole, e le
-sorelle; ma egli possono pigliare le sorelle
-da parte di padre d'un'altra femmina,
-<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span>
-e le moglie de' frategli, dopo la
-morte. E' portono tutti e drappi larghi
-sanza foderare, e sono interi dinanzi e di
-dietro, e dallato è allacciato e formato di
-seta; e portono le pelliccie di sopra, e non
-portono nè vestono nè usono cappucci. Usono
-una maniera di mantegli fessi dallato,
-sopra e quali si vestono e capucci a modo
-d'un capperone. Le femine loro si vestono
-a modo che gli uomini, sì che e' non si conoscono
-gl'uomini dalle femine, se non le
-maritate, che portono un segno sopra 'l
-capo; e gl'uomini non istanno insieme colle
-femine, ma ciascuno da sè; e l'uomo va da
-quella che gli piace a la sua casa; uomini
-e femine. Le case loro sono ritonde, fatte
-di bastoni, con una sola finestra ritonda
-di sopra, la quale fa i' lume, e dove n'esce
-il fummo: il coperto e le parete dentro
-sono di feltro. Quando e' vanno in guerra,
-e' portono le case seco a modo che noi facciamo
-le tende e' padiglioni, e fanno el
-fuoco nel mezzo della casa. Item, egli ànno
-grandissima moltitudine d'ogni maniera
-di bestiame, salvo che de' porci, de' quali
-egli non notriscono.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
-</p>
-
-<h3 id="figliuoli">DEL MODO DEL SACRIFICARE LORO, E DE' NOMI
-DEI FIGLIUOLI DEL GRAN CANE.</h3>
-
-<p>
-Costoro credono in uno Dio, il quale
-criò e fece ogni cosa, e non dimeno egli
-ànno idoli d'oro e d'ariento e gli offeriscono
-sempre latte di bestie loro; così
-delle vivande e del vino prima ch'egli
-mangino; e ispesse volte oferiscono cavagli
-e altre bestie, e chiamono, lo Idio di
-natura, Iroga; e il loro imperadore, abia
-il nome come si voglia, egli lo chiamono
-Cane. Quando io fui in quel paese, il loro
-imperadore aveva nome Tinth Cane, e 'l
-suo figliuolo aveva nome Cosuc, e quando
-sarà fatto imperadore si chiamerà Cosuc
-Cam. Questo imperadore aveva <span class="smcap lowercase">XII</span>. figliuoli,
-sanza quello, e nomi de' quali son
-questi: Cahadai, Vinim, Neag, Vocab,
-Cadi, Sida, Tuie, Soalac, Rabi, Cam, Gare,
-Gan<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>; e aveva tre moglie; la prima e principale
-fu figliuola del prete Giovanni, e
-aveva nome Serocam, e l'altra Heracam.
-<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
-Queste genti cominciono a fare ogni cosa
-a luna nuova, e molto onorono la luna e
-il sole, e spesso s'inginochiono verso di
-quegli. Egli cavalcono comunemente sanza
-isproni, ma portono sempre una sferza in
-mano, colla quale isferzono il cavallo.
-</p>
-
-<h3 id="pecato">DELLE COSE CHE E' TENGONO PER PECATO
-E DELLA PENITENZIA CHE GLI CONVIENE
-FARE PER QUESTI PECCATI, E DEL MODO
-CH'EGLI TENGONO A PRESENTARE IL GRAN
-CANE.</h3>
-
-<p>
-Egli tengono molto contro a cuscienzia
-e a gran peccato a gittare un suo coltello
-nel fuoco, e a tagliare col coltello la carne,
-e apogiarsi colla sferza colla quale si sferza
-el cavallo, e a percuotere il cavallo col suo
-freno, e a rompere uno osso con un altro
-osso, e a recare<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> un piccolo fanciullo sopra
-porpora. Un grandissimo peccato tengono
-a pisciare ne la casa dove stanno; e, chi
-vi pisciasse, certo l'ucciderebbono; e di
-ciascuno di questi peccati è bisogno che
-si confessino al lor prete, e pagare una
-gran somma d'ariento per penitenzia; e
-conviene, il luogo dove è stato pisciato,
-<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
-sia lavato e benedetto, e altrimenti, niuno
-vi ardirebe stare, nè entrare. E quando
-egli ànno pagato la lor penitenzia, egli gli
-fanno passare pel mezzo del fuoco e pel
-mezzo di due porte, per nettarlo di quel
-peccato. E quando alcun viene a presentare
-o a fare imbasciata a lo 'mperadore,
-è di bisogno, che lui, e il presente, e lo
-portatore passi per due fuochi ardenti per
-fagli purificare, a ciò che non vi sia veneno,
-o cosa cattiva che nuoca a lo 'mperadore.
-L'uomo preso in fornicazione
-è ucciso. Egli uccidono qualunque ruba
-cosa alcuna; e' sono tutti buoni arcieri, e
-corrono così bene le femine come gl'uomini.
-Le femine fanno tutte le cose, come
-drappi, tele, e altre arte, e menono carri
-e carrette: universalmente fanno ogni mestiero,
-salvo che archi, saette e armi<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>, le
-quali fanno gl'uomini. Tutte queste femine
-portono le brache, come gl'uomini: tutte
-le genti di questo paese sono ubidienti
-molto ai lor signori e supriori. Egli non
-sono contenditori, nè fanno quistione l'un
-co l'altro, e nel paese non è alcuno rubatore:
-molto si onorono l'un l'altro, ma
-<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
-non portono onore a gente strana nè a forestieri,
-quantunque fussino principali.
-Egli mangiono cani, gatti, lupi, volpi,
-giumenti, puledri, asini, topi e ogni altra
-bestia grande, e salvatica privata; e mangiono
-tutte le bestie dentro e di fuori, e
-non gli cavono alcuna cosa, se non la
-feccia. Poco pane mangiono e usono, salvochè
-nelle corti de' gran signiori; e in molti
-luoghi del paese non fanno altro per minestra
-che brodo. Quando eglino ànno
-mangiato, eglino si nettano le mani a' gironi,
-perchè eglino non ànno tovaglie, se
-non alle corti de' gran signori, come è
-detto di sopra. E li signiori usono spesso
-pelle di bestie in luogo di tovaglie, e così
-la comune gente. E quando egli ànno mangiato,
-e' rimettono le scodelle non lavate
-nel lavegio<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>, o vero nella caldaia del
-brodo, infino a tanto che vogliono mangiare
-un'altra volta. E richi uomini beono
-latte di cavalla e d'altre bestie, ed un'altra
-<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
-bevanda, che fanno d'acqua e di mele cotto
-insieme, perchè non ànno nel paese nè
-vino nè cervogia, e vivono molto cattivamente;
-e, come io ò detto, non mangiono
-se none una volta el die, e anche poco. Uno
-uomo di nostro paese più mangerebe in un
-dì, che loro in tre; e a' messaggi forestieri,
-che vengono dallo imperadore, gli dànno
-mangiare una volta el dì e poco. Egli guerreggiono
-molto saviamente, e sempre si
-studiono di confondere e nimici: ciascun
-di loro à due archi o tre, e delle saette in
-grandissima abundanzia, e una grande
-accetta in mano. Li gentili uomini ànno
-spade larghe e tagliente da uno lato, e
-ànno piastre e elmi di coiame pulito, di
-pelle di dragoni; e il simile le coperture
-da cavallo: e se alcun di loro fugge dalla
-battaglia, egliono l'uccidono. Egliono usono
-una gran malizia quando sono a uno
-assedio ad una terra murata, promettendo
-loro ogni cosa che sanno adimandare, oro
-e ariento, e ogni altra cosa, se s'arendono.
-Ma quando si sono arenduti, tutti gl'uccidono
-e sì gli tagliono gli orechi, e sì gli
-fanno quocere, e di questo mangiono a
-modo d'insalata: di questo fanno ancora
-guazzetto per li gran signiori. E' ànno intenzione
-<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
-di sottomettere tutte le criature,
-e dicono, che sanno bene per profezia, che
-saranno vinti per gente arcieri, e sì si
-convertiranno alla legge di quegli che gli
-vinceranno; e però sostengono pacientemente,
-che ogniuno, di qualunque legge
-si sia, abiti nel paese. Quando vogliono
-fare e loro idoli, o vero alcuna immagine
-in memoria d'alcuno amico morto, li fanno
-sempre nudi, e le immagine tutte ignude
-sanza segnio di vestimenta, perchè egli
-dicono, che nel buono amore non è coperta
-alcuna, e che e' non si debe amare per nobil
-vestimento, nè per nobile apparamento,
-ma solo amare pel corpo, il quale naturalmente
-è dotato di virtù, e non per vestimenti,
-che non son dote di natura. Item,
-un gran pericolo è a seguire e tartari
-quando fugono in battaglia, perchè, fugendo,
-tragono indietro, uccidendo gl'uomini
-e' cavagli. E quando s'aparechiono
-e aconciono per combattere, e' sono sì serrati
-insieme, che dua milia non paiono uno,
-e guadagnono molto bene le terre altrui,
-ma non le sanno guardare; però che sono
-più usi a stare nella campagna in tende e
-in padiglioni, che in ville e in castella.
-Egli non aprezono alcuna cosa nè 'l saper
-<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
-de l'altre nazione. Egliono apreziono e
-vendono molto olio d'ulive, però che dicono,
-che è una nobile medicina. Tutti e
-tartari ànno piccoli ochi e poca barba e
-chiara, e sono sì falsi e sì malvagi traditori,
-e tanto fraudolenti, che niun si dè
-fidare nè nelle parole nè nelle promesse
-loro: e' sono assai durissima gente e possono
-sofferire molta pena e sinistro, molto
-più che altra gente; però che egli ànno
-molto bene imparato nel propio paese.
-Nulla spendono quando alcuno debe murire
-per malattia: e' mettono una lancia
-apresso del malato, e quando <i>laborat in
-extremis</i>, ciascuno fugge fuori della casa,
-tanto che sia morto; poi lo sotterrono nei
-campi.
-</p>
-
-<h3 id="muore">DEL MODO CHE SERVONO QUANDO MUORE LO
-IMPERADORE IN SOTTERRARLO, E DEL MODO
-CHE TENGONO QUANDO NE FANNO UN ALTRO,
-E DELLE PAROLE CHE LUI DICE ALLA ELETTA.</h3>
-
-<p>
-Quando lo 'mperadore muore, egli lo mettono
-in una catedra<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> a sedere nel mezzo
-della tenda sua molto onorevolmente, e
-<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
-inanzi a lui una tovaglia con carne e con
-vivande e uno nappo pieno di latte, innanzi
-a lui, di cavalla; e mettongli apresso
-il suo puledro e una cavalla sellata col
-suo freno, e, sopra alla cavalla, oro e ariento;
-e empiono la tenda di strame; poi
-fanno una gran fossa e larga: con tutte
-queste cose il sotterrono, e dicono, che,
-quando e' sarà nell'altro mondo, e' non
-sarà sanza stanza, nè sanza cavallo, nè
-sanza oro, nè sanza ariento, e la cavalla
-gli darà latte e gli farà altri cavalli, tanto
-che sarà ben fornito nell'altro mondo. Alcuni
-de' suoi cavalieri e uficiali si mettono
-nella fossa con lui per servirlo nell'altro
-mondo, però che credono, che a l'altro
-mondo si viva in sollazo con femine, a modo
-che fanno di qua. Ancora molte volte egli
-lo fanno sotterrare secretamente di notte
-nel più salvatico luogo che possono; e sopra
-la fossa vi rimettono l'erbe e gli roghi, acciò
-che niuno lo truovi mai più, e che più
-non venga in memoria a niuno degli amici
-suoi. Allora dicono, che si troverà vivo
-nell'altro mondo e che lui è magiore signore
-di là che non era di qua. Dopo la
-morte dello imperadore e sette lingnaggi
-si ragunono e elegono il suo figliuolo maggiore,
-<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span>
-e sì gli dicono: noi laudiamo (<i>sic</i>),
-ordiniamo, e vi preghiamo, che voi siate
-nostro Signiore, e nostro imperadore, e
-nostro governatore. E lui risponde: se voi
-volete, ch'io regni sopra di voi, ciascun
-di voi faccia ciò che io gli comanderò, e
-tutto quello che io dirò sia compiuto. Egli
-rispondono tutti a una boce: tutto ciò che
-voi comanderete, sarà fatto. Poi dice a loro
-lo imperadore: sappiate che da ora inanzi
-la mia parola sarà tagliente come ispada.
-E poi l'assettono sopra nel feltro nero, e
-poi il mettono nella sua sedia, e sì gli mettono
-la sua corona. Poi il paese gli manda
-tutti a presentarlo in modo, che in quel dì
-à più camegli carichi d'oro e d'ariento,
-sanza e gioielli de' gentili uomini, d'oro e
-di pietre preziose, che sono sanza estimazione;
-e sanza i cavagli, sanza i drappi di
-porpora e di camosciati di Tartaria, che
-sono sanza numero.
-</p>
-
-<p>
-Questa terra di Catai è nella profonda
-Asia, e poi di qua è Asia maggiore, e confina
-col Reame di Tarsia dallato verso occidente;
-el qual Reame di Tarsia fu d'uno
-de' Re, che venne a trovare e presentare
-il nostro Signiore in Bethlem; e quegli
-che sono del linguaggio di quel Re, son
-<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
-tutti cristiani. In Tarsia non mangion
-carne, nè beono vino. Di qua dal Reame
-di Tarsia, da lato, verso occidente, è il
-reame di Turcquestem, el qual si stende
-verso occidente infino al reame di Persia,
-e di verso settentrione, infino al reame di
-Corasina. In questo paese di Turcquestem
-sono poche buone città: la migliore città
-di quello reame si chiama Ottorai. Ivi sono
-grande pasture e poche biade, e però son
-eglino tutti pastori, e giaciono nelle tende,
-e beono cervoge fatte di miglio.
-</p>
-
-<h3 id="corasina">DELLA CITTÀ DI CORASINA,
-E DI MOLTI PAESI STRANI.</h3>
-
-<p>
-Poi da lato di qui è il Reame di Corasina,
-el quale è buon paese abondevole,
-[ma] sanza vino: verso oriente è un diserto,
-che dura più di <span class="smcap lowercase">C</span>º. giornate. La magiore
-città del paese si chiama Corasina, della
-quale el reame piglia el nome: quegli del
-paese son molto buoni guerrieri e arditi. E
-poi di qua è il reame di Comano, del quale
-anticamente furono discacciati li comani,
-che furono in Grecia. Questo è uno delli
-magiori reami del mondo, ma non è tutto
-abitato, però che da una parte, verso Bissa,
-è il freddo sì grande, che nissuno lo potrebbe
-<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
-mai patire; e sonvi tante mosche,
-che non si sa in qual parte volgersi. In
-questi paesi sono pochi alberi fruttiferi,
-onde vi sono poche legnie. Gli uomini
-giaciono nelle tende e ardono sterco secco
-di bestie. Questo reame viene discendendo
-verso Prussia e verso Russia; e pel mezo
-di questo reame corre el fiume di Tigris,
-el quale è una de le magior riviere del
-mondo, e si aghiaccia sì forte, che spesse
-volte sopra il ghiaccio sono ragunati combattenti
-a cavallo e a piedi, più di <span class="smcap lowercase">XXX</span>.
-mila persone. E tra questa riviera è il
-gran mare occeano, che si chiama el mare
-Mauro. Verso il capo, di sotto questo
-reame, è il monte Cochis, el quale è uno
-de' più alti monti del mondo. E tra il
-mare Mauro e il mare Caspio, ivi è uno
-molto istretto passo, per andare verso
-India; e però vi fece fare Alessandro una
-città, che chiamò Alessandria, per guardare
-el paese, acciò che niuno vi pasasse
-contra sua voglia: e al presente si chiama
-quella città, Porta di ferro. La principal
-città di Cumana si chiama Barach, ed è
-una delle tre vie d'andare in India; ma
-per questo passo non potrebbe andare
-gran multitudine di gente, salvo che di
-<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
-verno: per questa via si ruba l'altra via,
-per andare nel reame di Turquesten in
-Prussia, e per questa via son molte giornate
-di diserto. La terza via è, per la quale
-(<i>sic</i>) si viene di Cumana, e vassi per lo
-gran mare, e per lo reame di Archas, e
-per la grande Armenia. E sapiate che
-tutti questi reami, e tutte queste terre,
-infino a Prussia e a Russia, ubidiscono
-tutti il Gran Cane di Catai e molti altri
-paesi e confini, sicchè il suo potere e la sua
-signioria è molto grande.
-</p>
-
-<h3 id="impersia">DELL'IMPERIO DI PERSIA, E DELLE CITTADI
-CHE IVI SONO.</h3>
-
-<p>
-Poi che io v'ò discritto le terre e i
-reami inverso le parte di settentrione, discendendo
-da la terra di Catai infino alla
-terra de' cristiani, verso Prussia e verso
-Russia, io vi scriverò altre terre e reami,
-iscendendo per questa costa verso la parte
-destra, infino al mare di Grecia, inverso
-la terra di cristianità. E dipoi lo 'mperio
-di Catai, è lo imperio di Persia, e minori
-reami. Io parlerò prima del reame di
-Persia. Dua reami vi sono; il primo comincia
-di verso oriente infino a la riva
-di Frison, e di setentrione infino al mare
-<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
-Caspio, e verso mezzo dì infino a' diserti
-d'India. Questo paese è buono e ben popolato,
-e evvi dua buone città principali;
-l'una Botrura e Socvergant, la quale alcuni
-chiamono Sarmagant. L'altro reame
-di Persia si stende per la riviera di Frison,
-verso la parte occidentale, infino al
-reame di Media, e verso settentrione infino
-alla grande Arminia e 'l mare Caspio, e in
-verso mezo dì infino a la terra di India.
