diff options
| -rw-r--r-- | .gitattributes | 4 | ||||
| -rw-r--r-- | LICENSE.txt | 11 | ||||
| -rw-r--r-- | README.md | 2 | ||||
| -rw-r--r-- | old/62773-0.txt | 15840 | ||||
| -rw-r--r-- | old/62773-0.zip | bin | 350074 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h.zip | bin | 829774 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/62773-h.htm | 21970 | ||||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/cover.jpg | bin | 58537 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/ill-441.jpg | bin | 171978 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/ill-443.jpg | bin | 89036 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/ill-445.jpg | bin | 16865 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/ill-446.jpg | bin | 94844 -> 0 bytes | |||
| -rw-r--r-- | old/62773-h/images/ill-monete.jpg | bin | 51727 -> 0 bytes |
13 files changed, 17 insertions, 37810 deletions
diff --git a/.gitattributes b/.gitattributes new file mode 100644 index 0000000..d7b82bc --- /dev/null +++ b/.gitattributes @@ -0,0 +1,4 @@ +*.txt text eol=lf +*.htm text eol=lf +*.html text eol=lf +*.md text eol=lf diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..6312041 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This eBook, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. Anyone seeking to utilize +this eBook outside of the United States should confirm copyright +status under the laws that apply to them. diff --git a/README.md b/README.md new file mode 100644 index 0000000..a0b4ee3 --- /dev/null +++ b/README.md @@ -0,0 +1,2 @@ +Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for +eBook #62773 (https://www.gutenberg.org/ebooks/62773) diff --git a/old/62773-0.txt b/old/62773-0.txt deleted file mode 100644 index de63ab7..0000000 --- a/old/62773-0.txt +++ /dev/null @@ -1,15840 +0,0 @@ -The Project Gutenberg EBook of Lucrezia Borgia, by Ferdinand Gregorovius - -This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most -other parts of the world at no cost and with almost no restrictions -whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of -the Project Gutenberg License included with this eBook or online at -www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have -to check the laws of the country where you are located before using this ebook. - -Title: Lucrezia Borgia - secondo documenti e carteggi del tempo - -Author: Ferdinand Gregorovius - -Translator: Raffaele Mariano - -Release Date: July 27, 2020 [EBook #62773] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LUCREZIA BORGIA *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - - - - - - [Illustrazione: Monete.] - - - F. GREGOROVIUS. - - - LUCREZIA BORGIA - - SECONDO DOCUMENTI E CARTEGGI DEL TEMPO. - - - TRADUZIONE DAL TEDESCO - PER - RAFFAELE MARIANO. - - 3ª Ristampa. - - - - FIRENZE. - SUCCESSORI LE MONNIER. - 1885. - - - - - Proprietà degli Editori. - - - - -A - -DON MICHELANGELO GAETANI - -DUCA DI SERMONETA. - - - ONOREVOLE SIGNOR DUCA, - -A dedicarle questo scritto mi mossero non solo eventi storici trattati -in esso, ma altresì personali relazioni. Ed a Lei è piaciuto accogliere -gentilmente ambo i motivi. - -In questo libro Ella vedrà comparire antenati dell'antica e celebre -casa sua, ma non in prospera luce. I Borgia sono stati nemici capitali -dei Gaetani. E gran mercè per costoro, se schivarono quella rovina, -che Alessandro VI e il suo formidabile figliuolo avevan loro giurata. -Sermoneta con tutti i vistosi beni, appartenuti da tempo antichissimo -alla casa Gaetani, furon dai Borgia rapiti. E per mano degli stessi -gli avi suoi ebbero morte o dovettero prendere la via dell'esilio. -Signora di Sermoneta divenne Donna Lucrezia. E poscia il figliuolo di -lei, Rodrigo d'Aragona, fu, come Duca, investito delle possessioni dei -Gaetani. - -Da quel tempo sono oramai trascorsi secoli; ond'Ella può perdonare le -prepotenti manomissioni de' diritti della Casa sua ad una donna bella -e sventurata. Già la Bolla di Giulio II, ch'Ella, anche per riguardo -alla perfezione calligrafica, serba qual gioiello nell'Archivio della -famiglia, valse a ricostituir ben presto la casa dei Gaetani. E da quel -tempo questa conservò sempre il retaggio de' padri gloriosi. E si deve -poi a Lei, se gli aviti possedimenti, grazie ad un governo esemplare, -siano oggidì tornati di nuovo in fiore. - -Il persistere delle tradizioni storiche rispetto alle cose e agli -uomini esercita in Roma indicibile attrattiva su tutti i cultori -della storia. Su me ha in particolar modo avuto influenza potentissima -l'osservare come perdurino caratteri proprii di un passato storico in -famiglie romane antichissime, ma che tuttora sussistono, che ancora -oggi sono vegete e floride; e l'aver potuto entrare con queste in -personali relazioni. I Colonna, gli Orsini e i Gaetani si mostraron -meco sempre benevoli. E sempre queste tre celeberrime famiglie mi -furono larghe di ogni desiderabile agevolezza. Ed Ella, signor Duca, fu -primo in Roma ad aprirmi senza riserva gli archivii della Casa sua. Poi -per lunghi anni Don Vincenzo Colonna, del quale serberò eterna memoria, -mi concesse pari favore, sino a che l'onorando vegliardo non morì nel -Castello di Marino. - -I Gaetani, gli Orsini e i Colonna s'erano ritirati da un pezzo dal -teatro della storia di Roma. I primi anzi se ne allontanarono molto -più presto degli altri. Venne però giorno, in cui Ella, illustre Duca, -doveva far rientrare la sua antica stirpe nella storia della città. Fu -il giorno, per quella il più onorevole, che, caduto il secolare dominio -del Papato, Ella, a capo del Governo cittadino, depose nelle mani di Re -Vittorio Emanuele, a Firenze, l'atto di dedizione del popolo romano. -Momento memorando, che chiuse per sempre un lungo periodo della vita -della città, iniziandone uno novello! Esso vivrà eterno nella storia -de' Gaetani accoppiato al nome suo, e renderà quest'ultimo indelebile -dalla memoria de' Romani. - -Di quell'avvenimento in Roma io non fui testimone. Pure, parlandone, mi -torna in mente tutto quel moto e quella progressiva attività pubblica e -privata, alla quale mi fu dato assistere per lunga serie d'anni. Devo a -Lei e alla liberale Casa sua l'esser rimasto per sì gran tempo nel più -vivo contatto con la storia di Roma. E di tutte le relazioni, che ebbi -l'onore di stabilire con insigni famiglie d'Italia, quelle che alla sua -mi legano, sono, senza dubbio, le più antiche e le più personali. - -Vidi già venir su i suoi nobili figliuoli; e veggo ora con gioia -la schiera de' piccoli nipoti, che intorno a Lei, nuovo fondatore -della famiglia, comincia a crescere rigogliosa. Possano prosperare, e -perpetuare ancora per lunga e felice età la sua antichissima schiatta, -e nel più lontano avvenire arricchirla ancora di geste e nomi d'uomini -e donne nobili e famosi. - -Con tali voti Le offro questo scritto ornato del nome suo. So che Ella -lo accoglierà con bontà, che non sarà da meno dell'animo semplice e -senza pretensione, col quale io glielo presento. In verità io intendo -dare per esso un segno da me desiderato alla casa Gaetani; segno di -riconoscente ricordanza, di profonda venerazione per Lei, di devozione -grande che mai sempre mi legherà all'illustre famiglia sua. - - _Roma, 9 marzo 1874._ - - GREGOROVIUS. - - - - -INTRODUZIONE. - - -Lucrezia Borgia è la figura della più sciagurata delle donne nella -storia moderna. È forse tale, perchè fu insieme la più colpevole? -Ovvero le tocca soltanto portare il peso dell'esecrazione, che il mondo -per errore le ha inflitto? Perchè il mondo, in verità, si diletta dello -spettacolo di virtù e di colpe in persone tipiche, appartengano esse al -mito o alla storia. - -Quelle domande aspettano ancora una risposta. - -I Borgia stimoleranno per lungo tempo lo storico e lo psicologo -alla ricerca. Un amico di molto ingegno mi domandava un giorno, come -accadesse che tutto quanto si riferisce ad Alessandro VI e a Cesare e a -Lucrezia Borgia, e ogni fatto della vita loro e ogni lettera nuovamente -scoperta dell'uno o dell'altro di essi, ecciti la curiosità nostra più -vivamente che non facciano simili cose rispetto ad altri individui, -storicamente anche più importanti. Io non conosco spiegazione migliore -di questa: la Chiesa di Cristo è pe' Borgia il loro fondo stabile; -su questo sorgono e crescono; su questo si mantengono; e l'acuta -opposizione della natura loro col concetto del santo gl'impronta di -un carattere demoniaco. I Borgia sono la satira di una forma o di un -concetto grande del mondo ecclesiastico, che essi abbattono o negano. -Le basi, sulle quali s'elevano le loro figure, spiccano in alto, e -i visi loro sono pur sempre tocchi dalla luce dell'ideale cristiano. -Mediante questa noi li vediamo e riconosciamo. L'impressione morale -delle azioni loro a noi non giunge che attraverso quel mezzo, tutto -penetrato di concetti religiosi. Senza ciò, i Borgia, posti in loco -profano, scenderebbero al livello di molti altri uomini della stessa -tempra, e presto finirebbero per essere non più che singoli nomi di una -grande classe. - -Di Alessandro VI e di Cesare v'è una storia: di Lucrezia Borgia invece -abbiamo appena qualcosa più di una leggenda. E, stando a questa, essa -non è che una Menade, l'ampollina del veleno in una mano, nell'altra il -pugnale: una Furia, con insieme i lineamenti belli e dolcissimi di una -Grazia. - -Vittor Hugo l'ha rappresentata qual mostro morale. E, come tale, fa -ancora oggidì il giro de' teatri d'Europa. E così pure la concepisce -tuttora l'immaginazione degli uomini in generale. Chi ami la vera -poesia condannerà, come un grottesco traviamento dell'arte poetica, -la _Lucrezia Borgia_, il dramma mostruoso del romantico poeta. Quanto -poi al conoscitore della storia, questi, di certo, potrà sorriderne, -non senza, per altro, scusare al tempo stesso lo spiritoso poeta -della ignoranza e della credulità di lui ad una tradizione ammessa dal -Guicciardini in poi. - -Il Roscoe aveva già posto in dubbio siffatta tradizione e tentato -confutarla. L'apologia scritta da lui venne dagl'italiani, per amor -di patria, accolta con grato animo. E fra loro stessi s'è andato -propagando negl'ultimi tempi un moto di reazione contro quella comune -maniera di rappresentarsi la Lucrezia. - -La miglior critica della leggenda non poteva esser fatta che ne' -luoghi, ove sussiste il più gran numero di memorie e documenti relativi -alla vita di lei: Roma e Ferrara; poi Modena e Mantova, ove trovasi -nell'una l'Archivio degli Este, nell'altra quello dei Gonzaga. Alcuni -scritti d'occasione mostrarono, che la questione sollevata continuava -ad essere dibattuta ed esigeva una soluzione. - -Ai tempi nostri scriveva primieramente di nuovo la storia de' Borgia -Domenico Cerri nel suo: _Borgia, ossia Alessandro VI papa, e i suoi -contemporanei_, Torino, 1858. Un anno dopo, Bernardo Gatti pubblicava -in Milano le lettere di Lucrezia al Bembo. Nel 1866 il marchese -G. Campori di Modena diè nel fascicolo di settembre della _Nuova -Antologia_ un breve scritto: _Una vittima della storia — Lucrezia -Borgia_. E nel 1867 venne alla luce quello di monsignor Antonelli -ferrarese: _Lucrezia Borgia in Ferrara, sposa a Don Alfonso d'Este — -Memorie storiche_. Ed un altro opuscolo: _Lucrezia Borgia duchessa di -Ferrara_, Milano, 1869, fu quindi pubblicato da Giovanni Zucchetti -di Mantova. Intendimento di tutti questi autori fu di schiarire -storicamente la leggenda di Lucrezia, e di fare un'apologia della -sventurata donna. - -Anche altri non Italiani, sopra tutto Francesi e Inglesi, cooperarono -all'intento medesimo. Armando Baschet, al quale dobbiamo alcune -meritevoli pubblicazioni diplomatiche, annunziava nel suo _Aldo -Manuzio, Lettres et Documents_, 1475-1515, Venezia, 1867, che da -anni preparava un'opera sulla vita di madonna Lucrezia Borgia, e che -all'uopo aveva raccolto grande copia di documenti. Sciaguratamente il -lavoro di codesto esimio conoscitore di parecchi Archivii d'Italia -non è sin qui apparso; cosa che per mia parte deploro, senza però -rinunziare alla speranza che il Baschet sciolga un giorno la sua -promessa. - -Frattanto vedeva la luce a Londra nel 1869 un libro, il primo -abbastanza esteso, sull'argomento: _Lucrezia Borgia Duchess of -Ferrara, a Biography illustrated by rare and unpublished documents_, -di Guglielmo Gilbert. Disgraziatamente il manco di scienza e di metodo -diminuisce il valore di questo libro, utile, del resto, che, come -discendente inglese del libro del Roscoe, richiamò su di sè una certa -attenzione. - -Il torrente delle apologie, fatto oramai fiumana, produsse in Francia -una delle più architettate manipolazioni che siano mai sbocciate nel -campo della letteratura storica. L'Ollivier, un Domenicano, pubblicò -nel 1870 la prima parte di un libro: _Le pape Alexandre VI et les -Borgia_. È l'estremo opposto fantastico del dramma di Vittor Hugo. -L'Hugo maltrattò la storia a fin di ottenere un mostruoso morale per -l'effetto scenico; non la falsò meno l'Ollivier con l'intenzione -contraria affatto. Se non che i tempi, in che i frati Domenicani -imponevano al mondo i loro favolosi libri storici, ormai non è più -possibile ripristinare. Il ridicolo romanzo dell'Ollivier fu senza -tregua confutato sin da' più rigidi rappresentanti della Chiesa: -primieramente dal Malagne nella _Revue des questions historiques_ -(Parigi, aprile 1871 e gennaio 1872); poi dalla _Civiltà Cattolica_, -giornale della Compagnia di Gesù. Questa pubblicò il 15 marzo 1873 un -articolo, nel quale l'autore abbandona la difesa del carattere morale -di Alessandro VI, come quello che non è più dato poter salvare in -presenza di documenti indubitabili. - -L'articolo si fondava sul _Saggio di Albero genealogico e di Memorie -su la famiglia Borgia, specialmente in relazione a Ferrara_, quivi -pubblicato nel 1872 da L. N. Cittadella, Bibliotecario della Comunale -di quella città. Il Saggio segnò notevole progresso ne' modi di -schiarire la storia della famiglia Borgia, abbenchè non potesse essere -scevro d'errori. - -Sullo scorcio del 1872 mi posi anch'io nella serie degli scrittori -enumerati. Dopochè nel 1870 fu apparso il volume della mia _Geschichte -der Stadt Rom im Mittelalter_, che comprende i tempi di Alessandro -VI, volli io pure portare il mio contributo romano alla storia dei -Borgia. Nelle ricerche da me fatte negli Archivii d'Italia ero già -venuto in possesso di molti documenti relativi ai Borgia. Ma non tutto -potei mettere a profitto nella _Storia della città di Roma_. Epperò mi -proposi impiegare il prezioso materiale in una monografia, che poteva -avere per soggetto principale Cesare o la sorella. - -Mi decisi per Madonna Lucrezia per motivi varii, il primo de' quali -estrinseco, e fu questo. Nella primavera del 1872 nell'Archivio de' -Notai al Campidoglio mi capitò in mano il Protocollo di Camillo de -Beneimbene, per moltissimi anni notaio di fiducia di Alessandro VI. -In quel voluminoso manoscritto scoprii un tesoro insperato. Avevo -innanzi un'intera e lunga serie di documenti autentici, sino allora -sconosciuti. Vi trovai tutte le tavole nuziali di Donna Lucrezia e -molti altri pubblici contratti, che si riferiscono alle più intime -faccende dei Borgia. Nel novembre 1872 lessi, a proposito di questo -Protocollo, una memoria nella Sezione storica della Reale Accademia di -scienze di Monaco, che fu pubblicata nel _Bollettino delle tornate_. -Il contenuto de' documenti da quello estratti gettava nuova luce sulla -storia della famiglia Borgia, intorno alla quale appunto allora il -Cittadella aveva pubblicato la genealogia innanzi citata. - -A tali fatti s'aggiunsero anche altre ragioni per determinarmi a -scrivere di Donna Lucrezia. La storia politica di Alessandro VI e di -Cesare era già stata da me largamente trattata e nuovamente esposta; -ma di Lucrezia non m'ero occupato che solo alla lontana. E la figura -di costei m'attraeva, come qualcosa di misterioso, che portava nel seno -suo una contraddizione non spiegata e che voleva essere sciolta. - -Io mi posi all'opera senza intenzione preconcetta. Non intendevo -scrivere un'apologia, ma in rapidi tratti una storia di Lucrezia. E a -me era per di più concesso fermarmi soprattutto sul periodo della vita -di quella in Roma, ch'è pure il periodo veramente importante rispetto -all'enimma non ancora risoluto. Volevo vedere quale specie di figura -s'andrebbe formando tra le mie mani, ove facessi di Lucrezia Borgia il -soggetto di una trattazione storica nel modo più rigoroso e sicuro che -mai si potesse, appoggiandomi cioè a' documenti. - -Raccolsi gli altri materiali necessarii. Feci ricerche ne' luoghi, ove -quella donna aveva vissuto. Andai ripetute volte a Modena e a Mantova. -Gli Archivii colà esistenti sono tesori inesausti, massime per la -storia della Rinascenza, e anche di lì trassi materiali copiosissimi. -Come sempre, vi trovai persone amiche, pronte a prestarsi per me; e -così in Mantova il signor Zucchetti, sino a poco tempo fa direttore -dell'Archivio dei Gonzaga, e il signor Stefano Davari, cancelliere del -medesimo. - -Ma la più ricca mèsse cavai dall'Archivio di Stato degli Este in -Modena. Il signor Cesare Foucard n'è direttore. L'egregio uomo -s'adoperò per l'intento mio con una liberalità veramente degna di un -successore del Muratori in quell'ufficio. Egli mi agevolò il lavoro -in ogni maniera possibile. Da un giovane impiegato dell'Archivio, il -signor Ognibene, egli fece prima ordinare il gran numero di lettere e -dispacci che potevano servirmi, e me ne consegnò quindi il catalogo, -e mi provvide anche di molte copie. E per questo motivo se lo scritto -presente ha qualche merito, una parte non piccola ne va dovuta alla -bontà del Foucard. - -Anche in altri luoghi, in Nepi, Pesaro e Ferrara, ebbi schiarimenti e -trovai le più amichevoli cooperazioni. Devo al signor Cesare Guasti -dell'Archivio di Stato di Firenze le lunghe e faticose copie delle -importanti lettere di Lorenzo Pucci, da lui fatte fare per me. - -Il materiale, del quale disponevo, non poteva, come è naturale, dirsi -intero e compiuto; era pur sempre abbondevole e nuovo. Una piccola -parte soltanto n'ho aggiunta al libro, come Appendice di documenti. E -di questi non pubblico se non quelli che erano sin qui inediti. Per -mezzo di essi il lettore ha in mano le prove di ciò che dico. Essi -serviranno fors'anco di preservativo contro gli assalti di tali, che, -a quanto preveggo, cercheranno anticipatamente in questo scritto una -intenzione odiosa. Ad interpetrazioni cosiffatte non risguarderò più -che tanto, avvegnachè il libro stesso mostri a sufficienza l'intenzione -mia. Questa non fu altra che quella dello storico in generale. Io ho -sostituito la storia ad un romanzo. - -Ho dato nello scritto al periodo della vita di Lucrezia in Roma maggior -peso che non a quello in Ferrara. Ciò è perchè quest'ultimo, se anche -in modo insufficiente, pure è già stato trattato; mentre invece il -primo è rimasto essenzialmente leggendario. Avendo composto il mio -libro, fondandomi rigorosamente e sempre sopra documenti, mi fu dato, -per quel ch'io penso, tentare un metodo di trattazione, mercè il quale -venisse di per sè fuori un carattere proprio del tempo con la impronta -della più concreta personalità. - - - - -LIBRO PRIMO. - -LUCREZIA BORGIA IN ROMA. - - -I. - -La stirpe spagnuola dei Borja — o Borgia, come usano pronunziare -gl'Italiani — fu ricca d'individui singolari. La natura le fu larga -di qualità sontuose: bellezza di forme, forza, intelligenza e quella -energia di volontà, che costringe la fortuna, e grazie alla quale -Cortez e Pizarro e altri avventurieri spagnuoli divennero grandi. - -Pari agli Aragona, anche i Borgia furono in Italia conquistatori. Quivi -ottennero onori e potenza; ebbero efficacia profonda sui destini di -tutto il paese; contribuirono a spagnoleggiarlo; e vi si propagarono -copiosamente. Pretendevano discendere dagli antichi re d'Aragona. Pure -delle origini dei Borgia si sa tanto poco, che la storia loro comincia -appena col vero fondatore della casa, Alfonso, il cui padre talvolta è -chiamato Juan, tal'altra Domenico, e della cui madre Francesca è ignoto -il nome di famiglia. - -Era nato nel 1378 a Xativa presso Valenza. Qual secretario intimo fu -al servizio di re Alfonso d'Aragona, e divenne vescovo di Valenza. Con -colui andò a Napoli, ove quel principe geniale, si assise sul trono. Fu -fatto cardinale nel 1444. - -La Spagna, uscita appena dalle sue guerre di religione, cominciava -a venir su in grandezza di nazione e ad acquistare significazione -europea. Andava ora in cerca di quel che innanzi aveva negletto: porsi -anch'essa come attrice in Italia, cuore del mondo latino e pur sempre -centro di gravità della politica e della civiltà d'Europa. La Spagna -s'impossessò del Papato e dell'Impero. Di là vennero prima i Borgia -sulla Santa Sede; di là venne più tardi Carlo V ad assidersi sul trono -imperiale. Dalla Spagna venne pure Ignazio Loyola, il fondatore della -più potente di tutte le sètte di natura politico-ecclesiastica, che la -storia abbia mai vista. - -Alfonso Borgia, uno de' più fervidi avversarii del Concilio di Basilea -e degli sforzi di riforma della Germania, divenne papa nel 1455 col -nome di Callisto III. Numeroso il parentado suo; e già in parte venuto -a Roma sin da quando egli stesso come cardinale vi s'era stabilito. -Componevasi originariamente delle tre famiglie di Valenza, tra loro -congiunte, i Borgia, i Mila — o Mella — e i Lanzol. Delle sorelle -di Callisto, Caterina Borgia era moglie di Giovanni Mila, barone di -Mazalanes, e madre del giovane Gianluigi; e Isabella aveva sposato -Jofrè Lanzol, ricco gentiluomo di Xativa, ed era madre di Pierluigi e -Rodrigo e di parecchie figliole. A questi due nipoti lo zio diede per -adozione il proprio nome di famiglia. E di Lanzol divennero Borgia. - -Callisto III sollevò due di casa Mila alla dignità cardinalizia; il -vescovo Giovanni di Zamora, morto poscia il 1467 in Roma, ove, in -Santa Maria del Monserrato, se ne vede tuttora il mausoleo; e quel più -giovane Gianluigi. Nell'anno stesso 1456 anche Rodrigo Borgia ricevette -la porpora. Altri membri di casa Mila si stabilirono in Roma, come -Don Pedro, la cui figliola Adriana Mila incontreremo nelle più intime -relazioni con la famiglia dello zio suo, Rodrigo. - -Delle sorelle dello stesso Rodrigo, Beatrice s'era sposata con Don -Ximenes Perez de Arenos; Tecla con Don Vidal de Villanova; e Giovanna -con Don Pedro Guillen Lanzol.[1] Tutte rimasero in Spagna. Di Beatrice -abbiamo una lettera da Valenza al fratello, appena creato papa.[2] - -Rodrigo Borgia aveva 25 anni, quando ricevette la dignità di -cardinale. Alla quale un anno dopo accoppiò anche l'alto ufficio di -Vicecancelliere della Chiesa Romana. Il fratello Don Pierluigi non lo -superava in età che di un anno. Callisto elevò questo giovane valenzano -ai massimi onori di nepote. Dopo d'allora comincia a mostrarsi il -fenomeno di codesta creazione del Vaticano: un principe nepote, nel -quale il Papa mira a concentrare ogni potere civile. Questo diviene -il suo condottiero, il suo luogotenente, il custode del suo trono, -e da ultimo l'erede de' beni suoi. A lui è permesso di farsi con la -forza padrone di territorii nell'ambito dello Stato della Chiesa e -di aggirarsi quale angelo sterminatore fra tiranni e repubbliche, per -fondare una dinastia, nella quale il fugace momento del non ereditario -Papato s'eterni. - -Callisto fece Pierluigi capitan generale della Chiesa, prefetto della -Città, duca di Spoleto e vicario di Terracina e Benevento. In questo -primo nepote spagnuolo è anticipatamente abbozzata la carriera, che -descriverà poi Cesare Borgia. - -Gli Spagnoli, sinchè Callisto visse, furono in Roma onnipotenti. -Soprattutto dal regno di Valenza ne venivan giù a torme a far -fortuna alla Corte del Papa, come monsignori e scrittori, capitani e -intendenti, o in altro modo pur che fosse. Ma Callisto III morì il 6 -agosto 1458; e già la vigilia Don Pierluigi con pena e stento erasi -fuggito da Roma, ove la nobiltà sin allora oppressa, i Colonna e -gli Orsini s'eran levati contro gli odiati stranieri. Poco dopo, nel -dicembre di quell'anno, il giovane avventuriero fu colto da improvvisa -morte a Civitavecchia. Niuno può dire, se Pierluigi Borgia fosse -ammogliato o lasciasse discendenti.[3] - -Il cardinal Rodrigo pianse la perdita del fratello, forse unico ed -a lui molto caro. Ma ne raccolse l'eredità; e d'altra parte l'alto -stato suo nella Curia, pel mutare del Papa, non fu scosso punto. Come -Vicecancelliere abitava nel quartiere Ponte una casa, che fu già la -Zecca. E ne fece uno de' più ragguardevoli palazzi di Roma. L'edifìzio -con due corti, i cui portici primitivi al pianterreno sono ancora -riconoscibili, era costrutto a forma di castello, come il palazzo -di Venezia, a un dipresso dello stesso tempo. Ma nè per bellezza di -disegno nè per spaziosità il palazzo Borgia reggeva al paragone con -quello di Paolo II. Nel corso del tempo subì alquante modificazioni. -Oggi, e già da gran pezza, appartiene agli Sforza Cesarini. - -La vita privata di Rodrigo durante il Pontificato di quattro papi, -successori di Callisto, Pio II, Paolo II, Sisto IV e Innocenzo VIII, -è piena d'oscurità. Memorie del tempo non ve ne sono, o ne abbiamo -qualche frammento appena. - -Codesto Borgia, uomo di bellezza e forza singolari, sin nella più tarda -età sua fu dominato da inesauribile sensualità. Fu questo il demone -della sua vita, dal quale non potè affrancarsi mai. Una volta coi suoi -eccessi suscitò la collera di Pio II. Un monitorio di costui scritto -da' bagni di Petriolo agl'11 giugno 1460 è il primo barlume sulla vita -privata di Rodrigo. Il Borgia aveva allora 29 anni. Trovavasi nella -vezzosa e seducente Siena, ove anche il Piccolomini aveva trascorso la -giovanezza, certo, non da santo. Colà un giorno dispose un baccanale, -di cui la lettera del Papa ci porge appunto una descrizione. - -«Amato figliolo. Quando, or sono quattro giorni, convennero negli orti -di Giovanni de Bichis parecchie donne di Siena, dedite alla vanità -mondana, la dignità tua, come abbiamo appreso, poco memore dell'ufficio -che copri, s'intrattenne con esse loro dalle 7 sino alle 22 ore. Dei -tuoi colleghi avesti a compagno tale, cui se non l'onore della Santa -Sede, certo l'età avrebbe dovuto ricordare il dover suo. A quanto -abbiam sentito, costì si ballò dissolutamente; costì non una delle -attrattive d'amore fu risparmiata, e il contegno tuo non fu diverso da -quello che se fossi stato della schiera dei giovani mondani. Ciò che -costì occorse il pudore impone tacere; imperocchè è indegno del tuo -grado non solo il fatto, ma insino il nome suo. I mariti, i genitori, -i fratelli, i parenti delle giovani donne e delle donzelle intervenute -non furono ammessi, perchè il piacer vostro potess'essere tanto più -sfrenato. Voi soltanto, con pochi domestici, v'incaricaste di dirigere -e animare quei cori. Dicesi, che oggi in Siena d'altro non si parli che -della frivolezza tua, diventata la favola di tutti. Certo è che qui, -in questi bagni, ove il concorso di ecclesiastici e secolari è grande, -tu sei il discorso del giorno. Il nostro dispiacere è indicibile; -poichè questo torna a disdoro dello stato e dell'ufficio sacerdotale. -Di noi si dirà che ci si arricchisce e aggrandisce, non perchè meniamo -vita illibata, ma perchè ci procuriamo i mezzi a sodisfare il piacer -nostro. Di qui il disprezzo per noi dei Principi e delle Potenze, e -il sarcasmo quotidiano dei laici. Di qui pure il rimprovero per la -nostra propria maniera di vivere, allorchè ci facciamo a riprovare -quella degli altri. Anche il Vicario di Cristo è involto nel disprezzo -medesimo, avvegnachè sembri ch'ei si contenti di tale stato di cose. -Tu, amato figliolo, presiedi il Vescovado di Valenza, il primo della -Spagna; tu sei anche Cancelliere della Chiesa; e, ciò che rende la -condotta tua tanto più meritevole di biasimo, sei col Papa tra i -cardinali, uno dei consiglieri della Santa Sede. Ce ne rimettiamo al -tuo proprio giudicio, se sia conveniente per la dignità tua lusingar -fanciulle, mandar frutta e vino a quella che tu ami, e l'intero giorno -non ad altro pensare che ad ogni forma di voluttà. Per cagion tua noi -riceviam censura; si vitupera la felice memoria di tuo zio Callisto, -che, nel giudicio di molti, ebbe torto di coprirti di tanti onori. Se -cerchi scusa nell'età, non sei più tanto giovane da non comprendere -quali doveri la dignità tua t'imponga. Un cardinale deve essere -irreprensibile, un modello di condotta morale agli occhi di tutti. E -qual giusto motivo abbiamo poi d'irritarci, se i Principi della terra -ci fregiano di titoli poco onorevoli, se ci contrastano il possesso -dei nostri beni e ci costringono a sottometterci ai comandamenti loro? -In verità codeste ferite ce le portiamo noi stessi, e da noi stessi -ci apparecchiamo siffatti mali, scemando ogni giorno più con le azioni -nostre l'autorità della Chiesa. Il nostro castigo in questo mondo è la -vergogna; e nell'altro il patimento condegno. Possa adunque la prudenza -tua porre argine a siffatte vanità, e tener in vista la dignità tua, e -non volere che tra mogli e fanciulle ti si apponga il nome di galante. -Imperocchè, ove fatti simili avessero a ripetersi, dovremmo costretti -significare, che sono occorsi senza voler nostro e con nostro dolore; -e la censura nostra non sarebbe senza tua ignominia. Noi ti abbiamo -amato sempre; e ti tenemmo degno della protezione nostra, come uomo che -rivelava natura seria e modesta. Opera dunque in guisa che ci sia dato -mantenere cosiffatta opinione: e nulla può meglio a ciò contribuire -che l'usare un genere di vita ordinata. L'età tua, che promette ancora -miglioramenti, ci consente di ammonirti paternamente. Petriolo, 11 -giugno 1460.»[4] - -Pochi anni più tardi, sotto il reggimento di Paolo II, lo storico -Gasparre da Verona schizzava così il ritratto del cardinal Borgia: -«È bello; ha sguardo grazioso e gaio, ed eloquio ornato e dolce. -Ove appena vegga donne belle, le eccita in modo quasi meraviglioso -all'amore, e a sè le attira piu che calamita il ferro.» - -Temperamenti, come quello disegnato da Gasparre, non mancano: sono gli -uomini della natura fisica e morale di un Casanova e di un Reggente di -Orléans. - -La bellezza di Rodrigo, anche essendo già papa, è decantata da molti -dei contemporanei suoi. Nel 1493 Jeronimo Porzio diceva: «Alessandro -è alto di statura; di colore medio; nero ha l'occhio e le labbra -turgidette. La sua salute è rigogliosa; egli sopporta, più che si possa -immaginare, fatiche d'ogni specie. È straordinariamente facondo; e ogni -modo men che civile gli ripugna.»[5] - -La potenza di questo felice temperamento consisteva, a quel che pare, -nella proporzione di tutte le forze. Derivava da questa la gioconda -serenità della natura sua. Nulla è di fatto più falso del modo in -che d'ordinario siam soliti rappresentarci questo Borgia, come uomo -tenebroso e mostruoso. Anche il celebre Giasone Maino di Milano lodava -in lui «l'elegante aspetto, la fronte serena, lo sguardo regale, il -viso esprimente insieme liberalità e maestà, la geniale ed eroica -compostezza di tutta la persona.» - - -II. - -Una romana, Vannozza Catanei, verso l'anno 1466 o 67, fu vittima della -potenza magnetica del cardinal Rodrigo. Sappiamo che era nata nel -luglio 1442; ma nulla delle attenenze di famiglia. Autori del tempo -le danno anche i nomi di Rosa e Caterina; ma essa stessa in documenti -autentici si chiamò Vannozza Catanei. Abbenchè il Giovio tenga che il -suo nome di famiglia fosse Vanotti, ed esistesse in effetto in Roma -una famiglia popolana dei Vanotti; pure è asserzione erronea la sua. -Vannozza era piuttosto l'abbreviazione in uso di Giovanna. E così ne' -documenti di quel tempo s'incontra una Vannozza di Nardis, una Vannozza -di Zanobeis, De Pontianis, e altre. - -In Roma, come in Ferrara, Genova e altrove, v'era una famiglia Catanei. -Questo nome così frequente venne dal titolo di _Capitaneus_. In un -istrumento notarile dell'anno 1502 il nome dell'amante di Alessandro VI -è scritto ancora nella sua forma antica: _Vanotia de Captaneis_. - -Il Litta, al quale l'Italia deve la grande opera sulle sue famiglie -storiche, — opera, malgrado degli errori e difetti, veramente -ammirabile, — espresse l'opinione che Vannozza appartenesse alla casa -dei Farnesi, e fosse una figlia di Ranuccio. Anche ciò è intieramente -erroneo. Negli scritti del tempo questa donna vien chiamata: _Madonna -Vannozza de casa Catanei_. - -Niun contemporaneo ha notato le qualità, mercè le quali fu dato alla -Vannozza di legare si fortemente il più lussurioso dei cardinali da -divenir madre di parecchi dei figlioli da lui riconosciuti. Liberi -noi di raffigurarcela come una di quelle possenti e voluttuose figure -di donne, quali ancora se ne vedono a Roma. Nulla in loro delle -grazie della donna ideale propria alla pittura umbra. Hanno però -qualcosa della grandiosità di Roma. Giunone e Venere sembrano in esse -accoppiate insieme. S'accosterebbero agl'ideali di Tiziano e di Paolo -Veronese, se la negra chioma e il colorito più bruno da quelli non -le allontanassero. Capelli biondi e rubei sono stati sempre rari fra' -Romani. - -Senza dubbio, Vannozza fu piena di bellezza e di focosa sensualità; -senza che non avrebbe cotanto acceso un Rodrigo Borgia. Similmente -il suo spirito, comunque privo di coltura, doveva possedere energia -non comune; altrimenti, non si comprende nemmeno come sia riuscita a -mantenere la relazione sua con colui. - -Il tempo indicato segna certamente il cominciare di questo legame, -massime se dobbiamo aggiustar fede allo storico spagnuolo Mariana, -il quale dice, che Vannozza fu madre di Don Pierluigi, il maggiore -dei figli di Rodrigo. Ora in un istrumento notarile del 1482 codesto -figliolo del cardinale vien chiamato giovanetto — _adolescens_, — il -che fa supporre un'età di 14, se non forse 15 anni.[6] - -Non sappiamo in quali condizioni Vannozza vivesse, quando conobbe -il Borgia. Difficilmente poteva aver appartenuto alla classe in -Roma numerosa, e tutt'altro che spregiata, delle cortigiane di alto -stato, le quali, grazie al favore degli adoratori loro, menavano vita -splendida e lussuriosa. In tal caso sarebbe stata al tempo suo famosa; -e novellieri ed epigrammisti n'avrebbero detto alcunchè. - -Il cronista Infessura, che dovette conoscere personalmente Vannozza, -racconta che Alessandro VI, volendo crear cardinale il suo bastardo -Cesare, fece affermare da falsi testimoni esser quegli legittimo -figliolo di un tal Domenico d'Arignano; ed osserva su tal proposito, -che il Papa aveva maritata Vannozza appunto con quest'uomo. La -testimonianza di un contemporaneo e romano ha qualche peso. Nulladimeno -niun altro scrittore, eccetto il Mariana, che evidentemente si affida -all'Infessura, fa menzione di Domenico; e presto vedremo, che per lo -meno non si può parlare di un matrimonio legalmente riconosciuto di -Vannozza con quest'uomo ignoto. Essa era già stata lungo tempo l'amante -del cardinale, prima che questi le désse un marito officiale per -coprire la sua propria relazione e agevolarla insieme. Questa difatti -continuò, anche dopo che la Vannozza ebbe un marito legittimo. - -E, come tale, primo ad apparire è nel 1480 un milanese, Giorgio de -Croce, cui il cardinal Rodrigo aveva ottenuto da Sisto IV la carica di -scrittore apostolico. Incerto rimane il tempo, in cui Vannozza s'unì -col De Croce. Ammogliatasi, abitava una casa sulla piazza Pizzo di -Merlo oggi chiamata Sforza Cesarini; lì vicino era appunto il palazzo -del cardinal Borgia. - -In quell'anno 1480 Vannozza era già madre di parecchi figlioli -riconosciuti dal cardinale; Giovanni, Cesare e Lucrezia. Sulla origine -di costoro non cade dubbio di sorta; mentre quella del maggiore, -Pierluigi, dalla stessa madre è soltanto molto probabile. La data -della nascita di questi bastardi Borgia è stata sin qui ignota, e -ne furono assegnate diverse. Io scoprii in documenti incontrastabili -quella di Cesare e di Lucrezia; e per tal mezzo molti errori rispetto -alla genealogia e anche alla storia di questa casa sono tolti per -sempre. Cesare nacque in un giorno del mese d'aprile nell'anno 1476, -Lucrezia il 18 aprile 1480. Il padre, essendo papa, indicò l'età di -entrambi, parlandone nell'ottobre 1501 con l'ambasciatore di Ferrara; e -questi scrisse al duca Ercole: «Il Papa mi fece sapere che la nominata -duchessa (Lucrezia) ha ventidue anni, i quali compirà nel prossimo -aprile; e in quel tempo stesso l'illustrissimo duca di Romagna (Cesare) -fornirà ventisei anni.»[7] - -Se l'esattezza delle indicazioni del padre sull'età dei propri figlioli -lasciasse ancora a dubitare, ogni dubbio sarebbe tolto da altre notizie -e documenti. Nei dispacci che l'ambasciatore di Ferrara molto innanzi, -nel febbraio e marzo 1493, spediva da Roma allo stesso duca Ercole, -dava a Cesare in quel tempo 16 a 17 anni; il che concorda coi dati -del padre.[8] Il figliolo di Alessandro VI era più giovane di alcuni -anni di quel che sin qui s'era creduto. Questo fatto è importante per -la storia della sua breve quanto orribile vita. Onde s'ingannarono il -Mariana e gli altri autori, che a lui tennero dietro, affermando Cesare -essere il secondogenito di Rodrigo, e quindi maggiore del fratello -Don Juan. Invece è questi, che realmente dev'essere stato di due anni -maggiore. A Venezia, per informazioni avute da Roma nell'ottobre 1496, -si chiama Don Juan un giovane di 22 anni; epperò era nato nel 1474.[9] - -Quanto a Lucrezia, essa venne al mondo il 18 aprile 1480. Questa -data precisa si ricava da un documento valenzano.[11] Il padre aveva -49 anni, e la madre 38. Dalla costellazione celeste dominante gli -astrologhi romani e spagnuoli poterono forse cavar l'oròscopo e -rallegrarsi molto col cardinal Rodrigo e felicitarlo dello splendore, -cui le stelle avevan destinata la figliola sua. - -Erano appena trascorsi i giorni di Pasqua; feste sontuose erano state -date in onore dell'elettore Ernesto di Sassonia, venuto a Roma ai -22 di marzo, accompagnato dal duca di Braunschweig e da Guglielmo -di Henneberg. Questi signori erano entrati con un seguito di 200 -cavalieri. Presero stanza in una casa nel quartiere Parione. Il papa, -Sisto IV, gli onorò con profusione grande; ed una splendida caccia loro -offerta da Girolamo Riario, l'onnipotente nepote, alla Malliana sul -Tevere, levò molto rumore. Lasciarono Roma ai 14 di aprile. - -In quel tempo il Papato andava divenendo tirannia politica; e il -nepotismo assumeva quel carattere, che più tardi Cesare Borgia doveva -svolgere in tutta la sua formidabile essenza. Sisto IV, uomo energico, -e di tempra ancora più forte di Alessandro VI, era tuttora in guerra -con Firenze, ove aveva ordito la congiura dei Pazzi per far trucidare -i Medici ed elevare Girolamo Riario ad un gran principato in Romagna. -Queste vie medesime doveva più tardi seguire Alessandro VI pel figlio -Cesare. - -Il tempo, in cui Lucrezia nacque, era orribile davvero. Il Papato -spogliatosi di ogni santità sacerdotale; la religione materializzata -del tutto; l'immoralità senza freni nè limiti. La più selvaggia lotta -intestina infuriava nella città, massime ne' quartieri Ponte, Parione -e Regola, ove quotidianamente stuoli di partigiani, eccitati dagli -assassinii, scendevano in armi per le vie. E proprio nell'anno 1480 si -levarono in Roma le antiche fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. Là i -Savelli e i Colonna contro il Papa; qui gli Orsini per lui; mentre le -famiglie dei Valle, dei Margana e dei Santa Croce, assetate di sangue e -di vendetta, legavansi all'uno o all'altro partito. - - -III. - -Lucrezia passò, senza dubbio, i primi anni della fanciullezza presso -la madre. La casa di costei, come dicevamo, era sulla piazza Pizzo di -Merlo, a pochi passi dal palazzo del cardinale. Il quartiere Ponte, -cui apparteneva, era dei più animati di Roma, come quello che menava -a Ponte Sant'Angelo e al Vaticano. Vi stavano molti mercatanti e -i banchieri di Firenze, Genova e Siena; v'abitavan pure parecchi -impiegati papali; e le cortigiane di maggior grido. Invece il numero -delle antiche famiglie nobili non v'era grande, forse perchè gli Orsini -non ve le lasciavano venire. Da lungo tempo in effetto questi potenti -baroni dimoravano nella regione Ponte nel loro gran palazzo a Monte -Giordano. Non lungi di lì era il loro antico castello. Torre di Nona, -che in origine faceva parte delle mura della città sul Tevere. Allora -era invece carcere pei condannati politici ed altri infelici. - -Noi possiamo chiaramente immaginarci qual fosse l'ordinamento della -casa di Vannozza, perchè il carattere della casa romana sugl'inizii -della Rinascenza non era gran fatto diverso da quel ch'è tuttora -oggi. Nel complesso oggi ancora ha alcunchè di grave e di triste. Una -massiccia scala di peperino conduceva alle stanze abitate; una sala -con camere accessorie, da' nudi pavimenti di mattoni, dalle soffitte -di travi e assi dipinte. Le pareti semplicemente imbiancate; solo nelle -più ricche case ricoperte di tappeti oprati, e questo, per altro, nelle -sole ricorrenze solenni. L'uso dei grandi quadri paretali nel XV secolo -era ancora raro; restringevasi a qualche ritratto di famiglia. E se -Vannozza n'aveva nella sala sua, certo, tra essi, deve esservi stato -quello del cardinal Rodrigo. Del resto mai non mancavano un reliquario, -immagini di Santi e l'effigie della Madonna con lampade innanzi sempre -accese. - -Mobilia pesante; grandi, larghi letti, parati a sopraccielo; alte -sedie di legno scuro, intagliato, con cuscini; massicci tavolini, con -superficie di marmo o di legno variopinto, stavano intorno intorno alle -pareti. Tra gli immensi forzieri uno veramente colossale sorgeva nella -sala: era destinato a serbare la biancheria. In una di queste casse, -il forziere della sorella, tenevasi nascosto l'infelice cavaliere -Stefano Porcaro, quando il 5 gennaio 1453, fallito il suo tentativo -d'insurrezione, cercò salvezza nella fuga. La sorella e un'altra donna, -per maggior sicurezza del fuggiasco, s'erano assise su quella cassa; ma -gli agenti della forza seppero cavarnelo fuori. - -Se Vannozza aveva gusto per le cose antiche, il che non possiamo -davvero supporre in lei se non in omaggio alla moda, nella sala sua -doveva esservi pure di quelle. Le si raccoglievano allora con passione. -Correva il tempo dei primi scavi. Il suolo di Roma ogni giorno metteva -alla luce i suoi tesori. E da Ostia, da Tivoli e dalla Villa Adriana, -da Porto d'Anzo e Palestrina le antichità affluivano innumerevoli -nella città. Ma se Vannozza e il marito non partecipavano con gli altri -Romani a codesta passione, non indarno si sarebbe cercato nella casa -loro oggetti di valore, prodotti della moderna industria artistica, e -coppe, e vasi di marmo e di porfido, e ornamenti d'oro dei gioiellieri. -La parte essenziale di una casa romana tenuta con decenza e con cura -era primieramente la credenza, grande armadio con vasellami e bicchieri -d'oro e d'argento e di belle maioliche. Nei conviti tutti questi -utensili facevan mostra e spettacolo. - -Si pena molto ad ammettere che l'amica di Rodrigo possedesse anche una -biblioteca. Private biblioteche nelle case della borghesia erano allora -in Roma una grande rarità. Ma a breve andare fu facile crearne pel buon -mercato della stampa, che vi fu importata da tipografi tedeschi. - -La casa di Vannozza dovette, senza dubbio, avere aria d'agiatezza, non -di lusso. Alcuna volta v'ebbe forse ospite il cardinale, o potette -ricevervi gli amici della famiglia, a preferenza, i più intimi -confidenti del Borgia, Giovanni Lopez, Caranza e Marades, e, dei -Romani, gli Orsini, Porcari, Cesarini e Barberini. Egli, il cardinale, -era per sè uomo molto temperato, ma sfarzoso in tutto che si riferisse -a rappresentanza della sua dignità. La precipua necessità per un -cardinale di quel tempo era un'abitazione principesca, con una corte -numerosa e splendida. - -Rodrigo Borgia viveva nel suo palazzo come uno de' più ricchi principi -della Chiesa, con splendore pari al suo grado. Il contemporaneo Jacopo -da Volterra ci ha lasciato di lui nel 1486 questo ritratto: «Egli -è uomo di uno spirito atto ad ogni cosa e di largo senno. Pronto al -discorso, cui, malgrado della sua mediocre cultura letteraria, riesce -benissimo a dare uno stile. Per natura accorto e fornito di arte -meravigliosa nella trattazione degli affari. Egli è straordinariamente -ricco; e la protezione di molti re e principi gli dà fama. Abita un -bello e comodo palazzo, che s'è fabbricato tra Ponte Sant'Angelo e -Campo di Fiore. Dalle sue cariche ecclesiastiche, da molte abbazie in -Italia e Spagna e da tre vescovadi, Valenza, Porto e Cartagine, cava -redditi smisurati; mentre il solo ufficio di Vicecancelliere gli rende, -a quanto si dice, 8000 fiorini d'oro l'anno. La copia del suo vasellame -d'argento, delle sue perle, delle sue coperte tessute d'oro e di seta -e dei suoi libri in ogni scienza è grandissima, e tutto ciò accoppiato -ad una magnificenza splendida, quale sarebbe degna di un re o di un -papa. E mi rimango poi dal dire degli innumerevoli ornamenti de' suoi -letti e di quelli de' suoi cavalli e di altre simili decorazioni d'oro, -d'argento e di seta, e della sua superba guardaroba, e della grande -quantità d'oro coniato ch'ei possiede. Credesi, di fatto, ch'egli -in oro e ricchezze d'ogni sorta vinca tutti i cardinali, eccettuato -l'Estouteville.» - -Il cardinal Rodrigo era dunque ricco abbastanza da dare ai figliuoli -la più splendida educazione, in quella che venivan su crescendo nella -modesta qualità di suoi nipoti. E non potè mostrarli alla chiara luce -del giorno che quando fu giunto il tempo della vera grandezza sua. - -Nell'anno 1482 egli non abitava la sua casa nella regione Ponte, -forse perchè vi faceva fabbricare. Risiedeva invece in quel palazzo -nel quartiere Parione, che Stefano Nardini aveva terminato nel 1475. -Chiamasi oggi Palazzo del Governo Vecchio. Quivi troviamo Rodrigo -nel gennaio 1482. Ce ne informa un istrumento del notar Beneimbene, -un contratto nuziale tra Giannandrea Cesarini e Girolama Borgia, una -figlia naturale dello stesso cardinal Rodrigo. Colà le tavole nuziali -furon rogate in presenza del padre della sposa, de' cardinali Stefano -Nardini e Giambattista Savelli e de' nobili romani Virginio Orsini, -Giuliano Cesarini e Antonio Porcaro.[12] - -Quest'atto è il primo documento autentico intorno alle intime relazioni -di famiglia del cardinal Borgia. - -Egli vi si dichiarò padre della _nobile donzella Jeronyma_, la quale -vien indicata come sorella del _nobile giovanetto Pietro Ludovico -de Borgia e dell'infante Giovanni de Borgia_. Poichè questi due, -manifestamente nominati qui come figliuoli maggiori, erano illegittimi, -è naturale che non si facesse parola della madre. Anche di Cesare fu -taciuto, perchè non aveva più di sei anni. - -Girolama era ancora minore, ed aveva forse 13 anni; e anche lo sposo -Giannandrea, figliuolo di Gabriele Cesarini e di Godina Colonna, aveva -di poco oltrepassata la fanciullezza. La nobile casa de' Cesarini -con questo matrimonio entrò in istretta parentela con i Borgia; e di -qui trasse più tardi copiosi vantaggi. La vicendevole amicizia loro -risaliva al tempo di Callisto; mentre era stato il protonotario Giorgio -Cesarini, che alla morte di quel Papa aveva aiutato Don Pier Luigi, -fratello di Rodrigo, a fuggir da Roma. Girolama Borgia moriva già nel -1483, contemporaneamente al suo giovane marito. - -Era essa figlia della stessa madre, come Lucrezia e Cesare? -Lo ignoriamo, nè a noi sembra verosimile. Non v'ha, per dirlo -anticipatamente, che una sola testimonianza autentica, ove insieme -coi figliuoli di Rodrigo sia nominata anche la madre. È l'iscrizione -sepolcrale nella chiesa di Santa Maria del Popolo in Roma, ove Vannozza -è chiamata madre di Cesare, Giovanni, Jofrè e Lucrezia. Del maggiore di -questi figliuoli Don Pierluigi e di Girolama non si parla punto. - -Del resto Rodrigo ebbe pure una terza figliuola, di nome Isabella; e -di questa neanche può essere stata madre la Vannozza. Egli la maritò il -primo aprile 1483 col nobile romano Piergiovanni Mattuzi della regione -Parione.[13] - - -IV. - -La relazione del cardinale con Vannozza continuò forse sino all'anno -1482, perchè questa, dopo Lucrezia, gli diede ancora un figliuolo, -Jofrè, nato il 1481 o 1482. - -Poscia la passione del Borgia per questa donna quasi quarantenne -s'estinse. Nullameno riguardava in essa la madre dei figliuoli suoi, e -la confidente di molti dei suoi misteri. - -Vannozza, del resto, al marito suo Giorgio de Croce aveva partorito un -figliuolo, a nome Ottaviano: per lo meno il bambino passò per figlio di -colui. Essa, grazie agli aiuti del cardinale, crebbe di molto le sue -entrate. In documenti legali ci si presenta qual locataria di alcune -osterie in Roma; e presso Santa Lucia in Selce nel quartiere della -Suburra acquistò una vigna e una casa di campagna, a quel che pare, da' -Cesarini. Giorgio de Croce s'era fatto ricco; in Santa Maria del Popolo -fondò una cappella per sè e per i suoi. Egli morì il 1486, e l'anno -medesimo morì pure il figlio Ottaviano.[14] - -La morte di lui addusse un mutamento nelle relazioni di Vannozza. Il -cardinale incalzava, perchè la madre dei suoi figliuoli passasse a -seconde nozze. Così avrebbe avuto chi potesse difenderla, ed assicurare -alla casa una esistenza decente. Secondo marito fu un mantovano, Carlo -Canale. Prima di venire a Roma, s'era già fatto conoscere per la sua -cultura ne' circoli umanistici di Mantova. Abbiamo ancora la lettera di -Angelo Poliziano, nella quale il giovane poeta raccomandava al Canale -il suo _Orfeo_. Il manoscritto di questo primo tentativo drammatico, -col quale s'iniziò la rinascenza del teatro italiano, era di fatto -nelle mani del Canale. E questi, riconoscendo il merito del lavoro, -incoraggiava il poeta ancora pauroso e di sè incerto.[15] Poliziano -aveva composta la poesia a richiesta del cardinale Francesco Gonzaga, -grande favoreggiatore della bella letteratura, e distesala in due -giorni soltanto: e Carlo Canale era cameriere del cardinale. L'_Orfeo_ -fu composto verso il 1472. Morto nel 1483 il Gonzaga, il Canale andò -a Roma, e si pose al servizio del cardinale Sclafetano di Parma. Qual -confidente e suddito dei Gonzaga si tenne sempre legato con questa casa -principesca.[16] Nella sua nuova condizione appoggiò le pratiche di -Ludovico Gonzaga, fratello di Francesco, quando nel 1484, fatto vescovo -di Mantova, venne a Roma per ottener la porpora.[17] - -Il Borgia aveva già conosciuto il Canale sin da quando era al servizio -del Gonzaga; e lo incontrò dappoi in casa Sclafetano. Se lo destinò -a marito della sua vedova amica, fu in grazia dell'ingegno e delle -aderenze di lui che potevano essergli utili. Dall'altra parte il Canale -non potè annuire alla proposta di farsi marito della Vannozza se non -per avidità di guadagno; e l'aver accettato mostra che la condizione -sin allora tenuta di cortigiano di cardinali non l'aveva arricchito. - -Il nuovo contratto di nozze fu rogato l'8 giugno 1486 dal notaio di -casa Borgia, Camillo Beneimbene. Furon testimoni Francesco Maffei, -scrittore apostolico e canonico di San Pietro, Lorenzo Barberini -de Catellinis, cittadino romano, Giuliano Gallo, un noto mercatante -romano, i signori Burcardo Barberini, De Carnariis, e altri molti. -Come dote la Vannozza portava allo sposo, oltre altri donativi, la -somma di 1000 fiorini d'oro, e il diploma dato gratuitamente al posto -di sollecitatore delle Bolle papali. Nell'istrumento il matrimonio di -Vannozza è espressamente indicato come il _secondo_. Ed è chiaro, si -sarebbe invece parlato di _terze_ o in generale di _nuove_ nozze, ove -quelle pretese prime con Domenico di Arignano avessero realmente avuto -luogo.[18] - -Nel contratto come abitazione di Vannozza, dove le nozze furono -stipulate, è indicata la casa sua nel quartiere Regola, a Piazza de -Branchis, nome che la piazza porta ancora da una estinta famiglia De -Branca. Ciò mostra che dopo la morte del primo marito essa aveva dovuto -abbandonar la casa a Pizzo di Merlo e passare in quest'altra a Piazza -Branca. La quale doveva essere di proprietà di lei; mentre il secondo -marito pare uomo sprovvisto di sostanze, che solo col matrimonio e con -la protezione del potente cardinale sperava far fortuna. - -Da una lettera del nominato Ludovico Gonzaga, del 19 febbraio 1488, -risulta che il nuovo matrimonio di Vannozza non fu sterile. Il vescovo -di Mantova incaricava il suo agente in Roma di fare in vece sua da -padrino a Carlo Canale, che di tale onore avevalo richiesto. La lettera -non aggiunge altro: pure ciò non può essere inteso che nel senso -indicato.[19] - -Non si sa in qual tempo Lucrezia abbandonasse la casa della madre e -andasse per determinazione del cardinale in tutela ad una donna, che su -lui e su tutta la famiglia Borgia esercitava grande influenza. - -Questa era Adriana della casa dei Mila, figlia di Don Pietro, uno dei -nipoti di Callisto III e cugino di Rodrigo. Quale stato costui tenesse -in Roma, ignoriamo. - -Egli sposò la figliuola Adriana con un membro della nobile casa degli -Orsini, Ludovico, signore di Bassanello presso Civitacastellana. -Essendosi Ursino Orsino, nato da questo matrimonio, ammogliato -nell'anno 1489, è da tenere che la madre Adriana sia divenuta moglie -almeno 16 anni prima. In quell'anno stesso 1489 il marito Ludovico -Orsino era già morto. - -Nello stato matrimoniale e poscia nella vedovanza Adriana abitò in Roma -uno de' palazzi degli Orsini, probabilmente quello a Monte Giordano, -di qua da Ponte Sant'Angelo. Di fatto più tardi nella eredità di suo -figlio Ursino si nomina la parte, cui egli aveva diritto appunto su tal -palazzo. - -Il cardinale Rodrigo viveva in istrettissima relazione con Adriana. -Essa era per lui più che congiunta: la confidente de' peccati suoi, de' -suoi intrighi e de' suoi disegni, e tale la ebbe sino alla morte. - -A lei affidò anche sin dalla tenera età la figliuola Lucrezia, perchè -la educasse. Di questo fatto non si può dubitare. Si rileva da una -lettera dell'ambasciatore di Ferrara in Roma, Giannandrea Boccaccio, -vescovo di Modena, indirizzata al duca Ercole nell'anno 1493. A -proposito di Madonna Adriana Ursina dice, che questa ha sempre tenuta -ed educata Lucrezia in sua propria casa.[20] - -Secondo il costume italiano, mantenutosi insino ad oggi, l'educazione -delle figliuole era affidata a monache. D'ordinario le fanciulle, -passati alquanti anni in un monastero, andavano poscia a marito -ed entravano nel mondo. Se non che, se è vera la descrizione che -l'Infessura ci porge delle condizioni dei monasteri di donne, anche -il cardinale dovette esitar molto prima di confidare la sua figliuola -a quegli stinchi di sante. V'erano nulladimeno anche monasteri, ove -tanta indisciplinatezza non era penetrata, come forse San Silvestro in -Capite, nel quale i Colonna facevano educare alcune delle loro figlie, -ovvero Santa Maria Nuova o San Sisto sulla via Appia. Essendo il Borgia -papa, Lucrezia scelse appunto l'ultimo di questi chiostri per asilo, -forse per la ragione che già bambina v'aveva per un pezzo ricevuta -l'educazione religiosa. - -Fondamento della educazione di una donna italiana fu in ogni tempo la -devozione per la Chiesa. Quella non era già rivolta a formare il cuore -e l'animo; ma una bella forma di contegno religioso, mercè la quale la -fede potesse dare una certa ritenutezza alla morale. Il peccare in sè -non rendeva brutta niuna donna; ma dalla peccatrice, fosse pure la più -dissoluta, il costume esigeva che adempisse tutti gli obblighi della -Chiesa, e si mostrasse all'apparenza una cristiana ben composta. Donne -scettiche e di libero spirito, si può dir, non ve n'erano; in quelle -condizioni di socievolezza sarebbero state impossibili. Quell'empio -tiranno, che fu Gismondo Malatesta di Rimini, edificò una magnifica -chiesa, e in essa una cappella in onore della sua amante Isotta. -E Isotta sicuramente non fu a nessuna seconda quanto a praticar in -chiesa. Vannozza fece costruire e ornare una cappella in Santa Maria -del Popolo. Fu in voce di donna devota, e non mica dopo la morte di -Alessandro VI. Suprema delle sue cure materne, come di Adriana, fu, -senza dubbio, di dare alla figliuola quel decente contegno cristiano; -e Lucrezia se l'era appropriato tanto per bene, che più tardi un -ambasciatore di Ferrara potè lodarsi delle sue maniere rigorosamente -cattoliche. - -È erroneo credere che qui si tratti di una ipocrisia. Questa -implicherebbe un pensiero indipendente intorno ai problemi religiosi -o un processo interiore e morale, ch'è estraneo affatto alle donne di -quel tempo, e che in massima parte tal è tuttora alle donne italiane. -La religione era ed è in Italia forma di educazione; e, per minimo -che fosse il suo valore etico, era pur sempre una specie di bella -formalità, nella quale la vita quotidiana era rinchiusa e assicurata -come in una cornice. - -Le figliuole di famiglie fornite di mezzi di fortuna non potevano nei -chiostri attendere agli studii letterarii; ricevevano invece questa -istruzione da maestri, dati forse loro in comune coi fratelli. Non ê -un'esagerazione il dire, che le donne bennate nel XV e nel XVI secolo -avevano una coltura più soda e più erudita di quella del tempo nostro. -La ragione di ciò è da riporre non nella vastità, ma ben piuttosto -nel carattere esclusivo e nella limitazione della coltura d'allora. Le -mancava quel patrimonio immenso e veramente incalcolabile di materiali -di civiltà, che lo svolgimento e il progresso dello spirito europeo -nel corso di tre secoli ha generati. La coltura della donna nella -Rinascenza si concentrava essenzialmente nell'antichità classica. Si -lasciava da banda come di niun valore tutto quanto potesse allora -meritare il nome di moderno. Per tanto era una coltura dotta. In -quella vece la coltura odierna della donna non è più classica; ma -trae esclusivamente alimento dal tesoro delle cognizioni moderne. Se -non che appunto la varia e multiforme natura di queste le toglie oggi -quel carattere posato e sicuro, facilmente ottenibile dalla donna -della Rinascenza in una cerchia limitata di educazione. L'istruzione -odierna delle donne, anche nella Germania, tanto lodata per le sue -scuole, è suppergiù senza fondo e superficiale, anzi scientificamente -nulla. Tutt'al più si riduce ad imparare un paio di lingue viventi e -a suonare il pianoforte; e per questo si spende un tempo sterminato. -L'eccessiva lettura de' giornali, de' libri di amena letteratura e -de' romanzi quasi non lascia più agio alle nostre donne di acquistare -una cultura seria. Nella Rinascenza il pianoforte non si conosceva; ma -ogni donna bene educata usava suonare il liuto. Il romanzo era appena -su' primi albori. Ancora oggi l'Italia è il paese, ove si produca -e legga il meno in quel genere letterario. Ebbe, dopo il Boccaccio, -novelle; ma anche queste piuttosto con parsimonia. Le poesie furono -numerosissime; ma per metà scritte in latino. Il commercio librario -e la stampa erano bambini. Il teatro sorto appena; e solo una volta -l'anno, nel carnevale, si davano rappresentazioni drammatiche, e non su -pubbliche, ma su scene private. Ciò che noi oggi chiamiamo letteratura -o coltura internazionale, consisteva allora nello studio de' classici, -cui si attendeva con passione. Quel luogo che nella educazione delle -nostre donne hanno preso le lingue straniere, era tenuto allora dalla -conoscenza delle lingue latina e greca. - -Agl'Italiani della Rinascenza non entrava in mente il pregiudizio, che -la famigliarità con queste ultime lingue, che il sapere erudito rompa -il fascino della natura femminile; e che le donne in genere debbano -tenersi in una sfera inferiore di coltura. È un pregiudizio codesto, -come alcuni altri penetrati nelle società nostre, d'origine germanica. -Ideale della natura della donna ai Tedeschi parve sempre l'amoroso -governo della madre nella cerchia della famiglia. Per lunga pezza le -donne tedesche schivarono ogni esistenza pubblica per un sentimento -di pudore e di moralità. Le attitudini loro restaron nascose, tranne -il caso che peculiari condizioni, specialmente vivendo in Corte o per -ragioni dinastiche, non le costringessero a mostrarle. Riandando, anche -sino ai tempi moderni, la storia della coltura dei popoli germanici, -non si trova un numero così grande di caratteri di donne pubblicamente -famose, quali l'Italia, la terra prediletta della personalità, ha -possedute nella Rinascenza. L'influenza, esercitata da donne di alto -intelletto sulla vita socievole italiana ne' secoli XV e XVI, e nel -tempo posteriore in Francia sullo svolgimento spirituale e sociale, fu -ignota in Inghilterra e in Germania. - -Nulladimeno più tardi le condizioni della coltura femminile nei -paesi germanici e nei latini si sono invertite. Si elevò in quelli, -mentre in questi diè giù, massime in Italia. La donna italiana, che -durante la Rinascenza si poneva a fianco dell'uomo, e gareggiava con -lui per la palma della coltura, e prendeva amore ad ogni progresso -spirituale, restò poscia indietro e in basso. Da due secoli in qua si -tenne indifferente ed estranea del tutto alla più elevata sfera della -vita nazionale. Divenne piuttosto, nelle mani del prete, istrumento -di servitù spirituale. In cambio, alle donne germaniche la Riforma -rese maggior libertà personale. E a cominciare soprattutto dagl'inizii -del secolo XVIII anche la Germania e l'Inghilterra han potuto esporre -la loro serie di donne largamente colte e anche erudite. Non è colpa -della Chiesa, ma della moda, delle abitudini sociali, e un po' anche -del manco di ricchezza nelle famiglie, se in Germania la coltura delle -donne è in generale mediocre. - -Ai nostri tempi in una scuola tedesca superiore, nella Svizzera, è -stato fatto un primo tentativo di rinnovamento di quell'antica coltura -erudita per le donne; quale fu intesa in Italia. L'impresa fallì, -perchè si volle aggiungervi altri scopi, oltre quello della coltura, -e perchè non fu tutta opera di donne germaniche. Ma per dubbioso -e incerto che dovess'essere l'esito di tale tentativo scolastico, -rispetto alle abitudini e disposizioni della donna, fu pur forse il -segno di una incipiente riforma nella istruzione femminile. - -Una donna dotta, per la quale oggi gli uomini sentono d'ordinario più -avversione che rispetto, noi Tedeschi la chiamiamo, massime se scrive -libri, _dottoressa_.[21] Nella Rinascenza la si chiamava _Virago_, -predicato ch'era titolo d'onore. Jacopo da Bergamo nello scritto -_Sulle donne celebri_, composto nel 1496,[22] l'adopera sempre come -segno di distinzione. Raramente quella parola trovasi in scrittori -italiani usata per significare quel concetto che comunemente sveglia -in noi Tedeschi. Chiamavasi a quel tempo _Virago_ la donna, che per -coraggio, intelligenza e coltura si levava al di sopra delle altre. -Tanto era più festeggiata, se con simili doti accoppiava grazia -e bellezza. Imperocchè l'erudizione e la classica coltura presso -gl'Italiani non eran nemiche delle grazie femminili. Piuttosto quelle -davano a queste nuova e maggior forza. Dell'una donna o dell'altra -Jacopo mai non tralascia di notare, che, quantunque volte mostravansi -in pubblico come poetesse od oratrici, ciò che affascinava l'uditorio -era appunto _l'incredibile pudore e la decenza loro_. Loda così -Cassandra Fedeli; e di Ginevra Sforza ammira l'eleganza della forma, -la grazia straordinaria in ogni movimento della persona, la franca -regal maniera e soprattutto la morale bellezza. Altrettanto dice di -Ippolita Sforza, moglie d'Alfonso d'Aragona, che in sè riuniva coltura -finissima, meravigliosa eloquenza, bellezza rara e nobilissimo pudore -femmineo. Ciò che allora chiamavasi pudore (_pudor_), altro non era -che la colta grazia naturale di una donna altamente dotata: in una -parola, la grazia svolta e perfezionata. Lucrezia Borgia ne era fornita -a dovizia. Nella donna rispondeva a quel che nell'uomo era il decoro -del perfetto cavaliere. Forse non senza maraviglia si leggerà, che -alcuni contemporanei lodavano in Cesare, nell'uomo di sì trista fama, -la _modestia_, come una delle qualità sue più spiccate. Ma anche ciò -bisogna intendere sotto il rispetto della coltura della personalità, -della quale era essenzial forma di educazione e di manifestazione la -modestia nell'uomo, nella donna il pudore. - -Certo nel secolo XV o nel XVI sui banchi delle scuole pubbliche in -Bologna, Ferrara e Padova non sedettero donne emancipate, quali, -non ha molto, se ne videro a Zurigo per attendere a studii pratici -professionali. Ma le scienze stesse umanistiche, coltivate da giovani -e da uomini, erano una necessità anche per l'alta coltura femminile. -Come nel Medio Evo tènere fanciulle dedicavansi ai Santi del chiostro -per divenir monache, così nella Rinascenza bambine straordinariamente -dotate venivano offerte alle Muse. Jacopo da Bergamo, a proposito -della Trivulzia di Milano, contemporanea di Lucrezia, che già a 14 anni -suscitava per l'eloquenza sua incredibile ammirazione, dice: «Allorchè -i genitori si accorsero delle straordinarie facoltà della bambina, la -dedicarono quando aveva appena sette anni alle Muse, e la confidarono a -loro, perchè la educassero.» - -Gli studii scientifici delle donne comprendevano allora le lingue -classiche e i tesori letterarii delle stesse, l'eloquenza, la poesia, -l'arte cioè di versificare, e la musica. Il dilettantismo nelle arti -del disegno nacque naturalmente di per sè. La grande copia di creazioni -artistiche della Rinascenza porgeva modo ad ogni donna colta italiana -di acquistare senza fatica gusto e senso pel bello artistico. - -Filosofia e teologia entravano esse pure nella coltura perfetta della -donna. Dispute intorno a problemi relativi a tali discipline avevan -luogo nelle corti e nelle sale delle Università tutti i giorni; -e non mancavano donne aspiranti alla gloria di prendervi parte e -illustrarvisi. La veneziana Cassandra Fedeli, un miracolo del tempo, -sullo scorcio del secolo XV era tanto addentro nella filosofia e -teologia quanto ogni dotto uomo. Essa disputava in pubblico con molta -grazia, tra l'entusiasmo degli ascoltatori, in presenza del doge -Agostino Barbarigo, e sovente nella pubblica scuola di Padova. La -bella moglie di Alessandro Sforza di Pesaro, Costanza Varano, era -versata nella poesia, eloquenza e filosofia. Scrisse molti dotti -trattati. «Aveva quotidianamente tra mano gli scritti di Agostino, -Ambrogio, Jeronimo e Gregorio, quelli di Seneca, Cicerone e Lattanzio.» -Egualmente erudita la figliola, Battista Sforza, la nobile moglie -di quel coltissimo uomo di Federico da Urbino. E della famosa Isotta -Nugarola di Verona si racconta, che fu pienamente familiare coi libri -dei Padri della Chiesa e dei filosofi. Nè erano poi sconosciuti ad -Isabella Gonzaga ed Elisabetta di Urbino, per non dire di altre che -subito dopo vennero del pari in celebrità, quali Vittoria Colonna -e Veronica Gambara. I nomi di queste e di altre donne indicano il -culmine della coltura femminile nella Rinascenza. E quando pure -l'ingegno e l'istruzione loro fossero stati per ogni tempo eccezionali, -è certo che quegli studii, che in sì alto grado si appropriarono, -non entravan punto per eccezione nella sfera di coltura delle donne -bennate. Eran coltivati invece per complemento della personalità -e per render più adorna l'esistenza socievole. La frivolezza delle -conversazioni nostre è veramente sconfinata: a siffatta vuotaggine -si cerca rimedio nel canto e nel suono del pianoforte. Certo nelle -sale stesse della Rinascenza le cose non saranno sempre ite come nei -simposii platonici; e quelle dispute nelle conversazioni sarebbero oggi -per noi motivo di noia insopportabile. Non di meno i bisogni d'allora -eran diversi. Un discorso bello e pieno di spirito tra gente di valore -e finamente educata, dandogli una tinta e un carattere di classicismo, -introducendovi pensieri tolti da antichi autori; ovvero svolgere e -compiere dialogizzando un discorso sopra un dato tèma: era questo -l'altissimo de' diletti per la socievolezza d'allora. Questa forma di -conversazione propria alla Rinascenza, toccò più tardi in Francia la -vera altezza dell'arte. Il Talleyrand la chiamava la più bella e più -grande felicità dell'uomo. Il dialogo classico rifiorì, con questo -progresso, che vi pigliavan parte anche donne altamente istruite. -Come modelli di siffatta elegante e geniale socievolezza valgono il -_Cortegiano_ del Castiglione e _Gli Asolani_, che il Bembo dedicò a -Lucrezia Borgia. - -La figlia di Alessandro non ebbe grido fra le donne italiane -classicamente colte; mentre sembra l'educazione di lei non essersi -di molto levata oltre il livello comune. Ma pel tempo suo ricevette -istruzione compiuta. Aveva imparato le lingue, la musica e le arti del -disegno; e più tardi in Ferrara la sua abilità artistica nel fare bei -ricami in seta e oro fu oggetto di ammirazione. «Parlava spagnuolo, -greco, italiano e francese, un tantino anche e correttamente latino; -e in tutte queste lingue scriveva e faceva versi:» così di lei il -biografo del Bayard nel 1512. Sotto l'influenza del Bembo e dello -Strozzi, Lucrezia potè più tardi, nel periodo più tranquillo della vita -sua, perfezionare la sua educazione. Pure è certo che dovette averne -gettate le basi in Roma. Essa era ad una volta spagnuola e italiana; -e delle lingue de' due paesi fu interamente padrona. Delle lettere sue -al Bembo due sono scritte in spagnuolo: le molte altre — più di 100 — -che ancora di lei rimangono, sono in italiano di quel tempo, semplici -nell'espressione e spigliate nel concetto. Per contenuto non hanno -importanza di sorta: v'appariscono l'animo e il sentimento, ma nessuna -profondità spirituale. La calligrafia non è sempre uguale: talvolta ha -tratti duri e forti, che ricordano la maniera di scrivere tutta piena -di energia del padre; tal'altra è netta e fine come quella di Vittoria -Colonna. - -Nessuna delle lettere prova che Lucrezia comprendesse il latino; e il -padre stesso ebbe una volta a dire com'ella non ne fosse padrona del -tutto. Ad ogni modo doveva essere in grado d'intendere le scritture -latine; altrimenti Alessandro non averebbe potuto più tardi farla -sua rappresentante in Vaticano, con facoltà di aprire le lettere. -Similmente gli studii di lei nel greco non devono essere stati molti -serii; pure non è a dire che l'ignorasse affatto. Nella sua gioventù -fiorivano ancora in Roma le scuole di letteratura greca, che vi -andarono crescendo dopo il Crisolora e il Bessarione. Nella città -dimoravano sempre molti Greci, parte esuli dalla Grecia, parte venuti -con la regina Carlotta di Cipro. Questa principessa così vaga di -avventure visse, sino alla morte, nel luglio 1487, in un palazzo del -Borgo Vaticano, ove teneva corte e forse raccoglieva a sè d'intorno la -gente dotta di Roma, come appunto usò molto più tardi la colta regina -Cristina di Svezia. Nella casa di lei il cardinal Rodrigo doveva aver -conosciuto, fra gli altri nobili Ciprioti, anche Ludovico Podocatharo, -che fu poi suo secretario. Forse fu questi che insegnò il greco ai -bambini Borgia. - -Nel palazzo del cardinale viveva pure un umanista tedesco, Lorenzo -Behaim di Nurenberga. A questo fu per 20 anni affidato il governo di -casa Borgia; e poichè era latinista e membro dell'Accademia romana di -Pomponio Leto, è naturale che la presenza sua non fosse senza una certa -influenza sulla educazione dei figliuoli del suo signore. Del resto, -d'insegnanti nelle scienze umanistiche non era difetto in Roma. Eran -quelle nel loro fiore. E l'Accademia come l'Università producevano -grande copia di uomini d'ingegno. V'erano quindi molti maestri che -tenevano scuola, e molti giovani eruditi, accademici attivi e operosi, -che in parte cercavano far fortuna alla Corte de' cardinali, come -uomini di compagnia e secretarii, o come insegnanti dei loro bastardi. -Anche Lucrezia ebbe da tali maestri lezioni di letteratura classica. -Quanto alla poesia italiana o alla virtuosità di far sonetti, allora -universalmente comune anche alle donne, essa potette facilmente -apprenderla da uno de' tanti poeti, che allora vivevano in Roma. Imparò -senza dubbio a far versi; ma nulla dava diritto agli storici della -letteratura Quadrio e Crescimbeni ad assegnarle un posto nella poesia -italiana. Di fatto nè il Bembo nè Aldo nè lo Strozzi l'hanno giammai -nominata come poetessa, nè di lei si conoscono poesie. Anche le canzoni -spagnuole, che si trovano nelle sue lettere al Bembo, nemmeno è certo -che siano composizioni sue. - - -V. - -È facile immaginare quanta commozione dovette cagionare in Lucrezia -il primo sentore delle sue reali condizioni di famiglia. Il marito -della madre non era suo padre. Insieme coi fratelli, ella si trovava -figliuola di un cardinale. Lo spuntar di questa coscienza si accoppiava -in lei con la comprensione di relazioni, che, condannate dalla Chiesa, -volevano al cospetto del mondo rimaner coperte da un velo. Essa anzi -fu sempre trattata come la nipote del cardinal Borgia. Nel padre suo -onorava ad un tempo uno dei più eminenti principi della Chiesa di Roma, -che sentiva anche designare come papa futuro. - -Per certo la conoscenza degl'eminenti vantaggi di tal condizione -ebbe sulla fantasia di Lucrezia efficacia più energica del concetto -dell'immoralità. Il mondo, nel quale viveva, non si tormentava -davvero con scrupoli morali; e raramente vi fu tempo, in cui l'abito -di sfruttare in ogni modo e al massimo grado possibile le relazioni -di fatto esistenti fosse altrettanto diffuso e radicato. Ben presto -apprese come legami di quella natura fossero in Roma comuni e -universali. Sentì che la più parte dei cardinali vivevano con amiche, e -largamente provvedevano ai loro figliuoli. Le fu raccontato di quelli -del cardinal Giuliano Della Rovere o Piccolomini. Vide coi proprii -occhi i figli e le figlie di Estouteville; e sentì parlare dei feudi -che il ricco padre aveva per loro acquistati sui monti Albani. Vide -anche i figliuoli di papa Innocenzo salire in grande onore; le fu -mostrato il figlio di lui Franceschetto Cibo con l'illustrissima moglie -Maddalena Medici. Seppe che nel Vaticano vivevano altri figli e nipoti -del Papa; e vedeva continuamente uscirne ed entrarvi la figlia, Madonna -Teodorina, la moglie del genovese Uso di Mare. Aveva 8 anni, quando la -figlia di costoro, Donna Peretta, fu sposata in Vaticano col marchese -Alfonso del Carretto con tanta pompa e feste, che tutta Roma ne parlò. - -Il primo concetto della sorte non comune, che a lei ed ai fratelli suoi -per ragion della nascita poteva spettare, erasi già formato in Lucrezia -al veder duca spagnuolo il maggiore di essi, Pierluigi. Non sappiamo -con precisione in qual tempo il giovane Borgia lo divenisse: nel 1482 -non era ancora. I legami potenti, che suo padre manteneva con la Corte -spagnuola, avevano a costui reso possibile di far nominare il figlio -Duca di Gandia nel regno di Valenza. E, come il Mariana osserva, il -Ducato egli lo comprò. - -Don Pierluigi moriva in Spagna ancora giovanissimo. Di fatto in un -documento del 1491 si parla di lui come morto, e si fa menzione di -un legato nel suo testamento a favore della sorella Lucrezia.[23] Il -ducato di Gandia passò al secondogenito di Rodrigo, Don Juan, che si -affrettò ad andare a Valenza per prenderne possesso. - -E frattanto le inclinazioni del cardinale s'erano rivolte ad altre -donne. Nel maggio 1489, quando Lucrezia aveva 9 anni, vediamo la prima -volta apparire Giulia Farnese, giovane di maravigliosa bellezza, dal -cui fascino fu preso con passione e ardore giovanile il già maturo -cardinale e più tardi papa Borgia. - -Si deve a questo adultero amore di lui per la Giulia, se la casa dei -Farnese entrò prima nella storia di Roma e poscia in quella del mondo. -Rodrigo Borgia fu di fatto il creatore della grandezza di questa -famiglia, nominando cardinale Alessandro, fratello della Giulia. Così -pose la base al papato di Paolo III, stipite dei Farnesi di Parma; -schiatta famosa, che non s'estinse che nel 1758 sul trono di Spagna con -la regina Elisabetta. - -In Roma, dove due de' più belli edifizii della Rinascenza han reso -immortale il nome dei Farnesi, non avevan costoro, sino al tempo del -Borgia, importanza alcuna. Non abitavano nemmeno la città, ma l'Etruria -romana. Possedevano ivi alcuni luoghi, come Farneto, donde devono aver -tratto il nome, Ischia, Caprarola e Capodimonte. Più tardi, non si -sa quando, vennero anche momentaneamente in possesso d'Isola Farnese, -castello antichissimo sulle rovine di Veja, che già dal secolo XIV era -stato degli Orsini. L'origine dei Farnesi è oscura, ma la tradizione, -che gli fa derivare dai Longobardi o dai Franchi, ha per sè ogni -verosimiglianza. Essa trova sostegno nel nome _Ranuccio_ così frequente -in quella casa, forma italianizzata di _Rainer_ (_Raniero_). - -I Farnesi s'agitavano in Etruria come piccola dinastia di feudatarii -rapaci, senza però giungere alla potenza dei loro vicini, degli Orsini -di Anguillara e Bracciano e di quei famosi Conti di Vico, tedeschi -d'origine, che dominarono da prefetti nell'Etruria per secoli, sino a -che non caddero sotto Eugenio IV. Mentre questi prefetti erano i più -ardenti ghibellini e più feroci nemici dei papi, i Farnesi invece, al -pari degli Este, furon sempre del partito guelfo. Dall'XI secolo in -poi andarono Consoli e Podestà in Orvieto, quindi qua e là capitani -della Chiesa in quelle molte guerricciole con città e baroni, specie -nell'Umbria e nel Patrimonio di San Pietro. Ranuccio, avo di Giulia, fu -tra' più valenti generali di Eugenio IV, e compagno del Vitelleschi, -il terribile domatore di tiranni. Mercè sua la casa dei Farnesi era -salita in maggior reputazione. Il figlio Pierluigi si sposò con Donna -Giovannella della stirpe dei Gaetani di Sermoneta. Figliuoli di costui -furono Alessandro, Bartolomeo e Angiolo, Girolama e Giulia. - -Alessandro Farnese, nato il 28 febbraio 1468, era giovane di spirito e -di mente colta, ma di cattiva fama per le sfrenate passioni. Nel 1487 -aveva, dietro malvage imputazioni, messo in prigione la propria madre, -per la qual cosa fu a volta sua da Innocenzo VIII fatto rinchiudere -in Castel Sant'Angelo. Ma seppe evaderne, senza che ciò avesse per lui -ulteriori conseguenze. Egli era Protonotario della Chiesa. La sorella -maggiore Girolama si sposò con Puccio Pucci, uno dei più ragguardevoli -uomini politici di Firenze, membro di numerosa famiglia molto -intimamente legata coi Medici. - -Il 20 maggio 1489 nella _Camera Stellata_ del palazzo Borgia comparve -la giovane Giulia Farnese con Ursino Orsini, giovane egualmente, per -stipulare il loro contratto nuziale. Prima di tutto fa maraviglia che -ciò avesse luogo nella casa del cardinal Rodrigo. Il nome suo sta nel -contratto il primo di tutti i testimoni, come quello di persona che ha -preso gli sposi sotto la sua protezione e concluso il matrimonio. Le -nozze, del resto, erano già state innanzi fissate dai genitori — non -più viventi nel 1489 — degli sposi, essendo questi ancora minori, cioè -dire, da Ludovico Orsini, signore di Bassanello e da Pierluigi Farnese. -Usava allora fidanzar legalmente bambini; e, come già nell'antica -Roma, i promessi sposi contraevano poscia il matrimonio in età ancora -minore, spesso a 13 anni appena. Il 20 maggio 1489 Giulia poteva -aver solo 15 anni; era sotto la tutela dei fratelli e degli zii della -casa dei Gaetani. Il giovane Orsini stava sotto la tutela della madre -Adriana, che era l'Adriana de Mila, la parente del cardinal Rodrigo e -l'educatrice di Lucrezia. Ciò rende a sufficienza ragione della parte -officiale e personale che colui prendeva al matrimonio della Giulia. - -Al contratto nuziale stipulato dal notaro Beneimbene furono, oltre -il cardinale, testimoni il vescovo Martini di Segovia, i canonici -spagnuoli Garcetto e Caranza e il nobile romano Giovanni Astalli. -Assistenti della sposa dovevano essere i fratelli, ma venne solo il -più giovane, Angiolo: Alessandro s'astenne. Il non essere apparso nel -palazzo Borgia, in occasione così solenne per la famiglia, è notevole: -nondimeno può essere stato per circostanze accidentali. Il protonotario -Jacopo e suo fratello Don Nicola Gaetani, zii della sposa, eran -presenti. La somma di 3000 fiorini d'oro fu la dote di Giulia, che per -quel tempo era molto ragguardevole.[24] - -Il giorno dopo, il 21 maggio, fu festeggiato lo sposalizio della -giovane coppia nello stesso palazzo Borgia. Molti grandi signori vi -presero parte, de' quali sono specialmente nominati i parenti dello -sposo, il cardinal Gianbattista Orsini e Rainaldo Orsini, arcivescovo -di Firenze. La bella stagione potè permettere agli sposi di andarsene -al castello di Bassanello; ovvero, se così non fecero, essi presero -stanza nel palazzo Orsini a Monte Giordano. - -In questo palazzo, presso Madonna Adriana, madre del giovane Orsini, -il cardinal Rodrigo aveva dovuto già prima del matrimonio conoscere -e spesse volte vedere la Giulia Farnese. Colà pure la Lucrezia, più -giovane di parecchi anni, dovette fare la conoscenza della stessa. -Giulia era bella tanto, che si ebbe per soprannome _la bella_. Al pari -di Lucrezia, aveva bionda la chioma come oro. Nella casa di Adriana -questa dolce e vaga fanciulla diè nella rete del libertino Rodrigo. -Cedette alle arti seduttrici di lui o già prima di sposarsi col giovane -Orsini o subito dopo. Probabilmente accese la sensualità del cardinale, -uomo già di 58 anni, allorchè gli si presentò nel palazzo in abito da -sposa, in tutto lo splendore della sua gioventù affascinante. Comunque, -il certo è, che già dopo due anni dal matrimonio la Giulia era l'amante -dichiarata del cardinale. Quando Madonna Adriana ebbe scoperta la -relazione, chiuse gli occhi e si rese complice delle turpitudini della -nuora. Per tal guisa divenne la persona più potente e influente nella -casa Borgia. - -Dei tre figlioli del cardinale, Juan e Cesare eran frattanto venuti -crescendo. Entrambi nel 1490 non erano a Roma. L'uno trovavasi in -Spagna; l'altro agli studii nell'Università di Perugia, donde passò -poi in quella di Pisa. Già nel 1488 Cesare deve aver frequentato una -di quelle scuole superiori, e probabilmente la prima. In quell'anno di -fatto Paolo Pompilio gli dedicò la sua _Syllabica_, uno scritto sulle -regole per ben comporre in versi. Egli vi lodava il genio ascendente -di Cesare, speranza e decoro di casa Borgia, i progressi di lui -nelle scienze, la maturità dello spirito in età così giovanile, e ne -predicava la gloria a venire.[25] - -Il padre l'aveva destinato alla carriera ecclesiastica, abbenchè Cesare -non sentisse per essa che repugnanza. Da Innocenzo VIII aveva colui -ottenuto, che il figlio suo fosse fatto Protonotario della Chiesa e di -più preconizzato vescovo di Pampelona. Come Protonotario apparisce in -un documento del febbraio 1491. E in quel tempo stesso il più giovane -dei figlioli di Rodrigo, Don Jofrè, fanciullo di circa 9 anni, è -nominato Canonico e Arcidiacono di Valenza.[26] - -Cesare dovette andare a Pisa nel 1491. Quell'Università accoglieva -molti giovani di cospicue famiglie italiane, soprattutto per la -rinomanza grande del Rettore degli studii, il milanese Filippo Decio. -Il giovane Cesare v'andò con due condiscepoli spagnuoli, favoriti del -padre, Francesco Romolini da Ilerda e Giovanni Vera da Arcilla nel -regno di Valenza. L'ultimo gli venne dato come aio, così qualificandolo -Cesare stesso in una lettera dell'ottobre 1492, ove lo chiama il -più fido dei famigliari suoi.[27] Nel 1491 Francesco Romolini aveva -già più di 30 anni; studiò con fervore Diritto, del quale acquistò -ampia cognizione. Egli è il Romolino stesso, che più tardi in Firenze -condusse il processo contro Savonarola. Nel 1503 Alessandro lo fece -cardinale; e cardinale era pur divenuto Vera sin dal 1500. I mezzi di -fortuna del padre permettevano al giovane Cesare di vivere in Pisa con -sontuosità principesca; e lo stato di colui lo pose anche in grado di -entrare in amichevoli relazioni coi Medici. - -Il cardinal Borgia continuava allora a cercare nella Spagna la -fortuna dei figliuoli suoi. Anche per la figlia Lucrezia non sapeva -immaginare avvenire più splendido di un matrimonio spagnuolo. E, senza -dubbio, dovette avere a segnalata fortuna, che il figliolo di una di -quelle antiche e nobili case di Spagna acconsentisse a diventare il -marito della bastarda di un cardinale. Questi fu Don Cherubin Juan de -Centelles, signore di Val d'Ayora nel regno di Valenza, fratello del -Conte di Oliva. - -Nel 26 febbraio e 16 giugno 1491 in Roma furono firmate le tavole -nuziali e distese in lingua valenzana. Il giovane sposo trovavasi -a Valenza e la sposa a Roma; e a questa il padre aveva dato per -procuratore il nobile romano Antonio Porcaro. Nel contratto fu per -Lucrezia sborsata la somma di 300,000 _timbres_ o soldi di moneta -valenzana, ch'essa portava in dote al marito Don Cherubin, parte in -moneta contante, parte in gioielli e altri oggetti di corredo. Fu -espressamente notato, 11,000 _timbres_ provenire dal testamento del -fu Don Pierluigi de Borgia, duca di Gandia, che gli aveva assegnati in -dote alla sorella sua, ed altri 8000 donarsi alla stessa pel medesimo -titolo dagli altri suoi fratelli Don Cesare e Don Jofrè, similmente, -com'è da presumersi, sulla eredità di costoro. Fu stabilito che -Donna Lucrezia sarebbe condotta a Valenza a spese del cardinale entro -l'anno dal contratto, e che il matrimonio sarebbe ecclesiasticamente -solennizzato entro i sei mesi dall'arrivo di lei in Spagna.[28] - -Così Lucrezia, bambina ancora di 11 anni, vide una volontà a lei -estranea disporre della sua mano e della felicità sua, e da quel -momento non fu più padrona del suo destino. Tale, del resto, era la -sorte di tutte le figliole di alta e anche di bassa condizione. Poco -innanzi che il padre divenisse papa, sembrò proprio deciso ch'ella -dovesse trascorrere la vita sua in Spagna. E facilmente sarebbe sparita -dalla storia del Papato e d'Italia, se quelle nozze si fossero in -effetto avverate. Ma ciò non accadde. Impedimenti, che non conosciamo, -ovvero mutamenti nei disegni del padre valsero a fare sciogliere quella -promessa di matrimonio con Don Cherubin. Sin dal momento che tale -promessa, mercè procura, veniva legalmente stipulata, il padre pensava -già per la figlia ad altro matrimonio. Il marito predestinatole era Don -Gasparo, anche lui giovane spagnuolo, figlio del cavaliere Don Juan -Francesco di Procida, conte d'Aversa. Questa famiglia doveva essere -andata a Napoli con la casa Aragonese. Madre di Don Juan Francesco vien -chiamata Donna Leonora di Procida e Castelleta, contessa d'Aversa. Il -padre di Gasparo viveva in Aversa; ma quest'ultimo trovavasi il 1491 -in Valenza, dove forse attese alla sua educazione presso i parenti, -essendo egli ancora fanciullo sotto i 15 anni. In un istrumento del -notaro Beneimbene, del 9 novembre 1492, è espressamente detto, che -nel 30 aprile dell'anno antecedente 1491, con tutte le formalità e -mercè regolare procura, era stata conclusa promessa di matrimonio -tra Lucrezia e Gasparo, e che il cardinal Rodrigo si era obbligato a -mandare a spese sue la figlia a Valenza, ove il matrimonio sarebbesi -solennizzato innanzi alla Chiesa. Ma un'identica promessa col giovane -Centelles era stata legalmente stipulata solo il 26 febbraio dello -stesso anno 1491, e ratificata ancora nel giugno 1491. Epperò vi -sarebbe luogo a dubitare della esattezza della data. Se non che -non solo l'istrumento nel protocollo del Beneimbene, ma anche una -copia dello stesso nell'Archivio dell'Ospedale di Roma alla _Sancta -Sanctorum_ porta la data dell'ultimo d'aprile 1491, come giorno in -cui ebbero luogo i capitoli matrimoniali tra Lucrezia e Don Gasparo. -In questo atto fu procuratore di lei non più Antonio Porcaro, ma Don -Jofrè Borgia, barone di Villa Longa insieme col canonico Jacopo Serra -di Valenza e col valenzano Vicario generale Matteo Cucia.[29] Onde -è innegabile questo fatto strano, che Lucrezia al tempo stesso fu -promessa sposa di due giovani spagnuoli. - -Malgrado della mancata promessa verso il primo degli sposi, sembra -che la famiglia dei Centelles sia rimasta in buoni termini coi Borgia. -Più tardi di fatto, quando Rodrigo era papa, tra i camerieri a lui più -intimi troviamo un Guglielmo de Centelles, e un Raimondo della stessa -casa qual Protonotario e Tesoriere di Perugia. - - -VI. - -Il 25 luglio 1492 accadde ciò che i Borgia da tempo e con tanto -ardore avevano sospirato e atteso, la morte di Innocenzo VIII. Quattro -cardinali erano allora, a preferenza di tutti, candidati al Papato, -Raffaele Riario e Giuliano Della Rovere, i due potenti nepoti di Sisto -IV; quindi Ascanio Sforza e Rodrigo Borgia. - -Per la famiglia di quest'ultimo, sino a che la nuova elezione non -fu decisa, trascorsero giorni di ansietà febbrile. Dei figliuoli di -lui erano in Roma soltanto Lucrezia e Jofrè, ambedue in casa Madonna -Adriana. Vannozza viveva nella propria col marito Canale, che da un -pezzo copriva la carica di Scrittore della Penitenzeria. Essa aveva -allora 50 anni, e null'altro le restava a desiderare in vita che di -veder effettuato il supremo e più fervido voto dell'animo suo, di -veder salire il padre dei suoi figliuoli sul trono papale. Santi del -Cielo! Con quante preci e con quali promesse solenni non saranno stati -assaliti, perchè esaudissero quel voto! E con quante e quali non gli -avranno pur tempestati Madonna Adriana, Lucrezia e Giulia Farnese! - -L'11 agosto, di buon mattino, anelanti messi potettero a quelle donne -recare dal Vaticano la nuova, che Rodrigo Borgia era uscito vincitore -dal difficile agone. A lui, maggiore offerente, il Papato era stato -venduto. Nella elezione il cardinale Ascanio aveva dato il tratto -alla bilancia; e in guiderdone ebbe la città di Nepi, il posto di -Vicecancelliere e il palazzo Borgia. Ancora oggi questo porta il nome -di Sforza Cesarini. - -Quando, la mattina dopo l'avventuroso giorno, Alessandro VI dalla sala -del Conclave fu portato giù in San Pietro per ricevervi i primi omaggi, -lo sguardo suo, raggiante di gioia, dovette fra la stipata moltitudine -cercar le persone a lui care. Dovettero invero queste esser forse le -prime a venire per festeggiare sì gran trionfo. Da lungo tempo Roma -non aveva più visto un nuovo Papa dalla figura così piena di maestà -e bellezza. Il suo modo di vita era generalmente noto a tutti. Pure -niuno in quel momento lo conosceva tanto intimamente quanto quella -donna, Vannozza Catanei. Essa se ne stava certamente ginocchioni in -San Pietro, mentre fra i sacri cantici della Messa le immagini di un -peccaminoso passato le agitavan l'animo. - -Non tutte le Potenze accolsero sospettose l'elezione del Borgia. -In Milano Ludovico il Moro dispose pubbliche feste; credeva, mercè -l'influenza del fratello Ascanio, diventare egli stesso un _mezzo -Papa_. Molto s'aspettavano da Alessandro i Medici; meno gli Aragonesi -di Napoli. Incollerita si mostrò Venezia. L'ambasciatore della -Repubblica, già nell'agosto, dichiarava apertamente che la Santa Sede -era stata venduta con simonìa e molte ribalderie, e che la Signoria di -Venezia era convinta che Francia e Spagna negherebbero obbedienza al -Papa, non prima fossero venute in sentore di tali empietà.[30] - -Frattanto con omaggi infiniti Alessandro VI riceveva il riconoscimento -di tutti gli Stati italiani. La festa della sua esaltazione, il 26 -agosto, fu solennizzata con pompa straordinaria. L'arme dei Borgia, -un bove che pascola, fu vista in sì varii emblemi e figure e con tanti -epigrammi salutata, che un satirico avrebbe potuto dire, festeggiarsi -in Roma il ritrovamento del divino Api. Più tardi il bove dei Borgia è -stato bene spesso bersaglio alla più avvelenata satira; ma sugl'inizii -del reggimento di Alessandro era molto ingenuamente il portatore -simbolico della magnificenza papale. Simbolismo di tal fatta oggi -muoverebbe al riso e al sarcasmo; ma il senso plastico degl'Italiani -d'allora lo trovava naturale. - -Allorchè Alessandro, nella processione solenne al Laterano, passò -innanzi al palazzo dei suoi fanatici partigiani, i Porcari, un -fanciullo della casa con molta espressione e passione declamò alcuni -distici, la cui chiusa suonava così: - - _Vive diu bos, vive diu celebrande per annos._ - _Inter Pontificum gloria prima choros._[31] - -Bisogna leggere le relazioni di Michele Ferno e di Jeronimo Porcio -sulla festa dell'incoronazione e su' discorsi di obbedienza degli -ambasciatori italiani per formarsi una idea sin dove giungesse allora -l'adulazione. Certamente oggi noi possiamo con difficoltà immaginare -quell'imponente spettacolo, in cui un Papa dalla natura largamente -favorito si presentava sul teatro di Roma, in un tempo che il Papato vi -toccava appunto la più superba altezza. È vero che a siffatto culmine -lo aveva sospinto, non il bene della Chiesa, non la religione da lungo -profanata, ma il lusso del tempo e la politica moderna. Nulladimeno dal -Medio Evo in poi un certo fondo interiore tradizionale s'era pur sempre -mantenuto, che costringeva i credenti alla venerazione. - -Il Ferno in un luogo osservò, che tutta la storia della terra non -offriva nulla da esser comparato con l'elevatezza del Papato e con -questo culto reso ad una persona. E l'autore non era già un papista -bigotto, ma sì un zelante discepolo di Pomponio Leto. Egli era però, -come tutti quei romantici del classicismo, di una impressionabilità -estrema per ogni effetto teatrale. E così non trova abbastanza parole -per descrivere una processione di Alessandro a Santa Maria del Popolo: -quella moltitudine di uomini riccamente adorni, che festosa si muove -ed agita; e i 700 preti e cardinali coi loro famigliari; e quegli -splendidi corteggi di cavalieri e grandi di Roma, e gli arcieri e -cavalieri turchi; e quella guardia palatina dalle lunghe alabarde e -dagli scudi rilucenti; e i dodici cavalli bianchi dagli aurei freni, -condotti a mano, e le innumerevoli altre decorazioni della sfarzosa -comparsa. Processione simile, pari a corteo trionfale, che oggi non -potrebbe avere luogo che dopo lunga e molta preparazione, il Papa può -improvvisarla ad ogni istante, perchè attori e guardaroba son sempre -lì, bell'e pronti. Pel Papa è occasione di mostrarsi una volta ai -Romani; sicchè Sua Santità si porge al popolo oggetto di divertimento e -di festa. - -Il Ferno poi dipinge il Borgia stesso come un vero semidio, sceso dal -cielo. «Egli cavalca sopra cavallo bianco come neve con serena fronte, -con dignità istantaneamente maestosa; così si presenta al popolo; -così benedice tutti; così è la mira di tutti gli sguardi; così pure lo -sguardo suo penetra per tutto; così tutto rallegra; così l'apparizione -sua è per tutti segno di buon augurio. Quanto maraviglioso quel -dolce abbandono della sua fisionomia; la schietta nobiltà del suo -volto, e la liberalità del suo sguardo. Questo rigoglio e contegno -di disinvolta bellezza e la fresca e piena sanità del corpo come non -accrescono la venerazione ch'egli ispira!» Così e non altrimenti deve, -a parere del Ferno, essersi mostrato un tempo Alessandro il Grande. -Era un'idolatria, insomma, della quale si continuava a circondare il -Papato, senza che mai alcuno prendesse la pena di domandarsi qual fosse -l'intima e personale essenza dell'idolo fastoso. - -Il giorno della incoronazione Alessandro nominò il figlio Cesare, -giovanetto di 16 anni, vescovo di Valenza. Lo nominò, senza esser -sicuro dell'assentimento di Ferdinando il Cattolico. E in realtà questo -monarca resistette a lungo pria di concederlo, avvegnachè per tal guisa -i Borgia facessero del primo Vescovado di Spagna un loro possedimento -ereditario. Cesare intanto non era a Roma alla festa d'incoronazione -del padre. Il 22 agosto, undici giorni dopo l'elezione di Alessandro, -l'ambasciatore ferrarese Manfredi in Firenze informava la duchessa -Eleonora d'Este «il figlio del Papa, vescovo di Pampelona, che era -all'Università di Pisa, essersi il mattino avanti di colà partito per -comando del padre e andato nella cittadella di Spoleto.» - -Quivi trovavasi ancora Cesare il 5 ottobre, avendo in quel giorno da -Spoleto mandato lettera a Piero de' Medici. Questo scritto al figlio -di Lorenzo, fratello del cardinale Giovanni, è concepito in termini, -che implicano confidenza molta tra lui e Cesare. Questi vi dice, che -per la improvvisa partenza da Pisa non aveva più potuto abboccarsi con -lui, ma che il precettore suo, Giovanni Vera, n'avrebbe fatto le parti. -Raccomanda anche il suo fido famigliare Francesco Romolini pel posto -di professore di Diritto canonico in Pisa, preferendo questo dotto uomo -la carriera dell'insegnamento alla ecclesiastica. La lettera è firmata: -«Come fratello Vostro Cesare de Borja, eletto di Valenza.»[32] - -Se Alessandro non fece immediatamente venire il figliuolo a Roma, fu, -senza dubbio, per confermare ciò che solennemente aveva dichiarato, di -tenersi puro dal nepotismo. Probabilmente vi fu un momento, in cui la -ricordanza dello spettacolo dato da Callisto, da Sisto e da Innocenzo -lo indusse a riflettere e far proponimento di temperare l'amore suo -pei congiunti. Nondimeno la nomina di suo figlio a vescovo il giorno -stesso della incoronazione già mostrava che il proposito non era serio. -Nell'ottobre Cesare era già in Vaticano, ove ora i Borgia si posero al -posto dei miserabili Cibo. - -Il primo settembre il Papa fece cardinale Giovanni Borgia, seniore, -vescovo di Monreale. Era questi figliuolo di sua sorella Giovanna. Il -Vaticano s'andava popolando di Spagnuoli, parenti o amici della casa -ora onnipotente. Vi accorrevano avidi di fortuna e di onori. «Nemmeno -dieci papati basterebbero a sbramare tutto questo parentado;» così, già -nel novembre 1492, Giannandrea Boccaccio al duca di Ferrara. Fra i più -prossimi amici di Alessandro, Giovanni Lopez fu suo Datario, Pietro -Garanza e Giovanni Marades furono suoi camerieri secreti. Rodrigo -Borgia, un pronipote del Papa, divenne capitano della guardia palatina, -comandata prima di lui da un Doria. - -Ben presto Alessandro pensò a provvedere in modo più splendido a sua -figlia. Volle che non si parlasse più degli sponsali con un gentiluomo -spagnuolo. Solo un principe poteva ottenerne la mano. Ludovico ed -Ascanio gli proposero il loro parente, Giovanni Sforza; ed egli lo -accettò per genero. Comunque colui non fosse che Conte di Cotognola e -Vicario della Chiesa per Pesaro, pure nel suo dominio era indipendente -e apparteneva alla illustre casa Sforza. E nei primi tempi Alessandro -s'era legato con gli Sforza tanto strettamente, che il cardinale -Ascanio era in Roma onnipotente. Giovanni Sforza, un bastardo di -Costanzo di Pesaro, e successore di lui in quel dominio solo per grazia -di Sisto IV e d'Innocenzo VIII, era uomo di 26 anni, di bello aspetto -e largamente colto, come, a un dipresso, tutti i piccoli tiranni -italiani. Nel 1489 erasi sposato con Maddalena, la bella sorella di -Elisabetta Gonzaga, il giorno stesso in che quest'ultima si unì in -matrimonio col duca Guidobaldo di Urbino. Ma dagli 8 d'agosto 1490, -morta la moglie di cattivo parto, era rimasto vedovo. - -Lo Sforza fu prontissimo ad accettare la mano della giovane Lucrezia, -prima che altro dei molti pretendenti gliela togliesse via. Da Pesaro -si condusse primieramente a Nepi, città data da Alessandro VI al -cardinale Ascanio. Vi si trattenne pochi giorni, e quindi il 31 ottobre -1492 mosse secretamente per Roma. Quivi prese stanza nel palazzo del -cardinale di San Clemente, che Domenico Della Rovere aveva edificato -in Borgo, e che esiste ancora ben conservato rimpetto all'altro -Giraud-Torlonia. L'ambasciatore ferrarese informò il suo signore -dell'arrivo dello Sforza, osservando che colui sarebbe uomo grande -sino a che regnerebbe quel Papa. E dava poi ragione del mistero, in -cui lo Sforza tenevasi, notando come in quel tempo si trovasse in Roma -anche secretamente quegli, che era già legalmente promesso sposo di -Lucrezia.[33] - -Il giovane conte Gasparo era di fatto venuto col padre a Roma, per -dare effetto a' diritti suoi su Lucrezia, che ora appunto promettevano -vantaggi così smisurati. Vi trovò invece un rivale nascoso, ma -pubblicamente riconosciuto per tale; e andò sulle furie, quando il Papa -si fece a richiederlo di una formale rinunzia. Per tal modo Lucrezia, -fanciulla appena di 12 anni e mezzo, era involontario soggetto di -litigi tra due pretendenti, ed insieme la prima volta motivo di -pubblico scandalo. Il 5 novembre l'ambasciatore di Ferrara scriveva al -suo signore: «Qui si fa un gran parlare di questo matrimonio di Pesaro; -il primo sposo è ancora qui, e da vero Catalano fa molte bravate, -protestando che leverà rimostranze presso tutti i principi e potentati -della Cristianità; pure, il voglia o no, bisognerà pigliarsela con -pazienza.» E lo stesso scriveva il 9 novembre: «Faccia il Cielo che -il matrimonio di Pesaro non porti sciagura. Sembra il Re (di Napoli) -aver espresso al proposito il suo dispiacere, stando almeno a ciò che -Giacomo, il nipote del Pontano, ha detto l'altr'ieri al Papa. L'affare -pende ancora sospeso; ad ambo le parti si dànno buone parole, voglio -dire, al primo come al secondo sposo. Entrambi son qui. Pure si crede -che a Pesaro sia serbata la vittoria, soprattutto perchè la causa sua -è difesa dal cardinale Ascanio, che a parole come a fatti è potente -davvero.» - -Frattanto agli 8 novembre il contratto di matrimonio tra Don Gasparo -e Lucrezia fu giuridicamente risoluto. Lo sposo e il padre di lui -espressero soltanto la speranza, che l'unione potesse non per tanto -avverarsi a circostanze più propizie. E all'uopo Gasparo prese impegno -di non maritarsi con altra, prima che un anno fosse decorso.[34] Eppure -non fu per questo Giovanni Sforza sicuro del trionfo. Ancora il 9 -dicembre l'agente mantovano Fioravante Brognolo scriveva al marchese -Gonzaga: «L'affare dell'illustre signore Giovanni di Pesaro è tuttora -indeciso; sembrami che quel gentiluomo spagnuolo, cui la nipote di -Sua Santità era promessa, non voglia rinunziarvi; egli ha anche molto -séguito in Spagna; cosicchè è intenzione del Papa di lasciar maturare -questa faccenda prima di risolverla.»[35] - -E insino nel febbraio 1493 si parlò pure di un matrimonio di Lucrezia -con lo spagnuolo Conte de Prada, nè si sposò con Giovanni Sforza che -quando quel disegno fu sfumato.[36] - -Quest'ultimo era frattanto tornato a Pesaro, donde mandò a Roma Niccolò -de Savano suo procuratore per concludere i capitoli matrimoniali. -Il conte d'Aversa cedette alla forza, e si tirò indietro, facendosi -pagare il silenzio con 3000 ducati. Allora, il 2 febbraio 1493, le -nozze dello Sforza con Lucrezia furono con formale istrumento stipulate -in Vaticano; e, oltre l'ambasciatore di Milano, vi presero di nuovo -parte come testimoni i più intimi amici e familiari di Alessandro, -Giovanni Lopez, Giovanni Casanova, Pietro Caranza e Giovanni Marades. -La figliuola del Papa ebbe 31,000 ducati in dote: entro l'anno doveva -esser condotta dallo sposo nel paese di lui.[37] - -Quando la nuova della cosa giunse a Pesaro, il fortunato Sforza diede -una festa nel suo palazzo. Si ballò nella grande sala, e, condotte -da monsignor Scaltes, ambasciatore del Papa, le coppie uscirono dal -castello danzando. Per modo che si continuò così per le strade della -città fra gli applausi del popolo.[38] - - -VII. - -Alessandro aveva fatto disporre per Lucrezia un'abitazione vicinissima -al Vaticano. Era una casa fatta edificare dal cardinale Battista Zeno -nel 1483. Da lui o dal titolo della sua Chiesa ebbe nome di palazzo -di Santa Maria in Portico. Era posto sulla sinistra della scala di San -Pietro, quasi dirimpetto al palazzo dell'Inquisizione. La costruzione -del Colonnato del Bernini ha reso quei luoghi quasi irriconoscibili del -tutto. - -Nel suo palazzo la giovane Lucrezia teneva già propria corte, cui -presiedeva come dama d'onore, che quasi teneva il luogo di madre, -Adriana Ursina, la sua educatrice. Alessandro aveva forse indotto -questa sua parente a lasciare, in compagnia di Lucrezia, il palazzo -Orsini e ad abitare l'altro di Santa Maria in Portico. E ivi la vedremo -presto apparire, e con essa anche un'altra donna che stava pur troppo a -cuore al Papa. - -Vannozza restò nella propria casa alla Regola. Il marito fu fatto -Soldano o Capitano di Torre di Nona, per la quale di lì a poco -occorreva ad Alessandro VI un prevosto a lui devoto. Ed anche il Canale -per parte sua accettava con compiacimento grande il ragguardevole e -lucroso ufficio. Da questo tempo in poi tra Vannozza e i figliuoli -si fece un più grande distacco, che non divenne però mai totale -separazione. Le relazioni fra loro non furono spezzate. Pure quella non -poteva che solo indirettamente partecipare alla felicità e grandezza -di questi. Vannozza non si permise mai, ovvero Alessandro giammai non -le consentì influenza di sorta in Vaticano. Molto di rado soltanto -apparisce il nome di lei nelle notizie del tempo. - -Oramai nel suo palazzo Lucrezia faceva le pratiche da principessa -esordiente. Ivi riceveva le visite de' numerosi parenti di casa sua, -come degli amici e adulatori de' Borgia, ora dominanti. È notevole che -nello stesso tempo, in che si trattava del matrimonio con lo Sforza, in -opposizione ancora con le pretensioni di Don Gasparo, apparve in casa -di lei anche colui che, dopo tempeste spaventevoli, doveva alla fine -menarla a salvamento in tranquillo porto. - -Tra i principi italiani, che allora mandarono ambasciatori o vennero -di persona ad offrire omaggio al nuovo Papa, vi fu anche il principe -ereditario di Ferrara. Nessuna casa d'Italia splendeva così chiara come -quella di Ercole d'Este e di sua moglie Eleonora d'Aragona, figliuola -di re Ferdinando di Napoli, morta poco dopo, l'11 ottobre 1493. Dei -loro figliuoli Beatrice, nel dicembre 1490, erasi sposata con Ludovico -il Moro, l'avveduto quanto spietato reggente dello Stato di Milano in -luogo del nipote Giangaleazzo. L'altra figlia Isabella, una delle più -avvenenti e più ragguardevoli donne del tempo suo, era nel febbraio -1490, di 16 anni, divenuta moglie del marchese Francesco Gonzaga di -Mantova. Alfonso era principe erede: a 15 anni, il 12 febbraio 1491, -erasi sposato con Anna Sforza, sorella del nominato Giangaleazzo. - -Suo padre nel novembre 1492 lo mandò a Roma per raccomandare gli Stati -suoi al Papa. Questi accolse con grande onoranza il giovane parente di -casa Sforza, nella quale la propria figlia doveva entrare. Don Alfonso -fu ospitato in Vaticano. Durante la sua dimora di parecchie settimane -ebbe non solo occasione, ma si fece un dovere di visitare donna -Lucrezia. Così, tutto pieno di curiosità, potè la prima volta vedere -la bella fanciulla dagli aurei capelli, da' grandi occhi espressivi. -E nulla fu più estraneo alla mente sua quanto il presentimento, che la -promessa sposa dello Sforza sarebbe dopo nove anni entrata nel castello -degli Este a Ferrara come sua propria moglie. - -Con quanta speciale premura Alessandro trattasse il principe erede si -ricava dalla lettera di ringraziamento speditagli dal padre di costui. -Il duca scrivevagli: - -«Santissimo Padre e Signore, Signor mio venerabilissimo. Bacio prima -di tutto i piedi della Santità Vostra e umilmente me le raccomando. -Quanto Vostra Santità fosse da esaltare con le lodi più sublimi, già -da tempo sapevo; ma ora me lo dicono anche le lettere del vescovo -di Modena, mio ambasciatore presso Vostra Santità, e del mio amato -primogenito Alfonso non solo, ma di tutti coloro che lo accompagnarono. -Essi m'informano della singolare benignità, liberalità, grazia, umanità -ed ineffabile carità della Santità Vostra per tutti, ma soprattutto -per me e pe' miei, all'arrivo del mio figliuolo e durante tutto il -soggiorno di lui in Roma. Per questo, come già da lungo tempo lo era -di tutto quanto potessi, mi dichiaro ora debitore della Beatitudine -Vostra anche di più di quello che sia in poter mio. Mando pure a Vostra -Santità grazie imperiture, e quanto la terra tutta può concepirne, -qual servo devotissimo e prontissimo a qualunque cosa possa esserle -utile ed accetta. E voglio e desidero con ogni possibile umiltà esserle -raccomandato io e tutti i miei. Ferrara, 3 gennaio 1493. — Della -Santità Vostra figlio e servitore Ercole, duca di Ferrara.»[39] - -La lettera fa vedere con quanto studio il duca cercasse tenersi bene -col Papa. Egli era feudatario della Chiesa di Roma per Ferrara; e la -Chiesa tendeva a trasformarsi in monarchia. Principi e repubbliche -italiani, prossimi alla sfera di dominio della Santa Sede o legati -ad essa con vincoli feudali, guardavan naturalmente sospettosi e -timorosi ogni nuovo papa, e l'attitudine che sotto l'influenza di lui -il nepotismo andava assumendo. Quanto facile non era che Alessandro -VI tornasse daccapo ai disegni di casa Borgia, ripigliandoli al punto, -in cui la morte dello zio Callisto gli aveva interrotti, e seguisse le -tracce di Sisto IV? - -Erano scorsi 10 anni appena da che quest'ultimo Papa, collegato con -Venezia, aveva fatto guerra contro Ferrara. - -Ercole aveva mantenuto amichevoli relazioni con Alessandro VI, -durante il cardinalato. Insino al battesimo di suo figlio Alfonso, -Rodrigo Borgia era stato padrino. Per l'altro figlio Ippolito il duca -ambiva la porpora cardinalizia. A tale scopo l'ambasciatore suo a -Roma, Giannandrea Boccaccio, si dava gran moto. Questi si rivolse ai -confidenti di Alessandro più ricchi d'influenza, ad Ascanio Sforza, al -cameriere segreto Marades e a madonna Adriana. Il Papa inoltre voleva -far cardinale suo figlio Cesare; e il Boccaccio sperava che il giovane -Ippolito gli sarebbe stato compagno di fortuna. L'ambasciatore dava -a intendere al Marades che i due giovani, de' quali l'uno arcivescovo -di Valenza, l'altro di Gran, stavan tra loro in perfetta convenienza. -«L'età di ambedue differisce di poco; io credo che Valenza non -abbia oltrepassato i 16 anni, mentre il nostro Strigonia (Gran) vi -s'accosta.» Il Marades rispose questo conto non tornar giusto del -tutto, perchè Ippolito non aveva ancora 14 anni compiuti, mentre -l'arcivescovo di Valenza trovavasi nel diciottesimo.[40] - -Le tendenze del giovane Cesare erano altre che alle dignità -ecclesiastiche. Solo per comando del padre portava l'abito sacerdotale -a lui esoso. Ma tuttochè arcivescovo, non aveva ancora che la prima -tonsura. E viveva del resto in modo affatto mondano. Si diceva pure che -il re di Napoli volesse dargli in moglie una sua figliuola naturale, -e che per questo sarebbe tornato allo stato di laico. L'ambasciatore -di Ferrara fu a fargli visita il 17 marzo 1493 nella casa di lui in -Trastevere, volendo forse significare il Borgo. La dipintura, che in -tale occasione il Boccaccio fece al duca Ercole della natura di questo -giovane di 17 anni, è veramente importante e notevole, ed è forse il -primo ritratto di Cesare Borgia: - -«L'altr'ieri trovai Cesare a casa in Trastevere; andava appunto a -caccia in abito affatto mondano, cioè dire, vestito di seta e armato, -solo con piccola cherca da semplice tonsurato. Insieme cavalcando -c'intrattenemmo un pezzo. Io sono tra suoi conoscenti molto familiare -con lui. Egli è persona d'ingegno grande ed eccellente e d'indole -squisita; i modi son di figlio di un gran principe; particolarmente -l'umore ha sereno e gaio, e tutto festa. Fornito di modestia grande, il -suo contegno è di molto maggiore e preferibile effetto, che non quello -del fratello, il duca di Gandia. Anche questi non manca di buone doti. -L'arcivescovo non ebbe mai inclinazione alcuna pel sacerdozio. Ma il -benefizio gli rende più di 16,000 ducati. Se il disegno di matrimonio -si avvera, le sue prebende andranno a un altro de' fratelli, che ha 13 -anni appena.»[41] - -L'altro fratello era Jofrè, la cui età è esattamente indicata dal -Boccaccio. Si osserverà che l'ambasciatore mette specialmente in -rilievo la serenità della natura di Cesare. Questo era pure il tratto -fondamentale di quella di Alessandro; e da lui Cesare e Lucrezia -l'avevano ereditata. Anche, di fatto, in quest'ultima viene più tardi -lodata l'apparenza serena e gaia sempre, come la qualità più spiccata. -Quanto alla modestia, la virtù medesima esaltava in Cesare, sei anni -dopo, niente meno che Giuliano Della Rovere, il futuro Giulio II. - -Il duca di Gandia trovavasi in quel tempo in Roma, ma doveva tornarsene -dalla moglie in Spagna, solennizzato il matrimonio dello Sforza con -Lucrezia. Era stato questo fissato pel giorno di San Giorgio, ma fu poi -differito, non avendo potuto lo sposo arrivare a tempo. Alessandro con -gioia da non si dire provvedeva al corredo della figlia. La felicità -o, ciò che per lui era lo stesso, l'elevata condizione di quella gli -stava moltissimo a cuore. Egli l'amava passionatamente, _in superlativo -grado_, come l'ambasciatore ferrarese scriveva al suo signore.[42] E -per esortazione dello stesso, il duca di Ferrara mandò un presente di -nozze, due grandi bacini con coppe analoghe, d'argento del più squisito -lavoro. Per l'abitazione della giovane coppia si pensò a uno de' due -palazzi, quello di Santa Maria in Portico o l'altro del cardinale -Domenico Porta d'Aleria, morto il 4 febbraio 1493, presso Castel -Sant'Angelo. Ma fu scelto il primo, nel quale Lucrezia già abitava. - -Arrivò finalmente lo Sforza. Fece il suo ingresso il 9 giugno per -Porta del Popolo, accolto da tutta la Curia, da' suoi cognati e dagli -ambasciatori delle potenze. Lucrezia con molte dame d'onore aveva preso -posto su un terrazzino del suo palazzo per vedere il corteo dello sposo -diretto al Vaticano. Lo Sforza a cavallo, passando, le fece un saluto -con molta galanteria, e la sposa corrispose. Il suocero lo ricevette -molto graziosamente. - -Lo Sforza era uomo di piacevole aspetto. Di che veramente non possiamo -giudicare che da una medaglia fatta imprimere 10 anni più tardi. -V'è rappresentato con lunghi ondeggianti capelli e con barba intera; -la bocca ha sottile, il labbro inferiore un po' compresso, alquanto -ricurvo il naso, e libera e prominente la fronte. I tratti del volto -son nobili, ma non certo significanti. - -Tre giorni dopo il suo arrivo, il 12 giugno, fu festeggiato il -matrimonio in Vaticano con clamorosa solennità. - -Alessandro vi aveva invitato la nobiltà, i magistrati di Roma e gli -ambasciatori stranieri. Vi fu banchetto, e furono pure rappresentate -commedie di carattere affatto mondano e lascivo, come l'Infessura ha -descritto.[43] - -Per apprezzare l'esattezza della breve relazione di questo Romano e -compierla insieme, mettiamole qui allato le parti più essenziali di -un dispaccio dell'ambasciatore ferrarese. Il 13 giugno il Boccaccio -scriveva al suo signore: - -«Ieri, 12 del corrente, fu festeggiato lo sposalizio nel Palazzo, -pubblicamente, con grandissima pompa ed apparato. V'erano invitate -tutte le matrone romane. V'assistettero anche i cittadini più -ragguardevoli e molti cardinali, dodici in numero; ed il Papa sedeva -nel bel mezzo, sul trono della maestà. Palazzo e camere eran per tutto -zeppi di gente, maravigliata di tanta magnificenza. Il signor di Pesaro -si sposò con le debite solennità con sua moglie, e subito dopo il -vescovo di Concordia tenne una degnissima orazione. Degli ambasciatori, -per altro, non eran presenti che quel di Venezia, di Milano e io, e in -fine uno di quelli del re di Francia. - -»Il cardinale Ascanio era d'opinione che io rimettessi il donativo -durante la cerimonia. Ma ne feci interrogare il Papa, osservando, a -me non parer conveniente, e reputar meglio la minor dimostrazione -possibile. Non dispiacque a Sua Santità e ad Ascanio stesso. Pure -fra loro con alcuni cardinali vollero di poi consultar meglio la -cosa. Tutti convennero meco; tanto che il Papa, chiamatomi, mi disse: -«Sembrami quel che tu hai detto esser bene.» E così fu disposto, che la -sera sul tardi mi troverei in Palazzo col donativo. Sua Santità diede -una cena di famiglia in onore dello sposo e della sposa. Vi presero -parte i cardinali Ascanio, Sant'Anastasia e Colonna; poi la sposa e -quindi lo sposo; dopo il conte di Pitigliano, capitano della Chiesa, il -signor Giulio Orsini; e poscia madonna Giulia Farnese, della quale si -fa sì gran parlare — _de qua est tantus sermo_, — madonna Teodorina con -la figlia, la marchesana di Gerazo; una figlia del nominato capitano, -moglie del signor Angelo Farnese, fratello della detta madonna Giulia. -Seguivano un giovane fratello del cardinale Colonna e madonna Adriana -Ursina. Questa è la suocera della indicata madonna Giulia. È quella -che, essendo nipote del Papa, ha sempre tenuto in sua casa la sposa -in educazione. Era di fatto figlia del cugino carnale di colui, del fu -signor Pietro de Milla, noto a Vostra Eccellenza. - -»Finita la tavola, che fu tra le tre e le quattro di notte, fu rimesso -alla sposa il regalo del nobile duca di Milano: 5 pezzi staccati -di broccato in oro e due anella, un diamante e un rubino. Il tutto -fu stimato su 1000 ducati. Dopo presentai io il regalo di Vostra -Eccellenza con acconce parole, esprimenti voti di felicità e letizia -per l'avvenuto matrimonio e la profferta di servizii. Il regalo piacque -molto al Papa. Insieme con la sposa e lo sposo, egli manifestò la sua -infinita gratitudine. Quindi Ascanio offrì il regalo suo, consistente -in un compiuto apparecchio di credenza in argento dorato, quasi del -valore di 1000 ducati. Il cardinale Monreale offri due anelli, un -zaffiro e un diamante, belli assai e del valore di circa 3000 ducati; -il protonotario Cesarini un bacile con boccale del prezzo di 800 -ducati; il duca di Gandia una coppa, ammontante a un 70 ducati; il -protonotario Lunate un'altra, in forma di diaspro, di argento dorato, -che poteva valere da' 70 agli 80 ducati. Non vi furono altri regali. -Alle feste per le nozze si supplirà dagli altri, cioè cardinali, -ambasciatori e via di seguito: e anch'io mi sforzerò fare il simile. -Credesi avran luogo domenica prossima; ma non si sa di certo. - -»Di poi le donne ballarono, e per intermezzo fu rappresentata una buona -commedia con molti canti e suoni. Il Papa e tutti noi altri eravamo -presenti. Che cosa mi resta a dire ancora? sarebbe un lungo scrivere. -Così spendemmo tutta la notte; se bene o male lascio giudicarlo -all'Eccellenza Vostra.»[44] - - -VIII. - -Il matrimonio di Lucrezia con Giovanni Sforza valse a suggellare -l'alleanza politica stretta tra Alessandro VI e Ludovico il Moro. Il -reggente di Milano voleva chiamare Carlo VIII dalla Francia in Italia, -perchè andasse a portar guerra al re Ferdinando di Napoli, ed egli -stesso, Ludovico, potesse impadronirsi del Ducato di Milano. Egli di -fatto era tutto divorato dall'ambizione e dall'impazienza di deporre -dal trono il suo malaticcio nipote Giangaleazzo. Ma questi era marito -d'Isabella d'Aragona, figlia di Alfonso di Calabria e nipote del re -Ferdinando. - -Il 25 aprile la lega fra Venezia, Ludovico, il Papa e alcuni altri -signori italiani era già stata pubblicamente annunziata in Roma. Niun -dubbio che la era rivolta contro Napoli; epperò è naturale che quella -Corte ne fosse terribilmente agitata. - -Malgrado di ciò, re Ferdinando mandò i suoi augurii felici al signore -di Pesaro per l'avvenuto matrimonio. Egli lo risguardava come suo -congiunto, e Giovanni Sforza era anche stato ammesso nella famiglia -degli Aragonesi. Il re gli scrisse da Capua il 15 giugno 1493: - -«Illustrissimo Cugino e Amico nostro amatissimo. — Abbiamo ricevuto la -vostra lettera del 22 del passato, per la quale ne avete significato -il matrimonio contratto con la illustre donna Lucrezia, nipote di Sua -Santità Signor Nostro. Di che abbiamo preso singolarissimo piacere e -contentezza, sì per l'amore che sempre abbiamo portato e portiamo a -voi e a tutta la casa vostra, e sì perchè crediamo che tale matrimonio -non potrebbe essere più al proposito vostro di quel ch'è. Epperò ce ne -congratuliamo sommamente, pregando con voi Nostro Signore Dio che esso -sia con felicità della persona e dello Stato, e con aumento di autorità -e reputazione.»[45] - -Otto giorni innanzi, lo stesso re aveva mandato lettera al suo -ambasciatore in Spagna, invocando la protezione di Ferdinando e -d'Isabella contro gl'intrighi del Papa, la cui vita egli chiamava -detestabile affatto. E non intendeva già della condotta diplomatica, -ma della personalità stessa di Alessandro. Giulia Farnese, che fra -gl'invitati allo sposalizio in Vaticano è dall'Infessura designata -addirittura come _concubina_ del Papa, faceva allora parlare tutto il -mondo di sè e di costui. Questa donna giovane si dava ad un vecchio -di 62 anni, nel quale ad un tempo doveva venerare il sacerdote supremo -della Chiesa. Dell'adulterio suo durato per anni non è a dubitare. Ma -i motivi della sua passione sono un mistero. Perchè, per potente che -fosse stata la natura demoniaca di Alessandro, pure aveva dovuto già -perder molto della sua forza magnetica. Forse, poichè ebbe ceduto alla -seduzione e fatto tacere ogni senso di vergogna, quella giovane e vana -creatura dovette sentirsi forte attrarre dall'idea di veder languire a' -piedi suoi, a' piedi d'una debole fanciulla, il dominatore spirituale -del mondo, colui innanzi al quale tutto si prosternava nella polvere. - -Certamente, il sospetto che gl'ingordi Farnesi si facessero lenoni -di tanta ignominia, è molto naturale. In vero la prima ricompensa del -peccato di Giulia non fu meno della porpora cardinalizia, guadagnata -dal fratello suo Alessandro. Il Papa lo aveva già preconizzato con -altri; ma la nomina incontrava ancora l'opposizione del Sacro Collegio, -a capo della quale stava Giuliano Della Rovere. Anche il re Ferdinando -appoggiava l'opposizione. Egli pose agli ordini de' cardinali, che la -componevano, l'esercito suo in quei giorni appunto, in cui Lucrezia -festeggiava il suo matrimonio con Pesaro. - -Per un momento il marito Sforza fu un uomo d'importanza in Roma e -intimo con tutti i Borgia. Il 16 giugno fu visto a cavallo col duca -di Gandia andare all'incontro dell'ambasciatore spagnuolo, vestiti -entrambi di abiti costosi, splendenti di pietre preziose, _come se -fossero due re_. Gandia ritardò la sua partenza per la Spagna. Egli -s'era colà sposato con donna Maria Enriquez, nobile valenzana, poco -tempo innanzi l'ascensione al trono di suo padre. Di fatto un Breve -di Alessandro, fin dal 6 ottobre 1492, permetteva a questo figlio e -alla moglie di prendere l'assoluzione da qualunque confessore a scelta -loro. L'alta origine di donna Maria mostra in quali splendide relazioni -il bastardo Juan Borgia entrasse come Grande di Spagna. La moglie di -fatto era figlia di Don Enrigo Enriquez, visconte di Leon e di donna -Maria de Luna, prossima parente con la Casa reale d'Aragona. Don Juan -lasciò Roma il 4 agosto 1493 per imbarcarsi sulle galee spagnuole in -Civitavecchia. Stando alla relazione dell'agente ferrarese, tolse seco -gran copia di oggetti preziosi, alla lavorazione de' quali gli orafi di -Roma erano stati da mesi occupati. - -De' figli quindi di Alessandro rimanevano in Roma Cesare, che -doveva divenire cardinale, e Jofrè, che doveva andare a vivere -principescamente in Napoli. Perchè, grazie agli sforzi di Spagna, la -rottura tra il Papa e il re Ferdinando era cessata. La Spagna riuscì -a far ritrarre il Papa dalla Francia e dalla lega con Ludovico il -Moro. Questa repentina mutazione fu suggellata con lo sposalizio di -Don Jofrè, bambino di 13 anni appena, con donna Sancia, figliuola -naturale del duca Alfonso di Calabria. Lo sposalizio fu concluso il 16 -agosto 1493 in Vaticano mercè procura, ed il matrimonio doveva essere -solennizzato più tardi in Napoli. - -Ora anche Cesare divenne cardinale, il 20 settembre 1493. I cardinali -Pallavicini e Orsini, incaricati di esaminarne lo stato di legittimità, -avevan fatto felicemente sparire la macchia della sua origine. -A proposito di tale legittimazione Giannandrea Boccaccio in tono -ironico scriveva a Ferrara, il 25 febbraio 1493: «Il vizio suo di -figliuolo naturale sarà tolto via, e con ragione; e si giudicherà esser -legittimo, essendo stato generato in casa, quando il marito della madre -viveva; su ciò non cade dubbio: colui era allora in vita e presente, -talvolta in città, tal'altra per ragion d'ufficio nelle terre della -Chiesa, qua e là viaggiando.» Pure il nome di quest'uomo, che il solo -Infessura chiama Domenico d'Arignano, non è nominato dall'ambasciatore. - -In quel giorno medesimo furono anche elevati alla dignità di cardinali -Ippolito d'Este e Alessandro Farnese. Questo giovane libertino doveva -il suo alto stato nella Chiesa all'adulterio della sorella. Ciò era -tanto saputo, che l'arguzia popolare de' Romani avevagli dato nome di -_Cardinale della Gonnella_. I congiunti gaudenti non vedevano nella -Giulia che l'istrumento della loro fortuna. Girolama Farnese, il 21 -ottobre 1493, scriveva da Casignano al marito Puccio: «Voi avrete -ricevuto lettere da Firenze anche prima di questa mia, e sentito quali -beneficii Lorenzo abbia ottenuti, e tutti per opera della Giulia; e ciò -vi farà molto piacere.»[46] - -Anche il Governo di Firenze cercava sfruttare la relazione della Giulia -con Alessandro, nominando Puccio, cognato di lei, ambasciatore a Roma. -I Fiorentini avevano, appena dopo l'assunzione al trono di Alessandro, -mandato colà questo insigne giurista per fare atto di obbedienza. -Fu poscia per un anno lor commissario a Faenza, ove resse il Governo -pel minorenne Astorre Manfredi. Andò poi sul cominciar dell'anno 1494 -ambasciatore a Roma; e vi morì non più tardi dell'agosto.[47] - -Suo fratello Lorenzo Pucci fu molto favorito nella sua carriera -ecclesiastica. Più tardi, sotto Leon X, fu cardinale potente. - -I Farnesi e la loro numerosa parentela erano ora nella migliore -grazia del Papa come di tutti i Borgia. Nell'ottobre 1493 invitarono -Alessandro e Cesare ad una riunione di famiglia nel castello -Capodimonte, ove madonna Giovannella, madre della Giulia, preparò -una festa. Non si sa se questa abbia in effetto avuto luogo; pure è -da crederlo, poichè gli ultimi di quel mese Alessandro trovavasi a -Viterbo. - -La Giulia nel 1492 aveva partorito una figliuola, che ebbe nome Laura. -Officialmente la bambina passava per figlia del marito Orsini; ma di -fatto padre suo era il Papa. I Farnesi e i Pucci conoscevano benissimo -il secreto, e senza il minimo sentimento di pudore cercavano trarne -ogni possibile profitto. La Giulia si curava sì poco del giudizio del -mondo, che se ne stava nel palazzo di Santa Maria in Portico, quasi -fosse parente carnale di Lucrezia. Alessandro stesso ve l'aveva messa a -dimorare, come dama di compagnia di sua figlia. Il marito Orsini aveva -preferito, o forse dovuto preferire, di vivere, invece che a Roma, -testimone importuno della vergogna sua, nel suo castello di Bassanello -o di scegliersi a soggiorno una delle tenute che il Papa aveva regalate -a lui, marito di madonna Giulia, della _Sposa di Cristo_, come la -satira la chiamava. - -Una lettera singolare di Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo, del -23 al 24 dicembre 1493 da Roma, chiarisce questi ed altri secreti di -famiglia. Egli ci fa assistere a scene intime nel palazzo di Lucrezia. -Lorenzo era stato richiesto dal cardinal Farnese d'accompagnarlo a -Roma pel Natale. E con costui era ito da Viterbo a Rignano, ove con -gran festa furono ricevuti da' baroni di casa Savelli, parenti del -cardinale. Quindi a cavallo continuarono il viaggio per Roma. Ora -Lorenzo comunicava innanzi tutto al fratello i discorsi confidenziali, -avuti, via facendo, col cardinale. Trattavasi di fidanzare la piccola -figliuola di Giulia con qualcuno, che potesse poscia diventarle marito. -Su ciò il cardinale apriva a Lorenzo l'animo suo. Al giovane Astorre -Manfredi di Faenza Piero de' Medici voleva dare una sua figliuola: -invece desiderio del Farnese era che Astorre impegnasse la sua mano -con la nipote, la figlia della Giulia. Egli sperava persuadere Pietro -de' Medici che tal matrimonio sarebbe utile a lui e alla Repubblica di -Firenze, e che varrebbe a raffermare le relazioni di lui con la Santa -Sede. Simile disegno occorreva svolgere in guisa che apparisse affatto -come risultato dell'accordo del Papa e di Piero. Il cardinale contava -sul consenso di Alessandro e di Giuliano e sull'influenza di madonna -Adriana. A siffatte espansioni confidenziali Lorenzo Pucci rispose: -«Monsignore, io credo sicuramente che il Signor Nostro (il Papa) darà -una figliuola a questo signore (Astorre), perchè, intendiamoci bene, -tengo che quella bambina sia figlia del Papa, come madonna Lucrezia, -e nipote di Vostra Eminenza.»[48] Lorenzo nella lettera non dice che -il cardinale abbia replicato motto a questa osservazione spinta sino -all'impudenza, e che avrebbe fatto arrossire ogni uomo d'onore. In -quella vece a noi sembra scorgere sulle labbra di Alessandro Farnese -un sorriso di approvazione. Il temerario Pucci insisteva, del resto, -ripetendo subito il pensier suo: «Essa (dic'egli nella lettera stessa) -è figlia del Papa, nipote del cardinale, e figlia putativa del signor -Orsini, al quale il Signor Nostro darà ancora altri tre o quattro -castelli presso Bassanello. Oltracciò il cardinale pretende, che caso -mai il signor Angelo (suo fratello) avesse a rimanere senza figli, i -loro beni proprii non andranno ad altri che a quella bambina, avendola -egli molto cara; e già pensare a ciò. Per tanto l'illustre Piero potrà -disporre del suffragio del cardinale e averselo obbligato per sempre.» -Fra tutti questi disegni Lorenzo non dimenticava se stesso. Esprimeva -apertamente la speranza, che il fratello suo Puccio venisse a Roma, -come in effetto venne, quale ambasciatore della Repubblica, e che anche -per sè, grazie alla cooperazione di madonna Adriana e della Giulia, vi -fosse da guadagnare qualche pingue beneficio. - -Il 24 dicembre Lorenzo Pucci continuava la sua lettera, descrivendo una -scena domestica nel palazzo di Lucrezia. Col suo racconto ci presenta -quelle donne, specie la Giulia, in tutta la loro viva realtà. - -«Giannozzo mio, vi scrissi iersera quel che più su; oggi poi, vigilia -della Pasqua, sono andato a cavallo con monsignor Farnese in Palazzo -al vespro papale. Prima però che il Signor Nostro entrasse nella -cappella, sono stato nella casa di Santa Maria in Portico per vedere -madonna Giulia. La incontrai giusto al punto, in cui s'era lavato -il capo e, con madonna Lucrezia, la figliuola del Signor Nostro, e -madonna Adriana ne stava accanto al fuoco. E l'una e le altre mi videro -tanto volentieri quanto è possibile dire. Madonna Giulia volle che le -sedessi vicino, ringraziandomi d'aver io condotto a casa Jeronima, e -dicendomi che, a volerla contentare, era necessario che la conducessi -ancora qua. Madonna Adriana aggiunse: «È egli vero che essa non abbia -licenza di venir qua più che di andare a Capodimonte e Marta?» Risposi -non m'esser noto, e quanto a me bastare di aver contentato madonna -Giulia, conducendo colei a casa, della qual cosa avevami per lettere -richiesto; che ora lasciavo a madonna Giulia, che nelle cose sue non -mancava d'ingegno, la cura dei mezzi per trovarsi con quella; e che -anche Jeronima non desiderava meno vedere Sua Signoria che questa -desiderasse veder lei. Di che madonna Giulia mi ringraziò assai, -dicendomi tenersi soddisfatta di me. Poscia le ricordai gli obblighi -che con Sua Signoria aveva per tutto ciò che aveva operato per me; -e che per questo non aveva saputo mostrarle meglio l'animo mio grato -che accompagnando madonna Jeronima a casa. Ella mi rispose non valer -la pena di ringraziarla per sì poca cosa; sperare potermi ancora -compiacere in cose di maggior momento, ed all'occorrenza n'avrei fatta -esperienza. Madonna Adriana replicò ch'io fossi certo di questo, che -non pel cancelliere messer Antonio o per ambasciate sue, ma solo per -favore di madonna Giulia avevo io ottenuto quei benefizii. - -»Io mostrai crederlo per non contraddire, e ringraziai ancora una -volta Sua Signoria. Quindi madonna Giulia mi domandò con molta premura -di messer Puccio, e mi disse: «Noi lo faremo un dì venir qua; e se, -quando ci fu, malgrado di tutti gli sforzi nostri non ci fu possibile -ottenerlo, oggi invece riusciremo senza difficoltà.» M'accertò anche -averle il cardinale iersera parlato di quel che per la via avevamo -insieme conferito, e mi pregò di scrivere. Reputava però che, ove -le cose si trattassero con l'intermezzo vostro, il magnifico Piero -le udrebbe volentieri. Sicchè vedete ove le cose sono già ite. Volle -anche che vedessi la fanciulla, la quale è già grandicella, e, a quanto -mi sembra, somiglia al Papa _adeo ut vero ex eius semine orta dici -possit_. Madonna Giulia si è ingrassata e fatta una cosa bellissima. -In mia presenza si sciolse i capelli e se gli fece acconciare; le -andavano sin giù a' piedi; nulla di simile vidi mai. Ha la più bella -capigliatura che possa immaginarsi. Portava al capo un cuffione di -rensa, con sopra una reticella leggiera come fumo con certi profili -di oro: pareva davvero un sole. Gran cosa avrei pagato, perchè -foste potuto esser presente per chiarirvi di quello più volte avete -desiderato. Aveva un fodero indosso alla napoletana, e così anche -madonna Lucrezia, che dopo poco andò via a cavarselo. Tornò di poi in -veste foderata, pressochè tutta di raso pavonazzo. Le lasciai quando il -vespro fu finito e i cardinali partivano.»[49] - -Le relazioni intime con la Giulia, gl'illeciti legami del padre con -colei, de' quali la Lucrezia era ogni giorno testimone, se non le -furono proprio scuola del vizio, la fecero stare con questo in continuo -contatto. In tale atmosfera poteva mai una fanciulla di soli 14 anni -mantenersi pura? Non doveva l'elemento della immoralità, nel cui -mezzo era costretta a vivere, avvelenare i sentimenti suoi, attutire o -falsare in lei ogni idea di morale e di virtù, e quindi penetrare anche -tutta la natura sua? - - -IX. - -Sul finire dell'anno 1493 Alessandro VI aveva largamente provvisto -all'avvenire de' figli suoi. Cesare era cardinale; Juan duca in Spagna; -Jofrè fu presto principe a Napoli. Questo più giovane figliuolo del -Papa si sposò con donna Sancia in Napoli il 7 maggio 1494, il giorno -stesso in cui suo suocero Alfonso, qual successore di re Ferdinando, -salì al trono e fu incoronato dal cardinale legato Giovanni Borgia. -Don Jofrè restò a Napoli: egli divenne principe di Squillace. Anche -Don Juan ricevette grandi feudi in quel reame, e portava per questo i -titoli di duca di Sessa e principe di Teano. - -Il marito di Lucrezia dimorò ancora un pezzo a Roma, ove il Papa -avevalo preso al suo soldo, conforme al preesistente trattato -d'alleanza con Ludovico il Moro. Del resto, lo Sforza era al tempo -stesso anche uno de' condottieri di quest'ultimo. Ma già la condizione -di lui alla Corte d'Alessandro cominciava a farsi ambigua. Gli zii -suoi l'avevano sposato con Lucrezia, per fare del Papa un partigiano -e complice della loro politica, che mirava ad una rivoluzione in -Napoli. Ed ora invece Alessandro si legava strettamente con la dinastia -Aragonese; dava al re Alfonso l'investitura del regno; e dichiaravasi -contrario alla vagheggiata spedizione di Carlo VIII. - -L'imbroglio per lo Sforza non era quindi piccolo. Sui primi d'aprile -1494 informava lo zio Ludovico della sua disperata condizione. - -«Vedendo (così scriveagli) queste bandiere contro ogni debito -dirizzarsi ad un cammino, che non mi piace, nè mai avrei creduto, -tutto perplesso, come colui che non vorrei maculare la fede mia, nè -contravvenire alle obbligazioni, che ho per capitoli col Pontefice e -con l'Eccellenza Vostra, non avendo altro rifugio, non altro signore nè -padrone qui che il Reverendissimo Cardinale Vicecancelliere (Ascanio -Sforza), il quale mi fermò a' comuni stipendii, mi rivolsi a lui e lo -supplicai che nel caso presente si degnasse consigliarmi e drizzarmi -a quel cammino che più salutifero per me gli paresse e pel quale io -venissi a conservare la fede mia, che mentre vivrò intendo mi sia -una dote di ricchezza. E il cardinale mi rispose che ne parlassi al -Pontefice, e facessi che Sua Beatitudine ne parlasse a lei; chè ella -vedrebbe di assettare i fatti miei; e così feci. E ieri, dicendomi -Sua Santità al cospetto di esso cardinale: «Ben ecco qua messer Gio. -Sforza, che vuo' tu mo dire?» Gli risposi: «Padre Santo, per tutta Roma -si tiene che la Santità Vostra sia d'accordo col Re (di Napoli), il -quale è inimico dello Stato di Milano. Quando così sia, io mi trovo a -un mal partito. Perchè, essendo ai comuni stipendii di Vostra Santità -e di tale Stato, quando le cose andassero innanzi di questo passo, -non vedo poter servire ad uno che non disserva all'altro. E spezzare -la compagnia io nol vorrei fare. Supplico Vostra Beatitudine si degni -ordinare la condizione mia in modo che non resti inimico al sangue -mio, nè debba contravvenire alle obbligazioni che ho per capitoli.» Mi -rispose, ch'io volevo intender troppo de' fatti suoi, e che togliessi -la prestanza dall'uno e dall'altro, e non cercassi dai coppi in su. -E così commise al detto cardinale ne scrivesse all'Eccellenza Vostra, -come più diffusamente ella intenderà dalle lettere dello stesso, alle -quali mi rimetto. — Signor mio, se avessi creduto venire a termini -tali, avanti di essermi legato per questa via, sarìa stato a mangiarmi -la paglia sotto. Io mi getto nelle braccia vostre. Prego l'Eccellenza -Vostra non mi voglia abbandonare, ma considerare lo stato in che io mi -ritrovo, e non mi mancare dell'affetto suo ed aiutarmi, favorirmi e -consigliarmi, perchè io resti buon servitore dell'Eccellenza Vostra; -e mi conservi il credito e quel poco di mio, che grazie allo Stato -di Milano mi hanno lasciato i miei progenitori; e il quale, insieme -con la propria persona e genti d'armi, io manterrò sempre agli ordini -dell'Eccellenza Vostra. - - »Roma.... aprile 1494. - - »GIOVANNI SFORZA.»[50] - -La lettera rivela anche altri più profondi e più ascosi timori circa la -durata del dominio su Pesaro. Sin d'allora i propositi del Papa di far -sparire dallo Stato della Chiesa tutti quei tirannelli e vicarii eran -già in qualche modo trapelati. - -Poco tempo dopo, il 23 aprile, il cardinal Della Rovere fuggì da Ostia -e andò in Francia per spingere Carlo VIII alla spedizione in Italia, -non tanto per rovesciare l'ordine di cose esistenti in Napoli, quanto -per trascinare quel Papa simoniaco innanzi a un Concilio e deporlo. - -Ne' primi di luglio lasciò similmente la città Ascanio Sforza, oramai -compiutamente rotto con Alessandro. Andò dai Colonna, a Genazzano, i -quali erano al soldo di Francia. Carlo VIII si disponeva già a muovere -per l'Italia. Intanto il 14 luglio il Papa e re Alfonso ebbero un -convegno a Vicovaro presso Tivoli. - -Erano in questo frattempo occorsi mutamenti importanti nel palazzo di -Lucrezia. Il marito s'affrettò ad allontanarsi da Roma, il che dovette -fare come condottiero della Chiesa. In tal qualità doveva unirsi -all'esercito napoletano, che, sotto gli ordini del duca Ferrante di -Calabria, s'andava concentrando in Romagna. Gli articoli del contratto -matrimoniale gli davano facoltà di condur seco la moglie in Pesaro. -Andarono con essa anche la madre Vannozza, Giulia Farnese e madonna -Adriana. Alessandro stesso volle che partissero, temendo della peste, -che cominciava a manifestarsi. Di ciò l'ambasciatore di Mantova in Roma -informava sin dal 6 maggio il marchese Gonzaga; e il 15 scriveva allo -stesso: «L'illustre signor Giovanni partirà immancabilmente lunedì o -martedì in compagnia di tutte e tre le dame, che, per ordine del Papa, -restano a Pesaro sino all'agosto: poscia faranno insieme ritorno.»[51] - -Lo Sforza deve esser partito su' primi del giugno, essendo l'11 di -questo mese giunta lettera di Ascanio al fratello a Milano, con la -quale informavalo essere il signore di Pesaro con la moglie, con -madonna Giulia, _l'amante del Papa_, e la madre del duca di Gandia e -di Jofrè, partito da Roma e andato a Pesaro; e Sua Santità aver pregato -madonna Giulia di ritornare al più presto.[52] - -Il 18 luglio Alessandro fu di ritorno da Vicovaro a Roma; ed ecco la -lettera che il 24 scrisse a sua figlia in Pesaro: - -«Alessandro Papa VI, _manu propria_. - -»Donna Lucrezia, figlia carissima. Da parecchi giorni non abbiamo tue -lettere. A noi reca grandissima maraviglia che tu trascuri scriverci -più spesso e darci nuove della salute tua e di quella del signor -Giovanni, nostro carissimo figliuolo. Fa per l'avvenire di essere -più accurata e diligente. Madonna Adriana e Giulia sono giunte a -Capodimonte, ove trovarono morto il fratello. Della qual perdita han -preso tanta alterazione e afflizione il cardinale e la Giulia, che -entrambi sono stati colti da febbre. Noi abbiamo mandato Pietro Caranza -a visitarli e provveduto a medici e al necessario. Speriamo in Dio e -nella Nostra Donna gloriosa, che in breve staranno bene. Veramente -in questa faccenda della partenza di madonna Adriana e di Giulia, -il signor Giovanni e tu avete avuto poco rispetto e considerazione -verso di noi. Le lasciaste partire senza espressa licenza nostra; -mentre avreste, com'era debito vostro, dovuto pensare che un repentino -allontanamento, senza nostra saputa, non ci poteva che sommamente -dispiacere. Che se dici aver loro così voluto, perchè il cardinal -Farnese così voleva e comandava; voi altri avreste dovuto considerare, -se ciò fosse di gradimento al Papa. Oramai è fatto. Altra volta saremo -più accorti, e penseremo molto bene in mano di chi mettiamo le cose -nostre. Grazie a Dio e alla gloriosa Nostra Donna, noi stiamo benissimo -di salute. Abbiamo avuto un convegno col Serenissimo re Alfonso. Egli -s'è portato con noi con tanto amore ed osservanza ed obbedienza, come -se fosse nostro proprio figlio. Non ti potremmo dire nè esprimere -quanto siam partiti contenti e soddisfatti l'uno dell'altro. E sii -certa che Sua Maestà metterà per lo Stato e in servizio nostro la -propria persona e quanto al mondo possiede. - -»Noi speriamo che ogni suspicione e tutte le differenze con questi -Colonnesi in tre o quattro dì saran tolte. Per ora non resta che -esortarti ad attendere a star sana e ad esser devota della gloriosa -Nostra Donna. — Data a Roma da San Pietro, il 24 luglio 1494.»[53] - -Questa lettera, la prima delle poche che ancora restano di Alessandro -alla figlia, fa vedere che Giulia Farnese era, è vero, andata con -madonna Lucrezia a Pesaro; ma che presto erane, all'insaputa e senza -permesso di Alessandro, ripartita per rendersi alle terre della casa -sua in Etruria. Stando ai dispacci di quell'ambasciatore mantovano, -ella vi sarebbe accorsa per la malattia del fratello Angelo, che in -effetto, poco dopo, nell'agosto, morì. Invece secondo una lettera -veneziana in Marin Sanuto, la Giulia avrebbe abbandonato Roma per -assistere ad un matrimonio presso i suoi congiunti, e in questa -occasione lo scrittore la chiama: «la favorita del Papa, giovane sposa -di grande bellezza, intelligente, savia e di dolce carattere.» - -La lettera del Papa ci fa conoscere che le relazioni di lui con -l'amante, tuttochè allontanatasi da Roma, rimanevan le stesse. - - -X. - -Le tempeste, che vennero allora a scatenarsi sul capo di Alessandro, -non toccarono Lucrezia, che col marito entrava in Pesaro l'8 -giugno 1494. Sotto una pioggia torrenziale, che turbò la festa del -ricevimento, essa prese possesso del palazzo degli Sforza, che ora -doveva essere la sua residenza. - -Ecco in brevissimi cenni la storia di Pesaro sino a quel tempo: - -L'antica _Pisaurum_ si dice edificata dai Siculi, e aver preso nome -dal fiume, che non lungi dalla città va a sboccare nel mare, chiamato -oggi Foglia. Nell'anno 570 di Roma la città divenne colonia Romana. -Cominciando da Augusto fece parte della quarta Regione dell'Italia: da -Costantino poi della provincia Flaminia. Caduto l'Impero Romano, Pesaro -corse la sorte di tutte le altre città italiane, specialmente nella -grande guerra de' Goti con l'imperatore greco: Vitige la distrusse; -Belisario la riedificò. - -Caduti i Goti, Pesaro fu incorporata all'Esarcato, componendo con le -altre quattro città sull'Adriatico, Ancona, Fano, Sinigaglia e Rimini, -la Pentapoli. Allorchè Ravenna venne in potere di Astolfo, re de' -Longobardi, anche Pesaro diventò longobarda. Ma poscia per effetto -della donazione di Pipino e di Carlo passò in possesso del Papa. - -La storia ulteriore della città s'intreccia con quella dell'Impero, -della Chiesa e del Marchesato d'Ancona. Per lunga pezza residettero -colà Conti imperiali. Innocenzo III ne investì Azzo d'Este, signore -di quella Marca. Più tardi, durante la lotta degli Hohenstaufen col -Papato, fu talvolta dell'Impero, tal'altra della Chiesa, sino a che al -finire del XIII secolo i Malatesta, dapprima suoi Podestà, se ne fecero -poscia signori. Questa famosa stirpe Guelfa, proveniente da Castel -Verrucchio, posto fra Rimini e San Marino, acquistò nel territorio di -Pesaro prima la cittadella Gradara e via via estese il suo dominio sino -ad Ancona. Nel 1285 Gianciotto Malatesta divenne signore di Pesaro. -Alla morte sua nel 1504 ereditò il potere il fratello Pandolfo. - -Poscia i Malatesta, signori nella prossima Rimini, dominarono -non solo su Pesaro, ma su una gran parte della Marca, della quale -s'impadronirono, mentre i papi sedevano in Avignone. Si assicurarono -il possesso di Rimini, Pesaro, Fano e Fossombrone mercè un trattato al -tempo del celebre Gil d'Albornoz, che gli confirmò colà quali Vicarii -della Chiesa. Un ramo secondario della casa ebbe sede in Pesaro sino -a Galeazzo Malatesta. Minacciato questi dal parente suo Gismondo, il -tiranno di Rimini, e inetto a proteggere Pesaro contro gli assalti -di lui, nel 1445 vendette la città per 20,000 fiorini d'oro al conte -Francesco Sforza; il quale ne investì per contratto suo fratello -Alessandro, marito di una nipote di Galeazzo. Lo Sforza fu quel gran -condottiero, che, estinti i Visconti, salì sul trono di Milano, come -primo Duca della casa sua. Mentre egli fondava colà la linea de' duchi -Sforza, il fratello suo Alessandro si faceva fondatore della casa de' -signori di Pesaro. - -Questo valoroso capitano prese possesso di Pesaro nel marzo 1445; -due anni dopo ricevette l'investitura papale. Egli era maritato con -Costanza Varano, una di quelle donne più esimie per bellezza e per -spirito, che fiorirono in Italia nei primi tempi della Rinascenza. - -Costei gli partorì Costanzo e una figliuola, Battista, la quale -benanche, come moglie di Federico d'Urbino, sfolgorò più tardi per -le virtù sue e pel suo genio. Le vicine corti di Pesaro e d'Urbino -s'imparentarono e gareggiarono a vicenda nel culto delle arti belle -e delle scienze. Un'altra figliuola non legittima di Alessandro fu -Ginevra Sforza, donna a tempo suo non meno ammirata, famosa come moglie -di Sante prima, poi di Giovanni Bentivoglio, signori di Bologna. - -Dopo la morte della moglie, Alessandro Sforza passò a seconde nozze con -Sveva Montefeltro, figlia di Guidantonio d'Urbino. Il 3 d'aprile 1473, -dopo un regno felice, lasciò il suo bel paese al figlio. - -Costanzo Sforza l'anno appresso si sposò con Camilla Marzana d'Aragona, -principessa bella e di larga mente della Casa reale di Napoli. Egli -pure era uomo illustre e liberale. Morì nel 1483 a 36 anni appena, -senza eredi legittimi, Giovanni e Galeazzo essendo suoi figliuoli -naturali. Il governo di Pesaro fu quindi retto dalla vedova Camilla per -sè e pel figliastro Giovanni, sino a che questi nel novembre 1489 non -la costrinse a lasciargli intero il reggimento. - -Tale la storia della famiglia Sforza di Pesaro, nella quale ora -Lucrezia Borgia era entrata come moglie appunto di Giovanni. - -Il dominio comprendeva allora la città di Pesaro ed un novero di -piccole comunità, chiamate castelli o ville: cioè Sant'Angelo in -Lizzola, Candelara, Montebaroccio, Tomba di Pesaro, Montelabbate, -Gradara, Monte Santa Maria, Novilara, Fiorenzuola, Castel di Mezzo, -Ginestreto, Gabicce, Monteciccardo e Monte Gaudio. Di più anche -Fossombrone da' Malatesta era passato agli Sforza. - -Il Principato, come s'è detto, apparteneva da tempo antichissimo alla -Chiesa, dalla quale prima i Malatesta e poi gli Sforza ne erano stati -come Vicarii investiti, a titolo feudale, contro l'annuo canone di 750 -fiorini d'oro. La figlia quindi di un papa per un tiranno di Pesaro -doveva essere la più conveniente delle mogli, che potesse augurarsi -nelle condizioni d'allora, quando i papi sforzavansi a far scomparire -dallo Stato della Chiesa quelle illegittime dominazioni. Se Lucrezia -guardava l'estensione e l'importanza del suo piccolo regno, certo -doveva a se stessa confessare, che rimaneva indietro rispetto alle -altre donne residenti a Urbino, Ferrara e Mantova, o in Milano e -Bologna. Pure, sotto il supremo dominio del Papa, del proprio padre, -ella era sempre diventata principessa indipendente. E comecchè i -possedimenti suoi non abbracciassero che poche miglia quadrate, eran -pur sempre uno de' più preziosi giardini d'Italia. - -Pesaro giace libera e piana in spaziosa valle. Una catena di -verdeggianti colline le fa corona d'intorno, quasi a forma -d'anfiteatro, che va a terminarsi nel mare. E su questo, all'estremità -del semicerchio, due erti promontorii si spiccano, l'Accio e l'Ardizio. -Il Foglia serpeggia attraverso la valle. La graziosa città siede sulla -destra sponda, e con le sue torri, e le mura e il castello si stende -sulla piaggia biancastra. A settentrione, verso Rimini, i monti si -serrano al mare; a mezzogiorno invece la riva è più larga. E di quivi -attraverso i tenui vapori marini veggonsi spuntare le torri di Fano. E -più in là si mostra il Capo d'Ancona. - -Quelle deliziose colline e quella valle ridente, e quel cilestre cielo -che le copre, e il mare raggiante formano insieme un quadro, ove -spira un soffio di amenità che rapisce. Gli è il più soave idillio -sulla spiaggia adriatica. Le aure dalla terra e dal mare sembrano -colà comporre una lirica melodia, che slarga il cuore e fa vibrare -nell'anima immagini belle e felici. Pesaro è la culla del Rossini e di -Terenzio Mamiani, dell'esimio poeta ed uomo di Stato, che oggi ancora -sa consacrare le più nobili facoltà sue al risorgimento d'Italia. - -Le passioni de' tiranni di questa città non furono così spaventevoli -come di altri dinasti del loro tempo, forse anche perchè il bel paese -era troppo piccolo per feroci ambiziose geste. Dico forse, perchè lo -spirito umano non sempre si forma secondo le influenze della natura. -Uno de' più empii scellerati fu Gismondo Malatesta nella mite e bella -città di Rimini. Gli Sforza però, quando si paragonino co' loro cugini -di Milano, sembrano signori buoni e felici. Una serie di nobili dame -fu ornamento della loro piccola corte. Ed ora Lucrezia doveva sentirsi -chiamata a modellarsi su quelle. - -Poichè fu entrata a Pesaro, se in età così giovane l'anima sua non -era per anco resa incapace di una felicità modesta, dovette la prima -volta provare l'inebbriante sentimento della libertà. Colà Roma severa -col sinistro Vaticano, con i suoi delitti e le sue passioni, potette -apparirle quasi carcere, dal quale erasi sottratta. Certamente, -tutto quello che in Pesaro la circondava, era piccino in confronto -della grandezza di ogni cosa a Roma. Pure colà non era più soggetta -all'influenza immediata e al volere del padre e del fratello, da' quali -oramai la dividevano l'Appennino e una distanza per quel tempo grande. - -La città di Pesaro, che oggi conta più di 10,000 abitanti e col suo -territorio n'ha quasi 20,000, allora ne conteneva forse la metà. Aveva -strade e piazze regolari, con architettura essenzialmente gotica, però -già interrotta da edifizii in stile della Rinascenza. Alcuni chiostri e -chiese, che ancora oggi serbano le antiche facciate, come San Domenico, -San Francesco, Sant'Agostino e San Giovanni, davano alla città aspetto -degno e onorevole, tuttochè non straordinariamente bello. - -I più grandi edifizii monumentali di Pesaro erano quelli dei tiranni -regnanti; il castello sul mare, e il palazzo sulla piazza della città. -Quello fu costrutto da Costanzo Sforza nel 1474, e poi interamente -rifatto dal figlio Giovanni. Ancora oggi se ne vede il nome su una -lapide di marmo alla porta d'ingresso. Con quattro torri rotonde e -tozze, e bastioni, in rasa pianura, circondato da una fossa, esso -è posto all'angolo delle mura della città verso il mare; e solo la -prossimità di questo poteva dargli certa saldezza. Malgrado di ciò, ha -apparenza di sì poco rilievo, che v'è da maravigliarsi come, anche in -quel tempo, per imperfettissima che fosse ancora l'artiglieria, potesse -esser tenuto atto a resistere. - -Il palazzo degli Sforza sta ancora sulla leggiadra piazza della -città, della quale occupa un lato. Costruzione a due grandi cortili, -di bell'aspetto, ma non maestoso. I Rovere, successori degli Sforza, -l'abbellirono nel secolo XVI. N'edificarono pure la sontuosa facciata -che posa su portico a sei archi rotondi. Le armi degli Sforza nel -palazzo sono sparite. Sulle facciate e sotto le vôlte sono invece -frequenti le iscrizioni _Guidobaldus II Dux_, e l'arme de' Rovere. -V'era già al tempo di Lucrezia la magnifica sala per le feste, il più -bel fregio del palazzo; grande e vasta da farla degna del più potente -de' monarchi. Ma la mancanza di decorazione alle pareti, o di porte -guernite di marmi finissimi, quali si ammirano nel Castello di Urbino, -mostra anch'essa le modeste condizioni della dinastia di Pesaro. La -ricca vôlta della sala in legno dorato e dipinto risale al tempo del -duca Guidobaldo. - -Ogni memoria del tempo, in cui quel palazzo fu abitato da Lucrezia -Borgia, è morta. Non vivono che i ricordi di un tempo posteriore; della -vita della corte de' Rovere, ove il Bembo, il Castiglione e il Tasso -furono più volte ospiti. La corte ufficiale, che Lucrezia aveva seco -menata, non bastava a popolare quegli ampii spazii. Anche la madre, -madonna Adriana e Giulia Farnese non si trattennero con lei che breve -tempo. Essa maritò in Pesaro una giovane spagnuola del suo seguito, -donna Lucrezia Lopez, nipote del Datario, e poscia cardinale Giovanni -Lopez, con Gianfrancesco Ardizio, il medico e il confidente di Giovanni -Sforza. - -Nel palazzo non trovò altri parenti del marito che il più giovane -fratello Galeazzo. Questa dinastia non fu feconda, e già tendeva -all'estinguimento. Anche Camilla d'Aragona, la madrigna di Giovanni, -non era della compagnia di lei, avendo sin dal 1489 abbandonato Pesaro -per sempre, ed essendosi ritirata in un castello presso Parma. - -L'estate, l'attraente paese potette procacciare alla giovane -principessa qualche svago. Potè visitare la vicina corte di Urbino, ove -vivevano Guidobaldo di Montefeltro e la moglie Elisabetta nel superbo -castello, del quale l'intelligente Federico aveva fatto un centro -di coltura. Viveva allora in Urbino Raffaello, fanciullo di 11 anni, -discepolo assiduo e zelante nello studio del padre suo Sanzio. - -Lucrezia andò nella state in una delle belle ville sulle colline -de' pressi. Soggiorno preferito dal marito era Gradara, castello in -luogo elevato sulla strada di Rimini, che ancora oggi con le sue mura -rosse e con le sue torri si mantiene intatto. Ma il più magnifico -dei castelli era la Villa Imperiale. Rimane a mezz'ora da Pesaro; -sul Monte Accio; e si gode di là una estesa vista sul mare e sul -continente. Sontuoso palazzo d'estate per gran signori e per gente -felice, nata ai più eletti comodi e ai godimenti più belli. Questa -villa deve aver somigliato a un giardino di Armida. Alessandro Sforza -l'edificò il 1464; l'imperatore Federico III, tornando dal suo viaggio -in Roma per l'incoronazione, ne pose la prima pietra; indi il nome di -Villa Imperiale. Più tardi fu compiuta da Eleonora Gonzaga, moglie -di Francesco Maria Della Rovere, erede di Urbino e successore di -Giovanni Sforza nel dominio di Pesaro. Artisti celebri l'ornarono di -pitture allegoriche e storiche; il Bembo e Bernardo Tasso la cantarono -in versi; e Torquato vi lesse alla corte dei Rovere la sua favola -boschereccia, l'_Aminta_. Oggi è anch'essa in uno stato di deplorevole -rovina. - -Pesaro, del resto, non poteva offrire grande divertimento ad una -giovane signora abituata alla rumorosa vita di Roma. La piccola città -non aveva nobili d'importanza. Le case dei Brizi, degli Ondedei, -dei Giontini, Magistri, Lana, Ardizii ed altri con le loro maniere -e costumanze patriarcali non potevano per Lucrezia supplire alle -relazioni tanto cospicue e importanti con i grandi di Roma. Del -movimento umanistico della coltura italiana qualche soffio era pur -penetrato in Pesaro. Colà, come nelle città limitrofe sull'Adriatico -e sin nell'Umbria, era in fiore quella leggiadra arte industriale, la -dipintura delle maioliche, che, portata alla sua perfezione, degnamente -successe all'arte vasaria della Magna Grecia e dell'Etruria. Aveva già -preso largo incremento al tempo degli Sforza. Una delle più antiche -maioliche nel Museo Correr a Venezia, rappresentante Salomone in -adorazione innanzi a un idolo, porta la data del 1482. E sin dal secolo -XIV era quell'arte coltivata anche in Pesaro, e v'aveva preso poderoso -slancio sotto il reggimento di Camilla d'Aragona. Ancora oggi nella -Casa Comunale si conservano alcuni avanzi della ricchezza delle antiche -fabbriche cittadine. - -Anche per altre vie si muoveva colà la vita dello spirito, che v'era -stata suscitata dagli Sforza o dalle donne loro, gareggiando con Urbino -e Rimini. In quest'ultima città Gismondo Malatesta raccoglieva intorno -a sè poeti ed eruditi, ai quali dava stipendii in vita, e, morti, -faceva erigere sarcofaghi sul muro esterno del Duomo. Specialmente -Camilla ebbe molto a cuore il culto delle scienze. Nel 1489 chiamò a -Pesaro un greco, Giorgio Diplovatazio di Corfù, uomo di merito, parente -di Laskari e Vatazes, che, fuggito da' Turchi, era venuto in Italia. -E in quel tempo stesso già vivevano nella ospitale Pesaro altri esuli -Greci delle stirpi degli Angeli, de' Komneni e de' Paleologhi. Il -Diplovatazio aveva studiato a Padova; a Pesaro Giovanni Sforza lo fece -nel 1492 Avvocato del fisco. Dopo d'allora e sino alla morte, nell'anno -1541, sfolgorò colà come giurisperito.[54] - -Lucrezia adunque trovò in Pesaro quest'uomo illustre. Con lui e con -altri Greci avrebbe potuto continuare i suoi studii, ove la maturità -degli anni o la natia inclinazione ve l'avesse spinta. Una biblioteca, -raccolta dagli Sforza, gliene offriva i mezzi. Mancava colà un altro -uomo allora non meno celebre, Pandolfo Collenuccio, poeta, retore -e filologo, divenuto conosciutissimo per la sua storia di Napoli. -Aveva servito la casa Sforza come segretario e diplomatico; e alla -sua eloquenza il marito della Lucrezia doveva, se a lui, bastardo -di Costanzo, fu concessa l'investitura di Pesaro da Sisto IV e da -Innocenzo VIII. Ma il Collenuccio cadde poscia in disgrazia; Giovanni -Sforza nel 1488 prima lo mise in prigione, e poi lo esiliò. Andò -a Ferrara a prestare i suoi servizii a quella corte. Accompagnò il -cardinale Ippolito a Roma; e vi si trovava nel 1494, proprio al tempo, -in cui Lucrezia andò a prender possesso di Pesaro. Probabilmente in -Roma ella ebbe occasione di conoscerlo.[55] - -Ai tempi di Lucrezia non era neanche in Pesaro il giovane poeta Guido -Postumo Silvestro, allora sempre a Padova agli studii. Ben dovette -forse a Lucrezia rincrescere di non aver potuto accogliere alla sua -corte questo poeta pieno di spirito quanto irrequieto. La sua grazia -affascinante gli avrebbe probabilmente ispirato altri versi, diversi da -quelli ch'ei più tardi indirizzò ai Borgia. - -La sposa dello Sforza fu accolta in Pesaro con amore; e ben presto -v'ebbe amici molti. Era in sul primo schiudersi della florida -giovanezza sua. Niuno di quegli eventi, che più tardi la resero oggetto -di diffidenza o di pietà, ne turbava ancora l'esistenza. Se nel suo -matrimonio con lo Sforza godette mai realmente la felicità della vita, -furono, certo, i giorni passati in Pesaro quelli che poterono farla -vivere come invidiabile regina di un idillio pastorale. Ma tale non era -la sorte a lei destinata. L'ombra sinistra del Vaticano si spandeva sin -sulla Villa Imperiale del Monte Accio. Un dispaccio del padre poteva -ogni giorno richiamarla a Roma. Forse anche cominciò ella stessa a -trovare il soggiorno di Pesaro troppo monotono e vuoto, soprattutto per -questo, che di frequente il marito era costretto ad allontanarsi dalla -corte di lei per i doveri di condottiero presso l'esercito del Papa e -de' Veneziani. - -Gli avvenimenti, che in quel mentre avevan messo l'Italia a soqquadro, -ridussero Lucrezia di nuovo a Roma, dopo un anno di pace goduto in -Pesaro. - - -XI. - -Su' primi di settembre 1494 Carlo VIII entrava in Piemonte; e d'un -tratto le condizioni d'Italia mutavan tutte. Il Papa, il suo alleato -Alfonso e Piero de' Medici, in breve tempo, si videro quasi inetti -a difendersi. Già a' 17 novembre faceva quel re ingresso a Firenze. -Alessandro avrebbe voluto mettergli contro le truppe sue e le -napolitane a Viterbo, ove trovavasi come Legato il cardinal Farnese. Ma -i Francesi, senza ostacolo, penetrarono e si sparsero nel Patrimonio. -E insino l'amante del Papa, la sorella Girolama, e madonna Adriana, -quelle donne ch'erano _il cuore_ e _gli occhi_ di Alessandro, caddero -in mano di una colonna francese. - -L'agente mantovano Brognolo ne informava il suo signore con dispaccio -del 29 novembre 1494: «È occorso un caso, ch'è oltraggio grande pel -Papa. L'altr'ieri madonna Adriana e madonna Giulia con la sua sorella -uscivano dal loro castello di Capodimonte per recarsi a Viterbo presso -il loro fratello, il cardinale. A qualche miglio di colà s'imbatterono -in una schiera di cavalleria francese, e furon prese e menate a -Montefiascone insieme con tutto il seguito loro, 25 a 30 persone a -cavallo.» - -Il capitano francese, che fece sì preziosa presa, fu monsignor -d'Allegre, forse quell'Ivo, che più tardi entrò al servizio di Cesare. -«Allorchè seppe chi fosse quella bella dama, le impose per riscatto la -somma di 3000 ducati; e informò per lettera il re Carlo della persona -che aveva fatta prigioniera; ma colui non volle vederla. Madonna Giulia -scrisse quindi a Roma, che la era trattata benissimo, e le si mandasse -la somma pel riscatto.»[56] - -La nuova dell'accaduto gettò Alessandro nella massima costernazione. -Immediatamente mandò un cameriere a Marino, ov'era allora al quartier -generale de' Colonna il cardinale Ascanio, il quale, da lui vivamente -pregato, era tornato il 2 novembre e messosi a negoziare col re Carlo. -Col cardinale si dolse dell'affronto arrecatogli, e impetrava che -s'impegnasse per la liberazione de' prigionieri. Scrisse puranco a -Galeazzo di Sanseverino, che accompagnava il re a Siena. E, compiacente -verso codesti signori, Carlo VIII ordinò che quelle donne fossero -mandate libere. Sotto la scorta di 400 Francesi furono condotte sino -alle porte di Roma, e ivi ricevute, il primo dicembre, da Giovanni -Marades, cameriere del Papa.[57] - -Il romantico avvenimento fece parlar di sè per tutta Italia. Fu un -rallegrarsi dello scandalo, di cui il Papa era stato vittima, e un -ridere alle spalle sue. Una lettera del Trotti, ambasciatore ferrarese -presso la corte di Milano al duca Ercole, ci mostra come Ludovico il -Moro, l'usurpatore del trono di suo nipote, fatto da lui avvelenare, -giudicasse il Papa in tal circostanza: «Egli biasimava fortemente -monsignor Ascanio e il cardinal Sanseverino per la restituzione -di madonna Giulia, di madonna Adriana e di Girolama a Sua Santità, -perchè, essendo tali donne il cuore e gli occhi del Papa, sarebbero -state il miglior flagello per costringere costui a tutto quello che -si desiderava; mentre Sua Santità non sapeva vivere senza di esse. -I Francesi, che le presero, non avevano avuto per riscatto che 3000 -ducati; invece, solo per riaverle, il Papa ne avrebbe pagati più di -50,000. Secondo notizie arrivate al nominato signor duca da Roma e -anche da Firenze da Angelo, che era colà, quando le donne entrarono, -Sua Santità andò loro incontro, in giubba nera, con liste di broccato -in oro, con una bella ciarpa alla spagnuola e col pugnale e la spada. -Portava stivali spagnuoli e berretto di velluto molto galante. Il -duca, ridendo, mi domandò cosa ne pensassi; e io, senza indugiare, gli -risposi, che se fossi, come lui, duca di Milano, vorrei tentare, mercè -il re di Francia o per qualunque altra via, sotto pretesto di accordo, -di aggirare e vincere in astuzia Sua Santità, e con belle parole, il -che egli stesso ha fatto, prender lui e i cardinali prigionieri; cosa -del resto agevole di molto! Chi ha in mano il servo — almeno così -suona da noi il proverbio — tiene anche il carro co' bovi insieme; e mi -ricordai bensì di quel verso di Catullo: _tu quoque fac simile, simile -ars deluditur arte_.»[58] - -Ludovico, il degno contemporaneo de' Borgia, amicissimo una volta -di Alessandro VI, ora l'odiava, dopo che questi erasi alienato da -lui e da Francia. Soprattutto l'imprigionamento traditoresco del -fratello Ascanio era valso ad irritarlo oltre ogni misura. Lo stesso -ambasciatore scriveva ad Ercole il 28 dicembre: «Il duca Ludovico -mi disse parergli d'ora in ora vedere arrivare messer Bartolomeo de -Calcho con una staffetta per informarlo che il Papa fosse stato preso, -e tagliatagli la testa.»[59] Libero il lettore di ritenere o no, che -per questo odio appunto Ludovico si permettesse rispetto al Papa un -linguaggio così maledico, o anche di esagerare nel suo dialogo col -Trotti, ovvero di affermare in pubblico Consiglio di Stato, il Papa -essersi fatto venire per suo uso tre donne: l'una, monaca di Valenza; -l'altra, una castigliana; la terza, una fanciulla di Venezia, bella -come un'immagine, tra i 15 e 16 anni. «Qui in Milano — così il Trotti -— si pronunziano in pubblico tali ingiurie contro questo Papa, quali -forse in Ferrara non si ammetterebbe contro il Torta.»[60] - -Come Carlo VIII vittorioso, senza riportar vittorie, si spingesse sino -a Roma e a Napoli, è raccontato in altre storie. La sua spedizione -conquistatrice attraverso l'Italia è forse la più umiliante delle -invasioni che quel paese abbia avuto a subire. Ma essa insegna, che, -quando Stati e popoli son divenuti maturi per la decadenza, basta anche -la forza di un fanciullo di fiacca mente per mandarli in perdizione. -Il Papa seppe giuocare d'astuzia col monarca di Francia e superarlo. -Questi, anzi che farlo deporre mercè un Concilio, lo riconobbe qual -Vicario di Cristo e concluse con lui un trattato. - -Egli irruppe quindi nel Napoletano. E dopo breve tempo il paese venne -in poter suo. Ma poichè l'Italia riprese coraggio e gli si strinse -in lega alle spalle, Carlo VIII fu costretto a tornare indietro. -Alessandro lo schivò, andandosene prima ad Orvieto, poi a Perugia. -Quivi fece venire Giovanni Sforza, che v'andò con la moglie il 16 -giugno 1495; e, restatovi quattro giorni, se ne tornò poi di nuovo -a Pesaro.[61] Il re di Francia si aprì felicemente sul Taro un varco -attraverso l'esercito della Lega; e così con onore si sottrasse alla -morte o alla prigionia. - -Tornato a Roma, Alessandro VI si trovò tanto più raffermato sulla Santa -Sede, intorno alla quale raccolse i suoi ambiziosi bastardi. E questi -Borgia si levarono con tanta maggiore audacia, in quanto, scosso per -l'invasione tutto l'ordine di cose esistenti in Italia, riusciva assai -più facile dar seguito ai propositi loro. - -Lucrezia restò ancora un po' di tempo a Pesaro col marito, che per la -Lega era stato preso al soldo dai Veneziani. Pure nè alla battaglia sul -Taro, nè all'assedio di Novara Giovanni Sforza erasi lasciato vedere. -Conclusa poi nell'ottobre 1495 la pace tra Carlo VIII e il duca di -Milano, mercè la quale cessava la guerra nell'Alta Italia, lo Sforza -potette ricondurre la moglie a Roma. Marin Sanudo c'informa della -presenza di lei nella città sul finire dell'ottobre, e il Burkard di -quella per la festa di Natale. - -In servizio della Lega lo Sforza comandava 300 fantaccini e 100 uomini -d'arme. Con questo corpo doveva nella primavera dell'anno seguente -muovere per Napoli, ove l'esercito alleato sosteneva vigorosamente -il giovane re Ferrante II in guerra coi Francesi, ch'erano sotto -gli ordini del Montpensier. Colà s'indirizzava benanche il capitano -generale di Venezia, il marchese di Mantova. Questi entrò in Roma -il 26 marzo 1496. Il 15 aprile vi giunse anche lo Sforza con i suoi -mercenarii, e ne partì il 28 aprile, lasciandovi la moglie. Il 4 maggio -arrivò a Fondi.[62] - -I due figli di Alessandro, Don Juan e Don Jofrè, continuavano allora a -rimaner lontani. L'uno, il duca di Gandia, fu preso similmente al soldo -da Venezia. Era atteso dalla Spagna per porsi alla testa di 400 uomini, -che il suo luogotenente Alovisio Bacheto raccoglieva per lui. L'altro, -Don Jofrè, come s'è visto, era ito nel 1494 a Napoli, ove erasi sposato -con donna Sancia e stato nominato principe di Squillace. Come membro -della casa Aragonese, corse anch'egli i pericoli della declinante -dinastia; e ciò doveva spingere il Papa ad impedire di questa l'estrema -e totale rovina. Accompagnò il re Ferrante nella fuga, e seguì anche -le insegne di lui, allorchè, dopo la ritirata di Carlo VIII, quegli -per gli aiuti di Spagna, di Venezia e del Papa, tornava di nuovo a -impadronirsi del reame e rientrava in Napoli nell'estate 1495. - -Don Jofrè con la moglie non vennero a Roma che l'anno appresso. -Entrambi fecero il loro ingresso solenne il 20 maggio 1496 con pompa -veramente regale. Ambasciatori, cardinali, magistrati della città, -molti baroni andarono loro incontro avanti a Porta Lateranense. V'andò -anche Lucrezia accompagnata dalla sua corte officiale. Con tutto questo -seguito la giovane coppia fu condotta al Vaticano. Il Papa ricevette -il figlio e la nuora sul trono, circondato da undici cardinali. Fece -sedere a terra, sopra cuscini, Lucrezia alla sua destra e Sancia alla -sinistra. Era il tempo pasquale. Alle solenni funzioni si vedevano le -due principesse e le loro dame di corte sfacciatamente sedute sugli -stalli de' canonici; e per tal modo, come il Burkard nota, erano pel -popolo motivo di pubblico scandalo. - -Tre mesi più tardi, il 10 agosto 1496, anche il maggior figlio di -Alessandro, Don Juan, duca di Gandia, entrò con grandissima solennità -in Roma, per fermarvisi, avendo il padre deciso far di lui un gran -principe.[63] Non è mai detto ch'egli abbia condotto seco la moglie -donna Maria. - -Così per la prima volta Alessandro VI vedeva intorno a sè tutti i -suoi figli. Nel Borgo Vaticano non v'erano allora meno di tre corti -di nepoti. Juan aveva stanza nel Vaticano; Lucrezia nel palazzo Santa -Maria in Portico; Jofrè nella casa del cardinale d'Aleria presso Castel -Sant'Angelo; e Cesare nel Borgo stesso. - -Tutti codesti individui eran venuti su dal nulla, avidi d'onori, di -potenza e di godimenti; giovani tutti e belli, e pressochè anche tutti -gente di vita rotta, ma graziosamente eloquenti e rivestiti, pari -alla gioventù depravata dell'antica Roma, delle forme più amabili e -più leggiadre della socievolezza. Solo, in verità, un angusto modo -di giudicare, che non vede in quegli uomini se non le crudezze, può -indursi a raffigurare i Borgia qual branco di bestie per natura feroci. -Essi erano, nè più nè meno, come parecchi principi e signori del tempo -loro. Spietati e scellerati adoperavan veleno e pugnale; spazzavano -via tutto quanto si parasse contro la passione loro; e ridevano, quando -l'azione diabolica era consumata. Ciò che pone i Borgia particolarmente -in rilievo fra la schiera de' privilegiati malfattori di quel tempo, è -il fondamento della Chiesa e del Cristianesimo, sul quale s'appoggiano. -Di qui appariscono come la caricatura infernale del concetto del santo; -e Alessandro stesso è stato designato come anticristo. - -Se potessimo penetrare ne' misteri della vita, che quei dissoluti -bastardi traevano intorno al Vaticano, ove il padre loro nella -coscienza della sicurezza e potenza sua era oramai despota assoluto, -scopriremmo senza dubbio cose da sbalordire. Era davvero spettacolo -non mai visto quello che si svolgeva in quel sacro recinto di San -Pietro. Due donne giovani e belle vi tenevano splendida corte, e ogni -dì si vedevano aggirarsi colà nugoli di dame e cavalieri spagnuoli e -italiani; e la gente elegante di Roma e nobili e monsignori affollarsi -e pigiarsi per fare omaggio a quelle donne. Delle due, Lucrezia aveva -appena 16 anni, Sancia poco più di 17. - -È facile immaginare quanti intrighi amorosi in quei palazzi fossero -allora orditi, e che ridda infernale vi menassero gelosia e ambizione. -Niuno in vero crederà che quelle principesse piene di giovanili -ardori e di vanità vivessero, all'ombra di San Pietro, come monache -o sante. Invece i loro palazzi risuonavan sempre di canti e di suoni, -di banchetti e festini. Si vedevano quelle donne andar con cavalcate -sontuose per Roma, ed entrare in Vaticano. Si vedeva il Papa sempre in -contatto con loro, sia che andasse di persona a visitarle e prender -parte alle loro feste, sia che le ricevesse, talvolta in privato, -tal'altra in forma solenne, come principesse della casa sua. Alessandro -per se stesso, per quanto affogato nella sensualità, non amava l'orgia -sregolata. L'ambasciatore ferrarese, il Boccaccio, scriveva di lui -nel 1495 al suo signore: «Il Papa non si ciba che di una vivanda sola, -abbenchè questa debba essere abbondante. È quindi una pena desinar con -lui. Ascanio ed altri, specialmente il cardinal Monreale, che solevano -essere commensali di Sua Santità, e così anche Valenza, non andando -loro a genio tanta parsimonia, hanno rinunziato a quella compagnia e la -schivano quando e come è possibile.»[64] - -La vita del Vaticano doveva porger motivo a ciarle moltissime, e in -Roma la sete di scandalo era da tempo antichissimo più che ardente. -Già nell'ottobre 1496 si raccontava a Venezia, il duca di Gandia aver -seco condotto una spagnuola pel padre, con la quale questi viveva; e -si parlava di un empio fatto, che par quasi incredibile, ma che vien -narrato dall'ambasciatore veneziano e da altri.[65] - -Ben presto donna Sancia fece discorrer molto di sè. Era bella e -leggiera; si sentiva figlia di re. Dalla più corrotta delle corti era -passata in Roma demoralizzata, qual moglie di un fanciullo immaturo. -Dicevasi, che i suoi cognati il Gandia e Cesare disputavansi il -possesso di lei, e che lo acquistarono alternativamente; e che giovani -baroni e giovani cardinali, come Ippolito d'Este, potevano vantarsi de' -suoi favori. - -Ebbe ben donde il Savonarola se prese di mira anche questa corte -di nepoti, allorchè dal pulpito di San Marco di Firenze con accesa -indignazione tuonava contro la Sodoma di Roma. - -Quando anche la voce del gran predicatore, la cui fama risuonava -allora per tutta Italia, non fosse giunta sino a lei, pure Lucrezia, -per propria esperienza, poteva già sapere che abominevole mondo -fosse quello, nel quale viveva. A sè d'intorno vedeva vizii mostrarsi -nudi e impudenti o tutt'al più coperti di certa dignitosa vernice; -cupidigia di onori e di danaro, che non rifuggiva da qualunque delitto; -una religione fatta più pagana dello stesso Paganesimo; un culto -ecclesiastico, nel quale preti, cardinali, il fratello Cesare, il -padre, tutti quei santi personaggi, la cui maniera di vivere era a lei -nota perfettamente e nel più intimo fondo suo, avevano a compiere con -pompa e decoro i misteri della Divinità. Tutto ciò vedeva Lucrezia. -Sbagliano però quei che credono, ch'essa o altri a lei simili, lo -vedessero e giudicassero così come facciamo noi oggi o forse fecero -alcuni pochi, animati allora da sentimento più puro. Imperocchè in ogni -tempo l'educazione e l'abitudine attutiscono nella comune degli uomini -il senso necessario al riconoscimento del vero. S'aggiunga per di più, -che in quel tempo i concetti della religione, della decenza e della -moralità non erano gli stessi che oggi prevalgono. - -Quando nella Rinascenza lo spirito ebbe compiuto la sua prima -separazione dal Medio Evo e dall'ascetismo della Chiesa, le passioni -ruppero ogni freno e si scatenarono oltre ogni limite. Tutto ciò che -era stato tenuto santo fu deriso. I liberi spiriti italiani crearono -una letteratura, il cui crudo cinismo non ha uguale. Dall'_Ermafrodito_ -del Beccadelli a venire giù giù sino al Berni e a Pietro Aretino, -la letteratura in novelle, epigrammi e commedie divenne una immensa -palude, alla cui vista il serio Dante si sarebbe ritratto pieno di -terrore, come innanzi ad una bolgia infernale. - -Anche nelle novelle meno lascive, delle quali il Piccolomini cominciò -la serie con l'_Eurialo_, e nelle commedie meno oscene, motivo -dominante sono pur sempre l'adulterio e la derisione del matrimonio. La -cortigiana fu la musa della bella letteratura della Rinascenza. Prese -sfacciatamente posto allato alla santa della Chiesa a contenderle la -palma della gloria. Una raccolta manoscritta di poesie del tempo di -Alessandro VI contiene una lunga serie di epigrammi, i quali esaltano -prima la Vergine Maria e molte sante, e poi con la stessa intonazione, -senza pausa nè osservazione di sorta, magnificano le cortigiane del -tempo. E all'epigramma su Santa Paula si vede immediatamente tener -dietro quello sulla meretrice Nichine, una delle celebri cortigiane -di Siena; e così via, tutta una serie. Le sante del Cielo e le -sacerdotesse di Venere vengono senza altro mescolate insieme, come -donne famose.[66] - -Non una donna, che si rispetta, assisterebbe oggi ad una di quelle -commedie della Rinascenza. E sovente furono papi e principi che le -fecero mettere in scena in onore di gentildonne; e la censura di -ogni paese non le farebbe rappresentare sopra qualunque teatro, si -componesse pure il pubblico di uomini soltanto. - -Quella certa franca maniera, che le donne del Mezzogiorno usano in -cose, che nel Settentrione si vogliono coperte d'un velo, spesso -ancora oggi fa maraviglia. Pure ciò che nella Rinascenza era ammesso, -per gusto o per costume, è incredibile davvero. Certamente non è da -dimenticare che quella oscena letteratura non era allora diffusa come -la romantica odierna. Di più la stessa abitudine meridionale per la -nuda naturalezza s'invertiva per la donna in mezzo di difesa. Molto -rimaneva alcunchè di puramente estrinseco ed era come tale considerato, -e non esercitava quindi efficacia alcuna sulla fantasia. E in mezzo -poi a sì dissoluta socievolezza cittadina non mancavano donne di natura -eletta, che sapevano serbarsi pure. - -Quanto alla moralità de' grandi, soprattutto delle corti di quel -tempo, bisogna leggere le storie de' Visconti e degli Sforza, de' -Malatesta di Rimini, de' Baglioni di Perugia e de' Borgia di Roma -per formarsene un'idea. Non eran certo più depravate delle corti del -tempo di Luigi XIV e XV e di Augusto di Sassonia; ma più abominevoli -per gli orribili delitti di sangue. Il valore della vita umana era -sceso bassissimo; e d'altra parte l'egoismo criminoso era apertamente -fregiato del predicato di grandezza d'animo — _magnanimitas_, — senza -guardare più che tanto alle vittime dell'ambizione e dell'ingordigia. -L'egoismo e il servirsi freddamente di ogni relazione e di ogni uomo -in niun luogo furono così di regola come nella patria del Machiavelli. -E gl'italiani, volendo esser sinceri, dovrebbero dimandarsi, se anche -oggi simili difetti non vengano di tratto in tratto alla superficie -della vita loro. Liberi dai pedanteschi pregiudizii de' Tedeschi e -dalla venerazione per le classi, le condizioni e la nobiltà di nascita, -che a partire dal Medio Evo è divenuta per questi ultimi abitudine, -gl'Italiani in quella vece hanno immediatamente accettata qualunque -potenza della personalità, fosse pur bastarda e illegittima quanto si -voglia. Ma di qui appunto l'essere stati così facilmente schiavi del -successo. Il Machiavelli afferma, che la colpa del decadimento morale -d'Italia fu della Chiesa e de' preti. Se non che e preti e Chiesa non -furon forse prodotti dell'Italia? Egli avrebbe dovuto dire, che alcuni -elementi vitali, che presso i Germani diventano interiori, presso -gl'Italiani invece rimangono esteriori. Fra gl'Italiani non poteva -nascere Lutero. Ove ancora alcuno ne dubiti, si domandi chi e che cosa -vi sia nata dopo l'ultimo Concilio dell'anno 1870. - -Se i modi nostri di vedere su Alessandro VI e su Cesare sono -essenzialmente dominati dalla morale, non la pensava così il -Guicciardini, e per lo meno il Machiavelli. Essi giudicavano non -l'uomo morale, ma il politico; non i suoi motivi, ma l'azione sua. -L'enormezza non incuteva orrore, pur di apparire come il fatto di un -volere audace. E il delitto non recava infamia, ove, come un'opera -d'arte, riuscisse ad esigere ammirazione. L'orribile condotta di -Ferdinando di Napoli nella congiura de' Baroni del regno suo rese il -despota non abominevole, ma grande. E l'astuzia, con la quale più tardi -Cesare Borgia seppe trarre nella rete a Sinigaglia i suoi condottieri -infedeli, il Machiavelli la descrisse come un capolavoro, mentre il -vescovo Paolo Giovio la chiamava _il bellissimo inganno_. In quel mondo -dell'egoismo, ove non era un tribunale della pubblica opinione, l'uomo -poteva esistere e conservarsi, solo cercando di predominare con la -violenza e di soperchiare altrui in iscaltrimento. Se nulla fece mai e -fa ai Francesi più paura del ridicolo, per l'Italiano niun predicato fu -ed è più esoso di quello di _semplicione_. - -In un luogo de' suoi _Discorsi_ (I, 27) con una sincerità, che mette -i brividi, il Machiavelli rivela gl'intimi pensieri dell'animo suo. E -ciò ch'ei dice illumina di luce sinistra tutta la morale di un'epoca. -Racconta che Giulio II ebbe il coraggio d'entrare in Perugia, abbenchè -Giampaolo Baglione, che intimidito da lui gli aveva resa la città, vi -tenesse raccolta molta milizia. Ed osserva in proposito: «Fu notato -dagli uomini prudenti, che col Papa erano la temerità del Papa e la -viltà di Giovanpagolo; nè potevan stimare donde si venisse, che quello -non avesse con sua perpetua fama oppresso ad un tratto il nimico suo, -e sè arricchito di preda, sendo con il Papa tutti li cardinali con -tutte le loro delizie. Nè si poteva credere che si fosse astenuto o -per bontà o per coscienza che lo ritenesse; perchè in un petto d'un -uomo facinoroso, che si teneva la sorella, che aveva morti i cugini -e i nipoti per regnare, non poteva scendere alcuno pietoso rispetto; -ma si conchiuse, che gli uomini non sanno essere onorevolmente tristi -o perfettamente buoni, e come una tristizia ha in sè grandezza o è in -alcuna parte generosa, eglino non vi sanno entrare. Così Giovanpagolo, -il quale non stimava essere incesto e pubblico parricida, non seppe, o, -a dir meglio, non ardì, avendo giusta occasione, fare una impresa, dove -ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e avesse di sè lasciato memoria -eterna, sendo il primo che avesse dimostro ai prelati quanto sia da -stimare poco chi vive e regna come loro, ed avesse fatto una cosa, la -cui grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo che da quella -potesse dipendere.» - -Qual maraviglia se con morale così ridotta ai concetti del guadagno, -della gloria e della magnificenza, quale il Machiavelli l'ha esposta -ne' _Discorsi_ e nel _Principe_, uomini come i Borgia trovassero campo -amplissimo ai loro audaci delitti? Essi sapevan bene, che la grandezza -della scelleraggine ne copriva la vergogna. Lo Strozzi, il festeggiato -poeta di Ferrara, pose Cesare Borgia, poichè fu caduto, fra gli eroi -dell'Olimpo. E il celebre Bembo, uno de' primi uomini di quel tempo, -confortava Lucrezia per la morte del piccolo e miserabile Alessandro -VI, non chiamandolo altrimenti che _il grande padre vostro_. - -Niun uomo d'alto animo e conscio dell'importanza sua vorrebbe oggi -entrare al servizio di un principe, che si fosse macchiato de' delitti -de' Borgia, posto che a simile principe sia oggi dato mantenersi nella -sua condizione; cosa, per vero, impossibile. In quella vece i migliori -e più geniali uomini sopportavano allora o cercavano addirittura -il contatto e il favore de' Borgia. Il Pinturicchio e il Perugino -dipingevano per Alessandro VI. E il più meraviglioso genio dell'epoca, -il gran Leonardo da Vinci, senza scrupolo alcuno si pose al servizio di -Cesare Borgia come ingegnere per la costruzione di fortezze in quella -Romagna da colui con mezzi sì diabolici conquistata. - -Gli uomini della Rinascenza ebbero natura in estremo grado fattiva -e creatrice. Trasformarono il mondo con energia rivoluzionaria ed -attività febbrile, rispetto alle quali il processo della civiltà -moderna deve parer affetto da lentezza. Ebbero tendenze più selvagge -e violente, e nervi più forti della schiatta odierna. Sarà sempre -fenomeno maraviglioso, che i più leggiadri fiori dell'arte, le -creazioni più ideali della pittura fossero state fecondate in un -ambiente socievole, del quale la corruzione morale e l'intima brutalità -sarebbero per noi, che viviamo oggi, insopportabili. Se un uomo educato -alla civiltà nostra potesse trasportarsi in quel mezzo, senza dubbio la -barbarie, che vi dominava e che pe' contemporanei passava inosservata, -metterebbe in iscompiglio il suo sistema nervoso, e forse gli farebbe -smarrir la ragione. - -Tale l'atmosfera di Roma, nella quale Lucrezia Borgia viveva, senza -essere essa stessa migliore nè peggiore delle donne del tempo suo. Ebbe -spirito gaio e leggiero. Non sappiamo se abbia mai avuto a sostener -lotte morali; se siasi mai trovata in uno stato di contradizione -interiore con le azioni della sua vita o con coloro che l'attorniavano. -Teneva una corte, che il padre avrà trattata con larghezza e -profusione; ed era in frequentissime relazioni con le corti de' -fratelli suoi. Essa era la compagna e l'ornamento delle loro feste; -essa la confidente degl'intrighi nel Vaticano, rivolti a crescere la -grandezza de' Borgia. E in tale scopo dovevasi ben presto concentrar -tutto quanto potesse più vivamente starle a cuore. - -In verità, non mai, neanche nel tempo posteriore, si mostra donna di -genio straordinario. In lei non una delle qualità atte a farne una -_Virago_, come Caterina Sforza o Ginevra Bentivoglio. E non possedeva -neppure quello spirito dell'intrigo proprio di una Isotta da Rimini, -ovvero la potenza intellettuale di una Isabella Gonzaga. Non fosse -stata figliuola di Alessandro VI e sorella di Cesare, difficilmente -sarebbe stata notata nella storia del tempo suo, ovvero sarebbe ita -perduta nella moltitudine, come donna seducente e assai corteggiata. -Pure nelle mani di suo padre e di suo fratello diventò istrumento -e vittima altresì di calcoli politici, a' quali ella non ebbe forza -alcuna di oppor resistenza. - - -XII. - -Giovanni Sforza dovett'essere di ritorno da Napoli nell'autunno del -1496, dopochè gli avanzi dell'esercito francese ebbero capitolato. -Senza dubbio egli era venuto a Roma per quindi, in compagnia di -Lucrezia, tornarsene ne' suoi dominii. E di fatti vi si trovò sul -finire di quell'anno, e vi passò l'inverno. Se non che gli annalisti -di Pesaro raccontano, che il 15 gennaio 1497 abbandonò travestito la -città e di lì a pochi giorni lo seguì anche Lucrezia. Certamente si -condussero a Roma,[67] ove gl'incontriamo per le feste di Pasqua. - -Lo Sforza, del resto, era già un arnese usato, che Alessandro pensava -a gettar via. Il matrimonio, in vero, della figlia col tiranno di -Pesaro non procacciava più a costui alcun vantaggio in un tempo, in -cui gli Sforza avevan perduta l'importanza loro. E poi alla casa Borgia -s'offrivano legami di più alta importanza. Dovette già parer singolare -che il Papa non desse alcun comando al genero suo nella guerra contro -gli Orsini, intrapresa appena tornato il figlio Don Juan di Spagna, -allo scopo di arricchirlo co' beni di quei potenti baroni. Alessandro -chiamò al suo soldo il duca Guidobaldo d'Urbino, stato similmente -a servire a Napoli nell'esercito della Lega, e ceduto poi a lui da' -Veneziani per divenire comandante supremo delle truppe papali. - -Questo nobile uomo era l'ultimo della casa de' Montefeltro. Ed i -Borgia avevan già messo l'occhio sulla eredità sua. La sorella Giovanna -era stata maritata nel 1478 col prefetto della città, Giovanni Della -Rovere, fratello del cardinale Giuliano, e nel 1490 aveva dato alla -luce Francesco Maria, bambino che passava per l'erede della casa -d'Urbino. Guidobaldo, pari in ciò a tutti gli altri dinasti, non si -peritava di servire, come condottiere a soldo e per onore. Oltracciò -egli era feudatario della Chiesa. La paura lo costringeva a cercare, -anche odiandoli, l'amicizia dei Borgia. - -Nella guerra, insieme con Guidobaldo, ebbe il comando supremo anche il -giovane duca di Gandia, che il Papa nominò Gonfaloniere della Chiesa e -rettore di Viterbo e di tutto il Patrimonio; del quale ultimo ufficio -egli spogliò Alessandro Farnese, che prima lo teneva. Il fatto indica -che l'umore del Papa verso il fratello della Giulia era cambiato. Il -17 settembre 1496 l'agente mantovano Giovanni Carolo scriveva da Roma -alla marchesa Gonzaga: «Il cardinal Farnese è stato depennato dalla -sua legazione nel Patrimonio, e la perderà, se non viene a salvarlo un -sollecito ritorno della Giulia.» - -L'agente medesimo informava la sua signora delle seguenti cose: «Poichè -si vuole evitare che questi figliuoli del Papa divampino per gelosia -tra loro, la vita del cardinale di San Giorgio (Raffaele Riario) è -in pericolo; se questi muore, Cesare avrà il posto di Camerlengo e il -palazzo del morto cardinale di Mantova, il più bello di Roma, e insieme -anche i migliori benefizii di colui. Vostra Eccellenza può da ciò -arguire quale piega prenda la fortuna di questi marrani.»[68] - -La guerra, del resto, contro gli Orsini finì con la più ignominiosa -sconfitta de' Papalini presso Soriano il 23 gennaio 1497. Don Juan -ferito fuggì a Roma, e Guidobaldo fu fatto prigioniero. I vincitori -imposero una pace per loro molto profittevole. - -Il marito di Lucrezia dovette ritornare di nuovo a Roma, cessata appena -la guerra. Ivi lo vediamo di fatti apparire per l'ultima volta la -Pasqua del 1497. Come genero di Alessandro, assistette alle solennità -ecclesiastiche dal suo posto officiale in San Pietro, e con Cesare e -il Gandia ricevette la palma dalle mani del Papa. Pure la condizione -sua nel Vaticano era fatta insostenibile. Alessandro voleva sciogliere -il matrimonio di lui con Lucrezia. Si domandò allo Sforza che vi -rinunciasse di spontanea volontà; e, poichè negò, fu minacciato nella -vita. - -Solo una pronta fuga lo salvò dai pugnali e dal veleno dei cognati. -Secondo le notizie de' cronisti di Pesaro, Lucrezia stessa lo soccorse; -e gli diè così un segno di premura. «Una sera (narrano essi) che -Giacomino, il cameriere del signor Giovanni, trovavasi nella stanza -di madonna, vi venne il fratello Cesare; e Giacomino, per ordine di -quella, si nascose dietro ad una spalliera. Cesare parlò liberamente -con la sorella, e disse, tra l'altre, essersi dato ordine di ammazzare -Giovanni Sforza. Andato lui via, Lucrezia disse a Giacomino: — Hai -sentito? va e faglielo sapere. — Il cameriere ubbidì all'istante, e -Giovanni Sforza gettatosi su un cavallo turco a briglia sciolta venne -in 24 ore a Pesaro, ove il cavallo cadde morto.»[69] - -Secondo lettere dell'ambasciatore veneziano in Roma lo Sforza fuggì in -marzo nella settimana santa. Sotto pretesto di passeggiare, andò verso -la chiesa di Sant'Onofrio, e vi trovò il cavallo apparecchiato.[70] - -Il desiderio di sciogliere il matrimonio difficilmente era nato in -Lucrezia, ma sì nel padre e nei fratelli, i quali volevano renderla -libera per un matrimonio conforme alle mire loro. Quel che accadesse -in Vaticano è ignoto. E non sappiamo nemmeno di opposizione da parte -di Lucrezia, la quale, ad ogni modo, sarà stata di corta durata. Ai -Borgia, del resto, non andò a' versi che lo Sforza si fosse messo in -salvo. Eglino avrebbero preferito ridurlo in eterno al silenzio. Ora -che erasi fuggito e levava proteste, occorreva per lo scioglimento del -matrimonio un processo, che avrebbe suscitato molto rumore. - -Poco dopo la fuga dello Sforza nella casa de' Borgia accadde l'orribile -tragedia del misterioso assassinio del duca di Gandia. Andato a vuoto -il disegno di arricchire questo amato figliuolo con le terre degli -Orsini, Alessandro cercò per altra via compensarlo. Lo nominò Duca di -Benevento, e nudrì così speranza di aprirgli la via al trono di Napoli. -Di lì a pochi giorni, il 14 giugno, Vannozza invitò colui e Cesare, -con altri parenti, ad una cena nella sua vigna presso San Pietro ad -Vincula. Tornando la notte a casa da quella festa di famiglia, Don Juan -scomparve, senza lasciar di sè traccia alcuna. Solo tre giorni dopo il -cadavere dell'ucciso fu tratto dal Tevere.[71] - -Stando all'opinione universale di quel tempo, e tenendo conto di tutte -le ragioni di probabilità, Cesare fu l'assassino di suo fratello. Dal -momento che Alessandro VI, consumato quel misfatto, se ne accollò i -motivi e le conseguenze, e perdonò all'assassino, divenne complice -morale del fatto e cadde egli stesso sotto il dominio del suo -spaventevole figlio. Da quel momento ogni azione di lui fu in servizio -della infernale ambizione di quest'ultimo. - -Nessuna notizia del tempo fa menzione della presenza della moglie di -Don Juan in Roma, allorchè il fatto avvenne. È quindi da credere che -non fosse colà quando il marito fu ucciso; e che piuttosto non avesse -abbandonata la Spagna, e vivesse co' suoi due piccoli bambini in Gandia -o in Valenza. Ivi le giunse l'orribile nuova per lettera di Alessandro, -indirizzata alla sorella donna Beatrice Borgia y Arenos. Così è detto -in un documento valenzano. Di fatto donna Maria Enriquez si presentò -il 27 settembre 1497 innanzi al Tribunale del Governatore del regno -di Valenza, Don Luigi de Cabaincles, domandando che il maggiore dei -figliuoli di Don Juan, bambino di tre anni, fosse ammesso a succedere -ne' beni di quest'ultimo, vale a dire, nel Ducato di Gandia e ne' feudi -napoletani di Sessa, Teano, Carinola e Montefoscolo. La morte del duca -fu comprovata con testimonianze legali; fra l'altre, con la lettera -di Alessandro. In conseguenza il Tribunale riconobbe il figliuolo di -Gandia qual erede del maggiorasco.[72] - -Donna Maria richiese anche la mobilia lasciata dal marito nella casa -di Roma. La quale del valore di 30,000 ducati era stata consegnata da -Alessandro, appena dopo la morte di Don Juan, al parricida Cesare per -amministrarla nell'interesse dei nipoti, siccome apparisce da un atto -del notaro Beneimbene del 19 dicembre 1498.[73] - -In questo frattempo Lucrezia non era più nel suo palazzo presso il -Vaticano; ma già dal 4 giugno andata nel monastero di San Sisto sulla -Via Appia. Ciò aveva fatto in Roma vivissima sensazione. Senza alcun -dubbio, l'allontanamento suo si connetteva col forzato scioglimento del -matrimonio. Se non la rinchiuse in San Sisto il padre stesso, è molto -probabile, che, spintavi dalla fuga dello Sforza e dalle conseguenze -di essa, e forse rottasi col primo, avesse ella medesima cercato quel -ritiro. E alla rottura col Papa allude una lettera di Donato Aretino -da Roma del 19 giugno al cardinale Ippolito d'Este: «Donna Lucrezia se -n'è ita dal palazzo _insalutato hospite_, ed è entrata in un monastero, -chiamato San Sisto. Oggi ella si trova colà. Alcuni dicono che vuol -farsi monaca; altri poi affermano molte altre cose, che non è lecito -confidare ad una lettera.»[74] - -Niuno può dire quali lamenti e quali confessioni avesse Lucrezia a fare -innanzi a' sacri altari. Pure da anni ella non aveva forse avuto mai -un momento per rientrare più seriamente in se stessa. Seppe in quel -chiostro l'orribile morte di uno de' fratelli, e dovette raccapricciare -per la malvagità dell'altro. Perchè, al pari del padre e di tutta la -famiglia, ella non potette dubitare che Cesare fosse stato il nuovo -Caino. Conosceva a fondo i moventi della sua criminosa ambizione; -sapeva della sua intenzione di gettar via la porpora cardinalizia e -diventar principe della terra; doveva anche sapere, che nel Vaticano si -ruminava il disegno di far cardinale Don Jofrè in luogo di Cesare, e di -sposar quest'ultimo con la moglie del primo, donna Sancia, con la quale -aveva già relazioni amorose pubblicamente note. - -Alessandro ordinò a Don Jofrè e alla giovane sposa di lasciar Roma e -andarsene presto a Squillace, sede del Principato. E Don Jofrè muoveva -in effetto per colà il 7 di agosto. Il Papa, così dicevasi, non voleva -più, d'allora in poi, aver presso di sè figliuoli nè nipoti. Ed anche -la figlia Lucrezia voleva mandare a Valenza.[75] - -Intanto Cesare, ancora come cardinal Legato, era andato nel luglio -a Capua per incoronarvi re di Napoli l'ultimo degli Aragonesi Don -Federico. A' 4 di settembre era a Roma di ritorno. - -Quivi Alessandro aveva nominata una Commissione, presieduta da due -cardinali, con l'incarico di sciogliere Lucrezia da' suoi legami con -Giovanni Sforza. I giudici dimostrarono che lo Sforza non aveva mai -consumato il matrimonio, e che la moglie era quindi sempre nello stato -di vergine. Di che rise tutta Italia — osserva così il contemporaneo -Matarazzo da Perugia. Lucrezia stessa dichiarò voler ciò affermare con -giuramento. - -Il marito intanto era a Pesaro. Nel giugno era andato travestito a -Milano, ad implorare la protezione del duca Ludovico, facendo istanze -che questi, mercè l'influenza sua, gli facesse rendere la moglie -ingiustamente ritenuta. Protestava contro le deposizioni de' compri -testimoni in Roma. E Ludovico il Moro gli fece l'ingenua proposta di -sottoporsi in Milano, innanzi a testimoni degni di fede e alla presenza -del legato papale, ad un esperimento formale della sua virilità; ma -egli vi si rifiutò.[76] Ludovico e suo fratello Ascanio lo costrinsero -finalmente a cedere, e l'impaurito Sforza dichiarò per iscritto non -aver giammai consumato il matrimonio con Lucrezia.[77] - -Il 20 dicembre 1497 fu dunque legalmente pronunziato lo scioglimento, -e lo Sforza restituiva in conseguenza la dote di 31,000 ducati, -portatagli dalla moglie. - -Anche tenendo che Alessandro abbia costretto la figlia a questo -scioglimento, il giudizio nostro sulla condotta della Lucrezia in -questa miserabile faccenda può esser di poco mitigato. È un fatto -ch'essa stessa si mostrò priva di volontà e di carattere; e, non meno -degli altri, si rese menzognera. La pena non si fece aspettare: per -effetto del processo divenne soggetto di scandalo pubblico. E da questo -punto ignominiose voci cominciarono a serpeggiare sulle sue relazioni -private. Nacquero o si diffusero proprio al tempo, in cui il Gandia -fu ammazzato e il matrimonio con lo Sforza doveva essere sciolto. -Le cagioni dell'un fatto come dell'altro furono cercate in tali -enormezze, che il sentimento morale ripugna ad esprimere. Ma, secondo -una testimonianza del tempo, che non ammette dubbio, fu Giovanni -Sforza stesso, profondamente offeso e irritato, primo a manifestare -apertamente al duca di Milano quel sospetto, del quale forse già -secretamente si vociferava in Roma.[78] - -Alessandro aveva sciolto il matrimonio della figlia per motivi -politici. Sua intenzione era d'imparentare Lucrezia e Cesare con la -Casa reale di Napoli. La dinastia Aragonese s'era colà, cacciati i -Francesi, ristabilita. Pure la scossa ricevuta era stata sì profonda, -che, oscillando, inclinava all'ultima rovina. E per questo appunto -germogliò quasi spontaneo nella mente del Papa il pensiero di porre -Cesare sul trono di Napoli. Il più terribile de' Borgia prese oramai -il posto lasciato vuoto dal Gandia, al quale quegli aveva sì a lungo -mirato. Solo per certa convenienza il parricida s'acconciò ancora un -poco a pazienza, prima di smettere pubblicamente l'abito cardinalizio. -Nondimeno da questo momento stesso, in cui ancora lo portava, il Papa -trattava del matrimonio di lui. - -Richiese per lui dal re Federico la mano della figlia Carlotta, che, -discendente di una principessa di Savoia, era in educazione alla Corte -di Francia. Il re, uomo di nobili sensi, rifiutò fermamente, ed anche -la principessa respinse con orrore le offensive proposte del Papa. - -Il timido Federico non si lasciò commovere che ad un sacrifizio -soltanto pel Moloch del Vaticano. Acconsentì all'unione di Don Alfonso, -giovane fratello di donna Sancia e figliuolo naturale di Alfonso II, -con Lucrezia. Alessandro non desiderò questo matrimonio per altra -ragione, se non per indurre per tal mezzo il re ad acconsentire alla -fine anche al matrimonio della figlia con Cesare. - -Prima ancora che la nuova unione di Lucrezia fosse certa, corse voce -in Roma che Don Gasparo, l'antico promesso sposo, mettesse innanzi -daccapo pretensioni; chè anzi avesse in animo di darvi seguito. Ma così -non accadde. Se non che il Papa ora riconosceva, che la promessa di -Lucrezia con quel giovane spagnuolo era stata illegittimamente sciolta. - -In un Breve del 10 giugno 1498 egli mostrò questo scioglimento come un -atto illegale, al quale la figlia con inconsulta leggerezza e senza -sufficiente dispensa erasi lasciata andare per quindi, _indotta per -errore_, unirsi in matrimonio con Giovanni di Pesaro. Come è detto -nel Breve stesso, Gasparo di Procida, conte di Almenara, erasi, è -vero, dappoi sposato e aveva generato figliuoli. Nulladimeno Lucrezia -aveva domandato che l'impegno con lui preso fosse ora, nell'anno 1498, -dichiarato legalmente nullo. Egli quindi l'assolveva dallo spergiuro, -in cui era incorsa, sposando, malgrado dell'impegno con Don Gasparo, -Giovanni Sforza. E, mentre solo ora dichiarava sciolta la promessa -formale di matrimonio col conte di Procida, le rendeva al tempo stesso -la libertà di sposarsi con qualunque altro a scelta di lei.[79] Così un -Papa prendevasi empiamente giuoco di uno de' più santi sacramenti della -Chiesa. - -Quando Lucrezia ebbe per tal guisa libera la mano da ogni pretendente, -la sua nuova unione potette esser conclusa. Il che ebbe luogo in -Vaticano il 20 giugno 1498. Se a noi fosse tuttora ignoto il carattere -della pubblica moralità d'allora, molto avremmo a maravigliarci -di trovare ivi, qual rappresentante del re Federico, non altri che -il cardinale Ascanio Sforza, il medesimo che aveva prima concluso -il matrimonio tra suo nipote e Lucrezia, e poi, qual procuratore -dello Sforza, prestato il consenso al vergognoso scioglimento. Tanta -importanza egli e suo fratello Ludovico annettevano al serbarsi a -qualunque prezzo amici i Borgia. - -Lucrezia ebbe in dote 40,000 ducati. E il re di Napoli si obbligò di -dare a titolo di Ducato al nipote suo Alfonso le città di Quadrata e di -Biselli.[80] - -Nel luglio il giovane Alfonso venne a Roma per unirsi con una donna, -che doveva, per lo meno, tenere come punto scrupolosa e leggiera in -alto grado. Senza dubbio, egli dovette riguardarsi qual vittima, che -suo padre mandava ad immolare in Roma. Triste e melanconico, senza -solennità di sorta, quasi furtivamente l'infelice giovane entrò in -Roma. E immediatamente si condusse dalla sposa nel palazzo di Santa -Maria in Portico. - -Il 21 luglio le nozze vennero ecclesiasticamente benedette in Vaticano. -Furon testimoni, tra gli altri, i cardinali Ascanio, Giovanni Lopez -e Giovanni Borgia. Secondo un antico rito, una spada nuda fu tenuta -sospesa sugli sposi da un cavaliere. E questi fu Giovanni Cervillon, -capitano delle guardie del Papa. - - -XIII. - -Dal luglio 1498 Lucrezia, ora duchessa di Bisceglie, viveva col -nuovo marito, giovane appena di 17 anni; mentre essa aveva compiuto -il diciottesimo. Non andarono a Napoli, ma restarono a Roma; perchè, -come l'agente mantovano informava il suo signore, erasi espressamente -pattuito, che Don Alfonso dovesse soggiornare un anno a Roma, e -Lucrezia, durante la vita del padre, non potess'essere obbligata ad -andare nel regno di Napoli.[81] - -Alfonso era giovane amabile e bello; _il più bel giovane che siasi -mai visto in Roma_, così lo chiama il Talini, cronista romano di -quel tempo. Lucrezia concepì per lui un vero trasporto; ciò avvertiva -l'agente di Mantova sin dall'agosto. Ma la rapida vicenda delle cose -non le consentì di goder tranquillamente di una felicità domestica, se -pur di felicità in genere fosse il caso di discorrere. - -Forza motrice nel Vaticano era la sconfinata ambizione di Cesare, -impazientissimo di diventar principe potente. Il 13 agosto 1498 egli -depose la dignità cardinalizia; e apprestavasi al viaggio in Francia, -ove Luigi XII, succeduto dall'aprile a Carlo VIII, avevagli promesso -il titolo di Duca di Valenza (_Valence_ — nel Delfinato) e la mano di -una principessa francese. E agli apprestamenti del viaggio Alessandro -provvide con profusione regale. - -Accadde un giorno che una carovana di muli, carichi di sete e broccati -d'oro per Cesare, fosse svaligiata dalla gente del cardinal Farnese -e del cugino Pier Paolo nel bosco di Bolsena. Il Papa spiccò Brevi -violentissimi al cardinale, su' cui beni, come ei lagnavasi, la preda -era stata messa in salvo.[82] - -Al servizio de' Farnesi eran molti Côrsi, parte mercenarii e -bravi, parte lavoratori de' campi, e furon forse codesti uomini, -universalmente paventati, che commisero la ruberia. Non è di fatto -naturale pensare, che il cardinale Alessandro l'abbia lasciata -commettere per proprio conto suo. Nondimeno sembra che allora esistesse -certa tensione tra i Farnesi e i Borgia. Il cardinale passava il -più del tempo su' beni di casa sua. E della sorella Giulia in quel -periodo non se ne sente parlare. Non sappiamo se abitasse Roma e se le -relazioni sue col Papa continuassero; benchè per indizii posteriori la -cosa sembri probabile. Noi non rivediamo il cardinale e la sorella in -Roma che il 2 aprile 1499, quando nel Palazzo Farnese furono stipulati -gli sponsali tra Laura Orsini, figliuola di Giulia di soli sette anni, -e Federico Farnese di 12 anni, figlio del defunto condottiero Raimondo -Farnese, e nipote di Pier Paolo. A quest'atto fu presente Ursino -Orsini, il padre putativo di Laura.[83] - -Forse dovettero essere Adriana e Giulia, che cercarono riconciliare -la casa degli Orsini con i Borgia. Poichè quei baroni furono usciti -vincitori dalla guerra col Papa, altra ed asprissima ne intrapresero -nella primavera 1498 con i Colonna, gli eterni nemici loro, la quale -peraltro finì, toccando a loro la peggio. E le due case s'erano in -conseguenza nel luglio riconciliate. Di che non è a dire quanta téma -concepisse Alessandro. In verità nella nimicizia delle due potenti -famiglie di Roma i papi videro sempre una condizione pel loro dominio -temporale sulla città; e, nella unione invece di quelle, sempre il più -grande de' pericoli per questo. Cercò quindi Alessandro di rompere di -nuovo la lega; e gli riuscì pure tirar dalla sua gli Orsini, di che -per altro quei signori dovevano ben presto pentirsi. Guadagnò tanto -sull'animo loro da farli accondiscendere ad imparentarsi co' Borgia. -Paolo Orsini, fratello del cardinale Giambattista, sposò l'8 settembre -1498 suo figlio Fabio con Jeronima Borgia, sorella del cardinale -Giovanni Borgia iuniore. Davanti a splendida adunanza il matrimonio -fu solennizzato in Vaticano, presente il Papa. Vi comparve anche come -testimone officiale Don Alfonso di Bisceglie, il quale per di più tenne -la spada sulla giovane coppia.[84] - -Poco dopo, il primo ottobre, Cesare Borgia s'imbarcò per la Francia. -Quivi divenne Duca di Valenza; e nel maggio 1499 si sposò con Carlotta -d'Albret, sorella del re di Navarra. Incontrò in quella corte due -uomini, che più tardi dovevano ne' destini suoi aver parte decisiva; -Giorgio d'Amboise, arcivescovo di Rouen, al quale egli aveva portato -il cappello cardinalizio, e Giuliano Della Rovere. Questi, sin allora -nemico giurato di Alessandro, erasi lasciato vincere dal re di Francia -in favore dei Borgia; si fece anzi strumento della grandezza di Cesare. - -E anche questa riconciliazione doveva esser suggellata con la parentela -delle due famiglie. E difatti il 2 settembre 1500 il Prefetto della -città, Giovanni Della Rovere, fratello di Giuliano, sposava il figlio -di otto anni, Francesco Maria, con Angela Borgia. - -Il padre di Angela, Jofrè, era un figlio di Giovanna, sorella di -Alessandro VI, e di Guglielmo Lançol. Fratelli di lui erano Giovanni -Borgia iuniore, il cardinale Ludovico, e Rodrigo, il capitano della -guardia papale. La sorella sua, Jeronima, come s'è detto, s'era -maritata con Fabio Orsini. Gli sponsali di Angela ebbero luogo in -Vaticano, alla presenza degli ambasciatori di Francia.[85] - -Luigi XII erasi collegato con Venezia allo scopo di scacciare Ludovico -il Moro da Milano. Ed il Papa vi si unì a condizione che la Francia -aiutasse il figlio Cesare alla conquista della Romagna. - -Ascanio, cui non era dato stornare la rovina di Milano, e vedevasi in -Roma minacciato nella vita, fuggì il 13 luglio 1499 a Genazzano, e di -lì a Genova. - -Se non che l'esempio di lui fu seguito anche dal giovane sposo di -Lucrezia. Non sappiamo quali eventi nel Vaticano abbiano determinato -Don Alfonso ad allontanarsi di nascosto da Roma, dopo un anno di -vita con Lucrezia. Però può dirsi in generale, che la decisione sua -fu il risultato della piega che la politica del Papa aveva presa. -La spedizione di Luigi XII non mirava solo alla caduta dello Sforza -in Milano, ma altresì alla conquista di Napoli. Essa doveva essere -la continuazione dell'impresa di Carlo VIII, fallita innanzi alla -opposizione della grande Lega. Pel giovane principe non erano un -mistero le intenzioni del Papa di rovinare lo zio Federico, il quale, -ricusando la mano di Carlotta pel figlio Cesare, aveva recato a colui -atroce offesa. Dopo ciò naturalmente anche le relazioni del marito di -Lucrezia, rispetto al Papa, dovevano essere mutate affatto. - -Ascanio era quasi l'unico amico che l'infelice principe avesse in -Roma. Ed è molto probabile che colui lo avesse consigliato a schivare, -con la fuga, una morte immancabile, come già aveva altra volta fatto -il predecessore di lui nel matrimonio con Lucrezia. Alfonso fuggì -il 2 agosto 1499. Il Papa gli mandò dietro gente a cavallo; ma nol -raggiunsero. È incerto se Lucrezia fosse a parte della fuga. Una -lettera veneziana da Roma del 4 agosto dice soltanto: «Il duca di -Biseglia, il marito di madonna Lucrezia, se n'è fuggito alla macchia e -ito presso i Colonna a Genazzano; ha lasciato la moglie incinta di sei -mesi, la quale non fa che piangere.»[86] - -Questa restava in potere del padre, il quale era su tutte le furie per -la fuga del principe. Ora egli esiliò a Napoli anche la sorella di Don -Alfonso, donna Sancia. - -In tali circostanze lo stato di Lucrezia divenne penoso assai. Le sue -lagrime mostrarono che aveva un cuore. Il padre dovette forse coprirla -di rimproveri, tenendola complice del marito. Alfonso la sollecitava -premurosamente da Genazzano a seguirla. La lettera venne nelle mani -del Papa. Egli la obbligò a scrivergli per esortarlo a tornare. -Furono senza dubbio i lamenti della figlia che indussero Alessandro -ad allontanare anche lei da Roma. L'8 d'agosto la nominò reggente -di Spoleto. Sino allora codesta città e il territorio erano stati -governati da Legati papali, la più parte cardinali. Ora invece il Papa -affidava quell'ufficio ad una giovane di 19 anni; e questa donna era -sua propria figlia! Colà mandò Lucrezia. - -Le consegnò pe' Priori di Spoleto un Breve in questi termini: - -«Amati figliuoli, salute e benedizione apostolica. — Noi abbiamo -affidato l'incarico della conservazione del castello come del -governo delle nostre città di Spoleto e Fuligno e della loro Contea -e Distretto, all'amata figliuola in Cristo, la gentildonna Lucrezia -di Borgia, duchessa di Biseglia, per la prosperità e pel pacifico -reggimento di codesti luoghi. Fiduciosi nella singolare prudenza ed -eminente fedeltà e onestà della stessa, come abbiamo più ampiamente -chiarito in altri nostri Brevi, e facendo anche assegnamento -sulla vostra abituale ubbidienza verso di noi e verso questa Santa -Sede, noi speriamo che voi, come di dovere, accoglierete con ogni -dimostrazione d'onore la duchessa Lucrezia qual vostra Reggente, e -in ogni cosa la ubbidirete. Ma, mentre noi desideriamo che la stessa -sia con particolare onoranza e riverenza da voi accolta e ricevuta, -vi comandiamo col presente, per quanto tenete cara la grazia nostra -e volete schivare la nostra disgrazia, di obbedire alla duchessa -Lucrezia, vostra Reggente, in tutte e singole cose, che si riferiscono -per ragion di diritto o di consuetudine all'indicato governo, e in -tutto ciò che essa crederà bene di ordinarvi, come alla nostra persona -stessa; e di eseguire con ogni fervore e diligenza i comandamenti di -lei, affinchè possiate guadagnarvi la meritata approvazione per la -officiosità vostra. Dato a Roma presso San Pietro sotto l'anello del -Pescatore, gli 8 agosto 1499. — Adriano (Secretario).»[87] - -Lucrezia lasciò Roma il giorno stesso per recarsi al suo nuovo destino. -Tolse seco numeroso seguito e la sua corte; ebbe pure la scorta di suo -fratello Don Jofrè e di Fabio Orsini, ora, qual marito della Jeronima -Borgia, suo parente, i quali conducevano una compagnia d'arcieri. -Uscendo dal Vaticano a cavallo, l'accompagnarono, per farle onore, -il governatore della città, l'ambasciatore di Napoli e molti altri -signori. Il padre se ne stava invece ad un terrazzino sulla porta del -Palazzo Vaticano per vedere la partenza della figlia e della cavalcata. - -Era la prima volta ch'egli trovavasi in Roma solo, senz'alcuno de' -figli suoi. - -Lucrezia continuò il viaggio parte a cavallo, parte in lettiga. Non -vi vollero meno di sei giorni per percorrere la distanza tra Roma e -Spoleto. A Porcaria, nell'Umbria, una deputazione di Spoletini fu a -salutarla. E accompagnarono poscia sino alla residenza la Reggente -della loro città, celebre sino da' tempi d'Annibale, e ove in passato -dominarono potenti duchi longobardi. Il castello di Spoleto è d'antica -origine; e la sua primitiva costruzione si deve, di certo, a uno di -quei duchi, Faroaldo o Grimoaldo. Nel XIV secolo fu riedificato dal -grande Gil d'Albornoz, il contemporaneo di Cola di Rienzo, e compiuto -poi da Niccolò V. È un superbo edifizio della Rinascenza, di stile -elegante, posto al di sopra dell'antica città su profondo burrone, -che lo separa dal Monte Luco. Dalle sue alte finestre si domina la -valle del Clitumno e quella del Tevere, la fertile pianura umbra e la -maestosa catena degli Appennini spoletini. - -Colà Lucrezia il 15 agosto accolse i Priori della città, a' quali -consegnò la nomina papale. E quelli a loro volta le fecero omaggio; e -la Comunità per onorarla diede un banchetto. - -La dimora di Lucrezia a Spoleto fu di breve durata. La sua reggenza -non ebbe altro significato che di prendere possesso di fatto di quel -territorio, che il padre Alessandro voleva costituirle in dote. - -Intanto il marito Alfonso erasi pur deciso, per sciagura sua, ad -ubbidire al comando del Papa e recarsi di nuovo dalla moglie, forse -perchè egli effettivamente l'amava. Il Papa gli ordinò d'andare a -Spoleto per Foligno, e di condursi poscia con la moglie a Nepi, ove -anch'egli si sarebbe trovato. Scopo dell'incontro era d'investire la -figlia come signora anche di quel luogo. - -Nepi non era stata mai feudo baronale, abbenchè i Prefetti di Vico -e gli Orsini se ne fossero temporaneamente impadroniti. La Chiesa -amministrava la città e il territorio per mezzo di rettori. Alessandro -stesso, come cardinale, n'era stato governatore, nominatovi dallo zio -Callisto, ed era stato tale sino alla sua assunzione al trono papale. -La diede quindi in feudo al cardinale Ascanio Sforza. Nell'Archivio -della città si conservano ancora le nitide pergamene, contenenti gli -statuti comunali, che Ascanio sanzionava il primo gennaio 1495. Ma -sugl'inizii del 1499 Alessandro s'impadroniva di nuovo di Nepi, e -costringeva il castellano, comandante dell'arce a nome del fuggiasco -Ascanio, a consegnarla a lui. E della città, del castello e territorio -di Nepi investiva la figlia.[88] Il 4 settembre 1499 Francesco Borgia, -tesoriere del Papa e vescovo di Teano, ne prendeva possesso in nome di -quella. - -Alessandro andò colà il 25 settembre, accompagnato da quattro -cardinali. Nel castello, fatto tempo innanzi da lui stesso edificare, -ebbe luogo il convegno con Lucrezia, che aveva seco il marito e il -fratello Jofrè. Il primo d'ottobre era già di ritorno al Vaticano. Di -qui indirizzò il 10 un Breve alla città di Nepi, col quale comandava di -obbedire, qual signora, a donna Lucrezia, duchessa di Biseglia. Il 12 -mandò pure lettera alla figlia, con la quale le permetteva di sgravare -i Nepesini di alcuni balzelli.[89] - -Per tal guisa Lucrezia era divenuta signora di due grandi terre. Il che -mostra quanto stésse nella grazia del padre. Pure ella non tornò più a -Spoleto, il cui governo affidò ad un luogotenente. Tuttocchè Alessandro -su' primi d'ottobre avesse nominato il cardinale Gurk legato per -Perugia e Todi, escluse nullameno dalla legazione Spoleto, per far cosa -grata alla figliuola. Più tardi, il 10 agosto 1500, nominò governatore -colà Ludovico Borgia, arcivescovo di Valenza, senza per questo ledere -i diritti della figlia, consistenti nelle ragguardevoli entrate di quel -territorio. - -Il 14 ottobre Lucrezia già tornava di nuovo a Roma. Il primo novembre -1499 diede alla luce un bambino. Gli fu posto il nome del Papa, -Rodrigo. Il battesimo di questo primo figlio venne solennizzato con -gran pompa nella Cappella Sistina, che non era allora quella d'oggi, -ma una cappella che Sisto IV aveva fatta edificare in San Pietro. Il -neonato fu portato da Giovanni Cervillon; accanto a lui andavano il -governatore di Roma e l'ambasciatore dell'imperatore Massimiliano. -Assistettero alla cerimonia tutti i cardinali e gli ambasciatori -d'Inghilterra, di Napoli, di Savoia, della Repubblica di Venezia e di -Siena. Il bambino fu tenuto al fonte battesimale dal governatore della -città. Furono padrini Podocatharo, vescovo di Caputaqua, e il vescovo -Ferrari di Modena. Il corteo lasciò la cappella fra i suoni delle -trombette. - -In quel mentre Luigi XII, il 6 ottobre, erasi impossessato di Milano; -e Ludovico Sforza, all'avvicinarsi delle armi francesi, aveva riparato -presso l'imperatore Massimiliano. In conformità del trattato con -Alessandro il re fornì truppe a Cesare Borgia per la conquista di -Romagna. Ed i vassalli e vicarii della Chiesa colà, i Malatesta di -Rimini, gli Sforza di Pesaro, i Riario d'Imola e Forlì, i Varano di -Camerino, i Manfredi di Faenza furono a un tratto dichiarati dal Papa -decaduti dalle loro investiture. - -Cesare venne a Roma il 18 novembre 1499. Non si fermò in Vaticano che -tre giorni, e poscia fece ritorno all'esercito, che assediava Imola. -Egli voleva prender prima questa città, e poi assalir Forlì, nel cui -castello la signora di quelle due terre s'apparecchiava alle difese. - -Mentr'egli guerreggiava in Romagna, il padre tentò di togliere ai -baroni romani i loro beni aviti. Prima di tutto pose la mano su' -Gaetani. Questa celebre stirpe era sin dalla fine del XIII secolo -divenuta padrona di esteso territorio in Campagna e Marittima. Erasi -divisa in parecchi rami, uno de' quali viveva nel Napoletano. Colà -difatti i Gaetani erano duchi di Traetto, conti di Fondi e Caserta, e -quindi feudatarii e grandi dignitarii della corona di Napoli. - -Centro delle terre de' Gaetani nella Campagna romana era Sermoneta, -antico paese con castello baronale sulle prime pendici de' Volsci. Di -lato, verso il di sopra, stanno gli avanzi della città ciclopica Norma; -e verso il basso le incantevoli rovine di Ninfa. Giù, a' piedi, gli si -distende, insino al mare, la palude pontina. La più gran parte di quel -territorio, attraversato dalla via Appia, e che includeva anche il Capo -Circèo, era, ed è ancora oggidì, proprietà di quella famiglia. - -Al tempo di cui parliamo v'erano signori i figli di Onorato II, uomo -eminente, che aveva risollevato la casa sua all'altezza, donde era -caduta. Egli morì l'anno 1490, lasciando la vedova Caterina Orsini, e -i figliuoli Niccola, il protonotario Giacomo e Guglielmo. Sua figlia -Giovannella era moglie di Pierluigi Farnese e madre di Giulia. Niccola -erasi sposato con Eleonora Orsini, e morì nell'anno 1494; cosicchè, -oltre il protonotario Giacomo, Guglielmo Gaetani era il capo della casa -di Sermoneta. - -Alessandro adescò il protonotario a venire a Roma. Ivi, come ribelle, -lo fece rinchiudere in Castel Sant'Angelo, e iniziare un processo -contro di lui. A Guglielmo riuscì fuggire a Mantova. Ma Bernardino, -figliuolino di Niccola, fu sgozzato da' mercenarii de' Borgia. Questi -presero Sermoneta con la forza; mentre la popolazione non si arrese -senza resistenza. - -Il 9 marzo 1499 Alessandro aveva già dato facoltà alla Camera -Apostolica di vendere alla figlia i beni de' Gaetani pel prezzo di -80,000 ducati. In questo atto, sottoscritto da 18 cardinali, diceva -che le gravose spese dovute fare poco innanzi per la Chiesa, lo -obbligavano ad alienare alcuni beni della Santa Sede. A tale scopo -si offrivano Sermoneta, Bassiano, Ninfa e Norma, Tivera, Cisterna, -San Felice (il Capo di Circe) e San Donato, confiscati ai Gaetani -per motivo di ribellione. La vendita fu stipulata in febbraio 1500; e -Lucrezia, ch'era già signora di Spoleto e Nepi, divenne anche signora -di Sermoneta.[90] Indarno l'infelice Jacopo Gaetani dal suo carcere -levò proteste. Egli morì di veleno il 5 luglio 1500.[91] La madre e la -sorella lo seppellirono in San Bartolomeo all'Isola Tiberina, ove da -lungo tempo i Gaetani possedevano un palazzo. - -A Giulia Farnese adunque non era riuscito salvare i proprii zii. Si -ricorderà che Giacomo e Niccola nel 1489 erano stati presenti agli -sponsali di lei col giovane Orsini nel palazzo Borgia. Non sappiamo -neppure se ora la Giulia vivesse in Roma. Solo qualche volta la -troviamo nominata in epigrammi. Così il suo nome apparisce in una -satira: _Dialogo della morte e del Papa ammalato di febbre_. Il Papa -chiama in aiuto la Giulia; ma la morte accenna che la sua amante gli ha -partorito tre o quattro figliuoli. La satira è dell'estate 1500, quando -Alessandro era in effetto malato di febbre. Ed è quindi da tenere, che -in quel tempo la sua relazione con Giulia durasse ancora.[92] - -Cesare, che il primo dicembre 1499 aveva conquistato Imola, vide -con molto mal animo la sorella sua arricchirsi delle molte terre -de' Gaetani, i redditi delle quali avrebbero potuto meglio servire a -lui. Non meno a contraggenio vedeva la crescente influenza di colei -in Vaticano, ove voleva dominare solo sulla volontà del padre. Egli -concepì propositi tenebrosi, e presto doveva arrivare il tempo di -metterli in atto. - - -XIV. - -Lucrezia non poteva che rallegrarsi della prolungata assenza del -fratello. Nel Vaticano s'era fatta un po' di quiete; e, oltre di lei, -solo Don Jofrè teneva corte con donna Sancia, alla quale era stato -concesso di tornare. - -Noi potremmo approfittare di questa pausa tranquilla per farci un'idea -della vita privata di Lucrezia, dell'ordinamento della sua corte, e -delle persone che l'accerchiavano. Pure la cosa è difficile. Non un -contemporaneo ne discorre. Il Burkard stesso ci presenta Lucrezia solo -di rado, e sempre in connessione con gli avvenimenti in Vaticano. -Una volta soltanto ci conduce alla sfuggita nel palazzo di lei, il -27 febbraio 1496, quando i cardinali nuovamente eletti, Martino di -Segovia, Giovanni Lopez, Giovanni Borgia e Giovanni De Castro, andarono -a farle visita. - -Nemmeno i diplomatici stranieri, per quanto i dispacci loro ci -son noti, diedero in quel tempo informazioni sulla vita privata di -Lucrezia. Di questo periodo romano non abbiamo nè lettera di lei o -a lei indirizzata, nè poesia che parli di lei, non foss'altro uno di -quei sanguinosi epigrammi del Sannazzaro o del Pontano, che l'hanno -stigmatizzata come la più sfacciata delle cortigiane. Nulladimeno se vi -fu mai giovane donna capace d'infiammare la fantasia di poeti, fu, per -certo, Lucrezia, nel fiore della gioventù e bellezza sua. Le relazioni -sue col Vaticano, il mistero che la circondava, i destini cui incontrò, -facevan di lei la più attraente delle donne che in Roma fosse a quel -tempo. In qualche biblioteca giaceranno forse ancora sepolti i versi -che un tempo i poeti di Roma dovettero dedicarle. E numerosi saranno -stati coloro che s'affollavano alla corte della figlia del Papa per -fare omaggio alla sua bellezza e averne protezione. - -Appunto in Roma Lucrezia potè vivere in contatto con molti uomini di -alto ingegno, chè anche sotto la dominazione de' Borgia le muse non -furon bandite dal Vaticano nè, per lo meno, da Roma. Certamente nelle -corti mondane d'Italia, più che in quella di un Papa, donne d'origine -principesca potevano dedicarsi con maggior fervore ai bisogni della -coltura. Ed è vero che anche Lucrezia potette solo più tardi, in -Ferrara, seguire l'esempio delle principesse di Mantova e di Urbino. -Nel periodo romano s'aggiungeva, ch'essa era troppo giovane, e la sua -vita domestica troppo legata e inceppata; onde difficilmente le fu -dato spiegare influenza sui circoli letterarii e artistici di Roma. -Nulladimeno per lo stato suo dovette, senza dubbio, essere in relazione -con quelli. - -Suo padre non era insensibile ai diletti dello spirito. Ebbe egli -pure i suoi cantori e i suoi poeti di corte. Il festeggiato Aurelio -Brandolini improvvisava ad alta voce ai banchetti in Vaticano, nè -v'è da dubitare che si facesse sentire anche nel palazzo di Lucrezia. -Egli morì nell'anno 1497. Lo stesso onore cercò il favorito di Cesare, -Serafino d'Aquila, il Petrarca del tempo; morto ancora giovane a Roma -nel 1500. - -Cesare stesso amava la poesia e le arti, sia come qualunque uomo bene -educato nella Rinascenza, sia come ogni grande signore e tiranno. -Francesco Sperulo era suo poeta di corte. Serviva sotto le bandiere -di lui; e fu il cantore della guerra in Romagna e Camerino.[93] -Alcuni poeti romani divenuti dappoi celebri avranno recitato i loro -versi innanzi a Lucrezia; così Emilio Boccabella ed Evangelista -Fausto Maddaleni. Splendevano già come poeti e retori i tre fratelli -Mario, Girolamo e Celso Mellini. Similmente non meno reputati erano i -fratelli di casa Porcaro, Camillo, Valerio e Antonio. C'imbattemmo già -in Antonio Porcaro, qual testimone agli sponsali di Girolama Borgia -nell'anno 1482, e poscia qual procuratore di Lucrezia nella promessa di -matrimonio di lei col Centelles nell'anno 1491. Ciò mostra come intimi -fossero e si serbassero i legami de' Porcari con i Borgia. - -Questa famiglia romana, per la sorte toccata a Stefano, imitatore -di Cola di Rienzo, era divenuta celebre nella storia della città. I -Porcari pretendevano discendere dai Catoni, e per questo si chiamavano -_Porcius_. Stretti in amicizia con i Borgia, affermavano pure essere -parenti di costoro. Perchè Isabella, madre di Alessandro VI, doveva -esser derivata dai romani Porcari, che d'un qualche modo erano -iti nella Spagna. La somiglianza di suono dei due nomi latinizzati -_Borgius_ e _Porcius_ fu certo occasione al bisticcio. - -Oltre Antonio, anche Jeronimo _Porcius_ era uno dei più ardenti -partigiani de' Borgia. Assunto appena alla sede papale, Alessandro lo -fece Auditore di Rota. Egli scrisse un lavoro, pubblicato in Roma nel -settembre 1493, col titolo _Commentarius Porcius_, che dedicò ai Reali -di Spagna. Descrive l'elezione e incoronazione di Alessandro VI, e -raccoglie, liberamente compendiandoli, i discorsi di obbedienza rivolti -al Papa dagli oratori italiani. È impossibile spingere l'adulazione -cortigiana più in là di quel che abbia fatto lui, Jeronimo, affettato -pedante, vanitoso chiacchierone e papista fanatico. Alessandro lo fece -vescovo di Andria e governatore di Romagna. E quivi, a Cesena, egli -compose nel 1497 un dialogo, che ha per soggetto _Savonarola e gli -errori di lui intorno al potere del Papa_. Sostanza intima del tutto è -il principio fondamentale degl'infallibilisti, che è cristiano solo chi -al Papa obbedisce ciecamente.[94] - -Porcius volle provarsi anche nella poesia. Ne' versi al _Bove -Borgia_ magnificò il Papa e il cardinal Cesare, che chiamava massimo -benefattore suo.[95] Fu puranco lui che probabilmente scrisse l'elegia -in morte del duca di Gandia, che s'è conservata sino a noi.[96] - -Mediante i Porcari, anche il giovane Fedro Inghirami dovette entrare -in relazione con Lucrezia. Questi è quel ciceroniano ammirato da -Erasmo, e che Raffaello, ritraendolo, ha reso immortale. Sin d'allora -aveva richiamata su di sè l'attenzione di Roma. Ai funerali, che -l'ambasciatore di Spagna fece solennizzare il 16 gennaio 1498 in -San Giacomo a Piazza Navona per la morte dell'infante Don Giovanni, -Inghirami pronunziò un'ammirabile orazione. Egli distinguevasi anche -come attore sul teatro del cardinale Raffaele Riario. - -Il dramma cominciava allora a spiccare il primo volo, non solo alla -corte dei Gonzaga e degli Este, ma anche in Roma. Alessandro stesso -n'era tenero, non fosse che per l'inclinazione sua alla sensualità. -In ogni festa di famiglia al Vaticano faceva dare commedie e balli. -Attori probabilmente dovevano essere giovani accademici della scuola -di Pomponio Leto, e nulla c'impedisce di ammettere che l'Inghirami, i -Mellini, i Porcari si mostrassero sulla scena in Vaticano ogni volta -che di farlo se ne porgesse l'occasione. A tali rappresentazioni potè -anche cooperare Carlo Canale, il marito di Vannozza, che sin da Mantova -aveva pratica col teatro. E non meno di lui lo potè pure Pandolfo -Collenuccio, che più volte fu a Roma come agente di Ferrara, e v'entrò -in personali relazioni co' Borgia. - -Il celebre Pomponio, al quale Roma andava debitrice della rinascenza -del teatro, visse gl'ultimi anni suoi sotto il governo di Alessandro, -circondato da grande reputazione. Forse questi era pure stato discepolo -suo, come indubbiamente lo fu il cardinal Farnese. Pomponio morì il -6 giugno 1498; e il Papa medesimo, che allora appunto aveva fatto -ardere vivo il Savonarola, mandò la sua Corte nella chiesa d'Aracoeli -all'esequie di quel maestro dell'antico paganesimo. Questa estrema -dimostrazione d'onore basterebbe a provare, che Pomponio era conosciuto -personalmente da' Borgia. Oltreacciò uno dei discepoli più fervorosi -di lui, Michele Ferno, era già da lunga pezza partigiano entusiasta -di Alessandro. Ancorchè questo Papa avesse nel 1501 emanato il primo -editto di censura, pure ei non fu nemico della coltura scientifica. -Favoreggiava l'Università Romana, ove al tempo suo insegnavano uomini -di gran valore, quali Pietro Sabino e Giovanni Argyropulos. Similmente -uno dei più grandi genii, che diede all'umanità intera onore e lume, fu -per un anno l'ornamento di quella Università e del regno di quel Papa. -Nell'anno del Giubileo 1500, dalla terra lontana di Prussia Copernico -venne a Roma e vi tenne pubbliche lezioni di matematica ed astronomia. - -Fra i cortigiani di Alessandro erano uomini notabili, che Lucrezia -dovette necessariamente avere in pratica. Il maestro di cerimonie, -Burkard, in ogni solennità, nella quale la figlia del Papa doveva -intervenire in Vaticano, regolava la forma prescritta. Frequenti quindi -le visite che quegli dovette farle. Ed essa, di certo, non ebbe mai -presentimento alcuno, che, dopo secoli, le note di codesto Alsaziano -sarebbero state quale specchio, che innanzi alla posterità avrebbe -riflettuto le figure de' Borgia. Nondimeno il _Diario_ di lui non getta -nemmeno uno spiraglio di luce sulla vita privata di Lucrezia. E, per -verità, dar contezza di questa non entrava nell'ufficio suo. - -Giammai scrittore di diario non fu, al pari di lui, rapido e conciso -altrettanto, tranquillo ed impassibile nel descrivere gli avvenimenti -a lui presenti, capaci di offrire materia ad un Tacito. Che il Burkard -non fosse amico dei Borgia, lo mostra il modo in che ha compilato le -sue notizie; le quali, del resto, sono tutt'altro che falsificazioni. -Pure quest'uomo sapeva nascondere i sentimenti suoi, se pure non -erano già da tempo come pietrificati sotto quella farragine tutta -formalistica inerente al suo ufficio. Quotidianamente era sempre in -moto nel Vaticano, quasi macchina del cerimoniale, il quale incarico -vi tenne sotto il regno di cinque papi. Ai Borgia dev'esser sembrato -un pedante al tutto inoffensivo; altrimenti non gli avrebbero permesso -di osservare, di scrivere, e nemmeno di vivere. Anche quel poco che -aveva registrato nel suo _Diario_ sarebbe bastato a farlo morire, -se Alessandro o Cesare ne avessero avuto sentore. Ma sembra che i -diarii dei maestri di cerimonie non soggiacessero ad alcuna ispezione -officiale. Senza ciò Cesare, di certo, non l'avrebbe risparmiato, -egli, che pugnalò Pedro Calderon Perotto, benchè favorito di suo -padre, e fece anche trucidare quel cavalier Cervillon, che alle feste -in Vaticano incontrammo già più volte incaricato delle più cospicue -funzioni. - -Egli non rispettò nemmanco lo scrittore secreto Francesco Troche, del -quale Alessandro VI s'era spesso servito in faccende diplomatiche. Il -Troche, che una notizia veneziana dice spagnuolo, era un colto umanista -come Canale, e, al pari di questo, in amichevoli relazioni co' Gonzaga. -Leggiamo ancora lettere di lui alla marchesa Isabella, con le quali -la richiedeva di certi sonetti.[97] E quella si rivolgeva a lui nelle -sue faccende domestiche. Lo incaricò una volta di far per lei ricerca -in Roma di un _Cupido_ antico. Senza dubbio, egli fu nel novero de' -più intimi conoscenti di Lucrezia. Nel giugno 1503 Cesare fece anche -scannare quest'altro favorito del padre. - -Pari al Burkard e a Lorenzo Behaim un terzo tedesco fu anche ben -addentro nelle faccende familiari de' Borgia, Gorizio di Lussemburgo, -festeggiato più tardi, sotto Giulio II e Leon X, come il prediletto -di tutti gli Accademici. Ma sin dal tempo di Alessandro raccoglieva -nella casa sua, al Foro Traiano, il mondo dotto ad accademici -trattenimenti. Tutti i Tedeschi erano in cerca di lui. In casa sua -ricevette indubbiamente il Reuchlin, venuto a Roma nel 1498; poi -Copernico; quindi Erasmo e Ulrico di Hutten, che con grato animo -se ne sovviene. E sotto quel tetto ospitale deve aver visto anche -Lutero. Gorizio era referendario per le suppliche. Come tale conosceva -Lucrezia personalmente, perchè molti rivolgevano le domande loro alla -influentissima figlia del Papa. Anch'egli ebbe frequenti occasioni di -studio e di osservazioni nel Vaticano. Ma de' fatti osservati non prese -nota alcuna; ovvero i suoi diarii sparvero col sacco di Roma nel 1527, -nel quale Gorizio perdette ogni cosa. - -V'era pure un altro uomo conosciutissimo personalmente da Lucrezia, -il quale, forse meglio di chiunque altro, avrebbe potuto scrivere le -memorie de' Borgia. Era questi il Nestore de' notai romani, il vecchio -Camillo Beneimbene, la persona di fiducia per i negozii legali di -Alessandro e di quasi tutti i cardinali e nobili di Roma. Egli era a -notizia degli affari privati e pubblici de' Borgia. Aveva conosciuto -Lucrezia ancora bambina. Tutti i contratti nuziali di costei furono da -lui ricevuti. Teneva studio sulla Piazza de' Lombardi, oggi San Luigi -de' Francesi. Durò colà nell'ufficio suo sino al 1505, mentre solo con -quest'anno finiscono i contratti da lui rogati.[98] Un uomo che da sì -lungo tempo era testimone d'ufficio e assistente legale de' Borgia -nelle più importanti faccende familiari, e che perciò stesso doveva -essere intimamente informato dei secreti loro, prese sicuramente nella -casa, e soprattutto rispetto a Lucrezia, il posto di un amico pieno di -paterno affetto. Il Beneimbene non c'ha lasciato scritto nulla delle -sue osservazioni. Ma nell'Archivio de' notai al Campidoglio si conserva -ancora il suo protocollo, ch'è davvero della più alta importanza. - -Molto intimo co' Borgia era un dottissimo umanista, Adriano Castelli -di Corneto, scrittore secreto di Alessandro, il quale più tardi lo -fece cardinale. Come secretario del Papa è naturale che fosse anche -in relazione con Lucrezia. Nel novero de' più prossimi conoscenti di -quelli sono, senza dubbio, da porre anche i celebri latinisti Cortesi, -il giovane Sadoleto, familiare del cardinale Cibo, il giovane Aldo -Manuzio, i fratelli Raffaele e Mario Maffei da Volterra, insigni -pel loro spirito, ed Egidio da Viterbo. Questi, che fu più tardi -predicatore famoso e cardinale, ebbe sempre intimità con Lucrezia, -anche divenuta duchessa di Ferrara. Esercitò anzi efficacia grande -sulle tendenze alla pietà, cui ella cedette in quel secondo periodo di -sua vita. - -E non c'inganneremo neppure pensando la giovane duchessa di Bisceglie -in frequenti relazioni co' cardinali più notevoli, raffinati nella -coltura o nella galanteria, quali il Medici, il Riario, Orsini, -Cesarini e Farnese, per non dire de' Borgia e di tutti gli Spagnuoli. -Noi potremmo anche cercarla alle feste ne' palazzi de' signori romani, -come dei Massimi e degli Orsini, de' Santa Croce, Altieri e Valle; -ovvero nelle case de' ricchi banchieri, come degli Altoviti e Spanocchi -e di Mariano Chigi, i cui figli Lorenzo e Agostino, quest'ultimo di lì -a poco famoso, erano intimi confidenti de' Borgia. - -Amore vivo e speciale potette prendere Lucrezia alle creazioni delle -belle arti in Roma. Anche Alessandro teneva occupati grandi maestri -nel Vaticano, ove il Perugino dipingeva per lui. Suo pittore di Corte -fu il Pinturicchio. Nel Palazzo del Vaticano — così il Vasari — questi -ritrasse, sopra la porta di una camera, la signora Giulia Farnese nel -volto d'una _Nostra Donna_; e nel medesimo quadro la testa di esso papa -Alessandro che l'adora. E in Castel Sant'Angelo fece il ritratto di -molti membri della famiglia Borgia. - -«In Castel Sant'Angelo — aggiunge il Vasari stesso — egli dipinse -infinite stanze a grottesche; ma nel torrione da basso nel giardino -fece istorie di papa Alessandro; e vi ritrasse Isabella regina -cattolica, Niccolò Orsino conte di Pitigliano, Giangiacomo Trivulzi con -molti altri parenti ed amici di detto Papa, ed in particolare Cesare -Borgia, il fratello e le sorelle, e molti virtuosi di que' tempi.» -Lorenzo Behaim ha copiato gli epigrammi che si leggevano sotto sei di -tali quadri, _in Castel Sant'Angelo, giù nel giardino papale_. Tutti -rappresentavano gli avvenimenti di quell'epoca critica dell'invasione -di Carlo VIII, e tutti esaltavano Alessandro come trionfatore di -costui. Si vedeva dipinto il re in atto d'inginocchiarsi innanzi al -Papa nel giardino stesso di Castel Sant'Angelo; in altro quadro Carlo -prestando obbedienza nel Concistoro; in un terzo Filippo di Sens e -Guglielmo di San Malò in atto di ricevere la dignità cardinalizia; poi -la Messa in San Pietro, alla quale Carlo faceva da ministro; quindi la -processione a San Paolo, ove il re teneva la staffa al Papa; da ultimo -la partenza di Carlo per Napoli, il quale conduceva seco Cesare Borgia -e il sultano Djem.