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-The Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
-almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
-re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
-with this eBook or online at www.gutenberg.org/license
-
-
-Title: Ivanhoe
- ossia Il ritorno del Crociato
-
-Author: Walter Scott
-
-Illustrator: Francesco Hayez
-
-Translator: Gaetano Barbieri
-
-Release Date: September 13, 2020 [EBook #63194]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by the HathiTrust
-Digital Library)
-
-
-
-
-
-
- [Illustrazione: WALTER SCOTT]
-
-
- IVANHOE
-
- OSSIA
-
- IL RITORNO DEL CROCIATO
-
-
- DI
- WALTER SCOTT
-
-
- VERSIONE DEL PROFESSORE
- G. BARBIERI
-
-
- Illustrato di Tavole incise a bulino
- prese dalle rinomate del pittore
- F. HAYEZ
-
- Giunta credei del mio partir l'aurora;
- Dissi agli amici addio; qui stommi ancora.
- _Prior._
-
- VOLUME UNICO.
-
-
-
- MILANO
- Presso il Libraio Editore G. Reina
- 1843.
-
-
-
-
-IVANHOE
-
-O SIA
-
-IL RITORNO DEL CROCIATO
-
-
-
-
-CAPITOLO PRIMO
-
- «Tal favellando riducean l'armento
- De' loro porci con fatica al chiuso:
- Che un patto innanzi fean, tre di rilento,
- Quelle bestie, e acordanti, come d'uso
- Parean grugnir: «noi distogliamo a stento
- Dal loto il ventre e dalle ghiande il muso.»
-
-
-In quella ridente piaggia dell'Inghilterra cui portano fecondità
-e delizie l'acque del Don, sorgeva un dì vasta foresta, dietro la
-quale s'ascondeano in gran parte le montagne e le valli situate
-fra Sheffield e la deliziosa città di Doncaster. Vedonsi tuttavia
-gli avanzi dell'antica selva ne' sontuosi dominii di Wentworth e di
-Warncliffe-Park e nei dintorni di Rotherham. Quivi è che la tradizione
-colloca il teatro de' guasti operati dal favoloso drago di Wactley.
-Quivi accaddero alcune fra le sanguinose battaglie, che le civili
-discordie della _Rosa Rossa_ e della _Rosa Bianca_ eccitarono. Quivi
-pure fiorirono quelle bande di prodi, che furono in origine cacciatori
-di contrabbando, e che, proscritti in pena di tale colpa, si fecero
-per necessità masnadieri, e le cui imprese, ciò nonostante sono celebri
-nelle antiche ballate inglesi.
-
-Ella è questa la scena de' fatti che imprendiamo a narrare; storia che
-si riferisce alla fine del regno di Riccardo I, allorquando questo
-principe giaceva nei ferri, e il suo riscatto desideravano, più di
-quanto lo sperassero, i sudditi suoi, stanchi e tratti a stremo da
-tutte quelle calamità, che tiranni secondarii possono far provare
-ad una misera popolazione. I nobili, il cui potere era divenuto
-esorbitante nel durar del regno di Stefano, e ricondotti appena ad
-una specie di soggezione alla corona dalla saviezza di Enrico II,
-aveano riassunta tutta l'antica loro licenza, cui si abbandonarono più
-sfrenatamente che mai. Facendosi costoro scherno delle rimostranze di
-un debole consiglio di Stato, affortificavano le proprie castella,
-cresceano il numero delle loro creature, riduceano in vassallaggio
-tutti i paesi circonvicini, nè omettevano ogni possibile espediente,
-per raccogliere forze che lor bastassero a ben comparire nelle
-politiche agitazioni, delle quali era minacciata l'intera contrada.
-
-Ned era migliore la condizione di quella classe di nobili, che veniva
-tosto dopo i grandi baroni, di quella classe detta comunemente
-_Franklin_[1] indipendente giusta le leggi inglesi dalla feudale
-tirannide. Ma precario era divenuto per essi un tale diritto. Se, come
-accadea d'ordinario, questi _Franklin_ si metteano sotto la protezione
-d'alcuno fra i piccoli monarchi confinanti, accettando qualche carica
-feudale nelle case de' medesimi, ovvero se con un negoziato di lega
-si obbligavano a soccorrerli in tutte le loro imprese, a tal prezzo
-ottenevano per vero dire una tranquillità temporanea; ma gli era
-il prezzo di quell'indipendenza cotanto cara ad ogni cuore inglese,
-oltre al rischio di dovere sovente prendere parte nelle spedizioni le
-più temerarie, che ambizione potesse suggerire al loro proteggitore.
-Per altra parte i grandi baroni avevano in loro arbitrio tante vie
-di vessare e d'opprimere, che trovavano ognora un pretesto, e rado
-mancavano di volontà per tribolare, perseguire, disastrare que' meno
-possenti vicini che cercavano sottrarsi alla loro autorità; o che
-pensavano una condotta tranquilla e le leggi del paese essere bastante
-schermo per essi contro il pericolo di que' tempi.
-
-Le conseguenze della conquista dell'Inghilterra, operata da Guglielmo,
-duca di Normandia, non contribuirono poco ad aumentare la tirannide
-dell'alta nobiltà ed i patimenti delle classi inferiori. Quattro
-generazioni non aveano bastato per fare del sangue ostile dei
-Normanni e di quello degli Anglo-Sassoni un sangue solo, nè per
-congiungere coi vincoli d'uno stesso idioma e de' communi interessi
-due nemiche schiatte, l'una delle quali respirava ancora l'orgoglio
-del riportato trionfo, l'altra deplorava tuttavia la vergogna della
-sofferta disfatta. L'esito della giornata di Hastings avea concentrata
-ogni autorità nelle mani della nobiltà normanna, la quale, siccome
-l'accertano i nostri storici, non ne aveva usato con moderazione. Le
-famiglie dei principi e nobili Sassoni, tranne un piccolissimo numero,
-erano state annichilate o spogliate, e rarissime furono, che ne' paesi
-governati dai loro maggiori possedessero ancora i dominii di seconda o
-di terza classe. Perchè la politica di Guglielmo e de' suoi successori
-si stette nell'affievolire, fosse per vie legali od illegali, la
-forza di una parte di popolazione, considerata, nè a torto, da questi
-principi come quella che nudriva l'odio il più inveterato contro i
-conquistatori dell'Inghilterra. Tutti i re di stirpe normanna non
-trascuravano occasione di mostrarsi grandemente parziali alla parte
-normanna de' loro sudditi. Laonde le leggi proibitive della caccia,
-e molte altre, pria sconosciute al codice sassone, ed estranee ai
-miti e liberi principii sui quali fondavasi, vennero introdotte
-nell'Inghilterra, quasi a crescer gravezza ai ceppi di cui andavano
-carichi i suoi debellati abitatori. Così alla corte come entro le
-castella dell'alta nobiltà, ov'era grande la sollecitudine d'imitare
-la pompa e la magnificenza della Corte, altro idioma non parlavasi
-che il francese. Fu questo l'idioma onde si perorava ne' tribunali, in
-quest'idioma soltanto i giudizi si profferivano. In una parola esso era
-l'idioma dell'onore, della cavalleria e della giustizia, intanto che
-l'anglo-sassone, più maschio ed espressivo, si abbandonava ai contadini
-e al basso volgo che d'altra lingua non conoscea. Pure la necessità
-d'intendersi fra i signori delle terre e gli enti d'inferior lega che
-le coltivavano, diede origine a mano a mano ad un nuovo dialetto, che
-non era nè tutto francese nè tutto anglo-sassone. Tal si fu l'origine
-dell'idioma inglese presente. La lingua de' vincitori e quella dei
-vinti insieme si confusero con felice lega, e ne nacque la nuova,
-arricchita indi a grado a grado dalle conquiste fatte sulle lingue
-classiche e su quelle che si parlano dalle nazioni del mezzogiorno
-europeo.
-
-Tal era lo stato delle cose in que' tempi, ed ho creduto opportuno il
-narrarle, non già perchè la storia dopo il regno di Guglielmo II, detto
-il Rosso, contenga o guerre o sommosse, o tai grandi avvenimenti che
-presentino gli Anglo-Sassoni sotto aspetto di nazione separata; pure
-mi giova che i miei leggitori nel corso di questa narrazione abbiano
-sempre dinanzi agli occhi la linea di confine, onde si mantennero
-disgiunti i discendenti dei Normanni dai discendenti dei Sassoni, e per
-gli odiosi privilegi che i conquistatori si arrogarono sui conquistati,
-e per la rimembranza, sgradevole ai secondi, di quanto furono a
-confronto di quel che erano divenuti; rimembranza che durata fino al
-regno d'Edoardo III, conservò aperte le piaghe fatte dalla conquista.
-
-Il sole già al suo tramonto indorava una fra le parti più apriche
-e deliziose della foresta poc'anzi descritta, la quale però non era
-diradata cotanto che non mandassero ombra al sottoposto erboso suolo i
-folti rami di più centinaia di quercie che i secoli coronarono, e che
-videro forse il passaggio de' trionfanti romani eserciti. In alcuni
-luoghi di questo sito amenissimo sorgeano betulle, agrifogli ed altre
-piante cedue d'ogni specie, le cui frasche s'intralciavano in guisa che
-ascondevano i raggi del sol cadente. Altrove gli alberi, scostandosi
-gli uni dagli altri, mostravano all'occhio, vago d'addentrarsi quanto
-potea ne' loro avvolgimenti, una serie di lunghi ed irregolari viali,
-cui l'immaginazione riguardava siccome sentieri selvaggi che a luoghi
-più selvaggi ancor conduceano. Qui la rossa luce degli ultimi raggi,
-rotta dalle foglie, assumea un color più pallido; là pompeggiava
-della sua porpora su zolle ignude d'alberi e pronte ad accoglierla per
-intero. Uno di que' maggiori diradamenti della selva sembrava essere
-stato un dì sacro alle cerimonie superstiziose de' Druidi, perchè
-sulla vetta di piccolo poggio, regolare sì che sarebbesi detto umano
-lavoro, vedeansi gli avanzi d'un cerchio di sassi greggi ed enormi.
-Sette di questi rimanevano ancora all'antico loro sito, gli altri
-ne erano stati smossi forse dallo zelo di alcuni fra i primi neofiti
-del cristianesimo; e quali allontanati di pochi passi, quali tratti
-sino al pendio della collina, un solo di questi precipitato fino alla
-radice di essa, arrestando in suo corso un ruscelletto, lo costrinse a
-sormontar tale ostacolo, onde soltanto d'indi in poi cominciò quel rivo
-a susurrar gratamente.
-
-Due singolari personaggi teneano in allor quella scena. I modi esterni
-loro e le vesti presentavano quell'indole di selvaggia rusticità, per
-cui in que' remotissimi tempi andavano contraddistinti gli abitanti
-occidentali della contea d'York. Il più attempato d'essi parea
-un contadino ruvido ed ignorante oltre ogni dire, e vestiva abito
-semplicissimo, che era una specie di giustacuore colle maniche, fatto
-colla pelle concia di qualche animale, cui si era lasciato in origine
-il pelo, ma logoro sì questo pelo che ne rimaneano sol poche falde, nè
-si potea ravvisare dalle medesime a quale bestia avesse appartenuto.
-Scendea tale abito dal collo al ginocchio, e tenea vece dell'altre
-vesti che sogliono immediatamente coprire il corpo. Fornito d'una sola
-apertura nella parte superiore, era questa assai larga, affinchè vi
-passasse la testa, onde appariva ad evidenza, che si addossava nello
-stesso modo con cui oggi si suol mettere una camicia, o come il giaco
-ne' dì più rimoti. I costui piedi erano difesi da zoccoli che coreggie
-di cinghiali annodavano. Due liste di cuoio più sottile partivano da
-questi zoccoli e s'avvolgeano incrocicchiate fino alla metà della
-gamba, lasciando poi ignudo il ginocchio come usano anche oggidì i
-montanari scozzesi. La tonaca da noi descritta era stretta al corpo
-col ministerio d'una cintura di corame, che un fibbiaglio d'ottone
-chiudeva. Pendeano a questa da un lato una specie di saccoccia, e
-dall'altro un corno di montone, foggiato ad essere stromento da fiato;
-e le era parimente raccomandato un lungo coltello da caccia, largo
-di lama, puntuto, a due tagli, e guernito di manico d'osso, arme che
-fabbricavasi in que' dintorni e che fin d'allora nomavasi coltello di
-Sheffield. Quest'uomo portava il capo scoperto, e i suoi capelli d'un
-color rosso carico erano serrati in varie strettissime trecce. Non mi
-rimane a descrivere che una parte del suo aggiustamento, troppo degna
-d'osservazione per potersi dimenticare; ed era un collare di ottone
-simile a quello di un cane, ma che non si apriva, onde chi lo portava
-non poteva levarselo mai dal collo se non ricorreva alla lima, largo
-però quanto bastava a non impacciargli nè il moto nè il respiro. Su di
-questo collare leggevasi in caratteri sassoni la seguente iscrizione:
-«_Gurth, figliuolo di Beovulfo, nato servo di Cedric di Rotherwood._»
-
-Presso questo porcaiuolo, chè tale era la professione di Gurth, stava
-seduto sopra uno di que' sassi da noi menzionati altro uomo, che di
-dieci anni sembrava più giovine del compagno, e che vestito di abito,
-quanto alla forma, simile a quello di Gurth, ne diversava nell'essere
-ricco ed elegante. D'un bel colore di porpora era il giustacuore,
-sopra cui stavano dipinti in varii colori e alla meglio diversi ornati
-grotteschi. Aggiungevasi un mantello di panno cremisino, alquanto
-macchiato, per vero dire, e ornato d'una lista color d'arancio
-vivacissimo, il qual mantello gli scendeva a mezza coscia soltanto.
-E tale era ch'ei poteva portarlo come più gli piaceva, o sopra una
-spalla, o sopra l'altra, o avvilupparvi tutta la parte superiore del
-corpo, la qual cosa, attesa la poca lunghezza del mantello medesimo,
-non contribuiva di leggeri a rendere bizzarro sì fatto arredo. Andavano
-le costui braccia ornate di smaniglie d'argento e d'argento pure n'era
-il collare che portava la seguente iscrizione: «_Wamba, figliuolo
-di Witless, nato servo di Cedric di Rothervood._» Non dissimili
-dai zoccoli di Gurth erano quelli di Wamba, ma invece che a questo
-tenessero luogo di calze le stringhe di cuoio incrocicchiate attorno
-alla gamba, portava egli due cose (quella specie di stivaletti, che i
-francesi chiamano guêtres) l'una rossa e l'altra gialla. Copriva il
-capo di un berrettone, guarnito di sonaglietti eguali a quelli che
-vediamo attaccarsi al collo dei falchi, onde se ne udiva il suono e
-qualunque moto ch'egli facea; cosa che accadeva di frequente, perchè
-cambiava di postura ad ogni minuto. La parte inferiore di questo
-berrettone vedeasi orlata d'una fascia di cuoio, frastagliata a
-foggia di corona, e la superiore acuminata gli ricadea sulle spalle
-a guisa delle antiche nostre berrette da notte, o d'un berrettone
-d'ordinanza d'un ussero odierno. A questa parte del suo acconciamento
-da testa erano attaccati i sonaglietti. Tal circostanza, la forma del
-berrettone, e l'apparenza stessa della sua fisonomia, che indicava
-un capo sventato, benchè non privo dalla sua buona dose di malizia,
-annunziavano esser egli un di quegli enti allor conosciuti sotto
-nome di buffoni, mantenuti dai grandi per disannoiarsi delle molte
-ore penose che erano costretti a passare nei loro castelli. Non meno
-del compagno aveva una saccoccia attaccata alla cintura, ma non gli
-si vedeva nè il corno nè il coltello da caccia, chè forse sarebbesi
-riputata imprudente cosa il confidare armi a questa razza di gente.
-Invece del coltello portava egli una sciabola di legno non diversa da
-quella con cui Arlecchino opera i suoi prodigi nelle moderne nostre
-burlette pantomimiche.
-
-La fisonomia e il contegno di questi due uomini presentavano una
-diversità sorprendente al pari del loro abito. Parea d'uomo angoscioso
-il sembiante di Gurth. Tenea egli bassa la testa dando a divedere tale
-sconforto, che sarebbesi detto indolenza, se la vivacità che brillava
-nei suoi sguardi, ogni qual volta gli alzava, non avesse indicato che,
-a malgrado di sì tetro invilimento, il suo cuore sentiva l'oppressione
-cui vedevasi condannato, e nudriva il desiderio di liberarsene. In vece
-la fisonomia di Wamba non annunziava se non se una vaga curiosità,
-un tal quale irrequieto bisogno di cambiare atteggiamento a tutti
-gl'istanti, e la baldanza inspiratagli dall'onorevole carica ch'egli
-occupava e dall'abbigliamento di cui ornavasi. I dialoghi di questi
-due individui si facevano in anglo-sassone, la qual lingua, come già il
-dissi, era divenuta quella delle classi inferiori, se si eccettuino i
-soldati normanni e le persone attenenti al personale servigio dell'alta
-nobiltà.
-
-«Possa la maledizione di san Withold venire addosso a questi sgraziati
-porci!» disse Gurth dopo aver sonato per più riprese il suo corno onde
-raunare quella sparsa mandria, la quale con suono non meno melodioso
-rispondeva all'invito, nè molto curavasi di abbandonare il sontuoso
-desco di ghiande e di semi di faggio che l'ingrassavano, nè il torbido
-pantano fra cui l'avvoltolarsi era per molti di quel consorzio più
-soave cosa che l'ubbidire alla voce del loro guardiano. «Sì! che la
-maledizione di san Withold cada sovr'essi e sovra di me! Se qualche
-lupo da due gambe non me ne porta via qualcheduno questa sera, io non
-mi chiamo nemmeno Gurth. Vien qui, Fangs,» gridava egli a più non posso
-ad un cane di grande statura, per metà mastino, per metà levriere,
-che correva qua e là, come per eccitare il padrone a raccozzare il
-recalcitrante suo armento; ma o fosse mal avvezzata la bestia, o non
-intendesse i segni che gli facea il porcaiuolo, o non ascoltasse che
-un cieco impeto naturale, sparpagliava col suo matto correre i porci, e
-aumentava il disordine anzichè porvi riparo.
-
-«Possa il diavolo strapparti i denti che ti rimangono» esclamò allora
-Gurth «e l'inferno s'abbia quell'assassino di boscaiuolo che leva i
-denti davanti ai nostri cani! È egli possibile che così facciano il
-loro dovere? Wamba, a te Wamba! leva su, e se tu sei uomo, dammi un
-poco d'aiuto. Gira dalla parte di dietro la montagna, onde prendere
-il sopravvento ai miei porci, e vedrai che te li pari innanzi come se
-fossero innocenti agnellini.»
-
-«Se ho ha dirtela» rispose Wamba senza cambiare postura «ho consultate
-su di ciò le mie gambe, e sono esse d'unanime avviso, che il portare
-i miei gioielli in mezzo a quella pozzanghera sarebbe colpa d'alto
-tradimento contro il mio sovrano e contro la mia guardaroba. Io ti
-consiglio dunque, o Gurth, a richiamare Fangs, e mettere la tua mandria
-nelle mani della Provvidenza. Vi sarà gente che ne prenderà cura, o si
-scontri essa in una truppa di soldati, o in una banda di cacciatori,
-od anche in una brigata di pellegrini, ai porci che hai in custodia non
-può mancare domani mattina la bella sorte di trasformarsi in normanni,
-la qual cosa non dev'essere una picciola consolazione per te.»
-
-«I miei porci trasformati in Normanni! Spiegami questa faccenda, o
-Wamba: perchè io non ho nè l'ingegno assai acuto, nè lo spirito assai
-contento per interpretare gl'indovinelli.»
-
-«Come nomini tu in sassone una di queste bestie da quattro zampe, che
-corrono grugnendo?»
-
-«Che novità? _hog_, lo sa tutto il mondo.»
-
-«E _hog_ è buon sassone. Ma quando questa bestia è scannata,
-scorticata, squadrata ed appiccata ad un rampino a guisa d'un ribelle,
-allora in sassone come lo chiami?»
-
-«_Pork_.»
-
-«E anche questo tutto il mondo lo sa; ma quanto non sai tu è che _hog_
-è il nome normanno che porta questo animale vivo o morto che sia.
-Dunque finchè questo animale vive e vive sotto la custodia d'un servo
-sassone, conserva tuttavia il nome sassone, ed è un _hog_: ma se cade
-in man di gente sollecita di gozzovigliare a sue spese, o di venderne
-la carne, non mantiene il nome sassone di _hog_, fuorchè divenendo
-normanno. Se restasse sassone si chiamerebbe _Pork_[2]. Che ne pensi,
-amico Gurth?»
-
-«Penso che è la verità, benchè uscita della bocca d'un pazzo: ma per
-san Dunstano che ella è una trista verità! Ci resta appena l'aria che
-respiriamo, e credo bene che anche questa ce l'abbiano lasciata con
-crepacuore, e solo forse per metterci in essere di sopportare meglio i
-pesi di cui ci caricano continuamente le spalle. Le carni le più belle
-e le più grasse sono per le loro mense, le donzelle le più avvenenti
-pei loro letti; ed i più bravi fra i nostri giovinotti vanno a compire
-i loro eserciti in terre straniere dove lasciano le proprie ossa;
-onde non rimane poi qui nessuno che abbia nè la forza nè la volontà
-di proteggere il povero Sassone. Dio benedica il nostro buon padrone
-Cedric! Egli si è comportato da uomo nel mantenere da vero sassone la
-propria dignità. Ma adesso che arriva nel paese Reginaldo Frondeboeuf
-in persona, la vogliam veder bella! — Qui! qui!» si diede a gridar
-verso il cane. «Bravo, Fangs, bravo, carino! Facesti il tuo dovere.
-Ecco finalmente tutta la mia mandria raccolta.»
-
-«Gurth» soggiunse Wamba «ben mi accorgo adesso che tu mi tratti da
-pazzo. Altrimenti non saresti mai stato così imprudente da mettere la
-tua testa in bocca al leone. Una sola delle parole che avventurasti
-contro i Normanni, ripetuta a Reginaldo Frondeboeuf, o a Filippo di
-Malvoisin, ti basterebbe a perdere il tuo impiego di porcaiuolo, anzi
-a far bella comparsa, sospeso al più alto ramo d'una di queste quercie,
-per ispirare terrore a chiunque nell'avvenire si sentisse il prurito di
-sparlare contro queste grandi potenze.»
-
-«Ma si può esser più cane di quel che il sei? Ho da credere che tu mi
-voglia tradire dopo avermi eccitato tu stesso a parlare?»
-
-«Tradirti! Oh no! Sarebbe opera da uom d'ingegno. Un pazzo non può
-prestarti così importanti servigi. — Ma ascolta. Qual gente è che ci
-capita?»
-
-Si udiva da lontano uno strepito che annunziava venire a quella volta
-una brigata numerosa di persone a cavallo.
-
-«Io non m'inquieto per sapere chi sieno» rispose Gurth, che raccolti
-aveva i suoi porci, e col soccorso di Fangs li faceva entrare in uno di
-que' viali dianzi descritti.
-
-«Voglio vedere chi sieno questi cavalieri» disse Wamba. «Essi vengono
-forse dal paese delle fate, incaricati d'un messaggio del re Oberon.»
-
-«Ti possa soffocare la febbre!» sclamò Gurth. «Puoi tu parlare di
-simili cose, intantochè siamo minacciati da un terribile temporale? Non
-odi come mugghia il tuono? E non è distante che poche miglia da noi.
-Hai tu osservato che lampo? la pioggia comincia a cadere. Non ho mai
-veduti goccioloni sì grossi in mia vita. Non s'ode un soffio d'aria che
-spiri. Pure le frasche di queste quercie fan quel fracasso che annunzia
-orrenda tempesta. Tu puoi starti ragionando fino che vuoi; ma credimi
-una volta per tutte: spicciamoci di riguadagnare la nostra abitazione
-prima che il temporale incalzi. Ti predico che non sarà cosa sana per
-noi il trovarci questa notte a cielo scoperto.»
-
-La forza di un tal ragionare persuase Wamba, datosi tosto ad
-accompagnare Gurth; il quale si pose in cammino dopo essersi munito
-d'un grosso bastone che raccolse a caso da terra; novello Eumeo che
-a grandi passi addentravasi nel viale facendo a prova col cane nel
-mandarsi avanti il gregge de' suoi immondi animali.
-
- [Illustrazione: _Qui! Qui! Bravo Fangs, bravo carino!
- Facesti il tuo dovere! Ecco finalmente tutta la mia mandria
- raccolta._]
-
-
-
-
-CAPITOLO II.
-
- Era Priore, non più; ma in quel consorzio
- Degno il credean di mitra; nè dal mondo
- Avea quindi il sant'uom fatto divorzio.
- Brïosi corridor, viver giocondo,
- Caccie di cervi lo allettaro, e al desco
- De' calici veder voleva il fondo.
- CHAUCER.
-
-
-Aveva Gurth un bel rimproverare Wamba perchè camminava troppo adagio.
-Questi che dallo scalpitar de' cavalli comprendeva essere vicina
-la brigata di cui s'accorsero, abbracciava a mano a mano tutte le
-occasioni di fermarsi lungo la strada. Talvolta era una nocciuola a
-metà matura ch'ei voleva cogliere di mezzo alla macchia. Tal'altra
-volea trattenersi a dir qualche cosa ad una giovane villanella, in cui
-si scontrava. Non tardò pertanto a raggiugnerli la cavalcata, composta
-di dieci individui. I due che le stavano innanzi sembravano uomini
-d'alto affare, il restante era gente del seguito.
-
-Non era malagevole il riconoscere a primo aspetto lo stato e la
-condizione di questi due personaggi. L'un d'essi era evidentemente
-un ecclesiastico, insignito di alta dignità. Portava egli l'abito
-monastico di Citeaux, ma d'un tessuto più fino assai di quanto
-lo permettea la stretta regola del Santo, fondatore dell'Ordine.
-Di bellissimo panno di Fiandra erano il mantello ed il cappuccio,
-increspati con tal arte che di leggiadro panneggiamento gli adornavano
-la persona. Graziosa ne era la fisonomia, comunque il troppo star
-bene le desse alquanto il contegno di chi pensa molto a sè stesso,
-nè maggiormente annunziasse macerazione e digiuno di quello che le
-sue vesti il mostrassero sprezzante del lusso e della pompa mondana.
-Regolari se ne scorgevano i lineamenti, ma di sotto delle palpebre,
-che per lo più tenea basse, sfavillavano a quando a quando lampi di
-fuoco epicureo che lui divulgavano amantissimo della buona tavola e
-delle gozzoviglie. Pure la sua professione ed il grado gli avevano
-insegnato a regolare il muto linguaggio d'una fisonomia ilare di sua
-natura e gioconda, ed alla quale sapeva a suo talento imprimere i modi
-che alla solenne gravità si appartengono. Senza darsi fastidio nè degli
-statuti del convento, nè delle bolle pontifizie, nè de' canoni del
-concilio, le maniche di questo magnate della Chiesa erano guernite di
-ricca pelliccia, e un fibbiaglio d'oro gli serrava al collo la parte
-superiore del mantello, e l'abito dell'Ordine indosso a lui offeriva
-quella medesima ricercatezza, che vediamo oggidì in alcune avvenenti e
-gentili donne quacchere, le quali senza abbandonare quel che diremmo
-uniforme della loro setta, colla scelta dei drappi e col modo di
-aggiustarseli alla persona, la semplicità del vestir loro condiscono
-d'un tal qual brio, che alla terrena vanità somiglia d'assai.
-
-Il degno religioso cavalcava una superba mula, regolandone l'andatura
-fra il passo ed il trotto; sontuosamente bardamentata, avea questa
-la briglia adorna di campanelle d'argento, chè tal di quei tempi
-era l'uso. Stando a cavallo, ben lunge dal mostrare la claustrale
-inettezza, dispiegava la maestria e le grazie di peritissimo
-cavallerizzo. Pareva inoltre che sol momentaneamente avesse scelta sì
-modesta cavalcatura, perchè un frate laico di quelli del suo seguito
-conducea per la briglia tal cavallo di ricambio, che era uno fra i
-migliori giannetti cresciuti nell'Andaluzia. Regnava a que' dì grande
-lusso al proposito di tai corridori, che i mercatanti non senza gravi
-rischi e spese faceano venir dalla Spagna per venderli, a più caro
-prezzo ancora, ai personaggi ragguardevoli, e ricchi assai per farne
-compra. La sella e la gualdrappa del superbo palafreno coperte erano
-d'un panno, scendente a terra, e tutto ricamato di mitre, di pastorali
-e d'altri emblemi ecclesiastici. Un altro laico conducea una mula
-carica di bagaglie che senza dubbio erano gli arredi del personaggio
-or descritto. Due frati dello stesso ordine faceano il retroguardo,
-ridendo insieme e ciarlando, nè ponendo mente gran che alle altre
-persone di quella cavalcata.
-
-Il personaggio che venivagli in compagnia mostrava un'età di circa
-quarant'anni. Rassembrava egli un atleta, magro, di alta statura,
-vigoroso a quanto appariva, cui la fatica stemperò le carni sì che
-non gli restavano fuorchè la pelle, i nervi e le ossa. Leggeansi nel
-suo aspetto, e gl'immensi rischi che avea corsi e quelli ch'egli era
-pronto ad affrontare di nuovo. Copriva il capo d'un berrettone di
-colore scarlatto, guernito di pelliccia, e foggiato siccome quelli cui
-chiamano i Francesi mortai per la somiglianza che hanno con questi
-arnesi rinversati. Scoperto affatto erane il volto, che inspirava
-rispettosa tema a chi la prima volta vedealo. I lineamenti, di tal
-natura che indicavano un animo dominato da forti passioni, aveano preso
-un colore arsiccio e quasi nero col lungo sopportare le impressioni del
-sole del Tropico. Se muta scorgevasi talora quella fisonomia, perchè
-niuna forte idea davale moto, sarebbesi detto ch'ella sonnecchiava
-aspettando che le passioni la risvegliassero; ma le gonfie vene
-della fronte, la prontezza onde il labbro superiore, coperto da folta
-basetta e nerissima, tremolava al menomo impulso dato alla mente, ben
-dimostravano quanto fosse agevole cosa il suscitare le procelle in
-quel cuore. Un solo sguardo di quegli occhi neri ed acuti presentava la
-storia delle difficoltà superate, dei pericoli corsi, e parea chiedesse
-si opponessero altri ostacoli per avere il contento di rimoverli, e per
-offerire prove novelle di forza e di coraggio. Una profonda cicatrice
-aggiugnea non so che di aspro e feroce alla fisonomia di cotest'uomo,
-ed in oltre ne indicavano qualche cosa di sinistro gli occhi, perchè i
-loro raggi visuali non s'indirigevano con tutta esattezza laddove era
-volto il suo viso.
-
- [Illustrazione: TEMPLARIO]
-
-L'esterne vesti d'un tal personaggio somigliavano in quanto è forma
-a quelle del suo compagno, perchè coperto egli andava parimente d'un
-lungo mantello, ma essendo questo di colore scarlatto dava a divedere
-come chi lo portava non pertenesse a veruno de' quattro ordini
-religiosi; che più di quattro non se ne conosceano a quei giorni.
-Stavagli in bianco panno trapunta sul destro omero una croce di forma
-singolare. Ma non era tal mantello se non se la sopravvesta d'un
-abito ben d'altro genere da quello che la leggiadria di questo primo
-arredo poteva far credere. Perchè sotto di esso il cavaliere andava
-armato d'un saio di maglia d'acciaio, fornito di maniche, e manopole
-dello stesso metallo, fatte pieghevoli con tal arte, che si sarebbero
-dette operate al telaio. Nè diversamente quando gli avvolgimenti del
-mantello la davano a divedere, si mostrava guernita la parte anterior
-delle coscie, e le piccole piastre di acciaio lievemente imponendosi e
-succedendosi l'una a l'altra coll'ordine che osserviamo nelle tegole
-delle case, gli scendeano fino al ginocchio ed al piede, onde nulla
-mancasse all'armatura sua di difesa. Sola arme da offesa eragli un
-lungo pugnale a due tagli, che pendeagli dal cinturino.
-
-Cavalcava egli, non una mula, al pari del compagno, ma una chinea,
-onde risparmiare il suo buon corridor di battaglia, che uno
-scudiere gli conducea appresso per il guinzaglio. Era questo cavallo
-bardamentato a tutto punto come in un giorno di zuffa, e coperto il
-capo d'un'armatura di ferro che portava lo stile di una picca colla
-punta sporgente all'infuori. Da un lato della sella vedeasi un'azza
-riccamente damaschinata in foggia orientale, e dall'altro l'elmo del
-guerriero ornato di sontuose penne, ed una lunga spada di quella forma
-che allora usavano i cavalieri. Altro scudiere portava la lancia del
-suo signore, e all'estremità di essa sventolava una banderuola, su di
-cui era dipinta una croce simile a quella che ornava il mantello del
-cavaliere. Questo scudiero portava parimente un picciolo scudo di forma
-triangolare, nella parte alta assai largo per difendere il petto, e che
-a grado a grado sminuiva ai due lati sino a formare il vertice inferior
-del triangolo. Un panno scarlatto, di cui lo scudo medesimo andava
-coperto, facea non si leggesse l'impresa che vi era scolpita al di
-sopra.
-
-Questi due scudieri venivano seguiti da due altri, che la pelle loro
-nericcia, i bianchi turbanti, le fogge del vestire annunziavano esser
-nati in qualche rimota contrada dell'Oriente. Ogni esterna apparenza,
-così del guerriero come delle persone del suo corteggio, presentava
-qualche cosa di nuovo e di straordinario. Sontuose erano le vesti degli
-scudieri, e i due Orientali portavano smaniglie, collane d'argento,
-ed anella dello stesso metallo attorno alle gambe ignude dalla noce
-del piede sino alla polpa, siccome ignude ne erano insino al gomito
-le braccia. Portavano abiti di seta, carichi di ricami che provavano
-la ricchezza del signore di quella comitiva ad onta della segnalata
-loro sproporzione colla semplicità dell'abito militare, che questi
-vestiva. Sciabole a lama ricurva, e coll'else damaschinate in oro,
-stavano attaccate ai loro pendagli fregiati d'aurei ricami, e guarniti
-di pugnali turchi d'un lavoro più prezioso ancora. Ognun d'essi
-portava all'arcion della sella il suo fascio di chiaverine, lunghe
-circa quattro piedi, e munite d'acutissima punta di ferro; arme che
-fu in grand'uso presso i Saracini, e adoperata tuttavia in Oriente
-nell'esercizio marziale conosciuto sotto il nome di _El-Jerrid_[3].
-
-I cavalli, su cui stavano montati i due scudieri, al par di questi
-aveano strania origine. Nati di fatto fra i Saracini erano di razza
-araba. La statura loro dilicata, la sveltezza de' loro colli, le
-svolazzanti criniere, l'agilità del loro moversi troppo diversi
-gl'indicavano da quei cavalli, le cui razze si educavano nella
-Normandia e nella Fiandra, e membruti quindi e vigorosi quanto facea
-d'uopo per essere cavalcati da guerrieri coperti dalla testa ai
-piedi di pesanti armature di ferro. Questi cavalli messi a petto de'
-corridori d'oriente presentavano la differenza ch'è posta tra un corpo
-ed un'ombra.
-
-La strana comparsa di una tal cavalcata eccitò non solamente la
-curiosità di Wamba, il che era facile cosa, ma quella pur anco del
-suo posato compagno. Nè tardò questi a ravvisare nel monaco il priore
-dell'abbazia di Jorvaulx, conosciuto molte miglia all'intorno, siccome
-uomo amantissimo della caccia, della buona tavola, ed anche, se non
-esagerava la fama, d'altri diletti men conciliabili co' voti monastici.
-
- [Illustrazione: _Ma il Priore evitò l'inconveniente che stava
- per nascere, spingendo prontamente la propria mula fra il suo
- compagno di viaggio, ed il porcajuolo._ pag. 15.]
-
-Pure si aveano a que' giorni idee tanto condiscendenti alla condotta
-del clero così secolare come regolare, che il priore Aymer (tal
-nomavasi questo sacerdote), godea d'intatta fama in tutti i dintorni
-della sua abbazia. L'indole di lui franca e gioconda, l'indulgenza
-ch'ei dimostrava per tutto quanto avea nome di veniali fragilità presso
-i grandi, gli fruttavano essere ben accolto in tutti i castelli de'
-nobili, a molti de' quali soprappiù andava congiunto di sangue, per
-essere egli pure di nobile famiglia, normanna d'origine. Le gentildonne
-soprattutto non si sentivano vocazione d'indagar troppo severamente
-il contegno d'un uomo, chiaritosi zelante ammirator del bel sesso,
-ed amabilissimo nel trovar parecchi modi atti a dileguare la noia
-troppo usa a stanziare e nelle sale e ne' giardini de' castelli che
-all'alta nobiltà pertenevano. Non eravi cacciatore cui il nostro monaco
-cedesse nell'ardenza d'inseguire gli animali selvaggi, nè v'era chi
-fosse meglio di lui provveduto di falchi ben addestrati, e di levrieri
-agilissimi fra quanti n'avesse la contea d'York; circostanza la quale
-non entrava per poco nel renderne la compagnia e desiderata e cercata
-da tutti i giovani appassionati per la caccia. Altra parte gli toccava
-sostenere colle persone attempate, nè con minore felicità vi riusciva,
-quando l'occasione se ne presentava. Benchè quanto a letteratura
-avesse cognizioni superficiali anzichè no, ne sapea però abbastanza
-per inspirare agl'ignoranti profondo rispetto ver' la pretesa sua
-scienza, oltrechè, la gravità del portamento e del dire, e i modi
-autorevoli ch'egli assumeva a tempo e luogo per far valere la possanza
-della Chiesa e del Sacerdozio, molta opinione ancor gli acquistarono
-di santità. Persino le infime classi, così propense per indole a
-censurare rigorosamente la condotta de' loro superiori, tiravano un
-rispettoso velo sulle fralezze del priore Aymer. Egli era caritatevole,
-e la carità, gli è cosa nota, fa velo a molt'altri difetti. Le rendite
-dell'abbazia concedute la maggior parte in godimento al Priore, non
-solo gli fornivano i modi di far fronte alle spese sue personali, che
-non erano tanto poche, ma in oltre lo metteano in istato di spargere
-liberalità su gli abitanti e spesse fiate di sovvenire alle angustie
-dell'indigente. Perciò se il priore Aymer rimaneva ultimo alla mensa,
-se maggior tempo impiegava nella caccia che negli ufizi della chiesa,
-se il vedeano per una porta di soccorso rientrare nell'abbazia dopo
-avere trascorsa la notte intertenendosi a tutt'altro che a cantar
-compieta, ciascuno alzava indulgentemente le spalle, e ciascuno si
-avvezzava a dar passata a tali irregolarità tanto più volentieri, che
-la maggior parte de' confratelli del Priore si prendeva licenze eguali
-senza avere com'egli eguali diritti a farle dimenticare. La persona
-e l'indole del priore Aymer erano dunque assai conosciute ai nostri
-due servi sassoni, che lo salutarono rispettosamente ricevendone in
-compenso del saluto la solita benedizione.
-
-Ma ciò che li sorprese, ed eccitò grandemente in essi attenzione e
-curiosità, si fu l'aspetto straordinario del compagno che il sacerdote
-aveva con sè, e del corteggio che lo accompagnava. Li faceva attoniti
-soprattutto l'apparenza, per metà militare, per metà monastica di
-quel bruno straniero, e l'aggiustamento singolare de' due scudieri
-orientali, e la novità dell'armi che questi portavano. E lo stupore
-fu tanto che il porcaiuolo e il buffone s'accorsero appena, quando il
-priore dell'abbazia di Jorvaulx chiese loro se in quelle vicinanze si
-trovasse qualche casa per alloggiarli. Fors'anche la lingua, in cui
-venne fatta l'inchiesta, comunque ad essi omai non sì strania, sonò
-male a quelle sassoni orecchie.
-
-«Io vi chiedea, le mie creature» — ripetè il priore ad alta voce
-e valendosi del nuovo idioma mescolato di sassone e di normanno, e
-divenuto linguaggio di convenzione per comprendersi le une coll'altre
-fra le due genti — «io vi chiedeva se in questi dintorni sarà facile
-il trovare qualche brava persona, che mossa da amor di Dio, e da
-divozione verso la nostra Santa Madre Chiesa, voglia per questa notte
-usare ospitalità a due umilissimi servitori di questo Dio e di questa
-Chiesa.»
-
-Nel tuono però di tali detti scorgeasi non so qual aria d'alterezza,
-che mal s'accordava colla modestia delle frasi onde al Reverendissimo
-era piaciuto valersi.
-
-«Due umilissimi servitori di Dio e della Chiesa!» — meditò fra sè
-stesso Wamba, il quale benchè matto, aveva giudizio quanto bastava a
-non far tali considerazioni in modo d'essere inteso — «Vorrei dunque
-vedere come son fatti gli ufiziali primarii di Dio e della Chiesa, per
-esempio i siniscalchi, i cantinieri!»
-
-Fatto nel suo interno questo comentario all'inchiesta del Priore, il
-buffone sollevò gli occhi verso di lui, e diede tale risposta «Se i
-Reverendi bramano trovare buon pasto e buon alloggio è lontano di qui
-poche miglia il priorato di Brinxworth, e a quanto mi sembra, il grado
-loro gli assicura di esservi accolti con tutto onore; che se mai li
-dilettasse il consacrare una parte di notte a far penitenza, possono
-tenersi a quest'altro sentiere, d'onde si va in dirittura al romitaggio
-di Copmanhurst. Quivi troveranno, non v'ha dubbio, un pio anacoreta,
-che li fornirà di ricovero nella sua grotta oltre al soccorso
-d'abbondanti preghiere.»
-
-«Mio caro amico» — soggiunse scotendo il capo il Priore — «se il
-continuo tintinnar de' sonagli che adornano il tuo berrettone non ti
-avesse alterata la fantasia, ben capiresti che _clericus clericum non
-decimat_; il che vuol dire: le persone di chiesa non si domandano mai
-ospitalità le une alle altre, e preferiscono il chiederla a' laici per
-somministrar loro l'occasione di fare opera grata a Dio rendendosi ad
-un tempo utili e tributando onore ai servi dello stesso Dio.»
-
-«Gli è vero» — prese a dir Wamba — «che comunque io non sia nulla
-meglio d'un asino, divido nondimeno colla mula di vostra Riverenza,
-l'onore di portare sonagli. Ma nel mio debole intendimento direi che la
-carità della nostra santa madre Chiesa, e de' suoi servitori potrebbe
-anche, siccome tutte l'altre carità, incominciare ad operarsi sopra sè
-stessa.»
-
-«Abbassa tosto la tua tracotanza, o mariuolo» sclamò il collega del
-Priore, interrompendo Wamba con fiero tuono e superbo «e soltanto
-additane, se pure lo sai, la strada che dobbiamo battere per andare....
-per andare.... Come chiamate il _franklin_, di cui mi faceste discorso,
-priore Aymer?»
-
-«Cedric» rispose il Priore, «Cedric il Sassone. Dimmi, amico, siam noi
-in vicinanza del suo castello? Puoi tu additarcene la strada?»
-
-«La strada non è sì facile da trovarsi» rispose Gurth, che ruppe il
-silenzio per la prima volta «e la famiglia di Cedric si ritira assai di
-buon'ora.»
-
-«Bella ragione!» sclamò il secondo viaggiatore. «In questa famiglia
-si reputeranno ad onore l'alzarsi da letto per provvedere ai bisogni
-di stranieri nostri pari, tanto più se ci abbassiamo a chiedere
-cortesemente un'ospitalità che è diritto nostro il pretendere.»
-
-Ai quali detti rispose Gurth col tuono del mal umore: «Non so veramente
-s'io mi debba insegnare la strada che conduce al castello del mio
-padrone, a gente che arma il diritto d'esservi accolta in vece di
-dimandare l'ospitalità siccome favore.»
-
-«Osi tu resistermi, o schiavo?» gridò il cavaliere, che conficcando lo
-sperone nel cavallo gli fece fare una giravolta; poi, correndo verso
-Gurth, si apprestava colla bacchetta che gli tenea vece di frusta a
-castigare quanto a suo avviso era arroganza punibile d'un servo di
-gleba.
-
-Gurth, senza mover d'un passo, guardò biecamente il cavaliere, e nel
-tempo medesimo portò la mano al suo coltello da caccia. Ma il Priore
-evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente la
-propria mula fra il suo compagno di viaggio e il porcaiuolo.
-
-«Per santa Maria! fratello Brian, non vorrei v'immaginaste esser
-qui nelle terre di Palestina in mezzo ai Turchi ed ai Saracini, o
-fra infedeli e pagani. Noi altri isolani non amiamo le percosse,
-semprechè non ci vengano dalla santa Chiesa che talvolta castiga i
-suoi prediletti. — Dimmi tu, buon figliuolo» a questi accenti si volse
-a Wamba, unendo all'eloquenza delle parole l'altra più possente d'una
-moneta d'argento gettatagli fra le mani «dimmi qual è il cammino che
-guida al castello di Cedric il Sassone: tu non puoi ignorarlo; egli è
-un sacro debito il mettere sul buon sentiero i viaggiatori smarriti,
-quand'anche fossero di un grado men dignitoso del nostro.»
-
-«In verità, reverendissimo padre, la testa saracina del reverendissimo
-vostro compagno spaventò per tal modo la mia che mi ha fatto uscir
-dalla mente questo sentiere; e temo che nemmen io sarò capace di
-giugnervi questa sera.»
-
-«Eh via, via!» disse il Priore «so che puoi volendo additarcelo.
-Questo fratel venerabile ha passata tutta la sua vita a combattere i
-Saracini per la liberazione di Terra Santa; egli appartiene all'Ordine
-dei cavalieri Templari, de' quali avrai udito far menzione; ed è metà
-monaco, metà soldato.»
-
-«Dovrebbe veramente bastargli l'essere metà monaco» soggiunse il
-buffone «per non mostrarsi sragionevole affatto verso i viandanti
-che incontra, supposto anche non si prendessero tutta la premura di
-rispondere ad interrogazioni, che non li riguardano.»
-
-«Ti perdono la tua giocondità» rispose il Priore «purchè ne insegni la
-strada del castello di Cedric.»
-
-«Ebbene dunque! le Riverenze vostre debbono seguire questo viale
-sintantochè giungano ad un luogo detto la _Croce atterrata_. Voi la
-vedrete di fatto a terra, e il solo piedistallo non ne è rinversato.
-Allora prenderete la strada di man sinistra, perchè alla _Croce
-Atterrata_ vi è un crocicchio di cinque strade. Auguro alle Riverenze
-vostre di arrivarvi innanzi che scoppi il temporale.»
-
-Il Priore lo ringraziò, e perchè l'augurio del buffone si avverasse
-meglio, la cavalcata, fermatasi tutto quel tempo, si diede a correre di
-gran galoppo.
-
-«Se tengono la strada che con molto giudizio indicasti loro» disse
-Gurth al compagno, quando non udì più lo scalpitar de' cavalli
-«il reverendo padre sarà ben fortunato, se arriva questa notte a
-Rotherwood.»
-
-«Gli è vero; ma può giungere comodamente a Sheffield, e un albergo val
-l'altro. Son cacciator troppo destro per volere insegnare il covo del
-lepre al cane, quando non ho intenzione ch'esso l'acchiappi.»
-
-«Ti stimo: e t'assicuro mi rincrescerebbe assai se questo Priore
-vedesse Lady Rowena.... Poi, potrebbe accadere che Cedric attaccasse
-briga col frate soldato, e ciò sarebbe anche peggio. Ma noi altri da
-buoni servi, dobbiamo veder tutto, ascoltar tutto, e tacer tutto.»
-
-In questo mezzo, i nostri viaggiatori già lontani molto dai due servi,
-la discorrevano insieme in francese-normanno, come generalmente usavano
-le persone più ragguardevoli, eccetto pochi Sassoni, teneri di tutto
-quanto rammentava ad essi la loro origine.
-
-«Da che deriva la tracotanza di quei furfanti» disse il Templario «e
-perchè mi impediste voi di punirli?»
-
-«L'un d'essi è pazzo; volete voi, fratello Brian, pretendere risposte
-giudiziose da un pazzo? L'altro poi è di questa schiatta feroce,
-selvaggia, intrattabile dei Sassoni, pe' quali il supremo de' diletti
-si sta nel manifestare in tutti i modi che possono l'odio che portano
-ai lor vincitori.»
-
-«Oh! avrei insegnato loro a furia di percosse la cortesia. Sono
-avvezzo a maneggiare spiriti di questa razza. I nostri schiavi Turchi
-sono anch'essi per indole fieri, indomabili quanto avrebbe potuto
-esserlo Odino; ma due mesi trascorsi in mia casa, sotto la scuola del
-mio aguzzino, li rendevano umili, sottomessi, docili ed ubbidienti.
-Giuraddio! Ser Priore. Là sì conviene stare all'erta contro i pugnali
-e i veleni, se niente niente allentate loro la briglia sanno prevalersi
-bene degli uni e degli altri.»
-
-«Ciò sarà verissimo. Ma ogni paese ha le sue regole e le sue
-consuetudini, e credetelo, il menar colpi su quello sgraziato era
-un cattivo metodo per costringerlo ad insegnarci la dimora del suo
-padrone. Aggiugnete che ottenuto anche l'intento per questa via, ciò
-bastava per irritare Cedric contro di voi. Vel dissi già. Questo
-_franklin_ è superbo, d'un'indole fiera e disdegnosa oltre ogni
-credere. Nemico della nobiltà, lo è perfino de' suoi confinanti,
-Reginaldo Frondeboeuf e Filippo Malvoisin, i quali, per vero dire, non
-sono avversari da disprezzarsi. Egli difende con tanta ostinatezza i
-privilegi della sua stirpe, ed è sì superbo di discendere in retta
-linea da Everardo, prode guerriero ai giorni dell'_Ettarchia_, che
-generalmente lo nomano _Cedric il Sassone_. Vedete! egli si reputa a
-proprio vanto l'origine sassone, che molti ora si studiano nascondere
-per non provare gli effetti di quel gran principio: _Vae victis_.»
-
-«Priore mio, io voglio credere, che parlando di beltà femminili voi
-siate intelligente quanto un trovadore il più galante possa esserlo.
-Ma, vi confesso: farà d'uopo che questa Rowena da voi descrittami
-sia veramente un prodigio impareggiabile d'avvenenza, ond'io arrivi a
-padroneggiar me medesimo, e ad armarmi di tutta la pazienza necessaria
-a mettermi in buona grazia col suo padre Cedric, dopo l'odiosa
-dipintura che mi avete fatta di simil uomo.»
-
-«Oh! debbo dirvi una cosa. Cedric non è in sostanza padre della
-giovane, e gli antenati di Rowena vantano ben altra nobiltà; e se tra
-essa e Cedric passano vincoli di sangue, la parentela è lontanissima.
-Egli ne è unicamente il tutore, ed io credo siasi instituito tale da sè
-medesimo; ma ama la pupilla, come se fosse sua propria figlia. Quanto
-poi all'avvenenza di Rowena, fra poco potrete giudicarla voi stesso; e
-se le grazie della sua persona, i modi espressivi di quel suo sguardo
-soave e maestoso ad un tempo non vi fanno dimenticare le giovani beltà
-della Palestina, e le huris di Maometto, acconsento mi riguardiate come
-un miscredente ed un infedele, e non più come un figlio legittimo della
-santa Chiesa.»
-
-«Voi dovreste anche ricordarvi la scommessa che abbiamo fatta; e se
-la bellezza da voi tanto esaltatami non corrisponde all'idea che me ne
-inspiraste...»
-
-«La mia collana è vostra. Gli è già detto; ma sono miei, se accade il
-contrario, dieci carrattelli di vino di Chio, e a quest'ora ci fo i
-conti sopra, come se stessero già nelle cantine del convento sotto le
-chiavi del vecchio Dionigi, il cellerario.»
-
-«Basta non dimentichiate essere io il giudice della scommessa, e che
-non la perdo se non convengo io medesimo di non aver mai veduta in vita
-mia una bellezza tanto perfetta. Son questi i nostri patti, non è egli
-vero? Mio caro Priore, la vostra collana d'oro corre gran pericolo,
-ve lo accerto, e voglio fregiarmene il collo nella lizza, che sta per
-aprirsi ad Ashby-De-La-Zouche.»
-
-«La vedremo, la vedremo! Io non domando che una cosa sola, ed è che la
-vostra risposta sia leale ed interprete unicamente di quanto sentite;
-tale insomma qual io me la debbo aspettare da un cavaliere e da un
-ecclesiastico. Intanto, fratello carissimo, permettetemi di darvi
-alcuni suggerimenti, e di pregarvi ad assumere modi più cortesi di
-quelli ai quali vi assuefecero i vostri Infedeli allorchè li tenevate
-in cattività. Cedric il Sassone, se si credesse gravemente offeso,
-e vi dico io che s'offende per poco, con sopportazione del vostro
-titolo di cavaliere, e della importanza del mio ufizio e della santità
-de' nostri ministeri, intesi tutti ad una medesima causa, sarebbe
-l'uomo da metterne sull'istante fuor della porta, e farne dormire a
-campo, fosse ancora la mezzanotte. Abbiate anche attenzione al modo
-di regolarvi colla leggiadra Rowena, perchè Cedric le fa guardia con
-gelosissima cura, e s'ei prende, m'intendete? il menomo sospetto, addio
-nostri divisamenti! Si dice, ch'egli abbia sbandito di casa il proprio
-figliuolo, solamente perchè volse sguardi affettuosi a questa rara
-beltà; chè a quanto sembra si può bensì adorarla da lungi, ma chi vuole
-avvicinarsele dee portar sentimenti così puri, come se si mettesse a
-piè degli altari dinanzi ad un'immagine della santissima Vergine.»
-
-«V'ho inteso in tutto e per tutto, e conformerò ai vostri desiderii
-ogni mia azione, e avrò insomma il contegno, che potrebbe aspettarsi da
-donzella la più pudibonda. Ma quanto al timore da voi manifestato, che
-Cedric ne scacci di casa, state tranquillo; ella è tale umiliazione che
-i miei scudieri ed io saprem risparmiarvi. Se il prendesse la mattezza
-di venire a questo estremo punto, troverebbe gente buona da insegnargli
-per un'altra volta qual rispetto è dovuto alle leggi dell'ospitalità.»
-
-«Io qui non vi prego che di dar prove di prudenza e di moderazione.
-Oh! eccoci alla _Croce Atterrata,_ che quel buffone additò. Ma è tanto
-fitta la notte, che possiamo appena vedere la strada da seguirsi. Se
-non m'inganno, ne disse di tenerci a mano sinistra.»
-
-«No: a destra. Me ne ricordo ottimamente.»
-
-«Perdonatemi, a sinistra, e rammento perfino che ne indicò questa
-dirittura colla punta della sua sciabola di legno.»
-
-«Sì: ma la tenea colla mano sinistra e volse la punta ver' questa
-parte» e così dicendo il Templario indicava la mano destra.
-
-Ciascuno de' due sostenne, come in tai casi suole accadere, con eguale
-fermezza la sua opinione. Laonde le persone del seguito vennero
-consultate; ma niuna di esse erasi trovata in assai vicinanza per
-udire i discorsi di Wamba. Finalmente Brian sclamò col tuono di chi si
-maraviglia di non aver prima osservata una cosa: «Ma io vedo certamente
-un uomo addormentato, o steso morto vicino alla croce! Ugone, movete
-quel cadavere colla punta della vostra lancia.»
-
-Avendo Ugone obbedito, saltò in piedi un uomo gridando in buon
-francese: «Chiunque vi siate, perchè venite a frastornarmi?»
-
-«Noi volevamo soltanto,» disse il Priore, «domandarvi la strada che
-conduce a Rotherwood, ov'è la dimora di Cedric il Sassone.»
-
-«Io pure mi trasferisco a quella volta» rispose lo straniero «e se
-avessi un cavallo, mi offrirei vostra guida; perchè gli è d'uopo fare
-più d'una giravolta, e chi non è ben pratico della strada va a pericolo
-di smarrirsi.»
-
-«Amico mio, potete star certo de' nostri ringraziamenti e d'una buona
-ricompensa, se ne guidate sani e salvi alla casa di Cedric» e ciò
-dicendo il Priore, ordinò a qualcuno del suo seguito che cedesse il
-proprio cavallo allo straniero, e cavalcasse in vece il corridore di
-riserbo, che, come dicemmo, un laico guidava a mano.
-
-Il condottiero de' nostri viaggiatori tenne sentiere affatto opposto a
-quello che Wamba colla malizia di farli perdere aveva ad essi indicato.
-Questo sentiero addentravasi di molto nella foresta, e larghi torrenti
-lo attraversavano, tanto più pericolosi ai viaggiatori a motivo delle
-paludi che li recigneano. Ma la scorta sembrava conoscesse come per
-istinto i traversi più sicuri e più corti, onde i viaggiatori non
-tardarono gran fatto a trovarsi incamminati in un viale più largo di
-quanti sino allora avevano trascorsi. Nel fondo di questo viale sorgeva
-un vasto e regolare edifizio che lo straniero mostrò al Priore dicendo:
-
-«Ecco Rotherwood, ecco il luogo ove soggiorna Cedric il Sassone.»
-
-Notizia riuscita sopra tutti grata ad Aymer, il quale non troppo
-avvezzo a peregrinazioni sì disagiate, nel durare del precedente
-cammino aveva avuta tanta paura de' torrenti e delle paludi, che nol
-prese curiosità di movere nessuna interrogazione alla guida. Ma in
-allora sentendosi meglio, nè presentando alcun rischio il bel viale che
-rimaneva a farsi, cedè alla curiosità che gli fece indirigere diverse
-inchieste allo straniero. «Chi siete voi?» Fu questa la prima.
-
-«Un pellegrino,» rispose l'altro, «e vengo di Terra Santa.»
-
-Allora il Templario: «Avreste fatto meglio a rimanervi combattendo per
-la liberazione del Santo Sepolcro.»
-
-«Gli è vero, ser cavaliere» rispose il pellegrino, che ravvisò a
-quanto parve il Templario. «Ma mentre coloro che si sono obbligati con
-sacramento a liberare la Santa Città, viaggiano in parti sì lontane
-dal sito ove il dovere li chiama, può egli farvi stupore, se un umile
-contadino mio pari, amico per natura della tranquillità e della pace,
-segue esempi tanto autorevoli?»
-
-Irritato da tai detti il Templario volea rispondere, ma lo interruppe
-il Priore, manifestando la propria maraviglia, che la loro guida, dopo
-sì lunga lontananza conservasse tanta pratica di tutti gli avvolgimenti
-di quella foresta.
-
-«Nacqui in questi paesi» egli rispose, e mentre sì rispondea si
-trovarono tutti dinanzi alla casa di Cedric; edifizio irregolare,
-fornito di molte corti, e che occupava una grande estensione di
-terreno. Comunque la vastità della fabbrica la indicasse abitata da un
-uomo facoltoso, essa non aveva nessuna somiglianza con que' castelli
-fiancheggiati da torri e a smisurata altezza sorgenti, che erano la
-residenza ordinaria della nobiltà normanna, e che divennero in allora
-modello allo stile architettonico dell'Inghilterra.
-
-Non per questo il castello di Rotherwood era sguernito di ogni genere
-di fortificazione; perchè in que' tempi di turbolenza e disordine,
-qualunque casa non munita avrebbe corso pericolo di venir saccheggiata
-ed arsa nel termine di ventiquattr'ore. Circondato vedeasi l'edifizio
-da profonda fossa, cui somministrava l'acque un contiguo rigagnolo.
-Ne difendea le rive un doppio palizzato fatto di piuoli tolti dalla
-foresta. Dalla parte di ponente scorgeasi nello stesso palizzato
-una apertura, ed attraversava la fossa un ponte levatoio, che era
-l'ingresso alla casa, protetta da angoli salienti, donde, se facea
-d'uopo, i frombolieri e i lancieri poteano impedire il passaggio a chi
-vi fosse venuto con mal talento.
-
-Il Templario si fermò dinanzi alla porta, e sonò a tutto fiato il suo
-corno, perchè la pioggia che avea minacciato i nostri viaggiatori per
-lungo tempo incominciava allora a cadere con grand'impeto.
-
-
-
-
-CAPITOLO III.
-
- Chi può mirar, nè abbrividir, que' mesti
- Ignudi liti, contro cui mugghiando
- Con orribile suon frangonsi i flutti
- Del nortico ocean? Pur su quei liti,
- Noto per l'azzurrino occhio, e pel rosso
- Ondeggiar delle chiome, e la fiorente
- Morbida guancia, ove de' suoi colori
- Salute alma pompeggia, ebbe la culla
- Il Sasson generoso, e su quei liti
- Dotto nell'arti di Bellona ei crebbe.
- THOMPSON.
-
-
-Entro una sala, la cui altezza non mantenea proporzione coll'immensa
-vastità del ricinto, stava una lunga tavola costrutta di native querce,
-che aveano ricevuto appena un primo pulimento; e serviva questa al
-banchetto vespertino di Cedric il Sassone. Il solo adattamento delle
-travi maestre colle piccole travi ne formava la soffitta, ond'era
-unicamente merito de' panconcelli e della stoppia che coprivano il
-tetto, se chi stavasi in quel luogo non sofferiva per intiero gli
-effetti delle intemperie. Ad ogni angolo di questa sala era un grande
-camino, d'onde uscia tanto fumo ad empiere la stanza, quanto ne mandava
-al di fuori la canna; così bene si conosceva in quei giorni l'arte di
-fabbricare! Questo costante vapore aveva portata una specie di vernice
-alla parte superiore dell'appartamento, che coperta quindi appariva
-di un denso strato di negrofumo e fuligine. Strumenti da guerra e da
-caccia vedeansi sospesi alle pareti dei muri, e grandi porte aperte
-in ciascuna di queste guidavano all'altre stanze del castello, che si
-mostrava vastissimo.
-
-Ogni cosa di tale sala annunziava nella sua originaria semplicità l'era
-primitiva de' Sassoni, alla quale il non uniformarsi sarebbe stato per
-Cedric un digradare il proprio onore. Quel pavimento non avea miglior
-lastrico d'un miscuglio di terra e calcina, ben manipolate insieme
-e indurite, come di tai pavimenti vediamo anche oggidì ne' moderni
-nostri granai. Per un quarto della lunghezza della sala medesima lo
-stesso pavimento s'innalzava circa sei pollici, e tale spazio più
-alto, chiamato _pulvinare_, veniva riserbato ai principali individui
-della famiglia, e agli ospiti di riguardo. Laonde vedeasi collocata
-per traverso in questa parte privilegiata della sala una tavola
-pomposamente coperta d'un panno di color scarlatto, e dal mezzo di
-essa usciva, come appendice, un'altra tavola più lunga, più stretta,
-e decorata con minor pompa, ove sedeano a prender cibo le persone di
-minor conto, e i servi della casa. Ognuno intende che la combinazione
-di queste due tavole presentava la forma d'un _T_; e se ne vedono
-anche oggidì delle simili ne' collegi più antichi, quai sono quelli di
-Cambridge e di Oxford. Seggiole, e sedie a bracciuoli di pesantissimo
-legno di quercia, fregiate di rilievi scorgeansi sul pulvinare, e
-la tavola nobile andava pure coperta d'un baldacchino per difendere
-i magnati attorno ad essa seduti dalla pioggia, che siccome è da
-credersi, non rade volte attraversava quel tetto.
-
-Le pareti del pulvinare erano guernite di tappezzerie, e il pavimento
-del pari andava coperto da uno strato, su cui vedeansi alcuni informi
-ricami, che non aveano miglior pregio d'un brillante accozzamento di
-colori. Nuda affatto vedeasi la parte inferiore delle pareti, scoperta
-la tavola lunga, non tappezzato ivi il suolo, e sole panche grossolane
-e pesanti vi faceano vece di sedie, nè alcun riparo impediva che
-l'acqua del cielo non cadesse sul capo del convitati.
-
-Nel mezzo della tavola d'onore erano poste due sedie a bracciuoli più
-alte dell'altre, assegnate al padrone ed alla padrona della casa, i
-quali presedendo al banchetto ospitaliero, si assumeano l'incarico
-di far le parti agli altri; detti perciò in lingua sassone _datori di
-pane_.
-
-Presso ciascuna delle due sedie a bracciuoli stava uno sgabelletto
-scolpito con molta cura e picchiettato d'avorio. Le altre sedie non
-andavano fregiate di un tal distintivo. Cedric il Sassone, insignito
-del titolo di _Thane_, cui i Normanni sostituirono l'altro di
-_Franklin_, si era già messo al suo posto, e non vedendo arrivare la
-cena s'impazientiva quanto il potrebbe a' dì nostri un aldermanno della
-città di Londra.
-
-Bastava il sol vedere in fisonomia il signor del castello per giudicare
-la sua indole franca e leale sì, ma vivace ad un tempo ed impetuosa.
-Mezzana erane la statura, larghe le spalle, lunghe le braccia, i suoi
-muscoli indicavano forza, e si dicea a prima vista esser egli avvezzo
-alle fatiche della guerra e della caccia. Largo di volto, avea grandi
-occhi ed azzurri, belli i denti, e la fisonomia di lui annunziava
-candore, franca schiettezza, e quella specie di buon umore, che va
-sovente unito alla vivacità, e talvolta a certa asprezza di modi.
-Leggeansi parimente ne' suoi occhi naturale orgoglio ed una diffidenza,
-nata in lui dall'avere trascorsa la vita nel difendere quei diritti
-che continuamente gli venivano contrastati; laonde le sole circostanze
-in cui si trovò posero quell'animo fiero, risoluto ed impetuoso nella
-necessità di star sempre all'erta. I suoi biondi capegli divisi in due
-spartimenti da un solco longitudinale ch'egli tenea in mezzo del capo
-gli scendeano da due bande sopra le spalle, essendo questi lunghissimi,
-nè per anco imbiancati dalla neve della vecchiezza, comunque Cedric si
-avvicinasse al suo sessantesimo anno.
-
-Vestiva egli una tonaca verde, il cui collare e le maniche vedeansi
-guerniti di minuto vaio, specie di pelliccia inferiore di qualità
-all'ermellino e che è, a quanto credesi, la pelle dello scoiattolo
-grigio. Tal sopravvesta, non abbottonata, copriva un giustacuore
-di panno scarlatto. Avea brache dello stesso panno, ma che non
-discendevano a tutta la coscia, lasciando scoperto il ginocchio.
-Portava zoccoli simili a quelli dei contadini, ma d'un cuoio più
-fino, e serrati nella parte davanti con fibbie d'oro. Due smaniglie
-ed una collana parimente d'oro gli si avvolgeano al collo e alle
-braccia. Un cinturino ingemmato ne sostenea il coltello da caccia
-acuminato e a due tagli, che in dirittura perpendicolare gli pendea dal
-fianco. Sulla schiena del suo seggiolone era posto un manto di panno
-scarlatto, foderato di pelliccia, ed un berrettone della stessa natura
-sontuosamente ricamato, i quali due arredi compievano l'abbigliamento
-del facoltoso _Thane_ quando voleva uscire di casa. Stava appoggiata
-allo stesso seggiolone una corta chiaverina, guernita di lucidissimo
-pomo d'acciaio, e questa secondo l'uopo gli facea vece di bastone,
-ovvero d'arme.
-
-Molti servi, le cui vesti serbavano una proporzione media fra la
-magnificenza di quelle del loro padrone, e la semplicità della tonaca
-portata da Gurth, il porcaiuolo, stavano attenti ad ogni minima
-occhiata del magnate sassone, e si teneano pronti ad eseguirne i
-comandi. Due o tre fra i medesimi, che occupavano più alto grado degli
-altri, rimanevano sul pulvinare dietro a Cedric. Gli altri si stavano
-nella parte inferior della sala. Vi si vedevano ancora commensali
-d'una specie diversa, due o tre grandi cani levrieri soliti ad essere
-adoperati nella caccia del cervo e del lupo; altrettanti cani da
-presa grossissimi di collo, di testa e di orecchie; una coppia di que'
-cani da caccia della più picciola specie, che oggidì vengono chiamati
-_bassotti_. Tutta questa famiglia aspettava con impazienza l'arrivo
-della cena; ma con quell'accorgimento, con quell'intelligenza, che
-la razza canina possede nello squadrare le fisonomie, queste bestie
-si astenevano riguardosamente dall'interrompere il cupo silenzio
-del loro padrone tenute probabilmente in dovere dalla vista di una
-bianca bacchettina postagli vicino al piattello, e della quale si
-giovava Cedric a frenare le inchieste di tal parte quadrupede della
-sua servitù, quando si facevano troppo vivaci. Non eravi che un
-vecchio cane-lupo, il quale arrogandosi la libertà che talvolta i
-padroni concedono ad un vecchio servo favorito, stavasi sdraiato
-presso la seggiola del suo signore, e ne richiamava a quando a
-quando l'attenzione, or mettendogli la testa sopra le ginocchia, or
-lambendogli la mano. Ma in quella sera la povera bestia non ottenea
-miglior risposta di queste parole: «Abbasso, Balder, abbasso! non sono
-in vena di giocare.»
-
-Ed era di fatto cosa verissima che l'animo di Cedric non si trovava
-allora in uno stato tranquillo. Lady Rowena, che era andata a vespero
-in una chiesa lontana d'assai, in quel momento soltanto ritornava a
-casa, e stavasi cambiando le vesti, perchè la pioggia gliele aveva
-tutte inzuppate. Gurth e la sua mandria, che avrebbero dovuto essere
-da lungo tempo al castello, non si vedeano pur anche giugnere, e
-le proprietà venivano sì poco rispettate in que' tempi, che tale
-indugio poteva attribuirsi o a qualche brutto giuoco de' malandrini
-e contrabbandieri, copiosissimi nelle vicine foreste, ovvero alla
-violenza di qualcuno fra i baroni confinanti, che confidandosi nelle
-loro forze, non usavano grande riguardo alle sostanze degli altri.
-E l'affare era rilevante più di quanto potrebbe credersi, perchè una
-gran parte delle ricchezze possedute dai proprietari sassoni, si stava
-in mandrie porcine, e soprattutto se questi aveano i loro dominii
-in vicinanza delle foreste, ove le querce somministravano abbondante
-nutrimento a tal genere d'animali.
-
-A sì fatto motivo d'inquietudine altri se n'aggiugnevano. Non si vedea
-arrivare il buffone Wamba, le cui lepidezze, quali che si fossero,
-portavano una specie di condimento ai banchetti del nostro Cedric, e
-alle copiose bevute di vino onde per solito gl'innaffiava. Più; Cedric
-non avea mangiato nulla dopo il pranzo del mezzogiorno, se l'ora
-consueta della cena era trascorsa da lungo tempo; la qual cosa diveniva
-occasione di scontento ai gentiluomini campagnuoli di quei tempi, come
-spesso lo diviene anche agli odierni. Tal suo disgusto per altro egli
-non manifestava che con accenti interrotti, talora pronunziati a mezza
-voce, come s'egli avesse parlato a sè medesimo, talora vôlto ai servi
-che gli stavano a fianco, e soprattutto al suo coppiere che a quando a
-quando gli presentava a guisa di pozione calmante una tazza di vino.
-
-«A che tarda ancora lady Rowena?»
-
-«Non le rimane che a rassettarsi di nuovo il capo» rispose un'ancella
-con quel tuono franco onde una cameriera dei nostri giorni suol parlare
-al padrone di casa «non vorreste già comparisse a cena in cuffia
-da notte? Del rimanente non v'è in tutta la contea una gentildonna
-spicciativa nell'adunarsi, siccome la mia padrona.»
-
-All'osservazione fattagli dall'ancella il Sassone rispose unicamente
-con una di quelle interiezioni che non si saprebbe come rappresentar
-con caratteri di scrittura, e che poteva riguardarsi una specie
-d'approvazione.
-
-«Spero» egli aggiunse «che la sua divozione consulterà meglio il
-tempo la prima volta che vorrà andare alla chiesa di San Giovanni.»
-Volgendosi indi al suo coppiere, ed alzando la voce come se non gli
-fosse sembrato vero di trovar qualcuno sopra cui sfogare il suo mal
-umore: «ma da parte di tutti i diavoli!» sclamò egli. «Qual cagione
-può ad ora sì tarda tenere Gurth fuori di casa? Non vorrei ci avesse
-a portar cattive notizie della sua mandria. Egli è però un servo
-diligente e fedele, ed io gli preparava un destino migliore. Forse lo
-avrei nominato fra le mie guardie.»
-
-«Non è poi così tardi» rispose modestamente Osvaldo, «ned è ancora
-passata un'ora da che hanno sonato il _coprifuoco_[4].» Se Osvaldo
-avea intenzione di scusare il suo camerata, certamente fu mal destro
-nel rammentare a Cedric una delle cose le più atte ad accrescerne lo
-scontento.
-
-«Vadano al diavolo il _coprifuoco_, il bastardo che l'inventò e lo
-schiavo disamorevole, la cui lingua sassone fa rintronare questa
-maladetta parola ad orecchie sassoni! _Il coprifuoco!_ bel trovato,
-che costringe la gente dabbene a dovere spegnere il fuoco ed i lumi,
-affinchè i ladri e gli assassini possano a lor bell'agio operar
-nelle tenebre! Oh! Reginaldo Frondeboeuf e Filippo di Malvoisin sanno
-profittare del _coprifuoco_ tanto bene quanto Guglielmo il Bastardo
-egli stesso, e quanto alcun altro di questi venturieri normanni, che si
-batterono ad Hastings. Io m'aspetto da un istante all'altro l'annunzio
-che la mia mandria è stata rubata, e divenuta pasto di questi banditi
-normanni che i loro padroni lasciano morir di fame. Tutte le rendite
-di costoro si stanno nel ladroneccio e nell'assassinio. Già avranno
-ucciso il mio servo fedele. E Wamba? Dov'è Wamba? Non mi disse qualcuno
-ch'egli era uscito insieme con Gurth?»
-
-Osvaldo rispose affermativamente.
-
-«Di bene in meglio! Avranno condotto via il buffone d'un Sassone per
-dargli a padrone un lord normanno. Ma noi tutti siamo veri buffoni
-nel restar sottomessi a costoro, e meritiamo maggior disprezzo che
-nol meriteremmo, se la natura ci avesse conceduto solamente una mezza
-dose di spirito. Ma io mi vendicherò» soggiunse egli spirando il
-massimo sdegno, e alzandosi da sedere, ed afferrando la sua chiaverina.
-«Io porterò le mie lagnanze al gran consiglio. Ivi, ho amici, ho
-vassalli. Chiamerò a disfida il Normanno corpo a corpo. Ch'ei si
-faccia avanti col suo saione d'acciajo, col suo elmo di ferro, e con
-tutto ciò che fa ardimentosa la sua codardia. Questa mia chiaverina
-ha rotti ostacoli più resistenti che tre dei loro scudi. Mi credono
-vecchio, lo vedo bene, ma s'accorgeranno che il sangue di Everardo
-scorre ancora entro le vene di Cedric. Ah Wilfrid!» soggiunse egli
-abbassando la voce in modo di chi parla solamente con sè medesimo. «Se
-tu avessi potuto vincere una sconsigliata passione, il padre tuo non
-si vedrebbe abbandonato in questa età, come una quercia solitaria, i
-cui rami sfogliati rimangono ludibrio degli aquiloni!» Parve che queste
-ultime idee cambiassero il suo sdegno in mestizia; poichè rimessa a
-luogo la chiaverina, e seduto di bel nuovo si abbandonò interamente a
-malinconiche meditazioni, dalle quali d'improvviso il ritrasse il suono
-d'un corno.