-Questo si è buon paese e abondevole: ivi
-sono <span class="smcap lowercase">III</span>. principali città, Neabor, Saphaon
-e Carmasana: dapoi è Erminia, ove soleva
-esere <span class="smcap lowercase">IIII</span>. reami. Gli è un nobile paese, e
-abondevole di beni, e comunemente comincia
-a Persia, e sì si stende verso occidente
-dilungi infino a Turchia: da l'altra
-parte dura, dalla città chiamata Alessandria
-(da altri chiamata Porta di ferro)
-sopra detta, infino al mare di Media; e in
-questa Armenia son molte buone città;
-ma Taurissa è la più famosa. Di poi è 'l
-reame di Media, il quale è molto buono, e
-non è men largo<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>; e comincia verso oriente,
-alla terra di Persia e alla minore India, e
-sì si stende verso occidente, verso il reame
-di Caldea, e di verso settentrione discendendo
-<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
-verso la piccola Armenia. In questa
-regione di Media son molte grande montagne,
-e poca terra piana. Gli saracini tengono
-questo reame, e un'altra maniera di
-gente, che sono cordiani. Le due magior
-città che sieno in questo reame sono Serra
-e Carima. Apresso a questo è il reame di
-Giorgia, il qual comincia verso oriente a
-una montagna grande, chiamata Absor,
-ove stanno diverse gente e diverse nazioni,
-e chiamono il lor paese Allano. Questo
-reame si istende verso Turchia, e verso
-il gran mare, e verso il mezzo dì, e confina
-colla grande Armenia.
-</p>
-
-<h3 id="giorgia">DEL REAME DI GIORGIA, E DEL REAME DI ABTHAS,
-E DELLA PROVINCIA DI BONAVISON,
-NELLA QUALE È UNA COSA MOLTO MARAVIGLIOSA,
-E DELLE GENTE CHE IVI ABITONO.</h3>
-
-<p>
-In questo paese sono due reami, l'uno
-è questo Giorgia, e l'altro è il reame di
-Abthas, e tutta via sono tuta duo e paesi
-cristiani, ma quello di Giorgia è sotto posto
-al Gran Cane. Il reame di Abthas è più
-forte paese, e àssi vigorosamente e fortemente
-sempre difeso contro a qualunque
-l'à assalito e non fu mai sottoposto ad alcuno.
-In questo reame di Abthas è una
-<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span>
-grande maraviglia, perchè v'è una certa
-provincia, la quale circunda tre giornate,
-ed è chiamata Bonavison, ed è tutta coperta
-di tenebre sanza alcuna chiarezza,
-sì che niun può sapere che cosa vi sia, e
-niuno vi ardisce d'entrare; ma quegli del
-paese dicono, che alcuna volta ànno udite
-voce di gente [gridare] e cavagli anitrire,
-e galli cantare; e sassi bene di certo, che
-vi stanno gente, ma non si sa che gente.
-E dicesi, che queste tenebre vennono per
-divin miracolo, perchè fu già uno imperadore
-di Persia, malvagio uomo, chiamato
-Sauro. Costui perseguitava tutti e cristiani
-per istringelli e per fagli sacrificare agli
-suoi idoli, e cavalcava a oste bandito per
-confondere tutti gli cristiani. In quello
-paese dimoravano molti cristiani, i quali,
-lasciando i loro beni, volevano fuggire
-in Grecia. Essendo pervenuti in un piano
-il qual è chiamato Imegon, ivi venne
-incontro il malvagio imperadore coll'oste
-suo per una valle, per distruger tutti
-questi cristiani. Li cristiani, vedendo questo,
-si missono inginochioni, e feciono prieghi
-a Dio, e di subito venne una nuvola
-tanto fonda e spessa, che coperse lo 'mperadore
-coll'oste suo per sì fatto modo,
-<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
-che non poterono andare inanzi nè a dietro.
-E così questi stanno fra le tenebre,
-che mai poi n'uscirono; e i cristiani n'andorono
-dove a lor piacque, e li inimici
-loro stettono confusi sanza fare colpo. E
-possono bene dire:<i> A Domino factum est
-istud, et est mirabile in oculis nostris</i>.
-Però che un grande miracolo fu
-questo, che Dio fece per loro, sì come apare
-di presente per la cagione predetta;
-sicchè tutti e cristiani doverebono per
-questo esser più divoti del nostro Signiore
-che non sono; però che sanza dubbio, se
-non fussi la malvagia gente e i peccati
-de' cristiani, egli sarebono signiori di tutto
-el mondo; chè la bandiera di Giesù Cristo
-è sempre spiegata e aparechiata per ogni
-uno suo buon cristiano e servidore per aiutarlo;
-sì che per uno valente uomo amico
-di Dio, ne sconfondorebe mille cattivi,
-come dice David nel Salterio: <i>Cadent a
-latere tuo mille et decem millia a
-dextris tuis: Ad te autem non apropinquabit.
-Et in altro luogo: Quoniam
-persequebatur unus, mille et duo fugarunt
-decem millia</i> (<i>sic</i>). E come può
-essere, che uno ne cacci mille, David profeta
-dice: <i>Sequendo quia manus Domini
-<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
-fecit omnia</i> (<i>sic</i>). Il nostro Signior
-dice per la bocca del profeta: <i>Si inimicis
-meis ambulaveritis super tribulantes
-vos mississem manum meam</i> (<i>sic</i>). Sì
-che noi vegiamo apertamente, che se noi
-vogliamo esser buoni, niuno poterebe durare
-contra di noi. Item, fuora di questa
-terra tenebrosa è una gran riviera, la quale
-dimostra segniale, che dentro stanno gente,
-ma niuno vi vuole stare, nè dimorare, nè
-entrare per vedere. E sapiate, che in questo
-reame di Giorgia e di Abthas e della
-piccola Armenia, vi sono uomini cristiani
-e ben divoti, perchè si confessono e comunicono
-ogni settimana una volta o due; e
-molti vi sono, che si comunicono ogni dì,
-e noi di qua non lo facciamo punto, quantunque
-San Paolo lo comandi, dicendo:
-<i>Omnibus diebus dominicis ad comunicandum
-hoc est tempus</i>: egli el custodiscono,
-e noi no.
-</p>
-
-<h3 id="turchia">DELLA TURCHIA E DELLE PROVINCE CHE VI
-SONO, E DI CALDEA, DI MESOPOTAMIA, E
-DI MOLTE COSE CHE LÌ SI TRUOVONO.</h3>
-
-<p>
-Item, apresso questo paese di qua, è
-la Turchia, la quale confina colla grande
-Armenia e colla piccola. La Turchia à
-<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
-molte province; Chomana, Capadocia, Sarra,
-Bricca, Chessa, Chompitam, Gea, Comana,
-Nachi; e in ciascuna città di queste province
-son molti buon cristiani. La Turchia
-si distende infino alla città de Stachala,
-la quale siede sopra el mare di Grecia, e
-confina con la Soria. Soria è gran paese e
-buono, come di sopra è detto; e ancora
-dallato di sopra verso il Reame di Caldea,
-il quale si distende dalle montagne di
-Caldea inverso oriente, infino alla città
-di Ninive, che siede sopra alla riviera di
-Tigris; e di largheza comincia verso Bissa
-a la città di Marga; e sì si distende fino
-mezzo dì infino al mare occeano. In Caldea
-è il paese piano, e poche montagne e fiumane
-vi sono. Da poi è il reame di Mesopotamia,
-il qual comincia a li confini di
-Giorgia, a una città chiamata Mossella,
-e sì si stende verso occidente infino al
-fiume di Eufrates, e poi sì si stende verso
-una città chiamata Roais: di largo tien
-dal monte d'Armenia infino a' diserti d'India
-minore. Questo è un buon paese e piano,
-ma son poche riviere. In questo paese non
-sono se non due montagne, l'una chiamata
-Simar, l'altra Lison, e confina questo paese
-col reame di Caldea e col reame di Arabia.
-<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
-Ancora, verso le parti meridionali, sono
-molti paesi, molte terre e molte regioni.
-Prima si è la terra di Etiopia, la quale
-confina verso oriente con gli gran diserti,
-e verso occidente con gli reami di Nubia,
-e verso mezzo dì col Reame de Mortagna,
-e verso Bisa con lo mare rosso. In questo
-paese son molte genti con molti reami:
-dipoi si è Mortagnia. Da Etiopia, infino a
-l'alta Libia, giace tutto questo paese di
-lungo el mare occeano verso el mezzo dì;
-e in questi paesi son molti reami, e confina
-da l'altra costa con Nubia, la quale confina
-colle terre sopradette, e co' diserti
-d'Egitto: li nubiani sono cristiani. Dopo
-Egitto, del qual di sopra ò parlato, è l'alta
-Libia e la bassa Libia, la qual discende a
-basso verso il gran mare di Spagna, ne la
-quale sono i reami di Seoth, Taramensa,
-Tunisi, Cartagine, Buglia, Algarba, Bellamarina,
-Montefiore, e molti altri reami,
-e molte altre diverse gente.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
-</p>
-
-<h3 id="cadissa">DEL PAESE DI CADISSA E DELLE COSE CHE
-IVI NASCONO, E DELLI MONTI CASPI, NEI
-QUALI SONO RINCHIUSI E GIUDEI, E DI
-MOLTE ALTRE COSE.</h3>
-
-<p>
-Io v'ò iscritti di molti paesi che son
-di qua dallo grande reame di Catai, i
-qua' molti paesi ubidiscono al Gran Cane;
-ora farò discrizione, seguendo, d'alcuni
-altri paesi e d'alcune isole che sono di là.
-E dicono, che passando tutta la terra di
-Catai, verso l'alta India e verso Bacaria,
-si passa poi per una regione chiamata Cadissa,
-la quale è paese molto grande e
-bello. E ivi crescie una region di frutti a
-modo che carobe, ma assai più grossi: e,
-quando sono maturi, si fendono pel mezzo,
-e truovasi dentro una bestiuola in carne e
-in ossa e in sangue, a modo d'un piccolo
-agnello sanza lana, sì che si mangia insieme
-col frutto: e questo frutto è di gran maraviglia
-e di grand'opera di natura. Niente
-di meno io dissi ad alcuno del paese, che io
-non tenevo questa opera per gran miracolo,
-però che son così alberi (<i>sic</i>) nel nostro
-paese, de' quali e frutti sono uccegli;
-e ancora ne sono in altre parte, che nelle
-nocciuole è il vermine, che è animal sensitivo,
-<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
-benchè non abia ossa. Ivi son pomi di
-buono odore e sapore, lunghi, de' quali ne
-sta insu nun ramo più di <span class="smcap lowercase">C</span>º., e tanti insu
-un altro ramo; e ànno foglie grande e
-lunghe un piede e più, e un altro piede e
-più larghe. In questi paesi e in altri, quivi
-intorno, crescono molti alberi, che fanno
-chiovi di gherofani e noce moscade e grosse
-noce d'India, e altre spezie. Ivi sono vigne
-che fanno grapoli de uva sì grandi, che
-uno uomo arebe affanno a portare una palmetta<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a>
-co' grappoli. In questa medesima
-regione sono e monti Caspii, chiamati Uber:
-alcuni di quegli del paese gli chiamono
-Gothet e Magoth. In questi monti sono
-ancor serrati i <span class="smcap lowercase">X</span>. tribi d'Israel co' loro Re,
-nè uscir possono. Ivi furono rinchiusi per
-lo Re Alessandro con <span class="smcap lowercase">XXII</span>. Re di corona
-col popol loro, el quale sta ne le montagnie
-di Scizia; e infra questi monti Caspii dal
-detto Re furono incalzati. Vedendo il Re
-Alessandro che non gli poteva rinchiudere
-per opera degli uomini suoi, come
-e' credeva, pregò lo Idio di natura, che gli
-volessi aempiere quello che aveva cominciato;
-e quantunque non fusse degnio d'esere
-<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
-esaudito, non dimeno Dio, per la sua
-grazia, chiuse e monti insieme, sì che
-quivi stanno serrati intorno da altri monti;
-salvo che da uno lato, dal quale è il mare
-Caspio. Potrebono domandare alcuni: poi
-che 'l mare è da uno lato, perchè non
-escon egli, e vadino dove a lor piace? A
-questo rispondo, che questo mare Caspio
-esce fuori di terra di sotto a questa montagna,
-e corre pe' diserti da una costa di
-quel paese e si stende infino a' confini di
-Persia; e quantunque sia chiamato mare,
-non dimeno non è però mare, nè rocca
-d'altro mare<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, anzi è un lago magiore del
-mondo. E quantunque e' si mettessino in
-questo mare, non saperebbono dove arrivare;
-però che non sanno altro linguaggio,
-che il loro propio; e però non si metterebbono
-a uscire. Ma non crediate però, che
-siano quegli proprio che incalciò il Re Alessandro,
-ma sonvi quegli che son discesi
-di loro, però che quegli non sarebbono
-vissuti tanto tempo. E sappiate, che
-gli Giudei non ànno terra propria in tutto
-el mondo, se non quella fra quegli monti;
-e anco di quella rendono tributo alla Reina
-<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
-d'Amazonia, la quale fa molto ben guardare
-quegli monti, acciò che non eschino,
-perchè la terra sua confina con quegli
-monti. Alcuna volta aviene, che alcuno
-giudeo sale su per quegli monti, ma la
-moltitudine non vi potrebe montare, nè
-dismontare, perchè e monti sono sì aspri,
-forti e alti, che a malgrado loro vi possono
-stare, perchè non ànno uscita da parte alcuna,
-salvo che per un piccolo sentiero e
-stretto, el qual fu fatto a mano per forza,
-e dura forse quatro leghe e è tutta terra
-diserta, dove per niuno ingegno si può
-trovare acqua. Per la qual cagione non vi
-si può abitare; e sonvi tanti dragoni e serpenti
-e altre velenose bestie, che non vi
-si può passare, salvo per grande verno; e
-chiamasi questo passo Olirem: e questo fa
-guardare la reina d'Amazonia. E se pure
-alcun ne esce, non sanno altro linguaggio,
-che 'l suo, e non sanno parlare con altra
-gente che si truovino; ma dicesi ch'egl'usciranno
-al tempo d'Anticristo. E per questa
-cagione tutti e giudei che son dispersi
-per tutte l'altre terre, imparano il parlare
-ebreo a speranza, che que' de' monti Caspi
-escino fuori e egli si possino intendere co
-loro: e questi conduceranno quegli per
-<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
-cristianità, per distruggere e cristiani; imperò
-che gli giudei di qua dicono, che egli
-sanno per profezie, che quegli de' monti
-Caspii usciranno e spargeransi pel mondo.
-E così, come e giudei sono stati sotto posti
-a' cristiani, così e cristiani saranno sotto
-posti a' giudei. E se voi volete sapere a
-qual modo e' troveranno uscita, sicondo
-che io ò inteso, io vel dirò. Nel tempo d'Anticristo
-sarà una volpe, la quale arà una
-tana in quel luogo, dove il Re Alessandro
-fece fare una delle porte; e tanto anderà
-questa volpe cavando e perforando la terra,
-che ella passerà oltre questa terra verso
-questi giudei; e quando e' vederanno queste
-volpi, forte si maraviglieranno; però
-che e' non vidono mai sì fatta bestia, e
-però che d'ogni bestia ànno con loro, salvo
-che delle volpi. Allora cacceranno questa
-volpe e seguiteranla tanto, che enterrà
-nella sua tana; e egliono v'anderanno
-drieto, perseguitandola infino alla tana
-tanto, che egliono troveranno le porte,
-che fece fare il Re Alessandro, di pietre
-grosse. Queste pietre romperanno, e a questo
-modo troveranno uscita.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
-</p>
-
-<h3 id="bacaria">DELLA TERRA DI BACARIA, E DI CERTE ARBORE
-CHE FANNO LANA; E DELLA GROSSEZA
-DEL GRIFONE, E D'ALTRE COSE CHE
-LÌ SONO.</h3>
-
-<p>
-Da questo paese si va verso la terra di
-Bacharia, dove sono malvage gente e crudeli;
-e in questa terra sono alberi che
-fanno lana come fanno le pecore, de le
-quale si fa drappi per vestire. In questo
-paese son molti ipotami; altri gli chiamono
-centauri. Queste son bestie che conversono
-alcuna volta in acqua, e alcuna
-volta in terra; e sono d'uomo e di cavallo<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>,
-e mangiono le gente, quando ne possono pigliare.