[99] - -Le pitture, e con esse anche i ritratti della famiglia Borgia, -andaron tutte perdute. Più volte lo stesso Pinturicchio deve aver -ritratto la bella Lucrezia. Alcune figure nei quadri di questo maestro -riproducevano forse, senza ch'il sappiamo, le immagini de' Borgia. -E così pure in qualche bottega di antiquario o tra i molti ritratti -antichi, che nei palazzi di Roma e ne' castelli della campagna pendono -in fila dalle pareti polverose, ancora oggi forse, senza che il curioso -visitatore nemmanco lo sospetti, si troveranno ritratti di Lucrezia, di -Cesare e de' fratelli. - -Degli artisti allora celebri Lucrezia dovette anche conoscere Antonio -di Sangallo, l'architetto di suo padre. Conobbe similmente Antonio del -Pollaiolo, il più reputato scultore della Scuola fiorentina in Roma, -negl'ultimi decennii del XV secolo. Ed ivi egli morì nell'anno 1498. - -Pure la più notevole figura artistica di quel tempo in Roma era -Michelangelo. Egli v'andò la prima volta nel 1496, nella giovane età di -23 anni, quando sforzavasi a pigliare il suo primo volo. La città di -Roma era allora un mondo incantevole e magico per ogni geniale natura -artistica. Quella solenne concentrazione nel suo grande passato, che -da' monumenti dell'antichità e del Cristianesimo parlava un sì potente -linguaggio; quella sua maestà e quella solenne quiete, interrotta a -un tratto dall'esplodere di passioni furiose: tutto quel mondo oggidì -noi non siamo più in grado di rappresentarcelo vivamente. Non sappiamo -rappresentarci quello, come non possiamo nemmeno rappresentarci l'aura -spirituale della Rinascenza, che aleggiava su quelle rovine, nè la -terribile natura profana del Papato, nè la totalità delle disposizioni -interiori e morali di una generazione dotata di forza creatrice e -distruggitrice, che spesso portò in sè l'impronta della grandezza. In -vero, quella tendenza medesima, che produceva titanici delitti, generò -le opere non meno titaniche della Rinascenza. Sotto forme e caratteri -grandiosi si manifestarono allora il bene e il male insieme. Proprio al -pari di Nerone, sfacciato e audace, si mostrò un Alessandro VI innanzi -al mondo, disprezzandone il giudizio. - -La Rinascenza resterà eternamente uno de' più ardui problemi -psicologici della civiltà: causa le profonde contradizioni che nel -seno suo accoglie, parte con spontaneità affatto ingenua, parte con -piena consapevolezza della incompatibilità loro; e causa pure quel -certo elemento demoniaco, onde le individualità sono in quel periodo -invasate. - -Tutte le forze, tutte le virtù e i vizii furono allora messi in moto -dal desìo febbrile di goder della potenza, della gloria e dello -spirito. La Rinascenza è stata paragonata ad un baccanale della -civiltà. Si penetri addentro nelle figure di quei baccanti, e si -vedranno in se stesse scontorcersi, come quelle degli amanti in Omero, -che hanno il presentimento della ruina loro. Quella società, quella -Chiesa, quelle città e quegli Stati, tutta quella civiltà umanistica, -ebbri di piacere, barcollano sull'abisso, che irreparabilmente -gl'ingoierà. - -Fa meraviglia il pensare come in questa Roma insieme, e in un solo -e stesso momento, vivessero e si muovessero uomini come Copernico, -Michelangiolo e Bramante, Alessandro VI e Cesare Borgia. - -Vide Lucrezia il giovane artista, più tardi amico della insigne -Vittoria Colonna, di quella che doveva essere la più bella antitesi di -lei? Lo ignoriamo; ma non ne dubitiamo. Con la curiosità dell'artista -e dell'uomo, Michelangiolo avrà cercato veder la più avvenente donna -di Roma. Tuttochè esordiente, egli era già noto per ingegno eminente. -E, quando ricevette le prime commissioni dal romano Dal Gallo e dal -cardinale La Grolaye, forse a sua volta anch'egli suscitò la curiosità -di Lucrezia. - -Sotto l'impressione delle tragedie di casa Borgia e dell'assassinio -di Gandia, accaduto essendo egli a Roma, Michelangiolo lavorava a -quell'opera speciosa, la prima che richiamò su di lui l'attenzione -della città. Lavorava al gruppo della _Pietà_, statogli commesso dal -nominato cardinale. Vi diè l'ultima mano nel 1499, quando il gran -Bramante anch'egli venne a Roma. Codesto gruppo bisogna considerarlo -nel bel mezzo del tempo borgiano, come sul suo vero fondo. Allora la -_Pietà_ spicca in tutta la sua significazione ideale. In quelle tenebre -morali apparisce qual purissima fiamma di sacrifizio, accesa da un -grande e serio spirito nel profanato santuario della Chiesa. Anche -Lucrezia si trovò innanzi alla _Pietà_. Quest'opera d'arte potette -svegliare nell'animo dell'infelice figlia d'un peccaminoso Papa più -profondi sentimenti che non fossero in grado di comunicarle i discorsi -di un confessore o i suggerimenti della badessa di San Sisto. - - -XV. - -L'anno del Giubileo 1500 fu anno avventuroso per Cesare; ma sciagurato -per Lucrezia. Essa lo cominciò andando il primo giorno dell'anno con -solenne corteggio al Laterano. Andò a cavallo per pregare e compiere -il prescritto pellegrinaggio per le chiese di Roma. Il corteggio si -componeva di 200 cavalieri, gentiluomini e dame. Lucrezia cavalcava -una chinea riccamente adorna. A fianco suo, a sinistra, il marito Don -Alfonso; a destra una dama della sua corte; dietro il capitano della -guardia palatina, Rodrigo Borgia. Passando pel Ponte Sant'Angelo, il -padre si fece trovare ad un terrazzino del Castello, per godersi lo -spettacolo dell'amata figliuola. - -Il nuovo anno non fu nunzio ad Alessandro che di prospere novelle, se -una ne togli, la morte del cardinal legato, Giovanni Borgia, vescovo -di Melfi e arcivescovo di Capua, che, per distinguerlo da un altro -cardinale dello stesso nome, era chiamato _Iuniore_. Morì in Urbino l'8 -gennaio 1500, rapito, a quel che pare, da un accesso di febbre. Così -informava Elisabetta, la moglie di Guidobaldo, suo fratello Gonzaga in -una lettera del giorno istesso da Fossombrone.[100] - -Cesare trovavasi appunto in Forlì, quando il mattino medesimo del -12 gennaio, in cui la cittadella gli si era arresa, gli giunse la -nuova della morte del cardinale. La comunicò immediatamente al duca -di Ferrara con una lettera, nella quale diceva Giovanni Borgia, -chiamato dal Papa a Roma, e partitosi da Forlì per colà, esser poi -morto di catarro in Urbino. Il fatto che quegli fosse stato al campo -di Cesare, e che, come dalla lettera di Elisabetta risulta, fosse -arrivato ad Urbino già malato, diede verosimiglianza al sospetto di un -avvelenamento da parte di Cesare. - -È singolare che, nella lettera al duca, Cesare chiamasse il morto -fratello suo.[101] Ercole mandò lettera di condoglianza il 18 gennaio, -e anch'egli chiamò il cardinale _fratello_ di Cesare. Se ne dovrà forse -indurre, che Giovanni Borgia _iuniore_ fosse stato anch'egli figlio -di Alessandro VI? V'ha di più: il cronista ferrarese Zambotto, là ove -nota la morte del cardinale, lo chiama esplicitamente _figliuolo di -papa Alessandro_.[102] Se così fosse, il numero de' figli di costui -ne sarebbe di molto accresciuto, perchè allora anche Ludovico Borgia -era figlio suo. E quest'ultimo Borgia fu di fatto l'erede speciale de' -beneficii di Giovanni. Divenne anche arcivescovo di Valenza e poscia -cardinale. Egli annunziò la sua promozione al marchese di Mantova con -lettera, nella quale, proprio come Cesare, chiamava _fratello_ suo il -defunto.[103] - -Nulladimeno tutto ciò non basta a porre in dubbio la discendenza -sin qui ammessa di Giovanni Borgia _iuniore_. Lo Zambotto, di certo, -s'ingannò. La parola fratre usata in quelle lettere non altro vuol -significare che _fratello cugino_.[104] - -Il 14 gennaio giunse in Vaticano la nuova che Cesare aveva espugnato -il castello di Forlì. Dopo valorosa difesa Caterina Sforza-Riario con -due suoi fratelli era stata costretta ad arrendersi. Questa nipote del -grande Francesco Sforza di Milano, figliuola naturale di Galeazzo Maria -e sorella illegittima di Bianca, moglie dell'imperatore Massimiliano, -poteva ben valere come l'ideale di quelle donne eroiche italiane, -che non vissero solo ne' poemi romantici del Boiardo e dell'Ariosto, -ma ebbero esistenza vera anche nel campo della realtà. L'essenza -loro trascende i limiti della natura femminea, e rasenta perciò la -caricatura. Per comprendere l'esistenza di tali caratteri di donne, ne' -quali bellezza e coltura, coraggio e intelligenza, voluttà e ferocia -si disposavano, creando una strana apparizione, fa uopo conoscere le -condizioni dei tempi, nel mezzo delle quali si produssero. E i destini, -cui successivamente andò incontro la Caterina Sforza, non potevano non -far di lei un'Amazzone. - -Giovane ancora, ella erasi sposata col ruvido nipote di Sisto IV, -con Girolamo Riario, conte di Forlì. Poco dopo il suo feroce padre -era stato sgozzato in Milano per mano di nemici della tirannia. Poi -il marito cadde sotto il pugnale di congiurati, che ne precipitarono -il cadavere nudo giù dalle finestre del castello di Forlì. Ma -Caterina con audace coraggio seppe mantenere pe' figliuoli la -rôcca, e vendicò il marito con orrenda crudeltà. D'allora in poi -ella divenne, come Marin Sanuto la chiama, donna di grande animo, e -quasi crudelissima virago.[105] Sei anni più tardi vide la morte del -fratello Giangaleazzo, avvelenato da Ludovico il Moro. Innanzi agli -occhi suoi fu pure ammazzato in Forlì, anche per mano di congiurati, -il secondo suo marito, benchè non officiale, Giacomo Feo di Savona. -Saltò immediatamente a cavallo; e, con dietro le sue guardie, andò nel -quartiere degli assassini, e ogni essere vivente senza distinzione, -donne e bambini persino, fece mettere a pezzi. Nel 1427 mandò al -sepolcro un terzo amante, Giovanni Medici. - -Codesta Amazzone aveva retto con sagacia ed energia il suo piccolo -paese, sinchè da ultimo cadde nelle mani di Cesare. Pochi forse ebbero -a rimpiangere la sua sorte. Arrivata a Milano la nuova, trovarsi ella -in potere di Cesare e quindi anche di papa Alessandro, il famoso -generale Giangiacomo Trivulzio sorridendo disse parola insolente, -che a sufficienza mostrò con quanto gradimento quella notizia fosse -accolta.[106] Cesare la condusse a Roma qual nuova Regina di Palmira, -in catene d'oro, così corse la favola. Egli fece il suo ingresso -solenne il 26 febbraio. Il Papa destinò Belvedere per abitazione alla -prigioniera. - -La città allora rigurgitava di pellegrini, che anche da un papa -Borgia venivano per ottenere l'indulgenza del Giubileo. V'era tra gli -altri venuta Elisabetta Gonzaga, moglie di Guidobaldo da Urbino. Il -pellegrinaggio della celebre donna fu impresa molto arrischiata, avendo -il Papa già posto secretamente Urbino nella lista di proscrizione -de' feudatarii della Chiesa; e Cesare già da parte sua riguardava -quel paese come suo bottino. Il pensiero d'incontrarsi in Roma con -quest'ultimo non doveva esser per lei poco tormentoso. Con quanta -facilità non avrebbero potuto coloro accampare un pretesto, pur che -fosse, per tenerla captiva anche lei? Il fratello Francesco Gonzaga -la sconsigliò dal suo proposito. Nulladimeno ella gli scrisse, già in -viaggio per Roma, una lettera così amorevole e tanto attraente, che ci -piace qui riprodurla per intero. - -«Illustrissimo Principe e Signore; fratello onorandissimo: — A questi -giorni mi son partita da Urbino e messami in cammino per andare a Roma -a fin di conseguire il Giubileo. Di questa gita, del resto, io feci -già da alcuni giorni avvisata l'Eccellenza Vostra. Oggi, trovandomi -ad Assisi, ho ricevuto una sua, dalla quale rilevo ch'ella vuole -persuadermi e indurmi a desistere dall'andare, pensando forse, che -non mi fossi ancor messa in cammino. Di che ho provato grandissima -dispiacenza ed immenso affanno. Perchè da un canto avrei voluto sì in -questa come in qualunque cosa altra cedere ed essere obbedientissima ad -ogni volere di Vostra Signoria Illustrissima, che ho sempre avuta in -luogo di padre nè ho altrimenti, e giammai non è stato in me animo nè -pensiero, se non di concorrere ad ogni sua voglia. Dall'altro canto, -dopo che già mi trovo, come ho detto, in viaggio e fuori dello Stato; -dopo aver per mezzo del signor Fabrizio e di madonna Agnesina, mia -onorevole cognata e sorella, fatto provvedere in Roma alla casa e ad -ogni altra cosa necessaria, e assicurati costoro di dovermi ritrovare -a Marino fra quattro giorni, talchè il signor Fabrizio m'è venuto -incontro per farmi compagnia; dopo, per di più, esser corsa voce -della mia partenza e della mia gita; non saprei davvero veder modo -come oramai ritrarmi con onore di mio marito e mio. La cosa è andata -tanto avanti, e tanto maggiormente, in quanto v'ho proceduto con la -piena intelligenza e buona volontà dello stesso mio marito, dopo aver -bene considerata ogni cosa. Del rimanente, la Signoria Vostra non -deve per questa mia andata concepir nell'animo affanno o sospetto di -sorta. Affinchè ella sia bene informata di tutto, sappia che io prima -me ne vo' a Marino, e quindi di lì, in compagnia della detta madonna -Agnesina, me ne vo' incognita a Roma per far la debita visitazione -delle chiese ordinate a conseguire il santo Giubileo. Io non avrò a -mostrarmi e neppure a parlare con persona alcuna; mentre, pel tempo -che starò a Roma, andrò ad alloggiare in casa del fu cardinal Savello: -abitazione codesta buona e convenientissima al desiderio mio, in -mezzo a' partigiani de' Colonnesi; abbenchè intenzione mia sarebbe di -tornare per la maggior parte del tempo a stare a Marino. Sicchè Vostra -Signoria deve senza alcun dubbio contentarsi di questa mia andata, e -non pigliarne dispiacere alcuno. E quantunque tutte le addotte ragioni -siano efficacissime a indurmi non solo a continuare il mio viaggio, ma -bensì a farmelo intraprendere ove non fussi ancora partita; tuttavolta, -quando per avventura mi ritrovassi di non essere partita, non mica per -dubbio veruno o disturbo che io conosca potesse nascermene, ma solo -per desiderio di soddisfare la Signoria Vostra, in questa come in ogni -cosa, avrei abbandonato quel progetto. Se non che, al punto ove ne -sono, e quando Vostra Eccellenza avrà letto questa mia lettera, son -certa che dell'andar mio sarà contenta. Ed io ne la prego e supplico. -E perchè possa con più contentezza e soddisfazione d'animo pigliare -questo Giubileo; voglia significarmi con una sua diretta a Roma esser -proprio così, ch'ella, cioè, se ne contenti. Altrimenti io ne starò in -continua agonia e affanno. Mi raccomando alla buona grazia di Vostra -Eccellenza. — Assisi, 21 marzo 1500.»[107] - -Agnesina da Montefeltro, della quale parla la lettera, sorella di -Guidobaldo, donna piena di spirito e d'intelligenza, erasi sposata -con Fabrizio Colonna, che più tardi divenne un gran capitano italiano. -Essa aveva allora 28 anni. Viveva col marito nel castello di Marino su' -Monti Albani; e quivi nel 1490 aveva dato alla luce Vittoria Colonna, -futuro ornamento di casa sua. Elisabetta trovò questa bella fanciulla -già promessa a Ferrante d'Avalos, figlio del marchese Alfonso di -Pescara. Ferdinando II di Napoli sin dall'anno 1495 aveva cooperato -agli sponsali de' due fanciulli, per far cosa grata ai Colonna, -partigiani di Aragona. - -Sotto la protezione degl'illustri parenti la duchessa d'Urbino visitò -effettivamente Roma, ove si tenne in stretto incognito, e vi restò -sino al sabato dopo Pasqua. Nelle gite a San Pietro forse rivolse -spesso un mesto sguardo verso Belvedere, là ove giaceva prigioniera -la più coraggiosa donna d'Italia, alla quale probabilmente la legava -amicizia. Che Caterina Sforza, dall'ingresso di Cesare, il 26 febbraio, -si trovasse a Belvedere, lo attesta una lettera di quel giorno -dell'ambasciatore veneziano in Roma alla Signoria. E i pensieri di -Elisabetta dovevan farsi tanto più cupi e penosi, in quanto il marito -ed il fratello Gonzaga, entrambi al servizio di Francia, avean dovuto -abbandonare quella principessa all'estrema rovina. - -Aveva costei lasciato appena Roma, quando a Caterina Sforza fu recata -la nuova, che anche i due zii di lei Ludovico e Ascanio erano in -potere del re di Francia. Dopo avere nel febbraio 1500 riconquistato -Milano con truppe svizzere, furon poscia, il 10 d'aprile, vilmente -traditi presso Novara dagli stessi mercenarii. Ludovico fu tradotto in -Francia, ove, dopo 10 anni, morì miseramente nella torre di Loches. -E anche il cardinale Ascanio, un tempo così potente, dovette andare -in Francia come prigioniero. Immensa tragedia fu quella che si svolse -nella casa Sforza. Quale commozione non dovette provare la Caterina -nella prigione, in vedere tutta la stirpe sua soggiacere così alle -atrocità del destino! Chi sappia collocarsi in quel mezzo, sente l'aria -oppressiva del fato inesorabile della storia, della quale lo Shakspeare -ha circondato le sue tragiche figure. - -Carcerieri di Caterina erano i più spaventevoli uomini del tempo, -il Papa e suo figlio. Il pensiero solo della vicinanza loro doveva -riempirla tutta di terrore. Essa era là, sull'alto Belvedere, sempre -temendo il veleno di Cesare. Ed era davvero un miracolo che la si -lasciasse vivere. Tentò fuggire, ma non riuscì. E per questo Alessandro -la fece rinchiudere in Castel Sant'Angelo. Ma i signori francesi, -al servizio di chi l'aveva perduta, specialmente Ivo d'Allegre, la -salvarono, cavallerescamente protestando presso il Papa. Dopo una -prigionia di 18 mesi questi le permise sceglier Firenze per asilo. Egli -stesso la raccomandò alla Signoria con questa lettera: - -«Diletti figliuoli, salute e benedizione apostolica. — Viene costì -l'amata figlia in Cristo, la gentildonna Caterina Sforza. Dopo averla, -come v'è noto, tenuta un pezzo prigioniera per ragionevoli motivi, -l'abbiamo graziosamente lasciata libera. E poichè, giusta l'abitudine -nostra e il nostro pastorale ufficio, non abbiamo usato soltanto grazia -verso la stessa, ma, per quanto Iddio cel concede, desideriamo anche -provvedere con paterna bontà al suo meglio; così abbiamo stimato bene -scrivervi per raccomandarla vivamente alla devozione vostra. Essa viene -pienamente fiduciosa nella nostra benevolenza a star tra voi, come -in sua propria patria; epperò non abbia a rimaner delusa nella sua -speranza con le raccomandazioni nostre. Ci sarà quindi cosa gratissima -apprendere, che, in grazia dell'omaggio da lei reso alla città vostra, -ed anche per riguardo verso di noi, sia stata da voi bene accolta -e ben trattata. Data a Roma presso San Pietro sotto l'anello del -Pescatore, il 13 luglio 1501. Nell'anno nono del nostro Pontificato. — -Adriano.»[108] - -Caterina Sforza morì in un monastero di Firenze nell'anno 1509. Alla -patria lasciò un figlio della stessa tempra sua, Giovanni Medici, -l'ultimo gran condottiere italiano, divenuto famoso nella storia della -guerra come capitano delle _bande nere_. Una figura marmorea di questo -capitano dalla forza erculea e dalla nuca di Centauro sta ancora assisa -all'angolo della Piazza di San Lorenzo in Firenze. - - -XVI. - -Caduti i Riarii d'Imola e Forlì, tutti i tiranni dello Stato della -Chiesa tremarono di Cesare. Anche principi più potenti, come Este e -Gonzaga, che non eran punto, o solo in parte, feudatarii della Chiesa, -s'arrovellavano per aver l'amicizia del Papa e del suo formidabile -figliuolo. Cesare, come alleato di Francia, erasi assicurati i servigi -di quei due principi; e, a cominciare dall'anno 1499, ne aveva ricevuto -aiuto nelle sue imprese in Romagna. Mantenne viva corrispondenza con -Ercole d'Este, che egli, uomo giovane e immaturo, trattava da suo pari, -come fratello ed amico. Comunicò a colui i suoi successi, e n'ebbe in -risposta congratulazioni con parole piene egualmente di confidenza, -ognuna delle quali era una menzogna diplomatica dettata dalla paura. La -corrispondenza tra Cesare ed Ercole si conserva ancora nell'Archivio -Este a Modena: contiene molte lettere e comincia dal 30 agosto 1498, -quando Cesare era ancora cardinale. In quella prima lettera, scritta -in latino, Cesare informava il duca della sua prossima partenza per la -Francia e pregavalo per un cavallo da sella. - -Una corrispondenza non meno intima ebbe Cesare con Francesco Gonzaga. -Con questo strinse forte relazione, che durò sino alla fine di lui. -Nell'Archivio di casa Gonzaga a Mantova esistono ancora 41 lettere di -Cesare al marchese e alla moglie Isabella. La prima porta la data del -31 ottobre 1498 da Avignone; la seconda del 12 gennaio 1500 da Forlì; -la terza da Roma del 24 maggio 1500 è del tenore seguente: - -«Illustrissimo Signore, onorando come fratello. — Dalle lettere di -Vostra Eccellenza abbiamo appreso la desiderata e felice natività del -suo illustrissimo figlio con non minore esultanza che per la nascita -di un nostro proprio figliuolo. Poichè noi per intima e fraterna -benevolenza siamo desiderosissimi di ogni sua prosperità e felice -successo, così volentieri accettiamo esser padrino. E a tal effetto -costituiamo nostro speciale procuratore quello tra i consiglieri suoi, -che a Vostra Eccellenza piacerà scegliere. In nostro luogo e parte -intervenga egli a levare il bambino dal sacro fonte. Noi preghiamo -nostro Signore Iddio, perchè lo voglia conservare a seconda de' nostri -desiderii comuni. - -»Non rincresca a Vostra Eccellenza di presentare anche per noi le -nostre congratulazioni alla eccellentissima sua consorte. Con questo -figliuolo, speriamolo, essa avrà dato principio a numerosa prole e a -perpetua posterità di parenti così chiarissimi e generosi. Roma nel -Palazzo Apostolico il 24 maggio 1500. — Cesare Borgia di Francia, -duca di Valenza e gonfaloniere e capitan generale della Santa Chiesa -Romana.»[109] - -Il figlio del marchese di Mantova nato il 17 maggio 1500 era Federico, -principe erede. Due anni dopo, quando Cesare era all'apogeo della -potenza, gli stessi Gonzaga sollecitarono l'onore di impegnare la mano -del loro figliuolo con Luisa, piccola figlia di colui. - -Cesare passò in Roma parecchi mesi per procacciarsi danaro per le sue -imprese in Romagna. Un accidente minacciò di mandare in aria in un -sol momento tutti i suoi disegni. Il 27 giugno 1500 il padre corse -pericolo di rimaner schiacciato sotto un camino caduto in Vaticano; ma -fu tolto da' rottami leggermente ferito. Egli non volle esser medicato -che da sua figlia. Quando l'ambasciatore veneziano andò il 3 luglio a -visitarlo, trovò presso di lui madonna Lucrezia, Sancia e il marito -Jofrè e una damigella della corte di Lucrezia, ch'era la _favorita_ -del Papa. E questo Papa aveva 70 anni. Attribuì la sua salvezza alla -Vergine Maria, proprio come Pio IX a' dì nostri, uscito sano dal -precipizio di una casa presso Sant'Agnese, attribuì la sua alla Santa -stessa. E in onore della Vergine Alessandro fece cantare il 5 luglio -messa solenne. Più tardi, ristabilitosi, si fece portare in processione -a Santa Maria del Popolo, ed offrì alla Vergine del Cielo un calice -pieno di 300 ducati. Il cardinale Piccolomini sparse con ostentazione -l'oro sull'altare in presenza del popolo. - -I Santi del Cielo s'erano interposti tra un muro che cadeva nel -Vaticano e un gran peccatore; ma lasciarono che tranquillamente si -compisse un gran misfatto contro un innocente, 18 giorni soltanto -dopo quella caduta. Invano e i presentimenti proprii e i consigli di -amici avevano un anno prima spinto il giovane Alfonso di Bisceglie -a mettersi in salvo con la fuga. Come vittima espiatoria, egli aveva -seguito la moglie in Roma per ivi cadere sotto il pugnale di sicarii, -dal quale colei non potè salvarlo. Cesare lo odiava, come odiava -tutta la casa d'Aragona. Di più, il matrimonio della sorella con un -principe di Napoli aveva ora perduto ogni importanza, come già un tempo -era accaduto di quello con lo Sforza di Pesaro. Era anzi diventato -ostacolo ai disegni di Cesare, il quale aveva già in mente per Lucrezia -altro matrimonio per lui stesso più vantaggioso. Ma il matrimonio col -duca di Bisceglie non era rimasto infecondo, e per conseguenza non -poteva essere sciolto. Onde Cesare decise uno scioglimento radicale e -violento. - -Il 15 luglio 1500 Alfonso andava dal suo palazzo al Vaticano, ov'era -la moglie. Potevano essere le undici di notte. Sulla scala di San -Pietro uomini mascherati, armati di pugnali, gli furono addosso. -Ferito gravemente al capo, al braccio, alla coscia potette il principe -trascinarsi sino all'appartamento del Papa. Alla vista del marito tutto -grondante sangue Lucrezia cadde svenuta. - -Alfonso fu portato in una sala del Vaticano. Un cardinale gli diè -l'assoluzione. Nondimeno la gioventù la vinse: egli guariva. Lucrezia, -che per lo spavento era stata colta dalla febbre, e Sancia lo -medicavano. Esse stesse gli preparavano il cibo, e il Papa pose persone -che lo vegliassero. Dell'assassinio e degli esecutori si parlava in -Roma in vario senso. L'ambasciatore veneziano scriveva il 19 luglio -alla Signoria: «Non si sa chi abbia ferito il duca; ma dicesi sia -stata la persona medesima che ammazzò il duca di Gandia, e lo gettò -in Tevere. Monsignor di Valenza ha emesso editto, che niuno da Castel -Sant'Angelo a San Pietro possa lasciarsi vedere armato, pena la morte.» - -Con diabolica ironia Cesare diceva all'ambasciatore stesso: «Io non ho -ferito il duca; ma l'avessi fatto, ei l'avrebbe ben meritato.» — L'odio -suo contro il cognato deve aver avuto anche motivi affatto personali, -che a noi sono restati oscuri. Cesare non si peritò nemmeno di far -visita all'ammalato; e, andando via, disse: «Quel che non è accaduto a -mezzodì, può bene accader la sera.» - -Passarono così giorni angosciosi, sino a che l'assassino perdette la -pazienza. Il 18 agosto verso le 9 di sera andò di nuovo. Cacciò via -dalla camera del cognato Lucrezia e Sancia; chiamò il suo capitano -Micheletto, e da costui Alfonso fu strozzato. Senza suoni nè nenie, con -un silenzio che metteva orrore, quasi apparizione fantasmagorica, il -morto principe fu trasportato in San Pietro. - -La cosa non fu più un mistero. Cesare stesso pubblicamente dichiarava -aver egli ucciso il duca, perchè questi tendeva insidie alla vita sua; -e, passeggiando lui nel giardino del Vaticano, Alfonso avevagli fatto -tirare alle spalle da' suoi arcieri. - -Nulla più di questo fatto, e del modo in che il Papa lo accolse, vale -a mostrare tutto il formidabile potere che Cesare aveva acquistato -sull'animo del suo immoralissimo padre. Da notizie dell'ambasciatore -veneziano risulta che quello era avvenuto contro il volere di -Alessandro, il quale aveva insin cercato salvare l'infelice principe. -Ma consumato appena il fatto, non stette a pensarci su più che tanto. -Egli, che aveva perdonato a Cesare l'uccisione del fratello, non -poteva ora osare di chiamarlo a render conto. Dall'altro canto le -conseguenze del misfatto non erano da lui stesso che troppo desiderate. -Si sarà quindi risparmiata ogni inutile rampogna al figliuolo. Al -sentimentalismo suo, se pure un Borgia avesse potuto esserne capace, -Cesare avrebbe risposto col riso. - -Giammai delitto di sangue non cadde così presto in dimenticanza. Della -uccisione di un principe della Casa reale di Napoli non si fece più -caso che della morte di vilissimo palafreniere del Vaticano. Niun uomo -quindi schivò la vista o la compagnia di Cesare. Non un prete gli vietò -l'ingresso nella chiesa, nè un solo cardinale cessò dall'accostarlo -con riverenza profonda. I prelati eran solleciti a ricevere dalla mano -dell'onnipotente omicida il cappello rosso, mentre egli a caro prezzo -dispensava a' maggiori offerenti la dignità cardinalizia. Aveva bisogno -di danaro per continuare le sue conquiste in Romagna. In quei giorni -dell'agosto erano con lui i suoi condottieri, Paolo Orsini, Giulio -Orsini, Vitellozzo Vitelli ed Ercole Bentivoglio. Il Papa aveva messo -in ordine per lui 700 uomini d'arme; e il 18 agosto l'ambasciatore -veneziano informava la Signoria di essere stato incaricato dal Papa, di -pregare il doge di voler desistere dal proteggere i signori di Rimini e -di Faenza. Fervevano i negoziati con Francia per procacciare a Cesare -un appoggio serio e pratico. Il 24 agosto entrò in Roma l'inviato -francese, Luigi De Villeneuve, e presso San Spirito gli venne incontro -una maschera e l'abbracciò. Era Cesare. Quanto apertamente commetteva i -suoi delitti, altrettanto amava andar per Roma mascherato. - -Il giovane Alfonso di Aragona è fra le vittime de' Borgia la più -tragica figura; e il destino suo commuove più di quello di Astorre -Manfredi. Se Lucrezia, come v'è ogni ragion di credere, amava davvero -suo marito, certo la fine di lui dovette immergerla in una desolazione -disperata. E non avesse anche per lui nudrito passione alcuna, ogni -sentimento suo doveva irrompere contro l'assassino, della cui infernale -ambizione ella era la vittima. E doveva eziandio insorgere contro il -padre, che per quel misfatto aveva mostrata tanta indifferenza. - -Le scarse notizie, che abbiamo di quei giorni, non ci dipingono lo -stato suo appena occorso il fatto, nè ciò che accadde in Vaticano tra i -componenti di casa Borgia. Lucrezia, è vero, fu malata di febbre; ma nè -morì di dolore, nè si levò vindice contro l'assassino di suo marito, nè -fuggì via da quell'orrido Vaticano. - -Ella si trovò nella stessa condizione di sua cognata donna Maria -Enriquez alla morte di Gandia. Ma, mentre questa era col figlio sicura -in Spagna, per Lucrezia invece non v'era alcun asilo, ove ridursi a -vivere senza il volere del padre e del fratello. - -Sarebbe stoltezza condannare la sventurata, se nel più spaventevole -momento di sua vita non siasi fatta l'eroina di una tragedia. La verità -è che in quel tragico ambiente ella apparisce troppo debole e piccola. -Ma diritto di pretendere da Lucrezia Borgia le passioni di una grande -anima, se non n'era capace, non ve n'ha alcuno. Noi non cerchiamo di -comprenderla che qual fu realmente. E, se il giudizio non ci falla, -essa fu donna, che non la potenza, ma solo la grazia della sua natura -fece uscire dalla volgare schiera. Questa giovane donna, che alla -fantasia romantica della posterità è apparsa qual Medea e qual face -amorosa sempre ardente, forse non ha in realtà provato mai una passione -profonda. Nel periodo della sua vita in Roma fu sempre dipendente -dalla volontà di altri, e le sorti sue furon sempre decise dal padre -prima, poi dal fratello. E non sappiamo sino a che punto, rimpetto a -tali condizioni di reale soggezione, la sua resistenza morale fosse in -grado di affermare, contro di quelle, la dignità della donna. Ma se mai -Lucrezia sentì una volta in sè il coraggio di far valere i sentimenti e -i diritti suoi contro coloro che la condannavano al sacrificio, questa -dev'essere stata dopo l'uccisione del marito. Ed è molto probabile -che siasi allora rivolta con accuse contro il fratello omicida, e -con lagrime al padre. Cesare per tanto volle che l'importuna fosse -allontanata dal Vaticano. Ed Alessandro la mandò per qualche tempo in -esilio, probabilmente perchè essa stessa ardentemente lo desiderava. -L'ambasciatore veneziano Polo Capello fa cenno di una rottura insorta -tra lei e il padre. Egli avea lasciato Roma il 16 settembre 1500, e di -ritorno a Venezia fece una relazione al suo Governo sulle condizioni di -quella città, nella quale diceva: «Madonna Lucrezia, la quale è savia e -liberale, stava prima in grazia del Papa, ma ora questi non l'ama più.» - -Il 30 agosto Lucrezia con un seguito di 600 cavalieri lasciò Roma per -rendersi a Nepi, ov'era signora. Quivi voleva, come il Burkard dice, -sollevarsi dalle profonde commozioni d'animo, che la morte del duca di -Bisceglie le aveva cagionate. - -In quel tempo, come oggi, s'andava da Roma a Nepi per la via Cassia, -passando per Isola Farnese, Baccano e Monterosi. La strada allora era -in parte sempre l'antica, ma in cattivissimo stato. Presso Monterosi -si pigliava la via Amerina, il cui antico selciato anch'oggi a lunghi -tratti si è conservato sin sotto le mura di Nepi. - -Anche Nepi — o _Nepe_ o _Nepete_, — come tutte le città etrusche, è -posta su piano elevato, i cui erti margini scendono a picco in profonde -fenditure vulcaniche del suolo. Fiumicelli, chiamati _rii_, scorrono -nel fondo gorgogliando fra i rocciosi rottami. Le nude e ripide pareti -di tufo servivano di fortificazione naturale; e, dove fossero meno -alte, si suppliva con mura. - -Il lato meridionale della città di Nepi, ove il Rio Falisco, prima di -precipitarsi nel grande burrone, scorre in una valle meno profonda, -era già stato nell'antichità munito di alte mura. Eran massi di tufo -oblunghi, posti gli uni sugli altri senza cemento, come le mura della -vicina Falerii. Rimangono ancora notevoli avanzi di queste mura presso -Porta Romana; tutto l'altro materiale venne adibito alla costruzione -del castello e dell'acquidotto farnesiano. - -Il castello proteggeva il lato più debole di Nepi, e in quel luogo -stesso doveva essere l'antica rôcca. Nell'VIII secolo fu sede di un -duca potente, Toto, divenuto celebre anche nella storia della città di -Roma. Il cardinale Rodrigo Borgia gli diè la forma, che oggi tuttavia -conserva, avendolo fatto ricostruire di pianta. Egli vi fece pure -elevare le due forti torri interne, l'una, la più grande, rotonda, -l'altra quadrata. Più tardi venne restaurato e munito di bastioni -esteriori da Paolo III e da suo figlio Pierluigi Farnese, primo duca di -Castro e Nepi.[110] - -Nel 1500 il castello non era meno saldo di quello di Civitacastellana, -fatto similmente edificare da Alessandro VI. Oggi invece è miseramente -rovinato. L'edera fronzuta e rigogliosa avvolge le rovine del palazzo, -e ne ricopre all'esterno le pareti. Solo quei due colossi di torri -hanno sfidato l'edacità del tempo. - -S'entra nel diroccato castello dal lato della città per una porta, -sulla quale con bei caratteri della Rinascenza sta scritto: YSU. UNICUS -CUSTOS. PROCUL HINC TIMORES. YSU. Si arriva in una corte quadrata, -circondata da portici murati e tutti in rovina, e ridotta oggi ad orto. -Di fronte sta la cadente facciata del castello, edifizio a due piani -nello stile della Rinascenza, con finestre guernite di peperino. Sulla -cornice della porta d'ingresso l'iscrizione P. LOISIVS FAR. DUX PRIMUS -CASTRI, indica anche qui una restaurazione farnesiana. - -L'interno non presenta che una maceria. Le stanze son tutte cadute. -Niuno cercò impedire il disfacimento di questo importante monumento del -passato; eppure l'ultima sala non rovinò che 50 anni fa. Delle camere -superiori rimane una soltanto, alla quale non si può accedere che -arrampicandosi per una scala. Vi si vede ancora il posto del camino; -e rimane pure, qual era, il soffitto primitivo in assi di legno, -come usava ne' primi anni della Rinascenza. Le travi si terminano con -mensole graziosamente intagliate. Tutto il soffitto è di color bruno -carico; e qui e là alle pareti pendono scudi di legno, su' quali è -dipinta l'arme de' Borgia. - -L'arme stessa in pietra si vede pure sulle pareti interne del castello -ed esteriormente sulle torri. Due di esse, finamente scolpite ed -incastrate oggi sotto il portico della Casa comunale di Nepi, furon -tolte di là, ove forse Lucrezia le aveva fatte affiggere. Sotto corona -ducale portano insieme l'arme de' Borgia e quella di casa Aragona -venuta a Lucrezia come duchessa di Bisceglie. - -La solitaria Nepi, che oggi non conta che 2500 abitanti, nell'anno -1500 era appena più popolosa. Piccolo paese della Campagna con strade -di architettura gotica; con qualche antico palazzo e torre di nobili -famiglie, delle quali quella de' Celsi era la più ragguardevole; con la -sua piccola piazza, altra volta il fòro, ov'era la Casa comunale; col -suo vecchio duomo, originariamente edificato sulle rovine del tempio -di Giove, e che nel 1500 serbava ancora la sua forma di basilica; con -altre poche antiche chiese e monasteri, come San Vito e Sant'Eleuterio; -e con alcuni avanzi di antichità che oggi sono scomparsi. Di questi -soltanto due statue, in onore di cittadini nepetini, la cui memoria -è ormai perduta, stanno ancora innanzi alla facciata del Palazzo -comunale, grazioso edifizio dell'ultimo tempo della Rinascenza. - -I pressi di Nepi, come la più parte delle contrade etrusche, hanno un -carattere cupo e melanconico, generato insieme dalla natura vulcanica -del terreno e dall'estinzione di ogni attività storica; l'una e -l'altra proprie e comuni a tutta l'Etruria. Quelle profonde e tenebrose -squarciature del suolo, co' loro massi rocciosi, con le rupi tagliate a -picco, di tufo parte nero, parte rossastro oscuro, e quei torrenti che -vanno rumoreggiando nel fondo, fanno un'impressione grandiosa, ma piena -d'immensa tristezza. E non meno rendono l'animo serio e triste quelle -alte pianure ampie e silenziose, e quelle greggi pascolanti con pace -idillica, rotta soltanto di tratto in tratto da lamentevoli belati e -dal flebile suono del piffero pastorale. - -Qua e là selve di querce. Quattro secoli or sono, ve n'erano intorno -a Nepi di più folte e più lussureggianti. Oggi invece, verso Sutri -e Civitacastellana, sono state molto diradate; ma formano pur sempre -magnifiche boscaglie. Dalla piattaforma del castello si dispiega alla -vista un gran panorama, più esteso di quello che si gode dal castello -di Spoleto. Qui spicca sull'orizzonte la tetra catena de' Vulcani di -Bracciano col monte di Rocca Romana; colà la foresta del Monte Cimino -innanzi Viterbo, sui cui estesi declivii è chiaramente visibile il -castello de' Farnesi, Caprarola. Dirimpetto s'eleva come isola il -Soratte. A settentrione l'altipiano va leggermente digradando verso -la valle del Tevere, e in lontananza, e attraverso un velo leggiero, -si disegnano le cilestrine montagne della Sabina, tutte popolate sulle -pendici di villaggi e castelli. - -La giovane vedova di Alfonso entrò il 31 agosto nel castello di Nepi, i -cui muti spazii furono ora animati dalla sua corte. Pure tutte quelle -dame e cavalieri, altra volta sì facili alla gioia e al piacere, eran -mesti ed afflitti per dolore vero od officiale. Nel solitario castello -potè Lucrezia abbandonarsi liberamente al pianto per la persona cara, -che le era stata per due anni marito, e in compagnia della quale ella, -l'anno innanzi, aveva abitato quel luogo stesso. Nulla veniva colà a -turbare i suoi tetri pensieri: invece castello, città, campagna, tutto -armonizzava con essi. - -Ignoriamo quanto durasse il melanconico soggiorno. Ne' calori estivi -le evaporazioni di quelle voragini sogliono addurre febbri micidiali, -e ancora oggi rendono malsana l'aria di Nepi e di Civitacastellana. -Il padre probabilmente, nel settembre o nell'ottobre, la richiamò a -Roma, e presto dovette darle di nuovo la grazia sua, tanto più che -il fratello lasciò la città. Ed era scorso appena qualche mese che -già l'anima di Lucrezia era tutta piena di altre splendide immagini -dell'avvenire, dietro le quali lo spettro dell'infelice Alfonso si -dileguò. Essa cessò così presto dal pianto, che dopo un anno soltanto -in questa donna, giovane e sorridente, niuno avrebbe saputo sospettare -la vedova di un marito assassinato. Lucrezia aveva ereditato dal padre, -se non la indistruttibile forza della vita, certo quella leggerezza di -sentimento che i contemporanei non han mancato di notare espressamente -nell'uno come nell'altra, sotto il nome di naturale sempre gaio e -sereno. - - -XVII. - -Alla fine del settembre 1500 Cesare mosse per la Romagna con 700 uomini -d'arme, 200 cavalleggieri e 6000 fantaccini. Egli volse prima i passi -verso Pesaro per scacciar di là il suo antico cognato. Giovanni Sforza, -all'udire la nuova della tremenda fine del suo successore con Lucrezia, -aveva potuto riputarsi felice di esser egli scampato a sorte sì dura. -Un odio ardente contro tutti questi Borgia lo rodeva. Ma, in luogo di -poter vendicare le patite offese, ora quasi senza via a difendersi -si vedeva esposto a subirne altra più grave. Dagli agenti suoi in -Roma e dall'ambasciatore di Spagna, che gli era amico, era stato -avvertito degli apprestamenti del suo capital nemico, come risulta -dalle lettere sue a Francesco Gonzaga, fratello della sua prima moglie -Maddalena.[111] - -Il primo settembre 1500 egli informò il marchese Francesco della -intenzione di Cesare di metter la mano su Pesaro, e lo pregò di -raccomandare l'affare suo all'imperatore Massimiliano. Il 26 scrisse, -domandando premurosamente soccorso. Il marchese non glielo negò; ma non -gli mandò che 100 uomini con un capitano albanese. Allora fu visto, -come queste illegittime signorie italiane ad ogni colpo di vento non -stavan più ferme. Solo in Faenza il popolo amava il suo signore, il -giovane e bello Astorre Manfredi, e gli restò fedele. Ma in tutte le -altre città di Romagna il reggimento de' tiranni era esecrato. Anche -lo Sforza doveva essere prepotente e crudele; e, certo, la scuola che -aveva avuto a Roma da' Borgia non era rimasta per lui sterile. - -Giammai un trono non fu sì presto rovesciato come il suo, o, per dir -meglio, sì presto abbandonato prima ancora che fosse abbattuto. Cesare -non s'era avvicinato a Pesaro, che già un moto popolare nella città si -era manifestato in favor suo. Si formò un partito ostile allo Sforza; -mentre la totalità de' cittadini, paventando le conseguenze, ove la -città avesse dovuto essere espugnata dallo spietato nemico, desiderava -un accomodamento con costui. Indarno il poeta Giulio Postumo, tornato -poco innanzi da Padova in patria, chiamava con canti guerrieri i -concittadini suoi alla resistenza.[112] Il popolo insurse la domenica, -11 ottobre, prima ancora che Cesare fosse apparso avanti alla città. -Quello che accadesse poi, lo racconta la lettera dello Sforza al -Gonzaga: - -«Illustrissimo Signore e Cognato onorandissimo: — L'Eccellenza -Vostra avrà sentito come domenica mattina il popolo di Pesaro, per -subornazione di quattro vagabondi, si levò in armi; e fummi forza -ridurmi, il meglio che potessi, con pochi de' miei nella rôcca. Sapendo -poi che i nemici s'avvicinavano e che messer Ercole Bentivoglio, il -quale era a Rimini, si faceva innanzi, per non rimaner chiuso dentro -lasciai di notte la rôcca, grazie al consiglio, all'opera ed al favore -di Jacomo Albanese. E dopo una malissima via e pessimi passi eccomi -qui giunto a salvamento. Di che io ho obbligo prima all'Eccellenza -Vostra, che mi mandò il detto Jacomo, e poi a costui, che seppe sì -ben condurmi. Non ho per anco deliberato cosa mi voglia fare. Ma, -ove fra quattro dì non venga dall'Eccellenza Vostra, le manderò -Jacomo, il quale le dirà tutto il successo e anche la mente mia. Ho -voluto frattanto che ella sapesse di essere io giunto a salvamento, -e raccomandarmele. — Bologna, 17 ottobre 1500. Di Vostra Eccellenza -cognato e servitore, Giovanni Sforza di Aragona, conte di Cotignola e -Pesaro.»[113] - -Il 19 ottobre poi scrisse da Bologna che voleva andare a Ravenna e di -là tornare a Pesaro, ove il castello valorosamente resisteva; e pregava -il marchese di mandargli un aiuto di 300 uomini. Ma tre giorni dopo da -Ravenna annunziò che il castello si era reso. - -La città di Pesaro aveva accolto Cesare non solo senza resistenza, -ma volenterosa. Ed egli entrò con pubbliche dimostrazioni d'onore -nel palazzo degli Sforza, in quel palazzo, ove la sorella, quattro -anni innanzi, aveva abitato quale signora. Visitò pure il castello -il 28 ottobre. Fece chiamare un pittore, e gli ordinò di fargliene un -disegno su carta, che voleva mandare al Papa. Da' merli del castello -degli Sforza 12 trombetti fecero risuonare all'intorno le note della -vittoria, ed araldi gridarono Cesare Signore di Pesaro. Il 29 ottobre -s'indirizzò al Castello Gradara.[114] - -Pandolfo Collenuccio fu testimone dell'ingresso di Cesare in Pesaro. -Quest'uomo bandito da Pesaro dallo Sforza e ricoverato a Ferrara fu -dal duca Ercole mandato a Cesare alla nuova della caduta della città, -per presentargli le congratulazioni sue. Lo spinse a ciò non solo il -timore, ma anche un importante negozio intavolato tra lui e il Papa, e -del quale avremo presto a parlare. Il Collenuccio riferì al duca della -sua missione il 29 ottobre con questa importante lettera: - -«Illustrissimo Signor mio: — Poichè partii da Vostra Signoria, fui -in Pesaro in due giorni e mezzo. Vi giunsi di fatto martedì circa le -24. E in quell'ora appunto il duca Valentino faceva la sua entrata. -Tutto il popolo era alla porta. Fu ricevuto sotto una gran piova e gli -vennero presentate le chiavi della Terra. Il Duca andò ad alloggiare -in Corte, nella camera che era stata del signor Giovanni. L'entrata, a -quanto mi riferiscono i miei che v'erano, fu solenne, con grande ordine -e numeroso di cavalli e di fanti della guardia sua. La sera medesima -io gli feci sapere della mia venuta, e che aspettavo udienza, quando -a Sua Signoria ne facesse comodo. Verso due ore di notte mandò il -signor Ramiro e il maggiordomo a farmi visitare e domandarmi con parole -molto onorevoli, se fossi bene alloggiato e se in tanta folla non -mancassi per avventura d'alcuna cosa. Mi fece pur dire che riposassi, -e che mi darebbe udienza il dì seguente. Mercoldì mattino di buon'ora -mi mandò un presente di un gran sacco d'orzo, una soma di vino, un -castrone, otto paia di capponi e galline, due grandi torce, due mazzi -di candelette e due scatole di confetti, con parole molto cortesi. Non -mi dètte però udienza, tuttochè mandasse le sue scuse, e a dirmi di -non volermene meravigliare. Cagione di ciò fu che si levò di letto a 20 -ore, e appena levatosi desinò. Andò poi al castello e lì stette sino a -notte, e ne tornò stracco per un tincone ch'egli ha. - -»Oggi, com'ebbe desinato, ch'eran circa le 22 ore, mi fece introdurre -per mezzo del signor Ramiro, e con molta dimestichezza e ottima cera -cominciò Sua Signoria per la prima a scusarsi di non aver potuto darmi -udienza ieri, essendo occupato nel castello e anche indisposto per -quel suo tincone. Dopo questi primi ragionamenti, avendo io espresso lo -scopo proprio della mia ambasceria, che era di visitare, congratularmi, -ringraziare, presentare omaggi e offrir servigii, il Duca, il quale -veramente sa comporre molto bene i discorsi suoi, mi rispose parte per -parte con grandissima tranquillità. In sostanza disse che, conosciuta -la prudenza e bontà di Vostra Signoria, egli ha sempre amato e -desiderato di aver con lei pratica. Che quando fu a Milano ebbe voglia -di conoscerla; ma i tempi e le faccende, che allora correvano, nol -permisero. E ora, venuto in queste parti, seguitando quel suo desiderio -e volendo dar prova dell'animo suo e dimostrarle il suo filiale -affetto, s'era messo a scrivere questa lettera intorno a' progressi da -lui fatti nella certezza che la Signoria Sua n'avesse ad aver piacere. -E per l'avvenire farebbe il simile, perchè desiderava aver con lei più -intrinseca amicizia. E offrivale ogni facoltà sua e quanto era in suo -potere; di che in ogni occorrenza la Signoria Vostra ne vedrebbe le -prove. E mi disse di raccomandarlo assai, perchè egli avrebbe lei come -fratello. Ringraziò anche Vostra Signoria per la risposta mandatagli -per lettera e per aver spedito a posta persona, dicendo che veramente -non bisognava; che anche senza questo teneva per certissimo, che la -Signoria Sua avrebbe gran piacere d'ogni suo bene. In breve nè migliori -nè più acconce parole avrebbe potuto usare; e sempre nominò lei -fratello e sè figliuolo suo. - -»Ed io, per mia parte, raccogliendo la cosa e il senso di tutte le sue -parole, comprendo che gli sarebbe caro aver qualche pratica e buona -amicizia con Vostra Signoria. Credo certamente a' propositi suoi; -tuttavia non so desumere altro che bene. — Questo aver inviato la -Signoria Vostra persona sua qui, è stata cosa immensamente accetta; -e sono informato che il Duca n'ha scritto al Papa, e n'ha parlato qui -co' suoi in modo da mostrare di averne fatto gran caso e di estimarla -assai. — Dopo alcune brevi risposte e repliche dall'una parte e -dall'altra, per le quali io gli dicevo di non sapere, se non commendare -la prudenza del Duca nel tenere siffatta via con Vostra Eccellenza, -rispetto alle condizioni nostre e al nostro Stato, le quali cose non -potevano essere che a vantaggio di lui stesso; egli confermò il mio -dire con grande efficacia. Dimostrò in effetti d'intenderlo molto bene. -E così, d'uno in un altro ragionamento, entrammo a parlare di Faenza. -Il Duca disse: — Io non so quello che vorrà fare Faenza; se vorrà -darci poca fatica, come queste altre città, o se vorrà far prova di -resistere. — Gli dissi che credevo farebbe come le altre. Pure, ove nol -facesse, non era che ad onore di lui, chè avrebbegli, nell'espugnarla, -porta occasione di mostrare là propria virtù e valore. Rispose avere -ciò a caro, e che pensava combatterla aspramente. Di Bologna non -accadde ragionare. Gli furon grate le ambasciate di raccomandazioni che -gli feci per parte de' vostri, del signor Don Alfonso e del cardinale; -e soprattutto di quest'ultimo, del quale disse tanto bene e mostrò -amarlo tanto, che non poteva saziarsi mai di dirne. - -»Stati così insieme una buona mezz'ora, tolsi licenza, e il Duca montò -a cavallo e partì di qui. Questa sera sarà a Gradara: domani andrà -a Rimini; e quindi seguiterà il suo viaggio. Egli ha con sè tutta la -gente di artiglieria. E per altro non va così lento — la qual cosa mi -disse egli stesso, — se non perchè non vuol dividersi dall'artiglieria. - -»In questa Terra sono alloggiate 2000 persone o più: non han fatto -alcun danno notevole. Il contado è stato tutto pieno di soldati; ancora -non sappiamo, se abbiano arrecato gran danno. Alla Terra non è concesso -privilegio nè esenzioni di sorta. Il Duca vi lascia per luogotenente -un dottor Forlivese. Dalla rôcca ha tolto 70 pezzi d'artiglieria; nè la -guardia, che v'ha lasciata, è gran fatto numerosa. - -»Dirò a Vostra Signoria una cosa, della quale ho più riscontri; ma mi -è stata espressamente detta da un cavalier portoghese, soldato del duca -Valentino, ch'è alloggiato qui, ove son io, in casa di mio genero, con -15 cavalli, ed è uomo molto dabbene ed amico del signor duca Ferrando -nostro, perchè stette col re Carlo. Si dice adunque che questa Terra il -Papa l'assegna in dote a madonna Lucrezia; alla quale dà per marito un -Italiano, che sarà sempre amico di Valenza. Se ciò sia vero non so: si -ritiene così. - -»Quanto a Fano, il Duca non l'ha avuta. V'è stato dentro cinque giorni; -ma nè lui l'ha domandata, nè i cittadini gliel'han resa. Sua è, e -sua sarà, se lo vorrà. Loro dicono che il Papa gli ordinasse di non -impacciarsi di Fano, se i cittadini proprii non lo dimandassero; e così -sono rimasti nello stato ch'erano. - -»_Omissis._ - -»La vita del Duca è questa: va a letto a 8, 9 e 10 ore di notte. Il -giorno appresso poi a 18 ore è l'alba, a 19 sorge il sole, e a 20 -è giorno fatto. Levatosi, subito va a tavola, e lì sbriga dappoi le -faccende. Lo si tiene animoso e gagliardo e liberale, e si pensa che -faccia buon conto degli uomini dabbene. Aspro nelle vendette: così -dicono le informazioni di molti. Animo vasto e cupido di grandezza -e fama, par che curi più lo acquistar di Stati che stabilirli e -ordinarli. — Pesaro, giovedì 29 ottobre, ora 6ª della notte, 1500. Di -Vostra Illustrissima Eccellenza Ducale servo _Pandulphus_. - -»Seguito del Duca: — Bartolomeo di Capranica, maestro del Campo. — -Piero Santa Croce. — Giulio Alberino. — Mario Don Marian de Stephano. — -Un suo fratello. — Menico Sanguigni. — Giovan Battista Mancini. — Dorio -Savello. (Tutti gentiluomini romani.) - -»In casa del Duca uomini di conto: — Vescovo di Elna. — Vescovo di -Santa Sista. (Spagnuoli.) — Vescovo di Trani, italiano. — Un Abate -napoletano. — Il signor Ramiro dell'Orca, governatore: questo fa tutto. -— Don Hieronymo, portoghese. — Messer Agabito da Amelia, segretario. -— Messer Alessandro Spannocchia, tesoriere, il quale ha detto che il -Duca, poichè partì da Roma, ha sin qui di spesa ordinaria 1800 ducati -il giorno.»[115] - -Nella sua lettera il Collenuccio non fece menzione di questo, che egli -stesso rivolse a Cesare, al nuovo padrone di Pesaro, un richiamo contro -il suo antico signore, Giovanni Sforza, e che fu da colui rimesso in -possesso di tutti i suoi beni confiscati. Pochi anni appresso egli ebbe -a pentirsi amaramente del passo fatto. Guido Postumo invece, i cui beni -furono tolti da Cesare, erasi rifugiato presso i Rangoni a Modena. -Lo Sforza era il 2 novembre a Venezia, ove, stando all'asserzione -del Malipiero, voleva vendere alla Repubblica il suo paese; ma le -sue proposte furon respinte. Di là andò a Mantova. Le due città erano -allora l'asilo de' tiranni detronizzati. Specialmente il bel castello -de' Gonzaga in Mantova, protetta dalle gore che attorno vi forma il -Mincio, dava, e diede ancora per lungo tempo dappoi, ospitalità a -quella specie di fuggiaschi. - -Caduta Pesaro, anche Rimini scacciò i suoi odiati tiranni, i fratelli -Pandolfo e Carlo Malatesta. Quindi Cesare andò ad assediar Faenza. -Il giovane signore, Astorre, s'arrese finalmente all'avversario il 25 -aprile 1501, dietro solenne promessa di libertà. Malgrado di ciò Cesare -mandò l'infelice a Roma, ove col fratello Ottaviano e con altre vittime -fu cacciato prigione in Castel Sant'Angelo. Era questi Astorre, che -un tempo il cardinale Alessandro Farnese avrebbe voluto sposare con -la figliuola della sorella Giulia. Ed ora forse lo sventurato dovette -deplorare che l'unione non si fosse effettuata. - - -XVIII. - -In quel mentre Lucrezia col suo bambino Rodrigo era nel palazzo presso -San Pietro. Se pure avesse voluto ancora rimpiangere la perdita del -marito, il padre non le lasciò tempo di abbandonarsi a tali sentimenti. -Egli seppe solleticarne la leggerezza e la vanità. Il morto Alfonso -doveva esser sostituito da un altro Alfonso di maggior valore. Era -stato appena messo da parte il duca di Bisceglie, e già s'era pensato -a un nuovo matrimonio. Nel novembre del 1500 si cominciò già a dire che -Lucrezia dovesse unirsi col principe erede di Ferrara, rimasto sin dal -1497 vedovo senza figliuoli, all'età di 24 anni appena. Del disegno -fu primo a darne notizia Marin Gorzi, nuovo ambasciatore di Venezia -a Roma, alla sua Signoria, il 26 di quel mese. Ma già molto prima, -anzi indubbiamente sin da quando il marito di colei ancora viveva, -s'era pensato in Vaticano al nuovo legame. È fuori di dubbio che nel -Natale del 1500 si parlò pure di un matrimonio col duca di Gravina. -Quest'Orsini era così poco spaventato della sorte toccata a' due mariti -di Lucrezia, che nel dicembre venne a Roma per impegnarsi con lei. -Probabilmente non si mirò che ad adescarlo con tale prospettiva per -tenersi sicuri de' servizii degli Orsini. - -Il disegno di maritar Lucrezia con Alfonso di Ferrara era stato -immaginato da Alessandro. Egli desiderava questo matrimonio così pel -meglio della sua diletta figliuola, come pel vantaggio di Cesare. -Così assicurava a costui non solo il possesso della Romagna, che la -Repubblica di Venezia poteva strappargli, ma gli slargava anche maggior -campo per dar séguito alle sue mire su Bologna e Firenze. Era inoltre -un mezzo per far entrare nelle vedute de' Borgia anche le dinastie di -Mantova e di Urbino, imparentate con quella di Ferrara. Poteva altresì -diventare punto di partenza per una più grande lega tra la Francia, il -Papa, gli Stati di Cesare, Ferrara, Mantova e Urbino. E questi alleati -eran forti abbastanza da assicurare Alessandro e la casa sua contro -ogni nemico. - -Prima di tutto il re di Francia aveva bisogno del Papa, se voleva -raffermare lo stato suo in Italia. Possedeva quivi Milano, e poteva -conquistare la metà del reame di Napoli, e quindi tenerlo come -feudatario della Chiesa. Difatto Spagna e Francia avevano già concluso -quello scellerato trattato di spartizione di quel reame, cui Alessandro -VI poteva ancora prestare o rifiutare consentimento. - -Per guadagnare il duca di Ferrara alla sua audace proposta, Alessandro -si servì primieramente di un modenese, che gli era molto devoto, -Giambattista Ferrari, antichissimo servitore di Ercole, e che egli -aveva creato datario prima, poi cardinale. Il Ferrari non si peritò -di fare al duca la proposta di matrimonio, in vista — così scrisse — -de' grandi vantaggi che dovevano derivarne per lo Stato del duca.[116] -L'imbarazzo di Ercole non fu minore di quello, in congiuntura simile, -provato dal re di Napoli, Federigo. Il suo orgoglio ne fu irritato. La -figlia, la nobile marchesa Isabella di Mantova, e la cognata di costei, -Elisabetta di Urbino, ne furono fuori di sè. Il giovane Alfonso da -parte sua manifestò la più profonda ripugnanza. V'era pure che s'aveva -in animo di sposare il principe erede con una principessa della Casa -reale di Francia, con Luisa, la vedova del duca di Angouleme.[117] -Ercole rispose con un deciso rifiuto. - -Alessandro aveva previsto la resistenza, ma non disperò di abbatterla. -Con più viva insistenza fece ancora rappresentare al duca i vantaggi -di quella unione e i danni del rifiuto: da una parte la sicurtà degli -Stati di Ferrara e l'accrescimento loro; dall'altra la nimicizia del -Papa e di Cesare, e forse anche di Francia.[118] Tanto era certo della -vittoria, che non faceva mistero alcuno del divisato matrimonio, e ne -parlò insino in Concistoro con soddisfazione come di cosa fatta.[119] -Importava aver favorevole la Corte francese. E ciò non fu difficile, -mentre appunto in quel tempo Luigi XII voleva che l'esercito suo, -attraverso lo Stato della Chiesa, andasse di Toscana a Napoli, la -qual cosa non era possibile, senza essere col Papa ne' termini della -migliore intelligenza. Ma questi poteva soprattutto far assegnamento -sull'appoggio del cardinale d'Amboise, quello, cui Cesare Borgia -aveva un tempo portato in Francia il cappello rosso, e i pensieri -ambiziosi del quale si levavano sino al trono papale. E a questo egli -sperava poter giungere dopo la morte di Alessandro, mediante appunto -l'influenza dell'amico suo Cesare e de' cardinali spagnuoli. - -Ciò non di meno è un fatto che sul principio Luigi XII era -risolutamente avverso al matrimonio. Cercò pure sventarlo. Da parte -sua per niun conto voleva aggrandita la potenza di Cesare e del Papa. -Desiderava in quella vece consolidare durevolmente l'influenza sua su -Ferrara, mediante l'unione di Alfonso con una principessa francese. -Alessandro aveva nel maggio spedito in Francia un segretario per -indurre il re a rendersi mediatore del matrimonio; ma questi si mostrò -alieno dal farlo.[120] Egli aveva bensì messo ostacolo alla invasione -di Cesare nell'Italia centrale; cosicchè i tentativi di costui su -Bologna e Firenze andarono a vuoto. - -Il disegno quindi di matrimonio si sarebbe risoluto in nulla, se -proprio in quel tempo non fosse capitata la spedizione francese per -Napoli. A noi è lecito tenere, che l'aver il Papa permessa quella -dipendesse, oltre gli altri motivi, anche dall'assenso dato dal re a -quel matrimonio. - -Il 13 giugno 1501 Cesare in persona, nominato già dal padre Duca -di Romagna, venne secretamente a Roma, ove si fermò tre settimane. -E anch'egli, per quanto era in lui, pose in moto ogni arte per -l'effettuazione del disegno. Poscia con i suoi soldati seguì il -maresciallo francese Aubigny. Il quale, muovendo con l'esercito da' -pressi di Roma, irruppe nel Napoletano per portarvi la più empia delle -guerre di conquista, fra i cui orrori la casa Aragonese doveva in -brevissimo tempo trovare la sua rovina. - -Sin dal giugno la Corte francese cedette al desiderio del Papa, e -cominciò a far valere per lui la propria influenza in Ferrara. Ciò -risulta da un dispaccio dell'inviato ferrarese in Francia del 22 -giugno. Egli informava Ercole di aver rappresentato al re, come il Papa -minacciasse togliere al duca lo Stato, ove questi non acconsentisse -al matrimonio; e il re aver risposto che Ferrara stava sotto la sua -protezione, e solo insieme con la Francia poteva cadere. L'inviato -esprimeva il timore che il Papa si servirebbe dell'investitura di -Napoli, alla quale il re aspirava, per ottener presso costui favore -al disegno. Da ultimo scriveva al duca che monsignor De Trans, il più -influente uomo che fosse alla Corte del re, lo consigliava ad accettare -il matrimonio a condizione del pagamento di 200,000 ducati, della -remissione dell'annuo canone per Ferrara, e di certi benefizii per i -membri della casa d'Este.[121] - -L'Amboise mandò l'arcivescovo di Narbona e altri agenti a Ferrara, -perchè persuadessero il duca. Il re stesso gli scrisse. Lo sollecitava -a dare il suo assenso, e negava ora per Don Alfonso la mano di una -principessa francese. Contemporaneamente con i messi di Francia, -facevan ressa intorno al duca gl'inviati del Papa e gli agenti di -Cesare. Egli fu avviluppato in una rete d'intrighi; e finalmente la -paura lo indusse a chinare il capo. - -L'8 di luglio faceva già dichiarare a Luigi XII di esser pronto -ad acconciarsi al voler suo, purchè gli riuscisse d'accordarsi col -Papa sulle condizioni.[122] Egli intendeva essersi inchinato solo a' -comandamenti del re; ma il re a sua volta non aveva consigliato il -matrimonio per altro, se non perchè aveva bisogno del Papa. Nell'atto -stesso che faceva premura presso Ercole perchè acconsentisse, lo -consigliava di non affrettarsi a mandare il figliuolo Don Ferrante a -Roma per condurre a fine la cosa; ma di protrarla in lungo quanto più -potesse, sinchè egli stesso, il re, non fosse nel settembre venuto -in Lombardia. Fece bensì assicurare Ercole ch'egli stava fermo alla -fitta promessa della mano di madonna d'Angouleme per Don Alfonso; -e apertamente esternava il suo dispiacere per quel matrimonio.[123] -Diceva all'inviato ferrarese che reputerebbe il duca uomo inetto, se -volesse sposare il proprio figlio con la figlia del Papa; perchè, il -giorno che il Papa fosse morto, egli non più saprebbe con chi aveva -stretto questo parentado; e in modo ancora più cieco opererebbe -Alfonso, accettando.[124] - -E infatti anche il duca non si diede fretta punto. È vero che mandò a -Roma il suo segretario Ettore Bellingeri, ma solo per dichiarare al -Papa ch'egli voleva ottemperare a' desiderii di Francia, posto però -che anche le domande sue fossero soddisfatte. Il Papa invece e Cesare -esigevano la pronta conclusione de' patti matrimoniali, e incalzavano -presso il cardinale Della Rovere, ch'era allora a Milano, per ottenere -da Ercole che mandasse a lui il figlio Alfonso, affinchè, sotto gli -occhi del cardinale stesso, l'affare fosse terminato. Ciò il duca -negò. Innanzi a ogni altra cosa egli voleva che il Papa accettasse le -condizioni poste al suo consentimento.[125] - -Mentre queste pratiche umilianti per Lucrezia procedevano lentamente, -Cesare era in Napoli strumento e spettatore della rapida caduta di -quella casa d'Aragona, da lui tanto odiata, e sul cui trono non gli -fu concesso elevarsi. Ma Alessandro approfittò dell'occasione per -impadronirsi de' beni de' baroni del Lazio, specialmente di quelli -de' Colonna, de' Savelli e degli Estouteville, i quali tutti la guerra -di Napoli aveva privati d'ogni difesa. La confiscazione di quei beni, -come presto vedremo, si collegava col disegno di matrimonio. Egli aveva -fatto occupare parecchie città di quei signori già nel giugno 1501, -valendosi della pressione dell'esercito francese accampato presso Roma. -Il 27 luglio andò egli stesso a Sermoneta con cavalieri e fantaccini. - -Fu allora, che, prima di mettersi in viaggio, pose la figlia -luogotenente suo in Vaticano. Ecco le parole del Burkard: «Prima che -Sua Santità, Signor Nostro, lasciasse la città, affidò tutto il palazzo -e gli affari in corso a donna Lucrezia Borgia, sua figlia, e le diede -facoltà di aprire le lettere indirizzate a Sua Santità; nei casi di -maggior rilievo essa doveva prender consiglio dal signor cardinale di -Lisbona. - -»Ora occorse non so qual caso; e dicesi Lucrezia essersi rivolta al -detto cardinale, esponendogli l'incarico del Papa e l'affare. E quegli -le disse: ogni volta che il Papa fa delle proposte in Concistoro, il -Vicecancelliere o un altro cardinale per esso suole sottoscriverle, -e prendere nota delle opinioni dei votanti; così anche ora fa d'uopo -che alcuno sottoscriva ciò che è stato detto. Al che Lucrezia replicò -di saper benissimo scrivere. — Ov'è la vostra penna? — domandò il -cardinale; Lucrezia capì lo scherzo, e sorrise; e così terminarono in -modo conveniente la conferenza.» - -I negozii dal Papa alla figlia affidati si riferivano realmente solo -alle cose temporali, non alle ecclesiastiche. Pure procedimento così -impudente non s'era visto mai. Codesta distinzione, la maggior prova -di favore che il padre potesse darle, muoveva senza dubbio anche da -altre ragioni. Proprio in quei giorni Alessandro era stato assicurato -dell'assenso di Alfonso d'Este al matrimonio, e pel contento provatone -fece Lucrezia reggente in Vaticano. Questo volle quasi significare -da parte sua il riconoscimento di una persona politica nella futura -duchessa di Ferrara. E imitava così l'esempio di Ercole e di molti -altri principi, che, dovendo assentarsi dagli Stati loro, solevano -affidarne i negozii alle mogli. - -Non era stato facile al duca di vincere l'avversione del figliuolo. -Perchè niente poteva tanto profondamente offendere il giovane principe, -quanto il domandargli che facesse di Lucrezia Borgia la moglie sua. -Non lo sgomentava già l'origine illegittima. Questa macchia non aveva -gran peso in quel tempo in cui i bastardi fiorivano, ed erano per tutto -in auge ne' paesi latini. Molte dinastie italiane n'erano intinte, gli -Sforza, i Malatesta, i Bentivoglio, anche gli Aragonesi di Napoli. Anzi -lo stesso magnifico Borso, primo duca di Ferrara, era stato fratello -illegittimo di Ercole, suo successore. Se non che Lucrezia era la -figlia di un Papa; era nata da un sacerdote. E in ciò, pel sentimento -degli Este, stava il lato ignominoso della sua origine, forse anco -uno scrupolo religioso. Nè la vita licenziosa del padre, nè i delitti -di Cesare potevano far calare la bilancia della morale della corte di -Ferrara. Nondimeno niuna casa principesca fu giammai così corrotta -da non curarsi punto della fama di una donna, che fosse destinata a -divenire uno de' suoi membri più importanti. - -Alfonso doveva essere il marito di una giovane, che, ancora in età di -21 anno, aveva già corso tante vicende. Due volte promessa legalmente -sposa, due volte maritata, due volte per vie criminose rimasta vedova. -La riputazione di Lucrezia ispirava veramente ripugnanza. E non era -possibile che Alfonso, tuttochè uomo galante e mondano, credesse alla -virtù sua, anche negando fede a' più turpi rumori che sul conto di lei -correvano. La cronaca scandalosa di ciò che accadeva in una corte si -diffondeva allora rapida, come oggidì, di corte in corte. Mercè gli -agenti suoi il duca, e con lui il figlio, erano appuntino informati -di quanto realmente succedeva nella famiglia Borgia, e anche di ciò -che s'inventava sul conto della stessa. Gli abominevoli motivi, che -l'oltraggiato Sforza aveva attribuiti al padre di Lucrezia per lo -scioglimento del suo matrimonio, erano stati immediatamente riferiti -al duca a Ferrara. Un anno dopo l'agente di costui in Venezia gli aveva -partecipato, accertarsi da Roma che la figlia del Papa aveva partorito -un bambino illegittimo.[126] Oltracciò tutte quelle satire, con le -quali i nemici de' Borgia non risparmiavano nemmeno Lucrezia, erano -ben note alla corte di Ferrara, e sicuramente v'erano state gustate con -maligno riso. Converrà egli ora credere che gli Este reputassero quei -rumori e quelle satire come appieno fondate, e che, malgrado di ciò, -passando sopra all'onor loro, si fossero contentati d'introdursi in -casa una Taide, invece di seguire, con pericoli di gran lunga minori, -l'esempio di Federigo di Napoli, che costantemente ricusò la mano di -sua figlia a Cesare Borgia? - -Qui è il caso di sottoporre le imputazioni di Lucrezia ad un esame, il -quale per avventura sarà breve, dopo quel che con tanto successo n'è -stato già detto dal Roscoe e da altri. La serie de' suoi accusatori -tra i contemporanei non è piccola. Per non citare che i più notevoli, -d'incesto l'hanno accusata in modo esplicito o per allusione i poeti -Sannazzaro e Pontano; gli storici e politici Matarazzo, Marco Attilio -Alessio, Pietro Martire, Priuli, Machiavelli e Guicciardini. Da costoro -presero in prestito il giudizio loro i posteri, a venire giù giù -sino al tempo nostro. Dall'altro canto stanno i lodatori di Lucrezia, -contemporanei e loro successori sino al presente. - -Fissiamo bene primieramente questo punto. Gli accusatori e le accuse -contro Lucrezia non possono riferirsi che al periodo di sua vita in -Roma; e gli ammiratori non si mostrano che nel secondo periodo, quando -essa era duchessa di Ferrara. Tra questi ultimi non sono uomini meno -celebri che tra gli accusatori: Tito ed Ercole Strozzi, il Bembo, -Aldo Manuzio, il Tebaldeo, l'Ariosto, tutti i cronisti di Ferrara -e il biografo francese del Bayard. Essi fan tutti testimonianza -dell'onoratezza di quella durante il periodo di Ferrara, ma non del -suo passato in Roma. Epperò il difensore di Lucrezia non può attingere -da loro che prove negative. A lui convien dire che personaggi nobili, -come l'Aldo, il Bembo, l'Ariosto, malgrado della loro tendenza -all'adulazione cortigiana, non potevano esser mai tanto impudenti -da magnificare una donna come l'ideale delle donne del tempo loro, -dove l'avessero stimata colpevole o anche capace soltanto di quelle -turpitudini, nelle quali poco innanzi era incorsa. In tal caso -l'Ariosto stesso diventerebbe per noi un uomo abominevole. - -Che se ora interroghiamo gli accusatori di Lucrezia, solo i testimoni -di Roma possono avere un valore reale. Il più accanito de' nemici -di quella, il Guicciardini, non appartiene al novero di costoro. Ciò -ch'egli riferisce sul conto di lei non ha altrimenti determinato il -giudizio dei posteri, se non perchè egli era uomo di Stato e storico -famoso. Egli stesso attinse la sua opinione o alle voci che correvano o -alle satire del Pontano e del Sannazzaro. E ambo questi poeti vivevano -a Napoli, non a Roma. I loro epigrammi non provano che l'odio ben -fondato contro Alessandro e Cesare, istrumenti della caduta degli -Aragonesi, e mostrano di quanta atrocità uomini perversi come quelli -potessero esser tenuti capaci. - -Di molto maggior peso dovrebb'essere la parola del Burkard, -osservatore quotidiano degli avvenimenti in Vaticano. Contro di lui -s'è particolarmente rivolto il furore dei papisti, pe' quali egli è -ancora oggi la fonte velenosa, cui i nemici del Papato, soprattutto i -protestanti, avrebbero attinto le loro calunnie sul conto di Alessandro -VI. Il furore si spiega. Il _Diario_ del Burkard, oltre il giornale -dell'Infessura, che già sino dagl'inizii del 1494 rimane interrotto, -è l'unico scritto composto in Roma intorno alla Corte di Alessandro, -ed ha al tempo stesso un carattere officiale. Ma quei, che sono usi -a palliare ogni azione papale, avrebbero frenato il loro odio contro -il Burkard, dove avessero conosciuto le relazioni degli ambasciatori -veneti e i dispacci di tanti altri inviati, di cui qui s'è fatto -tesoro. - -Il Burkard è così poco malevolo da tacere tutte le relazioni intime -di Alessandro. Egli nota soltanto fatti, non voci vaghe; ed anche -quelli attenua o diplomaticamente vi stende sopra un velo. Non egli, -ma l'ambasciatore veneto, Polo Capello, informa come Cesare Borgia -pugnalasse il cameriere Perotto, che s'era rifugiato sotto il manto -del Pontefice. Che Cesare avesse ammazzato il fratello Gandia, lo dice -apertamente lo stesso ambasciatore, e lo dice pure un agente ferrarese: -il Burkard non ne fa motto.[127] Egli non parla neppure del fatto di -aver Cesare spedito all'altro mondo il cognato Alfonso. Le relazioni -de' membri della famiglia Borgia tra loro o con persone estranee, come -i Farnesi, i Pucci e gli Orsini; tutta quella immensa rete d'intrighi -nella Corte del Papa; la lunga serie di delitti commessi; le estorsioni -di danaro; il mercato di cappelli cardinalizii; e tante altre cose, -delle quali i dispacci degl'inviati son pieni; tutto ciò non lo -apprendiamo dal Burkard. Vannozza stessa egli non nomina che una volta -sola, e nemmeno sotto il suo nome esatto. Nulla di meno due luoghi -soltanto di quel _Diario_ hanno principalmente suscitata la massima -irritazione: la notizia dell'orgia delle 50 cortigiane in Vaticano, e -l'accusa contro i Borgia nella lettera anonima a Silvio Savelli. Questi -due luoghi si trovano riprodotti in tutte le copie conosciute, e, senza -dubbio, derivano dall'originale del _Diario_. Che la lettera a Silvio -non sia invenzione del Burkard nè di protestanti male intenzionati, lo -mostra il fatto, che anche Marin Sanuto l'ha inserita nel suo _Diario_. -Che similmente nè il Burkard nè altri venuti più tardi abbiano -escogitata la favola del baccanale in Vaticano, lo mostra appunto -quella lettera, il cui autore vi si riferisce come a fatto conosciuto. -E lo prova anche il Matarazzo da Perugia. Perchè anch'egli lo racconta, -non dietro le parole del Burkard, il cui manoscritto difficilmente potè -mai vedere; ma dietro notizie da lui direttamente attinte. Egli osserva -di più, che a queste dava piena fede, perchè l'accaduto — dic'egli — è -stato conosciuto per ogni dove, e io n'ho scritto, perchè le persone -che me lo hanno assicurato non sono soltanto il popolo romano, ma -l'italiano. - -Questa osservazione fa chiaramente scoprire la fonte dello scandaloso -racconto: la tradizione popolare. Forse dovette formarsi in occasione -di qualche festa data realmente da Cesare nell'abitazione sua in -Vaticano. Colà un'orgia di quella natura o qualcosa di simile può bene -aver avuto luogo. Pure chi oserà credere che Lucrezia stessa, già -legalmente moglie di Alfonso d'Este, e in procinto di partirsi per -Ferrara, abbia potuto assistervi come spettatrice col sorriso sulle -labbra? - -Del rimanente, quello è l'unico luogo nel _Diario_ del Burkard, ove -Lucrezia apparisca sotto luce sì brutta. In niun altro ha detto di -lei nulla di disonorevole. Non si può dunque in quello cercar la -conferma delle accuse dei Napoletani e del Guicciardini. E come non -nel _Diario_, così la non si trova neppure altrove; quando non si -attribuisca al Matarazzo un'autorità, cui non può pretendere. Egli -racconta che Giovanni Sforza scoprisse le criminose relazioni di sua -moglie con Cesare e con Don Juan; e a questa scoperta si aggiungesse -un sospetto anche più orrendo; ond'egli, lo Sforza, avrebbe perciò -ammazzato il Gandia e sarebbe quindi fuggito da Roma; ed in conseguenza -Alessandro avrebbe fatto sciogliere il matrimonio di lui. Anche a -prescindere da sì mostruosa opinione, stando alla quale la stessa donna -nel tempo medesimo si sarebbe resa colpevole di un triplice incesto, -il racconto del Matarazzo contiene un'inesattezza storica, perchè lo -Sforza aveva abbandonato Roma già due mesi innanzi la morte del Gandia. - -Il dispaccio autentico dell'inviato ferrarese in Milano, del 23 giugno -1497, ha chiarito in modo incontrastabile che l'autore vero di quelle -voci su Lucrezia fu il marito ignominiosamente ripudiato. Di certo, -niuno meglio di colui poteva allora conoscere il carattere e la maniera -di vivere di Lucrezia. Nondimeno avanti a qualunque tribunale, in ogni -tempo, lo Sforza sarebbe l'ultimo de' testimoni, il deposto del quale -meritasse fede. Acceso d'odio e di vendetta, attribuì all'indegno -Papa quei turpissimi motivi allo scioglimento del matrimonio. E il -sospetto da lui manifestato si diffuse e prese le proporzioni di una -voce; e di voce in voce divenne opinione. Ma è pur singolare che Guido -Postumo, il fedele partigiano dello Sforza, che vendicava l'oltraggio -del suo signore con epigrammi contro Alessandro, nè abbia espresso quel -sospetto, nè in generale fatto mai menzione di Lucrezia.[128] - -Sospetto simile non trasparisce da alcuno de' molti dispacci -contemporanei. Solo in una lettera privata presso il Malipiero da Roma -del 17 giugno 1497 e nella Relazione di Polo Capello si accenna alle -voci dell'oscena relazione della sorella col fratello Don Juan.[129] -Sarebbero forse stati solo codesti rumori cagione, che niuno abbia -giammai riferito di relazioni amorose di Lucrezia con altra persona -conosciuta non fosse che di nome; tuttochè in Roma tanti cortigiani, -tanti giovani baroni e cardinali licenziosi fossero quotidianamente -in contatto con lei? Difatto sul conto di questa bella e giovane donna -non è dato scoprire una traccia sola di un vero intrigo amoroso. Anche -la voce di quell'ambasciatore, che non da Roma, ma da Venezia mandava -a Ferrara la nuova, aver Lucrezia partorito un bambino, non è che -una voce solitaria, che non trova riscontro di sorta. Lucrezia era -allora separata già da un anno dal marito Giovanni Sforza. Si ammetta -pure che la voce fosse fondata, e che Lucrezia si fosse stretta in -relazione d'amore con qualcuno in Roma, la cui persona ci è rimasta -sconosciuta. Ma, e che forse relazioni e passi falsi di tal natura non -sono frequenti abbastanza nella società di ogni tempo? Anche oggi siam -facili a perdonarli soprattutto nelle classi elevate. - -Niuno può indursi a credere che Lucrezia Borgia, in mezzo alla -corruzione romana e in quella cerchia di persone cui apparteneva, -potesse mantenersi immacolata. Ma dall'altra parte niun uomo -spregiudicato avrà animo di affermare che siasi resa colpevole di -quelle turpitudini senza nome. Se si suppone possibile nella natura di -una giovane l'inconcepibile forza, di cui l'uomo più dissoluto e più -rotto al vizio appena è capace, di saper, cioè, nascondere l'intimo -disfacimento morale, che in tutto l'essere spirituale il più infame dei -delitti non può non generare, di nasconderlo, dico, sotto la maschera -di una grazia sorridente; bisognerebbe allora dire che Lucrezia Borgia -nel magistero della ipocrisia abbia posseduto potenza trascendente -ogni limite dell'umano. Ma nulla entusiasmava tanto i Ferraresi quanto -la grazia sempre serena e gioviale della sposa di Alfonso. Ogni donna -sensibile può giudicare se fosse Lucrezia in grado di manifestarsi in -tal guisa, posto che covasse nell'animo tanta colpa; e se il viso della -moglie di Alfonso d'Este, nell'effigie del 1502, potesse esser quello -della inumana furia nell'epigramma del Sannazzaro. - - -XIX. - -Lotte durissime ebbe a sostenere il principe erede di Ferrara prima -di cedere alle insistenze del padre. E questi insisteva pel matrimonio -con tanta fermezza da dichiarargli, che dovrebbe risolversi ad unirsi -egli stesso con la Lucrezia ove il figlio s'ostinasse nel diniego. -E quando il figlio ebbe consentito, quando l'orgoglio del duca fu -ridotto al silenzio, Ercole riguardò il matrimonio puramente come un -vantaggioso affare di Stato. Egli vendette l'onore della casa sua al -più alto prezzo possibile. Gli agenti papali in Ferrara, spaventati -dalle sue esigenze, mandarono Raimondo Romolini per darne a Roma -contezza. E Alessandro impetrò la mediazione del re di Francia per -ottenere condizioni più miti. Una lettera dell'ambasciatore di Ferrara -in Francia è il mezzo migliore per chiarirci su questo punto: - -«Illustrissimo Signor mio. - -»Ieri l'ambasciatore del Papa mi disse, avergli Sua Santità scritto -come Vostra Eccellenza abbia mandato un messo in Roma, domandando -200,000 ducati, l'affrancamento dall'annuo canone, la concessione del -giuspatronato pel Vescovado di Ferrara mercè decisione concistoriale, e -molte cose altre. Aggiunse aver il Papa offerto 100,000 ducati. Quanto -al rimanente, dover Vostra Eccellenza fidare in lui, che col tempo le -concederà quel che vuole e solleverà tanto alta la casa degli Este, -che ciascuno dovrà riconoscere l'amor suo per la stessa. Mi disse -inoltre essere stato incaricato di pregare Sua Maestà Cristianissima, -perchè scriva all'Illustrissimo Cardinale, e voglia questi esortare -l'Eccellenza Vostra a contentarsi di tali offerte. Qual fedel servitore -di Vostra Eccellenza ricordo all'uopo, benchè sia superfluo, che -dove tal matrimonio abbia a farsi, ella lo concluda in guisa tale -e con tanta sicurezza, che la _lunga promessa con l'attender corto_ -non abbia poscia a farnela pentire. In altra lettera ho partecipato -a Vostra Eccellenza, come il Re Cristianissimo m'abbia detto, che in -questo affare egli null'altro vuole che il volere di Vostra Eccellenza. -Onde, se la cosa deve farsi, ella cerchi cavarne il maggior profitto -possibile; ma se non può farsi, Sua Maestà è sempre pronto a dare a -Don Alfonso quella dama, la cui mano l'Eccellenza Vostra voglia per -lui richiedere in Francia. — Di Vostra Ducale Eccellenza servitore -Bartolomeo Cavaleri. Lione, 7 agosto 1501.» - -Alessandro non voleva mandar la figlia a Ferrara a mani vuote. Ma la -dote, che Ercole esigeva, era troppo; era più grossa ancora di quella -che Bianca Sforza aveva portata all'imperatore Massimiliano, e ledeva -troppo vivamente le leggi canoniche. Perchè, oltre l'ingente somma di -danaro, il duca domandava l'esonerazione dall'annuo tributo verso la -Chiesa pel feudo di Ferrara; la cessione di Cento e di Pieve, città -appartenenti all'Arcivescovado di Bologna; la cessione pure di Porto -Cesenatico; e gran numero di benefizii in favore della famiglia Este. -Le negoziazioni fervevano; pure tanto forte era il desiderio del Papa -di assicurare alla figliuola il trono del Ducato di Ferrara, che si -dichiarò pronto ad annuire in massima alle esigenze di Ercole. Alla -qual cosa lo indusse anche l'avviso di Cesare.[130] Lucrezia stessa -non faceva meno pressa intorno al padre, perchè cedesse. Da quel -tempo in poi essa fu il miglior avvocato del duca in Roma. Ed Ercole -riconosceva, che principalmente alla sagacia di lei si doveva se era -riuscito nelle pretensioni sue. - -Le negoziazioni presero sì prospero avviamento alla fine del luglio o -sui primi d'agosto. E di questo tempo sono le prime lettere del duca a -Lucrezia e al Papa, conservate nell'Archivio di Stato di casa d'Este. - -Il 6 agosto Ercole scrisse alla futura nuora, che le raccomandava -Agostino Huet — un segretario di Cesare — come agente, che nel condurre -le negoziazioni aveva mostrato il più premuroso fervore. - -Il 10 agosto espose al Papa sin dove fossero procedute le pratiche, e -pregavalo di non trovar eccessive le sue domande. Ripetè lo stesso in -altra lettera del 21, dove, con un fare da mercatante, le metteva in -risalto, mostrandole di piccolo e quasi di niun momento. - -Frattanto la notizia del divisato matrimonio s'era sparsa pel mondo -e divenuta motivo a riflessioni diplomatiche. Imperocchè nè alle -potenze d'Italia nè alle straniere poteva far comodo che il Papato -s'aggrandisse tanto. Firenze e Bologna, alla cui conquista Cesare -mirava, vivevano in sospetto. La Repubblica di Venezia, in continua -tensione con lo Stato di Ferrara ed agognante alle coste della Romagna, -non dissimulava il suo malumore, anzi attribuiva tutto il disegno -all'ambizione di Cesare.[131] Il re di Francia mostravasi contento -della cosa, solo perchè non poteva stornarla; altrettanto faceva la -Spagna. Ma Massimiliano ne fu così irritato, che cercò impedire il -matrimonio. Ferrara cominciava appunto a toccare quell'importanza -politica, che aveva avuta Firenze al tempo di Lorenzo dei Medici. E -da qualsiasi parte si schierasse, era quindi cosa di troppo peso; ed -all'imperatore germanico non poteva essere indifferente la stretta -unione di tale Stato col Papato e con la Francia. Oltracciò moglie -di Massimiliano era Bianca Sforza; e altri membri e partigiani della -caduta casa, nemici accaniti de' Borgia, vivevano alla Corte tedesca. - -L'imperatore mandò nell'agosto lettere a Ferrara, con le quali -sconsigliava Ercole dall'imparentarsi col Papa. Questa manifestazione -di Massimiliano non poteva che giungere desiderata ad Ercole. Mercè -quella, poteva esercitar pressione sul Papa. E difatto ne diede a -costui comunicazione, assicurandolo però di essere irremovibile nella -presa determinazione. Quindi incaricò il suo consigliere Gianluca -Pozzi di rispondere all'imperatore.[132] La lettera di Ercole al -suo cancelliere porta la data del 25 agosto; ma, prima ancora che -il contenuto di essa fosse noto a Roma, il Papa s'era affrettato -ad accettare le condizioni del duca e a concludere il contratto -matrimoniale. Il che ebbe luogo con atto legale stipulato in Vaticano -il 26 agosto 1501.[133] - -Senza ritardo il Papa lo trasmise ad Ercole per mezzo del cardinal -Ferrari. Don Ramiro Romolini con altri procuratori andaron subito a -Ferrara.[134] Ivi, nel Castello di Belfiore, fu il primo settembre 1501 -concluso _ad verba_ il matrimonio. - -Il giorno stesso il duca scrisse a Lucrezia, che se insino allora -l'aveva amata per le virtù sue e anche per riguardo al Papa e al -fratello Cesare, ora invece l'amava più che figlia. In termini -altrettanto espansivi scrisse pure ad Alessandro. Gli comunicò -la conclusione del matrimonio, e lo ringraziò pel conferimento -della dignità di Arciprete di San Pietro al cardinale Ippolito suo -figlio.[135] - -Meno diplomatico fu il linguaggio di Ercole nella lettera, con la -quale dava partecipazione del fatto al marchese Gonzaga. Vi faceva -chiaramente trasparire la sua freddezza; e scusavasi insieme di essere -stato costretto a quel passo. - -«Illustre Signore e fratello nostro amatissimo. - -»Significammo a Vostra Eccellenza la risoluzione presa a' dì -passati di acconsentire ad attendere alle pratiche pel parentado -con Sua Santità, togliendo la illustrissima Donna Lucrezia Borgia, -sorella dell'illustrissimo Duca di Romagna e Valenza, per moglie del -nostro primogenito Don Alfonso. A ciò ci spinsero principalmente le -esortazioni di Sua Maestà Cristianissima; sempre che però fossimo -d'accordo con Sua Santità su tutte le particolarità spettanti al -matrimonio stesso. Ora, essendosi tale affare trattato, Sua Santità -e Noi siamo restati concordi; e il Re Cristianissimo ha continuato a -farci istanza che si venga alla conclusione del matrimonio, per mezzo -degli ambasciatori francesi e procuratori di Sua Beatitudine. E questa -mattina si è fatta la pubblicazione. Di che m'è parso dare incontanente -avviso all'Eccellenza Vostra, perchè l'intima unione e l'amore -reciproco fa che ella prenda interesse e partecipi a tutto ciò che ci -riguarda. E così al beneplacito suo ci offriamo sempre pronti. - -»Ferrara, 2 settembre 1501.»[136] - -Il 4 settembre un corriere portò la nuova che il contratto di -matrimonio era stato sottoscritto a Ferrara. Alessandro fece -immediatamente tirare colpi di cannone da Castel Sant'Angelo e -illuminare il Vaticano. Tutta Roma risuonò delle grida di gioia de' -partigiani di casa Borgia. - -Questo momento fu il punto culminante nella vita di Lucrezia. Se -ambizione e brama di mondana grandezza albergavano nell'anima sua, -oramai aveva la certezza di salire su uno de' più antichi troni -principeschi d'Italia. Che se invece rimorso e avversione per tutto ciò -che in Roma la circondava, ed aspirazione ad uno stato migliore erano -in lei più forti di quei vanitosi sentimenti, oramai un tranquillo -porto le s'apriva d'innanzi. Essa diventava moglie di un principe, -che non aveva fama di uomo geniale e finamente colto, ma di pratico -e amante della pace. Lo aveva visto nella sua prima gioventù, quando -quegli venne a Roma ed ella era la promessa dello Sforza. Nessun -sacrifizio forse le sarebbe parso troppo duro, pur di cancellare le -rimembranze di quei nove anni nell'intervallo trascorsi. La vittoria -ch'ella ora, grazie all'assentimento di casa d'Este, aveva riportata, -andava congiunta con una profonda umiliazione. A lei non era ignoto -che Alfonso, solo dopo lunga resistenza e costretto, s'era lasciato -andare ad accettarne la mano. Una donna audace e di spirito intrigante -sarebbe passata sopra a siffatta umiliazione, forte nella coscienza -del suo genio e delle arti sue. Altra, anche meno forte, ma bella e -dotata di grazia, avrebbe potuto provare grande attrattiva all'idea di -disarmare un uomo ricalcitrante, mercè il fascino della sua persona. -Ma la questione, se fosse dell'onor suo maritarsi con un uomo, che -non l'aveva voluta per libera elezione, ovvero, se l'orgoglio di una -donna nobile non dovesse respingere un matrimonio in condizioni simili; -codesta questione, una donna vana come Lucrezia, forse non se la pose -mai; o se lo fece, certo, nè Cesare nè il padre le consentirono di -esternare un dubbio così poco diplomatico. Noi non scopriamo in lei -alcuna traccia d'orgoglio morale. Vediamo soltanto i segni di una gioia -fanciullescamente ingenua per la fortuna che le era toccata. - -Il 5 settembre fu vista per Roma con 300 cavalieri e quattro vescovi. -Andò a render grazie in Santa Maria del Popolo. E, secondo il curioso -costume del tempo, quando, come ne' drammi del Calderon e dello -Shakspeare, col serio s'innestava sempre il comico, Lucrezia regalò il -prezioso vestito, col quale era stata a pregare, al suo giullàre di -corte. Ed il buffone, giubilando per le vie di Roma, gridava: «Viva -la illustrissima duchessa di Ferrara! Viva il papa Alessandro!» Il -grande avvenimento fu festeggiato da' Borgia e da' partigiani loro con -clamorose dimostrazioni. - -Alessandro raccolse un Concistoro, quasi questa faccenda di famiglia -fosse un importante affare della Chiesa. Lodò con ostentazione -infantile il duca Ercole, chiamandolo il più grande e il più savio -principe d'Italia; lodò anche Don Alfonso, uomo più bello e più -possente di suo figlio Cesare, e che per prima moglie aveva avuto la -sorella dell'imperatore. Disse Ferrara essere uno Stato prospero, -e la casa d'Este antica. Disse anche verrebbe ben presto a Roma un -corteo nuziale di signori a prendere la sposa, e che questa sarebbe -accompagnata dalla duchessa di Urbino.[137] - -Cesare Borgia il 14 settembre ritornò da Napoli, dove Federigo, ultimo -re di quel paese della casa d'Aragona, aveva dovuto arrendersi alla -Francia. Con soddisfazione rivide la Lucrezia già qual futura duchessa -di Ferrara. Il 15 giunsero gl'inviati di Ercole, Saraceni e Bellingeri. -Essi dovevano adoperarsi, perchè gli obblighi dal Papa assunti fossero -adempiuti il più presto possibile. Il duca non si fidava di lui: egli -era uomo pratico. Non intendeva mandare il corteo per la sposa prima -di aver nelle mani le Bolle. Lucrezia appoggiava gl'inviati con tanto -calore, che il Saraceni scriveva al suo signore, quella parergli -già essere ottima ferrarese.[138] Ella assisteva alle negoziazioni -in Vaticano, nelle quali Alessandro, a dimostrare la sua abilità -linguistica, a volte si serviva senza intoppo del latino. Un giorno, -per riguardo alla figlia, comandò di adoperare l'italiano. Il che prova -che Lucrezia nel latino non era forte abbastanza. - -Da' dispacci degl'inviati risulta che in Vaticano si era di molto buon -umore. Colà canti, suoni e balli ogni sera. Uno de' più grandi diletti -per Alessandro era assistere alla danza di belle donne. E quando -Lucrezia e le dame di corte ballavano, ei soleva introdurre gl'inviati -di Ferrara perchè ammirassero la bellezza di sua figlia. Sorridendo, -diceva loro una sera, che voleva avessero visto la duchessa non essere -zoppa.[139] - -Fu instancabile nel passare così le notti; mentre insino Cesare, -giovane e rigoglioso, ne fu stanco. Quando questi si degnò concedere -udienza agl'inviati, grazia che, come scrivevano a Ferrara, appena i -cardinali potevano ottenere, gli ricevette vestito, ma stando a letto. -E al proposito il Saraceni notava nel suo dispaccio: «Temevo ch'ei -fosse malato, avendo iersera ballato senza smetter mai; e anche oggi -farà altrettanto dal Papa, presso il quale l'illustrissima Duchessa -va a cena.»[140] Fu per Lucrezia un sollievo, che il Papa per alcuni -giorni andasse a Civitacastellana e Nepi. Il 25 settembre gl'inviati -scrivevano a Ferrara: «Questa illustrissima Madonna continua ad -essere un po' indisposta e a sentirsi molto debole. Malgrado di ciò, -non prende medicine, nè tralascia la trattazione degli affari, e dà -udienza come di solito. Noi crediamo che l'indisposizione non avrà -altra conseguenza, perchè sua Eccellenza si riguarda. Anche la quiete -in questi giorni, in cui Sua Santità sarà assente, le farà bene; perchè -sin qui, ogni volta che Sua Eccellenza andò dal Papa, si fece musica -e ballo sin verso le 2 o le 3 della notte, e questo le ha fatto molto -danno.»[141] - -Un affare penoso, di cui il Papa ebbe allora ad occuparsi con -gl'inviati, riguardava Giovanni Sforza, l'espulso e divorziato marito -di Lucrezia. Che cosa si temesse da lui, lo dice questo dispaccio ad -Ercole: - -«Illustrissimo Principe ed eccellentissimo Signor nostro. — Poichè -Sua Santità il Papa prende in debita considerazione le cose che -potrebbero cagionare dispiacere all'animo non solo di Vostra Eccellenza -e dell'illustrissimo Don Alfonso, ma altresì della signora Duchessa -e anche al suo proprio, così ci ha incaricati di scrivere a Vostra -Eccellenza e avvertirla a fare in guisa, che il signor Giovanni di -Pesaro, che, come all'Eccellenza Vostra è stato riferito, è in Mantova, -non abbia a ritrovarsi in Ferrara al tempo delle nozze. Imperocchè, -comunque la separazione di lui dalla nominata signora Duchessa sia -assolutamente legittima e compiuta conforme alla pura verità, come -pubblicamente consta non solo pel processo fatto in questa causa, -ma anche per la libera confessione di esso Don Giovanni; nulladimeno -un residuo di mal animo potrebbe pur forse essergli sempre addentro -rimasto. Per il che, trovandosi in luogo, ove la detta Signora -potesse essere da lui veduta, Sua Eccellenza sarebbe perciò costretta -a sequestrarsi in qualche camera, onde le cose passate non abbiano -a tornarle in mente. Egli quindi esorta Vostra Eccellenza a voler -provvedere a ciò con la solita sua prudenza. Poscia Sua Santità entrò -a parlare degli affari del signor marchese di Mantova, rimproverando -acremente a Sua Eccellenza che soltanto essa désse asilo e spettacolo -di gente fallita e bandita non solo dal Papa, ma anche dal Re -Cristianissimo. Per verità, noi ci sforzammo di scusare il signor -Marchese, dicendo che, liberalissimo com'egli è, si sarebbe vergognato -di negare adito nelle terre sue a quei che vi riparavano, massime -a signori. E per corroborare la nostra tèsi ci servimmo di tutte -le parole più accomodate al caso. Nulladimeno Sua Santità non parve -restar ben soddisfatta delle nostre scuse. Per conseguenza l'Eccellenza -Vostra intenda il tutto, e nella prudenza sua impartisca gli ordini che -stimerà espedienti e al proposito. E così umilmente ci raccomandiamo -alla grazia di Vostra Eccellenza. - -»Roma, 23 settembre 1501.»[142] - -Dietro le premure di Ercole il 17 settembre fu portata innanzi al -Concistoro la quistione circa la diminuzione del canone di Ferrara -da 400 ducati a 100 fiorini. Si temeva una vigorosa opposizione. -Alessandro espose tutto quello che Ercole aveva fatto per Ferrara: la -fondazione di chiese e monasteri, e soprattutto l'aver fortificato -la città; cosicchè quella era diventata un baluardo dello Stato -della Chiesa. I cardinali erano stati favorevolmente predisposti dal -cardinale di Cosenza, creatura di Lucrezia, e da messer Troche, il -confidente di Cesare. Consentirono alla diminuzione; e il Papa gli -ringraziò, lodando specialmente i più anziani, mentre i più giovani, -sue proprie creature, si eran pure mostrati più renitenti.[143] - -Il giorno stesso fu presa una decisione intorno a' possedimenti -strappati ai baroni da lui proscritti il 20 agosto. Questi beni, che -comprendevano una gran parte della Campagna Romana, furono divisi in -due territorii. L'uno ebbe per centro Nepi; l'altro Sermoneta: luoghi, -a' quali Lucrezia, che n'era signora, quindi innanzi rinunziava. -Alessandro investì de' due ducati i due bambini Giovanni Borgia e -Rodrigo. Del primo di questi egli aveva innanzi attribuito la paternità -al figlio Cesare; ma poi apertamente dichiarò esserne padre egli -stesso. - -Quasi non si presterebbe fede a tanta impudenza senza esempio. Pure -i documenti stan lì: due Bolle indirizzate all'amato figliuolo, il -_Nobile Giovanni De Borgia e Infante romano_: entrambi sotto la data -del primo settembre 1501. Nel primo Alessandro dichiarava Giovanni, -bambino di tre anni, esser figlio illegittimo di Cesare Borgia, di -uomo celibe (e celibe difatti era ancora alla nascita di quello) -e di donna celibe del pari. Per potestà apostolica lo legittimava -e investiva di tutti i diritti de' suoi parenti. Nel secondo poi, -riferendosi alla legittimazione concessa al bambino qual figliuolo -di Cesare, diceva esplicitamente: «Poichè tu porti questa mancanza -(di origine legittima) non dal detto duca (Cesare), ma da noi e dalla -indicata donna celibe, ciò che noi per buone ragioni non abbiamo voluto -esprimere nello scritto precedente, così volendo che giammai quello -scritto non sia notato di difetto d'intenzione e di vizio di nullità, -volendo provvedere che nel corso del tempo tu non abbia ad esser -molestato, e volendo anche mostrarti speciale favore; non per istanza -che tu n'abbia fatta, ma per nostra spontanea risoluzione e liberalità, -e nella coscienza della piena potestà ed autorità nostra, confermiamo -e ratifichiamo mercè il presente tutto quanto in quell'altro scritto è -contenuto.» Rinnovava quindi la legittimazione, dichiarando che ove il -bambino suo, legittimato come figliuolo di Cesare, fosse in avvenire in -scritture o atti di qualunque natura nominato anche e designato come -tale, e si servisse altresì dell'arme di Cesare, non avrebbe da ciò -a venirgli pregiudizio d'alcuna sorta; che invece tutti simili atti -dovrebbero avere la stessa forza giuridica come se il bambino fosse -designato nella scritta di legittimazione qual proprio figlio suo e non -di Cesare.[144] - -Sembrerà strano che i due documenti siano stati emanati lo stesso -giorno. Ma si spiega. Le leggi canoniche proibivano al Papa di -riconoscere un suo proprio figlio. Alessandro quindi cercò cavarsi -d'imbarazzo, asserendo una menzogna nella prima Bolla. Per tal mezzo -rendevasi possibile la legittimazione del bambino, ovvero l'investirlo -di diritti legittimi. Data poi una volta alla bugia la forza di -documento, potè il Papa, senza ulteriore riserva, per riguardo al -figliuolo, dire la verità e sostituirla in luogo di quella. - -Cesare il primo settembre 1501 non era in Roma. Anche forse un uomo par -suo avrebbe arrossito di suo padre, che faceva del figlio un rivale -nel diritto di proprietà su un bastardo. Il piccolo Giovanni Borgia -passò difatto più tardi, dopo la morte di Alessandro, per figliuolo di -Cesare; ma anche il Papa lo designò come tale in alcuni Brevi.[145] - -È ignoto chi fosse la madre del misterioso bambino. Il Burkard dice -solo: _una certa romana_. Se Alessandro, che la chiamava donna celibe, -dicesse la verità, il pensiero di Giulia Farnese sarebbe escluso. -Ma potrebbe anch'essere che la seconda asserzione del Papa fosse -similmente una menzogna, e che il _romano Infante_ non fosse figlio di -lui, ma fosse un bambino illegittimo di Lucrezia. Si ricorderà che nel -marzo 1498 un inviato ferrarese informava il duca Ercole, assicurarsi -in Roma che la figliuola del Papa aveva partorito un bambino. Questa -data concorda pienamente con l'età dell'infante Giovanni nel settembre -1501. I due documenti relativi alla legittimazione di lui, serbati -oggi nell'Archivio d'Este, provenivano dalla Cancelleria di Lucrezia, o -perchè la stessa gli portò seco da Roma a Ferrara, o perchè più tardi -se ne impossessò. L'Infante infine noi lo incontreremo alla corte -di quella in Ferrara, però come suo _fratello_. Tutti questi fatti -potrebbero indurre a pensare, che il misterioso Giovanni Borgia sia -stato un figlio di Lucrezia. Pure questa opinione non ha che la forza -di una mera ipotesi. - -Codesto fanciullo adunque ricevette la città di Nepi come ducato, con -altri 36 paesi. - -L'altro territorio, col Ducato di Sermoneta e con 28 castella, fu -assegnato al piccolo Rodrigo, unico figlio di Lucrezia con Alfonso -d'Aragona. L'esistenza di questo bambino in mezzo alle nuove condizioni -era per lei, la madre, un manifesto imbarazzo, non volendo o non -potendo condurre a Ferrara un figliastro. Ad onor suo ci piace credere -ch'ella fosse costretta ad affidare in mani estranee il suo legittimo -figliuolo. Pare però che l'obbligo non le sia stato imposto da Ferrara. -Difatto l'inviato Gerardi, dando notizia il 28 settembre al suo signore -di una visita a madonna Lucrezia, scriveva: «Poichè il figliuolo di -lei era presente, colsi abilmente l'occasione per domandarle che cosa -n'avrebbe fatto; ed ella mi rispose: resterà a Roma, e avrà la sua -rendita di 15,000 ducati.»[146] E in realtà si provvide al piccolo -Rodrigo largamente. Fu messo sotto la tutela di due cardinali, del -patriarca di Alessandria e di Francesco Borgia, arcivescovo di Cosenza. -Venivano a lui le entrate di Sermoneta, e anche quelle di Bisceglie, -eredità del suo infelice padre. Perchè il 7 gennaio 1502 il re -Ferdinando e la regina Isabella di Castiglia diedero facoltà al loro -ambasciatore in Roma, Francesco de Roxas, di confermare in persona di -Rodrigo il possesso del Ducato di Bisceglie e della città di Quadrata. -E, secondo questo atto, i titoli suoi erano: Don Rodrigo Borgia di -Aragona, duca di Biselli e Sermoneta e signore di Quadrata.[147] - - -XX. - -Lucrezia era impaziente di lasciar Roma, che, come diceva agl'inviati -di Ferrara, le sembrava una prigione. Il duca a volta sua non era meno -di vedere terminato questo negozio. Ma la spedizione della nuova Bolla -d'investitura si faceva aspettare. E la cessione di Cento e di Pieve -non poteva aver luogo senza il consentimento del cardinale Giuliano -Della Rovere, che viveva in Francia ed era arcivescovo di Bologna. -Ercole quindi tratteneva l'invio del corteo nuziale, abbenchè la -stagione, che si avanzava nell'inverno, divenisse sempre meno prospera -per un viaggio così difficoltoso. Tutte le volte che Lucrezia vedeva -gl'inviati di Ferrara, gl'interrogava quando verrebbe il corteo per -condurla via. Ella faceva ogni sforzo per togliere le difficoltà. -È vero che i cardinali tremavano innanzi al Papa e a Cesare; pure -temporeggiavano prima di sottoscrivere quella Bolla, mercè la quale -la Chiesa perdeva il canone di Ferrara. E per lo meno non volevano -estendere l'esenzione a tutta la discendenza di Alfonso e di Lucrezia, -ma concederla tutt'al più sino alla terza generazione. Il duca scrisse -premurosamente al cardinale di Modena e a Lucrezia, la quale finalmente -nell'ottobre venne a capo della cosa, e se n'ebbe altissime lodi dal -suocero. Appunto della prima metà di ottobre vi sono molte lettere sue -al duca e di questo a lei. Esse mostrano la crescente fiducia che si -stabiliva fra i due. Evidentemente Ercole cominciava a riconciliarsi -con questo matrimonio, causa una volta per lui di tanto disgusto. Nella -nuora egli scopriva più intendimento di quello che aveva supposto. -Essa gli scrisse pure una lettera piena di adulazione, soprattutto -quando sentì che il duca era indisposto. Ed Ercole la ringraziò di -avergli scritto di propria mano, nel che vedeva una particolar prova di -affezione.[148] - -Ad Ercole stesso gl'inviati riferirono: «Quando abbiamo annunziato alla -illustrissima duchessa la malattia di Vostra Eccellenza, Sua Altezza -mostrò il più grande dolore; impallidì e restò un pezzo sopra pensiero. -Le rincresceva molto di non trovarsi a Ferrara per curare con le -proprie mani la Eccellenza Vostra, quando ella lo avesse gradito. Così -pure, allorchè cadde la sala nel Vaticano, curò essa per 14 giorni Sua -Santità, e non trovò in quel tempo mai pace, non volendo il Papa esser -trattato che per mano di lei.»[149] - -Era naturale che la malattia del suocero spaventasse Lucrezia. La morte -di lui avrebbe, se non fatta svanire, sicuramente differita l'unione -sua con Alfonso. E di più essa non aveva alcuna prova che l'avversione -del futuro marito fosse cessata. In tutto questo periodo non troviamo -alcuna lettera d'Alfonso a lei, nè di lei ad Alfonso. Un silenzio sì -intero è per lo meno singolare. In maggiore apprensione ancora doveva -cader Lucrezia al pensiero che il padre potrebbe morire. Questa morte -sarebbe, senza alcun dubbio, stata la risoluzione del matrimonio con -Alfonso. Alessandro ammalò in effetto poco dopo la malattia d'Ercole. -Si tirò addosso un'infreddagione, e ne perdette un dente. Per impedire -che giungessero a Ferrara voci esagerate, fece chiamare l'inviato del -duca e gli ordinò di scrivere al suo signore che l'indisposizione sua -era di lieve conto. «Se il duca fosse qui,» disse il Papa, «vorrei, -con tutta la mia faccia fasciata, invitarlo a venir meco a cacciare un -cignale.» E l'inviato osservava nel dispaccio che il Papa, per riguardo -alla salute sua, meglio farebbe di non lasciare il palazzo prima del -far del giorno per non rientrarvi poi che verso notte. Perchè appunto -codeste erano le sue cattive abitudini; e s'era anche cercato con -amorevoli modi di farglielo intendere.[150] - -D'ogni banda giungevano felicitazioni ad Ercole e al Papa. Cardinali -e ambasciatori magnificavano nelle lettere la bellezza e la sagacia -di Lucrezia. L'ambasciatore spagnuolo la lodava con espressioni -infinite; ed Ercole lo ringraziava per questa testimonianza resa alla -nuora delle virtù di lei.[151] Anche il re di Francia esternava il suo -estremo contento per un avvenimento, che, come ora riconosceva, avrebbe -arrecato il massimo giovamento allo Stato di Ferrara. Nel Concistoro -il Papa, tutto raggiante di gioia, diè lettura delle felicitazioni -mandategli da quel monarca e dalla moglie. Luigi XII era sceso insino -a mandar lettera a madonna Lucrezia, in piedi della quale aveva messo -due parole autografe. Alessandro ne fu tanto entusiasmato, che mandò -a Ferrara copia dello scritto. Solo dalla Corte di Massimiliano nulla -di tutto ciò. L'imperatore, invece, se ne mostrava tanto stizzito, -che Ercole ebbe a concepirne inquietudine, come ce lo fa sapere questa -lettera a' due suoi ambasciatori in Roma: - -«Il Duca di Ferrara, ec. Amatissimi nostri. — Noi non abbiamo più -nulla significato a Sua Santità, Signor Nostro, circa l'attitudine -dell'eccellentissimo Re de' Romani verso di lui, dappoi che messer -Michele Remolines si partì di qua, perchè non sapemmo intorno a ciò -nulla di certo. Ma ora da persona degna di fede, con la quale il detto -re avrebbe discorso, ci si dice, che Sua Maestà è molto incollerita, -e s'esprime contro Sua Santità in tono di vivissimo biasimo; e -riprova anche il parentado che noi con la stessa abbiam concluso; -il che per altro aveva già fatto con lettere a noi dirette, prima -della conclusione del matrimonio, sconsigliandoci da quella unione, -siccome vedrete dalle copie di tali lettere. Noi ve le mandiamo qui -alligate. Esse furono mostrate e date a leggere agli ambasciatori di -Sua Santità che sono qui. Ora, tuttochè noi, per quel che ci riguarda, -non diamo gran peso alla opinione di Sua Maestà, poichè siamo stati -mossi da ragionevoli motivi, e ogni di più ce ne sentiamo soddisfatti; -nulladimeno ci pare conveniente, per rispetto al nostro parentado con -Sua Santità, e affinchè la stessa secondo la saggezza sua si formi un -giudizio sulla indicata dimostrazione, di esternarle su ciò l'opinione -nostra. Noi siamo convinti che Sua Santità nella sua saviezza saprà -bene esaminare e discernere fino a qual punto il malumore di Sua Maestà -debba essere preso in considerazione. - -»Voi quindi comunicherete tutto a quella e le farete anche vedere le -copie, se ciò vi sembra conveniente. Ma in nome nostro dovete pregarla -di non chiamar noi in colpa di ciò, anche nel caso, in cui per gravi -motivi facessimo giungere le dette copie in altre mani. — Ferrara, 23 -ottobre 1501.» - -Il duca non istette più ad oscillare. Già sui primi di ottobre aveva -scelto i componenti del corteo, la cui partenza però da Ferrara fece -ancora dipendere dal seguito delle negoziazioni sue col Papa. Fissare -all'uopo le persone sì ferraresi come romane fu questione d'altissima -importanza, sulla quale ci porge schiarimenti un dispaccio di Gerardo -del 6 ottobre: - -«Illustrissimo Signore, ec. — Oggi, 6, Ettore ed io fummo soli dal Papa -con le lettere di Vostra Signoria, del 26 del passato mese e del primo -del corrente, e con la lista della comitiva. Questa è molto piaciuta a -Sua Santità; parendole onorevolissima e ricca, massime perchè vi sono -esattamente specificate condizione e qualità delle persone. Come ho -inteso da ottima via, Vostra Eccellenza ha in ciò superato il credere -del Papa. Dopo esserci alquanto fermati a parlare con Sua Santità, -questa, come Vostra Signoria intenderà per le cose infrascritte, fece -chiamare l'illustrissimo duca di Romagna e il cardinale Orsini. Erano -anche presenti monsignor di Elna, monsignor Troche e messer Adriano. -Il Papa volle che la lista fosse letta di nuovo, e fu ancor più -commendata, particolarmente dal duca, il quale dimostrò aver conoscenza -di parecchie delle persone nominate. Egli la ritenne anche; e gli fu -gratissimo che io gliela rendessi, volendo egli restituirmela. - -»Noi procurammo di avere la lista della comitiva, che dovrà venire con -l'illustrissima duchessa; ma non è ancora in ordine. Sua Santità dice -che vi saranno poche dame, per essere queste Romane selvatiche e male -atte a cavallo. Sinora la duchessa ha presso di sè 5 o 7 donzelle da -marito, 4 fanciulle e 3 dame anziane; e queste resteranno con lei. -Forse se ne aggiungerà qualche altra. Ma s'è cercato con destrezza -di distogliercela, dicendole che troverebbe infinite dame d'onore in -Ferrara. È con lei puranche una madonna Geronima, sorella del cardinale -Borgia, maritata con un Orsini. Costei le farà compagnia con tre -donne. Altre sin qui non vi sono. Credo, come han detto, si sforzeranno -ritrovarne persino a Napoli; ma pensano poterne aver poche, e solo per -accompagnare la duchessa. La duchessa d'Urbino ha fatto intendere che -verrebbe con 50 cavalli. Di uomini anche Sua Santità dice esservene -carestia, per non trovarsi in Roma altri signori che gli Orsini, e -anche questi per la maggior parte esser fuori. Pure spera raccoglierne -buon numero, soprattutto se il duca di Romagna non andrà in campo; -mentre al seguito suo trovansi altri gentiluomini. Sua Santità dice -che di preti e gente dotta avrebbe da mandare abbastanza; ma non di -persone meglio adatte. Del resto, la comitiva che manderà la Signoria -Vostra supplirà per l'uno e per l'altro, tanto più che, a detta di Sua -Santità, è consuetudine che la grande comitiva sia mandata dallo sposo, -e che la sposa invece non vada che con pochi. Ad ogni modo, a quel -che ho presentito, non mancheranno meno di 200 uomini a cavallo. Circa -la via, che a Sua Signoria converrà fare, il Papa è ancora dubbioso. -Egli vorrebbe che passasse per Bologna; e dice che anche i Fiorentini -l'avevano invitata. Comunque Sua Santità non abbia ancora presa una -decisione, pure la duchessa affermò si farebbe la via della Marca, e -che avendo il tutto comunicato al Papa, questi erasi deliberato appunto -in tal senso. Forse egli potrà desiderare ch'essa vada a Bologna -attraverso le terre del duca di Romagna. - -»Relativamente al desiderio di Vostra Eccellenza, che un cardinale -accompagni la duchessa, Sua Santità oppose non sembrarle onesto che -un cardinale qualunque si parta da Roma a tale scopo. Ma ha scritto al -cardinale di Salerno, legato nella Marca, di pigliare il cammino verso -le terre del duca di Romagna e di aspettar lì per far poi compagnia -alla duchessa a Ferrara e cantare la Messa sponsalizia. Egli crede che -il cardinale non mancherà di farlo, quando il suo stato non sano non -glielo impedisca. Ma, ove così fosse, Sua Santità forse provvederebbe -con un altro.... - -»Intendendo in questi ragionamenti Sua Santità, che non avevamo potuto -avere udienza dall'illustrissimo duca, se ne mostrò spiacentissimo, -e disse che Sua Signoria aveva codesto vizio; e che gli ambasciatori -di Rimini erano qui da due mesi, senza aver mai potuto parlare con -lui; che era suo solito far del giorno notte e della notte giorno. -Questo modo di vivere le rincresceva sino al cuore, e non sa se Sua -Signoria riuscirà a conservare il conquistato. In quella vece lodò -l'illustrissima duchessa, come donna prudente e facile a prestare -udienza, e, ove bisogni, anche a prodigar carezze. Fece altissimi -elogii di lei e dell'aver governato il Ducato di Spoleto con la maggior -grazia del mondo. Insomma la magnificò moltissimo, e disse che, anche -allorchè trattava qualcosa con lui, il Papa, Sua Signoria sapeva molto -ben vincere la partita. Credo che Sua Santità parlasse così, più con -l'intenzione di dir bene di lei — come mi pare meriti — che per dir -male dell'altro; abbenchè il linguaggio suo mostrasse il contrario. E -continuamente mi raccomando a Vostra Eccellenza. — Roma, 8 ottobre.» - -Il Papa lasciava raramente sfuggire l'occasione di lodar la bellezza -e l'accorgimento della figliuola. Stabiliva raffronti tra lei e le -donne d'Italia allora più famose, la marchesa di Mantova e la duchessa -d'Urbino. Un giorno parlò anche agl'inviati di Ferrara dell'età di lei, -e notò che nell'aprile (1502) compiva il suo ventiduesimo anno; mentre -Cesare in quel tempo istesso sarebbe giunto al ventiseesimo.[152] - -Egli si sentiva molto soddisfatto per la scelta del seguito. Le -persone, che dovevano comporlo, eran principi di casa d'Este e i -più ragguardevoli uomini di Ferrara. Gli fu pure di gradimento che -Annibale Bentivoglio, il figlio del signore di Bologna, vi si unisse; -e, ridendo, diceva all'ambasciatore di Ferrara: «Se il suo signore per -prender la sposa volesse anche mandare a Roma Turchi, per lui sarebbero -benvenuti.» - -I Fiorentini, per tema di Cesare, spedirono inviati a Lucrezia per -pregarla di passare pel loro paese nell'andare a Ferrara. Nondimeno il -Papa decise che prenderebbe la via di Romagna. Secondo il barbarico -dispotismo di quei tempi, i paesi, pe' quali il corteo passava, eran -tenuti a mantenerlo. Ora per non gravar d'avvantaggio i paesi di -Romagna fu deciso che il seguito, venendo di Ferrara a Roma, farebbe -la strada attraverso la Toscana. Se non che la Repubblica di Firenze -rifiutava di mantenerlo a proprie spese in tutto il suo territorio; non -voleva che ospitarlo soltanto nella città di Firenze, ovvero onorarlo -con un presente.[153] - -Facevansi frattanto in Ferrara gli apprestamenti per le feste delle -nozze. Il duca mandò inviti a principi amici. Aveva anche pensato al -discorso, che all'arrivo di Lucrezia doveva esser tenuto alle feste -nuziali. Nella Rinascenza simili declamazioni erano l'ingrediente più -essenziale di una festa. E quel discorso dovett'essere davvero qualcosa -di splendido. All'uopo Ercole aveva incaricato i suoi ambasciatori -in Roma di mandargli notizie sulla casa Borgia, perchè l'oratore -ne facesse tesoro.[154] Gli ambasciatori compirono con scrupolo -l'incarico, rispondendo al loro signore nel modo che segue: - -«Illustrissimo Principe e Signor nostro singolarissimo. — Abbiamo -usato ogni diligenza e studio per ritrovare, come ai dì passati -l'Eccellenza Vostra ce ne commise, qualche cosa relativa a' fatti di -questa illustrissima casa Borgia. A tale oggetto abbiamo investigato -da ogni canto, e con noi pure i nostri qui in Roma, e non solo dotti, -ma anche tali, che immaginavamo si dilettassero di ricerche simili. -Ora, abbenchè avessimo finalmente scoperto la casa esser nel paese -spagnuolo nobilissima e antichissima, pure non ritroviamo cose egregie -fatte dagli antichi suoi progenitori, perchè in quelle parti si vive -vita molto civile e delicata; e Vostra Eccellenza sa bene come così si -costumi nella Spagna, e massime in Valenza. - -»Sino ad ora solo di Callisto si ritrova qualcosa degna, in ispecial -modo le sue proprie geste, delle quali il Platina scrive assai. Del -resto, è generalmente saputo ciò che questo Papa ha operato. Onde -chi abbia a fare l'orazione avrà dinanzi aperto un largo campo. Noi -adunque, Eccellentissimo Signore, non abbiamo trovato intorno alla -casa più di ciò; ma solo intorno alle persone de' pontefici alla stessa -appartenenti e a' discorsi di obbedienza a coloro indirizzati. E quel -che poi i papi han fatto, dinota assai ciò che di loro possa dirsi. Se -altro ci sarà dato scoprire, non mancheremo di darne notizia a Vostra -Eccellenza, alla quale umilmente ci raccomandiamo. — Roma, 18 ottobre -1501.» - -Quando il duca dell'antica casa degli Este lesse questo laconico -dispaccio, dovette ridere e trovarne l'ingenuità così poco diplomatica -da parer quasi un'ironia. Del rimanente, non sembra che i probi -ambasciatori abbian fatto capo alla vera sorgente. Se avessero chiesto -consiglio a' più intimi cortigiani de' Borgia, per esempio a' parenti, -avrebbero da loro ricevuto un albero genealogico, dal quale appariva i -Borgia discendere dagli antichi re d'Aragona, se non forse proprio da -Ercole. - -Frattanto l'impazienza del Papa e di Lucrezia cresceva ogni dì più, -perchè l'invio del seguito era sempre differito, e i nemici de' Borgia -cominciavano già a prendersene beffe. Il duca dichiarava che non poteva -pensare a far prendere madonna Lucrezia, ove non gli fosse consegnata -la Bolla d'investitura. Lamentava la lentezza nell'adempimento in -Roma delle promesse. Esigeva il pagamento in contanti della dote, che -doveva esser fatto dai Banchi in Venezia, Bologna e altre città al più -tardi all'ingresso in Roma del corteo d'onore, minacciando far ritornar -questo in Ferrara, senza la sposa, ove la somma non fosse interamente -numerata.[155] Poichè la cessione di Cento e Pieve non poteva essere -prontamente condotta a termine, domandava dal Papa un pegno, o il -Vescovado di Bologna pel figlio Ippolito o anche una cauzione. Inoltre -pose innanzi pretensioni di beneficii pel suo bastardo Don Giulio -e pel suo ambasciatore Gianluca Pozzi. Per quest'ultimo Lucrezia -seppe ottenere il Vescovado di Reggio; ed agl'inviati di Ferrara fece -similmente dal Papa concedere una casa in Roma. - -Negozio importante fu anche l'ornamento di cose preziose, di cui -Lucrezia doveva esser fornita. La passione per tal genere d'ornamenti -ancora oggi è grande in Roma. Le donne di nobili famiglie non vi -tralasciano alcuna occasione per risplendere piene di diamanti; e -sin qui tale ricchezza costituiva di regola un fedecommesso. Nella -Rinascenza la passione aveva toccato il grado di vera e propria manìa. -Ercole fece dire alla nuora che dovesse seco portare i gioielli e non -alienarli. Che egli intanto per mezzo del seguito le manderebbe un -ricco ornamento, perchè — così aggiunge con molta galanterìa — essendo -ella il più prezioso de' gioielli, meritava aver pietre preziose in -maggior numero e più belle ancora di quelle che da lui stesso e dalla -propria moglie fossero state possedute. E che non era, per certo, un -così potente uomo come il duca di Savoia; ma nondimeno sempre in grado -di mandare a lei gioie non meno belle di quelle che colui aveva.[156] - -Le relazioni tra Ercole e la nuora erano le più amichevoli che potesse -desiderarsi. Lucrezia, in vero, giammai non si stancava di fare che -le esigenze di lui trovassero ascolto presso il Papa. Questi però era -da parte sua profondamente irritato pel procedere del duca. Lo fece -premurosamente pregare di mandare a Roma il seguito; e lo assicurò -che i due castelli di Romagna sarebbero consegnati prima ancora -che Lucrezia giungesse a Ferrara. Una volta che questa fosse colà, -otterrebbe da lui tutto che desiderasse; così grande essendo l'amor -suo per colei, ch'egli pensava andarle insino a far visita a Ferrara -nella primavera.[157] Egli sospettò altresì che il temporeggiamento -nell'invio del corteo derivasse da qualche intrigo dell'imperatore. -E veramente Massimiliano, anco in novembre, mandò il segretario suo -Agostino Semenza al duca, con l'esortazione a non lasciarlo partire per -Roma; di che, prometteva, sarebbe ad Ercole riconoscente. Il duca, il -22 novembre, mandò uno scritto all'ambasciatore imperiale, dichiarando -aver appunto allora spedito un corriere a' suoi inviati a Roma; -l'inverno esser prossimo, e quindi il tempo per prender Lucrezia non -favorevole; volerlo, annuendovi il Papa, differire, senza però romperla -con lo stesso. Se egli ciò facesse, Sua Maestà poteva pensare se il -Papa gli diventerebbe nemico. Egli dovrebbe aspettarsi da lui eterna -persecuzione e anche una guerra. Ed appunto per schivare siffatti -pericoli aveva accondisceso a legarsi in parentela con Sua Santità. -Confidava perciò in Sua Maestà, che non vorrebbe esporlo a tanto -pericolo, ma nella sua giustizia darebbe valore all'addotta scusa.[158] - -Contemporaneamente Ercole incaricò gl'inviati di render conto al -Papa delle minacce dell'imperatore e di dichiarargli, che quanto a -sè teneva fermo agli obblighi assunti; ma che tanto più urgentemente -doveva desiderare la spedizione delle Bolle, in quanto ogni ulteriore -differimento adduceva pericolo. - -Alessandro ne fu fuori di sè dalla rabbia. Caricò di rimproveri -gl'inviati, e diede del _mercatante_ al duca stesso. Ercole dichiarò -allora al messo dell'imperatore il primo dicembre non poter più oltre -differire l'invio del corteo, senza apertamente romperla col Papa. -Il giorno medesimo scrisse agli ambasciatori a Roma, dolendosi del -titolo di mercatante statogli dal Papa regalato.[159] Tranquillò anche -quest'ultimo, assicurandolo aver fissato la partenza del corteo da -Ferrara pel 9 o 10 dicembre.[160] - - -XXI. - -In questo mentre si provvedeva al corredo di Lucrezia con profusione -degna davvero di una principessa di sangue reale. Il 13 dicembre 1501 -l'agente del marchese Gonzaga a Roma scriveva al suo signore: «La -dote sarà in tutto di 300,000 ducati, oltre i donativi che di giorno -in giorno Madonna riceverà. Primieramente 100,000 ducati contanti; -poi argenteria per più di 30,000 ducati, gioielli, panni di raso, -biancheria finissima, ornamenti e finimenti di gran prezzo per muli -e cavalli; in tutto per altri 160,000 ducati. Ha, fra l'altre, una -balzana del valore di oltre 15,000 ducati, e 200 camice, delle quali -molte del valore di 100 ducati ciascuna; e ogni manica costa da se -sola 30 ducati, con frange d'oro, e simili lavori.» Un altro informava -la marchesa Isabella, che una sola veste di Lucrezia valeva 20,000 -ducati, e un solo cappello più di 10,000. «S'è qui — così quell'agente -di Mantova continuava — e a Napoli lavorato e venduto più oro tirato in -sei mesi che non in due anni passati. In terzo luogo, gli altri 100,000 -ducati sono valuta de' castelli (Cento e Pieve) ed esonerazione di -Ferrara dal censo. Il numero de' cavalli e delle persone che il Papa dà -per compagnia della figliuola, toccherà il migliaio, e 200 carriaggi, -oltre forse qualche carretta francese, se il tempo lo permetterà; senza -contare poi tutta la compagnia che viene a levarla.»[161] - -Finalmente il duca si decise a spedirlo codesto seguito, comunque le -Bolle non fossero ancora in pronto. All'unione oramai inevitabile di -suo figlio con Lucrezia volendo dare il massimo splendore possibile, -mandò per prender colei una cavalcata di oltre 500 persone. Duce era -il cardinale Ippolito, accompagnato da altri cinque membri della Casa -ducale, i fratelli Don Ferrante e Don Sigismondo, poi Niccolò Maria -d'Este vescovo di Adria, Meliaduse d'Este vescovo di Comacchio e Don -Ercole, un nipote del duca. Amici e parenti di gran riguardo, ovvero -feudatarii di Ferrara componevano il seguito, i signori di Correggio -e Mirandola, i conti Rangoni di Modena, uno de' Pii di Carpi, i -conti Bevilacqua, Roverella, Sagrato, Strozzi di Ferrara, Annibale -Bentivoglio di Bologna, ed altri molti. - -Tutti codesti signori, vestiti di abiti ricchissimi, con grosse -catene d'oro al collo, sopra superbi cavalli, uscirono da Ferrara il 9 -dicembre, preceduti da una fanfara di 13 trombetti e 8 pifferi. E così, -con alla testa un cardinale, desioso di vita e di spasso, la brigata -traversò con gran rumore le terre d'Italia. Chi oggi potesse imbattersi -in essa, la crederebbe una truppa di cavalieri artisti in viaggio. Gli -allegri viaggiatori non pagaron mai scotto. Nel territorio del Ducato -vissero a spese del duca, ch'è dire, de' sudditi suoi. Nel territorio -di altri signori trovarono pari accoglienza. E appena messo piede sullo -Stato della Chiesa, i luoghi, per dove passarono, dovettero pensare al -loro mantenimento. - -Malgrado di tutto il lusso della Rinascenza, il viaggiare era allora -una grande pena. Per ogni dove si viaggiava in Europa allora come -oggi in Oriente. Grandi signori e dame, che oggidì scorrono in fuga -terre e paesi sulle strade ferrate entro carrozze comode come sale, -e che perciò stesso sono sì frequentemente in moto, nel secolo XVI -non avrebbero potuto andar che passo passo e a cavallo o sul mulo o -alternativamente in lettiga, esposti a tutte le perfidie de' tempi, -de' venti, delle orride strade. Per percorrere la distanza da Ferrara -a Roma, al che bastano oggi 14 ore, occorsero alla cavalcata 13 giorni -interi. - -Finalmente il 22 dicembre arrivò a Monterosi, misero castello a 15 -miglia da Roma, in istato deplorevole; tutti bagnati dalle piogge -iemali, tutti inzaccherati di mota; uomini e cavalli stracchi e -disfatti come dagli strapazzi di una campagna. Di colà il cardinale -spedì a Roma un messaggiero con un trombetto a prendere gli ordini del -Papa. Fu risposto che facessero l'entrata per Porta del Popolo. - -Questo ingresso de' Ferraresi in Roma è il più splendido spettacolo -durante il regno di Alessandro VI. La cavalcata era in generale la -pompa più spettacolosa e più in pregio nel Medio Evo. Stato, Chiesa, -società esprimevano lo splendore e l'importanza loro con siffatto -genere di apparati, quasi pubblici trionfi. Il cavallo era ancora -simbolo ed istrumento di gran parte della forza come della magnificenza -mondana. Il significato suo nella civiltà è venuto meno con la -cavalleria. D'allora in poi in tutta Europa la cavalcata non fu più in -uso. Dove ancora ne appariscono i residui, come nel seguito principesco -nelle riviste militari, ovvero ne' cortei di corporazioni, l'effetto si -perde sotto la monotonia o la scipitezza delle divise di gala. Quanto -il senso delle forme e delle feste sia mutato negli uomini, specie -in Italia, patria della cavalcata, si potè vedere in Roma il 2 luglio -1871, quando Vittorio Emanuele fece ingresso nella sua nuova capitale. -Se momento siffatto, uno dei più importanti in tutta la storia -d'Italia, fosse caduto nell'epoca della Rinascenza, certo si sarebbe -vista una delle più grandiose e trionfali cavalcate. Invece l'ingresso -in Roma del primo Re dell'Italia unificata sembrò come l'entrata di -carrozze impolverate, che menassero viaggiatori, il Re e la Corte sua, -dalla strada ferrata alla loro dimora. In questa semplicità borghese -era certamente maggior grandezza morale che nella pompa clamorosa -di un trionfo cesareo. Pure noi non parliamo qui dell'intimo valore -delle solennità pubbliche; ma solo della diversità de' tempi rispetto -alle feste, ai modi e ai bisogni delle stesse. L'estinguersi di -quel sentimento grandioso della festa, quale la Rinascenza lo aveva -suscitato, sarebbe sicuramente da considerare come un impoverimento. Il -bisogno suo ancora oggidì torna spesso a rinverdire. E gli spettacoli -più belli, visti ai tempi nostri in Europa, sono stati quelli delle -schiere tedesche di ritorno dalla Francia in patria. Erano, è vero, -feste militari; se non che e la sontuosità, onde le città s'erano -parate, e la gioiosa partecipazione di tutti gli ordini della -cittadinanza, tolsero loro quel carattere esclusivo. - -Alessandro VI avrebbe proprio scapitato in reputazione, ove in -congiuntura così solenne per la sua famiglia non avesse dato segno di -magnificenza innanzi al popolo con un sontuoso spettacolo. Per questo -Adriano VI più tardi divenne la favola de' Romani. Egli nè comprendeva -nè aveva in onore queste necessità proprie alla Rinascenza. - -Il 23 dicembre, verso le 10 ore del mattino, i Ferraresi arrivarono -a Ponte Molle. In una villa trovarono una colezione apparecchiata. La -contrada allora non aveva apparenza essenzialmente diversa da quella -d'oggi. Casini e case coloniche sulle pendici di Monte Mario con in -cima la Villa de' Mellini; e così pure sulle colline costellanti la -via Flaminia. Il Ponte sul Tevere era stato riedificato da Niccolò V, e -munito anche di torre; la quale Callisto III fece terminare. Da Ponte -Molle a Porta del Popolo si stendeva, come oggi, lungo la via, uno -squallido sobborgo. - -Al Ponte sul Tevere la cavalcata ricevette il saluto del Senatore -di Roma, del Governatore della città, e del Barigello o capitano di -polizia. Questi signori erano iti con 2000 uomini a piedi e a cavallo. -A mezzo trar di arco dalla Porta s'incontrò il seguito di Cesare. -Innanzi 6 paggi; poi 100 gentiluomini a cavallo; quindi 200 Svizzeri -a piedi, vestiti di velluto nero e panno giallo, divisa del Papa, con -berretti a pennacchio e armati di alabarde. Dopo, a cavallo, il duca -di Romagna, insieme con l'ambasciatore di Francia. Indossava un vestito -alla francese con cintola di panno d'oro. Il saluto ebbe luogo al suono -delle musiche. Tutti i signori smontarono di cavallo. Cesare abbracciò -il cardinale Ippolito, e quindi, cavalcando a lato di lui, volse alla -Porta. - -Se egli aveva un seguito di 4000 uomini e i magistrati della città -uno di 2000, e se si calcola anche la folla degli spettatori, non si -comprende davvero come sì enorme moltitudine abbia potuto dispiegarsi -davanti Porta del Popolo. Ma non dovevano allora esservi case, e la -pianura, occupata oggi dalla Villa Borghese, dev'essere stata pressochè -libera. - -Alla Porta il corteo fu salutato da 19 cardinali, ciascuno con un -seguito di 200 persone. Il ricevimento qui, sotto un diluvio di -declamazioni, durò non meno di due ore; sicchè si fece sera. Finalmente -tutta questa cavalcata di parecchie migliaia, al suono di trombe, -pifferi e corni, mosse lungo il Corso, per Campo di Fiore, verso il -Vaticano, salutata da' cannoni di Castel Sant'Angelo. - -Alessandro stava ad una finestra del palazzo a vedere quel corteggio, -che veniva a porre in atto il più audace desiderio della casa sua. -Quando poi i camerieri alla scala del palazzo ricevettero i Ferraresi -e gl'introdussero presso di lui, egli andò loro incontro con 12 -cardinali. Quelli gli baciavano i piedi, ed ei gli sollevava ed -abbracciava. Si restò un pezzo in gioviali discorsi; quindi Cesare -condusse dalla sorella i principi di Ferrara. - -Lucrezia si fece sino alla scala di casa, al braccio di attempato -cavaliere, vestito di velluto nero, con catena d'oro al collo. Secondo -il cerimoniale prestabilito, non baciò i cognati: inclinò soltanto il -viso a' visi, questa essendo la forma francese. Essa portava abito -di drappo bianco tessuto in oro, e bernia foderata di zibellino; le -maniche, di candido broccato in oro, strette con tagli trasversali alla -foggia spagnuola; per acconciatura al capo una cuffia di velo verde, -listata intorno d'oro battuto e orlata di perline; al collo un vezzo di -grosse perle con un balaustro non legato. Furono serviti rinfreschi, -e Lucrezia dispensò piccoli regali, lavori di gioiellieri romani. I -principi col seguito loro se n'andarono molto contenti. «Questo so io -di certo — così scriveva El Prete, — che al nostro cardinale Ippolito -scintillavano gli occhi: ella è dama seducente e veramente graziosa.» - -Anche il cardinale scrisse la sera stessa alla sorella Isabella di -Mantova, per chetarne la curiosità, circa l'abbigliamento di Lucrezia. -Le vestimenta erano allora l'oggetto più importante, soprattutto in -una corte. E mai non vi fu tempo, come nella Rinascenza, in cui il -costume delle donne fosse più ricco e più nobile insieme. Sembra che -la marchesa abbia espressamente mandato a Roma un agente per essere -informata delle persone e delle feste, con l'obbligo però di prendere -a preferenza nota degli abiti. El Prete si trasse d'impegno con tanta -scrupolosità, come oggi saprebbe solo un _Reporter del Times_.[162] -Stando alle descrizioni di lui, un pittore avrebbe potuto fare un -ritratto di Lucrezia, che di molto si sarebbe approssimato alla verità. - -Anche la stessa sera l'ambasciatore di Ferrara fece a donna Lucrezia -la sua visita officiale. Comunicò quindi al duca l'impressione che la -nuora di lui gli aveva fatta: - -«Illustrissimo Signor mio. Questa sera, poichè ebbi cenato, fui -in compagnia di messer Gerardo Saraceni presso l'illustrissima -Madonna Lucrezia, per visitarla a nome di Vostra Eccellenza e -dell'illustrissimo Don Alfonso. In tale occasione venimmo in lungo -ragionamento su diverse cose. In verità ella si diede a riconoscere per -donna molto prudente e discreta e di buona indole, e di grandissima -osservanza verso Vostra Eccellenza e l'illustrissimo Don Alfonso; -sicchè si può ben giudicare, che entrambi saranno di lei veramente -soddisfatti. Oltrecchè ella ha ottima grazia in ogni cosa, ed è a un -tempo modesta, venusta e onesta. Nè poi meno è cattolica, nè mostra -meno temere Dio. Domattina si confessa con l'intenzione di comunicarsi -il dì della Natività del Signore. La bellezza sua è già per sè -soddisfacente; ma la piacevolezza delle maniere e il modo grazioso -di porgersi l'aumentano e fanno parer maggiore. In conclusione le -sue qualità a me paion tali, che nulla di sinistro si debba o possa -sospettar di lei: piuttosto è da presumere, credere e sperarne sempre -ottime azioni. Di che m'è parso conveniente, in omaggio alla verità, -far con questo scritto testimonianza a Vostra Altezza. Ed ella sia -certa che come, in conformità del debito ed ufficio mio, scrivo senza -passione il vero; così, per la servitù che mi lega all'Eccellenza -Vostra, ciò mi colma di singolare letizia e consolazione. Mi raccomando -alla buona grazia di Vostra Eccellenza. — Roma, 23 dicembre 1501, -nell'ora sesta della notte. Di Vostra Eccellenza servitore Giovanni -Luca.»[163] - -La lettera del Pozzi mostra quanto grande fosse ancora all'ultimo -istante la sfiducia del duca e del figlio. Abbassarsi sino al punto -di mettere confidenzialmente a parte l'inviato in Roma delle loro -perplessità d'animo in cose cotanto intime e personali, dovett'essere -per entrambi una umiliazione. Ed umiliante fu del pari desiderar da -colui un'attestazione delle qualità di una donna destinata ad essere -duchessa di Ferrara. Quella sola frase della lettera nella quale il -Pozzi non si perita di affermare, che nulla di sinistro s'abbia a -sospettar di Lucrezia, getta abbastanza luce sui brutti rumori che -sul conto di lei correvano. La testimonianza però fu splendida. Nelle -mani di qualunque difensore di Lucrezia essa è tale, che può bensì -valere come il più importante dei documenti. E se colei avesse potuto -leggerla, forse la vergogna non sarebbe stata impari alla soddisfazione -che n'avrebbe provata. - -I principi di Ferrara presero stanza in Vaticano; altri signori in -Belvedere; i più furono mandati in casa di curiali, con l'obbligo di -curarne il mantenimento. I papi riguardavano allora le faccende loro -private come affari dello Stato. Per farne le spese, aggravavano la -mano, senz'altro, sugl'impiegati di corte; e la turba di questi a volta -sua nè viveva nè s'arricchiva che mercè la grazia papale. Nondimeno -anche alcuni mercatanti dovettero portare il peso della splendidezza -papale. Parecchi impiegati mormoravano per l'ospitamento dovuto -ai Ferraresi, i quali eran trattati così male, che il Papa dovette -intervenire.[164] - -Per la festa di Natale il Papa disse messa in San Pietro; e i principi -vi assistettero come ministri. L'ambasciatore descrisse al suo signore -l'apparenza magnifica e anche _religiosa_ del Papa, a un di presso come -si descriverebbe il presentarsi sulla scena di un istrione famoso.[165] - -Per ordine del Papa il carnevale cominciò allora, e ogni giorno avevan -luogo feste in Vaticano. - -El Prete ci ha lasciato una ingenua descrizione di un trattenimento -serale nel palazzo di Lucrezia, che ci ripone vivi dinanzi gl'usi del -tempo. «Questa illustrissima Madonna — così scrive — poco si vede, -perchè occupata per la partenza. Domenica, giorno di Santo Stefano -(26 dicembre), andai la sera anch'io in fretta nella sua stanza. Sua -Signoria sedeva appresso al letto; e all'angolo della camera erano una -ventina di donne romane, vestite _a la romanesca_ co' tradizionali -panni in testa (_con quelli drapi in testa_); vi eran poi le sue -donzelle, dieci di numero. Aprì il ballo un gentiluomo di Valenza con -una donzella di nome Nicola. Poscia ballò gentilmente e con grazia -singolare Madonna con Don Ferrante. Portava indosso una gammurra di -raso nero con liste d'oro e maniche nere; il polsino tutto serrato, -il resto tutto di sopra tagliato e la camicia fuori; il petto sino -alla gola copriva un velo listato d'oro; un filo di perle al collo; -sul capo una cuffia di velo verde con una lenza di piccoli rubini; una -sopravveste nera di raso foderato colorita e bella. Le sue donzelle non -hanno ancora sfoggiato: se altre non ve ne saranno, le nostre potranno -star loro a lato per apparenza e tutto il resto. Due o tre sono -graziose. Una valenzana, Catalina, ballò bene; un'altra è seducente. -Senza che sel sapesse, io l'ho tolta per mia favorita. Iersera (il 28) -il cardinale andò mascherato per la città col duca e Don Ferrante; e -poi andammo dalla duchessa, ove si ballò. Da mane a sera non si vede -in Roma che cortigiane in maschera. Col suonar delle 24 non possono più -lasciarsi veder fuori di casa, perchè si fanno de' brutti giochi.» - -Quantunque il matrimonio fosse già stato, mercè procura, concluso -in Ferrara, pure Alessandro volle che l'atto fosse ancora una volta -stipulato in Roma. E, per schivare una pura ripetizione, lo sposalizio -in Ferrara fu celebrato solo con la formola: _vis, volo_; e lo scambio -degli anelli differito. - -La sera del 30 dicembre i Ferraresi condussero madonna Lucrezia in -Vaticano. La sposa di Alfonso uscì dal suo palazzo con tutta la sua -corte e con 50 dame d'onore. Aveva sopravvesta di broccato d'oro alla -francese con maniche aperte, che scendevano sino a terra. Di sotto, -abito di cremisino foderato d'ermellino. Il lungo strascico portavano -damigelle di compagnia. In testa una cuffia di seta e oro, e i capelli -fermati da un semplice cordoncino nero. Al collo un vezzo di perle con -pendente, composto di uno smeraldo, un rubino e una grossa perla. - -Don Ferrante e Don Sigismondo la conducevano per mano. Così il -corteggio si pose in cammino. Sulla scala di San Pietro risuonavano -musicali accordi. Il Papa stava ad aspettare nella Sala Paolina -sul trono, e accanto a lui 13 cardinali e il figlio Cesare. Degli -ambasciatori stranieri eran presenti quelli di Francia, di Spagna e -Venezia: il tedesco mancava. La cerimonia cominciò con la lettura del -mandato di procura del duca di Ferrara. Poscia il vescovo di Andria -tenne il discorso d'uso; ma fu d'uopo l'abbreviasse per comando del -Papa.[166] Innanzi a costui fu messa una tavola, e vi presero posto -Don Ferrante, qual rappresentante di suo fratello, e donna Lucrezia. -Ferrante rivolse a questa la domanda, secondo la formola; e, avendo -essa risposto affermativamente, le pose al dito l'anello con queste -parole: «Questo anello matrimoniale manda a te, illustrissima Donna -Lucrezia, l'illustrissimo Don Alfonso per libera determinazione, e io -te lo consegno a nome di lui.» E Lucrezia: «Così anch'io per libera -determinazione lo accetto.» - -Del compimento dell'atto fu fatta fede in un istrumento per man -di notaro. Subito dopo il cardinale Ippolito presentò a Lucrezia i -gioielli. Il duca, che le faceva un prezioso regalo del valore di -70,000 ducati, annetteva particolare importanza al modo in che avesse -ad esser consegnato. Il 21 dicembre aveva scritto al figlio di offrire -i gioielli con quelle parole, che gli avrebbe suggerite l'ambasciatore -Pozzi; avvertendolo anche che ciò era per misura di precauzione, -affinchè, in caso d'infedeltà di madonna Lucrezia ad Alfonso, le -gioie non andassero perdute.[167] Sino all'ultimo il duca trattava i -Borgia con la sfiducia di uomo, che teme di essere ingannato. Onde il -30 dicembre il Pozzi gli scriveva: «Pel matrimonio è stato stipulato -un istrumento, nel quale è detto soltanto che a madonna Lucrezia è -fatto presente dell'anello nuziale; senza dir motto di altro regalo. -Modo migliore per rispondere alle intenzioni di Vostra Eccellenza non -v'era. Non s'è dunque in guisa alcuna parlato di donativo, e su di ciò -l'Eccellenza Vostra non nudrirà dubbio di sorta.» - -Ippolito si disimpegnò con tanta grazia, che il Papa gli disse: -avere egli aumentata la bellezza dell'ornamento. Le gioie erano in un -forzierino, che il cardinale pose prima innanzi al Papa e poscia aprì. -Un tesoriere ferrarese l'aiutò a tenere i gioielli nella vera luce, -sì che ne apparisse tutta la preziosità. Il Papa stesso gli prese -in mano e gli mostrò alla figlia. Erano catene, anelli, orecchini e -pietre bellamente legate; magnifico, in particolar modo, un monile di -perle; e, quanto a perle, Lucrezia sentiva una vera passione. Ippolito -presentò pure alla cognata i suoi proprii regali, tra i quali quattro -croci finamente lavorate. I cardinali offrirono regali dello stesso -genere. - -Dopo si fecero tutti alle finestre della sala per vedere i giuochi -sulla Piazza di San Pietro: una corsa di cavalli ed una giostra per -una nave. Otto nobili difendevano quest'ultima contro altrettanti -che l'assalivano. Si combatteva con armi taglienti; e cinque persone -n'usciron ferite. - -La comitiva si condusse quindi nella camera del Pappagallo. Il -Papa prese posto sul trono, alla sua sinistra i cardinali, a destra -Ippolito, donna Lucrezia e Cesare. «Egli richiese — così El Prete — -il duca di fare una danza con madonna Lucrezia, la qual cosa fece con -buona grazia. Sua Santità rise continuamente. Le donzelle ballarono -pure molto bene a due a due. La cosa durò più d'un'ora. Quindi si diè -principio alle commedie. Se ne cominciò una, ma non fu finita perchè -troppo lunga. Ne venne poi un'altra in versi latini, con un pastore -e alcuni bambini, che fu molto bella. Il significato non lo compresi. -Finite le commedie, andaron via tutti, meno Sua Santità, la sposa e i -cognati, che restarono, avendo il Papa dato in tal sera il banchetto -nuziale, del quale non posso informare. Si desinò in famiglia.» - -Le feste continuarono tutti i giorni, mentre Roma da parte sua era -piena delle baldorie carnascialesche. L'ultimo giorno dell'anno il -cardinale Sanseverino e Cesare fecero rappresentar commedie. Quella -ordinata da Cesare fu un'egloga con attrezzi pastorali. Alcuni -pastori magnificarono la giovane coppia, il duca Ercole e il Papa come -protettori di Ferrara.[168] - -Il primo giorno dell'anno (1502) venne solennizzato con pompa -particolare. I Priori di Roma posero in campo un corteo. Tredici carri -trionfali, con a capo lo stendardo della città e i magistrati, mossero -a suono di musica da Piazza Navona pel Vaticano. Nel primo si vedeva -il trionfo di Ercole; ne' seguenti Cesare ed altri eroi romani. Si -disposero in ordine innanzi al Vaticano, dalle cui finestre il Papa e -gli ospiti suoi si godevano lo spettacolo. Furon declamate poesie in -onore degli sposi. La rappresentazione durò quattr'ore. - -Quindi seguirono commedie nella camera del Pappagallo, e una splendida -_Moresca_, ballo del tempo, nella _Sala dei Papi_, parata già da -Innocenzo VIII di bellissime coltrine di broccato in oro. Quivi era -elevata una scena bassa e stretta, adorna di frasche e illuminata -con torce. Gli spettatori presero posto su' banchi o per terra, come -a ciascuno meglio aggradiva. Dopo la rappresentazione di un'egloga, -un cantambanco, vestito da donna, cominciò a ballar la _Moresca_. -Vi pigliò parte come ballerino anche Cesare, in costume ricchissimo, -tanto che, non ostante la maschera, si distingueva di primo tratto. -Il ballo era accompagnato dal suono di tamburini. Le trombette ne -annunziarono un altro. Apparve un albero, sulla cui cima oscillava -un Genio, recitante poesie. Buttò giù nove cordoni di seta, le cui -estremità furon prese da nove danzatori. Questi andaron formando -intorno all'albero una carola, che il Genio pareva intrecciasse con la -sua mano. La _Moresca_ incontrò grandissimo plauso. Da ultimo il Papa -desiderò veder ballare anche la figlia. Ed essa ballò con la damigella -di compagnia valenzana; e dietro di loro seguivano in coppia gli altri -danzatori e le danzatrici.[169] - -Commedie e moresche furon dunque la parte essenziale di questa festa. -Le poesie dovettero essere composte da Romani, i Porcari, Mellini, -Inghirami, Evangelista Maddaleni; e forse anche presero parte essi -stessi alla rappresentazione; mentre da lunga pezza non s'era più ai -Romani offerta occasione altrettanto solenne per mostrare i progressi -loro nell'arte drammatica. Lucrezia ogni giorno dev'essere stata -coperta da un diluvio di sonetti ed epitalamii. Reca davvero molta -maraviglia, che nulla di tutto ciò siasi conservato, nè che venga -nemmeno un poeta romano di quei giorni nominato come autore di qualche -commedia. - -Il 2 gennaio fu data sulla Piazza di San Pietro una caccia al toro. -Questa costumanza tutta spagnuola era stata importata in Italia -sin dal XIV secolo; ma non divenne generale che nel seguente. Gli -Aragonesi la trapiantarono in Napoli, e i Borgia in Roma, ove sino a' -tempi ultimi, in Piazza Navona o al Testaccio, le cacce di tal natura -erano frequenti. Cesare faceva volentieri mostra in simili barbari -giuochi dell'abilità e della forza sua. In una caccia data nell'anno -del Giubileo aveva maravigliato tutta Roma, spiccando con un colpo di -sciabola la testa ad un bove. - -Il 2 gennaio con nove altri Spagnuoli, che dovevano essere veri -_mattadori_, egli entrò a cavallo nello steccato, ove sul cominciare -non furono introdotti che due tori. Contro il più furioso stette egli -solo a cavallo e con la lancia. Poscia entrò anche a piedi in compagnia -di dieci altri Spagnuoli. Fatta questa mostra eroica, il duca si -ritirò, lasciando il carico del rimanente spettacolo ai _mattadori_. -Dieci tori e un bufalo furon morti. - -La sera furono recitati i _Menemmi_ di Plauto e altre scene, il cui -soggetto fu l'apoteosi di Cesare e di Ercole. Gl'inviati di Ferrara ne -diedero una relazione, ch'è una pittura dilettevolissima del tempo: - -«Questa notte, nella camera del Papa, è stata recitata la _Commedia -del Menechino_ (i _Menemmi_). Rappresentarono benissimo la persona -dello schiavo, del parassita e anche del ruffiano e della moglie di -Menechino. Ma i Menechini stessi non dissero con molta grazia. Non -portavan maschera e non v'era scenario, la camera non essendo capace -abbastanza. In quel luogo, in cui Menechino, per comando del suocero, -che crede fosse impazzito, è preso, ed ei grida che gli vien fatta -violenza, disse essere maraviglia che così si usasse, mentre Cesare è -potente, Giove propizio ed Ercole benevolo. - -»Prima della recitazione ebbe luogo altra rappresentazione. Venne -fuori un bambino vestito da donna, rappresentante la virtù e un altro -rappresentante la fortuna. Disputarono su quale fosse da preferire -per grado; ed ecco sopraggiungere la gloria su carro trionfale, avendo -il mondo sotto i piedi con le parole scritte: _Gloria Domus Borgiae_. -La gloria, che chiamavasi anche luce, preferì la virtù alla fortuna, -dicendo che Cesare ed Ercole appunto con virtù avevan superata la -fortuna; e riferì molti nobili fatti dell'illustrissimo duca di -Romagna. Quindi comparve Ercole con la pelle del leone e con la clava; -e Giunone gli mandò contro la fortuna. Ercole, combattendo con essa, la -vinse, prese e legò. Allora Giunone pregò Ercole di volerla liberare; -ed egli clemente e magnanimo la concesse a Giunone, a condizione, che -nè essa nè quella avessero mai a far cosa alcuna contro la casa di -Ercole e di Cesare. Il che fu da quelle promesso, anzi Giunone promise -pure di favorire l'unione delle due case. - -»Venne poscia Roma su un carro di trionfo. Si dolse che Alessandro, -che tiene il luogo di Giove, le facesse la ingiuria di toglierle via -l'eccelsa madonna Lucrezia; e la raccomandò grandemente, mostrando come -la fosse il rifugio di tutta Roma. Dopo Roma, Ferrara, senza carro di -trionfo; e disse che madonna Lucrezia non andava in città indegna e -che Roma non la perdeva. Sopraggiunse quindi Mercurio mandato dagli Dei -per riconciliare Roma e Ferrara, volere di coloro essendo, che madonna -Lucrezia andasse a Ferrara. E fece quindi seder Ferrara al posto -d'onore sul carro trionfale. - -»Tutte queste cose furon recitate in versi eroici pieni di eloquenza. -Il parentado tra Cesare ed Ercole vi fu continuamente celebrato. Si -volle anche manifestamente esprimere, che insieme uniti dovessero -compiere grandi fatti contro i nemici di Ercole. Che se la realtà -potesse corrispondere a tali pronostici, le cose nostre verrebbero -a molto buon termine. E così ci raccomandiamo alla grazia di -Vostra Eccellenza. Roma, 2 gennaio 1502. — Giovanni Luca e Gerardo -Saraceni.»[170] - -Arrivò finalmente il giorno della partenza di Lucrezia, il 6 gennaio. -Doveva esser quella una comitiva fastosa che la simile non s'era vista -mai. Lucrezia doveva percorrere da regina le terre d'Italia. V'era -anche un cardinale, che l'accompagnava come legato, Francesco Borgia, -arcivescovo di Cosenza. Egli doveva la porpora a Lucrezia ed era il suo -più fedel partigiano; antico signore e brava persona della casa Borgia, -come il Pozzi scriveva a Ferrara. A madonna furono anche dati per -compagnia tre vescovi, di Carniola, di Venosa e di Orte. - -Alessandro fece ogni sforzo per persuadere quante donne e uomini nobili -romani fu possibile ad unirsi al corteo. Ed ottenne anche questo, -che la città di Roma nominasse quattro inviati d'onore, che dovevano -assistere anche alle feste in Ferrara: Stefano Del Bufalo, Antonio -Paoluzzo, Giacomo Frangipane e Domenico Massimi. Allo scopo stesso la -nobiltà romana scelse Francesco Colonna di Palestrina e Giuliano conte -di Anguillara. Vi s'aggiunsero anche Ranuccio Farnese di Matelica e -Don Giulio Raimondo Borgia, capitano della guardia palatina, nipote del -Papa. De' gentiluomini romani di second'ordine ve ne furono otto. - -Cesare per conto proprio preparò un seguito di onore di 200 cavalieri, -con musica e con buffoni per divertire per via la sorella. Spagnuoli, -Francesi, Romani, Italiani di varie provincie composero la schiera. -Due di loro vennero più tardi in fama, Ivo d'Allegre e Don Ugo Moncada. -Di Romani v'erano il cavaliere Orsini, Piero Santa Croce, Giangiorgio -Cesarini, fratello del cardinale Giuliano, ed altri signori degli -Alberini, Sanguigni, Crescenzi e Mancini. - -Lucrezia prese seco anch'essa una corte officiale di 180 persone. Nella -lista, che è giunta sino a noi, sono specialmente indicate le sue dame -di compagnia. Prima Angela Borgia, _una damigella elegantissima_, come -la chiama un cronista di Ferrara. La bellezza sua fu già lodata in Roma -dal poeta Diomede Guidalotto. E con essa era anche la sorella donna -Girolama, moglie del giovane Fabio Orsini. Accompagnavano pure Lucrezia -madonna Adriana Ursina, un'altra Adriana, moglie di Don Francesco -Colonna, e una dama della casa degli Orsini, della quale non è indicato -il nome, nè è ammessibile potesse essere la Giulia Farnese. - -Molte vetture, che il Papa aveva fatte costruire in Roma, e 150 muli -trasportavano le suppellettili di Lucrezia. Il bagaglio fu in parte -avviato innanzi. La duchessa portò via seco tutto quanto il Papa -avevale permesso di prendere. Egli non volle nemmeno che ne fosse -disteso inventario, come il notaro Beneimbene aveva consigliato. -«Perchè io voglio — così diceva agli ambasciatori ferraresi — che la -duchessa liberamente disponga delle proprietà sue e le doni cui meglio -le aggrada.» Egli aveva anche fatto alla figlia un presente di 9000 -ducati per abbigliamento di lei e della sua servitù, e regalatole -altresì una bella lettiga alla francese, nella quale avrebbe accanto a -lei seduto la duchessa di Urbino, appena scontrata sul cammino.[171] - -Mentre Alessandro lodavasi con gli ambasciatori di Ferrara della -castità e pudicizia di sua figlia, esprimeva il desiderio che il -suocero non la facesse attorniare che da dame e cavalieri per bene. -«Ella stessa gli ha detto — così gli ambasciatori scrivevano al loro -signore — che non farebbe arrossire mai Sua Santità pel modo suo -d'operare; la qual cosa, per quanto possiam giudicare, teniamo per -certo. Perchè, quanto più conversiamo con lei e quanto più consideriamo -il viver suo, tanto veniamo in miglior opinione della bontà, onestà -e discrezione sua, non omettendo che in casa sua non si vive solo -cristianamente, ma anche religiosamente.»[172] - -Anche il cardinal Ferrari si permise scriver lettera al duca, del -quale era stato un tempo servitore. E in tono tutto pieno di unzione -esortavalo a trattare amorevolmente la nuora, e levava al cielo le -singolari virtù e meriti di costei.[173] - -Il 5 gennaio fu pagato a' Ferraresi il saldo della dote in contanti, e -gl'inviati avvisarono il duca, che tutto procedeva con ordine; che la -nuora portava anche seco tutte le Bolle _piene e in ottima forma_; e -che la comitiva era per porsi in cammino.[174] - -Alessandro aveva prescritto le stazioni del lungo viaggio: Castelnuovo, -Civitacastellana, Narni, Terni, Spoleto, Foligno. Quivi doveva trovarsi -il duca Guidobaldo o la moglie per accompagnare madonna Lucrezia a -Urbino. Di qui poi si doveva muovere attraverso gli Stati di Cesare; e -per Pesaro, Rimini, Cesena, Forlì, Faenza e Imola andare a Bologna, per -quindi giungere pel Po a Ferrara. - -I luoghi, pe' quali si passava, avrebbero dovuto soggiacere a carichi -troppo gravosi, ove avessero ospitata la cavalcata tutta quanta. Fu -per questo qualche volta divisa e avviata per diverse strade. Come si -procedesse in ciò, lo mostra un Breve del Papa a' Priori di Nepi, che -il Gran Kahn di Persia non avrebbe potuto concepire in termini più -laconici: - -«Amati figliuoli, salute e benedizione Apostolica. — La nostra diletta -figlia in Cristo, la nobile signora duchessa Lucrezia de' Borgia, -partirà di qui, con numeroso seguito di gentiluomini, lunedì prossimo -per essere accompagnata presso l'amato figliuolo, il nobile Alfonso -di Ferrara, primogenito del duca. Dugento de' cavalieri prenderanno la -via della città vostra. Noi vogliamo e vi ordiniamo, per quanto avete -cara la grazia nostra e non volete incorrere nella nostra disgrazia, -di accoglierli e trattarli per un giorno e due notti con ogni onoranza. -Così per la vostra sollecitudine troverete appo noi il meritato plauso. -Dato in Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del pescatore, il 28 -dicembre 1501, l'anno decimo del nostro Pontificato. — Adriano.»[175] - -Il modo stesso fu tenuto con molti altri paesi. In ogni città, in cui -la cavalcata giungeva e soprattutto in quelle ove si fermava, dovevasi -per ordine del Papa onorar Lucrezia con archi trionfali, luminarie e -cortei. Soltanto le spese tutte a carico delle Comunità. - -Il 6 gennaio Lucrezia prese commiato da Roma, dal figlio Rodrigo e dai -genitori. Vannozza però non l'avrà forse veduta che a quattr'occhi. -Niuno di coloro, che riferiscono delle feste in Vaticano, ha mai fatto -menzione di quella donna, nemmeno di nome. - -Nella camera del Pappagallo ella si congedò dal padre, col quale restò -sola un pezzo, sinchè non sopraggiunse Cesare. Nel separarsi da lei -Alessandro continuò a dirle ad alta voce, che stésse di buon animo -e gli scrivesse sempre che alcuna cosa da lui desiderasse, perchè di -lontano farebbe per lei ancora più di quello che aveva fatto in Roma. -Andò quindi per vederla in varii posti, sino a che la cavalcata non fu -scomparsa.[176] - -Lucrezia mosse alle tre dopo mezzogiorno. Sino a Porta del Popolo fu -accompagnata da tutti i cardinali, dagli ambasciatori e da' magistrati -di Roma. Montava sopra una mula bianca con coperta e finimenti -d'argento battuto e frange d'oro ch'era un ricco vedere. Era in abito -di viaggio: una gamurra d'oro tirato coperta di cremisino tagliato, e -con una striscia di broccato d'oro, foderata d'armellino. Cavalcava in -mezzo ad un corteggio di più di 1000 persone. Aveva accanto i principi -di Ferrara e il cardinal di Cosenza. Il fratello Cesare l'accompagnò -per un tratto; poscia, col cardinale Ippolito, tornò indietro al -Vaticano. - -Così Lucrezia Borgia separavasi per sempre da Roma e da un orribile -passato. - - - - -LIBRO SECONDO. - -LUCREZIA BORGIA A FERRARA. - - -I. - -La cavalcata, che conduceva donna Lucrezia a Ferrara, avanzava a -piccole tappe. E anche queste stancavano molto le donne, soprattutto in -una stagione, in cui sullo stesso territorio romano s'incontra giorni -rigidi e piovosi. - -Non si giunse a Foligno che il settimo giorno. Vogliamo qui -approfittare della relazione, che da quella città gli ambasciatori di -Ferrara spedirono al loro signore, perchè rende conto in modo vivo e -sensibile del viaggio insino a lì e degl'incidenti occorsi. - -«Illustrissimo ed eccellentissimo Signor nostro. — Benchè avessimo da -Narni scritto per la posta, via di Roma, all'Eccellenza Vostra, che -saremmo andati a giornate continuate da Terni a Spoleto, e da Spoleto -qui, nondimeno, essendo l'illustrissima duchessa e le donne sue molto -affaticate, si deliberò riposare un giorno a Foligno. Noi quindi di -qua non partiremo che domani, nè arriveremo ad Urbino prima di martedì -prossimo, che sarà il 18 del volgente. Perchè domani andremo a Nocera; -sabato a Gualdo; domenica a Gubbio; lunedì a Cagli, e martedì a Urbino. -Ivi ci fermeremo anche un giorno, cioè, tutto il mercoldì. E di lì -poscia, il 20, si andrà a Pesaro, e così, di città in città, siccome in -altre lettere è stato scritto all'Eccellenza Vostra. - -»Ma siamo certi che la duchessa vorrà riposare molti giorni per -intero; sicchè, senza dubbio, a noi non sarà dato toccar Ferrara -prima degli ultimi di questo mese, ovvero vi giungeremo il primo -giorno del vegnente, e forse il secondo o il terzo. Epperò a me è -parso conveniente darne notizia di qui a Vostra Eccellenza, affinchè -sappia ove siamo e ove stimiamo dover essere e possa ordinare quello -che meglio giudicherà. Poichè laddove le piacesse che si differisca -l'arrivo in Ferrara al 2 o al 3 febbraio, crediamo che ciò sia per -succedere facilmente. Che se invece preferisse che il nostro arrivo -avesse luogo l'ultimo di questo mese o il primo di febbraio, potrà -avvisarcene; chè, in tal caso, solliciteremo, come abbiamo procurato -sin qui, l'andar riposato. - -»La ragione, che mi muove a credere quanto di sopra, è che -l'illustrissima madonna Lucrezia è di complessione delicata e non -avvezza a cavalcare; e le donne sue lo sono ancora meno. E conosciamo -anche che la non vorrebbe essere all'arrivo in Ferrara tutta sbattuta e -conquassata dal viaggio. - -»In tutti i luoghi, pe' quali Sua Signoria è passata, è stata ben -veduta e amorevolmente e con grande riverenza accolta. Dalle donne -anche ha avuto presenti con tale dimostrazione, che tutto pareva esser -fatto per riguardo a lei stessa. Tanto universalmente è benvoluta -in questi paesi, ne' quali, per essere già stata nella legazione di -Spoleto, è anche molto ben conosciuta. Qui in Foligno le è stato fatto -migliore accoglimento e maggiori testimonianze di letizia che in altri -luoghi fuori di Roma. Perchè, oltre i Signori, così chiamati per esser -Presidenti della repubblica, che le vennero incontro sino alla porta -in mantelli e cappucci di seta rossa, tutti a piedi, e l'accompagnarono -sino all'alloggiamento; sulla piazza, presso la porta stessa, le venne -anche innanzi un trofeo, sul quale era una persona, rappresentante -_Lucrezia romana_ con un pugnale in mano. Recitò alcuni versi, che -significavano: sopraggiungendo Sua Signoria, dalla quale essa stessa -era superata in pudicizia, modestia, prudenza e costanza, le dava loco -e cedeva. - -»Sulla piazza poi era un carro trionfale e sul davanti un Cupido e -sopra Paride col pomo d'oro in mano. Il quale disse alcune rime, il -cui senso era: egli un tempo aveva per suo giudizio dato il pomo a -Venere, la quale sola eccedeva di bellezza Giunone e Pallade; ma ora -revocava la sentenza e donava il pomo a Sua Signoria, come a quella che -vinceva tutte e tre le Dee, mentre in lei più che in tutte le altre era -maggiore la bellezza, la sapienza, la ricchezza o la potenza. - -»Finalmente sulla piazza trovammo una galea armata di Turchi, la quale -si fece innanzi a donna Lucrezia, sino al mezzo della piazza stessa. -Uno de' Turchi dalla prora recitò alcuni versi in rima, di questo -tenore: il Granturco sapendo quanto Lucrezia fosse potente in Italia e -quanto buona mediatrice di pace, la mandava a visitare e ad offrirle -la restituzione di quello ch'ei teneva di terra cristiana. Di avere -il testo di codesti versi non ci siamo curati, perchè non sono davvero -di quelli del Petrarca. E poi la rappresentazione stessa a me non pare -fosse di grande importanza, nè molto al proposito. - -»Non vogliamo tralasciare di dire che donna Lucrezia a quattro miglia -da Foligno fu incontrata da tutti i Baglioni, che sono nello Stato, -venuti da Perugia e da' loro castelli a farle riverenza ed invitarla di -andare colà. - -»Sua Signoria persiste pure nel desiderio di andare per acqua da -Bologna a Ferrara, per schivare i disagi del cavalcare e della via di -terra; di che noi abbiamo già da Narni avvisato l'Eccellenza Vostra. - -»Sua Santità, Signor Nostro, prende tanta cura per Sua Signoria, che -ogni dì e ogni ora vuole intendere dei progressi; e questa deve da -ogni luogo di propria mano farle sapere della sua salute. Ciò conferma -quello che già più volte è stato scritto a Vostra Eccellenza, che Sua -Santità l'ami più che alcun'altra persona del suo sangue. - -»Noi non saremo negligenti, se avremo modo di tener avvisata Vostra -Eccellenza di giorno in giorno del viaggio e delle cose che accadranno. - -»Fra Terni e Spoleto, nella Valle della Strettura, uno staffiero -dell'illustre Don Sigismondo venne a parole rissose con un altro del -nobile romano Stefano de' Fabii, ch'è nella comitiva della duchessa, -per causa assai lieve di certi tordi. L'uno e l'altro posero mano -alle armi. Sopraggiunse a cavallo un certo Pizaguerra, anch'egli -de' famigliari di Don Sigismondo, e ferì al capo il palafreniero del -nominato Stefano. Di che questi, di natura impaziente, collerico e -insolente, tanto si commosse e dolse da mostrare di non voler andare -più avanti. E quando s'andò nella rôcca di Spoleto, passò a lato agli -illustri Don Ferrante e Don Sigismondo senza salutarli e senza far loro -attenzione. Tuttavia, perchè la natura del fatto era stata inopinata -e casuale e noi tutti ne eravamo molto dolenti; e perchè Pizaguerra -ed anche lo staffiero di Don Sigismondo eran fuggiti, sicchè non -v'era da far più nulla; il cardinale di Cosenza, madonna Lucrezia e -tutti diedero torto a Stefano. Ed egli acquetato e pacificato tirò via -con gli altri. Ci raccomandiamo alla grazia di Vostra Eccellenza. Da -Foligno il 13 gennaio 1502. — Giovanni Luca e Gerardo Saraceni. - -»PS. Il cardinale di Cosenza, per quanto apprendiamo sin qui, non andrà -oltre i confini degli Stati del signor duca di Urbino.»[177] - -In Foligno convennero i Baglioni di Perugia per salutare Lucrezia e -darle una scorta d'onore. S'andò, per Nocera e Gualdo, a Gubbio, una -delle più notevoli città del Ducato di Urbino. A due miglia dalla -città Lucrezia fu incontrata dalla duchessa Elisabetta, che poi la -condusse al Palazzo civico. Le due donne non si separarono più, avendo -Elisabetta mantenuta la promessa di accompagnare Lucrezia a Ferrara. - -Il cardinale Borgia da Gubbio ritornò a Roma; e quelle andarono innanzi -verso Cagli nella comoda lettiga, regalata da Alessandro. Ne' pressi di -Urbino, il 18 gennaio, la cavalcata fu salutata dal duca Guidobaldo, -venuto all'incontro con tutta la corte sua. Egli condusse Lucrezia -nella sua residenza, il superbo palazzo di Federigo, ove furono -ospitati anche i principi d'Este; mentre egli stesso e la duchessa -per cortesia n'uscirono. Sì in Urbino come in altri luoghi del suo -territorio, il gentile Guidobaldo aveva fatto innalzar le armi de' -Borgia e del re di Francia. - -Il matrimonio di Lucrezia aveva sempre ripugnato ai Montefeltri. -Ma oramai facevano onore all'ospite loro, per riguardo a Ferrara, -come anche per tema del Papa. Conoscevano Lucrezia sino da Roma, ove -Guidobaldo, qual condottiero del Papa, aveva tanto infelicemente -guerreggiato contro gli Orsini; e la conoscevano pure da Pesaro. -Ora potevano sperare che la sicurezza di Urbino troverebbe valido -sostegno nell'influenza e nell'amicizia di lei. Ma pochi mesi appena, -e Guidobaldo e la moglie sua, diabolicamente ingannati e traditi dal -fratello dell'ospite, tra angosce mortali dovevano essere scacciati dal -loro paese. - -Dopo un giorno di riposo, Lucrezia e la duchessa lasciarono Urbino, -il 20 gennaio, accompagnate per un tratto da Guidobaldo sulla via per -Pesaro. Quivi la cavalcata non giunse che la sera in sul tardi. La -via, che unisce le due città, è oggi una comoda strada carrozzabile -attraverso amene colline; ma allora non era accessibile che a' cavalli; -epperò i viaggiatori giunsero a Pesaro proprio affranti e sfiniti. - -Lucrezia v'entrò col cuore pieno di sentimenti penosi. Lì difatto -doveva starle dinanzi la figura del ripudiato marito, Giovanni Sforza, -che viveva in esilio a Mantova, spirando vendetta, e che poteva -fors'anche andare a Ferrara per disturbare le feste nuziali. Pesaro era -ora proprietà del fratello Cesare. Questi aveva dato ordine di ricevere -splendidamente la sorella in tutte le città del suo territorio ch'ella -toccasse. Cento fanciulli, vestiti co' colori di lui, giallo e rosso, -con rami d'olivo in mano, la salutarono innanzi alla porta di Pesaro, -al grido: «Duca! Duca! Lucrezia! Lucrezia!» I magistrati della città -l'accompagnarono al palazzo, una volta sua residenza.[178] - -Le più nobili donne furono a ricevere la loro antica signora con grandi -dimostrazioni di gioia. Era tra loro anche Lucrezia Lopez, un tempo sua -dama di corte e ora moglie di Gianfrancesco Ardizi.[179] - -Lucrezia passò a Pesaro un giorno, senza lasciarsi vedere. Permise che -la sera le dame del suo seguito con quelle di Pesaro ballassero; ma -al ballo essa non prese parte. Come il Pozzi informava il duca Ercole, -«essa restò sempre nella sua stanza sì per attendere a lavarsi il capo, -e sì per essere di natura sua assai solitaria e remota.» Se non che -il contegno in Pesaro potrebbe forse spiegarsi meglio con i pensieri -malinconici ond'era assediata.[180] - -In tutte le città del duca di Romagna ebbe uguale accoglimento. Per -ogni dove i magistrati venivano alle porte a presentarle le chiavi -della città. In nome di Cesare essa era ora accompagnata da Don Ramiro -d'Orco, luogotenente di colui in Cesena, quella stessa ferocissima -tigre che Cesare medesimo, appena un anno dopo, fece squartare. - -Per Rimini e Cesena si giunse a Forlì il 25 gennaio. La sala del -palazzo di questa città era decorata di preziosi tappeti e anche le -soffitte coperte di drappi variopinti. Una tribuna era stata elevata -per le dame. I magistrati fecero regali in viveri, confetti e candele -di cera. Non ostante il rigido governo, che i rettori di Cesare, e -soprattutto Ramiro, tenevano in Romagna, pure bande di masnadieri -rendevan malsicure le strade. Temendo che l'audace bandito Giambattista -Carrara non avesse a piombare addosso al corteo, nel passaggio presso -Cervia, si mandò una scorta di 1000 fantaccini e 150 cavalieri; dando, -del resto, a credere si trattasse solo di un accompagnamento d'onore -voluto dalla popolazione.[181] - -A Faenza Lucrezia disse, che si fermerebbe ad Imola tutto il venerdì -per lavarsi il capo; mentre non avrebbe potuto ciò far di nuovo che -più tardi, finito il carnevale. Questa lavanda del capo, che abbiamo -già più volte avuto occasione di menzionare come uno degli atti -proprii all'acconciatura di quel tempo, dev'essere stata connessa con -speciali procedimenti nel modo di curare i capelli.[182] L'ambasciatore -ferrarese dava notizia al suo signore di questi disegni di Lucrezia, -come d'impedimento deplorabile, pel quale l'ingresso di madonna in -Ferrara doveva esser differito sino al 2 febbraio. E Don Ferrante -scriveva similmente da Imola, aver quivi Lucrezia desiderato un giorno -di riposo per mettere in ordine i suoi ornamenti e lavarsi il capo; -la qual cosa, com'essa diceva, non aveva più fatta da otto giorni e -cominciava perciò ad avere dolor di testa.[183] - -Riposatasi ad Imola, la cavalcata il 28 gennaio si pose in via per -Bologna. Giunta sul confine del territorio della grande città e de' -suoi signori, fu ricevuta da tutti i figliuoli del Bentivoglio e della -moglie Ginevra con uno splendido seguito. E a due miglia dalla porta -venne Giovanni stesso ad incontrarla. - -Il tiranno di Bologna, che la salvezza sua da Cesare doveva solo alla -protezione di Francia, non risparmiò nulla per fare onore alla sorella -del nemico suo. Con parecchie centinaia di cavalieri la condusse quasi -in trionfo per la città, che egli aveva, a così dir, seminata delle -armi dei Borgia, di Cesare, del Papa, di Lucrezia, e di quelle di -Francia e degli Este. Sulla porta del suo sontuoso palazzo la superba -matrona Ginevra era con molte gentildonne a ricevere la sposa. Come -questa celebre donna, zia di Giovanni Sforza di Pesaro, doveva in cuor -suo odiare la Borgia! Pure nè Alessandro nè Cesare, ma Giulio II Della -Rovere doveva, dopo solo quattro anni, scacciar lei e tutta la schiatta -sua per sempre da Bologna. - -Tra pompose feste si passò colà il 30 gennaio. La sera i Bentivoglio -diedero un ballo e un convito. - -Il giorno dopo accompagnarono Lucrezia fuori di città, volendo questa -proseguire il viaggio per la già prossima Ferrara per acqua sul canale, -che conduceva allora da Bologna al Po, prima che fosse tagliato dalla -posteriore deviazione del Reno. - -La sera dello stesso giorno 31, Lucrezia giunse al castello Bentivoglio -a 20 miglia da Ferrara. V'era arrivata appena, che a un tratto -v'apparve il marito Alfonso. Profonda fu la commozione di lei; pure -si compose prestamente e lo accolse «con gran segno di devozione e -con grazia;» al che egli corrispose con molta galanteria.[184] Il -principe erede di Ferrara aveva insino allora mantenuta verso la -sposa un'attitudine riservata e mutola. Gli uomini di quel tempo non -avevan sentore di quella entusiastica felicità della passione, ovvero -di quel sentimentalismo tutto proprio all'età nostra. Ma anche così, -è pur sempre strano che non appaia assolutamente segno alcuno di -corrispondenza epistolare tra Lucrezia ed Alfonso durante il tempo, in -che il matrimonio fu trattato e quindi concluso, e nel quale, d'altra -parte, troviamo molte lettere tra Lucrezia e Ercole. Ora in fine, fosse -per sommissione al padre, per cortesia o per curiosità, questo ruvido -e taciturno Alfonso usciva dalla sua ritenutezza. Egli era venuto -travestito. Restò due ore, quindi tornò a Ferrara. - -Questo breve incontro valse a sgravare l'animo di Lucrezia d'un peso -opprimente. E quelle due ore probabilmente bastarono anche, se non -a disarmare Alfonso del tutto, a fargli almeno sentire il fascino -della giovane sposa. Non avevano avuto interamente torto i galanti -cittadini di Foligno nell'attribuire a Lucrezia il pomo di Paride. Di -quell'incontro un cronista di Ferrara dice: tutto il popolo gioì, e -ancora più furono contenti la sposa ed i suoi, che Sua Altezza sentisse -il desiderio di vederla e l'accogliesse tanto volentieri; e questo fu -segno ch'ella sarebbe ben ricevuta e meglio trattata.[185] - -Forse niuno ne fu più lieto del Papa. La figlia gliene diè contezza -subito, perchè quotidianamente scrivevagli del progredire del viaggio; -e quotidianamente pure altre persone gli mandavan dispacci. Egli -era sempre dubitoso del buon accoglimento di Lucrezia per parte -degli Este: quella nuova lo rassicurò. Partita colei da Roma, fece -ripetute istanze presso il cardinal Ferrari, perchè esortasse il duca -a trattare benevolmente la nuora. Osservava al proposito, che molto -aveva fatto, ma più poteva fare ancora. L'esonerazione dal canone di -Ferrara, così diceva, se compra con danaro, non avrebbe importato meno -di 200,000 ducati; e solo per la spedizione delle Bolle gl'impiegati -della Cancelleria avrebbero potuto pretenderne 5 a 6000. I re di -Francia e di Spagna, per esentarsi dal tributo di Napoli, che pur non -consisteva che in una chinea, avevano dovuto dare al duca di Romagna -una rendita annua di 20,000 ducati. Ferrara invece aveva tutto ottenuto -gratuitamente.[186] - -Il duca rispose alle esortazioni di quel cardinale il 22 gennaio, -assicurandolo che la nuora avrebbe trovato il più affettuoso -accoglimento.[187] - - -II. - -Il primo febbraio Lucrezia continuò sul canale il viaggio per Ferrara. -A Malalbergo trovò Isabella Gonzaga, venuta ad incontrarla. La marchesa -era stata premurosamente invitata dal padre per fare in palazzo gli -onori della festa. Ma era però a malincuore accondiscesa alla chiamata. -Nondimeno con furia gioiosa — così scriveva ora al marito, rimasto -a casa — salutò e abbracciò la cognata, appena giunta. L'accompagnò -quindi sul navilio sino a Torre della Fossa, ove il canale sbocca in -uno de' rami del Po. Il Po scorre maestoso a quattro miglia da Ferrara, -e solo un braccio secondario, il Po di Ferrara, ovvero, come oggi si -chiama, il Canale di Cento, tocca la città, ove si divide in Volano e -Primano, i quali vanno poi a scaricarsi nell'Adriatico. Questi non sono -che meschini canali; e il navigarvi non potè essere in alcun tempo un -diletto, nè un grandioso spettacolo. - -A Torre della Fossa stava ad aspettare il duca con Don Alfonso e con -la corte. Quando Lucrezia ebbe posto piede a terra, egli la baciò; -dopo che questa ebbe a lui stesso con grande riverenza baciato la -mano. Salirono quindi tutti sopra un Bucintoro sontuosamente ornato. -Gli ambasciatori stranieri e molti cavalieri furon presentati alla -sposa, della quale toccarono la mano. Tra suoni e trombe e sparo di -cannoni si giunse a Borgo San Luca, ove si scese. Lucrezia entrò nel -palazzo di Alberto d'Este, fratello naturale di Ercole. Fu ricevuta da -Lucrezia Bentivoglio, figlia naturale di Ercole e da molte gentildonne. -Il siniscalco del duca le presentò madonna Teodora e dodici signorine, -destinate per sue dame di compagnia in Ferrara. Cinque belle carrozze, -ognuna con quattro cavalli, le furono offerte come regalo del suocero. -Quella casa di campagna è andata in rovina. Il sobborgo di San Luca -esiste; ma tutto v'è così mutato, che dei tempi, de' quali parliamo, -non rimane vestigio.[188] - -La residenza degli Este rigurgitava già di migliaia di nuovi venuti -dietro invito del duca o per curiosità. I grandi vassalli dello Stato -erano tutti presenti. Ma di principi regnanti nessuno. I signori di -Urbino e di Mantova si fecero rappresentare dalle mogli. Annibale era -rappresentante della casa de' Bentivoglio. Roma, Venezia, Firenze, -Lucca, Siena e il re di Francia avevan mandati ambasciatori, che furono -ospitati ne' palazzi della nobiltà. Cesare stesso se n'era rimasto a -Roma, e si fece rappresentare da' cavalieri suoi. Doveva invece, per -desiderio di Alessandro, la moglie, Carlotta d'Albret, venir di Francia -a Ferrara per le feste, e soggiornarvi un mese. Ma nemmeno essa si -lasciò vedere. - -Ercole, aveva provvisto con profusione regale agli apparecchi per le -feste. Da settimane i magazzini della corte e della città riboccavano -di provvigioni. Ciò che la Rinascenza aveva prodotto di bello anche -in Ferrara, presso una corte piena di gusto e di spirito, fra una -cittadinanza agiata, nel cui seno studii, arti, industrie erano in -fiore, fece di sè copiosa mostra in quella occasione. - -L'ingresso quindi di Lucrezia il 2 febbraio fu uno de' più splendidi -spettacoli di quel tempo. E per Lucrezia stessa fu l'ora più festosa -della vita, come quella, nella quale giungeva a quanto di più alto e di -migliore la natura sua potesse aspirare. - -Due ore dopo mezzogiorno il duca con tutti gli ambasciatori e la corte -andò al palazzo d'Alberto a prendere la sposa.[189] La cavalcata si -dispose per entrare, traversando il ponte sul Po, per porta di Castel -Tedaldo, fortezza ch'oggi più non esiste. - -Aprivano il corteggio 75 arcieri a cavallo, in divisa di casa d'Este, -bianco e rosso; e dietro, 80 trombetti e molti pifferi. Seguivano -i nobili di Ferrara senza ordine; poi le corti della marchesa di -Mantova, rimasta in palazzo, e della duchessa di Urbino. Veniva quindi -Don Alfonso a cavallo con a lato il cognato Annibale Bentivoglio, -circondato da otto paggi. Era vestito in velluto rosso alla francese, -berretto di velluto nero al capo, ornato di oro battuto. Portava scarpe -alla francese di velluto nero, e sopra uose di damasco incarnato. Il -cavallo baio era ornato di cremisino e oro. - -È singolare che Don Alfonso non entrasse in Ferrara accanto alla sposa: -ma l'etichetta del tempo aveva modi di vedere diversi da' nostri. Lo -sposo alle prime file, la sposa al centro, e il suocero in coda: voleva -significare che Lucrezia era il personaggio principale della festa. -Dietro ad Alfonso seguiva appunto la cavalcata della sposa: prima paggi -e ufficiali di corte, poi molti cavalieri spagnuoli; cinque vescovi; -quindi gli ambasciatori in ordine ascendente, ultimi i quattro deputati -di Roma, sopra bei cavalli, in lunghi mantelli di broccato e neri -berretti di velluto in testa. Dopo, sei suonatori di tamburi e due -buffoni favoriti di Lucrezia. - -Ed eccola lei, la sposa, sfavillante di bellezza e di felicità, sopra -bianco destriero coperto di scarlatto; e intorno intorno scudieri. -Lucrezia portava gamurra a maniche aperte, di velluto nero, listata -finamente d'oro e sbernia di broccato d'oro foderata di ermellino. -In testa una rete quasi a forma di velo, scintillante di diamanti e -d'oro, senza diadema: regalo del suocero. Al collo un filo di grosse -perle e rubini, che una volta era stato della duchessa di Ferrara, come -Isabella Gonzaga notava sospirando. La bella chioma fluttuava disciolta -giù per le spalle. Cavalcava sotto un baldacchino di porpora, che -portavano, alternandosi, i dottori di Ferrara, cioè dire, i membri del -collegio di Diritto, Medicina e Matematica. - -Per far onore al re di Francia, protettore di Ferrara e de' Borgia, -Lucrezia aveva chiamato appresso di sè l'ambasciatore francese Filippo -Della Rocca Berti, e fattolo rimanere alla sua sinistra. Sicchè questi -le cavalcava a fianco, ma non sotto il baldacchino. Tale distinzione -stava a dimostrare come quel potente monarca fosse veramente colui che -conduceva questa sposa nel palazzo degli Este. - -Dietro di Lucrezia veniva il duca in velluto nero, sopra cavallo -morello, coperto del velluto stesso. E alla sua sinistra la duchessa di -Urbino, anch'essa in abito di velluto nero.[190] - -Seguivan poi nobili e paggi; quindi gli altri principi di casa d'Este: -ciascuno a fianco di una delle dame di Lucrezia. Mancava solo il -cardinale Ippolito, rimasto a Roma.[191] Delle donne, che avevano -accompagnato Lucrezia, tre soltanto erano a cavallo, Jeronima Borgia, -la moglie di Fabio Orsini, un'altra Orsini, che non è indicata con -maggior distinzione di questo, e madonna Adriana, «vedova e nobile -donna e parente del Papa.»[192] - -Appresso, quattro carrozze di gala con dame d'onore di Ferrara -bellamente ornate, delle quali dodici damigelle deputate alla corte -della giovane duchessa. Venivan poscia condotti a mano due muli -bianchi e due cavalli bianchi del pari, coperti di velluto e seta e con -preziosi ornamenti d'oro. E dietro un treno di 86 muli carichi della -guardaroba e de' tesori della sposa. Passando questo lungo seguito in -mezzo alla folla accorsa, i buoni Ferraresi dovettero dirsi, che Don -Alfonso s'era scelto una ricca sposa. Solo però pochi seppero pensare -che tutte quelle balle e quei forzieri e bauli, trascinati a mostra con -tanto fastosa iattanza, altro non erano che una prodigalità esercitata -a spese de' paesi della Cristianità. - -Alla porta di Castel Tedaldo il cavallo di Lucrezia per un colpo di -cannone s'impennò, cacciando di sella quella ch'era pure la figura -principale dello spettacolo. La sposa fu presto in piedi; il duca la -fece montare sopra una mula bianca, e il corteggio tirò via. Vi furono -le salutazioni d'uso da archi di trionfo e da tribune, declamazioni e -scene mitologiche, delle quali la più notevole fu un seguito di ninfe, -che circondavano la loro regina, assisa sur un bove rosso; mentre -alcuni satiri saltavano intorno. Il Sannazzaro avrebbe potuto pensare -che il motivo di siffatta apoteosi dell'arme de' Borgia stésse nel suo -epigramma, col quale aveva deriso la Giulia Farnese, figurandola quale -Europa sul toro. - -Giunto il corteggio sulla Piazza del Duomo, scesero da due torri due -acrobati a rivolger complimenti alla sposa. In quell'epoca al festevole -si disposava sempre il grottesco. - -Era già sera, quando la cavalcata arrivò sulla Piazza del Duomo, -alla residenza del duca. A questo punto fu concessa libertà a tutti i -carcerati. I trombetti e pifferi si raccolsero tutti insieme e fecero -risuonare alto i loro istrumenti. - -È difficile determinare con esattezza ove fosse allora la residenza, in -cui si fermò Lucrezia. Gli Este avevano edificato nella città parecchi -palazzi che abitavano con vece alterna: Schifanoja, Diamanti, Paradiso, -Belvedere, Belfiore e Castel Vecchio. Un cronista della città, tra -le abitazioni «che i signori di casa d'Este possedevano,» indicava -nell'anno 1494 pel duca il Palazzo del Cortile e poi Castel Vecchio; -per Alfonso, Castel Vecchio; pel cardinale Ippolito, il Palazzo della -Certosa.[193] Nell'anno 1502 Ercole adunque dimorava in uno de' due -palazzi nominati, i quali, del resto, erano congiunti; mentre da Castel -Vecchio a Piazza del Duomo era tutta una serie di edifizii, che si -terminava col Palazzo della Ragione. Questa specie di congiunzione -sussiste ancora, abbenchè tutti gli edifizii siano mutati. - -La residenza del duca in quel tempo era rimpetto al Duomo: aveva -un'ampia corte con scala di marmo, e di qui il nome di Palazzo del -Cortile. Questa è probabilmente la corte stessa chiamata oggi Cortil -Ducale. Vi si entrava dalla Piazza del Duomo pel portone, ai lati del -quale stanno le due colonne, che un tempo sostenevano le statue di -Niccolò III e di Borso. I narratori dell'ingresso di Lucrezia dicono -espressamente, ch'essa scese di cavallo _alle scale del Cortile di -marmo_. - -Fu quivi ricevuta dalla marchesa Gonzaga con molte dame di alto -lignaggio. La giovane moglie di Alfonso, se la commozione del momento -glien'avesse lasciato campo, avrebbe potuto osservare sorridendo, -come la nobile casa d'Este le avesse schierata davanti per darle -il benvenuto tutta un'accolta, brillante veramente, di bastarde. Su -quella scala venne difatti salutata da Lucrezia, figliuola naturale di -Ercole e moglie di Annibale Bentivoglio, e da tre figliuole naturali -di Sigismondo d'Este, Lucrezia contessa di Carrara, Diana contessa -Uguzoni, e Bianca Sanseverino.[194] - -S'era fatto notte: fiaccole e doppieri illuminavano il palazzo. Fra -lo strepito di pifferi e trombette la giovane coppia fu condotta -nella Sala di ricevimento, ove sedette in trono. Ebbero luogo le -presentazioni d'uso delle persone di corte, e probabilmente un oratore -rivolse allora a madonna un discorso d'occasione, pel quale il duca -aveva fatto raccogliere notizie sulla casa Borgia. C'è ignoto il -nome del fortunato oratore; ma conosciamo invece alcuni poeti, che -presentarono alla bella principessa i loro epitalamii. Niccolò Mario -Paniciato tutto pieno d'entusiasmo compose una serie di poesie ed -epigrammi latini in onore di Lucrezia, di Alfonso e di Ercole, che -raccolse sotto il titolo Borgias. Vi sono, fra l'altre, ferventissime -felicitazioni per lo sposalizio della giovane coppia; e la bellezza di -Lucrezia vi è magnificata più di quella di Elena, perchè accoppiata con -pudore incomparabile.[195] - -Questo poeta, a quanto pare, non fece imprimere i suoi versi, sicchè -n'è rimasto solo il manoscritto nella Biblioteca di Ferrara. Invece -la vigilia dell'ingresso lo stampatore Lorenzo tirò un epitalamio -composto da un giovane latinista. Era Celio Calcagnini, divenuto più -tardi celebre anche come matematico, favorito del cardinale Ippolito e -amico pure del grande Erasmo. Semplicissima è la favola della poesia. -Venere abbandona Roma e accompagna Lucrezia; Mnemosine ingiunge alle -figliuole, le Muse, di magnificare la nobile principessa, il che esse -fanno, del resto, con grande esuberanza. Non son dimenticati i principi -della casa. Euterpe canta la lode di Ercole, Tersicore encomia Alfonso, -e Calliope porta a cielo il trionfo di Cesare in Romagna.[196] - -Fra i poeti di Ferrara, che recarono omaggi, apparve anche in -quest'occasione un altro, che sin d'allora dava già molto a sperare del -genio suo, Lodovico Ariosto, allora di 27 anni, già conosciuto alla -corte di Ferrara e ne' circoli de' dotti italiani come latinista e -commediografo. Anch'egli scrisse e presentò a Lucrezia un epitalamio. -È semplice e grazioso, senza pedanteria mitologica, ma non notevole -per invenzione. Il Poeta celebra la fortuna della città di Ferrara, -che omai tutti gli stranieri invidieranno pel possesso di un gioiello -incomparabile; mentre Roma, per la perdita di Lucrezia, è fatta povera -e caduta ancora una volta in rovina.[197] Egli esalta la giovane -principessa come _pulcherrima virgo_, e sin d'ora allude a Lucrezia -antica. - -Finite le cerimonie del ricevimento, il duca condusse la nuora -nell'appartamento per lei preparato. Ella poteva starsi più che -contenta dell'accoglimento trovato in casa d'Este. Anche l'impressione -dalla sua persona prodotta fu la più favorevole. Il cronista Bernardino -Zambotto scriveva in proposito: «La sposa è di età di 24 anni (e in ciò -s'ingannava), bellissima di faccia, occhi vaghi e allegri, dritta di -persona e di statura, accorta, prudentissima, sapientissima e allegra, -piacevole ed umanissima. Tanto piacque a questo popolo, che tutti ne -hanno preso consolazione grandissima, sperando aiuto e buon governo -da Sua Signoria; e ne pigliano gran contento, sperando questa città -doverne conseguire molti benefizii, massime per l'autorità del Papa, il -quale ama sommamente sua figlia, come lo ha dimostrato con la dote data -e con le castella concesse a Don Alfonso.»[198] - -La grazia di Lucrezia dev'essere stata allora proprio affascinante. -Lo mostra il medaglione che abbiam di lei; e, del resto, i testimoni -oculari lo dicono tutti. Il Cagnolo di Parma scriveva: «È di mediocre -statura; gracile d'aspetto; di faccia alquanto lunga; il naso ha -profilato e bello; aurei i capelli, gli occhi bianchi, la bocca -alquanto grande; candidissimi i denti; la gola schietta e bianca, -ornata con decente valore. In tutto l'esser suo continuamente allegra e -ridente.»[199] - -_Bianco_ chiama il Cagnolo il colore degli occhi di Lucrezia. Vuol -dire che lo smalto bianco nell'occhio deve aver fatto in lui maggiore -impressione del colore dell'iride; e questo avrebbe, senza dubbio, -chiamato nero o cilestre, se fosse stato decisamente l'uno o l'altro. -Il fiorentino Firenzuola nel suo Trattato _Della perfetta bellezza -di una donna_ vuole biondo il capello, gli occhi bianchi con pupilla -non interamente nera, abbenchè sia amata da Greci e Italiani. Il -miglior colore degli occhi è, com'egli dice, _tanè_.[200] A Lucrezia, -tutta spirante grazia, col viso giocondo e con l'aurea chioma, doveva -adattarsi un occhio di colore indeterminato, che a noi piace immaginar -di un grigio chiaro anzichè bruno. Appunto questa indeterminatezza -dell'iride spiega come anche i poeti di Ferrara, che cantarono allora -il magico potere dell'occhio della bella duchessa, tacessero del -colore. - -Non già la forma eletta nè la bellezza classica, ma una grazia -indescrivibile, cui s'aggiungeva alcunchè di misterioso e di strano, -era la forza, mercè la quale quella donna singolare affascinava -tutti gli uomini. Venustà e mansuetudine nell'aspetto, giovialità ed -amorevolezza nel parlare sono qualità che in lei celebrarono tutti i -contemporanei.[201] Raffigurando questo aspetto animato di tinte così -graziose e tutto pieno di spirito, con quei grandi occhi penetranti, -con quelle ciocche di aurei fluttuanti capelli, si ha dinanzi una -bellezza romantica, quale forse lo Shakespeare deve aver pensato -l'_Imogene_. - - -III. - -Le feste nuziali in Ferrara si protrassero per sei giorni, durante il -carnevale. Quanto a contenuto spirituale, le feste officiali all'epoca -della Rinascenza non erano gran fatto più significative di quelle -analoghe proprie a' tempi nostri. Pure, il sontuoso costume, un certo -senso ideale della bellezza e l'etichetta più raffinata davano ad ogni -modo alle feste di quel tempo, in cui veniva alla luce il _Cortegiano_ -del Castiglione, un carattere più elevato. - -Rispetto a certe rappresentazioni, il secolo XVI rimaneva indietro al -nostro: teatro, fuochi d'artificio, concerti musicali. Le illuminazioni -non erano ignote; e si facevano danze a cavallo a luce di fiaccole, e -si tiravan pure razzi. Ma una festa notturna in un giardino illuminato, -quale ai giorni nostri fu data dall'Imperatore d'Austria allo Schah -di Persia nel Castello di Schönbrunn, sarebbe stata impossibile in -quel tempo. Vale lo stesso per le produzioni musicali, soprattutto pe' -concerti a grande orchestra, affatto sconosciuti allora. Certamente -quella società avrebbe avuto in orrore la musica chiassosa de' tempi -nostri; e lo strepito dei tamburi, che lacera gli orecchi, sarebbe -sembrato all'italiano della Rinascenza così barbaro, come le parate -militari, che tuttora oggi sono lo spettacolo prediletto nelle grandi -Corti di Europa per fare onore o intimidire ospiti augusti. Similmente -nelle Corti italiane d'allora i tornei erano rari: alcuna volta avevano -luogo duelli, ne' quali l'abilità del combattente aveva campo di farsi -ammirare. - -Il duca, dopo lungo e maturo esame, aveva fissato il programma delle -feste con i suoi mastri di cerimonie. In sostanza dovevano comprendere, -come più o meno in congiunture simili a' giorni nostri, tre distrazioni -principali: banchetti, balli e rappresentazioni teatrali. E proprio -dall'ultima parte del programma Ercole s'imprometteva l'effetto più -grandioso e fama veramente onorevole presso tutto il mondo colto ed -elegante. - -Era egli uno de' più passionati fondatori del teatro nella Rinascenza. -Già parecchi anni innanzi aveva fatto da poeti presso la corte -sua tradurre in terza rima e rappresentare commedie di Plauto e -Terenzio. Avevano a tal uopo lavorato per lui il Guarino, il Berardo, -il Collenuccio, il Bojardo stesso. Sin dal 1486 i _Menemmi_, la -commedia prediletta di Plauto, erano stati rappresentati a Ferrara, -vólti in italiano. Nel febbraio 1491, quando Ercole solennizzò le -splendide feste per lo sposalizio di suo figlio Alfonso con Anna -Sforza, furono rappresentati di nuovo; e il giorno dopo fu data una -commedia di Terenzio e l'_Anfitrione_, accomodato per la scena dal -Collenuccio.[202] - -Vero è che mancava ancora in Ferrara un teatro stabile; ma ve n'era -uno provvisorio, che bastava alla rappresentazione delle commedie, -la quale, per altro, tranne congiunture eccezionali, non aveva luogo -che nel carnevale soltanto. Ercole aveva a quest'oggetto disposta una -sala nel Palazzo del Podestà, grande edifizio di architettura gotica, -dirimpetto ad uno de' lati del Duomo, ed oggi tuttora esistente, -chiamato Palazzo della Ragione. La sala era, mercè un andito, in -comunicazione con la residenza stessa. - -L'elevata scena, detta allora _Tribunale_, aveva un 40 braccia in -lunghezza e 50 in larghezza. V'erano case di legno dipinto e tutto -l'occorrente ad uno scenario, rocce, alberi, e simili. Di contro agli -spettatori la scena era chiusa da una parete di legno ornata di merli a -guisa di muro. Nel mezzo del proscenio era l'orchestra, e ivi sedevano -pure tutti gl'illustrissimi principi e ambasciatori. La grandissima -sala, che serviva per gli spettatori, conteneva tredici file di sedie, -fornite di cuscini, divise in modo che le donne rimanevan nel mezzo e -gli uomini dai due lati. Tutta la sala era capace di un 3000 persone. - -Ercole stesso, standosene forse ai suggerimenti dello Strozzi, -dell'Ariosto, del Calcagnini e di altri umanisti di Ferrara, avrà -disposto il teatro. Quelli e altri accademici vi rappresentavano forse -alcune parti; ma il duca avrà chiamato attori anche da altri paesi, -da Mantova, Siena e Roma. Difatto, tra uomini e donne, non eran meno -di 110 personaggi. Egli fece pure allestire una nuova guardaroba. -L'espettazione per simile produzione in così solenne occasione doveva -esser grandissima. - -Le feste cominciarono il 3 febbraio, e presto fu notato che la bellezza -delle tre donne eminenti, Lucrezia, Isabella e la duchessa d'Urbino, -dava alle stesse luce e decoro. Eran esse nel numero delle più belle -dame del tempo loro; e gl'intendenti potevan forse dubitare quale, -d'Isabella o Lucrezia, fosse più degna del pomo di Paride. La nobile -marchesa di Mantova era, certamente, di sei anni più anziana della -cognata; pure era una perfetta figura di donna. Con femminile gelosia -ella osservava la persona di Lucrezia. Nelle lettere, che giornalmente -scriveva al marito in Mantova, descriveva con ogni minutezza i vestiti -della rivale; ma non una parola delle attrattive di lei. «Della figura -di madonna Lucrezia — scriveva così sin dal primo febbraio — mi taccio, -poichè so che Vostra Eccellenza la conosce di vista.» In altra lettera -del 3 febbraio dava, tutta piena di sè, ad intendere al marito, che, -quanto alla persona e al seguito suo, sperava poter sostenere il -paragone con le altre, e forse anche ottenere la palma. Con un giudizio -identico una sua dama di compagnia, la marchesana di Cotrone, cercava -confortare il marito di lei, il marchese di Mantova, scrivendogli: -«La sposa non ha nulla di singolare, quanto a bellezza; ma ha _dolce -ciera_. E malgrado delle sue molte dame, e dell'illustrissima madonna -di Urbino, ch'è bella assai, e mostra in verità di essere degna -sorella di Vostra Eccellenza, nondimeno, alla mia illustrissima signora -Isabella, nel parere de' nostri e di quanti son qui venuti con questa -duchessa di Ferrara, spetta il vanto di essere la più bella. E ciò è -fuori di dubbio; mentre accanto alla Signoria Sua tutte le altre erano -un nulla. Epperò a tal riguardo noi porteremo il palio nella casa della -mia padrona.»[203] - -La prima sera delle feste fu dato un ballo nella sala grande della -residenza. Il concorso fu tanto, che lo spazio non bastò. Lucrezia, -sotto un baldacchino d'oro sontuosissimo, sedeva sur una tribuna, ove -presero posto anche le principesse di Mantova e di Urbino e altre donne -illustri, e da ultimo gli ambasciatori. Era quindi concesso, nonostante -la folla, ammirare la raggiante bellezza di quelle donne, e gli abiti -ricchi e le gioie preziose. Un ballo nella Rinascenza non aveva le -forme rigide della moda odierna: era un diletto più naturale ed insieme -più semplice: spesso ballavan donne con donne, e si ballava anche soli. -Quanto a' modi di ballare, predominavano già i Francesi; mentre in -quel tempo la Francia cominciava già a dettare le sue mode agli altri -popoli. Nondimeno v'erano pure danze spagnuole e italiane. Lucrezia era -una danzatrice seducente; e volentieri faceva mostra dell'arte e della -grazia sua. Essa scese dalla tribuna e ballò più volte balli spagnuoli -e romaneschi al suon di tamburini.[204] - -Dopo il ballo ebbe luogo la rappresentazione drammatica con tanta -impazienza attesa. Il duca fece prima venire innanzi tutti gli -attori in maschera e vestiario da scena per passarli a rassegna. Il -drammaturgo o direttore della compagnia si presentò sotto la figura -di Plauto; ed espose brevemente il programma teatrale, cioè dire, -l'argomento di tutte le opere da darsi nelle cinque sere. La scelta -di commedie di autori drammatici viventi non offrì al duca nel 1502 -difficoltà di sorta, essendovene poche davvero. La _Calandra_ del -Dovizi, che pochi anni dopo ebbe tanto successo, non era scritta -ancora. È vero che l'Ariosto aveva già composto la _Cassaria_ e i -_Suppositi_. Pure il nome suo non era allora grande tanto, che gli -toccasse l'onore di vederli rappresentati in quella ricorrenza.[205] -Di più il duca voleva una produzione assolutamente classica: il -mondo doveva parlarne; ed in effetto l'esecuzione teatrale fu -quale sin allora non era stata vista mai in Italia. Noi ne abbiamo -particolareggiate descrizioni, le quali non sono state per anco messe a -profitto per la storia del teatro. In modo più preciso delle posteriori -relazioni intorno al Teatro Vaticano, sotto Leone X, esse mostrano -la natura delle rappresentazioni drammatiche nella Rinascenza, e sono -pertanto una classica dipintura del tempo. - -Chi sappia immaginare, stando alle relazioni del Cagnolo, dello -Zambotto e d'Isabella, tutto quello splendido pubblico di ospiti -nuziali, seduto ne' più ricchi abiti su quelle file di panche, vede -innanzi a sè uno de' più belli e più solenni convegni della Rinascenza. -Tutto quello spettacolo così svariato di forme, tanto ricco di colori, -accoppiati con quella scena anticheggiante e con quel che vi era -rappresentato, le commedie plautine, e, incastrate negl'intermezzi, -le pantomime e le moresche, di carattere queste mitologico, puramente -fantastico e burlesco sino all'oscenità; è cosa tanto romantica, -che ci fa credere trasportati nel _Sogno d'una notte d'estate_ dello -Shakespeare. E il duca Ercole di Ferrara scambiamo con Teseo, il duca -d'Atene, innanzi al quale e alle coppie di sposi felici vengono date -commedie e balli. - -Secondo il programma, dal 3 agli 8 febbraio, eccetto una sera, -dovevansi l'una dopo l'altra recitare cinque commedie di Plauto. -Negl'intermezzi dovevano aver luogo azioni musicali e moresche. La -moresca era ciò che oggi chiamiamo il ballo, la pantomima intrecciata -con la danza. L'origine sua risale all'antichità; e l'uso di essa -si lascia già scoprire nel più oscuro Medio Evo. Primitivamente era -una danza pirrica in vestiario scenico; e, come tale, si mantenne -sino a' tempi nostri. Ricordo averla vista ancora nel 1852 ballare -pubblicamente nel Porto di Genova. Tolse il nome, a mio credere, da -questo, che in tutti i paesi latini, che ebbero a subire l'invasione -de' Saraceni, la danza pirrica voleva quasi rappresentare una pugna -tra Cristiani e Mori, e, per ragione di contrapposto, usava far -apparire questi ultimi sotto la figura di neri. Poi il concetto di -moresca fu esteso ed applicato a significare il ballo in generale. -Con accompagnamento di flauti e violini s'eseguivano, ballando, -scene d'ogni specie tratte da' miti antichi, dalla vita cavalleresca -come dalla comune. Vi erano pure danze di persone mostruosamente -fantastiche, di rozzi idioti e villanzoni e contadini, di selvaggi e -satiri, ne' quali fioccavan bastonate a tutt'andare, nel più barbaro -modo che mai. Sembra che questo ballo romantico abbia proprio in -Ferrara servito di spinta allo svolgimento di una particolare coltura. -Quella città fu difatti la culla dell'epopea romantica, di Mambriano e -di Orlando. Non accade dire che, lo stesso come a' dì nostri, il ballo -aveva pel pubblico la massima attrattiva. Ad una commedia plautina -invece, che su uomini, che sentono alla moderna, non può avere altro -effetto che di un giuoco di burattini, quel pubblico, se era di buona -fede, doveva provare noia veramente profonda. E le rappresentazioni -duravano 4 a 5 ore, dalle 6 o 7 di sera alla mezzanotte. - -La prima sera, poichè il duca ebbe condotto gli ospiti nella sala del -teatro, e questi ebbero preso posto, venne prima fuori Plauto avanti -alla principesca coppia, e recitò un complimento. Quindi cominciò la -rappresentazione dell'_Epidico_. Terminato il primo atto, e così anche -dopo gli altri, seguì il ballo. Con l'_Epidico_ s'innestarono _cinque -bellissime moresche_. Comparvero prima dieci gladiatori; al suon di -tamburini fecero una danza pirrica, con celere movimento e con varie -armi. Alla seconda presero parte dodici persone in altro vestiario. La -terza rappresentava un carro, tirato da un unicorno e guidato da una -giovinetta. V'eran sopra alcuni uomini legati a un tronco e, seduti fra -cespugli, quattro suonatori di liuto. La donzella sciolse i primi, che, -scesi, fecero la moresca; mentre gli altri cantavan bellissime canzoni. -Almeno così assicura il Gagnolo; ma la marchesa di Mantova, di gusto -così raffinato, stimò invece la musica tanto tetra da non meritar quasi -menzione alcuna. Nelle sue notevoli lettere Isabella si mostra critica -acuta non solo degli spettacoli teatrali, ma di tutte le feste date in -occasione delle nozze. La quarta moresca fu ballata da dieci Mori, con -candelotti accesi in bocca. La quinta di nuovo da dieci uomini vestiti -in modo fantastico, con piume al capo e aste in mano, in cima delle -quali ardeva un gran fuoco. Finito l'_Epidico_ e le moresche, furono -anche regalati esercizii ginnastici. - -Il 4 febbraio, venerdì, Lucrezia non si lasciò vedere prima del -mezzogiorno. Il duca frattanto condusse gli ospiti in giro per la -città. S'andò a far visita ad una santa donna, suora Lucia di Viterbo, -che Ercole, rigoroso credente, si era tirata a Ferrara come una rarità -preziosa. La monaca ogni venerdì rinnovava la Passione; mentre nel -corpo suo apparivano le Stimate ne' cinque luoghi, com'ebbe Cristo. E -difatti ella donò all'ambasciatore francese alcune pezzuole, che aveva -tenuto sopra le Stimate; e monsignor Rocca Berti le tolse con grande -devozione. Di lì s'andò a vedere il vecchio castello, ove il duca fece -mostra dell'artiglieria ferrarese, materia prediletta degli studii -suoi. S'andò poscia ad aspettare madonna Lucrezia, la quale apparve -più tardi nella grande sala, accompagnata da tutti gli ambasciatori. Si -ballò sino alle 6 di sera; e quindi ebbe luogo la rappresentazione, le -_Baccadi_, che durò cinque ore. Isabella la trovò smisuratamente lunga -e noiosa. Vi furono anche balli come nell'_Epidico_. Persone vestite -di panno color di carne tenevano in mano, danzando, torce che ardevano -spandendo odorosi effluvii. Altre figure fantastiche eseguirono una -lotta danzante con un drago. - -Il giorno appresso Lucrezia fu invisibile. Era occupata a lavarsi il -capo e a scrivere lettere. Gli ospiti nuziali si contentarono d'andare -a zonzo per Ferrara. Non vi fu alcuna festa officiale. L'ambasciatore -Francese mandò regali a' principi della casa in nome del re di Francia: -al duca uno scudo d'oro smaltato con un San Francesco, lavoro parigino -di molto pregio; al principe erede, Alfonso, uno scudo simile con -l'immagine di Maria Maddalena, e a proposito di ciò l'ambasciatore -faceva notare, che Sua Altezza aveva scelto una sposa pari in virtù -e grazia alla Maddalena: _quae multum meruit, quia multum credidit_. -Forse fu questo presente per Alfonso, allusivo alla Maddalena, una -pensata ironia da parte del re di Francia. Alfonso ricevette pure una -istruzione intorno al modo di fondere i cannoni. Anche Don Ferrante -ebbe similmente in dono uno scudo d'oro. Lucrezia ebbe una corona di -globi d'oro sottilmente lavorati, e pieni di muschio. Ad Angela, la sua -seducente dama di compagnia, toccò una collana d'oro di gran costo. - -Il rappresentante di Francia fu trattato con ogni possibile carezza. -Il sabato stesso l'invitò a cena la marchesa di Mantova; e a tavola lo -fece sedere in mezzo a lei e alla duchessa d'Urbino. «S'intrattennero — -così racconta il Gagnolo — _in molte parole amorose e atti soavissimi -e accostumati_. Dopo cena, per compiacere al signor ambasciatore, -la marchesa _col liuto in mano cantò diverse canzoni con melodia e -soavità grandissima_. Lo menò poscia secolei in camera, ove quasi per -un'ora, in presenza di due donzelle di compagnia, stettero _in diversi -colloquii secreti_. Ella si cavò quindi i guanti e glieli porse in -regalo _amorosamente e con accomodate parole_; e il signor ambasciatore -gli accettò con riverenza ed amore, come quelli che derivavano da -quella vaghissima fonte. In verità, egli ha riservati i guanti in -santuario _usque in consumationem saeculi_.» Noi vogliamo credere al -Gagnolo, e ammettere anche che pel fortunato ambasciatore di Francia -codesta reliquia di una bella e florida dama fosse preziosa altrettanto -quanto i cenci statigli regalati dalla povera suora Lucia. - -La domenica, 6 febbraio, in Duomo vi fu ufficio solenne. Un cameriere -papale consegnò a Don Alfonso la berretta e la spada consacrata, -mandategli da Alessandro VI. L'arcivescovo, innanzi all'altare, l'una -gli pose in testa e gli dètte l'altra in mano. Dopo mezzogiorno i -principi d'Este e le principesse presero madonna Lucrezia dal suo -appartamento, e la condussero nella sala del festino. Si danzò per -due ore. Con una damigella di compagnia Lucrezia fece alcuni balli -francesi. La sera fu dato il _Miles gloriosus_. Una delle moresche -in quella rappresentazione dovett'essere davvero una danza mostruosa: -dieci pastori cozzavan fra loro, armata la testa di corna di becco. - -Il 7 febbraio sulla Piazza del Duomo vi fu torneo a cavallo fra un -Bolognese e un Imolese, e si terminò senza sangue. La sera fu data -l'_Asinaria_, con una moresca veramente bizzarra. Apparvero quattordici -satiri, fra' quali uno con in mano una testa d'asino inargentata, -e dentro un oriuolo a suono. I satiri danzarono su quella melodia; -fecero poi una caccia di uccelli d'ogni specie e di bestie feroci. -A questa rappresentazione tenne dietro nel secondo intermezzo una -produzione di otto cantori, fra i quali una donna di Mantova, che si -fece sentire con accompagnamento di tre liuti. Alla fine fu data una -moresca rappresentante tutta la serie de' lavori campestri, aratura, -seminagione, mietitura e battitura delle biade; e quindi celebrazione -delle feste della mèsse. Questo ballo allegro e spigliato, forse il -meglio riuscito di tutti, si chiuse con un ballo campestre al suono di -zampogne. - -L'ultimo dì delle feste, l'8 febbraio, era anche l'ultimo di carnevale. -Gl'inviati, che subito dopo volevan partirsi, presentarono donativi -alla sposa, parte in belle stoffe, parte in argento lavorato. Il più -curioso le venne da' rappresentanti di Venezia. L'eccelsa Repubblica -aveva mandato per le feste a Ferrara due nobili uomini, Niccolò Dolfini -e Andrea Foscolo, entrambi vestiti con gran lusso a spese dello Stato. -Il vestimento allora non era men costoso che bello, e i sarti della -Rinascenza non potrebbero che guardare con disdegno quei de' giorni -nostri. In quel tempo, quando l'arte era nel massimo fiore, anche -i sarti erano veri e proprii artisti. Lavoravano nelle stoffe più -preziose, velluto, seta e broccato d'oro; e i colori, l'andatura delle -pieghe, e il taglio degli abiti, tutto ciò era fornito da pittori. -Il vestito era adunque qualcosa, cui s'annetteva il più alto valore, -qual condizione essenziale all'apparenza della bella persona. Tutti -i relatori delle feste di Ferrara non tralasciarono mai di notare -con ogni particolarità gli abiti, che in ciascuna solennità vestivano -Lucrezia e altre dame di alta origine, e descrissero anche quelli degli -uomini. Quanto, in punto di vestito, si mettesse importanza sempre e -in ogni luogo, lo mostran pure le relazioni che i Veneziani mandarono -in patria, e che Marin Sanudo ha inserite nel suo _Diario_. E ancora -meglio lo prova il fatto, che i due ambasciatori di Venezia, prima -di muovere per Ferrara, dovettero mostrarsi pubblicamente innanzi al -Senato riunito ne' loro abiti nuovi; grandi mantelli in forma di pallii -di velluto cremisino foderati di ermellino e con cappucci simili. Più -di 4000 persone erano ad ammirarli nella sala del Gran Consiglio, -e la Piazza di San Marco era gremita di popolo curioso di vederli -quasi bestie rare e maravigliose. I nuovi abiti richiesero l'uno 32 -e l'altro 28 braccia di velluto.[206] Appunto questi pallii portarono -gl'inviati, qual regalo di nozze, alla duchessa Lucrezia, siccome era -stato deciso dalla Signoria di Venezia.[207] Il bizzarro presente fu -offerto con forme di pretensione insieme e d'ingenuità. I due nobili -signori tennero dapprima un lungo discorso, l'uno in latino, l'altro in -italiano; poscia, ritiratisi nell'anticamera e toltesi quivi le superbe -vesti, andarono a consegnarle alla sposa. La natura del regalo e la -pedanteria degli esibitori furono, del resto, materia di scherno e di -riso alla corte di Ferrara.[208] - -La sera si ballò l'ultima volta, e s'assistette quindi all'ultima -produzione teatrale, la _Casina_. Prima che questa cominciasse, fu -suonata una musica del Rombonzino, e insieme furon cantate barzellette -in lode degli sposi. Anche nella _Casina_ furono incastrati parecchi -pezzi di musica. Al terzo intermezzo sei violinisti suonarono -benissimo, e tra questi si produsse come dilettante anche Don Alfonso. -Sembra che specialmente in Ferrara l'arte di suonare il violino -avesse toccato un grado di notevole perfezione, perchè, quando Cesare -Borgia nel 1498 andò alla Corte di Francia, richiese il duca Ercole -di alquanti suonatori per condurli seco in Francia, ove simili artisti -eran molto ricercati.[209] - -Il ballo consistette in una danza di rozzi uomini, che si contrastavano -il possesso di una bella fanciulla, sinchè non apparve il Dio d'amore, -accompagnato da musici, che la liberò da quelle strette. Poscia si vide -una grandissima palla che si divise in due, e cominciò d risuonare di -musicali accordi. Vennero infine dodici Svizzeri con alabarde e con -bandiera nazionale ed eseguirono con gran destrezza una danza pirrica. - -Se, come il Gagnolo riferisce, le rappresentazioni drammatiche -terminarono con questa scena, si sarebbe potuto rimproverare -all'ordinatore della festa il poco buon senso, anzi il manco di -spirito. Le moresche riunivano in sè il doppio carattere dell'opera -e del ballo; ed esse furono le uniche produzioni inventate per queste -feste nuziali. Ma se si paragona le feste di Ferrara con quelle date in -occasione degli sponsali di Lucrezia al Vaticano, è certo che le prime -restano di molto inferiori. Perchè nelle feste di Roma noi vedemmo -commedie pastorali con allegorie allusive a Lucrezia, a' principi -di Ferrara, a Cesare ed Alessandro. Invece in quelle di Ferrara non -l'ombra di scene di tal genere, tutte ingegnose o almeno tenute per -tali. - -Malgrado al lusso spiegato dal duca, le sue feste ci sembrano monotone -e atte a indurre stanchezza; ma, sicuramente, andarono a genio alla -maggioranza di quei che v'assistettero. Isabella veramente ne diede -giudizio sfavorevole. «In realtà — così scriveva al marito — queste -nozze sono molto fredde. A me sembrano mille anni di esser di nuovo -a Mantova, per rivedere Vostra Eccellenza e il mio figliuolino, e di -allontanarmi di qua, ove non è briciolo di piacere. Vostra Eccellenza -dunque non ha da invidiarmi per la presenza a queste nozze, le quali -sono riuscite così gelate; che quasi invidio piuttosto lei di essersi -rimasto a Mantova.» Questo giudizio della nobile donna fu evidentemente -ispirato anche dalla profonda repugnanza sua per l'unione del fratello -con Lucrezia. Nondimeno dovette essere anche in parte determinato dal -carattere di quelle feste; mentre la marchesa espressamente lamentava -la stanchezza e la noia, ond'era oppressa.[210] - -Appena finite le feste, anche la marchesa tornò a Mantova. L'ultima -lettera sua al marito da Ferrara porta la data del 9 febbraio. Da -Mantova poi scrisse il 18 la prima lettera alla cognata Lucrezia: - -«Illustrissima Signora. — L'amore che io porto alla Signoria Vostra, -e il desiderio di sapere che ella persevera in quella buona salute, -come al momento della mia partenza, mi fanno credere che anch'ella -sia nell'espettazione stessa rispetto a me. Epperò, nella speranza -di farle cosa grata, le significo ch'io sono arrivata sana e salva -lunedì in questa città. Vi ho trovato anche in ottima convalescenza -il mio Illustrissimo Signor consorte. Resta ch'io intenda parimenti -della signoria Vostra lo stesso, acciò possa pigliarne piacere, come di -sorella cordialissima. E benchè reputi superfluo offrirle le cose sue, -nondimeno una volta per tutte voglio ricordarle, che la può disporre -della persona e della facoltà mia non altrimenti che delle sue proprie. -Me le raccomando per sempre, e la prego di volermi raccomandare al di -lei Illustrissimo Signor consorte, mio fratello onorandissimo.»[211] - -Lucrezia rispose il 22: - -«Mia Illustrissima Signora Cognata e Sorella onorandissima. — Abbenchè -sarebbe stato debito mio il prevenire Vostra Eccellenza nelle prove -di amorevolezza, ch'ella s'è degnata usare verso di me, nulladimeno -volentieri mi rassegno alla mia negligenza per questo solo, che -l'Eccellenza Vostra m'abbia per tal guisa tanto più obbligata al -servizio suo. Non potrei giammai esprimerle con quanta consolazione -e contentezza abbia inteso il suo prospero arrivo in Mantova e la -buona salute dell'illustre suo signor consorte. Possa lo stesso, -assieme all'Eccellenza Vostra, come io ne prego Dio, esser preservato -in prosperità e aumento di buono e felice stato secondo il desiderio -loro. E per ubbidire, come desidero e debbo, al comando dell'Eccellenza -Vostra, le significo che anch'io per grazia di Dio mi trovo bene e -sempre pronta a far cosa che le sia grata. — Ferrara, 22 febbraio -1502. Devota Sorella, che desidera servirla, Lucrezia Estensis de -Borgia.»[212] - -Con questa lettera officialmente cortese cominciò il carteggio fra le -due celebri donne, continuato per lo spazio di 17 anni. Ciò prova che -la marchesa, sul principio ostile, divenne più tardi sincera amica -della cognata. - -Il duca di Ferrara fu di tutto cuore contento, quando gli ospiti -presero finalmente la via d'andarsene. Solo madonna Adriana, Jeronima -e quella Orsini innominata non diedero segno di voler tornare a -Roma. Alessandro le aveva incaricate di rimaner colà, sino a che non -giungesse la moglie di Cesare. Dovevano andare incontro a costei sino -in Lombardia, e poscia accompagnarla a Roma. Se non che la duchessa -di Romagna, malgrado delle premurose sollecitazioni del nunzio, non -aveva voluto abbandonar la Francia. Suo fratello soltanto, il cardinale -d'Albret, era giunto in Ferrara il 6 febbraio; ma ben presto continuò -la strada per Roma. - -Adriana, come prossima parente del Papa e di Lucrezia, era stata alla -corte di Ferrara trattata assai onorevolmente, ed era anche entrata -in relazione molto intima con la marchesa Isabella. Fa prova di ciò -una lettera di quest'ultima, diretta ad Adriana, lo stesso giorno 18 -febbraio, nel quale scrisse a Lucrezia. Vi si parla di una persona -statale raccomandata in Ferrara da Adriana in proprio nome e anche a -nome di madonna Giulia; donde risulta che quella innominata Orsini non -era la Giulia Farnese.[213] - -Ercole desiderava ardentemente la partenza di quelle donne. - -In una lettera del 14 febbraio al suo ambasciatore Costabili in Roma -lagnavasi con certa vivacità della inutile dimora delle stesse alla -corte sua. «Noi vi diciamo — così scrivevagli — che la presenza delle -nominate madonne fa sì che gran numero di altre persone, uomini e -donne, rimangano similmente qui, aspettando la partenza di quelle; -il che è peso grande ed insopportabile dispendio. Perchè se si conta -tutt'insieme il numero delle persone del seguito di queste donne e -di altre, restano ancora qui quasi 450 uomini e 350 cavalli.» Ciò -egli, l'ambasciatore, potere rappresentare al Papa, ed i viveri esser -consumati, e la duchessa di Romagna non esser per venire per Pasqua; -e quanto a lui non poter più fare le spese, avendo già per le feste -delle nozze erogato più di 25,000 ducati. Il Papa poteva quindi -richiamare quelle donne. In un poscritto aggiungeva: «Io ho licenziati -i gentiluomini dell'Illustrissimo Signor Duca di Romagna, dappoi che -sono stati qui dodici giorni, perchè era gente impertinente, e la -presenza loro era senza alcun frutto per Sua Santità e pel Duca di -Romagna.»[214] - -Finalmente le importune donne partirono; ma, a quel che pare, più -tardi che ad Ercole non piacesse. V'è difatti un dispaccio dell'inviato -Gerardo Saraceni da Roma del 4 maggio, col quale informa il duca, che -monsignor di Venosa e madonna Adriana, ritornati da Ferrara, avevano -espresso al Papa la loro gratitudine per l'amorevole accoglienza colà -trovata. - -Lo stesso giorno 14 febbraio Ercole scrisse una lettera al Papa, il cui -tenore, tolte alcune frasi, non aveva nulla di simulato: - -«Santissimo Padre e Signore. — Prima che l'illustrissima duchessa, -nostra figliuola comune, giungesse qua, era mia ferma intenzione, come -si conveniva, di accoglierla con benevolenza e con onore, e in alcuna -cosa non mancare che tenesse a mostrarle particolare affetto. Ora, da -che Sua Signoria è arrivata, mi ha talmente soddisfatto per le virtù e -degne qualità trovate in essa, che non solo mi son raffermato in quella -mia buona disposizione, ma altresì il desiderio e l'animo di far così -è in me grandemente cresciuto, tanto più che veggo la Santità Vostra -per un Breve di sua mano farmene amorevolmente ricordo. Stia adunque -Vostra Santità di buon animo; mentre io userò verso la duchessa in tali -termini, che la Beatitudine Vostra abbia a riconoscere come io la tenga -per la più cara cosa che abbia al mondo.»[215] - - -IV. - -Sin dal primo entrare nel castello degli Este, Lucrezia appartenne -interamente a nuove relazioni, a nuovi interessi, si può dire, a -un mondo nuovo per lei. Si trovò come principessa in uno de' più -ragguardevoli Stati italiani e in una città a lei straniera, che da -mezzo secolo a quella parte era diventata sì importante, che lo spirito -della coltura nazionale v'aveva trovata una nuova sede e una nuova -forma. Si vide accolta in una delle più cospicue case principesche -d'Italia, che tempo e storia insieme avevan circondata di splendore -veramente romantico. Una fortuna straordinaria e immensa l'aveva fatta -entrare in quella casa famosa, della quale ella stessa ora doveva -rendersi degna. - -La stirpe degli Este era, accanto all'altra de' duchi di Savoia, la -più antica e più eccelsa d'Italia. Anzi la seconda era dalla prima -ecclissata per l'importanza dello Stato di Ferrara, grazie alla sua -posizione geografica. - -Ecco in breve la storia degli Este: - -I signori, che ebbero il nome feudale da un piccolo castello tra Padova -e Ferrara, ripetevan l'origine loro dalla invasione longobardica, e -da una famiglia, il cui stipite chiamavasi Alberto. I nomi Adalberto -e Alberto ebbero in italiano la forma di Oberto, che nel diminutivo si -trasformò in Obizzo e Azzo. Nel X secolo apparisce un marchese Oberto, -che fu partigiano di re Berengario prima, poi di Ottone il Grande. -È ignoto da qual territorio togliessero il titolo di Marchesi egli e -i prossimi discendenti suoi. Furono, ad ogni modo, grandi signori in -Lombardia come in Toscana. Un pronipote di Oberto, Alberto Azzo II, -vien ne' documenti nominato _Marchio de Longobardia_. Egli dominava da -Mantova all'Adriatico e alla valle del Po, ove possedeva Este e Rovigo. -Sposò Cunigonda, sorella del conte Guelfo III di Suabia. Così la famosa -stirpe tedesca de' Guelfi si unì con quella degli Oberti, ed entrò -nella cerchia delle relazioni italiane. Venuto a morte Alberto Azzo nel -1096 in età di più di 100 anni, lasciò i figli Guelfo e Folco. Costoro -furono i progenitori della casa d'Este in Italia e della casa guelfa -di Braunschweig in Germania. Guelfo difatti ereditò i beni di suo avo -materno Guelfo III, col quale nel 1055 erasi estinta la linea maschile -della casa sua. E andò in Germania; vi divenne duca di Baviera, e fondò -la linea de' Guelfi. - -Folco ereditò i possedimenti italiani del padre, e consolidò la linea -degli Este. Nella gran lotta degl'imperatori tedeschi col Papato i -marchesi d'Este furono aspri e tenacissimi combattenti; prima seguaci -fervorosi, poscia capi del partito guelfo; il che valse a fondare il -loro potere anche in Ferrara. - -Gl'inizii primi di questa città furono oscuri e ignoti. Si crede -che fosse venuta su al tempo delle immigrazioni forestiere. Dopo la -donazione di Pipino e di Carlomagno la Chiesa pretese di averne il -possesso. Fu compresa anche nella donazione della contessa Matilde. -Nelle guerre tra il Papa e l'imperatore, cui diè alimento la disputa -intorno l'eredità di Matilde, Ferrara acquistò la sua autonomia come -repubblica. - -Il XII secolo era sul finire, quando gli Este cominciarono a mettervi -piede. Il nipote di Folco, Azzo V, sposò in quel tempo Marchesella -Adelardi, erede del capo dei Guelfi nella città; mentre Salinguerra -v'era capo de' Ghibellini. Da quel momento i marchesi d'Este andaron -man mano guadagnando influenza in Ferrara. Essi divennero capi del -partito guelfo anche nell'Alta Italia. - -L'anno 1208 riuscì ad Azzo VI di scacciare Salinguerra. La città era -così profondamente stanca della lunga lotta partigiana, che diede al -vincitore la qualità ereditaria di Podestà. Fu questo il primo esempio -di spontanea dedizione di una libera repubblica alla mercè di un -signore. Così gli Este furono i primi a fondare un potere dinastico -sulle rovine di una repubblica. L'audace Salinguerra, figura eroica -delle più notevoli del tempo degli Hohenstaufen in Italia, scacciò di -Ferrara ripetute volte Azzo e il successore di lui Azzo VII, sino a che -nel 1240 non soggiacque e finì di vivere nel carcere. Dopo d'allora gli -Este furono padroni di Ferrara. - -Per un certo tempo, durante l'esilio avignonese de' papi, ne furono -scacciati per opera della Chiesa; ma ritornarono il 1317, chiamativi -da' cittadini che s'eran sollevati contro il luogotenente di quella. -Giovanni XXII gli confermò con diploma d'investitura, mercè il quale -ricevevano Ferrara in feudo dalla Chiesa contro l'annuo tributo di -10,000 fiorini d'oro. Oramai gli Este ordinarono il loro Stato come -tiranni di Ferrara. Era uno Stato, cui il perdurare della dinastia fra -tante guerre rese consistente. La dinastia degli Este non fu, come -quelle di quasi tutte le altre dominazioni italiane, il prodotto di -momentanee conquiste, d'intrusi illegittimi, ma antica, ereditaria, -fortemente abbarbicata. - -Con Aldobrandino, signore di Ferrara, di Modena, Rovigo e Comacchio, -cominciò a venire al potere una serie di principi la maggior -parte illustri, mercè i quali la città di Ferrara potè levarsi a -quell'importanza, ond'era in possesso al cominciare del secolo XVI. -Ad Aldobrandino successero i fratelli, Niccolò dal 1361 al 1388, e -Alberto sino al 1393. Poi sino al 1441 dominò il figliuolo di costui -Niccolò III, uomo di spiriti gagliardi e bellicosi. Essendo i suoi -figli legittimi Ercole e Sigismondo minorenni, gli successe il suo -bastardo Lionello. Questo principe non solo continuò quello che il -padre aveva iniziato; ma fece di Ferrara uno Stato splendido e temuto. -Il grande Alfonso di Napoli gli diè in moglie nel 1444 la figlia Maria; -e per tal guisa gli Este si strinsero in intimo legame con la Casa -reale degli Aragonesi. Lionello fu savio e liberale, cultore di ogni -arte e scienza, principe di _nome immortale_. Nel 1450 gli successe il -fratello Borso, al pari di lui bastardo, usurpando anch'egli il posto -ai figliuoli legittimi di Niccolò III. - -Borso fu uno de' principi più splendidi e grandiosi del tempo suo. -Federico III, di ritorno dal suo viaggio d'incoronazione, lo nominò in -Ferrara duca di Modena e Reggio, conte di Rovigo e Comacchio, paesi che -appartenevano tutti all'Impero. D'allora in poi gli Este, la cui arma -era stata un'aquila bianca, presero l'aquila nera imperiale, alla quale -unirono i gigli di Francia, che un tempo Carlo VII aveva loro concessi. -Il 14 aprile 1471 anche Paolo II nominò in Roma Borso duca di Ferrara. -Poco dopo, il 27 maggio, questo principe famoso morì nubile e senza -discendenti. - -Gli successe Ercole, figliuolo legittimo di Niccolò III. Per tal guisa -il governo ritornò alla linea pura degli Este, dopochè, per opera -appunto di due bastardi, Ferrara era diventata uno Stato potente. Nel -giugno 1473 Ercole si ammogliò con Eleonora di Aragona, figliuola di -Ferdinando di Napoli. Le feste pel matrimonio furono sontuosissime. Da -quel tempo sino al giorno, in cui questo secondo duca di Ferrara con -altrettanta pompa univa Lucrezia in matrimonio con suo figlio, eran -scorsi 29 anni di lotte molte e varie. Ercole aveva corso il massimo -pericolo, onde lo Stato suo potesse essere minacciato: la guerra di -Venezia e di papa Sisto IV contro di lui, la quale il 1482 fu terminata -felicemente, non senza però la cessione di alcuni territorii in favore -de' Veneziani. Ma il pericolo poteva rinnovarsi. Accanitissimi nemici -del suo Stato erano sempre Venezia e la Chiesa. La sua politica quindi -prescrivevagli di collegarsi con Francia, la quale comandava a Milano e -forse poteva rendersi per sempre padrona di Napoli. Per questo motivo -stesso erasi visto nella necessità di dare in moglie a suo figlio -Lucrezia Borgia, a condizioni però vantaggiosissime. Lucrezia adunque -poteva aver coscienza dell'alta significazione che la persona sua aveva -per lo Stato di Ferrara. E ciò sin dal bel principio svegliò in lei il -sentimento della sicurezza, rispetto alla nobile casa, cui ella omai -apparteneva. - -Il duca destinò Castel Vecchio a residenza degli sposi. Ivi Lucrezia -stabilì la sua corte officiale. Il celebre castello esiste tuttora -come uno de' più grandiosi monumenti medievali. Esso torreggia su -tutta Ferrara ed è visibile da miglia lontano. Il color rosso scuro; il -carattere grave e triste, congiunto ad una regolarità architettonica, -che può dirsi perfetta; le quattro poderose torri; tutto ciò produce -addentro impressione fortissima, specialmente al chiaro di luna, -quando queste ultime riflettono la loro ombra nell'acqua del fossato, -onde il castello ancora oggi, come in antico, è intorno ricinto. Alla -fantasia dell'osservatore riappariscono allora le figure de' personaggi -notevoli, che una volta v'abitarono o lo animarono: Ugo e Parisina -Malatesta,[216] Borso, Lucrezia Borgia e Alfonso, Renata di Francia e -Calvino, l'Ariosto, Alfonso II, l'infelice Tasso ed Eleonora. - -Castel Vecchio fu fatto edificare dal marchese Niccolò nel 1385, -dopo una sommossa cittadina. I successori lo compirono e ornarono -nell'interno. Mercè cammini coperti era in comunicazione con la -residenza dirimpetto al Duomo. Prima che Ercole allargasse Ferrara dal -lato settentrionale, il castello rimaneva alla parte estrema, presso le -mura. Una delle torri, quella chiamata _del Leone_, copriva la porta -della città. Un braccio del Po, che allora scorreva in vicinanza, -forniva d'acqua il fossato, sul quale si passava su ponti levatoi. - -Al tempo di Lucrezia l'aspetto del castello era qual è ora solo nella -sua forma essenziale. I comignoli delle torri sono di tempo posteriore. -Le torri stesse erano più basse. Avevano merli, e così pure tutte le -mura, come il castello dei Gonzaga in Mantova: intorno intorno armate -de' cannoni fatti fondere da Alfonso. L'interno era una corte con -portici, quadrata e lastricata. Si mostrò quivi a Lucrezia il luogo, -ove Niccolò III, nel 1425, fece tagliare il capo all'infelice suo -figlio Ugo e alla matrigna, la bella Parisina. E la lugubre memoria -dovette suggerire alla figliuola di Alessandro di esser fedele al -marito. - -Ampie scale di marmo menavano a' due appartamenti del castello, de' -quali quello al primo piano serviva di residenza a' principi. Era una -fila di sale e di camere. Col tempo tutto è così mutato, che anche -quei, che più a fondo conoscono Ferrara, confessano non saper più ove -fosse l'abitazione di Lucrezia. Anche delle pitture, che gli Este vi -fecero fare, rimangono appena alcuni affreschi del Dossi e uno d'altro -maestro. - -La residenza in quel castello dovette forse essere sempre malinconica -e alquanto oppressiva. Ciò era in armonia col carattere di Ferrara. -Anche oggi la città reca l'impressione di una serietà cupa e monotona. -Quando dall'alto de' merli del castello guardi quella estesissima -pianura riccamente coltivata, pur sempre uniforme, priva di un bello -orizzonte, mentre le Alpi di Verona appena si disegnano in lontananza, -e il più prossimo Appennino non ha aspetto gran fatto maestoso; quando -guardi quella massa nera della città, un senso di maraviglia ti assale, -pensando come mai la gioconda poesia dell'Ariosto sia nata in quel -luogo. Il cielo, la terra e il mare atti ad ispirarlo avrebbe dovuto -piuttosto cercare in quel eliso di Sorrento, che fu culla del Tasso. -Una prova di più della verità sovente osservata, che la fantasia -poetica è indipendente dai luoghi. - -Ferrara giace in una pianura malsana, attraversata dai rami del Po e da -parecchi canali. Il fiume principale non dà punto vita alla città nè -alla campagna, perchè scorre lontano molte miglia. Mura poderose con -quattro porte cingevano la città d'ogni lato. Al tempo di Lucrezia, -oltre Castel Vecchio sull'estremità nordica, v'era pure dal lato -sud-occidentale Castel Tealto o Tedaldo. Questa fortezza era posta -sur uno de' rami del Po. Aveva una porta, per la quale s'entrava in -città, mentre un ponte di barche menava dall'altro lato al sobborgo -San Giorgio. Per questa porta Lucrezia aveva fatto il suo ingresso. Di -Castel Tedaldo oggi non resta più nulla; fu distrutto sul principiare -del secolo XVII, quando il Papa, espulsi i discendenti di Alfonso, fece -edificare la nuova grande fortezza. - -Ferrara aveva spaziose piazze e strade regolari con portici. Sulla -piazza principale era il Duomo, ragguardevole edifizio di stile -gotico-lombardo dell'anno 1135, nel quale fu consacrato. L'alta -facciata, divisa in tre parti e con tre frontoni formati di tre serie -di archi, che partecipano del gotico e del romano, poggiati su colonne, -e con le antiche sculture, tutte annerite dal tempo, ha un'apparenza -veramente singolare, che sente insieme dell'originalità medievale e di -bizzarro romanticismo. Nulla colpisce oggi tanto in Ferrara quanto la -prima vista di codesta facciata. Si crede aver dinanzi una figura del -favoloso mondo ariostesco. Rimpetto a uno de' lati della Cattedrale -sta ancora il gotico Palazzo della Ragione, e stavano altra volta due -vecchie torri, una delle quali chiamavasi _Rigobello_. Di fronte poi -alla facciata era la residenza degli Este. Ivi abitava Ercole, e un -tempo abitò Eugenio IV, quando tenne a Ferrara il famoso Concilio. -Innanzi al palazzo erano una volta le statue de' due grandi principi di -Ferrara, Niccolò III e Borso: la prima equestre, l'altra seduta. Erano -poste su colonne; epperò avevano piccole dimensioni. Oggi le colonne -sussistono a' lati del portone: le statue furono distrutte nel 1796. - -Gli Este gareggiarono con altri principi e repubbliche nell'edificare -chiese e monasteri, de' quali Ferrara è ricca tuttora. Intorno l'anno -1500 più notevoli erano: San Domenico, San Francesco, Santa Maria in -Vado, Sant'Antonio, San Giorgio innanzi a Porta Romana, il chiostro -del _Corpus Domini_ e la Certosa. Tutte queste chiese sono state più o -meno rammodernate. Benchè alcune si distinguano per belle proporzioni e -spaziosità, pure niuna ha un'individualità artistica rilevante. - -Col XV secolo anche Ferrara cominciò ad arricchirsi di palazzi, che -oggi pure sono il decoro della deserta città, e costituiscono una -parte di gran valore della storia dell'architettura, dagl'inizii del -Rinascimento sino al passaggio nel barocco. Alcuni sono in uno stato di -deplorabile decadenza. Sullo scorcio del secolo XVI il marchese Alberto -costruì i palazzi del Paradiso, oggi l'Università, e Schifanoja. Ercole -edificò il Palazzo Pareschi. Di lui può dirsi che fosse il rinnovatore -di Ferrara. Allargò la città, aggiungendovi, verso settentrione, un -nuovo quartiere, l'_Addizione Erculea_. Questa è pur oggi la parte più -splendida della moderna Ferrara. È attraversata da due strade lunghe -ed ampie, il Corso di Porta Po con la sua continuazione nel Corso di -Porta Mare, e la strada de' Piopponi. Passeggiando per quelle vie -tranquille e solitarie, fa stupore vedere quella lunga fila di bei -palazzi della Rinascenza, monumenti di una vita rigogliosa, ma ora -spenta del tutto. Ercole aprì colà una piazza, e all'intorno la nobiltà -vi fece elevar palazzi. La si chiama oggi _Piazza Ariostea_, avendo -nel mezzo il monumento del grande Poeta. È forse il più bello che sia -mai stato eretto ad un poeta. La statua marmorea si slancia alta e -libera sopra magnifica colonna, sicchè domina tutta Ferrara. Anche la -storia sua accresce al monumento fascino e attrattiva. Originariamente -doveva sulla piazza essere messa la statua equestre di Ercole su -due colonne. Le si trasportavano sul Po, quando l'una andò a fondo. -L'altra fu impiegata nel 1675 a sostenere la statua in bronzo di Papa -Alessandro VII. La quale fu abbattuta nella rivoluzione dell'anno 1796, -e sostituita dalla statua della Libertà, alla cui solenne elevazione -assistette il generale Napoleone Buonaparte. Tre anni dopo gli -Austriaci gettarono giù la Libertà, e la colonna restò decapitata sino -al 1810, anno in cui vi fu messa la statua imperatoria di Napoleone. -E questa pure cadde col cadere dell'imperatore. Finalmente nel 1835 -Ferrara pose su quella colonna la statua dell'Ariosto. Niun mutamento -di dominazione politica e niuna forza umana potrà mai più gettare -abbasso quell'immagine da quell'altezza, ove la sostiene e protegge un -poema immortale. - -Nel nuovo quartiere di Ercole sursero palazzi sontuosi. Il fratello -di lui Sigismondo edificò il grandioso Palazzo Diamanti, ove oggi è la -Pinacoteca. I Trotti, i Castelli, i Sacrati e i Bevilacqua v'eressero -i loro palazzi privati, esistenti tuttora. Ferrara era abitata da -numerosa e ricca nobiltà, discendente in parte da antiche famiglie -di conti. Oltre i già nominati, eran del novero: i Contrarii, i Pii, -i Costabili, gli Strozzi, i Saraceni e i Boschetti, i Roverella, i -Muzzarelli e i Pendaglia. - -L'aristocrazia ferrarese aveva da gran tempo superato il periodo delle -intestine lotte partigiane e della indomita fierezza feudale, ed era -diventata cortigiana. Gli Este, e massime il battagliero Niccolò -III, avevano domati e sommessi questi baroni, che originariamente -vivevano nei loro feudi. Ormai essi erano al servizio del principe, -coprivano i più ragguardevoli ufficii nella corte e nello Stato, ed -eran capitani nell'esercito. Prendevano bensì parte, e forse con più -fervore che non facesse la nobiltà degli altri Stati italiani, alla -cultura dello spirito, essendo questa essenzialmente opera de' principi -d'Este. Epperò alcuni nomi di grandi signori spiccano a quell'epoca nel -movimento letterario di Ferrara. - -L'Università ferrarese sin dalla metà del XV secolo era venuta in -tanto rigoglio da stare bene, accanto a quelle di Padova e Bologna, -tra le più celebri d'Italia. Era stata aperta nel 1391 dal marchese -Alberto; poscia riformata da Niccolò III. All'apogeo dello splendore la -condussero Lionello e Borso. Lionello fu discepolo del famoso Guarino -da Verona, ed egli stesso dotto assai in ogni scienza. Fu altresì -l'amico e l'idolo degli umanisti del tempo suo. Pieno d'entusiasmo, -faceva collezione di manoscritti rari o li faceva copiare. Fu il -fondatore della Biblioteca. Borso continuò le stesse tracce con -altrettanta attività e fervore. - -Già nel 1474 l'Università di Ferrara contava 45 professori, largamente -retribuiti. Ercole ne aumentò il numero. Nel primo anno del suo regno -fu anche introdotta l'arte tipografica.[217] - -Nell'indole del popolo, come nel carattere della città, una -disposizione seria si direbbe che sia l'impronta fondamentale e più -risaltante. Con essa si disposava il bisogno di speculazione e di -critica, come pure delle scienze esatte. Girolamo Savonarola, il -profeta fanatico in quel deserto morale dei tempi borgiani, nacque in -Ferrara. Lucrezia ebbe forse spesso a ricordarsi di quest'uomo, nel -quale il padre suo per mano del carnefice aveva fatto soffocare la -protesta delle anime ancora credenti e pure contro il Papato di lui. - -L'astronomia e la matematica, le scienze naturali in generale e -la medicina, che allora insieme con quelle era parte integrante -delle discipline filosofiche, fiorirono specialmente in Ferrara. Il -Savonarola stesso aveva dovuto studiar medicina. Suo avo Michele, -celebre medico di Padova, era stato chiamato a Ferrara da Niccolò -III.[218] Come medico, matematico e filosofo ed anche qual filologo -vi brillava dal 1464 il vicentino Niccolò Leoniceno. Ai piedi suoi -sedettero tali, che poscia furono i più famosi eruditi e poeti -d'Italia. Egli formava ancora l'orgoglio di Ferrara, quando v'andò -Lucrezia. Invece il grande matematico Domenico Maria Novara insegnava -allora in Bologna, ove aveva avuto a discepolo il Copernico. - -Da questa Università vennero fuori grandi umanisti, che al tempo -dell'arrivo di Lucrezia erano ancora bambini o giovanetti, fra i quali -i due Giraldi e quel geniale Celio Calcagnini, che le aveva dedicato -una poesia per nozze. Tutti questi uomini erano ben veduti alla corte -degli Este, essendo persone tutt'altro che esclusive, ma d'ingegno -versatili e facili nella forma. In verità, solo più tardi, quando la -divisione del lavoro e la necessaria limitazione professionale prevalse -nella scienza, la viva erudizione dell'umanismo si trasformò in -pedanteria di casta. - -Ma soprattutto alla poesia, e ad una particolar forma di essa, la -città di Ferrara, proprio nell'epoca di Lucrezia, diè impronta affatto -speciale ed assolutamente romantica. Per questa via potette divenire -una di quelle città, che pe' tardi nepoti sono ancora luoghi di -pellegrinaggio della civiltà. Ferrara produsse molti poeti in ambedue -le lingue, latina e italiana. Pressochè tutti quegli eruditi poetavano -in latino. La più parte non erano certamente che gelidi facitori di -versi; ma alcuni s'elevarono al più alto grado nella letteratura -poetica, sicchè anche oggi non sono dimenticati. Eran tra questi -specialmente i due Strozzi, padre e figlio, e Antonio Tebaldeo. Se non -che, a petto di tali poeti neolatini, ebbero importanza di gran lunga -maggiore quei che in lingua italiana seppero svolgere e perfezionare -l'arte epico-romantica. La lussuriosa e tanto splendida corte di -Ferrara, con quel carattere di forte romanticismo, onde la casa -degli Este erasi circondata, mentre la storia sua rimontava al tempo -eroico medievale, con quella eletta nobiltà e col moderno sentimento -cavalleresco, favoreggiava già per propria essenza il culto del genere -epico. Ma s'aggiungeva anche, come fondo adatto e propizio, la città -con la sua propria storia e col suo carattere architettonico. In -Ferrara, come in Firenze, non vi ha monumenti dell'antichità romana: -tutto appartiene al Medio Evo. Lucrezia non trovò più nella corte -di Ercole l'amico di lui, il Bojardo, il celebre poeta dell'_Orlando -Innamorato_. Ma forse viveva ancora il cantore di Mambriano, Francesco -Cieco. Ed abbiamo già visto come l'Ariosto, quegli che presto doveva -oscurare la gloria de' due precursori, avesse offerto gli omaggi suoi a -Lucrezia. - -Meno prospera vita delle scienze e della poesia ebbero in Ferrara le -arti belle. Pure, se non vi produssero maestri di prim'ordine, come -Raffaello o Tiziano, vi tennero, ad ogni modo, non ispregevole luogo -per la coltura italiana. Gli Este coltivarono la pittura. I palazzi -loro fecero ornare con affreschi, de' quali rimangono ancora alcuni -notevoli per originalità, come quelli che ultimamente, nel 1840, furono -scoperti nel Palazzo di Schifanoja. Una scuola indigena venne in gran -reputazione sino dalla metà del XV secolo. Ne fu capo Cosimo Tura. -Uscirono da essa due ragguardevoli pittori, Dosso Dossi e Benvenuto -Tisio, il quale sotto nome di Garofalo divenne celebre come uno de' -migliori discepoli di Raffaello. Le opere di questi pittori, entrambi -contemporanei di Lucrezia — Garofalo era più giovane di un anno — -ornano ancora molte chiese di Ferrara, e sono altresì il principale -decoro della Pinacoteca. - -Tal'era, ne' tratti suoi più essenziali, la città di Ferrara; e -tale pure la vita spirituale, ond'era animata, intorno il 1502. È -evidente che, oltre lo splendore della corte e la politica importanza, -come capitale dello Stato, anche la vita interiore v'era fervida e -rigogliosa. Alcuni cronisti affermano, che il numero degli abitanti -toccasse allora i 100,000. Fosse pure la cifra esagerata, ad ogni -modo, al principio del XVI secolo, all'epoca sua fiorente, Ferrara -dovett'essere più popolosa di Roma. Era città prospera ed agiata: -accanto alla nobiltà, una borghesia operosa, mercè l'industria, massime -la fabbricazione di panni, e mercè il commercio, vi si procacciava un -tranquillo godimento della vita. - - -V. - -Con ogni studio Alessandro teneva dietro a quanto accadeva in Ferrara. -Egli non perdeva d'occhio la figlia. Questa e gli agenti di lui lo -informavano d'ogni segno di favore o disfavore, cui incontrasse. -Cessata l'ebbrezza delle feste nuziali, quando Lucrezia doveva -affrontare con tatto l'invidia e il sospetto e formarsi nella corte un -solido stato, potevano forse esserle serbati giorni difficili e penosi. -Le informazioni di costei rassicurarono Alessandro, specialmente -rispetto al contegno di Alfonso. Egli non supponeva che il principe -erede di Ferrara amasse la figliuola. Ma ciò che solo gl'importava era -che la trattasse da moglie e la facesse madre di un principe. Sentito -che Don Alfonso passava la notte con Lucrezia, n'espresse grande -soddisfazione all'ambasciatore ferrarese. «Certamente di giorno egli va -altrove, giovane qual è, pel piacer suo; ma in ciò fa molto bene:» così -pensava Sua Santità.