-
-A questo suono corrisposero gli abbaiamenti di tutti i cani, e non di
-quelli soltanto che si trovavano nella sala, ma di venti o trent'altri
-sparsi per tutto il castello; onde la bacchettina bianca di Cedric
-e gli sforzi di tutti i servi bastarono appena a far cessare questo
-canino fracasso.
-
-«Si corra alla porta» sclamò il Sassone, appena il cessato tumulto
-dei cani gli permise di fare udir la sua voce. «Sappiasi tosto
-quali notizie ci arrivano. Non v'ha dubbio! È l'annunzio di qualche
-spogliamento, qualche malvagità operata sulle mie terre.»
-
-Di lì a pochi istanti venne una delle guardie di Cedric ad annunziargli
-che Aymer, priore di Jorvaulx, e il cavaliere Brian di Bois-Guilbert,
-commendatore dell'ordine venerabile de' Templari, accompagnati da
-seguito poco numeroso, e avviati al torneo che di lì a due giorni
-doveva aprirsi a poca distanza d'Ashby-De-La-Zonche, chiedevano per una
-notte ospitalità in quel castello.
-
-«Il priore Aymer! Brian di Bois-Guilbert» sclamò Cedric «Normanni
-sì l'uno che l'altro! Ma poco monta. Normanni o Sassoni, non si dica
-mai che l'ospitalità fu negata nel castello di Rotherwood. Poichè lo
-scelsero per riposarvi, sieno i ben venuti. Avrebbero veramente fatto
-meglio a continuare per la loro strada. Non già che mi pesi il nudrirli
-e l'alloggiarli per una notte. Poi presentandosi quali ospiti, anche
-i Normanni debbono abbandonare la lor tracotanza. Undeberto» diss'egli
-ad una specie di maggiordomo, che gli stava dietro tenendo in mano un
-bianco bastone «prendete sei uomini in vostra compagnia e fate entrar
-gli stranieri nella parte del castello assegnata agli ospiti; i loro
-cavalli vengano collocati nelle mie scuderie, e abbiate cura che non
-manchi loro cosa veruna. Offerite ad essi vestimenta se han desiderio
-di cambiarne, accendete buon fuoco ne' loro appartamenti, presentateli
-d'ala e di vino, e dite al cuoco che accresca la cena come potrà. Sia
-parimente vostra cura il dir loro, che Cedric si sarebbe portato in
-persona ad assicurarli che sono i benvenuti nel suo castello, s'ei
-non avesse fatto voto di non moversi mai tre passi al di là del suo
-pulvinare per andare incontro a chiunque non esca di real sangue
-sassone. Andate, non dimenticate nessuna cosa, e l'orgoglio di costoro
-non possa mai vantarsi spacciando che trovarono avarizia e povertà in
-casa d'un Sassone.»
-
-Il maggiordomo uscì per eseguire i comandi del suo padrone.
-
-«Il priore Aymer!» replicò Cedric, volgendosi ad Osvaldo. «S'io non
-m'inganno egli è il fratello di Gilles di Mauleverer, ora, lord di
-Middleham.»
-
-Osvaldo fece in aria rispettosa un segno affermativo.
-
-«Ebbene! Ha un fratello che usurpa una carica ed un patrimonio dovuto
-ad una stirpe più degna, a quella di Ulfgar di Middleham. Ma qual è
-il lord Normanno che non usurpi? Questo priore, dicono, è un prete
-gioviale, più amico del fiaschetto e del corno da caccia, che non lo
-è delle campane e del breviario. Ottimamente! Ch'ei venga. Sarà ben
-accolto. E il Templario, come lo chiamate voi? Ho dimenticato il suo
-nome.»
-
-«Brian di Bois-Guilbert.»
-
-«Bois-Guilbert! Gli è un nome conosciuto bene e male. Si dice che è
-valoroso quant'altri migliori del suo ordine lo possano essere; ma che
-poi non gli manca un solo fra i vizi de' suoi confratelli, orgoglio,
-arroganza, crudeltà, sregolamento di costumi; che ha un'anima chiusa
-alla compassione; che non teme e non rispetta nessuna cosa, nè sulla
-terra nè in cielo. Ecco quanto io ho inteso da pochi guerrieri tornati
-dalla Palestina. Ma infine, il male è di una notte: sarà ben ricevuto
-egli pure. — Osvaldo, mettete a mano una botte del più vecchio vino
-che abbiamo. Preparate l'idromele miglior che vi sia, il sidro il
-più spumante, il _morat_ e il pigmento i più profumati[5]. Mettete in
-tavola tazze più grandi dell'ordinario. I Templari e i priori amano
-il buon vino e la buona misura. E voi, Elgitta, andate a dire alla
-vostra padrona, che per questa sera può dispensarsi dal comparire al
-banchetto, se però ella stessa non bramasse venirvi.»
-
-«Ella lo bramerà certamente» rispose Elgitta senza esitare; «nè le
-parrà vero di udire le ultime notizie della Palestina.»
-
-Cedric lanciò un guardo di scontento sopra l'ancella ardimentosa; ma
-Rowena e tutte le persone pertenenti a Rowena godeano immunità; nè
-per esse eran temibili le ire del Sassone, il quale si limitò a dirle;
-«Chetatevi, ed imparate a regolar meglio la vostra lingua. Arrecate il
-mio messaggio alla padrona. Ella poi faccia quanto meglio le aggrada.
-Fra queste mura almeno, la discendente d'Alfredo regna ancora come
-sovrana.»
-
-Elgitta si ritrasse senza mettere replica.
-
-«La Palestina!» disse il Sassone a mezza voce, ripensando all'ultime
-parole di Elgitta. «Quante orecchie si spalancano per ascoltare i
-racconti che su questo fatal paese si vanno spacciando or da crociati
-dissoluti, or da ipocriti pellegrini! Anch'io potrei chiedere!...
-Informarmi!.... Udire con cuore palpitante le favole che questi
-vagabondi impostori inventano per farsi concedere ospitalità!...
-Ma no: il figlio che m'ha disubbidito non è più mio figlio: il suo
-destino m'è indifferente siccome quello del più spregevole fra tante e
-tante migliaia d'uomini che s'attaccarono la croce alle spalle, e che
-spargendo il sangue umano s'abbandonarono a tutti i delitti dandosi
-vanto di compiere i voleri del Cielo.»
-
-Aggrottò il ciglio Cedric e chinò gli occhi a terra; ma in tal momento
-s'aperse una delle porte della sala, e il maggiordomo, tenendo il suo
-bianco bastone e preceduto da quattro servi che portavano torce, si
-presentò, introducitore degli ospiti.
-
-
-
-
-CAPITOLO IV.
-
- «E la veste, che dianzi era succinta,
- «Con tanta maestà le si distese
- «Infino a' piè, ch'all'andar anco, e Dea
- «Veracemente, e Venere mostrossi.»
- ENEIDE, _Trad. An. Caro._
-
-
-Il priore aveva avuto tempo di cambiare le sue vesti da viaggio in
-altre più preziose, sulle quali portava un camice adorno di finissimi
-ricami. Oltre all'anello d'oro massiccio, distintivo della sua dignità,
-le dita di lui andavano cariche di altri anelli, ov'erano legate
-preziose gemme, ad onta de' canoni che le proibivano. N'erano gli
-zoccoli del più bel cuoio che la Spagna mandasse; ridotta vedeasi la
-barba alla minor dimensione che permettessero le regole dell'ordine,
-e la tonsura sua nascondevasi sotto un berrettone di scarlatto, che
-sontuosi ricami parimente fregiavano.
-
-Il cavaliere del Tempio erasi egli pure abbigliato in diversa guisa,
-e benchè non isfoggiasse di gemme siccome il Priore, ricche egualmente
-n'erano le vesti, dignitoso l'aspetto più di quello del suo compagno.
-Il saione di maglia d'acciaio avea dato luogo ad una tonaca di seta
-porporina, guernita di pelliccia, cui soprastava candidissima lunga
-veste, che offeriva agli sguardi leggiadrissimo panneggiamento. Avea
-inoltre un mantello di velluto nero che mostrava alla spalla la croce
-dell'ordine ad otto punte foggiata. Più non coprivalo quel berrettone
-che dianzi scendeva al sopracciglio, rimanendogli a solo ornamento
-del capo la sua folta chioma, naturalmente inanellata e nera come
-lustrino, che ottimamente accordavasi col colore oltre modo bruno della
-sua pelle. Nulla pareggiava la maestà di quel portamento e di quel
-contegno, e solamente ne apparia di soverchio quell'alterezza derivata
-dalla consuetudine di usare un'autorità illimitata.
-
-I due spettabili personaggi venivano accompagnati ciascuno dal suo
-corteggio, e dall'individuo che fin dalla _Croce Atterrata_ gli
-aveva scortati colà. Teneasi questi in una distanza rispettosa da
-essi, e fra gli altri della comitiva si discernea per le sue vesti da
-pellegrino. Tutto avvolto in un gran mantello di rascia grossolana,
-zoccoli allacciati con una correggia ne difendeano i piedi ignudi;
-un cappellaccio, le cui larghe ali erano tutte coperte di nicchi
-marini, ed un bordone, guernito di ferro all'estremità, e ornato d'un
-ramo di palma alla cima ne compievano l'intero arredo. Egli veniva
-modestamente dopo tutti gli altri ospiti, ed osservando che la tavola
-bassa era appena ampia abbastanza per contenere intorno a sè i servi
-di Cedric, e le persone di seguito dei due viaggiatori, si assise ad
-uno sgabello posto sotto uno de' grandi cammini già da noi indicati,
-unicamente inteso, siccome parea, a rasciugar le sue vesti, nè
-curandosi d'alimenti, finchè l'ospitalità dell'intendente di Cedric non
-ricordossi di lui.
-
-Sì tosto che vide giungere i suoi ospiti, Cedric si alzò con grande
-aria di dignità, e sceso dal pulvinare fece tre passi ver essi, indi si
-soffermò.
-
-«Duolmi, reverendo Priore, che un voto mi rattenga di avanzarmi oltre
-per ricevere nel castello de' miei maggiori tali ospiti quali siete
-voi, e questo prode cavaliere templario. Il mio intendente debbe avervi
-spiegato il motivo di questa, soltanto apparente, scortesia. Piacciavi
-ancora d'accogliere le mie scuse s'io mi varrò in parlandovi del mio
-nativo linguaggio, e se vi prego, allorchè mi rispondete, a valervene
-parimente, purchè però vi sia noto questo idioma; altrimenti, credo
-aver cognizione del Normanno quanto basterà ad intendere quello che mi
-direte.»
-
-«Degno _Franklin_» rispose il Priore «o piuttosto permettetemi
-chiamarvi degno _Thane_, ancorchè simil titolo sia alquanto vieto; i
-voti vogliono essere mantenuti. Que' legami che stringono la vittima
-a piè degli altari sono altrettanti nodi che ci congiungono al cielo.
-Sì, com'io lo diceva: i voti vogliono essere mantenuti, semprechè la
-nostra santa madre Chiesa non giudichi cosa oppurtuna il dispensarcene.
-Quanto spetta all'idioma che adopreremo, io avrò tutto il contento in
-valendomi di quello che fu pur l'idioma della mia rispettabile ava,
-Ilda di Middlebeam, morta in odore di santità direi quasi, al pari
-della sua gloriosa avvocata la beata Ilda di Whitby.»
-
-Terminata ch'ebbe il Priore questa da lui creduta arringa
-conciliatoria, il Templario con tuono enfatico soggiunse brevemente:
-«Io parlo sempre francese, che è la lingua del re Riccardo e della sua
-nobiltà; però conosco abbastanza l'inglese per intendere i nativi di
-questa contrada.»
-
-Cedric lanciò sul guerriero di Palestina uno di quegli sguardi
-d'impazienza e di collera, cui sempre lo provocava ogni spece di
-confronto fra le due nazioni rivali; ma rammentando tosto i doveri
-della ospitalità represse ogn'indizio di risentimento, e d'un gesto
-invitò gli ospiti a sedersi sopra due scanni posti alla sua sinistra,
-alquanto più bassi di quello in cui stavasi; indi ordinò venisse
-portata la cena.
-
-Mentre i servi intendevano ad obbedire il loro padrone, questi scôrse
-all'altra estremità della sala Gurth e Wamba che allora giugneano.
-
-«Si facciano tosto venire a me quei due sfaccendati» gridò il Sassone
-preso da subitanea impazienza, e tosto si accostarono al pulvinare i
-due pretesi colpevoli «perchè siete voi rientrati sì tardi? Che divenne
-della mandria a te confidata, sciagurato Gurth? Hai tu lasciato che te
-la rubino i masnadieri e gli scorridori?»
-
-«Salvo il vostro beneplacito» rispose Gurth «ho ricondotta tutta
-quant'era la mia mandria.»
-
-«Ma non è mio beneplacito lo starmi due ore a fantasticare sinistri,
-e far divisamenti di vendetta contra vicini che m'hanno offeso.
-Ti avverto: la prima volta che per colpa tua si rinnoverà simile
-inconveniente ne sarai punito coi ferri e colla prigionia.»
-
-Gurth, che conosceva l'indole del suo padrone, e quanto fosse facile
-all'ira, credè cosa prudente il non addurre veruna scusa; ma s'incaricò
-di rispondere il matto, cui i privilegi della sua carica assicuravano
-che avrebbe trovata indulgenza in Cedric.
-
-«Per verità, nostro zio, in questa sera non vi mostrate nè saggio, nè
-ragionevole.»
-
-«Zitto là, Wamba, se tu ti prendi sì fatte libertà, ti mando, senza
-badare che tu sia un pazzo, a far penitenza e a ricevere la disciplina
-nella stanza del portinaio.»
-
-«La Sapienza vostra si degni spiegarmi prima di tutto, s'ella sia cosa
-ragionevole e giusta il castigare qualcuno per le colpe commesse dagli
-altri.»
-
-«Certamente che no.»
-
-«E perchè dunque minacciar punizioni a Gurth, che non è colpevole nè
-poco, nè assai? Non è già che ci siamo dati bel tempo lungo la strada.
-Neppur un istante abbiamo perduto. Ma Fangs non ha potuto radunare
-tutta la greggia che dopo l'ultimo tocco della compieta.»
-
-«Se poi il fallo è di Fangs» soggiunse Cedric volgendosi a Gurth «è
-duopo ammazzarlo, e provedersi d'un altro cane.»
-
-«Salvo sempre il rispetto che vi è dovuto, o mio zio» tornò a parlare
-il buffone «neanche questa si chiama giustizia. Qual colpa ha Fangs,
-se non ha potuto far sentire la persuasione del suo morso agli animali
-ch'egli dovea raccozzare? La colpa è di chi gli ha levati i denti
-davanti, alla quale operazione, se lo consultavano, per dio! non si
-sarebbe prestato.»
-
-«Strappare i denti al cane d'un fra miei servi!» sclamò il Sassone
-preso da subitaneo furore. «Chi è il ribaldo che osò farmi simile
-oltraggio?»
-
-«Il vecchio Uberto, il boscaiuolo di ser Filippo Malvoisin. Costui
-trappolò il povero Fangs nella foresta; e gli saltò in mente che questa
-bestia desse la caccia al daino, contravvenendo ai diritti del signore
-del bosco, e...»
-
-«Vadano al diavolo Malvoisin e il suo boscaiuolo. Insegnerò io ad
-entrambi che a termini della patente dei boschi, la caccia di queste
-foreste è libera. Per ora basta così. Andate ai vostri posti. E
-tu, Gurth, provedi un altro cane, e ardisca il boscaiuolo tentar la
-seconda! Mi prendo sul mio capo tutte le imprecazioni che si scagliano
-contro i vigliacchi, se non gli taglio l'indice della mano destra,
-sicchè non possa mai più scoccare una freccia. Vi chiedo scusa, miei
-degni ospiti, ma sono attorniato da tai confinanti, i quali, vel giuro,
-ser cavaliere, non valgono nulla meglio degl'Infedeli, contro cui vi
-siete cimentato in Terra Santa. Oh! la cena è imbandita. Prendetene la
-vostra parte, e scusate se meglio non vi ho potuto servire.»
-
-Ma per vero dire, tal era quella imbandigione che non obbligava a
-scuse chi la offeriva. E se la tavola bassa non presentò che porco, o
-lesso o arrostito o abbrustolato, la mensa d'onore in compenso vedeasi
-copiosissima e di polli e di salvaggiume d'ogni specie, e di focacce e
-di torte empite di giulebbi e di frutta e mele. Certi piccoli uccelli
-detti di becco gentile non venivano già messi in tavola su i piattelli,
-ma infilzati tuttavia ne' loro schidoni, i paggi li porgevano a mano a
-mano ai convitati che se ne prendean quanta parte tornava a lor grado.
-Un bicchiere d'argento stava dinanzi a ciascun personaggio di riguardo,
-gli altri, com'era di uso, bevevano entro tazze d'osso.
-
-Ognuno s'accigneva al lavoro della mensa, allorchè d'improvviso il
-maggiordomo, sollevando il suo bianco bastone, gridò ad alta voce
-«Fate luogo a lady Rowena!» E fu un tempo medesimo l'aprirsi una porta
-situata ad un lato del pulvinare, e comparire la Lady, accompagnata
-da quattro ancelle. Cedric, comunque, nè forse gratamente, sorpreso
-al vederla giugnere in sì fatta occasione, fu presto ad andarle
-incontro, e rispettosamente la condusse fino al seggiolone postogli a
-mano diritta, sede assegnata alla padrona di casa. Ognuno parimente
-si alzò in piedi per riceverla, ed ognuno con silenzioso saluto
-corrispose quello che in graziosi modi ella volse ai convitati. Rowena
-prese adunque il solito luogo; ma non si era per anco seduta, che il
-Templario susurrò all'orecchio del Priore: «Non pretendo più portare
-al torneo la vostra collana d'oro e fate conto sul vino di Chio che ho
-perduto.»
-
-«Non vel diss'io?» rispose parimente sotto voce Aymer. «Ma moderate il
-vostro impeto. Il _Franklin_ vi sta osservando.»
-
-Poco badò a tale avvertimento Bois-Guilbert, il quale avvezzo a non
-conoscere d'altre leggi fuorchè il proprio volere, non partì mai gli
-occhi dalla bella Sassone, che forse il ferì tanto più, perchè scorse
-in lei tal genere di vezzi, differenti affatto da quelli che l'Oriente
-gli aveva offerti ad ammirare.
-
- [Illustrazione: ROWENA]
-
-Non mancandole alcuna delle proporzioni che abbelliscono il suo
-sesso, la statura di Lady Rowena, non troppo alta, era tale che ben
-si addiceva agli altri pregi della persona. La bianchezza della sua
-carnagione abbagliava la vista, e ad un tempo la nobiltà de' lineamenti
-le toglieva quell'aria di scipitezza, di cui peccano d'ordinario le
-donne bianche soverchiamente. Due sopracciglia del color di castagno
-faceano leggiadramente arco a due begli occhi azzurri, che parean
-creati così per accendere come per ammollire, ed atti egualmente ai
-modi del comando ed a quelli della soave preghiera. Laonde mentre
-la dolcezza sembrava l'ordinaria espressione di quella fisonomia,
-scorgevasi ad un tempo che la consuetudine di comandare e ricevere
-omaggi, avea impresso nell'animo di lei quanta sublimità bastava a
-temperare la mansueta pieghevolezza d'indole sortita dalla natura.
-Le sue lunghe chiome, nel colore non dissimili dalle sopracciglia,
-scendeano in copiose anella, alla cui architettura certamente l'arte
-contribuì; fra queste anella brillavano preziose gemme, e la lunghezza
-naturale conceduta per intero a quella capigliatura, annunziava
-la chiarissima origine della nobile Sassone. Le ornava il collo
-una catenella d'oro, da cui pendeva un picciolo reliquiario dello
-stesso metallo. Ignude le braccia, e fregiate di smaniglie, il suo
-abbigliamento stavasi in una sottovesta, ed in una gonnellina di seta
-d'un color verde pallido, sopra cui ondeggiava altra veste fornita di
-larghe maniche, che le scendeano soltanto al gomito. Era questa di
-un panno di finissima lana cremisina. Un tessuto d'oro e di seta le
-prestava ufizio di velo, congegnato in guisa che poteva coprirle il
-volto ed il seno all'usanza spagnuola, ovvero scenderle in leggiadro
-panneggiamento sugli omeri.
-
-E in questo secondo modo allora se ne giovava. Ma accortosi come gli
-occhi del Templario stessero fisi, immobili sopra di lei con tale
-ardore, che sarebbersi detti due carboni infuocati e scintillanti in
-mezzo a nera fornace, portò il velo al viso con aria di dignità, atta a
-fargli comprendere che quel modo libero di contemplarla le dispiaceva.
-Cedric s'avvide di tal contegno di Rowena, e ne comprese tosto il
-motivo, onde voltosi al guerriero, sì gli disse: «Ser Templario, le
-guancie delle donzelle sassoni sono poco avvezze al sole, e non sanno
-sopportare le occhiate fisse d'un crociato.»
-
-«Se errai» rispose ser Brian «vi chiedo scusa, vale a dire, chiedo
-scusa a lady Rowena, perchè la mia umiltà non può stendersi più oltre.»
-
-«Lady Rowena» soggiunse il priore «ne ha castigati tutti nel voler
-punire l'arditezza del mio amico. Spero sarà men crudele ne' giorni
-del grande torneo, ove, mi è grato il crederlo, avremo il piacere di
-vederla.»
-
-«Gli è tuttavia incerto se noi v'andremo» disse allora Cedric. «Non mi
-garbano troppo queste vanità, sconosciute ai miei padri allora ch'era
-libera l'Inghilterra.»
-
-«Deh! non ci togliete la speranza di potervi indurre a venirci in
-nostra compagnia» risoggiunse il Priore. «Le strade sono mal sicure, e
-la scorta di un tal cavaliere qual è ser Brian di Bois-Guilbert non mi
-sembra da disdegnarsi.»
-
-«Ser Priore» rispose il Sassone «fino al momento che vi parlo, se ho
-voluto viaggiare in questi dintorni, non ho mai avuto bisogno d'altra
-scorta oltre quella de' miei fidi vassalli e della mia spada. Se
-noi risolviamo di condurci ad Ashby-De-La-Zouche nol faremo che in
-compagnia del nostro nobile confinante e compatriotto, Atelstano di
-Conisburgo, e ci faremo scortare da un seguito bastante per non temer i
-malandrini di ogni specie... Bevo alla vostra salute, ser Priore, e vi
-ringrazio per la cortesia dell'offerta. Gustate di questo vino. Spero
-non vi dispiacerà. Se per altro voi foste tanto rigido osservatore
-delle regole monastiche da preferire il latte, inacetito alla vostra
-usanza, posso farvene somministrare, nè pretendo obbligarvi che mi
-stiate a petto nel bere.»
-
-«Oh!» sorridendo disse il Priore «gli è solo fra le pareti del convento
-che noi ci limitiamo al _lac dulce et acidum_. Trovandoci in mezzo al
-mondo sappiam conformarci alle sue costumanze. Quella bevanda adunque
-che è la vostra, sarà pure la mia nel corrispondere al vostro brindisi;
-e il latte inacetito lo lascerò ai miei fratelli laici.»
-
-«Ed io» disse il Templario empiendo la propria tazza «porto un brindisi
-alla bella Rowena. Da che questo nome è conosciuto nell'Inghilterra,
-non ha mai meritato meglio un tale tributo. In fede mia! potrei
-perdonare al misero Vortigerno la perdita dell'onore e del regno cui
-egli soggiacque, se nell'antica Rowena fosse stata la metà dei vezzi
-che adornano la moderna.»
-
-«Vi dispenso da tanta cortesia, ser cavaliere» rispose Rowena senza
-scoprire il volto per questo; «o, se volete farne uso, vi prego
-darne a noi una prova col fornirci le ultime notizie della Palestina.
-Per orecchi inglesi questo argomento ha maggior vaghezza di tutti i
-complimenti, cui v'addestrò la vostra educazione francese.»
-
-«Si riducono ben a poco queste notizie» rispose Bois-Guilbert. «Vi dirò
-che si va confermando la voce d'una tregua fatta con Saladino.»
-
-Allora entrò di mezzo Wamba, che già occupava il suo solito luogo,
-seduto sopra uno scanno, il di cui dorsiere vedevasi decorato da due
-orecchie d'asino, e posto dietro al seggiolone del Signore, che a
-quando a quando si ricordava di porgere qualche minuzzolo al buffone,
-concedendogli sia facoltà di prenderlo dal piattello stesso del
-padrone, grazia talor compartita anche ai cani favoriti che ammessi
-venivano nella sala. Il nostro Wamba aveva dinanzi a sè un tavolino,
-e tenendo le calcagna sulla spranga della propria seggiola, parea
-non intento ad altro che alle vivande delicate, di cui lo presentava
-Cedric; pur non perdeva alcuna occasione che a lui si offerisse per
-adempiere agli ufizi della propria carica. Laonde alle ultime parole
-pronunziate dal Templario non si fece riguardo d'interromperlo,
-sclamando: «Queste tregue cogli Infedeli mi fanno ben venir vecchio!»
-
-«Che vuoi tu dire con ciò o matto?» Gli chiese il padrone con quel
-tuono, che lo dimostrava inclinato a prendere in buona parte le costui
-facezie.
-
-«Gli è perchè di queste tregue ne ho veduto conchiudere tre; e ciascuna
-d'esse doveva durar cinquant'anni. Per conseguenza, facendo bene i miei
-conti, adesso io debbo avere, almeno almeno, cencinquant'anni.»
-
-Il Templario che riconobbe allora l'amico della foresta, si volse a
-lui immantinente: «Comunque sieno le cose, mi prendo io l'assunto che
-non morirete di vecchiezza, se un'altra volta vi prende il talento di
-trarre in inganno i viaggiatori smarriti, siccome usaste con noi questa
-sera.»
-
-«Che ascolto? Sciagurato!» Sclamò Cedric. «Trarre in inganno i
-viaggiatori! Tu meriti le verghe, perchè questo, anzichè di pazzia, è
-un vero atto di malignità.»
-
-«Vi prego, nostro zio, non vogliate impedire che la pazzia divenga
-protettrice della malizia. Io non ho commesso che un leggiero sbaglio,
-confondendo la mia mano destra colla sinistra. Ma tale sbaglio, può ben
-perdonarmelo chi prende un matto per guida e per consigliere. Io dico
-che costui commette un fallo più grande d'assai.»
-
-Venne interrotto il colloquio dal giugner d'un paggio, il quale
-annunziò starsi alla porta uno straniero, che chiedeva ospitalità.
-
-«Entri subito, chiunque egli sia» rispose Cedric. «In una tempestosa
-notte siccome è questa, anche le bestie selvagge cercano la protezione
-dell'uomo, che è il loro mortale nemico, e ciò fanno piuttosto che
-affrontare il furore degli elementi. Osvaldo, andate a vedere, ed
-abbiate cura che questo straniero non manchi d'alcuna cosa.»
-
-Osvaldo uscì immantinente per eseguire gli ordini del suo padrone.
-
-
-
-
-CAPITOLO V.
-
- «E che? Un Ebreo non ha forse mani, organi,
- sensi, affetti, passioni? Che differenza
- dunque vi è tra lui e gli altri uomini? Non
- si nudriscono tutti degli stessi alimenti?
- Non temono tutti le ferite delle medesime
- armi? Non sono sottoposti alle stesse
- malattie, guariti dagli stessi rimedi,
- infreddati e scaldati da un comun verno,
- e da una state comune?» _Il mercante di
- Venezia._
-
-
-Osvaldo, che non tardò ad essere di ritorno, avvicinatosi all'orecchio
-del padrone, gli disse: «Lo straniero è un ebreo, di nome Isacco
-d'York. Degg'io farlo entrare nella sala?»
-
-Wamba, che nella vicinanza in cui trovavasi, udì la domanda, si fece a
-dire coll'ordinaria sua libertà: «Incarica Gurth di far le tue veci. Un
-guardiano di porci è il degno cerimoniere d'un ebreo.»
-
-«Santa Maria!» sclamò il Priore facendo un segno di croce. «Un
-miscredente, un Ebreo dovrebbe essere ammesso alla nostra presenza?»
-
-«Un cane d'Ebreo» disse nel tempo stesso il Templario «avvicinarsi a un
-difensore del Santo Sepolcro!»
-
-«Per dio!» Entrò in mezzo Wamba; «se non m'inganno, i Templarii son più
-ghiotti delle sostanze che della compagnia degli Ebrei.»
-
-«Chetatevi, miei degni ospiti» soggiunse Cedric; «non sia mai detto che
-nel mio castello si ricusi ospitalità a chicchessia. Poichè il Cielo
-ha sopportato per tanti anni la presenza di tutta intera la nazione
-giudaica non possiamo noi per poche ore sofferir quella d'un individuo
-di tale razza? Non per ciò alcuno di questa assemblea sarà obbligato
-a conversare seco, od a mangiare in sua compagnia. Si può dargli
-una tavola a parte; a meno che» sorridendo aggiunse «que' signori
-forestieri del turbante non volessero riceverlo in brigata con loro.»
-
-«Ser _Franklin_» prese a dire il Templario «i miei schiavi saracini
-sono buoni Mussulmani, e disprezzano gli Ebrei quanto possa farlo
-qualunque Cristiano.»
-
-«In fede mia!» sclamò Wamba «non vedo il perchè i seguaci di Maometto
-abbiano da avere tanto vantaggio sovra questo popolo eletto di
-Domeneddio.»
-
-«Lo metteremo a mensa con te, o Wamba» soggiunse Cedric; «un matto e un
-Ebreo sono fatti l'uno per l'altro.»
-
-«Ma il matto» replicò Wamba «saprà alzare un bastione che impedirà
-d'avvicinarsi all'Ebreo» e ciò dicendo s'impadronì del resto d'un
-prosciutto che stava sopra la tavola.
-
-«Silenzio!» disse Cedric «egli giugne.»
-
-Introdotto con poche cerimonie, agitato da timore e da titubazione che
-gli si leggeano nella fisonomia, e facendo a più riprese profondissimi
-inchini per tutti i versi, si avvicinò all'estremità inferiore della
-tavola un vecchio magro e d'alta statura, comunque il continuo abito di
-curvarsi glie l'avesse in tal qual modo accorciata. Vivaci e regolari
-ne erano i lineamenti, aquilino il naso, neri gli occhi e scaltriti,
-alta e corrugata la fronte; e la lunga barba, e i grigi capelli
-avrebbero prestato un aspetto venerando a costui; ma consideratane
-in ogni parte la fisonomia, annunziava questa con troppo evidenza,
-com'egli apparteneva ad una razza, che fu nel durare di quel secolo
-d'ignoranza abborrita da un popolo credulo e pieno di pregiudizi, e
-perseguitata da una nobiltà ingorda e invidiosa delle altrui ricchezze,
-odio e persecuzione, che, com'è da credersi, diedero agli Ebrei
-un'indole loro propria, i cui principali distintivi erano, per non dir
-peggio, la viltà e la cupidigia.
-
-Le sue vesti, che, a quanto appariva, furono danneggiate assai dalla
-pioggia, si stavano in un grande mantello scuro sovrapposto a tonaca
-d'un colore di porpora carico. Portava stivaloni foderati di pelliccia,
-un cinturino da cui pendeano un piccolissimo coltello da caccia ed
-un calamaio. Il suo berrettone era giallo e d'una particolare forma
-riquadra, tal quale prescrivevasi in allora agli Ebrei per distinguerli
-dai Cristiani. Ma questo berrettone ei si levò rispettosamente
-nell'atto di entrare.
-
-L'accoglienza trovata in quel momento da Isacco fu di tal natura,
-che avrebbe avuto onde consolarsene il più inviperito nemico della
-tribù d'Israele. Cedric, comunque l'Ebreo il salutasse più d'una
-volta con rispettosissimi modi, non gli rispose fuorchè con un gesto,
-indicandogli ch'ei potea sedersi alla tavola bassa, ove però non
-fu alcuno che gli volesse dar luogo; anzi ad ogni lato d'essa cui
-presentavasi, facendo il giro in modo di supplichevole, ciascuno
-sporgea in fuori i gomiti, e si stringea contro al vicino, e i servi
-sassoni, continuando a gustare di buon appetito la loro cena, non si
-prendevano nessun fastidio della fame che tribolava l'uom sopraggiunto.
-I frati laici della comitiva del Priore faceano grandi segni di croce
-riguardando con santo orrore costui che a lor giudizio era un intruso,
-e i Saracini quando l'ebber da presso, arricciando disdegnosamente i
-mustacchi, portarono la mano al pugnale, siccome ultimo espediente ad
-evitare la lordura, di cui la vicinanza dell'Ebreo li sozzava.
-
-Gli è probabile che Cedric, mosso da quelle cagioni medesime, per
-cui volle si aprissero le porte del suo castello a questo figlio d'un
-popolo disgraziato da Dio, avrebbero anche dato ordine alla sua ciurma
-di accoglierlo con minore scortesia; ma per mala ventura dell'Ebreo,
-il nostro Sassone stava allora tutto assorto in una discussione
-nata di recente col Priore sulle differenti razze de' cani, e sulla
-convenevolezza del confonderle, argomento da cui Cedric non potea
-naturalmente disviarsi per saper se un Ebreo sarebbe o no andato a
-letto a digiuno.
-
-Mentre Isacco ricevea da questa brigata un trattamento, pari a quello
-che la sua proscritta nazione otteneva da tutti i popoli della terra,
-la sola persona cui mettesse compassione lo stato di quel tapino fu
-quella stessa che sotto la cappa del cammino vedemmo seduta ad una
-picciola tavola avvicinatagli onde mangiasse intanto che si rasciugava.
-Immantinente alzatosi il pellegrino, sì gli disse: «Vecchio, prendi
-questo luogo, i miei abiti sono asciuttati, e vedo i tuoi ancor molli
-d'acqua; io son sazio e tu devi aver fame.» Detto ciò, raccolse i
-tizzoni sparsi nell'immenso spazio di quel focolare, e pose egli
-stesso sulla picciola tavola quanta parte di vivande poteva occorrere
-a sfamare l'Ebreo; poi, senza aspettarne i ringraziamenti, andò a
-collocarsi all'estremità inferiore della sala, o avesse egli qualche
-ragion particolare di cambiar luogo, o quello dov'era gli sembrasse
-per allora troppo vicino ad un oggetto, cui tutta era volta la sua
-benevolenza.
-
-Se fosse vissuto a quei giorni un pittore capace di dipingere con
-naturalezza gli atteggiamenti diversi di quegl'individui, non v'ha
-dubbio, che avrebbe trovato un eccellente modello per raffigurare
-sotto umane spoglie il Verno in quel Giudeo, curvo dinanzi al fuoco,
-e sollecito di appressarvi le mani increspate e tremebonde ed inteso
-ad asciugare le stillanti sue vesti. Poichè questi si fu alquanto
-riscaldato, sedette innanzi alla sua picciola mensa, e cenò con
-un'apparenza d'appetito e di soddisfazione, da cui bene scorgeasi
-quanto necessaria fosse a lui quella cena.
-
-Intanto che Cedric e il Priore continuavano la loro dissertazione
-intorno i cani, lady Rowena conversava con una delle sue ancelle,
-e l'altero Templario, volgendo a vicenda gli occhi, or sulla bella
-Sassone, or sull'Ebreo, parea meditasse alcuna cosa rilevante per
-proprio conto.
-
-«Mi fa maraviglia, degno Cedric» dicea in quel tempo il Priore, «come
-ad onta della predilezione in che avete il vostro idioma, certamente
-vigorosissimo, non abbiate fatto grazia al francese-normanno per quei
-vocaboli che appartengono alla caccia. Non credo esservi lingua, che
-prevalga sopra l'ultima nel poter offerire voci variate ed acconce ad
-esprimere quante idee presenta questa gradevolissima fra l'arti del
-diletto.»
-
-«Venerabile Priore» soggiunse Cedric «vi rispondo non curarmi punto di
-tai parole ricercate che vengono d'oltremare. Non ho bisogno di esse
-per gustare i piaceri della caccia nelle nostre foreste.»
-
-«L'idioma francese» entrò allor in campo il Templario, adoperando
-quel tuono prosontuoso e autorevole che gli era sì famigliare «non
-è solamente l'idioma proprio della caccia; esso è parimente quello
-dell'amore e della guerra, atto così a cattivarsi il cuor delle donne
-leggiadre, come a spargere il terrore fra gli inimici.»
-
-«Ser cavaliere» fu pronto allora Cedric nel rispondergli «colmate la
-vostra tazza e quella del Priore, e permettete intanto ch'io risalga
-ad un tempo rimoto da noi per trent'anni. Tal quale era a quei giorni
-Cedric, egli non aveva d'uopo di frascherie francesi per farsi ben
-intendere all'orecchio di giovane donna, e i campi di Northallerton
-possono far fede se il grido marziale de' Sassoni fu inteso per mezzo
-alle file dell'esercito scozzese, quanto il possa essere quello del
-più ardimentoso fra i baroni Normanni. Viva la memoria de' prodi,
-che combatteron in quella giornata! Fatemi ragione, diletti miei
-ospiti» e colmato in ciò dir fino all'orlo un nappo di vino, continuò
-con ardor sempre crescente. «Sì: quell'innalzamento di scudi fu ad
-ognor memorando, cento bandiere sventolavano su i capi di quei famosi
-guerrieri; il sangue sgorgava da ogni banda a torrenti, nè v'era chi
-non preferisse la morte alla fuga. Un bardo sassone avrebbe nominato
-_la festa delle Spade_ un tal giorno; o l'adunamento dell'aquile che
-si lanciavano sulla lor preda, e avrebbe detto quel suon di guerra più
-soave all'orecchio che non i canti festevoli d'un convito nuziale. Ma
-i nostri Bardi or più non vivono, e le nostre imprese vanno a perdersi
-in quelle d'un'altra schiatta. Persin la nostra lingua, il nostro
-nome persino, stanno sul punto di spegnersi, nè rimane che un vecchio
-abbandonato da tutti» accennando sè stesso «a gemere tale sciagura.
-Coppiere, paggi[6], empite i bicchieri. Su via, ser Cavaliere. Vivano i
-prodi in armi! Vivano, qualunque ne sia la patria e la lingua, vivano
-i valorosi campioni, che danno oggidì maggiori prove di coraggio nel
-combattere per la Croce!»
-
-«Parrà forse tropp'alto questo dire in uomo insignito di tale simbolo
-venerabile» e intanto Bois-Guilbert accennava la croce ricamata sul
-suo mantello. «Ma a chi fra i difensori dell'augusto vessillo potrebbe
-concedersi la palma, se non è ai miei generosi fratelli d'armi, ai
-campioni del Santo Sepolcro, ai prodi cavalieri del Tempio?»
-
-«Ai cavalieri ospitalieri» soggiunse il Priore: «ho un fratello in
-quest'ordine.»
-
-«Non m'intendo avvilire la loro fama» disse il Templario «ma credo...»
-
-«Credo nostro zio» soggiunse interrompendo Wamba «che se Riccardo
-Cuor-di-Leone avesse avuto bastante giudizio per far a modo d'un matto,
-sarebbe rimasto in casa propria co' suoi buoni Inglesi, e avrebbe
-lasciato l'onore di liberare Gerusalemme a questi bravi cavalieri, chè
-essi in fatti toccava più da vicino tale faccenda.»
-
-«Nell'esercito inglese adunque» si fece a chiedere Rowena «non eravi
-alcun guerriero, il cui nome meritasse di stare a confronto de'
-cavalieri del Tempio e degli altri di S. Giovanni?»
-
-«Perdonatemi, leggiadra signora» rispose il Templario; «il monarca
-inglese condusse con sè molti prodi, i quali non cedevano in valore se
-non se a quelli che furono il perpetuo baluardo di Terra Santa.»
-
-«_I quali_ non cedevano _a nessuno_» sclamò il pellegrino, avvicinatosi
-quanto basta per intendere tali discorsi, che diè a divedere quanto il
-movessero ad impazienza. In quel momento tutti gli sguardi in lui si
-conversero, ma non era possibile distinguerne i lineamenti del volto,
-nascosto superiormente sotto le larghe ale di quel gran cappello, e
-nella parte inferiore coperto dal mantello entro cui con grande cura
-avvolgeasi.
-
-«Sostengo» replicò il pellegrino con tuono forte e fermo di voce
-«che i cavalieri inglesi dell'esercito di Riccardo non la cedevano
-a nessuno di quanti sguainarono la spada in difesa di Terra Santa. E
-dico di più, che dopo la presa di san Giovanni d'Acri, il re Riccardo
-aperse un torneo, ove cinque cavalieri si cimentarono contro qualunque
-assalitore, e che in quella giornata ognun d'essi fece mordere la
-polvere a tre antagonisti, fra i quali si trovarono sette cavalieri del
-Tempio; e ser Brian di Bois-Guilbert sa meglio d'ogn'altro com'io dica
-la verità.»
-
-Non vi sono espressioni bastanti a dipignere la rabbia che annuvolò
-maggiormente il volto non mai sereno del Templario all'udire tai detti.
-Preso da furore e da confusione ad un tempo, come senza volerlo portò
-la convulsa mano all'elsa della sua spada, e l'avrebbe sguainata, se
-non gli fosse tosto suggerito alla mente, che un atto di violenza in
-quel luogo non poteva andar impunito. Cedric, consentaneo alla sua
-indole rettissima e franca, e per l'altra parte poco uso ad abbracciare
-diverse idee in un istante medesimo, giubilò tanto in udendo le lodi
-de' propri concittadini, che non s'avvide del furore venuto ad invasare
-il suo ospite.
-
-«Pellegrino» sclamò egli «ti fo dono di questa smaniglia d'oro, se
-mi sai additare i nomi de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità
-sostennero l'onore dell'Inghilterra.»
-
- [Illustrazione: _Pellegrino, esclamò egli, ti fo dono
- di questa smaniglia d'oro, se mi sai additare i nomi de'
- valorosi cavalieri, che con tanta dignità sostennero l'onore
- dell'Inghilterra._]
-
-«Io ve gli additerò senza l'uopo di ricompensa, chè ho fatto voto sino
-ad un tal dato tempo di non toccare oro giammai.»
-
-«Porterò la smaniglia per voi, se volete» soggiunse tosto il buffone.
-
-«Il primo d'essi così per onore come per grado e coraggio era il prode
-Riccardo, re d'Inghilterra.»
-
-«Gli perdono» disse allora Cedric «gli perdono se discende dal tiranno
-Guglielmo.»
-
-«Il secondo il conte di Leicester, il terzo ser Thomas Multon di
-Gislandia.»
-
-«Almen quest'ultimo vanta origine Sassone!» sclamò tutto trionfante
-Cedric.
-
-«Il quarto ser Foulk Doily.»
-
-«Sassone questi ancora, almeno da lato di madre» interruppe Cedric,
-che lo ascoltava con avida attenzione, e che in favore de' trionfi
-riportati dai suoi isolani condotti da Riccardo dimenticava in parte
-l'odio concetto contro i Normanni.
-
-«Il quinto ser Edwin Turneham.»
-
-«Vero Sassone per l'anima di Hengist!» sclamò Cedric, che non capiva in
-sè pel contento. «E il sesto! qual era il nome del sesto?»
-
-«Il sesto» rispose il pellegrino dopo una pausa che parve ei facesse
-per raccogliere la sua mente «il sesto era un giovane cavaliere,
-men famoso, men distinto degli altri, e fu accolto in quella nobile
-comitiva per compirne il numero anzichè qual soccorritore all'impresa.»
-
-«Ser pellegrino» disse allora Bois-Guilbert «dopo esservi ricordato sì
-bene di tant'altre cose, questa smemorataggine viene un po' tardi per
-tornarvi di giovamento. Ebbene! Pronunzierò io medesimo il nome del
-cavaliere, innanzi a cui la fatalità della mia lancia, e un passo falso
-del mio cavallo, mi costrinsero a ripiegare. Questi fu il cavaliere
-d'Ivanhoe, nè alcuno ve n'era fra gli altri cinque, che in sì verde
-età avesse acquistata più rinomanza. Nondimeno sosterrò, promulgherò ad
-alta voce, che s'egli oggi si trovasse vicino a me, e volesse giostrar
-meco nel torneo che sta per aprirsi, gli concederei qualunque vantaggio
-d'armi, nè temerei perciò sfavorevole a me l'esito della tenzone.»
-
-«S'egli si trovasse vicino a voi» rispose il pellegrino «non esiterebbe
-un istante ad accettare la vostra disfida. Ma nel presente stato di
-cose gli è inutile turbar la pace di questo albergo con menar vanti
-sul successo d'una pugna, che voi ben sapete non poter accadere. Se
-mai Ivanhoe facesse ritorno dalla Palestina, m'offro mallevadore io
-medesimo, che verrà vosco al paragone dell'armi.»
-
-«Buon mallevadore!» rispose il Templario. «Qual è il pegno che date di
-ciò?»
-
-«Questo reliquiario» soggiunse il pellegrino presentando all'istante
-una scatoletta d'avorio di prezioso lavoro; «questo reliquiario entro
-cui si racchiude un minuzzolo di legno della vera croce, che io portai
-meco dal monastero del monte Carmelo.»
-
-Il Priore di Jorvaulx fece tosto il segno del cristiano, nel che lo
-imitò il rimanente della brigata, eccetto l'Ebreo, i Maomettani e il
-Templario. Costui non dando alcun indizio di aver per cosa santa quella
-reliquia, si tolse una catenella d'oro dal collo, che gettò nel mezzo
-della tavola, sì dicendo: «Il Priore conservi questo mio pegno insieme
-all'altro di quello sconosciuto vagabondo; e valga ciò ad autenticare,
-che se mai il cavaliere d'Ivanhoe metterà piede nell'Inghilterra,
-gli farà d'uopo corrispondere alla disfida di Brian di Bois-Guilbert;
-disfida che s'ei non accetta, scriverò il nome di lui come quello d'un
-vile su tutte le pareti delle commende del Tempio in Europa.»
-
-«Non avrete sì fatta briga» soggiunse Rowena, rompendo improvvisamente
-il silenzio. «Poichè in questa sala niuna voce s'innalza a favore
-d'Ivanhoe assente, si farà ascoltar la mia. Affermo che questo
-cavaliere non ricuserà mai verun cartello d'onore, e se la mia debole
-guarentigia valesse a crescer prezzo all'inestimabile pegno offerto
-dal devoto pellegrino, interporrei a mallevadori il mio onore e il mio
-nome, nel sostenere che Ivanhoe non ricuserà il cimento di cui dimostra
-tanta vaghezza questo cavaliere orgoglioso.»
-
-Una folla d'affetti che lottavan fra loro nell'animo di Cedric, lo
-ridussero al silenzio nel durare di una tal discussione. L'orgoglio
-di lui soddisfatto, il risentimento, e la perplessità si pigneano a
-vicenda sulla fronte del _Thane_, e l'un di questi sentimenti all'altro
-si succedea come nuvole che urtate da impetuoso vento si risospingono.
-In questo mezzo, tutti i servi, ne' quali l'udire il nome del sesto
-cavaliere avea prodotto un effetto siccome elettrico, stavano immoti e
-cogli sguardi curiosamente fissi sul loro padrone; il quale solamente
-all'udire gli accenti di Rowena parve ricordarsi d'improvviso che il
-tacere oltre non gli s'addicea.
-
-«Nobile Rowena» soggiunse «tal parlar vostro non è convenevole. Se
-fosse d'uopo d'altri pegni, io medesimo, comunque giustamente sdegnato
-contro mio figlio Ivanhoe, farei il mio onore mallevadore del suo;
-ma nulla manca al pegno della disfida, anche adattandosi alle regole
-bizzarre della normanna cavalleria... Non è egli vero, priore Aymer?»
-
-«Verissimo;» questi rispose: «la santa reliquia, e la preziosa catena
-verranno deposte nel tesoro del nostro convento, e vi rimarranno
-inviolabili fin all'esito della disfida.»
-
-A tai detti facendo nuovamente il segno della croce, Aymer consegnò il
-prezioso reliquiario a frate Ambrogio, uno de' monaci del suo seguito,
-e con minori cerimonie, e forse con più interno soddisfacimento, mise
-le catenella in una saccoccia, che foderata di pelliccia profumata
-aprivasi sotto il suo braccio sinistro. — «Nobile Cedric» soggiunse
-indi «il vostro vino è tanto squisito, che mi fa risonare all'orecchio
-il concerto di tutte le campane del mio convento. Permettetene di
-portare un brindisi a lady Rowena, poscia di ritirarci per prendere
-alcun poco di riposo.»
-
-«Per la verga di Bromholme, ser Priore» rispose il Sassone «voi
-dismentite la vostra fama. Mi si facea creder esser voi tal uomo
-da lasciar sonare il mattutino innanzi separarvi dal fiaschetto, e
-m'accorgo che a malgrado de' miei anni non siete buono di starmi a
-petto. In fede mia quando era giovane, un fanciullo sassone di dodici
-anni non si sarebbe tolto sì presto da tavola.»
-
-Il Priore non senza buone ragioni persistette nel sistema di
-temperanza, cui volle in quella notte adattarsi. Non solamente per
-un dovere di sua professione, egli si credeva obbligato a mantenere
-la pace, ma abborriva per indole ogni litigio. Fosse poi mosso tale
-abborrimento da carità verso il prossimo, o da amor per sè stesso, non
-si saprebbe dirlo, ma forse tal sua prudenza derivava da entrambe le
-ridette cagioni. Ei temè in tal momento, e il temperamento impetuoso
-del Sassone, e l'indole prosontuosa e disdegnosa del Templario, che
-ne avea dato più d'una prova non terminassero finalmente con qualche
-scoppio sgradevole. Con molto accorgimento pertanto ei si spacciò
-facendo osservare che in una gioconda lotta di fiaschetti non era
-prudente cosa il rischiare il proprio capo contro quello d'un Sassone,
-si lasciò sfuggire lievemente alcuni detti che si riferivano al
-carattere sacerdotale di cui era insignito; poi conchiuse insistendo
-sulla convenevolezza di ritirarsi.
-
-Fu dunque somministrata in giro l'ultima tazza; indi gli stranieri,
-dopo avere inchinati profondamente Cedric e Rowena che si ritrassero
-prendendo una porta di fondo nell'appartamento, s'accinsero a seguire i
-servi, incaricati di condurre ciascuno nelle stanze assegnategli.
-
-«Cane di miscredente» disse il Templario nel passar da vicino all'Ebreo
-«non vai tu alla giostra?»
-
-«Tale è il mio divisamento, nobile e venerabile Cavaliere» rispose
-Isacco che umilmente lo salutò.
-
-«Tu ci vai senza dubbio per divorare colle tue usure le viscere de'
-nobili, e per mettere in rovina le donne vendendo loro frascherie
-d'ultima usanza. Scommetto che sotto quel gran mantello tu nascondi un
-sacco pieno, zeppo di _Shekel_[7].»
-
-«Nemmeno un solo!» sclamò il Giudeo incrocicchiando ambo le mani,
-e inchinandosi. «Nemmeno una monetuccia d'argento! Ne chiamo in
-testimonio il Dio d'Abramo, e se mi trasferisco ad Ashby, gli è per
-implorare soccorso da alcuni fratelli della mia tribù onde poter
-pagare la tassa cui m'ha assoggettato lo Scacchiere degli Ebrei[8].
-Non m'assista Giacobbe se mento! Io sono un uomo rovinato. E fino
-il mantello che porto, ho dovuto farmelo imprestare da Ruben di
-Tadcaster.»
-
-Sorrise amaramente il Templario.
-
-«Il cielo ti dia quella maledizione che è dovuta agli sfrontati
-mentitori tuoi pari!» E detto ciò allontanossi, quasi vergognando di
-rimaner più a lungo con esso. Raggiunti di poi i suoi schiavi Saracini,
-diede loro alcuni ordini in una lingua straniera che le persone vicine
-non potevano intendere. Il nostro Isacco rimase tanto stordito per le
-cose dettegli dal Templario, che stava tuttavia curvato nella postura
-la più umile, mentre Bois-Guilbert era già fuori della sala. Laonde
-allora quando sollevò il capo, l'Ebreo aveva la fisonomia d'uomo
-attonito e instupidito dal fragor di una fulgore scoppiata a' suoi
-piedi.
-
-Il Priore ed il Cavaliere vennero condotti ciascuno negli appartamenti
-loro assegnati, avendo a guida l'intendente e il coppiere, preceduti
-da due servi che portavano torce, e seguiti da due altri, carichi di
-reficiamenti, caso che nella notte ne fosse occorso il bisogno a quegli
-ospiti. Servi d'un grado inferiore furono quelli che indicarono, e agli
-uomini di seguito di que' due personaggi, e agli altri forestieri, le
-stanze ove avrebbero passata la notte.
-
- [Illustrazione: _Attraversato un piccolo corritojo e saliti
- sette gradini ciascun de' quali non era che una grossa trave
- di legno, si trovò ad un tratto nell'appartamento di Lady
- Rowena._ pag. 46.]
-
-
-
-
-CAPITOLO VI.
-
- «Mi salvò le sostanze, e forse anche la vita;
- «Con qual cortesia saldiam questa partita.
- «Accetta? Avrommi lode d'uom di buon cuore
- «Ricusa? tanto meglio! serbai borsa ed onore.»
- _Shakspeare._
-
-
-Il pellegrino, al lume di una torcia portata da un servo che lo
-precedea, attraversava i corritoi di questo vasto ed irregolare
-edifizio, allorchè gli fu alle spalle il coppiere dicendogli «che se
-non lo sgomentiva il bere una tazza d'eccellente idromele, lo seguisse
-in una stanza: avrebbe ivi trovato in congrega lo stato maggiore della
-famiglia stipendiata da Cedric, tutti vogliosissimi di saper notizie
-della Palestina e quelle soprattutto che riguardavano in particolare
-il cavaliere d'Ivanhoe.» Wamba, sopraggiunto in quell'istante, lodò la
-proposta, aggiungendo «che una tazza d'idromele sonata mezzanotte, ne
-valea tre dopo il _coprifuoco_.»
-
-Astenendosi dal mettere in dubbio una verità pronunziata da quell'uom
-sì autorevole, il pellegrino ringraziò quelle persone dell'usatagli
-compitezza; ma soggiunse altresì «aver fatto voto di non parlare
-innanzi ai servi di quelle cose sulle quali i padroni non volevano che
-alla lor presenza si discutesse.» Gli è da sapersi che quando Cedric
-mandò in bando il proprio figlio, proibì ad ognuno pronunziarne il nome
-al suo cospetto.
-
-«Un voto di tal natura» disse Wamba al coppiere «non sarebbe mai stato
-fatto da un uomo della nostra classe!»
-
-Osvaldo si strinse nelle spalle in aria di persona scontenta, e disse
-all'orecchio di Wamba: «Io aveva intenzione di alloggiare costui in
-una stanza vicina alla mia; ma poichè si mostra tanto scompiacente
-verso i Cristiani, lo metterò a canto all'Ebreo. Anwold» diss'egli al
-servo che portava la torcia. «Conducete il pellegrino alla parte di
-fabbrica posta ad ostro. Vi auguro la buona notte, ser pellegrino, e vi
-ringrazio della vostra cortesia.»
-
-«Sia con voi la Beatissima Vergine!» rispose senza scomporsi il
-pellegrino, e seguì senza più fermarsi la propria guida.
-
-Giunto ad un'anticamera, cui mettevano molte porte, e schiarita da
-una piccola lampada di ferro, gli si parò innanzi la prima ancella di
-Rowena, dicendogli con tuono autorevole, che la sua padrona bramava
-parlar secolui. Tolta indi la torcia dalle mani d'Anwold, intimò a
-questo di aspettarla ivi, facendo cenno di seguirla al pellegrino;
-il quale non giudicò da rifiutarsi questo invito siccome quello
-di Osvaldo; e benchè i primi moti dello straniero lo annunziassero
-sorpreso, ubbidì nondimeno senza farsi lecita veruna osservazione.
-
-Attraversato un picciolo corritoio, e saliti sette gradini, ciascun
-de' quali non era che una grossa trave di legno, si trovò ad un
-tratto nell'appartamento di lady Rowena, la magnificenza del quale
-corrispondeva al rispetto, che alla donna ragguardevole usavasi dal
-signor del castello. Ne coprivano le pareti tappezzerie ornate di oro e
-di seta, che rappresentavano argomenti di caccia, espressi con quella
-maestria, che lo stato dell'arti a quei dì permettea. D'una simile
-tappezzeria vedeasi fregiato il letto, che guernivano cortine color di
-porpora. Sontuosi cuscini soprastavano a quelle seggiole, e una d'esse
-a bracciuoli e più alta dell'altre avea dinanzi a sè uno sgabello
-d'avorio di bizzarro lavoro.
-
-Davano lume all'appartamento quattro torcie di cera, conficcate in
-altrettanti candelabri d'argento. Ciò nullameno le donne leggiadre de'
-nostri giorni non si avvisassero di portare invidia alla magnificenza
-d'una sassone principessa. Perchè le mura di tale stanza erano
-sì piene di crepature, e sì mal rinzaffate, che le tappezzerie si
-movevano ad ogni lieve spirar di vento, e la fiamma delle torce,
-anzichè salire perpendicolare, ondeggiava or da un lato or dall'altro
-come la banderuola d'uno stendardo. Perciò, comunque gli arredi
-fossero magnifici, e mostrassero tanto buon gusto quanto il secolo
-ne permettea, nulla vi si trovava delle cose che contribuiscono
-all'agiatezza, il qual genere di lusso essendo allora sconosciuto, il
-difettarne non produceva molestia.
-
-Lady Rowena, dietro cui stavano tre ancelle, e una di queste intesa
-a metterle i capelli in aggiustamento da notte, sedea sulla specie
-di trono testè descritto, e detta sarebbesi una regina in atto di
-ricevere l'omaggio de' sudditi. Nè dal tributarle omaggio si ristette
-il pellegrino, che piegò il ginocchio dinanzi a lei, sollecito però più
-che mai di coprirsi col suo mantello.
-
-«Alzatevi, pellegrino» ella gli disse: «chiunque prende la difesa
-dell'uomo assente ha diritto di vedersi ben accolto dagli amici della
-verità, dagli ammiratori d'ogni nobil coraggio. Ritiratevi» soggiunse
-indi alle ancelle «desidero rimanermi sola col pellegrino.»
-
-Senza partirsi dall'appartamento, quelle donne si ridussero
-all'estremità opposta, sedendo sopra un banco collocato contra il muro,
-e fattesi mute siccome statue, benchè situate a tal distanza dalla loro
-padrona che avrebbero potuto parlare a mezza voce senza tema d'essere
-intese.
-
-«Pellegrino» disse Rowena dopo un momento di silenzio; nel durar
-del quale sembrava pensasse al modo di cominciare l'intertenimento.
-«Voi questa sera pronunziaste un tal nome.... Il nome d'Ivanhoe» e
-nel ripetere la stessa voce sembrava facesse un grande sforzo a sè
-medesima. «E lo pronunziaste in un castello, ove, giusta le leggi
-della natura, dovrebbe essere un diletto l'udirlo; e dove nondimeno
-per una sequela di dolorose circostanze non può essere profferito
-che non ecciti in più d'un cuore sensazioni affliggenti, e di natura
-diversa fra loro. Una sola interrogazione ardisco farvi: ove trovavasi
-egli, qual n'era il destino quando voi abbandonaste la Terra Santa?
-Noi qui sapemmo che il cattivo stato di sua salute lo rattenne in
-Palestina dopo la partenza dell'esercito inglese, e sapemmo parimente
-che sofferse persecuzioni dalla fazion de' Francesi, cui diconsi
-affezionati i Templari.»
-
-«Conosco assai poco il cavaliere d'Ivanhoe» rispose con tremante voce
-il pellegrino «e ben vorrei conoscerlo maggiormente, o nobil donzella,
-poichè il suo destino vi sta a cuore. Pure mi è noto che sottrattosi
-alle persecuzioni dei suoi nemici, egli era sul punto di ritornare
-nell'Inghilterra, ove s'egli abbia qualche speranza d'esser felice, voi
-lo saprete meglio di me.»
-
-Mandò un profondo sospiro Rowena, fattasi indi a chiedere il quando a
-un dipresso Ivanhoe avrebbe riveduto la patria, e se gravi pericoli gli
-sovrastavano durante il viaggio. Rispose il pellegrino non essere in
-suo potere il dare schiarimenti consentanei alla prima interrogazione,
-e quanto alla seconda, assicurò che non vi erano pericoli da temersi
-per chi tornando da Terra Santa tenea la strada di Venezia, di
-Genova, poscia della Francia. «Ivanhoe» aggiunse egli «conosce tanto
-bene la lingua e le usanze francesi che non corre alcun rischio
-nell'attraversare questo regno.»
-
-«Piacesse a Dio» sclamò Rowena «ch'ei fosse giunto, e giunto in istato
-di portar l'armi nel torneo che sta per aprirsi, bell'arringo ai
-Cavalieri di questa terra per pompeggiare di lor destrezza e valore! Oh
-se mai Atelstano di Coningsburgo vi riportasse il premio, chi sa quali
-novelle, e a lui forse sgradevoli, riceverebbe Ivanhoe appena toccati
-i lidi della sua patria! Come stava egli l'ultima volta che lo vedeste?
-l'infermità ne aveva ella scemate le forze? Era egli molto cambiato?»
-
-«Lo dicevano più smunto e fatto più bruno che non compariva allor
-quando giunse da Cipro col seguito di Riccardo. Diceasi parimente che
-gli si leggevano in fronte gli affanni del cuore; ma io vi narro quel
-che mi fu raccontato. Ivanhoe... non lo conosco.»
-
-«Oh come temo che giunto alla sua terra non troverà molti motivi di
-sbandire il duol che lo preme! Vi son grata, buon pellegrino, d'avermi
-dati schiarimenti sul compagno di mia fanciullezza. Accostatevi»
-volgendosi alle ancelle «e offerite all'uom pio la bevanda del riposo,
-non voglio intertenerlo più lungamente.»
-
-Elgitta presentò una tazza di vino condito di mele e droghe alla sua
-padrona, che prima a gustarne, la offerse indi al pellegrino, ed egli
-alcune stille ne bebbe.
-
-«Accettate questa elemosina» gli disse «siccome un contrassegno del mio
-rispetto verso i luoghi santi che visitaste.»
-
-Il pellegrino ricevè tal dono, salutando la donatrice con profonda
-umiltà, indi si ritrasse preceduto da Elgitta, che il ricondusse fino
-all'anticamera.
-
-Ivi trovò Anwold, il quale prendendo la torcia di mano all'ancella,
-lo condusse con maggior fretta che cerimonie ad una parte di
-quell'edifizio pressochè diroccata, ed assegnata per alloggiarvi ai
-servi d'infimo grado, e agli ospiti di condizione più abbietta.
-
-Giunti in un lungo e stretto corritoio, in cui era posto l'ingresso
-di molte picciole stanze o a dir meglio cellette, Anwold indicò al
-pellegrino quella che stavagli apparecchiata.
-
-«In quale di queste stanze alloggia il Giudeo?» domandò il pellegrino.
-
-«Quel cane di miscredente» rispose l'altro «alloggia nella stanza
-posta a sinistra della vostra. Per san Dunstano! converrà, cred'io,
-continuare un anno raspandola e stropicciandola prima che vi possa più
-alloggiare un Fedele.»
-
-«E qual è la stanza di Gurth?»
-
-«Del porcaiuolo? L'avete a mano diritta; che vi tocca esser linea di
-separazione fra un guardiano di porci ed un circonciso, scarto, com'io
-lo giudico, di tutte le dodici tribù d'Israele. Ben più onorevolmente
-vi avremmo collocato, se vi foste mostrato più compiacente all'invito
-di Osvaldo.»
-
-«Sto benissimo così; nè la vicinanza d'un Ebreo può portarmi lordura a
-traverso una grossa parete di rovere.»
-
-Dette tai cose entrò nella miserabile celletta indicatagli, e presa
-la torcia di mano al servo lo ringraziò augurandogli la buona notte.
-Indi spinta colle mani la porta, la quale, siccome tutte l'altre, non
-avea che un saliscendi per chiuderla, piantò la torcia entro un gran
-candeliere di legno, fattosi indi a riguardare intorno le suppellettili
-di quella stanza di riposo. Nè potevan queste essere più semplici,
-riducendosi ad uno sgabello di legno e ad un letticciuolo formato di
-tavole mal connesse, e giuncato di paglia fresca su cui erano distese
-alcune pelli di pecora che facevano l'ufizio di coperte.
-
-Spenta la torcia il pellegrino, si gettò su questa verissima cuccia,
-senza spogliarsi di nessuna maniera, e dormì, o almeno vi rimase
-coricato, sintantochè i primi raggi dell'aurora s'introducessero
-nella stanza pei buchi d'una finestruccia fatta a grata, ed ottima per
-condurre il fresco e la luce ad un tempo. Si alzò in allora, e recitata
-la preghiera del mattino, uscì di quella stanza, ed entrò senza fare
-strepito, ed alzandone con cautela il saliscendi, nella contigua
-dell'Ebreo.
-
-Sdraiato costui sopra un letticciuolo simile affatto a quello del
-pellegrino, dormiva inquietissimo sonno, tenendosi sotto la testa
-quella parte di vestimenta da lui spogliate, meno per valersene a
-guisa di capezzale che per tema di vederle al suo destarsi sparite.
-Gli si leggea il turbamento sulla fronte, ed agitava le mani come uom
-che lotti coll'incubo. Faceva esclamazioni ora in ebraico, ora nel
-novello idioma mescolato d'inglese e di normanno, in mezzo al quale
-guazzabuglio il pellegrino potè raccapezzare tai detti: «In nome del
-Dio d'Abramo, risparmiate un miserabil vecchio! Non ho un solo _shekel_
-al mondo! Potreste anche mettermi in quarti, nè per ciò avrei modo di
-soddisfarvi.»
-
-Il pellegrino, senza aspettare che la visione dell'Ebreo fosse finita,
-gli diede una spinta col bordone per risvegliarlo, il quale scotimento
-ruvido anzichè no, e la presenza, allora inaspettata d'un uomo, gli fe'
-credere di continuare ancora in un sonno che a lui parea cosa vera.
-Rizzatosi dal letto a metà, e sollevandosegli ad un ad uno sul capo
-i grigi capelli, afferrò le vestimenta, che si tenea strette fra le
-mani con quell'ardore onde un falco ghermisce cogli artigli la preda,
-indi con quegli occhi vivacissimi, in cui terrore e sorpresa stavano
-impressi, diedesi a guardar fiso l'uom sopraggiunto.
-
-«Non temete, Isacco, d'alcuna cosa. Io qui venni qual vostro amico.»
-
-«Il buon Dio d'Israele ve ne rimeriti!» disse l'Ebreo che allora
-soltanto incominciò a respirare. «Mi parea... ah! lodato sia Abramo!
-Non era che un sogno. Ma voi..... che affari potete aver voi sì di
-buon'ora con un povero Ebreo?»
-
-«Vengo per dirvi che se non v'affrettate subito a partire, il vostro
-viaggio non andrà immune da pericoli.»
-
-«Dio di Mosè! E chi può trovare il suo conto a mettere in pericolo un
-povero sfortunato qual mi son io?»
-
-«Questo è quello che potete sapere voi meglio di me. La cosa unica di
-cui posso accertarvi, si è che ieri sera il Templario, attraversando la
-sala del banchetto, e parlando saracino, linguaggio a me cognitissimo,
-ordinò a' suoi Mussulmani di spiar l'istante che uscireste del
-castello, indi seguirvi, e impadronendosi della vostra persona,
-condurvi prigioniere nel castello di ser Filippo di Malvoisin, ovvero
-nell'altro di ser Reginaldo di Frondeboeuf.»
-
-Gli è impossibile dipingere al giusto il terrore da cui fu invaso
-l'Ebreo all'udire tanto tremenda notizia, che il fe' tramortito. Un
-sudor freddo ne ricoperse la fronte, gli caddero prive di moto le
-braccia, chinò il capo sul petto. Dopo brevi istanti ciò nondimeno potè
-sopra sè medesimo tanto d'abbandonare il letto, ma questo sforzo lo
-estenuò interamente. Gli tremavano sotto le ginocchia, e i suoi nervi
-e muscoli avevano, parea, perduto il vigore e la naturale loro virtù;
-laonde cadde a' piedi del pellegrino, non come uomo che si prostra
-mosso da riconoscenza o rispetto, ma a guisa da chi è tratto bocconi da
-una forza superiore cui non abbia modo alcun di resistere.
-
-«Potente Dio d'Abramo!» furono questi i primi accenti ch'ei pronunziò
-sollevando al cielo le scarne mani, mentre il suo capo toccava ancora
-la terra «o santo Mosè! o beato Aronne! Non sognai io dunque, nè vana
-fu la visione che ebbi! Sentii gli strumenti della tortura che mi
-laceravano il fianco, siccome l'aratro rompe in passando le glebe, ove
-sorsero altra volta le città dei figli d'Ammone.»
-
-«Alzatevi, Isacco, ed ascoltatemi» soggiunse il pellegrino, che lo
-guardava con quell'occhio di compassione non negata neanco alle persone
-meritevoli meno di stima. «Non è privo di fondamento il terrore che
-concepiste, ripensando soprattutto al modo onde i nobili ed i principi
-usarono co' vostri fratelli per l'avidità di impadronirsi de' loro
-tesori; ma alzatevi, ve lo replico; v'indicherò una via di salvezza.
-Vi è per altro d'uopo involarvi tostamente da questo castello, e
-profittare del sonno in cui è immerso ciascuno. Io vi condurrò a
-traverso della foresta per segreti sentieri, a me noti quanto il
-possano essere al boscaiuolo medesimo; non mi dipartirò da voi se prima
-non avrete ottenuto un salvocondotto da alcuno fra o baroni o capi, che
-si trasferiscono al torneo, e la cui protezione voi avrete del certo
-modi per guadagnarvi.»
-
-È da notarsi, che allorquando ai primi detti del pellegrino, l'Ebreo
-travide qualche speranza di sottrarsi al Templario, cominciò a levarsi
-direm quasi pollice a pollice dal suolo ove giaceva supino, tanto
-che si trovò sulle sue ginocchia, tenendo al pellegrino conversi tai
-sguardi espressivi, che indicavano rincoramento e timore non disgiunti
-da diffidenza. Ma all'udire le ultime parole, s'impossessò di lui tutto
-lo spavento di prima, sicchè tornò a cadere prosteso col volto a terra.
-
-«Io aver modi di guadagnarmi la protezione d'alcuno! mio Dio! Per
-ottenere la protezione d'un Cristiano l'Ebreo non ha che una sola
-strada, e come trovarla io povero tapino, che le altrui avanie hanno
-ridotto all'indigenza d'un Giobbe?» Allora, come se la diffidenza
-avesse in costui vinti tutti gli altri sentimenti, sclamò d'improvviso:
-«Ah per l'amor di Dio! buon figliuolo, per l'amore di questo padre
-onnipotente degli Ebrei e dei Cristiani e delle generazioni così
-d'Israele come d'Ismaele, per l'amore di questo Dio, non mi tradite!
-Io non ho modo di comperar protezione dal più povero fra i mendicanti
-cristiani, volesse questi concedermela ancor per un soldo.» Dopo tale
-scongiuro sorse una seconda volta da terra, e afferrato il mantello
-del pellegrino, si diede di nuovo a contemplarlo in tuono umile e
-supplichevole. Questi si ritirò d'alcun passo, quasi pauroso, come lo
-erano a que' giorni i Sassoni e Normanni, che la troppa vicinanza di
-costui li lordasse.
-
-«Quand'anche tu portassi addosso tutte le ricchezze della tua tribù»
-soggiunse sprezzantemente il pellegrino «quale sarebbe interesse in me
-di pregiudicarti? L'abito che porto non ti accenna forse abbastanza
-che ho fatto voto di povertà? Nel lasciarti, io non avrò d'uopo che
-d'un cavallo e d'un saione di maglia. Nè creder già che mi mova alcuna
-vaghezza della tua compagnia, o ch'io pensi a vantaggiarne in qualsisia
-maniera. Rimani, se ciò meglio t'aggrada. Cedric il Sassone può
-concederti la sua protezione.»
-
-«Egli non vorrà saperne, nè mi permetterà, ne son certo, il viaggiare
-fra le persone del suo seguito. Sassoni e Normanni son tutti la stessa
-cosa nel disdegnare i poveri Ebrei. Per altra parte, attraversar
-solo i dominii di Malvoisin e di Reginaldo Frondeboeuf dopo le
-sconsolanti notizie che voi mi deste!... Buon figliuolo, verrò con
-voi, affrettiamoci, stringiamo i nostri cinturini, e fuggiamo. Ecco il
-vostro bordone. Perchè ancora esitate?»
-
-«Io non esito punto,» rispose il pellegrino, sorridendo fra sè della
-fretta che la paura metteva a quel suo futuro compagno. «Ma vedo bene
-che ne fa d'uopo assicurarci i modi d'uscir del castello. Seguitemi.»
-
-In questa il condusse nella stanza di Gurth, ch'ei si era fatto
-indicare, nè ciò avrà dimenticato il leggitore, la sera innanzi.
-«Gurth» gridò egli «alzati ad aprire la porticella di soccorso, e fammi
-uscire insiem coll'Ebreo.»
-
-Gurth, il quale dall'ufizio suo, cotanto vile a' dì nostri in Europa,
-ritraea nell'Inghilterra Sassone tanto spicco, quanto bastò a rendere
-famoso in Itaca il pastore Eumeo, si trovò punto dal tuono imperioso
-che inver lui assumeva quel pellegrino.
-
-«Che ascolto?» diss'egli sollevandosi sul gomito senza abbandonare il
-letto per questo «l'Ebreo vuol partire sì di buon'ora da Rotherwood, e
-un pellegrino va in sua compagnia?»
-
-«Gli è quanto io pur sospettai» soggiunse Wamba entrando in
-quell'istante medesimo «che costui se ne sarebbe andato portandone via
-un mezzo prosciutto.»
-
-«_Sia com'esser si voglia_» ripigliò a dire Gurth posando nuovamente il
-capo sul pezzo di legno che gli tenea vece di capezzale «l'Ebreo ed il
-Cristiano avranno la bontà di aspettare che si apra la porta comune.
-Noi non comportiamo che i nostri ospiti sfumino dal castello sì di
-buon'ora e quasi di soppiatto.»
-
-«_Sia com'esser si voglia_» replicò con fermo tuono il pellegrino «io
-vi dico che non mi ricuserete quanto vi chiedo.»
-
-Nel medesimo tempo, inclinandosi al letto del porcaiuolo, gli susurrò
-all'orecchio alcune parole in lingua sassone, che quando Gurth ebbe
-intese, mostrò esultanza; ma fu presto il pellegrino a portarsi un
-dito alle labbra: «Bada bene, o Gurth, bada bene. Tu hai fama d'uomo
-prudente. Aprine la porticella, e maggiori cose saprai.»
-
-Obbedì Gurth, e in tuono sommesso e contento s'avviò col pellegrino
-alla porta di soccorso, seguito dall'Ebreo e da Wamba, che
-faceano entrambi le meraviglie su di tal cambiamento istantaneo di
-deliberazioni venute nel porcaiuolo.
-
-«E la mula!» Sclamò l'Ebreo giunto alla porticella. «Senza la mia mula
-non posso partire.»
-
-«Vanne in traccia» disse il pellegrino a Gurth «e conducine una anche
-per me, onde io possa tenergli dietro sino a che abbia abbandonati
-questi dintorni. Sarà mia cura giunto ad Ashby il rimettere le due
-bestie fra le mani d'alcuno fra i seguaci di Cedric.... E ascoltami.»