-E ivi sono riviere che son tre volte
-più insalate del mare; e ivi sono più grifoni
-che in altre parte. Alcuni dicono che
-i grifoni ànno corpo di lione a dietro, e
-d'aquila dinanzi; dicono il vero, perchè
-son fatti di così fatta forma. Ma il grifone
-à il corpo maggiore e più forte, che non
-è otto lioni di qua, e à più grandeza e fortezza,
-che cento aquile; imperò che porta
-al suo nido volando un gran cavallo co
-l'uomo di sopra, se lo truova; o vero due
-<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
-buovi legati insieme, almodo che si legono
-al carro; perchè egli ànno alie e unghie
-dinanzi così grande e lunghe, come sono
-corna di bue e di vache; delle quali si
-fanno vasegli per bere, a modo che di
-corna di bufoli; e delle coste delle penne
-dell'alie, se ne fanno di grandi archi per
-saettare.
-</p>
-
-<h3 id="prete">DELLA POSSANZA DEL PRETE GIOVANNI, E
-DELLE GENTE E NAZIONI E REAMI CHE
-GLI SONO SOTTO POSTI, E DEL CAMINO
-CHE SI FA PER ANDARE IVI, E DELLE RICHEZE
-E PIETRE PREZIOSE CHE SONO IN
-QUELLE PARTE.</h3>
-
-<p>
-Di là si va per molte giornate per le
-terre del prete Giovanni, el grande imperadore
-d'india, a un reame, el qual si
-chiama Avison, o vero la isola di Pontesoro.
-Questo Presto Giovanni à molte gran
-terre, e molte buone città, e molte ville
-e buone isole, diverse, grande e larghe,
-nel suo reame, perchè questo paese de India
-è tutto partito per isole, per cagione
-de' gran fiumi che vengono dal paradiso
-terresto, e quali partono la terra in molte
-parte: il simile in mare vi sono molte isole.
-La migliore città dell'isola di Pontesoro
-<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
-è chiamata Nisa, la quale è città
-reale molto nobile e molta rica. Il prete
-Giovanni à sotto di lui molti Re, molte isole,
-e molte diverse gente; e il suo paese
-è molto buono e rico, ma non però sì rico,
-come quel del Gran Cane per li mercatanti
-che non vanno così là comunemente per
-comperare mercatanzie, come fanno nella
-tera del Gran Cane, perchè il paese è troppo
-lontano, e eziandio perchè egli truovono
-nell'isola di Catai seta, spezie, drappi
-d'oro, e tuto quel che fa bisogno. E quantunque
-egli avessino migliore mercato ne
-la città del prete Giovanni, non dimeno
-e' dubitono de la lunga via e degli gran
-pericoli che sono in quel mare, perchè in
-quel mare, in molti luoghi, sono molti
-scogli, e assai sassi di calamita, che tira
-a sè il ferro co la sua propietà; e per questo
-non passa nave dove sia chiovi o bandelle
-di fero. Questi sassi di calamita, per
-sua propietà, tirono le nave e mai più di
-lì non si posono partire. Io medesimo vidi
-in quel mare, di lungi a modo d'una isoletta,
-ove erano alberi, spine e pruni in
-quantità; e dicevono e marinai, che ciò
-erano nave, che quivi erono restate pei
-sassi de la calamita; e perchè erono marcite,
-<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span>
-lì erono cresciuti questi alberi, spine,
-pruni e altre erbe, che vi sono in gran
-quantità. Questi sassi vi sono in molti luoghi
-in quele parte, e però non v'usano
-passare mercatanti, se egliono non sanno
-molto bene la via, e se e' non ànno buono
-guidatore. E ancora temono la via molto
-lunga, sì che adunque e' vanno più presto
-a l'isola di Catai, e lì pigliono ciò che vogliono:
-la quale è più presso; e non è però
-così presso, che non si peni <span class="smcap lowercase">XI</span>. o <span class="smcap lowercase">XII</span>. mesi
-a andare da Vinegia, o da Genova insino
-a Catai. E ancora la terra del prete Giovanni
-è più dilungi di molte giornate;
-e' mercatanti, che vanno di là, passono
-per Persia, e vanno per una città chiamata
-Hermopoli, perchè Hermes filosofo la edificò.
-Poi passono un braccio di mare, e
-vanno a una gran contrada, o vero città,
-che si chiama Cobach; e ivi truovono ogni
-mercatanzia e papagalli, e, a modo che di
-qua, l'allodole. E se e mercatanti vogliono
-passare oltre, e' possono andare sicuramente.
-In quel paese à poco fromento e
-orzo, imperò mangiono riso, miglio, latte
-e formagio, o vero frutte. Questo prete
-Giovanni piglia tutta via per moglie la figliuola
-del Gran Cane, e 'l Gran Cane piglia
-<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span>
-tutta via per moglie la figliuola del
-prete Giovanni. Ancora, ne la tera del
-prete Giovanni, sono molte diverse cose,
-e molte pietre preziose, sì grande e sì
-grose, che ne fanno vasegli, piattegli,
-scodelle, taglieri e molte altre maraviglie,
-che sarebe cosa lunghissima a scrivere.
-Ma d'altre isole principale del suo stato
-e delle sue legge iscriverò alcuna cosa.
-</p>
-
-<p>
-Questo imperadore, prete Giovanni, è
-cristiano, e così è gran parte del suo paese;
-ma tutta via non ànno gli articoli della
-fede che noi, e credono nel Padre e nel
-Figliuolo e nello Spirito Santo. Egli sono
-molti divoti e leali l'uno co l'altro, e non
-si curono di baratterie, nè di cautele, nè
-d'alcune fraude. Egli à sotto lui <span class="smcap lowercase">LXXII</span>.
-provincie, che tutte gli dànno trebuto, e
-ciascuna provincia à uno Re. In suo paese
-sono molte maraviglie: ivi è il mare arenoso,
-el quale è tutto di rena e di granelle
-sanza gocciola d'acqua, e fa grande
-onde, fluendo e refluendo, a modo che
-fa l'altro mare, e mai per niun tempo
-non posa nè sta quieto. Niuno può passare
-questo mare nè con nave, nè con altro
-ingegno; e però non si può sapere che
-terra sia oltra questo mare. E quantunque
-<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
-non vi sia punto d'acqua, non dimeno si
-truova di molti pesci alle fiumane d'altra
-maniera e d'altra fazione, che non sono
-quegli dell'altro mare; e sono di buono
-gusto e dilicati a mangiare. E, a tre giornate
-dilungi a quello mare, vi sono gran
-montagne, delle quali escie fuori un fiume,
-il qual viene dal paradiso terresto; ed è
-tutto di pietre preziose, sanza acqua, e
-corre a basso pel diserto a grande onde,
-a modo che fa el mare arenoso, e finisce in
-questo mare, e ivi si perde. Questo fiume
-corre a questo modo tre volte la settimana,
-e mena seco di molte grosse pietre del
-monte, che fanno gran romore: e subito,
-come sono entrate nel lor mare arenoso,
-più non si veggono e perdonsi. Queste tre
-giornate che corre, niuno ardirebe d'entrarvi,
-ma negli altri dì vi s'entra. Item,
-oltre a quel fiume, più inanzi nel diserto,
-v'è un gran piano arenoso; e, tralle montagne,
-è questo piano. Ogni dì, quando si
-leva el sole, cominciono a crescere albucegli
-piccoli, e crescono infino a mezzo dì,
-e fanno frutti; ma niuno s'ardisce a pigliare
-di questi frutti, perchè sono a modo
-di cosa afatata; e, dopo mezzo dì, discrescono
-e entrono in terra, sì che al calare
-<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
-del sole più non si veggono: e così fanno
-ogni dì; e questa è una grande maraviglia.
-In questi diserti sono molti uomini salvatichi,
-cornuti e spaventosi; e' non parlono,
-ma rughiano a modo che' porci. Ivi è gran
-quantità di papioni, cioè cani salvatichi
-qui sono molti pappagalli, che gli chiamono,
-in suo linguaggio, parsistat: ve ne
-sono alcuni, che parlono di sua natura e
-salutono le gente che vanno pe' diserti; e
-parlono così perfettamente, quanto se fussi
-un uomo: quegli che parlono bene ànno
-la lingua larga, e ànno sei dita. Un'altra
-ragione v'è, che non ànno altro che tre
-dita per piede: questi parlano poco o nulla,
-e male s'intendono, e non fanno se non
-gridare.
-</p>
-
-<h3 id="cavalca">DEL MODO CHE TIENE IL PRETE GIOVANNI
-QUANDO CAVALCA CONTRA' NIMICI, O VERO
-PER LA TERRA; E DEL PALAZO SUO, E
-DE L'ORNAMENTO DELLA SUA CAMERA.</h3>
-
-<p>
-Quello imperadore, prete Giovanni,
-quando lui va contro al Gran Cane in battaglia,
-o vero contra alcuno de' confinanti,
-egli non porta stendardo nè bandiera innanzi
-a sè, ma fa portare <span class="smcap lowercase">XIII</span>. croce grande
-e alte d'oro fine e di pietre preziose. Ciascuna
-<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
-croce è posta in un carro e guardata
-da più di cento mila uomini a piè<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>. A modo
-come di qua si guardono gli stendardi. A
-tempo di guerra questo numero di gente è
-sanza oste prencipale e sanza le schiere
-ordinate in battaglia. E quando e' non fa
-guerra e cavalca con privata compagnia,
-non fa portare innanzi a lui altro che una
-croce semplice, di legnio, sanza dipintura,
-e sanza oro e pietre preziose, per memoria
-che Giesù Cristo sofferì morte sopra a una
-croce di legnio. Il simile, fassi portare innanzi
-un piattello d'oro, pieno di terra, a
-memoria, che la nobiltà di sua persona e
-possanza delle sue carne diventeranno e
-torneranno in terra; e fassi portare altri
-vasegli d'ariento, ne' quali sono gioegli
-d'oro e di pietre preziose, in segnio della
-sua signioria e della sua gentilezza e della
-sua possanza. E' dimora comunemente
-nella sua città di Susa, e ivi è il suo principale
-palazzo, el quale è sì rico e sì nobile,
-che non si poterebe dire nè istimare.
-E di sopra della maestra torre del palazzo
-sono due pomi d'oro; in ciascun di quegli
-<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
-sono due carbonchi grandi e larghi,
-che lucono molto chiaro di notte. Le porte
-principali di questo palazzo sono di pietre
-preziose, che si chiamano sardonio; e le
-ricamature delle porte d'intorno, e le sbarre
-e le traverse sono d'avorio: le spere della
-sala e della camera sono di cristallo. Le
-tavole dove mangiono, alcune sono di smiraldi,
-alcune di matiste, e altre di pietre
-preziose; e sono ornate d'oro. E trespoli
-di queste tavole sono di quelle medesime
-pietre; e' gradi, dove si saglie al trono
-dove lui siede, l'uno è di onice, l'altro è
-di cristallo, l'altro di diaspro verde, l'altro
-di amatiste, l'altro di sardonio, l'altro è
-di cordellino; l'ultimo, sopra lo quale lui
-tiene i piedi, è di grisolito; e tutti questi
-gradi sono d'oro fine, ornati e lavorati di
-pietre preziose e di perle grosse d'oriente.
-Le parte della sedia sono di smeraldo, e
-ornata d'oro molto nobilmente e d'altre
-pietre preziose e perle grosse. Nella sua
-camera sono colonne d'oro fine con pietre
-preziose e con molti carbonchi, e quali
-rendono di notte gran chiarezza; e quantunque
-gli carbonchi luchino, non dimeno
-arde tutta via uno vasello di cristallo pieno
-di balsamo, per dare buono odore, e per
-<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
-cacciare l'aire cattivo. La forma del suo
-letto è tutta di fine zaffiro bene adornato
-d'oro, però che el zaffiro fa bene dormire
-e rifrena la lussuria, perchè non vuole giacere
-colle sue moglie altro che quattro volte
-l'anno, sicondo le quattro stagioni; e questo
-fa solamente per generare. E nella città
-di Nissa si è un bel palazo e molto nobile,
-nel quale sta quando gli piace; ma quivi
-non è aere così temperato, come a Susa. In
-tutto il suo paese non si mangia altro che
-una volta el dì, come fanno a la corte del
-Gran Cane; e nella sua corte mangiono ogni
-dì più di <span class="smcap lowercase">XXX</span>. mila persone, sanza quegli
-che vanno e vengono; ma quegli <span class="smcap lowercase">XXX</span>.
-mila di suo paese e del paese del Gran
-Cane, none spendono tanto bene, quanto
-farebono nel paese di qua <span class="smcap lowercase">XII</span>. mila.
-</p>
-
-<h3 id="servidori">DELLI SERVIDORI DEL PRETE GIOVANNI, E
-DEL MODO CHE LORO TENGONO IN SERVIRLO.</h3>
-
-<p>
-Questo prete Giovanni à sempre, insieme
-con lui, un Re per servirlo. Gli Re
-si partono a mesi, e sì si mutano l'uno
-l'altro; e, insieme con questo Re, sempre
-sono <span class="smcap lowercase">LXII</span>. duchi e <span class="smcap lowercase">CCC</span>º. <span class="smcap lowercase">XL</span>. conti. Nella
-sua corte mangiono ogni giorno <span class="smcap lowercase">XII</span>. arcivescovi
-<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
-e <span class="smcap lowercase">XX</span>. vescovi e il patriarca di san
-Tommaso; e così, come el papa, li arcivescovi,
-vescovi e abbati in quello paese son
-Re; e ciascuno de' gran signiori sanno ben
-di che debon servire. L'uno è maestro dell'ostello,
-l'altro è camerieri, l'altro serve
-di scodelle, l'altro di tazze, l'altro è siniscalco,
-l'altro è maniscalco; e, gradati,
-ciascuno à l'uficio suo; e a questo modo
-egli è molto nobilissimamente servito. La
-sua terra, per larghezza, à quatro mesi
-di giornate; e dilungi, sanza misura; perchè
-lui tien gran parte delle isole sotto
-terra, che noi diciamo, che sono di sotto
-a noi.
-</p>
-
-<h3 id="ucauto">D'UNA ISOLA CHIAMATA MILSCORACH, NELLA
-QUALE STAVA UNO UOMO MOLTO CAUTO,
-CHE AVEVA FATTO UNO PARADISO; E DELLE
-COSE MARAVIGLIOSE CH'ERANO IN QUESTO
-PARADISO, E COME FU DISTRUTTO COSTUI.</h3>
-
-<p>
-Item, allato a l'isola di Pontesoro, sì
-v'è una grande isola lunga e larga, che si
-chiama Milscorach; ed è ubbidiente al prete
-Giovanni. In questa isola è grande abundanzia
-di beni; ivi soleva essere uno ricco
-uomo, non è molto tempo, el quale si chiamava
-Gatalonabos, uomo molto liticoso e
-<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
-cauteloso<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>. Costui aveva una montagna
-con un castello sì forte e sì nobile, quanto
-si potessi dire. Egli aveva fatto murare
-tutta la montagnia nobilmente, e, dentro
-a questi muri, erono i più begli giardini
-che si potessino trovare e avere. Quivi aveva
-fatto piantare ogni cosa buona e odorifera,
-e tutti gli alberi e l'erbe che fanno
-nobili fiori e che si posson trovare e avere;
-e sonvi ora molte belle fontane allato, alle
-quali avevavi fatto fare molte belle sale
-con belle camere, tutte dipinte d'oro e
-d'azzurro, e aveva fatto fare molte e diverse
-truffe di istorie: quivi aveva uccegli,
-che si movevono e cantavono con ingegni,
-come fussino vivi. In questo giardino aveva
-posto d'ogni ragione di gente e di
-bestie, che aveva potuto avere, i quali potessino
-piacere e dilettare a l'uomo per il
-tocare e per guardare. Ivi aveva poste le
-più belle fanciulle di età di <span class="smcap lowercase">XIIII</span>. anni, che
-aveva potuto trovare, e i più begli giovinetti
-di simile etade; ed erono tutti vestiti
-di drappi d'oro; e diceva, che erano angeli.
-<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span>
-Costui aveva fatte fare tre belle fontane
-e nobile, tutte intorniate di pietre
-preziose e di perle, con certi condotti sotto
-terra; sì che, quando voleva, faceva per
-l'uno correre latte, e per l'altro vino, e
-per l'altro mele: questo luogo lui lo chiamava
-paradiso. E quando alcuni giovani
-valenti, prodi e arditi venivono a veder
-costui, gli menava a vedere il suo paradiso,
-e mostravagli le diverse cose, gli piaceri,
-e gli diversi canti degli uccegli, e le belle
-fanciulle, e le belle fontane di latte, e di
-vino, e di mele, e faceva sonare diversi
-strumenti musici e cantici in una alta torre,
-sanza veder quegli che sonavono: e diceva,
-che quegli erono angeli di Dio, e che quel
-luogo era il paradiso, che Idio aveva promesso
-alli amici suoi, dicendo: <i>Dabo vobis
-terram fluentem, lac et mel</i>. Dopo
-che gli aveva mostrato tutte queste cose,
-gli dava una bevanda; di che subito s'imbriacavono;
-e così ubbriachi, gli parevono
-quelle cose più grandi. Allora costui gli
-diceva, se egliono volevono murire per amor
-suo, che, dopo la morte, e' verrebono
-in questo paradiso, e si troverebono della
-età di queste fanciulle; e sempre sollazzerebono
-con quelle, e sempre si troverebono
-<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
-quelle fanciulle pulzelle, e che poi gli metterebbe
-in un altro paradiso più bello
-assai, dove vederebono visibilmente Idio
-di natura, nella sua maestà e gloria. E allora
-questi giovani, che più altro non sapevono,
-si offerivono a lui far tutti i suoi
-voleri. Da poi lui gli diceva, che eglino
-andassono al tal signiore, il quale era suo
-contrario, e confortavagli, che non temessino
-punto di farsi uccidere, per lo amore
-di lui; imperò che gli metterebe, dipoi la
-morte loro, in un altro paradiso, cento
-volte più bello; e ivi starebbono sempre
-con le più belle damigelle. E per questo
-modo e giovani uccidevono gli signiori
-del paese, e loro propii si lasciavono uccidere
-a speranza d'andare a quel paradiso.