[219] - -Egli ottenne pure che il duca désse alla nuora, come rendita annuale, -12,000 ducati invece di 6000, come colui voleva. Lucrezia era difatti -liberale e aveva bisogno di molto. - -Frattanto Cesare apparecchiavasi a condurre a termine quelle imprese, -di cui gli erano mallevadori insieme il parentado con Ferrara e -l'assenso di Francia. Dopochè ebbe fatto sgozzare in Castel Sant'Angelo -il giovane Astorre Manfredi, mosse il 13 giugno per Romagna. Trasse in -inganno l'ingenuo Guidobaldo d'Urbino, e ad un tratto s'impadronì dello -Stato di lui. Ciò fu il 21 giugno. Il duca fuggiasco riparò a Mantova: -poi andò con la moglie a Venezia. - -Ora Cesare si rivolse contro Camerino. Trasse in agguato i Varano, e li -fece trucidare: solo uno scampò. Di tutte le sue geste egli informava -la corte di Ferrara. Ed Ercole non si vergognava di felicitarlo di -atrocità, mercè le quali principi amici o prossimi parenti di lui -avevan subito la estrema rovina. Da Urbino scrisse alla sorella questa -lettera: - -«Illustrissima Signora e Germana nostra carissima. — Tengo per certo, -che per la presente indisposizione della Eccellenza Vostra non possa -esservi nulla più efficace e più salutare che il sentire buone e felici -nuove. Le facciamo sapere che in questo punto abbiamo avuto nuova -certezza della presa di Camerino. Noi la preghiamo di far onore a -codesta nuova con evidente miglioramento dello stato suo, e di volerci -informare di ciò. Imperocchè per l'indisposizione sua non possiamo -provar piacere nè per questa, nè per altre nuove. Noi la preghiamo pure -di partecipare la presente all'Illustrissimo Signor Don Alfonso, suo -marito, come a fratello nostro amatissimo, e al quale per fretta non -scriviamo. — Urbino, 20 luglio 1502. Di Vostra Eccellenza fratello, il -quale l'ama come se stesso, Cesare.»[220] - -Poco dopo Cesare fece alla sorella la sorpresa di una visita nel -Palazzo Belfiore. Vi giunse con cinque cavalieri travestito, il 28 -luglio. Si fermò due ore appena; quindi, accompagnato sino a Modena -dal cognato Alfonso, ripartì frettolosamente per recarsi in Lombardia -presso il re di Francia. - -In questo mentre Alessandro aveva presa una risoluzione intorno alla -conquistata Camerino, interamente in opposizione con le mire di Cesare, -la quale mostrava a costui, che alla fin fine la volontà del padre non -era tutta e intera in poter suo. Il 2 settembre 1502 Alessandro investì -di Camerino, come Ducato, quell'Infante Giovanni Borgia, nominato -da lui talvolta suo, tal'altra figliuolo di Cesare, e che aveva già -investito del Ducato di Nepi. Tutti questi possedimenti reggeva in nome -dell'Infante il suo tutore, il cardinal di Cosenza, Francesco Borgia. -V'hanno monete di questo effimero Duca di Camerino.[221] - -Il 5 settembre Lucrezia, a grandissimo cordoglio di Alessandro, che -aveva sperato nella nascita di un erede al trono, partorì una bambina -morta. Essa ne fu gravemente malata. A questa nuova Ercole venne -in fretta da Reggio, ove era ito incontro a Cesare di ritorno dalla -Lombardia. Trovò Lucrezia affidata alle cure del più abile de' medici -di Alessandro, il vescovo di Venosa. Il 19 settembre venne anche -Cesare a visitar la sorella: restò con lei due giorni; quindi andò ad -Imola.[222] - -Lucrezia si sentiva opprimere in Castel Vecchio, e desiderava respirare -aria migliore. L'8 ottobre andò a stare nel chiostro del _Corpus -Domini_. Vi fu accompagnata da tutta la corte. Si riebbe in salute, e -già il 22 del mese stesso, a grande gioia di tutti, come lo stesso duca -Ercole scrisse a Roma, potè tornare alla sua residenza nel castello. -Alfonso andò pure a Loreto a sciorre un voto fatto pel ristabilimento -della moglie. La pubblica sollecitudine, di che Lucrezia nella -congiuntura fu fatta segno, mostrarono che si cominciava ad amarla in -Ferrara.[223] - -Nel mese d'ottobre ebbe pur luogo la ribellione dei condottieri, -che mancò poco non traesse Cesare a rovina. Per la defezione de' -generali anche il paese d'Urbino insorse, tanto che Guidobaldo il 18 -ottobre poteva già rientrare nella sua capitale. Ma la protezione di -Francia e la cecità de' codardi salvarono il duca di Romagna dal più -estremo pericolo. Il 31 dicembre egli si sbarazzò di quei baroni col -noto strattagemma in Sinigaglia. Fu il suo capolavoro. Vitellozzo e -Oliverotto fece immediatamente sgozzare. Gli Orsini, Paolo, il suocero -di Jeronima Borgia, e Francesco, il duca di Gravina, che un tempo -doveva essere marito di Lucrezia, incontrarono la stessa sorte il 18 -gennaio 1503. - -Il duca di Ferrara mandò a Cesare congratulazioni. I Gonzaga fecero -altrettanto. Isabella stessa, che aveva visto scacciar da Urbino sua -cognata, e il marito di questa costretto a fuggirsi di colà una seconda -volta, gli scrisse lettere piene di complimenti. I Gonzaga volevano -ora effettivamente impegnar la mano del loro piccolo Federigo, principe -erede, con Luisa, figliuola di Cesare. E con la mediazione di Francesco -Trochio già si trattava a Roma dell'affare. Ecco una lettera d'Isabella -a Cesare: - -«Al Signor Duca di Valenza. — Illustrissimo, etc. — De' felici -progressi di Vostra Eccellenza, ch'ella con amorevole lettera ci ha -significati, abbiam preso piacere e contento, quale si conviene alla -mutua amicizia e alla benevolenza, che è tra lei e il nostro illustre -signor consorte. Epperò in suo e in nostro nome ci congratuliamo -seco per la sicurezza e prosperità conquistate; e la ringraziamo per -la partecipazione e anche per l'offerta di tenerci avvisati degli -ulteriori successi. Al qual proposito la preghiamo di persistere nella -bontà sua. Poichè, amandola come noi facciamo, desideriamo sentire più -spesso degli andamenti suoi per poterci rallegrare con lei pel bene e -per l'esaltazione di Vostra Eccellenza. Ora, credendo noi che, dopo le -pene e le fatiche patite in codeste sue gloriose imprese, voglia anche -trovar loco di ricrearsi, mi è parso bene mandarle 100 maschere per -mezzo del nostro staffiero Giovanni. Certamente noi lo riconosciamo -come vile dono rispetto alla grandezza de' meriti dell'Eccellenza -Vostra e anche all'animo nostro. Nullameno valga come testimonianza -che, ove in questo nostro paese fosse cosa più degna e conveniente, più -volentieri gliela manderemmo. Che se inoltre le maschere mancheranno -della bellezza che pur si confarebbe, piaccia a Vostra Eccellenza -imputarlo ai maestri di Ferrara. I quali, per la proibizione già da -molti anni di mascherarsi colà in pubblico, hanno disimparato a farne. -Possa quindi supplire la sincera volontà e affezione nostra verso -Vostra Eccellenza. Quanto alla pratica nostra, non accade replicare -altro, finchè non intendiamo da Vostra Eccellenza la risoluzione di Sua -Santità, Nostro Signore, circa il caso della sicurtà, che le abbiamo -fatto esplicare a voce mediante Brognolo. Onde stiamo in aspettazione -per venire alla conclusione. A lei ci raccomandiamo ed offeriamo. 15 -gennaio 1503.»[224] - -Cesare da Acquapendente rispose così alla marchesa: - -«Illustrissima Signora Commara e Sorella nostra onorandissima. — -Abbiamo ricevuto il dono di Vostra Eccellenza delle 100 maschere, -che mi sono state molto accette per la multiplice varietà e singolare -bellezza, e ancora più per essere sopraggiunte in tempo e luogo che più -al proposito non sarebbe potuto essere, come se Vostra Eccellenza ci -avesse prefissa la legge e l'ordine delle imprese nostre e della nostra -tornata a Roma. In vero in quel medesimo giorno ci eravamo impadroniti -della città e contado di Sinigaglia con le fortezze, e punito di santa -ragione i perfidi tradimenti degli avversarii nostri, e liberato -altresì da tirannia Città di Castello, Fermo, Cisterna, Montone e -Perugia, e ridottele all'ubbidienza di Sua Santità, Signor Nostro. Ed -ora abbiamo anche deposto dal tirannico dominio, che s'era usurpato a -Siena, Pandolfo Petrucci, addimostratosi contro di noi feroce nemico. -E soprattutto ci sono state accettissime le maschere, perchè venivano -dalla fraterna e singolare benevolenza, ch'ella, ne siamo certissimi, -con l'Illustrissimo suo Signor Consorte ci porta. E di questo ella ci -dà prova con l'amorevolissima lettera, con la quale ci ha mandato quel -presente. Per tutte codeste cose noi dovremmo per lettera ringraziarla -infinite volte, se la grandezza de' meriti suoi e del suo consorte -presso di noi non rifiutasse ogni dimostrazione di parole, ricercando -invece efficacità di fatti. Noi useremo le maschere, e la loro perfetta -bellezza ci sparagnerà la cura di ogni altro ornamento. Quanto alla -nostra comune parentela vi perseveriamo sempre con maggior fervore. -Nella nostra andata a Roma ci adopereremo in guisa che Sua Santità, -Signor Nostro, le dia pienissimo effetto. Al prigioniero accorderemo -la libertà, siccome l'Eccellenza Vostra da noi desidera. Assumeremo -subito piena informazione, e, avutala, non ci resteremo di rispondere -alla Signoria Vostra Illustrissima con sua soddisfazione, e a questa -ci raccomandiamo. — Dal campo papale presso Acquapendente, il primo -febbraio. Di Vostra Eccellenza compare e fratello il Duca di Romagna, -etc., Cesare.»[225] - -Cesare s'accostava allora al sommo de' desiderii suoi, la corona -reale dell'Italia centrale. Questo audace disegno però non restò che -un sogno. Luigi XII gli proibì di spingersi e penetrare più in là. -Gli Orsini e altri baroni dei territorii romani si levarono a lotta -disperata; ond'ei dovette in fretta recarsi a Roma. Poichè Consalvo -aveva abbattuto la potenza francese nel Regno di Napoli, e il 14 -maggio era entrato vittorioso nella capitale, Alessandro e suo figlio -cominciarono a volgersi verso Spagna. Se non che Luigi XII, per la -riconquista di Napoli, mandò sotto il La Tremouille nuovo esercito, -nel quale prese servizio al soldo del re anche il marchese di Mantova. -Nell'agosto 1503 l'esercito s'era avanzato sin sul Patrimonio di San -Pietro. - -Ma ecco che in un solo e stesso giorno Alessandro e Cesare caddero -malati. Il Papa morì il 18 agosto. Che entrambi siano stati in pari -tempo avvelenati, è stato affermato e negato insieme. E, per quante -ragioni si possa far valere in favore dell'una e dell'altra opinione, -questo è sicuro che il fatto rimane incerto. - -La morte del padre fu per Lucrezia, fatta astrazione da ogni sentimento -personale, un avvenimento capace di mettere in forse la condizione sua -in Ferrara. In realtà, la potenza di Alessandro era stata per lei saldo -sostegno. Nè essa poteva dirsi ancora sicura dell'affetto duraturo del -suocero nè del marito. Piuttosto Alfonso ora poteva ricordarsi di ciò -che una volta gli ebbe detto Luigi XII: che, alla morte di Alessandro -VI, egli non saprebbe più chi fosse la donna, la quale egli avea -sposata. Il re stesso domandò un giorno all'ambasciatore di Ferrara -presso la sua corte, se sapesse in che modo madonna Lucrezia aveva -accolta la nuova della morte del Papa. E avendo il ministro risposto -d'ignorarlo, Luigi XII gli disse: «So che non siete mai stati contenti -di codesto matrimonio; questa madonna Lucrezia non è nemmeno la moglie -effettiva di Don Alfonso.»[226] - -Lucrezia sarebbe stata sgomenta assai, dove avesse potuto leggere la -lettera che il suocero scrisse al suo ambasciatore Giangiorgio Seregni -in Milano, allora in possesso de' Francesi, con la quale gli apriva -l'animo suo in occasione della morte di Alessandro VI: - -«Giangiorgio. — Per chiarirti di quello che da molti si è domandato, se -per la morte del Papa stiamo di mala voglia, ti assicuriamo che la non -ci è spiaciuta per niun capo. Piuttosto per l'onore del Nostro Signore -Dio e per l'universale bene della Cristianità abbiamo già da più dì -desiderato, che la divina bontà e provvidenza volesse provvedere un -pastore buono ed esemplare e togliesse dalla Chiesa sua tanto scandalo. -Per quel che riguarda noi peculiarmente, non potremmo altrimenti -desiderare; perchè presso di noi prepondera il riguardo alla gloria di -Dio e al bene dell'universale. Pure, oltre a questo, ti diciamo, che -non fu mai Papa, dal quale non avessimo ricevuto grazia e piacere più -che da questo, anche dopo l'affinità contratta. Avemmo da lui soltanto -appena quello, cui era obbligato, mentre noi non ce ne stemmo alla -fede sua. Del rimanente, in niun'altra cosa, nè grande nè mediocre nè -piccola, siamo stati compiaciuti da lui. Il che crediamo in gran parte -procedesse per colpa del duca di Romagna. Non avendo egli potuto fare -di noi quello che avrebbe voluto, si è con noi condotto da estraneo. -Giammai non si è aperto con noi; giammai non ci ha communicati -gli andamenti suoi; nè noi abbiamo communicato a lui i nostri. Da -ultimo, inclinando egli a Spagna, e vedendoci noi buoni francesi, non -avevamo mai da sperare piacere alcuno nè dal Papa nè da Sua Signoria. -Per questo tal morte non ci è dispiaciuta; mentre non avevamo ad -aspettarci che male dalla possanza del nominato duca. Noi vogliamo -che tu communichi puntualmente questo nostro secreto al Gran Maestro -(Chaumont), al quale non vogliamo che sia celato l'animo nostro. Con -altri però parlane sobriamente. Respingerai poscia la presente indietro -a messer Gian Luca (Pozzi) nostro Consigliere. — Belriguardo, 24 agosto -1503.»[227] - -Questo linguaggio era molto schietto. Tenuto conto de' grandi beneficii -venuti allo Stato suo dall'unione con Lucrezia, si sarebbe forse potuto -dare ad Ercole dell'ingrato. Se non che egli aveva sempre risguardato -quel matrimonio puramente come un affare. E quanto poi alle relazioni -sue con Cesare, aveva ragione di concepirle come faceva. - -Sentiamo ora come scrivesse della morte del Papa un altro principe -famoso e molto intimo con i Borgia. Il marchese di Mantova, al tempo -dell'avvenimento, era all'esercito francese, e nel suo quartier -generale in Isola Farnese, a poche miglia innanzi Roma. Di colà scrisse -alla moglie Isabella il 22 settembre 1503: - -«Illustre Signora, moglie nostra amatissima. — Affinchè la Signoria -Vostra sia, al pari di noi, informata del decesso di papa Alessandro -VI, le significhiamo quanto segue. Essendo malato, egli cominciò a -parlare in forma, che chi non intendeva il suo proposito, credeva che -vaneggiasse, ancorachè ragionasse con gran sentimento. Le parole sue -erano: — Verrò, verrò, l'è ragionevole; aspetta ancora un po'. — Quei -che intendevano il suo secreto, le spiegavano così: nel Conclave, alla -morte d'Innocenzo, egli pattuì col diavolo, comprando il Papato con -l'anima sua; fra gli altri patti fu che dovesse vivere sulla Santa -Sede 12 anni; il che gli è stato atteso con quattro dì di giunta. V'è -ancor chi afferma aver visto in camera di lui, al punto di rendere lo -spirito, sette diavoli. Morto che fu, il corpo suo cominciò a bollire e -la bocca a spumare, come caldaio sul fuoco; e continuò così sino a che -stette sopra terra. Di più divenne oltre modo grosso, tanto che in lui -non appariva più forma di corpo umano, e dalla larghezza alla lunghezza -non v'era più differenza alcuna. Fu portato alla sepoltura senza molti -onori; il cataletto fu trascinato da un facchino, con una corda legata -al piede, sino al luogo ove fu sotterrato; e ciò perchè non si trovò -alcuno che volesse toccarlo. Gli furon fatte esequie tanto misere, che -la Nana moglie del zoppo le ha in Mantova più onorevoli. L'ultima fama -sua rivive ogni giorno ne' più vituperosi epitaffi.»[228] - -Le relazioni del Burkard, dell'ambasciatore veneto Giustinian, del -ferrarese Costabili e di molti altri contengono la descrizione stessa, -e quasi con identiche parole. La favola del diavolo o Babuino, venuto a -prendersi Alessandro, si può, del resto, legger pure in una relazione -nel _Diario_ di Marin Sanudo. Il marchese Gonzaga, uomo di spirito -tanto côlto e largo, la teneva per vera con la stessa ingenuità del -popolino di Roma. - -La leggenda diabolica di Faust e di Don Giovanni, che venne -istantaneamente a collegarsi con la morte di Alessandro VI — e non -mancò neppure il cane nero, che irrequieto e senza mai posare correva -in San Pietro — quella leggenda, dico, esprimeva il giudizio de' -contemporanei sull'abominevole natura del Borgia e sulla sconfinata -fortuna toccatagli in vita. Nulladimeno la figura morale di Alessandro -VI è così enigmatica da rimanere un mistero, anche per lo sguardo del -più acuto psicologo. - -In lui, come radice de' delitti suoi, non scopriamo ambizione nè -sete di dominio, donde è mai sempre scaturita la massima parte delle -colpe de' regi. In lui non odio del simile, nè crudeltà, nè piacere -nel male; ma sensualità e la più nobile delle forme, che valgano a -spiritualizzarla: l'amore pe' figliuoli. Tutte le osservazioni della -psicologia disporrebbero l'animo a credere che l'enorme carico di colpe -abbia fatto di Alessandro un uomo oppresso, come Tiberio e Luigi XI, -dalla paura e dalla demenza. In quella vece innanzi a noi sta un uomo -sempre pronto ai godimenti mondani, che sin nella più tarda età non -sente l'esaurimento della vita: «Il Papa ogni dì si ringiovanisce; -i suoi pensieri non passano mai una notte; è di natura allegra e fa -quello che gli torna utile; e tutto il suo pensiero è di far grandi i -suoi figliuoli; nè d'altro si cura.» Così l'ambasciatore veneto Capello -nel 1500, due anni prima che quegli morisse. - -Il lato inesplicabile della natura sua non eran già le passioni, cui -abbandonossi, nè le azioni commesse. Delitti pari, e anche più gravi, -consumarono molti principi, prima e dopo di lui. L'inconcepibile -è che le commettesse come Papa. Come è possibile che Alessandro VI -congiungesse insieme quel delirio de' sensi e quelle spietate azioni -con la coscienza continua di essere, qual ei si teneva, sacerdote -supremo della religione, e rappresentante di Dio in terra? Abissi -dell'anima umana! Non v'ha occhio capace di penetrarli e scrutarli. -In che modo mai riduceva egli al silenzio i rimorsi e i palpiti della -coscienza; come riusciva a nasconderli sotto quell'aspetto sempre -franco e sereno? E poteva egli credere all'immortalità dell'anima e -all'esistenza di un Dio? - -Ove si guardi alla gioconda e festosa spensieratezza, che in ogni -azione sua poneva, si potrebbe affermare che Alessandro VI sia -stato ateo e materialista per convinzione. Per spiriti profondamente -filosofici e infelici vi può essere un punto di vista, dal quale tutto -questo dibattersi del mondo umano apparisca come privo di scopo, come -miserabile giuoco di fantocci. Più di un papa e di un imperatore poteva -ripetere il noto motto: _Vanitas, omnia vanitas_, se nella coscienza -della propria effimera esistenza osservava questa fragile gabbia di -matti e l'insipidezza delle gioie e de' dolori loro, e le illusioni -e i timori e l'egoismo e le idolatrie dell'uomo. Ma in Alessandro VI -non v'ha traccia dello spirito di un Faust; nulla di un sottilizzante -disprezzo del mondo; nulla di uno scetticismo titanico. Piuttosto una -straordinaria ingenuità di fede sembra essersi in lui disposata con -l'attitudine ad ogni enormezza. Lo stesso Papa, che all'effigie della -Madre di Gesù faceva improntare i tratti dell'adultera Giulia Farnese, -credeva di essere sotto il patrocinio speciale della Madonna. - -La vita di Alessandro VI è il più acuto contrapposto dell'ideale di -Cristo. Questa è verità tanto incontrastabile, che non ha bisogno -di altra prova se non del semplice confronto del procedere di -colui con le dottrine dell'Evangelio. Si confronti soltanto con i -dieci Comandamenti: non fornicare — non ammazzare — non far falsa -testimonianza.... - -Il fatto che Rodrigo Borgia sia stato Papa, apparirà a tutti i seguaci -della Chiesa come il più miserando degli avvenimenti, come quello che -dovrebbe essere deplorato più amaramente di ogni altra opposizione -ostile, anche di ogni aperta ribellione alla Chiesa stessa. Certo è -un fatto che non può distruggere la venerabilità dovuta alla Chiesa, -a questo secolare ed elevatissimo prodotto dello spirito umano. Ma non -distrugge forse tutta una serie di concetti mistici, che con l'idea del -Papato si eran connessi? - -Le maledizioni contro il padre suo, che a un tratto rimbombarono -per tutta Italia, difficilmente arrivarono all'orecchio di Lucrezia. -Pure n'ebbe in sè qualche sentore, e dovette esserne terribilmente -commossa. Tutto il passato in Roma le tornò ancora una volta vivo -nella coscienza, ed oppresse l'anima sua. Suo padre, che primo l'aveva -fatta infelice, era poscia stato l'artefice della fortuna sua. Pietà -infantile e religioso timore dovettero a un tempo assalirla. Il Bembo -ha descritto il suo dolore e la sua angoscia. Quest'uomo, dipoi tanto -celebre, era venuto il 1503 alla corte di Ferrara, ov'egli, giovane -nobile veneto della più fine coltura e di bellissimo aspetto, fu -accolto con gioia, e s'era preso d'ardente passione per Lucrezia. Il -perfetto cortigiano le scrisse questa lettera di condoglianza: - -«Io venni bene ieri a Vostra Signoria parte per farle intendere di -quanto affanno e cordoglio m'erano le sue disavventure e parte per -confortarnela, come io potessi il meglio, e pregarla a darsene pace, -intendendo io che voi ve ne affliggevate oltra modo. Ma non m'è venuto -fatto potermi in ciò soddisfare nè nell'una cosa, nè nell'altra. Chè, -tosto che io vidi voi in quelle tenebre e in quel nero drappo mesta -e lagrimosa giacere, ogni senso mi si ristrinse nel cuore, e stetti -buona pezza senza poter niente dire, o almeno senza sapere ciò che -io mi dicessi. E più tosto bisognoso io di conforto, che possente a -darne altrui, confusa l'anima dalla pietà di quella vista, tra mutolo -e scilinguato mi dipartii, siccome vedeste o poteste vedere. La qual -cosa se forse m'è avvenuta perciò, che a voi non facesse nè di mia -doglianza nè di mio conforto mestiero, siccome a colei, la quale e -conoscendo la mia verso lei osservanza e fede, conosce parimente il -mio dolore per lo suo, alla consolazione piglia per se stessa dalla sua -infinita sapienza conforto senza altronde attendernelo, meno mi doglio -di me stesso e della poca mia virtù, che intanto m'abbandonasse a quel -tempo. Ma se pure e in questo e in quello ho a farne a voi parevole -segno: dico che in quanto alla noia, senza fallo alcuno nessun'altra -via avea la fortuna da potermi compiutamente far tristo e doloroso, -che questa, dando a voi di dolervi e di attristarvi cagione: nè poteva -suo strale alcuno passarmi tanto nell'anima quanto quello che mi veniva -dalle vostre lagrime bagnato a ferire. In quanto poi alla consolazione -e conforto, altro non so che dirvi, se non che vi ricordiate che ogni -vostro dolore ammollisce e fa minore il tempo, il qual tempo indugiare -e non prevenir col consiglio tanto più a voi si disdice, quanto da voi -maggior prudenza è aspettata, la quale per le cotidiane pruove delle -vostre virtù s'aspetta sommissima in ogni avvenimento e caso. Che se -bene ora voi quel vostro così gran padre avete perduto, che maggiore la -fortuna medesima dare nol vi potea, non è perciò questo il primo colpo -che avete dalla vostra nemica e maligna disavventura ricevuto. Anzi dee -oggimai l'animo vostro aver fatto il callo alle percosse degli avversi -casi, tante e sì gravi n'avete voi sofferte per lo addietro. Oltra che, -perciò che così portano per avventura le presenti condizioni che si -faccia, non è da commettere, che alcuno creder possa che voi non tanto -la caduta, quanto ancora la stante vostra fortuna piagniate. Ma per -avventura io sono poco prudente, che a voi queste cose scrivo. Perchè -farò fine umilmente raccomandandomivi. State sana. A' 2 d'agosto 1503. -In Ostellato.»[229] - - -VI. - -Calmata la prima commozione, Lucrezia potette benedire alla sua sorte. -Se, anzi che esser moglie di Alfonso, i destini suoi fossero stati -ancora legati a quelli de' Borgia, in quanta miseria non sarebbe -anch'ella caduta! Presto si convinse che lo stato suo in Ferrara non -era scosso. Doveva ciò parte alle proprie prerogative, e parte pure a -quei solidi e duraturi vantaggi che aveva arrecati in dote alla casa -d'Este. Se non che vedeva la vita de' suoi in pericolo a Roma. Il -fratello Cesare vi giaceva malato. V'erano anche il figliuolo Rodrigo -e Giovanni, il duca di Nepi. E intanto gli Orsini, spinti dal furore, -cercavano vendicare nel sangue de' Borgia quello de' congiunti loro. - -Ella assediò di preghiere il suocero, perchè aiutasse Cesare e gli -mantenesse gli Stati. Ercole trovò più vantaggioso che la Romagna -rimanesse a Cesare, anzichè cadesse in potere de' Veneziani. Mandò -colà Pandolfo Collenuccio per eccitar le popolazioni a restar fedeli al -loro duca. Al suo ambasciatore in Roma esprimeva la sua gioia per esser -Cesare in via di guarigione.[230] - -Ad eccezione della Romagna, lo Stato, messo insieme a furia di rapine -dal figlio di Alessandro, cominciò in un momento ad andare in brani. -I tiranni scacciati da lui ritornavano nelle loro città. Da Venezia -Guidobaldo ed Elisabetta si condussero in fretta ad Urbino, che gli -accolse festeggiando. Ed anche più presto di loro era Giovanni Sforza -tornato da Mantova a Pesaro. Il marchese Gonzaga aveva mandato a lui la -prima nuova della morte di Alessandro e della malattia di Cesare; e lo -Sforza ne lo ringraziò con questa lettera: - -«Illustre Signore e Cognato onorandissimo. — Ringrazio l'Eccellenza -Vostra per la buona nuova che s'è degnata di darmi con le sue lettere -dello stato del Valentino. N'ho in vero provato tanta allegrezza, -che spero omai mettere un termine ai mali miei. Io l'assicuro, che -quando rientri nel mio Stato mi considererò come creatura di Vostra -Eccellenza, perchè ella è padrone del tutto e anche della mia propria -persona. Io la prego, se altro la intende del nominato Valentino che -sia morto, a volermene dare qualche avviso, che la mi farà singolare -piacere. Di cuore me le raccomando per sempre. — Mantova, 25 agosto -1503. Di Vostra Eccellenza servitore Giovanni Sforza di Pesaro.»[231] - -Già il 3 settembre lo Sforza potette informare il marchese di essere -entrato in Pesaro fra le acclamazioni del popolo. Per il fausto -avvenimento fece coniare una medaglia. Porta da un lato il suo busto; -dall'altro un giogo spezzato con le parole: PATRIA RECEPTA.[232] -Sitibondo di vendetta, infuriò contro i ribelli di Pesaro con -confische, col carcere e con esecuzioni capitali. Molti cittadini -fece impiccare alle finestre del suo castello. Anche il Collenuccio, -che aveva riparato a Ferrara sotto la protezione di Lucrezia e del -duca, doveva ben presto cadergli in mano. Lo attirò a Pesaro con -traditoresche promesse. Ma poscia per quell'accusa, dal Collenuccio un -tempo indirizzata a Cesare Borgia, della quale asserì aver solo allora -avuto cognizione, lo cacciò in prigione. Il Collenuccio, non privo -certo di colpa verso l'antico signore ed amico, subì il suo destino e -affrontò tranquillamente la morte nel luglio 1504.[233] - -Infrattanto Lucrezia seguiva con grande ansietà il corso degli eventi -in Roma. Niuna lettera sua a Cesare o di questo a lei, in quel periodo, -è rimasta. Ne abbiamo solo alcune tra Cesare e il duca di Ferrara, che -non cessò mai di scrivergli. Il 13 settembre Ercole lo felicitava per -la ricuperata salute, e lo informava aver, mercè un inviato, esortato i -popoli di Romagna alla fedeltà verso di lui. - -Questa lettera giunse a Cesare in Nepi. Poichè per trattato con -l'ambasciatore francese in Roma si fu messo sotto la protezione della -Francia, egli, cedendo alla domanda de' cardinali, erasi ritirato in -Nepi. Condusse seco la madre Vannozza e il fratello Jofrè, e, senza -dubbio, anche la piccola figlia Luisa, come i due bambini Rodrigo e -Giovanni, il quale ultimo era appunto duca di Nepi. La prossimità -dell'esercito di Francia, accampato ancora in quel territorio, lo -rendeva colà sicuro. Come se nulla fosse successo, egli scrisse -lettere al marchese Gonzaga, che teneva allora il quartier generale -a Campagnano. Gli mandò pure in regalo alcuni cani da caccia. -Anche di Jofrè vi sono lettere da Nepi del 18 settembre allo stesso -marchese.[234] - -Quivi Cesare apprese che il suo protettore ed amico Amboise non era, -com'egli aveva sperato, riuscito a farsi elegger Papa; ma che era -stato invece eletto il Piccolomini. Il 22 settembre salì sulla Santa -Sede, come Pio III, questo vecchio e già moribondo cardinale: del -resto, padre felice di non meno di 12 figliuoli, tra maschi e femmine, -che solo la morte gli tolse di poter introdurre nel Vaticano e farli -principi. Egli permise a Cesare di rientrare in Roma e mostrò anche di -favoreggiarlo. Ma non erano quasi ancora tornati i Borgia, che già il -3 ottobre gli Orsini si levarono pieni di furore gridando morte al loro -nemico. Cesare con i bambini riparò in Castel Sant'Angelo; e già il 18 -ottobre Pio III moriva. - -I bambini non avevano omai altri difensori che Cesare e quei due -cardinali, alla tutela de' quali Alessandro avevagli affidati. I -loro Ducati svanirono come per colpo magico. Appena morto il Papa, i -Gaetani tornarono da Mantova e s'impossessarono di nuovo di Sermoneta -e di tutti gli altri beni, stati concessi al piccolo Rodrigo. Su Nepi -affacciò pretensioni Ascanio Sforza o la Camera Apostolica. Di Camerino -s'impadronì di nuovo l'ultimo dei Varano. - -Il piccolo Rodrigo era duca di Bisceglia, e come tale sotto la -protezione di Spagna. Difatti, con molta previdenza, Alessandro VI -aveva sin dal 20 maggio 1502 ottenuto da Ferdinando il Cattolico e -Isabella di Castiglia diploma, mercè il quale la Casa reale di Spagna -assicurava alla famiglia Borgia tutti i suoi beni nel Napoletano. E in -questo atto erano espressamente nominati Cesare e successori suoi, Don -Jofrè di Squillace, Don Juan, il figliuolo dell'ucciso Gandia, Lucrezia -qual duchessa di Bisceglia, e il figlio ed erede suo Rodrigo.[235] -Nell'Archivio di casa d'Este si trovano ancora i documenti della -Cancelleria di Lucrezia, relativi all'amministrazione de' beni di -Rodrigo, insieme con altri che si riferiscono al piccolo Giovanni.[236] - -Malgrado della protezione di Spagna, la vita del figliuolo di Lucrezia -era allora in pericolo a Roma. Niun dovere incombeva a lei più stretto -che di esigere che il figlio le fosse reso, e di prenderlo seco. Nol -fece, perchè non potette o perchè non ebbe cuore abbastanza da farlo, -o forse perchè le nacque il sospetto che appunto in Ferrara la vita -di quel bambino sarebbe esposta a maggior pericolo. Il cardinal di -Cosenza, tutore di Rodrigo, le propose di vendere tutti i mobili del -figliuolo e di condurlo fuori d'Italia e metterlo al sicuro in Spagna. -Essa comunicò la proposta al suocero, che le rispose così: - -«Illustrissima Signora Nuora e figlia nostra dilettissima. — -Abbiamo avuto la lettera di Vostra Signoria assieme a quella, che -il reverendissimo cardinale di Cosenza le diresse, e ch'ella ci ha -mandata. Qui, con questa nostra, gliela respingiamo, dopo essere stata -letta da niun'altra persona se non da noi. Abbiam notato la prudenza, -con la quale la Signoria Vostra stessa e il nominato Cardinale -scrivono. E le parole loro sono accompagnate da tante buone ragioni, -che non si può giudicare se non che siano amorevoli e savie. Onde, -avendo tutto ben ponderato, ne pare che la Signoria Vostra possa -e debba acconsentire a quanto il detto reverendissimo Monsignore -propone di voler fare. A noi sembra che Vostra Signoria debba avergli -qualche obbligazione per la prova di cordiale amore ch'egli addimostra -verso di lei e dell'Illustrissimo Don Rodrigo, del quale accade dire -essere stato preservato in vita per opra di colui. Quando anche esso -Don Rodrigo avesse a stare un po' più lontano da Vostra Signoria, -tanto meglio stare lontano e sicuro che vicino con pericolo, come il -Cardinale fa vedere che sarebbe. Nè per questa lontananza l'amore tra -voi diminuirà. Una volta poi fatto grande, potrà secondo le circostanze -di tempo pigliar da sè partito, se tornare in Italia o rimanersi -lontano. È buona idea quella dello stesso Cardinale d'invertire i -mobili in danaro per supplire al vivere di colui aumentandone le -entrate, siccome egli dice di voler fare. Per ogni rispetto adunque, -come abbiamo detto, pare a noi sia bene acconsentire alla proposta. Non -di manco se a Vostra Signoria, ch'è prudentissima, paresse altrimenti, -ce ne rimettiamo a lei. Si tenga sana. — Codegorico, 4 ottobre 1503. -Ercole Duca di Ferrara, etc.»[237] - -Intanto il primo novembre 1503 salì sul trono papale il Della Rovere, -come Giulio II. I Della Rovere, i Borgia, i Medici, tre famiglie di -cui ciascuna contò due papi, hanno dato al Papato l'aspetto politico -moderno. Negli annali della Chiesa non vi sono altre famiglie -che abbiano avuto altrettanto influsso sulla storia. I nomi loro -abbracciano un grande processo di rivoluzioni politiche e morali. Ora i -Della Rovere occupavano ancora una volta il posto dei Borgia, de' quali -fierissimo nemico era già stato un tempo Giuliano. La decadenza di -Cesare poteva omai riguardarsi come decisa. - -In altre storie si legge come Giulio II si servisse dapprima di Cesare -per assicurarsi, mercè l'influenza di lui su' cardinali spagnuoli, -l'elezione; e poscia, ottenuta una volta la dedizione delle fortezze -di Romagna, lo mettesse da parte. Cesare si gettò nelle braccia della -Spagna. Nell'aprile 1504 andò da Ostia a Napoli, ove il Gran Capitano -Consalvo era luogotenente di Ferdinando il Cattolico. Fu accompagnato -da Don Jofrè; e v'era già stato preceduto da' cardinali Francesco -Romolini di Sorrento e Lodovico Borgia, fuggiti a Napoli per tema di -un processo. Ma Consalvo ritrattò il salvocondotto che aveva dato a -Cesare. E a nome del re Ferdinando lo fece arrestare il 27 maggio, e lo -mandò nel Castello d'Ischia. - -Nulla sappiamo della sorte de' bambini Borgia. È molto probabile che -sian rimasti sotto la protezione de' cardinali spagnuoli in Roma o -piuttosto in Napoli. Avendo appena salva la vita, Cesare fu imbarcato -per la Spagna. Le cose sue di maggior valore egli aveva dato a -custodire in Roma agli amici suoi, perchè gliele serbassero in modo -sicuro e spedissero a Ferrara. Perciò il 31 dicembre 1503 il duca -Ercole scriveva al suo ambasciatore a Roma, di prendere in consegna le -casse di Cesare, quando il cardinale di Sorrento gliele rimettesse, e -di spedirle quindi a Ferrara come proprietà del cardinale d'Este.[238] -Se non che Giulio II, quando fu morto il cardinale Romolini, ancora nel -maggio 1507, confiscò nella casa di lui 12 casse e 84 balle, contenenti -tappeti, drappi e altre suppellettili di proprietà di Cesare. Altra -parte de' tesori di costui, oro e argento e altri oggetti preziosi, -il Papa esigette gli fosse resa da Firenze, ove Cesare l'aveva -depositata. Però la Signoria Fiorentina dichiarò volersi essa stessa -compensare.[239] - -La deportazione di Cesare in Spagna fece molto senso. Niuno voleva -darsene per autore, non Consalvo, non il Papa e nemmeno il re -Ferdinando. Fu detto pure essere stata la vedova di Gandia, la quale -alla Corte di Spagna aveva ottenuto che fosse preso l'assassino del -marito.[240] I cardinali spagnuoli s'impegnarono per Cesare. Anche -Lucrezia cooperò con grandi sforzi alla liberazione del fratello. -Giunsero di lui notizie dalla Spagna; le prime dell'ottobre 1504. -Il Costabili scriveva a Ferrara: «Gli affari del duca Valentino non -sembrano tanto disperati quanto s'era detto. Il cardinale di Salerno -ebbe lettere del 3 dal Requesenz, il maggiordomo del duca, da costui -mandato anticipatamente, prima che egli stesso arrivasse colà, con -lettere di parecchi cardinali alle Maestà Cattoliche di Spagna. -Ora il Requesenz scrisse, il duca essere stato rinchiuso con un -sol servitore nel Castello di Siviglia, che, ancorachè molto forte, -pure è spazioso assai. Ma poscia gli sono stati dati otto servitori. -Scrisse benanche aver parlato al re intorno la liberazione, e questi -avergli risposto, che non lui aveva comandato l'imprigionamento del -duca; ma aveva disposto che fosse in quel castello rinchiuso per -molte cose, delle quali Consalvo lo chiama colpevole. Quando queste -si provassero non vere, egli senza dubbio farebbe, rispetto a Cesare, -il voler de' cardinali. Pure doveasi prima di tutto aspettare che la -regina risanasse. Risposta identica diede pure agli ambasciatori del -re e della regina di Navarra, che si eran presso lui con ogni fervore -impegnati per la liberazione di Cesare. Epperò il Requesenz sperava che -questi ben presto ricupererebbe la sua libertà.»[241] - -Dalle lettere adunque del Requesenz risulta, che Cesare in prima fu -portato a Siviglia; di là fu poi mandato al Castello Medina del Campo -nella Castiglia. Le preghiere sue presso il re di Francia rimasero -inascoltate. In Italia poi niuno poteva desiderare di vederlo rimesso -in libertà. Ivi, tranne sua sorella, non v'era chi si prendesse cura -dell'avventuriero decaduto. Ma gli sforzi di colei con difficoltà -trovavano un buon appoggio da parte medesima degli Este. Ove Cesare -fosse tornato in Italia, è chiaro che sarebbe venuto a turbar la pace -alla corte di Ferrara, e forse anche avrebbe fatto di questa il centro -de' suoi intrighi. Solo i Gonzaga sembrano non avergli tolto del tutto -la loro benevolenza; abbenchè, in luogo d'imparentarsi con lui, come -un tempo desideravano, diventassero ora congiunti de' Della Rovere. -Difatti il marchese di Mantova il 9 aprile 1505 sposò la sua giovane -figlia Eleonora col nipote di Giulio II, con Francesco Maria Della -Rovere, l'erede di Urbino.[242] Era specialmente Isabella Gonzaga -quella che, per compiacere alla cognata Lucrezia, appoggiava presso il -marito le intercessioni di costei. L'Archivio di casa Gonzaga contiene -ancora parecchie lettere di Lucrezia al marchese in favore di Cesare. - -Il 18 agosto 1505 ella gli scrisse da Reggio, che aveva iniziato -pratiche in Roma e nudriva speranza, che il Papa darebbe facoltà al -cardinale Pietro Jsualles a fare un viaggio alla Corte di Spagna per -ottenere la liberazione di Cesare. Pregava perciò il marchese di voler -intercedere presso il Papa, perchè permettesse al cardinale siffatta -commissione.[243] Gli scrisse di nuovo l'8 novembre da Belriguardo, e -lo ringraziò della intenzione di lui di spedire nella Spagna un agente. -E gli mandò al tempo stesso una lettera pel re Ferdinando e un'altra -pel fratello Cesare. - -Non si sa se il cardinale andasse in effetto alla Corte di Madrid. È -poco credibile che Giulio II glielo abbia permesso. - - -VII. - -Nell'anno stesso che Lucrezia con grande amore tanto s'affannava per -la sorte dell'abominevole fratello, le condizioni sue proprie mutarono -di molto. Il 25 gennaio 1505 ella era divenuta di fatto duchessa di -Ferrara. Il marito Alfonso, per desiderio del padre, aveva intrapreso -un viaggio per far conoscenza delle corti di Francia, delle Fiandre e -d'Inghilterra. Doveva quindi tornare in Italia, passando per la Spagna. -Se non che, alla Corte di Enrico VII d'Inghilterra, gli giunsero -dispacci che lo informavano della infermità del duca. Tornò in fretta a -Ferrara, ove poco dopo il suo arrivo Ercole moriva. - -Alfonso salì sul trono ducale in un tempo che richiedeva da lui molta -energia e molta prudenza per affrontare i pericoli, onde lo Stato suo -era minacciato. Perchè la Repubblica di Venezia s'era già impadronita -d'una parte della Romagna, e cercava chiudere a Ferrara le foci del -Po. E dall'altro lato Giulio II apparecchiavasi in Roma a sottomettere -Bologna e dopo a stendere forse anco la mano su Ferrara. In condizioni -siffatte fu fortuna per quello Stato avere a capo un principe, come -Alfonso, di indole posata e pratica. Egli non amava lo sfarzo nè la -prodigalità; di avere una corte splendida non si curava punto. Tutto -quello che fosse apparenza, anche il suo vestimento, negligeva. Le -passioni sue si concentravano nell'esercito, nelle fortificazioni e nel -fondere cannoni. Quando le occupazioni gliene lasciavano agio, trovava -il suo svago in una bottega di tornitore che s'era ordinata, ovvero, da -quell'abile dilettante ch'era, nel dipingere vasi di maiolica. Per la -più elevata coltura non ebbe alcun senso. L'abbandonò alla moglie. - -Con piena libertà regolava Lucrezia la sua corte. Ormai erasi fatta -anima e centro di ogni vita spirituale in Ferrara. Il côlto intelletto, -la bellezza, la grazia irresistibile della sua natura affascinavano -chiunque le si accostasse. La ripugnanza, che in sul principio -i congiunti di casa d'Este avevan sentito per lei, era svanita. -Specialmente in Isabella Gonzaga s'era convertita in affezione. N'è -prova la copiosa corrispondenza epistolare tra loro, durata sino alla -morte di Lucrezia. Parecchie centinaia delle lettere sue alla marchesa -di Mantova si conservano ancora nell'Archivio Gonzaga. - -Le sue relazioni con la casa d'Urbino s'erano appena fatte meno -amichevoli e cordiali. Continuarono ancora così, quando Guidobaldo -fu venuto a morte nell'aprile 1508, mentre successore di costui fu -Francesco Maria Rovere, genero d'Isabella Gonzaga. Essa riceveva le -visite di questi principi, e stava in intimo contatto con molti de' -più ragguardevoli uomini, quali Baldassarre Castiglione e Ottaviano -Fregoso, Aldo Manuzio e il Bembo. - -Il Bembo ardeva d'amore per la bella duchessa. La cantò in versi, e le -dedicò il primo agosto 1504 il suo dialogo sull'amore, _Gli Asolani_, -con una lettera, nella quale ne celebrava le virtù. L'amico suo Aldo, -che aveva dapprima vissuto in Ferrara alla corte di Ercole, poi era -andato presso i Pii nell'incantevole Carpi, e da ultimo stabilitosi in -Venezia, stampò quivi nel 1505 _Gli Asolani_ e gli mandò a Lucrezia -con una dedica. La passione del Bembo per la duchessa è cosa, su -cui non cade dubbio. Ma sarebbe sterile impresa voler desumere dalle -prove di affetto, che la bella donna gli diede, che la passione abbia -trascesi i confini del lecito; il che si è creduto poter arguire dalle -lettere del Bembo a colei, stampate nelle opere di lui; e molto più da -quelle dirette a lui stesso dalla Lucrezia. L'ingegnoso Veneziano, dal -1503 al 1506, tempo in cui andò a stare alla corte di Guidobaldo in -Urbino, stette sempre in vivissime relazioni personali con Lucrezia. -Le scrisse lettere, allorchè dimorava dagli amici suoi Strozzi, in -villa Ostellato. In esse, soprattutto in alcune, ch'ei indirizzava -ad un'amica innominata, e ch'era, senza dubbio, la duchessa, si sente -qualcosa più dell'amicizia: son piene di tenera confidenza. Le lettere -di Lucrezia al Bembo esistono, com'è noto, nell'Ambrosiana di Milano. -Ogni visitatore della celebre Biblioteca le avrà viste insieme con -la ciocca di biondi capelli, che v'è unita. Quelle sono autografe e -incontrastabili; dell'autenticità invece dell'altra sembra lecito -dubitare; ma potette anche ben essere un pegno d'affetto, che al -fortunato Bembo riuscì ottenere. Le lettere della Lucrezia a lui sono -state descritte e commentate prima da Baldassarre Oltrocchi; poi messe -in voga da Lord Byron, e ultimamente, nell'anno 1859, pubblicate in -Milano da Bernardo Gatti.[244] Sono nove in tutto: sette in italiano, e -due in spagnuolo. V'è anche annessa una canzone spagnuola. - -Che nel suo cuore Lucrezia accogliesse pel Bembo più che amicizia, deve -parere certo. Lei giovane tuttora, e lui perfetto cavaliere, bello, -amabile e pieno di spirito sì da ecclissare interamente il ruvido -Alfonso. Di questo egli dovette anzi eccitare la gelosia. E forse per -ciò e pel pericolo, onde si vide minacciato, si decise ad andarsene -a stare in Urbino. Sino al 1513, benchè di lontano, si tenne in -amichevole relazione con Lucrezia. - -Molti altri poeti in Ferrara le offrivano omaggi e la divinizzavano. I -versi de' due Strozzi sono anzi più appassionati di quelli del Bembo, -forse perchè il loro ingegno poetico era superiore. Tito, il padre, -s'incontrava col suo geniale figliuolo, Ercole, negli stessi sentimenti -rispetto alla bella principessa, e sino ne' motivi e nelle immagini -poetiche. E siffatta comunanza basta già a provare, che l'amor loro -non era che una devozione estetica. Tito cantò una rosa, che Lucrezia -avevagli offerta; ma il figliuolo lo vinse in un epigramma: _La Rosa -di Lucrezia_,[245] che difficilmente fu la stessa che aveva ricevuta il -padre. - -Tito ne' suoi epigrammi confessava, che, mentre per l'età sua si teneva -sicuro dell'amore, ora nondimeno era preso ne' ceppi di Lucrezia. In -essa — così diceva — s'è raccolta ogni magnificenza del cielo e della -terra; e niente che le stia a paro può trovarsi nel mondo. Al Bembo, -di cui gli era nota la passione, diresse un epigramma, nel quale -con spiritosa vena componeva il nome Lucrezia da _Lux_ e _Retia_, e -saporitamente rideva della rete, nella quale segnatamente il Bembo era -avviluppato.[246] - -Suo figlio Ercole la chiamava una Giunone nel soccorrere; una Pallade -ne' costumi; una Venere nell'aspetto. Cantò in versi catulliani -il marmoreo Cupido, che la principessa aveva posto nella sala. Il -Dio d'amore era stato pietrificato dal lampo degli occhi di lei. -L'occhio bellissimo di Lucrezia paragonava al sole, che accieca chi -osa fissarlo. Come Medusa, con lo sguardo suo essa faceva diventar di -pietra l'acciecato. Ma anche nella pietra l'amorosa pena perdura e si -sfoga in lagrime. - -È mai possibile leggere tutte quelle graziose poesie, e pensare -ancora che gli autori potessero scriverle, tenendo Lucrezia realmente -colpevole di que' delitti, onde il Sannazzaro non aveva lasciato di -accusarla anche dopo la morte del padre? - -Antonio Tebaldeo, il Calcagnini e il Giraldi cantarono anche la -bellezza e la virtù di Lucrezia. Marcello Filosseno compose su lei -amorosi sonetti, comparandola con Minerva e Venere. Jacopo Caviceo, -che negli anni ultimi della sua vita — morì il 1511 — fu vicario del -Vescovado di Ferrara, le dedicò il suo curioso romanzo, Peregrino, -con una epistola dedicatoria, nella quale l'esaltava come «bella ed -erudita, savia e costumata.» La serie de' poeti, che stettero a' piedi -suoi, dev'essere stata lunga assai. Ed essa accoglieva gli omaggi loro -con quella stessa aria di orgoglio soddisfatto, con cui ogni bella -donna riceve oggi di simili offerte. Alcuni de' poeti erano forse -ebbri d'amore per lei. Altri la incensavano per pura cortigianesca -adulazione. Ma contenti tutti d'avere in essa un ideale, che poteva per -lo meno valere come platonica sorgente delle rime e de' versi loro. - -Quei poeti per noi oggi non sono che nomi letterarii, eccettuato -l'Ariosto. Dal 1503 il grande Poeta fu in istrette relazioni con la -corte di Ferrara, essendo entrato anzi tutto a' servizii del cardinale -Ippolito. Poco dopo, nel 1505, diè principio al suo poema, sul cui -svolgimento però non pare la bella duchessa abbia spiegato grande -influenza. Alcuna volta la glorificò, segnatamente in una ottava, -per la quale essa non avrebbe saputo render grazie che bastassero, se -avesse inteso che il Poeta era destinato all'immortalità: è l'83^ma -del canto XLII dell'_Orlando Furioso_. L'Ariosto colloca l'immagine -di Lucrezia nel tempio d'onore delle donne, sostenuta da due cavalieri -testimoni dell'onore di lei, i due celebri poeti, Antonio Tebaldeo ed -Ercole Strozzi. L'iscrizione sotto l'immagine dice, che la patria di -lei, Roma, debba per bellezza ed onestà porla al disopra della Lucrezia -antica.[247] - -Uno scrittore moderno italiano, a proposito di quest'omaggio -dell'Ariosto, osserva: «Per quanto si voglia tener conto dello spirito -cortigianesco dei poeti di quei tempi e della buona servitù di messer -Ludovico agli Estensi, si consentirà tuttavia che l'arte adulatoria -aveva pur essa i suoi canoni e i suoi limiti, e che male avvisato e -inesperto delle materie del mondo e delle usanze delle Corti sarebbe -stato colui che avesse lodato un principe di ciò appunto, di cui più -palesemente avesse meritato biasimo; imperocchè la lode avrebbe allora -vestito le forme dell'ironia, e mal ne avrebbe incolto all'incauto -e sconsigliato piaggiatore.»[248] L'adulazione fu il prezzo, onde i -poeti di corte in ogni tempo pagarono la loro aurea servitù; fu il loro -peccato e la loro pena. L'Ariosto e il Tasso se ne tennero tanto poco -lontani quanto Orazio e Virgilio. Allorchè il Cantore dell'_Orlando -Furioso_ si vide trattato con freddezza dal cardinale Ippolito, avrebbe -voluto d'un tratto dar di frego a tutto ciò che aveva detto in lode di -lui. Uopo è anche ammettere che il semplice nome _Lucrezia_ porgeva -occasione all'Ariosto, come agli altri poeti, di stabilire paragone -con quell'ideale classico dell'onestà muliebre. Questo s'offriva quasi -spontaneo all'immaginazione, soprattutto pe' poeti della Rinascenza. -Nulladimeno non si può in tutto rigettare l'osservazione del moderno -difensore di Lucrezia. Dove pure quel paragone non fosse stato fatto, -è certo che altri contemporanei dell'Ariosto hanno appunto esaltato -l'onestà della bella duchessa. E questo è sicuro, che nel periodo della -sua vita in Ferrara essa si mostrò qual modello di donna virtuosa. - -Alla corte sua viveva una giovane dama, le cui attrattive -affascinavano tutti i cuori, sino a che non divenne cagione di un -tragico avvenimento. Era quell'Angela Borgia, che Lucrezia aveva -seco menato da Roma a Ferrara, un tempo fidanzata di Francesco Maria -Rovere. Non si sa quando la promessa di matrimonio sia stata sciolta. -Dovett'essere forse appena dopo la morte di Alessandro. Allora, come -s'è visto, l'erede di Urbino si ammogliò con Eleonora Gonzaga. Fra -gli adoratori di Angela erano i due fratelli del duca Alfonso, il -cardinale Ippolito e Giulio, figliuolo naturale di Ercole, uomini -egualmente rotti al vizio. Un giorno che il cardinale le offriva -gli omaggi suoi, Angela vantò i belli occhi di Giulio. Il geloso -libertino ne sentì dispetto sì forte, che concepì tutto un disegno di -vendetta veramente infernale. Il reverendo cardinale ordinò a compri -sicarii di cogliere in agguato il fratello, di ritorno da una caccia, -e di cavargli quegli occhi, che donna Angela aveva trovati sì belli. -L'attentato fu compiuto in presenza del cardinale stesso; ma non riuscì -così a pieno com'ei avrebbe desiderato. Il ferito fu trasportato al -suo palazzo, ove i medici potettero per gran ventura salvargli un -occhio. Il criminoso fatto accadde il 3 novembre 1505.[249] Tutta la -corte ne fu in grande commozione. Il duca, è vero, punì il cardinale, -esiliandolo temporaneamente; ma l'infelice Giulio aveva ben motivo di -rimproverargli, ch'innanzi a quel delitto s'era rimasto indifferente. -Egli ardeva di vendicarsi, e il suo furore doveva ben presto trarsi -dietro le più terribili conseguenze. - -Per l'Ariosto, cortigiano dell'empio cardinale, l'imbarazzo non fu poco -nè piccolo. Se la cavò in modo, a dir vero, punto onorevole; il che -contribuisce a scemare valore alle lodi da lui tributate a Lucrezia. -L'adulazione l'acciecò e l'indusse a scrivere un'egloga, nella quale -assegnava le ragioni dell'attentato, e cercava in parte riabilitare -gli assassini, dipingendo con foschi colori il carattere di Giulio. -Nell'egloga stessa diè anche la stura ad un entusiastico panegirico -di Lucrezia. Ne lodò non solo la bellezza e lo spirito e le opere di -pietà, ma sopra ogni cosa la pudicizia, per la quale sarebbe già stata -glorificata prima di venire a Ferrara.[250] - -Un anno dopo, il 6 dicembre 1506, Lucrezia sposò donna Angela col -conte Alessandro Pio di Sassuolo. E, per strano accidente, più tardi il -figlio di costoro, Giberto, fu marito d'Isabella, figlia naturale del -cardinale Ippolito. - -Intanto, nel mese stesso di novembre, in cui ebbe luogo l'attentato, -un avvenimento in Vaticano fece su Lucrezia gravissima impressione, -e risvegliò in lei le più penose ricordanze. La Giulia Farnese, la -compagna della sua sciagurata gioventù, vi apparve in condizioni tali, -che ella dovette sentirsene commossa davvero. Non sappiamo quali casi -incontrasse l'amante di Alessandro poco innanzi e dopo la morte di -costui. Probabilmente andò a vivere col marito Orsini al Castello di -Bassanello; ed ivi forse si ritirò pure la suocera Adriana. Per lo meno -troviamo colà la Giulia nel 1504, anno in cui nella famiglia Orsini fu -consumato uno di quei delitti di sangue, così frequenti nella storia -delle famiglie italiane. La sorella di Giulia, Girolama Farnese, -la vedova di Puccio Pucci, erasi in seconde nozze sposata col conte -Giuliano Orsini di Anguillara. Il figliastro Giambattista di Stabbia -ammazzò Girolama, perchè, come fu detto, essa stessa aveva voluto -avvelenar lui. Giulia diede sepoltura all'uccisa sorella in Bassanello. - -L'anno appresso dev'essere andata a Roma ed aver preso dimora nel -palazzo degli Orsini. Suo marito era morto, e forse morta doveva -esser pure Adriana Ursina; mentre non comparisce nell'atto solenne -avuto luogo in Vaticano nel novembre 1505. Ivi, a grandissimo stupore -di tutta Roma, Giulia maritò l'unica figlia sua, Laura, col nipote -carnale di papa Giulio II, Niccolò Della Rovere, fratello del cardinal -Galeotto. - -Laura, per quanti erano addentro a' misteri della madre, passava -per figliuola di Alessandro VI, e quindi per sorella naturale della -duchessa di Ferrara. All'età di sette anni appena la madre, il 2 aprile -1499, l'aveva formalmente promessa in isposa al dodicenne figliuolo di -Raimondo Farnese. Il legame era poscia stato sciolto, per dar luogo -all'altro, il più splendido che l'ambizione di quella donna sapesse -desiderare.[251] - -L'assenso di Giulio II all'unione di suo nipote con la bastarda di -Alessandro VI è uno de' fatti più singolari nella storia personale di -questo Papa. Sembra indicare la sua riconciliazione con i Borgia. Egli -gli aveva odiati, sino a che fu loro nemico; ma l'odio suo non aveva -mai avuto motivi morali. Giulio II non ha mai disprezzato Alessandro -e Cesare: piuttosto, al pari del Machiavelli, n'ha riconosciuto con -ammirazione la forza. Niun documento ci attesta, che asceso al trono -egli abbia intrattenuto relazioni personali con Lucrezia Borgia. Pure è -da tenere per sicuro, che lo abbia fatto, per riguardo alla casa degli -Este. Una volta soltanto aveva recato sfregio gravissimo a Lucrezia, -quando il 24 gennaio 1504, mettendo Guglielmo Gaetani in possesso di -Sermoneta, scrisse una Bolla in termini così poco riguardosi, che vi -dava, senza complimenti, ad Alessandro VI del truffatore, avido di -arricchire i suoi con le spoliazioni degli altri.[252] E signori di -Sermoneta erano stati per lo appunto Lucrezia prima, poi il figlio -Rodrigo. - -Più tardi, soprattutto quando Alfonso fu venuto al governo, le -relazioni del Papa con Lucrezia dovettero farsi più amichevoli. Ella -continuò pure a mantenere un commercio epistolare con Giulia Farnese. -Senza dubbio ebbe da questa la nuova dell'unione della figlia con la -Casa del Papa. - -Il matrimonio fu solennizzato in Vaticano, presenti Giulio II, il -cardinale Alessandro Farnese e la madre della sposa. Quel giorno segnò -per Giulia uno de' più grandi trionfi nella sua vita così piena di -avventure. Aveva soggiogato la resistenza morale di un altro Papa; -e questi era il nemico di Alessandro e l'autore della rovina di -Cesare. Essa, l'adultera, la ganza di Alessandro VI, stigmatizzata -con le satire di Roma e di tutta Italia, compariva ora in Vaticano, -come una delle più cospicue signore dell'aristocrazia romana, come -l'_illustrissima gentildonna Julia de Farnesio_, vedova dell'Orsini, -per sposarvi la figlia sua e di Alessandro col nepote di Giulio II, e -così assolvere e purificare il suo peccaminoso passato. In quel tempo -essa era ancora donna bella e seducente, che toccava, tutt'al più, il -trentesimo anno dell'età sua. - -Questa fortuna e questa reintegrazione dell'onor suo — se pure, -rispetto alla morale del tempo, accade di ciò parlare — essa le doveva -alla reputazione del fratello, il cardinale. Vi furono anche riguardi -politici che indussero il Papa a quella unione. Per effettuare il suo -disegno di ricostituzione dello Stato della Chiesa, egli voleva innanzi -tutto guadagnarsi l'animo delle grandi famiglie romane. Tirò dalla -sua i Farnesi e gli Orsini. Nel maggio 1506 maritò la propria figlia -naturale, Felice, con Giangiordano Orsini di Bracciano; e nel luglio -dello stesso anno diede la nipote Lucrezia Gara Della Rovere, sorella -di Niccolò, in moglie a Marcantonio Colonna. - -La giovane Laura Orsini ereditò Bassanello e i diritti sul palazzo -di Monte Giordano in Roma. Dopo quel tempo la madre Giulia scompare -di nuovo dalla scena. E non è più visibile nè sotto Giulio II, nè -sotto Leone X. Il 14 marzo 1524 fece testamento in favore delle nipoti -Isabella e Costanza, pel caso che la figliuola non avesse discendenti. -Il 23 marzo dello stesso anno l'ambasciatore veneto in Roma, Marco -Foscari, scriveva alla Signoria: «La sorella del cardinale Farnese, -madonna Giulia, un tempo amante di papa Alessandro, è morta.» Queste -parole danno a credere che la sia morta in Roma. Di Giulia _bella_ -non abbiamo nessun ritratto autentico. Soltanto la tradizione romana -pretende che delle due figure marmoree, che ornano il sarcofago di -Paolo III Farnese in San Pietro, l'una, la _Giustizia_, rappresenti -l'immagine fedele della sorella, la Giulia Farnese, e l'altra, la -_Saviezza_, quella della madre di lui, Giovannella Gaetani. - -La figliuola di Giulia restò signora di Bassanello e Carbognano. Ebbe -un figlio, Giulio Della Rovere, che più tardi ebbe grido di uomo molto -dotto.[253] - -Frattanto l'attentato commesso contro Giulio d'Este adduceva tali -conseguenze, che la casa di Ferrara si trovò minacciata da una -terribile catastrofe. Giulio accusava Alfonso d'iniquità; e invece -i molti amici del cardinale trovavano l'esilio di lui sin troppo -duro. Ippolito aveva gran seguito in Ferrara. Egli era uomo mondano e -prodigo; mentre il duca, tutto immerso nelle sue inclinazioni positive -e nelle sue occupazioni pratiche, trascurava la corte e la nobiltà. Un -partito si formò, che aspirava ad un violento cambiamento di governo. -Rivoluzioni siffatte furon tutt'altro che nuove nella casa degli Este, -sin nel tempo in che Ercole era venuto al potere. - -Giulio fece entrare ne' suoi disegni di vendetta alcuni nobili -malcontenti, e uomini senza coscienza ch'erano al servizio del duca: il -conte Albertino Boschetti da San Cesario, il genero di lui, capitano -della Guardia palatina, un cameriere, un cantante di camera del duca, -e alcuni altri. Alla congiura prese parte anche Don Ferrante, germano -di Alfonso, al quale, come procuratore di costui, era stata affidata -Lucrezia in Roma. Intendimento di Giulio era di spedire all'altro mondo -il cardinale, avvelenandolo; e, poichè il fatto non sarebbe passato -impunito ove Ercole rimanesse in vita, di ammazzare anche quest'ultimo -e mettere sul trono Don Ferrante. L'uccisione di Alfonso doveva aver -luogo in un ballo in maschera. - -Il cardinale, ch'era servito egregiamente dalle sue spie in Ferrara, -ebbe notizia del disegno, e potè presto avvertirne il fratello Alfonso. -Ciò fu nel luglio 1506. I congiurati cercarono salvezza nella fuga. -Pure non riuscì fuggire che a Giulio e al cantante Guasconi, il primo a -Mantova, il secondo a Roma. Il conte Boschetti fu preso a poca distanza -da Ferrara. Quanto a Don Ferrante, sembra non abbia fatto tentativo -alcuno di fuga. Condotto alla presenza del duca, gli si gettò a' piedi, -implorando grazia. Ma, inetto oramai a contener lo sdegno, Alfonso non -solo lo scacciò adirato da sè; ma con uno stocco, che aveva in mano, -gli cavò fuori un occhio. Quindi lo fece rinchiudere nella torre del -castello. Colà fu ben presto menato anche Don Giulio, consegnato, -dopo alquanta resistenza, dal marchese di Mantova. Il processo di -crimenlese fu subito condotto a termine, e i colpevoli condannati a -morte. Primo ad esser decapitato innanzi al Palazzo della Ragione fu -il Boschetti con due de' complici suoi. Lo spettacolo dell'esecuzione -è con precisione figurato in una statistica criminale di Ferrara di -quel tempo; e il notevole manoscritto si conserva nella Biblioteca -dell'Università. - -I due principi dovevano essere impiccati il 12 agosto nella corte -del castello. Il patibolo era già stato rizzato; le tribune andavan -popolandosi; il duca venne a prendere il suo posto; furon condotti -i due infelici coperti di catene. Alfonso fece allora un segno: egli -rendeva grazia a' suoi fratelli. Privi di sensi, furon questi riportati -nel carcere. La loro pena era la prigione in vita. E vi languirono -per lunghi anni, anche dopo la morte di Alfonso. Nulla potette mai -ammollire il cuore di quest'uomo crudele. Tutto il tempo che visse -seppe acconciarsi al pensiero, che i miseri fratelli giacevano là, -nella torre, in quel castello stesso, ove egli libero entrava e usciva, -ove abitava, ove non di rado trovava gioia e contento. Tali gli Este, -quelli che l'Ariosto nel suo poema ha levati a cielo. Don Ferrante -cedette alla morte il 22 febbraio 1540 nell'età di 63 anni. Don Giulio -ricuperò la libertà nell'anno 1559, e poscia morì il 24 marzo 1561, di -83 anni. - - -VIII. - -Proprio nel tempo che quella tragedia si svolgeva alla corte di -Ferrara, e che alla memoria di Lucrezia dovevano ripresentarsi -vivi i ricordi della sua passata vita, Giulio II usciva da Roma -per dar seguito alle sue ardite imprese. Queste eran rivolte alla -ricostituzione dello Stato della Chiesa, mercè la scacciata di quei -tiranni, che un tempo avevano potuto schivare il ferro di Cesare. Come -vassallo della Chiesa, Alfonso mandò truppe ausiliarie. Non prese però -parte di persona alla spedizione; mentre invece Guidobaldo d'Urbino, -che aveva adottato Francesco Maria Della Rovere a figlio e successore -suo, e il marchese Gonzaga servivano personalmente nell'esercito -di Giulio II. Il 12 settembre 1506 il Papa entrò in Perugia, i cui -tiranni, i Baglioni, pieni di timore e spavento, gli si sottomisero. -L'11 novembre fece il suo ingresso in Bologna, dopochè Giovanni -Bentivoglio, la moglie Ginevra e tutti i figliuoli loro eran già sulla -via dell'esilio. Colà Giulio fece alto, gettando avidi sguardi sulla -Romagna, una volta Stato di Cesare, ed ora in potere de' Veneziani. - -Uno strano caso faceva proprio allora apparir di nuovo in lontananza la -già dileguata figura di quel duca di Romagna. Il 26 novembre giunse a -Lucrezia la nuova, che il fratello era evaso dalla sua prigione nella -Spagna. Il giorno dopo ella ne informò il marchese Gonzaga, ch'era a -Bologna come Capitan Generale della Chiesa. - -Per la liberazione di Cesare ella erasi dato un gran da fare; ma -le intercessioni sue non fecero presa sull'animo del re di Spagna. -Finalmente per circostanze accidentali quegli ottenne libertà. Lo -Zurita racconta che Ferdinando il Cattolico nella primavera del -1506 voleva prender Cesare dalla prigione di Aragona e menarlo -seco in Napoli, ove andava per ordinarvi le faccende del Reame e -per assicurarsi di Consalvo, della cui fedeltà aveva cominciato a -insospettire. Ma il genero, l'arciduca Filippo, col quale era in -una certa tensione, in causa delle pretensioni che colui affacciava -sul governo della Castiglia, negò di render Cesare prigioniero in -Medina, ch'era luogo castigliano. Ora, assente Ferdinando per quel -viaggio, Filippo venne a morte in Burgos il 5 settembre 1506. E Cesare -approfittò per fuggire di questa circostanza e anche della lontananza -del re. La fuga fu aiutata dal partito castigliano, che aveva in mente -servirsi del celebre condottiero. - -Il 25 ottobre egli fuggì dal Castello di Medina sulla terra del conte -di Benavente, ove si fermò dapprima. Alcuni baroni, che desideravano -rimettere il governo della Castiglia nelle mani di Massimiliano, padre -di Filippo, volevano mandarlo ambasciatore nelle Fiandre alla Corte -dell'imperatore. Ma, svanito il progetto, Cesare se ne andò a Pamplona, -dal cognato, il re di Navarra, anch'egli implicato ne' negozii -castigliani e in quel momento in guerra col suo ribelle Conestabile, il -conte di Lerin. - -Di lì scrisse al marchese di Mantova. Questa è l'ultima lettera che -abbiamo di lui, o che almeno ci è nota: - -«Illustrissimo Principe e signor Cognato, onorando qual fratello. — -Avviso Vostra Eccellenza, come, dopo tanti travagli, è piaciuto al -Signor Nostro Iddio liberarmi e cavarmi di prigione. In qual modo sia -ciò accaduto, intenderà dal mio segretario Federigo, esibitore della -presente. Piaccia a Dio, d'infinita clemenza, che ciò sia per maggior -suo servizio. Al presente mi trovo in Pamplona con gl'illustrissimi re -e regina di Navarra. Vi giunsi il 3 dicembre, della qual cosa, come -di ogni altra, Vostra Signoria sarà a pieno informata dal nominato -Federigo. Piaccia a lei prestargli, per quanto sarà per dire in mio -nome, tutta quella fede, come farebbe alla mia persona propria. Mi -raccomando per sempre all'Eccellenza Vostra. — Da Pamplona, il 7 -dicembre 1506. Di Vostra Eccellenza compare fratello minore Cesare.» - -La lettera è suggellata con ostia. Il suggello porta le doppie armi di -Cesare, finamente incise, con l'iscrizione: _Cæsar Borgia De Francia -Dux Romandiolæ_. Uno degli scudi contiene l'arme de' Borgia co' gigli -francesi, dalla cui corona si levano sette draghi dalle lingue aguzze; -l'altro, l'arme della moglie di Cesare con i gigli di Francia e un -pegaso che sormonta il cimiero.[254] - -Il segretario di Cesare giunse a Ferrara sugli ultimi di dicembre.[255] -Difficilmente era stato mandato in Italia solo per confermare la -liberazione del suo signore. Egli vi veniva pure per investigare lo -stato delle cose, e vedere se una restaurazione del duca di Romagna -fosse ancora possibile. Ma per simili sogni niun momento poteva essere -più inopportuno della fine dell'anno 1506, quando Giulio II aveva preso -appunto possesso di Bologna. Il marchese Gonzaga, sulla cui benevolenza -Cesare faceva ancora assegnamento, era colà Generalissimo dell'esercito -papale. E questo, come si teneva, era già pronto ad un'impresa in -Romagna. Pure la Romagna era l'unico paese, nel quale Cesare potesse -avere in vista una restaurazione. Il suo buon governo vi aveva lasciato -orma profonda; e i Romagnoli avrebbero preferito la dominazione di lui, -anzichè sottomettersi al reggimento della Chiesa. È giusto ciò che lo -Zurita, lo storico d'Aragona, dice: «La liberazione di Cesare costernò -il Papa, perchè il duca era tale uomo che da se solo bastava a mettere -sossopra l'Italia intera. Egli era amato assai non solo dalla gente di -guerra, ma anche da molti in Ferrara e nelle terre della Chiesa: fatto -che raramente scontrasi in tiranno altro qualsiasi.» - -L'inviato di Cesare osò spingersi sino a Bologna, nonostante che vi -fosse il Papa; e questi lo fece prendere. Informatane Lucrezia, scrisse -al marchese Gonzaga questa lettera: - -«Illustrissimo signor Cognato e Fratello riveritissimo. — Ho appunto -inteso che per commissione di Sua Santità, Nostro Signore, è stato -preso in Bologna Federigo, cancelliere del signor Duca, mio fratello. -Io son certissima ch'egli non si troverà in mancamento alcuno, non -essendo venuto per fare o per dire alcunchè di disaggradevole o di -molesto per Sua Santità, mentre nulla di simile penserebbe nè ardirebbe -Sua Eccellenza. Che se colui avesse avuto alcuna commissione, me -l'avrebbe anticipatamente comunicata, ed io non avrei giammai tollerato -nè tollererei ch'egli fosse motivo anche a sospetto, essendo io, al -pari dell'Illustre mio Signor Consorte, devotissima e fedelissima serva -di Sua Beatitudine. Quanto a me, non trovo nè so ch'egli sia venuto -per altro se non per portare la nuova della liberazione. Onde tengo -per cosa indubitata che egli sia del tutto innocente. Ma la detenzione -è un fatto che ha per me un peso grave, massime per lo smacco che può -derivarne al detto Duca mio fratello, quasi non fosse in grazia di Sua -Santità; e lo stesso vale pure riguardo a me. Io prego adunque quanto -più so e posso l'Eccellenza Vostra, e per quanto amore la mi porta, -di adoperarsi in ogni guisa presso Sua Santità, perchè colui presto -sia rilasciato. E questa cosa io spero dalla benignità di quella, -e dalla efficacia ed intercessione di Vostra Eccellenza. Perocchè -niun piacere nè beneficio potrei dall'Eccellenza Vostra al presente -ricevere maggiore di questo, e pel quale sapessi esserle più obbligata -e per l'onor mio e per ogni rispetto. Sicchè di nuovo le raccomando -di tutto cuore questo affare. E me le offro e raccomando. — Ferrara, -15 gennaio 1507. Di Vostra Eccellenza sorella e serva la Duchessa di -Ferrara.»[256] - -Da Pamplona Cesare mandò il Requesenz, il suo antico maggiordomo, al -re di Francia, per impetrare la permissione di tornare alla Corte e -al servizio di lui. Ma Luigi XII non volle saperne. All'inviato, che -a nome di Cesare pretendeva il Ducato di Valenza e la pensione per lo -innanzi percepita come principe della Casa di Francia, fu risposto con -un rifiuto.[257] - -Ben presto la morte veniva a porre termine a tutte le speranze del -famoso avventuriero. Al soldo del cognato di Navarra, Cesare cingeva -d'assedio il vassallo di lui Don Loys de Beamonte, conte di Lerin, -nel Castello Viana. Quivi cadde morto in una imboscata, valorosamente -pugnando, il 12 marzo 1507. Il luogo è nella diocesi di Pamplona; e -per strana coincidenza, come lo Zurita nota, il giorno della morte di -Cesare fu quello stesso, in cui aveva un tempo ricevuto il Vescovado -di Pamplona. E in questa città con grande onoranza fu anche seppellito. -Non aveva che 51 anno, proprio come Nerone. - -La caduta dell'uomo formidabile, che una volta aveva fatto tremare -l'Italia intera, e il cui nome era divenuto celebre per ogni dove, -liberava Giulio II da un pretendente, che col tempo avrebbe potuto -diventargli molesto assai. Chi può dire difatti tutti gl'imbarazzi -che Cesare avrebbe potuto procacciargli o nella guerra con Venezia pel -possesso della Romagna, come alleato e condottiero della Repubblica, o -ancor più in quella del Papa stesso con la Francia, dopo la defezione -di lui dalla Lega di Cambray? Niun dubbio che Luigi XII, tutto spirante -vendetta, avrebbe ricondotto Cesare in Romagna, messo a profitto gli -antichi legami in quel paese, come pure le grandi attitudini di lui. - -La nuova della morte di Cesare giunse a Ferrara da Rema e da -Napoli, nell'aprile 1507, mentre il duca Alfonso era assente. Il suo -consigliere Magnanini e il cardinale Ippolito celarono i dispacci alla -travagliata duchessa, prossima a sgravarsi, la quale per altro aveva -già dell'accaduto più che un presentimento. Le si disse soltanto, che -in un combattimento il fratello era stato ferito. In preda a profonda -commozione, si ritrasse in un convento della città, e vi passò due -giorni pregando; quindi fece ritorno al palazzo. Non appena il rumore -della morte di Cesare era arrivato all'orecchio di lei, aveva spedito -il servitore Tullio a Navarra. Ma, confermatosi della realtà del fatto, -questi a mezza strada tornò indietro a Ferrara. Era quivi venuto pure -il Grasica, scudiero di Cesare, che aveva assistito ai funerali del -duca in Pamplona; e diede notizie precise sulle circostanze della -morte. Il cardinale si decise oramai a dire a Lucrezia la verità, -consegnandole la lettera del marito Alfonso, che recava la triste -nuova.[258] - -La duchessa mostrò più rassegnazione di quello si potesse aspettare. -Il dolor suo si mescolava con l'amarezza di tutte quelle rimembranze -e di quei sentimenti, che la vita in Ferrara aveva potuto sopire, non -estinguere del tutto. E ben due volte risursero nell'anima sua più -prepotenti e spaventevoli che mai: alla morte del padre, e ora alla -morte del terribile fratello, l'uccisore del suo giovane sposo Alfonso. -Se è lecito pensare che il cordoglio suo, oltre tutte le altre ragioni -che concorrevano a generarlo, fu essenzialmente il prodotto del più -santo de' sentimenti, lo spettacolo di Lucrezia, che piange la morte di -Cesare Borgia, rappresenta davvero uno de' più bei trionfi dell'amore -fraterno. E a noi piace tener così, perchè, di certo, quest'amore è il -più puro e generoso di tutti i sentimenti umani. - -In verità, bisogna riconoscerlo, Cesare Borgia non appariva nè alla -sorella nè in generale a' contemporanei quale lo vediamo noi oggi. -Oggi per noi i suoi misfatti sembrano sempre più neri; mentre invece -le sue buone qualità e quella sua importanza, tanto per politiche -ragioni esaltata dal Machiavelli, si sono via via rimpicciolite. E -per ogni pensatore la possanza, cui quel giovane avventuriero, per -rincontro di condizioni affatto peculiari, seppe levarsi, non può che -esser prova di ciò, che la moltitudine volgare, paurosa e ignorante, -è capace di sopportare. Essa sopportò anche la puerile grandezza di un -Cesare Borgia, innanzi al quale principi e città allibirono per anni. -Ned egli, del resto, fu l'ultimo idolo della storia, sfacciato tanto -quanto intimamente vuoto, innanzi al quale il mondo si sia prosternato -tremando. - -Ma quando anche Lucrezia non si fosse formato un giudizio chiaro sul -conto di suo fratello, pure nè la memoria nè la mente sua potevano -esser diventate mute e inerti. Per parte sua lo perdonò; ma dovette -domandarsi, se lo perdonerebbe del pari l'incorruttibile giudice delle -azioni umane. E noi sappiamo ch'ella era cattolica credente e fervorosa -nel senso della religione di quel tempo. Possiamo quindi immaginare -quante messe espiatorie facesse dire per l'anima di Cesare, e quante -preghiere volgesse al Cielo in suffragio della stessa. - -Ercole Strozzi cercò confortarla con pompose poesie, nel 1508 le -dedicò un epicedio per Cesare. Questa poesia barocca è notevole pel -concetto dell'autore, e quasi è lecito chiamarla l'accompagnamento -poetico del _Principe_ del Machiavelli. In prima il poeta mostra la -profonda angoscia delle due donne, Lucrezia e Carlotta, che spargono -sul caduto caldissime lagrime, come già altra volta ne versarono per -Achille Cassandra e Polissena. Dipinge l'eroica carriera di Cesare, -pari al grande Romano nelle geste come nel nome. Novera tutte le città -di Romagna da lui conquistate, e accusa l'invido destino che non gli -permise conquistarne altre, perchè in tal caso non avrebbe lasciato -a Giulio II la gloria di Bologna. Racconta che, tempo innanzi, il -genio di Roma era apparso al popolo romano e aveva profetizzato la -fine di Alessandro e di Cesare, deplorando che con loro svaniva la -speranza sua di vedere una volta venire la sua salute dalla stirpe di -Callisto, siccome gli Iddii le avevan promesso. Ora Crato istruisce -il poeta intorno a tal promessa. Pallade e Venere, quella amica di -Cesare e Spagnuoli, questa italiana di patria e indignata che stranieri -avessero a padroneggiare su' discendenti di Troia, avevano, disputando -tra loro, levato i loro richiami innanzi a Giove, e accusatolo di -non aver mantenuto la promessa di dare all'Italia un re eroico. Giove -avevale calmate: il fato era irresistibile. È vero che Cesare aveva -dovuto morire come Achille; ma dalle due stirpi degli Este e de' -Borgia, derivate da Troia e dall'Ellade, nascerà l'eroe promesso. -Pallade quindi entra in Nepi, ove, dopo la morte di Alessandro, Cesare -giaceva malato di peste; e al suo letto, sotto le sembianze del padre -di lui, gli presagisce la morte, cui egli, nella coscienza della sua -gloria, doveva affrontare da eroe. Poscia s'invola come uccello, e -corre a Ferrara da Lucrezia. Descritta la caduta di Cesare in Spagna, -il poeta consola la sorella prima con filosofici luoghi comuni, e -poi annunziandole ch'ella sarebbe la madre del predestinato figlio -d'eroi.[259] - -Stando all'asserzione dello Zurita, Cesare Borgia non lasciò che -un'unica figliuola, la quale visse con la madre sotto la protezione -del re di Navarra. Ebbe nome Luisa. Si maritò più tardi con Luigi De La -Tremouille; e, morto costui, con Filippo di Bourbon, barone di Busset. -La madre, Carlotta d'Albret, dopo una vita tanto commossa, si diede -alla pietà e devozione contemplativa. Ritirata dal mondo, morì gl'11 -marzo 1514. Due figliuoli naturali di Cesare, Girolamo e Lucrezia, -vivevano in Ferrara, ove l'ultima si fece monaca, e nel 1573 morì -badessa di San Bernardino.[260] - -Nel febbraio 1550 in Parigi saltò fuori un altro bastardo di Cesare. -Era un prete che si spacciava per figliuolo naturale del duca, di nome -Don Luigi. Era venuto di Roma per chiedere soccorsi al re di Francia, -avendo, com'ei diceva, suo padre incontrato la morte nel regno di -Navarra in servizio della Corona di Francia. Gli furon dati 100 ducati, -co' quali se ne tornò a Roma.[261] - - -IX. - -Ben due volte Lucrezia aveva per sciagurato accidente tradite le -speranze di Alfonso di aver discendenti. Finalmente il 4 d'aprile gli -partorì un figliuolo. Gli si diede il nome dell'avo paterno. - -Ercole Strozzi, alla nascita di questo erede al trono, festeggiò il -compimento delle sue predizioni. In un genetliaco adulava la duchessa, -esprimendo l'augurio, che le geste dello zio Cesare e dell'avo -Alessandro potessero un giorno servir di modello al figliuolo. Perchè -coloro lo avrebbero fatto ricordare di Camillo e degli Scipioni e degli -eroi della Grecia. - -Passarono poche settimane appena, ed il geniale poeta fece una fine -orribile. Il suo trasporto per Lucrezia non era certamente che di -cavalier cortigiano o di poeta, che s'inchina alla bellezza. Oggetto -invece delle sue passioni era Barbara Torelli, la giovane vedova di -Ercole Bentivoglio. Ella lo preferì ad altro gentiluomo ferrarese. E il -fortunato Strozzi la sposò nel maggio 1508. - -Il mattino del 6 giugno, tredici giorni dopo, il poeta era steso morto -all'angolo del Palazzo Este, detto oggi Pareschi, avviluppato nel suo -mantello, i capelli arruffati, il corpo coperto di ventidue ferite. -Tutta Ferrara ne fu costernata. Lo Strozzi era il decoro della città, -uno de' poeti più ricchi d'ingegno del tempo suo, il prediletto di -tutti i cultori degli studii, amico del Bembo e dell'Ariosto, favorito -della duchessa, in grande reputazione presso la corte. Dalla morte del -padre, Tito aveva occupato il posto da colui tenuto, di capo de' dodici -giudici di Ferrara. Era ancora nel fiore degli anni: aveva toccato -appena il ventisettesimo. - -Quest'orribile avvenimento dovette riporre in mente a Lucrezia il -giorno dell'uccisione del fratello Gandia. E come questa era rimasta -avvolta nel mistero, il cui velo non fu mai sollevato, così pure la -morte dello Strozzi. «Niuno nominò l'autore dell'assassinio, poichè il -pretore tacque:» così disse più tardi Paolo Giovio nel suo elogio del -poeta. Ma chi mai poteva far tacere il giudice, se non coloro che ne -avevano la potestà? - -Il fatto è stato attribuito ad Alfonso. Gli uni affermano che facesse -ammazzare lo Strozzi per passione, ond'era preso per la moglie di lui; -altri invece che vendicasse in lui il favore dispensatogli da Lucrezia. -Anche i più moderni scrittori, che si sono sforzati di schiarire quel -mistero, e che se ne riportano alle corrispondenze intime del tempo, -dànno la colpa ad Alfonso.[262] E che il duca, il quale pure non solo -aveva punito con tanta crudeltà i congiurati contro la vita sua, ma era -in generale mantenitore spietato delle leggi in tutta la loro severità, -non facesse trattar l'affare dal magistrato, è, certamente, tale un -fatto, che solleva contro di lui gravissime ragioni di sospetto. - -Lucrezia è stata pur essa indicata come colpevole dell'uccisione, -forse per gelosia verso Barbara Torelli, forse anche per tèma che lo -Strozzi potesse propalare la relazione di lei col Bembo, della quale -egli doveva essere a parte, soprattutto avendo il poeta sperato, mercè -l'influenza della duchessa, ottenere la dignità cardinalizia, speranza -che era poi rimasta frustrata. I moderni non hanno a ciò prestato fede -alcuna. Anche l'Ariosto non credette all'accusa; altrimenti, come mai -avrebbe osato in quel tempio d'onore delle donne di casa d'Este porre -a fianco dell'immagine di Lucrezia appunto Ercole Strozzi, come araldo -della gloria di lei? Avesse pur scritta la sua ottava, ciò che non è -verosimile, innanzi la morte del poeta, l'avrebbe, ove fosse stato -da quell'accusa preoccupato, in altro modo concepita al momento di -pubblicare nel 1516 il suo poema per le stampe. - -Non credette alla colpa di Lucrezia nemmeno Aldo Manuzio, perchè -proprio nel 1513 le dedicò l'edizione delle poesie de' due Strozzi, -padre e figlio, con una introduzione, nella quale la levava alle -stelle. - -Giulio II aveva intanto composta la Lega di Cambray, il cui scopo era -la distruzione della potenza veneziana. Anche Ferrara v'era entrata -a parte. La guerra quindi teneva molto occupato Alfonso fuori della -residenza e dello Stato suo; e nella sua lontananza affidava a Lucrezia -la reggenza. In verità, essa reggeva ora in ben altro senso che nel -passato in Vaticano e a Spoleto. Nel 1509 ella vide anche dappresso la -tempesta guerriera, quando sul Po il marito e il cardinale riportarono -vittoria sulla flotta veneziana. Il 25 agosto di quell'anno Lucrezia -diè alla luce un secondo figliuolo, Ippolito. - -Le guerre, che sconvolgevano l'Italia, attrassero oramai nel gran -movimento anche Ferrara. Nè l'agitazione si calmò presto, ma solo -quando Carlo V ebbe dato nuovo assetto alle condizioni italiane. Onde, -da questo tempo in poi, la vita di Lucrezia subì l'influenza della -politica. I primi anni tranquilli in Ferrara eran passati insieme -colla sua gioventù. Ora si dedicò alla educazione de' suoi figliuoli, -i principi d'Este, e agli affari dello Stato, ogni volta che il marito -glieli confidò. Essa era donna accorta: sulla sua intelligenza il -padre non s'era ingannato mai. Anche come reggente di Ferrara seppe -guadagnarsi stima e reputazione. Nella dedica delle poesie degli -Strozzi, che Aldo le fece, oltre le altre qualità, come il timor di -Dio, la beneficenza pe' poveri e la bontà verso coloro che le eran -prossimi, celebrava in modo particolare anche la eccellenza sua come -reggente, della quale «i cittadini ammiravano l'acuto giudizio e lo -spirito penetrante.» Anche volendo far la parte all'adulazione in -queste lodi, ne rimane pur sempre un'altra, che è l'espressione della -verità. - -Non v'è quindi a maravigliarsi, se d'allora in poi la personalità di -Lucrezia quasi scompaia, ovvero sia ecclissata dalla storia politica di -Ferrara. I cronisti della città non più la rammentano che alla nascita -de' figliuoli. E in tutta la biografia di Alfonso di Paolo Giovio non è -menzionata che due o tre volte, ma con grande riverenza. L'attrattiva -personale, suscitata un tempo dalle avventure di questa donna, era -scomparsa col cessare delle stesse. Anche le sue lettere ad Alfonso e -le molte altre all'amica sua Isabella Gonzaga sono pel biografo di lei -pressochè di nessun conto. - -L'animo di Lucrezia era tutto immerso in quel mondo saldo e compatto, -del quale oramai faceva parte. In mezzo a' serii ed alti doveri, che le -incombevano, aveva trovato il suo posto tranquillo; e solo di rado ebbe -ancora a sentirsi come turbata per eventi, che la riportavano con la -mente al periodo romano della sua vita. Il che avvenne nel 1510 per la -morte di Giovanni Sforza di Pesaro. - -Dopo il ritorno nello Stato lo Sforza per Bolla di Giulio II v'era -stato confermato qual feudatario. Da quel tempo aveva cercato di -governare con saviezza, introdotti alcuni miglioramenti, e munito -anche di nuovo il castello di Pesaro. Egli era uomo dotto e dedito -allo studio della filosofia. Fu egli, come nota il Ratti, un biografo -di casa Sforza, l'autore dell'indice di tutto l'Archivio di Pesaro. -Nel 1504 s'era ammogliato ancora una volta con una nobile veneziana, -Ginevra, di casa Tiepolo, che lo aveva conosciuto nell'esilio. Il 4 -novembre 1505 n'ebbe un figliuolo, Costanzo.[263] Non sappiamo in quali -termini si tenesse col d'Este a lui congiunto; ma non potettero essere -che freddi e tesi. Nella vita sua non poteva più esservi motivo di -contento davvero. Tutta la celebre casa Sforza inclinante al tramonto o -caduta di già, a lui non rimaneva speranza alcuna in una lunga durata -della sua propria schiatta. Nel Castello di Gradara, ove il più del -tempo soleva vivere in solitudine, lo colse tranquillamente la morte il -27 luglio 1510. - -Essendo il figliuolo bambino ancora, assunse la reggenza di Pesaro -il fratello suo naturale Galeazzo, che s'era ammogliato con Ginevra, -figlia di Ercole Bentivoglio. Ma, quel fanciullo essendo morto il 5 -agosto 1512, papa Giulio negò a Galeazzo l'investitura. Egli costrinse -quest'ultimo degli Sforza di Pesaro ad un trattato, in forza del -quale il 30 ottobre 1512 dovette consegnare il castello e la terra -a Francesco Maria Della Rovere, già, per la morte di Guidobaldo, -diventato duca d'Urbino sin dall'aprile 1508. Così Pesaro fu riunito -a quest'altro Stato. Galeazzo morì a Milano il 1515, dopochè il duca -Massimiliano Sforza avevalo istituito suo erede. Per tal morte la -linea de' signori di Pesaro s'estinse, non avendo Giovanni Sforza -lasciato che una figliuola naturale, Isabella. Questa sposò il 1520 -Cipriano Sernigi, nobile fiorentino, e morì in Roma l'anno 1561, in -fama di donna illustre assai per coltura e dottrina.[264] Fu sepolta -in Laterano, ove può vedersene il profilo in marmo e leggersi ancora -quest'epitaffio: _Isabellae Sfortiae Ioannis Pesaurensium F. Feminae -Sui Temporis Prudentia ac Pietate Insigni Exec. Test. P. Vix. Ann. -LVII. M. VII. D. III. Obiit Ann. MDLXI. XI. Kal. Febr. Consensu -Nobilium De Mutis Papazurris_. - -La morte del suo primo marito dovette rinnovare in Lucrezia la -coscienza della colpa sua verso lo stesso. Oramai era in un'età e le -disposizioni de' suoi sentimenti religiosi erano tali, che non era -più possibile che la leggerezza la vincesse in lei sulla coscienza. -Se non che i tempi volgevano tanto burrascosi, che tosto ella diè -altra direzione a tutti i pensieri suoi. Il 9 agosto 1510, pochi -giorni dopo la morte dello Sforza, Giulio II scomunicò Alfonso e lo -dichiarò decaduto da tutti i feudi ecclesiastici. Il Papa allora aveva -ripreso i disegni dello zio Sisto, che, alleato con Venezia, aveva un -tempo voluto strappar Ferrara agli Este. Rabbonito da' Veneziani con -la cessione delle città romagnuole, erasi Giulio riconciliato con la -Repubblica, e domandato ad Alfonso che anch'egli abbandonasse la lega -francese e desistesse dalla guerra contro Venezia. Al che il duca erasi -ricusato; e conseguenza di ciò fu la scomunica. Dopo d'allora Ferrara, -nella più stretta alleanza con la Francia, si vide spinta in quella -guerra furibonda, che condusse alla celebre battaglia di Ravenna, degli -11 aprile 1512, nella quale l'artiglieria di Alfonso decise le sorti -della giornata. - -Appunto in tal guerra e in occasione del tentativo di Giulio II -d'impadronirsi di Ferrara con una sorpresa strategica, il famoso -Bayard fece conoscenza di Lucrezia. Tornando i cavalieri francesi, in -compagnia de' loro commilitoni ferraresi, trionfanti in Ferrara, dopo -la conquista della Bastìa, vennero accolti con altissime dimostrazioni -d'onore. A memoria di ciò il biografo del Bayard scrisse più tardi in -lode di Lucrezia: «Soprattutto la buona duchessa, ch'era una perla in -questo mondo, accolse i Francesi con grande distinzione, e tutti i -giorni dava loro feste maravigliose e banchetti sul gusto italiano. -Io oso ben dirlo: nè del tempo suo nè molto innanzi s'è mai trovata -principessa di lei più gloriosa; mentr'ella era bella e buona e dolce e -cortese con tutti; e nulla è pure più sicuro di questo che, comunque il -marito di lei fosse principe savio e coraggioso, nondimeno essa, mercè -la sua cortesia, gli ha reso buoni e grandi servizii.»[265] - -È noto come, per la morte di Gastone di Foix alla battaglia di Ravenna, -la vittoria di Francia si convertisse in perdita, e la sconfitta del -Papa in trionfo. Alfonso si vide privo di difesa. Nel luglio 1512 -s'affrettò ad andare a Roma per ricevervi da Giulio l'assoluzione. -Benchè ottenesse questa, pure solo una fuga precipitosa potette -salvarlo dall'estrema rovina o dalla sorte medesima di Cesare Borgia. -Aiutato da' Colonna, che lo condussero a Marino, gli riuscì travestito -tornare a Ferrara. - -Furono giorni tormentosi per Lucrezia. Mentre tremava per la vita del -marito, ebbe anche la nuova della morte del figlio suo, lontano ed -espulso. Il 28 agosto 1512 l'agente mantovano Stazio Gadio scriveva -da Roma al suo signore Gonzaga: «Qui si dà per certo che il duca di -Bisceglie, figlio della signora duchessa di Ferrara e di Don Alfonso -d'Aragona, sia morto a Bari, ove la duchessa di quella città lo teneva -seco.»[266] Lucrezia stessa ne informò una persona sconosciuta con -lettera del primo ottobre, nella quale diceva: «Io mi trovo tuttavia -involta in lacrime e amaritudine per la morte del duca di Biselli, mio -figliuolo carissimo; su di che il latore della presente potrà darle i -particolari.» - -Ignoriamo i destini del povero Rodrigo ne' primi anni dopo la morte -di Alessandro e dopo che Cesare fu tradotto in Spagna. Pure dobbiamo -tenere per certo, che visse in Napoli sotto la tutela de' cardinali -Ludovico Borgia e Romolini di Sorrento. Il re di Spagna, giusta i -trattati anteriori, lo riconobbe qual duca di Bisceglie, e vi sono -ancora del settembre 1505 documenti, ne' quali il luogotenente -del piccolo duca prestava giuramento di fedeltà nelle mani de' due -cardinali tutori.[267] Probabilmente Rodrigo fu educato da donna -Sancia, sua zia carnale. Anche questa trovavasi col marito nel Reame -di Napoli, ove Don Jofrè fu riconosciuto nel possesso de' suoi beni. -Sancia morì senza figliuoli nel 1506, appunto durante il soggiorno di -Ferdinando il Cattolico a Napoli. Pertanto fecero ritorno al re gran -parte de' feudi di Don Jofrè, il quale nulladimeno restò principe di -Squillace. Egli si ammogliò una seconda volta, e da questo matrimonio -ebbe discendenti. Nulla si sa della fine sua. Una delle sue nipoti, -Anna de Borgia, principessa di Squillace, come ultima discendente -di questo ramo portò in dote, sugl'inizii del XVII secolo, quel -possedimento nella casa Gandia di Spagna, sposando Don Francesco -Borgia. - -Morta la Sancia, Rodrigo dovette forse essere affidato all'altra zia, -sorella maggiore di suo padre. Era questa Isabella, la più infelice -delle donne di quel tempo, vedova di Giangaleazzo di Milano, fatto -morir di veleno da Lodovico il Moro. In tutta la storia d'Italia di -quel periodo, in cui con l'invasione di Carlo VIII una tempesta di -fortunose vicende si scatenò sulle varie dinastie che la dominavano, -difficilmente potrebbe trovarsi una figura altrettanto tragica quanto -quella d'Isabella d'Aragona. Ella fu colpita insieme dalla rovina -delle due case Sforza e Aragona. E d'ambo queste famiglie può ben dirsi -ciò che il Caracciolo nel suo _De varietate fortunae_ ha detto degli -Sforza: «Non v'ha ancora tragedia, per orribile che sia, cui la casa -Sforza non possa offrire sufficiente materia.» Isabella aveva assistito -alla caduta di tutta la casa sua, un tempo così potente, e visto menare -il proprio figlio Francesco, da Luigi XII, prigioniero in Francia, -ove doveva morire giovane ancora e sacerdote. Essa erasi ritirata a -Bari, città che Lodovico il Moro nel 1499 le aveva abbandonata, e ne fu -duchessa sino alla morte, sino cioè agl'11 febbraio 1524. - -Ora s'era preso seco il figliuolo di Lucrezia, il quale moriva in -casa sua all'età di tredici anni. Quest'ultima pretese alla eredità -di lui; e, come risulta da documenti, la ebbe in effetto da Isabella -d'Aragona, qual tutrice del defunto, nella somma di alcune migliaia di -ducati.[268] Quali che fossero le circostanze, che costrinsero Lucrezia -a tener lontano da sè il figliuolo, è certo, ad ogni modo, che questo -infelice bambino lasciò sulla figura di lei un'ombra sinistra. - - -X. - -Grazie all'energia d'Alfonso e ai supremi sforzi dello Stato, la guerra -contro Ferrara era cessata. Pure Giulio II aveva tolto allo Stato -Modena e Reggio; perdita gravissima per la casa d'Este, tanto che la -storia di Ferrara per parecchi anni si concentrò tutta nell'intento -di riconquistare le due città. Per fortuna d'Alfonso Giulio II morì -nel febbraio 1513. Sulla Santa Sede gli successe Leon X. Aveva costui -insino allora mantenuto amichevoli relazioni con i principi d'Urbino e -di Ferrara, i quali non sapevano da lui aspettarsi che atti d'amicizia. -Ma proprio per mano di questo Medici, uomo falso, che riuscì a -trarre tutti in errore, dovevano quelle due case subire i più amari -disinganni. Alfonso andò in tutta fretta a Roma per l'incoronazione di -Leone, e se ne tornò a Ferrara con le migliori speranze in una intera e -perfetta riconciliazione con la Santa Sede. - -Lucrezia in Ferrara s'era acquistata stima e affetto presso -l'universale. Era divenuta la madre del popolo. I miseri e gli afflitti -trovavano presso di lei ascolto e soccorsi. Carestia e indigenza -e finanze esauste: tali erano state le conseguenze della guerra. -Lucrezia si spogliò de' suoi ornamenti e delle sue gioie, e gli pose -in pegno. Rinunziò, come il Giovio la lodava, alla pompa e alla vanità -del mondo, cui dalla prima giovanezza era usa. Si diede ad una vita -religiosamente devota; fondò istituzioni monastiche e ospedali. Che -tutto questo facesse, non v'è a maravigliarsi. Ciò s'accordava con -la natura della donna non solo, ma col suo passato e con le sofferte -vicissitudini. La più gran parte delle donne, che han molto vissuto ed -amato, finiscono bigotte. E la bigotteria è sovente l'ultima forma, -che alla vanità della donna rimane a prendere. La rimembranza di un -mondo pieno di vizii e di delitti commessi dalle persone a lei più -prossime, e fors'anco la memoria delle colpe proprie, non potevano -cessare di tormentar l'animo di Lucrezia. E così anche quelle altre -donne, che insieme o prima di lei avevano preso parte, quali personaggi -principali, alla storia dei Borgia, si trovarono in condizione -interiore identica, e provarono lo stesso bisogno di religioso -conforto. La vedova di Cesare finì la vita in un chiostro; altrettanto -fece la vedova di Gandia. Anche la vedova di Alessandro VI divenne una -vecchia bacchettona. E, se ne fossero giunte nuove sino a noi, senza -dubbio troveremmo pure l'adultera Giulia Farnese, in sul tramonto -della vita, se non fatta santa in un monastero, immersa in quotidiane -pratiche di devozione. - -L'anno 1513, in cui fu messo termine alla guerra contro Ferrara, -segnò un nuovo periodo nella vita di Lucrezia. D'allora in poi prese -decisamente quel devoto indirizzo; il quale però non degenerò in -bacchettoneria fanatica: le valsero in questo d'impedimento la pratica -energia d'Alfonso, le cure per la famiglia e pei figliuoli, i doveri -della corte. La corte di Ferrara aveva per la guerra perduto molto del -suo splendore; pure fra le Corti d'Italia rimaneva sempre una delle più -ragguardevoli. Alfonso stesso dedicò alcuno degli anni di pace, che -seguirono, al culto delle arti. Lavoravan per lui nel castello, come -anche a Belriguardo e a Belfiore, i migliori maestri di Ferrara, quali -il Dossi, il Garofalo e Michele Costa. Il Tiziano, che alcuna volta -fu ospite in Ferrara, dipinse per lui; ed anche a Raffaello ei diè -commissioni. Fondò similmente un museo di antichità. Nel suo gabinetto -Lucrezia aveva un Cupido di Michelangelo. Nondimeno il trasporto della -duchessa per le cose d'arte non era molto vivo, e non paragonabile -nemmeno alla lontana con la passione della cognata Isabella di Mantova, -la quale era in relazione con gli artisti più famosi del tempo suo -e teneva agenti in tutte le grandi città d'Italia, con l'incarico -d'informarla d'ogni nuovo prodotto delle arti belle. - -Dopo il 1513, quando la Corte di Leon X venne in fiore, Ferrara ebbe a -patire perdita non piccola, anzi fu proprio messa nell'ombra. Il lusso -artistico del Medici attrasse in Roma i più eletti ingegni d'Italia. -V'andò il poeta Tebaldeo, e vi vivevano il Sadoleto e il Bembo, ora -segretarii di Leone. I due Strozzi eran morti. L'Aldo, sulla carriera -del quale, come erudito ed editore, Lucrezia ne' primi anni aveva -esercitato un certo benefico influsso, viveva a Venezia. Nondimeno -si teneva di colà in commercio letterario con la sua protettrice. -Celio Calcagnini rimase fedele a Ferrara. Anche l'Università continuò -a mantenersi in certo rigoglio. Lucrezia era di più molto amica del -Trissino, il nobile vicentino, l'infelice rivale dell'Ariosto nella -poesia epica. Vi sono cinque lettere del Trissino dirette a Lucrezia -negli ultimi anni della vita di lei.[269] Ma l'orgoglio di Ferrara era -l'Ariosto; e Lucrezia viveva ancora, quando la glorificazione di lui -era cominciata. Egli non dedicò a lei nè ad Alfonso il suo Poema, ma -all'indegno cardinale Ippolito, al cui servigio lo avevan fatto entrare -circostanze accidentali. Niuna casa principesca fu mai magnificata -tanto, quanto quella degli Este per mano dell'Ariosto. Con l'Orlando -Furioso per tutti i tempi, sinchè l'idioma italiano vive e dura, essa -è divenuta nella letteratura immortale e monumentale. Ed anche Lucrezia -ha trovato in quel poema il suo posto d'onore. Ma per bello che questo -sia, pure è certo, che l'Ariosto le avrebbe offerto omaggi più caldi e -più frequenti, ov'ella lo avesse incoraggiato, mostrandogli una premura -realmente entusiastica. - -Le relazioni di Lucrezia col marito, non fondate sull'amore e non mai -spinte sino alla passione, sembrano nondimeno essersi via via fatte -sempre più intime e cordiali. Nell'aprile 1514 gli aveva partorito un -terzo figliuolo, Alessandro, che morì all'età di due anni. Il 4 luglio -1515 diede alla luce una bambina, Leonora; e il primo novembre 1516 -un altro bambino, Francesco. Alfonso era contento di vedersi padre di -figliuoli, che erano suoi eredi legittimi. Egli s'abbandonò alle gioie -domestiche; ma gli era di soddisfazione l'osservare la stima, anzi -l'ammirazione, onde la moglie era circondata. Se gli omaggi erano per -lo innanzi tributati alla sua giovanile bellezza, ora invece venivano -offerti alle virtù sue. La donna, che una volta fu la più ingiuriata -del tempo suo, prendeva ora il suo posto nel tempio d'onore delle -donne. Il Caviceo poteva insino osar di adulare la festeggiata Isabella -Gonzaga con questo giudizio, che egli l'esaltava abbastanza, dicendole -che si approssimava alla perfezione di Lucrezia. Il passato parve così -morto nella memoria degli uomini, che lo stesso nome Borgia non era -pronunziato che a titolo d'onore. - -Nel 1517 Lucrezia ebbe di nuovo a rammentarsi della vita sua in Roma. -Alla corte apparve una figura di quel tempo, che s'era già dileguata. -Era Giovanni Borgia, il misterioso _Infante romano_, una volta duca -di Nepi e Camerino, e compagno di sventura di Rodrigo, il figliuolo -di Lucrezia. Giovane di 19 a 20 anni, egli, a quanto pare, andava da -Napoli in Romagna, ove fece naufragio. Il suo bagaglio, di cui s'era -nell'occasione impossessata la Comunità di Pesaro, fu richiesto il 2 -dicembre da un ambasciatore di Lucrezia; e nell'atto Giovanni Borgia -vien chiamato _fratello_ di lei. Da altri documenti apparisce, che nel -gennaio 1518 egli viveva alla corte di sua sorella.[270] Si vede che -Alfonso non aveva impedito alla moglie di accogliere questo prossimo -parente. Sembra anzi che l'anno stesso Giovanni l'accompagnasse in -Francia, ov'egli, il duca, lo presentò al re Francesco I, successo sul -trono il 1515 al suocero Luigi XII. - -Dappoi l'_Infante romano_ scompare di nuovo, sino all'anno 1530, in cui -riapparisce in Roma qual pretendente al Ducato di Camerino. L'ultimo -de' Varano, Giammaria, caduto Cesare, era colà tornato; e Giulio II lo -aveva riconosciuto vassallo della Chiesa. Leon X nell'aprile 1515 lo -fece duca di Camerino, e lo unì in matrimonio con la propria nipote, la -bella Caterina Cibo. Giammaria morì nell'agosto 1527, lasciando unica -erede la figlia Giulia ancora minore. Un bastardo della casa Varano, -con le armi alla mano, mise innanzi pretensioni su Camerino; ma, -mentre la lite pendeva tuttora, ne pose in campo pure Giovanni Borgia, -antico e primo duca di quel paese. In un voluminoso documento del 29 -giugno 1530, che contiene tutto il processo, Giovanni non è designato -solo come _Domicellus Romanus principalis_, ma si chiama egli stesso -_Oratore del Papa_. Di qui risulta che il bastardo di Alessandro VI -viveva allora in Roma come persona di alta condizione, ed era anche al -servizio del Papa. La Rota Romana decise contro Giovanni e lo condannò -alle spese del giudizio. Con un Breve del 7 giugno 1532, Clemente -VII gli proibì di molestare con altre pretensioni Giulia Varano e -la madre di lei. Da quel tempo in poi le sorti di questo Borgia sono -ignote.[271] - - -XI. - -Lo stesso anno, in cui l'ultimo figlio del padre apparve alla corte -sua, Lucrezia perdette anche la madre. Al tempo della morte di -Alessandro VI, Vannozza era già divenuta vedova. In quella congiuntura, -anzi durante ancora la malattia del Papa, ella si pose sotto la -protezione della gente d'arme di suo figlio Cesare. Per tal guisa -potette forse giungere sino al letto di costui, che giaceva similmente -malato. Da documenti si ricava che Vannozza, immediatamente dopo -la morte di Alessandro e nella sede vacante, abitò il palazzo del -cardinale di San Clemente in Borgo. E quando Cesare dovette andarsene a -Nepi, ella lo accompagnò e con lui fece ritorno a Roma dopo la elezione -del Piccolomini. - -Non seguì i suoi figliuoli in Napoli: restò in Roma. Dappoichè il Della -Rovere era Papa, le condizioni della città eran tornate allo stato -normale. I partigiani de' Borgia temevano, certamente, di vedersi -intentar contro processi. Il 6 marzo 1504 fu di fatto condannato a -morte un cameriere dell'avvelenato cardinale di Sant'Angelo; il quale -ad alta voce affermò aver commesso il misfatto per comando espresso -di Alessandro e Cesare.[272] I cardinali Romolini e Lodovico Borgia -fuggirono allora a Napoli. Don Micheletto, l'esecutore de' delitti -di sangue per conto di Cesare, giaceva nelle prigioni di Castel -Sant'Angelo. L'ambasciatore veneto informava la Repubblica nel 1504, -che Micheletto era sottoposto ad un interrogatorio per scoprire come -fosse occorsa la morte di parecchie persone, soprattutto del duca di -Gandia, di Varano di Camerino, di Astorre e Ottaviano Manfredi, del -duca di Bisceglie, del giovane Bernardino di Sermoneta, del vescovo di -Cagli, e di molti altri infelici. - -Quando Cesare fu lontano, Vannozza potè sempre contare sulla protezione -di amici potenti, segnatamente i Farnesi e i Cesarini, e di parecchi -cardinali. Temeva però veder confiscati i beni suoi, non tutti, per -verità, acquisiti a giusto titolo. Su' primi del 1504 Lodovico Mattei -le intentò un processo. L'accusava di avere, mentre Cesare faceva -guerra agli Orsini e mediante i mercenarii di lui, rubato violentemente -1160 pecore; il qual gregge Maria d'Aragona, moglie di Giovan Giordano -Orsini, aveva mandato su' campi del Mattei per metterlo al sicuro. -Vannozza fu condannata al rifacimento de' danni.[274] - -Ella cercava in tutti i modi di salvare il suo avere e la sua fortuna. -Il 4 dicembre 1503 fece una donazione alla chiesa di Santa Maria del -Popolo, legando alla sua Cappella gentilizia le case che possedeva -sulla piazza Pizzo di Merlo, riservandosene l'usufrutto vita durante. -E gli Agostiniani dalla parte loro si obbligarono di dire una messa -funebre il 24 marzo per Carlo Canale, un'altra il 13 ottobre per -Giorgio de Croce, e una terza nel giorno della morte di lei. In -quest'istrumento Vannozza si dice vedova di Carlo Canale da Mantova, -scrittore e soldano apostolico del defunto Alessandro VI, e nomina -Giorgio de Croce suo primo marito. L'atto fu stipulato nel Borgo di -San Pietro nell'abitazione di Agapito d'Amelia.[275] Di qui si ricava -che alla fine del dicembre Vannozza viveva ancora in Borgo e sotto la -protezione di colui, che era stato per anni cancelliere di suo figlio; -mentre Cesare stesso era prigioniero nella Torre Borgia in Vaticano. -Solo, dopo che questi il 16 febbraio 1504 ebbe abbandonato Roma per -sempre, ella forse uscì dal Borgo Vaticano. - -Già il primo aprile 1504 è indicata, come sua abitazione, una casa -sulla piazza de' Santi Apostoli nella regione Trevi, vale a dire, nella -cerchia ove i Colonna erano potenti; i Colonna, che avevano il meno -sofferto per opera di Cesare, e che in forza di contratto stipulato con -lui n'ebbero alla morte di Alessandro restituiti i beni loro. Altre -case, di proprietà sua, Vannozza aveva vendute al romano Giuliano de -Lenis; ma il primo aprile 1504 questi annullò la vendita simulata, con -l'espressa dichiarazione di aver quella avuto luogo solo per tema di -atti di prepotenza alla morte di Alessandro.[276] - -Cessata ogni ragion di timore, Vannozza andò ad abitar di nuovo la sua -antica casa in Piazza Branca. Difatti in un istrumento del novembre -1512 vien chiamata «Donna Vannozza de Cataneis della Regione Regola;» -e appunto in questa era posta la casa. Trattavasi di una lite mossale -dall'orafo di quella regione stessa, Nardo Antonazzi. - -L'artefice richiedeva il pagamento di una croce d'argento da lui fatta -per Vannozza nel 1500. L'accusava di essersi, senz'altro, appropriata -quel lavoro; la qual cosa, com'ei diceva, erasi permessa «in quel -tempo, in cui il duca Valentino dominava su tutta la città e quasi -sull'Italia intera.» Non tutti gli atti di tal processo esistono; ma da -deposizioni di testimoni della parte accusata risulta che questa fu in -grado di provare di essere stata calunniata.[277] - -Vannozza era stata investita da Alessandro VI, se non del Castello -Bleda presso Viterbo, di molti diritti sullo stesso. Il 6 luglio 1513 -inoltrò istanza presso il Cardinal Vicario, Raffaele Riario, contro -la comunità di quel castello pel pagamento di carte somme. Questo -documento su pergamena è concepito in termini ampollosi, e rivolto a -tutte le autorità immaginabili del mondo.[278] - -Vannozza potette ancora sotto tre successori di Alessandro VI assistere -alla vicenda delle cose in Vaticano, ove il posto de' figliuoli suoi, -una volta onnipotenti, fu occupato successivamente da' Della Rovere e -da' Medici. Vide il Papato sollevarsi a grande potenza mondana, ed ella -stessa ebbe coscienza che, senza le geste di Alessandro e di Cesare, -la cosa non sarebbe stata possibile. Se scorse di lontano il potente -Giulio II, forse nel punto in cui, conquistata Bologna, fece con sfarzo -degno di un imperatore il suo ingresso trionfale in Roma, è molto -verosimile che quella donna sperduta nella gran folla andasse con amara -ironia a se stessa ripetendo, che suo figlio Cesare aveva una parte in -quel trionfo, anzi era egli che aveva aiutato Giulio II a giungere al -Papato. Con soddisfazione aveva potuto apprendere le lodi, con le quali -quel Papa riconosceva l'importanza del figliuolo, allorchè scriveva a' -Fiorentini nel novembre 1503, ch'egli circondava di paterno amore il -duca di Romagna «per le preclare virtù e pe' meriti gloriosi di lui.» -Forse potè anche prender cognizione del _Principe_ del Machiavelli, nel -quale il geniale statista faceva del figliuolo di lei l'ideale di un -reggitore. - -Tuttochè la potenza dei Borgia fosse scaduta, e i figli suoi fossero -morti o lontani; pure, sinchè Vannozza visse, la città portò sempre -l'impronta della grandezza di quelli. Appunto per questo passato ella -divenne uno degli esseri più notevoli, del quale ogni uomo era bramoso -di far conoscenza. E se è lecito qui un paragone di relazioni diverse -per proporzioni, ma identiche per destino e significato, può dirsi che -la condizione di Vannozza fu allora in Roma pari a quella che vi tenne -madama Letizia Ramolini dopo la caduta del suo potentissimo figliuolo. - -Con orgoglio fissava lo sguardo suo sulla figlia Lucrezia, la duchessa -di Ferrara, _la plus triomphante princesse_, come la chiamò il -biografo del Bayard. Di vederla però non le fu più concesso, non avendo -ella ardito di andare alla corte di Ferrara; ma intrattenne con lei -carteggio epistolare. Nell'Archivio di casa d'Este sono nove lettere -di Vannozza degli anni 1515, 1516 e 1517, delle quali sette sono -dirette al cardinale Ippolito, e due a Lucrezia. Esse riguardano tutte -interessi o domande di carattere pratico e privato. - -Le disposizioni d'animo ed anche lo stato della Vannozza appariscono -dal modo di firmarsi in tali lettere: «La felice ed infelice Vannozza -Borgia de Cathaneis;» ovvero: «Vostra felice e infelice madre Vannozza -Borgia.» Il nome di famiglia se l'era appropriato anch'essa non nelle -relazioni ufficiali, ma nelle private. - -L'ultima lettera a Lucrezia del 19 dicembre 1515 si riferisce -all'antico segretario di suo figlio Cesare, Agapito d'Amelia, e dice -così: - -«Illustrissima Signora, salute e raccomandazione. — Vostra Eccellenza -deve ben ricordarsi la servitù della buona memoria di messer Agapito -d'Amelia verso il già duca nostro, e l'amore ed affezione sempre -porti a noi in ispecie. Per il che non in minima cosa soltanto, ma in -ogni altra di qualunque sorta fosse meritano i suoi di essere aiutati -e favoriti. Ora prima di morire egli rinunziò in favore de' nipoti -suoi tutti i beneficii a Giambattista Dell'Aquila; tra i quali alcuni -di poca valuta nell'Arcivescovado di Capua. Il defunto fece questo -a maggior vantaggio dei nipoti, non potendo pensar mai che costoro -sarebbero molestati dal reverendissimo cardinale arcivescovo. Se ora -Vostra Eccellenza vuol farmi cosa grata, la prego si degni per tutti -gli anzidetti rispetti di favorire gl'indicati nipoti presso Sua -Eminenza. A pieno, come di bisogno, sarà Vostra Eccellenza informata -dal latore della presente, Nicola, anch'egli nipote del detto Agapito. -E si tenga forte l'Eccellenza Vostra, alla quale anch'io mi raccomando -— Roma, il 19 dicembre 1515.» - -«Postscripta. Vostra Eccellenza farà in questo affare come meglio -crederà, essendomi stato forza lo scrivere. Epperò si faccia solo -quello che torni ad onore di Monsignore; e quanto alla presente darà -risposta qual meglio le pare. — Di vostra Eccellenza Illustrissima -perpetua oratrice Vannozza.»[279] - -Si vede che Vannozza faceva onore alla scuola diplomatica de' Borgia. - -Agapito, autore di tante scritture di Cesare, era, come dalla lettera -apparisce, rimasto irremovibilmente fedele ai Borgia, e morto a Roma. -Sicuramente Vannozza aveva visto altri antichi amici, adulatori e -parassiti della casa venir meno e voltarsi altrove. Pure alcuni, e -anche persone ragguardevoli, dovettero rimanerle devoti. Già, come -madre della duchessa di Ferrara, godeva sempre di una certa influenza. -E poi viveva in condizioni facoltose, qual signora rispettabile, -chiamata la _magnifica e nobile Madonna Vannozza_. Mantenne pure -relazioni con alcuni cardinali, spagnuoli e parenti di Alessandro VI -o creature di quest'ultimo; ma sopravvisse alla più parte di loro. -De' cardinali Borgia, i due Giovanni erano già morti negli anni 1500 e -1503; Francesco e Lodovico morirono nel 1511 e 1512. Nel 1510 era anche -morto il cardinale Giuliano Cesarini. In realtà Vannozza vide morir -tutti i favoriti e le creature di Alessandro nel Collegio cardinalizio, -ad eccezione del Farnese, di Adriano Castellesi e dell'Albret, cognato -di Cesare. - -Ella si procacciò novelli amici, mercè quella specie di pietà devota, -solita trasformazione di tutti i tempi nella vita delle peccatrici -invecchiate. Divenne una bacchettona tutta premurosa e sollecita di -sante pratiche. Bazzicava frequentissima in chiesa e col confessionale, -e la si vedeva famigliare ed intima con istituzioni pie e con ospedali. -Così trasformata ebbe a conoscerla Paolo Giovio, e la chiamò _donna -dabbene_. Ove avesse vissuto ancora un decennio, è molto probabile -che sarebbe anche venuta in odore di santità. Fece molte fondazioni -di beneficenza per gli ospedali di San Salvatore al Laterano, di -Santa Maria in Portico e della Consolazione, per la Confraternita -dell'Annunziata alla Minerva e per San Lorenzo in Damaso, come risulta -dal suo testamento del 15 gennaio 1517.[280] - -Per lungo tempo furon lette negli ospedali di Laterano e della -Consolazione iscrizioni commemorative delle fondazioni di lei e -dell'obbligo insieme di dir messe in eterno, ne' giorni della morte de' -suoi due mariti e di lei stessa. - -Vannozza morì in Roma il 26 novembre 1518. La morte sua non passò -inosservata, come lo mostra questa lettera di un Veneto: - -«Avantieri morì madonna Vannozza, una volta amica di papa Alessandro e -madre del duca Valentino e della duchessa di Ferrara. In quella notte -mi trovai in luogo, donde mi fu dato intendere il grido per la morte, -secondo il costume romano, con queste formali parole: — Messer Paolo -fa la parte, perchè è morta madonna Vannozza, la madre del duca di -Gandia; la trapassata appartiene alla Confraternita del Gonfalone. — -Ieri fu sotterrata in Santa Maria del Popolo, ove fu portata con ogni -pompa, quasi come un cardinale. Aveva 66 anni. Ha legato tutta la sua -fortuna, che non era piccola, a San Giovanni in Laterano. A' funerali -assistevano i camerieri del Papa, cosa non solita in altri casi.»[281] - -Marcantonio Altieri, uno degli uomini più ragguardevoli di Roma, -lasciò di lei una specie di elogio funebre. Egli era guardiano della -Confraternita del Gonfalone ad _Sancta Sanctorum_; e, in tal qualità, -fece nel 1525 l'inventario de' beni del sodalizio. Nel manoscritto, -conservato nell'Archivio della Confraternita, l'Altieri disse: - -«Noi non possiamo nemmeno dimenticare le amorevoli fondazioni, fatte -dalla molto stimabile ed onorevole donna, madonna Vannozza di casa -Catanei, avventurosa madre d'illustrissimi signori, del signor duca -di Gandia, del signor duca Valentino, del principe di Squillace -e di madonna Lucrezia duchessa di Ferrara. Volendo essa dotare la -Confraternita di beni terreni, le lasciò molti gioielli di non piccolo -valore e v'aggiunse altri soccorsi, pei quali la Confraternita, -pochi anni dopo, potè liberarsi da alcune obbligazioni e soprattutto -per mediazione de' gentiluomini messer Mariano Castellano e del -mio carissimo messer Raffaele Casali, che furono non molto addietro -guardiani. Ella fece specialmente un accordo col distinto e celebre -orafo Caradosso, pel quale, dandogli 2000 ducati, costui doveva con -le sue peregrine opere d'arte rispondere al desiderio di quella -nobilissima e onorandissima donna. Quindi per fare ornamenti e -poterli completare, ella ci lasciò tanta proprietà da ricavarne per -sempre l'annuo reddito di 400 ducati, co' quali alimentiamo il numero -pur troppo grande dei poveri e dei bambini. Per gratitudine verso -cosiffatti sentimenti suoi tanto devoti e pii e pe' soccorsi così -abbondanti ed amorevoli in pro dei bisognosi, la nostra onorevole -Confraternita decise all'unanimità e molto volontieri non solo di -solennizzare le esequie di lei con ogni splendidezza di onori e di -pompa, ma anche di ricordarne la memoria con magnifico e grandioso -monumento. Quindi per pubblica acclamazione fu anche presa la -risoluzione di festeggiarne, d'allora in poi, il giorno dell'esequie, -in Santa Maria del Popolo, ove quella fu sotterrata, con messe e -cerimonie, con concorso di gente, con molti ceri e torce e con ogni -devozione; e ciò non solo per raccomandare a Dio la salute dell'anima -sua, ma anche per mostrare al mondo che noi abbiamo in odio e in -abominazione l'ingratitudine.» - -Esser portata al sepolcro con sfarzosa solennità era stato l'orgoglio -di quella donna. Il giorno dell'esequie tutta Roma dovette parlar di -lei, dell'amante di Alessandro VI e della madre di figliuoli cotanto -famosi. Leon X, facendovi intervenire la Corte, diede ai funerali -carattere pubblico, anzi con tale distinzione riconobbe officialmente -Vannozza qual vedova di Alessandro, o almeno qual madre della duchessa -di Ferrara. Del resto, tutta la città vi fu rappresentata, mentre alla -Confraternita del Gonfalone appartenevano i membri più ragguardevoli -della nobiltà e della borghesia di Roma. Vannozza fu deposta in -Santa Maria del Popolo nella sua Cappella gentilizia, accanto al suo -infelice figlio Don Juan di Gandia. Non si sa se le sia stato eretto -un sarcofago di marmo, ma l'esecutore testamentario pose sulla tomba -queste superbe parole: - -«A Vannozza Catanea, nobilitata dai figliuoli suoi, i duchi Cesare di -Valenza, Juan di Gandia, Jofred di Squillace e Lucrezia di Ferrara; -alla donna altamente illustre al tempo stesso per l'onestà, la pietà, -l'età e la saggezza sua, e tanto benemerita dell'Ospedale lateranense, -pose Jeronimo Pico, fidecommissario ed esecutore testamentario. Visse -anni 77, mesi 4, giorni 13. Morì nell'anno 1518 il 26 novembre.» - -Sicuramente Vannozza se n'andò via da questo mondo nella fermissima -credenza di aver con oro ed argento e con pie istituzioni lavate le -colpe e i peccati suoi, e d'essersi compro il regno de' cieli. Non -aveva forse potuto comprarsi la pompa funeraria e una menzogna sulla -pietra del sepolcro? Per più di 200 anni i frati di Santa Maria del -Popolo cantaron messe in requie dell'anima sua, sino a che l'Autorità -ecclesiastica non gli fece smettere, meno forse pensando che l'anima di -quella donna n'avesse già abbastanza, e più per una coscienza critica -e storica, che cominciava a levare il capo. Più tardi un sentimento di -odio e a un tempo di vergogna ha fatto sparire ogni traccia di quella -pietra sepolcrale. - - -XII. - -Le condizioni dello Stato di Ferrara s'erano fatte di nuovo difficili -assai. Leon X aveva preso a seguitare le orme di Alessandro VI. -Anch'egli cercava raccozzare un regno pel nipote Lorenzo de' Medici. -Già nel 1516 lo aveva creato duca d'Urbino, dopo aver con la forza -delle armi scacciato di colà il legittimo erede di Guidobaldo. -Francesco Maria Della Rovere, la moglie, la madre sua adottiva -Elisabetta trovavansi in Mantova, in quell'asilo di tutti i principi -fuggiaschi. Leone ardeva dal desiderio di scacciare anche gli Este -da Ferrara. Solo la protezione di Francia guarentiva Alfonso da una -guerra col Papa. Visto che quest'ultimo, in disprezzo del trattato, non -consegnava le città di Modena e Reggio, il duca andò nel novembre 1518 -alla Corte di Francesco I per raccomandargli le faccende sue. Tornò -a Ferrara nel febbraio 1519. Apprese quivi la morte del cognato, il -marchese Francesco Gonzaga di Mantova, seguita il 20 del mese stesso. -Lucrezia scrisse l'ultimo di marzo alla vedova Isabella nel modo che -segue: - -«Illustrissima Signora, cognata onoratissima. — L'acerbità del caso -della morte dell'illustrissimo consorte dell'Eccellenza Vostra, di -buona memoria, m'è stata per infiniti rispetti di tanta mestizia -e dolore, che avrei io bisogno di esser consolata più di quel che -possa consolare altrui, soprattutto l'Eccellenza Vostra, ch'è pur -quella che per la troppo grande perdita ha dovuto sentire gravissimo -affanno. Io dunque mi rattristo e dolgo con Vostra Eccellenza per -questo disgraziato caso, che non potrei mai esprimere quanto mi gravi -e prema. Ma poichè non v'è oramai riparo ed è così piaciuto al Signor -Nostro, uopo è conformarsi alla volontà sua. E per tanto prego e -conforto Vostra Eccellenza a voler tollerare questo caso con fermezza e -come alla saviezza sua si conviene. E son certa che ella saprà farlo. -Null'altro le dirò per ora, se non che me le raccomando e offro per -sempre. — Ferrara, l'ultimo di marzo 1519. Cognata Lucrezia duchessa di -Ferrara.»[282] - -Successore del marchese fu il primogenito Federigo. Nel 1530 -l'imperatore Carlo V lo fece primo duca di Mantova. Un anno dopo -s'unì in matrimonio con Margherita di Monferrato. Era questi quel -Federigo stesso destinato tempo innanzi a diventare marito di Luisa, la -figliuola di Cesare. La celebre Isabella madre sua visse vedova sino al -13 febbraio 1539. - -Alfonso aveva trovato al ritorno sua moglie in condizioni di salute -molto travagliose. Ella s'approssimava allo sgravo. Il 14 giugno 1519 -partorì una bambina morta. Prevedendo la sua fine, scrisse in capo a -otto giorni una lettera a papa Leone. È l'ultima; e, concepita sotto -l'impressione di una prossima morte, è profondamente sentita. Leggendo -questo suo addio alla vita, si guarda nel fondo dell'anima sua, -attraverso la quale passavano per l'ultima volta ancora le rimembranze -del passato, quando già il terrore e gli erramenti di quel tempo non -giungevano più a turbarla. - -«Santissimo Padre e Beatissimo signor mio. — Con ogni possibile -reverenza d'animo bacio i santi piedi di Vostra Beatitudine, e -umilmente mi raccomando alla sua santa grazia. Dopo che per una -difficile gravidanza ebbi molto sofferto per più di due mesi, partorii, -come a Dio piacque, il 14 di questo mese, sul far del giorno, una -bambina; e speravo, liberatami col parto, che anche il mio male si -dovesse alleviare. Ma è successo il contrario; sicchè m'è forza cedere -alla natura. E tanto è il dono che il nostro Creatore clementissimo -m'ha fatto, che ho coscienza della fine della mia vita, e sento che -fra poche ore, avendo però prima ricevuti tutti i Santi Sacramenti -della Chiesa, ne sarò fuori. In questo punto come cristiana, benchè -peccatrice, mi son ricordata di supplicare Vostra Beatitudine che per -sua benignità si degni darmi del tesoro spirituale qualche suffragio, -dispensando all'anima mia la sua santa benedizione. Di che la prego -devotamente. E alla sua santa grazia raccomando il mio consorte e i -miei figliuoli, tutti servitori di Vostra Beatitudine. — In Ferrara, il -22 febbraio 1519, nella 14^ma ora. Di Vostra Santità umilissima serva -Lucrezia d'Este.»[283] - -La lettera è scritta con animo così sereno e dignitoso, e libero tanto -da qualsiasi sovreccitazione di sentimento, ch'è lecito dimandarsi, -se avrebbe potuto scriverla, sul letto di morte, una donna, la cui -coscienza fosse effettivamente sotto il peso di quell'enormezze, ond'è -stata accusata la figliuola di Alessandro. - -Lucrezia morì il 24 giugno, nella notte, in presenza di Alfonso. La -morte fu immediatamente annunziata dal duca con lettera autografa al -nipote Federigo Gonzaga. - -«Illustrissimo Signore, onorandissimo fratello e nipote. — A Dio, -Signor Nostro, è piaciuto di chiamare a sè in quest'ora l'anima -dell'Illustrissima Signora Duchessa, mia consorte carissima. Non posso -fare di non comunicarla a Vostra Eccellenza per l'amore nostro mutuo, -il quale mi fa credere che i piaceri e le avversità dell'uno siano -anche dell'altro. Non posso scriver questo senza lacrime, tanto m'è -grave vedermi privo di sì dolce e cara compagna, poichè tale ella -era per me, per i buoni costumi suoi e il tenero amore che era fra -noi. Per sì acerbo caso vorrei ben domandare aiuto di consolazione da -Vostra Eccellenza. Ma so che anch'ella n'avrà la parte sua di dolore. -E a me sarà più caro avere chi a me s'accompagni col pianto che chi -mi consoli. E alla Signoria Vostra mi raccomando. — Ferrara, 24 giugno -1519, ora quinta della notte. Alfonso duca di Ferrara.»[284] - -Il marchese Federigo mandò suo zio Giovanni Gonzaga a Ferrara; e di -lì questi scrisse: «Non si maravigli Vostra Eccellenza, se dico partir -domani di qua, perciocchè le esequie non si fanno, ma solamente nelle -parrocchie son detti gli ufficii. È vero però che il signor duca -accompagnò personalmente alla sepoltura l'illustrissima sua consorte. -Questa è stata sotterrata al Monastero delle Suore del Corpo di Cristo, -nella sepoltura medesima ove fu deposta la madre del duca. A tutta -la città è rincresciuto molto della morte di lei, soprattutto al duca -stesso. Egli dimostra veramente averne avuto singolare cordoglio. Qui -si dicono cose grandi della vita sua, e che da forse dieci anni la -portava il cilizio; è circa due anni che ogni giorno la si confessava, -e comunicavasi da tre a quattro volte il mese. E di nuovo mi raccomando -continuamente alla buona grazia di Vostra Eccellenza. — Ferrara, 28 -giugno 1519. Giovanni de Gonzaga marchese.[285] - -Le tombe di Lucrezia, d'Alfonso e di molti altri membri della casa -d'Este in Ferrara sono scomparse. Indarno cerchi colà o a Modena il -ritratto della famosa donna. Neppur uno n'è rimasto; e nondimeno è -certo che pittori di grido la ritrassero. Ed in Ferrara non era difetto -di pittori: v'era il Dossi, il Garofalo, il Cosma ed altri. Anche -il Tiziano avrà dipinto la bella duchessa. Il ritratto da lui fatto -d'Isabella d'Este Gonzaga, l'emula, quanto a bellezza, della Lucrezia, -si conserva nella Galleria Belvedere a Vienna. È un'avvenente figura -di donna d'un bello ovale e dalle linee molto corrette, dagl'occhi -bruni e dall'espressione di femminile dolcezza. Manca un ritratto di -Lucrezia per mano dello stesso maestro; mentre quello della Galleria -Doria attribuito a lui o da altri a Paolo Veronese, tuttochè questo -artista non sia nato che il 1528, è una delle tante invenzioni solite -a incontrarsi nelle gallerie. Così pure nella Galleria stessa v'è una -figura di grandezza naturale di donna dalle forme di amazzone con elmo -in mano, che si attribuisce a Dosso Dossi; e s'è affermato senza tanti -discorsi essere il ritratto della Vannozza. - -Ad alquanta verosimiglianza potrebbe piuttosto pretendere un ritratto -ad olio, proprietà di monsignor Antonelli, direttore del Gabinetto -numismatico di Ferrara, non perchè porti in caratteri alquanto antichi -il nome di Lucrezia Borgia, ma perchè alcuni lineamenti sembrano -rassomigliare a quelli del medaglione. Ad ogni modo, questo non è -ritratto autentico, come non sono tampoco i due su maiolica posseduti -dall'inglese Rawdon Brown in Venezia; lavori, secondo l'ipotesi di -costui, di Alfonso stesso, dilettante di pittura delle maioliche. -Quando anche tale opinione potesse esser fondata, il che non è, simili -ritratti puramente decorativi appena offrirebbero qualche somiglianza. - -Altri ritratti certi di Lucrezia Borgia non vi sono, tranne quelli -nella medaglia, impressa nel periodo della sua vita in Ferrara. Uno -è in fronte di questo libro: è il più perfetto di tutti, e può dirsi -anche ch'è una delle più notevoli impronte della Rinascenza. Pare ne -sia stato autore Filippino Lippi nell'anno 1502, dopo il matrimonio -di Lucrezia con Alfonso. Il rovescio porta un'immagine caratteristica -non solo pel tempo, ma per Lucrezia stessa: Amore con le ali mezzo -strappate, legato ad un lauro; accanto un violino, e più sotto -carte di musica; la faretra dell'amoroso Iddio infranta pende a un -ramo dell'albero; e l'arco per terra con la corda spezzata. Intorno -l'iscrizione: _Virtuti Ac Formae Pudicitia Praeciosissimum_. Con tali -simboli l'artista volle forse significare che il tempo de' liberi -ludi amorosi eran passati, e con l'albero d'alloro alluse forse alla -gloriosa casa degli Este. Se codesta allegoria, alquanto ardita, poteva -nulladimeno convenire per una sposa qualunque, per Lucrezia Borgia poi -fu davvero la più appropriata che potesse immaginarsi.[286] - -Guardando quella testa attraente, da' lunghi capelli disciolti, un -senso di maraviglia t'assale. Niun contrasto maggiore di quello che -passa tra l'immagine reale e l'immagine che ciascuno si sarà fatta di -Lucrezia Borgia, secondo la rappresentazione tradizionale del carattere -di lei. Quell'effigie presenta un aspetto d'infantile candore, di una -espressione singolare, senza linee classiche nel profilo. Bello non si -direbbe nemmanco. Diceva il vero la marchesana di Cotrone, scrivendo -a Francesco Gonzaga, che Lucrezia non aveva nulla di particolarmente -bello, ma ciò che si chiama _dolce ciera_. La testa di lei ha punta -o poca somiglianza con quella del padre, quale le migliori medaglie -lo raffigurano; meno forse nel naso fortemente profilato. La linea -frontale di Lucrezia è prominente, mentre in Alessandro VI è depressa; -e il mento scende in quella alquanto indietro, in questo invece sta con -la bocca sulla stessa linea. - -Un'altra medaglia non rappresenta Lucrezia co' capelli disciolti, ma -col capo avvolto da una rete e dalla lenza, un nastro ornato di pietre -preziose o di perle. La chioma copre l'orecchio; e quindi dalle spalle -in giù una lunga treccia, proprio nella forma allora in uso, come -può, ad esempio, vedersi in una bella medaglia di Elisabetta Gonzaga -d'Urbino.[287] - -I documenti, che hanno fornito i materiali a questo libro, pongono -ogni lettore in grado di formarsi un giudizio su Lucrezia Borgia. -Questo sarà forse approssimativamente giusto o per lo meno più giusto -di quello omai trasmesso e per tradizione accettato. Gli uomini del -passato sono problemi pe' giudici loro. Se giudicando di contemporanei -a noi conosciuti, diamo ne' più madornali errori, quanto più non -siamo esposti ad errare appena che vogliamo comprendere la natura di -uomini, che ci stanno dinanzi solo come ombre. Tutte le condizioni -personali alla loro vita e tutto l'intreccio delle circostanze di -luogo, di tempo, di persone, nel cui mezzo s'andaron formando, e i -più intimi secreti dell'esser loro giacciono lì, qual serie di fatti -tutti scissi e divisi; e da questi frammenti uopo è per noi ricostruire -un carattere. Per chi guardi alla legge di causalità, la storia è -la giustizia del mondo. Ma non di rado la storia scritta è per sè -il più ignorante de' tribunali. Molti caratteri storici vedrebbero -ne' ritratti loro fatti ne' libri come tante caricature, e di cuore -riderebbero del giudizio sul conto loro portato. - -Lucrezia Borgia forse consentirebbe con chi attenendosi a' documenti -del tempo osasse affermare, ch'ella fu donna leggiera, amabile e -infelice insieme. L'infelicità sua in vita furono gli avversi casi da -lei in parte immeritati; e, dopo morte, l'opinione che s'andò formando -intorno il suo carattere. Il marchio d'infamia sulla sua fronte -impresso seppe ella stessa, come duchessa di Ferrara, cancellare; -ma apparve di nuovo, poichè fu morta. E come presto riapparisse, lo -mostra il giudizio che davano di lei i Della Rovere in Urbino. Nel -1552 Guidobaldo II, figlio di Francesco Maria e di Eleonora Gonzaga, -doveva sposarsi con Giulia Varano; ma domandò invece la mano di una -Orsini. Il padre gli oppose i matrimonii di principi con donne indegne -di loro; fra gli altri, quello di Alfonso di Ferrara. Costui — diceva -egli — s'è disposato con Lucrezia Borgia, con una donna _di quella -sorta che pubblicamente si sa_, e ha dato anche a suo figlio _un -mostro_ (Renata). Guidobaldo confermò cosiffatto giudizio: rispose che -egli sapeva d'avere un padre, che giammai non lo vorrebbe costringere -a prendere una sposa come Lucrezia Borgia, _di quella mala sorta che -fu quella, e con tante disoneste parti_.[288] Così l'opinione continuò -a propagarsi, e Lucrezia Borgia divenne il tipo di ogni abiezione -femminea, sino a che Vittor Hugo nel suo dramma e il Donizetti nella -sua opera non la portarono sulle scene appunto sotto quei colori. - - -Ancora, per concludere, qualche parola intorno ad Alfonso e alla -discendenza sua e di Lucrezia. Il duca di Ferrara sopravvisse alla -moglie altri 15 anni, che furono difficili e procellosi. Seppe non -pertanto con prudenza resistere e mantenersi contro l'odio papale -de' Medici. Si vendicò di Clemente VII col sacco di Roma, cui resero -possibile i soccorsi suoi all'esercito imperiale. Ebbe da Carlo V -Modena e Reggio; e di tal guisa fu in grado di trasmettere agli eredi -suoi gli antichi Stati di casa d'Este nella integrità loro. Non passò -ad altre nozze. Ma Laura Eustochia Dianti, bella e giovane ferrarese, -gli fu compagna. Questa gli partorì due figliuoli, Alfonso e Alfonsino. -Egli morì il 31 ottobre 1534 di 58 anni, quando i fratelli lo avevano -già preceduto nel sepolcro, il cardinale Ippolito nel 1520 e Don -Sigismondo nel 1524. - -Da Lucrezia Borgia ebbe cinque figliuoli. Ercole fu suo erede al -trono. Ippolito fu cardinale; morì il 2 dicembre 1572 in Tivoli, ove -suo monumento è la Villa d'Este. Eleonora fu monaca nel monastero del -_Corpus Domini_, e vi morì il 15 luglio 1575. Francesco fu marchese di -Massalombarda, e morì il 22 febbraio 1578. In fine Alessandro, morto, -come s'è detto, varcata appena l'età di due anni, il 10 luglio 1516. - -Il figlio di Lucrezia Ercole II regnò sino all'ottobre 1559. Suo padre -nel 1528 avevalo sposato con Renata, la brutta, ma molto intelligente -figliuola di Luigi XII. Lucrezia non aveva visto mai la sua nuora, e -non mai sospettato neppure che Renata potesse divenir tale. La vita -di questa celebre duchessa costituisce un importante episodio nella -storia di Ferrara. Essa fu seguace entusiastica di quella Riforma, che -finalmente penetrò nel mondo, intesa ad emancipare lo spirito da una -Chiesa, a capo della quale erano stati i Borgia, i Della Rovere e i -Medici. E per questo i Della Rovere la chiamavano un _mostro_. Per un -certo tempo Renata tenne nascosti alla corte sua Calvino e Clemente -Marot. - -Un caso strano occorse: appunto alla corte del figliuolo di Lucrezia -nel 1550 apparve un uomo, che valse a rinnovar la memoria della storia -della famiglia Borgia, già quasi diventata un mito per la generazione -allora vivente. Era Don Francesco Borgia, duca di Gandia, e ora, -nell'anno 1550, gesuita. La sua inattesa comparsa in Ferrara ci porge -occasione di fare un cenno delle vicende di casa Gandia. - -Di tutti i discendenti di Alessandro VI i più fortunati furono appunto -quei che tolsero l'origine dall'ucciso Don Juan. La vedova donna Maria -visse un pezzo in grande reputazione alla Corte della regina Isabella -di Castiglia. Poscia, presa da malinconia e da bigottismo, andò a -chiudersi in un monastero. Morì l'anno 1557. Il suo unico figlio Don -Juan, ancora bambino, era successo allo sciagurato padre nel Ducato -di Gandia, ed aveva anche serbati i possedimenti nel Napoletano. -Questi comprendevano un territorio esteso in Terra di Lavoro con le -città di Sessa, Teano, Carinola, Montefuscolo, Fiume, e altre. Il -giovane Gandia nel 1506 le cedette al re di Spagna, e ne fu compensato -pecuniariamente: il gran capitano Consalvo ebbe il Principato di Sessa. - -Don Juan restò in Spagna, ove fu uno de' Grandi, e di grado elevato -assai. Sposò Giovanna d'Aragona, principessa della caduta Casa reale -di Napoli; e in seconde nozze, nell'anno 1520, donna Francesca de -Castro y Pinos, figlia del visconte d'Eval. I matrimonii de' Borgia -furono la maggior parte assai fecondi. Venuto a morte codesto nipote -di Alessandro VI nel 1543, non lasciò meno di quindici figliuoli. -Le figlie si maritarono con Grandi di Spagna, e i figli appartennero -alla più cospicua nobiltà del paese, ove conseguirono altresì le più -alte cariche. Il maggiore, Don Francesco Borgia, nato il 1540, fu -duca di Gandia, un gran signore, molto stimato alla Corte di Carlo -V, che lo fece vicerè di Catalogna e commendatore di Santo Jago. -Accompagnò anche l'imperatore nelle spedizioni in Francia e sino in -Affrica. Il 1529 erasi ammogliato con Eleonora de Castro, dama di corte -dell'imperatrice. E n'ebbe cinque figliuoli e tre figliuole. Morta la -moglie nel 1546, nulla più lo trattenne dal seguire la passione, che -da lungo tempo covava in seno, per la Compagnia di Gesù, quella cioè -di rinunziare per sempre alla sua splendida condizione e di farsi -gesuita. Pareva quasi una misteriosa tendenza ve lo spingesse, per -scontar così i peccati della casa sua. Eppure non deve far maraviglia -di trovare un pronipote di Alessandro VI sotto l'abito de' Gesuiti. -La stessa demoniaca energia di volontà, per la quale i Borgia eransi -segnalati, animava pure il loro compatriotta Loyola, benchè sotto altra -forma e rivolta a diverso scopo. Ed anche le massime del _Principe_ del -Machiavelli divennero la parte politica delle costituzioni gesuitiche. - -Il duca di Gandia andò nel 1550 a Roma per gettarsi a' piedi del Papa -e divenire membro dell'Ordine. Appunto allora Paolo III, fratello di -Giulia Farnese, era morto, e Giulio III Del Monte asceso alla Santa -Sede. Ma in Ferrara era ancora sul trono Ercole II, zio cugino di -Don Francesco. Egli si ricordò della parentela e lo invitò, andando a -Roma, di passar per Ferrara. Francesco si fermò alla corte del figlio -di Lucrezia tre giorni, e vi fu ricevuto anche da Renata. Non si sa -se l'entusiastico discepolo di Loyola fosse a notizia de' sentimenti -religiosi dell'amica di Calvino. Il loro incontro però, nella patria -del Savonarola e nell'appartamento di Lucrezia, offriva un contrasto -acutissimo e de' più strani. Francesco continuò quindi per Roma; donde -poscia tornò presto di nuovo in Spagna. Morto il Lainez, fu nel 1565 -terzo Generale della Compagnia di Gesù. Morì in tal qualità a Roma -l'anno 1572. La Chiesa lo santificò; così un pronipote di Alessandro VI -divenne un santo.[289] - -La discendenza di questo Borgia si ramificò, innestandosi con le -più nobili famiglie di Spagna. Il suo primogenito Don Carlos, duca -di Gandia, sposò donna Maddalena, figlia del conte Oliva della casa -Centelles. Così quella famiglia, cui apparteneva il primo promesso -sposo di Lucrezia, s'imparentò un mezzo secolo più tardi con i Borgia. -La stirpe de' Gandia durò sin nel secolo XVIII, nel quale ebbe anche -due cardinali Borgia. - -Ercole II non scoprì le eretiche relazioni di sua moglie che nel 1554. -La cacciò in un chiostro. Ma la nobile principessa restò fedele alla -Riforma. Quando l'Inquisizione soffocò a Ferrara il moto riformatore, -essendo duca il figlio suo, ella rientrò in Francia. Ivi visse fra -Ugonotti nel suo Castello di Montargis, e vi morì nel 1575. Per strana -combinazione il duca di Guisa fu proprio genero di lei. - -Renata diede al marito parecchi figliuoli: Alfonso, principe erede; -Luigi, più tardi cardinale; donn'Anna, sposatasi appunto col duca -di Guisa; donna Lucrezia, poscia duchessa d'Urbino; e donna Leonora, -rimasta nubile. - -Il figlio Alfonso II successe nel Governo di Ferrara l'anno 1559. -È quel duca reso immortale dal Tasso. Come l'Ariosto, al tempo del -primo Alfonso e di Lucrezia, aveva glorificata la casa d'Este con un -poema monumentale, così ora Torquato Tasso continuava codesta specie -di esaltazione tra i nipoti, quando sul trono di Ferrara sedeva il -secondo Alfonso. Il caso metteva così ai servizii della stessa corte i -due più grandi poeti epici d'Italia. La sorte del Tasso è uno dei più -sinistri ricordi della casa d'Este; eppure, che il cigno canoro abbia -fatto risuonare proprio in mezzo alla corte di Ferrara la sua canzone, -è, al tempo stesso, l'ultimo dei ricordi che abbia importanza nella -storia di quella. Perchè con Alfonso II, nipote di Lucrezia Borgia, -morto senza figliuoli, s'estinse il 27 ottobre 1597 la linea legittima -della famiglia d'Este. Don Cesare, un nipote di Alfonso I, figlio di -quell'Alfonso, che Laura Dianti aveva a colui partorito e di donna -Giulia Della Rovere di Urbino, salì, è vero, al trono di Ferrara alla -morte di Alfonso II, come suo erede per legge; ma il Papa nol volle -riconoscere. Indarno cercò mostrare come l'avo suo, poco prima di -morire, avesse regolarmente sposato Laura Eustochia, e che fosse per -questo divenuto egli legittimo erede della casa. A nulla giovò che i -giureconsulti perorassero la validità delle pretensioni di Don Cesare -innanzi ai tribunali di papi ed imperatori. E approdò ancor meno, che, -sull'esempio del Muratori, quei diritti, a tutt'oggi, fossero dai -Ferraresi sostenuti. A Don Cesare fu giuocoforza sottomettersi alla -decisione di Clemente VIII. Il 13 gennaio 1598 il nipote di Alfonso -I dovette firmare la rinunzia al Ducato di Ferrara. Con la moglie -Virginia dei Medici e coi figliuoli abbandonò quella, che per secoli -era stata la residenza degli antenati suoi, e si ridusse a vivere a -Modena col titolo di Duca di questa città, alla quale s'aggiunsero -anche Reggio e Carpi. - -Don Cesare continuò quivi la linea collaterale degli Este. Sullo -scorcio del secolo XVIII, mercè l'arciduca Ferdinando, essa trapassò -nella casa Austro-Estense. Ed anche questa oggi è venuta meno. E caduta -pure è la dominazione dei Papi in Ferrara. Là ove un tempo, quando nel -1502 Lucrezia Borgia fece il suo ingresso, sorgeva Castel Tedaldo; -là, ove Clemente VIII fece erigere la grande fortezza, oggi non è -che un campo: la fortezza fu smantellata nel 1859. In quel campo sta -dimenticata e quasi sperduta la statua di Paolo V, e intorno intorno -tutto è solitudine. Così anche oggi, innanzi alla rôcca di Giovanni -Sforza in Pesaro sorge una colonna, dalla quale la statua fu abbattuta: -sulla base si legge: «Colonna di Urbano VIII; ecco tutto quel che ne -rimane.» - - - - -APPENDICE DI DOCUMENTI - -ALLA LUCREZIA BORGIA. - - - - -INDICE DE' DOCUMENTI. - - - DOCUMENTO - - I. Tavole nuziali tra Gianandrea Cesarini e Girolama - Borgia. — (24 gennaio 1482) Pag. 353 - II. Tavole nuziali tra Carlo Canale e Vannozza - Catanei. — (8 giugno 1486) 354 - III. Tavole nuziali tra Ursino Orsini e Giulia - Farnese. — (20 maggio 1489) 355 - IV. Tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Don Cherubin - Joan de Centelles. — (26 febbraio 1491) 358 - V. _Ad Bovem Borgia_ 364 - VI. Beatrice Borgia ad Alessandro VI. — (9 settembre - 1492) 365 - VII. Scioglimento del contratto di matrimonio tra - Lucrezia Borgia e Don Gaspare. — (8 novembre - 1492) ivi - VIII. Ercole d'Este ad Alessandro VI. — (3 gennaio 1493) 371 - IX. Minuta delle tavole nuziali tra Lucrezia Borgia - e Giovanni Sforza. — (2 febbraio 1493) 372 - X. Gianandrea Boccaccio al duca di Ferrara. — (13 - giugno 1493.) 376 - XI. Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo. — (23, 24 - dicembre 1493) 378 - XII. Don Juan, duca di Gandia, al marchese - Gonzaga. — (12 settembre 1496) 381 - XIII. Poesia sulla morte di Don Juan di Gandia. — (16 - giugno 1497) ivi - XIV. Il cardinale Giuliano Della Rovere ad Alessandro - VI. — (10 luglio 1497) 382 - XV. Annullamento del contratto matrimoniale tra - Lucrezia Borgia e Don Gasparo. — (10 giugno 1498) ivi - XVI. Primo contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia - e Don Alfonso d'Aragona. — (20 giugno 1498) 385 - XVII. Atto relativo alla eredità reclamata da donna - Maria Enriquez per suo figlio Don Juan. — (19 - dicembre 1498) 389 - XVIII. Tavole nuziali tra Laura Orsini e Federico - Farnese. — (2 aprile 1499) 390 - XIX. Protesta di Jacopo Gaetani contro la Sentenza - inflittagli. — (7 febbraio 1500) 391 - XX. Elisabetta, duchessa d'Urbino, al fratello - Francesco Gonzaga. — (21 marzo 1500) 393 - XXI. Cesare Borgia al marchese Gonzaga. — (24 maggio - 1500) 394 - XXII. _Dyalogus mortis et Pontificis laborantis - febre._ — (1500) 395 - XXIII. Istrumenti relativi alla promessa di matrimonio - di donna Angela Borgia con Francesco Maria - Della Rovere. — (25 agosto e 2 settembre - 1500) ivi - XXIV. Giovanni Sforza al marchese Gonzaga. — (17 ottobre - 1500) 396 - XXV. Pandolfo Collenuccio al duca Ercole di - Ferrara. — (29 ottobre 1500) 397 - XXVI. Alessandro VI alla Signoria di Firenze. — (13 - luglio 1501) 400 - XXVII. Bolla di Alessandro VI relativa all'Infante romano - Gio. Borgia. — (1º settembre 1501) 401 - XXVIII. Idem. — (1º settembre 1501) 405 - XXIX. Saraceni e Bellingeri al duca Ercole. — (23 settembre - 1501) 408 - XXX. Saraceni allo stesso. — (26 ottobre 1501) 409 - XXXI. Gianluca Pozzi allo stesso. — (23 dicembre 1501) 410 - XXXII. Sposalizio di donna Lucrezia Borgia con Don - Alfonso d'Este mercè procura. — (28 dicembre - 1501) 411 - XXXIII. Alessandro VI alla Comunità di Nepi. — (28 dicembre - 1501) 413 - XXXIV. Pozzi e Saraceni al duca Ercole. — (2 gennaio - 1502) 414 - XXXV. El Prete alla marchesa Isabella Gonzaga. — (2 - gennaio 1502) 415 - XXXVI. Il cardinal Ferrari al duca Ercole. — (9 gennaio - 1502) 417 - XXXVII. Pozzi e Saraceni allo stesso. — (13 gennaio 1502) 418 - XXXVIII. Il duca Ercole ad Alessandro VI. — (14 febbraio - 1602) 421 - XXXIX. La marchesa Isabella Gonzaga a Lucrezia - Borgia. — (18 febbraio 1502) 422 - XL. La stessa ad Adriana Ursina. — (18 febbraio 1502) ivi - XLI. Cesare Borgia alla sorella Lucrezia. — (20 luglio - 1502) 423 - XLII. Francesco Troche alla marchesa Isabella - Gonzaga. — (1º settembre 1502) ivi - XLIII. Lo stesso alla stessa. — (5 ottobre 1502) 424 - XLIV. Isabella Gonzaga a Cesare Borgia. — (15 gennaio - 1503) ivi - XLV. Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga. — (1º febbraio - 1503) 425 - XLVI. Il duca Ercole a Giangiorgio Seregni, suo oratore - in Milano. — (24 agosto 1503) 426 - XLVII. Giovanni Sforza al marchese Gonzaga. — (25 - agosto 1503) 427 - XLVIII. Don Jofrè Borgia allo stesso. — (18 settembre 1503) ivi - XLIX. Il marchese Gonzaga a sua moglie Isabella. — (22 - settembre 1503) 428 - L. Il duca Ercole a Lucrezia Borgia. — (4 ottobre - 1503) 429 - LI. Lucrezia Borgia al marchese Gonzaga — (18 - agosto 1505) 430 - LII. Tavole nuziali tra Niccolò De Rovere e Laura - Orsini. (Novembre 1505) 431 - LIII. Cesare Borgia al marchese Gonzaga. — (7 dicembre - 1506) 433 - LIV. Lucrezia Borgia allo stesso. — (28 dicembre - 1506) ivi - LV. La stessa allo stesso. — (15 gennaio 1507) 434 - LVI. Vannozza alla figlia Lucrezia. — (febbraio 1515) 435 - LVII. Vannozza al cardinale Ippolito d'Este. — (14 - settembre 1515) 436 - LVIII. Vannozza alla figlia Lucrezia. — (19 dicembre - 1515) 437 - LIX. Lucrezia Borgia a Leon X. — (22 giugno 1519) 438 - - FACSIMILE - I. Alessandro VI a Lucrezia Borgia. 441 - II. Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga. 443 - III. Lucrezia Borgia alla stessa. 445 - - - - -DOCUMENTI - - - - -DOCUMENTO N. I. - -_Tavole nuziali tra Gianandrea Cesarini e Girolama Borgia._ - - 24 gennaio 1482. - -In dei no. am. Anno pont. Indict. et mense quibus supra die vero -Jovis XXIIII. In presentia mei publici not^ii etc. R^mus in xpo pr -et dnus dnus RODERICUS BORGIA Eps portuensis S. R. E. Cardinalis ac -Vicecancellarius paterna caritate et affectione ductus ac motus erga -nobilem et honestam ac generosam puellam virginem JERONIMAM sororem -excellentis et generosi adolescentis dni PETRI LUDOVICI DE BORGIA et -JOHANNIS DE BORGIA infantis germanor. fratrum volens et intendens -ipsam Jeronimam puellam que de sua domo et familia existit veluti -filiam recognoscere et tractare et pro honore dicte sue domus et -familie ipsam condecenter maritare ac dotare dotemque sibi condignam -constituere In pres. mei publici notarii et rogator. ad infrascripta -pacta et sponsalia in dei no. cum mag^co viro dno GABRIELLE DE -CESARINIS domicello Romano Regionis S^ti Eustachi patre ac legitimo -administratore spectabilis adolescentuli JOHANNIS ANDREE sui legitimi -ac naturalis filii inter eos habita tractata et solemniter conclusa et -firmata devenit in hunc qui sequitur modum et formam vid. - -_Seguono le stipulazioni_. _La dote è di_ 4000 ducator. auri in auro. - - . . . . . . . - -Acta fuerunt hec in palatio R^mi dni Card^lis Mediolanensis in quad. -camera magna ejusdem palatii ubi ipse R^mus dnus residet et audientiam -dare solet presentib. ibidem dicto R^mo pre dno Stefano de Nardinis -tt^i Sancte Marie in transtiberim presbitero cardinale Mediolanensi -vulgariter nuncupato ac etiam R^mo in xpo pre dno Jo. Bap^ta tt^i -Sancti (Nicolai in Carcere) Cardinale de Sabellis vulgarit. dicto -ac Magº et Illº, armor. capitaneo et ductore dno Virginio quond. dni -Neapulionis de Orsinis Juliano de Cesarinis de Regione Pontis Antonio -de porcariis Regionis pinee, Romanis civibus testibus ad predicta omnia -et singula adhibitis et rogatis. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene, - nell'Archivio de' Notai al Campidoglio.) - - -DOCUMENTO N. II. - -_Tavole nuziali tra Carlo Canale e Vannozza Catanei._ - - 8 giugno 1486. - -Eodem anno pont. Ind. et mense die vero VIII. Junii. In presentia -mei not. et testium etc. honesta Mulier DNA VANNOTIA relicta quond. -dni... scriptoris apostolici Intendens ad secunda vota transire ac -se matrimonio collocare et nuptias contrahere cum spectabili viro dno -CARULO CANALE DE MANTUA. - -Ante nuptias donavit eidem presenti et acceptanti ducatos auri in -auro Mille et ultra donavit eidem similiter psenti et acceptanti unum -ex officiis sollicitator. bullarum aplicar. et (promisit) facere et -curare quod suis sumptibus dictum officium dicto dno Carulo conferatur -vel gratis concordetur. Amplius et promisit eid. psenti in dotem et -dotis nom. et pro jocalibus dare tradere et consignare eidem illud -quod concorditer asseruerunt fuisse constitutum inter eos per manus -spectabilis viri Dni Francisci de Maffeis scriptoris apostolici ac -basil. S. Petri canonici et laurentii Barbarini de Catellinis Ro^ni -civis presentium et sic esse affermantium quorum dictis stare et -credere promiserunt et convenerunt et tempore quo fiet salutio dotis -promiserunt facere contractus cum cautelis ypotecis promissionibus -et stipulationib. consuetis et cum dicta donatione dotis et jocalium -constitutione. prefatus dnus Carolus interrogatus per me notar. -ut publicam personam si volebat recipere habere et tenere in suam -legitimam uxorem prefatam dnam Vannotiam respondit volo et similiter -interrogata dicta dna Vannotia si volebat recipere dictum dnum carolum -presentem in suum legitimum Maritum et ipsum pro legitimo viro habere -et tenere secundum ritum sancte matris ecclie respondit volo. Et -sic mutuo consensu et interveniente anuli aurei immissione in digito -anulari ipsius dne Vannotie per ipsum dnum Carolum immissi matrimonium -legitimum ac mutuo consensu interveniente per verba de presenti -sponte contraxerunt. Que quid. omnia et singula perpetuo attendere et -observare promiserunt. Rogaveruntque me not^m ut publicum conficerem -instrumentum unum vel plura et totiens quotiens etc. - -Acta fuerunt hec Rome in domo habitationis prefate dne Vannotie -site in R^ne Arenule juxta plateam de branchis presentibus Rd.º pre -dno (_mancano parecchie parole_) Juliano Gallo Mercatore Bruchardo -Barbarino et Dodro (sic) de Carnariis et aliis quampluribus testibus ad -predicta vocatis et rogatis. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene, - nell'Archivio de' Notai al Campidoglio.) - - -DOCUMENTO N. III. - -_Tavole nuziali tra Ursino Orsini e Giulia Farnese._ - -20 maggio 1489. - -I. D. o. n. Anno pont. et Ind. quibus supra mensis vero Mai die -XX^ma in presentia R^mi in xpto pris dni. R. Cardinalis et Epi. -portuensis S. R. E. Vicecancellarii ac R.^orum patrum dni Bartholomei -Martini Epi Segobricensis dni Francisci Garzett Canonici Toletani et -Johannis Staglie civis Romani et mei publ. notarii ad hec adhibitorum -et rogatorum. Cum sicut infrascripte partes asseruerunt et sponte -confesse fuerunt, alias inter mag.^cum dom. URSINUM filium quond. -mag.^ci dni LUDOVICI DE URSINIS dni Castri Vasanelli et mag.^cam -dnam dnam ADRIANAM matrem et tunc tutricem dicti dni Ursini ex una -et mag.^cam et honestam puellam dnam Juliam filiam quondam Mag.^ci -viri dni PETRI LUISII DE FARNESIO tunc in humanis existentis et ipsum -quond. dom. petrum ut patrem et legitimum tunc administratorem prefate -Julie parte ex altera contracta fuerint sollemnia sponsalia de futuro -cum promissionibus dotis et aliis promissionib. et pactis inter eos -initis et contractis et ad presens dicti sponsi puberes facti dicta -sponsalia rata grata et firma habentes in dicta promissione ipsorum -nomine facta perseverantes ac persistentes dicta sponsalia ac legitimas -nuptias solemni ac legitimo consensu de presenti interveniente et per -traditionem et immissionem anuli sponsalis contrahere velint et de -dicta dote promissa ydoneas cautiones facere et recipere. Ea propter -[Mag.^cus vir dnus ALEXANDER filius et heres prefati quond. dni petri -loisi de farnesio et ut frater et conjuncta persona prefate dne Julie -qui primo et ante oia cum juramento sollemni tactis corporaliter sacris -scripturis in manibus mei Not^i ad sancta Dei evangelia infrascripta -oia et singula perpetuo attendere et observare et contra non facere -dicere vel venire ratione sue minoris etatis XX^ti aut XXV annor. nec -restitutionem in integrum postulare pro se ipso ac vice et noie Mag^ci -viri dni ANGELI DE FARNESIO sui germani fratris et coheredis pro quo -et se et bona sua principaliter et in solidum obligavit et de rato et -rati habitione promisit et se facturum et curaturum ita et taliter et -cum effectu quod dictus suus frater infrascripta oia et singula rata -et firma habebit et contra non faciet dicet vel veniet ut supra. Et una -cum prefato dno Alexandro] [Hoc totum scriptum fuit antequam stipulatum -fuerit instrumentum deinde non fuit stipulatum quia defuit presentia -dni Alexandri qui expectabatur et non venit ideo sic cancellatum fuit -manu mei Notii.] Rd^us in xpo pr. dnus JACOBUS DE GAYTANIS prothonotar. -apostolicus et Mag^cus et generosus vir dnus COLA DE GAYTANIS germani -fres avunculi conjuncteque persone ejusdem Julie similiter de rato et -rati habitione promictentes et sese in solidum obligantes et ex certa -scientia obligari et teneri volentes promiserunt, et sollemni pactione -et stipulatione intervenientib. convenerunt, dicto dno URSINO sponso -prefate dne Julie presenti et michi Notº ut publice persone legitime -stipulanti nuptiar. tempore et infra dilationes infrascriptas dare -solvere numerare et in pecunia numerata cum effectu traddere eidem -dno Ursino pro dote et dotis promisse nomine ad opus et utilitatem -prefate dne Julie summam et quantitatem trium milium et quingentor. -ducator. auri de camera ad computum LXXII. bl. pro quolibet duc. -de qua integra summa dotis Mille solvere promiserunt infra termin. -duor. annor. proxime futuror. a die presentis contractus incipiendor. -et ut sequitur finiendorum Reliquos vero solvere promiserunt infra -dilationes infrascriptas vz. quia singulis futuris annis post cursum -dictor. duor. annor. solvere promiserunt dicto dno. Ursino ducatos -sexcentos usque ad integram solutionem totius summe dictor. trium -milium quingentor. ducator. cum omnib. dannis expensis et interesse -dicta ex causa et indefectum solutionis predictor. vel aliorum ipsorum -patiendis faciendis et incurrendis de quib. stare et credere simplici -dicto et justo dicti dni Ursini et suor. heredum et successor. absque -alia judicis taxatione seu boni viri arbitratu me Not.º sollemniter -stipulante pro eo et dictis heredib. et successorib. omnibusq. -quor. interest vel intererit in futurum Cum pactis et conventionibus -sollemni stipulatione vallatis de restituenda vel lucranda dicta dote -in omnem casum et eventum matrimonii dissolvendi secundum formam et -dispositionem juris communis et secund. consuetudinem inter magnates -urbis hacten. observatam. Et precibus et rogatu prefator. dnor. -ALEXANDRI DE FARNESIIS dni JACOBI prothon. et dni COLE DE GAYTANIS -sui fris. et cujuslib. ipsor. Magcus vir dom. Gabriel de Cesarinis ac -ven. vir dom. FRANCISCUS DE LENIS Canonicus Roman. et dom. MARIUS DE -MELLINIS Franciscus de Lenis filius et specialis nuntius R^di ptris dni -petri de lenis Clerici cam^re apostolice ab eo prout asseruit ad hoc -missus pro quo et se obligando de rato promisit et LELLUS STEFANI DE -LELLIS et FRANCIS. TEOLI omnes cives Romani sartus se ad infrascripta -non teneri nec obligari sed teneri et obligari volentes ex certa eorum -et cujusq. ipsor. scientia ipsi et quilib. ipsor. pro rata sponte -sollemniter fidejubendo et intercedendo promiserunt et juraverunt -se facturos et curaturos ita et taliter et cum effectu quod dicti -principales expromissores predicta omnia et singula per eos promissa -et pacta observabunt et adimplebunt et temporib. et dilationibus -supra expressis dictam promissam dicto dno Ursino persolvent. Alias -teneri voluerunt ipsi et quilib. ipsor. pro rata ad integr. solution. -dictor. trium mil. et quingentor. ducator. infra dilationes supra -expressas vd. quisq. pro rata sua tantum Que quidem omnia et sing. -tam dicti principales expromissores quam fidejussores prefati perpetuo -attendere et observare ut sup. promiserunt, contraq. non facere dicere -nec venire pro quib. obligaverunt sese et omnia et sing. ipsor. bona -mobilia stabilia presentia et futura et voluerunt pro predictis posse -conveniri et cogi in omni loco et in omni foro et coram quocunq. judice -ecclesiastico vel seculari et feriatis dieb. quibus renuntiaverunt -expresse, renuntiaverunt et privilegio fori et omnib. exemptionib. ac -defensionib. quib. contra promissa facere dicere vel venire possent vel -aliquis eorum posset. Renuntiaver. etiam expresse dicti expromissores -et fidejussores capituli divi hadriani et nove constitutionis beneficio -ac beneficio de duob. vel plurib. reis debendi dividendar. et cedendar. -actionum. Et juraverunt omnes sollemniter. Rogaveruntq. me notarium et -dederunt potestatem. - -Actum in domib. prefati R.^mi D. Vicecancellarii in cam. stellarum -presente ipso R.^mo dno aliisque prenominatis supra descriptis etiam -pro testibus adhibitis et rogatis. - -Eisdem Anno pont. mense die vero XXI. factus fuit sollemnis contractus -nuptiar. [Arratio solemnis] per immissionem anuli et legitimo consensu -interveniente per verba vis volo ad interrogationem mei Notarii Si -vellent alter in alterius legitimum matrimonium. primo dictus Ursinus -respondit velle deinde similiter prefata dna Julia ibid. presens ipsum -Ursinum in legitimum virum habere velle respondit Adstantibus ibi -R.^mo d.^no Vicecancellario prefato R.^mo d.^no CARDINALE DE URSINIS -R^mo d.^no RINALDO DE URSINIS Archiep. Florentino et magna prelatorum -et Magnatum et Nobilium Viror. multitudine. In domib. prefati dni -Vicecancellarii in porticu seu viridario de quib. ego idem Notarius -rogatus fui cum potestate extendendi in ampliori forma si opus fuerit. - -Eisd. anno pont. mense et die et in eod. loco personaliter constitutus -coram me Not. et testib. infrascriptis Mag.^cus vir d^nus ANGELUS DE -FARNESIO [Promissio indemnitatis cum ratificatione facta per M. d. -Angm de farnesio.] qui primo et ante omnia cura sollemni juramento -tactis sacris scripturis renuntiavit beneficio minoris etatis XXV. -annor. et asserens se esse maiorem XX^ti et promisit non contravenire -ac de rato et rati habitione promisit pro dno Alexandro ejus germano -fare et se facturum certa prout asseruit habens scientiam de contractu -promissionis dotis nomine dne Julie sue sororis Mag.^co d^no Ursino et -de fidejussorib. prefatis pro summa trium mil. quingentor. ducator. -et de aliis contractis in obligatione per eos facta Ad requisitionem -et interpellationem Mag.^ci d^ni Nicolai de Gaitanis ibidem presentis -ac etiam mei Not.^ii publici sponte et ex certa ejus scientia et non -per errorem Ratificavit emologavit et confermavit omnia et sing. facta -gesta promissa et contracta per ipsum Mag.^cum d^num Nicol. Gaytanum -ipsius dni Angeli et fratris nomine in dicto contractu sponsalium -contenta et celebrata ac fidejussiones propterea prestitas et omnia -et sing. in ipso contractu contenta et promisit ipsum dnum Nicolaum et -alios expromissores et fidejussores perpetuo conservare ac dissobligare -et liberare ab omni obligatione promissionis in fidejussione per eos -prestita me Not.º ut publica persona presente et stipulante. Alias -teneri voluit dictus dnus Angelus pro se et dicto suo fratre ad omnia -et singula damna etc. de quibus etc. et pro quibus etc. Et voluit etc. -et renuntiavit etc. et juravit, et dedit potestatem etc. - -Actum ubi supra presentibus egregio legum doctore dno FRANCISCO DE -MAXIMIS et viro nobile PETRO DE VALLE Romanis civibus testibus etc. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. IV. - -_Tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Don Cherubin Joan de Centelles._ - - 26 febbraio 1491. - -Capitols fets, e concordats entre lo R^mo S.^or lo senyor don RODRIGO -DE BORJA Bisbe de Porto Car^al de Valentia e vicecancellier de la -Sancta Sede aplica, e lo mag^co micer ANTONIO PORCARO noble Roma com a -curador donat et assignat a la noble e mes virtuosa S^ra dona LUCRETIA -DE BORJA Donzella habitant de present en Roma filla carnal de dit R^mo -Car^al, e germana del Ill. S^or don JOAN DE BORJA, Duc de Gandia de -una part: e lo noble e mag^io S^or Don CHERUBI JOAN DE CENTELLES S^or -de la vall de Ayora en Regne de Valencia de part altra per causa e fi -del matrimonj mediant la divina gra faedor per dits nobles don Cherubi -Joan de Centelles, e Dona Lucretia soberdits, e entre ells, en la forma -seguent. - -Primerament es pactat, e concordat entre les dites parts que dit R^mo -S.^or Car^al com a pare carnal, e dit micer Antonio com a curador e -ab voluntat de dita Dona Lucretia per causa e contemplatio de dit -matrimoni faedor se haje a obligar et prometer, e, axis obliga, e -promet dit R^mo S.^or Car^al, ab bastants obligations e procuras, dar, -e, constituir o fer dar, e, constituir a dita dona Lucretia en dot al -dit noble don Cherubin Joan de Centelles Trenta tres milia Timbres -valents CCC e XXX^m mil sous moneda reals de valentia, çoes Trenta -Milia en contants, e Tresmilia en Joyes e arreus de sa perssona. Laqual -summa de contants se traura de les seguentes partides çoes XI^m mil -Timbres los quals per la clara memoria de DON PELOIS DE BORJA quondam -Duc de Gandia en son testament a dita dona Lucretia germana sua, en nom -de Dot, e matrimonj faedor foer lexades. It. VIII milia Tymbres dels -quals en contemplatio de matrimoni faedor, e, nom de dot, es stada feta -donatio a dita Dona Lucretia, per lo R^end S.^or DON CESAR DE BORJA -Pro^ri de la sede aplica, e don JOFRE DE BORJA Canonge, e, Pebordre, -e, Ardiacha major de la Seu de Valentia germans los dos de dita Dona -Lucrezia. Item set milia Tymbres, los quals dit R^mo S.^or Car^al -etiam en nom de dot, e contemplatio de matrimonj ha donats a dita Dona -Lucretia filla sua carnal, en certa donatio feta en Roma devant lo R^nd -Auditor dla Cambra. It. VII. Milia altres Tymbres los quals dit R^mo -S.^or Car^al promet donar, com de present dona per vigor de la facultat -aell atorgada per la sede ap.^ca Ultra los soberdits VII Milia per -compliment de dits XXXIII Milia Tymbres, adita dona Lucretia filia sua: -Compresa, empero en dita quantitad deis dits XIII Milia Timbres, que Sª -S^ia R^ma li dona la summa dels dits tres milia Tymbres donada a dita -Dona Lucretia filia sua per joyes, e arreus de la sua perssona. Les -quals joyes e arreus sie estimats valer dits Tres milia Timbres. laqual -quantitat de Trenta e Tres Milia Tymbres proçeides en lo modo davant -dit, Dit R^mo S.^or Car^al se obligara pagar, o, fer pagar en nom de -Dot de dita Lucretia, en los termens de jus scritt. - -Item mes attenent que dita Dona Lucretia a XVIIII de Abril prop vinent -entrara en edat de dotze anys, es concordat e pactat entre les dites -parts, que lo R^mo S.^or Car^al prometa esser tengut et obligat fer, -procurar, e donar obra, que dita Dona Lucretia haja e sia tenguda -constituir procuradors legitims a contractar dit matrimonj per -paraules de present ab dit noble Don Cherubi Joan de Centelles per -medi de legitim procurador, o, procuradors a dit arte, specialment -per dita dona Lucretia constituits per tot lo mes de Abril del Anny -Mil CCCCLXXXXII. en lo qual mes a XVIII dies de aquell haura complits -XII anys de sa edat, los quals procurador, o, procuradors per dita -dona Lucretia constituits fermara per tot lo mes de Juny sequent, -de dit anny Mil. CCCCLXXXXII matrimonj per paraules de present ab lo -dit Don Cherubi Joan de Centelles. E axi matrij dit Don Cherubi Joan, -sia tengut, es obligar de fermar dit matrimonj ab dita Dona Lucretia -per paraules de present dins lo sober dit Terme sots les penes dejus -scrites. - -Item mes avant es pactat, e concordat entre les dites parts que apres, -que lo dit matrimonj sera contractat per paraules de present entre Don -Cherubi Joan e Dona Lucretia damunt dits que dit R^mo Car^al sia tengut -fer, e procurar, e donar obra, que dita Dona Lucretia sia tramesa -adespeses de sua R^ma S^ia e venga en Regne de Valentia e aço dins -terme de un alter anny comtador del dia del contracte del matrimonj per -paraules de present entre Don Cherubi Joan e dona Lucretia damunt dits -o aço, sots les penes jusscrites. - -Item es concordat e pactat entre les dites parts que apres dita dona -Lucretia sera venguda en Regne de Valentia, ella e dit Don Cherubi Joan -sien tenguts de solempnizar dit matrimonj, en faz dla esglia e consumar -aquell, e aço, en continent, o alpus tart dins terme de sis meses -contadors del dia dela venguda de dita Dona Lucretia en dit Regne, et -aço per part sua, procurara e fara meter enobra, ab effecte, dit R^mo -Car^al, e don Cherubi Joan ho exemtara per sa part sots les penes de -jusscrites e posades. - -Item es mes pactat, e concordat entre les dites parts que dins un mes -apres de contractat e fermat de matrimonj per paraules de put entre los -sobredits don Cherubi Joan, e dona Lucretia per obs de luir e quitar -aquells huyt Milia e trescents trenta tres sous quater diners censsals -que per lo dit noble Don Cherubi Joan de Centelles foer originalment -carregats al spectable COMTE DE OLIVA germa seu ab Carta rebuda per n -Antoni barreda not. dla ciutat de Valentia, e lo qual censal de present -sefa a diverses persones per lo dit noble Don Cherubi se carregar es -faça carregament ala dita noble Dona Lucretia e axi que la proprietat, -e preu de dit censal sia convertida en luisio e quitament del dit -censal, e la dita noble dona Lucretia per lo dit censal carregador -succexea en los drets de prioritat, e potioritat del dit censal delqual -sera fet quitament. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts per conservatio -de pau, e amor que los cent, e deu milia sous ques han apagar per lo -dit Ill. Don Joan de Borja Duc de Gandia se paga[=r], e sien pagatr -ab tot effecte quinze dies ans de la solemnjzatio, e consumatio de dit -matrimonj al dit noble don Cherubi Joan de Centelles. - -Item mes es pactat, e concondat entre les dites parts que la summa -restant de la principal, e integra quantitat del dot que son CCCXXX -milia suos, dels quals segons damunt es dit sen de luexe e de falque -lo que sera despes per obs de luir e quitar lo Censal sobredit de VIII -milia CCCXXXIII suos de renda carregat per lo dit Don Cherubi Joan -de Centelles, e Cent, e deu milia suos del Duc de Gandia com damunt -es dit. e XXX milia sous de Joyes, e arreus a dita dona Lucretia per -dit R^mo S^or Car^al donats, quinze dies ans, de solemnizar en fas de -la esglia e consumar aquell dit R^mo S.^or Car^al promet pagar, o fer -pagar, e ab effecte consignar tota dita restant quantitat comprenent -en aquella los huytanta milia suos, adita Dona Lucretia donats per dits -R^nt proto^n Don Cesar, e don Jofre germans seus, laqual sia convertida -en compra e carregaments de censals en loc tut e segur en nom de dita -noble Dona Lucretia di Borja a tota utilitat, e profit, e seguretat -de aquella en axi que si lo dit spectable Comte de oliva volia pender -et haver ladita quantitat per via de carregament de censal per luir -e quitar censals anties, que fan, e responer lo comdat, e heretat de -aquell, e ab carreo dels quals es hereu del spectable comte de oliva -quondam pare de aquell, que de la dita quantitat se faça carreggament o -carregaments de censals quants volra lo dit spectable comte de oliva, -axi que los dits carregament o carregaments sie fets, es faç[=e] per -luir, e quitar los dits censals anties ab spetial parte, de succeir -en los drets de prioritat, e potioritat, e entots los alters dels -dicts censals quitats, e dels qui aquells tindran e posseiran a tota -utilitat, e seguretat de la dita Dona Lucretia de Borja, e dels seus. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que si sera -cas que por dispositio divina, o alters no sera fet ab acabament -solemnizat, e consumat lo dit matrimonj entre los dits nobles D. -Cherubi Joan de Centelles e Dona Lucrezia de Borja que en tal cas dit -Don Joan Cherubi e sos hereus sien tengust, e obligats restituir, e -tornar dins terme de sis meses tota la quantitat que en nom de dita -Dona Lucrezia se trobara esser esmerçada, o per dit Don Cherubi en -qual se vol maña rebuda a dita Dona Lucrezia de Borja e sos hereus -en contants, o censals esmerçats, e compres, o en carregaments e -aço a electio, arbiter e mera voluntat dita Dona Lucrezia, eñént en -electio sua exigir dita quantitat en comtants, o endits esmerços, o en -carregaments, e enaquest derrer cas los censals esmerçats, o comprats -de dita quantitat torne e sie pleno jure, e sens diminutio alguna, -en domini e senyoria de la dita Dona Lucrezia de Borja e per obit de -aquella en domini e senyoria del Ill. Don Joan de Borja Duc de Gandia, -o hereus de aquell. - -Item mes es stat pacat e concordat, entre les dites parts, que los dits -censals comprats que sie sobre lo dit spectable comte de oliva, o en -altre loc de continent consumat lo dit matrimonj axi com es dit, pase e -sie en domini e senyoria del dit noble don Cherubi Joan de Centelles, -a fer e disponder de aquelles, com de bens e coses dotals, e les -pensions, e preu, e proprietat de aquells sie a util e profit del dit -noble Don Cherubi, dels quals a cautela, la dita noble dona Lucretia -en paga rata dela dita dot sie tenguts for veuda e transportatio -al dit noble D. Cherubi Joan, a tota utilitat de aquell la qual ara -per als dits temps, cas, e loc, fan, e volen haver perfeta ab totes -ses clausules de evictio, e altres semblans in solutum venditionis -acostumades juxta lo stil de Regne de Valentia, e peritia dels notaris -rebedors dels presents capitols. - -Item mes es pactat, e concordat, entre les dites parts, que morint, -e deffalint la dita noble dona Lucretia, lo que a deu no platia sens -fill, o filla del dit matrimonj que en lo prop dit cas dels CCCXXX -mil sous puxa solament testar de trentamilia suos, e tot lo restant -entegrament sens diminutio alguna torne e sia del dit Ill. don Joan -de Borja Duc de Gandia, e dels hereus de aquell e morint e defallint -la dita noble dona Lucretia ab fill o fills puxa testar de dits CCCXXX -milia sous, e de la dot a ses planes voluntats. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que per quant -furs del Regne de valentia ales vergens es degut, e se deu fer augment -e reax o donatio per nupties de la mitat de la dot instituida, lo dit -noble D. Cherubi Joan fa augment, creix e donatio per nupties a la -dita noble D. Lucrezia de Borja de cent sexanta cinc milia sous de -la dita moneda per losquals obliga tots sos bens hagust, e per haver -ab promissio de donar ydonees cautions, e seguretats en semblants -contractes acostumades. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que entot cas, -temps, e loc, de dot e creix restituidors, o de Dot restituidora lo dit -noble D. Cherubi promet restituir, e sia tengut, e obligat restituir a -la dita noble Dona Lucrezia de Borja, los dits dot, e creix que [=p]ne -universal summa de CCCCLXXXXV milia sous. E encas, temps, e loc de -risittutio de la dita dot promet e sia tengut, e obligat, lo dit doble -d. Cherubi Joan, restituir los dits CCCXXX mil suos ala dita noble -D. Lucretia, o aquell a qui pertanyeran segons forma dels presents -capitols sots obligatio, e ypotheca de tots sos bens hagust e havedors, -e, ab ydonees cautions, e seguritats, en semblants cassos acostumades. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que entot cas, -loc, e temps dels dits dot e creix restituidors per seguritat e tuitio -de dita noble d. Lucrezia quinze dies ans de les nupties, e consumatio -de dit matrimonj, sia livrada la poss^io de la dita val de Ayora, locs, -e castells, de aquella per lo dit noble D. Cherubi Joan de Centelles, -o per lo procurador de aquella la dita noble d. Lucretia o legitim -procurador de aquella axi que los vasalls de la dita vall jure tenir -la dita noble D. Lucrezia per s^ra fins sia integrament pagada dels -dits dot, e creix, e fara los fruyts render e regalies propries de -aquella la qual poss^io per al dit cas, temps, e loc, sia feta atota -utilitat de dita noble d. Lucretia, axi com de present ab los presents -capitols fa, e ha, perfeta lo dit noble d. Cherubi, e per quant ladita -vall de Ayora, e bens de dit Don Cherubi Joan porie esser vinclats -o no bastants e sufficients a asegurar complidament la restitutio -dela quantitat dels dit Dot, e Creix fara ab effecte que lo spectable -conte de Oliva son germa, se obligue ell, e sos bens per la restitutio -integrament faedora a dita D. Lucretia per dit Dot e Creix. - -Item es mes pactat, e concordat entre les dites parts, que per quant lo -dit matrimonj se ha de fer per la dita D. Lucrezia de Borja ab manament -voluntat e ordinatio de R^mo S^or Car^al D. Rodrigo de Borja, per ço -lo dit R^mo S^or D. Rodrigo de Borja promet, es obliga, en nom proprij -e principalment, en qualsevol nom que millor se puxa, a tota utilitat -e profit del dit noble D. Cherubin, que aquell dit R^mo S.^or fara -curara, e procurara e donara obra, ab tot effecte que la dita noble D. -Lucretia dins los termens de sobre en altres capitols designats fara -e complira lo dit matrimonj ab lo dit noble D. Cherubi Joan, E lo dit -S^or Car^al d. Rodrigo, vol esser, e sia principalment obligat, en -pagar tots los dits CCCXXX mil. sous dela dita dot de sus designata, -en la forma damunt dita, e los quals se done, es, instituexe es (han) -apagar, al dit noble Don Cherubi, Axique dit R^mo S.^or D. Rodrigo -puxa esser convengut in solidum, e principalment exemtat, per rao de -dita quantitat sotmetent se, a for, juhi, exame de qualsevol jutge -e offitial per lo dit noble Don Cherubi, elegidor. E si sera cas que -la dita noble dona Lucretia pervenguda a la edat legitima de fer lo -matrimoni segons damunt es contengut, revisara fer aquell que en tal -cas lo dit Sor R^mo don Rodrigo de Borja vol esser entorregut et ipso -facto entorrega, e done al dit noble Don Cherubin deu milia florins de -or en or per tots dans, e interes dels quals dite deumilia florins dit -S^or R^mo ental cas fa donatio per contemplatio de matrimonj al dit -noble Don Cherubi ab expressa obligatio e ypotheca de tots sos bens -haguts e per haver. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que lo dit noble -D. Cherubi Joan, prometa axi com de present promet, e jura an[=re] S^or -Deu e als sancts quatre evangelis, que los presents capitols tendra, e -observara, ab tot effecte: E solempnement ab la dita noble D. Lucretia -venguda, a quella edat perfecta, dins los temps, e termens, de sus -designats, fara, complira, e solempnizara lo dit matrimonj: e la dita -noble D. Lucretia, en legitima miller pendra segons ordinatio de sancta -mare esglesia. E si per lo dit noble D. Cherubin se feya lo contrari -per dans e interesos, et alias per la millor forma e maña fer se puxa, -a tota utilitat de dita noble D. Lucretia, lo dit noble D. Cherubin -promet donar, e dona a dita noble Dona Lucretia deumilia florins de -or en or, per rao e contemplatio de qualsevol matrimonj per ella ab -qualsevol persona faedor, sots obligatio e ypotheca de tots sos bens -e drets haguts e per haver consentit enaço, e expressament obligant se -ell, e tots sos bens, lo spectable comte de oliva. - -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que los presents -capitols, e quascuns de aquells per si, sien executoris e quascuns -de aquells sie fetes, e fermades corn de present se ferme, carta, e -cartes publiques quantes sie na[=o]riits a profit e utilitat de les -dits parts, e da cascuna delles, ab clausules executories ab summissio -e renuntiatio de for proprij, e de tota appellatio, recors, correctio e -real comisio, e provisio, e ab varcatio de juy, e ab [=cl]es, jurades -de no pleaejar ne impetrar restitutio de dans, interesos, e despeses, -ab expresses obligatio, e ypotheca de tots lurs bens, e drets haguts -e havedors, et ab los juraments, e penes peccuniaries renuntiations -necessaries, e ab totes altres cauteles juxta la pratica e consuetut -del Regne, e peritia de Notari, e Notaris en poder dels quals los -presents capitols seran fets e fermats: _Mancano le firme_. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. V. - -Reverend^mo in christo Patri Dno. Dno. C. Car^li Valentino Benefactori -meo Primario: — Sub Alex. VI. Pont. Max. Prosperius Triumphante Roma -Hier. Portius Auditor Alumnus; - -Re^me et Acutissime Princeps Donec petita reporto, non istabo vacuus -Borgium Sed accipe carmen. Non minus Cesari concivi meo Antisti. -Valentino quam M. convenies Alex^ro. - - AD BOVEM BORGIA. - - Qui tibi Dive Pater Sacra hec dedit arma: reliquit - Ille animum, mores, ingeniumque simul. - Aurea Saturni redimis sic secula Pastor - Et finitur placido nunc tua Roma jugo - Servat Alexandrum populus non munera Sextum - Propte te populus munera Pastor amat - Perpetuus foelix memorat tua Roma triumphons - Sedet Alexander florida Secla manet - Qui modo Rumuleos tutatur et equora Campos - Regnat Alexander Secula tuta manent - Prosperius priscis, iubilat Tua Roma Triumphis - Et quotiens Sacrum obtinet Alma Bovem - Vive diu Bos. Vive diu Bos. Borgia vive - Vivit Alexander Roma beata manet. - -(Liber Hartmanni Schedel Nurembergensis artium ac utriusq. medicine -doctoris. Cod. lat. Monacen. fol. 162.) - - -DOCUMENTO N. VI. - -_Beatrice Borgia ad Alessandro VI._ - - Valenza, 9 settembre 1492. - - Sanct^me ac beat^me pr. - -Post osculum pedum latorem presencium nobilem Nicholaum balbi civem -Venetum nrm. legualem clientulum multas jacturas in pluribus locis -perpessum tue ineffabili sanctitati comitimus: ac ipsam humiliter -atque devote precamur ut nri. causa ipsum tanta gra. condonet ut coram -ipsam suum valeat denudare animum. Oratio nra apud prefatam Sanctitatem -vulgaris ne videatur eciam atque eciam suplicamus: ut nos erga ipsum -eo quo animo confidit agnoscat. Vale. Ex urbe valencie Nono Setembris -Nonas anno MCCCCLXXXXII. - - De vra Sanctitate - - indigne iermana e - servula Beatrice - de Borga. - -(Bibl. Marciana in Venezia. Cl. X. Cod. CLXXIV. n. 166.) - - -DOCUMENTO N. VII. - -_Scioglimento del contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia e Don -Gaspare._ - - 8 novembre 1492. - -In Dei nom. Amen. A. a. nat. D. N. J. Ch. Millmo. quatragintesimo -nonagesimo secundo pont. S. D. N. D. Alexandri div. prov. ppe -VI. Ind. XI. mens. Nov. die VIII. Pateat omnibus hoc pns public. -instrum, inspecturis qualr. in presentia mei publ. not. et testium -infrascriptor. ad h. spec. rogator, constituti personalr. vir spectab. -D. ANTONIUS DE PORCARIIS civis rom. assertus curator insignis puelle -DNE LUCRETIE BORGIE Ill^is d. JOANNIS BORGIE DUCIS GANDIE germane -sororis et curatoris nomine ipsius parte ex una. Et insignis D. -JOANNES FRANCISCUS DE PROCHITA MILES ET COMES DE AVERSA hispanus et -Mag^cus adolescens D. GASPAR ejus legit. et naturalis fil. tam suo -nomine et pro suo interesse quam etiam procuratorio et administratorio -nomine dicti sui filii ac ejus vice et nomine Mag^ce et Ill^is DNE -LEONORE DE PROCHITA ET DE CASTELLECTA COMITISSE DE AVERSA ipsius dni -Joannis Francisci genitricis, parte ex altera. Concorditer asserentes -et affirmantes qualiter de anno proxime preterito 1491, ac de Mense -aprilis die ultimo constituti fuerunt procuratores ac speciales nuntii -per ipsam Dnam Lucretiam et praefatum ejus curatorem ac per S. D. N. -nunc ppam tunc vero Card. et Vicecancellarium Mag^cus vir D. JANFREDUS -DE BORGIA DNUS BARONIE DE VILLA LONGA et Dnus JACOBUS SERRA tunc -Canonicus Valentinus et nunc Archiep. Arboren. et dnus MATHEUS CUCIA -decretor. doctor vicarius generalis Valentinus ad contraend. noie -ipsius insig. dne. Lucretie constituentis legitima sponsalia cum pfato -Mag^co adolescente dno Gaspare pubere de presenti legitimum consensum -importantia cum pactis, dotalibus et nuptialib. ac ornamentorum et -jocalium promissionib. stipulationib. penis et juramentis et aliis -cautelis necessariis pensis et expressis in quibusd. capitulis p'mo -et secundo loco tam per ipsum insignem dnum. Joannem franciscum quam -per dictam Mag^am dnam Leonoram Comitissam transmissis et acceptatis -et dicti mandati vigore et ex facultate eisdem tradita et concessa -dictos omnes procuratores simul sicut dicte partes sponte asseruerunt -et confesse fuerunt omnia et singula pacta et conventiones in dictis -capitulis contenta cum dicta sponsalium celebratione cum praeindicato -dno Gaspare et prefata dna Leonora ejusd. Gasparis avia solemni ac -legitima stipulatione interveniente concluserunt ac firmaverunt et -inter cetera pacta et capitula inter eos firmata et conclusa actum -et conventum fuit, quod prefatus tunc R^mus dnus Vicecancellarius -teneretur et obligatus esset facere et jurare cum effectu quod -supra dicta dna Lucretia ejus naturalis filia que tunc nondum etatem -duodecim annor, impleverat nec impletura erat usque ad XVIII^m diem -mensis aprilis postquam viri potens et nubilis etatis effecta fuisset -ipso etiam Gaspare pubere existente prefata Magn^ca dna Comitissa -avia paterna dicti Gasparis et dnus Jo. Franciscus ejus pater et -legitim, administrator effectualiter curare et facere tenerentur -quod legitimas nuptias cum ea contraheret et statim postq. ipse d. -Gaspar XV. sue etatis annum implevisset similiter facere et curare -teneretur pfata dna Comitissa et dnus Jo. Fran. quod ipse d. Gaspar -eamdem dnam. Lucretiam in suam transferret familiam et matrimonium -cum ea in facie ecclesie solemniter celebraret et consumaret ad omnem -simplicem requisicionem prefati tunc R^mi d. Vicecan. et pfati dne -Lucretie sub penis infrascriptis dummodo ipse tunc R^mus d. Vicecan. -paratus esset ipsam d. Lucretiam ad Civitatem Valentinam trasmittere -prout suis sumptibus transmittere promisit et in casum et eventum quod -omnia et singula pacta vicissim non implerentur aut aliqua dictar. -partium contra hentium respective contra faceret diceret vel veniret -et ad effectum non deduceretur tunc una pars alteri et altera alteri -respective ut supra que in aliquo promissor. contraveniret ad penam -decem millium florenorum auri parti fidem servanti stipulandorum et -applicandor. obligaretur. Et specialiter et expresse pfatus tunc R^mus -d. Vicecan. in omnem casum et eventum contraventionis seu conventionum -predictarum teneri et obligari voluit ad dandum et solvendum pro -interesse ipsorum domine Comitisse et dni Joannis Francisci noie -dicti d. Gasparis recipientium et stipulantium dictam summam decem -millium florenor. auri Quam quidem summam ex tunc contemplatione -matrimonii et propter nuptias idem R^mus tunc dnus Vicecan. donavit -et donationis titulo dedit dicto dno Gaspari et patri et avie pro -eo ut supra stipulantibus. Que quidem omnia et singula alterutri et -vicis sim perpetuo observare et observari facere promiserunt et contra -non facere, dicere, vel venire, et ita iuraverunt solemniter pfato -iuramento tactisque per eos sacris evangeliorum scripturis et sub dicta -pena decem millium florenorum auri parti fidem servanti applicandorum -rato modo semper manent pacto prout hec in effectu et substantia et -alia plurima in dictis pactis et capitulis latius apparere dignoscitur. -Unde pfatus d. Antonius de porcariis assertus curator pfate d. Lucretie -ex una et pfatus d. Joan. Franciscus pr. et legitimus administrator -et curator prout ipse asseruit dicti dni Gasparis sui filii parte -ex altera concorditer asserentes et affirmantes dicta sponsalia -fuisse per verba de presenti vis volo ac modo predicto cum dictis -procuratorib. legitimum et speciale mandatum tenentibus contracta ac -predicta omnia et singula vera fuisse et esse ex certis respectibus -et causis animum ipsor. inducentibus mature ac perpenso consilio et -deliberatione precedentibus ad infrascripta nova pacta et conventiones -solemni ac legitima stipulatione interveniente concorditer devenerunt -vl. quia prenominatus Mag^cus et insig. D. Joan. Franciscus pater et -legitim. administrator assertusque curator dicti d. Gasparis pro quo -et de rato et rati habitione promisit et se facturum et curaturum quod -dictus ejus fil. nullo unquam tempore contrafacere dicere vel venire -maxime ratione sue minoris etatis et adversus infrascripta in integrum -restitutionis beneficium non postulabit, ac una cum eo et ipse dnus -Gaspar cum consensu et auctoritate dicti sui patris presentis, nec -non cum presentia et auctoritate eximii legum doctoris domini SIMONIS -DE CAROFOLIS de Spoleto Ordinarii Judicis Capitolii et presentis Ill. -alme urbis senatoris locum tenentis ibidem astantis et pro tribunali -sedentis, et partium voluntate cognita suum decretum et sui ufficii -ad postulationem supradicti dni Joannis Francisci suo et dicti sui -filii nomine postulantis auctoritatem interponentis. Qui et insignis -dnus Joannes franciscus se et bona sua principaliter obligando et pro -dicta Mag^ca dna Comitissa ejus matre absente de rato et ratihabitione -promisit parte ex una: et prefatus d. Antonius de porcariis curator -et curatorio nomine pfate dne Lucretie promictens dicto nomine quod -similiter contra non facere vel venire nec restitutionem petere -parte ex altera concorditer ac mutuo et vicissim mutuoque dissensu -ex certa eorum et cujusque ipsor. scientia nullo juris, aut facti -errore ducti ab omnib. et singulis dictis pactionib. sponsaliciis -seu nuptialib. obligationib. promissionib. et penis quocumque vel -qualicumque commissis vel incursis comictendis vel incurrendis sive ex -conventione dicte dne Lucretie sive ex conventione pfati dni Gasparis, -sive etiam ipsorum patrum seu quovis alio modo sponte recesserunt -dictosque omnes et singulos contractus et sponsalia per verba de -presenti ut supra contracta et omnia et sing. pacta et capitula etiam -juramento firmata DISSOLVERUNT ET RESOLVERUNT et pro dissolutis et -resolutis haberi voluerunt omniaque et singula istrumenta et cautiones -et scripturas publicas vel privatas desuper confectas et confecta -cassaverunt cancellaverunt et aboluerunt cessari et cancellari et -aboleri mandaverunt et pro cassis irritis et nullis haberi voluerunt -itaq. nullum de cetero producere possint nec valeant juris aut -executionis effectum Renuntiantes mutuo ac vicissim una pars alteri -et altera alteri cum solem. pacto de perpetuo amplius non petendo -omnib. et singulis iuribus et actionib. tam realib. quam personalib. -utilib. et directis civilib. et pretoriis ipothecariis seu mixtis et in -rem scriptis eisdem aut aliam ipsorum competentibus seu competituris -acquisitis seu acquirendis ex dictis conventionib. stipulationib. et -penis contractis seu contrahendis et presertim ex causa donationis -contemplatione matrimonii dicto dno Gaspari ut prefertur in locum -contraventionis per tunc R^mum d. Vicecanc. et nunc ppam ut dictum -est facte que cum ob dictam causam facta fuerit causa cessante locum -habere non debet me notario ut publica persona presenti recipienti et -legitime stip^ti pro dictis partibus et qualib. ipsarum tam presentib. -quam absentib. et pro ear. et cujusq. ipsar. heredib. et successorib. -omnibusque quor. interest vel intererit in futur. etiam aliqua nova -legitima stipulatione interveniente et acceptilatione solemniter -subsequente Amplius etiam voluerunt et convenerunt dicte partes ex -novo pacto solemni stipulato ut supra firmato quod dictis priorib. -capitulis conventionib. juramentis et penis appositis non obstantib. -liceat et permissum sit pfate D. Lucretie libere et impune legitimas -nuptias ac legitimum matrimonium cum quocumque alio sibi placuerint -contrahere ac perficere et consumare quandocumque et quod penitus et -omnino libera et soluta remaneat perinde ac si nunquam dicta priora -capitula et sponsalia cum stipulationib. dictar. penar. et cum dictis -jura^tis facta aut celebrata fuissent sperantes quod praef. S. d. n. d. -Alexander ppa sextus ex sua clementia ad supplicationem eorundem super -dissolutione dictor. sponsalium ut supra per verba de punti contractor. -et si juramentum intervenisset per bullam suae s^tis opportune -dispensare dignabitur ac dispensationem concedere gratiose. Et pro -majori et abundantiori cautela et validatione premissorum Idem insignis -d. Jo. Fran. pater et legit. administrator assertusque curator pfati D. -Gasparis sui filii et curatorio ed administratorio noie ipsius nec non -et ipse dnus Gaspar cum pntia consensu et auctoritate dicti sui pris -et curatoris constituti personaliter coram pfato Judice et locumten. -Senatoris pro tribunali sedenti in quod. scamno ligneo in loco -infrascripto quem locum pro juridico tribunali elegit pro validitate -presentis actus sponte in ejus jurisdictionem consentientes et illam -prorogantes petierunt hunc presenti contractui et omnib. contentis -in eo suam et sui officii pdicti auctoritatem ac solenne decretum -interponi. Supradict. vero dom. locumtenens judex sedens ut supra -visis et diligenter cognitis perspectis omnib. et singul. instrumentis -pactor. et capitulor. promissionum stipulationum ac penar. matureque -consideratis presentib. novis pactis dissolutionis et dissensus ac -annullationis et irritationis contractuum propter periculum incursus -penarum in eisdem adiectarum concorditer ut supra firmatis et conclusis -suam in his ei dicti sui officii auctoritatem et decretum solemniter -interposuit cum meliori modo via et forma quibus magis et melius -de jure fieri potest et debet ipsis dno Johanne Francisco et filio -presentibus ac petentib. dictoque D. Antonio curatore pfate D. Lucretie -curatorio noie acceptante. Que quidem oia et singula una pars alteri -et altera alteri mutuo et vicissim ac concorditer perpetuo attendere -et observare respective promiserunt contraque non facere ut supra ad -penam et sub pena viginti millium florenor. auri de C^ra pro dimidia -parte pacti fidem servanti et pro alia dimid. parte camere aplice. -applicandor. me notario ut supra stipulante, pro dicta Camera et -partib. ac pro heredib. et successorib. ear. omnibusque quor. interest -ut supra sub obligatione et ipotheca omnium bonor. pfati D. Joannis -Francisci mobilium et immobilium presentium et futuror. ac etiam pfate -D. Lucretie pro quib. obligaverunt sese ambe partes in forma Camere -aplice ampliori submittentes se coherctioni ac jurisdictioni dni -Auditoris Camere cum constitutione procure et aliis clausis et cautelis -ac renuntiationib. consuetis ac necessariis in similibus contractib. -in forma Camere adhiberi consuetis et cum potestate extendendi in -pleniori forma Camere aplice et juraverunt dictus D. Antonius curator -et curatorio noie ac prenominatus D. Joan. Franciscus pater et curator -unacum dicto Gaspare ejus filio tactis corporaliter sacris scripturis -promissa oia et singula perpetuo attendere et observare et observari -facere ut supradictum est et contra non venire aliqua ratione iure -ttº seu causa nec aliquo quesito ingenio vel colore Rogaveruntque me -notarium ut de predictis publicum conficerem instrumentum unum vel -plura et totiens quotiens fuerim requisitus et dederunt potestatem -extendendi non mutata substantia veritatis. Acta fuerunt hec Rome in -palatio aplico in aula pontificis pntibus audientib. et intelligentib. -infrascriptis testibus vd. Venerabil. ac integerrimis viris dnis JACOBO -DE CASANOVA Canonico et preposito Ecclie Valentine domino PETRO CARANZA -canonico toletan. dno BERNARDO CLASSIO Notario regio valentin. testib. -ad hoc de partium consensu et voluntate specialiter convocatis et -rogatis. - -Eodem anno pontif. jndictione mense et die quib. supra post predicta -sic ut prefetur, inter dictas partes conclusa, et firmata Idem Insignis -dnus Joannes franciscus sperans adhuc quod hujusmodi matrimonium -divina favente gra suum divinum sortiri et consequi possit effectum -promisit et solemni pactione et stipulatione interveniente convenit -S^mo D. N. D. Alexandro sexto pont. max.º pnti et sicut dixit id -pariformiter optanti et acceptanti facere et curare cum effectu quod -dictus dom. Gaspar ejus filius durante tpre unius anni alias nuptias -aut sponsalia cum aliqua non contrahet nec celebrabit nisi interim -prefata dna Lucretia nova sponsalia per verba vis volo legitimum -consensum inducentia cum alio contrahere voluerit aut alias nuptias -celebraret qua causa etiam ipsum dnum Gasparem liberum fore et esse -et libere cum aliis nuptias contrahere posse voluerunt et convenerunt. -Alias vero contrafaciendo Idem Insignis D. Johannes Franciscus sponte -se obligavit et teneri voluit pfato S^mo Dno N. ppe ad solvendum pro -pena et pene noie summam duor. millium ducator. auri in omnem eventum -contraventionis eid. S^mo D. N. ppe applicandor. me notº ut publica -persona pnte et legitime stipulante pro ipso S^mo D. N. pnte et pro -dicta dna Lucretia absente omnibusq. quor. interest vel intererit in -futurum. Et pro his firmiter et inviolabiliter observandis obligavit -se dictus insignis dnus Joannis franciscus ac oia et singula ejus bona -mobilia et immobilia pntia et futura in plenissima forma Cam^re aplice -ut supra et voluit pro predictis posse conveniri et agi Rome Valentie -et in omni loco et foro et coram quocunque judice ecclesiastico vel -seculari et omni tpre et feriato et feriatis diebus quibus renunciavit -expresse Renunciavit et privilegio fori et omnib. aliis exceptionibus -et defentionibus quibus contravenire posset. Et juravit ad scta dei -evangelia tactis sacris scripturis pdicta oia et singula attendere -observare et contra non facere dicere vel venire sub dicta obligatione -et pena et vinculo dicti prestiti juramenti. Rogaveruntque me notarium -ut de predictis publicum conficiam instrumentum unum vel plura et -totiens quotiens fuerim requisitus. Acta fuerunt hec in dicto palatio -aplico in Camera juxta salam magnam pontificum pntibus R^do pre dno -JOANNE LOPIS ejusdem S^mi d^ni nri ppe datario et dno PETRO CARANZA -supra nominato ejusd. dni nri cubiculario testibus ad premissa -specialiter vocatis et rogatis. - -Et ego Camillus de Beneimbene juris doctor Romanus civis publicus -Imperiali auctoritate notarius de omnibus et singulis sponsalium -dissolutionibus et penarum remissionibus ac renunciationib. pactis et -conventionibus et promissionib. et aliis supra contentis et expressis -a prenominatis partibus Rogatus ut in publicam notam redigerem in -aliis publicis negotiis ad psens impeditus per alium michi fidum -domesticumque Notarium scribi feci ac propria manu subscripsi et -publicavi solitoque signo notavi in fidem et testimonium omnium et -singulorum premissorum. - - (Archivio della Confraternitas S. Salvatoris - ad Sancta Sanctorum in Roma.) - - -DOCUMENTO N. VIII. - -_Ercole d'Este ad Alessandro VI._ - - Ferrara, 3 gennaio 1493. - -Sanct^me ac beat^me Pater et Dne., Domine mi colendiss^me humillima -post beatorum pedum oscula commendatione exhibita. Quae jampridem -de B^ne Vra. maximis laudibus extollenda cognovi, nunc etiam ex -litteris R^di D. epi. Mutinen. Legati apud S^tem Vram mei, et non -solum dilect^mi Primogeniti mie Alfonsi, sed etiam omnium qui ei -comites fuerunt, relatu ampl^mo accepi, de singulari B^nis Vrae in -omnes, praesertim erga me, meosque benignitate, liberalitate, gratia, -humanitate, et ineffabili caritate, qua in adventu istus suo, et semper -dum apud eam commoratus est, ipsam complexa fuit, quibus ex causis, -omnia quae possim jamdudum S^ti Vrae debentem, nunc ea etiam et plura -quam valeam B^ni Vrae debere profiteor, immortales et quantas universus -orbis animo concipere possit, ei gratias habens et agens servitor ego -ipsius devot^mus, et ad quaecunque sibi secunda grataque paratissimus, -cui etiam atque etiam humillime me, meosque omnes commendatissimos esse -volo et cupeo. Ferrariae III. Januarii 1493. - -Ejusdem Sanc^tis V. - - filius et servitor hercules Dux Ferrariae etc. - Siverius. - -(Bibl. Marciana in Venezia. Lat. Cl. X. Cod. CLXXVI.) - - -DOCUMENTO N. IX. - -_Minuta delle tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza._ - - 2 febbraio 1493. - -In nom. indiv. trinit. Anno a nat. D. N. J. Ch. Millº CCCCLXXXXIII. -pont. S^mi D^ni N^ri D^ni Alexandri div. prov. PP. VI. Ind. XI. m. -februarii die secundo pateat omnibus.... qualiter constitutus aput -presentiam prefati s^mi d^ni nri pape mag^cus ac preclarus juris doctor -dnus Nicolaus de Savano pisauriensis orator et procurator ac specialis -nuntius ab illustri et potenti dno dno JOHE SFORZIA DE ARAGONA comite -cotognole ac civitatis pisauri ejusque comitatus pro s^mo d^no nro -antefato et pro sede aplica generali in temporalib. vicario spetialiter -ab hoc constitutus ac destinatus habens ad infrascripta oia et sing. -peragenda plenum et spetiale mandatum sicut apparet ex pub. docum. de -eod. anno pontif. indict. quib. supra mense januarii die vero VIIII -dicti mensis januarii in dicta civitate pisauri in camera giardini -curie et domor. pfati ill. dni constituentis site in quarterio s. -Jacobi juxta plateam curie vias publicas et alia latera in presentia -spectabilium viror. magn. Johis francisa de arditiis ductoris physici -de pesauro et dni ludovici cardani de turricellis parmens. ejusd. ill. -dni cancellarii testium adhibitor. et convocator. per dnum Johannem -de Germanis de Austria civem pisauriens. pub. apostª et Imper. -auctoritae notarium de eo rogatum et in pub^ca forma redactum. Cum -Iris testimonialib. potestatis consilii et comunis ejusd. civitatis -pisauri cum sigillo dicte civitatis (sicut) apparet per me notarium -et testes visum lectum et penes et aput me pro habundantiori cautela -et fide dimissum ac virtute dicti mandati et facultatis sibi concesse -procuratorio noie pdicto Ad infrascripta capitula et pacta sponsalitia -cum pfato s^mo dno Nro. D. Alex. pp. VI. et inter eos in dei noie -concorditer conclusa et sollemni stipulatione firmata devenit quae sunt -ista videl. - -Quia pfatus S. D. N. d.^nus Alexander sextus pont. max. sponte ac -libere promisit pfato mag^co d^no Nicolao ut procuratori ac nuntio -pfati Ill. d^ni Johis Sforzie presenti et dicto nomine recipienti -dare traddere assignare et consignare in legitimam sponsam et uxorem -pfati Ill. d^ni Johis Sfortie de Aragonia Illustrem et eccellentem -d^nam LUCRETIAM BORGIAM virginem incorruptam etatis jam nubilis -existentem Illustris et excell. dni dne JOHIS BORGIE DUCIS GANDIE -germanam sororem eidemque S^mo d^no nro. PP. dilectissimam cum dote -et dotis nomine triginta et unum milium ducatorum ad computum decem -carlen. pro quolib. ducato de quibus triginta unum milib. duc. quinque -milia et quingenta solvi debent per praefat. Ill. domin. Johem ejus -fratrem virtute relicti eidem ill. dne Lucretie in testam. quond. -bon. mem. dni LUDOVICI QUOND. DUCIS GANDIE sui fratris defuncti -facti videlicet de undecim milib. florenor. monete usualis valentiae -quae faciunt et costituunt dictam summam vel ad circa. Alia vero -decem milia ducator. solvi et tradi debent in vestibus jocalibus -monilibus vasis argenteis et suppellectibus aliisq. ornamentis et -reb. ad usum illustrium mulierum dictam summam decem mill. ducator. -secund. comunem existimationem fiendam bene valentibus. Residuum vero -usq.; ad summam XXX unius milium duc. solvere promisit id s^mus D. -n. de pecuniis alias constitutis pro dote ejusd. in pecunia numerata -promisitq. id. s^mus d. n. facere et cum effectu curare quod dicta -ill. D. Lucretia consentiet et legitim. consens. prestabit ad. dic. -matrimonium contrahend. ipsumq. matrimonium perficiet et ad effect. -deducet sub pena infrascripta et versa vice pfatus mag^cus d. Nicolaus -procur. quo supra noie sponte et libere et supra promisit et convenit -prefato s^mo dno nro dno Alex. pp. VI^to presenti et recipienti -noie dicte Ill. dne Lucretie quod prefat. Ill. dnus Johes Sforzia -de Aragonia accipiet in suam legit, sponsam et uxor prefatam Ill. -dnam Lucretiam cum dote et jocalib. et ornamentis et supellectib. -predictis ad dict. summ. triginta unius millium ducat. ascendentib. -et q. consentient et legit, consensum prestabit in dicto matrimonio -contrahendo et copulando et per verba de presenti vis volo legit^m -consensum importantia nec non et quod infra unum annum proxime futurum -incipiendo a die presentis contractus ipsam dnam lucretiam prefat. Ill. -dnus Johes Sforzia in suam familiam transferet et ad suam domum ducet -et cum ea inseparable matrim. copulabit. et interim durante dicto anno -etiam quandocunque fuerit a prefato s^mo d. n. pp. interpellatus seu -requisitus ad oem simplicem requisition. seu interpellation. prefati -s^mi d. n. cum effectu paratum se obtulit, promisit et dictam dotem -et jocalia constituta integraliter et effectualiter solvere dum et -quando ipse ill. dnus Johes etiam cum effectu paratus fuerit ipsum -in uxor. ducere et in matrimonio collocare et ipsum matrim. carnali -copula interveniente perficere Itaq. eadem die qua dictum matrimon. -consumabitur dicta integra solutio et satisfactio fiat et impleatur -Insuper solemni pacto et stipulatione intervenientib. convenerunt quod -in casum et eventum quo dictum Matrimonium nullis suscepit comunib. -liberis ex eo nascituris quod deus avertat, dissolveretur dicto casu -viro predecedente dicta integra dos absq. diminutione et omnia et sing. -jocalia et ornamenta et supellectilia ac vasamenta que consumpta non -fuerint, et eo modo et in ea qualitate in qua tunc erunt et reperentur -redantur et restituantur ipsi ill. dne lucretie si viserit Idemq. locum -habeat liberis etiam extantib. viro precedente et uxore superstite -filiis vero extantib. et uxore precedente vir dotem lucretur ad -usufructum salva proprietate et substantia pro dictis comunib. liberis -Sed si ipsa dna lucretia viro premoriatur liberis non extantib. integra -dos predicta reddatur dicto ill. dno Johi Borgie duci Gandie et suis -heredib. et similiter jocalia non consumpta eid. restituantur cui -Illustri dno Johi dicto casu quo prefata ill. dna lucretia ejus soror -sine liberis decesserit ex tunc dicta dos et jocalia censeantur eidem -donata et ita ex nunc dicto casu prefatus S^mus D. N. pp liberaliter -donavit et donationis titulo inter vivos irrevacabiliter eid. ill. -dno Johi Borgie presenti et acceptanti ac legitime stipulanti pro se -ipso ac etiam pro suis heredib. Idem S^m. d. n. sponte et libere donat -transfert cedit et mandat cum omnib. jurib. et actub. ad faciendum -et disponendum pro suo et suor. hered. libito et voluntate me not. -ut pub. persona presente et legit. stipulante pro dicto Ill. dno Johe -Borgia et suis heredib. predictis. Amplius convenerunt quod in casu et -casib. restitutionis dotis et jocalium et ornamentor. predictor. nihil -lucraretur nec vir nec uxor sive ex casu donationis propter nuptias -sive ex alio jure municipali vel consuetudine in urbe Romana sive in -dicta civitate pisauri vigentib. de lucranda parte dotis seu donationis -propter nuptias sive ut dr. antefato aquirendis quib. omnib. et sing. -legib. statutis municipalib. vel consuetudinib. locor. quoad dictum -effectum lucrande dotis seu donationis propter nuptias renuntiaver. -expresse. Exceptis tamen donationib. et largitionib. que mutuo fieri -consueverunt, et fieri contigerunt sive ex parte viri ipsi sponse tam -a viro quam ab aliis etiam contemplatione viri sive ex parte sponse -ipsi viro etiam per alios quoscunque contemplatione sponse que omnia et -sing. convenerunt quod sint et esse censeantur mutuo et concorditer ac -vicissim comuni consensu interveniente donata et nullo unq. tpre repeti -posse ab eis vel heredib. et successorib. ipsor vel alterius eorum quia -sic mutuo donare placuit. - -Que quid. omnia et sing. dictus procurator quo supra noie promisit et -convenit prefato S^mo dno nro pp presenti recipienti et acceptanti pro -se et quib. supra nominib. et michi Not. facere ratificari per dict. -Ill. dnum Johem Sfortiam de aragonia principalem suum infra spatium -unius mensis proxime futuri incoandum a die presentis contractus et -solenne instrum. ratificationis cum renuntiatione omnium exception. et -defensionum juris et facti quibus contrafacere dicere vel venire posset -in publica forma transmictere seu transmicti facere et curare et in -manib. prefati s^mi D. N. traddere quo quib. oib. et sing. observandis -ac firmiter adimplendis dict. procur. quo supra noie obligavit et -ypotecavit oia et sing. bona ipsius Ill. dni Johis sui principalis -mobilia et stabilia presentia et futura et totum statum ejusdem -et similiter prefatus S^mus D. nr. obligavit oia et sing. bona sua -temporalia presentia et futura promictentes mutuo ac vicissim promissa -oia et sing. perpetuo attendere et observare rata grata et firma habere -contraque non facere dicere vel venire ad penam et sub pena viginti -milium ducat. parti fidem servanti applicandor. totiens commictenda -quotiens contra factum vel aliter conventum fuerit me Not. etc. -obligando prefatus mag^cus D. Nicolaus procurator prefatum Ill. dnum -Johem in amplissima forma Camere apostol. et cum potestate extendendi -et jurantes etiam vid. prefatus S^mus D. N. pp in conscientia anime -suo ponendo manum ad pectus et prefatus dn. Nicolaus tactis sacris -scripturis rogantesque me Not. etc. - -Post que incontinenti in presentia me ejusd. Not. et testium -infrascript. et in eod. loco prefata Illustris. dna Lucretia Borgia ad -interrogationem mei Not. publ. in presentia dicti Mag^ci dni Nicolai -de Savano procur. ac specialis nuntii prefati Ill. dni Johis Sforzie -interrogantis si ipsa mag^ca dna Lucretia habere velit, et tenere in -suum legit, maritum ipm Ill. d. Johannem juxta et sec. ordinationem -S. matris Eccl. sponte ac libere respondit Volo Et dictus mag^cus -dn. Nicolaus proc. ac spetialis nunt. ad hoc deputatus sicut de ejus -mandato ex publ. instrumento scripto et publicato manu ejusd. dni Johis -de Germani pub^ci. Notari sub eisd. anno pont. Ind. et mense januarii -die vero IIII et in ead. camera et loco presentib. mag^co et generoso -viro dno Johe Francº de capoinsacchis de Arimino juris utr. doctore -potestate pisaurien. et nobili viro Francº Stefani letio magistro -dom. ejusd. Ill. dn. Johis cum literis testimonialib. per me Not. et -testes viso et lecto pariformiter interrogatus si dict. Ill. dnus Johes -velit similit. accipere et habere et tenere in ejus legit. uxorem et -procuratorio noie predicto respondit Volo et sic per verba vis volo -legit. consensum in presentia inducentia dict. matrimon. et legitim. -nuptias contraxerunt me not. etc. et subsequenter immediate prefat. -mag^cus d. Nicolaus procur. quo supra noie pro majori sollenitate -actus dicti sponsalium per verba de presenti ut prefertur solleniter -contractarum accepto gemino anulo aurato cum lapide pretioso unum ex -eis in digito anulari manus sinist. cujus vena ducitur ad cor immisit -et alterum in alio digito ipsum ill. dnum Johan. dicto noie disponsavit -et subarrando cum meliori mo. Rogaveruntq. me notarium etc. - -Acta fuerunt hec in palatio apº in camera sita post lovium vid. in ea -parte palatii que fabricata fuit per fe. re. dnum Innocentium pp VIII -presentib. mag^co viro dno Stefano oratore Ill. ducis Mediolanensis ac -R^dis ptrib. dno Johe lopis ep. perusino dno Bernardino lunen. protho. -et secret. ap^co et dni nri. pp. et dno Jacobo de casanova dno petro -caranzio dno Johe Marades dno Antonio Cubiculariis ejus. S^mi d. n. pp -pro testibus una mecum adhibitis et rogatis. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. X. - -_Gianandrea Boccaccio al Duca di Ferrara._ - - Roma, 13 giugno 1493. - - Ill^mo Signor mio.......... - -Hieri che furono XII. del dicto celebrate fuerunt publice le -spondalizie in palatio cum maxima pompa et apparatu vocatis oib. -matronis romanis, ac etiam principalioribus civibus, et multis -cardinalibus numero decem interfuerunt et pont. in solio majestatis -sedens, in medio dictor. Card. palatio et domib. undique plenis -gentibus pro admiratione tante rei, il prefato signor di Pesaro, con le -debite solemnitade desponsò la dona, et statim il vescovo di Concordia -hebe una degnissima oratione. Non li interveneno per altro oratori, se -non el Venetiano, Milanese et io, et in fino uno de quelli del Re di -Francia......... - -Parse al rev^mo Ascanio ch'io dovessi fare il donativo fra le -sponsalitie et sopra di cio ne feci parlare al Papa: li rispuose chel -non me pareva et che quanto minore demonstratione se ne faceva era -meglio, non dispiacche a soa sant^a et così al dicto Ascanio: pur dopoi -fra loro et alcuni cardinali idest quelli se li trovavano vuolsino -meglio consultare la cosa, tandem omnes convenerunt in sent. meam, et -così il P. dopoi me chiamo, et dissemi: ne pare chel se faccia come -tu hai dicto et così fu ordinato, che al tardo io fosse col donativo -in palazzo dove S. B.^ne fece una domestica cena al sposo et sposa -dove li intraveneno li R^mi Ascanio, S. Anastasia et Colonna, poi la -sposa, successive il sposo, drieto il Conte di Pitigliano Capitaneo -della Chiexia, il S. Julio Ursino, demum Madona JULIA DE FARNESE, de -qua est tantus sermo, madona Theodorina com la figliola marchesana de -Gerazo, nomine una figliola del dicto Capitaneo dona del signore Angelo -Farnese, fratello de dicta Madona Julia, seguendo poi uno giovanetto -fratello del dicto Cardle de la Colonna et M^a ADRIANA URSINA, la -quale è socera de la dicta madona Julia, che ha sempre governata essa -sposa in casa propria per essere in loco de nepote del Pontefice, la -fu figliola de messer Piedro de Milla, noto a V. E^ma Sig^ria, cosino -carnale del Papa. Depositis mensis, che fu circa le 3 et quattro hore -de nocte per parte dell'Ill^mo Duca di Milano fu facto il donativo -suo a la sposa et fu de cinche peze de varii brocati d'oro, con doe -annelle: videl. uno diamante et uno rubino in tutto de extima de 1000 -ducati segondo fu apparenter judicato: poi io feci quello di V. Ill^ma -Sig^ria con le accomodate parolle de congratulatione et letitia del -parentado, et oblatione amplissima: molto piache al papa il dono, el -quale ultra tutti gli altri fu laudato et comendato, et meritamente -per esser sei vasi molti honorati et richi: videl. doi bacilli con doi -bochali grandissimi tutti dorati a la ragusea, et doi fiaschi segondo -Lei ben sa. Oltre la sposa et sposo il Papa ne riferisse infinite -grazie a V. E^ma Sig^ria: la non potria credere quanto le sia stato -grato, poi Ascanio fece il suo, che fu un apparecchio de credenza, cioè -XII. tace tante scatelle tanti quadri, un bacilo de bona grandezza con -suo bochale, quatro piati pur de grandezza: una confectera dorata piana -a la romanesca; se dice uno mapo, e doe cope da bevere piane dorate: -il resto senz'oro et lavoro subtile tutti politi; se crede de valuta de -ducati mille o circa. Il Card. di Monreale doe annelle vid. uno zaphiro -et uno diamante molto degne de pretio de 3000 circa: il protonotaro -Cesarino uno bacile con suo bochale polito poteva esser di valuta -de 800 Ducati, il Duca di Candia uno vaso in forma de frescatorio de -valuta de circa 70 Duc. Il protonotario da Lunate uno vaso de certe -composizione in forma de diaspro ornato dintorno de argento dorato, -poteva valere da 60 a 70 duc. Altri doni non furono facti; a le noce -se supplirà per li altri cioè Cardinali, oratori et altri et io me ne -sforcero fare il simile, credesse se farano Domenica proxima, non se sa -il certo. Dapoi se attese a dansare per le done, et intermedio se fece -una degna commedia, con molti canti et soni sempre assistente il papa -e tutti noi altri, quid in pluribus moror? Saria un lungo scrivere. -Totam noctem consumpsimus; judicet modo Ex^ma Dominatio vestra si bene -o male.... - -Humiliter me racomando. Rome 13. Junii 1493. - - E^mo D. V. humilis - - Servus Jo. andr. ep. mutinensis. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XI. - -_Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo._ - - Roma, 23, 24 dicembre 1493. - -.... Domenica, fra Viterbo e Fabrica mi chiamò (sc. il Car^le Farnese) -e disse: Mes^er Lorenzo, io vego questo parentado del Mag^co il Sig^re -di Faenza fatto, e quando noi avessimo potuto darli questa figliuola -di Mad.^nna JULIA con una gran dota chredete voi ch'el si potessi -fare, maxime quando Mad^nna ADRIANA, con nostro Sig^re facessi questa -cosa?.... - -Risposi a S.ª Rev^ma Sig^ria che io chredevo che quando nostro Sig^re -avessi animo di chollocare questa figluola di Mad^nna Julia a quel -Sig^re, per mezo del Mg^co Piero, che ancora che questo parentado fussi -fatto con il Mag^co e che avessi a' ntrinsicharsi con esso speravo che -Sª Mag^tia quando avessi auto animo di darli la figliuola, preporrebbe -questa alla sua.... dicendoli queste parole, che io non chredevo che -nostro Sig^re avessi manco afetione in maritare questa puta che Mad^nna -Luchretia, sua figlia, sujungendo queste parole, Monsig^re, io non mi -so fare intendere altrimenti, io chredo che nostro Sig^re habbia a dare -una sua figliuola a questo Signore perchè intendessi che io chredo che -questa puta sia figlia del Papa, come Mad^nna LUCHRETIA è nipote di S -Rev^ma Sig^ria.... - -E quando il Mag^co Piero ci si adirizassi chostei è pure figliuola -del Papa, nipote di Cardinale e figliuola putativa del Sig^re Orsino, -al quale nostro Sig^re darà anchora 3 o 4 chastella sono presso a -Basanello. E dipoi il Card^le dice che quando il Sig^re Angniolo non -abbia figliuoli, che le loro chastella non saranno d'altri, e che -questa puta, alla quale il Card^le vuole bene grandissimo, e digià -pensa a questa cosa: e per questo mezo il Mag^co Piero si insignorirà -del voto di questo Cardinale, che sarà obligho indisolabile.... - -E anche io spererei, achordandosi per mezo nostro tal cosa, che Mad^nna -ADRIANA e Mad^nna JULIA havessino a operare per me in otenere qualche -buona chiesa...... - -Ammi conferito molte cose il prefato Cardinale da Farnese, le quali non -sono però da conferirle a ongni huomo, per le quali ho cognosciuto che -le parole mi disse il primo dì lo vidi, quando giunsi, non furno finte, -sichè non se ne arà altro che commodità di S.ª Sig.^ria Piacemi non -m'essere aposto in nella Maria per avere a restare bugiardo in Mad^nna -LUCHRETIA la quale desidero lo faccia maschio più che lei medesima e -voi e in ongni modo buon prò li faccia. E salutate Mes^er Francesco e -Andrea, per mia parte infinite volte. - -Giannozo mio, hier sera vi schripsi quanto di sopra si contiene, dipoi -oggi, ch'è la vigilia di Pasqua, cavalcai con Monsig^or da Farnese a -palazzo a Vespero papale, e inanzi nostro Sig^re entrassi in capella -andai in casa di Sª Mª in Portico a vedere Mad^nna Julia la quale -trovai che s'era lavata il capo, e era insieme con Mad^nna LUCHRETIA, -figliuola di nostro Sig^re, e Mad^nna ADRIANA allato al fuocho, e lei -e Mad^nna Adriana mi vidano tanto volentieri, quanto si potessi dire, -e Mad^nna Julia volse li sedessi allato, ringratiandomi dello avere -condota Mad^nna JERONIMA a casa e dicendomi: era necessario ch'io -la conducessi anchora quà a volerla contentare: e Mad^nna Adriana -mi sogiunse e disse: è il vero che ella non abbi licentia di venire -più quà che a Capodimonte e Marta? Risposi non m'esser noto, e che a -me bastava aver satisfatto a Mad^nna Julia in chondurla a chasa sua: -perocchè per le sua lettere me aveva ricerco e che ora era in nelle -forze loro lascerei la chura a epsa Mad^nna Julia, alla quale non -manchava ingengno nelle cose sua de avere a trovarsi con lei, la quale -apetiva di vedere Sª Sig^ria non manco che epsa dimostrava de apetire -di vedere lei; al che Mad^nna Julia mi ringratiò assai dicendomi -tenersi satisfatta da me, e io rachordandole li obblighi avevo con Sª -Sig^ria per quello aveva operato per me, a' quali non potevo satisfare -più che con avere achonpagnato Mad^nna Jeronima a casa, mi rispose: che -non bisongnava la ringratiassi di si minima cosa perchè avere animo -di compiacermi in molto magiore cosa e che, quando me ochoressi, ne -facessi experientia. E Mad^nna Adriana replichò, ch'io fussi certo di -questo che epsa Mad^nna Julia, e non Mes^er Antonio Cancelliere o sua -imbasciate me avessino fatto otenere quelli benefiti. Mostrai crederlo -per non chontradire e ringratiai ancora Sª Sig.^ria dipoi Mad^nna Julia -mi domandò di Mes^er Puccio molto strettamente e dissemi: noi lo fareno -un dì venire quà, e se quando ci fu non lo potemmo otenere, benchè ne -facessimo omne diligentia, ogi lo potreno fare sanza dificulta. E anche -me acertò che il Card^le li aveva jiersera ragionato quello che per -la via havevamo insieme conferito, preghandomi che volessi schrivere, -e che reputava però le cose si tratasino per la via vostra il Mag^co -Piero le udissi volentieri. Sichè vedete ove le cose già son ite e -volse ch'io vedesi la fanciulla la quale è già grande et, ut mihi -videtur, est similis Pontifici, adeo ut vere ex ejus semine orta dici -possit. E Mad^nna Julia è ingrassata e fatta una cosa bellissima, e in -mia presenza si scapigliò e fecesi achonciare i chapelli e il capo, li -quali li davano giù a piè che non vidi una (sic!) et ha i più belli, -e uno ciuffione di rensa, e dipoi di sopra una certa rete come fummo -con certi profili doro che 'nvero pareva uno sole; che arei paghato -gran cosa fussi stato presente per chiarirvi di quello avete più volte -desiderato; e aveva uno fodero indosso alla napoletana, e così Mad^nna -Luchretia la quale andò dopo poco intervallo a chavarselo e tornò dipoi -con una veste foderata, presso a tutta di raso pagonazzo. E finito il -Vespero, che i Card^li partivano, partì da lei e andai dipoi di sopra -e aspetai che Alesandrino usci fuora della sala del Papa e andai alla -chamera sua.... - -_Qui Lorenzo Pucci parla distesamente del discorso da lui tenuto con -questo Cardinale di Alessandria. Egli lo pregò di assumere la parte di -padrino presso Giannozzo, la cui moglie era prossima a sgravare:_ - -E dopo qualche ragionamento li dissi: Mon^or mio io userò in questa -prima mia visitation prosuntion di domandare una gratia speziale da Vª -Sig^ria Rev^ma perchè la brevità del tempo non patisce la differischa -in altro tempo; e questo è che Giannozo mio fratello, e servitore di -Vª Rev^ma Sig^ria aspeta de avere figliuolo o figliuola fra 15 di del -prossimo mese della donna sua, e desidera Vª Rev^ma Sig^ria si degni -di volere fare uno prochuratore che in nome di quella batezi quello che -sarà insieme con Monsig^re di Parma e da Farnese e il Mag^co Piero.... - -Per questa non mi ochorre altro. Cristo vi conservi come desiderate. - -Die 24 Dicembris 1493. - - LORENZO PUCCI. - - (L'originale nell'Archivio di Stato di Firenze, - Carte Strozziane, filza 343.) - - -DOCUMENTO N. XII. - -_Don Juan, Duca di Gandia, al Marchese Gonzaga._ - - Roma, 12 settembre 1496. - -Ill^me princeps et ex^me Dne: pr honorem.^me per Miss. Jo. Carlo -secretarº de V. S. con lrè credential ho inteso: quanto quella se -congratula della mia venuta et le amorevole offerte che per suo nome -mi ha facte. La ringratio del tutto súmaméte: offerendomi pari modo -alla v. Ill^ma S. paratissimo ad ogne suo B[=n]placito. Ho facto el -mio debito colla S^te de Nr[=o]. sre. In Ricomandarli V. S. quantuncha -cognoscessi essere superfluo: per amar sua Beat^ne quella nò altramente -che suo char^mo et amatissimo figliolo: allaquale sempre mi ricommando. -Dat. Rome ex palatio aplico die XIIª septembr. MCCCCLXXXXVI. - - Filius Dux Gandie et suesse ac princeps theany. - -Ill^mo principi et ex^mo D^no pri hon^mo D^no F. Marchioni Mantuan. ac -Ill^mi D. Venetor. Capitaneo Generali. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XIII. - -_Dux Gandie fuit die 16. Junij 1497 in flumine repertus et ante biduum -interfectus._ - - Si quis est heu nros casus miseratus acerbos - Siste gradum, et lachrimas funde per ossa tuas. - Respice si similis fuit unquam pena, dolorque; - Aut nostra hac fuerit mors miseranda magis. - Ille ego Gandie princeps: dominusque Suesse - Qui Beneventi agrum nuper adeptus eram - Qui modo vexillum duxi: validasque phalanges - Agmina intrepidus sedis apostolice - Qui Sesto sacroque fui de presule summo - Natus Alexandro. Qui modo tantus eram - Ecce vides gladio confossum, gutture secto - In Tyberim jactum, stare sub hoc lapide - Non Scyron: non Busyris: dirusque procustos - Nec fuit Orthe suis sevior hospitibus - Sevit ut in nostros certus maleficus amicus - Dum sibi credentem me tullit e medio - At tu quisquis eris, nimium ne crede, fides nam - Et pudor, et pietas deseruere viros. - - (Liber Hartmanni Schedel: fol. 164.) - - -DOCUMENTO N. XIV. - -_Il Cardinale Giuliano Della Rovere ad Alessandro VI._ - - Carpentras, 10 luglio, 1497. - -Beat^me pr. ac cl^me Dne. post pedum oscula Beatorum. Hodie cum jam -Iter Italicum versus cepissem Inter equitandum allatus est mihi tristis -nuntius de obitu Ill. Dni. Ducis Candie, qui me profecto vehementer -et graviter afflixit, non solum ex causa vre. Sanc^tis sed ex ipso -atroci et crudeli genere mortis commisso in personam publicam et -Capitaneum S^te romane Ecclesie ob quam rem ipsi sedi apl^ca Injuriam -hujusmodi irrogatam fuisse nemo est qui dubitare possit. Itaque ex -hoc tam acerbo, et miserabili casu tantum plane doloris et molestie -cepi, quantum profecto cepissem, si ipse urbis prefectus germanus -meus defunctus fuisset. Et ad hunc justum dolorem meum accedit is -dolor per quem ex hujusmodi luctuoso casu Beat^nem vram. affectam et -exulceratam jure suo intueor, Nihilominus cognoscens summam in omnium -rerum accidentia V. S^tis constantiam et moderationem, et ejus sublime -ac divinum ingenium, non dubito quin omnia que sunt humane fragilitatis -forti, et equo animo ferat. Et se cum voluntate illius cujus vices in -terris gerit conformet: ac plane dicat cum patientissimo illo Job. Dnus -dedit. Dnus abstulit: sit nomen Dni benedictum, quare pluribus circa -haec apud S^tem vram immorari nugatorium sane et ineptum esse existimo; -cum ea sit sola, a qua reliqui omnes exempla patientie petere debemus. -Illud igitur unum altissimum precabor ut ipsam beatitudinem vram -sue sancte Ecclesie diutissime felicem et incolumem conservet. Cujus -sacratissimis pedibus me humillime commendo. Carpentorati die X Julij -MCCCCLXXXXVII. - - E. V. Sanc^tis - - Humill. et devotiss. servus Jul. ep[=u]s ostien. - - Card. S^ti P. ad vin^la manu propria. - - (Bibl. Marciana, Cod. Lat., Cl. X. CLXXV.) - - -DOCUMENTO N. XV. - -_Annullamento del contratto matrimoniale tra Lucrezia Borgia e Don -Gasparo._ - - 10 giugno 1498. - - Alexander Episcopus Servus Servorum Dei. - Ad Aeternam Rei memoriam. - -Derivata in nos a Beato Petro Apostolo, celestis Regni clavigero et -Domini Nostri Jesus Christi in terris Vicario, ligandi atque solvendi -potestas, nos inducit ut, juris temperato rigore, clavium potestate -utamur prout ad scandala semovenda et pacem concordiamque servandam -inter cunctos Christi fideles nostre cure commissos conspicimus in -Domino salubriter expedire. Sane postquam dilecta in Christo filia -nobilis mulier LUCRETIA DE BORGIA, Domicella Romana, olim per certos -procuratores suos, ad id ab ea specialiter constitutos, cum dilecto -Filio NOBILI VIRO GASPARE DE PROSCIDA COMITE ALMENARE dilecti filii -etiam Nobilis Viri Johannis Francisci Comitis Averse nato matrimonium -legitime contraxerat; ipsique Gaspar et Lucretia qui nunquam illud -carnali copula consumaverant, in dicto matrimonio ulterius progredi -nollent, et quantum in eis fuit mutuo consensu se invicem a vinculo -dicti matrimonii liberassent, prefata Lucretia nulla dicti matrimonii -ad nova sponsalia contrahendum novasque nuptas celebrandas.... facta -dissolutione nec aliqua dispensatione desuper obtenta sua quadam -inconsulta facilitate sive alias per errorem inducta cum dilecto Filio -Nobili Viro Johanni.... et pro romana Ecclesia in civitate nostra -Pisauriensi in temporalibus Vicario matrimonium de facto contraxit -et cum ad ejus.... permasisset, nullumque adhuc nuptiale ministerium -intervenisset prout etiam dictus Johannes per certum procuratorem suum -ad id ab eo specialiter.... re confessus fuit prefata Lucretia per -definitivam sententiam per dilectos filios nostros Antoniotum Sancte -Praxedis et Johannem Antonium sanctorum Nerei et.... Cardinales, -judices et Commissarios a nobis deputatos rite latam obtinuit pretensum -matrimonium inter predictos Johannem et Lucretiam contractum cum -omnibus inde secutis esse nullum, ac nullas penitus vires obtinere, -dictosque Johannem et Lucretiam nulliter et de facto sub pretextu -matrimonii conjunctos ab invicem separandos et separari ac a mutua -cohabitatione servitiis et obsequiis matrimonialibus absolvendos esse -et absolvi debere declarari ipsosque separarunt, que quidem sententia -nulla provocatione suspensa in rem transivit iudicatam ipsique Johannes -et Lucretia veritatis conscii etiam illi aquieverunt. Nosque deinde -de illis plenius informati sententiam predictam motu proprio et ex -certa scientia approbavimus et confirmavimus, ac plenum firmitatis -robur perpetuo obtinere decrevimus prout in nostris inde confectis -litteris plenius continetur. Cum autem sicut exhibita nobis nuper -pro parte dilecte Lucretie petitio continebat dictus Gaspar iam -dudum etiam matrimonium cum alia muliere contraxerit illuque carnali -copula consumaverit, ac exinde prolem procreaverit ipsaque Lucretia -cupiat effici mater liberorum et ad scandala que exoriri possent -evitanda matrimonium primum huiusmodi nunquam carnali copula inter eos -consumatum dissolvi pro parte ipsius Lucretie, nobis fuit humiliter -supplicatum ut primum matrimonium predictum dissolvere aliasque in -premissis opportune providere de benignitate apostolica dignaremur. -Nos igitur qui inter cunctos Christi fideles pacis amenitatem vigere -et augeri nostris potissime temporibus supremis desideramus affectibus -ac scandalis et dissensionibus ne eveniant quantum cum Deo possumus -libenter obviamus prefatam Lucretiam a quibuscumque excommunicationis -suspensionis et interdicti aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris -et penis a iure vel ab homine quavis occasione vel causa latis si -quibus quomodolibet innodata existit ad effectum presentium dumtaxat -consequendum, harum serie absolventes et absolutam fore censentes, nec -non quodcumque juramentum per dictam Lucretiam seu ejus procuratores -prefatos de huiusmodi primo matrimonio sicut prefertur contracto et non -consumato observando seu consumando forsitan prestitum sibi relaxantes -et quatenus propter secundum pretensum matrimonium sic contractum -perjurii reatum incurrisset illam a reatu perjurii hujusmodi etiam -absolventes, ac in pristinum et eum in quo antequam illud committeret -quomodolibet existebat statum restituentes reponentes et plenarie -reintegrantes omnemque inhabilitatis et infamie maculam sive notam per -eam premissorum occasione contractam penitus abolentes; ex premissis -et certis aliis nobis expositis et etiam notis causis huiusmodi -supplicationibus inclinati matrimonium predictum inter eosdem Gasparem -et Lucretiam sic contractum et nondum consumatum auctoritate apostolica -et ex certa nostra scientia ac de apostolico potestatis plenitudine -tenore presentium omnino dissolvimus, eos ab omni vinculo matrimonii -penitus absolventes ac dicte Lucretie cum quocumque alio viro -matrimonium libere et licite contrahendi, et in eo postquam contractum -fuerit remanendi licentiam concedentes. Non obstantibus premissis ac -constitutionibus et ordinationibus apostolicis ceterisque contrariis -quibuscumque. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre -absolutionis restitutionis repositionis reintegrationis abolitionis -dissolutionis et concessionis infringere, vel ei ausu temerario -contraire. Si quis autem hoc attemptare presumpserit indignationem -omnipotentis Dei ac Beatorum Petri et Pauli Apostolorum ejus se noverit -incursurum. Datum Rome apud Sanctum Petrum. Anno Incarnationis Dominice -Millesimo quadrigentesimo nonagesimo octavo. Quarto Idus Junii, -Pontificatus Nostri anno Sexto. - - L. Podocatharus. - - (L'originale nell'Archivio di Stato di Modena.) - - -DOCUMENTO N. XVI. - -_Primo contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia e Don Alfonso -d'Aragona._ - - 20 giugno 1498. - -Adsit propitius adjutor et fautor omnipotens et eternus deus cum suo -unigenito filio dno nro Jesu Xpo ac individua spir. sanct. unitate in -quor. nomine hec celebrantur. - -Pateat oib. hoc psens pub. instrum. inspecturis qualiter anno salut. -Mille CCCCLXXXXVIII pontif. S^mi D. N. D. Alexandri div. prov. -pp VI Jnd. pª mensis Junii die XX^mo prefat. S^m d. n. ex una et -R^mus ac Ill. D. Ascanius Sforza Vicecomes S. R. E. Dyacon. Card. -ac Vicecancellar. et mag^ci viri dnus Bernardus de Bernardo et -Tomax' Regulanus de Neapoli ser^mi dni federici regis Sicilie etc. -procuratores spetialr. deputati habentes ad hec plena et sufficientia -mandata sicut ex public. docum. sigillis appositis dicti ser^mi Regis -munitis in manib. mei not. traditis ac diligenter visis lectis et -recognitis apparet et ipsius ser^mi dni Federici Regis nomine parte -ex altera Concorditer devenerunt ad infrascr. pacta sponsalia et -conventiones et capitula felicib. auspitiis inter eos tractata conclusa -et firmata et inpresentia mei pubi. Not. et testium infrascr. ad ea -convocator. et rogator, sollemniter celebrata videlicet. - -Inprimis prefat. S^m. D. N. D. Alex. sext. Pont. M. soll. pactione et -stipulatione interven. promisit se facturum et curaturum taliter et cum -effectu quod ill. dna dna LUCRETIA BORGIA ejus neptis legit sponsalia -et nuptias contrahet cum Ill. juvene dno ALFONSO DE ARAGONIA ser^mi -quond. dni Alfonsi secundi Regis Sicilie filio ac ipsius ser^mi dni -federici ejusd. in dic. Regno successoris nepoti et in ejus legit. -matrimonium consentiet liberumq. consensum prestabit postq. personalit. -pfatus Ill. dnus Alfonsus erit in urbe cum dote quatraginta milium -duc. in urbe currentium ad computum decem carl. pro quolib. duc. cum -infrascr. conditionib. conventionib. et modis persolvendorum. - -Que quatraginta mil. duc. pref. S^mus D. N. D. Alexander in opus et -utilit. prefate Ill. dne lucretie dare solvere tradere et consignare -promisit dicto Ill. D. Alfonso futuro marito deo concedente dicte Ill. -D. Lucretie hoc modo vid. quatuormill. duc. pro dicta dote promissor. -illico et incontinenti in pecunia numerata importantia pro redemptione -cujusd. terre et oppidi Quarata vulgar. nuncupati quod sit et esse -debeat dotalis fundus ipsius Ill. D. Lucretie dicto Ill. dno Alfonso -realiter et effectualiter solvere trad. et consig. promisit. - -Item alia sexdecim milia ducat. de dicta dote Idem S^mus D. N. Alex. -solvere et utiliter expendere et erogare promisit in emptione et -comparatione alicujus status aliar. terrar. sive oppidor. sive in Regno -et territorio Neapolitano sive in territorio urbis Rome vel alibi prout -melius et habilius et certius poterit ad utilitatem dictor. Ill. dnorum -Alfonsi et Lucretie et ad voluntat. prefati S^mi dni Alexandri et -Ser^mi Regis et Ill. D. Alfonsi prefati que oppida seu terre similiter -sint et esse intelligantur dotalis fundus ejusd. ill. Dne Lucretie. - -Item reliqua viginti milia ducator. usq. ad integram sum. dictor. -quatraginta mil. duc. pro dicta dote promissor. dare trad. et consig. -promisit id. S^m D. Alexander in gemmis lapidibq. pretiosis et -anulis aureis margaritis monilib. unionib. vasis et lancib. argenteis -ornamentis et vestib. tam aureis q. sericeis et aliis bonis et rebus -mobilib. que secundum dignitatem et eminentiam personarum inter jocalia -computari consueverunt ad dictam summam et quantit. viginti mil. -similium ducator. secund. communem extimationem ascendentia. - -Et ex converso prefatus R^mus et Ill^mus D. Cardinalis Ascanius una -cum prenominatis dnis Bernardino et tomaxio procuratorib. et nuntiis -per ser^um D. federicum Regem special destinatis et una cum pfato R^mo -dno Cardle Ascanio ad hec peragendum deputati et procuratorio nomine -prefati Ser^mi dni Regis sollemni pactione et stipul. interveniente -promiserunt et convener. se facturos et curaturos realiter et cum -effectu quod dict. Ill. D. Alfonsus Regis Alfonsi secundi fil. et -ipsius Ser^mi dni federici Regis Nepos in dict. legit, matrimonium -prefate Ill. dne lucretie parifirmiter consentiet cum dicta dote et -pecuniis et reb. dotalib. ad dictam summam et quantitatem quatraginta -milium ducator. ascendentib. ac legitimas nuptias cum ea contrahet -secund. ritum et morem S. matris Ecclie. - -Item dicto noie promiserunt et convener. quod ipse Ser^mus Rex -Federicus constituet et dabit eid. Ill^mo dno Alfonso suo nepoti et -suis futuris heredib. et successorib. per directam lineam masculinam -descendentib. unum perpetuum statum cujus fruct. redit, et proventus -ascendant ad valor. summar. et quantitatem octomilium ducator. -similium. - -Item pro implemento in parte promissor, dicto noie promiserunt et -convenerunt quod dictus Ser^mus Rex ex nunc in ducatum eriget et -constituet quandam civitatem vigiliarum latine nuncupatam et Vegelle -vulgariter appellatam sitam etc. cum arce et fortellitiis ac omnib. -et sing. introitib. et exitibus membris pertinentiis et adjacientiis -et cum toto ejus territorio ac dominio potestate jurisdictione meroq. -et mixto imperio et cum oib. usib. utilitatib. et commoditatib. intra -se et extra se ad dictum oppid. ejusq. territorium spectantib. et -pertinentib. tam de jure quam de consuetudine et cum potestate latius -extendendi. - -Item promiserunt dicte Regie majestatis noie ante quam dicta sponsalia -fiant dare trad. et consignare in manib. pfati Ill. D. Alfonsi sui -Nepotis sollemnia et autentica privilegia et Regales lras concessionis -dicti ducatus Vigelle in personam dicti Ill. D. Alfonsi cum -sollenitatib. clausulis et cautelis solitis et consuetis ita quod per -se et suos hrdes frui potiri et libere gauderi valeat et quod semper -remaneant et sint obligata dicta oppida pro dotib. et dotalib. jurib. -ipsius Ill. dne Lucretie. - -Item promiserunt quod dicta sacra majest. Ser^mi Regis quam primum -vacaverit in dicto ej. Regno Neapolitano aliquis status cuj. fructus -redit, et proventus ascendant ad valor. mille aut duor. mil. vel trium -aut quatuor milium ducator. computatis tamen fructibus dicti Ducatus -Vigelle et Quarate illico conferre transferre et dare et consig. -prefato Ill. D. Alfonso suo nepoti fruendum tenend. et fructificand. -per se et suos heredes et successores et in perpetuum et similiter -super his facere expediri autentica privilegia cum oib. sollennit. et -cum oib. clausul. et cautelis consuetis. Et tam diu quamdiu dictum -statum vel status non dederit promiserunt are eid. ac assignare et -consig. in fructib. foculatione et satis usq. in summam dictor. quatuor -milium ducator. si tanta quantitas deficiet in dictis reditib. et -fructib. alias in ea summa et quantitate que sibi deficiet usq. ad -integrum complementum redituum dictor. octomilium ducator. - -Item promiserunt dicto nomine quod tempore sponsalium predictor. dict. -Ill. dnus Alfonsus donabit propter nuptias pfate dne lucretie usq in -summam quarte partis dotis predicte per ipsam viro premoriente si post -consumatum matrimonium ipsam sine liberis ex eo matrimonio nascituris -premori contigerit ad usum fructum et proprietatem et ad usufruendum -tantum liberis coib. extantibus lucrandor. et acquirendor. secund. -consuetudinem Romanam in urbe servari solitam. - -Item solemni stipulatione et pactione interveniente convenerunt pfatus -S^mus D. Alexander et prenominati procuratores dicte Regie majestatis -noie quod si casus mortis dicte Ill. dne Lucretie viro superstite et -liberis non extantib. contingeret, quod dicta integra dos ad ipum S^mum -D. nrum dotantem si tunc supervixerit revertatur Alias cui ipsa Ill. -dna Lucretia dederit vel commiserit. - -Que quid. oia et sing. promiserunt et convenerunt mutuo et vicissim -quam citius et celerius potuerint facere et adimplere et impleri et -exequi et ad effectum deduci facere ad coem requisitionem et voluntatem -dictar. partium vel alterius ipsar. sub obligatione et ypoteca omnium -et singulor. bonor. utriusq. partis et cujuslib. ipsar. mobilium et -immobilium presentium et futuror. et sub fide pontificali et fide Regia -et ita pref. S^mus D. N. pp et R^mus D. Card. Ascanius ponendo dextras -manus ad pectus in animam et conscientiam suam et in animam prefati -Ser^mi Regis prefati autem dni Bernardinus et Tomasius procuratores -layci tactis corporaliter sacris scripturis in manib. mei Notarii dicto -nomine virtute dicti eor. mandati respective observare et observari -facere promiserunt, et juraverunt Rogaveruntque me Notarium etc. et -dederunt potextatem extendendi. - -Acta fuerunt hec Rome in palatio apostolico in primo cubiculo post -cameram papagalli presentib. R^dis in xpo prib. dno Luisio Epo -caputaquens. et dno Johe Marades Epo tulensi et venerabili viro ano -Fracº garzetto testib. ad premissa adhibitis et rogatis. - - -_Seguono a' 21 luglio_: Ratificatio pactorum et sponsalia de presenti -inter Ill. dom. Alfonsum et dnam lucretiam ambo puberes, assistentib. -ibid. R^mo dno Ascanio Card. et Vicecancellario et Jo. lopis Card. -perusino et Jo. Borgia cardinali Valentiano in presentia mei Not. - -_Quindi lo stesso giorno_: promissio et obligatio R^mi dni Card. -Ascanii super observatione pactorum per ser. Regem. Acta fuerunt hec -in palatio ap. in secunda camera nova post aulam pontificum psentib. -R^is in xpo ptrib. dno Aloisio Epo caputaq. et Jo. Marades Epo Tullen. -et dno (_Manca il nome_) Epo Interaranensi ac Mag^co et Excell. Armor. -ductore dno Johe Cerbiglion pro testib. adhibitis, et aliis quam -plurimis clarissimis personis ibidem abstantibus et predicta videntibus -et audentibus. - -Eodem instanti et loco et in mei not^rii et testium supradictor. -presentia feliciter celebrata fuerunt sollemnia sponsalia per verba vis -volo legitimum consensum matrimonii importantia omnib. supranominatis -adstantibus et in conspectu prefati S^mi dni nri et R^or. dictor. -cardinalium ensem super caput sponsi et sponse tenente prefato mag^co -dno Johe Cerviglione milite et armor. ductore secund. ritum et antiquam -consuetudinem Romanam et cum sollemni subarratione secund. consuet. -Romanorum per immissionem anuli per sponsum in digito anulari imposit. -me notario publico interrogante et solemniter stipulante etc. de quib. -etc. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. XVII. - -_Atto relativo alla eredità reclamata da Donna Maria Enriquez per suo -figlio Don Juan._ - - 19 dicembre 1498. - -In n. D. omnip. Am. A. a. Nat. D. N. Jhu Xsti millesimo quadring. -nonagesimo octavo die vero 19. mens. Dec. Ind. II. second. Rom. -consuetudin. pontificatus sanct.