-Le altre cose furono dette con voce tanto sommessa, che il solo Gurth
-potè intenderle.
-
-«Volentieri» rispose Gurth. «Sarete puntualmente ubbidito» e tosto
-partì in cerca delle mule.
-
-«Quanto mi piacerebbe» disse Wamba, partito che fu il suo collega «se
-m'avessero insegnato tutte le cose che s'insegnano a voi pellegrini di
-Terra Santa!»
-
-«Che cosa c'insegnano? A far orazione, a pentirci de' nostri peccati, a
-digiunare, a mortificare la carne...»
-
-«E' bisogna ben credere che v'insegnino ancora altre cose.... Vogliam
-forse dire che le vostre preci e la vostra contrizione abbiano mosso
-Gurth ad aprirvi la porta di soccorso? È egli un merito di digiuni e
-di mortificazioni se v'ha prestata la mula del suo padrone? Se tutti
-i vostri espedienti si fossero ridotti a questi, v'assicuro ben io che
-tanto v'avrebbe fruttato di volgervi ad un de' suoi porci.»
-
-Intanto dall'altra parte della fossa comparve Gurth che conduceva due
-mule. I viaggiatori passarono sopra una specie di ponte levatoio, non
-più largo dello spazio di due assi parallelamente congiunte, nè più
-larghi erano la picciola porta e lo sportello, aperti nel palizzato
-esterno che conduceva entro il bosco. Non appena l'Ebreo fu presso
-della sua mula, s'affrettò a collocar sulla sella un sacco di traliccio
-turchino, che fin allora avea tenuto celato con grande studio sotto il
-mantello, e ciò seguendo soggiunse: «Vi sta l'occorrevole per cambiar
-di vestito, non altra cosa.» Montato in sella con maggior vivacità che
-non l'avrebbero dato a credere i suoi anni, fu sollecito oltre ogni
-dire di aggiustar quel fardello per modo che rimanesse celato ad ogni
-sguardo.
-
- [Illustrazione: _Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato
- alcune ore senza profferir parola, il pellegrino ruppe il
- silenzio. — Vedi tu quella grande quercia, morta per metà di
- vecchiaja? — Ivi finiscono i dominii di Front-de-Boeuf...._
- pag. 54.]
-
-Men prontezza in montare sulla sua mula mostrò il pellegrino, e
-all'istante del partire porse la sua mano a Gurth, che un rispettoso
-bacio v'impresse. Indi lo stesso Gurth seguì coll'occhio i due
-viaggiatori sintantochè gli alberi della foresta non tolsero a lui
-questa vista, ed anche allora parea si sforzasse cercarla, quando lo
-tolse dai suoi pensieri la voce di Wamba.
-
-«Ma sai tu, amico Gurth, che in questa mattina hai date prove d'una
-cortesia tutta nuova! Mi prenderei quasi assunto di camminare a piedi
-nudi come quel pellegrino, perchè poi tu mi servissi con eguale zelo.
-Io pure ti darei volentieri la man da baciare.»
-
-«Ti dirò che non sei tanto pazzo, il mio Wamba, benchè tu non ragioni
-che secondo le apparenze; ma gli è poi quello che anche i più saggi fra
-gli uomini fanno. Oh! gli è tempo ch'io pensi al mio gregge» e detto
-ciò, rientrò, seguito dal suo compagno, in castello.
-
-Intanto i due viaggiatori si allontanavano con una rapidità ben atta a
-provare da quai timori fosse tribolato l'Ebreo, perchè gli è ben raro
-che uomini giunti in quell'età amino forzar tanto le loro corse. Il
-pellegrino, che si dimostrava pratico d'ogni sentiero il men conosciuto
-di quella foresta, lo condusse per traversi solitarii e selvaggi
-che si sarebbe creduto non gli avesse mai calcati uman piede; onde
-l'Ebreo venne più d'una volta in timore, che il divisamento del giovane
-pellegrino fosse quello di consegnarlo in cattive mani.
-
-E a dir vero la natura di que' tempi rendea perdonabile tal diffidenza.
-Eccetto il pesce volante che trova nemici in tutt'e due gli elementi,
-non v'erano forse individui nell'intero regno della natura, i quali
-fossero bersaglio ad una persecuzione tanto generale, e sì costante
-e crudele quanto i miseri Ebrei. Sotto pretesti i più lievi, ed in
-uno i più sragionevoli, o coll'appoggio d'ingiuste ed assurdissime
-accuse, e le persone e le sostanze loro erano in balìa del furor
-popolare. Normanni e Sassoni, Danesi ed Inglesi, comunque genti fra lor
-nimicissime, gareggiavano d'accanimento contra un popolo, che parea
-fosse un merito e un religioso debito l'insultare, il vilipendere,
-il perseguir, lo spogliare. I re di schiatta normanna, e i nobili
-independenti, che nel commettere atti arbitrari teneano le regali
-orme, usavano in oltre contro di questa schiatta sfortunatissima un
-altro genere di cattivi trattamenti ridotti a calcolato sistema, e che
-aveano per suprema ragione la cupidigia. È conosciuta la barbarie del
-re Giovanni, il quale tenendo rinchiuso in uno de' suoi castelli certo
-Ebreo assai facoltoso, gli faceva ogni giorno strappare un dente per
-ridurlo sotto questo martirio a pagare una somma esorbitante, che il
-tiranno da lui pretendeva e che l'infelice pagò finalmente, quando si
-vide sguernita una metà di mascella. Il poco d'argento monetato ch'era
-in paese trovavasi fra le mani di questo popolo perseguitato; onde la
-nobiltà non si stava dall'imitare gli esempi del Monarca, mettendo
-a contribuzione gli Ebrei, e adoperando contr'essi ogni specie di
-vessazione, e perfino il tormento della tortura. Ciò nullameno la sete
-del guadagno inspirava ai figli d'Israele tal coraggio a sofferire i
-patimenti, che li traeva a sfidar pericoli ed ogni spezie di mali onde
-conseguire tutti gl'immensi profitti, per altra parte sperabili da una
-contrada ricca di sua natura quanto lo è l'Inghilterra. E ad onta di sì
-fatte persecuzioni, e di una corte speciale, con nome di _scacchiere
-degli Ebrei_, instituita a solo fine di tassarli arbitrariamente e
-spogliarli de' loro averi, questa genia smodatamente moltiplicava, e
-perveniva a grandi ricchezze coll'espediente inventato di trasmettersi
-vicendevolmente somme rilevanti per via di cambiali; perchè ad essi e a
-tal circostanza, siccome narrasi, è debitore il commercio del trovato
-delle cambiali, che loro agevolavano i modi di far passare i capitali
-da un paese all'altro. Per lo che quando in un paese si vedeano
-minacciati d'un'oppressione da non potersi più tollerare, assicuravano
-i propri tesori con sì fatto stratagemma che altrove li trasportava.
-
-Così aperta in tal qual modo una lotta tra l'ostinazione e la
-cupidigia degli Ebrei per una parte, e il fanatismo e la tirannide
-dei Grandi della nazione per l'altra, si aumentava il numero
-dell'anzidetta gente in proporzione di sofferte avanie. E se le
-ricchezze immense che largiva loro il commercio, cimentavano il più
-delle volte a gravi rischi i Giudei, altre volte anche accadea che
-procacciassero ad essi una certa prevalenza, e modi di assicurarsi
-un dato grado di protezione. Tale essendo il tenore della costoro
-esistenza, ne addiveniva in essi quel miscuglio di carattere
-timido, inquieto, sospettoso e ostinato ad un tempo, inflessibile e
-fertile nell'inventare astuzie, atte a liberarli dai pericoli che li
-circondavano.
-
-Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza profferir
-parola, il pellegrino ruppe il silenzio — «Vedi tu quella grande
-quercia, morta, per metà di vecchiezza? Ivi finiscono i dominii
-di Frondeboeuf. Gli è lunga pezza che non siamo più sul territorio
-di Malvoisin. Laonde ti trovi fuor del pericolo che i tuoi nemici
-t'inseguano.»
-
-«Possano, perchè non m'arrivino» soggiunse l'Ebreo, sollevando al
-cielo gli sguardi «fracassarsi le ruote de' lor carriaggi, come accadde
-all'esercito filisteo. Ma voi, buon pellegrino, deh! non m'abbandonate.
-Ben v'è noto che fra i miei persecutori si trovano quel feroce, quel
-selvaggio Templario, e gli schiavi suoi saracini, poco rileva del luogo
-ove in me si scontrassero. Costoro non rispettano nè territorii nè
-signori di territorii.»
-
-«Qui però» tornò a dire il pellegrino «è il sito ove dobbiam separarci.
-L'abito che ho indosso non mi permette di rimanere più lungo tempo di
-quanto il voglia necessità, in compagnia d'un Ebreo. Per altra parte,
-come potrebb'egli un pacifico pellegrino difenderti contra due uomini
-armati?»
-
-«Oh prode giovine! So ben io che potete difendermi, e son certo che
-lo farete. Comunque mi vediate povero, posso ricompensarvi, non dirò
-con danaro perchè ne son privo, e ne attesto il mio gran padre Abramo,
-ma.....»
-
-«Già mi spiegai abbastanza ch'io non voglio da te nè danaro nè
-ricompensa. Quanto poi alla tua inchiesta... ebbene! sia come
-brami. Ti accompagnerò e ti difenderò anche, se sarà d'uopo, perchè
-finalmente non vedo che si possa imputare come delitto ad un Cristiano
-il difendere dalla violenza d'un Saracino un altr'uomo, sia questi
-pur anche Ebreo. Noi non siamo lontani dalla città di Sheffield. Ti
-condurrò dunque fin là. Ivi rinverrai, non ne dubito, qualcuno de' tuoi
-fratelli per ricoverarti.»
-
-«Oh! che la benedizione di Giacobbe piova sopra di voi, giovine
-valoroso! Troverò a Sheffield il mio congiunto Zareth, da cui spero
-ottener modi per continuare senza pericoli il mio cammino.»
-
-«Andiamo dunque, e giunti colà ci divideremo: non ci rimane più che una
-mezz'ora di strada.»
-
-Mezz'ora che fu da entrambi trascorsa in un perfetto silenzio; perchè
-il pellegrino disdegnava di parlare, senza che ve ne fosse il bisogno,
-all'Ebreo, nè questi ardiva volgere primo il discorso ad un uomo,
-che a motivo del pellegrinaggio fatto in Palestina godeva innanzi al
-pubblico gli stessi privilegi di chi è in concetto di santo. Fermatosi
-sull'altura d'un poggio — «Ecco Sheffield» disse il pellegrino ad
-Isacco, additandogli le mura della città. «Qui dobbiam separarci.»
-
-«Ma non prima che abbiate accettati i ringraziamenti del povero Ebreo,
-poichè non oso pregarvi che m'accompagniate alla casa del mio parente
-Zareth. Egli potrebbe mettermi in grado di compensare il servigio che
-mi prestaste.»
-
-«Deggio ancora ripeterti, che non voglio ricompensa? Se però riandando
-la lunga lista de' tuoi debitori credi per amor mio di risparmiare i
-ferri e la prigionia a qualche sfortunato Cristiano di questo novero,
-lo avrò in conto di larghissima ricompensa.»
-
-«Aspettate, aspettate!» sclamò l'Ebreo tenendolo pel mantello. «Vorrei
-fare alcuna cosa di più che fosse immediatamente gradevole a voi. Dio
-sa che Isacco è povero, e null'altro che un mendicante della sua tribù.
-Nondimeno.... Mi perdonerete voi se indovino la cosa che in questo
-punto bramereste di più?»
-
-«Quand'anche tu la indovinassi non potresti darmela, a meno che non
-fossi ricco altrettanto quanto pretendi essere creduto povero.»
-
-«_Pretendo!_ Mio Dio! gli è che lo sono di fatto, nè solamente
-povero, ma assassinato, rovinato, indebitato, in somma la creatura
-più miserabile che viva su questa terra. La crudele rapacità de' miei
-persecutori non mi lasciò nè mercanzie, nè danaro, nè suppellettili,
-nulla in fine di quanto io possedeva. Con tutto ciò ho l'onore di dirvi
-che posso procurarvi la cosa or più desiderata da voi: un cavallo di
-battaglia ed un'armatura da cavaliere.»
-
-Altamente commosso dalle parole ultime il pellegrino, si volse con
-vivacità all'Ebreo, domandandogli: «Chi può averti inspirata una tal
-congettura?»
-
-«Poco monta il chi e il come» rispose sorridendo il Giudeo. «Negatemi
-ch'ella sia giusta... Dunque, se ho indovinato il vostro bisogno,
-sappiate ancora che ho il modo di soddisfarlo.»
-
-«Ma e può venirti in mente, che sotto queste mie vesti?...»
-
-«Oh! Oh! conosco i Cristiani, e so bene non esservi uom nobilissimo fra
-essi, che mosso da spirito di superstizione religiosa disdegni prendere
-il bordone, mettere zoccoli, e andar piè scalzo a visitare il sepolcro
-di colui....»
-
-«Giudeo» sclamò con grand'impeto il pellegrino, «guardati, vivadio! dal
-bestemmiare.»
-
-«Perdonate; parlai inconsideratamente, lo vedo. Del restante ieri sera
-e sta mane ancora, vi siete lasciato sfuggire certe parole, che furono
-per me come la scintilla uscita della pietra focaia, scintilla che fa
-prova del metallo racchiuso entro la selce[9]. So di più che questa
-vostra veste di pellegrino nasconde una catenella d'oro, quali son
-soliti portarle i cavalieri. Ne ho veduto poche ore fa lo splendore
-quando vi stavate chino sopra il mio letto.»
-
-Non potè ritrarsi dal sorridere il pellegrino. «Se un occhio
-indagatore, siccome il tuo, sperimentasse la propria finezza per entro
-quelle tue vesti, farebbe cred'io a sua volta qualche scoperta.»
-
-«Non parlate così» disse l'Ebreo cambiando colore, indi dato di piglio
-al calamaio colla fretta di chi vuol troncare un discorso che non gli
-garba, ne trasse la penna e un foglietto di carta rotolata su di cui si
-pose a scrivere senza discendere della sua mula ed essendogli leggìo
-la parte superiore del suo berrettone. Terminato ch'ebbe, consegnò il
-biglietto scritto in ebraico al pellegrino, sì dicendogli: «Tutta la
-città di Leicester conosce il ricco Ebreo Kirgath Jairam di Lombardia.
-Portategli questo scritto. Egli ha da vendere sei armature di Milano
-fine sì, che la inferiore di esse non disdirebbe ad un principe,
-e dieci cavalli da guerra, dei quali il men bello sarebbe degno
-d'un re che andasse a dar battaglia per assicurarsi del trono. Voi
-potrete scegliere l'armatura e il cavallo che vi converranno meglio,
-e domandare in oltre al mio corrispondente qualunque altra cosa di
-cui abbisognaste mai nel torneo. Vi sarà data. Dopo la giostra gli
-restituirete fedelmente il tutto, semprechè in allora non foste in
-istato di pagarne il prezzo.»
-
-«Ma, Isacco» soggiunse il pellegrino, «t'è forse ignoto che in un
-torneo, l'armi e il cavallo del vinto appartengono al vincitore? Tale è
-la legge di questo genere di combattimenti. Se avessi quindi sfortuna,
-non potrei nè restituire nè pagare le cose avute.»
-
-L'Ebreo impallidì soprappreso dall'idea di questa contingibile
-combinazione. Ma poi fattosi nuovamente coraggio: «No, no, no,...»
-sclamò «Questo è impossibile..... O almeno non voglio pensarci!....
-La benedizione del nostro celeste padre starà sopra di voi. La vostra
-lancia sarà forte, lo spero, come quella di Gedeone.»
-
-Dette le quali cose ei volgea la testa della sua mula alla parte di
-Sheffield; ma il pellegrino a sua volta lo prese per una falda del
-mantello: «Isacco» gli disse «tu non conosci ancora tutti i rischi
-a cui ti commetti. Supponi che l'armatura si sconci, che il cavallo
-rimanga ferito o morto; perchè certamente se fo tanto di trasferirmi al
-torneo, non risparmierò nè l'armi nè il corridore. La gente della tua
-tribù, ti è noto, non dà nulla per nulla. L'uso almeno delle cose prese
-ad imprestito dovrei pagarlo!»
-
-L'Ebreo si contorse sopra la sella, com'uom tribulato da un accesso
-di collica: ma i sentimenti che lo animavano in quell'istante vinsero
-gli altri a lui più abituali. «Poco rileva» diss'egli «poco rileva...
-Lasciatemi partire. Se qualche danno accadrà, non dovrete pagarlo voi.
-Kirgath Jairam vi presterà senza interesse quanto vi sarà necessario,
-e ciò per amore del suo concittadino Isacco. Addio!... Ascoltatemi,»
-aggiunse tornando addietro «abbiate cura di non cimentarvi troppo nel
-calor della mischia. Risparmiate... non dico tanto l'armatura e il
-cavallo... ma la vostra vita, giovane valoroso. Addio.»
-
-«Ti ringrazio del tuo consiglio» il pellegrino rispose. «Profitterò
-della tua cortesia, nè sarà colpa che della cattiva sorte se non mi
-verrà fatto di dartene il guiderdone.»
-
-Allora si separarono, entrando ciascuno per diversa strada in Sheffield.
-
-
-
-
-CAPITOLO VII.
-
- «Vedi in bell'ordin molti cavalieri,
- «Cui maggior turba di scudier fa scorta;
- «E chi d'essi le lancie, chi i cimieri,
- «Qual le corazze, qual gli scudi apporta;
- «Squillan le trombe. All'armi orsù guerrieri!
- «L'alba foriera a voi di lauri è sorta.
- «Scalpita impazïente il palafreno,
- «E fa prova di cor rodendo il freno.
- _Vecchia ballata._
-
-
-Lo stato della nazione Inglese a quei giorni era misero oltre ogni
-dire. Il re Riccardo mancava dal suo paese, chè lo tenea prigioniero
-la dura politica del duca d'Austria. Ignoto era lo stesso luogo di sua
-cattività, e il destino di lui non sapeasi che in confuso dalla maggior
-parte de' suoi sudditi gementi sotto l'oppressione d'ogni genere di
-tirannidi subalterne.
-
-Il principe Giovanni, collegato con Filippo di Francia, il giurato
-nemico di Riccardo, s'adoperava a tutta possa col duca d'Austria,
-onde prolungare la prigionia d'un fratello, che quanto gli avesse
-largheggiato di beneficenze dimenticò. Intanto affortificava la propria
-fazione nell'interno del reame, apparecchiandosi, allorquando fosse
-morto il Re, a disputarne il trono al legittimo erede Arturo, duca di
-Brettagna, figliuolo di Goffredo Plantageneto e fratello primogenito
-di Giovanni; usurpazione che in appresso tornò, come è noto, a seconda
-delle sue mire. Leggiera, licenziosa e perfida era l'indole di costui.
-Si fece partigiani non solamente coloro che, per la condotta avuta
-intanto che il re Riccardo era assente, doveano temerne il ritorno e
-la vendetta, ma eziandio quella numerosa classe di persone risolute
-ed indocili ad ogni freno di legge, che reduci dalle crociate, aveano
-portati in patria con tutti i vizi acquistati nell'Oriente un cuore
-indurito, e il divisamento di restaurare i danni sofferti ne' lor
-patrimonii, restaurazione che speravano unicamente fra le turbolenze
-d'una interna sommossa.
-
-A queste cagioni di pubblico disordinamento e disastro vuolsi
-aggiungerne diverse altre. Alcuni uomini tratti a disperazione dagli
-atti oppressivi de' feudatari, e dalla severità con cui venivano
-poste in pratica le leggi normanne intorno la caccia, s'erano uniti in
-bande, e conduceano sempre nelle foreste vita di cacciatori, sovente di
-malandrini, avendo in assoluto non cale l'autorità delle territoriali
-magistrature. E per parte loro i feudatari, affortificatisi ne' loro
-castelli; e ognun d'essi prendendo tuono di sovrano ne' piccoli
-suoi dominii, assoldavano bande non da temersi men delle prime,
-e inobbedienti alla legge quanto il possono essere masnadieri di
-professione. Or dunque, e per istipendiar quelle truppe che li facean
-forti, e per sostenere il proprio lusso, e per appagarsi di tutte le
-stravaganze in cui l'orgoglio lor li traeva, prendeano danaro dagli
-Ebrei, che sol con esorbitanti usure il fornivano; ulcere struggitore
-delle loro sostanze, cui non vedeano miglior rimedio dell'usar atti
-di violenza contro gli stessi creditori ogni qualvolta il destro se ne
-appresentava.
-
-In tale stato di cose, grande era il patimento del popolo inglese,
-cui l'avvenire offeriva una prospettiva di mali anche maggiori.
-E quasi poche fossero le noverate calamità, aggiugneasi un morbo
-pericoloso e pestifero che regnava nel paese, la cui malignità veniva
-aggravata dall'immondezza delle classi inferiori, dall'insalubrità
-de' loro alloggiamenti e de' lor cibi. Molti perivano, e gli stessi
-sopravvissuti invidiavano ai defunti un destino onde ponean fine a
-sciagure, che minacciavano di aumentarsi.
-
-Ciò nondimeno, in mezzo a tante accumulate calamità, così i nobili
-come il popolo avean tal vaghezza dei tornei, il grande spettacolo di
-questo secolo, quanta ne ha del combattimento de' tori la plebaglia di
-Madrid, comunque talvolta presaga di coricarsi digiuna. Nè doveri da
-adempiersi, nè debolezza d'età o di sesso, nè infermità, rattenevano
-ogni sorte di persone dal trasferirsi a tai feste. _La posta d'armi_
-(così chiamavasi) che stava per aprirsi ad Ashby nella contea di
-Leicester, avea[10] per _tenitori_ i campioni i più rinomati a que'
-giorni nell'armeggiare, e dovea onorarla di sua presenza lo stesso
-principe Giovanni. Laonde niun pensava più che a questo giorno,
-arrivato il quale fu immenso nella mattina il concorso delle persone
-d'ogni età e d'ogni grado, condottesi nel luogo assegnato al torneo.
-
-Romantico veramente era tal luogo. Ai confini di una foresta situata
-in mezzo alla valle d'Ashby, vedeasi una grande prateria ammantata
-di bellissima verzura, cui facea da un lato lembo la stessa foresta,
-dall'altro molte querce sparse qua e là e venute a smisurata altezza.
-Parea che natura avesse preparato quel terreno allo spettacolo marziale
-di cui doveva essere arena, perchè d'ogn'intorno alzavasi questo in
-dolce declivo a guisa d'anfiteatro. Il vasto ed uniforme spianato
-che stava nel mezzo, campo della giostra, vedeasi cinto di forti
-palizzati. Quadrilunga ne era la forma, benchè gli angoli ne fossero
-stati ritondati per dare agli spettatori miglior agio di contemplare
-le pugne. A tramontana e ad ostro gli stessi palizzati avevano pel
-passaggio de' combattenti due aperture chiuse da porte di legno, e
-larghe sì che due cavalieri potessero entrar per queste di fronte. Ad
-ognuna delle medesime stavano due araldi d'armi, accompagnati da sei
-trombetti e da un forte distaccamento di truppe intese a mantenere il
-buon ordine, e a ricevere i cavalieri al loro arrivo.
-
-Sopra un pianerottolo innalzato dietro la porta situata ad ostro eran
-poste cinque tende magnifiche, ornate di banderuole brune e nere,
-colori scelti dai cavalieri _tenitori_ del torneo. Dinanzi a ciascuna
-d'esse stava sospeso lo scudo del cavaliere, al quale apparteneva la
-tenda, e in guardia di questo lo scudiere messo in abito bizzarro,
-e di tale strana foggia che dipendea dal gusto del suo padrone. La
-tenda di mezzo, qual sede d'onore, era stata assegnata a ser Brian
-di Bois-Guilbert, accolto con premura fra i _tenitori_, ed elettone
-anzi capo, così per la sua rinomanza cavalleresca, come per essere
-collegato in amicizia coi cavalieri institutori di questa giostra.
-A sinistra della sua tenda si vedeano quelle di ser Reginaldo
-Frondeboeuf e di ser Riccardo Malvoisin; dall'altro lato la tenda di
-Ugo Glentesmenil, nobile barone di que' dintorni, famoso per noverare
-fra' suoi antenati un lord, che fu grand'intendente dell'Inghilterra
-sotto i regni del conquistatore, e del figlio di questo, Guglielmo
-il Rosso; poi la tenda di Ralph di Vipont, cavaliere dell'ordine di
-s. Giovanni di Gerusalemme, che possedeva antichi dominii ad Heather
-presso Ashby-De-la-Zouche. Uno spazio vuoto di trenta piedi di
-larghezza, messo dolcemente in pendio, guidava dalla porta dell'arena
-al pianerottolo su di cui stavano collocate le tende, ed era chiuso
-d'entrambi i lati da un palizzato, che circondava lo spianato posto
-rimpetto alle tende medesime.
-
-Il predetto intervallo che dicemmo largo trenta piedi, conduceva alla
-porta di tramontana, terminando dall'altro lato in un grande ricinto
-chiuso nella stessa guisa, luogo de' cavalieri che si offerivano quali
-assalitori. Più addietro erano alcune tende, sotto le quali stavano
-allestiti reficiamenti di tutte le sorta. Altre tende pur si vedeano
-per collocarvi gli armaiuoli, i maniscalchi e vari artigiani il cui
-ministerio poteva divenire opportuno. All'intorno dell'arena erano
-elevate logge temporanee, ornate di tappeti ove molte sedie coperte da
-cuscini vedeansi allestite per la nobiltà d'entrambo i sessi che voleva
-assistere a questo spettacolo militare. Un angusto spazio frapposto
-tra le logge e la lizza veniva occupato da spettatori del medio ceto e
-potea paragonarsi alle platee de' nostri teatri. La plebaglia empiea le
-vette della collina, alte abbastanza perchè chi vi si collocava potesse
-al di sopra delle logge dominare coll'occhio l'arena. Più centinaia
-di giovani in oltre scorgeansi appollaiati su i rami della prima fila
-degli alberi della foresta, e v'erano spettatori sin sulla cima d'un
-campanile che vedevasi di lì a qualche distanza.
-
-Una loggia posta nel mezzo dal lato di levante meritava osservazione
-per essere e più alta dell'altre, e più riccamente adorna, e fregiata
-d'una specie di trono, sormontato da un baldacchino che presentava gli
-stemmi dell'Inghilterra. Scudieri, paggi, guardie, tutti vestiti di
-sfarzosi abiti, stavano in bell'ordine attorno a questa sede d'onore,
-preparata al principe Giovanni ed al suo corteggio. Di contro verso
-ponente si presentava altra loggia, non meno alta della prima, e se
-non era tanto sontuosa, certamente maggior eleganza e ricercatezza vi
-si scorgea che non in quella assegnata al principe. Donzelle e giovani
-paggi, fra i più leggiadri che si fossero rinvenuti, tutti ornati di
-fantastiche vesti di color verde e di rosa, accerchiavano un trono
-fregiato dei colori medesimi. Sul baldacchino che copria questo trono,
-sventolavano parecchie banderuole le cui imprese erano cuori feriti o
-infiammati, frecce, archi, turcassi ed altri comuni emblemi soliti a
-rimembrare l'amore. Un'iscrizione a grandi lettere dorate indicava come
-quel seggio si riserbasse ALLA REINA DELLA BELTATE ET DELLO AMORE. Ma
-chi esser dovesse tale _Reina_ tutti ancora ignoravano.
-
-In questo mezzo, gli spettatori d'ogni grado si affrettavano a prendere
-le sedi che lor pertenevano, nè ciò accadde senza molti litigi per
-definire i diritti a ciaschedun competenti, litigi che per lo più e
-senza molte cerimonie venivano composti da uomini d'armi, i quali coi
-bastoni delle labarde menavano colpi alla cieca su i temerari che
-pretendevano appellarsi dai loro giudizi. Se però si presentavano
-persone di maggior distinzione, intervenivano gli araldi d'armi, e
-talvolta anche i due marescialli del torneo, William di Wivil e Stefano
-di Martival, che armati di tutto punto trascorrevano l'interno di quel
-ricinto per mantenere fra gli spettatori il buon ordine.
-
-A poco a poco le logge s'empirono di nobili cavalieri, cogli abiti de'
-quali pomposi ma pressochè uniformi, faceano gradevole chiaroscuro le
-acconciature eleganti e variate delle matrone, concorse ivi in maggior
-numero che non gli uomini stessi, comunque si fosse potuto credere che
-il ribrezzo di vedere scorrere umano sangue le avrebbe fatte schife di
-un tale spettacolo. L'intervallo posto fra le logge e la lizza si trovò
-colla stessa prestezza occupato affollatamente da borghesi ed arcieri,
-ed anche da nobili d'una classe inferiore, cui la modestia o la povertà
-impedivano il pretendere a sedi più distinte. Pur fu tra questi che
-insorsero le maggiori dispute di preminenza.
-
-«Cane d'un miscredente!» disse un vecchio, la cui tonaca spelata
-faceva prova dell'indigenza di cui n'era vestito, come la spada e una
-catenella d'oro annunziavano le pretensioni ch'egli aveva alla nobiltà.
-«Osi tu toccare un Cristiano, un gentiluomo normanno, che ha nelle vene
-il sangue di Mondidier?»
-
-L'uomo a cui volgeasi tal complimento era appunto quell'antico nostro
-conoscente, Isacco d'York, ma vestito questa volta d'abito sontuoso e
-magnifico; e si adoperava questi ad ottenere due posti avanti nelle
-logge, uno per sè, l'altro per la sua figlia. L'avvenente Rebecca
-dopo avere raggiunto ad Ashby il padre suo, lo teneva pel braccio, nè
-ella, e nemmeno Isacco, atterrirono poco o assai de' modi brutali che
-usava questo discendente di Mondidier. Perchè gli è vero, che vedemmo
-in altra occasione e sommesso e vile l'Israelita; ma ben sapeva egli
-che in questo luogo non avea da temer cosa alcuna. Una festa pubblica,
-al cospetto di tutti gli ordini della nazione assembrati, non era
-tal occasione ove la malevolenza o la cupidigia d'un nobile fossero
-pericolose agli Ebrei. Perchè li sicurava primieramente la legge
-generale, e quand'anche questa non fosse stata assai salvaguardia per
-essi, accadea quasi sempre, che in sì fatte adunanze si trovassero
-alcuni baroni, propensi per motivi d'interesse ad assumere le giudaiche
-difese. Quanto ad Isacco poi, egli avea un'altra cagione di starsi
-tranquillo. Non ignorava che assister doveva al torneo il principe
-Giovanni, da cui era conosciuto di persona. Allora appunto il ridetto
-Principe negoziava cogli Ebrei per ottenere una insigne prestanza che
-voleasi assicurata sopra terreni, e guarentita in oltre col deposito
-di preziose suppellettili; e toccava ad Isacco somministrare la parte
-più forte di sì fatta prestanza; onde questi non dubitava che la
-brama di conchiudere un tale affare gli avrebbe ad ogni brutto evento
-procacciato un proteggitore nel Principe stesso.
-
-Incoraggiato da simili considerazioni l'Ebreo, continuò a spignere e a
-dispensar gomitate al Cristiano normanno senza prendersi briga della
-discendenza ch'ei vantava, della religione, o del grado. Le lagnanze
-del vecchio nobile eccitarono l'indegnazion de' vicini. Tra questi un
-arciero, uom vigoroso, e ben complesso, vestito d'un giustacuore verde,
-con pendaglio guernito d'una piastra d'argento, e che tenea in mano
-un arco alto sei piedi, e dodici frecce al suo cinturino, si volse di
-repente all'Ebreo, e manifestando tal collera, che gli fe' rosso il
-volto comunque abbrunito da molti soli apparisse:
-
-«Non dimenticarti» sclamò in anglo-sassone «che tu non sei nulla meglio
-di un ragno. Se le ricchezze che hai accumulate succhiando il sangue
-delle tue infelici vittime, ti facessero montare in boria, pensa che
-sol tenendoti nell'oscurità possiamo scordarci di te. Ma se ti mostri
-in piena luce, per Dio! ti stritoliamo. Non sei che un ragno.»
-
-Tal discorso, cui sosteneva un tuon di voce minaccevole e fermo, fe'
-abbassar non poco l'ali all'Ebreo, che certamente avrebbe fuggito
-alla presta una vicinanza tanto insalubre, se in quel momento gli
-sguardi d'ognuno non si fossero vôlti al principe Giovanni che
-entrava nell'arena, accompagnato da numerosa scorta di cavalieri, di
-cortigiani, e d'alcuni ecclesiastici che in ricercatezza di vesti ai
-cortegiani non la cedevano. Scerneasi fra questi il Priore di Jorvaulx,
-messo in tanta eleganza quanta gliene permettea l'ordine cui spettava,
-sfoggiando d'oro e di ricchissime pellicce il suo abito, e le punte
-de' suoi stivali, conformandosi, persino con caricatura all'usanza
-ridicola di que' giorni, gli risalivano sì fattamente all'insù, che
-gli toglievano ogni possibilità d'appoggiare il piè sulle staffe. Ma
-sì fatto inconveniente non lo era pel vezzoso nostro Priore, cui non
-dispiaceva, crediamo, tale occasione di dar saggio di sua destrezza nel
-cavalcare al cospetto di sì brillante assemblea, e soprattutto di quel
-sesso che ne facea il più bell'ornamento. Il rimanente del corteggio
-del principe Giovanni era composto de' capi principali delle sue bande
-stipendiate, di molti baroni dediti alla rapina e al mal vivere, che
-erano l'ordinaria sua compagnia, e d'alcuni cavalieri, Ospitalieri e
-Templarii.
-
-Osserveremo a tal luogo che gli anzidetti cavalieri venivano riguardati
-come nemici del re Riccardo, perchè entrambi questi ordini si erano
-posti dalla parte di Filippo di Francia nelle lunghe contese fra questo
-monarca e il re d'Inghilterra, contese di cui fu campo la Palestina.
-Pochi non sanno che a tal discordia de' due sovrani vuolsi attribuire
-il niun frutto delle vittorie replicatamente riportate dal re Riccardo;
-quindi ne andarono a vuoto i tentativi operati per impadronirsi di
-Gerusalemme, e quindi gli allori di cui si coperse nulla meglio
-germogliarono d'una dubbiosa tregua ch'ei conchiuse con sultan
-Saladino. Conformandosi alle stesse politiche massime, che furon quelle
-dei lor confratelli di Terra Santa, i Templarii e gli Ospitalieri
-dell'Inghilterra e della Normandia, avevano abbracciata la fazione
-del principe Giovanni, ben lontani per conseguenza dal desiderare o il
-ritorno del re Riccardo nell'Inghilterra, o la coronazione d'Arturo,
-erede legittimo di Riccardo. Non di tale avviso erano le poche famiglie
-sassoni ragguardevoli che trovavansi tuttavia nell'Inghilterra; e il
-principe Giovanni, ben sapendo come queste fossero avverse alla sua
-persona, e a tutt'altro inclinate che a favorirne le pretensioni,
-contraccambiava le stesse famiglie d'odio e di disprezzo, nè
-risparmiava opportunità di procurare loro umiliazioni ed affronti. Nè
-più dei predetti nobili erano propensi al principe Giovanni i borghesi,
-presi da tema che un sovrano di tale tempera, dedito affatto alla
-licenza ed alla tirannide, fosse per gravitare con usurpazioni novelle
-su i diritti e i privilegi del popolo.
-
-Seguìto dalla pomposa comitiva che descrivemmo, ammantato di una veste
-ricamata d'oro, tenendo in pugno un falcone, e coperto il capo d'un
-ricco berrettone di pelliccia, cui fregiava un diadema di gemme, e fuor
-del quale uscivano con leggiadria le lunghe chiome increspate che sulle
-spalle ondeggiavangli, il principe Giovanni, cavalcando un palafreno
-grigio, ardente e brioso, caraccolava primo fra i suoi nel mezzo
-all'arena, e fermavasi dinanzi a ciascuna loggia fisando con occhio
-ardito quelle donne, che per la loro avvenenza si faceano più ammirare.
-
-Que' medesimi, che nella fisonomia di questo principe leggeano
-l'audacia della dissolutezza unita ad estrema alterigia, e ad una
-compiuta indifferenza su quel che gli altri pensassero di lui, non
-poteano negargli quella sorte d'avvenenza che deriva da regolarità di
-lineamenti, conformati in oltre dalla natura a presentar l'aspetto
-della sincerità e del candore; laonde avea l'arte di dare al volto
-l'espressione della cortesia, comunque si scorgesse alcun poco lo
-stento di nascondere i sentimenti abituali dell'animo suo. Tale
-ingannevole apparenza è creduta il più delle volte nobile franchezza,
-ned è in sostanza se non se sicurezza d'uomo sfrontato, che la ritrae
-da privilegio di nascita o di ricchezze, o da altri vantaggi esterni,
-a' quali non curasi d'aggiugnere verun'altra sorte di meriti. Ma quanto
-alle persone non use ad esaminare sì da vicino le cose, e il numero
-di queste per lo più è di cento contr'uno, la ricchezza de' gioielli
-e delle pellicce che ornavano il principe Giovanni, i suoi stivali di
-marocchino, gli speroni d'oro, la grazia del cavalcare erano bastanti
-argomenti per sollecitare le tumultuose acclamazioni della moltitudine.
-
-Entrato appena nel ricinto il Principe, avea posto mente all'alterco
-cui diedero origine gli sforzi fatti da Isacco per collocarsi
-unitamente alla figlia nelle sedi assegnate agli spettatori di seconda
-classe, e conobbe tosto, finissima sendone la vista, l'Ebreo; ma gli
-occhi suoi si fermarono, ognuno se lo immagina, con maggiore intensione
-sulla leggiadra figlia di Sion, che sbigottita dal tumulto si stringeva
-al padre suo, costretto quasi a portarla di peso.
-
-Anche agli occhi d'un intelligente abile, qual lo era il principe
-Giovanni, Rebecca potea disputar di leggiadria colle più orgogliose
-bellezze dell'Inghilterra. La statura di lei, fornita di bellissime
-proporzioni, doppiamente spiccava sotto la specie di veste orientale
-ch'ella portava giusta l'uso delle donne di sua nazione. Un turbante di
-seta giallo dava spicco ad una carnagione che volgeva al bruno anzichè
-no, occhi vivaci, sormontati da perfettissimo arco di sopracciglio,
-naso acquilino d'ottima forma, denti bianchi al pari di bellissime
-perle, lunghe chiome nere, foggiate in trecce, che si ripartivano con
-artifiziosa negligenza sopra un collo ed un seno che ogni scultore
-avrebbe voluto per suo modello, collo e seno, cui lasciava vedere
-in parte una ricca zimarra di seta di Persia, d'un color porporino e
-ricamata di fiori che brillavano del naturale loro colore; tutte le
-nominate cose univano in lei tal complesso di vezzi, per cui non cedea
-in nulla alle più belle fra le matrone che ornavano quelle logge.
-Egli è vero che il gran calore della giornata fu propizio agli avidi
-sguardi de' contemplatori di Rebecca, obbligandola a lasciare aperti i
-tre primi fibbiagli della sua tonaca, che erano d'oro, e arricchiti di
-perle. Meglio quindi scorgeansi una collana e due pendenti di diamanti
-d'altissimo prezzo. Le sventolava sopra il turbante una penna di
-struzzo fermata ivi da una fibbia di brillanti. Le orgogliose matrone
-che le sovrastavano dalle lor logge, mettean sarcasmi contro la bella
-Giudea, mentre in proprio cuore ne invidiavano l'avvenenza, le vesti e
-le gemme.
-
- [Illustrazione: REBECCA.]
-
-«Per il cranio d'Abramo!» disse il principe Giovanni «questa Ebrea è
-senz'altro il ritratto vivente di quella beltà che fe' impazzire il più
-saggio fra quanti re siano stati... Che ne dite priore Aymer!.. Sì, per
-quel tempio che il mio prudente fratello Riccardo non si trovò in grado
-di riconquistare! colei è la sposa della _Cantica Canticorum_.»
-
-«_La rosa di Sharon, il giglio delle convalli_» proseguì il Priore in
-tuono scherzevole «ma vostra Grazia si ricorderà m'immagino, che questa
-è un'Ebrea.»
-
-«Che monta?» soggiunse il Principe. «Vedete là il mio Mammone
-d'iniquità, il mio principe dei _shekel_, il mio barone dei
-_bisanti_[11] costretto a lottare pel posto con cani che non possedono
-un soldo, che non hanno nelle loro saccocce usate una monetuccia
-coll'impronta della croce per vietare al diavolo di ballare attorno
-di essi... Per la vergine Maria, il nostro gran Tesoriere, e la sua
-vezzosa compagna quest'oggi sederan nelle logge... Chi è, Isacco,
-quest'avvenente persona?» chiese all'Ebreo avvicinandosi a lui: «È tua
-figlia o tua moglie? Chi è in somma questa _huri_ dell'Oriente, cui
-porgi il tuo braccio?»
-
-«Principe, ella è mia figlia Rebecca» rispose l'Ebreo senza mostrare
-il menomo imbarazzo, ovvero sorpresa di un discorso ove l'ironia non
-entrava meno della compitezza.
-
-«Uom saggio, tu cresci ai miei occhi di merito» disse Giovanni dando in
-uno scoppio di risa, cui non mancarono di far ecco i suoi cortegiani.
-«Ma figlia, o non figlia, è duopo procacciarle una sede qual si
-conviene a tanta bellezza. Chi è in quella loggia?» soggiunse indi
-alzando gli occhi alla loggia sotto cui stavasi allora «Ah! non sono
-che Sassoni. Ottimamente! Si stringano dunque e diano luogo al monarca
-degli usurai ed all'amabile sua figlia. Gli è ben fatto che imparino
-a spartirsi le prime sedi della sinagoga coi padroni naturali della
-sinagoga medesima.»
-
-Le persone che tenevan tal loggia, ed alle quali questi inurbani
-detti s'indirigevano erano Cedric il sassone colla sua famiglia,
-e il vicino di lui Atelstano di Coningsburgo, personaggio che
-discendendo dall'ultimo re sassone dell'Inghilterra veniva riguardato
-con profondissimo rispetto da tutti i Sassoni abitatori della parte
-settentrionale di questo reame. Ma col sangue dell'antica real dinastia
-erano venuti in Atelstano molti difetti della medesima. Comunque
-gradevoli ne fossero i lineamenti, forte la complessione, gli anni
-nel fiore, scorgeasi non so che d'inanimato in quel volto, mancavano
-d'espressione i suoi occhi, goffo e pesante se ne vedea il portamento,
-e quanto allo spirito, egli era sì lento prima di risolversi a
-qualunque anche tenuissima cosa, che gli fu posto il soprannome portato
-già da uno de' suoi maggiori, ed era _Atelstano l'Irresoluto_. Gli
-amici del medesimo, e n'avea molti affezionati ad esso quanto Cedric,
-pretendevano che questa abituale perplessità non derivasse in lui nè
-da debolezza d'animo, nè da mancanza di coraggio, ma l'attribuivano
-ad un'indole meditabonda, che lo traeva a pesar lungamente il pro e il
-contra di ciascun affare d'onde per vero avveniva, ch'ei prendeva quasi
-sempre il suo partito, quando non si era più a tempo di far nulla.
-Altri credevano che l'uso immoderato de' liquori spiritosi, malattia in
-esso ereditaria, e la passione con cui si abbandonava ai diletti della
-mensa, avessero in cotal guisa assorte tutte le facoltà d'un ingegno
-non mai stato di primo ordine; e paragonavano i tratti di bontà, di
-generosità, di coraggio, che a quando a quando trasparivano dalla sua
-condotta ad alcune erbe salutari cui la natura fa nascere fra le piante
-nocevoli e inutili, in mezzo a tai campi a' quali mancò solamente la
-coltura opportuna a renderli fertili.
-
-A questo personaggio adunque sì rispettato da tutti i Sassoni, il
-Principe intimò con tuono imperioso di far luogo a Rebecca. Sopraffatto
-Atelstano da un comando, che per le usanze e per le opinioni di que'
-tempi diveniva altissimo affronto, nè avendo voglia alcuna d'obbedire,
-nè avendo per l'altra parte una via di resistere, non oppose che la
-sola forza d'inerzia ai voleri di Giovanni; laonde, senza moversi,
-spalancò due grand'occhi grigi, e li fisò sopra il Principe con un tal
-atto di stupore, che poteva conciliar il riso; ma l'impetuoso Giovanni
-pensò a tutt'altro che a ridere.
-
-«Questo porcaiuolo di Sassone non m'intende, oppure finge di non
-intendermi. A voi, Bracy (il cavaliere di Bracy che stavagli a fianco
-era il capo d'una compagnia franca, composta di mercenari, uno di que'
-così detti _condottieri_, i quali usi a prestare i lor servigi al primo
-principe che offeriva ad essi stipendio, militava in quel tempo pel
-principe Giovanni). A voi, Bracy, smovetelo colla punta della vostra
-lancia.»
-
-Un tal ordine eccitò qualche bisbiglio fin tra le persone della
-comitiva del Principe; pure Bracy, dalla sua professione medesima fatto
-superiore a qualunque scrupolo, alzò la sua lancia, indirigendola al
-disopra dello spazio che dalla loggia separava l'arena, e senza dubbio
-avrebbe eseguito l'ordine di Giovanni prima che Atelstano l'Irresoluto
-si fosse deciso a fare un moto addietro per non essere giunto; ma
-Cedric, pronto ad operare quanto il suo amico era lento a prender
-partito, colla prestezza del lampo, sguainò il suo coltello da caccia,
-menando tal colpo sulla lancia che tagliò il legno, e ne fe' cadere a
-terra il fendente.
-
-Divenne rosso come bragia il volto del Principe; che mise giuramenti
-e imprecazioni in tuono spaventevole, ed era per portarsi a maggiori
-violenze, ma nel distolsero le preghiere de' suoi cortigiani che il
-supplicarono di avere pazienza per allora, e più di tutto il distolse
-l'acclamazione del popolo, unanime in applaudire alla generosa temerità
-di Cedric. Compreso da rabbia Giovanni, girò gli occhi attorno di sè
-quasi cercando qualche vittima da sagrificare più facilmente al proprio
-sdegno, e li fermò a caso su quell'arciere di cui favellammo, che
-senza scompigliarsi per le occhiate minaccevoli su di lui lanciate dal
-Principe continuava ad alta voce applaudendo.
-
-«A che intendono questi tuoi applausi?» gli disse il Principe.
-
-«Fo sempre così» rispose l'arciere «se vedo un bel colpo di destrezza e
-vigore, o se accade che una freccia arrivi al suo scopo.»
-
-«Molto bene! E la tua freccia sicuramente toccherebbe il bersaglio!»
-
-«Lo spero!.... a ragionevol distanza.»
-
-«A cento passi il bersaglio di Wal-Tyrrel» s'udì altra voce al di là
-dell'arciere; ma non fu possibile venir in chiaro della persona che
-pronunziò tai parole, allusive al destino cui soggiacque Guglielmo il
-Rosso, bisavolo del principe Giovanni. Fin quanto queste ne accendesser
-lo sdegno ciascun lo immagina; ma lo atterrirono ad un tempo, onde fu
-pago di comandare a quattro de' suoi armigeri che tenesser l'occhio su
-quell'arciere.
-
-«Per san Grizzel» disse il Principe «voglio vedere che cosa egli sa
-fare, egli che è sì proclive ad applaudire quanto fan gli altri!»
-
-«Non temo la prova» rispose l'arciere con una calma che non si dismentì
-un solo istante.
-
-«Quanto a voi, o Sassoni» soggiunse il Principe «movetevi di lì; e
-poichè così ho pronunziato, per quel sole che ne illumina, l'Ebreo avrà
-luogo in mezzo di voi.»
-
-«No, Principe, no, se piace alla Grazia vostra,» incominciò allora
-Isacco. «A noi non è lecito sederci fra i potentati della terra.» Se
-l'ambizione di costui lo avea tratto a desiderare un posto vicino al
-discendente della famiglia dei Mondidier caduto in bassa fortuna,
-non era poi sì mal accorto di volersi far brighe con que' Sassoni
-facoltosi.
-
-«Oh cane d'un miscredente» sclamò Giovanni; «obbedisci ai miei ordini,
-o ti fo scorticare, e la tua pelle conciata sarà un'ottima sella pel
-mio cavallo.»
-
-Forzato ne' propri trinceramenti l'Ebreo, insieme colla tremebonda sua
-figlia, si fece a salir lentamente i gradini che guidavano a quella
-loggia.
-
-«Vediamo chi ardirà impedirglielo!» diceva il Principe tenendo gli
-occhi fisi sopra Cedric, il cui atteggiamento era d'uom preparato a
-precipitar giù dalla loggia l'Ebreo.
-
-Ma tal catastrofe venne allontanata dal matto Wamba, che postosi di
-mezzo fra il suo padrone e l'Ebreo, gridò rispondendo alla esclamazione
-minaccievole del Principe: «Io, per santa Maria!» e nello stesso tempo
-traendosi di saccoccia una gran fetta di lardo, di cui s'era munito,
-senza dubbio, per tema che il torneo durasse più lungo tempo della
-sua voglia di digiunare, si pose con una mano in procinto d'ugnerne la
-barba all'Ebreo, agitando coll'altra sul costui capo la sua squarcina
-di legno. Isacco, sul punto di vedersi lordato di una sostanza che
-genera il massimo raccapriccio in ciascun buon Giudeo, fe' alcuni passi
-addietro, e rotolando da un gradino all'altro stramazzò sull'arena,
-in mezzo alle risate dei circostanti, fra' quali il principe Giovanni,
-dimenticando allora la sua collera, non fu quei che meno ridesse.
-
-«Cugino Principe» disse Wamba «concedetemi il premio del torneo. Ho
-vinto il mio avversario colla sciabola e collo scudo.» E ciò dicendo
-mostrava con una mano la fetta di lardo, coll'altra la sua sciabola di
-legno.
-
-«Chi se' tu, nobile campione?» chiese a Wamba il principe Giovanni che
-continuava ancora ridendo.
-
-«Matto per diritto di nascita» rispose il buffone «mi chiamo Wamba,
-figlio di Witless, figlio di Weatherbrain,[12] figlio d'un Alderman.»
-
-«Ebbene, si dia luogo all'Ebreo nella loggia di sotto (disse il
-principe Giovanni, cui forse non dispiacque un tale pretesto di
-ritrattare i primi ordini dati.) Ella non è cosa giusta il collocare un
-vinto a pari col vincitore»
-
-«Nè di mettere un Ebreo vicino a una fetta di lardo» aggiunse Wamba.
-
-«Matto!» sclamò il principe «m'hai fatto ridere. Gli è dovere ch'io ti
-ricompensi. Isacco, prestami un pugno di _bisanti_.»
-
-L'Ebreo soprappreso da sì fatta inchiesta, nè osando dir di no, nè
-reggendoli il cuore di soddisfarla, trasse, non senza sospirare,
-un sacchetto di pelle che portava sospeso al suo cinturino, e stava
-forse calcolando quanti pezzi bastavano a far la figura d'un pugno di
-_bisanti_, allorchè il principe, impazientendosi dell'indugio, gli
-strappò il sacchetto dalle mani, e dopo aver gettate alcune monete
-d'oro al buffone, continuò il suo giro, portandosi con sè il rimanente,
-e lasciando l'Ebreo in balìa agli scherni de' circostanti, che però non
-osarono negare nè a lui nè a sua figlia di sedersi fra loro.
-
-
-
-
-CAPITOLO VIII.
-
- »Voto è l'arringo, e aspettan della giostra
- »Il suono eccitator molti drappelli
- »Di prodi; ei s'ode già; già della chiostra
- »Sacra al valor si schiudono i cancelli,
- »Desio d'onor sospigni i duellanti,
- »Come i lor sproni i corridor spumanti.«
-
-
-Il principe Giovanni non aveva trascorsa che la metà dell'arena,
-allorchè fermandosi d'improvviso: «In fede mia! ser Priore» disse
-ad Aymer «noi abbiamo dimenticato l'affare più premuroso di questa
-giornata; nominare cioè la Regina della Bellezza e degli Amori che
-colla sua leggiadra mano presenti il premio al vincitor del torneo.
-Quanto a me, porto idee liberali, e i neri occhi di Rebecca m'hanno
-sedotto.»
-
-«Santa Vergine!» esclamò tutto costernato il Priore. «Un'Ebrea! Noi
-ci guadagneremmo d'essere tutti lapidati, e non sono ancora vecchio
-abbastanza per volere affrontare il martirio. Poi, giuro pel mio
-santo avvocato, ch'ella è men bella di quell'amabile Sassone, di lady
-Rowena.»
-
-«Ebrei o Sassoni, cani o porci, poco rileva» ripetè il principe «voglio
-nominare Rebecca, non foss'altro per mortificare que' mariuoli di
-Sassoni».
-
-Un bisbiglio e scontento generale si manifestò fra le persone di quel
-corteggio.
-
-«Ciò passa lo scherzo, o Principe» disse Bracy «se voi fate simile
-scelta, non troverete cavaliere che voglia levar la lancia.»
-
-«Egli è un insultar con mente deliberata i vostri cavalieri» aggiunse
-Waldemar di Fitzurse, uno dei più vecchi cortegiani del principe
-Giovanni, «e se vostra Grazia persiste in tale divisamento, è
-come s'ella volesse vederne andare a vuoto altri ben più nobili ed
-importanti.»
-
-«Barone» rispose il principe con alterigia «vi ho preso al mio servizio
-per seguirmi e non per guidarmi.»
-
-«Ma quelli che vi seguono nel cammino in cui v'innoltrate» gli disse a
-voce sommessa Waldemar «hanno acquistato il diritto di guidarvi; perchè
-così per voi come per essi vi è pericolo d'onore e di vita.»
-
-Dal tuono onde Fitzurse pronunziò questi detti, Giovanni s'accorse che
-non sarebbe stata cosa prudente il resistere.
-
-«Io non voleva che scherzare ed eccovi tutti adirati contro di me. Eh!
-nominate quella che volete voi, dalla parte del diavolo! ed io confermo
-anticipatamente la vostra scelta.»
-
-«Fate una cosa migliore, o Principe» allora disse Bracy «lasciate
-vacante il trono della bella nostra sovrana, sintantochè il vincitore
-del torneo venga acclamato. Poi permettete ch'egli medesimo indichi la
-donna degna d'occupar questo trono. Sarà ciò un aggiugnere splendore al
-trionfo del vincitore, e un avvezzar ad un tempo le donne ad avere in
-maggior pregio il valore, se diritto del valore diverrà l'innalzarle a
-gloria sì segnalata.»
-
-«Se Brian di Bois-Guilbert vince il premio» disse il Priore «scommetto
-il mio rosario, che v'addito io, e non m'inganno, la Regina della
-Bellezza e degli Amori.»
-
-«Bois-Guilbert è buona lancia» soggiunse Bracy «ma qui trovasi più di
-un cavaliere che non ne temerebbe lo scontro.»
-
-«Silenzio» disse Waldemar «gli è ora che il Principe prenda il suo
-luogo. I cavalieri e gli spettatori s'impazientiscono, il tempo passa,
-e duopo è che incominci il torneo.»
-
-Benchè il principe Giovanni ancor non regnasse, vedea in Waldemar
-Fitzurse tutti i difetti d'un ministro favorito, che vuol servir bensì
-il suo padrone, ma nel modo più confacevole a sè medesimo. Cedè però
-alla rimostranza di lui, comunque l'indole del Principe fosse tale, che
-la sua ostinazione diveniva appunto più grande allorchè trattavasi di
-bagattelle. Si collocò pertanto sul trono, circondato dalle persone del
-suo corteggio, e ordinò agli araldi d'armi pubblicassero i regolamenti
-del torneo che erano i seguenti:
-
-1. I cinque cavalieri _tenitori_ doveano accettare combattimento,
-qualunque fosse l'assalitore che il proponea.
-
-2. Ogni cavaliere che divisava combattere potea scegliersi l'emulo fra
-i _tenitori_, toccando il proprio scudo. Se il toccava col legno della
-lancia era indizio che il combattimento dovea farsi coll'armi dette
-_cortesi_, vale a dire colla punta delle lancie difesa da un pezzo
-di legno piatto, onde i giostratori non correvano altri rischi se non
-quelli che poteano derivare da una caduta o dallo scontro de' cavalli;
-ma se l'assalitore toccava lo scudo col ferro della lancia, s'intendeva
-che il combattimento fosse all'ultimo sangue, cioè a spada tratta, come
-nei veri duelli.
-
-3. Allorchè i _tenitori_ aveano compiuto il loro voto rompendo ciascuno
-cinque lancie, il Principe doveva acclamare il vincitore del primo dì
-del torneo, e riceveva per premio un cavallo da guerra di singolare
-bellezza. In questa circostanza venne notificato, che oltre a tal
-ricompensa del suo valore egli avrebbe parimente il diritto di nominare
-la Regina della Bellezza e degli Amori, la quale poi aggiudicherebbe a
-chi dovesse spettare il premio del dì successivo.
-
-4. Tal secondo giorno veniva assegnato ad un combattimento generale cui
-poteano prender parte tutti i cavalieri che lo avessero desiderato,
-e questi divisi in due bande eguali, avrebbero lottato sintantochè
-il principe Giovanni ordinasse il termine della Giostra col gettar
-nell'arena il suo baston del comando. Toccava indi alla Regina della
-Bellezza e degli Amori porre una corona d'oro, foggiata a foglie
-d'alloro, sul capo del cavaliere che il principe era per acclamar
-vincitore nel secondo cimento. Questa giornata ponea termine ai giuochi
-cavallereschi.
-
-La terza veniva unicamente consacrata alla giostra dell'arco, a un
-combattimento di tori, e ad altre ricreazioni, fatte soprattutto
-pel volgo. Per simili modi il principe Giovanni cercava assicurarsi
-un'aura popolare che in vece gli sminuivano ogni giorno gli atti i più
-arbitrarii ed oppressivi.
-
-Brillantissimo spettacolo quella lizza allor presentava. Le logge
-superiori venivano abbellite da quanto l'Inghilterra offeriva di
-ragguardevole per nobiltà, grandezza, dovizia e avvenenza; ed il
-confronto degli abiti di tal prima classe di spettatori con quegli
-altri crescea la maestà ed il diletto di quella vista. Le logge
-inferiori ove stavano i borghesi e molto numero d'arcieri, tutti
-vestiti de' loro abiti da comparsa sembravano elegante guarnizione
-posta all'orlo di sfarzosa veste, ed atta a farne spiccare lo
-splendore.
-
-Allorchè gli araldi d'armi ebbero terminato di leggere quel bando
-gridarono come d'uso: _larghezza, larghezza, prodi cavalieri!_ e una
-pioggia di monete d'oro e d'argento cadea sovr'essi dalla cima di
-quelle logge, perchè lo spirito di cavalleria si faceva una legge
-d'onore pompeggiando in liberalità verso coloro che si riguardavano
-come incaricati d'assicurare il buon ordine di quelle imprese
-guerriere, e di consecrarne la ricordanza. Dopo avere ricevuta questa
-testimonianza di generosità de' ragguardevoli inglesi, gli araldi
-passarono all'altre consuete esclamazioni: _Amore alle dame! onore ai
-generosi! gloria ai prodi!_ Le medesime grida rintronava il popolo
-dalla cima delle colline, e molte trombe vi aggiugnevano il fragore
-de' loro squilli guerreschi. Gli araldi d'armi uscirono indi dello
-steccato, non rimanendovi che i due marescialli del torneo, che a
-cavallo e armati di tutto punto stavano immobili siccome statue,
-ciascuno ad un'estremità dell'arena. Intanto lo spazio assegnato agli
-assalitori ringorgava di cavalieri ardenti della brama di venire a
-prova coi _tenitori_, e a chi gli osservava dall'alto delle logge
-presentavano l'immagine d'un mare agitato, su cui vedeansi ondeggiare
-pennacchi, brillanti elmetti, e spade e lancie, alle quali vedeansi
-spesso attaccate picciole banderuole che sventolando di consueto coi
-pennacchi, animavano vie più quella scena.
-
-Si aprirono finalmente i cancelli, e cinque cavalieri scelti dalla
-sorte a lenti passi innoltraronsi nell'arena; uno dei quali marciava
-primo, gli altri il seguivano, tutti splendidamente armati. Il codice
-da cui trassi tali particolarità descrive con tutta esattezza, e senza
-omettere veruna circostanza i colori, le imprese, l'armi de' campioni.
-Ma non crediamo utile il fermarci di soverchio su questo argomento,
-perchè per valerci de' versi d'un poeta nostro contemporaneo, che si
-spacciò dallo scriverne troppe cose:
-
- «Son polve or sol que' cavalier cotanti;
- «E ruggine feral ne rose i brandi.
- «Possan l'anime lor starsi co' santi!»
-
-Già il tempo ha fatto cadere dalle muraglie de' loro castelli gli scudi
-che vi stavano appesi, e questi castelli medesimi son diroccati; appena
-può indicarsene il sito, e più d'una schiatta disparve a sua volta dai
-luoghi, ove la feudale tirannide fece sue prove. Qual uopo ha dunque il
-leggitore di conoscere tutti i nomi, tutti i simboli ecclissati d'una
-gloria che si dissipò?
-
-Ma nel tempo di cui favelliamo, i nostri cinque campioni che non
-prevedevano questa dimenticanza in cui cadrebbero avvolti i loro nomi
-e le geste loro, si avanzavano nell'arringo rattenendo gli ardenti
-corridori e costringendoli andar di passo. In questo mezzo, l'armonia
-di una musica orientale udissi dalla parte posteriore delle tende
-sotto cui stavano i tenitori del torneo; la quale armonia produceano
-e cembali, e diversi strumenti fin allora sconosciuti in Europa, che
-i crociati avean portati seco da Terra Santa. Que' concerti barbarici
-pareano ad un tempo e disfida degli assalitori, e congratulazioni
-del loro arrivo. Gli sguardi d'ognuno si teneano fermi ed immoti su
-i cinque campioni, che saliti sul pianerottolo ov'erano dirizzate le
-tende, si disgiunsero, solleciti ognun di essi di percuotere col legno
-della sua lancia lo scudo dell'antagonista, col quale intendea venire
-a tenzone. La maggior parte delle classi inferiori, alcuni anco delle
-superiori, e vuolsi perfino qualche matrona, videro con dispiacere che
-l'armi _cortesi_ fosser prescelte; poichè quegli stessi che fra noi
-oggidì si dilettano delle tragedie, quanto più sono atroci[13], trovano
-vezzo in un torneo a proporzione de' rischi affrontati dai personaggi
-della giostra.
-
-Dopo che gli assalitori ebbero date a conoscere tal loro intenzioni,
-più pacifiche di quanto la maggiorità le avrebbe volute, si ritrassero
-all'altra estremità della lizza, ed ivi ordinati in linea ristettero,
-per dar tempo ai tenitori di abbandonare le proprie tende e mettersi
-a cavallo. Marciando primo fra questi Brian di Bois-Guilbert, scesero
-dal pianerottolo, ponendosi in atto di rispondere alla disfida che a
-ciascun d'essi era stata intimata.
-
-A suon di trombe e di chiarine si lanciarono di gran galoppo gli uni
-contro degli altri, e tal fu la prevalenza in destrezza, o la buona
-sorte de' tenitori, che gli antagonisti di Bois-Guilbert, di Malvoisin
-e di Frondeboeuf votaron gli arcioni. L'emulo di Glentmesnil, anzichè
-indirigere la sua lancia contro l'elmo o lo scudo dell'avversario,
-deviò siffattamente dalla mira diritta, che ruppe a vuoto la stessa
-lancia: circostanza che avessi per più obbrobriosa dell'essere
-scavalcato, perchè in tale sventura poteva aver parte la sfortuna,
-ma l'abbaglio del primo genere era da accagionarsi unicamente a
-goffaggine, e a poca perizia nel maneggio dell'armi. Il quinto
-assalitore fu il solo che sostenesse l'onore della sua parte; egli e il
-cavaliere di S. Giovanni, ruppero entrambi la loro lancia, separatisi
-indi senza che il vantaggio fosse dell'un piuttosto o dell'altro.
-
-Le grida del popolo, le acclamazioni degli araldi, il suon delle
-trombe annunziarono il trionfo de' vincitori, la disfatta de' vinti.
-I primi si ritirarono sotto le proprie tende; gli altri confusi e
-umiliati uscirono dall'arringo per negoziare coi loro antagonisti il
-riscatto dell'armi e de' cavalli, che giusta i regolamenti del torneo,
-appartenevano ai vincitori. Il quinto assalitore solamente dimorò brevi
-istanti nell'arena a raccogliere gli applausi degli spettatori, il che
-divenne maggior mortificazione ai suoi colleghi sconfitti.
-
-Una seconda ed una terza banda d'assalitori successivamente comparvero
-in lizza, e benchè alcuni d'essi avessero il vantaggio, la vittoria
-in generale fu pei _tenitori_, de' quali un solo non perdè sella,
-sventura cui ne' tre scontri non evitò mai qualcuno degli assalitori.
-Costanza di buon successo in quanto a' primi, che rallentò non poco
-l'ardor de' secondi. Laonde quando fu l'ora del quarto cimento, tre
-assalitori soltanto mostraronsi nella lizza, ed evitarono nella disfida
-di toccar gli scudi de' due _tenitori_ reputati i più formidabili,
-cioè di Bois-Guilbert e di Frondeboeuf, limitandosi ad aver tenzone
-coi tre altri soltanto. Ma meglio non tornò ad essi da tal politico
-stratagemma, perchè due caddero da cavallo, il terzo _mancò la posta_;
-vale a dire la sua lancia, perdendo la mira diritta, non giunse a
-toccar l'avversario.
-
-Una lunga pausa succedè al quarto scontro; nè parendo che alcun
-cavalier fosse voglioso d'entrar oltre in arringo, un sordo bisbiglio
-fe' manifesto lo scontento della maggior parte degli spettatori, perchè
-i _tenitori_ non erano in favor presso il pubblico. Bois-Guilbert
-e Frondeboeuf si erano conciliato odio per l'indole loro altiera e
-tirannica; niun si curava degli altri perchè stranieri, se si eccettui
-Glentmesnil.
-
-Il dispiacere adunque era pressochè generale; ma niuno il sentiva
-con maggior forza di Cedric il Sassone, che in ogni vantaggio
-riportato dai Normanni, _tenitori_ del torneo, scorgeva un obbrobrio
-dell'Inghilterra. Ben egli in molti incontri avea date prove di valore,
-ma unicamente usando l'armi solite a maneggiarsi da' suoi maggiori; nè
-conoscea poi di sorte alcuna la scienza delle giostre cavalleresche.
-Laonde a quando a quando lanciava inquiete occhiate sopra Atelstano,
-segnalatosi qualche volta in tal genere di lotte, e parea volesse con
-queste occhiate esprimergli il desiderio di vedergli operare uno sforzo
-per istrappar la vittoria di mano al Templario ed a' suoi colleghi.
-Ma comunque il discendente de' re Sassoni non mancasse di coraggio,
-nè tampoco di vigore e di robustezza, troppa era in esso l'indolenza
-e poca l'ambizione, onde indurlo sì presto all'atto di prodezza, che
-Cedric mostrava aspettarsi da lui.
-
-«Mio nobile vicino» gli disse finalmente Cedric «la fortuna in tal
-momento non si palesa favorevole all'Inghilterra. La vostra lancia si
-terrà inoperosa quest'oggi?»
-
-«Credo meglio aspettare a domani» rispose Atelstano «combatterò nella
-_mischia_. Quanto a impugnar l'armi quest'oggi, non ne vedo il prezzo
-dell'opera.»
-
-Due cose spiacquero altissimamente in tale discorso a Cedric: la voce
-normanna _mischia_, usatasi da Atelstano, e cotanta indifferenza ch'ei
-mostrava per l'onore del suo paese; ma avea in troppa venerazione il
-regal sangue da cui discendeva il suo amico per osar rampognarnelo. Nè
-avrebbe avuto il tempo di farlo, perchè subito dopo le ultime parole di
-Atelstano, Wamba con una delle sue esclamazioni ruppe ogni parola che
-Cedric avesse voluto profferire.
-
-«Sicuramente! Ella è cosa più gloriosa trionfare in mezzo a cento
-combattenti, che vincere corpo contra corpo il suo avversario.»
-
-Atelstano prese per complimento fattogli sul serio tale sarcasmo, ma
-Cedric che leggea meglio in cuore del matto, lanciò un severo guardo
-sopra di lui, che dovette forse ringraziare soltanto il tempo ed il
-luogo, se non ebbe prove più segnalate della collera del suo padrone.
-
-Intanto gli araldi d'armi gridavano: «_Amore alle dame! Onore ai
-prodi!_ su via, generosi cavalieri, entrate in lizza: pensate quai
-begli occhi vi stan contemplando.»
-
-La banda musicale dei _tenitori_ intonava a quando a quando i
-concerti trionfali. Quasi tutti gli spettatori si querelavano di veder
-trascorrere nell'inerzia un giorno che doveva esser consacrato a nobili
-gesta; i vegliardi sospiravano gli andati tempi, deplorando a voce
-sommessa lo scadimento dello spirito militare, ma tutti poi erano ad
-una nel sostenere, che non si vedevano più per animare i combattenti
-donne di sì esimia avvenenza, siccome quelle che furono in più bei
-tempi il fregio miglior de' tornei. Il principe Giovanni ordinava già
-alle persone del suo seguito di trasferirsi ad imbandire la mensa, ed
-annunciava ai suoi cortegiani, come ei fosse per aggiudicare il premio
-a ser Brian di Bois-Guilbert, che senza rompere una sola lancia, valse
-a scavalcare tre competitori.
-
-La musica aveva appunto terminata una di quelle arie consacrate a
-celebrare i trionfi, quando una sola tromba si udì intonar suono di
-disfida alla parte di tramontana; ver la qual parte si conversero
-tutti gli sguardi curiosi di osservare qual novello campione si
-presentava. E videsi con lento passo entrare in arringo un cavaliere
-di mezzana statura, nè di complessione troppo vigorosa, quanto almen
-si potea giudicare a malgrado dell'armatura che il nascondea. Era
-questa d'acciaio riccamente damaschinata d'oro, nè il suo scudo
-presentava altro stemma che una quercia svelta dalle radici; erano
-impresa il vocabolo spagnuolo, _desdichado_, diseredato. Montato sopra
-bellissimo corridore di mantello nero, attraversò l'arena, salutando
-coll'abbassare la punta della sua lancia il Principe e le matrone, nel
-che pose moltissima leggiadria. La destrezza ond'ei guidava il cavallo,
-una non so qual grazia e cortesia che da ogni modo suo traspirava, gli
-conciliarono tal generale favore, che alcune persone dell'infima classe
-non sapendo come manifestargli meglio la lor propensione sclamarono:
-«Toccate lo scudo di Ralph di Vipont, del cavaliere Ospitaliere. Egli
-è fra tutti i tenitori il men fermo in arcione; vi troverete più il
-vostro conto.»
-
-In mezzo a tali grida e ad altre esclamazioni ben augurose, il nuovo
-campione salì il pianerottolo, e a grande sorpresa di tutti quanti
-gli spettatori, si trasferì in dirittura alla tenda di mezzo, e forte
-percosse col ferro della sua lancia lo scudo di Brian di Bois-Guilbert,
-segnale, come dicemmo, di disfida ad ultimo sangue. Maravigliò ognuno
-di tal atto che prosontuoso parea, nè altri più ne maravigliò del
-superbo Templario che uscì tosto della sua tenda.
-
-«Sei tu in istato di grazia?» costui gli chiese con amaro sorriso;
-«ascoltasti la messa questa mattina, o tu che vieni a mettere in tal
-pericolo la tua vita?»
-
-«Meglio di te son preparato alla morte» rispose il cavaliere
-Diseredato, chè tal fu il nome sotto cui si fece ascrivere nel novero
-degli assalitori.
-
-«Va dunque a prender sito nell'arena, e guarda il sole per l'ultima
-volta, poichè questa sera dormirai in paradiso i tuoi sonni.»
-
-«Son grato alla tua cortesia; e per dartene un compenso ti consiglio
-provvederti di cavallo fresco e di lancia nuova, perchè sul mio onore
-abbisognerai dell'una e dell'altra di tali cose.»
-
- [Illustrazione: IVANHOE]
-
-Dopo avere mostrata cotanta sicurezza, fe' scendere a ritroso dal
-pianerottolo il suo cavallo, e lo costrinse a traversare in un tale
-andamento tutta l'arena fino alla porta di tramontana, ove stette fermo
-ad aspettare l'arrivo dell'avversario; prova di maestria nel maneggio
-de' cavalli che gli procacciò nuovi applausi.
-
-Benchè mosso a sdegno dalle cautele alteramente consigliategli
-dall'avversario, Bois-Guilbert non quindi le trascurò. Troppa sciagura
-sovrastava al suo onore dal non riportare vittoria, ond'ei volesse
-porre in non cale ogni via che gliela poteva agevolare. Prese adunque
-un nuovo destriero ardentissimo e brioso, e parimente nuova lancia
-per tema che il legno della prima avesse sofferto dai replicati colpi
-portati ne' precedenti tre assalti. E poichè anche lo scudo usato da
-lui fin allora era alquanto malconcio, un altro ne ricevè dalle mani
-de' suoi scudieri. Nello scudo che dimise non vedeasi altro stemma se
-non se quello del suo ordine: vale a dire due cavalieri che cavalcavano
-un cavallo medesimo, emblema dell'umiltà e della povertà primitiva
-de' Templarii, che indi posero in luogo di tali virtù l'arroganza e la
-cupidigia delle ricchezze, divenute finalmente origine dell'abolizione
-di tale congrega. Lo stemma del secondo scudo presentava un corvo
-che volava a tutto volo tenendosi un teschio fra gli artigli e n'era
-impresa: _Guardati dal corvo_.
-
-Stavano oltre quanto può dirsi impazienti gli spettatori, allorchè a
-ciascuna estremità della lizza videro i due campioni, l'uno al cospetto
-dell'altro. Pressochè i voti di tutti erano pel cavaliere Diseredato,
-ma non fuvvi chi ardisse presagirgli in cotal giostra buon esito.
-
-Non appena le trombe ebbero dato il segnale, i due combattenti si
-lanciarono l'un contra l'altro colla rapidità del lampo, e parve colpo
-di tuono il primo scontro d'entrambi in mezzo all'arena. Ne andarono
-in pezzi le lancie, e si credè per un istante vederli ad un tempo
-rinversati, perchè la violenza di quell'impeto fe' piegare i garretti
-posteriori dei loro cavalli, e se non caddero i cavalieri, il dovettero
-a comune perizia di adoperare briglia e speroni. I due rivali di gloria
-si fisarono scambievolmente con occhi che sembrava lanciassero fuoco
-per traverso delle visiere, indi ritrattisi ognuno alla sua estremità
-del ricinto, presero nuova lancia apprestata loro dai propri scudieri.
-
-L'unanimità delle acclamazioni fe' manifesta la vaghezza ch'ebbero gli
-spettatori di questo assalto, il più eguale, il più brillante fra tutti
-quelli della giornata. Le matrone faceano sventolare le loro ciarpe e
-i loro fazzoletti per dare a divedere quanto ne fossero soddisfatte.
-Ma poichè i due cavalieri tornarono in luogo ed atteggiamento di
-nuovamente affrontarsi, succedè ai clamori un sì profondo silenzio
-che sarebbesi detto non essere in tanta moltitudine chi osasse nemmen
-respirare.