-E in tal modo quello vechione, con
-sue cautele e sagacità, si vendicava degli
-aversari suoi. Quando gli uomini possenti
-di que' confini si furono aveduti di ciò, e
-conobono la malizia, e la cautela, e la
-cattività di quel vechione, sì lo distrussono,
-e sì distrussono tutti i begli luoghi,
-e tutte le nobilità che erono in quel paradiso.
-E luoghi vi sono ancora delle fontane
-e delle altre cose, ma le richezze non
-vi sono rimase, e non è gran tempo che il
-luogo fu distrutto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
-</p>
-
-<h3 id="diavoli">DELLA VALLE PERICOLOSA, DOVE STANNO DIAVOLI,
-E DELLE COSE PAUROSE CHE SI TRUOVONO
-IN QUESTA VALLE PERICOLOSA.</h3>
-
-<p>
-Allato a questa isola di Milscorach,
-dalla sinistra parte, verso la riviera di
-Frison, si è una maravigliosa cosa, cioè
-una valle fralle montagne, che dura circa
-a <span class="smcap lowercase">IIII</span>. leghe. Alcuni la chiamono la valle
-di montagnia<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>, altri la chiamono la valle
-pericolosa. In questa valle si vede e ode
-di gran tempeste e di gran voci e spaventevoli.
-Ogni giorno e ogni notte è gran
-romore, e gran suoni di tamburini, di nachere
-e di trombe, come sempre vi fusse
-nozze. Questa valle è tutta piena di diavoli
-e stanno tutta via; e dicesi, che è una
-delle entrate dello inferno. In questa valle
-è molto oro e molto ariento, per li quali
-molti infedeli e cristiani entrono spesso,
-per pigliar tesoro; ma pochi ne ritornono,
-e spezialmente degli infedeli più che dei
-cristiani, chè per avarizia vi vanno; però
-che subito sono da' diavoli strangolati. Nel
-mezzo di questa valle, sopra un sasso, v'è
-una testa col viso d'un diavolo, orribile a
-<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
-vedere, e non si vede altro che la testa insino
-alle spalle. Ma io non credo, che sia
-uomo al mondo, sia chi si vuole, tanto ardito,
-nè tanto sicuro, che guardandolo,
-non abbia tanta paura, che gli par venir
-meno, tanto è spaventoso a vedere, e sì taglientemente<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a>
-riguarda le persone! e à
-gli ochi tanto orribili e sfavillanti, che per
-certo è gran maraviglia! e cambia e trasmuta
-spesso la sua maniera e la sua continenzia,
-e per così fatto modo, che niuno
-la può perfettamente riguardare una volta
-pure, o appresso o di lungi. E da quella
-n'esce fuori fuoco e fiamma con tanta puzza,
-che a pena niuno la può sofferire. Ma tutta
-via e buoni cristiani, e quali sono in buono
-stato e fermi nella fede, v'entrono bene
-sanza pericolo. Niente di meno non sono
-però sanza gran paura, quando e' vegono
-visibilmente e diavoli d'intorno a loro; e
-egli gli fanno di molti assalti e minacci,
-in aria e in terra, di colpi di tuoni e di
-tempesta; e tutta via l'uomo teme che 'l
-nostro Signiore non faccia vendetta di quel
-<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
-che è contro a la volontà sua. E sapiate
-che, quando io e li miei compagni fumo
-in questa valle, noi entramo in gran pensieri,
-se noi dovessimo mettere e corpi nostri
-in ventura, e entrare nella difesa di
-Dio. Alcuni de' compagni s'accordavono,
-e altri erono al contrario, ma dua valenti
-uomini, frati minori, che erono di Lombardia,
-dissono, se v'era alcuno di noi che
-vi volessi entrare, che si mettessino in
-buono stato, et egli enterrebono con loro.
-Quando questi frati ebono così parlato,
-sopra la fidanza di Dio e di loro, noi gli
-facemo dir messa, e sì ci confessamo e comunicamo
-e entramo noi e <span class="smcap lowercase">XIIII</span>. compagni.
-Ma allo uscire, non ci trovamo se non <span class="smcap lowercase">VIIII</span>,
-nè mai più potemo sapere, se i nostri compagni
-fussin perduti, o ritornassino indietro.
-Ma, fussi come si volesse, noi non
-gli vedemo mai; ed erono due greci e tre
-spagnuoli. Il resto de' compagni non volono
-entrare, anzi se n'andorono per una
-altra costa, per esere inanzi, come furono.
-E in questo modo noi passamo la detta
-valle; e ivi vedemo di molti beni, oro e ariento
-e pietre preziose e molti gioielli in
-gran quantità di qua e di là, come a noi
-pareva. Ma non sapiamo noi però, s'egli
-<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
-erono veri, però che 'l diavolo è tanto sottile,
-che spesse volte fa parere quel che
-non è, per ingannare la gente; e per questa
-cagione io non volli tocar cosa che io
-vedessi, e perchè non mi volevo levare
-dalla mia divozione; imperò che io ero in
-quela ora molto divoto per paura, perchè
-io vedevo molte brutte figure, e per la moltitudine
-de' corpi morti, che io vedevo giacere
-per tutta la valle; che se vi fussi stato
-una battaglia, non vi doveva essere tanti
-morti quanti erano in quella valle, che
-certo era una oribil cosa e spaventosa a
-vedere! Io mi maravigliai molto, come e
-in che modo v'erono tanti corpi morti, e
-come e corpi erono così interi; perchè pareva
-che di nulla fusson putrefatti. Io credo,
-che e diavoli gli facessino parere così
-interi, però che, sicondo el mio giudicio,
-non potrebe essere che tanti nuovamente
-vi fussino entrati, nè che vi fussino cotanti
-morti, che non puzasono. Molti ve
-n'erono in abito di cristiani: io credo che
-fussino ingannati, per la troppa avarizia,
-perchè e' disideravono del tesoro che e' vedevono,
-o vero perchè ebbono il quore debole,
-e non poterono soferire la puzza,
-sì che per tanto noi eravamo più divoti. E
-<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
-questa valle à assai bella entrata, ed è
-bella nel cominciamento, e va la via sempre
-calando infra e sassi, torcendosi or
-qua e or là, ed è assai chiara infino a mezza
-lega, e poi l'aria comincia a esere spessa,
-a modo che è tra giorno e notte. E quando
-noi fumo caminati bene una gran lega,
-l'aria era tanta spessa e scura, che noi non
-potavamo vedere, se non come di notte,
-quando non lucon le stelle. Poi noi entramo
-in tutto ne le tenebre, le quali durono
-bene una lega; e quivi avemo molto
-che fare e sofferire, e credavamo certamente
-essere tutti perduti. In questo punto
-noi eravamo tutti religiosi; e se alora ognun
-di noi fussimo fatti signori di tutto
-el mondo e di tutta la terra, aremo ogni
-mondana cosa volentieri renduta, pur che
-noi fussimo stati fuori di quegli pericoli;
-imperò che veramente noi non credavamo
-mai portare novele al mondo di queste tenebre.
-Fumo noi tutti abattuti più di mille
-volte, e in molte maniere noi non eravamo
-così tosto ridirizati, che subitamente noi
-eravamo riabbattuti. Ivi erono grande multitudine
-di bestie, ma non potavamo vedere
-che bestie si fussono, ma istimavamo
-che fussino, al tocare, a modo di porci
-<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span>
-neri e di molte altre bestie, le quali corevono
-fralle nostre gambe, e sì ci facevono
-cadere una volta a ritto, l'altra volta a
-rovescio, e ora da uno lato, l'altra da l'altro;
-e talvolta era, che la testa andava
-giuso bassa, a modo che in una fossa. Alle
-volte noi fumo abattuti a terra per tuoni,
-alcuna volta per folgore, e tal volta per
-venti grandissimi: alcuna volta a noi pareva
-fussimo feriti nelle reni, e ora per
-traverso. Noi trovamo molti corpi morti
-sopra e quali noi passamo co' piedi; e quali,
-nel passare sopra loro, si lamentavano e
-piagnevono che li passassimo per adosso;
-e era una cosa terribile e spaventosa a vedere!
-Io credo certisimamente, che se noi
-non avessimo riceuto il <i>Corpus Domini</i>,
-che noi saremo rimasi quivi tutti e perduti.
-In questo luogo ebe ciascun di noi
-un segniale; perchè quivi fu ferito ciascuno
-di noi duramente per sì fatto modo,
-che stemo tutti strangosciati, a modo che
-morti, lungamente. Io non so come si
-fussi, ma in quela angoscia noi vedavamo
-spiritualmente molte cose, delle quale io
-non ardisco parlare, perchè e monaci, che
-rimasono insieme con noi, proibirono a
-noi, che non parlassimo di ciò cosa alcuna.
-<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
-salvo che di quelo che noi avavamo veduto
-corporalmente, per celare i grandi segreti
-del nostro Signiore Giesù Cristo. Noi
-fumo feriti in diversi luoghi, e in questi
-luoghi delle ferite, ognuno di noi aveva
-una tacca nera, di largheza d'una mano;
-l'un nel viso, l'altro nel petto, tale da un
-costato, e altri dallato. Io fui ferito nel
-collo per così fatto modo, che io mi credetti
-che 'l collo mi fussi separato dal
-corpo; e io n'ò portato il segniale, nero
-come carbone, più di <span class="smcap lowercase">XVIII</span>. anni, e molte
-persone l'anno veduto. Ma poi che io mi
-sono ripentito de' miei peccati, e che io mi
-son posto a servire a Dio, sicondo la mia
-flagellità, questo segnio mi s'è convertito
-in niente, e ò in questo luogo la pelle più
-bianca che altrove; ma tutta via vi pare
-il colpo, e del continovo vi sarà, infino che
-l'anima nel corpo durerà. Per la qual cagione
-io non consiglierei alcuno che mai
-v'entrasse, però che, al parer mio, al nostro
-Signiore non piace punto che alcun
-v'entri. E quando noi fumo nel mezo di
-queste tenebre, noi vedemo quela spaventosa
-figura sotto a un sasso profondo: una
-volta pareva presso, e un'altra da lunga;
-e così ardenti e sfavillanti erano le fiamme
-<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
-del fuoco che gittava, che gli erano d'intorno,
-ch'era una cosa spaventosa a vedere.
-Ma noi non eravamo tanti arditi che 'l
-potessimo ben guardare; lui tutta via guardava
-noi: e ivi noi avemo gran paura, tal
-che noi venavam meno quasi in tutto, e
-poco vi mancò che totalmente non fossimo
-istinti. E così passamo oltre con gran fatica,
-tanto che abiamo passato queste tenebre.
-Quando noi rivedemo la chiareza,
-quantunque noi fossimo infino lì tormentati
-e tribulati da' nimici, e quali in ogni
-guisa ci avevono tribulati, pur noi ci consolamo
-assai. Io non saprei punto scrivere
-tutto quel che noi vedemo, perchè io ero
-molto atento a pregare per divozione, perchè
-fui molte volte battuto per venti, tuoni
-e per tempeste, ma tutta via ci aiutava Dio
-colla sua grazia e pietà: e in questo modo,
-per sua misericordia, noi passamo questa
-valle sanza danno di noi, che n'uscimo.
-</p>
-
-<h3 id="giganti">DI DUE ISOLE, NELLE QUALI ABITANO GIGANTI
-DI GRANDE STATURE, E FEMMINE
-TERRIBILE COME EL BASILISCO.</h3>
-
-<p>
-Appresso, oltre a questa valle, è una
-grande isola, che v'è giganti lunghi <span class="smcap lowercase">XXVIII</span>.
-o vero <span class="smcap lowercase">XXX</span>. piedi. Questi non portono altri
-<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
-vestimenti che di pelle di bestie sabatiche,
-le quali e' pongono sopra loro come si levano
-da dosso alle bestie, e non ànno pane,
-e mangiono carne cruda, e beono sangue;
-però che ànno assai bestiame; e non ànno
-case; e mangiono più volentieri carne umana
-che altra carne. In questa isola
-niuno v'entra volentieri, nè vi si apressa,
-però che se eglino vedessino una nave con
-gente dentro, e' mangerebono bene quelle
-genti. In un'altra isola di là da questa,
-sicondo che ci dicevono le genti di quel
-paese, v'erano assai giuganti magiori,
-come di grandeza <span class="smcap lowercase">XLV.</span> o vero <span class="smcap lowercase">L.</span> piedi, e
-altri vi sono lunghi <span class="smcap lowercase">L</span>. gomiti; ma noi
-non gli vedemo punto, nè volontà avavamo
-d'aprossimarsi a quel luogo; imperò
-che niuno entra in quel paese, nè
-in altro, che non sia divorato. Fra questa
-gente son pecore così grande come
-sono buoi di qua, e ànno la lana grossa
-rispondente della grandeza. Io ò ben veduto
-di queste pecore molte volte, e molti
-sono stati veduti di questi giuganti pigliare
-la gente in mare, e portarne dua
-in ciascuna mano e andarli mangiando
-crudi. Un'altra isola è verso austro, dove
-sono molte crudele femine e malvage, le
-<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
-quale ànno pietre preziose negli orechi, e
-sono di tal natura, che se riguardono alcuna
-persona con ira, egli la uccidono solamente
-del guardare, a modo che fa il bavalischio.
-</p>
-
-<h3 id="moglie">D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE
-TENGONO IN ISPOSARE LE LOR MOGLIE, E
-PERCHÈ NON DORMONO LA PRIMA NOTTE
-CON LORO, MA E' VI DORME UN ALTRO.</h3>
-
-<p>
-Un'altra isola v'è molto grande e molto
-buona e bene popolata, nella quale è usanza,
-che, la prima notte che lo sposo
-debe giacere co la moglie, e' fanno giacere
-un altro uomo con lei per dispulzellarla<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a>,
-e di ciò gli donono buon salario:
-e, per questo mistiero, in ogni villa sono
-certi valletti o vero servidori, i quali non
-fanno altro che questo; e chiamono questi
-in suo linguaggio cadeberia, e suona in
-nostra lingua, matto, disperato; però che
-quegli del paese riputono questo così gran
-cosa, e tanto pericolosa, cioè ispulzellare
-una femina, ch'a lor pare, che quegli che
-la dispulzellano si mettino a dubio di murire;
-e se la seconda notte e mariti non
-truovono le moglie dispulzellate per alcuna
-<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
-cagione, egli si lamentono del valletto,
-el quale non à fatto el suo dovere,
-non altrimenti che 'l servidore l'avessi voluto
-uccidere. Ma oltra la prima notte, da
-poi che sono dispulzellate, egli le guardano
-strettamente, che non ànno tanto
-ardimento che ardischino a parlare ad alcuno.
-Noi gli dimandamo per qual cagione
-e' tenevono sì fatta usanza: e' risposono,
-che, per dispulzellare femine, anticamente
-alcuni ne sono morti; però che eglino avevono
-serpi nel ventre. Per questa cagione
-e' mantengono questa usanza ancora; tutta
-via si fanno fare credenza del passo, prima
-che egli si menino alla ventura.
-</p>
-
-<h3 id="nasce">D'UN'ALTRA ISOLA, E DELLA USANZA CHE
-ÀNNO QUANDO NASCE UNO E QUANDO MUORE,
-E DEL RE DI COSTORO, E DELLA BUONA GIUSTIZIA
-CHE S'OSSERVA IN QUESTO PAESE.</h3>
-
-<p>
-Apresso è una grande isola, dove le femine
-fanno gran dolore quando nascono e
-figliuoli; e quando e' muoiono fanno grande
-allegreza e gran festa; e così morti gli gittono
-in un gran fuoco ardente. E quelle
-che amono i lor mariti, se gli lor mariti
-muoiono, egli si gittono nel fuoco con loro
-e li figliuoli, e dicono, che 'l fuoco gli purgherà
-<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span>
-da ogni immondizia e da ogni vizio,
-e puro e netto se n'anderà nell'altro mondo,
-e i mariti loro gli meneranno seco. E la
-cagione perchè lor piangono, quando e
-figliuoli nascono, e che fanno alegreza
-quando e' muoiono, si è, che dicono, che
-quando e figliuoli nascono, e' vengono nel
-mondo a la fatica, al dolore e a tristizia;
-e quando e' muoiono e' vanno al paradiso,
-dove ànno fiume di latte e di mele, e vivono
-in allegreza e in abundanza di beni,
-sanza dolore e sanza fatica. In questa isola
-si fa un Re per elezione, e non si elegge
-il più nobile, nè il più rico, ma tutta
-via si elege colui che è stato di buoni costumi
-e di virtù dotato, e che è di grande
-etade, e che non abia alcun figliuolo. In
-questa isola sono gl'uomini molto leali e
-molto diritti, e fanno diritto giudicio a
-ciascuno, così del grande come del piccolo,
-sicondo il delitto commesso. El Re
-di questa isola non può giudicare l'uomo
-a morte sanza el consiglio de' suoi baroni,
-e conviene che tutta la corte se n'accordi.