^mi D. N. D. Alexandri div. prov. ppe -sexti anno septimo Constituti coram me notario et testib. infrascr. -et in pntia R^mi Dni Card^lis Capuan. Honorabilis vir Dnus Alfonsus -de Villaviel in leg. Baccalarius Ill^e d^ne MARIE ENRIQUES matris -et tutricis Ill^mi d^ni JOHANNIS BORGIE filii pupilli quond. Ill^mi -D^ni Ducis Gandie procurator ex una, et dnus Ventura de Benassaiis -clericus senen. sctimi dni nri familiaris parte ex altera concorditer -asserentes secund. relat. factam per supradic. R^um D. Card^em Capuan. -presentem et de speciali mandato prefati S^mi D. n. ppe ut asseruit -sic referentem qd. cum post casum inopinate mortis dicti Ill^mi dni -ducis Gandie prefatus S^mus d. n. pro custodia et conservatione bonor. -ejusd. Ill. quond. ducis et ne ad alienas manus venirent aurum omne et -argentum monilia et ornamenta et tapeta et tapezariam que reperta sunt -in bonis ejusd. diligenter annotari et in inventario describi jusserit -et dicta oia. bona in auro et argento et jocalibus consistentia per -probos et peritos viros ponderari et estimari fecerit videl. per -magistrum Bartolomeum Venetum et Ambrosium Mantica Genuen. Gioiellerios -et per magistrum Sanctum Aurificem Romanum et reperta fuerunt oia -secundum eor. peritiam valoris et cois extimationis ducat. auri in -auro triginta milium computatis omnib. bonis etiam in tapezaria et in -rebus aliis consistentib., que in totum faciunt et constituunt summam -valoris Triginta mill. ducator. auri in auro de Camera, dictaq. oia et -singula bona sic extimata prefatus s^us D. n. ppa pro maiori utilitate -dicti Ill^mi dni Johannis Borgie filii pupilli ac universalis heredis -dicti Illi. quond. dni Ducis ne forte in aliqua parte consumerentur -aut deteriorentur seu perderentur tradiderit et consignaverit pro -dicto precio triginta milium duc. R^mo in xro pri dno CESARI TUNC -CAR^li VALENTINO patruo dicti pupilli et pro ipsius pupilli maiori -utilitate et ut in comparatione bonorum stabilium vel aliis rebus -utiliter convertantur in eundem transtulerit. Et postmodum pfata Ill. -dna Maria Enriques Ducissa tutrix et mater dicti pupilli ad urben et -Roman. Curiam et ad prefatum S^um D. n. Ppam destinavit prefatum dn. -Alfonsum de Villaviel special. nuncium ac procuratorem ad negocia -dicti pupilli peragenda ac specialiter ad suscipiendam curam dictor. -bonor. et inventarium faciend. et alia peragenda que in his necessaria -fuerint et opportuna sicut apparet manu Ludovici erari publici Valent. -Not. et sicut asseruit pro negociis necessariis dicti pupilli ad pns -indigeat habere de dicta summa duc. quinque millia ad dictam matrem -transmittendos. Idcirco prefat. S^mus D. n. noie prefati dudum dni -Car^lis et nunc ducis Valentin. pro parte precii dictor. bonor. -realiter et in prompta et numerata pecunia et in duc. auri in auro -solvi tradi et consignari fecerit et mandaverit per man. prefati dni -Venture de Benassaiis dictam summam quinque millium ducator. auri in -auro de Camª destinandam per litteras cambii ad civitat. Valentin. et -solvend. dicte Ill. dne marie tutrici ac curatorio noie dicti pupilli -cum hac tamen conditione, qd oia gesta per dict. ejus procuratorem quo -supra nomine ac dictam solutionem et receptionem dictor. 5000 ducat. -auri in auro necnon et dictam bonor. extimation. et consignation, per -s^mum D. n. factam et alia uti prefertur gesta in predictis et circa -predicta ratificentur per ipsam Illam dnam tutricem et de dictor. 5000 -ducat. parte precii triginta millium ducat. solutis et receptis plenam -et generalem et specialem faciat quietantiam per acta procur. Notarii. -Et Ideo dictus procurator confessus fuit et in veritate recognovit se -habuisse et recepisse in prompta et numerata pecunia dictam integram -summam dictor. 5000 ducator. ex causa supra expressa post quam quid. -confessionem et realem solutionem et receptionem se ultra officium -procurationis etiam principalit. obligando de rato et ratihabitione pro -dicta Illma Dna Tutrice promisit se facturum etc. - -Acta fuerunt hec Rome in palacio aplico in camera prope cameram -papagalii presentibus R^is patrib. dnis Johanne Marades Epo segobricen. -et Dno Francesco Epo Interamnien. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. XVIII. - -_Tavole nuziali tra Laura Orsini e Federico Farnese._ - - 2 aprile 1499. - -Adsit propitius adjutor et fautor omnipotens et dominus deus noster et -ad vota benignus descendat. Pateat oib. hoc instr... qualiter a. sal. -1499 Ind. scda die vero mens. aprilis II. pont. S. D. N. Dni Alex. div. -prov. pape VI. mag^cus et generosus vir dnus URSINUS DE URSINIS pater -et legitimus administrator dne LAURE ejus legitime et n[=a]lis filie -etatis septem annor. existentis presentis... cum assistentia R^mi dni -Alexdri tti. S. Cosma et Dam. diaconi Car^lis de Farnesio... avunculi -dictae puellae... ex una parte, et R^dus pr dnus Paulus Petrus etiam de -Farnesio sed. ap. protonotar. patruus et conjuncta persona mag^ci ac -generosi pueri dni Federici quond. ex^mi armor. ductoris dni RAIMUNDI -DE FARNESIO legitimi et naturalis filii in XII^mo sue etatis anno -constituti pro quo promisit quod infra mensem ratificabit contractum et -instrumentum matrimonii... Acta fuer. hec in urbe in cam. paramentor. -domus prefati R^mi dni Car^lis Farnesii presentibus... his testib. -vid. Rdº patre dno Laurentio de puccis sed. ap. proth.º et correctore -bullar. et dno prospero de Gatteschis de Viterbio dno herculano -petricotti de Marta Magro Jacobo Philippi alias cognominato Aristofalo -medico phisico etiam viterbien. dno Jacobo Rufin. de Rufinis milite -Jerosolimitano dno Vinantio de Brigidis et dno Cornelio benigno ambobus -de viterbio ad pdicta specialiter vocatis rogatis et adhibitis. - -Ego Camillus Beneimbene de premissis rogatus malus impeditus per alium -michi fidum ac domesticum Not^um scribi feci ac propria manu subscripsi -pro fide premissorum. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. XIX. - -_Protesta di Jacopo Gaetani contro la Sentenza inflittagli._ - - 7 febbraio 1500. - - J. C. - -Cum sit quod ego Jacobus Caitanus Sermineti ad pres. detineor in -castro S^ti Angeli ed ut dicitur, seu ut pretenditur, sim ex pretensis -delictis que per me commissa fuisse etiam dicitur seu pretenditur, -condemnatus ut reus lese maj., et quod debeam tradi curie seculari; -egoque sciam me innocentem saltem quoad penam hanc, sicque me plus -quam injuste fuisse condemnatum. Et quia semper dixi me sperare in -misericordia et clementia dni nri. Sanct^mi, pro ut vere sperabam, -quod attenta qualitate rei et justificationibus meis satis pro maxima -pena me tenuisse in dicto castro per duos menses, eaque spe fretus non -aliter me defenderim, sed putaverim ea lenitate verborum reducere Dnum -N. S^mum ad justitiam, eaque etiam spe fretus multa contra veritatem -fuerim confessus, que ex metu carceris et tormentor. comminatorum -immo mihi etiam datorum et per me passorum confiteri fui coactus. Ac -etiam quia non videbam postquam eram statu et oibus bonis denudatus, -quomodo potuissem quoquomodo considerabiliter et cum effectu me -juvare, consideratis etiam aliquibus, que nunc sum contentus silentio -preterire, et que intendo latius suo tempore prosequi et specificare. -Nuncque post hujusmodi pretensam sententiam idem nedum nullam esse -clementiam in praefato D. Nro. S^mo, immo me contra Deum et justitiam, -ut dixi eo modo, quo supra, condemnatum consideremque etiam quod non -alias appellare, et hujusmodi appellationem committi petere promptum -periculum esset, ne contra Deum et justitiam in statu et contra statum -causa non cognita ab initio facta exstitit, hinc est quod his oibus -mature, et ut potui consideratis duxi consultius fore simpliciter in -his scriptis, et ut infra potui appellare quam aliter agere: propterea -igitur hodie scilicet die quarta Februarii 1500 oibus meliorib. formis -viis et modis quib. melius et validius possumet debeo ab hujusmodi -pretensa sententia et oibus inde sequutis, tam ad eumdem Dnum N. S^mum -et quatenus etiam opus sit ad futurum Pont^em ad sacr. Concilium, -si quod unquam fiet appello, deque predicte pretense sententie, -totiusque processus desuper facti et habiti omniumq., et singulor., -post et contra appellationem hujusmodi factorum, seu faciendorum, -multiplici nullitate dico et protestor protestatione quod quamprimum -dabitur facultas hujusmodi appellationem et nullitatem prosequendi, -eam prosequar et nunc per presentem rogo te Joannem Stagliam, seu -Jacobum Balduinum, separatim unum sine alio, quatenus his receptis -coram Notario pub^co et testib. hujusm. appellationem nomine meo -interponas, ac de nullitate dicas cum totali insertione presentis -cedule in instrumento desuerfaciendo. Et si hujusmodi appellatio seu -de nullitate prpo testatio non est melius composita, non est quia non -videam sententiam esse iniquissimam et nullissimam, easque prosequi -sic suo tempore, ut dixi, intenderim, sed quia temeo, ut prefertur, et -sum nedum sine notario et testibus, sed penitus sine alicujus consilio -doque etiam uni ex supradictis per presentem facultatem sine tam -prejudicio presentis appellationis et nullitatis protestationis. Iterum -quatenus uni ex predictis videatur appellandi de nullitate dicendi, ac -omnia agendi que in premissis et circha premissa, alteri ex supradictis -videbuntur et opportuna cum plena et libera potestate. - -Ego Petrus de Aretio habui in manib. presentem cedulam ista die settima -mensis Februarii 1500 et ad memoriam me subscripsi manu propria. - -Ego Ludovicus Zephyrus de Lugnano etc. habui presentem cedulam et legi -ista die septima Febr. 1500 et ad memoriam me subscripsi manu ppa. - - Die 7. Februarii. - -Presentib. venerabil. viris dominis Jacobo Ruffino milite Hierosol., -ac Domº Petro de Aretio (coram procur. etc.) et Domº Ludovico Zephiro -clerico Amerine dioces. testibus. - - (Archivio di Casa Gaetani in Roma.) - - -DOCUMENTO N. XX. - -_Elisabetta duchessa d'Urbino al fratello Francesco Gonzaga, marchese -di Mantova._ - - Assisi, 21 marzo 1500. - -Ill^me Princeps et Ex^me D^ne frater hon^me Essendomi a questi giorni -partita da Urbino e messomi in cammino per andare a Roma per conseguire -el iubileo, come de questa mia andata ne ho advisata più giorni fa V. -Exª Retrovandomi hogi ad Asisi ho receuta una lettera de quella per la -qual havendo visto quanto la me scrive, mi persuade e stringe a volere -desistere da questa andata existimando forsi quella che io anchor non -mi fossi messa in camino, della qual cosa ne ho ricevuto grandissima -displicentia et immenso affanno, volendo da un canto si in questa come -in qualunque altra cosa cedere et essere hobedientisª ad ogni volere -de V. Ill^ma S. quale di continuo ho avuto et ho non altrimenti che in -loco de honor^mo patre, non essendo mai stato mio animo ne pensiero -se non de concurrere ad ogni sua voglia. Dalaltra parte retrovandomi -come ho dicto in viaggio et gia fora del stato, et havendo per il -mezzo del S. Fabritio et de Mª Agnesina mia hond^da cognata et sorella -provisto in Roma de casa et de ogni altra cosa necessaria a tal andata -e certificatoli dovermi retrovare a Marino fra quattro giorni, e per -questo venutosene el S. Fabritio in ante per farmi compagnia essendo -etiam qualche fama de questa mia partita e andata non vedo con honore -del S. mio e mio potermi ritrare da questa andata essendo la cosa tanto -avanti et tanto maggiormente quanto ad ciò io so processa con bona -conteza et volonta del S. mio predicto, havendo ben prima considerato -ogni cosa, ne la S. V. deve de questa mia andata pigliare alcun affanno -o suspitione de animo, perchè ad ciò la sia del tucto informata la -intenderà come prima io me ne vo a Marino e deli poi me ne vo con la -pred^ta Mª Agnesina incognita a Roma per far la debita visitatione -dele chiese ordinate a conseguire questo Sancto Jubileo, non havendo -ademostrarmi ne pur parlare cum persona veruna stando alogiata per -el tempo starò a Roma nela casa fo del Cardi^le Savello. Casa buona -convenientissª questo mio desiderio e in mezo deli partegiani de -Colonesi, benche lanimo mio per la magior parte del tempo sia retornare -e stare a Marino. Sicchè V. S. deve senza alcun dubio contentarsi -de questa mia andata, ne di ciò pigliarne dispiacere alchuno, e -quantunque tucte queste ragioni siano efficacissime ad indurmi non -solo a continuare el mio viaggio, ma etiam a principiarlo quando io non -fussi partita, tutavolta se io me ritrovasse de non essere partita non -per verun dubio o disturbo che io cognosca poter nascere di epsa mia -andata ma per satisfare al scrivere de V. S. la qual desidero in ogni -cosa poter satisfare haveria revocato lanimo mio da tal andata, e non -processo più ultra, ma ritrovandomi dove io so e veduto havera V. Exª -questo mio scrivere so certa la resterà contenta delo andar mio, che -così ne la pregho e sup^co la voglia contentarse, e perche io possa -con più contentezza e satisfatione de animo pigliare questo jubileo -significarmi per una sua directiva a Roma esser così che la se ne -contenti. Altramente ne starò in continua agonia e affanno, et in bona -gratia de V. Exª mi recomando. Asisij XXI. Martij 1500. De la S. V. -minore sorella Elisabetta. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XXI. - -_Cesare Borgia al Marchese Gonzaga._ - - Roma, 24 maggio 1500. - -Ill^me et Excell^me Dne. tamquam fr. hon. Non con minore exultatione -inteso havemo per lettere de V. Ex^tia la desiderata et felice natività -del suo Ill. figliolo: che se altretanto inteso havessamo de uno -nro proprio; Como desiderosissimi de qualunque augmento et felice -successo de quella per la strecta et fraterna benivolentia li portamo: -volentieri adunque acceptamo desserne compatre: et ad tale effecto per -la presente constituimo nro speciale procuratore: quello che la S. V. -eligera deli soy conseglieri: el quale per nuy Intervenga ad levarlo -de le sacre fonti: Pregamo N. S^or Dio cel conservi ad effecto de -nri comuni desiderij: Et la Vª Ill^ma S. non se gravi congratularsene -per nuy, conla Excell^ma sua Consorte: la quale speramo havera dato -principio ad numerosa prole et perpetua posterita de ambidui si -clarissimi et generosi Parenti. Rome in Palatio aplico XXIIII Maij -MCCCCC. - -Cesar Borgia de Francia Dux Valent. ac S. R. E. Confalonerius et capit. -g[=na]lis - - Agapytus. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XXII. - -_Dyalogus mortis et Pontificis laborantis febre. 1500._ - - P. quid mors seva petis. M. te. P. me quo jure. M. quod hora en - properat. P. quid ais. M. parcaque fila secat. - - P. heu mihi. M. quid luges? P. parum vixisse. M. videtur omnib. at - nimium. P. cur rogo. M. quod malus es. - - P. dic quid queso mali comisi? M. causa fuisti quod prede Gallis - Itala Terra fiat. Non hoc parum. P. invitus feci non sponte: - necesse sed fecisse fuit. M. Jam satis est morerer. - - P. hoc numquid solum cogit me Tartara adire. M. non fas esse tibi - quod scelus omne putas. - - P. quod scelus heu miserum. M. solitus quod rendere cuncta per fas - atque nephas. P. penitet. M. hoc nihil est. - - P. seva nimis cur hoc nihil est. M. in funere quando haud prodest - aliquem penituisse mali. - - P. Julia me miserum cur non defendis: amavi si te corde magis. M. - digna lenone satis. Nunc morerer et te non defendet Julia: neque - enixa est utero terque quaterque tibi. - - P. Da saltem ante obitum. M. Garris. P. concede rogatis hoc unum. - M. insanis. P. hoc. M. citius morere. - - P. hoc. M. cedo. P. ut peream illius susceptus in ulnis que modo ab - hispania vecta puella mihi est. - - M. hec est illa senem que te sine fine coegit insanire furor: non - amor hem morere. - - P. ergo mihi moriendum est. M. est. P. qua morte. - - M. peribis febre gravi: qua nunc languida membra jacent. - - P. febre cadam. M. sic est. P. fugias. M. cur. P. stulta putas ne - ut qui non perii fulmine: febre cadam. - - (Marin Sanuto, _Diar._, vol. III, fol. 209.) - - -DOCUMENTO N. XXIII. - -_Istrumenti relativi alla promessa di matrimonio di Donna Angela Borgia -con Francesco Maria Della Rovere._ - - 1. Mandatum Substitutionis R.^mi d.^ni Cardinalis Ulisbonensis. - - 25 agosto 1500. - -_Il cardinale di Lisbona si presenta qual_ procurator Ill^i D^ni -Johannis de Ruvere urbis prefecti ac Illustris D^n Francisci Marie -ejus filii... certam habens scientiam de Instrumentis ratificationum -factarum per ipsum Ill. Dn. prefectum pro se et filii nomine -super contractu sponsalium contractorum inter ipsum R.^um Car.^lem -ac egregium v. Jur. Doctorem Dn. Gabrielem de Gabrielis de Fano -procuratores ejusd. Ill.^i D^ni prefecti pro se et filii nomine agentes -ex una, et prefatum S. D. N. Papam ac Ill. D. Rodericum de Borgia -germanum fratrem Ill^is D. Angele de Borgia et eo nomine agentes parte -ex altera..... Non valens ipse R. D. Car.^lis propter ejus egritudinem -personaliter interesse... ad predicta omnia et singula explendum.... -substituit h. v. D. Laurentium Burcarium civ. Romanum.... - -Acta fuerunt hec Rome in antecamera prefati R.^mi D. Car.^lis que -est ad sinistram post aulam magnam presentibus D. Adoardo Borgia -penitentiario et D. Luca de Scitt ad prescissa adhibitis et convocatis. - - - 2. Sponsalia Ill. D. Francisci Marie prefecti orbis - filii et D. Angele Borgie Neptis D^ni Pape. - - 2 settembre 1500. - -_È una promessa solenne di matrimonio con la formola_: vis, volo, -_mediante procura_. - -Acta fuerunt hec Rome in palatio Ap.^co in secunda camera nova post -aulam pontificum presentibus R.^dis patrib. D. Roberto Giube Ep. -Treiocen. D. Ludovico de villa nova et D. Trasu (sic!) xpian. Regis -francor. oratoribus et procuratorib. D. Francisco Borgia Ep. Teanens. -D. N. Pp. prefati Tesaurario D. Adriano clerico cam. ap. et secretario -et D. Trocio ejusd. D. N. Camº testibus ad premissa et infrascripta -adhibitis et rogatis. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene) - - -DOCUMENTO N. XXIV. - -_Giovanni Sforza al Marchese Gonzaga._ - - Bologna, 17 ottobre 1500. - -Ill^me et ex^me D^ne et cognate hon^me la Exª V. hara inteso como -domenica matina el populo de pesaro per subornatione de quatro giotti -se levo in arme: et fomi forza redurre in roccha, con pochi de li mei -al meglio chio puote: Dove persentendo le gente nimiche vicinarse ad -mi: e messer hercule bentivoglio quale era ad arimino farsi inanti: -per non essere serato drento: con consiglio: con opera: et con favore -de Jacomo Albanese me parti la nocte de rocha: et son gioncto qua a -salvam^tu dopo una malissima via: et peximi passi: De che io ne ho -obligo prima alla exª V. che me mando dicto Jacomo: et poi a luy che me -haby si ben conducto ad salvam^to: Jo non ho anche deliberato quello -mi voglia fare: ma se fra quatro di non vengo da la Exª V. mandaro a -quella el dicto Jacomo, quale gli dira el successo del tutto: et la -mente mia: In questo mezo ho voluto che la sapii de la gionta mia ad -salvamento: et ad quella me racomm. Bononie 17. Oct. 1500. - -Ex. V. cognatus et s^or Joannes sfortia de aragª comes Cotignole, -pisauri etc. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XXV. - -_Pandolfo Collenuccio al Duca Ercole di Ferrara._ - - Pesaro, 29 ottobre 1500. - -Illustrissimo Signor mio: Fui in dui di e mezzo in Pesaro, poichè parti -da V. Sª Imperocchè Martedi circa le 24. hore gionxi. Et in quella -hora appunto el Duca Valentino facea la intrata; et tutto il popolo -era alla porta, e con una gran piova lo ricevettono, e li presentarono -le chiave de la terra, et allogiò in corte ne la camera del quondam -Sig^r Giohanne. Fece la entrata molto solemne (per quanto mi riferirono -questi mei che v'erano) e con grande ordine e numeroso de cavalli e -de fanti della guardia sua. — Jo la sera medesima li feci intendere la -venuta mia, expectando audientia ad ogni comodità de Sua Sig^ria. Circa -due hore de nocte me mandò El S^r. Ramiro e el magiordomo a visitare e -intendere con molto honorevole parole e se io era bene allogiato, e se -me mancava cosa alcuna in tanta moltitudine con dirme ch'io posasse, -chel di seguente me ascoltaria. Mercore matina a bona hora me mandò -a presentare un gran sacco de orzo, una soma de vino, un castrone, 8. -para de caponi e galline, due gran torce; due mazzi de' candelotti, et -due scattole de confecti, con honorevole ambassata. Ne mi dette però -audientia se bene mandasse a fare escusa, e chio non me maravigliasse. -La casone fu perchè se leva de lecto a le 20. hore, e levato desina. -Andò poi in Roccha, e li stette insino a nocte e tornò stracco per un -tincone, overo Ango chel ha. - -Hoggi commo hebbe desinato che era circa le 22. hore, me fece -introdurre per el Sig. Ramiro; e con molta dimestichezza et optima -cera, per la prima comenzò Sua Sig^ria a fare excusa de non me -havere potuto odire heri, per le occupatione in la roccha, e per la -indispositione de quel suo tencone. Passati questi primi rasonamenti: -havendo io restrecto l'ambassata mia, in recomandare, visitare, -congratulare, ringratiare e offerire Sua Sª (quale veramente molto -ben compone sue parole) a parte, a parte e comodissimamente respose: -dicendo in summa, che cognosciuta la prudentia e bontà de V^a. S^ia. -lui sempre ne ha amato et havuto desiderio haver pratica con V^a. Ex^a. -Et che quando Ella fu a Milano, Sua S^a ne hebbe voglia; ma quel tempo -et quelle facende che alhora correvano, nol permisero. E che hora chel -veniva a le bande de qua, seguitando pur questo suo desiderio, per un -principio e demostratione del animo suo, e per demonstrarni che ve era -figliolo, se era messo a scriverni quella lettera de progressi soi, -tenendo certo che Sª Sª ne havesse ad haver piacere. Et chel simile -faria anchor per lo advenire! perchè desiderava haver più intrinseca -amicitia con la Ex^a. V^a. Et a quella offeriva ogni sua facoltà e -tutto quello poteva, et che in ogni occurrentia Vª S^ia ne vederia li -effecti. Et che io lo raccomandassi assai a quella, perchè ve haveria -per fratre. Rengratiando anchor V^a. S^ia. de la resposta haveti fatto -per lettera, e del haver mandato homo a posta, dicendo che veramente -non bisognava: che etiam senza questo lui havea per certissimo che V^a. -Sigr^ia. dogni suo bene ne haveria vivo piacere. Infine ne migliori ne -più acconce parole haria potuto dire, quanto dixe: Sempre nominando Vuj -per fratre et se per figliolo. - -Et io per mi raccogliendo la cosa e le parole sue tutte, comprendo -chel haria charo havere qualche pratica con V^a. S^a. et haver bona -amicitia. Credo bene ali soi propositi: Tuttavia io non so raccogliere -altro che bene. — Questa mandata che ha facto V. S^a. de un suo homo -li e stata acceptissima e son informato chello lha scripta al Papa: e -con questi soi ne ha parlato in modo che ha dimostrato farne gran caso -et extimarla assai. — Dopo alcune breve risposte e repliche hincinde, -per le quali io li diceva che non sapea se non commendar la prudentia -de Sua Signoria a tenere questa via con V^a. Ex^a. per le conditioni -nostre e del stato nostro, le quali cose non poteano se non essere -a proposito suo, me lo confirmava molto efficacemente; demonstrando -intenderlo molto bene; e così in rasonamenti spezzati intrammo a -parlare di Faenza: Sua Sig^ia. me dixe. Io non so quello vorrà fare -Faenza: hella ce vorrà dar poca faticha, come han fatto queste altre! -opure vorrà far prova de tenerse. Li dixi chio credeva che feria como -queste altre; pur quando non lo facesse, non era se non ad honore de -Sua Sig^ia che daria occasione de poter mostrare la Virtu et Valor suo -nell'expugnarla. Demonstrò haverlo caro; con opinione de combatterla -aspramente. De Bologna non accadette rasonamento. Hebbe care le -ambassate de recomandatione chio feci de Vostri de parte del Sig. Don -Alfonso e del Cardinale, e sopra tutto del Cardinale del quale dixe -tanto bene, e mostrò amarlo tanto che non potea satiar de dirne. - -Così stati inseme una grossa mezza hora, tolsi licentia, et Sua Sig^ia -montò a cavallo et essi levato de qui: va questa sera a Gradara: Domane -andarà ad Arimino, e seguitarà el suo viaggio, et ha tutta la gente et -artiglieria con se. Et per altro non va così lenta (la qual cosa anchor -lui me dixe) se non perchè non vol partirse dal artiglieria. - -In questa terra sonno alloggiate 2 m. persone o più: non han facto -damno notabile. El contà è stato tutto pieno de soldati: non sapemo -ancor se ha facto gran damno. A la terra non ha concesso privilegio -ne exemptione alcuna: Glie lassa un doctor Forlivese locotenente. De -la Rocca ha levato 70. pezzi de artiglieria; ne li ha lassato gran -guardia. - -Dirò una cosa a V. S^ia de la quale ho più riscontri: ma per expressa -me lha dicta un Cavaliere portugalese soldato del Duca Valentino, che -è alloggiato qui in casa ove son io de mio genero con 15. cavalli, et -è homo molto da bene, et amico del Sig^r Don Ferrando nostro, perchè -stette col Re Carlo: Dicono che questa terra el papa la dà per dote -a Madonna Lucretia; et dalli marito uno Italiano che serà sempre bono -amico de Valenza. Sel sia vero non so: cosi se tene. - -De Phano; el Duca non lha havuto: gliè stato dentro cinque di: Lui non -l'ha domandato! ne li citadini gliel hanno dato: Suo è, e suo sarà -se lo vorrà: Dicono loro, chel Papa li commisse, che de Phano non -se impacciasse se li cittadini proprij non lo dimandavano: così son -rimasti nel stato che erano. - - Omissis. - -La vita del Duca è questa: Va a lecto a 8. 9. e 10. hore de nocte: -l'altro di poi, le 18. hore son l'alba, le 19. el levar del sole; le -20. son di facto: Levato subito va a tavola: et li e depoi fa facende: -Tenuto animoso, e gagliardo e liberale: et che tenga bon conto de -homini da bene. Aspro in le vendette: cosi ho informatione da molti. -Animo vasto et cerca grandezza e fama, par che curi più lo acquistar de -stati, che stabilirli e ordinarli. - - Omissis. - -Pisauri die Jovis 29. Octobris hora 6. noctis 1500. - - Illustrissime Ducalis Dominationis Vestre - - Servus Pandulphus. - - Compagnia del Duca - - Bartholomeo de Capranica Maestro del Campo } - Piero Sancta Croce } - Julio Alberino } Tutti - Mario don Marian de Stephano } Gentilhomini - Un suo fratello } Romani - Monico Sanguigni } - Jo. Baptista Mancini } - Dorio Savello } - - In Casa del Duca homini de Conto. - - Vescovo di Elna } Spagnoli. - Vescovo di Sancta Sista } - Vescovo di Trani, Italiano. - Un Abbate Napoletano. - El Sig^r. Ramiro del Orca Governatore. Questo fa tutto. - Don Hieronymo Portugallese. - Messer Agabito da Amelia Secretario. - Mes^r. Alexandro Spannocchia Thesaurero, quale ha dicto chel - Duca ha de spesa ordinaria fin qui 1800. Ducati el - di, poichè partì da Roma. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXVI. - -_Alessandro VI alla Signoria di Firenze._ - - Roma, 13 luglio 1501. - -Dilecti filii Salutem et ap. ben. Proficiscitur isthuc dilecta in -Ch. filia, nobilis mulier Catherina Sfortia: quam cum aliquandiu, ut -nostis, ex certis rationabilibus causis detineri fecerimus, gratiose -postea liberavimus, et quia pro nra consuetudine et pastorali officio -non solum cum eadem Catherina clementia usi sumus, sed quantum cum -Deo possumus ipsius etiam commodis paterna benignitate consulere -cupimus, scribendum vobis duximus, ipsam Catharinam devotioni vre non -mediocriter commendantes: ut sicut ipsa benevolentia nra summopere -freta, isthuc tamquam in propriam patriam se recipit, sua spe nris -etiam additis commendationibus non frustretur. Erit igitur nobis -gratissimum, si intellexerimus illam pro ejus erga istam civitatem -observantiam, nro etiam intuitu benigne a vobis susceptam et tractam -esse. Dat. Rome ap. S. Petr. sub anulo Piscatoris die XIII. Julii -MCCCCCI. Pont. nri. a. nono. - - Hadrianus. - - (Archiv. Florent. Reform. Atti pubblici, n. 237.) - - -DOCUMENTO N. XXVII. - -_Prima Bolla di Alessandro VI relativa all'Infante romano Giovanni -Borgia._ - - 1º settembre 1501. - - Alexander Episcopus Servus Servorum Dei - Dilecto Filio Nobili Joanni de Borgia Infanti Romano - Salutem et Apostolicam Benedictionem. - -Illegitime genitos ex quorum verisimilibus infantilis etatis inditiis -spes concipi potest quod succedentibus annis se in viros debeant -producere virtuosos quosque progenitorum suorum preclara merita et -ortus generosa propago decorant, nature vicium minime decolorat, -quia decus virtutum geniture maculam abstergit in filiis et pudicitia -morum pudor originis aboletur. Attendentes igitur quod sicut indubie -credimus et habet fide dignorum assertio tu qui ut creditur defectum -natalium pateris de dilecto filio nobili viro Cesare Borgia de Francia -Romandiole et Valentie Duce soluto ad presens gentium nostrarum et -Sancte Romane Ecclesie Armigerarum Capitaneo et Confalonerio generali -genitus et soluta et in tertio vel circa tue etatis anno constitutus -existis defectum predictum succedentibus tibi annis honestate -morum et vite aliisque probitatis et virtutum meritis multipliciter -recompensabis redimens favore virtutum quod in te ortus odiosus ademit, -et propterea volentes te premissorum intuitu favore prosequi gratie -spetialis motu proprio non ad tuam vel alterius pro te nobis super -hoc oblate petitionis instantiam, sed de nostra mera liberalitate et -ex certa scientia ac de apostolice potestatis plenitudine tecum ut in -quibuscunque Civitatibus, Dominiis, Ducatibus, Comitatibus, Baroniis, -Terris Castris, Oppidis, Locis, Palatiis, domibus, possessionibus -aliisve bonis ac juribus omnibus prefati Cesaris Ducis eiusque -fratris et sororis, ac parentum, agnatorum cognatorum consanguineorum -affinium tuorum et aliorum quorumcumque cuiuscumque qualitatis -quantitatis denominationis valoris et pretii etiam quantumcumque -notabilis et maximi fuerint etiamsi eisdem Cesari Duci fratri sorori -suis parentibus, agnatis, consanguineis et affinibus vel eorum -progenitoribus et aliis quibuscumque pro se et descendentibus legitimis -et naturalibus in perpetuum vel ad tempus aut in certam generationem a -Romana vel aliis Ecclesiis Monasteriis locis ac personis Ecclesiasticis -secularibus vel regularibus in vicariatum feudum censuale seu nobile -antiquum paternum et avitum seu retrofeudum, vel in emphiteosim -aut livellum locationem seu censum aut alias quomodolibet concessa -forent et in posterum concederentur aut a progenitoribus prefatis -eisdem Cesari Duci fratri sorori suis parentibus agnatis cognatis -consanguineis, et affinibus ac aliis quibuscumque donata relicta vel -legata aut alias concessa seu hereditate fideicommisse vel alio quovis -titulo in eos etiam cum prohibitione quod ad illegitimos devenire non -possint translata existerent et transferentur seu concederentur in -futurum tam ex testamento quam ab intestato absque tamen preiuditio -illorum qui si Cesar Dux frater soror eius parentes, agnati cognati -consanguinei et affines predicti intestati decederent succedere -deberent succedere (sic), et ad illa ac quocumque alia similia vel -dissimilia fideicommisse legati donationis inter vivos causa mortis aut -quovis alio titulo quo etiam a nobis et sede apostolica in posterum -illa tibi concedi, dari et donari quovis modo contigerit devenire -eaque recipere consequi habere possidere et retinere ac in eisdem -civitatibus dominiis Ducatibus Comitatibus Baroniis Terris Castris -Oppidis atque locis Vicarii feudatarii et superioris in illis nomine -jurisdictione imperio preeminentia honore et auctoritate fungi et -potiri ac de eisdem civitatibus dominiis Ducatibus Comitatibus Baroniis -Castris Oppidis Terris locis iuribus palatiis domibus possessionibus -atque bonis disponere et in illis successores et heredes habere, -ac ad honores dignitates Magistratus et offitia quecumque secularia -publica et privata eligi recipi et assumi illaque et quoscumque actus -legitimos cuiuscumque qualitatis et denominationis fuerint gerere -et exercere ac de agnatione Cesaris Ducis et de familia de Borgia -huiusmodi esse censeri et nominari ac nobilitate insignibus armis -privilegiis concessionibus iuribus indultis libertatibus prerogativis -et preeminentiis quibus legitime geniti de familia predicta utuntur -potiuntur et gaudent ac uti potiri et gaudere poterunt quomodolibet -in futurum utri potiri et gaudere libere ac licite ac efficaciter -possis et debeas, tuque et Cesar Dux frater soror eius agnati cognati -consanguinei et affines prefati invicem agnati cognati consanguinei -et affines vere et omni prorsus fictione cessante quoad omnes iuris -comunis et municipalis concessionumque predictarum, et alias quoscumque -plenissimos effectus sitis in omnibus et per omnia et sine ulla -prorsus differentia perinde ac si de legitimo Thoro procreatus fores -auctoritate Apostolica tenore presentium de spetialis dono gratie -dispensamus tibique pariter indulgemus teque quoad premissa omnia -et quecumque ac qualiacumque alia eisdem motu scientia auctoritate -et potestatis plenitudine legitimamus ac vere ingenuitati et justis -natalibus plenissime et etiam efficacissime motu scientia auctoritate -et potestatis plenitudine similibus omnino restituimus et reintegramus -ac legitimatum et vere ingenuitati justisque natalibus huiusmodi -plenissime et etiam efficacissime omnino restitutam et reintegratum -decernimus ac nuntiamus per presentes tibique ut in omnibus et singulis -per te de cetero a nobis et sede predicta et Legatis eiusdem seu -alias quomodolibet impetrationibus indultis gratiis concessionibus -privilegiis libertatibus immunitatibus exemptionibus dispensationibus -et litteris obtinendis seu alias concedendis gratiam et justitiam aut -utrumque mixtim concernentibus nullam de defectu et dispensatione -huiusmodi mentionem facere tenearis nec gratie et litere desuper -conficiende propterea de surreptionis obreptionis et nullitatis vitio -aut intentionis defectu notari possint sed perinde valeant plenamque -roboris firmitatem obtineant et tibi suffragentur in omnibus et per -omnia ac si de defectu et dispensatione predictis plena et expressa -mentio facta fuisset eisdem motu scientia auctoritate et potestatis -plenitudine concedimus. Et nihilominus Cesari Duci fratri sorori suis -agnatis cognatis consanguineis affinibus et aliis quibuscumque de -Civitatibus Dominiis Ducatibus Comitatibus Baroniis Terris Castris -oppidis et locis iuribus Palatiis domibus possessionibus ac bonis -omnibus ad eos ex successione parentum, agnatorum, consanguineorum et -affinium suorum ac alias quomodolibet legitime nunc et pro tempora -pertinentibus in favorem tui testandi et de illis alias pro eorum -libito voluntatis disponendi, illaque inter vivos et causa mortis tibi -donandi ac alias prout eis videbitur et placebit concedendi paribus -motu scientia auctoritate et potestatis plenitudine plenam liberam -et omnimodam licentiam potestatem et facultatem elargimur decernentes -quas fieri contigerit tibi donationes huiusmodi de predictis omnibus et -quibuslibet aliis bonis tam a Cesare Duce fratre sorore suis agnatis -cognatis consanguineis et affinibus prefatis quam aliis quibuscumque -etiam a nobis et sede prefata que de iure aut ex forma statutorum Urbis -aut aliorum locorum insinuationum seu aliam solemnitatem per statuta -ipsa ultra iuris formam adinventam exigerent absque insinuatione et -solemnitate huiusmodi validas et efficaces fore et observari debere -in omnibus et per omnia perinde ac si donationes ipse insinuatione -et solemnitatibus debitis et requisitis intervenientibus et alias -legitime fierent et facta fuissent ac presentes si ullo unquam tempore -forsan dubitari et tibi opponi contingeret te forsan dictum defectum -de alio quam Duce prefato pati quem etiam quocumque modo et quacumque -alia persona ecclesiastica vel seculari etiam cuiuscumque dignitatis -et excellentie mundane vel Ecclesiastice etiam supreme, etiam tali -quod de illa spetialis specifica et expressa mentio habenda illaque -omnino speciali nota digna foret alioquin presentium totaliter -periret effectus, illum patiaris vel pati dici posses ad omne dubium -submovendum ac cavillationes evitandas quietique tue consulendum eisdem -motu scientia auctoritate et potestatis plenitudine haberi volumus -pro plenissime et sufficienter expresso eam vim eumdemque vigorem et -effectum omnino consequi et sortiri tibique suffragari debere ac si -dictus defectus quicumque fuerit et esse dici posset alias specifice -et plenissime expressus fuisset ipsasque presentes ad probandum etiam -plenissime defectum predictum quomodocumque et undecumque proveniat -ut prefertur in judicio et extra ac alias ubilibet etiam plenissime -sufficere, nec ad id probationis alterius adminiculum requiri. Sicque -per quoscumque Judices et Commissarios etiam Sancte Romane Ecclesie -Cardinales ac causarum Palatii Apostolici Auditores in quacumque -instantia sublata eis et cuilibet eorum quavis alia interpretandi -facultate sententiari deffiniri et judicari debere irritum quoque et -inane si secus super hiis a quoquam quavis auctoritate scienter vel -ignoranter contigerit attemptari. Non ostantibus defectu et aliis -premissis ac constitutionibus et ordinationibus Apostolicis legibus -quoque Imperialibus et dicte urbis nec non Civitatum et locorum aliorum -municipalibus statutis et consuetudinibus etiam iuramento confirmatione -Apostolica vel quavis firmitate alia roboratis editis et edendis -etiam insinuationem et alias solemnitates huiusmodi exigentibus et -quibus caveretur expresse quod illegitimi succedere non possent et -que etiam Cesar Dux frater soror sui agnati cognati consanguinei et -affines prefati observare iurassent et iurarent in posterum que quidem -iuramenta eis quoad hoc relaxamus nec non textatorum et donantium -ac aliorum quorumlibet prohibitionibus quodque Vicariatuum Feudorum -in emphiteosim censum locationem et livellum concessiones huiusmodi -pro vere et non ficte legitime descendentibus et genitis dumtaxat -emanaverint atque processerint ac emanarent et procederent in futurum, -quibus omnibus etiam si de illis eorumque totis tenoribus pro illorum -sufficienti derogatione spetialis specifica expressa individua ac de -verbo ad verbum non autem per generales clausulas et importantes mentio -seu quevis alia expressio habenda foret et in eis caveretur expresse -quod illis nullatenus posset derogari tenores huiusmodi presentibus pro -sufficienter ac de verbo ad verbum expressis et insertis habentes illis -alias in suo robore permansuris quoad premissa eisdem motu scientia -auctoritate et potestatis plenitudine spetialiter et expresse omnino -derogamus et derogatum esse volumus ceterisque contrariis quibuscumque. -Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre dispensationis -indulti legitimationis restitutionis reintegrationis nuntiationis -concessionis elargitionis decreti voluntatis relaxationis et -derogationis infringere vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem -hoc attemptare presumpserit indignationem omnipotentis Dei ac Beatorum -Petri et Pauli Apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Rome apud -Sanctum Petrum anno Incarnationis Dominice Millesimo quingentesimo -primo Kalendas Septembris Pontificatus nostri Anno Decimo. - - Hadrianus. - - (_a tergo_ = duplicata) - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXVIII. - -_Seconda Bolla di Alessandro VI relativa allo stesso Giovanni Borgia._ - - 1º settembre 1501. - - Alexander Episcopus Servus Servorum Dei Dilecto Filio Nobili - Johanni de Borgia - Infanti Romano Salutem et Apostolicam Benedictionem. - -Spes future probitatis que ex verisimilibus tue infantilis etatis -inditiis concipi potest quod succedentibus annis te in virum debeas -producere virtuosum, merito nos inducit ut te spetialibus favoribus -et gratiis prosequamur. Hodie si quidem tecum in tertio vel circa -tue etatis anno constituto ut non obstante defectu natalium quem te -de dilecto filio Nobili Viro Cesare Borgia de Francia, Romandiole -et Valentie Duce conjugato nostrarum et Sancte Romane Ecclesie -gentium Armigerarum Capitaneo et Confalonerio Generali genitum et -soluta pati expressum fuit ut in quibuscumque Civitatibus Dominiis -Ducatibus, Comitatibus, Baroniis, Terris, Castris, Oppidis, Locis -Palatiis domibus possessionibus aliisve bonis ac juribus omnibus -prefati Cesaris Ducis ejusque fratris et sororis ac parentum Agnatorum -Cognatorum, consanguineorum affinium tuorum et aliorum quorumcumque -cujuscumque qualitatis quantitatis denominationis, valoris, et pretii -etiam quantumcumque notabilis et maximi forent etiam si eisdem Cesari -Duci fratri sorori suis parentibus Agnatis Cognatis consanguineis et -affinibus vel eorum progenitoribus et aliis quibuscumque pro se et -descendentibus legitimis et naturalibus in perpetuum vel ad tempus -aut in certam generationem a Romanis vel aliis ecclesiis, monasteriis -locis ac personis Ecclesiasticis secularibus vel regularibus in -vicariatum feudum censuale seu nobile antiquum paternum et avitum seu -Retrofeudum vel in Emphiteosim aut livellum locationem seu censum aut -alias quomodolibet concessa et in eos translata forent et in posterum -concederentur ac transferentur tam ex testamento quam ab intestato -absque tamen prejuditio illorum qui si Cesar Dux et alii predicti -intestati decederent succedere deberent succedere (sic), et ad illa -ac quecumque alia similia vel dissimilia quovis titulo quo etiam a -nobis et sede Apostolica illa tibi in posterum concedi dari et donari -quovismodo contigerit devenire in eaque recipere consequi habere -possidere et retinere ac de illis disponere et in eis successores -ac heredes habere et ad honores dignitates magistratus et offitia -quecumque secularia publica et privata eligi recipi et assumi illaque -et quoscumque actus legitimos cujuscumque qualitatis et denominationis -fuerint gerere exercere ac de agnatione et de familia de Borgia -huiusmodi esse censeri et nominari ac nobilitate insignibus armis -privilegiis concessionibus juribus indultis libertatibus prerogativis -et preeminentiis quibus legitime geniti de familia predicta utuntur -potiuntur et gaudent, ac uti potiri et gaudere poterunt quomodolibet in -futurum uti potiri et gaudere libere licite et efficaciter posses ac -deberes motu proprio et ex certa scientia ac de Apostolice potestatis -plenitudine auctoritate apostolica dispensavimus tibique pariter -indulsimus teque quo ad premissa omnia et quecumque ac qualiacumque -alia legitimavimus ac vere ingenuitati et justis natalibus plenissime -et efficacissime omnino restituimus et reintegravimus ac alia -fecimus concessimus et decrevimus prout in aliis nostris desuper -confectis litteris quorum tenores ac si de verbo ad verbum presentibus -insererentur haberi voluimus pro sufficienter expressis et insertis ac -quarum plenissimam scientiam et notitiam habemus, plenius continetur. -Cum autem tu defectum predictum non de prefato Duce sed de Nobis -et dicta muliere soluta patiaris, quod bono respectu, in litteris -predictis specifice exprimere noluimus Nos ne ullo unquam tempore -contigat litteras predictas de intentionis defectu et nullitatis vitio -notari teque desuper molestari tempore procedente debite providere -ac te gratioso favore prosequi volentes motu simili non ad tuam -vel alterius pro te nobis super hoc oblate petitionis instantiam -sed de nostra mera liberalitate ac deliberatione eisdem scientia -potestatis plenitudine et auctoritate tenore presentium volumus tibique -concedimus quod littere dispensatio legitimatio restitutio reintegratio -concessio indultum et decretum predicta omniaque et singula in eisdem -litteris contenta concessa et expressa ac pro tempore inde secuta -valeant plenamque roboris firmitatem obtineant et tibi suffragentur -in omnibus et per omnia etiam tam quo ad successionem quam omnia -et singula alia in illis expressa concessa et contenta hujusmodi -perinde ac si in eisdem litteris quod dictum defectum de nobis ac -dicta muliere soluta patiebaris expressum fuisset. Et nihilominus si -contigerit te tempore procedente in quibuscumque litteris scripturis -et instrumentis cuiuscumque qualitatis et conditionis ac donationibus -et concessionibus etiam quantumcumque maximis etiam a nobis et sede -predicta ac prefatis Duce fratre et sorore suis et aliis quibuscumque -personis tibi faciendis litterisque Apostolicis desuper concedendis -prefati Ducis filium dici et nominari ac quoscumque alios actus sub -dicta nominatione quovis modo gerere et exercere ac insignibus et armis -prefati Cesaris Ducis etiam publice quomodolibet uti motu scientia -potestatis plenitudine et auctoritate similibus declaramus nullum -propterea tibi preiuditium quomodolibet afferi nec presentibus aliquo -derogatum censeri, sed omnia a nobis et sede predicta Duce fratre -sororis suis prefatis et aliis quibuscumque personis in tui favorem -et comodum pro tempore concessa et per te etiam pro tempore gesta -et facta in quibus prefati Ducis natus fueris nominatus eam vim eum -vigorem eumdemque effectum in omnibus et per omnia sortiri ac operari -posse sive debere quos operarentur et sortirentur si in illis noster -et non prefati Ducis natus nominatus fores et nominaveris nec ullo -unquam tempore illis quovis quesito colore via causa modo forma de -iure vel de facto in iuditio vel extra de nullitatis ac surreptionis -et obreptionis vitio nec non intentionis defectu opponi seu obici -posse quomodocumque supplentes eisdem motu scientia auctoritate et -potestatis plenitudine omnes et singulos tam iuris quam facti defectus -si qui forsan premissorum occasione intervenire pretendi possent -in eisdem ac decernentes sic per quoscumque Judices et Commissarios -etiam causarum Palatii Apostolici Auditores ac Sancte Romane Ecclesie -Cardinales in quacumque instantia sublata eis et cuilibet eorum -quavis alia interpretandi facultate sententiari deffiniri et iudicari -debere irritum quoque et innane si secus super his a quoquam quavis -auctoritate scienter vel ignoranter contigerit attemptari. Non -obstantibus premissis ac costitutionibus et ordinationibus Apostolicis -Legibus quoque Imperialibus nec non omnibus illis que in litteris -predictis voluimus non obstare ceterisque contrariis quibuscumque. -Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre voluntatis -concessionis declarationis suppletionis et decreti infringere vel ei -ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attemptare presumpserit -indignationem Omnipotentis Dei ac Beatorum Petri et Pauli Apostolorum -eius se noverit incursurum. - -Datum Rome apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis Dominice Millesimo -quingentesimo primo Kalendas septembris Pontificatus Nostri Anno Decimo - - Hadrianus - - S. Pinzonus. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXIX. - -_Saraceni e Bellingeri al Duca Ercole._ - - Roma, 23 settembre 1501. - -Illustrissimo Principe et excellentissimo Signore Nostro -singularissimo. Monstrando la Santita del Nostro Signore haver condegno -respecto a quelle cose, che verisimilmente potriano parturire qualchi -displicentia ne la mente non solo de la Excellentia Vostra et de lo -Illmo Don Alfonso, ma etiam de la Illma Madama Duchessa, Il che etiam -non potria passar senza qualche suo fastidio, Ce ha admoniti che -vogliamo scrivere a la Excellentia Vostra et advertirla che al tempo -de le noze operi talmente che lo Signore Joanne da Pesaro lo quale -Sua Santità disse havere ad viso essere a Mantoa, non se ritrovasse a -Ferrara; perche se bene quella separatione che fra luy et la predetta -Illma Madama seguite iustissimamente, et cun la pura et mera verita -como publice consta non solum per lo processo facto in questa causa, -sed etiam per la libera confessione de ipso Sign. Joanne. Tamen non è -che qualche reliquia de malo animo forsi non le sia restato etiam da -ogni canto; per il che quando se ritrovasse in loco ove verisimilmente -la predetta Signora potesse da lui essere veduta; saria Sua Excellentia -necessitata sequestrarsi in qualche Camera per non se representar a la -mente le cose passate, exhortando la Excellentia Vostra cun la solita -sua prudentia proveder ad questo: et intrata poi Sua Santita ne le cose -del Sign. Marchese de Mantova, damnoe assai Sua Signoria che sola ley -fosse acceptaculo de Gente falita, e che fussero in Contumacia non solo -sua ma etiam del Cristianissimo Re, et se bene nui se sforzassemo de -escusar il predetto Signor Marchese, dicendoli ch'essendo liberalissimo -como è se vergognaria a prohibire l'addito in le terre sue a chi li -va, maxime a Signori: usando circa tale excusatione tute quelle più -accomodate parole che se servitero in proposito. Tamen de tale nostra -excusatione non parve restar Sua Santita ben satisfacta si che Vostra -Excellentia intende il tuto quella como prudentissima ordini quanto li -pare expediente et al proposito et in bona gratia de Vostra Excellentia -humiliter ce raccomandiamo. — Rome die XXIII. Septembris 1501. - -Et Excellentissime Ducalis Dominationis Vestre - - Servuli Gerardus Saracenus. - Hector Belingerius. - -(Foris) Illmo Principi et excellentissimo Domino nostro singularissimo -Domino Herculi Estensi Duci Ferrarie - - Ferrarie. - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXX. - -_Gerardo Saraceni al Duca Ercole._ - - Roma, 26 ottobre 1501. - -Illustrissime Princeps etc. Fussimo heri sira hector et io a visitare -la Santità del Nostro Signore, richiesti perho da quella; la quale ne -inpose facessemo intendere a Vostra Excellentia quella pocha di disvisa -havea havuta, per il che se gli era causato un puocho di dolore in una -orecchia et gli era caschato uno dente, perche Sua Santita havea havuta -la precedente nocte cativa, et come anche per la gratia di Dio era -molto migliorata et existimava serria niente. Et che questo Sua Santita -ne imponeva acciò non accadesse che forse a Vostra Excellentia da altro -loco avisata non fosse facto la cosa più grave; et Vostra Excellentia -ne ricevesse dispiacere subiungendo che quando Vostra Excellentia fusse -presente non resteria, benche havesse un puoco fasata la masella, de -invitarla a cacciare uno porco, bisognara Sua Santita se astegni da -partirse inanti di, et dal ritornare di nocte, maxime havendo questo -difecto come amorevolmente li fu ricordato. - - Omissis. - -Ordino etiam Sua Sanctità se havesse una copia di una littera scrive la -Maesta del Cristianissimo Re a la Illma Duchessa, infine de la quale -erano due litere di mano propria di Sua Maesta, credo perche Vostra -Excellentia cognosca como amorevolmente scrive epsa Maestà, la quale -parimente se manda in lingua franzese. - -Sua Santita poi ne disse volessimo scrivere a Vostra Excellentia, -che volesse sollecitare la traductione de la prefata Duchessa, perche -altramente se andaria in lo inverno, ricerchandoni se havevamo scripto -quello fu raggionato circa il trovare modo a calculare le intrate -di romagna. Respuosi che existimava non si potesse più fare dicta -traductione senza essere in lo inverno: et che tuto quello se era -raggionato cun Sua Sanctita se era scripto a Vostra excellentia et -che se expectava rispuosta: non li gustò molto questo mio dire, perche -voleva Sua Santita che quella raggione de lo inverno fusse buona, li -subiunsi perho che se daria notitia a Vostra excellentia de questo -suo desiderio et di questo anche heri mattina me ne havea parlato -Monsignore Reverendissimo di Modena, confortandomi a tale traductione, -cun dirmi che quando epsa Duchessa sara a Ferrara, il papa faria più -di quello fusse convenuto, et rispondendoli io che era per tractare -la expeditione de le castella per una via on l'altra, et che prima non -sapeva confortare Vostra Excellentia aducendogli la dificulta et de la -bolla et de li Ducati: ne anche la sua raggione mi pare bona sebbene -non ge lo dissi: me disse che cosi me havea dicto perche havea promesso -al Papa di dirlo, et cusi quando se raggionava de questo havendo Sua -Sanctita facto chiamare epso Cardinale, perche se ritrovasse a tale -parlamento Sua Signoria Reverendissima disse che me havea confortato la -matina, et non parlò più circa questo molto: non credo perho sii più di -Vostra Excellentia che del Papa: Et in questo parlare Sua Santità disse -incidenter, che la comitiva mandara Vostra Excellentia non potera stare -in Roma mancho di quatro on cinque dì.... - - Omissis. - -Sua etiam Sanctita me disse di quello havea scripto Vostra Excellentia -circa la venuta del magnifico messer Annibale (Bentivoglio) replicando -ch'havea a caro la sua venuta, et che lo amava per rispecto del -Patre, et più per amore de Vostra Excellentia, et che quando Vostra -excellentia mandasse turchi perfare tale traductione, che sarebbero ben -visti. - - Omissis. - -Rome 26. Octobris. - - Et Illme et Excellentissime Dominationis Vestre - - Servus Gerardus. - -Ultimamente si parlo de lo Illmo Signor don Alfonso et di la sua -età, natura dispositione et qualità et parimente de la prefata Illma -Duchessa la quale molto fu comendata et laudata da sua Santita et di -bellezza et di prudentia, adducendo molte comparatione et di la Illma -Marchesana di Mantoa, et di la Duchessa de Urbino; facendoci intendere -ch'epsa Duchessa e di età di anni ventidui li quali finiranno a questo -Aprile: in el qual tempo anche lo Illmo Duca di Romagna fornira anni -ventisei. - - Omissis. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXI. - -_Gianluca Pozzi al Duca Ercole._ - - Roma, 23 dicembre 1501. - - Illustrissimo Principi et Excellentissimo Domino - Domino meo Singolari, Domino Duci Ferrarie. - -Illustrissimo Signor mio Observantissimo. Questa sira dipoi che ebbi -cenato fui con la Illustrissima Madonna Lucretia insieme con Messer -Girardo (Saraceno) per visitarla per parte de Vostra Excellentia et del -Illustrissimo don Alfonso: et con questa occasione venissemo in longo -ragionamento de diverse cose; nel quale veramente lho cognosciuta molto -prudente et discreta, amorevole, et di bona natura et de grandissima -observantia verso Vostra Excellentia et il prefato Illustrissimo -don Alfonso, per modo che si può fare judicio che Vostra Celsitudine -et cusi il Signor Don Alfonso ne haverano bona satisfactione, oltre -che lha optima gratia in ogni cosa cum modestia venusta et honesta, -non meno e catholica, mostra temere dio, et domane si confessa con -intentione de comunicarse il di de la Nativita del Signore. La e di -bellezza competente, ma li boni gesti et modi suoi con la buona ciera -et gratia, laugumentano et fano parere mazore: et in conclusione mi -pare talmente qualificata, che di lei non se debia ne possi suspicare -alchuna cosa sinistra: ma e da presumerni, credere et sperarne sempre -optime operationi. Del che mi e parso conveniente per la verita -farni testimonio con questa mia a Vostra Celsitudine; la quale sia -certa che come scrivo senza passione il vero, secondo il debito et -istituto mio: cusi per la servitu che porto a Vostra Excellentia ni ho -phresa singulare letitia et consolatione. Et in bona gratia de Vostra -Celsitudine mi raccomando. Roma XXIII decembris hora sexta noctis 1501. - - Excellentia Vostra - - Servus Joannes Lucas. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXII. - -_Sposalizio di Donna Lucrezia Borgia e di Don Alfonso d'Este mercè -procura._ - - Roma, 28 dicembre 1501. - -Invocato divino Numine Anno nativitatis dni Millesimo Quingentesimo -secundo Pont. S^mi in xpo patris et D. N. D. Alexandri div. prov. pp -VI Ind. v^ta mens. Dec. die XXVIII. Pateat oib. hoc pns documentum -inspecturis quod cum inter Ill. D. ALFONSUM Ill^mi et Exc. principis -dni Herculis Ducis ferrarie primogenitum legitimo patris accedente -consensu et auctoritate ex una ac legitimos procuratores Ill. dne -Lucretie Borgie Biselli ducisse Ill^mi et excell^mi dni Cesaris Borgie -de francia Romandiole ac Valentie Ducis S. R. E. Gonfalonerii et -Capitanei generalis germane sororis plenum ac speciale mandatum ad -id habentes de quo man^to constat manu mei not. infrascripti parte -ex altera Contracte fuerunt sollemnia sponsalia in Civitate ferrarie -secund. ritum patrie per verba de presenti vis volo legit. consensum -inducentia et importantia In quid. non intervenerunt quedam sollemnia -que secund. ritum tam urbis Rome quam dicte civitatis ferrarie -servantur vid. immissionis anuli in digito sponse que tunc pres. non -erat: Et cum ad pres. personaliter ad urbem se contulerint Ill. dni -FERDINANDUS et SIGISMUNDS prefati Ill. dni Ducis ferrarie nati ac -prefati Ill. dni sponsi germani fratres cum magno Heroum procerumq. -comitatu causa ducendi ferrariam prefatam Ill. d. Lucretiam et in -familiam viri transferendi, prefat. Ill. dnus Ferdinandus dicti Ill. -dni sponsi frater et procurator ad hoc spalr. destinatus ad effectum -ut nulla dimittatur sollemnitas in dictis nuptiis celebrandis consuete -ad abundantiorem licet non necessariam cautelam et ut quanto maiori -cum dignit. et sollemnit. dicte nuptie celebrantur tanto firmiores -existant habens ad hoc plenum sufficiens et speciale mandantum sicut -constat pu^co docum^to manu dni Thebaldi filii spec^lis viri malateste -de Thebaldis imp. aucte. notarij pu^ci ferrariensis ac prelibati Ill. -d. Ducis secretarii sub dato anni mill. quingent. primi ind. IV^ta die -ottavo mens. Dec. ferrarie in palatio residentie prefati Ill^mi dni -Ducis ferrarie presentib. mag^co et clar^mo jur. con^to dno Jo. Luca -de pontremulo ducali consiliario Mag^co et generoso equite dno Antº -de Constabilis etiam ducali consiliario spect^li Phlippo de bonleis -ducali architriclino generali testib. adhibitis et sicut de eis fide -et legalitate constat ex lris testimonialib. Potestatis dicte civitatis -ferrarie sigillo dicte civitatis munitis, publice et palam exhibito et -recognito ac lecto: Volens exequi negocium sibi demandatum astantib. -R^mis dnis Card^bus Ursino A. S. Crucis Sancte prasedis Alexandrino -Alboren. Card. Cusentin. Card. Mutinen. Card. Salernitan. Card. de -Farnesio. Card. Cesarino. Card. Capuense Card. S. Severini Card. de -ferraria cum potestate specificandi nomina et titulos singulorum ac -prefato Ill^mo dno Cesare Duce: Nec non et R^do pre dn. Nicolao Maria -ep[=o] Adrien. ac mag^cis et insignib. dnis dno Gerardo Saraceno -oratore ducali D. Jo. luca de pontremulo etiam ducali consiliario -secreto Dno Nicolao Corrigio Dno Hanibale Bentivolio D. Federico -de amirandulo D. Ugotio de contrariis D. Antonio bevilacqua R^do d. -Raynaldo asareto D. Beltrando constabili Dno Camillo constabili Dno -Gerardo rangone Dno Ludovico Valer' et ante conspectum et present. -S. D. N. prefati ac in pres. mei pub. not. et testium infrascriptor. -Repetitoq. divino suffragio non recedendo a dictis sponsalib. per -verba vis volo et a conventionib. et pactis inter dictas partes initis -et factis de quib. constat ex dicto pu.^co docum. manu dicti dni -Thebaldi confecto: sed predicta sponsalia et omnia alia pacta predicta -sic sollemniter in dicta civ. ferrarie ut prefertur contracta quat^s -expediat mutuo ac viciss. ac concordib. animis etiam nomine quo supra -respective hinc inde approbantes emologantes et confirmantes et pro -approbatis emologatis et confirmatis omni meliori modo via jure causa -et forma haberi volentes dicta sponsalia reiterando prefata Illª -dna Lucretia interrogata a prefato Ill. d. Ferdinando germano fre et -procurat. antefati Ill. dni Alfonsi si consensit et denuo consentire -vult in legit. matrimonium dicti Ill. dni Alfonsi Ill^mi princip. et -Ducis ferrarie filii: et ipsum accipere et habere et tenere in legim. -sponsum et maritum justa et secund. precepta et formam S. Matris -Ecc., ad hec omnia interrogata prefata Ill d. Lucretia respondit: se -consensisse et consentire de presenti habere et recipere prefatum Ill. -d. Alfonsum in ejus leg^m. sponsum ac maritum et sic mutuo consensu -per verba vis volo dictus procurator quo supra nomine et prefata Ill. -dna Lucretia sponsalia reiteraverunt: Deinde incontinenti apprensa per -ipsum Ill. dnum Ferdinandum dicte sponse manu sponsalitium anulum in -anulari digito ejusdem in signum maritalis perfectique conjugii quo -supra nomine immisit: proferens et dicens hec verba vid. hunc anulum -sponsalitium Ill. dnus Alfonsus sponsus tuus tibi Ill. dne Lucretie -sua sponte largiendum misit eoq. nomine tibi elargior: quo recepto -prefata Ill. dna Lucretia respondit et Ita sponte et libere accipio -me notº pu^ca persona presente et legº stipulante pro dictis partibus -tam presentib. quam absentib. omnibusque quorum interest vel intererit -in futur.: de quib. omnib. et sing. Rogatus fui a dictis partib. ut -pu.^cum conficerem instrum. unum vel plura et totiens quotiens fuerim -requisitus. - -Acta fuerunt hec Rome in palº ap^co in prima camera lovii novi -presentibus oratore Veneto Ep[=o] elnen. Adriano Tesaurario ac -secretario Ventura ep[=o] Massanen. et aliis quamplurib. testib. - -Ego Camillus Beneimbene Notarius, malus impeditus per alium michi fidum -scribi feci et ipse dictavi. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. XXXIII. - -_Alessandro VI alla Comunità di Nepi._ - - 28 dicembre 1501. - - Dilectis filiis Prioribus et Comuni n. Nepesine. - -Alex. P. VI. Dilecti filii sal. et ap. ben. Quoniam in transitu dil. -in xpo. filie nobilis mulieris Lucrezie de Borgia Ducisse, que hinc -die lune proximo ad dil. fil. nob. vir. Alfonsum Ferrarie Ducalem -Primogenitum consortem suum cum magna nobilum comitiva traducetur, -ducenti equites ad vos divertent volumus, et vobis mandamus pro quanto -gratiam nram caram habetis, et indignationem cupitis evitare, ut -dictos 200 equites pro una die, et duabus noctibus apud vos mansuros -recipiatis, eosque honorifice tractetis, ita ut de promptitudine vestra -possetis apud nos non immerito commendari. Datum Rome apud S. Petrum -sub anulo Pont. Die XXVIII. Decembris 1501. Pontif. N. A. X. - - Hadrianus. - - (Archivio della Casa Comunale di Nepi.) - - -DOCUMENTO N. XXXIV. - -_Pozzi e Saraceni al Duca Ercole._ - - Roma, 2 gennaio 1502. - -Illustrissimo et excellentissimo Signor Nostro observandissimo hogi -suxo la Piaza del Palazzo alcuni Zaneteri cun Cavalli leggieri et -peduni: hanno fatto la cacia de li tori senza cani, perchè havevano -incluso circa X tori in uno stecato et mandati fora ad uno ad uno li -assaltavano, ferivano et amazavano; ma due o tri de' dicti cavalli -furono feriti. - -Tra heri et hogi sono stati numerati circa XXVII Ducati a Zoanne -Ziliolo thesoriero: Domane credemo havere tutto l'resto: excepto cinque -milia ducati li quali per mano deli Ginucij ni pagano in Ferrara, senza -perdita alcuna e inanti che siamo giunti a Ferrara; et di questo se -obligheranno a nui dicti Genucii in bona forma. - -Questa nocte in la Camera de Nostro Signore è stata recitata la COMEDIA -DEL MENECHINO et con bona de quellui ch'havea la persona del servo, et -del parasito, et similmente del scorto, et de la dona de Menechino, -ma li menechini non dixero cun multa gratia, erano senza maschare, -et non gli era scena alcuna: perche la Camera non era capace: et in -quello loco dove Menechino fu preso per ordine del socero credendo -chel fosse impacito cridando che li fosse facto violentia, dixe -essere maraviglia, che se usassero tale violentie sospite Cesare, Jove -propitio, et votivo Hercule, inanti a la recitatione de la comedia fu -facta questa representatione, che prima comparse uno puto vestito da -donna representante la Virtù, et un altro representante la fortuna: -et facta contentione fra epse, quale fosse superiore sopraggionse la -gloria sopra un carro trionfale, la quale havea il mondo sotto li piedi -et gli erano scripte queste parole: Gloria Domus Borgie. La gloria, la -quale etiam se chiamava luce preferite la virtù ala fortuna: dicendo -che Cesare et Hercole haveano con virtù superata la fortuna: referendo -multi nobili facti de lo Illmo Signor Duca De Romagna: poi comparse -hercule vestito de la Pelle del Leone, et cun la clava contra del -quale Junone mandoe la fortuna, et combatendo hercule cun la fortuna, -la vinse, prese et ligete: et venuta Junone a pregare hercule per la -liberatione de la fortuna, Lui come clemente et magnanimo, la concesse -a Junone cun questa lege, che ne l'una ne l'altra mai facesse contra la -Casa d'Hercule, ne contra la Casa Borgia de Cesaro: et cussi promiseno, -et piu ultra promise Junone de favorire il matrimonio contracto tra -dicte Case: di poi vene Roma suxo uno Carro trionfale, et si dolse -che Alexandro che tene il loco de Jove, ge facesse questa iniuria -de levarli la Illma Madona Lucretia commendandola grandemente, et -demonstrando che la fusse il refugio de tuta Roma. Apresso vene FERRARA -senza carro trionfale la quale allegava, che Madona Lucretia non andava -in loco degenere, e che Roma non la perdeva: sopragionse Mercurio, -mandato da li Dei e fosse concordia tra Roma e Ferrara, concludendo -la volontà degli Dei essere che Madona Lucretia venisse a Ferrara, e -fece ascendere Ferrara suxo uno carro triunfale a la parte più digna. -— Tute queste cose furono recitate in verso heroico multo elegante -— Celebrando sempre multo la coniunctione tra Cesare et hercule. Cun -voler anche manifestamente inferire che inseme dovessero far gran facti -contra li inimici de hercule per modo che se li effecti respondesseno -a questi pronostici le cose nostre veniriano a multo bon termine: Et -in bona gratia de Vostra Excellentia ne recomandiamo. Rome ji Januarji -1502. - - Celsitudinis vestre - - Servi Joannes Lucas. - - Gerardus Saracenus. - -(Foris) Illmo Principi et Excellentissimo Domino Domino Nostro -observandissimo Domino Duci Ferrarie - - Ferrarie. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXV. - -_El Prete alla Marchesa Isabella Gonzaga._ - - Roma, 2 gennaio 1502. - -Ill^ma Madama, Hozi che è el pº di de lanno se fato uno stechato in su -la piaza de S. Pietro e intorno si sono fate de molti tribunali circha -ale ore 20 sono venuti tredici carri triunfali accompagnati da multa -zente armata a pede e a cavallo numero forsi di un milio che fu bel -spetaculo con soni asai e se porto el stendardo romano questa festa -si domanda dagone questa monstra durò hore 4 se recitorno versi da -non se potevano intendere, la San^tà de Nº Sig^re, el nostro Card^le -erano a una fenestra li altri in za e in la, madama Lucretia stava -ala sua stanza fornito questo acto la Sant^tà del papa mandò a dire -al Sig^r d^n Ferando che facesse restare li zentilhomeni perchè se -volevano recetare certe comedie: a hore 4 el mandò a domandarli e -cosi se andò dove trovasemo sua Sant^tà in la camera del papagallo -in sedia acompagnato da deci cardinali subito como fusome intrati el -venne la Ill^ma Mad^ma Lucretia accompagnata da molti spagnoli e dale -sue donne, sua Sig^ia aveva in capo quella scofia de zove mandata da -Ferrara senza lenza el trinzato de seta bianca listato doro el pede -de la treza ligato de incarnato la camora de veluto morello con certi -frisi fati al telaro listate, le maniche ala francesca non troppo -grande e curte listate de uno lavoro che sono perle 4 e uno balasso -per longo e denanze al collo una canacha de zoie una sbernia de borlato -doro coperta de raso leonato tuto talgiato con uno lavoro intorno uno -cinto bello e fiochi bianchi, in questa sira sono comparse sei dele -sue donzelle vestite molto pomposamente camore de veluto cremesino -e brochato doro sbernie de seta di varij colori e doro, Asetate le -brigate madama a man dritta del papa a basso so cosino, vene certi -pastori che recetorno una comedia anzi egloga tuta in laude de questa -signora, fornita questa el papa fece levare madama Lucretia e mandola -in la salla di papi questa sala era aparata de coltrine doro molte -belle facte per papa Inocentio e in mezo li stava la sedia papale -alicontro el gera uno tribunale basso e streto adobato de frasche -conze galantemente con torze venti bianche atachate al solaro asetate -che furon le donne el papa e tuti li cardinali andeno con tanta furia -e strele de uso, io avea fredo e sudava asetati chi in banche chi in -terra el paron mio questa sera per due volte fu carezato dal papa e -chiamolo lui e fecelo asetare ali soi pede se recetò una egloga el -significato non lo intendo, fornita questa venne uno vestito da dona -cum una zipa de incarnato e veluto morello facendo la morescha molto -bene e cosi balando la tirava fora certi animali longi braza sei e -tanti colti coperti de seta ala dovisa et erano novi, l'ultimo fu -el duca el suo animale era coperto de borcato doro e veluto morello -de liste larghe uno dito molto pomposo, uscito che furno tuti questa -donna balando in morescha li cavò fori tuti, cosi se comenzò una richa -danza con tamburini, queste erano veste de borchato morello e zallo -non se vedeva se non oro talgiato el duca pure cosi ma più pomposo se -cognosceva fra li altri con maschare al volto, fornito questa morescha -sonaro li trombeti una altra morescha in suso uno arboro vera uno puto -che si fe fora e dise certi versi, feniti butò novi cordoni de seta -ala dovisa grossi uno dito questi ne pigliarono uno per uno e balando -ne facevano una cordella e quello puto la teseva, in vero la fu una -bella cosa, fornita questa che erano dele ore undeci el papa comandò a -madonna Lucretia che facesse una danza e così ballò con quella valentia -dreto poi ballono quelli dala morescha una copia per volta, el S.^r mio -li steti in fino a questa hora perchi siame logiati longo dala corte -due miglia se ne veneseno a casa, intesi la matina chel non se fece -altro. - -In suso queste feste ve erano de le donne assai stravestite, el secondo -dì de lanno se fece la cazia de tori dove el Duca uscito in campo -con li soy compagni che erano novi a cavallo in suso le zaneti molti -bene adobati con zanete in mano subito furo lassati dui tori, il duca -se messo dreto a uno feroze e conduselo a morto con qualche pericolo -se levò del stecato lui solo ne furno lassati de li altri e così -li compagni li amazarno, vene el Duca poi a pede in zupone con dece -compagni e zanete in mane e li tuti in sieme ne amazorno un altro, se -partì, io non lo viti più ma questa festa durò in sino a lavemaria se -amazorno deci tori e una buffala io non viti madama Lucretia per quello -dì se ne stava ala sua stantia, in questa sera se fato una comedia -latina el S.^r per esser cose lonze non li e restato, la S. V. sa mo -per questa fin qui quello e successo e ala bona gratia de quella me -raccom^do se rasona che possodomani se debiame partire ma nol credo -perche se va molto adasio. Ex Urbe die 2 Jann.^i 1502. - - S. El Prete. - -Ala mia Ill^ma Madama la Marchesa de Mantova. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XXXVI. - -_Il Cardinal Giovanni Ferrari al Duca Ercole._ - - Roma, 9 gennaio 1502. - -Illustrissime Princeps et Exellentissime Domine Domine mi -Observandissime Post commendationem. — Il vene a Vostra Ducal -Excellentia et all'Illustrissimo Signore Don Alphonso suo primogenito -la Illustrissima Signora Madama Lucretia Duchessa de Biselli consorte -del prefato Signore Don Alphonso: Et ben che sia certissimo che -la Excellentia vostra ed il prefato Signor Don Alphonso lhabiano a -tratar como certamente meritano le sue excellenti virtu e li suoi -boni portamenti in dies meglio meritarano. Niente dimeno per essere io -subdito de Vostra Excellentia e a quella e a tutta sua Illustrissima -Casa affectionatissimo me Parso mio debito per questa mia ricordare ad -epsa vostra Excellentia che ne voglia fare quelli debiti portamenti -che se aspectano da la prefata Excellentia Vostra e dicto Signore -Don Alphonso, perchè non dubito se contentarano ogni giorno più de le -singular sue virtu e meriti: Et ultra le gratie già riportate da la -Santità de Nostro Signore che invero sono grandissime e facto de bon -core e animo ne potrà sperar de le altre per la grandissima affectione -ha pigliato Sua Santità al Excellentia Vostra e al prefato Signore Don -Alphonso e a tutta la sua Illustrissima Casa. Et tutto quello se fara -in persona de la prefata Signora Duchessa non sara manco accepto di -qua che se fusse facto in la persona de la prefata Santità. Me parso -offitio mio de dar questo adviso a Vostra Excellentia benche puo esser -superfluo considerata la prudentia et circumspetione de quella a la -qual sempre me riccomando Rome in Palatio Apostolico VIIIJ Januarij -MDIJ. La Santità Sua scrive de sua propria mano a Vostra Excellentia. - -Et Vestre Illustrissime Ducalis Excellente - - Deditus Johannes Cardinalis Capuanus - et Mutinensis manu propria. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXVII. - -_Pozzi e Saraceni al Duca Ercole._ - - Foligno, 13 gennaio 1502. - -Illustrissimo et Excellentissimo Signor Nostro observandissimo. Benche -da Narnia scrivessimo alla Excellentia Vostra per la via de Roma e -de le poste che veniressimo da Terni a Spoleti, et da Spoleti qui a -giornate continuate, nondimeno: Ritrovandosse la Illustrissima Duchessa -e le sue done multo affaticate a Spoleti delibero riposarse un giorno -integro a Spoleti, e un altro qui in modo che non partemo de qui se non -domane, et non arivaremo ad Urbino prima che martidi proximo che sera a -li 18. del presente: perche doman andaremo a Nocera: Sabato a Gualdo: -Dominica ad Eugubio: Luni a Caglio: Marti ad Urbino: dove dimoraremo -anchora un giorno integro cioè tutol mercori, et de lie se andara à -Pesaro a li XX: poi de Citade in citade secundo che per le altre è -stato scripto a la Excellentia Vostra. Ma siamo certi che la prefata -Duchessa se riposera multi di integri in multe de dicte Citade talmente -che senza dubio, non arrivaremo prima a Ferrara ch'a lultimo del -presente: on primo del futuro; et forsi al secundo o terzo. Dilche ni è -parso conveniente dare noticia de qui ala Celsitudine Vostra: acciocche -la intenda dove siamo, et quello che stimamo dovere essere, et che la -possi ordinare, quello che meglio gli pare, perche se gli piace che se -differisca al secundo o terzo di Febraro la gionta a Ferrara, credemo -sia per succedere facilmente: se anche gli piacesse più ch'arivassimo a -lultimo di questo o al primo di Febraro: la ni potera advisare; perche -solicitaremo cussi come in sin qui havemo procurato lo andare riposato: -la causa che ni move a credere quanto di sopra è perche la Illma Madama -Lucretia e de complexione delicata; et non assueta al cavalcare: e -manco sono le done sue, etcognoscemo, che la non vorria essere sbatuta, -ne conquassata dal viaggio quando la giongera a Ferrara. - -Per tuti li lochi per li quali Soa Signoria è passata è stata ben -veduta e amorevolmente ricolta et cum grande Reverentia: et apresentata -etiam da le done cun tale dimonstratione che tuto pareva essere facto -a Sua Signoria, et per sua contemplatione: tanto universalmente e -ben voluta in questi paesi, ne li quali per essere stata già in la -Legatione de Spoleti è multo ben cognosciuta. Qui gli è stato facto -maiore recoglientie, et maiori signi de leticia, che in altri lochi -fori di Roma: perche ultra che li Signori di questo loco cussi chiamati -per essere presidenti a la Republica cun li Capuzzi et mantelli de -rossato la incontrasseno insino a la porta, essendo tuti a piedi: et -cussi la accompagnassano insino alo alloggiamento suxo la piaza: fu -incontrata vicina a la porta da uno tropheo sopra il quale era una -persona representante LUCRETIA ROMANA cun uno pugnale in mano: la quale -dixe alcuni versi di questa importantia, come essendo Lei in questo -loco: sopragiogendo Soa Signoria, da la quale di pudicitia di modestia, -di prudentia et di Constantia era superata, gli dava loco e cedeva: -poi apresso la Piazza gli era uno carro triunfale inanti al quale era -uno cupidine, e sopral carro era Paris col pomo aureo in mano, il quale -dixe alcune rime di questo effecto: come già haveva dato per sententia -il pomo a Venere, la quale solamente excedeva de belleze Junone et -Pallade: ma hora rivocava dicta Sententia, et donava il pomo a Sua -Signoria come a quella che superava tute tre quelle dee attento che in -Lei era belleza: sapientia, e richezza, overo potentia maiore, che in -tute tre quelle dee: ultimamente suxo la piaza ritrovassimo una Galea -armata de turchi a la Turchescha: la quale gli vene incontra oltra la -mitade de la piaza; et uno de epsi stante suxo la prora dixe alcuni -versi in Rima, di questa sustantia: Come sapendo il suo gran Re quanto -Lei poteva in Italia; et quanto la potesse essere bona mediatrice -a la pace: la mandava a visitare et offerir gli la restitutione de -quello, che lui teneva del Paese christiano: non siamo curati de havere -le parole de dicti versi; perche non sono di quelli del Petrarcha: -ne anche la representatione de questa nave ni pare essere de grande -importantia: ni multo al proposito. Non pretermettemo che lungi da -Foligno 4 miglia la fu incontrata da tuti li Baglioni, che sono in -Stato li quali erano venuti e da Perosa, e da le sue Castelle; et per -farli reverentia, et per invitarla a Perosa. Sua Signoria persiste pure -in desiderio de venire per aqua da Bologna a Ferrara, per fugire la -incomodità del cavalcar et de la via terrestre; come per le nostre date -a Narnia Vostra Excellentia fu advisata. - -La Santità de Nostro Signoro tene tanta cura de Soa Signoria che ogni -di, e ogni hora vole intendere de li progressi soi et è necessario, che -Lei di sua mano de ogni terra scriva a Soa Santita del suo ben stare: -che confirma quanto è stato scripto a Vostra Excellentia altre volte -che Soa Santita la ami più che alcuna altra persona del Sangue suo. - -Se haveremo il modo de tenir advisata Vostra Excellentia de di in di de -questo viagio, et de le cose che accederanno non seremo negligenti. - -Essendo tra Terni e Spoleti in Valle de Strectura uno Stafiero de -lo Illustre Don Sigismondo vene a parole rixose cum uno Stafiero de -Stefano di Fabij nobile Romano, quale è in la comitiva de la Predicta -Duchessa per causa assai leve de certi turdi: et havendo l'uno et -l'altro posto la mano a le arme: sopragionse uno Pizaguerra a Cavallo -pur de quelli de lo Illustre Don Sigismondo, il quale ferete suxo -la testa il Stafiero de dicto Stefano: de la qual cosa Stefano di -natura impatiente: Collerico et insolente tanto si commosse et si -dolse, che mostrava, non volere venire più avanti, et essendo gionto -in la Rocha de Spoleti passo a lato ali illustri Don Ferrante e Don -Sigismondo senza salutarli ne diferirgli: tutavia intesa bene la natura -de la cosa, che fu inopinata et casuale, et come tuti nui seni eramo -grandemente doluti: et che pizaguerra era fugito, et anche il dicto -Stafiero de Don Sigismondo per modo che non se ni poteva fare alcuna -dimostratione: fu dato il torto a Stefano per il Reverendissimo de -Cosenza, e per la Illustrissima madama Lucretia et per tuti; et Stefano -se' acquitato et pacificato, e vene cun li altri. In bona gratia de -Vostra Celsitudine ne recomendiamo. Ex fulgineo XIII Januarij 1502. - -Celsitudinis Vestre. - - Il Reverendissimo Cardinale de Cosenza per quanto intendemo sin - qui non ha a passare le terre de lo Illustrissimo Signor Duca - de Urbino - - Servi Joannes Lucas et - Gerardus Saracenus. - - (Foris) Illustrissimo Principi et excellentissimo Domino Domino - nostro observandissimo Domino Herculi, Duci Ferrarie. - - Ferrarie cito cito. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXVIII. - -_Il Duca Ercole ad Alessandro VI._ - - Ferrara, 14 febbraio 1502. - - Ad Summum Pontificem. - -Sanct^me ac beat^me pr. et Dne, dne mi colen^me humillima post beatorum -pedum oscula commendatione exhibita. Inanti che giongesse qua la Ill. -Duchessa nra comune Figliola, Mia firma intentione era de accarezarla -et honorarla, sicome se conviene et de non manchare in cosa alcuna -pertinente a singulare dilectione: Essendo mo sua S^ria gionta qua, -la mi ha talmente satisfacto, per le vertute et digne qualitade -che ritrovo in ipsa, che non solo sum confirmato in questa bona -dispositione, ma, e, grandemente cresciuto in me il desiderio et animo -di cussi fare: et tanto piu quanto che vedo la S^ta V. per uno Breve de -sua mano amorevolmente farmi questo ricordo. Siche stia de bona voglia -la S^ta Vra per che verso la la p^ta Duchessa usaro tali termini, che -la B^ne V. cognosca, che Io tengo sua S^ria per la più cara cosa che Io -habia al mondo. - -Ben prego et supplico V. Stà che se degni farmi gratia speciale de la -promotioni de M. Jo. Luca mio a cardinalato in queste tempore proxime, -come expecto cum gran^mo desiderio, secundo che anche el mio Am^be -gli significara più diffusamente: et in bona gratia de la S^ta V. -humilmente me recomando. - - Ferrarie 14. Febr. 1502. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XXXIX. - -_La Marchesa Isabella Gonzaga a Lucrezia Borgia._ - - Mantova, 18 febbraio 1502. - - Dne Lucretie Borgie. - -Ill^ma S. Lo amore chio porto a la S. V. et lo desyderio chio ho -de intender che la persevera in quella bona valetudine dove la si -ritrovava al partire mio fa che credi che lei anchora sii in la -medesima expectatione di me et perho sperando farli cosa grata gli -significo como luni gionsi in questa terra sana et salva, havendo -ritrovato lo Ill^mo S^re mio consorte in optima convalescentia: Resta -che da la S. V. intendi parimente il successo suo acciò possi pigliarne -piacere, como di sorella cordialissima: Et benche reputi superfluo -offerirle le cose sue: non dimeno per una volta ho voluto ricordarli -che la puo de la persona et mie facultà disponere non altrimente che de -le sue proprie, et a lei sempre, mi racc^do pregandola vogli rac^me a -lo Ill^mo S^re suo consorte mio hon^mo fratello: Mantue XVIII Februarij -1502. - - (Archivio Gonzaga in Mantova). - - -DOCUMENTO N. XL. - -_La Marchesa Isabella Gonzaga ad Adriana Ursina._ - - Mantova, 18 febbraio 1502. - - Dne Hadriane Ursine. - -Mª Hadriana: Non havendo posto in oblivione le comendatione che ne fece -la s. v. in nome suo, et de mª Julia, subito gionte che siamo state -a Mantua havemo facto intendere al amico suo, quanto ne parlo v. s. -in suo favore, offerendoli per rispecto de quella, et de Mª Julia la -protectione et suffragio nro in tutte le occurrentie sue: ne le quale -procederemo a li effecti omne volta che possiamo gratificarlo in modo -chel cognoscera che tenemo bon conto de la s. v. per la quale potendo -qualche altra cosa serimo sempre disposte a compiacerla: Nui siamo -gionte qua ad salvamento, et desideramo intendere che la Ill^ma mª nra -cognata et sorella continui insieme cum v. s. in buona valetudine: a la -quale non agravara raccomandarne. Mantua XVIII Februarij 1502. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLI. - -_Cesare Borgia alla sorella Lucrezia._ - - Urbino, 20 luglio 1502. - -Ill^ma et Ex^ma Signora Germana nra Char^ma. Tenendo per certo -che nulla più efficace et salubre Medicina essere po A la pnté -indispositione de La Ex^tia vra che sentire bone et felici novelle, Li -facemo Intendere che in questo ponto havemo hauta nova et certezza de -la presa de Camerino Pregamo quella voglia fare honore ad questa nova -con evidente effecto de miglioramento et farcelo intendere, Imperoche -con la sua infirmita Ne de questa ne de altre possemo sentire piacere -alcuno. Pregandola anchora che la presente voglia participarla A lo -Ill. S^r Don Alfonso suo Consorte et nro Cognato come Fré Amantissimo -Al quale per la pnté non scrivemo per la prescia. De Virbino adi XX de -Juglio MDII. - - De V. Ill^ma S. fratello q'como si medesmo lama - - Cesar. - - Agapytus. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XLII. - -_Francesco Troche alla Marchesa Isabella Gonzaga._ - - Roma, 1º settembre 1502. - -Ill^ma S^ra questa facio solo adcio che Sebastiano non Torne senza mia -lra ad V. Ex^cia ala quale per averli dato longo aviso per un altra -mia per questa non scrivo altro si no che la s^ra princessa qual sta -un poco mal et la ho facta visitar da Sebastiano, basa le mano de V. -S. Ill^ma, faccio continuo scriver el libro in bona lra et lo mandaro -presto non ly mando mo per che voglio far scriver alchune altre asé -bene: suplico V. Ex^cia se degne mandarne li sonetti che me promisse, -et se in alchuna cosa la posso servire quella me commande che son -desideroso servirla ala qual baso le mani di roma lo primo de setembro. - - D. V. ex^cia - - humil servitor - Fra^co Trocche. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLIII. - -_Lo stesso alla stessa._ - - Roma, 5 ottobre 1502. - -Ill^ma mia S^ra per brognolo ho receputo una lra la qual insieme con -li quatro sonetti quella se he degnata mandarme dela qual humanita -infinite volte la rengratio significandole che quantunche in prima ly -fosse deditissimo servitore hora cum questo mha in perpetuo obligato -come è ragione et non desidero altro che poterlo cum qualche opera -et effecto dimostrare Et perche me seria impossibile per lettere ne -parolle esprimerlo ho pregato lo presente portator brognolo col qual -diffusamente ho parlato alcune cose, lo voglia dir et far intendere a -V. S. Ill^ma alaqual humillmente me recomando et baso le sue mane, de -Roma a V. de Octobre. - - D. V. I^lla S. - - humile servitor - - F. trocche prothº ap^co manu pp. - - _Con suggello con tre pesci._ - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLIV. - -_Isabella Gonzaga a Cesare Borgia._ - - 15 gennaio 1503. - - Dno. Duci Valentie. - -Ill^me etc. De li felici progressi de V. Ex. quali cum una amorevole -lra ce ha significati, ne havemo preso quello piacere et contento -che si conviene a la mutua amicitia et benivolentia che è fra lei -et lo Ill^mo s. nro. consorte et nuy, et cossi in nome suo et nro ne -congratulamo seco de omne secureza et prosperità sua et ringraciamola -de la participatione et offerta ce ha facta di tenerni avisate de li -successi: del che la pregamo ad volere per humanita sua continuare: -perche amandola como facemo desyderamo sentire spesso li andamenti suoi -per puoter insieme cum ley alligrarmi del bene et exaltatione de V. -Ex. et perche credemo che doppo li strachi et fatiche che la patisse in -queste sue gloriose imprese voglia anche ritrovare loco de recrearsi me -parso mandarli per Joane nro staffero cento maschare: non perche non lo -cognosciamo vile dono ala grandeza de li meriti de V. Ex. et de lanimo -nro; ma per una testimonianza che quando in questo nro paese fusse cosa -più degna et conveniente piu volentieri glila mandarissimo. Se anchora -le maschare mancharano de la bellezza che se gli conveneria V. Cel^ne -imputara li maestri de Ferrara: quali per la prohibitione che già molti -anni e in quella citta de maschararsi in publico hanno desimparato -a fare acceptando per supplimento la sincera volunta et affectione -nra versa V. Ex.: Circa ala pratica nra: non accade replicare altro, -finche non intendiamo da V. S. Ill^ma la resolutione de la S^ta de N. -S. circa il caso de la securta che gli facessimo explicare di visa per -il Brognolo che cossi stiamo in expectatione per potere venire a la -conclusione etc. a lei ne offerimo et raccommandamo XV. Jan. 1503. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLV. - -_Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga._ - - Acquapendente, 1º febbraio 1503. - -Ill^ma Ex^ma signora Comatre et sorella nra hon'. Havemo receputo el -dono de la Ex^tia vra de le cento Mascare, per la multiplice varieta et -singulare bellezza desse ad me molto accepte, et assai piu per essere -sopreionte ad tempo et loco che piu al proposito essere non seria stato -possibile Come se la vra Ex^tia ce havesse prefixa lege et ordine de -le imprese et de la tornata nra ad Roma, Dopo l'acquisto per nui facto -in uno medesimo di de citta et contado de senegaglia con le forteze et -justa punitione delli perfidi tradimenti de li adversarii nri, et dipo -anchora liberate da Tyrannia et reducte a la obedientia de la sanctita -de Nro S^re la citta de Castello, Fermo, Cisterna, Montone et Perosa: -Et hora al ultimo deposito del Tyrannico Dominio se haveva occupato -in Siena Pandolfo Petrucci, demustratosi contra de nui tanto atroce -inimico Et sopre tutto ce sonno decte Mascare acceptissime per essere -procedute da la fraterna et singulare benevolentia, la quale semo -certissimi che quella conformemente con lo Ill^mo S^re suo consorte -ce porta, et per ogni altro effecto ce demustra, et ha demustrato per -la Amorevolissima lra che con esso presente ce ha mandata, de le qual -cose tutte insieme haveriamo da rengratiarla infinite volte per lre -se la grandeza de li meriti soi et di lo Ill^mo S^re consorte prefato -verso de nui, non refutassero le demustrationi de parole, recercando -pieni effecti, usarimo le decte Mascare, et la loro perfecta belleza, -ce toglira cura de ogni altro ornamento, Ad effecto de la commune -parentela perseveramo tutta via essere piu caldi, in questa andata nra -ad Roma adoperarimo che per la S^ta de Nro signore se li dia pienissimo -effecto Del prescione che la vra Ex^tia ce recerca faciamo liberare, -scrivendo ce sia mandato subito piena informatione, et quella hauta non -restarimo respondere ad essa Ill^ma S^ria vra. con sua satisfactione -Ala quale ce recomandamo Ex Pontificiis Castris ad Aquampendentem primo -Februarii MDIII. - -De V. Ex^tia Compare et fratello el Duca de Romagna etc. - - Cesar - - Agapytus. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLVI. - -_Il Duca Ercole a Giangiorgio Seregni, suo oratore in Milano._ - - Belriguardo, 24 agosto 1503. - - Dux Ferrarie etc. - -Zanzorzo — Per chiarirte de quello che da multi te è dimandato, se -stamo de malavoglia de la morte del Papa, te certificamo che per niun -capo la ni e' dispiaciuta: anci per l'honore de nostro Signore Dio, -et per la universale utilità de la christianita, habiamo più di sono -desiderato, che la divina bonta e providentia facesse provisione de -uno bono et exemplare pastore, et che de la chiesia soa se levasse -tanto scandalo: Ne la nostra particularita ni poteria fare desiderare -altramente: perche l'honore de Dio et del bene universale prepondera -apresso Nui: ma piu te dicemo che non fu mai papa dal quale non -havessimo più gratia, et più al piacere che da questo, etiam dopo la -affinità contracta cum lui: solamente havessimo et a pena quello de che -il se era obligato, del quale non staessimo ala fede soa: Ma in niuna -altra cosa ne grande ne mediocre ne picola siamo stati compiaciuti -da lui: che credemo procedesse in grande parte per colpa del Duca de -Romagna: Il quale per non havere potuto fare di Nui quello che haveria -voluto se è governato cum Nui da extraneo, ne mai sè allargato cum Nui, -ni comunicato li soi andamenti: Ne nui habiamo comunicato li nostri -cum Lui: et ultimamente per inclinare Lui a Spagnoli, et vederni Nui -boni francesi, non havevemo mai da sperare ni dal Papa, ni da Soa -Signoria apiacere alcuno: Però non ni è despiaciuta questa morte non -expectando se non male de la Grandeza el predicto Signor Duca. Volemo -che tu communichi questo nostro Secreto punctalmente al predicto Signor -granmastro a la cui Signoria non volemo che sia celato lo animo nostro: -ma cum altri parlane sobriamente: et remetterai poi questa indrieto al -Reverendo messer Gianluca (Pozzi) nostro Consigliero. - -Belriguardi 24. Augusti 1503. - - N. Bendedeus. - -(Foris) Spectabili Secretario nostro delectissimo Joanni Georgio -Seregnio - - Mediolani — Cita. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. XLVII. - -_Giovanni Sforza al Marchese Gonzaga._ - - Mantova, 25 agosto 1503. - -Ill^me et Ex^me D^ne et Cognate honor^me Ringratio la Ex. V. de la -bona nova che per sue lettere la se dignata de darme del essere del -Valentino, per che ne ho hauto tanta alegreza ch'io spero de dare -repulsa al mio male: certeficandola che quando io reintra in stato, -gli habia ad stare come factura e V. E. p.^ta per esser lei patrone -del tuto, et de la mia persona propria: pregandola se altro la intende -del dicto Valentino, che pur el sii morto ad volermene dare qualche -adviso, che la me fara sing.^re apiacere: a la quale sempre ex corde me -recomando. - -Dat Mantue die 25. Augusti 1503. - - Ill^me V. D. Servitor Joannes Sfor. pisauri etc. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLVIII. - -_Don Jofrè Borgia al Marchese di Mantova._ - - Nepi, 18 settembre 1503. - -Ill^me ac Ex^me Dne et maior Honorande. M. Ruberto de bisenzo: M. -Hieronimo de alexandria: M. Culpino da verona: Andrea da benevento: -Francescho da bologna et Mattheo da benevento: Gentil homini e soldati -della Ex. del signor duca di romagna nro Honorevol fratello: et alcuni -nri: per esser tucti habitanti in monte fiascono co' loro mugliere et -robe dicano essere stati saccheggiato domenicha immane et anche morto -alcun de lor fratelli in montefiaschone de certa fantaria della Xª -M^ta: per el che ad esse e incurso grandissimo danno: et perdita de lor -robe: vi pregamo vogliate esse et tucti i danni passi siano satisfacti -de tucto quello sia possibili recuperare: el che al prefato Ill^mo S. -Ducha serra inpiacere assai: e ad noi el reputiremo ad adceptissimo -servitio da V. Ill^ma S. al piacere della quali ne offerimo paratissimi -Ex Nepe die XVIII. septenbris MDIII - -D. V. Ill^ma Sig^ria - - Como minor fratello - - El principe de Squillace. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. XLIX. - -_Il Marchese di Mantova alla moglie Isabella._ - - Isola degli Orsini, 22 settembre 1503. - -Ill.^ma D.^na Conjunx nos.ª amatis^ma Acio che la S. V. sia informata -come noi del passaggio de la san.ª memoria del papa Alessan.º VI.º gli -significamo, come essendo infirmato, cominciò a parlare in forma che -chi non intendeva il suo proposito, credeva chel vacillasse, ancor chel -ragionasse cum gran sentimento, le parole sue erano, io veniro, l'e -ragione, expecta anchor un pocho, e da quelli che intendevano il suo -secreto, è scoperto, che dopo la morte di Innocentio ritrovandosi in -conclave, el patuì col diavolo comprando il papato con l'anima sua, e -tra li altri pacti fu chel dovesse vivere in sedia dodeci anni, il che -gli è stato atteso cum quattro di de giunta, gli è ancor chi afferma -haver visti sette diavoli nel punto del respiro in sua camera, morto -chel fu, il corpo cominciò a boglire, e la bocca a spumare come faria -uno caldaro al focho, assi perseverò mentre che fu sopra terra: divenne -anchor ultra modo grosso in tanto che in lui non apparea forma di corpo -humano, ne dala larghezza ala lunghezza del corpo suo era differenzia -alcuna: ala sepoltura fu portato senza molto honore, e dil cattaleto -fu trascinato per un facchino, cum una corda ligata al pede, al loco di -la sepoltura per non trovarsi alcuno che lo volesse tocare, fulli facto -uno deposito tanto misero che la nana moglie del zoppo lha li a Mantova -piu honorevole: e per ultima sua fama ogni giorno se gli trovano -attacchati li piu vituperosi epitaphij del mondo: - -Hora è venuta nova come il Siena è creato papa: reputato persona -neutrale e senza passione ne parte: Alla S. V. tutto ne donamo basando -pur assai Federico: Havemo mandato a dimandare il passo e victualie per -meggia Roma non si essendo facto il ponte fora come era stato promisso -non sapemo che risposta haveremo, sapemo ben che li nemici sono a -Genezano e ni vengono incontra Mon^r Tremoglia aggravato, è forciato -ritornare a dreto: saremo soli al regimento del campo. Benevaleat D. V. -Ex Insula XXII septembris MDIII. - -Conjunx Marchio Mantue etc.ª X^mi Regis Locumt^s Generalis. - -Ill^me d^ne Conjugi Nostre amatiss^me Dne Isabelle Marchionisse Mantue. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. L. - -_Il Duca Ercole a Lucrezia Borgia._ - - Codegori, 4 ottobre 1503. - -Illustrissima et Excellentissima Domina Nurus et filia nostra -dilettissima: Havemo avuto la lettera de la Signoria Vostra, inseme cum -quella de Mons. Reverendissimo Cardinale de Cosenza a lei directiva che -la ni ha mandato, la quale ge remettemo cum questa nostra, et la quale -non è stà lecta per persona alcuna se non per Noi, et havemo notato -il prudentissimo scrivere de epsa Vostra Signoria, et del predicto -Reverendissimo Cardinale, quale Le mone cum tante bone ragione, che -non se po judicare, senon chel sia amorevole et savio: Unde havendo -Noi pensato al tuto, ni pare che la Signoria Vostra possa et debia -acconsentire a quanto propone de volere fare il predicto Monsignor -Reverendissimo; al quale ni pare ora che Vostra Signoria habia ad -havere qualche obligatione, per la demonstratione cun effecto de tanto -cordiale amore chel mostra portare a quella et al Illustrissimo Don -Rodorico suo figliolo, che se poterà dire, essere stato preservato in -vita per sua opera et se bene epso Don Rodorico sera alquanto largato -da epsa Vostra Signoria; meglio è stare così lontano et securo che -vicino cun periculo come il demostra che seria; et non se diminuira -per questa distantia puncto lo amore fra voi. Et quando el sera Grande -Il potera secundo le condicione de tempi pigliare partito al facto suo -on de retornare in Italia on de restare, et è bona provisione quella -che dice epso Monsignore Cardinale de vendere quelle cose mobile, et -acquistare lie per supplire al vivere suo, augumentandose le intrate, -come il dice che fara unde per ogni respecto, come havemo dicto, ni -pare chel sia bene ad acconsentire a la sua voluntade. Non dimanco -se ala Signoria Vostra che è prudentissima paresse altramente, se ne -remettemo a lei. Que bene valeat Codegorij iiij octobris 1503. - - Hercules Dux Ferrarie. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. LI. - -_Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga._ - - Reggio, 18 agosto 1505. - -Ill.^me et Ex.^me D.^ne Cognate et fra.^r nos.^r hon.^me Havendo -sempre cognosciuta V. Ex.^cia per ogni fortuna portare singulare amore -all'Ill^mo S. Duca mio fratello et esser bene disposita a tutte le -cose che gli sieno di honore et comodo non altrimenti che se la gli -fusse carnale fratello: con ogni fiducia al presente ricorro al favore -suo per la liberatione de Sua Ex.^cia per la quale etiam per opera et -diligentia mia si prattica al presente in Roma de mandare ala Cat.^ca -M.^tà lo Rev.^mo Card.^le Regino cum licentia et favore de la S.^tà -de N. S. et essendosi pregato Sua R.^ma S.^ia che li vogli andare -voluntieri, ha gratiosamente resposto esserne molto contento: Resta la -licentia et il favore del papa: Unde sapendo lo amore che sua Beat.^ne -porta a V. E. la priego quanto più posso che li piacia scrivere a S. -Beat.^ne pregandola grandem.^te che la vogli dignarsi prestare dicta -licentia ad esso Card.^le et scrivere cum tale efficacia ala pred.^ta -Cath.^ca M.^tà che dicto S. Duca sia liberato, perchè si tiene per -indubitato che serà facto quanto S.ª S.^ta vorrà, et quando lo Ill.^mo -S. Duca de Urbino fusse a Roma prego V. S.^ia che li vogli scrivere -opportunam.^te sopra ciò, perche Sua Ill.^ma S.^ia tenga ben disposta -la pred.^ta Beat.^ne a lo effecto predicto: Et non gravarà a V. Ex.^cia -mandarme epse lett.^e per questo cavallaro che li mando a posta: a -ciò lo possi cum le mie mandare al suo viaggio, et se anche paresse a -quella oltra di questo, scrivere a qualche suo in Roma che etiam ne -parli ala S.^tà de N.º S.^re et solleciti, la poterà fare quanto li -parerà, et lo Ill^mo S.^r mio fratello et io de ogni suo favore gli -ne restaremo obligat.^mi ne seremo immemori del beneficio: Offerendomi -et raccomandandomi a V.ª Ex.^cia que bene valeat. Regii XVIII. Aug.^ti -1505. - - Lucretia Ducissa Ferrarie etc. - - N. Bendede'. - -Ex.^mo Cognato et fratri meo hon. D.º Francisco Marchioni Mantue. -Mantue subito. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. LII. - -_Tavole nuziali tra Niccolò De Rovere e Laura Orsini._ - - Novembre 1505. - -In n. D. D. nri J. Ch. Anno a nat. ejusd. Millº Quingentesimo V^to -pont. S. D. N. dni Julii div. prov. pp II. Ind. VIIII sec. mor. Rom. -mens. nov. die vero.... Constituti ante pedes et sac. consp. pfati -S^mi dni nri pp Adstantib. ibid. et assistentibus R^mis in xpo patrib. -Hyeronimo epo Sabin. Card. Racanaten. vulg. nuncupato Raffaele S. -Georgii epo Albanen. S. R. E. Camº R^mo d. Jo. Antº Tusculan. epo Card. -Alexandrino Antº S. Anastasie card. Cumano Francº S. Susanne Card. -Volterrano Jo. S. Marie in Equirio Card. de Colunna vulg. nuncupato. -In mei Not. pub. et test. infrascr. presentia Mag^cus Adolescens dnus -NICOLAUS DE RUVERE pfati S. D. N. pape Nepos ac N^mi in xpo pris Dni -Galeotti tt^i S. Petri ad Vincula Car^lis ac S. R. E. Vicecancellarii -germ. frater cum presentia et assistentia ejusd. ex una et mag^ca -et generosa dna JULIA DE FARNESIO vidua relicta quond. mag^ci viri -dni URSINI DE URSINIS Mater et dudum Tutrix et nunc Curatrix mag^ce -puelle adulte dne LAURE sue et dicti qd. dni Ursini legitime et nat. -filie et universalis heredis et ipsa Mag^ca dna laura cum presentia -et auct. dicte sue matris ac Tutricis dudum et nunc curatricis et -legit. administratricis et cum pres. et assist. R^mi in xpo patris -Alexandri tt^i S. Eustachii Card^is de Farnesio vulg. nuncup. Avunculi -prefate dne laure sue germane sororis filie Ad interrogat. mei pub. -Not. presentis et primo solemnit. interrogantis prefatum Mag^cum d. -Nicolaum present. et intellig. si vult habere et recipere in suam -legitim. sponsam et uxor. pfatam mag^cam d. lauram cum dote et fundis -dotalib. jocalib. et mobilib. et paraferno secund. tractatus habitos -conclusos et firmatos inter pfatos R^mos dnos Car^les de farnesio et -vicecan. in totum adscendentes ad valor. et existimat. concorditer -fact. triginta milium ducator. de Carlenis veterib. decem pro quolib. -ducat. et legitimas nuptias cum ea contrahere et copulare et ipsam -habere et tenere pro legit. sponsa et uxore secund. Mandata et ritum -S. E. dei Ad quam quid. interrog. per me Not. pub. sic ut prefertur -solemnit. factam sponte ac deliberato animo et ex certa sua scientia -pfat. mag^cus D. Nicolaus respondendo dixit Volo et ita consentit. -Subsequenter vero per me eund. Not. interrogata pfata Mag^ca D. -Laura etatis nubilis sicut ex aspectu apparet existens si habere et -recipere vult in suum legit. sponsum et maritum pfat. mag^m D. Nicolaum -presentem cum dote et jocal. et paraferno predictis sicut tractatum -firmat. et conclus. fuit inter ipsos R^os dnos Car^les et in legit^m -matrimon. ejusd. consentire similiter sponte ac libere ac deliberato -animo et ex certa sua scientia respondit, dixit volo et ita consentio -Me Mot. ut pub. pers. etiam stipulante pro eis et eor. et cujuscq. -ipsor. nomine == Postque incontinenti prefata mg^ca d. Julia mater et -curatrix et legit. administratrix pfate D. Laure sue filie et curatorio -et administratorio nomine ipsius Cum presentia et assist. dicti R^mi -D. Car^lis de farnesio sui germani fratris et ipsa mg^ca D. Laura -adulta cum auctoritate dicte sue matris et curatricis et cum pres. et -assist. dicti R^mi d. Card. avunculi sui Constituerunt dederunt cesser. -concesser. transtuler. mandaverunt pfato M. D. Nicolao presenti et -recip. et michi Not. etc. Quodam paternum Castrum vulgar. nuncupatum -Bassanellum cum duob. casalib. et eor. tenimentis eid. anexis et -incorporatis vid. Cerqueto et palazola vulg. nuncup. et cum toto dicti -castri territorio dominio et vassallaggio ac mero et mixto imperio et -cum fortellitiis et terris, Quod totum castrum cum suo territorio et -casalibus situm est in dyocesi Ortana Censuatum R. Eccle cum onere -census unius libre Cere annuatim Cui ab uno territorium civitatis -Orte ab alio castri Gallesii ab alio castrum Suriani ab alio castrum -Julianelli Extimatum concordit. et de comuni partium consensu valoris -et comuni exstimationis quatuordecime milium ducator ad computum X -carl. veterum pro quol. ducat. - -Item similr. in dotem et pro fiendo dotali ejusd. constituerunt deder. -et concesser. transtuler. et mandaverunt omnia et sing. jura nomina et -actiones que et quas habet pfata D. laura in quod. palatio et domib. -et apotecis simul junctis quod et que situm et sita sunt Rome in R^ne -pontis jux. plateam Montis Jordani quib. undique a trib. laterib. sunt -vie pub^ce a quarto vero latere sunt res. . . . . . . . vel si qui sunt -plures aut verior. confines seu vocabula veriora. - - . . . . . . . - -Amplius etiam pro jocalib. et acconcio et ornatu ipsius d. laure -secund. ritum et morem Roman. tempore quo div. fav. gratia domum et -familiam dicti sui sponsi transferetur promiserunt deferre et deferri -facere et quod ipsa D. laura secum deferet tot et tanta bona in -jocalib. monilib. unionibus perlarum collanis aureis vestib. sericeis -et in broccat. vasis argenteis et aliis reb. et bonis mobilib. et -suppellectib. valoris et extimat. altror. trium mil. ducat. - - . . . . . . . - -Acta fuerunt hec in palatio apostolico aput S. Petr. in Aula pontific. -psentib. infrascriptis testibus vd. B^ro do. Jacº epo Caiacen. dno -epo Millepoten. dno epo Ortano dno epo Eugubien. dno herig. Archiepo -tarentino et Ill. dno Constantino capitaneo ad custod. palatin. et -principis qui ensem tenuit secund. ritum Romanor. in stipulatione -sponsalium sollemnit. celebratarum inter dictos mag^cos sponsum et -sponsam omnibus ad predicta adhibitis et convocatis. - - (Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) - - -DOCUMENTO N. LIII. - -_Cesare Borgia al Marchese Francesco Gonzaga._ - - Pamplona, 7 dicembre 1506. - -Ill^me Princeps et Ex^me Dne. Compater et tanquam fr. hon. Comm: Aviso -V. Ex^tia como depoi tanti travagli ha piaciuto ad N. S^r Dio liberarme -et cavarme de prescione nel modo che da Federico mio secretario -exhibitor de questa intendera, piaccia alla infinita sua clementia che -sia per maiur suo servitio: Al presente me retrovo in Pampilona col -ser^mo Re et Regina de Navarra, dove arrivai alli tre de Decembre, como -de questo et de ogni altra cosa dal prefato Federico V. Ill^ma S^ria ad -pieno intendera, al quale piaccia de quanto dirà in mio nome prestar -quella piena fede che faria alla mia propria persona. Alla Ex^tia V. -sempre me recommando. Ex Pampilona VII. Decembris MDVI. - -de vr[=a] S. compatre e minor fratello - - Cesar. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. LIV. - -_Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga._ - - Ferrara, 28 dicembre 1506. - -Ill.^me et Ex^me D.^ne Cognate et fr. hon. Lo exhibitore presente -serà un servitore del Ill.^mo S. Duca mio fratello che expectandosi -da sua Ex.^cia ha portato lettere di quella, significando la nova de -la sua certa liberatione, et il loco dove per Dio gratia la si trova -sana et di bona voglia, che è in confermatione di quanto si haveva -per advisi da diversi bande. Il viene a V.ª Ill.^ma S.^ria cum sue -lett.^e sum certa che la si alegrarà et pigliarà quello contento che -faria el pred.^to S.^r Duca et io dogni suo prospero et felice successo -amandolo, come la fa da fratello. Non ho voluto chel dicto venga senza -questa mia per la quale non me extenderò altramente in narrarli come è -passata dicta liberatione perche da lui come instructo del tutto ge la -exponerà diffusamente. Et a V.ª Ex.^ia sempre me ricomando. - -Ferrara XXVIII. Decembre 1506. - - De V.ª S.^ia obedientis.^ma Sorella - - La Duchessa de Ferrara. - - N. Bendede'. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. LV. - -_Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga._ - - Ferrara, 15 gennaio 1507. - -Ill.^me et Ex.^me D.^ne Cognate et fr.^r hon. Hora ho inteso che per -commissione de la S.^ia de N.º S.^re è stato preso in Bologna Federico -cancelliero del S.^re Duca mio fratello: et perchè sum certis.ª Chel -non si trovarà in manchamento alcuno per non essere venuto per fare -ni dire cosa alcuna che possa despiacere ni essere molesta a sua -Beat.^ne perchè sua Ex.^ia non pensaria ni ardiria fare simil cosa -verso sua S.^ta et costui sel havesse commissione alcuna melhaveria -prima comunicata, et io non haveria tollerato ne tollerarla che se -ne facesse un tristo pensiero per essere devotiss.^ma et fidelissima -serva de S. Beat.^ne insieme cum lo Ill.^mo S.^r mio consorte. Ma non -trovo ne so chel sia venuto per altro se non per portare la nova de -la sua liberatione. Et cussi tengo per indubitato chel non si trovarà -in mancamento. Et perchè questa detentione io la estimo grandemente -maxime per il smachamento che po essere per questo al p.^to S.^r -Duca mio fratello che non sia in gratia de sua Beat.^ne anche a me: -priego quanto più so et posso V.ª Ex.^ia che per quanto amore la mi -porta, la vogli in ogni modo operare cum la p.^ta S.^tà che presto -el sia relaxato come spierò in la benignità sua et in la efficacia et -intercessione de V.ª Ex.^ia che per un singulare piacere et beneficio -al presente da V.ª Ill.^ma Sig.^ia non potria recevere il magiore ni de -che più ge ne restasse obligata et per l'honore et per ogni respecto, -si chè de novo ge ricommando questo caso de tutto core, et a lei mi -offero et ricomando. - -Ferrarie XV. Januarij 1507. - - De V.ª S.^ia sorella e servitrice la Duchessa - - de Ferrara. - - N. Bendede'. - -Allo Ill^mo et Ex.^mo S.^re mio cognato et fratello hon.^mo el Sig.^r -Marchese de Mantova. Bononie. - - (Archivio Gonzaga in Mantova.) - - -DOCUMENTO N. LVI. - -_Vannozza alla figlia Lucrezia._ - - Roma, febbraio 1515. - - Alla Illustrissima et Excellentissima Signora - et Figliuola mia observandissima la Signora - Duchessa di Ferrara. - -Illustrissima et Excellentissima Signora mia observandissima -Commendatissima Per la lettera di Vostra Excellentia quale ho ricevuto -a questi di, ho inteso quanto quella habbia facto nella causa mia -con Paulo Pagnano, et benchè lui habbia usate buone parole col Conte -Lorenzo delle quali io non mi fido punto, perciocchè molto prima di mo -a me e notissima la sua malignità, et so che non pensa in altro che -in darmi qualche fastidio et tribularmi sinchè io vivo, però prego -la Excellentia Vostra con ogni efficacia possibile che voglia essere -contenta de fare opera che io una volta sia liberata de tal molestia, -et pigliare qualche expediente che io non stia più in questo timore, -che certo saria causa della total ruina della persona, et de quelle -poche facultate che io ho. Il bisogno mio saria che Vostra Excellentia -insieme col Illustrissimo Signor Duca suo Consorte mandassino un loro -servitore che fosse persona discreta, et amorevole, al Illustrissimo -Signor Duca de Milano con lettere loro di buon tenor, con le quali si -pregassi la Sua Excellentia ad dovere interponere l'autoritate sua col -decto paulo et indicergli un perpetuo silentio et infine commandargli -che attente le buone ragioni mei non debbia più molestarmi, maxime -havendo lui da possersi revalere per altra via che per la mia ma lui -come homo poco respectivo ha sempre voluto agitar contra di me, come -se io fussi la piu vile persona del mondo, pensando forsi che io -fussi abandonata et derelitta de ogni aiuto et favore, et che non si -trovassi homo che parlassi per me, ma io rengratio lo onnipotente dio, -che alla ragione ne la Sacra divina Maestà ne li homini de (questo) -mondo me hanno abandonata, et così di nuovo prego et strengo con -tutta la efficacia del cuor mio la Excellentia Vostra che non voglia -mancarmi del suo aiuto, et favore, et per questa provisione che di -sopra ho decto, et mandar questo loro servitore a fare questo effecto -devotamente la certifico che mai ne vedrò fine si che per amor di dio -non vogliate abandonarmi. Altro non voglio per ora dirgli se non che a -Lei et al Illustrissimo Signor Duca suo Consorte et a li Signori Suoi -Figliuoli mi raccomando, et continuo prego per la salute di tucti - -In Roma............ di Febraro MDXV. - - La Felice et Infelice Madre Vannoza Borgia. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. LVII. - -_Vannozza al Cardinale Ippolito d'Este._ - - Roma, 14 settembre 1515. - -Illustrissimo et Reverendissimo como figlolo observandissimo. Da poi -humili benedictione etc. havemo riceputa una gratiotissima letera de -Vostra Signoria Reverendissima iamdiu (per) la quale referemo infinite -gratie di tanto amori e carità ne portate maxime in questi nostri -negotij. Cum lingua non si poteria dare tante gratie si non che lo -Altissimo sia prhegato voglia conservare in quello stato quali il -cori nostro desia. Si che Signor mio Reverendissimo et Illustrissimo -si posibile est dixe Cristo che Vostra Signoria metesi tale effetto -a questo pagnano secondo parira a quella che prudenti non ne habia a -distratiarne al modo che fa. Juro a Dio che pegio la vergogna pyu che -il danno che uno Mercadante uxurario ne voglia straciarne a questo -partito. Savio he prudenti siti solo, in Vostra Signoria mi confido -che al tuto provedereti. Non altro quanto a questa parte. Si non avixo -Vostra Signoria che al nostro giardino havemo trovato doe Colone de -mistito e havemo inteso che Vostra Signoria fa lavorare a Ferrara per -tanto Signor mio de queste ve ne fatio un presente et de altre cose che -se troverano. Supplico a Vostra Signoria che dia avixo de la receputa -quando sarano azonte perche Signor ho molti cani allorichia sopra -questa materia, he non me fido, però havemo saputo che lo advocato -di lo adversario nostro voleva scrivere li a Ferrara ad Monsignor -Reverendissimo daragona che li dovesi domandare a Vostra Signoria -benche son certa che si sua Signoria Reverendissima sapessi che -questo fusi nostro adversario faria piutosto per noi che per simili. -Si che Signor Mio epsa scriva a Messer — Iheronimo Sacrato li dia -recapito de mandarli inanti che li tempi si guasti. A Vostra Signoria -Reverendissima et Illustrissima se ne aricomandiamo. Prhegamo a dio -di continuo ve conservi in sanità et augumento di stato. Rome die 14 -septembris 1515. - -De Vostra Signoria Reverendissima et Illustrissima - - La felice et infelice quanto Matre - Vanotia Borgia de Cathaneis. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. LVIII. - -_Vannozza alla figlia Lucrezia._ - - Roma, 19 dicembre 1515. - - Illustrissime Domine Domine Lucretie. - Ferrarie Ducisse etc. - Domine Colendissime - - Ferrarie - -Illustrissima Domina salutem et commendationem. La Excellentia -nostra se deve ben ricordare la servitu della bona memoria de Messer -Agapyto de Amelia verso la Excellentia già del Duca nostro et lo -amore et affectione sempre porto ad Noi in spetie: Per il che non -solo in una minima cosa: ma in ogne altra de qualunque sorte fusse -adiutare et favorire i soi: Per questo occurre che avante el morisse -renuntio in favor de soi Nepoti ad Messer Johan Baptista del Aquila -tucti soi benefitij, tra li quali ce sono certi de poca valuta in -lo Archivescovato de Capua: et questo fece la bona memoria per più -favore de Soi Nepoti non possendo mai pensare che dal Reverendissimo -et Illustrissimo Segnor Cardinale Vostro Arcivescovo prefato havessero -da esser molestati. Impero se la Excellentia Vostra desidera farme -cosa grata, la prego se degni per tucti li decti respecti favorire -li prenominati Nepoti ad presso de sua Signoria Reverendissima et -Illustrissima como piu ad pieno del bisogno della cosa la Excellentia -Vostra sera informata da Nicola presente exhibitore pure Nepote del -dicto Messer Agapito. Et bene valeat Excellentia Vostra cui etiam me -commendo. — Rome Die XVIIIJ Decembris MDXV. - -Post scripta la Excellentia Vostra fara in questo quello ad quella -parera che questo ho scripto me e stato forza: per questo non se -faccia se non quello sia honore ad Monsignor Reverendissimo: Et per lo -presente quella dara risposta ad quella parera.... - -Di Vostra Illustrissima Signoria - - Perpetua oratrice Vannozza. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - -DOCUMENTO N. LIX. - -_Lucrezia Borgia a Leon X._ - - Ferrara, 22 giugno 1519. - -Sanctissimo Patre et Beatissimo Signor mio Colendissimo. - -Con ogni possibile reverentia d'animo basio li Santi pedi de Vostra -Beatitudine, et humilmente me raccomando in La sua Santa gratia. -Havendo io per una difficile gravidanza patito gran male più di -duo mesi; come a Dio piacque a XIIIJ del presente in aurora hebbi -una figliola: e sperava essendo scaricata del parto che mal mio -anche si dovesse alleviare: ma è successo il contrario: in modo -che mi è forza concedere alla natura: E tanto di dono mha fatto il -Clementissimo nostro Creatore, che io cognosco il fine de la mia -vita, e sento che fra poche hore ne saro fuori, havendo pero prima -ricevuti tutti li Santi Sacramenti de la Chiesa: Et in questo punto -come christiana benchè peccatrice mi sono racordata de supplicar a -Vostra Beatitudine, che per sua benignita si degni dare del thesoro -spirituale qualche suffragio con la Sua Santa benedictione allanima -mia: e così devotamente la prego. Et in Sua Santa gratia raccomando -il signor Consorte et figlioli mei tutti servitorj di predicta Vostra -Beatitudine. In ferrara adi XXIJ de zugno 1519 a hore XIIIJ. - -De Vostra Beatitudine - - Humil Serva - - Lucretia da este. - - (Archivio di Stato in Modena.) - - - FINE. - - - - -INDICE DEL VOLUME. - - - A DON MICHELANGELO GAETANI, DUCA DI SERMONETA Pag. I - _Introduzione_ V - - LIBRO PRIMO — Lucrezia Borgia in Roma 4 - LIBRO SECONDO — Lucrezia Borgia a Ferrara 217 - Indice dei Documenti 349 - Documenti 353 - - - - -Errata-Corrige. - - - Pag. linea - - 20 9 Croee Croce - » 26 mantova Mantova - 23 nota 4 _nato_ _noto_ - 65 20 imprudenza impudenza - 256 34 quella, quella. - - - - - [Illustrazione: Alessandro VI a Lucrezia Borgia. - (_Archivio di Stato di Modena._)] - - [Illustrazione: Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga. - (_Archivio Gonzaga in Mantova._)] - - [Illustrazione: Lucrezia Borgia ad Isabella Gonzaga. - (_Archivio Gonzaga in Mantova_.)] - - - - -NOTE: - - -[1] Zurita, _Annales de Aragon_, V, 36. - -[2] Appendice de' documenti alla _Lucrezia Borgia_, n. 6. - -[3] Zurita (IV, 55) afferma, che morì _sin dexar ninguna succession_. -L. N. Cittadella, senza badare a ciò, nel suo _Saggio di Albero -genealogico e di memorie su la famiglia Borgia_ (Torino, 1872), gli dà -due figliuoli, Silvia e il cardinale Giovanni Borgia juniore. - -[4] Raynald, su questo anno, n. 31. - -[5] _Statura procerus, colore medio, nigris oculis, ore paululum -pleniore:_ Hieron. Portius, _Commentarius_, edizione rara del 1493: -nella Casanatense in Roma. - -[6] Appendice di documenti, n. 1. - -[7] Appendice di documenti, n. 30, sulla fine.[10] - -[8] Giannandrea Boccaccio al duca, Roma, 25 febbraio, 11 marzo 1493; e -su questi dispacci ritorneremo più oltre. Archivio di Stato di Modena. - -[9] Marin Sanudo, _Diario_, vol. I, fol. 258. - -[10] Devo avvertire che nel rendere qui le corrispondenze e i documenti -italiani, mi son deciso, dopo matura considerazione, a ridurli a -lezione moderna, prestando loro forma e linguaggio più rispondenti -a quelli dell'oggi. Ho sempre però tenuti presenti e scrupolosamente -seguiti i testi originali. Mi son quindi rimasto fedele al concetto, -non senz'anco, ov'era possibile, conservare l'espressione e sin le -parole. Documenti e corrispondenze del tempo occorrono in questa -storia frequenti troppo e numerosi. E riprodurre le une e gli altri -testualmente nella lingua genuina e nella forma primitiva ancora e -molto rozza, sarebbe stato come far del libro una specie di centone -goffo e fastidiosissimo alla lettura. Niuno, per poco famigliare che -sia con le scritture del tempo, di cui qui si discorre, vorrà per ciò -muovermi rimprovero. Anzi, mi confido, approverà il modo usato. Chè, -del resto, provvedendo così all'unità di stile e all'armonia di forma, -non s'è defraudato alcuno d'alcuna cosa. Il lettore curioso e diligente -troverà alla fine del volume, in Appendice, riprodotti originalmente i -documenti più importanti e tuttora inediti, quelli che l'Autore stesso -ha creduto dover pubblicare. (_Nota del Traduttore._) - -[11] Appendice di documenti, n. 4. - -[12] Appendice di documenti, n. 1. - -[13] Un estratto delle tavole nuziali è nell'Archivio del Campidoglio, -_Cred. XIV_, t. 72. Da un istrumento del notaro Agostino Martini. - -[14] Vedi in proposito le notizie da me tolte dall'Adinolfi nella mia -_Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter_, 2 _Aufl._, VII, 312. - -[15] La lettera con l'indirizzo: _A messer Carlo Canale_, si trova -nell'edizione: _Le Stanze e l'Orfeo ed altre poesie_ di Angelo -Poliziano. Milano, 1808. - -[16] Nell'Archivio di Mantova trovasi una lettera della marchesa -Isabella a Carlo Canale del 4 dicembre 1499. - -[17] Tutto questo intorno al Canale nella prefazione all'_Orfeo_ di -Ireneo Affò, messa nella citata edizione di Milano, specialmente nelle -note. - -[18] Appendice di documenti, n. 2. - -[19] Ludovico Gonzaga a Bartolomeo Erba: _Siamo contenti contrahi in -nome nro. compaternità cum M. Carolo Canale et cussì per questa nostra -ti commettiamo e constituimo nostro Procuratore_... Nota dell'Affò -nella sua prefazione all'_Orfeo_, pag. 113. - -[20] _M^a. Adriana Ursina, la quale è socera de la dicta madona Julia -(Farnese), che ha sempre governata essa sposa (Lucrezia) in casa -propria per esser in loco de nepote del Pontifice, la fu figliuola de -messer Piedro de Milla, noto a V. E^ma. Sig^ria, cusino carnale del -Papa._ — Dispaccio ad Ercole, del 13 giugno 1493, nell'Archivio di -Stato di Modena. E in un altro dispaccio del 6 maggio 1493 lo stesso -la chiama: _Madona Adriana Ursina soa governatrice figliola che fu del -quondam messer Pietro del Mila_. - -[21] Altro vocabolo, che più s'accosti al tedesco _Blaustrumpf_, -non mi sovviene, e forse non v'è. Gl'Inglesi hanno l'equivalente -_bleu-stocking_, e i Francesi _bas-bleu_. Nella nostra lingua -espressione più specifica e viva manca, perche prima, come ben dice -l'Autore, ce ne mancò il concetto, e poi la cosa. Dico _ci mancò_, -non ci manca, perche timidamente sì, ma oramai comincia anche tra -noi a mostrarsi. Del resto quel che importa è comprendere il valore -intrinseco della parola tedesca. _Blaustrumpf_ vocabolo composto, -letteralmente indica _persona dalle calze cilestri_. Si adopera al -traslato ironico, e vuol dire donna che ha messo calze maschili, -dandosi aria e pretensioni gravi di uomo. Risponde estrinsecamente un -po' a quel che noi si vuol significare con _donna coi calzoni_. Questo -però va inteso più nel senso di donna di spirito libero. Per tanto ho -preferito _dottoressa_, che, come il Fanfani nota, è usato per indicar -_donna sacciuta e salamistra_. (_Nota del Traduttore._) - -[22] Jacobus Bergomensis, _De claris mulieribus_. Paris, 1521. - -[23] Appendice di documenti, n. 4. - -[24] Appendice di documenti, n. 3. - -[25] _Accedit studium illud tuum et perquam fertile bonarum litterarum -in quo hac in state seris.... Non deerit surgenti tuae virtuti -commodus aliquando et idoneus praeco. — At tu Caesar profecto non -parum laudandus es; qui in hac aetate tam facile senem agis. Perge -nostri temporis Borgiae familiae spes et decus._ — Prefazione alla -_Syllabica_, edizione romana del 1488: nell'edizione del Gennarelli del -_Diario di Burcard_. - -[26] Appendice di documenti, n. 4. - -[27] Sullo studio di Cesare in Pisa: Angelo Fabroni, _Hist. Acad. -Pisan._, I, 160, 201. - -[28] Appendice di documenti, n. 4. — Il 16 giugno 1491 furono fatte -alcune mutazioni al contratto, le quali Beneimbene ha registrate nello -stesso protocollo. - -[29] Tutto ciò apparisce dallo scioglimento del contratto matrimoniale -con Don Gasparo: Appendice di documenti, n. 7. - -[30] _Cum simonia et mille ribalderie et inhonestate si è venduto -il Pontificato che è cosa ignominiosa et detestabile_.... Dispaccio -dell'ambasciatore ferrarese in Milano, Giacomo Trotti, al duca Ercole. -Milano, 28 agosto 1492: nell'Archivio di Modena. - -[31] Compose i distici Jeronimo Porcio, che gli pose nel _Hieronymus -Porcius Patritius Romanus Rotae Primarius Auditor.... Commentarius_. -Edizione rara di Eucario Silber in Roma, 18 settembre 1498. — Altri -distici di Michele Ferno di Milano finiscono: - - _Borgia stirps: bos: atque Ceres trascendit Olympo,_ - _Cantabunt nomen saecula cuncta suum;_ - -il che è stato una vera profezia. Vedi: Michael Firnus, _Historia nova -Alexandri VI ab Inocentii obitu VIII_. Edizione similmente rara dello -stesso Eucario Silber, anno 1493. - -[32] _Ex arce Spoletina, die V Oct._ (di propria mano) _Vr. uti fr. -Cesar de Borja Elect. Valentin._ Pubblicato dal Reumont nell'_Archiv. -Stor. Ital._, serie 3ª, tomo XVII, 1873, 3ª dispensa. - -[33] _Era venuto il primo marito de la dicta nepote, qual fu rimesso -a Napoli, non visto da niuno_... Dispaccio di Giannandrea Boccaccio, -vescovo di Modena, Roma, 2 novembre 1492, e i seguenti del 5 e 9 -novembre, nell'Archivio di Modena. - -[34] Appendice di documenti, n. 7. - -[35] Dispaccio nell'Archivio di Mantova. Ne' rapporti officiali la -Lucrezia era a volte chiamata anche _Nipote_ del Papa. - -[36] Giannandrea Boccaccio al duca Ercole. Roma, 25 febbraio 1493. - -[37] Vedi il contratto di matrimonio nell'Appendice di documenti, n. 9. - -[38] _Memorie manoscritte di Pesaro_, di Pietro Marzetti e di Lodovico -Zacconi, nella Biblioteca Oliveriana di quella città. - -[39] Appendice di documenti, n. 8. - -[40] Dispacci del Boccaccio. Roma, 25 febbraio e 11 marzo 1493. - -[41] _Magni et excellentis ingenii et praeclare indolis; prae se fert -speciem filii magni Principis, et super omnia clarus et iocundus, -e tutto festa: cum magna siquidem modestia est longe melioris et -praestantioris aspectus quam sit dux Candie germanus suus. Anchora lui -è dotato di bone parte._ — Dispaccio del 19 marzo 1493. - -[42] _Mai fu visto il più carnale homo; l'hama questa madona Lucrezia -in superlativo gradu._ Dispaccio del Boccaccio, Roma, 4 aprile 1493. -L'espressione carnale è da prendere solo nel senso del nepotismo: così -l'ambasciatore stesso l'adopera anche in altro luogo in modo chiaro e -che non ammette dubbio. - -[43] Se ne vegga la descrizione nella mia _Geschichte der Stadt Rom im -Mittelalter_. - -[44] Appendice di documenti, n. 10. - -[45] _Cod. Aragon._, II, 2, 67. Edizione Trinchera. - -[46] _Carte Strozziane_, filza 343. Archivio di Firenze. - -[47] Il 13 gennaio 1494, _Lelia Ursina de Farnesio_ si congratula con -lui della nomina. Ibidem. - -[48] Appendice di documenti, n. 11. - -[49] Appendice di documenti, n. 11. - -[50] _Atti e Memorie di Storia patria per le provincie Modenesi e -Parmensi._ Modena, 1863, vol. I, pag. 443. - -[51] Dispacci di Giorgio Brognolo al marchese. Roma, 6 e 15 maggio -1494. Archivio di Mantova. - -[52] Dispaccio di Giacomo Trotti al duca Ercole. Milano, 11 giugno -1494. — Le donne il 1º maggio erano ancora in Roma, avendo in -tal giorno madonna Adriana scritto alla marchesa di Mantova, per -raccomandarle un'amica. — Lettera nell'Archivio di Mantova. - -[53] Questo Breve trovasi nella _Storia de' Conti e Duchi d'Urbino_ -dell'Ugolini, II: docum. n. 13. Vedi l'originale nell'Archivio di Stato -di Firenze: solo la firma è di mano d'Alessandro; il rimanente è del -datario Giovanni Lopez, che si sottoscrive: _Io Datarius_. - -[54] _Memorie di Tommaso Diplovatazio, Patrizio Costantinopolitano e -Pesarese_, di Annibale Olivieri. Pesaro, 1771. - -[55] Su Collenuccio vedi lo scritto del suo concittadino Giulio -Perticari, nelle _Opere_ di costui. Bologna, 1837, vol. II, pag. 52 e -segg. - -[56] Questa notizia la dà Marin Sanudo, _Venuta di Carlo VIII in -Italia_. L'originale è nella Biblioteca di Parigi, ma ultimamente -riprodotto in copia nella Marciana. Egli chiama Giulia _favorita del -Pontefice, di età giovane, et bellissima, savia, accorta e mansueta_. - -[57] Secondo un dispaccio di Brognolo, nell'Archivio di Mantova, -Giulia e Adriana tornarono il primo dicembre. In quel giorno Pandolfo -Collenuccio, che trovavasi allora in Roma, scriveva: _Una optima -novella ce è per alcuno. Che M. Julia si è recuperata, et andò Messer -Joan Marrades per Lei. Et è venuta in Roma: e dicesi, che Domenica de -nocte allogiò in Palazzo._ — Archivio di Modena. - -[58] Dispaccio di Giacomo Trotti. Milano, 21 dicembre 1494. — Archivio -di Modena. - -[59] _Che li pareva ogni hora vedere Messer Bartolomeo da Calcho a -Sua Eccellenzia cum una staffetta, chel Papa fosse preso, e li fosse -taliata la testa._ - -[60] Trotti al duca di Ferrara. Milano, 24 dicembre 1494. - -[61] Queste date le porge Marin Sanudo nella sua storia manoscritta -dell'invasione di Carlo VIII, fol. 470. - -[62] Queste date sono tolte dalle notizie di Marin Sanudo, _Diario_, -vol. I, fol. 55, 58, 85. - -[63] _Il dì de S. Laurentio il Duca de Gandia, figliuolo del Papa, -intrò in Roma accompagnato dal Cardinale di Valenzia, et tutta la Corte -con grandissima pompa._ Dispaccio di Lodovico Carissimi al duca di -Ferrara. Roma, 15 agosto 1496. Archivio di Modena. — Il 12 settembre -il Gandia scrisse una lettera al marchese Gonzaga, che è riprodotta -nell'Appendice di n. 12, affinchè si abbia anche una lettera di questo -Borgia. - -[64] Il Boccaccio ad Ercole, 24 maggio 1495. - -[65] La Civiltà Cattolica (fascicolo del 15 marzo 1873, pag. 727) dà -un estratto della notizia del _Diario_ di Marin Sanudo, vol. I, 258. -Essa suona così: _Da Roma per le lettere del orator nostro se intese -et etiam de private persone cossa assai abominevole in la chiesa di -Dio che al papa erra nato un fiolo di una dona romana maridata, ch'el -padre l'havea rufianata e di questa il marito invitò il suocero ala -vigna e lo uccise tagliandogli el capo ponendo quello sopra uno legno -con letere che diceva questo e il capo de mio suocero che a rufianato -sua fiola al papa et che inteso questo il papa fece metter el dito in -exilio di Roma con taglia. Questa nova vene per letere particular etiam -si godea con la sua spagnola menatali di Spagna per suo fiol duca di -Gandia novamente lì venuto._ - -[66] _Epitaphia clarissimarum mulierum quae virtute: arte: aut aliqua -nota claruerunt._ Codice di Hartmann Schedel nella Biblioteca Nazionale -di Monaco. - -[67] Lod. Zacconi, _Hist. di Pesaro_, manoscritto nella Biblioteca -Oliveriana; e così pure Pietro Marzetti. - -[68] Le lettere sono nell'Archivio Gonzaga a Mantova. - -[69] Battista Almerici, I, e Pietro Marzetti, _Memorie di Pesaro_. Il -manoscritto è nella Oliveriana. Queste cronache non sono esatte nelle -date e spesso sono piene d'errori. - -[70] Marin Sanudo, _Diario_, vol. I, fol. 410, marzo 1497. - -[71] Nell'Appendice di documenti, n. 14, v'è la lettera di condoglianza -del cardinale Giuliano Della Rovere. - -[72] Quest'atto è dato in sunto dall'Amati nel _Periodico di -Numismatica_ dello Strozzi, anno III, fasc. II, pag. 73. - -[73] Appendice di documenti, n. 17. - -[74] Nell'Archivio di Modena fra le _Lettere di Donato Aretino da Roma_. - -[75] Lettera di Lodovico Carissimi. Roma, 8 agosto 1497. — Archivio di -Modena. - -[76] _Et mancho se è curato de fare prova de se qua con Done per -poterne chiarire el Rev. Legato che era qua, sebbene Sua Excellentia -tastandolo sopra ciò gli ne abia facto offerta._ Dispaccio -dell'ambasciatore ferrarese a Milano, Antonio Costabili, al duca -Ercole. Milano, 23 giugno 1497. — Archivio di Modena. - -[77] Di ciò Pandolfo Collenuccio, che era in Roma al seguito del -cardinale Ippolito, scrive al duca di Ferrara il 25 dicembre 1498 -(1497). La lettera autografa è nell'Archivio di Modena: _El S. de -Pesaro ha scripto qua de sua mano: non haverla mai cognosciuta.... et -esser impotente, alias la sententia non se potea dare.... El prefato -S. dice però haver scripto così per obedire el Duca de Milano et -Aschanio_. - -[78] Nello stesso dispaccio da Milano del 23 giugno 1497, -l'ambasciatore ferrarese Costabili scriveva, Giovanni Sforza aver detto -al duca Ludovico: _Anzi haverla conosciuta infinite volte, ma chel Papa -non gelha tolta per altro se non per usare con lei. Extendendose molto -a carico di Sua Beatitudine_. - -[79] L'originale del Breve si trova nell'Archivio di Modena: proviene -dalla Cancelleria di Lucrezia. — Appendice di documenti, n. 15. - -[80] Appendice di documenti, n. 16. — Il Ducato di Bisceglie, città -oggi di 19,000 abitanti, cui mena la strada ferrata di Foggia. Si -diceva e scriveva allora anche _Biseglia_ o _Biselli_. - -[81] Dispaccio di Giovanni Lucido Cataneo. Roma, 8 agosto 1498. — -Archivio Gonzaga. - -[82] I Brevi sono nell'Archivio di Stato di Venezia. - -[83] L'istrumento è nel protocollo di Beneimbene. Vedine l'estratto -nell'Appendice di documenti, n. 18. - -[84] Nel protocollo di Beneimbene. - -[85] Appendice di documenti, n. 23. - -[86] La notizia è nel _Diario_ di Marin Sanudo, II, 751. - -[87] Il Breve è nell'Archivio di Stato di Spoleto. - -[88] La Bolla d'investitura su pergamena è datata da Roma 1499 _Non._ -(il mese manca). È un'ampia donazione. — Dalla Cancelleria di Lucrezia -nell'Archivio di Modena. - -[89] I due Brevi sono nell'Archivio della Casa comunale di Nepi. - -[90] Gli atti relativi alla vendita, dagli 11 al 15 febbraio 1500, sono -nell'Archivio di Modena. - -[91] Vedi la protesta di Jacopo Gaetani nell'Appendice di documenti, n. -19. - -[92] Appendice di documenti, n. 22. - -[93] Manoscritto nella Vaticana, n. 5205. - -[94] _Collocutores itinerantes Tuscus et Remus, Romae in Campo Florae_, -1497. Un altro scritto, del quale Jeronimo si vanta, _De gentilicium -nuptiarum ritu libellus_, non m'è riuscito vederlo. - -[95] Appendice di documenti, n. 5. - -[96] Appendice di documenti, n. 13. - -[97] Vedi Appendice di documenti, n. 41, 42. - -[98] Vedi il mio scritto: _Das Archiv der Notare des Capitols in Rom -und das Protocollbuch des Notars Camillus de Beneimbene von 1457 bis -1505_. Resoconto di una tornata della Reale Accademia Bavarese delle -Scienze a Monaco, 1872, fascic. IV. - -[99] Nel Codice di Hartmann Schedel, nella Biblioteca Nazionale di -Monaco. - -[100] Nell'Archivio Gonzaga. - -[101] _In questa mattina ho hauto lo adviso de la morte del R^mo Card. -Borgia MIO FRATRE passato de questa vita in Urbino_. _Forlì_, 16 _Ian_. -1500. — Archivio di Modena. - -[102] _A_. 1500 22 _gennaio_ (la data è sbagliata) _morì il Card. -Borgia, fiolo del Papa Alexº a Orbino. Silva Cronicarum Bernardini -Zambotti_. — Manoscritto nella Biblioteca di Ferrara. - -[103] _La bona memoria del Cardinale Borgia mio fratre_. Roma, 30 -luglio 1500 — Archivio Gonzaga. - -[104] È erroneo ciò che crede il Cittadella, che Giovanni Borgia -_iunior_ sia stato un figlio di Pierluigi, il fratello di Alessandro. - -[105] _Femina quasi virago crudelissima et di gran animo_. — _Venuta -di Carlo VIII_, pag. 811. Manoscritto. Qui _Virago_ non sta nel senso -indicato innanti a pag. 28, ma nell'altro di donna di tempra virile — -_Mannweib_. - -[106] _O bona Madonna, hora non te mancherà da...._ Dispaccio -dell'ambasciatore ferrarese Giorgio Seregni al duca Ercole. Milano, 15 -gennaio 1500. — Archivio di Modena. - -[107] Appendice di documenti, n. 20. - -[108] Appendice di documenti, n. 26. - -[109] Appendice di documenti, n. 21. - -[110] Sulla facciata di Porta Romana e sui bastioni si veggono ancora -le armi colossali in pietra di Paolo III, e quelle di suo figlio. -Un'iscrizione dice: «P. ALOISIUS FARNESIUS DUX I CASTRI ET NEPETE -MUNIMENTUM HOC AD TUTELAM CIVITATIS EXSTRUXIT, MDXL.» - -[111] Corrispondenza di lui col Gonzaga conservata nell'Archivio di -Mantova. - -[112] _Ad Pisaurenses: Guidi Posthumi Silvestris Pisaurensis -Elegiarum_, _Libri II_, pag. 33. Bonon., 1624. - -[113] Appendice di documenti, n. 24. - -[114] Pietro Marzetti, _Memorie di Pesaro_. Manoscritto nella -Oliveriana. - -[115] Appendice di documenti, n. 25. - -[116] Il cardinal Ferrari al duca Ercole. Roma, 18 febbraio 1501. -Prima lettera, tra quelle esistenti nell'Archivio di Modena, relativa a -questo affare. - -[117] Lettera di Ercole al suo inviato Manfredo Manfredi in Firenze, 25 -aprile 1501. — Archivio di Modena. - -[118] Il Ferrari a Ercole, 1 maggio 1501. - -[119] Girolamo Sacrati a Ercole. Roma, 8 maggio 1501. - -[120] Bartolommeo dei Cavallieri, inviato ferrarese in Francia, a -Ercole. Châlons, 26 maggio 1501. - -[121] Bartolommeo dei Cavallieri. Lione, 22 giugno 1501. - -[122] Ercole a Giovanni Valla, 8 luglio 1501. Ercole al cardinale di -Rouen, 8 luglio 1501. - -[123] Dispaccio di Bartolommeo Cavallieri, inviato di Ferrara presso la -Corte di Francia, a Ercole, 10, 14, 21 luglio 1501. - -[124] Dispacci dello stesso senza data. - -[125] Il duca Ercole a Giovanni Valla, suo ambasciatore presso il -cardinale di Rouen in Milano, 21 e 26 luglio 1501. - -[126] _Da Roma accertasi, che la figliola del Papa ha partorito...._ -Gio. Alberto della Pigna al duca. Venezia, 15 marzo 1498. — Archivio di -Modena. - -[127] Uno dei primi ad annunziare che Cesare fosse stato l'uccisore del -fratello, fu un inviato ferrarese a Venezia. _De novo ho inteso, come -de la morte del Duca di Candia fo causa el Cardinale suo fratello_. -Dispaccio del Pigna ad Ercole, Venezia, 22 febbraio 1498. - -[128] Si paragoni l'epitaffio di Alessandro VI del Sannazzaro con -l'epigramma di Guido Postumo: _In Tumulum Sexti_. - -[129] Nella lettera presso il Malipiero (_Arch. Stor. Ital._, VII, I, -499) è detto: SI DICE _che il signor Giovanni Sforza ha fatto questo -effetto_ (l'uccisione di Gandia)_, perchè il Duca di Gandia usava con -la sorella, sua consorte, la quale è fiola del Papa, ma d'un'altra -madre_: il che è positivamente falso. L'ambasciatore veneziano Polo -Capello accenna a quel rumore con un SI DICE nella sua conosciuta -Relazione del settembre 1500. - -[130] Il Cavallieri ad Ercole: Lione, S agosto 1501. Informa avere -il Papa scritto al suo nunzio di accettare le domande del duca -per concludere il matrimonio, il quale sarebbe straordinariamente -vantaggioso per quest'ultimo e pel duca di Romagna. - -[131] Dispacci dell'inviato ferrarese Bartolommeo Cartari da Venezia: -25 giugno, 28 luglio, 2 agosto 1501. — Archivio di Modena. - -[132] Lettera di Ercole al Pozzi in Ferrara, 25 agosto 1501. Le lettere -di Massimiliano non si trovano nell'Archivio d'Este, nè a Vienna. - -[133] Il contratto del 26 agosto 1501 fu ricevuto dal Beneimbene. Tanto -questo, quanto l'altro contratto stipulato a Ferrara il primo settembre -1501 in Belfiore, allegato in copia nel protocollo del Beneimbene, non -sono riprodotti nell'Appendice, perchè troppo lunghi. - -[134] Il cardinal Ferrari ad Ercole. Roma, 27 agosto 1501. - -[135] _Minute ducali_, primo settembre 1501. - -[136] La lettera è stampata nella _Lucrezia Borgia duchessa di -Ferrara_, del Zucchetti. Milano, 1869. - -[137] _Ed altre cose che egli disse per maggiormente magnificare il -fatto_. Matteo Canali al duca di Ferrara. Roma, 11 settembre 1501. - -[138] _Quale mi pare già essere optima Ferrarese_. Dispaccio da Roma -del 15 settembre. - -[139] _Che voleva havessimo veduto che la Duchessa non era zoppa_. Il -Saraceni a Ercole. Roma, 16 settembre. - -[140] Saraceni. Roma, 23 settembre. - -[141] Dispaccio del 25 settembre. - -[142] Appendice di documenti, n. 29. Ercole fece rispondere in modo -da calmare i timori. Lettera a' suoi due oratori in Roma, 30 settembre -1501. - -[143] Dispaccio di Matteo Canali ad Ercole. Roma, 18 settembre 1501. - -[144] Vedi le Bolle nell'Appendice di documenti, n. 27 e 28. Entrambe -sono nell'Archivio di Modena. La prima è un duplicato, la seconda -originale. Manca il suggello di piombo; ma rimane ancora il filo di -seta rossa e gialla, cui era sospeso. Lo stesso m'accadde incontrare in -un manoscritto della Barberiniana in Roma, che diedi già nella _Storia -della città di Roma nel Medio Evo_. - -[145] In un mandato del Papa, relativo a certi balzelli, del 21 luglio -1501, si dice: _Nobili Infanti Johanni Borgia nostro secundum carnem -nepoti_. Anche in un Breve del 12 giugno 1502 alla Comunità di Gallese: -_Dil. filii nobilis infantis Johannis Borgia ducis Nepesini dilecti -filii nobilis viri Caesaris Borgia de Francia_, etc. — Archivio di -Modena. - -[146] Il Saraceni ad Ercole. Roma, 28 settembre. - -[147] _Datum in civitate Hispali_, 7 _gennaio_ 1502. _Yo el Rey_. — -Archivio di Modena, nel _Liber Arrendamentorun Terrarum ad Illmos Dnos -Rodericum Bor. de Aragonia Sermoneti et Jo. de bor. Nepesin. Duces -infantes spectantium alearq. scripturar. status eorundem tangentium._ -Biselli, 1502. - -[148] Lucrezia ad Ercole, 18 ottobre. Ercole a Lucrezia, 23 ottobre. - -[149] Gerardo Saraceni ad Ercole, 15 ottobre 1501. - -[150] Ercole a Don Francesco Roxas, 24 ottobre 1501. - -[151] Gerardo Saraceni ad Ercole. Roma, 26 ottobre 1501. - -[152] Il Saraceni ad Ercole, 26 ottobre 1501. - -[153] L'oratore Manfredo Manfredi ad Ercole. Firenze, 22 e 24 novembre -1601. - -[154] Il duca a' suoi due ambasciatori in Roma, 7 ottobre 1501. - -[155] Ercole a Gerardo Saraceni, 24 novembre 1501, e altre sue lettere -dello stesso tenore a' suoi ambasciatori. - -[156] Ercole a Gerardo Saraceni in Roma, 11 ottobre 1501. - -[157] Dispaccio dell'inviato Ferrarese ad Ercole. Roma, 31 ottobre 1501. - -[158] _Il qual mal effecto volendo nui fugire, seamo condescesani a -contrahere la affinità cum soa Santità. Responsum ill.^mi Dni ducis -Ferrarie D. Angustino Semetic Ces. M.^tis secretario_. Ferrara, 22 -novembre 1501. - -[159] _Che il procedere del Duca era un procedere da mercatante_. -Ercole a Gerardo Saraceni, 1º dicembre 1501. - -[160] Ercole ad Alessandro VI, 1º dicembre 1501. - -[161] Dispaccio di Giovanni Lucido, nell'Archivio di Mantova. - -[162] La relazione di questo _Reporter_, che si segna _El Prete_, si -conserva nell'Archivio di Mantova. - -[163] Appendice di documenti, n. 34. - -[164] Dispaccio di Gianluca Pozzi ad Ercole. Roma, 25 dicembre 1501. - -[165] Gianluca Pozzi ad Ercole. Roma, 25 dicembre 1501. - -[166] _Fu necessario che la abreviasse_. Gianluca e Gerardo ad Ercole. -Roma, 30 dicembre 1501. - -[167] _E ciò nello scopo, che se mancasse essa Duchessa verso lo -ill.^mo Don Alfonso non fosse più obbligato di quanto voleva esserlo -circa dette gioie_. Ercole al cardinale Ippolito, 2 dicembre 1501. -Della stessa data sul medesimo oggetto è pure la lettera di Ercole a -Gianluca Pozzi. - -[168] Il Pozzi a Ercole, 1º gennaio 1501. — Archivio di Modena. - -[169] El Prete ad Isabella. Roma, 2 gennaio 1502. Appendice di -documenti, n. 35. - -[170] Appendice di documenti, n. 34. - -[171] Pozzi al duca Ercole. Roma, 28 dicembre 1501. - -[172] Pozzi e Saraceni. Roma, 28 dicembre 1501. - -[173] Roma, 9 gennaio 1502. Appendice di documenti, n. 36. - -[174] Pozzi e Saraceni ad Ercole. Roma, 6 gennaio 1502. - -[175] Nell'Archivio comunale di Nepi, dove lo copiai dal _Libro de' -Brevi_, ec. Appendice di documenti, n. 33. — Con la stessa formola -e sotto la medesima data, un altro Breve alla Comunità di Trevi -trovasi nell'Archivio di questa città, ed è stato stampato nell'_Arte -Cristiana: Passeggiate nell'Umbria_, 1866, pag. 358, di Tullio Dandolo. - -[176] Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 6 gennaio 1502. - -[177] Appendice di documenti, n. 37. - -[178] I colori della Lucrezia erano giallo e nero bruno (_morello -aperto_), e quelli di Alessandro giallo e nero. - -[179] _Spogli di Giambattista Almerici_, I, 284. Manoscritto -nell'Oliveriana di Pesaro. - -[180] Dispaccio da Rimini, 22 gennaio 1502. - -[181] Ferrante ad Ercole. Rimini, 23 gennaio 1502. - -[182] L'espressione tecnica è: _lavarsi il capo_. - -[183] Ferrante ad Ercole. Imola, 27 gennaio 1502. - -[184] Gianluca al duca Ercole. Bentivoglio, 31 gennaio 1502. - -[185] Bernardino Zambotto. Vedi lo scritto di monsignor Giuseppe -Antonelli: _Lucrezia Borgia in Ferrara, sposa a Don Alfonso d'Este. -Memorie storiche...._ Ferrara, 1867. - -[186] L'ambasciatore Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 7 -gennaio 1502. - -[187] Il duca al suo ambasciatore in Roma. Ferrara, 22 gennaio 1502, -nelle _Minute Ducali a Costabili Beltrando Oratore a Roma_. - -[188] Il signor Cittadella, il più grande conoscitore della sua -città natale, mi fu guida in quel luogo, e devo la cognizione, che -ne acquistai, ai dati, alle indicazioni e alle antiche carte da lui -fornitimi. - -[189] Lo dice egli stesso in una lettera al suo ambasciatore Beltrando -Costabili a Roma. Ferrara, 3 febbraio 1502. - -[190] Isabella Gonzaga, che stava a vedere il corteggio dalla finestra -di un palazzo, dà espressamente questo posto al duca. Lettera a suo -marito: Ferrara, 2 febbraio, nell'_Archiv. Stor. Ital._, App. II, 305. -Le notizie di lei furono in gran parte inserite nelle descrizioni di -Marin Sanudo (_Diario_, vol. IV, fol. 104 e seg., sotto il titolo: -_Ordine di le pompe e spectaculi di le noze de mad. Lucretia Borgia_). -Rawdon Brown le ha già pubblicate nel suo _Ragguaglio su la vita e le -opere di M. Sanudo_, II, 197 e seg. - -[191] Da Roma egli scriveva a Lucrezia il 16 gennaio, essere stato a -visitare il figlio Rodrigo e averlo trovato che dormiva il più placido -sonno che mai. Il 9 febbraio lo stesso cardinale scrive, il Papa -averlo invitato per la sera insieme con Cesare, il cardinal Borgia -e la signora principessa, che probabilmente era Sancia. _Lettere -nell'Archivio di Modena_. - -[192] Così la dice la stessa Isabella Gonzaga. La Relazione del Cagnolo -nomina invece un'altra Adriana, come moglie di Francesco (Colonna) di -Palestrina. - -[193] _Cronica manoscritta_ di Mario Equicola nella Biblioteca di -Ferrara, nel Palazzo dell'Università, altra volta Paradiso. - -[194] Paolo Zerbinati, _Memorie manoscritte_, nella Biblioteca di -Ferrara, pag. 3. - -[195] Il manoscritto è nella Biblioteca di Ferrara: _Nicolai Marii -Paniciati ferrariensis Borgias. Ad Excell. D. Lucretiam Borgiam III -Alphonsi Estensis Sponsam celeber, MDII_ — Uno degli epigrammi suona -così: - - _Tyndaridem jactant Heroica saecula cujus_ - _Armavit varios forma superba Duces._ - _Haec collata tibi, merito, Lucretia, cedit,_ - _Nam tuus omne Helenes lumen obumbrat honor._ - _Illa neces populis, diuturnaque bella paravit:_ - _Tu bona tranquillae pacis opima refers._ - _Moribus illa suis speciem temeravit honestam:_ - _Innumeris speciem dotibus ipsa colis;_ - _Ore deam praestas: virtute venustior alma:_ - _Foeda Helenae facies aequiparata tuae._ - -[196] _Caelii Calcagnini ferrariensis. In Illustriss. Divi Alphonsi -Primogeniti Herculis Ducis Ferr. ac Divae Lucretiae Borgiae Nuptias -Epithalamium. Laurentius de Valentia Imprimebat, Ferrariae Deo, Opt. -Max. Favente Calend. Febr. MDII_. - -[197] Egli dice pure: - - _Est levis haec jactura tamen, ruat hoc quoque quicquid_ - _Est reliquum, juvet et nudis habitare sub antris,_ - _Vivere dum liceat tecum pulcherrima virgo._ - -_Ludovici Areosti ferrariensis Epithalamion_, nel vol. I de' _Carmina -Illustrium Poetarum Italorum_, pag. 342-46. - -[198] Vedi il passo in _Lucrezia Borgia in Ferrara_. Ferrara, 1867, -pag. 20. - -[199] Vedi il passo in _Lucrezia Borgia in Ferrara_. Ferrara, 1867, -pag. 39. - -[200] Agnolo Firenzuola, _Della perfetta bellezza di una donna_, vol. I. - -[201] _Fu essa Lucrezia di venusto e mansueto aspetto, prudente, -di gratissime maniere negli atti, e nel parlare di molta grazia e -allegrezza._ — Così il segretario intimo di Alfonso, Bonaventura -Pistofilo, nella _Vita di Alfonso I d'Este_. Tutti i contemporanei le -danno della _venusta_, _gentile_, _graziosa_, _amabile_. - -[202] Queste rappresentazioni cominciarono il 13 febbraio: vi furon -anche delle moresche. — _Cronica manoscritta_ dello Zambotto nella -Biblioteca di Ferrara. - -[203] Le notevoli lettere d'Isabella sulle feste nuziali in Ferrara -sono pubblicate nelle _Notizie di Isabella Estense_, di Carlo d'Arco -(_Archiv. Stor. Ital._, App. II, 223 e seg.). La lettera della -marchesana di Cotrone, del 1º febbraio, è nella Biblioteca di Mantova, -e nell'Archivio poi sono parecchie altre lettere della stessa al -Gonzaga a proposito delle feste. - -[204] _Qual Madonna sposa danzò molte danze, al suono delli suoi -Tamburini alla Romanesca e Spagnuola._ — Relazione di Niccolò Cagnolo -di Parma, che aveva accompagnato a Ferrara l'ambasciatore francese. -Questa descrizione delle feste nuziali fu inserita dallo Zambotto nella -sua _Cronica_; sicchè è pubblicata nel piccolo scritto già citato: -_Lucrezia Borgia in Ferrara_, ec. (1867). - -[205] La _Cassaria_ fu rappresentata la prima volta nel 1508, i -_Suppositi_ nel 1509. Giuseppe Campori, _Notizie per la vita di -Lodovico Ariosto_, seconda ediz. Modena, 1871, pag. 67. - -[206] Dispaccio dell'inviato ferrarese Bartolomeo Cartari ad Ercole. -Venezia, 25 gennaio 1502. — Archivio di Modena. - -[207] Nel dispaccio stesso il Cartari dice, che le vesti da lui -descritte erano state destinate per servire di regalo. — _Li -Ambasciatori veneziani le presentarono due vesti grandi in forma di -patii di velluto Cremesino foderati di ermelini, quali levatesi di -sopra loro le presentarono_: Cagnolo. - -[208] _Ano dato materia di ridere ad hogni homo cum suo presente_: La -marchesana di Cotrone al marchese di Mantova. Ferrara, 8 febbraio 1502. - -[209] _Violas arcu pulsantes_.... Cesare Borgia ad Ercole. Roma, 3 -settembre 1498. - -[210] Vedi le lettere di Isabella del 3 e 5 febbraio. - -[211] Appendice di documenti, n. 39. - -[212] La lettera è pubblicata dallo Zucchetti, pag. 12. - -[213] Appendice di documenti, n. 40. - -[214] _P. S. Li gentilhomini de lo illustrissimo signor Duca di -Romagna, poichè sono stati qui dodici giorni, sono stati da me -licenziati per essere impertinente e senza fructo alcuno a la Santità -de N. S. et allo illustrissimo signor Duca de Romagna._ — A Beltrando -Costabili, nelle Minute Ducali, 14 febbraio 1502. - -[215] Appendice di documenti, n. 38. - -[216] Il Cittadella (_Guida del forestiere in Ferrara_. Ferrara, 1873) -ride pello specchio che avrebbe tradito l'amore di Ugo e Parisina. Vedi -il _Castello di Ferrara_ (Torino, 1873) dello stesso, e la descrizione -del castello nelle _Notizie storico-artistiche sui primarii palazzi -d'Italia_. Firenze, Cennini, 1871. - -[217] Il primo tipografo in Ferrara nel 1471 fu il francese Andreas, -nominato Belforte. Luigi Napoleone Cittadella, _La stampa in Ferrara_. -Ferrara, 1873. - -[218] Vedi le prime pagine della nota _Biografia del Savonarola_, di -Pasquale Villari. - -[219] _Maxime intendendo che continuano dormire insieme la notte. Se -ben intende ch'el signor Don Alfonso el dì va a piacere in diversi loci -come giovane; il quale, dice Sua Santità, fa molto bene_. — Beltrando -Costabili al duca. Roma, 1º aprile 1502. - -[220] Appendice di documenti, n. 41. - -[221] Carlino d'argento con la scritta: JOANNES BOR. DUX. CAMERINI; il -bove, arme de' Borgia, circondato di gigli, e le strisce de' Lançol. -Sul rovescio: SAN. VENANTIUS. DE. CAMERI. Tali monete sono illustrate -nel _Periodico di Numismatica e Sfragistica per la storia d'Italia_, -diretto dal marchese C. Strozzi (Firenze, 1870, A. III., fascic. II, -pag. 70-77); da G. Amati, e poi (A. IV, fascic. VI, pag. 259-265) da -M. Santoni. Gl'illustratori cadono entrambi nell'errore di tener Gio. -Borgia per un figlio del duca di Gandia; e l'Amati scambia pure Valenza -(_Valence_) nel Delfinato, con Valenza (_Valencia_) nella Spagna. - -[222] Le date delle due visite di Cesare sono nella _Cronaca Estense_ -di F. Paolo da Rignano. — Manoscritto nell'Archivio di Stato degli -Este. - -[223] Il duca al suo ambasciatore Costabili a Roma, 9 e 23 ottobre 1502. - -[224] Appendice di documenti, n. 44. - -[225] Appendice di documenti, n. 45. - -[226] Dispaccio di Bartolomeo Cavalieri ad Ercole. Macon, 8 settembre -1503. - -[227] Appendice di documenti, n. 46. - -[228] Appendice di documenti, n. 49. - -[229] Bembo, _Opere_, vol. III, pag. 309. - -[230] A Beltrando Costabili, nelle _Minute Ducali_. Ferrara, 28 agosto -1503. - -[231] Appendice di documenti, n. 47. - -[232] La medaglia è nel Gabinetto numismatico della Biblioteca -Olivieriana di Pesaro. È stata riprodotta nella _Nuova raccolta delle -Monete e Zecche d'Italia_, di Guidantonio Zannetti, pag. 1. - -[233] Vedi Giulio Perticari, _Opere_. Bologna, 1839, vol. II: _Intorno -la morte di Pandolfo Collenuccio_. Il giudizio del Perticari è troppo -parziale ed entusiastico. L'inno bellissimo sulla morte, composto dal -Collenuccio poco innanzi di morire, deve essere stato, senza dubbio, -fatto in altro e meno terribile momento. - -[234] Appendice di documenti, n. 48. - -[235] Il diploma è nell'Archivio d'Este. - -[236] È un registro intitolato: _Liber arrendamentorum terrarum ad -illustrissimos Dominos Rodericum Borgiam de Aragonia, Sermoneti etc., -et Johannem Borgiam Nepesini Duces, infantes spectantium aliarumque -scripturarum status eorundem tangentium_. Biselli, 1502. - -[237] Appendice di documenti, n. 50. - -[238] Ercole al suo ambasciatore in Roma, 31 dicembre 1503. - -[239] Dispaccio di Manfredo Manfredi ad Ercole. Firenze, 20 agosto 1504. - -[240] _Perchè la Mogliera del Duca di Candia, che fu morto dal Duca -Valentino, ha procurato questo acto de tencione et vendicta, et che Lei -è parente del Re di Spagna._ — Lettera di Giovanni Alberto della Pigna -a Ercole. Venezia, 18 giugno 1504. - -[241] Dispaccio del Costabili al duca. Roma, 27 ottobre 1504. - -[242] Contratto nel Protocollo di Beneimbene. - -[243] Appendice di documenti, n. 51. - -[244] _Dissertazione del sig. Dottor Baldassare Oltrocchi sopra i -primi amori di Pietro Bembo_, indirizzata al sig. conte Giammaria -Massucchelli Bresciano. — Nella _Nuova Raccolta d'Opuscoli scientifici_ -del Calogerà, tomo IV. — _Lettere di Lucrezia Borgia a Messer Pietro -Bembo_, dagli autografi conservati in un Codice della Biblioteca -Ambrosiana. Milano, coi tipi dell'Ambrosiana, 1859. - -[245] - - _Laeto nata solo, dextra, rosa, pollice carpta;_ - _Unde tibi solito pulcrior, unde color?_ - _Num te iterum tinxit Venus? sin potius tibi tantum_ - _Borgia purpureo praebuit ore decus?_ - -[246] «Ad Bembum de Lucretia:» - - _Si mutatur in X. C. tertia nominis hujus_ - _Littera LUX fiet, quod modo LUC fuerat._ - _RETIA subsequitur, cui tu haec subiunge paratque,_ - _Subscribens lux haec retia, Bembe, parat._ - -[247] - - _La prima inscrizion ch'agli occhi occorre_ - _Con lungo onor Lucrezia Borgia noma,_ - _La cui bellezza ed onestà preporre_ - _Debbe all'antiqua la sua patria Roma._ - _I duo che voluto han sopra sè torre_ - _Tanto eccellente ed onorata soma,_ - _Noma lo scritto: Antonio Tebaldeo,_ - _Ercole Strozza: un Lino, e un Orfeo._ - -[248] Vedi lo scritto del marchese Giuseppe Campori: _Una vittima della -storia_ (Lucrezia Borgia), nella _Nuova Antologia_ del settembre 1866. - -[249] Vedi il Frizzi, Storia di Ferrara, vol. IV, pag. 205. - -[250] _Cose tutte che sono in onta del vero_, dice in proposito Antonio -Cappelli nella Prefazione (pag. XXXIII e seg.) alla sua edizione delle -_Lettere di Ludovico Ariosto_: Bologna, 1866. L'egloga si trova nelle -_Opere minori_ dell'Ariosto, vol. I, pag. 267. Angela Borgia è nominata -nella quarta ottava dell'ultimo canto dell'_Orlando Furioso_. - -[251] Appendice di documenti, n. 18. - -[252] La Bolla è nell'Archivio di casa Gaetani. - -[253] Vedi Fioravante Martinelli, _Carbognano illustrato_. Roma, 1644. - -[254] Appendice di documenti, n. 53. - -[255] Appendice di documenti, n. 54. - -[256] Appendice di documenti, n. 55. - -[257] Dispacci dell'ambasciatore ferrarese in Francia, Manfredo -Manfredi, al duca Alfonso, gennaio 1507. - -[258] Lettere di Jeronimo Magnanini al suo signore Alfonso. Ferrara, -dagli 11 al 22 aprile, nell'Archivio Este. - -[259] _Cæsaris Borgia Ducis Epicedium per Herculem Strozzam ad Divam -Lucretiam Borgiam Ferrariæ Ducem. Nello Strozii Poetæ Pater et Filius_. -Parigi, 1530. - -[260] Vedi _Genealogia della Casa Borgia_, del Cittadella. - -[261] Lettera di Giulio Alvarotti dalla Francia, del 14 febbraio 1550. -— Archivio di Modena. - -[262] Campori, _Una vittima della storia_; Antonio Cappelli, _Lettere -di L. Ariosto_, prefazione, pag. LXI. Vedi anche W. Gilbert, _Lucrezia -Borgia Duchess of Ferrara_, vol. II, pag. 240 e seg. - -[263] Di ciò egli diede nuova al marchese Gonzaga con lettera da -Pesaro, 4 novembre 1505. — Archivio di Mantova. - -[264] Gli Atti relativi a questi ultimi Sforza di Pesaro sono in copia -nell'Archivio di Stato di Firenze: testamento di Giovanni Sforza del -24 luglio 1510; trattato di Galeazzo col legato papale del 30 ottobre -1512; testamento di Galeazzo del 23 marzo 1515; in Pesaro poi le tavole -nuziali d'Isabella del 29 settembre 1520. - -[265] «J'ose dire que, de son temps, ni beaucoup avant, il ne s'est -point trouvé de plus triomphante princesse, car elle était belle, -bonne, douce et courtoise à toutes gens.» _Le Loyal serviteur, Histoire -du bon Chevalier_, le seigneur De Bayard, chap. 45. - -[266] Il dispaccio dell'agente è nell'Archivio di Mantova. - -[267] Gl'istrumenti nel _Liber Arrendamentorum_, già citato, provengono -dalla Cancelleria di Lucrezia. - -[268] Vedi Cittadella, _Genealogia della famiglia Borgia_, pag. 41 e -seg. - -[269] Pubblicate nell'edizione italiana della _Vita di Leon X_ del -Roscoe, cap. VII, pag. 300 e seg. - -[270] Cittadella, _Albero genealogico_, n. XXXI. - -[271] Trovai gli Atti nell'Archivio di Stato di Firenze, fra le carte -di Urbino, cl. I, div. C, fil. 14. — Giulia Varano nel 1534 sposò -Guidobaldo II di Urbino, cui portò in dote Camerino. Ma colui dovette -nel 1539 cederlo a Paolo III, che lo diede al nipote Ottavio Farnese. - -[272] Dispaccio di Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 7 marzo -1504.[273] - -[273] Il dispaccio del Costabili è uno degli ultimi citati in questa -storia. Dispacci e relazioni officiali di oratori, agenti, inviati e -ambasciatori della Repubblica di Venezia, delle Corti di Ferrara e di -Mantova, incontrammo sin qui ad ogni passo. I nomi dei Capello e Zorzi; -dei Pozzi, Trotti, Manfredi, Seregni, Sacrato, Cartari, Saraceni, -Bellingeri, Boccaccio, Carissimi e Costabili; dei Brognolo, Cataneo e -Carola, e per la molta attività che spiegavano, e per la intera fiducia -che meritamente godevano, hanno dovuto lasciare nel lettore gradita -impressione. Quanto a noi, procedendo nella traduzione di questo libro, -in verità ci parve mano mano formassero il più spiccato e più nobile -contrapposto a un mondo ricchissimo e splendidissimo, senza dubbio, -nelle forme, ma guasto nelle intime essenzialità della vita; a un -mondo, ove ogni cosa, per sacra che fosse, cedeva spesso alla passione -e all'interesse brutale, e ogni idea di moralità sembrava quasi del -tutto ottenebrata, e carattere proprio degl'uomini pubblici era quello -di non averne alcuno. Rimpetto a quel mondo sì profondamente commosso -e tutto pieno d'instabilità negl'animi e in qualsiasi umana relazione, -splende davvero di bella luce quella pleiade di uomini seriamente e -costantemente devoti al dover loro e ai loro Stati, scrupolosi nel -loro ufficio, fedeli ai Principi loro, cauti, oculati, attenti sempre, -quanto alacri, abili ed esperti! E come quei che gli si affidarono, -dovettero esser contenti de' segnalati servizii che n'ebbero e del -modo onde furon resi! Nel dividerci da essi sia lecita questa parola -che ne onori la memoria. Valga la fama di quegli uomini egregii a -riabilitare, non fosse che in parte, il nome italiano in quell'epoca -floridissima e tristissima insieme. Nè, da un altro lato, l'operosità e -svegliatezza, onde fecero mostra, avrà forse contribuito poco a fondare -quella reputazione di sagacia e d'avvedutezza che l'ingegno diplomatico -degl'Italiani s'è acquistata. (_Nota del Traduttore_.) - -[274] Documento nell'Archivio _Sancta Sanctorum_, armadio IV, mazzo VI, -n. 7. - -[275] Atto del 4 dicembre 1503, nell'Archivio suddetto. - -[276] Archivio _Sancta Sanctorum_: istrumento del 1º aprile 1504. - -[277] Archivio _Sancta Sanctorum_, armadio IV, mazzo VI, n. 5. - -[278] Archivio _Sancta Sanctorum_, armadio VI, mazzo VI, n. 7. - -[279] Appendice di documenti, n. 58. - -[280] Testamento di Vannozza nell'Archivio del Campidoglio, cred. XIV, -T. 72, pag. 305, negli Atti del notaio Andrea Carosi. - -[281] Presso Marin Sanudo, _Diario_, vol. XXVI, fol. 135. - -[282] Pubblicata nella _Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara_, dello -Zucchetti, pag. 21. - -[283] Appendice di documenti, n. 59. - -[284] Edita dallo Zucchetti, pag. 23. - -[285] Edita dallo Zucchetti, pag. 23. Lo Zucchetti crede che _il -cilizio_ di Lucrezia non fosse la veste di crini, ma quel cordone che -sogliono portare stretto e nascosto sotto gli abiti gli ascritti al -Terziarato di San Francesco. Anche Dante deve averlo portato siffatto -cordone. - -[286] Devo alla bontà del signor Giulio Friedländer, direttore del -Gabinetto numismatico di Berlino, una copia in gesso della medaglia -colà esistente, e che è l'esemplare più perfetto tra quelli che se -ne trovano (in Ferrara, Modena e Bologna). L'incisione è presa dal -rame stesso, che il signor Friedländer fece disegnare pel suo scritto -sulla medaglia di Lucrezia: _Eine Schaumünze der Lucrezia Borgia von -Filippino Lippi_, ne' _Berliner Blätter für Munz = Siegel= und Wappen = -Kunde. Bd. III, Berlin_, 1806. In quello scritto il lettore può vedere -ciò che l'esimio Numismatico ha detto a proposito della medaglia e del -tempo dell'impressione. Egli pensa che nel gennaio 1502 ne fu fatto in -Bologna il modello in cera, che non venne poi eseguito che nel 1505, -quando Lucrezia era divenuta di fatto duchessa di Ferrara. - -[287] Le due medaglie si trovano nel _Trésor de Numismatique et de -Glyptique_, II, pl. XXV, 2, e II, pl. XXIV, 1. - -[288] Vedi Ugolini, _Storia dei Duchi d'Urbino_, cap. II, pag. 248. - -[289] J. M. S. Daurignac, _Histoire de S. Francois de Borgia, duc de -Gandie, troisième General de la Compagnie de Jésus_. Paris, 1863. - - - - - -Nota del Trascrittore - -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo -senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a -pag. 439 (Errata-Corrige) sono state riportate nel testo. - - - - - -End of Project Gutenberg's Lucrezia Borgia, by Ferdinand Gregorovius - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LUCREZIA BORGIA *** - -***** This file should be named 62773-0.txt or 62773-0.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/2/7/7/62773/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part -of this license, apply to copying and distributing Project -Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm -concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, -and may not be used if you charge for the eBooks, unless you receive -specific permission. If you do not charge anything for copies of this -eBook, complying with the rules is very easy. You may use this eBook -for nearly any purpose such as creation of derivative works, reports, -performances and research. They may be modified and printed and given -away--you may do practically ANYTHING in the United States with eBooks -not protected by U.S. copyright law. Redistribution is subject to the -trademark license, especially commercial redistribution. - -START: FULL LICENSE - -THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE -PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK - -To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free -distribution of electronic works, by using or distributing this work -(or any other work associated in any way with the phrase "Project -Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full -Project Gutenberg-tm License available with this file or online at -www.gutenberg.org/license. - -Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project -Gutenberg-tm electronic works - -1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm -electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to -and accept all the terms of this license and intellectual property -(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all -the terms of this agreement, you must cease using and return or -destroy all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your -possession. If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a -Project Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound -by the terms of this agreement, you may obtain a refund from the -person or entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph -1.E.8. - -1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be -used on or associated in any way with an electronic work by people who -agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few -things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works -even without complying with the full terms of this agreement. See -paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project -Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this -agreement and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm -electronic works. See paragraph 1.E below. - -1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the -Foundation" or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection -of Project Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual -works in the collection are in the public domain in the United -States. If an individual work is unprotected by copyright law in the -United States and you are located in the United States, we do not -claim a right to prevent you from copying, distributing, performing, -displaying or creating derivative works based on the work as long as -all references to Project Gutenberg are removed. Of course, we hope -that you will support the Project Gutenberg-tm mission of promoting -free access to electronic works by freely sharing Project Gutenberg-tm -works in compliance with the terms of this agreement for keeping the -Project Gutenberg-tm name associated with the work. You can easily -comply with the terms of this agreement by keeping this work in the -same format with its attached full Project Gutenberg-tm License when -you share it without charge with others. - -1.D. The copyright laws of the place where you are located also govern -what you can do with this work. Copyright laws in most countries are -in a constant state of change. If you are outside the United States, -check the laws of your country in addition to the terms of this -agreement before downloading, copying, displaying, performing, -distributing or creating derivative works based on this work or any -other Project Gutenberg-tm work. The Foundation makes no -representations concerning the copyright status of any work in any -country outside the United States. - -1.E. Unless you have removed all references to Project Gutenberg: - -1.E.1. The following sentence, with active links to, or other -immediate access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear -prominently whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work -on which the phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the -phrase "Project Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, -performed, viewed, copied or distributed: - - This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and - most other parts of the world at no cost and with almost no - restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it - under the terms of the Project Gutenberg License included with this - eBook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the - United States, you'll have to check the laws of the country where you - are located before using this ebook. - -1.E.2. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is -derived from texts not protected by U.S. copyright law (does not -contain a notice indicating that it is posted with permission of the -copyright holder), the work can be copied and distributed to anyone in -the United States without paying any fees or charges. If you are -redistributing or providing access to a work with the phrase "Project -Gutenberg" associated with or appearing on the work, you must comply -either with the requirements of paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 or -obtain permission for the use of the work and the Project Gutenberg-tm -trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.3. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted -with the permission of the copyright holder, your use and distribution -must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any -additional terms imposed by the copyright holder. Additional terms -will be linked to the Project Gutenberg-tm License for all works -posted with the permission of the copyright holder found at the -beginning of this work. - -1.E.4. Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm -License terms from this work, or any files containing a part of this -work or any other work associated with Project Gutenberg-tm. - -1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this -electronic work, or any part of this electronic work, without -prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with -active links or immediate access to the full terms of the Project -Gutenberg-tm License. - -1.E.6. You may convert to and distribute this work in any binary, -compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including -any word processing or hypertext form. However, if you provide access -to or distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format -other than "Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official -version posted on the official Project Gutenberg-tm web site -(www.gutenberg.org), you must, at no additional cost, fee or expense -to the user, provide a copy, a means of exporting a copy, or a means -of obtaining a copy upon request, of the work in its original "Plain -Vanilla ASCII" or other form. Any alternate format must include the -full Project Gutenberg-tm License as specified in paragraph 1.E.1. - -1.E.7. Do not charge a fee for access to, viewing, displaying, -performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works -unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing -access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works -provided that - -* You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from - the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method - you already use to calculate your applicable taxes. The fee is owed - to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he has - agreed to donate royalties under this paragraph to the Project - Gutenberg Literary Archive Foundation. Royalty payments must be paid - within 60 days following each date on which you prepare (or are - legally required to prepare) your periodic tax returns. Royalty - payments should be clearly marked as such and sent to the Project - Gutenberg Literary Archive Foundation at the address specified in - Section 4, "Information about donations to the Project Gutenberg - Literary Archive Foundation." - -* You provide a full refund of any money paid by a user who notifies - you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he - does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm - License. You must require such a user to return or destroy all - copies of the works possessed in a physical medium and discontinue - all use of and all access to other copies of Project Gutenberg-tm - works. - -* You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of - any money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the - electronic work is discovered and reported to you within 90 days of - receipt of the work. - -* You comply with all other terms of this agreement for free - distribution of Project Gutenberg-tm works. - -1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project -Gutenberg-tm electronic work or group of works on different terms than -are set forth in this agreement, you must obtain permission in writing -from both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and The -Project Gutenberg Trademark LLC, the owner of the Project Gutenberg-tm -trademark. Contact the Foundation as set forth in Section 3 below. - -1.F. - -1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable -effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread -works not protected by U.S. copyright law in creating the Project -Gutenberg-tm collection. Despite these efforts, Project Gutenberg-tm -electronic works, and the medium on which they may be stored, may -contain "Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate -or corrupt data, transcription errors, a copyright or other -intellectual property infringement, a defective or damaged disk or -other medium, a computer virus, or computer codes that damage or -cannot be read by your equipment. - -1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right -of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project -Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project -Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all -liability to you for damages, costs and expenses, including legal -fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT -LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE -PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE -TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE -LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR -INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH -DAMAGE. - -1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a -defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can -receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a -written explanation to the person you received the work from. If you -received the work on a physical medium, you must return the medium -with your written explanation. The person or entity that provided you -with the defective work may elect to provide a replacement copy in -lieu of a refund. If you received the work electronically, the person -or entity providing it to you may choose to give you a second -opportunity to receive the work electronically in lieu of a refund. If -the second copy is also defective, you may demand a refund in writing -without further opportunities to fix the problem. - -1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth -in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS', WITH NO -OTHER WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT -LIMITED TO WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE. - -1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied -warranties or the exclusion or limitation of certain types of -damages. If any disclaimer or limitation set forth in this agreement -violates the law of the state applicable to this agreement, the -agreement shall be interpreted to make the maximum disclaimer or -limitation permitted by the applicable state law. The invalidity or -unenforceability of any provision of this agreement shall not void the -remaining provisions. - -1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the -trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone -providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in -accordance with this agreement, and any volunteers associated with the -production, promotion and distribution of Project Gutenberg-tm -electronic works, harmless from all liability, costs and expenses, -including legal fees, that arise directly or indirectly from any of -the following which you do or cause to occur: (a) distribution of this -or any Project Gutenberg-tm work, (b) alteration, modification, or -additions or deletions to any Project Gutenberg-tm work, and (c) any -Defect you cause. - -Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm - -Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of -electronic works in formats readable by the widest variety of -computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It -exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations -from people in all walks of life. - -Volunteers and financial support to provide volunteers with the -assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's -goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will -remain freely available for generations to come. In 2001, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure -and permanent future for Project Gutenberg-tm and future -generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see -Sections 3 and 4 and the Foundation information page at -www.gutenberg.org - - - -Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by -U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the -mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its -volunteers and employees are scattered throughout numerous -locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt -Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to -date contact information can be found at the Foundation's web site and -official page at www.gutenberg.org/contact - -For additional contact information: - - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. Compliance requirements are not uniform and it takes a -considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up -with these requirements. We do not solicit donations in locations -where we have not received written confirmation of compliance. To SEND -DONATIONS or determine the status of compliance for any particular -state visit www.gutenberg.org/donate - -While we cannot and do not solicit contributions from states where we -have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition -against accepting unsolicited donations from donors in such states who -approach us with offers to donate. - -International donations are gratefully accepted, but we cannot make -any statements concerning tax treatment of donations received from -outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. - -Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation -methods and addresses. Donations are accepted in a number of other -ways including checks, online payments and credit card donations. To -donate, please visit: www.gutenberg.org/donate - -Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works. - -Professor Michael S. Hart was the originator of the Project -Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be -freely shared with anyone. For forty years, he produced and -distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of -volunteer support. - -Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed -editions, all of which are confirmed as not protected by copyright in -the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not -necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper -edition. - -Most people start at our Web site which has the main PG search -facility: www.gutenberg.org - -This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, -including how to make donations to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to -subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. - diff --git a/old/62773-0.zip b/old/62773-0.zip Binary files differdeleted file mode 100644 index 6e9fcdb..0000000 --- a/old/62773-0.zip +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h.zip b/old/62773-h.zip Binary files differdeleted file mode 100644 index d7bc9fb..0000000 --- a/old/62773-h.zip +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/62773-h.htm b/old/62773-h/62773-h.htm deleted file mode 100644 index dc60959..0000000 --- a/old/62773-h/62773-h.htm +++ /dev/null @@ -1,21970 +0,0 @@ -<!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.1//EN" -"http://www.w3.org/TR/xhtml11/DTD/xhtml11.dtd"> - -<html xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xml:lang="it"> -<head> - <meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=utf-8" /> - <title> - Lucrezia Borgia, di Ferdinand Gregorovius - </title> - <link rel="coverpage" href="images/cover.jpg" /> - <style type="text/css"> -body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} - -p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} -.blockquote {margin: 1em 0 1em 30%;} -.blockdoc {margin: 1em auto;} -.blockdoc p {padding-left: 1.5em; text-indent: -1.5em;} -p.indl {text-align: left; margin-left: 5%;} -p.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} -.indr1 {text-align: right; margin-right: 10%;} -.break-before {page-break-before: always;} -.center {text-align: center; text-indent: 0;} -.title {text-align: center; font-size: 110%; margin-top: 2em; margin-bottom: 1em;} - -div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} -div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} -div.titlepage p {text-align: inherit;} -div.verso {text-align: center; padding-top: 2em; font-size: 95%; margin: 0 10%;} -div.verso p {text-align: inherit;} -div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} -div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} -div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} - -h1,h2,h3 {text-align: center; font-style: normal; -font-weight: normal; line-height: 1.5;} -h1 {font-size: 150%;} -h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 2em; page-break-before: avoid;} -h3 {font-size: 120%; margin-top: 2em;} - -span.smaller {display: block; font-size: 90%; margin: .5em 5%; line-height: 1.2em;} - -hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} -hr.mid {width: 50%; margin-left: 25%; margin-right: 25%;} -hr.tbs {width: 20%; margin: 1.5em 40%; visibility: hidden;} -hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} -@media handheld { -hr.silver {display: none;} -} - -hr.silver2 {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none; margin-bottom: 3em;} -@media handheld { -hr.silver2 {display: none;} -} - -a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} -div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} -.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} -div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} -div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} -div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} - -.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} - -.pad4 {margin-top: 4em;} -.pad2 {margin-top: 2em;} -.pad1 {margin-top: 1em;} - -.dots {text-align: center; letter-spacing: .5em; margin-top: 1.5em; margin-bottom: 1.5em;} - -.x-small {font-size: 70%;} -.small {font-size: 85%;} -.large {font-size: 115%;} -.x-large {font-size: 130%;} -.main-t {font-size: 200%;} -.g {letter-spacing: .2em;} -.smcap {font-variant: small-caps;} -.lowercase {text-transform: lowercase;} - -sup {vertical-align: .3em;} -.over {text-decoration: overline;} - -table {margin: auto; border-collapse: collapse;} -.indice {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em; font-size: 95%;} -.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} -.indice td.cap {text-align: right; vertical-align: top; white-space: nowrap;} -.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} - -.comp {margin: 1em auto;} -.comp td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} -.comp td.gent {vertical-align: middle; padding-left: 2.5em;} - -.errata {width: 80%; margin: 2em 5% 2em 10%;} -.errata td {vertical-align: top; padding-right: 1em;} -.errata td.num {text-align: right;} - -.figcenter {text-align: center; margin: 1em auto; clear: both; max-width: 100%;} - -img {max-width: 100%; height:auto;} - -.caption {text-align: center; text-indent: 0; margin: 0.25em 5%;} -.captionr {text-align: right; text-indent: 0; margin: 0.25em 0;} - -.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; - margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} -.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} -.tnote p {padding: 0 1em;} -.covernote {visibility: hidden; display: none;} -@media handheld { - .covernote {visibility: visible; display: block;} -} - -.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} -.stanza {margin: 1em auto;} -.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} -.poem p.i02 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -2em;} -.poem p.i06 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 2em;} - - </style> - </head> -<body> - - -<pre> - -The Project Gutenberg EBook of Lucrezia Borgia, by Ferdinand Gregorovius - -This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and most -other parts of the world at no cost and with almost no restrictions -whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of -the Project Gutenberg License included with this eBook or online at -www.gutenberg.org. If you are not located in the United States, you'll have -to check the laws of the country where you are located before using this ebook. - -Title: Lucrezia Borgia - secondo documenti e carteggi del tempo - -Author: Ferdinand Gregorovius - -Translator: Raffaele Mariano - -Release Date: July 27, 2020 [EBook #62773] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LUCREZIA BORGIA *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - - - - - -</pre> - - -<div class="booktitle"> -<h1> -LUCREZIA BORGIA -<span class="smaller">SECONDO DOCUMENTI E CARTEGGI DEL TEMPO.</span> -</h1> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="figcenter break-before"><a id="fill-monete"></a> - <img src="images/ill-monete.jpg" alt="" /> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="titlepage"> -<p class="x-large"> -F. GREGOROVIUS. -</p> - -<p class="pad2 main-t"> -LUCREZIA BORGIA -</p> - -<p class="pad1"> -SECONDO DOCUMENTI E CARTEGGI DEL TEMPO. -</p> - -<p class="pad2 x-small"> -TRADUZIONE DAL TEDESCO<br /> -PER<br /> -<span class="x-large">RAFFAELE MARIANO.</span> -</p> - -<p class="pad1 small"> -3ª Ristampa. -</p> - -<p class="pad4"> -<span class="large g">FIRENZE.</span><br /> -SUCCESSORI LE MONNIER.<br /> -—<br /> -<span class="small">1885.</span> -</p> -</div> - -<div class="verso"> -<hr class="mid" /> -<p> -Proprietà degli Editori. -</p> -<hr class="mid" /> -</div> - -<div class="somm"> -<hr /> -<p class="center x-large"><a href="#indice" id="indfront">INDICE</a></p> -<hr /> -</div> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_i">[i]</span> -</p> - -<h2 id="dedica">A -DON MICHELANGELO GAETANI -<span class="smaller">DUCA DI SERMONETA.</span></h2> -</div> - -<p class="indl"> -<span class="smcap">Onorevole Signor Duca</span>, -</p> - -<p> -A dedicarle questo scritto mi mossero non solo -eventi storici trattati in esso, ma altresì personali relazioni. -Ed a Lei è piaciuto accogliere gentilmente ambo -i motivi. -</p> - -<p> -In questo libro Ella vedrà comparire antenati dell'antica -e celebre casa sua, ma non in prospera luce. -I Borgia sono stati nemici capitali dei Gaetani. E gran -mercè per costoro, se schivarono quella rovina, che -Alessandro VI e il suo formidabile figliuolo avevan loro -giurata. Sermoneta con tutti i vistosi beni, appartenuti -da tempo antichissimo alla casa Gaetani, furon dai Borgia -rapiti. E per mano degli stessi gli avi suoi ebbero -morte o dovettero prendere la via dell'esilio. Signora di -Sermoneta divenne Donna Lucrezia. E poscia il figliuolo -di lei, Rodrigo d'Aragona, fu, come Duca, investito -delle possessioni dei Gaetani. -</p> - -<p> -Da quel tempo sono oramai trascorsi secoli; ond'Ella -può perdonare le prepotenti manomissioni de' diritti della -Casa sua ad una donna bella e sventurata. Già la Bolla di -Giulio II, ch'Ella, anche per riguardo alla perfezione -<span class="pagenum" id="Page_ii">[ii]</span> -calligrafica, serba qual gioiello nell'Archivio della famiglia, -valse a ricostituir ben presto la casa dei Gaetani. -E da quel tempo questa conservò sempre il retaggio -de' padri gloriosi. E si deve poi a Lei, se gli aviti possedimenti, -grazie ad un governo esemplare, siano oggidì -tornati di nuovo in fiore. -</p> - -<p> -Il persistere delle tradizioni storiche rispetto alle -cose e agli uomini esercita in Roma indicibile attrattiva -su tutti i cultori della storia. Su me ha in particolar -modo avuto influenza potentissima l'osservare come -perdurino caratteri proprii di un passato storico in famiglie -romane antichissime, ma che tuttora sussistono, -che ancora oggi sono vegete e floride; e l'aver potuto -entrare con queste in personali relazioni. I Colonna, gli -Orsini e i Gaetani si mostraron meco sempre benevoli. -E sempre queste tre celeberrime famiglie mi furono -larghe di ogni desiderabile agevolezza. Ed Ella, signor -Duca, fu primo in Roma ad aprirmi senza riserva gli -archivii della Casa sua. Poi per lunghi anni Don Vincenzo -Colonna, del quale serberò eterna memoria, mi -concesse pari favore, sino a che l'onorando vegliardo -non morì nel Castello di Marino. -</p> - -<p> -I Gaetani, gli Orsini e i Colonna s'erano ritirati -da un pezzo dal teatro della storia di Roma. I primi anzi -se ne allontanarono molto più presto degli altri. Venne -però giorno, in cui Ella, illustre Duca, doveva far -rientrare la sua antica stirpe nella storia della città. Fu -il giorno, per quella il più onorevole, che, caduto il secolare -dominio del Papato, Ella, a capo del Governo -cittadino, depose nelle mani di Re Vittorio Emanuele, -a Firenze, l'atto di dedizione del popolo romano. Momento -<span class="pagenum" id="Page_iii">[iii]</span> -memorando, che chiuse per sempre un lungo -periodo della vita della città, iniziandone uno novello! -Esso vivrà eterno nella storia de' Gaetani accoppiato al -nome suo, e renderà quest'ultimo indelebile dalla memoria -de' Romani. -</p> - -<p> -Di quell'avvenimento in Roma io non fui testimone. -Pure, parlandone, mi torna in mente tutto quel -moto e quella progressiva attività pubblica e privata, -alla quale mi fu dato assistere per lunga serie d'anni. -Devo a Lei e alla liberale Casa sua l'esser rimasto per sì -gran tempo nel più vivo contatto con la storia di Roma. -E di tutte le relazioni, che ebbi l'onore di stabilire con -insigni famiglie d'Italia, quelle che alla sua mi legano, -sono, senza dubbio, le più antiche e le più personali. -</p> - -<p> -Vidi già venir su i suoi nobili figliuoli; e veggo -ora con gioia la schiera de' piccoli nipoti, che intorno -a Lei, nuovo fondatore della famiglia, comincia a crescere -rigogliosa. Possano prosperare, e perpetuare ancora -per lunga e felice età la sua antichissima schiatta, -e nel più lontano avvenire arricchirla ancora di geste e -nomi d'uomini e donne nobili e famosi. -</p> - -<p> -Con tali voti Le offro questo scritto ornato del nome -suo. So che Ella lo accoglierà con bontà, che non sarà -da meno dell'animo semplice e senza pretensione, col -quale io glielo presento. In verità io intendo dare per -esso un segno da me desiderato alla casa Gaetani; segno -di riconoscente ricordanza, di profonda venerazione per -Lei, di devozione grande che mai sempre mi legherà -all'illustre famiglia sua. -</p> - -<p class="indl"> -<i>Roma, 9 marzo 1874.</i> -</p> - -<p class="indr"> -<span class="smcap">Gregorovius.</span> -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_v">[v]</span> -</p> - -<h2 id="intro">INTRODUZIONE.</h2> -</div> - -<p> -Lucrezia Borgia è la figura della più sciagurata -delle donne nella storia moderna. È forse tale, perchè -fu insieme la più colpevole? Ovvero le tocca soltanto -portare il peso dell'esecrazione, che il mondo per errore -le ha inflitto? Perchè il mondo, in verità, si diletta -dello spettacolo di virtù e di colpe in persone tipiche, -appartengano esse al mito o alla storia. -</p> - -<p> -Quelle domande aspettano ancora una risposta. -</p> - -<p> -I Borgia stimoleranno per lungo tempo lo storico -e lo psicologo alla ricerca. Un amico di molto ingegno -mi domandava un giorno, come accadesse che tutto -quanto si riferisce ad Alessandro VI e a Cesare e a Lucrezia -Borgia, e ogni fatto della vita loro e ogni lettera -nuovamente scoperta dell'uno o dell'altro di essi, ecciti -la curiosità nostra più vivamente che non facciano simili -cose rispetto ad altri individui, storicamente anche -più importanti. Io non conosco spiegazione migliore di -questa: la Chiesa di Cristo è pe' Borgia il loro fondo -stabile; su questo sorgono e crescono; su questo si -mantengono; e l'acuta opposizione della natura loro col -concetto del santo gl'impronta di un carattere demoniaco. -I Borgia sono la satira di una forma o di un -concetto grande del mondo ecclesiastico, che essi abbattono -<span class="pagenum" id="Page_vi">[vi]</span> -o negano. Le basi, sulle quali s'elevano le loro -figure, spiccano in alto, e i visi loro sono pur sempre -tocchi dalla luce dell'ideale cristiano. Mediante questa -noi li vediamo e riconosciamo. L'impressione morale -delle azioni loro a noi non giunge che attraverso -quel mezzo, tutto penetrato di concetti religiosi. Senza -ciò, i Borgia, posti in loco profano, scenderebbero al -livello di molti altri uomini della stessa tempra, e presto -finirebbero per essere non più che singoli nomi di -una grande classe. -</p> - -<p> -Di Alessandro VI e di Cesare v'è una storia: di Lucrezia -Borgia invece abbiamo appena qualcosa più di -una leggenda. E, stando a questa, essa non è che una -Menade, l'ampollina del veleno in una mano, nell'altra -il pugnale: una Furia, con insieme i lineamenti belli e -dolcissimi di una Grazia. -</p> - -<p> -Vittor Hugo l'ha rappresentata qual mostro morale. -E, come tale, fa ancora oggidì il giro de' teatri -d'Europa. E così pure la concepisce tuttora l'immaginazione -degli uomini in generale. Chi ami la vera poesia -condannerà, come un grottesco traviamento dell'arte -poetica, la <i>Lucrezia Borgia</i>, il dramma mostruoso -del romantico poeta. Quanto poi al conoscitore della storia, -questi, di certo, potrà sorriderne, non senza, per -altro, scusare al tempo stesso lo spiritoso poeta della -ignoranza e della credulità di lui ad una tradizione ammessa -dal Guicciardini in poi. -</p> - -<p> -Il Roscoe aveva già posto in dubbio siffatta tradizione -e tentato confutarla. L'apologia scritta da lui venne -dagl'italiani, per amor di patria, accolta con grato animo. -E fra loro stessi s'è andato propagando negl'ultimi -tempi un moto di reazione contro quella comune maniera -di rappresentarsi la Lucrezia. -</p> - -<p> -La miglior critica della leggenda non poteva esser -<span class="pagenum" id="Page_vii">[vii]</span> -fatta che ne' luoghi, ove sussiste il più gran numero di -memorie e documenti relativi alla vita di lei: Roma e -Ferrara; poi Modena e Mantova, ove trovasi nell'una -l'Archivio degli Este, nell'altra quello dei Gonzaga. Alcuni -scritti d'occasione mostrarono, che la questione -sollevata continuava ad essere dibattuta ed esigeva una -soluzione. -</p> - -<p> -Ai tempi nostri scriveva primieramente di nuovo -la storia de' Borgia Domenico Cerri nel suo: <i>Borgia, -ossia Alessandro VI papa, e i suoi contemporanei</i>, -Torino, 1858. Un anno dopo, Bernardo Gatti pubblicava -in Milano le lettere di Lucrezia al Bembo. Nel 1866 -il marchese G. Campori di Modena diè nel fascicolo di -settembre della <i>Nuova Antologia</i> un breve scritto: <i>Una -vittima della storia — Lucrezia Borgia</i>. E nel 1867 venne -alla luce quello di monsignor Antonelli ferrarese: <i>Lucrezia -Borgia in Ferrara, sposa a Don Alfonso d'Este — Memorie -storiche</i>. Ed un altro opuscolo: <i>Lucrezia Borgia -duchessa di Ferrara</i>, Milano, 1869, fu quindi pubblicato -da Giovanni Zucchetti di Mantova. Intendimento di -tutti questi autori fu di schiarire storicamente la leggenda -di Lucrezia, e di fare un'apologia della sventurata donna. -</p> - -<p> -Anche altri non Italiani, sopra tutto Francesi e -Inglesi, cooperarono all'intento medesimo. Armando Baschet, -al quale dobbiamo alcune meritevoli pubblicazioni -diplomatiche, annunziava nel suo <i>Aldo Manuzio, -Lettres et Documents</i>, 1475-1515, Venezia, 1867, che -da anni preparava un'opera sulla vita di madonna Lucrezia -Borgia, e che all'uopo aveva raccolto grande copia -di documenti. Sciaguratamente il lavoro di codesto -esimio conoscitore di parecchi Archivii d'Italia non è -sin qui apparso; cosa che per mia parte deploro, senza -però rinunziare alla speranza che il Baschet sciolga un -giorno la sua promessa. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_viii">[viii]</span> -</p> - -<p> -Frattanto vedeva la luce a Londra nel 1869 un libro, -il primo abbastanza esteso, sull'argomento: <i>Lucrezia -Borgia Duchess of Ferrara, a Biography illustrated -by rare and unpublished documents</i>, di Guglielmo Gilbert. -Disgraziatamente il manco di scienza e di metodo -diminuisce il valore di questo libro, utile, del resto, -che, come discendente inglese del libro del Roscoe, -richiamò su di sè una certa attenzione. -</p> - -<p> -Il torrente delle apologie, fatto oramai fiumana, produsse -in Francia una delle più architettate manipolazioni -che siano mai sbocciate nel campo della letteratura storica. -L'Ollivier, un Domenicano, pubblicò nel 1870 la -prima parte di un libro: <i>Le pape Alexandre VI et les -Borgia</i>. È l'estremo opposto fantastico del dramma di -Vittor Hugo. L'Hugo maltrattò la storia a fin di ottenere -un mostruoso morale per l'effetto scenico; non la falsò -meno l'Ollivier con l'intenzione contraria affatto. Se non -che i tempi, in che i frati Domenicani imponevano al -mondo i loro favolosi libri storici, ormai non è più possibile -ripristinare. Il ridicolo romanzo dell'Ollivier fu -senza tregua confutato sin da' più rigidi rappresentanti -della Chiesa: primieramente dal Malagne nella <i>Revue -des questions historiques</i> (Parigi, aprile 1871 e gennaio -1872); poi dalla <i>Civiltà Cattolica</i>, giornale della Compagnia -di Gesù. Questa pubblicò il 15 marzo 1873 un -articolo, nel quale l'autore abbandona la difesa del carattere -morale di Alessandro VI, come quello che non -è più dato poter salvare in presenza di documenti indubitabili. -</p> - -<p> -L'articolo si fondava sul <i>Saggio di Albero genealogico -e di Memorie su la famiglia Borgia, specialmente in -relazione a Ferrara</i>, quivi pubblicato nel 1872 da L. N. -Cittadella, Bibliotecario della Comunale di quella città. -Il Saggio segnò notevole progresso ne' modi di schiarire -<span class="pagenum" id="Page_ix">[ix]</span> -la storia della famiglia Borgia, abbenchè non potesse -essere scevro d'errori. -</p> - -<p> -Sullo scorcio del 1872 mi posi anch'io nella serie -degli scrittori enumerati. Dopochè nel 1870 fu apparso -il volume della mia <i>Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter</i>, -che comprende i tempi di Alessandro VI, volli -io pure portare il mio contributo romano alla storia -dei Borgia. Nelle ricerche da me fatte negli Archivii -d'Italia ero già venuto in possesso di molti documenti -relativi ai Borgia. Ma non tutto potei mettere a profitto -nella <i>Storia della città di Roma</i>. Epperò mi proposi impiegare -il prezioso materiale in una monografia, che poteva -avere per soggetto principale Cesare o la sorella. -</p> - -<p> -Mi decisi per Madonna Lucrezia per motivi varii, -il primo de' quali estrinseco, e fu questo. Nella primavera -del 1872 nell'Archivio de' Notai al Campidoglio mi -capitò in mano il Protocollo di Camillo de Beneimbene, -per moltissimi anni notaio di fiducia di Alessandro VI. -In quel voluminoso manoscritto scoprii un tesoro insperato. -Avevo innanzi un'intera e lunga serie di documenti -autentici, sino allora sconosciuti. Vi trovai tutte le tavole -nuziali di Donna Lucrezia e molti altri pubblici -contratti, che si riferiscono alle più intime faccende dei -Borgia. Nel novembre 1872 lessi, a proposito di questo -Protocollo, una memoria nella Sezione storica della Reale -Accademia di scienze di Monaco, che fu pubblicata nel -<i>Bollettino delle tornate</i>. Il contenuto de' documenti da -quello estratti gettava nuova luce sulla storia della famiglia -Borgia, intorno alla quale appunto allora il Cittadella -aveva pubblicato la genealogia innanzi citata. -</p> - -<p> -A tali fatti s'aggiunsero anche altre ragioni per determinarmi -a scrivere di Donna Lucrezia. La storia politica -di Alessandro VI e di Cesare era già stata da me -largamente trattata e nuovamente esposta; ma di Lucrezia -<span class="pagenum" id="Page_x">[x]</span> -non m'ero occupato che solo alla lontana. E la figura -di costei m'attraeva, come qualcosa di misterioso, che -portava nel seno suo una contraddizione non spiegata -e che voleva essere sciolta. -</p> - -<p> -Io mi posi all'opera senza intenzione preconcetta. -Non intendevo scrivere un'apologia, ma in rapidi tratti -una storia di Lucrezia. E a me era per di più concesso -fermarmi soprattutto sul periodo della vita di quella in -Roma, ch'è pure il periodo veramente importante rispetto -all'enimma non ancora risoluto. Volevo vedere -quale specie di figura s'andrebbe formando tra le mie -mani, ove facessi di Lucrezia Borgia il soggetto di una -trattazione storica nel modo più rigoroso e sicuro che -mai si potesse, appoggiandomi cioè a' documenti. -</p> - -<p> -Raccolsi gli altri materiali necessarii. Feci ricerche -ne' luoghi, ove quella donna aveva vissuto. Andai ripetute -volte a Modena e a Mantova. Gli Archivii colà esistenti -sono tesori inesausti, massime per la storia della -Rinascenza, e anche di lì trassi materiali copiosissimi. -Come sempre, vi trovai persone amiche, pronte a prestarsi -per me; e così in Mantova il signor Zucchetti, -sino a poco tempo fa direttore dell'Archivio dei Gonzaga, -e il signor Stefano Davari, cancelliere del medesimo. -</p> - -<p> -Ma la più ricca mèsse cavai dall'Archivio di Stato -degli Este in Modena. Il signor Cesare Foucard n'è direttore. -L'egregio uomo s'adoperò per l'intento mio con -una liberalità veramente degna di un successore del -Muratori in quell'ufficio. Egli mi agevolò il lavoro in -ogni maniera possibile. Da un giovane impiegato dell'Archivio, -il signor Ognibene, egli fece prima ordinare il -gran numero di lettere e dispacci che potevano servirmi, -e me ne consegnò quindi il catalogo, e mi provvide anche -di molte copie. E per questo motivo se lo scritto presente -<span class="pagenum" id="Page_xi">[xi]</span> -ha qualche merito, una parte non piccola ne va -dovuta alla bontà del Foucard. -</p> - -<p> -Anche in altri luoghi, in Nepi, Pesaro e Ferrara, -ebbi schiarimenti e trovai le più amichevoli cooperazioni. -Devo al signor Cesare Guasti dell'Archivio di Stato di -Firenze le lunghe e faticose copie delle importanti lettere -di Lorenzo Pucci, da lui fatte fare per me. -</p> - -<p> -Il materiale, del quale disponevo, non poteva, come -è naturale, dirsi intero e compiuto; era pur sempre -abbondevole e nuovo. Una piccola parte soltanto n'ho -aggiunta al libro, come Appendice di documenti. E di -questi non pubblico se non quelli che erano sin qui -inediti. Per mezzo di essi il lettore ha in mano le prove -di ciò che dico. Essi serviranno fors'anco di preservativo -contro gli assalti di tali, che, a quanto preveggo, -cercheranno anticipatamente in questo scritto una intenzione -odiosa. Ad interpetrazioni cosiffatte non risguarderò -più che tanto, avvegnachè il libro stesso mostri a -sufficienza l'intenzione mia. Questa non fu altra che -quella dello storico in generale. Io ho sostituito la storia -ad un romanzo. -</p> - -<p> -Ho dato nello scritto al periodo della vita di Lucrezia -in Roma maggior peso che non a quello in Ferrara. -Ciò è perchè quest'ultimo, se anche in modo insufficiente, -pure è già stato trattato; mentre invece il primo -è rimasto essenzialmente leggendario. Avendo composto -il mio libro, fondandomi rigorosamente e sempre -sopra documenti, mi fu dato, per quel ch'io penso, tentare -un metodo di trattazione, mercè il quale venisse -di per sè fuori un carattere proprio del tempo con la -impronta della più concreta personalità. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> -</p> - -<h2 id="libro1">LIBRO PRIMO. -<span class="smaller">LUCREZIA BORGIA IN ROMA.</span></h2> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> -</p> - -<h3>I.</h3> - -<p> -La stirpe spagnuola dei Borja — o Borgia, come usano -pronunziare gl'Italiani — fu ricca d'individui singolari. La -natura le fu larga di qualità sontuose: bellezza di forme, -forza, intelligenza e quella energia di volontà, che costringe -la fortuna, e grazie alla quale Cortez e Pizarro e altri avventurieri -spagnuoli divennero grandi. -</p> - -<p> -Pari agli Aragona, anche i Borgia furono in Italia conquistatori. -Quivi ottennero onori e potenza; ebbero efficacia -profonda sui destini di tutto il paese; contribuirono a -spagnoleggiarlo; e vi si propagarono copiosamente. Pretendevano -discendere dagli antichi re d'Aragona. Pure -delle origini dei Borgia si sa tanto poco, che la storia loro -comincia appena col vero fondatore della casa, Alfonso, il -cui padre talvolta è chiamato Juan, tal'altra Domenico, e -della cui madre Francesca è ignoto il nome di famiglia. -</p> - -<p> -Era nato nel 1378 a Xativa presso Valenza. Qual secretario -intimo fu al servizio di re Alfonso d'Aragona, e divenne -vescovo di Valenza. Con colui andò a Napoli, ove -<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> -quel principe geniale, si assise sul trono. Fu fatto cardinale -nel 1444. -</p> - -<p> -La Spagna, uscita appena dalle sue guerre di religione, -cominciava a venir su in grandezza di nazione e ad acquistare -significazione europea. Andava ora in cerca di quel -che innanzi aveva negletto: porsi anch'essa come attrice -in Italia, cuore del mondo latino e pur sempre centro di -gravità della politica e della civiltà d'Europa. La Spagna -s'impossessò del Papato e dell'Impero. Di là vennero -prima i Borgia sulla Santa Sede; di là venne più tardi -Carlo V ad assidersi sul trono imperiale. Dalla Spagna -venne pure Ignazio Loyola, il fondatore della più potente -di tutte le sètte di natura politico-ecclesiastica, che la -storia abbia mai vista. -</p> - -<p> -Alfonso Borgia, uno de' più fervidi avversarii del Concilio -di Basilea e degli sforzi di riforma della Germania, -divenne papa nel 1455 col nome di Callisto III. Numeroso il -parentado suo; e già in parte venuto a Roma sin da quando -egli stesso come cardinale vi s'era stabilito. Componevasi -originariamente delle tre famiglie di Valenza, tra loro congiunte, -i Borgia, i Mila — o Mella — e i Lanzol. Delle -sorelle di Callisto, Caterina Borgia era moglie di Giovanni -Mila, barone di Mazalanes, e madre del giovane Gianluigi; -e Isabella aveva sposato Jofrè Lanzol, ricco gentiluomo di -Xativa, ed era madre di Pierluigi e Rodrigo e di parecchie -figliole. A questi due nipoti lo zio diede per adozione il -proprio nome di famiglia. E di Lanzol divennero Borgia. -</p> - -<p> -Callisto III sollevò due di casa Mila alla dignità cardinalizia; -il vescovo Giovanni di Zamora, morto poscia il -1467 in Roma, ove, in Santa Maria del Monserrato, se ne -vede tuttora il mausoleo; e quel più giovane Gianluigi. -Nell'anno stesso 1456 anche Rodrigo Borgia ricevette la -porpora. Altri membri di casa Mila si stabilirono in Roma, -come Don Pedro, la cui figliola Adriana Mila incontreremo -<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> -nelle più intime relazioni con la famiglia dello zio -suo, Rodrigo. -</p> - -<p> -Delle sorelle dello stesso Rodrigo, Beatrice s'era sposata -con Don Ximenes Perez de Arenos; Tecla con Don Vidal -de Villanova; e Giovanna con Don Pedro Guillen Lanzol.<a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> -Tutte rimasero in Spagna. Di Beatrice abbiamo una -lettera da Valenza al fratello, appena creato papa.<a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a> -</p> - -<p> -Rodrigo Borgia aveva 25 anni, quando ricevette la dignità -di cardinale. Alla quale un anno dopo accoppiò anche -l'alto ufficio di Vicecancelliere della Chiesa Romana. Il fratello -Don Pierluigi non lo superava in età che di un anno. Callisto -elevò questo giovane valenzano ai massimi onori di nepote. -Dopo d'allora comincia a mostrarsi il fenomeno di codesta -creazione del Vaticano: un principe nepote, nel quale il -Papa mira a concentrare ogni potere civile. Questo diviene -il suo condottiero, il suo luogotenente, il custode del suo -trono, e da ultimo l'erede de' beni suoi. A lui è permesso -di farsi con la forza padrone di territorii nell'ambito dello -Stato della Chiesa e di aggirarsi quale angelo sterminatore -fra tiranni e repubbliche, per fondare una dinastia, nella -quale il fugace momento del non ereditario Papato s'eterni. -</p> - -<p> -Callisto fece Pierluigi capitan generale della Chiesa, -prefetto della Città, duca di Spoleto e vicario di Terracina -e Benevento. In questo primo nepote spagnuolo è anticipatamente -abbozzata la carriera, che descriverà poi Cesare Borgia. -</p> - -<p> -Gli Spagnoli, sinchè Callisto visse, furono in Roma -onnipotenti. Soprattutto dal regno di Valenza ne venivan -giù a torme a far fortuna alla Corte del Papa, come monsignori -e scrittori, capitani e intendenti, o in altro modo -pur che fosse. Ma Callisto III morì il 6 agosto 1458; e già -la vigilia Don Pierluigi con pena e stento erasi fuggito da -<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> -Roma, ove la nobiltà sin allora oppressa, i Colonna e gli -Orsini s'eran levati contro gli odiati stranieri. Poco dopo, -nel dicembre di quell'anno, il giovane avventuriero fu -colto da improvvisa morte a Civitavecchia. Niuno può -dire, se Pierluigi Borgia fosse ammogliato o lasciasse discendenti.<a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a> -</p> - -<p> -Il cardinal Rodrigo pianse la perdita del fratello, forse -unico ed a lui molto caro. Ma ne raccolse l'eredità; e -d'altra parte l'alto stato suo nella Curia, pel mutare del -Papa, non fu scosso punto. Come Vicecancelliere abitava -nel quartiere Ponte una casa, che fu già la Zecca. E ne -fece uno de' più ragguardevoli palazzi di Roma. L'edifìzio -con due corti, i cui portici primitivi al pianterreno sono ancora -riconoscibili, era costrutto a forma di castello, come -il palazzo di Venezia, a un dipresso dello stesso tempo. -Ma nè per bellezza di disegno nè per spaziosità il palazzo -Borgia reggeva al paragone con quello di Paolo II. Nel corso -del tempo subì alquante modificazioni. Oggi, e già da gran -pezza, appartiene agli Sforza Cesarini. -</p> - -<p> -La vita privata di Rodrigo durante il Pontificato di -quattro papi, successori di Callisto, Pio II, Paolo II, Sisto -IV e Innocenzo VIII, è piena d'oscurità. Memorie del -tempo non ve ne sono, o ne abbiamo qualche frammento -appena. -</p> - -<p> -Codesto Borgia, uomo di bellezza e forza singolari, -sin nella più tarda età sua fu dominato da inesauribile sensualità. -Fu questo il demone della sua vita, dal quale non -potè affrancarsi mai. Una volta coi suoi eccessi suscitò la -collera di Pio II. Un monitorio di costui scritto da' bagni di -Petriolo agl'11 giugno 1460 è il primo barlume sulla vita -<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> -privata di Rodrigo. Il Borgia aveva allora 29 anni. Trovavasi -nella vezzosa e seducente Siena, ove anche il Piccolomini -aveva trascorso la giovanezza, certo, non da santo. Colà -un giorno dispose un baccanale, di cui la lettera del Papa ci -porge appunto una descrizione. -</p> - -<p> -«Amato figliolo. Quando, or sono quattro giorni, convennero -negli orti di Giovanni de Bichis parecchie donne di -Siena, dedite alla vanità mondana, la dignità tua, come abbiamo -appreso, poco memore dell'ufficio che copri, s'intrattenne -con esse loro dalle 7 sino alle 22 ore. Dei tuoi -colleghi avesti a compagno tale, cui se non l'onore della -Santa Sede, certo l'età avrebbe dovuto ricordare il dover -suo. A quanto abbiam sentito, costì si ballò dissolutamente; -costì non una delle attrattive d'amore fu risparmiata, e il -contegno tuo non fu diverso da quello che se fossi stato -della schiera dei giovani mondani. Ciò che costì occorse -il pudore impone tacere; imperocchè è indegno del tuo -grado non solo il fatto, ma insino il nome suo. I mariti, -i genitori, i fratelli, i parenti delle giovani donne e delle -donzelle intervenute non furono ammessi, perchè il piacer -vostro potess'essere tanto più sfrenato. Voi soltanto, -con pochi domestici, v'incaricaste di dirigere e animare -quei cori. Dicesi, che oggi in Siena d'altro non si parli -che della frivolezza tua, diventata la favola di tutti. Certo -è che qui, in questi bagni, ove il concorso di ecclesiastici -e secolari è grande, tu sei il discorso del giorno. -Il nostro dispiacere è indicibile; poichè questo torna a -disdoro dello stato e dell'ufficio sacerdotale. Di noi si -dirà che ci si arricchisce e aggrandisce, non perchè meniamo -vita illibata, ma perchè ci procuriamo i mezzi a -sodisfare il piacer nostro. Di qui il disprezzo per noi dei -Principi e delle Potenze, e il sarcasmo quotidiano dei -laici. Di qui pure il rimprovero per la nostra propria maniera -di vivere, allorchè ci facciamo a riprovare quella degli altri. -<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> -Anche il Vicario di Cristo è involto nel disprezzo medesimo, -avvegnachè sembri ch'ei si contenti di tale stato -di cose. Tu, amato figliolo, presiedi il Vescovado di Valenza, -il primo della Spagna; tu sei anche Cancelliere -della Chiesa; e, ciò che rende la condotta tua tanto più -meritevole di biasimo, sei col Papa tra i cardinali, uno -dei consiglieri della Santa Sede. Ce ne rimettiamo al tuo -proprio giudicio, se sia conveniente per la dignità tua -lusingar fanciulle, mandar frutta e vino a quella che tu -ami, e l'intero giorno non ad altro pensare che ad ogni -forma di voluttà. Per cagion tua noi riceviam censura; -si vitupera la felice memoria di tuo zio Callisto, che, nel -giudicio di molti, ebbe torto di coprirti di tanti onori. Se -cerchi scusa nell'età, non sei più tanto giovane da non -comprendere quali doveri la dignità tua t'imponga. Un -cardinale deve essere irreprensibile, un modello di condotta -morale agli occhi di tutti. E qual giusto motivo abbiamo -poi d'irritarci, se i Principi della terra ci fregiano -di titoli poco onorevoli, se ci contrastano il possesso dei nostri -beni e ci costringono a sottometterci ai comandamenti -loro? In verità codeste ferite ce le portiamo noi stessi, e -da noi stessi ci apparecchiamo siffatti mali, scemando ogni -giorno più con le azioni nostre l'autorità della Chiesa. Il -nostro castigo in questo mondo è la vergogna; e nell'altro -il patimento condegno. Possa adunque la prudenza tua -porre argine a siffatte vanità, e tener in vista la dignità -tua, e non volere che tra mogli e fanciulle ti si apponga il -nome di galante. Imperocchè, ove fatti simili avessero a ripetersi, -dovremmo costretti significare, che sono occorsi -senza voler nostro e con nostro dolore; e la censura nostra -non sarebbe senza tua ignominia. Noi ti abbiamo amato sempre; -e ti tenemmo degno della protezione nostra, come -uomo che rivelava natura seria e modesta. Opera dunque -in guisa che ci sia dato mantenere cosiffatta opinione: e -<span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span> -nulla può meglio a ciò contribuire che l'usare un genere -di vita ordinata. L'età tua, che promette ancora miglioramenti, -ci consente di ammonirti paternamente. Petriolo, -11 giugno 1460.»<a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a> -</p> - -<p> -Pochi anni più tardi, sotto il reggimento di Paolo II, -lo storico Gasparre da Verona schizzava così il ritratto del -cardinal Borgia: «È bello; ha sguardo grazioso e gaio, ed -eloquio ornato e dolce. Ove appena vegga donne belle, -le eccita in modo quasi meraviglioso all'amore, e a sè le -attira piu che calamita il ferro.» -</p> - -<p> -Temperamenti, come quello disegnato da Gasparre, -non mancano: sono gli uomini della natura fisica e morale -di un Casanova e di un Reggente di Orléans. -</p> - -<p> -La bellezza di Rodrigo, anche essendo già papa, è -decantata da molti dei contemporanei suoi. Nel 1493 Jeronimo -Porzio diceva: «Alessandro è alto di statura; di -colore medio; nero ha l'occhio e le labbra turgidette. La -sua salute è rigogliosa; egli sopporta, più che si possa immaginare, -fatiche d'ogni specie. È straordinariamente facondo; -e ogni modo men che civile gli ripugna.»<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a> -</p> - -<p> -La potenza di questo felice temperamento consisteva, -a quel che pare, nella proporzione di tutte le forze. Derivava -da questa la gioconda serenità della natura sua. Nulla -è di fatto più falso del modo in che d'ordinario siam soliti -rappresentarci questo Borgia, come uomo tenebroso e mostruoso. -Anche il celebre Giasone Maino di Milano lodava in -lui «l'elegante aspetto, la fronte serena, lo sguardo regale, -il viso esprimente insieme liberalità e maestà, la geniale -ed eroica compostezza di tutta la persona.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> -</p> - -<h3>II.</h3> - -<p> -Una romana, Vannozza Catanei, verso l'anno 1466 o 67, -fu vittima della potenza magnetica del cardinal Rodrigo. -Sappiamo che era nata nel luglio 1442; ma nulla delle attenenze -di famiglia. Autori del tempo le danno anche i nomi -di Rosa e Caterina; ma essa stessa in documenti autentici -si chiamò Vannozza Catanei. Abbenchè il Giovio tenga -che il suo nome di famiglia fosse Vanotti, ed esistesse in -effetto in Roma una famiglia popolana dei Vanotti; pure è -asserzione erronea la sua. Vannozza era piuttosto l'abbreviazione -in uso di Giovanna. E così ne' documenti di quel -tempo s'incontra una Vannozza di Nardis, una Vannozza -di Zanobeis, De Pontianis, e altre. -</p> - -<p> -In Roma, come in Ferrara, Genova e altrove, v'era -una famiglia Catanei. Questo nome così frequente venne -dal titolo di <i>Capitaneus</i>. In un istrumento notarile dell'anno -1502 il nome dell'amante di Alessandro VI è scritto ancora -nella sua forma antica: <i>Vanotia de Captaneis</i>. -</p> - -<p> -Il Litta, al quale l'Italia deve la grande opera sulle sue -famiglie storiche, — opera, malgrado degli errori e difetti, -veramente ammirabile, — espresse l'opinione che Vannozza -appartenesse alla casa dei Farnesi, e fosse una figlia di -Ranuccio. Anche ciò è intieramente erroneo. Negli scritti -del tempo questa donna vien chiamata: <i>Madonna Vannozza -de casa Catanei</i>. -</p> - -<p> -Niun contemporaneo ha notato le qualità, mercè le quali -fu dato alla Vannozza di legare si fortemente il più lussurioso -dei cardinali da divenir madre di parecchi dei figlioli -da lui riconosciuti. Liberi noi di raffigurarcela come una di -quelle possenti e voluttuose figure di donne, quali ancora -se ne vedono a Roma. Nulla in loro delle grazie della donna -<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> -ideale propria alla pittura umbra. Hanno però qualcosa della -grandiosità di Roma. Giunone e Venere sembrano in esse -accoppiate insieme. S'accosterebbero agl'ideali di Tiziano -e di Paolo Veronese, se la negra chioma e il colorito più -bruno da quelli non le allontanassero. Capelli biondi e rubei -sono stati sempre rari fra' Romani. -</p> - -<p> -Senza dubbio, Vannozza fu piena di bellezza e di focosa -sensualità; senza che non avrebbe cotanto acceso un -Rodrigo Borgia. Similmente il suo spirito, comunque privo -di coltura, doveva possedere energia non comune; altrimenti, -non si comprende nemmeno come sia riuscita a -mantenere la relazione sua con colui. -</p> - -<p> -Il tempo indicato segna certamente il cominciare di -questo legame, massime se dobbiamo aggiustar fede allo -storico spagnuolo Mariana, il quale dice, che Vannozza fu -madre di Don Pierluigi, il maggiore dei figli di Rodrigo. -Ora in un istrumento notarile del 1482 codesto figliolo del -cardinale vien chiamato giovanetto — <i>adolescens</i>, — il che fa -supporre un'età di 14, se non forse 15 anni.<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a> -</p> - -<p> -Non sappiamo in quali condizioni Vannozza vivesse, -quando conobbe il Borgia. Difficilmente poteva aver appartenuto -alla classe in Roma numerosa, e tutt'altro -che spregiata, delle cortigiane di alto stato, le quali, grazie -al favore degli adoratori loro, menavano vita splendida -e lussuriosa. In tal caso sarebbe stata al tempo suo famosa; -e novellieri ed epigrammisti n'avrebbero detto alcunchè. -</p> - -<p> -Il cronista Infessura, che dovette conoscere personalmente -Vannozza, racconta che Alessandro VI, volendo -crear cardinale il suo bastardo Cesare, fece affermare da falsi -testimoni esser quegli legittimo figliolo di un tal Domenico -d'Arignano; ed osserva su tal proposito, che il Papa aveva -<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> -maritata Vannozza appunto con quest'uomo. La testimonianza -di un contemporaneo e romano ha qualche peso. -Nulladimeno niun altro scrittore, eccetto il Mariana, che evidentemente -si affida all'Infessura, fa menzione di Domenico; -e presto vedremo, che per lo meno non si può -parlare di un matrimonio legalmente riconosciuto di Vannozza -con quest'uomo ignoto. Essa era già stata lungo -tempo l'amante del cardinale, prima che questi le désse -un marito officiale per coprire la sua propria relazione e -agevolarla insieme. Questa difatti continuò, anche dopo -che la Vannozza ebbe un marito legittimo. -</p> - -<p> -E, come tale, primo ad apparire è nel 1480 un milanese, -Giorgio de Croce, cui il cardinal Rodrigo aveva -ottenuto da Sisto IV la carica di scrittore apostolico. Incerto -rimane il tempo, in cui Vannozza s'unì col De Croce. -Ammogliatasi, abitava una casa sulla piazza Pizzo di Merlo -oggi chiamata Sforza Cesarini; lì vicino era appunto il palazzo -del cardinal Borgia. -</p> - -<p> -In quell'anno 1480 Vannozza era già madre di parecchi -figlioli riconosciuti dal cardinale; Giovanni, Cesare -e Lucrezia. Sulla origine di costoro non cade dubbio di -sorta; mentre quella del maggiore, Pierluigi, dalla stessa -madre è soltanto molto probabile. La data della nascita di -questi bastardi Borgia è stata sin qui ignota, e ne furono -assegnate diverse. Io scoprii in documenti incontrastabili -quella di Cesare e di Lucrezia; e per tal mezzo molti errori -rispetto alla genealogia e anche alla storia di questa -casa sono tolti per sempre. Cesare nacque in un giorno del -mese d'aprile nell'anno 1476, Lucrezia il 18 aprile 1480. -Il padre, essendo papa, indicò l'età di entrambi, parlandone -nell'ottobre 1501 con l'ambasciatore di Ferrara; e -questi scrisse al duca Ercole: «Il Papa mi fece sapere -che la nominata duchessa (Lucrezia) ha ventidue anni, -i quali compirà nel prossimo aprile; e in quel tempo stesso -<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> -l'illustrissimo duca di Romagna (Cesare) fornirà ventisei -anni.»<a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a> -</p> - -<p> -Se l'esattezza delle indicazioni del padre sull'età dei -propri figlioli lasciasse ancora a dubitare, ogni dubbio sarebbe -tolto da altre notizie e documenti. Nei dispacci che -l'ambasciatore di Ferrara molto innanzi, nel febbraio e -marzo 1493, spediva da Roma allo stesso duca Ercole, dava -a Cesare in quel tempo 16 a 17 anni; il che concorda coi dati -del padre.<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a> Il figliolo di Alessandro VI era più giovane di alcuni -anni di quel che sin qui s'era creduto. Questo fatto è -importante per la storia della sua breve quanto orribile vita. -Onde s'ingannarono il Mariana e gli altri autori, che a lui -tennero dietro, affermando Cesare essere il secondogenito -di Rodrigo, e quindi maggiore del fratello Don Juan. Invece -è questi, che realmente dev'essere stato di due anni -maggiore. A Venezia, per informazioni avute da Roma nell'ottobre -1496, si chiama Don Juan un giovane di 22 anni; -epperò era nato nel 1474.<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a> -</p> - -<p> -Quanto a Lucrezia, essa venne al mondo il 18 aprile -<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> -1480. Questa data precisa si ricava da un documento valenzano.<a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a> -Il padre aveva 49 anni, e la madre 38. Dalla -costellazione celeste dominante gli astrologhi romani e spagnuoli -poterono forse cavar l'oròscopo e rallegrarsi molto -col cardinal Rodrigo e felicitarlo dello splendore, cui le -stelle avevan destinata la figliola sua. -</p> - -<p> -Erano appena trascorsi i giorni di Pasqua; feste sontuose -erano state date in onore dell'elettore Ernesto di -Sassonia, venuto a Roma ai 22 di marzo, accompagnato -dal duca di Braunschweig e da Guglielmo di Henneberg. -Questi signori erano entrati con un seguito di 200 cavalieri. -Presero stanza in una casa nel quartiere Parione. Il papa, -Sisto IV, gli onorò con profusione grande; ed una splendida -caccia loro offerta da Girolamo Riario, l'onnipotente -nepote, alla Malliana sul Tevere, levò molto rumore. Lasciarono -Roma ai 14 di aprile. -</p> - -<p> -In quel tempo il Papato andava divenendo tirannia -politica; e il nepotismo assumeva quel carattere, che più -tardi Cesare Borgia doveva svolgere in tutta la sua formidabile -essenza. Sisto IV, uomo energico, e di tempra ancora -più forte di Alessandro VI, era tuttora in guerra con Firenze, -ove aveva ordito la congiura dei Pazzi per far trucidare -i Medici ed elevare Girolamo Riario ad un gran principato -in Romagna. Queste vie medesime doveva più tardi -seguire Alessandro VI pel figlio Cesare. -</p> - -<p> -Il tempo, in cui Lucrezia nacque, era orribile davvero. -Il Papato spogliatosi di ogni santità sacerdotale; la religione -materializzata del tutto; l'immoralità senza freni nè limiti. -La più selvaggia lotta intestina infuriava nella città, -massime ne' quartieri Ponte, Parione e Regola, ove quotidianamente -stuoli di partigiani, eccitati dagli assassinii, -scendevano in armi per le vie. E proprio nell'anno 1480 si -<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> -levarono in Roma le antiche fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini. -Là i Savelli e i Colonna contro il Papa; qui gli Orsini -per lui; mentre le famiglie dei Valle, dei Margana e -dei Santa Croce, assetate di sangue e di vendetta, legavansi -all'uno o all'altro partito. -</p> - -<h3>III.</h3> - -<p> -Lucrezia passò, senza dubbio, i primi anni della fanciullezza -presso la madre. La casa di costei, come dicevamo, -era sulla piazza Pizzo di Merlo, a pochi passi dal palazzo -del cardinale. Il quartiere Ponte, cui apparteneva, -era dei più animati di Roma, come quello che menava a -Ponte Sant'Angelo e al Vaticano. Vi stavano molti mercatanti -e i banchieri di Firenze, Genova e Siena; v'abitavan -pure parecchi impiegati papali; e le cortigiane di maggior -grido. Invece il numero delle antiche famiglie nobili -non v'era grande, forse perchè gli Orsini non ve le lasciavano -venire. Da lungo tempo in effetto questi potenti -baroni dimoravano nella regione Ponte nel loro gran palazzo -a Monte Giordano. Non lungi di lì era il loro antico -castello. Torre di Nona, che in origine faceva parte delle -mura della città sul Tevere. Allora era invece carcere pei -condannati politici ed altri infelici. -</p> - -<p> -Noi possiamo chiaramente immaginarci qual fosse l'ordinamento -della casa di Vannozza, perchè il carattere della -casa romana sugl'inizii della Rinascenza non era gran fatto -diverso da quel ch'è tuttora oggi. Nel complesso oggi ancora -ha alcunchè di grave e di triste. Una massiccia scala -di peperino conduceva alle stanze abitate; una sala con -camere accessorie, da' nudi pavimenti di mattoni, dalle -soffitte di travi e assi dipinte. Le pareti semplicemente -imbiancate; solo nelle più ricche case ricoperte di tappeti -<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> -oprati, e questo, per altro, nelle sole ricorrenze solenni. -L'uso dei grandi quadri paretali nel XV secolo era ancora -raro; restringevasi a qualche ritratto di famiglia. E se -Vannozza n'aveva nella sala sua, certo, tra essi, deve esservi -stato quello del cardinal Rodrigo. Del resto mai non -mancavano un reliquario, immagini di Santi e l'effigie -della Madonna con lampade innanzi sempre accese. -</p> - -<p> -Mobilia pesante; grandi, larghi letti, parati a sopraccielo; -alte sedie di legno scuro, intagliato, con cuscini; -massicci tavolini, con superficie di marmo o di legno variopinto, -stavano intorno intorno alle pareti. Tra gli immensi -forzieri uno veramente colossale sorgeva nella sala: -era destinato a serbare la biancheria. In una di queste -casse, il forziere della sorella, tenevasi nascosto l'infelice -cavaliere Stefano Porcaro, quando il 5 gennaio 1453, -fallito il suo tentativo d'insurrezione, cercò salvezza nella -fuga. La sorella e un'altra donna, per maggior sicurezza -del fuggiasco, s'erano assise su quella cassa; ma gli -agenti della forza seppero cavarnelo fuori. -</p> - -<p> -Se Vannozza aveva gusto per le cose antiche, il che non -possiamo davvero supporre in lei se non in omaggio alla -moda, nella sala sua doveva esservi pure di quelle. Le si -raccoglievano allora con passione. Correva il tempo dei primi -scavi. Il suolo di Roma ogni giorno metteva alla luce i -suoi tesori. E da Ostia, da Tivoli e dalla Villa Adriana, -da Porto d'Anzo e Palestrina le antichità affluivano innumerevoli -nella città. Ma se Vannozza e il marito non partecipavano -con gli altri Romani a codesta passione, non -indarno si sarebbe cercato nella casa loro oggetti di valore, -prodotti della moderna industria artistica, e coppe, e vasi -di marmo e di porfido, e ornamenti d'oro dei gioiellieri. -La parte essenziale di una casa romana tenuta con decenza -e con cura era primieramente la credenza, grande armadio -con vasellami e bicchieri d'oro e d'argento e di belle -<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> -maioliche. Nei conviti tutti questi utensili facevan mostra -e spettacolo. -</p> - -<p> -Si pena molto ad ammettere che l'amica di Rodrigo -possedesse anche una biblioteca. Private biblioteche nelle -case della borghesia erano allora in Roma una grande rarità. -Ma a breve andare fu facile crearne pel buon mercato -della stampa, che vi fu importata da tipografi tedeschi. -</p> - -<p> -La casa di Vannozza dovette, senza dubbio, avere -aria d'agiatezza, non di lusso. Alcuna volta v'ebbe forse -ospite il cardinale, o potette ricevervi gli amici della famiglia, -a preferenza, i più intimi confidenti del Borgia, Giovanni -Lopez, Caranza e Marades, e, dei Romani, gli Orsini, -Porcari, Cesarini e Barberini. Egli, il cardinale, era per -sè uomo molto temperato, ma sfarzoso in tutto che si riferisse -a rappresentanza della sua dignità. La precipua -necessità per un cardinale di quel tempo era un'abitazione -principesca, con una corte numerosa e splendida. -</p> - -<p> -Rodrigo Borgia viveva nel suo palazzo come uno -de' più ricchi principi della Chiesa, con splendore pari al -suo grado. Il contemporaneo Jacopo da Volterra ci ha lasciato -di lui nel 1486 questo ritratto: «Egli è uomo di -uno spirito atto ad ogni cosa e di largo senno. Pronto al -discorso, cui, malgrado della sua mediocre cultura letteraria, -riesce benissimo a dare uno stile. Per natura accorto e fornito -di arte meravigliosa nella trattazione degli affari. Egli -è straordinariamente ricco; e la protezione di molti re e -principi gli dà fama. Abita un bello e comodo palazzo, -che s'è fabbricato tra Ponte Sant'Angelo e Campo di Fiore. -Dalle sue cariche ecclesiastiche, da molte abbazie in Italia -e Spagna e da tre vescovadi, Valenza, Porto e Cartagine, -cava redditi smisurati; mentre il solo ufficio di Vicecancelliere -gli rende, a quanto si dice, 8000 fiorini d'oro -l'anno. La copia del suo vasellame d'argento, delle sue -perle, delle sue coperte tessute d'oro e di seta e dei suoi -<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> -libri in ogni scienza è grandissima, e tutto ciò accoppiato ad -una magnificenza splendida, quale sarebbe degna di un re -o di un papa. E mi rimango poi dal dire degli innumerevoli -ornamenti de' suoi letti e di quelli de' suoi cavalli e -di altre simili decorazioni d'oro, d'argento e di seta, e -della sua superba guardaroba, e della grande quantità -d'oro coniato ch'ei possiede. Credesi, di fatto, ch'egli -in oro e ricchezze d'ogni sorta vinca tutti i cardinali, eccettuato -l'Estouteville.» -</p> - -<p> -Il cardinal Rodrigo era dunque ricco abbastanza da -dare ai figliuoli la più splendida educazione, in quella che -venivan su crescendo nella modesta qualità di suoi nipoti. -E non potè mostrarli alla chiara luce del giorno che quando -fu giunto il tempo della vera grandezza sua. -</p> - -<p> -Nell'anno 1482 egli non abitava la sua casa nella -regione Ponte, forse perchè vi faceva fabbricare. Risiedeva -invece in quel palazzo nel quartiere Parione, che -Stefano Nardini aveva terminato nel 1475. Chiamasi oggi -Palazzo del Governo Vecchio. Quivi troviamo Rodrigo nel -gennaio 1482. Ce ne informa un istrumento del notar -Beneimbene, un contratto nuziale tra Giannandrea Cesarini -e Girolama Borgia, una figlia naturale dello stesso cardinal -Rodrigo. Colà le tavole nuziali furon rogate in presenza -del padre della sposa, de' cardinali Stefano Nardini -e Giambattista Savelli e de' nobili romani Virginio Orsini, -Giuliano Cesarini e Antonio Porcaro.<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> -</p> - -<p> -Quest'atto è il primo documento autentico intorno alle -intime relazioni di famiglia del cardinal Borgia. -</p> - -<p> -Egli vi si dichiarò padre della <i>nobile donzella Jeronyma</i>, -la quale vien indicata come sorella del <i>nobile giovanetto -Pietro Ludovico de Borgia e dell'infante Giovanni -de Borgia</i>. Poichè questi due, manifestamente nominati -<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> -qui come figliuoli maggiori, erano illegittimi, è naturale -che non si facesse parola della madre. Anche di Cesare fu -taciuto, perchè non aveva più di sei anni. -</p> - -<p> -Girolama era ancora minore, ed aveva forse 13 anni; e -anche lo sposo Giannandrea, figliuolo di Gabriele Cesarini e -di Godina Colonna, aveva di poco oltrepassata la fanciullezza. -La nobile casa de' Cesarini con questo matrimonio -entrò in istretta parentela con i Borgia; e di qui trasse più -tardi copiosi vantaggi. La vicendevole amicizia loro risaliva -al tempo di Callisto; mentre era stato il protonotario Giorgio -Cesarini, che alla morte di quel Papa aveva aiutato -Don Pier Luigi, fratello di Rodrigo, a fuggir da Roma. -Girolama Borgia moriva già nel 1483, contemporaneamente -al suo giovane marito. -</p> - -<p> -Era essa figlia della stessa madre, come Lucrezia e -Cesare? Lo ignoriamo, nè a noi sembra verosimile. Non -v'ha, per dirlo anticipatamente, che una sola testimonianza -autentica, ove insieme coi figliuoli di Rodrigo sia nominata -anche la madre. È l'iscrizione sepolcrale nella chiesa di -Santa Maria del Popolo in Roma, ove Vannozza è chiamata -madre di Cesare, Giovanni, Jofrè e Lucrezia. Del -maggiore di questi figliuoli Don Pierluigi e di Girolama non -si parla punto. -</p> - -<p> -Del resto Rodrigo ebbe pure una terza figliuola, di nome -Isabella; e di questa neanche può essere stata madre la -Vannozza. Egli la maritò il primo aprile 1483 col nobile -romano Piergiovanni Mattuzi della regione Parione.<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> -</p> - -<h3>IV.</h3> - -<p> -La relazione del cardinale con Vannozza continuò -forse sino all'anno 1482, perchè questa, dopo Lucrezia, -gli diede ancora un figliuolo, Jofrè, nato il 1481 o 1482. -</p> - -<p> -Poscia la passione del Borgia per questa donna quasi -quarantenne s'estinse. Nullameno riguardava in essa la madre -dei figliuoli suoi, e la confidente di molti dei suoi misteri. -</p> - -<p> -Vannozza, del resto, al marito suo Giorgio de Croce -aveva partorito un figliuolo, a nome Ottaviano: per lo meno -il bambino passò per figlio di colui. Essa, grazie agli aiuti -del cardinale, crebbe di molto le sue entrate. In documenti -legali ci si presenta qual locataria di alcune osterie in Roma; -e presso Santa Lucia in Selce nel quartiere della Suburra -acquistò una vigna e una casa di campagna, a quel -che pare, da' Cesarini. Giorgio de Croce s'era fatto ricco; -in Santa Maria del Popolo fondò una cappella per sè e per -i suoi. Egli morì il 1486, e l'anno medesimo morì pure il -figlio Ottaviano.<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a> -</p> - -<p> -La morte di lui addusse un mutamento nelle relazioni -di Vannozza. Il cardinale incalzava, perchè la madre dei suoi -figliuoli passasse a seconde nozze. Così avrebbe avuto chi -potesse difenderla, ed assicurare alla casa una esistenza decente. -Secondo marito fu un mantovano, Carlo Canale. Prima -di venire a Roma, s'era già fatto conoscere per la sua cultura -ne' circoli umanistici di Mantova. Abbiamo ancora la lettera -di Angelo Poliziano, nella quale il giovane poeta raccomandava -al Canale il suo <i>Orfeo</i>. Il manoscritto di questo primo -tentativo drammatico, col quale s'iniziò la rinascenza del -teatro italiano, era di fatto nelle mani del Canale. E questi, -<span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span> -riconoscendo il merito del lavoro, incoraggiava il poeta ancora -pauroso e di sè incerto.<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a> Poliziano aveva composta la poesia -a richiesta del cardinale Francesco Gonzaga, grande favoreggiatore -della bella letteratura, e distesala in due giorni -soltanto: e Carlo Canale era cameriere del cardinale. L'<i>Orfeo</i> -fu composto verso il 1472. Morto nel 1483 il Gonzaga, il Canale -andò a Roma, e si pose al servizio del cardinale Sclafetano -di Parma. Qual confidente e suddito dei Gonzaga si -tenne sempre legato con questa casa principesca.<a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> Nella sua -nuova condizione appoggiò le pratiche di Ludovico Gonzaga, -fratello di Francesco, quando nel 1484, fatto vescovo -di Mantova, venne a Roma per ottener la porpora.<a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a> -</p> - -<p> -Il Borgia aveva già conosciuto il Canale sin da quando era -al servizio del Gonzaga; e lo incontrò dappoi in casa Sclafetano. -Se lo destinò a marito della sua vedova amica, fu -in grazia dell'ingegno e delle aderenze di lui che potevano -essergli utili. Dall'altra parte il Canale non potè annuire -alla proposta di farsi marito della Vannozza se non -per avidità di guadagno; e l'aver accettato mostra che -la condizione sin allora tenuta di cortigiano di cardinali non -l'aveva arricchito. -</p> - -<p> -Il nuovo contratto di nozze fu rogato l'8 giugno 1486 -dal notaio di casa Borgia, Camillo Beneimbene. Furon -testimoni Francesco Maffei, scrittore apostolico e canonico -di San Pietro, Lorenzo Barberini de Catellinis, cittadino -romano, Giuliano Gallo, un noto mercatante romano, i signori -Burcardo Barberini, De Carnariis, e altri molti. Come -dote la Vannozza portava allo sposo, oltre altri donativi, -la somma di 1000 fiorini d'oro, e il diploma dato gratuitamente -<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> -al posto di sollecitatore delle Bolle papali. Nell'istrumento -il matrimonio di Vannozza è espressamente indicato -come il <i>secondo</i>. Ed è chiaro, si sarebbe invece parlato -di <i>terze</i> o in generale di <i>nuove</i> nozze, ove quelle pretese -prime con Domenico di Arignano avessero realmente avuto -luogo.<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a> -</p> - -<p> -Nel contratto come abitazione di Vannozza, dove le -nozze furono stipulate, è indicata la casa sua nel quartiere -Regola, a Piazza de Branchis, nome che la piazza porta -ancora da una estinta famiglia De Branca. Ciò mostra che -dopo la morte del primo marito essa aveva dovuto abbandonar -la casa a Pizzo di Merlo e passare in quest'altra a -Piazza Branca. La quale doveva essere di proprietà di lei; -mentre il secondo marito pare uomo sprovvisto di sostanze, -che solo col matrimonio e con la protezione del potente -cardinale sperava far fortuna. -</p> - -<p> -Da una lettera del nominato Ludovico Gonzaga, del 19 -febbraio 1488, risulta che il nuovo matrimonio di Vannozza -non fu sterile. Il vescovo di Mantova incaricava il suo -agente in Roma di fare in vece sua da padrino a Carlo Canale, -che di tale onore avevalo richiesto. La lettera non -aggiunge altro: pure ciò non può essere inteso che nel -senso indicato.<a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a> -</p> - -<p> -Non si sa in qual tempo Lucrezia abbandonasse la casa -della madre e andasse per determinazione del cardinale in -tutela ad una donna, che su lui e su tutta la famiglia Borgia -esercitava grande influenza. -</p> - -<p> -Questa era Adriana della casa dei Mila, figlia di Don -Pietro, uno dei nipoti di Callisto III e cugino di Rodrigo. -Quale stato costui tenesse in Roma, ignoriamo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> -</p> - -<p> -Egli sposò la figliuola Adriana con un membro della -nobile casa degli Orsini, Ludovico, signore di Bassanello -presso Civitacastellana. Essendosi Ursino Orsino, nato da -questo matrimonio, ammogliato nell'anno 1489, è da -tenere che la madre Adriana sia divenuta moglie almeno -16 anni prima. In quell'anno stesso 1489 il marito Ludovico -Orsino era già morto. -</p> - -<p> -Nello stato matrimoniale e poscia nella vedovanza -Adriana abitò in Roma uno de' palazzi degli Orsini, probabilmente -quello a Monte Giordano, di qua da Ponte Sant'Angelo. -Di fatto più tardi nella eredità di suo figlio Ursino si -nomina la parte, cui egli aveva diritto appunto su tal palazzo. -</p> - -<p> -Il cardinale Rodrigo viveva in istrettissima relazione -con Adriana. Essa era per lui più che congiunta: la confidente -de' peccati suoi, de' suoi intrighi e de' suoi disegni, -e tale la ebbe sino alla morte. -</p> - -<p> -A lei affidò anche sin dalla tenera età la figliuola Lucrezia, -perchè la educasse. Di questo fatto non si può dubitare. -Si rileva da una lettera dell'ambasciatore di Ferrara -in Roma, Giannandrea Boccaccio, vescovo di Modena, -indirizzata al duca Ercole nell'anno 1493. A proposito di -Madonna Adriana Ursina dice, che questa ha sempre tenuta -ed educata Lucrezia in sua propria casa.