-
-Fu conceduta ai campioni una pausa d'alcuni minuti, per dar tempo di
-riprendere fiato così ad essi come ai lor corridori. Indi ad un cenno
-messo dal principe Giovanni, le trombe intonarono il suon dell'armi,
-e i due combattenti vennero al mutuo scontro coll'impeto, col vigore,
-colla maestria di cui pompeggiarono dianzi, ma non colla stessa
-fortuna.
-
-In questo secondo assalto il Templario drizzò la sua lancia verso il
-mezzo dello scudo dell'altro, e con tanta aggiustatezza e con tanta
-forza il colpì, che il cavaliere Diseredato dovette cadere addietro
-sulla groppa del suo cavallo, ma non votò quindi l'arcione. Che anzi,
-avendo egli parimente, fin dal principio di far carriera, portata
-la sua mira allo scudo dell'antagonista, la cambiò in quell'istante,
-indirigendone contra il cimiero la lancia, il qual bersaglio quanto
-più difficile da toccarsi, tanto più, toccato, toglieva al percosso
-ogni possibilità di resistere. Ad onta però d'un tanto svantaggio, il
-Templario non dismentì la rinomanza da lungo tempo acquistatasi; e se
-la violenza dello scontro non ne avesse rotta la cinghia del destriero,
-sarebbesi forse tenuto fermo in sua sella. Che che ne sia, il cavallo e
-il cavaliere caddero rinversati, e si avvoltarono nella polvere.
-
-Spacciarsi dalle staffe, rimettersi in piedi fu un solo istante per
-Bois-Guilbert. Furioso oltre ogni dire in veggendo il guasto che
-tale avvenimento arrecava ai suoi allori, e in udendo gli applausi
-unanimi che si tributavano al vincitore, sguainò la spada, facendo
-cenno al cavaliere Diseredato di mettersi in parata. Questi colla
-massima leggerezza saltò da cavallo, sguainando parimente la spada;
-ma i marescialli del torneo, accorsi a tutta briglia, li separarono
-pronunziando che tal genere di combattimento non era lecito in sì fatto
-giorno.
-
-«Noi ci rivedremo, lo spero» disse il Templario al suo vincitore
-lanciando sovr'esso tali sguardi che tutta l'intera rabbia ne
-disvelavano «e ci rivedremo in tal luogo ove non si troverà chi venga a
-separarci.»
-
-«Non sarà per mia colpa, se ciò non accade» rispose il cavaliere
-Diseredato «a piedi, a cavallo, colla sciabola o colla lancia, mi
-troverai pronto tutte le volte a misurar colle tue le mie armi.»
-
-Nè le cose sarebbersi contenute in tai detti, se i marescialli
-incrocicchiando le loro lancie fra i due campioni, non gli avessero
-costretti a disgiugnersi. Il cavaliere Diseredato tornò alla porta di
-tramontana, e Bois-Guilbert alla sua tenda, ove passò il rimanente del
-giorno in preda alla disperazione e alla rabbia.
-
-Senza scendere da cavallo il vincitore chiese gli si portasse vino,
-indi aprendo la parte inferiore della visiera notificò che beveva
-alla salute di tutti i cuori veramente inglesi, e alla confusione de'
-tiranni stranieri. Poi tostamente ordinò al suo trombetta di sonar la
-disfida agli altri tenitori, incaricando l'araldo d'armi di annunziare
-a questi come fosse mente di lui combatterli un dopo l'altro, e
-seguendo quell'ordine qualunque in cui fosse piaciuto ai medesimi
-presentarsi.
-
-Fidando in sua forza e gigantesca statura, Frondeboeuf fu il primo
-a scendere nell'arringo. Lo scudo di lui mostrava in campo d'argento
-una testa di toro nero, cancellata per metà dai molti colpi che avea
-sopportati. Ne faceano impresa queste voci latine spiranti arroganza:
-_Cave, adsum_. Il cavaliere Diseredato riportò sovr'esso un vantaggio
-lieve sì ma conchiudente, perchè rottesi ad entrambi e in un sol urto
-le lancie, Frondeboeuf perdè in quello scontro le staffe, laonde vinto
-il chiarirono i marescialli.
-
-Nè in guisa molto dissimile terminò la lotta tra lo sconosciuto e ser
-Filippo di Malvoisin, giudicato perditore, poichè un forte colpo di
-lancia vibratogli sull'elmo dall'avversario, ruppe le stringhe che
-tal parte d'armatura annodavano, onde rimase scoperto il capo del
-combattente.
-
-Nel cimentarsi con ser Ugo di Glentmesnil il cavaliere Diseredato
-fe' prova d'altrettanta cortesia, quanto negli antecedenti scontri ne
-avea dati di destrezza e valore. Perchè sendo giovane ed impetuoso il
-cavallo di Glentmesnil, caracollando s'impennò nel far carriera per
-modo, che tolse ogni abilità di valersi della sua lancia al cavaliere.
-Lo sconosciuto lungi dal vantaggiare di questo incidente, levò la
-lancia quando gli fu da vicino, e la fe' passare al di sopra dell'elmo
-dell'avversario, quasi per dargli a comprendere come sarebbe stato in
-proprio arbitrio il colpirlo. Indi voltando il corridore ritornò alla
-porta settentrionale, d'onde inviò l'araldo d'armi per domandare a
-Glentmesnil, s'egli era in grado di ricominciare l'assalto; ma questi
-gli fe' rispondere protestandosi vinto così dalla maestria come dalla
-destrezza del suo antagonista.
-
-Compiuto fu il trionfo dell'incognito da Ralph di Vipont, rinversato da
-cavallo con tanto impeto, che gli uscì il sangue dalla bocca e dalle
-narici, sicchè i suoi scudieri dovettero trasportarlo semivivo fuor
-dell'arena.
-
-Fra mille evviva che continuarono per lungo tempo, venne accolta
-la dichiarazione unanime del Principe e de' marescialli, i quali
-attribuirono al cavaliere Diseredato l'onore di questa giornata.
-
-
-
-
-CAPITOLO IX.
-
- »Ogni beltà più altera e peregrina
- »Che adornava quel loco, ad una cesse
- »Che gli atti e 'l volto promulgar reina.
- _Il fiore e la foglia._
-
-
-William di Wyvil e Stefano di Martival, marescialli del torneo,
-furono i primi ad offerire al vincitore le loro congralulazioni; e
-il pregarono ad un tempo permettere gli si levasse l'elmo, o volesse
-almeno alzar la visiera per trasferirsi a ricevere dalle mani del
-principe Giovanni il premio del torneo. Ma il cavaliere Diseredato li
-pregò con cavalleresca cortesia a dispensarlo da ciò, adducendo come
-non potea per allora farsi conoscere, mosso da cagioni che già prima
-d'entrare in arringo avea palesate agli araldi d'armi. Nè i marescialli
-insistettero oltre, perchè fra i voti singolari cui s'obbligavano in
-quel secolo i cavalieri, non ve n'avea di più usato quanto quello di
-rimanersi incogniti sino all'istante di aver compiuta una data impresa,
-o mandata a termine una tal avventura. Que' marescialli pertanto
-astenutisi dal volere indagare i segreti del cavalier vincitore,
-annunziarono la brama di lui al Principe, e gli chiesero di poterlo
-presentare celato in volto a ricevere il guiderdone dovuto al valore.
-
-Il misterioso velo, in cui pretendeva avvolgersi lo straniero, punse
-vivamente la curiosità del principe Giovanni, scontento già della
-conclusione d'un torneo sì sfavorevole ai _tenitori_, partigiani di
-lui, e vinti successivamente da un sol cavaliere. Laonde voltosi in
-tuono altero ai marescialli. «Per gli occhi della Madonna!» sclamò
-«questo cavaliere fu diseredato di cortesia come degli altri averi,
-se brama comparire col viso coperto alla nostra presenza. Cavalieri»
-soggiunse poscia indirigendosi ai cortegiani «avvi tra voi chi potesse
-indovinare qual sia l'incognito che si comporta d'una maniera così
-stravagante?»
-
-«Non io al certo» disse Bracy «e in fede mia non credeva trovarsi in
-tutta Inghilterra un campione capace di vincere cinque cavalieri in un
-giorno. Non dimenticherò mai sin ch'io viva la vigorosa botta che diè
-il mal rovescio a Vipont. Quel povero ospitaliere fu levato d'arcione
-come una pietra lanciata fuor della frombola.»
-
-«Non menate di ciò tanto rumore» rispose un cavaliere di S. Giovanni
-ivi presente «il vostro amico Templario affè non ha corso miglior
-fortuna. Ho ben visto io Bois-Guilbert a far tre rivolte, una dietro
-l'altra, in mezzo alla polvere.»
-
-Bracy grandemente affezionato ai Templarii era in procinto di
-replicare, ma il principe Giovanni si pose di mezzo: «Silenzio,
-cavalieri! Che cosa son tali dispute?»
-
-«Il vincitore» allor si fece a dire Wyvil «aspetta il beneplacito di
-vostra Grazia.»
-
-«Il mio beneplacito!» rispose Giovanni. «Lo aspetti finchè sappiamo
-almeno se v'è qualcuno che possa far congetture sul nome e sulla
-condizione di questo straniero. Quand'anche aspettasse fino a notte, ha
-avute, parmi, assai faccende per non patire il freddo.»
-
-«La Grazia vostra non userà al vincitore que' riguardi ch'ei merita»
-soggiunse Waldemar Fitzurse «se lo fa aspettare tanto d'indovinare
-noi una cosa che non possiamo sapere. Per me almeno non so prendermi
-tale assunto... quando mai non fosse qualcuna delle buone lancie che
-seguirono in Palestina il re Riccardo; poichè quegli individui adesso
-tornan fra noi a guisa di veri cavalieri erranti.»
-
-«Sarebbe mai il conte Salisbury?» soggiunse Bracy. «Egli è appunto
-della statura medesima.»
-
-«Piuttosto ser Tomaso Multon, cavalier di Gilsland» riprese a dire
-Fitzurse. «La complessione di Salisbury mi pareva molto migliore.»
-
-E Bracy: «Può averla lasciata in Terra Santa.»
-
-«E se fosse lo stesso re?» s'udì altra voce senza potersi discernere da
-chi venisse.
-
-«Riccardo-Cuor-di-Leone!» ripeterono tutti gli altri a mezza voce, e in
-tuono pauroso.
-
-«Oh! Dio nol voglia!» disse il principe Giovanni volgendosi
-involontariamente, e tremando come se il fulmine fosse scoppiato a'
-suoi piedi «Waldemar, Bracy, prodi cavalieri, rammentate le vostre
-promesse.»
-
-«Ma questo è un timore panico affatto» soggiunse Fitzurse.
-«Dimenticaste, o principe, la statura gigantesca del fratel vostro?
-Potevate mai ravvisarla sotto quell'armatura? Wyvil, Martival,
-affrettatevi a condurre il vincitore a' piedi del trono, così sarà
-dileguato un errore che ha scolorate le guancie del signor nostro.
-Guardatelo con più attenzione» continuò volgendosi al principe;
-«vedrete che gli mancano almeno tre pollici ad avere la statura di
-Riccardo. Poi il re ha le spalle più riquadre del doppio. Il cavallo
-dello sconosciuto, sotto il peso di Riccardo, non avrebbe potuto
-reggere alla prima giostra.»
-
-Aveva appena finito sì fatto ragionamento, allorchè i marescialli
-condussero il cavaliere Diseredato nanti i gradini del trono. Il
-principe soprappreso tuttavia dall'idea che potesse trovarsi in quello
-sconosciuto il proprio fratello, un fratello ch'egli aveva offeso sì
-gravemente, ch'ei tentava spogliare del regno, senza por mente che sole
-prove di fiducia e d'affetto ne avea ricevute, soprappreso, dissi, da
-tale idea, non credè abbastanza dileguato il timore concetto dalle
-osservazioni di Fitzurse; laonde nel tempo stesso che indirigeva al
-cavaliere Diseredato alcune frasi intese a commendarne il valore,
-nel tempo che ordinava fosse presentato al medesimo il palafreno di
-mantel nero, premio della riportata vittoria, tremava di riconoscere in
-quanto stava per rispondergli il vincitore la voce maschia e sonora di
-Riccardo-Cuor-di-Leone.
-
-Ma il cavaliere Diseredato non rispose una sola parola al complimento
-fattogli dal principe, limitandosi a salutarlo profondamente.
-
-Due scudieri condussero nell'arena il cavallo riccamente bardamentato,
-ornamento che ne aumentava di poco il pregio ad occhi capaci di
-valutare il merito intrinseco del corridore. Appoggiata una mano
-sul pomo della sella, lo sconosciuto vi montò sopra senza valersi
-di staffa, e brandendo la sua lancia, compiè due volte il giro del
-recinto, facendo fare al destriero tutte quelle prodezze che l'arte del
-cavallerizzo conosce.
-
-Alcuno avrebbe potuto attribuire questo contegno dello sconosciuto a
-vanagloria e a desio di accrescersi lustro coll'offerire tal nuovo
-esperimento di sua abilità; ma fu supposto ch'ei volesse rendere
-in cotal guisa manifesto agli spettatori quanto fosse il pregio del
-dono compartitogli dalla munificenza del principe; quindi anche una
-volta divenne scopo degli applausi unanimi di quella vasta arena di
-spettatori.
-
-Nel qual tempo il priore di Jorvaulx, sempre faccendoso, disse alcune
-parole all'orecchio del principe a fine di ricordargli che il vincitore
-dopo aver date prove di coraggio, dovea darne una del proprio senno,
-scegliendo fra le matrone che trovavansi nelle logge la meritevole del
-seggio assegnato alla Regina della Beltà e degli Amori, quella dalle
-cui mani aspettava la propria corona il vincitore del dì successivo.
-Laonde quando il cavaliere passò dinanzi al principe, la seconda
-volta, questi gli fe' un cenno, dopo il quale lo sconosciuto volgendo
-e fermando con eguale rapidità il suo destriero, rimase innanzi alla
-loggia del trono, immobile e colla punta della sua lancia bassata a
-terra. La destrezza posta nell'eseguire tale fazione, sì istantaneo
-passaggio da uno stato di agitazione vivissima alla immobilità di
-una statua equestre gli meritaron nuovi applausi di quella numerosa
-assemblea.
-
-«Ser cavaliere Diseredato» gli disse il Principe, «poichè è questo il
-solo nome sotto cui vi piacque farvi conoscere, una tra le prerogative
-del trionfo che riportaste, sì è quella di scegliere l'avvenente
-giovane, che qual Regina della Beltà e degli Amori presederà
-domani alla festa. Se siete estraneo in questa terra, e desideraste
-quindi qualche cognizione che in tale scelta soccorresse la vostra
-deliberazione, vi dirò solamente che Alicia, figlia del prode cavaliere
-Waldemar Fitzurse, vien riguardata nella mia corte siccome la più
-ragguardevole, e per grado e per leggiadria.» E in ciò dire, gli indicò
-la loggia vicina ove stavasi l'encomiata donzella. «Però» aggiunse «è
-in libertà vostra presentare a quella cui giudicherete meglio la corona
-che sto per consegnarvi. Colei che la riceve dalle vostre mani, verrà
-riconosciuta Regina della Beltà e degli Amori. Sollevate la vostra
-lancia.»
-
-Il cavaliere obbedì, e allora il Principe collocò sul ferro della
-lancia appressatagli una corona d'oro che imitava le foglie del lauro,
-attorno a cui si alternavano cuori e punte di frecce a guisa delle
-palle e delle foglie di fragole che adornano le ducali corone.
-
-Del mostrarsi co' detti suoi sì parziale alla figlia di Waldemar molte
-furono nel Principe le cagioni, che tutte derivavano dall'indole del
-suo animo, ove ad un tempo sprezzante alterigia e presunzione, astuzia
-e bassezza allignavano. Primieramente ei volea far dimenticare ai
-suoi cavalieri il disdicevol partito, ch'egli medesimo avea posto e
-che pretese indi colorare siccome scherzo, quello cioè di nominare
-a regina della giostra un'Ebrea. Con ciò intese in oltre a farsi
-benevolo Waldemar Fitzurse, che gli dava una specie di tema, e che nel
-corso di tale giornata avea manifestati indizi di scontento più d'una
-volta. Sperava parimente farsi un merito utile alle sue mire presso la
-donzella medesima, se venìa coronata; perchè le voglie de' licenziosi
-diletti dominavano l'animo di lui non meno d'una cieca ambizione,
-figlia, come, vedemmo, dell'ingratitudine e della perfidia. Ad ogni
-evento ei preparava un seme di rancori fra Waldemar ed il cavaliere
-Diseredato che egli avea preso in avversione pel trionfo ottenuto
-su i suoi partigiani; perchè nel contingibile caso che il vincitore
-scegliesse tutt'altra fuor di quella a lui suggerita dal Principe, non
-era improbabile che Waldemar riguardasse tal preferenza siccome insulto
-arrecato alla propria figlia.
-
-Il cavaliere Diseredato cavalcando il suo bel corridore, compiè a
-passi lenti il giro all'intorno di tutte le logge, facendo mostra di
-esaminare, come n'era diritto, le diverse beltà che le ornavano, per
-dar così fondamento alla scelta che avrebbe profferita; ma nel passare
-sotto la loggia d'Alicia pomposa di tutto l'orgoglio che leggiadria e
-magnificenza incoraggiano, non vi si fermò un solo istante.
-
-Un riguardo non privo di vaghezza offrivano i diversi artifizi
-adoperati dalle donne che soggiaceano a tal sindacato. Qual d'esse
-arrossiva, quale ostentava il contegno dell'alterezza o della dignità;
-alcune volgeano gli occhi da un'altra parte, volendosi quasi far
-credere indifferenti a tutta questa bisogna; altre mostravano di
-frenare il sorriso, altre gli davano libera carriera sperando aquistare
-nuova leggiadria. Fuvvene pur di quelle studiose di nascondere col
-velo i propri vezzi; ma tai donne, narra il mio autografo, erano use
-da dieci anni a veder ammirata la propria bellezza, onde gli è lecito
-supporre, che avendo goduta la lor buona porzione di mondane vanità,
-si ritraessero volontarie dall'arringo per lasciare alle più novelle la
-speranza di trionfare.
-
-Finalmente il vincitore si fermò sotto la loggia, entro cui sedeasi
-Rowena, Rowena ver cui tosto si conversero gli sguardi d'ognuno.
-
-Certamente se il vincitore avesse potuto accorgersi di tutti i voti
-che si faceano per lui in quella parte di logge, e se considerazioni
-estranee a quella che soprattutto il movea, avessero potuto offerirgli
-occasioni d'usare predilezione, questa predilezione ei non l'avrebbe di
-lì dipartita. Cedric non ascose, ognun sel crede, l'eccesso della sua
-gioia allorquando cadde il Templario, e più veemente la manifestò alla
-disfatta di que' suoi tristi vicini Frondeboeuf e Malvoisin. Lo stesso
-Cedric, mettendo la metà del corpo fuor della loggia, non distolse
-un istante gli occhi dal vincitore; seguendone tutte le corse non col
-guardo solo ma col cuore e coll'animo. Presa da egual propensione lady
-Rowena, contemplò tutti gli avvenimenti di quella giornata, comunque
-facesse mostra di non prestar loro una sì viva attenzione. Perfino
-Atelstano, l'indolente Atelstano, uscì per un istante del suo letargo
-abituale, e votò una gran tazza di vino al buon successo del cavaliere
-Diseredato.
-
-Altro gruppo di persone situate sotto quella medesima loggia non aveva
-presa minor parte all'evento di questa pugna.
-
-«Padre Abramo!» sclamò Isacco di York, sin quando scorse il cavalier
-Diseredato entrar nella lizza. «È desso, è desso[14]. Vedi, mia
-figlia, vedi qual portamento altero e nobile è in quel Nazareno!» Ma
-quando il vide lanciarsi a tutta briglia addosso al Templario non potè
-ristarsi dell'esclamare: «Ah! quel buon cavallo di Barberia venuto sì
-di lontano! Guardate! non gli usa più riguardo di quel che userebbe ad
-una rôzza normanna. E quella bella armatura che costò tanti zecchini
-all'armaiuolo di Milano, a Giuseppe Pareira! che ci era da guadagnare
-un sessanta per cento d'interesse! Oh! ne fa conto come se l'avesse
-trovata in mezzo ad una strada maestra!»
-
-«E che, padre mio?» soggiunse Rebecca «lo vorreste forse più sollecito
-del cavallo e dell'armatura che della propria persona, compromessa,
-come vedete, a sì grave pericolo?»
-
-«Figlia mia» rispose Isacco con qualche veemenza «tu non sai quel che
-ti dica. Il suo collo e le sue membra appartengono a lui, non lo nego,
-ma quel cavallo e quell'armatura appartengono.... Oh beato Giacobbe!
-Che cosa stava ora per dire! Nulla monta. Egli è un bravo giovine.
-Vedi! Rebecca, vedi! egli è in procinto d'atterrare il Filisteo.
-Prega, mia figlia, prega che non arrivi alcuna disgrazia a questo bravo
-giovane, nè al suo buon cavallo, nè alla sua ricca armatura! Dio de'
-mei padri! Egli è vincitore. Il Filisteo incirconciso è caduto sotto la
-sua lancia. Og, re di Bashan, è caduto sotto la spada de' padri nostri.
-Il bravo giovane ha guadagnato il bel cavallo e l'armatura d'acciaio
-del Filisteo. Voglio sperare almeno non si dimenticherà d'impadronirsi
-delle spoglie che sono sue.»
-
-Il degno Giudeo mostrò la medesima sollecitudine pel _bravo giovane_,
-e la medesima sollecitudine _pel suo cavallo e per la sua armatura_,
-finchè durarono le quattro altre corse, nè dimenticò di calcolare
-alla presta il valsente de' cavalli e delle armature de' giostratori
-disfatti.
-
-Fosse irresolutezza, o altra cagione, il cavaliere Diseredato
-rimase alcuni istanti inoperoso in questa parte d'arena, mentre gli
-spettatori cogli occhi fisi sopra di lui aspettavano impazienti di
-vedere che risolvesse. Finalmente abbassando a poco a poco e con
-molta grazia il ferro della sua lancia, depose la corona ai piedi
-della bella Rowena. Tutte le trombe allor rintronarono, e s'udiron
-gli araldi d'armi acclamare pel dì successivo lady Rowena Regina della
-beltà e degli Amori, e minacciar d'esemplare gastigo chiunque non ne
-avesse riconosciuta l'autorità. Indi si ripeterono le solite grida:
-_Larghezza, prodi cavalieri, larghezza_. Cedric non capendo in sè pel
-contento gettò nel mezzo dell'arena quante monete aveva in saccoccia,
-ed Atelstano ne imitò la generosità, benchè dopo avervi pensato sopra
-alcun poco.
-
-S'intese allora qualche bisbiglio fra le donzelle d'origine normanna
-così poco avvezze a vedersi posposte alle sassoni, come i loro padri,
-fratelli ed amanti lo erano a vedersi vinti dalla gente cui di tali
-giuochi cavallereschi furono egli stessi i maestri; ma tai segnali di
-scontento si perdettero in mezzo al grido generale: «Viva lady Rowena!
-viva la Regina della beltà e degli Amori!» Alle quali acclamazioni
-alcune voci si udirono aggiugnere: «Viva la Sassone principessa! Viva
-la stirpe dell'immortale Alfredo!»
-
-Comunque poco gradevoli riuscissero al principe Giovanni e ai suoi
-cortegiani la scelta fatta dal vincitore e la sì manifesta gioia
-universale che derivò da questa scelta, non potè far di meno di
-confermarla, laonde fattosi condurre il suo destriero, scese dal trono,
-e seguito dal suo corteggio rientrò nella lizza. Fermatosi un istante
-sotto la loggia ove stavasi Alicia, le indirisse un complimento, poi
-voltosi alla sua comitiva soggiunse con voce alta ad arte per essere
-inteso: «Sull'onor mio! se le imprese del cavaliere Diseredato lo
-provarono ben fornito di nervi e di coraggio, la scelta che ha fatto il
-dimostra privo altrettanto d'occhi e di discernimento.»
-
-Ma la disgrazia del principe Giovanni, così in questa occasione come
-in tutte l'altre della sua vita, era quella di non conoscere l'indole
-delle persone ch'ei si voleva affezionare. Anzichè sapergli grado di
-questa specie d'omaggio tributato alla beltà della figlia, Fitzurse
-prese in mala parte che il principe avesse con tal osservazione messo
-in vista maggiore il poco riguardo usatole dallo straniero, onde prese
-a dire con alterezza:
-
-«Fra le prerogative della cavalleria non ne conosco di più preziose, di
-più inalienabile sopra quella che lascia libera ai cavalieri la scelta
-della lor dama. Mia figlia non va a mendicare omaggi da chicchessia, nè
-gliene potranno mancare nella sfera che le s'addice.»
-
-Il principe nulla rispose; e per celare meglio il dispetto e la
-collera, punse i fianchi del suo palafreno, e corse di gran galoppo
-ver la parte di logge, ov'era Rowena, che non avea per anco toccata la
-corona deposta a' suoi piedi.
-
-«Raccogliete, leggiadra Lady» le disse egli «il segnale della vostra
-sovranità; niuno più di noi gode nel renderle omaggio. Se piacesse
-così a voi, come ai nobili vostri amici, di abbellire in tal giorno la
-nostra mensa al castello d'Ashby, ne sarebbe di non lieve diletto lo
-stringere più ampia conoscenza colla Regina del dì novello.»
-
-Rowena si tacque, e Cedric rispose in idioma sassone con questi detti:
-
-«Lady Rowena non sa la lingua che le sarebbe necessaria per
-poter rispondere alla Grazia vostra, nè quindi per ben comparire
-convenevolmente alla vostra mensa. Io pure e il nobile Atelstano di
-Coningsburgo non conosciamo che la lingua e i modi de' nostri maggiori.
-Piacciavi adunque d'averne per iscusati se non accettiamo il vostro
-invito. Domani Lady Rowena adempirà gli ufizi a lei assegnati dalla
-libera scelta del cavalier vincitore e confermati dalle acclamazioni
-del popolo.»
-
-Dopo i quali detti prendendo la corona egli stesso la collocò sul capo
-di Lady Rowena, per dar a comprendere com'essa accettava l'autorità
-temporanea che le venìa conferita.
-
-«Che dic'egli?» Chiese il principe Giovanni ostentando ignorare
-l'idioma sassone, comunque a perfezione il sapesse. E quando uno de'
-suoi cavalieri gli ebbe data l'interpretazione del discorso fatto da
-Cedric, soggiunse: «Bene, bene! domani metteremo sul suo trono questa
-muta sovrana.... Ma voi almeno, ser cavaliere» volgendosi al vincitore
-che era rimasto tutto quel tempo presso alla loggia «voi almeno
-parteciperete del nostro banchetto?»
-
-Lo sconosciuto parlò allora la prima volta, e con voce appena
-intelligibile, prese pretesto per dispensarsene dal bisogno ch'egli
-avea di riposo e dalla necessità di apparecchiarsi al combattimento
-della domane.
-
-«Nulla di meglio!» disse Giovanni con tuono misto d'alterigia e
-sarcasmo: «noi siamo poco avvezzi a tali rifiuti: pure ci sforzeremo di
-rendere il nostro convito men che sarà possibile melanconico comunque
-non onorato dalla presenza del vincitore e della sua regina.»
-
-Dette le quali cose uscì dal ricinto insieme col suo sfarzoso
-corteggio; e tal partenza fu il segnale a cui votossi l'arena.
-
-La mediocrità non dimentica mai le ferite fatte al suo orgoglio. Prima
-di togliersi dall'anfiteatro, gli sguardi del principe si scontrarono
-in quell'arciere spiaciutogli fin dall'istante delle quistioni occorse
-al proposito dell'Ebrea. «Vegghiate su questo furfante» diss'egli ad
-alcuni de' suoi armigeri «il vostro capo mi sarà mallevadore di lui.»
-
-L'arciere sostenne il guardo corrucciato del principe con
-quell'intrepidezza che avea manifestata poc'anzi, e rispose: «Il mio
-disegno non è d'abbandonare Ashby prima della sera di domani. Son
-curioso di vedere come gli arcieri della contea di Stafford e Leicester
-sappiano usare delle loro armi. Le foreste di Needwood e di Charnwood
-dovrebbero essere una buona scuola per loro.»
-
-«Ed io» disse il principe alla comitiva, disdegnando rispondere
-immediatamente all'arciere «sono curioso di vedere se questo
-spaccamonti sa valersi delle sue. Tremi, se la sua destrezza non fa in
-qualche modo le scuse della sua temerità.»
-
-«Gli è tempo una volta» disse Bracy «che la tracotanza di questi
-sciagurati venga repressa col dar qualche esempio straordinario.»
-
-Waldemar, a quanto parea, non persuaso, che il suo signore fosse sul
-buon sentiero per giugnere alla popolarità, si stette in silenzio, nè
-fece altro che stringersi nelle spalle. Il principe riprese il cammino
-del castello d'Ashby e in meno d'un quarto d'ora un solo spettatore non
-vedeasi in quel recinto.
-
-Le persone unite in drappelli, più o men numerosi, si ritiravano per
-diverse bande, ma la maggior parte intendeva ad Ashby. I personaggi
-i più distinti alla corte avevano nel castello i loro alloggiamenti,
-mentre gli altri si procacciarono stanze nella città. In questo ultimo
-novero si trovarono quasi tutti i cavalieri che nel torneo sostennero
-la parte di assalitori o che divisavano mostrarsi nella giostra della
-domane. Tanto che questi camminando s'interteneano delle cose accadute
-nella giornata, erano accompagnati dagli applausi della plebaglia, che
-d'applausi pur largheggiava al principe Giovanni, mossa piuttosto dallo
-splendore del suo corteggio, che da affezione verso di lui.
-
-Ben più sinceri e più meritati ed unanimi applausi risonavano attorno
-del vincitore, il quale bramoso di sottrarsi agli sguardi delle
-turbe affoltatesi per contemplarlo, accettò una tenda offertagli dai
-marescialli del torneo, ed era una di quelle situate all'estremità
-settentrionale della lizza. Quand'egli vi fu entrato si dissiparono
-a poco a poco le persone rimaste per vederlo più da vicino, e per far
-congetture sul suo nome e sulla sua condizione.
-
-Quel tumulto, che non va mai disgiunto da un'adunanza numerosa di
-persone convenute in un medesimo luogo per vedere qualche avvenimento
-cui prendano viva parte, fece luogo allora al confuso bisbiglio di
-gente che parla allontanandosi, rumore che sminuisce a poco a poco,
-sinchè finalmente non si fa più sentire. Rimasti non erano nel ricinto
-se non se coloro cui spettava toglierne i cuscini e gli altri arnesi
-portatili, onde metterli al sicuro nel durar della notte, ed eran pur
-questi i quali si disputavano gli avanzi del vino e de' reficiamenti,
-che per ordine del Principe erano stati presentati agli spettatori.
-
-Di lì non molto distante vennero piantate diverse fucine temporanee,
-che stettero in lavoro tutta la notte per riparare l'armi e le armature
-da adoperarsi nuovamente nel dì successivo.
-
-Una forte guardia, che cambiavasi ogni due ore fu posta attorno alla
-lizza, ove rimase fin dopo il tramontar del sole.
-
-
-
-
-CAPITOLO X.
-
- «Come, lasciate le diurne grotte,
- «E ululando su i veron, su i tetti,
- «Rompe, i sacri silenzi della notte
- «Il guffo, e agghiaccia degl'infermi i petti,
- «Di celato il Giudeo suo livor sfoga
- «Come il Cristian che in un paventa e affoga.
- L'EBREO DI MALTA.
-
-
-Non fu appena entro la tenda assegnatagli il cavaliere Diseredato, più
-d'un paggio e scudiere si presentarono per aiutarlo a spogliar l'armi;
-e per offerirgli nuovi abiti e il ristoro del bagno; zelo e premura
-animati in parte dalla curiosità, perchè non v'era fra essi un solo
-non bramoso di conoscere il cavaliere, che dopo aver colti sì nobili
-allori, nascondea con tanta sollecitudine il nome ed il volto. Non
-quindi sepper di più, perchè il vincitore, dopo averli ringraziati di
-lor cortesia, li rimandò con dire che gli bastava del suo scudiere. Era
-questi una specie di contadino, che avvolto in una zimarra di feltro
-d'un color di bruno carico, e coperto il capo d'un berrettone normanno
-di pelliccia nera, sel facea scender sino sugli occhi, voglioso, a
-quanto parea, di tenersi incognito come il padrone. Egli fu dunque che
-tolse l'armatura al cavaliere, indi gli pose innanzi e vino e alimenti,
-di cui le fatiche della giornata cominciavano a fargli sentire il
-bisogno.
-
-Terminata appena quella mensa frugale, lo scudiere gli annunziò come
-cinque uomini montati su cavalli barberi chiedevano di parlargli. Il
-cavaliere Diseredato nello spogliare la sua armatura avea rivestita la
-lunga tonica qual la portavano allora i pellegrini, la quale essendo
-guernita d'un grande cappuccio atto a scendere quant'uom volea sul
-capo, giovava a nascondere i lineamenti di chi n'era coperto come
-lo avrebbe fatto la visiera d'un elmo; oltrecchè la notte in sul
-cominciare risparmiava la necessità di qualunque travestimento, quando
-mai il caso non gli avesse portato innanzi persone che ne conoscessero
-perfettamente la fisonomia.
-
-Con sicurezza quindi si trasse fuori della tenda, ove trovò gli
-scudieri dei cinque _tenitori_ che ne conduceano a guinzaglio i cavalli
-carichi delle armature di ciascun d'essi.
-
-«Conformemente alle leggi della cavalleria» disse il primo di questi
-scudieri «io, Baldovino d'Oyley, scudiere del formidabile cavaliere
-Brian di Bois-Guilbert, vengo ad offerire a voi, che v'intitolate il
-cavaliere Diseredato, l'armatura e il cavallo, de' quali si valse il
-detto Brian di Bois-Guilbert nella _posta d'armi_ di questo giorno, ed
-è rimesso nella vostra generosità il conservar tali cose, o porne il
-prezzo, tale essendo la legge dell'armi.»
-
-Gli altri scudieri ripeterono a lor volta la stessa formola, ciascuno
-a nome dei loro padroni, indi aspettarono per udire la risoluzione del
-vincitore.
-
-«Una sola risposta farò così a voi come ai vostri padroni» disse il
-cavaliere Diseredato, indirigendosi unicamente ai quattro ultimi
-scudieri. «Portate adunque i miei complimenti a questi nobili ed
-onorevoli cavalieri, e dite loro che non saprei perdonare a me stesso
-se li privassi di cavalli e d'armature che non possono appartenere a
-più valenti campioni. Vorrei potere far sì che qui finisse il messaggio
-di cui v'incarico, ma essendo io, così di fatto come di nome, cavaliere
-diseredato, mi vedo costretto a pregare i vostri padroni a riscattar
-queste spoglie, giacchè posso appena dir mia l'armatura che ho
-indosso.»
-
-«Noi abbiamo ordine» disse lo scudiere di Frondeboeuf «d'offerirvi in
-riscatto cento zecchini per ogni cavallo e armatura.»
-
-«Ciò basterà» rispose il cavaliere: «le circostanze in cui sono mi
-costringono ad accettare la metà di tale somma; quanto al di più
-ne farete due parti eguali, e ciascun di voi ne terrà una per sè, e
-distribuirà l'altra agli araldi d'armi ed ai _menestrelli_.»
-
-Gli scudieri lo ringraziarono d'una generosità di cui non erano usi a
-vedere sì di frequente gli esempi. Allora il cavaliere si volse allo
-scudiere del Templario: «Quanto a voi, dite al vostro padrone, che da
-lui non voglio nè cavallo nè armatura nè riscatto. La nostra querela
-non è terminata, nè il sarà che dopo esserci noi battuti a lancia e
-a spada a cavallo ed a piedi. Egli medesimo mi ha sfidato a battaglia
-continuata fino alla morte, nè io lo dimenticherò. Soggiugnetegli indi
-che nol riguardo come i suoi quattro compagni, co' quali verrò sempre
-di buon grado a cambio di cortesie, ma come un uomo ch'io tratterò mai
-sempre da mortale nemico.»
-
-«Il mio padrone» rispose Baldovino «sa rendere disprezzo per disprezzo,
-colpo per colpo, cortesia per cortesia. Poichè ricusate accettare
-questo riscatto, che da' miei colleghi non rifiutaste, vi lascio qui il
-palafreno e l'armatura del cavaliere Bois-Guilbert, ben certo ch'ei non
-vorrà d'ora in poi nè cavalcar l'uno, nè portar l'altra.»
-
-«Questo è un ben favellare, prode scudiere» disse lo sconosciuto «e
-tale ardimento s'addice a chi tratta la causa del signore lontano. Non
-però vi soggiungo di lasciar qui l'armi e il cavallo; riportate tai
-cose al vostro padrone, e s'ei ricusa riprenderle, conservatele per
-voi. In quanto io possa averne l'arbitrio, ve ne faccio un presente.»
-
-Baldovino salutò profondamente il cavaliere, e si ritrasse indi coi
-suoi compagni.
-
-«Ebbene, o Gurth!» disse il Diseredato rimasto solo col suo scudiere;
-«tu vedi ch'io non ho offuscata la gloria dei cavalieri inglesi.»
-
-«Ed io» rispose Gurth «per essere un custode di porci sassoni, non ho
-forse ben sostenuta la parte di scudiere normanno[15]?»
-
-«Ottimamente; ma io temeva ad ogni istante che il tuo contegno goffo
-giungesse a scoprirti.»
-
-«Che dite mai? Non ho paura che alcuno mi riconosca, se non fosse mai
-il mio camerata Wamba, che non saprei dire se sia più matto o maligno.
-Per altro non ho potuto stare dal ridere, nel vedermi passar vicino
-il mio vecchio padrone, cui nessuno toglie di mente che Gurth stia ora
-badando ai suoi porci nella foresta e tra la melma di Rotherwood. S'ei
-sapesse questa mia spedizione!.... Non vi mancherebbe altro!»
-
-«Eh via, Gurth! Non ignori quello che t'ho promesso.»
-
-«In fine poi accada quel che sa accadere! Non lascerò di prestarmi per
-un amico se v'andasse ancor la mia pelle. Già ho un cuoio duro quanto
-un porco da razza della mia mandria, e le verghe non mi fanno paura.»
-
-«Credimi, Gurth, io ti ricompenserò de' pericoli cui ti cimenti per
-amor mio. Intanto prendi queste dieci monete d'oro.»
-
-«Dio ve ne renda merito!» rispose Gurth, nel metterle in saccoccia
-«eccomi ora più ricco di quanto lo fu mai un porcaiuolo od un
-famiglio.»
-
-«Ora prendi questo sacco d'oro; va ad Ashby e t'informa dove alloggi
-Isacco d'York, gli ricondurrai il cavallo, ch'ei m'ha fatto prestare,
-dicendogli di tenersi su questo denaro il valore dell'armatura
-fornitami colla sua sicurtà.»
-
-«No per san Dunstano! che non farò nulla.»
-
-«Come Gurth? ricuserai tu d'eseguire i miei ordini?»
-
-«No certo, finchè saranno giusti, ragionevoli e tali che un Cristiano
-possa adempirli. Ma quello che mi date ora è ben tutt'altro. Sofferire
-io che un ebreo si paghi da sè medesimo! Non sarebbe cosa giusta,
-perchè tornerebbe allo stesso col tradire il mio padrone. Non sarebbe
-nemmeno ragionevole, nè opera di Cristiano. Mi parrebbe di spogliare un
-fedele per arricchire un miscredente.»
-
-«Eppure, pensaci! voglio ch'ei rimanga contento.»
-
-«Fidatevi in Gurth» rispose lo scudier porcaiuolo, mettendosi il sacco
-sotto il mantello e in questa uscendo fuor della tenda. Poi aggiunse
-fra sè medesimo «Costui sarebbe il diavolo s'ei non si contentasse
-della quarta parte di quanto domanderà.» Così prese la strada d'Ashby
-lasciando il cavaliere Diseredato in preda alle sue penose e sgradevoli
-meditazioni, delle quali però non è ancor giunta l'ora di render conto.
-
-Adesso fa di mestieri cambiare il luogo della scena, e che il leggitore
-abbia la pazienza di trasportarsi con noi nella città d'Ashby, o a dir
-meglio in una casa di campagna situata in un sobborgo, e spettante ad
-un ricco Israelita. Isacco, Rebecca, e la gente lor di servigio, aveano
-ivi posto alloggiamento, perchè ella è cosa nota che gli Ebrei usavano
-fra loro la virtù dell'ospitalità con altrettanta grandezza d'animo
-quanta era l'avarizia e la cupidigia, di cui venivano tacciati inverso
-i Cristiani.
-
-In un appartamento poco spazioso, ma riccamente arredato e messo al
-gusto orientale, Rebecca sedea sopra un mucchio di cuscini ricamati,
-posti sopra un pianerottolo non troppo alto che tenea tutto il
-circuito di quella sala, prestando l'ufizio di seggiole e di seggiole
-a bracciuoli siccome in circa ne è l'uso nel regno di Spagna. Questa
-giovane, negli occhi di cui la filiale pietà si leggea, li tenea fisi
-sopra ogni atteggiamento del padre suo, che faceva lunghi passi su
-e giù per la stanza, con viso smunto e costernato, or giugnendo le
-mani, or sollevandole al cielo come uomo il cui spirito lotti contro
-gravissima tribolazione.
-
-«Beato Giob!» sclamava egli «e voi dodici santi patriarchi, padri
-della nostra nazione! Poteva accader peggio ad un uomo che ha sempre
-adempiuta fin nelle cose minime la legge santa di Mosè? Cinquanta
-zecchini toltimi con un sol tratto di rete, che mi carpirono gli
-artigli di quel tiranno!»
-
-«Però, padre mio» disse Rebecca «parvemi che quel denaro avuto dal
-Principe, lo deste volontariamente.»
-
-«Volontariamente! Che tutte le piaghe dell'Egitto gli piombino adosso!
-Volontariamente, sì! Con quella volontà che gettai nel golfo di Lione
-le mie mercanzie, quando fu d'uopo alleggerire il naviglio per non
-vederlo sommergere. Le mie sete le più preziose coprirono i flutti;
-i miei deliziosi profumi ne imbalsamarono la schiuma, i miei drappi
-d'oro e d'argento ne arricchirono le caverne. Non mi trovava io fra le
-angoscie di chi agonizza quando le mie proprie mani compievano questo
-orribile sacrificio?»
-
-«Padre mio, non rischiavamo men della vita, e mi pare che dopo quel
-tempo Dio abbia benedette le vostre imprese e vi abbia colmato di
-ricchezze.»
-
-«Va benissimo; ma che mi giovano se il tiranno vi mette le branche
-siccome ha fatto questa mattina, se nell'atto di togliermi le sostanze
-mi costringe a mostrare buon umore?... O figlia mia, noi siamo una
-schiatta errante diseredata, e peggio è, che quanto più veniamo
-vilipesi, spogliati, a proporzione il mondo si burla di noi, e siam
-costretti ricorrere alla umiltà, alla pazienza, allorchè dovremmo
-pensare a vendicarsi dei nostri persecutori.»
-
-«Non vogliate prender tutto in mala parte, o mio padre; alcuni vantaggi
-ancora stanno per noi: i Nazareni sì implacabili, sì crudeli, sono in
-certo tal qual modo subordinati a questi dispersi figli di Sion, da
-loro perseguitati e vilipesi. Privi del soccorso di nostre ricchezze,
-nè saprebbero come pagar le spese delle loro guerre, nè potrebbero
-decorare i trionfi che ne derivano. Il denaro che ad essi prestiamo
-torna nelle nostre casse moltiplicato da un buon interesse. In somma,
-possiamo essere paragonati alle zolle che non fioriscono mai tanto
-bene siccome allora che vengono calpestate. La festa medesima d'oggi si
-sarebbe ella solennizzata senza l'aiuto di questi spregievoli Ebrei che
-anticiparono il denaro necessario a tal uopo?»
-
-«Oh qual cantino vai toccando adesso, mia figlia, cantino che manda
-alle mie orecchie un suono ingratissimo! — Quel bel cavallo, quella
-ricca armatura, dovean far parte de' miei utili nell'affare concluso
-ultimamente, ove sto a metà con Kirgath Iairam di Leicester; figurati!
-il guadagno d'una settimana! niente meno che il tempo frapposto tra un
-sabato e l'altro! Ebbene! prevedo che il cavallo e l'armatura finiranno
-come le mie mercanzie gettate nel mare. Perdita sopra perdita, rovina
-sopra rovina!... Però... non disperiamo ancora. La cosa potrebbe andar
-altrimenti. Quel giovane ha dato prove di galantuomo.»
-
-«Non crederò mai, padre mio, che vi dolga d'avere riconosciuti i
-servigi a voi prestati da questo straniero.»
-
-«Credo non averne alcun rincrescimento, o mia figlia... credo anche
-alla riedificazione di Gerusalemme, ma ho tanta ragione di sperare che
-questi miei occhi vedano risorgere le muraglie e le fortificazioni del
-tempio, quanta ne ho per immaginarmi che un cristiano... e il miglior
-vedi! di tutti i Cristiani... arrivi a pagare un debito ad un Ebreo
-se non contempla dinanzi a sè la prospettiva della prigione e de'
-catenacci.»
-
-E sì dicendo, continuava a trascorrere con passi irregolari la stanza;
-laonde Rebecca, vedendo che ogni sforzo suo per consolarlo non giovava
-se non se a fornirgli nuovi argomenti di querelarsi, prese il prudente
-partito di lasciare che si sfogasse a suo grado; condotta savissima, e
-che noi proponiamo da imitarsi in simili circostanze a chiunque sentasi
-vocazione per le parti di consolatore o di consigliere.
-
-Annottava, allorchè tre servi entrarono in quella stanza, un d'essi
-che ponea due lampade sopra una tavola, e i secondi che portavano altra
-tavola incrostata di argento, e coperta di reficiamenti i più dilicati
-e di sceltissimi vini; perchè gli Ebrei ricchi nell'interno di loro
-abitazioni, non erano avversi in niun modo alle ricercatezze del lusso.
-Avea già empiuta di vin greco una tazza, e stava Isacco per appressarla
-al labbro, quando uno de' ridetti servi venne annunziando un Nazareno,
-il quale desiderava parlargli; chè col solo nome di Nazareni gli Ebrei
-fra loro erano avvezzi ad indicare i Cristiani. Il tempo di chi vive
-del commercio è a discrezione del pubblico; onde Isacco ripose senza
-averne gustato, la tazza sopra la tavola; e dopo avere ordinato di
-velarsi alla figlia, permise che il forestiere s'introducesse.
-
-Appena aveva avuto il tempo Rebecca di nascondere i suoi vezzosi
-lineamenti sotto un velo di tocca d'argento che le scendea sino ai
-piedi, si aperse la porta, presentandosi Gurth avvolto in un ampio
-mantello normanno. Le apparenze nol favorivano troppo; che anzi diede a
-sospettare di sè egli medesimo, perchè invece di levarsi, entrando, il
-suo berrettone, se lo assettò meglio alla testa.
-
-«Siete voi l'ebreo Isacco d'York?» domandò in lingua sassone Gurth.
-
-«Sì» rispose Isacco nella lingua medesima, perchè il suo commercio
-l'avea posto nella necessità d'imparare tutti gli idiomi che si
-parlavano nell'Inghilterra. «E voi qual'è il vostro nome?»
-
-«Il mio nome non vi deve importare.»
-
-«È però necessario ch'io lo sappia. Voi voleste pure sapere il mio.
-Altrimenti come farei a trattar negozi con voi?»
-
-«Non vengo a trattar negozi, ma bensì a pagare un debito; bisogna
-bene che io sia sicuro se pago il denaro nelle mani di chi lo deve
-riscuotere. A voi, che lo ricevete, poco rileva il conoscere la persona
-che ve lo porta.»
-
-«Ah! siete qui per pagarmi! Oh! allora la cosa cambia. Beatissimo
-Abramo! per parte di chi venite voi a farmi questo pagamento?»
-
-«Per parte del cavaliere Diseredato, del vincitore al torneo di
-quest'oggi. Vi porto il prezzo dell'armatura, che sulla vostra
-commendatizia gli ha somministrata Kirgat Iairam di Leicester. Quanto
-poi al cavallo l'ho consegnato alle scuderie di questa casa, sano e
-prosperoso come sono io. Orsù, quanto vi viene?»
-
-«Oh! l'ho sempre detto ch'egli era un bravo giovane!» sclamò l'Ebreo
-che non capiva in sè medesimo pel contento. «Un sorso di vino non vi
-farà male» soggiunse indi offerendo al porcaiuolo di Cedric una tazza
-d'argento riccamente cesellata, e colma d'un liquore di cui Gurth non
-avea mai gustato l'eguale. «E quanto danaro mi portate voi?»
-
-«Madonna!» sclamò Gurth dopo avere bevuto «che divino liquore
-tracannano questi cani di miscredenti! e tanti buoni cristiani com'io,
-non hanno spesso per lor bevanda che una birra torbida, densa, della
-quale non saprebbero che farsi i miei porci! Ah! quanto denaro, dite,
-v'ho portato! Non gran cosa. Però non son venuto a mani vuote. Ma
-infine, Isacco dovete avere una coscienza ancora voi benchè Ebreo.»
-
-«Il vostro padrone ha fatti buoni affari in quest'oggi. Colla punta
-della lancia e colla forza del braccio ha guadagnato cinque bei cavalli
-e cinque belle armature. Potete dirgli che mi mandi tutta la sua
-vincita, e gli pagherò il di più.»
-
-«Il mio signore ne ha già fatto l'uso che volea.»
-
-«Male, male assaissimo! Ha operato da giovane senza cervello. Non
-v'è qui un Cristiano che sia in istato di comperare tanti cavalli e
-armature; nè da alcun Ebreo avrà ottenuto la metà di quanto gli avrei
-pagate io tali cose. In somma, vediamo: in questo sacchetto vi sono
-bene cento zecchini» e in ciò dire apriva leggermente il mantello di
-Gurth. «A quanto pare dee pesar molto.»
-
-«Perchè vi stanno in fondo alcuni ferri per armar freccie» rispose
-Gurth senza esitare un istante.
-
-«Ebbene! per quella ricchissima armatura... mi contenterò d'ottanta
-zecchini; e non ci guadagno una monetuccia d'oro. Avete voi il modo di
-pagarmeli?»
-
-«Anderebbe ottimamente! Così il mio padrone resterebbe senza un soldo.
-Ma non sarà questa la vostra ultima parola!»
-
-«Bevete ancora una tazza di questo buon vino. Ah! ottanta zecchini
-son pochi. Dove io avea la testa? Cedere una sì bella armatura senza
-nessun profitto per me, non lo posso. Poi chi sa? quest'ottimo cavallo
-può essere diventato bolso, attratto... è impossibile che non gli sia
-accaduta qualche disgrazia... Figuratevi! quelle corse! quelle giostre!
-uomini a cavallo che si gettavano gli uni addosso gli altri con tal
-furore... parevano i tori selvaggi di Basham!»
-
-«Vi dico che il vostro cavallo è sano e salvo e vigoroso nella
-scuderia; poi andatelo a vedere. E dico di più, che settanta zecchini
-bastano al di là per pagarvi quella vostra armatura. La parola d'un
-Cristiano val bene quella d'un Ebreo, crederei. In fine poi, se una tal
-somma non v'accomoda, riporterò il sacchetto qual è al mio padrone.»
-
-Nel dir tai cose facea sonare le monete d'oro che nello stesso
-sacchetto si contenevano.
-
-«Via, via! contatemi ottanta zecchini; gli è il meno a cui possa
-aggiustarmi; e vedrete che saprò comportarmi generosamente con voi.»
-
-Gurth ricordandosi allora di quanto gli disse il padrone, desideroso
-soprattutto di contentare l'Ebreo non fece altre parole, e avendo
-contati sulla tavola ottanta zecchini, l'altro gli lasciò una ricevuta
-di saldo per la venduta armatura. Isacco indi diè una ripassata alla
-somma, e la mano sua tremava di gioia quando intascò i primi settanta
-zecchini. Più assai indugiò nel contar gli altri, e ad ogni pezzo che
-prendea di su della tavola, si fermava a fare una meditazione prima di
-metterlo in borsa; perchè allora cominciò nell'animo suo una lotta tra
-l'avarizia e qualch'altro sentimento più liberale; ma vincitrice in
-tale conflitto la prima come lo fu nel torneo il cavaliere Diseredato,
-gli era cagione di allogare gli zecchini l'un dopo l'altro a dispetto
-d'una tal quale inspirazione più generosa che gli diceva al cuore di
-rimettere una picciola parte del prezzo avuto.
-
-«Settant'uno, settantadue... Un bravo giovane quel vostro padrone!...
-Settantatrè... giovane eccellente da vero!... Settantaquattro... Questo
-zecchino è un po' tarpato, ma non importa... Settantacinque... E questo
-mi par calante... Settantasei... Quando il vostro padrone avrà bisogno
-di denaro, venga pure a trovare Isacco d'York... Settantasette... Ben
-inteso colle debite malleverie.... Settantotto.. Voi pure siete un
-bravo galantuomo... Settantanove... E meritate una ricompensa.»
-
-Il Giudeo tenea in mano l'ultimo zecchino su cui fece una pausa molto
-più lunga. Forse avea in animo di regalarlo a Gurth, e se quella moneta
-fosse stata o tosata o calante, chi sa non avesse obbedito a tale
-impulso di sua generosità. Ma per fatalità di Gurth era nuova di conio.
-Isacco la esaminò per tutti i versi, nè potè trovarle una magagna.
-La mettè in bilancia. Cresceva d'un grano. Non potè venir a quella
-di separarsene: «Ottanta» diss'egli finalmente, e quello zecchino se
-ne andò a stare cogli altri. «Il conto va bene, e voglio sperare che
-sarete largamente ricompensato dal vostro padrone. Vi restano ancora
-monete entro il sacchetto?»
-
-Gurth fe' una contorsione di volto, la qual cosa gli accadea tutte
-le volte che voleva sorridere. «Circa altrettante quante voi ne
-avete scrupolosamente contate. Ebreo» soggiunse indi nel prendersi la
-ricevuta «io non me ne intendo, ma se questa non è in buona forma, ci
-penserà la vostra barba.» Poi empiè, e questa terza volta non aspettò
-che gli venisse offerta, una tazza di vino, e dopo averlo mandato giù
-tutto d'un fiato senza far cerimonie andò via.
-
-«Rebecca» disse Isacco «questo Ismaelita mi sembra petulante anzichè
-no; ma poco monta: il suo padrone è un galantuomo ed ho gusto che
-questo torneo gli abbia fruttato alquanti _shekel_ d'oro, e che non
-men del suo braccio abbiano contribuito a ciò il mio cavallo e la mia
-armatura.»
-
-Sorpreso perchè Rebecca non gli rispondea, si volse; ma questa era
-scomparsa di lì fin quando egli stava in discorsi con Gurth.
-
-Intanto questi avea scesa la scala, e giunto in un'anticamera trovossi
-al buio, onde cercava a tasto la porta per uscire. Allora gli comparve
-una donna vestita di bianco, la quale tenendo in mano una lampada gli
-fe' cenno di seguirla nell'appartamento d'ond'ella usciva, e di cui
-lasciò socchiusa la porta. Con qualche ripugnanza Gurth le obbediva,
-perchè costui, comunque ardito ed impetuoso quanto un cignale, ogni
-qual volta conosceva il pericolo cui si cimentava, nudriva poi tutti
-i superstiziosi timori de' Sassoni circa gli spettri, le fantasme, le
-apparizioni; sicchè gli dava molta inquietudine questa donna bianca,
-soprattutto in casa d'un Ebreo. Fra i delitti che un pregiudizio
-generale apponeva a questa popolazione vi era pur quello di professare
-la scienza cabalistica e la negromanzia. Ciò nullameno, dopo avere
-titubato alquanto, il coraggio connaturale in lui la vinse sopra un
-timor panico; talchè seguì la sua guida in una stanza, ove si vide alla
-presenza di Rebecca.
-
-«Mio padre non ha voluto che farti uno scherzo» gli diss'ella, «o
-mio amico. Ei deve, sappilo, al tuo padrone dieci volte di più che
-quell'armatura non vale. Quant'è la somma che gli sborsasti?»
-
-«Ottanta zecchini» rispose Gurth stordito da sì fatta inchiesta.
-
-«Ebbene, cento ne troverai in questa borsa» a dir riprese Rebecca;
-«rendi al tuo padrone quanto gli spetta, il rimanente tienlo per te. Ma
-sollecita, parti, non perder tempo in ringraziarmi, e va guardingo nel
-traversar la città, per non perdere il denaro e forse anche la vita.
-Ruben» chiamò ella battendo le mani «fate lume a questo straniero, e
-uscito ch'ei sia chiudete bene la porta.»
-
-Ruben, uomo Israelita che si facea scorgere per nera barba e nere
-sopracciglia, obbedì agli ordini della padrona, e con una torcia
-accompagnò Gurth sino alla porta; poi quando il vide fuori la imbarrò
-con catene e catenacci che avrebber bastato ad assicurare qualunque
-prigione.
-
-«Per san Dunstano!» disse Gurth nello uscire, «costei non è un'Ebrea,
-ma bensì un angelo sceso dal paradiso. Dieci zecchini dal mio bravo
-padrone giovane! Venti da questa perla di Sion! Oh che bella giornata!
-Un'altra simile, o Gurth, e tu ti riscatti dalla servitù e divieni
-libero delle tue azioni! Allora, addio porci! Getto via la verga da
-porcaiuolo, impugno spada e scudo, non ho più bisogno di nascondere nè
-il nome nè il volto, e seguo il mio giovane padrone sino alla morte.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XI.
-
- _Primo masnadiere._
- Olà, olà! Gettateci la vostra borsa, se non
- volete che ve la prendiamo per forza.
- _Speed._
- Miseri noi! Siam capitati negli assassini.
- _Valentino._
- Amici miei....
- _Primo masnadiere._
- Non siamo vostri amici, anzi nemici.
- _Secondo masnadiere._
- Zitto! bisogna ascoltarlo.
- _Terzo masnadiere._
- Sì, per la mia barba, che bisogna ascoltarlo.
- Egli è un uomo di garbo.
- I DUE VERONESI.
-
-
-Le notturne avventure di Gurth non erano ancor terminate, ed egli
-medesimo incominciava a sentire qualche paura, allorchè dopo avere
-attraversata tutta la città d'Ashby, ed essersi lasciate addietro
-alcune case sparse qua e là che ne faceano i sobborghi, si trovò in
-una strada bassa chiusa fra due alture coperte d'avellani e bossi e
-da alcune quercie, i cui rami col dilatarsi coprivano quel cammino
-ineguale e fatto più disastroso da profonde rotaie. Erano queste
-le vestigia del molto carriaggio che avea trasportati i materiali
-necessari alla costruzione delle logge innalzate attorno all'arena
-ove accadde il torneo. All'altre molestie aggiugneasi l'oscurità della
-notte, perchè gli alberi impedivano quel poco di chiarore che la luna
-avrebbe potuto somministrare.
-
-Udivasi in lontananza lo strepito dei bagordi della città, e canti
-e suoni d'allegria, e risate, le quali alimentando in Gurth la
-considerazione che la parte migliore di società trovavasi entro le mura
-di Ashby, nol lasciavano senza tema sul presente suo stato. «L'Ebrea
-non avea torto» diceva egli fra sè medesimo. «Per il cielo e per san
-Dunstano! vorrei che io e il mio tesoro fossimo in sicuro sotto la
-tenda del mio padrone. Qui si trovano, non voglio dire assassini,
-ma cavalieri e scudieri erranti, sonatori, bagattellieri, arcieri,
-vagabondi sfaccendati da non esserne tranquillo un uomo che abbia
-solamente un marco d'argento in saccoccia. Figuratevi chi ha come io
-una tal carica di zecchini! Ah se posso essere fuori di questo cammino
-d'inferno! Almeno all'aperto li vedrei, i figli di s. Nicolò, prima che
-m'avessero a cader sulle spalle.»
-
-Indi raddoppiò il passo per raggiugnere più sollecitamente l'altura,
-cui mettea termine quella stretta, ma non fu abbastanza felice per
-riuscire in ciò. Laddove più fitti erano gli alberi che guernivano le
-due colline, gli piombarono addosso quattro uomini, due da ciascun lato
-della strada, e sì stretto il serrarono fra loro, che gli sarebbe stato
-inutile il resistere, quand'anche lo avesse potuto.
-
-«La tua borsa!» uno di questi gli disse. «Noi siamo persone amorevoli,
-avvezze a liberare i viaggiatori dal peso dei fardelli che potrebbero
-impacciarli nel lor cammino.»
-
-«Voi non mi liberereste sì facilmente del mio» rispose Gurth con
-fermezza «se mi lasciate la facoltà di difendermi.»
-
-«È quanto or vedremo» rispose il malandrino. «Se tu vuoi avere le ossa
-fracassate e perder anche la borsa, nulla avvi di più agevole. Noi
-possiamo aprirti due vene nel tempo stesso. Conducetelo nel bosco»
-diss'egli ai compagni.
-
-In conformità di tal ordine Gurth venne costretto a salire la collina
-di sinistra, giunto alla cui vetta, si trovò in un vano della foresta,
-rischiarato dalla luna, ed ivi fermaronsi. Ai quattro primi masnadieri
-due altri s'aggiunsero, e Gurth osservò che tutti sei portavano
-maschere al volto, la qual cosa non gli avrebbe lasciato verun dubbio
-su la profession di costoro, se pur dubbio avesse potuto conservare
-dopo i complimenti fattigli nell'arrestarlo.
-
-«Quanto denaro hai tu?» gli chiese un degli uomini sopraggiunti.
-
-«Trenta zecchini che m'appartengono» con tuon risoluto rispose.
-
-«Falso, falso!» sclamarono in coro i malandrini. «Un Sassone avrebbe
-in proprietà trenta zecchini, e sarebbe partito dalla città senza esser
-briaco! La cosa è impossibile.»
-
-«Io li risparmiava per comperarmi la libertà.»
-
-«Sei un asino» disse un di costoro, «tre boccali di buona birra
-t'avrebbero fatto libero, e più libero che non è il tuo padrone, fosse
-anche stato un Sassone come sei tu.»
-
-«La è una brutta verità» disse Gurth. «Ma in somma! se trenta zecchini
-vi fanno, lasciatemi il braccio libero, e ve li rimetto.»
-
-«Un momento!» disse uno de' due, giunti dopo, che a quanto parve godea
-di qualche autorità sopra gli altri «il sacchetto che porti sotto il
-mantello contiene più denaro di quel che notifichi.»
-
-«Esso appartiene al valoroso cavaliere ch'io servo, e al certo non ve
-ne avrei parlato se vi foste contentati di quello ch'è mio.»
-
-«Bravo! il tuo umor mi va a genio, e comunque siam tutti figli di s.
-Nicolò, puoi far capitale su i tuoi trenta zecchini, semprecchè però
-tu sia franco e sincero con noi. Ma intanto sbarazzati del peso che ti
-molesta.» E sì dicendo presegli il sacchetto di cuoio entro del quale
-erano e la borsa datagli da Rebecca, e gli altri zecchini che aveva
-portati con sè. Continuando indi il ladro l'interrogatorio gli chiese:
-
-«Chi è il tuo padrone?»
-
-«Il cavaliere Diseredato.»
-
-«Quella buona lancia che guadagnò il premio quest'oggi! Qual è il suo
-nome, e la sua discendenza?»
-
-«Egli desidera che ciò resti ignoto, nè da me certo il saprete.»
-
-«E tu come ti chiami?»
-
-«Dirvi il mio nome sarebbe lo stesso che nominarvi il mio padrone.»
-
-«Tu sei un servo fedele. Ora spiegane com'è venuto al tuo padrone
-questo denaro? Da eredità forse, o da qualche altro titolo?»
-
-«Titolo! dal diritto della sua buona lancia. Questo sacchetto contiene
-il riscatto di quattro bei cavalli, e d'altrettante belle armature.»
-
-«Quanto v'è dentro?»
-
-«Dugento trenta zecchini, trenta miei e dugento del mio padrone.»
-
-«Non di più? Il tuo padrone è stato ben generoso coi vinti, se si
-spacciarono a sì buon mercato. Nomina coloro che pagarono i riscatti.»
-
-Gurth obbedì.
-
-«Ma tu tacesti il nome del Templario» riprese a dire il capo dei
-malandrini. «Fo perchè tu veda che non si riesce ad ingannarmi. Qual
-riscatto pagò ser Brian di Bois-Guilbert?»
-
-«Il mio padrone non volle riscatto da lui. Non ne vuole che il sangue:
-domina fra loro un odio a morte, nè può esservi tra l'uno e l'altro
-alcuna scambievolezza di cortesia.»
-
-«Uh, uh!» sclamò quel capo; indi dopo avere pensato un momento
-soggiunse: «Per qual combinazione ti trovavi tu con questa somma ad
-Ashby?»
-
-«Ho dovuto trasferirmi colà per pagare all'ebreo Isacco d'York il
-prezzo d'una armatura, ch'ei prestò al mio padrone per valersene al
-torneo.»
-
-«E quanto pagasti ad Isacco? All'apparenza questo sacchetto non è stato
-toccato.»
-
-«Pagai ottanta zecchini ad Isacco, ed egli in vece me ne fece
-restituire cento.»
-
-«Frottole, frottole!» sclamarono tutti ad una que' masnadieri.
-«Stimiamo il tuo ardire di volerne dare ad intendere menzogne
-tutt'altro che verisimili.»
-
-«Ciò che vi dico» rispose Gurth, «è tanto vero, com'è vero che potete
-guardare la luna. Troverete i cento zecchini entro una borsa di seta,
-che è separata dal rimanente di questo denaro.»
-
-«Pensa bene» tornò a dire quel capo, «che tu parli d'un Ebreo, d'un
-Israelita, d'un uomo incapace di restituire l'oro, toccato che l'abbia
-una volta, come le sabbie del deserto sono incapaci di restituire una
-tazza d'acqua, che il viandante abbia versata sovr'esse.»
-
-«Un Ebreo» soggiunse un altro «non conosce la pietà più d'un usciere di
-tribunale che non abbia ricevuto il suo beveraggio.»
-
-«E pure quel che vi dico è vero» replicò Gurth.
-
-«Si batta l'acciarino» disse il capo «e vediamo. Se il nostro furfante
-non ci inganna, la generosità di questo Ebreo è un miracolo da mettersi
-con quello dei suoi antenati che faceano scaturir l'acqua dal sen de'
-macigni.»
-
-Venne accesa una torcia, tanto che il capo esaminasse il contenuto
-della borsa. Mentr'ei la slegava, i compagni suoi gli si serrarono
-addosso, e que' medesimi che teneano Gurth per le braccia, partecipando
-della generale curiosità, allungarono il collo per veder l'oro che
-tentava la lor cupidigia. Lo scudiere di una nuova fabbrica, sentendosi
-meno angustiato, tentò con subitaneo sforzo di liberarsi, e sarebbe
-riuscito a fuggire, se avesse voluto abbandonare il denaro del suo
-signore; ma era ben altra la sua intenzione. Strappando di mano ad
-uno di quei banditi un nodoso randello, ne percosse sonoramente il
-lor condottiere che a questo assalto non erasi preparato, e che per la
-sorpresa si lasciò cadere la borsa. Gurth stava per raccoglierla; ma
-di lui più agili i ladri il prevennero, e più di prima gli si strinsero
-alla vita.
-
-«Furfante!» disse il capo «con tutt'altri che me ti sarebbe tornato
-male della tua temerità. Ma fra un'istante ravviserai tu medesimo il
-torto che avesti. Per ora parliamo del tuo padrone. Gli affari del
-cavaliere debbono precedere quelli dello scudiero; giusta ogni buona
-regola di cavalleria. Intanto sta fermo, perchè se ti movi un'altra
-volta non ti daremo il tempo di continuare i tuoi tentativi. Colleghi»
-disse indi agli altri «questa borsa è ricamata in caratteri ebraici, e
-contiene veramente cento zecchini, tutte prove che non ne ha ingannati
-costui. Noi non dobbiamo pretender tributo dal cavalier suo padrone. Ei
-ci somiglia troppo e saremmo ingiusti se non lo esentassimo. I lupi non
-assalgono i lupi nelle foreste.»
-
-«Ci somiglia!» disse uno de' banditi. «Vorrei sapere in che cosa!»
-
-«In che cosa?» replicò il capitano. «Non è egli povero e diseredato,
-come il siam noi? Non accatta egli al pari di noi la sua vita colla
-punta della spada? Non ha egli battuti Frondeboeuf e Malvoisin come il
-faremmo noi stessi, se il destro se ne presentasse? Non è egli nemico
-in vita e in morte di Brian di Bois-Guilbert, che è parimente nostro
-nemico? Ma quando anche non vi fossero tutte queste ragioni, vorreste
-voi che avessimo minor coscienza di quanta n'ebbe un miscredente, un
-cane d'Ebreo?»
-
-«Non sia mai» rispose quello stesso bandito. «Diverrebbe un'infamia
-per la nostra società, benchè a dir vero, ho servito nella brigata
-del vecchio Gandelyn, ove non si avevano tanti scrupoli. Ma questo
-insolente contadino almeno, spero non se ne andrà immune dal suo
-salasso!»
-
-«Questo poi dipenderà da te» rispose il capo. «Vieni qui furfante»
-voltosi allora a Gurth. «Dimmi. Sai tu adoperare il bastone?»
-
-«Spero» rispose Gurth «d'avervene data una buona prova.»
-
-«Ne convengo, il colpo fu applicato con maestria. Ebbene, mettiti ad
-egual prova con questo bravo campione, e se riesci andrai esente da
-tassa; benchè sull'onor mio, la fedeltà da te mostrata verso il tuo
-padrone mi è tanto piaciuta, che quand'anco tu soggiacessi, credo
-pagherei il riscatto per te. Orsù, Mugnaio» tal era il nome di colui
-al quale si proponea questo cimento «prendi il tuo bastone e pensa
-a difenderti come ad assalire. E voi altri, lasciate in libertà
-cotest'uomo, e provvedetelo d'un'arme eguale. Fa chiaro abbastanza per
-una giostra di simil natura.»
-
-I due campioni, armati l'un e l'altro di randelli e grossi e lunghi e
-pesanti egualmente, s'innoltrarono in mezzo al vano della foresta per
-essere più spacciati nelle fazioni del mutuo assalto, e per godere
-tutto il vantaggio del chiaro di luna. Gli altri ladri circondavano
-i duellanti ridendo e gridando al loro collega: «Bada, Mugnaio, bada.
-Questa volta potrebbe toccarti di pagare la _posta_.»
-
-Mugnaio tenendo col pugno la parte di mezzo del bastone, sel facea
-avvoltare attorno alla testa, che è quanto i francesi chiamano il
-molinello, e schernendo Gurth, gli dicea: «Fatti innanzi, villano,
-fatti innanzi e proverai quanto pesi il mio pugno.»
-
-«Se tu sei mugnaio di professione» rispose Gurth «ti ho per doppiamente
-ladro; ma ti farò vedere che non ho paura di te.» Nel medesimo
-tempo si pose a fare il molinello col suo bastone, chè non la cedea
-all'avversario nè di destrezza nè di maestria.
-
-Allora si assalirono i due campioni, e per alcuni minuti diedero eguali
-prove di agilità, di coraggio e di forza. Il fracasso che mandavano
-que' due randelli, urtandosi a raddoppiati colpi l'un l'altro era tale,
-che a qualche distanza parea lottassero sei combattenti per banda.
-Certamente pugne contese meno e men perigliose, vennero cantate in
-buoni versi eroici, ma la pugna di Gurth e di Mugnaio non avrà l'onore
-medesimo sol per mancanza d'un inspirato poeta. Ciò nonostante benchè
-tal lotta a molinello sia andata or giù d'usanza, ci sforzeremo come
-sappiamo di rendere in umil prosa la dovuta giustizia al merito di
-questi due prodi avversari.
-
-Durò lungo tempo la lotta, nè il vantaggio era più dell'uno che
-dell'altro, la qual cosa irritò Mugnaio, che oltre al dispetto di
-trovare un sì abile competitore, stizzavasi in udendo le risa de' suoi
-compagni, intesi a schernirne gli inutili sforzi, come suole accadere
-in sì fatte occasioni. L'impazienza da cui il ladro lottatore fu preso,
-era tutt'altro fuorchè favorevole a tal genere di duello che domanda
-molta calma e prontezza di spirito; e fornì a Gurth, uomo d'indole
-ferma e risoluta, l'opportunità di vincere, opportunità ch'ei seppe
-cogliere maestramente.
-
-Mugnaio assaliva con impeto da furioso; nè mai cessavano le due punte
-del suo bastone dal percuotere sul bastone dell'avversario, con cui
-si trovava già corpo a corpo. Gurth, nell'eseguire rapidamente il suo
-molinello, pesava ogni colpo e si tenea alla difesa, talvolta ancora
-facendo passi in addietro. Ma gli occhi suoi non abbandonavano mai
-il nemico; laonde veggendolo estenuato dalla fatica, gli indirizzò un
-colpo di sinistra alla testa, che mentre Mugnaio voleva riparare, la
-destra mano di Gurth colla rapidità del lampo ne afferrò il bastone
-menandogli sì violento colpo che lo stramazzò.
-
-«Vittoria, vittoria!» gridarono i ladri. «Questo è ben combattere!
-Viva l'antica Inghilterra! Il Sassone ha salvato la pelle e la borsa.
-Mugnaio ha trovato padrone.»
-
-«Tu puoi partire, uom valoroso» disse il capitano aggiugnendo il
-proprio suffraggio alle acclamazioni degli altri, eccetto Mugnaio.
-«Farò che due de' miei compagni ti riconducano sino a veggente della
-tenda del tuo padrone, affinchè non ti scontri in alcuni altri figli
-di san Nicolò che potrebbero non essere di coscienza timorata come la
-nostra: poichè in una notte, siccome questa, non siam noi soli che
-stiamo in agguato. Per altro» soggiunse egli aggrottando le ciglia
-«ricordati che tu non volesti dirci il tuo nome. Che mai non ti venisse
-il prurito di sapere i nostri, o d'indagar chi noi siamo! Pensa a
-questo avviso salutare, se non vuoi che male ti accada.»
-
-Gurth dopo avere ricevuto il suo prezioso fardello dalle mani
-del capitano, lo ringraziò, assicurandolo che non ne avrebbe mai
-dimenticati i consigli. Due di quella brigata, armati de' loro bastoni,
-gli intimarono allor di seguirli, e lo condussero per angusto sentiere,
-spesso ingombro di macchie, e che faceva assai giravolte. Erano in
-procinto d'uscirne, allora che due uomini s'appresentarono ad essi;
-ma le guide di Gurth lor dissero a mezza voce alcune parole, dopo le
-quali questi si ritirarono. Ben s'avvide allora il fido scudiere come
-la cautela ideata dal capo de' ladri nol fosse stata senza perchè,
-e ne conchiuse che numerosa era tale famiglia, e che si montava la
-guardia con regolarità attorno al luogo ov'essa teneva le sue ordinarie
-adunanze.
-
-Ivi soffermatisi i due masnadieri: «Non c'innoltriamo di più» dissero
-a Gurth «poichè non sarebbe prudenza per parte nostra il venire più
-avanti. Non dimenticate l'avviso che riceveste: custodite il segreto su
-di quanto v'accadde in tal notte, nè avrete occasione di pentirvene. Ma
-se per vostra disgrazia parlaste, rammentate che la torre di Londra non
-vi sottrarrebbe alla nostra vendetta.»