-E se 'l Re, lui medesimo fa omicidio, o
-vero commetta cosa da morte, conviene
-che muoia così bene, come farebe una spezial
-persona; non però che a lui sia messa
-<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
-mano, nè toccato, ma è divietato che niun
-sia tanto ardito che gli faccia compagnia,
-nè che gli sia parlato, nè che gli sia donato,
-nè venduto alcuna cosa, nè che uomo
-gli ardisca a servire, nè che li sia dato
-mangiare e bere; e in cotal modo gli conviene
-murire in miseria. Egli non perdonono
-ad alcuno che abia fallito, nè per
-amore, nè per favore, nè per richeza, nè
-per grandeza: a ognuno è fatto giustizia,
-secondo el loro delitto. Tra quelle isole
-v'è un'altra isola, dove è grande abundanzia
-di gente, le quali per cosa alcuna
-non mangerebono carne di lepre, nè di
-gallina, nè d'oca; e nondimeno molte ne
-notricono per vendere e solamente raguardare;
-e mangiono carne d'ogni altra bestia,
-e beono latte. In questa isola e' pigliono
-i lor figliuoli, le sorelle sue, li lor
-parenti per moglie; e se in una casa sono
-<span class="smcap lowercase">X</span>. o <span class="smcap lowercase">XII</span>. uomini, tutte le moglie loro sono
-comune a ognuno, sì che ogni uno dorme
-con chi gli piace, ma per una notte con
-una, e l'altra coll'altra; e il figliuolo è
-dato a colui che prima giace colla madre;
-e a questo modo non si sa di chi si sia il
-figliuolo. E per questo modo ànno un proverbio,
-che dice, che se egli notriscono e
-<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
-figliuoli d'altrui, e altri nutricono i suoi.
-In quella isola, e per tutta India, è gran
-moltitudine di coccodrilli, e quali sono
-una ragione di serpi, come ò detto di sopra,
-che abitono di notte nell'acqua, e di
-dì sopra la terra nelle grotte, o vero nelle
-cave di sassi, e non mangiono per tutto
-verno, e stanno in questo tempo freddo tra
-due terre (<i>sic</i>) umide, a modo che fanno
-l'altre serpi. Queste serpe, mangiando,
-muovono le mascelle di sopra, e non quelle
-di sotto, perchè in esse non ànno giunture.
-</p>
-
-<h3 id="cotone">COME NASCE EL COTONE, E DI MOLTE ALTRE
-COSE MARAVIGLIOSE E STUPENDE CHE SONO
-IN QUESTI PAESI.</h3>
-
-<p>
-In quello paese, e in più altri di là, eglino
-mettono a opera la semenza del cotone,
-e seminono ogni anno; e di quela
-nascono piccoli albucegli, e quali portono
-el cotone, del quale ànno grande abundanzia
-per tutto il paese. Per questo paese
-tutto, e in molti altri, v'è una ragione di
-legnio duro e forte, e carboni del quale
-accesi, sotto la cenere durerebono vivi
-uno anno e più. E questo albero chiamono
-ginepre, e somiglialo alquanto: à le foglie
-e à ogni propietà come el ginepro. Ivi sono
-<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
-ancora molti alberi di ebeno, e quali non
-posono per alcun modo ardere nè marcire.
-Ivi sono nocellari che portono noci grosse
-come el capo di un uomo. Ivi son molti oraflos
-in alberi: egli gli chiamono giefaris,
-o vero girifalchi. E ivi è una bestia alta a
-modo che un corsiero, e à el collo lungo
-circa <span class="smcap lowercase">XX</span>. cubiti, e la groppa e le corna a
-modo che cervio. Questa bestia guarderebe
-sopra il tetto d'una casa, e chiamasi giraffa.
-In questo paese son molti camalioni,
-i qua' son piccoli a modo che chierons salvatichi,
-e vanno tutta via colla gola aperta
-per pigliare l'aere, imperò che e' vivono
-solamente de l'aere, e non mangiono nè
-beono alcuna cosa, e cambiono colore spesse
-volte, perchè alcuna volta si vegono d'un
-colore, e un'altra volta d'un altro, e si
-possono mutare d'ogni colore che vogliono,
-salvo che in rosso nè in bianco. Quivi sono
-serpenti grandi, grossi e lunghi 100. e 200.
-piedi; e sono serpi di molti e diversi colori,
-rossi, gialli, verdi, neri, tutti maculati;
-e son lunghi, qual cinque torse, tal
-<span class="smcap lowercase">IIII</span>º. E altre serpi ivi sono, che ànno le
-creste sopra 'l capo e vanno sopra piedi,
-alquanto diritti; e son ben lunghi quatro
-torse o più, e sono grossi e abitono tutta
-<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
-via nelle caverne de' sassi, e sempre stanno
-colla gola aperta, della quale a ogni ora
-li gocciola veleno. E ivi son porci di molti
-colori salvatichi, così grandi, come sono
-di qua e nostri buoi, e sono tacchellati, o
-vero traversati a modo che un cinghiale.
-Ivi sono spinosi, o ricci, grandi come di
-qua, e sono e nostri porci salvatichi. Ivi
-sono leoni bianchi tutti. Ivi sono altre bestie
-grandi come destrieri o più, gli quali
-chiamono toncherons, e quali ànno la testa
-nera e tre lunghe corna nella fronte,
-tagliente a modo d'una spada, e 'l corpo
-fievole; e cacciono e uccidono gli elefanti.
-Ancora vi sono altre bestie molto cattive
-e crudele, che non sono magiore che come
-è un vermine<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a>, e ànno la testa a modo
-ch'un cinghiale, e ànno sei piedi, e per
-ciascuno piede unghie larghe e tagliente,
-e ànno el corpo come el vermine, e la coda
-come lioni. Ivi sono oche tre tante magiori
-che le nostre di qua, e son rosse, e
-ànno la testa e 'l collo e il petto nero tutto.
-In questo paese, e altrove intorno, son
-molte altre ragione di bestie e molti diversi
-uccegli, i quali, volendo tutti iscrivere,
-sarebe cosa lunghissima.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
-</p>
-
-<h3 id="bragmani">DELL'ISOLA DI BRAGMANI, E DE LA LOR BUONA
-VITA, E D'UNA LEGIADRA LETTERA, LA QUAL
-MANDORONO AD ALESSANDRO MAGNIO.</h3>
-
-<p>
-Oltr'a questa isola è un'altra isola
-grande e buona e abondevole, ne la quale
-è buona gente e divota e di buona vita,
-sicondo la fede loro. E quantunque e' non
-sieno perfetti cristiani, e che e' non abino
-la lege compiuta, come noi, nondimeno
-egli di legge naturali son pieni e d'ogni
-virtù, e fugono ogni vizio e ogni malizia
-e ogni peccato, però che non son punto
-superbi, nè avari, nè accidiosi, nè invidiosi,
-nè golosi, nè lussuriosi. Egli non
-ànno alcun peccato, e fanno ad altrui quelo
-che e' vogliono che sia fatto a loro, e egliono
-adempiono tutti e <span class="smcap lowercase">X</span>. comandamenti.
-Egliono non ànno cura d'avere, nè di richeza:
-egliono non dicono bugia per alcuna
-cagione, ma dicono semplicemente
-sì e no, perchè dicono, che quegli che dicono
-bugia e giurono, vogliono ingannare
-il suo prossimo, e però egli favellono e
-parlono sempre sanza giuramento. Questa
-isola si chiama terra di fede, e alcuni la
-chiamano l'isola Bragmani. Per mezo di
-questa isola corre una grande riviera, la
-<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
-qual si chiama Theba; e generalmente
-tutta la gente dell'isola, ivi intorno a
-questi confini, sono più leali e più diritti
-che non sono in alcuna parte del mondo.
-In questa isola non è ladroni, nè assassini,
-nè meritrice, nè mai vi fu morto uomo.
-Ivi son le gente così caste, e mantengono
-buona vita, come potrebe fare alcuno religioso:
-ogni dì digiunono; e perchè e' sono
-così leali e così pieni di buone condizione,
-e' non furono mai gravati di tempesta, nè
-di fame, nè di pestilenzia, nè di niuna
-altra tribulazione, come siamo noi di qua
-molte volte per li nostri peccati. Per la
-qual cagione e' pare che Dio gli ami, e abi
-a grado la lor fede e le lor buone operazione.
-E' credono bene in Dio, il qual fece
-e criò ogni cosa, e lui adorono, e non aprezono
-niuno onore terreno; e sono così
-diritti, e vivono così ordinatamente e così
-sobriamente nel mangiare e nel bere, che
-e' vivono molto lungamente, e molti di lor
-muoiono sanza che abino auto malizia alcuna;
-però che la natura gli viene a meno
-per vechieza. El Re Alessandro anticamente
-gli mandò a disfidare, perchè lui
-voleva guadagnare il lor paese; e e' mandorgli
-imbasciadori, e quali portorono lettere
-<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
-per parte del paese, che dicevono così:
-Re Alessandro, che cosa poterebe assai essere
-a colui, a chi tutto el mondo non basta?
-tu non troverai in noi quella cosa,
-per la quale tu ci debbi guerreggiare, perchè
-noi non abbiamo richezze alcune, nè
-disideriamo, perchè tutti e beni del paese
-qui sono comuni tra noi, e il mangiare
-e 'l bere è per lo sostenimento de' nostri
-corpi e la nostra richeza; e, in luogo di tesoro
-e d'oro e d'ariento, noi facciamo tesoro
-di concordia e pace e amore l'un coll'altro:
-in luogo di belle vestimenta pei
-nostri corpi, noi usiamo d'un cattivo
-panno per inviluppare le nostre carne,
-solamente quanto basta a difenderci dal
-freddo e coprire le segrete membra del
-corpo; e le nostre donne, o sia moglie,
-non si adornono per piacere, anzi terrebono
-per grande tristizia ogni aparechiamento
-che si facessi per abellire e per adornare
-el corpo, a ciò che paresse più
-bello, che Idio non l'à fatto di sua natura:
-elle non sanno e non si curono d'altra
-belleza, che di quella che Idio dette a la
-natura loro. La terra n'è aparechiata per
-due cose; la prima, per sostentazione,
-mentre che noi viviamo: e per la nostra
-<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span>
-sepultura dopo la nostra morte. Noi abiamo
-sempre avuto pace fin qui perpetuamente,
-della qual voi ne volete discacciare. Noi
-abiamo un Re, non già per fare giustizia,
-perchè fra noi non si truova chi commette
-pecato, ma noi l'abiamo per mantenere
-nobilità, e per mostrare, che noi siamo ubidienti;
-però che non à a fare, nè adoperare
-giustizia fra noi, perchè noi non faciamo
-cosa altrui, che non vogliamo che
-sia fatta a noi; sì che adunque a noi non
-potete voi torre alcuna cosa, salvo che la
-nostra buona pace, la quale è durata sempre
-fra noi. Quando el re Alessandro ebe
-letto questa lettera, si pensò, che tropo
-gran male sarebbe, se gli turbassi; e allora
-gli mandò una buona pace, e che e' non
-si dubitassino punto di lui, e che e' mantenessono
-la lor buona usanza e modo che
-usati erono.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
-</p>
-
-<h3 id="mesidrata">DI DUE ALTRE ISOLE, CIOÈ MESIDRATA E
-GENOSAFFA, NE LE QUALI FU PROFETIZATO
-LA INCARNAZIONE DEL FIGLIUOL DI
-DIO; E D'UNA GENTIL RISPOSTA QUAL FECIONO
-AD ALESSANDRO MAGNO.</h3>
-
-<p>
-Due altre isole vi sono; una si chiama
-Mesidrata, l'altra Genosaffa, nelle quali
-sono così buone genti, leali e piene di gran
-fede, e mantengono el costume de l'isola
-sopra detta. In queste isole entrò Alessandro;
-e quando lui vide la lor buona fede
-e la loro lealtà, disse, che non gli graverebe
-punto che gli domandassono richeze
-o altre cose, che gli donerebe volentieri.
-E' risposono, che egli erono assai richi,
-poi ch'egli avevono da mangiare e da bere
-per sostenere il corpo, e che le richeze e' tesori
-in questo mondo nulla vagliono, nè
-vogliamo; ma se lui ci potessi donare, che
-noi non morissimo, e che fussimo inmortali,
-di ciò gli renderebono grazia e mercè.
-Re Alessandro rispose, questo non potrebe
-fare, chè lui era così mortale come erono
-loro. Egli dissono: per qual cagione dunque,
-se se' mortale, se' tu così rigoglioso e
-fiero e di vani pensieri, che vuoi sottomettere
-tutto el mondo a modo che tu fussi
-<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
-Dio inmortale? In termine alcuno non ài
-vita, nè ora, nè meza; e tu vuoi ragunare
-tutto l'aver del mondo, il quale in brieve
-tempo tu lascerai, almeno quando tu morrai;
-e in cotal modo quelo ch'è stato d'altrui
-prima che tuo, sarà d'altrui dapoi
-ch'è stato tuo, però che teco non porterai
-alcuna cosa, e come nascesti nudo, così
-nudo ritornerai in terra, de la qual fusti
-criato. Tu debi pensare e sapere, che niuno
-è inmortale, salvo che Idio, che ogni cosa
-criò: tu non debi disiderare quel che a te
-non può rimanere. Per questa risposta il
-Re Alessandro fu sbigottito, e partissi da
-loro sanza alcun male. E quantunque questa
-gente non abino gli articoli della fede
-totalmente, come noi abiamo, non dimeno
-per la loro buona fede naturale e per la
-loro intenzione buona, io mi penso e rendomi
-certo, che Dio gli ama, e ch'egli piglia
-e lor servigii a grado, a modo che fece
-di Iob, che fu pagano; e benchè fusse pagano,
-pure Idio lo tenne pel suo leale servo.
-E, benchè sieno assai più leggi diverse per
-lo mondo, io credo che Iddio ami tutti
-quegli ch'amano e servono lui, cioè in
-verità, lealtà et umilità, e che dispregiano
-la vita di questo mondo a modo che fanno
-<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
-quelle genti, e come Iob faceva. E questo
-diceva el nostro Signiore per la bocca de
-Osea profeta: <i>Scribam ei multiplices
-leges meas</i>. E altrove dice la Scrittura:
-<i>Qui totum subdit suis orbem legibus</i>
-(<i>sic</i>). Per lo simile dice il nostro Signore
-nello Evangelio: <i>Alias oves habeo, quae
-non sunt ex hoc ovili</i>; ciò è a dire che
-aveva altri servi, che [son] quegli che sono
-sotto la lege di natura, [non] cristiani. E
-con questo si concorda la visione che ebe
-santo Petro al Giaffo, quando l'agniolo
-discese dal cielo e recogli inanzi molte ragioni
-di bestie, di serpi e altri rettili della
-terra in grande quantità, e disse a san
-Pietro: piglia e mangia. E san Piero rispose:
-io non mangiai mai di cotal bestie
-immonde. E l'angiol disse: <i>Non dicam
-immunda quae Deus mandavit</i> (<i>sic</i>);
-ciò è a dire, che non si dee avere in odio
-e a dispetto alcuna gente cristiana per la
-diversità della lege loro, nè alcuni di loro
-giudicare; anzi si dee pregare Idio per
-loro, perchè noi non sappiamo quelli che
-Dio ama, nè quegli che abia in odio; imperò
-che Dio non odia creatura che abbia
-fatto; e però disse san Piero, che seppe la
-significazione di quella visione: <i>In veritate
-<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
-comperi, quia non est acceptor
-personarum Deus, nec discernit inter
-judeos et gentiles, sed omnis<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a> qui
-timet eum, et operatur iustitiam acceptus
-est illi</i>. E per cotale esemplo,
-quando io dico <i>De profundis</i> per le anime
-passate, io lo dico, congiugnendo
-[tutti] con li cristiani insieme, cioè per le
-anime di tutti e morti <i>pro quibus sit orandi</i>;
-però che io dico, che Idio ama
-questa gente per la lealtà e per la umilità
-loro, perchè tra loro tutta via sono perfetti
-molto. Ve ne sono stati di continuo in questa
-isola, che ànno profetezato la incarnazione
-del nostro Signiore Giesù Cristo,
-come e' doveva nascere di vergine, bene
-tremila anni o più imprima che nascesse.
-Egli credono la incarnazione perfettamente,
-e non sanno in qual modo sofferisse morte
-per noi, nè non sanno li Evangeli suoi,
-nè la sua operazione così bene, come sappiamo
-noi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
-</p>
-
-<h3 id="fracan">DE L'ISOLA DI FRACAN, DOVE LE GENTE VIVONO
-DEL SOLO ODORE DE' POMI SALVATICHI,
-E D'UNA ALTRA ISOLA, OVE SONO
-LE GENTE PILOSE.</h3>
-
-<p>
-Tra queste isole v'è<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a> una gran città
-chiamata Fracan, e à il nome dell'isola.