<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a> -</p> - -<p> -Secondo il costume italiano, mantenutosi insino ad -oggi, l'educazione delle figliuole era affidata a monache. -D'ordinario le fanciulle, passati alquanti anni in un monastero, -andavano poscia a marito ed entravano nel mondo. -<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> -Se non che, se è vera la descrizione che l'Infessura ci -porge delle condizioni dei monasteri di donne, anche il -cardinale dovette esitar molto prima di confidare la sua -figliuola a quegli stinchi di sante. V'erano nulladimeno -anche monasteri, ove tanta indisciplinatezza non era penetrata, -come forse San Silvestro in Capite, nel quale i -Colonna facevano educare alcune delle loro figlie, ovvero -Santa Maria Nuova o San Sisto sulla via Appia. Essendo il -Borgia papa, Lucrezia scelse appunto l'ultimo di questi -chiostri per asilo, forse per la ragione che già bambina -v'aveva per un pezzo ricevuta l'educazione religiosa. -</p> - -<p> -Fondamento della educazione di una donna italiana fu -in ogni tempo la devozione per la Chiesa. Quella non era -già rivolta a formare il cuore e l'animo; ma una bella -forma di contegno religioso, mercè la quale la fede potesse -dare una certa ritenutezza alla morale. Il peccare in sè non -rendeva brutta niuna donna; ma dalla peccatrice, fosse -pure la più dissoluta, il costume esigeva che adempisse -tutti gli obblighi della Chiesa, e si mostrasse all'apparenza -una cristiana ben composta. Donne scettiche e di libero -spirito, si può dir, non ve n'erano; in quelle condizioni -di socievolezza sarebbero state impossibili. Quell'empio -tiranno, che fu Gismondo Malatesta di Rimini, edificò una -magnifica chiesa, e in essa una cappella in onore della sua -amante Isotta. E Isotta sicuramente non fu a nessuna seconda -quanto a praticar in chiesa. Vannozza fece costruire -e ornare una cappella in Santa Maria del Popolo. Fu in -voce di donna devota, e non mica dopo la morte di Alessandro -VI. Suprema delle sue cure materne, come di -Adriana, fu, senza dubbio, di dare alla figliuola quel decente -contegno cristiano; e Lucrezia se l'era appropriato -tanto per bene, che più tardi un ambasciatore di Ferrara -potè lodarsi delle sue maniere rigorosamente cattoliche. -</p> - -<p> -È erroneo credere che qui si tratti di una ipocrisia. -<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> -Questa implicherebbe un pensiero indipendente intorno ai -problemi religiosi o un processo interiore e morale, ch'è -estraneo affatto alle donne di quel tempo, e che in massima -parte tal è tuttora alle donne italiane. La religione -era ed è in Italia forma di educazione; e, per minimo che -fosse il suo valore etico, era pur sempre una specie di -bella formalità, nella quale la vita quotidiana era rinchiusa -e assicurata come in una cornice. -</p> - -<p> -Le figliuole di famiglie fornite di mezzi di fortuna non -potevano nei chiostri attendere agli studii letterarii; ricevevano -invece questa istruzione da maestri, dati forse loro -in comune coi fratelli. Non ê un'esagerazione il dire, che -le donne bennate nel XV e nel XVI secolo avevano una -coltura più soda e più erudita di quella del tempo nostro. -La ragione di ciò è da riporre non nella vastità, ma ben -piuttosto nel carattere esclusivo e nella limitazione della -coltura d'allora. Le mancava quel patrimonio immenso e -veramente incalcolabile di materiali di civiltà, che lo svolgimento -e il progresso dello spirito europeo nel corso di -tre secoli ha generati. La coltura della donna nella Rinascenza -si concentrava essenzialmente nell'antichità classica. -Si lasciava da banda come di niun valore tutto quanto potesse -allora meritare il nome di moderno. Per tanto era una -coltura dotta. In quella vece la coltura odierna della donna -non è più classica; ma trae esclusivamente alimento dal -tesoro delle cognizioni moderne. Se non che appunto la -varia e multiforme natura di queste le toglie oggi quel -carattere posato e sicuro, facilmente ottenibile dalla donna -della Rinascenza in una cerchia limitata di educazione. -L'istruzione odierna delle donne, anche nella Germania, -tanto lodata per le sue scuole, è suppergiù senza -fondo e superficiale, anzi scientificamente nulla. Tutt'al -più si riduce ad imparare un paio di lingue viventi e a -suonare il pianoforte; e per questo si spende un tempo -<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> -sterminato. L'eccessiva lettura de' giornali, de' libri di -amena letteratura e de' romanzi quasi non lascia più agio -alle nostre donne di acquistare una cultura seria. Nella -Rinascenza il pianoforte non si conosceva; ma ogni -donna bene educata usava suonare il liuto. Il romanzo era -appena su' primi albori. Ancora oggi l'Italia è il paese, -ove si produca e legga il meno in quel genere letterario. -Ebbe, dopo il Boccaccio, novelle; ma anche queste piuttosto -con parsimonia. Le poesie furono numerosissime; ma -per metà scritte in latino. Il commercio librario e la stampa -erano bambini. Il teatro sorto appena; e solo una volta -l'anno, nel carnevale, si davano rappresentazioni drammatiche, -e non su pubbliche, ma su scene private. Ciò che -noi oggi chiamiamo letteratura o coltura internazionale, -consisteva allora nello studio de' classici, cui si attendeva -con passione. Quel luogo che nella educazione delle nostre -donne hanno preso le lingue straniere, era tenuto allora -dalla conoscenza delle lingue latina e greca. -</p> - -<p> -Agl'Italiani della Rinascenza non entrava in mente il -pregiudizio, che la famigliarità con queste ultime lingue, che -il sapere erudito rompa il fascino della natura femminile; e -che le donne in genere debbano tenersi in una sfera inferiore -di coltura. È un pregiudizio codesto, come alcuni altri penetrati -nelle società nostre, d'origine germanica. Ideale -della natura della donna ai Tedeschi parve sempre l'amoroso -governo della madre nella cerchia della famiglia. Per -lunga pezza le donne tedesche schivarono ogni esistenza -pubblica per un sentimento di pudore e di moralità. Le -attitudini loro restaron nascose, tranne il caso che peculiari -condizioni, specialmente vivendo in Corte o per ragioni -dinastiche, non le costringessero a mostrarle. Riandando, -anche sino ai tempi moderni, la storia della coltura -dei popoli germanici, non si trova un numero così grande -di caratteri di donne pubblicamente famose, quali l'Italia, -<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> -la terra prediletta della personalità, ha possedute nella -Rinascenza. L'influenza, esercitata da donne di alto intelletto -sulla vita socievole italiana ne' secoli XV e XVI, e -nel tempo posteriore in Francia sullo svolgimento spirituale -e sociale, fu ignota in Inghilterra e in Germania. -</p> - -<p> -Nulladimeno più tardi le condizioni della coltura femminile -nei paesi germanici e nei latini si sono invertite. Si -elevò in quelli, mentre in questi diè giù, massime in Italia. -La donna italiana, che durante la Rinascenza si poneva a -fianco dell'uomo, e gareggiava con lui per la palma della -coltura, e prendeva amore ad ogni progresso spirituale, -restò poscia indietro e in basso. Da due secoli in qua si -tenne indifferente ed estranea del tutto alla più elevata -sfera della vita nazionale. Divenne piuttosto, nelle mani -del prete, istrumento di servitù spirituale. In cambio, alle -donne germaniche la Riforma rese maggior libertà personale. -E a cominciare soprattutto dagl'inizii del secolo XVIII -anche la Germania e l'Inghilterra han potuto esporre la -loro serie di donne largamente colte e anche erudite. Non -è colpa della Chiesa, ma della moda, delle abitudini sociali, -e un po' anche del manco di ricchezza nelle famiglie, -se in Germania la coltura delle donne è in generale -mediocre. -</p> - -<p> -Ai nostri tempi in una scuola tedesca superiore, nella -Svizzera, è stato fatto un primo tentativo di rinnovamento -di quell'antica coltura erudita per le donne; quale fu intesa -in Italia. L'impresa fallì, perchè si volle aggiungervi -altri scopi, oltre quello della coltura, e perchè non fu tutta -opera di donne germaniche. Ma per dubbioso e incerto -che dovess'essere l'esito di tale tentativo scolastico, rispetto -alle abitudini e disposizioni della donna, fu pur -forse il segno di una incipiente riforma nella istruzione -femminile. -</p> - -<p> -Una donna dotta, per la quale oggi gli uomini sentono -<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> -d'ordinario più avversione che rispetto, noi Tedeschi -la chiamiamo, massime se scrive libri, <i>dottoressa</i>.<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a> Nella -Rinascenza la si chiamava <i>Virago</i>, predicato ch'era titolo -d'onore. Jacopo da Bergamo nello scritto <i>Sulle donne celebri</i>, -composto nel 1496,<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a> l'adopera sempre come segno -di distinzione. Raramente quella parola trovasi in scrittori -italiani usata per significare quel concetto che comunemente -sveglia in noi Tedeschi. Chiamavasi a quel tempo -<i>Virago</i> la donna, che per coraggio, intelligenza e coltura -si levava al di sopra delle altre. Tanto era più festeggiata, -se con simili doti accoppiava grazia e bellezza. Imperocchè -l'erudizione e la classica coltura presso gl'Italiani non -eran nemiche delle grazie femminili. Piuttosto quelle davano -a queste nuova e maggior forza. Dell'una donna o -dell'altra Jacopo mai non tralascia di notare, che, quantunque -volte mostravansi in pubblico come poetesse od oratrici, -ciò che affascinava l'uditorio era appunto <i>l'incredibile -pudore e la decenza loro</i>. Loda così Cassandra Fedeli; -e di Ginevra Sforza ammira l'eleganza della forma, la grazia -straordinaria in ogni movimento della persona, la franca -regal maniera e soprattutto la morale bellezza. Altrettanto -dice di Ippolita Sforza, moglie d'Alfonso d'Aragona, che -in sè riuniva coltura finissima, meravigliosa eloquenza, -<span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span> -bellezza rara e nobilissimo pudore femmineo. Ciò che allora -chiamavasi pudore (<i>pudor</i>), altro non era che la colta -grazia naturale di una donna altamente dotata: in una parola, -la grazia svolta e perfezionata. Lucrezia Borgia ne era -fornita a dovizia. Nella donna rispondeva a quel che nell'uomo -era il decoro del perfetto cavaliere. Forse non -senza maraviglia si leggerà, che alcuni contemporanei lodavano -in Cesare, nell'uomo di sì trista fama, la <i>modestia</i>, -come una delle qualità sue più spiccate. Ma anche ciò -bisogna intendere sotto il rispetto della coltura della personalità, -della quale era essenzial forma di educazione e -di manifestazione la modestia nell'uomo, nella donna il -pudore. -</p> - -<p> -Certo nel secolo XV o nel XVI sui banchi delle scuole -pubbliche in Bologna, Ferrara e Padova non sedettero -donne emancipate, quali, non ha molto, se ne videro a -Zurigo per attendere a studii pratici professionali. Ma le -scienze stesse umanistiche, coltivate da giovani e da uomini, -erano una necessità anche per l'alta coltura femminile. -Come nel Medio Evo tènere fanciulle dedicavansi ai -Santi del chiostro per divenir monache, così nella Rinascenza -bambine straordinariamente dotate venivano offerte -alle Muse. Jacopo da Bergamo, a proposito della Trivulzia -di Milano, contemporanea di Lucrezia, che già a 14 anni -suscitava per l'eloquenza sua incredibile ammirazione, -dice: «Allorchè i genitori si accorsero delle straordinarie -facoltà della bambina, la dedicarono quando aveva appena -sette anni alle Muse, e la confidarono a loro, perchè la -educassero.» -</p> - -<p> -Gli studii scientifici delle donne comprendevano allora -le lingue classiche e i tesori letterarii delle stesse, l'eloquenza, -la poesia, l'arte cioè di versificare, e la musica. -Il dilettantismo nelle arti del disegno nacque naturalmente -di per sè. La grande copia di creazioni artistiche della Rinascenza -<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> -porgeva modo ad ogni donna colta italiana di -acquistare senza fatica gusto e senso pel bello artistico. -</p> - -<p> -Filosofia e teologia entravano esse pure nella coltura -perfetta della donna. Dispute intorno a problemi relativi a -tali discipline avevan luogo nelle corti e nelle sale delle Università -tutti i giorni; e non mancavano donne aspiranti -alla gloria di prendervi parte e illustrarvisi. La veneziana -Cassandra Fedeli, un miracolo del tempo, sullo scorcio del -secolo XV era tanto addentro nella filosofia e teologia -quanto ogni dotto uomo. Essa disputava in pubblico con -molta grazia, tra l'entusiasmo degli ascoltatori, in presenza -del doge Agostino Barbarigo, e sovente nella pubblica -scuola di Padova. La bella moglie di Alessandro Sforza di -Pesaro, Costanza Varano, era versata nella poesia, eloquenza -e filosofia. Scrisse molti dotti trattati. «Aveva quotidianamente -tra mano gli scritti di Agostino, Ambrogio, -Jeronimo e Gregorio, quelli di Seneca, Cicerone e Lattanzio.» -Egualmente erudita la figliola, Battista Sforza, la nobile -moglie di quel coltissimo uomo di Federico da Urbino. -E della famosa Isotta Nugarola di Verona si racconta, che -fu pienamente familiare coi libri dei Padri della Chiesa e -dei filosofi. Nè erano poi sconosciuti ad Isabella Gonzaga -ed Elisabetta di Urbino, per non dire di altre che subito -dopo vennero del pari in celebrità, quali Vittoria Colonna -e Veronica Gambara. I nomi di queste e di altre donne -indicano il culmine della coltura femminile nella Rinascenza. -E quando pure l'ingegno e l'istruzione loro fossero -stati per ogni tempo eccezionali, è certo che quegli -studii, che in sì alto grado si appropriarono, non -entravan punto per eccezione nella sfera di coltura delle -donne bennate. Eran coltivati invece per complemento -della personalità e per render più adorna l'esistenza socievole. -La frivolezza delle conversazioni nostre è veramente -sconfinata: a siffatta vuotaggine si cerca rimedio -<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> -nel canto e nel suono del pianoforte. Certo nelle sale -stesse della Rinascenza le cose non saranno sempre ite -come nei simposii platonici; e quelle dispute nelle conversazioni -sarebbero oggi per noi motivo di noia insopportabile. -Non di meno i bisogni d'allora eran diversi. Un -discorso bello e pieno di spirito tra gente di valore e finamente -educata, dandogli una tinta e un carattere di classicismo, -introducendovi pensieri tolti da antichi autori; -ovvero svolgere e compiere dialogizzando un discorso sopra -un dato tèma: era questo l'altissimo de' diletti per -la socievolezza d'allora. Questa forma di conversazione propria -alla Rinascenza, toccò più tardi in Francia la vera -altezza dell'arte. Il Talleyrand la chiamava la più bella e -più grande felicità dell'uomo. Il dialogo classico rifiorì, -con questo progresso, che vi pigliavan parte anche donne -altamente istruite. Come modelli di siffatta elegante e geniale -socievolezza valgono il <i>Cortegiano</i> del Castiglione e -<i>Gli Asolani</i>, che il Bembo dedicò a Lucrezia Borgia. -</p> - -<p> -La figlia di Alessandro non ebbe grido fra le donne -italiane classicamente colte; mentre sembra l'educazione -di lei non essersi di molto levata oltre il livello comune. -Ma pel tempo suo ricevette istruzione compiuta. Aveva -imparato le lingue, la musica e le arti del disegno; e più -tardi in Ferrara la sua abilità artistica nel fare bei ricami -in seta e oro fu oggetto di ammirazione. «Parlava spagnuolo, -greco, italiano e francese, un tantino anche e correttamente -latino; e in tutte queste lingue scriveva e faceva -versi:» così di lei il biografo del Bayard nel 1512. -Sotto l'influenza del Bembo e dello Strozzi, Lucrezia potè -più tardi, nel periodo più tranquillo della vita sua, perfezionare -la sua educazione. Pure è certo che dovette averne -gettate le basi in Roma. Essa era ad una volta spagnuola -e italiana; e delle lingue de' due paesi fu interamente padrona. -Delle lettere sue al Bembo due sono scritte in spagnuolo: -<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> -le molte altre — più di 100 — che ancora di lei -rimangono, sono in italiano di quel tempo, semplici nell'espressione -e spigliate nel concetto. Per contenuto non -hanno importanza di sorta: v'appariscono l'animo e il sentimento, -ma nessuna profondità spirituale. La calligrafia -non è sempre uguale: talvolta ha tratti duri e forti, che -ricordano la maniera di scrivere tutta piena di energia del -padre; tal'altra è netta e fine come quella di Vittoria Colonna. -</p> - -<p> -Nessuna delle lettere prova che Lucrezia comprendesse -il latino; e il padre stesso ebbe una volta a dire -com'ella non ne fosse padrona del tutto. Ad ogni modo -doveva essere in grado d'intendere le scritture latine; -altrimenti Alessandro non averebbe potuto più tardi farla -sua rappresentante in Vaticano, con facoltà di aprire le -lettere. Similmente gli studii di lei nel greco non devono -essere stati molti serii; pure non è a dire che l'ignorasse -affatto. Nella sua gioventù fiorivano ancora in Roma le -scuole di letteratura greca, che vi andarono crescendo dopo -il Crisolora e il Bessarione. Nella città dimoravano sempre -molti Greci, parte esuli dalla Grecia, parte venuti con -la regina Carlotta di Cipro. Questa principessa così vaga -di avventure visse, sino alla morte, nel luglio 1487, in -un palazzo del Borgo Vaticano, ove teneva corte e forse -raccoglieva a sè d'intorno la gente dotta di Roma, come -appunto usò molto più tardi la colta regina Cristina di -Svezia. Nella casa di lei il cardinal Rodrigo doveva aver -conosciuto, fra gli altri nobili Ciprioti, anche Ludovico Podocatharo, -che fu poi suo secretario. Forse fu questi che -insegnò il greco ai bambini Borgia. -</p> - -<p> -Nel palazzo del cardinale viveva pure un umanista -tedesco, Lorenzo Behaim di Nurenberga. A questo fu per -20 anni affidato il governo di casa Borgia; e poichè era -latinista e membro dell'Accademia romana di Pomponio -<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> -Leto, è naturale che la presenza sua non fosse senza una -certa influenza sulla educazione dei figliuoli del suo signore. -Del resto, d'insegnanti nelle scienze umanistiche non -era difetto in Roma. Eran quelle nel loro fiore. E l'Accademia -come l'Università producevano grande copia di uomini -d'ingegno. V'erano quindi molti maestri che tenevano -scuola, e molti giovani eruditi, accademici attivi -e operosi, che in parte cercavano far fortuna alla Corte -de' cardinali, come uomini di compagnia e secretarii, o -come insegnanti dei loro bastardi. Anche Lucrezia ebbe da -tali maestri lezioni di letteratura classica. Quanto alla poesia -italiana o alla virtuosità di far sonetti, allora universalmente -comune anche alle donne, essa potette facilmente -apprenderla da uno de' tanti poeti, che allora vivevano in -Roma. Imparò senza dubbio a far versi; ma nulla dava -diritto agli storici della letteratura Quadrio e Crescimbeni -ad assegnarle un posto nella poesia italiana. Di fatto nè il -Bembo nè Aldo nè lo Strozzi l'hanno giammai nominata -come poetessa, nè di lei si conoscono poesie. Anche le canzoni -spagnuole, che si trovano nelle sue lettere al Bembo, -nemmeno è certo che siano composizioni sue. -</p> - -<h3>V.</h3> - -<p> -È facile immaginare quanta commozione dovette cagionare -in Lucrezia il primo sentore delle sue reali condizioni -di famiglia. Il marito della madre non era suo padre. Insieme -coi fratelli, ella si trovava figliuola di un cardinale. Lo -spuntar di questa coscienza si accoppiava in lei con la comprensione -di relazioni, che, condannate dalla Chiesa, volevano -al cospetto del mondo rimaner coperte da un velo. Essa -anzi fu sempre trattata come la nipote del cardinal Borgia. -Nel padre suo onorava ad un tempo uno dei più eminenti -<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> -principi della Chiesa di Roma, che sentiva anche designare -come papa futuro. -</p> - -<p> -Per certo la conoscenza degl'eminenti vantaggi di -tal condizione ebbe sulla fantasia di Lucrezia efficacia più -energica del concetto dell'immoralità. Il mondo, nel quale -viveva, non si tormentava davvero con scrupoli morali; e -raramente vi fu tempo, in cui l'abito di sfruttare in ogni -modo e al massimo grado possibile le relazioni di fatto -esistenti fosse altrettanto diffuso e radicato. Ben presto -apprese come legami di quella natura fossero in Roma -comuni e universali. Sentì che la più parte dei cardinali -vivevano con amiche, e largamente provvedevano ai loro -figliuoli. Le fu raccontato di quelli del cardinal Giuliano -Della Rovere o Piccolomini. Vide coi proprii occhi i figli e -le figlie di Estouteville; e sentì parlare dei feudi che il ricco -padre aveva per loro acquistati sui monti Albani. Vide anche -i figliuoli di papa Innocenzo salire in grande onore; -le fu mostrato il figlio di lui Franceschetto Cibo con l'illustrissima -moglie Maddalena Medici. Seppe che nel Vaticano -vivevano altri figli e nipoti del Papa; e vedeva continuamente -uscirne ed entrarvi la figlia, Madonna Teodorina, -la moglie del genovese Uso di Mare. Aveva 8 anni, quando -la figlia di costoro, Donna Peretta, fu sposata in Vaticano -col marchese Alfonso del Carretto con tanta pompa e feste, -che tutta Roma ne parlò. -</p> - -<p> -Il primo concetto della sorte non comune, che a lei ed -ai fratelli suoi per ragion della nascita poteva spettare, erasi -già formato in Lucrezia al veder duca spagnuolo il maggiore -di essi, Pierluigi. Non sappiamo con precisione in qual -tempo il giovane Borgia lo divenisse: nel 1482 non era -ancora. I legami potenti, che suo padre manteneva con la -Corte spagnuola, avevano a costui reso possibile di far nominare -il figlio Duca di Gandia nel regno di Valenza. E, -come il Mariana osserva, il Ducato egli lo comprò. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> -</p> - -<p> -Don Pierluigi moriva in Spagna ancora giovanissimo. -Di fatto in un documento del 1491 si parla di lui come -morto, e si fa menzione di un legato nel suo testamento a -favore della sorella Lucrezia.<a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a> Il ducato di Gandia passò -al secondogenito di Rodrigo, Don Juan, che si affrettò ad -andare a Valenza per prenderne possesso. -</p> - -<p> -E frattanto le inclinazioni del cardinale s'erano rivolte -ad altre donne. Nel maggio 1489, quando Lucrezia -aveva 9 anni, vediamo la prima volta apparire Giulia Farnese, -giovane di maravigliosa bellezza, dal cui fascino fu -preso con passione e ardore giovanile il già maturo cardinale -e più tardi papa Borgia. -</p> - -<p> -Si deve a questo adultero amore di lui per la Giulia, -se la casa dei Farnese entrò prima nella storia di Roma e -poscia in quella del mondo. Rodrigo Borgia fu di fatto il -creatore della grandezza di questa famiglia, nominando -cardinale Alessandro, fratello della Giulia. Così pose la -base al papato di Paolo III, stipite dei Farnesi di Parma; -schiatta famosa, che non s'estinse che nel 1758 sul trono -di Spagna con la regina Elisabetta. -</p> - -<p> -In Roma, dove due de' più belli edifizii della Rinascenza -han reso immortale il nome dei Farnesi, non -avevan costoro, sino al tempo del Borgia, importanza alcuna. -Non abitavano nemmeno la città, ma l'Etruria romana. -Possedevano ivi alcuni luoghi, come Farneto, donde -devono aver tratto il nome, Ischia, Caprarola e Capodimonte. -Più tardi, non si sa quando, vennero anche momentaneamente -in possesso d'Isola Farnese, castello antichissimo -sulle rovine di Veja, che già dal secolo XIV era stato -degli Orsini. L'origine dei Farnesi è oscura, ma la tradizione, -che gli fa derivare dai Longobardi o dai Franchi, ha -per sè ogni verosimiglianza. Essa trova sostegno nel nome -<span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span> -<i>Ranuccio</i> così frequente in quella casa, forma italianizzata -di <i>Rainer</i> (<i>Raniero</i>). -</p> - -<p> -I Farnesi s'agitavano in Etruria come piccola dinastia -di feudatarii rapaci, senza però giungere alla potenza dei -loro vicini, degli Orsini di Anguillara e Bracciano e di quei -famosi Conti di Vico, tedeschi d'origine, che dominarono -da prefetti nell'Etruria per secoli, sino a che non caddero -sotto Eugenio IV. Mentre questi prefetti erano i più ardenti -ghibellini e più feroci nemici dei papi, i Farnesi invece, -al pari degli Este, furon sempre del partito guelfo. -Dall'XI secolo in poi andarono Consoli e Podestà in Orvieto, -quindi qua e là capitani della Chiesa in quelle molte -guerricciole con città e baroni, specie nell'Umbria e nel -Patrimonio di San Pietro. Ranuccio, avo di Giulia, fu tra' più -valenti generali di Eugenio IV, e compagno del Vitelleschi, -il terribile domatore di tiranni. Mercè sua la casa dei Farnesi -era salita in maggior reputazione. Il figlio Pierluigi -si sposò con Donna Giovannella della stirpe dei Gaetani -di Sermoneta. Figliuoli di costui furono Alessandro, Bartolomeo -e Angiolo, Girolama e Giulia. -</p> - -<p> -Alessandro Farnese, nato il 28 febbraio 1468, era -giovane di spirito e di mente colta, ma di cattiva fama per -le sfrenate passioni. Nel 1487 aveva, dietro malvage imputazioni, -messo in prigione la propria madre, per la qual -cosa fu a volta sua da Innocenzo VIII fatto rinchiudere in -Castel Sant'Angelo. Ma seppe evaderne, senza che ciò avesse -per lui ulteriori conseguenze. Egli era Protonotario della -Chiesa. La sorella maggiore Girolama si sposò con Puccio -Pucci, uno dei più ragguardevoli uomini politici di Firenze, -membro di numerosa famiglia molto intimamente legata -coi Medici. -</p> - -<p> -Il 20 maggio 1489 nella <i>Camera Stellata</i> del palazzo -Borgia comparve la giovane Giulia Farnese con Ursino Orsini, -giovane egualmente, per stipulare il loro contratto nuziale. -<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> -Prima di tutto fa maraviglia che ciò avesse luogo nella -casa del cardinal Rodrigo. Il nome suo sta nel contratto il -primo di tutti i testimoni, come quello di persona che ha -preso gli sposi sotto la sua protezione e concluso il matrimonio. -Le nozze, del resto, erano già state innanzi fissate -dai genitori — non più viventi nel 1489 — degli sposi, -essendo questi ancora minori, cioè dire, da Ludovico Orsini, -signore di Bassanello e da Pierluigi Farnese. Usava -allora fidanzar legalmente bambini; e, come già nell'antica -Roma, i promessi sposi contraevano poscia il matrimonio -in età ancora minore, spesso a 13 anni appena. Il 20 maggio -1489 Giulia poteva aver solo 15 anni; era sotto la tutela -dei fratelli e degli zii della casa dei Gaetani. Il giovane Orsini -stava sotto la tutela della madre Adriana, che era -l'Adriana de Mila, la parente del cardinal Rodrigo e l'educatrice -di Lucrezia. Ciò rende a sufficienza ragione della -parte officiale e personale che colui prendeva al matrimonio -della Giulia. -</p> - -<p> -Al contratto nuziale stipulato dal notaro Beneimbene -furono, oltre il cardinale, testimoni il vescovo Martini di -Segovia, i canonici spagnuoli Garcetto e Caranza e il nobile -romano Giovanni Astalli. Assistenti della sposa dovevano -essere i fratelli, ma venne solo il più giovane, Angiolo: -Alessandro s'astenne. Il non essere apparso nel -palazzo Borgia, in occasione così solenne per la famiglia, -è notevole: nondimeno può essere stato per circostanze -accidentali. Il protonotario Jacopo e suo fratello Don Nicola -Gaetani, zii della sposa, eran presenti. La somma di -3000 fiorini d'oro fu la dote di Giulia, che per quel tempo -era molto ragguardevole.<a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> -</p> - -<p> -Il giorno dopo, il 21 maggio, fu festeggiato lo sposalizio -della giovane coppia nello stesso palazzo Borgia. Molti -<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> -grandi signori vi presero parte, de' quali sono specialmente -nominati i parenti dello sposo, il cardinal Gianbattista Orsini -e Rainaldo Orsini, arcivescovo di Firenze. La bella -stagione potè permettere agli sposi di andarsene al castello -di Bassanello; ovvero, se così non fecero, essi presero stanza -nel palazzo Orsini a Monte Giordano. -</p> - -<p> -In questo palazzo, presso Madonna Adriana, madre -del giovane Orsini, il cardinal Rodrigo aveva dovuto già -prima del matrimonio conoscere e spesse volte vedere la -Giulia Farnese. Colà pure la Lucrezia, più giovane di parecchi -anni, dovette fare la conoscenza della stessa. Giulia -era bella tanto, che si ebbe per soprannome <i>la bella</i>. Al -pari di Lucrezia, aveva bionda la chioma come oro. Nella -casa di Adriana questa dolce e vaga fanciulla diè nella rete -del libertino Rodrigo. Cedette alle arti seduttrici di lui o -già prima di sposarsi col giovane Orsini o subito dopo. -Probabilmente accese la sensualità del cardinale, uomo -già di 58 anni, allorchè gli si presentò nel palazzo in abito -da sposa, in tutto lo splendore della sua gioventù affascinante. -Comunque, il certo è, che già dopo due anni dal -matrimonio la Giulia era l'amante dichiarata del cardinale. -Quando Madonna Adriana ebbe scoperta la relazione, -chiuse gli occhi e si rese complice delle turpitudini della -nuora. Per tal guisa divenne la persona più potente e -influente nella casa Borgia. -</p> - -<p> -Dei tre figlioli del cardinale, Juan e Cesare eran frattanto -venuti crescendo. Entrambi nel 1490 non erano a -Roma. L'uno trovavasi in Spagna; l'altro agli studii -nell'Università di Perugia, donde passò poi in quella di -Pisa. Già nel 1488 Cesare deve aver frequentato una di -quelle scuole superiori, e probabilmente la prima. In -quell'anno di fatto Paolo Pompilio gli dedicò la sua <i>Syllabica</i>, -uno scritto sulle regole per ben comporre in versi. -Egli vi lodava il genio ascendente di Cesare, speranza e -<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> -decoro di casa Borgia, i progressi di lui nelle scienze, la -maturità dello spirito in età così giovanile, e ne predicava -la gloria a venire.<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a> -</p> - -<p> -Il padre l'aveva destinato alla carriera ecclesiastica, -abbenchè Cesare non sentisse per essa che repugnanza. -Da Innocenzo VIII aveva colui ottenuto, che il figlio suo -fosse fatto Protonotario della Chiesa e di più preconizzato -vescovo di Pampelona. Come Protonotario apparisce in un -documento del febbraio 1491. E in quel tempo stesso il -più giovane dei figlioli di Rodrigo, Don Jofrè, fanciullo di -circa 9 anni, è nominato Canonico e Arcidiacono di Valenza.<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a> -</p> - -<p> -Cesare dovette andare a Pisa nel 1491. Quell'Università -accoglieva molti giovani di cospicue famiglie italiane, -soprattutto per la rinomanza grande del Rettore degli studii, -il milanese Filippo Decio. Il giovane Cesare v'andò con -due condiscepoli spagnuoli, favoriti del padre, Francesco -Romolini da Ilerda e Giovanni Vera da Arcilla nel regno -di Valenza. L'ultimo gli venne dato come aio, così qualificandolo -Cesare stesso in una lettera dell'ottobre 1492, -ove lo chiama il più fido dei famigliari suoi.<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a> Nel 1491 -Francesco Romolini aveva già più di 30 anni; studiò -con fervore Diritto, del quale acquistò ampia cognizione. -Egli è il Romolino stesso, che più tardi in Firenze condusse -il processo contro Savonarola. Nel 1503 Alessandro -lo fece cardinale; e cardinale era pur divenuto Vera sin -dal 1500. I mezzi di fortuna del padre permettevano al -<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> -giovane Cesare di vivere in Pisa con sontuosità principesca; -e lo stato di colui lo pose anche in grado di entrare -in amichevoli relazioni coi Medici. -</p> - -<p> -Il cardinal Borgia continuava allora a cercare nella -Spagna la fortuna dei figliuoli suoi. Anche per la figlia Lucrezia -non sapeva immaginare avvenire più splendido di un -matrimonio spagnuolo. E, senza dubbio, dovette avere a -segnalata fortuna, che il figliolo di una di quelle antiche -e nobili case di Spagna acconsentisse a diventare il marito -della bastarda di un cardinale. Questi fu Don Cherubin -Juan de Centelles, signore di Val d'Ayora nel regno di -Valenza, fratello del Conte di Oliva. -</p> - -<p> -Nel 26 febbraio e 16 giugno 1491 in Roma furono -firmate le tavole nuziali e distese in lingua valenzana. Il -giovane sposo trovavasi a Valenza e la sposa a Roma; e -a questa il padre aveva dato per procuratore il nobile romano -Antonio Porcaro. Nel contratto fu per Lucrezia sborsata -la somma di 300,000 <i>timbres</i> o soldi di moneta valenzana, -ch'essa portava in dote al marito Don Cherubin, -parte in moneta contante, parte in gioielli e altri oggetti -di corredo. Fu espressamente notato, 11,000 <i>timbres</i> provenire -dal testamento del fu Don Pierluigi de Borgia, -duca di Gandia, che gli aveva assegnati in dote alla sorella -sua, ed altri 8000 donarsi alla stessa pel medesimo -titolo dagli altri suoi fratelli Don Cesare e Don Jofrè, similmente, -com'è da presumersi, sulla eredità di costoro. -Fu stabilito che Donna Lucrezia sarebbe condotta a Valenza -a spese del cardinale entro l'anno dal contratto, e -che il matrimonio sarebbe ecclesiasticamente solennizzato -entro i sei mesi dall'arrivo di lei in Spagna.<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a> -</p> - -<p> -Così Lucrezia, bambina ancora di 11 anni, vide una -volontà a lei estranea disporre della sua mano e della -<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> -felicità sua, e da quel momento non fu più padrona del -suo destino. Tale, del resto, era la sorte di tutte le figliole -di alta e anche di bassa condizione. Poco innanzi che il -padre divenisse papa, sembrò proprio deciso ch'ella dovesse -trascorrere la vita sua in Spagna. E facilmente sarebbe -sparita dalla storia del Papato e d'Italia, se quelle -nozze si fossero in effetto avverate. Ma ciò non accadde. -Impedimenti, che non conosciamo, ovvero mutamenti -nei disegni del padre valsero a fare sciogliere quella promessa -di matrimonio con Don Cherubin. Sin dal momento -che tale promessa, mercè procura, veniva legalmente -stipulata, il padre pensava già per la figlia ad altro -matrimonio. Il marito predestinatole era Don Gasparo, anche -lui giovane spagnuolo, figlio del cavaliere Don Juan -Francesco di Procida, conte d'Aversa. Questa famiglia doveva -essere andata a Napoli con la casa Aragonese. Madre -di Don Juan Francesco vien chiamata Donna Leonora di -Procida e Castelleta, contessa d'Aversa. Il padre di Gasparo -viveva in Aversa; ma quest'ultimo trovavasi il 1491 -in Valenza, dove forse attese alla sua educazione presso i -parenti, essendo egli ancora fanciullo sotto i 15 anni. In -un istrumento del notaro Beneimbene, del 9 novembre -1492, è espressamente detto, che nel 30 aprile dell'anno -antecedente 1491, con tutte le formalità e mercè regolare -procura, era stata conclusa promessa di matrimonio tra -Lucrezia e Gasparo, e che il cardinal Rodrigo si era obbligato -a mandare a spese sue la figlia a Valenza, ove il -matrimonio sarebbesi solennizzato innanzi alla Chiesa. -Ma un'identica promessa col giovane Centelles era stata -legalmente stipulata solo il 26 febbraio dello stesso anno -1491, e ratificata ancora nel giugno 1491. Epperò vi sarebbe -luogo a dubitare della esattezza della data. Se non -che non solo l'istrumento nel protocollo del Beneimbene, -ma anche una copia dello stesso nell'Archivio dell'Ospedale -<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> -di Roma alla <i>Sancta Sanctorum</i> porta la data dell'ultimo -d'aprile 1491, come giorno in cui ebbero luogo i capitoli -matrimoniali tra Lucrezia e Don Gasparo. In questo -atto fu procuratore di lei non più Antonio Porcaro, ma -Don Jofrè Borgia, barone di Villa Longa insieme col canonico -Jacopo Serra di Valenza e col valenzano Vicario generale -Matteo Cucia.<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a> Onde è innegabile questo fatto strano, che -Lucrezia al tempo stesso fu promessa sposa di due giovani -spagnuoli. -</p> - -<p> -Malgrado della mancata promessa verso il primo degli -sposi, sembra che la famiglia dei Centelles sia rimasta in -buoni termini coi Borgia. Più tardi di fatto, quando Rodrigo -era papa, tra i camerieri a lui più intimi troviamo un -Guglielmo de Centelles, e un Raimondo della stessa casa -qual Protonotario e Tesoriere di Perugia. -</p> - -<h3>VI.</h3> - -<p> -Il 25 luglio 1492 accadde ciò che i Borgia da tempo -e con tanto ardore avevano sospirato e atteso, la morte -di Innocenzo VIII. Quattro cardinali erano allora, a preferenza -di tutti, candidati al Papato, Raffaele Riario e Giuliano -Della Rovere, i due potenti nepoti di Sisto IV; -quindi Ascanio Sforza e Rodrigo Borgia. -</p> - -<p> -Per la famiglia di quest'ultimo, sino a che la nuova -elezione non fu decisa, trascorsero giorni di ansietà febbrile. -Dei figliuoli di lui erano in Roma soltanto Lucrezia -e Jofrè, ambedue in casa Madonna Adriana. Vannozza -viveva nella propria col marito Canale, che da un -pezzo copriva la carica di Scrittore della Penitenzeria. Essa -aveva allora 50 anni, e null'altro le restava a desiderare -<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> -in vita che di veder effettuato il supremo e più fervido -voto dell'animo suo, di veder salire il padre dei suoi -figliuoli sul trono papale. Santi del Cielo! Con quante -preci e con quali promesse solenni non saranno stati assaliti, -perchè esaudissero quel voto! E con quante e quali -non gli avranno pur tempestati Madonna Adriana, Lucrezia -e Giulia Farnese! -</p> - -<p> -L'11 agosto, di buon mattino, anelanti messi potettero -a quelle donne recare dal Vaticano la nuova, che Rodrigo -Borgia era uscito vincitore dal difficile agone. A lui, -maggiore offerente, il Papato era stato venduto. Nella elezione -il cardinale Ascanio aveva dato il tratto alla bilancia; -e in guiderdone ebbe la città di Nepi, il posto di Vicecancelliere -e il palazzo Borgia. Ancora oggi questo porta il -nome di Sforza Cesarini. -</p> - -<p> -Quando, la mattina dopo l'avventuroso giorno, Alessandro -VI dalla sala del Conclave fu portato giù in San -Pietro per ricevervi i primi omaggi, lo sguardo suo, raggiante -di gioia, dovette fra la stipata moltitudine cercar -le persone a lui care. Dovettero invero queste esser forse le -prime a venire per festeggiare sì gran trionfo. Da lungo -tempo Roma non aveva più visto un nuovo Papa dalla -figura così piena di maestà e bellezza. Il suo modo di -vita era generalmente noto a tutti. Pure niuno in quel -momento lo conosceva tanto intimamente quanto quella -donna, Vannozza Catanei. Essa se ne stava certamente ginocchioni -in San Pietro, mentre fra i sacri cantici della -Messa le immagini di un peccaminoso passato le agitavan -l'animo. -</p> - -<p> -Non tutte le Potenze accolsero sospettose l'elezione -del Borgia. In Milano Ludovico il Moro dispose pubbliche -feste; credeva, mercè l'influenza del fratello Ascanio, diventare -egli stesso un <i>mezzo Papa</i>. Molto s'aspettavano da -Alessandro i Medici; meno gli Aragonesi di Napoli. Incollerita -<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> -si mostrò Venezia. L'ambasciatore della Repubblica, -già nell'agosto, dichiarava apertamente che la Santa Sede -era stata venduta con simonìa e molte ribalderie, e che la -Signoria di Venezia era convinta che Francia e Spagna -negherebbero obbedienza al Papa, non prima fossero venute -in sentore di tali empietà.<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a> -</p> - -<p> -Frattanto con omaggi infiniti Alessandro VI riceveva -il riconoscimento di tutti gli Stati italiani. La festa della -sua esaltazione, il 26 agosto, fu solennizzata con pompa -straordinaria. L'arme dei Borgia, un bove che pascola, fu -vista in sì varii emblemi e figure e con tanti epigrammi salutata, -che un satirico avrebbe potuto dire, festeggiarsi in -Roma il ritrovamento del divino Api. Più tardi il bove -dei Borgia è stato bene spesso bersaglio alla più avvelenata -satira; ma sugl'inizii del reggimento di Alessandro era -molto ingenuamente il portatore simbolico della magnificenza -papale. Simbolismo di tal fatta oggi muoverebbe al -riso e al sarcasmo; ma il senso plastico degl'Italiani d'allora -lo trovava naturale. -</p> - -<p> -Allorchè Alessandro, nella processione solenne al Laterano, -passò innanzi al palazzo dei suoi fanatici partigiani, -i Porcari, un fanciullo della casa con molta espressione e -passione declamò alcuni distici, la cui chiusa suonava così: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Vive diu bos, vive diu celebrande per annos.</i></p> -<p class="i02"> <i>Inter Pontificum gloria prima choros.</i><a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a></p> -</div></div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span> -</p> - -<p> -Bisogna leggere le relazioni di Michele Ferno e di Jeronimo -Porcio sulla festa dell'incoronazione e su' discorsi -di obbedienza degli ambasciatori italiani per formarsi una -idea sin dove giungesse allora l'adulazione. Certamente -oggi noi possiamo con difficoltà immaginare quell'imponente -spettacolo, in cui un Papa dalla natura largamente -favorito si presentava sul teatro di Roma, in un tempo che -il Papato vi toccava appunto la più superba altezza. È vero -che a siffatto culmine lo aveva sospinto, non il bene della -Chiesa, non la religione da lungo profanata, ma il lusso -del tempo e la politica moderna. Nulladimeno dal Medio -Evo in poi un certo fondo interiore tradizionale s'era pur -sempre mantenuto, che costringeva i credenti alla venerazione. -</p> - -<p> -Il Ferno in un luogo osservò, che tutta la storia della -terra non offriva nulla da esser comparato con l'elevatezza -del Papato e con questo culto reso ad una persona. E l'autore -non era già un papista bigotto, ma sì un zelante discepolo -di Pomponio Leto. Egli era però, come tutti quei romantici -del classicismo, di una impressionabilità estrema per -ogni effetto teatrale. E così non trova abbastanza parole -per descrivere una processione di Alessandro a Santa Maria -del Popolo: quella moltitudine di uomini riccamente -adorni, che festosa si muove ed agita; e i 700 preti e cardinali -coi loro famigliari; e quegli splendidi corteggi di -cavalieri e grandi di Roma, e gli arcieri e cavalieri turchi; -e quella guardia palatina dalle lunghe alabarde e dagli -scudi rilucenti; e i dodici cavalli bianchi dagli aurei freni, -condotti a mano, e le innumerevoli altre decorazioni della -sfarzosa comparsa. Processione simile, pari a corteo trionfale, -che oggi non potrebbe avere luogo che dopo lunga -e molta preparazione, il Papa può improvvisarla ad ogni -<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> -istante, perchè attori e guardaroba son sempre lì, bell'e -pronti. Pel Papa è occasione di mostrarsi una volta ai Romani; -sicchè Sua Santità si porge al popolo oggetto di divertimento -e di festa. -</p> - -<p> -Il Ferno poi dipinge il Borgia stesso come un vero -semidio, sceso dal cielo. «Egli cavalca sopra cavallo -bianco come neve con serena fronte, con dignità istantaneamente -maestosa; così si presenta al popolo; così benedice -tutti; così è la mira di tutti gli sguardi; così pure -lo sguardo suo penetra per tutto; così tutto rallegra; -così l'apparizione sua è per tutti segno di buon augurio. -Quanto maraviglioso quel dolce abbandono della sua fisionomia; -la schietta nobiltà del suo volto, e la liberalità del -suo sguardo. Questo rigoglio e contegno di disinvolta bellezza -e la fresca e piena sanità del corpo come non accrescono -la venerazione ch'egli ispira!» Così e non altrimenti -deve, a parere del Ferno, essersi mostrato un tempo Alessandro -il Grande. Era un'idolatria, insomma, della quale -si continuava a circondare il Papato, senza che mai alcuno -prendesse la pena di domandarsi qual fosse l'intima e personale -essenza dell'idolo fastoso. -</p> - -<p> -Il giorno della incoronazione Alessandro nominò il -figlio Cesare, giovanetto di 16 anni, vescovo di Valenza. -Lo nominò, senza esser sicuro dell'assentimento di Ferdinando -il Cattolico. E in realtà questo monarca resistette -a lungo pria di concederlo, avvegnachè per tal guisa i -Borgia facessero del primo Vescovado di Spagna un loro -possedimento ereditario. Cesare intanto non era a Roma -alla festa d'incoronazione del padre. Il 22 agosto, undici -giorni dopo l'elezione di Alessandro, l'ambasciatore ferrarese -Manfredi in Firenze informava la duchessa Eleonora -d'Este «il figlio del Papa, vescovo di Pampelona, che era -all'Università di Pisa, essersi il mattino avanti di colà partito -per comando del padre e andato nella cittadella di Spoleto.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> -</p> - -<p> -Quivi trovavasi ancora Cesare il 5 ottobre, avendo in -quel giorno da Spoleto mandato lettera a Piero de' Medici. -Questo scritto al figlio di Lorenzo, fratello del cardinale -Giovanni, è concepito in termini, che implicano confidenza -molta tra lui e Cesare. Questi vi dice, che per la improvvisa -partenza da Pisa non aveva più potuto abboccarsi con -lui, ma che il precettore suo, Giovanni Vera, n'avrebbe -fatto le parti. Raccomanda anche il suo fido famigliare -Francesco Romolini pel posto di professore di Diritto canonico -in Pisa, preferendo questo dotto uomo la carriera -dell'insegnamento alla ecclesiastica. La lettera è firmata: -«Come fratello Vostro Cesare de Borja, eletto di Valenza.»<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a> -</p> - -<p> -Se Alessandro non fece immediatamente venire il -figliuolo a Roma, fu, senza dubbio, per confermare ciò -che solennemente aveva dichiarato, di tenersi puro dal -nepotismo. Probabilmente vi fu un momento, in cui la ricordanza -dello spettacolo dato da Callisto, da Sisto e da -Innocenzo lo indusse a riflettere e far proponimento di -temperare l'amore suo pei congiunti. Nondimeno la nomina -di suo figlio a vescovo il giorno stesso della incoronazione -già mostrava che il proposito non era serio. Nell'ottobre -Cesare era già in Vaticano, ove ora i Borgia si posero al -posto dei miserabili Cibo. -</p> - -<p> -Il primo settembre il Papa fece cardinale Giovanni -Borgia, seniore, vescovo di Monreale. Era questi figliuolo -di sua sorella Giovanna. Il Vaticano s'andava popolando di -Spagnuoli, parenti o amici della casa ora onnipotente. Vi -accorrevano avidi di fortuna e di onori. «Nemmeno dieci -papati basterebbero a sbramare tutto questo parentado;» -così, già nel novembre 1492, Giannandrea Boccaccio al -duca di Ferrara. Fra i più prossimi amici di Alessandro, -<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> -Giovanni Lopez fu suo Datario, Pietro Garanza e Giovanni -Marades furono suoi camerieri secreti. Rodrigo Borgia, un -pronipote del Papa, divenne capitano della guardia palatina, -comandata prima di lui da un Doria. -</p> - -<p> -Ben presto Alessandro pensò a provvedere in modo -più splendido a sua figlia. Volle che non si parlasse più -degli sponsali con un gentiluomo spagnuolo. Solo un principe -poteva ottenerne la mano. Ludovico ed Ascanio gli -proposero il loro parente, Giovanni Sforza; ed egli lo accettò -per genero. Comunque colui non fosse che Conte di Cotognola -e Vicario della Chiesa per Pesaro, pure nel suo dominio -era indipendente e apparteneva alla illustre casa -Sforza. E nei primi tempi Alessandro s'era legato con gli -Sforza tanto strettamente, che il cardinale Ascanio era in -Roma onnipotente. Giovanni Sforza, un bastardo di Costanzo -di Pesaro, e successore di lui in quel dominio solo -per grazia di Sisto IV e d'Innocenzo VIII, era uomo di -26 anni, di bello aspetto e largamente colto, come, a -un dipresso, tutti i piccoli tiranni italiani. Nel 1489 erasi -sposato con Maddalena, la bella sorella di Elisabetta Gonzaga, -il giorno stesso in che quest'ultima si unì in matrimonio -col duca Guidobaldo di Urbino. Ma dagli 8 d'agosto -1490, morta la moglie di cattivo parto, era rimasto -vedovo. -</p> - -<p> -Lo Sforza fu prontissimo ad accettare la mano della giovane -Lucrezia, prima che altro dei molti pretendenti gliela -togliesse via. Da Pesaro si condusse primieramente a Nepi, -città data da Alessandro VI al cardinale Ascanio. Vi si -trattenne pochi giorni, e quindi il 31 ottobre 1492 mosse -secretamente per Roma. Quivi prese stanza nel palazzo del -cardinale di San Clemente, che Domenico Della Rovere aveva -edificato in Borgo, e che esiste ancora ben conservato rimpetto -all'altro Giraud-Torlonia. L'ambasciatore ferrarese -informò il suo signore dell'arrivo dello Sforza, osservando -<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> -che colui sarebbe uomo grande sino a che regnerebbe -quel Papa. E dava poi ragione del mistero, in cui lo Sforza -tenevasi, notando come in quel tempo si trovasse in Roma -anche secretamente quegli, che era già legalmente promesso -sposo di Lucrezia.<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a> -</p> - -<p> -Il giovane conte Gasparo era di fatto venuto col padre -a Roma, per dare effetto a' diritti suoi su Lucrezia, che ora -appunto promettevano vantaggi così smisurati. Vi trovò -invece un rivale nascoso, ma pubblicamente riconosciuto -per tale; e andò sulle furie, quando il Papa si fece a richiederlo -di una formale rinunzia. Per tal modo Lucrezia, -fanciulla appena di 12 anni e mezzo, era involontario soggetto -di litigi tra due pretendenti, ed insieme la prima volta -motivo di pubblico scandalo. Il 5 novembre l'ambasciatore -di Ferrara scriveva al suo signore: «Qui si fa un gran -parlare di questo matrimonio di Pesaro; il primo sposo è -ancora qui, e da vero Catalano fa molte bravate, protestando -che leverà rimostranze presso tutti i principi e potentati -della Cristianità; pure, il voglia o no, bisognerà pigliarsela -con pazienza.» E lo stesso scriveva il 9 novembre: -«Faccia il Cielo che il matrimonio di Pesaro non -porti sciagura. Sembra il Re (di Napoli) aver espresso al -proposito il suo dispiacere, stando almeno a ciò che Giacomo, -il nipote del Pontano, ha detto l'altr'ieri al Papa. L'affare -pende ancora sospeso; ad ambo le parti si dànno buone -parole, voglio dire, al primo come al secondo sposo. Entrambi -son qui. Pure si crede che a Pesaro sia serbata la -vittoria, soprattutto perchè la causa sua è difesa dal cardinale -Ascanio, che a parole come a fatti è potente davvero.» -</p> - -<p> -Frattanto agli 8 novembre il contratto di matrimonio -<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> -tra Don Gasparo e Lucrezia fu giuridicamente risoluto. Lo -sposo e il padre di lui espressero soltanto la speranza, che -l'unione potesse non per tanto avverarsi a circostanze -più propizie. E all'uopo Gasparo prese impegno di non -maritarsi con altra, prima che un anno fosse decorso.<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> Eppure -non fu per questo Giovanni Sforza sicuro del trionfo. -Ancora il 9 dicembre l'agente mantovano Fioravante Brognolo -scriveva al marchese Gonzaga: «L'affare dell'illustre -signore Giovanni di Pesaro è tuttora indeciso; -sembrami che quel gentiluomo spagnuolo, cui la nipote di -Sua Santità era promessa, non voglia rinunziarvi; egli ha -anche molto séguito in Spagna; cosicchè è intenzione -del Papa di lasciar maturare questa faccenda prima di risolverla.»<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a> -</p> - -<p> -E insino nel febbraio 1493 si parlò pure di un matrimonio -di Lucrezia con lo spagnuolo Conte de Prada, nè -si sposò con Giovanni Sforza che quando quel disegno -fu sfumato.<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a> -</p> - -<p> -Quest'ultimo era frattanto tornato a Pesaro, donde -mandò a Roma Niccolò de Savano suo procuratore per concludere -i capitoli matrimoniali. Il conte d'Aversa cedette -alla forza, e si tirò indietro, facendosi pagare il silenzio -con 3000 ducati. Allora, il 2 febbraio 1493, le nozze dello -Sforza con Lucrezia furono con formale istrumento stipulate -in Vaticano; e, oltre l'ambasciatore di Milano, vi presero -di nuovo parte come testimoni i più intimi amici e -familiari di Alessandro, Giovanni Lopez, Giovanni Casanova, -Pietro Caranza e Giovanni Marades. La figliuola del -Papa ebbe 31,000 ducati in dote: entro l'anno doveva -esser condotta dallo sposo nel paese di lui.<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> -</p> - -<p> -Quando la nuova della cosa giunse a Pesaro, il fortunato -Sforza diede una festa nel suo palazzo. Si ballò nella -grande sala, e, condotte da monsignor Scaltes, ambasciatore -del Papa, le coppie uscirono dal castello danzando. Per -modo che si continuò così per le strade della città fra gli -applausi del popolo.<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a> -</p> - -<h3>VII.</h3> - -<p> -Alessandro aveva fatto disporre per Lucrezia un'abitazione -vicinissima al Vaticano. Era una casa fatta edificare -dal cardinale Battista Zeno nel 1483. Da lui o dal titolo -della sua Chiesa ebbe nome di palazzo di Santa Maria in -Portico. Era posto sulla sinistra della scala di San Pietro, -quasi dirimpetto al palazzo dell'Inquisizione. La costruzione -del Colonnato del Bernini ha reso quei luoghi quasi -irriconoscibili del tutto. -</p> - -<p> -Nel suo palazzo la giovane Lucrezia teneva già propria -corte, cui presiedeva come dama d'onore, che quasi -teneva il luogo di madre, Adriana Ursina, la sua educatrice. -Alessandro aveva forse indotto questa sua parente a lasciare, -in compagnia di Lucrezia, il palazzo Orsini e ad -abitare l'altro di Santa Maria in Portico. E ivi la vedremo -presto apparire, e con essa anche un'altra donna che stava -pur troppo a cuore al Papa. -</p> - -<p> -Vannozza restò nella propria casa alla Regola. Il marito -fu fatto Soldano o Capitano di Torre di Nona, per la quale -di lì a poco occorreva ad Alessandro VI un prevosto a lui -devoto. Ed anche il Canale per parte sua accettava con -compiacimento grande il ragguardevole e lucroso ufficio. Da -questo tempo in poi tra Vannozza e i figliuoli si fece un -<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> -più grande distacco, che non divenne però mai totale separazione. -Le relazioni fra loro non furono spezzate. Pure -quella non poteva che solo indirettamente partecipare alla -felicità e grandezza di questi. Vannozza non si permise -mai, ovvero Alessandro giammai non le consentì influenza -di sorta in Vaticano. Molto di rado soltanto apparisce il -nome di lei nelle notizie del tempo. -</p> - -<p> -Oramai nel suo palazzo Lucrezia faceva le pratiche da -principessa esordiente. Ivi riceveva le visite de' numerosi -parenti di casa sua, come degli amici e adulatori de' Borgia, -ora dominanti. È notevole che nello stesso tempo, in -che si trattava del matrimonio con lo Sforza, in opposizione -ancora con le pretensioni di Don Gasparo, apparve in casa -di lei anche colui che, dopo tempeste spaventevoli, doveva -alla fine menarla a salvamento in tranquillo porto. -</p> - -<p> -Tra i principi italiani, che allora mandarono ambasciatori -o vennero di persona ad offrire omaggio al nuovo -Papa, vi fu anche il principe ereditario di Ferrara. Nessuna -casa d'Italia splendeva così chiara come quella di Ercole -d'Este e di sua moglie Eleonora d'Aragona, figliuola di -re Ferdinando di Napoli, morta poco dopo, l'11 ottobre -1493. Dei loro figliuoli Beatrice, nel dicembre 1490, erasi -sposata con Ludovico il Moro, l'avveduto quanto spietato -reggente dello Stato di Milano in luogo del nipote Giangaleazzo. -L'altra figlia Isabella, una delle più avvenenti e -più ragguardevoli donne del tempo suo, era nel febbraio -1490, di 16 anni, divenuta moglie del marchese Francesco -Gonzaga di Mantova. Alfonso era principe erede: a 15 anni, -il 12 febbraio 1491, erasi sposato con Anna Sforza, sorella -del nominato Giangaleazzo. -</p> - -<p> -Suo padre nel novembre 1492 lo mandò a Roma per -raccomandare gli Stati suoi al Papa. Questi accolse con -grande onoranza il giovane parente di casa Sforza, nella -quale la propria figlia doveva entrare. Don Alfonso fu ospitato -<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> -in Vaticano. Durante la sua dimora di parecchie settimane -ebbe non solo occasione, ma si fece un dovere di visitare -donna Lucrezia. Così, tutto pieno di curiosità, potè -la prima volta vedere la bella fanciulla dagli aurei capelli, -da' grandi occhi espressivi. E nulla fu più estraneo alla -mente sua quanto il presentimento, che la promessa sposa -dello Sforza sarebbe dopo nove anni entrata nel castello degli -Este a Ferrara come sua propria moglie. -</p> - -<p> -Con quanta speciale premura Alessandro trattasse il -principe erede si ricava dalla lettera di ringraziamento -speditagli dal padre di costui. Il duca scrivevagli: -</p> - -<p> -«Santissimo Padre e Signore, Signor mio venerabilissimo. -Bacio prima di tutto i piedi della Santità Vostra e -umilmente me le raccomando. Quanto Vostra Santità fosse -da esaltare con le lodi più sublimi, già da tempo sapevo; -ma ora me lo dicono anche le lettere del vescovo di Modena, -mio ambasciatore presso Vostra Santità, e del mio -amato primogenito Alfonso non solo, ma di tutti coloro -che lo accompagnarono. Essi m'informano della singolare -benignità, liberalità, grazia, umanità ed ineffabile carità -della Santità Vostra per tutti, ma soprattutto per me e -pe' miei, all'arrivo del mio figliuolo e durante tutto il -soggiorno di lui in Roma. Per questo, come già da lungo -tempo lo era di tutto quanto potessi, mi dichiaro ora debitore -della Beatitudine Vostra anche di più di quello che -sia in poter mio. Mando pure a Vostra Santità grazie imperiture, -e quanto la terra tutta può concepirne, qual servo -devotissimo e prontissimo a qualunque cosa possa esserle -utile ed accetta. E voglio e desidero con ogni possibile -umiltà esserle raccomandato io e tutti i miei. Ferrara, -3 gennaio 1493. — Della Santità Vostra figlio e servitore -Ercole, duca di Ferrara.»<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> -</p> - -<p> -La lettera fa vedere con quanto studio il duca cercasse -tenersi bene col Papa. Egli era feudatario della -Chiesa di Roma per Ferrara; e la Chiesa tendeva a trasformarsi -in monarchia. Principi e repubbliche italiani, -prossimi alla sfera di dominio della Santa Sede o legati -ad essa con vincoli feudali, guardavan naturalmente sospettosi -e timorosi ogni nuovo papa, e l'attitudine che -sotto l'influenza di lui il nepotismo andava assumendo. -Quanto facile non era che Alessandro VI tornasse daccapo -ai disegni di casa Borgia, ripigliandoli al punto, in cui la -morte dello zio Callisto gli aveva interrotti, e seguisse le -tracce di Sisto IV? -</p> - -<p> -Erano scorsi 10 anni appena da che quest'ultimo Papa, -collegato con Venezia, aveva fatto guerra contro Ferrara. -</p> - -<p> -Ercole aveva mantenuto amichevoli relazioni con -Alessandro VI, durante il cardinalato. Insino al battesimo -di suo figlio Alfonso, Rodrigo Borgia era stato padrino. -Per l'altro figlio Ippolito il duca ambiva la porpora cardinalizia. -A tale scopo l'ambasciatore suo a Roma, Giannandrea -Boccaccio, si dava gran moto. Questi si rivolse ai -confidenti di Alessandro più ricchi d'influenza, ad Ascanio -Sforza, al cameriere segreto Marades e a madonna Adriana. -Il Papa inoltre voleva far cardinale suo figlio Cesare; -e il Boccaccio sperava che il giovane Ippolito gli sarebbe -stato compagno di fortuna. L'ambasciatore dava a -intendere al Marades che i due giovani, de' quali l'uno -arcivescovo di Valenza, l'altro di Gran, stavan tra loro -in perfetta convenienza. «L'età di ambedue differisce di -poco; io credo che Valenza non abbia oltrepassato i 16 anni, -mentre il nostro Strigonia (Gran) vi s'accosta.» Il Marades -rispose questo conto non tornar giusto del tutto, perchè -Ippolito non aveva ancora 14 anni compiuti, mentre l'arcivescovo -di Valenza trovavasi nel diciottesimo.<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> -</p> - -<p> -Le tendenze del giovane Cesare erano altre che alle -dignità ecclesiastiche. Solo per comando del padre portava -l'abito sacerdotale a lui esoso. Ma tuttochè arcivescovo, -non aveva ancora che la prima tonsura. E viveva -del resto in modo affatto mondano. Si diceva pure che il -re di Napoli volesse dargli in moglie una sua figliuola naturale, -e che per questo sarebbe tornato allo stato di laico. -L'ambasciatore di Ferrara fu a fargli visita il 17 marzo -1493 nella casa di lui in Trastevere, volendo forse significare -il Borgo. La dipintura, che in tale occasione il Boccaccio -fece al duca Ercole della natura di questo giovane -di 17 anni, è veramente importante e notevole, ed è forse -il primo ritratto di Cesare Borgia: -</p> - -<p> -«L'altr'ieri trovai Cesare a casa in Trastevere; andava -appunto a caccia in abito affatto mondano, cioè dire, -vestito di seta e armato, solo con piccola cherca da -semplice tonsurato. Insieme cavalcando c'intrattenemmo -un pezzo. Io sono tra suoi conoscenti molto familiare con -lui. Egli è persona d'ingegno grande ed eccellente e -d'indole squisita; i modi son di figlio di un gran principe; -particolarmente l'umore ha sereno e gaio, e tutto -festa. Fornito di modestia grande, il suo contegno è di -molto maggiore e preferibile effetto, che non quello del -fratello, il duca di Gandia. Anche questi non manca di -buone doti. L'arcivescovo non ebbe mai inclinazione alcuna -pel sacerdozio. Ma il benefizio gli rende più di 16,000 -ducati. Se il disegno di matrimonio si avvera, le sue prebende -andranno a un altro de' fratelli, che ha 13 anni appena.»<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> -</p> - -<p> -L'altro fratello era Jofrè, la cui età è esattamente -indicata dal Boccaccio. Si osserverà che l'ambasciatore -mette specialmente in rilievo la serenità della natura di Cesare. -Questo era pure il tratto fondamentale di quella di -Alessandro; e da lui Cesare e Lucrezia l'avevano ereditata. -Anche, di fatto, in quest'ultima viene più tardi lodata -l'apparenza serena e gaia sempre, come la qualità più -spiccata. Quanto alla modestia, la virtù medesima esaltava -in Cesare, sei anni dopo, niente meno che Giuliano Della -Rovere, il futuro Giulio II. -</p> - -<p> -Il duca di Gandia trovavasi in quel tempo in Roma, -ma doveva tornarsene dalla moglie in Spagna, solennizzato -il matrimonio dello Sforza con Lucrezia. Era stato questo -fissato pel giorno di San Giorgio, ma fu poi differito, non -avendo potuto lo sposo arrivare a tempo. Alessandro con -gioia da non si dire provvedeva al corredo della figlia. La -felicità o, ciò che per lui era lo stesso, l'elevata condizione -di quella gli stava moltissimo a cuore. Egli l'amava -passionatamente, <i>in superlativo grado</i>, come l'ambasciatore -ferrarese scriveva al suo signore.<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a> E per esortazione -dello stesso, il duca di Ferrara mandò un presente -di nozze, due grandi bacini con coppe analoghe, d'argento -del più squisito lavoro. Per l'abitazione della giovane -coppia si pensò a uno de' due palazzi, quello di Santa -Maria in Portico o l'altro del cardinale Domenico Porta -d'Aleria, morto il 4 febbraio 1493, presso Castel Sant'Angelo. -Ma fu scelto il primo, nel quale Lucrezia già abitava. -</p> - -<p> -Arrivò finalmente lo Sforza. Fece il suo ingresso il -9 giugno per Porta del Popolo, accolto da tutta la Curia, -<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> -da' suoi cognati e dagli ambasciatori delle potenze. Lucrezia -con molte dame d'onore aveva preso posto su un -terrazzino del suo palazzo per vedere il corteo dello -sposo diretto al Vaticano. Lo Sforza a cavallo, passando, le -fece un saluto con molta galanteria, e la sposa corrispose. -Il suocero lo ricevette molto graziosamente. -</p> - -<p> -Lo Sforza era uomo di piacevole aspetto. Di che veramente -non possiamo giudicare che da una medaglia fatta -imprimere 10 anni più tardi. V'è rappresentato con lunghi -ondeggianti capelli e con barba intera; la bocca ha sottile, -il labbro inferiore un po' compresso, alquanto ricurvo il -naso, e libera e prominente la fronte. I tratti del volto -son nobili, ma non certo significanti. -</p> - -<p> -Tre giorni dopo il suo arrivo, il 12 giugno, fu festeggiato -il matrimonio in Vaticano con clamorosa solennità. -</p> - -<p> -Alessandro vi aveva invitato la nobiltà, i magistrati -di Roma e gli ambasciatori stranieri. Vi fu banchetto, e -furono pure rappresentate commedie di carattere affatto -mondano e lascivo, come l'Infessura ha descritto.<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a> -</p> - -<p> -Per apprezzare l'esattezza della breve relazione di -questo Romano e compierla insieme, mettiamole qui allato -le parti più essenziali di un dispaccio dell'ambasciatore -ferrarese. Il 13 giugno il Boccaccio scriveva al suo signore: -</p> - -<p> -«Ieri, 12 del corrente, fu festeggiato lo sposalizio -nel Palazzo, pubblicamente, con grandissima pompa ed -apparato. V'erano invitate tutte le matrone romane. V'assistettero -anche i cittadini più ragguardevoli e molti cardinali, -dodici in numero; ed il Papa sedeva nel bel mezzo, -sul trono della maestà. Palazzo e camere eran per tutto -zeppi di gente, maravigliata di tanta magnificenza. Il signor -<span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span> -di Pesaro si sposò con le debite solennità con sua -moglie, e subito dopo il vescovo di Concordia tenne una -degnissima orazione. Degli ambasciatori, per altro, non -eran presenti che quel di Venezia, di Milano e io, e in -fine uno di quelli del re di Francia. -</p> - -<p> -»Il cardinale Ascanio era d'opinione che io rimettessi -il donativo durante la cerimonia. Ma ne feci interrogare -il Papa, osservando, a me non parer conveniente, -e reputar meglio la minor dimostrazione possibile. Non dispiacque -a Sua Santità e ad Ascanio stesso. Pure fra loro -con alcuni cardinali vollero di poi consultar meglio la cosa. -Tutti convennero meco; tanto che il Papa, chiamatomi, mi -disse: «Sembrami quel che tu hai detto esser bene.» -E così fu disposto, che la sera sul tardi mi troverei in -Palazzo col donativo. Sua Santità diede una cena di famiglia -in onore dello sposo e della sposa. Vi presero parte i -cardinali Ascanio, Sant'Anastasia e Colonna; poi la sposa -e quindi lo sposo; dopo il conte di Pitigliano, capitano -della Chiesa, il signor Giulio Orsini; e poscia madonna -Giulia Farnese, della quale si fa sì gran parlare — <i>de -qua est tantus sermo</i>, — madonna Teodorina con la -figlia, la marchesana di Gerazo; una figlia del nominato -capitano, moglie del signor Angelo Farnese, fratello della -detta madonna Giulia. Seguivano un giovane fratello del -cardinale Colonna e madonna Adriana Ursina. Questa è la -suocera della indicata madonna Giulia. È quella che, essendo -nipote del Papa, ha sempre tenuto in sua casa la -sposa in educazione. Era di fatto figlia del cugino carnale -di colui, del fu signor Pietro de Milla, noto a Vostra Eccellenza. -</p> - -<p> -»Finita la tavola, che fu tra le tre e le quattro di -notte, fu rimesso alla sposa il regalo del nobile duca di -Milano: 5 pezzi staccati di broccato in oro e due anella, -un diamante e un rubino. Il tutto fu stimato su 1000 ducati. -<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> -Dopo presentai io il regalo di Vostra Eccellenza con -acconce parole, esprimenti voti di felicità e letizia per -l'avvenuto matrimonio e la profferta di servizii. Il regalo -piacque molto al Papa. Insieme con la sposa e lo sposo, -egli manifestò la sua infinita gratitudine. Quindi Ascanio -offrì il regalo suo, consistente in un compiuto apparecchio -di credenza in argento dorato, quasi del valore di 1000 ducati. -Il cardinale Monreale offri due anelli, un zaffiro e un -diamante, belli assai e del valore di circa 3000 ducati; il -protonotario Cesarini un bacile con boccale del prezzo di -800 ducati; il duca di Gandia una coppa, ammontante a -un 70 ducati; il protonotario Lunate un'altra, in forma -di diaspro, di argento dorato, che poteva valere da' 70 -agli 80 ducati. Non vi furono altri regali. Alle feste per -le nozze si supplirà dagli altri, cioè cardinali, ambasciatori -e via di seguito: e anch'io mi sforzerò fare il simile. -Credesi avran luogo domenica prossima; ma non si sa di -certo. -</p> - -<p> -»Di poi le donne ballarono, e per intermezzo fu -rappresentata una buona commedia con molti canti e suoni. -Il Papa e tutti noi altri eravamo presenti. Che cosa mi -resta a dire ancora? sarebbe un lungo scrivere. Così spendemmo -tutta la notte; se bene o male lascio giudicarlo -all'Eccellenza Vostra.»<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a> -</p> - -<h3>VIII.</h3> - -<p> -Il matrimonio di Lucrezia con Giovanni Sforza valse -a suggellare l'alleanza politica stretta tra Alessandro VI -e Ludovico il Moro. Il reggente di Milano voleva chiamare -Carlo VIII dalla Francia in Italia, perchè andasse a portar -<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> -guerra al re Ferdinando di Napoli, ed egli stesso, Ludovico, -potesse impadronirsi del Ducato di Milano. Egli di -fatto era tutto divorato dall'ambizione e dall'impazienza -di deporre dal trono il suo malaticcio nipote Giangaleazzo. -Ma questi era marito d'Isabella d'Aragona, figlia di Alfonso -di Calabria e nipote del re Ferdinando. -</p> - -<p> -Il 25 aprile la lega fra Venezia, Ludovico, il Papa e -alcuni altri signori italiani era già stata pubblicamente annunziata -in Roma. Niun dubbio che la era rivolta contro -Napoli; epperò è naturale che quella Corte ne fosse terribilmente -agitata. -</p> - -<p> -Malgrado di ciò, re Ferdinando mandò i suoi augurii -felici al signore di Pesaro per l'avvenuto matrimonio. -Egli lo risguardava come suo congiunto, e Giovanni Sforza -era anche stato ammesso nella famiglia degli Aragonesi. -Il re gli scrisse da Capua il 15 giugno 1493: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Cugino e Amico nostro amatissimo. — Abbiamo -ricevuto la vostra lettera del 22 del passato, per la -quale ne avete significato il matrimonio contratto con la -illustre donna Lucrezia, nipote di Sua Santità Signor Nostro. -Di che abbiamo preso singolarissimo piacere e contentezza, -sì per l'amore che sempre abbiamo portato e -portiamo a voi e a tutta la casa vostra, e sì perchè crediamo -che tale matrimonio non potrebbe essere più al -proposito vostro di quel ch'è. Epperò ce ne congratuliamo -sommamente, pregando con voi Nostro Signore Dio -che esso sia con felicità della persona e dello Stato, e -con aumento di autorità e reputazione.»<a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> -</p> - -<p> -Otto giorni innanzi, lo stesso re aveva mandato lettera -al suo ambasciatore in Spagna, invocando la protezione -di Ferdinando e d'Isabella contro gl'intrighi del -Papa, la cui vita egli chiamava detestabile affatto. E non -<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> -intendeva già della condotta diplomatica, ma della personalità -stessa di Alessandro. Giulia Farnese, che fra gl'invitati -allo sposalizio in Vaticano è dall'Infessura designata -addirittura come <i>concubina</i> del Papa, faceva allora parlare -tutto il mondo di sè e di costui. Questa donna giovane si -dava ad un vecchio di 62 anni, nel quale ad un tempo -doveva venerare il sacerdote supremo della Chiesa. Dell'adulterio -suo durato per anni non è a dubitare. Ma i -motivi della sua passione sono un mistero. Perchè, per -potente che fosse stata la natura demoniaca di Alessandro, -pure aveva dovuto già perder molto della sua forza -magnetica. Forse, poichè ebbe ceduto alla seduzione e -fatto tacere ogni senso di vergogna, quella giovane e vana -creatura dovette sentirsi forte attrarre dall'idea di veder -languire a' piedi suoi, a' piedi d'una debole fanciulla, il -dominatore spirituale del mondo, colui innanzi al quale -tutto si prosternava nella polvere. -</p> - -<p> -Certamente, il sospetto che gl'ingordi Farnesi si facessero -lenoni di tanta ignominia, è molto naturale. In vero -la prima ricompensa del peccato di Giulia non fu meno -della porpora cardinalizia, guadagnata dal fratello suo Alessandro. -Il Papa lo aveva già preconizzato con altri; ma la -nomina incontrava ancora l'opposizione del Sacro Collegio, -a capo della quale stava Giuliano Della Rovere. Anche il -re Ferdinando appoggiava l'opposizione. Egli pose agli -ordini de' cardinali, che la componevano, l'esercito suo -in quei giorni appunto, in cui Lucrezia festeggiava il -suo matrimonio con Pesaro. -</p> - -<p> -Per un momento il marito Sforza fu un uomo d'importanza -in Roma e intimo con tutti i Borgia. Il 16 giugno -fu visto a cavallo col duca di Gandia andare all'incontro -dell'ambasciatore spagnuolo, vestiti entrambi di -abiti costosi, splendenti di pietre preziose, <i>come se fossero -due re</i>. Gandia ritardò la sua partenza per la Spagna. Egli -<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> -s'era colà sposato con donna Maria Enriquez, nobile valenzana, -poco tempo innanzi l'ascensione al trono di suo -padre. Di fatto un Breve di Alessandro, fin dal 6 ottobre -1492, permetteva a questo figlio e alla moglie di prendere -l'assoluzione da qualunque confessore a scelta loro. L'alta -origine di donna Maria mostra in quali splendide relazioni -il bastardo Juan Borgia entrasse come Grande di Spagna. -La moglie di fatto era figlia di Don Enrigo Enriquez, visconte -di Leon e di donna Maria de Luna, prossima parente -con la Casa reale d'Aragona. Don Juan lasciò Roma -il 4 agosto 1493 per imbarcarsi sulle galee spagnuole in -Civitavecchia. Stando alla relazione dell'agente ferrarese, -tolse seco gran copia di oggetti preziosi, alla lavorazione -de' quali gli orafi di Roma erano stati da mesi occupati. -</p> - -<p> -De' figli quindi di Alessandro rimanevano in Roma -Cesare, che doveva divenire cardinale, e Jofrè, che doveva -andare a vivere principescamente in Napoli. Perchè, -grazie agli sforzi di Spagna, la rottura tra il Papa e il re -Ferdinando era cessata. La Spagna riuscì a far ritrarre il -Papa dalla Francia e dalla lega con Ludovico il Moro. -Questa repentina mutazione fu suggellata con lo sposalizio -di Don Jofrè, bambino di 13 anni appena, con donna -Sancia, figliuola naturale del duca Alfonso di Calabria. Lo -sposalizio fu concluso il 16 agosto 1493 in Vaticano mercè -procura, ed il matrimonio doveva essere solennizzato più -tardi in Napoli. -</p> - -<p> -Ora anche Cesare divenne cardinale, il 20 settembre -1493. I cardinali Pallavicini e Orsini, incaricati di -esaminarne lo stato di legittimità, avevan fatto felicemente -sparire la macchia della sua origine. A proposito di tale -legittimazione Giannandrea Boccaccio in tono ironico scriveva -a Ferrara, il 25 febbraio 1493: «Il vizio suo di -figliuolo naturale sarà tolto via, e con ragione; e si giudicherà -esser legittimo, essendo stato generato in casa, -<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> -quando il marito della madre viveva; su ciò non cade -dubbio: colui era allora in vita e presente, talvolta in città, -tal'altra per ragion d'ufficio nelle terre della Chiesa, qua -e là viaggiando.» Pure il nome di quest'uomo, che il -solo Infessura chiama Domenico d'Arignano, non è nominato -dall'ambasciatore. -</p> - -<p> -In quel giorno medesimo furono anche elevati alla -dignità di cardinali Ippolito d'Este e Alessandro Farnese. -Questo giovane libertino doveva il suo alto stato nella -Chiesa all'adulterio della sorella. Ciò era tanto saputo, -che l'arguzia popolare de' Romani avevagli dato nome di -<i>Cardinale della Gonnella</i>. I congiunti gaudenti non vedevano -nella Giulia che l'istrumento della loro fortuna. Girolama -Farnese, il 21 ottobre 1493, scriveva da Casignano -al marito Puccio: «Voi avrete ricevuto lettere da Firenze -anche prima di questa mia, e sentito quali beneficii Lorenzo -abbia ottenuti, e tutti per opera della Giulia; e ciò -vi farà molto piacere.»<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a> -</p> - -<p> -Anche il Governo di Firenze cercava sfruttare la relazione -della Giulia con Alessandro, nominando Puccio, cognato -di lei, ambasciatore a Roma. I Fiorentini avevano, -appena dopo l'assunzione al trono di Alessandro, mandato -colà questo insigne giurista per fare atto di obbedienza. -Fu poscia per un anno lor commissario a Faenza, ove -resse il Governo pel minorenne Astorre Manfredi. Andò -poi sul cominciar dell'anno 1494 ambasciatore a Roma; e -vi morì non più tardi dell'agosto.<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> -</p> - -<p> -Suo fratello Lorenzo Pucci fu molto favorito nella -sua carriera ecclesiastica. Più tardi, sotto Leon X, fu cardinale -potente. -</p> - -<p> -I Farnesi e la loro numerosa parentela erano ora nella -<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> -migliore grazia del Papa come di tutti i Borgia. Nell'ottobre -1493 invitarono Alessandro e Cesare ad una riunione -di famiglia nel castello Capodimonte, ove madonna Giovannella, -madre della Giulia, preparò una festa. Non si -sa se questa abbia in effetto avuto luogo; pure è da crederlo, -poichè gli ultimi di quel mese Alessandro trovavasi -a Viterbo. -</p> - -<p> -La Giulia nel 1492 aveva partorito una figliuola, che -ebbe nome Laura. Officialmente la bambina passava per -figlia del marito Orsini; ma di fatto padre suo era il Papa. -I Farnesi e i Pucci conoscevano benissimo il secreto, e -senza il minimo sentimento di pudore cercavano trarne -ogni possibile profitto. La Giulia si curava sì poco del giudizio -del mondo, che se ne stava nel palazzo di Santa Maria -in Portico, quasi fosse parente carnale di Lucrezia. -Alessandro stesso ve l'aveva messa a dimorare, come -dama di compagnia di sua figlia. Il marito Orsini aveva -preferito, o forse dovuto preferire, di vivere, invece -che a Roma, testimone importuno della vergogna sua, -nel suo castello di Bassanello o di scegliersi a soggiorno -una delle tenute che il Papa aveva regalate a lui, marito -di madonna Giulia, della <i>Sposa di Cristo</i>, come la satira la -chiamava. -</p> - -<p> -Una lettera singolare di Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo, -del 23 al 24 dicembre 1493 da Roma, chiarisce -questi ed altri secreti di famiglia. Egli ci fa assistere a -scene intime nel palazzo di Lucrezia. Lorenzo era stato -richiesto dal cardinal Farnese d'accompagnarlo a Roma -pel Natale. E con costui era ito da Viterbo a Rignano, ove -con gran festa furono ricevuti da' baroni di casa Savelli, -parenti del cardinale. Quindi a cavallo continuarono il -viaggio per Roma. Ora Lorenzo comunicava innanzi tutto -al fratello i discorsi confidenziali, avuti, via facendo, col -cardinale. Trattavasi di fidanzare la piccola figliuola di -<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> -Giulia con qualcuno, che potesse poscia diventarle marito. -Su ciò il cardinale apriva a Lorenzo l'animo suo. Al giovane -Astorre Manfredi di Faenza Piero de' Medici voleva dare -una sua figliuola: invece desiderio del Farnese era che -Astorre impegnasse la sua mano con la nipote, la figlia -della Giulia. Egli sperava persuadere Pietro de' Medici che -tal matrimonio sarebbe utile a lui e alla Repubblica di -Firenze, e che varrebbe a raffermare le relazioni di lui con -la Santa Sede. Simile disegno occorreva svolgere in guisa -che apparisse affatto come risultato dell'accordo del Papa -e di Piero. Il cardinale contava sul consenso di Alessandro -e di Giuliano e sull'influenza di madonna Adriana. -A siffatte espansioni confidenziali Lorenzo Pucci rispose: -«Monsignore, io credo sicuramente che il Signor Nostro -(il Papa) darà una figliuola a questo signore (Astorre), perchè, -intendiamoci bene, tengo che quella bambina sia -figlia del Papa, come madonna Lucrezia, e nipote di Vostra -Eminenza.»<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a> Lorenzo nella lettera non dice che -il cardinale abbia replicato motto a questa osservazione -spinta sino all'impudenza, e che avrebbe fatto arrossire -ogni uomo d'onore. In quella vece a noi sembra scorgere -sulle labbra di Alessandro Farnese un sorriso di -approvazione. Il temerario Pucci insisteva, del resto, ripetendo -subito il pensier suo: «Essa (dic'egli nella lettera -stessa) è figlia del Papa, nipote del cardinale, e figlia putativa -del signor Orsini, al quale il Signor Nostro darà ancora -altri tre o quattro castelli presso Bassanello. Oltracciò -il cardinale pretende, che caso mai il signor Angelo (suo -fratello) avesse a rimanere senza figli, i loro beni proprii -non andranno ad altri che a quella bambina, avendola egli -molto cara; e già pensare a ciò. Per tanto l'illustre Piero -potrà disporre del suffragio del cardinale e averselo obbligato -<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> -per sempre.» Fra tutti questi disegni Lorenzo -non dimenticava se stesso. Esprimeva apertamente la speranza, -che il fratello suo Puccio venisse a Roma, come in -effetto venne, quale ambasciatore della Repubblica, e che -anche per sè, grazie alla cooperazione di madonna Adriana -e della Giulia, vi fosse da guadagnare qualche pingue beneficio. -</p> - -<p> -Il 24 dicembre Lorenzo Pucci continuava la sua lettera, -descrivendo una scena domestica nel palazzo di Lucrezia. -Col suo racconto ci presenta quelle donne, specie -la Giulia, in tutta la loro viva realtà. -</p> - -<p> -«Giannozzo mio, vi scrissi iersera quel che più su; -oggi poi, vigilia della Pasqua, sono andato a cavallo con -monsignor Farnese in Palazzo al vespro papale. Prima però -che il Signor Nostro entrasse nella cappella, sono stato -nella casa di Santa Maria in Portico per vedere madonna -Giulia. La incontrai giusto al punto, in cui s'era lavato il -capo e, con madonna Lucrezia, la figliuola del Signor -Nostro, e madonna Adriana ne stava accanto al fuoco. E -l'una e le altre mi videro tanto volentieri quanto è possibile -dire. Madonna Giulia volle che le sedessi vicino, ringraziandomi -d'aver io condotto a casa Jeronima, e dicendomi -che, a volerla contentare, era necessario che la conducessi -ancora qua. Madonna Adriana aggiunse: «È egli vero -che essa non abbia licenza di venir qua più che di andare -a Capodimonte e Marta?» Risposi non m'esser noto, -e quanto a me bastare di aver contentato madonna Giulia, -conducendo colei a casa, della qual cosa avevami per lettere -richiesto; che ora lasciavo a madonna Giulia, che nelle -cose sue non mancava d'ingegno, la cura dei mezzi per -trovarsi con quella; e che anche Jeronima non desiderava -meno vedere Sua Signoria che questa desiderasse veder -lei. Di che madonna Giulia mi ringraziò assai, dicendomi -tenersi soddisfatta di me. Poscia le ricordai gli obblighi -<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> -che con Sua Signoria aveva per tutto ciò che aveva operato -per me; e che per questo non aveva saputo mostrarle -meglio l'animo mio grato che accompagnando madonna -Jeronima a casa. Ella mi rispose non valer la pena di ringraziarla -per sì poca cosa; sperare potermi ancora compiacere -in cose di maggior momento, ed all'occorrenza -n'avrei fatta esperienza. Madonna Adriana replicò ch'io -fossi certo di questo, che non pel cancelliere messer Antonio -o per ambasciate sue, ma solo per favore di madonna -Giulia avevo io ottenuto quei benefizii. -</p> - -<p> -»Io mostrai crederlo per non contraddire, e ringraziai -ancora una volta Sua Signoria. Quindi madonna Giulia -mi domandò con molta premura di messer Puccio, e mi -disse: «Noi lo faremo un dì venir qua; e se, quando ci fu, -malgrado di tutti gli sforzi nostri non ci fu possibile ottenerlo, -oggi invece riusciremo senza difficoltà.» M'accertò -anche averle il cardinale iersera parlato di quel che per la -via avevamo insieme conferito, e mi pregò di scrivere. Reputava -però che, ove le cose si trattassero con l'intermezzo -vostro, il magnifico Piero le udrebbe volentieri. Sicchè -vedete ove le cose sono già ite. Volle anche che vedessi -la fanciulla, la quale è già grandicella, e, a quanto mi sembra, -somiglia al Papa <i>adeo ut vero ex eius semine orta dici -possit</i>. Madonna Giulia si è ingrassata e fatta una cosa bellissima. -In mia presenza si sciolse i capelli e se gli fece -acconciare; le andavano sin giù a' piedi; nulla di simile -vidi mai. Ha la più bella capigliatura che possa immaginarsi. -Portava al capo un cuffione di rensa, con sopra -una reticella leggiera come fumo con certi profili di oro: -pareva davvero un sole. Gran cosa avrei pagato, perchè -foste potuto esser presente per chiarirvi di quello più volte -avete desiderato. Aveva un fodero indosso alla napoletana, -e così anche madonna Lucrezia, che dopo poco andò via -a cavarselo. Tornò di poi in veste foderata, pressochè tutta -<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> -di raso pavonazzo. Le lasciai quando il vespro fu finito e -i cardinali partivano.»<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a> -</p> - -<p> -Le relazioni intime con la Giulia, gl'illeciti legami -del padre con colei, de' quali la Lucrezia era ogni giorno -testimone, se non le furono proprio scuola del vizio, la -fecero stare con questo in continuo contatto. In tale -atmosfera poteva mai una fanciulla di soli 14 anni mantenersi -pura? Non doveva l'elemento della immoralità, nel -cui mezzo era costretta a vivere, avvelenare i sentimenti -suoi, attutire o falsare in lei ogni idea di morale e di -virtù, e quindi penetrare anche tutta la natura sua? -</p> - -<h3>IX.</h3> - -<p> -Sul finire dell'anno 1493 Alessandro VI aveva largamente -provvisto all'avvenire de' figli suoi. Cesare era -cardinale; Juan duca in Spagna; Jofrè fu presto principe -a Napoli. Questo più giovane figliuolo del Papa si -sposò con donna Sancia in Napoli il 7 maggio 1494, il -giorno stesso in cui suo suocero Alfonso, qual successore -di re Ferdinando, salì al trono e fu incoronato dal -cardinale legato Giovanni Borgia. Don Jofrè restò a Napoli: -egli divenne principe di Squillace. Anche Don Juan -ricevette grandi feudi in quel reame, e portava per questo -i titoli di duca di Sessa e principe di Teano. -</p> - -<p> -Il marito di Lucrezia dimorò ancora un pezzo a Roma, -ove il Papa avevalo preso al suo soldo, conforme al preesistente -trattato d'alleanza con Ludovico il Moro. Del resto, -lo Sforza era al tempo stesso anche uno de' condottieri -di quest'ultimo. Ma già la condizione di lui alla Corte -d'Alessandro cominciava a farsi ambigua. Gli zii suoi -<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> -l'avevano sposato con Lucrezia, per fare del Papa un -partigiano e complice della loro politica, che mirava ad -una rivoluzione in Napoli. Ed ora invece Alessandro si legava -strettamente con la dinastia Aragonese; dava al re -Alfonso l'investitura del regno; e dichiaravasi contrario alla -vagheggiata spedizione di Carlo VIII. -</p> - -<p> -L'imbroglio per lo Sforza non era quindi piccolo. Sui -primi d'aprile 1494 informava lo zio Ludovico della sua -disperata condizione. -</p> - -<p> -«Vedendo (così scriveagli) queste bandiere contro -ogni debito dirizzarsi ad un cammino, che non mi piace, -nè mai avrei creduto, tutto perplesso, come colui che non -vorrei maculare la fede mia, nè contravvenire alle obbligazioni, -che ho per capitoli col Pontefice e con l'Eccellenza -Vostra, non avendo altro rifugio, non altro signore nè padrone -qui che il Reverendissimo Cardinale Vicecancelliere -(Ascanio Sforza), il quale mi fermò a' comuni stipendii, mi -rivolsi a lui e lo supplicai che nel caso presente si degnasse -consigliarmi e drizzarmi a quel cammino che più salutifero -per me gli paresse e pel quale io venissi a conservare -la fede mia, che mentre vivrò intendo mi sia una -dote di ricchezza. E il cardinale mi rispose che ne parlassi -al Pontefice, e facessi che Sua Beatitudine ne parlasse -a lei; chè ella vedrebbe di assettare i fatti miei; e -così feci. E ieri, dicendomi Sua Santità al cospetto di esso -cardinale: «Ben ecco qua messer Gio. Sforza, che vuo' tu -mo dire?» Gli risposi: «Padre Santo, per tutta Roma -si tiene che la Santità Vostra sia d'accordo col Re (di Napoli), -il quale è inimico dello Stato di Milano. Quando così -sia, io mi trovo a un mal partito. Perchè, essendo ai comuni -stipendii di Vostra Santità e di tale Stato, quando -le cose andassero innanzi di questo passo, non vedo poter -servire ad uno che non disserva all'altro. E spezzare la -compagnia io nol vorrei fare. Supplico Vostra Beatitudine -<span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span> -si degni ordinare la condizione mia in modo che non resti -inimico al sangue mio, nè debba contravvenire alle obbligazioni -che ho per capitoli.» Mi rispose, ch'io volevo -intender troppo de' fatti suoi, e che togliessi la prestanza -dall'uno e dall'altro, e non cercassi dai coppi in su. E -così commise al detto cardinale ne scrivesse all'Eccellenza -Vostra, come più diffusamente ella intenderà dalle lettere -dello stesso, alle quali mi rimetto. — Signor mio, se -avessi creduto venire a termini tali, avanti di essermi legato -per questa via, sarìa stato a mangiarmi la paglia -sotto. Io mi getto nelle braccia vostre. Prego l'Eccellenza -Vostra non mi voglia abbandonare, ma considerare lo -stato in che io mi ritrovo, e non mi mancare dell'affetto -suo ed aiutarmi, favorirmi e consigliarmi, perchè io resti -buon servitore dell'Eccellenza Vostra; e mi conservi il credito -e quel poco di mio, che grazie allo Stato di Milano -mi hanno lasciato i miei progenitori; e il quale, insieme -con la propria persona e genti d'armi, io manterrò sempre -agli ordini dell'Eccellenza Vostra. -</p> - -<p class="indl"> -»Roma.... aprile 1494. -</p> - -<p class="indr"> -»<span class="smcap">Giovanni Sforza</span>.»<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a> -</p> - -<p> -La lettera rivela anche altri più profondi e più ascosi -timori circa la durata del dominio su Pesaro. Sin d'allora -i propositi del Papa di far sparire dallo Stato della Chiesa -tutti quei tirannelli e vicarii eran già in qualche modo trapelati. -</p> - -<p> -Poco tempo dopo, il 23 aprile, il cardinal Della Rovere -fuggì da Ostia e andò in Francia per spingere Carlo VIII -alla spedizione in Italia, non tanto per rovesciare l'ordine -<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> -di cose esistenti in Napoli, quanto per trascinare quel Papa -simoniaco innanzi a un Concilio e deporlo. -</p> - -<p> -Ne' primi di luglio lasciò similmente la città Ascanio -Sforza, oramai compiutamente rotto con Alessandro. Andò -dai Colonna, a Genazzano, i quali erano al soldo di Francia. -Carlo VIII si disponeva già a muovere per l'Italia. Intanto -il 14 luglio il Papa e re Alfonso ebbero un convegno -a Vicovaro presso Tivoli. -</p> - -<p> -Erano in questo frattempo occorsi mutamenti importanti -nel palazzo di Lucrezia. Il marito s'affrettò ad allontanarsi -da Roma, il che dovette fare come condottiero della -Chiesa. In tal qualità doveva unirsi all'esercito napoletano, -che, sotto gli ordini del duca Ferrante di Calabria, -s'andava concentrando in Romagna. Gli articoli del contratto -matrimoniale gli davano facoltà di condur seco la -moglie in Pesaro. Andarono con essa anche la madre Vannozza, -Giulia Farnese e madonna Adriana. Alessandro -stesso volle che partissero, temendo della peste, che cominciava -a manifestarsi. Di ciò l'ambasciatore di Mantova -in Roma informava sin dal 6 maggio il marchese Gonzaga; -e il 15 scriveva allo stesso: «L'illustre signor Giovanni -partirà immancabilmente lunedì o martedì in compagnia di -tutte e tre le dame, che, per ordine del Papa, restano a -Pesaro sino all'agosto: poscia faranno insieme ritorno.»<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a> -</p> - -<p> -Lo Sforza deve esser partito su' primi del giugno, essendo -l'11 di questo mese giunta lettera di Ascanio al -fratello a Milano, con la quale informavalo essere il signore -di Pesaro con la moglie, con madonna Giulia, <i>l'amante -del Papa</i>, e la madre del duca di Gandia e di Jofrè, partito -da Roma e andato a Pesaro; e Sua Santità aver pregato -madonna Giulia di ritornare al più presto.<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> -</p> - -<p> -Il 18 luglio Alessandro fu di ritorno da Vicovaro a -Roma; ed ecco la lettera che il 24 scrisse a sua figlia in -Pesaro: -</p> - -<p> -«Alessandro Papa VI, <i>manu propria</i>. -</p> - -<p> -»Donna Lucrezia, figlia carissima. Da parecchi giorni -non abbiamo tue lettere. A noi reca grandissima maraviglia -che tu trascuri scriverci più spesso e darci nuove -della salute tua e di quella del signor Giovanni, nostro -carissimo figliuolo. Fa per l'avvenire di essere più accurata -e diligente. Madonna Adriana e Giulia sono giunte a -Capodimonte, ove trovarono morto il fratello. Della qual -perdita han preso tanta alterazione e afflizione il cardinale -e la Giulia, che entrambi sono stati colti da febbre. Noi -abbiamo mandato Pietro Caranza a visitarli e provveduto -a medici e al necessario. Speriamo in Dio e nella Nostra -Donna gloriosa, che in breve staranno bene. Veramente -in questa faccenda della partenza di madonna Adriana e -di Giulia, il signor Giovanni e tu avete avuto poco rispetto -e considerazione verso di noi. Le lasciaste partire senza -espressa licenza nostra; mentre avreste, com'era debito -vostro, dovuto pensare che un repentino allontanamento, -senza nostra saputa, non ci poteva che sommamente dispiacere. -Che se dici aver loro così voluto, perchè il cardinal -Farnese così voleva e comandava; voi altri avreste -dovuto considerare, se ciò fosse di gradimento al Papa. -Oramai è fatto. Altra volta saremo più accorti, e penseremo -molto bene in mano di chi mettiamo le cose nostre. Grazie -a Dio e alla gloriosa Nostra Donna, noi stiamo benissimo -di salute. Abbiamo avuto un convegno col Serenissimo -re Alfonso. Egli s'è portato con noi con tanto amore -ed osservanza ed obbedienza, come se fosse nostro proprio -<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> -figlio. Non ti potremmo dire nè esprimere quanto -siam partiti contenti e soddisfatti l'uno dell'altro. E sii -certa che Sua Maestà metterà per lo Stato e in servizio -nostro la propria persona e quanto al mondo possiede. -</p> - -<p> -»Noi speriamo che ogni suspicione e tutte le differenze -con questi Colonnesi in tre o quattro dì saran tolte. Per -ora non resta che esortarti ad attendere a star sana e -ad esser devota della gloriosa Nostra Donna. — Data a -Roma da San Pietro, il 24 luglio 1494.»<a class="tag" id="tag53" href="#note53">[53]</a> -</p> - -<p> -Questa lettera, la prima delle poche che ancora restano -di Alessandro alla figlia, fa vedere che Giulia Farnese -era, è vero, andata con madonna Lucrezia a Pesaro; -ma che presto erane, all'insaputa e senza permesso di -Alessandro, ripartita per rendersi alle terre della casa sua -in Etruria. Stando ai dispacci di quell'ambasciatore mantovano, -ella vi sarebbe accorsa per la malattia del fratello -Angelo, che in effetto, poco dopo, nell'agosto, morì. Invece -secondo una lettera veneziana in Marin Sanuto, la -Giulia avrebbe abbandonato Roma per assistere ad un matrimonio -presso i suoi congiunti, e in questa occasione lo -scrittore la chiama: «la favorita del Papa, giovane sposa -di grande bellezza, intelligente, savia e di dolce carattere.» -</p> - -<p> -La lettera del Papa ci fa conoscere che le relazioni -di lui con l'amante, tuttochè allontanatasi da Roma, rimanevan -le stesse. -</p> - -<h3>X.</h3> - -<p> -Le tempeste, che vennero allora a scatenarsi sul capo -di Alessandro, non toccarono Lucrezia, che col marito entrava -<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> -in Pesaro l'8 giugno 1494. Sotto una pioggia torrenziale, -che turbò la festa del ricevimento, essa prese -possesso del palazzo degli Sforza, che ora doveva essere la -sua residenza. -</p> - -<p> -Ecco in brevissimi cenni la storia di Pesaro sino a -quel tempo: -</p> - -<p> -L'antica <i>Pisaurum</i> si dice edificata dai Siculi, e aver -preso nome dal fiume, che non lungi dalla città va a sboccare -nel mare, chiamato oggi Foglia. Nell'anno 570 di -Roma la città divenne colonia Romana. Cominciando da -Augusto fece parte della quarta Regione dell'Italia: da Costantino -poi della provincia Flaminia. Caduto l'Impero Romano, -Pesaro corse la sorte di tutte le altre città italiane, -specialmente nella grande guerra de' Goti con l'imperatore -greco: Vitige la distrusse; Belisario la riedificò. -</p> - -<p> -Caduti i Goti, Pesaro fu incorporata all'Esarcato, -componendo con le altre quattro città sull'Adriatico, Ancona, -Fano, Sinigaglia e Rimini, la Pentapoli. Allorchè -Ravenna venne in potere di Astolfo, re de' Longobardi, -anche Pesaro diventò longobarda. Ma poscia per effetto -della donazione di Pipino e di Carlo passò in possesso del -Papa. -</p> - -<p> -La storia ulteriore della città s'intreccia con quella -dell'Impero, della Chiesa e del Marchesato d'Ancona. Per -lunga pezza residettero colà Conti imperiali. Innocenzo III -ne investì Azzo d'Este, signore di quella Marca. Più tardi, -durante la lotta degli Hohenstaufen col Papato, fu talvolta -dell'Impero, tal'altra della Chiesa, sino a che al -finire del XIII secolo i Malatesta, dapprima suoi Podestà, -se ne fecero poscia signori. Questa famosa stirpe Guelfa, -proveniente da Castel Verrucchio, posto fra Rimini e -San Marino, acquistò nel territorio di Pesaro prima la cittadella -Gradara e via via estese il suo dominio sino ad Ancona. -Nel 1285 Gianciotto Malatesta divenne signore di -<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> -Pesaro. Alla morte sua nel 1504 ereditò il potere il fratello -Pandolfo. -</p> - -<p> -Poscia i Malatesta, signori nella prossima Rimini, dominarono -non solo su Pesaro, ma su una gran parte della -Marca, della quale s'impadronirono, mentre i papi sedevano -in Avignone. Si assicurarono il possesso di Rimini, -Pesaro, Fano e Fossombrone mercè un trattato al tempo -del celebre Gil d'Albornoz, che gli confirmò colà quali Vicarii -della Chiesa. Un ramo secondario della casa ebbe sede -in Pesaro sino a Galeazzo Malatesta. Minacciato questi dal -parente suo Gismondo, il tiranno di Rimini, e inetto a proteggere -Pesaro contro gli assalti di lui, nel 1445 vendette -la città per 20,000 fiorini d'oro al conte Francesco -Sforza; il quale ne investì per contratto suo fratello Alessandro, -marito di una nipote di Galeazzo. Lo Sforza fu quel -gran condottiero, che, estinti i Visconti, salì sul trono -di Milano, come primo Duca della casa sua. Mentre egli -fondava colà la linea de' duchi Sforza, il fratello suo Alessandro -si faceva fondatore della casa de' signori di Pesaro. -</p> - -<p> -Questo valoroso capitano prese possesso di Pesaro nel -marzo 1445; due anni dopo ricevette l'investitura papale. -Egli era maritato con Costanza Varano, una di quelle -donne più esimie per bellezza e per spirito, che fiorirono -in Italia nei primi tempi della Rinascenza. -</p> - -<p> -Costei gli partorì Costanzo e una figliuola, Battista, -la quale benanche, come moglie di Federico d'Urbino, -sfolgorò più tardi per le virtù sue e pel suo genio. Le vicine -corti di Pesaro e d'Urbino s'imparentarono e gareggiarono -a vicenda nel culto delle arti belle e delle scienze. -Un'altra figliuola non legittima di Alessandro fu Ginevra -Sforza, donna a tempo suo non meno ammirata, famosa -come moglie di Sante prima, poi di Giovanni Bentivoglio, -signori di Bologna. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> -</p> - -<p> -Dopo la morte della moglie, Alessandro Sforza passò -a seconde nozze con Sveva Montefeltro, figlia di Guidantonio -d'Urbino. Il 3 d'aprile 1473, dopo un regno felice, -lasciò il suo bel paese al figlio. -</p> - -<p> -Costanzo Sforza l'anno appresso si sposò con Camilla -Marzana d'Aragona, principessa bella e di larga mente -della Casa reale di Napoli. Egli pure era uomo illustre e -liberale. Morì nel 1483 a 36 anni appena, senza eredi legittimi, -Giovanni e Galeazzo essendo suoi figliuoli naturali. -Il governo di Pesaro fu quindi retto dalla vedova Camilla -per sè e pel figliastro Giovanni, sino a che questi -nel novembre 1489 non la costrinse a lasciargli intero il -reggimento. -</p> - -<p> -Tale la storia della famiglia Sforza di Pesaro, nella -quale ora Lucrezia Borgia era entrata come moglie appunto -di Giovanni. -</p> - -<p> -Il dominio comprendeva allora la città di Pesaro ed -un novero di piccole comunità, chiamate castelli o ville: -cioè Sant'Angelo in Lizzola, Candelara, Montebaroccio, -Tomba di Pesaro, Montelabbate, Gradara, Monte Santa Maria, -Novilara, Fiorenzuola, Castel di Mezzo, Ginestreto, -Gabicce, Monteciccardo e Monte Gaudio. Di più anche -Fossombrone da' Malatesta era passato agli Sforza. -</p> - -<p> -Il Principato, come s'è detto, apparteneva da tempo -antichissimo alla Chiesa, dalla quale prima i Malatesta e -poi gli Sforza ne erano stati come Vicarii investiti, a titolo -feudale, contro l'annuo canone di 750 fiorini d'oro. -La figlia quindi di un papa per un tiranno di Pesaro doveva -essere la più conveniente delle mogli, che potesse -augurarsi nelle condizioni d'allora, quando i papi sforzavansi -a far scomparire dallo Stato della Chiesa quelle illegittime -dominazioni. Se Lucrezia guardava l'estensione e -l'importanza del suo piccolo regno, certo doveva a se -stessa confessare, che rimaneva indietro rispetto alle altre -<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> -donne residenti a Urbino, Ferrara e Mantova, o in Milano -e Bologna. Pure, sotto il supremo dominio del Papa, del -proprio padre, ella era sempre diventata principessa indipendente. -E comecchè i possedimenti suoi non abbracciassero -che poche miglia quadrate, eran pur sempre uno -de' più preziosi giardini d'Italia. -</p> - -<p> -Pesaro giace libera e piana in spaziosa valle. Una -catena di verdeggianti colline le fa corona d'intorno, -quasi a forma d'anfiteatro, che va a terminarsi nel mare. -E su questo, all'estremità del semicerchio, due erti promontorii -si spiccano, l'Accio e l'Ardizio. Il Foglia serpeggia -attraverso la valle. La graziosa città siede sulla destra -sponda, e con le sue torri, e le mura e il castello si -stende sulla piaggia biancastra. A settentrione, verso Rimini, -i monti si serrano al mare; a mezzogiorno invece -la riva è più larga. E di quivi attraverso i tenui vapori -marini veggonsi spuntare le torri di Fano. E più in là si -mostra il Capo d'Ancona. -</p> - -<p> -Quelle deliziose colline e quella valle ridente, e quel -cilestre cielo che le copre, e il mare raggiante formano -insieme un quadro, ove spira un soffio di amenità che rapisce. -Gli è il più soave idillio sulla spiaggia adriatica. Le -aure dalla terra e dal mare sembrano colà comporre una -lirica melodia, che slarga il cuore e fa vibrare nell'anima -immagini belle e felici. Pesaro è la culla del Rossini e di -Terenzio Mamiani, dell'esimio poeta ed uomo di Stato, -che oggi ancora sa consacrare le più nobili facoltà sue al -risorgimento d'Italia. -</p> - -<p> -Le passioni de' tiranni di questa città non furono così -spaventevoli come di altri dinasti del loro tempo, forse -anche perchè il bel paese era troppo piccolo per feroci -ambiziose geste. Dico forse, perchè lo spirito umano non -sempre si forma secondo le influenze della natura. Uno -de' più empii scellerati fu Gismondo Malatesta nella mite -<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> -e bella città di Rimini. Gli Sforza però, quando si paragonino -co' loro cugini di Milano, sembrano signori buoni e -felici. Una serie di nobili dame fu ornamento della loro piccola -corte. Ed ora Lucrezia doveva sentirsi chiamata a modellarsi -su quelle. -</p> - -<p> -Poichè fu entrata a Pesaro, se in età così giovane -l'anima sua non era per anco resa incapace di una felicità -modesta, dovette la prima volta provare l'inebbriante -sentimento della libertà. Colà Roma severa col sinistro -Vaticano, con i suoi delitti e le sue passioni, potette apparirle -quasi carcere, dal quale erasi sottratta. Certamente, -tutto quello che in Pesaro la circondava, era piccino in -confronto della grandezza di ogni cosa a Roma. Pure colà -non era più soggetta all'influenza immediata e al volere -del padre e del fratello, da' quali oramai la dividevano -l'Appennino e una distanza per quel tempo grande. -</p> - -<p> -La città di Pesaro, che oggi conta più di 10,000 abitanti -e col suo territorio n'ha quasi 20,000, allora ne -conteneva forse la metà. Aveva strade e piazze regolari, -con architettura essenzialmente gotica, però già interrotta -da edifizii in stile della Rinascenza. Alcuni chiostri e chiese, -che ancora oggi serbano le antiche facciate, come San -Domenico, San Francesco, Sant'Agostino e San Giovanni, -davano alla città aspetto degno e onorevole, tuttochè -non straordinariamente bello. -</p> - -<p> -I più grandi edifizii monumentali di Pesaro erano quelli -dei tiranni regnanti; il castello sul mare, e il palazzo sulla -piazza della città. Quello fu costrutto da Costanzo Sforza -nel 1474, e poi interamente rifatto dal figlio Giovanni. -Ancora oggi se ne vede il nome su una lapide di marmo -alla porta d'ingresso. Con quattro torri rotonde e tozze, -e bastioni, in rasa pianura, circondato da una fossa, esso -è posto all'angolo delle mura della città verso il mare; -e solo la prossimità di questo poteva dargli certa saldezza. -<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> -Malgrado di ciò, ha apparenza di sì poco rilievo, che v'è -da maravigliarsi come, anche in quel tempo, per imperfettissima -che fosse ancora l'artiglieria, potesse esser tenuto -atto a resistere. -</p> - -<p> -Il palazzo degli Sforza sta ancora sulla leggiadra piazza -della città, della quale occupa un lato. Costruzione a due -grandi cortili, di bell'aspetto, ma non maestoso. I Rovere, -successori degli Sforza, l'abbellirono nel secolo XVI. -N'edificarono pure la sontuosa facciata che posa su portico -a sei archi rotondi. Le armi degli Sforza nel palazzo sono -sparite. Sulle facciate e sotto le vôlte sono invece frequenti -le iscrizioni <i>Guidobaldus II Dux</i>, e l'arme de' Rovere. -V'era già al tempo di Lucrezia la magnifica sala per -le feste, il più bel fregio del palazzo; grande e vasta da -farla degna del più potente de' monarchi. Ma la mancanza -di decorazione alle pareti, o di porte guernite di marmi -finissimi, quali si ammirano nel Castello di Urbino, mostra -anch'essa le modeste condizioni della dinastia di Pesaro. -La ricca vôlta della sala in legno dorato e dipinto -risale al tempo del duca Guidobaldo. -</p> - -<p> -Ogni memoria del tempo, in cui quel palazzo fu abitato -da Lucrezia Borgia, è morta. Non vivono che i ricordi -di un tempo posteriore; della vita della corte de' Rovere, -ove il Bembo, il Castiglione e il Tasso furono più volte ospiti. -La corte ufficiale, che Lucrezia aveva seco menata, non -bastava a popolare quegli ampii spazii. Anche la madre, -madonna Adriana e Giulia Farnese non si trattennero con -lei che breve tempo. Essa maritò in Pesaro una giovane -spagnuola del suo seguito, donna Lucrezia Lopez, nipote -del Datario, e poscia cardinale Giovanni Lopez, con Gianfrancesco -Ardizio, il medico e il confidente di Giovanni -Sforza. -</p> - -<p> -Nel palazzo non trovò altri parenti del marito che il -più giovane fratello Galeazzo. Questa dinastia non fu feconda, -<span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span> -e già tendeva all'estinguimento. Anche Camilla -d'Aragona, la madrigna di Giovanni, non era della compagnia -di lei, avendo sin dal 1489 abbandonato Pesaro -per sempre, ed essendosi ritirata in un castello presso -Parma. -</p> - -<p> -L'estate, l'attraente paese potette procacciare alla -giovane principessa qualche svago. Potè visitare la vicina -corte di Urbino, ove vivevano Guidobaldo di Montefeltro e -la moglie Elisabetta nel superbo castello, del quale l'intelligente -Federico aveva fatto un centro di coltura. Viveva -allora in Urbino Raffaello, fanciullo di 11 anni, discepolo -assiduo e zelante nello studio del padre suo Sanzio. -</p> - -<p> -Lucrezia andò nella state in una delle belle ville sulle -colline de' pressi. Soggiorno preferito dal marito era Gradara, -castello in luogo elevato sulla strada di Rimini, che -ancora oggi con le sue mura rosse e con le sue torri si -mantiene intatto. Ma il più magnifico dei castelli era la -Villa Imperiale. Rimane a mezz'ora da Pesaro; sul Monte -Accio; e si gode di là una estesa vista sul mare e sul continente. -Sontuoso palazzo d'estate per gran signori e per -gente felice, nata ai più eletti comodi e ai godimenti più -belli. Questa villa deve aver somigliato a un giardino di -Armida. Alessandro Sforza l'edificò il 1464; l'imperatore -Federico III, tornando dal suo viaggio in Roma per -l'incoronazione, ne pose la prima pietra; indi il nome -di Villa Imperiale. Più tardi fu compiuta da Eleonora Gonzaga, -moglie di Francesco Maria Della Rovere, erede di -Urbino e successore di Giovanni Sforza nel dominio di Pesaro. -Artisti celebri l'ornarono di pitture allegoriche e storiche; -il Bembo e Bernardo Tasso la cantarono in versi; e -Torquato vi lesse alla corte dei Rovere la sua favola boschereccia, -l'<i>Aminta</i>. Oggi è anch'essa in uno stato di deplorevole -rovina. -</p> - -<p> -Pesaro, del resto, non poteva offrire grande divertimento -<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> -ad una giovane signora abituata alla rumorosa vita di -Roma. La piccola città non aveva nobili d'importanza. Le -case dei Brizi, degli Ondedei, dei Giontini, Magistri, Lana, -Ardizii ed altri con le loro maniere e costumanze patriarcali -non potevano per Lucrezia supplire alle relazioni tanto -cospicue e importanti con i grandi di Roma. Del movimento -umanistico della coltura italiana qualche soffio era pur penetrato -in Pesaro. Colà, come nelle città limitrofe sull'Adriatico -e sin nell'Umbria, era in fiore quella leggiadra -arte industriale, la dipintura delle maioliche, che, portata -alla sua perfezione, degnamente successe all'arte vasaria -della Magna Grecia e dell'Etruria. Aveva già preso largo incremento -al tempo degli Sforza. Una delle più antiche maioliche -nel Museo Correr a Venezia, rappresentante Salomone -in adorazione innanzi a un idolo, porta la data del 1482. -E sin dal secolo XIV era quell'arte coltivata anche in Pesaro, -e v'aveva preso poderoso slancio sotto il reggimento -di Camilla d'Aragona. Ancora oggi nella Casa Comunale si -conservano alcuni avanzi della ricchezza delle antiche fabbriche -cittadine. -</p> - -<p> -Anche per altre vie si muoveva colà la vita dello spirito, -che v'era stata suscitata dagli Sforza o dalle donne -loro, gareggiando con Urbino e Rimini. In quest'ultima -città Gismondo Malatesta raccoglieva intorno a sè poeti ed -eruditi, ai quali dava stipendii in vita, e, morti, faceva -erigere sarcofaghi sul muro esterno del Duomo. Specialmente -Camilla ebbe molto a cuore il culto delle scienze. -Nel 1489 chiamò a Pesaro un greco, Giorgio Diplovatazio di -Corfù, uomo di merito, parente di Laskari e Vatazes, che, -fuggito da' Turchi, era venuto in Italia. E in quel tempo -stesso già vivevano nella ospitale Pesaro altri esuli Greci -delle stirpi degli Angeli, de' Komneni e de' Paleologhi. -Il Diplovatazio aveva studiato a Padova; a Pesaro Giovanni -Sforza lo fece nel 1492 Avvocato del fisco. Dopo d'allora e -<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> -sino alla morte, nell'anno 1541, sfolgorò colà come giurisperito.<a class="tag" id="tag54" href="#note54">[54]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia adunque trovò in Pesaro quest'uomo illustre. -Con lui e con altri Greci avrebbe potuto continuare i -suoi studii, ove la maturità degli anni o la natia inclinazione -ve l'avesse spinta. Una biblioteca, raccolta dagli -Sforza, gliene offriva i mezzi. Mancava colà un altro uomo -allora non meno celebre, Pandolfo Collenuccio, poeta, retore -e filologo, divenuto conosciutissimo per la sua storia -di Napoli. Aveva servito la casa Sforza come segretario -e diplomatico; e alla sua eloquenza il marito della Lucrezia -doveva, se a lui, bastardo di Costanzo, fu concessa -l'investitura di Pesaro da Sisto IV e da Innocenzo VIII. Ma -il Collenuccio cadde poscia in disgrazia; Giovanni Sforza -nel 1488 prima lo mise in prigione, e poi lo esiliò. Andò -a Ferrara a prestare i suoi servizii a quella corte. Accompagnò -il cardinale Ippolito a Roma; e vi si trovava nel 1494, -proprio al tempo, in cui Lucrezia andò a prender possesso -di Pesaro. Probabilmente in Roma ella ebbe occasione di -conoscerlo.<a class="tag" id="tag55" href="#note55">[55]</a> -</p> - -<p> -Ai tempi di Lucrezia non era neanche in Pesaro il -giovane poeta Guido Postumo Silvestro, allora sempre a -Padova agli studii. Ben dovette forse a Lucrezia rincrescere -di non aver potuto accogliere alla sua corte questo -poeta pieno di spirito quanto irrequieto. La sua grazia affascinante -gli avrebbe probabilmente ispirato altri versi, -diversi da quelli ch'ei più tardi indirizzò ai Borgia. -</p> - -<p> -La sposa dello Sforza fu accolta in Pesaro con amore; -e ben presto v'ebbe amici molti. Era in sul primo schiudersi -della florida giovanezza sua. Niuno di quegli eventi, -<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> -che più tardi la resero oggetto di diffidenza o di pietà, ne -turbava ancora l'esistenza. Se nel suo matrimonio con lo -Sforza godette mai realmente la felicità della vita, furono, -certo, i giorni passati in Pesaro quelli che poterono farla -vivere come invidiabile regina di un idillio pastorale. Ma -tale non era la sorte a lei destinata. L'ombra sinistra del -Vaticano si spandeva sin sulla Villa Imperiale del Monte -Accio. Un dispaccio del padre poteva ogni giorno richiamarla -a Roma. Forse anche cominciò ella stessa a trovare -il soggiorno di Pesaro troppo monotono e vuoto, soprattutto -per questo, che di frequente il marito era costretto -ad allontanarsi dalla corte di lei per i doveri di condottiero -presso l'esercito del Papa e de' Veneziani. -</p> - -<p> -Gli avvenimenti, che in quel mentre avevan messo -l'Italia a soqquadro, ridussero Lucrezia di nuovo a Roma, -dopo un anno di pace goduto in Pesaro. -</p> - -<h3>XI.</h3> - -<p> -Su' primi di settembre 1494 Carlo VIII entrava in Piemonte; -e d'un tratto le condizioni d'Italia mutavan tutte. -Il Papa, il suo alleato Alfonso e Piero de' Medici, in breve -tempo, si videro quasi inetti a difendersi. Già a' 17 novembre -faceva quel re ingresso a Firenze. Alessandro avrebbe -voluto mettergli contro le truppe sue e le napolitane a Viterbo, -ove trovavasi come Legato il cardinal Farnese. Ma -i Francesi, senza ostacolo, penetrarono e si sparsero nel -Patrimonio. E insino l'amante del Papa, la sorella Girolama, -e madonna Adriana, quelle donne ch'erano <i>il cuore</i> -e <i>gli occhi</i> di Alessandro, caddero in mano di una colonna -francese. -</p> - -<p> -L'agente mantovano Brognolo ne informava il suo signore -con dispaccio del 29 novembre 1494: «È occorso -<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> -un caso, ch'è oltraggio grande pel Papa. L'altr'ieri madonna -Adriana e madonna Giulia con la sua sorella uscivano -dal loro castello di Capodimonte per recarsi a Viterbo -presso il loro fratello, il cardinale. A qualche miglio -di colà s'imbatterono in una schiera di cavalleria francese, -e furon prese e menate a Montefiascone insieme con tutto -il seguito loro, 25 a 30 persone a cavallo.» -</p> - -<p> -Il capitano francese, che fece sì preziosa presa, fu -monsignor d'Allegre, forse quell'Ivo, che più tardi entrò -al servizio di Cesare. «Allorchè seppe chi fosse quella -bella dama, le impose per riscatto la somma di 3000 ducati; -e informò per lettera il re Carlo della persona che -aveva fatta prigioniera; ma colui non volle vederla. Madonna -Giulia scrisse quindi a Roma, che la era trattata -benissimo, e le si mandasse la somma pel riscatto.»<a class="tag" id="tag56" href="#note56">[56]</a> -</p> - -<p> -La nuova dell'accaduto gettò Alessandro nella massima -costernazione. Immediatamente mandò un cameriere -a Marino, ov'era allora al quartier generale de' Colonna -il cardinale Ascanio, il quale, da lui vivamente pregato, -era tornato il 2 novembre e messosi a negoziare col re -Carlo. Col cardinale si dolse dell'affronto arrecatogli, e -impetrava che s'impegnasse per la liberazione de' prigionieri. -Scrisse puranco a Galeazzo di Sanseverino, che accompagnava -il re a Siena. E, compiacente verso codesti -signori, Carlo VIII ordinò che quelle donne fossero mandate -libere. Sotto la scorta di 400 Francesi furono condotte -sino alle porte di Roma, e ivi ricevute, il primo dicembre, -da Giovanni Marades, cameriere del Papa.<a class="tag" id="tag57" href="#note57">[57]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> -</p> - -<p> -Il romantico avvenimento fece parlar di sè per tutta -Italia. Fu un rallegrarsi dello scandalo, di cui il Papa era -stato vittima, e un ridere alle spalle sue. Una lettera del -Trotti, ambasciatore ferrarese presso la corte di Milano al -duca Ercole, ci mostra come Ludovico il Moro, l'usurpatore -del trono di suo nipote, fatto da lui avvelenare, giudicasse -il Papa in tal circostanza: «Egli biasimava fortemente -monsignor Ascanio e il cardinal Sanseverino per la -restituzione di madonna Giulia, di madonna Adriana e di -Girolama a Sua Santità, perchè, essendo tali donne il -cuore e gli occhi del Papa, sarebbero state il miglior -flagello per costringere costui a tutto quello che si desiderava; -mentre Sua Santità non sapeva vivere senza di -esse. I Francesi, che le presero, non avevano avuto per -riscatto che 3000 ducati; invece, solo per riaverle, il Papa -ne avrebbe pagati più di 50,000. Secondo notizie arrivate -al nominato signor duca da Roma e anche da Firenze da -Angelo, che era colà, quando le donne entrarono, Sua -Santità andò loro incontro, in giubba nera, con liste di -broccato in oro, con una bella ciarpa alla spagnuola e col -pugnale e la spada. Portava stivali spagnuoli e berretto di -velluto molto galante. Il duca, ridendo, mi domandò cosa -ne pensassi; e io, senza indugiare, gli risposi, che se fossi, -come lui, duca di Milano, vorrei tentare, mercè il re di -Francia o per qualunque altra via, sotto pretesto di accordo, -di aggirare e vincere in astuzia Sua Santità, e con belle -parole, il che egli stesso ha fatto, prender lui e i cardinali -prigionieri; cosa del resto agevole di molto! Chi ha -in mano il servo — almeno così suona da noi il proverbio — tiene -anche il carro co' bovi insieme; e mi ricordai -<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> -bensì di quel verso di Catullo: <i>tu quoque fac simile, simile -ars deluditur arte</i>.»<a class="tag" id="tag58" href="#note58">[58]</a> -</p> - -<p> -Ludovico, il degno contemporaneo de' Borgia, amicissimo -una volta di Alessandro VI, ora l'odiava, dopo -che questi erasi alienato da lui e da Francia. Soprattutto -l'imprigionamento traditoresco del fratello Ascanio era -valso ad irritarlo oltre ogni misura. Lo stesso ambasciatore -scriveva ad Ercole il 28 dicembre: «Il duca Ludovico mi -disse parergli d'ora in ora vedere arrivare messer Bartolomeo -de Calcho con una staffetta per informarlo che il -Papa fosse stato preso, e tagliatagli la testa.»<a class="tag" id="tag59" href="#note59">[59]</a> Libero il lettore -di ritenere o no, che per questo odio appunto Ludovico -si permettesse rispetto al Papa un linguaggio così -maledico, o anche di esagerare nel suo dialogo col Trotti, -ovvero di affermare in pubblico Consiglio di Stato, il Papa -essersi fatto venire per suo uso tre donne: l'una, monaca -di Valenza; l'altra, una castigliana; la terza, una fanciulla -di Venezia, bella come un'immagine, tra i 15 e 16 anni. -«Qui in Milano — così il Trotti — si pronunziano in pubblico -tali ingiurie contro questo Papa, quali forse in Ferrara -non si ammetterebbe contro il Torta.»<a class="tag" id="tag60" href="#note60">[60]</a> -</p> - -<p> -Come Carlo VIII vittorioso, senza riportar vittorie, si -spingesse sino a Roma e a Napoli, è raccontato in altre -storie. La sua spedizione conquistatrice attraverso l'Italia -è forse la più umiliante delle invasioni che quel paese abbia -avuto a subire. Ma essa insegna, che, quando Stati e -popoli son divenuti maturi per la decadenza, basta anche -la forza di un fanciullo di fiacca mente per mandarli in -perdizione. Il Papa seppe giuocare d'astuzia col monarca -<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> -di Francia e superarlo. Questi, anzi che farlo deporre mercè -un Concilio, lo riconobbe qual Vicario di Cristo e concluse -con lui un trattato. -</p> - -<p> -Egli irruppe quindi nel Napoletano. E dopo breve -tempo il paese venne in poter suo. Ma poichè l'Italia riprese -coraggio e gli si strinse in lega alle spalle, Carlo VIII -fu costretto a tornare indietro. Alessandro lo schivò, andandosene -prima ad Orvieto, poi a Perugia. Quivi fece venire -Giovanni Sforza, che v'andò con la moglie il 16 giugno -1495; e, restatovi quattro giorni, se ne tornò poi di nuovo -a Pesaro.<a class="tag" id="tag61" href="#note61">[61]</a> Il re di Francia si aprì felicemente sul Taro un -varco attraverso l'esercito della Lega; e così con onore si -sottrasse alla morte o alla prigionia. -</p> - -<p> -Tornato a Roma, Alessandro VI si trovò tanto più -raffermato sulla Santa Sede, intorno alla quale raccolse i -suoi ambiziosi bastardi. E questi Borgia si levarono con -tanta maggiore audacia, in quanto, scosso per l'invasione -tutto l'ordine di cose esistenti in Italia, riusciva assai più -facile dar seguito ai propositi loro. -</p> - -<p> -Lucrezia restò ancora un po' di tempo a Pesaro col -marito, che per la Lega era stato preso al soldo dai Veneziani. -Pure nè alla battaglia sul Taro, nè all'assedio di -Novara Giovanni Sforza erasi lasciato vedere. Conclusa poi -nell'ottobre 1495 la pace tra Carlo VIII e il duca di Milano, -mercè la quale cessava la guerra nell'Alta Italia, lo -Sforza potette ricondurre la moglie a Roma. Marin Sanudo -c'informa della presenza di lei nella città sul finire dell'ottobre, -e il Burkard di quella per la festa di Natale. -</p> - -<p> -In servizio della Lega lo Sforza comandava 300 fantaccini -e 100 uomini d'arme. Con questo corpo doveva nella -primavera dell'anno seguente muovere per Napoli, ove -<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> -l'esercito alleato sosteneva vigorosamente il giovane re -Ferrante II in guerra coi Francesi, ch'erano sotto gli ordini -del Montpensier. Colà s'indirizzava benanche il capitano -generale di Venezia, il marchese di Mantova. Questi -entrò in Roma il 26 marzo 1496. Il 15 aprile vi giunse -anche lo Sforza con i suoi mercenarii, e ne partì il 28 aprile, -lasciandovi la moglie. Il 4 maggio arrivò a Fondi.<a class="tag" id="tag62" href="#note62">[62]</a> -</p> - -<p> -I due figli di Alessandro, Don Juan e Don Jofrè, -continuavano allora a rimaner lontani. L'uno, il duca di -Gandia, fu preso similmente al soldo da Venezia. Era atteso -dalla Spagna per porsi alla testa di 400 uomini, che -il suo luogotenente Alovisio Bacheto raccoglieva per lui. -L'altro, Don Jofrè, come s'è visto, era ito nel 1494 a Napoli, -ove erasi sposato con donna Sancia e stato nominato -principe di Squillace. Come membro della casa Aragonese, -corse anch'egli i pericoli della declinante dinastia; e ciò doveva -spingere il Papa ad impedire di questa l'estrema e totale -rovina. Accompagnò il re Ferrante nella fuga, e seguì anche -le insegne di lui, allorchè, dopo la ritirata di Carlo VIII, -quegli per gli aiuti di Spagna, di Venezia e del Papa, tornava -di nuovo a impadronirsi del reame e rientrava in Napoli -nell'estate 1495. -</p> - -<p> -Don Jofrè con la moglie non vennero a Roma che -l'anno appresso. Entrambi fecero il loro ingresso solenne -il 20 maggio 1496 con pompa veramente regale. Ambasciatori, -cardinali, magistrati della città, molti baroni andarono -loro incontro avanti a Porta Lateranense. V'andò -anche Lucrezia accompagnata dalla sua corte officiale. Con -tutto questo seguito la giovane coppia fu condotta al Vaticano. -Il Papa ricevette il figlio e la nuora sul trono, circondato -da undici cardinali. Fece sedere a terra, sopra -<span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span> -cuscini, Lucrezia alla sua destra e Sancia alla sinistra. Era -il tempo pasquale. Alle solenni funzioni si vedevano le due -principesse e le loro dame di corte sfacciatamente sedute -sugli stalli de' canonici; e per tal modo, come il Burkard -nota, erano pel popolo motivo di pubblico scandalo. -</p> - -<p> -Tre mesi più tardi, il 10 agosto 1496, anche il maggior -figlio di Alessandro, Don Juan, duca di Gandia, entrò -con grandissima solennità in Roma, per fermarvisi, -avendo il padre deciso far di lui un gran principe.<a class="tag" id="tag63" href="#note63">[63]</a> Non -è mai detto ch'egli abbia condotto seco la moglie donna -Maria. -</p> - -<p> -Così per la prima volta Alessandro VI vedeva intorno -a sè tutti i suoi figli. Nel Borgo Vaticano non v'erano allora -meno di tre corti di nepoti. Juan aveva stanza nel -Vaticano; Lucrezia nel palazzo Santa Maria in Portico; -Jofrè nella casa del cardinale d'Aleria presso Castel Sant'Angelo; -e Cesare nel Borgo stesso. -</p> - -<p> -Tutti codesti individui eran venuti su dal nulla, avidi -d'onori, di potenza e di godimenti; giovani tutti e belli, -e pressochè anche tutti gente di vita rotta, ma graziosamente -eloquenti e rivestiti, pari alla gioventù depravata -dell'antica Roma, delle forme più amabili e più leggiadre -della socievolezza. Solo, in verità, un angusto modo di -giudicare, che non vede in quegli uomini se non le crudezze, -può indursi a raffigurare i Borgia qual branco di -bestie per natura feroci. Essi erano, nè più nè meno, -come parecchi principi e signori del tempo loro. Spietati -e scellerati adoperavan veleno e pugnale; spazzavano -via tutto quanto si parasse contro la passione loro; e ridevano, -<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> -quando l'azione diabolica era consumata. Ciò che -pone i Borgia particolarmente in rilievo fra la schiera -de' privilegiati malfattori di quel tempo, è il fondamento -della Chiesa e del Cristianesimo, sul quale s'appoggiano. -Di qui appariscono come la caricatura infernale del concetto -del santo; e Alessandro stesso è stato designato come -anticristo. -</p> - -<p> -Se potessimo penetrare ne' misteri della vita, che -quei dissoluti bastardi traevano intorno al Vaticano, ove -il padre loro nella coscienza della sicurezza e potenza sua -era oramai despota assoluto, scopriremmo senza dubbio -cose da sbalordire. Era davvero spettacolo non mai visto -quello che si svolgeva in quel sacro recinto di San Pietro. -Due donne giovani e belle vi tenevano splendida corte, e -ogni dì si vedevano aggirarsi colà nugoli di dame e cavalieri -spagnuoli e italiani; e la gente elegante di Roma e -nobili e monsignori affollarsi e pigiarsi per fare omaggio a -quelle donne. Delle due, Lucrezia aveva appena 16 anni, -Sancia poco più di 17. -</p> - -<p> -È facile immaginare quanti intrighi amorosi in quei -palazzi fossero allora orditi, e che ridda infernale vi menassero -gelosia e ambizione. Niuno in vero crederà che -quelle principesse piene di giovanili ardori e di vanità vivessero, -all'ombra di San Pietro, come monache o sante. -Invece i loro palazzi risuonavan sempre di canti e di suoni, -di banchetti e festini. Si vedevano quelle donne andar con -cavalcate sontuose per Roma, ed entrare in Vaticano. Si -vedeva il Papa sempre in contatto con loro, sia che andasse -di persona a visitarle e prender parte alle loro feste, -sia che le ricevesse, talvolta in privato, tal'altra in forma -solenne, come principesse della casa sua. Alessandro per -se stesso, per quanto affogato nella sensualità, non amava -l'orgia sregolata. L'ambasciatore ferrarese, il Boccaccio, -scriveva di lui nel 1495 al suo signore: «Il Papa non si ciba -<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> -che di una vivanda sola, abbenchè questa debba essere -abbondante. È quindi una pena desinar con lui. Ascanio -ed altri, specialmente il cardinal Monreale, che solevano -essere commensali di Sua Santità, e così anche Valenza, -non andando loro a genio tanta parsimonia, hanno rinunziato -a quella compagnia e la schivano quando e come è -possibile.»<a class="tag" id="tag64" href="#note64">[64]</a> -</p> - -<p> -La vita del Vaticano doveva porger motivo a ciarle -moltissime, e in Roma la sete di scandalo era da tempo -antichissimo più che ardente. Già nell'ottobre 1496 si raccontava -a Venezia, il duca di Gandia aver seco condotto -una spagnuola pel padre, con la quale questi viveva; e -si parlava di un empio fatto, che par quasi incredibile, -ma che vien narrato dall'ambasciatore veneziano e da -altri.<a class="tag" id="tag65" href="#note65">[65]</a> -</p> - -<p> -Ben presto donna Sancia fece discorrer molto di sè. -Era bella e leggiera; si sentiva figlia di re. Dalla più corrotta -delle corti era passata in Roma demoralizzata, qual -moglie di un fanciullo immaturo. Dicevasi, che i suoi cognati -il Gandia e Cesare disputavansi il possesso di lei, e -che lo acquistarono alternativamente; e che giovani baroni -e giovani cardinali, come Ippolito d'Este, potevano vantarsi -de' suoi favori. -</p> - -<p> -Ebbe ben donde il Savonarola se prese di mira anche -<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> -questa corte di nepoti, allorchè dal pulpito di San Marco -di Firenze con accesa indignazione tuonava contro la Sodoma -di Roma. -</p> - -<p> -Quando anche la voce del gran predicatore, la cui -fama risuonava allora per tutta Italia, non fosse giunta -sino a lei, pure Lucrezia, per propria esperienza, poteva -già sapere che abominevole mondo fosse quello, nel quale -viveva. A sè d'intorno vedeva vizii mostrarsi nudi e impudenti -o tutt'al più coperti di certa dignitosa vernice; cupidigia -di onori e di danaro, che non rifuggiva da qualunque -delitto; una religione fatta più pagana dello stesso -Paganesimo; un culto ecclesiastico, nel quale preti, cardinali, -il fratello Cesare, il padre, tutti quei santi personaggi, -la cui maniera di vivere era a lei nota perfettamente -e nel più intimo fondo suo, avevano a compiere con pompa -e decoro i misteri della Divinità. Tutto ciò vedeva Lucrezia. -Sbagliano però quei che credono, ch'essa o altri a lei simili, -lo vedessero e giudicassero così come facciamo noi -oggi o forse fecero alcuni pochi, animati allora da sentimento -più puro. Imperocchè in ogni tempo l'educazione -e l'abitudine attutiscono nella comune degli uomini il -senso necessario al riconoscimento del vero. S'aggiunga -per di più, che in quel tempo i concetti della religione, -della decenza e della moralità non erano gli stessi che -oggi prevalgono. -</p> - -<p> -Quando nella Rinascenza lo spirito ebbe compiuto la -sua prima separazione dal Medio Evo e dall'ascetismo della -Chiesa, le passioni ruppero ogni freno e si scatenarono oltre -ogni limite. Tutto ciò che era stato tenuto santo fu -deriso. I liberi spiriti italiani crearono una letteratura, il -cui crudo cinismo non ha uguale. Dall'<i>Ermafrodito</i> del -Beccadelli a venire giù giù sino al Berni e a Pietro Aretino, -la letteratura in novelle, epigrammi e commedie divenne -una immensa palude, alla cui vista il serio Dante si -<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> -sarebbe ritratto pieno di terrore, come innanzi ad una -bolgia infernale. -</p> - -<p> -Anche nelle novelle meno lascive, delle quali il Piccolomini -cominciò la serie con l'<i>Eurialo</i>, e nelle commedie -meno oscene, motivo dominante sono pur sempre l'adulterio -e la derisione del matrimonio. La cortigiana fu la -musa della bella letteratura della Rinascenza. Prese sfacciatamente -posto allato alla santa della Chiesa a contenderle -la palma della gloria. Una raccolta manoscritta di -poesie del tempo di Alessandro VI contiene una lunga serie -di epigrammi, i quali esaltano prima la Vergine Maria -e molte sante, e poi con la stessa intonazione, senza -pausa nè osservazione di sorta, magnificano le cortigiane -del tempo. E all'epigramma su Santa Paula si vede immediatamente -tener dietro quello sulla meretrice Nichine, -una delle celebri cortigiane di Siena; e così via, tutta -una serie. Le sante del Cielo e le sacerdotesse di Venere -vengono senza altro mescolate insieme, come donne famose.<a class="tag" id="tag66" href="#note66">[66]</a> -</p> - -<p> -Non una donna, che si rispetta, assisterebbe oggi ad -una di quelle commedie della Rinascenza. E sovente furono -papi e principi che le fecero mettere in scena in onore di -gentildonne; e la censura di ogni paese non le farebbe rappresentare -sopra qualunque teatro, si componesse pure il -pubblico di uomini soltanto. -</p> - -<p> -Quella certa franca maniera, che le donne del Mezzogiorno -usano in cose, che nel Settentrione si vogliono coperte -d'un velo, spesso ancora oggi fa maraviglia. Pure ciò -che nella Rinascenza era ammesso, per gusto o per costume, -è incredibile davvero. Certamente non è da dimenticare -che quella oscena letteratura non era allora diffusa come -<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> -la romantica odierna. Di più la stessa abitudine meridionale -per la nuda naturalezza s'invertiva per la donna in -mezzo di difesa. Molto rimaneva alcunchè di puramente -estrinseco ed era come tale considerato, e non esercitava -quindi efficacia alcuna sulla fantasia. E in mezzo poi a sì -dissoluta socievolezza cittadina non mancavano donne di -natura eletta, che sapevano serbarsi pure. -</p> - -<p> -Quanto alla moralità de' grandi, soprattutto delle corti -di quel tempo, bisogna leggere le storie de' Visconti e degli -Sforza, de' Malatesta di Rimini, de' Baglioni di Perugia -e de' Borgia di Roma per formarsene un'idea. Non -eran certo più depravate delle corti del tempo di Luigi XIV -e XV e di Augusto di Sassonia; ma più abominevoli per -gli orribili delitti di sangue. Il valore della vita umana -era sceso bassissimo; e d'altra parte l'egoismo criminoso -era apertamente fregiato del predicato di grandezza -d'animo — <i>magnanimitas</i>, — senza guardare più che tanto -alle vittime dell'ambizione e dell'ingordigia. L'egoismo e -il servirsi freddamente di ogni relazione e di ogni uomo -in niun luogo furono così di regola come nella patria del -Machiavelli. E gl'italiani, volendo esser sinceri, dovrebbero -dimandarsi, se anche oggi simili difetti non vengano -di tratto in tratto alla superficie della vita loro. Liberi dai -pedanteschi pregiudizii de' Tedeschi e dalla venerazione -per le classi, le condizioni e la nobiltà di nascita, che a -partire dal Medio Evo è divenuta per questi ultimi abitudine, -gl'Italiani in quella vece hanno immediatamente accettata -qualunque potenza della personalità, fosse pur bastarda -e illegittima quanto si voglia. Ma di qui appunto -l'essere stati così facilmente schiavi del successo. Il Machiavelli -afferma, che la colpa del decadimento morale -d'Italia fu della Chiesa e de' preti. Se non che e preti e -Chiesa non furon forse prodotti dell'Italia? Egli avrebbe -dovuto dire, che alcuni elementi vitali, che presso i Germani -<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> -diventano interiori, presso gl'Italiani invece rimangono -esteriori. Fra gl'Italiani non poteva nascere Lutero. -Ove ancora alcuno ne dubiti, si domandi chi e che cosa vi -sia nata dopo l'ultimo Concilio dell'anno 1870. -</p> - -<p> -Se i modi nostri di vedere su Alessandro VI e su Cesare -sono essenzialmente dominati dalla morale, non la pensava -così il Guicciardini, e per lo meno il Machiavelli. Essi -giudicavano non l'uomo morale, ma il politico; non i suoi -motivi, ma l'azione sua. L'enormezza non incuteva orrore, -pur di apparire come il fatto di un volere audace. E il -delitto non recava infamia, ove, come un'opera d'arte, -riuscisse ad esigere ammirazione. L'orribile condotta di -Ferdinando di Napoli nella congiura de' Baroni del regno -suo rese il despota non abominevole, ma grande. E l'astuzia, -con la quale più tardi Cesare Borgia seppe trarre nella -rete a Sinigaglia i suoi condottieri infedeli, il Machiavelli -la descrisse come un capolavoro, mentre il vescovo Paolo -Giovio la chiamava <i>il bellissimo inganno</i>. In quel mondo -dell'egoismo, ove non era un tribunale della pubblica opinione, -l'uomo poteva esistere e conservarsi, solo cercando -di predominare con la violenza e di soperchiare altrui in -iscaltrimento. Se nulla fece mai e fa ai Francesi più paura -del ridicolo, per l'Italiano niun predicato fu ed è più esoso -di quello di <i>semplicione</i>. -</p> - -<p> -In un luogo de' suoi <i>Discorsi</i> (I, 27) con una sincerità, -che mette i brividi, il Machiavelli rivela gl'intimi pensieri -dell'animo suo. E ciò ch'ei dice illumina di luce sinistra -tutta la morale di un'epoca. Racconta che Giulio II -ebbe il coraggio d'entrare in Perugia, abbenchè Giampaolo -Baglione, che intimidito da lui gli aveva resa la città, vi -tenesse raccolta molta milizia. Ed osserva in proposito: -«Fu notato dagli uomini prudenti, che col Papa erano -la temerità del Papa e la viltà di Giovanpagolo; nè potevan -stimare donde si venisse, che quello non avesse con -<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> -sua perpetua fama oppresso ad un tratto il nimico suo, e -sè arricchito di preda, sendo con il Papa tutti li cardinali -con tutte le loro delizie. Nè si poteva credere che si fosse -astenuto o per bontà o per coscienza che lo ritenesse; perchè -in un petto d'un uomo facinoroso, che si teneva la -sorella, che aveva morti i cugini e i nipoti per regnare, -non poteva scendere alcuno pietoso rispetto; ma si conchiuse, -che gli uomini non sanno essere onorevolmente -tristi o perfettamente buoni, e come una tristizia ha in sè -grandezza o è in alcuna parte generosa, eglino non vi -sanno entrare. Così Giovanpagolo, il quale non stimava -essere incesto e pubblico parricida, non seppe, o, a dir -meglio, non ardì, avendo giusta occasione, fare una impresa, -dove ciascuno avesse ammirato l'animo suo, e -avesse di sè lasciato memoria eterna, sendo il primo che -avesse dimostro ai prelati quanto sia da stimare poco chi -vive e regna come loro, ed avesse fatto una cosa, la cui -grandezza avesse superato ogni infamia, ogni pericolo che -da quella potesse dipendere.» -</p> - -<p> -Qual maraviglia se con morale così ridotta ai concetti -del guadagno, della gloria e della magnificenza, quale il Machiavelli -l'ha esposta ne' <i>Discorsi</i> e nel <i>Principe</i>, uomini -come i Borgia trovassero campo amplissimo ai loro audaci -delitti? Essi sapevan bene, che la grandezza della scelleraggine -ne copriva la vergogna. Lo Strozzi, il festeggiato poeta -di Ferrara, pose Cesare Borgia, poichè fu caduto, fra gli -eroi dell'Olimpo. E il celebre Bembo, uno de' primi uomini -di quel tempo, confortava Lucrezia per la morte del -piccolo e miserabile Alessandro VI, non chiamandolo altrimenti -che <i>il grande padre vostro</i>. -</p> - -<p> -Niun uomo d'alto animo e conscio dell'importanza -sua vorrebbe oggi entrare al servizio di un principe, che -si fosse macchiato de' delitti de' Borgia, posto che a simile -principe sia oggi dato mantenersi nella sua condizione; -<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> -cosa, per vero, impossibile. In quella vece i migliori -e più geniali uomini sopportavano allora o cercavano addirittura -il contatto e il favore de' Borgia. Il Pinturicchio e -il Perugino dipingevano per Alessandro VI. E il più meraviglioso -genio dell'epoca, il gran Leonardo da Vinci, senza -scrupolo alcuno si pose al servizio di Cesare Borgia come -ingegnere per la costruzione di fortezze in quella Romagna -da colui con mezzi sì diabolici conquistata. -</p> - -<p> -Gli uomini della Rinascenza ebbero natura in estremo -grado fattiva e creatrice. Trasformarono il mondo con -energia rivoluzionaria ed attività febbrile, rispetto alle quali -il processo della civiltà moderna deve parer affetto da lentezza. -Ebbero tendenze più selvagge e violente, e nervi -più forti della schiatta odierna. Sarà sempre fenomeno maraviglioso, -che i più leggiadri fiori dell'arte, le creazioni -più ideali della pittura fossero state fecondate in un ambiente -socievole, del quale la corruzione morale e l'intima -brutalità sarebbero per noi, che viviamo oggi, insopportabili. -Se un uomo educato alla civiltà nostra potesse trasportarsi -in quel mezzo, senza dubbio la barbarie, che vi -dominava e che pe' contemporanei passava inosservata, -metterebbe in iscompiglio il suo sistema nervoso, e forse -gli farebbe smarrir la ragione. -</p> - -<p> -Tale l'atmosfera di Roma, nella quale Lucrezia Borgia -viveva, senza essere essa stessa migliore nè peggiore delle -donne del tempo suo. Ebbe spirito gaio e leggiero. Non -sappiamo se abbia mai avuto a sostener lotte morali; se -siasi mai trovata in uno stato di contradizione interiore -con le azioni della sua vita o con coloro che l'attorniavano. -Teneva una corte, che il padre avrà trattata con larghezza -e profusione; ed era in frequentissime relazioni con -le corti de' fratelli suoi. Essa era la compagna e l'ornamento -delle loro feste; essa la confidente degl'intrighi nel -Vaticano, rivolti a crescere la grandezza de' Borgia. E in -<span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span> -tale scopo dovevasi ben presto concentrar tutto quanto potesse -più vivamente starle a cuore. -</p> - -<p> -In verità, non mai, neanche nel tempo posteriore, si -mostra donna di genio straordinario. In lei non una delle -qualità atte a farne una <i>Virago</i>, come Caterina Sforza o Ginevra -Bentivoglio. E non possedeva neppure quello spirito -dell'intrigo proprio di una Isotta da Rimini, ovvero la potenza -intellettuale di una Isabella Gonzaga. Non fosse stata -figliuola di Alessandro VI e sorella di Cesare, difficilmente -sarebbe stata notata nella storia del tempo suo, ovvero -sarebbe ita perduta nella moltitudine, come donna seducente -e assai corteggiata. Pure nelle mani di suo padre e -di suo fratello diventò istrumento e vittima altresì di calcoli -politici, a' quali ella non ebbe forza alcuna di oppor -resistenza. -</p> - -<h3>XII.</h3> - -<p> -Giovanni Sforza dovett'essere di ritorno da Napoli -nell'autunno del 1496, dopochè gli avanzi dell'esercito -francese ebbero capitolato. Senza dubbio egli era venuto a -Roma per quindi, in compagnia di Lucrezia, tornarsene -ne' suoi dominii. E di fatti vi si trovò sul finire di quell'anno, -e vi passò l'inverno. Se non che gli annalisti di -Pesaro raccontano, che il 15 gennaio 1497 abbandonò travestito -la città e di lì a pochi giorni lo seguì anche Lucrezia. -Certamente si condussero a Roma,<a class="tag" id="tag67" href="#note67">[67]</a> ove gl'incontriamo -per le feste di Pasqua. -</p> - -<p> -Lo Sforza, del resto, era già un arnese usato, che -Alessandro pensava a gettar via. Il matrimonio, in vero, della -<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> -figlia col tiranno di Pesaro non procacciava più a costui alcun -vantaggio in un tempo, in cui gli Sforza avevan perduta -l'importanza loro. E poi alla casa Borgia s'offrivano legami -di più alta importanza. Dovette già parer singolare -che il Papa non desse alcun comando al genero suo nella -guerra contro gli Orsini, intrapresa appena tornato il figlio -Don Juan di Spagna, allo scopo di arricchirlo co' beni di -quei potenti baroni. Alessandro chiamò al suo soldo il -duca Guidobaldo d'Urbino, stato similmente a servire a -Napoli nell'esercito della Lega, e ceduto poi a lui da' Veneziani -per divenire comandante supremo delle truppe -papali. -</p> - -<p> -Questo nobile uomo era l'ultimo della casa de' Montefeltro. -Ed i Borgia avevan già messo l'occhio sulla eredità -sua. La sorella Giovanna era stata maritata nel 1478 col -prefetto della città, Giovanni Della Rovere, fratello del cardinale -Giuliano, e nel 1490 aveva dato alla luce Francesco -Maria, bambino che passava per l'erede della casa d'Urbino. -Guidobaldo, pari in ciò a tutti gli altri dinasti, non -si peritava di servire, come condottiere a soldo e per -onore. Oltracciò egli era feudatario della Chiesa. La paura -lo costringeva a cercare, anche odiandoli, l'amicizia dei -Borgia. -</p> - -<p> -Nella guerra, insieme con Guidobaldo, ebbe il comando -supremo anche il giovane duca di Gandia, che il Papa -nominò Gonfaloniere della Chiesa e rettore di Viterbo e di -tutto il Patrimonio; del quale ultimo ufficio egli spogliò -Alessandro Farnese, che prima lo teneva. Il fatto indica -che l'umore del Papa verso il fratello della Giulia era -cambiato. Il 17 settembre 1496 l'agente mantovano Giovanni -Carolo scriveva da Roma alla marchesa Gonzaga: -«Il cardinal Farnese è stato depennato dalla sua legazione -nel Patrimonio, e la perderà, se non viene a salvarlo un -sollecito ritorno della Giulia.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> -</p> - -<p> -L'agente medesimo informava la sua signora delle -seguenti cose: «Poichè si vuole evitare che questi figliuoli -del Papa divampino per gelosia tra loro, la vita del cardinale -di San Giorgio (Raffaele Riario) è in pericolo; se -questi muore, Cesare avrà il posto di Camerlengo e il palazzo -del morto cardinale di Mantova, il più bello di Roma, -e insieme anche i migliori benefizii di colui. Vostra Eccellenza -può da ciò arguire quale piega prenda la fortuna di -questi marrani.»<a class="tag" id="tag68" href="#note68">[68]</a> -</p> - -<p> -La guerra, del resto, contro gli Orsini finì con la più -ignominiosa sconfitta de' Papalini presso Soriano il 23 gennaio -1497. Don Juan ferito fuggì a Roma, e Guidobaldo -fu fatto prigioniero. I vincitori imposero una pace per -loro molto profittevole. -</p> - -<p> -Il marito di Lucrezia dovette ritornare di nuovo a -Roma, cessata appena la guerra. Ivi lo vediamo di fatti -apparire per l'ultima volta la Pasqua del 1497. Come genero -di Alessandro, assistette alle solennità ecclesiastiche -dal suo posto officiale in San Pietro, e con Cesare e il Gandia -ricevette la palma dalle mani del Papa. Pure la condizione -sua nel Vaticano era fatta insostenibile. Alessandro -voleva sciogliere il matrimonio di lui con Lucrezia. Si domandò -allo Sforza che vi rinunciasse di spontanea volontà; -e, poichè negò, fu minacciato nella vita. -</p> - -<p> -Solo una pronta fuga lo salvò dai pugnali e dal veleno -dei cognati. Secondo le notizie de' cronisti di Pesaro, Lucrezia -stessa lo soccorse; e gli diè così un segno di premura. -«Una sera (narrano essi) che Giacomino, il cameriere -del signor Giovanni, trovavasi nella stanza di -madonna, vi venne il fratello Cesare; e Giacomino, per -ordine di quella, si nascose dietro ad una spalliera. Cesare -parlò liberamente con la sorella, e disse, tra l'altre, essersi -<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> -dato ordine di ammazzare Giovanni Sforza. Andato lui via, -Lucrezia disse a Giacomino: — Hai sentito? va e faglielo sapere. — Il -cameriere ubbidì all'istante, e Giovanni Sforza -gettatosi su un cavallo turco a briglia sciolta venne in 24 ore -a Pesaro, ove il cavallo cadde morto.»<a class="tag" id="tag69" href="#note69">[69]</a> -</p> - -<p> -Secondo lettere dell'ambasciatore veneziano in Roma -lo Sforza fuggì in marzo nella settimana santa. Sotto pretesto -di passeggiare, andò verso la chiesa di Sant'Onofrio, -e vi trovò il cavallo apparecchiato.<a class="tag" id="tag70" href="#note70">[70]</a> -</p> - -<p> -Il desiderio di sciogliere il matrimonio difficilmente -era nato in Lucrezia, ma sì nel padre e nei fratelli, i quali -volevano renderla libera per un matrimonio conforme alle -mire loro. Quel che accadesse in Vaticano è ignoto. E non -sappiamo nemmeno di opposizione da parte di Lucrezia, la -quale, ad ogni modo, sarà stata di corta durata. Ai Borgia, -del resto, non andò a' versi che lo Sforza si fosse -messo in salvo. Eglino avrebbero preferito ridurlo in eterno -al silenzio. Ora che erasi fuggito e levava proteste, occorreva -per lo scioglimento del matrimonio un processo, che -avrebbe suscitato molto rumore. -</p> - -<p> -Poco dopo la fuga dello Sforza nella casa de' Borgia -accadde l'orribile tragedia del misterioso assassinio del -duca di Gandia. Andato a vuoto il disegno di arricchire -questo amato figliuolo con le terre degli Orsini, Alessandro -cercò per altra via compensarlo. Lo nominò Duca di -Benevento, e nudrì così speranza di aprirgli la via al trono -di Napoli. Di lì a pochi giorni, il 14 giugno, Vannozza -invitò colui e Cesare, con altri parenti, ad una cena nella -sua vigna presso San Pietro ad Vincula. Tornando la notte -a casa da quella festa di famiglia, Don Juan scomparve, -<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> -senza lasciar di sè traccia alcuna. Solo tre giorni dopo il -cadavere dell'ucciso fu tratto dal Tevere.<a class="tag" id="tag71" href="#note71">[71]</a> -</p> - -<p> -Stando all'opinione universale di quel tempo, e tenendo -conto di tutte le ragioni di probabilità, Cesare fu -l'assassino di suo fratello. Dal momento che Alessandro VI, -consumato quel misfatto, se ne accollò i motivi e le conseguenze, -e perdonò all'assassino, divenne complice morale -del fatto e cadde egli stesso sotto il dominio del suo -spaventevole figlio. Da quel momento ogni azione di lui fu -in servizio della infernale ambizione di quest'ultimo. -</p> - -<p> -Nessuna notizia del tempo fa menzione della presenza -della moglie di Don Juan in Roma, allorchè il fatto avvenne. -È quindi da credere che non fosse colà quando il marito -fu ucciso; e che piuttosto non avesse abbandonata la Spagna, -e vivesse co' suoi due piccoli bambini in Gandia o -in Valenza. Ivi le giunse l'orribile nuova per lettera di -Alessandro, indirizzata alla sorella donna Beatrice Borgia -y Arenos. Così è detto in un documento valenzano. Di fatto -donna Maria Enriquez si presentò il 27 settembre 1497 -innanzi al Tribunale del Governatore del regno di Valenza, -Don Luigi de Cabaincles, domandando che il maggiore -dei figliuoli di Don Juan, bambino di tre anni, fosse ammesso -a succedere ne' beni di quest'ultimo, vale a dire, -nel Ducato di Gandia e ne' feudi napoletani di Sessa, Teano, -Carinola e Montefoscolo. La morte del duca fu comprovata -con testimonianze legali; fra l'altre, con la lettera -di Alessandro. In conseguenza il Tribunale riconobbe il -figliuolo di Gandia qual erede del maggiorasco.<a class="tag" id="tag72" href="#note72">[72]</a> -</p> - -<p> -Donna Maria richiese anche la mobilia lasciata dal -marito nella casa di Roma. La quale del valore di 30,000 -<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> -ducati era stata consegnata da Alessandro, appena dopo -la morte di Don Juan, al parricida Cesare per amministrarla -nell'interesse dei nipoti, siccome apparisce da un atto del -notaro Beneimbene del 19 dicembre 1498.<a class="tag" id="tag73" href="#note73">[73]</a> -</p> - -<p> -In questo frattempo Lucrezia non era più nel suo palazzo -presso il Vaticano; ma già dal 4 giugno andata nel -monastero di San Sisto sulla Via Appia. Ciò aveva fatto in -Roma vivissima sensazione. Senza alcun dubbio, l'allontanamento -suo si connetteva col forzato scioglimento del -matrimonio. Se non la rinchiuse in San Sisto il padre -stesso, è molto probabile, che, spintavi dalla fuga dello -Sforza e dalle conseguenze di essa, e forse rottasi col primo, -avesse ella medesima cercato quel ritiro. E alla rottura -col Papa allude una lettera di Donato Aretino da Roma -del 19 giugno al cardinale Ippolito d'Este: «Donna Lucrezia -se n'è ita dal palazzo <i>insalutato hospite</i>, ed è entrata -in un monastero, chiamato San Sisto. Oggi ella si -trova colà. Alcuni dicono che vuol farsi monaca; altri poi -affermano molte altre cose, che non è lecito confidare ad -una lettera.»<a class="tag" id="tag74" href="#note74">[74]</a> -</p> - -<p> -Niuno può dire quali lamenti e quali confessioni -avesse Lucrezia a fare innanzi a' sacri altari. Pure da -anni ella non aveva forse avuto mai un momento per rientrare -più seriamente in se stessa. Seppe in quel chiostro -l'orribile morte di uno de' fratelli, e dovette raccapricciare -per la malvagità dell'altro. Perchè, al pari del padre e di -tutta la famiglia, ella non potette dubitare che Cesare fosse -stato il nuovo Caino. Conosceva a fondo i moventi della -sua criminosa ambizione; sapeva della sua intenzione di -gettar via la porpora cardinalizia e diventar principe della -terra; doveva anche sapere, che nel Vaticano si ruminava -<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> -il disegno di far cardinale Don Jofrè in luogo di Cesare, -e di sposar quest'ultimo con la moglie del primo, donna -Sancia, con la quale aveva già relazioni amorose pubblicamente -note. -</p> - -<p> -Alessandro ordinò a Don Jofrè e alla giovane sposa -di lasciar Roma e andarsene presto a Squillace, sede del -Principato. E Don Jofrè muoveva in effetto per colà il 7 di -agosto. Il Papa, così dicevasi, non voleva più, d'allora -in poi, aver presso di sè figliuoli nè nipoti. Ed anche la -figlia Lucrezia voleva mandare a Valenza.<a class="tag" id="tag75" href="#note75">[75]</a> -</p> - -<p> -Intanto Cesare, ancora come cardinal Legato, era -andato nel luglio a Capua per incoronarvi re di Napoli -l'ultimo degli Aragonesi Don Federico. A' 4 di settembre -era a Roma di ritorno. -</p> - -<p> -Quivi Alessandro aveva nominata una Commissione, -presieduta da due cardinali, con l'incarico di sciogliere -Lucrezia da' suoi legami con Giovanni Sforza. I giudici -dimostrarono che lo Sforza non aveva mai consumato il -matrimonio, e che la moglie era quindi sempre nello stato -di vergine. Di che rise tutta Italia — osserva così il contemporaneo -Matarazzo da Perugia. Lucrezia stessa dichiarò -voler ciò affermare con giuramento. -</p> - -<p> -Il marito intanto era a Pesaro. Nel giugno era andato -travestito a Milano, ad implorare la protezione del duca -Ludovico, facendo istanze che questi, mercè l'influenza -sua, gli facesse rendere la moglie ingiustamente ritenuta. -Protestava contro le deposizioni de' compri testimoni in -Roma. E Ludovico il Moro gli fece l'ingenua proposta di -sottoporsi in Milano, innanzi a testimoni degni di fede e -alla presenza del legato papale, ad un esperimento formale -della sua virilità; ma egli vi si rifiutò.<a class="tag" id="tag76" href="#note76">[76]</a> Ludovico e suo -<span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span> -fratello Ascanio lo costrinsero finalmente a cedere, e l'impaurito -Sforza dichiarò per iscritto non aver giammai consumato -il matrimonio con Lucrezia.<a class="tag" id="tag77" href="#note77">[77]</a> -</p> - -<p> -Il 20 dicembre 1497 fu dunque legalmente pronunziato -lo scioglimento, e lo Sforza restituiva in conseguenza -la dote di 31,000 ducati, portatagli dalla moglie. -</p> - -<p> -Anche tenendo che Alessandro abbia costretto la -figlia a questo scioglimento, il giudizio nostro sulla condotta -della Lucrezia in questa miserabile faccenda può -esser di poco mitigato. È un fatto ch'essa stessa si mostrò -priva di volontà e di carattere; e, non meno degli -altri, si rese menzognera. La pena non si fece aspettare: -per effetto del processo divenne soggetto di scandalo pubblico. -E da questo punto ignominiose voci cominciarono a -serpeggiare sulle sue relazioni private. Nacquero o si diffusero -proprio al tempo, in cui il Gandia fu ammazzato e il -matrimonio con lo Sforza doveva essere sciolto. Le cagioni -dell'un fatto come dell'altro furono cercate in tali enormezze, -che il sentimento morale ripugna ad esprimere. Ma, -secondo una testimonianza del tempo, che non ammette -dubbio, fu Giovanni Sforza stesso, profondamente offeso e -irritato, primo a manifestare apertamente al duca di Milano -quel sospetto, del quale forse già secretamente si vociferava -in Roma.<a class="tag" id="tag78" href="#note78">[78]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> -</p> - -<p> -Alessandro aveva sciolto il matrimonio della figlia per -motivi politici. Sua intenzione era d'imparentare Lucrezia -e Cesare con la Casa reale di Napoli. La dinastia Aragonese -s'era colà, cacciati i Francesi, ristabilita. Pure la scossa -ricevuta era stata sì profonda, che, oscillando, inclinava -all'ultima rovina. E per questo appunto germogliò quasi -spontaneo nella mente del Papa il pensiero di porre Cesare -sul trono di Napoli. Il più terribile de' Borgia prese -oramai il posto lasciato vuoto dal Gandia, al quale quegli -aveva sì a lungo mirato. Solo per certa convenienza il parricida -s'acconciò ancora un poco a pazienza, prima di -smettere pubblicamente l'abito cardinalizio. Nondimeno da -questo momento stesso, in cui ancora lo portava, il Papa -trattava del matrimonio di lui. -</p> - -<p> -Richiese per lui dal re Federico la mano della figlia -Carlotta, che, discendente di una principessa di Savoia, -era in educazione alla Corte di Francia. Il re, uomo di -nobili sensi, rifiutò fermamente, ed anche la principessa -respinse con orrore le offensive proposte del Papa. -</p> - -<p> -Il timido Federico non si lasciò commovere che ad un -sacrifizio soltanto pel Moloch del Vaticano. Acconsentì all'unione -di Don Alfonso, giovane fratello di donna Sancia -e figliuolo naturale di Alfonso II, con Lucrezia. Alessandro -non desiderò questo matrimonio per altra ragione, se non -per indurre per tal mezzo il re ad acconsentire alla fine -anche al matrimonio della figlia con Cesare. -</p> - -<p> -Prima ancora che la nuova unione di Lucrezia fosse -certa, corse voce in Roma che Don Gasparo, l'antico promesso -sposo, mettesse innanzi daccapo pretensioni; chè -anzi avesse in animo di darvi seguito. Ma così non accadde. -Se non che il Papa ora riconosceva, che la promessa di Lucrezia -con quel giovane spagnuolo era stata illegittimamente -sciolta. -</p> - -<p> -In un Breve del 10 giugno 1498 egli mostrò questo -<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> -scioglimento come un atto illegale, al quale la figlia con -inconsulta leggerezza e senza sufficiente dispensa erasi lasciata -andare per quindi, <i>indotta per errore</i>, unirsi in matrimonio -con Giovanni di Pesaro. Come è detto nel Breve -stesso, Gasparo di Procida, conte di Almenara, erasi, è vero, -dappoi sposato e aveva generato figliuoli. Nulladimeno -Lucrezia aveva domandato che l'impegno con lui preso -fosse ora, nell'anno 1498, dichiarato legalmente nullo. -Egli quindi l'assolveva dallo spergiuro, in cui era incorsa, -sposando, malgrado dell'impegno con Don Gasparo, Giovanni -Sforza. E, mentre solo ora dichiarava sciolta la promessa -formale di matrimonio col conte di Procida, le rendeva -al tempo stesso la libertà di sposarsi con qualunque -altro a scelta di lei.<a class="tag" id="tag79" href="#note79">[79]</a> Così un Papa prendevasi empiamente -giuoco di uno de' più santi sacramenti della Chiesa. -</p> - -<p> -Quando Lucrezia ebbe per tal guisa libera la mano da -ogni pretendente, la sua nuova unione potette esser conclusa. -Il che ebbe luogo in Vaticano il 20 giugno 1498. Se a -noi fosse tuttora ignoto il carattere della pubblica moralità -d'allora, molto avremmo a maravigliarci di trovare ivi, -qual rappresentante del re Federico, non altri che il cardinale -Ascanio Sforza, il medesimo che aveva prima concluso -il matrimonio tra suo nipote e Lucrezia, e poi, qual -procuratore dello Sforza, prestato il consenso al vergognoso -scioglimento. Tanta importanza egli e suo fratello -Ludovico annettevano al serbarsi a qualunque prezzo amici -i Borgia. -</p> - -<p> -Lucrezia ebbe in dote 40,000 ducati. E il re di Napoli -si obbligò di dare a titolo di Ducato al nipote suo Alfonso -le città di Quadrata e di Biselli.<a class="tag" id="tag80" href="#note80">[80]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> -</p> - -<p> -Nel luglio il giovane Alfonso venne a Roma per unirsi -con una donna, che doveva, per lo meno, tenere come -punto scrupolosa e leggiera in alto grado. Senza dubbio, -egli dovette riguardarsi qual vittima, che suo padre mandava -ad immolare in Roma. Triste e melanconico, senza -solennità di sorta, quasi furtivamente l'infelice giovane -entrò in Roma. E immediatamente si condusse dalla sposa -nel palazzo di Santa Maria in Portico. -</p> - -<p> -Il 21 luglio le nozze vennero ecclesiasticamente benedette -in Vaticano. Furon testimoni, tra gli altri, i cardinali -Ascanio, Giovanni Lopez e Giovanni Borgia. Secondo -un antico rito, una spada nuda fu tenuta sospesa sugli -sposi da un cavaliere. E questi fu Giovanni Cervillon, capitano -delle guardie del Papa. -</p> - -<h3>XIII.</h3> - -<p> -Dal luglio 1498 Lucrezia, ora duchessa di Bisceglie, -viveva col nuovo marito, giovane appena di 17 anni; mentre -essa aveva compiuto il diciottesimo. Non andarono a -Napoli, ma restarono a Roma; perchè, come l'agente -mantovano informava il suo signore, erasi espressamente -pattuito, che Don Alfonso dovesse soggiornare un anno a -Roma, e Lucrezia, durante la vita del padre, non potess'essere -obbligata ad andare nel regno di Napoli.<a class="tag" id="tag81" href="#note81">[81]</a> -</p> - -<p> -Alfonso era giovane amabile e bello; <i>il più bel giovane -che siasi mai visto in Roma</i>, così lo chiama il Talini, -cronista romano di quel tempo. Lucrezia concepì per lui -un vero trasporto; ciò avvertiva l'agente di Mantova sin -dall'agosto. Ma la rapida vicenda delle cose non le consentì -<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> -di goder tranquillamente di una felicità domestica, se pur -di felicità in genere fosse il caso di discorrere. -</p> - -<p> -Forza motrice nel Vaticano era la sconfinata ambizione -di Cesare, impazientissimo di diventar principe potente. -Il 13 agosto 1498 egli depose la dignità cardinalizia; e apprestavasi -al viaggio in Francia, ove Luigi XII, succeduto -dall'aprile a Carlo VIII, avevagli promesso il titolo di Duca -di Valenza (<i>Valence</i> — nel Delfinato) e la mano di una principessa -francese. E agli apprestamenti del viaggio Alessandro -provvide con profusione regale. -</p> - -<p> -Accadde un giorno che una carovana di muli, carichi -di sete e broccati d'oro per Cesare, fosse svaligiata -dalla gente del cardinal Farnese e del cugino Pier Paolo -nel bosco di Bolsena. Il Papa spiccò Brevi violentissimi al -cardinale, su' cui beni, come ei lagnavasi, la preda era -stata messa in salvo.<a class="tag" id="tag82" href="#note82">[82]</a> -</p> - -<p> -Al servizio de' Farnesi eran molti Côrsi, parte mercenarii -e bravi, parte lavoratori de' campi, e furon forse codesti -uomini, universalmente paventati, che commisero la -ruberia. Non è di fatto naturale pensare, che il cardinale -Alessandro l'abbia lasciata commettere per proprio conto -suo. Nondimeno sembra che allora esistesse certa tensione -tra i Farnesi e i Borgia. Il cardinale passava il più del -tempo su' beni di casa sua. E della sorella Giulia in quel -periodo non se ne sente parlare. Non sappiamo se abitasse -Roma e se le relazioni sue col Papa continuassero; benchè -per indizii posteriori la cosa sembri probabile. Noi -non rivediamo il cardinale e la sorella in Roma che il -2 aprile 1499, quando nel Palazzo Farnese furono stipulati -gli sponsali tra Laura Orsini, figliuola di Giulia di soli -sette anni, e Federico Farnese di 12 anni, figlio del defunto -condottiero Raimondo Farnese, e nipote di Pier Paolo. A -<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> -quest'atto fu presente Ursino Orsini, il padre putativo di -Laura.<a class="tag" id="tag83" href="#note83">[83]</a> -</p> - -<p> -Forse dovettero essere Adriana e Giulia, che cercarono -riconciliare la casa degli Orsini con i Borgia. Poichè quei -baroni furono usciti vincitori dalla guerra col Papa, altra -ed asprissima ne intrapresero nella primavera 1498 con i -Colonna, gli eterni nemici loro, la quale peraltro finì, toccando -a loro la peggio. E le due case s'erano in conseguenza -nel luglio riconciliate. Di che non è a dire quanta téma concepisse -Alessandro. In verità nella nimicizia delle due potenti -famiglie di Roma i papi videro sempre una condizione pel -loro dominio temporale sulla città; e, nella unione invece -di quelle, sempre il più grande de' pericoli per questo. -Cercò quindi Alessandro di rompere di nuovo la lega; e -gli riuscì pure tirar dalla sua gli Orsini, di che per altro -quei signori dovevano ben presto pentirsi. Guadagnò tanto -sull'animo loro da farli accondiscendere ad imparentarsi -co' Borgia. Paolo Orsini, fratello del cardinale Giambattista, -sposò l'8 settembre 1498 suo figlio Fabio con Jeronima -Borgia, sorella del cardinale Giovanni Borgia iuniore. -Davanti a splendida adunanza il matrimonio fu solennizzato -in Vaticano, presente il Papa. Vi comparve anche -come testimone officiale Don Alfonso di Bisceglie, il quale -per di più tenne la spada sulla giovane coppia.<a class="tag" id="tag84" href="#note84">[84]</a> -</p> - -<p> -Poco dopo, il primo ottobre, Cesare Borgia s'imbarcò -per la Francia. Quivi divenne Duca di Valenza; e -nel maggio 1499 si sposò con Carlotta d'Albret, sorella del -re di Navarra. Incontrò in quella corte due uomini, che -più tardi dovevano ne' destini suoi aver parte decisiva; -Giorgio d'Amboise, arcivescovo di Rouen, al quale egli -aveva portato il cappello cardinalizio, e Giuliano Della Rovere. -<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> -Questi, sin allora nemico giurato di Alessandro, erasi -lasciato vincere dal re di Francia in favore dei Borgia; si -fece anzi strumento della grandezza di Cesare. -</p> - -<p> -E anche questa riconciliazione doveva esser suggellata -con la parentela delle due famiglie. E difatti il 2 settembre -1500 il Prefetto della città, Giovanni Della Rovere, -fratello di Giuliano, sposava il figlio di otto anni, Francesco -Maria, con Angela Borgia. -</p> - -<p> -Il padre di Angela, Jofrè, era un figlio di Giovanna, -sorella di Alessandro VI, e di Guglielmo Lançol. Fratelli -di lui erano Giovanni Borgia iuniore, il cardinale Ludovico, -e Rodrigo, il capitano della guardia papale. La sorella -sua, Jeronima, come s'è detto, s'era maritata con Fabio -Orsini. Gli sponsali di Angela ebbero luogo in Vaticano, -alla presenza degli ambasciatori di Francia.<a class="tag" id="tag85" href="#note85">[85]</a> -</p> - -<p> -Luigi XII erasi collegato con Venezia allo scopo di -scacciare Ludovico il Moro da Milano. Ed il Papa vi si unì -a condizione che la Francia aiutasse il figlio Cesare alla -conquista della Romagna. -</p> - -<p> -Ascanio, cui non era dato stornare la rovina di Milano, -e vedevasi in Roma minacciato nella vita, fuggì il 13 luglio -1499 a Genazzano, e di lì a Genova. -</p> - -<p> -Se non che l'esempio di lui fu seguito anche dal -giovane sposo di Lucrezia. Non sappiamo quali eventi nel -Vaticano abbiano determinato Don Alfonso ad allontanarsi -di nascosto da Roma, dopo un anno di vita con Lucrezia. -Però può dirsi in generale, che la decisione sua fu il -risultato della piega che la politica del Papa aveva presa. -La spedizione di Luigi XII non mirava solo alla caduta -dello Sforza in Milano, ma altresì alla conquista di Napoli. -Essa doveva essere la continuazione dell'impresa di -Carlo VIII, fallita innanzi alla opposizione della grande -<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> -Lega. Pel giovane principe non erano un mistero le intenzioni -del Papa di rovinare lo zio Federico, il quale, ricusando -la mano di Carlotta pel figlio Cesare, aveva recato -a colui atroce offesa. Dopo ciò naturalmente anche le relazioni -del marito di Lucrezia, rispetto al Papa, dovevano -essere mutate affatto. -</p> - -<p> -Ascanio era quasi l'unico amico che l'infelice principe -avesse in Roma. Ed è molto probabile che colui lo -avesse consigliato a schivare, con la fuga, una morte immancabile, -come già aveva altra volta fatto il predecessore -di lui nel matrimonio con Lucrezia. Alfonso fuggì il 2 agosto -1499. Il Papa gli mandò dietro gente a cavallo; ma nol -raggiunsero. È incerto se Lucrezia fosse a parte della fuga. -Una lettera veneziana da Roma del 4 agosto dice soltanto: -«Il duca di Biseglia, il marito di madonna Lucrezia, se -n'è fuggito alla macchia e ito presso i Colonna a Genazzano; -ha lasciato la moglie incinta di sei mesi, la quale -non fa che piangere.»<a class="tag" id="tag86" href="#note86">[86]</a> -</p> - -<p> -Questa restava in potere del padre, il quale era -su tutte le furie per la fuga del principe. Ora egli esiliò -a Napoli anche la sorella di Don Alfonso, donna -Sancia. -</p> - -<p> -In tali circostanze lo stato di Lucrezia divenne penoso -assai. Le sue lagrime mostrarono che aveva un cuore. Il -padre dovette forse coprirla di rimproveri, tenendola complice -del marito. Alfonso la sollecitava premurosamente -da Genazzano a seguirla. La lettera venne nelle mani del -Papa. Egli la obbligò a scrivergli per esortarlo a tornare. -Furono senza dubbio i lamenti della figlia che indussero -Alessandro ad allontanare anche lei da Roma. L'8 d'agosto -la nominò reggente di Spoleto. Sino allora codesta città -e il territorio erano stati governati da Legati papali, la più -<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> -parte cardinali. Ora invece il Papa affidava quell'ufficio -ad una giovane di 19 anni; e questa donna era sua propria -figlia! Colà mandò Lucrezia. -</p> - -<p> -Le consegnò pe' Priori di Spoleto un Breve in questi -termini: -</p> - -<p> -«Amati figliuoli, salute e benedizione apostolica. — Noi -abbiamo affidato l'incarico della conservazione del castello -come del governo delle nostre città di Spoleto e Fuligno -e della loro Contea e Distretto, all'amata figliuola in Cristo, -la gentildonna Lucrezia di Borgia, duchessa di Biseglia, -per la prosperità e pel pacifico reggimento di codesti luoghi. -Fiduciosi nella singolare prudenza ed eminente fedeltà -e onestà della stessa, come abbiamo più ampiamente -chiarito in altri nostri Brevi, e facendo anche assegnamento -sulla vostra abituale ubbidienza verso di noi e verso -questa Santa Sede, noi speriamo che voi, come di dovere, -accoglierete con ogni dimostrazione d'onore la duchessa -Lucrezia qual vostra Reggente, e in ogni cosa la ubbidirete. -Ma, mentre noi desideriamo che la stessa sia con -particolare onoranza e riverenza da voi accolta e ricevuta, -vi comandiamo col presente, per quanto tenete cara la -grazia nostra e volete schivare la nostra disgrazia, di obbedire -alla duchessa Lucrezia, vostra Reggente, in tutte e -singole cose, che si riferiscono per ragion di diritto o di -consuetudine all'indicato governo, e in tutto ciò che essa -crederà bene di ordinarvi, come alla nostra persona stessa; -e di eseguire con ogni fervore e diligenza i comandamenti -di lei, affinchè possiate guadagnarvi la meritata approvazione -per la officiosità vostra. Dato a Roma presso San Pietro -sotto l'anello del Pescatore, gli 8 agosto 1499. — Adriano -(Secretario).»<a class="tag" id="tag87" href="#note87">[87]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia lasciò Roma il giorno stesso per recarsi al -<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> -suo nuovo destino. Tolse seco numeroso seguito e la sua -corte; ebbe pure la scorta di suo fratello Don Jofrè e di -Fabio Orsini, ora, qual marito della Jeronima Borgia, suo -parente, i quali conducevano una compagnia d'arcieri. -Uscendo dal Vaticano a cavallo, l'accompagnarono, per farle -onore, il governatore della città, l'ambasciatore di Napoli e -molti altri signori. Il padre se ne stava invece ad un terrazzino -sulla porta del Palazzo Vaticano per vedere la partenza -della figlia e della cavalcata. -</p> - -<p> -Era la prima volta ch'egli trovavasi in Roma solo, -senz'alcuno de' figli suoi. -</p> - -<p> -Lucrezia continuò il viaggio parte a cavallo, parte in -lettiga. Non vi vollero meno di sei giorni per percorrere la -distanza tra Roma e Spoleto. A Porcaria, nell'Umbria, -una deputazione di Spoletini fu a salutarla. E accompagnarono -poscia sino alla residenza la Reggente della loro città, -celebre sino da' tempi d'Annibale, e ove in passato dominarono -potenti duchi longobardi. Il castello di Spoleto è -d'antica origine; e la sua primitiva costruzione si deve, -di certo, a uno di quei duchi, Faroaldo o Grimoaldo. -Nel XIV secolo fu riedificato dal grande Gil d'Albornoz, -il contemporaneo di Cola di Rienzo, e compiuto poi da -Niccolò V. È un superbo edifizio della Rinascenza, di -stile elegante, posto al di sopra dell'antica città su profondo -burrone, che lo separa dal Monte Luco. Dalle sue -alte finestre si domina la valle del Clitumno e quella del -Tevere, la fertile pianura umbra e la maestosa catena degli -Appennini spoletini. -</p> - -<p> -Colà Lucrezia il 15 agosto accolse i Priori della città, -a' quali consegnò la nomina papale. E quelli a loro volta -le fecero omaggio; e la Comunità per onorarla diede un -banchetto. -</p> - -<p> -La dimora di Lucrezia a Spoleto fu di breve durata. -La sua reggenza non ebbe altro significato che di prendere -<span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span> -possesso di fatto di quel territorio, che il padre Alessandro -voleva costituirle in dote. -</p> - -<p> -Intanto il marito Alfonso erasi pur deciso, per sciagura -sua, ad ubbidire al comando del Papa e recarsi di -nuovo dalla moglie, forse perchè egli effettivamente l'amava. -Il Papa gli ordinò d'andare a Spoleto per Foligno, e di -condursi poscia con la moglie a Nepi, ove anch'egli si -sarebbe trovato. Scopo dell'incontro era d'investire la figlia -come signora anche di quel luogo. -</p> - -<p> -Nepi non era stata mai feudo baronale, abbenchè i -Prefetti di Vico e gli Orsini se ne fossero temporaneamente -impadroniti. La Chiesa amministrava la città e il territorio -per mezzo di rettori. Alessandro stesso, come cardinale, -n'era stato governatore, nominatovi dallo zio Callisto, ed -era stato tale sino alla sua assunzione al trono papale. La -diede quindi in feudo al cardinale Ascanio Sforza. Nell'Archivio -della città si conservano ancora le nitide pergamene, -contenenti gli statuti comunali, che Ascanio sanzionava -il primo gennaio 1495. Ma sugl'inizii del 1499 Alessandro -s'impadroniva di nuovo di Nepi, e costringeva il -castellano, comandante dell'arce a nome del fuggiasco -Ascanio, a consegnarla a lui. E della città, del castello e -territorio di Nepi investiva la figlia.<a class="tag" id="tag88" href="#note88">[88]</a> Il 4 settembre 1499 -Francesco Borgia, tesoriere del Papa e vescovo di Teano, -ne prendeva possesso in nome di quella. -</p> - -<p> -Alessandro andò colà il 25 settembre, accompagnato -da quattro cardinali. Nel castello, fatto tempo innanzi da -lui stesso edificare, ebbe luogo il convegno con Lucrezia, -che aveva seco il marito e il fratello Jofrè. Il primo d'ottobre -era già di ritorno al Vaticano. Di qui indirizzò il 10 un -Breve alla città di Nepi, col quale comandava di obbedire, -<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> -qual signora, a donna Lucrezia, duchessa di Biseglia. Il -12 mandò pure lettera alla figlia, con la quale le permetteva -di sgravare i Nepesini di alcuni balzelli.<a class="tag" id="tag89" href="#note89">[89]</a> -</p> - -<p> -Per tal guisa Lucrezia era divenuta signora di due -grandi terre. Il che mostra quanto stésse nella grazia del -padre. Pure ella non tornò più a Spoleto, il cui governo affidò -ad un luogotenente. Tuttocchè Alessandro su' primi -d'ottobre avesse nominato il cardinale Gurk legato per -Perugia e Todi, escluse nullameno dalla legazione Spoleto, -per far cosa grata alla figliuola. Più tardi, il 10 agosto 1500, -nominò governatore colà Ludovico Borgia, arcivescovo di -Valenza, senza per questo ledere i diritti della figlia, consistenti -nelle ragguardevoli entrate di quel territorio. -</p> - -<p> -Il 14 ottobre Lucrezia già tornava di nuovo a Roma. -Il primo novembre 1499 diede alla luce un bambino. Gli -fu posto il nome del Papa, Rodrigo. Il battesimo di questo -primo figlio venne solennizzato con gran pompa nella Cappella -Sistina, che non era allora quella d'oggi, ma una -cappella che Sisto IV aveva fatta edificare in San Pietro. -Il neonato fu portato da Giovanni Cervillon; accanto a lui -andavano il governatore di Roma e l'ambasciatore dell'imperatore -Massimiliano. Assistettero alla cerimonia tutti i -cardinali e gli ambasciatori d'Inghilterra, di Napoli, di -Savoia, della Repubblica di Venezia e di Siena. Il bambino -fu tenuto al fonte battesimale dal governatore della città. -Furono padrini Podocatharo, vescovo di Caputaqua, e il -vescovo Ferrari di Modena. Il corteo lasciò la cappella fra -i suoni delle trombette. -</p> - -<p> -In quel mentre Luigi XII, il 6 ottobre, erasi impossessato -di Milano; e Ludovico Sforza, all'avvicinarsi delle armi -francesi, aveva riparato presso l'imperatore Massimiliano. -In conformità del trattato con Alessandro il re fornì -<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> -truppe a Cesare Borgia per la conquista di Romagna. Ed -i vassalli e vicarii della Chiesa colà, i Malatesta di Rimini, -gli Sforza di Pesaro, i Riario d'Imola e Forlì, i Varano di -Camerino, i Manfredi di Faenza furono a un tratto dichiarati -dal Papa decaduti dalle loro investiture. -</p> - -<p> -Cesare venne a Roma il 18 novembre 1499. Non si -fermò in Vaticano che tre giorni, e poscia fece ritorno all'esercito, -che assediava Imola. Egli voleva prender prima -questa città, e poi assalir Forlì, nel cui castello la signora -di quelle due terre s'apparecchiava alle difese. -</p> - -<p> -Mentr'egli guerreggiava in Romagna, il padre tentò -di togliere ai baroni romani i loro beni aviti. Prima di tutto -pose la mano su' Gaetani. Questa celebre stirpe era sin -dalla fine del XIII secolo divenuta padrona di esteso territorio -in Campagna e Marittima. Erasi divisa in parecchi -rami, uno de' quali viveva nel Napoletano. Colà difatti i -Gaetani erano duchi di Traetto, conti di Fondi e Caserta, e -quindi feudatarii e grandi dignitarii della corona di Napoli. -</p> - -<p> -Centro delle terre de' Gaetani nella Campagna romana -era Sermoneta, antico paese con castello baronale sulle -prime pendici de' Volsci. Di lato, verso il di sopra, stanno -gli avanzi della città ciclopica Norma; e verso il basso le -incantevoli rovine di Ninfa. Giù, a' piedi, gli si distende, -insino al mare, la palude pontina. La più gran parte di -quel territorio, attraversato dalla via Appia, e che includeva -anche il Capo Circèo, era, ed è ancora oggidì, proprietà -di quella famiglia. -</p> - -<p> -Al tempo di cui parliamo v'erano signori i figli di -Onorato II, uomo eminente, che aveva risollevato la casa -sua all'altezza, donde era caduta. Egli morì l'anno 1490, -lasciando la vedova Caterina Orsini, e i figliuoli Niccola, -il protonotario Giacomo e Guglielmo. Sua figlia Giovannella -era moglie di Pierluigi Farnese e madre di Giulia. Niccola -erasi sposato con Eleonora Orsini, e morì nell'anno 1494; -<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> -cosicchè, oltre il protonotario Giacomo, Guglielmo Gaetani -era il capo della casa di Sermoneta. -</p> - -<p> -Alessandro adescò il protonotario a venire a Roma. -Ivi, come ribelle, lo fece rinchiudere in Castel Sant'Angelo, -e iniziare un processo contro di lui. A Guglielmo -riuscì fuggire a Mantova. Ma Bernardino, figliuolino di Niccola, -fu sgozzato da' mercenarii de' Borgia. Questi presero -Sermoneta con la forza; mentre la popolazione non si arrese -senza resistenza. -</p> - -<p> -Il 9 marzo 1499 Alessandro aveva già dato facoltà -alla Camera Apostolica di vendere alla figlia i beni de' Gaetani -pel prezzo di 80,000 ducati. In questo atto, sottoscritto -da 18 cardinali, diceva che le gravose spese dovute fare -poco innanzi per la Chiesa, lo obbligavano ad alienare -alcuni beni della Santa Sede. A tale scopo si offrivano -Sermoneta, Bassiano, Ninfa e Norma, Tivera, Cisterna, -San Felice (il Capo di Circe) e San Donato, confiscati ai -Gaetani per motivo di ribellione. La vendita fu stipulata in -febbraio 1500; e Lucrezia, ch'era già signora di Spoleto -e Nepi, divenne anche signora di Sermoneta.<a class="tag" id="tag90" href="#note90">[90]</a> Indarno -l'infelice Jacopo Gaetani dal suo carcere levò proteste. -Egli morì di veleno il 5 luglio 1500.<a class="tag" id="tag91" href="#note91">[91]</a> La madre e la sorella -lo seppellirono in San Bartolomeo all'Isola Tiberina, -ove da lungo tempo i Gaetani possedevano un palazzo. -</p> - -<p> -A Giulia Farnese adunque non era riuscito salvare i -proprii zii. Si ricorderà che Giacomo e Niccola nel 1489 -erano stati presenti agli sponsali di lei col giovane Orsini nel -palazzo Borgia. Non sappiamo neppure se ora la Giulia vivesse -in Roma. Solo qualche volta la troviamo nominata in -epigrammi. Così il suo nome apparisce in una satira: <i>Dialogo -della morte e del Papa ammalato di febbre</i>. Il Papa chiama -<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> -in aiuto la Giulia; ma la morte accenna che la sua amante -gli ha partorito tre o quattro figliuoli. La satira è dell'estate -1500, quando Alessandro era in effetto malato di -febbre. Ed è quindi da tenere, che in quel tempo la sua -relazione con Giulia durasse ancora.<a class="tag" id="tag92" href="#note92">[92]</a> -</p> - -<p> -Cesare, che il primo dicembre 1499 aveva conquistato -Imola, vide con molto mal animo la sorella sua arricchirsi -delle molte terre de' Gaetani, i redditi delle quali -avrebbero potuto meglio servire a lui. Non meno a contraggenio -vedeva la crescente influenza di colei in Vaticano, -ove voleva dominare solo sulla volontà del padre. Egli concepì -propositi tenebrosi, e presto doveva arrivare il tempo -di metterli in atto. -</p> - -<h3>XIV.</h3> - -<p> -Lucrezia non poteva che rallegrarsi della prolungata -assenza del fratello. Nel Vaticano s'era fatta un po' di -quiete; e, oltre di lei, solo Don Jofrè teneva corte con -donna Sancia, alla quale era stato concesso di tornare. -</p> - -<p> -Noi potremmo approfittare di questa pausa tranquilla -per farci un'idea della vita privata di Lucrezia, dell'ordinamento -della sua corte, e delle persone che l'accerchiavano. -Pure la cosa è difficile. Non un contemporaneo ne discorre. -Il Burkard stesso ci presenta Lucrezia solo di rado, -e sempre in connessione con gli avvenimenti in Vaticano. -Una volta soltanto ci conduce alla sfuggita nel palazzo di -lei, il 27 febbraio 1496, quando i cardinali nuovamente -eletti, Martino di Segovia, Giovanni Lopez, Giovanni Borgia -e Giovanni De Castro, andarono a farle visita. -</p> - -<p> -Nemmeno i diplomatici stranieri, per quanto i dispacci -<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> -loro ci son noti, diedero in quel tempo informazioni sulla -vita privata di Lucrezia. Di questo periodo romano non abbiamo -nè lettera di lei o a lei indirizzata, nè poesia che -parli di lei, non foss'altro uno di quei sanguinosi epigrammi -del Sannazzaro o del Pontano, che l'hanno stigmatizzata -come la più sfacciata delle cortigiane. Nulladimeno -se vi fu mai giovane donna capace d'infiammare la fantasia -di poeti, fu, per certo, Lucrezia, nel fiore della -gioventù e bellezza sua. Le relazioni sue col Vaticano, il -mistero che la circondava, i destini cui incontrò, facevan di -lei la più attraente delle donne che in Roma fosse a quel -tempo. In qualche biblioteca giaceranno forse ancora sepolti -i versi che un tempo i poeti di Roma dovettero dedicarle. -E numerosi saranno stati coloro che s'affollavano -alla corte della figlia del Papa per fare omaggio alla sua -bellezza e averne protezione. -</p> - -<p> -Appunto in Roma Lucrezia potè vivere in contatto con -molti uomini di alto ingegno, chè anche sotto la dominazione -de' Borgia le muse non furon bandite dal Vaticano -nè, per lo meno, da Roma. Certamente nelle corti mondane -d'Italia, più che in quella di un Papa, donne d'origine -principesca potevano dedicarsi con maggior fervore -ai bisogni della coltura. Ed è vero che anche Lucrezia -potette solo più tardi, in Ferrara, seguire l'esempio delle -principesse di Mantova e di Urbino. Nel periodo romano -s'aggiungeva, ch'essa era troppo giovane, e la sua vita -domestica troppo legata e inceppata; onde difficilmente le -fu dato spiegare influenza sui circoli letterarii e artistici di -Roma. Nulladimeno per lo stato suo dovette, senza dubbio, -essere in relazione con quelli. -</p> - -<p> -Suo padre non era insensibile ai diletti dello spirito. -Ebbe egli pure i suoi cantori e i suoi poeti di corte. Il -festeggiato Aurelio Brandolini improvvisava ad alta voce ai -banchetti in Vaticano, nè v'è da dubitare che si facesse -<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> -sentire anche nel palazzo di Lucrezia. Egli morì nell'anno -1497. Lo stesso onore cercò il favorito di Cesare, Serafino -d'Aquila, il Petrarca del tempo; morto ancora giovane -a Roma nel 1500. -</p> - -<p> -Cesare stesso amava la poesia e le arti, sia come qualunque -uomo bene educato nella Rinascenza, sia come ogni -grande signore e tiranno. Francesco Sperulo era suo poeta -di corte. Serviva sotto le bandiere di lui; e fu il cantore -della guerra in Romagna e Camerino.<a class="tag" id="tag93" href="#note93">[93]</a> Alcuni poeti romani -divenuti dappoi celebri avranno recitato i loro versi -innanzi a Lucrezia; così Emilio Boccabella ed Evangelista -Fausto Maddaleni. Splendevano già come poeti e retori i -tre fratelli Mario, Girolamo e Celso Mellini. Similmente -non meno reputati erano i fratelli di casa Porcaro, Camillo, -Valerio e Antonio. C'imbattemmo già in Antonio Porcaro, -qual testimone agli sponsali di Girolama Borgia nell'anno -1482, e poscia qual procuratore di Lucrezia nella -promessa di matrimonio di lei col Centelles nell'anno 1491. -Ciò mostra come intimi fossero e si serbassero i legami -de' Porcari con i Borgia. -</p> - -<p> -Questa famiglia romana, per la sorte toccata a Stefano, -imitatore di Cola di Rienzo, era divenuta celebre nella -storia della città. I Porcari pretendevano discendere dai -Catoni, e per questo si chiamavano <i>Porcius</i>. Stretti in -amicizia con i Borgia, affermavano pure essere parenti di -costoro. Perchè Isabella, madre di Alessandro VI, doveva -esser derivata dai romani Porcari, che d'un qualche modo -erano iti nella Spagna. La somiglianza di suono dei due -nomi latinizzati <i>Borgius</i> e <i>Porcius</i> fu certo occasione al -bisticcio. -</p> - -<p> -Oltre Antonio, anche Jeronimo <i>Porcius</i> era uno dei -più ardenti partigiani de' Borgia. Assunto appena alla sede -<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> -papale, Alessandro lo fece Auditore di Rota. Egli scrisse -un lavoro, pubblicato in Roma nel settembre 1493, col -titolo <i>Commentarius Porcius</i>, che dedicò ai Reali di Spagna. -Descrive l'elezione e incoronazione di Alessandro VI, -e raccoglie, liberamente compendiandoli, i discorsi di obbedienza -rivolti al Papa dagli oratori italiani. È impossibile -spingere l'adulazione cortigiana più in là di quel che abbia -fatto lui, Jeronimo, affettato pedante, vanitoso chiacchierone -e papista fanatico. Alessandro lo fece vescovo di Andria -e governatore di Romagna. E quivi, a Cesena, egli compose -nel 1497 un dialogo, che ha per soggetto <i>Savonarola -e gli errori di lui intorno al potere del Papa</i>. Sostanza intima -del tutto è il principio fondamentale degl'infallibilisti, -che è cristiano solo chi al Papa obbedisce ciecamente.<a class="tag" id="tag94" href="#note94">[94]</a> -</p> - -<p> -Porcius volle provarsi anche nella poesia. Ne' versi -al <i>Bove Borgia</i> magnificò il Papa e il cardinal Cesare, -che chiamava massimo benefattore suo.<a class="tag" id="tag95" href="#note95">[95]</a> Fu puranco lui -che probabilmente scrisse l'elegia in morte del duca di -Gandia, che s'è conservata sino a noi.<a class="tag" id="tag96" href="#note96">[96]</a> -</p> - -<p> -Mediante i Porcari, anche il giovane Fedro Inghirami -dovette entrare in relazione con Lucrezia. Questi è quel -ciceroniano ammirato da Erasmo, e che Raffaello, ritraendolo, -ha reso immortale. Sin d'allora aveva richiamata su -di sè l'attenzione di Roma. Ai funerali, che l'ambasciatore -di Spagna fece solennizzare il 16 gennaio 1498 in San Giacomo -a Piazza Navona per la morte dell'infante Don Giovanni, -Inghirami pronunziò un'ammirabile orazione. Egli -distinguevasi anche come attore sul teatro del cardinale -Raffaele Riario. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> -</p> - -<p> -Il dramma cominciava allora a spiccare il primo volo, -non solo alla corte dei Gonzaga e degli Este, ma anche in -Roma. Alessandro stesso n'era tenero, non fosse che per -l'inclinazione sua alla sensualità. In ogni festa di famiglia -al Vaticano faceva dare commedie e balli. Attori probabilmente -dovevano essere giovani accademici della scuola di -Pomponio Leto, e nulla c'impedisce di ammettere che -l'Inghirami, i Mellini, i Porcari si mostrassero sulla scena -in Vaticano ogni volta che di farlo se ne porgesse l'occasione. -A tali rappresentazioni potè anche cooperare Carlo -Canale, il marito di Vannozza, che sin da Mantova aveva -pratica col teatro. E non meno di lui lo potè pure Pandolfo -Collenuccio, che più volte fu a Roma come agente -di Ferrara, e v'entrò in personali relazioni co' Borgia. -</p> - -<p> -Il celebre Pomponio, al quale Roma andava debitrice -della rinascenza del teatro, visse gl'ultimi anni suoi sotto -il governo di Alessandro, circondato da grande reputazione. -Forse questi era pure stato discepolo suo, come -indubbiamente lo fu il cardinal Farnese. Pomponio morì -il 6 giugno 1498; e il Papa medesimo, che allora appunto -aveva fatto ardere vivo il Savonarola, mandò la sua Corte -nella chiesa d'Aracoeli all'esequie di quel maestro dell'antico -paganesimo. Questa estrema dimostrazione d'onore -basterebbe a provare, che Pomponio era conosciuto personalmente -da' Borgia. Oltreacciò uno dei discepoli più -fervorosi di lui, Michele Ferno, era già da lunga pezza -partigiano entusiasta di Alessandro. Ancorchè questo Papa -avesse nel 1501 emanato il primo editto di censura, pure -ei non fu nemico della coltura scientifica. Favoreggiava -l'Università Romana, ove al tempo suo insegnavano uomini -di gran valore, quali Pietro Sabino e Giovanni Argyropulos. -Similmente uno dei più grandi genii, che diede -all'umanità intera onore e lume, fu per un anno l'ornamento -di quella Università e del regno di quel Papa. Nell'anno -<span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span> -del Giubileo 1500, dalla terra lontana di Prussia -Copernico venne a Roma e vi tenne pubbliche lezioni di -matematica ed astronomia. -</p> - -<p> -Fra i cortigiani di Alessandro erano uomini notabili, -che Lucrezia dovette necessariamente avere in pratica. Il -maestro di cerimonie, Burkard, in ogni solennità, nella -quale la figlia del Papa doveva intervenire in Vaticano, -regolava la forma prescritta. Frequenti quindi le visite -che quegli dovette farle. Ed essa, di certo, non ebbe mai -presentimento alcuno, che, dopo secoli, le note di codesto -Alsaziano sarebbero state quale specchio, che innanzi alla -posterità avrebbe riflettuto le figure de' Borgia. Nondimeno -il <i>Diario</i> di lui non getta nemmeno uno spiraglio di luce -sulla vita privata di Lucrezia. E, per verità, dar contezza -di questa non entrava nell'ufficio suo. -</p> - -<p> -Giammai scrittore di diario non fu, al pari di lui, rapido -e conciso altrettanto, tranquillo ed impassibile nel -descrivere gli avvenimenti a lui presenti, capaci di offrire -materia ad un Tacito. Che il Burkard non fosse amico dei -Borgia, lo mostra il modo in che ha compilato le sue notizie; -le quali, del resto, sono tutt'altro che falsificazioni. -Pure quest'uomo sapeva nascondere i sentimenti suoi, se -pure non erano già da tempo come pietrificati sotto quella -farragine tutta formalistica inerente al suo ufficio. Quotidianamente -era sempre in moto nel Vaticano, quasi macchina -del cerimoniale, il quale incarico vi tenne sotto il -regno di cinque papi. Ai Borgia dev'esser sembrato un -pedante al tutto inoffensivo; altrimenti non gli avrebbero -permesso di osservare, di scrivere, e nemmeno di vivere. -Anche quel poco che aveva registrato nel suo <i>Diario</i> sarebbe -bastato a farlo morire, se Alessandro o Cesare ne -avessero avuto sentore. Ma sembra che i diarii dei maestri -di cerimonie non soggiacessero ad alcuna ispezione officiale. -Senza ciò Cesare, di certo, non l'avrebbe risparmiato, egli, -<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> -che pugnalò Pedro Calderon Perotto, benchè favorito di -suo padre, e fece anche trucidare quel cavalier Cervillon, -che alle feste in Vaticano incontrammo già più volte incaricato -delle più cospicue funzioni. -</p> - -<p> -Egli non rispettò nemmanco lo scrittore secreto Francesco -Troche, del quale Alessandro VI s'era spesso servito -in faccende diplomatiche. Il Troche, che una notizia veneziana -dice spagnuolo, era un colto umanista come Canale, -e, al pari di questo, in amichevoli relazioni co' Gonzaga. -Leggiamo ancora lettere di lui alla marchesa Isabella, con -le quali la richiedeva di certi sonetti.<a class="tag" id="tag97" href="#note97">[97]</a> E quella si rivolgeva -a lui nelle sue faccende domestiche. Lo incaricò una volta -di far per lei ricerca in Roma di un <i>Cupido</i> antico. Senza -dubbio, egli fu nel novero de' più intimi conoscenti di Lucrezia. -Nel giugno 1503 Cesare fece anche scannare quest'altro -favorito del padre. -</p> - -<p> -Pari al Burkard e a Lorenzo Behaim un terzo tedesco -fu anche ben addentro nelle faccende familiari de' Borgia, -Gorizio di Lussemburgo, festeggiato più tardi, sotto Giulio -II e Leon X, come il prediletto di tutti gli Accademici. -Ma sin dal tempo di Alessandro raccoglieva nella casa sua, -al Foro Traiano, il mondo dotto ad accademici trattenimenti. -Tutti i Tedeschi erano in cerca di lui. In casa sua ricevette -indubbiamente il Reuchlin, venuto a Roma nel 1498; -poi Copernico; quindi Erasmo e Ulrico di Hutten, che con -grato animo se ne sovviene. E sotto quel tetto ospitale -deve aver visto anche Lutero. Gorizio era referendario per -le suppliche. Come tale conosceva Lucrezia personalmente, -perchè molti rivolgevano le domande loro alla influentissima -figlia del Papa. Anch'egli ebbe frequenti occasioni -di studio e di osservazioni nel Vaticano. Ma de' fatti osservati -non prese nota alcuna; ovvero i suoi diarii sparvero -<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> -col sacco di Roma nel 1527, nel quale Gorizio perdette -ogni cosa. -</p> - -<p> -V'era pure un altro uomo conosciutissimo personalmente -da Lucrezia, il quale, forse meglio di chiunque altro, -avrebbe potuto scrivere le memorie de' Borgia. Era -questi il Nestore de' notai romani, il vecchio Camillo Beneimbene, -la persona di fiducia per i negozii legali di -Alessandro e di quasi tutti i cardinali e nobili di Roma. -Egli era a notizia degli affari privati e pubblici de' Borgia. -Aveva conosciuto Lucrezia ancora bambina. Tutti i contratti -nuziali di costei furono da lui ricevuti. Teneva studio -sulla Piazza de' Lombardi, oggi San Luigi de' Francesi. -Durò colà nell'ufficio suo sino al 1505, mentre solo con -quest'anno finiscono i contratti da lui rogati.<a class="tag" id="tag98" href="#note98">[98]</a> Un uomo -che da sì lungo tempo era testimone d'ufficio e assistente -legale de' Borgia nelle più importanti faccende familiari, e -che perciò stesso doveva essere intimamente informato dei -secreti loro, prese sicuramente nella casa, e soprattutto rispetto -a Lucrezia, il posto di un amico pieno di paterno -affetto. Il Beneimbene non c'ha lasciato scritto nulla delle -sue osservazioni. Ma nell'Archivio de' notai al Campidoglio -si conserva ancora il suo protocollo, ch'è davvero della -più alta importanza. -</p> - -<p> -Molto intimo co' Borgia era un dottissimo umanista, -Adriano Castelli di Corneto, scrittore secreto di Alessandro, -il quale più tardi lo fece cardinale. Come secretario del -Papa è naturale che fosse anche in relazione con Lucrezia. -Nel novero de' più prossimi conoscenti di quelli sono, -senza dubbio, da porre anche i celebri latinisti Cortesi, il -giovane Sadoleto, familiare del cardinale Cibo, il giovane -<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> -Aldo Manuzio, i fratelli Raffaele e Mario Maffei da Volterra, -insigni pel loro spirito, ed Egidio da Viterbo. Questi, -che fu più tardi predicatore famoso e cardinale, ebbe sempre -intimità con Lucrezia, anche divenuta duchessa di -Ferrara. Esercitò anzi efficacia grande sulle tendenze alla -pietà, cui ella cedette in quel secondo periodo di sua -vita. -</p> - -<p> -E non c'inganneremo neppure pensando la giovane -duchessa di Bisceglie in frequenti relazioni co' cardinali più -notevoli, raffinati nella coltura o nella galanteria, quali il -Medici, il Riario, Orsini, Cesarini e Farnese, per non dire -de' Borgia e di tutti gli Spagnuoli. Noi potremmo anche -cercarla alle feste ne' palazzi de' signori romani, come dei -Massimi e degli Orsini, de' Santa Croce, Altieri e Valle; -ovvero nelle case de' ricchi banchieri, come degli Altoviti -e Spanocchi e di Mariano Chigi, i cui figli Lorenzo e Agostino, -quest'ultimo di lì a poco famoso, erano intimi confidenti -de' Borgia. -</p> - -<p> -Amore vivo e speciale potette prendere Lucrezia alle -creazioni delle belle arti in Roma. Anche Alessandro teneva -occupati grandi maestri nel Vaticano, ove il Perugino dipingeva -per lui. Suo pittore di Corte fu il Pinturicchio. -Nel Palazzo del Vaticano — così il Vasari — questi ritrasse, -sopra la porta di una camera, la signora Giulia -Farnese nel volto d'una <i>Nostra Donna</i>; e nel medesimo -quadro la testa di esso papa Alessandro che l'adora. E in -Castel Sant'Angelo fece il ritratto di molti membri della -famiglia Borgia. -</p> - -<p> -«In Castel Sant'Angelo — aggiunge il Vasari stesso — egli -dipinse infinite stanze a grottesche; ma nel torrione -da basso nel giardino fece istorie di papa Alessandro; e vi -ritrasse Isabella regina cattolica, Niccolò Orsino conte di -Pitigliano, Giangiacomo Trivulzi con molti altri parenti ed -amici di detto Papa, ed in particolare Cesare Borgia, il -<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> -fratello e le sorelle, e molti virtuosi di que' tempi.» Lorenzo -Behaim ha copiato gli epigrammi che si leggevano -sotto sei di tali quadri, <i>in Castel Sant'Angelo, giù nel -giardino papale</i>. Tutti rappresentavano gli avvenimenti di -quell'epoca critica dell'invasione di Carlo VIII, e tutti -esaltavano Alessandro come trionfatore di costui. Si vedeva -dipinto il re in atto d'inginocchiarsi innanzi al Papa -nel giardino stesso di Castel Sant'Angelo; in altro quadro -Carlo prestando obbedienza nel Concistoro; in un terzo -Filippo di Sens e Guglielmo di San Malò in atto di ricevere -la dignità cardinalizia; poi la Messa in San Pietro, -alla quale Carlo faceva da ministro; quindi la processione -a San Paolo, ove il re teneva la staffa al Papa; da ultimo -la partenza di Carlo per Napoli, il quale conduceva seco -Cesare Borgia e il sultano Djem.<a class="tag" id="tag99" href="#note99">[99]</a> -</p> - -<p> -Le pitture, e con esse anche i ritratti della famiglia -Borgia, andaron tutte perdute. Più volte lo stesso Pinturicchio -deve aver ritratto la bella Lucrezia. Alcune figure nei -quadri di questo maestro riproducevano forse, senza ch'il -sappiamo, le immagini de' Borgia. E così pure in qualche -bottega di antiquario o tra i molti ritratti antichi, che nei -palazzi di Roma e ne' castelli della campagna pendono in -fila dalle pareti polverose, ancora oggi forse, senza che il -curioso visitatore nemmanco lo sospetti, si troveranno ritratti -di Lucrezia, di Cesare e de' fratelli. -</p> - -<p> -Degli artisti allora celebri Lucrezia dovette anche conoscere -Antonio di Sangallo, l'architetto di suo padre. -Conobbe similmente Antonio del Pollaiolo, il più reputato -scultore della Scuola fiorentina in Roma, negl'ultimi decennii -del XV secolo. Ed ivi egli morì nell'anno 1498. -</p> - -<p> -Pure la più notevole figura artistica di quel tempo in -Roma era Michelangelo. Egli v'andò la prima volta nel 1496, -<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> -nella giovane età di 23 anni, quando sforzavasi a pigliare -il suo primo volo. La città di Roma era allora un mondo -incantevole e magico per ogni geniale natura artistica. -Quella solenne concentrazione nel suo grande passato, -che da' monumenti dell'antichità e del Cristianesimo parlava -un sì potente linguaggio; quella sua maestà e quella -solenne quiete, interrotta a un tratto dall'esplodere di passioni -furiose: tutto quel mondo oggidì noi non siamo più in -grado di rappresentarcelo vivamente. Non sappiamo rappresentarci -quello, come non possiamo nemmeno rappresentarci -l'aura spirituale della Rinascenza, che aleggiava su -quelle rovine, nè la terribile natura profana del Papato, nè -la totalità delle disposizioni interiori e morali di una generazione -dotata di forza creatrice e distruggitrice, che spesso -portò in sè l'impronta della grandezza. In vero, quella -tendenza medesima, che produceva titanici delitti, generò -le opere non meno titaniche della Rinascenza. Sotto forme -e caratteri grandiosi si manifestarono allora il bene e il male -insieme. Proprio al pari di Nerone, sfacciato e audace, -si mostrò un Alessandro VI innanzi al mondo, disprezzandone -il giudizio. -</p> - -<p> -La Rinascenza resterà eternamente uno de' più ardui -problemi psicologici della civiltà: causa le profonde contradizioni -che nel seno suo accoglie, parte con spontaneità -affatto ingenua, parte con piena consapevolezza della incompatibilità -loro; e causa pure quel certo elemento demoniaco, -onde le individualità sono in quel periodo invasate. -</p> - -<p> -Tutte le forze, tutte le virtù e i vizii furono allora -messi in moto dal desìo febbrile di goder della potenza, -della gloria e dello spirito. La Rinascenza è stata paragonata -ad un baccanale della civiltà. Si penetri addentro -nelle figure di quei baccanti, e si vedranno in se stesse -scontorcersi, come quelle degli amanti in Omero, che -hanno il presentimento della ruina loro. Quella società, -<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> -quella Chiesa, quelle città e quegli Stati, tutta quella civiltà -umanistica, ebbri di piacere, barcollano sull'abisso, -che irreparabilmente gl'ingoierà. -</p> - -<p> -Fa meraviglia il pensare come in questa Roma insieme, -e in un solo e stesso momento, vivessero e si muovessero -uomini come Copernico, Michelangiolo e Bramante, Alessandro -VI e Cesare Borgia. -</p> - -<p> -Vide Lucrezia il giovane artista, più tardi amico della -insigne Vittoria Colonna, di quella che doveva essere la -più bella antitesi di lei? Lo ignoriamo; ma non ne dubitiamo. -Con la curiosità dell'artista e dell'uomo, Michelangiolo -avrà cercato veder la più avvenente donna di -Roma. Tuttochè esordiente, egli era già noto per ingegno -eminente. E, quando ricevette le prime commissioni dal -romano Dal Gallo e dal cardinale La Grolaye, forse a -sua volta anch'egli suscitò la curiosità di Lucrezia. -</p> - -<p> -Sotto l'impressione delle tragedie di casa Borgia e -dell'assassinio di Gandia, accaduto essendo egli a Roma, -Michelangiolo lavorava a quell'opera speciosa, la prima -che richiamò su di lui l'attenzione della città. Lavorava -al gruppo della <i>Pietà</i>, statogli commesso dal nominato -cardinale. Vi diè l'ultima mano nel 1499, quando il gran -Bramante anch'egli venne a Roma. Codesto gruppo bisogna -considerarlo nel bel mezzo del tempo borgiano, come -sul suo vero fondo. Allora la <i>Pietà</i> spicca in tutta la sua -significazione ideale. In quelle tenebre morali apparisce -qual purissima fiamma di sacrifizio, accesa da un grande -e serio spirito nel profanato santuario della Chiesa. Anche -Lucrezia si trovò innanzi alla <i>Pietà</i>. Quest'opera d'arte -potette svegliare nell'animo dell'infelice figlia d'un peccaminoso -Papa più profondi sentimenti che non fossero -in grado di comunicarle i discorsi di un confessore o i -suggerimenti della badessa di San Sisto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> -</p> - -<h3>XV.</h3> - -<p> -L'anno del Giubileo 1500 fu anno avventuroso per -Cesare; ma sciagurato per Lucrezia. Essa lo cominciò andando -il primo giorno dell'anno con solenne corteggio al -Laterano. Andò a cavallo per pregare e compiere il prescritto -pellegrinaggio per le chiese di Roma. Il corteggio -si componeva di 200 cavalieri, gentiluomini e dame. Lucrezia -cavalcava una chinea riccamente adorna. A fianco -suo, a sinistra, il marito Don Alfonso; a destra una dama -della sua corte; dietro il capitano della guardia palatina, -Rodrigo Borgia. Passando pel Ponte Sant'Angelo, il padre -si fece trovare ad un terrazzino del Castello, per godersi -lo spettacolo dell'amata figliuola. -</p> - -<p> -Il nuovo anno non fu nunzio ad Alessandro che di -prospere novelle, se una ne togli, la morte del cardinal -legato, Giovanni Borgia, vescovo di Melfi e arcivescovo -di Capua, che, per distinguerlo da un altro cardinale -dello stesso nome, era chiamato <i>Iuniore</i>. Morì in Urbino -l'8 gennaio 1500, rapito, a quel che pare, da un accesso -di febbre. Così informava Elisabetta, la moglie di Guidobaldo, -suo fratello Gonzaga in una lettera del giorno -istesso da Fossombrone.<a class="tag" id="tag100" href="#note100">[100]</a> -</p> - -<p> -Cesare trovavasi appunto in Forlì, quando il mattino -medesimo del 12 gennaio, in cui la cittadella gli si era -arresa, gli giunse la nuova della morte del cardinale. La -comunicò immediatamente al duca di Ferrara con una -lettera, nella quale diceva Giovanni Borgia, chiamato dal -Papa a Roma, e partitosi da Forlì per colà, esser poi -morto di catarro in Urbino. Il fatto che quegli fosse stato -<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> -al campo di Cesare, e che, come dalla lettera di Elisabetta -risulta, fosse arrivato ad Urbino già malato, diede verosimiglianza -al sospetto di un avvelenamento da parte di -Cesare. -</p> - -<p> -È singolare che, nella lettera al duca, Cesare chiamasse -il morto fratello suo.<a class="tag" id="tag101" href="#note101">[101]</a> Ercole mandò lettera di condoglianza -il 18 gennaio, e anch'egli chiamò il cardinale <i>fratello</i> -di Cesare. Se ne dovrà forse indurre, che Giovanni Borgia -<i>iuniore</i> fosse stato anch'egli figlio di Alessandro VI? V'ha -di più: il cronista ferrarese Zambotto, là ove nota la morte -del cardinale, lo chiama esplicitamente <i>figliuolo di papa -Alessandro</i>.<a class="tag" id="tag102" href="#note102">[102]</a> Se così fosse, il numero de' figli di costui ne -sarebbe di molto accresciuto, perchè allora anche Ludovico -Borgia era figlio suo. E quest'ultimo Borgia fu di -fatto l'erede speciale de' beneficii di Giovanni. Divenne -anche arcivescovo di Valenza e poscia cardinale. Egli annunziò -la sua promozione al marchese di Mantova con lettera, -nella quale, proprio come Cesare, chiamava <i>fratello</i> -suo il defunto.<a class="tag" id="tag103" href="#note103">[103]</a> -</p> - -<p> -Nulladimeno tutto ciò non basta a porre in dubbio la -discendenza sin qui ammessa di Giovanni Borgia <i>iuniore</i>. -Lo Zambotto, di certo, s'ingannò. La parola fratre usata in -quelle lettere non altro vuol significare che <i>fratello cugino</i>.<a class="tag" id="tag104" href="#note104">[104]</a> -</p> - -<p> -Il 14 gennaio giunse in Vaticano la nuova che Cesare -aveva espugnato il castello di Forlì. Dopo valorosa difesa -<span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span> -Caterina Sforza-Riario con due suoi fratelli era stata costretta -ad arrendersi. Questa nipote del grande Francesco -Sforza di Milano, figliuola naturale di Galeazzo Maria e -sorella illegittima di Bianca, moglie dell'imperatore Massimiliano, -poteva ben valere come l'ideale di quelle donne -eroiche italiane, che non vissero solo ne' poemi romantici -del Boiardo e dell'Ariosto, ma ebbero esistenza vera anche -nel campo della realtà. L'essenza loro trascende i limiti -della natura femminea, e rasenta perciò la caricatura. -Per comprendere l'esistenza di tali caratteri di donne, -ne' quali bellezza e coltura, coraggio e intelligenza, voluttà -e ferocia si disposavano, creando una strana apparizione, -fa uopo conoscere le condizioni dei tempi, nel -mezzo delle quali si produssero. E i destini, cui successivamente -andò incontro la Caterina Sforza, non potevano -non far di lei un'Amazzone. -</p> - -<p> -Giovane ancora, ella erasi sposata col ruvido nipote di -Sisto IV, con Girolamo Riario, conte di Forlì. Poco dopo -il suo feroce padre era stato sgozzato in Milano per mano -di nemici della tirannia. Poi il marito cadde sotto il pugnale -di congiurati, che ne precipitarono il cadavere nudo -giù dalle finestre del castello di Forlì. Ma Caterina con -audace coraggio seppe mantenere pe' figliuoli la rôcca, e -vendicò il marito con orrenda crudeltà. D'allora in poi -ella divenne, come Marin Sanuto la chiama, donna di -grande animo, e quasi crudelissima virago.<a class="tag" id="tag105" href="#note105">[105]</a> Sei anni più -tardi vide la morte del fratello Giangaleazzo, avvelenato -da Ludovico il Moro. Innanzi agli occhi suoi fu pure ammazzato -in Forlì, anche per mano di congiurati, il secondo -suo marito, benchè non officiale, Giacomo Feo di Savona. -Saltò immediatamente a cavallo; e, con dietro le sue guardie, -<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> -andò nel quartiere degli assassini, e ogni essere vivente -senza distinzione, donne e bambini persino, fece -mettere a pezzi. Nel 1427 mandò al sepolcro un terzo -amante, Giovanni Medici. -</p> - -<p> -Codesta Amazzone aveva retto con sagacia ed energia -il suo piccolo paese, sinchè da ultimo cadde nelle mani di -Cesare. Pochi forse ebbero a rimpiangere la sua sorte. Arrivata -a Milano la nuova, trovarsi ella in potere di Cesare e -quindi anche di papa Alessandro, il famoso generale Giangiacomo -Trivulzio sorridendo disse parola insolente, che a -sufficienza mostrò con quanto gradimento quella notizia -fosse accolta.<a class="tag" id="tag106" href="#note106">[106]</a> Cesare la condusse a Roma qual nuova Regina -di Palmira, in catene d'oro, così corse la favola. Egli -fece il suo ingresso solenne il 26 febbraio. Il Papa destinò -Belvedere per abitazione alla prigioniera. -</p> - -<p> -La città allora rigurgitava di pellegrini, che anche da -un papa Borgia venivano per ottenere l'indulgenza del -Giubileo. V'era tra gli altri venuta Elisabetta Gonzaga, moglie -di Guidobaldo da Urbino. Il pellegrinaggio della celebre -donna fu impresa molto arrischiata, avendo il Papa -già posto secretamente Urbino nella lista di proscrizione -de' feudatarii della Chiesa; e Cesare già da parte sua riguardava -quel paese come suo bottino. Il pensiero d'incontrarsi -in Roma con quest'ultimo non doveva esser per lei poco -tormentoso. Con quanta facilità non avrebbero potuto coloro -accampare un pretesto, pur che fosse, per tenerla captiva -anche lei? Il fratello Francesco Gonzaga la sconsigliò -dal suo proposito. Nulladimeno ella gli scrisse, già in viaggio -per Roma, una lettera così amorevole e tanto attraente, -che ci piace qui riprodurla per intero. -</p> - -<p> -«Illustrissimo Principe e Signore; fratello -<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> -onorandissimo: — A questi giorni mi son partita da Urbino e messami -in cammino per andare a Roma a fin di conseguire il -Giubileo. Di questa gita, del resto, io feci già da alcuni -giorni avvisata l'Eccellenza Vostra. Oggi, trovandomi ad -Assisi, ho ricevuto una sua, dalla quale rilevo ch'ella -vuole persuadermi e indurmi a desistere dall'andare, pensando -forse, che non mi fossi ancor messa in cammino. -Di che ho provato grandissima dispiacenza ed immenso affanno. -Perchè da un canto avrei voluto sì in questa come -in qualunque cosa altra cedere ed essere obbedientissima -ad ogni volere di Vostra Signoria Illustrissima, che ho -sempre avuta in luogo di padre nè ho altrimenti, e giammai -non è stato in me animo nè pensiero, se non di concorrere -ad ogni sua voglia. Dall'altro canto, dopo che già -mi trovo, come ho detto, in viaggio e fuori dello Stato; -dopo aver per mezzo del signor Fabrizio e di madonna -Agnesina, mia onorevole cognata e sorella, fatto provvedere -in Roma alla casa e ad ogni altra cosa necessaria, e -assicurati costoro di dovermi ritrovare a Marino fra quattro -giorni, talchè il signor Fabrizio m'è venuto incontro -per farmi compagnia; dopo, per di più, esser corsa voce -della mia partenza e della mia gita; non saprei davvero veder -modo come oramai ritrarmi con onore di mio marito -e mio. La cosa è andata tanto avanti, e tanto maggiormente, -in quanto v'ho proceduto con la piena intelligenza -e buona volontà dello stesso mio marito, dopo aver bene -considerata ogni cosa. Del rimanente, la Signoria Vostra -non deve per questa mia andata concepir nell'animo affanno -o sospetto di sorta. Affinchè ella sia bene informata -di tutto, sappia che io prima me ne vo' a Marino, e quindi -di lì, in compagnia della detta madonna Agnesina, me ne -vo' incognita a Roma per far la debita visitazione delle -chiese ordinate a conseguire il santo Giubileo. Io non avrò -a mostrarmi e neppure a parlare con persona alcuna; mentre, -<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> -pel tempo che starò a Roma, andrò ad alloggiare in -casa del fu cardinal Savello: abitazione codesta buona e -convenientissima al desiderio mio, in mezzo a' partigiani -de' Colonnesi; abbenchè intenzione mia sarebbe di tornare -per la maggior parte del tempo a stare a Marino. Sicchè -Vostra Signoria deve senza alcun dubbio contentarsi di -questa mia andata, e non pigliarne dispiacere alcuno. E -quantunque tutte le addotte ragioni siano efficacissime a -indurmi non solo a continuare il mio viaggio, ma bensì a -farmelo intraprendere ove non fussi ancora partita; tuttavolta, -quando per avventura mi ritrovassi di non essere partita, -non mica per dubbio veruno o disturbo che io conosca -potesse nascermene, ma solo per desiderio di soddisfare la -Signoria Vostra, in questa come in ogni cosa, avrei abbandonato -quel progetto. Se non che, al punto ove ne sono, e -quando Vostra Eccellenza avrà letto questa mia lettera, son -certa che dell'andar mio sarà contenta. Ed io ne la prego e -supplico. E perchè possa con più contentezza e soddisfazione -d'animo pigliare questo Giubileo; voglia significarmi con -una sua diretta a Roma esser proprio così, ch'ella, cioè, -se ne contenti. Altrimenti io ne starò in continua agonia e -affanno. Mi raccomando alla buona grazia di Vostra Eccellenza. — Assisi, -21 marzo 1500.»<a class="tag" id="tag107" href="#note107">[107]</a> -</p> - -<p> -Agnesina da Montefeltro, della quale parla la lettera, -sorella di Guidobaldo, donna piena di spirito e d'intelligenza, -erasi sposata con Fabrizio Colonna, che più tardi -divenne un gran capitano italiano. Essa aveva allora 28 -anni. Viveva col marito nel castello di Marino su' Monti -Albani; e quivi nel 1490 aveva dato alla luce Vittoria -Colonna, futuro ornamento di casa sua. Elisabetta trovò -questa bella fanciulla già promessa a Ferrante d'Avalos, -figlio del marchese Alfonso di Pescara. Ferdinando II di -<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> -Napoli sin dall'anno 1495 aveva cooperato agli sponsali -de' due fanciulli, per far cosa grata ai Colonna, partigiani -di Aragona. -</p> - -<p> -Sotto la protezione degl'illustri parenti la duchessa -d'Urbino visitò effettivamente Roma, ove si tenne in -stretto incognito, e vi restò sino al sabato dopo Pasqua. -Nelle gite a San Pietro forse rivolse spesso un mesto -sguardo verso Belvedere, là ove giaceva prigioniera la più -coraggiosa donna d'Italia, alla quale probabilmente la legava -amicizia. Che Caterina Sforza, dall'ingresso di Cesare, -il 26 febbraio, si trovasse a Belvedere, lo attesta una -lettera di quel giorno dell'ambasciatore veneziano in Roma -alla Signoria. E i pensieri di Elisabetta dovevan farsi tanto -più cupi e penosi, in quanto il marito ed il fratello Gonzaga, -entrambi al servizio di Francia, avean dovuto abbandonare -quella principessa all'estrema rovina. -</p> - -<p> -Aveva costei lasciato appena Roma, quando a Caterina -Sforza fu recata la nuova, che anche i due zii di lei -Ludovico e Ascanio erano in potere del re di Francia. -Dopo avere nel febbraio 1500 riconquistato Milano con -truppe svizzere, furon poscia, il 10 d'aprile, vilmente traditi -presso Novara dagli stessi mercenarii. Ludovico fu tradotto -in Francia, ove, dopo 10 anni, morì miseramente -nella torre di Loches. E anche il cardinale Ascanio, un -tempo così potente, dovette andare in Francia come prigioniero. -Immensa tragedia fu quella che si svolse nella casa -Sforza. Quale commozione non dovette provare la Caterina -nella prigione, in vedere tutta la stirpe sua soggiacere -così alle atrocità del destino! Chi sappia collocarsi in quel -mezzo, sente l'aria oppressiva del fato inesorabile della -storia, della quale lo Shakspeare ha circondato le sue tragiche -figure. -</p> - -<p> -Carcerieri di Caterina erano i più spaventevoli uomini -del tempo, il Papa e suo figlio. Il pensiero solo -<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> -della vicinanza loro doveva riempirla tutta di terrore. -Essa era là, sull'alto Belvedere, sempre temendo il veleno -di Cesare. Ed era davvero un miracolo che la si lasciasse -vivere. Tentò fuggire, ma non riuscì. E per questo -Alessandro la fece rinchiudere in Castel Sant'Angelo. -Ma i signori francesi, al servizio di chi l'aveva perduta, -specialmente Ivo d'Allegre, la salvarono, cavallerescamente -protestando presso il Papa. Dopo una prigionia di -18 mesi questi le permise sceglier Firenze per asilo. Egli -stesso la raccomandò alla Signoria con questa lettera: -</p> - -<p> -«Diletti figliuoli, salute e benedizione apostolica. — Viene -costì l'amata figlia in Cristo, la gentildonna Caterina -Sforza. Dopo averla, come v'è noto, tenuta un pezzo -prigioniera per ragionevoli motivi, l'abbiamo graziosamente -lasciata libera. E poichè, giusta l'abitudine nostra e il nostro -pastorale ufficio, non abbiamo usato soltanto grazia -verso la stessa, ma, per quanto Iddio cel concede, desideriamo -anche provvedere con paterna bontà al suo meglio; -così abbiamo stimato bene scrivervi per raccomandarla -vivamente alla devozione vostra. Essa viene pienamente -fiduciosa nella nostra benevolenza a star tra voi, come in -sua propria patria; epperò non abbia a rimaner delusa -nella sua speranza con le raccomandazioni nostre. Ci sarà -quindi cosa gratissima apprendere, che, in grazia dell'omaggio -da lei reso alla città vostra, ed anche per riguardo -verso di noi, sia stata da voi bene accolta e ben -trattata. Data a Roma presso San Pietro sotto l'anello del -Pescatore, il 13 luglio 1501. Nell'anno nono del nostro -Pontificato. — Adriano.»<a class="tag" id="tag108" href="#note108">[108]</a> -</p> - -<p> -Caterina Sforza morì in un monastero di Firenze nell'anno -1509. Alla patria lasciò un figlio della stessa tempra -sua, Giovanni Medici, l'ultimo gran condottiere italiano, -<span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span> -divenuto famoso nella storia della guerra come -capitano delle <i>bande nere</i>. Una figura marmorea di questo -capitano dalla forza erculea e dalla nuca di Centauro sta -ancora assisa all'angolo della Piazza di San Lorenzo in -Firenze. -</p> - -<h3>XVI.</h3> - -<p> -Caduti i Riarii d'Imola e Forlì, tutti i tiranni dello -Stato della Chiesa tremarono di Cesare. Anche principi più -potenti, come Este e Gonzaga, che non eran punto, o -solo in parte, feudatarii della Chiesa, s'arrovellavano per -aver l'amicizia del Papa e del suo formidabile figliuolo. -Cesare, come alleato di Francia, erasi assicurati i servigi -di quei due principi; e, a cominciare dall'anno 1499, ne -aveva ricevuto aiuto nelle sue imprese in Romagna. Mantenne -viva corrispondenza con Ercole d'Este, che egli, -uomo giovane e immaturo, trattava da suo pari, come fratello -ed amico. Comunicò a colui i suoi successi, e n'ebbe -in risposta congratulazioni con parole piene egualmente di -confidenza, ognuna delle quali era una menzogna diplomatica -dettata dalla paura. La corrispondenza tra Cesare ed -Ercole si conserva ancora nell'Archivio Este a Modena: -contiene molte lettere e comincia dal 30 agosto 1498, -quando Cesare era ancora cardinale. In quella prima lettera, -scritta in latino, Cesare informava il duca della sua -prossima partenza per la Francia e pregavalo per un cavallo -da sella. -</p> - -<p> -Una corrispondenza non meno intima ebbe Cesare con -Francesco Gonzaga. Con questo strinse forte relazione, che -durò sino alla fine di lui. Nell'Archivio di casa Gonzaga a -Mantova esistono ancora 41 lettere di Cesare al marchese -e alla moglie Isabella. La prima porta la data del 31 ottobre -1498 da Avignone; la seconda del 12 gennaio 1500 -<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> -da Forlì; la terza da Roma del 24 maggio 1500 è del tenore -seguente: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signore, onorando come fratello. — Dalle -lettere di Vostra Eccellenza abbiamo appreso la desiderata -e felice natività del suo illustrissimo figlio con non minore -esultanza che per la nascita di un nostro proprio figliuolo. -Poichè noi per intima e fraterna benevolenza siamo desiderosissimi -di ogni sua prosperità e felice successo, così volentieri -accettiamo esser padrino. E a tal effetto costituiamo -nostro speciale procuratore quello tra i consiglieri suoi, -che a Vostra Eccellenza piacerà scegliere. In nostro luogo -e parte intervenga egli a levare il bambino dal sacro fonte. -Noi preghiamo nostro Signore Iddio, perchè lo voglia conservare -a seconda de' nostri desiderii comuni. -</p> - -<p> -»Non rincresca a Vostra Eccellenza di presentare anche -per noi le nostre congratulazioni alla eccellentissima sua -consorte. Con questo figliuolo, speriamolo, essa avrà dato -principio a numerosa prole e a perpetua posterità di parenti -così chiarissimi e generosi. Roma nel Palazzo Apostolico -il 24 maggio 1500. — Cesare Borgia di Francia, duca -di Valenza e gonfaloniere e capitan generale della Santa -Chiesa Romana.»<a class="tag" id="tag109" href="#note109">[109]</a> -</p> - -<p> -Il figlio del marchese di Mantova nato il 17 maggio -1500 era Federico, principe erede. Due anni dopo, -quando Cesare era all'apogeo della potenza, gli stessi -Gonzaga sollecitarono l'onore di impegnare la mano del -loro figliuolo con Luisa, piccola figlia di colui. -</p> - -<p> -Cesare passò in Roma parecchi mesi per procacciarsi -danaro per le sue imprese in Romagna. Un accidente minacciò -di mandare in aria in un sol momento tutti i suoi -disegni. Il 27 giugno 1500 il padre corse pericolo di rimaner -schiacciato sotto un camino caduto in Vaticano; ma -<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> -fu tolto da' rottami leggermente ferito. Egli non volle esser -medicato che da sua figlia. Quando l'ambasciatore veneziano -andò il 3 luglio a visitarlo, trovò presso di lui -madonna Lucrezia, Sancia e il marito Jofrè e una damigella -della corte di Lucrezia, ch'era la <i>favorita</i> del Papa. -E questo Papa aveva 70 anni. Attribuì la sua salvezza alla -Vergine Maria, proprio come Pio IX a' dì nostri, uscito -sano dal precipizio di una casa presso Sant'Agnese, attribuì -la sua alla Santa stessa. E in onore della Vergine -Alessandro fece cantare il 5 luglio messa solenne. Più -tardi, ristabilitosi, si fece portare in processione a Santa -Maria del Popolo, ed offrì alla Vergine del Cielo un calice -pieno di 300 ducati. Il cardinale Piccolomini sparse con -ostentazione l'oro sull'altare in presenza del popolo. -</p> - -<p> -I Santi del Cielo s'erano interposti tra un muro che -cadeva nel Vaticano e un gran peccatore; ma lasciarono -che tranquillamente si compisse un gran misfatto contro -un innocente, 18 giorni soltanto dopo quella caduta. Invano -e i presentimenti proprii e i consigli di amici avevano -un anno prima spinto il giovane Alfonso di Bisceglie a mettersi -in salvo con la fuga. Come vittima espiatoria, egli -aveva seguito la moglie in Roma per ivi cadere sotto il -pugnale di sicarii, dal quale colei non potè salvarlo. Cesare -lo odiava, come odiava tutta la casa d'Aragona. Di -più, il matrimonio della sorella con un principe di Napoli -aveva ora perduto ogni importanza, come già un tempo -era accaduto di quello con lo Sforza di Pesaro. Era anzi -diventato ostacolo ai disegni di Cesare, il quale aveva già -in mente per Lucrezia altro matrimonio per lui stesso più -vantaggioso. Ma il matrimonio col duca di Bisceglie non era -rimasto infecondo, e per conseguenza non poteva essere -sciolto. Onde Cesare decise uno scioglimento radicale e -violento. -</p> - -<p> -Il 15 luglio 1500 Alfonso andava dal suo palazzo al -<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> -Vaticano, ov'era la moglie. Potevano essere le undici di -notte. Sulla scala di San Pietro uomini mascherati, armati -di pugnali, gli furono addosso. Ferito gravemente al capo, -al braccio, alla coscia potette il principe trascinarsi sino -all'appartamento del Papa. Alla vista del marito tutto grondante -sangue Lucrezia cadde svenuta. -</p> - -<p> -Alfonso fu portato in una sala del Vaticano. Un cardinale -gli diè l'assoluzione. Nondimeno la gioventù la -vinse: egli guariva. Lucrezia, che per lo spavento era stata -colta dalla febbre, e Sancia lo medicavano. Esse stesse -gli preparavano il cibo, e il Papa pose persone che lo -vegliassero. Dell'assassinio e degli esecutori si parlava in -Roma in vario senso. L'ambasciatore veneziano scriveva -il 19 luglio alla Signoria: «Non si sa chi abbia ferito -il duca; ma dicesi sia stata la persona medesima che ammazzò -il duca di Gandia, e lo gettò in Tevere. Monsignor -di Valenza ha emesso editto, che niuno da Castel -Sant'Angelo a San Pietro possa lasciarsi vedere armato, -pena la morte.» -</p> - -<p> -Con diabolica ironia Cesare diceva all'ambasciatore -stesso: «Io non ho ferito il duca; ma l'avessi fatto, -ei l'avrebbe ben meritato.» — L'odio suo contro il cognato -deve aver avuto anche motivi affatto personali, -che a noi sono restati oscuri. Cesare non si peritò nemmeno -di far visita all'ammalato; e, andando via, disse: -«Quel che non è accaduto a mezzodì, può bene accader -la sera.» -</p> - -<p> -Passarono così giorni angosciosi, sino a che l'assassino -perdette la pazienza. Il 18 agosto verso le 9 di sera -andò di nuovo. Cacciò via dalla camera del cognato Lucrezia -e Sancia; chiamò il suo capitano Micheletto, e da -costui Alfonso fu strozzato. Senza suoni nè nenie, con -un silenzio che metteva orrore, quasi apparizione fantasmagorica, -il morto principe fu trasportato in San Pietro. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> -</p> - -<p> -La cosa non fu più un mistero. Cesare stesso pubblicamente -dichiarava aver egli ucciso il duca, perchè -questi tendeva insidie alla vita sua; e, passeggiando lui -nel giardino del Vaticano, Alfonso avevagli fatto tirare -alle spalle da' suoi arcieri. -</p> - -<p> -Nulla più di questo fatto, e del modo in che il Papa -lo accolse, vale a mostrare tutto il formidabile potere che -Cesare aveva acquistato sull'animo del suo immoralissimo -padre. Da notizie dell'ambasciatore veneziano risulta -che quello era avvenuto contro il volere di Alessandro, -il quale aveva insin cercato salvare l'infelice -principe. Ma consumato appena il fatto, non stette a pensarci -su più che tanto. Egli, che aveva perdonato a Cesare -l'uccisione del fratello, non poteva ora osare di chiamarlo -a render conto. Dall'altro canto le conseguenze del misfatto -non erano da lui stesso che troppo desiderate. Si sarà -quindi risparmiata ogni inutile rampogna al figliuolo. Al -sentimentalismo suo, se pure un Borgia avesse potuto -esserne capace, Cesare avrebbe risposto col riso. -</p> - -<p> -Giammai delitto di sangue non cadde così presto in -dimenticanza. Della uccisione di un principe della Casa -reale di Napoli non si fece più caso che della morte di -vilissimo palafreniere del Vaticano. Niun uomo quindi -schivò la vista o la compagnia di Cesare. Non un prete -gli vietò l'ingresso nella chiesa, nè un solo cardinale -cessò dall'accostarlo con riverenza profonda. I prelati -eran solleciti a ricevere dalla mano dell'onnipotente omicida -il cappello rosso, mentre egli a caro prezzo dispensava -a' maggiori offerenti la dignità cardinalizia. -Aveva bisogno di danaro per continuare le sue conquiste -in Romagna. In quei giorni dell'agosto erano con -lui i suoi condottieri, Paolo Orsini, Giulio Orsini, Vitellozzo -Vitelli ed Ercole Bentivoglio. Il Papa aveva messo in -ordine per lui 700 uomini d'arme; e il 18 agosto l'ambasciatore -<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> -veneziano informava la Signoria di essere stato -incaricato dal Papa, di pregare il doge di voler desistere -dal proteggere i signori di Rimini e di Faenza. Fervevano -i negoziati con Francia per procacciare a Cesare un appoggio -serio e pratico. Il 24 agosto entrò in Roma l'inviato -francese, Luigi De Villeneuve, e presso San Spirito gli -venne incontro una maschera e l'abbracciò. Era Cesare. -Quanto apertamente commetteva i suoi delitti, altrettanto -amava andar per Roma mascherato. -</p> - -<p> -Il giovane Alfonso di Aragona è fra le vittime de' Borgia -la più tragica figura; e il destino suo commuove più -di quello di Astorre Manfredi. Se Lucrezia, come v'è ogni -ragion di credere, amava davvero suo marito, certo la -fine di lui dovette immergerla in una desolazione disperata. -E non avesse anche per lui nudrito passione alcuna, -ogni sentimento suo doveva irrompere contro l'assassino, -della cui infernale ambizione ella era la vittima. E doveva -eziandio insorgere contro il padre, che per quel misfatto -aveva mostrata tanta indifferenza. -</p> - -<p> -Le scarse notizie, che abbiamo di quei giorni, non ci -dipingono lo stato suo appena occorso il fatto, nè ciò che -accadde in Vaticano tra i componenti di casa Borgia. Lucrezia, -è vero, fu malata di febbre; ma nè morì di dolore, -nè si levò vindice contro l'assassino di suo marito, nè -fuggì via da quell'orrido Vaticano. -</p> - -<p> -Ella si trovò nella stessa condizione di sua cognata -donna Maria Enriquez alla morte di Gandia. Ma, mentre -questa era col figlio sicura in Spagna, per Lucrezia invece -non v'era alcun asilo, ove ridursi a vivere senza il volere -del padre e del fratello. -</p> - -<p> -Sarebbe stoltezza condannare la sventurata, se nel -più spaventevole momento di sua vita non siasi fatta -l'eroina di una tragedia. La verità è che in quel tragico -ambiente ella apparisce troppo debole e piccola. Ma diritto -<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> -di pretendere da Lucrezia Borgia le passioni di una grande -anima, se non n'era capace, non ve n'ha alcuno. Noi -non cerchiamo di comprenderla che qual fu realmente. E, -se il giudizio non ci falla, essa fu donna, che non la potenza, -ma solo la grazia della sua natura fece uscire dalla -volgare schiera. Questa giovane donna, che alla fantasia -romantica della posterità è apparsa qual Medea e qual face -amorosa sempre ardente, forse non ha in realtà provato -mai una passione profonda. Nel periodo della sua vita in -Roma fu sempre dipendente dalla volontà di altri, e le -sorti sue furon sempre decise dal padre prima, poi dal fratello. -E non sappiamo sino a che punto, rimpetto a tali condizioni -di reale soggezione, la sua resistenza morale fosse -in grado di affermare, contro di quelle, la dignità della -donna. Ma se mai Lucrezia sentì una volta in sè il coraggio -di far valere i sentimenti e i diritti suoi contro coloro -che la condannavano al sacrificio, questa dev'essere stata -dopo l'uccisione del marito. Ed è molto probabile che -siasi allora rivolta con accuse contro il fratello omicida, e -con lagrime al padre. Cesare per tanto volle che l'importuna -fosse allontanata dal Vaticano. Ed Alessandro la -mandò per qualche tempo in esilio, probabilmente perchè -essa stessa ardentemente lo desiderava. L'ambasciatore -veneziano Polo Capello fa cenno di una rottura insorta tra -lei e il padre. Egli avea lasciato Roma il 16 settembre 1500, -e di ritorno a Venezia fece una relazione al suo Governo -sulle condizioni di quella città, nella quale diceva: «Madonna -Lucrezia, la quale è savia e liberale, stava prima -in grazia del Papa, ma ora questi non l'ama più.» -</p> - -<p> -Il 30 agosto Lucrezia con un seguito di 600 cavalieri -lasciò Roma per rendersi a Nepi, ov'era signora. Quivi -voleva, come il Burkard dice, sollevarsi dalle profonde commozioni -d'animo, che la morte del duca di Bisceglie le -aveva cagionate. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> -</p> - -<p> -In quel tempo, come oggi, s'andava da Roma a Nepi -per la via Cassia, passando per Isola Farnese, Baccano -e Monterosi. La strada allora era in parte sempre l'antica, -ma in cattivissimo stato. Presso Monterosi si pigliava -la via Amerina, il cui antico selciato anch'oggi a -lunghi tratti si è conservato sin sotto le mura di Nepi. -</p> - -<p> -Anche Nepi — o <i>Nepe</i> o <i>Nepete</i>, — come tutte le -città etrusche, è posta su piano elevato, i cui erti margini -scendono a picco in profonde fenditure vulcaniche del -suolo. Fiumicelli, chiamati <i>rii</i>, scorrono nel fondo gorgogliando -fra i rocciosi rottami. Le nude e ripide pareti di -tufo servivano di fortificazione naturale; e, dove fossero -meno alte, si suppliva con mura. -</p> - -<p> -Il lato meridionale della città di Nepi, ove il Rio Falisco, -prima di precipitarsi nel grande burrone, scorre in -una valle meno profonda, era già stato nell'antichità munito -di alte mura. Eran massi di tufo oblunghi, posti gli -uni sugli altri senza cemento, come le mura della vicina -Falerii. Rimangono ancora notevoli avanzi di queste mura -presso Porta Romana; tutto l'altro materiale venne adibito -alla costruzione del castello e dell'acquidotto farnesiano. -</p> - -<p> -Il castello proteggeva il lato più debole di Nepi, e in -quel luogo stesso doveva essere l'antica rôcca. Nell'VIII secolo -fu sede di un duca potente, Toto, divenuto celebre -anche nella storia della città di Roma. Il cardinale Rodrigo -Borgia gli diè la forma, che oggi tuttavia conserva, -avendolo fatto ricostruire di pianta. Egli vi fece pure elevare -le due forti torri interne, l'una, la più grande, rotonda, -l'altra quadrata. Più tardi venne restaurato e munito -di bastioni esteriori da Paolo III e da suo figlio Pierluigi -Farnese, primo duca di Castro e Nepi.<a class="tag" id="tag110" href="#note110">[110]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> -</p> - -<p> -Nel 1500 il castello non era meno saldo di quello -di Civitacastellana, fatto similmente edificare da Alessandro -VI. Oggi invece è miseramente rovinato. L'edera fronzuta -e rigogliosa avvolge le rovine del palazzo, e ne ricopre -all'esterno le pareti. Solo quei due colossi di torri -hanno sfidato l'edacità del tempo. -</p> - -<p> -S'entra nel diroccato castello dal lato della città per -una porta, sulla quale con bei caratteri della Rinascenza -sta scritto: <span class="smcap">Ysu. Unicus Custos. Procul hinc timores. Ysu.</span> -Si arriva in una corte quadrata, circondata da portici murati -e tutti in rovina, e ridotta oggi ad orto. Di fronte sta -la cadente facciata del castello, edifizio a due piani nello -stile della Rinascenza, con finestre guernite di peperino. -Sulla cornice della porta d'ingresso l'iscrizione <span class="smcap">P. Loisivs -Far. Dux Primus Castri</span>, indica anche qui una restaurazione -farnesiana. -</p> - -<p> -L'interno non presenta che una maceria. Le stanze -son tutte cadute. Niuno cercò impedire il disfacimento di -questo importante monumento del passato; eppure l'ultima -sala non rovinò che 50 anni fa. Delle camere superiori -rimane una soltanto, alla quale non si può accedere -che arrampicandosi per una scala. Vi si vede ancora il -posto del camino; e rimane pure, qual era, il soffitto primitivo -in assi di legno, come usava ne' primi anni della -Rinascenza. Le travi si terminano con mensole graziosamente -intagliate. Tutto il soffitto è di color bruno carico; -e qui e là alle pareti pendono scudi di legno, su' quali è -dipinta l'arme de' Borgia. -</p> - -<p> -L'arme stessa in pietra si vede pure sulle pareti interne -del castello ed esteriormente sulle torri. Due di esse, -finamente scolpite ed incastrate oggi sotto il portico della -Casa comunale di Nepi, furon tolte di là, ove forse Lucrezia -<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> -le aveva fatte affiggere. Sotto corona ducale portano -insieme l'arme de' Borgia e quella di casa Aragona -venuta a Lucrezia come duchessa di Bisceglie. -</p> - -<p> -La solitaria Nepi, che oggi non conta che 2500 abitanti, -nell'anno 1500 era appena più popolosa. Piccolo -paese della Campagna con strade di architettura gotica; -con qualche antico palazzo e torre di nobili famiglie, delle -quali quella de' Celsi era la più ragguardevole; con la sua -piccola piazza, altra volta il fòro, ov'era la Casa comunale; -col suo vecchio duomo, originariamente edificato -sulle rovine del tempio di Giove, e che nel 1500 serbava -ancora la sua forma di basilica; con altre poche antiche -chiese e monasteri, come San Vito e Sant'Eleuterio; e -con alcuni avanzi di antichità che oggi sono scomparsi. -Di questi soltanto due statue, in onore di cittadini nepetini, -la cui memoria è ormai perduta, stanno ancora innanzi -alla facciata del Palazzo comunale, grazioso edifizio -dell'ultimo tempo della Rinascenza. -</p> - -<p> -I pressi di Nepi, come la più parte delle contrade -etrusche, hanno un carattere cupo e melanconico, generato -insieme dalla natura vulcanica del terreno e dall'estinzione -di ogni attività storica; l'una e l'altra proprie e comuni -a tutta l'Etruria. Quelle profonde e tenebrose squarciature -del suolo, co' loro massi rocciosi, con le rupi tagliate -a picco, di tufo parte nero, parte rossastro oscuro, e quei -torrenti che vanno rumoreggiando nel fondo, fanno un'impressione -grandiosa, ma piena d'immensa tristezza. E non -meno rendono l'animo serio e triste quelle alte pianure -ampie e silenziose, e quelle greggi pascolanti con pace -idillica, rotta soltanto di tratto in tratto da lamentevoli -belati e dal flebile suono del piffero pastorale. -</p> - -<p> -Qua e là selve di querce. Quattro secoli or sono, ve -n'erano intorno a Nepi di più folte e più lussureggianti. -Oggi invece, verso Sutri e Civitacastellana, sono state -<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> -molto diradate; ma formano pur sempre magnifiche boscaglie. -Dalla piattaforma del castello si dispiega alla vista -un gran panorama, più esteso di quello che si gode dal -castello di Spoleto. Qui spicca sull'orizzonte la tetra catena -de' Vulcani di Bracciano col monte di Rocca Romana; -colà la foresta del Monte Cimino innanzi Viterbo, sui cui -estesi declivii è chiaramente visibile il castello de' Farnesi, -Caprarola. Dirimpetto s'eleva come isola il Soratte. A settentrione -l'altipiano va leggermente digradando verso la -valle del Tevere, e in lontananza, e attraverso un velo leggiero, -si disegnano le cilestrine montagne della Sabina, -tutte popolate sulle pendici di villaggi e castelli. -</p> - -<p> -La giovane vedova di Alfonso entrò il 31 agosto nel -castello di Nepi, i cui muti spazii furono ora animati dalla -sua corte. Pure tutte quelle dame e cavalieri, altra volta -sì facili alla gioia e al piacere, eran mesti ed afflitti per dolore -vero od officiale. Nel solitario castello potè Lucrezia -abbandonarsi liberamente al pianto per la persona cara, -che le era stata per due anni marito, e in compagnia della -quale ella, l'anno innanzi, aveva abitato quel luogo stesso. -Nulla veniva colà a turbare i suoi tetri pensieri: invece -castello, città, campagna, tutto armonizzava con essi. -</p> - -<p> -Ignoriamo quanto durasse il melanconico soggiorno. -Ne' calori estivi le evaporazioni di quelle voragini sogliono -addurre febbri micidiali, e ancora oggi rendono malsana -l'aria di Nepi e di Civitacastellana. Il padre probabilmente, -nel settembre o nell'ottobre, la richiamò a Roma, e -presto dovette darle di nuovo la grazia sua, tanto più -che il fratello lasciò la città. Ed era scorso appena qualche -mese che già l'anima di Lucrezia era tutta piena di -altre splendide immagini dell'avvenire, dietro le quali lo -spettro dell'infelice Alfonso si dileguò. Essa cessò così -presto dal pianto, che dopo un anno soltanto in questa -donna, giovane e sorridente, niuno avrebbe saputo sospettare -<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> -la vedova di un marito assassinato. Lucrezia aveva -ereditato dal padre, se non la indistruttibile forza della -vita, certo quella leggerezza di sentimento che i contemporanei -non han mancato di notare espressamente nell'uno -come nell'altra, sotto il nome di naturale sempre -gaio e sereno. -</p> - -<h3>XVII.