-
-«Grazie, grazie! bravi galantuomini» disse Gurth. «So anch'io che cosa
-è prudenza. Ma spero di non offendervi, se mi fo lecito di augurarvi un
-mestiere meno rischioso e alquanto più onesto.»
-
-In questa si separarono. I ladri presero la strada d'ond'erano venuti,
-e Gurth si trasferì alla tenda del suo padrone, al quale ad onta delle
-proibizioni fattigli narrò tutte le sue avventure di quella notte.
-
-Il cavaliere Diseredato stupì delle udite cose, ed anche della
-generosità di Rebecca; risolvette però di non profittar nè di questa
-generosità nè dell'altra usatagli dai ladri, alla cui professione
-parea per vero dire estranea tale virtù. Ma ogni meditazione sulla
-singolarità di sì fatti avvenimenti fu interrotta dalla necessità
-di prendere riposo; chè del certo gliene facean sentire bisogno e
-le fatiche della giornata, e più imperiosamente quelle cui doveva
-prepararsi pel dì successivo.
-
-Il cavaliere si adagiò sopra un ricco letto che gli aveano preparato i
-marescialli del torneo, intanto che il fedele Gurth, sdrajato sopra una
-pelle d'orso stesa per terra, si mise per traverso all'ingresso della
-strada in guisa che niuno poteva penetrarvi senza svegliarlo.
-
-
-
-
-CAPITOLO XII.
-
- »Era già il novo destinato giorno
- »Sereno e lieto a l'oriente apparso,
- »E già la vaga fama e il chiaro nome
- »Avea d'Aceste convocati intorno
- »I vicin tutti e pieni erano i liti.
- ENEIDE. _Trad. del Caro._
-
-
-Sul nascere dell'aurora, un cielo puro e sgombro di nubi presagì
-bellissimo giorno, e già scorgeansi sulla pianura i più solleciti fra
-quegli spettatori che d'ogni banda si trasferivano al torneo, ansiosi
-di occupare le sedi più adatte a contemplare in ogni lor punto le
-giostre cavalleresche.
-
-Nè tardi furono a giungere i marescialli del torneo, accompagnati
-dagli araldi d'armi, onde e ricevere i nomi de' cavalieri che si
-presenterebbero per entrar nella lizza, e chieder loro sotto quale
-bandiera desideravano collocarsi, cautela necessaria a fine di
-mantenere una certa uguaglianza fra i due drappelli che doveano
-giostrare l'un contra l'altro.
-
-Volea l'uso che il vincitore dell'ultimo torneo fosse capo di una delle
-due bande. Quindi il cavaliere Diseredato venne scelto a comandarne
-una, intanto che l'altra avrebbe obbedito agli ordini di Brian di
-Bois-Guilbert, il quale dopo il cavaliere erasi acquistata maggior
-gloria alla giostra precedente. I _tenitori_, colleghi nel dì innanzi
-del Templario, parteggiarono, com'era naturale, per lui anche questo
-giorno, eccetto Ralph di Vipont, ridotto dalla caduta in tale stato
-da non poter sì presto rimetter corazza. Molti cavalieri venivano a
-farsi ascrivere, ardenti di combattere sotto gli stendardi d'un de' due
-condottieri.
-
-Ardore che più vigoroso mostravano in tal secondo genere di lotta cui
-davano preferenza, comunque un torneo generale, ove tutti i cavalieri
-combattevano ad una volta, offerisse maggiori pericoli, e minori
-occasioni di segnalarsi in singolare certame. Ma ve n'avea molti
-tra questi che non fidandosi abbastanza nella propria abilità per
-provocare un solo avversario d'alta rinomanza, speravano in un arringo
-a tutti aperto incontrare qualche men formidabile competitore, con cui
-cimentarsi e poter far pompa di valore.
-
-Circa cinquanta cavalieri s'erano già fatti notare per comparir
-sull'arena, allorquando i marescialli notificarono che maggior numero
-non ne verrebbe ricevuto, la qual cosa fu di grande rincrescimento
-a molti, bramosi ancora di presentarsi. Poco mancava alle dieci ore,
-e tutta quanta la pianura vedeasi coperta di cavalieri e pedoni, che
-accorreano al luogo del torneo. Finalmente il concerto della musica
-militare annunziò l'arrivo del principe Giovanni e del suo corteggio.
-Gli si fece attorno ad onorarlo la maggior parte de' cavalieri
-preparatisi ad entrare in lizza.
-
-Nel medesimo tempo arrivò Cedric il Sassone insieme a lady Rowena, nè
-con essi era Atelstano, che armatosi di pesante corazza avea preso
-luogo fra i combattenti, e quel che fe' trasecolare Cedric, l'avea
-preso tra i partigiani del Templario. Ben il Sassone rampognò di tale
-scelta l'amico suo, ma inutili furono le rimostranze, e questi si scusò
-con quelle vaghe risposte, di cui si valgono per l'ordinario tutti
-coloro, che ostinati in voler fare una cosa sol perchè l'hanno così
-risoluta, non trovano poi veruna ragione plausibile a giustificarla.
-
-Se non plausibile per altro, una ragione aveva avuta Atelstano per
-mettersi sotto lo stendardo di Brian di Bois-Guilbert, ma fu assai
-prudente per non parteciparla ad alcuno. Benchè l'indole sua neghittosa
-per natura lo avesse rattenuto dalle dimostrazioni che sarebbersi
-addette a chi aspirava al favore di lady Rowena, egli era tutt'altro
-che indifferente ai vezzi della medesima, anzi si tenea certo di
-divenirle sposo, e perchè n'avea ottenuto l'assenso da Cedric, e perchè
-tal nodo piaceva a tutti quegli amici ai quali la stessa Rowena potea
-chieder consiglio. A fatica quindi celò il proprio rincrescimento
-in veggendo il dì innanzi, che il vincitore, usando del privilegio
-concedutogli dai patti di quella giostra, acclamò Regina della Beltà e
-degli Amori Rowena. Vago adunque era di punire chi si mostrò parziale
-alla donna, la cui mano esso agognava, oltrechè molto fidavasi
-nella prodigiosa sua forza, e nelle lusinghe dei suoi adulatori, che
-persuadevano Atelstano niuno esservi più atto di lui a riportare il
-premio del torneo. Indi fu che questo pretendente di Rowena venne nella
-deliberazione non solamente di negare il soccorso del suo braccio
-al cavaliere Diseredato, ma di fargli sentire, se l'occasione il
-permettea, quanto la propria lancia valesse.
-
-Bracy, e molt'altri cavalieri partenenti al corteggio del principe
-Giovanni posti eransi fra i _tenitori_, perchè così volle il loro
-padrone, sollecito di non trascurare alcun modo possibilmente opportuno
-ad assicurare vittoria alla parte cui Bois-Guilbert comandava.
-Contra questa però si chiarirono molt'altri cavalieri così inglesi,
-come normanni, e con tanto maggior entusiasmo che gl'inorgogliva il
-combattere sotto il vessillo di tal prode campione qual si mostrò il
-cavaliere Diseredato.
-
-Non appena il principe Giovanni vide giugnere la donna cui si aspettava
-l'essere in quel giorno Regina, le mosse incontro con quell'aria di
-cortesia ch'ei sapea ostentare a sua voglia, e levandosi dal capo il
-ricco suo berrettone, saltò a terra offerendo la propria mano a lady
-Rowena per aiutarla a scendere dal suo palafreno, al quale un de'
-cortegiani dello stesso Principe teneva la briglia. Intanto gli altri
-cavalieri si avvicinavano, studiosi di porgere i loro omaggi alla
-novella Regina.
-
-«Siamo i primi» disse il Principe «a dar l'esempio del rispetto dovuto
-da ognuno alla Regina della Beltà e degli Amori, e affrettiamci
-di guidarla al trono serbatole in questo giorno. Signore» aggiunse
-volgendosi alle matrone «accompagnate la vostra Regina, e tributatele
-quegli onori, che voi parimente riceverete a vostra volta.»
-
-Nel profferir tali accenti il Principe condusse lady Rowena alla sede
-d'onore preparatele rimpetto al trono, intantochè le matrone, più
-distinte per nascita e per avvenenza, gareggiavano nel farsele attorno
-e corteggiarla.
-
-Sedutasi lady Rowena, l'aere rintronò di militare armonia, cui
-s'aggiugneano le acclamazioni della moltitudine. I raggi del sole,
-giunto allora al massimo del suo splendore, venian ripercossi dall'armi
-dei cavalieri, le cui bande poste alle due estremità dell'arena
-circondavano ciascuna i lor capi, e concertavano su la maniera di
-ordinare le loro linee e di sostenere l'assalto.
-
-Gli araldi d'armi allora imposer silenzio quanto fu d'uopo ad udire
-la lettura de' regolamenti pel torneo. Erano questi in parte intesi
-a diminuire nel più possibile modo i pericoli della giostra, cautela
-ivi più necessaria, perchè si faceva uso di corte spade e di lancie
-puntute.
-
-Era libero ad ogni cavaliere il valersi d'una mazza, o d'una picozza
-di punta e taglio, non così del pugnale, arme formalmente proibita
-in quel conflitto. Un cavaliere gettato da cavallo potea rinnovare
-il battimento a piedi con un dei campioni, cui la stessa sventura
-fosse accaduta, ned era in allora lecito ad alcun guerriero a cavallo
-l'assalire il pedone. Se un cavaliere, spinto fino all'estremità
-dell'arena dal suo competitore, giugneva a toccare o coll'armi o col
-corpo il palizzato dovea darsi per vinto, e ritrarsi dalla pugna,
-divenendo in arbitrio del vincitore il cavallo e l'armi del perditore.
-Se un cavaliere rovesciato non era più in istato di rialzarsi, il suo
-scudiere o il suo paggio potevano entrar nell'arena e trarne fuori
-il loro padrone, ma questi tenuto vinto perdea parimente l'armi e il
-cavallo. La lotta aveasi per terminata tostochè il principe Giovanni
-gittava il suo bastone del comando in mezzo all'arena; providenza
-intesa a risparmiare lo spargimento del sangue, allorchè manifesto ed
-inevitabile mostravasi per una delle due parti il trionfo.
-
-Ogni cavaliere che violasse i regolamenti del torneo, o mancasse in
-qualsisia modo alle leggi della cavalleria, poteva essere, in punizione
-di sua sleale condotta, obbligato a spogliar l'armi e a sedersi ai
-cancelli dello steccato, esposto così alle pubbliche risate. Dopo
-avere promulgati sì fatti regolamenti, gli araldi d'armi terminarono
-esortando tutti i buoni cavalieri a fare il loro dovere, e a meritarsi
-il favore della Regina della Beltà e degli Amori; indi si ritirarono
-prendendo il luogo che loro spettava.
-
-I cavalieri si avanzarono lentamente dalle due estremità dell'arena,
-schieratisi in doppia fila, e gli uni appuntino rimpetto agli altri. Il
-capo di ciascuna banda dovea starsi nel mezzo della fila d'avanti, ma
-niun de' due vi si collocò se non se dopo avere passata in rassegna la
-sua brigata, ed assegnato a ciascuno il posto che gli competea.
-
-Offeriva uno spettacolo maestoso ad un tempo e terribile la vista
-di tanti prodi guerrieri vestiti di ricche armature, e a cavallo di
-superbi corridori, preparati ad una lotta spesse volte micidiale, e
-seduti su guerresche selle, che sarebbersi detti pilastri d'acciaio,
-impazienti d'udire il segnal della pugna quanto impazienti se ne
-mostravano i lor focosi cavalli, che nitrivano e raspavano colle zampe
-l'arena.
-
-I cavalieri teneano diritte le loro lancie, e intanto il sole ne facea
-sfolgorare le brunite punte, mentre le banderuole di cui andavano
-ornate, ondeggiando al di sopra de' pennacchi, facean bell'ombra
-sugli elmi de' combattenti. In tal postura rimasero per dar tempo al
-marescialli del torneo di trascorrere le file, il che questi eseguivano
-col massimo scrupolo onde accertarsi che una parte non fosse più
-numerosa dell'altra. Poichè riconobbero che il numero de' combattenti
-era eguale da tutte due le bande, si ritrassero dall'arena. Allora
-William di Wyvil gridò con voce di tuono: «_Lasciate andare_» chè
-questo era il segnale. Nel tempo stesso squillaron le trombe, e i
-cavalieri, abbassate le lancie, le posero in resta: si mossero ad un
-tratto le bande, e le due prime file d'ognuna d'esse galoppando fecero
-impeto l'una sull'altra, e l'aria rotta al primo scontrarsi loro in
-mezzo all'arena ne portò il fragore oltre alla distanza d'un miglio.
-
-Nel durare d'alcuni istanti gli spettatori inquieti non poterono
-discernere qual fosse stato l'esito del primo assalto, perchè nubi
-di polve sollevate dallo scalpitar de' cavalli offuscavano l'aere, ma
-queste si dissiparono in pochi minuti; e non appena lasciarono scorgere
-i combattenti, fu visto che da ciascuna banda la metà de' cavalieri
-era già scavalcata, quai vinti dall'abilità e dalla maestria, quai
-dalla forza dei loro competitori. Alcuni miravansi stesi per terra in
-uno stato sì deplorabile, da creder fino impossibile che più potessero
-rialzarsi, altri risorti in piedi, tornavano a caricarsi su i loro
-avversari venuti in egual condizione. Due o tre che aveano ricevute
-profonde ferite, valendosi delle proprie ciarpe ad asciugare il sangue,
-faceano sforzi per togliersi dalla mischia. Quelli fra i cavalieri che
-poterono senza votar l'arcione sostenere l'impeto nemico, avendo per la
-maggior parte rotte le lancie, brandivan le spade, e mettendo il grido
-di guerra si assalivano, e s'avventavano gli uni agli altri con tal
-accanimento, come se dall'esito del conflitto fossero dipendute le loro
-vite.
-
-Crebbe tantosto il tumulto perchè da ambo i lati, le seconde file
-tenute fin lì a riserbo si lanciarono nella mischia per soccorrere
-ciascuna la parte propria. Gli amici di Brian di Bois-Guilbert
-sclamavano tutt'insieme. _Ah! Beauséant! Beauséant!_[16] _Pel Tempio!
-Pel Tempio!_ E rispondea la fazione opposta _Desdichado! Desdichado!_
-grido di guerra suggeritole dall'impresa che ella avea letto sullo
-scudo del proprio duce.
-
-Eguale entusiasmo animava entrambe le schiere, entusiasmo spinto al
-furore. Incerta si pendea quella pugna che gli era impossibile il
-presagir tuttavia chi fosse per essere vincitore. Lo scricchiolar
-dell'armi, il gridare de' guerrieri, cui s'univa lo squillar delle
-trombe, coprivano i gemiti de' soggiacenti, che privi di conoscenza si
-avvoltavano sotto i piedi de' lor cavalli. Quelle armature dianzi sì
-fulgide, imbrattate di polve e di sangue, andavano in ischeggie sotto
-i reiterati colpi delle picozze di punta e taglio. Le candide piume
-che ornavano i cimieri cadevano d'ogni banda siccome falde di neve.
-Scomparso quindi tutto lo splendore e la grazia che prima ammiravansi
-in quelle militari vestimenta, non rimanevano che prospettive atte ad
-inspirare e terrore e pietà.
-
-Pure tal è la forza della consuetudine, che non solamente il popolo,
-per natura inclinato alle scene d'orrore, ma le stesse matrone che
-empievano le logge, vedeano la pugna, non diremo già senza esserne
-commosse, ma certamente senza che le prendesse l'idea di volger gli
-occhi altrove da una scena sì disgustosa. Non negherassi che alcuna
-volta le guance della beltà impallidirono, e pur s'udì qualche
-gemito femminile sul caso d'un amante, d'un fratello, d'uno sposo,
-feriti o lanciati nella polve. Ma generalmente parlando le matrone
-incoraggiavano i campioni non solamente col battere palma a palma,
-ma col mandar grida: «_Brava lancia! buona spada!_» ogni qual volta
-vedeano un cavaliere segnalarsi per atti d'ardimento o prodezza.
-
-Se tanta vaghezza delle sanguinolente giostre il bel sesso mostrava,
-ognun s'immagina quanto gli uomini ne fossero dilettati. Il qual
-sentimento manifestavano con romorose acclamazioni, ogni qual volta la
-fortuna parea chiarirsi in segnalata guisa per una delle due parti, e
-gli sguardi della moltitudine erano sì fisamente conversi all'arena,
-che sarebbesi detto menar ella o ricevere i colpi di cui soltanto
-stavasi spettatrice. S'udivano fra ciascuna pausa le voci degli araldi
-d'armi esclamanti: «Coraggio, prodi cavalieri! l'uom muore, ma vive
-la gloria. Coraggio! la morte è da preferirsi alla disfatta. Coraggio,
-prodi cavalieri! gli occhi della beltà vi contemplano.»
-
-Infra le vicissitudini di tal pugna ogni sguardo cercava scoprire
-i capi di ciascuna banda, i quali, lanciandosi ove fervea più forte
-la zuffa, coll'esempio e colla voce incoraggiavano i lor compagni.
-Per valore entrambi spiccavano, e appena eravi nelle file opposte
-un sol combattente con cui non si fossero cimentati. Mossi da
-scambievol rancore, e consapevoli che la rotta d'uno fra essi avrebbe
-indubitatamente risoluto l'esito della pugna, tentarono molte volte
-unirsi a singolare certame. Ma vano facean tale sforzo la confusione e
-la folla, onde accadea sempre che li separavano l'un dall'altro nuovi
-cavalieri, ardenti di sperimentare le proprie armi contra il duce della
-fazione avversaria.
-
-Finalmente costretti gli uni dopo gli altri a confessarsi vinti,
-ritirandosi all'estremità dell'arena, e molti per le ferite non essendo
-in istato di continuar nella zuffa, il numero de' combattenti fu
-diminuito d'assai; ed in allora il Templario e il cavaliere Diseredato
-si trovarono e fecero l'un sopra l'altro tal furioso impeto, quale odio
-inviperito congiunto a sete di gloria poteva inspirare. Tanta si fu la
-maestria d'entrambi negli assalti e nelle difese, che gli spettatori
-fecero eccheggiare il ricinto d'unanimi e involontari applausi, figli
-dell'ammirazione e della sorpresa.
-
-Ma svantaggiosissima fu in tal momento la condizione cui videsi il
-cavaliere Diseredato; il braccio gigantesco di Frondeboeuf d'una parte,
-la forza prodigiosa d'Atelstano dall'altra, aveano atterrati tutti
-quelli che s'offersero ai loro colpi. Laonde spacciatisi dagl'immediati
-loro avversarii que' due cavalieri, idearono ad un tempo il medesimo
-divisamento, quello cioè d'assicurare il trionfo della lor fazione
-coll'unirsi al Templario per isconfiggere il comune rivale. Forzando
-quindi di speroni si mossero per assalirlo, da un fianco il Normanno,
-dall'altro il Sassone. E sarebbe stato impossibile al cavaliere
-Diseredato il reggere un solo istante a tale lotta, impari quanto non
-aspettata, se le grida degli spettatori, per istinto fin di natura
-commossi dal rischio d'un guerriero, che tre cavalieri assalivano in
-una volta ed all'improvvista, non lo avessero avvertito a tempo del
-giugnere de' nemici.
-
-Ei vide tantosto il pericolo che gli sovrastava; laonde dopo aver
-vibrato terribil colpo sull'armatura del Templario, fè dare addietro
-il cavallo con tale accorgimento, che evitò il duplice assalto
-di Atelstano e di Frondeboeuf, lanciatisi tanto furiosamente, che
-passarono fra il Templario e il suo competitore senza poter frenare
-i destrieri. Ma pervenuti poi a padroneggiarli, si collegarono tutt'e
-tre per far mordere la polve al cavaliere Diseredato, che certamente
-sarebbe tosto soggiaciuto, se nol salvava l'agilità del suo nobile
-corridore, premio delle imprese che il giorno innanzi lo segnalarono.
-Aggiugneasi, che il cavallo di Bois-Guilbert era ferito, e quelli
-di Frondeboeuf e d'Atelstano incominciavano a piegare sotto il peso
-de' loro padroni e delle grevi armature da cui erano difesi. Di tai
-vantaggi profittò il cavalier Diseredato; e pose tant'arte nel dare e
-tor la briglia al suo destriero, che per alcuni minuti li tenne tutt'e
-tre in riguardo, separandoli quanto il potea e gettandosi or su l'uno
-or sull'altro, e menando loro colpi di spada, e ritraendosi prima che
-quegli emuli sbalorditi avessero tempo di riacquistare la mente.
-
-Ma comunque gli rintronassero applausi da tutta l'arena, estatica al
-veder tante prove di abilità e di valore, gli era evidente che non
-potea durare più a lungo; onde i personaggi che stavano a fianco del
-principe Giovanni lo supplicavano unanimamente a voler gettare il suo
-baston del comando in mezzo alla lizza, e risparmiare così a tanto
-valente cavaliere il cordoglio d'una disfatta.
-
-«No, per la luce del cielo» rispose il principe Giovanni «questo
-medesimo cavaliere che ostinatosi a celarne il suo nome, disdegna
-l'ospitalità da noi offertagli, toccò già jeri il suo premio. Soffra
-ora che a lor volta l'ottengano gli altri.» Ma intantochè il Principe
-terminava tai detti, un caso non preveduto cambiò repentinamente
-l'aspetto di quella giostra.
-
-Stava nella sminuita banda che parteggiava pel cavaliere Diseredato
-un guerriero vestito di nera armatura, e che reggea parimente un
-nero corridore. Questo cavaliere grande, ed a quanto parea forte e
-robusto, non portando sopra lo scudo alcuna sorte d'impresa, avea
-fino a quel punto data a divedere poca premura alla giostra. Contento
-di rispingere, e il facea con molta destrezza, i campioni che lo
-assalivano, non si curava d'inseguirne o provocarne veruno. In somma ei
-sostenea la parte piuttosto di spettatore che di cavaliere partecipe
-del torneo, acquistatosi quindi dalla moltitudine il soprannome di
-_Neghittoso Nero_.
-
-Ma parve uscir repente di tanta svogliatezza, allorchè vide in uno
-stato così rischioso il duce della sua truppa, al quale accorse in
-aiuto facendo sforzo di sproni, e gridando con voce imitatrice del
-tuono: «_Desdichado_ al soccorso!» E n'era tempo; perchè mentre il
-cavaliere Diseredato stringea alla vita il Templario, accostatosi al
-primo Frondeboeuf stava col brando sollevato per vibrargli un colpo,
-allorchè il nuovo campione fu in tempo di arrestarlo, assalirlo, farlo
-d'un balzo avvoltar nella polve. Il Neghittoso Nero indi si volse ad
-Atelstano di Coningsburgo, nè potendo giovarsi della propria spada che
-avea rotta sull'armatura di Frondeboeuf, strappò di mano all'attonito
-Sassone la picozza di punta e taglio, con cui questi volea ferirlo, e
-gli misurò sì vigoroso colpo che il mise a starsene col suo collega.
-
-Dopo tali due atti di prodezza che gli meritarono tanto maggiori
-applausi, perchè niuno a ciò si aspettava, il Neghittoso Nero parve
-tornasse nella sua naturale indolenza, e ricondottosi tranquillamente
-all'estremità dell'arena, lasciò che il suo duce terminasse egli la
-contesa con Brian di Bois-Guilbert. Nè lunga, nè ostinata fu questa
-lotta, perchè sendo gravemente ferito il cavallo del Templario, al
-primo scontro soggiacque. Brian di Bois-Guilbert si rotolò nella polve
-con un piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. Scese
-immantinente a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse; ma
-il principe Giovanni più commosso dal pericolo del Templario che nol fu
-da quello in cui trovossi dianzi il cavaliere Diseredato, risparmiò a
-Bois-Guilbert l'umiliazione di confessarsi vinto col gettar nell'arena
-il suo baston del comando, e così mettendo fine alle pugne.
-
-Gli scudieri, che senza rischio non avrebbero potuto nel durar del
-conflitto avvicinarsi ai loro padroni, entrarono allor nel ricinto per
-trasportare nelle vicine tende i feriti.
-
-Tal ebbe conclusione il celebre torneo d'Ashby-de-la-Zouche, nè mai
-guerrieri si contraddistinsero per fatti d'armi più segnalati. Quattro
-cavalieri perirono sul campo, e un di questi soffocato dal calore
-che sofferiva entro la sua armatura; sommarono a trenta coloro che
-riportarono gravi ferite, e quattro o cinque di essi morirono pochi
-giorni dopo. Quindi tal giostra non vien memorata nelle antiche
-cronache se non se col predicato di _nobile e bella posta d'armi
-d'Ashby_.
-
- [Illustrazione: _Brian de Bois-Guilbert si rotolò nella
- polve, con un piede impacciato sì nella staffa che non potè
- liberarnelo. — Scese immantinente a terra il suo competitore,
- e gli gridò s'arrendesse, ma il Principe Giovanni....._]
-
-Spettando allora al principe Giovanni l'indicare il cavaliere, che
-per più belle imprese erasi segnalato, ei decise che l'onore di tal
-giornata apparteneva al campione, soprannominato dalla voce pubblica
-il Neghittoso Nero. Indarno gli venne rimostrato che in sostanza la
-vittoria fu riportata dal cavaliere Diseredato, il quale avea colle
-proprie mani atterrati sei cavalieri, e coronate sì chiare geste
-col mettere giù d'arcione il duce della parte contraria. Il principe
-Giovanni persistette nella sua sentenza, adducendo che il cavaliere
-Diseredato e i suoi colleghi sarebbero stati vinti senza il possente
-soccorso del cavaliere dall'armi nere; a questo pertanto doversi
-aggiudicare il premio.
-
-Venne tostamente sollecitato a mostrarsi il vincitore; ma a grande
-maraviglia de' circostanti questi non si presentò. Egli si era partito
-dall'arena appena terminata la giostra, e vi fu chi 'l vide avviarsi
-ver la foresta con quella lentezza e quei non curanti modi, che gli
-ottennero il soprannome di Neghittoso Nero. Per due volte le trombe il
-chiamarono; per due volte gli araldi d'armi bandirono l'acclamazione
-d'uso; laonde per l'assenza di esso fu d'uopo nominare altro cavaliere
-a ricevere gli onori del torneo. Il principe Giovanni non ebbe allora
-pretesti per non riconoscere que' diritti che il cavaliere Diseredato
-potea far valere ad un premio a sì belle geste dovuto e lo acclamò
-vincitore.
-
-Per mezzo d'un'arena innaffiata di sangue, coperta di frantumi
-d'armature e di morti cavalli, i marescialli del torneo condussero
-nuovamente a pie' del trono il vincitore, al quale il principe Giovanni
-volse tai detti:
-
-«Cavaliere Diseredato, poichè è questo il solo titolo, sotto cui
-acconsentiste d'essere conosciuto, noi vi decretiamo per la seconda
-volta gli onori del torneo, e notifichiamo che avete diritto a
-pretendere ed a ricevere dalle mani della Regina della Beltà e degli
-Amori la corona d'onore che il valore vi meritò.» Il cavaliere fe' un
-profondo inchino, ma nulla rispose.
-
-Intanto che gli araldi gridavano attorno a tutto il recinto: _Onore
-al prode! gloria al vincitore!_ che le matrone sventolavano i lor
-fazzoletti di seta e i ricamati lor veli; che il popolo facea
-eccheggiar l'aria di vivissimi applausi, i marescialli fra 'l
-concerto di suoni militari conduceano per mezzo all'arena il cavaliere
-Diseredato finch'ei giunse a piè del trono d'onore, occupato da lady
-Rowena.
-
-Dissero al cavaliere di prostrarsi sull'ultimo gradino del trono;
-perchè tutti i suoi atti, tutti i suoi moti dopo il termine della pugna
-sembravano sol regolati dagl'impulsi di coloro che gli stavano attorno;
-e fu anzi osservato ch'ei vacillava della persona nell'attraversare
-la seconda volta quel campo. Lady Rowena, scendendo dal suo trono con
-grazia e dignità in essa uguali, accigneasi ad adattargli sull'elmo
-la corona che ella tenea fra le mani, ma i marescialli unanimamente
-sclamarono: «No, no, gli è duopo che il capo del vincitore appaia
-scoperto». Il cavaliere articolò alcuni accenti, ma con voce sì fioca
-che dall'atteggiamento di chi li pronunziava anzichè dalle rilevate
-parole, si giudicarono intesi a mostrar brama in lui di star celato
-sotto la sua visiera. Brama non esaudita! perchè o fosse rispetto
-a quelle consuetudini cavalleresche, o curiosità, i marescialli non
-ne fecero caso. L'elmo gli fu tolto, e comparvero i lineamenti d'un
-giovane di cinque lustri, le cui guance, comunque arse dal sole, e
-pallide e tinte d'alcune tracce di sangue, presentavano ancora una
-fisonomia oltre ogni dire gradevole.
-
-A tal vista lady Rowena mandò un lieve grido; poi, richiamando attorno
-di sè tutta la forza del proprio animo, comunque ne tremassero tutti i
-muscoli per la violenta commozione che in lei si destò, pose la corona
-sul capo del vincitore, accompagnandone l'atto con tali accenti che
-con voce chiara e distinta vennero pronunziati: «Io ti presento questa
-corona, ser Cavaliere! ella è il guiderdone del valore che dimostrasti
-quest'oggi.» Indi dopo breve pausa soggiunse con fermo tuono di voce.
-«Non mai corona di cavaliere fu collocata sovra un capo più degno di
-portarla.»
-
-Il cavaliere chinò la testa, e baciò la mano della giovine regina,
-ma poi inclinandosi anche più che nol divisava, cadde svenuto a' suoi
-piedi.
-
-La costernazione divenne generale. Cedric, già soprappreso da muto
-stupore nel vedersi alla presenza un figlio che da sè avea sbandito,
-in quel punto si fe' innanzi frettolosamente come per separarlo da
-lady Rowena; ma l'aveano già prevenuto i marescialli del torneo,
-i quali si affrettarono di sciogliere della sua armatura Ivanhoe,
-attribuendo ad una riportata ferita il deliquio; nè mal s'apposero,
-poichè si osservarono e le tracce d'una punta di lancia che ne trapassò
-la corazza, e la profonda piaga che un tal colpo gli avea portata nel
-fianco.
-
-
-
-
-CAPITOLO XIII.
-
- «Immantinente Enea l'altra contesa
- «Propon de l'arco e i suoi premii dichiara.
- ENEID. _Trad. del Caro._
-
-
-Non sì tosto il nome d'Ivanhoe fu pronunziato, volò di labbro in
-labbro, sintantochè giunse all'orecchio del Principe, che aggrottò
-le ciglia in udirlo profferire. Si sforzò nullostante a celare il
-suo turbamento, e girando attorno disdegnosamente lo sguardo disse ai
-cortigiani: «Milordi, e soprattutto, ser Priore, che cosa pensate voi
-della dottrina trasmessane dagli antichi su le simpatie e le antipatie
-innate? Ai moti destatisi nell'animo mio parea indovinassi che m'era
-vicino il favorito di mio fratello.»
-
-«Or sì Frondeboeuf può prepararsi a rimettere il suo feudo d'Ivanhoe»
-sclamò allora Bracy, che dopo avere fatta assai decorosa mostra di sè
-nel torneo, dimise elmo e scudo per porsi nuovamente nella comitiva del
-Principe.
-
-«Sì veramente!» aggiunse Waldemar Fitzurse «gli è di tutta probabilità
-che questo giovane vincitore venga per ridomandare il castello e i
-terreni assegnatigli da Riccardo, e che l'Altezza vostra per atto di
-generosità presentò a Frondeboeuf.»
-
-«Frondeboeuf» disse il Principe «non è tal uomo da restituir di
-leggieri cosa da lui già occupata, molto meno se la possede a buon
-diritto; perchè non credo, miei signori, essere alcuno fra voi, il
-quale mi neghi la facoltà di conferire i feudi della corona ai fedeli
-servi, che mi stanno intorno, e che mossi egualmente da zelo e da
-sentimento di dovere, si mostran pronti a far le veci di chi andò a
-combattere sotto cielo straniero, ponendo in non cale la patria sua, e
-togliendo a sè stesso l'abilità di servirla col proprio braccio, tutte
-le volte che le circostanze il richiedono.»
-
-L'uditorio era troppo parziale in sì fatta tesi; laonde non v'ebbe
-fra quei cortigiani chi non sentenziasse naturale e giustissimo
-il diritto che il Principe si arrogava, e fu gara nell'esclamare:
-«Buon Principe, generoso Principe, che fa a sè stesso una legge di
-compensare i suoi servi fedeli!» Ognuno di loro sperava ottener feudi
-e dominii ragguardevoli al pari di Frondeboeuf, e accarezzava quindi
-la mano da cui gli dovevano derivare. Fe' coro con essi il priore
-Aymer, che solamente credette a sè lecita un'osservazione, non potere
-cioè cristianamente nomarsi terra straniera la città di Gerusalemme,
-_comunis mater_, diceva egli, madre di tutti i fedeli. Ma, aggiugneva
-ad un tempo, ch'ei non vedea come il cavalier d'Ivanhoe potesse
-applicare a sè questa massima. «Io so da buon canale, che Riccardo non
-è mai andato molto più in là d'Ascalon, e Ascalon, chi nol sa? è una
-città de' Filistei, immeritevole di que' privilegi che alla sola Città
-Santa possono appartenere.»
-
-Nel tempo di sì fatti ragionamenti la curiosità avea tratto Waldemar
-verso il luogo, ove Ivanhoe cadde svenuto; sicchè tornando al Principe
-gli disse. «Il giovane eroe non darà lungo motivo d'inquietudine a
-vostra Altezza, nè cercherà disputare a Frondeboeuf il feudo d'Ivanhoe;
-egli è gravemente ferito.»
-
-«Chiunque egli sia» rispose Giovanni «io non vedo in lui che il
-vincitor del torneo; e foss'egli dieci volte di più nostro nemico,
-o dieci volte di più affezionato a nostro fratello, le quali cose
-tornano forse allo stesso, gli è d'uopo ora largheggiar seco lui d'ogni
-soccorso addicevole allo stato in cui si trova. Ordineremo tosto al
-nostro primo medico perchè lo visiti.»
-
-Un amaro sorriso si lasciò scorgere nei lineamenti del Principe
-intantochè profferiva tai detti. Waldemar Fitzurse fu pronto a
-rispondere che gli amici d'Ivanhoe aveano fatto trasportar questo
-giovine fuor dell'arena, aggiugnendo:
-
-«Confesso ch'io non ho potuto difendermi da una tal qual commozione in
-veggendo il duolo che quest'ultimo avvenimento ha cagionato alla Regina
-della Beltà e degli Amori. Oh! ella ha ben finito con tristezza il suo
-regno d'un giorno! Non certo io son l'uomo che mi lasci infievolir
-di leggieri dal pianto femminile: ma lady Rowena seppe reprimere il
-cordoglio con tanta dignità, che m'era impossibile il non ammirarne la
-fermezza e il coraggio. Quanta lotta ella dovea sostenere coi moti del
-proprio cuore, allorchè a mani giunte contemplava con occhio asciutto
-quel corpo esanime che giacea steso a' suoi piedi!»
-
-«E chi è in somma questa lady Rowena, di cui udiam farsi continuamente
-parole?»
-
-«Ella è una Sassone, erede di un ragguardevole patrimonio» disse il
-priore Aymer «la più bella delle belle, una rosa di freschezza, un vero
-gioiello sott'ogni aspetto.»
-
-«Ebbene! noi ci darem pensiere di consolarla, e di nobilitarla col
-concederle in isposo un Normanno. Senza dubbio essa è minore, e
-quindi a noi s'appartiene la cura di collocarla. Che ne dite Bracy? Vi
-sentireste in voglia d'imitar l'esempio degli amici del Conquistatore,
-e di sposare una Sassone per arricchire d'una cospicua signoria?»
-
-«Se la signoria mi conviene, o Principe» rispose Bracy «gli è ben
-difficile che mi dispiaccia la sposa; e l'Altezza vostra ha trovata ora
-una bella occasione di compiere un'opera buona, e di tenere tutte le
-promesse fatte al suo fedele servo e vassallo.»
-
-«A ciò penseremo» disse il Principe, «anzi..... aspettate. Per poter
-subito dar mano all'opera, dite al nostro siniscalco di trasferirsi
-tosto presso lady Rowena, e invitarla ad onorare di sua presenza il
-nostro banchetto, insieme colla sua compagnia, intendo quel suo burbero
-d'un tutore, e quell'altro sassone, specie d'orso, a cui il Neghittoso
-Nero fece morder la polvere nel torneo. Rigot» soggiunse volgendosi
-al siniscalco «nel far invito usate tal compitezza e tali riguardi
-che l'orgoglio di questi alteri Sassoni ne sia soddisfatto, e che non
-abbiano pretesti ad un secondo rifiuto, benchè sul mio onore, il far
-cortesia a costoro, sia gettar perle dinanzi ai porci.»
-
-Pronunziate appena queste parole, e già preparandosi il principe
-Giovanni a dare il segnale della partenza, un uom del suo seguito venne
-a portargli un biglietto.
-
-«D'onde viene?» il Principe gli domandò.
-
-«Gli è quanto ignoro, o mio Principe» rispose l'altro «ma a quel che
-mi sembra, da paese straniero. N'è apportatore un Francese, che ha
-viaggiato notte e giorno, perchè sia rimesso più presto nelle mani di
-vostra Altezza.»
-
-Il Principe ne esaminò con molta attenzione il soprascritto, poi il
-suggello su cui erano improntati tre gigli. Aperse indi la lettera
-con una agitazione che crebbe manifestissimamente quando ne lesse le
-parole, che nè più nè meno eran queste: _Pensate ai casi vostri. Il
-lione è scatenato_. Giovanni divenuto pallido come la morte, guardò da
-prima la terra, poi sollevò gli occhi al cielo com'uom che avesse letta
-la sua capitale sentenza. Riavutosi in appresso dal subitaneo effetto
-di quella sorpresa, chiamò in disparte Fitzurse e Bracy, ai quali fece
-leggere successivamente il biglietto.
-
-«Forse» disse il secondo «quest'è un timor panico, o fors'anche la
-lettera è falsificata.»
-
-«No» rispose il Principe «conosco bene il sigillo, conosco bene l'armi
-di Francia.»
-
-«Se ciò è» soggiunse Fitzurse «che si indugia a convocare i nostri
-partigiani, sia a York, sia in qualche città posta nel centro? Il
-menomo ritardo potrebbe divenirne funesto. Abbandoniamo adunque tai
-giuochi puerili, e pensiamo agli affari più serii sui quali è d'uopo or
-meditare.»
-
-«Badiamo però» interpose tale osservazione Bracy «badiamo di non
-mettere mal umore nel popolo e negli arcieri col defraudarli d'un
-passatempo sul quale contavano. Mi sembra che tutti questi riguardi
-si possano conciliare insieme, perchè il dì non è molto innoltrato.
-Vostra Altezza ordini che segua tosto la gara fra gli arcieri, e che
-immediatamente dopo di essa venga aggiudicato il premio al vincitore.
-Per tal via ella avrà adempiuta la sua promessa, e sarà tolto a questa
-banda di servi sassoni ogni pretesto di querelarsi.»
-
-«Ottima idea, o Bracy!» disse il Principe «tanto più perchè non
-dimentichiamo noi già d'avere un debito da saldare con quel villano,
-che ardì ieri insultarci. Il nostro banchetto, per cui sono già corsi
-gli inviti, è ordinato ad ora tarda. Fosse l'ultim'ora della mia
-possanza, la voglio consecrata alla vendetta e al diletto. Domani avrem
-tempo e d'affari e d'inquietezze e di brighe.»
-
-Lo squillo delle trombe avendo nuovamente raccolti quegli spettatori
-che già cominciavano ad allontanarsi, gli araldi d'armi notificarono,
-come il principe Giovanni, richiamato da importantissime cure che gli
-impedivano d'assistere alle feste divisate per la domane, e sollecito
-per altra parte che i suoi valenti arcieri non si separassero senza
-aver fatte prove di destrezza alla sua presenza, avea risoluto che i
-giuochi promessi pel dì successivo si celebrassero in quell'istante
-medesimo. Il premio assegnato al vincitore stavasi in un corno da
-caccia guernito d'argento, in un sontuoso pendaglio di seta, ed in
-un medaglione di sant'Uberto, che era il santo, avvocato de' giuochi
-villerecci.
-
-Allora si presentarono per disputarsi il premio più di trenta arcieri,
-la maggior parte de' quali erano boscaiuoli delle foreste reali di
-Needwod e di Charnwood. Ma conosciutisi scambievolmente, e veduto
-quali erano i loro avversari, due terzi de' medesimi si ritirarono
-per non soggiacere all'obbrobrio d'una quasi certa disfatta. Perchè
-in quei giorni la maestria d'un buon saettiere si menzionava molte
-miglia all'intorno, come oggidì le qualità d'un cavallo addestrato a
-New-Market son note a coloro che frequentano quel luogo tanto famoso.
-
-Laonde il numero de' competitori si trovò ridotto ad otto. Il principe
-Giovanni scese dal trono, per esaminar più da presso que' scelti
-arcieri, molti de' quali portavano la regale divisa. Poi soddisfatta
-una tale curiosità, girò gli occhi attorno al ricinto, ansioso di
-scoprire colui che lo avea concitato a sdegno, e il vide in piedi nel
-luogo stesso ove trovollo il dì innanzi, che serbava la stessa calma,
-la stessa intrepidezza di prima.
-
-«Volea dirlo» questi accenti il Principe gl'indirisse «volea dirlo, che
-la tua destrezza non sarebbe andata del pari colla tua audacia. Tu non
-osi ora cimentarti con tali competitori.»
-
-«Con vostra buona licenza, o signore» rispose l'arciere «una ragione
-diversa del timor d'esser vinto mi tiene in disparte.»
-
-«E qual è questa ragione diversa?» gli chiese il Principe, al quale per
-un motivo ch'egli non avrebbe saputo spiegare a sè stesso, la presenza
-dell'uomo interrogato inspirava un'inquieta curiosità.
-
-«Egli è, perchè questi arcieri ed io non siamo avvezzi a mirare
-allo stesso bersaglio; poi temerei si accigliasse la Grazia vostra
-nel vedere anche il terzo premio toccare a persona, che ha avuta la
-sfortuna di caderle in disfavore.»
-
-«Arciere, come ti chiami?» gli domandò arrossendo il Principe.
-
-«Locksley» rispose l'arciere.
-
-«Ebbene, Locksley, tu mirerai al tuo bersaglio, quando gli altri
-arcieri avranno data prova di lor destrezza. Se riporti il premio, io
-lo crescerò di venti _nobili_[17], ma se tu perdi, ti fo spogliare del
-tuo abito, siccome indegno di portarlo, ed inoltre scacciar dal ricinto
-a colpi di corda d'arco, e ciò per punirti della tua arroganza e delle
-tue millanterie.»
-
-«E se io ricuso d'accettar la disfida a tai patti?» rispose l'arciere.
-«La Grazia vostra, difesa come lo è da tanti armigeri, può fare ch'io
-sia battuto, spogliato dei miei abiti, ma non con la sua autorità
-obbligarmi a tender l'arco senza il mio beneplacito.»
-
-«Se tu ricusi, dici, d'accettar la disfida! Fo rompere dall'inspettore
-il tuo arco e le tue frecce, e sarai scacciato come un poltrone da
-quest'arena.»
-
-«E' non è veramente offerirmi buoni patti, o gran Principe, il volermi
-obbligare a misurar le mie forze coi migliori arcieri delle contee di
-Stafford e di Leicester, sotto pena di provare indegnissimo trattamento
-se rimango al di sotto. Nondimeno sia fatta la volontà della Grazia
-vostra!»
-
-«Guardie, vegliate sopra di lui» disse allora Giovanni «vedo che il
-coraggio gli manca, ma non voglio ch'ei possa evitare il cimento, al
-quale è mia mente ch'egli soggiaccia. E voi, miei amici, coraggio,
-sostenete da pari vostri la vostra rinomanza. Per mio ordine stanno
-imbanditi nella tenda vicina i reficiamenti da dispensarvi dopo
-riportato il premio.»
-
-Era il bersaglio uno scudo posto in fondo a quel viale che dalla parte
-d'ostro conduceva al torneo. Fra questo bersaglio e il luogo d'onde gli
-arcieri doveano mirare, venne lasciata una sì considerabile distanza
-che sarebbesi detto il solo caso poterne indirigere le saette. La sorte
-decise quali arcieri doveano a mano a mano succedersi nel lanciare le
-loro tre frecce; che ciascuno dovea scoccar l'arco tre volte. Presedeva
-al buon ordine di quella palestra un ufiziale di classe inferiore,
-detto _Inspettore de' giuochi_; poichè i marescialli del torneo
-avrebbero avuto siccome invilimento di lor dignità il regolare gli
-apparecchi d'un sì vulgar passatempo.
-
-Gli arcieri avanzatisi un dopo l'altro, lanciarono le loro frecce con
-prontezza uguale alla maestria, e di ventiquattro che successivamente
-scoccarono, dieci aggiunsero la mira, le altre le andarono sì da
-presso, che avuto riguardo a quella distanza, tutti i saettatori si
-meritarono encomii. Ma chi ogn'altro superò in tal cimento fu Uberto,
-il boscaiuolo di Malvoisin, poichè due frecce partite dal suo arco si
-conficcarono nel cerchio disegnato in mezzo al bersaglio; e fu quindi
-acclamato vincitore.
-
-«Ebbene! Locksley» disse il Principe all'arciere, ch'ei volea umiliare
-«ti senti ora in voglia di venire a prova con Uberto, o ti chiamerai
-vinto rimettendo arco e frecce all'inspettore de' giuochi?»
-
-«Poichè dunque non v'è altra via di levarsi d'impaccio» rispose
-Locksley «tenterò la fortuna, purchè, quando avrò mandate due frecce al
-bersaglio che mi verrà additato da Uberto, egli ne indirizzi una a quel
-bersaglio che a mia volta gli mostrerò.»
-
-«Nulla avvi di più giusto» rispose il Principe «e acconsento a quel
-che mi chiedi. Uberto, se tu porti vittoria su questo millantatore, io
-colmerò di monete d'argento il corno da caccia assegnato al vincitore.»
-
-«L'uomo non può fare che quanto può» rispose Uberto «ma il mio bisavolo
-lanciò ad Hastings tal freccia che gli fruttò molto onore. Spero non
-mostrarmi indegno d'essergli pronipote.»
-
-Allora venne cambiato lo scudo che fu primo bersaglio, ponendone in sua
-vece un nuovo egualmente grande. Uberto, che qual vincitore nell'altro
-cimento avea il diritto del primo tiro, impiegò assai tempo nel fissare
-la mira e nel misurare la distanza, tenendo intanto fra le mani l'arco
-ricurvo e la freccia collocata sulla corda. Finalmente, fatto un passo
-avanti, alzò l'arco sintantochè la metà di esso gli fosse parallela
-alla guancia, poi ritrasse con forza la corda verso il proprio
-orecchio. Scoccò fischiando la freccia, conficcandosi nel cerchio
-descritto in mezzo allo scudo, ma senza toccarne esattamente il centro.
-
-«Voi non metteste attenzione al vento, o Uberto» gli si volse il
-suo competitore, che in ciò dire tendeva il proprio arco «altrimenti
-avreste fatto tiro migliore.»
-
-Dopo di che, senza voler nemmeno il fastidio di fisare un istante
-la mira, Locksley si pose nel luogo assegnato a tal prova, e scoccò
-l'arco sì sbadatamente in apparenza da potersi credere ch'ei non
-avesse contemplato nè poco nè molto il bersaglio. E discorreva ancora
-quando uscia dall'arco la freccia. Pur questa andò vicina al centro due
-pollici più di quella d'Uberto.
-
-«Per la luce di Dio!» sclamò il Principe mettendo gli occhi addosso ad
-Uberto «se ti accade lasciarti vincere da questo sciagurato, sei degno
-della galera.»
-
-Uberto aveva un intercalare, che solea frammettere in tutti i discorsi:
-«Quando anche l'Altezza vostra dovesse appiccarmi, l'uomo non può
-fare che quanto può. Per altro, mio bisavolo lanciò ad Hastings certa
-freccia....»
-
-«Maladetto sia tuo bisavolo e la tua intera generazione!» sclamò
-interrompendolo il Principe. «Tendi l'arco, sciagurato, e mira diritto
-quanto il sai. Altrimenti, povero te!»
-
-Cedendo a sì incalzanti esortazioni, tornò Uberto al suo luogo, ove non
-dimenticando l'avviso datogli dall'avversario, calcolò la divergenza
-che potea derivare alla sua freccia da un lieve fiato di vento alzatosi
-allora, poi lanciolla con tal maestria che infilzò al giusto il centro
-del bersaglio.
-
-«Viva Uberto! viva Uberto!» esclamò quella moltitudine superbendo
-di vedere un arcier del paese che riportava la vittoria su d'uno
-straniero. «Viva in eterno Uberto!»
-
-«Tu non saprai colpire più giusto, o Locksley» disse all'altro il
-Principe con insultante sorriso.
-
-«Forse sì!» rispose colla massima calma Locksley, e dopo avere mirato
-con qualche maggior attenzione di prima, mise dall'arco la freccia
-che colpendo in dirittura quella dell'avversario la fece in pezzi.
-Della qual maestria tanto meravigliarono gli astanti, che non si
-contentarono nell'applaudire d'usar le frasi consuete. «Costui non è un
-uomo» si diceano fra loro gli arcieri «bensì un diavolo. Quanto ei fa
-è un prodigio. Nè tal prodezza si è mai più veduta, dacchè fu teso il
-prim'arco nell'Inghilterra.»
-
-«Ora» disse Locksley «domando alla Grazia vostra la permissione di
-mettere uno di que' bersagli che si costumano nel Nord; e sia onore
-all'arcier valoroso che varrà a disputare il premio a tal prova e
-a meritarsi un sorriso dalla giovane contadinella, che toccò più
-gagliardamente il suo cuore.»
-
-Facendo indi alcuni passi per allontanarsi: «Ordinate» soggiunse,
-voltosi al Principe «se così vi piace, che alcune delle vostre guardie
-mi seguano. Non vado che a tagliare una bacchetta nella foresta.»
-
-Giovanni fe' cenno ad alcuni armigeri d'accompagnarlo, per tema che
-scomparisse; ma una diffidenza sì fuor di luogo eccitò indignazione
-nel popolo, che non potè starsi dal manifestarla con parole; laonde il
-Principe avvisò meglio ritrattar l'ordine, e permettere a Locksley che
-andasse solo nel bosco.
-
-Tornò egli quasi nel medesimo istante portando seco una bacchetta di
-salice, lunga in circa sei piedi, ben diritta, e grossa alquanto più
-d'un pollice. Datosi a ritondarla con tutta la calma dell'animo, andava
-chetamente facendo le sue osservazioni: «essere ingiuria ad un buon
-saettiere il proporgli una mira sì larga, siccome uno scudo lo era.
-Quanto a lui, e nel paese ove nacque, varrebbe lo stesso mirar contra
-la tavola rotonda del re Arturo, intorno a cui si tenevano sessanta
-cavalieri; tal bersaglio essere buono per fanciulli di sette anni. —
-Ma» soggiunse indi camminando con aria deliberata verso l'estremità del
-viale, e conficcando nel suolo la bacchetta di salice, che a suo modo
-avea preparata «se v'è alcuno che raggiunga tal mira alla distanza di
-trenta passi, questo io chiarisco buon arciere, degno di portare arco e
-turcasso davanti un re, fosse anche lo stesso Riccardo il Grande.»
-
-«Mio bisavolo» disse Uberto «lanciò ad Hastings tal freccia che gli
-fruttò molto onore; ma non gli saltò mai in capo di far suo bersaglio
-una bacchetta che appena si vede. Io non tenterò quel ch'ei non tentò.
-Se questo arciere tocca il bersaglio ch'egli medesimo ha posto, mi do
-per vinto; sarà segno ch'egli ha il diavolo dentro la pelle. Finalmente
-poi l'uomo non può fare che quanto può, nè io voglio avventurarmi colla
-certezza del mal esito.»
-
-«Cane d'un poltrone!» sclamò il Principe coll'usata sua sfrontatezza.
-«A te, Locksley, scocca. Se la tua freccia aggiugne la bacchetta,
-concederò io pure esser tu il primo fra quanti arcieri io m'abbia
-veduti. Ma innanzi compartirti un titolo sì onorevole voglio prove
-irrefragabili della tua abilità.»
-
-«Farò quanto posso, come dice Uberto» rispose Locksley. «L'uomo non può
-fare che quanto può.»
-
-Nel pronunziar tali accenti, Locksley tese nuovamente il suo arco, ma
-questa volta per vero dire lo esaminò con maggior cura, e ne cambiò la
-corda, che coll'uso fattone replicatamente avea perduta in parte la sua
-rotondità. Contemplò indi lo scopo, e misurò coll'occhio la distanza,
-intantochè gli spettatori, quasi non si facendo lecito di respirare,
-ne miravano ansiosi ogni moto. L'arciere giustificò l'alta opinione,
-che concetta erasi della sua maestria. La freccia spaccò la verga di
-salice contro di cui venne lanciata. L'aria rintronò d'applausi e il
-principe Giovanni, egli stesso, col dimostrare ammirazione a Locksley,
-parve abbiurasse la propria ingiustizia. «Questi venti nobili, e il
-corno da caccia son tuoi» diss'egli all'arciere. «Ben il meritasti. E
-te ne saranno sborsati altri cinquanta in questo istante medesimo, se
-acconsenti di venire arciere nella nostra guardia. Perchè non vidi nè
-braccio più vigoroso del tuo nel curvare un arco, nè più giusto occhio
-nell'indirigere al suo scopo una freccia.»
-
-«Scusatemi, gran Principe» rispose Locksley; «ma ho giurato di non
-accettare servigio, quando non fosse presso il re Riccardo, vostro
-fratello. Questi venti nobili, io li rimetto ad Uberto, non men
-segnalatosi in tal giorno di quello che nella giornata di Hastings si
-segnalò il suo bisavolo. Un riguardo di modestia, a quel che penso, gli
-fe' ricusare l'ultima disfida, ma non dubito che non avesse, com'io,
-giunto il bersaglio.»
-
-Uberto ricevette con tal qual contraggenio il presente dello straniero,
-che sollecito a quanto parve di non tenere più lungo tempo in sè volta
-l'attenzione del pubblico, si perdè tra la folla non lasciandosi più
-vedere.
-
-Forse non si sarebbe sottratto con tanta facilità agli sguardi del
-Principe, se la mente di questo fosse stata più sgombra, nè assorta
-ne' più serii argomenti su i quali gli era d'uopo alfin meditare.
-Giovanni chiamò a sè il ciamberlano, che dava il segno della partenza
-agli spettatori, ordinandogli condursi tosto ad Ashby a cercare l'ebreo
-Isacco per ogni dove.
-
-«Raccomandategli» disse «di spedirmi duemila scudi prima che il sole
-tramonti. Già sa le guarentie da me offertegli per tale prestanza. Ad
-ogni evento fidategli in pegno questo anello. Quanto alla rimanente
-somma ch'ei s'è obbligato a fornirmi, gli è d'uopo mi sia spedita a
-York prima che passino sei giorni. Se manca, gli fo tagliare la testa.
-Forse lo troverete lungo la strada, perchè il miscredente assisteva al
-torneo. Può darsi anzi ch'egli non sia molto lontano.»
-
-Il maresciallo forzando di speroni s'indirisse alla volta d'Ashby. Il
-principe, risalito a cavallo e seguitato da grande numero di cavalieri,
-prese la stessa strada per osservare egli stesso gli apparecchi del
-banchetto da lui annunziato a compimento di questa giornata.
-
-
-
-
-CAPITOLO XIV.
-
- Ai ludi, ove di prisco animo ardito
- Fêr mostra i prodi, succedè fra poco
- A ristorarli splendido convito.
- A canto alla sua donna prendea loco
- Ogni campion che ai rai di due pupille
- Di gloria e amor rinnovellava il foco.
- _Warton._
-
-
-La festa annunziata dal principe Giovanni dovea celebrarsi nel castello
-d'Ashby. Ma tale castello in que' giorni era ben lungi dal somigliare a
-quell'edifizio, le cui maestose rovine anche oggidì eccitano gratamente
-la curiosità del viaggiatore, e gli rimembrano il palagio fabbricato in
-appresso da lord Hastings che fu una fra le prime vittime immolate alla
-tirannide di Riccardo III. Nell'età, cui questa storia si riferisce, la
-città e il castello d'Ashby appartenevano a Ruggero di Quincy, conte
-di Winchester, che allora stavasi in Terra Santa, abitandone intanto
-la rocca il principe Giovanni, che senza scrupolo usava a suo grado
-delle cose tutte del proprietario. Voglioso in tale sera di sopraffar
-gli ospiti con una straordinaria ostentazione di lusso, comandò non si
-omettesse veruna cosa affinchè il banchetto fosse splendido quanto mai
-si potea.
-
-I provveditori della casa principesca, che in tali occasioni godeano
-d'una sovrana autorità, fecero man bassa in quei dintorni per
-procacciarsi qualunque cosa potesse far bella mostra alla mensa del lor
-padrone. Parecchi inviti erano stati fatti, e più che mai abbisognante
-in quei giorni di cattivarsi favore da tutti, il principe Giovanni,
-estese cotali inviti non solamente alle famiglie normanne stanziate in
-Ashby o nelle vicinanze di questa città, ma alle più reputate fra le
-sassoni e le danesi. Comunque spregiati nelle circostanze ordinarie,
-gli Anglo-Sassoni erano troppo numerosi per non rendersi formidabili
-se avessero preso parte nelle civili sommosse, delle quali parea
-imminente lo scoppio; onde ogni buona ragione di politica consigliava
-l'amicarsene i capi.
-
-Tutti sì fatti riguardi il Principe avea ponderati, venuto quindi nella
-ferma deliberazione di usare a questi ospiti, che spesso non vedeva
-alla sua mensa, ogni sorte di compitezze e cortesie, a cui dinanzi non
-gli avea per vero dire avvezzati. E certamente ei possedea sovra ogni
-altro l'ingegno di sagrificare all'interesse la propria opinione, e di
-fingere sentimenti che non provava; ma per sua sfortuna la leggerezza
-e la petulanza, ingenite in lui, o più presto o più tardi scoppiavano,
-e gli toglievano il frutto che avrebbe potuto ritrarre da adoperata
-dissimulazione.
-
-Ei diede un saggio di tal leggerezza, o piuttosto straordinaria
-demenza, allorchè il padre suo, Enrico II, lo inviò nell'Irlanda per
-conciliarsi l'affetto degli abitanti di quel reame, incorporato testè
-coll'Inghilterra. I capi Irlandesi s'affrettarono di movere incontro al
-giovane Principe per fargli omaggio e offerirgli l'amplesso di pace.
-Ma anzichè accoglierli colle addicevoli dimostrazioni di benevolenza,
-il principe Giovanni, nè meno matti di lui i suoi cortigiani, non
-seppero resistere alla tentazione di tirare per le lunghe lor barbe
-que' magnati, la qual condotta gli è inutile il soggiungere quanta
-indignazione eccitasse negl'Irlandesi. Citammo simile esempio, onde il
-leggitore possa di per sè stesso farsi un'idea dell'indole di Giovanni
-e delle sue continue imprudenze, nè quindi maravigliar del contegno che
-gli vedrà serbare co' novelli suoi ospiti.
-
-Consentaneo per allora ai propositi fatti a sè stesso, il principe
-ricevè Cedric e Atelstano con riguardo il più segnalato, e quando
-il primo d'essi fece le scuse di lady Rowena, che adducendo qualche
-incomodo di salute si era esentata dall'accettar quell'invito, Giovanni
-non pose acerbità nel manifestarne il proprio rincrescimento. Cedric
-e Atelstano erano entrambi vestiti all'usanza degli antichi Sassoni,
-abito non ridicolo di per sè stesso, pur diverso tanto da quello degli
-altri convitati, che il principe Giovanni si diede poscia gran merito
-presso Waldemar Fitzurse per aver saputo contenersi da un improvviso
-scroscio di risa alla vista di quell'aggiustamento, fatto bizzarro dal
-confronto delle costumanze d'allora.
-
-E per vero dire ad occhi sol guidati dalla ragione, la breve tonaca e
-il lungo mantello de' Sassoni dovevano apparire vesti più leggiadre, e
-soprattutto più comode assai, che non quelle lunghe giubbe normanne,
-larghe sì che sembravano zimarre da carrettai, e quelle cortissime
-mantelline, che non difendendo nè dal freddo nè dalla pioggia, chi
-le portava, fatte non sembravano ad altro se non se a mettere in
-mostra tutte le pelliccerie ed i ricami che l'arte d'un sartore potea
-sovr'esse adunare; usanza di cui lo stesso imperatore Carlo Magno
-ravvisò i molti inconvenienti. «A che giovano» ei dicea «questi tabarri
-sì corti? A letto! Non son neanche buoni a coprirci. A cavallo! non
-ci riparano nè dal vento nè dall'acqua. Seduti! non salvano le nostre
-gambe nè dall'umidità nè dal freddo.»
-
-Nondimeno ad onta dell'imperiale censura, i mantelli corti continuarono
-ad essere in grand'uso fino all'età che or descriviamo, e massimamente
-presso gli Angioini. Tutti i cortigiani del principe Giovanni li
-portavano, non si stando dal motteggiare i mantelli lunghi dei Sassoni.
-
-Le persone invitate presero luogo intorno ad una mensa riccamente
-imbandita. I molti cucinieri usi ad accompagnare il Principe in
-simili viaggi aveano adoperato tanta maestria e tanto ingegno nel
-variare le forme delle diverse vivande, che non meno de' moderni
-professori nell'arte della cucina, rendeano cosa impossibile ai
-convitati l'indovinare a prima vista la natura de' cibi cui stavano per
-assaggiare. Focacce, pasticcierie d'ogni genere, e cibi ghiotti, non
-soliti in quei dì a vedersi che sulle mense dell'altissima nobiltà,
-screziavano gradevolmente quella vista senza togliere la simmetria,
-cui compievano fiaschetti di vini i più delicati posti di distanza in
-distanza.
-
-Generalmente parlando l'intemperanza non era vizio caratteristico
-dei Normanni. Più difficili da contentare che ghiotti, cercavano
-bensì la squisitezza nelle vivande, ma rifuggivano da ogni genere
-di sregolamento, la qual cosa non si poteva dire de' Sassoni. Gli
-è vero che il principe Giovanni ed alcuni che lo imitavano per
-fargli la corte, amarono oltre il dovere i diletti della mensa, ed
-ella è anzi notoria cosa, che la morte del primo fu dovuta ad una
-indigestione procacciatasi da sè medesimo col fatto abuso di pesche e
-di cervogia[18]; ma la condotta di questo Principe forma eccezione a
-quella de' suoi compatriotti, sobrii la maggior parte.
-
-Laonde con una gravità maligna, solo interrotta da alcuni segreti
-cenni che si faceano a quando a quando fra loro, i cavalieri normanni
-stavano contemplando ogni moto il più lieve d'Atelstano e di Cedric,
-che commisero a propria non saputa molte sviste derivate dall'ignorare
-affatto le usanze di que' banchetti. Gli è più facile veder compatito
-un uomo il quale manchi alle regole della prudenza ed anche della
-costumatezza, che non tal altro, mostratosi ignaro delle minute
-particolarità d'un cerimoniale. Cedric, a cagione d'esempio, che
-forbiva le mani al tovagliuolo, anzichè aspettare che si rasciugassero
-agitandole all'aria disinvoltamente, fece ridere assai più del
-suo collega Atelstano, il quale da sè solo si appropriò un immenso
-pasticcio, pieno da quante cose fine e delicate potevansi immaginare.
-Ciò nulla meno allorchè dopo maturo esame si venne a scoprire che
-il _thane_ di Coningsburgo (ossia _franklin_ come i Normanni il
-nominavano) non conoscea le vivande da lui divorate sì avidamente, e
-che prendea per piccioni e lodole gli usignuoli ed i beccafichi, tale
-ignoranza gli fruttò risate, che ben più giustamente si meritava per la
-sua ghiottoneria.
-
-Alla fine del convito, allorchè i fiaschetti si faceano girare
-attorno con maggior libertà, i commensali si diedero a favellar del
-torneo e delle imprese onde ciascun cavaliere erasi più segnalato.
-Vennero quindi passati in rassegna i nomi, e dello sconosciuto che
-avea riportato il premio coll'arco, e del Neghittoso Nero sottrattosi
-agli onori che meritò, e finalmente del prode Ivanhoe che a sì caro
-costo avea comperata la gloria d'essere acclamato vincitore. Dominava
-in tai discorsi una franchezza veramente militare, e le arguzie e le
-lepidezze che si succedeano rapidamente l'una a l'altra come le figure
-artifiziali d'una girandola. Il principe Giovanni era il solo che
-non partecipasse, a quanto parea della comune giocondità. Immerso in
-moleste agitazioni non mostrava dilettarsi delle cose che accadeano
-attorno di lui; fuorchè rade volte, e se taluno de' suoi cortigiani
-cercava divagarne la mente per sì fatto modo occupata, allora alzavasi
-impetuosamente, e colmando la sua tazza la votava d'un fiato, quasi con
-animo di svegliare così i sopiti suoi sensi, e frammettersi nei comuni
-ragionamenti, il che eseguiva con qualche osservazione, buttata, per
-vero dire, con poco garbo e spesso alla ventura.
-
-«Noi votiam questa tazza» sclamò «ad onore di Wilfrid d'Ivanhoe,
-vincitore del torneo, ed esprimiamo il nostro rincrescimento perchè
-la riportata ferita non gli ha permesso onorare di sua presenza il
-nostro banchetto. Che ciascuno imiti noi nel portargli un brindisi,
-e soprattutto Cedric di Rotherham, ben meritevole di un figlio che ne
-presenta sì belle speranze.»
-
-«No, Principe» rispose Cedric alzandosi e rimettendo, senza avvicinarla
-al labbro, la sua tazza sopra la mensa «non sarà mai ch'io dia il
-nome di figlio a chi ha sprezzati i miei ordini, a chi ha abbiurato i
-costumi e le usanze de' suoi maggiori.»
-
-«E' non mi sembra possibile» sclamò il principe ostentando stupore «che
-un tanto prode cavaliere si mostri poi rubello ed indocile figlio.»
-
-«Pur d'esso è tale» riprese a dire Cedric. «Egli abbandonò la mia
-solitaria abitazione per partecipare ai diletti della corte di vostro
-fratello, ove imparò tutte quelle prove d'agilità, dette prodezze
-da voi normanni, usati ad ammirarle con entusiasmo. Abbandonò, dissi
-la mia casa, contro mia voglia e trasgredendo i miei ordini, la qual
-condotta, ai tempi d'Alfredo, sarebbesi chiamata inobbedienza figliale,
-e punita quindi col massimo rigore.»
-
-«Ah!» soggiunse il Principe mettendo con ricercatezza un profondo
-sospiro «poichè vostro figlio è stato alla corte del mio infelice
-fratello, non mi occorre chiedervi, ove e da chi abbia imparato a
-disobbedire suo padre.»
-
-Nel farsi lecita simile considerazione, il Principe dimenticava, a
-quanto sembra, che se Enrico II ebbe, poco più, poco meno, a dolersi di
-tutta la sua prole, egli, Giovanni, s'era contraddistinto fra tutti i
-propri fratelli per ingratitudine, e fino per osata ribellione.
-
-«Se non m'inganno» soggiunse indi dopo breve pausa, «mio fratello avea
-divisato di conferire il bel feudo d'Ivanhoe al suo favorito.»
-
-«Glielo conferì di fatto» rispose Cedric «ned è questo il minor de'
-rimproveri, che da me si è meritato mio figlio. Avvilirsi a ricevere,
-come vassallo, quei feudi, che appartenevano per diritto ai suoi
-maggiori, e posseduti da essi liberamente senza mai dipendere da
-chicchesia!»
-
-«Quand'è così» non indugiò il principe «voi non metterete ostacolo,
-o generoso Cedric, alla mia intenzione di concedere questo feudo
-ad un tale che non si reputerà avvilito nel possedere una fra le
-più ragguardevoli signorie spettanti alla corona d'Inghilterra. Ser
-Reginaldo Frondeboeuf» disse indi voltosi al nominato barone «spero
-vi saprete conservare questa bella baronia d'Ivanhoe ed impedire, che
-ser Wilfrid col rientrarne in possesso non s'inimichi vie più il suo
-genitore.»
-
-«Per sant'Antonio!» sclamò il gigante aggrottando il nero sopracciglio
-«voglio che mi si dica Sassone, se mai più Cedric o Wilfrid, o nessuno
-della sua schiatta, arriva a togliermi di mano il dono che l'Altezza
-vostra vuol farmi.»
-
-«Chiunque ti chiamerà Sassone, o ser Barone» sclamò Cedric, punto al
-vivo da questa frase, non però insolita ai Normanni, studiosissimi di
-dar tutti i possibili contrassegni di disprezzo agl'inglesi originarii
-«ti farà un onore tanto grande quanto sei tu lontano dal meritarlo.»
-
-Frondeboeuf stava in procinto di rispondere, ma tal briga gli
-risparmiarono l'arroganza e ad un tempo la leggerezza del Principe.
-
-«In fede mia, o Milordi, il nobile Cedric ha ragione. Egli e la sua
-discendenza ci sopravanzano per lunghezza di genealogia come per quella
-de' lor mantelli.»
-
-«Sì» aggiunse Malvoisin «e ci sopravanzano ne' campi, come il capriuolo
-sopravanza i cani che lo inseguiscono.»
-
-«Oh! hanno infinite ragioni di vantar preminenze sopra di noi» incalzò
-il priore Aymer «non fosse altro, pe' lor modi nobili e pieni di
-grazia.»
-
-«E che dite della segnalata lor temperanza?» interpose il suo motto
-anche Bracy, non ricordandosi in quel momento che, giusta i divisamenti
-ideati dal Principe, stava per isposare una Sassone.
-
-«E dove lasciate il coraggio?» continuò Brian di Bois-Guilbert. «Chè
-ne fecero sì bella mostra e nella giornata d'Hastings e in altre
-giornate!»
-
-Intanto che i cortigiani seguendo l'esempio del Principe gareggiavano
-nel far ridere a costo di Cedric, il Sassone divenuto rosso dall'ira,
-li guardava torvo un dopo l'altro, com'uomo cui la rapidità, onde le
-costoro ingiurie si succedeano, non davano il tempo di rintuzzarle
-volta per volta, e simile a furioso toro, che attorniato da' cani mossi
-contro di lui, esita nello scegliere la prima vittima di sua vendetta.
-Finalmente si volse al principe, siccome a primo autore dell'oltraggio
-cui sopportava, e tai furono gli accenti che con voce fatta tremula
-dallo sdegno ad esso indirisse.
-
-«Sieno quai che si vogliono i difetti o i vizi della nostra stirpe, un
-Sassone sarebbe stato considerato un vero _nidering_[19]» epiteto di
-disprezzo il più enfatico fra quella gente «se nel suo castello ed alla
-sua mensa avesse usato al proprio ospite quel trattamento, che vostra
-Altezza comporta mi venga usato quest'oggi; e comunque grandi possano
-essere le sconfitte che i nostri maggiori soffersero nelle pianure di
-Hastings, dovrebbero almeno starsi zitti coloro» e in questa squadrava
-col guardo Frondeboeuf e il Templario «che poche ore fa perdettero
-sella e staffa contro la lancia d'un Sassone.»
-
-«Affè che la botta è viva!» disse il principe. «Che ne dite, miei
-Signori? I nostri sudditi sassoni fan coraggio. Motteggiano, e si
-vanno emancipando in questi momenti di pubblica agitazione. In verità!
-Credo che a noi non rimanga miglior partito d'imbarcarci su i nostri
-vascelli, e raggiungere immantinente le coste della Normandia.»
-
-«Per paura dei Sassoni!» soggiunse sghignazzando Bracy «se bastano i
-nostri spiedi da caccia per mettere a stremo cotesti orsi!»
-
-«Tregua ai vostri motteggi, miei cavalieri» si pose di mezzo Fitzurse.
-«Crederei ben fatto» aggiunse indi volgendosi al Principe «se vostra
-Altezza assicurasse il buon Cedric, che tai discorsi, i quali possono
-veramente sembrare alquanto aspri ad un orecchio straniero, furono
-tenuti sol per scherzo, e che nessuno di noi avea intenzione di fargli
-oltraggio.»
-
-«Di fargli oltraggio!» rispose il Principe, ricomponendo il volto ai
-cortesi modi ed urbani. «Gli è quanto alla mia presenza non vorrò mai.
-Ascoltatemi, milordi, bevo alla salute di Cedric, di lui medesimo,
-poich'egli ricusa di bere alla salute del proprio figlio.»
-
-La tazza passò da mano a mano in mezzo ai maligni viva di quei
-cortegiani, dai quali viva però non si lasciò adescare Cedric. Se non
-possedea soverchio acume di spirito, ben era un presumerlo troppo goffo
-nell'immaginarsi che tal palliamento bastasse a fargli dimenticare
-l'insulto dianzi sofferto. Tutto quanto ei potè sopra sè stesso fu lo
-starsene silenzioso finchè il Principe propose altro brindisi ad onore
-di ser Atelstano di Coningsburgo.
-
-Questo cavaliere chinò il capo, e corrispose a sì fatto onore votando
-d'un fiato, dopo averla colmata di squisito vino, la tazza che avea fra
-le mani.
-
-«Ora, miei signori, che abbiamo data soddisfazione ai nostri ospiti»
-disse il Principe, cui il capo scaldavasi alquanto per la forza de'
-vapori del vino «gli è giusto ch'eglino a lor volta ne contraccambino
-d'egual cortesia. Nobile _Thane_» si volse a Cedric «permetteteci
-domandarvi un favore, ed è di nominare voi stesso qualche Normanno,
-il cui nome v'imbratti meno le labbra, indi annegare entro questo
-bicchiere ogni amarezza, che il solo suono di sì fatto nome potesse a
-vostro avviso lasciare dietro di sè.»
-
-Intanto che il Principe Giovanni ponea tal partito, Fitzurse si alzò
-e postosi con disinvoltura all'orecchio del Sassone, gli diè per
-consiglio non lasciasse sfuggire sì propizia occasione di por termine
-ad ogni astio fra le due schiatte col nominare il principe Giovanni.
-Niuna cosa rispose il Sassone a questo politico suggerimento. Ma
-alzatosi, ed empiuta fino all'orlo la tazza, volse al Principe tali
-detti: «Vostra Altezza mi chiede ch'io nomini un Normanno, al quale
-nel portare un brindisi io non arrossisca. Gli è chiedermi un penoso
-sforzo, il confesso, qual s'ella comandasse allo schiavo di cantar le
-lodi di chi lo tiene fra i ceppi, al vinto, oppresso da tutti i mali
-che derivano dalla conquista, di celebrare i vanti del conquistatore.
-Ciò nondimeno acconsento. Sì: ne nominerò uno, primo per grado come
-per valore, il migliore, il più nobile della sua schiatta, e chiunque
-ricuserà ripeterne il nome, lo divulgo qual vile, qual uomo sfornito
-d'ogni sentimento d'onore, e lo dico e lo sosterrò a pericolo della mia
-vita. Cavalieri, alla salute di Riccardo-Cuor-di-Leone[20].»