-La gente di questa isola non coltivano nè
-lavorono la terra, però che egliono non
-mangiono alcuna cosa, e sono di buon colore
-e di buona fazione, sicondo la lor
-grandeza; però che sono piccoli; ma non
-però così piccoli come li pigmei. Costoro
-vivono d'olore di pomi salvatichi; e quando
-vanno in alcuna parte dilungi, portono
-seco de' pomi; però che, se sentissino male
-odore e non avessino seco di questi pomi,
-subito morrebono; e non sono molti ragionevoli,
-ma sono tutti semplici e bestiali.
-Dopo questa isola è un'altra isola, dove
-le genti son tutte pilose, salvo che 'l viso
-e le palme delle mani. Queste genti vanno
-così per mare come per terra, e mangiono
-carne e pesci tutti crudi. In questa isola
-v'è una gran riviera, la quale è larga circa
-due leghe e mezo, e chiamasi Lebuermar.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
-</p>
-
-<h3 id="arbori">DEGLI ARBORI DEL SOLE E DELLA LUNA, E
-DELLA CAGIONE PERCHÈ SI CHIAMA PRETE
-GIOVANNI.</h3>
-
-<p>
-Da questa riviera, a <span class="smcap lowercase">XV</span>. giornate dilungi,
-si va pe' diserti, e sonvi gli alberi
-del sole e della luna, e quali parlarono ad
-Alessandro Re e predicerono a lui la morte
-sua. E dicono che 'l prete Ianni, e gl'altri
-che guardono questi alberi, e mangiono
-di lor frutto e del balsamo, el quale ivi
-crescie, e' vivon bene <span class="smcap lowercase">CCCC</span>º. e <span class="smcap lowercase">CCCCC</span>º. anni,
-per la virtù del balsamo; perchè dicono,
-che ivi in que' diserti crescie gran quantità
-di balsamo, e altrove no, salvo che
-in Babillonia, ove di sopra scrissi. Noi saremmo
-andati volentieri verso le parte di
-quegli arbori, se a noi fussi stato pussibile,
-ma io non credo che <span class="smcap lowercase">C</span>º. uomini potessino
-a salvamento passare questi diserti,
-per le grande multitudine di bestie salvatiche
-e di grandi dragoni, e gran serpenti,
-e quali uccidono e divorono quanti ne
-giungono in questi paesi. Vi sono elefanti
-bianchi e bigi sanza numero, et unicorni
-e altre bestie, le quali ho inanzi scritte;
-e molte altre bestie assai orribile e spaventose.
-E molte altre isole sono nella terra
-<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
-del Presto Giovanni, e sonvi molte maravigliose
-cose, le discrizioni delle quali sarebe
-cosa lunghissima; però ò lasciato.
-Molte richeze vi sono e nobile città, e magnificenzie;
-fra l'altre cose v'è grande abundanzia
-di pietre preziose. Io credo che
-voi sappiate bene, o vero abiate udito dire,
-per qual cagione questo imperadore si
-chiama Prete Giovanni; ma ancora, per
-quelli che non sanno, io iscriverò la cagione.
-</p>
-
-<p>
-Fu già uno imperador valente e animoso,
-il quale, avendo in sua compagnia
-cavalieri cristiani a modo che à costui che
-è al presente, gli venne voglia di vedere
-la maniera e modo degli ufici divini, e altri
-costumi di cristiani. In quel tempo durava
-la cristianità di là dal mare per tutta
-Turchia, Armenia, Soria, Gierusalem, Arabia,
-Allape e per tutta la terra d'Egitto.
-Questo imperadore venne con poca compagnia,
-e andò un dì di sabato a una chiesa
-d'Egitto, e fu propio il sabato presso a la
-Pentecosta, ne l'ora e punto, che 'l vescovo
-d'Alessandria faceva l'ordine della messa.
-Lo imperadore ascoltò e risguardò l'ordine
-dell'ufficio; poi domandò, chi doveva esere
-quella gente che era innanzi al vescovo,
-<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span>
-o vero prelato, i quali avevono a fare così
-grande misterio. Questi erono preti, diacani
-e soddiacani e altri, solennemente
-apparati al modo che s'usa di qua nelle
-nostre parti occidentale. Un cavaliere rispose,
-che quegli erono preti. Allora lo
-imperadore disse, che non voleva essere
-imperadore, nè re, ma voleva esser prete
-e avere el nome del primo che uscirebe
-fuora dell'uscio di quella chiesa. Allora il
-vescovo con gli altri preti partendosi per
-uscire fuori, venne per sorte, che il primo
-che uscì di fuori ebbe nome Giovanni, benchè
-noi, corrompendo il nome, lo abbreviamo,
-dicendo, Ianni; e però quello Imperadore
-de India dipoi è stato chiamato
-Prete Ianni. Nella terra di questo prete sono
-buon cristiani, di buona fede e di buona
-legge, e spezialmente quegli del suo paese
-propio. Egli ànno comunemente i suo cappellani
-che canton la messa e fanno i sacramenti
-di pane, a modo de' greci, ma e' non
-dicono tante cose quanto fanno di qua;
-però che egli dicono solamente quelle che
-gl'insegniò san Tommaso apostolo, a modo
-che cantorono gli apostoli, dicendo el Pater
-Nostro e le parole colle quali si consacra
-il corpo del nostro Signiore: ma noi
-<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
-abiamo molte addizioni, che ànno dappoi
-fatte li papi, le qua' cose egli non sanno.
-</p>
-
-<h3 id="tabrobana">DELL'ISOLA TABROBANA, DOVE SONO DUE
-STATE E DUE VERNI, DOVE I LOR GIARDINI
-SEMPRE SONO VERDI.</h3>
-
-<p>
-Verso le parti orientali, di là dalle parte
-delle terre dello Prete Giovanni, vi è una
-grande isola e buon reame, el quale è chiamato
-Tabrobana. Questa isola è un paese
-molto buono e notabile e fruttuoso. Il Re
-di quella è molto ricco: quegli del paese
-fanno sempre un Re per elezione, ma tutta
-via questo re ubidisce il Prete Giovanni.
-In questo paese sono due state e due verni,
-e ivi si semina due volte l'anno biade ed
-ogni altre ragione cose; e i giardini son
-sempre verdi e fioriti. Ivi istanno buone
-genti e ragionevoli tra loro. Ivi sono molti
-cristiani, che sono tanto richi, che non
-sanno quanto abbino. Anticamente, quando
-nelle nave antiche s'andava da la terra
-del Prete Giovanni a questa isola, si penava
-a passare <span class="smcap lowercase">XXXIII</span>. giornate e più, ma
-nelle loro nave moderne si passa da una
-parte a un'altra in <span class="smcap lowercase">VII</span>. giornate, e vedesi
-el fondo dell'aqua in più parti, imperò che
-non è profondo.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
-</p>
-
-<h3 id="orilla">DELL'ISOLA ORILLA, E DI ARGUTA, NE LE
-QUALI SON GRANDI TESORI E BEN GUARDATI,
-E DEL MODO CHE SI TIENE A AVER
-DEL DETTO TESORO.</h3>
-
-<p>
-Dallato a questo reame son due altre
-isole; la prima si chiama Orilla, e l'altra
-Arguta. Tutta la terra di quelle è di minera
-d'oro e d'ariento. Queste due isole
-sono là dove il mare rosso si parte dal mare
-occeano. In quelle isole non si vede quasi
-alcuna stella che paia chiaramente, salvo
-che una, la quale è molto chiara, ed è da
-loro chiamata canopos. Ivi in ogni lunazione
-non si vede mai se none el sicondo
-quartieri della luna. In queste isole son
-montagne grande d'oro, le quale sono dalle
-formiche molto ben guardate e custodite
-curiosamente. Queste formiche separano
-l'oro puro dallo impuro e naturalmente
-bene affinandolo; e sono grandi come cani
-grandi<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a>; onde la gente non usa aprosimarsi
-<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
-alle montagne, perchè le formiche gli assalterebono
-e da quello non si poterebono
-difendere, sì che e' non possono sanza ingegno
-aver di questo oro; e però al tempo
-caldo, quando le formiche sono sotto terra
-nascose, dall'ora di terza infino a bassa
-nona, le genti vanno con cammegli e dormedarii
-e carregiono pian piano, e poi si
-fugono inanzi che le formiche escin fuori
-della terra. Ma nell'altro tempo, quando
-non è tanto caldo, e che le formiche non
-s'ascondono, e' s'ingegniano per altro modo,
-e pigliono giumente ch'ànno i puledri piccoli,
-e sì gli mettono a dosso duo vasegli
-per uno, a modo che due cesti, neri e aperti
-di sopra, pendenti infino appresso a
-terra, e mandono queste giumente a pasturare
-al contorno di queste montagne,
-e gli puledrini ritengono legati. Quando
-le formiche veggono questi vasegli, e' vi
-montono suso, et entranvi dentro; e ànno
-per natura, che non si lasciano alcuna cosa
-d'intorno, nè in caverna, nè sotto terra,
-nè in altra parte dove stanno, e sempre
-vanno rimovendo e rimutando or qua, or
-là; onde loro stesse empiono questi vaselli,
-d'oro. E quando, le gente che aspettono,
-pensono che le giumente siano assai cariche,
-<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
-e' menono inverso loro e puledri e
-fannogli rughiare, e subito le giumente
-tornono verso loro, e egliono le scaricono,
-e ànno l'oro per cotal maniera in gran
-quantità; però che le formiche conoscono
-gl'uomini dalle bestie, e comportono bene
-che le bestie vadino tra loro, ma non vogliono
-patire l'andare degl'uomini.
-</p>
-
-<h3 id="paradiso">DEL PARADISO TERRESTE E DE' FIUMI
-CHE ESCONO DI QUELLO.</h3>
-
-<p>
-Oltre alla terra e l'isole del Prete
-Giovanni, andando verso oriente, non si
-truova altro che gran montagnie e regione
-tenebrose, dove non si potrebe vedere nè
-di giorno nè di notte, sì come testimoniano
-quegli del paese. Queste montagnie diserte,
-e questi luoghi tenebrosi durono da una
-costa (<i>sic</i>) infino al paradiso terreste, dove
-Adamo nostro padre ed Eva furono in
-prima posti, e quali non molto vi rimasono.
-Il paradiso è verso oriente a cominciamento
-della terra; ma quelo oriente non è
-già il nostro oriente di qua quando el sole
-si leva a noi; però che, quando el sole si
-leva all'oriente verso el paradiso terresto,
-allora è meza notte tra le parte di qua, per
-cagione della ritondità della terra, sì come
-<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
-io ò scritto di sopra. E perchè il nostro Signore
-fece la terra tutta ritonda nel mezo
-del firmamento, bene che vi sia monti e
-valli, questo non è naturalmente, ma venne
-per ragion del diluvio, che fu al tempo di
-Noè, el quale guastò la terra molle; e la
-dura terra, e e sassi rimason montagnie.
-</p>
-
-<p>
-Io non saperei propiamente parlare del
-paradiso, che io non vi fui mai, e ciò mi
-duole; e penso, che io non fu' degno, ma
-quel che io ò udito dire a' più savi di là,
-io volentieri lo discriverrò. E' dicon che il
-paradiso terresto è la più alta terra del
-mondo, e è in oriente al cominciamento
-della terra, e così alto, che tocca quasi el
-cerchio della luna: per lo quale cerchio,
-o vero spera, la luna fa il suo torno. Il paradiso
-è tant'alto, che il diluvio di Noè
-coperse di sotto e di sopra e intorno tutta
-la terra, salvo che questa del paradiso.
-Questo paradiso è serrato intorno di mura,
-e non si sa di che cosa sia murato, e non
-vi par pietre, nè anche altra materia della
-quale siano le mura. Questi muri si distendono
-da mezo dì verso Bissa. Una sola entrata
-v'è, che sta serrata di fuoco ardente
-per modo, che niuno uom mortale no può
-entrare per diritto. Nel mezzo de la più
-<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
-alta terra del paradiso è il fonte, el quale
-getta li quattro fiumi, e quali corrono per
-diverse terre. Il primo fiume si chiama Phison,
-e corre per India, nel qual sono molte
-pietre preziose, e molto legnio aloes e molti
-granelli d'oro; l'altro si chiama Gion o
-vero Nilo, quale passa per Etiopia e per
-Egitto; l'altro si chiama Tigris, el quale
-corre per Soria e per la grande Armenia:
-e 'l quarto si chiama Eufrates, il qual passa
-per Media e per Persia e per Armenia. E
-dicono gl'uomini di quel paese, che tutte
-l'acque dolce del mondo, di sopra e di
-sotto, pigliono origine da quel fonte, e da
-quello tutte l'acque dolce escono. El primo
-fiume si chiama Phison, che vuol dire in
-nostra lingua, ragunanza, o vero congregazione,
-perchè molti altri fiumi si ragunono
-e vanno in questo fiume: altrove si
-chiama Ganges per uno che fu Re in India,
-chiamato Ghangores, però che correva
-per la sua terra. Questo fiume è in alcun
-luogho torbido, in alcun chiaro, in alcun
-caldo, e in alcun freddo. El sicondo fiume,
-che si chiama Gion, o vero Nilo, è detto,
-però che sta sempre torbido, e Gion, nella
-lingua di Etiopia, vuol dire torbido. El
-terzo fiume si chiama Tigris, ciò è a dire,
-<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
-tosto, corrente; imperò che corre più presto
-degli altri, e a similitudine di questo,
-v'è una bestia chiamata tigris, la qual
-corre molto velocemente. El quarto fiume
-si chiama Eufrates, ciò è a dire, ben portante,
-perchè molti beni crescono sopra
-questo fiume, frutti, biade e altre cose. E
-sapiate, che niuno uomo mortale può andare,
-nè aprosimarsi al detto paradiso per
-la moltitudine delle bestie salvatiche che
-sono in quegli diserti, e per l'alteza di
-quele montagne e per l'aspreza de' sassi
-e quali niuno poterebe passare<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a>. Molti
-gran signori ànno voluto molte volte isprementare
-e andare per questi fiumi verso
-el paradiso, con gran compagnia, ma mai
-non poterono trovar la via; anzi molti di
-<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span>
-loro murirono per la foresta e per lo navicare,
-e molti altri rimasono orbi, e altri
-sordi per lo strepito della acqua, e altri
-son morti e perduti nell'onde. Sì che pertanto
-niun mortale vi si può approssimare,
-salvo che per ispezial grazia di Dio. E di
-questo luogo io non saperei discriver più;
-e pertanto tacendo, ritornerò a quel che
-io ò veduto.
-</p>
-
-<p>
-Chiunque avessi grazia di sapere tener
-la via diritta, sì poterebe passare per queste
-isole sopradette della terra del Prete
-Giovanni, le qua' sono sotto terra, quanto
-a noi di qua, e per altre assai isole più
-inanzi, e circundare la terra e poi ritornare
-dirittamente alle parte de le quale
-si fussino mossi; e arebono circundato
-tutto el corpo della terra. Ma perchè vi
-converrebe gran tempo, e molti pericoli vi
-sono nel passare, parte per le isole diverse,
-parte per li gran mari e parte per dubio di
-smarrir la via, pochi uomini si mettono a
-farlo, quantunque si possa fare, tenendo
-la diritta via in modo, che io ò detto di
-sopra: e per questa cagione si ritorna da
-queste isole sopradette, costegiando, nella
-terra medesima del Prete Giovanni.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
-</p>
-
-<h3 id="caisam">DELL'ISOLA DI CAISAM, CH'È MOLTO GRANDE
-E BUONA, E DE LA USANZA CHE TIENE IL
-FIGLIUOL, MORTO IL PADRE, IN QUESTO
-PAESE.</h3>
-
-<p>
-Dipoi, ritornando, si viene a un'altra
-isola, chiamata Charsam, la quale isola
-tiene di lungo 60. giornate e di largo 50.
-o più. Questa è la magiore isola e 'l migliore
-reame del mondo, eccetto Cataim. Questo
-paese è così bene abitato e così pieno di
-città e di ville e di gente, che, quando
-e' s'esce fuora d'una città per andare in
-qualunche parte si voglia, si vede un'altra
-città inanzi a sè. In questa isola è una
-grande abundanzia di vino e di spezie. Il
-Re di questa isola è molto possente e gran
-ricco, ma nondimeno riconosce la sua terra
-dal Gran Cane e ubidisce lui; però che
-questa isola è una de le <span class="smcap lowercase">XII</span>. province che 'l
-Gran Cane à sotto di sè, sanza la sua propia
-terra e de le isole migliore, de' le quali
-n'à molte. In questo paese son gran boschi
-di castagneti, e se e mercatanti usasino
-così in questa isola, come fanno ne l'isola
-di Catai, ella sarebe asai migliore che Catai.
-Da questa isola si viene, ritornando,
-a un altro reame, chiamato Riboeh, che è
-<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
-sotto posto al Gran Cane, ed è un buon
-paese e abondevole di biade e di vino e d'altri
-beni. Le gente di questo paese non ànno
-case, ma stanno nelle tende e padiglioni
-fatti di feltro nero. La lor città principale
-o reale è tutta murata di pietre preziose,
-cioè nere e bianche, e tutte le strade di
-questa son ben lastricate di queste simile
-pietre. In questa città non è uomo che ardisca
-spander sangue d'uomo nè di bestie
-per riverenza d'uno idolo ch'egli adorono.