</h3> - -<p> -Alla fine del settembre 1500 Cesare mosse per la Romagna -con 700 uomini d'arme, 200 cavalleggieri e 6000 -fantaccini. Egli volse prima i passi verso Pesaro per scacciar -di là il suo antico cognato. Giovanni Sforza, all'udire la -nuova della tremenda fine del suo successore con Lucrezia, -aveva potuto riputarsi felice di esser egli scampato a -sorte sì dura. Un odio ardente contro tutti questi Borgia -lo rodeva. Ma, in luogo di poter vendicare le patite offese, -ora quasi senza via a difendersi si vedeva esposto a subirne -altra più grave. Dagli agenti suoi in Roma e dall'ambasciatore -di Spagna, che gli era amico, era stato -avvertito degli apprestamenti del suo capital nemico, come -risulta dalle lettere sue a Francesco Gonzaga, fratello della -sua prima moglie Maddalena.<a class="tag" id="tag111" href="#note111">[111]</a> -</p> - -<p> -Il primo settembre 1500 egli informò il marchese -Francesco della intenzione di Cesare di metter la mano su -Pesaro, e lo pregò di raccomandare l'affare suo all'imperatore -Massimiliano. Il 26 scrisse, domandando premurosamente -soccorso. Il marchese non glielo negò; ma non -gli mandò che 100 uomini con un capitano albanese. Allora -fu visto, come queste illegittime signorie italiane ad -ogni colpo di vento non stavan più ferme. Solo in Faenza -<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> -il popolo amava il suo signore, il giovane e bello Astorre -Manfredi, e gli restò fedele. Ma in tutte le altre città di -Romagna il reggimento de' tiranni era esecrato. Anche lo -Sforza doveva essere prepotente e crudele; e, certo, la -scuola che aveva avuto a Roma da' Borgia non era rimasta -per lui sterile. -</p> - -<p> -Giammai un trono non fu sì presto rovesciato come -il suo, o, per dir meglio, sì presto abbandonato prima -ancora che fosse abbattuto. Cesare non s'era avvicinato a -Pesaro, che già un moto popolare nella città si era manifestato -in favor suo. Si formò un partito ostile allo Sforza; -mentre la totalità de' cittadini, paventando le conseguenze, -ove la città avesse dovuto essere espugnata dallo spietato -nemico, desiderava un accomodamento con costui. Indarno -il poeta Giulio Postumo, tornato poco innanzi da Padova -in patria, chiamava con canti guerrieri i concittadini suoi -alla resistenza.<a class="tag" id="tag112" href="#note112">[112]</a> Il popolo insurse la domenica, 11 ottobre, -prima ancora che Cesare fosse apparso avanti alla -città. Quello che accadesse poi, lo racconta la lettera dello -Sforza al Gonzaga: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signore e Cognato onorandissimo: — L'Eccellenza -Vostra avrà sentito come domenica mattina -il popolo di Pesaro, per subornazione di quattro vagabondi, -si levò in armi; e fummi forza ridurmi, il meglio -che potessi, con pochi de' miei nella rôcca. Sapendo poi -che i nemici s'avvicinavano e che messer Ercole Bentivoglio, -il quale era a Rimini, si faceva innanzi, per non -rimaner chiuso dentro lasciai di notte la rôcca, grazie al -consiglio, all'opera ed al favore di Jacomo Albanese. E -dopo una malissima via e pessimi passi eccomi qui giunto -a salvamento. Di che io ho obbligo prima all'Eccellenza -Vostra, che mi mandò il detto Jacomo, e poi a costui, che -<span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span> -seppe sì ben condurmi. Non ho per anco deliberato cosa -mi voglia fare. Ma, ove fra quattro dì non venga dall'Eccellenza -Vostra, le manderò Jacomo, il quale le dirà tutto -il successo e anche la mente mia. Ho voluto frattanto che -ella sapesse di essere io giunto a salvamento, e raccomandarmele. — Bologna, -17 ottobre 1500. Di Vostra Eccellenza -cognato e servitore, Giovanni Sforza di Aragona, conte di -Cotignola e Pesaro.»<a class="tag" id="tag113" href="#note113">[113]</a> -</p> - -<p> -Il 19 ottobre poi scrisse da Bologna che voleva andare -a Ravenna e di là tornare a Pesaro, ove il castello -valorosamente resisteva; e pregava il marchese di mandargli -un aiuto di 300 uomini. Ma tre giorni dopo da Ravenna -annunziò che il castello si era reso. -</p> - -<p> -La città di Pesaro aveva accolto Cesare non solo senza -resistenza, ma volenterosa. Ed egli entrò con pubbliche dimostrazioni -d'onore nel palazzo degli Sforza, in quel palazzo, -ove la sorella, quattro anni innanzi, aveva abitato -quale signora. Visitò pure il castello il 28 ottobre. Fece -chiamare un pittore, e gli ordinò di fargliene un disegno -su carta, che voleva mandare al Papa. Da' merli del castello -degli Sforza 12 trombetti fecero risuonare all'intorno -le note della vittoria, ed araldi gridarono Cesare Signore -di Pesaro. Il 29 ottobre s'indirizzò al Castello Gradara.<a class="tag" id="tag114" href="#note114">[114]</a> -</p> - -<p> -Pandolfo Collenuccio fu testimone dell'ingresso di -Cesare in Pesaro. Quest'uomo bandito da Pesaro dallo -Sforza e ricoverato a Ferrara fu dal duca Ercole mandato -a Cesare alla nuova della caduta della città, per presentargli -le congratulazioni sue. Lo spinse a ciò non solo -il timore, ma anche un importante negozio intavolato tra -lui e il Papa, e del quale avremo presto a parlare. Il Collenuccio -riferì al duca della sua missione il 29 ottobre con -questa importante lettera: -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span> -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signor mio: — Poichè partii da Vostra -Signoria, fui in Pesaro in due giorni e mezzo. Vi -giunsi di fatto martedì circa le 24. E in quell'ora appunto -il duca Valentino faceva la sua entrata. Tutto il popolo -era alla porta. Fu ricevuto sotto una gran piova e gli vennero -presentate le chiavi della Terra. Il Duca andò ad alloggiare -in Corte, nella camera che era stata del signor -Giovanni. L'entrata, a quanto mi riferiscono i miei che -v'erano, fu solenne, con grande ordine e numeroso di -cavalli e di fanti della guardia sua. La sera medesima io -gli feci sapere della mia venuta, e che aspettavo udienza, -quando a Sua Signoria ne facesse comodo. Verso due ore -di notte mandò il signor Ramiro e il maggiordomo a -farmi visitare e domandarmi con parole molto onorevoli, -se fossi bene alloggiato e se in tanta folla non mancassi -per avventura d'alcuna cosa. Mi fece pur dire che riposassi, -e che mi darebbe udienza il dì seguente. Mercoldì -mattino di buon'ora mi mandò un presente di un gran -sacco d'orzo, una soma di vino, un castrone, otto paia di -capponi e galline, due grandi torce, due mazzi di candelette -e due scatole di confetti, con parole molto cortesi. -Non mi dètte però udienza, tuttochè mandasse le sue -scuse, e a dirmi di non volermene meravigliare. Cagione -di ciò fu che si levò di letto a 20 ore, e appena levatosi -desinò. Andò poi al castello e lì stette sino a notte, e -ne tornò stracco per un tincone ch'egli ha. -</p> - -<p> -»Oggi, com'ebbe desinato, ch'eran circa le 22 ore, -mi fece introdurre per mezzo del signor Ramiro, e con -molta dimestichezza e ottima cera cominciò Sua Signoria -per la prima a scusarsi di non aver potuto darmi udienza -ieri, essendo occupato nel castello e anche indisposto per -quel suo tincone. Dopo questi primi ragionamenti, avendo -io espresso lo scopo proprio della mia ambasceria, che -era di visitare, congratularmi, ringraziare, presentare -<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> -omaggi e offrir servigii, il Duca, il quale veramente sa -comporre molto bene i discorsi suoi, mi rispose parte -per parte con grandissima tranquillità. In sostanza disse -che, conosciuta la prudenza e bontà di Vostra Signoria, -egli ha sempre amato e desiderato di aver con lei pratica. -Che quando fu a Milano ebbe voglia di conoscerla; -ma i tempi e le faccende, che allora correvano, nol permisero. -E ora, venuto in queste parti, seguitando quel -suo desiderio e volendo dar prova dell'animo suo e dimostrarle -il suo filiale affetto, s'era messo a scrivere -questa lettera intorno a' progressi da lui fatti nella certezza -che la Signoria Sua n'avesse ad aver piacere. E -per l'avvenire farebbe il simile, perchè desiderava aver -con lei più intrinseca amicizia. E offrivale ogni facoltà sua -e quanto era in suo potere; di che in ogni occorrenza la -Signoria Vostra ne vedrebbe le prove. E mi disse di raccomandarlo -assai, perchè egli avrebbe lei come fratello. -Ringraziò anche Vostra Signoria per la risposta mandatagli -per lettera e per aver spedito a posta persona, dicendo -che veramente non bisognava; che anche senza questo teneva -per certissimo, che la Signoria Sua avrebbe gran piacere -d'ogni suo bene. In breve nè migliori nè più acconce -parole avrebbe potuto usare; e sempre nominò lei fratello -e sè figliuolo suo. -</p> - -<p> -»Ed io, per mia parte, raccogliendo la cosa e il -senso di tutte le sue parole, comprendo che gli sarebbe -caro aver qualche pratica e buona amicizia con Vostra Signoria. -Credo certamente a' propositi suoi; tuttavia non so -desumere altro che bene. — Questo aver inviato la Signoria -Vostra persona sua qui, è stata cosa immensamente -accetta; e sono informato che il Duca n'ha scritto al -Papa, e n'ha parlato qui co' suoi in modo da mostrare di -averne fatto gran caso e di estimarla assai. — Dopo alcune -brevi risposte e repliche dall'una parte e dall'altra, per -<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> -le quali io gli dicevo di non sapere, se non commendare -la prudenza del Duca nel tenere siffatta via con Vostra Eccellenza, -rispetto alle condizioni nostre e al nostro Stato, -le quali cose non potevano essere che a vantaggio di lui -stesso; egli confermò il mio dire con grande efficacia. Dimostrò -in effetti d'intenderlo molto bene. E così, d'uno -in un altro ragionamento, entrammo a parlare di Faenza. -Il Duca disse: — Io non so quello che vorrà fare Faenza; se -vorrà darci poca fatica, come queste altre città, o se vorrà -far prova di resistere. — Gli dissi che credevo farebbe come -le altre. Pure, ove nol facesse, non era che ad onore -di lui, chè avrebbegli, nell'espugnarla, porta occasione di -mostrare là propria virtù e valore. Rispose avere ciò a caro, -e che pensava combatterla aspramente. Di Bologna non -accadde ragionare. Gli furon grate le ambasciate di raccomandazioni -che gli feci per parte de' vostri, del signor -Don Alfonso e del cardinale; e soprattutto di quest'ultimo, -del quale disse tanto bene e mostrò amarlo tanto, che non -poteva saziarsi mai di dirne. -</p> - -<p> -»Stati così insieme una buona mezz'ora, tolsi licenza, -e il Duca montò a cavallo e partì di qui. Questa sera -sarà a Gradara: domani andrà a Rimini; e quindi seguiterà -il suo viaggio. Egli ha con sè tutta la gente di artiglieria. -E per altro non va così lento — la qual cosa mi -disse egli stesso, — se non perchè non vuol dividersi dall'artiglieria. -</p> - -<p> -»In questa Terra sono alloggiate 2000 persone o più: -non han fatto alcun danno notevole. Il contado è stato -tutto pieno di soldati; ancora non sappiamo, se abbiano -arrecato gran danno. Alla Terra non è concesso privilegio -nè esenzioni di sorta. Il Duca vi lascia per luogotenente -un dottor Forlivese. Dalla rôcca ha tolto 70 pezzi d'artiglieria; -nè la guardia, che v'ha lasciata, è gran fatto numerosa. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> -</p> - -<p> -»Dirò a Vostra Signoria una cosa, della quale ho più -riscontri; ma mi è stata espressamente detta da un cavalier -portoghese, soldato del duca Valentino, ch'è alloggiato -qui, ove son io, in casa di mio genero, con 15 cavalli, -ed è uomo molto dabbene ed amico del signor duca Ferrando -nostro, perchè stette col re Carlo. Si dice adunque -che questa Terra il Papa l'assegna in dote a madonna -Lucrezia; alla quale dà per marito un Italiano, -che sarà sempre amico di Valenza. Se ciò sia vero non -so: si ritiene così. -</p> - -<p> -»Quanto a Fano, il Duca non l'ha avuta. V'è stato -dentro cinque giorni; ma nè lui l'ha domandata, nè i -cittadini gliel'han resa. Sua è, e sua sarà, se lo vorrà. -Loro dicono che il Papa gli ordinasse di non impacciarsi -di Fano, se i cittadini proprii non lo dimandassero; e -così sono rimasti nello stato ch'erano. -</p> - -<p> -»<i>Omissis.</i> -</p> - -<p> -»La vita del Duca è questa: va a letto a 8, 9 e 10 ore -di notte. Il giorno appresso poi a 18 ore è l'alba, a 19 -sorge il sole, e a 20 è giorno fatto. Levatosi, subito va -a tavola, e lì sbriga dappoi le faccende. Lo si tiene animoso -e gagliardo e liberale, e si pensa che faccia buon -conto degli uomini dabbene. Aspro nelle vendette: così -dicono le informazioni di molti. Animo vasto e cupido di -grandezza e fama, par che curi più lo acquistar di Stati -che stabilirli e ordinarli. — Pesaro, giovedì 29 ottobre, -ora 6ª della notte, 1500. Di Vostra Illustrissima Eccellenza -Ducale servo <i>Pandulphus</i>. -</p> - -<p> -»Seguito del Duca: — Bartolomeo di Capranica, -maestro del Campo. — Piero Santa Croce. — Giulio Alberino. — Mario -Don Marian de Stephano. — Un suo fratello. — Menico -Sanguigni. — Giovan Battista Mancini. — Dorio -Savello. (Tutti gentiluomini romani.) -</p> - -<p> -»In casa del Duca uomini di conto: — Vescovo di -<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> -Elna. — Vescovo di Santa Sista. (Spagnuoli.) — Vescovo di -Trani, italiano. — Un Abate napoletano. — Il signor Ramiro -dell'Orca, governatore: questo fa tutto. — Don -Hieronymo, portoghese. — Messer Agabito da Amelia, -segretario. — Messer Alessandro Spannocchia, tesoriere, -il quale ha detto che il Duca, poichè partì da Roma, ha -sin qui di spesa ordinaria 1800 ducati il giorno.»<a class="tag" id="tag115" href="#note115">[115]</a> -</p> - -<p> -Nella sua lettera il Collenuccio non fece menzione -di questo, che egli stesso rivolse a Cesare, al nuovo padrone -di Pesaro, un richiamo contro il suo antico signore, -Giovanni Sforza, e che fu da colui rimesso in possesso di -tutti i suoi beni confiscati. Pochi anni appresso egli ebbe -a pentirsi amaramente del passo fatto. Guido Postumo invece, -i cui beni furono tolti da Cesare, erasi rifugiato -presso i Rangoni a Modena. Lo Sforza era il 2 novembre -a Venezia, ove, stando all'asserzione del Malipiero, voleva -vendere alla Repubblica il suo paese; ma le sue proposte -furon respinte. Di là andò a Mantova. Le due città erano -allora l'asilo de' tiranni detronizzati. Specialmente il bel -castello de' Gonzaga in Mantova, protetta dalle gore che -attorno vi forma il Mincio, dava, e diede ancora per lungo -tempo dappoi, ospitalità a quella specie di fuggiaschi. -</p> - -<p> -Caduta Pesaro, anche Rimini scacciò i suoi odiati tiranni, -i fratelli Pandolfo e Carlo Malatesta. Quindi Cesare -andò ad assediar Faenza. Il giovane signore, Astorre, -s'arrese finalmente all'avversario il 25 aprile 1501, dietro -solenne promessa di libertà. Malgrado di ciò Cesare mandò -l'infelice a Roma, ove col fratello Ottaviano e con altre -vittime fu cacciato prigione in Castel Sant'Angelo. Era -questi Astorre, che un tempo il cardinale Alessandro Farnese -avrebbe voluto sposare con la figliuola della sorella -Giulia. Ed ora forse lo sventurato dovette deplorare che -l'unione non si fosse effettuata. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> -</p> - -<h3>XVIII.</h3> - -<p> -In quel mentre Lucrezia col suo bambino Rodrigo era -nel palazzo presso San Pietro. Se pure avesse voluto ancora -rimpiangere la perdita del marito, il padre non le lasciò -tempo di abbandonarsi a tali sentimenti. Egli seppe solleticarne -la leggerezza e la vanità. Il morto Alfonso doveva -esser sostituito da un altro Alfonso di maggior valore. -Era stato appena messo da parte il duca di Bisceglie, e già -s'era pensato a un nuovo matrimonio. Nel novembre del -1500 si cominciò già a dire che Lucrezia dovesse unirsi -col principe erede di Ferrara, rimasto sin dal 1497 vedovo -senza figliuoli, all'età di 24 anni appena. Del disegno fu -primo a darne notizia Marin Gorzi, nuovo ambasciatore -di Venezia a Roma, alla sua Signoria, il 26 di quel mese. -Ma già molto prima, anzi indubbiamente sin da quando il -marito di colei ancora viveva, s'era pensato in Vaticano al -nuovo legame. È fuori di dubbio che nel Natale del 1500 -si parlò pure di un matrimonio col duca di Gravina. Quest'Orsini -era così poco spaventato della sorte toccata a' due -mariti di Lucrezia, che nel dicembre venne a Roma per -impegnarsi con lei. Probabilmente non si mirò che ad adescarlo -con tale prospettiva per tenersi sicuri de' servizii degli -Orsini. -</p> - -<p> -Il disegno di maritar Lucrezia con Alfonso di Ferrara -era stato immaginato da Alessandro. Egli desiderava questo -matrimonio così pel meglio della sua diletta figliuola, come -pel vantaggio di Cesare. Così assicurava a costui non solo -il possesso della Romagna, che la Repubblica di Venezia -poteva strappargli, ma gli slargava anche maggior campo -per dar séguito alle sue mire su Bologna e Firenze. Era -inoltre un mezzo per far entrare nelle vedute de' Borgia -anche le dinastie di Mantova e di Urbino, imparentate con -<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> -quella di Ferrara. Poteva altresì diventare punto di partenza -per una più grande lega tra la Francia, il Papa, gli -Stati di Cesare, Ferrara, Mantova e Urbino. E questi alleati -eran forti abbastanza da assicurare Alessandro e la -casa sua contro ogni nemico. -</p> - -<p> -Prima di tutto il re di Francia aveva bisogno del Papa, -se voleva raffermare lo stato suo in Italia. Possedeva quivi -Milano, e poteva conquistare la metà del reame di Napoli, -e quindi tenerlo come feudatario della Chiesa. Difatto -Spagna e Francia avevano già concluso quello scellerato -trattato di spartizione di quel reame, cui Alessandro VI poteva -ancora prestare o rifiutare consentimento. -</p> - -<p> -Per guadagnare il duca di Ferrara alla sua audace -proposta, Alessandro si servì primieramente di un modenese, -che gli era molto devoto, Giambattista Ferrari, antichissimo -servitore di Ercole, e che egli aveva creato datario -prima, poi cardinale. Il Ferrari non si peritò di fare al -duca la proposta di matrimonio, in vista — così scrisse — de' -grandi vantaggi che dovevano derivarne per lo Stato del -duca.<a class="tag" id="tag116" href="#note116">[116]</a> L'imbarazzo di Ercole non fu minore di quello, in -congiuntura simile, provato dal re di Napoli, Federigo. Il -suo orgoglio ne fu irritato. La figlia, la nobile marchesa -Isabella di Mantova, e la cognata di costei, Elisabetta di -Urbino, ne furono fuori di sè. Il giovane Alfonso da parte -sua manifestò la più profonda ripugnanza. V'era pure che -s'aveva in animo di sposare il principe erede con una principessa -della Casa reale di Francia, con Luisa, la vedova del -duca di Angouleme.<a class="tag" id="tag117" href="#note117">[117]</a> Ercole rispose con un deciso rifiuto. -</p> - -<p> -Alessandro aveva previsto la resistenza, ma non disperò -di abbatterla. Con più viva insistenza fece ancora rappresentare -<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> -al duca i vantaggi di quella unione e i danni -del rifiuto: da una parte la sicurtà degli Stati di Ferrara -e l'accrescimento loro; dall'altra la nimicizia del Papa e -di Cesare, e forse anche di Francia.<a class="tag" id="tag118" href="#note118">[118]</a> Tanto era certo della -vittoria, che non faceva mistero alcuno del divisato matrimonio, -e ne parlò insino in Concistoro con soddisfazione -come di cosa fatta.<a class="tag" id="tag119" href="#note119">[119]</a> Importava aver favorevole la Corte -francese. E ciò non fu difficile, mentre appunto in quel -tempo Luigi XII voleva che l'esercito suo, attraverso lo -Stato della Chiesa, andasse di Toscana a Napoli, la qual -cosa non era possibile, senza essere col Papa ne' termini -della migliore intelligenza. Ma questi poteva soprattutto far -assegnamento sull'appoggio del cardinale d'Amboise, quello, -cui Cesare Borgia aveva un tempo portato in Francia -il cappello rosso, e i pensieri ambiziosi del quale si levavano -sino al trono papale. E a questo egli sperava poter -giungere dopo la morte di Alessandro, mediante appunto -l'influenza dell'amico suo Cesare e de' cardinali spagnuoli. -</p> - -<p> -Ciò non di meno è un fatto che sul principio Luigi XII -era risolutamente avverso al matrimonio. Cercò pure sventarlo. -Da parte sua per niun conto voleva aggrandita la -potenza di Cesare e del Papa. Desiderava in quella vece -consolidare durevolmente l'influenza sua su Ferrara, mediante -l'unione di Alfonso con una principessa francese. -Alessandro aveva nel maggio spedito in Francia un segretario -per indurre il re a rendersi mediatore del matrimonio; -ma questi si mostrò alieno dal farlo.<a class="tag" id="tag120" href="#note120">[120]</a> Egli aveva -bensì messo ostacolo alla invasione di Cesare nell'Italia -centrale; cosicchè i tentativi di costui su Bologna e Firenze -andarono a vuoto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span> -</p> - -<p> -Il disegno quindi di matrimonio si sarebbe risoluto -in nulla, se proprio in quel tempo non fosse capitata la -spedizione francese per Napoli. A noi è lecito tenere, che -l'aver il Papa permessa quella dipendesse, oltre gli altri -motivi, anche dall'assenso dato dal re a quel matrimonio. -</p> - -<p> -Il 13 giugno 1501 Cesare in persona, nominato già -dal padre Duca di Romagna, venne secretamente a Roma, -ove si fermò tre settimane. E anch'egli, per quanto era -in lui, pose in moto ogni arte per l'effettuazione del disegno. -Poscia con i suoi soldati seguì il maresciallo francese -Aubigny. Il quale, muovendo con l'esercito da' pressi -di Roma, irruppe nel Napoletano per portarvi la più empia -delle guerre di conquista, fra i cui orrori la casa Aragonese -doveva in brevissimo tempo trovare la sua rovina. -</p> - -<p> -Sin dal giugno la Corte francese cedette al desiderio -del Papa, e cominciò a far valere per lui la propria influenza -in Ferrara. Ciò risulta da un dispaccio dell'inviato -ferrarese in Francia del 22 giugno. Egli informava Ercole -di aver rappresentato al re, come il Papa minacciasse togliere -al duca lo Stato, ove questi non acconsentisse al -matrimonio; e il re aver risposto che Ferrara stava sotto -la sua protezione, e solo insieme con la Francia poteva cadere. -L'inviato esprimeva il timore che il Papa si servirebbe -dell'investitura di Napoli, alla quale il re aspirava, -per ottener presso costui favore al disegno. Da ultimo -scriveva al duca che monsignor De Trans, il più influente -uomo che fosse alla Corte del re, lo consigliava ad accettare -il matrimonio a condizione del pagamento di 200,000 -ducati, della remissione dell'annuo canone per Ferrara, -e di certi benefizii per i membri della casa d'Este.<a class="tag" id="tag121" href="#note121">[121]</a> -</p> - -<p> -L'Amboise mandò l'arcivescovo di Narbona e altri -agenti a Ferrara, perchè persuadessero il duca. Il re stesso -<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> -gli scrisse. Lo sollecitava a dare il suo assenso, e negava -ora per Don Alfonso la mano di una principessa francese. -Contemporaneamente con i messi di Francia, facevan ressa -intorno al duca gl'inviati del Papa e gli agenti di Cesare. -Egli fu avviluppato in una rete d'intrighi; e finalmente la -paura lo indusse a chinare il capo. -</p> - -<p> -L'8 di luglio faceva già dichiarare a Luigi XII di esser -pronto ad acconciarsi al voler suo, purchè gli riuscisse -d'accordarsi col Papa sulle condizioni.<a class="tag" id="tag122" href="#note122">[122]</a> Egli intendeva -essersi inchinato solo a' comandamenti del re; ma il re a -sua volta non aveva consigliato il matrimonio per altro, -se non perchè aveva bisogno del Papa. Nell'atto stesso che -faceva premura presso Ercole perchè acconsentisse, lo consigliava -di non affrettarsi a mandare il figliuolo Don Ferrante -a Roma per condurre a fine la cosa; ma di protrarla -in lungo quanto più potesse, sinchè egli stesso, il re, non -fosse nel settembre venuto in Lombardia. Fece bensì assicurare -Ercole ch'egli stava fermo alla fitta promessa della -mano di madonna d'Angouleme per Don Alfonso; e apertamente -esternava il suo dispiacere per quel matrimonio.<a class="tag" id="tag123" href="#note123">[123]</a> -Diceva all'inviato ferrarese che reputerebbe il duca uomo -inetto, se volesse sposare il proprio figlio con la figlia del -Papa; perchè, il giorno che il Papa fosse morto, egli non -più saprebbe con chi aveva stretto questo parentado; e in -modo ancora più cieco opererebbe Alfonso, accettando.<a class="tag" id="tag124" href="#note124">[124]</a> -</p> - -<p> -E infatti anche il duca non si diede fretta punto. È -vero che mandò a Roma il suo segretario Ettore Bellingeri, -ma solo per dichiarare al Papa ch'egli voleva ottemperare -a' desiderii di Francia, posto però che anche -le domande sue fossero soddisfatte. Il Papa invece e Cesare -<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> -esigevano la pronta conclusione de' patti matrimoniali, -e incalzavano presso il cardinale Della Rovere, ch'era -allora a Milano, per ottenere da Ercole che mandasse a -lui il figlio Alfonso, affinchè, sotto gli occhi del cardinale -stesso, l'affare fosse terminato. Ciò il duca negò. Innanzi -a ogni altra cosa egli voleva che il Papa accettasse -le condizioni poste al suo consentimento.<a class="tag" id="tag125" href="#note125">[125]</a> -</p> - -<p> -Mentre queste pratiche umilianti per Lucrezia procedevano -lentamente, Cesare era in Napoli strumento e -spettatore della rapida caduta di quella casa d'Aragona, -da lui tanto odiata, e sul cui trono non gli fu concesso -elevarsi. Ma Alessandro approfittò dell'occasione per impadronirsi -de' beni de' baroni del Lazio, specialmente di -quelli de' Colonna, de' Savelli e degli Estouteville, i quali -tutti la guerra di Napoli aveva privati d'ogni difesa. La -confiscazione di quei beni, come presto vedremo, si collegava -col disegno di matrimonio. Egli aveva fatto occupare -parecchie città di quei signori già nel giugno 1501, -valendosi della pressione dell'esercito francese accampato -presso Roma. Il 27 luglio andò egli stesso a Sermoneta -con cavalieri e fantaccini. -</p> - -<p> -Fu allora, che, prima di mettersi in viaggio, pose -la figlia luogotenente suo in Vaticano. Ecco le parole del -Burkard: «Prima che Sua Santità, Signor Nostro, lasciasse -la città, affidò tutto il palazzo e gli affari in corso -a donna Lucrezia Borgia, sua figlia, e le diede facoltà -di aprire le lettere indirizzate a Sua Santità; nei casi di -maggior rilievo essa doveva prender consiglio dal signor -cardinale di Lisbona. -</p> - -<p> -»Ora occorse non so qual caso; e dicesi Lucrezia -essersi rivolta al detto cardinale, esponendogli l'incarico -del Papa e l'affare. E quegli le disse: ogni volta che il -<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> -Papa fa delle proposte in Concistoro, il Vicecancelliere o -un altro cardinale per esso suole sottoscriverle, e prendere -nota delle opinioni dei votanti; così anche ora fa -d'uopo che alcuno sottoscriva ciò che è stato detto. Al che -Lucrezia replicò di saper benissimo scrivere. — Ov'è la -vostra penna? — domandò il cardinale; Lucrezia capì lo -scherzo, e sorrise; e così terminarono in modo conveniente -la conferenza.» -</p> - -<p> -I negozii dal Papa alla figlia affidati si riferivano realmente -solo alle cose temporali, non alle ecclesiastiche. -Pure procedimento così impudente non s'era visto mai. Codesta -distinzione, la maggior prova di favore che il padre -potesse darle, muoveva senza dubbio anche da altre ragioni. -Proprio in quei giorni Alessandro era stato assicurato -dell'assenso di Alfonso d'Este al matrimonio, e pel -contento provatone fece Lucrezia reggente in Vaticano. -Questo volle quasi significare da parte sua il riconoscimento -di una persona politica nella futura duchessa di Ferrara. -E imitava così l'esempio di Ercole e di molti altri principi, -che, dovendo assentarsi dagli Stati loro, solevano -affidarne i negozii alle mogli. -</p> - -<p> -Non era stato facile al duca di vincere l'avversione -del figliuolo. Perchè niente poteva tanto profondamente offendere -il giovane principe, quanto il domandargli che facesse -di Lucrezia Borgia la moglie sua. Non lo sgomentava -già l'origine illegittima. Questa macchia non aveva -gran peso in quel tempo in cui i bastardi fiorivano, ed -erano per tutto in auge ne' paesi latini. Molte dinastie -italiane n'erano intinte, gli Sforza, i Malatesta, i Bentivoglio, -anche gli Aragonesi di Napoli. Anzi lo stesso magnifico -Borso, primo duca di Ferrara, era stato fratello illegittimo -di Ercole, suo successore. Se non che Lucrezia era la -figlia di un Papa; era nata da un sacerdote. E in ciò, pel -sentimento degli Este, stava il lato ignominoso della sua -<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> -origine, forse anco uno scrupolo religioso. Nè la vita licenziosa -del padre, nè i delitti di Cesare potevano far calare -la bilancia della morale della corte di Ferrara. Nondimeno -niuna casa principesca fu giammai così corrotta da -non curarsi punto della fama di una donna, che fosse destinata -a divenire uno de' suoi membri più importanti. -</p> - -<p> -Alfonso doveva essere il marito di una giovane, che, -ancora in età di 21 anno, aveva già corso tante vicende. -Due volte promessa legalmente sposa, due volte maritata, -due volte per vie criminose rimasta vedova. La riputazione -di Lucrezia ispirava veramente ripugnanza. E non era possibile -che Alfonso, tuttochè uomo galante e mondano, -credesse alla virtù sua, anche negando fede a' più turpi -rumori che sul conto di lei correvano. La cronaca scandalosa -di ciò che accadeva in una corte si diffondeva allora -rapida, come oggidì, di corte in corte. Mercè gli agenti -suoi il duca, e con lui il figlio, erano appuntino informati -di quanto realmente succedeva nella famiglia Borgia, e -anche di ciò che s'inventava sul conto della stessa. Gli -abominevoli motivi, che l'oltraggiato Sforza aveva attribuiti -al padre di Lucrezia per lo scioglimento del suo matrimonio, -erano stati immediatamente riferiti al duca a Ferrara. -Un anno dopo l'agente di costui in Venezia gli aveva -partecipato, accertarsi da Roma che la figlia del Papa -aveva partorito un bambino illegittimo.<a class="tag" id="tag126" href="#note126">[126]</a> Oltracciò tutte -quelle satire, con le quali i nemici de' Borgia non risparmiavano -nemmeno Lucrezia, erano ben note alla corte di -Ferrara, e sicuramente v'erano state gustate con maligno -riso. Converrà egli ora credere che gli Este reputassero quei -rumori e quelle satire come appieno fondate, e che, malgrado -di ciò, passando sopra all'onor loro, si fossero contentati -d'introdursi in casa una Taide, invece di seguire, con pericoli -<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> -di gran lunga minori, l'esempio di Federigo di Napoli, -che costantemente ricusò la mano di sua figlia a Cesare -Borgia? -</p> - -<p> -Qui è il caso di sottoporre le imputazioni di Lucrezia -ad un esame, il quale per avventura sarà breve, dopo -quel che con tanto successo n'è stato già detto dal Roscoe -e da altri. La serie de' suoi accusatori tra i contemporanei -non è piccola. Per non citare che i più notevoli, d'incesto -l'hanno accusata in modo esplicito o per allusione i poeti -Sannazzaro e Pontano; gli storici e politici Matarazzo, -Marco Attilio Alessio, Pietro Martire, Priuli, Machiavelli -e Guicciardini. Da costoro presero in prestito il giudizio loro -i posteri, a venire giù giù sino al tempo nostro. Dall'altro -canto stanno i lodatori di Lucrezia, contemporanei e -loro successori sino al presente. -</p> - -<p> -Fissiamo bene primieramente questo punto. Gli accusatori -e le accuse contro Lucrezia non possono riferirsi che -al periodo di sua vita in Roma; e gli ammiratori non si -mostrano che nel secondo periodo, quando essa era duchessa -di Ferrara. Tra questi ultimi non sono uomini -meno celebri che tra gli accusatori: Tito ed Ercole Strozzi, -il Bembo, Aldo Manuzio, il Tebaldeo, l'Ariosto, tutti i cronisti -di Ferrara e il biografo francese del Bayard. Essi fan -tutti testimonianza dell'onoratezza di quella durante il periodo -di Ferrara, ma non del suo passato in Roma. Epperò il -difensore di Lucrezia non può attingere da loro che prove -negative. A lui convien dire che personaggi nobili, come -l'Aldo, il Bembo, l'Ariosto, malgrado della loro tendenza all'adulazione -cortigiana, non potevano esser mai tanto impudenti -da magnificare una donna come l'ideale delle donne -del tempo loro, dove l'avessero stimata colpevole o anche -capace soltanto di quelle turpitudini, nelle quali poco innanzi -era incorsa. In tal caso l'Ariosto stesso diventerebbe -per noi un uomo abominevole. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> -</p> - -<p> -Che se ora interroghiamo gli accusatori di Lucrezia, -solo i testimoni di Roma possono avere un valore reale. Il -più accanito de' nemici di quella, il Guicciardini, non -appartiene al novero di costoro. Ciò ch'egli riferisce sul -conto di lei non ha altrimenti determinato il giudizio dei -posteri, se non perchè egli era uomo di Stato e storico -famoso. Egli stesso attinse la sua opinione o alle voci che -correvano o alle satire del Pontano e del Sannazzaro. E -ambo questi poeti vivevano a Napoli, non a Roma. I loro -epigrammi non provano che l'odio ben fondato contro -Alessandro e Cesare, istrumenti della caduta degli Aragonesi, -e mostrano di quanta atrocità uomini perversi come -quelli potessero esser tenuti capaci. -</p> - -<p> -Di molto maggior peso dovrebb'essere la parola del -Burkard, osservatore quotidiano degli avvenimenti in Vaticano. -Contro di lui s'è particolarmente rivolto il furore -dei papisti, pe' quali egli è ancora oggi la fonte velenosa, -cui i nemici del Papato, soprattutto i protestanti, avrebbero -attinto le loro calunnie sul conto di Alessandro VI. -Il furore si spiega. Il <i>Diario</i> del Burkard, oltre il giornale -dell'Infessura, che già sino dagl'inizii del 1494 -rimane interrotto, è l'unico scritto composto in Roma intorno -alla Corte di Alessandro, ed ha al tempo stesso un -carattere officiale. Ma quei, che sono usi a palliare ogni -azione papale, avrebbero frenato il loro odio contro il Burkard, -dove avessero conosciuto le relazioni degli ambasciatori -veneti e i dispacci di tanti altri inviati, di cui qui -s'è fatto tesoro. -</p> - -<p> -Il Burkard è così poco malevolo da tacere tutte le relazioni -intime di Alessandro. Egli nota soltanto fatti, non -voci vaghe; ed anche quelli attenua o diplomaticamente vi -stende sopra un velo. Non egli, ma l'ambasciatore veneto, -Polo Capello, informa come Cesare Borgia pugnalasse il -cameriere Perotto, che s'era rifugiato sotto il manto del -<span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span> -Pontefice. Che Cesare avesse ammazzato il fratello Gandia, -lo dice apertamente lo stesso ambasciatore, e lo dice pure -un agente ferrarese: il Burkard non ne fa motto.<a class="tag" id="tag127" href="#note127">[127]</a> Egli non -parla neppure del fatto di aver Cesare spedito all'altro -mondo il cognato Alfonso. Le relazioni de' membri della -famiglia Borgia tra loro o con persone estranee, come i -Farnesi, i Pucci e gli Orsini; tutta quella immensa rete -d'intrighi nella Corte del Papa; la lunga serie di delitti commessi; -le estorsioni di danaro; il mercato di cappelli cardinalizii; -e tante altre cose, delle quali i dispacci degl'inviati -son pieni; tutto ciò non lo apprendiamo dal Burkard. -Vannozza stessa egli non nomina che una volta sola, e -nemmeno sotto il suo nome esatto. Nulla di meno due luoghi -soltanto di quel <i>Diario</i> hanno principalmente suscitata -la massima irritazione: la notizia dell'orgia delle 50 cortigiane -in Vaticano, e l'accusa contro i Borgia nella lettera -anonima a Silvio Savelli. Questi due luoghi si trovano riprodotti -in tutte le copie conosciute, e, senza dubbio, derivano -dall'originale del <i>Diario</i>. Che la lettera a Silvio non -sia invenzione del Burkard nè di protestanti male intenzionati, -lo mostra il fatto, che anche Marin Sanuto l'ha -inserita nel suo <i>Diario</i>. Che similmente nè il Burkard nè -altri venuti più tardi abbiano escogitata la favola del baccanale -in Vaticano, lo mostra appunto quella lettera, il cui -autore vi si riferisce come a fatto conosciuto. E lo prova -anche il Matarazzo da Perugia. Perchè anch'egli lo racconta, -non dietro le parole del Burkard, il cui manoscritto -difficilmente potè mai vedere; ma dietro notizie da lui direttamente -attinte. Egli osserva di più, che a queste dava -piena fede, perchè l'accaduto — dic'egli — è stato conosciuto -<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> -per ogni dove, e io n'ho scritto, perchè le persone -che me lo hanno assicurato non sono soltanto il popolo -romano, ma l'italiano. -</p> - -<p> -Questa osservazione fa chiaramente scoprire la fonte -dello scandaloso racconto: la tradizione popolare. Forse dovette -formarsi in occasione di qualche festa data realmente -da Cesare nell'abitazione sua in Vaticano. Colà un'orgia -di quella natura o qualcosa di simile può bene aver avuto -luogo. Pure chi oserà credere che Lucrezia stessa, già legalmente -moglie di Alfonso d'Este, e in procinto di partirsi -per Ferrara, abbia potuto assistervi come spettatrice col -sorriso sulle labbra? -</p> - -<p> -Del rimanente, quello è l'unico luogo nel <i>Diario</i> del -Burkard, ove Lucrezia apparisca sotto luce sì brutta. In -niun altro ha detto di lei nulla di disonorevole. Non si -può dunque in quello cercar la conferma delle accuse dei -Napoletani e del Guicciardini. E come non nel <i>Diario</i>, così -la non si trova neppure altrove; quando non si attribuisca -al Matarazzo un'autorità, cui non può pretendere. Egli -racconta che Giovanni Sforza scoprisse le criminose relazioni -di sua moglie con Cesare e con Don Juan; e a questa -scoperta si aggiungesse un sospetto anche più orrendo; -ond'egli, lo Sforza, avrebbe perciò ammazzato il Gandia e -sarebbe quindi fuggito da Roma; ed in conseguenza Alessandro -avrebbe fatto sciogliere il matrimonio di lui. Anche -a prescindere da sì mostruosa opinione, stando alla quale -la stessa donna nel tempo medesimo si sarebbe resa colpevole -di un triplice incesto, il racconto del Matarazzo contiene -un'inesattezza storica, perchè lo Sforza aveva abbandonato -Roma già due mesi innanzi la morte del Gandia. -</p> - -<p> -Il dispaccio autentico dell'inviato ferrarese in Milano, -del 23 giugno 1497, ha chiarito in modo incontrastabile -che l'autore vero di quelle voci su Lucrezia fu il marito -ignominiosamente ripudiato. Di certo, niuno meglio di colui -<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> -poteva allora conoscere il carattere e la maniera di vivere -di Lucrezia. Nondimeno avanti a qualunque tribunale, -in ogni tempo, lo Sforza sarebbe l'ultimo de' testimoni, -il deposto del quale meritasse fede. Acceso d'odio e di -vendetta, attribuì all'indegno Papa quei turpissimi motivi -allo scioglimento del matrimonio. E il sospetto da lui manifestato -si diffuse e prese le proporzioni di una voce; e di -voce in voce divenne opinione. Ma è pur singolare che -Guido Postumo, il fedele partigiano dello Sforza, che vendicava -l'oltraggio del suo signore con epigrammi contro -Alessandro, nè abbia espresso quel sospetto, nè in generale -fatto mai menzione di Lucrezia.<a class="tag" id="tag128" href="#note128">[128]</a> -</p> - -<p> -Sospetto simile non trasparisce da alcuno de' molti dispacci -contemporanei. Solo in una lettera privata presso il -Malipiero da Roma del 17 giugno 1497 e nella Relazione di -Polo Capello si accenna alle voci dell'oscena relazione della -sorella col fratello Don Juan.<a class="tag" id="tag129" href="#note129">[129]</a> Sarebbero forse stati solo codesti -rumori cagione, che niuno abbia giammai riferito di -relazioni amorose di Lucrezia con altra persona conosciuta -non fosse che di nome; tuttochè in Roma tanti cortigiani, -tanti giovani baroni e cardinali licenziosi fossero quotidianamente -in contatto con lei? Difatto sul conto di questa bella -e giovane donna non è dato scoprire una traccia sola di un -vero intrigo amoroso. Anche la voce di quell'ambasciatore, -che non da Roma, ma da Venezia mandava a Ferrara la nuova, -aver Lucrezia partorito un bambino, non è che una voce -solitaria, che non trova riscontro di sorta. Lucrezia era -allora separata già da un anno dal marito Giovanni Sforza. -<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> -Si ammetta pure che la voce fosse fondata, e che Lucrezia -si fosse stretta in relazione d'amore con qualcuno in Roma, -la cui persona ci è rimasta sconosciuta. Ma, e che forse -relazioni e passi falsi di tal natura non sono frequenti abbastanza -nella società di ogni tempo? Anche oggi siam facili -a perdonarli soprattutto nelle classi elevate. -</p> - -<p> -Niuno può indursi a credere che Lucrezia Borgia, -in mezzo alla corruzione romana e in quella cerchia di -persone cui apparteneva, potesse mantenersi immacolata. -Ma dall'altra parte niun uomo spregiudicato avrà animo -di affermare che siasi resa colpevole di quelle turpitudini -senza nome. Se si suppone possibile nella natura di una -giovane l'inconcepibile forza, di cui l'uomo più dissoluto -e più rotto al vizio appena è capace, di saper, cioè, nascondere -l'intimo disfacimento morale, che in tutto l'essere -spirituale il più infame dei delitti non può non generare, -di nasconderlo, dico, sotto la maschera di una grazia -sorridente; bisognerebbe allora dire che Lucrezia Borgia -nel magistero della ipocrisia abbia posseduto potenza trascendente -ogni limite dell'umano. Ma nulla entusiasmava -tanto i Ferraresi quanto la grazia sempre serena e gioviale -della sposa di Alfonso. Ogni donna sensibile può giudicare -se fosse Lucrezia in grado di manifestarsi in tal guisa, posto -che covasse nell'animo tanta colpa; e se il viso della -moglie di Alfonso d'Este, nell'effigie del 1502, potesse -esser quello della inumana furia nell'epigramma del Sannazzaro. -</p> - -<h3>XIX.</h3> - -<p> -Lotte durissime ebbe a sostenere il principe erede di -Ferrara prima di cedere alle insistenze del padre. E questi -insisteva pel matrimonio con tanta fermezza da dichiarargli, -che dovrebbe risolversi ad unirsi egli stesso con -<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> -la Lucrezia ove il figlio s'ostinasse nel diniego. E quando -il figlio ebbe consentito, quando l'orgoglio del duca fu -ridotto al silenzio, Ercole riguardò il matrimonio puramente -come un vantaggioso affare di Stato. Egli vendette -l'onore della casa sua al più alto prezzo possibile. Gli -agenti papali in Ferrara, spaventati dalle sue esigenze, -mandarono Raimondo Romolini per darne a Roma contezza. -E Alessandro impetrò la mediazione del re di Francia -per ottenere condizioni più miti. Una lettera dell'ambasciatore -di Ferrara in Francia è il mezzo migliore per -chiarirci su questo punto: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signor mio. -</p> - -<p> -»Ieri l'ambasciatore del Papa mi disse, avergli Sua -Santità scritto come Vostra Eccellenza abbia mandato un -messo in Roma, domandando 200,000 ducati, l'affrancamento -dall'annuo canone, la concessione del giuspatronato -pel Vescovado di Ferrara mercè decisione concistoriale, -e molte cose altre. Aggiunse aver il Papa offerto -100,000 ducati. Quanto al rimanente, dover Vostra Eccellenza -fidare in lui, che col tempo le concederà quel -che vuole e solleverà tanto alta la casa degli Este, che -ciascuno dovrà riconoscere l'amor suo per la stessa. Mi -disse inoltre essere stato incaricato di pregare Sua Maestà -Cristianissima, perchè scriva all'Illustrissimo Cardinale, e -voglia questi esortare l'Eccellenza Vostra a contentarsi di -tali offerte. Qual fedel servitore di Vostra Eccellenza ricordo -all'uopo, benchè sia superfluo, che dove tal matrimonio -abbia a farsi, ella lo concluda in guisa tale e con tanta sicurezza, -che la <i>lunga promessa con l'attender corto</i> non abbia -poscia a farnela pentire. In altra lettera ho partecipato -a Vostra Eccellenza, come il Re Cristianissimo m'abbia -detto, che in questo affare egli null'altro vuole che il -volere di Vostra Eccellenza. Onde, se la cosa deve farsi, -ella cerchi cavarne il maggior profitto possibile; ma se -<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> -non può farsi, Sua Maestà è sempre pronto a dare a Don -Alfonso quella dama, la cui mano l'Eccellenza Vostra -voglia per lui richiedere in Francia. — Di Vostra Ducale -Eccellenza servitore Bartolomeo Cavaleri. Lione, 7 agosto -1501.» -</p> - -<p> -Alessandro non voleva mandar la figlia a Ferrara a -mani vuote. Ma la dote, che Ercole esigeva, era troppo; -era più grossa ancora di quella che Bianca Sforza aveva -portata all'imperatore Massimiliano, e ledeva troppo vivamente -le leggi canoniche. Perchè, oltre l'ingente somma -di danaro, il duca domandava l'esonerazione dall'annuo -tributo verso la Chiesa pel feudo di Ferrara; la cessione -di Cento e di Pieve, città appartenenti all'Arcivescovado -di Bologna; la cessione pure di Porto Cesenatico; e gran -numero di benefizii in favore della famiglia Este. Le negoziazioni -fervevano; pure tanto forte era il desiderio del -Papa di assicurare alla figliuola il trono del Ducato di Ferrara, -che si dichiarò pronto ad annuire in massima alle -esigenze di Ercole. Alla qual cosa lo indusse anche l'avviso -di Cesare.<a class="tag" id="tag130" href="#note130">[130]</a> Lucrezia stessa non faceva meno pressa intorno -al padre, perchè cedesse. Da quel tempo in poi essa -fu il miglior avvocato del duca in Roma. Ed Ercole riconosceva, -che principalmente alla sagacia di lei si doveva -se era riuscito nelle pretensioni sue. -</p> - -<p> -Le negoziazioni presero sì prospero avviamento alla -fine del luglio o sui primi d'agosto. E di questo tempo -sono le prime lettere del duca a Lucrezia e al Papa, conservate -nell'Archivio di Stato di casa d'Este. -</p> - -<p> -Il 6 agosto Ercole scrisse alla futura nuora, che le -raccomandava Agostino Huet — un segretario di Cesare — come -<span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span> -agente, che nel condurre le negoziazioni aveva mostrato -il più premuroso fervore. -</p> - -<p> -Il 10 agosto espose al Papa sin dove fossero procedute -le pratiche, e pregavalo di non trovar eccessive le sue domande. -Ripetè lo stesso in altra lettera del 21, dove, con -un fare da mercatante, le metteva in risalto, mostrandole di -piccolo e quasi di niun momento. -</p> - -<p> -Frattanto la notizia del divisato matrimonio s'era -sparsa pel mondo e divenuta motivo a riflessioni diplomatiche. -Imperocchè nè alle potenze d'Italia nè alle straniere -poteva far comodo che il Papato s'aggrandisse tanto. Firenze -e Bologna, alla cui conquista Cesare mirava, vivevano -in sospetto. La Repubblica di Venezia, in continua tensione -con lo Stato di Ferrara ed agognante alle coste della Romagna, -non dissimulava il suo malumore, anzi attribuiva -tutto il disegno all'ambizione di Cesare.<a class="tag" id="tag131" href="#note131">[131]</a> Il re di Francia -mostravasi contento della cosa, solo perchè non poteva -stornarla; altrettanto faceva la Spagna. Ma Massimiliano ne -fu così irritato, che cercò impedire il matrimonio. Ferrara -cominciava appunto a toccare quell'importanza politica, -che aveva avuta Firenze al tempo di Lorenzo dei Medici. -E da qualsiasi parte si schierasse, era quindi cosa di troppo -peso; ed all'imperatore germanico non poteva essere indifferente -la stretta unione di tale Stato col Papato e con -la Francia. Oltracciò moglie di Massimiliano era Bianca Sforza; -e altri membri e partigiani della caduta casa, nemici -accaniti de' Borgia, vivevano alla Corte tedesca. -</p> - -<p> -L'imperatore mandò nell'agosto lettere a Ferrara, -con le quali sconsigliava Ercole dall'imparentarsi col Papa. -Questa manifestazione di Massimiliano non poteva che -giungere desiderata ad Ercole. Mercè quella, poteva esercitar -pressione sul Papa. E difatto ne diede a costui comunicazione, -<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> -assicurandolo però di essere irremovibile -nella presa determinazione. Quindi incaricò il suo consigliere -Gianluca Pozzi di rispondere all'imperatore.<a class="tag" id="tag132" href="#note132">[132]</a> La -lettera di Ercole al suo cancelliere porta la data del 25 agosto; -ma, prima ancora che il contenuto di essa fosse noto -a Roma, il Papa s'era affrettato ad accettare le condizioni -del duca e a concludere il contratto matrimoniale. Il che -ebbe luogo con atto legale stipulato in Vaticano il 26 agosto -1501.<a class="tag" id="tag133" href="#note133">[133]</a> -</p> - -<p> -Senza ritardo il Papa lo trasmise ad Ercole per mezzo -del cardinal Ferrari. Don Ramiro Romolini con altri procuratori -andaron subito a Ferrara.<a class="tag" id="tag134" href="#note134">[134]</a> Ivi, nel Castello di Belfiore, -fu il primo settembre 1501 concluso <i>ad verba</i> il matrimonio. -</p> - -<p> -Il giorno stesso il duca scrisse a Lucrezia, che se insino -allora l'aveva amata per le virtù sue e anche per riguardo -al Papa e al fratello Cesare, ora invece l'amava -più che figlia. In termini altrettanto espansivi scrisse pure -ad Alessandro. Gli comunicò la conclusione del matrimonio, -e lo ringraziò pel conferimento della dignità di Arciprete -di San Pietro al cardinale Ippolito suo figlio.<a class="tag" id="tag135" href="#note135">[135]</a> -</p> - -<p> -Meno diplomatico fu il linguaggio di Ercole nella lettera, -con la quale dava partecipazione del fatto al marchese -Gonzaga. Vi faceva chiaramente trasparire la sua freddezza; -e scusavasi insieme di essere stato costretto a quel -passo. -</p> - -<p> -«Illustre Signore e fratello nostro amatissimo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> -</p> - -<p> -»Significammo a Vostra Eccellenza la risoluzione -presa a' dì passati di acconsentire ad attendere alle pratiche -pel parentado con Sua Santità, togliendo la illustrissima -Donna Lucrezia Borgia, sorella dell'illustrissimo Duca -di Romagna e Valenza, per moglie del nostro primogenito -Don Alfonso. A ciò ci spinsero principalmente le esortazioni -di Sua Maestà Cristianissima; sempre che però fossimo -d'accordo con Sua Santità su tutte le particolarità -spettanti al matrimonio stesso. Ora, essendosi tale affare -trattato, Sua Santità e Noi siamo restati concordi; e il Re -Cristianissimo ha continuato a farci istanza che si venga -alla conclusione del matrimonio, per mezzo degli ambasciatori -francesi e procuratori di Sua Beatitudine. E questa -mattina si è fatta la pubblicazione. Di che m'è parso dare -incontanente avviso all'Eccellenza Vostra, perchè l'intima -unione e l'amore reciproco fa che ella prenda interesse e -partecipi a tutto ciò che ci riguarda. E così al beneplacito -suo ci offriamo sempre pronti. -</p> - -<p> -»Ferrara, 2 settembre 1501.»<a class="tag" id="tag136" href="#note136">[136]</a> -</p> - -<p> -Il 4 settembre un corriere portò la nuova che il contratto -di matrimonio era stato sottoscritto a Ferrara. Alessandro -fece immediatamente tirare colpi di cannone da -Castel Sant'Angelo e illuminare il Vaticano. Tutta Roma -risuonò delle grida di gioia de' partigiani di casa Borgia. -</p> - -<p> -Questo momento fu il punto culminante nella vita di -Lucrezia. Se ambizione e brama di mondana grandezza albergavano -nell'anima sua, oramai aveva la certezza di salire -su uno de' più antichi troni principeschi d'Italia. Che -se invece rimorso e avversione per tutto ciò che in Roma -la circondava, ed aspirazione ad uno stato migliore erano -in lei più forti di quei vanitosi sentimenti, oramai un tranquillo -porto le s'apriva d'innanzi. Essa diventava moglie -<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> -di un principe, che non aveva fama di uomo geniale e finamente -colto, ma di pratico e amante della pace. Lo aveva -visto nella sua prima gioventù, quando quegli venne a -Roma ed ella era la promessa dello Sforza. Nessun sacrifizio -forse le sarebbe parso troppo duro, pur di cancellare -le rimembranze di quei nove anni nell'intervallo trascorsi. -La vittoria ch'ella ora, grazie all'assentimento di casa -d'Este, aveva riportata, andava congiunta con una profonda -umiliazione. A lei non era ignoto che Alfonso, solo -dopo lunga resistenza e costretto, s'era lasciato andare ad -accettarne la mano. Una donna audace e di spirito intrigante -sarebbe passata sopra a siffatta umiliazione, forte nella coscienza -del suo genio e delle arti sue. Altra, anche meno -forte, ma bella e dotata di grazia, avrebbe potuto provare -grande attrattiva all'idea di disarmare un uomo ricalcitrante, -mercè il fascino della sua persona. Ma la questione, -se fosse dell'onor suo maritarsi con un uomo, che non -l'aveva voluta per libera elezione, ovvero, se l'orgoglio di -una donna nobile non dovesse respingere un matrimonio -in condizioni simili; codesta questione, una donna vana -come Lucrezia, forse non se la pose mai; o se lo fece, -certo, nè Cesare nè il padre le consentirono di esternare -un dubbio così poco diplomatico. Noi non scopriamo in -lei alcuna traccia d'orgoglio morale. Vediamo soltanto i -segni di una gioia fanciullescamente ingenua per la fortuna -che le era toccata. -</p> - -<p> -Il 5 settembre fu vista per Roma con 300 cavalieri e -quattro vescovi. Andò a render grazie in Santa Maria del -Popolo. E, secondo il curioso costume del tempo, quando, -come ne' drammi del Calderon e dello Shakspeare, col serio -s'innestava sempre il comico, Lucrezia regalò il prezioso -vestito, col quale era stata a pregare, al suo giullàre di -corte. Ed il buffone, giubilando per le vie di Roma, -gridava: «Viva la illustrissima duchessa di Ferrara! Viva -<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> -il papa Alessandro!» Il grande avvenimento fu festeggiato -da' Borgia e da' partigiani loro con clamorose dimostrazioni. -</p> - -<p> -Alessandro raccolse un Concistoro, quasi questa faccenda -di famiglia fosse un importante affare della Chiesa. -Lodò con ostentazione infantile il duca Ercole, chiamandolo -il più grande e il più savio principe d'Italia; lodò -anche Don Alfonso, uomo più bello e più possente di -suo figlio Cesare, e che per prima moglie aveva avuto la -sorella dell'imperatore. Disse Ferrara essere uno Stato -prospero, e la casa d'Este antica. Disse anche verrebbe -ben presto a Roma un corteo nuziale di signori a prendere -la sposa, e che questa sarebbe accompagnata dalla duchessa -di Urbino.<a class="tag" id="tag137" href="#note137">[137]</a> -</p> - -<p> -Cesare Borgia il 14 settembre ritornò da Napoli, dove -Federigo, ultimo re di quel paese della casa d'Aragona, -aveva dovuto arrendersi alla Francia. Con soddisfazione -rivide la Lucrezia già qual futura duchessa di Ferrara. -Il 15 giunsero gl'inviati di Ercole, Saraceni e Bellingeri. -Essi dovevano adoperarsi, perchè gli obblighi dal Papa -assunti fossero adempiuti il più presto possibile. Il duca -non si fidava di lui: egli era uomo pratico. Non intendeva -mandare il corteo per la sposa prima di aver nelle mani -le Bolle. Lucrezia appoggiava gl'inviati con tanto calore, -che il Saraceni scriveva al suo signore, quella parergli già -essere ottima ferrarese.<a class="tag" id="tag138" href="#note138">[138]</a> Ella assisteva alle negoziazioni -in Vaticano, nelle quali Alessandro, a dimostrare la sua -abilità linguistica, a volte si serviva senza intoppo del latino. -Un giorno, per riguardo alla figlia, comandò di adoperare -l'italiano. Il che prova che Lucrezia nel latino -non era forte abbastanza. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> -</p> - -<p> -Da' dispacci degl'inviati risulta che in Vaticano si era -di molto buon umore. Colà canti, suoni e balli ogni sera. -Uno de' più grandi diletti per Alessandro era assistere alla -danza di belle donne. E quando Lucrezia e le dame di -corte ballavano, ei soleva introdurre gl'inviati di Ferrara -perchè ammirassero la bellezza di sua figlia. Sorridendo, -diceva loro una sera, che voleva avessero visto la duchessa -non essere zoppa.<a class="tag" id="tag139" href="#note139">[139]</a> -</p> - -<p> -Fu instancabile nel passare così le notti; mentre insino -Cesare, giovane e rigoglioso, ne fu stanco. Quando -questi si degnò concedere udienza agl'inviati, grazia che, -come scrivevano a Ferrara, appena i cardinali potevano -ottenere, gli ricevette vestito, ma stando a letto. E al proposito -il Saraceni notava nel suo dispaccio: «Temevo ch'ei -fosse malato, avendo iersera ballato senza smetter mai; -e anche oggi farà altrettanto dal Papa, presso il quale -l'illustrissima Duchessa va a cena.»<a class="tag" id="tag140" href="#note140">[140]</a> Fu per Lucrezia un sollievo, -che il Papa per alcuni giorni andasse a Civitacastellana -e Nepi. Il 25 settembre gl'inviati scrivevano a Ferrara: -«Questa illustrissima Madonna continua ad essere -un po' indisposta e a sentirsi molto debole. Malgrado di ciò, -non prende medicine, nè tralascia la trattazione degli affari, -e dà udienza come di solito. Noi crediamo che l'indisposizione -non avrà altra conseguenza, perchè sua Eccellenza -si riguarda. Anche la quiete in questi giorni, in cui -Sua Santità sarà assente, le farà bene; perchè sin qui, -ogni volta che Sua Eccellenza andò dal Papa, si fece musica -e ballo sin verso le 2 o le 3 della notte, e questo le -ha fatto molto danno.»<a class="tag" id="tag141" href="#note141">[141]</a> -</p> - -<p> -Un affare penoso, di cui il Papa ebbe allora ad occuparsi -<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> -con gl'inviati, riguardava Giovanni Sforza, l'espulso -e divorziato marito di Lucrezia. Che cosa si temesse da lui, -lo dice questo dispaccio ad Ercole: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Principe ed eccellentissimo Signor nostro. — Poichè -Sua Santità il Papa prende in debita considerazione -le cose che potrebbero cagionare dispiacere -all'animo non solo di Vostra Eccellenza e dell'illustrissimo -Don Alfonso, ma altresì della signora Duchessa e -anche al suo proprio, così ci ha incaricati di scrivere a -Vostra Eccellenza e avvertirla a fare in guisa, che il signor -Giovanni di Pesaro, che, come all'Eccellenza Vostra è stato -riferito, è in Mantova, non abbia a ritrovarsi in Ferrara -al tempo delle nozze. Imperocchè, comunque la separazione -di lui dalla nominata signora Duchessa sia assolutamente -legittima e compiuta conforme alla pura verità, -come pubblicamente consta non solo pel processo fatto in -questa causa, ma anche per la libera confessione di esso -Don Giovanni; nulladimeno un residuo di mal animo potrebbe -pur forse essergli sempre addentro rimasto. Per -il che, trovandosi in luogo, ove la detta Signora potesse -essere da lui veduta, Sua Eccellenza sarebbe perciò costretta -a sequestrarsi in qualche camera, onde le cose -passate non abbiano a tornarle in mente. Egli quindi -esorta Vostra Eccellenza a voler provvedere a ciò con la solita -sua prudenza. Poscia Sua Santità entrò a parlare degli -affari del signor marchese di Mantova, rimproverando acremente -a Sua Eccellenza che soltanto essa désse asilo e -spettacolo di gente fallita e bandita non solo dal Papa, -ma anche dal Re Cristianissimo. Per verità, noi ci sforzammo -di scusare il signor Marchese, dicendo che, liberalissimo -com'egli è, si sarebbe vergognato di negare adito -nelle terre sue a quei che vi riparavano, massime a signori. -E per corroborare la nostra tèsi ci servimmo di -tutte le parole più accomodate al caso. Nulladimeno Sua -<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> -Santità non parve restar ben soddisfatta delle nostre scuse. -Per conseguenza l'Eccellenza Vostra intenda il tutto, -e nella prudenza sua impartisca gli ordini che stimerà -espedienti e al proposito. E così umilmente ci raccomandiamo -alla grazia di Vostra Eccellenza. -</p> - -<p> -»Roma, 23 settembre 1501.»<a class="tag" id="tag142" href="#note142">[142]</a> -</p> - -<p> -Dietro le premure di Ercole il 17 settembre fu portata -innanzi al Concistoro la quistione circa la diminuzione -del canone di Ferrara da 400 ducati a 100 fiorini. Si temeva -una vigorosa opposizione. Alessandro espose tutto -quello che Ercole aveva fatto per Ferrara: la fondazione di -chiese e monasteri, e soprattutto l'aver fortificato la città; -cosicchè quella era diventata un baluardo dello Stato della -Chiesa. I cardinali erano stati favorevolmente predisposti -dal cardinale di Cosenza, creatura di Lucrezia, e da messer -Troche, il confidente di Cesare. Consentirono alla diminuzione; -e il Papa gli ringraziò, lodando specialmente i -più anziani, mentre i più giovani, sue proprie creature, -si eran pure mostrati più renitenti.<a class="tag" id="tag143" href="#note143">[143]</a> -</p> - -<p> -Il giorno stesso fu presa una decisione intorno a' possedimenti -strappati ai baroni da lui proscritti il 20 agosto. -Questi beni, che comprendevano una gran parte della -Campagna Romana, furono divisi in due territorii. L'uno -ebbe per centro Nepi; l'altro Sermoneta: luoghi, a' quali -Lucrezia, che n'era signora, quindi innanzi rinunziava. -Alessandro investì de' due ducati i due bambini Giovanni -Borgia e Rodrigo. Del primo di questi egli aveva innanzi -attribuito la paternità al figlio Cesare; ma poi apertamente -dichiarò esserne padre egli stesso. -</p> - -<p> -Quasi non si presterebbe fede a tanta impudenza senza -esempio. Pure i documenti stan lì: due Bolle indirizzate -<span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span> -all'amato figliuolo, il <i>Nobile Giovanni De Borgia e Infante -romano</i>: entrambi sotto la data del primo settembre 1501. -Nel primo Alessandro dichiarava Giovanni, bambino di tre -anni, esser figlio illegittimo di Cesare Borgia, di uomo celibe -(e celibe difatti era ancora alla nascita di quello) e di -donna celibe del pari. Per potestà apostolica lo legittimava -e investiva di tutti i diritti de' suoi parenti. Nel secondo -poi, riferendosi alla legittimazione concessa al bambino -qual figliuolo di Cesare, diceva esplicitamente: «Poichè -tu porti questa mancanza (di origine legittima) non -dal detto duca (Cesare), ma da noi e dalla indicata donna -celibe, ciò che noi per buone ragioni non abbiamo voluto -esprimere nello scritto precedente, così volendo che giammai -quello scritto non sia notato di difetto d'intenzione e -di vizio di nullità, volendo provvedere che nel corso del -tempo tu non abbia ad esser molestato, e volendo anche -mostrarti speciale favore; non per istanza che tu n'abbia -fatta, ma per nostra spontanea risoluzione e liberalità, e -nella coscienza della piena potestà ed autorità nostra, confermiamo -e ratifichiamo mercè il presente tutto quanto in -quell'altro scritto è contenuto.» Rinnovava quindi la legittimazione, -dichiarando che ove il bambino suo, legittimato -come figliuolo di Cesare, fosse in avvenire in scritture -o atti di qualunque natura nominato anche e designato -come tale, e si servisse altresì dell'arme di Cesare, non -avrebbe da ciò a venirgli pregiudizio d'alcuna sorta; che -invece tutti simili atti dovrebbero avere la stessa forza -giuridica come se il bambino fosse designato nella scritta -di legittimazione qual proprio figlio suo e non di Cesare.<a class="tag" id="tag144" href="#note144">[144]</a> -</p> - -<p> -Sembrerà strano che i due documenti siano stati emanati -<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> -lo stesso giorno. Ma si spiega. Le leggi canoniche -proibivano al Papa di riconoscere un suo proprio figlio. -Alessandro quindi cercò cavarsi d'imbarazzo, asserendo -una menzogna nella prima Bolla. Per tal mezzo rendevasi -possibile la legittimazione del bambino, ovvero l'investirlo -di diritti legittimi. Data poi una volta alla bugia la forza -di documento, potè il Papa, senza ulteriore riserva, per -riguardo al figliuolo, dire la verità e sostituirla in luogo -di quella. -</p> - -<p> -Cesare il primo settembre 1501 non era in Roma. -Anche forse un uomo par suo avrebbe arrossito di suo padre, -che faceva del figlio un rivale nel diritto di proprietà -su un bastardo. Il piccolo Giovanni Borgia passò difatto -più tardi, dopo la morte di Alessandro, per figliuolo di -Cesare; ma anche il Papa lo designò come tale in alcuni -Brevi.<a class="tag" id="tag145" href="#note145">[145]</a> -</p> - -<p> -È ignoto chi fosse la madre del misterioso bambino. -Il Burkard dice solo: <i>una certa romana</i>. Se Alessandro, che -la chiamava donna celibe, dicesse la verità, il pensiero di -Giulia Farnese sarebbe escluso. Ma potrebbe anch'essere -che la seconda asserzione del Papa fosse similmente una -menzogna, e che il <i>romano Infante</i> non fosse figlio di lui, -ma fosse un bambino illegittimo di Lucrezia. Si ricorderà -che nel marzo 1498 un inviato ferrarese informava il duca -Ercole, assicurarsi in Roma che la figliuola del Papa aveva -partorito un bambino. Questa data concorda pienamente -con l'età dell'infante Giovanni nel settembre 1501. I due -documenti relativi alla legittimazione di lui, serbati oggi nell'Archivio -d'Este, provenivano dalla Cancelleria di Lucrezia, -o perchè la stessa gli portò seco da Roma a Ferrara, o -<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> -perchè più tardi se ne impossessò. L'Infante infine noi lo -incontreremo alla corte di quella in Ferrara, però come -suo <i>fratello</i>. Tutti questi fatti potrebbero indurre a pensare, -che il misterioso Giovanni Borgia sia stato un figlio -di Lucrezia. Pure questa opinione non ha che la forza di -una mera ipotesi. -</p> - -<p> -Codesto fanciullo adunque ricevette la città di Nepi -come ducato, con altri 36 paesi. -</p> - -<p> -L'altro territorio, col Ducato di Sermoneta e con 28 -castella, fu assegnato al piccolo Rodrigo, unico figlio di -Lucrezia con Alfonso d'Aragona. L'esistenza di questo -bambino in mezzo alle nuove condizioni era per lei, la -madre, un manifesto imbarazzo, non volendo o non potendo -condurre a Ferrara un figliastro. Ad onor suo ci -piace credere ch'ella fosse costretta ad affidare in mani -estranee il suo legittimo figliuolo. Pare però che l'obbligo -non le sia stato imposto da Ferrara. Difatto l'inviato Gerardi, -dando notizia il 28 settembre al suo signore di una -visita a madonna Lucrezia, scriveva: «Poichè il figliuolo -di lei era presente, colsi abilmente l'occasione per domandarle -che cosa n'avrebbe fatto; ed ella mi rispose: resterà a -Roma, e avrà la sua rendita di 15,000 ducati.»<a class="tag" id="tag146" href="#note146">[146]</a> E in -realtà si provvide al piccolo Rodrigo largamente. Fu messo -sotto la tutela di due cardinali, del patriarca di Alessandria -e di Francesco Borgia, arcivescovo di Cosenza. Venivano -a lui le entrate di Sermoneta, e anche quelle di Bisceglie, -eredità del suo infelice padre. Perchè il 7 gennaio -1502 il re Ferdinando e la regina Isabella di Castiglia -diedero facoltà al loro ambasciatore in Roma, Francesco -de Roxas, di confermare in persona di Rodrigo il possesso -del Ducato di Bisceglie e della città di Quadrata. E, secondo -questo atto, i titoli suoi erano: Don Rodrigo Borgia di -<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> -Aragona, duca di Biselli e Sermoneta e signore di Quadrata.<a class="tag" id="tag147" href="#note147">[147]</a> -</p> - -<h3>XX.</h3> - -<p> -Lucrezia era impaziente di lasciar Roma, che, come -diceva agl'inviati di Ferrara, le sembrava una prigione. -Il duca a volta sua non era meno di vedere terminato -questo negozio. Ma la spedizione della nuova Bolla d'investitura -si faceva aspettare. E la cessione di Cento e di -Pieve non poteva aver luogo senza il consentimento del -cardinale Giuliano Della Rovere, che viveva in Francia ed -era arcivescovo di Bologna. Ercole quindi tratteneva l'invio -del corteo nuziale, abbenchè la stagione, che si avanzava -nell'inverno, divenisse sempre meno prospera per un -viaggio così difficoltoso. Tutte le volte che Lucrezia vedeva -gl'inviati di Ferrara, gl'interrogava quando verrebbe -il corteo per condurla via. Ella faceva ogni sforzo -per togliere le difficoltà. È vero che i cardinali tremavano -innanzi al Papa e a Cesare; pure temporeggiavano prima -di sottoscrivere quella Bolla, mercè la quale la Chiesa perdeva -il canone di Ferrara. E per lo meno non volevano -estendere l'esenzione a tutta la discendenza di Alfonso e -di Lucrezia, ma concederla tutt'al più sino alla terza -generazione. Il duca scrisse premurosamente al cardinale -di Modena e a Lucrezia, la quale finalmente nell'ottobre -venne a capo della cosa, e se n'ebbe altissime lodi dal -suocero. Appunto della prima metà di ottobre vi sono -molte lettere sue al duca e di questo a lei. Esse mostrano -la crescente fiducia che si stabiliva fra i due. Evidentemente -Ercole cominciava a riconciliarsi con questo matrimonio, -<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> -causa una volta per lui di tanto disgusto. Nella -nuora egli scopriva più intendimento di quello che aveva -supposto. Essa gli scrisse pure una lettera piena di adulazione, -soprattutto quando sentì che il duca era indisposto. -Ed Ercole la ringraziò di avergli scritto di propria mano, -nel che vedeva una particolar prova di affezione.<a class="tag" id="tag148" href="#note148">[148]</a> -</p> - -<p> -Ad Ercole stesso gl'inviati riferirono: «Quando abbiamo -annunziato alla illustrissima duchessa la malattia di -Vostra Eccellenza, Sua Altezza mostrò il più grande dolore; -impallidì e restò un pezzo sopra pensiero. Le rincresceva -molto di non trovarsi a Ferrara per curare con le proprie -mani la Eccellenza Vostra, quando ella lo avesse gradito. -Così pure, allorchè cadde la sala nel Vaticano, curò essa -per 14 giorni Sua Santità, e non trovò in quel tempo mai -pace, non volendo il Papa esser trattato che per mano di -lei.»<a class="tag" id="tag149" href="#note149">[149]</a> -</p> - -<p> -Era naturale che la malattia del suocero spaventasse -Lucrezia. La morte di lui avrebbe, se non fatta svanire, -sicuramente differita l'unione sua con Alfonso. E di più -essa non aveva alcuna prova che l'avversione del futuro -marito fosse cessata. In tutto questo periodo non troviamo -alcuna lettera d'Alfonso a lei, nè di lei ad Alfonso. Un -silenzio sì intero è per lo meno singolare. In maggiore -apprensione ancora doveva cader Lucrezia al pensiero che -il padre potrebbe morire. Questa morte sarebbe, senza alcun -dubbio, stata la risoluzione del matrimonio con Alfonso. -Alessandro ammalò in effetto poco dopo la malattia d'Ercole. -Si tirò addosso un'infreddagione, e ne perdette un -dente. Per impedire che giungessero a Ferrara voci esagerate, -fece chiamare l'inviato del duca e gli ordinò di scrivere -al suo signore che l'indisposizione sua era di lieve -conto. «Se il duca fosse qui,» disse il Papa, «vorrei, -<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> -con tutta la mia faccia fasciata, invitarlo a venir meco a -cacciare un cignale.» E l'inviato osservava nel dispaccio -che il Papa, per riguardo alla salute sua, meglio farebbe -di non lasciare il palazzo prima del far del giorno per non -rientrarvi poi che verso notte. Perchè appunto codeste -erano le sue cattive abitudini; e s'era anche cercato con -amorevoli modi di farglielo intendere.<a class="tag" id="tag150" href="#note150">[150]</a> -</p> - -<p> -D'ogni banda giungevano felicitazioni ad Ercole e al -Papa. Cardinali e ambasciatori magnificavano nelle lettere -la bellezza e la sagacia di Lucrezia. L'ambasciatore spagnuolo -la lodava con espressioni infinite; ed Ercole lo ringraziava -per questa testimonianza resa alla nuora delle virtù -di lei.<a class="tag" id="tag151" href="#note151">[151]</a> Anche il re di Francia esternava il suo estremo contento -per un avvenimento, che, come ora riconosceva, -avrebbe arrecato il massimo giovamento allo Stato di Ferrara. -Nel Concistoro il Papa, tutto raggiante di gioia, diè -lettura delle felicitazioni mandategli da quel monarca e -dalla moglie. Luigi XII era sceso insino a mandar lettera -a madonna Lucrezia, in piedi della quale aveva messo due -parole autografe. Alessandro ne fu tanto entusiasmato, che -mandò a Ferrara copia dello scritto. Solo dalla Corte di -Massimiliano nulla di tutto ciò. L'imperatore, invece, se -ne mostrava tanto stizzito, che Ercole ebbe a concepirne -inquietudine, come ce lo fa sapere questa lettera a' due -suoi ambasciatori in Roma: -</p> - -<p> -«Il Duca di Ferrara, ec. Amatissimi nostri. — Noi non -abbiamo più nulla significato a Sua Santità, Signor Nostro, -circa l'attitudine dell'eccellentissimo Re de' Romani verso -di lui, dappoi che messer Michele Remolines si partì di -qua, perchè non sapemmo intorno a ciò nulla di certo. -Ma ora da persona degna di fede, con la quale il detto re -avrebbe discorso, ci si dice, che Sua Maestà è molto incollerita, -<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> -e s'esprime contro Sua Santità in tono di vivissimo -biasimo; e riprova anche il parentado che noi con -la stessa abbiam concluso; il che per altro aveva già fatto -con lettere a noi dirette, prima della conclusione del matrimonio, -sconsigliandoci da quella unione, siccome vedrete dalle -copie di tali lettere. Noi ve le mandiamo qui -alligate. Esse furono mostrate e date a leggere agli ambasciatori -di Sua Santità che sono qui. Ora, tuttochè noi, -per quel che ci riguarda, non diamo gran peso alla opinione -di Sua Maestà, poichè siamo stati mossi da ragionevoli -motivi, e ogni di più ce ne sentiamo soddisfatti; -nulladimeno ci pare conveniente, per rispetto al nostro parentado -con Sua Santità, e affinchè la stessa secondo la -saggezza sua si formi un giudizio sulla indicata dimostrazione, -di esternarle su ciò l'opinione nostra. Noi siamo -convinti che Sua Santità nella sua saviezza saprà bene -esaminare e discernere fino a qual punto il malumore di -Sua Maestà debba essere preso in considerazione. -</p> - -<p> -»Voi quindi comunicherete tutto a quella e le farete -anche vedere le copie, se ciò vi sembra conveniente. Ma -in nome nostro dovete pregarla di non chiamar noi in colpa -di ciò, anche nel caso, in cui per gravi motivi facessimo -giungere le dette copie in altre mani. — Ferrara, 23 ottobre -1501.» -</p> - -<p> -Il duca non istette più ad oscillare. Già sui primi di -ottobre aveva scelto i componenti del corteo, la cui partenza -però da Ferrara fece ancora dipendere dal seguito -delle negoziazioni sue col Papa. Fissare all'uopo le persone -sì ferraresi come romane fu questione d'altissima -importanza, sulla quale ci porge schiarimenti un dispaccio -di Gerardo del 6 ottobre: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signore, ec. — Oggi, 6, Ettore ed io -fummo soli dal Papa con le lettere di Vostra Signoria, del -26 del passato mese e del primo del corrente, e con la lista -<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> -della comitiva. Questa è molto piaciuta a Sua Santità; parendole -onorevolissima e ricca, massime perchè vi sono -esattamente specificate condizione e qualità delle persone. -Come ho inteso da ottima via, Vostra Eccellenza ha in ciò -superato il credere del Papa. Dopo esserci alquanto fermati -a parlare con Sua Santità, questa, come Vostra Signoria -intenderà per le cose infrascritte, fece chiamare l'illustrissimo -duca di Romagna e il cardinale Orsini. Erano anche -presenti monsignor di Elna, monsignor Troche e messer -Adriano. Il Papa volle che la lista fosse letta di nuovo, e -fu ancor più commendata, particolarmente dal duca, il -quale dimostrò aver conoscenza di parecchie delle persone -nominate. Egli la ritenne anche; e gli fu gratissimo che io -gliela rendessi, volendo egli restituirmela. -</p> - -<p> -»Noi procurammo di avere la lista della comitiva, -che dovrà venire con l'illustrissima duchessa; ma non è -ancora in ordine. Sua Santità dice che vi saranno poche -dame, per essere queste Romane selvatiche e male atte a -cavallo. Sinora la duchessa ha presso di sè 5 o 7 donzelle -da marito, 4 fanciulle e 3 dame anziane; e queste resteranno -con lei. Forse se ne aggiungerà qualche altra. Ma -s'è cercato con destrezza di distogliercela, dicendole che -troverebbe infinite dame d'onore in Ferrara. È con lei -puranche una madonna Geronima, sorella del cardinale -Borgia, maritata con un Orsini. Costei le farà compagnia -con tre donne. Altre sin qui non vi sono. Credo, come -han detto, si sforzeranno ritrovarne persino a Napoli; ma -pensano poterne aver poche, e solo per accompagnare la -duchessa. La duchessa d'Urbino ha fatto intendere che -verrebbe con 50 cavalli. Di uomini anche Sua Santità dice -esservene carestia, per non trovarsi in Roma altri signori -che gli Orsini, e anche questi per la maggior parte esser -fuori. Pure spera raccoglierne buon numero, soprattutto se -il duca di Romagna non andrà in campo; mentre al seguito -<span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span> -suo trovansi altri gentiluomini. Sua Santità dice che di -preti e gente dotta avrebbe da mandare abbastanza; ma -non di persone meglio adatte. Del resto, la comitiva che -manderà la Signoria Vostra supplirà per l'uno e per l'altro, -tanto più che, a detta di Sua Santità, è consuetudine -che la grande comitiva sia mandata dallo sposo, e che la -sposa invece non vada che con pochi. Ad ogni modo, a quel -che ho presentito, non mancheranno meno di 200 uomini -a cavallo. Circa la via, che a Sua Signoria converrà -fare, il Papa è ancora dubbioso. Egli vorrebbe che passasse -per Bologna; e dice che anche i Fiorentini l'avevano invitata. -Comunque Sua Santità non abbia ancora presa una -decisione, pure la duchessa affermò si farebbe la via della -Marca, e che avendo il tutto comunicato al Papa, questi -erasi deliberato appunto in tal senso. Forse egli potrà desiderare -ch'essa vada a Bologna attraverso le terre del -duca di Romagna. -</p> - -<p> -»Relativamente al desiderio di Vostra Eccellenza, -che un cardinale accompagni la duchessa, Sua Santità -oppose non sembrarle onesto che un cardinale qualunque -si parta da Roma a tale scopo. Ma ha scritto al cardinale -di Salerno, legato nella Marca, di pigliare il cammino -verso le terre del duca di Romagna e di aspettar lì per -far poi compagnia alla duchessa a Ferrara e cantare la -Messa sponsalizia. Egli crede che il cardinale non mancherà -di farlo, quando il suo stato non sano non glielo -impedisca. Ma, ove così fosse, Sua Santità forse provvederebbe -con un altro.... -</p> - -<p> -»Intendendo in questi ragionamenti Sua Santità, che -non avevamo potuto avere udienza dall'illustrissimo duca, -se ne mostrò spiacentissimo, e disse che Sua Signoria -aveva codesto vizio; e che gli ambasciatori di Rimini erano -qui da due mesi, senza aver mai potuto parlare con lui; -che era suo solito far del giorno notte e della notte giorno. -<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> -Questo modo di vivere le rincresceva sino al cuore, e non -sa se Sua Signoria riuscirà a conservare il conquistato. In -quella vece lodò l'illustrissima duchessa, come donna prudente -e facile a prestare udienza, e, ove bisogni, anche a -prodigar carezze. Fece altissimi elogii di lei e dell'aver -governato il Ducato di Spoleto con la maggior grazia del -mondo. Insomma la magnificò moltissimo, e disse che, anche -allorchè trattava qualcosa con lui, il Papa, Sua Signoria -sapeva molto ben vincere la partita. Credo che Sua Santità -parlasse così, più con l'intenzione di dir bene di lei — come -mi pare meriti — che per dir male dell'altro; abbenchè -il linguaggio suo mostrasse il contrario. E continuamente -mi raccomando a Vostra Eccellenza. — Roma, 8 ottobre.» -</p> - -<p> -Il Papa lasciava raramente sfuggire l'occasione di lodar -la bellezza e l'accorgimento della figliuola. Stabiliva -raffronti tra lei e le donne d'Italia allora più famose, la -marchesa di Mantova e la duchessa d'Urbino. Un giorno -parlò anche agl'inviati di Ferrara dell'età di lei, e notò -che nell'aprile (1502) compiva il suo ventiduesimo anno; -mentre Cesare in quel tempo istesso sarebbe giunto al ventiseesimo.<a class="tag" id="tag152" href="#note152">[152]</a> -</p> - -<p> -Egli si sentiva molto soddisfatto per la scelta del seguito. -Le persone, che dovevano comporlo, eran principi -di casa d'Este e i più ragguardevoli uomini di Ferrara. Gli -fu pure di gradimento che Annibale Bentivoglio, il figlio -del signore di Bologna, vi si unisse; e, ridendo, diceva all'ambasciatore -di Ferrara: «Se il suo signore per prender -la sposa volesse anche mandare a Roma Turchi, per lui -sarebbero benvenuti.» -</p> - -<p> -I Fiorentini, per tema di Cesare, spedirono inviati a -Lucrezia per pregarla di passare pel loro paese nell'andare -<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> -a Ferrara. Nondimeno il Papa decise che prenderebbe la -via di Romagna. Secondo il barbarico dispotismo di quei -tempi, i paesi, pe' quali il corteo passava, eran tenuti a -mantenerlo. Ora per non gravar d'avvantaggio i paesi di -Romagna fu deciso che il seguito, venendo di Ferrara a -Roma, farebbe la strada attraverso la Toscana. Se non che -la Repubblica di Firenze rifiutava di mantenerlo a proprie -spese in tutto il suo territorio; non voleva che ospitarlo -soltanto nella città di Firenze, ovvero onorarlo con -un presente.<a class="tag" id="tag153" href="#note153">[153]</a> -</p> - -<p> -Facevansi frattanto in Ferrara gli apprestamenti per le -feste delle nozze. Il duca mandò inviti a principi amici. -Aveva anche pensato al discorso, che all'arrivo di Lucrezia -doveva esser tenuto alle feste nuziali. Nella Rinascenza -simili declamazioni erano l'ingrediente più essenziale di -una festa. E quel discorso dovett'essere davvero qualcosa -di splendido. All'uopo Ercole aveva incaricato i suoi ambasciatori -in Roma di mandargli notizie sulla casa Borgia, -perchè l'oratore ne facesse tesoro.<a class="tag" id="tag154" href="#note154">[154]</a> Gli ambasciatori compirono -con scrupolo l'incarico, rispondendo al loro signore -nel modo che segue: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Principe e Signor nostro singolarissimo. — Abbiamo -usato ogni diligenza e studio per ritrovare, -come ai dì passati l'Eccellenza Vostra ce ne commise, qualche -cosa relativa a' fatti di questa illustrissima casa Borgia. -A tale oggetto abbiamo investigato da ogni canto, e -con noi pure i nostri qui in Roma, e non solo dotti, ma -anche tali, che immaginavamo si dilettassero di ricerche -simili. Ora, abbenchè avessimo finalmente scoperto la -casa esser nel paese spagnuolo nobilissima e antichissima, -pure non ritroviamo cose egregie fatte dagli antichi suoi -progenitori, perchè in quelle parti si vive vita molto civile -<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> -e delicata; e Vostra Eccellenza sa bene come così si costumi -nella Spagna, e massime in Valenza. -</p> - -<p> -»Sino ad ora solo di Callisto si ritrova qualcosa degna, -in ispecial modo le sue proprie geste, delle quali il -Platina scrive assai. Del resto, è generalmente saputo ciò -che questo Papa ha operato. Onde chi abbia a fare l'orazione -avrà dinanzi aperto un largo campo. Noi adunque, -Eccellentissimo Signore, non abbiamo trovato intorno alla -casa più di ciò; ma solo intorno alle persone de' pontefici -alla stessa appartenenti e a' discorsi di obbedienza a coloro -indirizzati. E quel che poi i papi han fatto, dinota assai -ciò che di loro possa dirsi. Se altro ci sarà dato scoprire, -non mancheremo di darne notizia a Vostra Eccellenza, alla -quale umilmente ci raccomandiamo. — Roma, 18 ottobre -1501.» -</p> - -<p> -Quando il duca dell'antica casa degli Este lesse questo -laconico dispaccio, dovette ridere e trovarne l'ingenuità -così poco diplomatica da parer quasi un'ironia. Del -rimanente, non sembra che i probi ambasciatori abbian -fatto capo alla vera sorgente. Se avessero chiesto consiglio -a' più intimi cortigiani de' Borgia, per esempio a' parenti, -avrebbero da loro ricevuto un albero genealogico, dal quale -appariva i Borgia discendere dagli antichi re d'Aragona, -se non forse proprio da Ercole. -</p> - -<p> -Frattanto l'impazienza del Papa e di Lucrezia cresceva -ogni dì più, perchè l'invio del seguito era sempre -differito, e i nemici de' Borgia cominciavano già a prendersene -beffe. Il duca dichiarava che non poteva pensare -a far prendere madonna Lucrezia, ove non gli fosse consegnata -la Bolla d'investitura. Lamentava la lentezza nell'adempimento -in Roma delle promesse. Esigeva il pagamento -in contanti della dote, che doveva esser fatto dai -Banchi in Venezia, Bologna e altre città al più tardi all'ingresso -in Roma del corteo d'onore, minacciando far ritornar -<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> -questo in Ferrara, senza la sposa, ove la somma non -fosse interamente numerata.<a class="tag" id="tag155" href="#note155">[155]</a> Poichè la cessione di Cento -e Pieve non poteva essere prontamente condotta a termine, -domandava dal Papa un pegno, o il Vescovado di Bologna -pel figlio Ippolito o anche una cauzione. Inoltre pose -innanzi pretensioni di beneficii pel suo bastardo Don Giulio -e pel suo ambasciatore Gianluca Pozzi. Per quest'ultimo -Lucrezia seppe ottenere il Vescovado di Reggio; ed agl'inviati -di Ferrara fece similmente dal Papa concedere una -casa in Roma. -</p> - -<p> -Negozio importante fu anche l'ornamento di cose preziose, -di cui Lucrezia doveva esser fornita. La passione -per tal genere d'ornamenti ancora oggi è grande in Roma. -Le donne di nobili famiglie non vi tralasciano alcuna -occasione per risplendere piene di diamanti; e sin qui tale -ricchezza costituiva di regola un fedecommesso. Nella Rinascenza -la passione aveva toccato il grado di vera e propria -manìa. Ercole fece dire alla nuora che dovesse seco portare -i gioielli e non alienarli. Che egli intanto per mezzo -del seguito le manderebbe un ricco ornamento, perchè — così -aggiunge con molta galanterìa — essendo ella il più -prezioso de' gioielli, meritava aver pietre preziose in maggior -numero e più belle ancora di quelle che da lui stesso -e dalla propria moglie fossero state possedute. E che non -era, per certo, un così potente uomo come il duca di Savoia; -ma nondimeno sempre in grado di mandare a lei -gioie non meno belle di quelle che colui aveva.<a class="tag" id="tag156" href="#note156">[156]</a> -</p> - -<p> -Le relazioni tra Ercole e la nuora erano le più amichevoli -che potesse desiderarsi. Lucrezia, in vero, giammai -non si stancava di fare che le esigenze di lui trovassero -ascolto presso il Papa. Questi però era da parte sua profondamente -<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> -irritato pel procedere del duca. Lo fece premurosamente -pregare di mandare a Roma il seguito; e lo -assicurò che i due castelli di Romagna sarebbero consegnati -prima ancora che Lucrezia giungesse a Ferrara. Una -volta che questa fosse colà, otterrebbe da lui tutto che -desiderasse; così grande essendo l'amor suo per colei, -ch'egli pensava andarle insino a far visita a Ferrara nella -primavera.<a class="tag" id="tag157" href="#note157">[157]</a> Egli sospettò altresì che il temporeggiamento -nell'invio del corteo derivasse da qualche intrigo dell'imperatore. -E veramente Massimiliano, anco in novembre, -mandò il segretario suo Agostino Semenza al duca, con -l'esortazione a non lasciarlo partire per Roma; di che, -prometteva, sarebbe ad Ercole riconoscente. Il duca, il 22 -novembre, mandò uno scritto all'ambasciatore imperiale, -dichiarando aver appunto allora spedito un corriere a' suoi -inviati a Roma; l'inverno esser prossimo, e quindi il tempo -per prender Lucrezia non favorevole; volerlo, annuendovi -il Papa, differire, senza però romperla con lo stesso. Se -egli ciò facesse, Sua Maestà poteva pensare se il Papa -gli diventerebbe nemico. Egli dovrebbe aspettarsi da lui -eterna persecuzione e anche una guerra. Ed appunto per -schivare siffatti pericoli aveva accondisceso a legarsi in -parentela con Sua Santità. Confidava perciò in Sua Maestà, -che non vorrebbe esporlo a tanto pericolo, ma nella sua -giustizia darebbe valore all'addotta scusa.<a class="tag" id="tag158" href="#note158">[158]</a> -</p> - -<p> -Contemporaneamente Ercole incaricò gl'inviati di render -conto al Papa delle minacce dell'imperatore e di dichiarargli, -che quanto a sè teneva fermo agli obblighi assunti; -ma che tanto più urgentemente doveva desiderare -la spedizione delle Bolle, in quanto ogni ulteriore differimento -adduceva pericolo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> -</p> - -<p> -Alessandro ne fu fuori di sè dalla rabbia. Caricò di -rimproveri gl'inviati, e diede del <i>mercatante</i> al duca stesso. -Ercole dichiarò allora al messo dell'imperatore il primo -dicembre non poter più oltre differire l'invio del corteo, -senza apertamente romperla col Papa. Il giorno medesimo -scrisse agli ambasciatori a Roma, dolendosi del titolo di -mercatante statogli dal Papa regalato.<a class="tag" id="tag159" href="#note159">[159]</a> Tranquillò anche -quest'ultimo, assicurandolo aver fissato la partenza del -corteo da Ferrara pel 9 o 10 dicembre.<a class="tag" id="tag160" href="#note160">[160]</a> -</p> - -<h3>XXI.</h3> - -<p> -In questo mentre si provvedeva al corredo di Lucrezia -con profusione degna davvero di una principessa di sangue -reale. Il 13 dicembre 1501 l'agente del marchese Gonzaga -a Roma scriveva al suo signore: «La dote sarà in -tutto di 300,000 ducati, oltre i donativi che di giorno in -giorno Madonna riceverà. Primieramente 100,000 ducati -contanti; poi argenteria per più di 30,000 ducati, gioielli, -panni di raso, biancheria finissima, ornamenti e finimenti -di gran prezzo per muli e cavalli; in tutto per altri -160,000 ducati. Ha, fra l'altre, una balzana del valore di oltre -15,000 ducati, e 200 camice, delle quali molte del valore -di 100 ducati ciascuna; e ogni manica costa da se sola -30 ducati, con frange d'oro, e simili lavori.» Un altro informava -la marchesa Isabella, che una sola veste di Lucrezia -valeva 20,000 ducati, e un solo cappello più di -10,000. «S'è qui — così quell'agente di Mantova continuava — e -a Napoli lavorato e venduto più oro tirato in -sei mesi che non in due anni passati. In terzo luogo, gli -altri 100,000 ducati sono valuta de' castelli (Cento e Pieve) -<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> -ed esonerazione di Ferrara dal censo. Il numero de' cavalli -e delle persone che il Papa dà per compagnia della -figliuola, toccherà il migliaio, e 200 carriaggi, oltre forse -qualche carretta francese, se il tempo lo permetterà; senza -contare poi tutta la compagnia che viene a levarla.»<a class="tag" id="tag161" href="#note161">[161]</a> -</p> - -<p> -Finalmente il duca si decise a spedirlo codesto seguito, -comunque le Bolle non fossero ancora in pronto. -All'unione oramai inevitabile di suo figlio con Lucrezia -volendo dare il massimo splendore possibile, mandò per -prender colei una cavalcata di oltre 500 persone. Duce era -il cardinale Ippolito, accompagnato da altri cinque membri -della Casa ducale, i fratelli Don Ferrante e Don Sigismondo, -poi Niccolò Maria d'Este vescovo di Adria, Meliaduse -d'Este vescovo di Comacchio e Don Ercole, un -nipote del duca. Amici e parenti di gran riguardo, ovvero -feudatarii di Ferrara componevano il seguito, i signori di -Correggio e Mirandola, i conti Rangoni di Modena, uno -de' Pii di Carpi, i conti Bevilacqua, Roverella, Sagrato, -Strozzi di Ferrara, Annibale Bentivoglio di Bologna, ed altri -molti. -</p> - -<p> -Tutti codesti signori, vestiti di abiti ricchissimi, con -grosse catene d'oro al collo, sopra superbi cavalli, uscirono -da Ferrara il 9 dicembre, preceduti da una fanfara -di 13 trombetti e 8 pifferi. E così, con alla testa un cardinale, -desioso di vita e di spasso, la brigata traversò con -gran rumore le terre d'Italia. Chi oggi potesse imbattersi -in essa, la crederebbe una truppa di cavalieri artisti -in viaggio. Gli allegri viaggiatori non pagaron mai -scotto. Nel territorio del Ducato vissero a spese del duca, -ch'è dire, de' sudditi suoi. Nel territorio di altri signori -trovarono pari accoglienza. E appena messo piede sullo -Stato della Chiesa, i luoghi, per dove passarono, dovettero -pensare al loro mantenimento. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span> -</p> - -<p> -Malgrado di tutto il lusso della Rinascenza, il viaggiare -era allora una grande pena. Per ogni dove si viaggiava in -Europa allora come oggi in Oriente. Grandi signori e dame, -che oggidì scorrono in fuga terre e paesi sulle strade ferrate -entro carrozze comode come sale, e che perciò stesso -sono sì frequentemente in moto, nel secolo XVI non avrebbero -potuto andar che passo passo e a cavallo o sul mulo -o alternativamente in lettiga, esposti a tutte le perfidie -de' tempi, de' venti, delle orride strade. Per percorrere la -distanza da Ferrara a Roma, al che bastano oggi 14 ore, -occorsero alla cavalcata 13 giorni interi. -</p> - -<p> -Finalmente il 22 dicembre arrivò a Monterosi, misero -castello a 15 miglia da Roma, in istato deplorevole; tutti -bagnati dalle piogge iemali, tutti inzaccherati di mota; -uomini e cavalli stracchi e disfatti come dagli strapazzi -di una campagna. Di colà il cardinale spedì a Roma un -messaggiero con un trombetto a prendere gli ordini del -Papa. Fu risposto che facessero l'entrata per Porta del -Popolo. -</p> - -<p> -Questo ingresso de' Ferraresi in Roma è il più splendido -spettacolo durante il regno di Alessandro VI. La cavalcata -era in generale la pompa più spettacolosa e più in -pregio nel Medio Evo. Stato, Chiesa, società esprimevano -lo splendore e l'importanza loro con siffatto genere di apparati, -quasi pubblici trionfi. Il cavallo era ancora simbolo -ed istrumento di gran parte della forza come della -magnificenza mondana. Il significato suo nella civiltà è -venuto meno con la cavalleria. D'allora in poi in tutta Europa -la cavalcata non fu più in uso. Dove ancora ne appariscono -i residui, come nel seguito principesco nelle riviste -militari, ovvero ne' cortei di corporazioni, l'effetto si -perde sotto la monotonia o la scipitezza delle divise di gala. -Quanto il senso delle forme e delle feste sia mutato negli -uomini, specie in Italia, patria della cavalcata, si potè -<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> -vedere in Roma il 2 luglio 1871, quando Vittorio Emanuele -fece ingresso nella sua nuova capitale. Se momento -siffatto, uno dei più importanti in tutta la storia d'Italia, -fosse caduto nell'epoca della Rinascenza, certo si sarebbe -vista una delle più grandiose e trionfali cavalcate. Invece -l'ingresso in Roma del primo Re dell'Italia unificata sembrò -come l'entrata di carrozze impolverate, che menassero -viaggiatori, il Re e la Corte sua, dalla strada ferrata -alla loro dimora. In questa semplicità borghese era certamente -maggior grandezza morale che nella pompa clamorosa -di un trionfo cesareo. Pure noi non parliamo qui -dell'intimo valore delle solennità pubbliche; ma solo della -diversità de' tempi rispetto alle feste, ai modi e ai bisogni -delle stesse. L'estinguersi di quel sentimento grandioso -della festa, quale la Rinascenza lo aveva suscitato, -sarebbe sicuramente da considerare come un impoverimento. -Il bisogno suo ancora oggidì torna spesso a rinverdire. -E gli spettacoli più belli, visti ai tempi nostri in -Europa, sono stati quelli delle schiere tedesche di ritorno -dalla Francia in patria. Erano, è vero, feste militari; se non -che e la sontuosità, onde le città s'erano parate, e la gioiosa -partecipazione di tutti gli ordini della cittadinanza, -tolsero loro quel carattere esclusivo. -</p> - -<p> -Alessandro VI avrebbe proprio scapitato in reputazione, -ove in congiuntura così solenne per la sua famiglia -non avesse dato segno di magnificenza innanzi al popolo -con un sontuoso spettacolo. Per questo Adriano VI più -tardi divenne la favola de' Romani. Egli nè comprendeva -nè aveva in onore queste necessità proprie alla Rinascenza. -</p> - -<p> -Il 23 dicembre, verso le 10 ore del mattino, i Ferraresi -arrivarono a Ponte Molle. In una villa trovarono una -colezione apparecchiata. La contrada allora non aveva apparenza -essenzialmente diversa da quella d'oggi. Casini e -<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> -case coloniche sulle pendici di Monte Mario con in cima -la Villa de' Mellini; e così pure sulle colline costellanti -la via Flaminia. Il Ponte sul Tevere era stato riedificato da -Niccolò V, e munito anche di torre; la quale Callisto III fece -terminare. Da Ponte Molle a Porta del Popolo si stendeva, -come oggi, lungo la via, uno squallido sobborgo. -</p> - -<p> -Al Ponte sul Tevere la cavalcata ricevette il saluto -del Senatore di Roma, del Governatore della città, e del -Barigello o capitano di polizia. Questi signori erano iti -con 2000 uomini a piedi e a cavallo. A mezzo trar di -arco dalla Porta s'incontrò il seguito di Cesare. Innanzi -6 paggi; poi 100 gentiluomini a cavallo; quindi 200 Svizzeri -a piedi, vestiti di velluto nero e panno giallo, divisa -del Papa, con berretti a pennacchio e armati di alabarde. -Dopo, a cavallo, il duca di Romagna, insieme con -l'ambasciatore di Francia. Indossava un vestito alla francese -con cintola di panno d'oro. Il saluto ebbe luogo al -suono delle musiche. Tutti i signori smontarono di cavallo. -Cesare abbracciò il cardinale Ippolito, e quindi, cavalcando -a lato di lui, volse alla Porta. -</p> - -<p> -Se egli aveva un seguito di 4000 uomini e i magistrati -della città uno di 2000, e se si calcola anche la -folla degli spettatori, non si comprende davvero come sì -enorme moltitudine abbia potuto dispiegarsi davanti Porta -del Popolo. Ma non dovevano allora esservi case, e la pianura, -occupata oggi dalla Villa Borghese, dev'essere stata -pressochè libera. -</p> - -<p> -Alla Porta il corteo fu salutato da 19 cardinali, ciascuno -con un seguito di 200 persone. Il ricevimento qui, -sotto un diluvio di declamazioni, durò non meno di due -ore; sicchè si fece sera. Finalmente tutta questa cavalcata di -parecchie migliaia, al suono di trombe, pifferi e corni, -mosse lungo il Corso, per Campo di Fiore, verso il Vaticano, -salutata da' cannoni di Castel Sant'Angelo. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> -</p> - -<p> -Alessandro stava ad una finestra del palazzo a vedere -quel corteggio, che veniva a porre in atto il più audace -desiderio della casa sua. Quando poi i camerieri alla scala del -palazzo ricevettero i Ferraresi e gl'introdussero presso di -lui, egli andò loro incontro con 12 cardinali. Quelli gli -baciavano i piedi, ed ei gli sollevava ed abbracciava. Si restò -un pezzo in gioviali discorsi; quindi Cesare condusse -dalla sorella i principi di Ferrara. -</p> - -<p> -Lucrezia si fece sino alla scala di casa, al braccio di -attempato cavaliere, vestito di velluto nero, con catena -d'oro al collo. Secondo il cerimoniale prestabilito, non baciò -i cognati: inclinò soltanto il viso a' visi, questa essendo la -forma francese. Essa portava abito di drappo bianco tessuto -in oro, e bernia foderata di zibellino; le maniche, di -candido broccato in oro, strette con tagli trasversali alla -foggia spagnuola; per acconciatura al capo una cuffia di -velo verde, listata intorno d'oro battuto e orlata di perline; -al collo un vezzo di grosse perle con un balaustro non -legato. Furono serviti rinfreschi, e Lucrezia dispensò piccoli -regali, lavori di gioiellieri romani. I principi col seguito -loro se n'andarono molto contenti. «Questo so io di -certo — così scriveva El Prete, — che al nostro cardinale -Ippolito scintillavano gli occhi: ella è dama seducente e -veramente graziosa.» -</p> - -<p> -Anche il cardinale scrisse la sera stessa alla sorella -Isabella di Mantova, per chetarne la curiosità, circa l'abbigliamento -di Lucrezia. Le vestimenta erano allora l'oggetto -più importante, soprattutto in una corte. E mai non -vi fu tempo, come nella Rinascenza, in cui il costume -delle donne fosse più ricco e più nobile insieme. Sembra -che la marchesa abbia espressamente mandato a Roma un -agente per essere informata delle persone e delle feste, -con l'obbligo però di prendere a preferenza nota degli -abiti. El Prete si trasse d'impegno con tanta scrupolosità, -<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> -come oggi saprebbe solo un <i>Reporter del Times</i>.<a class="tag" id="tag162" href="#note162">[162]</a> -Stando alle descrizioni di lui, un pittore avrebbe potuto -fare un ritratto di Lucrezia, che di molto si sarebbe approssimato -alla verità. -</p> - -<p> -Anche la stessa sera l'ambasciatore di Ferrara fece a -donna Lucrezia la sua visita officiale. Comunicò quindi al -duca l'impressione che la nuora di lui gli aveva fatta: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signor mio. Questa sera, poichè ebbi -cenato, fui in compagnia di messer Gerardo Saraceni -presso l'illustrissima Madonna Lucrezia, per visitarla a nome -di Vostra Eccellenza e dell'illustrissimo Don Alfonso. -In tale occasione venimmo in lungo ragionamento su diverse -cose. In verità ella si diede a riconoscere per donna -molto prudente e discreta e di buona indole, e di grandissima -osservanza verso Vostra Eccellenza e l'illustrissimo -Don Alfonso; sicchè si può ben giudicare, che entrambi -saranno di lei veramente soddisfatti. Oltrecchè ella ha ottima -grazia in ogni cosa, ed è a un tempo modesta, venusta -e onesta. Nè poi meno è cattolica, nè mostra meno temere -Dio. Domattina si confessa con l'intenzione di comunicarsi -il dì della Natività del Signore. La bellezza sua è già per -sè soddisfacente; ma la piacevolezza delle maniere e il -modo grazioso di porgersi l'aumentano e fanno parer maggiore. -In conclusione le sue qualità a me paion tali, che -nulla di sinistro si debba o possa sospettar di lei: piuttosto -è da presumere, credere e sperarne sempre ottime -azioni. Di che m'è parso conveniente, in omaggio alla verità, -far con questo scritto testimonianza a Vostra Altezza. -Ed ella sia certa che come, in conformità del debito ed -ufficio mio, scrivo senza passione il vero; così, per la servitù -che mi lega all'Eccellenza Vostra, ciò mi colma di -singolare letizia e consolazione. Mi raccomando alla buona -<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> -grazia di Vostra Eccellenza. — Roma, 23 dicembre 1501, -nell'ora sesta della notte. Di Vostra Eccellenza servitore -Giovanni Luca.»<a class="tag" id="tag163" href="#note163">[163]</a> -</p> - -<p> -La lettera del Pozzi mostra quanto grande fosse ancora -all'ultimo istante la sfiducia del duca e del figlio. Abbassarsi -sino al punto di mettere confidenzialmente a parte l'inviato -in Roma delle loro perplessità d'animo in cose cotanto intime -e personali, dovett'essere per entrambi una umiliazione. -Ed umiliante fu del pari desiderar da colui un'attestazione -delle qualità di una donna destinata ad essere -duchessa di Ferrara. Quella sola frase della lettera nella -quale il Pozzi non si perita di affermare, che nulla di sinistro -s'abbia a sospettar di Lucrezia, getta abbastanza luce sui -brutti rumori che sul conto di lei correvano. La testimonianza -però fu splendida. Nelle mani di qualunque difensore -di Lucrezia essa è tale, che può bensì valere come il -più importante dei documenti. E se colei avesse potuto -leggerla, forse la vergogna non sarebbe stata impari alla -soddisfazione che n'avrebbe provata. -</p> - -<p> -I principi di Ferrara presero stanza in Vaticano; altri -signori in Belvedere; i più furono mandati in casa di curiali, -con l'obbligo di curarne il mantenimento. I papi -riguardavano allora le faccende loro private come affari dello -Stato. Per farne le spese, aggravavano la mano, senz'altro, -sugl'impiegati di corte; e la turba di questi a volta sua -nè viveva nè s'arricchiva che mercè la grazia papale. Nondimeno -anche alcuni mercatanti dovettero portare il peso -della splendidezza papale. Parecchi impiegati mormoravano -per l'ospitamento dovuto ai Ferraresi, i quali eran trattati -così male, che il Papa dovette intervenire.<a class="tag" id="tag164" href="#note164">[164]</a> -</p> - -<p> -Per la festa di Natale il Papa disse messa in San Pietro; -e i principi vi assistettero come ministri. L'ambasciatore -<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> -descrisse al suo signore l'apparenza magnifica e anche -<i>religiosa</i> del Papa, a un di presso come si descriverebbe -il presentarsi sulla scena di un istrione famoso.<a class="tag" id="tag165" href="#note165">[165]</a> -</p> - -<p> -Per ordine del Papa il carnevale cominciò allora, e -ogni giorno avevan luogo feste in Vaticano. -</p> - -<p> -El Prete ci ha lasciato una ingenua descrizione di un -trattenimento serale nel palazzo di Lucrezia, che ci ripone -vivi dinanzi gl'usi del tempo. «Questa illustrissima Madonna — così -scrive — poco si vede, perchè occupata per -la partenza. Domenica, giorno di Santo Stefano (26 dicembre), -andai la sera anch'io in fretta nella sua stanza. Sua -Signoria sedeva appresso al letto; e all'angolo della camera -erano una ventina di donne romane, vestite <i>a la -romanesca</i> co' tradizionali panni in testa (<i>con quelli drapi -in testa</i>); vi eran poi le sue donzelle, dieci di numero. -Aprì il ballo un gentiluomo di Valenza con una donzella di -nome Nicola. Poscia ballò gentilmente e con grazia singolare -Madonna con Don Ferrante. Portava indosso una -gammurra di raso nero con liste d'oro e maniche nere; -il polsino tutto serrato, il resto tutto di sopra tagliato e -la camicia fuori; il petto sino alla gola copriva un velo listato -d'oro; un filo di perle al collo; sul capo una cuffia di -velo verde con una lenza di piccoli rubini; una sopravveste -nera di raso foderato colorita e bella. Le sue donzelle non -hanno ancora sfoggiato: se altre non ve ne saranno, le nostre -potranno star loro a lato per apparenza e tutto il resto. -Due o tre sono graziose. Una valenzana, Catalina, -ballò bene; un'altra è seducente. Senza che sel sapesse, -io l'ho tolta per mia favorita. Iersera (il 28) il cardinale -andò mascherato per la città col duca e Don Ferrante; e -poi andammo dalla duchessa, ove si ballò. Da mane a -sera non si vede in Roma che cortigiane in maschera. Col -<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> -suonar delle 24 non possono più lasciarsi veder fuori di -casa, perchè si fanno de' brutti giochi.» -</p> - -<p> -Quantunque il matrimonio fosse già stato, mercè procura, -concluso in Ferrara, pure Alessandro volle che l'atto -fosse ancora una volta stipulato in Roma. E, per schivare -una pura ripetizione, lo sposalizio in Ferrara fu celebrato -solo con la formola: <i>vis, volo</i>; e lo scambio degli anelli -differito. -</p> - -<p> -La sera del 30 dicembre i Ferraresi condussero madonna -Lucrezia in Vaticano. La sposa di Alfonso uscì dal -suo palazzo con tutta la sua corte e con 50 dame d'onore. -Aveva sopravvesta di broccato d'oro alla francese con maniche -aperte, che scendevano sino a terra. Di sotto, -abito di cremisino foderato d'ermellino. Il lungo strascico -portavano damigelle di compagnia. In testa una cuffia di -seta e oro, e i capelli fermati da un semplice cordoncino -nero. Al collo un vezzo di perle con pendente, composto -di uno smeraldo, un rubino e una grossa perla. -</p> - -<p> -Don Ferrante e Don Sigismondo la conducevano per -mano. Così il corteggio si pose in cammino. Sulla scala di -San Pietro risuonavano musicali accordi. Il Papa stava ad -aspettare nella Sala Paolina sul trono, e accanto a lui -13 cardinali e il figlio Cesare. Degli ambasciatori stranieri -eran presenti quelli di Francia, di Spagna e Venezia: il -tedesco mancava. La cerimonia cominciò con la lettura del -mandato di procura del duca di Ferrara. Poscia il vescovo -di Andria tenne il discorso d'uso; ma fu d'uopo l'abbreviasse -per comando del Papa.<a class="tag" id="tag166" href="#note166">[166]</a> Innanzi a costui fu messa -una tavola, e vi presero posto Don Ferrante, qual rappresentante -di suo fratello, e donna Lucrezia. Ferrante rivolse -a questa la domanda, secondo la formola; e, avendo essa -risposto affermativamente, le pose al dito l'anello con queste -<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> -parole: «Questo anello matrimoniale manda a te, illustrissima -Donna Lucrezia, l'illustrissimo Don Alfonso per -libera determinazione, e io te lo consegno a nome di lui.» -E Lucrezia: «Così anch'io per libera determinazione lo -accetto.» -</p> - -<p> -Del compimento dell'atto fu fatta fede in un istrumento -per man di notaro. Subito dopo il cardinale Ippolito -presentò a Lucrezia i gioielli. Il duca, che le faceva -un prezioso regalo del valore di 70,000 ducati, annetteva -particolare importanza al modo in che avesse ad -esser consegnato. Il 21 dicembre aveva scritto al figlio di -offrire i gioielli con quelle parole, che gli avrebbe suggerite -l'ambasciatore Pozzi; avvertendolo anche che ciò era -per misura di precauzione, affinchè, in caso d'infedeltà di -madonna Lucrezia ad Alfonso, le gioie non andassero perdute.<a class="tag" id="tag167" href="#note167">[167]</a> -Sino all'ultimo il duca trattava i Borgia con la sfiducia -di uomo, che teme di essere ingannato. Onde il -30 dicembre il Pozzi gli scriveva: «Pel matrimonio è stato -stipulato un istrumento, nel quale è detto soltanto che a -madonna Lucrezia è fatto presente dell'anello nuziale; -senza dir motto di altro regalo. Modo migliore per rispondere -alle intenzioni di Vostra Eccellenza non v'era. -Non s'è dunque in guisa alcuna parlato di donativo, e su -di ciò l'Eccellenza Vostra non nudrirà dubbio di sorta.» -</p> - -<p> -Ippolito si disimpegnò con tanta grazia, che il Papa -gli disse: avere egli aumentata la bellezza dell'ornamento. -Le gioie erano in un forzierino, che il cardinale pose prima -innanzi al Papa e poscia aprì. Un tesoriere ferrarese l'aiutò -a tenere i gioielli nella vera luce, sì che ne apparisse tutta -la preziosità. Il Papa stesso gli prese in mano e gli mostrò -<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> -alla figlia. Erano catene, anelli, orecchini e pietre bellamente -legate; magnifico, in particolar modo, un monile -di perle; e, quanto a perle, Lucrezia sentiva una vera passione. -Ippolito presentò pure alla cognata i suoi proprii -regali, tra i quali quattro croci finamente lavorate. I cardinali -offrirono regali dello stesso genere. -</p> - -<p> -Dopo si fecero tutti alle finestre della sala per vedere -i giuochi sulla Piazza di San Pietro: una corsa di cavalli -ed una giostra per una nave. Otto nobili difendevano quest'ultima -contro altrettanti che l'assalivano. Si combatteva -con armi taglienti; e cinque persone n'usciron ferite. -</p> - -<p> -La comitiva si condusse quindi nella camera del Pappagallo. -Il Papa prese posto sul trono, alla sua sinistra i -cardinali, a destra Ippolito, donna Lucrezia e Cesare. «Egli -richiese — così El Prete — il duca di fare una danza con -madonna Lucrezia, la qual cosa fece con buona grazia. -Sua Santità rise continuamente. Le donzelle ballarono -pure molto bene a due a due. La cosa durò più d'un'ora. -Quindi si diè principio alle commedie. Se ne cominciò -una, ma non fu finita perchè troppo lunga. Ne venne poi -un'altra in versi latini, con un pastore e alcuni bambini, -che fu molto bella. Il significato non lo compresi. Finite -le commedie, andaron via tutti, meno Sua Santità, la -sposa e i cognati, che restarono, avendo il Papa dato in -tal sera il banchetto nuziale, del quale non posso informare. -Si desinò in famiglia.» -</p> - -<p> -Le feste continuarono tutti i giorni, mentre Roma da -parte sua era piena delle baldorie carnascialesche. L'ultimo -giorno dell'anno il cardinale Sanseverino e Cesare -fecero rappresentar commedie. Quella ordinata da Cesare -fu un'egloga con attrezzi pastorali. Alcuni pastori magnificarono -la giovane coppia, il duca Ercole e il Papa come -protettori di Ferrara.<a class="tag" id="tag168" href="#note168">[168]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> -</p> - -<p> -Il primo giorno dell'anno (1502) venne solennizzato -con pompa particolare. I Priori di Roma posero in campo -un corteo. Tredici carri trionfali, con a capo lo stendardo -della città e i magistrati, mossero a suono di musica da -Piazza Navona pel Vaticano. Nel primo si vedeva il trionfo -di Ercole; ne' seguenti Cesare ed altri eroi romani. Si disposero -in ordine innanzi al Vaticano, dalle cui finestre il -Papa e gli ospiti suoi si godevano lo spettacolo. Furon declamate -poesie in onore degli sposi. La rappresentazione -durò quattr'ore. -</p> - -<p> -Quindi seguirono commedie nella camera del Pappagallo, -e una splendida <i>Moresca</i>, ballo del tempo, nella <i>Sala -dei Papi</i>, parata già da Innocenzo VIII di bellissime coltrine -di broccato in oro. Quivi era elevata una scena bassa -e stretta, adorna di frasche e illuminata con torce. Gli spettatori -presero posto su' banchi o per terra, come a ciascuno -meglio aggradiva. Dopo la rappresentazione di un'egloga, -un cantambanco, vestito da donna, cominciò a ballar la -<i>Moresca</i>. Vi pigliò parte come ballerino anche Cesare, in -costume ricchissimo, tanto che, non ostante la maschera, -si distingueva di primo tratto. Il ballo era accompagnato -dal suono di tamburini. Le trombette ne annunziarono -un altro. Apparve un albero, sulla cui cima oscillava -un Genio, recitante poesie. Buttò giù nove cordoni di seta, -le cui estremità furon prese da nove danzatori. Questi andaron -formando intorno all'albero una carola, che il Genio -pareva intrecciasse con la sua mano. La <i>Moresca</i> incontrò -grandissimo plauso. Da ultimo il Papa desiderò veder ballare -anche la figlia. Ed essa ballò con la damigella di compagnia -valenzana; e dietro di loro seguivano in coppia gli -altri danzatori e le danzatrici.<a class="tag" id="tag169" href="#note169">[169]</a> -</p> - -<p> -Commedie e moresche furon dunque la parte essenziale -<span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span> -di questa festa. Le poesie dovettero essere composte -da Romani, i Porcari, Mellini, Inghirami, Evangelista -Maddaleni; e forse anche presero parte essi stessi alla -rappresentazione; mentre da lunga pezza non s'era più ai -Romani offerta occasione altrettanto solenne per mostrare i -progressi loro nell'arte drammatica. Lucrezia ogni giorno -dev'essere stata coperta da un diluvio di sonetti ed epitalamii. -Reca davvero molta maraviglia, che nulla di tutto -ciò siasi conservato, nè che venga nemmeno un poeta romano -di quei giorni nominato come autore di qualche commedia. -</p> - -<p> -Il 2 gennaio fu data sulla Piazza di San Pietro una -caccia al toro. Questa costumanza tutta spagnuola era stata -importata in Italia sin dal XIV secolo; ma non divenne generale -che nel seguente. Gli Aragonesi la trapiantarono in -Napoli, e i Borgia in Roma, ove sino a' tempi ultimi, in -Piazza Navona o al Testaccio, le cacce di tal natura erano -frequenti. Cesare faceva volentieri mostra in simili barbari -giuochi dell'abilità e della forza sua. In una caccia data -nell'anno del Giubileo aveva maravigliato tutta Roma, spiccando -con un colpo di sciabola la testa ad un bove. -</p> - -<p> -Il 2 gennaio con nove altri Spagnuoli, che dovevano -essere veri <i>mattadori</i>, egli entrò a cavallo nello steccato, -ove sul cominciare non furono introdotti che due tori. Contro -il più furioso stette egli solo a cavallo e con la lancia. -Poscia entrò anche a piedi in compagnia di dieci altri Spagnuoli. -Fatta questa mostra eroica, il duca si ritirò, lasciando -il carico del rimanente spettacolo ai <i>mattadori</i>. -Dieci tori e un bufalo furon morti. -</p> - -<p> -La sera furono recitati i <i>Menemmi</i> di Plauto e altre -scene, il cui soggetto fu l'apoteosi di Cesare e di Ercole. -Gl'inviati di Ferrara ne diedero una relazione, ch'è una -pittura dilettevolissima del tempo: -</p> - -<p> -«Questa notte, nella camera del Papa, è stata recitata -<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> -la <i>Commedia del Menechino</i> (i <i>Menemmi</i>). Rappresentarono -benissimo la persona dello schiavo, del parassita e anche -del ruffiano e della moglie di Menechino. Ma i Menechini -stessi non dissero con molta grazia. Non portavan maschera -e non v'era scenario, la camera non essendo capace abbastanza. -In quel luogo, in cui Menechino, per comando del -suocero, che crede fosse impazzito, è preso, ed ei grida -che gli vien fatta violenza, disse essere maraviglia che così -si usasse, mentre Cesare è potente, Giove propizio ed Ercole -benevolo. -</p> - -<p> -»Prima della recitazione ebbe luogo altra rappresentazione. -Venne fuori un bambino vestito da donna, rappresentante -la virtù e un altro rappresentante la fortuna. Disputarono -su quale fosse da preferire per grado; ed ecco -sopraggiungere la gloria su carro trionfale, avendo il mondo -sotto i piedi con le parole scritte: <i>Gloria Domus Borgiae</i>. -La gloria, che chiamavasi anche luce, preferì la virtù alla -fortuna, dicendo che Cesare ed Ercole appunto con virtù -avevan superata la fortuna; e riferì molti nobili fatti dell'illustrissimo -duca di Romagna. Quindi comparve Ercole -con la pelle del leone e con la clava; e Giunone gli mandò -contro la fortuna. Ercole, combattendo con essa, la vinse, -prese e legò. Allora Giunone pregò Ercole di volerla liberare; -ed egli clemente e magnanimo la concesse a Giunone, -a condizione, che nè essa nè quella avessero mai a far cosa -alcuna contro la casa di Ercole e di Cesare. Il che fu da -quelle promesso, anzi Giunone promise pure di favorire -l'unione delle due case. -</p> - -<p> -»Venne poscia Roma su un carro di trionfo. Si dolse -che Alessandro, che tiene il luogo di Giove, le facesse la -ingiuria di toglierle via l'eccelsa madonna Lucrezia; e la -raccomandò grandemente, mostrando come la fosse il rifugio -di tutta Roma. Dopo Roma, Ferrara, senza carro di -trionfo; e disse che madonna Lucrezia non andava in città -<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> -indegna e che Roma non la perdeva. Sopraggiunse quindi -Mercurio mandato dagli Dei per riconciliare Roma e Ferrara, -volere di coloro essendo, che madonna Lucrezia andasse -a Ferrara. E fece quindi seder Ferrara al posto -d'onore sul carro trionfale. -</p> - -<p> -»Tutte queste cose furon recitate in versi eroici pieni -di eloquenza. Il parentado tra Cesare ed Ercole vi fu continuamente -celebrato. Si volle anche manifestamente esprimere, -che insieme uniti dovessero compiere grandi fatti -contro i nemici di Ercole. Che se la realtà potesse corrispondere -a tali pronostici, le cose nostre verrebbero a -molto buon termine. E così ci raccomandiamo alla grazia -di Vostra Eccellenza. Roma, 2 gennaio 1502. — Giovanni -Luca e Gerardo Saraceni.»<a class="tag" id="tag170" href="#note170">[170]</a> -</p> - -<p> -Arrivò finalmente il giorno della partenza di Lucrezia, -il 6 gennaio. Doveva esser quella una comitiva fastosa che -la simile non s'era vista mai. Lucrezia doveva percorrere da -regina le terre d'Italia. V'era anche un cardinale, che l'accompagnava -come legato, Francesco Borgia, arcivescovo -di Cosenza. Egli doveva la porpora a Lucrezia ed era il suo -più fedel partigiano; antico signore e brava persona della -casa Borgia, come il Pozzi scriveva a Ferrara. A madonna -furono anche dati per compagnia tre vescovi, di Carniola, -di Venosa e di Orte. -</p> - -<p> -Alessandro fece ogni sforzo per persuadere quante -donne e uomini nobili romani fu possibile ad unirsi al -corteo. Ed ottenne anche questo, che la città di Roma nominasse -quattro inviati d'onore, che dovevano assistere anche -alle feste in Ferrara: Stefano Del Bufalo, Antonio Paoluzzo, -Giacomo Frangipane e Domenico Massimi. Allo scopo -stesso la nobiltà romana scelse Francesco Colonna di Palestrina -e Giuliano conte di Anguillara. Vi s'aggiunsero anche -Ranuccio Farnese di Matelica e Don Giulio Raimondo -<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> -Borgia, capitano della guardia palatina, nipote del Papa. -De' gentiluomini romani di second'ordine ve ne furono otto. -</p> - -<p> -Cesare per conto proprio preparò un seguito di onore -di 200 cavalieri, con musica e con buffoni per divertire -per via la sorella. Spagnuoli, Francesi, Romani, Italiani -di varie provincie composero la schiera. Due di loro vennero -più tardi in fama, Ivo d'Allegre e Don Ugo Moncada. -Di Romani v'erano il cavaliere Orsini, Piero Santa Croce, -Giangiorgio Cesarini, fratello del cardinale Giuliano, ed -altri signori degli Alberini, Sanguigni, Crescenzi e Mancini. -</p> - -<p> -Lucrezia prese seco anch'essa una corte officiale di -180 persone. Nella lista, che è giunta sino a noi, sono -specialmente indicate le sue dame di compagnia. Prima -Angela Borgia, <i>una damigella elegantissima</i>, come la chiama -un cronista di Ferrara. La bellezza sua fu già lodata -in Roma dal poeta Diomede Guidalotto. E con essa era -anche la sorella donna Girolama, moglie del giovane Fabio -Orsini. Accompagnavano pure Lucrezia madonna Adriana -Ursina, un'altra Adriana, moglie di Don Francesco Colonna, -e una dama della casa degli Orsini, della quale non è indicato -il nome, nè è ammessibile potesse essere la Giulia -Farnese. -</p> - -<p> -Molte vetture, che il Papa aveva fatte costruire in -Roma, e 150 muli trasportavano le suppellettili di Lucrezia. -Il bagaglio fu in parte avviato innanzi. La duchessa -portò via seco tutto quanto il Papa avevale permesso di -prendere. Egli non volle nemmeno che ne fosse disteso -inventario, come il notaro Beneimbene aveva consigliato. -«Perchè io voglio — così diceva agli ambasciatori -ferraresi — che la duchessa liberamente disponga delle -proprietà sue e le doni cui meglio le aggrada.» Egli aveva -anche fatto alla figlia un presente di 9000 ducati per abbigliamento -di lei e della sua servitù, e regalatole altresì -una bella lettiga alla francese, nella quale avrebbe accanto -<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> -a lei seduto la duchessa di Urbino, appena scontrata sul -cammino.<a class="tag" id="tag171" href="#note171">[171]</a> -</p> - -<p> -Mentre Alessandro lodavasi con gli ambasciatori di -Ferrara della castità e pudicizia di sua figlia, esprimeva il -desiderio che il suocero non la facesse attorniare che da -dame e cavalieri per bene. «Ella stessa gli ha detto — così -gli ambasciatori scrivevano al loro signore — che non farebbe -arrossire mai Sua Santità pel modo suo d'operare; la -qual cosa, per quanto possiam giudicare, teniamo per certo. -Perchè, quanto più conversiamo con lei e quanto più consideriamo -il viver suo, tanto veniamo in miglior opinione -della bontà, onestà e discrezione sua, non omettendo che -in casa sua non si vive solo cristianamente, ma anche religiosamente.»<a class="tag" id="tag172" href="#note172">[172]</a> -</p> - -<p> -Anche il cardinal Ferrari si permise scriver lettera al -duca, del quale era stato un tempo servitore. E in tono -tutto pieno di unzione esortavalo a trattare amorevolmente -la nuora, e levava al cielo le singolari virtù e meriti di -costei.<a class="tag" id="tag173" href="#note173">[173]</a> -</p> - -<p> -Il 5 gennaio fu pagato a' Ferraresi il saldo della dote -in contanti, e gl'inviati avvisarono il duca, che tutto procedeva -con ordine; che la nuora portava anche seco tutte -le Bolle <i>piene e in ottima forma</i>; e che la comitiva era per -porsi in cammino.<a class="tag" id="tag174" href="#note174">[174]</a> -</p> - -<p> -Alessandro aveva prescritto le stazioni del lungo viaggio: -Castelnuovo, Civitacastellana, Narni, Terni, Spoleto, -Foligno. Quivi doveva trovarsi il duca Guidobaldo o la -moglie per accompagnare madonna Lucrezia a Urbino. Di -qui poi si doveva muovere attraverso gli Stati di Cesare; e -per Pesaro, Rimini, Cesena, Forlì, Faenza e Imola andare -a Bologna, per quindi giungere pel Po a Ferrara. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> -</p> - -<p> -I luoghi, pe' quali si passava, avrebbero dovuto soggiacere -a carichi troppo gravosi, ove avessero ospitata la -cavalcata tutta quanta. Fu per questo qualche volta divisa e -avviata per diverse strade. Come si procedesse in ciò, lo -mostra un Breve del Papa a' Priori di Nepi, che il Gran -Kahn di Persia non avrebbe potuto concepire in termini -più laconici: -</p> - -<p> -«Amati figliuoli, salute e benedizione Apostolica. — La -nostra diletta figlia in Cristo, la nobile signora duchessa -Lucrezia de' Borgia, partirà di qui, con numeroso seguito -di gentiluomini, lunedì prossimo per essere accompagnata -presso l'amato figliuolo, il nobile Alfonso di Ferrara, primogenito -del duca. Dugento de' cavalieri prenderanno la -via della città vostra. Noi vogliamo e vi ordiniamo, per -quanto avete cara la grazia nostra e non volete incorrere -nella nostra disgrazia, di accoglierli e trattarli per un giorno -e due notti con ogni onoranza. Così per la vostra sollecitudine -troverete appo noi il meritato plauso. Dato in Roma, -presso San Pietro, sotto l'anello del pescatore, il 28 dicembre -1501, l'anno decimo del nostro Pontificato. — Adriano.»<a class="tag" id="tag175" href="#note175">[175]</a> -</p> - -<p> -Il modo stesso fu tenuto con molti altri paesi. In ogni -città, in cui la cavalcata giungeva e soprattutto in quelle ove -si fermava, dovevasi per ordine del Papa onorar Lucrezia con -archi trionfali, luminarie e cortei. Soltanto le spese tutte -a carico delle Comunità. -</p> - -<p> -Il 6 gennaio Lucrezia prese commiato da Roma, dal -figlio Rodrigo e dai genitori. Vannozza però non l'avrà -forse veduta che a quattr'occhi. Niuno di coloro, che riferiscono -<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> -delle feste in Vaticano, ha mai fatto menzione di -quella donna, nemmeno di nome. -</p> - -<p> -Nella camera del Pappagallo ella si congedò dal padre, -col quale restò sola un pezzo, sinchè non sopraggiunse -Cesare. Nel separarsi da lei Alessandro continuò a dirle -ad alta voce, che stésse di buon animo e gli scrivesse sempre -che alcuna cosa da lui desiderasse, perchè di lontano -farebbe per lei ancora più di quello che aveva fatto in -Roma. Andò quindi per vederla in varii posti, sino a che -la cavalcata non fu scomparsa.<a class="tag" id="tag176" href="#note176">[176]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia mosse alle tre dopo mezzogiorno. Sino a -Porta del Popolo fu accompagnata da tutti i cardinali, dagli -ambasciatori e da' magistrati di Roma. Montava sopra -una mula bianca con coperta e finimenti d'argento battuto -e frange d'oro ch'era un ricco vedere. Era in abito di -viaggio: una gamurra d'oro tirato coperta di cremisino tagliato, -e con una striscia di broccato d'oro, foderata d'armellino. -Cavalcava in mezzo ad un corteggio di più di 1000 -persone. Aveva accanto i principi di Ferrara e il cardinal -di Cosenza. Il fratello Cesare l'accompagnò per un tratto; -poscia, col cardinale Ippolito, tornò indietro al Vaticano. -</p> - -<p> -Così Lucrezia Borgia separavasi per sempre da Roma -e da un orribile passato. -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span> -</p> - -<h2 id="libro2">LIBRO SECONDO. -<span class="smaller">LUCREZIA BORGIA A FERRARA.</span></h2> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> -</p> - -<h3>I.</h3> - -<p> -La cavalcata, che conduceva donna Lucrezia a Ferrara, -avanzava a piccole tappe. E anche queste stancavano -molto le donne, soprattutto in una stagione, in cui sullo -stesso territorio romano s'incontra giorni rigidi e piovosi. -</p> - -<p> -Non si giunse a Foligno che il settimo giorno. Vogliamo -qui approfittare della relazione, che da quella città gli ambasciatori -di Ferrara spedirono al loro signore, perchè -rende conto in modo vivo e sensibile del viaggio insino a lì -e degl'incidenti occorsi. -</p> - -<p> -«Illustrissimo ed eccellentissimo Signor nostro. — Benchè -avessimo da Narni scritto per la posta, via di Roma, -all'Eccellenza Vostra, che saremmo andati a giornate -continuate da Terni a Spoleto, e da Spoleto qui, -nondimeno, essendo l'illustrissima duchessa e le donne -sue molto affaticate, si deliberò riposare un giorno a Foligno. -Noi quindi di qua non partiremo che domani, nè arriveremo -ad Urbino prima di martedì prossimo, che sarà -il 18 del volgente. Perchè domani andremo a Nocera; sabato -<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> -a Gualdo; domenica a Gubbio; lunedì a Cagli, e -martedì a Urbino. Ivi ci fermeremo anche un giorno, cioè, -tutto il mercoldì. E di lì poscia, il 20, si andrà a Pesaro, -e così, di città in città, siccome in altre lettere è stato -scritto all'Eccellenza Vostra. -</p> - -<p> -»Ma siamo certi che la duchessa vorrà riposare molti -giorni per intero; sicchè, senza dubbio, a noi non sarà -dato toccar Ferrara prima degli ultimi di questo mese, ovvero -vi giungeremo il primo giorno del vegnente, e forse il -secondo o il terzo. Epperò a me è parso conveniente darne -notizia di qui a Vostra Eccellenza, affinchè sappia ove siamo -e ove stimiamo dover essere e possa ordinare quello che meglio -giudicherà. Poichè laddove le piacesse che si differisca -l'arrivo in Ferrara al 2 o al 3 febbraio, crediamo che ciò sia -per succedere facilmente. Che se invece preferisse che il -nostro arrivo avesse luogo l'ultimo di questo mese o il -primo di febbraio, potrà avvisarcene; chè, in tal caso, solliciteremo, -come abbiamo procurato sin qui, l'andar riposato. -</p> - -<p> -»La ragione, che mi muove a credere quanto di sopra, -è che l'illustrissima madonna Lucrezia è di complessione -delicata e non avvezza a cavalcare; e le donne sue -lo sono ancora meno. E conosciamo anche che la non vorrebbe -essere all'arrivo in Ferrara tutta sbattuta e conquassata -dal viaggio. -</p> - -<p> -»In tutti i luoghi, pe' quali Sua Signoria è passata, -è stata ben veduta e amorevolmente e con grande riverenza -accolta. Dalle donne anche ha avuto presenti con tale dimostrazione, -che tutto pareva esser fatto per riguardo a lei -stessa. Tanto universalmente è benvoluta in questi paesi, -ne' quali, per essere già stata nella legazione di Spoleto, -è anche molto ben conosciuta. Qui in Foligno le è stato -fatto migliore accoglimento e maggiori testimonianze di -letizia che in altri luoghi fuori di Roma. Perchè, oltre i -<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> -Signori, così chiamati per esser Presidenti della repubblica, -che le vennero incontro sino alla porta in mantelli e cappucci -di seta rossa, tutti a piedi, e l'accompagnarono sino -all'alloggiamento; sulla piazza, presso la porta stessa, le -venne anche innanzi un trofeo, sul quale era una persona, -rappresentante <i>Lucrezia romana</i> con un pugnale in mano. -Recitò alcuni versi, che significavano: sopraggiungendo Sua -Signoria, dalla quale essa stessa era superata in pudicizia, -modestia, prudenza e costanza, le dava loco e cedeva. -</p> - -<p> -»Sulla piazza poi era un carro trionfale e sul davanti -un Cupido e sopra Paride col pomo d'oro in mano. Il -quale disse alcune rime, il cui senso era: egli un tempo -aveva per suo giudizio dato il pomo a Venere, la quale -sola eccedeva di bellezza Giunone e Pallade; ma ora revocava -la sentenza e donava il pomo a Sua Signoria, -come a quella che vinceva tutte e tre le Dee, mentre in -lei più che in tutte le altre era maggiore la bellezza, la -sapienza, la ricchezza o la potenza. -</p> - -<p> -»Finalmente sulla piazza trovammo una galea armata -di Turchi, la quale si fece innanzi a donna Lucrezia, -sino al mezzo della piazza stessa. Uno de' Turchi dalla prora -recitò alcuni versi in rima, di questo tenore: il Granturco -sapendo quanto Lucrezia fosse potente in Italia e quanto -buona mediatrice di pace, la mandava a visitare e ad offrirle -la restituzione di quello ch'ei teneva di terra cristiana. -Di avere il testo di codesti versi non ci siamo -curati, perchè non sono davvero di quelli del Petrarca. -E poi la rappresentazione stessa a me non pare fosse di -grande importanza, nè molto al proposito. -</p> - -<p> -»Non vogliamo tralasciare di dire che donna Lucrezia -a quattro miglia da Foligno fu incontrata da tutti i Baglioni, -che sono nello Stato, venuti da Perugia e da' loro -castelli a farle riverenza ed invitarla di andare colà. -</p> - -<p> -»Sua Signoria persiste pure nel desiderio di andare -<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> -per acqua da Bologna a Ferrara, per schivare i disagi del -cavalcare e della via di terra; di che noi abbiamo già da -Narni avvisato l'Eccellenza Vostra. -</p> - -<p> -»Sua Santità, Signor Nostro, prende tanta cura per -Sua Signoria, che ogni dì e ogni ora vuole intendere dei -progressi; e questa deve da ogni luogo di propria mano -farle sapere della sua salute. Ciò conferma quello che già -più volte è stato scritto a Vostra Eccellenza, che Sua Santità -l'ami più che alcun'altra persona del suo sangue. -</p> - -<p> -»Noi non saremo negligenti, se avremo modo di tener -avvisata Vostra Eccellenza di giorno in giorno del -viaggio e delle cose che accadranno. -</p> - -<p> -»Fra Terni e Spoleto, nella Valle della Strettura, uno -staffiero dell'illustre Don Sigismondo venne a parole rissose -con un altro del nobile romano Stefano de' Fabii, -ch'è nella comitiva della duchessa, per causa assai lieve -di certi tordi. L'uno e l'altro posero mano alle armi. Sopraggiunse -a cavallo un certo Pizaguerra, anch'egli de' famigliari -di Don Sigismondo, e ferì al capo il palafreniero -del nominato Stefano. Di che questi, di natura impaziente, -collerico e insolente, tanto si commosse e dolse da -mostrare di non voler andare più avanti. E quando s'andò -nella rôcca di Spoleto, passò a lato agli illustri Don Ferrante -e Don Sigismondo senza salutarli e senza far loro attenzione. -Tuttavia, perchè la natura del fatto era stata -inopinata e casuale e noi tutti ne eravamo molto dolenti; -e perchè Pizaguerra ed anche lo staffiero di Don Sigismondo -eran fuggiti, sicchè non v'era da far più nulla; il -cardinale di Cosenza, madonna Lucrezia e tutti diedero -torto a Stefano. Ed egli acquetato e pacificato tirò via con -gli altri. Ci raccomandiamo alla grazia di Vostra Eccellenza. -Da Foligno il 13 gennaio 1502. — Giovanni Luca e Gerardo -Saraceni. -</p> - -<p> -»PS. Il cardinale di Cosenza, per quanto apprendiamo -<span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span> -sin qui, non andrà oltre i confini degli Stati del signor -duca di Urbino.»<a class="tag" id="tag177" href="#note177">[177]</a> -</p> - -<p> -In Foligno convennero i Baglioni di Perugia per salutare -Lucrezia e darle una scorta d'onore. S'andò, per -Nocera e Gualdo, a Gubbio, una delle più notevoli città -del Ducato di Urbino. A due miglia dalla città Lucrezia fu -incontrata dalla duchessa Elisabetta, che poi la condusse -al Palazzo civico. Le due donne non si separarono più, -avendo Elisabetta mantenuta la promessa di accompagnare -Lucrezia a Ferrara. -</p> - -<p> -Il cardinale Borgia da Gubbio ritornò a Roma; e quelle -andarono innanzi verso Cagli nella comoda lettiga, regalata -da Alessandro. Ne' pressi di Urbino, il 18 gennaio, -la cavalcata fu salutata dal duca Guidobaldo, venuto all'incontro -con tutta la corte sua. Egli condusse Lucrezia -nella sua residenza, il superbo palazzo di Federigo, ove -furono ospitati anche i principi d'Este; mentre egli stesso -e la duchessa per cortesia n'uscirono. Sì in Urbino come -in altri luoghi del suo territorio, il gentile Guidobaldo -aveva fatto innalzar le armi de' Borgia e del re di -Francia. -</p> - -<p> -Il matrimonio di Lucrezia aveva sempre ripugnato -ai Montefeltri. Ma oramai facevano onore all'ospite loro, -per riguardo a Ferrara, come anche per tema del Papa. -Conoscevano Lucrezia sino da Roma, ove Guidobaldo, -qual condottiero del Papa, aveva tanto infelicemente guerreggiato -contro gli Orsini; e la conoscevano pure da Pesaro. -Ora potevano sperare che la sicurezza di Urbino -troverebbe valido sostegno nell'influenza e nell'amicizia -di lei. Ma pochi mesi appena, e Guidobaldo e la moglie -sua, diabolicamente ingannati e traditi dal fratello dell'ospite, -tra angosce mortali dovevano essere scacciati -dal loro paese. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> -</p> - -<p> -Dopo un giorno di riposo, Lucrezia e la duchessa -lasciarono Urbino, il 20 gennaio, accompagnate per un -tratto da Guidobaldo sulla via per Pesaro. Quivi la cavalcata -non giunse che la sera in sul tardi. La via, che unisce -le due città, è oggi una comoda strada carrozzabile -attraverso amene colline; ma allora non era accessibile -che a' cavalli; epperò i viaggiatori giunsero a Pesaro proprio -affranti e sfiniti. -</p> - -<p> -Lucrezia v'entrò col cuore pieno di sentimenti penosi. -Lì difatto doveva starle dinanzi la figura del ripudiato marito, -Giovanni Sforza, che viveva in esilio a Mantova, -spirando vendetta, e che poteva fors'anche andare a Ferrara -per disturbare le feste nuziali. Pesaro era ora proprietà -del fratello Cesare. Questi aveva dato ordine di ricevere -splendidamente la sorella in tutte le città del suo -territorio ch'ella toccasse. Cento fanciulli, vestiti co' colori -di lui, giallo e rosso, con rami d'olivo in mano, la salutarono -innanzi alla porta di Pesaro, al grido: «Duca! Duca! -Lucrezia! Lucrezia!» I magistrati della città l'accompagnarono -al palazzo, una volta sua residenza.<a class="tag" id="tag178" href="#note178">[178]</a> -</p> - -<p> -Le più nobili donne furono a ricevere la loro antica -signora con grandi dimostrazioni di gioia. Era tra loro -anche Lucrezia Lopez, un tempo sua dama di corte e ora -moglie di Gianfrancesco Ardizi.<a class="tag" id="tag179" href="#note179">[179]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia passò a Pesaro un giorno, senza lasciarsi -vedere. Permise che la sera le dame del suo seguito con -quelle di Pesaro ballassero; ma al ballo essa non prese -parte. Come il Pozzi informava il duca Ercole, «essa restò -sempre nella sua stanza sì per attendere a lavarsi il capo, -e sì per essere di natura sua assai solitaria e remota.» -<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> -Se non che il contegno in Pesaro potrebbe forse spiegarsi -meglio con i pensieri malinconici ond'era assediata.<a class="tag" id="tag180" href="#note180">[180]</a> -</p> - -<p> -In tutte le città del duca di Romagna ebbe uguale accoglimento. -Per ogni dove i magistrati venivano alle porte -a presentarle le chiavi della città. In nome di Cesare essa -era ora accompagnata da Don Ramiro d'Orco, luogotenente -di colui in Cesena, quella stessa ferocissima tigre che Cesare -medesimo, appena un anno dopo, fece squartare. -</p> - -<p> -Per Rimini e Cesena si giunse a Forlì il 25 gennaio. -La sala del palazzo di questa città era decorata di preziosi -tappeti e anche le soffitte coperte di drappi variopinti. Una -tribuna era stata elevata per le dame. I magistrati fecero regali -in viveri, confetti e candele di cera. Non ostante il rigido -governo, che i rettori di Cesare, e soprattutto Ramiro, -tenevano in Romagna, pure bande di masnadieri rendevan -malsicure le strade. Temendo che l'audace bandito Giambattista -Carrara non avesse a piombare addosso al corteo, -nel passaggio presso Cervia, si mandò una scorta di 1000 -fantaccini e 150 cavalieri; dando, del resto, a credere si -trattasse solo di un accompagnamento d'onore voluto dalla -popolazione.<a class="tag" id="tag181" href="#note181">[181]</a> -</p> - -<p> -A Faenza Lucrezia disse, che si fermerebbe ad Imola -tutto il venerdì per lavarsi il capo; mentre non avrebbe -potuto ciò far di nuovo che più tardi, finito il carnevale. -Questa lavanda del capo, che abbiamo già più volte avuto -occasione di menzionare come uno degli atti proprii all'acconciatura -di quel tempo, dev'essere stata connessa -con speciali procedimenti nel modo di curare i capelli.<a class="tag" id="tag182" href="#note182">[182]</a> -L'ambasciatore ferrarese dava notizia al suo signore di -questi disegni di Lucrezia, come d'impedimento deplorabile, -pel quale l'ingresso di madonna in Ferrara doveva -<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> -esser differito sino al 2 febbraio. E Don Ferrante scriveva -similmente da Imola, aver quivi Lucrezia desiderato un -giorno di riposo per mettere in ordine i suoi ornamenti e -lavarsi il capo; la qual cosa, com'essa diceva, non aveva -più fatta da otto giorni e cominciava perciò ad avere dolor -di testa.<a class="tag" id="tag183" href="#note183">[183]</a> -</p> - -<p> -Riposatasi ad Imola, la cavalcata il 28 gennaio si pose -in via per Bologna. Giunta sul confine del territorio della -grande città e de' suoi signori, fu ricevuta da tutti i figliuoli -del Bentivoglio e della moglie Ginevra con uno splendido -seguito. E a due miglia dalla porta venne Giovanni stesso -ad incontrarla. -</p> - -<p> -Il tiranno di Bologna, che la salvezza sua da Cesare -doveva solo alla protezione di Francia, non risparmiò nulla -per fare onore alla sorella del nemico suo. Con parecchie -centinaia di cavalieri la condusse quasi in trionfo per la -città, che egli aveva, a così dir, seminata delle armi dei -Borgia, di Cesare, del Papa, di Lucrezia, e di quelle di -Francia e degli Este. Sulla porta del suo sontuoso palazzo -la superba matrona Ginevra era con molte gentildonne a -ricevere la sposa. Come questa celebre donna, zia di Giovanni -Sforza di Pesaro, doveva in cuor suo odiare la Borgia! -Pure nè Alessandro nè Cesare, ma Giulio II Della Rovere -doveva, dopo solo quattro anni, scacciar lei e tutta la -schiatta sua per sempre da Bologna. -</p> - -<p> -Tra pompose feste si passò colà il 30 gennaio. La -sera i Bentivoglio diedero un ballo e un convito. -</p> - -<p> -Il giorno dopo accompagnarono Lucrezia fuori di città, -volendo questa proseguire il viaggio per la già prossima -Ferrara per acqua sul canale, che conduceva allora da Bologna -al Po, prima che fosse tagliato dalla posteriore deviazione -del Reno. -</p> - -<p> -La sera dello stesso giorno 31, Lucrezia giunse al -<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> -castello Bentivoglio a 20 miglia da Ferrara. V'era arrivata -appena, che a un tratto v'apparve il marito Alfonso. Profonda -fu la commozione di lei; pure si compose prestamente e -lo accolse «con gran segno di devozione e con grazia;» -al che egli corrispose con molta galanteria.<a class="tag" id="tag184" href="#note184">[184]</a> Il principe -erede di Ferrara aveva insino allora mantenuta verso la -sposa un'attitudine riservata e mutola. Gli uomini di quel -tempo non avevan sentore di quella entusiastica felicità -della passione, ovvero di quel sentimentalismo tutto proprio -all'età nostra. Ma anche così, è pur sempre strano -che non appaia assolutamente segno alcuno di corrispondenza -epistolare tra Lucrezia ed Alfonso durante il tempo, -in che il matrimonio fu trattato e quindi concluso, -e nel quale, d'altra parte, troviamo molte lettere tra Lucrezia -e Ercole. Ora in fine, fosse per sommissione al padre, -per cortesia o per curiosità, questo ruvido e taciturno -Alfonso usciva dalla sua ritenutezza. Egli era venuto travestito. -Restò due ore, quindi tornò a Ferrara. -</p> - -<p> -Questo breve incontro valse a sgravare l'animo di Lucrezia -d'un peso opprimente. E quelle due ore probabilmente -bastarono anche, se non a disarmare Alfonso del -tutto, a fargli almeno sentire il fascino della giovane sposa. -Non avevano avuto interamente torto i galanti cittadini di -Foligno nell'attribuire a Lucrezia il pomo di Paride. Di quell'incontro -un cronista di Ferrara dice: tutto il popolo gioì, -e ancora più furono contenti la sposa ed i suoi, che Sua -Altezza sentisse il desiderio di vederla e l'accogliesse tanto -volentieri; e questo fu segno ch'ella sarebbe ben ricevuta -e meglio trattata.<a class="tag" id="tag185" href="#note185">[185]</a> -</p> - -<p> -Forse niuno ne fu più lieto del Papa. La figlia gliene -<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> -diè contezza subito, perchè quotidianamente scrivevagli del -progredire del viaggio; e quotidianamente pure altre persone -gli mandavan dispacci. Egli era sempre dubitoso del -buon accoglimento di Lucrezia per parte degli Este: quella -nuova lo rassicurò. Partita colei da Roma, fece ripetute -istanze presso il cardinal Ferrari, perchè esortasse il duca -a trattare benevolmente la nuora. Osservava al proposito, -che molto aveva fatto, ma più poteva fare ancora. L'esonerazione -dal canone di Ferrara, così diceva, se compra -con danaro, non avrebbe importato meno di 200,000 ducati; -e solo per la spedizione delle Bolle gl'impiegati -della Cancelleria avrebbero potuto pretenderne 5 a 6000. I -re di Francia e di Spagna, per esentarsi dal tributo di Napoli, -che pur non consisteva che in una chinea, avevano -dovuto dare al duca di Romagna una rendita annua di -20,000 ducati. Ferrara invece aveva tutto ottenuto gratuitamente.<a class="tag" id="tag186" href="#note186">[186]</a> -</p> - -<p> -Il duca rispose alle esortazioni di quel cardinale il -22 gennaio, assicurandolo che la nuora avrebbe trovato il -più affettuoso accoglimento.<a class="tag" id="tag187" href="#note187">[187]</a> -</p> - -<h3>II.</h3> - -<p> -Il primo febbraio Lucrezia continuò sul canale il -viaggio per Ferrara. A Malalbergo trovò Isabella Gonzaga, -venuta ad incontrarla. La marchesa era stata premurosamente -invitata dal padre per fare in palazzo gli onori -della festa. Ma era però a malincuore accondiscesa alla -chiamata. Nondimeno con furia gioiosa — così scriveva -ora al marito, rimasto a casa — salutò e abbracciò la cognata, -<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> -appena giunta. L'accompagnò quindi sul navilio -sino a Torre della Fossa, ove il canale sbocca in uno -de' rami del Po. Il Po scorre maestoso a quattro miglia da -Ferrara, e solo un braccio secondario, il Po di Ferrara, -ovvero, come oggi si chiama, il Canale di Cento, tocca la -città, ove si divide in Volano e Primano, i quali vanno poi -a scaricarsi nell'Adriatico. Questi non sono che meschini -canali; e il navigarvi non potè essere in alcun tempo un -diletto, nè un grandioso spettacolo. -</p> - -<p> -A Torre della Fossa stava ad aspettare il duca con -Don Alfonso e con la corte. Quando Lucrezia ebbe posto -piede a terra, egli la baciò; dopo che questa ebbe a lui -stesso con grande riverenza baciato la mano. Salirono -quindi tutti sopra un Bucintoro sontuosamente ornato. -Gli ambasciatori stranieri e molti cavalieri furon presentati -alla sposa, della quale toccarono la mano. Tra -suoni e trombe e sparo di cannoni si giunse a Borgo San -Luca, ove si scese. Lucrezia entrò nel palazzo di Alberto -d'Este, fratello naturale di Ercole. Fu ricevuta da Lucrezia -Bentivoglio, figlia naturale di Ercole e da molte -gentildonne. Il siniscalco del duca le presentò madonna -Teodora e dodici signorine, destinate per sue dame di -compagnia in Ferrara. Cinque belle carrozze, ognuna con -quattro cavalli, le furono offerte come regalo del suocero. -Quella casa di campagna è andata in rovina. Il sobborgo -di San Luca esiste; ma tutto v'è così mutato, che dei -tempi, de' quali parliamo, non rimane vestigio.<a class="tag" id="tag188" href="#note188">[188]</a> -</p> - -<p> -La residenza degli Este rigurgitava già di migliaia di -nuovi venuti dietro invito del duca o per curiosità. I -grandi vassalli dello Stato erano tutti presenti. Ma di principi -regnanti nessuno. I signori di Urbino e di Mantova si -<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> -fecero rappresentare dalle mogli. Annibale era rappresentante -della casa de' Bentivoglio. Roma, Venezia, Firenze, -Lucca, Siena e il re di Francia avevan mandati ambasciatori, -che furono ospitati ne' palazzi della nobiltà. Cesare -stesso se n'era rimasto a Roma, e si fece rappresentare -da' cavalieri suoi. Doveva invece, per desiderio di Alessandro, -la moglie, Carlotta d'Albret, venir di Francia a Ferrara -per le feste, e soggiornarvi un mese. Ma nemmeno -essa si lasciò vedere. -</p> - -<p> -Ercole, aveva provvisto con profusione regale agli apparecchi -per le feste. Da settimane i magazzini della corte -e della città riboccavano di provvigioni. Ciò che la Rinascenza -aveva prodotto di bello anche in Ferrara, presso -una corte piena di gusto e di spirito, fra una cittadinanza -agiata, nel cui seno studii, arti, industrie erano in fiore, -fece di sè copiosa mostra in quella occasione. -</p> - -<p> -L'ingresso quindi di Lucrezia il 2 febbraio fu uno -de' più splendidi spettacoli di quel tempo. E per Lucrezia -stessa fu l'ora più festosa della vita, come quella, nella -quale giungeva a quanto di più alto e di migliore la natura -sua potesse aspirare. -</p> - -<p> -Due ore dopo mezzogiorno il duca con tutti gli ambasciatori -e la corte andò al palazzo d'Alberto a prendere -la sposa.<a class="tag" id="tag189" href="#note189">[189]</a> La cavalcata si dispose per entrare, traversando -il ponte sul Po, per porta di Castel Tedaldo, fortezza -ch'oggi più non esiste. -</p> - -<p> -Aprivano il corteggio 75 arcieri a cavallo, in divisa di -casa d'Este, bianco e rosso; e dietro, 80 trombetti e molti -pifferi. Seguivano i nobili di Ferrara senza ordine; poi le -corti della marchesa di Mantova, rimasta in palazzo, e -della duchessa di Urbino. Veniva quindi Don Alfonso a -cavallo con a lato il cognato Annibale Bentivoglio, circondato -<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> -da otto paggi. Era vestito in velluto rosso alla francese, -berretto di velluto nero al capo, ornato di oro battuto. -Portava scarpe alla francese di velluto nero, e sopra -uose di damasco incarnato. Il cavallo baio era ornato di -cremisino e oro. -</p> - -<p> -È singolare che Don Alfonso non entrasse in Ferrara -accanto alla sposa: ma l'etichetta del tempo aveva modi -di vedere diversi da' nostri. Lo sposo alle prime file, la -sposa al centro, e il suocero in coda: voleva significare -che Lucrezia era il personaggio principale della festa. -Dietro ad Alfonso seguiva appunto la cavalcata della sposa: -prima paggi e ufficiali di corte, poi molti cavalieri -spagnuoli; cinque vescovi; quindi gli ambasciatori in ordine -ascendente, ultimi i quattro deputati di Roma, sopra -bei cavalli, in lunghi mantelli di broccato e neri berretti -di velluto in testa. Dopo, sei suonatori di tamburi e due -buffoni favoriti di Lucrezia. -</p> - -<p> -Ed eccola lei, la sposa, sfavillante di bellezza e di felicità, -sopra bianco destriero coperto di scarlatto; e intorno -intorno scudieri. Lucrezia portava gamurra a maniche -aperte, di velluto nero, listata finamente d'oro e sbernia -di broccato d'oro foderata di ermellino. In testa una rete -quasi a forma di velo, scintillante di diamanti e d'oro, -senza diadema: regalo del suocero. Al collo un filo di -grosse perle e rubini, che una volta era stato della duchessa -di Ferrara, come Isabella Gonzaga notava sospirando. -La bella chioma fluttuava disciolta giù per le spalle. -Cavalcava sotto un baldacchino di porpora, che portavano, -alternandosi, i dottori di Ferrara, cioè dire, i membri del -collegio di Diritto, Medicina e Matematica. -</p> - -<p> -Per far onore al re di Francia, protettore di Ferrara -e de' Borgia, Lucrezia aveva chiamato appresso di sè l'ambasciatore -francese Filippo Della Rocca Berti, e fattolo rimanere -alla sua sinistra. Sicchè questi le cavalcava a fianco, -<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> -ma non sotto il baldacchino. Tale distinzione stava a dimostrare -come quel potente monarca fosse veramente colui -che conduceva questa sposa nel palazzo degli Este. -</p> - -<p> -Dietro di Lucrezia veniva il duca in velluto nero, sopra -cavallo morello, coperto del velluto stesso. E alla sua -sinistra la duchessa di Urbino, anch'essa in abito di velluto -nero.<a class="tag" id="tag190" href="#note190">[190]</a> -</p> - -<p> -Seguivan poi nobili e paggi; quindi gli altri principi -di casa d'Este: ciascuno a fianco di una delle dame di -Lucrezia. Mancava solo il cardinale Ippolito, rimasto a -Roma.<a class="tag" id="tag191" href="#note191">[191]</a> Delle donne, che avevano accompagnato Lucrezia, -tre soltanto erano a cavallo, Jeronima Borgia, la moglie -di Fabio Orsini, un'altra Orsini, che non è indicata con -maggior distinzione di questo, e madonna Adriana, «vedova -e nobile donna e parente del Papa.»<a class="tag" id="tag192" href="#note192">[192]</a> -</p> - -<p> -Appresso, quattro carrozze di gala con dame d'onore -di Ferrara bellamente ornate, delle quali dodici damigelle -deputate alla corte della giovane duchessa. Venivan poscia -condotti a mano due muli bianchi e due cavalli bianchi del -pari, coperti di velluto e seta e con preziosi ornamenti d'oro. -E dietro un treno di 86 muli carichi della guardaroba e -de' tesori della sposa. Passando questo lungo seguito in -mezzo alla folla accorsa, i buoni Ferraresi dovettero dirsi, -<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> -che Don Alfonso s'era scelto una ricca sposa. Solo però -pochi seppero pensare che tutte quelle balle e quei forzieri -e bauli, trascinati a mostra con tanto fastosa iattanza, -altro non erano che una prodigalità esercitata a spese -de' paesi della Cristianità. -</p> - -<p> -Alla porta di Castel Tedaldo il cavallo di Lucrezia per -un colpo di cannone s'impennò, cacciando di sella quella -ch'era pure la figura principale dello spettacolo. La sposa -fu presto in piedi; il duca la fece montare sopra una mula -bianca, e il corteggio tirò via. Vi furono le salutazioni d'uso -da archi di trionfo e da tribune, declamazioni e scene mitologiche, -delle quali la più notevole fu un seguito di -ninfe, che circondavano la loro regina, assisa sur un bove -rosso; mentre alcuni satiri saltavano intorno. Il Sannazzaro -avrebbe potuto pensare che il motivo di siffatta -apoteosi dell'arme de' Borgia stésse nel suo epigramma, -col quale aveva deriso la Giulia Farnese, figurandola quale -Europa sul toro. -</p> - -<p> -Giunto il corteggio sulla Piazza del Duomo, scesero -da due torri due acrobati a rivolger complimenti alla sposa. -In quell'epoca al festevole si disposava sempre il grottesco. -</p> - -<p> -Era già sera, quando la cavalcata arrivò sulla Piazza -del Duomo, alla residenza del duca. A questo punto fu -concessa libertà a tutti i carcerati. I trombetti e pifferi si -raccolsero tutti insieme e fecero risuonare alto i loro istrumenti. -</p> - -<p> -È difficile determinare con esattezza ove fosse allora la -residenza, in cui si fermò Lucrezia. Gli Este avevano edificato -nella città parecchi palazzi che abitavano con vece -alterna: Schifanoja, Diamanti, Paradiso, Belvedere, Belfiore -e Castel Vecchio. Un cronista della città, tra le abitazioni -«che i signori di casa d'Este possedevano,» indicava -nell'anno 1494 pel duca il Palazzo del Cortile e poi -<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> -Castel Vecchio; per Alfonso, Castel Vecchio; pel cardinale -Ippolito, il Palazzo della Certosa.<a class="tag" id="tag193" href="#note193">[193]</a> Nell'anno 1502 Ercole -adunque dimorava in uno de' due palazzi nominati, i quali, -del resto, erano congiunti; mentre da Castel Vecchio a -Piazza del Duomo era tutta una serie di edifizii, che si -terminava col Palazzo della Ragione. Questa specie di congiunzione -sussiste ancora, abbenchè tutti gli edifizii siano -mutati. -</p> - -<p> -La residenza del duca in quel tempo era rimpetto al -Duomo: aveva un'ampia corte con scala di marmo, e di -qui il nome di Palazzo del Cortile. Questa è probabilmente -la corte stessa chiamata oggi Cortil Ducale. Vi si entrava -dalla Piazza del Duomo pel portone, ai lati del quale stanno -le due colonne, che un tempo sostenevano le statue di -Niccolò III e di Borso. I narratori dell'ingresso di Lucrezia -dicono espressamente, ch'essa scese di cavallo <i>alle -scale del Cortile di marmo</i>. -</p> - -<p> -Fu quivi ricevuta dalla marchesa Gonzaga con molte -dame di alto lignaggio. La giovane moglie di Alfonso, se -la commozione del momento glien'avesse lasciato campo, -avrebbe potuto osservare sorridendo, come la nobile casa -d'Este le avesse schierata davanti per darle il benvenuto -tutta un'accolta, brillante veramente, di bastarde. Su -quella scala venne difatti salutata da Lucrezia, figliuola -naturale di Ercole e moglie di Annibale Bentivoglio, e da -tre figliuole naturali di Sigismondo d'Este, Lucrezia contessa -di Carrara, Diana contessa Uguzoni, e Bianca Sanseverino.<a class="tag" id="tag194" href="#note194">[194]</a> -</p> - -<p> -S'era fatto notte: fiaccole e doppieri illuminavano il -palazzo. Fra lo strepito di pifferi e trombette la giovane -coppia fu condotta nella Sala di ricevimento, ove sedette -<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> -in trono. Ebbero luogo le presentazioni d'uso delle persone -di corte, e probabilmente un oratore rivolse allora a -madonna un discorso d'occasione, pel quale il duca aveva -fatto raccogliere notizie sulla casa Borgia. C'è ignoto il -nome del fortunato oratore; ma conosciamo invece alcuni -poeti, che presentarono alla bella principessa i loro epitalamii. -Niccolò Mario Paniciato tutto pieno d'entusiasmo compose -una serie di poesie ed epigrammi latini in onore di -Lucrezia, di Alfonso e di Ercole, che raccolse sotto il titolo -Borgias. Vi sono, fra l'altre, ferventissime felicitazioni per -lo sposalizio della giovane coppia; e la bellezza di Lucrezia -vi è magnificata più di quella di Elena, perchè accoppiata -con pudore incomparabile.<a class="tag" id="tag195" href="#note195">[195]</a> -</p> - -<p> -Questo poeta, a quanto pare, non fece imprimere i -suoi versi, sicchè n'è rimasto solo il manoscritto nella -Biblioteca di Ferrara. Invece la vigilia dell'ingresso lo stampatore -Lorenzo tirò un epitalamio composto da un giovane -latinista. Era Celio Calcagnini, divenuto più tardi -celebre anche come matematico, favorito del cardinale Ippolito -e amico pure del grande Erasmo. Semplicissima è -la favola della poesia. Venere abbandona Roma e accompagna -Lucrezia; Mnemosine ingiunge alle figliuole, le Muse, -di magnificare la nobile principessa, il che esse fanno, -del resto, con grande esuberanza. Non son dimenticati i -<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> -principi della casa. Euterpe canta la lode di Ercole, Tersicore -encomia Alfonso, e Calliope porta a cielo il trionfo -di Cesare in Romagna.<a class="tag" id="tag196" href="#note196">[196]</a> -</p> - -<p> -Fra i poeti di Ferrara, che recarono omaggi, apparve -anche in quest'occasione un altro, che sin d'allora dava -già molto a sperare del genio suo, Lodovico Ariosto, allora -di 27 anni, già conosciuto alla corte di Ferrara e -ne' circoli de' dotti italiani come latinista e commediografo. -Anch'egli scrisse e presentò a Lucrezia un epitalamio. È -semplice e grazioso, senza pedanteria mitologica, ma non -notevole per invenzione. Il Poeta celebra la fortuna della -città di Ferrara, che omai tutti gli stranieri invidieranno -pel possesso di un gioiello incomparabile; mentre Roma, -per la perdita di Lucrezia, è fatta povera e caduta ancora -una volta in rovina.<a class="tag" id="tag197" href="#note197">[197]</a> Egli esalta la giovane principessa come -<i>pulcherrima virgo</i>, e sin d'ora allude a Lucrezia antica. -</p> - -<p> -Finite le cerimonie del ricevimento, il duca condusse -la nuora nell'appartamento per lei preparato. Ella poteva -starsi più che contenta dell'accoglimento trovato in casa -d'Este. Anche l'impressione dalla sua persona prodotta -fu la più favorevole. Il cronista Bernardino Zambotto scriveva -in proposito: «La sposa è di età di 24 anni (e in -ciò s'ingannava), bellissima di faccia, occhi vaghi e allegri, -dritta di persona e di statura, accorta, prudentissima, -sapientissima e allegra, piacevole ed umanissima. Tanto -piacque a questo popolo, che tutti ne hanno preso consolazione -<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> -grandissima, sperando aiuto e buon governo da -Sua Signoria; e ne pigliano gran contento, sperando questa -città doverne conseguire molti benefizii, massime per -l'autorità del Papa, il quale ama sommamente sua figlia, -come lo ha dimostrato con la dote data e con le castella -concesse a Don Alfonso.»<a class="tag" id="tag198" href="#note198">[198]</a> -</p> - -<p> -La grazia di Lucrezia dev'essere stata allora proprio -affascinante. Lo mostra il medaglione che abbiam di lei; -e, del resto, i testimoni oculari lo dicono tutti. Il Cagnolo -di Parma scriveva: «È di mediocre statura; gracile -d'aspetto; di faccia alquanto lunga; il naso ha profilato e -bello; aurei i capelli, gli occhi bianchi, la bocca alquanto -grande; candidissimi i denti; la gola schietta e bianca, -ornata con decente valore. In tutto l'esser suo continuamente -allegra e ridente.»<a class="tag" id="tag199" href="#note199">[199]</a> -</p> - -<p> -<i>Bianco</i> chiama il Cagnolo il colore degli occhi di Lucrezia. -Vuol dire che lo smalto bianco nell'occhio deve aver -fatto in lui maggiore impressione del colore dell'iride; e -questo avrebbe, senza dubbio, chiamato nero o cilestre, se -fosse stato decisamente l'uno o l'altro. Il fiorentino Firenzuola -nel suo Trattato <i>Della perfetta bellezza di una donna</i> -vuole biondo il capello, gli occhi bianchi con pupilla non -interamente nera, abbenchè sia amata da Greci e Italiani. -Il miglior colore degli occhi è, com'egli dice, <i>tanè</i>.<a class="tag" id="tag200" href="#note200">[200]</a> A Lucrezia, -tutta spirante grazia, col viso giocondo e con l'aurea -chioma, doveva adattarsi un occhio di colore indeterminato, -che a noi piace immaginar di un grigio chiaro -anzichè bruno. Appunto questa indeterminatezza dell'iride -spiega come anche i poeti di Ferrara, che cantarono allora -il magico potere dell'occhio della bella duchessa, tacessero -del colore. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> -</p> - -<p> -Non già la forma eletta nè la bellezza classica, ma -una grazia indescrivibile, cui s'aggiungeva alcunchè di misterioso -e di strano, era la forza, mercè la quale quella -donna singolare affascinava tutti gli uomini. Venustà e -mansuetudine nell'aspetto, giovialità ed amorevolezza nel -parlare sono qualità che in lei celebrarono tutti i contemporanei.<a class="tag" id="tag201" href="#note201">[201]</a> -Raffigurando questo aspetto animato di tinte -così graziose e tutto pieno di spirito, con quei grandi occhi -penetranti, con quelle ciocche di aurei fluttuanti capelli, si -ha dinanzi una bellezza romantica, quale forse lo Shakespeare -deve aver pensato l'<i>Imogene</i>. -</p> - -<h3>III.</h3> - -<p> -Le feste nuziali in Ferrara si protrassero per sei giorni, -durante il carnevale. Quanto a contenuto spirituale, le -feste officiali all'epoca della Rinascenza non erano gran -fatto più significative di quelle analoghe proprie a' tempi -nostri. Pure, il sontuoso costume, un certo senso ideale -della bellezza e l'etichetta più raffinata davano ad ogni -modo alle feste di quel tempo, in cui veniva alla luce il -<i>Cortegiano</i> del Castiglione, un carattere più elevato. -</p> - -<p> -Rispetto a certe rappresentazioni, il secolo XVI rimaneva -indietro al nostro: teatro, fuochi d'artificio, concerti -musicali. Le illuminazioni non erano ignote; e si -facevano danze a cavallo a luce di fiaccole, e si tiravan -pure razzi. Ma una festa notturna in un giardino illuminato, -quale ai giorni nostri fu data dall'Imperatore d'Austria -allo Schah di Persia nel Castello di Schönbrunn, -<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> -sarebbe stata impossibile in quel tempo. Vale lo stesso per -le produzioni musicali, soprattutto pe' concerti a grande orchestra, -affatto sconosciuti allora. Certamente quella società -avrebbe avuto in orrore la musica chiassosa de' tempi nostri; -e lo strepito dei tamburi, che lacera gli orecchi, sarebbe -sembrato all'italiano della Rinascenza così barbaro, -come le parate militari, che tuttora oggi sono lo spettacolo -prediletto nelle grandi Corti di Europa per fare onore -o intimidire ospiti augusti. Similmente nelle Corti italiane -d'allora i tornei erano rari: alcuna volta avevano luogo -duelli, ne' quali l'abilità del combattente aveva campo di -farsi ammirare. -</p> - -<p> -Il duca, dopo lungo e maturo esame, aveva fissato il -programma delle feste con i suoi mastri di cerimonie. In -sostanza dovevano comprendere, come più o meno in congiunture -simili a' giorni nostri, tre distrazioni principali: -banchetti, balli e rappresentazioni teatrali. E proprio dall'ultima -parte del programma Ercole s'imprometteva l'effetto -più grandioso e fama veramente onorevole presso -tutto il mondo colto ed elegante. -</p> - -<p> -Era egli uno de' più passionati fondatori del teatro -nella Rinascenza. Già parecchi anni innanzi aveva fatto da -poeti presso la corte sua tradurre in terza rima e rappresentare -commedie di Plauto e Terenzio. Avevano a tal -uopo lavorato per lui il Guarino, il Berardo, il Collenuccio, -il Bojardo stesso. Sin dal 1486 i <i>Menemmi</i>, la commedia -prediletta di Plauto, erano stati rappresentati a Ferrara, -vólti in italiano. Nel febbraio 1491, quando Ercole solennizzò -le splendide feste per lo sposalizio di suo figlio Alfonso -con Anna Sforza, furono rappresentati di nuovo; e -il giorno dopo fu data una commedia di Terenzio e l'<i>Anfitrione</i>, -accomodato per la scena dal Collenuccio.<a class="tag" id="tag202" href="#note202">[202]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span> -</p> - -<p> -Vero è che mancava ancora in Ferrara un teatro stabile; -ma ve n'era uno provvisorio, che bastava alla rappresentazione -delle commedie, la quale, per altro, tranne -congiunture eccezionali, non aveva luogo che nel carnevale -soltanto. Ercole aveva a quest'oggetto disposta una sala -nel Palazzo del Podestà, grande edifizio di architettura gotica, -dirimpetto ad uno de' lati del Duomo, ed oggi tuttora -esistente, chiamato Palazzo della Ragione. La sala era, -mercè un andito, in comunicazione con la residenza stessa. -</p> - -<p> -L'elevata scena, detta allora <i>Tribunale</i>, aveva un -40 braccia in lunghezza e 50 in larghezza. V'erano case -di legno dipinto e tutto l'occorrente ad uno scenario, -rocce, alberi, e simili. Di contro agli spettatori la scena -era chiusa da una parete di legno ornata di merli a guisa -di muro. Nel mezzo del proscenio era l'orchestra, e ivi -sedevano pure tutti gl'illustrissimi principi e ambasciatori. -La grandissima sala, che serviva per gli spettatori, -conteneva tredici file di sedie, fornite di cuscini, divise in -modo che le donne rimanevan nel mezzo e gli uomini -dai due lati. Tutta la sala era capace di un 3000 persone. -</p> - -<p> -Ercole stesso, standosene forse ai suggerimenti dello -Strozzi, dell'Ariosto, del Calcagnini e di altri umanisti di -Ferrara, avrà disposto il teatro. Quelli e altri accademici -vi rappresentavano forse alcune parti; ma il duca avrà -chiamato attori anche da altri paesi, da Mantova, Siena e -Roma. Difatto, tra uomini e donne, non eran meno di -110 personaggi. Egli fece pure allestire una nuova guardaroba. -L'espettazione per simile produzione in così solenne -occasione doveva esser grandissima. -</p> - -<p> -Le feste cominciarono il 3 febbraio, e presto fu notato -che la bellezza delle tre donne eminenti, Lucrezia, Isabella -e la duchessa d'Urbino, dava alle stesse luce e decoro. -Eran esse nel numero delle più belle dame del tempo -loro; e gl'intendenti potevan forse dubitare quale, d'Isabella -<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> -o Lucrezia, fosse più degna del pomo di Paride. La -nobile marchesa di Mantova era, certamente, di sei anni -più anziana della cognata; pure era una perfetta figura di -donna. Con femminile gelosia ella osservava la persona di -Lucrezia. Nelle lettere, che giornalmente scriveva al marito -in Mantova, descriveva con ogni minutezza i vestiti della -rivale; ma non una parola delle attrattive di lei. «Della -figura di madonna Lucrezia — scriveva così sin dal primo -febbraio — mi taccio, poichè so che Vostra Eccellenza la -conosce di vista.» In altra lettera del 3 febbraio dava, -tutta piena di sè, ad intendere al marito, che, quanto alla -persona e al seguito suo, sperava poter sostenere il paragone -con le altre, e forse anche ottenere la palma. Con un giudizio -identico una sua dama di compagnia, la marchesana -di Cotrone, cercava confortare il marito di lei, il marchese -di Mantova, scrivendogli: «La sposa non ha nulla di singolare, -quanto a bellezza; ma ha <i>dolce ciera</i>. E malgrado -delle sue molte dame, e dell'illustrissima madonna di Urbino, -ch'è bella assai, e mostra in verità di essere degna -sorella di Vostra Eccellenza, nondimeno, alla mia illustrissima -signora Isabella, nel parere de' nostri e di quanti son -qui venuti con questa duchessa di Ferrara, spetta il vanto -di essere la più bella. E ciò è fuori di dubbio; mentre -accanto alla Signoria Sua tutte le altre erano un nulla. Epperò -a tal riguardo noi porteremo il palio nella casa della -mia padrona.»<a class="tag" id="tag203" href="#note203">[203]</a> -</p> - -<p> -La prima sera delle feste fu dato un ballo nella sala -grande della residenza. Il concorso fu tanto, che lo spazio non -bastò. Lucrezia, sotto un baldacchino d'oro sontuosissimo, -sedeva sur una tribuna, ove presero posto anche le principesse -<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> -di Mantova e di Urbino e altre donne illustri, e da -ultimo gli ambasciatori. Era quindi concesso, nonostante la -folla, ammirare la raggiante bellezza di quelle donne, e -gli abiti ricchi e le gioie preziose. Un ballo nella Rinascenza -non aveva le forme rigide della moda odierna: era -un diletto più naturale ed insieme più semplice: spesso -ballavan donne con donne, e si ballava anche soli. Quanto -a' modi di ballare, predominavano già i Francesi; mentre -in quel tempo la Francia cominciava già a dettare le sue -mode agli altri popoli. Nondimeno v'erano pure danze -spagnuole e italiane. Lucrezia era una danzatrice seducente; -e volentieri faceva mostra dell'arte e della grazia -sua. Essa scese dalla tribuna e ballò più volte balli spagnuoli -e romaneschi al suon di tamburini.<a class="tag" id="tag204" href="#note204">[204]</a> -</p> - -<p> -Dopo il ballo ebbe luogo la rappresentazione drammatica -con tanta impazienza attesa. Il duca fece prima venire -innanzi tutti gli attori in maschera e vestiario da scena per -passarli a rassegna. Il drammaturgo o direttore della compagnia -si presentò sotto la figura di Plauto; ed espose brevemente -il programma teatrale, cioè dire, l'argomento di tutte -le opere da darsi nelle cinque sere. La scelta di commedie di -autori drammatici viventi non offrì al duca nel 1502 difficoltà -di sorta, essendovene poche davvero. La <i>Calandra</i> del -Dovizi, che pochi anni dopo ebbe tanto successo, non era -scritta ancora. È vero che l'Ariosto aveva già composto la -<i>Cassaria</i> e i <i>Suppositi</i>. Pure il nome suo non era allora -grande tanto, che gli toccasse l'onore di vederli rappresentati -in quella ricorrenza.<a class="tag" id="tag205" href="#note205">[205]</a> Di più il duca voleva una -<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> -produzione assolutamente classica: il mondo doveva parlarne; -ed in effetto l'esecuzione teatrale fu quale sin allora -non era stata vista mai in Italia. Noi ne abbiamo particolareggiate -descrizioni, le quali non sono state per anco -messe a profitto per la storia del teatro. In modo più preciso -delle posteriori relazioni intorno al Teatro Vaticano, -sotto Leone X, esse mostrano la natura delle rappresentazioni -drammatiche nella Rinascenza, e sono pertanto una -classica dipintura del tempo. -</p> - -<p> -Chi sappia immaginare, stando alle relazioni del Cagnolo, -dello Zambotto e d'Isabella, tutto quello splendido -pubblico di ospiti nuziali, seduto ne' più ricchi abiti su -quelle file di panche, vede innanzi a sè uno de' più belli e -più solenni convegni della Rinascenza. Tutto quello spettacolo -così svariato di forme, tanto ricco di colori, accoppiati -con quella scena anticheggiante e con quel che vi -era rappresentato, le commedie plautine, e, incastrate negl'intermezzi, -le pantomime e le moresche, di carattere -queste mitologico, puramente fantastico e burlesco sino -all'oscenità; è cosa tanto romantica, che ci fa credere trasportati -nel <i>Sogno d'una notte d'estate</i> dello Shakespeare. -E il duca Ercole di Ferrara scambiamo con Teseo, il duca -d'Atene, innanzi al quale e alle coppie di sposi felici vengono -date commedie e balli. -</p> - -<p> -Secondo il programma, dal 3 agli 8 febbraio, eccetto -una sera, dovevansi l'una dopo l'altra recitare cinque commedie -di Plauto. Negl'intermezzi dovevano aver luogo azioni -musicali e moresche. La moresca era ciò che oggi chiamiamo -il ballo, la pantomima intrecciata con la danza. L'origine -sua risale all'antichità; e l'uso di essa si lascia già -scoprire nel più oscuro Medio Evo. Primitivamente era una -danza pirrica in vestiario scenico; e, come tale, si mantenne -sino a' tempi nostri. Ricordo averla vista ancora nel -1852 ballare pubblicamente nel Porto di Genova. Tolse il -<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> -nome, a mio credere, da questo, che in tutti i paesi latini, -che ebbero a subire l'invasione de' Saraceni, la -danza pirrica voleva quasi rappresentare una pugna tra -Cristiani e Mori, e, per ragione di contrapposto, usava far -apparire questi ultimi sotto la figura di neri. Poi il concetto -di moresca fu esteso ed applicato a significare il -ballo in generale. Con accompagnamento di flauti e violini -s'eseguivano, ballando, scene d'ogni specie tratte da' miti -antichi, dalla vita cavalleresca come dalla comune. Vi -erano pure danze di persone mostruosamente fantastiche, -di rozzi idioti e villanzoni e contadini, di selvaggi e satiri, -ne' quali fioccavan bastonate a tutt'andare, nel più barbaro -modo che mai. Sembra che questo ballo romantico -abbia proprio in Ferrara servito di spinta allo svolgimento -di una particolare coltura. Quella città fu difatti la culla -dell'epopea romantica, di Mambriano e di Orlando. Non accade -dire che, lo stesso come a' dì nostri, il ballo aveva -pel pubblico la massima attrattiva. Ad una commedia plautina -invece, che su uomini, che sentono alla moderna, non -può avere altro effetto che di un giuoco di burattini, quel -pubblico, se era di buona fede, doveva provare noia veramente -profonda. E le rappresentazioni duravano 4 a 5 ore, -dalle 6 o 7 di sera alla mezzanotte. -</p> - -<p> -La prima sera, poichè il duca ebbe condotto gli ospiti -nella sala del teatro, e questi ebbero preso posto, venne -prima fuori Plauto avanti alla principesca coppia, e recitò -un complimento. Quindi cominciò la rappresentazione dell'<i>Epidico</i>. -Terminato il primo atto, e così anche dopo gli -altri, seguì il ballo. Con l'<i>Epidico</i> s'innestarono <i>cinque -bellissime moresche</i>. Comparvero prima dieci gladiatori; al -suon di tamburini fecero una danza pirrica, con celere movimento -e con varie armi. Alla seconda presero parte dodici -persone in altro vestiario. La terza rappresentava un carro, -tirato da un unicorno e guidato da una giovinetta. V'eran -<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> -sopra alcuni uomini legati a un tronco e, seduti fra cespugli, -quattro suonatori di liuto. La donzella sciolse i primi, -che, scesi, fecero la moresca; mentre gli altri cantavan -bellissime canzoni. Almeno così assicura il Gagnolo; ma la -marchesa di Mantova, di gusto così raffinato, stimò invece -la musica tanto tetra da non meritar quasi menzione alcuna. -Nelle sue notevoli lettere Isabella si mostra critica -acuta non solo degli spettacoli teatrali, ma di tutte le feste -date in occasione delle nozze. La quarta moresca fu -ballata da dieci Mori, con candelotti accesi in bocca. La -quinta di nuovo da dieci uomini vestiti in modo fantastico, -con piume al capo e aste in mano, in cima delle quali ardeva -un gran fuoco. Finito l'<i>Epidico</i> e le moresche, furono -anche regalati esercizii ginnastici. -</p> - -<p> -Il 4 febbraio, venerdì, Lucrezia non si lasciò vedere -prima del mezzogiorno. Il duca frattanto condusse gli ospiti -in giro per la città. S'andò a far visita ad una santa donna, -suora Lucia di Viterbo, che Ercole, rigoroso credente, -si era tirata a Ferrara come una rarità preziosa. La monaca -ogni venerdì rinnovava la Passione; mentre nel corpo -suo apparivano le Stimate ne' cinque luoghi, com'ebbe -Cristo. E difatti ella donò all'ambasciatore francese alcune -pezzuole, che aveva tenuto sopra le Stimate; e monsignor -Rocca Berti le tolse con grande devozione. Di lì -s'andò a vedere il vecchio castello, ove il duca fece mostra -dell'artiglieria ferrarese, materia prediletta degli studii -suoi. S'andò poscia ad aspettare madonna Lucrezia, la -quale apparve più tardi nella grande sala, accompagnata -da tutti gli ambasciatori. Si ballò sino alle 6 di sera; e -quindi ebbe luogo la rappresentazione, le <i>Baccadi</i>, che -durò cinque ore. Isabella la trovò smisuratamente lunga -e noiosa. Vi furono anche balli come nell'<i>Epidico</i>. Persone -vestite di panno color di carne tenevano in mano, -danzando, torce che ardevano spandendo odorosi effluvii. -<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> -Altre figure fantastiche eseguirono una lotta danzante con -un drago. -</p> - -<p> -Il giorno appresso Lucrezia fu invisibile. Era occupata -a lavarsi il capo e a scrivere lettere. Gli ospiti nuziali si -contentarono d'andare a zonzo per Ferrara. Non vi fu alcuna -festa officiale. L'ambasciatore Francese mandò regali -a' principi della casa in nome del re di Francia: al duca -uno scudo d'oro smaltato con un San Francesco, lavoro -parigino di molto pregio; al principe erede, Alfonso, uno -scudo simile con l'immagine di Maria Maddalena, e a proposito -di ciò l'ambasciatore faceva notare, che Sua Altezza -aveva scelto una sposa pari in virtù e grazia alla Maddalena: -<i>quae multum meruit, quia multum credidit</i>. Forse fu -questo presente per Alfonso, allusivo alla Maddalena, una -pensata ironia da parte del re di Francia. Alfonso ricevette -pure una istruzione intorno al modo di fondere i cannoni. -Anche Don Ferrante ebbe similmente in dono uno scudo -d'oro. Lucrezia ebbe una corona di globi d'oro sottilmente -lavorati, e pieni di muschio. Ad Angela, la sua seducente -dama di compagnia, toccò una collana d'oro di gran costo. -</p> - -<p> -Il rappresentante di Francia fu trattato con ogni possibile -carezza. Il sabato stesso l'invitò a cena la marchesa di -Mantova; e a tavola lo fece sedere in mezzo a lei e alla duchessa -d'Urbino. «S'intrattennero — così racconta il Gagnolo — <i>in -molte parole amorose e atti soavissimi e accostumati</i>. Dopo -cena, per compiacere al signor ambasciatore, la marchesa -<i>col liuto in mano cantò diverse canzoni con melodia e soavità -grandissima</i>. Lo menò poscia secolei in camera, ove quasi -per un'ora, in presenza di due donzelle di compagnia, stettero -<i>in diversi colloquii secreti</i>. Ella si cavò quindi i guanti -e glieli porse in regalo <i>amorosamente e con accomodate -parole</i>; e il signor ambasciatore gli accettò con riverenza -ed amore, come quelli che derivavano da quella vaghissima -fonte. In verità, egli ha riservati i guanti in santuario -<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> -<i>usque in consumationem saeculi</i>.» Noi vogliamo credere al -Gagnolo, e ammettere anche che pel fortunato ambasciatore -di Francia codesta reliquia di una bella e florida dama -fosse preziosa altrettanto quanto i cenci statigli regalati -dalla povera suora Lucia. -</p> - -<p> -La domenica, 6 febbraio, in Duomo vi fu ufficio solenne. -Un cameriere papale consegnò a Don Alfonso la -berretta e la spada consacrata, mandategli da Alessandro VI. -L'arcivescovo, innanzi all'altare, l'una gli pose in testa -e gli dètte l'altra in mano. Dopo mezzogiorno i principi -d'Este e le principesse presero madonna Lucrezia dal suo -appartamento, e la condussero nella sala del festino. Si -danzò per due ore. Con una damigella di compagnia Lucrezia -fece alcuni balli francesi. La sera fu dato il <i>Miles -gloriosus</i>. Una delle moresche in quella rappresentazione -dovett'essere davvero una danza mostruosa: dieci pastori -cozzavan fra loro, armata la testa di corna di becco. -</p> - -<p> -Il 7 febbraio sulla Piazza del Duomo vi fu torneo a -cavallo fra un Bolognese e un Imolese, e si terminò senza -sangue. La sera fu data l'<i>Asinaria</i>, con una moresca veramente -bizzarra. Apparvero quattordici satiri, fra' quali uno -con in mano una testa d'asino inargentata, e dentro un -oriuolo a suono. I satiri danzarono su quella melodia; fecero -poi una caccia di uccelli d'ogni specie e di bestie feroci. -A questa rappresentazione tenne dietro nel secondo intermezzo -una produzione di otto cantori, fra i quali una donna -di Mantova, che si fece sentire con accompagnamento di -tre liuti. Alla fine fu data una moresca rappresentante tutta -la serie de' lavori campestri, aratura, seminagione, mietitura -e battitura delle biade; e quindi celebrazione delle -feste della mèsse. Questo ballo allegro e spigliato, forse il -meglio riuscito di tutti, si chiuse con un ballo campestre -al suono di zampogne. -</p> - -<p> -L'ultimo dì delle feste, l'8 febbraio, era anche l'ultimo -<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> -di carnevale. Gl'inviati, che subito dopo volevan partirsi, -presentarono donativi alla sposa, parte in belle stoffe, -parte in argento lavorato. Il più curioso le venne da' rappresentanti -di Venezia. L'eccelsa Repubblica aveva mandato -per le feste a Ferrara due nobili uomini, Niccolò Dolfini -e Andrea Foscolo, entrambi vestiti con gran lusso a -spese dello Stato. Il vestimento allora non era men costoso -che bello, e i sarti della Rinascenza non potrebbero che guardare -con disdegno quei de' giorni nostri. In quel tempo, -quando l'arte era nel massimo fiore, anche i sarti erano veri -e proprii artisti. Lavoravano nelle stoffe più preziose, velluto, -seta e broccato d'oro; e i colori, l'andatura delle pieghe, -e il taglio degli abiti, tutto ciò era fornito da pittori. Il -vestito era adunque qualcosa, cui s'annetteva il più alto -valore, qual condizione essenziale all'apparenza della bella -persona. Tutti i relatori delle feste di Ferrara non tralasciarono -mai di notare con ogni particolarità gli abiti, -che in ciascuna solennità vestivano Lucrezia e altre dame -di alta origine, e descrissero anche quelli degli uomini. -Quanto, in punto di vestito, si mettesse importanza sempre -e in ogni luogo, lo mostran pure le relazioni che i Veneziani -mandarono in patria, e che Marin Sanudo ha inserite -nel suo <i>Diario</i>. E ancora meglio lo prova il fatto, che i -due ambasciatori di Venezia, prima di muovere per Ferrara, -dovettero mostrarsi pubblicamente innanzi al Senato -riunito ne' loro abiti nuovi; grandi mantelli in forma di -pallii di velluto cremisino foderati di ermellino e con cappucci -simili. Più di 4000 persone erano ad ammirarli nella -sala del Gran Consiglio, e la Piazza di San Marco era gremita -di popolo curioso di vederli quasi bestie rare e maravigliose. -I nuovi abiti richiesero l'uno 32 e l'altro 28 braccia -di velluto.<a class="tag" id="tag206" href="#note206">[206]</a> Appunto questi pallii portarono gl'inviati, -<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> -qual regalo di nozze, alla duchessa Lucrezia, siccome era -stato deciso dalla Signoria di Venezia.<a class="tag" id="tag207" href="#note207">[207]</a> Il bizzarro presente -fu offerto con forme di pretensione insieme e d'ingenuità. -I due nobili signori tennero dapprima un lungo discorso, -l'uno in latino, l'altro in italiano; poscia, ritiratisi -nell'anticamera e toltesi quivi le superbe vesti, andarono -a consegnarle alla sposa. La natura del regalo e la pedanteria -degli esibitori furono, del resto, materia di scherno -e di riso alla corte di Ferrara.<a class="tag" id="tag208" href="#note208">[208]</a> -</p> - -<p> -La sera si ballò l'ultima volta, e s'assistette quindi -all'ultima produzione teatrale, la <i>Casina</i>. Prima che questa -cominciasse, fu suonata una musica del Rombonzino, e -insieme furon cantate barzellette in lode degli sposi. Anche -nella <i>Casina</i> furono incastrati parecchi pezzi di musica. -Al terzo intermezzo sei violinisti suonarono benissimo, e -tra questi si produsse come dilettante anche Don Alfonso. -Sembra che specialmente in Ferrara l'arte di suonare il -violino avesse toccato un grado di notevole perfezione, perchè, -quando Cesare Borgia nel 1498 andò alla Corte di -Francia, richiese il duca Ercole di alquanti suonatori per -condurli seco in Francia, ove simili artisti eran molto ricercati.<a class="tag" id="tag209" href="#note209">[209]</a> -</p> - -<p> -Il ballo consistette in una danza di rozzi uomini, -che si contrastavano il possesso di una bella fanciulla, -sinchè non apparve il Dio d'amore, accompagnato da musici, -che la liberò da quelle strette. Poscia si vide una -grandissima palla che si divise in due, e cominciò d risuonare -di musicali accordi. Vennero infine dodici Svizzeri con -<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> -alabarde e con bandiera nazionale ed eseguirono con gran -destrezza una danza pirrica. -</p> - -<p> -Se, come il Gagnolo riferisce, le rappresentazioni -drammatiche terminarono con questa scena, si sarebbe -potuto rimproverare all'ordinatore della festa il poco buon -senso, anzi il manco di spirito. Le moresche riunivano in -sè il doppio carattere dell'opera e del ballo; ed esse furono -le uniche produzioni inventate per queste feste nuziali. -Ma se si paragona le feste di Ferrara con quelle date -in occasione degli sponsali di Lucrezia al Vaticano, è certo -che le prime restano di molto inferiori. Perchè nelle feste -di Roma noi vedemmo commedie pastorali con allegorie -allusive a Lucrezia, a' principi di Ferrara, a Cesare ed -Alessandro. Invece in quelle di Ferrara non l'ombra di -scene di tal genere, tutte ingegnose o almeno tenute per -tali. -</p> - -<p> -Malgrado al lusso spiegato dal duca, le sue feste ci -sembrano monotone e atte a indurre stanchezza; ma, sicuramente, -andarono a genio alla maggioranza di quei che -v'assistettero. Isabella veramente ne diede giudizio sfavorevole. -«In realtà — così scriveva al marito — queste nozze -sono molto fredde. A me sembrano mille anni di esser di -nuovo a Mantova, per rivedere Vostra Eccellenza e il mio -figliuolino, e di allontanarmi di qua, ove non è briciolo -di piacere. Vostra Eccellenza dunque non ha da invidiarmi -per la presenza a queste nozze, le quali sono riuscite così -gelate; che quasi invidio piuttosto lei di essersi rimasto a -Mantova.» Questo giudizio della nobile donna fu evidentemente -ispirato anche dalla profonda repugnanza sua per -l'unione del fratello con Lucrezia. Nondimeno dovette essere -anche in parte determinato dal carattere di quelle -feste; mentre la marchesa espressamente lamentava la stanchezza -e la noia, ond'era oppressa.<a class="tag" id="tag210" href="#note210">[210]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> -</p> - -<p> -Appena finite le feste, anche la marchesa tornò a Mantova. -L'ultima lettera sua al marito da Ferrara porta la -data del 9 febbraio. Da Mantova poi scrisse il 18 la prima -lettera alla cognata Lucrezia: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora. — L'amore che io porto alla -Signoria Vostra, e il desiderio di sapere che ella persevera -in quella buona salute, come al momento della mia -partenza, mi fanno credere che anch'ella sia nell'espettazione -stessa rispetto a me. Epperò, nella speranza di -farle cosa grata, le significo ch'io sono arrivata sana e -salva lunedì in questa città. Vi ho trovato anche in ottima -convalescenza il mio Illustrissimo Signor consorte. -Resta ch'io intenda parimenti della signoria Vostra lo -stesso, acciò possa pigliarne piacere, come di sorella cordialissima. -E benchè reputi superfluo offrirle le cose sue, -nondimeno una volta per tutte voglio ricordarle, che la può -disporre della persona e della facoltà mia non altrimenti -che delle sue proprie. Me le raccomando per sempre, e la -prego di volermi raccomandare al di lei Illustrissimo Signor -consorte, mio fratello onorandissimo.»<a class="tag" id="tag211" href="#note211">[211]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia rispose il 22: -</p> - -<p> -«Mia Illustrissima Signora Cognata e Sorella onorandissima. — Abbenchè -sarebbe stato debito mio il prevenire -Vostra Eccellenza nelle prove di amorevolezza, ch'ella s'è -degnata usare verso di me, nulladimeno volentieri mi rassegno -alla mia negligenza per questo solo, che l'Eccellenza -Vostra m'abbia per tal guisa tanto più obbligata al servizio -suo. Non potrei giammai esprimerle con quanta consolazione -e contentezza abbia inteso il suo prospero arrivo in Mantova -e la buona salute dell'illustre suo signor consorte. Possa lo -stesso, assieme all'Eccellenza Vostra, come io ne prego Dio, -esser preservato in prosperità e aumento di buono e felice -<span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span> -stato secondo il desiderio loro. E per ubbidire, come desidero -e debbo, al comando dell'Eccellenza Vostra, le significo -che anch'io per grazia di Dio mi trovo bene e sempre pronta -a far cosa che le sia grata. — Ferrara, 22 febbraio 1502. -Devota Sorella, che desidera servirla, Lucrezia Estensis -de Borgia.»<a class="tag" id="tag212" href="#note212">[212]</a> -</p> - -<p> -Con questa lettera officialmente cortese cominciò il -carteggio fra le due celebri donne, continuato per lo spazio -di 17 anni. Ciò prova che la marchesa, sul principio ostile, -divenne più tardi sincera amica della cognata. -</p> - -<p> -Il duca di Ferrara fu di tutto cuore contento, quando -gli ospiti presero finalmente la via d'andarsene. Solo madonna -Adriana, Jeronima e quella Orsini innominata non -diedero segno di voler tornare a Roma. Alessandro le aveva -incaricate di rimaner colà, sino a che non giungesse la -moglie di Cesare. Dovevano andare incontro a costei sino -in Lombardia, e poscia accompagnarla a Roma. Se non -che la duchessa di Romagna, malgrado delle premurose -sollecitazioni del nunzio, non aveva voluto abbandonar la -Francia. Suo fratello soltanto, il cardinale d'Albret, era -giunto in Ferrara il 6 febbraio; ma ben presto continuò -la strada per Roma. -</p> - -<p> -Adriana, come prossima parente del Papa e di Lucrezia, -era stata alla corte di Ferrara trattata assai onorevolmente, -ed era anche entrata in relazione molto intima -con la marchesa Isabella. Fa prova di ciò una lettera di -quest'ultima, diretta ad Adriana, lo stesso giorno 18 febbraio, -nel quale scrisse a Lucrezia. Vi si parla di una persona -statale raccomandata in Ferrara da Adriana in proprio -nome e anche a nome di madonna Giulia; donde risulta -che quella innominata Orsini non era la Giulia Farnese.<a class="tag" id="tag213" href="#note213">[213]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> -</p> - -<p> -Ercole desiderava ardentemente la partenza di quelle -donne. -</p> - -<p> -In una lettera del 14 febbraio al suo ambasciatore Costabili -in Roma lagnavasi con certa vivacità della inutile dimora -delle stesse alla corte sua. «Noi vi diciamo — così -scrivevagli — che la presenza delle nominate madonne fa -sì che gran numero di altre persone, uomini e donne, rimangano -similmente qui, aspettando la partenza di quelle; -il che è peso grande ed insopportabile dispendio. Perchè -se si conta tutt'insieme il numero delle persone del seguito -di queste donne e di altre, restano ancora qui quasi -450 uomini e 350 cavalli.» Ciò egli, l'ambasciatore, potere -rappresentare al Papa, ed i viveri esser consumati, -e la duchessa di Romagna non esser per venire per Pasqua; -e quanto a lui non poter più fare le spese, avendo -già per le feste delle nozze erogato più di 25,000 ducati. -Il Papa poteva quindi richiamare quelle donne. In un -poscritto aggiungeva: «Io ho licenziati i gentiluomini dell'Illustrissimo -Signor Duca di Romagna, dappoi che sono -stati qui dodici giorni, perchè era gente impertinente, e la -presenza loro era senza alcun frutto per Sua Santità e pel -Duca di Romagna.»<a class="tag" id="tag214" href="#note214">[214]</a> -</p> - -<p> -Finalmente le importune donne partirono; ma, a quel -che pare, più tardi che ad Ercole non piacesse. V'è difatti -un dispaccio dell'inviato Gerardo Saraceni da Roma del -4 maggio, col quale informa il duca, che monsignor di -Venosa e madonna Adriana, ritornati da Ferrara, avevano -espresso al Papa la loro gratitudine per l'amorevole accoglienza -colà trovata. -</p> - -<p> -Lo stesso giorno 14 febbraio Ercole scrisse una lettera -<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> -al Papa, il cui tenore, tolte alcune frasi, non aveva nulla -di simulato: -</p> - -<p> -«Santissimo Padre e Signore. — Prima che l'illustrissima -duchessa, nostra figliuola comune, giungesse qua, -era mia ferma intenzione, come si conveniva, di accoglierla -con benevolenza e con onore, e in alcuna cosa -non mancare che tenesse a mostrarle particolare affetto. -Ora, da che Sua Signoria è arrivata, mi ha talmente soddisfatto -per le virtù e degne qualità trovate in essa, che -non solo mi son raffermato in quella mia buona disposizione, -ma altresì il desiderio e l'animo di far così è in me -grandemente cresciuto, tanto più che veggo la Santità Vostra -per un Breve di sua mano farmene amorevolmente -ricordo. Stia adunque Vostra Santità di buon animo; mentre -io userò verso la duchessa in tali termini, che la Beatitudine -Vostra abbia a riconoscere come io la tenga per -la più cara cosa che abbia al mondo.»<a class="tag" id="tag215" href="#note215">[215]</a> -</p> - -<h3>IV.</h3> - -<p> -Sin dal primo entrare nel castello degli Este, Lucrezia -appartenne interamente a nuove relazioni, a nuovi interessi, -si può dire, a un mondo nuovo per lei. Si trovò come -principessa in uno de' più ragguardevoli Stati italiani e in -una città a lei straniera, che da mezzo secolo a quella parte -era diventata sì importante, che lo spirito della coltura -nazionale v'aveva trovata una nuova sede e una nuova -forma. Si vide accolta in una delle più cospicue case principesche -d'Italia, che tempo e storia insieme avevan circondata -di splendore veramente romantico. Una fortuna -straordinaria e immensa l'aveva fatta entrare in quella -<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> -casa famosa, della quale ella stessa ora doveva rendersi -degna. -</p> - -<p> -La stirpe degli Este era, accanto all'altra de' duchi -di Savoia, la più antica e più eccelsa d'Italia. Anzi la seconda -era dalla prima ecclissata per l'importanza dello -Stato di Ferrara, grazie alla sua posizione geografica. -</p> - -<p> -Ecco in breve la storia degli Este: -</p> - -<p> -I signori, che ebbero il nome feudale da un piccolo -castello tra Padova e Ferrara, ripetevan l'origine loro dalla -invasione longobardica, e da una famiglia, il cui stipite -chiamavasi Alberto. I nomi Adalberto e Alberto ebbero in -italiano la forma di Oberto, che nel diminutivo si trasformò -in Obizzo e Azzo. Nel X secolo apparisce un marchese -Oberto, che fu partigiano di re Berengario prima, poi di -Ottone il Grande. È ignoto da qual territorio togliessero il -titolo di Marchesi egli e i prossimi discendenti suoi. Furono, -ad ogni modo, grandi signori in Lombardia come in Toscana. -Un pronipote di Oberto, Alberto Azzo II, vien ne' documenti -nominato <i>Marchio de Longobardia</i>. Egli dominava -da Mantova all'Adriatico e alla valle del Po, ove possedeva -Este e Rovigo. Sposò Cunigonda, sorella del conte -Guelfo III di Suabia. Così la famosa stirpe tedesca de' Guelfi -si unì con quella degli Oberti, ed entrò nella cerchia delle -relazioni italiane. Venuto a morte Alberto Azzo nel 1096 -in età di più di 100 anni, lasciò i figli Guelfo e Folco. Costoro -furono i progenitori della casa d'Este in Italia e della -casa guelfa di Braunschweig in Germania. Guelfo difatti -ereditò i beni di suo avo materno Guelfo III, col quale nel -1055 erasi estinta la linea maschile della casa sua. E andò -in Germania; vi divenne duca di Baviera, e fondò la linea -de' Guelfi. -</p> - -<p> -Folco ereditò i possedimenti italiani del padre, e consolidò -la linea degli Este. Nella gran lotta degl'imperatori -tedeschi col Papato i marchesi d'Este furono aspri e tenacissimi -<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> -combattenti; prima seguaci fervorosi, poscia capi -del partito guelfo; il che valse a fondare il loro potere -anche in Ferrara. -</p> - -<p> -Gl'inizii primi di questa città furono oscuri e ignoti. -Si crede che fosse venuta su al tempo delle immigrazioni -forestiere. Dopo la donazione di Pipino e di Carlomagno -la Chiesa pretese di averne il possesso. Fu compresa anche -nella donazione della contessa Matilde. Nelle guerre -tra il Papa e l'imperatore, cui diè alimento la disputa intorno -l'eredità di Matilde, Ferrara acquistò la sua autonomia -come repubblica. -</p> - -<p> -Il XII secolo era sul finire, quando gli Este cominciarono -a mettervi piede. Il nipote di Folco, Azzo V, sposò -in quel tempo Marchesella Adelardi, erede del capo dei -Guelfi nella città; mentre Salinguerra v'era capo de' Ghibellini. -Da quel momento i marchesi d'Este andaron man -mano guadagnando influenza in Ferrara. Essi divennero -capi del partito guelfo anche nell'Alta Italia. -</p> - -<p> -L'anno 1208 riuscì ad Azzo VI di scacciare Salinguerra. -La città era così profondamente stanca della lunga lotta -partigiana, che diede al vincitore la qualità ereditaria di -Podestà. Fu questo il primo esempio di spontanea dedizione -di una libera repubblica alla mercè di un signore. -Così gli Este furono i primi a fondare un potere dinastico -sulle rovine di una repubblica. L'audace Salinguerra, figura -eroica delle più notevoli del tempo degli Hohenstaufen in -Italia, scacciò di Ferrara ripetute volte Azzo e il successore -di lui Azzo VII, sino a che nel 1240 non soggiacque e -finì di vivere nel carcere. Dopo d'allora gli Este furono -padroni di Ferrara. -</p> - -<p> -Per un certo tempo, durante l'esilio avignonese de' papi, -ne furono scacciati per opera della Chiesa; ma ritornarono -il 1317, chiamativi da' cittadini che s'eran sollevati -contro il luogotenente di quella. Giovanni XXII gli confermò -<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> -con diploma d'investitura, mercè il quale ricevevano Ferrara -in feudo dalla Chiesa contro l'annuo tributo di 10,000 -fiorini d'oro. Oramai gli Este ordinarono il loro Stato come -tiranni di Ferrara. Era uno Stato, cui il perdurare -della dinastia fra tante guerre rese consistente. La dinastia -degli Este non fu, come quelle di quasi tutte le altre -dominazioni italiane, il prodotto di momentanee conquiste, -d'intrusi illegittimi, ma antica, ereditaria, fortemente abbarbicata. -</p> - -<p> -Con Aldobrandino, signore di Ferrara, di Modena, -Rovigo e Comacchio, cominciò a venire al potere una serie -di principi la maggior parte illustri, mercè i quali la città -di Ferrara potè levarsi a quell'importanza, ond'era in -possesso al cominciare del secolo XVI. Ad Aldobrandino -successero i fratelli, Niccolò dal 1361 al 1388, e Alberto -sino al 1393. Poi sino al 1441 dominò il figliuolo di costui -Niccolò III, uomo di spiriti gagliardi e bellicosi. Essendo -i suoi figli legittimi Ercole e Sigismondo minorenni, -gli successe il suo bastardo Lionello. Questo principe non -solo continuò quello che il padre aveva iniziato; ma fece -di Ferrara uno Stato splendido e temuto. Il grande Alfonso -di Napoli gli diè in moglie nel 1444 la figlia Maria; e per -tal guisa gli Este si strinsero in intimo legame con la Casa -reale degli Aragonesi. Lionello fu savio e liberale, cultore -di ogni arte e scienza, principe di <i>nome immortale</i>. Nel -1450 gli successe il fratello Borso, al pari di lui bastardo, -usurpando anch'egli il posto ai figliuoli legittimi di Niccolò -III. -</p> - -<p> -Borso fu uno de' principi più splendidi e grandiosi -del tempo suo. Federico III, di ritorno dal suo viaggio -d'incoronazione, lo nominò in Ferrara duca di Modena e -Reggio, conte di Rovigo e Comacchio, paesi che appartenevano -tutti all'Impero. D'allora in poi gli Este, la cui arma -era stata un'aquila bianca, presero l'aquila nera imperiale, -<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> -alla quale unirono i gigli di Francia, che un tempo Carlo VII -aveva loro concessi. Il 14 aprile 1471 anche Paolo II nominò -in Roma Borso duca di Ferrara. Poco dopo, il 27 maggio, -questo principe famoso morì nubile e senza discendenti. -</p> - -<p> -Gli successe Ercole, figliuolo legittimo di Niccolò III. -Per tal guisa il governo ritornò alla linea pura degli Este, -dopochè, per opera appunto di due bastardi, Ferrara era -diventata uno Stato potente. Nel giugno 1473 Ercole si -ammogliò con Eleonora di Aragona, figliuola di Ferdinando -di Napoli. Le feste pel matrimonio furono sontuosissime. -Da quel tempo sino al giorno, in cui questo secondo duca -di Ferrara con altrettanta pompa univa Lucrezia in matrimonio -con suo figlio, eran scorsi 29 anni di lotte molte e -varie. Ercole aveva corso il massimo pericolo, onde lo Stato -suo potesse essere minacciato: la guerra di Venezia e di -papa Sisto IV contro di lui, la quale il 1482 fu terminata felicemente, -non senza però la cessione di alcuni territorii in -favore de' Veneziani. Ma il pericolo poteva rinnovarsi. Accanitissimi -nemici del suo Stato erano sempre Venezia e -la Chiesa. La sua politica quindi prescrivevagli di collegarsi -con Francia, la quale comandava a Milano e forse -poteva rendersi per sempre padrona di Napoli. Per questo -motivo stesso erasi visto nella necessità di dare in moglie -a suo figlio Lucrezia Borgia, a condizioni però vantaggiosissime. -Lucrezia adunque poteva aver coscienza dell'alta -significazione che la persona sua aveva per lo Stato di -Ferrara. E ciò sin dal bel principio svegliò in lei il sentimento -della sicurezza, rispetto alla nobile casa, cui ella -omai apparteneva. -</p> - -<p> -Il duca destinò Castel Vecchio a residenza degli sposi. -Ivi Lucrezia stabilì la sua corte officiale. Il celebre castello -esiste tuttora come uno de' più grandiosi monumenti medievali. -Esso torreggia su tutta Ferrara ed è visibile da -<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> -miglia lontano. Il color rosso scuro; il carattere grave e -triste, congiunto ad una regolarità architettonica, che può -dirsi perfetta; le quattro poderose torri; tutto ciò produce -addentro impressione fortissima, specialmente al chiaro di -luna, quando queste ultime riflettono la loro ombra nell'acqua -del fossato, onde il castello ancora oggi, come in -antico, è intorno ricinto. Alla fantasia dell'osservatore riappariscono -allora le figure de' personaggi notevoli, che una -volta v'abitarono o lo animarono: Ugo e Parisina Malatesta,<a class="tag" id="tag216" href="#note216">[216]</a> -Borso, Lucrezia Borgia e Alfonso, Renata di Francia -e Calvino, l'Ariosto, Alfonso II, l'infelice Tasso ed -Eleonora. -</p> - -<p> -Castel Vecchio fu fatto edificare dal marchese Niccolò -nel 1385, dopo una sommossa cittadina. I successori lo -compirono e ornarono nell'interno. Mercè cammini coperti -era in comunicazione con la residenza dirimpetto al -Duomo. Prima che Ercole allargasse Ferrara dal lato settentrionale, -il castello rimaneva alla parte estrema, presso -le mura. Una delle torri, quella chiamata <i>del Leone</i>, copriva -la porta della città. Un braccio del Po, che allora -scorreva in vicinanza, forniva d'acqua il fossato, sul quale -si passava su ponti levatoi. -</p> - -<p> -Al tempo di Lucrezia l'aspetto del castello era qual -è ora solo nella sua forma essenziale. I comignoli delle -torri sono di tempo posteriore. Le torri stesse erano più -basse. Avevano merli, e così pure tutte le mura, come -il castello dei Gonzaga in Mantova: intorno intorno armate -de' cannoni fatti fondere da Alfonso. L'interno era una -corte con portici, quadrata e lastricata. Si mostrò quivi a -Lucrezia il luogo, ove Niccolò III, nel 1425, fece tagliare -<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> -il capo all'infelice suo figlio Ugo e alla matrigna, la bella -Parisina. E la lugubre memoria dovette suggerire alla -figliuola di Alessandro di esser fedele al marito. -</p> - -<p> -Ampie scale di marmo menavano a' due appartamenti -del castello, de' quali quello al primo piano serviva di residenza -a' principi. Era una fila di sale e di camere. Col -tempo tutto è così mutato, che anche quei, che più a -fondo conoscono Ferrara, confessano non saper più ove -fosse l'abitazione di Lucrezia. Anche delle pitture, che gli -Este vi fecero fare, rimangono appena alcuni affreschi del -Dossi e uno d'altro maestro. -</p> - -<p> -La residenza in quel castello dovette forse essere -sempre malinconica e alquanto oppressiva. Ciò era in armonia -col carattere di Ferrara. Anche oggi la città reca -l'impressione di una serietà cupa e monotona. Quando dall'alto -de' merli del castello guardi quella estesissima pianura -riccamente coltivata, pur sempre uniforme, priva di -un bello orizzonte, mentre le Alpi di Verona appena si -disegnano in lontananza, e il più prossimo Appennino non -ha aspetto gran fatto maestoso; quando guardi quella -massa nera della città, un senso di maraviglia ti assale, pensando -come mai la gioconda poesia dell'Ariosto sia nata in -quel luogo. Il cielo, la terra e il mare atti ad ispirarlo -avrebbe dovuto piuttosto cercare in quel eliso di Sorrento, -che fu culla del Tasso. Una prova di più della verità sovente -osservata, che la fantasia poetica è indipendente -dai luoghi. -</p> - -<p> -Ferrara giace in una pianura malsana, attraversata -dai rami del Po e da parecchi canali. Il fiume principale -non dà punto vita alla città nè alla campagna, perchè -scorre lontano molte miglia. Mura poderose con quattro -porte cingevano la città d'ogni lato. Al tempo di Lucrezia, -oltre Castel Vecchio sull'estremità nordica, v'era pure -dal lato sud-occidentale Castel Tealto o Tedaldo. Questa -<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> -fortezza era posta sur uno de' rami del Po. Aveva una porta, -per la quale s'entrava in città, mentre un ponte di barche -menava dall'altro lato al sobborgo San Giorgio. Per -questa porta Lucrezia aveva fatto il suo ingresso. Di Castel -Tedaldo oggi non resta più nulla; fu distrutto sul principiare -del secolo XVII, quando il Papa, espulsi i discendenti -di Alfonso, fece edificare la nuova grande fortezza. -</p> - -<p> -Ferrara aveva spaziose piazze e strade regolari con -portici. Sulla piazza principale era il Duomo, ragguardevole -edifizio di stile gotico-lombardo dell'anno 1135, nel quale -fu consacrato. L'alta facciata, divisa in tre parti e con tre -frontoni formati di tre serie di archi, che partecipano del -gotico e del romano, poggiati su colonne, e con le antiche -sculture, tutte annerite dal tempo, ha un'apparenza veramente -singolare, che sente insieme dell'originalità medievale -e di bizzarro romanticismo. Nulla colpisce oggi -tanto in Ferrara quanto la prima vista di codesta facciata. -Si crede aver dinanzi una figura del favoloso mondo ariostesco. -Rimpetto a uno de' lati della Cattedrale sta ancora -il gotico Palazzo della Ragione, e stavano altra volta due -vecchie torri, una delle quali chiamavasi <i>Rigobello</i>. Di -fronte poi alla facciata era la residenza degli Este. Ivi abitava -Ercole, e un tempo abitò Eugenio IV, quando tenne -a Ferrara il famoso Concilio. Innanzi al palazzo erano una -volta le statue de' due grandi principi di Ferrara, Niccolò -III e Borso: la prima equestre, l'altra seduta. Erano -poste su colonne; epperò avevano piccole dimensioni. Oggi -le colonne sussistono a' lati del portone: le statue furono -distrutte nel 1796. -</p> - -<p> -Gli Este gareggiarono con altri principi e repubbliche -nell'edificare chiese e monasteri, de' quali Ferrara è ricca -tuttora. Intorno l'anno 1500 più notevoli erano: San Domenico, -San Francesco, Santa Maria in Vado, Sant'Antonio, -San Giorgio innanzi a Porta Romana, il chiostro del -<span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span> -<i>Corpus Domini</i> e la Certosa. Tutte queste chiese sono state -più o meno rammodernate. Benchè alcune si distinguano -per belle proporzioni e spaziosità, pure niuna ha un'individualità -artistica rilevante. -</p> - -<p> -Col XV secolo anche Ferrara cominciò ad arricchirsi di -palazzi, che oggi pure sono il decoro della deserta città, e -costituiscono una parte di gran valore della storia dell'architettura, -dagl'inizii del Rinascimento sino al passaggio -nel barocco. Alcuni sono in uno stato di deplorabile decadenza. -Sullo scorcio del secolo XVI il marchese Alberto -costruì i palazzi del Paradiso, oggi l'Università, e Schifanoja. -Ercole edificò il Palazzo Pareschi. Di lui può dirsi -che fosse il rinnovatore di Ferrara. Allargò la città, aggiungendovi, -verso settentrione, un nuovo quartiere, l'<i>Addizione -Erculea</i>. Questa è pur oggi la parte più splendida -della moderna Ferrara. È attraversata da due strade lunghe -ed ampie, il Corso di Porta Po con la sua continuazione -nel Corso di Porta Mare, e la strada de' Piopponi. Passeggiando -per quelle vie tranquille e solitarie, fa stupore -vedere quella lunga fila di bei palazzi della Rinascenza, -monumenti di una vita rigogliosa, ma ora spenta del tutto. -Ercole aprì colà una piazza, e all'intorno la nobiltà vi -fece elevar palazzi. La si chiama oggi <i>Piazza Ariostea</i>, -avendo nel mezzo il monumento del grande Poeta. È forse -il più bello che sia mai stato eretto ad un poeta. La statua -marmorea si slancia alta e libera sopra magnifica colonna, -sicchè domina tutta Ferrara. Anche la storia sua accresce -al monumento fascino e attrattiva. Originariamente doveva -sulla piazza essere messa la statua equestre di Ercole su -due colonne. Le si trasportavano sul Po, quando l'una andò -a fondo. L'altra fu impiegata nel 1675 a sostenere la statua -in bronzo di Papa Alessandro VII. La quale fu abbattuta -nella rivoluzione dell'anno 1796, e sostituita dalla -statua della Libertà, alla cui solenne elevazione assistette -<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> -il generale Napoleone Buonaparte. Tre anni dopo gli Austriaci -gettarono giù la Libertà, e la colonna restò decapitata -sino al 1810, anno in cui vi fu messa la statua imperatoria -di Napoleone. E questa pure cadde col cadere -dell'imperatore. Finalmente nel 1835 Ferrara pose su -quella colonna la statua dell'Ariosto. Niun mutamento di -dominazione politica e niuna forza umana potrà mai più -gettare abbasso quell'immagine da quell'altezza, ove la -sostiene e protegge un poema immortale. -</p> - -<p> -Nel nuovo quartiere di Ercole sursero palazzi sontuosi. -Il fratello di lui Sigismondo edificò il grandioso Palazzo -Diamanti, ove oggi è la Pinacoteca. I Trotti, i Castelli, i -Sacrati e i Bevilacqua v'eressero i loro palazzi privati, esistenti -tuttora. Ferrara era abitata da numerosa e ricca nobiltà, -discendente in parte da antiche famiglie di conti. -Oltre i già nominati, eran del novero: i Contrarii, i Pii, i -Costabili, gli Strozzi, i Saraceni e i Boschetti, i Roverella, -i Muzzarelli e i Pendaglia. -</p> - -<p> -L'aristocrazia ferrarese aveva da gran tempo superato -il periodo delle intestine lotte partigiane e della indomita -fierezza feudale, ed era diventata cortigiana. Gli Este, -e massime il battagliero Niccolò III, avevano domati e -sommessi questi baroni, che originariamente vivevano nei -loro feudi. Ormai essi erano al servizio del principe, coprivano -i più ragguardevoli ufficii nella corte e nello Stato, -ed eran capitani nell'esercito. Prendevano bensì parte, e -forse con più fervore che non facesse la nobiltà degli altri -Stati italiani, alla cultura dello spirito, essendo questa essenzialmente -opera de' principi d'Este. Epperò alcuni nomi -di grandi signori spiccano a quell'epoca nel movimento -letterario di Ferrara. -</p> - -<p> -L'Università ferrarese sin dalla metà del XV secolo -era venuta in tanto rigoglio da stare bene, accanto a quelle -di Padova e Bologna, tra le più celebri d'Italia. Era stata -<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> -aperta nel 1391 dal marchese Alberto; poscia riformata da -Niccolò III. All'apogeo dello splendore la condussero Lionello -e Borso. Lionello fu discepolo del famoso Guarino -da Verona, ed egli stesso dotto assai in ogni scienza. Fu -altresì l'amico e l'idolo degli umanisti del tempo suo. Pieno -d'entusiasmo, faceva collezione di manoscritti rari o li faceva -copiare. Fu il fondatore della Biblioteca. Borso continuò -le stesse tracce con altrettanta attività e fervore. -</p> - -<p> -Già nel 1474 l'Università di Ferrara contava 45 professori, -largamente retribuiti. Ercole ne aumentò il numero. -Nel primo anno del suo regno fu anche introdotta -l'arte tipografica.<a class="tag" id="tag217" href="#note217">[217]</a> -</p> - -<p> -Nell'indole del popolo, come nel carattere della città, -una disposizione seria si direbbe che sia l'impronta fondamentale -e più risaltante. Con essa si disposava il bisogno di -speculazione e di critica, come pure delle scienze esatte. Girolamo -Savonarola, il profeta fanatico in quel deserto morale -dei tempi borgiani, nacque in Ferrara. Lucrezia ebbe forse -spesso a ricordarsi di quest'uomo, nel quale il padre suo -per mano del carnefice aveva fatto soffocare la protesta -delle anime ancora credenti e pure contro il Papato di lui. -</p> - -<p> -L'astronomia e la matematica, le scienze naturali in -generale e la medicina, che allora insieme con quelle era -parte integrante delle discipline filosofiche, fiorirono specialmente -in Ferrara. Il Savonarola stesso aveva dovuto studiar -medicina. Suo avo Michele, celebre medico di Padova, -era stato chiamato a Ferrara da Niccolò III.<a class="tag" id="tag218" href="#note218">[218]</a> Come medico, -matematico e filosofo ed anche qual filologo vi brillava dal -1464 il vicentino Niccolò Leoniceno. Ai piedi suoi sedettero -tali, che poscia furono i più famosi eruditi e poeti -<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> -d'Italia. Egli formava ancora l'orgoglio di Ferrara, quando -v'andò Lucrezia. Invece il grande matematico Domenico -Maria Novara insegnava allora in Bologna, ove aveva avuto -a discepolo il Copernico. -</p> - -<p> -Da questa Università vennero fuori grandi umanisti, -che al tempo dell'arrivo di Lucrezia erano ancora bambini -o giovanetti, fra i quali i due Giraldi e quel geniale Celio -Calcagnini, che le aveva dedicato una poesia per nozze. -Tutti questi uomini erano ben veduti alla corte degli Este, -essendo persone tutt'altro che esclusive, ma d'ingegno -versatili e facili nella forma. In verità, solo più tardi, -quando la divisione del lavoro e la necessaria limitazione -professionale prevalse nella scienza, la viva erudizione dell'umanismo -si trasformò in pedanteria di casta. -</p> - -<p> -Ma soprattutto alla poesia, e ad una particolar forma -di essa, la città di Ferrara, proprio nell'epoca di Lucrezia, -diè impronta affatto speciale ed assolutamente romantica. -Per questa via potette divenire una di quelle città, che -pe' tardi nepoti sono ancora luoghi di pellegrinaggio della -civiltà. Ferrara produsse molti poeti in ambedue le lingue, -latina e italiana. Pressochè tutti quegli eruditi poetavano -in latino. La più parte non erano certamente che gelidi facitori -di versi; ma alcuni s'elevarono al più alto grado -nella letteratura poetica, sicchè anche oggi non sono dimenticati. -Eran tra questi specialmente i due Strozzi, padre -e figlio, e Antonio Tebaldeo. Se non che, a petto di -tali poeti neolatini, ebbero importanza di gran lunga maggiore -quei che in lingua italiana seppero svolgere e perfezionare -l'arte epico-romantica. La lussuriosa e tanto -splendida corte di Ferrara, con quel carattere di forte romanticismo, -onde la casa degli Este erasi circondata, mentre -la storia sua rimontava al tempo eroico medievale, con -quella eletta nobiltà e col moderno sentimento cavalleresco, -favoreggiava già per propria essenza il culto del genere -<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> -epico. Ma s'aggiungeva anche, come fondo adatto -e propizio, la città con la sua propria storia e col suo carattere -architettonico. In Ferrara, come in Firenze, non vi -ha monumenti dell'antichità romana: tutto appartiene al -Medio Evo. Lucrezia non trovò più nella corte di Ercole -l'amico di lui, il Bojardo, il celebre poeta dell'<i>Orlando Innamorato</i>. -Ma forse viveva ancora il cantore di Mambriano, -Francesco Cieco. Ed abbiamo già visto come l'Ariosto, -quegli che presto doveva oscurare la gloria de' due precursori, -avesse offerto gli omaggi suoi a Lucrezia. -</p> - -<p> -Meno prospera vita delle scienze e della poesia ebbero -in Ferrara le arti belle. Pure, se non vi produssero maestri -di prim'ordine, come Raffaello o Tiziano, vi tennero, -ad ogni modo, non ispregevole luogo per la coltura italiana. -Gli Este coltivarono la pittura. I palazzi loro fecero -ornare con affreschi, de' quali rimangono ancora alcuni notevoli -per originalità, come quelli che ultimamente, nel -1840, furono scoperti nel Palazzo di Schifanoja. Una scuola -indigena venne in gran reputazione sino dalla metà del -XV secolo. Ne fu capo Cosimo Tura. Uscirono da essa due -ragguardevoli pittori, Dosso Dossi e Benvenuto Tisio, il -quale sotto nome di Garofalo divenne celebre come uno -de' migliori discepoli di Raffaello. Le opere di questi pittori, -entrambi contemporanei di Lucrezia — Garofalo era più -giovane di un anno — ornano ancora molte chiese di Ferrara, -e sono altresì il principale decoro della Pinacoteca. -</p> - -<p> -Tal'era, ne' tratti suoi più essenziali, la città di Ferrara; -e tale pure la vita spirituale, ond'era animata, intorno -il 1502. È evidente che, oltre lo splendore della corte -e la politica importanza, come capitale dello Stato, anche -la vita interiore v'era fervida e rigogliosa. Alcuni cronisti -affermano, che il numero degli abitanti toccasse allora i -100,000. Fosse pure la cifra esagerata, ad ogni modo, al -principio del XVI secolo, all'epoca sua fiorente, Ferrara -<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> -dovett'essere più popolosa di Roma. Era città prospera -ed agiata: accanto alla nobiltà, una borghesia operosa, -mercè l'industria, massime la fabbricazione di panni, e -mercè il commercio, vi si procacciava un tranquillo godimento -della vita. -</p> - -<h3>V.</h3> - -<p> -Con ogni studio Alessandro teneva dietro a quanto accadeva -in Ferrara. Egli non perdeva d'occhio la figlia. -Questa e gli agenti di lui lo informavano d'ogni segno di -favore o disfavore, cui incontrasse. Cessata l'ebbrezza delle -feste nuziali, quando Lucrezia doveva affrontare con tatto -l'invidia e il sospetto e formarsi nella corte un solido -stato, potevano forse esserle serbati giorni difficili e penosi. -Le informazioni di costei rassicurarono Alessandro, -specialmente rispetto al contegno di Alfonso. Egli non -supponeva che il principe erede di Ferrara amasse la -figliuola. Ma ciò che solo gl'importava era che la trattasse -da moglie e la facesse madre di un principe. Sentito che -Don Alfonso passava la notte con Lucrezia, n'espresse -grande soddisfazione all'ambasciatore ferrarese. «Certamente -di giorno egli va altrove, giovane qual è, pel piacer -suo; ma in ciò fa molto bene:» così pensava Sua Santità.<a class="tag" id="tag219" href="#note219">[219]</a> -</p> - -<p> -Egli ottenne pure che il duca désse alla nuora, come -rendita annuale, 12,000 ducati invece di 6000, come colui -voleva. Lucrezia era difatti liberale e aveva bisogno di -molto. -</p> - -<p> -Frattanto Cesare apparecchiavasi a condurre a termine -<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> -quelle imprese, di cui gli erano mallevadori insieme il parentado -con Ferrara e l'assenso di Francia. Dopochè ebbe -fatto sgozzare in Castel Sant'Angelo il giovane Astorre -Manfredi, mosse il 13 giugno per Romagna. Trasse in -inganno l'ingenuo Guidobaldo d'Urbino, e ad un tratto -s'impadronì dello Stato di lui. Ciò fu il 21 giugno. Il duca -fuggiasco riparò a Mantova: poi andò con la moglie a -Venezia. -</p> - -<p> -Ora Cesare si rivolse contro Camerino. Trasse in agguato -i Varano, e li fece trucidare: solo uno scampò. Di -tutte le sue geste egli informava la corte di Ferrara. Ed -Ercole non si vergognava di felicitarlo di atrocità, mercè le -quali principi amici o prossimi parenti di lui avevan subito la -estrema rovina. Da Urbino scrisse alla sorella questa lettera: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora e Germana nostra carissima. — Tengo -per certo, che per la presente indisposizione della -Eccellenza Vostra non possa esservi nulla più efficace e più -salutare che il sentire buone e felici nuove. Le facciamo -sapere che in questo punto abbiamo avuto nuova certezza -della presa di Camerino. Noi la preghiamo di far onore -a codesta nuova con evidente miglioramento dello stato suo, -e di volerci informare di ciò. Imperocchè per l'indisposizione -sua non possiamo provar piacere nè per questa, nè -per altre nuove. Noi la preghiamo pure di partecipare la -presente all'Illustrissimo Signor Don Alfonso, suo marito, -come a fratello nostro amatissimo, e al quale per fretta -non scriviamo. — Urbino, 20 luglio 1502. Di Vostra Eccellenza -fratello, il quale l'ama come se stesso, Cesare.»<a class="tag" id="tag220" href="#note220">[220]</a> -</p> - -<p> -Poco dopo Cesare fece alla sorella la sorpresa di una -visita nel Palazzo Belfiore. Vi giunse con cinque cavalieri -travestito, il 28 luglio. Si fermò due ore appena; quindi, -accompagnato sino a Modena dal cognato Alfonso, ripartì -<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> -frettolosamente per recarsi in Lombardia presso il re di -Francia. -</p> - -<p> -In questo mentre Alessandro aveva presa una risoluzione -intorno alla conquistata Camerino, interamente in -opposizione con le mire di Cesare, la quale mostrava a -costui, che alla fin fine la volontà del padre non era tutta -e intera in poter suo. Il 2 settembre 1502 Alessandro investì -di Camerino, come Ducato, quell'Infante Giovanni -Borgia, nominato da lui talvolta suo, tal'altra figliuolo di -Cesare, e che aveva già investito del Ducato di Nepi. Tutti -questi possedimenti reggeva in nome dell'Infante il suo -tutore, il cardinal di Cosenza, Francesco Borgia. V'hanno -monete di questo effimero Duca di Camerino.<a class="tag" id="tag221" href="#note221">[221]</a> -</p> - -<p> -Il 5 settembre Lucrezia, a grandissimo cordoglio di -Alessandro, che aveva sperato nella nascita di un erede al -trono, partorì una bambina morta. Essa ne fu gravemente -malata. A questa nuova Ercole venne in fretta da Reggio, -ove era ito incontro a Cesare di ritorno dalla Lombardia. -Trovò Lucrezia affidata alle cure del più abile de' medici -di Alessandro, il vescovo di Venosa. Il 19 settembre venne -anche Cesare a visitar la sorella: restò con lei due giorni; -quindi andò ad Imola.<a class="tag" id="tag222" href="#note222">[222]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia si sentiva opprimere in Castel Vecchio, e desiderava -respirare aria migliore. L'8 ottobre andò a stare -nel chiostro del <i>Corpus Domini</i>. Vi fu accompagnata da -tutta la corte. Si riebbe in salute, e già il 22 del mese -<span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span> -stesso, a grande gioia di tutti, come lo stesso duca Ercole -scrisse a Roma, potè tornare alla sua residenza nel castello. -Alfonso andò pure a Loreto a sciorre un voto fatto pel -ristabilimento della moglie. La pubblica sollecitudine, di -che Lucrezia nella congiuntura fu fatta segno, mostrarono -che si cominciava ad amarla in Ferrara.<a class="tag" id="tag223" href="#note223">[223]</a> -</p> - -<p> -Nel mese d'ottobre ebbe pur luogo la ribellione dei -condottieri, che mancò poco non traesse Cesare a rovina. -Per la defezione de' generali anche il paese d'Urbino -insorse, tanto che Guidobaldo il 18 ottobre poteva già -rientrare nella sua capitale. Ma la protezione di Francia -e la cecità de' codardi salvarono il duca di Romagna dal -più estremo pericolo. Il 31 dicembre egli si sbarazzò di -quei baroni col noto strattagemma in Sinigaglia. Fu il suo -capolavoro. Vitellozzo e Oliverotto fece immediatamente -sgozzare. Gli Orsini, Paolo, il suocero di Jeronima Borgia, -e Francesco, il duca di Gravina, che un tempo doveva -essere marito di Lucrezia, incontrarono la stessa sorte -il 18 gennaio 1503. -</p> - -<p> -Il duca di Ferrara mandò a Cesare congratulazioni. I -Gonzaga fecero altrettanto. Isabella stessa, che aveva visto -scacciar da Urbino sua cognata, e il marito di questa costretto -a fuggirsi di colà una seconda volta, gli scrisse -lettere piene di complimenti. I Gonzaga volevano ora effettivamente -impegnar la mano del loro piccolo Federigo, -principe erede, con Luisa, figliuola di Cesare. E con la -mediazione di Francesco Trochio già si trattava a Roma -dell'affare. Ecco una lettera d'Isabella a Cesare: -</p> - -<p> -«Al Signor Duca di Valenza. — Illustrissimo, etc. — De' -felici progressi di Vostra Eccellenza, ch'ella con amorevole -lettera ci ha significati, abbiam preso piacere e contento, -quale si conviene alla mutua amicizia e alla benevolenza, -che è tra lei e il nostro illustre signor consorte. -<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> -Epperò in suo e in nostro nome ci congratuliamo seco per -la sicurezza e prosperità conquistate; e la ringraziamo per -la partecipazione e anche per l'offerta di tenerci avvisati -degli ulteriori successi. Al qual proposito la preghiamo di -persistere nella bontà sua. Poichè, amandola come noi -facciamo, desideriamo sentire più spesso degli andamenti -suoi per poterci rallegrare con lei pel bene e per l'esaltazione -di Vostra Eccellenza. Ora, credendo noi che, dopo -le pene e le fatiche patite in codeste sue gloriose imprese, -voglia anche trovar loco di ricrearsi, mi è parso bene mandarle -100 maschere per mezzo del nostro staffiero Giovanni. -Certamente noi lo riconosciamo come vile dono rispetto -alla grandezza de' meriti dell'Eccellenza Vostra e anche -all'animo nostro. Nullameno valga come testimonianza che, -ove in questo nostro paese fosse cosa più degna e conveniente, -più volentieri gliela manderemmo. Che se inoltre -le maschere mancheranno della bellezza che pur si -confarebbe, piaccia a Vostra Eccellenza imputarlo ai maestri -di Ferrara. I quali, per la proibizione già da molti anni -di mascherarsi colà in pubblico, hanno disimparato a farne. -Possa quindi supplire la sincera volontà e affezione nostra -verso Vostra Eccellenza. Quanto alla pratica nostra, non -accade replicare altro, finchè non intendiamo da Vostra -Eccellenza la risoluzione di Sua Santità, Nostro Signore, -circa il caso della sicurtà, che le abbiamo fatto esplicare a -voce mediante Brognolo. Onde stiamo in aspettazione per -venire alla conclusione. A lei ci raccomandiamo ed offeriamo. -15 gennaio 1503.»<a class="tag" id="tag224" href="#note224">[224]</a> -</p> - -<p> -Cesare da Acquapendente rispose così alla marchesa: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora Commara e Sorella nostra onorandissima. — Abbiamo -ricevuto il dono di Vostra Eccellenza -delle 100 maschere, che mi sono state molto accette per -la multiplice varietà e singolare bellezza, e ancora più per -<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> -essere sopraggiunte in tempo e luogo che più al proposito -non sarebbe potuto essere, come se Vostra Eccellenza ci -avesse prefissa la legge e l'ordine delle imprese nostre e -della nostra tornata a Roma. In vero in quel medesimo -giorno ci eravamo impadroniti della città e contado di Sinigaglia -con le fortezze, e punito di santa ragione i perfidi -tradimenti degli avversarii nostri, e liberato altresì da tirannia -Città di Castello, Fermo, Cisterna, Montone e Perugia, -e ridottele all'ubbidienza di Sua Santità, Signor Nostro. -Ed ora abbiamo anche deposto dal tirannico dominio, che -s'era usurpato a Siena, Pandolfo Petrucci, addimostratosi -contro di noi feroce nemico. E soprattutto ci sono state -accettissime le maschere, perchè venivano dalla fraterna e -singolare benevolenza, ch'ella, ne siamo certissimi, con -l'Illustrissimo suo Signor Consorte ci porta. E di questo -ella ci dà prova con l'amorevolissima lettera, con la quale -ci ha mandato quel presente. Per tutte codeste cose noi -dovremmo per lettera ringraziarla infinite volte, se la grandezza -de' meriti suoi e del suo consorte presso di noi non -rifiutasse ogni dimostrazione di parole, ricercando invece -efficacità di fatti. Noi useremo le maschere, e la loro perfetta -bellezza ci sparagnerà la cura di ogni altro ornamento. -Quanto alla nostra comune parentela vi perseveriamo sempre -con maggior fervore. Nella nostra andata a Roma ci -adopereremo in guisa che Sua Santità, Signor Nostro, le -dia pienissimo effetto. Al prigioniero accorderemo la libertà, -siccome l'Eccellenza Vostra da noi desidera. Assumeremo -subito piena informazione, e, avutala, non ci resteremo -di rispondere alla Signoria Vostra Illustrissima con sua soddisfazione, -e a questa ci raccomandiamo. — Dal campo -papale presso Acquapendente, il primo febbraio. Di Vostra -Eccellenza compare e fratello il Duca di Romagna, etc., -Cesare.»<a class="tag" id="tag225" href="#note225">[225]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> -</p> - -<p> -Cesare s'accostava allora al sommo de' desiderii suoi, -la corona reale dell'Italia centrale. Questo audace disegno -però non restò che un sogno. Luigi XII gli proibì di spingersi -e penetrare più in là. Gli Orsini e altri baroni dei -territorii romani si levarono a lotta disperata; ond'ei dovette -in fretta recarsi a Roma. Poichè Consalvo aveva abbattuto -la potenza francese nel Regno di Napoli, e il 14 -maggio era entrato vittorioso nella capitale, Alessandro e -suo figlio cominciarono a volgersi verso Spagna. Se non -che Luigi XII, per la riconquista di Napoli, mandò sotto il -La Tremouille nuovo esercito, nel quale prese servizio al -soldo del re anche il marchese di Mantova. Nell'agosto -1503 l'esercito s'era avanzato sin sul Patrimonio di San -Pietro. -</p> - -<p> -Ma ecco che in un solo e stesso giorno Alessandro e -Cesare caddero malati. Il Papa morì il 18 agosto. Che entrambi -siano stati in pari tempo avvelenati, è stato affermato -e negato insieme. E, per quante ragioni si possa far -valere in favore dell'una e dell'altra opinione, questo è sicuro -che il fatto rimane incerto. -</p> - -<p> -La morte del padre fu per Lucrezia, fatta astrazione -da ogni sentimento personale, un avvenimento capace di -mettere in forse la condizione sua in Ferrara. In realtà, la -potenza di Alessandro era stata per lei saldo sostegno. Nè -essa poteva dirsi ancora sicura dell'affetto duraturo del -suocero nè del marito. Piuttosto Alfonso ora poteva ricordarsi -di ciò che una volta gli ebbe detto Luigi XII: che, -alla morte di Alessandro VI, egli non saprebbe più chi -fosse la donna, la quale egli avea sposata. Il re stesso domandò -un giorno all'ambasciatore di Ferrara presso la -sua corte, se sapesse in che modo madonna Lucrezia aveva -accolta la nuova della morte del Papa. E avendo il ministro -risposto d'ignorarlo, Luigi XII gli disse: «So che non -siete mai stati contenti di codesto matrimonio; questa madonna -<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> -Lucrezia non è nemmeno la moglie effettiva di Don -Alfonso.»<a class="tag" id="tag226" href="#note226">[226]</a> -</p> - -<p> -Lucrezia sarebbe stata sgomenta assai, dove avesse -potuto leggere la lettera che il suocero scrisse al suo ambasciatore -Giangiorgio Seregni in Milano, allora in possesso -de' Francesi, con la quale gli apriva l'animo suo in -occasione della morte di Alessandro VI: -</p> - -<p> -«Giangiorgio. — Per chiarirti di quello che da molti -si è domandato, se per la morte del Papa stiamo di mala -voglia, ti assicuriamo che la non ci è spiaciuta per niun -capo. Piuttosto per l'onore del Nostro Signore Dio e per -l'universale bene della Cristianità abbiamo già da più dì -desiderato, che la divina bontà e provvidenza volesse provvedere -un pastore buono ed esemplare e togliesse dalla -Chiesa sua tanto scandalo. Per quel che riguarda noi peculiarmente, -non potremmo altrimenti desiderare; perchè -presso di noi prepondera il riguardo alla gloria di Dio e -al bene dell'universale. Pure, oltre a questo, ti diciamo, -che non fu mai Papa, dal quale non avessimo ricevuto -grazia e piacere più che da questo, anche dopo l'affinità -contratta. Avemmo da lui soltanto appena quello, cui era -obbligato, mentre noi non ce ne stemmo alla fede sua. -Del rimanente, in niun'altra cosa, nè grande nè mediocre -nè piccola, siamo stati compiaciuti da lui. Il che crediamo -in gran parte procedesse per colpa del duca di Romagna. -Non avendo egli potuto fare di noi quello che avrebbe voluto, -si è con noi condotto da estraneo. Giammai non si -è aperto con noi; giammai non ci ha communicati gli -andamenti suoi; nè noi abbiamo communicato a lui i nostri. -Da ultimo, inclinando egli a Spagna, e vedendoci noi -buoni francesi, non avevamo mai da sperare piacere alcuno -nè dal Papa nè da Sua Signoria. Per questo tal morte -<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> -non ci è dispiaciuta; mentre non avevamo ad aspettarci -che male dalla possanza del nominato duca. Noi vogliamo -che tu communichi puntualmente questo nostro secreto al -Gran Maestro (Chaumont), al quale non vogliamo che sia -celato l'animo nostro. Con altri però parlane sobriamente. -Respingerai poscia la presente indietro a messer Gian Luca -(Pozzi) nostro Consigliere. — Belriguardo, 24 agosto 1503.»<a class="tag" id="tag227" href="#note227">[227]</a> -</p> - -<p> -Questo linguaggio era molto schietto. Tenuto conto -de' grandi beneficii venuti allo Stato suo dall'unione con -Lucrezia, si sarebbe forse potuto dare ad Ercole dell'ingrato. -Se non che egli aveva sempre risguardato quel matrimonio -puramente come un affare. E quanto poi alle relazioni -sue con Cesare, aveva ragione di concepirle come -faceva. -</p> - -<p> -Sentiamo ora come scrivesse della morte del Papa -un altro principe famoso e molto intimo con i Borgia. Il -marchese di Mantova, al tempo dell'avvenimento, era all'esercito -francese, e nel suo quartier generale in Isola -Farnese, a poche miglia innanzi Roma. Di colà scrisse alla -moglie Isabella il 22 settembre 1503: -</p> - -<p> -«Illustre Signora, moglie nostra amatissima. — Affinchè -la Signoria Vostra sia, al pari di noi, informata del decesso -di papa Alessandro VI, le significhiamo quanto segue. -Essendo malato, egli cominciò a parlare in forma, -che chi non intendeva il suo proposito, credeva che vaneggiasse, -ancorachè ragionasse con gran sentimento. Le -parole sue erano: — Verrò, verrò, l'è ragionevole; aspetta -ancora un po'. — Quei che intendevano il suo secreto, le -spiegavano così: nel Conclave, alla morte d'Innocenzo, -egli pattuì col diavolo, comprando il Papato con l'anima -sua; fra gli altri patti fu che dovesse vivere sulla Santa -Sede 12 anni; il che gli è stato atteso con quattro dì di -giunta. V'è ancor chi afferma aver visto in camera di lui, -<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> -al punto di rendere lo spirito, sette diavoli. Morto che fu, -il corpo suo cominciò a bollire e la bocca a spumare, come -caldaio sul fuoco; e continuò così sino a che stette sopra -terra. Di più divenne oltre modo grosso, tanto che in lui -non appariva più forma di corpo umano, e dalla larghezza -alla lunghezza non v'era più differenza alcuna. Fu portato -alla sepoltura senza molti onori; il cataletto fu trascinato -da un facchino, con una corda legata al piede, sino al -luogo ove fu sotterrato; e ciò perchè non si trovò alcuno -che volesse toccarlo. Gli furon fatte esequie tanto misere, -che la Nana moglie del zoppo le ha in Mantova più onorevoli. -L'ultima fama sua rivive ogni giorno ne' più vituperosi -epitaffi.»<a class="tag" id="tag228" href="#note228">[228]</a> -</p> - -<p> -Le relazioni del Burkard, dell'ambasciatore veneto Giustinian, -del ferrarese Costabili e di molti altri contengono -la descrizione stessa, e quasi con identiche parole. La favola -del diavolo o Babuino, venuto a prendersi Alessandro, -si può, del resto, legger pure in una relazione nel <i>Diario</i> -di Marin Sanudo. Il marchese Gonzaga, uomo di spirito -tanto côlto e largo, la teneva per vera con la stessa ingenuità -del popolino di Roma. -</p> - -<p> -La leggenda diabolica di Faust e di Don Giovanni, -che venne istantaneamente a collegarsi con la morte di -Alessandro VI — e non mancò neppure il cane nero, che -irrequieto e senza mai posare correva in San Pietro — quella -leggenda, dico, esprimeva il giudizio de' contemporanei -sull'abominevole natura del Borgia e sulla sconfinata -fortuna toccatagli in vita. Nulladimeno la figura morale di -Alessandro VI è così enigmatica da rimanere un mistero, -anche per lo sguardo del più acuto psicologo. -</p> - -<p> -In lui, come radice de' delitti suoi, non scopriamo -ambizione nè sete di dominio, donde è mai sempre scaturita -la massima parte delle colpe de' regi. In lui non odio -<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> -del simile, nè crudeltà, nè piacere nel male; ma sensualità -e la più nobile delle forme, che valgano a spiritualizzarla: -l'amore pe' figliuoli. Tutte le osservazioni della psicologia -disporrebbero l'animo a credere che l'enorme carico -di colpe abbia fatto di Alessandro un uomo oppresso, -come Tiberio e Luigi XI, dalla paura e dalla demenza. In -quella vece innanzi a noi sta un uomo sempre pronto ai -godimenti mondani, che sin nella più tarda età non sente -l'esaurimento della vita: «Il Papa ogni dì si ringiovanisce; -i suoi pensieri non passano mai una notte; è di natura -allegra e fa quello che gli torna utile; e tutto il suo -pensiero è di far grandi i suoi figliuoli; nè d'altro si -cura.» Così l'ambasciatore veneto Capello nel 1500, due -anni prima che quegli morisse. -</p> - -<p> -Il lato inesplicabile della natura sua non eran già le -passioni, cui abbandonossi, nè le azioni commesse. Delitti -pari, e anche più gravi, consumarono molti principi, -prima e dopo di lui. L'inconcepibile è che le commettesse -come Papa. Come è possibile che Alessandro VI congiungesse -insieme quel delirio de' sensi e quelle spietate azioni -con la coscienza continua di essere, qual ei si teneva, -sacerdote supremo della religione, e rappresentante di Dio -in terra? Abissi dell'anima umana! Non v'ha occhio capace -di penetrarli e scrutarli. In che modo mai riduceva -egli al silenzio i rimorsi e i palpiti della coscienza; come -riusciva a nasconderli sotto quell'aspetto sempre franco e -sereno? E poteva egli credere all'immortalità dell'anima -e all'esistenza di un Dio? -</p> - -<p> -Ove si guardi alla gioconda e festosa spensieratezza, -che in ogni azione sua poneva, si potrebbe affermare che -Alessandro VI sia stato ateo e materialista per convinzione. -Per spiriti profondamente filosofici e infelici vi può essere -un punto di vista, dal quale tutto questo dibattersi del -mondo umano apparisca come privo di scopo, come miserabile -<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> -giuoco di fantocci. Più di un papa e di un imperatore -poteva ripetere il noto motto: <i>Vanitas, omnia vanitas</i>, -se nella coscienza della propria effimera esistenza osservava -questa fragile gabbia di matti e l'insipidezza delle -gioie e de' dolori loro, e le illusioni e i timori e l'egoismo -e le idolatrie dell'uomo. Ma in Alessandro VI non -v'ha traccia dello spirito di un Faust; nulla di un sottilizzante -disprezzo del mondo; nulla di uno scetticismo -titanico. Piuttosto una straordinaria ingenuità di fede sembra -essersi in lui disposata con l'attitudine ad ogni enormezza. -Lo stesso Papa, che all'effigie della Madre di Gesù -faceva improntare i tratti dell'adultera Giulia Farnese, credeva -di essere sotto il patrocinio speciale della Madonna. -</p> - -<p> -La vita di Alessandro VI è il più acuto contrapposto -dell'ideale di Cristo. Questa è verità tanto incontrastabile, -che non ha bisogno di altra prova se non del semplice confronto -del procedere di colui con le dottrine dell'Evangelio. -Si confronti soltanto con i dieci Comandamenti: non -fornicare — non ammazzare — non far falsa testimonianza.... -</p> - -<p> -Il fatto che Rodrigo Borgia sia stato Papa, apparirà a -tutti i seguaci della Chiesa come il più miserando degli -avvenimenti, come quello che dovrebbe essere deplorato -più amaramente di ogni altra opposizione ostile, anche di -ogni aperta ribellione alla Chiesa stessa. Certo è un fatto -che non può distruggere la venerabilità dovuta alla Chiesa, -a questo secolare ed elevatissimo prodotto dello spirito -umano. Ma non distrugge forse tutta una serie di concetti -mistici, che con l'idea del Papato si eran connessi? -</p> - -<p> -Le maledizioni contro il padre suo, che a un tratto -rimbombarono per tutta Italia, difficilmente arrivarono all'orecchio -di Lucrezia. Pure n'ebbe in sè qualche sentore, -e dovette esserne terribilmente commossa. Tutto il passato -in Roma le tornò ancora una volta vivo nella coscienza, -<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> -ed oppresse l'anima sua. Suo padre, che primo l'aveva -fatta infelice, era poscia stato l'artefice della fortuna sua. -Pietà infantile e religioso timore dovettero a un tempo -assalirla. Il Bembo ha descritto il suo dolore e la sua angoscia. -Quest'uomo, dipoi tanto celebre, era venuto il -1503 alla corte di Ferrara, ov'egli, giovane nobile veneto -della più fine coltura e di bellissimo aspetto, fu accolto -con gioia, e s'era preso d'ardente passione per Lucrezia. -Il perfetto cortigiano le scrisse questa lettera di condoglianza: -</p> - -<p> -«Io venni bene ieri a Vostra Signoria parte per farle -intendere di quanto affanno e cordoglio m'erano le sue -disavventure e parte per confortarnela, come io potessi il -meglio, e pregarla a darsene pace, intendendo io che voi -ve ne affliggevate oltra modo. Ma non m'è venuto fatto -potermi in ciò soddisfare nè nell'una cosa, nè nell'altra. -Chè, tosto che io vidi voi in quelle tenebre e in quel nero -drappo mesta e lagrimosa giacere, ogni senso mi si ristrinse -nel cuore, e stetti buona pezza senza poter niente dire, o -almeno senza sapere ciò che io mi dicessi. E più tosto bisognoso -io di conforto, che possente a darne altrui, confusa -l'anima dalla pietà di quella vista, tra mutolo e scilinguato -mi dipartii, siccome vedeste o poteste vedere. La -qual cosa se forse m'è avvenuta perciò, che a voi non -facesse nè di mia doglianza nè di mio conforto mestiero, -siccome a colei, la quale e conoscendo la mia verso lei osservanza -e fede, conosce parimente il mio dolore per lo suo, -alla consolazione piglia per se stessa dalla sua infinita sapienza -conforto senza altronde attendernelo, meno mi doglio -di me stesso e della poca mia virtù, che intanto m'abbandonasse -a quel tempo. Ma se pure e in questo e in quello -ho a farne a voi parevole segno: dico che in quanto alla -noia, senza fallo alcuno nessun'altra via avea la fortuna -da potermi compiutamente far tristo e doloroso, che questa, -<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> -dando a voi di dolervi e di attristarvi cagione: nè poteva -suo strale alcuno passarmi tanto nell'anima quanto -quello che mi veniva dalle vostre lagrime bagnato a ferire. -In quanto poi alla consolazione e conforto, altro non so -che dirvi, se non che vi ricordiate che ogni vostro dolore -ammollisce e fa minore il tempo, il qual tempo indugiare -e non prevenir col consiglio tanto più a voi si disdice, -quanto da voi maggior prudenza è aspettata, la quale per -le cotidiane pruove delle vostre virtù s'aspetta sommissima -in ogni avvenimento e caso. Che se bene ora voi quel vostro -così gran padre avete perduto, che maggiore la fortuna -medesima dare nol vi potea, non è perciò questo il -primo colpo che avete dalla vostra nemica e maligna disavventura -ricevuto. Anzi dee oggimai l'animo vostro aver -fatto il callo alle percosse degli avversi casi, tante e sì -gravi n'avete voi sofferte per lo addietro. Oltra che, perciò -che così portano per avventura le presenti condizioni -che si faccia, non è da commettere, che alcuno creder -possa che voi non tanto la caduta, quanto ancora la stante -vostra fortuna piagniate. Ma per avventura io sono poco -prudente, che a voi queste cose scrivo. Perchè farò fine -umilmente raccomandandomivi. State sana. A' 2 d'agosto -1503. In Ostellato.»