-
-Giovanni, il quale certamente aspettavasi, che il proprio nome
-coronasse la diceria del Sassone, si scosse in tutta la persona
-all'udire sì all'improvista pronunziar quello d'un fratello infelice,
-ch'ei però paventava. Quasi a non saputa di se medesimo, s'appressò
-al labbro la tazza, pronto indi a posarla sulla tavola per leggere
-negli occhi de' convitati l'impression fatta in essi da un brindisi
-tanto improvviso. Molti, comportandosi da antichi ed abili cortegiani
-quali erano, seguirono fedelmente l'esempio del Principe, accostando
-il bicchiere alla bocca, e tosto riponendolo dinanzi a sè. Altri
-lasciandosi trasportare da un istinto più generoso, sclamarono con
-entusiasmo: «Viva il re Riccardo, e possa egli ben presto esserci
-restituito!» Pochi furono, e in tal novero si trovavano Frondeboeuf
-e il Templario, che neanco portarono la mano alla tazza, rimasti
-immobili, e pignendosi il disdegno in ciascun lineamento delle loro
-fisonomie. Niun v'ebbe però in quella comitiva che osasse apertamente
-contradire a tal brindisi.
-
-Dopo essersi assaporato per ben un minuto il riportato trionfo, Cedric
-si volse al compagno: «Alziamci, nobile Atelstano; noi qui rimanemmo
-quanto bastava per ben corrispondere alla cortesia del principe
-Giovanni, che adempì sì degnamente verso di noi gli uffizi della
-ospitalità. Chi d'ora in poi vorrà conoscere a fondo i modi rozzi e
-grossolani de' Sassoni, può venire a trovarci nelle case de' nostri
-maggiori, noi non le abbandoneremo più per l'avvenire. Almeno or
-sappiamo che cosa sia un banchetto reale, e ci siamo acquistata un'idea
-della normanna urbanità.»
-
-Dette le quali cose, levossi ed uscì seguito da Atelstano, e da
-molt'altri commensali, che Sassoni al par di questi, si tennero offesi
-dai sarcasmi lanciati dal principe Giovanni e da' suoi cortegiani.
-
-«Per l'ossa di san Tommaso!» disse il Principe dopo che furono partiti
-«questi tangheri di Sassoni ci han soperchiati, e se ne sono iti cogli
-onori del trionfo.»
-
-«_Conclamatum et poculatum est_» disse il priore Aymer «sarebbe ora di
-ritirarsi.»
-
-«Il Reverendissimo» disse Bracy «avrebbe forse qualche bella penitente
-da confessar questa sera? La sua premura di partire mel fa credere!»
-
-«No, ser cavaliere» rispose l'Abate «ma mi tocca far molte miglia prima
-di arrivare al tugurio della mia abbazia.»
-
-«Ve' come ne lasciano!» disse il Principe fattosi all'orecchio
-di Fitzurse; «la paura si è già impadronita di loro, e primo ad
-abbandonarmi è il Priore.»
-
-«Non temete, o Principe» risoggiunse Waldemar. «Mi dà l'animo
-persuaderlo a trovarsi a York, quando ci raduneremo colà giusta i fatti
-accordi. Ser Priore» disse indi ad alta voce «vorrei dirvi tra voi e me
-alcune cose prima della vostra partenza.»
-
-Già tutti i commensali si erano sbandati, eccetto le persone del
-seguito del principe Giovanni, e coloro che si erano manifestati
-apertamente suoi partigiani.
-
-«Ecco il bel frutto de' vostri consigli!» disse il Principe che lanciò
-un guardo d'indignazione sopra Fitzurse. «Alla mia mensa persino vengo
-affrontato da un matto di Sassone, e al solo udirsi il nome di mio
-fratello tutti mi sfuggono quasi avessi un male contagioso.»
-
-«Non dovete incolparne me, o Principe» ripigliò Fitzurse «bensì la
-vostra inconsideratezza e permettetemi il dir leggerezza. Ma non è
-ora il momento a rampogne che sarebbero inutili. Bracy ed io andremo
-a trovare questi vigliacchi e ne direm loro tante affinchè tocchin con
-mano ch'essi non son più a tempo di dare addietro.»
-
-«Sarà fiato perduto!» sclamò il principe Giovanni, che trascorreva a
-lunghi passi la sala dimostrando massima agitazione, aiutata in buona
-parte dai fumi del vino. «Sarà fiato perduto! Eglino han viste le note
-scritte sul muro; hanno scorte l'orme della zampa del leone sopra
-la sabbia; ne hanno intesi i ruggiti, che rintronarono dall'ultima
-estremità della foresta: nulla varrà più a rianimare in essi il
-coraggio.»
-
-«Piacesse a Dio, che vi fosse cosa atta a riaccenderlo in lui.» disse
-Fitzurse a Bracy. «Il nome sol del Fratello è per esso un martirio. Son
-pur da compiangere i consiglieri d'un principe sfornito di coraggio e
-di risolutezza così al bene siccome al male!»
-
-
-
-
-CAPITOLO XV.
-
- «In me uno schiavo, un docile stromento
- «Sol di sue brame, ei vede in me. Non tardo
- «Il disinganno fia. Fra le tempeste
- «Del parteggiar, ch'ei ribellando adduce,
- «Egli sel compri. A me schiudasi arringo
- «Di me più degno. Chi dirammi stolto?
- BASILIO. _Tragedia_
-
-
-Non mai ragno che abbia trovata rotta la sua tela si è dato più fastidi
-a racconciarla di quanto ne costò a Waldemar Fitzurse il raccozzare
-gli sbanditi baroni che parteggiavano per Giovanni. Pochi entrarono
-in tale fazione mossi da genio, nessuno da sincero affetto alla
-persona del Principe. Era pertanto d'uopo a Fitzurse rammentar loro
-i vantaggi, che aveano trovato fin a quel tempo nell'essere protetti
-dal ridetto Principe, e in uno mostrare ad essi una prospettiva più
-seducente per l'avvenire. Quindi ai giovani nobili, ligi soltanto
-al piacere, offeriva le lusinghe d'una licenza ancor più sfrenata.
-Cercava spronar gli ambiziosi largheggiando loro di speranze, d'onori;
-e le promesse di nuove signorìe e di più ampie ricchezze adoperava ad
-adescare gli animi interessati. Concedea gratificazioni a' condottieri
-di bande assoldate, argomento il più possente sugli spiriti loro, e in
-mancanza del quale tutti gli altri sarebbero tornati a vuoto; benchè
-però l'operoso ministro abbondasse anche più nel promettere che nello
-sborsar danaro effettivo. Ma certamente non trascurò veruna di quelle
-pratiche le quali erano in suo potere, sia per far risolvere quelli che
-stavano tuttavia perplessi, sia per ridestare il coraggio in chi ne
-smarriva. Ei parlava del ritorno del re Riccardo, come d'avvenimento
-privo d'ogni probabilità. Allorchè però e dai volti esitanti di
-coloro cui ragionava, e dalle ambigue loro risposte s'avvide, che il
-timore appunto di tale tornata li tenea grandemente commossi, trovò
-più espediente l'asserire con coraggio, che quand'anche ella si fosse
-verificata, non doveano perciò cambiare nè punto nè poco i lor politici
-divisamenti.
-
-«Se Riccardo torna fra noi» diceva Fitzurse «non verrà che per
-arricchire i suoi crociati, impoveriti e quasi morti di fame. E ciò
-a spesa di chi? Di coloro che nol seguirono nella spedizione di Terra
-Santa. Verrà per farsi rendere severissimo conto da tutti que' sudditi
-che nel tempo di sua lontananza commisero alcune veniali colpe contra
-le leggi del paese o contra gl'interessi della corona; per punire
-i Templari e gli Ospitalieri d'aver data preferenza a Filippo di
-Francia nel durare delle guerre in Palestina; finalmente per trattar
-quai ribelli tutti i partigiani del principe Giovanni. È la possanza
-di Riccardo che vi spaventa? Non sia ch'io gli tolga col mio dire i
-meriti di forte e valentissimo cavaliere; ma non viviamo già nel secolo
-del re Arturo, quando un campione sfidava solo tutto un esercito.
-Supposto ancora che tornasse Riccardo, tornerebbe solo, privo d'amici
-e di seguito; le ossa de' suoi guerrieri stanno ad imbiancare le
-pianure della Palestina. I crociati che si sottrassero alla morte,
-comparvero qui quali veri mendicanti, qual vedemmo Wilfrid d'Ivanhoe;
-e son poi sì pochi che non abbiam nulla a temerne. Che rileva il suo
-diritto di primogenitura?» aggiugneva volgendosi ad altri, cui tale
-considerazione mettea qualche scrupolo. «Sarà per Riccardo un titolo
-più sacro alla corona di quel che il fu al duca Roberto di Normandia,
-figlio primogenito del Conquistatore? Eppure a questo Roberto vennero
-successivamente, e per voto unanime della nazione, preferiti Guglielmo
-il Rosso ed Enrico, fratelli di lui secondogeniti. E non avea in sè
-forse tutte le prerogative, ch'uom può far valere in favor di Riccardo?
-Prode cavaliere, capitano peritissimo, generoso verso gli amici e
-verso la Chiesa; crociato ei parimente, e di più conquistò il Santo
-Sepolcro[21]. Eh! ma tutto questo non gli fruttò di non morire cieco e
-prigione nel castello di Cardiffe in pena d'essere stato recalcitrante
-alla volontà del popolo, ch'era tutt'altra fuorchè d'avere lui per
-padrone. Siamo noi ne' quali è il diritto di scegliere nella reale
-famiglia quel che ne sembra più atto a governare, o se così piaccia il
-dire, meglio fatto a proteggere gli interessi della nobiltà. Potrebbe
-anche darsi, che, parlando di meriti personali, il principe Giovanni
-stesse un po' sotto a Riccardo; ma quando poi si pensi, che questi
-ricomparisce con in mano il coltellaccio della vendetta, intantochè il
-primo ne comparte privilegi, onori, ricchezze, e' non mi pare affè ci
-sia molto a deliberare su la scelta fra i due pretendenti.»
-
-Sì fatti ragionamenti e molt'altri, che lo scaltrito consigliere del
-principe Giovanni seppe adattare, e all'indole de' suoi ascoltatori,
-e alle circostanze particolari in cui ciascun d'essi era posto,
-produssero l'effetto ch'egli se ne riprometteva sugli animi de' baroni,
-partigiani del principe, cioè d'indurne la maggior parte a promettere
-di trasferirsi all'assemblea divisata a York; onde concertarvi
-conchiudentemente i modi di mettere l'Inglese corona sul capo al
-fratello del legittimo Re.
-
-Incominciava ad essere notte, allorchè Fitzurse, stanco, estenuato
-dagli sforzi operati a persuadere tal gente, e pur giubilante del
-buon successo ottenuto, si scontrò in Bracy, che dimessi i pomposi
-abiti onde avea sfoggiato al banchetto, vestiva in vece giustacuore e
-due brache lunghe scendenti alla gamba di panno verde, e armato d'un
-coltello da caccia, e d'un arco che tenea fra le mani. Un elmetto di
-cuoio copriane la testa, pendendogli dall'omero un corno da caccia e
-un fascio di freccie dal centurino. Certamente se in tutt'altro luogo
-lungi dal castello fosse passato vicino a Fitzurse, questi non avrebbe
-posto mente a persona acconciata in sì fatta guisa, ma poichè gli si
-presentò nel vestibolo, lo riguardò con maggior attenzione, sicchè
-riconobbe il cavaliere Normanno messo in abito d'arciere inglese.
-
-«Che significa un tale travestimento da maschera?» domandò, preso da
-un poco di mal umore, Fitzurse. «È egli questo l'istante di pensare a
-nuove mattezze, allorchè sta per essere deciso il destino del nostro
-signore, del principe Giovanni? Nè avreste voi più saggiamente operato,
-col procurarci com'io feci, di confortare gli spiriti titubanti di
-questi nostri imbecilli, simili a ragazzi saracini nella paura che li
-prende al solo pronunziar loro il nome di Riccardo-Cuor-di-Leone?»
-
-«Pensai a' miei affari» rispose con tutta la calma Bracy «siccome voi
-pensate ai vostri.»
-
-«_Siccome pensai ai miei!_ Io non ho avuto in mente altra cosa che
-gl'interessi del principe Giovanni, comune nostro proteggitore.»
-
-«Ottimamente Waldemar! ma qual è lo scopo di tutta questa premura? Il
-vostro interesse medesimo. Non mi darete a credere d'averne altro....
-Che giova farmi il viso burbero? Ci conosciamo ben l'uno e l'altro.
-L'ambizione è il regolatore di tutte le opere vostre, il piacere lo è
-delle mie. Qui poi la differenza dipende da quella de' nostri anni. E
-rispetto al Principe, ne portiamo entrambi la stessa opinione. Sappiamo
-e voi ed io quanto ei sia lungi dal possedere le prerogative che si
-vogliono ad un re, troppo perplesso per averne la risolutezza, d'indole
-troppo dispotica per averne la bontà, troppo sfrontato e presuntuoso
-per conoscere l'arte di farsi amare dai sudditi, e finalmente troppo
-incostante e pusillanime per saper mantenere, ottenendola, una corona.
-Con tutto ciò abbiam sposato la sua causa. E perchè? Perchè è sotto
-d'un tale sovrano che Fitzurse e Bracy sperano d'innalzarsi. Per
-questo, e non per altro, lo soccorriamo, voi colla vostra politica, io
-colle lancie della mia compagnia franca.»
-
-«Per Dio! ho meco un ausiliare che promette bene!» soggiunse Fitzurse
-impazientendosi «un uomo che pensa unicamente a corbellerie, e ciò nei
-momenti i più rilevanti!... E qual è dunque in nome di Dio, il motivo
-di un tale travestimento or che la crisi è seriissima?»
-
-«Voglio» rispose Bracy continuando nel suo tuono di calma «procacciarmi
-una moglie secondo l'usanza della tribù di Beniamino.
-
-«Eh! dove eravate col capo ieri, allorquando dopo la ballata che il
-_menestrello_ cantò, il priore Aymer ne fece il racconto di quella
-mortal lite insorta un giorno fra la tribù di Beniamino e tutte
-le altre tribù d'Israele. Ne disse pure che queste si armarono,
-tagliarono a pezzi la cavalleria della tribù contraria, giurarono per
-la santissima Vergine di non permettere mai che donne della loro razza
-si maritassero con que' Beniamiti, i quali camparono da quel macello;
-aggiunse che i secondi mandarono a supplicare il santo Padre perchè in
-sì brutta faccenda gli aiutasse de' suoi consigli, che conformandosi
-ai suggerimenti del capo della chiesa i cavalieri Beniamiti offersero
-un torneo splendidissimo, in mezzo al quale rubarono tutte le giovani
-donzelle che vi accorsero, e per tal via si provvidero di mogli senza
-l'uopo di domandarne il consenso a nessuno[22].»
-
-«Credo bene ricordarmi di tale storia, ma se non m'inganno, voi o il
-Priore l'avete alquanto sfigurata. E la conclusione?...»
-
-«Non v'ho detto che questa notte voglio procacciarmi una moglie secondo
-la usanza della tribù di Beniamino? Sì: questa notte, così travestito,
-mi getto addosso a quella mandria di porci sassoni, partita or dal
-castello, e mi porto via la bella lady Rowena.»
-
-«Siete matto, Bracy? Pensate che comunque Sassoni, son ricchi e
-potenti, e tanto più rispettati dai loro concittadini, perchè appunto
-la ricchezza e la possanza si fecero il retaggio di ben pochi fra
-gl'individui di questa nazione.»
-
-«E non dovrebbero esserlo d'alcun di loro, perchè la grand'opera della
-conquista potesse dirsi compiuta.»
-
-«Sia! ma almeno questo non è il momento di pensarci. Lo scoppio a cui
-ci accostiamo impone al principe Giovanni la necessità di cattivarsi
-il favore del popolo, e quando aveste compiuta la vostra bellissima
-impresa, egli stesso, il Principe, non potrebbe negargli un atto di
-giustizia....»
-
-«Non glielo neghi, se ha questo coraggio, e s'accorgerà qual
-differenza passi fra una schiera di buone lancie come le mie, e un
-attruppamento di cenciosi sassoni che non sanno qual cosa sia nè
-ordine nè disciplina. Però, voi andate parlando senza conoscere in
-ogni sua particolarità il mio divisamento. Tutto il biasimo di tale
-impresa cadrà su i banditi che infestano i boschi della contea d'York.
-Con questo abito non sembro uno de' più ardimentosi di tale ciurma?
-Ho fatto spiare i passi de' nostri Sassoni e questa notte dormiranno
-al convento di San Vittol..... Withold..... Dico bene? insomma d'un
-di que' loro santi sassoni, presso a Burton. Domani piombiamo sopra
-costoro, come falchi sulla lor preda. Subitamente dopo, ricomparisco
-sotto le naturali mie forme, e facendo la parte di cavalier generoso,
-libero la mia Infante dalle mani de' suoi rapitori; me la conduco
-al castello di Frondeboeuf, o in Normandia; nè farà di sè mostra al
-pubblico che divenuta sposa a Maurizio di Bracy.»
-
-«Ammirabile divisamento! e sì bene inteso, che a dirvela, dubito se
-sia tutta farina del vostro sacco..... Venitemi sincero, Bracy. Chi vi
-ha ajutato ad immaginare sì bello stratagemma, e quel ch'è più, chi
-v'aiuterà a metterlo in esecuzione? perchè i vostri armigeri sono a
-York.»
-
-«Oh! non ho difficoltà a dirvelo. Il templario Brian di Bois-Guilbert
-mi sarà ausiliare in un'impresa che di concerto abbiamo ideata. Egli
-e la sua gente metteranno, come ho fatt'io, abito di scorridori,
-lasciandosi indi vincere dal valor del mio braccio.»
-
-«Per l'anima mia! gli è un divisamento degno de' due sapienti
-intelletti, che si combinarono per concertarlo. Ma più di tutto ammiro
-la vostra antiveggenza, o Bracy, che lasciate la _Infante_ in custodia
-del vostro ragguardevole confederato. Una sola cosa vi dico. Può darsi
-che riusciate a toglierla dalle mani de' suoi amici sassoni, ma levarla
-poi dagli artigli di Bois-Guilbert, oh! è un affare assai spinoso.
-Egli è un falco avvezzo, sì, a ghermir bene la preda, ma non così di
-leggieri a lasciarsela portar via.»
-
-«Che dite? Egli è Templario; nè quindi potrà mai divenirmi competitore
-nel disegno di sposare lady Rowena. E quanto poi al formare altre
-idee non legittime sopra quella, cui divisai fregiar del mio nome, oh
-vivadio! se foss'anche egli solo tutto il capitolo del suo ordine, non
-ardirebbe farmi simile oltraggio.»
-
-«Poichè vedo, o Bracy, essere inutile ogni considerazione a sbandirvi
-dal capo tale pazzia, se tanto in voi è forte l'ostinazione, fate a
-modo vostro; ma almeno che questa pazzia non sia lunga come ne è male
-scelto il momento! e abbiate se non altro la cura di perdere men tempo
-che potete.»
-
-«Vi ripeto, Fitzurse, che è un affare di poche ore. Dopo domani
-mi vedrete a York comandando i miei armigeri valorosi, e pronto a
-secondare tutti i divisamenti ideati dalla vostra politica. Ma i miei
-colleghi mi aspettano. Addio. Vado, come è impresa di vero cavaliere, a
-conquistarmi il sorriso della beltà.»
-
-«Di vero cavaliere!» replicò Waldemar, guardandogli dietro mentre
-s'allontanava «di vero pazzo dovresti dire, di ragazzo che dimentica
-le cose più serie per correre dietro ad una farfalla..... E guardate!
-son questi gli strumenti, cui m'è d'uopo ricorrere! E per chi?
-per un principe presuntuoso quanto imprudente, e che sarà, potrei
-scommetterlo, ingrato padrone, come si è dato a divedere figlio
-ribelle, fratello snaturato!.... Ma egli a sua volta è una delle molle
-ch'io fo giocare per me! Oh mi riserbo a scoprirgliene il segreto, se
-mai gli venisse il coraggio di separare i propri da' miei interessi.»
-
-Le meditazioni dell'uom di stato vennero interrotte dalla voce del
-principe, che da un appartamento interno gridò: «Waldemar! Waldemar
-Fitzurse!» Si levò allora di capo, cioè dalla fantasia, il berrettone
-di futuro cancellier d'Inghilterra, carica alla quale agognava la
-smisurata ambizione del normanno cortegiano, e si affrettò ad ascoltar
-gli ordini del suo futuro monarca.
-
-
-
-
-CAPITOLO XVI.
-
- «D'un beato eremita a piè del monte
- «Stassi la casa; letto suo la felce.
- «Legumi il pasto, e bee l'acqua del fonte.
- «Prosteso al suolo sopra la dura selce,
- «Orando spende notti e giorni interi.
- «Fuorchè di Dio, non ha il sant'uomo pensieri.»
- PERNEL.
-
-
-Il leggitore non può avere dimenticato che nel secondo dì del torneo,
-chi decise della vittoria fu un incognito cavaliere, che gli spettatori
-soprannominarono il Neghittoso Nero, a motivo dell'indifferenza, anzi
-indolenza che diede a divedere sull'incominciar della giostra. Il
-ridetto cavaliere abbandonò la lizza nell'atto che veniva acclamato
-vincitore, e fu poi vana ogni indagine per trovarlo quando ne sarebbe
-stata necessaria la presenza onde il premio toccasse a chi decise
-la vittoria col suo valore. Intanto adunque che gli araldi d'armi
-si sfiatavano a chiamarlo col nome di Cavalier Nero, ei camminava
-verso settentrione, evitando le vie più frequentate, e tenendosi
-alle scorciatoie che attraversavano la foresta. Passò la notte in una
-piccola osteria fuor di mano, ove incontrò nondimeno un _menestrello_,
-da cui seppe come essendo scomparso il cavaliere nominato vincitore al
-torneo, il premio fosse stato conferito al cavaliere Diseredato.
-
-All'alba del giorno successivo, ei si partì colla intenzione di
-arrivare, quanto più presto il poteva, al termine del viaggio da lui
-divisato; al qual uopo il dì innanzi aveva governato il suo cavallo
-in modo ch'ei potesse resistere a lunga corsa senza molto bisogno di
-pause. Ma non andò tanto avanti, com'egli sperava, perchè le viottole
-di questa foresta erano sì tortuose, che al cader della notte si
-trovava tuttavia lungo la frontiera occidentale della contea d'York.
-Gli fu quindi mestieri incominciar a pensare sul modo di trovare
-qualche nudrimento, così per sè medesimo come pel suo palafreno ed
-anche un ricovero nel durar della notte. Il luogo ch'ei trascorrea, non
-mostrandosi adatto nè all'una nè all'altra di tali cose, parea non gli
-rimanesse miglior espediente di quello solito in simili circostanze,
-ad adoperarsi dai cavalieri erranti, intendo lasciar pascolare alla
-fortuna i loro cavalli, e in quanto a sè medesimi, seder per terra;
-cogli omeri appoggiati ad un albero, e pingendosi alla mente la
-sovrana de' loro pensieri. Ma sia che il cavalier Nero non avesse una
-Dulcinea, o che fosse _neghittoso_ in amore, qual sulle prime apparì
-nel torneo, il meditare su i vezzi o i rigori d'amata donna non gli
-offeriva pascolo bastante per fargli dimenticare i disagi e la fame,
-e per tenergli luogo di letto e di cena. Non fu quindi riguardo molto
-gradevole agli occhi suoi, quando volgendoli intorno, non si vide cinto
-che di selve, le quali per vero dire erano frastagliate da parecchi
-sentieri, ma questi anzichè condurre a qualche abitazione, pareano
-piuttosto fatti dalle bestie selvagge, ospiti di quel bosco, e da'
-cacciatori che le inseguivano.
-
-Il sole, stato fin a quel punto bussola alla corsa del cavaliere,
-già si era nascosto alla sinistra di lui dietro le montagne della
-contea di Derby, e più ch'egli inoltravasi, tanto meno sapea se si
-fosse avvicinato alla meta dell'impreso viaggio, o se in vece ne
-avesse di gran lunga sviato. Fra le diverse viottole che in quel bosco
-s'incrocicchiavano studiava conoscerne la più ricalcata, sperando lo
-condurrebbe alla capanna d'un qualche taglialegne; ma niuna maggiore
-certezza acquistando a tale proposito, giudicò meglio abbandonarsi
-all'accorgimento del suo corridore, perchè l'esperienza gli aveva
-insegnato, come l'istinto di sì fatte bestie sia talvolta guida più
-sicura, che non i calcoli più accurati de' lor padroni.
-
-Il palafren generoso, benchè stanco di avere tutto quel giorno portato
-in groppa un cavaliere di quella statura e complessione, e carico
-inoltre di pesante armatura, non appena dalle briglie, scorrenti libere
-sul proprio collo, s'avvide di essere abbandonato a sè medesimo,
-riprese nuovo coraggio e nuova lena. Di fatto per lo innanzi parea
-sentisse appena gli sproni, ed ora quasi altero di questa prova di
-fiducia datagli dal suo padrone, rialzò il capo, e più vivace divenne
-il suo trotto. Ei scelse per vero un cammino diverso dalla dirittura
-seguita fin allora dal Cavaliere, ma questi tenne la sua risoluzione
-lasciandosi condurre a grado del corridore.
-
-Quanto accadde il fe' contento d'avere operato in tal guisa, perchè la
-viottola su cui si trovava, a mano a mano mostrossi più larga, nè andò
-guari che lo squillo d'una campanella il rendè accorto di non essere
-distante da qualche chiesetta o romitaggio.
-
-Poco di poi trovossi ad un diradamento della selva, ove da un lato
-alzavasi in linea perpendicolare una rupe, coperta di edera quasi per
-ogni dove, e sparsa qua e là di macchie di bosso, e sparsa pure di
-quercie, le cui radici conficcandosi entro i crepacci del masso pieni
-di terra, vi trovavano nudrimento. A questa rupe appoggiavasi una
-casuccia, le cui muraglie erano tronchi d'alberi congiunti fra loro da
-glutine di terra e muschio arboreo impastati insieme. Un giovine abete,
-rimondo di tutti i suoi rami, alla cui parte superiore era posto per
-traverso un grosso troncone, presentava al guardo un informe emblema
-della Croce. A poca distanza sgorgava dal dirupo una sorgente d'acqua
-purissima, che cadea prima entro ad un sasso scavato, e da lavoro umano
-ridotto a rustico bacino; indi sfuggia con grato mormorio lungo un
-letto che ella si era coll'andar degli anni formato, sintantochè, dopo
-alcuni giri per la pianura di quell'anfiteatro, perdeasi affatto nella
-vicina foresta.
-
-Presso di questa fontana vedeansi le rovine d'una picciola cappella,
-il cui tetto in parte era diroccato; edifizio, che quand'anche fu nel
-medesimo suo splendore, non può essere stato più lungo di sedici nè più
-largo di dodici piedi. La soffitta, la cui altezza serbava proporzione
-coll'altre dimensioni accennate, stavasi in quattro archi sostenuti da
-grossolani pilastri; due de' quali allora faceano compagnia al resto
-di que' diroccamenti. L'atrio ornato di fregi a ghirigori, quai ne
-osserviamo ancora nelle antiche chiese sassoni, era collocato sotto
-d'un portico, cui sovrastava un campanile, munito di quella campanella,
-il cui suono pochi istanti prima erasi udito dal Cavalier Nero nella
-foresta.
-
-Alla vista di tal romitaggio, ei si tenne sicuro di ottenere ricovero
-per quella notte dall'anacoreta che vi stanziava; perchè gli eremiti
-abitatori de' boschi, avevano in que' tempi siccome lor debito di
-concedere ospitalità ai cavalieri smarriti, e soprappresi dal giugnere
-della notte. Scese pertanto da cavallo, e senza perder tempo ad
-esaminare le minute locali particolarità che abbiamo descritte, picchiò
-coll'estremità della sua lancia alla porta, con fermissima opinione che
-gli verrebbe aperta.
-
-Gli convenne picchiar due volte prima d'avere una risposta, nè il
-tenore di questa fu tanto cortese qual s'era egli dato a presumerlo.
-
-«Va per la tua strada, chiunque tu sia» udì rispondersi con voce forte
-e aspro tuono «nè stornar oltre il servo di Dio e di san Dunstano dalle
-devote sue pratiche della sera.»
-
-«Buon Padre» rispose il cavaliere «io sono un povero viaggiatore
-smarrito fra questi boschi. Se mi concedete ospitalità per questa
-notte, sarà un atto di cristiana carità che farete.»
-
-«Fratello mio, tutt'altro che poter far carità! La Beatissima Vergine
-e san Dunstano han pensato bene ch'io la ricevessi dagli altri. Le mie
-vittovaglie son tali, che un cane non vorrebbe farne meco a metà, e mi
-corico sopra una cuccia che la sdegnerebbe per sua lettiera un cavallo,
-niente niente avvezzato ai suoi comodi. Va dunque per la tua strada, e
-il cielo ti benedica!»
-
-«Come volete che la trovi, la mia strada, per mezzo a un bosco e fra le
-tenebre della notte? Vi supplico, reverendo padre, apritemi almeno la
-porta, e venite voi ad additarmi il cammino.»
-
-«Oh! il cammino è facilissimo da trovarsi. Quel sentiero che sta
-rimpetto a questa mia piccola cella, guida ad una valle paludosa
-attorniata da un fiumicello che dovrebbe esser guadoso, perchè da molto
-tempo non abbiam piogge forti. Ma bada nell'accostarvi, perchè le rive
-ne son dirupate e presentano molti precipizi. Ti troverai indi in una
-cattiva strada, anzi in una strada rotta...»
-
-«Nient'altro poi! paludi, acque da guadare, precipizi, strade rotte!»
-sclamò il cavaliere. «Ser eremita, quand'anche foste il più santo di
-tutti gli anacoreti, presenti e futuri, non riuscite a persuadermi di
-affrontare una tale strada nel cuor della notte. Se, come dite, vivete
-dell'altrui carità non è in voi il diritto di ricusarla agli altri.
-Apritemi dunque tosto la porta del vostro romitaggio, o per dio! non mi
-costrignete ad atterrarla.»
-
-«Amico viaggiatore» l'eremita replicò «non mi costrigner tu a mettere
-in opera le armi carnali, che il cielo in mia difesa mi ha concedute.
-Potresti far cattivo contratto.»
-
-Gli abbaiamenti che, proferite queste parole, si fecero udire,
-palesarono al cavaliere, come l'eremita chiamasse per suoi ausiliari
-alcuni cani, dimoranti non v'ha dubbio in qualche angolo di quella
-casupola. Laonde irritato dagli apparecchi che faceva il cenobito per
-vincerla nel dato rifiuto, urtò la porta con una spinta sì vigorosa,
-che parve crollassero i pilastri di legno cui si reggea.
-
-«Abbi pazienza, abbi pazienza, amico viaggiatore» soggiunse allora
-l'anacoreta, che non avea troppa voglia di arrischiar la sua porta ad
-una seconda spinta di tale natura «vengo ad aprirti, ma pensa a quel
-che fai, perchè, per san Dunstano! te ne avrai da pentire.»
-
-Immantinente apertasi la porta, l'eremita, che era un uomo vigoroso e
-ben complesso, coperto del suo cappuccio, e cinto a traverso le reni
-da una corda di giunchi, si mostrò al cavaliere, e d'una mano teneva
-accesa una torcia, e coll'altra un nodoso bastone, o quasi una clava.
-Due cani di enorme statura gli stavano a fianco, aspettando, a quanto
-pareva, dal loro padrone il segnale di lanciarsi sopra dello straniero.
-Ma poichè il lume della torcia fe' vedere al romito d'aver che fare
-con un cavaliere armato di tutto punto, cambiò tosto deliberazione, e
-licenziati i suoi due confederati assunse più urbani modi, non quindi
-umili, e austera alterezza ne trapelava. Invitò nondimeno il cavaliere
-ad entrare entro la casa, cercando scuse alla prima accoglienza
-fattagli dalla consuetudine che avea di non aprire la porta a nessuno
-dopo il tramonto del sole, e ciò per tema de' ladri e dei malandrini
-che infestando que' boschi, non portavano nemmen rispetto a san
-Dunstano, o alle persone che al servigio di questo santo si dedicavano.
-
-Entrato nella cella il cavaliere, si guardò attorno, e non vedendo che
-un letto di foglie, un crocifisso di quercia male scolpito, un messale,
-una tavola di grezzo sasso, due sgabelletti, e pochissimi altri cattivi
-arnesi domestici, sì gli disse: «Padre mio, la povertà della vostra
-cella dovrebbe dispensarvi dall'aver paura de' ladri, quand'anche non
-aveste que' due fedeli ausiliari, che a statura dovrebbero esser buoni
-per atterrare un cervo e trovar pochi uomini che lor resistessero.»
-
-«Il boscaiuolo» rispose l'eremita «mi ha permesso di conservarli a
-mia difesa in questa solitudine, fintanto almeno che nel paese domini
-maggior sicurezza.»
-
-Sì dicendo adattò la sua torcia in una ventola di ferro conficcata
-entro uno di quegli alberi, che faceano uffizio di parete, e ravvivando
-il fuoco coll'aggiugnervi legne secche, sedè sopra uno sgabello a canto
-della tavola, accennando di fare la stessa cosa al cavaliere.
-
-Adagiati che si furono entrambi, l'un guatò l'altro con molta serietà,
-e continuarono per alcuni istanti a squadrarsi, essendo cosa probabile,
-che ciascun di loro andasse ruminando in sua mente, se mai gli era
-occorso di trovarsi al cospetto di altr'uomo più vigoroso e più
-risoluto.
-
-«Spettabile eremita» gli disse finalmente il cavaliere «se non mi
-rattenesse la tema d'interrompere le pie meditazioni in cui vi giudico
-assorto, avrei tre cose da chiedere alla Reverenza vostra. Prima di
-tutto, ove devo mettere il mio cavallo? Seconda, potete darmi da cena?
-Finalmente, ove dovrò io passare la notte?»
-
-«La regola del mio istituto mi prescrive» rispose l'eremita «di non
-rompere il silenzio che ad un caso d'estrema necessità: vi risponderò
-dunque per gesti fin quanto mi sarà possibile.» Additandogli indi
-successivamente due angoli di quel tugurio. «Lì scuderia!» gli disse
-«là, vostra stanza di riposo!» Preso indi da uno scaffale un piattello
-su di cui stavano pochi ceci secchi, lo pose sulla tavola dinanzi
-all'ospite: «Vostra cena!»
-
-Alzando le spalle il cavaliere, uscì di quell'abituro per levar
-dall'albero, cui lo aveva legato, il cavallo e condurlo in casa; ove,
-dopo averlo con gran cura alleggerito di tutto arnese, si levò il
-mantello per coprirne la schiena di quella bestia sì affaticata.
-
-Atto di umanità, che parve commovesse molto l'eremita, il quale
-si diede ad esaminare il corridore profferendo le parole: «Nobile
-animale!» A tal sentenza succedè il ricordarsi, che il boscaiuolo
-nell'ultima visita fatta al romito, lasciò ivi qualche poco di
-foraggio. Dopo d'avere espresso laconicamente quest'atto di sua
-reminiscenza, uscì d'una porta situata in fondo della stanza; poi tornò
-portando seco un fascio d'ottimo fieno e una conveniente misura di
-biada che pose innanzi al cavallo dell'ospite. Poi uscito una seconda
-volta, ritornò con un sacco di felce secca, che distese nell'angolo
-da lui contrassegnato, siccome stanza di riposo del cavaliere, da cui
-venne ringraziato di tal cortesia, indi ognun di loro si rimise al
-suo sgabello presso la tavola, ov'era sempre il piattello de' ceci
-secchi. Il Romito allora recitò un lungo benedicite in latino, o in
-latino almeno egli credea, poichè sarebbe stato difficile il ravvisarvi
-gran che le tracce d'una tal lingua. Diede indi il primo esempio della
-masticazione al suo ospite col mettersi tre o quattro di quei ceci alla
-bocca, che ampia era ed armata di ottimi denti, acuti e candidi quanto
-quelli d'un cinghiale possono esserlo.
-
-Il cavaliere, volendo imitarlo a questo desco, si tolse l'elmo, il
-corsaletto, e molta parte d'armatura, laonde l'eremita potè vedere una
-testa coperta di capelli biondi oltre ogni dire, naturalmente ricciuti,
-occhi vivacissimi che al pari de' lineamenti indicavano sagacia, e
-animo grande ed intraprendente, basette d'un color alquanto più cupo
-de' capelli, un uomo alfine in cui, giudicandolo dalla fisonomia,
-l'ardire conformava coll'altezza della statura.
-
-L'eremita, quasi studioso di corrispondere alla confidenza che l'ospite
-in lui dimostrava, si mandò indietro il cappuccio, mostrando a sua
-volta una testa rotonda qual può averla soltanto un uomo di circa
-trentatrè anni. Larga erane la cherca e neri ed increspati i capelli
-che le stavano attorno, nè dall'aspetto scorgeasi certamente ch'ei
-facesse astinenza, o vita austera di cenobita. Le guancie di lui tinte
-d'un bel vermiglio spiravano la freschezza d'una salute floridissima,
-in quegli occhi sormontati da due foltissime sopracciglia, pressochè
-indivise fra loro, leggeansi coraggio e brio, intantochè la robustezza
-de' muscoli, delle membra e de' nervi lo indicavano pasciuto di
-alimenti ben altri che ceci secchi. Alla qual cosa non mancò di fare
-attenzione il cavaliere, che dopo avere non senza fatica stritolata una
-mezza dozzina di quei ceci, chiese all'ospite qualche cosa di liquido
-che lo aiutasse a trangugiarli.
-
-Nè fu tardo il romito a mettere sulla tavola una mezzina colma d'acqua
-limpida e pura. «Viene» egli disse «dalla fontana di san Dunstano, da
-quella fontana, ove il santo battezzò da un dì all'altro cinquecento
-Danesi pagani. Che il nome ne sia benedetto in eterno!» Indi accostò
-alle proprie labbra la mezzina, il pomposo encomio però che ei di
-quell'acqua prodigiosa avea fatto non l'indusse a beverne più d'una
-sorsata.
-
-«Reverendo padre» gli disse finalmente il cavaliere «affè, questi
-ceci secchi, che mangiate in sì discreta quantità, e quest'acqua
-cui appena attignete possedono una virtù miracolosa. (L'eremita lo
-guarda) Sì; miracolosa. Chi vi contempla giudicherebbe voi un uomo
-fatto per mettere, cacciando, un cervo alle strette, o per cimentarvi
-valorosamente a duello con qualunque gagliardo competitore, anzichè
-a passare la vita vostra in un deserto leggendo il breviario e
-salmeggiando.»
-
-«Gli è perchè, ser cavaliere, i vostri pensieri san di carne, come
-generalmente ne puzzano tutti quelli de' laici ignoranti. La santa
-Vergine e san Dunstano si compiacquero di benedire l'alimento al
-quale mi sono ridotto, come il cielo benedì una volta i cibi che i
-santi fanciulli Sidrach, Misach e Abdenago, preferirono al vino e alle
-vivande da cui temettero lordura per averle offerte loro un saracino.»
-
-«Oh santo padre, su la cui cera ha piaciuto al cielo operar tal
-miracolo, permettereste ad un umile peccatore il chiedervi il vostro
-nome?»
-
-«Perchè no? In questo cantone vengo nominato l'eremita di Copmanhurst.
-Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di santo, ma io non ci sto,
-sentendomi indegno di vedere aggiunto al mio nome un tal predicato. E
-voi, prode cavaliere, vorreste indicarmi il nome del mio ospite?»
-
-«_Perchè no_, eremita di Copmanhurst? _In questo cantone vengo
-nominato_ il cavaliere Nero. _Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di_
-Neghittoso; _ma io non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto al
-mio nome un tal predicato_.»
-
-L'eremita non potè starsi dal sorridere a tal risposta dell'ospite.
-
-«Ser cavaliere Neghittoso» gli disse di poi «m'accorgo esser voi
-un uomo di spirito e ad un tempo prudente. Siete stato avvezzo alla
-licenza delle corti e de' campi, al lusso delle capitali, e capisco
-bene che la semplicità del vitto monastico non vi si affà nè punto
-nè poco. Credo... sì, mi ricordo ora che il boscaiuolo, quando fu a
-vedermi l'ultima volta, oltre a quel resto di foraggio, lasciò qui
-alcune cose da mangiare. Io non le ho toccate per un rispetto alle
-regole del mio istituto; e adesso poi, assorto, come lo sono sempre, in
-profonde meditazioni, non pensava ad offerirvele.»
-
-«Santo eremita, lo avrei giurato» sclamò il cavaliere. «Appena ho
-veduto fuor del cappuccio la vostra testa, mi sono convinto, che in
-questo romitorio dovea trovarsi qualche vivanda più sostanziosa. Il
-vostro boscaiuolo è un galantuomo. Di fatto, chi è che vedendo una
-bella dentatura come la vostra condannata a macinare questi miserabili
-ceci, quel largo vostro gozzo a non essere innaffiato che da una
-sì trista bevanda, chi è dissi, cui non venga desiderio procurarvi
-alimenti più confacevoli? Tutta questa roba» soggiunse accennando
-la frugale imbandizione di quel desco «è appena buona da dare al mio
-cavallo. Vediam dunque subito in che si stia la munificenza del degno
-boscaiuolo.»
-
-L'eremita diè una scaltra occhiata all'ospite, e mostrò comica
-incertezza in tutta la fisonomia. Parea titubasse ancora nel fidarsi
-dello straniero. Ma l'aspetto di questo avea tant'aria di sincerità, ne
-traspirava tal buona fede e schiettezza, anche il sorriso ne appariva
-d'uomo gioviale e ad un tempo ingenuo, che finalmente l'eremita mise da
-un lato i sospetti, e trasportatosi verso il fondo della sua celletta,
-aperse un armadio i cui battitoi erano un segreto architettato con
-accuratezza ed ingegno, e ne trasse uno smisurato pasticcio ch'ei
-collocò sulla tavola. Il cavaliere ne fè tosto la sezione valendosi del
-pugnale che gli pendea dal cinturino, senza perdere indi tempo a porsi
-in istato di giudicare del merito delle cose.
-
-«È passato molto tempo, reverendo padre, dacchè l'onesto boscaiuolo
-vi ha fatto visita?» domandò all'eremita il cavaliere, che intanto
-mangiava con appetito quel pasticcio, sembratogli veramente squisito.
-
-«Due mesi circa» rispose senza far attenzione a quello ch'ei rispondeva
-il romito.
-
-«Vivadio! tutto è miracoloso in questo romitaggio. Io, vedete!
-avrei scommesso, che il selvaggiume di cui è fatto questo pasticcio
-saporosissimo, volava, non è una settimana, per questi boschi.»
-
-Osservazione che scompigliò alquanto l'eremita, cui produceva non poca
-modestia il veder l'ospite che dava sì vigoroso assalto e facea sì
-belle brecce nel pasticcio, intanto ch'egli colle precedenti proteste
-di astinenza si era tolta da sé medesimo la possibilità di partecipare
-a tale fazione.
-
-Ma da quest'angoscia lo liberò il cavaliere: «A proposito! ser
-eremita» gli disse ristandosi d'improvviso dal mangiare «ho viaggiato
-in Palestina, e mi ricordo che in questi paesi vi è un'usanza per
-cui tutt'uomo che ne convitti un altro, assaggia pel primo le vivande
-presentate al commensale, e ciò per provargli ch'esse non contengono
-nulla di pregiudizievole. Dio mi liberi dal sospettare in voi sinistre
-intenzioni; ma se ho a dirvela, vedrei volontieri che vi uniformaste a
-sì fatta usanza.»
-
-«Quando sia per compiacervi, ser cavaliere» rispose l'eremita «e per
-non lasciare in voi veruna inquietezza, mi esenterò questa volta dalla
-professata astinenza.» E dir ciò e metter le mani (che forchette allor
-non si usavano) in mezzo al pasticcio furono un medesimo tempo.
-
-Così rotto il diaccio da tutte due le bande, l'ospite e il commensale
-parea gareggiassero a chi dava prove di miglior appetito, nella qual
-lotta l'eremita superava di molto il cavaliere, benchè questi, secondo
-ogni apparenza, dovea essere più da lungo tempo digiuno.
-
-«Eremita di Copmanhurst» allora si fece a dire il cavaliere «giocherei
-il mio cavallo contro uno zecchino che il rispettabile boscaiuolo
-cui abbiamo l'obbligazione di quest'ottimo pasticcio, lasciò anche
-quanto è convenevole a fargli onore con innaffiarlo condegnamente.
-Tal particolarità certamente non meritava di rimanere impressa nella
-memoria d'un anacoreta sì rigido come voi siete. Mi tengo per fermo che
-se tornaste a guardare, là in fondo della vostra celletta, trovereste
-qualche bevanda, anche migliore dell'acqua attinta alla fontana di san
-Dunstano.»
-
-Il romito tornò di nuovo a dar occhiate maliziose sull'ospite, poi
-s'alzò sorridendo, e aperto una seconda volta l'armadio d'onde avea
-tolto il pasticcio, ne trasse un gran fiasco di cuoio, che potea
-contenerne otto di ordinaria capacità; indi il pose sulla tavola
-unitamente a due tazze d'osso che avevano i cerchi d'argento, dopo la
-quale aggiunta fatta alla cena, stimò bene congedare un inutil ritegno;
-laonde senza preamboli empì entrambe le tazze, e presane una sclamò:
-«alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso» indi la votò colla
-massima disinvoltura.
-
-«Alla vostra, degno eremita» corrispose tosto il cavaliere. «Ma
-spiegatemi di grazia il perchè un uomo fornito di nervi e muscoli come
-i vostri, e di tutte in oltre le prerogative che abbisognano ad un
-buon commensale, abbia presa la deliberazione di confinarsi in questa
-solitudine. Fareste ben meglio, se non m'inganno, a portar lancia e
-scudo e far bella mostra di voi a buone tavole e in buona compagnia;
-anzichè rimanervi qui a mangiar ceci secchi e bever acqua, o anche a
-vivere dei doni che vi fa il vostro amico boscaiuolo. Per lo meno se
-mi trovassi nello stato vostro vorrei spassarmi a cacciare i daini del
-re. Ve n'ha tanti in queste selve, nè vi sarebbe chi s'avvisasse far
-lamento d'un daino ucciso ad uso del cappellano di san Dunstano.»
-
-«Ser Neghittoso» rispose l'eremita «tai discorsi sono rischiosi, e vi
-consiglio a non avventurarli una seconda volta. Io sono un eremita
-fedele al re, come lo sono a san Dunstano. Se mi facessi lecito di
-dar la caccia al selvaggiume del mio principe, non sapete voi che
-rischierei d'andar prigione e fors'anche sulla forca, da cui stenterei
-col mio cappuccio a salvarmi?»
-
-«Nondimeno, vi dico la verità. Se abitassi qui in vece vostra, non
-potrei trattenermi dall'andar qualche volta, allorchè è bella la luna,
-a diporto, e recitando anche il mio mattutino, se mi abbattessi in una
-torma di daini, la saluterei con qualche frecciata. Ditemi in vostra
-coscienza, non vi prendete mai questo diletto?»
-
-«Amico Neghittoso, voi avete veduto tutto ciò che vi potea rilevar di
-vedere nella mia cella, e avete pur veduto oltre a quanto meritava di
-trovarmi condiscendente un uomo che vi si è annicchiato a viva forza.
-Udite un mio consiglio. Godete del bene che il cielo vi manda, e non vi
-prendete briga del modo onde vi derivi. Empite la vostra tazza, bevete,
-mangiate, siate il ben venuto, ma non mi sforzate con nuove indiscrete
-interrogazioni a provarvi che se avessi voluto sul serio resistervi non
-sareste qui.»
-
-«Ma voi stimolate la mia curiosità, che non potete credere quanto; e
-siete l'eremita più misterioso fra quanti ne ho conosciuti. Oh! bisogna
-ch'io vi conosca anche meglio prima di separarmi da voi.... Quanto alle
-vostre minaccie, sappiatelo, santo anacoreta, trovaste tal uomo, il cui
-mestiere è far fronte a tutti i pericoli che gli s'appresentano.»
-
-«Alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso; io rispetto il
-vostro valore, ma non porto altrettanta buona opinione della vostra
-discretezza. Se voi volete battervi meco ad armi eguali, vi addosserò
-tal penitenza, che di qui ad un anno non commetterete più peccati di
-curiosità.»
-
-«E quali sono queste vostr'armi, valoroso eremita di Copmanhurst?»
-
-«Incominciate dalla cesoia di Dalila e dal chiodo di Iaele, e venite
-fino alla scimitarra di Golia, nè v'è arme fra queste colla quale
-io non sia capace di farvi fronte; se però mi lasciate la scelta,
-osservate mio degno amico, queste due bagattellucce.»
-
-E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo
-armadio segreto, da cui trasse due spade ben affilate e due scudi di
-que' che si usavano allora. Il cavaliere, che accompagnava col guardo
-ogni atto dell'eremita, vide che questo armadio contenea parimente
-molti archi, un archibuso, e dardi e frecce; in oltre un'arpa ed altri
-arnesi che non pareano fatti per un cenobita.
-
-«Fratello eremita» allora disse il cavaliere «non vi farò più
-indiscrete interrogazioni. Quanto ho veduto in quest'armadio risponde
-a tutte le domande che avessi potuto volervi indirigere. Ma osservo
-un'arme» soggiunse prendendo l'arpa «colla quale più volentieri che con
-qualunque altra, mi piacerebbe battermi vosco.»
-
-«Spero, ser cavaliere, che non abbiate dati giusti motivi a meritarvi
-il soprannome di Neghittoso. Ma a dirvela non so che pensare. In somma,
-siete mio ospite, nè sarò io quegli che metta alla prova il vostro
-coraggio, se ciò non sia di piena vostra volontà. Dunque se sapete
-qualche buona canzone sarete sempre il ben venuto al mio romitaggio
-di Copmanhurst, e san Dunstano farà forse che vi troviate, o qualche
-fetta di pasticcio, o alcun poco di cacciagione. Sediamoci, beviamo,
-cantiamo, e si colmino le nostre tazze, perchè ci vorrà qualche
-tempo ad accordar l'arpa. Il vino aiuta la chiarezza della voce e
-l'aggiustatezza dell'udito; e in quanto a me gli è d'uopo che il sugo
-di grappoli m'arrivi sino all'ugne prima di poter cavar qualche suono
-dal mio strumento.»
-
- [Illustrazione: _E in dir ciò aperse in un altro angolo della
- celletta un secondo armadio segreto, da cui trasse due spade
- ben affilate e due scudi di que' che si usavano allora...._
- pag. 148.]
-
-Il cavaliere mise in opera la ricetta suggeritagli dall'eremita, e
-nonostante non durò poca fatica ad accordare quell'arpa.
-
-«Le manca una corda» diss'egli «e l'altre non sono gran fatto in buon
-essere.»
-
-«Ho piacere che vi siate accorto del disordine. Gli è segno che non
-siete novizio nell'_arte giocosa_[23]. Ma nel malanno di queste corde
-ci hanno colpa il vino e l'intemperanza. Glie l'aveva detto io, ad
-Allan-Dale, il _menestrello_ del Nord, di non toccare quest'arpa
-dopo aver votato la settima tazza. Non mi badò. Ecco quello che n'è
-avvenuto. Alla vostra salute, mio fratello, ed ai vostri buoni successi
-nell'_arte giocosa_.»
-
-Così parlando si appressava dignitosamente al labbro la tazza, e
-continuava ad imprecare l'intemperanza del _menestrello_ del Nord.
-
-In questo l'arpa fu accordata fin quanto lo permetteva lo stato cui
-era ridotta, e il cavaliere dopo aver fatte colle dita le solite prove,
-chiese all'eremita se desiderava una _serventese_ in _oc_, o una _lai_
-in _oui_, o un _virelai_[24] o finalmente una ballata in Inglese.
-
-«Una ballata, una ballata!» rispose l'eremita; «che vale cento volte
-meglio di tutti gli _oc_ e di tutti gli _oui_ della Francia. Io sono
-inglese inglesissimo, ser cavaliere, come lo era il mio glorioso
-avvocato san Dunstano, e degli _oc_ e degli _oui_ fo quel conto, ch'ei
-faceva degli artigli del demonio. In questa celletta non si ha da
-cantare che inglese.»
-
-«Or bene, vi farò udire una ballata composta da un canterino ch'io
-conobbi in Terra Santa.»
-
-Il canto del cavaliere tal fu da scorgersi che s'ei non era perfetto
-maestro nell'_arte giocosa_, certamente aveva avute ottime lezioni.
-L'arte gl'insegnò a trar buon partito dalla sua voce, comunque fosse
-poco estesa, e volta più all'aspro che al melodioso. Potea pertanto
-meritarsi applausi da giudici anche più abili di quello che l'eremita
-lo fosse, e maggiormente perchè il cantore mostravasi tanto commosso
-dalle cose espresse nella ballata, che parea riguardassero lui
-medesimo, circostanza, da cui le note d'accompagnamento acquistavano
-anima e forza maggiore.
-
-La ballata era la seguente, ed intitolavasi:
-
- _Il ritorno del Crociato._
-
- Figlio di padri eroi, campion di Cristo,
- Un cavalier che prove peregrine
- Diè di valor nel disputar l'acquisto
- Del Gran Sepolcro all'aste saracine,
- Non ebbe appena il patrio suol rivisto,
- Caldo d'amor, cinto di lauri il crine,
- Sotto il veron di lei per cui sospira,
- Nunzia le fè del rieder suo la lira.
-
- Salve, fior di beltà! Se ancor gradito
- T'è questo suon, ravvisa il tuo guerriero
- Vincitor del Pagan, da' suoi tradito,
- Gli rimasero sol lancia e cimiero,
- E il suo valor ch'è dono tuo. Tu ardito
- Di gloria il festi a imprender il sentiero;
- Che i rischi ad affrontar con fermo viso
- Lo allettò il guiderdon d'un tuo sorriso.
-
- Se fei perder l'arcion, morder l'arena
- D'Icone al formidabile soldano,
- Tuo nome resse questo acciar; tu piena
- L'alma di senno e di vigor la mano
- Rendevi a me; tu m'addoppiasti lena
- Quando turba infedel per me al Giordano
- Tinse del proprio sangue i flutti e i lidi
- Imprecando Macon sordo a' suoi gridi.
-
- Non fia che i trofei laudi ond'io fui chiaro,
- Nè i vanti in un di tua beltà rammenti.
- A tarda etade i nomi andran del paro
- Del cavalier, di quella i cui possenti
- Vezzi alle imprese il cavalier spronaro;
- E un vate vulgherà: corse ai cimenti
- Il campion di Sorìa con fermo viso,
- E gli fu guiderdon d'Elma un sorriso.
-
-Mentre l'ospite cantava in tal guisa, l'eremita porgea attenzione,
-come farebbe un critico di mestiere che assistesse alla prima
-rappresentazione d'un'opera; col capo a metà inclinato sul petto, con
-occhi pressochè chiusi: mani spesso giunte, e facendo a vicenda passare
-un pollice sovra l'altro, alcune volte battendo il tempo colle mani
-e col piede. Se gli parea che la voce del cantore non si spiegasse
-quanto, almeno a giudizio di lui che stava ascoltando, lo volevano le
-leggi dell'armonia, aggiugnea, quasi per aiutarlo a torsi d'impaccio,
-la propria voce. Ma poichè il cavaliere si tacque, il nostro anacoreta
-trovò leggiadrissimi e la ballata e la musica e il canto.
-
-«Però» aggiunse «io sospetto, che il prode cavaliere, eroe di questa
-ballata, abbia vissuto lungo tempo coi Normanni, e quindi sposati que'
-lor modi da cascamorto. S'egli abbandonò la sua donna per correre i
-campi della Palestina, non dovea forse, tornando, aspettarsi ch'ella si
-mostrerebbe cortese di grati sorrisi ad un amante stato più assiduo di
-lui nel corteggiarla? Che gli giovava andar a cantare sotto le finestre
-di lei una ballata, accolta cred'io in tale occasione come il miagolare
-d'un gatto sotto le grondaie? Ma ci pensi egli. Senza cercar altro, io
-beverò al buon successo degli amanti, ma veri amanti. Voi non siete, a
-quanto parmi, in questo novero, ser cavaliere.» Ciò gli disse dopo aver
-osservato, come egli temendo che sì frequenti e copiose libazioni gli
-alterassero il cervello, prendea la mezzina dell'acqua per temperare il
-suo vino.
-
-«E che? non mi diceste voi venir quest'acqua dalla fontana di san
-Dunstano, del glorioso vostro avvocato?»
-
-«Certamente, e battezzò infedeli a migliaia, ma in tutta la leggenda
-di questo santo non si dice mai che abbia battezzato il vino. Ciascuna
-cosa in questo mondo vuole essere adoperata all'uso per cui Domeneddio
-la creò. San Dunstano conosceva quanto le potesse conoscere chiunque
-altro, le prerogative di frate Giocondo.»
-
-Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa le
-seguenti strofette foggiate sopra un'antica canzonetta inglese.
-
- _Frate Giocondo._
-
- Ti do un anno, e se il vuoi secoli,
- Scorri Francia e Spagna e il mondo,
- Chi è felice? _Fra' Giocondo_
- Sol felice puoi mirar.
-
- Giovin prode ai corvi d'Asia
- Lasciò l'ossa; in duol profondo
- Sta la moglie? _Fra' Giocondo_
- Sol la puote consolar.
-
- Per morir sta un Grande; e il cruccia
- De' peccati il grave pondo.
- Chi lo allieva? _Fra' Giocondo_
- Il cappuccio e il suo cordon.
-
- Ricchi e grami, i santi il bramano
- E chi pur di colpe è immondo.
- Va per tutto _Fra' Giocondo_
- Che ogni casa è sua magion.
-
- Se lo sposo al desco tollera
- Occupar loco secondo,
- Chi sta primo? _Fra' Giocondo_;
- E la moglie ancor più fa.
-
- Chi vuol far tenerla al diavolo
- De' piacer vedendo il fondo;
- Viva, gridi, _Fra' Giocondo_,
- Il cappuccio e la pietà!
-
-«Benissimo! sull'onor mio, e mi piace che avete cantati gli encomii
-della vostra tonaca. Ma a proposito di diavolo, sant'eremita di
-Copmanhurst, non temete voi che una volta o l'altra venga a farvi
-visita in mezzo a qualche passatempo, non del tutto canonico,»
-
-«Non del tutto canonico!... E via! disprezzo quest'accusa e la metto
-sotto i miei piedi. Penso a compiere come si dee tutti i doveri
-dell'ordine cui appartengo, mattutino, prima, terza, sesta, vespro,
-compieta, recito giorno e notte e _pater_ e _ave_ e _credo_....»
-
-«Eccetto però nelle ore del chiaro di luna, nella stagione del
-salvaggiume...»
-
-«_Exceptis Excipiendis_. È questa la risposta che il vecchio abate mi
-suggerì d'aver pronta ogni volta che qualche laico m'avesse chiesto,
-s'io adempissi esattamente tutte le minuzie prescritte dal nostro
-istituto.»
-
-«Ottimamente, reverendo padre, ma il diavolo non conosce eccezioni, e
-non dorme mai; voi sapete che ei fa le giravolte attorno come leone che
-rugge!»
-
-«Oh! faccia le giravolte e ruggisca finchè gli pare e piace. Una
-staffilata ch'io gli applichi colla mia cintura lo fa mugghiare, come
-mugghiò sotto san Dunstano, che gli acchiappò il naso colle molle
-arroventate. Non ho mai avuto paura di uomini viventi. Figuratevi se
-voglio averla del diavolo, nè di tutte le sue diavolerie. San Dunstano,
-san Vinifredo, santo Sviberto, e quel po' di merito ch'io possa avere,
-mi mettono in istato di sfidarlo, ad onta della sua coda e delle sue
-corna. Ma per dirvi un segreto, mio degno amico, non parlo mai di
-queste cose che dopo aver recitato mattutino.»
-
-Cambiò allor d'argomento; ed aveano entrambi passati due o tre
-ore bevendo, ridendo, cianciando e cantando, allorchè il rumore di
-replicati picchii alla porta del romitaggio dieder loro altre faccende.
-
-E da che proveniva sì fatto interrompimento? Ciò è quanto non ci è
-permesso spiegare, se prima non andiamo a raggiugnere altra brigata,
-perchè ad imitazion dell'Ariosto, non ci siam fatta una legge di
-accompagnar fedelmente per ogni dove i personaggi della nostra storia.
-
- [Illustrazione: _Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa,
- e cantò sovr'essa...._ pag. 151.]
-
-
-
-
-CAPITOLO XVII.
-
- «N'aspettano boscaglie ov'han soggiorno
- «La damma e il capriol, d'alberi ingombre,
- «Che col mutuo intralciar lor rami, al giorno
- «Fann'onta e intempestive adducon l'ombre.
- «Corriam, già annotta. All'orrido dintorno
- «Chi fisa luci d'ogni tema sgombre?
- «Colà inviar teme Dïana i raggi;
- «Che li rispingon, quasi mura, i faggi.
- _La foresta d'Ettrick._
-
-
-Fin d'allora, che il figlio di Cedric il Sassone cadde privo di
-sentimento sull'arena d'Ashby, il grido di natura, primo ad usar la
-sua forza nel cuore del padre, avrebbe fatto sì che questi ordinasse
-ai propri servi di prendere in custodia Ivanhoe, ed usargli ogni
-cura la più amorevole. Ma contrastava altro riguardo affacciatosi un
-istante dopo all'animo di Cedric. Ei non potea risolversi a riconoscere
-pubblicamente un figlio, ch'egli avea sbandito dalla propria casa e
-in formale guisa diseredato. Dopo alcuni momenti di lotta fra l'amor
-proprio e la tenerezza paterna, egli avea preso una via di mezzo, che
-fu chiamare a sè Osvaldo, e commettergli di valersi d'alcuni della sua
-gente per far trasportare il ferito cavaliere nella sua tenda, ove poi
-lo stesso Osvaldo sarebbe rimasto a vigilare affinchè non gli mancasse
-veruna sorte di soccorsi. Nè il coppiere di Cedric avea perduto tempo
-nell'accignersi ad eseguir tal comando, ma prima ch'egli potesse
-avvertire i quattro uomini del seguito di Cedric per condurli con sè,
-e, prima ch'ei fosse pervenuto, rompendo la calca, all'arena, altre
-persone aveano trasferito altrove Ivanhoe, che fu cercato invano nella
-sua tenda, senza potersi rilevare che cosa ne fosse accaduto; sicchè
-parea fosse stato portato via dalle fate.
-
-E facilmente il nostro Osvaldo, superstizioso siccome lo erano tutti i
-Sassoni, avrebbe così spiegata la sparizione d'Ivanhoe, se non veniva
-ad interrompergli il corso delle meditazioni la presenza d'un uomo,
-vestito presso a poco da scudiere, e in cui ravvisò le sembianze di
-Gurth, suo camerata, il quale inquieto sulla sorte del suo padrone,
-disperato perchè più dell'altro non lo ritrovava, e ansioso sol di
-cercarlo per ogni dove, dimenticò le cautele necessarie alla sicurezza
-di sè medesimo. Osvaldo si fece tosto un dovere di arrestarlo qual
-fuggiasco servo sopra di cui dovea pronunziar sentenza Cedric.
-
-Non quindi trascurò di assumere nuove informazioni per sapere contezze
-del figlio del suo padrone, e la sola cosa ch'ei giunse a scoprire
-si fu, come alcuni servi ben messi aveano collocato il cavaliere
-Diseredato nella lettiga appartenente ad una persona di sesso
-femminino, stata spettatrice del torneo, e lo aveano tratto indi fuor
-della lizza; ma ove poi lo avesser condotto niuno sapea raccontare.
-Tai notizie pertanto egli arrecò al suo padrone, facendosi seguire da
-Gurth, che considerava siccome una specie di disertore.
-
-In questo mezzo, la natura avendo preso intero predominio sullo
-stoicismo patriottico che le facea guerra nel cuore del _thane_
-Sassone, questi si stava nelle più vive angoscie, finchè Osvaldo
-fosse tornato. Ma appena ei seppe che altre persone, da Cedric tosto
-giudicate amiche d'Ivanhoe, s'erano prese l'incarico di lui, e che,
-com'era verisimile, e come tosto il Sassone immaginò, gli avrebbero
-prestato ogni soccorso dovuto al suo stato, allora l'amor paterno fe'
-luogo nuovamente all'orgoglio e al risentimento, radicato in lui contro
-quella ch'ei chiamava ribellione del figlio.
-
-«Ne accada quel che ne sa accadere» disse in quell'istante «a me poco
-rileva, e poco ancor mi rileva, se coloro per amor de' quali riportò
-le ferite, si prendono adesso cura di medicargliele. Si distingua,
-si distingua, giacchè è la sua vocazione, nelle frascherie de'
-bagattellieri di questa normanna cavalleria, egli che avrebbe dovuto
-mantenere l'onore e la gloria de' Sassoni suoi antenati adoperando
-l'azza e la spada, armi antiche della nostra patria!»
-
-«Se per mantenere l'onore de' propri antenati» disse lady Rowena «basta
-ad un uomo, l'intraprender con prudenza e l'eseguire con coraggio,
-essere il più prode de' prodi, e segnalarsi altrettanto per dolcezza
-e per sommessione, chi può negare tai pregi ad Ivanhoe?... Sarà ora la
-sola voce d'un padre?....»
-
-«Tacete, lady Rowena, ve ne prego, è questo il solo punto su di cui
-non possiamo andare intesi. Accignetevi ad intervenire al banchetto del
-Principe. L'invito è stato fatto con modi cortesi, onorevolissimi, in
-somma usando tai riguardi, che questi superbi Normanni ben rade volte
-hanno dati a dividere a persone Sassoni dopo la fatale giornata di
-Hastings. Voglio trovarmi al banchetto, se non fosse altro, per provare
-a cotesti orgogliosi, come un Sassone sappia sopportare la sventura
-d'un figlio, che ha atterrati i più valorosi fra i loro campioni.»
-
-«Io non vi sarò al certo» rispose con fermezza lady Rowena; «e voi,
-temete piuttosto che quanto esaltate, siccome intrepidezza e coraggio,
-non venga invece attribuito a freddezza, anzi a durezza di cuore.»
-
-«Per parte vostra farete ciò che meglio v'aggrada. Quanto a cuore
-freddo e duro, lo mostrate piuttosto voi che sacrificate gl'interessi
-d'un popolo gemente sotto il peso della schiavitù ad una passione
-inutile quanto cieca. Vado in traccia del nobile Atelstano, e ci
-condurremo noi due al banchetto di Giovanni d'Angiò.»
-
-E così fecero; e già vedemmo al proposito dello stesso banchetto le
-particolarità più meritevoli d'essere ricordate. Usciti di quella
-mensa i due Sassoni, insieme alla lor comitiva, montarono a cavallo,
-e raggiunta lady Rowena, tutti di conserva si apparecchiarono ad
-abbandonare Ashby. In mezzo alle faccende di quella frettolosa partenza
-si offerse per la prima volta a Cedric, dopo essere, così diceasi,
-disertato, il povero Gurth; e poichè il Sassone, come fu narrato, non
-uscì di buon umor del banchetto, aveva appunto d'uopo di qualcheduno su
-di cui sfogare la collera; e Gurth ne fu la vittima disgraziata.
-
-«Legatelo» sclamò «legatelo! Osvaldo, Udiberto! Sciagurati, che vi
-avvisaste di lasciare in libertà questo furfante!» I compagni di Gurth
-senza osare la menoma rimostranza a favore di quello sventurato,
-gli legarono le mani dietro la schiena, al qual severo trattamento
-l'ex-scudiere si assoggettò senza mettere una sola querela. Unicamente
-rampognando con uno sguardo il suo padrone aggiunse tali parole: «Ciò
-m'accade perchè amo il vostro sangue più del mio sangue medesimo.»
-
-«A cavallo e avanti» sclamò Cedric.
-
-«E mi par bene che non vi sia tempo da perdere» aggiunse Atelstano
-«perchè, se non galoppiamo sul serio, la cena che ci ha preparata il
-degno abate Wattheof non varrà più nulla.»
-
-Ma tanto s'affrettarono i nostri viaggiatori che prevennero la
-disgrazia da Atelstano temuta. L'abate di San-Vittoldo, uscito egli
-medesimo d'antica famiglia sassone, e parente di Cedric alla lontana,
-ricevette i nobili viaggiatori con tutti i riguardi dell'ospitalità
-sì propria a questa nazione, nè la cena del convento cedea quanto a
-splendidezza al pranzo del Principe. Rimasero a desco fino a notte
-molto innoltrata; nè si disgiunsero dall'Abate che la mattina del
-dì successivo, dopo essergli stati compagni e partecipi ad una
-sontuosissima colezione.
-
-Allorchè la cavalcata uscia dalla corte del monastero, occorse
-un avvenimento di tal natura da far sinistra impressione in
-menti sassoni, perchè non v'era in tutta l'Europa un popolo che
-nell'essere superstizioso, e nel credere soprattutto ai presagi
-sopravvanzasse quella nazione. Non potea ciò dirsi de' Normanni,
-che essendo una schiatta mescolata, e che avea fatto qualche maggior
-passo nella carriera della civiltà, non tenea più una gran parte di
-quei pregiudizi, che i suoi progenitori le aveano apportati dalla
-Scandinavia; e sotto simile aspetto potea vantarsi più istrutta de'
-popoli conquistati.
-
-Nell'istante adunque di cui favelliamo, la tema di qualche arcana
-disgrazia venne inspirata da un profeta, certamente ragguardevolissimo,
-da un grosso cane nero e magro, che seduto sulle zampe di dietro alla
-porta del monastero, mise lamentevoli ululati, allorchè uscirono i
-primi cavalieri, poi seguì la cavalcata abbaiando e scorazzando da
-destra a sinistra.
-
-«Padre mio» disse a Cedric Atelstano, che per un rispetto avuto all'età
-spesso usava seco di questo titolo «questa musica niente mi garba.»
-
-«Nè a me maggiormente, nostro zio» disse Wamba. «Temo che ci tocchi
-pagare i violini senza ballare.»
-
-«Il mio parere» disse Atelstano (cui era andata a sangue l'ala
-dell'Abate, la quale indipendentemente dalla fama di cui godeva questa
-spezie di birra fabbricata ne' dintorni di Burton, era, come ognun
-può immaginare sceltissima) «il mio parere sarebbe che si tornasse
-all'abbazia, e si differisse al dopo pranzo il partire. Gli è sempre
-di cattivo augurio incominciar di mattino un viaggio scontrandosi in un
-frate, in un leppre o in un cane che abbai.»
-
-«Oibò!» sclamò Cedric impazientendosi. «Basta appena la giornata al
-cammino che dobbiamo fare. Poi quel cane io lo conosco, è il cane di
-Gurth, disertore al pari del suo padrone.»
-
-Irritato indi che quell'animale non la finisse mai d'abbaiare, s'alzò
-in punta de' piedi sulle sue staffe, e dato di mano ad una chiaverina,
-la vibrò contro il povero Fangs, perchè quel cane era Fangs, che
-avendo seguito l'orme del suo padrone, e festoso d'averlo trovato,
-gli manifestava in tal guisa il giubilo di potere starsi con lui
-nuovamente. Poco mancò che non ne rimanesse inchiodato sul suolo; ma
-per sua buona fortuna il ferale strumento gli scalfì unicamente una
-spalla, onde la bestia ferita fuggendo immantinente dalla presenza del
-corrucciato _thane_ andò a mettersi all'ultime file del retroguardo.
-
-La tentata uccisione di un suo fedele compagno fu per Gurth cosa amara
-e più difficile da perdonarsi dei lacci stessi che lo impacciavano;
-laonde, dopo avere fatto un moto, inconsiderato siccome inutile, per
-portarsi le mani alle ciglia, chiamò Wamba, che visto di mal umore il
-padrone, avea avuta la prudenza di mettersi egli pure al retroguardo.
-«Wamba, fammi una finezza, prendi una falda del tuo mantello e
-rasciugami gli occhi. La polvere mi fa piangere, e come vedi non posso
-prestarmi questo servigio da me medesimo.»
-
-Wamba lo compiacque, indi marciarono qualche tempo l'uno a canto
-dell'altro senza profferire parola. Finalmente Gurth, sentendo una
-necessità di disacerbare l'affanno che lo premea si volse al compagno:
-«Amico Wamba, fra tutti que' matti che si prestano a servire Cedric, tu
-sei il solo matto che abbia saputo rendergli gradevole la tua follia.
-Va adunque a trovarlo, e digli che Gurth non vuol più saperne di
-servirlo, e che da questo proposito nol moveranno, nè amore nè timore.
-Egli può bene caricarmi di ceppi, farmi battere colle verghe, ed anche
-mettermi a morte, ma non mai costringermi ad ubbidirlo. Va dunque e
-digli, che Gurth, figlio di Beowolf, si emancipa da sè medesimo.»
-
-«Matto, come mi vedi» rispose Wamba «non farò mai la pazzia che mi
-suggerisci. Cedric ha ancora una chiaverina da impiegare, e sai che
-rare volte manca il suo scopo.»
-
-«Questo scopo gliel diverrò io medesimo, non me ne importa; e quanto
-non vuoi dirgli tu, gli dirò io. Ieri abbandonò il figlio, il mio
-giovine padrone che s'avvoltolava nel proprio sangue; oggi, innanzi
-ai miei occhi, ha voluto ammazzare l'altra sola creatura vivente che
-mi abbia mostrato amicizia su questa terra; per sant'Edmondo, per
-san Dunstano, per san Vittoldo, per sant'Odoardo il confessore e per
-tutti i santi sassoni del calendario» Cedric non giurava mai per santi
-che non fossero di schiatta sassone, e tutta la sua gente ne imitava
-l'esempio «non gli perdonerò in sempiterno.»
-
-«Ma a quanto credo» soggiunse Wamba che spesse volte si assumea le
-parti di pacificatore «il nostro padrone ebbe in animo di mettere
-paura a Fangs non di ferirlo. Si è alzato sulle staffe per essere più
-sicuro di far passare la chiaverina al di sopra della testa di questa
-bestia, e così sarebbe andata la cosa, se Fangs non avesse fatto uno
-sgraziato salto in quel momento medesimo. Però tutta la ferita sta in
-una scalfitura, che mi prendo incarico di guarir io con un empiastro di
-pece da un soldo.»
-
-«Se lo credessi» sclamò Gurth «se lo potessi credere! Ma no, ho visto
-io partire la chiaverina, e il colpo era bene addrizzato. L'ho intesa a
-fischiar per l'aria con tutta la perfidia di chi la lanciò, poi dopo ho
-veduto lui, Cedric, che ha abbassati gli occhi a terra, come di rabbia
-per non avere colpito a segno. No, pel porco di sant'Antonio! non
-moverò più un piede per servirlo.»
-
-Furon questi gli ultimi detti del porcaiuolo disertore, nè i reiterati
-sforzi di Wamba valsero d'indi in poi a fargli aprir bocca.
-
-Intanto Cedric e Atelstano che marciavano avanti a tutti di quella
-brigata, la discorrevan fra loro sullo stato interno del paese, sulle
-dissensioni che teneano in trambusto la reale famiglia, sulle dispute
-feudali, onde i Nobili normanni erano nemici gli uni degli altri, e
-finalmente sulle occasioni che potevano tuttavia presentarsi ai Sassoni
-oppressi per iscotere il giogo de' Normanni, o certamente per farsene
-temere e rispettare, col favore delle turbolenze che sembravan vicine;
-argomenti tutti che mettevano in estasi Cedric. La restaurazione della
-sassone indipendenza gli stava a cuore con tanta gagliardia, che a tale
-speranza avea volontariamente sagrificato e la sua domestica felicità e
-gli interessi del proprio figlio; ed ecco in qual modo.