-In questa città istà il Papa della fede loro,
-il quale e' chiamono Sabasi, e concede tutti
-e benifici e tutte l'altre cose, che apartengono
-agl'idoli. E tutti quegli che riconoscono
-alcuna cosa de le lor chiese religiose,
-e altri ubidiscono a lui, al modo che fanno
-qua le genti di santa chiesa al Papa. In
-questa isola è una usanza, che, volendo el
-figliuolo grandemente onorare el padre,
-quando e' muore, manda per tutti gli amici
-e' parenti suoi, religiosi e preti e pifferi
-in gran quantità, e portono il corpo
-del padre sopra a una montagnia, facendo
-gran festa e solennità. Poi che l'ànno lassù
-portato, il maggior prelato sì gli taglia el
-capo e sì lo ripone in uno piattello grande
-d'ariento dorato: dipoi lo dà al figliuolo.
-<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
-Allora el figliuolo o gli altri il pigliano e
-portano, cantando e dicendo molte orazioni.
-Poi gli preti e religiosi tagliano el troncone
-del busto per pezzi, dicendo orazioni;
-e gli uccelli del paese, che sono usitati a
-quella usanza per lungo tempo, vengono,
-e sì si apresentono di sopra, volando come
-fa tra noi il nibbio a la carogna; e i preti
-gittono e pezzi de la carne, e gl'ucegli gli
-pigliono e vanno alquanto dilungi, e sì la
-mangiono. E poi gli preti cantano a modo
-che di qua per gli morti, e dicono l'uficio
-in loro linguaggio ad alta voce. Dipoi dicono:
-Riguardate come era valente uomo
-costui, il quale gli angioli di Dio son venuti
-a trovare e portare in paradiso. Alora pare
-al figliuolo che sia molto onorato, quando
-gli ucegli ànno mangiato il suo padre. E
-colui, a chi viene maggiore numero d'uccelli,
-è quello che gli pare abbia avuto maggiore
-onore più che gli altri. Da poi il figliuolo
-rimane a casa cogl'amici e co' parenti
-suoi e fagli gran festa; e gl'amici racontono
-tra loro qual mente gli uccegli gli vennono
-a torre; e così ragionando, in questo molto
-si gloriano. E quando sono raunati a casa,
-il figliuolo fa cuocere la testa del padre,
-e alquanto della carne dà in luogo di guazzetto;
-<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
-e danne a ciascuno de li suoi più
-speziali amici; e dell'ossa del craneo se
-ne fa fare una tazza, colla quale lui e i
-parenti beono con gran divozione a memoria
-del santo uomo, mangiato dagl'uccegli;
-e il figliuolo serba questa tazza; e
-tutto 'l tempo della vita sua bee con quela
-per memoria di suo padre.
-</p>
-
-<h3 id="uomorico">D'UNO UOMO MOLTO RICO, E DE LO STATO
-SUO, E DELLA CONCLUSIONE DEL LIBRO
-CHE FA L'AUTORE.</h3>
-
-<p>
-Da questa isola, ritornando per <span class="smcap lowercase">X</span>. giornate
-per mezo la terra del Gran Cane, è
-una grand'isola e buona e buon reame,
-nella quale è uno rico e potente Re. Fra
-gli altri di questo paese v'è uno uomo richissimo,
-el quale non è principe nè amiraglio
-nè duca nè conte, ma sono molte
-gente a lui suggette che tengono terre da
-lui; e à costui una grandissima entrata
-ogn'anno, e è troppo ricco, perchè à continuamente
-più di tre mila cavagli caricati
-di biada e di riso, anno per anno. Costui
-fa molto nobil vita: sicondo l'usanza
-di là, lui ha cinquanta damigelle vergini,
-le quali tutta via lo servono quando mangia.
-E quando egli è assettato a tavola,
-<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
-tutte quelle vergini gli portano insieme
-una maniera di vivande, e sempre la portano
-cantando una canzona. Poi gli tagliano
-innanzi quella vivanda, e di quella
-lo imboccano, però che lui non fa alcuna
-cosa, se non tenere le mani sopra alla tavola
-e mangiare le vivande che gli danno
-quelle damigelle; imperò ch'egli ha l'unghie
-tanto lunghe, che non potrebbe colle
-mani nè tenere nè pigliare alcuna cosa; e
-quando si va a coricare, quelle damigelle
-lo spogliano, e così quando si leva lo rivestono.
-La nobilità degli uomini di quello
-paese è lasciarsi crescere l'unghie quanto
-possono; e sono molti nel paese, che, tanto
-se le lascion crescere, che circundano tutta
-la mano: e questo è tra loro gran gentilezza.
-E la nobilità delle donne loro si è
-aver piccoli piedi: e per questo, come son
-nate, legono e piedi così stretti, che non
-crescono la metà di quelo che doverebbono.
-Sì che queste fanciulle cantono canzone
-mentre che e' mangia; e quando lui
-à mangiato quela vivanda, ne portone
-un'altra, cantando a modo che di prima;
-e così fanno per insino che à mangiato, e
-ogni dì fanno a questo modo. E in tal modo
-usa costui la sua vita, come ànno fatto i
-<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
-suoi, e come fanno gl'uomini dati all'ozio
-e al ventre e alla gola, e quali sempre disutilmente
-vivono sanza fare alcuno bel
-fatto o altre opere degne di laude e di
-virtù. O quanti ne sono oggi a lui simiglianti
-che disiderano la vita solo per stare
-a riposo a grattarsi el ventre, come fa el
-porco nella grassa! Egli ha molto bello
-palazzo e ricco, dove si sta; del quale le
-mura circundano due leghe. Dentro vi sono
-be' giardini: le sue camere e sale sono d'oro
-e d'argento, e nel mezo d'un bel giardino
-si è uno monticello, ove è uno piccolo praticello,
-nel quale è uno munisterio con torri
-e pinacoli tutti d'oro. Molte volte va costui
-a questo munisterio, che non è fatto
-per altra cagione, se non per diletto di
-costui.
-</p>
-
-<p>
-Da questo paese si ritorna indietro per
-la terra del Gran Cane, della quale io ò
-detto di sopra, però non bisogna c'un'altra
-volta vi discriva, nè di quale si tenga conto.
-E sapiate, che di tutto quel paese e di tutte
-quell'isole e diverse gente e diverse legge
-e fede, ch'egl'ànno, le quali io ò scritto,
-niuna gente non è lì, la quale, pur che
-abia ragione e intelletto, che non abia alcuno
-articolo della nostra fede e alcun
-<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
-buon punto di ciò che noi crediamo, e che
-eglino non credino in Dio, il qual fece il
-mondo, el quale egli chiamono Hiretarze,
-ciò è a dire: Dio di natura, sicondo che dice
-il profeta: <i>Et intuentur omnes fines
-terrae</i>; e altrove: <i>Omnes gentes servient
-ei</i> etc. Ma egli non sanno però perfettamente
-parlare di Dio padre, nè del
-figliuolo, nè dello Spirito santo; nè sanno
-parlare della Bibbia, e spezialmente del
-Genesis e degl'altri libri di Muises, de
-l'Esodo e degli profeti, però che non ànno
-chi gl'insegni; sì che non sanno se non di
-loro intelletto naturale. E' dicon bene, che
-le criature ch'egliono adorono, non son
-punto Dio, ma egli le adorono per le gran
-virtù che sono in quelle, le quali non vi
-poterebono esser sanza grazia di Dio. Dei
-simulacri e idoli e' dicono, che non v'è alcuna
-gente, che non abino idoli; e questo
-dicono, perchè noi abiamo le immagine e
-le figure della nostra Donna e di molti altri
-santi che adoriamo noi; ma e' non sanno,
-che noi non adoriamo punto le immagine
-di legnio, nè di pietre, anzi e santi, a memoria
-de' quali son fatte; perchè, a modo
-che la lettera dimostra a' litterati che è
-come si dee credere, così le immagine e
-<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
-le pitture dimostrono alla idiota gente a
-pensare e adorare e santi, a nome de' quali
-son fatte; però che 'l pensare umano ispesse
-volte è invilupato per molte cose, per le
-quali e' dimenticherebono di pregare Dio
-e nostra Donna e gl'altri santi, se le figure,
-fatte a lor nome, non gli rendesson
-memoria. E dicono, che gli angioli di Dio
-parlono a loro ne' loro idoli, e che e' fanno
-di gran miracoli: e di ciò dicono vero,
-perchè negli idoli loro ve ne sono, ma sono
-due ragione d'angioli, buoni e cattivi,
-come dicono e greci; <i>chalo bono e caccho
-malo</i>, cioè: <i>chalo</i> vuol dire <i>buono</i>,
-e <i>chacho</i> vuol dire cattivo; sicchè gli
-buoni angioli non sono negli idoli loro,
-anco vi sono i malvagi e cattivi, per mantenergli
-nel loro errore.
-</p>
-
-<p>
-Molti altri paesi diversi, e molte altre
-maraviglie sono di là, le quali non ò già
-tutte vedute; e di quelle che io non ò vedute,
-non saperrei propriamente discrivere;
-e nelli paesi propii, dove io sono
-stato, molte cose diverse sono e strane,
-delle quali io non fo menzione, perchè sarebe
-cosa lunghissima a ricontare il tutto,
-perchè, se io iscrivessi tutto ciò che è ne
-le parte di là, chiunque poi si afaticassi e
-<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
-travagliasse la persona per andare per le
-parte di là cercando i lontani paesi, volendo
-racontare, o vero iscrivere delle
-cose strane, si troverebe impacciato per la
-mia discrizione; però che non poterebe nè
-dire nè contare cosa novella, della quale
-gli auditori si potessino dilettare. E ancora
-dicesi: <i>Omnia nova placent</i>, ciò è a
-dire, che tutte le cose nuove piacciono; sì
-che pertanto io farò fine, sanza più ricontare
-delle cose strane e diverse che si truovono
-nelle parte di là. E ciò che io ò scritto
-d'alcun paese, è tanto, che debbe bastare.
-E sapiate, che quello che io ò scritto, si
-è la propia verità, come se fussi il santo
-Evangelio, benchè saranno molti, che non
-lo crederanno, ma lascio il giudicio ad altrui
-che voglia andare di là; però che loro
-molte altre cose troveranno da scrivere, e
-vederanno se io dico il vero o no<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a>.
-</p>
-
-<p class="center">
-<span class="smcap">Finito il libro bellissimo di Giovanni
-Madivilla, ridotto in lingua Toscana</span>.
-Laus Deo omnipotenti. Amen<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a>.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
-</p>
-
-<p>
-Io Giovanni de Mandavilla sopradetto,
-il quale mi partì di nostro paese, e passai
-el mare nell'anno di grazia 1322; e dipoi
-ho ricercato molte terre e molti paesi, e
-sono stato in molta buona compagnia, et
-ho veduto molti begli fatti, benchè io nonne
-faciessi mai alcuno nè altro bene, del quale
-io debbi parlare, et ora al presente io sono
-allo stanco riposo ritornato oltre a mia
-voglia, per cagione delle gotti antiche. E
-per prendere alcun sollazzo nel mio tristo
-riposo, ricordandomi del tempo passato,
-ho compilato e messo in iscritto le sopra
-dette cose, secondo el meglio che ho potuto
-ricordarmi, nell'anno di grazia 1357,
-nell'anno tregesimo quinto che io mi parti'
-di nostro paese. E priego tutti quegli che
-qui leggieranno, se a loro piace, voglino
-pregare Iddio per me, che io pregherrò
-per loro; e tutti quegli che per me diranno
-uno Pater nostro, acciò che Iddio mi faccia
-remissione degli miei peccati, io gli faccio
-tutti participevoli, e sì gli conciedo parte
-di tutti gli miei peregrinaggi e di tutti gli
-buoni fatti, e quali io feci e farò insino
-alla fine mia. E priego Iddio, dal quale
-ogni bene discende e ogni grazia, che tutti
-quegli cristiani che qua leggono o odono
-<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span>
-leggiere, che gli voglia adempiere tanto
-della grazia sua negli corpi e anime loro,
-salve fare (<i>sic</i>), alla gloria e laude di lui; il
-quale è trino et uno sanza cominciamento
-e sanza fine; senza equalità buono, e senza
-quantità grande; in ogni luogo presente,
-e in sè ogni cosa continente; il quale niuno
-bene può migliorare, il quale è in trinità
-perfetta [e] vive e regna per ogni seculo e
-per ogni tempo. Amen.
-</p>
-
-<p class="pad2 center large">
-FINIS: DEO GRATIAS.