<a class="tag" id="tag229" href="#note229">[229]</a> -</p> - -<h3>VI.</h3> - -<p> -Calmata la prima commozione, Lucrezia potette benedire -alla sua sorte. Se, anzi che esser moglie di Alfonso, -i destini suoi fossero stati ancora legati a quelli de' Borgia, -in quanta miseria non sarebbe anch'ella caduta! Presto -si convinse che lo stato suo in Ferrara non era scosso. -Doveva ciò parte alle proprie prerogative, e parte pure a -<span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span> -quei solidi e duraturi vantaggi che aveva arrecati in dote -alla casa d'Este. Se non che vedeva la vita de' suoi in pericolo -a Roma. Il fratello Cesare vi giaceva malato. V'erano -anche il figliuolo Rodrigo e Giovanni, il duca di Nepi. E -intanto gli Orsini, spinti dal furore, cercavano vendicare -nel sangue de' Borgia quello de' congiunti loro. -</p> - -<p> -Ella assediò di preghiere il suocero, perchè aiutasse -Cesare e gli mantenesse gli Stati. Ercole trovò più vantaggioso -che la Romagna rimanesse a Cesare, anzichè cadesse -in potere de' Veneziani. Mandò colà Pandolfo Collenuccio -per eccitar le popolazioni a restar fedeli al loro duca. Al -suo ambasciatore in Roma esprimeva la sua gioia per esser -Cesare in via di guarigione.<a class="tag" id="tag230" href="#note230">[230]</a> -</p> - -<p> -Ad eccezione della Romagna, lo Stato, messo insieme -a furia di rapine dal figlio di Alessandro, cominciò in un -momento ad andare in brani. I tiranni scacciati da lui ritornavano -nelle loro città. Da Venezia Guidobaldo ed Elisabetta -si condussero in fretta ad Urbino, che gli accolse -festeggiando. Ed anche più presto di loro era Giovanni -Sforza tornato da Mantova a Pesaro. Il marchese Gonzaga -aveva mandato a lui la prima nuova della morte di Alessandro -e della malattia di Cesare; e lo Sforza ne lo ringraziò -con questa lettera: -</p> - -<p> -«Illustre Signore e Cognato onorandissimo. — Ringrazio -l'Eccellenza Vostra per la buona nuova che s'è -degnata di darmi con le sue lettere dello stato del Valentino. -N'ho in vero provato tanta allegrezza, che spero -omai mettere un termine ai mali miei. Io l'assicuro, che -quando rientri nel mio Stato mi considererò come creatura -di Vostra Eccellenza, perchè ella è padrone del tutto e -anche della mia propria persona. Io la prego, se altro la -intende del nominato Valentino che sia morto, a volermene -<span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span> -dare qualche avviso, che la mi farà singolare piacere. -Di cuore me le raccomando per sempre. — Mantova, -25 agosto 1503. Di Vostra Eccellenza servitore Giovanni -Sforza di Pesaro.»<a class="tag" id="tag231" href="#note231">[231]</a> -</p> - -<p> -Già il 3 settembre lo Sforza potette informare il marchese -di essere entrato in Pesaro fra le acclamazioni del popolo. -Per il fausto avvenimento fece coniare una medaglia. -Porta da un lato il suo busto; dall'altro un giogo spezzato -con le parole: <span class="smcap">Patria recepta</span>.<a class="tag" id="tag232" href="#note232">[232]</a> Sitibondo di vendetta, -infuriò contro i ribelli di Pesaro con confische, col carcere -e con esecuzioni capitali. Molti cittadini fece impiccare alle -finestre del suo castello. Anche il Collenuccio, che aveva -riparato a Ferrara sotto la protezione di Lucrezia e del -duca, doveva ben presto cadergli in mano. Lo attirò a -Pesaro con traditoresche promesse. Ma poscia per quell'accusa, -dal Collenuccio un tempo indirizzata a Cesare -Borgia, della quale asserì aver solo allora avuto cognizione, -lo cacciò in prigione. Il Collenuccio, non privo certo di colpa -verso l'antico signore ed amico, subì il suo destino e affrontò -tranquillamente la morte nel luglio 1504.<a class="tag" id="tag233" href="#note233">[233]</a> -</p> - -<p> -Infrattanto Lucrezia seguiva con grande ansietà il -corso degli eventi in Roma. Niuna lettera sua a Cesare o -di questo a lei, in quel periodo, è rimasta. Ne abbiamo -solo alcune tra Cesare e il duca di Ferrara, che non cessò -mai di scrivergli. Il 13 settembre Ercole lo felicitava per la -ricuperata salute, e lo informava aver, mercè un inviato, -esortato i popoli di Romagna alla fedeltà verso di lui. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> -</p> - -<p> -Questa lettera giunse a Cesare in Nepi. Poichè per -trattato con l'ambasciatore francese in Roma si fu messo -sotto la protezione della Francia, egli, cedendo alla domanda -de' cardinali, erasi ritirato in Nepi. Condusse seco -la madre Vannozza e il fratello Jofrè, e, senza dubbio, -anche la piccola figlia Luisa, come i due bambini Rodrigo -e Giovanni, il quale ultimo era appunto duca di Nepi. La -prossimità dell'esercito di Francia, accampato ancora in -quel territorio, lo rendeva colà sicuro. Come se nulla fosse -successo, egli scrisse lettere al marchese Gonzaga, che teneva -allora il quartier generale a Campagnano. Gli mandò -pure in regalo alcuni cani da caccia. Anche di Jofrè vi -sono lettere da Nepi del 18 settembre allo stesso marchese.<a class="tag" id="tag234" href="#note234">[234]</a> -</p> - -<p> -Quivi Cesare apprese che il suo protettore ed amico -Amboise non era, com'egli aveva sperato, riuscito a farsi -elegger Papa; ma che era stato invece eletto il Piccolomini. -Il 22 settembre salì sulla Santa Sede, come Pio III, questo -vecchio e già moribondo cardinale: del resto, padre -felice di non meno di 12 figliuoli, tra maschi e femmine, -che solo la morte gli tolse di poter introdurre nel Vaticano -e farli principi. Egli permise a Cesare di rientrare in Roma -e mostrò anche di favoreggiarlo. Ma non erano quasi ancora -tornati i Borgia, che già il 3 ottobre gli Orsini si levarono -pieni di furore gridando morte al loro nemico. Cesare con -i bambini riparò in Castel Sant'Angelo; e già il 18 ottobre -Pio III moriva. -</p> - -<p> -I bambini non avevano omai altri difensori che Cesare -e quei due cardinali, alla tutela de' quali Alessandro -avevagli affidati. I loro Ducati svanirono come per colpo -magico. Appena morto il Papa, i Gaetani tornarono da -Mantova e s'impossessarono di nuovo di Sermoneta e di -tutti gli altri beni, stati concessi al piccolo Rodrigo. Su -Nepi affacciò pretensioni Ascanio Sforza o la Camera Apostolica. -<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> -Di Camerino s'impadronì di nuovo l'ultimo dei -Varano. -</p> - -<p> -Il piccolo Rodrigo era duca di Bisceglia, e come tale -sotto la protezione di Spagna. Difatti, con molta previdenza, -Alessandro VI aveva sin dal 20 maggio 1502 ottenuto -da Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia diploma, -mercè il quale la Casa reale di Spagna assicurava -alla famiglia Borgia tutti i suoi beni nel Napoletano. E in -questo atto erano espressamente nominati Cesare e successori -suoi, Don Jofrè di Squillace, Don Juan, il figliuolo -dell'ucciso Gandia, Lucrezia qual duchessa di Bisceglia, e -il figlio ed erede suo Rodrigo.<a class="tag" id="tag235" href="#note235">[235]</a> Nell'Archivio di casa -d'Este si trovano ancora i documenti della Cancelleria di -Lucrezia, relativi all'amministrazione de' beni di Rodrigo, -insieme con altri che si riferiscono al piccolo Giovanni.<a class="tag" id="tag236" href="#note236">[236]</a> -</p> - -<p> -Malgrado della protezione di Spagna, la vita del figliuolo -di Lucrezia era allora in pericolo a Roma. Niun dovere -incombeva a lei più stretto che di esigere che il figlio le -fosse reso, e di prenderlo seco. Nol fece, perchè non potette -o perchè non ebbe cuore abbastanza da farlo, o -forse perchè le nacque il sospetto che appunto in Ferrara -la vita di quel bambino sarebbe esposta a maggior pericolo. -Il cardinal di Cosenza, tutore di Rodrigo, le propose -di vendere tutti i mobili del figliuolo e di condurlo fuori -d'Italia e metterlo al sicuro in Spagna. Essa comunicò la -proposta al suocero, che le rispose così: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora Nuora e figlia nostra dilettissima. — Abbiamo -avuto la lettera di Vostra Signoria assieme -a quella, che il reverendissimo cardinale di Cosenza le diresse, -e ch'ella ci ha mandata. Qui, con questa nostra, -<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> -gliela respingiamo, dopo essere stata letta da niun'altra -persona se non da noi. Abbiam notato la prudenza, con la -quale la Signoria Vostra stessa e il nominato Cardinale -scrivono. E le parole loro sono accompagnate da tante -buone ragioni, che non si può giudicare se non che siano -amorevoli e savie. Onde, avendo tutto ben ponderato, ne -pare che la Signoria Vostra possa e debba acconsentire a -quanto il detto reverendissimo Monsignore propone di voler -fare. A noi sembra che Vostra Signoria debba avergli -qualche obbligazione per la prova di cordiale amore ch'egli -addimostra verso di lei e dell'Illustrissimo Don Rodrigo, -del quale accade dire essere stato preservato in vita per -opra di colui. Quando anche esso Don Rodrigo avesse a -stare un po' più lontano da Vostra Signoria, tanto meglio -stare lontano e sicuro che vicino con pericolo, come il -Cardinale fa vedere che sarebbe. Nè per questa lontananza -l'amore tra voi diminuirà. Una volta poi fatto grande, potrà -secondo le circostanze di tempo pigliar da sè partito, -se tornare in Italia o rimanersi lontano. È buona idea -quella dello stesso Cardinale d'invertire i mobili in danaro -per supplire al vivere di colui aumentandone le entrate, -siccome egli dice di voler fare. Per ogni rispetto adunque, -come abbiamo detto, pare a noi sia bene acconsentire alla -proposta. Non di manco se a Vostra Signoria, ch'è prudentissima, -paresse altrimenti, ce ne rimettiamo a lei. Si tenga -sana. — Codegorico, 4 ottobre 1503. Ercole Duca di Ferrara, -etc.»<a class="tag" id="tag237" href="#note237">[237]</a> -</p> - -<p> -Intanto il primo novembre 1503 salì sul trono papale -il Della Rovere, come Giulio II. I Della Rovere, i Borgia, -i Medici, tre famiglie di cui ciascuna contò due papi, -hanno dato al Papato l'aspetto politico moderno. Negli -annali della Chiesa non vi sono altre famiglie che abbiano -avuto altrettanto influsso sulla storia. I nomi loro abbracciano -<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> -un grande processo di rivoluzioni politiche e morali. -Ora i Della Rovere occupavano ancora una volta il posto -dei Borgia, de' quali fierissimo nemico era già stato -un tempo Giuliano. La decadenza di Cesare poteva omai -riguardarsi come decisa. -</p> - -<p> -In altre storie si legge come Giulio II si servisse dapprima -di Cesare per assicurarsi, mercè l'influenza di lui -su' cardinali spagnuoli, l'elezione; e poscia, ottenuta una -volta la dedizione delle fortezze di Romagna, lo mettesse -da parte. Cesare si gettò nelle braccia della Spagna. Nell'aprile -1504 andò da Ostia a Napoli, ove il Gran Capitano -Consalvo era luogotenente di Ferdinando il Cattolico. Fu -accompagnato da Don Jofrè; e v'era già stato preceduto -da' cardinali Francesco Romolini di Sorrento e Lodovico -Borgia, fuggiti a Napoli per tema di un processo. Ma Consalvo -ritrattò il salvocondotto che aveva dato a Cesare. E -a nome del re Ferdinando lo fece arrestare il 27 maggio, -e lo mandò nel Castello d'Ischia. -</p> - -<p> -Nulla sappiamo della sorte de' bambini Borgia. È molto -probabile che sian rimasti sotto la protezione de' cardinali -spagnuoli in Roma o piuttosto in Napoli. Avendo appena -salva la vita, Cesare fu imbarcato per la Spagna. Le -cose sue di maggior valore egli aveva dato a custodire in -Roma agli amici suoi, perchè gliele serbassero in modo -sicuro e spedissero a Ferrara. Perciò il 31 dicembre 1503 il -duca Ercole scriveva al suo ambasciatore a Roma, di prendere -in consegna le casse di Cesare, quando il cardinale -di Sorrento gliele rimettesse, e di spedirle quindi a Ferrara -come proprietà del cardinale d'Este.<a class="tag" id="tag238" href="#note238">[238]</a> Se non che -Giulio II, quando fu morto il cardinale Romolini, ancora -nel maggio 1507, confiscò nella casa di lui 12 casse e 84 -balle, contenenti tappeti, drappi e altre suppellettili di -proprietà di Cesare. Altra parte de' tesori di costui, oro e -<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> -argento e altri oggetti preziosi, il Papa esigette gli fosse -resa da Firenze, ove Cesare l'aveva depositata. Però la -Signoria Fiorentina dichiarò volersi essa stessa compensare.<a class="tag" id="tag239" href="#note239">[239]</a> -</p> - -<p> -La deportazione di Cesare in Spagna fece molto senso. -Niuno voleva darsene per autore, non Consalvo, non il -Papa e nemmeno il re Ferdinando. Fu detto pure essere -stata la vedova di Gandia, la quale alla Corte di Spagna -aveva ottenuto che fosse preso l'assassino del marito.<a class="tag" id="tag240" href="#note240">[240]</a> I -cardinali spagnuoli s'impegnarono per Cesare. Anche Lucrezia -cooperò con grandi sforzi alla liberazione del fratello. -Giunsero di lui notizie dalla Spagna; le prime dell'ottobre -1504. Il Costabili scriveva a Ferrara: «Gli affari -del duca Valentino non sembrano tanto disperati quanto -s'era detto. Il cardinale di Salerno ebbe lettere del 3 dal -Requesenz, il maggiordomo del duca, da costui mandato -anticipatamente, prima che egli stesso arrivasse colà, con -lettere di parecchi cardinali alle Maestà Cattoliche di Spagna. -Ora il Requesenz scrisse, il duca essere stato rinchiuso -con un sol servitore nel Castello di Siviglia, che, ancorachè -molto forte, pure è spazioso assai. Ma poscia gli sono -stati dati otto servitori. Scrisse benanche aver parlato al -re intorno la liberazione, e questi avergli risposto, che -non lui aveva comandato l'imprigionamento del duca; ma -aveva disposto che fosse in quel castello rinchiuso per -molte cose, delle quali Consalvo lo chiama colpevole. -Quando queste si provassero non vere, egli senza dubbio -farebbe, rispetto a Cesare, il voler de' cardinali. Pure -doveasi prima di tutto aspettare che la regina risanasse. Risposta -<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> -identica diede pure agli ambasciatori del re e della -regina di Navarra, che si eran presso lui con ogni fervore -impegnati per la liberazione di Cesare. Epperò il Requesenz -sperava che questi ben presto ricupererebbe la sua -libertà.»<a class="tag" id="tag241" href="#note241">[241]</a> -</p> - -<p> -Dalle lettere adunque del Requesenz risulta, che Cesare -in prima fu portato a Siviglia; di là fu poi mandato -al Castello Medina del Campo nella Castiglia. Le preghiere -sue presso il re di Francia rimasero inascoltate. In Italia -poi niuno poteva desiderare di vederlo rimesso in libertà. -Ivi, tranne sua sorella, non v'era chi si prendesse cura -dell'avventuriero decaduto. Ma gli sforzi di colei con difficoltà -trovavano un buon appoggio da parte medesima degli -Este. Ove Cesare fosse tornato in Italia, è chiaro che sarebbe -venuto a turbar la pace alla corte di Ferrara, e forse anche -avrebbe fatto di questa il centro de' suoi intrighi. Solo -i Gonzaga sembrano non avergli tolto del tutto la loro benevolenza; -abbenchè, in luogo d'imparentarsi con lui, -come un tempo desideravano, diventassero ora congiunti -de' Della Rovere. Difatti il marchese di Mantova il 9 aprile -1505 sposò la sua giovane figlia Eleonora col nipote di -Giulio II, con Francesco Maria Della Rovere, l'erede di -Urbino.<a class="tag" id="tag242" href="#note242">[242]</a> Era specialmente Isabella Gonzaga quella che, -per compiacere alla cognata Lucrezia, appoggiava presso il -marito le intercessioni di costei. L'Archivio di casa Gonzaga -contiene ancora parecchie lettere di Lucrezia al marchese -in favore di Cesare. -</p> - -<p> -Il 18 agosto 1505 ella gli scrisse da Reggio, che aveva -iniziato pratiche in Roma e nudriva speranza, che il Papa -darebbe facoltà al cardinale Pietro Jsualles a fare un viaggio -alla Corte di Spagna per ottenere la liberazione di Cesare. -Pregava perciò il marchese di voler intercedere presso -<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> -il Papa, perchè permettesse al cardinale siffatta commissione.<a class="tag" id="tag243" href="#note243">[243]</a> -Gli scrisse di nuovo l'8 novembre da Belriguardo, -e lo ringraziò della intenzione di lui di spedire nella Spagna -un agente. E gli mandò al tempo stesso una lettera pel -re Ferdinando e un'altra pel fratello Cesare. -</p> - -<p> -Non si sa se il cardinale andasse in effetto alla Corte -di Madrid. È poco credibile che Giulio II glielo abbia permesso. -</p> - -<h3>VII.</h3> - -<p> -Nell'anno stesso che Lucrezia con grande amore -tanto s'affannava per la sorte dell'abominevole fratello, -le condizioni sue proprie mutarono di molto. Il 25 gennaio -1505 ella era divenuta di fatto duchessa di Ferrara. -Il marito Alfonso, per desiderio del padre, aveva intrapreso -un viaggio per far conoscenza delle corti di Francia, -delle Fiandre e d'Inghilterra. Doveva quindi tornare in -Italia, passando per la Spagna. Se non che, alla Corte di -Enrico VII d'Inghilterra, gli giunsero dispacci che lo informavano -della infermità del duca. Tornò in fretta a Ferrara, -ove poco dopo il suo arrivo Ercole moriva. -</p> - -<p> -Alfonso salì sul trono ducale in un tempo che richiedeva -da lui molta energia e molta prudenza per affrontare -i pericoli, onde lo Stato suo era minacciato. Perchè la Repubblica -di Venezia s'era già impadronita d'una parte della -Romagna, e cercava chiudere a Ferrara le foci del Po. E dall'altro -lato Giulio II apparecchiavasi in Roma a sottomettere -Bologna e dopo a stendere forse anco la mano su Ferrara. -In condizioni siffatte fu fortuna per quello Stato avere a -capo un principe, come Alfonso, di indole posata e pratica. -Egli non amava lo sfarzo nè la prodigalità; di avere una -corte splendida non si curava punto. Tutto quello che fosse -<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> -apparenza, anche il suo vestimento, negligeva. Le passioni -sue si concentravano nell'esercito, nelle fortificazioni -e nel fondere cannoni. Quando le occupazioni gliene lasciavano -agio, trovava il suo svago in una bottega di tornitore -che s'era ordinata, ovvero, da quell'abile dilettante -ch'era, nel dipingere vasi di maiolica. Per la più elevata -coltura non ebbe alcun senso. L'abbandonò alla moglie. -</p> - -<p> -Con piena libertà regolava Lucrezia la sua corte. -Ormai erasi fatta anima e centro di ogni vita spirituale -in Ferrara. Il côlto intelletto, la bellezza, la grazia irresistibile -della sua natura affascinavano chiunque le si -accostasse. La ripugnanza, che in sul principio i congiunti -di casa d'Este avevan sentito per lei, era svanita. Specialmente -in Isabella Gonzaga s'era convertita in affezione. N'è -prova la copiosa corrispondenza epistolare tra loro, durata -sino alla morte di Lucrezia. Parecchie centinaia delle -lettere sue alla marchesa di Mantova si conservano ancora -nell'Archivio Gonzaga. -</p> - -<p> -Le sue relazioni con la casa d'Urbino s'erano appena -fatte meno amichevoli e cordiali. Continuarono ancora così, -quando Guidobaldo fu venuto a morte nell'aprile 1508, -mentre successore di costui fu Francesco Maria Rovere, -genero d'Isabella Gonzaga. Essa riceveva le visite di questi -principi, e stava in intimo contatto con molti de' più ragguardevoli -uomini, quali Baldassarre Castiglione e Ottaviano -Fregoso, Aldo Manuzio e il Bembo. -</p> - -<p> -Il Bembo ardeva d'amore per la bella duchessa. La -cantò in versi, e le dedicò il primo agosto 1504 il suo -dialogo sull'amore, <i>Gli Asolani</i>, con una lettera, nella -quale ne celebrava le virtù. L'amico suo Aldo, che aveva -dapprima vissuto in Ferrara alla corte di Ercole, poi -era andato presso i Pii nell'incantevole Carpi, e da ultimo -stabilitosi in Venezia, stampò quivi nel 1505 <i>Gli Asolani</i> -e gli mandò a Lucrezia con una dedica. La passione -<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> -del Bembo per la duchessa è cosa, su cui non cade dubbio. -Ma sarebbe sterile impresa voler desumere dalle prove di -affetto, che la bella donna gli diede, che la passione abbia -trascesi i confini del lecito; il che si è creduto poter -arguire dalle lettere del Bembo a colei, stampate nelle opere -di lui; e molto più da quelle dirette a lui stesso dalla Lucrezia. -L'ingegnoso Veneziano, dal 1503 al 1506, tempo -in cui andò a stare alla corte di Guidobaldo in Urbino, -stette sempre in vivissime relazioni personali con Lucrezia. -Le scrisse lettere, allorchè dimorava dagli amici suoi -Strozzi, in villa Ostellato. In esse, soprattutto in alcune, -ch'ei indirizzava ad un'amica innominata, e ch'era, -senza dubbio, la duchessa, si sente qualcosa più dell'amicizia: -son piene di tenera confidenza. Le lettere di Lucrezia -al Bembo esistono, com'è noto, nell'Ambrosiana -di Milano. Ogni visitatore della celebre Biblioteca le avrà -viste insieme con la ciocca di biondi capelli, che v'è unita. -Quelle sono autografe e incontrastabili; dell'autenticità invece -dell'altra sembra lecito dubitare; ma potette anche -ben essere un pegno d'affetto, che al fortunato Bembo riuscì -ottenere. Le lettere della Lucrezia a lui sono state descritte -e commentate prima da Baldassarre Oltrocchi; poi -messe in voga da Lord Byron, e ultimamente, nell'anno -1859, pubblicate in Milano da Bernardo Gatti.<a class="tag" id="tag244" href="#note244">[244]</a> Sono nove -in tutto: sette in italiano, e due in spagnuolo. V'è anche -annessa una canzone spagnuola. -</p> - -<p> -Che nel suo cuore Lucrezia accogliesse pel Bembo più -che amicizia, deve parere certo. Lei giovane tuttora, e lui -perfetto cavaliere, bello, amabile e pieno di spirito sì -da ecclissare interamente il ruvido Alfonso. Di questo egli -<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> -dovette anzi eccitare la gelosia. E forse per ciò e pel pericolo, -onde si vide minacciato, si decise ad andarsene a -stare in Urbino. Sino al 1513, benchè di lontano, si -tenne in amichevole relazione con Lucrezia. -</p> - -<p> -Molti altri poeti in Ferrara le offrivano omaggi e la -divinizzavano. I versi de' due Strozzi sono anzi più appassionati -di quelli del Bembo, forse perchè il loro ingegno -poetico era superiore. Tito, il padre, s'incontrava col suo -geniale figliuolo, Ercole, negli stessi sentimenti rispetto -alla bella principessa, e sino ne' motivi e nelle immagini -poetiche. E siffatta comunanza basta già a provare, che -l'amor loro non era che una devozione estetica. Tito cantò -una rosa, che Lucrezia avevagli offerta; ma il figliuolo lo -vinse in un epigramma: <i>La Rosa di Lucrezia</i>,<a class="tag" id="tag245" href="#note245">[245]</a> che difficilmente -fu la stessa che aveva ricevuta il padre. -</p> - -<p> -Tito ne' suoi epigrammi confessava, che, mentre per -l'età sua si teneva sicuro dell'amore, ora nondimeno era -preso ne' ceppi di Lucrezia. In essa — così diceva — s'è -raccolta ogni magnificenza del cielo e della terra; e niente -che le stia a paro può trovarsi nel mondo. Al Bembo, di -cui gli era nota la passione, diresse un epigramma, nel -quale con spiritosa vena componeva il nome Lucrezia da -<i>Lux</i> e <i>Retia</i>, e saporitamente rideva della rete, nella quale -segnatamente il Bembo era avviluppato.<a class="tag" id="tag246" href="#note246">[246]</a> -</p> - -<p> -Suo figlio Ercole la chiamava una Giunone nel soccorrere; -una Pallade ne' costumi; una Venere nell'aspetto. -Cantò in versi catulliani il marmoreo Cupido, che la principessa -<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> -aveva posto nella sala. Il Dio d'amore era stato -pietrificato dal lampo degli occhi di lei. L'occhio bellissimo -di Lucrezia paragonava al sole, che accieca chi osa -fissarlo. Come Medusa, con lo sguardo suo essa faceva diventar -di pietra l'acciecato. Ma anche nella pietra l'amorosa -pena perdura e si sfoga in lagrime. -</p> - -<p> -È mai possibile leggere tutte quelle graziose poesie, -e pensare ancora che gli autori potessero scriverle, tenendo -Lucrezia realmente colpevole di que' delitti, onde -il Sannazzaro non aveva lasciato di accusarla anche dopo -la morte del padre? -</p> - -<p> -Antonio Tebaldeo, il Calcagnini e il Giraldi cantarono -anche la bellezza e la virtù di Lucrezia. Marcello Filosseno -compose su lei amorosi sonetti, comparandola con Minerva -e Venere. Jacopo Caviceo, che negli anni ultimi -della sua vita — morì il 1511 — fu vicario del Vescovado -di Ferrara, le dedicò il suo curioso romanzo, Peregrino, -con una epistola dedicatoria, nella quale l'esaltava come -«bella ed erudita, savia e costumata.» La serie de' poeti, -che stettero a' piedi suoi, dev'essere stata lunga assai. -Ed essa accoglieva gli omaggi loro con quella stessa aria -di orgoglio soddisfatto, con cui ogni bella donna riceve -oggi di simili offerte. Alcuni de' poeti erano forse ebbri -d'amore per lei. Altri la incensavano per pura cortigianesca -adulazione. Ma contenti tutti d'avere in essa un -ideale, che poteva per lo meno valere come platonica sorgente -delle rime e de' versi loro. -</p> - -<p> -Quei poeti per noi oggi non sono che nomi letterarii, -eccettuato l'Ariosto. Dal 1503 il grande Poeta fu in istrette -relazioni con la corte di Ferrara, essendo entrato anzi tutto -a' servizii del cardinale Ippolito. Poco dopo, nel 1505, diè -principio al suo poema, sul cui svolgimento però non pare -la bella duchessa abbia spiegato grande influenza. Alcuna -volta la glorificò, segnatamente in una ottava, per la -<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> -quale essa non avrebbe saputo render grazie che bastassero, -se avesse inteso che il Poeta era destinato all'immortalità: -è l'83<sup>ma</sup> del canto XLII dell'<i>Orlando Furioso</i>. -L'Ariosto colloca l'immagine di Lucrezia nel tempio d'onore -delle donne, sostenuta da due cavalieri testimoni dell'onore -di lei, i due celebri poeti, Antonio Tebaldeo ed Ercole -Strozzi. L'iscrizione sotto l'immagine dice, che la patria -di lei, Roma, debba per bellezza ed onestà porla al disopra -della Lucrezia antica.<a class="tag" id="tag247" href="#note247">[247]</a> -</p> - -<p> -Uno scrittore moderno italiano, a proposito di quest'omaggio -dell'Ariosto, osserva: «Per quanto si voglia -tener conto dello spirito cortigianesco dei poeti di quei -tempi e della buona servitù di messer Ludovico agli -Estensi, si consentirà tuttavia che l'arte adulatoria aveva -pur essa i suoi canoni e i suoi limiti, e che male avvisato -e inesperto delle materie del mondo e delle usanze delle -Corti sarebbe stato colui che avesse lodato un principe di -ciò appunto, di cui più palesemente avesse meritato biasimo; -imperocchè la lode avrebbe allora vestito le forme -dell'ironia, e mal ne avrebbe incolto all'incauto e sconsigliato -piaggiatore.»<a class="tag" id="tag248" href="#note248">[248]</a> L'adulazione fu il prezzo, onde i -poeti di corte in ogni tempo pagarono la loro aurea servitù; -fu il loro peccato e la loro pena. L'Ariosto e il Tasso -se ne tennero tanto poco lontani quanto Orazio e Virgilio. -Allorchè il Cantore dell'<i>Orlando Furioso</i> si vide trattato -con freddezza dal cardinale Ippolito, avrebbe voluto d'un -<span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span> -tratto dar di frego a tutto ciò che aveva detto in lode di -lui. Uopo è anche ammettere che il semplice nome <i>Lucrezia</i> -porgeva occasione all'Ariosto, come agli altri poeti, -di stabilire paragone con quell'ideale classico dell'onestà -muliebre. Questo s'offriva quasi spontaneo all'immaginazione, -soprattutto pe' poeti della Rinascenza. Nulladimeno -non si può in tutto rigettare l'osservazione del moderno -difensore di Lucrezia. Dove pure quel paragone non fosse -stato fatto, è certo che altri contemporanei dell'Ariosto -hanno appunto esaltato l'onestà della bella duchessa. E -questo è sicuro, che nel periodo della sua vita in Ferrara -essa si mostrò qual modello di donna virtuosa. -</p> - -<p> -Alla corte sua viveva una giovane dama, le cui attrattive -affascinavano tutti i cuori, sino a che non divenne -cagione di un tragico avvenimento. Era quell'Angela Borgia, -che Lucrezia aveva seco menato da Roma a Ferrara, -un tempo fidanzata di Francesco Maria Rovere. Non si sa -quando la promessa di matrimonio sia stata sciolta. Dovett'essere -forse appena dopo la morte di Alessandro. Allora, -come s'è visto, l'erede di Urbino si ammogliò con -Eleonora Gonzaga. Fra gli adoratori di Angela erano i due -fratelli del duca Alfonso, il cardinale Ippolito e Giulio, -figliuolo naturale di Ercole, uomini egualmente rotti al -vizio. Un giorno che il cardinale le offriva gli omaggi -suoi, Angela vantò i belli occhi di Giulio. Il geloso libertino -ne sentì dispetto sì forte, che concepì tutto un disegno di -vendetta veramente infernale. Il reverendo cardinale ordinò -a compri sicarii di cogliere in agguato il fratello, di -ritorno da una caccia, e di cavargli quegli occhi, che -donna Angela aveva trovati sì belli. L'attentato fu compiuto -in presenza del cardinale stesso; ma non riuscì così a -pieno com'ei avrebbe desiderato. Il ferito fu trasportato -al suo palazzo, ove i medici potettero per gran ventura -salvargli un occhio. Il criminoso fatto accadde il 3 novembre -<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> -1505.<a class="tag" id="tag249" href="#note249">[249]</a> Tutta la corte ne fu in grande commozione. Il -duca, è vero, punì il cardinale, esiliandolo temporaneamente; -ma l'infelice Giulio aveva ben motivo di rimproverargli, -ch'innanzi a quel delitto s'era rimasto indifferente. -Egli ardeva di vendicarsi, e il suo furore doveva ben presto -trarsi dietro le più terribili conseguenze. -</p> - -<p> -Per l'Ariosto, cortigiano dell'empio cardinale, l'imbarazzo -non fu poco nè piccolo. Se la cavò in modo, a -dir vero, punto onorevole; il che contribuisce a scemare -valore alle lodi da lui tributate a Lucrezia. L'adulazione -l'acciecò e l'indusse a scrivere un'egloga, nella quale assegnava -le ragioni dell'attentato, e cercava in parte riabilitare -gli assassini, dipingendo con foschi colori il carattere di -Giulio. Nell'egloga stessa diè anche la stura ad un entusiastico -panegirico di Lucrezia. Ne lodò non solo la bellezza -e lo spirito e le opere di pietà, ma sopra ogni cosa -la pudicizia, per la quale sarebbe già stata glorificata -prima di venire a Ferrara.<a class="tag" id="tag250" href="#note250">[250]</a> -</p> - -<p> -Un anno dopo, il 6 dicembre 1506, Lucrezia sposò -donna Angela col conte Alessandro Pio di Sassuolo. E, -per strano accidente, più tardi il figlio di costoro, Giberto, -fu marito d'Isabella, figlia naturale del cardinale -Ippolito. -</p> - -<p> -Intanto, nel mese stesso di novembre, in cui ebbe -luogo l'attentato, un avvenimento in Vaticano fece su -Lucrezia gravissima impressione, e risvegliò in lei le più -penose ricordanze. La Giulia Farnese, la compagna della -sua sciagurata gioventù, vi apparve in condizioni tali, -che ella dovette sentirsene commossa davvero. Non sappiamo -<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> -quali casi incontrasse l'amante di Alessandro poco -innanzi e dopo la morte di costui. Probabilmente andò a -vivere col marito Orsini al Castello di Bassanello; ed ivi -forse si ritirò pure la suocera Adriana. Per lo meno troviamo -colà la Giulia nel 1504, anno in cui nella famiglia -Orsini fu consumato uno di quei delitti di sangue, così -frequenti nella storia delle famiglie italiane. La sorella di -Giulia, Girolama Farnese, la vedova di Puccio Pucci, -erasi in seconde nozze sposata col conte Giuliano Orsini -di Anguillara. Il figliastro Giambattista di Stabbia ammazzò -Girolama, perchè, come fu detto, essa stessa aveva voluto -avvelenar lui. Giulia diede sepoltura all'uccisa sorella -in Bassanello. -</p> - -<p> -L'anno appresso dev'essere andata a Roma ed aver -preso dimora nel palazzo degli Orsini. Suo marito era -morto, e forse morta doveva esser pure Adriana Ursina; -mentre non comparisce nell'atto solenne avuto luogo in -Vaticano nel novembre 1505. Ivi, a grandissimo stupore -di tutta Roma, Giulia maritò l'unica figlia sua, Laura, -col nipote carnale di papa Giulio II, Niccolò Della Rovere, -fratello del cardinal Galeotto. -</p> - -<p> -Laura, per quanti erano addentro a' misteri della madre, -passava per figliuola di Alessandro VI, e quindi per -sorella naturale della duchessa di Ferrara. All'età di sette -anni appena la madre, il 2 aprile 1499, l'aveva formalmente -promessa in isposa al dodicenne figliuolo di Raimondo -Farnese. Il legame era poscia stato sciolto, per dar -luogo all'altro, il più splendido che l'ambizione di quella -donna sapesse desiderare.<a class="tag" id="tag251" href="#note251">[251]</a> -</p> - -<p> -L'assenso di Giulio II all'unione di suo nipote con -la bastarda di Alessandro VI è uno de' fatti più singolari -nella storia personale di questo Papa. Sembra indicare la -<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> -sua riconciliazione con i Borgia. Egli gli aveva odiati, sino -a che fu loro nemico; ma l'odio suo non aveva mai avuto -motivi morali. Giulio II non ha mai disprezzato Alessandro e -Cesare: piuttosto, al pari del Machiavelli, n'ha riconosciuto -con ammirazione la forza. Niun documento ci attesta, che -asceso al trono egli abbia intrattenuto relazioni personali -con Lucrezia Borgia. Pure è da tenere per sicuro, che lo -abbia fatto, per riguardo alla casa degli Este. Una volta soltanto -aveva recato sfregio gravissimo a Lucrezia, quando -il 24 gennaio 1504, mettendo Guglielmo Gaetani in possesso -di Sermoneta, scrisse una Bolla in termini così poco -riguardosi, che vi dava, senza complimenti, ad Alessandro -VI del truffatore, avido di arricchire i suoi con le -spoliazioni degli altri.<a class="tag" id="tag252" href="#note252">[252]</a> E signori di Sermoneta erano stati -per lo appunto Lucrezia prima, poi il figlio Rodrigo. -</p> - -<p> -Più tardi, soprattutto quando Alfonso fu venuto al governo, -le relazioni del Papa con Lucrezia dovettero farsi -più amichevoli. Ella continuò pure a mantenere un commercio -epistolare con Giulia Farnese. Senza dubbio ebbe -da questa la nuova dell'unione della figlia con la Casa -del Papa. -</p> - -<p> -Il matrimonio fu solennizzato in Vaticano, presenti -Giulio II, il cardinale Alessandro Farnese e la madre della -sposa. Quel giorno segnò per Giulia uno de' più grandi -trionfi nella sua vita così piena di avventure. Aveva soggiogato -la resistenza morale di un altro Papa; e questi era -il nemico di Alessandro e l'autore della rovina di Cesare. -Essa, l'adultera, la ganza di Alessandro VI, stigmatizzata -con le satire di Roma e di tutta Italia, compariva ora in -Vaticano, come una delle più cospicue signore dell'aristocrazia -romana, come l'<i>illustrissima gentildonna Julia de -Farnesio</i>, vedova dell'Orsini, per sposarvi la figlia sua e di -<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> -Alessandro col nepote di Giulio II, e così assolvere e purificare -il suo peccaminoso passato. In quel tempo essa era -ancora donna bella e seducente, che toccava, tutt'al più, -il trentesimo anno dell'età sua. -</p> - -<p> -Questa fortuna e questa reintegrazione dell'onor suo — se -pure, rispetto alla morale del tempo, accade di ciò -parlare — essa le doveva alla reputazione del fratello, il -cardinale. Vi furono anche riguardi politici che indussero -il Papa a quella unione. Per effettuare il suo disegno di -ricostituzione dello Stato della Chiesa, egli voleva innanzi -tutto guadagnarsi l'animo delle grandi famiglie romane. -Tirò dalla sua i Farnesi e gli Orsini. Nel maggio 1506 maritò -la propria figlia naturale, Felice, con Giangiordano -Orsini di Bracciano; e nel luglio dello stesso anno diede -la nipote Lucrezia Gara Della Rovere, sorella di Niccolò, -in moglie a Marcantonio Colonna. -</p> - -<p> -La giovane Laura Orsini ereditò Bassanello e i diritti -sul palazzo di Monte Giordano in Roma. Dopo quel tempo -la madre Giulia scompare di nuovo dalla scena. E non -è più visibile nè sotto Giulio II, nè sotto Leone X. Il 14 -marzo 1524 fece testamento in favore delle nipoti Isabella -e Costanza, pel caso che la figliuola non avesse discendenti. -Il 23 marzo dello stesso anno l'ambasciatore veneto -in Roma, Marco Foscari, scriveva alla Signoria: «La sorella -del cardinale Farnese, madonna Giulia, un tempo -amante di papa Alessandro, è morta.» Queste parole -danno a credere che la sia morta in Roma. Di Giulia <i>bella</i> -non abbiamo nessun ritratto autentico. Soltanto la tradizione -romana pretende che delle due figure marmoree, che -ornano il sarcofago di Paolo III Farnese in San Pietro, -l'una, la <i>Giustizia</i>, rappresenti l'immagine fedele della -sorella, la Giulia Farnese, e l'altra, la <i>Saviezza</i>, quella -della madre di lui, Giovannella Gaetani. -</p> - -<p> -La figliuola di Giulia restò signora di Bassanello e -<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> -Carbognano. Ebbe un figlio, Giulio Della Rovere, che più -tardi ebbe grido di uomo molto dotto.<a class="tag" id="tag253" href="#note253">[253]</a> -</p> - -<p> -Frattanto l'attentato commesso contro Giulio d'Este -adduceva tali conseguenze, che la casa di Ferrara si trovò -minacciata da una terribile catastrofe. Giulio accusava Alfonso -d'iniquità; e invece i molti amici del cardinale trovavano -l'esilio di lui sin troppo duro. Ippolito aveva gran -seguito in Ferrara. Egli era uomo mondano e prodigo; -mentre il duca, tutto immerso nelle sue inclinazioni positive -e nelle sue occupazioni pratiche, trascurava la corte -e la nobiltà. Un partito si formò, che aspirava ad un violento -cambiamento di governo. Rivoluzioni siffatte furon -tutt'altro che nuove nella casa degli Este, sin nel tempo -in che Ercole era venuto al potere. -</p> - -<p> -Giulio fece entrare ne' suoi disegni di vendetta alcuni -nobili malcontenti, e uomini senza coscienza ch'erano al -servizio del duca: il conte Albertino Boschetti da San Cesario, -il genero di lui, capitano della Guardia palatina, un -cameriere, un cantante di camera del duca, e alcuni altri. -Alla congiura prese parte anche Don Ferrante, germano di -Alfonso, al quale, come procuratore di costui, era stata affidata -Lucrezia in Roma. Intendimento di Giulio era di spedire -all'altro mondo il cardinale, avvelenandolo; e, poichè il -fatto non sarebbe passato impunito ove Ercole rimanesse -in vita, di ammazzare anche quest'ultimo e mettere sul -trono Don Ferrante. L'uccisione di Alfonso doveva aver -luogo in un ballo in maschera. -</p> - -<p> -Il cardinale, ch'era servito egregiamente dalle sue -spie in Ferrara, ebbe notizia del disegno, e potè presto -avvertirne il fratello Alfonso. Ciò fu nel luglio 1506. I congiurati -cercarono salvezza nella fuga. Pure non riuscì fuggire -che a Giulio e al cantante Guasconi, il primo a Mantova, -<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> -il secondo a Roma. Il conte Boschetti fu preso a -poca distanza da Ferrara. Quanto a Don Ferrante, sembra -non abbia fatto tentativo alcuno di fuga. Condotto alla -presenza del duca, gli si gettò a' piedi, implorando grazia. -Ma, inetto oramai a contener lo sdegno, Alfonso non -solo lo scacciò adirato da sè; ma con uno stocco, che -aveva in mano, gli cavò fuori un occhio. Quindi lo fece -rinchiudere nella torre del castello. Colà fu ben presto -menato anche Don Giulio, consegnato, dopo alquanta resistenza, -dal marchese di Mantova. Il processo di crimenlese -fu subito condotto a termine, e i colpevoli condannati -a morte. Primo ad esser decapitato innanzi al Palazzo della -Ragione fu il Boschetti con due de' complici suoi. Lo spettacolo -dell'esecuzione è con precisione figurato in una -statistica criminale di Ferrara di quel tempo; e il notevole -manoscritto si conserva nella Biblioteca dell'Università. -</p> - -<p> -I due principi dovevano essere impiccati il 12 agosto -nella corte del castello. Il patibolo era già stato rizzato; -le tribune andavan popolandosi; il duca venne a prendere -il suo posto; furon condotti i due infelici coperti di catene. -Alfonso fece allora un segno: egli rendeva grazia a' suoi -fratelli. Privi di sensi, furon questi riportati nel carcere. -La loro pena era la prigione in vita. E vi languirono -per lunghi anni, anche dopo la morte di Alfonso. Nulla -potette mai ammollire il cuore di quest'uomo crudele. -Tutto il tempo che visse seppe acconciarsi al pensiero, che -i miseri fratelli giacevano là, nella torre, in quel castello -stesso, ove egli libero entrava e usciva, ove abitava, ove -non di rado trovava gioia e contento. Tali gli Este, quelli -che l'Ariosto nel suo poema ha levati a cielo. Don Ferrante -cedette alla morte il 22 febbraio 1540 nell'età di -63 anni. Don Giulio ricuperò la libertà nell'anno 1559, -e poscia morì il 24 marzo 1561, di 83 anni. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> -</p> - -<h3>VIII.</h3> - -<p> -Proprio nel tempo che quella tragedia si svolgeva -alla corte di Ferrara, e che alla memoria di Lucrezia dovevano -ripresentarsi vivi i ricordi della sua passata vita, -Giulio II usciva da Roma per dar seguito alle sue ardite -imprese. Queste eran rivolte alla ricostituzione dello Stato -della Chiesa, mercè la scacciata di quei tiranni, che un -tempo avevano potuto schivare il ferro di Cesare. Come -vassallo della Chiesa, Alfonso mandò truppe ausiliarie. Non -prese però parte di persona alla spedizione; mentre invece -Guidobaldo d'Urbino, che aveva adottato Francesco Maria -Della Rovere a figlio e successore suo, e il marchese Gonzaga -servivano personalmente nell'esercito di Giulio II. -Il 12 settembre 1506 il Papa entrò in Perugia, i cui tiranni, -i Baglioni, pieni di timore e spavento, gli si sottomisero. -L'11 novembre fece il suo ingresso in Bologna, -dopochè Giovanni Bentivoglio, la moglie Ginevra e tutti i -figliuoli loro eran già sulla via dell'esilio. Colà Giulio fece -alto, gettando avidi sguardi sulla Romagna, una volta -Stato di Cesare, ed ora in potere de' Veneziani. -</p> - -<p> -Uno strano caso faceva proprio allora apparir di nuovo -in lontananza la già dileguata figura di quel duca di Romagna. -Il 26 novembre giunse a Lucrezia la nuova, che il -fratello era evaso dalla sua prigione nella Spagna. Il giorno -dopo ella ne informò il marchese Gonzaga, ch'era a Bologna -come Capitan Generale della Chiesa. -</p> - -<p> -Per la liberazione di Cesare ella erasi dato un gran da -fare; ma le intercessioni sue non fecero presa sull'animo -del re di Spagna. Finalmente per circostanze accidentali -quegli ottenne libertà. Lo Zurita racconta che Ferdinando -il Cattolico nella primavera del 1506 voleva prender Cesare -<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> -dalla prigione di Aragona e menarlo seco in Napoli, ove -andava per ordinarvi le faccende del Reame e per assicurarsi -di Consalvo, della cui fedeltà aveva cominciato a -insospettire. Ma il genero, l'arciduca Filippo, col quale -era in una certa tensione, in causa delle pretensioni che -colui affacciava sul governo della Castiglia, negò di render -Cesare prigioniero in Medina, ch'era luogo castigliano. -Ora, assente Ferdinando per quel viaggio, Filippo venne -a morte in Burgos il 5 settembre 1506. E Cesare approfittò -per fuggire di questa circostanza e anche della lontananza -del re. La fuga fu aiutata dal partito castigliano, -che aveva in mente servirsi del celebre condottiero. -</p> - -<p> -Il 25 ottobre egli fuggì dal Castello di Medina sulla -terra del conte di Benavente, ove si fermò dapprima. Alcuni -baroni, che desideravano rimettere il governo della -Castiglia nelle mani di Massimiliano, padre di Filippo, volevano -mandarlo ambasciatore nelle Fiandre alla Corte dell'imperatore. -Ma, svanito il progetto, Cesare se ne andò a -Pamplona, dal cognato, il re di Navarra, anch'egli implicato -ne' negozii castigliani e in quel momento in guerra -col suo ribelle Conestabile, il conte di Lerin. -</p> - -<p> -Di lì scrisse al marchese di Mantova. Questa è l'ultima -lettera che abbiamo di lui, o che almeno ci è nota: -</p> - -<p> -«Illustrissimo Principe e signor Cognato, onorando -qual fratello. — Avviso Vostra Eccellenza, come, dopo -tanti travagli, è piaciuto al Signor Nostro Iddio liberarmi -e cavarmi di prigione. In qual modo sia ciò accaduto, intenderà -dal mio segretario Federigo, esibitore della presente. -Piaccia a Dio, d'infinita clemenza, che ciò sia per -maggior suo servizio. Al presente mi trovo in Pamplona -con gl'illustrissimi re e regina di Navarra. Vi giunsi il -3 dicembre, della qual cosa, come di ogni altra, Vostra Signoria -sarà a pieno informata dal nominato Federigo. Piaccia -a lei prestargli, per quanto sarà per dire in mio nome, -<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> -tutta quella fede, come farebbe alla mia persona propria. Mi -raccomando per sempre all'Eccellenza Vostra. — Da Pamplona, -il 7 dicembre 1506. Di Vostra Eccellenza compare -fratello minore Cesare.» -</p> - -<p> -La lettera è suggellata con ostia. Il suggello porta le -doppie armi di Cesare, finamente incise, con l'iscrizione: -<i>Cæsar Borgia De Francia Dux Romandiolæ</i>. Uno degli scudi -contiene l'arme de' Borgia co' gigli francesi, dalla cui corona -si levano sette draghi dalle lingue aguzze; l'altro, l'arme -della moglie di Cesare con i gigli di Francia e un pegaso -che sormonta il cimiero.<a class="tag" id="tag254" href="#note254">[254]</a> -</p> - -<p> -Il segretario di Cesare giunse a Ferrara sugli ultimi di -dicembre.<a class="tag" id="tag255" href="#note255">[255]</a> Difficilmente era stato mandato in Italia solo -per confermare la liberazione del suo signore. Egli vi veniva -pure per investigare lo stato delle cose, e vedere se -una restaurazione del duca di Romagna fosse ancora possibile. -Ma per simili sogni niun momento poteva essere più -inopportuno della fine dell'anno 1506, quando Giulio II -aveva preso appunto possesso di Bologna. Il marchese Gonzaga, -sulla cui benevolenza Cesare faceva ancora assegnamento, -era colà Generalissimo dell'esercito papale. E -questo, come si teneva, era già pronto ad un'impresa in -Romagna. Pure la Romagna era l'unico paese, nel quale -Cesare potesse avere in vista una restaurazione. Il suo buon -governo vi aveva lasciato orma profonda; e i Romagnoli -avrebbero preferito la dominazione di lui, anzichè sottomettersi -al reggimento della Chiesa. È giusto ciò che lo Zurita, -lo storico d'Aragona, dice: «La liberazione di Cesare -costernò il Papa, perchè il duca era tale uomo che da se -solo bastava a mettere sossopra l'Italia intera. Egli era -amato assai non solo dalla gente di guerra, ma anche da -<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> -molti in Ferrara e nelle terre della Chiesa: fatto che raramente -scontrasi in tiranno altro qualsiasi.» -</p> - -<p> -L'inviato di Cesare osò spingersi sino a Bologna, -nonostante che vi fosse il Papa; e questi lo fece prendere. -Informatane Lucrezia, scrisse al marchese Gonzaga questa -lettera: -</p> - -<p> -«Illustrissimo signor Cognato e Fratello riveritissimo. — Ho -appunto inteso che per commissione di Sua Santità, -Nostro Signore, è stato preso in Bologna Federigo, cancelliere -del signor Duca, mio fratello. Io son certissima ch'egli -non si troverà in mancamento alcuno, non essendo venuto -per fare o per dire alcunchè di disaggradevole o di molesto -per Sua Santità, mentre nulla di simile penserebbe nè ardirebbe -Sua Eccellenza. Che se colui avesse avuto alcuna -commissione, me l'avrebbe anticipatamente comunicata, -ed io non avrei giammai tollerato nè tollererei ch'egli fosse -motivo anche a sospetto, essendo io, al pari dell'Illustre -mio Signor Consorte, devotissima e fedelissima serva di Sua -Beatitudine. Quanto a me, non trovo nè so ch'egli sia venuto -per altro se non per portare la nuova della liberazione. -Onde tengo per cosa indubitata che egli sia del tutto innocente. -Ma la detenzione è un fatto che ha per me un peso -grave, massime per lo smacco che può derivarne al detto -Duca mio fratello, quasi non fosse in grazia di Sua Santità; -e lo stesso vale pure riguardo a me. Io prego adunque -quanto più so e posso l'Eccellenza Vostra, e per quanto -amore la mi porta, di adoperarsi in ogni guisa presso Sua -Santità, perchè colui presto sia rilasciato. E questa cosa io -spero dalla benignità di quella, e dalla efficacia ed intercessione -di Vostra Eccellenza. Perocchè niun piacere nè beneficio -potrei dall'Eccellenza Vostra al presente ricevere -maggiore di questo, e pel quale sapessi esserle più obbligata -e per l'onor mio e per ogni rispetto. Sicchè di nuovo -le raccomando di tutto cuore questo affare. E me le offro -<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> -e raccomando. — Ferrara, 15 gennaio 1507. Di Vostra -Eccellenza sorella e serva la Duchessa di Ferrara.»<a class="tag" id="tag256" href="#note256">[256]</a> -</p> - -<p> -Da Pamplona Cesare mandò il Requesenz, il suo antico -maggiordomo, al re di Francia, per impetrare la permissione -di tornare alla Corte e al servizio di lui. Ma Luigi XII -non volle saperne. All'inviato, che a nome di Cesare pretendeva -il Ducato di Valenza e la pensione per lo innanzi -percepita come principe della Casa di Francia, fu risposto -con un rifiuto.<a class="tag" id="tag257" href="#note257">[257]</a> -</p> - -<p> -Ben presto la morte veniva a porre termine a tutte -le speranze del famoso avventuriero. Al soldo del cognato -di Navarra, Cesare cingeva d'assedio il vassallo di lui Don -Loys de Beamonte, conte di Lerin, nel Castello Viana. -Quivi cadde morto in una imboscata, valorosamente pugnando, -il 12 marzo 1507. Il luogo è nella diocesi di -Pamplona; e per strana coincidenza, come lo Zurita nota, -il giorno della morte di Cesare fu quello stesso, in cui -aveva un tempo ricevuto il Vescovado di Pamplona. E in -questa città con grande onoranza fu anche seppellito. Non -aveva che 51 anno, proprio come Nerone. -</p> - -<p> -La caduta dell'uomo formidabile, che una volta aveva -fatto tremare l'Italia intera, e il cui nome era divenuto celebre -per ogni dove, liberava Giulio II da un pretendente, -che col tempo avrebbe potuto diventargli molesto assai. Chi -può dire difatti tutti gl'imbarazzi che Cesare avrebbe potuto -procacciargli o nella guerra con Venezia pel possesso della -Romagna, come alleato e condottiero della Repubblica, o -ancor più in quella del Papa stesso con la Francia, dopo -la defezione di lui dalla Lega di Cambray? Niun dubbio -che Luigi XII, tutto spirante vendetta, avrebbe ricondotto -<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> -Cesare in Romagna, messo a profitto gli antichi legami in -quel paese, come pure le grandi attitudini di lui. -</p> - -<p> -La nuova della morte di Cesare giunse a Ferrara da -Rema e da Napoli, nell'aprile 1507, mentre il duca Alfonso -era assente. Il suo consigliere Magnanini e il cardinale -Ippolito celarono i dispacci alla travagliata duchessa, -prossima a sgravarsi, la quale per altro aveva già dell'accaduto -più che un presentimento. Le si disse soltanto, -che in un combattimento il fratello era stato ferito. In -preda a profonda commozione, si ritrasse in un convento -della città, e vi passò due giorni pregando; quindi fece ritorno -al palazzo. Non appena il rumore della morte di -Cesare era arrivato all'orecchio di lei, aveva spedito il servitore -Tullio a Navarra. Ma, confermatosi della realtà del -fatto, questi a mezza strada tornò indietro a Ferrara. Era -quivi venuto pure il Grasica, scudiero di Cesare, che aveva -assistito ai funerali del duca in Pamplona; e diede notizie -precise sulle circostanze della morte. Il cardinale si decise -oramai a dire a Lucrezia la verità, consegnandole la lettera -del marito Alfonso, che recava la triste nuova.<a class="tag" id="tag258" href="#note258">[258]</a> -</p> - -<p> -La duchessa mostrò più rassegnazione di quello si potesse -aspettare. Il dolor suo si mescolava con l'amarezza di -tutte quelle rimembranze e di quei sentimenti, che la vita -in Ferrara aveva potuto sopire, non estinguere del tutto. -E ben due volte risursero nell'anima sua più prepotenti e -spaventevoli che mai: alla morte del padre, e ora alla morte -del terribile fratello, l'uccisore del suo giovane sposo Alfonso. -Se è lecito pensare che il cordoglio suo, oltre tutte -le altre ragioni che concorrevano a generarlo, fu essenzialmente -il prodotto del più santo de' sentimenti, lo spettacolo -di Lucrezia, che piange la morte di Cesare Borgia, rappresenta -<span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span> -davvero uno de' più bei trionfi dell'amore fraterno. -E a noi piace tener così, perchè, di certo, quest'amore è -il più puro e generoso di tutti i sentimenti umani. -</p> - -<p> -In verità, bisogna riconoscerlo, Cesare Borgia non appariva -nè alla sorella nè in generale a' contemporanei quale -lo vediamo noi oggi. Oggi per noi i suoi misfatti sembrano -sempre più neri; mentre invece le sue buone qualità e -quella sua importanza, tanto per politiche ragioni esaltata -dal Machiavelli, si sono via via rimpicciolite. E per ogni -pensatore la possanza, cui quel giovane avventuriero, per -rincontro di condizioni affatto peculiari, seppe levarsi, non -può che esser prova di ciò, che la moltitudine volgare, paurosa -e ignorante, è capace di sopportare. Essa sopportò anche -la puerile grandezza di un Cesare Borgia, innanzi al -quale principi e città allibirono per anni. Ned egli, del -resto, fu l'ultimo idolo della storia, sfacciato tanto quanto -intimamente vuoto, innanzi al quale il mondo si sia prosternato -tremando. -</p> - -<p> -Ma quando anche Lucrezia non si fosse formato un giudizio -chiaro sul conto di suo fratello, pure nè la memoria -nè la mente sua potevano esser diventate mute e inerti. Per -parte sua lo perdonò; ma dovette domandarsi, se lo perdonerebbe -del pari l'incorruttibile giudice delle azioni -umane. E noi sappiamo ch'ella era cattolica credente e fervorosa -nel senso della religione di quel tempo. Possiamo -quindi immaginare quante messe espiatorie facesse dire -per l'anima di Cesare, e quante preghiere volgesse al Cielo -in suffragio della stessa. -</p> - -<p> -Ercole Strozzi cercò confortarla con pompose poesie, -nel 1508 le dedicò un epicedio per Cesare. Questa poesia -barocca è notevole pel concetto dell'autore, e quasi è lecito -chiamarla l'accompagnamento poetico del <i>Principe</i> del Machiavelli. -In prima il poeta mostra la profonda angoscia delle -due donne, Lucrezia e Carlotta, che spargono sul caduto -<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> -caldissime lagrime, come già altra volta ne versarono per -Achille Cassandra e Polissena. Dipinge l'eroica carriera di -Cesare, pari al grande Romano nelle geste come nel nome. -Novera tutte le città di Romagna da lui conquistate, e -accusa l'invido destino che non gli permise conquistarne -altre, perchè in tal caso non avrebbe lasciato a Giulio II la -gloria di Bologna. Racconta che, tempo innanzi, il genio di -Roma era apparso al popolo romano e aveva profetizzato -la fine di Alessandro e di Cesare, deplorando che con loro -svaniva la speranza sua di vedere una volta venire la sua -salute dalla stirpe di Callisto, siccome gli Iddii le avevan -promesso. Ora Crato istruisce il poeta intorno a tal promessa. -Pallade e Venere, quella amica di Cesare e Spagnuoli, -questa italiana di patria e indignata che stranieri avessero -a padroneggiare su' discendenti di Troia, avevano, disputando -tra loro, levato i loro richiami innanzi a Giove, e -accusatolo di non aver mantenuto la promessa di dare all'Italia -un re eroico. Giove avevale calmate: il fato era irresistibile. -È vero che Cesare aveva dovuto morire come -Achille; ma dalle due stirpi degli Este e de' Borgia, derivate -da Troia e dall'Ellade, nascerà l'eroe promesso. Pallade -quindi entra in Nepi, ove, dopo la morte di Alessandro, -Cesare giaceva malato di peste; e al suo letto, sotto le -sembianze del padre di lui, gli presagisce la morte, cui egli, -nella coscienza della sua gloria, doveva affrontare da eroe. -Poscia s'invola come uccello, e corre a Ferrara da Lucrezia. -Descritta la caduta di Cesare in Spagna, il poeta -consola la sorella prima con filosofici luoghi comuni, e poi -annunziandole ch'ella sarebbe la madre del predestinato -figlio d'eroi.<a class="tag" id="tag259" href="#note259">[259]</a> -</p> - -<p> -Stando all'asserzione dello Zurita, Cesare Borgia non -<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> -lasciò che un'unica figliuola, la quale visse con la madre -sotto la protezione del re di Navarra. Ebbe nome Luisa. Si -maritò più tardi con Luigi De La Tremouille; e, morto costui, -con Filippo di Bourbon, barone di Busset. La madre, -Carlotta d'Albret, dopo una vita tanto commossa, si diede -alla pietà e devozione contemplativa. Ritirata dal mondo, -morì gl'11 marzo 1514. Due figliuoli naturali di Cesare, -Girolamo e Lucrezia, vivevano in Ferrara, ove l'ultima si -fece monaca, e nel 1573 morì badessa di San Bernardino.<a class="tag" id="tag260" href="#note260">[260]</a> -</p> - -<p> -Nel febbraio 1550 in Parigi saltò fuori un altro bastardo -di Cesare. Era un prete che si spacciava per figliuolo -naturale del duca, di nome Don Luigi. Era venuto di Roma -per chiedere soccorsi al re di Francia, avendo, com'ei diceva, -suo padre incontrato la morte nel regno di Navarra -in servizio della Corona di Francia. Gli furon dati 100 ducati, -co' quali se ne tornò a Roma.<a class="tag" id="tag261" href="#note261">[261]</a> -</p> - -<h3>IX.</h3> - -<p> -Ben due volte Lucrezia aveva per sciagurato accidente -tradite le speranze di Alfonso di aver discendenti. Finalmente -il 4 d'aprile gli partorì un figliuolo. Gli si diede il -nome dell'avo paterno. -</p> - -<p> -Ercole Strozzi, alla nascita di questo erede al trono, -festeggiò il compimento delle sue predizioni. In un genetliaco -adulava la duchessa, esprimendo l'augurio, che le -geste dello zio Cesare e dell'avo Alessandro potessero un -giorno servir di modello al figliuolo. Perchè coloro lo avrebbero -fatto ricordare di Camillo e degli Scipioni e degli eroi -della Grecia. -</p> - -<p> -Passarono poche settimane appena, ed il geniale poeta -<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> -fece una fine orribile. Il suo trasporto per Lucrezia non era -certamente che di cavalier cortigiano o di poeta, che s'inchina -alla bellezza. Oggetto invece delle sue passioni era -Barbara Torelli, la giovane vedova di Ercole Bentivoglio. -Ella lo preferì ad altro gentiluomo ferrarese. E il fortunato -Strozzi la sposò nel maggio 1508. -</p> - -<p> -Il mattino del 6 giugno, tredici giorni dopo, il poeta era -steso morto all'angolo del Palazzo Este, detto oggi Pareschi, -avviluppato nel suo mantello, i capelli arruffati, il corpo -coperto di ventidue ferite. Tutta Ferrara ne fu costernata. -Lo Strozzi era il decoro della città, uno de' poeti più ricchi -d'ingegno del tempo suo, il prediletto di tutti i cultori degli -studii, amico del Bembo e dell'Ariosto, favorito della -duchessa, in grande reputazione presso la corte. Dalla -morte del padre, Tito aveva occupato il posto da colui tenuto, -di capo de' dodici giudici di Ferrara. Era ancora nel -fiore degli anni: aveva toccato appena il ventisettesimo. -</p> - -<p> -Quest'orribile avvenimento dovette riporre in mente a -Lucrezia il giorno dell'uccisione del fratello Gandia. E come -questa era rimasta avvolta nel mistero, il cui velo non fu -mai sollevato, così pure la morte dello Strozzi. «Niuno nominò -l'autore dell'assassinio, poichè il pretore tacque:» -così disse più tardi Paolo Giovio nel suo elogio del poeta. -Ma chi mai poteva far tacere il giudice, se non coloro che -ne avevano la potestà? -</p> - -<p> -Il fatto è stato attribuito ad Alfonso. Gli uni affermano -che facesse ammazzare lo Strozzi per passione, ond'era preso -per la moglie di lui; altri invece che vendicasse in lui il -favore dispensatogli da Lucrezia. Anche i più moderni scrittori, -che si sono sforzati di schiarire quel mistero, e che se -ne riportano alle corrispondenze intime del tempo, dànno -la colpa ad Alfonso.<a class="tag" id="tag262" href="#note262">[262]</a> E che il duca, il quale pure non solo -<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> -aveva punito con tanta crudeltà i congiurati contro la vita -sua, ma era in generale mantenitore spietato delle leggi in -tutta la loro severità, non facesse trattar l'affare dal magistrato, -è, certamente, tale un fatto, che solleva contro di -lui gravissime ragioni di sospetto. -</p> - -<p> -Lucrezia è stata pur essa indicata come colpevole dell'uccisione, -forse per gelosia verso Barbara Torelli, forse -anche per tèma che lo Strozzi potesse propalare la relazione -di lei col Bembo, della quale egli doveva essere a parte, -soprattutto avendo il poeta sperato, mercè l'influenza della -duchessa, ottenere la dignità cardinalizia, speranza che era -poi rimasta frustrata. I moderni non hanno a ciò prestato -fede alcuna. Anche l'Ariosto non credette all'accusa; altrimenti, -come mai avrebbe osato in quel tempio d'onore -delle donne di casa d'Este porre a fianco dell'immagine -di Lucrezia appunto Ercole Strozzi, come araldo della gloria -di lei? Avesse pur scritta la sua ottava, ciò che non è -verosimile, innanzi la morte del poeta, l'avrebbe, ove fosse -stato da quell'accusa preoccupato, in altro modo concepita -al momento di pubblicare nel 1516 il suo poema per le -stampe. -</p> - -<p> -Non credette alla colpa di Lucrezia nemmeno Aldo -Manuzio, perchè proprio nel 1513 le dedicò l'edizione -delle poesie de' due Strozzi, padre e figlio, con una introduzione, -nella quale la levava alle stelle. -</p> - -<p> -Giulio II aveva intanto composta la Lega di Cambray, -il cui scopo era la distruzione della potenza veneziana. Anche -Ferrara v'era entrata a parte. La guerra quindi teneva -molto occupato Alfonso fuori della residenza e dello Stato -suo; e nella sua lontananza affidava a Lucrezia la reggenza. -In verità, essa reggeva ora in ben altro senso che -nel passato in Vaticano e a Spoleto. Nel 1509 ella vide -<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> -anche dappresso la tempesta guerriera, quando sul Po il -marito e il cardinale riportarono vittoria sulla flotta veneziana. -Il 25 agosto di quell'anno Lucrezia diè alla luce un -secondo figliuolo, Ippolito. -</p> - -<p> -Le guerre, che sconvolgevano l'Italia, attrassero oramai -nel gran movimento anche Ferrara. Nè l'agitazione si calmò -presto, ma solo quando Carlo V ebbe dato nuovo assetto -alle condizioni italiane. Onde, da questo tempo in poi, la -vita di Lucrezia subì l'influenza della politica. I primi anni -tranquilli in Ferrara eran passati insieme colla sua gioventù. -Ora si dedicò alla educazione de' suoi figliuoli, i principi -d'Este, e agli affari dello Stato, ogni volta che il marito -glieli confidò. Essa era donna accorta: sulla sua intelligenza -il padre non s'era ingannato mai. Anche come reggente -di Ferrara seppe guadagnarsi stima e reputazione. -Nella dedica delle poesie degli Strozzi, che Aldo le fece, -oltre le altre qualità, come il timor di Dio, la beneficenza -pe' poveri e la bontà verso coloro che le eran prossimi, celebrava -in modo particolare anche la eccellenza sua come -reggente, della quale «i cittadini ammiravano l'acuto giudizio -e lo spirito penetrante.» Anche volendo far la parte -all'adulazione in queste lodi, ne rimane pur sempre un'altra, -che è l'espressione della verità. -</p> - -<p> -Non v'è quindi a maravigliarsi, se d'allora in poi -la personalità di Lucrezia quasi scompaia, ovvero sia ecclissata -dalla storia politica di Ferrara. I cronisti della città -non più la rammentano che alla nascita de' figliuoli. E in -tutta la biografia di Alfonso di Paolo Giovio non è menzionata -che due o tre volte, ma con grande riverenza. -L'attrattiva personale, suscitata un tempo dalle avventure -di questa donna, era scomparsa col cessare delle stesse. -Anche le sue lettere ad Alfonso e le molte altre all'amica -sua Isabella Gonzaga sono pel biografo di lei pressochè -di nessun conto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> -</p> - -<p> -L'animo di Lucrezia era tutto immerso in quel mondo -saldo e compatto, del quale oramai faceva parte. In mezzo -a' serii ed alti doveri, che le incombevano, aveva trovato -il suo posto tranquillo; e solo di rado ebbe ancora a sentirsi -come turbata per eventi, che la riportavano con la -mente al periodo romano della sua vita. Il che avvenne -nel 1510 per la morte di Giovanni Sforza di Pesaro. -</p> - -<p> -Dopo il ritorno nello Stato lo Sforza per Bolla di -Giulio II v'era stato confermato qual feudatario. Da quel -tempo aveva cercato di governare con saviezza, introdotti -alcuni miglioramenti, e munito anche di nuovo il castello -di Pesaro. Egli era uomo dotto e dedito allo studio della -filosofia. Fu egli, come nota il Ratti, un biografo di casa -Sforza, l'autore dell'indice di tutto l'Archivio di Pesaro. -Nel 1504 s'era ammogliato ancora una volta con una nobile -veneziana, Ginevra, di casa Tiepolo, che lo aveva -conosciuto nell'esilio. Il 4 novembre 1505 n'ebbe un -figliuolo, Costanzo.<a class="tag" id="tag263" href="#note263">[263]</a> Non sappiamo in quali termini si -tenesse col d'Este a lui congiunto; ma non potettero -essere che freddi e tesi. Nella vita sua non poteva più -esservi motivo di contento davvero. Tutta la celebre casa -Sforza inclinante al tramonto o caduta di già, a lui non -rimaneva speranza alcuna in una lunga durata della sua -propria schiatta. Nel Castello di Gradara, ove il più del -tempo soleva vivere in solitudine, lo colse tranquillamente -la morte il 27 luglio 1510. -</p> - -<p> -Essendo il figliuolo bambino ancora, assunse la reggenza -di Pesaro il fratello suo naturale Galeazzo, che s'era -ammogliato con Ginevra, figlia di Ercole Bentivoglio. Ma, -quel fanciullo essendo morto il 5 agosto 1512, papa Giulio -negò a Galeazzo l'investitura. Egli costrinse quest'ultimo -degli Sforza di Pesaro ad un trattato, in forza del quale il -<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> -30 ottobre 1512 dovette consegnare il castello e la terra a -Francesco Maria Della Rovere, già, per la morte di Guidobaldo, -diventato duca d'Urbino sin dall'aprile 1508. Così -Pesaro fu riunito a quest'altro Stato. Galeazzo morì a Milano -il 1515, dopochè il duca Massimiliano Sforza avevalo istituito -suo erede. Per tal morte la linea de' signori di Pesaro -s'estinse, non avendo Giovanni Sforza lasciato che una -figliuola naturale, Isabella. Questa sposò il 1520 Cipriano -Sernigi, nobile fiorentino, e morì in Roma l'anno 1561, in -fama di donna illustre assai per coltura e dottrina.<a class="tag" id="tag264" href="#note264">[264]</a> Fu -sepolta in Laterano, ove può vedersene il profilo in marmo -e leggersi ancora quest'epitaffio: <i>Isabellae Sfortiae Ioannis -Pesaurensium F. Feminae Sui Temporis Prudentia ac Pietate -Insigni Exec. Test. P. Vix. Ann. LVII. M. VII. D. III. -Obiit Ann. MDLXI. XI. Kal. Febr. Consensu Nobilium De -Mutis Papazurris</i>. -</p> - -<p> -La morte del suo primo marito dovette rinnovare in -Lucrezia la coscienza della colpa sua verso lo stesso. Oramai -era in un'età e le disposizioni de' suoi sentimenti religiosi -erano tali, che non era più possibile che la leggerezza -la vincesse in lei sulla coscienza. Se non che i tempi -volgevano tanto burrascosi, che tosto ella diè altra direzione -a tutti i pensieri suoi. Il 9 agosto 1510, pochi giorni dopo -la morte dello Sforza, Giulio II scomunicò Alfonso e lo -dichiarò decaduto da tutti i feudi ecclesiastici. Il Papa allora -aveva ripreso i disegni dello zio Sisto, che, alleato con Venezia, -aveva un tempo voluto strappar Ferrara agli Este. -Rabbonito da' Veneziani con la cessione delle città romagnuole, -erasi Giulio riconciliato con la Repubblica, e domandato -ad Alfonso che anch'egli abbandonasse la lega -<span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span> -francese e desistesse dalla guerra contro Venezia. Al che -il duca erasi ricusato; e conseguenza di ciò fu la scomunica. -Dopo d'allora Ferrara, nella più stretta alleanza -con la Francia, si vide spinta in quella guerra furibonda, -che condusse alla celebre battaglia di Ravenna, degli 11 -aprile 1512, nella quale l'artiglieria di Alfonso decise le -sorti della giornata. -</p> - -<p> -Appunto in tal guerra e in occasione del tentativo -di Giulio II d'impadronirsi di Ferrara con una sorpresa -strategica, il famoso Bayard fece conoscenza di Lucrezia. -Tornando i cavalieri francesi, in compagnia de' loro commilitoni -ferraresi, trionfanti in Ferrara, dopo la conquista -della Bastìa, vennero accolti con altissime dimostrazioni -d'onore. A memoria di ciò il biografo del Bayard scrisse -più tardi in lode di Lucrezia: «Soprattutto la buona duchessa, -ch'era una perla in questo mondo, accolse i -Francesi con grande distinzione, e tutti i giorni dava loro -feste maravigliose e banchetti sul gusto italiano. Io oso -ben dirlo: nè del tempo suo nè molto innanzi s'è mai trovata -principessa di lei più gloriosa; mentr'ella era bella -e buona e dolce e cortese con tutti; e nulla è pure più sicuro -di questo che, comunque il marito di lei fosse principe -savio e coraggioso, nondimeno essa, mercè la sua -cortesia, gli ha reso buoni e grandi servizii.»<a class="tag" id="tag265" href="#note265">[265]</a> -</p> - -<p> -È noto come, per la morte di Gastone di Foix alla -battaglia di Ravenna, la vittoria di Francia si convertisse in -perdita, e la sconfitta del Papa in trionfo. Alfonso si vide -privo di difesa. Nel luglio 1512 s'affrettò ad andare a -Roma per ricevervi da Giulio l'assoluzione. Benchè ottenesse -questa, pure solo una fuga precipitosa potette salvarlo -<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> -dall'estrema rovina o dalla sorte medesima di Cesare Borgia. -Aiutato da' Colonna, che lo condussero a Marino, gli -riuscì travestito tornare a Ferrara. -</p> - -<p> -Furono giorni tormentosi per Lucrezia. Mentre tremava -per la vita del marito, ebbe anche la nuova della -morte del figlio suo, lontano ed espulso. Il 28 agosto 1512 -l'agente mantovano Stazio Gadio scriveva da Roma al suo -signore Gonzaga: «Qui si dà per certo che il duca di Bisceglie, -figlio della signora duchessa di Ferrara e di Don -Alfonso d'Aragona, sia morto a Bari, ove la duchessa di -quella città lo teneva seco.»<a class="tag" id="tag266" href="#note266">[266]</a> Lucrezia stessa ne informò una -persona sconosciuta con lettera del primo ottobre, nella -quale diceva: «Io mi trovo tuttavia involta in lacrime e -amaritudine per la morte del duca di Biselli, mio figliuolo -carissimo; su di che il latore della presente potrà darle i -particolari.» -</p> - -<p> -Ignoriamo i destini del povero Rodrigo ne' primi anni -dopo la morte di Alessandro e dopo che Cesare fu tradotto -in Spagna. Pure dobbiamo tenere per certo, che visse -in Napoli sotto la tutela de' cardinali Ludovico Borgia e -Romolini di Sorrento. Il re di Spagna, giusta i trattati anteriori, -lo riconobbe qual duca di Bisceglie, e vi sono ancora -del settembre 1505 documenti, ne' quali il luogotenente -del piccolo duca prestava giuramento di fedeltà nelle -mani de' due cardinali tutori.<a class="tag" id="tag267" href="#note267">[267]</a> Probabilmente Rodrigo fu -educato da donna Sancia, sua zia carnale. Anche questa -trovavasi col marito nel Reame di Napoli, ove Don Jofrè -fu riconosciuto nel possesso de' suoi beni. Sancia morì -senza figliuoli nel 1506, appunto durante il soggiorno di -Ferdinando il Cattolico a Napoli. Pertanto fecero ritorno -al re gran parte de' feudi di Don Jofrè, il quale nulladimeno -<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> -restò principe di Squillace. Egli si ammogliò una -seconda volta, e da questo matrimonio ebbe discendenti. -Nulla si sa della fine sua. Una delle sue nipoti, Anna de -Borgia, principessa di Squillace, come ultima discendente -di questo ramo portò in dote, sugl'inizii del XVII secolo, -quel possedimento nella casa Gandia di Spagna, sposando -Don Francesco Borgia. -</p> - -<p> -Morta la Sancia, Rodrigo dovette forse essere affidato -all'altra zia, sorella maggiore di suo padre. Era questa Isabella, -la più infelice delle donne di quel tempo, vedova di -Giangaleazzo di Milano, fatto morir di veleno da Lodovico -il Moro. In tutta la storia d'Italia di quel periodo, in cui -con l'invasione di Carlo VIII una tempesta di fortunose -vicende si scatenò sulle varie dinastie che la dominavano, -difficilmente potrebbe trovarsi una figura altrettanto tragica -quanto quella d'Isabella d'Aragona. Ella fu colpita -insieme dalla rovina delle due case Sforza e Aragona. E -d'ambo queste famiglie può ben dirsi ciò che il Caracciolo -nel suo <i>De varietate fortunae</i> ha detto degli Sforza: -«Non v'ha ancora tragedia, per orribile che sia, cui la -casa Sforza non possa offrire sufficiente materia.» Isabella -aveva assistito alla caduta di tutta la casa sua, un tempo -così potente, e visto menare il proprio figlio Francesco, -da Luigi XII, prigioniero in Francia, ove doveva morire -giovane ancora e sacerdote. Essa erasi ritirata a Bari, città -che Lodovico il Moro nel 1499 le aveva abbandonata, e ne -fu duchessa sino alla morte, sino cioè agl'11 febbraio 1524. -</p> - -<p> -Ora s'era preso seco il figliuolo di Lucrezia, il quale -moriva in casa sua all'età di tredici anni. Quest'ultima -pretese alla eredità di lui; e, come risulta da documenti, -la ebbe in effetto da Isabella d'Aragona, qual tutrice del -defunto, nella somma di alcune migliaia di ducati.<a class="tag" id="tag268" href="#note268">[268]</a> Quali -<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> -che fossero le circostanze, che costrinsero Lucrezia a tener -lontano da sè il figliuolo, è certo, ad ogni modo, che -questo infelice bambino lasciò sulla figura di lei un'ombra -sinistra. -</p> - -<h3>X.</h3> - -<p> -Grazie all'energia d'Alfonso e ai supremi sforzi dello -Stato, la guerra contro Ferrara era cessata. Pure Giulio II -aveva tolto allo Stato Modena e Reggio; perdita gravissima -per la casa d'Este, tanto che la storia di Ferrara -per parecchi anni si concentrò tutta nell'intento di riconquistare -le due città. Per fortuna d'Alfonso Giulio II morì -nel febbraio 1513. Sulla Santa Sede gli successe Leon X. -Aveva costui insino allora mantenuto amichevoli relazioni -con i principi d'Urbino e di Ferrara, i quali non sapevano -da lui aspettarsi che atti d'amicizia. Ma proprio per mano -di questo Medici, uomo falso, che riuscì a trarre tutti in -errore, dovevano quelle due case subire i più amari disinganni. -Alfonso andò in tutta fretta a Roma per l'incoronazione -di Leone, e se ne tornò a Ferrara con le migliori -speranze in una intera e perfetta riconciliazione con -la Santa Sede. -</p> - -<p> -Lucrezia in Ferrara s'era acquistata stima e affetto -presso l'universale. Era divenuta la madre del popolo. I -miseri e gli afflitti trovavano presso di lei ascolto e soccorsi. -Carestia e indigenza e finanze esauste: tali erano -state le conseguenze della guerra. Lucrezia si spogliò -de' suoi ornamenti e delle sue gioie, e gli pose in pegno. -Rinunziò, come il Giovio la lodava, alla pompa e -alla vanità del mondo, cui dalla prima giovanezza era usa. -Si diede ad una vita religiosamente devota; fondò istituzioni -monastiche e ospedali. Che tutto questo facesse, non -v'è a maravigliarsi. Ciò s'accordava con la natura della -<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> -donna non solo, ma col suo passato e con le sofferte vicissitudini. -La più gran parte delle donne, che han molto -vissuto ed amato, finiscono bigotte. E la bigotteria è sovente -l'ultima forma, che alla vanità della donna rimane -a prendere. La rimembranza di un mondo pieno di vizii e -di delitti commessi dalle persone a lei più prossime, e -fors'anco la memoria delle colpe proprie, non potevano -cessare di tormentar l'animo di Lucrezia. E così anche -quelle altre donne, che insieme o prima di lei avevano -preso parte, quali personaggi principali, alla storia dei -Borgia, si trovarono in condizione interiore identica, e -provarono lo stesso bisogno di religioso conforto. La vedova -di Cesare finì la vita in un chiostro; altrettanto fece -la vedova di Gandia. Anche la vedova di Alessandro VI -divenne una vecchia bacchettona. E, se ne fossero giunte -nuove sino a noi, senza dubbio troveremmo pure l'adultera -Giulia Farnese, in sul tramonto della vita, se non -fatta santa in un monastero, immersa in quotidiane pratiche -di devozione. -</p> - -<p> -L'anno 1513, in cui fu messo termine alla guerra -contro Ferrara, segnò un nuovo periodo nella vita di -Lucrezia. D'allora in poi prese decisamente quel devoto -indirizzo; il quale però non degenerò in bacchettoneria fanatica: -le valsero in questo d'impedimento la pratica energia -d'Alfonso, le cure per la famiglia e pei figliuoli, i -doveri della corte. La corte di Ferrara aveva per la guerra -perduto molto del suo splendore; pure fra le Corti d'Italia -rimaneva sempre una delle più ragguardevoli. Alfonso -stesso dedicò alcuno degli anni di pace, che seguirono, -al culto delle arti. Lavoravan per lui nel castello, come anche -a Belriguardo e a Belfiore, i migliori maestri di Ferrara, -quali il Dossi, il Garofalo e Michele Costa. Il Tiziano, -che alcuna volta fu ospite in Ferrara, dipinse per lui; ed -anche a Raffaello ei diè commissioni. Fondò similmente un -<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> -museo di antichità. Nel suo gabinetto Lucrezia aveva un Cupido -di Michelangelo. Nondimeno il trasporto della duchessa -per le cose d'arte non era molto vivo, e non paragonabile -nemmeno alla lontana con la passione della cognata Isabella -di Mantova, la quale era in relazione con gli artisti -più famosi del tempo suo e teneva agenti in tutte le grandi -città d'Italia, con l'incarico d'informarla d'ogni nuovo -prodotto delle arti belle. -</p> - -<p> -Dopo il 1513, quando la Corte di Leon X venne in -fiore, Ferrara ebbe a patire perdita non piccola, anzi fu -proprio messa nell'ombra. Il lusso artistico del Medici attrasse -in Roma i più eletti ingegni d'Italia. V'andò il poeta -Tebaldeo, e vi vivevano il Sadoleto e il Bembo, ora segretarii -di Leone. I due Strozzi eran morti. L'Aldo, sulla carriera -del quale, come erudito ed editore, Lucrezia ne' primi -anni aveva esercitato un certo benefico influsso, viveva a -Venezia. Nondimeno si teneva di colà in commercio letterario -con la sua protettrice. Celio Calcagnini rimase fedele -a Ferrara. Anche l'Università continuò a mantenersi in certo -rigoglio. Lucrezia era di più molto amica del Trissino, il -nobile vicentino, l'infelice rivale dell'Ariosto nella poesia -epica. Vi sono cinque lettere del Trissino dirette a Lucrezia -negli ultimi anni della vita di lei.<a class="tag" id="tag269" href="#note269">[269]</a> Ma l'orgoglio di -Ferrara era l'Ariosto; e Lucrezia viveva ancora, quando -la glorificazione di lui era cominciata. Egli non dedicò a -lei nè ad Alfonso il suo Poema, ma all'indegno cardinale -Ippolito, al cui servigio lo avevan fatto entrare circostanze -accidentali. Niuna casa principesca fu mai magnificata tanto, -quanto quella degli Este per mano dell'Ariosto. Con l'Orlando -Furioso per tutti i tempi, sinchè l'idioma italiano -vive e dura, essa è divenuta nella letteratura immortale e -monumentale. Ed anche Lucrezia ha trovato in quel poema -<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> -il suo posto d'onore. Ma per bello che questo sia, pure -è certo, che l'Ariosto le avrebbe offerto omaggi più -caldi e più frequenti, ov'ella lo avesse incoraggiato, mostrandogli -una premura realmente entusiastica. -</p> - -<p> -Le relazioni di Lucrezia col marito, non fondate sull'amore -e non mai spinte sino alla passione, sembrano -nondimeno essersi via via fatte sempre più intime e cordiali. -Nell'aprile 1514 gli aveva partorito un terzo figliuolo, -Alessandro, che morì all'età di due anni. Il 4 luglio 1515 -diede alla luce una bambina, Leonora; e il primo novembre -1516 un altro bambino, Francesco. Alfonso era contento -di vedersi padre di figliuoli, che erano suoi eredi legittimi. -Egli s'abbandonò alle gioie domestiche; ma gli era -di soddisfazione l'osservare la stima, anzi l'ammirazione, -onde la moglie era circondata. Se gli omaggi erano per lo -innanzi tributati alla sua giovanile bellezza, ora invece venivano -offerti alle virtù sue. La donna, che una volta fu -la più ingiuriata del tempo suo, prendeva ora il suo posto -nel tempio d'onore delle donne. Il Caviceo poteva insino -osar di adulare la festeggiata Isabella Gonzaga con questo -giudizio, che egli l'esaltava abbastanza, dicendole che si -approssimava alla perfezione di Lucrezia. Il passato parve -così morto nella memoria degli uomini, che lo stesso nome -Borgia non era pronunziato che a titolo d'onore. -</p> - -<p> -Nel 1517 Lucrezia ebbe di nuovo a rammentarsi della -vita sua in Roma. Alla corte apparve una figura di quel -tempo, che s'era già dileguata. Era Giovanni Borgia, il -misterioso <i>Infante romano</i>, una volta duca di Nepi e Camerino, -e compagno di sventura di Rodrigo, il figliuolo di -Lucrezia. Giovane di 19 a 20 anni, egli, a quanto pare, -andava da Napoli in Romagna, ove fece naufragio. Il suo -bagaglio, di cui s'era nell'occasione impossessata la Comunità -di Pesaro, fu richiesto il 2 dicembre da un ambasciatore -di Lucrezia; e nell'atto Giovanni Borgia vien -<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> -chiamato <i>fratello</i> di lei. Da altri documenti apparisce, che -nel gennaio 1518 egli viveva alla corte di sua sorella.<a class="tag" id="tag270" href="#note270">[270]</a> Si -vede che Alfonso non aveva impedito alla moglie di accogliere -questo prossimo parente. Sembra anzi che l'anno -stesso Giovanni l'accompagnasse in Francia, ov'egli, il -duca, lo presentò al re Francesco I, successo sul trono -il 1515 al suocero Luigi XII. -</p> - -<p> -Dappoi l'<i>Infante romano</i> scompare di nuovo, sino all'anno -1530, in cui riapparisce in Roma qual pretendente -al Ducato di Camerino. L'ultimo de' Varano, Giammaria, -caduto Cesare, era colà tornato; e Giulio II lo aveva riconosciuto -vassallo della Chiesa. Leon X nell'aprile 1515 -lo fece duca di Camerino, e lo unì in matrimonio con -la propria nipote, la bella Caterina Cibo. Giammaria morì -nell'agosto 1527, lasciando unica erede la figlia Giulia -ancora minore. Un bastardo della casa Varano, con le -armi alla mano, mise innanzi pretensioni su Camerino; -ma, mentre la lite pendeva tuttora, ne pose in campo pure -Giovanni Borgia, antico e primo duca di quel paese. In un -voluminoso documento del 29 giugno 1530, che contiene -tutto il processo, Giovanni non è designato solo come <i>Domicellus -Romanus principalis</i>, ma si chiama egli stesso <i>Oratore -del Papa</i>. Di qui risulta che il bastardo di Alessandro VI -viveva allora in Roma come persona di alta condizione, ed -era anche al servizio del Papa. La Rota Romana decise contro -Giovanni e lo condannò alle spese del giudizio. Con un -Breve del 7 giugno 1532, Clemente VII gli proibì di molestare -con altre pretensioni Giulia Varano e la madre di -lei. Da quel tempo in poi le sorti di questo Borgia sono -ignote.<a class="tag" id="tag271" href="#note271">[271]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> -</p> - -<h3>XI.</h3> - -<p> -Lo stesso anno, in cui l'ultimo figlio del padre apparve -alla corte sua, Lucrezia perdette anche la madre. -Al tempo della morte di Alessandro VI, Vannozza era già -divenuta vedova. In quella congiuntura, anzi durante ancora -la malattia del Papa, ella si pose sotto la protezione della -gente d'arme di suo figlio Cesare. Per tal guisa potette -forse giungere sino al letto di costui, che giaceva similmente -malato. Da documenti si ricava che Vannozza, immediatamente -dopo la morte di Alessandro e nella sede -vacante, abitò il palazzo del cardinale di San Clemente -in Borgo. E quando Cesare dovette andarsene a Nepi, ella -lo accompagnò e con lui fece ritorno a Roma dopo la elezione -del Piccolomini. -</p> - -<p> -Non seguì i suoi figliuoli in Napoli: restò in Roma. -Dappoichè il Della Rovere era Papa, le condizioni della città -eran tornate allo stato normale. I partigiani de' Borgia temevano, -certamente, di vedersi intentar contro processi. Il 6 -marzo 1504 fu di fatto condannato a morte un cameriere dell'avvelenato -cardinale di Sant'Angelo; il quale ad alta voce -affermò aver commesso il misfatto per comando espresso -di Alessandro e Cesare.<a class="tag" id="tag272" href="#note272">[272]</a> I cardinali Romolini e Lodovico -<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> -Borgia fuggirono allora a Napoli. Don Micheletto, l'esecutore -de' delitti di sangue per conto di Cesare, giaceva nelle -prigioni di Castel Sant'Angelo. L'ambasciatore veneto informava -la Repubblica nel 1504, che Micheletto era sottoposto -ad un interrogatorio per scoprire come fosse occorsa -la morte di parecchie persone, soprattutto del duca -di Gandia, di Varano di Camerino, di Astorre e Ottaviano -Manfredi, del duca di Bisceglie, del giovane Bernardino -di Sermoneta, del vescovo di Cagli, e di molti altri -infelici. -</p> - -<p> -Quando Cesare fu lontano, Vannozza potè sempre -contare sulla protezione di amici potenti, segnatamente i -Farnesi e i Cesarini, e di parecchi cardinali. Temeva però -veder confiscati i beni suoi, non tutti, per verità, acquisiti -a giusto titolo. Su' primi del 1504 Lodovico Mattei le -intentò un processo. L'accusava di avere, mentre Cesare -faceva guerra agli Orsini e mediante i mercenarii di lui, -rubato violentemente 1160 pecore; il qual gregge Maria -d'Aragona, moglie di Giovan Giordano Orsini, aveva mandato -su' campi del Mattei per metterlo al sicuro. Vannozza -fu condannata al rifacimento de' danni.<a class="tag" id="tag274" href="#note274">[274]</a> -</p> - -<p> -Ella cercava in tutti i modi di salvare il suo avere e -<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> -la sua fortuna. Il 4 dicembre 1503 fece una donazione alla -chiesa di Santa Maria del Popolo, legando alla sua Cappella -gentilizia le case che possedeva sulla piazza Pizzo di -Merlo, riservandosene l'usufrutto vita durante. E gli Agostiniani -dalla parte loro si obbligarono di dire una messa -funebre il 24 marzo per Carlo Canale, un'altra il 13 ottobre -per Giorgio de Croce, e una terza nel giorno della -morte di lei. In quest'istrumento Vannozza si dice vedova -di Carlo Canale da Mantova, scrittore e soldano apostolico -del defunto Alessandro VI, e nomina Giorgio de Croce suo -primo marito. L'atto fu stipulato nel Borgo di San Pietro -nell'abitazione di Agapito d'Amelia.<a class="tag" id="tag275" href="#note275">[275]</a> Di qui si ricava -che alla fine del dicembre Vannozza viveva ancora in Borgo -e sotto la protezione di colui, che era stato per anni cancelliere -di suo figlio; mentre Cesare stesso era prigioniero -nella Torre Borgia in Vaticano. Solo, dopo che questi il -16 febbraio 1504 ebbe abbandonato Roma per sempre, -ella forse uscì dal Borgo Vaticano. -</p> - -<p> -Già il primo aprile 1504 è indicata, come sua abitazione, -una casa sulla piazza de' Santi Apostoli nella regione -Trevi, vale a dire, nella cerchia ove i Colonna erano potenti; -i Colonna, che avevano il meno sofferto per opera -di Cesare, e che in forza di contratto stipulato con lui -n'ebbero alla morte di Alessandro restituiti i beni loro. -Altre case, di proprietà sua, Vannozza aveva vendute al -romano Giuliano de Lenis; ma il primo aprile 1504 questi -annullò la vendita simulata, con l'espressa dichiarazione -di aver quella avuto luogo solo per tema di atti di prepotenza -alla morte di Alessandro.<a class="tag" id="tag276" href="#note276">[276]</a> -</p> - -<p> -Cessata ogni ragion di timore, Vannozza andò ad abitar -di nuovo la sua antica casa in Piazza Branca. Difatti in -un istrumento del novembre 1512 vien chiamata «Donna -<span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span> -Vannozza de Cataneis della Regione Regola;» e appunto in -questa era posta la casa. Trattavasi di una lite mossale dall'orafo -di quella regione stessa, Nardo Antonazzi. -</p> - -<p> -L'artefice richiedeva il pagamento di una croce d'argento -da lui fatta per Vannozza nel 1500. L'accusava di -essersi, senz'altro, appropriata quel lavoro; la qual cosa, -com'ei diceva, erasi permessa «in quel tempo, in cui il -duca Valentino dominava su tutta la città e quasi sull'Italia -intera.» Non tutti gli atti di tal processo esistono; ma -da deposizioni di testimoni della parte accusata risulta che -questa fu in grado di provare di essere stata calunniata.<a class="tag" id="tag277" href="#note277">[277]</a> -</p> - -<p> -Vannozza era stata investita da Alessandro VI, se non -del Castello Bleda presso Viterbo, di molti diritti sullo -stesso. Il 6 luglio 1513 inoltrò istanza presso il Cardinal -Vicario, Raffaele Riario, contro la comunità di quel castello -pel pagamento di carte somme. Questo documento -su pergamena è concepito in termini ampollosi, e rivolto a -tutte le autorità immaginabili del mondo.<a class="tag" id="tag278" href="#note278">[278]</a> -</p> - -<p> -Vannozza potette ancora sotto tre successori di Alessandro -VI assistere alla vicenda delle cose in Vaticano, ove -il posto de' figliuoli suoi, una volta onnipotenti, fu occupato -successivamente da' Della Rovere e da' Medici. Vide il -Papato sollevarsi a grande potenza mondana, ed ella stessa -ebbe coscienza che, senza le geste di Alessandro e di Cesare, -la cosa non sarebbe stata possibile. Se scorse di -lontano il potente Giulio II, forse nel punto in cui, conquistata -Bologna, fece con sfarzo degno di un imperatore -il suo ingresso trionfale in Roma, è molto verosimile che -quella donna sperduta nella gran folla andasse con amara -ironia a se stessa ripetendo, che suo figlio Cesare aveva -una parte in quel trionfo, anzi era egli che aveva aiutato -Giulio II a giungere al Papato. Con soddisfazione aveva -<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> -potuto apprendere le lodi, con le quali quel Papa riconosceva -l'importanza del figliuolo, allorchè scriveva a' Fiorentini -nel novembre 1503, ch'egli circondava di paterno -amore il duca di Romagna «per le preclare virtù e pe' meriti -gloriosi di lui.» Forse potè anche prender cognizione -del <i>Principe</i> del Machiavelli, nel quale il geniale statista -faceva del figliuolo di lei l'ideale di un reggitore. -</p> - -<p> -Tuttochè la potenza dei Borgia fosse scaduta, e i figli -suoi fossero morti o lontani; pure, sinchè Vannozza visse, -la città portò sempre l'impronta della grandezza di quelli. -Appunto per questo passato ella divenne uno degli esseri più -notevoli, del quale ogni uomo era bramoso di far conoscenza. -E se è lecito qui un paragone di relazioni diverse -per proporzioni, ma identiche per destino e significato, -può dirsi che la condizione di Vannozza fu allora in Roma -pari a quella che vi tenne madama Letizia Ramolini dopo -la caduta del suo potentissimo figliuolo. -</p> - -<p> -Con orgoglio fissava lo sguardo suo sulla figlia Lucrezia, -la duchessa di Ferrara, <i>la plus triomphante princesse</i>, -come la chiamò il biografo del Bayard. Di vederla però -non le fu più concesso, non avendo ella ardito di andare -alla corte di Ferrara; ma intrattenne con lei carteggio -epistolare. Nell'Archivio di casa d'Este sono nove lettere di -Vannozza degli anni 1515, 1516 e 1517, delle quali sette -sono dirette al cardinale Ippolito, e due a Lucrezia. Esse -riguardano tutte interessi o domande di carattere pratico e -privato. -</p> - -<p> -Le disposizioni d'animo ed anche lo stato della Vannozza -appariscono dal modo di firmarsi in tali lettere: -«La felice ed infelice Vannozza Borgia de Cathaneis;» -ovvero: «Vostra felice e infelice madre Vannozza Borgia.» -Il nome di famiglia se l'era appropriato anch'essa non -nelle relazioni ufficiali, ma nelle private. -</p> - -<p> -L'ultima lettera a Lucrezia del 19 dicembre 1515 si -<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> -riferisce all'antico segretario di suo figlio Cesare, Agapito -d'Amelia, e dice così: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora, salute e raccomandazione. — Vostra -Eccellenza deve ben ricordarsi la servitù della buona -memoria di messer Agapito d'Amelia verso il già duca -nostro, e l'amore ed affezione sempre porti a noi in ispecie. -Per il che non in minima cosa soltanto, ma in ogni -altra di qualunque sorta fosse meritano i suoi di essere -aiutati e favoriti. Ora prima di morire egli rinunziò in -favore de' nipoti suoi tutti i beneficii a Giambattista Dell'Aquila; -tra i quali alcuni di poca valuta nell'Arcivescovado -di Capua. Il defunto fece questo a maggior vantaggio -dei nipoti, non potendo pensar mai che costoro sarebbero -molestati dal reverendissimo cardinale arcivescovo. Se ora -Vostra Eccellenza vuol farmi cosa grata, la prego si degni -per tutti gli anzidetti rispetti di favorire gl'indicati nipoti -presso Sua Eminenza. A pieno, come di bisogno, sarà Vostra -Eccellenza informata dal latore della presente, Nicola, -anch'egli nipote del detto Agapito. E si tenga forte l'Eccellenza -Vostra, alla quale anch'io mi raccomando — Roma, -il 19 dicembre 1515.» -</p> - -<p> -«Postscripta. Vostra Eccellenza farà in questo affare -come meglio crederà, essendomi stato forza lo scrivere. -Epperò si faccia solo quello che torni ad onore di Monsignore; -e quanto alla presente darà risposta qual meglio le -pare. — Di vostra Eccellenza Illustrissima perpetua oratrice -Vannozza.»<a class="tag" id="tag279" href="#note279">[279]</a> -</p> - -<p> -Si vede che Vannozza faceva onore alla scuola diplomatica -de' Borgia. -</p> - -<p> -Agapito, autore di tante scritture di Cesare, era, come -dalla lettera apparisce, rimasto irremovibilmente fedele ai -Borgia, e morto a Roma. Sicuramente Vannozza aveva visto -altri antichi amici, adulatori e parassiti della casa venir -<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> -meno e voltarsi altrove. Pure alcuni, e anche persone ragguardevoli, -dovettero rimanerle devoti. Già, come madre -della duchessa di Ferrara, godeva sempre di una certa influenza. -E poi viveva in condizioni facoltose, qual signora -rispettabile, chiamata la <i>magnifica e nobile Madonna Vannozza</i>. -Mantenne pure relazioni con alcuni cardinali, spagnuoli -e parenti di Alessandro VI o creature di quest'ultimo; -ma sopravvisse alla più parte di loro. De' cardinali -Borgia, i due Giovanni erano già morti negli anni 1500 -e 1503; Francesco e Lodovico morirono nel 1511 e 1512. -Nel 1510 era anche morto il cardinale Giuliano Cesarini. -In realtà Vannozza vide morir tutti i favoriti e le creature -di Alessandro nel Collegio cardinalizio, ad eccezione del -Farnese, di Adriano Castellesi e dell'Albret, cognato di -Cesare. -</p> - -<p> -Ella si procacciò novelli amici, mercè quella specie di -pietà devota, solita trasformazione di tutti i tempi nella -vita delle peccatrici invecchiate. Divenne una bacchettona -tutta premurosa e sollecita di sante pratiche. Bazzicava frequentissima -in chiesa e col confessionale, e la si vedeva -famigliare ed intima con istituzioni pie e con ospedali. -Così trasformata ebbe a conoscerla Paolo Giovio, e la -chiamò <i>donna dabbene</i>. Ove avesse vissuto ancora un decennio, -è molto probabile che sarebbe anche venuta in -odore di santità. Fece molte fondazioni di beneficenza per -gli ospedali di San Salvatore al Laterano, di Santa Maria -in Portico e della Consolazione, per la Confraternita dell'Annunziata -alla Minerva e per San Lorenzo in Damaso, -come risulta dal suo testamento del 15 gennaio 1517.<a class="tag" id="tag280" href="#note280">[280]</a> -</p> - -<p> -Per lungo tempo furon lette negli ospedali di Laterano -e della Consolazione iscrizioni commemorative delle -fondazioni di lei e dell'obbligo insieme di dir messe in -<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> -eterno, ne' giorni della morte de' suoi due mariti e di lei -stessa. -</p> - -<p> -Vannozza morì in Roma il 26 novembre 1518. La -morte sua non passò inosservata, come lo mostra questa -lettera di un Veneto: -</p> - -<p> -«Avantieri morì madonna Vannozza, una volta amica -di papa Alessandro e madre del duca Valentino e della -duchessa di Ferrara. In quella notte mi trovai in luogo, -donde mi fu dato intendere il grido per la morte, secondo -il costume romano, con queste formali parole: — Messer -Paolo fa la parte, perchè è morta madonna Vannozza, la -madre del duca di Gandia; la trapassata appartiene alla -Confraternita del Gonfalone. — Ieri fu sotterrata in Santa -Maria del Popolo, ove fu portata con ogni pompa, quasi -come un cardinale. Aveva 66 anni. Ha legato tutta la sua -fortuna, che non era piccola, a San Giovanni in Laterano. -A' funerali assistevano i camerieri del Papa, cosa non solita -in altri casi.»<a class="tag" id="tag281" href="#note281">[281]</a> -</p> - -<p> -Marcantonio Altieri, uno degli uomini più ragguardevoli -di Roma, lasciò di lei una specie di elogio funebre. -Egli era guardiano della Confraternita del Gonfalone ad -<i>Sancta Sanctorum</i>; e, in tal qualità, fece nel 1525 l'inventario -de' beni del sodalizio. Nel manoscritto, conservato -nell'Archivio della Confraternita, l'Altieri disse: -</p> - -<p> -«Noi non possiamo nemmeno dimenticare le amorevoli -fondazioni, fatte dalla molto stimabile ed onorevole -donna, madonna Vannozza di casa Catanei, avventurosa -madre d'illustrissimi signori, del signor duca di Gandia, -del signor duca Valentino, del principe di Squillace e di -madonna Lucrezia duchessa di Ferrara. Volendo essa dotare -la Confraternita di beni terreni, le lasciò molti gioielli -di non piccolo valore e v'aggiunse altri soccorsi, pei quali -la Confraternita, pochi anni dopo, potè liberarsi da alcune -<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> -obbligazioni e soprattutto per mediazione de' gentiluomini -messer Mariano Castellano e del mio carissimo messer Raffaele -Casali, che furono non molto addietro guardiani. -Ella fece specialmente un accordo col distinto e celebre -orafo Caradosso, pel quale, dandogli 2000 ducati, costui -doveva con le sue peregrine opere d'arte rispondere al -desiderio di quella nobilissima e onorandissima donna. -Quindi per fare ornamenti e poterli completare, ella ci lasciò -tanta proprietà da ricavarne per sempre l'annuo reddito -di 400 ducati, co' quali alimentiamo il numero pur -troppo grande dei poveri e dei bambini. Per gratitudine -verso cosiffatti sentimenti suoi tanto devoti e pii e pe' soccorsi -così abbondanti ed amorevoli in pro dei bisognosi, -la nostra onorevole Confraternita decise all'unanimità -e molto volontieri non solo di solennizzare le esequie di -lei con ogni splendidezza di onori e di pompa, ma anche -di ricordarne la memoria con magnifico e grandioso monumento. -Quindi per pubblica acclamazione fu anche presa -la risoluzione di festeggiarne, d'allora in poi, il giorno -dell'esequie, in Santa Maria del Popolo, ove quella fu -sotterrata, con messe e cerimonie, con concorso di gente, -con molti ceri e torce e con ogni devozione; e ciò non -solo per raccomandare a Dio la salute dell'anima sua, ma -anche per mostrare al mondo che noi abbiamo in odio e -in abominazione l'ingratitudine.» -</p> - -<p> -Esser portata al sepolcro con sfarzosa solennità era -stato l'orgoglio di quella donna. Il giorno dell'esequie -tutta Roma dovette parlar di lei, dell'amante di Alessandro -VI e della madre di figliuoli cotanto famosi. Leon X, facendovi -intervenire la Corte, diede ai funerali carattere -pubblico, anzi con tale distinzione riconobbe officialmente -Vannozza qual vedova di Alessandro, o almeno qual madre -della duchessa di Ferrara. Del resto, tutta la città vi fu -rappresentata, mentre alla Confraternita del Gonfalone appartenevano -<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> -i membri più ragguardevoli della nobiltà e -della borghesia di Roma. Vannozza fu deposta in Santa -Maria del Popolo nella sua Cappella gentilizia, accanto al -suo infelice figlio Don Juan di Gandia. Non si sa se le sia -stato eretto un sarcofago di marmo, ma l'esecutore testamentario -pose sulla tomba queste superbe parole: -</p> - -<p> -«A Vannozza Catanea, nobilitata dai figliuoli suoi, i -duchi Cesare di Valenza, Juan di Gandia, Jofred di Squillace -e Lucrezia di Ferrara; alla donna altamente illustre -al tempo stesso per l'onestà, la pietà, l'età e la saggezza -sua, e tanto benemerita dell'Ospedale lateranense, pose -Jeronimo Pico, fidecommissario ed esecutore testamentario. -Visse anni 77, mesi 4, giorni 13. Morì nell'anno 1518 il -26 novembre.» -</p> - -<p> -Sicuramente Vannozza se n'andò via da questo mondo -nella fermissima credenza di aver con oro ed argento e con -pie istituzioni lavate le colpe e i peccati suoi, e d'essersi compro -il regno de' cieli. Non aveva forse potuto comprarsi la -pompa funeraria e una menzogna sulla pietra del sepolcro? -Per più di 200 anni i frati di Santa Maria del Popolo cantaron -messe in requie dell'anima sua, sino a che l'Autorità -ecclesiastica non gli fece smettere, meno forse pensando -che l'anima di quella donna n'avesse già abbastanza, e più -per una coscienza critica e storica, che cominciava a levare -il capo. Più tardi un sentimento di odio e a un tempo di -vergogna ha fatto sparire ogni traccia di quella pietra sepolcrale. -</p> - -<h3>XII.</h3> - -<p> -Le condizioni dello Stato di Ferrara s'erano fatte di -nuovo difficili assai. Leon X aveva preso a seguitare le -orme di Alessandro VI. Anch'egli cercava raccozzare un -regno pel nipote Lorenzo de' Medici. Già nel 1516 lo aveva -<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> -creato duca d'Urbino, dopo aver con la forza delle armi -scacciato di colà il legittimo erede di Guidobaldo. Francesco -Maria Della Rovere, la moglie, la madre sua adottiva Elisabetta -trovavansi in Mantova, in quell'asilo di tutti i principi -fuggiaschi. Leone ardeva dal desiderio di scacciare anche -gli Este da Ferrara. Solo la protezione di Francia guarentiva -Alfonso da una guerra col Papa. Visto che quest'ultimo, -in disprezzo del trattato, non consegnava le città di -Modena e Reggio, il duca andò nel novembre 1518 alla -Corte di Francesco I per raccomandargli le faccende sue. -Tornò a Ferrara nel febbraio 1519. Apprese quivi la morte -del cognato, il marchese Francesco Gonzaga di Mantova, -seguita il 20 del mese stesso. Lucrezia scrisse l'ultimo di -marzo alla vedova Isabella nel modo che segue: -</p> - -<p> -«Illustrissima Signora, cognata onoratissima. — L'acerbità -del caso della morte dell'illustrissimo consorte dell'Eccellenza -Vostra, di buona memoria, m'è stata per infiniti -rispetti di tanta mestizia e dolore, che avrei io bisogno di -esser consolata più di quel che possa consolare altrui, soprattutto -l'Eccellenza Vostra, ch'è pur quella che per la -troppo grande perdita ha dovuto sentire gravissimo affanno. -Io dunque mi rattristo e dolgo con Vostra Eccellenza per -questo disgraziato caso, che non potrei mai esprimere -quanto mi gravi e prema. Ma poichè non v'è oramai riparo -ed è così piaciuto al Signor Nostro, uopo è conformarsi alla -volontà sua. E per tanto prego e conforto Vostra Eccellenza -a voler tollerare questo caso con fermezza e come alla saviezza -sua si conviene. E son certa che ella saprà farlo. -Null'altro le dirò per ora, se non che me le raccomando -e offro per sempre. — Ferrara, l'ultimo di marzo 1519. Cognata -Lucrezia duchessa di Ferrara.»<a class="tag" id="tag282" href="#note282">[282]</a> -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span> -</p> - -<p> -Successore del marchese fu il primogenito Federigo. -Nel 1530 l'imperatore Carlo V lo fece primo duca di Mantova. -Un anno dopo s'unì in matrimonio con Margherita di -Monferrato. Era questi quel Federigo stesso destinato tempo -innanzi a diventare marito di Luisa, la figliuola di Cesare. -La celebre Isabella madre sua visse vedova sino al 13 febbraio -1539. -</p> - -<p> -Alfonso aveva trovato al ritorno sua moglie in condizioni -di salute molto travagliose. Ella s'approssimava allo -sgravo. Il 14 giugno 1519 partorì una bambina morta. Prevedendo -la sua fine, scrisse in capo a otto giorni una lettera -a papa Leone. È l'ultima; e, concepita sotto l'impressione -di una prossima morte, è profondamente sentita. -Leggendo questo suo addio alla vita, si guarda nel fondo -dell'anima sua, attraverso la quale passavano per l'ultima -volta ancora le rimembranze del passato, quando già il terrore -e gli erramenti di quel tempo non giungevano più a -turbarla. -</p> - -<p> -«Santissimo Padre e Beatissimo signor mio. — Con -ogni possibile reverenza d'animo bacio i santi piedi di -Vostra Beatitudine, e umilmente mi raccomando alla sua -santa grazia. Dopo che per una difficile gravidanza ebbi -molto sofferto per più di due mesi, partorii, come a Dio -piacque, il 14 di questo mese, sul far del giorno, una bambina; -e speravo, liberatami col parto, che anche il mio male -si dovesse alleviare. Ma è successo il contrario; sicchè m'è -forza cedere alla natura. E tanto è il dono che il nostro -Creatore clementissimo m'ha fatto, che ho coscienza della -fine della mia vita, e sento che fra poche ore, avendo però -prima ricevuti tutti i Santi Sacramenti della Chiesa, ne -sarò fuori. In questo punto come cristiana, benchè peccatrice, -mi son ricordata di supplicare Vostra Beatitudine che -per sua benignità si degni darmi del tesoro spirituale qualche -suffragio, dispensando all'anima mia la sua santa benedizione. -<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> -Di che la prego devotamente. E alla sua santa -grazia raccomando il mio consorte e i miei figliuoli, tutti -servitori di Vostra Beatitudine. — In Ferrara, il 22 febbraio -1519, nella 14<sup>ma</sup> ora. Di Vostra Santità umilissima -serva Lucrezia d'Este.»<a class="tag" id="tag283" href="#note283">[283]</a> -</p> - -<p> -La lettera è scritta con animo così sereno e dignitoso, -e libero tanto da qualsiasi sovreccitazione di sentimento, -ch'è lecito dimandarsi, se avrebbe potuto scriverla, sul letto -di morte, una donna, la cui coscienza fosse effettivamente -sotto il peso di quell'enormezze, ond'è stata accusata la -figliuola di Alessandro. -</p> - -<p> -Lucrezia morì il 24 giugno, nella notte, in presenza -di Alfonso. La morte fu immediatamente annunziata dal -duca con lettera autografa al nipote Federigo Gonzaga. -</p> - -<p> -«Illustrissimo Signore, onorandissimo fratello e nipote. — A -Dio, Signor Nostro, è piaciuto di chiamare a sè -in quest'ora l'anima dell'Illustrissima Signora Duchessa, -mia consorte carissima. Non posso fare di non comunicarla -a Vostra Eccellenza per l'amore nostro mutuo, il quale mi -fa credere che i piaceri e le avversità dell'uno siano anche -dell'altro. Non posso scriver questo senza lacrime, tanto -m'è grave vedermi privo di sì dolce e cara compagna, poichè -tale ella era per me, per i buoni costumi suoi e il tenero -amore che era fra noi. Per sì acerbo caso vorrei ben -domandare aiuto di consolazione da Vostra Eccellenza. Ma -so che anch'ella n'avrà la parte sua di dolore. E a me sarà -più caro avere chi a me s'accompagni col pianto che chi -mi consoli. E alla Signoria Vostra mi raccomando. — Ferrara, -24 giugno 1519, ora quinta della notte. Alfonso -duca di Ferrara.»<a class="tag" id="tag284" href="#note284">[284]</a> -</p> - -<p> -Il marchese Federigo mandò suo zio Giovanni Gonzaga -<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> -a Ferrara; e di lì questi scrisse: «Non si maravigli Vostra -Eccellenza, se dico partir domani di qua, perciocchè le esequie -non si fanno, ma solamente nelle parrocchie son detti -gli ufficii. È vero però che il signor duca accompagnò -personalmente alla sepoltura l'illustrissima sua consorte. -Questa è stata sotterrata al Monastero delle Suore del Corpo -di Cristo, nella sepoltura medesima ove fu deposta la madre -del duca. A tutta la città è rincresciuto molto della -morte di lei, soprattutto al duca stesso. Egli dimostra veramente -averne avuto singolare cordoglio. Qui si dicono -cose grandi della vita sua, e che da forse dieci anni la portava -il cilizio; è circa due anni che ogni giorno la si confessava, -e comunicavasi da tre a quattro volte il mese. E -di nuovo mi raccomando continuamente alla buona grazia -di Vostra Eccellenza. — Ferrara, 28 giugno 1519. Giovanni -de Gonzaga marchese.<a class="tag" id="tag285" href="#note285">[285]</a> -</p> - -<p> -Le tombe di Lucrezia, d'Alfonso e di molti altri membri -della casa d'Este in Ferrara sono scomparse. Indarno -cerchi colà o a Modena il ritratto della famosa donna. Neppur -uno n'è rimasto; e nondimeno è certo che pittori di grido -la ritrassero. Ed in Ferrara non era difetto di pittori: v'era il -Dossi, il Garofalo, il Cosma ed altri. Anche il Tiziano avrà -dipinto la bella duchessa. Il ritratto da lui fatto d'Isabella -d'Este Gonzaga, l'emula, quanto a bellezza, della Lucrezia, -si conserva nella Galleria Belvedere a Vienna. È un'avvenente -figura di donna d'un bello ovale e dalle linee molto corrette, -dagl'occhi bruni e dall'espressione di femminile dolcezza. -Manca un ritratto di Lucrezia per mano dello stesso -maestro; mentre quello della Galleria Doria attribuito a lui -o da altri a Paolo Veronese, tuttochè questo artista non sia -<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> -nato che il 1528, è una delle tante invenzioni solite a incontrarsi -nelle gallerie. Così pure nella Galleria stessa v'è -una figura di grandezza naturale di donna dalle forme di -amazzone con elmo in mano, che si attribuisce a Dosso -Dossi; e s'è affermato senza tanti discorsi essere il ritratto -della Vannozza. -</p> - -<p> -Ad alquanta verosimiglianza potrebbe piuttosto pretendere -un ritratto ad olio, proprietà di monsignor Antonelli, -direttore del Gabinetto numismatico di Ferrara, non perchè -porti in caratteri alquanto antichi il nome di Lucrezia -Borgia, ma perchè alcuni lineamenti sembrano rassomigliare -a quelli del medaglione. Ad ogni modo, questo non -è ritratto autentico, come non sono tampoco i due su maiolica -posseduti dall'inglese Rawdon Brown in Venezia; -lavori, secondo l'ipotesi di costui, di Alfonso stesso, dilettante -di pittura delle maioliche. Quando anche tale opinione -potesse esser fondata, il che non è, simili ritratti puramente -decorativi appena offrirebbero qualche somiglianza. -</p> - -<p> -Altri ritratti certi di Lucrezia Borgia non vi sono, -tranne quelli nella medaglia, impressa nel periodo della -sua vita in Ferrara. Uno è in fronte di questo libro: è il più -perfetto di tutti, e può dirsi anche ch'è una delle più -notevoli impronte della Rinascenza. Pare ne sia stato autore -Filippino Lippi nell'anno 1502, dopo il matrimonio di -Lucrezia con Alfonso. Il rovescio porta un'immagine caratteristica -non solo pel tempo, ma per Lucrezia stessa: -Amore con le ali mezzo strappate, legato ad un lauro; -accanto un violino, e più sotto carte di musica; la faretra -dell'amoroso Iddio infranta pende a un ramo dell'albero; -e l'arco per terra con la corda spezzata. Intorno l'iscrizione: -<i>Virtuti Ac Formae Pudicitia Praeciosissimum</i>. Con -tali simboli l'artista volle forse significare che il tempo -de' liberi ludi amorosi eran passati, e con l'albero d'alloro -alluse forse alla gloriosa casa degli Este. Se codesta -<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> -allegoria, alquanto ardita, poteva nulladimeno convenire -per una sposa qualunque, per Lucrezia Borgia poi fu davvero -la più appropriata che potesse immaginarsi.<a class="tag" id="tag286" href="#note286">[286]</a> -</p> - -<p> -Guardando quella testa attraente, da' lunghi capelli -disciolti, un senso di maraviglia t'assale. Niun contrasto -maggiore di quello che passa tra l'immagine reale e l'immagine -che ciascuno si sarà fatta di Lucrezia Borgia, secondo -la rappresentazione tradizionale del carattere di lei. -Quell'effigie presenta un aspetto d'infantile candore, di -una espressione singolare, senza linee classiche nel profilo. -Bello non si direbbe nemmanco. Diceva il vero la -marchesana di Cotrone, scrivendo a Francesco Gonzaga, -che Lucrezia non aveva nulla di particolarmente bello, ma -ciò che si chiama <i>dolce ciera</i>. La testa di lei ha punta o -poca somiglianza con quella del padre, quale le migliori -medaglie lo raffigurano; meno forse nel naso fortemente -profilato. La linea frontale di Lucrezia è prominente, mentre -in Alessandro VI è depressa; e il mento scende in -quella alquanto indietro, in questo invece sta con la bocca -sulla stessa linea. -</p> - -<p> -Un'altra medaglia non rappresenta Lucrezia co' capelli -disciolti, ma col capo avvolto da una rete e dalla -lenza, un nastro ornato di pietre preziose o di perle. La -chioma copre l'orecchio; e quindi dalle spalle in giù una -lunga treccia, proprio nella forma allora in uso, come può, -<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> -ad esempio, vedersi in una bella medaglia di Elisabetta -Gonzaga d'Urbino.<a class="tag" id="tag287" href="#note287">[287]</a> -</p> - -<p> -I documenti, che hanno fornito i materiali a questo -libro, pongono ogni lettore in grado di formarsi un giudizio -su Lucrezia Borgia. Questo sarà forse approssimativamente -giusto o per lo meno più giusto di quello omai trasmesso -e per tradizione accettato. Gli uomini del passato -sono problemi pe' giudici loro. Se giudicando di contemporanei -a noi conosciuti, diamo ne' più madornali errori, -quanto più non siamo esposti ad errare appena che vogliamo -comprendere la natura di uomini, che ci stanno dinanzi -solo come ombre. Tutte le condizioni personali alla loro -vita e tutto l'intreccio delle circostanze di luogo, di tempo, -di persone, nel cui mezzo s'andaron formando, e i più -intimi secreti dell'esser loro giacciono lì, qual serie di -fatti tutti scissi e divisi; e da questi frammenti uopo è per -noi ricostruire un carattere. Per chi guardi alla legge di -causalità, la storia è la giustizia del mondo. Ma non di -rado la storia scritta è per sè il più ignorante de' tribunali. -Molti caratteri storici vedrebbero ne' ritratti loro fatti ne' libri -come tante caricature, e di cuore riderebbero del giudizio -sul conto loro portato. -</p> - -<p> -Lucrezia Borgia forse consentirebbe con chi attenendosi -a' documenti del tempo osasse affermare, ch'ella fu -donna leggiera, amabile e infelice insieme. L'infelicità -sua in vita furono gli avversi casi da lei in parte immeritati; -e, dopo morte, l'opinione che s'andò formando intorno -il suo carattere. Il marchio d'infamia sulla sua fronte -impresso seppe ella stessa, come duchessa di Ferrara, -cancellare; ma apparve di nuovo, poichè fu morta. E come -presto riapparisse, lo mostra il giudizio che davano di lei -i Della Rovere in Urbino. Nel 1552 Guidobaldo II, figlio di -<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> -Francesco Maria e di Eleonora Gonzaga, doveva sposarsi -con Giulia Varano; ma domandò invece la mano di una -Orsini. Il padre gli oppose i matrimonii di principi con -donne indegne di loro; fra gli altri, quello di Alfonso di -Ferrara. Costui — diceva egli — s'è disposato con Lucrezia -Borgia, con una donna <i>di quella sorta che pubblicamente -si sa</i>, e ha dato anche a suo figlio <i>un mostro</i> (Renata). Guidobaldo -confermò cosiffatto giudizio: rispose che egli sapeva -d'avere un padre, che giammai non lo vorrebbe costringere -a prendere una sposa come Lucrezia Borgia, <i>di -quella mala sorta che fu quella, e con tante disoneste parti</i>.<a class="tag" id="tag288" href="#note288">[288]</a> -Così l'opinione continuò a propagarsi, e Lucrezia Borgia -divenne il tipo di ogni abiezione femminea, sino a che -Vittor Hugo nel suo dramma e il Donizetti nella sua opera -non la portarono sulle scene appunto sotto quei colori. -</p> - -<hr class="tbs" /> - -<p> -Ancora, per concludere, qualche parola intorno ad -Alfonso e alla discendenza sua e di Lucrezia. Il duca di -Ferrara sopravvisse alla moglie altri 15 anni, che furono -difficili e procellosi. Seppe non pertanto con prudenza resistere -e mantenersi contro l'odio papale de' Medici. Si vendicò -di Clemente VII col sacco di Roma, cui resero possibile -i soccorsi suoi all'esercito imperiale. Ebbe da Carlo V -Modena e Reggio; e di tal guisa fu in grado di trasmettere -agli eredi suoi gli antichi Stati di casa d'Este nella -integrità loro. Non passò ad altre nozze. Ma Laura Eustochia -Dianti, bella e giovane ferrarese, gli fu compagna. -Questa gli partorì due figliuoli, Alfonso e Alfonsino. Egli -morì il 31 ottobre 1534 di 58 anni, quando i fratelli lo -avevano già preceduto nel sepolcro, il cardinale Ippolito -nel 1520 e Don Sigismondo nel 1524. -</p> - -<p> -Da Lucrezia Borgia ebbe cinque figliuoli. Ercole fu -suo erede al trono. Ippolito fu cardinale; morì il 2 dicembre -<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> -1572 in Tivoli, ove suo monumento è la Villa d'Este. -Eleonora fu monaca nel monastero del <i>Corpus Domini</i>, e -vi morì il 15 luglio 1575. Francesco fu marchese di Massalombarda, -e morì il 22 febbraio 1578. In fine Alessandro, -morto, come s'è detto, varcata appena l'età di due -anni, il 10 luglio 1516. -</p> - -<p> -Il figlio di Lucrezia Ercole II regnò sino all'ottobre -1559. Suo padre nel 1528 avevalo sposato con Renata, -la brutta, ma molto intelligente figliuola di Luigi XII. Lucrezia -non aveva visto mai la sua nuora, e non mai sospettato -neppure che Renata potesse divenir tale. La vita -di questa celebre duchessa costituisce un importante episodio -nella storia di Ferrara. Essa fu seguace entusiastica -di quella Riforma, che finalmente penetrò nel mondo, intesa -ad emancipare lo spirito da una Chiesa, a capo della -quale erano stati i Borgia, i Della Rovere e i Medici. E -per questo i Della Rovere la chiamavano un <i>mostro</i>. Per un -certo tempo Renata tenne nascosti alla corte sua Calvino -e Clemente Marot. -</p> - -<p> -Un caso strano occorse: appunto alla corte del figliuolo -di Lucrezia nel 1550 apparve un uomo, che valse a rinnovar -la memoria della storia della famiglia Borgia, già -quasi diventata un mito per la generazione allora vivente. -Era Don Francesco Borgia, duca di Gandia, e ora, nell'anno -1550, gesuita. La sua inattesa comparsa in Ferrara -ci porge occasione di fare un cenno delle vicende di casa -Gandia. -</p> - -<p> -Di tutti i discendenti di Alessandro VI i più fortunati -furono appunto quei che tolsero l'origine dall'ucciso -Don Juan. La vedova donna Maria visse un pezzo in -grande reputazione alla Corte della regina Isabella di -Castiglia. Poscia, presa da malinconia e da bigottismo, -andò a chiudersi in un monastero. Morì l'anno 1557. Il -suo unico figlio Don Juan, ancora bambino, era successo -<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> -allo sciagurato padre nel Ducato di Gandia, ed aveva anche -serbati i possedimenti nel Napoletano. Questi comprendevano -un territorio esteso in Terra di Lavoro con le città di -Sessa, Teano, Carinola, Montefuscolo, Fiume, e altre. Il -giovane Gandia nel 1506 le cedette al re di Spagna, e ne -fu compensato pecuniariamente: il gran capitano Consalvo -ebbe il Principato di Sessa. -</p> - -<p> -Don Juan restò in Spagna, ove fu uno de' Grandi, e -di grado elevato assai. Sposò Giovanna d'Aragona, principessa -della caduta Casa reale di Napoli; e in seconde -nozze, nell'anno 1520, donna Francesca de Castro y Pinos, -figlia del visconte d'Eval. I matrimonii de' Borgia -furono la maggior parte assai fecondi. Venuto a morte codesto -nipote di Alessandro VI nel 1543, non lasciò meno -di quindici figliuoli. Le figlie si maritarono con Grandi di -Spagna, e i figli appartennero alla più cospicua nobiltà -del paese, ove conseguirono altresì le più alte cariche. Il -maggiore, Don Francesco Borgia, nato il 1540, fu duca -di Gandia, un gran signore, molto stimato alla Corte di -Carlo V, che lo fece vicerè di Catalogna e commendatore -di Santo Jago. Accompagnò anche l'imperatore nelle spedizioni -in Francia e sino in Affrica. Il 1529 erasi ammogliato -con Eleonora de Castro, dama di corte dell'imperatrice. -E n'ebbe cinque figliuoli e tre figliuole. Morta la moglie -nel 1546, nulla più lo trattenne dal seguire la passione, -che da lungo tempo covava in seno, per la Compagnia di -Gesù, quella cioè di rinunziare per sempre alla sua splendida -condizione e di farsi gesuita. Pareva quasi una misteriosa -tendenza ve lo spingesse, per scontar così i peccati della -casa sua. Eppure non deve far maraviglia di trovare un pronipote -di Alessandro VI sotto l'abito de' Gesuiti. La stessa -demoniaca energia di volontà, per la quale i Borgia eransi -segnalati, animava pure il loro compatriotta Loyola, benchè -sotto altra forma e rivolta a diverso scopo. Ed anche le massime -<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> -del <i>Principe</i> del Machiavelli divennero la parte politica -delle costituzioni gesuitiche. -</p> - -<p> -Il duca di Gandia andò nel 1550 a Roma per gettarsi -a' piedi del Papa e divenire membro dell'Ordine. Appunto -allora Paolo III, fratello di Giulia Farnese, era morto, e -Giulio III Del Monte asceso alla Santa Sede. Ma in Ferrara -era ancora sul trono Ercole II, zio cugino di Don Francesco. -Egli si ricordò della parentela e lo invitò, andando a -Roma, di passar per Ferrara. Francesco si fermò alla corte -del figlio di Lucrezia tre giorni, e vi fu ricevuto anche da -Renata. Non si sa se l'entusiastico discepolo di Loyola -fosse a notizia de' sentimenti religiosi dell'amica di Calvino. -Il loro incontro però, nella patria del Savonarola e -nell'appartamento di Lucrezia, offriva un contrasto acutissimo -e de' più strani. Francesco continuò quindi per -Roma; donde poscia tornò presto di nuovo in Spagna. -Morto il Lainez, fu nel 1565 terzo Generale della Compagnia -di Gesù. Morì in tal qualità a Roma l'anno 1572. -La Chiesa lo santificò; così un pronipote di Alessandro VI -divenne un santo.<a class="tag" id="tag289" href="#note289">[289]</a> -</p> - -<p> -La discendenza di questo Borgia si ramificò, innestandosi -con le più nobili famiglie di Spagna. Il suo primogenito -Don Carlos, duca di Gandia, sposò donna Maddalena, -figlia del conte Oliva della casa Centelles. Così quella famiglia, -cui apparteneva il primo promesso sposo di Lucrezia, -s'imparentò un mezzo secolo più tardi con i Borgia. -La stirpe de' Gandia durò sin nel secolo XVIII, nel quale -ebbe anche due cardinali Borgia. -</p> - -<p> -Ercole II non scoprì le eretiche relazioni di sua moglie -che nel 1554. La cacciò in un chiostro. Ma la nobile principessa -restò fedele alla Riforma. Quando l'Inquisizione -soffocò a Ferrara il moto riformatore, essendo duca il figlio -<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> -suo, ella rientrò in Francia. Ivi visse fra Ugonotti nel suo -Castello di Montargis, e vi morì nel 1575. Per strana combinazione -il duca di Guisa fu proprio genero di lei. -</p> - -<p> -Renata diede al marito parecchi figliuoli: Alfonso, -principe erede; Luigi, più tardi cardinale; donn'Anna, -sposatasi appunto col duca di Guisa; donna Lucrezia, poscia -duchessa d'Urbino; e donna Leonora, rimasta nubile. -</p> - -<p> -Il figlio Alfonso II successe nel Governo di Ferrara -l'anno 1559. È quel duca reso immortale dal Tasso. Come -l'Ariosto, al tempo del primo Alfonso e di Lucrezia, aveva -glorificata la casa d'Este con un poema monumentale, -così ora Torquato Tasso continuava codesta specie di esaltazione -tra i nipoti, quando sul trono di Ferrara sedeva il secondo -Alfonso. Il caso metteva così ai servizii della stessa -corte i due più grandi poeti epici d'Italia. La sorte del Tasso -è uno dei più sinistri ricordi della casa d'Este; eppure, -che il cigno canoro abbia fatto risuonare proprio in mezzo -alla corte di Ferrara la sua canzone, è, al tempo stesso, -l'ultimo dei ricordi che abbia importanza nella storia di -quella. Perchè con Alfonso II, nipote di Lucrezia Borgia, -morto senza figliuoli, s'estinse il 27 ottobre 1597 la linea -legittima della famiglia d'Este. Don Cesare, un nipote di -Alfonso I, figlio di quell'Alfonso, che Laura Dianti aveva -a colui partorito e di donna Giulia Della Rovere di Urbino, -salì, è vero, al trono di Ferrara alla morte di Alfonso II, -come suo erede per legge; ma il Papa nol volle riconoscere. -Indarno cercò mostrare come l'avo suo, poco prima -di morire, avesse regolarmente sposato Laura Eustochia, -e che fosse per questo divenuto egli legittimo erede della -casa. A nulla giovò che i giureconsulti perorassero la validità -delle pretensioni di Don Cesare innanzi ai tribunali -di papi ed imperatori. E approdò ancor meno, che, sull'esempio -del Muratori, quei diritti, a tutt'oggi, fossero -dai Ferraresi sostenuti. A Don Cesare fu giuocoforza sottomettersi -<span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span> -alla decisione di Clemente VIII. Il 13 gennaio -1598 il nipote di Alfonso I dovette firmare la rinunzia al -Ducato di Ferrara. Con la moglie Virginia dei Medici e coi -figliuoli abbandonò quella, che per secoli era stata la residenza -degli antenati suoi, e si ridusse a vivere a Modena -col titolo di Duca di questa città, alla quale s'aggiunsero -anche Reggio e Carpi. -</p> - -<p> -Don Cesare continuò quivi la linea collaterale degli -Este. Sullo scorcio del secolo XVIII, mercè l'arciduca Ferdinando, -essa trapassò nella casa Austro-Estense. Ed anche -questa oggi è venuta meno. E caduta pure è la dominazione -dei Papi in Ferrara. Là ove un tempo, quando -nel 1502 Lucrezia Borgia fece il suo ingresso, sorgeva -Castel Tedaldo; là, ove Clemente VIII fece erigere la -grande fortezza, oggi non è che un campo: la fortezza fu -smantellata nel 1859. In quel campo sta dimenticata e -quasi sperduta la statua di Paolo V, e intorno intorno tutto -è solitudine. Così anche oggi, innanzi alla rôcca di Giovanni -Sforza in Pesaro sorge una colonna, dalla quale la -statua fu abbattuta: sulla base si legge: «Colonna di Urbano -VIII; ecco tutto quel che ne rimane.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> -</p> - -<h2>APPENDICE DI DOCUMENTI -<span class="smaller">ALLA -LUCREZIA BORGIA.</span></h2> -</div> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> -</p> - -<h2 id="inddoc">INDICE DE' DOCUMENTI.</h2> -</div> - -<table class="indice" summary=""> - <tr> - <td><span class="smcap">Documento</span></td> - </tr> - <tr> - <td> </td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">I.</td> <td>Tavole nuziali tra Gianandrea Cesarini e Girolama Borgia. — (24 gennaio 1482)</td> <td class="pag"><a href="#doc1">Pag. 353</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">II.</td> <td>Tavole nuziali tra Carlo Canale e Vannozza Catanei. — (8 giugno 1486)</td> <td class="pag"><a href="#doc2">354</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">III.</td> <td>Tavole nuziali tra Ursino Orsini e Giulia Farnese. — (20 maggio 1489)</td> <td class="pag"><a href="#doc3">355</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">IV.</td> <td>Tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Don Cherubin Joan de Centelles. — (26 febbraio 1491)</td> <td class="pag"><a href="#doc4">358</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">V.</td> <td><i>Ad Bovem Borgia</i></td> <td class="pag"><a href="#doc5">364</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VI.</td> <td>Beatrice Borgia ad Alessandro VI. — (9 settembre 1492)</td> <td class="pag"><a href="#doc6">365</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VII.</td> <td>Scioglimento del contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia e Don Gaspare. — (8 novembre 1492)</td> <td class="pag"><a href="#doc7">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VIII.</td> <td>Ercole d'Este ad Alessandro VI. — (3 gennaio 1493)</td> <td class="pag"><a href="#doc8">371</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">IX.</td> <td>Minuta delle tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Giovanni Sforza. — (2 febbraio 1493)</td> <td class="pag"><a href="#doc9">372</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">X.</td> <td>Gianandrea Boccaccio al duca di Ferrara. — (13 giugno 1493.)</td> <td class="pag"><a href="#doc10">376</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XI.</td> <td>Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo. — (23, 24 dicembre 1493)</td> <td class="pag"><a href="#doc11">378</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XII.</td> <td>Don Juan, duca di Gandia, al marchese Gonzaga. — (12 settembre 1496)</td> <td class="pag"><a href="#doc12">381</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIII.</td> <td>Poesia sulla morte di Don Juan di Gandia. — (16 giugno 1497)</td> <td class="pag"><a href="#doc13">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIV.</td> <td>Il cardinale Giuliano Della Rovere ad Alessandro VI. — (10 luglio 1497)</td> <td class="pag"><a href="#doc14">382</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XV.</td> <td>Annullamento del contratto matrimoniale tra Lucrezia Borgia e Don Gasparo. — (10 giugno 1498)</td> <td class="pag"><a href="#doc15">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVI.</td> <td>Primo contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia e Don Alfonso d'Aragona. — (20 giugno 1498)</td> <td class="pag"><a href="#doc16">385</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVII.</td> <td>Atto relativo alla eredità reclamata da donna Maria Enriquez per suo figlio Don Juan. — (19 dicembre 1498)</td> <td class="pag"><a href="#doc17">389</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVIII.</td> <td>Tavole nuziali tra Laura Orsini e Federico Farnese. — (2 aprile 1499)</td> <td class="pag"><a href="#doc18">390</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIX.</td> <td>Protesta di Jacopo Gaetani contro la Sentenza inflittagli. — (7 febbraio 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc19">391</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XX.</td> <td>Elisabetta, duchessa d'Urbino, al fratello Francesco Gonzaga. — (21 marzo 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc20">393</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXI.</td> <td>Cesare Borgia al marchese Gonzaga. — (24 maggio 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc21">394</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXII.</td> <td><i>Dyalogus mortis et Pontificis laborantis febre.</i> — (1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc22">395</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXIII.</td> <td>Istrumenti relativi alla promessa di matrimonio di donna Angela Borgia con Francesco Maria Della Rovere. — (25 agosto e 2 settembre 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc23">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXIV.</td> <td>Giovanni Sforza al marchese Gonzaga. — (17 ottobre 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc24">396</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXV.</td> <td>Pandolfo Collenuccio al duca Ercole di Ferrara. — (29 ottobre 1500)</td> <td class="pag"><a href="#doc25">397</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVI.</td> <td>Alessandro VI alla Signoria di Firenze. — (13 luglio 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc26">400</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVII.</td> <td>Bolla di Alessandro VI relativa all'Infante romano Gio. Borgia. — (1º settembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc27">401</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVIII.</td> <td>Idem. — (1º settembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc28">405</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXIX.</td> <td>Saraceni e Bellingeri al duca Ercole. — (23 settembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc29">408</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXX.</td> <td>Saraceni allo stesso. — (26 ottobre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc30">409</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXI.</td> <td>Gianluca Pozzi allo stesso. — (23 dicembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc31">410</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXII.</td> <td>Sposalizio di donna Lucrezia Borgia con Don Alfonso d'Este mercè procura. — (28 dicembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc32">411</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXIII.</td> <td>Alessandro VI alla Comunità di Nepi. — (28 dicembre 1501)</td> <td class="pag"><a href="#doc33">413</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXIV.</td> <td>Pozzi e Saraceni al duca Ercole. — (2 gennaio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc34">414</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXV.</td> <td>El Prete alla marchesa Isabella Gonzaga. — (2 gennaio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc35">415</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXVI.</td> <td>Il cardinal Ferrari al duca Ercole. — (9 gennaio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc36">417</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXVII.</td> <td>Pozzi e Saraceni allo stesso. — (13 gennaio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc37">418</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXVIII.</td> <td>Il duca Ercole ad Alessandro VI. — (14 febbraio 1602)</td> <td class="pag"><a href="#doc38">421</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXXIX.</td> <td>La marchesa Isabella Gonzaga a Lucrezia Borgia. — (18 febbraio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc39">422</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XL.</td> <td>La stessa ad Adriana Ursina. — (18 febbraio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc40">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLI.</td> <td>Cesare Borgia alla sorella Lucrezia. — (20 luglio 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc41">423</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLII.</td> <td>Francesco Troche alla marchesa Isabella Gonzaga. — (1º settembre 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc42">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLIII.</td> <td>Lo stesso alla stessa. — (5 ottobre 1502)</td> <td class="pag"><a href="#doc43">424</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLIV.</td> <td>Isabella Gonzaga a Cesare Borgia. — (15 gennaio 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc44">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLV.</td> <td>Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga. — (1º febbraio 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc45">425</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLVI.</td> <td>Il duca Ercole a Giangiorgio Seregni, suo oratore in Milano. — (24 agosto 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc46">426</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLVII.</td> <td>Giovanni Sforza al marchese Gonzaga. — (25 agosto 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc47">427</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLVIII.</td> <td>Don Jofrè Borgia allo stesso. — (18 settembre 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc48">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XLIX.</td> <td>Il marchese Gonzaga a sua moglie Isabella. — (22 settembre 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc49">428</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">L.</td> <td>Il duca Ercole a Lucrezia Borgia. — (4 ottobre 1503)</td> <td class="pag"><a href="#doc50">429</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LI.</td> <td>Lucrezia Borgia al marchese Gonzaga — (18 agosto 1505)</td> <td class="pag"><a href="#doc51">430</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LII.</td> <td>Tavole nuziali tra Niccolò De Rovere e Laura Orsini. (Novembre 1505)</td> <td class="pag"><a href="#doc52">431</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LIII.</td> <td>Cesare Borgia al marchese Gonzaga. — (7 dicembre 1506)</td> <td class="pag"><a href="#doc53">433</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LIV.</td> <td>Lucrezia Borgia allo stesso. — (28 dicembre 1506)</td> <td class="pag"><a href="#doc54">ivi</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LV.</td> <td>La stessa allo stesso. — (15 gennaio 1507)</td> <td class="pag"><a href="#doc55">434</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LVI.</td> <td>Vannozza alla figlia Lucrezia. — (febbraio 1515)</td> <td class="pag"><a href="#doc56">435</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LVII.</td> <td>Vannozza al cardinale Ippolito d'Este. — (14 settembre 1515)</td> <td class="pag"><a href="#doc57">436</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LVIII.</td> <td>Vannozza alla figlia Lucrezia. — (19 dicembre 1515)</td> <td class="pag"><a href="#doc58">437</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">LIX.</td> <td>Lucrezia Borgia a Leon X. — (22 giugno 1519)</td> <td class="pag"><a href="#doc59">438</a></td> - </tr> - <tr> - <td> </td> - </tr> - <tr> - <td><span class="smcap">Facsimile</span></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">I.</td> <td>Alessandro VI a Lucrezia Borgia.</td> <td class="pag"><a href="#facs1">441</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">II.</td> <td>Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga.</td> <td class="pag"><a href="#facs2">443</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">III.</td> <td>Lucrezia Borgia alla stessa.</td> <td class="pag"><a href="#facs3">445</a></td> - </tr> -</table> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span> -</p> - -<h2 id="documenti">DOCUMENTI</h2> -</div> - -<h3 id="doc1"><span class="smcap">Documento</span> N. I. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Gianandrea Cesarini e Girolama Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -24 gennaio 1482. -</p> - -<p> -In dei no. am. Anno pont. Indict. et mense quibus supra -die vero Jovis XXIIII. In presentia mei publici not<sup>ii</sup> etc. -R<sup>mus</sup> in xpo pr et dnus dnus <span class="smcap">Rodericus Borgia</span> Eps portuensis -S. R. E. Cardinalis ac Vicecancellarius paterna caritate et -affectione ductus ac motus erga nobilem et honestam ac generosam -puellam virginem <span class="smcap">Jeronimam</span> sororem excellentis et -generosi adolescentis dni <span class="smcap">Petri Ludovici de Borgia</span> et <span class="smcap">Johannis -de Borgia</span> infantis germanor. fratrum volens et intendens -ipsam Jeronimam puellam que de sua domo et familia existit -veluti filiam recognoscere et tractare et pro honore dicte sue -domus et familie ipsam condecenter maritare ac dotare dotemque -sibi condignam constituere In pres. mei publici notarii -et rogator. ad infrascripta pacta et sponsalia in dei no. cum -mag<sup>co</sup> viro dno <span class="smcap">Gabrielle de Cesarinis</span> domicello Romano -Regionis S<sup>ti</sup> Eustachi patre ac legitimo administratore spectabilis -adolescentuli <span class="smcap">Johannis Andree</span> sui legitimi ac naturalis -filii inter eos habita tractata et solemniter conclusa et firmata -devenit in hunc qui sequitur modum et formam vid. -</p> - -<p> -<i>Seguono le stipulazioni</i>. <i>La dote è di</i> 4000 ducator. auri -in auro. -</p> - -<p class="dots">················</p> - -<p> -Acta fuerunt hec in palatio R<sup>mi</sup> dni Card<sup>lis</sup> Mediolanensis -in quad. camera magna ejusdem palatii ubi ipse R<sup>mus</sup> dnus -residet et audientiam dare solet presentib. ibidem dicto R<sup>mo</sup> -pre dno Stefano de Nardinis tt<sup>i</sup> Sancte Marie in transtiberim -presbitero cardinale Mediolanensi vulgariter nuncupato ac -etiam R<sup>mo</sup> in xpo pre dno Jo. Bap<sup>ta</sup> tt<sup>i</sup> Sancti (Nicolai in Carcere) -Cardinale de Sabellis vulgarit. dicto ac Magº et Illº, -armor. capitaneo et ductore dno Virginio quond. dni Neapulionis -<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span> -de Orsinis Juliano de Cesarinis de Regione Pontis Antonio -de porcariis Regionis pinee, Romanis civibus testibus ad -predicta omnia et singula adhibitis et rogatis. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene, -nell'Archivio de' Notai al Campidoglio.) -</p> - -<h3 id="doc2"><span class="smcap">Documento</span> N. II. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Carlo Canale e Vannozza Catanei.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -8 giugno 1486. -</p> - -<p> -Eodem anno pont. Ind. et mense die vero VIII. Junii. -In presentia mei not. et testium etc. honesta Mulier <span class="smcap">Dna Vannotia</span> -relicta quond. dni... scriptoris apostolici Intendens -ad secunda vota transire ac se matrimonio collocare et nuptias -contrahere cum spectabili viro dno <span class="smcap">Carulo canale de -Mantua</span>. -</p> - -<p> -Ante nuptias donavit eidem presenti et acceptanti ducatos -auri in auro Mille et ultra donavit eidem similiter psenti et -acceptanti unum ex officiis sollicitator. bullarum aplicar. et -(promisit) facere et curare quod suis sumptibus dictum officium -dicto dno Carulo conferatur vel gratis concordetur. Amplius -et promisit eid. psenti in dotem et dotis nom. et pro -jocalibus dare tradere et consignare eidem illud quod concorditer -asseruerunt fuisse constitutum inter eos per manus -spectabilis viri Dni Francisci de Maffeis scriptoris apostolici ac -basil. S. Petri canonici et laurentii Barbarini de Catellinis -Ro<sup>ni</sup> civis presentium et sic esse affermantium quorum dictis -stare et credere promiserunt et convenerunt et tempore quo -fiet salutio dotis promiserunt facere contractus cum cautelis -ypotecis promissionibus et stipulationib. consuetis et cum -dicta donatione dotis et jocalium constitutione. prefatus dnus -Carolus interrogatus per me notar. ut publicam personam -si volebat recipere habere et tenere in suam legitimam uxorem -prefatam dnam Vannotiam respondit volo et similiter interrogata -dicta dna Vannotia si volebat recipere dictum dnum -carolum presentem in suum legitimum Maritum et ipsum pro -legitimo viro habere et tenere secundum ritum sancte matris -ecclie respondit volo. Et sic mutuo consensu et interveniente -anuli aurei immissione in digito anulari ipsius dne Vannotie -per ipsum dnum Carolum immissi matrimonium legitimum -ac mutuo consensu interveniente per verba de presenti sponte -contraxerunt. Que quid. omnia et singula perpetuo attendere -et observare promiserunt. Rogaveruntque me not<sup>m</sup> ut publicum -<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span> -conficerem instrumentum unum vel plura et totiens -quotiens etc. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in domo habitationis prefate dne -Vannotie site in R<sup>ne</sup> Arenule juxta plateam de branchis presentibus -Rd.º pre dno (<i>mancano parecchie parole</i>) Juliano -Gallo Mercatore Bruchardo Barbarino et Dodro (sic) de Carnariis -et aliis quampluribus testibus ad predicta vocatis et -rogatis. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene, -nell'Archivio de' Notai al Campidoglio.) -</p> - -<h3 id="doc3"><span class="smcap">Documento</span> N. III. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Ursino Orsini e Giulia Farnese.</i></span></h3> - -<p> -20 maggio 1489. -</p> - -<p> -I. D. o. n. Anno pont. et Ind. quibus supra mensis vero -Mai die XX<sup>ma</sup> in presentia R<sup>mi</sup> in xpto pris dni. R. Cardinalis -et Epi. portuensis S. R. E. Vicecancellarii ac R.<sup>orum</sup> patrum -dni Bartholomei Martini Epi Segobricensis dni Francisci Garzett -Canonici Toletani et Johannis Staglie civis Romani et -mei publ. notarii ad hec adhibitorum et rogatorum. Cum -sicut infrascripte partes asseruerunt et sponte confesse fuerunt, -alias inter mag.<sup>cum</sup> dom. <span class="smcap">Ursinum</span> filium quond. mag.<sup>ci</sup> -dni <span class="smcap">Ludovici de Ursinis</span> dni Castri Vasanelli et mag.<sup>cam</sup> dnam -dnam <span class="smcap">Adrianam</span> matrem et tunc tutricem dicti dni Ursini -ex una et mag.<sup>cam</sup> et honestam puellam dnam Juliam filiam -quondam Mag.<sup>ci</sup> viri dni <span class="smcap">Petri Luisii de Farnesio</span> tunc in -humanis existentis et ipsum quond. dom. petrum ut patrem -et legitimum tunc administratorem prefate Julie parte ex altera -contracta fuerint sollemnia sponsalia de futuro cum promissionibus -dotis et aliis promissionib. et pactis inter eos -initis et contractis et ad presens dicti sponsi puberes facti -dicta sponsalia rata grata et firma habentes in dicta promissione -ipsorum nomine facta perseverantes ac persistentes -dicta sponsalia ac legitimas nuptias solemni ac legitimo consensu -de presenti interveniente et per traditionem et immissionem -anuli sponsalis contrahere velint et de dicta dote -promissa ydoneas cautiones facere et recipere. Ea propter -[Mag.<sup>cus</sup> vir dnus <span class="smcap">Alexander</span> filius et heres prefati quond. -dni petri loisi de farnesio et ut frater et conjuncta persona -prefate dne Julie qui primo et ante oia cum juramento sollemni -tactis corporaliter sacris scripturis in manibus mei Not<sup>i</sup> -ad sancta Dei evangelia infrascripta oia et singula -perpetuo attendere et observare et contra non facere dicere -<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span> -vel venire ratione sue minoris etatis XX<sup>ti</sup> aut XXV annor. -nec restitutionem in integrum postulare pro se ipso ac vice et -noie Mag<sup>ci</sup> viri dni <span class="smcap">Angeli de Farnesio</span> sui germani fratris -et coheredis pro quo et se et bona sua principaliter et in solidum -obligavit et de rato et rati habitione promisit et se -facturum et curaturum ita et taliter et cum effectu quod dictus -suus frater infrascripta oia et singula rata et firma habebit -et contra non faciet dicet vel veniet ut supra. Et una -cum prefato dno Alexandro] [Hoc totum scriptum fuit antequam -stipulatum fuerit instrumentum deinde non fuit stipulatum quia defuit -presentia dni Alexandri qui expectabatur et non venit ideo sic -cancellatum fuit manu mei Notii.] Rd<sup>us</sup> in xpo pr. dnus <span class="smcap">Jacobus de -Gaytanis</span> prothonotar. apostolicus et Mag<sup>cus</sup> et generosus vir -dnus <span class="smcap">Cola de Gaytanis</span> germani fres avunculi conjuncteque -persone ejusdem Julie similiter de rato et rati habitione promictentes -et sese in solidum obligantes et ex certa scientia -obligari et teneri volentes promiserunt, et sollemni pactione -et stipulatione intervenientib. convenerunt, dicto dno <span class="smcap">Ursino</span> -sponso prefate dne Julie presenti et michi Notº ut publice -persone legitime stipulanti nuptiar. tempore et infra dilationes -infrascriptas dare solvere numerare et in pecunia numerata -cum effectu traddere eidem dno Ursino pro dote et -dotis promisse nomine ad opus et utilitatem prefate dne Julie -summam et quantitatem trium milium et quingentor. ducator. -auri de camera ad computum LXXII. bl. pro quolibet duc. -de qua integra summa dotis Mille solvere promiserunt infra -termin. duor. annor. proxime futuror. a die presentis contractus -incipiendor. et ut sequitur finiendorum Reliquos vero -solvere promiserunt infra dilationes infrascriptas vz. quia -singulis futuris annis post cursum dictor. duor. annor. solvere -promiserunt dicto dno. Ursino ducatos sexcentos usque -ad integram solutionem totius summe dictor. trium milium -quingentor. ducator. cum omnib. dannis expensis et interesse -dicta ex causa et indefectum solutionis predictor. vel aliorum -ipsorum patiendis faciendis et incurrendis de quib. stare et -credere simplici dicto et justo dicti dni Ursini et suor. heredum -et successor. absque alia judicis taxatione seu boni viri -arbitratu me Not.º sollemniter stipulante pro eo et dictis -heredib. et successorib. omnibusq. quor. interest vel intererit -in futurum Cum pactis et conventionibus sollemni stipulatione -vallatis de restituenda vel lucranda dicta dote in -omnem casum et eventum matrimonii dissolvendi secundum -formam et dispositionem juris communis et secund. consuetudinem -inter magnates urbis hacten. observatam. Et precibus -et rogatu prefator. dnor. <span class="smcap">Alexandri de Farnesiis</span> dni -<span class="smcap">Jacobi</span> prothon. et dni <span class="smcap">Cole de Gaytanis</span> sui fris. et cujuslib. -ipsor. Magcus vir dom. Gabriel de Cesarinis ac ven. -vir dom. <span class="smcap">Franciscus de Lenis</span> Canonicus Roman. et dom. -<span class="smcap">Marius de Mellinis</span> Franciscus de Lenis filius et specialis -nuntius R<sup>di</sup> ptris dni petri de lenis Clerici cam<sup>re</sup> apostolice -<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span> -ab eo prout asseruit ad hoc missus pro quo et se obligando -de rato promisit et <span class="smcap">Lellus Stefani de Lellis</span> et <span class="smcap">Francis. -Teoli</span> omnes cives Romani sartus se ad infrascripta non teneri -nec obligari sed teneri et obligari volentes ex certa eorum -et cujusq. ipsor. scientia ipsi et quilib. ipsor. pro rata -sponte sollemniter fidejubendo et intercedendo promiserunt -et juraverunt se facturos et curaturos ita et taliter et cum -effectu quod dicti principales expromissores predicta omnia -et singula per eos promissa et pacta observabunt et adimplebunt -et temporib. et dilationibus supra expressis dictam promissam -dicto dno Ursino persolvent. Alias teneri voluerunt -ipsi et quilib. ipsor. pro rata ad integr. solution. dictor. trium -mil. et quingentor. ducator. infra dilationes supra expressas -vd. quisq. pro rata sua tantum Que quidem omnia et -sing. tam dicti principales expromissores quam fidejussores -prefati perpetuo attendere et observare ut sup. promiserunt, -contraq. non facere dicere nec venire pro quib. obligaverunt -sese et omnia et sing. ipsor. bona mobilia stabilia presentia -et futura et voluerunt pro predictis posse conveniri et cogi in -omni loco et in omni foro et coram quocunq. judice ecclesiastico -vel seculari et feriatis dieb. quibus renuntiaverunt -expresse, renuntiaverunt et privilegio fori et omnib. exemptionib. -ac defensionib. quib. contra promissa facere dicere vel -venire possent vel aliquis eorum posset. Renuntiaver. etiam -expresse dicti expromissores et fidejussores capituli divi -hadriani et nove constitutionis beneficio ac beneficio de duob. -vel plurib. reis debendi dividendar. et cedendar. actionum. -Et juraverunt omnes sollemniter. Rogaveruntq. me notarium -et dederunt potestatem. -</p> - -<p> -Actum in domib. prefati R.<sup>mi</sup> D. Vicecancellarii in cam. -stellarum presente ipso R.<sup>mo</sup> dno aliisque prenominatis supra -descriptis etiam pro testibus adhibitis et rogatis. -</p> - -<p> -Eisdem Anno pont. mense die vero XXI. factus fuit sollemnis -contractus nuptiar. [Arratio solemnis] per immissionem anuli et legitimo -consensu interveniente per verba vis volo ad interrogationem -mei Notarii Si vellent alter in alterius legitimum matrimonium. -primo dictus Ursinus respondit velle deinde similiter -prefata dna Julia ibid. presens ipsum Ursinum in -legitimum virum habere velle respondit Adstantibus ibi R.<sup>mo</sup> -d.<sup>no</sup> Vicecancellario prefato R.<sup>mo</sup> d.<sup>no</sup> <span class="smcap">Cardinale de Ursinis</span> -R<sup>mo</sup> d.<sup>no</sup> <span class="smcap">Rinaldo de Ursinis</span> Archiep. Florentino et magna -prelatorum et Magnatum et Nobilium Viror. multitudine. In -domib. prefati dni Vicecancellarii in porticu seu viridario de -quib. ego idem Notarius rogatus fui cum potestate extendendi -in ampliori forma si opus fuerit. -</p> - -<p> -Eisd. anno pont. mense et die et in eod. loco personaliter -constitutus coram me Not. et testib. infrascriptis Mag.<sup>cus</sup> -<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span> -vir d<sup>nus</sup> <span class="smcap">Angelus de Farnesio</span> [Promissio indemnitatis -cum ratificatione facta per M. d. Angm de farnesio.] qui primo et ante omnia cura -sollemni juramento tactis sacris scripturis renuntiavit beneficio -minoris etatis XXV. annor. et asserens se esse maiorem -XX<sup>ti</sup> et promisit non contravenire ac de rato et rati habitione -promisit pro dno Alexandro ejus germano fare et se facturum -certa prout asseruit habens scientiam de contractu promissionis -dotis nomine dne Julie sue sororis Mag.<sup>co</sup> d<sup>no</sup> Ursino -et de fidejussorib. prefatis pro summa trium mil. quingentor. -ducator. et de aliis contractis in obligatione per eos facta Ad -requisitionem et interpellationem Mag.<sup>ci</sup> d<sup>ni</sup> Nicolai de Gaitanis -ibidem presentis ac etiam mei Not.<sup>ii</sup> publici sponte et ex -certa ejus scientia et non per errorem Ratificavit emologavit et -confermavit omnia et sing. facta gesta promissa et contracta -per ipsum Mag.<sup>cum</sup> d<sup>num</sup> Nicol. Gaytanum ipsius dni Angeli et -fratris nomine in dicto contractu sponsalium contenta et celebrata -ac fidejussiones propterea prestitas et omnia et sing. -in ipso contractu contenta et promisit ipsum dnum Nicolaum -et alios expromissores et fidejussores perpetuo conservare ac -dissobligare et liberare ab omni obligatione promissionis in -fidejussione per eos prestita me Not.º ut publica persona presente -et stipulante. Alias teneri voluit dictus dnus Angelus -pro se et dicto suo fratre ad omnia et singula damna etc. de -quibus etc. et pro quibus etc. Et voluit etc. et renuntiavit etc. -et juravit, et dedit potestatem etc. -</p> - -<p> -Actum ubi supra presentibus egregio legum doctore dno -<span class="smcap">Francisco de Maximis</span> et viro nobile <span class="smcap">petro de Valle</span> Romanis -civibus testibus etc. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc4"><span class="smcap">Documento</span> N. IV. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Lucrezia Borgia e Don Cherubin Joan -de Centelles.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -26 febbraio 1491. -</p> - -<p> -Capitols fets, e concordats entre lo R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> lo senyor don -<span class="smcap">Rodrigo de Borja</span> Bisbe de Porto Car<sup>al</sup> de Valentia e vicecancellier -de la Sancta Sede aplica, e lo mag<sup>co</sup> micer <span class="smcap">Antonio -Porcaro</span> noble Roma com a curador donat et assignat a la -noble e mes virtuosa S<sup>ra</sup> dona <span class="smcap">Lucretia de Borja</span> Donzella -habitant de present en Roma filla carnal de dit R<sup>mo</sup> Car<sup>al</sup>, e -germana del Ill. S<sup>or</sup> don <span class="smcap">Joan de Borja</span>, Duc de Gandia de -una part: e lo noble e mag<sup>io</sup> S<sup>or</sup> Don <span class="smcap">Cherubi Joan de Centelles</span> -S<sup>or</sup> de la vall de Ayora en Regne de Valencia de part -<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span> -altra per causa e fi del matrimonj mediant la divina gra -faedor per dits nobles don Cherubi Joan de Centelles, e Dona -Lucretia soberdits, e entre ells, en la forma seguent. -</p> - -<p> -Primerament es pactat, e concordat entre les dites parts -que dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> com a pare carnal, e dit micer Antonio -com a curador e ab voluntat de dita Dona Lucretia per -causa e contemplatio de dit matrimoni faedor se haje a obligar -et prometer, e, axis obliga, e promet dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup>, -ab bastants obligations e procuras, dar, e, constituir o fer -dar, e, constituir a dita dona Lucretia en dot al dit noble -don Cherubin Joan de Centelles Trenta tres milia Timbres -valents CCC e XXX<sup>m</sup> mil sous moneda reals de valentia, çoes -Trenta Milia en contants, e Tresmilia en Joyes e arreus de -sa perssona. Laqual summa de contants se traura de les seguentes -partides çoes XI<sup>m</sup> mil Timbres los quals per la clara -memoria de <span class="smcap">don Pelois de Borja</span> quondam Duc de Gandia -en son testament a dita dona Lucretia germana sua, en nom -de Dot, e matrimonj faedor foer lexades. It. VIII milia Tymbres -dels quals en contemplatio de matrimoni faedor, e, nom -de dot, es stada feta donatio a dita Dona Lucretia, per lo -R<sup>end</sup> S.<sup>or</sup> <span class="smcap">Don Cesar de Borja</span> Pro<sup>ri</sup> de la sede aplica, e -don <span class="smcap">Jofre de Borja</span> Canonge, e, Pebordre, e, Ardiacha -major de la Seu de Valentia germans los dos de dita Dona -Lucrezia. Item set milia Tymbres, los quals dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> -etiam en nom de dot, e contemplatio de matrimonj ha donats -a dita Dona Lucretia filla sua carnal, en certa donatio -feta en Roma devant lo R<sup>nd</sup> Auditor dla Cambra. It. VII. Milia -altres Tymbres los quals dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> promet donar, -com de present dona per vigor de la facultat aell atorgada -per la sede ap.<sup>ca</sup> Ultra los soberdits VII Milia per compliment -de dits XXXIII Milia Tymbres, adita dona Lucretia filia sua: -Compresa, empero en dita quantitad deis dits XIII Milia -Timbres, que S<sup>a</sup> S<sup>ia</sup> R<sup>ma</sup> li dona la summa dels dits tres -milia Tymbres donada a dita Dona Lucretia filia sua per joyes, -e arreus de la sua perssona. Les quals joyes e arreus sie -estimats valer dits Tres milia Timbres. laqual quantitat de -Trenta e Tres Milia Tymbres proçeides en lo modo davant -dit, Dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> se obligara pagar, o, fer pagar en -nom de Dot de dita Lucretia, en los termens de jus scritt. -</p> - -<p> -Item mes attenent que dita Dona Lucretia a XVIIII de -Abril prop vinent entrara en edat de dotze anys, es concordat -e pactat entre les dites parts, que lo R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> prometa -esser tengut et obligat fer, procurar, e donar obra, -que dita Dona Lucretia haja e sia tenguda constituir procuradors -legitims a contractar dit matrimonj per paraules de -present ab dit noble Don Cherubi Joan de Centelles per medi -de legitim procurador, o, procuradors a dit arte, specialment -<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span> -per dita dona Lucretia constituits per tot lo mes de Abril -del Anny Mil CCCCLXXXXII. en lo qual mes a XVIII dies -de aquell haura complits XII anys de sa edat, los quals procurador, -o, procuradors per dita dona Lucretia constituits -fermara per tot lo mes de Juny sequent, de dit anny Mil. -CCCCLXXXXII matrimonj per paraules de present ab lo dit -Don Cherubi Joan de Centelles. E axi matrij dit Don Cherubi -Joan, sia tengut, es obligar de fermar dit matrimonj ab dita -Dona Lucretia per paraules de present dins lo sober dit Terme -sots les penes dejus scrites. -</p> - -<p> -Item mes avant es pactat, e concordat entre les dites -parts que apres, que lo dit matrimonj sera contractat per -paraules de present entre Don Cherubi Joan e Dona Lucretia -damunt dits que dit R<sup>mo</sup> Car<sup>al</sup> sia tengut fer, e procurar, e -donar obra, que dita Dona Lucretia sia tramesa adespeses -de sua R<sup>ma</sup> S<sup>ia</sup> e venga en Regne de Valentia e aço dins terme -de un alter anny comtador del dia del contracte del matrimonj -per paraules de present entre Don Cherubi Joan e dona -Lucretia damunt dits o aço, sots les penes jusscrites. -</p> - -<p> -Item es concordat e pactat entre les dites parts que apres -dita dona Lucretia sera venguda en Regne de Valentia, ella -e dit Don Cherubi Joan sien tenguts de solempnizar dit matrimonj, -en faz dla esglia e consumar aquell, e aço, en continent, -o alpus tart dins terme de sis meses contadors del dia -dela venguda de dita Dona Lucretia en dit Regne, et aço per -part sua, procurara e fara meter enobra, ab effecte, dit R<sup>mo</sup> -Car<sup>al</sup>, e don Cherubi Joan ho exemtara per sa part sots les -penes de jusscrites e posades. -</p> - -<p> -Item es mes pactat, e concordat entre les dites parts que -dins un mes apres de contractat e fermat de matrimonj per -paraules de put entre los sobredits don Cherubi Joan, e dona -Lucretia per obs de luir e quitar aquells huyt Milia e trescents -trenta tres sous quater diners censsals que per lo dit -noble Don Cherubi Joan de Centelles foer originalment carregats -al spectable <span class="smcap">Comte de Oliva</span> germa seu ab Carta rebuda -per n Antoni barreda not. dla ciutat de Valentia, e lo -qual censal de present sefa a diverses persones per lo dit -noble Don Cherubi se carregar es faça carregament ala dita -noble Dona Lucretia e axi que la proprietat, e preu de dit -censal sia convertida en luisio e quitament del dit censal, e -la dita noble dona Lucretia per lo dit censal carregador succexea -en los drets de prioritat, e potioritat del dit censal -delqual sera fet quitament. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts per -conservatio de pau, e amor que los cent, e deu milia sous -ques han apagar per lo dit Ill. Don Joan de Borja Duc de -Gandia se paga<span class="over">r</span>, e sien pagatr ab tot effecte quinze dies ans -<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span> -de la solemnjzatio, e consumatio de dit matrimonj al dit noble -don Cherubi Joan de Centelles. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concondat entre les dites parts que -la summa restant de la principal, e integra quantitat del dot -que son CCCXXX milia suos, dels quals segons damunt es -dit sen de luexe e de falque lo que sera despes per obs de -luir e quitar lo Censal sobredit de VIII milia CCCXXXIII suos -de renda carregat per lo dit Don Cherubi Joan de Centelles, -e Cent, e deu milia suos del Duc de Gandia com damunt es -dit. e XXX milia sous de Joyes, e arreus a dita dona Lucretia -per dit R<sup>mo</sup> S<sup>or </sup> Car<sup>al</sup> donats, quinze dies ans, de solemnizar -en fas de la esglia e consumar aquell dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> promet -pagar, o fer pagar, e ab effecte consignar tota dita restant -quantitat comprenent en aquella los huytanta milia suos, -adita Dona Lucretia donats per dits R<sup>nt</sup> proto<sup>n</sup> Don Cesar, e -don Jofre germans seus, laqual sia convertida en compra e -carregaments de censals en loc tut e segur en nom de dita -noble Dona Lucretia di Borja a tota utilitat, e profit, e seguretat -de aquella en axi que si lo dit spectable Comte de oliva -volia pender et haver ladita quantitat per via de carregament -de censal per luir e quitar censals anties, que fan, -e responer lo comdat, e heretat de aquell, e ab carreo dels -quals es hereu del spectable comte de oliva quondam pare de -aquell, que de la dita quantitat se faça carreggament o carregaments -de censals quants volra lo dit spectable comte de -oliva, axi que los dits carregament o carregaments sie fets, -es faç<span class="over">e</span> per luir, e quitar los dits censals anties ab spetial -parte, de succeir en los drets de prioritat, e potioritat, e entots -los alters dels dicts censals quitats, e dels qui aquells -tindran e posseiran a tota utilitat, e seguretat de la dita Dona -Lucretia de Borja, e dels seus. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que -si sera cas que por dispositio divina, o alters no sera fet ab -acabament solemnizat, e consumat lo dit matrimonj entre los -dits nobles D. Cherubi Joan de Centelles e Dona Lucrezia -de Borja que en tal cas dit Don Joan Cherubi e sos hereus -sien tengust, e obligats restituir, e tornar dins terme de sis -meses tota la quantitat que en nom de dita Dona Lucrezia se -trobara esser esmerçada, o per dit Don Cherubi en qual se -vol maña rebuda a dita Dona Lucrezia de Borja e sos hereus -en contants, o censals esmerçats, e compres, o en carregaments -e aço a electio, arbiter e mera voluntat dita Dona Lucrezia, -eñént en electio sua exigir dita quantitat en comtants, -o endits esmerços, o en carregaments, e enaquest derrer cas -los censals esmerçats, o comprats de dita quantitat torne e -sie pleno jure, e sens diminutio alguna, en domini e senyoria -de la dita Dona Lucrezia de Borja e per obit de aquella en -<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span> -domini e senyoria del Ill. Don Joan de Borja Duc de Gandia, -o hereus de aquell. -</p> - -<p> -Item mes es stat pacat e concordat, entre les dites parts, -que los dits censals comprats que sie sobre lo dit spectable -comte de oliva, o en altre loc de continent consumat lo dit -matrimonj axi com es dit, pase e sie en domini e senyoria del -dit noble don Cherubi Joan de Centelles, a fer e disponder -de aquelles, com de bens e coses dotals, e les pensions, e -preu, e proprietat de aquells sie a util e profit del dit noble -Don Cherubi, dels quals a cautela, la dita noble dona Lucretia -en paga rata dela dita dot sie tenguts for veuda e transportatio -al dit noble D. Cherubi Joan, a tota utilitat de aquell la -qual ara per als dits temps, cas, e loc, fan, e volen haver -perfeta ab totes ses clausules de evictio, e altres semblans in -solutum venditionis acostumades juxta lo stil de Regne de -Valentia, e peritia dels notaris rebedors dels presents capitols. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat, entre les dites parts, -que morint, e deffalint la dita noble dona Lucretia, lo que -a deu no platia sens fill, o filla del dit matrimonj que en lo -prop dit cas dels CCCXXX mil sous puxa solament testar de -trentamilia suos, e tot lo restant entegrament sens diminutio -alguna torne e sia del dit Ill. don Joan de Borja Duc de Gandia, -e dels hereus de aquell e morint e defallint la dita noble -dona Lucretia ab fill o fills puxa testar de dits CCCXXX milia -sous, e de la dot a ses planes voluntats. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, -que per quant furs del Regne de valentia ales vergens es degut, -e se deu fer augment e reax o donatio per nupties de la -mitat de la dot instituida, lo dit noble D. Cherubi Joan fa -augment, creix e donatio per nupties a la dita noble D. Lucrezia -de Borja de cent sexanta cinc milia sous de la dita moneda -per losquals obliga tots sos bens hagust, e per haver ab -promissio de donar ydonees cautions, e seguretats en semblants -contractes acostumades. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, -que entot cas, temps, e loc, de dot e creix restituidors, o de -Dot restituidora lo dit noble D. Cherubi promet restituir, e -sia tengut, e obligat restituir a la dita noble Dona Lucrezia -de Borja, los dits dot, e creix que <span class="over">p</span>ne universal summa de -CCCCLXXXXV milia sous. E encas, temps, e loc de risittutio -de la dita dot promet e sia tengut, e obligat, lo dit doble -d. Cherubi Joan, restituir los dits CCCXXX mil suos ala dita -noble D. Lucretia, o aquell a qui pertanyeran segons forma -dels presents capitols sots obligatio, e ypotheca de tots sos bens -hagust e havedors, e, ab ydonees cautions, e seguritats, en -semblants cassos acostumades. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, que -<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span> -entot cas, loc, e temps dels dits dot e creix restituidors per -seguritat e tuitio de dita noble d. Lucrezia quinze dies ans de -les nupties, e consumatio de dit matrimonj, sia livrada la -poss<sup>io</sup> de la dita val de Ayora, locs, e castells, de aquella -per lo dit noble D. Cherubi Joan de Centelles, o per lo procurador -de aquella la dita noble d. Lucretia o legitim procurador -de aquella axi que los vasalls de la dita vall jure tenir -la dita noble D. Lucrezia per s<sup>ra</sup> fins sia integrament pagada -dels dits dot, e creix, e fara los fruyts render e regalies propries -de aquella la qual poss<sup>io</sup> per al dit cas, temps, e loc, sia -feta atota utilitat de dita noble d. Lucretia, axi com de present -ab los presents capitols fa, e ha, perfeta lo dit noble d. -Cherubi, e per quant ladita vall de Ayora, e bens de dit Don -Cherubi Joan porie esser vinclats o no bastants e sufficients -a asegurar complidament la restitutio dela quantitat dels dit -Dot, e Creix fara ab effecte que lo spectable conte de Oliva -son germa, se obligue ell, e sos bens per la restitutio integrament -faedora a dita D. Lucretia per dit Dot e Creix. -</p> - -<p> -Item es mes pactat, e concordat entre les dites parts, -que per quant lo dit matrimonj se ha de fer per la dita D. -Lucrezia de Borja ab manament voluntat e ordinatio de R<sup>mo</sup> -S<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> D. Rodrigo de Borja, per ço lo dit R<sup>mo</sup> S<sup>or</sup> D. Rodrigo -de Borja promet, es obliga, en nom proprij e principalment, -en qualsevol nom que millor se puxa, a tota utilitat -e profit del dit noble D. Cherubin, que aquell dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> fara -curara, e procurara e donara obra, ab tot effecte que la dita -noble D. Lucretia dins los termens de sobre en altres capitols -designats fara e complira lo dit matrimonj ab lo dit noble -D. Cherubi Joan, E lo dit S<sup>or</sup> Car<sup>al</sup> d. Rodrigo, vol esser, -e sia principalment obligat, en pagar tots los dits CCCXXX -mil. sous dela dita dot de sus designata, en la forma damunt -dita, e los quals se done, es, instituexe es (han) apagar, al -dit noble Don Cherubi, Axique dit R<sup>mo</sup> S.<sup>or</sup> D. Rodrigo puxa -esser convengut in solidum, e principalment exemtat, per -rao de dita quantitat sotmetent se, a for, juhi, exame de -qualsevol jutge e offitial per lo dit noble Don Cherubi, elegidor. -E si sera cas que la dita noble dona Lucretia pervenguda -a la edat legitima de fer lo matrimoni segons damunt -es contengut, revisara fer aquell que en tal cas lo dit Sor -R<sup>mo</sup> don Rodrigo de Borja vol esser entorregut et ipso facto -entorrega, e done al dit noble Don Cherubin deu milia florins -de or en or per tots dans, e interes dels quals dite deumilia -florins dit S<sup>or</sup> R<sup>mo</sup> ental cas fa donatio per contemplatio -de matrimonj al dit noble Don Cherubi ab expressa obligatio -e ypotheca de tots sos bens haguts e per haver. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, -que lo dit noble D. Cherubi Joan, prometa axi com de present -<span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span> -promet, e jura an<span class="over">re</span> S<sup>or</sup> Deu e als sancts quatre evangelis, -que los presents capitols tendra, e observara, ab tot -effecte: E solempnement ab la dita noble D. Lucretia venguda, -a quella edat perfecta, dins los temps, e termens, de -sus designats, fara, complira, e solempnizara lo dit matrimonj: -e la dita noble D. Lucretia, en legitima miller pendra -segons ordinatio de sancta mare esglesia. E si per lo dit noble -D. Cherubin se feya lo contrari per dans e interesos, et -alias per la millor forma e maña fer se puxa, a tota utilitat -de dita noble D. Lucretia, lo dit noble D. Cherubin promet -donar, e dona a dita noble Dona Lucretia deumilia florins de -or en or, per rao e contemplatio de qualsevol matrimonj per -ella ab qualsevol persona faedor, sots obligatio e ypotheca de -tots sos bens e drets haguts e per haver consentit enaço, e -expressament obligant se ell, e tots sos bens, lo spectable -comte de oliva. -</p> - -<p> -Item mes es pactat, e concordat entre les dites parts, -que los presents capitols, e quascuns de aquells per si, sien -executoris e quascuns de aquells sie fetes, e fermades corn -de present se ferme, carta, e cartes publiques quantes sie -na<span class="over">o</span>riits a profit e utilitat de les dits parts, e da cascuna delles, -ab clausules executories ab summissio e renuntiatio de -for proprij, e de tota appellatio, recors, correctio e real comisio, -e provisio, e ab varcatio de juy, e ab <span class="over">cl</span>es, jurades -de no pleaejar ne impetrar restitutio de dans, interesos, e -despeses, ab expresses obligatio, e ypotheca de tots lurs bens, -e drets haguts e havedors, et ab los juraments, e penes peccuniaries -renuntiations necessaries, e ab totes altres cauteles -juxta la pratica e consuetut del Regne, e peritia de Notari, -e Notaris en poder dels quals los presents capitols seran fets -e fermats: <i>Mancano le firme</i>. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc5"><span class="smcap">Documento</span> N. V.</h3> - -<p> -Reverend<sup>mo</sup> in christo Patri Dno. Dno. C. Car<sup>li</sup> Valentino -Benefactori meo Primario: — Sub Alex. VI. Pont. Max. Prosperius -Triumphante Roma Hier. Portius Auditor Alumnus; -</p> - -<p> -Re<sup>me</sup> et Acutissime Princeps Donec petita reporto, -non istabo vacuus Borgium Sed accipe carmen. Non minus -Cesari concivi meo Antisti. Valentino quam M. convenies -Alex<sup>ro</sup>. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i06"> <span class="smcap">Ad Bovem Borgia</span>.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Qui tibi Dive Pater Sacra hec dedit arma: reliquit</p> -<p class="i02"> Ille animum, mores, ingeniumque simul.</p> -<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span></p> -<p class="i01">Aurea Saturni redimis sic secula Pastor</p> -<p class="i02"> Et finitur placido nunc tua Roma jugo</p> -<p class="i01">Servat Alexandrum populus non munera Sextum</p> -<p class="i02"> Propte te populus munera Pastor amat</p> -<p class="i01">Perpetuus foelix memorat tua Roma triumphons</p> -<p class="i02"> Sedet Alexander florida Secla manet</p> -<p class="i01">Qui modo Rumuleos tutatur et equora Campos</p> -<p class="i02"> Regnat Alexander Secula tuta manent</p> -<p class="i01">Prosperius priscis, iubilat Tua Roma Triumphis</p> -<p class="i02"> Et quotiens Sacrum obtinet Alma Bovem</p> -<p class="i01">Vive diu Bos. Vive diu Bos. Borgia vive</p> -<p class="i02"> Vivit Alexander Roma beata manet.</p> -</div></div> - -<p> -(Liber Hartmanni Schedel Nurembergensis artium ac utriusq. -medicine doctoris. Cod. lat. Monacen. fol. 162.) -</p> - -<h3 id="doc6"><span class="smcap">Documento</span> N. VI. -<span class="smaller"><i>Beatrice Borgia ad Alessandro VI.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Valenza, 9 settembre 1492. -</p> - -<p class="indl"> -Sanct<sup>me</sup> ac beat<sup>me</sup> pr. -</p> - -<p> -Post osculum pedum latorem presencium nobilem Nicholaum -balbi civem Venetum nrm. legualem clientulum multas -jacturas in pluribus locis perpessum tue ineffabili sanctitati -comitimus: ac ipsam humiliter atque devote precamur ut -nri. causa ipsum tanta gra. condonet ut coram ipsam suum -valeat denudare animum. Oratio nra apud prefatam Sanctitatem -vulgaris ne videatur eciam atque eciam suplicamus: ut -nos erga ipsum eo quo animo confidit agnoscat. Vale. Ex urbe -valencie Nono Setembris Nonas anno MCCCCLXXXXII. -</p> - -<p class="indl"> -De vra Sanctitate -</p> - -<p class="indr"> -indigne iermana e<br /> -servula Beatrice<br /> -de Borga. -</p> - -<p> -(Bibl. Marciana in Venezia. Cl. X. Cod. CLXXIV. n. 166.) -</p> - -<h3 id="doc7"><span class="smcap">Documento</span> N. VII. -<span class="smaller"><i>Scioglimento del contratto di matrimonio -tra Lucrezia Borgia e Don Gaspare.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -8 novembre 1492. -</p> - -<p> -In Dei nom. Amen. A. a. nat. D. N. J. Ch. Millmo. -quatragintesimo nonagesimo secundo pont. S. D. N. D. Alexandri -<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span> -div. prov. ppe VI. Ind. XI. mens. Nov. die VIII. Pateat -omnibus hoc pns public. instrum, inspecturis qualr. in -presentia mei publ. not. et testium infrascriptor. ad h. spec. -rogator, constituti personalr. vir spectab. D. <span class="smcap">Antonius de -porcariis</span> civis rom. assertus curator insignis puelle <span class="smcap">Dne -Lucretie Borgie</span> Ill<sup>is</sup> d. <span class="smcap">Joannis Borgie Ducis Gandie</span> -germane sororis et curatoris nomine ipsius parte ex una. Et -insignis D. <span class="smcap">Joannes Franciscus de prochita Miles et Comes -de Aversa</span> hispanus et Mag<sup>cus</sup> adolescens D. <span class="smcap">Gaspar</span> -ejus legit. et naturalis fil. tam suo nomine et pro suo interesse -quam etiam procuratorio et administratorio nomine dicti -sui filii ac ejus vice et nomine Mag<sup>ce</sup> et Ill<sup>is</sup> <span class="smcap">dne Leonore -De Prochita et de Castellecta Comitisse de Aversa</span> -ipsius dni Joannis Francisci genitricis, parte ex altera. Concorditer -asserentes et affirmantes qualiter de anno proxime -preterito 1491, ac de Mense aprilis die ultimo constituti fuerunt -procuratores ac speciales nuntii per ipsam Dnam Lucretiam -et praefatum ejus curatorem ac per S. D. N. nunc -ppam tunc vero Card. et Vicecancellarium Mag<sup>cus</sup> vir D. <span class="smcap">Janfredus -De Borgia Dnus Baronie de Villa Longa</span> et Dnus -<span class="smcap">Jacobus Serra</span> tunc Canonicus Valentinus et nunc Archiep. -Arboren. et dnus <span class="smcap">Matheus Cucia</span> decretor. doctor vicarius -generalis Valentinus ad contraend. noie ipsius insig. dne. -Lucretie constituentis legitima sponsalia cum pfato Mag<sup>co</sup> adolescente -dno Gaspare pubere de presenti legitimum consensum -importantia cum pactis, dotalibus et nuptialib. ac ornamentorum -et jocalium promissionib. stipulationib. penis et -juramentis et aliis cautelis necessariis pensis et expressis in -quibusd. capitulis p'mo et secundo loco tam per ipsum insignem -dnum. Joannem franciscum quam per dictam Mag<sup>am</sup> -dnam Leonoram Comitissam transmissis et acceptatis et dicti -mandati vigore et ex facultate eisdem tradita et concessa -dictos omnes procuratores simul sicut dicte partes sponte -asseruerunt et confesse fuerunt omnia et singula pacta et -conventiones in dictis capitulis contenta cum dicta sponsalium -celebratione cum praeindicato dno Gaspare et prefata dna -Leonora ejusd. Gasparis avia solemni ac legitima stipulatione -interveniente concluserunt ac firmaverunt et inter cetera -pacta et capitula inter eos firmata et conclusa actum et conventum -fuit, quod prefatus tunc R<sup>mus</sup> dnus Vicecancellarius -teneretur et obligatus esset facere et jurare cum effectu quod -supra dicta dna Lucretia ejus naturalis filia que tunc nondum -etatem duodecim annor, impleverat nec impletura erat usque -ad XVIII<sup>m</sup> diem mensis aprilis postquam viri potens et nubilis -etatis effecta fuisset ipso etiam Gaspare pubere existente -prefata Magn<sup>ca</sup> dna Comitissa avia paterna dicti Gasparis et -dnus Jo. Franciscus ejus pater et legitim, administrator effectualiter -<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span> -curare et facere tenerentur quod legitimas nuptias -cum ea contraheret et statim postq. ipse d. Gaspar XV. sue -etatis annum implevisset similiter facere et curare teneretur -pfata dna Comitissa et dnus Jo. Fran. quod ipse d. Gaspar -eamdem dnam. Lucretiam in suam transferret familiam et -matrimonium cum ea in facie ecclesie solemniter celebraret -et consumaret ad omnem simplicem requisicionem prefati -tunc R<sup>mi</sup> d. Vicecan. et pfati dne Lucretie sub penis infrascriptis -dummodo ipse tunc R<sup>mus</sup> d. Vicecan. paratus esset -ipsam d. Lucretiam ad Civitatem Valentinam trasmittere -prout suis sumptibus transmittere promisit et in casum et -eventum quod omnia et singula pacta vicissim non implerentur -aut aliqua dictar. partium contra hentium respective contra -faceret diceret vel veniret et ad effectum non deduceretur -tunc una pars alteri et altera alteri respective ut supra que -in aliquo promissor. contraveniret ad penam decem millium -florenorum auri parti fidem servanti stipulandorum et applicandor. -obligaretur. Et specialiter et expresse pfatus tunc -R<sup>mus</sup> d. Vicecan. in omnem casum et eventum contraventionis -seu conventionum predictarum teneri et obligari voluit ad -dandum et solvendum pro interesse ipsorum domine Comitisse -et dni Joannis Francisci noie dicti d. Gasparis recipientium -et stipulantium dictam summam decem millium florenor. -auri Quam quidem summam ex tunc contemplatione matrimonii -et propter nuptias idem R<sup>mus</sup> tunc dnus Vicecan. donavit -et donationis titulo dedit dicto dno Gaspari et patri et -avie pro eo ut supra stipulantibus. Que quidem omnia et singula -alterutri et vicis sim perpetuo observare et observari -facere promiserunt et contra non facere, dicere, vel venire, et -ita iuraverunt solemniter pfato iuramento tactisque per eos -sacris evangeliorum scripturis et sub dicta pena decem millium -florenorum auri parti fidem servanti applicandorum rato -modo semper manent pacto prout hec in effectu et substantia -et alia plurima in dictis pactis et capitulis latius apparere -dignoscitur. Unde pfatus d. Antonius de porcariis assertus -curator pfate d. Lucretie ex una et pfatus d. Joan. Franciscus -pr. et legitimus administrator et curator prout ipse asseruit -dicti dni Gasparis sui filii parte ex altera concorditer asserentes -et affirmantes dicta sponsalia fuisse per verba de -presenti vis volo ac modo predicto cum dictis procuratorib. -legitimum et speciale mandatum tenentibus contracta ac predicta -omnia et singula vera fuisse et esse ex certis respectibus -et causis animum ipsor. inducentibus mature ac perpenso -consilio et deliberatione precedentibus ad infrascripta -nova pacta et conventiones solemni ac legitima stipulatione -interveniente concorditer devenerunt vl. quia prenominatus -Mag<sup>cus</sup> et insig. D. Joan. Franciscus pater et legitim. administrator -<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span> -assertusque curator dicti d. Gasparis pro quo et de -rato et rati habitione promisit et se facturum et curaturum -quod dictus ejus fil. nullo unquam tempore contrafacere dicere -vel venire maxime ratione sue minoris etatis et adversus -infrascripta in integrum restitutionis beneficium non postulabit, -ac una cum eo et ipse dnus Gaspar cum consensu et -auctoritate dicti sui patris presentis, nec non cum presentia -et auctoritate eximii legum doctoris domini <span class="smcap">Simonis de Carofolis</span> -de Spoleto Ordinarii Judicis Capitolii et presentis Ill. -alme urbis senatoris locum tenentis ibidem astantis et pro -tribunali sedentis, et partium voluntate cognita suum decretum -et sui ufficii ad postulationem supradicti dni Joannis -Francisci suo et dicti sui filii nomine postulantis auctoritatem -interponentis. Qui et insignis dnus Joannes franciscus -se et bona sua principaliter obligando et pro dicta Mag<sup>ca</sup> dna -Comitissa ejus matre absente de rato et ratihabitione promisit -parte ex una: et prefatus d. Antonius de porcariis curator -et curatorio nomine pfate dne Lucretie promictens dicto nomine -quod similiter contra non facere vel venire nec restitutionem -petere parte ex altera concorditer ac mutuo et -vicissim mutuoque dissensu ex certa eorum et cujusque ipsor. -scientia nullo juris, aut facti errore ducti ab omnib. et singulis -dictis pactionib. sponsaliciis seu nuptialib. obligationib. -promissionib. et penis quocumque vel qualicumque commissis -vel incursis comictendis vel incurrendis sive ex conventione -dicte dne Lucretie sive ex conventione pfati dni Gasparis, -sive etiam ipsorum patrum seu quovis alio modo -sponte recesserunt dictosque omnes et singulos contractus et -sponsalia per verba de presenti ut supra contracta et omnia -et sing. pacta et capitula etiam juramento firmata <span class="smcap lowercase">DISSOLVERUNT -ET RESOLVERUNT</span> et pro dissolutis et resolutis haberi -voluerunt omniaque et singula istrumenta et cautiones et -scripturas publicas vel privatas desuper confectas et confecta -cassaverunt cancellaverunt et aboluerunt cessari et cancellari -et aboleri mandaverunt et pro cassis irritis et nullis haberi -voluerunt itaq. nullum de cetero producere possint nec valeant -juris aut executionis effectum Renuntiantes mutuo ac -vicissim una pars alteri et altera alteri cum solem. pacto de -perpetuo amplius non petendo omnib. et singulis iuribus -et actionib. tam realib. quam personalib. utilib. et directis -civilib. et pretoriis ipothecariis seu mixtis et in rem scriptis -eisdem aut aliam ipsorum competentibus seu competituris -acquisitis seu acquirendis ex dictis conventionib. stipulationib. -et penis contractis seu contrahendis et presertim ex -causa donationis contemplatione matrimonii dicto dno Gaspari -ut prefertur in locum contraventionis per tunc R<sup>mum</sup> d. Vicecanc. -et nunc ppam ut dictum est facte que cum ob dictam -<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span> -causam facta fuerit causa cessante locum habere non debet -me notario ut publica persona presenti recipienti et legitime -stip<sup>ti</sup> pro dictis partibus et qualib. ipsarum tam presentib. -quam absentib. et pro ear. et cujusq. ipsar. heredib. et successorib. -omnibusque quor. interest vel intererit in futur. -etiam aliqua nova legitima stipulatione interveniente et acceptilatione -solemniter subsequente Amplius etiam voluerunt -et convenerunt dicte partes ex novo pacto solemni stipulato -ut supra firmato quod dictis priorib. capitulis conventionib. -juramentis et penis appositis non obstantib. liceat et permissum -sit pfate D. Lucretie libere et impune legitimas nuptias -ac legitimum matrimonium cum quocumque alio sibi placuerint -contrahere ac perficere et consumare quandocumque et -quod penitus et omnino libera et soluta remaneat perinde -ac si nunquam dicta priora capitula et sponsalia cum stipulationib. -dictar. penar. et cum dictis jura<sup>tis</sup> facta aut celebrata -fuissent sperantes quod praef. S. d. n. d. Alexander ppa sextus -ex sua clementia ad supplicationem eorundem super dissolutione -dictor. sponsalium ut supra per verba de punti contractor. -et si juramentum intervenisset per bullam suae s<sup>tis</sup> -opportune dispensare dignabitur ac dispensationem concedere -gratiose. Et pro majori et abundantiori cautela et validatione -premissorum Idem insignis d. Jo. Fran. pater et legit. administrator -assertusque curator pfati D. Gasparis sui filii et curatorio -ed administratorio noie ipsius nec non et ipse dnus -Gaspar cum pntia consensu et auctoritate dicti sui pris et -curatoris constituti personaliter coram pfato Judice et locumten. -Senatoris pro tribunali sedenti in quod. scamno ligneo -in loco infrascripto quem locum pro juridico tribunali -elegit pro validitate presentis actus sponte in ejus jurisdictionem -consentientes et illam prorogantes petierunt hunc presenti -contractui et omnib. contentis in eo suam et sui officii -pdicti auctoritatem ac solenne decretum interponi. Supradict. -vero dom. locumtenens judex sedens ut supra visis et diligenter -cognitis perspectis omnib. et singul. instrumentis -pactor. et capitulor. promissionum stipulationum ac penar. -matureque consideratis presentib. novis pactis dissolutionis et -dissensus ac annullationis et irritationis contractuum propter -periculum incursus penarum in eisdem adiectarum concorditer -ut supra firmatis et conclusis suam in his ei dicti sui officii -auctoritatem et decretum solemniter interposuit cum -meliori modo via et forma quibus magis et melius de jure -fieri potest et debet ipsis dno Johanne Francisco et filio presentibus -ac petentib. dictoque D. Antonio curatore pfate D. Lucretie -curatorio noie acceptante. Que quidem oia et singula -una pars alteri et altera alteri mutuo et vicissim ac concorditer -perpetuo attendere et observare respective promiserunt -<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span> -contraque non facere ut supra ad penam et sub pena viginti -millium florenor. auri de C<sup>ra</sup> pro dimidia parte pacti fidem -servanti et pro alia dimid. parte camere aplice. applicandor. -me notario ut supra stipulante, pro dicta Camera et partib. -ac pro heredib. et successorib. ear. omnibusque quor. interest -ut supra sub obligatione et ipotheca omnium bonor. -pfati D. Joannis Francisci mobilium et immobilium presentium -et futuror. ac etiam pfate D. Lucretie pro quib. obligaverunt -sese ambe partes in forma Camere aplice ampliori -submittentes se coherctioni ac jurisdictioni dni Auditoris Camere -cum constitutione procure et aliis clausis et cautelis ac -renuntiationib. consuetis ac necessariis in similibus contractib. -in forma Camere adhiberi consuetis et cum potestate extendendi -in pleniori forma Camere aplice et juraverunt dictus -D. Antonius curator et curatorio noie ac prenominatus -D. Joan. Franciscus pater et curator unacum dicto Gaspare -ejus filio tactis corporaliter sacris scripturis promissa oia et -singula perpetuo attendere et observare et observari facere -ut supradictum est et contra non venire aliqua ratione iure -ttº seu causa nec aliquo quesito ingenio vel colore Rogaveruntque -me notarium ut de predictis publicum conficerem -instrumentum unum vel plura et totiens quotiens fuerim requisitus -et dederunt potestatem extendendi non mutata substantia -veritatis. Acta fuerunt hec Rome in palatio aplico in -aula pontificis pntibus audientib. et intelligentib. infrascriptis -testibus vd. Venerabil. ac integerrimis viris dnis <span class="smcap">Jacobo de -Casanova</span> Canonico et preposito Ecclie Valentine domino <span class="smcap">petro -Caranza</span> canonico toletan. dno <span class="smcap">Bernardo classio</span> Notario -regio valentin. testib. ad hoc de partium consensu et voluntate -specialiter convocatis et rogatis. -</p> - -<p> -Eodem anno pontif. jndictione mense et die quib. supra -post predicta sic ut prefetur, inter dictas partes conclusa, et -firmata Idem Insignis dnus Joannes franciscus sperans adhuc -quod hujusmodi matrimonium divina favente gra suum divinum -sortiri et consequi possit effectum promisit et solemni -pactione et stipulatione interveniente convenit S<sup>mo</sup> D. N. D. -Alexandro sexto pont. max.º pnti et sicut dixit id pariformiter -optanti et acceptanti facere et curare cum effectu quod dictus -dom. Gaspar ejus filius durante tpre unius anni alias nuptias -aut sponsalia cum aliqua non contrahet nec celebrabit nisi -interim prefata dna Lucretia nova sponsalia per verba vis -volo legitimum consensum inducentia cum alio contrahere -voluerit aut alias nuptias celebraret qua causa etiam ipsum -dnum Gasparem liberum fore et esse et libere cum aliis -nuptias contrahere posse voluerunt et convenerunt. Alias vero -contrafaciendo Idem Insignis D. Johannes Franciscus sponte -se obligavit et teneri voluit pfato S<sup>mo</sup> Dno N. ppe ad solvendum -<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span> -pro pena et pene noie summam duor. millium ducator. -auri in omnem eventum contraventionis eid. S<sup>mo</sup> D. N. ppe -applicandor. me notº ut publica persona pnte et legitime stipulante -pro ipso S<sup>mo</sup> D. N. pnte et pro dicta dna Lucretia -absente omnibusq. quor. interest vel intererit in futurum. Et -pro his firmiter et inviolabiliter observandis obligavit se dictus -insignis dnus Joannis franciscus ac oia et singula ejus bona -mobilia et immobilia pntia et futura in plenissima forma -Cam<sup>re</sup> aplice ut supra et voluit pro predictis posse conveniri -et agi Rome Valentie et in omni loco et foro et coram quocunque -judice ecclesiastico vel seculari et omni tpre et feriato -et feriatis diebus quibus renunciavit expresse Renunciavit et -privilegio fori et omnib. aliis exceptionibus et defentionibus quibus -contravenire posset. Et juravit ad scta dei evangelia tactis -sacris scripturis pdicta oia et singula attendere observare et contra -non facere dicere vel venire sub dicta obligatione et pena -et vinculo dicti prestiti juramenti. Rogaveruntque me notarium -ut de predictis publicum conficiam instrumentum unum vel -plura et totiens quotiens fuerim requisitus. Acta fuerunt hec -in dicto palatio aplico in Camera juxta salam magnam pontificum -pntibus R<sup>do</sup> pre dno <span class="smcap">Joanne Lopis</span> ejusdem S<sup>mi</sup> d<sup>ni</sup> -nri ppe datario et dno <span class="smcap lowercase">PETRO CARANZA</span> supra nominato ejusd. -dni nri cubiculario testibus ad premissa specialiter vocatis -et rogatis. -</p> - -<p> -Et ego Camillus de Beneimbene juris doctor Romanus -civis publicus Imperiali auctoritate notarius de omnibus et -singulis sponsalium dissolutionibus et penarum remissionibus -ac renunciationib. pactis et conventionibus et promissionib. -et aliis supra contentis et expressis a prenominatis partibus -Rogatus ut in publicam notam redigerem in aliis publicis -negotiis ad psens impeditus per alium michi fidum domesticumque -Notarium scribi feci ac propria manu subscripsi et -publicavi solitoque signo notavi in fidem et testimonium -omnium et singulorum premissorum. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio della Confraternitas S. Salvatoris -ad Sancta Sanctorum in Roma.) -</p> - -<h3 id="doc8"><span class="smcap">Documento</span> N. VIII. -<span class="smaller"><i>Ercole d'Este ad Alessandro VI.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Ferrara, 3 gennaio 1493. -</p> - -<p> -Sanct<sup>me</sup> ac beat<sup>me</sup> Pater et Dne., Domine mi colendiss<sup>me</sup> -humillima post beatorum pedum oscula commendatione exhibita. -Quae jampridem de B<sup>ne</sup> Vra. maximis laudibus extollenda -<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span> -cognovi, nunc etiam ex litteris R<sup>di</sup> D. epi. Mutinen. -Legati apud S<sup>tem</sup> Vram mei, et non solum dilect<sup>mi</sup> Primogeniti -mie Alfonsi, sed etiam omnium qui ei comites fuerunt, -relatu ampl<sup>mo</sup> accepi, de singulari B<sup>nis</sup> Vrae in omnes, praesertim -erga me, meosque benignitate, liberalitate, gratia, -humanitate, et ineffabili caritate, qua in adventu istus suo, -et semper dum apud eam commoratus est, ipsam complexa -fuit, quibus ex causis, omnia quae possim jamdudum S<sup>ti</sup> Vrae -debentem, nunc ea etiam et plura quam valeam B<sup>ni</sup> Vrae -debere profiteor, immortales et quantas universus orbis animo -concipere possit, ei gratias habens et agens servitor ego -ipsius devot<sup>mus</sup>, et ad quaecunque sibi secunda grataque paratissimus, -cui etiam atque etiam humillime me, meosque -omnes commendatissimos esse volo et cupeo. Ferrariae III. -Januarii 1493. -</p> - -<p> -Ejusdem Sanc<sup>tis</sup> V. -</p> - -<p class="indr"> -filius et servitor hercules Dux Ferrariae etc.<br /> - <span class="indr1">Siverius.</span> -</p> - -<p class="indr"> -(Bibl. Marciana in Venezia. Lat. Cl. X. Cod. CLXXVI.) -</p> - -<h3 id="doc9"><span class="smcap">Documento</span> N. IX. -<span class="smaller"><i>Minuta delle tavole nuziali tra Lucrezia Borgia -e Giovanni Sforza.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -2 febbraio 1493. -</p> - -<p> -In nom. indiv. trinit. Anno a nat. D. N. J. Ch. Millº -CCCCLXXXXIII. pont. S<sup>mi</sup> D<sup>ni</sup> N<sup>ri</sup> D<sup>ni</sup> Alexandri div. prov. -PP. VI. Ind. XI. m. februarii die secundo pateat omnibus.... -qualiter constitutus aput presentiam prefati s<sup>mi</sup> d<sup>ni</sup> nri pape -mag<sup>cus</sup> ac preclarus juris doctor dnus Nicolaus de Savano pisauriensis -orator et procurator ac specialis nuntius ab illustri et -potenti dno dno <span class="smcap">Johe Sforzia de Aragona</span> comite cotognole ac -civitatis pisauri ejusque comitatus pro s<sup>mo</sup> d<sup>no</sup> nro antefato et -pro sede aplica generali in temporalib. vicario spetialiter ab -hoc constitutus ac destinatus habens ad infrascripta oia et sing. -peragenda plenum et spetiale mandatum sicut apparet ex pub. -docum. de eod. anno pontif. indict. quib. supra mense januarii -die vero VIIII dicti mensis januarii in dicta civitate pisauri -in camera giardini curie et domor. pfati ill. dni constituentis -site in quarterio s. Jacobi juxta plateam curie vias publicas et -alia latera in presentia spectabilium viror. magn. Johis francisa -de arditiis ductoris physici de pesauro et dni ludovici -cardani de turricellis parmens. ejusd. ill. dni cancellarii testium -adhibitor. et convocator. per dnum Johannem de Germanis -<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span> -de Austria civem pisauriens. pub. apost<sup>a</sup> et Imper. auctoritae -notarium de eo rogatum et in pub<sup>ca</sup> forma redactum. -Cum Iris testimonialib. potestatis consilii et comunis ejusd. -civitatis pisauri cum sigillo dicte civitatis (sicut) apparet per me -notarium et testes visum lectum et penes et aput me pro -habundantiori cautela et fide dimissum ac virtute dicti mandati -et facultatis sibi concesse procuratorio noie pdicto Ad infrascripta -capitula et pacta sponsalitia cum pfato s<sup>mo</sup> dno Nro. -D. Alex. pp. VI. et inter eos in dei noie concorditer conclusa -et sollemni stipulatione firmata devenit quae sunt ista videl. -</p> - -<p> -Quia pfatus S. D. N. d.<sup>nus</sup> Alexander sextus pont. max. -sponte ac libere promisit pfato mag<sup>co</sup> d<sup>no</sup> Nicolao ut procuratori -ac nuntio pfati Ill. d<sup>ni</sup> Johis Sforzie presenti et dicto -nomine recipienti dare traddere assignare et consignare in legitimam -sponsam et uxorem pfati Ill. d<sup>ni</sup> Johis Sfortie de Aragonia -Illustrem et eccellentem d<sup>nam</sup> <span class="smcap">Lucretiam Borgiam</span> virginem -incorruptam etatis jam nubilis existentem Illustris et -excell. dni dne <span class="smcap">Johis Borgie Ducis Gandie</span> germanam sororem -eidemque S<sup>mo</sup> d<sup>no</sup> nro. PP. dilectissimam cum dote et dotis -nomine triginta et unum milium ducatorum ad computum -decem carlen. pro quolib. ducato de quibus triginta unum -milib. duc. quinque milia et quingenta solvi debent per praefat. -Ill. domin. Johem ejus fratrem virtute relicti eidem ill. -dne Lucretie in testam. quond. bon. mem. dni <span class="smcap">Ludovici quond. -ducis Gandie</span> sui fratris defuncti facti videlicet de undecim -milib. florenor. monete usualis valentiae quae faciunt et costituunt -dictam summam vel ad circa. Alia vero decem milia -ducator. solvi et tradi debent in vestibus jocalibus monilibus -vasis argenteis et suppellectibus aliisq. ornamentis et reb. ad -usum illustrium mulierum dictam summam decem mill. ducator. -secund. comunem existimationem fiendam bene valentibus. -Residuum vero usq.; ad summam XXX unius milium -duc. solvere promisit id s<sup>mus</sup> D. n. de pecuniis alias constitutis -pro dote ejusd. in pecunia numerata promisitq. id. s<sup>mus</sup> d. -n. facere et cum effectu curare quod dicta ill. D. Lucretia -consentiet et legitim. consens. prestabit ad. dic. matrimonium -contrahend. ipsumq. matrimonium perficiet et ad effect. deducet -sub pena infrascripta et versa vice pfatus mag<sup>cus</sup> d. Nicolaus -procur. quo supra noie sponte et libere et supra promisit -et convenit prefato s<sup>mo</sup> dno nro dno Alex. pp. VI<sup>to</sup> presenti -et recipienti noie dicte Ill. dne Lucretie quod prefat. Ill. dnus -Johes Sforzia de Aragonia accipiet in suam legit, sponsam et -uxor prefatam Ill. dnam Lucretiam cum dote et jocalib. et -ornamentis et supellectib. predictis ad dict. summ. triginta -unius millium ducat. ascendentib. et q. consentient et legit, -consensum prestabit in dicto matrimonio contrahendo et copulando -et per verba de presenti vis volo legit<sup>m</sup> consensum importantia -<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span> -nec non et quod infra unum annum proxime futurum -incipiendo a die presentis contractus ipsam dnam lucretiam -prefat. Ill. dnus Johes Sforzia in suam familiam transferet et -ad suam domum ducet et cum ea inseparable matrim. copulabit. -et interim durante dicto anno etiam quandocunque fuerit -a prefato s<sup>mo</sup> d. n. pp. interpellatus seu requisitus ad oem -simplicem requisition. seu interpellation. prefati s<sup>mi</sup> d. n. cum -effectu paratum se obtulit, promisit et dictam dotem et jocalia -constituta integraliter et effectualiter solvere dum et quando -ipse ill. dnus Johes etiam cum effectu paratus fuerit ipsum -in uxor. ducere et in matrimonio collocare et ipsum matrim. -carnali copula interveniente perficere Itaq. eadem die qua dictum -matrimon. consumabitur dicta integra solutio et satisfactio -fiat et impleatur Insuper solemni pacto et stipulatione intervenientib. -convenerunt quod in casum et eventum quo -dictum Matrimonium nullis suscepit comunib. liberis ex eo -nascituris quod deus avertat, dissolveretur dicto casu viro predecedente -dicta integra dos absq. diminutione et omnia et sing. -jocalia et ornamenta et supellectilia ac vasamenta que consumpta -non fuerint, et eo modo et in ea qualitate in qua tunc -erunt et reperentur redantur et restituantur ipsi ill. dne lucretie -si viserit Idemq. locum habeat liberis etiam extantib. viro -precedente et uxore superstite filiis vero extantib. et uxore -precedente vir dotem lucretur ad usufructum salva proprietate -et substantia pro dictis comunib. liberis Sed si ipsa dna lucretia -viro premoriatur liberis non extantib. integra dos predicta -reddatur dicto ill. dno Johi Borgie duci Gandie et suis -heredib. et similiter jocalia non consumpta eid. restituantur -cui Illustri dno Johi dicto casu quo prefata ill. dna lucretia -ejus soror sine liberis decesserit ex tunc dicta dos et jocalia -censeantur eidem donata et ita ex nunc dicto casu prefatus -S<sup>mus</sup> D. N. pp liberaliter donavit et donationis titulo -inter vivos irrevacabiliter eid. ill. dno Johi Borgie presenti -et acceptanti ac legitime stipulanti pro se ipso ac etiam pro -suis heredib. Idem S<sup>m.</sup> d. n. sponte et libere donat transfert -cedit et mandat cum omnib. jurib. et actub. ad faciendum -et disponendum pro suo et suor. hered. libito et voluntate -me not. ut pub. persona presente et legit. stipulante pro -dicto Ill. dno Johe Borgia et suis heredib. predictis. Amplius -convenerunt quod in casu et casib. restitutionis dotis et -jocalium et ornamentor. predictor. nihil lucraretur nec vir nec -uxor sive ex casu donationis propter nuptias sive ex alio jure -municipali vel consuetudine in urbe Romana sive in dicta civitate -pisauri vigentib. de lucranda parte dotis seu donationis -propter nuptias sive ut dr. antefato aquirendis quib. omnib. -et sing. legib. statutis municipalib. vel consuetudinib. locor. -quoad dictum effectum lucrande dotis seu donationis propter -<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span> -nuptias renuntiaver. expresse. Exceptis tamen donationib. et -largitionib. que mutuo fieri consueverunt, et fieri contigerunt -sive ex parte viri ipsi sponse tam a viro quam ab aliis etiam -contemplatione viri sive ex parte sponse ipsi viro etiam per -alios quoscunque contemplatione sponse que omnia et sing. -convenerunt quod sint et esse censeantur mutuo et concorditer -ac vicissim comuni consensu interveniente donata et nullo unq. -tpre repeti posse ab eis vel heredib. et successorib. ipsor vel -alterius eorum quia sic mutuo donare placuit. -</p> - -<p> -Que quid. omnia et sing. dictus procurator quo supra -noie promisit et convenit prefato S<sup>mo</sup> dno nro pp presenti recipienti -et acceptanti pro se et quib. supra nominib. et michi -Not. facere ratificari per dict. Ill. dnum Johem Sfortiam de -aragonia principalem suum infra spatium unius mensis proxime -futuri incoandum a die presentis contractus et solenne -instrum. ratificationis cum renuntiatione omnium exception. -et defensionum juris et facti quibus contrafacere dicere vel -venire posset in publica forma transmictere seu transmicti -facere et curare et in manib. prefati s<sup>mi</sup> D. N. traddere quo -quib. oib. et sing. observandis ac firmiter adimplendis dict. -procur. quo supra noie obligavit et ypotecavit oia et sing. bona -ipsius Ill. dni Johis sui principalis mobilia et stabilia presentia -et futura et totum statum ejusdem et similiter prefatus -S<sup>mus</sup> D. nr. obligavit oia et sing. bona sua temporalia presentia -et futura promictentes mutuo ac vicissim promissa oia et sing. -perpetuo attendere et observare rata grata et firma habere -contraque non facere dicere vel venire ad penam et sub pena -viginti milium ducat. parti fidem servanti applicandor. totiens -commictenda quotiens contra factum vel aliter conventum -fuerit me Not. etc. obligando prefatus mag<sup>cus</sup> D. Nicolaus procurator -prefatum Ill. dnum Johem in amplissima forma Camere -apostol. et cum potestate extendendi et jurantes etiam -vid. prefatus S<sup>mus</sup> D. N. pp in conscientia anime suo ponendo -manum ad pectus et prefatus dn. Nicolaus tactis sacris scripturis -rogantesque me Not. etc. -</p> - -<p> -Post que incontinenti in presentia me ejusd. Not. et testium -infrascript. et in eod. loco prefata Illustris. dna Lucretia -Borgia ad interrogationem mei Not. publ. in presentia dicti -Mag<sup>ci</sup> dni Nicolai de Savano procur. ac specialis nuntii prefati -Ill. dni Johis Sforzie interrogantis si ipsa mag<sup>ca</sup> dna Lucretia -habere velit, et tenere in suum legit, maritum ipm Ill. d. Johannem -juxta et sec. ordinationem S. matris Eccl. sponte ac -libere respondit Volo Et dictus mag<sup>cus</sup> dn. Nicolaus proc. ac -spetialis nunt. ad hoc deputatus sicut de ejus mandato ex publ. -instrumento scripto et publicato manu ejusd. dni Johis de Germani -pub<sup>ci.</sup> Notari sub eisd. anno pont. Ind. et mense januarii -die vero IIII et in ead. camera et loco presentib. mag<sup>co</sup> et -<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span> -generoso viro dno Johe Francº de capoinsacchis de Arimino -juris utr. doctore potestate pisaurien. et nobili viro Francº Stefani -letio magistro dom. ejusd. Ill. dn. Johis cum literis testimonialib. -per me Not. et testes viso et lecto pariformiter interrogatus -si dict. Ill. dnus Johes velit similit. accipere et habere -et tenere in ejus legit. uxorem et procuratorio noie predicto -respondit Volo et sic per verba vis volo legit. consensum in -presentia inducentia dict. matrimon. et legitim. nuptias contraxerunt -me not. etc. et subsequenter immediate prefat. -mag<sup>cus</sup> d. Nicolaus procur. quo supra noie pro majori sollenitate -actus dicti sponsalium per verba de presenti ut prefertur -solleniter contractarum accepto gemino anulo aurato -cum lapide pretioso unum ex eis in digito anulari manus sinist. -cujus vena ducitur ad cor immisit et alterum in alio -digito ipsum ill. dnum Johan. dicto noie disponsavit et subarrando -cum meliori mo. Rogaveruntq. me notarium etc. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec in palatio apº in camera sita post lovium -vid. in ea parte palatii que fabricata fuit per fe. re. -dnum Innocentium pp VIII presentib. mag<sup>co</sup> viro dno Stefano -oratore Ill. ducis Mediolanensis ac R<sup>dis</sup> ptrib. dno Johe lopis -ep. perusino dno Bernardino lunen. protho. et secret. ap<sup>co</sup> et -dni nri. pp. et dno Jacobo de casanova dno petro caranzio -dno Johe Marades dno Antonio Cubiculariis ejus. S<sup>mi</sup> d. n. -pp pro testibus una mecum adhibitis et rogatis. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc10"><span class="smcap">Documento</span> N. X. -<span class="smaller"><i>Gianandrea Boccaccio al Duca di Ferrara.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 13 giugno 1493. -</p> - -<p class="indl"> -Ill<sup>mo</sup> Signor mio.......... -</p> - -<p> -Hieri che furono XII. del dicto celebrate fuerunt publice -le spondalizie in palatio cum maxima pompa et apparatu vocatis -oib. matronis romanis, ac etiam principalioribus civibus, et -multis cardinalibus numero decem interfuerunt et pont. in -solio majestatis sedens, in medio dictor. Card. palatio et domib. -undique plenis gentibus pro admiratione tante rei, il prefato -signor di Pesaro, con le debite solemnitade desponsò la dona, -et statim il vescovo di Concordia hebe una degnissima oratione. -Non li interveneno per altro oratori, se non el Venetiano, -Milanese et io, et in fino uno de quelli del Re di -Francia......... -</p> - -<p> -Parse al rev<sup>mo</sup> Ascanio ch'io dovessi fare il donativo fra -le sponsalitie et sopra di cio ne feci parlare al Papa: li rispuose -<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span> -chel non me pareva et che quanto minore demonstratione se -ne faceva era meglio, non dispiacche a soa sant<sup>a</sup> et così al -dicto Ascanio: pur dopoi fra loro et alcuni cardinali idest -quelli se li trovavano vuolsino meglio consultare la cosa, tandem -omnes convenerunt in sent. meam, et così il P. dopoi -me chiamo, et dissemi: ne pare chel se faccia come tu hai -dicto et così fu ordinato, che al tardo io fosse col donativo -in palazzo dove S. B.<sup>ne</sup> fece una domestica cena al sposo et -sposa dove li intraveneno li R<sup>mi</sup> Ascanio, S. Anastasia et Colonna, -poi la sposa, successive il sposo, drieto il Conte di -Pitigliano Capitaneo della Chiexia, il S. Julio Ursino, demum -Madona <span class="smcap">Julia de Farnese</span>, de qua est tantus sermo, madona -Theodorina com la figliola marchesana de Gerazo, nomine -una figliola del dicto Capitaneo dona del signore Angelo Farnese, -fratello de dicta Madona Julia, seguendo poi uno giovanetto -fratello del dicto Cardle de la Colonna et M<sup>a</sup> <span class="smcap">Adriana -Ursina</span>, la quale è socera de la dicta madona Julia, che ha -sempre governata essa sposa in casa propria per essere in -loco de nepote del Pontefice, la fu figliola de messer Piedro -de Milla, noto a V. E<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup>, cosino carnale del Papa. Depositis -mensis, che fu circa le 3 et quattro hore de nocte per -parte dell'Ill<sup>mo</sup> Duca di Milano fu facto il donativo suo a la sposa -et fu de cinche peze de varii brocati d'oro, con doe annelle: -videl. uno diamante et uno rubino in tutto de extima de 1000 -ducati segondo fu apparenter judicato: poi io feci quello di -V. Ill<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup> con le accomodate parolle de congratulatione et -letitia del parentado, et oblatione amplissima: molto piache -al papa il dono, el quale ultra tutti gli altri fu laudato et comendato, -et meritamente per esser sei vasi molti honorati et -richi: videl. doi bacilli con doi bochali grandissimi tutti dorati -a la ragusea, et doi fiaschi segondo Lei ben sa. Oltre la sposa -et sposo il Papa ne riferisse infinite grazie a V. E<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup>: la -non potria credere quanto le sia stato grato, poi Ascanio fece -il suo, che fu un apparecchio de credenza, cioè XII. tace -tante scatelle tanti quadri, un bacilo de bona grandezza con -suo bochale, quatro piati pur de grandezza: una confectera -dorata piana a la romanesca; se dice uno mapo, e doe cope -da bevere piane dorate: il resto senz'oro et lavoro subtile -tutti politi; se crede de valuta de ducati mille o circa. Il -Card. di Monreale doe annelle vid. uno zaphiro et uno diamante -molto degne de pretio de 3000 circa: il protonotaro -Cesarino uno bacile con suo bochale polito poteva esser di -valuta de 800 Ducati, il Duca di Candia uno vaso in forma -de frescatorio de valuta de circa 70 Duc. Il protonotario da -Lunate uno vaso de certe composizione in forma de diaspro -ornato dintorno de argento dorato, poteva valere da 60 a 70 -duc. Altri doni non furono facti; a le noce se supplirà per -<span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span> -li altri cioè Cardinali, oratori et altri et io me ne sforcero fare -il simile, credesse se farano Domenica proxima, non se sa il -certo. Dapoi se attese a dansare per le done, et intermedio -se fece una degna commedia, con molti canti et soni sempre -assistente il papa e tutti noi altri, quid in pluribus moror? -Saria un lungo scrivere. Totam noctem consumpsimus; judicet -modo Ex<sup>ma</sup> Dominatio vestra si bene o male.... -</p> - -<p> -Humiliter me racomando. Rome 13. Junii 1493. -</p> - -<p class="indl"> -E<sup>mo</sup> D. V. humilis -</p> - -<p class="center"> -Servus Jo. andr. ep. mutinensis. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc11"><span class="smcap">Documento</span> N. XI. -<span class="smaller"><i>Lorenzo Pucci al fratello Giannozzo.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 23, 24 dicembre 1493. -</p> - -<p> -.... Domenica, fra Viterbo e Fabrica mi chiamò (sc. -il Car<sup>le</sup> Farnese) e disse: Mes<sup>er</sup> Lorenzo, io vego questo parentado -del Mag<sup>co</sup> il Sig<sup>re</sup> di Faenza fatto, e quando noi -avessimo potuto darli questa figliuola di Mad.<sup>nna</sup> <span class="smcap">Julia</span> con una -gran dota chredete voi ch'el si potessi fare, maxime quando -Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Adriana</span>, con nostro Sig<sup>re</sup> facessi questa cosa?.... -</p> - -<p> -Risposi a S.<sup>a</sup> Rev<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup> che io chredevo che quando -nostro Sig<sup>re</sup> avessi animo di chollocare questa figluola di Mad<sup>nna</sup> -Julia a quel Sig<sup>re</sup>, per mezo del Mg<sup>co</sup> Piero, che ancora che -questo parentado fussi fatto con il Mag<sup>co</sup> e che avessi a' ntrinsicharsi -con esso speravo che S<sup>a</sup> Mag<sup>tia</sup> quando avessi auto -animo di darli la figliuola, preporrebbe questa alla sua.... -dicendoli queste parole, che io non chredevo che nostro Sig<sup>re</sup> -avessi manco afetione in maritare questa puta che Mad<sup>nna</sup> -Luchretia, sua figlia, sujungendo queste parole, Monsig<sup>re</sup>, -io non mi so fare intendere altrimenti, io chredo che nostro -Sig<sup>re</sup> habbia a dare una sua figliuola a questo Signore perchè -intendessi che io chredo che questa puta sia figlia del Papa, -come Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Luchretia</span> è nipote di S Rev<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup>.... -</p> - -<p> -E quando il Mag<sup>co</sup> Piero ci si adirizassi chostei è pure -figliuola del Papa, nipote di Cardinale e figliuola putativa del -Sig<sup>re</sup> Orsino, al quale nostro Sig<sup>re</sup> darà anchora 3 o 4 chastella -sono presso a Basanello. E dipoi il Card<sup>le</sup> dice che -quando il Sig<sup>re</sup> Angniolo non abbia figliuoli, che le loro chastella -non saranno d'altri, e che questa puta, alla quale il -Card<sup>le</sup> vuole bene grandissimo, e digià pensa a questa cosa: -e per questo mezo il Mag<sup>co</sup> Piero si insignorirà del voto di questo -Cardinale, che sarà obligho indisolabile.... -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span> -</p> - -<p> -E anche io spererei, achordandosi per mezo nostro tal -cosa, che Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Adriana</span> e Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Julia</span> havessino a operare -per me in otenere qualche buona chiesa...... -</p> - -<p> -Ammi conferito molte cose il prefato Cardinale da Farnese, -le quali non sono però da conferirle a ongni huomo, -per le quali ho cognosciuto che le parole mi disse il primo dì -lo vidi, quando giunsi, non furno finte, sichè non se ne arà -altro che commodità di S.<sup>a</sup> Sig.<sup>ria</sup> Piacemi non m'essere aposto -in nella Maria per avere a restare bugiardo in Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Luchretia</span> -la quale desidero lo faccia maschio più che lei medesima -e voi e in ongni modo buon prò li faccia. E salutate -Mes<sup>er</sup> Francesco e Andrea, per mia parte infinite volte. -</p> - -<p> -Giannozo mio, hier sera vi schripsi quanto di sopra si -contiene, dipoi oggi, ch'è la vigilia di Pasqua, cavalcai con -Monsig<sup>or</sup> da Farnese a palazzo a Vespero papale, e inanzi -nostro Sig<sup>re</sup> entrassi in capella andai in casa di S<sup>a</sup> M<sup>a</sup> in Portico -a vedere Mad<sup>nna</sup> Julia la quale trovai che s'era lavata il -capo, e era insieme con Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Luchretia</span>, figliuola di nostro -Sig<sup>re</sup>, e Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Adriana</span> allato al fuocho, e lei e Mad<sup>nna</sup> -Adriana mi vidano tanto volentieri, quanto si potessi dire, e -Mad<sup>nna</sup> Julia volse li sedessi allato, ringratiandomi dello avere -condota Mad<sup>nna</sup> <span class="smcap">Jeronima</span> a casa e dicendomi: era necessario -ch'io la conducessi anchora quà a volerla contentare: e Mad<sup>nna</sup> -Adriana mi sogiunse e disse: è il vero che ella non abbi licentia -di venire più quà che a Capodimonte e Marta? Risposi -non m'esser noto, e che a me bastava aver satisfatto a Mad<sup>nna</sup> -Julia in chondurla a chasa sua: perocchè per le sua lettere -me aveva ricerco e che ora era in nelle forze loro lascerei la -chura a epsa Mad<sup>nna</sup> Julia, alla quale non manchava ingengno -nelle cose sua de avere a trovarsi con lei, la quale apetiva di -vedere S<sup>a</sup> Sig<sup>ria</sup> non manco che epsa dimostrava de apetire di -vedere lei; al che Mad<sup>nna</sup> Julia mi ringratiò assai dicendomi -tenersi satisfatta da me, e io rachordandole li obblighi avevo -con S<sup>a</sup> Sig<sup>ria</sup> per quello aveva operato per me, a' quali non -potevo satisfare più che con avere achonpagnato Mad<sup>nna</sup> Jeronima -a casa, mi rispose: che non bisongnava la ringratiassi di -si minima cosa perchè avere animo di compiacermi in molto -magiore cosa e che, quando me ochoressi, ne facessi experientia. -E Mad<sup>nna</sup> Adriana replichò, ch'io fussi certo di questo -che epsa Mad<sup>nna</sup> Julia, e non Mes<sup>er</sup> Antonio Cancelliere -o sua imbasciate me avessino fatto otenere quelli benefiti. -Mostrai crederlo per non chontradire e ringratiai ancora -S<sup>a</sup> Sig.<sup>ria</sup> dipoi Mad<sup>nna</sup> Julia mi domandò di Mes<sup>er</sup> Puccio molto -strettamente e dissemi: noi lo fareno un dì venire quà, e se -quando ci fu non lo potemmo otenere, benchè ne facessimo -omne diligentia, ogi lo potreno fare sanza dificulta. E anche -me acertò che il Card<sup>le</sup> li aveva jiersera ragionato quello che -<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span> -per la via havevamo insieme conferito, preghandomi che volessi -schrivere, e che reputava però le cose si tratasino per -la via vostra il Mag<sup>co</sup> Piero le udissi volentieri. Sichè vedete -ove le cose già son ite e volse ch'io vedesi la fanciulla la -quale è già grande et, ut mihi videtur, est similis Pontifici, -adeo ut vere ex ejus semine orta dici possit. E Mad<sup>nna</sup> Julia -è ingrassata e fatta una cosa bellissima, e in mia presenza -si scapigliò e fecesi achonciare i chapelli e il capo, li quali li -davano giù a piè che non vidi una (sic!) et ha i più belli, e -uno ciuffione di rensa, e dipoi di sopra una certa rete come -fummo con certi profili doro che 'nvero pareva uno sole; che -arei paghato gran cosa fussi stato presente per chiarirvi di -quello avete più volte desiderato; e aveva uno fodero indosso -alla napoletana, e così Mad<sup>nna</sup> Luchretia la quale andò dopo -poco intervallo a chavarselo e tornò dipoi con una veste foderata, -presso a tutta di raso pagonazzo. E finito il Vespero, -che i Card<sup>li</sup> partivano, partì da lei e andai dipoi di sopra e -aspetai che Alesandrino usci fuora della sala del Papa e andai -alla chamera sua.... -</p> - -<p> -<i>Qui Lorenzo Pucci parla distesamente del discorso da -lui tenuto con questo Cardinale di Alessandria. Egli lo -pregò di assumere la parte di padrino presso Giannozzo, -la cui moglie era prossima a sgravare:</i> -</p> - -<p> -E dopo qualche ragionamento li dissi: Mon<sup>or</sup> mio io userò -in questa prima mia visitation prosuntion di domandare una -gratia speziale da V<sup>a</sup> Sig<sup>ria</sup> Rev<sup>ma</sup> perchè la brevità del tempo -non patisce la differischa in altro tempo; e questo è che Giannozo -mio fratello, e servitore di V<sup>a</sup> Rev<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup> aspeta de -avere figliuolo o figliuola fra 15 di del prossimo mese della -donna sua, e desidera V<sup>a</sup> Rev<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup> si degni di volere fare -uno prochuratore che in nome di quella batezi quello che -sarà insieme con Monsig<sup>re</sup> di Parma e da Farnese e il Mag<sup>co</sup> -Piero.... -</p> - -<p> -Per questa non mi ochorre altro. Cristo vi conservi come -desiderate. -</p> - -<p> -Die 24 Dicembris 1493. -</p> - -<p class="indr"> -<span class="smcap">Lorenzo Pucci.</span> -</p> - -<p class="indr"> -(L'originale nell'Archivio di Stato di Firenze, -Carte Strozziane, filza 343.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span> -</p> - -<h3 id="doc12"><span class="smcap">Documento</span> N. XII. -<span class="smaller"><i>Don Juan, Duca di Gandia, al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 12 settembre 1496. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> princeps et ex<sup>me</sup> Dne: pr honorem.<sup>me</sup> per Miss. Jo. -Carlo secretarº de V. S. con lrè credential ho inteso: quanto -quella se congratula della mia venuta et le amorevole offerte -che per suo nome mi ha facte. La ringratio del tutto súmaméte: -offerendomi pari modo alla v. Ill<sup>ma</sup> S. paratissimo ad -ogne suo B<span class="over">n</span>placito. Ho facto el mio debito colla S<sup>te</sup> de Nr<span class="over">o</span>. -sre. In Ricomandarli V. S. quantuncha cognoscessi essere -superfluo: per amar sua Beat<sup>ne</sup> quella nò altramente che suo -char<sup>mo</sup> et amatissimo figliolo: allaquale sempre mi ricommando. -Dat. Rome ex palatio aplico die XIIª septembr. -MCCCCLXXXXVI. -</p> - -<p class="indr"> -Filius Dux Gandie et suesse ac princeps theany. -</p> - -<p class="indr"> -Ill<sup>mo</sup> principi et ex<sup>mo</sup> D<sup>no</sup> pri hon<sup>mo</sup> D<sup>no</sup> F. Marchioni<br /> -Mantuan. ac Ill<sup>mi</sup> D. Venetor. Capitaneo Generali. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc13"><span class="smcap">Documento</span> N. XIII. -<span class="smaller"><i>Dux Gandie fuit die 16. Junij 1497 in flumine repertus -et ante biduum interfectus.</i></span></h3> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Si quis est heu nros casus miseratus acerbos</p> -<p class="i02"> Siste gradum, et lachrimas funde per ossa tuas.</p> -<p class="i01">Respice si similis fuit unquam pena, dolorque;</p> -<p class="i02"> Aut nostra hac fuerit mors miseranda magis.</p> -<p class="i01">Ille ego Gandie princeps: dominusque Suesse</p> -<p class="i02"> Qui Beneventi agrum nuper adeptus eram</p> -<p class="i01">Qui modo vexillum duxi: validasque phalanges</p> -<p class="i02"> Agmina intrepidus sedis apostolice</p> -<p class="i01">Qui Sesto sacroque fui de presule summo</p> -<p class="i02"> Natus Alexandro. Qui modo tantus eram</p> -<p class="i01">Ecce vides gladio confossum, gutture secto</p> -<p class="i02"> In Tyberim jactum, stare sub hoc lapide</p> -<p class="i01">Non Scyron: non Busyris: dirusque procustos</p> -<p class="i02"> Nec fuit Orthe suis sevior hospitibus</p> -<p class="i01">Sevit ut in nostros certus maleficus amicus</p> -<p class="i02"> Dum sibi credentem me tullit e medio</p> -<p class="i01">At tu quisquis eris, nimium ne crede, fides nam</p> -<p class="i02"> Et pudor, et pietas deseruere viros.</p> -</div></div> - -<p class="indr"> -(Liber Hartmanni Schedel: fol. 164.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span> -</p> - -<h3 id="doc14"><span class="smcap">Documento</span> N. XIV. -<span class="smaller"><i>Il Cardinale Giuliano Della Rovere ad Alessandro VI.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Carpentras, 10 luglio, 1497. -</p> - -<p> -Beat<sup>me</sup> pr. ac cl<sup>me</sup> Dne. post pedum oscula Beatorum. Hodie -cum jam Iter Italicum versus cepissem Inter equitandum -allatus est mihi tristis nuntius de obitu Ill. Dni. Ducis Candie, -qui me profecto vehementer et graviter afflixit, non solum ex -causa vre. Sanc<sup>tis</sup> sed ex ipso atroci et crudeli genere mortis -commisso in personam publicam et Capitaneum S<sup>te</sup> romane -Ecclesie ob quam rem ipsi sedi apl<sup>ca</sup> Injuriam hujusmodi irrogatam -fuisse nemo est qui dubitare possit. Itaque ex hoc -tam acerbo, et miserabili casu tantum plane doloris et molestie -cepi, quantum profecto cepissem, si ipse urbis prefectus -germanus meus defunctus fuisset. Et ad hunc justum dolorem -meum accedit is dolor per quem ex hujusmodi luctuoso casu -Beat<sup>nem</sup> vram. affectam et exulceratam jure suo intueor, Nihilominus -cognoscens summam in omnium rerum accidentia -V. S<sup>tis</sup> constantiam et moderationem, et ejus sublime ac divinum -ingenium, non dubito quin omnia que sunt humane fragilitatis -forti, et equo animo ferat. Et se cum voluntate illius -cujus vices in terris gerit conformet: ac plane dicat cum patientissimo -illo Job. Dnus dedit. Dnus abstulit: sit nomen Dni -benedictum, quare pluribus circa haec apud S<sup>tem</sup> vram immorari -nugatorium sane et ineptum esse existimo; cum ea sit -sola, a qua reliqui omnes exempla patientie petere debemus. -Illud igitur unum altissimum precabor ut ipsam beatitudinem -vram sue sancte Ecclesie diutissime felicem et incolumem -conservet. Cujus sacratissimis pedibus me humillime commendo. -Carpentorati die X Julij MCCCCLXXXXVII. -</p> - -<p class="indl"> -E. V. Sanc<sup>tis</sup> -</p> - -<p class="indr"> -Humill. et devotiss. servus Jul. ep<span class="over">u</span>s ostien. -</p> - -<p class="center"> -Card. S<sup>ti</sup> P. ad vin<sup>la</sup> manu propria. -</p> - -<p class="indr"> -(Bibl. Marciana, Cod. Lat., Cl. X. CLXXV.) -</p> - -<h3 id="doc15"><span class="smcap">Documento</span> N. XV. -<span class="smaller"><i>Annullamento del contratto matrimoniale tra Lucrezia Borgia -e Don Gasparo.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -10 giugno 1498. -</p> - -<p class="center"> -Alexander Episcopus Servus Servorum Dei.<br /> -Ad Aeternam Rei memoriam. -</p> - -<p> -Derivata in nos a Beato Petro Apostolo, celestis Regni -clavigero et Domini Nostri Jesus Christi in terris Vicario, -<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span> -ligandi atque solvendi potestas, nos inducit ut, juris temperato -rigore, clavium potestate utamur prout ad scandala semovenda -et pacem concordiamque servandam inter cunctos Christi -fideles nostre cure commissos conspicimus in Domino salubriter -expedire. Sane postquam dilecta in Christo filia nobilis -mulier <span class="smcap">Lucretia de Borgia</span>, Domicella Romana, olim per -certos procuratores suos, ad id ab ea specialiter constitutos, -cum dilecto Filio <span class="smcap">Nobili Viro Gaspare de Proscida Comite -Almenare</span> dilecti filii etiam Nobilis Viri Johannis Francisci -Comitis Averse nato matrimonium legitime contraxerat; ipsique -Gaspar et Lucretia qui nunquam illud carnali copula -consumaverant, in dicto matrimonio ulterius progredi nollent, -et quantum in eis fuit mutuo consensu se invicem a vinculo -dicti matrimonii liberassent, prefata Lucretia nulla dicti matrimonii -ad nova sponsalia contrahendum novasque nuptas celebrandas.... facta -dissolutione nec aliqua dispensatione -desuper obtenta sua quadam inconsulta facilitate sive alias per -errorem inducta cum dilecto Filio Nobili Viro Johanni.... -et pro romana Ecclesia in civitate nostra Pisauriensi in temporalibus -Vicario matrimonium de facto contraxit et cum ad -ejus.... -permasisset, nullumque adhuc nuptiale ministerium intervenisset -prout etiam dictus Johannes per certum procuratorem -suum ad id ab eo specialiter.... re confessus fuit prefata -Lucretia per definitivam sententiam per dilectos filios nostros -Antoniotum Sancte Praxedis et Johannem Antonium sanctorum -Nerei et.... Cardinales, judices et Commissarios a nobis -deputatos rite latam obtinuit pretensum matrimonium inter -predictos Johannem et Lucretiam contractum cum omnibus -inde secutis esse nullum, ac nullas penitus vires obtinere, -dictosque Johannem et Lucretiam nulliter et de facto sub -pretextu matrimonii conjunctos ab invicem separandos et separari -ac a mutua cohabitatione servitiis et obsequiis matrimonialibus -absolvendos esse et absolvi debere declarari ipsosque -separarunt, que quidem sententia nulla provocatione -suspensa in rem transivit iudicatam ipsique Johannes et Lucretia -veritatis conscii etiam illi aquieverunt. Nosque deinde de illis -plenius informati sententiam predictam motu proprio et ex -certa scientia approbavimus et confirmavimus, ac plenum firmitatis -robur perpetuo obtinere decrevimus prout in nostris inde -confectis litteris plenius continetur. Cum autem sicut exhibita -nobis nuper pro parte dilecte Lucretie petitio continebat dictus -Gaspar iam dudum etiam matrimonium cum alia muliere contraxerit -illuque carnali copula consumaverit, ac exinde prolem -procreaverit ipsaque Lucretia cupiat effici mater liberorum -et ad scandala que exoriri possent evitanda matrimonium -primum huiusmodi nunquam carnali copula inter eos consumatum -<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span> -dissolvi pro parte ipsius Lucretie, nobis fuit humiliter -supplicatum ut primum matrimonium predictum dissolvere -aliasque in premissis opportune providere de benignitate apostolica -dignaremur. Nos igitur qui inter cunctos Christi fideles -pacis amenitatem vigere et augeri nostris potissime temporibus -supremis desideramus affectibus ac scandalis et -dissensionibus ne eveniant quantum cum Deo possumus libenter -obviamus prefatam Lucretiam a quibuscumque excommunicationis -suspensionis et interdicti aliisque ecclesiasticis -sententiis, censuris et penis a iure vel ab homine quavis occasione -vel causa latis si quibus quomodolibet innodata existit -ad effectum presentium dumtaxat consequendum, harum -serie absolventes et absolutam fore censentes, nec non quodcumque -juramentum per dictam Lucretiam seu ejus procuratores -prefatos de huiusmodi primo matrimonio sicut prefertur -contracto et non consumato observando seu consumando -forsitan prestitum sibi relaxantes et quatenus propter secundum -pretensum matrimonium sic contractum perjurii reatum -incurrisset illam a reatu perjurii hujusmodi etiam absolventes, -ac in pristinum et eum in quo antequam illud -committeret quomodolibet existebat statum restituentes reponentes -et plenarie reintegrantes omnemque inhabilitatis et -infamie maculam sive notam per eam premissorum occasione -contractam penitus abolentes; ex premissis et certis aliis nobis -expositis et etiam notis causis huiusmodi supplicationibus -inclinati matrimonium predictum inter eosdem Gasparem -et Lucretiam sic contractum et nondum consumatum auctoritate -apostolica et ex certa nostra scientia ac de apostolico -potestatis plenitudine tenore presentium omnino dissolvimus, -eos ab omni vinculo matrimonii penitus absolventes ac dicte -Lucretie cum quocumque alio viro matrimonium libere et -licite contrahendi, et in eo postquam contractum fuerit remanendi -licentiam concedentes. Non obstantibus premissis ac -constitutionibus et ordinationibus apostolicis ceterisque contrariis -quibuscumque. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc -paginam nostre absolutionis restitutionis repositionis reintegrationis -abolitionis dissolutionis et concessionis infringere, vel -ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attemptare -presumpserit indignationem omnipotentis Dei ac Beatorum -Petri et Pauli Apostolorum ejus se noverit incursurum. Datum -Rome apud Sanctum Petrum. Anno Incarnationis Dominice -Millesimo quadrigentesimo nonagesimo octavo. Quarto -Idus Junii, Pontificatus Nostri anno Sexto. -</p> - -<p class="indr"> -L. Podocatharus. -</p> - -<p class="indr"> -(L'originale nell'Archivio di Stato di Modena.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span> -</p> - -<h3 id="doc16"><span class="smcap">Documento</span> N. XVI. -<span class="smaller"><i>Primo contratto di matrimonio tra Lucrezia Borgia -e Don Alfonso d'Aragona.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -20 giugno 1498. -</p> - -<p> -Adsit propitius adjutor et fautor omnipotens et eternus -deus cum suo unigenito filio dno nro Jesu Xpo ac individua -spir. sanct. unitate in quor. nomine hec celebrantur. -</p> - -<p> -Pateat oib. hoc psens pub. instrum. inspecturis qualiter -anno salut. Mille CCCCLXXXXVIII pontif. S<sup>mi</sup> D. N. D. Alexandri -div. prov. pp VI Jnd. p<sup>a</sup> mensis Junii die XX<sup>mo</sup> prefat. -S<sup>m</sup> d. n. ex una et R<sup>mus</sup> ac Ill. D. Ascanius Sforza Vicecomes -S. R. E. Dyacon. Card. ac Vicecancellar. et mag<sup>ci</sup> viri dnus -Bernardus de Bernardo et Tomax' Regulanus de Neapoli -ser<sup>mi</sup> dni federici regis Sicilie etc. procuratores spetialr. deputati -habentes ad hec plena et sufficientia mandata sicut ex -public. docum. sigillis appositis dicti ser<sup>mi</sup> Regis munitis in -manib. mei not. traditis ac diligenter visis lectis et recognitis -apparet et ipsius ser<sup>mi</sup> dni Federici Regis nomine parte ex -altera Concorditer devenerunt ad infrascr. pacta sponsalia et -conventiones et capitula felicib. auspitiis inter eos tractata -conclusa et firmata et inpresentia mei pubi. Not. et testium -infrascr. ad ea convocator. et rogator, sollemniter celebrata -videlicet. -</p> - -<p> -Inprimis prefat. S<sup>m</sup>. D. N. D. Alex. sext. Pont. M. soll. -pactione et stipulatione interven. promisit se facturum et curaturum -taliter et cum effectu quod ill. dna dna <span class="smcap">lucretia -Borgia</span> ejus neptis legit sponsalia et nuptias contrahet cum -Ill. juvene dno <span class="smcap">Alfonso de Aragonia</span> ser<sup>mi</sup> quond. dni Alfonsi -secundi Regis Sicilie filio ac ipsius ser<sup>mi</sup> dni federici -ejusd. in dic. Regno successoris nepoti et in ejus legit. matrimonium -consentiet liberumq. consensum prestabit postq. -personalit. pfatus Ill. dnus Alfonsus erit in urbe cum dote -quatraginta milium duc. in urbe currentium ad computum -decem carl. pro quolib. duc. cum infrascr. conditionib. conventionib. -et modis persolvendorum. -</p> - -<p> -Que quatraginta mil. duc. pref. S<sup>mus</sup> D. N. D. Alexander -in opus et utilit. prefate Ill. dne lucretie dare solvere tradere -et consignare promisit dicto Ill. D. Alfonso futuro marito deo -concedente dicte Ill. D. Lucretie hoc modo vid. quatuormill. -duc. pro dicta dote promissor. illico et incontinenti in pecunia -numerata importantia pro redemptione cujusd. terre et -oppidi Quarata vulgar. nuncupati quod sit et esse debeat dotalis -fundus ipsius Ill. D. Lucretie dicto Ill. dno Alfonso realiter -et effectualiter solvere trad. et consig. promisit. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span> -</p> - -<p> -Item alia sexdecim milia ducat. de dicta dote Idem S<sup>mus</sup> -D. N. Alex. solvere et utiliter expendere et erogare promisit -in emptione et comparatione alicujus status aliar. terrar. sive -oppidor. sive in Regno et territorio Neapolitano sive in territorio -urbis Rome vel alibi prout melius et habilius et certius -poterit ad utilitatem dictor. Ill. dnorum Alfonsi et Lucretie -et ad voluntat. prefati S<sup>mi</sup> dni Alexandri et Ser<sup>mi</sup> Regis et -Ill. D. Alfonsi prefati que oppida seu terre similiter sint et -esse intelligantur dotalis fundus ejusd. ill. Dne Lucretie. -</p> - -<p> -Item reliqua viginti milia ducator. usq. ad integram sum. -dictor. quatraginta mil. duc. pro dicta dote promissor. dare -trad. et consig. promisit id. S<sup>m</sup> D. Alexander in gemmis lapidibq. -pretiosis et anulis aureis margaritis monilib. unionib. -vasis et lancib. argenteis ornamentis et vestib. tam aureis q. -sericeis et aliis bonis et rebus mobilib. que secundum dignitatem -et eminentiam personarum inter jocalia computari consueverunt -ad dictam summam et quantit. viginti mil. similium -ducator. secund. communem extimationem ascendentia. -</p> - -<p> -Et ex converso prefatus R<sup>mus</sup> et Ill<sup>mus</sup> D. Cardinalis Ascanius -una cum prenominatis dnis Bernardino et tomaxio procuratorib. -et nuntiis per ser<sup>um</sup> D. federicum Regem special -destinatis et una cum pfato R<sup>mo</sup> dno Cardle Ascanio ad hec -peragendum deputati et procuratorio nomine prefati Ser<sup>mi</sup> -dni Regis sollemni pactione et stipul. interveniente promiserunt -et convener. se facturos et curaturos realiter et cum -effectu quod dict. Ill. D. Alfonsus Regis Alfonsi secundi fil. -et ipsius Ser<sup>mi</sup> dni federici Regis Nepos in dict. legit, matrimonium -prefate Ill. dne lucretie parifirmiter consentiet cum -dicta dote et pecuniis et reb. dotalib. ad dictam summam et -quantitatem quatraginta milium ducator. ascendentib. ac legitimas -nuptias cum ea contrahet secund. ritum et morem -S. matris Ecclie. -</p> - -<p> -Item dicto noie promiserunt et convener. quod ipse -Ser<sup>mus</sup> Rex Federicus constituet et dabit eid. Ill<sup>mo</sup> dno Alfonso -suo nepoti et suis futuris heredib. et successorib. per directam -lineam masculinam descendentib. unum perpetuum statum -cujus fruct. redit, et proventus ascendant ad valor. summar. -et quantitatem octomilium ducator. similium. -</p> - -<p> -Item pro implemento in parte promissor, dicto noie promiserunt -et convenerunt quod dictus Ser<sup>mus</sup> Rex ex nunc in -ducatum eriget et constituet quandam civitatem vigiliarum -latine nuncupatam et Vegelle vulgariter appellatam sitam etc. -cum arce et fortellitiis ac omnib. et sing. introitib. et exitibus -membris pertinentiis et adjacientiis et cum toto ejus -territorio ac dominio potestate jurisdictione meroq. et mixto -imperio et cum oib. usib. utilitatib. et commoditatib. intra -se et extra se ad dictum oppid. ejusq. territorium spectantib. -<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span> -et pertinentib. tam de jure quam de consuetudine et cum -potestate latius extendendi. -</p> - -<p> -Item promiserunt dicte Regie majestatis noie ante quam -dicta sponsalia fiant dare trad. et consignare in manib. pfati -Ill. D. Alfonsi sui Nepotis sollemnia et autentica privilegia et -Regales lras concessionis dicti ducatus Vigelle in personam -dicti Ill. D. Alfonsi cum sollenitatib. clausulis et cautelis solitis -et consuetis ita quod per se et suos hrdes frui potiri et -libere gauderi valeat et quod semper remaneant et sint obligata -dicta oppida pro dotib. et dotalib. jurib. ipsius Ill. dne -Lucretie. -</p> - -<p> -Item promiserunt quod dicta sacra majest. Ser<sup>mi</sup> Regis -quam primum vacaverit in dicto ej. Regno Neapolitano aliquis -status cuj. fructus redit, et proventus ascendant ad -valor. mille aut duor. mil. vel trium aut quatuor milium ducator. -computatis tamen fructibus dicti Ducatus Vigelle et Quarate -illico conferre transferre et dare et consig. prefato Ill. -D. Alfonso suo nepoti fruendum tenend. et fructificand. per -se et suos heredes et successores et in perpetuum et similiter -super his facere expediri autentica privilegia cum oib. sollennit. -et cum oib. clausul. et cautelis consuetis. Et tam diu -quamdiu dictum statum vel status non dederit promiserunt -are eid. ac assignare et consig. in fructib. foculatione et satis -usq. in summam dictor. quatuor milium ducator. si tanta -quantitas deficiet in dictis reditib. et fructib. alias in ea -summa et quantitate que sibi deficiet usq. ad integrum complementum -redituum dictor. octomilium ducator. -</p> - -<p> -Item promiserunt dicto nomine quod tempore sponsalium -predictor. dict. Ill. dnus Alfonsus donabit propter nuptias pfate -dne lucretie usq in summam quarte partis dotis predicte per -ipsam viro premoriente si post consumatum matrimonium -ipsam sine liberis ex eo matrimonio nascituris premori contigerit -ad usum fructum et proprietatem et ad usufruendum -tantum liberis coib. extantibus lucrandor. et acquirendor. secund. -consuetudinem Romanam in urbe servari solitam. -</p> - -<p> -Item solemni stipulatione et pactione interveniente convenerunt -pfatus S<sup>mus</sup> D. Alexander et prenominati procuratores -dicte Regie majestatis noie quod si casus mortis dicte Ill. dne -Lucretie viro superstite et liberis non extantib. contingeret, -quod dicta integra dos ad ipum S<sup>mum</sup> D. nrum dotantem si -tunc supervixerit revertatur Alias cui ipsa Ill. dna Lucretia -dederit vel commiserit. -</p> - -<p> -Que quid. oia et sing. promiserunt et convenerunt mutuo -et vicissim quam citius et celerius potuerint facere et adimplere -et impleri et exequi et ad effectum deduci facere ad -coem requisitionem et voluntatem dictar. partium vel alterius -ipsar. sub obligatione et ypoteca omnium et singulor. bonor. -<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span> -utriusq. partis et cujuslib. ipsar. mobilium et immobilium -presentium et futuror. et sub fide pontificali et fide Regia et ita -pref. S<sup>mus</sup> D. N. pp et R<sup>mus</sup> D. Card. Ascanius ponendo dextras -manus ad pectus in animam et conscientiam suam et in animam -prefati Ser<sup>mi</sup> Regis prefati autem dni Bernardinus et Tomasius -procuratores layci tactis corporaliter sacris scripturis in manib. -mei Notarii dicto nomine virtute dicti eor. mandati respective -observare et observari facere promiserunt, et juraverunt -Rogaveruntque me Notarium etc. et dederunt potextatem -extendendi. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in palatio apostolico in primo -cubiculo post cameram papagalli presentib. R<sup>dis</sup> in xpo prib. -dno Luisio Epo caputaquens. et dno Johe Marades Epo tulensi -et venerabili viro ano Fracº garzetto testib. ad premissa -adhibitis et rogatis. -</p> - -<hr class="tbs" /> - -<p> -<i>Seguono a' 21 luglio</i>: Ratificatio pactorum et sponsalia -de presenti inter Ill. dom. Alfonsum et dnam lucretiam ambo -puberes, assistentib. ibid. R<sup>mo</sup> dno Ascanio Card. et Vicecancellario -et Jo. lopis Card. perusino et Jo. Borgia cardinali Valentiano -in presentia mei Not. -</p> - -<p> -<i>Quindi lo stesso giorno</i>: promissio et obligatio R<sup>mi</sup> dni -Card. Ascanii super observatione pactorum per ser. Regem. -Acta fuerunt hec in palatio ap. in secunda camera nova post -aulam pontificum psentib. R<sup>is</sup> in xpo ptrib. dno Aloisio Epo -caputaq. et Jo. Marades Epo Tullen. et dno (<i>Manca il nome</i>) -Epo Interaranensi ac Mag<sup>co</sup> et Excell. Armor. ductore dno Johe -Cerbiglion pro testib. adhibitis, et aliis quam plurimis clarissimis -personis ibidem abstantibus et predicta videntibus et -audentibus. -</p> - -<p> -Eodem instanti et loco et in mei not<sup>rii</sup> et testium supradictor. -presentia feliciter celebrata fuerunt sollemnia sponsalia -per verba vis volo legitimum consensum matrimonii importantia -omnib. supranominatis adstantibus et in conspectu prefati -S<sup>mi</sup> dni nri et R<sup>or.</sup> dictor. cardinalium ensem super caput -sponsi et sponse tenente prefato mag<sup>co</sup> dno Johe Cerviglione -milite et armor. ductore secund. ritum et antiquam consuetudinem -Romanam et cum sollemni subarratione secund. -consuet. Romanorum per immissionem anuli per sponsum in -digito anulari imposit. me notario publico interrogante et solemniter -stipulante etc. de quib. etc. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span> -</p> - -<h3 id="doc17"><span class="smcap">Documento</span> N. XVII. -<span class="smaller"><i>Atto relativo alla eredità reclamata da Donna Maria Enriquez -per suo figlio Don Juan.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -19 dicembre 1498. -</p> - -<p> -In n. D. omnip. Am. A. a. Nat. D. N. Jhu Xsti millesimo -quadring. nonagesimo octavo die vero 19. mens. Dec. -Ind. II. second. Rom. consuetudin. pontificatus sanct.<sup>mi</sup> D. -N. D. Alexandri div. prov. ppe sexti anno septimo Constituti -coram me notario et testib. infrascr. et in pntia -R<sup>mi</sup> Dni Card<sup>lis</sup> Capuan. Honorabilis vir Dnus Alfonsus de -Villaviel in leg. Baccalarius Ill<sup>e</sup> d<sup>ne</sup> <span class="smcap">Marie Enriques</span> matris -et tutricis Ill<sup>mi</sup> d<sup>ni</sup> <span class="smcap">Johannis Borgie</span> filii pupilli quond. -Ill<sup>mi</sup> D<sup>ni</sup> Ducis Gandie procurator ex una, et dnus Ventura -de Benassaiis clericus senen. sctimi dni nri familiaris parte -ex altera concorditer asserentes secund. relat. factam per -supradic. R<sup>um</sup> D. Card<sup>em</sup> Capuan. presentem et de speciali -mandato prefati S<sup>mi</sup> D. n. ppe ut asseruit sic referentem qd. -cum post casum inopinate mortis dicti Ill<sup>mi</sup> dni ducis Gandie -prefatus S<sup>mus</sup> d. n. pro custodia et conservatione bonor. ejusd. -Ill. quond. ducis et ne ad alienas manus venirent aurum -omne et argentum monilia et ornamenta et tapeta et tapezariam -que reperta sunt in bonis ejusd. diligenter annotari et -in inventario describi jusserit et dicta oia. bona in auro et -argento et jocalibus consistentia per probos et peritos viros -ponderari et estimari fecerit videl. per magistrum Bartolomeum -Venetum et Ambrosium Mantica Genuen. Gioiellerios -et per magistrum Sanctum Aurificem Romanum et reperta -fuerunt oia secundum eor. peritiam valoris et cois extimationis -ducat. auri in auro triginta milium computatis omnib. bonis -etiam in tapezaria et in rebus aliis consistentib., que in totum -faciunt et constituunt summam valoris Triginta mill. ducator. -auri in auro de Camera, dictaq. oia et singula bona sic -extimata prefatus s<sup>us</sup> D. n. ppa pro maiori utilitate dicti Ill<sup>mi</sup> -dni Johannis Borgie filii pupilli ac universalis heredis dicti -Illi. quond. dni Ducis ne forte in aliqua parte consumerentur -aut deteriorentur seu perderentur tradiderit et consignaverit -pro dicto precio triginta milium duc. R<sup>mo</sup> in xro pri dno -<span class="smcap">Cesari tunc Car</span><sup>li</sup> <span class="smcap">Valentino</span> patruo dicti pupilli et pro -ipsius pupilli maiori utilitate et ut in comparatione bonorum -stabilium vel aliis rebus utiliter convertantur in eundem transtulerit. -Et postmodum pfata Ill. dna Maria Enriques Ducissa -tutrix et mater dicti pupilli ad urben et Roman. Curiam et -ad prefatum S<sup>um</sup> D. n. Ppam destinavit prefatum dn. Alfonsum -de Villaviel special. nuncium ac procuratorem ad negocia -<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span> -dicti pupilli peragenda ac specialiter ad suscipiendam curam -dictor. bonor. et inventarium faciend. et alia peragenda que -in his necessaria fuerint et opportuna sicut apparet manu -Ludovici erari publici Valent. Not. et sicut asseruit pro negociis -necessariis dicti pupilli ad pns indigeat habere de dicta -summa duc. quinque millia ad dictam matrem transmittendos. -Idcirco prefat. S<sup>mus</sup> D. n. noie prefati dudum dni Car<sup>lis</sup> et -nunc ducis Valentin. pro parte precii dictor. bonor. realiter -et in prompta et numerata pecunia et in duc. auri in auro -solvi tradi et consignari fecerit et mandaverit per man. prefati -dni Venture de Benassaiis dictam summam quinque millium -ducator. auri in auro de Cam<sup>a</sup> destinandam per litteras -cambii ad civitat. Valentin. et solvend. dicte Ill. dne marie -tutrici ac curatorio noie dicti pupilli cum hac tamen conditione, -qd oia gesta per dict. ejus procuratorem quo supra -nomine ac dictam solutionem et receptionem dictor. 5000 -ducat. auri in auro necnon et dictam bonor. extimation. et -consignation, per s<sup>mum</sup> D. n. factam et alia uti prefertur gesta -in predictis et circa predicta ratificentur per ipsam Illam -dnam tutricem et de dictor. 5000 ducat. parte precii triginta -millium ducat. solutis et receptis plenam et generalem et -specialem faciat quietantiam per acta procur. Notarii. Et Ideo -dictus procurator confessus fuit et in veritate recognovit se -habuisse et recepisse in prompta et numerata pecunia dictam -integram summam dictor. 5000 ducator. ex causa supra -expressa post quam quid. confessionem et realem solutionem -et receptionem se ultra officium procurationis etiam principalit. -obligando de rato et ratihabitione pro dicta Illma Dna -Tutrice promisit se facturum etc. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in palacio aplico in camera prope -cameram papagalii presentibus R<sup>is</sup> patrib. dnis Johanne Marades -Epo segobricen. et Dno Francesco Epo Interamnien. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc18"><span class="smcap">Documento</span> N. XVIII. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Laura Orsini e Federico Farnese.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -2 aprile 1499. -</p> - -<p> -Adsit propitius adjutor et fautor omnipotens et dominus -deus noster et ad vota benignus descendat. Pateat oib. hoc -instr... qualiter a. sal. 1499 Ind. scda die vero mens. aprilis -II. pont. S. D. N. Dni Alex. div. prov. pape VI. mag<sup>cus</sup> et -generosus vir dnus <span class="smcap">Ursinus de Ursinis</span> pater et legitimus -administrator dne <span class="smcap">Laure</span> ejus legitime et n<span class="over">a</span>lis filie etatis -<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span> -septem annor. existentis presentis... cum assistentia R<sup>mi</sup> -dni Alexdri tti. S. Cosma et Dam. diaconi Car<sup>lis</sup> de Farnesio... -avunculi dictae puellae... ex una parte, et R<sup>dus</sup> pr dnus -Paulus Petrus etiam de Farnesio sed. ap. protonotar. patruus -et conjuncta persona mag<sup>ci</sup> ac generosi pueri dni Federici -quond. ex<sup>mi</sup> armor. ductoris dni <span class="smcap">Raimundi de Farnesio</span> legitimi -et naturalis filii in XII<sup>mo</sup> sue etatis anno constituti pro -quo promisit quod infra mensem ratificabit contractum et instrumentum -matrimonii... Acta fuer. hec in urbe in cam. -paramentor. domus prefati R<sup>mi</sup> dni Car<sup>lis</sup> Farnesii presentibus... -his testib. vid. Rdº patre dno Laurentio de puccis sed. -ap. proth.º et correctore bullar. et dno prospero de Gatteschis -de Viterbio dno herculano petricotti de Marta Magro Jacobo -Philippi alias cognominato Aristofalo medico phisico etiam -viterbien. dno Jacobo Rufin. de Rufinis milite Jerosolimitano -dno Vinantio de Brigidis et dno Cornelio benigno ambobus de -viterbio ad pdicta specialiter vocatis rogatis et adhibitis. -</p> - -<p> -Ego Camillus Beneimbene de premissis rogatus malus -impeditus per alium michi fidum ac domesticum Not<sup>um</sup> scribi -feci ac propria manu subscripsi pro fide premissorum. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc19"><span class="smcap">Documento</span> N. XIX. -<span class="smaller"><i>Protesta di Jacopo Gaetani contro la Sentenza inflittagli.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -7 febbraio 1500. -</p> - -<p class="center"> -J. C. -</p> - -<p> -Cum sit quod ego Jacobus Caitanus Sermineti ad pres. -detineor in castro S<sup>ti</sup> Angeli ed ut dicitur, seu ut pretenditur, -sim ex pretensis delictis que per me commissa fuisse -etiam dicitur seu pretenditur, condemnatus ut reus lese maj., -et quod debeam tradi curie seculari; egoque sciam me innocentem -saltem quoad penam hanc, sicque me plus quam -injuste fuisse condemnatum. Et quia semper dixi me sperare -in misericordia et clementia dni nri. Sanct<sup>mi</sup>, pro ut vere -sperabam, quod attenta qualitate rei et justificationibus meis -satis pro maxima pena me tenuisse in dicto castro per duos -menses, eaque spe fretus non aliter me defenderim, sed putaverim -ea lenitate verborum reducere Dnum N. S<sup>mum</sup> ad -justitiam, eaque etiam spe fretus multa contra veritatem -fuerim confessus, que ex metu carceris et tormentor. comminatorum -immo mihi etiam datorum et per me passorum -confiteri fui coactus. Ac etiam quia non videbam postquam -eram statu et oibus bonis denudatus, quomodo potuissem -<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span> -quoquomodo considerabiliter et cum effectu me juvare, consideratis -etiam aliquibus, que nunc sum contentus silentio -preterire, et que intendo latius suo tempore prosequi et specificare. -Nuncque post hujusmodi pretensam sententiam idem -nedum nullam esse clementiam in praefato D. Nro. S<sup>mo</sup>, immo -me contra Deum et justitiam, ut dixi eo modo, quo supra, -condemnatum consideremque etiam quod non alias appellare, -et hujusmodi appellationem committi petere promptum periculum -esset, ne contra Deum et justitiam in statu et contra -statum causa non cognita ab initio facta exstitit, hinc est quod -his oibus mature, et ut potui consideratis duxi consultius -fore simpliciter in his scriptis, et ut infra potui appellare -quam aliter agere: propterea igitur hodie scilicet die quarta -Februarii 1500 oibus meliorib. formis viis et modis quib. -melius et validius possumet debeo ab hujusmodi pretensa -sententia et oibus inde sequutis, tam ad eumdem Dnum -N. S<sup>mum</sup> et quatenus etiam opus sit ad futurum Pont<sup>em</sup> ad -sacr. Concilium, si quod unquam fiet appello, deque predicte -pretense sententie, totiusque processus desuper facti et habiti -omniumq., et singulor., post et contra appellationem hujusmodi -factorum, seu faciendorum, multiplici nullitate dico -et protestor protestatione quod quamprimum dabitur facultas -hujusmodi appellationem et nullitatem prosequendi, eam -prosequar et nunc per presentem rogo te Joannem Stagliam, -seu Jacobum Balduinum, separatim unum sine alio, quatenus -his receptis coram Notario pub<sup>co</sup> et testib. hujusm. appellationem -nomine meo interponas, ac de nullitate dicas -cum totali insertione presentis cedule in instrumento desuerfaciendo. -Et si hujusmodi appellatio seu de nullitate prpo -testatio non est melius composita, non est quia non videam -sententiam esse iniquissimam et nullissimam, easque prosequi -sic suo tempore, ut dixi, intenderim, sed quia temeo, ut -prefertur, et sum nedum sine notario et testibus, sed penitus -sine alicujus consilio doque etiam uni ex supradictis per presentem -facultatem sine tam prejudicio presentis appellationis -et nullitatis protestationis. Iterum quatenus uni ex predictis -videatur appellandi de nullitate dicendi, ac omnia agendi que -in premissis et circha premissa, alteri ex supradictis videbuntur -et opportuna cum plena et libera potestate. -</p> - -<p> -Ego Petrus de Aretio habui in manib. presentem cedulam -ista die settima mensis Februarii 1500 et ad memoriam me -subscripsi manu propria. -</p> - -<p> -Ego Ludovicus Zephyrus de Lugnano etc. habui presentem -cedulam et legi ista die septima Febr. 1500 et ad memoriam -me subscripsi manu ppa. -</p> - -<p class="indl"> -Die 7. Februarii. -</p> - -<p> -Presentib. venerabil. viris dominis Jacobo Ruffino milite -<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span> -Hierosol., ac Domº Petro de Aretio (coram procur. etc.) et -Domº Ludovico Zephiro clerico Amerine dioces. testibus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Casa Gaetani in Roma.) -</p> - -<h3 id="doc20"><span class="smcap">Documento</span> N. XX. -<span class="smaller"><i>Elisabetta duchessa d'Urbino al fratello Francesco Gonzaga, -marchese di Mantova.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Assisi, 21 marzo 1500. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> Princeps et Ex<sup>me</sup> D<sup>ne</sup> frater hon<sup>me</sup> Essendomi a questi -giorni partita da Urbino e messomi in cammino per andare -a Roma per conseguire el iubileo, come de questa mia andata -ne ho advisata più giorni fa V. Ex<sup>a</sup> Retrovandomi hogi ad -Asisi ho receuta una lettera de quella per la qual havendo -visto quanto la me scrive, mi persuade e stringe a volere -desistere da questa andata existimando forsi quella che io -anchor non mi fossi messa in camino, della qual cosa ne ho -ricevuto grandissima displicentia et immenso affanno, volendo -da un canto si in questa come in qualunque altra cosa cedere -et essere hobedientis<sup>a</sup> ad ogni volere de V. Ill<sup>ma</sup> S. quale di -continuo ho avuto et ho non altrimenti che in loco de honor<sup>mo</sup> -patre, non essendo mai stato mio animo ne pensiero se non -de concurrere ad ogni sua voglia. Dalaltra parte retrovandomi -come ho dicto in viaggio et gia fora del stato, et havendo per -il mezzo del S. Fabritio et de M<sup>a</sup> Agnesina mia hond<sup>da</sup> cognata -et sorella provisto in Roma de casa et de ogni altra cosa -necessaria a tal andata e certificatoli dovermi retrovare a -Marino fra quattro giorni, e per questo venutosene el S. Fabritio -in ante per farmi compagnia essendo etiam qualche -fama de questa mia partita e andata non vedo con honore -del S. mio e mio potermi ritrare da questa andata essendo -la cosa tanto avanti et tanto maggiormente quanto ad ciò io -so processa con bona conteza et volonta del S. mio predicto, -havendo ben prima considerato ogni cosa, ne la S. V. deve -de questa mia andata pigliare alcun affanno o suspitione de -animo, perchè ad ciò la sia del tucto informata la intenderà -come prima io me ne vo a Marino e deli poi me ne vo con -la pred<sup>ta</sup> M<sup>a</sup> Agnesina incognita a Roma per far la debita -visitatione dele chiese ordinate a conseguire questo Sancto -Jubileo, non havendo ademostrarmi ne pur parlare cum persona -veruna stando alogiata per el tempo starò a Roma nela -casa fo del Cardi<sup>le</sup> Savello. Casa buona convenientiss<sup>a</sup> questo -mio desiderio e in mezo deli partegiani de Colonesi, benche -<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span> -lanimo mio per la magior parte del tempo sia retornare e -stare a Marino. Sicchè V. S. deve senza alcun dubio contentarsi -de questa mia andata, ne di ciò pigliarne dispiacere -alchuno, e quantunque tucte queste ragioni siano efficacissime -ad indurmi non solo a continuare el mio viaggio, ma etiam -a principiarlo quando io non fussi partita, tutavolta se io me -ritrovasse de non essere partita non per verun dubio o disturbo -che io cognosca poter nascere di epsa mia andata ma per -satisfare al scrivere de V. S. la qual desidero in ogni cosa -poter satisfare haveria revocato lanimo mio da tal andata, e -non processo più ultra, ma ritrovandomi dove io so e veduto -havera V. Ex<sup>a</sup> questo mio scrivere so certa la resterà contenta -delo andar mio, che così ne la pregho e sup<sup>co</sup> la voglia contentarse, -e perche io possa con più contentezza e satisfatione -de animo pigliare questo jubileo significarmi per una sua -directiva a Roma esser così che la se ne contenti. Altramente -ne starò in continua agonia e affanno, et in bona gratia de -V. Ex<sup>a</sup> mi recomando. Asisij XXI. Martij 1500. De la S. V. -minore sorella Elisabetta. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc21"><span class="smcap">Documento</span> N. XXI. -<span class="smaller"><i>Cesare Borgia al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 24 maggio 1500. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> et Excell<sup>me</sup> Dne. tamquam fr. hon. Non con minore -exultatione inteso havemo per lettere de V. Ex<sup>tia</sup> la desiderata -et felice natività del suo Ill. figliolo: che se altretanto inteso -havessamo de uno nro proprio; Como desiderosissimi de -qualunque augmento et felice successo de quella per la strecta -et fraterna benivolentia li portamo: volentieri adunque acceptamo -desserne compatre: et ad tale effecto per la presente -constituimo nro speciale procuratore: quello che la S. V. -eligera deli soy conseglieri: el quale per nuy Intervenga ad -levarlo de le sacre fonti: Pregamo N. S<sup>or</sup> Dio cel conservi ad -effecto de nri comuni desiderij: Et la V<sup>a</sup> Ill<sup>ma</sup> S. non se gravi -congratularsene per nuy, conla Excell<sup>ma</sup> sua Consorte: la -quale speramo havera dato principio ad numerosa prole et -perpetua posterita de ambidui si clarissimi et generosi Parenti. -Rome in Palatio aplico XXIIII Maij MCCCCC. -</p> - -<p class="indl"> -Cesar Borgia de Francia Dux Valent. ac S. R. E. Confalonerius -et capit. g<span class="over">na</span>lis -</p> - -<p class="indr"> -Agapytus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span> -</p> - -<h3 id="doc22"><span class="smcap">Documento</span> N. XXII. -<span class="smaller"><i>Dyalogus mortis et Pontificis laborantis febre. 1500.</i></span></h3> - -<div class="blockdoc"> -<p> -P. quid mors seva petis. M. te. P. me quo jure. M. quod -hora en properat. P. quid ais. M. parcaque fila secat. -</p> - -<p> -P. heu mihi. M. quid luges? P. parum vixisse. M. videtur -omnib. at nimium. P. cur rogo. M. quod malus es. -</p> - -<p> -P. dic quid queso mali comisi? M. causa fuisti quod prede -Gallis Itala Terra fiat. Non hoc parum. P. invitus feci -non sponte: necesse sed fecisse fuit. M. Jam satis est -morerer. -</p> - -<p> -P. hoc numquid solum cogit me Tartara adire. M. non fas -esse tibi quod scelus omne putas. -</p> - -<p> -P. quod scelus heu miserum. M. solitus quod rendere cuncta -per fas atque nephas. P. penitet. M. hoc nihil est. -</p> - -<p> -P. seva nimis cur hoc nihil est. M. in funere quando haud -prodest aliquem penituisse mali. -</p> - -<p> -P. Julia me miserum cur non defendis: amavi si te corde -magis. M. digna lenone satis. Nunc morerer et te non -defendet Julia: neque enixa est utero terque quaterque -tibi. -</p> - -<p> -P. Da saltem ante obitum. M. Garris. P. concede rogatis hoc -unum. M. insanis. P. hoc. M. citius morere. -</p> - -<p> -P. hoc. M. cedo. P. ut peream illius susceptus in ulnis que -modo ab hispania vecta puella mihi est. -</p> - -<p> -M. hec est illa senem que te sine fine coegit insanire furor: -non amor hem morere. -</p> - -<p> -P. ergo mihi moriendum est. M. est. P. qua morte. -</p> - -<p> -M. peribis febre gravi: qua nunc languida membra jacent. -</p> - -<p> -P. febre cadam. M. sic est. P. fugias. M. cur. P. stulta putas -ne ut qui non perii fulmine: febre cadam. -</p> -</div> - -<p class="indr"> -(Marin Sanuto, <i>Diar.</i>, vol. III, fol. 209.) -</p> - -<h3 id="doc23"><span class="smcap">Documento</span> N. XXIII. -<span class="smaller"><i>Istrumenti relativi alla promessa di matrimonio di Donna -Angela Borgia con Francesco Maria Della Rovere.</i></span></h3> - -<p class="center"> -1. Mandatum Substitutionis R.<sup>mi</sup> d.<sup>ni</sup> Cardinalis Ulisbonensis. -</p> - -<p class="indr"> -25 agosto 1500. -</p> - -<p> -<i>Il cardinale di Lisbona si presenta qual</i> procurator -Ill<sup>i</sup> D<sup>ni</sup> Johannis de Ruvere urbis prefecti ac Illustris D<sup>n</sup> -<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span> -Francisci Marie ejus filii... certam habens scientiam de -Instrumentis ratificationum factarum per ipsum Ill. Dn. prefectum -pro se et filii nomine super contractu sponsalium -contractorum inter ipsum R.<sup>um</sup> Car.<sup>lem</sup> ac egregium v. Jur. -Doctorem Dn. Gabrielem de Gabrielis de Fano procuratores -ejusd. Ill.<sup>i</sup> D<sup>ni</sup> prefecti pro se et filii nomine agentes ex una, -et prefatum S. D. N. Papam ac Ill. D. Rodericum de Borgia -germanum fratrem Ill<sup>is</sup> D. Angele de Borgia et eo nomine -agentes parte ex altera..... Non valens ipse R. D. Car.<sup>lis</sup> -propter ejus egritudinem personaliter interesse... ad predicta -omnia et singula explendum.... substituit h. v. D. -Laurentium Burcarium civ. Romanum.... -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in antecamera prefati R.<sup>mi</sup> D. -Car.<sup>lis</sup> que est ad sinistram post aulam magnam presentibus -D. Adoardo Borgia penitentiario et D. Luca de Scitt ad prescissa -adhibitis et convocatis. -</p> - -<hr class="tbs" /> - -<p class="center"> -2. Sponsalia Ill. D. Francisci Marie prefecti orbis -filii et D. Angele Borgie Neptis D<sup>ni</sup> Pape. -</p> - -<p class="indr"> -2 settembre 1500. -</p> - -<p> -<i>È una promessa solenne di matrimonio con la formola</i>: -vis, volo, <i>mediante procura</i>. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in palatio Ap.<sup>co</sup> in secunda camera -nova post aulam pontificum presentibus R.<sup>dis</sup> patrib. D. -Roberto Giube Ep. Treiocen. D. Ludovico de villa nova et -D. Trasu (sic!) xpian. Regis francor. oratoribus et procuratorib. -D. Francisco Borgia Ep. Teanens. D. N. Pp. prefati -Tesaurario D. Adriano clerico cam. ap. et secretario et D. -Trocio ejusd. D. N. Camº testibus ad premissa et infrascripta -adhibitis et rogatis. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene) -</p> - -<h3 id="doc24"><span class="smcap">Documento</span> N. XXIV. -<span class="smaller"><i>Giovanni Sforza al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Bologna, 17 ottobre 1500. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> et ex<sup>me</sup> D<sup>ne</sup> et cognate hon<sup>me</sup> la Ex<sup>a</sup> V. hara inteso -como domenica matina el populo de pesaro per subornatione -de quatro giotti se levo in arme: et fomi forza redurre in -roccha, con pochi de li mei al meglio chio puote: Dove persentendo -le gente nimiche vicinarse ad mi: e messer hercule -bentivoglio quale era ad arimino farsi inanti: per non essere -<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span> -serato drento: con consiglio: con opera: et con favore de -Jacomo Albanese me parti la nocte de rocha: et son gioncto -qua a salvam<sup>tu</sup> dopo una malissima via: et peximi passi: De -che io ne ho obligo prima alla ex<sup>a</sup> V. che me mando dicto -Jacomo: et poi a luy che me haby si ben conducto ad salvam<sup>to</sup>: -Jo non ho anche deliberato quello mi voglia fare: ma -se fra quatro di non vengo da la Ex<sup>a</sup> V. mandaro a quella el -dicto Jacomo, quale gli dira el successo del tutto: et la mente -mia: In questo mezo ho voluto che la sapii de la gionta mia -ad salvamento: et ad quella me racomm. Bononie 17. Oct. 1500. -</p> - -<p> -Ex. V. cognatus et s<sup>or</sup> Joannes sfortia de arag<sup>a</sup> comes -Cotignole, pisauri etc. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc25"><span class="smcap">Documento</span> N. XXV. -<span class="smaller"><i>Pandolfo Collenuccio al Duca Ercole di Ferrara.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Pesaro, 29 ottobre 1500. -</p> - -<p> -Illustrissimo Signor mio: Fui in dui di e mezzo in Pesaro, -poichè parti da V. S<sup>a</sup> Imperocchè Martedi circa le 24. -hore gionxi. Et in quella hora appunto el Duca Valentino -facea la intrata; et tutto il popolo era alla porta, e con una -gran piova lo ricevettono, e li presentarono le chiave de la -terra, et allogiò in corte ne la camera del quondam Sig<sup>r</sup> Giohanne. -Fece la entrata molto solemne (per quanto mi riferirono -questi mei che v'erano) e con grande ordine e numeroso -de cavalli e de fanti della guardia sua. — Jo la sera medesima -li feci intendere la venuta mia, expectando audientia -ad ogni comodità de Sua Sig<sup>ria.</sup> Circa due hore de nocte me -mandò El S<sup>r.</sup> Ramiro e el magiordomo a visitare e intendere -con molto honorevole parole e se io era bene allogiato, e se -me mancava cosa alcuna in tanta moltitudine con dirme ch'io -posasse, chel di seguente me ascoltaria. Mercore matina a -bona hora me mandò a presentare un gran sacco de orzo, -una soma de vino, un castrone, 8. para de caponi e galline, -due gran torce; due mazzi de' candelotti, et due scattole de -confecti, con honorevole ambassata. Ne mi dette però audientia -se bene mandasse a fare escusa, e chio non me maravigliasse. -La casone fu perchè se leva de lecto a le 20. hore, e -levato desina. Andò poi in Roccha, e li stette insino a nocte -e tornò stracco per un tincone, overo Ango chel ha. -</p> - -<p> -Hoggi commo hebbe desinato che era circa le 22. hore, -me fece introdurre per el Sig. Ramiro; e con molta dimestichezza -et optima cera, per la prima comenzò Sua Sig<sup>ria</sup> a -<span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span> -fare excusa de non me havere potuto odire heri, per le occupatione -in la roccha, e per la indispositione de quel suo tencone. -Passati questi primi rasonamenti: havendo io restrecto -l'ambassata mia, in recomandare, visitare, congratulare, ringratiare -e offerire Sua S<sup>a</sup> (quale veramente molto ben compone -sue parole) a parte, a parte e comodissimamente respose: -dicendo in summa, che cognosciuta la prudentia e bontà de -V<sup>a.</sup> S<sup>ia.</sup> lui sempre ne ha amato et havuto desiderio haver pratica -con V<sup>a.</sup> Ex<sup>a.</sup> Et che quando Ella fu a Milano, Sua S<sup>a</sup> ne -hebbe voglia; ma quel tempo et quelle facende che alhora -correvano, nol permisero. E che hora chel veniva a le bande -de qua, seguitando pur questo suo desiderio, per un principio -e demostratione del animo suo, e per demonstrarni che ve -era figliolo, se era messo a scriverni quella lettera de progressi -soi, tenendo certo che S<sup>a</sup> S<sup>a</sup> ne havesse ad haver piacere. -Et chel simile faria anchor per lo advenire! perchè desiderava -haver più intrinseca amicitia con la Ex<sup>a.</sup> V<sup>a.</sup> Et a quella -offeriva ogni sua facoltà e tutto quello poteva, et che in ogni -occurrentia V<sup>a</sup> S<sup>ia</sup> ne vederia li effecti. Et che io lo raccomandassi -assai a quella, perchè ve haveria per fratre. Rengratiando -anchor V<sup>a.</sup> S<sup>ia.</sup> de la resposta haveti fatto per lettera, -e del haver mandato homo a posta, dicendo che veramente -non bisognava: che etiam senza questo lui havea per certissimo -che V<sup>a.</sup> Sigr<sup>ia.</sup> dogni suo bene ne haveria vivo piacere. -Infine ne migliori ne più acconce parole haria potuto dire, -quanto dixe: Sempre nominando Vuj per fratre et se per -figliolo. -</p> - -<p> -Et io per mi raccogliendo la cosa e le parole sue tutte, -comprendo chel haria charo havere qualche pratica con V<sup>a.</sup> -S<sup>a.</sup> et haver bona amicitia. Credo bene ali soi propositi: Tuttavia -io non so raccogliere altro che bene. — Questa mandata -che ha facto V. S<sup>a.</sup> de un suo homo li e stata acceptissima e -son informato chello lha scripta al Papa: e con questi soi -ne ha parlato in modo che ha dimostrato farne gran caso et -extimarla assai. — Dopo alcune breve risposte e repliche hincinde, -per le quali io li diceva che non sapea se non commendar -la prudentia de Sua Signoria a tenere questa via con -V<sup>a.</sup> Ex<sup>a.</sup> per le conditioni nostre e del stato nostro, le quali -cose non poteano se non essere a proposito suo, me lo confirmava -molto efficacemente; demonstrando intenderlo molto -bene; e così in rasonamenti spezzati intrammo a parlare di -Faenza: Sua Sig<sup>ia.</sup> me dixe. Io non so quello vorrà fare -Faenza: hella ce vorrà dar poca faticha, come han fatto queste -altre! opure vorrà far prova de tenerse. Li dixi chio credeva -che feria como queste altre; pur quando non lo facesse, -non era se non ad honore de Sua Sig<sup>ia</sup> che daria occasione -de poter mostrare la Virtu et Valor suo nell'expugnarla. -<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span> -Demonstrò haverlo caro; con opinione de combatterla aspramente. -De Bologna non accadette rasonamento. Hebbe care -le ambassate de recomandatione chio feci de Vostri de parte -del Sig. Don Alfonso e del Cardinale, e sopra tutto del Cardinale -del quale dixe tanto bene, e mostrò amarlo tanto che -non potea satiar de dirne. -</p> - -<p> -Così stati inseme una grossa mezza hora, tolsi licentia, -et Sua Sig<sup>ia</sup> montò a cavallo et essi levato de qui: va questa -sera a Gradara: Domane andarà ad Arimino, e seguitarà el -suo viaggio, et ha tutta la gente et artiglieria con se. Et per -altro non va così lenta (la qual cosa anchor lui me dixe) se -non perchè non vol partirse dal artiglieria. -</p> - -<p> -In questa terra sonno alloggiate 2 m. persone o più: non -han facto damno notabile. El contà è stato tutto pieno de -soldati: non sapemo ancor se ha facto gran damno. A la terra -non ha concesso privilegio ne exemptione alcuna: Glie lassa -un doctor Forlivese locotenente. De la Rocca ha levato 70. -pezzi de artiglieria; ne li ha lassato gran guardia. -</p> - -<p> -Dirò una cosa a V. S<sup>ia</sup> de la quale ho più riscontri: ma -per expressa me lha dicta un Cavaliere portugalese soldato -del Duca Valentino, che è alloggiato qui in casa ove son io -de mio genero con 15. cavalli, et è homo molto da bene, et -amico del Sig<sup>r</sup> Don Ferrando nostro, perchè stette col Re -Carlo: Dicono che questa terra el papa la dà per dote a Madonna -Lucretia; et dalli marito uno Italiano che serà sempre -bono amico de Valenza. Sel sia vero non so: cosi se tene. -</p> - -<p> -De Phano; el Duca non lha havuto: gliè stato dentro -cinque di: Lui non l'ha domandato! ne li citadini gliel hanno -dato: Suo è, e suo sarà se lo vorrà: Dicono loro, chel Papa -li commisse, che de Phano non se impacciasse se li cittadini -proprij non lo dimandavano: così son rimasti nel stato che -erano. -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p> -La vita del Duca è questa: Va a lecto a 8. 9. e 10. hore -de nocte: l'altro di poi, le 18. hore son l'alba, le 19. el levar -del sole; le 20. son di facto: Levato subito va a tavola: et li -e depoi fa facende: Tenuto animoso, e gagliardo e liberale: -et che tenga bon conto de homini da bene. Aspro in le vendette: -cosi ho informatione da molti. Animo vasto et cerca -grandezza e fama, par che curi più lo acquistar de stati, che -stabilirli e ordinarli. -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p> -Pisauri die Jovis 29. Octobris hora 6. noctis 1500. -</p> - -<p class="indl"> -Illustrissime Ducalis Dominationis Vestre -</p> - -<p class="indr"> -Servus Pandulphus. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span> -</p> - -<p class="center"> -Compagnia del Duca -</p> - -<table class="comp" summary=""> - <tr> - <td>Bartholomeo de Capranica Maestro del Campo</td> <td rowspan="8" class="gent">Tutti Gentilhomini Romani</td> - </tr> - <tr> - <td>Piero Sancta Croce</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Julio Alberino</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Mario don Marian de Stephano</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Un suo fratello</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Monico Sanguigni</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Jo. Baptista Mancini</td> <td></td> - </tr> - <tr> - <td>Dorio Savello</td> <td></td> - </tr> -</table> - -<p class="center"> -In Casa del Duca homini de Conto. -</p> - -<table class="comp" summary=""> - <tr> - <td>Vescovo di Elna</td> <td rowspan="2" class="gent">Spagnoli.</td> - </tr> - <tr> - <td>Vescovo di Sancta Sista</td> - </tr> - <tr> - <td>Vescovo di Trani, Italiano.</td> - </tr> - <tr> - <td>Un Abbate Napoletano.</td> - </tr> - <tr> - <td>El Sig<sup>r.</sup> Ramiro del Orca Governatore. Questo fa tutto.</td> - </tr> - <tr> - <td>Don Hieronymo Portugallese.</td> - </tr> - <tr> - <td>Messer Agabito da Amelia Secretario.</td> - </tr> - <tr> - <td>Mes<sup>r.</sup> Alexandro Spannocchia Thesaurero, quale ha dicto chel Duca ha de spesa ordinaria fin qui 1800. Ducati el di, poichè partì da Roma.</td> - </tr> -</table> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc26"><span class="smcap">Documento</span> N. XXVI. -<span class="smaller"><i>Alessandro VI alla Signoria di Firenze.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 13 luglio 1501. -</p> - -<p> -Dilecti filii Salutem et ap. ben. Proficiscitur isthuc dilecta -in Ch. filia, nobilis mulier Catherina Sfortia: quam cum aliquandiu, -ut nostis, ex certis rationabilibus causis detineri -fecerimus, gratiose postea liberavimus, et quia pro nra consuetudine -et pastorali officio non solum cum eadem Catherina -clementia usi sumus, sed quantum cum Deo possumus -ipsius etiam commodis paterna benignitate consulere cupimus, -scribendum vobis duximus, ipsam Catharinam devotioni vre -non mediocriter commendantes: ut sicut ipsa benevolentia nra -summopere freta, isthuc tamquam in propriam patriam se -recipit, sua spe nris etiam additis commendationibus non -frustretur. Erit igitur nobis gratissimum, si intellexerimus -illam pro ejus erga istam civitatem observantiam, nro etiam -intuitu benigne a vobis susceptam et tractam esse. Dat. Rome -ap. S. Petr. sub anulo Piscatoris die XIII. Julii MCCCCCI. -Pont. nri. a. nono. -</p> - -<p class="indr"> -Hadrianus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archiv. Florent. Reform. Atti pubblici, n. 237.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span> -</p> - -<h3 id="doc27"><span class="smcap">Documento</span> N. XXVII. -<span class="smaller"><i>Prima Bolla di Alessandro VI relativa all'Infante romano -Giovanni Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -1º settembre 1501. -</p> - -<p class="center"> -Alexander Episcopus Servus Servorum Dei -Dilecto Filio Nobili Joanni de Borgia Infanti Romano -Salutem et Apostolicam Benedictionem. -</p> - -<p> -Illegitime genitos ex quorum verisimilibus infantilis etatis -inditiis spes concipi potest quod succedentibus annis se in -viros debeant producere virtuosos quosque progenitorum suorum -preclara merita et ortus generosa propago decorant, -nature vicium minime decolorat, quia decus virtutum geniture -maculam abstergit in filiis et pudicitia morum pudor -originis aboletur. Attendentes igitur quod sicut indubie credimus -et habet fide dignorum assertio tu qui ut creditur defectum -natalium pateris de dilecto filio nobili viro Cesare -Borgia de Francia Romandiole et Valentie Duce soluto ad -presens gentium nostrarum et Sancte Romane Ecclesie Armigerarum -Capitaneo et Confalonerio generali genitus et soluta -et in tertio vel circa tue etatis anno constitutus existis defectum -predictum succedentibus tibi annis honestate morum -et vite aliisque probitatis et virtutum meritis multipliciter -recompensabis redimens favore virtutum quod in te ortus -odiosus ademit, et propterea volentes te premissorum intuitu -favore prosequi gratie spetialis motu proprio non ad tuam -vel alterius pro te nobis super hoc oblate petitionis instantiam, -sed de nostra mera liberalitate et ex certa scientia ac -de apostolice potestatis plenitudine tecum ut in quibuscunque -Civitatibus, Dominiis, Ducatibus, Comitatibus, Baroniis, Terris -Castris, Oppidis, Locis, Palatiis, domibus, possessionibus aliisve -bonis ac juribus omnibus prefati Cesaris Ducis eiusque fratris -et sororis, ac parentum, agnatorum cognatorum consanguineorum -affinium tuorum et aliorum quorumcumque cuiuscumque -qualitatis quantitatis denominationis valoris et pretii -etiam quantumcumque notabilis et maximi fuerint etiamsi -eisdem Cesari Duci fratri sorori suis parentibus, agnatis, -consanguineis et affinibus vel eorum progenitoribus et aliis -quibuscumque pro se et descendentibus legitimis et naturalibus -in perpetuum vel ad tempus aut in certam generationem -a Romana vel aliis Ecclesiis Monasteriis locis ac personis Ecclesiasticis -secularibus vel regularibus in vicariatum feudum -censuale seu nobile antiquum paternum et avitum seu retrofeudum, -vel in emphiteosim aut livellum locationem seu censum -aut alias quomodolibet concessa forent et in posterum -<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span> -concederentur aut a progenitoribus prefatis eisdem Cesari -Duci fratri sorori suis parentibus agnatis cognatis consanguineis, -et affinibus ac aliis quibuscumque donata relicta vel -legata aut alias concessa seu hereditate fideicommisse vel alio -quovis titulo in eos etiam cum prohibitione quod ad illegitimos -devenire non possint translata existerent et transferentur -seu concederentur in futurum tam ex testamento quam ab -intestato absque tamen preiuditio illorum qui si Cesar Dux -frater soror eius parentes, agnati cognati consanguinei et affines -predicti intestati decederent succedere deberent succedere -(sic), et ad illa ac quocumque alia similia vel dissimilia -fideicommisse legati donationis inter vivos causa mortis aut -quovis alio titulo quo etiam a nobis et sede apostolica in -posterum illa tibi concedi, dari et donari quovis modo contigerit -devenire eaque recipere consequi habere possidere et -retinere ac in eisdem civitatibus dominiis Ducatibus Comitatibus -Baroniis Terris Castris Oppidis atque locis Vicarii feudatarii -et superioris in illis nomine jurisdictione imperio preeminentia -honore et auctoritate fungi et potiri ac de eisdem -civitatibus dominiis Ducatibus Comitatibus Baroniis Castris -Oppidis Terris locis iuribus palatiis domibus possessionibus -atque bonis disponere et in illis successores et heredes -habere, ac ad honores dignitates Magistratus et offitia quecumque -secularia publica et privata eligi recipi et assumi illaque -et quoscumque actus legitimos cuiuscumque qualitatis et -denominationis fuerint gerere et exercere ac de agnatione Cesaris -Ducis et de familia de Borgia huiusmodi esse censeri et nominari -ac nobilitate insignibus armis privilegiis concessionibus -iuribus indultis libertatibus prerogativis et preeminentiis quibus -legitime geniti de familia predicta utuntur potiuntur et -gaudent ac uti potiri et gaudere poterunt quomodolibet in -futurum utri potiri et gaudere libere ac licite ac efficaciter -possis et debeas, tuque et Cesar Dux frater soror eius agnati -cognati consanguinei et affines prefati invicem agnati cognati -consanguinei et affines vere et omni prorsus fictione cessante -quoad omnes iuris comunis et municipalis concessionumque -predictarum, et alias quoscumque plenissimos effectus sitis in -omnibus et per omnia et sine ulla prorsus differentia perinde -ac si de legitimo Thoro procreatus fores auctoritate Apostolica -tenore presentium de spetialis dono gratie dispensamus -tibique pariter indulgemus teque quoad premissa omnia et -quecumque ac qualiacumque alia eisdem motu scientia auctoritate -et potestatis plenitudine legitimamus ac vere ingenuitati -et justis natalibus plenissime et etiam efficacissime motu scientia -auctoritate et potestatis plenitudine similibus omnino restituimus -et reintegramus ac legitimatum et vere ingenuitati -justisque natalibus huiusmodi plenissime et etiam efficacissime -<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span> -omnino restitutam et reintegratum decernimus ac nuntiamus -per presentes tibique ut in omnibus et singulis per te de -cetero a nobis et sede predicta et Legatis eiusdem seu alias -quomodolibet impetrationibus indultis gratiis concessionibus -privilegiis libertatibus immunitatibus exemptionibus dispensationibus -et litteris obtinendis seu alias concedendis gratiam -et justitiam aut utrumque mixtim concernentibus nullam de -defectu et dispensatione huiusmodi mentionem facere tenearis -nec gratie et litere desuper conficiende propterea de surreptionis -obreptionis et nullitatis vitio aut intentionis defectu -notari possint sed perinde valeant plenamque roboris firmitatem -obtineant et tibi suffragentur in omnibus et per omnia -ac si de defectu et dispensatione predictis plena et expressa -mentio facta fuisset eisdem motu scientia auctoritate et potestatis -plenitudine concedimus. Et nihilominus Cesari Duci -fratri sorori suis agnatis cognatis consanguineis affinibus et -aliis quibuscumque de Civitatibus Dominiis Ducatibus Comitatibus -Baroniis Terris Castris oppidis et locis iuribus Palatiis -domibus possessionibus ac bonis omnibus ad eos ex successione -parentum, agnatorum, consanguineorum et affinium -suorum ac alias quomodolibet legitime nunc et pro tempora -pertinentibus in favorem tui testandi et de illis alias pro -eorum libito voluntatis disponendi, illaque inter vivos et causa -mortis tibi donandi ac alias prout eis videbitur et placebit -concedendi paribus motu scientia auctoritate et potestatis plenitudine -plenam liberam et omnimodam licentiam potestatem -et facultatem elargimur decernentes quas fieri contigerit tibi -donationes huiusmodi de predictis omnibus et quibuslibet -aliis bonis tam a Cesare Duce fratre sorore suis agnatis cognatis -consanguineis et affinibus prefatis quam aliis quibuscumque -etiam a nobis et sede prefata que de iure aut ex -forma statutorum Urbis aut aliorum locorum insinuationum -seu aliam solemnitatem per statuta ipsa ultra iuris formam -adinventam exigerent absque insinuatione et solemnitate -huiusmodi validas et efficaces fore et observari debere in omnibus -et per omnia perinde ac si donationes ipse insinuatione -et solemnitatibus debitis et requisitis intervenientibus et alias -legitime fierent et facta fuissent ac presentes si ullo unquam -tempore forsan dubitari et tibi opponi contingeret te forsan -dictum defectum de alio quam Duce prefato pati quem etiam -quocumque modo et quacumque alia persona ecclesiastica vel -seculari etiam cuiuscumque dignitatis et excellentie mundane -vel Ecclesiastice etiam supreme, etiam tali quod de illa spetialis -specifica et expressa mentio habenda illaque omnino -speciali nota digna foret alioquin presentium totaliter periret -effectus, illum patiaris vel pati dici posses ad omne dubium -submovendum ac cavillationes evitandas quietique tue consulendum -<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span> -eisdem motu scientia auctoritate et potestatis plenitudine -haberi volumus pro plenissime et sufficienter expresso -eam vim eumdemque vigorem et effectum omnino consequi -et sortiri tibique suffragari debere ac si dictus defectus quicumque -fuerit et esse dici posset alias specifice et plenissime -expressus fuisset ipsasque presentes ad probandum etiam -plenissime defectum predictum quomodocumque et undecumque -proveniat ut prefertur in judicio et extra ac alias ubilibet -etiam plenissime sufficere, nec ad id probationis alterius -adminiculum requiri. Sicque per quoscumque Judices et -Commissarios etiam Sancte Romane Ecclesie Cardinales ac -causarum Palatii Apostolici Auditores in quacumque instantia -sublata eis et cuilibet eorum quavis alia interpretandi facultate -sententiari deffiniri et judicari debere irritum quoque et -inane si secus super hiis a quoquam quavis auctoritate scienter -vel ignoranter contigerit attemptari. Non ostantibus defectu -et aliis premissis ac constitutionibus et ordinationibus -Apostolicis legibus quoque Imperialibus et dicte urbis nec -non Civitatum et locorum aliorum municipalibus statutis et -consuetudinibus etiam iuramento confirmatione Apostolica vel -quavis firmitate alia roboratis editis et edendis etiam insinuationem -et alias solemnitates huiusmodi exigentibus et quibus -caveretur expresse quod illegitimi succedere non possent et -que etiam Cesar Dux frater soror sui agnati cognati consanguinei -et affines prefati observare iurassent et iurarent in posterum -que quidem iuramenta eis quoad hoc relaxamus nec -non textatorum et donantium ac aliorum quorumlibet prohibitionibus -quodque Vicariatuum Feudorum in emphiteosim -censum locationem et livellum concessiones huiusmodi pro -vere et non ficte legitime descendentibus et genitis dumtaxat -emanaverint atque processerint ac emanarent et procederent -in futurum, quibus omnibus etiam si de illis eorumque totis -tenoribus pro illorum sufficienti derogatione spetialis specifica -expressa individua ac de verbo ad verbum non autem per -generales clausulas et importantes mentio seu quevis alia -expressio habenda foret et in eis caveretur expresse quod -illis nullatenus posset derogari tenores huiusmodi presentibus -pro sufficienter ac de verbo ad verbum expressis et insertis -habentes illis alias in suo robore permansuris quoad premissa -eisdem motu scientia auctoritate et potestatis plenitudine spetialiter -et expresse omnino derogamus et derogatum esse volumus -ceterisque contrariis quibuscumque. Nulli ergo omnino -hominum liceat hanc paginam nostre dispensationis indulti -legitimationis restitutionis reintegrationis nuntiationis concessionis -elargitionis decreti voluntatis relaxationis et derogationis -infringere vel ei ausu temerario contraire. Si quis -autem hoc attemptare presumpserit indignationem omnipotentis -<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span> -Dei ac Beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se -noverit incursurum. Datum Rome apud Sanctum Petrum anno -Incarnationis Dominice Millesimo quingentesimo primo Kalendas -Septembris Pontificatus nostri Anno Decimo. -</p> - -<p class="indr"> -Hadrianus. -</p> - -<p class="indl"> -(<i>a tergo</i> = duplicata) -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc28"><span class="smcap">Documento</span> N. XXVIII. -<span class="smaller"><i>Seconda Bolla di Alessandro VI relativa allo stesso -Giovanni Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -1º settembre 1501. -</p> - -<p class="center"> -Alexander Episcopus Servus Servorum Dei Dilecto Filio Nobili -Johanni de Borgia -Infanti Romano Salutem et Apostolicam Benedictionem. -</p> - -<p> -Spes future probitatis que ex verisimilibus tue infantilis -etatis inditiis concipi potest quod succedentibus annis te in -virum debeas producere virtuosum, merito nos inducit ut te -spetialibus favoribus et gratiis prosequamur. Hodie si quidem -tecum in tertio vel circa tue etatis anno constituto ut non -obstante defectu natalium quem te de dilecto filio Nobili Viro -Cesare Borgia de Francia, Romandiole et Valentie Duce conjugato -nostrarum et Sancte Romane Ecclesie gentium Armigerarum -Capitaneo et Confalonerio Generali genitum et soluta -pati expressum fuit ut in quibuscumque Civitatibus Dominiis -Ducatibus, Comitatibus, Baroniis, Terris, Castris, Oppidis, -Locis Palatiis domibus possessionibus aliisve bonis ac juribus -omnibus prefati Cesaris Ducis ejusque fratris et sororis ac -parentum Agnatorum Cognatorum, consanguineorum affinium -tuorum et aliorum quorumcumque cujuscumque qualitatis -quantitatis denominationis, valoris, et pretii etiam quantumcumque -notabilis et maximi forent etiam si eisdem Cesari -Duci fratri sorori suis parentibus Agnatis Cognatis consanguineis -et affinibus vel eorum progenitoribus et aliis quibuscumque -pro se et descendentibus legitimis et naturalibus in perpetuum -vel ad tempus aut in certam generationem a Romanis vel aliis -ecclesiis, monasteriis locis ac personis Ecclesiasticis secularibus -vel regularibus in vicariatum feudum censuale seu nobile -antiquum paternum et avitum seu Retrofeudum vel in Emphiteosim -aut livellum locationem seu censum aut alias quomodolibet -concessa et in eos translata forent et in posterum -concederentur ac transferentur tam ex testamento quam ab -intestato absque tamen prejuditio illorum qui si Cesar Dux et -<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span> -alii predicti intestati decederent succedere deberent succedere -(sic), et ad illa ac quecumque alia similia vel dissimilia quovis -titulo quo etiam a nobis et sede Apostolica illa tibi in posterum -concedi dari et donari quovismodo contigerit devenire -in eaque recipere consequi habere possidere et retinere ac de -illis disponere et in eis successores ac heredes habere et ad -honores dignitates magistratus et offitia quecumque secularia -publica et privata eligi recipi et assumi illaque et quoscumque -actus legitimos cujuscumque qualitatis et denominationis fuerint -gerere exercere ac de agnatione et de familia de Borgia -huiusmodi esse censeri et nominari ac nobilitate insignibus -armis privilegiis concessionibus juribus indultis libertatibus -prerogativis et preeminentiis quibus legitime geniti de familia -predicta utuntur potiuntur et gaudent, ac uti potiri et gaudere -poterunt quomodolibet in futurum uti potiri et gaudere libere -licite et efficaciter posses ac deberes motu proprio et ex certa -scientia ac de Apostolice potestatis plenitudine auctoritate apostolica -dispensavimus tibique pariter indulsimus teque quo -ad premissa omnia et quecumque ac qualiacumque alia legitimavimus -ac vere ingenuitati et justis natalibus plenissime et -efficacissime omnino restituimus et reintegravimus ac alia -fecimus concessimus et decrevimus prout in aliis nostris desuper -confectis litteris quorum tenores ac si de verbo ad verbum -presentibus insererentur haberi voluimus pro sufficienter -expressis et insertis ac quarum plenissimam scientiam et notitiam -habemus, plenius continetur. Cum autem tu defectum -predictum non de prefato Duce sed de Nobis et dicta muliere -soluta patiaris, quod bono respectu, in litteris predictis -specifice exprimere noluimus Nos ne ullo unquam tempore -contigat litteras predictas de intentionis defectu et nullitatis -vitio notari teque desuper molestari tempore procedente debite -providere ac te gratioso favore prosequi volentes motu simili -non ad tuam vel alterius pro te nobis super hoc oblate petitionis -instantiam sed de nostra mera liberalitate ac deliberatione -eisdem scientia potestatis plenitudine et auctoritate -tenore presentium volumus tibique concedimus quod littere dispensatio -legitimatio restitutio reintegratio concessio indultum -et decretum predicta omniaque et singula in eisdem litteris -contenta concessa et expressa ac pro tempore inde secuta -valeant plenamque roboris firmitatem obtineant et tibi suffragentur -in omnibus et per omnia etiam tam quo ad successionem -quam omnia et singula alia in illis expressa concessa et -contenta hujusmodi perinde ac si in eisdem litteris quod dictum -defectum de nobis ac dicta muliere soluta patiebaris expressum -fuisset. Et nihilominus si contigerit te tempore procedente -in quibuscumque litteris scripturis et instrumentis cuiuscumque -qualitatis et conditionis ac donationibus et concessionibus -<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span> -etiam quantumcumque maximis etiam a nobis et sede predicta -ac prefatis Duce fratre et sorore suis et aliis quibuscumque -personis tibi faciendis litterisque Apostolicis desuper concedendis -prefati Ducis filium dici et nominari ac quoscumque -alios actus sub dicta nominatione quovis modo gerere et exercere -ac insignibus et armis prefati Cesaris Ducis etiam publice -quomodolibet uti motu scientia potestatis plenitudine et auctoritate -similibus declaramus nullum propterea tibi preiuditium -quomodolibet afferi nec presentibus aliquo derogatum censeri, -sed omnia a nobis et sede predicta Duce fratre sororis suis -prefatis et aliis quibuscumque personis in tui favorem et comodum -pro tempore concessa et per te etiam pro tempore -gesta et facta in quibus prefati Ducis natus fueris nominatus -eam vim eum vigorem eumdemque effectum in omnibus et -per omnia sortiri ac operari posse sive debere quos operarentur -et sortirentur si in illis noster et non prefati Ducis natus nominatus -fores et nominaveris nec ullo unquam tempore illis -quovis quesito colore via causa modo forma de iure vel de -facto in iuditio vel extra de nullitatis ac surreptionis et obreptionis -vitio nec non intentionis defectu opponi seu obici posse -quomodocumque supplentes eisdem motu scientia auctoritate -et potestatis plenitudine omnes et singulos tam iuris quam -facti defectus si qui forsan premissorum occasione intervenire -pretendi possent in eisdem ac decernentes sic per quoscumque -Judices et Commissarios etiam causarum Palatii Apostolici -Auditores ac Sancte Romane Ecclesie Cardinales in quacumque -instantia sublata eis et cuilibet eorum quavis alia interpretandi -facultate sententiari deffiniri et iudicari debere irritum quoque -et innane si secus super his a quoquam quavis auctoritate -scienter vel ignoranter contigerit attemptari. Non obstantibus -premissis ac costitutionibus et ordinationibus Apostolicis Legibus -quoque Imperialibus nec non omnibus illis que in litteris -predictis voluimus non obstare ceterisque contrariis quibuscumque. -Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam -nostre voluntatis concessionis declarationis suppletionis et -decreti infringere vel ei ausu temerario contraire. Si quis -autem hoc attemptare presumpserit indignationem Omnipotentis -Dei ac Beatorum Petri et Pauli Apostolorum eius se -noverit incursurum. -</p> - -<p> -Datum Rome apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis -Dominice Millesimo quingentesimo primo Kalendas septembris -Pontificatus Nostri Anno Decimo -</p> - -<p class="indr"> -Hadrianus -</p> - -<p class="indr"> -S. Pinzonus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span> -</p> - -<h3 id="doc29"><span class="smcap">Documento</span> N. XXIX. -<span class="smaller"><i>Saraceni e Bellingeri al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 23 settembre 1501. -</p> - -<p> -Illustrissimo Principe et excellentissimo Signore Nostro -singularissimo. Monstrando la Santita del Nostro Signore haver -condegno respecto a quelle cose, che verisimilmente potriano -parturire qualchi displicentia ne la mente non solo de la -Excellentia Vostra et de lo Illmo Don Alfonso, ma etiam de -la Illma Madama Duchessa, Il che etiam non potria passar -senza qualche suo fastidio, Ce ha admoniti che vogliamo -scrivere a la Excellentia Vostra et advertirla che al tempo de -le noze operi talmente che lo Signore Joanne da Pesaro lo -quale Sua Santità disse havere ad viso essere a Mantoa, non -se ritrovasse a Ferrara; perche se bene quella separatione che -fra luy et la predetta Illma Madama seguite iustissimamente, -et cun la pura et mera verita como publice consta non solum -per lo processo facto in questa causa, sed etiam per la libera -confessione de ipso Sign. Joanne. Tamen non è che qualche -reliquia de malo animo forsi non le sia restato etiam da ogni -canto; per il che quando se ritrovasse in loco ove verisimilmente -la predetta Signora potesse da lui essere veduta; saria -Sua Excellentia necessitata sequestrarsi in qualche Camera -per non se representar a la mente le cose passate, exhortando -la Excellentia Vostra cun la solita sua prudentia proveder ad -questo: et intrata poi Sua Santita ne le cose del Sign. Marchese -de Mantova, damnoe assai Sua Signoria che sola ley -fosse acceptaculo de Gente falita, e che fussero in Contumacia -non solo sua ma etiam del Cristianissimo Re, et se bene nui -se sforzassemo de escusar il predetto Signor Marchese, dicendoli -ch'essendo liberalissimo como è se vergognaria a prohibire -l'addito in le terre sue a chi li va, maxime a Signori: -usando circa tale excusatione tute quelle più accomodate parole -che se servitero in proposito. Tamen de tale nostra excusatione -non parve restar Sua Santita ben satisfacta si che Vostra -Excellentia intende il tuto quella como prudentissima ordini -quanto li pare expediente et al proposito et in bona gratia de -Vostra Excellentia humiliter ce raccomandiamo. — Rome die -XXIII. Septembris 1501. -</p> - -<p> -Et Excellentissime Ducalis Dominationis Vestre -</p> - -<p class="indr"> -Servuli Gerardus Saracenus. -Hector Belingerius. -</p> - -<p> -(Foris) Illmo Principi et excellentissimo Domino nostro singularissimo -Domino Herculi Estensi Duci Ferrarie -</p> - -<p class="indl"> -Ferrarie. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span> -</p> - -<h3 id="doc30"><span class="smcap">Documento</span> N. XXX. -<span class="smaller"><i>Gerardo Saraceni al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 26 ottobre 1501. -</p> - -<p> -Illustrissime Princeps etc. Fussimo heri sira hector et io -a visitare la Santità del Nostro Signore, richiesti perho da -quella; la quale ne inpose facessemo intendere a Vostra Excellentia -quella pocha di disvisa havea havuta, per il che se -gli era causato un puocho di dolore in una orecchia et gli -era caschato uno dente, perche Sua Santita havea havuta la -precedente nocte cativa, et come anche per la gratia di Dio -era molto migliorata et existimava serria niente. Et che questo -Sua Santita ne imponeva acciò non accadesse che forse a -Vostra Excellentia da altro loco avisata non fosse facto la cosa -più grave; et Vostra Excellentia ne ricevesse dispiacere subiungendo -che quando Vostra Excellentia fusse presente non -resteria, benche havesse un puoco fasata la masella, de invitarla -a cacciare uno porco, bisognara Sua Santita se astegni -da partirse inanti di, et dal ritornare di nocte, maxime -havendo questo difecto come amorevolmente li fu ricordato. -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p> -Ordino etiam Sua Sanctità se havesse una copia di una -littera scrive la Maesta del Cristianissimo Re a la Illma Duchessa, -infine de la quale erano due litere di mano propria -di Sua Maesta, credo perche Vostra Excellentia cognosca como -amorevolmente scrive epsa Maestà, la quale parimente se -manda in lingua franzese. -</p> - -<p> -Sua Santita poi ne disse volessimo scrivere a Vostra -Excellentia, che volesse sollecitare la traductione de la prefata -Duchessa, perche altramente se andaria in lo inverno, -ricerchandoni se havevamo scripto quello fu raggionato circa -il trovare modo a calculare le intrate di romagna. Respuosi -che existimava non si potesse più fare dicta traductione senza -essere in lo inverno: et che tuto quello se era raggionato cun -Sua Sanctita se era scripto a Vostra excellentia et che se expectava -rispuosta: non li gustò molto questo mio dire, perche -voleva Sua Santita che quella raggione de lo inverno fusse -buona, li subiunsi perho che se daria notitia a Vostra excellentia -de questo suo desiderio et di questo anche heri mattina -me ne havea parlato Monsignore Reverendissimo di Modena, -confortandomi a tale traductione, cun dirmi che quando -epsa Duchessa sara a Ferrara, il papa faria più di quello -fusse convenuto, et rispondendoli io che era per tractare la -expeditione de le castella per una via on l'altra, et che prima -non sapeva confortare Vostra Excellentia aducendogli la dificulta -<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span> -et de la bolla et de li Ducati: ne anche la sua raggione -mi pare bona sebbene non ge lo dissi: me disse che cosi me -havea dicto perche havea promesso al Papa di dirlo, et cusi -quando se raggionava de questo havendo Sua Sanctita facto -chiamare epso Cardinale, perche se ritrovasse a tale parlamento -Sua Signoria Reverendissima disse che me havea confortato -la matina, et non parlò più circa questo molto: non -credo perho sii più di Vostra Excellentia che del Papa: Et -in questo parlare Sua Santità disse incidenter, che la comitiva -mandara Vostra Excellentia non potera stare in Roma -mancho di quatro on cinque dì.... -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p> -Sua etiam Sanctita me disse di quello havea scripto Vostra -Excellentia circa la venuta del magnifico messer Annibale -(Bentivoglio) replicando ch'havea a caro la sua venuta, -et che lo amava per rispecto del Patre, et più per amore de -Vostra Excellentia, et che quando Vostra excellentia mandasse -turchi perfare tale traductione, che sarebbero ben visti. -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p> -Rome 26. Octobris. -</p> - -<p class="indr"> -Et Illme et Excellentissime Dominationis Vestre -</p> - -<p class="indr"> -Servus Gerardus. -</p> - -<p> -Ultimamente si parlo de lo Illmo Signor don Alfonso et -di la sua età, natura dispositione et qualità et parimente de -la prefata Illma Duchessa la quale molto fu comendata et -laudata da sua Santita et di bellezza et di prudentia, adducendo -molte comparatione et di la Illma Marchesana di Mantoa, -et di la Duchessa de Urbino; facendoci intendere ch'epsa -Duchessa e di età di anni ventidui li quali finiranno a questo -Aprile: in el qual tempo anche lo Illmo Duca di Romagna -fornira anni ventisei. -</p> - -<p class="indl"> -Omissis. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc31"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXI. -<span class="smaller"><i>Gianluca Pozzi al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 23 dicembre 1501. -</p> - -<p class="center"> -Illustrissimo Principi et Excellentissimo Domino -Domino meo Singolari, Domino Duci Ferrarie. -</p> - -<p> -Illustrissimo Signor mio Observantissimo. Questa sira -dipoi che ebbi cenato fui con la Illustrissima Madonna Lucretia -insieme con Messer Girardo (Saraceno) per visitarla per -<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span> -parte de Vostra Excellentia et del Illustrissimo don Alfonso: -et con questa occasione venissemo in longo ragionamento de -diverse cose; nel quale veramente lho cognosciuta molto -prudente et discreta, amorevole, et di bona natura et de -grandissima observantia verso Vostra Excellentia et il prefato -Illustrissimo don Alfonso, per modo che si può fare judicio -che Vostra Celsitudine et cusi il Signor Don Alfonso ne haverano -bona satisfactione, oltre che lha optima gratia in ogni -cosa cum modestia venusta et honesta, non meno e catholica, -mostra temere dio, et domane si confessa con intentione de -comunicarse il di de la Nativita del Signore. La e di bellezza -competente, ma li boni gesti et modi suoi con la buona ciera -et gratia, laugumentano et fano parere mazore: et in conclusione -mi pare talmente qualificata, che di lei non se debia -ne possi suspicare alchuna cosa sinistra: ma e da presumerni, -credere et sperarne sempre optime operationi. Del che mi -e parso conveniente per la verita farni testimonio con questa -mia a Vostra Celsitudine; la quale sia certa che come scrivo -senza passione il vero, secondo il debito et istituto mio: cusi -per la servitu che porto a Vostra Excellentia ni ho phresa -singulare letitia et consolatione. Et in bona gratia de Vostra -Celsitudine mi raccomando. Roma XXIII decembris hora sexta -noctis 1501. -</p> - -<p class="indl"> -Excellentia Vostra -</p> - -<p class="indr"> -Servus Joannes Lucas. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc32"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXII. -<span class="smaller"><i>Sposalizio di Donna Lucrezia Borgia e di Don Alfonso d'Este -mercè procura.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 28 dicembre 1501. -</p> - -<p> -Invocato divino Numine Anno nativitatis dni Millesimo -Quingentesimo secundo Pont. S<sup>mi</sup> in xpo patris et D. N. D. -Alexandri div. prov. pp VI Ind. v<sup>ta</sup> mens. Dec. die XXVIII. -Pateat oib. hoc pns documentum inspecturis quod cum inter -Ill. D. <span class="smcap">Alfonsum</span> Ill<sup>mi</sup> et Exc. principis dni Herculis Ducis -ferrarie primogenitum legitimo patris accedente consensu et -auctoritate ex una ac legitimos procuratores Ill. dne Lucretie -Borgie Biselli ducisse Ill<sup>mi</sup> et excell<sup>mi</sup> dni Cesaris Borgie de -francia Romandiole ac Valentie Ducis S. R. E. Gonfalonerii -et Capitanei generalis germane sororis plenum ac speciale -mandatum ad id habentes de quo man<sup>to</sup> constat manu mei -not. infrascripti parte ex altera Contracte fuerunt sollemnia -<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span> -sponsalia in Civitate ferrarie secund. ritum patrie per verba -de presenti vis volo legit. consensum inducentia et importantia -In quid. non intervenerunt quedam sollemnia que secund. -ritum tam urbis Rome quam dicte civitatis ferrarie -servantur vid. immissionis anuli in digito sponse que tunc -pres. non erat: Et cum ad pres. personaliter ad urbem se -contulerint Ill. dni <span class="smcap">Ferdinandus</span> et <span class="smcap">Sigismunds</span> prefati Ill. -dni Ducis ferrarie nati ac prefati Ill. dni sponsi germani fratres -cum magno Heroum procerumq. comitatu causa ducendi -ferrariam prefatam Ill. d. Lucretiam et in familiam viri transferendi, -prefat. Ill. dnus Ferdinandus dicti Ill. dni sponsi -frater et procurator ad hoc spalr. destinatus ad effectum ut -nulla dimittatur sollemnitas in dictis nuptiis celebrandis consuete -ad abundantiorem licet non necessariam cautelam et ut -quanto maiori cum dignit. et sollemnit. dicte nuptie celebrantur -tanto firmiores existant habens ad hoc plenum sufficiens -et speciale mandantum sicut constat pu<sup>co</sup> docum<sup>to</sup> manu -dni Thebaldi filii spec<sup>lis</sup> viri malateste de Thebaldis imp. -aucte. notarij pu<sup>ci</sup> ferrariensis ac prelibati Ill. d. Ducis secretarii -sub dato anni mill. quingent. primi ind. IV<sup>ta</sup> die ottavo -mens. Dec. ferrarie in palatio residentie prefati Ill<sup>mi</sup> dni -Ducis ferrarie presentib. mag<sup>co</sup> et clar<sup>mo</sup> jur. con<sup>to</sup> dno Jo. -Luca de pontremulo ducali consiliario Mag<sup>co</sup> et generoso -equite dno Antº de Constabilis etiam ducali consiliario spect<sup>li</sup> -Phlippo de bonleis ducali architriclino generali testib. adhibitis -et sicut de eis fide et legalitate constat ex lris testimonialib. -Potestatis dicte civitatis ferrarie sigillo dicte civitatis -munitis, publice et palam exhibito et recognito ac lecto: Volens -exequi negocium sibi demandatum astantib. R<sup>mis</sup> dnis -Card<sup>bus</sup> Ursino A. S. Crucis Sancte prasedis Alexandrino Alboren. -Card. Cusentin. Card. Mutinen. Card. Salernitan. Card. -de Farnesio. Card. Cesarino. Card. Capuense Card. S. Severini -Card. de ferraria cum potestate specificandi nomina et -titulos singulorum ac prefato Ill<sup>mo</sup> dno Cesare Duce: Nec non -et R<sup>do</sup> pre dn. Nicolao Maria ep<span class="over">o</span> Adrien. ac mag<sup>cis</sup> et insignib. -dnis dno Gerardo Saraceno oratore ducali D. Jo. luca -de pontremulo etiam ducali consiliario secreto Dno Nicolao -Corrigio Dno Hanibale Bentivolio D. Federico de amirandulo -D. Ugotio de contrariis D. Antonio bevilacqua R<sup>do</sup> d. Raynaldo -asareto D. Beltrando constabili Dno Camillo constabili Dno -Gerardo rangone Dno Ludovico Valer' et ante conspectum et -present. S. D. N. prefati ac in pres. mei pub. not. et testium -infrascriptor. Repetitoq. divino suffragio non recedendo a -dictis sponsalib. per verba vis volo et a conventionib. et pactis -inter dictas partes initis et factis de quib. constat ex dicto -pu.<sup>co</sup> docum. manu dicti dni Thebaldi confecto: sed predicta -sponsalia et omnia alia pacta predicta sic sollemniter in dicta -<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span> -civ. ferrarie ut prefertur contracta quat<sup>s</sup> expediat mutuo ac -viciss. ac concordib. animis etiam nomine quo supra respective -hinc inde approbantes emologantes et confirmantes et pro -approbatis emologatis et confirmatis omni meliori modo via -jure causa et forma haberi volentes dicta sponsalia reiterando -prefata Ill<sup>a</sup> dna Lucretia interrogata a prefato Ill. d. Ferdinando -germano fre et procurat. antefati Ill. dni Alfonsi si -consensit et denuo consentire vult in legit. matrimonium dicti -Ill. dni Alfonsi Ill<sup>mi</sup> princip. et Ducis ferrarie filii: et ipsum -accipere et habere et tenere in legim. sponsum et maritum -justa et secund. precepta et formam S. Matris Ecc., ad hec -omnia interrogata prefata Ill d. Lucretia respondit: se consensisse -et consentire de presenti habere et recipere prefatum -Ill. d. Alfonsum in ejus leg<sup>m.</sup> sponsum ac maritum et sic mutuo -consensu per verba vis volo dictus procurator quo supra -nomine et prefata Ill. dna Lucretia sponsalia reiteraverunt: -Deinde incontinenti apprensa per ipsum Ill. dnum Ferdinandum -dicte sponse manu sponsalitium anulum in anulari digito -ejusdem in signum maritalis perfectique conjugii quo -supra nomine immisit: proferens et dicens hec verba vid. -hunc anulum sponsalitium Ill. dnus Alfonsus sponsus tuus -tibi Ill. dne Lucretie sua sponte largiendum misit eoq. nomine -tibi elargior: quo recepto prefata Ill. dna Lucretia respondit -et Ita sponte et libere accipio me notº pu<sup>ca</sup> persona -presente et legº stipulante pro dictis partibus tam presentib. -quam absentib. omnibusque quorum interest vel intererit in -futur.: de quib. omnib. et sing. Rogatus fui a dictis partib. -ut pu.<sup>cum</sup> conficerem instrum. unum vel plura et totiens quotiens -fuerim requisitus. -</p> - -<p> -Acta fuerunt hec Rome in palº ap<sup>co</sup> in prima camera lovii -novi presentibus oratore Veneto Ep<span class="over">o</span> elnen. Adriano Tesaurario -ac secretario Ventura ep<span class="over">o</span> Massanen. et aliis quamplurib. -testib. -</p> - -<p> -Ego Camillus Beneimbene Notarius, malus impeditus -per alium michi fidum scribi feci et ipse dictavi. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc33"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXIII. -<span class="smaller"><i>Alessandro VI alla Comunità di Nepi.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -28 dicembre 1501. -</p> - -<p class="center"> -Dilectis filiis Prioribus et Comuni n. Nepesine. -</p> - -<p> -Alex. P. VI. Dilecti filii sal. et ap. ben. Quoniam in -transitu dil. in xpo. filie nobilis mulieris Lucrezie de Borgia -<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span> -Ducisse, que hinc die lune proximo ad dil. fil. nob. vir. Alfonsum -Ferrarie Ducalem Primogenitum consortem suum -cum magna nobilum comitiva traducetur, ducenti equites ad -vos divertent volumus, et vobis mandamus pro quanto gratiam -nram caram habetis, et indignationem cupitis evitare, -ut dictos 200 equites pro una die, et duabus noctibus apud -vos mansuros recipiatis, eosque honorifice tractetis, ita ut -de promptitudine vestra possetis apud nos non immerito -commendari. Datum Rome apud S. Petrum sub anulo Pont. -Die XXVIII. Decembris 1501. Pontif. N. A. X. -</p> - -<p class="indr"> -Hadrianus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio della Casa Comunale di Nepi.) -</p> - -<h3 id="doc34"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXIV. -<span class="smaller"><i>Pozzi e Saraceni al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 2 gennaio 1502. -</p> - -<p> -Illustrissimo et excellentissimo Signor Nostro observandissimo -hogi suxo la Piaza del Palazzo alcuni Zaneteri cun -Cavalli leggieri et peduni: hanno fatto la cacia de li tori senza -cani, perchè havevano incluso circa X tori in uno stecato et -mandati fora ad uno ad uno li assaltavano, ferivano et amazavano; -ma due o tri de' dicti cavalli furono feriti. -</p> - -<p> -Tra heri et hogi sono stati numerati circa XXVII Ducati -a Zoanne Ziliolo thesoriero: Domane credemo havere tutto -l'resto: excepto cinque milia ducati li quali per mano deli -Ginucij ni pagano in Ferrara, senza perdita alcuna e inanti -che siamo giunti a Ferrara; et di questo se obligheranno a -nui dicti Genucii in bona forma. -</p> - -<p> -Questa nocte in la Camera de Nostro Signore è stata recitata -la <span class="smcap">comedia del Menechino</span> et con bona de quellui -ch'havea la persona del servo, et del parasito, et similmente -del scorto, et de la dona de Menechino, ma li menechini non -dixero cun multa gratia, erano senza maschare, et non gli -era scena alcuna: perche la Camera non era capace: et in -quello loco dove Menechino fu preso per ordine del socero -credendo chel fosse impacito cridando che li fosse facto violentia, -dixe essere maraviglia, che se usassero tale violentie -sospite Cesare, Jove propitio, et votivo Hercule, inanti a la -recitatione de la comedia fu facta questa representatione, che -prima comparse uno puto vestito da donna representante la -Virtù, et un altro representante la fortuna: et facta contentione -fra epse, quale fosse superiore sopraggionse la gloria -sopra un carro trionfale, la quale havea il mondo sotto li piedi -<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span> -et gli erano scripte queste parole: Gloria Domus Borgie. La -gloria, la quale etiam se chiamava luce preferite la virtù ala -fortuna: dicendo che Cesare et Hercole haveano con virtù superata -la fortuna: referendo multi nobili facti de lo Illmo -Signor Duca De Romagna: poi comparse hercule vestito de -la Pelle del Leone, et cun la clava contra del quale Junone -mandoe la fortuna, et combatendo hercule cun la fortuna, la -vinse, prese et ligete: et venuta Junone a pregare hercule -per la liberatione de la fortuna, Lui come clemente et magnanimo, -la concesse a Junone cun questa lege, che ne l'una -ne l'altra mai facesse contra la Casa d'Hercule, ne contra la -Casa Borgia de Cesaro: et cussi promiseno, et piu ultra promise -Junone de favorire il matrimonio contracto tra dicte -Case: di poi vene Roma suxo uno Carro trionfale, et si dolse -che Alexandro che tene il loco de Jove, ge facesse questa -iniuria de levarli la Illma Madona Lucretia commendandola -grandemente, et demonstrando che la fusse il refugio de tuta -Roma. Apresso vene <span class="smcap">Ferrara</span> senza carro trionfale la quale -allegava, che Madona Lucretia non andava in loco degenere, -e che Roma non la perdeva: sopragionse Mercurio, mandato -da li Dei e fosse concordia tra Roma e Ferrara, concludendo -la volontà degli Dei essere che Madona Lucretia venisse a -Ferrara, e fece ascendere Ferrara suxo uno carro triunfale -a la parte più digna. — Tute queste cose furono recitate in -verso heroico multo elegante — Celebrando sempre multo la -coniunctione tra Cesare et hercule. Cun voler anche manifestamente -inferire che inseme dovessero far gran facti contra -li inimici de hercule per modo che se li effecti respondesseno -a questi pronostici le cose nostre veniriano a multo bon termine: -Et in bona gratia de Vostra Excellentia ne recomandiamo. -Rome ji Januarji 1502. -</p> - -<p class="indl"> -Celsitudinis vestre -</p> - -<p class="indr"> -Servi Joannes Lucas. -</p> - -<p class="indr"> -Gerardus Saracenus. -</p> - -<p> -(Foris) Illmo Principi et Excellentissimo Domino Domino -Nostro observandissimo Domino Duci Ferrarie -</p> - -<p class="indl"> -Ferrarie. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc35"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXV. -<span class="smaller"><i>El Prete alla Marchesa Isabella Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 2 gennaio 1502. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> Madama, Hozi che è el pº di de lanno se fato uno -stechato in su la piaza de S. Pietro e intorno si sono fate de -<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span> -molti tribunali circha ale ore 20 sono venuti tredici carri -triunfali accompagnati da multa zente armata a pede e a cavallo -numero forsi di un milio che fu bel spetaculo con soni -asai e se porto el stendardo romano questa festa si domanda -dagone questa monstra durò hore 4 se recitorno versi da non -se potevano intendere, la San<sup>tà</sup> de Nº Sig<sup>re</sup>, el nostro Card<sup>le</sup> -erano a una fenestra li altri in za e in la, madama Lucretia -stava ala sua stanza fornito questo acto la Sant<sup>tà</sup> del papa -mandò a dire al Sig<sup>r</sup> d<sup>n</sup> Ferando che facesse restare li zentilhomeni -perchè se volevano recetare certe comedie: a hore 4 -el mandò a domandarli e cosi se andò dove trovasemo sua -Sant<sup>tà</sup> in la camera del papagallo in sedia acompagnato da -deci cardinali subito como fusome intrati el venne la Ill<sup>ma</sup> -Mad<sup>ma</sup> Lucretia accompagnata da molti spagnoli e dale sue -donne, sua Sig<sup>ia</sup> aveva in capo quella scofia de zove mandata -da Ferrara senza lenza el trinzato de seta bianca listato doro -el pede de la treza ligato de incarnato la camora de veluto -morello con certi frisi fati al telaro listate, le maniche ala -francesca non troppo grande e curte listate de uno lavoro -che sono perle 4 e uno balasso per longo e denanze al collo -una canacha de zoie una sbernia de borlato doro coperta de -raso leonato tuto talgiato con uno lavoro intorno uno cinto -bello e fiochi bianchi, in questa sira sono comparse sei dele -sue donzelle vestite molto pomposamente camore de veluto -cremesino e brochato doro sbernie de seta di varij colori e -doro, Asetate le brigate madama a man dritta del papa a -basso so cosino, vene certi pastori che recetorno una comedia -anzi egloga tuta in laude de questa signora, fornita questa -el papa fece levare madama Lucretia e mandola in la salla -di papi questa sala era aparata de coltrine doro molte belle -facte per papa Inocentio e in mezo li stava la sedia papale -alicontro el gera uno tribunale basso e streto adobato de frasche -conze galantemente con torze venti bianche atachate al -solaro asetate che furon le donne el papa e tuti li cardinali -andeno con tanta furia e strele de uso, io avea fredo e sudava -asetati chi in banche chi in terra el paron mio questa sera per -due volte fu carezato dal papa e chiamolo lui e fecelo asetare -ali soi pede se recetò una egloga el significato non lo intendo, -fornita questa venne uno vestito da dona cum una zipa de -incarnato e veluto morello facendo la morescha molto bene e -cosi balando la tirava fora certi animali longi braza sei e tanti -colti coperti de seta ala dovisa et erano novi, l'ultimo fu el -duca el suo animale era coperto de borcato doro e veluto -morello de liste larghe uno dito molto pomposo, uscito che -furno tuti questa donna balando in morescha li cavò fori tuti, -cosi se comenzò una richa danza con tamburini, queste erano -veste de borchato morello e zallo non se vedeva se non oro -<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span> -talgiato el duca pure cosi ma più pomposo se cognosceva fra -li altri con maschare al volto, fornito questa morescha sonaro -li trombeti una altra morescha in suso uno arboro vera uno -puto che si fe fora e dise certi versi, feniti butò novi cordoni -de seta ala dovisa grossi uno dito questi ne pigliarono uno -per uno e balando ne facevano una cordella e quello puto la -teseva, in vero la fu una bella cosa, fornita questa che erano -dele ore undeci el papa comandò a madonna Lucretia che -facesse una danza e così ballò con quella valentia dreto poi -ballono quelli dala morescha una copia per volta, el S.<sup>r</sup> mio -li steti in fino a questa hora perchi siame logiati longo dala -corte due miglia se ne veneseno a casa, intesi la matina chel -non se fece altro. -</p> - -<p> -In suso queste feste ve erano de le donne assai stravestite, -el secondo dì de lanno se fece la cazia de tori dove el Duca -uscito in campo con li soy compagni che erano novi a cavallo -in suso le zaneti molti bene adobati con zanete in mano subito -furo lassati dui tori, il duca se messo dreto a uno feroze -e conduselo a morto con qualche pericolo se levò del stecato -lui solo ne furno lassati de li altri e così li compagni li amazarno, -vene el Duca poi a pede in zupone con dece compagni -e zanete in mane e li tuti in sieme ne amazorno un altro, se -partì, io non lo viti più ma questa festa durò in sino a lavemaria -se amazorno deci tori e una buffala io non viti madama -Lucretia per quello dì se ne stava ala sua stantia, in questa -sera se fato una comedia latina el S.<sup>r</sup> per esser cose lonze -non li e restato, la S. V. sa mo per questa fin qui quello e -successo e ala bona gratia de quella me raccom<sup>do</sup> se rasona -che possodomani se debiame partire ma nol credo perche se -va molto adasio. Ex Urbe die 2 Jann.<sup>i</sup> 1502. -</p> - -<p class="indr"> -S. El Prete. -</p> - -<p> -Ala mia Ill<sup>m</sup>a Madama la Marchesa de Mantova. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc36"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXVI. -<span class="smaller"><i>Il Cardinal Giovanni Ferrari al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 9 gennaio 1502. -</p> - -<p> -Illustrissime Princeps et Exellentissime Domine Domine -mi Observandissime Post commendationem. — Il vene a -Vostra Ducal Excellentia et all'Illustrissimo Signore Don -Alphonso suo primogenito la Illustrissima Signora Madama -Lucretia Duchessa de Biselli consorte del prefato Signore -Don Alphonso: Et ben che sia certissimo che la Excellentia -<span class="pagenum" id="Page_418">[418]</span> -vostra ed il prefato Signor Don Alphonso lhabiano a tratar -como certamente meritano le sue excellenti virtu e li suoi -boni portamenti in dies meglio meritarano. Niente dimeno -per essere io subdito de Vostra Excellentia e a quella e a tutta -sua Illustrissima Casa affectionatissimo me Parso mio debito -per questa mia ricordare ad epsa vostra Excellentia che ne -voglia fare quelli debiti portamenti che se aspectano da la -prefata Excellentia Vostra e dicto Signore Don Alphonso, -perchè non dubito se contentarano ogni giorno più de le singular -sue virtu e meriti: Et ultra le gratie già riportate da la -Santità de Nostro Signore che invero sono grandissime e facto -de bon core e animo ne potrà sperar de le altre per la grandissima -affectione ha pigliato Sua Santità al Excellentia -Vostra e al prefato Signore Don Alphonso e a tutta la sua Illustrissima -Casa. Et tutto quello se fara in persona de la prefata -Signora Duchessa non sara manco accepto di qua che se -fusse facto in la persona de la prefata Santità. Me parso offitio -mio de dar questo adviso a Vostra Excellentia benche -puo esser superfluo considerata la prudentia et circumspetione -de quella a la qual sempre me riccomando Rome in -Palatio Apostolico VIIIJ Januarij MDIJ. La Santità Sua scrive -de sua propria mano a Vostra Excellentia. -</p> - -<p> -Et Vestre Illustrissime Ducalis Excellente -</p> - -<p class="center"> -Deditus Johannes Cardinalis Capuanus -et Mutinensis manu propria. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc37"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXVII. -<span class="smaller"><i>Pozzi e Saraceni al Duca Ercole.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Foligno, 13 gennaio 1502. -</p> - -<p> -Illustrissimo et Excellentissimo Signor Nostro observandissimo. -Benche da Narnia scrivessimo alla Excellentia Vostra -per la via de Roma e de le poste che veniressimo da -Terni a Spoleti, et da Spoleti qui a giornate continuate, nondimeno: -Ritrovandosse la Illustrissima Duchessa e le sue -done multo affaticate a Spoleti delibero riposarse un giorno -integro a Spoleti, e un altro qui in modo che non partemo -de qui se non domane, et non arivaremo ad Urbino prima -che martidi proximo che sera a li 18. del presente: perche -doman andaremo a Nocera: Sabato a Gualdo: Dominica ad -<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span> -Eugubio: Luni a Caglio: Marti ad Urbino: dove dimoraremo -anchora un giorno integro cioè tutol mercori, et de lie se -andara à Pesaro a li XX: poi de Citade in citade secundo -che per le altre è stato scripto a la Excellentia Vostra. Ma -siamo certi che la prefata Duchessa se riposera multi di integri -in multe de dicte Citade talmente che senza dubio, non -arrivaremo prima a Ferrara ch'a lultimo del presente: on -primo del futuro; et forsi al secundo o terzo. Dilche ni è -parso conveniente dare noticia de qui ala Celsitudine Vostra: -acciocche la intenda dove siamo, et quello che stimamo dovere -essere, et che la possi ordinare, quello che meglio gli -pare, perche se gli piace che se differisca al secundo o terzo -di Febraro la gionta a Ferrara, credemo sia per succedere -facilmente: se anche gli piacesse più ch'arivassimo a lultimo -di questo o al primo di Febraro: la ni potera advisare; perche -solicitaremo cussi come in sin qui havemo procurato lo -andare riposato: la causa che ni move a credere quanto di -sopra è perche la Illma Madama Lucretia e de complexione -delicata; et non assueta al cavalcare: e manco sono le done -sue, etcognoscemo, che la non vorria essere sbatuta, ne -conquassata dal viaggio quando la giongera a Ferrara. -</p> - -<p> -Per tuti li lochi per li quali Soa Signoria è passata è stata -ben veduta e amorevolmente ricolta et cum grande Reverentia: -et apresentata etiam da le done cun tale dimonstratione -che tuto pareva essere facto a Sua Signoria, et per sua contemplatione: -tanto universalmente e ben voluta in questi -paesi, ne li quali per essere stata già in la Legatione de Spoleti -è multo ben cognosciuta. Qui gli è stato facto maiore recoglientie, -et maiori signi de leticia, che in altri lochi fori -di Roma: perche ultra che li Signori di questo loco cussi chiamati -per essere presidenti a la Republica cun li Capuzzi et -mantelli de rossato la incontrasseno insino a la porta, essendo -tuti a piedi: et cussi la accompagnassano insino alo alloggiamento -suxo la piaza: fu incontrata vicina a la porta da uno -tropheo sopra il quale era una persona representante <span class="smcap">Lucretia -Romana</span> cun uno pugnale in mano: la quale dixe alcuni -versi di questa importantia, come essendo Lei in questo loco: -sopragiogendo Soa Signoria, da la quale di pudicitia di modestia, -di prudentia et di Constantia era superata, gli dava -loco e cedeva: poi apresso la Piazza gli era uno carro triunfale -inanti al quale era uno cupidine, e sopral carro era Paris -col pomo aureo in mano, il quale dixe alcune rime di questo -effecto: come già haveva dato per sententia il pomo a -Venere, la quale solamente excedeva de belleze Junone et -Pallade: ma hora rivocava dicta Sententia, et donava il pomo -a Sua Signoria come a quella che superava tute tre quelle -dee attento che in Lei era belleza: sapientia, e richezza, -<span class="pagenum" id="Page_420">[420]</span> -overo potentia maiore, che in tute tre quelle dee: ultimamente -suxo la piaza ritrovassimo una Galea armata de turchi -a la Turchescha: la quale gli vene incontra oltra la mitade -de la piaza; et uno de epsi stante suxo la prora dixe alcuni -versi in Rima, di questa sustantia: Come sapendo il suo gran -Re quanto Lei poteva in Italia; et quanto la potesse essere -bona mediatrice a la pace: la mandava a visitare et offerir -gli la restitutione de quello, che lui teneva del Paese christiano: -non siamo curati de havere le parole de dicti versi; -perche non sono di quelli del Petrarcha: ne anche la representatione -de questa nave ni pare essere de grande importantia: -ni multo al proposito. Non pretermettemo che lungi -da Foligno 4 miglia la fu incontrata da tuti li Baglioni, che -sono in Stato li quali erano venuti e da Perosa, e da le sue -Castelle; et per farli reverentia, et per invitarla a Perosa. Sua -Signoria persiste pure in desiderio de venire per aqua da -Bologna a Ferrara, per fugire la incomodità del cavalcar et -de la via terrestre; come per le nostre date a Narnia Vostra -Excellentia fu advisata. -</p> - -<p> -La Santità de Nostro Signoro tene tanta cura de Soa Signoria -che ogni di, e ogni hora vole intendere de li progressi -soi et è necessario, che Lei di sua mano de ogni terra scriva -a Soa Santita del suo ben stare: che confirma quanto è stato -scripto a Vostra Excellentia altre volte che Soa Santita la ami -più che alcuna altra persona del Sangue suo. -</p> - -<p> -Se haveremo il modo de tenir advisata Vostra Excellentia -de di in di de questo viagio, et de le cose che accederanno -non seremo negligenti. -</p> - -<p> -Essendo tra Terni e Spoleti in Valle de Strectura uno -Stafiero de lo Illustre Don Sigismondo vene a parole rixose -cum uno Stafiero de Stefano di Fabij nobile Romano, quale è -in la comitiva de la Predicta Duchessa per causa assai leve -de certi turdi: et havendo l'uno et l'altro posto la mano a -le arme: sopragionse uno Pizaguerra a Cavallo pur de quelli -de lo Illustre Don Sigismondo, il quale ferete suxo la testa il -Stafiero de dicto Stefano: de la qual cosa Stefano di natura -impatiente: Collerico et insolente tanto si commosse et si -dolse, che mostrava, non volere venire più avanti, et essendo -gionto in la Rocha de Spoleti passo a lato ali illustri Don Ferrante -e Don Sigismondo senza salutarli ne diferirgli: tutavia -intesa bene la natura de la cosa, che fu inopinata et casuale, -et come tuti nui seni eramo grandemente doluti: et che pizaguerra -era fugito, et anche il dicto Stafiero de Don Sigismondo -per modo che non se ni poteva fare alcuna dimostratione: -fu dato il torto a Stefano per il Reverendissimo de -Cosenza, e per la Illustrissima madama Lucretia et per tuti; -et Stefano se' acquitato et pacificato, e vene cun li altri. In -<span class="pagenum" id="Page_421">[421]</span> -bona gratia de Vostra Celsitudine ne recomendiamo. Ex fulgineo -XIII Januarij 1502. -</p> - -<p> -Celsitudinis Vestre. -</p> - -<p class="blockquote"> -Il Reverendissimo Cardinale de Cosenza per quanto -intendemo sin qui non ha a passare le terre -de lo Illustrissimo Signor Duca de Urbino -</p> - -<p class="indr"> -Servi Joannes Lucas et -Gerardus Saracenus. -</p> - -<p class="blockquote"> -(Foris) Illustrissimo Principi et excellentissimo Domino -Domino nostro observandissimo Domino -Herculi, Duci Ferrarie. -</p> - -<p class="indr"> -Ferrarie cito cito. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc38"><span class="smcap">Documento</span> N. XXXVIII. -<span class="smaller"><i>Il Duca Ercole ad Alessandro VI.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Ferrara, 14 febbraio 1502. -</p> - -<p class="center"> -Ad Summum Pontificem. -</p> - -<p> -Sanct<sup>me</sup> ac beat<sup>me</sup> pr. et Dne, dne mi colen<sup>me</sup> humillima -post beatorum pedum oscula commendatione exhibita. Inanti -che giongesse qua la Ill. Duchessa nra comune Figliola, Mia -firma intentione era de accarezarla et honorarla, sicome se -conviene et de non manchare in cosa alcuna pertinente a singulare -dilectione: Essendo mo sua S<sup>ria</sup> gionta qua, la mi ha -talmente satisfacto, per le vertute et digne qualitade che ritrovo -in ipsa, che non solo sum confirmato in questa bona -dispositione, ma, e, grandemente cresciuto in me il desiderio -et animo di cussi fare: et tanto piu quanto che vedo la S<sup>ta</sup> V. -per uno Breve de sua mano amorevolmente farmi questo ricordo. -Siche stia de bona voglia la S<sup>ta</sup> Vra per che verso la -la p<sup>ta</sup> Duchessa usaro tali termini, che la B<sup>ne</sup> V. cognosca, -che Io tengo sua S<sup>ria</sup> per la più cara cosa che Io habia al -mondo. -</p> - -<p> -Ben prego et supplico V. Stà che se degni farmi gratia -speciale de la promotioni de M. Jo. Luca mio a cardinalato -in queste tempore proxime, come expecto cum gran<sup>mo</sup> desiderio, -secundo che anche el mio Am<sup>be</sup> gli significara più -diffusamente: et in bona gratia de la S<sup>ta</sup> V. humilmente me -recomando. -</p> - -<p class="indl"> -Ferrarie 14. Febr. 1502. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_422">[422]</span> -</p> - -<h3 id="doc39"><span class="smcap">Documento N. XXXIX.</span> -<span class="smaller"><i>La Marchesa Isabella Gonzaga a Lucrezia Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Mantova, 18 febbraio 1502. -</p> - -<p class="indl"> -Dne Lucretie Borgie. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> S. Lo amore chio porto a la S. V. et lo desyderio -chio ho de intender che la persevera in quella bona valetudine -dove la si ritrovava al partire mio fa che credi che lei -anchora sii in la medesima expectatione di me et perho sperando -farli cosa grata gli significo como luni gionsi in questa -terra sana et salva, havendo ritrovato lo Ill<sup>mo</sup> S<sup>re</sup> mio consorte -in optima convalescentia: Resta che da la S. V. intendi -parimente il successo suo acciò possi pigliarne piacere, como -di sorella cordialissima: Et benche reputi superfluo offerirle -le cose sue: non dimeno per una volta ho voluto ricordarli -che la puo de la persona et mie facultà disponere non altrimente -che de le sue proprie, et a lei sempre, mi racc<sup>do</sup> pregandola -vogli rac<sup>me</sup> a lo Ill<sup>mo</sup> S<sup>re</sup> suo consorte mio hon<sup>mo</sup> fratello: -Mantue XVIII Februarij 1502. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova). -</p> - -<h3 id="doc40"><span class="smcap">Documento N. XL.</span> -<span class="smaller"><i>La Marchesa Isabella Gonzaga ad Adriana Ursina.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Mantova, 18 febbraio 1502. -</p> - -<p class="indl"> -Dne Hadriane Ursine. -</p> - -<p> -M<sup>a</sup> Hadriana: Non havendo posto in oblivione le comendatione -che ne fece la s. v. in nome suo, et de m<sup>a</sup> Julia, subito -gionte che siamo state a Mantua havemo facto intendere -al amico suo, quanto ne parlo v. s. in suo favore, offerendoli -per rispecto de quella, et de M<sup>a</sup> Julia la protectione et -suffragio nro in tutte le occurrentie sue: ne le quale procederemo -a li effecti omne volta che possiamo gratificarlo in -modo chel cognoscera che tenemo bon conto de la s. v. per -la quale potendo qualche altra cosa serimo sempre disposte -a compiacerla: Nui siamo gionte qua ad salvamento, et desideramo -intendere che la Ill<sup>ma</sup> m<sup>a</sup> nra cognata et sorella continui -insieme cum v. s. in buona valetudine: a la quale non -agravara raccomandarne. Mantua XVIII Februarij 1502. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_423">[423]</span> -</p> - -<h3 id="doc41"><span class="smcap">Documento N. XLI.</span> -<span class="smaller"><i>Cesare Borgia alla sorella Lucrezia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Urbino, 20 luglio 1502. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> et Ex<sup>ma</sup> Signora Germana nra Char<sup>ma</sup>. Tenendo per -certo che nulla più efficace et salubre Medicina essere po A -la pnté indispositione de La Ex<sup>tia</sup> vra che sentire bone et felici -novelle, Li facemo Intendere che in questo ponto havemo -hauta nova et certezza de la presa de Camerino Pregamo -quella voglia fare honore ad questa nova con evidente effecto -de miglioramento et farcelo intendere, Imperoche con la sua -infirmita Ne de questa ne de altre possemo sentire piacere -alcuno. Pregandola anchora che la presente voglia participarla -A lo Ill. S<sup>r</sup> Don Alfonso suo Consorte et nro Cognato come -Fré Amantissimo Al quale per la pnté non scrivemo per la -prescia. De Virbino adi XX de Juglio MDII. -</p> - -<p class="indl"> -De V. Ill<sup>ma</sup> S. fratello q'como si medesmo lama -</p> - -<p class="indr"> -Cesar. -</p> - -<p class="indr"> -Agapytus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc42"><span class="smcap">Documento N. XLII.</span> -<span class="smaller"><i>Francesco Troche alla Marchesa Isabella Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 1º settembre 1502. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> S<sup>ra</sup> questa facio solo adcio che Sebastiano non Torne -senza mia lra ad V. Ex<sup>cia</sup> ala quale per averli dato longo aviso -per un altra mia per questa non scrivo altro si no che la -s<sup>ra</sup> princessa qual sta un poco mal et la ho facta visitar da Sebastiano, -basa le mano de V. S. Ill<sup>ma</sup>, faccio continuo scriver -el libro in bona lra et lo mandaro presto non ly mando mo -per che voglio far scriver alchune altre asé bene: suplico V. -Ex<sup>cia</sup> se degne mandarne li sonetti che me promisse, et se -in alchuna cosa la posso servire quella me commande che -son desideroso servirla ala qual baso le mani di roma lo primo -de setembro. -</p> - -<p class="indl"> -D. V. ex<sup>cia</sup> -</p> - -<p class="indr"> -humil servitor -Fra<sup>co</sup> Trocche. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_424">[424]</span> -</p> - -<h3 id="doc43"><span class="smcap">Documento N. XLIII.</span> -<span class="smaller"><i>Lo stesso alla stessa.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 5 ottobre 1502. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> mia S<sup>ra</sup> per brognolo ho receputo una lra la qual -insieme con li quatro sonetti quella se he degnata mandarme -dela qual humanita infinite volte la rengratio significandole -che quantunche in prima ly fosse deditissimo servitore hora -cum questo mha in perpetuo obligato come è ragione et non -desidero altro che poterlo cum qualche opera et effecto dimostrare -Et perche me seria impossibile per lettere ne parolle -esprimerlo ho pregato lo presente portator brognolo col qual -diffusamente ho parlato alcune cose, lo voglia dir et far intendere -a V. S. Ill<sup>ma</sup> alaqual humillmente me recomando et -baso le sue mane, de Roma a V. de Octobre. -</p> - -<p class="indl"> -D. V. I<sup>lla</sup> S. -</p> - -<p class="indr"> -humile servitor -</p> - -<p class="indr"> -F. trocche prothº ap<sup>co</sup> manu pp. -</p> - -<p class="indr"> -<i>Con suggello con tre pesci.</i> -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc44"><span class="smcap">Documento N. XLIV.</span> -<span class="smaller"><i>Isabella Gonzaga a Cesare Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -15 gennaio 1503. -</p> - -<p class="center"> -Dno. Duci Valentie. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> etc. De li felici progressi de V. Ex. quali cum una -amorevole lra ce ha significati, ne havemo preso quello piacere -et contento che si conviene a la mutua amicitia et benivolentia -che è fra lei et lo Ill<sup>mo</sup> s. nro. consorte et nuy, et cossi -in nome suo et nro ne congratulamo seco de omne secureza -et prosperità sua et ringraciamola de la participatione et offerta -ce ha facta di tenerni avisate de li successi: del che la pregamo -ad volere per humanita sua continuare: perche amandola -como facemo desyderamo sentire spesso li andamenti -suoi per puoter insieme cum ley alligrarmi del bene et exaltatione -de V. Ex. et perche credemo che doppo li strachi et -fatiche che la patisse in queste sue gloriose imprese voglia -anche ritrovare loco de recrearsi me parso mandarli per Joane -nro staffero cento maschare: non perche non lo cognosciamo -vile dono ala grandeza de li meriti de V. Ex. et de lanimo -<span class="pagenum" id="Page_425">[425]</span> -nro; ma per una testimonianza che quando in questo nro -paese fusse cosa più degna et conveniente piu volentieri glila -mandarissimo. Se anchora le maschare mancharano de la bellezza -che se gli conveneria V. Cel<sup>ne</sup> imputara li maestri de -Ferrara: quali per la prohibitione che già molti anni e in -quella citta de maschararsi in publico hanno desimparato a -fare acceptando per supplimento la sincera volunta et affectione -nra versa V. Ex.: Circa ala pratica nra: non accade replicare -altro, finche non intendiamo da V. S. Ill<sup>ma</sup> la resolutione -de la S<sup>ta</sup> de N. S. circa il caso de la securta che gli -facessimo explicare di visa per il Brognolo che cossi stiamo -in expectatione per potere venire a la conclusione etc. a lei -ne offerimo et raccommandamo XV. Jan. 1503. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc45"><span class="smcap">Documento</span> N. XLV. -<span class="smaller"><i>Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Acquapendente, 1º febbraio 1503. -</p> - -<p> -Ill<sup>ma</sup> Ex<sup>ma</sup> signora Comatre et sorella nra hon'. Havemo -receputo el dono de la Ex<sup>tia</sup> vra de le cento Mascare, per la -multiplice varieta et singulare bellezza desse ad me molto accepte, -et assai piu per essere sopreionte ad tempo et loco che -piu al proposito essere non seria stato possibile Come se la -vra Ex<sup>tia</sup> ce havesse prefixa lege et ordine de le imprese et -de la tornata nra ad Roma, Dopo l'acquisto per nui facto in -uno medesimo di de citta et contado de senegaglia con le -forteze et justa punitione delli perfidi tradimenti de li adversarii -nri, et dipo anchora liberate da Tyrannia et reducte -a la obedientia de la sanctita de Nro S<sup>re</sup> la citta de Castello, -Fermo, Cisterna, Montone et Perosa: Et hora al ultimo deposito -del Tyrannico Dominio se haveva occupato in Siena -Pandolfo Petrucci, demustratosi contra de nui tanto atroce -inimico Et sopre tutto ce sonno decte Mascare acceptissime per -essere procedute da la fraterna et singulare benevolentia, la -quale semo certissimi che quella conformemente con lo Ill<sup>mo</sup> S<sup>re</sup> -suo consorte ce porta, et per ogni altro effecto ce demustra, -et ha demustrato per la Amorevolissima lra che con esso presente -ce ha mandata, de le qual cose tutte insieme haveriamo -da rengratiarla infinite volte per lre se la grandeza de li meriti -soi et di lo Ill<sup>mo</sup> S<sup>re</sup> consorte prefato verso de nui, non refutassero -le demustrationi de parole, recercando pieni effecti, usarimo -le decte Mascare, et la loro perfecta belleza, ce toglira -cura de ogni altro ornamento, Ad effecto de la commune parentela -<span class="pagenum" id="Page_426">[426]</span> -perseveramo tutta via essere piu caldi, in questa andata -nra ad Roma adoperarimo che per la S<sup>ta</sup> de Nro signore -se li dia pienissimo effecto Del prescione che la vra Ex<sup>tia</sup> ce -recerca faciamo liberare, scrivendo ce sia mandato subito -piena informatione, et quella hauta non restarimo respondere -ad essa Ill<sup>ma</sup> S<sup>ria</sup> vra. con sua satisfactione Ala quale ce recomandamo -Ex Pontificiis Castris ad Aquampendentem primo -Februarii MDIII. -</p> - -<p> -De V. Ex<sup>tia</sup> Compare et fratello el Duca de Romagna etc. -</p> - -<p class="indr"> -Cesar -</p> - -<p class="indr"> -Agapytus. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc46"><span class="smcap">Documento</span> N. XLVI. -<span class="smaller"><i>Il Duca Ercole a Giangiorgio Seregni, suo oratore in Milano.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Belriguardo, 24 agosto 1503. -</p> - -<p class="center"> -Dux Ferrarie etc. -</p> - -<p> -Zanzorzo — Per chiarirte de quello che da multi te è -dimandato, se stamo de malavoglia de la morte del Papa, -te certificamo che per niun capo la ni e' dispiaciuta: anci -per l'honore de nostro Signore Dio, et per la universale utilità -de la christianita, habiamo più di sono desiderato, che -la divina bonta e providentia facesse provisione de uno bono -et exemplare pastore, et che de la chiesia soa se levasse tanto -scandalo: Ne la nostra particularita ni poteria fare desiderare -altramente: perche l'honore de Dio et del bene universale -prepondera apresso Nui: ma piu te dicemo che non fu mai -papa dal quale non havessimo più gratia, et più al piacere -che da questo, etiam dopo la affinità contracta cum lui: solamente -havessimo et a pena quello de che il se era obligato, -del quale non staessimo ala fede soa: Ma in niuna altra cosa -ne grande ne mediocre ne picola siamo stati compiaciuti da -lui: che credemo procedesse in grande parte per colpa del -Duca de Romagna: Il quale per non havere potuto fare di -Nui quello che haveria voluto se è governato cum Nui da -extraneo, ne mai sè allargato cum Nui, ni comunicato li soi -andamenti: Ne nui habiamo comunicato li nostri cum Lui: -et ultimamente per inclinare Lui a Spagnoli, et vederni Nui -boni francesi, non havevemo mai da sperare ni dal Papa, ni -da Soa Signoria apiacere alcuno: Però non ni è despiaciuta -questa morte non expectando se non male de la Grandeza -el predicto Signor Duca. Volemo che tu communichi questo -<span class="pagenum" id="Page_427">[427]</span> -nostro Secreto punctalmente al predicto Signor granmastro -a la cui Signoria non volemo che sia celato lo animo nostro: -ma cum altri parlane sobriamente: et remetterai poi questa -indrieto al Reverendo messer Gianluca (Pozzi) nostro Consigliero. -</p> - -<p> -Belriguardi 24. Augusti 1503. -</p> - -<p class="indr"> -N. Bendedeus. -</p> - -<p> -(Foris) Spectabili Secretario nostro delectissimo Joanni Georgio -Seregnio -</p> - -<p class="indr"> -Mediolani — Cita. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc47"><span class="smcap">Documento</span> N. XLVII. -<span class="smaller"><i>Giovanni Sforza al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Mantova, 25 agosto 1503. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> et Ex<sup>me</sup> D<sup>ne</sup> et Cognate honor<sup>me</sup> Ringratio la Ex. V. -de la bona nova che per sue lettere la se dignata de darme -del essere del Valentino, per che ne ho hauto tanta alegreza -ch'io spero de dare repulsa al mio male: certeficandola che -quando io reintra in stato, gli habia ad stare come factura -e V. E. p.<sup>ta</sup> per esser lei patrone del tuto, et de la mia -persona propria: pregandola se altro la intende del dicto Valentino, -che pur el sii morto ad volermene dare qualche adviso, -che la me fara sing.<sup>re</sup> apiacere: a la quale sempre ex -corde me recomando. -</p> - -<p> -Dat Mantue die 25. Augusti 1503. -</p> - -<p class="indr"> -Ill<sup>me</sup> V. D. Servitor Joannes Sfor. pisauri etc. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc48"><span class="smcap">Documento</span> N. XLVIII. -<span class="smaller"><i>Don Jofrè Borgia al Marchese di Mantova.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Nepi, 18 settembre 1503. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> ac Ex<sup>me</sup> Dne et maior Honorande. M. Ruberto de -bisenzo: M. Hieronimo de alexandria: M. Culpino da verona: -Andrea da benevento: Francescho da bologna et Mattheo da -benevento: Gentil homini e soldati della Ex. del signor duca -di romagna nro Honorevol fratello: et alcuni nri: per esser -tucti habitanti in monte fiascono co' loro mugliere et robe -dicano essere stati saccheggiato domenicha immane et anche -<span class="pagenum" id="Page_428">[428]</span> -morto alcun de lor fratelli in montefiaschone de certa fantaria -della X<sup>a</sup> M<sup>ta</sup>: per el che ad esse e incurso grandissimo -danno: et perdita de lor robe: vi pregamo vogliate esse et -tucti i danni passi siano satisfacti de tucto quello sia possibili -recuperare: el che al prefato Ill<sup>mo</sup> S. Ducha serra inpiacere -assai: e ad noi el reputiremo ad adceptissimo servitio -da V. Ill<sup>ma</sup> S. al piacere della quali ne offerimo paratissimi -Ex Nepe die XVIII. septenbris MDIII -</p> - -<p> -D. V. Ill<sup>ma</sup> Sig<sup>ria</sup> -</p> - -<p class="indl"> -Como minor fratello -</p> - -<p class="indr"> -El principe de Squillace. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc49"><span class="smcap">Documento</span> N. XLIX. -<span class="smaller"><i>Il Marchese di Mantova alla moglie Isabella.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Isola degli Orsini, 22 settembre 1503. -</p> - -<p> -Ill.<sup>ma</sup> D.<sup>na</sup> Conjunx nos.<sup>a</sup> amatis<sup>ma</sup> Acio che la S. V. sia -informata come noi del passaggio de la san.<sup>a</sup> memoria del -papa Alessan.º VI.º gli significamo, come essendo infirmato, -cominciò a parlare in forma che chi non intendeva il suo proposito, -credeva chel vacillasse, ancor chel ragionasse cum -gran sentimento, le parole sue erano, io veniro, l'e ragione, -expecta anchor un pocho, e da quelli che intendevano il suo -secreto, è scoperto, che dopo la morte di Innocentio ritrovandosi -in conclave, el patuì col diavolo comprando il papato -con l'anima sua, e tra li altri pacti fu chel dovesse vivere in -sedia dodeci anni, il che gli è stato atteso cum quattro di de -giunta, gli è ancor chi afferma haver visti sette diavoli nel -punto del respiro in sua camera, morto chel fu, il corpo cominciò -a boglire, e la bocca a spumare come faria uno caldaro -al focho, assi perseverò mentre che fu sopra terra: divenne -anchor ultra modo grosso in tanto che in lui non -apparea forma di corpo humano, ne dala larghezza ala lunghezza -del corpo suo era differenzia alcuna: ala sepoltura fu -portato senza molto honore, e dil cattaleto fu trascinato per -un facchino, cum una corda ligata al pede, al loco di la sepoltura -per non trovarsi alcuno che lo volesse tocare, fulli -facto uno deposito tanto misero che la nana moglie del zoppo -lha li a Mantova piu honorevole: e per ultima sua fama ogni -giorno se gli trovano attacchati li piu vituperosi epitaphij del -mondo: -</p> - -<p> -Hora è venuta nova come il Siena è creato papa: reputato -persona neutrale e senza passione ne parte: Alla S. V. -<span class="pagenum" id="Page_429">[429]</span> -tutto ne donamo basando pur assai Federico: Havemo mandato -a dimandare il passo e victualie per meggia Roma non -si essendo facto il ponte fora come era stato promisso non -sapemo che risposta haveremo, sapemo ben che li nemici -sono a Genezano e ni vengono incontra Mon<sup>r</sup> Tremoglia aggravato, -è forciato ritornare a dreto: saremo soli al regimento -del campo. Benevaleat D. V. Ex Insula XXII septembris MDIII. -</p> - -<p> -Conjunx Marchio Mantue etc.<sup>a</sup> X<sup>mi</sup> Regis Locumt<sup>s</sup> Generalis. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> d<sup>ne</sup> Conjugi Nostre amatiss<sup>me</sup> Dne Isabelle Marchionisse -Mantue. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc50"><span class="smcap">Documento</span> N. L. -<span class="smaller"><i>Il Duca Ercole a Lucrezia Borgia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Codegori, 4 ottobre 1503. -</p> - -<p> -Illustrissima et Excellentissima Domina Nurus et filia -nostra dilettissima: Havemo avuto la lettera de la Signoria -Vostra, inseme cum quella de Mons. Reverendissimo Cardinale -de Cosenza a lei directiva che la ni ha mandato, la -quale ge remettemo cum questa nostra, et la quale non è stà -lecta per persona alcuna se non per Noi, et havemo notato -il prudentissimo scrivere de epsa Vostra Signoria, et del predicto -Reverendissimo Cardinale, quale Le mone cum tante -bone ragione, che non se po judicare, senon chel sia amorevole -et savio: Unde havendo Noi pensato al tuto, ni pare che -la Signoria Vostra possa et debia acconsentire a quanto propone -de volere fare il predicto Monsignor Reverendissimo; -al quale ni pare ora che Vostra Signoria habia ad havere -qualche obligatione, per la demonstratione cun effecto de -tanto cordiale amore chel mostra portare a quella et al Illustrissimo -Don Rodorico suo figliolo, che se poterà dire, essere -stato preservato in vita per sua opera et se bene epso Don -Rodorico sera alquanto largato da epsa Vostra Signoria; meglio -è stare così lontano et securo che vicino cun periculo -come il demostra che seria; et non se diminuira per questa -distantia puncto lo amore fra voi. Et quando el sera Grande -Il potera secundo le condicione de tempi pigliare partito al -facto suo on de retornare in Italia on de restare, et è bona -provisione quella che dice epso Monsignore Cardinale de vendere -<span class="pagenum" id="Page_430">[430]</span> -quelle cose mobile, et acquistare lie per supplire al vivere -suo, augumentandose le intrate, come il dice che fara -unde per ogni respecto, come havemo dicto, ni pare chel sia -bene ad acconsentire a la sua voluntade. Non dimanco se -ala Signoria Vostra che è prudentissima paresse altramente, -se ne remettemo a lei. Que bene valeat Codegorij iiij octobris -1503. -</p> - -<p class="indl"> -Hercules Dux Ferrarie. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc51"><span class="smcap">Documento</span> N. LI. -<span class="smaller"><i>Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Reggio, 18 agosto 1505. -</p> - -<p> -Ill.<sup>me</sup> et Ex.<sup>me</sup> D.<sup>ne</sup> Cognate et fra.<sup>r</sup> nos.<sup>r</sup> hon.<sup>me</sup> Havendo -sempre cognosciuta V. Ex.<sup>cia</sup> per ogni fortuna portare singulare -amore all'Ill<sup>mo</sup> S. Duca mio fratello et esser bene disposita -a tutte le cose che gli sieno di honore et comodo non -altrimenti che se la gli fusse carnale fratello: con ogni fiducia -al presente ricorro al favore suo per la liberatione de Sua -Ex.<sup>cia</sup> per la quale etiam per opera et diligentia mia si prattica -al presente in Roma de mandare ala Cat.<sup>ca</sup> M.<sup>tà</sup> lo Rev.<sup>mo</sup> -Card.<sup>le</sup> Regino cum licentia et favore de la S.<sup>tà</sup> de N. S. et -essendosi pregato Sua R.<sup>ma</sup> S.<sup>ia</sup> che li vogli andare voluntieri, -ha gratiosamente resposto esserne molto contento: Resta la -licentia et il favore del papa: Unde sapendo lo amore che -sua Beat.<sup>ne</sup> porta a V. E. la priego quanto più posso che li -piacia scrivere a S. Beat.<sup>ne</sup> pregandola grandem.<sup>te</sup> che la vogli -dignarsi prestare dicta licentia ad esso Card.<sup>le</sup> et scrivere cum -tale efficacia ala pred.<sup>ta</sup> Cath.<sup>ca</sup> M.<sup>tà</sup> che dicto S. Duca sia -liberato, perchè si tiene per indubitato che serà facto quanto -S.<sup>a</sup> S.<sup>ta</sup> vorrà, et quando lo Ill.<sup>mo</sup> S. Duca de Urbino fusse a -Roma prego V. S.<sup>ia</sup> che li vogli scrivere opportunam.<sup>te</sup> sopra -ciò, perche Sua Ill.<sup>ma</sup> S.<sup>ia</sup> tenga ben disposta la pred.<sup>ta</sup> -Beat.<sup>ne</sup> a lo effecto predicto: Et non gravarà a V. Ex.<sup>cia</sup> mandarme -epse lett.<sup>e</sup> per questo cavallaro che li mando a posta: -a ciò lo possi cum le mie mandare al suo viaggio, et se anche -paresse a quella oltra di questo, scrivere a qualche suo -in Roma che etiam ne parli ala S.<sup>tà</sup> de N.º S.<sup>re</sup> et solleciti, la -poterà fare quanto li parerà, et lo Ill<sup>mo</sup> S.<sup>r</sup> mio fratello et io -de ogni suo favore gli ne restaremo obligat.<sup>mi</sup> ne seremo immemori -<span class="pagenum" id="Page_431">[431]</span> -del beneficio: Offerendomi et raccomandandomi a V.<sup>a</sup> -Ex.<sup>cia</sup> que bene valeat. Regii XVIII. Aug.<sup>ti</sup> 1505. -</p> - -<p class="indl"> -Lucretia Ducissa Ferrarie etc. -</p> - -<p class="indr"> -N. Bendede'. -</p> - -<p> -Ex.<sup>mo</sup> Cognato et fratri meo hon. D.º Francisco Marchioni -Mantue. Mantue subito. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc52"><span class="smcap">Documento</span> N. LII. -<span class="smaller"><i>Tavole nuziali tra Niccolò De Rovere e Laura Orsini.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Novembre 1505. -</p> - -<p> -In n. D. D. nri J. Ch. Anno a nat. ejusd. Millº Quingentesimo -V<sup>to</sup> pont. S. D. N. dni Julii div. prov. pp II. Ind. VIIII -sec. mor. Rom. mens. nov. die vero.... Constituti ante -pedes et sac. consp. pfati S<sup>mi</sup> dni nri pp Adstantib. ibid. et -assistentibus R<sup>mis</sup> in xpo patrib. Hyeronimo epo Sabin. Card. -Racanaten. vulg. nuncupato Raffaele S. Georgii epo Albanen. -S. R. E. Camº R<sup>mo</sup> d. Jo. Antº Tusculan. epo Card. Alexandrino -Antº S. Anastasie card. Cumano Francº S. Susanne -Card. Volterrano Jo. S. Marie in Equirio Card. de Colunna -vulg. nuncupato. In mei Not. pub. et test. infrascr. presentia -Mag<sup>cus</sup> Adolescens dnus <span class="smcap">Nicolaus de Ruvere</span> pfati S. D. N. -pape Nepos ac N<sup>mi</sup> in xpo pris Dni Galeotti tt<sup>i</sup> S. Petri ad -Vincula Car<sup>lis</sup> ac S. R. E. Vicecancellarii germ. frater cum -presentia et assistentia ejusd. ex una et mag<sup>ca</sup> et generosa -dna <span class="smcap">Julia de farnesio</span> vidua relicta quond. mag<sup>ci</sup> viri dni -<span class="smcap">Ursini de Ursinis</span> Mater et dudum Tutrix et nunc Curatrix -mag<sup>ce</sup> puelle adulte dne <span class="smcap lowercase">LAURE</span> sue et dicti qd. dni -Ursini legitime et nat. filie et universalis heredis et ipsa -Mag<sup>ca</sup> dna laura cum presentia et auct. dicte sue matris ac -Tutricis dudum et nunc curatricis et legit. administratricis et -cum pres. et assist. R<sup>mi</sup> in xpo patris Alexandri tt<sup>i</sup> S. Eustachii -Card<sup>is</sup> de Farnesio vulg. nuncup. Avunculi prefate dne -laure sue germane sororis filie Ad interrogat. mei pub. Not. -presentis et primo solemnit. interrogantis prefatum Mag<sup>cum</sup> -d. Nicolaum present. et intellig. si vult habere et recipere in -suam legitim. sponsam et uxor. pfatam mag<sup>cam</sup> d. lauram -cum dote et fundis dotalib. jocalib. et mobilib. et paraferno -secund. tractatus habitos conclusos et firmatos inter pfatos -R<sup>mos</sup> dnos Car<sup>les</sup> de farnesio et vicecan. in totum adscendentes -ad valor. et existimat. concorditer fact. triginta milium -ducator. de Carlenis veterib. decem pro quolib. ducat. et legitimas -nuptias cum ea contrahere et copulare et ipsam -<span class="pagenum" id="Page_432">[432]</span> -habere et tenere pro legit. sponsa et uxore secund. Mandata et -ritum S. E. dei Ad quam quid. interrog. per me Not. pub. -sic ut prefertur solemnit. factam sponte ac deliberato animo -et ex certa sua scientia pfat. mag<sup>cus</sup> D. Nicolaus respondendo -dixit Volo et ita consentit. Subsequenter vero per me eund. -Not. interrogata pfata Mag<sup>ca</sup> D. Laura etatis nubilis sicut ex -aspectu apparet existens si habere et recipere vult in suum -legit. sponsum et maritum pfat. mag<sup>m</sup> D. Nicolaum presentem -cum dote et jocal. et paraferno predictis sicut tractatum -firmat. et conclus. fuit inter ipsos R<sup>os</sup> dnos Car<sup>les</sup> et in legit<sup>m</sup> -matrimon. ejusd. consentire similiter sponte ac libere ac deliberato -animo et ex certa sua scientia respondit, dixit volo -et ita consentio Me Mot. ut pub. pers. etiam stipulante pro -eis et eor. et cujuscq. ipsor. nomine == Postque incontinenti -prefata mg<sup>ca</sup> d. Julia mater et curatrix et legit. administratrix -pfate D. Laure sue filie et curatorio et administratorio -nomine ipsius Cum presentia et assist. dicti R<sup>mi</sup> D. Car<sup>lis</sup> de -farnesio sui germani fratris et ipsa mg<sup>ca</sup> D. Laura adulta cum -auctoritate dicte sue matris et curatricis et cum pres. et assist. -dicti R<sup>mi</sup> d. Card. avunculi sui Constituerunt dederunt -cesser. concesser. transtuler. mandaverunt pfato M. D. Nicolao -presenti et recip. et michi Not. etc. Quodam paternum -Castrum vulgar. nuncupatum Bassanellum cum duob. casalib. -et eor. tenimentis eid. anexis et incorporatis vid. Cerqueto -et palazola vulg. nuncup. et cum toto dicti castri territorio -dominio et vassallaggio ac mero et mixto imperio et -cum fortellitiis et terris, Quod totum castrum cum suo territorio -et casalibus situm est in dyocesi Ortana Censuatum -R. Eccle cum onere census unius libre Cere annuatim Cui ab -uno territorium civitatis Orte ab alio castri Gallesii ab alio -castrum Suriani ab alio castrum Julianelli Extimatum concordit. -et de comuni partium consensu valoris et comuni exstimationis -quatuordecime milium ducator ad computum X carl. -veterum pro quol. ducat. -</p> - -<p> -Item similr. in dotem et pro fiendo dotali ejusd. constituerunt -deder. et concesser. transtuler. et mandaverunt omnia -et sing. jura nomina et actiones que et quas habet pfata D. -laura in quod. palatio et domib. et apotecis simul junctis quod -et que situm et sita sunt Rome in R<sup>ne</sup> pontis jux. plateam -Montis Jordani quib. undique a trib. laterib. sunt vie pub<sup>ce</sup> a -quarto vero latere sunt res. . . . . . . . vel si qui sunt plures -aut verior. confines seu vocabula veriora. -</p> - -<p class="dots">················</p> - -<p> -Amplius etiam pro jocalib. et acconcio et ornatu ipsius -d. laure secund. ritum et morem Roman. tempore quo div. -fav. gratia domum et familiam dicti sui sponsi transferetur -promiserunt deferre et deferri facere et quod ipsa D. laura -<span class="pagenum" id="Page_433">[433]</span> -secum deferet tot et tanta bona in jocalib. monilib. unionibus -perlarum collanis aureis vestib. sericeis et in broccat. vasis -argenteis et aliis reb. et bonis mobilib. et suppellectib. valoris -et extimat. altror. trium mil. ducat. -</p> - -<p class="dots">················</p> - -<p> -Acta fuerunt hec in palatio apostolico aput S. Petr. in -Aula pontific. psentib. infrascriptis testibus vd. B<sup>ro</sup> do. Jacº -epo Caiacen. dno epo Millepoten. dno epo Ortano dno epo -Eugubien. dno herig. Archiepo tarentino et Ill. dno Constantino -capitaneo ad custod. palatin. et principis qui ensem tenuit -secund. ritum Romanor. in stipulatione sponsalium sollemnit. -celebratarum inter dictos mag<sup>cos</sup> sponsum et sponsam -omnibus ad predicta adhibitis et convocatis. -</p> - -<p class="indr"> -(Protocollo del Notaio Camillo Beneimbene.) -</p> - -<h3 id="doc53"><span class="smcap">Documento</span> N. LIII. -<span class="smaller"><i>Cesare Borgia al Marchese Francesco Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Pamplona, 7 dicembre 1506. -</p> - -<p> -Ill<sup>me</sup> Princeps et Ex<sup>me</sup> Dne. Compater et tanquam fr. -hon. Comm: Aviso V. Ex<sup>tia</sup> como depoi tanti travagli ha piaciuto -ad N. S<sup>r</sup> Dio liberarme et cavarme de prescione nel -modo che da Federico mio secretario exhibitor de questa intendera, -piaccia alla infinita sua clementia che sia per maiur -suo servitio: Al presente me retrovo in Pampilona col ser<sup>mo</sup> -Re et Regina de Navarra, dove arrivai alli tre de Decembre, -como de questo et de ogni altra cosa dal prefato Federico V. -Ill<sup>ma</sup> S<sup>ria</sup> ad pieno intendera, al quale piaccia de quanto dirà -in mio nome prestar quella piena fede che faria alla mia propria -persona. Alla Ex<sup>tia</sup> V. sempre me recommando. Ex Pampilona -VII. Decembris MDVI. -</p> - -<p> -de vr<span class="over">a</span> S. compatre e minor fratello -</p> - -<p class="indr"> -Cesar. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc54"><span class="smcap">Documento</span> N. LIV. -<span class="smaller"><i>Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Ferrara, 28 dicembre 1506. -</p> - -<p> -Ill.<sup>me</sup> et Ex<sup>me</sup> D.<sup>ne</sup> Cognate et fr. hon. Lo exhibitore presente -serà un servitore del Ill.<sup>mo</sup> S. Duca mio fratello che -expectandosi da sua Ex.<sup>cia</sup> ha portato lettere di quella, significando -la nova de la sua certa liberatione, et il loco dove -<span class="pagenum" id="Page_434">[434]</span> -per Dio gratia la si trova sana et di bona voglia, che è in -confermatione di quanto si haveva per advisi da diversi bande. -Il viene a V.<sup>a</sup> Ill.<sup>ma</sup> S.<sup>ria</sup> cum sue lett.<sup>e</sup> sum certa che la si -alegrarà et pigliarà quello contento che faria el pred.<sup>to</sup> S.<sup>r</sup> -Duca et io dogni suo prospero et felice successo amandolo, -come la fa da fratello. Non ho voluto chel dicto venga senza -questa mia per la quale non me extenderò altramente in narrarli -come è passata dicta liberatione perche da lui come -instructo del tutto ge la exponerà diffusamente. Et a V.<sup>a</sup> Ex.<sup>ia</sup> -sempre me ricomando. -</p> - -<p> -Ferrara XXVIII. Decembre 1506. -</p> - -<p class="indl"> -De V.<sup>a</sup> S.<sup>ia</sup> obedientis.<sup>ma</sup> Sorella -</p> - -<p class="center"> -La Duchessa de Ferrara. -</p> - -<p class="indr"> -N. Bendede'. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc55"><span class="smcap">Documento</span> N. LV. -<span class="smaller"><i>Lucrezia Borgia al Marchese Gonzaga.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Ferrara, 15 gennaio 1507. -</p> - -<p> -Ill.<sup>me</sup> et Ex.<sup>me</sup> D.<sup>ne</sup> Cognate et fr.<sup>r</sup> hon. Hora ho inteso -che per commissione de la S.<sup>ia</sup> de N.º S.<sup>re</sup> è stato preso in -Bologna Federico cancelliero del S.<sup>re</sup> Duca mio fratello: et -perchè sum certis.<sup>a</sup> Chel non si trovarà in manchamento alcuno -per non essere venuto per fare ni dire cosa alcuna che -possa despiacere ni essere molesta a sua Beat.<sup>ne</sup> perchè sua -Ex.<sup>ia</sup> non pensaria ni ardiria fare simil cosa verso sua S.<sup>ta</sup> et -costui sel havesse commissione alcuna melhaveria prima comunicata, -et io non haveria tollerato ne tollerarla che se ne -facesse un tristo pensiero per essere devotiss.<sup>ma</sup> et fidelissima -serva de S. Beat.<sup>ne</sup> insieme cum lo Ill.<sup>mo</sup> S.<sup>r</sup> mio consorte. -Ma non trovo ne so chel sia venuto per altro se non per portare -la nova de la sua liberatione. Et cussi tengo per indubitato -chel non si trovarà in mancamento. Et perchè questa -detentione io la estimo grandemente maxime per il smachamento -che po essere per questo al p.<sup>to</sup> S.<sup>r</sup> Duca mio fratello -che non sia in gratia de sua Beat.<sup>ne</sup> anche a me: priego -quanto più so et posso V.<sup>a</sup> Ex.<sup>ia</sup> che per quanto amore la mi -porta, la vogli in ogni modo operare cum la p.<sup>ta</sup> S.<sup>tà</sup> che presto -el sia relaxato come spierò in la benignità sua et in la efficacia -et intercessione de V.<sup>a</sup> Ex.<sup>ia</sup> che per un singulare piacere -et beneficio al presente da V.<sup>a</sup> Ill.<sup>ma</sup> Sig.<sup>ia</sup> non potria -recevere il magiore ni de che più ge ne restasse obligata et -per l'honore et per ogni respecto, si chè de novo ge ricommando -<span class="pagenum" id="Page_435">[435]</span> -questo caso de tutto core, et a lei mi offero et ricomando. -</p> - -<p> -Ferrarie XV. Januarij 1507. -</p> - -<p class="indl"> -De V.<sup>a</sup> S.<sup>ia</sup> sorella e servitrice la Duchessa -<br /> -de Ferrara. -</p> - -<p class="indr"> -N. Bendede'. -</p> - -<p> -Allo Ill<sup>mo</sup> et Ex.<sup>mo</sup> S.<sup>re</sup> mio cognato et fratello hon.<sup>mo</sup> -el Sig.<sup>r</sup> Marchese de Mantova. Bononie. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio Gonzaga in Mantova.) -</p> - -<h3 id="doc56"><span class="smcap">Documento</span> N. LVI. -<span class="smaller"><i>Vannozza alla figlia Lucrezia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, febbraio 1515. -</p> - -<p class="center"> -Alla Illustrissima et Excellentissima Signora -et Figliuola mia observandissima la Signora -Duchessa di Ferrara. -</p> - -<p> -Illustrissima et Excellentissima Signora mia observandissima -Commendatissima Per la lettera di Vostra Excellentia -quale ho ricevuto a questi di, ho inteso quanto quella habbia -facto nella causa mia con Paulo Pagnano, et benchè lui habbia -usate buone parole col Conte Lorenzo delle quali io non -mi fido punto, perciocchè molto prima di mo a me e notissima -la sua malignità, et so che non pensa in altro che in -darmi qualche fastidio et tribularmi sinchè io vivo, però -prego la Excellentia Vostra con ogni efficacia possibile che -voglia essere contenta de fare opera che io una volta sia liberata -de tal molestia, et pigliare qualche expediente che io -non stia più in questo timore, che certo saria causa della -total ruina della persona, et de quelle poche facultate che io -ho. Il bisogno mio saria che Vostra Excellentia insieme col -Illustrissimo Signor Duca suo Consorte mandassino un loro -servitore che fosse persona discreta, et amorevole, al Illustrissimo -Signor Duca de Milano con lettere loro di buon -tenor, con le quali si pregassi la Sua Excellentia ad dovere -interponere l'autoritate sua col decto paulo et indicergli un -perpetuo silentio et infine commandargli che attente le buone -ragioni mei non debbia più molestarmi, maxime havendo lui -da possersi revalere per altra via che per la mia ma lui come -homo poco respectivo ha sempre voluto agitar contra di me, -come se io fussi la piu vile persona del mondo, pensando -forsi che io fussi abandonata et derelitta de ogni aiuto et favore, -<span class="pagenum" id="Page_436">[436]</span> -et che non si trovassi homo che parlassi per me, ma io -rengratio lo onnipotente dio, che alla ragione ne la Sacra divina -Maestà ne li homini de (questo) mondo me hanno abandonata, -et così di nuovo prego et strengo con tutta la efficacia -del cuor mio la Excellentia Vostra che non voglia mancarmi -del suo aiuto, et favore, et per questa provisione che di sopra -ho decto, et mandar questo loro servitore a fare questo effecto -devotamente la certifico che mai ne vedrò fine si che per amor -di dio non vogliate abandonarmi. Altro non voglio per ora -dirgli se non che a Lei et al Illustrissimo Signor Duca suo -Consorte et a li Signori Suoi Figliuoli mi raccomando, et continuo -prego per la salute di tucti -</p> - -<p> -In Roma............ di Febraro MDXV. -</p> - -<p class="indl"> -La Felice et Infelice Madre Vannoza Borgia. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc57"><span class="smcap">Documento</span> N. LVII. -<span class="smaller"><i>Vannozza al Cardinale Ippolito d'Este.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 14 settembre 1515. -</p> - -<p> -Illustrissimo et Reverendissimo como figlolo observandissimo. -Da poi humili benedictione etc. havemo riceputa una -gratiotissima letera de Vostra Signoria Reverendissima iamdiu -(per) la quale referemo infinite gratie di tanto amori e carità -ne portate maxime in questi nostri negotij. Cum lingua non -si poteria dare tante gratie si non che lo Altissimo sia prhegato -voglia conservare in quello stato quali il cori nostro desia. -Si che Signor mio Reverendissimo et Illustrissimo si posibile -est dixe Cristo che Vostra Signoria metesi tale effetto a -questo pagnano secondo parira a quella che prudenti non ne -habia a distratiarne al modo che fa. Juro a Dio che pegio la -vergogna pyu che il danno che uno Mercadante uxurario ne -voglia straciarne a questo partito. Savio he prudenti siti solo, -in Vostra Signoria mi confido che al tuto provedereti. Non -altro quanto a questa parte. Si non avixo Vostra Signoria che -al nostro giardino havemo trovato doe Colone de mistito e -havemo inteso che Vostra Signoria fa lavorare a Ferrara per -tanto Signor mio de queste ve ne fatio un presente et de altre -cose che se troverano. Supplico a Vostra Signoria che -dia avixo de la receputa quando sarano azonte perche Signor -ho molti cani allorichia sopra questa materia, he non me fido, -però havemo saputo che lo advocato di lo adversario nostro -voleva scrivere li a Ferrara ad Monsignor Reverendissimo -daragona che li dovesi domandare a Vostra Signoria benche -<span class="pagenum" id="Page_437">[437]</span> -son certa che si sua Signoria Reverendissima sapessi che -questo fusi nostro adversario faria piutosto per noi che per -simili. Si che Signor Mio epsa scriva a Messer — Iheronimo -Sacrato li dia recapito de mandarli inanti che li tempi si -guasti. A Vostra Signoria Reverendissima et Illustrissima se -ne aricomandiamo. Prhegamo a dio di continuo ve conservi -in sanità et augumento di stato. Rome die 14 septembris 1515. -</p> - -<p> -De Vostra Signoria Reverendissima et Illustrissima -</p> - -<p class="indl"> -La felice et infelice quanto Matre<br /> -Vanotia Borgia de Cathaneis. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc58"><span class="smcap">Documento</span> N. LVIII. -<span class="smaller"><i>Vannozza alla figlia Lucrezia.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Roma, 19 dicembre 1515. -</p> - -<p class="center"> -Illustrissime Domine Domine Lucretie. -Ferrarie Ducisse etc. -Domine Colendissime -</p> - -<p class="indr"> -Ferrarie -</p> - -<p> -Illustrissima Domina salutem et commendationem. La -Excellentia nostra se deve ben ricordare la servitu della bona -memoria de Messer Agapyto de Amelia verso la Excellentia -già del Duca nostro et lo amore et affectione sempre porto -ad Noi in spetie: Per il che non solo in una minima cosa: -ma in ogne altra de qualunque sorte fusse adiutare et favorire -i soi: Per questo occurre che avante el morisse renuntio -in favor de soi Nepoti ad Messer Johan Baptista del Aquila -tucti soi benefitij, tra li quali ce sono certi de poca valuta in -lo Archivescovato de Capua: et questo fece la bona memoria -per più favore de Soi Nepoti non possendo mai pensare che -dal Reverendissimo et Illustrissimo Segnor Cardinale Vostro -Arcivescovo prefato havessero da esser molestati. Impero se -la Excellentia Vostra desidera farme cosa grata, la prego se -degni per tucti li decti respecti favorire li prenominati Nepoti -ad presso de sua Signoria Reverendissima et Illustrissima como -piu ad pieno del bisogno della cosa la Excellentia Vostra sera -informata da Nicola presente exhibitore pure Nepote del dicto -Messer Agapito. Et bene valeat Excellentia Vostra cui etiam -me commendo. — Rome Die XVIIIJ Decembris MDXV. -</p> - -<p> -Post scripta la Excellentia Vostra fara in questo quello -ad quella parera che questo ho scripto me e stato forza: per -questo non se faccia se non quello sia honore ad Monsignor -<span class="pagenum" id="Page_438">[438]</span> -Reverendissimo: Et per lo presente quella dara risposta ad -quella parera.... -</p> - -<p> -Di Vostra Illustrissima Signoria -</p> - -<p class="indr"> -Perpetua oratrice Vannozza. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<h3 id="doc59"><span class="smcap">Documento</span> N. LIX. -<span class="smaller"><i>Lucrezia Borgia a Leon X.</i></span></h3> - -<p class="indr"> -Ferrara, 22 giugno 1519. -</p> - -<p> -Sanctissimo Patre et Beatissimo Signor mio Colendissimo. -</p> - -<p> -Con ogni possibile reverentia d'animo basio li Santi pedi -de Vostra Beatitudine, et humilmente me raccomando in La -sua Santa gratia. Havendo io per una difficile gravidanza patito -gran male più di duo mesi; come a Dio piacque a XIIIJ -del presente in aurora hebbi una figliola: e sperava essendo -scaricata del parto che mal mio anche si dovesse alleviare: -ma è successo il contrario: in modo che mi è forza concedere -alla natura: E tanto di dono mha fatto il Clementissimo nostro -Creatore, che io cognosco il fine de la mia vita, e sento -che fra poche hore ne saro fuori, havendo pero prima ricevuti -tutti li Santi Sacramenti de la Chiesa: Et in questo punto -come christiana benchè peccatrice mi sono racordata de supplicar -a Vostra Beatitudine, che per sua benignita si degni -dare del thesoro spirituale qualche suffragio con la Sua Santa -benedictione allanima mia: e così devotamente la prego. Et -in Sua Santa gratia raccomando il signor Consorte et figlioli -mei tutti servitorj di predicta Vostra Beatitudine. In ferrara -adi XXIJ de zugno 1519 a hore XIIIJ. -</p> - -<p> -De Vostra Beatitudine -</p> - -<p class="indr"> -Humil Serva -</p> - -<p class="indr"> -Lucretia da este. -</p> - -<p class="indr"> -(Archivio di Stato in Modena.) -</p> - -<p class="pad2 center large"> -FINE. -</p> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_439">[439]</span> -</p> - -<h2><a id="indice" href="#indfront"> -INDICE DEL VOLUME.</a></h2> - -<table class="indice" summary=""> - <tr> - <td><span class="smcap">A Don Michelangelo Gaetani, duca di Sermoneta</span></td> <td class="pag"><a href="#dedica">Pag. I</a></td> - </tr> - <tr> - <td><i>Introduzione</i></td> <td class="pag"><a href="#intro">V</a></td> - </tr> - <tr> - <td> </td> - </tr> - <tr> - <td><span class="smcap">Libro primo</span> — Lucrezia Borgia in Roma</td> <td class="pag"><a href="#libro1">4</a></td> - </tr> - <tr> - <td><span class="smcap">Libro secondo</span> — Lucrezia Borgia a Ferrara</td> <td class="pag"><a href="#libro2">217</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Indice dei Documenti</td> <td class="pag"><a href="#inddoc">349</a></td> - </tr> - <tr> - <td>Documenti</td> <td class="pag"><a href="#documenti">353</a></td> - </tr> -</table> - -<hr /> - -<p class="title"> -Errata-Corrige. -</p> - -<table class="errata" summary=""> - <tr> - <td class="center">Pag.</td> <td class="center">linea</td> - </tr> - <tr> - <td></td> - </tr> - <tr> - <td class="num">20</td> <td class="num">9</td> <td>Croee</td> <td>Croce</td> - </tr> - <tr> - <td class="num">»</td> <td class="num">26</td> <td>mantova</td> <td>Mantova</td> - </tr> - <tr> - <td class="num">23 nota</td> <td class="num">4</td> <td><i>nato</i></td> <td><i>noto</i></td> - </tr> - <tr> - <td class="num">65</td> <td class="num">20</td> <td>imprudenza</td> <td>impudenza</td> - </tr> - <tr> - <td class="num">256</td> <td class="num">34</td> <td>quella,</td> <td>quella.</td> - </tr> -</table> - -</div> - -<hr class="silver2" /> - -<div class="break-before"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_441">[441]</span> -</p> -<div class="figcenter"><a id="facs1"></a> -<p class="caption">Alessandro VI a Lucrezia Borgia.</p> - <img src="images/ill-441.jpg" alt="" /> -<p class="captionr"> -(<i>Archivio di Stato di Modena.</i>) -</p> -</div> -</div> - -<hr class="silver2" /> - -<div class="break-before"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_443">[443]</span> -</p> - -<div class="figcenter"><a id="facs2"></a> -<p class="caption">Cesare Borgia ad Isabella Gonzaga.</p> - <img src="images/ill-443.jpg" alt="" /> -<p class="captionr"> -(<i>Archivio Gonzaga in Mantova.</i>) -</p> -</div> -</div> - -<hr class="silver2" /> - -<div class="break-before"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_445">[445]</span> -</p> - -<div class="figcenter"><a id="facs3"></a> -<p class="caption">Lucrezia Borgia ad Isabella Gonzaga.</p> - <img src="images/ill-445.jpg" alt="" /> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_446">[446]</span> -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-446"></a> - <img src="images/ill-446.jpg" alt="" /> -<p class="captionr">(<i>Archivio Gonzaga in Mantova</i>.)</p> -</div> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="footnotes"> - -<h2> -NOTE: -</h2> - -<div class="footnote" id="note1"> -<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>. </span>Zurita, <i>Annales de Aragon</i>, V, 36.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note2"> -<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>. </span>Appendice de' documenti alla <i>Lucrezia Borgia</i>, <a href="#doc6">n. 6</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note3"> -<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>. </span>Zurita (IV, 55) afferma, che morì <i>sin dexar ninguna succession</i>. L. N. -Cittadella, senza badare a ciò, nel suo <i>Saggio di Albero genealogico e di -memorie su la famiglia Borgia</i> (Torino, 1872), gli dà due figliuoli, Silvia e il -cardinale Giovanni Borgia juniore.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note4"> -<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>. </span>Raynald, su questo anno, n. 31.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note5"> -<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>. </span><i>Statura procerus, colore medio, nigris oculis, ore paululum pleniore:</i> -Hieron. Portius, <i>Commentarius</i>, edizione rara del 1493: nella Casanatense in -Roma.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note6"> -<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc1">n. 1</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note7"> -<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc30">n. 30</a>, sulla fine.<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note8"> -<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>. </span>Giannandrea Boccaccio al duca, Roma, 25 febbraio, 11 marzo 1493; e -su questi dispacci ritorneremo più oltre. Archivio di Stato di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note9"> -<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>. </span>Marin Sanudo, <i>Diario</i>, vol. I, fol. 258.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note10"> -<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>. </span>Devo avvertire che nel rendere qui le corrispondenze e i documenti italiani, -mi son deciso, dopo matura considerazione, a ridurli a lezione moderna, -prestando loro forma e linguaggio più rispondenti a quelli dell'oggi. Ho sempre -però tenuti presenti e scrupolosamente seguiti i testi originali. Mi son -quindi rimasto fedele al concetto, non senz'anco, ov'era possibile, conservare -l'espressione e sin le parole. Documenti e corrispondenze del tempo occorrono -in questa storia frequenti troppo e numerosi. E riprodurre le une e gli altri -testualmente nella lingua genuina e nella forma primitiva ancora e molto -rozza, sarebbe stato come far del libro una specie di centone goffo e fastidiosissimo -alla lettura. Niuno, per poco famigliare che sia con le scritture del -tempo, di cui qui si discorre, vorrà per ciò muovermi rimprovero. Anzi, mi confido, -approverà il modo usato. Chè, del resto, provvedendo così all'unità di -stile e all'armonia di forma, non s'è defraudato alcuno d'alcuna cosa. Il -lettore curioso e diligente troverà alla fine del volume, in Appendice, riprodotti -originalmente i documenti più importanti e tuttora inediti, quelli che l'Autore -stesso ha creduto dover pubblicare. (<i>Nota del Traduttore.</i>)</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note11"> -<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc4">n. 4</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note12"> -<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc1">n. 1</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note13"> -<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>. </span>Un estratto delle tavole nuziali è nell'Archivio del Campidoglio, <i>Cred. -XIV</i>, t. 72. Da un istrumento del notaro Agostino Martini.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note14"> -<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>. </span>Vedi in proposito le notizie da me tolte dall'Adinolfi nella mia <i>Geschichte -der Stadt Rom im Mittelalter</i>, 2 <i>Aufl.</i>, VII, 312.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note15"> -<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>. </span>La lettera con l'indirizzo: <i>A messer Carlo Canale</i>, si trova nell'edizione: -<i>Le Stanze e l'Orfeo ed altre poesie</i> di Angelo Poliziano. Milano, 1808.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note16"> -<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>. </span>Nell'Archivio di Mantova trovasi una lettera della marchesa Isabella a -Carlo Canale del 4 dicembre 1499.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note17"> -<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>. </span>Tutto questo intorno al Canale nella prefazione all'<i>Orfeo</i> di Ireneo Affò, -messa nella citata edizione di Milano, specialmente nelle note.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note18"> -<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc2">n. 2</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note19"> -<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>. </span>Ludovico Gonzaga a Bartolomeo Erba: <i>Siamo contenti contrahi in -nome nro. compaternità cum M. Carolo Canale et cussì per questa nostra ti -commettiamo e constituimo nostro Procuratore</i>... Nota dell'Affò nella sua prefazione -all'<i>Orfeo</i>, pag. 113.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note20"> -<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>. </span><i>M<sup>a.</sup> Adriana Ursina, la quale è socera de la dicta madona Julia -(Farnese), che ha sempre governata essa sposa (Lucrezia) in casa propria per -esser in loco de nepote del Pontifice, la fu figliuola de messer Piedro -de Milla, noto a V. E<sup>ma.</sup> Sig<sup>ria</sup>, cusino carnale del Papa.</i> — Dispaccio -ad Ercole, del 13 giugno 1493, nell'Archivio di Stato di Modena. E in un altro -dispaccio del 6 maggio 1493 lo stesso la chiama: <i>Madona Adriana Ursina soa -governatrice figliola che fu del quondam messer Pietro del Mila</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note21"> -<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>. </span>Altro vocabolo, che più s'accosti al tedesco <i>Blaustrumpf</i>, non mi sovviene, -e forse non v'è. Gl'Inglesi hanno l'equivalente <i>bleu-stocking</i>, e i Francesi -<i>bas-bleu</i>. Nella nostra lingua espressione più specifica e viva manca, perche prima, -come ben dice l'Autore, ce ne mancò il concetto, e poi la cosa. Dico <i>ci mancò</i>, -non ci manca, perche timidamente sì, ma oramai comincia anche tra noi a mostrarsi. -Del resto quel che importa è comprendere il valore intrinseco della parola -tedesca. <i>Blaustrumpf</i> vocabolo composto, letteralmente indica <i>persona dalle -calze cilestri</i>. Si adopera al traslato ironico, e vuol dire donna che ha messo -calze maschili, dandosi aria e pretensioni gravi di uomo. Risponde estrinsecamente -un po' a quel che noi si vuol significare con <i>donna coi calzoni</i>. Questo però va -inteso più nel senso di donna di spirito libero. Per tanto ho preferito <i>dottoressa</i>, -che, come il Fanfani nota, è usato per indicar <i>donna sacciuta e salamistra</i>. (<i>Nota -del Traduttore.</i>)</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note22"> -<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>. </span>Jacobus Bergomensis, <i>De claris mulieribus</i>. Paris, 1521.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note23"> -<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc4">n. 4</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note24"> -<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc3">n. 3</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note25"> -<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>. </span><i>Accedit studium illud tuum et perquam fertile bonarum litterarum in -quo hac in state seris.... Non deerit surgenti tuae virtuti commodus aliquando -et idoneus praeco. — At tu Caesar profecto non parum laudandus -es; qui in hac aetate tam facile senem agis. Perge nostri temporis Borgiae -familiae spes et decus.</i> — Prefazione alla <i>Syllabica</i>, edizione romana del 1488: -nell'edizione del Gennarelli del <i>Diario di Burcard</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note26"> -<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc4">n. 4</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note27"> -<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>. </span>Sullo studio di Cesare in Pisa: Angelo Fabroni, <i>Hist. Acad. Pisan.</i>, I, -160, 201.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note28"> -<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc4">n. 4</a>. — Il 16 giugno 1491 furono fatte alcune -mutazioni al contratto, le quali Beneimbene ha registrate nello stesso protocollo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note29"> -<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>. </span>Tutto ciò apparisce dallo scioglimento del contratto matrimoniale con -Don Gasparo: Appendice di documenti, <a href="#doc7">n. 7</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note30"> -<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>. </span><i>Cum simonia et mille ribalderie et inhonestate si è venduto il Pontificato -che è cosa ignominiosa et detestabile</i>.... Dispaccio dell'ambasciatore ferrarese -in Milano, Giacomo Trotti, al duca Ercole. Milano, 28 agosto 1492: -nell'Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note31"> -<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>. </span>Compose i distici Jeronimo Porcio, che gli pose nel <i>Hieronymus Porcius -Patritius Romanus Rotae Primarius Auditor.... Commentarius</i>. Edizione -rara di Eucario Silber in Roma, 18 settembre 1498. — Altri distici di Michele -Ferno di Milano finiscono: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Borgia stirps: bos: atque Ceres trascendit Olympo,</i></p> -<p class="i02"> <i>Cantabunt nomen saecula cuncta suum;</i></p> -</div></div> - -<p> -il che è stato una vera profezia. Vedi: Michael Firnus, <i>Historia nova -Alexandri VI ab Inocentii obitu VIII</i>. Edizione similmente rara dello stesso -Eucario Silber, anno 1493.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note32"> -<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>. </span><i>Ex arce Spoletina, die V Oct.</i> (di propria mano) <i>Vr. uti fr. Cesar -de Borja Elect. Valentin.</i> Pubblicato dal Reumont nell'<i>Archiv. Stor. Ital.</i>, -serie 3ª, tomo XVII, 1873, 3ª dispensa.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note33"> -<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>. </span><i>Era venuto il primo marito de la dicta nepote, qual fu rimesso a -Napoli, non visto da niuno</i>... Dispaccio di Giannandrea Boccaccio, vescovo -di Modena, Roma, 2 novembre 1492, e i seguenti del 5 e 9 novembre, nell'Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note34"> -<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc7">n. 7</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note35"> -<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>. </span>Dispaccio nell'Archivio di Mantova. Ne' rapporti officiali la Lucrezia -era a volte chiamata anche <i>Nipote</i> del Papa.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note36"> -<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>. </span>Giannandrea Boccaccio al duca Ercole. Roma, 25 febbraio 1493.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note37"> -<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>. </span>Vedi il contratto di matrimonio nell'Appendice di documenti, <a href="#doc9">n. 9</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note38"> -<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>. </span><i>Memorie manoscritte di Pesaro</i>, di Pietro Marzetti e di Lodovico -Zacconi, nella Biblioteca Oliveriana di quella città.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note39"> -<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc8">n. 8</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note40"> -<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>. </span>Dispacci del Boccaccio. Roma, 25 febbraio e 11 marzo 1493.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note41"> -<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>. </span><i>Magni et excellentis ingenii et praeclare indolis; prae se fert speciem -filii magni Principis, et super omnia clarus et iocundus, e tutto festa: -cum magna siquidem modestia est longe melioris et praestantioris aspectus -quam sit dux Candie germanus suus. Anchora lui è dotato di bone parte.</i> — Dispaccio -del 19 marzo 1493.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note42"> -<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>. </span><i>Mai fu visto il più carnale homo; l'hama questa madona Lucrezia -in superlativo gradu.</i> Dispaccio del Boccaccio, Roma, 4 aprile 1493. L'espressione -carnale è da prendere solo nel senso del nepotismo: così l'ambasciatore -stesso l'adopera anche in altro luogo in modo chiaro e che non ammette -dubbio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note43"> -<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>. </span>Se ne vegga la descrizione nella mia <i>Geschichte der Stadt Rom im -Mittelalter</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note44"> -<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc10">n. 10</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note45"> -<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>. </span><i>Cod. Aragon.</i>, II, 2, 67. Edizione Trinchera.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note46"> -<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>. </span><i>Carte Strozziane</i>, filza 343. Archivio di Firenze.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note47"> -<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>. </span>Il 13 gennaio 1494, <i>Lelia Ursina de Farnesio</i> si congratula con lui -della nomina. Ibidem.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note48"> -<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc11">n. 11</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note49"> -<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc11">n. 11</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note50"> -<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>. </span><i>Atti e Memorie di Storia patria per le provincie Modenesi e Parmensi.</i> -Modena, 1863, vol. I, pag. 443.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note51"> -<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>. </span>Dispacci di Giorgio Brognolo al marchese. Roma, 6 e 15 maggio 1494. -Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note52"> -<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>. </span>Dispaccio di Giacomo Trotti al duca Ercole. Milano, 11 giugno 1494. — Le -donne il 1º maggio erano ancora in Roma, avendo in tal giorno madonna -Adriana scritto alla marchesa di Mantova, per raccomandarle un'amica. — Lettera -nell'Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note53"> -<p><span class="label"><a href="#tag53">53</a>. </span>Questo Breve trovasi nella <i>Storia de' Conti e Duchi d'Urbino</i> dell'Ugolini, -II: docum. n. 13. Vedi l'originale nell'Archivio di Stato di Firenze: solo -la firma è di mano d'Alessandro; il rimanente è del datario Giovanni Lopez, -che si sottoscrive: <i>Io Datarius</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note54"> -<p><span class="label"><a href="#tag54">54</a>. </span><i>Memorie di Tommaso Diplovatazio, Patrizio Costantinopolitano e Pesarese</i>, -di Annibale Olivieri. Pesaro, 1771.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note55"> -<p><span class="label"><a href="#tag55">55</a>. </span>Su Collenuccio vedi lo scritto del suo concittadino Giulio Perticari, nelle -<i>Opere</i> di costui. Bologna, 1837, vol. II, pag. 52 e segg.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note56"> -<p><span class="label"><a href="#tag56">56</a>. </span>Questa notizia la dà Marin Sanudo, <i>Venuta di Carlo VIII in Italia</i>. -L'originale è nella Biblioteca di Parigi, ma ultimamente riprodotto in copia -nella Marciana. Egli chiama Giulia <i>favorita del Pontefice, di età giovane, -et bellissima, savia, accorta e mansueta</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note57"> -<p><span class="label"><a href="#tag57">57</a>. </span>Secondo un dispaccio di Brognolo, nell'Archivio di Mantova, Giulia e -Adriana tornarono il primo dicembre. In quel giorno Pandolfo Collenuccio, che -trovavasi allora in Roma, scriveva: <i>Una optima novella ce è per alcuno. Che -M. Julia si è recuperata, et andò Messer Joan Marrades per Lei. Et è venuta -in Roma: e dicesi, che Domenica de nocte allogiò in Palazzo.</i> — Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note58"> -<p><span class="label"><a href="#tag58">58</a>. </span>Dispaccio di Giacomo Trotti. Milano, 21 dicembre 1494. — Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note59"> -<p><span class="label"><a href="#tag59">59</a>. </span><i>Che li pareva ogni hora vedere Messer Bartolomeo da Calcho a Sua -Eccellenzia cum una staffetta, chel Papa fosse preso, e li fosse taliata la testa.</i></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note60"> -<p><span class="label"><a href="#tag60">60</a>. </span>Trotti al duca di Ferrara. Milano, 24 dicembre 1494.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note61"> -<p><span class="label"><a href="#tag61">61</a>. </span>Queste date le porge Marin Sanudo nella sua storia manoscritta dell'invasione -di Carlo VIII, fol. 470.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note62"> -<p><span class="label"><a href="#tag62">62</a>. </span>Queste date sono tolte dalle notizie di Marin Sanudo, <i>Diario</i>, vol. I, -fol. 55, 58, 85.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note63"> -<p><span class="label"><a href="#tag63">63</a>. </span><i>Il dì de S. Laurentio il Duca de Gandia, figliuolo del Papa, intrò in -Roma accompagnato dal Cardinale di Valenzia, et tutta la Corte con grandissima -pompa.</i> Dispaccio di Lodovico Carissimi al duca di Ferrara. Roma, -15 agosto 1496. Archivio di Modena. — Il 12 settembre il Gandia scrisse una -lettera al marchese Gonzaga, che è riprodotta nell'Appendice di n. 12, affinchè -si abbia anche una lettera di questo Borgia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note64"> -<p><span class="label"><a href="#tag64">64</a>. </span>Il Boccaccio ad Ercole, 24 maggio 1495.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note65"> -<p><span class="label"><a href="#tag65">65</a>. </span>La Civiltà Cattolica (fascicolo del 15 marzo 1873, pag. 727) dà un -estratto della notizia del <i>Diario</i> di Marin Sanudo, vol. I, 258. Essa suona così: -<i>Da Roma per le lettere del orator nostro se intese et etiam de private persone -cossa assai abominevole in la chiesa di Dio che al papa erra nato un fiolo di -una dona romana maridata, ch'el padre l'havea rufianata e di questa il marito -invitò il suocero ala vigna e lo uccise tagliandogli el capo ponendo quello -sopra uno legno con letere che diceva questo e il capo de mio suocero che a -rufianato sua fiola al papa et che inteso questo il papa fece metter el dito in -exilio di Roma con taglia. Questa nova vene per letere particular etiam si -godea con la sua spagnola menatali di Spagna per suo fiol duca di Gandia -novamente lì venuto.</i></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note66"> -<p><span class="label"><a href="#tag66">66</a>. </span><i>Epitaphia clarissimarum mulierum quae virtute: arte: aut aliqua nota -claruerunt.</i> Codice di Hartmann Schedel nella Biblioteca Nazionale di Monaco.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note67"> -<p><span class="label"><a href="#tag67">67</a>. </span>Lod. Zacconi, <i>Hist. di Pesaro</i>, manoscritto nella Biblioteca Oliveriana; -e così pure Pietro Marzetti.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note68"> -<p><span class="label"><a href="#tag68">68</a>. </span>Le lettere sono nell'Archivio Gonzaga a Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note69"> -<p><span class="label"><a href="#tag69">69</a>. </span>Battista Almerici, I, e Pietro Marzetti, <i>Memorie di Pesaro</i>. Il manoscritto -è nella Oliveriana. Queste cronache non sono esatte nelle date e spesso -sono piene d'errori.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note70"> -<p><span class="label"><a href="#tag70">70</a>. </span>Marin Sanudo, <i>Diario</i>, vol. I, fol. 410, marzo 1497.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note71"> -<p><span class="label"><a href="#tag71">71</a>. </span>Nell'Appendice di documenti, <a href="#doc14">n. 14</a>, v'è la lettera di condoglianza del -cardinale Giuliano Della Rovere.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note72"> -<p><span class="label"><a href="#tag72">72</a>. </span>Quest'atto è dato in sunto dall'Amati nel <i>Periodico di Numismatica</i> -dello Strozzi, anno III, fasc. II, pag. 73.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note73"> -<p><span class="label"><a href="#tag73">73</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc17">n. 17</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note74"> -<p><span class="label"><a href="#tag74">74</a>. </span>Nell'Archivio di Modena fra le <i>Lettere di Donato Aretino da Roma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note75"> -<p><span class="label"><a href="#tag75">75</a>. </span>Lettera di Lodovico Carissimi. Roma, 8 agosto 1497. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note76"> -<p><span class="label"><a href="#tag76">76</a>. </span><i>Et mancho se è curato de fare prova de se qua con Done per poterne -chiarire el Rev. Legato che era qua, sebbene Sua Excellentia tastandolo sopra -ciò gli ne abia facto offerta.</i> Dispaccio dell'ambasciatore ferrarese a Milano, Antonio -Costabili, al duca Ercole. Milano, 23 giugno 1497. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note77"> -<p><span class="label"><a href="#tag77">77</a>. </span>Di ciò Pandolfo Collenuccio, che era in Roma al seguito del cardinale -Ippolito, scrive al duca di Ferrara il 25 dicembre 1498 (1497). La lettera autografa -è nell'Archivio di Modena: <i>El S. de Pesaro ha scripto qua de sua mano: -non haverla mai cognosciuta.... et esser impotente, alias la sententia non se -potea dare.... El prefato S. dice però haver scripto così per obedire el Duca de -Milano et Aschanio</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note78"> -<p><span class="label"><a href="#tag78">78</a>. </span>Nello stesso dispaccio da Milano del 23 giugno 1497, l'ambasciatore -ferrarese Costabili scriveva, Giovanni Sforza aver detto al duca Ludovico: <i>Anzi -haverla conosciuta infinite volte, ma chel Papa non gelha tolta per altro se -non per usare con lei. Extendendose molto a carico di Sua Beatitudine</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note79"> -<p><span class="label"><a href="#tag79">79</a>. </span>L'originale del Breve si trova nell'Archivio di Modena: proviene dalla -Cancelleria di Lucrezia. — Appendice di documenti, <a href="#doc15">n. 15</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note80"> -<p><span class="label"><a href="#tag80">80</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc16">n. 16</a>. — Il Ducato di Bisceglie, città oggi -di 19,000 abitanti, cui mena la strada ferrata di Foggia. Si diceva e scriveva -allora anche <i>Biseglia</i> o <i>Biselli</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note81"> -<p><span class="label"><a href="#tag81">81</a>. </span>Dispaccio di Giovanni Lucido Cataneo. Roma, 8 agosto 1498. — Archivio -Gonzaga.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note82"> -<p><span class="label"><a href="#tag82">82</a>. </span>I Brevi sono nell'Archivio di Stato di Venezia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note83"> -<p><span class="label"><a href="#tag83">83</a>. </span>L'istrumento è nel protocollo di Beneimbene. Vedine l'estratto nell'Appendice -di documenti, <a href="#doc18">n. 18</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note84"> -<p><span class="label"><a href="#tag84">84</a>. </span>Nel protocollo di Beneimbene.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note85"> -<p><span class="label"><a href="#tag85">85</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc23">n. 23</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note86"> -<p><span class="label"><a href="#tag86">86</a>. </span>La notizia è nel <i>Diario</i> di Marin Sanudo, II, 751.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note87"> -<p><span class="label"><a href="#tag87">87</a>. </span>Il Breve è nell'Archivio di Stato di Spoleto.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note88"> -<p><span class="label"><a href="#tag88">88</a>. </span>La Bolla d'investitura su pergamena è datata da Roma 1499 <i>Non.</i> (il -mese manca). È un'ampia donazione. — Dalla Cancelleria di Lucrezia nell'Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note89"> -<p><span class="label"><a href="#tag89">89</a>. </span>I due Brevi sono nell'Archivio della Casa comunale di Nepi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note90"> -<p><span class="label"><a href="#tag90">90</a>. </span>Gli atti relativi alla vendita, dagli 11 al 15 febbraio 1500, sono nell'Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note91"> -<p><span class="label"><a href="#tag91">91</a>. </span>Vedi la protesta di Jacopo Gaetani nell'Appendice di documenti, <a href="#doc19">n. 19</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note92"> -<p><span class="label"><a href="#tag92">92</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc22">n. 22</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note93"> -<p><span class="label"><a href="#tag93">93</a>. </span>Manoscritto nella Vaticana, n. 5205.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note94"> -<p><span class="label"><a href="#tag94">94</a>. </span><i>Collocutores itinerantes Tuscus et Remus, Romae in Campo Florae</i>, -1497. Un altro scritto, del quale Jeronimo si vanta, <i>De gentilicium -nuptiarum ritu libellus</i>, non m'è riuscito vederlo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note95"> -<p><span class="label"><a href="#tag95">95</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc5">n. 5</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note96"> -<p><span class="label"><a href="#tag96">96</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc13">n. 13</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note97"> -<p><span class="label"><a href="#tag97">97</a>. </span>Vedi Appendice di documenti, <a href="#doc41">n. 41</a>, <a href="#doc42">42</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note98"> -<p><span class="label"><a href="#tag98">98</a>. </span>Vedi il mio scritto: <i>Das Archiv der Notare des Capitols in Rom -und das Protocollbuch des Notars Camillus de Beneimbene von 1457 -bis 1505</i>. Resoconto di una tornata della Reale Accademia Bavarese delle -Scienze a Monaco, 1872, fascic. IV.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note99"> -<p><span class="label"><a href="#tag99">99</a>. </span>Nel Codice di Hartmann Schedel, nella Biblioteca Nazionale di Monaco.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note100"> -<p><span class="label"><a href="#tag100">100</a>. </span>Nell'Archivio Gonzaga.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note101"> -<p><span class="label"><a href="#tag101">101</a>. </span><i>In questa mattina ho hauto lo adviso de la morte del R<sup>mo</sup> Card. Borgia -<span class="smcap lowercase">MIO FRATRE</span> passato de questa vita in Urbino</i>. <i>Forlì</i>, 16 <i>Ian</i>. 1500. — Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note102"> -<p><span class="label"><a href="#tag102">102</a>. </span><i>A</i>. 1500 22 <i>gennaio</i> (la data è sbagliata) <i>morì il Card. Borgia, fiolo -del Papa Alexº a Orbino. Silva Cronicarum Bernardini Zambotti</i>. — Manoscritto -nella Biblioteca di Ferrara.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note103"> -<p><span class="label"><a href="#tag103">103</a>. </span><i>La bona memoria del Cardinale Borgia mio fratre</i>. Roma, 30 luglio -1500 — Archivio Gonzaga.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note104"> -<p><span class="label"><a href="#tag104">104</a>. </span>È erroneo ciò che crede il Cittadella, che Giovanni Borgia <i>iunior</i> sia stato -un figlio di Pierluigi, il fratello di Alessandro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note105"> -<p><span class="label"><a href="#tag105">105</a>. </span><i>Femina quasi virago crudelissima et di gran animo</i>. — <i>Venuta di -Carlo VIII</i>, pag. 811. Manoscritto. Qui <i>Virago</i> non sta nel senso indicato innanti -a pag. 28, ma nell'altro di donna di tempra virile — <i>Mannweib</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note106"> -<p><span class="label"><a href="#tag106">106</a>. </span><i>O bona Madonna, hora non te mancherà da....</i> Dispaccio dell'ambasciatore -ferrarese Giorgio Seregni al duca Ercole. Milano, 15 gennaio 1500. — Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note107"> -<p><span class="label"><a href="#tag107">107</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc20">n. 20</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note108"> -<p><span class="label"><a href="#tag108">108</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc26">n. 26</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note109"> -<p><span class="label"><a href="#tag109">109</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc21">n. 21</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note110"> -<p><span class="label"><a href="#tag110">110</a>. </span>Sulla facciata di Porta Romana e sui bastioni si veggono ancora le armi -colossali in pietra di Paolo III, e quelle di suo figlio. Un'iscrizione dice: «P. <span class="smcap">Aloisius -Farnesius Dux i Castri et Nepete Munimentum hoc ad tutelam -civitatis exstruxit, mdxl.»</span></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note111"> -<p><span class="label"><a href="#tag111">111</a>. </span>Corrispondenza di lui col Gonzaga conservata nell'Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note112"> -<p><span class="label"><a href="#tag112">112</a>. </span><i>Ad Pisaurenses: Guidi Posthumi Silvestris Pisaurensis Elegiarum</i>, -<i>Libri II</i>, pag. 33. Bonon., 1624.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note113"> -<p><span class="label"><a href="#tag113">113</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc24">n. 24</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note114"> -<p><span class="label"><a href="#tag114">114</a>. </span>Pietro Marzetti, <i>Memorie di Pesaro</i>. Manoscritto nella Oliveriana.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note115"> -<p><span class="label"><a href="#tag115">115</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc25">n. 25</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note116"> -<p><span class="label"><a href="#tag116">116</a>. </span>Il cardinal Ferrari al duca Ercole. Roma, 18 febbraio 1501. Prima lettera, -tra quelle esistenti nell'Archivio di Modena, relativa a questo affare.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note117"> -<p><span class="label"><a href="#tag117">117</a>. </span>Lettera di Ercole al suo inviato Manfredo Manfredi in Firenze, 25 -aprile 1501. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note118"> -<p><span class="label"><a href="#tag118">118</a>. </span>Il Ferrari a Ercole, 1 maggio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note119"> -<p><span class="label"><a href="#tag119">119</a>. </span>Girolamo Sacrati a Ercole. Roma, 8 maggio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note120"> -<p><span class="label"><a href="#tag120">120</a>. </span>Bartolommeo dei Cavallieri, inviato ferrarese in Francia, a Ercole. Châlons, -26 maggio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note121"> -<p><span class="label"><a href="#tag121">121</a>. </span>Bartolommeo dei Cavallieri. Lione, 22 giugno 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note122"> -<p><span class="label"><a href="#tag122">122</a>. </span>Ercole a Giovanni Valla, 8 luglio 1501. Ercole al cardinale di Rouen, -8 luglio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note123"> -<p><span class="label"><a href="#tag123">123</a>. </span>Dispaccio di Bartolommeo Cavallieri, inviato di Ferrara presso la Corte -di Francia, a Ercole, 10, 14, 21 luglio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note124"> -<p><span class="label"><a href="#tag124">124</a>. </span>Dispacci dello stesso senza data.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note125"> -<p><span class="label"><a href="#tag125">125</a>. </span>Il duca Ercole a Giovanni Valla, suo ambasciatore presso il cardinale -di Rouen in Milano, 21 e 26 luglio 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note126"> -<p><span class="label"><a href="#tag126">126</a>. </span><i>Da Roma accertasi, che la figliola del Papa ha partorito....</i> Gio. Alberto -della Pigna al duca. Venezia, 15 marzo 1498. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note127"> -<p><span class="label"><a href="#tag127">127</a>. </span>Uno dei primi ad annunziare che Cesare fosse stato l'uccisore del fratello, -fu un inviato ferrarese a Venezia. <i>De novo ho inteso, come de la morte del -Duca di Candia fo causa el Cardinale suo fratello</i>. Dispaccio del Pigna ad Ercole, -Venezia, 22 febbraio 1498.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note128"> -<p><span class="label"><a href="#tag128">128</a>. </span>Si paragoni l'epitaffio di Alessandro VI del Sannazzaro con l'epigramma -di Guido Postumo: <i>In Tumulum Sexti</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note129"> -<p><span class="label"><a href="#tag129">129</a>. </span>Nella lettera presso il Malipiero (<i>Arch. Stor. Ital.</i>, VII, I, 499) è detto: -<span class="smcap">Si dice</span> <i>che il signor Giovanni Sforza ha fatto questo effetto</i> (l'uccisione di -Gandia)<i>, perchè il Duca di Gandia usava con la sorella, sua consorte, la quale -è fiola del Papa, ma d'un'altra madre</i>: il che è positivamente falso. L'ambasciatore -veneziano Polo Capello accenna a quel rumore con un <span class="smcap lowercase">SI DICE</span> nella sua -conosciuta Relazione del settembre 1500.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note130"> -<p><span class="label"><a href="#tag130">130</a>. </span>Il Cavallieri ad Ercole: Lione, S agosto 1501. Informa avere il Papa -scritto al suo nunzio di accettare le domande del duca per concludere il matrimonio, -il quale sarebbe straordinariamente vantaggioso per quest'ultimo e pel -duca di Romagna.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note131"> -<p><span class="label"><a href="#tag131">131</a>. </span>Dispacci dell'inviato ferrarese Bartolommeo Cartari da Venezia: 25 giugno, -28 luglio, 2 agosto 1501. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note132"> -<p><span class="label"><a href="#tag132">132</a>. </span>Lettera di Ercole al Pozzi in Ferrara, 25 agosto 1501. Le lettere di Massimiliano -non si trovano nell'Archivio d'Este, nè a Vienna.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note133"> -<p><span class="label"><a href="#tag133">133</a>. </span>Il contratto del 26 agosto 1501 fu ricevuto dal Beneimbene. Tanto questo, -quanto l'altro contratto stipulato a Ferrara il primo settembre 1501 in Belfiore, -allegato in copia nel protocollo del Beneimbene, non sono riprodotti nell'Appendice, -perchè troppo lunghi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note134"> -<p><span class="label"><a href="#tag134">134</a>. </span>Il cardinal Ferrari ad Ercole. Roma, 27 agosto 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note135"> -<p><span class="label"><a href="#tag135">135</a>. </span><i>Minute ducali</i>, primo settembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note136"> -<p><span class="label"><a href="#tag136">136</a>. </span>La lettera è stampata nella <i>Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara</i>, del -Zucchetti. Milano, 1869.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note137"> -<p><span class="label"><a href="#tag137">137</a>. </span><i>Ed altre cose che egli disse per maggiormente magnificare il fatto</i>. -Matteo Canali al duca di Ferrara. Roma, 11 settembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note138"> -<p><span class="label"><a href="#tag138">138</a>. </span><i>Quale mi pare già essere optima Ferrarese</i>. Dispaccio da Roma del -15 settembre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note139"> -<p><span class="label"><a href="#tag139">139</a>. </span><i>Che voleva havessimo veduto che la Duchessa non era zoppa</i>. Il Saraceni -a Ercole. Roma, 16 settembre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note140"> -<p><span class="label"><a href="#tag140">140</a>. </span>Saraceni. Roma, 23 settembre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note141"> -<p><span class="label"><a href="#tag141">141</a>. </span>Dispaccio del 25 settembre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note142"> -<p><span class="label"><a href="#tag142">142</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc29">n. 29</a>. Ercole fece rispondere in modo da calmare -i timori. Lettera a' suoi due oratori in Roma, 30 settembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note143"> -<p><span class="label"><a href="#tag143">143</a>. </span>Dispaccio di Matteo Canali ad Ercole. Roma, 18 settembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note144"> -<p><span class="label"><a href="#tag144">144</a>. </span>Vedi le Bolle nell'Appendice di documenti, <a href="#doc27">n. 27</a> e <a href="#doc28">28</a>. Entrambe sono -nell'Archivio di Modena. La prima è un duplicato, la seconda originale. Manca -il suggello di piombo; ma rimane ancora il filo di seta rossa e gialla, cui era sospeso. -Lo stesso m'accadde incontrare in un manoscritto della Barberiniana in -Roma, che diedi già nella <i>Storia della città di Roma nel Medio Evo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note145"> -<p><span class="label"><a href="#tag145">145</a>. </span>In un mandato del Papa, relativo a certi balzelli, del 21 luglio 1501, -si dice: <i>Nobili Infanti Johanni Borgia nostro secundum carnem nepoti</i>. Anche -in un Breve del 12 giugno 1502 alla Comunità di Gallese: <i>Dil. filii nobilis infantis -Johannis Borgia ducis Nepesini dilecti filii nobilis viri Caesaris Borgia -de Francia</i>, etc. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note146"> -<p><span class="label"><a href="#tag146">146</a>. </span>Il Saraceni ad Ercole. Roma, 28 settembre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note147"> -<p><span class="label"><a href="#tag147">147</a>. </span><i>Datum in civitate Hispali</i>, 7 <i>gennaio</i> 1502. <i>Yo el Rey</i>. — Archivio di -Modena, nel <i>Liber Arrendamentorun Terrarum ad Illmos Dnos Rodericum -Bor. de Aragonia Sermoneti et Jo. de bor. Nepesin. Duces infantes spectantium -alearq. scripturar. status eorundem tangentium.</i> Biselli, 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note148"> -<p><span class="label"><a href="#tag148">148</a>. </span>Lucrezia ad Ercole, 18 ottobre. Ercole a Lucrezia, 23 ottobre.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note149"> -<p><span class="label"><a href="#tag149">149</a>. </span>Gerardo Saraceni ad Ercole, 15 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note150"> -<p><span class="label"><a href="#tag150">150</a>. </span>Ercole a Don Francesco Roxas, 24 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note151"> -<p><span class="label"><a href="#tag151">151</a>. </span>Gerardo Saraceni ad Ercole. Roma, 26 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note152"> -<p><span class="label"><a href="#tag152">152</a>. </span>Il Saraceni ad Ercole, 26 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note153"> -<p><span class="label"><a href="#tag153">153</a>. </span>L'oratore Manfredo Manfredi ad Ercole. Firenze, 22 e 24 novembre 1601.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note154"> -<p><span class="label"><a href="#tag154">154</a>. </span>Il duca a' suoi due ambasciatori in Roma, 7 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note155"> -<p><span class="label"><a href="#tag155">155</a>. </span>Ercole a Gerardo Saraceni, 24 novembre 1501, e altre sue lettere dello -stesso tenore a' suoi ambasciatori.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note156"> -<p><span class="label"><a href="#tag156">156</a>. </span>Ercole a Gerardo Saraceni in Roma, 11 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note157"> -<p><span class="label"><a href="#tag157">157</a>. </span>Dispaccio dell'inviato Ferrarese ad Ercole. Roma, 31 ottobre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note158"> -<p><span class="label"><a href="#tag158">158</a>. </span><i>Il qual mal effecto volendo nui fugire, seamo condescesani a contrahere -la affinità cum soa Santità. Responsum ill.<sup>mi</sup> Dni ducis Ferrarie D. Angustino -Semetic Ces. M.<sup>tis</sup> secretario</i>. Ferrara, 22 novembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note159"> -<p><span class="label"><a href="#tag159">159</a>. </span><i>Che il procedere del Duca era un procedere da mercatante</i>. Ercole a -Gerardo Saraceni, 1º dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note160"> -<p><span class="label"><a href="#tag160">160</a>. </span>Ercole ad Alessandro VI, 1º dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note161"> -<p><span class="label"><a href="#tag161">161</a>. </span>Dispaccio di Giovanni Lucido, nell'Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note162"> -<p><span class="label"><a href="#tag162">162</a>. </span>La relazione di questo <i>Reporter</i>, che si segna <i>El Prete</i>, si conserva nell'Archivio -di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note163"> -<p><span class="label"><a href="#tag163">163</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc34">n. 34</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note164"> -<p><span class="label"><a href="#tag164">164</a>. </span>Dispaccio di Gianluca Pozzi ad Ercole. Roma, 25 dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note165"> -<p><span class="label"><a href="#tag165">165</a>. </span>Gianluca Pozzi ad Ercole. Roma, 25 dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note166"> -<p><span class="label"><a href="#tag166">166</a>. </span><i>Fu necessario che la abreviasse</i>. Gianluca e Gerardo ad Ercole. Roma, -30 dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note167"> -<p><span class="label"><a href="#tag167">167</a>. </span><i>E ciò nello scopo, che se mancasse essa Duchessa verso lo ill.<sup>mo</sup> Don -Alfonso non fosse più obbligato di quanto voleva esserlo circa dette gioie</i>. -Ercole al cardinale Ippolito, 2 dicembre 1501. Della stessa data sul medesimo -oggetto è pure la lettera di Ercole a Gianluca Pozzi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note168"> -<p><span class="label"><a href="#tag168">168</a>. </span>Il Pozzi a Ercole, 1º gennaio 1501. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note169"> -<p><span class="label"><a href="#tag169">169</a>. </span>El Prete ad Isabella. Roma, 2 gennaio 1502. Appendice di documenti, <a href="#doc35">n. 35</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note170"> -<p><span class="label"><a href="#tag170">170</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc34">n. 34</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note171"> -<p><span class="label"><a href="#tag171">171</a>. </span>Pozzi al duca Ercole. Roma, 28 dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note172"> -<p><span class="label"><a href="#tag172">172</a>. </span>Pozzi e Saraceni. Roma, 28 dicembre 1501.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note173"> -<p><span class="label"><a href="#tag173">173</a>. </span>Roma, 9 gennaio 1502. Appendice di documenti, <a href="#doc36">n. 36</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note174"> -<p><span class="label"><a href="#tag174">174</a>. </span>Pozzi e Saraceni ad Ercole. Roma, 6 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note175"> -<p><span class="label"><a href="#tag175">175</a>. </span>Nell'Archivio comunale di Nepi, dove lo copiai dal <i>Libro de' Brevi</i>, ec. -Appendice di documenti, <a href="#doc33">n. 33</a>. — Con la stessa formola e sotto la medesima data, -un altro Breve alla Comunità di Trevi trovasi nell'Archivio di questa città, ed è -stato stampato nell'<i>Arte Cristiana: Passeggiate nell'Umbria</i>, 1866, pag. 358, -di Tullio Dandolo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note176"> -<p><span class="label"><a href="#tag176">176</a>. </span>Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 6 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note177"> -<p><span class="label"><a href="#tag177">177</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc37">n. 37</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note178"> -<p><span class="label"><a href="#tag178">178</a>. </span>I colori della Lucrezia erano giallo e nero bruno (<i>morello aperto</i>), e quelli -di Alessandro giallo e nero.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note179"> -<p><span class="label"><a href="#tag179">179</a>. </span><i>Spogli di Giambattista Almerici</i>, I, 284. Manoscritto nell'Oliveriana di -Pesaro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note180"> -<p><span class="label"><a href="#tag180">180</a>. </span>Dispaccio da Rimini, 22 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note181"> -<p><span class="label"><a href="#tag181">181</a>. </span>Ferrante ad Ercole. Rimini, 23 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note182"> -<p><span class="label"><a href="#tag182">182</a>. </span>L'espressione tecnica è: <i>lavarsi il capo</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note183"> -<p><span class="label"><a href="#tag183">183</a>. </span>Ferrante ad Ercole. Imola, 27 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note184"> -<p><span class="label"><a href="#tag184">184</a>. </span>Gianluca al duca Ercole. Bentivoglio, 31 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note185"> -<p><span class="label"><a href="#tag185">185</a>. </span>Bernardino Zambotto. Vedi lo scritto di monsignor Giuseppe Antonelli: -<i>Lucrezia Borgia in Ferrara, sposa a Don Alfonso d'Este. Memorie storiche....</i> -Ferrara, 1867.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note186"> -<p><span class="label"><a href="#tag186">186</a>. </span>L'ambasciatore Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 7 gennaio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note187"> -<p><span class="label"><a href="#tag187">187</a>. </span>Il duca al suo ambasciatore in Roma. Ferrara, 22 gennaio 1502, nelle -<i>Minute Ducali a Costabili Beltrando Oratore a Roma</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note188"> -<p><span class="label"><a href="#tag188">188</a>. </span>Il signor Cittadella, il più grande conoscitore della sua città natale, mi fu -guida in quel luogo, e devo la cognizione, che ne acquistai, ai dati, alle indicazioni -e alle antiche carte da lui fornitimi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note189"> -<p><span class="label"><a href="#tag189">189</a>. </span>Lo dice egli stesso in una lettera al suo ambasciatore Beltrando Costabili -a Roma. Ferrara, 3 febbraio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note190"> -<p><span class="label"><a href="#tag190">190</a>. </span>Isabella Gonzaga, che stava a vedere il corteggio dalla finestra di un palazzo, -dà espressamente questo posto al duca. Lettera a suo marito: Ferrara, -2 febbraio, nell'<i>Archiv. Stor. Ital.</i>, App. II, 305. Le notizie di lei furono in -gran parte inserite nelle descrizioni di Marin Sanudo (<i>Diario</i>, vol. IV, fol. 104 e -seg., sotto il titolo: <i>Ordine di le pompe e spectaculi di le noze de mad. Lucretia -Borgia</i>). Rawdon Brown le ha già pubblicate nel suo <i>Ragguaglio su la vita e le -opere di M. Sanudo</i>, II, 197 e seg.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note191"> -<p><span class="label"><a href="#tag191">191</a>. </span>Da Roma egli scriveva a Lucrezia il 16 gennaio, essere stato a visitare il -figlio Rodrigo e averlo trovato che dormiva il più placido sonno che mai. Il 9 febbraio -lo stesso cardinale scrive, il Papa averlo invitato per la sera insieme con Cesare, -il cardinal Borgia e la signora principessa, che probabilmente era Sancia. -<i>Lettere nell'Archivio di Modena</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note192"> -<p><span class="label"><a href="#tag192">192</a>. </span>Così la dice la stessa Isabella Gonzaga. La Relazione del Cagnolo nomina -invece un'altra Adriana, come moglie di Francesco (Colonna) di Palestrina.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note193"> -<p><span class="label"><a href="#tag193">193</a>. </span><i>Cronica manoscritta</i> di Mario Equicola nella Biblioteca di Ferrara, nel -Palazzo dell'Università, altra volta Paradiso.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note194"> -<p><span class="label"><a href="#tag194">194</a>. </span>Paolo Zerbinati, <i>Memorie manoscritte</i>, nella Biblioteca di Ferrara, pag. 3.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note195"> -<p><span class="label"><a href="#tag195">195</a>. </span>Il manoscritto è nella Biblioteca di Ferrara: <i>Nicolai Marii Paniciati ferrariensis -Borgias. Ad Excell. D. Lucretiam Borgiam III Alphonsi Estensis -Sponsam celeber, MDII</i> — Uno degli epigrammi suona così: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Tyndaridem jactant Heroica saecula cujus</i></p> -<p class="i02"> <i>Armavit varios forma superba Duces.</i></p> -<p class="i01"><i>Haec collata tibi, merito, Lucretia, cedit,</i></p> -<p class="i02"> <i>Nam tuus omne Helenes lumen obumbrat honor.</i></p> -<p class="i01"><i>Illa neces populis, diuturnaque bella paravit:</i></p> -<p class="i02"> <i>Tu bona tranquillae pacis opima refers.</i></p> -<p class="i01"><i>Moribus illa suis speciem temeravit honestam:</i></p> -<p class="i02"> <i>Innumeris speciem dotibus ipsa colis;</i></p> -<p class="i01"><i>Ore deam praestas: virtute venustior alma:</i></p> -<p class="i02"> <i>Foeda Helenae facies aequiparata tuae.</i></p> -</div></div> -</div> - -<div class="footnote" id="note196"> -<p><span class="label"><a href="#tag196">196</a>. </span><i>Caelii Calcagnini ferrariensis. In Illustriss. Divi Alphonsi Primogeniti -Herculis Ducis Ferr. ac Divae Lucretiae Borgiae Nuptias Epithalamium. Laurentius -de Valentia Imprimebat, Ferrariae Deo, Opt. Max. Favente Calend. -Febr. MDII</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note197"> -<p><span class="label"><a href="#tag197">197</a>. </span>Egli dice pure: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Est levis haec jactura tamen, ruat hoc quoque quicquid</i></p> -<p class="i01"><i>Est reliquum, juvet et nudis habitare sub antris,</i></p> -<p class="i01"><i>Vivere dum liceat tecum pulcherrima virgo.</i></p> -</div></div> - -<p> -<i>Ludovici Areosti ferrariensis Epithalamion</i>, nel vol. I de' <i>Carmina Illustrium -Poetarum Italorum</i>, pag. 342-46.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note198"> -<p><span class="label"><a href="#tag198">198</a>. </span>Vedi il passo in <i>Lucrezia Borgia in Ferrara</i>. Ferrara, 1867, pag. 20.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note199"> -<p><span class="label"><a href="#tag199">199</a>. </span>Vedi il passo in <i>Lucrezia Borgia in Ferrara</i>. Ferrara, 1867, pag. 39.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note200"> -<p><span class="label"><a href="#tag200">200</a>. </span>Agnolo Firenzuola, <i>Della perfetta bellezza di una donna</i>, vol. I.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note201"> -<p><span class="label"><a href="#tag201">201</a>. </span><i>Fu essa Lucrezia di venusto e mansueto aspetto, prudente, di gratissime -maniere negli atti, e nel parlare di molta grazia e allegrezza.</i> — Così il segretario -intimo di Alfonso, Bonaventura Pistofilo, nella <i>Vita di Alfonso I d'Este</i>. -Tutti i contemporanei le danno della <i>venusta</i>, <i>gentile</i>, <i>graziosa</i>, <i>amabile</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note202"> -<p><span class="label"><a href="#tag202">202</a>. </span>Queste rappresentazioni cominciarono il 13 febbraio: vi furon anche -delle moresche. — <i>Cronica manoscritta</i> dello Zambotto nella Biblioteca di Ferrara.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note203"> -<p><span class="label"><a href="#tag203">203</a>. </span>Le notevoli lettere d'Isabella sulle feste nuziali in Ferrara sono pubblicate -nelle <i>Notizie di Isabella Estense</i>, di Carlo d'Arco (<i>Archiv. Stor. Ital.</i>, -App. II, 223 e seg.). La lettera della marchesana di Cotrone, del 1º febbraio, è -nella Biblioteca di Mantova, e nell'Archivio poi sono parecchie altre lettere della -stessa al Gonzaga a proposito delle feste.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note204"> -<p><span class="label"><a href="#tag204">204</a>. </span><i>Qual Madonna sposa danzò molte danze, al suono delli suoi Tamburini -alla Romanesca e Spagnuola.</i> — Relazione di Niccolò Cagnolo di Parma, che aveva -accompagnato a Ferrara l'ambasciatore francese. Questa descrizione delle feste -nuziali fu inserita dallo Zambotto nella sua <i>Cronica</i>; sicchè è pubblicata nel piccolo -scritto già citato: <i>Lucrezia Borgia in Ferrara</i>, ec. (1867).</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note205"> -<p><span class="label"><a href="#tag205">205</a>. </span>La <i>Cassaria</i> fu rappresentata la prima volta nel 1508, i <i>Suppositi</i> -nel 1509. Giuseppe Campori, <i>Notizie per la vita di Lodovico Ariosto</i>, seconda -ediz. Modena, 1871, pag. 67.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note206"> -<p><span class="label"><a href="#tag206">206</a>. </span>Dispaccio dell'inviato ferrarese Bartolomeo Cartari ad Ercole. Venezia, -25 gennaio 1502. — Archivio di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note207"> -<p><span class="label"><a href="#tag207">207</a>. </span>Nel dispaccio stesso il Cartari dice, che le vesti da lui descritte erano state -destinate per servire di regalo. — <i>Li Ambasciatori veneziani le presentarono due -vesti grandi in forma di patii di velluto Cremesino foderati di ermelini, quali -levatesi di sopra loro le presentarono</i>: Cagnolo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note208"> -<p><span class="label"><a href="#tag208">208</a>. </span><i>Ano dato materia di ridere ad hogni homo cum suo presente</i>: La marchesana -di Cotrone al marchese di Mantova. Ferrara, 8 febbraio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note209"> -<p><span class="label"><a href="#tag209">209</a>. </span><i>Violas arcu pulsantes</i>.... Cesare Borgia ad Ercole. Roma, 3 settembre 1498.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note210"> -<p><span class="label"><a href="#tag210">210</a>. </span>Vedi le lettere di Isabella del 3 e 5 febbraio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note211"> -<p><span class="label"><a href="#tag211">211</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc39">n. 39</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note212"> -<p><span class="label"><a href="#tag212">212</a>. </span>La lettera è pubblicata dallo Zucchetti, pag. 12.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note213"> -<p><span class="label"><a href="#tag213">213</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc40">n. 40</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note214"> -<p><span class="label"><a href="#tag214">214</a>. </span><i>P. S. Li gentilhomini de lo illustrissimo signor Duca di Romagna, -poichè sono stati qui dodici giorni, sono stati da me licenziati per essere impertinente -e senza fructo alcuno a la Santità de N. S. et allo illustrissimo -signor Duca de Romagna.</i> — A Beltrando Costabili, nelle Minute Ducali, 14 -febbraio 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note215"> -<p><span class="label"><a href="#tag215">215</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc38">n. 38</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note216"> -<p><span class="label"><a href="#tag216">216</a>. </span>Il Cittadella (<i>Guida del forestiere in Ferrara</i>. Ferrara, 1873) ride -pello specchio che avrebbe tradito l'amore di Ugo e Parisina. Vedi il <i>Castello -di Ferrara</i> (Torino, 1873) dello stesso, e la descrizione del castello nelle <i>Notizie -storico-artistiche sui primarii palazzi d'Italia</i>. Firenze, Cennini, 1871.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note217"> -<p><span class="label"><a href="#tag217">217</a>. </span>Il primo tipografo in Ferrara nel 1471 fu il francese Andreas, nominato -Belforte. Luigi Napoleone Cittadella, <i>La stampa in Ferrara</i>. Ferrara, 1873.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note218"> -<p><span class="label"><a href="#tag218">218</a>. </span>Vedi le prime pagine della nota <i>Biografia del Savonarola</i>, di Pasquale -Villari.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note219"> -<p><span class="label"><a href="#tag219">219</a>. </span><i>Maxime intendendo che continuano dormire insieme la notte. Se -ben intende ch'el signor Don Alfonso el dì va a piacere in diversi loci come -giovane; il quale, dice Sua Santità, fa molto bene</i>. — Beltrando Costabili al -duca. Roma, 1º aprile 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note220"> -<p><span class="label"><a href="#tag220">220</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc41">n. 41</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note221"> -<p><span class="label"><a href="#tag221">221</a>. </span>Carlino d'argento con la scritta: <span class="smcap">Joannes Bor. Dux. Camerini</span>; il bove, -arme de' Borgia, circondato di gigli, e le strisce de' Lançol. Sul rovescio: <span class="smcap">San. -Venantius. De. Cameri.</span> Tali monete sono illustrate nel <i>Periodico di Numismatica -e Sfragistica per la storia d'Italia</i>, diretto dal marchese C. Strozzi -(Firenze, 1870, A. III., fascic. II, pag. 70-77); da G. Amati, e poi (A. IV, -fascic. VI, pag. 259-265) da M. Santoni. Gl'illustratori cadono entrambi nell'errore -di tener Gio. Borgia per un figlio del duca di Gandia; e l'Amati scambia -pure Valenza (<i>Valence</i>) nel Delfinato, con Valenza (<i>Valencia</i>) nella Spagna.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note222"> -<p><span class="label"><a href="#tag222">222</a>. </span>Le date delle due visite di Cesare sono nella <i>Cronaca Estense</i> di F. Paolo -da Rignano. — Manoscritto nell'Archivio di Stato degli Este.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note223"> -<p><span class="label"><a href="#tag223">223</a>. </span>Il duca al suo ambasciatore Costabili a Roma, 9 e 23 ottobre 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note224"> -<p><span class="label"><a href="#tag224">224</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc44">n. 44</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note225"> -<p><span class="label"><a href="#tag225">225</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc45">n. 45</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note226"> -<p><span class="label"><a href="#tag226">226</a>. </span>Dispaccio di Bartolomeo Cavalieri ad Ercole. Macon, 8 settembre 1503.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note227"> -<p><span class="label"><a href="#tag227">227</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc46">n. 46</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note228"> -<p><span class="label"><a href="#tag228">228</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc49">n. 49</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note229"> -<p><span class="label"><a href="#tag229">229</a>. </span>Bembo, <i>Opere</i>, vol. III, pag. 309.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note230"> -<p><span class="label"><a href="#tag230">230</a>. </span>A Beltrando Costabili, nelle <i>Minute Ducali</i>. Ferrara, 28 agosto 1503.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note231"> -<p><span class="label"><a href="#tag231">231</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc47">n. 47</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note232"> -<p><span class="label"><a href="#tag232">232</a>. </span>La medaglia è nel Gabinetto numismatico della Biblioteca Olivieriana -di Pesaro. È stata riprodotta nella <i>Nuova raccolta delle Monete e Zecche -d'Italia</i>, di Guidantonio Zannetti, pag. 1.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note233"> -<p><span class="label"><a href="#tag233">233</a>. </span>Vedi Giulio Perticari, <i>Opere</i>. Bologna, 1839, vol. II: <i>Intorno la -morte di Pandolfo Collenuccio</i>. Il giudizio del Perticari è troppo parziale ed -entusiastico. L'inno bellissimo sulla morte, composto dal Collenuccio poco innanzi -di morire, deve essere stato, senza dubbio, fatto in altro e meno terribile -momento.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note234"> -<p><span class="label"><a href="#tag234">234</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc48">n. 48</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note235"> -<p><span class="label"><a href="#tag235">235</a>. </span>Il diploma è nell'Archivio d'Este.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note236"> -<p><span class="label"><a href="#tag236">236</a>. </span>È un registro intitolato: <i>Liber arrendamentorum terrarum ad illustrissimos -Dominos Rodericum Borgiam de Aragonia, Sermoneti etc., et Johannem -Borgiam Nepesini Duces, infantes spectantium aliarumque scripturarum -status eorundem tangentium</i>. Biselli, 1502.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note237"> -<p><span class="label"><a href="#tag237">237</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc50">n. 50</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note238"> -<p><span class="label"><a href="#tag238">238</a>. </span>Ercole al suo ambasciatore in Roma, 31 dicembre 1503.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note239"> -<p><span class="label"><a href="#tag239">239</a>. </span>Dispaccio di Manfredo Manfredi ad Ercole. Firenze, 20 agosto 1504.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note240"> -<p><span class="label"><a href="#tag240">240</a>. </span><i>Perchè la Mogliera del Duca di Candia, che fu morto dal Duca Valentino, -ha procurato questo acto de tencione et vendicta, et che Lei è parente -del Re di Spagna.</i> — Lettera di Giovanni Alberto della Pigna a Ercole. Venezia, -18 giugno 1504.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note241"> -<p><span class="label"><a href="#tag241">241</a>. </span>Dispaccio del Costabili al duca. Roma, 27 ottobre 1504.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note242"> -<p><span class="label"><a href="#tag242">242</a>. </span>Contratto nel Protocollo di Beneimbene.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note243"> -<p><span class="label"><a href="#tag243">243</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc51">n. 51</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note244"> -<p><span class="label"><a href="#tag244">244</a>. </span><i>Dissertazione del sig. Dottor Baldassare Oltrocchi sopra i primi amori -di Pietro Bembo</i>, indirizzata al sig. conte Giammaria Massucchelli Bresciano. — Nella -<i>Nuova Raccolta d'Opuscoli scientifici</i> del Calogerà, tomo IV. — <i>Lettere -di Lucrezia Borgia a Messer Pietro Bembo</i>, dagli autografi conservati in -un Codice della Biblioteca Ambrosiana. Milano, coi tipi dell'Ambrosiana, 1859.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note245"> -<p><span class="label"><a href="#tag245">245</a>. </span></p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Laeto nata solo, dextra, rosa, pollice carpta;</i></p> -<p class="i02"> <i>Unde tibi solito pulcrior, unde color?</i></p> -<p class="i01"><i>Num te iterum tinxit Venus? sin potius tibi tantum</i></p> -<p class="i02"> <i>Borgia purpureo praebuit ore decus?</i></p> -</div></div> -</div> - -<div class="footnote" id="note246"> -<p><span class="label"><a href="#tag246">246</a>. </span>«Ad Bembum de Lucretia:» -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>Si mutatur in X. C. tertia nominis hujus</i></p> -<p class="i02"> <i>Littera <span class="smcap lowercase">LUX</span> fiet, quod modo <span class="smcap lowercase">LUC</span> fuerat.</i></p> -<p class="i01"><i><span class="smcap">Retia</span> subsequitur, cui tu haec subiunge paratque,</i></p> -<p class="i02"> <i>Subscribens lux haec retia, Bembe, parat.</i></p> -</div></div> -</div> - -<div class="footnote" id="note247"> -<p><span class="label"><a href="#tag247">247</a>. </span></p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01"><i>La prima inscrizion ch'agli occhi occorre</i></p> -<p class="i02"> <i>Con lungo onor Lucrezia Borgia noma,</i></p> -<p class="i02"> <i>La cui bellezza ed onestà preporre</i></p> -<p class="i02"> <i>Debbe all'antiqua la sua patria Roma.</i></p> -<p class="i02"> <i>I duo che voluto han sopra sè torre</i></p> -<p class="i02"> <i>Tanto eccellente ed onorata soma,</i></p> -<p class="i02"> <i>Noma lo scritto: Antonio Tebaldeo,</i></p> -<p class="i02"> <i>Ercole Strozza: un Lino, e un Orfeo.</i></p> -</div></div> -</div> - -<div class="footnote" id="note248"> -<p><span class="label"><a href="#tag248">248</a>. </span>Vedi lo scritto del marchese Giuseppe Campori: <i>Una vittima della -storia</i> (Lucrezia Borgia), nella <i>Nuova Antologia</i> del settembre 1866.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note249"> -<p><span class="label"><a href="#tag249">249</a>. </span>Vedi il Frizzi, Storia di Ferrara, vol. IV, pag. 205.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note250"> -<p><span class="label"><a href="#tag250">250</a>. </span><i>Cose tutte che sono in onta del vero</i>, dice in proposito Antonio Cappelli -nella Prefazione (pag. <span class="smcap lowercase">XXXIII</span> e seg.) alla sua edizione delle <i>Lettere di Ludovico -Ariosto</i>: Bologna, 1866. L'egloga si trova nelle <i>Opere minori</i> dell'Ariosto, -vol. I, pag. 267. Angela Borgia è nominata nella quarta ottava dell'ultimo -canto dell'<i>Orlando Furioso</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note251"> -<p><span class="label"><a href="#tag251">251</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc18">n. 18</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note252"> -<p><span class="label"><a href="#tag252">252</a>. </span>La Bolla è nell'Archivio di casa Gaetani.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note253"> -<p><span class="label"><a href="#tag253">253</a>. </span>Vedi Fioravante Martinelli, <i>Carbognano illustrato</i>. Roma, 1644.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note254"> -<p><span class="label"><a href="#tag254">254</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc53">n. 53</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note255"> -<p><span class="label"><a href="#tag255">255</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc54">n. 54</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note256"> -<p><span class="label"><a href="#tag256">256</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc55">n. 55</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note257"> -<p><span class="label"><a href="#tag257">257</a>. </span>Dispacci dell'ambasciatore ferrarese in Francia, Manfredo Manfredi, -al duca Alfonso, gennaio 1507.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note258"> -<p><span class="label"><a href="#tag258">258</a>. </span>Lettere di Jeronimo Magnanini al suo signore Alfonso. Ferrara, dagli 11 -al 22 aprile, nell'Archivio Este.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note259"> -<p><span class="label"><a href="#tag259">259</a>. </span><i>Cæsaris Borgia Ducis Epicedium per Herculem Strozzam ad Divam -Lucretiam Borgiam Ferrariæ Ducem. Nello Strozii Poetæ Pater et Filius</i>. -Parigi, 1530.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note260"> -<p><span class="label"><a href="#tag260">260</a>. </span>Vedi <i>Genealogia della Casa Borgia</i>, del Cittadella.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note261"> -<p><span class="label"><a href="#tag261">261</a>. </span>Lettera di Giulio Alvarotti dalla Francia, del 14 febbraio 1550. — Archivio -di Modena.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note262"> -<p><span class="label"><a href="#tag262">262</a>. </span>Campori, <i>Una vittima della storia</i>; Antonio Cappelli, <i>Lettere di -L. Ariosto</i>, prefazione, pag. <span class="smcap lowercase">LXI</span>. Vedi anche W. Gilbert, <i>Lucrezia Borgia Duchess -of Ferrara</i>, vol. II, pag. 240 e seg.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note263"> -<p><span class="label"><a href="#tag263">263</a>. </span>Di ciò egli diede nuova al marchese Gonzaga con lettera da Pesaro, 4 novembre -1505. — Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note264"> -<p><span class="label"><a href="#tag264">264</a>. </span>Gli Atti relativi a questi ultimi Sforza di Pesaro sono in copia -nell'Archivio di Stato di Firenze: testamento di Giovanni Sforza del 24 luglio -1510; trattato di Galeazzo col legato papale del 30 ottobre 1512; testamento -di Galeazzo del 23 marzo 1515; in Pesaro poi le tavole nuziali d'Isabella -del 29 settembre 1520.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note265"> -<p><span class="label"><a href="#tag265">265</a>. </span>«J'ose dire que, de son temps, ni beaucoup avant, il ne s'est point -trouvé de plus triomphante princesse, car elle était belle, bonne, douce et -courtoise à toutes gens.» <i>Le Loyal serviteur, Histoire du bon Chevalier</i>, le -seigneur De Bayard, chap. 45.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note266"> -<p><span class="label"><a href="#tag266">266</a>. </span>Il dispaccio dell'agente è nell'Archivio di Mantova.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note267"> -<p><span class="label"><a href="#tag267">267</a>. </span>Gl'istrumenti nel <i>Liber Arrendamentorum</i>, già citato, provengono -dalla Cancelleria di Lucrezia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note268"> -<p><span class="label"><a href="#tag268">268</a>. </span>Vedi Cittadella, <i>Genealogia della famiglia Borgia</i>, pag. 41 e seg.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note269"> -<p><span class="label"><a href="#tag269">269</a>. </span>Pubblicate nell'edizione italiana della <i>Vita di Leon X</i> del Roscoe, -cap. VII, pag. 300 e seg.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note270"> -<p><span class="label"><a href="#tag270">270</a>. </span>Cittadella, <i>Albero genealogico</i>, n. XXXI.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note271"> -<p><span class="label"><a href="#tag271">271</a>. </span>Trovai gli Atti nell'Archivio di Stato di Firenze, fra le carte di Urbino, -cl. I, div. C, fil. 14. — Giulia Varano nel 1534 sposò Guidobaldo II -di Urbino, cui portò in dote Camerino. Ma colui dovette nel 1539 cederlo a -Paolo III, che lo diede al nipote Ottavio Farnese.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note272"> -<p><span class="label"><a href="#tag272">272</a>. </span>Dispaccio di Beltrando Costabili al duca Ercole. Roma, 7 marzo 1504.<a class="tag" id="tag273" href="#note273">[273]</a></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note273"> -<p><span class="label"><a href="#tag273">273</a>. </span>Il dispaccio del Costabili è uno degli ultimi citati in questa storia. -Dispacci e relazioni officiali di oratori, agenti, inviati e ambasciatori della -Repubblica di Venezia, delle Corti di Ferrara e di Mantova, incontrammo sin -qui ad ogni passo. I nomi dei Capello e Zorzi; dei Pozzi, Trotti, Manfredi, -Seregni, Sacrato, Cartari, Saraceni, Bellingeri, Boccaccio, Carissimi e Costabili; -dei Brognolo, Cataneo e Carola, e per la molta attività che spiegavano, e -per la intera fiducia che meritamente godevano, hanno dovuto lasciare nel -lettore gradita impressione. Quanto a noi, procedendo nella traduzione di questo -libro, in verità ci parve mano mano formassero il più spiccato e più -nobile contrapposto a un mondo ricchissimo e splendidissimo, senza dubbio, -nelle forme, ma guasto nelle intime essenzialità della vita; a un mondo, -ove ogni cosa, per sacra che fosse, cedeva spesso alla passione e all'interesse -brutale, e ogni idea di moralità sembrava quasi del tutto ottenebrata, e carattere -proprio degl'uomini pubblici era quello di non averne alcuno. Rimpetto a -quel mondo sì profondamente commosso e tutto pieno d'instabilità negl'animi -e in qualsiasi umana relazione, splende davvero di bella luce quella pleiade di -uomini seriamente e costantemente devoti al dover loro e ai loro Stati, scrupolosi -nel loro ufficio, fedeli ai Principi loro, cauti, oculati, attenti sempre, -quanto alacri, abili ed esperti! E come quei che gli si affidarono, dovettero -esser contenti de' segnalati servizii che n'ebbero e del modo onde furon resi! -Nel dividerci da essi sia lecita questa parola che ne onori la memoria. Valga -la fama di quegli uomini egregii a riabilitare, non fosse che in parte, il nome -italiano in quell'epoca floridissima e tristissima insieme. Nè, da un altro lato, -l'operosità e svegliatezza, onde fecero mostra, avrà forse contribuito poco a -fondare quella reputazione di sagacia e d'avvedutezza che l'ingegno diplomatico -degl'Italiani s'è acquistata. (<i>Nota del Traduttore</i>.)</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note274"> -<p><span class="label"><a href="#tag274">274</a>. </span>Documento nell'Archivio <i>Sancta Sanctorum</i>, armadio IV, mazzo VI, -n. 7.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note275"> -<p><span class="label"><a href="#tag275">275</a>. </span>Atto del 4 dicembre 1503, nell'Archivio suddetto.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note276"> -<p><span class="label"><a href="#tag276">276</a>. </span>Archivio <i>Sancta Sanctorum</i>: istrumento del 1º aprile 1504.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note277"> -<p><span class="label"><a href="#tag277">277</a>. </span>Archivio <i>Sancta Sanctorum</i>, armadio IV, mazzo VI, n. 5.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note278"> -<p><span class="label"><a href="#tag278">278</a>. </span>Archivio <i>Sancta Sanctorum</i>, armadio VI, mazzo VI, n. 7.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note279"> -<p><span class="label"><a href="#tag279">279</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc58">n. 58</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note280"> -<p><span class="label"><a href="#tag280">280</a>. </span>Testamento di Vannozza nell'Archivio del Campidoglio, cred. XIV, -T. 72, pag. 305, negli Atti del notaio Andrea Carosi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note281"> -<p><span class="label"><a href="#tag281">281</a>. </span>Presso Marin Sanudo, <i>Diario</i>, vol. XXVI, fol. 135.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note282"> -<p><span class="label"><a href="#tag282">282</a>. </span>Pubblicata nella <i>Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara</i>, dello Zucchetti, -pag. 21.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note283"> -<p><span class="label"><a href="#tag283">283</a>. </span>Appendice di documenti, <a href="#doc59">n. 59</a>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note284"> -<p><span class="label"><a href="#tag284">284</a>. </span>Edita dallo Zucchetti, pag. 23.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note285"> -<p><span class="label"><a href="#tag285">285</a>. </span>Edita dallo Zucchetti, pag. 23. Lo Zucchetti crede che <i>il cilizio</i> di Lucrezia -non fosse la veste di crini, ma quel cordone che sogliono portare stretto -e nascosto sotto gli abiti gli ascritti al Terziarato di San Francesco. Anche Dante -deve averlo portato siffatto cordone.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note286"> -<p><span class="label"><a href="#tag286">286</a>. </span>Devo alla bontà del signor Giulio Friedländer, direttore del Gabinetto -numismatico di Berlino, una copia in gesso della medaglia colà esistente, e che -è l'esemplare più perfetto tra quelli che se ne trovano (in Ferrara, Modena e -Bologna). L'incisione è presa dal rame stesso, che il signor Friedländer fece disegnare -pel suo scritto sulla medaglia di Lucrezia: <i>Eine Schaumünze der Lucrezia -Borgia von Filippino Lippi</i>, ne' <i>Berliner Blätter für Munz = Siegel= -und Wappen = Kunde. Bd. III, Berlin</i>, 1806. In quello scritto il lettore -può vedere ciò che l'esimio Numismatico ha detto a proposito della medaglia e -del tempo dell'impressione. Egli pensa che nel gennaio 1502 ne fu fatto in -Bologna il modello in cera, che non venne poi eseguito che nel 1505, quando -Lucrezia era divenuta di fatto duchessa di Ferrara.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note287"> -<p><span class="label"><a href="#tag287">287</a>. </span>Le due medaglie si trovano nel <i>Trésor de Numismatique et de Glyptique</i>, -II, pl. XXV, 2, e II, pl. XXIV, 1.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note288"> -<p><span class="label"><a href="#tag288">288</a>. </span>Vedi Ugolini, <i>Storia dei Duchi d'Urbino</i>, cap. II, pag. 248.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note289"> -<p><span class="label"><a href="#tag289">289</a>. </span>J. M. S. Daurignac, <i>Histoire de S. Francois de Borgia, duc de Gandie, -troisième General de la Compagnie de Jésus</i>. Paris, 1863.</p> -</div> -</div> - -<div class="tnote"> -<p class="tntitle"> -Nota del Trascrittore -</p> - -<p> -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione -minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a pag. <a href="#Page_439">439</a> (Errata-Corrige) sono state riportate nel testo. -</p> - -<p class="covernote"> -Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. -</p> -</div> - - - - - - - - -<pre> - - - - - -End of Project Gutenberg's Lucrezia Borgia, by Ferdinand Gregorovius - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LUCREZIA BORGIA *** - -***** This file should be named 62773-h.htm or 62773-h.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/2/7/7/62773/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - -Updated editions will replace the previous one--the old editions will -be renamed. - -Creating the works from print editions not protected by U.S. copyright -law means that no one owns a United States copyright in these works, -so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United -States without permission and without paying copyright -royalties. Special rules, set forth in the General Terms of Use part -of this license, apply to copying and distributing Project -Gutenberg-tm electronic works to protect the PROJECT GUTENBERG-tm -concept and trademark. Project Gutenberg is a registered trademark, -and may not be used if you charge for the eBooks, unless you receive -specific permission. If you do not charge anything for copies of this -eBook, complying with the rules is very easy. You may use this eBook -for nearly any purpose such as creation of derivative works, reports, -performances and research. They may be modified and printed and given -away--you may do practically ANYTHING in the United States with eBooks -not protected by U.S. copyright law. Redistribution is subject to the -trademark license, especially commercial redistribution. - -START: FULL LICENSE - -THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE -PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK - -To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free -distribution of electronic works, by using or distributing this work -(or any other work associated in any way with the phrase "Project -Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full -Project Gutenberg-tm License available with this file or online at -www.gutenberg.org/license. - -Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project -Gutenberg-tm electronic works - -1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm -electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to -and accept all the terms of this license and intellectual property -(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all -the terms of this agreement, you must cease using and return or -destroy all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your -possession. If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a -Project Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound -by the terms of this agreement, you may obtain a refund from the -person or entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph -1.E.8. - -1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be -used on or associated in any way with an electronic work by people who -agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few -things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works -even without complying with the full terms of this agreement. See -paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project -Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this -agreement and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm -electronic works. See paragraph 1.E below. - -1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the -Foundation" or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection -of Project Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual -works in the collection are in the public domain in the United -States. If an individual work is unprotected by copyright law in the -United States and you are located in the United States, we do not -claim a right to prevent you from copying, distributing, performing, -displaying or creating derivative works based on the work as long as -all references to Project Gutenberg are removed. Of course, we hope -that you will support the Project Gutenberg-tm mission of promoting -free access to electronic works by freely sharing Project Gutenberg-tm -works in compliance with the terms of this agreement for keeping the -Project Gutenberg-tm name associated with the work. You can easily -comply with the terms of this agreement by keeping this work in the -same format with its attached full Project Gutenberg-tm License when -you share it without charge with others. - -1.D. The copyright laws of the place where you are located also govern -what you can do with this work. Copyright laws in most countries are -in a constant state of change. If you are outside the United States, -check the laws of your country in addition to the terms of this -agreement before downloading, copying, displaying, performing, -distributing or creating derivative works based on this work or any -other Project Gutenberg-tm work. The Foundation makes no -representations concerning the copyright status of any work in any -country outside the United States. - -1.E. Unless you have removed all references to Project Gutenberg: - -1.E.1. The following sentence, with active links to, or other -immediate access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear -prominently whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work -on which the phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the -phrase "Project Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, -performed, viewed, copied or distributed: - - This eBook is for the use of anyone anywhere in the United States and - most other parts of the world at no cost and with almost no - restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it - under the terms of the Project Gutenberg License included with this - eBook or online at www.gutenberg.org. If you are not located in the - United States, you'll have to check the laws of the country where you - are located before using this ebook. - -1.E.2. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is -derived from texts not protected by U.S. copyright law (does not -contain a notice indicating that it is posted with permission of the -copyright holder), the work can be copied and distributed to anyone in -the United States without paying any fees or charges. If you are -redistributing or providing access to a work with the phrase "Project -Gutenberg" associated with or appearing on the work, you must comply -either with the requirements of paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 or -obtain permission for the use of the work and the Project Gutenberg-tm -trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.3. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted -with the permission of the copyright holder, your use and distribution -must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any -additional terms imposed by the copyright holder. Additional terms -will be linked to the Project Gutenberg-tm License for all works -posted with the permission of the copyright holder found at the -beginning of this work. - -1.E.4. Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm -License terms from this work, or any files containing a part of this -work or any other work associated with Project Gutenberg-tm. - -1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this -electronic work, or any part of this electronic work, without -prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with -active links or immediate access to the full terms of the Project -Gutenberg-tm License. - -1.E.6. You may convert to and distribute this work in any binary, -compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including -any word processing or hypertext form. However, if you provide access -to or distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format -other than "Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official -version posted on the official Project Gutenberg-tm web site -(www.gutenberg.org), you must, at no additional cost, fee or expense -to the user, provide a copy, a means of exporting a copy, or a means -of obtaining a copy upon request, of the work in its original "Plain -Vanilla ASCII" or other form. Any alternate format must include the -full Project Gutenberg-tm License as specified in paragraph 1.E.1. - -1.E.7. Do not charge a fee for access to, viewing, displaying, -performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works -unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing -access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works -provided that - -* You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from - the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method - you already use to calculate your applicable taxes. The fee is owed - to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he has - agreed to donate royalties under this paragraph to the Project - Gutenberg Literary Archive Foundation. Royalty payments must be paid - within 60 days following each date on which you prepare (or are - legally required to prepare) your periodic tax returns. Royalty - payments should be clearly marked as such and sent to the Project - Gutenberg Literary Archive Foundation at the address specified in - Section 4, "Information about donations to the Project Gutenberg - Literary Archive Foundation." - -* You provide a full refund of any money paid by a user who notifies - you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he - does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm - License. You must require such a user to return or destroy all - copies of the works possessed in a physical medium and discontinue - all use of and all access to other copies of Project Gutenberg-tm - works. - -* You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of - any money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the - electronic work is discovered and reported to you within 90 days of - receipt of the work. - -* You comply with all other terms of this agreement for free - distribution of Project Gutenberg-tm works. - -1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project -Gutenberg-tm electronic work or group of works on different terms than -are set forth in this agreement, you must obtain permission in writing -from both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and The -Project Gutenberg Trademark LLC, the owner of the Project Gutenberg-tm -trademark. Contact the Foundation as set forth in Section 3 below. - -1.F. - -1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable -effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread -works not protected by U.S. copyright law in creating the Project -Gutenberg-tm collection. Despite these efforts, Project Gutenberg-tm -electronic works, and the medium on which they may be stored, may -contain "Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate -or corrupt data, transcription errors, a copyright or other -intellectual property infringement, a defective or damaged disk or -other medium, a computer virus, or computer codes that damage or -cannot be read by your equipment. - -1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right -of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project -Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project -Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all -liability to you for damages, costs and expenses, including legal -fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT -LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE -PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE -TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE -LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR -INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH -DAMAGE. - -1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a -defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can -receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a -written explanation to the person you received the work from. If you -received the work on a physical medium, you must return the medium -with your written explanation. The person or entity that provided you -with the defective work may elect to provide a replacement copy in -lieu of a refund. If you received the work electronically, the person -or entity providing it to you may choose to give you a second -opportunity to receive the work electronically in lieu of a refund. If -the second copy is also defective, you may demand a refund in writing -without further opportunities to fix the problem. - -1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth -in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS', WITH NO -OTHER WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT -LIMITED TO WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE. - -1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied -warranties or the exclusion or limitation of certain types of -damages. If any disclaimer or limitation set forth in this agreement -violates the law of the state applicable to this agreement, the -agreement shall be interpreted to make the maximum disclaimer or -limitation permitted by the applicable state law. The invalidity or -unenforceability of any provision of this agreement shall not void the -remaining provisions. - -1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the -trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone -providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in -accordance with this agreement, and any volunteers associated with the -production, promotion and distribution of Project Gutenberg-tm -electronic works, harmless from all liability, costs and expenses, -including legal fees, that arise directly or indirectly from any of -the following which you do or cause to occur: (a) distribution of this -or any Project Gutenberg-tm work, (b) alteration, modification, or -additions or deletions to any Project Gutenberg-tm work, and (c) any -Defect you cause. - -Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm - -Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of -electronic works in formats readable by the widest variety of -computers including obsolete, old, middle-aged and new computers. It -exists because of the efforts of hundreds of volunteers and donations -from people in all walks of life. - -Volunteers and financial support to provide volunteers with the -assistance they need are critical to reaching Project Gutenberg-tm's -goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will -remain freely available for generations to come. In 2001, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure -and permanent future for Project Gutenberg-tm and future -generations. To learn more about the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation and how your efforts and donations can help, see -Sections 3 and 4 and the Foundation information page at -www.gutenberg.org - - - -Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Contributions to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation are tax deductible to the full extent permitted by -U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is in Fairbanks, Alaska, with the -mailing address: PO Box 750175, Fairbanks, AK 99775, but its -volunteers and employees are scattered throughout numerous -locations. Its business office is located at 809 North 1500 West, Salt -Lake City, UT 84116, (801) 596-1887. Email contact links and up to -date contact information can be found at the Foundation's web site and -official page at www.gutenberg.org/contact - -For additional contact information: - - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. Compliance requirements are not uniform and it takes a -considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up -with these requirements. We do not solicit donations in locations -where we have not received written confirmation of compliance. To SEND -DONATIONS or determine the status of compliance for any particular -state visit www.gutenberg.org/donate - -While we cannot and do not solicit contributions from states where we -have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition -against accepting unsolicited donations from donors in such states who -approach us with offers to donate. - -International donations are gratefully accepted, but we cannot make -any statements concerning tax treatment of donations received from -outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. - -Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation -methods and addresses. Donations are accepted in a number of other -ways including checks, online payments and credit card donations. To -donate, please visit: www.gutenberg.org/donate - -Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic works. - -Professor Michael S. Hart was the originator of the Project -Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be -freely shared with anyone. For forty years, he produced and -distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of -volunteer support. - -Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed -editions, all of which are confirmed as not protected by copyright in -the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not -necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper -edition. - -Most people start at our Web site which has the main PG search -facility: www.gutenberg.org - -This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, -including how to make donations to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to -subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. - - - -</pre> - -</body> -</html> diff --git a/old/62773-h/images/cover.jpg b/old/62773-h/images/cover.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 437cfe5..0000000 --- a/old/62773-h/images/cover.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/images/ill-441.jpg b/old/62773-h/images/ill-441.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 5108617..0000000 --- a/old/62773-h/images/ill-441.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/images/ill-443.jpg b/old/62773-h/images/ill-443.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index e4e8f74..0000000 --- a/old/62773-h/images/ill-443.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/images/ill-445.jpg b/old/62773-h/images/ill-445.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 70827ae..0000000 --- a/old/62773-h/images/ill-445.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/images/ill-446.jpg b/old/62773-h/images/ill-446.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index d5a2f08..0000000 --- a/old/62773-h/images/ill-446.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/62773-h/images/ill-monete.jpg b/old/62773-h/images/ill-monete.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index d4e6796..0000000 --- a/old/62773-h/images/ill-monete.jpg +++ /dev/null |