-
-Ad operare questo grande cambiamento politico facea d'uopo di una
-perfetta unione fra i Sassoni, e che si lasciassero regolare da un
-capo egualmente riconosciuto da tutti. La necessità di eleggere un
-tal capo fra i discendenti del real sangue sassone si manifestava
-di per sè stessa, e per altra parte aveano messo ciò per condizione
-espressa dell'opera che presterebbero que' partigiani, ai quali
-Cedric confidò i suoi segreti divisamenti e le sue speranze. Ora la
-prerogativa di sangue regio trovavasi appunto in Atelstano, ultimo
-rampollo maschile della sassone dinastia. Comunque ei non avesse i
-pregi d'ingegno necessarii ad un capo di fazione, pure l'apparenza
-esterna erane dignitosa, nè difettava di coraggio, addestratosi in
-oltre all'armeggiare, pareva anche inclinato a ben ascoltare i consigli
-di chi ne sapea più di lui, e lodato veniva per buona indole d'animo.
-Ciò nullameno ad onta de' diritti che si univano in esso a farlo capo
-della sassone confederazione, molti inchinavano a preferire i diritti
-di lady Rowena, che discendeva in retta linea dal grande Alfredo, e il
-cui defunto padre, già capo di confederazione, rinomato per coraggio,
-saggezza e generosità, vivea tuttavia con onore nelle ricordanze de'
-suoi concittadini.
-
-Nè forse sarebbe stato difficile allo stesso Cedric il farsi capo
-di una terza fazione, formidabile per lo meno al pari dell'altre
-due. Benchè non iscorresse nelle sue vene un sangue reale, possedea
-coraggio, solerzia, forza d'animo, e soprattutto affetto intensissimo
-alla causa della sua patria, affetto che gli meritò d'essere
-soprannominato il Sassone. Aggiungasi, che eccetto Atelstano e
-lady Rowena, Cedric non la cedeva a verun altro quanto a nobiltà di
-legnaggio. Ma a tante belle prerogative che lo adornavano univa egli
-il massimo disinteresse, per cui avversissimo a qualunque impresa
-che potesse disgiungere gli animi della sua nazione, stremata anche
-troppo dal proprio infiaccamento, aveva anzi abbracciato con calore il
-disegno di collegare le due fazioni col dare lady Rowena in isposa ad
-Atelstano, disegno cui mettea inciampo l'amore palesatosi tra il figlio
-e la pupilla di Cedric. Tal si fu la cagione che indusse a bandire
-Ivanhoe dal tetto de' comuni avi.
-
-A così severo espediente s'era attenuto Cedric perchè sperava la
-lontananza di Wilfrid, bastante rimedio a dissipare in lady Rowena
-l'amore che ver l'illustre giovane ella avea concepito. Ma sbagliò
-nei suoi conti, e sbagliò tanto più che facea contr'essi il modo
-medesimo onde amministrò sopra lady Rowena la tutela affidatagli.
-Il nostro Sassone, cui il nome d'Alfredo sonava qual nome d'una
-divinità, usava all'unica discendente di questo monarca tai riguardi
-che appena si sarebbero conceduti ad una principessa sovrana, in
-tal grado riconosciuta. La volontà di lady Rowena fu mai sempre per
-esso una legge, e parea che a render meglio nota a tutte le persone
-della sua casa la specie di sovranità da lui attribuita alla pupilla,
-mettesse una gloria nel comportarsi egli stesso qual primo vassallo
-della medesima. Accostumata quindi, non dirò solamente a fare il
-proprio volere, ma a comandare dispoticamente, poca docilità potea
-ripromettersene chi divisava modi atti a costringere gli affetti, e
-darle uno sposo che il cuore di lei non avesse dianzi prescelto. Ella
-era invece propensissima a far valere la propria indipendenza sopra
-tal cosa, in cui sogliono farla valere, opponendo all'uopo resistenza
-fortissima all'autorità de' genitori e dei tutori, quelle donne ancora
-che all'obbedienza e alla sommessione furono maggiormente avvezzate. Nè
-ella si facea riguardi di palesar liberamente a Cedric quai fossero le
-inclinazioni vivissime del suo animo; laonde il tutore, che non poteva
-sciogliersi del giogo che si era imposto, cioè di far sempre i voleri
-della pupilla, non sapeva qual via prendere a cambiar la vicenda, e
-indur la pupilla a seguire i voleri di lui.
-
-Invano ei cercò abbagliarne l'immaginazione col presentarle lo
-splendore d'una corona immaginaria. Rowena, fornita d'ottimo
-accorgimento, nè vedea possibili da effettuarsi i disegni di Cedric, nè
-possibili gli avrebbe desiderati, almeno quanto alla parte di essi che
-riguardava la sua persona. Laonde, senza far certamente mistero della
-predilezione conceduta a Wilfrid d'Ivanhoe, protestò che quand'anche
-ei più non fosse, amerebbe meglio rinchiudersi in un convento, che
-partecipare del trono in compagnia d'Atelstano, da lei disprezzato mai
-sempre, e che in allora le veniva in assoluto abborrimento, siccome
-origine delle sgradevoli insistenze da cui si vedea assediata.
-
-Ciò nullameno Cedric, il quale troppo non credeva alla femminile
-costanza, durava ne' suoi tentativi per concludere tai sponsali, che a
-suo parere doveano apportare il più importante de' servigi alla causa
-de' Sassoni. La non aspettata comparsa del suo figliuolo ad Ashby
-gli sembrò sulle prime, nè allora ebbe torto, l'estremo crollo delle
-proprie speranze; e se l'amor paterno vinse per brevi istanti quel suo
-amor di patria spinto oltre i confini del possibile, ben tosto questo
-secondo sentimento avendo ripresa tutta l'antica prevalenza, si risolse
-ad un'ultima prova per congiungere ad Atelstano la sua pupilla, e indi
-darsi tutto all'opera di far risorgere la sassone indipendenza.
-
-E sull'argomento di questa sassone indipendenza volgeano i discorsi che
-in tal istante movea ad Atelstano Cedric, non senza sospirare a quando
-a quando in veggendo inerzia e indifferenza, laddove avrebbe voluto
-scorgere fuoco d'entusiasmo pari a quello onde ardeva egli stesso. Ned
-è già che Atelstano mancasse in vanità; ed anzi gli andava grandemente
-a cuore chiunque a lui rimembrava gl'illustri suoi antenati, e i
-diritti, allor chimerici, che al sovrano grado gli dava il suo nascere.
-Ma all'amor proprio di cotest'uomo bastavano i rispettosi omaggi che
-gli tributavano i suoi vassalli e que' Sassoni di condizione libera
-ne' quali scontravasi. Nè tampoco può dirsi ch'ei paventasse ad un
-evento i pericoli, ma rifuggìa dalla molestia di andarne in traccia.
-Ei conveniva con Cedric sulla massima generale del diritto ch'era nei
-Sassoni di riconquistare la loro independenza; e più volentieri ancora
-si lasciava convincere, che ricuperata una volta questa independenza
-a' suoi compatriotti, le proprie prerogative il portavano ad esserne
-il legittimo capo, ma quando si giugnea alla conclusione di metter le
-mani all'opera per far valere tali diritti, tali prerogative, egli
-era sempre Atelstano l'_Irresoluto_. Da lui venivano gl'indugi, da
-lui le obbiezioni, in somma non sapea decidersi ad imprendere cosa
-veruna. E tutto il calore e tutto l'entusiasmo di Cedric non faceano in
-quell'animo di diaccio maggior impressione che non la operi una palla
-arroventata, la quale caduta nell'acqua non vi produce che un leggier
-fumo e un fremito momentaneo.
-
-Cedric si trovava al giusto nella condizione di chi battesse un ferro
-freddo, o di chi s'affaticasse a far prender il galoppo ad un cavallo
-avvilito e snervato. Che se, rinunziando per poco a tal fazione,
-volgeasi all'altra di tentar prova della propria prevalenza sull'animo
-di lady Rowena, era ancor di peggio, e i disgusti che riportava da
-tale esperienza il rendevano vie più scontento. Intanto lady Rowena
-s'intertenea con Elgitta, favellando del valore dimostrato da Ivanhoe
-nel torneo, colloquio che rimase interrotto dal sopravvenire di
-Cedric. Ma Elgitta per far le vendette della sua padrona, trovò modo
-d'inserire ne' nuovi discorsi intavolati alcune allusioni al modo onde
-Atelstano fu scavalcato in mezzo alla lizza, argomento alle orecchie
-di un Sassone il più sgradito di quanti si potessero immaginare. Se
-Cedric era di mal umore prima di mettersi in cammino, tal circostanze
-non gliel dissiparono certamente, laonde più d'una volta in suo
-cuore maledì il torneo, chi ne divisò la prima idea, chi l'ordinò, e
-soprattutto la propria follia d'esservisi trasferito.
-
-Verso il mezzogiorno, a sollecitazione d'Atelstano, la cavalcata fe'
-pausa presso una fonte situata al lembo d'una foresta, così per dar
-riposo ai cavalli, come per reficiarsi a molle desco colle vettovaglie
-di cui l'abate di san Vittoldo avea caricata una mula del seguito della
-comitiva. Mercè all'appetito d'Atelstano, la pausa durò più a lungo che
-non l'avrebbe desiderato Cedric. E quindi tutti videro nel rimettersi
-in viaggio, che solamente a notte assai innoltrata si potrebbe giungere
-a Rotherwood, e sentirono quindi la necessità di affrettare il trotto
-de' lor cavalli.
-
-
-
-
-CAPITOLO XVIII.
-
- »Fra quegli armati una donna vid'io
- »Che d'alto affare al portamento, al volto
- »Pareami certo, assai mi tenni appresso
- »Per tutti intender que' lor detti; e scopo
- »A tal viaggio è la vicina rocca.
- ORRA. _Tragedia_
-
-
-Dopo che i nostri viaggiatori ebbero attraversata vasta pianura,
-stavano per entrare in una selva che a quei giorni inspirava gran tema
-per la moltitudine dei malandrini cui servia di covile. Erano costoro
-uomini che tratti a disperato vivere dall'oppressione, e condotti ad
-estrema miseria da vessazioni inaudite, si univano in bande numerose
-quanto bastava per non temere quella debole guardia che vegghiava
-in tai giorni all'ordine pubblico. Nullameno Cedric e Atelstano,
-comunque si vedessero costretti a camminare una parte di notte, non si
-prendeano grande paura di costoro, credendosi assai fiancheggiati dalla
-scorta che aveano di dieci uomini armati, fra' quali non comprendiamo
-Gurth e Wamba, che all'accader d'un assalto parea non potessero
-riuscire d'alcun giovamento; il primo per avere le braccia legate,
-l'altro perchè la professione cui si era dedicato tal non sembrava
-certamente da favorire in lui le inclinazioni marziali. Aggiungasi, che
-nell'attraversare la formidabile selva, Cedric e Atelstano si fondavano
-assai sul rispetto, che per essi aveasi in que' dintorni, e pur sulla
-fama divulgata del loro coraggio. Di più. Quelli che le persecuzioni,
-e soprattutto il rigor delle leggi intorno la caccia, avea tratti a
-soggiornar le foreste, e a far vita di masnadieri, erano contadini
-sassoni in massima parte, onde parea cosa presumibile che avrebbero
-rispettati due capi, dai quali non ricevettero mai il menomo aggravio.
-
-Ma d'improvviso dovettero mettersi in agitazione all'udire suon di
-gemiti e pianti a poca distanza. Corsi là donde tai voci venivano,
-videro una lettica chiusa, da cui erano stati distaccati e portati
-via i cavalli, una giovinetta vestita in sontuosi abiti di foggia
-ebraica, che piagneva a cald'occhi, e presso di questa un vecchio,
-che il suo berrettone giallo facea ravvisar per Ebreo, e che correva
-disperatamente qua e là torcendosi le mani, com'uomo cui fosse
-sopraggiunto il massimo de' disastri.
-
-Atelstano e Cedric chiesero al vecchio come accadea ch'ei fosse tra
-que' boschi in compagnia d'una giovane, provveduto d'una lettica
-senza cavalli e sfornito di scorta; ma per qualche tempo in vece di
-averne una risposta, non udirono che interrotte invocazioni a tutti i
-patriarchi dell'antico Testamento. Finalmente Isacco d'York, che questi
-era il nostro antico amico, ripigliando a poco a poco l'uso de' sensi,
-narrò ai due Sassoni come avess'egli noleggiata ad Ashby una scorta
-di sei armigeri, i quali s'erano obbligati di guidare lui e la sua
-compagnia a Doncaster e di somministrar cavalli e muli così per portar
-le persone come per tirar la lettica, e come poi questi mascalzoni
-gli avessero, ch'era presso a poco un'ora, abbandonati, fosse poi per
-tema degli assassini, che un taglialegne gli avvertì d'aver trovati
-poco distanti di lì in banda assai numerosa, o fosse per qualch'altro
-motivo, che Isacco parea non si prendere molta briga di dilucidare. «Se
-la bontà vostra, soggiunse indi l'Ebreo con tutta umiltà, giugnesse a
-tanto di permetterne che proseguissimo sotto la vostra salvaguardia il
-cammino, sarebbe tal opera caritatevole che giuro sulle tavole della
-nostra santa legge, non se ne conterebbe verun'altra, la quale fosse
-stata accolta con maggiore gratitudine incominciando dai giorni della
-cattività d'Israele.»
-
-«Cane d'Ebreo!» rispose Atelstano che avea una memoria fedelissima nel
-ricordargli le particolarità le più minute accadutegli, e soprattutto
-se queste avessero contenuto anche lievissima offesa contro di lui «non
-rammenti più il modo onde ti sei condotto nel primo dì del torneo?
-Fuggi, o combatti co' masnadieri, o se così ti piace, aggiustati
-con essi, ma non aspettare nè soccorso nè protezione da noi. Se gli
-assassini non ispogliassero fuorchè gente della tua razza che assassina
-tutto il mondo, li riguarderei come onestissimi galantuomini.»
-
-Ma in sì rigorosa sentenza non convenne Cedric. «Sarà meglio» diss'egli
-«che prestiamo loro qualcuno de' nostri cavalli perchè possano
-continuare il cammino, e due de' nostri uomini che li scortino sino
-al primo villaggio. Gli è vero che ciò diminuirà alcun poco le nostre
-forze, ma quand'anche ne assaltassero i malandrini, la vostra spada,
-nobile Atelstano, la mia e gli otto uomini che tuttavolta avremmo con
-noi, basterebbero a sperdere una ventina di quegli sciagurati.»
-
-Lady Rowena, presa da qualche timore fin d'allora che udì essersi
-veduti assassini in poca distanza, si fece a difendere il partito
-posto dal suo tutore. Ma Rebecca d'improvviso scese, e guidando a mano
-il suo palafreno, corse ver la illustre donzella, e prostesa innanzi
-ad essa, le baciò rispettosamente il lembo della veste, come è uso
-degli Orientali ogni qualvolta indirigono discorso ai lor superiori.
-Rialzatasi indi e mandato indietro il velo, la supplicò in nome di quel
-Dio onnipossente, che entrambe adoravano, e in nome de' comandamenti
-trasmessi da questo medesimo Dio sul monte Sinai, parimente rispettati
-da entrambe, ad aver compassione di quello stato deplorabile, e
-ottenerle quella salvaguardia che avea implorata il suo genitore.
-«Non è per me» soggiunse indi «ch'io vi chieda tal grazia, e nè manco
-per questo povero vecchio che è però il padre mio. So che il solo
-nome d'Ebrei basta per condannarne all'abbandono, allo spregio, agli
-insulti, nè la cosa cambia per essere noi piuttosto o in una selva o
-in una grande città. Ma entro la lettica che vedete vi sta un ferito,
-un cristiano. Sia mercè vostra che senza pericolo e sotto una tutelar
-protezione possiam trasportarlo, nè lascio di mettervi innanzi agli
-occhi, che se per avere la vostra comitiva ricusata a noi tale grazia,
-gl'intervenisse qualche straordinario disastro, niuno d'essa, e voi
-men degli altri, nobile signora, sapreste perdonare a voi stessi le
-conseguenze di simil rifiuto.»
-
-Il modo nobile, solenne e commovente onde Rebecca accompagnò tal sua
-preghiera, toccò vivamente l'animo della bella Sassone.
-
-«Questo vecchio» diss'ella al suo tutore «è inabile affatto a
-difendersi, la figlia sua è meritevole di compassione quant'è
-avvenente; un uomo che soffre sta in quella lettica. Sien pur
-giudei il vecchio e la figlia sua! Noi non saremmo cristiani se gli
-abbandonassimo in sì terribile estremità. Poichè già conveniste di
-conceder loro, e alcune delle nostre bestie per trasportarli e due de'
-nostri uomini di scorta, perchè non possiamo ancora permettere ad essi
-che ci accompagnino?»
-
-Cedric condiscese tosto alle brame di lady Rowena, e Atelstano ancora,
-mettendo però il patto che gli Ebrei rimanessero sempre al retroguardo.
-«Vi troveranno» soggiunse «Wamba che, a quanto penso, sarà ancora
-provveduto di quel suo scudo, opportunissimo a respingere gli assalti.»
-
-«Ma!» tostamente Wamba rispose «lasciai il mio scudo sul campo di
-battaglia, destino ch'ebbi comune con molti altri.»
-
-Venne rosso Atelstano senza osare di rispondere altra cosa, perchè
-tal destino appunto gli era toccato nel giorno ultimo della giostra.
-Lady Rowena, cui non dispiacea vederlo umiliato, si studiò di far
-dimenticare alla leggiadra Ebrea il disadatto motteggio del nobile
-Sassone, coll'animarla a marciarle da presso in quel durar di cammino.
-
-«Ciò non sarebbe convenevole» rispose Rebecca con modo umile sì, ma
-da cui però traspirava tal quale alterezza. «S'io accettassi, qualcuno
-potrebbe giudicarne disonorata la mia nobile protettrice.»
-
-Intantochè venivano scaricate due delle mule che portavano le bagaglie,
-intantochè le stesse bagaglie erano ripartite sull'altre bestie da
-soma, lavori che si terminarono con molta sollecitudine, perchè la voce
-_assassini_ avea posta solerzia in ognuno, e la crescea il terrore
-inspirato dall'essere imminente la notte; intantochè, dissi, tutte
-queste cose operavansi, Gurth si dolse del male che gli faceano le
-corde, troppo strette ai pugni delle sue mani. Wamba si prese assunto
-di rallentarle, e fosse a caso o a disegno, le rallentò sì bene,
-che Gurth non durò indi a fatica a spacciarsene affatto, e prima che
-tutti fossero lesti a rimettersi a cavallo, il porcaiuolo fece gamba
-nell'interno della foresta.
-
-Il cavallo che fin allora avea servito a Gurth era stato assegnato
-all'Ebreo, e atteso il minorato numero de' palafreni, essendosi
-risoluto che il prigioniere farebbe il rimanente del viaggio sulla
-groppa d'un cavallo cavalcato da un altro, si credè veramente che Gurth
-stesse dietro ad uno de' suoi compagni, e la seconda diserzione niuno
-avvertì, e a cose più serie per vero dire tutti pensavano, aspettandosi
-da un istante all'altro lo scontro degli assassini.
-
-Il sentiere in cui entrarono allora i nostri viaggiatori era sì
-stretto, che due soli cavalieri vi poteano passar di fronte; terreno
-declive e paludoso, attraversato da un fiumicello, le cui rive andavano
-coperte di antichi salici. Cedric e Atelstano ben si accorsero, come un
-tal luogo fosse opportuno a nascondere qualunque malandrino che avesse
-divisato d'assalir viaggiatori, ma ad onta del preveduto pericolo, non
-aveano miglior espediente fuorchè affrettare la corsa, il che neanco
-era sì facile su quel suolo, ove ad ogni passo le gambe de' corridori
-affondavano. Guadato che ebbero il fiumicello, non rimanea tempo a
-tutta la comitiva di raggiungere l'altra riva allorchè d'ogni lato si
-videro accerchiati ed assaliti da numerosa masnada d'uomini armati, che
-colla rapidità e accortezza delle lor fazioni pareano il doppio di quel
-che erano. Costoro gridavano ad alta voce: «Vivano il Dragon Bianco
-e san Giorgio! Viva l'Inghilterra»; e ciò coll'intendimento di farsi
-meglio credere scorridori sassoni.
-
-Tosto Cedric e Atelstano caddero prigionieri, e tale avvenimento
-fu accompagnato da particolarità diverse giusta la diversità delle
-indoli de' personaggi. Perchè Cedric contro il primo nemico ch'ei vide
-comparire lanciò la chiaverina rimastagli, e indirisse il colpo più
-di proposito che non lo avea fatto contro il povero Fangs; tal che il
-supposto masnadiere rimase inchiodato alla quercia cui stava d'avanti.
-Poi brandita la sciabola, ne affrontò un secondo al quale menò colpo sì
-disperato e con sì cieco impeto, che gli andò in pezzi l'arma contra
-un troncone. Allora due o tre uomini gli si lanciarono addosso, e
-stramazzatolo da cavallo, finalmente lo ebbero nelle mani. Ma Atelstano
-era perplesso, meditando se fosse più espediente cosa il correre
-incontro ai nemici che lo minacciavano di fronte o a quelli che lo
-circondavano, intanto che questi giunsero ad afferrare la briglia del
-suo cavallo; e divenne compagno di cattività a Cedric, senz'avere avuto
-il tempo di mettersi tampoco in parata.
-
-Le persone di seguito impacciate in mezzo alle mule che trasportavano
-le bagaglie, sorprese di più ed atterrite sul destino cui soggiacquero
-i loro padroni, non opposero quasi resistenza di sorte alcuna agli
-assalitori che le disarmarono, impadronitisi in oltre di lady Rowena,
-che stava nella parte di mezzo della cavalcata, e d'Isacco e della
-figlia d'Isacco postisi al retroguardo.
-
-Il solo a non lasciarsi trappolare fu Wamba, il quale in sì fatta
-occasione mostrò più coraggio di coloro che presumevano superarlo in
-senno. Perchè impadronitosi della sciabola d'un di que' servi che non
-parea ricordarsi d'averla, si schermì abbastanza di tenere in rispetto
-coloro che si avvicinarono. Ei tentò parimente una prova di liberare
-il padrone, ma osservando come avrebbe avuto che fare con troppi, e
-vedendo legati in massima parte i suoi compagni, pian piano si buttò
-giù da cavallo, e protetto dalle tenebre e dalla generale confusione,
-s'addentrò nel bosco senza che nessuno avvisasse fermarlo.
-
- [Illustrazione: _Allora due o tre uomini gli si lanciarono
- addosso, e stramazzatolo da cavallo, finalmente lo ebbero
- nelle mani._ pag. 164.]
-
-Però appena il valoroso matto si vide fuor di pericolo, incominciò a
-trovarsi dubbioso se non gli convenisse meglio offerirsi compagno di
-prigionia ad un padrone, al quale era sinceramente affezionato.
-
-«Ho inteso talvolta esaltare la felicità d'una libera condizione»
-meditava egli fra sè medesimo; «ma vorrei ora che un uomo saggio
-venisse insegnando ad un matto qual cosa può farsi della sua libertà
-chi l'ha ottenuta contra propria voglia!»
-
-Udì allora susurrare il nome di Wamba da una voce, che gli doveva
-esser vicina, ma bassa e mandata colla massima cautela, poi nel
-tempo medesimo gli saltò addosso accarezzandolo un cane, che tosto ei
-riconobbe per Fangs.
-
-«Gurth!» pronunziò Wamba col tuono stesso di voce onde aveva udito
-chiamarsi. «Sei tu, Gurth?»
-
-«Sì» rispose Gurth avvicinandosegli; «ma che cosa è dunque accaduto?
-Che significa questo scricchiolar d'armi?»
-
-«Una bagattella! son tutti prigionieri.»
-
-«Prigionieri! chi?»
-
-«Il nostro padrone, lady Rowena, Osvaldo, in somma tutti.»
-
-«Oh! dalla parte di Dio! chi gli ha fatti prigionieri? Com'è stato?»
-
-«È stata, che il nostro padrone si è troppo affrettato a cimentarsi,
-Atelstano si è affrettato men di quel che bastava, e il resto dei
-nostri niente affatto. Coloro che gli hanno fatti prigionieri vestono
-giustacuori verdi, e portano una maschera al volto.»
-
-«E i nostri compagni?»
-
-«Legati mani e piedi, stan là sparsi sull'erba che paiono mele
-all'istante che le hai gettate ai tuoi porci. Ne riderei se potessi
-trattenermi dal piangere.»
-
-Tutto acceso in volto, allora Gurth esclamò «Wamba! hai tu un'arme?
-Il tuo cuore val meglio della tua testa. Gli è vero che siamo in due
-solamente. Ma un assalto improvviso, tentato contra gente che a ciò
-non si aspetta, potrebbe tornarne bene. Seguimi. Gli è duopo liberare
-Cedric.»
-
-«Ma, Gurth, dimenticasti d'aver giurato un'ora fa che non gli avresti
-mai perdonato?»
-
-«Eh! fu quando non avea bisogno de' miei soccorsi. Vieni, seguimi, fa
-presto.»
-
-Stavano già per partire, allorchè un terzo comparve fra essi ordinando
-che si fermassero. Alla foggia delle vesti e dell'armi, Wamba avrebbe
-potuto giudicarlo uno fra' malandrini che arrestarono il suo padrone,
-perchè non diversava da essi che nello avere il viso scoperto. Però
-al ricco pendaglio ch'egli portava, al corno da caccia che ne stava
-sospeso, al tuono tranquillo ed autorevole, onde gli parlava l'uom
-sopraggiunto, Wamba non tardò, a mal grado dell'oscurità, a riconoscere
-Locksley, quell'arciere che vinse il premio dell'arco affrontando tutti
-i patti svantaggiosi a' quali si assoggettò.
-
-«Che significa tutto questo?» disse loro. «Chi seno quelli che
-s'avvisano di far prigioniere le persone in questa foresta?»
-
-«Potrebbero credersi vostri confratelli» rispose Wamba «perchè
-somigliate loro, come si rassomiglian due ceci.»
-
-«Tosto il saprò» disse Locksley «ma aspettatemi in questo luogo.
-Vi proibisco, pena la vita, il movervi di qui prima ch'io torni.
-Obbeditemi, e prometto bene così a voi come ai vostri padroni. Ciò
-nullameno fa mestieri d'alcune cautele.»
-
-Levatosi indi il pendaglio, e staccato il pennacchio che ornava il suo
-berrettone, consegnò tai cose alla custodia di Wamba; poi trasse di
-saccoccia una maschera, e coprendone il viso, si dipartì da loro per
-andar a fare scoperta, non senza ingiugnere nuovamente ai medesimi che
-lo aspettassero.
-
-«Lo aspetteremo, o Gurth?» disse Wamba: «o vogliam dargli prova che
-Domeneddio ci ha forniti di gambe? In verità, anche costui ha cera di
-masnadiere, e non vedo troppo qual fiducia in lui possa aversi.»
-
-«Fosse anche il diavolo» rispose Gurth «che rischiamo noi aspettandolo?
-S'egli appartiene a questa banda di scorridori, potrebbe averli già
-messi all'erta intorno alle nostre persone: ciò essendo come involarsi
-da loro? Poi, e non è gran tempo, ho fatto io la prova, che fino tra
-gli assassini si trova un qualche galantuomo.»
-
-Non tardò multi minuti a far ritorno Locksley. «Ho veduto gli amici»
-diss'egli «e di più ho parlato ad essi, perchè vestiti alla mia foggia,
-m'hanno creduto un loro collega. Ora so, e chi sono e dove vanno e
-quello che vogliono fare. Ma il numero ne è grande, ed è gente valorosa
-nell'armi. Sarebbe la massima delle follie se tre uomini presumessero
-d'assalirli con buon successo. Conviene pertanto unire una forza più
-ragguardevole, e so ben io dove trovarla. Voi siete entrambi, credo,
-fedeli servi di Cedric il Sassone. Seguitemi adunque, nè mai sia detto,
-che l'amico dell'Inghilterra e degl'Inglesi manchi di braccia per
-soccorrerlo all'istante del pericolo; ma fa d'uopo non perder tempo,
-perchè già coloro s'avviano.»
-
-E fatto a questi cenno di venirgli addietro, s'addentrò nella parte più
-folta della foresta, per vie non disegnate da traccia umana, e Gurth e
-Wamba il seguivano silenziosi.
-
-Ma il silenzio mal si confaceva all'umore di Wamba, che lo interruppe
-finalmente, susurrando a mezza voce all'orecchio del camerata, ed
-accennando il pendaglio e il corno da caccia che tenea tuttavia fra le
-mani: «Gurth, se non mi sbaglio, ho veduto guadagnar questo premio che
-non è molto.»
-
-«Ed io» disse Gurth, parlando anche più sommesso «scommetterei tutti i
-porci del mio padrone, che tre giorni fa, o a dir meglio tre notti fa,
-ho udito la voce del bravo arciere che guadagnò questo premio, e che or
-ne fa scorta.»
-
-«Amici» si volse ad essi Locksley, che ad onta di tutte le loro cautele
-gli aveva intesi «poco rileva ora quel ch'io mi sia e che cosa sia. Se
-arrivo a liberare il vostro padrone, avrete un motivo di riguardarmi
-come il migliore fra gli amici dell'Inghilterra. Ch'io mi chiami poi
-sotto tale o tal altro nome, ch'io tiri bene o mal l'arco, ch'io ami
-diportarmi a luce di giorno o a chiaro di luna, sono cose le quali non
-v'appartengono, e sulle quali fareste meglio a non prendervi fastidio.»
-
-«Mettemmo la testa nella gola del lione» disse Wamba all'orecchio di
-Gurth. «Dio ne aiuti, che la possiam cavar fuori!»
-
-«Zitto!» rispose Gurth. «Guardati dal disgustarlo con alcuna delle tue
-follie. Quanto a me, ho le mie buone ragioni a sperare che tutta questa
-faccenda andrà a finir bene.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XIX.
-
- Soave è al peregrin poichè ha smarrita
- La via, se ascolta in fondo della selva
- Il salmeggiar di vigile eremita.
- _L'eremita della fontana di s. Clemente._
-
-
-Solamente dopo tre ore di accelerato cammino, Wamba, Gurth e la
-misteriosa lor guida, giunsero ad un diradamento di selva, nel cui
-mezzo sorgeva enorme quercia, che coll'estese braccia spargea vasta
-ombra da tutti i lati. Cinque o sei uomini, vestiti di giustacuor
-verde non men di Locksley, stavano, a quanto parea, dormendo, sdraiati
-attorno dell'albero, intanto che a qualche passo distante da essi
-camminava innanzi e indietro un loro compagno posto di sentinella.
-
-Questa, all'udire il calpestio de' nostri viaggiatori che ad essa si
-avvicinavano, diede ai compagni il segno di stare all'erta; ed essi
-balzati in piede, afferrarono gli archi, preparandosi a lanciar le
-freccie ver quella parte, d'onde credessero venir un pericolo. Ma non
-tardò il lor capo a darsi a conoscere; al minaccievole atteggiamento
-succedettero i segnali di rispetto e di subordinazione.
-
-«Dov'è Mugnaio?» chiese Locksley.
-
-«Su la strada di Rotheram.»
-
-«Con quanti uomini?»
-
-«Con sei, e con buona speranza di bottino; così ne assista san Nicolò!»
-
-«Lodo la pietà vostra. E ove trovasi Allan-Dale?»
-
-«Dalla parte di Watling, ad appostare con quattro uomini il priore di
-Jorvaulx.»
-
-«Ottimamente. E fra' Giocondo?»
-
-«Nella sua celletta.»
-
-«Vado a cercarlo. Voi intanto mettetevi attorno per radunarci nostri
-colleghi; e raccoglietene quanti mai vi vien fatto raccoglierne, perchè
-abbiamo a far caccia di certo selvaggiume che non fuggirà al nostro
-avvicinarsi, ma si volterà contra noi. Che tutti sieno qui un'ora
-prima dell'alba — Aspettate un momento» ei soggiunse, mentre quelli
-già s'apparecchiavano ad eseguire il primo comando. «Io dimenticava la
-cosa la più essenziale. Che un di voi prenda la strada di Torquilstone,
-del castello di Frondeboeuf. Una banda di furfanti che hanno ardito
-addossarsi il nostro uniforme, conducono colà prigionieri Cedric il
-Sassone e la sua comitiva. È questo un insulto che si fa alla nostra
-gloria, e vuole il nostro onore che sia punito. Teneteli ben di mira,
-perchè quand'anche giugnessero al castello prima che le nostre forze
-fossero raunate, converrebbe ad ogni costo studiar modo di vendicarsi
-e di sottrarre dalle branche di costoro i prigionieri che s'arrogarono
-di fare, vestiti dei nostri panni. Seguitateli da vicino, e il miglior
-camminatore fra voi si assuma tale incarico e quello di ragguagliarmi
-di tutto.»
-
-Quella brigata si sbandò prendendo varie diritture a norma degli ordini
-ricevuti, e il loro capo, seguitato sempre da Gurth e da Wamba che
-il riguardavano con una tal qual rispettosa tema, mosse alla volta di
-Copmanhurst.
-
-Giunti al picciolo diradamento di foresta, ad un lato del quale
-vedeansi il romitaggio, e la cappella a metà diroccata di Copmanhurst,
-Wamba disse sotto voce a Gurth: «Se la è la casa d'un ladro, si
-conferma la verità dell'antico proverbio: _Presso la chiesa, lontano da
-Dio_; e pei sonagli del mio berrettone! sì che la cosa è vera! Ascolta
-solo come si salmeggia bene nel romitaggio.»
-
-Di fatto il pietoso anacoreta cantava allora una canzon da taverna,
-e in quel momento il cavalier Nero ne ripeteva a coro con esso il
-ritornello.
-
- Il sugo di pergola
- Dà forza al pensiero,
- Sereno fa il cor.
- Che tardi tu a mescere?
- Hai fiasco e bicchiero.
- Ve' come zampilla!
- Non perdasi stilla
- Del grato licor!
-
-«Affè non cantano male» disse Wamba che aveva accompagnate colla sua le
-voci dei due cantori, «ma per il nome di tutti i santi! chi sarebbesi
-aspettato di udire l'intonazione d'un tal mattutino nella cella d'un
-eremita?»
-
-«Oh! per me non ne sono punto maravigliato» rispose Gurth. «Mi
-assicurano che l'eremita di Copmanhurst è un uomo che si dà bel tempo,
-e che non si fa scrupolo d'ammazzare un daino. M'hanno anche detto che
-il boscaiuolo ha mosse doglianze contro di lui all'ufiziale regio, e
-che d'ora in poi gli sarà proibito di portar cappuccio e cocolla.»
-
-Intanto ch'essi in tal modo discorrevano, Locksley co' suoi replicati
-picchii alla porta scompigliò non poco l'anacoreta e il suo ospite.
-«Per la mia cocolla!» disse l'eremita fermandosi a metà d'una cadenza
-«sta a vedere che abbiamo ancora altri viaggiatori smarriti! non
-vorrei per l'onore del mio cappuccio che ne sorprendessero in mezzo
-a questi santi esercizi. Tutti hanno i lor nemici, ser Neghittoso, e
-vi potrebbe esser gente tanto maligna da confondere il modo cordiale
-con cui ho accolto, in questa breve durata di tre ore, un viaggiatore
-affaticato come eravate voi, da confonderlo dissi con una gozzoviglia
-da dissoluti, da briachi: e la dissolutezza e l'ubbriachezza son vizi,
-grazie a san Dunstano, contrari così alla mia indole come alla mia
-professione.»
-
-«Guardate che vili calunniatori si danno!» soggiunse il cavaliere.
-«Così stesse in me il castigarli. Ma avete ragione, santo eremita.
-Tutti abbiamo i nostri nemici, e in questo regno vivono tali persone
-che, costretto a vederle in faccia vorrei essere coperto del mio
-elmetto, non mai a viso scoperto.»
-
-«Copritevi dunque col vostro elmo, ser cavaliere, e fate presto quanto
-la vostra indole ve lo permette. Intanto vado a riporre nell'armadio
-segreto il fiaschetto, le tazze e il rimanente del pasticcio, e perchè
-non ascoltino quel ch'io mi operi al di fuori, fatemi da secondo in ciò
-che adesso stò per cantare. Pensate solamente al tuono della cantilena,
-non vi prendete fastidio delle parole. Sarà molto se le saprò io
-profferire.»
-
-Detto ciò, e mentre facea scomparire gli avanzi del banchetto, intonò
-con voce forte e sonora un _De profundis_, intanto che il cavaliere,
-riponendosi in fretta la sua armatura, e ridendo di tutto cuore lo
-accompagnava colla sua voce.
-
-«Che mattutino del diavolo cantate voi dunque a tal ora?» sclamò
-Locksley picchiando una seconda volta.
-
-Il romore di quel canto, e fors'anche le copiose libazioni che fatte
-avea l'eremita, gli furono cagione di non riconoscere la voce che gli
-parlava, quindi rispose col solito formolario: «Tirate diritto per la
-vostra strada, e non disturbate ne' lor divoti esercizi due servi di
-san Dunstano.»
-
-«Cane d'un eremita!» udì rispondersi verso la strada. «Non ravvisi la
-voce di Locksley?»
-
-«Va ottimamente» disse l'eremita voltosi all'ospite. «Non v'è da temer
-cosa alcuna.»
-
-«Ma chi è questo straniero? Rileva a me di saperlo.»
-
-«_Chi è?_ Vi dico che è un amico.»
-
-«Ma qual'è quest'amico. Può esserlo di voi, non di me.»
-
-«_Qual'è questo amico?_ È più facile l'interrogazione di quel che sia
-la risposta! Però or che ci penso: è l'onesto boscaiuolo del quale vi
-ho già parlato.»
-
-«Onesto boscaiuolo, come voi pio eremita?»
-
-«Tal quale.»
-
-«Apritegli dunque, se non amate che egli vi sfondi la porta.» In quel
-momento appunto Locksley picchiava per la terza volta.
-
-I cani sulle prime non mancarono d'abbaiare, ma il loro instinto avendo
-fatto che s'accorgessero chi fosse la persona nuovamente giunta, si
-diedero a raspare la porta quasi chiedendo essi pure che gli venisse
-aperto.
-
-S'aperse finalmente questa porta, e Locksley, entrò unitamente ai suoi
-due compagni.
-
-«Eremita» disse Locksley in veggendo il cavaliere «dove hai tu pescato
-questo nuovo collega?»
-
-«Un fratello del nostro ordine» rispose sorridendo il romito «noi
-abbiamo passato insieme in orazione la notte.»
-
-«Credo bene ch'ei sia un individuo della chiesa militante[25]. Da
-qualche giorno ne vediam molti a correre i campi. Ma ciò non fa alla
-questione. Oggi abbiamo bisogno della nostra gente, sieno cherici o
-secolari. Dunque tu ne farai la buona grazia di lasciare la cocolla
-e il rosario per armarti d'arco e di chiaverina.» Indi traendolo in
-disparte: «Tu sei matto a quanto mi pare. Perchè dar ricetto nella tua
-abitazione ad un cavaliere che non conosci? Hai forse dimenticati i
-nostri regolamenti?»
-
-«_Ch'io non conosco!_ Lo conosco quanto un mendicante conosce la sua
-scodella.»
-
-«Presto dunque! il suo nome.»
-
-«_Il suo nome!_ come se fossi uomo da bere in compagnia d'un altro
-senza saperne il nome! Si chiama il cavalier Neghittoso.»
-
-«Tu hai bevuto più del bisogno, eremita, e voglia Dio che tu non abbi
-cianciato nella stessa proporzione.»
-
-«Arcier valoroso» si volse a Locksley il cavaliere «non fate rimproveri
-al mio giocondo albergatore. Ei non ha potuto negarmi ospitalità,
-perchè già l'avrei costretto a concedermela.»
-
-«_Costretto!_» replicò l'eremita. «Aspettate ch'io abbia cambiata
-questa cocolla in un giustacuor verde, e vedremo chi sia buono di
-costrignermi a cosa che non mi garbi.»
-
-Così parlando gittò la cocolla in un canto del romitaggio, e lasciò
-vedersi in camiciuola e brache verdi, pregando Wamba l'aiutasse ad
-addossare il giustacuore ch'era del colore degli altri arredi.
-
-«Credete voi» disse Wamba «ch'io possa in buona coscienza aiutare un
-santo eremita a trasformarsi in un cacciatore o in un.... non so che
-cosa?»
-
-«Non temere» rispose l'eremita. «Se commetto qualche peccatuzzo in
-giustacuor verde, la virtù della cocolla lo cancella all'atto di
-rivestirla.»
-
-«Ser cavaliere» disse Locksley, tanto che l'eremita dava termine alla
-sua acconciatura «non potete negarlo. Il vostro coraggio fu quello che
-decise della vittoria nel secondo dì del torneo.»
-
-«E quando ciò fosse, arcier valoroso, che conseguenza ne vorreste
-indurre?»
-
-«Di riguardarvi come un uomo propenso ad assumere le parti del debole e
-dell'oppresso.»
-
-«Ciò è debito d'ogni vero cavaliere, e ben mi spiacerebbe se si potesse
-sol sospettare ch'io non l'adempiessi.»
-
-«Desidererei dunque che foste altrettanto buon Inglese come prode
-cavaliere, perchè l'impresa di cui m'accade parlarvi, gli è vero
-che per sè medesima va nella classe de' doveri d'un uomo onesto, ma
-riguarda soprattutto quelli che ad ogni verace Inglese s'aspettano.»
-
-«Quand'è così non potevate volermi meglio. Non v'è nessuno cui stiano
-più a cuore di me gli interessi d'un Inglese, sia pur l'ultimo fra
-essi.»
-
-«Ascoltatemi dunque, e vi farò consapevole d'un mio disegno, al quale
-se siete veramente quello che vi dimostrate, potete onorevolmente
-cooperare. Una banda di scellerati, addossando l'abito d'individui
-che valgono assai meglio di loro, si sono impadroniti delle persone
-di Cedric il Sassone, della pupilla di lui, del suo amico Atelstano di
-Coningsburgo, e di tutta la lor comitiva; or li conducono al castello
-di Torquilstone, situato in questa selva, e appartenente ad un nobile
-normanno. Chiedo a voi, se qual prode cavaliere e verace Inglese,
-volete soccorrerci a liberarli.»
-
-«Io l'ho qual mio debito. Vorrei però sapere chi vi siate, voi che mi
-parlate in favore di queste persone.»
-
-«Io sono... un uomo senza nome, ma l'amico del mio paese. Per ora gli
-è d'uopo vi contentiate di non saperne di più, la qual cosa dovrebbe
-esservi tanto meno difficile che desiderate voi stesso di rimanere
-incognito. Credete nondimeno che allorchè ho data una parola, ella è
-inviolabile quanto s'io portassi speroni d'oro.»
-
-«Lo credo senza fatica. Sono avvezzo a legger nelle fisonomie, e dalla
-vostra apparisce che dobbiate essere uom d'onore e risoluto. Non vi
-farò quindi maggiori interrogazioni, limitandomi a dirvi che m'adoprerò
-di buon grado alla liberazione di questi oppressi prigionieri, dopo di
-che spero ci conosceremo meglio e avremo luogo d'essere l'un l'altro
-contenti.»
-
-«Così dunque» disse all'orecchio di Gurth Wamba, che dopo avere data la
-sua opera all'acconciarsi dell'eremita, pian pianino s'era avvicinato
-agli interlocutori ed in tempo d'udire la conclusione del dialogo
-«così dunque avremo un nuovo confederato, il cui valore, voglio almeno
-sperarlo, dovrebb'essere di miglior lega che non la religione del
-romito e l'onestà della nostra scorta; perchè, ti parlo chiaro, quel
-Locksley mi presenta la fisonomia d'un vero scorridore, e il reverendo
-cenobita d'un ipocrita il più sfrontato.»
-
-«Zitto Wamba, zitto!» rispose Gurth. «Tutto ciò può essere verità, ma
-tutte le verità non è bene il dirle. Poi. Se venisse anche il diavolo
-colle sue corna ad offerirmi soccorso per mettere in libertà il nostro
-padrone e lady Rowena, non so se avessi tanta religione da ricusarne
-l'offerta.»
-
-Dopo che l'eremita ebbe cambiato di abito, come dicemmo, trasse dal suo
-armadio segreto le proprie armi, ed imbracciò lo scudo che sul sinistro
-omero gli posava; il coltello da caccia gli pendea dal cinturino che
-reggeva pure un buon numero di freccie, e teneva in mano l'arco ed una
-specie di chiaverina. Primo ad uscire dal romitorio, quando ne furono
-fuori tutti gli altri, chiuse accuratamente la porta, tra la quale e la
-soglia ascose la chiave.
-
-«Ma, sei tu veramente in istato di poterne esser giovevole?» a costui
-chiese Locksley. «I fumi del vino che hai bevuto non ti annebbiano
-niente il cervello?»
-
-«Non posso negarti, che mi sembra veder tutti gli alberi ballare
-d'intorno a me, e che le mie gambe non mi permetterebbero di ballare
-con essi, ma il potere di san Dunstano è grande, e tra poco, il vedrai,
-non parrà nè manco ch'io abbia bevuto.»
-
-Così dicendo, s'accostò al bacino di sasso, entro cui, come dicemmo,
-cadea l'acqua della sorgente, scorrendo poscia in piccolo ruscello,
-e detto la _fontana di san Dunstano_. Ivi stesosi col ventre a terra,
-bebbe tanta di quell'acqua, che parea volesse inaridire la fonte.
-
-«Santo eremita di Copmanhurst» sclamò il cavalier Nero «quanto tempo è
-che non vi siete sbramato sì lautamente di quest'acqua?»
-
-«Due anni e tre mesi, e fu una volta che un bariletto di Canarie lasciò
-sfuggire il liquor contenuto per una fessura non canonica; allora mi
-convenne stare alla bevanda somministratami dalla liberalità del mio
-santo avvocato.»
-
-Dopo avere indi immerso e faccia e mani nella fontana, rialzossi, e
-brandita la sua chiaverina: «Ove sono» gridò «questi malviventi, questi
-rapitori di giovinette che non hanno voglia di farsi rapire da essi? Mi
-porti il diavolo se non mi basta l'animo d'atterrarne una dozzina!»
-
-«Oh! non istate a bestemmiare, santo eremita» sclamò il cavalier Nero.
-
-«Che eremita, in nome di Dio? Non v'è più eremita, cavalier Neghittoso.
-Per san Giorgio e pel suo Dragone! quando ho buttato via il cappuccio,
-non son più un incappucciato; e allorchè ho indosso il mio giustacuor
-verde, sono in istato di bere, bestemmiare, spiegazzar gonnelle, al
-pari di qualsivoglia armigero di questo regno.»
-
-«Via, via! nostro cappellano» disse Locksley «marciamo come si dee e in
-silenzio. Tu parli solo più che non farebbe in giorno di festa tutto un
-convento, quando l'abate s'è coricato. Non è tempo questo da perdere in
-ciance, ma di pensare a raccogliere le nostre forze; e affè ne avremo
-bisogno se ci tocca dare l'assalto al castello di Frondeboeuf.»
-
-«Che ascolto?» sclamò il cavalier Nero. «Egli è Frondeboeuf che arresta
-i sudditi del re in sulla strada maestra? Da quando in qua è egli
-divenuto un oppressore, un assassino?»
-
-«Quanto a oppressore lo è sempre stato» disse Locksley.
-
-«E quanto ad assassino» aggiunse l'eremita «son certo, lo è dieci volte
-più di molti assassini che ho l'onor di conoscere.»
-
-«Avanti, eremita, avanti» disse Locksley «e taci una volta. Il nostro
-assunto ora è di trovarci presto al luogo dell'adunata, non di mettere
-alla luce cose, che è decenza come prudenza il tenere velate.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XX.
-
- «Oh quanto fu volger di lune e soli
- «Dacchè quest'atrio, sì famoso un giorno.
- «Fama, gioia, beltade in un raccolte
- «Non mira più! nè sotto a queste antiche
- «Gotiche vôlte omai sona che voce
- «Dall'età spente; voce che ai nipoti
- «In fero tuon rimembra le virtudi
- «De' lor grand'avi che l'avel ricopre!
- ORRA, _Tragedia_.
-
-
-Mentre le persone di cui favellammo vegliavano alla liberazione di
-Cedric e dei suoi compagni, gli armigeri che se ne erano impadroniti,
-li guidavano al luogo di sicurezza, ove divisato aveano tenerli
-prigioni. Ma sendo oscurissima la notte, e questa razza di scorridori
-mal pratica delle giravolte della selva, accadde che si videro
-costretti a molte pause, ed anche una o due volte a tornare addietro,
-per accertarsi meglio della strada che doveano tenere. Ed ebbero d'uopo
-del ritorno dell'aurora per rimanere convinti che si trovavano sulla
-buona strada; la qual cosa avendoli confortati non poco, incominciarono
-ad affrettare il cammino.
-
-Allora i due finti capi di banditi vennero fra loro a tal parlamento.
-
-«Bracy» disse il Templario «gli è tempo che ci lasciate per prepararvi
-al secondo atto della nostra commedia, e sostener la parte di cavaliere
-liberatore.»
-
-«Ho fatte altre considerazioni» rispose Bracy «ed ho risoluto di non
-abbandonar la mia preda sintantochè io non l'abbia posta in sicuro nel
-castello di Frondeboeuf. Allora solamente mi mostrerò a lady Rowena
-sotto il mio consueto abito, e farò, spero, perdonare all'impeto
-dell'amorosa passione, la violenza di cui confesserommi colpevole.»
-
-«E qual motivo di grazia vi ha fatto cambiare disegno?»
-
-«Questa cosa poi, cred'io, non riguarda che me medesimo.»
-
-«Vorrei però sperare, ser cavaliere, che a tal cambiamento non avessero
-data origine i sospetti ingiuriosi al mio onore, destatisi, o per
-meglio dire che Fitzurse cercò destare, nell'animo vostro.»
-
-«Oh! in tali cose non prendo consigli che da me medesimo. Lo sapete
-il proverbio: _il diavolo ride se il ladro ruba al ladro_, e per altra
-parte sappiamo che il fuoco e le fiamme dell'inferno non ratterrebbero
-un templario dall'abbandonarsi all'impeto delle sue passioni.»
-
-«Nè il condottiero d'una banda franca dal temere per parte d'un amico e
-d'un collega que' trattamenti ch'egli è solito fare agli altri.»
-
-«A nulla or giova il rimprovero di rimbalzo. Mi basta conoscere
-quai principii di morale professi l'ordine de' Templarii per non
-somministrarvi da me medesimo l'occasione di togliermi una preziosa
-conquista che tanti rischi mi costa l'assicurarmi.»
-
-«Ma nella presente circostanza che temete, o Bracy? Vi sono però
-conosciuti i nostri voti.»
-
-«E anche in qual guisa li rispettate. I codici amorosi, ser Templario,
-vengono interpretati assai liberamente in Palestina, e nella presente
-bisogna non mi sento di confidar nulla alla vostra coscienza.»
-
-«Ebbene, Bracy, sappiate dunque la verità. Non saprei che farmi della
-vostra dea dagli occhi azzurri. Contemplando le nostre prigioniere ho
-veduti due begli occhi neri. Quelli, quelli mi han conquistato.»
-
-«Che ascolto? Vi degnereste della cameriera?»
-
-«No, sul mio onore. I miei sguardi non si abbassano tanto; pure fra le
-nostre prigioniere trovo una preda che equivale ben alla vostra.»
-
-«Per l'antico Testamento!» sclamò Bracy. «Forse la bella ebrea?»
-
-«Ebbene! chi oserà trovarci a ridire?»
-
-«Nessun ch'io mi sappia. Ma la vostra coscienza non vi rimproccerebbe
-una tresca aperta con un'Ebrea?»
-
-«La coscienza d'un uomo che ha ammazzato trecento Saracini può essere
-più tranquilla di molte altre, nè ha bisogno di atterrire ad ogni
-minimo peccatuzzo, come il farebbe la coscienza d'una villanella nel
-presentarsi al confessionale la vigilia di Pasqua.»
-
-«Eh! infine spetta a voi di sapere i privilegi del vostro onore. Pur
-vedete! avrei giurato che, più ancora degli occhi della leggiadra
-Ebrea, vagheggiaste i danari dell'usuraio suo genitore.»
-
-«Non dirò che il danaro d'Isacco non abbia il suo merito. Ma credete
-voi che Frondeboeuf avesse voluto prestarne il proprio castello senza
-speranza di partecipare allo spoglio? Or dunque, io gli cedo Isacco
-per sua porzion di bottino, e come gli è giusto ch'io parimente abbia
-la mia, ho posti gli occhi sulla bella Rebecca. Adesso che vi son noti
-i miei divisamenti, tornerete alle prime massime? Voi vedete che per
-parte mia non vi resta alcuna cosa a temere.»
-
-«No, no; le prime massime le ho affatto abbiurate, nè voglio perder
-le tracce della mia preda nemmeno un istante. Le cose che mi avete
-raccontate possono essere verissime, ma non mi fido della coscienza
-d'un uomo, che avendo ammazzati trecento saracini, si è assicurato un
-sì vistoso capitale d'indulgenze da non atterrirlo un peccato veniale
-di più.»
-
-Intantochè i nostri due eroi duravano in tale disputa, Cedric si
-sforzava, ma invano, onde rilevare da' suoi custodi chi fossero, e da
-quai disegni mossi coloro che il tenevano prigioniere.
-
-«Voi siete Inglesi, giusta ogni apparenza» ei dicea loro «e vivadio! vi
-conducete come se foste Normanni. Sarete, non ne dubito, miei vicini,
-e dovreste quindi esser ancor miei amici, perchè qual è nom inglese
-de' miei dintorni che possa volermi male? Persin fra voi, che vi siete
-rifuggiti ne' boschi onde sottrarvi alla persecuzione, fra voi contra i
-quali sta un bando che vi mette fuori della società, trovasi taluno che
-è ricorso più d'una volta alla mia protezione, e l'ha ottenuta, perchè
-mi faceano pietà le vostre sventure e i vostri patimenti, e le mie
-maledizioni andavano addosso alla tirannide, sola cagione del genere
-di vita che abbracciaste, e che non sarebbe mai stato il vostro. Che
-cosa dunque volete fare di me? Da quest'atto di violenza qual vantaggio
-potete voi ripromettervi? E nulla mi rispondete? Peggiori delle belve
-feroci nella vostra condotta, siete ancor muti com'esse?»
-
-Ma tutti questi discorsi nulla valevano a fare che que' ribaldi
-parlassero. Troppe buone ragioni aveano di serbar il silenzio, perchè
-a romperlo li potessero indurre nè le querele, nè i rimproveri di
-Cedric. Continuarono a marciare con frettoloso passo, sintantochè
-in fondo ad un viale di grandi alberi, si presentasse Torquilstone,
-castello antico, il quale per diritto di usurpazione apparteneva in
-quei giorni a ser Reginaldo Frondeboeuf. Tal era la forma di questa
-picciola rocca. Dal mezzo di essa alzavasi un'alta torre di base
-quadrata, e circondata di edifizi più bassi, che dominavano un cortile
-di superficie circolare. Intorno al muro di ricinto stagnava una fossa,
-cui somministrava le acque un vicino ruscello. Frondeboeuf, che per
-suo cattivo animo si crescea continuamente il numero de' nemici, avea
-aggiunte nuove fortificazioni al castello col far costruire alte torri
-ad ogn'angolo del medesimo. L'ingresso erane da una parte per un ponte
-levatoio che terminavasi ad una pesante porta di ferro fiancheggiata
-da due torricelle, dall'altra per un portello di soccorso di stretto
-andito, che confinava con un fortino innalzato ad esterna difesa.
-
-Non appena le cime delle torri di Torquilstone, che tappezzate d'edere
-e di porracine rifletteano i raggi del sol nascente, ferirono il guardo
-di Cedric, non gli rimase più dubbiezza alcuna sull'origine della
-cattività cui soggiaceva.
-
- [Illustrazione: _Alcuni armigeri vennero a riconoscere
- quella banda, dopo di che apertasi la porta e calato il ponte
- levatojo, la cavalcata entrò nel cortile._ pag. 177.]
-
-«Ah!» sclamò egli, vôlto ai suoi barbari condottieri, «io avea
-ingiuriato i ladri, e gli scorridori che infestano questi boschi col
-supporre individui delle lor bande coloro che mi arrestarono. Avrei
-potuto con egual fondamento confondere le volpi della mia patria e i
-lupi arrabbiati delle francesi foreste. Ditemi, sciagurati, è la mia
-vita che il vostro padrone desidera, o pretende impossessarsi delle mie
-sostanze? Non è cosa tollerabile, è egli vero, che rimangano, ancora
-sulla Inghilterra solamente due Sassoni, il nobile Atelstano ed io,
-i quali tuttavia possedano il lor retaggio! Che si tarda adunque a
-darci morte, a compir l'opera della tirannide togliendoci e dominii
-e vita dopo averne rapita la libertà? Se Cedric il Sassone non può
-salvar l'Inghilterra, egli è contento di morire essendosi sagrificato
-per essa. Dite al tiranno vostro padrone, che lo prego solamente a
-rimettere in onorevole libertà lady Rowena. Nulla ei può temer da
-una donna, e periscono con noi tutti quelli che avrebbero potuto
-parteggiare per la sua causa.»
-
-Ma tal discorso non ebbe maggior risposta che il primo; e giunsero
-finalmente alla porta del castello, innanzi alla quale Bracy sonò
-il corno tre volte. Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella
-banda, dopo di che apertasi la porta e calato il ponte levatoio, la
-cavalcata entrò nel cortile. Fatti scendere da cavallo i prigionieri
-furono condotti in una sala, ov'erano apparecchiati reficiamenti per
-essi, reficiamenti ricusati da tutti fuorchè dal solo Atelstano. Ma
-il discendente del santo re Confessore non ebbe tempo di far intero
-diritto al merito di quella imbandigione, perchè gli venne annunziato
-com'egli e Cedric dovessero andar a starsi in una stanza spartata da
-quella che assegnavasi a lady Rowena. E poichè sarebbe stata inutile
-ogni resistenza, si videro nella necessità di seguire le loro scorte in
-un grande appartamento sostenuti da due ordini di pilastri di macigno,
-quai ne vediamo anche oggidì nei refettorii de' monasteri e nelle sale
-serbate alle adunanze capitolari.
-
-Dopo avere disgiunta dalle persone del suo seguito lady Rowena,
-la condussero, veramente usando compitezza, ma non consultando
-l'inclinazione, in un'ala del castello. Tal distinzione di mal augurio,
-fu parimente conceduta a Rebecca. Vane tornarono le ferventissime e
-interminabili supplicazioni del padre, che messo a tali strette giunse
-fino ad offerire denaro per non venir separato dalla figlia. «Cane d'un
-miscredente!» gli disse una di quelle guardie «quando avrai veduto il
-canile che t'aspetta, non ti dorrai se non ne partecipa la figlia tua.»
-E senz'altre discussioni furono tratti il padre da una parte, la figlia
-dall'altra. Toltesi indi l'armi alle persone del seguito di Cedric e
-d'Atelstano, e dopo essere stati frugati per ogni dove, vennero chiusi
-nella prigion del castello. Lady Rowena non potè nè manco ottenere la
-consolazione di serbare Elgitta presso di sè.
-
-L'appartamento, entro cui stavano rinchiusi i nostri due capi Sassoni,
-perchè d'essi primieramente incomincieremo a far discorso, comunque
-allor trasformato in una prigione, fu in altri tempi la sala maggiore
-del castello; ma poi sottratto a quest'uso, perchè fra le cose, che il
-nuovo occupante aggiunse a quell'edifizio, sia per affortificarlo, sia
-per renderlo aggradevole, noveravasi una grande sala, le cui soffitta
-reggeano pilastri più leggieri ed eleganti, ed abbelliti di fregi, che
-i Normanni avevano già introdotti nell'architettura.
-
-Cedric trascorreva a grandi passi quel luogo tutto assorto nelle
-considerazioni che gl'inspirava la indignazione sulle cose presenti e
-sulle passate. La negghienza intanto d'Atelstano a questo tenea vece
-di filosofia e di rassegnazione nel fargli tutto sopportare, fuorchè
-gl'incomodi fisici dell'istante. Laonde il dolore della condizione cui
-vedevasi ridotto, gli si facea sentire sì lievemente, che le animate
-esclamazioni di Cedric, appena e a quando a quando soltanto, otteneano
-qualche segno di approvazione da lui.
-
-«Sì» Cedric diceva, un poco favellando con sè stesso, un poco
-indirigendosi ad Atelstano «gli è in questa sala medesima, che mio
-padre stette a convito con Torquil Wolfganger, allorchè questo nobile
-Sassone ricevette il prode quanto infelice Aroldo, che marciava in que'
-dì contro i Norvegi collegatisi a Tosti ribelle. Fu in questa sala, che
-Aroldo diede quella sì altera risposta all'ambasciatore d'un fratello
-voltosi contro di lui. Quante volte acceso da quell'entusiasmo il mio
-genitore mi fe' racconto di tale storia! Allorchè l'inviato di Tosti fu
-ammesso in questa sala, che vedete sì grande, ella non bastava perchè
-vi capisse tutta la folla dei nobili capi Sassoni, gareggianti di porsi
-attorno al loro re, e tutti ammessi alla sua mensa!»
-
-Tali ultimi accenti scossero la fantasia d'Atelstano. «Spero» dice
-egli «che non dimenticheranno, quando sarà mezzogiorno, di mandarne il
-desinare. Ci hanno appena dato il tempo di far colezione. Poi non mi
-piace il cibarmi subito sceso da cavallo, ad onta che i medici lo dian
-per consiglio. Il mio appetito in quel punto non mi serve mai bene.»
-
-Cedric continuò il suo racconto senza por mente che Atelstano lo avesse
-interrotto.
-
-«L'inviato di Tosti s'innoltrò in questa sala, nè la fisonomia di
-lui dava a divedere che lo intimidissero i minaccevoli sguardi de'
-circostanti; indi postosi dinanzi al trono del re, rispettosamente
-lo salutò. — Ser Re, gli disse, quali patti può sperare da voi il
-fratel vostro, Tosti, se dimettendo l'armi, vi chiede la pace? — La
-tenerezza d'un fratello, rispose il generoso Aroldo, e il bel ducato
-di Nortumberlandia. — E se Tosti accetta queste condizioni, riprese a
-dire l'inviato, quali terre concederete voi al confederato fedele del
-mio commettente, ad Hardrada, re di Norvegia? — Sei piedi di terreno,
-alteramente Aroldo rispose, e solamente perchè lo dicon gigante, gli
-concederemo forse qualche piede di più. — Rintronò di applausi la sala,
-e ciascun capo prese la tazza, e fu bevuto all'onore del giorno in cui
-Hardrada entrerebbe in possesso di tal dominio dell'Inghilterra.»
-
-«Mi unirei di buon cuore a que' plaudenti» Atelstano soggiunse «perchè
-la sete mi attacca la lingua al palato.»
-
-«L'inviato» continuò Cedric malgrado il poco vezzo che d'udire sì fatta
-storia mostrava Atelstano «riportò tal duplice messaggio a Tosti e al
-confederato di Tosti. Allora le mura di Stamford divennero spettatrici
-di quella terribile pugna, in cui dopo operate cose di prodigioso
-valore, Tosti e il re di Norvegia morsero la polve con diecimila de'
-loro soldati. Chi avrebbe creduto il giorno schiaratore di sì nobile
-trionfo, esser pur quello che vide veleggiare i navigli normanni,
-que' navigli che approdarono alle coste della contea di Sussex? Chi
-avrebbe creduto che l'infelice Aroldo non dovesse omai possedere nel
-suo reame più de' sette piedi di terra da lui conceduti al sovrano
-della Norvegia? Chi avrebbe creduto, che voi, nobile Atelstano, voi
-uscito del sangue di Aroldo, io figlio di un guerriero, che non fu
-tra i minori sostegni del trono dei re Sassoni, diverremmo prigionieri
-d'uno spregevol normanno, in questa sala medesima, fatta celebre per
-ricordanze tanto gloriose?»
-
-«Ella è una cosa molestissima» rispose Atelstano; «però vorrei sperare
-ce ne spacciassimo pagando un ragionevol riscatto. Ma qual che siasi
-l'intenzion di costoro, per lo meno non dovrebbero avere quella di
-affamarne. Il giorno s'innoltra; e non vedo nessun apparecchio di
-mensa. Osservate per quella finestra, nobile Cedric, e dall'altezza del
-sole giudicate voi medesimo, se sia vicino o no mezzogiorno.»
-
-«Sarà vicino; ma nè manco a quella finestra mi posso volgere, senza che
-una tal vista mi porti ad altre considerazioni non meno penose, benchè
-non si riferiscano sì immediatamente allo stato in cui ci troviamo. —
-Quando fu fatta quella finestra, mio nobile amico, i nostri maggiori
-non conoscevano l'arte di fabbricare il vetro, e molto meno quella
-di dipingerlo. L'orgoglio del vostro avolo, del padre di Wolfganger
-fu quello che tirò dalla Normandia un artigiano, e ciò a solo fine
-di vedere il proprio castello arricchito delle decorazioni di tal
-nuovo lusso, che imbratta di colori fantastici la pura luce del cielo.
-Questo straniero venne fra noi tapino, mendico, umile fino ad essere
-abbietto, pronto a far di berrettone all'ultimo servo delle nostre
-case. Tornò via superbo, carico d'oro; e portò fra' suoi compatriotti
-le notizie dell'opulenza e della semplicità de' nobili Sassoni. Tal
-nostra pazzia era stata antiveduta e predetta da Hengist e dalle sue
-rozze tribù; e per questa sola ragione conservavano religiosamente
-i costumi dei loro padri. Fu nel dipartircene, che incominciammo
-a chiamare fra noi questi stranieri, a farne i nostri servi di
-confidenza, i nostri amici, a prender da essi le loro arti e i loro
-artisti; a disprezzare le costumanze semplici de' nostri antenati.
-In somma noi eravamo infiacchiti dal lusso normanno, prima che l'armi
-normanne ci soggiogassero. Oh! i nostri cibi, non guastati dalla stessa
-ricercatezza, goduti in pace e libertà, valeano ben meglio di tutti
-que' delicati camangiari, la cui ingordigia ci ha messi co' piedi e co'
-pugni legati nelle mani de' nostri conquistatori.»
-
-«In questo momento» tal fu l'osservazione d'Atelstano «non v'è cibo
-semplice che non mi sembrasse vivanda delicatissima. Ma io trasecolo,
-nobile Cedric, come voi serbiate sì minutamente la ricordanza degli
-avvenimenti trascorsi ch'è un pezzo, quando poi dimenticate l'ora del
-pranzo.»
-
-«Ah! lo vedo» disse a sè medesimo impazientito Cedric «gli è un
-perder tempo il parlargli d'altra cosa che del suo appetito. L'anima
-di Ardicanuto s'è impossessata di quel corpo. Non sa che sia diletto
-se non se a mensa e col bicchiere alla mano. Mio Dio!» soggiunse
-riguardandolo compassionevolmente «e sarà vero che un esterno sì
-nobile, sì dignitoso, nasconda un'anima tanto goffa, tanto grossolana?
-E sarà vero che la grand'opera della rigenerazione dell'Inghilterra
-debba reggersi ad un perno così diffettoso? Potrebb'essere che lady
-Rowena, divenutane finalmente sposa, gli desse un poco di quella sua
-anima generosa e nobile, ridestasse in lui i sentimenti di patrio
-amore, che vorrei anche sperarlo, non sono fuorchè intorpiditi. Lady
-Rowena! Ma e come adesso pensare a ciò, se ella, Atelstano ed io siam
-fra le mani d'un bruttale, d'un mascalzone, e forse il siamo perchè
-si teme che il lasciarci liberi metta in pericolo i crudeli nostri
-oppressori!»
-
-Mentre Cedric stava assorto in così affliggenti contemplazioni, si
-vide aprir la porta della sala, innanzi a cui presentossi uno scudiere
-scalco, che avea in mano una bianca verga, distintivo della sua carica.
-A questo personaggio d'alto affare, che movea gravemente i passi,
-teneano dietro quattro servi, che portavano una tavola imbandita
-di vivande, la cui vista, il cui odore, parve facessero dimenticare
-ogn'altra idea ad Atelstano. Mascherati erano costoro, non meno dello
-scudiere scalco che li guidava.
-
-«Che significano queste maschere» tai detti volse a quella gente
-Cedric; «e a che giovano? Crede forse il vostro padrone che noi
-ignoriamo ove ne abbian condotti o il nome di chi ne tien prigionieri?
-Ditegli» continuò il Sassone premuroso di cogliere tale occasione per
-negoziare la sua libertà «dite a Reginaldo Frondeboeuf, che vediam
-bene come per trattarne in sì fatta guisa egli non possa avere altro
-motivo se non se una insaziabile cupidigia di arricchire a nostre
-spese. Ebbene! cediamo alla sua rapacità, come date eguali circostanze,
-cederemmo a quella d'un assassino. Proponga egli il riscatto che
-pretende, e lo pagheremo se sarà proporzionato alle nostre facoltà.»
-
-Lo scudiere scalco per tutta risposta fece un rispettoso inchino.
-
-«E ditegli ancora» soggiunse Atelstano «che lo sfido a duello ad ultimo
-sangue, sia a piedi o a cavallo, e in quel sicuro luogo che gli sarà in
-grado di scegliere dopo trascorsa d'otto giorni la nostra liberazione.
-S'egli ha onore, se è cavaliere, non ricuserà un tale cartello.»
-
-Lo scudiere replicò l'inchino e partì.
-
-Simil disfida poteva essere intimata con qualche maggior dignità;
-perchè Atelstano nel pronunziarne gli accenti avea piena la bocca, e
-affaccendate assai le mascelle, circostanza che aggiunta a naturale
-perplessità tolse alla maggior parte di questo cartello quel tuono
-minaccevole con cui il discendente de' re Sassoni s'intendeva
-d'accompagnarlo. Nondimeno Cedric n'ebbe qualche speranza che il suo
-collega cominciasse a risentirsi, quanto l'onore il volea dell'insulto
-sofferto da entrambi, e si consolò; perchè a dir vero ad onta del
-rispetto ch'ei portava al sublime legnaggio, d'onde Atelstano scendea,
-cominciava a prender nausea d'un tanto durare nell'indolenza. Laonde
-afferrò la mano dell'amico, e gliela strinse di tutto cuore, come per
-dargli un contrassegno di approvare questo nobile sfogo di generosi
-sentimenti, ma si raffreddò alquanto in Cedric l'entusiasmo del giubilo
-che avea concetto, allorchè udì Atelstano esclamare «ch'ei vorrebbe
-combattere dodici uomini eguali a Frondeboeuf per uscir più presto d'un
-esecrabil castello ove si metteva aglio in tutte le vivande.» Comunque
-spiacesse a Cedric che il suo collega cedendo alla sensualità avesse
-fatta simile ricaduta nell'antica negghienza, pure si pose a desco
-rimpetto a lui, e die' a divedere che se le sventure del suo paese lo
-rendeano immemore dell'ora della mensa, non quindi avea perduto il buon
-appetito ed altre simili qualità lodevoli de' Sassoni antenati, del che
-diede valevoli prove, sedutosi a mensa.
-
-I prigionieri non aveano ancora terminato il pranzo, allorchè li
-distolse da un affare sì rilevante, almeno per Atelstano, il suono
-d'un corno che venne per tre volte ripetuto con tanta violenza,
-come se chi gli dava fiato fosse stato un cavaliere errante, venuto
-a liberare giovane beltà racchiusa entro la rocca e possessore del
-magico strumento atto a farla crollare. I due Sassoni s'alzarono in
-piedi correndo alla finestra, senza però potere appagare la propria
-curiosità, perchè tutti quegl'invetriati guardavano nel cortile. Pure
-tale squillo pareva annunziasse avvenimento d'alta importanza, e tanto
-più il diedero a credere il tumulto e l'agitazione che poco dopo si
-misero per tutto il castello.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXI.
-
- «I miei scudi! la figlia! — La figlia, oh Dio! gli scudi.
- _Il mercante di Venezia._
-
-
-Poichè i due capi Sassoni videro inutili i loro sforzi ad appagare la
-curiosità, pensarono ad appagare almen l'appetito tornando a rimettersi
-a mensa. Noi li lasceremo intesi a tale lavoro, per fare una visita ad
-Isacco d'York, condannato ad una ben rigorosa cattività.
-
-Il povero Ebreo era stato confinato in un sotterraneo umido e malsano,
-il cui pavimento stava di sotto all'altezza della fossa che circondava
-il castello. Non vi penetrava luce fuorchè per uno spiraglio alto
-sì che il prigioniere non vi giugneva colla mano. Anche in pieno
-meriggio vi regnava soltanto una specie di crepuscolo, e questo
-cambiavasi in buie tenebre molto tempo prima che l'altre parti del
-castello rimanessero prive della luce del giorno. Parecchie catene
-e ferri rugginosi, saldamente attaccati alle pareti, sembravano aver
-servito ad uso di prigionieri, de' quali si fossero temuti il vigore
-e il coraggio. A crescere ivi l'orrore, alcune ossa umane indicavano
-che, almeno un prigioniere, altra volta era morto e rimasto privo di
-sepoltura in quello spaventevol soggiorno.
-
-Ad una estremità della caverna trovavasi immenso forno di ferro, pieno
-di carbone, alla cui parte suprema stavano per traverso spranghe di
-ferro corrose dalla ruggine.
-
-Sì tetro spettacolo avrebbe potuto addiacciare un'anima ben più forte
-di quella d'Isacco: pure, in tale istante di vero pericolo, era egli
-più tranquillo che allorquando s'atterriva da sè medesimo pascolando
-idee vaghe d'incerti rischi. Così il lepre, a quanto asseriscono i
-cacciatori, sopporta più tormentosa agonia, allorch'è inseguito dal
-veltro, che nell'atto di dimenarsi sotto i suoi denti[26]. Gli è
-probabile che i Giudei, usi a vivere fra perpetui spaventi, avessero
-apparecchiato lo spirito a quanto d'orribile la tirannide poteva
-inventare contr'essi, e che poi divenendo la vittima di qualche
-violenza, fossero almeno immuni dalla sorpresa, più atta a infiacchir
-l'animo di quanto il sia lo stesso terrore. Aggiungasi non essere stata
-quella la prima volta che Isacco trovavasi in sì cattivi frangenti.
-Egli avea pertanto una specie di guida e conforto nell'esperienza,
-e potea sperare di sottrarsi ai suoi persecutori, come avea fatto
-altre volte. Stava in oltre per lui quella inflessibile ostinazione,
-quella risolutezza indomabile, onde gli Ebrei il più delle volte
-si apparecchiavano a sofferire quanti tormenti poteva inventar
-l'oppressione anzichè cedere alle ingiuste domande dei loro tiranni.
-
-Fermo quindi nel disegno di resistere ai patimenti, Isacco raccolse,
-ravvolgendosele a mezza vita, le vesti a fine di salvarle dall'umidità
-indi sedè sopra un sasso, unico scanno che fosse in quel carcere.