-</p>
-</div>
-
-<div class="somm">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
-</p>
-
-<h2><a id="indice" href="#indfront">
-INDICE.</a></h2>
-
-<table class="indice" summary="">
- <tr>
- <td>Di molti vari e diversi paesi che sono di là, e del monte Atalante, e della città di Trabisonda, dove giace santo Atanagio, e di molti reami di Barbaria</td> <td class="pag"><a href="#matalante">Pag. 5</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del castello di Sparveri, dove sta una bella donna de' doni di ventura, la quale dà, a chi fa la veghia <span class="smcap lowercase">VII</span>. dì naturali, quello che 'l sa adomandare</td> <td class="pag"><a href="#sparveri">9</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della montagna di Ararath, dove si fermò l'Arca di Noè, e della città di Laidenge, e della città di Thaurissa, e della abondanzia sua</td> <td class="pag"><a href="#ararath">12</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della terra di Iob e della abundanzia d'essa, e come si ricoglie la manna, e della proprietà sua</td> <td class="pag"><a href="#terraiob">16</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Delli ornamenti de' Caldei, e quali sono begli uomini, e le femmine sono brutte e mal vestite</td> <td class="pag"><a href="#orncaldei">17</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del regno delle Amazone e de' lor costumi e usanza, e di Tramegitta, dove Alessandro Magno fece edificare Alessandria</td> <td class="pag"><a href="#amazone">19</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Di Etiopia, e come ivi sono genti di diverse maniere, perchè alcuni non ànno piedi, altri sono fanciulli e ànno canuti e capegli, e quando son vechi gli ànno neri</td> <td class="pag"><a href="#etiopia">22</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Come si fa il cristallo, come nascono le perle, e come nascono e diamanti, e come crescono; e della virtù e proprietade sua, e come e' perdono la virtude, e come si conoscono e buoni da' cattivi</td> <td class="pag"><a href="#crisperle">23</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Di India e della diversità della gente che vi si truovono; e de l'isola di Oriens; e de l'isola di Canna, dove si fanno diverse adorazione, e la ragione perchè fanno questo; e perchè non sotterrono e loro morti</td> <td class="pag"><a href="#dindia">29</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Come nasce il pepe e come si coglie, e di quante maniere di pepe si truova, e che modo si tiene per li serpenti che ivi stanno</td> <td class="pag"><a href="#ilpepe">35</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'una fonte che à sapore d'ogni spezie, e della sua virtù</td> <td class="pag"><a href="#sapspezie">37</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Come in questo paese fanno sacrificio dei propii figliuoli, e come, morto el marito, la moglie s'abrucia con lui insieme</td> <td class="pag"><a href="#sacfigli">39</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Degli idoli di questa gente e della grande divozione ch'egli v'ànno</td> <td class="pag"><a href="#idoli">41</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola Lamori e della gente che ivi abita, e la ragione perchè vanno nude; e come mangiono carne umana, e quanti gradi è tutto il firmamento</td> <td class="pag"><a href="#lamori">46</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'uno che andò cercando el mondo e ritrovossi in paese, dove e' si parlava in sua lingua</td> <td class="pag"><a href="#cercando">52</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della grandeza di tutta la terra</td> <td class="pag"><a href="#granterra">54</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Simbor, dove gl'uomini e le femine si fanno segniare nella fronte con un ferro caldo per gentileza; e dell'isola di Botegon</td> <td class="pag"><a href="#simbor">58</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Gianna, e delle cose che ivi nascono, e della possanza di questo Re, e del suo palazo, el quale è una cosa molto stupenda</td> <td class="pag"><a href="#gianna">59</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Patem, dove sono alberi che fanno farina; altri fanno vino, altri fanno mele, e altri veleno; e d'un certo lago, nel quale nascono canne che ànno nella radice pietre preziose</td> <td class="pag"><a href="#patem">61</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Talanoch e del suo Re e della possanza sua, e degli elefanti, i quali lui tiene per sua difesa; e di due altre cose maravigliose che vi sono</td> <td class="pag"><a href="#talanoch">63</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Qui si fa menzione d'una gran maraviglia, del pescie che si gitta alla riva di questa isola</td> <td class="pag"><a href="#pescie">64</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Raffo, ove dànno gl'uomini a mangiare a gl'uccegli</td> <td class="pag"><a href="#raffo">67</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'una altra isola chiamata Mulca, dove sono cattivissime gente che beono sangue d'uomo; e dell'isola che si chiama Tracondia, dove son gente che non parlono, ma sibillano</td> <td class="pag"><a href="#mulca">68</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola Ongamara, dove son gente che ànno teste di cani, che si chiamono Cenofali, e della giustizia del suo Re</td> <td class="pag"><a href="#ongamara">69</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Silla, e di molte strane e diverse nature d'animali che quivi si truovono</td> <td class="pag"><a href="#silla">71</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Dondina, dove e' mangiono l'uno l'altro, quando non possono scampare; e della possanza del loro Re, il qual signioregia <span class="smcap lowercase">LIIII</span>º. isole; e di molte maniere d'uomini, i quali abitono in queste isole</td> <td class="pag"><a href="#dondina">73</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del reame di Mauri ch'è molto buono e grande, e delle maniere e costumi di quelle gente</td> <td class="pag"><a href="#mauri">78</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della grande città di Cassaga e delle sue maniere</td> <td class="pag"><a href="#cassaga">81</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della città di Chilafonda, e della terra delli Pigmei e della statura loro</td> <td class="pag"><a href="#chilafonda">83</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della città di Iancai, e della città di Menca, e delle loro richeze e usanze</td> <td class="pag"><a href="#iancai">85</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Catai, e delle città che ivi sono, e del palazo del Gran Cane, e delle sue magnificenzie</td> <td class="pag"><a href="#catai">87</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Perchè si chiama el Gran Cane e di cui discese, e del nome de' sette linguaggi di Barberia</td> <td class="pag"><a href="#grancane">96</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del titolo del Gran Cane, e del governo della corte sua quando si fa festa, e delle maniere de' baroni che servono a tavola, e delli savi che vi sono, e di molte altre cose mirabile e stupende</td> <td class="pag"><a href="#titolo">106</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della maniera del Gran Cane quando lui cavalca, e di coloro che cavalcono seco, e della signioria e gran possanza sua</td> <td class="pag"><a href="#maniera">118</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del modo che osservono e corrieri sua in portare presto le nuove, e delle cose che si fanno al Gran Cane quando cavalca per lo suo paese</td> <td class="pag"><a href="#corrieri">120</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del modo del sacrificare loro, e de' nomi dei figliuoli del Gran Cane</td> <td class="pag"><a href="#figliuoli">125</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Delle cose che e' tengono per pecato e della penitenzia che gli conviene fare per questi peccati, e del modo ch'egli tengono a presentare il Gran Cane</td> <td class="pag"><a href="#pecato">126</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del modo che servono quando muore lo imperadore in sotterrarlo, e del modo che tengono quando ne fanno un altro, e delle parole che lui dice alla eletta</td> <td class="pag"><a href="#muore">131</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della città di Corasina, e di molti paesi strani</td> <td class="pag"><a href="#corasina">134</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'imperio di Persia, e delle cittadi che ivi sono</td> <td class="pag"><a href="#impersia">136</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del reame di Giorgia, e del reame di Abthas, e della provincia di Bonavison, nella quale è una cosa molto maravigliosa, e delle gente che ivi abitono</td> <td class="pag"><a href="#giorgia">138</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della Turchia e delle province che vi sono, e di Caldea, di Mesopotamia, e di molte cose che lì si truovono</td> <td class="pag"><a href="#turchia">141</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del paese di Cadissa e delle cose che ivi nascono, e delli monti Caspi, nei quali sono rinchiusi e Giudei, e di molte altre cose</td> <td class="pag"><a href="#cadissa">144</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della terra di Bacaria, e di certe arbore che fanno lana; e della grosseza del Grifone, e d'altre cose che lì sono</td> <td class="pag"><a href="#bacaria">149</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della possanza del prete Giovanni, e delle gente e nazioni e reami che gli sono sotto posti, e del camino che si fa per andare ivi, e delle richeze e pietre preziose che sono in quelle parte</td> <td class="pag"><a href="#prete">150</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del modo che tiene il prete Giovanni quando cavalca contra' nimici, o vero per la terra; e del palazo suo, e de l'ornamento della sua camera</td> <td class="pag"><a href="#cavalca">155</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Delli servidori del prete Giovanni, e del modo che loro tengono in servirlo</td> <td class="pag"><a href="#servidori">158</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'una isola chiamata Milscorach, nella quale stava uno uomo molto cauto, che aveva fatto uno Paradiso; e delle cose maravigliose ch'erano in questo Paradiso, e come fu distrutto costui</td> <td class="pag"><a href="#ucauto">159</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Della valle pericolosa, dove stanno diavoli, e delle cose paurose che si truovono in questa valle pericolosa</td> <td class="pag"><a href="#diavoli">163</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Di due isole, nelle quali abitano giganti di grande stature, e femmine terribile come el basilisco</td> <td class="pag"><a href="#giganti">170</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'un'altra isola, e della usanza che tengono in isposare le lor moglie, e perchè non dormono la prima notte con loro, ma e' vi dorme un altro</td> <td class="pag"><a href="#moglie">172</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'un'altra isola, e della usanza che ànno quando nasce uno e quando muore, e del Re di costoro, e della buona giustizia che s'osserva in questo paese</td> <td class="pag"><a href="#nasce">173</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Come nasce el cotone, e di molte altre cose maravigliose e stupende che sono in questi paesi</td> <td class="pag"><a href="#cotone">176</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Bragmani, e de la lor buona vita, e d'una legiadra lettera, la qual mandorono ad Alessandro Magnio</td> <td class="pag"><a href="#bragmani">179</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Di due altre isole, cioè Mesidrata e Genosaffa, ne le quali fu profetizato la incarnazione del figliuol di Dio; e d'una gentil risposta qual feciono ad Alessandro Magno</td> <td class="pag"><a href="#mesidrata">183</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>De l'isola di Fracan, dove le gente vivono del solo odore de' pomi salvatichi, e d'una altra isola, ove sono le gente pilose</td> <td class="pag"><a href="#fracan">187</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Degli arbori del sole e della luna, e della cagione perchè si chiama prete Giovanni</td> <td class="pag"><a href="#arbori">188</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola Tabrobana, dove sono due state e due verni, dove i lor giardini sempre sono verdi</td> <td class="pag"><a href="#tabrobana">191</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td><span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola Orilla, e di Arguta, ne le quali son grandi tesori e ben guardati, e del modo che si tiene a aver del detto tesoro</td> <td class="pag"><a href="#orilla">192</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Del paradiso terreste e de' fiumi che escono di quello</td> <td class="pag"><a href="#paradiso">194</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>Dell'isola di Caisam, ch'è molto grande e buona, e de la usanza che tiene il figliuol, morto il padre, in questo paese</td> <td class="pag"><a href="#caisam">199</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td>D'uno uomo molto rico, e de lo stato suo, e della conclusione del libro che fa l'autore</td> <td class="pag"><a href="#uomorico">202</a></td>
- </tr>
-</table>
-
-<hr />
-
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
-</p>
-
-<h2 id="emendazioni">
-EMENDAZIONI
-<span class="smaller">AL SECONDO VOLUME.</span>
-</h2>
-
-<table class="emend" summary="">
- <tr>
- <td>Pag.</td> <td>lin.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">5.</td> <td class="num">7</td> <td>el viaggio</td> <td>el magnifico.<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">30.</td> <td class="num">14</td> <td>mercatanzie In questa</td> <td>mercatanzie. In questa.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">59.</td> <td class="num">3</td> <td>di genti, e perchè</td> <td>di genti: e perchè.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="num">74.</td> <td class="num">25</td> <td>la bocca, per torgli</td> <td>la bocca per torgli.</td>
- </tr>
-</table>
-
-</div>
-
-<div class="footnotes">
-
-<h2>
-NOTE:
-</h2>
-
-<div class="footnote" id="note1">
-<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui i codd. leggono invece el <i>magnifico</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note2">
-<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e disse che se egli era eretico che ciò credeva;
-e perchè gli articoli di detto salmo erano
-buoni, però così credeva</i>. Così il cod. Ricc. Il
-Magliab. e le stampe leggono altresì confusamente
-come sopra.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note3">
-<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui il cod. Magl. è mancante: mi valgo
-del Riccardiano e delle due edizz. del 1488 e 1492.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note4">
-<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui rientra il cod. Magl.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note5">
-<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Manca, come altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note6">
-<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe: forse <i>lingnaggio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note7">
-<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui pur manca, come altrove.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note8">
-<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Magl. e le stampe leggono: <i>fu uno
-Re nel paese e abitarono insieme con uomini
-maritati, come si fa altrove</i>. Sembrami che la
-lez. sia difettosa in tutti e quattro i testi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note9">
-<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così amendue i codd. Nella stampa del
-1488 manca <i>si imbrodono cioè</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note10">
-<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc.; <i>di mari</i>: il Magl. e le stampe
-leggono <i>di mai</i> e <i>di may</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note11">
-<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>e nissuno è di grandeza d'una fava</i>: cod.
-Magl. e ediz. del 1488.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note12">
-<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>perle fine, le quali si conceranno e ingrosseranno
-della rugiada</i>: cod. Ricc.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note13">
-<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>in pace e in guerra</i>: cod. Magl. e st.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note14">
-<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc. legge: <i>a se l'agulia, e sopra
-di quella pietra si mette il diamante, e poi
-se gli presenta l'agulia; e se 'l diamante è vero
-e virtuoso, mentre che 'l diamante è presente,
-mai la calamita non tirerà l'agulia, se la calamita
-non fussi troppo grossa.</i></p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note15">
-<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. e le stampe: la lez.
-del Ricc. legge come segue: <i>et è proprietà di
-via e di camminare per diverse vie e cercare
-cose strane</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note16">
-<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Cioè <i>tralci</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note17">
-<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span>In signif. di <i>forma</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note18">
-<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. e le stampe: il cod.
-Ricc.: <i>et è lo Adabo de' falsi cristiani</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note19">
-<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui vien meno per tutto il Capitolo il cod.
-Riccardiano: noterò più innanzi dove rientra.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note20">
-<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Qui rientra il cod. Riccardiano.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note21">
-<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span>così il cod. Magl.: il Ricc. legge <i>tornature</i>,
-e la stampa del 1488 <i>tornate</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note22">
-<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe: forse <i>mare</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note23">
-<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod Ricc. <i>Machumaram</i>: il cod. Magl.
-e le stampe, come sopra.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note24">
-<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe: sinc. di <i>sanguisughe</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note25">
-<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. e le stampe. Il Ricc.
-<i>che pare che venga dagli nuvoli e pare che egli
-voglia coprire tutta la terra</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note26">
-<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>per la bontà del paese in questo paese</i>: cod.
-Magl.: <i>per la bontà sua. In quello paese</i>: cod.
-Ricc.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note27">
-<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Magl. legge: <i>e ànno una grossa
-bocca sopra la testa e sono nove volte</i>. Anche le
-antiche stampe recano <i>una grossa bocca</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note28">
-<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Cod. Ricc. <i>Utria</i>: edizz. ant. <i>Udria</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note29">
-<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. e le stampe. Il cod. Ricc.
-ha invece. <i>Passando per quello paese per più
-giornate è una città</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note30">
-<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Magl. legge <i>compassi</i>, come altresì
-hanno le stampe: nel Ricc. manca.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note31">
-<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Nota qui usato <i>piffero</i> per suonatore di <i>piffero</i>:
-i vocabolaristi non ne adducono che un
-solo es. tratto dalla <i>Vita di Benvenuto Cellini</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note32">
-<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc, ha variatamente <i>Chiamgnus</i>
-e <i>Chagnus</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note33">
-<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. o le stampe. Nel cod.
-Ricc. varia la lez. nel modo seguente: <i>che eglino
-oservassino a tutto quello che egli aveva
-detto e ordinato, e che in quell'ora, e dipoi eglino
-rimanessino contenti di ciò che egli gli farebbe
-di sua grazia: et eglino dissono, ch'erano,
-e sarebbono presti a ubbidire e fare tutti e sua
-comandamenti</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note34">
-<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc. qui ed altrove legge sempre
-<i>Magno</i>: forse meglio.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note35">
-<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così il cod. Magl. e le stampe: il Ricc.
-ha <i>le terre</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note36">
-<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Da <i>Intronizzare, Mettere in trono</i>. Del
-verbo, niuno es. cita il vocab.; dell'add. un
-solo, tolto dalle <i>Rime di Alessandro Allegri</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note37">
-<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc. legge: <i>e gli valletti e' famigli</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note38">
-<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd.: forse <i>patirebbe troppo caldo</i>;
-o <i>proverebbe troppo caldo</i>. L'ediz. del 1488 legge
-<i>perebbe</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note39">
-<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note40">
-<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>E dico che sotto il firmamento non è sì gran
-Signore</i>: cod. Ricc. <i>Sotto il firmamento nè in
-terra</i> ec. cod. Magl.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note41">
-<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>sanza el suo primogenito, de' quali e nomi
-loro sono questi: Chadai, Balach, Rabilan, Sare,
-San, Vrin, Neagu, Vocab, Cadi, Sidan, Turen</i>.
-Cod. Ricc.: le stampe: <i>Cahadai, Vinim, Nengu,
-Vocab, Cadi, Sidam, Tulem, Soalach, Rabbi,
-Can, Gare, Gan</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note42">
-<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&nbsp;&nbsp;</span>La stampa del 1488 legge <i>arectare</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note43">
-<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Magl. e le stampe: <i>salvo che arte
-di seta e armi</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note44">
-<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Nota <i>laveggio</i> in signif., pare a me, di
-quello stanzino ove si lavano e si ripongono
-le pentole, le tegghie, i piatti ed ogni altra
-sorte di stoviglie: chiamasi oggi da alcuni lo
-<i>acquario</i>, da altri lo <i>scaffale</i> e da altri il <i>secchiaio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note45">
-<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Magl. legge carriera: le stampe <i>cadrega</i>,
-forse per <i>carega</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note46">
-<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>ma non è molto largo</i>: cod. Ricc.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note47">
-<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd.: le stampe <i>polmetta</i>: intendi
-<i>uno palmite</i>, cioè <i>un tralcio</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note48">
-<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Cod. Ricc. <i>nè rocca d'alto mare</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note49">
-<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note50">
-<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc. <i>da più di 1000 uomini</i> ec.
-Le stampe: <i>da più di cento millia cavaleri da
-cavallo</i>, o <i>da cento millia homini da pè</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note51">
-<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questi è il famoso <i>Veglio della Montagna</i>,
-di cui parlarono eziandio Marco Polo e il beato
-Odorico ne' loro Viaggi, e da cui il Boccaccio
-trasse argomento della sua Novella 8. Giorn. <span class="smcap lowercase">III</span>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note52">
-<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ediz. del 1488: <i>la valle di fontana</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note53">
-<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Nota avver. efficace, detto in sen. fig. per
-<i>acutamente, sottilmente, in modo assai penetrante</i>
-e che offende. Registrasi nel Vocab. in
-signif. prop. soltanto, e senza es.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note54">
-<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Spulzellare</i> o <i>spulcellare</i> per <i>isverginare</i> citasi
-nel Vocabolario, ma senza veruno esempio.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note55">
-<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Così i codd. e le stampe.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note56">
-<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ne' testi moderni della Scrittura venner
-tolte via le parole <i>nec discernit inter judeos et
-gentiles, sed omnis</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note57">
-<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Ricc.: <i>un'altra isola grande, chiamata
-Pichon, la gente</i> ec.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note58">
-<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Le parole <i>come cani grandi</i> si leggono soltanto
-ne' due testi a penna. Nell'edizione del
-1488, che ho qui sotto gli occhi, dicesi semplicemente
-<i>e sono grandi</i>: onde per verisimiglianza
-sarà da preferirsi la lezione della
-stampa a quella de' manuscritti.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note59">
-<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il cod. Riccardiano à il segu. brano per
-soprappiù: <i>et etiam per gli luoghi tenebrosi che
-vi sono molti. E per acqua non vi si potrebbe
-andare, perchè non vi sono altre acque marine,
-se non gli sopradetti fiumi per gli quali per
-modo alcuno non si potrebbe andare nè navicare,
-perchè corrono e discendono così forte e
-impetuosamente e con onde sì grandi, che niuna
-nave vi potrebbe andare: eglino fanno tanto
-romore e menano tanta tempesta e stridore per
-gli alti e aspri sassi, onde discendono, che benchè
-si gridassi forte, niente nelle navi l'uno non
-potrebbe intendere l'altro</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note60">
-<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Cod. Ricc. <i>di là in quelle parti, però che
-molte cose troveranno ancora a scrivere, delle
-quali io non ò fatto menzione</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note61">
-<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Fin qui il cod. Magl.: quel che seguita appartiene
-al Riccardiano.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note62">
-<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Colla scorta delle stampe prescelsi <i>el viaggio</i> al <i>el magnifico</i>
-de' codd., che posi in nota. Ora considerato per bene
-la diversità dalla lez., sembrami si debba anteporre la lez.
-de' mss., come più consentanea alla mente dello scrittore. Secondo
-che chiaramente apparisce, <i>magnifico</i> qui è posto sostantiv.
-e ha forza di <i>magnificenza</i>.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici. Le correzioni ("<a href="#emendazioni">Emendazioni</a>") indicate a fine libro sono state riportate nel testo.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of the Project Gutenberg EBook of I viaggi di Gio. da Mandavilla, vol. 2, by
-John Mandeville
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK I VIAGGI DI GIO. DA ***
-
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-freely shared with anyone. For forty years, he produced and
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