-Quelle sue mani ch'ei si teneva incrocicchiate sul petto, que'
-disordinati capelli, quella lunga barba, quel suo mantello foderato di
-pelliccia, e quel grande berrettone giallo, osservati alla incerta luce
-del fievol raggio diurno che lo spiraglio tramandava, avrebbero offerto
-un argomento degno del pennello di Rembrandt, se questo illustre
-pittore fosse vissuto a que' giorni. Il nostro Ebreo passò tre ore
-senza cambiar postura, allorchè dopo essersi fatte udire alcune pedate
-di persone che scendevan la scala, vennero tolti con orrido fracasso i
-catenacci della prigione, e s'aggirò stridendo su i cardini suoi quella
-porta, per cui entrava Reginaldo, al quale tennero dietro due schiavi
-saracini del seguito del Templario.
-
-Frondeboeuf, cui la natura largheggiò d'un'atletica complessione e d'un
-vigore formidabile, avea trascorsa tutta la sua vita nel far la guerra
-e, quand'era tempo di pace, nel commettere aggressioni contra alcuno
-de' suoi vicini. Non mai titubò nella scelta de' modi onde aumentare di
-ricchezze e possanza. A tale indole di costui conformavano i lineamenti
-ruvidi, selvaggi e feroci, e le stesse cicatrici, di cui spesseggiava
-il suo volto, e che a tutt'altri avrebbero conciliato il rispetto
-dovuto ad impronte onorevoli di valore, in esso raddoppiavano piuttosto
-l'orrore e lo spavento dalla presenza di lui inspirati. Questo tremendo
-barone vestiva un giustacuore di cuoio, bene stretto ai suoi muscoli, e
-logoro in più luoghi dall'armatura che sovente egli imbracciava. Sola
-arme eragli un pugnale a sinistra del cinturino, e in tal qual modo
-contrabbilanciava un mazzo di chiavi che gli pendea dalla parte destra.
-
-I due schiavi mori che lo seguivano aveano dimesso lo sfarzoso loro
-abito orientale, che fece luogo a lunghe brache e camiciuole di tela
-grossolana, le cui maniche rialzate fino al gomito davano a costoro
-l'aspetto di beccai quando vanno in macellaria a compiere le fazioni
-del lor mestiere. Ciascun d'essi portava un canestro coperto, e
-appena entrati, si fermarono dinanzi alla porta, nel chiuder la
-quale Frondeboeuf pose la massima cura. Indi accostatosi a lenti
-passi all'Ebreo, fisò gli occhi sopra di lui quasi volendo far prova
-se avessero l'influsso che viene attribuito ad alcuni serpenti, di
-ammaliare cioè la lor preda. E per vero sarebbesi creduto che il torvo
-e feroce occhio di Frondeboeuf avesse tal virtù malefica sul suo misero
-prigioniero. A bocca spalancata, cogli occhi fisi in Frondeboeuf,
-dimentico de' propositi di coraggio cui fatti avea, il povero Isacco fu
-preso da tale e tanto spavento, che non trovò la forza di moversi per
-sorgere in piedi e dar qualche dimostrazione di rispetto al tiranno, o
-per accostare soltanto la mano al berrettone. Attratte ne divenner le
-membra, e parea impicciolisse da sè medesimo la propria statura, onde
-occupare il minore spazio possibile.
-
-Il cavaliere Normanno sollevava il capo, e concedea intero rialzo
-alla propria statura, di per sè medesima gigantesca, come aquila che
-solleva alteramente le penne prima di piombare addosso all'indifesa sua
-preda. Fermatosi tre passi lontano dal sasso, su di cui stava seduto
-l'infelice Ebreo, fe' cenno d'accostarsi ad un de' suoi schiavi, al
-qual comando obbedì il negro satellite, levando fuor del canestro un
-paio di grandi bilance, e diversi pesi che depose a piè di Reginaldo,
-tornato indi presso il suo collega che non si era scostato dalla porta.
-
-Anche ogn'atto di queste due scolte era lento e solenne, come
-di persone che tenessero concentrate le proprie idee a sostenere
-esattamente la loro parte in una imminente scena d'orrore.
-
-Sì cupo silenzio venne finalmente rotto da Frondeboeuf, che tal
-complimento volse ad Isacco.
-
-«Maledetto cane, uscito di razza pur maledetta!» e il tuono malauguroso
-di questa frase lo apparve anche più perchè il ripetè ogni eco di
-quella vôlta «vedi tu queste bilance?»
-
-Lo sgraziato Ebreo non ebbe forza di rispondere che chinando, in modo
-di chi afferma, la testa.
-
-«Ebbene! fa di mestieri che su queste tu mi pesi mille libbre d'argento
-di peso e titolo della Torre di Londra.»
-
-«Beato Abramo!» sclamò Isacco, cui il senapismo di tal proposta fe'
-ricuperare la voce «chi v'è al mondo che abbia mai pensato a far
-domanda sì esorbitante! Quali occhi d'uomo han mai visto tanto argento?
-Quand'anche frugaste tutte le case degli Ebrei d'York, non arrivereste
-a metterlo insieme.»
-
-«Non sono poi uomo irragionevole. Se l'argento è sì raro, non fo
-difficoltà a ricever oro, e prenderemo un ragguaglio di sei libbre
-d'argento per ogni marco di questo metallo. Non vedo altro espediente
-per risparmiare al tuo miserabil carcame tai supplizi che tu stesso non
-te li puoi figurare.»
-
-«Abbiate compassione di me, nobile cavaliere. Io son vecchio,
-stremenzito, povero, e fin immeritevole della vostra collera. Che onore
-è per voi lo stritolare un povero verme della terra?»
-
-«Che tu sia vecchio può darsi, ed è un'infamia di coloro che ti hanno
-lasciato invecchiare nel tuo mestier d'usuraio. Voglio anche credere
-stremenzito, perchè qual è il giudeo che abbia o braccio o coraggio? Ma
-quanto a povero, tutto il mondo sa che sei ricco.»
-
-«Vi giuro, nobile cavaliere, per tutto quello che credo, per tutto
-quello che crediamo voi ed io....»
-
-«Ebreo, non spergiurare, e bada colla tua ostinazione di non mettere
-tu medesimo il suggello al tuo destino prima di aver ben veduto e
-ponderato il trattamento che ti sta aspettando. E non pensar già ch'io
-dica così a solo fine di spaventarti, o di vantaggiare della viltà
-ereditaria in tutta la tua genia. Ti giuro per quello che tu non credi,
-per l'evangelio che la nostra santa madre Chiesa ne insegna[27], pel
-potere ch'ella ha di legare e disciogliere, per le chiavi del cielo
-che le furono confidate, per tutte queste cose io giuro essere presa,
-e inevitabilmente presa la mia risoluzione, e giuro sarà eseguita.
-In questo carcere, come devi accorgertene, non si celia. Vi son
-morti, senza che mai più siasi inteso parlar di loro, prigionieri,
-le diecimila volte più di te ragguardevoli. Ma la lor morte fu un
-passatempo a confronto di quella che t'ho serbata. Te la sentirai venir
-lentamente e in mezzo a patimenti d'inferno.»
-
-Indi fe' cenno agli schiavi di avvicinarsi, e parlò ad essi nella loro
-lingua, ch'egli avea imparata nella Palestina, ove fors'anche divenne
-maestro nelle atrocità. I Saracini apersero i lor canestri, donde
-trassero legne, un piccolo mantice, e un fiasco d'olio. Intanto che
-batteasi l'acciarino per accendere il lume, un di costoro aggiustava
-le legne nel forno di ferro da noi descritto, affinchè potessero
-infiammare il carbone collocatovi entro al quale scopo prestamente
-aggiunsero col soccorso del mantice.
-
-«Isacco» disse allora Frondeboeuf «vedi tu quell'ardente fornace, e
-quelle spranghe di ferro che l'attraversano a mezza altezza? Tal sarà
-il morbido letto sopra cui verrai adagiato. Uno di cotesti schiavi ti
-manterrà sotto il fuoco, mentre l'altro ugnerà d'olio le tue membra,
-affinchè l'arrosto non bruci. Eleggi pertanto fra questo talamo ardente
-e il pagamento di mille libbre d'argento, perchè pel capo di mio padre!
-altra alternativa non ti rimane.»
-
-«Egli è impossibile» disse tremando l'Ebreo «che voi abbiate con fermo
-proposito concepito un tale disegno. Il Dio benefico della natura non
-ha mai creato cuori capaci di compiere sì fatta crudeltà.»
-
-«Non ti fidare a ciò, Isacco. Un conto mal fatto potrebbe fruttarti
-mal pro. Credi tu che le preghiere, le grida, i gemiti d'uno sgraziato
-ebreo, potranno smovere me dalla mia risoluzione; me, che ho veduto
-dar sacco ad una città, entro cui perivano a migliaia i Cristiani,
-quai consunti dal ferro e quai dal fuoco? O speri trovare qualche
-pietà in questi Negri che non conoscono nè legge nè patria, o altra
-coscienza fuorchè il valor d'un padrone? che al menomo cenno di questo
-adoperano indifferentemente corda o palo, ferro o veleno, che nemmeno
-intenderebbero la lingua in cui tu potessi implorar la lor compassione?
-Vecchio, opera con saggezza, e spacciati della parte superflua delle
-tue ricchezze, mettendo fra le mani d'un Cristiano una porzione di
-quanto a furia d'usure guadagnasti sovra altri Cristiani. Non ti
-mancherà modo di tornar presto a far enfiar la tua borsa: ma sdrajato
-che tu sia una volta su queste spranghe non vi sarà nulla che guarisca
-il tuo cuoio e la tua carne bruciata. Contami, ti dissi, la somma del
-tuo riscatto, e rallegrati d'uscire a sì buon mercato d'una prigione,
-cui molti galantuomini si sarebbero augurato sottrarsi a tal prezzo. Ma
-sbrighiamoci; perchè non ho tempo da perdere: pronunzia e scegli fra la
-tua pelle e il tuo danaro.»
-
-«Che Abramo e tutti i santi patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco.
-«La scelta mi diviene impossibile, perchè non ho modo di soddisfare
-inchiesta così smodata.»
-
-«Impadronitevi di lui, e fate il vostro dovere» disse Frondeboeuf in
-lingua Saracina ai suoi due schiavi; «poi vengano, se il potranno, ad
-aiutarlo i suoi patriarchi!»
-
-Trattisi innanzi i due schiavi afferrarono quello sciagurato, e
-strappatolo dal sasso su di cui era seduto, lo tennero in piedi fra
-mezzo di loro, e colle mani sulle vesti e gli occhi fisi in Reginaldo,
-aspettavano il suo cenno per dispogliare Isacco, e compiere il
-rimanente di quella brutta bisogna. L'infelice Ebreo riguardava, or
-Frondeboeuf, ora i ministri della costui crudeltà, sempre lusingandosi
-di scorgere ne' loro sguardi qualche indizio di misericordia; ma
-l'aspetto del barone serbavasi cupo e feroce, e il suo sorriso
-ironico ben annunziava come ad ogni pietà fosse chiuso quel cuore, le
-pupille malaugorose de' barbari Saracini in continuo giro esprimevano
-la lor feroce impazienza di vedere avverato un supplizio da cui si
-ripromettevano orribil diletto. Finalmente Isacco portando gli occhi al
-braciaio struggitore ove stava per venir coricato, e vista dileguarsi
-ogn'altra speranza, ogni idea di fermezza lo abbandonò.
-
-«Pagherò le mille libbre d'argento» diss'ei sospirando, «intendiamoci
-però» aggiunse dopo avere meditato un istante «le pagherò col soccorso
-de' miei confratelli, perchè mi è d'uopo andar mendicando a tutte le
-porte della Sinagoga per procacciarmi una somma tanto enorme, tanto
-inaudita. Quand'è, e dov'è ch'io debbo sborsarvela?»
-
-«Qui. Sotto la vôlta di questa caverna debb'essere contata e pesata
-Pensi tu forse ch'io voglia restituirti la libertà prima d'aver
-conseguita la somma del tuo riscatto?»
-
-«E quando poi questa sarà pagata, qual mallevadore avrò d'esser libero?»
-
-«La parola d'un nobile Normanno, vile usuraio; la fede d'un nobile
-Normanno, più pura, cento volte più pura che non tutto l'oro e
-l'argento della detestabile ciurma de' tuoi.»
-
-«Vi domando mille e mille volte perdono, nobile cavaliere,» disse con
-voce paurosa l'Ebreo. «Ma e perchè dovrei io fidarmi interamente alla
-parola di chi non vuol credere buona la mia?»
-
-«Perchè non puoi fare a meno. Se tu fossi ora in casa tua a York,
-presso il tuo scrigno, e ch'io venissi a supplicarti di prestarmi
-pochi _shekel_ metteresti pure i tuoi patti, vorresti cauzioni,
-prescriveresti il tempo della restituzione, l'interesse. Or bene. Qui
-ho uguali vantaggi sopra di te, nè cambierò un'iota alle pretensioni
-che t'ho spiegate.»
-
-Mise un gemito profondo il Giudeo. «Spero almeno» ei soggiunse
-«che dopo sborsato questo riscatto, saranno liberi con me i miei
-compagni di viaggio. Essi parimente mi sprezzavano siccome ebreo;
-pur mossi a compassione dell'angustia in cui mi trovarono, permisero
-ch'io viaggiassi di conserva con loro; unico motivo per cui caddero
-nell'agguato che a me solo era teso. Poi così essi potranno aiutarmi a
-pagare una porzione di questa smisurata somma che voi pretendete.»
-
-«Se parlando de' tuoi compagni di viaggio, intendi dire que' due
-porcaiuoli Sassoni, gli affari loro non hanno nulla di commune co'
-tuoi. Ebreo, pensa alle cose tue, nè t'impacciare di quelle degli
-altri.»
-
-«Ma almeno rimetterete in libertà quel giovine ferito, ch'io conduceva
-a York in mia compagnia.»
-
-«Te l'ho da ripetere un'altra volta? Pensa alle cose tue, nè
-t'impacciare di quelle degli altri. O per meglio dire, pensa a pagare
-il tuo riscatto, e nel termine il più breve.»
-
-«Ascoltatemi nondimeno» Isacco riprese a dire «e ascoltatemi per amore
-anche di quel danaro che volete ottenere a costo della vostra...» Qui
-s'interruppe per paura di movere ad ira l'impetuoso Normanno.
-
-«Segui pure. A costo della mia coscienza, vuoi dire. Parla senza
-timore, Isacco; già t'avvertii: non sono irragionevole, e so che chi
-perde al giuoco non ha forza di ridere; quindi posso sopportare le
-rampogne se mi vengono fin da un Ebreo. Tu però non avesti eguale
-pazienza, quando provocasti dinanzi ai tribunali Giacomo Fitz-Dottorel,
-non reo d'altro che d'averti chiamato col tuo titolo di sanguisuga,
-d'infame usuraio, dopo che le tue avanie gli ebbero divorato tutto il
-suo patrimonio.»
-
-«Giuro per il Talmud, che a tal proposito sorpresero vostro Valore[28],
-nobile cavaliere. Fitz-Dottorel avea brandito il pugnale contro di me
-nella mia casa medesima, perchè gli domandai quello che mi veniva, e si
-trattava d'un pagamento che doveva essermi stato fatto fin nella Pasqua
-precedente.»
-
-«Ma ciò poco m'importa» rispose con aria non curante Frondeboeuf; «il
-caso è di sapere ora quando toccherò quello che tu devi a me. Quand'è
-dunque, Isacco, che tu mi sborserai i _shekel_?»
-
-«Nobile cavaliere, basterà mandare con un vostro salvocondotto a
-York mia figlia Rebecca, e passato il tempo necessario all'andata e
-al ritorno, il danaro...» qui si fermò per dar varco ad un sospiro
-profondissimo «il danaro vi sarà sborsato.»
-
-«Tua figlia!» sclamò Frondeboeuf col tuono d'uomo sorpreso. «Affè,
-Isacco, mi spiace non averlo saputo prima. Io ho sempre creduto quella
-giovinetta dagli occhi neri non ti appartenere che come la giovane Aga
-apparteneva ad Abramo. Ho pensato che tu seguissi l'esempio de' tuoi
-patriarchi. In somma l'ho ceduta per donna di governo al venerabile
-Templario, ser Brian di Bois-Guilbert.»
-
-All'udir l'infausta notizia l'Ebreo mandò tale grido che ne
-rimbombarono tutte le vôlte della caverna, e i Saracini ne furono
-soprappresi, tanto di lasciarsi sfuggire di mano il mantello d'Isacco
-che fino allora avean tenuto stretto col pugno. Il meschino si giovò
-di questa specie di libertà per prostrarsi ai piedi di Frondeboeuf
-abbracciandone le ginocchia.
-
-«Abbiatevi tutto quanto mi chiedeste, nobile cavaliere; abbiatene
-il doppio, chiedetemi quanto possedo; riducetemi alla mendicità,
-feritemi col vostro pugnale, o fatemi stendere, se così vi piace,
-in quell'ardente braciaio, ma salvatemi la figlia mia, liberate
-Rebecca. Se voi siete stato concetto nel sen d'una donna, risparmiate
-l'onor d'una fanciulla priva di ogni difesa. Essa è l'immagine della
-mia infelice Rachele, l'ultimo di sei pegni ch'io ottenni dalla
-sua tenerezza. Volete voi togliere ad un misero vecchio l'unica
-consolazione che gli rimane? Volete voi ridurre un padre ad augurarsi
-che la propria figlia fosse stata collocata nella tomba de' suoi
-maggiori prima che sua madre la partorisse?[29].»
-
-«Avrei voluto saperlo prima» disse con aspro tuono il Normanno. «Io
-credea che la vostra popolazione non avesse amor che al danaro.»
-
- [Illustrazione: _Il suono di quel corno che mosse i due
- Sassoni a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte
- voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf._ pag. 189.]
-
-«Ah! non giudicate sì male la nostra nazione» rispose Isacco, dai modi
-men truci del cavaliere confortato a speranza di commoverne il cuore
-«la volpe e il gatto selvaggio inseguiti dai cacciatori non obbliano
-la loro prole, e la perseguitata stirpe d'Abramo ama i suoi figli,
-credetelo, con altrettanta tenerezza quanta ne possano avere verso i
-proprii i Cristiani.»
-
-«Sia!» rispose Frondeboeuf. «Ciò mi sarà di norma per l'avvenire. Ma
-quanto a te, Isacco, queste considerazioni all'istante non giovano.
-Quel ch'è fatto è fatto. Sono corso in parola con un fratel d'armi, nè
-gli mancherei per tutta la nazione ebraica riunita. In fine poi, che
-gran danno è per la tua figlia l'essere schiava di Bois-Guilbert? Che
-male può derivargliene?»
-
-«Che male?» sclamò torcendosi le mani il Giudeo «che male? Ov'è il
-Templario che abbia rispettato la vita d'un uomo o l'onor d'una donna?»
-
-«Cane d'un infedele!» sclamò Frondeboeuf cogli occhi avvampanti di
-sdegno, e forse pago d'aver trovato un pretesto ad ostentarlo «non
-bestemmiare il santo ordine del tempio di Sion, e spacciati nel pagarmi
-il riscatto che m'hai promesso, ed a cui non ho posto che il sol patto
-della tua libertà.»
-
-«Masnadiere, assassino!» sclamò l'Ebreo, tratto fuor di sè in guisa
-da non poter padroneggiare lo sdegno che lo trasportò «non ti pagherò
-nulla. Tu non toccherai una mezz'oncia del mio danaro, se non mi
-restituisci la figlia.»
-
-«Perdesti il giudizio, Israelita? O veramente possedi qualche
-incantesimo che ti guarentisca il cuoio e le carni contro la forza del
-fuoco e dell'olio bollente?»
-
-«Poco mi rileva» rispose Isacco, cui la paterna tenerezza avea spinto
-alla disperazione. «Fa di me quel che vuoi, fa straziar queste membra;
-arrostir le mie carni, divorale innanzi a' miei occhi. Anche mia figlia
-è mia carne, e tal carne più preziosa ad un padre di quella ch'or tu
-minacci. Tu non avrai argento da me, quando non fosse ch'io potessi
-fonderlo e versartelo nella gola. No: non darei per te un obolo, se
-dovesse salvarti dalla dannazione che l'intera tua vita si è meritata.
-Inventa nuovi supplizi per farmi perire. Un Giudeo darà esempio
-d'affrontar tormenti a un Cristiano.»
-
-«Gli è quanto or vedremo» disse Frondeboeuf, «perchè per quel santo
-segno che la tua nazione ha in orrore! tu stai per morire abbruciato.
-— Prendetelo» disse agli schiavi «spogliatelo, indi venga incatenato a
-quelle spranghe di ferro omai arroventite.»
-
-Isacco fece alcuni sforzi per resistere ai suoi carnefici, ma troppo
-impari essendo la lotta, i Saracini gli strapparon di dosso il
-mantello, e così avrebbero fatto dell'altre vesti, se ad essi parimente
-non si fosse fatto udire il suono di quel corno che mosse i due Sassoni
-a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte voci, anzi grida che
-chiamavano Frondeboeuf. Il barbaro cavaliere temendo esser sorpreso in
-quell'atto di atrocità infernale, fe' segno agli schiavi di seguirlo,
-abbandonando frettolosamente il sotterraneo, ove lasciò l'Ebreo, il
-quale diedesi a ringraziare il Cielo della pausa che gli concedea, e ad
-implorare la protezione per sè e per la diletta sua figlia.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXII.
-
- «Se poi, le sollecitudini, il rispetto, l'amore, che
- vi ho dimostrato non bastano a vincere il gelo di quel
- cuore; affè che vi farò la corte come si aspetta ad un
- militare.»
- _I due Veronesi._
-
-
-L'appartamento entro cui fu condotta lady Rowena era messo con quella
-magnificenza priva di gusto in cui stavasi il lusso di que' giorni,
-contrassegno di distinzione e riguardo che gli stessi prigionieri a
-lei pari di grado non aveano ottenuto. I fregi però e le suppellettili
-del ridetto appartamento erano stati notabilmente danneggiati dalla
-negligenza e dal tempo, essendo trascorsi molti anni dopo la morte
-della moglie di Frondeboeuf, che lo abitava, nè avendovi dimorato
-altri dappoi. Staccata in più luoghi vedeasi la tappezzeria che ne
-ornava le pareti, altrove il sole ne avea smunti i colori, e su tali
-apparati, come sugli altri arnesi scorgeansi i guasti operati dagli
-anni. Tal quale ella era però sì fatta stanza, venne giudicata la più
-degna da assegnarsi alla erede Sassone, che fu lasciata ivi a meditare
-sul proprio destino, mentre gli altri personaggi del criminoso dramma
-s'accordavano su le parti che ciascun di loro dovea sostenere; la qual
-cosa venne pattuita in un parlamento che insieme tennero Frondeboeuf,
-Bracy e il Templario. Dopo lungo discutere fra di loro sui vantaggi che
-sarebbero derivati a ciascuno da tale impresa audacissima, convennero
-finalmente anche sul modo di ripartire i prigionieri.
-
-Gli era pertanto vicino il mezzogiorno, allorchè Bracy, già primo ad
-ideare il disegno della spedizione com'era primo nell'avervi interesse,
-si pose in atto di compire i divisamenti concetti sulla mano e sulle
-ricchezze dell'avvenente lady Rowena.
-
-Non però solamente nel parlamento dianzi descritto avea speso il
-tempo dacchè era nel castello Bracy; poichè ne diede una parte ad
-acconciarsi con tutta la ricercatezza che poteva essere in un cicisbeo
-di quella età. Messi in disparte il giustacuor verde e la maschera,
-le sue lunghe chiome annodate in trecce gli scendeano sopra sfarzoso
-mantello guarnito di pelliccia; una specie di camiciuola venivagli sino
-a metà della gamba; gli pendea sontuosa sciabola da cinturino ricamato
-d'oro. Accennammo altrove la bizzarra usanza che dominava allora circa
-le punte delle scarpe; ma quelle di Bracy presentavano il _nec plus
-ultra_ dell'usanza medesima, tanto lunghe e volte all'insù da poterle
-ottimamente credere due corna di montone. Ma tal era nell'incominciare
-del secolo XII l'uniforme dei damerini, nè potea negarsi il merito
-a Bracy di saper dargli spicco per vantaggio di figura e di modi ne'
-quali unite apparivano la compitezza d'un cortigiano e la franchezza
-d'uom di guerra.
-
-Ei salutò lady Rowena levandosi il berrettone che era di velluto,
-e fregiato di un medaglione d'oro ove si vedea scolpito s. Michele
-in atto di conquidere il nemico del genere umano. Col capo tuttavia
-scoperto, fece un cenno come per pregare lady Rowena a sedersi,
-e poichè questa continuava a starsene in piedi, si levò il guanto
-offerendole la mano per condurla vicino ad una seggiola. Ma Lady Rowena
-ricusò questa sua premura volgendogli con nobile alterezza tai detti:
-
-«Se io sono dinanzi al mio carceriere[30], e le circostanze mi
-costringono a crederlo, ser cavaliere, è debito della prigioniera il
-rimanersi in tale postura sintantochè ella abbia udito pronunziare il
-tenore del suo destino.»
-
-«Leggiadra lady Rowena» rispose Bracy «io sono il vostro prigioniere, e
-vi state alla presenza dell'uomo ridotto a tale condizione per voi, non
-alla presenza d'un carceriere. Lungi da me fin l'idea di pronunziare
-sul vostro destino! Da quelle labbra vezzose aspetto in vece la
-sentenza che dee risolvere del mio.»
-
-«Non vi conosco, ser cavaliere» rispose lady Rowena sollevando il
-capo con aria d'indignazione proporzionata all'oltraggio che al suo
-grado e alla sua beltà veniva arrecato. «Non vi conosco, e l'audace
-famigliarità ond'or pompeggiate meco di frasi da trovadore non è manto
-valevole alla violenza usata da un masnadiere.»
-
-«Deh! incolpatene» riprese a dire Bracy che continuava sulle medesime
-corde «incolpatene i vostri vezzi. Soli essi m'inspirarono quanto potei
-farmi lecito, dimenticando persino il rispetto dovuto a colei che ho
-scelta a sovrana di questo cuore.»
-
-«Vi replico che non vi conosco, e tutt'uom che porti catenella e sproni
-d'oro[31] non dee presentarsi tenendo simil linguaggio ad una donna
-indifesa.»
-
-«Ella è una sciagura per me il non essere da voi conosciuto, pure,
-permettetemi lo sperare, che il nome di Bracy non vi soni affatto nuovo
-all'orecchio, poichè gli araldi d'armi lo divulgarono più d'una volta
-nei tornei e su i campi delle battaglie, e poichè i _menestrelli_ lo
-fecero scopo ai loro canti.»
-
-«Lasciate dunque agli araldi d'armi e ai _menestrelli_ la cura di
-esaltare le vostre prodezze. Tai lodi staranno meglio nelle loro labbra
-che nelle vostre; e ditemi intanto a quali archivi consegneranno la
-vittoria che riportaste la scorsa notte sopra d'un vecchio seguito da
-alcuni servi paurosi; e in quai libri registreranno la nobile impresa
-di rapire una giovane inerme per trasportarla a suo malgrado nel
-castello d'un assassino.»
-
-«Voi siete ingiusta, lady Rowena» disse Bracy mordendosi le labbra
-in aria d'uom confuso, e scendendo a gradi ad un tuono più a lui
-confacevole di quello di caricato ganimede ch'egli aveva assunto da
-prima «ed è perchè non sentite in voi stessa la forza d'una gran
-passione, perchè non volete ammettere scusa sopra un delirio di
-frenesia, che fu effetto della vostra avvenenza.»
-
-«Vi prego, ser Cavaliere, mettete in disparte il linguaggio de'
-girovaghi cantarini; risuona male parlato da un nobile cavaliere qual
-v'annunziate di essere. Certamente voi mi costringete ora a sedermi
-per provarvi quant'io faccia lieve conto di questi fiori di galanteria
-fatti omai rancidi col trovarsi in ogni ballata.»
-
-«La vostra alterezza» soggiunse Bracy, punto dal vedere come la via
-de' modi cortesi non gli ottenesse che sprezzi «la vostra alterezza si
-è scontrata in un animo non meno altero. Sappiate adunque che ho fatto
-valere le mie pretensioni alla vostra mano nel modo il più convenevole
-alla mia indole, e la vostra che ora conosco, mi prova essere voi
-una fra quelle beltà da conquistarsi colla lancia in resta, e non
-adoperando i gentili accenti d'un cortigiano.»
-
-«Se tai gentili accenti intendono solamente a celare la viltà del
-procedere, divengono come la cintura d'un nobile cavaliere stretta a'
-fianchi d'abbietto villano. Non mi fa or maraviglia la facilità con cui
-vi siete stôlto da una ricercatezza di cortesia che v'impacciava. Nè il
-nego, vi sareste fatto più onore conservando l'uniforme e il dialetto
-d'un masnadiere, che cercando velar azioni di masnadiere coi colori
-troppo ad esse estranei d'una accattata cortigianeria.»
-
-«Il vostro suggerimento è ottimo, lady Rowena, e conformando ora
-l'ardire de' miei discorsi a quello delle mie azioni vi protesto
-che non uscirete di questo castello se non se moglie di Maurizio di
-Bracy. Non sono avvezzo ad incagliare nelle imprese cui mi cimento, e
-per altra parte un Nobile Normanno non ha bisogno di giustificare sì
-scrupolosamente la propria condotta agli occhi di una nobile Sassone,
-assai onorata da lui se le offre la propria mano. Voi siete altera,
-lady Rowena. Ebbene! ciò vi rende più degna d'appartenermi. Fuor dello
-sposarmi evvi forse altra strada per voi onde innalzarvi al grado e
-agli onori che vi sono dovuti? Vedreste forse altra via più decorosa
-ad uscire d'una capanna, ove i Sassoni fan vita comune co' propri
-maiali, uniche loro ricchezze? a trovarvi collocata nel grado che vi si
-aspetta? a brillare fra le persone dell'Inghilterra le più distinte per
-leggiadria, le più ragguardevoli per possanza?»
-
-«Ciò che avete la bontà di chiamar capanna, ser Cavaliere, mi fu
-soggiorno sin dalla prima mia fanciullezza, e vi do parola, che se
-mai giugnessi ad abbandonarlo di mia volontà, ciò sarebbe solamente
-per seguire chi non disprezza l'asilo ove ebbi educazione, e quelle
-costumanze cui m'ha affezionata la consuetudine.»
-
-«V'intendo, leggiadra milady, benchè voi crediate usar termini
-abbastanza velati ond'io non giunga ad indovinarne il senso in tutta
-la loro estensione. Ma mettete da una banda la speranza, che Riccardo
-risalisca il soglio giammai, e molto più l'altra che Wilfrid d'Ivanhoe,
-favorito di Riccardo, vi conduca qual propria sposa a' piedi di questo
-principe. Tutt'altri che io toccando sì fatto cantino non potrebbe
-liberarsi dal sentir qualche moto di gelosia; ma non mi rimoverà
-dalle risoluzioni, in cui sono venuto con volontà la più deliberata,
-tal vostra passione priva di speranza, e ch'io riguardo come una
-fanciullaggine. Posso dirvi per altro che questo rivale sta in mio
-potere, che è qui prigioniero, che Frondeboeuf non ne sa nulla, benchè
-bastasse una mia parola a farnelo consapevole, e a destar nel suo cuore
-una gelosia che potrebb'essere ben più funesta della mia al vostro
-amante.»
-
-«Qui Wilfrid!» sclamò lady Rowena. «Ah! ciò è vero quanto è vero che
-Frondeboeuf gli è rivale.»
-
-Bracy fisò gli occhi un istante sopra di lei. «Da vero, nol sapevate?»
-indi le disse. «Non sapevate nemmeno ch'ei facea viaggio nella lettica
-dell'Ebrea? cocchio non v'ha dubbio addicevole ad un Crociato!» Poi si
-diede a ridere in tuono schernevole.
-
-«S'egli è vero che qui si ritrovi» soggiunse lady Rowena con tuono
-d'indifferenza sforzata, perchè si affaticava indarno a nascondere
-interamente il tremore della persona, e le agitazioni che le
-portò nell'animo sì fatto annunzio «in qual modo è desso rivale di
-Frondeboeuf? o qual altra cosa può egli temere da costui oltre ad
-una cattività di poca durata e alla necessità di pagare un ragionevol
-riscatto giusta gli usi della cavalleria?»
-
-«Cadreste voi forse nell'abbaglio, solito però alle persone del
-vostro sesso, di credere non esservi altri gelosi dispetti che
-quelli suscitati dalla loro avvenenza? Non sapete che v'ha gelosie
-d'ambizione, d'onori, di potere, di ricchezze, oltre a quella gelosia
-che è figlia di amore? Nè credete che Frondeboeuf cercherà spacciarsi
-di chiunque possa contrariarlo nelle sue pretensioni alla bella baronia
-d'Ivanhoe, da lui vagheggiata con tanto ardore e con sì poco scrupolo,
-com'oserebbe uom che aspirasse al cuore della più leggiadra fra le
-donne dell'Inghilterra?»
-
-«Salvatelo, per amor del cielo, salvatelo» sclamò lady Rowena, la cui
-fermezza fu vinta dal timore concetto in quel punto pe' dì dell'amante.
-
-«Posso, voglio salvarlo, e tal è la mia mente. Una volta che lady
-Rowena sia divenuta sposa di Maurizio di Bracy, chi ardirebbe attentare
-veruna cosa contro un parente di lei, contro il compagno della sua
-fanciullezza, il figlio del suo tutore? Ma il dono della vostra mano
-dee comperare la mia assistenza. Non son poi sì pazzo, nè d'un'indole
-tanto romanzesca da voler compromettermi per sottrarre ai rischi,
-fra cui s'avvolge, quell'uomo dal quale deriva il più possente fra
-gli ostacoli opposti ai miei desiderii. Adoperate a pro di lui la
-prevalenza che avete sopra di me, e non ha egli da temer cosa alcuna.
-Ma se ricusate l'omaggio del mio cuore, Ivanhoe perirà, nè voi quindi
-sarete più libera.»
-
-«Questo tuono d'indifferenza e di durezza in voi sembra forzato»
-disse lady Rowena guardando fisamente Bracy. «O voi non siete malvagio
-quanto volete sembrarlo, o non avete tutto il potere che v'arrogate coi
-detti.»
-
-«Non vi lasciate sedurre da tale idea» rispose Bracy «il tempo vi darà
-a diveder com'è falsa. Pensate piuttosto che il vostro amante, cioè
-l'amante che preferite, trovasi in questo castello, ferito, privo
-di protezione, e pensate che la vita di lui è il cancello posto tra
-Frondeboeuf e la cosa che Frondeboeuf antepone a tutte le bellezze
-dell'universo. Vi immaginate forse che costasse molto a Reginaldo il
-rompere questo cancello con un colpo di pugnale? Forse vi confidate in
-ciò, ch'ei non oserebbe condursi a tal atto di aperta violenza. Sia pur
-anche. Ma un finto medico può amministrare al ferito tale ricetta che
-lo guarisca per sempre da tutti i mali. Ma la persona incaricata di
-servirlo durante l'infermità, può ritrargli il capezzale di sotto la
-testa, e dar tale sforzo alla sua gola, che impedendogli il respiro,
-gli agevoli il passaggio all'altro mondo[32]. Così o colla prima o
-colla seconda delle additate maniere, Ivanhoe perirebbe, senza che
-Frondeboeuf potesse venir sospettato autore della sua morte. Dite così
-di Cedric.....»
-
-«Cedric!» sclamò lady Rowena «il mio nobile, il mio generoso tutore!
-Ah! ben merito le sventure che mi opprimono, poichè ho potuto
-dimenticarlo, tutta intesa coll'animo alla sorte del figlio suo.»
-
-«Sì: anche il destino di Cedric dipende dalle vostre deliberazioni»
-soggiunse Bracy «e lascio a voi la cura di meditare su ciò.»
-
-Fino a tale istante, lady Rowena avea sostenuta quest'affliggentissima
-scena con un'ammirabile intrepidezza, ma fu merito in gran parte
-del non aver essa riguardato nè come così serio, nè tanto imminente
-il pericolo. La sua natural indole era quella che i fisonomisti
-generalmente attribuiscono alle carnagioni bianche, mansueta, timorosa
-e sensiva; e sol doveva ad educazione una tempera d'animo alquanto più
-forte. Usa a veder cedere ad ogni sua menoma brama i voleri d'ognuno, e
-persino del medesimo Cedric, imperiosissimo ver tutti gli altri, ella
-avea acquistato quella specie di coraggio e di sicurezza, che sono in
-noi l'effetto della consuetudine di vedere costantemente propensi e
-chini ai nostri voleri coloro coi quali trascorriamo la nostra vita.
-Non sapea quasi Rowena formare a sè stessa l'idea di resistenza ai
-propri disegni, e molto meno l'altra di vedersi costretta cedere agli
-altrui comandi.
-
-Dopo avere girati gli occhi attorno di sè, quasi cercando soccorsi,
-che le era impossibile allora il trovare, dopo aver mandate alcune
-esclamazioni sconnesse, e che non presentavano verun significato,
-alzò le braccia al cielo prorompendo in lagrime e abbandonandosi alla
-disperazione la più violenta. Niuno l'avrebbe veduta in tale stato
-senza provarne pietà, e lo stesso Bracy sentivasi commosso a proprio
-malgrado, benchè per vero dire imbarazzato più ancora. Egli scorgea
-d'essersi spinto troppo innanzi perchè gli fosse lecito tornare
-addietro, e per altra parte lady Rowena ridotta era in tale stato che
-nè i ragionamenti nè le minacce più omai potevano sopra di lei. Bracy
-trascorrea in lungo ed in largo l'appartamento, ora tentando modi
-a calmare l'avvenente Sassone, ora studiando a qual partito dovesse
-appigliarsi.
-
-«Se mi lascio intenerire» così ragionava egli fra sè medesimo «dai
-pianti e dal dolore di questa inconsolabile divinità, qual frutto
-raccorrò io dalla tentata spedizione, fuorchè vedere andate a male
-le belle speranze, alle quali m'abbandonai, e per le quali mi son
-cimentato a tanti pericoli? E mi toccherà inoltre sofferire i motteggi
-del principe Giovanni e de' miei colleghi! Pure non mi sento fatto per
-la parte che impresi a sostenere. Non mi regge l'animo vedere intrepido
-que' begli occhi che si stemprano in lagrime, que' vezzosi lineamenti
-sformati dall'agonia della disperazione. Oh almeno si foss'ella
-mantenuta negli atteggiamenti e nei modi della primiera alterezza!
-ovvero avessi io, pari a Froudeboeuf, munito il cuore d'un triplice
-bronzo!»
-
-Agitato fra tali considerazioni non trovò altro di meglio che pregar
-replicatamente lady Rowena a tranquillarsi, procurare di farla
-certa che non era in lei vero motivo di darsi in preda a cotanta
-disperazione; non aver egli avuto in animo di cagionarle un'angoscia
-così violenta, essere stato condotto da un eccesso di passione a
-prorompere in minacce ch'ei si sarebbe vergognato di mandare ad
-effetto. Ma in mezzo ai conforti che cercava procurarle, venne sorpreso
-dal suono per tre volte replicato di quel corno, che nel tempo medesimo
-avea messi in trambusto tutti gli abitanti del castello, e che avea
-rotto il corso degli spartati loro divisamenti agli altri complici di
-Bracy, come vedremo ancora del Templario. De' tre confederati forse fu
-Bracy quegli che men si dolse del contrattempo, perchè il suo colloquio
-con lady Rowena era giunto a tal termine che gli divenivano cose
-egualmente scabrose il troncarlo ed il continuarlo.
-
-A tal passo crederemmo quasi mancare ad un dovere col non offerire ai
-nostri leggitori qualche prova, più ancora degli incidenti nella nostra
-storia narrati, atta a convincerli quanto sia conforme alla verità
-la trista dipintura che loro abbiamo presentata intorno i costumi
-di quella età. Egli è uno sgradevole argomento di considerazione il
-vedere che que' prodi baroni, i quali colla nobile resistenza che
-opposero alle smodate pretensioni della Corona, assicurarono la libertà
-dell'Inghilterra e i privilegi del popolo inglese, sieno stati feroci
-oppressori eglino medesimi, ed abbiano commessi atti abbominevoli, non
-solamente contrarii alle leggi della lor patria, ma a quelle eziandio
-dell'umanità. Sfortunatamente un solo di que' molti tratti che il
-giudizioso Henry attinse nelle opere degli scrittori contemporanei a
-que' giorni, basta a dimostrare, che la finzione stessa potrebbe appena
-aggiugnere alla cupa orridezza di tempi sì disastrosi.
-
-A quali atrocità potessero condursi per isfogare la violenza de'
-propri appetiti i baroni e i signori de' castelli, tutti Normanni, lo
-dimostra la descrizione delle crudeltà da essi usate, sotto il regno
-di Stefano[33], descrizione a noi trasmessa dall'autore della Cronaca
-Sassone.
-
-«Essi opprimevano il popolo» dic'egli «obbligandolo a fabbricare
-castella, poi fabbricate queste, le empivano di malvagi, o per meglio
-dire di demonii incarnati, il cui ministerio era impadronirsi delle
-persone d'entrambi i sessi più distinte e per loro ricchezza più
-nominate; e queste venivano gettate entro carceri ove soggiacevano
-a supplizi più crudeli di quanti ne abbia un martire mai sopportati.
-Alcuni di tali infelici eran sepolti nel fango, altri, sospesi o pei
-piedi o pel collo o pei polsi, venivano sovrapposti ad ardenti braciai.
-Talvolta con nodose corde ne fasciavano i capi e strigneano la legatura
-finchè i nodi penetrassero nel cervello delle vittime, talora le
-gettavano in sotterranei zeppi di vipere, di rospi e di serpenti.»
-
-Rimprocceremmo noi medesimi di crudeltà, se continuando fino al suo
-termine questo orribile racconto, prolungassimo ai leggitori una
-ingrata sensazione oltre all'uopo necessario allo scopo che ci eravamo
-prefissi.
-
-Altra prova, e forse la più forte di quante possano arrecarsi a
-dimostrare i frutti amari allor prodotti dalla conquista si è, che
-l'imperatrice Maria, comunque nata dal re di Scozia e imperatrice
-d'Alemagna, figlia, sposa e madre di monarchi, fu costretta,
-mentre, giovine, soggiornò nell'Inghilterra ove ricevè educazione,
-ad assumere il velo monastico siccome unica via di sottrarsi alle
-licenziose persecuzioni de' nobili Normanni. Tal fu la particolarità
-che, siccome unico motivo de' professati voti, ella addusse dinanzi
-al gran consiglio del clero Inglese, affinchè questi voti medesimi
-venissero annullati; e quell'assemblea ammise la validità della scusa;
-poi chiarendo le circostanze dalle quali questa sovrana fu spinta ad
-abbracciare uno stato cui non avea vocazione, da ogni obbligo monastico
-la liberò; dal quale atto rimase autenticata nel modo il più solenne
-l'esistenza di tal effrenata dissolutezza che fece l'obbrobrio di
-quel secolo. Non v'era chi negasse, diceasi, che dopo la conquista
-dell'Inghilterra operata da Guglielmo, i Normanni venuti con esso,
-superbi di tanto segnalata vittoria, non obbedivano ad altre leggi
-fuorchè alle proprie passioni. Non solamente spogliavano di beni e
-poderi i Sassoni debellati, ma faceano guerra aperta, e in brutal modo,
-all'onore delle lor mogli e dei loro figli. Indi fu che così di sovente
-le vedove e le donzelle pertenenti all'antica nobiltà del paese, si
-ritiravano nei conventi, ove abito religioso vestivano, non mosse da
-claustral vocazione, ma perchè, non rimaneva ad esse una via più sicura
-a serbare puro ed incontaminato l'onore.
-
-Tal era la dissolutezza de' tempi, e tal la prova somministratane da
-un atto pubblico dell'assemblea del clero Inglese, che Eadmer ne ha
-serbato. Noi crediamo pertanto non avere d'uopo di maggiori documenti
-ad accertare come e le tristi scene da noi presentate, e quelle che ne
-toccherà presentar tuttavia, non possono sicuramente incontrar nota di
-scostarsi da quanto è verisimile.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXIII.
-
- «Così lion poichè n'ha il cor ferito
- «Di lionessa amata il grato aspetto,
- «A palesarle amor tempra il ruggito.»
- _Douglas._
-
-
-Intantochè ne' diversi spartimenti del castello accadeano le scene
-dianzi descritte, ne appresentava un'altra l'ebrea Rebecca entro una
-delle torri che Frondeboeuf avea fatto costruire a ciascun angolo del
-castello. Ivi ella era stata condotta da uno de' suoi immascherati
-rapitori, i quali la introdussero in una picciola stanza, ove trovossi
-alla presenza di vecchia sibilla, intesa a filare e a canticchiare,
-o per meglio dire a borbottare un'antica ballata sassone, quasi
-accompagnandone il tempo colle volte che imprimeva al suo fuso. Sollevò
-essa il capo in veggendo entrare la bella Israelita, e fisò sovr'essa
-uno sguardo invido e maligno, accoglienza usata che l'avvenente
-giovinezza riceve dalla vecchiaia giunta a laidezza, tanto più se con
-queste due qualità si mette per terzo compagno un talento malefico.
-
-«Su via, strega» sì disse una delle guide di Rebecca «spacciati, e
-sgombra di qui; tal è il comando del nobile nostro padrone; gli è duopo
-che tu ceda luogo ad una salvaggina più appetitosa di quel lurido tuo
-carcame.»
-
-«Sì» disse brontolando la vecchia. «Così si pagano i miei servigi. Fu
-un tempo che bastava una mia parola per far cacciare il migliore fra
-gli uomini d'armi di questo castello. Or mi tocca ubbidire agli ordini
-dell'ultimo mozzo di scuderia.»
-
-«Madonna Ulfrida» disse l'altro di que' due galantuomini «non è
-questo il momento di far considerazioni, ma di obbedire e subito.
-Sai che non ci vuol duro orecchio quando il padrone comanda. Tu hai
-goduto al tuo tempo quant'altri mai possa godere. Il tuo sole ebbe il
-suo mezzogiorno, or corre al tramonto; e somigli a vecchio caval di
-battaglia messo nello stato di riforma; corresti di galoppo, or non se'
-più buona nè manco al trotto. Su via, sbrigati e libera il campo.»
-
-«Siete due cani» soggiunse la vecchia «e possa divenirvi sepolcro
-un canile! Voglio che Zernabok, il demonio degli antichi Sassoni,
-mi strappi di qui a brani, se esco prima d'aver filato tutto il lino
-avvolto all'intorno di questa rocca.»
-
-«Ne renderai conto al padrone» disse un di costoro; poi ritiratisi
-entrambi, la lasciarono con Rebecca, cui movea nausea in uno e spavento
-la presenza di tale orca.
-
-«Da che parte soffia mai il vento quest'oggi, e qual affare diabolico
-stan macchinando?» borbottò la vecchia, allorchè i due condottieri
-di Rebecca furon partiti. Poi fisando con maligne occhiate Rebecca:
-«Veramente non è difficile l'indovinarlo; occhi vivaci, capelli neri,
-pelle bianca come la carta, prima che un sapiente l'abbia empiastrata
-con quella sua morchia nera.... Sì, sì! apparisce chiaro il perchè
-l'abbiano mandata in una torre ove non abito che io sola, in una torre
-d'onde un grido è inteso come se chi lo manda stesse sepolto diecimila
-tese sotto terra... Mia bella giovinetta, tu avrai gufi per vicini
-quanti ne vuoi e ne udirai gli stridori; quelli poi che tu metterai,
-non vi sarà un'anima che gli ascolti... Ma ell'è forestiera» e intanto
-esaminava il turbante e le vesti di Rebecca. «D'onde vieni? Sei tu
-Saracina o Egiziana? Perchè non rispondi? Non sai che piangere? O
-saresti muta?»
-
-«Non andate in collera mia buona madre» rispose Rebecca.
-
-«Dicesti assai, non occor altro» soggiunse Ulfrida «le volpi si
-conoscono dalla coda, e dalla lingua gli Ebrei.»
-
-«Per amor del cielo! raccontatemi quel ch'io debba temere, e qual
-conclusione avrà la violenza onde qui m'hanno condotta: o forse a
-motivo della religione che professo si vuol la mia vita? Ne farò senza
-lamentarmi il sacrifizio a Dio.»
-
-«La tua vita, carina! Eh! che vantaggio o diletto ritrarrebbero eglino
-dalla tua morte? Sta pur sicura che la tua vita non corre pericolo
-alcuno. Ti toccherà sorte non dissimile da quella ch'io stessa provai.
-Di fatto, un'Ebrea non può pretendere d'essere trattata meglio d'una
-nobile donzella Sassone... Guardami, io era giovane al pari di te
-ed anche più bella, allorquando Frondeboeuf, padre di Reginaldo,
-s'impadronì a viva forza di questo castello. Mio padre e i miei sette
-fratelli gli disputarono, d'appartamento in appartamento, palmo a
-palmo, il loro retaggio. Del sangue di questi si tinse ogni stanza,
-ogni scala. Sino al fanciullo in fascie tutti vennero trucidati; e il
-gel della morte non avea tuttavia addiacciati quegli esanimi avanzi,
-il lor sangue non era per anche rappreso, che già il vincitore mi aveva
-fatta sua preda.»
-
-«Nè vi sarebbe alcuna via di fuggire, di sottrarmi a costoro?» esclamò
-Rebecca. «Qual ricco guiderdone v'avreste del soccorso che foste pronta
-a concedermi!»
-
-«Fuggire! sottrarti!» replicò Ulfrida. «Non ci pensare nemmeno. Per
-uscire di qui non v'è che una porta, quella della morte; e questa
-ancor si apre tardi» soggiunse costei dimenando il capo. «Però gli
-è un conforto il meditare che ci lasciam dopo altri viventi, i quali
-non saranno meno miserabili di noi sulla terra. Addio, Ebrea... Ebrea
-o Cristiana, credilo pure, il tuo destino sarebbe sempre lo stesso,
-perchè hai che fare con gente, la quale non conosce nè scrupoli nè
-compassione. Addio, dunque; il lino della mia rocca è finito, e le tue
-faccende non sono ancor cominciate.»
-
-«Rimanete! deh rimanete!» sclamò Rebecca. «Non fosse che per
-ingiuriarmi e maledirmi, la vostra presenza sarà sempre per me una
-specie di protezione!»
-
-«Protezione a voi! Se non potrebbe proteggervi neanche la madre di
-Dio![34] Guardatela» aggiunse Ulfrida accennando a Rebecca un'effigie
-della Beata Vergine scolpita informemente sulla parete. «Vedetela
-là. Provate se potete indurla ad allontanare da voi il destin che vi
-aspetta.»
-
-La vecchia strega uscì, pronunziati questi accenti che accompagnò d'uno
-schernitore sorriso, onde le grinze di quel suo volto si difformarono
-di nuova schifezza. Indi chiuse, dando doppia volta alla chiave, la
-porta. Rebecca la udì scender le scale, maledicendo ad ogni passo i
-gradini perchè li trovava tropp'alti.
-
-Rebecca in quell'ora andava incontro a pericoli assai maggiori di
-quelli che potean sovrastare a lady Rowena. Non era cosa improbabile
-che qualche ombra di rispetto venisse conservata verso l'erede di
-nobile famiglia sassone. A quai riguardi doveva aspettarsi una giovane
-che apparteneva ad una schiatta proscritta e perseguitata? Pure l'Ebrea
-godeva un vantaggio sopra la Sassone; e le derivava dalla consuetudine
-di meditare, da una forza di spirito ben superiore agli anni che avea,
-dalla conoscenza de' pericoli fra cui la sua gente sempre avvolgevasi,
-le quali circostanze la facean più ricca di modi onde far fronte agli
-oltraggi che la minacciavano. Fornita d'un'indole ferma e dedita ad
-indagare fin dalla sua verdissima giovinezza, nè la pompa o l'opulenza
-di cui sfoggiava il padre suo fra le domestiche mura, nè quanto vedea
-di simile nelle case d'altri doviziosi Israeliti, l'accecarono mai
-tanto da non iscorgere come precaria fosse la sua condizione. Pari a
-Damocle seduto a quella rinomata mensa, ella vedea fra lo splendore del
-lusso cui era avvezza, la spada ad un sol capello sospesa sul capo di
-tutta la sua popolazione. Tali considerazioni le avevano fortificata la
-mente, e fatta pieghevole alle leggi del destino un'indole, che sotto
-diversa combinazione di cose sarebbe forse divenuta altera, disdegnosa,
-ostinata.
-
-Dall'esempio e da' comandi paterni Rebecca aveva imparato a condursi
-con urbani modi verso chiunque le si fosse avvicinato, tranne però
-l'imitare il padre nella servile abbiezione. Troppo nobilmente altero
-avea sortito l'animo questa giovane, che sarebbe venuta in dispregio a
-sè medesima col farsi lecito un atto sol di viltà; ma tal orgoglio era
-ad un tempo modesto, laonde si sommettea rassegnata allo stato in cui,
-come partecipe dell'obbrobrio attribuito a' suoi confratelli, l'avea
-posta il cielo, mentre però godeva dell'interno convincimento di aver
-diritto nella pubblica stima ad un più alto grado di quello cui le
-permetteva aspirare il dispotismo arbitrario de' pregiudizi religiosi.
-
-Preparatasi pertanto di buon'ora alle avversità, aveva acquistata la
-fermezza necessaria a sopportarle. La condizione, cui trovavasi in quel
-momento, chiedea di fatto molta presenza di spirito, e quanto ne aveva
-ella, il raccolse attorno di sè.
-
-Sua prima cura pertanto fu l'investigare ogni parte di quella stanza.
-Ma non vedea modi d'uscirne, perchè chiuso erane accuratamente
-l'uscio, nè dopo aver fatte ricerche attentissime, s'accorse che vi
-fossero porte, nè alle pareti nè orizzontali sul suolo o visibili
-o segrete. Nemmeno vi si potea assicurare da altrui sorpresa perchè
-l'unica porta che v'era non andava munita di catenacci interni. Non
-osservavasi che un muro grosso e continuo all'intorno, le tavole
-che formavano il pavimento, oltre all'essere di robustissimo legno,
-scorgeansi ottimamente connesse; nè presentavano la menoma fenditura.
-La sola finestra da cui ricevea luce quel luogo, potea darle qualche
-speranza, perchè scendendo sino al suolo dell'appartamento, nè guarnita
-d'inferriata, metteva ad un verone, o a dir meglio esterno terrazzo,
-largo incirca tre piedi, e così ideato che vi potessero capire alcuni
-arcieri, ogni qual volta fosse stato d'uopo difendere il castello
-assalito da quella banda. Ma non tardò ella ad avvedersi come tal
-pianerottolo fosse in isola, e privo di comunicazione con tutto il
-rimanente dell'edifizio. Sotto di questo terrazzo, alto più di sessanta
-piedi da terra, stava un cortile lastricato di grosse pietre.
-
-Non le rimanea quindi altro conforto che il coraggio della
-rassegnazione, e quella ferma confidenza nel cielo che è retaggio
-dell'anime nobili e generose. Comunque le promesse onde la Scrittura
-conforta il popolo eletto, mal interpretate da Rebecca, divenissero
-per lei articolo di fede, ella non maravigliava però della condizion
-presente de' suoi confratelli, essendosi avvezza a considerarla
-come uno stato di prova, ed a ridursi nella speranza che verrebbe
-a' figli di Sion il lor giorno di vedere risorgere la propria gloria
-ecclissata e l'antica prosperità. Nell'espettazione di sì avventuroso
-momento, tutte le cose ch'ella vedea intorno a sè le annunziavan esser
-quello uno fra gl'istanti di persecuzione, predetti dai Profeti,
-e quindi debito di lei il sottomettersi senza querela ai voleri
-del Cielo. Riguardandosi pertanto siccome una fra le vittime della
-comune sciagura, erasi da lungo tempo accostumata a contemplare con
-intrepidezza i disastri che le potessero accadere, e ad invigorire il
-proprio animo per sofferirli senza avvilirsi.
-
-Ella non potè nullostante ristarsi dal tremare, e mutar colore allorchè
-udì alcuno salir la scala che conduceva alla stanza, e soprattutto
-poi chè apertasi la porta, vide entrare un uomo di grande statura,
-e vestito come gli altri malandrini, autori della sua prigionia.
-Il berrettone che gli scendea fino al sopracciglio nascondeva la
-parte superiore del costui volto e tenea il mantello incrocicchiato
-alto in guisa da non discernerne la parte inferiore. Sotto sì fatto
-travestimento, com'uomo che s'accignesse a cosa di cui vergognasse
-egli medesimo, chiuse con ogni riguardo la porta, prestandosi indi
-al cospetto dell'atterrita sua prigioniera. Comunque più ardimentoso
-di coloro da' quali avea preso l'abito in prestanza, parve nondimeno
-esitante nello spiegare a Rebecca il motivo di tale visita. La giovane
-Israelita, che giudicava il personaggio alle vesti, immaginò non
-difficil cosa amicarselo coll'appagarne l'avarizia, onde profittò del
-tempo per torsi una sontuosa collana e due ricche smaniglie, che a lui
-presentò sì dicendo:
-
-«Amico, accettate questi gioielli, e per amor del cielo, abbiate
-compassione del vecchio mio genitore e di me. Tal presente non è privo
-di valore, ma è una minuzia a confronto di quanto saremmo pronti a
-retribuire per liberarci da questo castello, immuni d'oltraggi.»
-
-«Bel fiore di Palestina» rispose il Templario, ricusando i gioielli
-offertigli «le perle che mi offerite sono orientali, ma cedono
-in candore alla bianchezza de' vostri denti; e il fuoco di questi
-brillanti languisce al paragone dello splendore che mandano quelle
-pupille. Oltrechè, fin d'allora che abbracciai questa professione,
-giurai con voto di anteporre sempre la beltà alle ricchezze.»
-
-«Non fate danno a voi medesimo» rispose Rebecca «abbiate pietà di noi.
-Provveduto d'oro, niun'altra cosa vi mancherà; col maltrattarci non vi
-guadagnate fuorchè rimorsi. Il padre mio soddisferà di buon grado ogni
-vostra brama, e se vorrete avvisar giusto, il danaro che otterrete vi
-potrà agevolare la via di rientrare nella società, valervi il perdono
-delle passate colpe, e mettervi fuor del bisogno di commetterne
-nuovamente.»
-
-«Il ragionamento è assai ben inteso,» rispose Guilbert in francese,
-trovando forse qualche difficoltà a continuare il colloquio in lingua
-sassone, come lo aveva incominciato Rebecca «ma sappiate, vezzoso
-giglio della valle di Bacca, che il padre vostro or già si trova fra
-le mani di un valente alchimista, il quale avrà la virtù di fonderne i
-_shekel_ e trasmutarli in verghe d'oro. Il venerabile Isacco soggiace
-adesso a tal preparazione che gli farà rinunziare a quanto ha di più
-caro nel mondo senza l'uopo ch'io mi adoperi o preghi a tal fine.
-Quanto a voi, l'amore e la bellezza debbono pagare il vostro riscatto,
-nè d'altro ne accetterei.»
-
-«Voi non siete uno fra gli scorridori che infestano queste selve!»
-disse Rebecca valendosi dell'idioma stesso adoperato dal Templario. «Io
-me lo era già immaginata; non si è mai dato che uomo di tal professione
-ricusi simili offerte, e niuno fra i masnadieri sassoni usa il dialetto
-in cui m'avete parlato. Voi siete un Normanno, forse un nobile
-Normanno. Deh! tal mostratevi negli atti, nè dovrete arrossire nel
-lasciarmi vedere il vostro volto scoperto.»
-
-«E voi che colpite sì a segno nell'indovinare» rispose Bois-Guilbert
-abbassando il bianco mantello che gli nascondea una parte del viso «voi
-non siete una figlia d'Israele, bensì l'incantatrice d'Endor, colla
-differenza che possedete in oltre giovinezza e beltà. Il diceste, bella
-rosa di Sahron. Io non sono uno scorridore, ma un cavaliere e cavalier
-Normanno di alto legnaggio, e mi sarà più diletto l'adornarvi di nuovi
-gioielli che togliervi quelli sotto cui fate sì bella mostra di voi.»
-
-«E che v'aspettate dunque da me se non v'aspettate ricchezze?»
-soggiunse Rebecca. «Qual cosa può esservi di comune tra noi? Voi
-Cristiano, io Ebrea; la nostra unione è proibita dalle leggi della
-Chiesa e da quelle della Sinagoga egualmente; voi non potete pensar a
-sposarmi.»
-
-«Sposarvi!» sclamò il Templario dando in uno scroscio di risa. «Sposare
-una Ebrea! no pel santo Dio, foste pur anche la regina di Saba!
-Sappiate di più, leggiadra figlia di Sion, che se il re Cristianissimo
-mi offerisse in isposa la sua Cristianissima figlia, e in dote la
-Linguadoca, non sarei in istato d'accettare l'offerta. Posso bene farmi
-lecita qualche frascheria, ma ammogliarmi non mai! I professati voti me
-lo impediscono. Son Templario, e questa insegna vel provi.» Allora le
-lasciò vedere la croce ricamata sul mantello, che avea fin a quel punto
-nascosta con un lembo del medesimo arredo.
-
-«E voi ardite invocare simile testimonianza in tale momento?»
-
-«A voi che rileva? Voi già non credete in questo venerando segno della
-nostra redenzione.»
-
-«Credo quel che han creduto i miei padri, e se m'inganno nella mia
-credenza, possa il buon Dio perdonarmi!... Ma voi, ser cavaliere,
-qual credenza è la vostra, se non sentite scrupolo nel farvi manto
-d'un simbolo che la vostra religione ha per sacro, e ciò nel tempo
-che parlate di trasgredire un voto da voi giurato su questo simbolo
-istesso?»
-
-«Voi predicate sì bene, figlia di Sirach, che è un incanto l'udirvi:
-ma mia cara, bella fra le belle, gli stretti pregiudizii della vostra
-nazione non vi dan luogo a conoscere i privilegi che noi godiamo. Il
-matrimonio sarebbe un delitto di primo ordine per un Templario[35],
-ma tutti gli altri capricci, ch'egli può prendersi la libertà di
-soddisfare, vengono considerati colpe veniali. Il più saggio fra i
-monarchi, e il padre suo, l'esempio del quale, ne converrete con me,
-debb'essere di qualche valore, non godevano più estese prerogative di
-noi, poveri soldati del tempio di Sion, che ne assumemmo le difese. I
-proteggitori del tempio di Salomone hanno ereditato da quest'uom sommo
-il diritto d'imitare la sua condotta.»
-
-«Se voi non leggeste la santa Scrittura che per trarne pretesti a
-giustificare una vita scandalosa, non siete diverso da coloro i quali
-s'adoprano a cavar veleni dall'erbe le più utili e salutevoli.»
-
-In udendo sì meritato rimprovero, gli occhi del Templario sfavillaron
-di sdegno; «Rebecca, ascoltami. Finora ti parlai con mansuetudine.
-Incomincio adesso a tenerti linguaggio da padrone. Tu sei mia
-prigioniera: colla lancia e colla spada ti ho conquistata; e sei
-soggetta ai miei voleri secondo tutte le leggi delle nazioni. Io non
-cederò un palmo de' miei diritti, e otterrò colla violenza quanto
-ricusi alle preghiere e alla necessità.»
-
-«Ascolta me pure prima di lordarti d'abbominevol delitto. La tua forza
-può vincer la mia. Perchè Dio creò debole la donna, fidandosi alla
-generosità dell'uomo che ne avrebbe sacro l'onore. Ma io divulgherò
-la tua scelleratezza da un angolo all'altro dell'Europa, e dovrò alla
-superstizione de' tuoi confratelli quello che forse mi negherebbe la
-loro pietà. Tutte le commende, tutti i capitoli del tuo ordine sapranno
-come un Templario violò per un'Ebrea i voti che avea professati. E que'
-medesimi, i quali non fremerebbero sulla tua colpa, ti malediranno per
-aver disonorata la croce che tu porti, e disonorata per amore d'una
-giovane che apparteneva ad un popolo, secondo voi, riprovato da Dio.»
-
-«Non ti manca spirito, mia vezzosa Ebrea» disse il Templario che
-non ignorava come una tresca illecita con un'Ebrea fosse punita
-severissimamente dagli statuti dell'Ordine, e che avea veduto digradare
-alcuni cavalieri convinti rei di tal colpa «ma bisognerà bene che
-tu abbia una voce assai acuta, se puoi farla udire oltre alle mura
-di questa torre. Esse, affinchè il sappi, non lasciano passar fuori
-nè querele, nè voci di pianto, nè gemiti, nè strida. Or dunque, non
-ne uscirai viva che ad un sol patto: accomodarti al tuo destino
-e abbracciare la nostra santa religione. Se ciò ti piace, potrai
-abbandonar questa torre, e sarà mia cura che tu splenda di tale
-magnificenza, onde le più orgogliose fra le nostre matrone si chiamino
-vinte nella pompa, come il sono nella bellezza, dalla favorita della
-miglior lancia fra i difensori del Tempio.»
-
-«Accomodarmi al mio destino!» sclamò Rebecca. «Giusto Dio! qual
-destino! Abbracciare la tua religione! E che posso io pensare d'una
-religione professata da un mostro come tu sei? Tu la miglior lancia dei
-Templarii! La tua condotta è la condotta d'un vile; ma io la sprezzo e
-sfido ora a nuocermi la tua malizia. Il Dio d'Abramo ha aperta alla sua
-figlia una strada per sottrarsi a questo abisso d'infamia.»
-
-Dette le quali cose corse impetuosamente verso la finestra che era
-rimasta aperta, postasi indi sull'orlo del pianerottolo da noi
-descritto testè. Essendo stato lungi dal presagire tale atto di
-disperazione il Templario, che l'avea veduta immobile sino a quel
-punto, non potè nè rattenerla, nè attraversarle la strada. Nondimeno
-fece alcuni passi per correre ad essa. «Resta ove sei, feroce
-Templario» ella gridò «ovvero ti fa innanzi se il vuoi; ma al primo
-passo che tenterai verso di me, mi precipito all'istante nel profondo
-vano che sta aperto sotto i miei piedi. L'infamia mi spaventa ma non la
-morte.»
-
- [Illustrazione: _Voi siete ingiusta meco, o Rebecca, vi
- giuro sul nome che porto, per la croce la cui insegna fregia
- quest'omero...._ pag. 205.]
-
-Terminati questi accenti giunse le mani sollevandole al Cielo, come per
-implorare la misericordia in sul procinto di consacrarsi alla morte.
-
-Esitò un istante il Templario, ma quell'audace ferocia, sorda fino
-allora alle voci della pietà e alle preghiere, cedè all'ammirazione
-inspiratagli dal coraggio eroico dell'israelita donzella.
-
-«Imprudente giovane!» le diss'egli «abbandonate quel fatal luogo;
-rientrate nella stanza, e vi giuro per quanto v'ha di sacro in cielo e
-in terra che nulla tenterò per offendervi.»
-
-«Di te non mi fido, o Templario; troppo m'insegnasti a conoscere le
-virtù del tuo Ordine. Violare questo secondo giuramento non sarebbe
-per te che una venial leggerezza. Di fatto, potresti tu crederti in
-obbligo di tenere una promessa data ad una misera Ebrea, tu che non
-isgomentisci di tradir la fede giurata al tuo Dio?»
-
-«Voi siete ingiusta meco, o Rebecca; vi giuro pel nome che porto, per
-la croce la cui insegna fregia quest'omero, per gli stemmi de' miei
-antenati, che non avete da temere veruna cosa da me. Se non vi cale
-della vostra sicurezza, non dimenticate almeno la salvezza d'un padre;
-egli sta ora in pericolo, ed abbisogna d'un valevole amico. Io il
-sarò.»
-
-«Oimè!» Rebecca esclamò «non so che troppo quai rischi gli sovrastino
-in questo luogo! Ma come credere alle vostre parole?»
-
-«Acconsento che vengano rotte le mie armi e disonorato il mio nome, se
-avrete un motivo il più lieve di lagnarvi di me. Ho posto in non cale
-molte leggi, molti statuti, non ho mai mancato alla mia parola.»
-
-«Eccovi fino a quanto posso fidarmi di voi» disse Rebecca, abbandonando
-il pianerottolo e venuta ad appoggiarsi al battitoio della finestra,
-che dalla descrizione da noi fatta si vede come dovea terminare al
-pavimento. «Non mi moverò di qui, e se voi con un sol passo cercate
-diminuire l'intervallo che ne disgiugne, v'accorgerete come un'Ebrea
-ami meglio commettere l'anima a Dio che l'onor suo ad un Templario.»
-
-Mentre ella parlava in questa guisa, la sua fermezza nelle manifestate
-risoluzioni imprimevale al guardo, ai modi tal dignitosa esteriorità,
-che accresceane spicco all'avvenenza, e quasi le facea vestir natura
-di cosa più che mortale. Il timore di un destino terribile quanto
-imminente non le fece nè tremante il labbro nè pallida la gota; che
-anzi l'idea di essere padrona di sè medesima, e d'avere nella morte un
-rifugio contro il disonore, col francheggiarla le aggiugnea color più
-animato alle guance, e agli occhi suoi fulgidezza.
-
-«Ebbene! sia pace fra noi, o Rebecca» sclamò il Templario.
-
-«Sia» ella soggiunse. «Io pure desidero la pace, non bramo meglio che
-la pace; ma a questa distanza.»
-
-«Ora non dovete più temermi.»
-
-«Oh! no; non vi temo più, e ne do mercede a chi costrusse questa torre
-a tanta altezza, che un vivente non può caderne senza perder la vita.
-Grazie a questo, e più al Dio d'Israele, gli è vero, non vi temo.»
-
-«Voi siete ingiusta, Rebecca, ne attesto il cielo e la terra! voi
-siete ingiusta. Io non sono per mia natura quale voi mi credete,
-crudele, indifferente per tutti fuorchè per me stesso, inflessibile.
-Una donna fe' germogliare nel mio cuore la crudeltà, ma se fui spietato
-verso le persone del vostro sesso, ah! elleno non somigliavano a voi.
-Ascoltatemi, Rebecca. Non vi fu mai cavaliere che brandisse la lancia
-con cuore più ardentemente consacrato alla donna dei suoi pensieri come
-Brian di Bois-Guilbert. Questa donna era figlia di un barone di lieve
-conto, i cui dominii si ristrigneano ad una torre mezzo diroccata,
-ad un tristo vigneto, a qualche lega di terreno non dissodato sulla
-strada che guida a Bordò. Pure il nome di lei venne divulgato per
-ogni dove accadevano guerresche imprese; più divulgato che nol fu
-quello di tant'altre, le quali avevano una contea in loro dote. Sì»
-continuò egli con enfasi, e trascorrendo a lunghi passi la stanza,
-quasi immemore d'aver dinanzi a sè la bella figlia di Sion «sì, le mie
-geste, i pericoli che affrontai, il sangue che sparsi, fecer noto il
-nome di Adelaide di Montemart dalla corte di Castiglia fino a quella
-di Costantinopoli. E qual n'ebb'io guiderdone? Al mio ritorno, carico
-d'allori comperati a sì caro costo, a prezzo di tante fatiche e del mio
-sangue, la trovai sposata ad un semplice scudiere guascone, il cui nome
-non era mai stato pronunziato oltre i confini de' suoi angusti poderi.
-Com'io fui allora, io che ardentemente amava costei! Giurai vendicarmi,
-e fu terribile la vendetta, ma ricadde soltanto sul capo mio. Passai la
-giovinezza errando di paese in paese. Nella virilità non mi è lecito
-conoscere le dolcezze d'un affetto mutuo e approvato dalle leggi; non
-avrò chi conforti la mia vecchiezza. Un avello solitario coprirà le mie
-ceneri, nè vi sarà dopo me alcuno che porti il nome di Bois-Guilbert.
-Misi ai piedi d'un superiore la mia libertà, la mia indipendenza. Il
-Templario, vero schiavo, eccetto l'intitolarsi tale, non può possedere
-in assoluta proprietà, nè tesori, nè terre: non vive, non opera, non
-respira che giusta i voleri e sotto il beneplacito del Gran-Mastro.»
-
-«In vero!» disse Rebecca «quai vantaggi possono compensare sacrifizi sì
-grandi?»
-
-«Il potere di vendicarsi, Rebecca, e la speranza di soddisfar
-l'ambizione.»
-
-«Misera ricompensa per chi abbandona quanto gli uomini han di più caro!»
-
-«Non parlate così, figlia mia, la vendetta è il piacer degli Dei, e
-se la serbarono in privilegio, nè insegnano, perchè riguardandola
-godimento troppo prezioso, non voleano che i mortali ne fosser
-partecipi. L'ambizione poi! oh l'ambizione è cosa tanto seducente da
-turbare la felicità persino del cielo. Rebecca» aggiunse indi dopo
-breve pausa, e scostandosi anche più dalla giovane «la donna che può
-anteporre al disonore la perdita della vita, certamente è fornita
-d'un'anima forte ed altera. Tu devi esser mia. Non vi spaventate»
-soggiunse tosto in veggendola tutta riscossa prendere ancora la via
-del pianerottolo «ciò non dovrebbe essere che di vostro pieno volere,
-e prescrivendone voi medesima i patti. Io v'invito a gioire in mia
-compagnia di più vaste speranze che non ne offre il soglio medesimo
-d'un monarca. Porgetemi attenzione prima di rispondermi e meditate
-prima di darmi una negativa. Il Templario, come scorgo esservi
-noto, perde i suoi diritti sociali e la libertà, ma fa parte di una
-corporazione possente, dinanzi a cui già paventano i troni. La gocciola
-di pioggia che cade nel mare par vi si perda; ma divien parte di quel
-formidabile oceano che mina gli scogli ed inghiottisce le intiere
-flotte. Così è dei cavalieri del nostro Ordine. Nè crediate ch'io sia
-fra essi uno dei più ignorati. Il valore di cui diedi alte prove, mi
-ha meritata una promessa della prima commenda che rimarrà vacante,
-e ognuno già mi riguarda come l'uomo nelle cui mani verrà il bastone
-di Gran-Mastro, appena morto Luca di Beaumanoir. Se a ciò pervengo, i
-grami soldati del Tempio non saran già paghi di mettere il piede sul
-collo de' monarchi. Tanto può fare un fraticello dai zoccoli di corda.
-La nostra manopola strapperà gli scettri dalle loro mani, e la nostra
-armatura si collocherà sui lor troni. La venuta del Messia, che la
-vostra nazione aspetta invano, non potrebbe procurarle maggior possanza
-di quella cui mi è lecito l'aspirare. Non mi rimaneva che il conoscere
-un'anima accesa d'alti sentimenti al pari di me per metterla meco in
-comunione d'ogni mia grandezza; in voi l'ho trovata.»
-
-«Ed è con una figlia d'Israele che osate adoperar tal linguaggio? Nè
-pensate?....»
-
-«V'ho inteso; non mi opponete ora la differenza delle nostre opinioni
-religiose. Oh! a tal proposito! se poteste trovarvi appiattata ad un
-angolo quando teniamo le nostre adunanze segrete...[36]. Non crediate
-già che non abbiamo aperto gli occhi sulla follia de' nostri fondatori,
-i quali rinunziarono a tutte le delizie del vivere per acquistarsi
-quanto essi chiamavano corona del martirio, morendo o di fame o di
-sete, o vittime or della peste or delle scimitarre di popoli barbari,
-cui disputavano invano un arido deserto, che non presenta alcun
-vantaggio politico ad un Europeo che il posseda. Il nostro Ordine,
-innalzatosi ben a più alte mire, a più ardimentosi divisamenti, trovò
-un compenso più adeguato ai sagrifizi cui ci commettiamo. Gl'immensi
-possedimenti, divenuti nostra proprietà in tutti i regni europei, una
-rinomanza militare, che guida a noi il fiore della cavalleria d'ogni
-paese della Cristianità, tendono a tale scopo che neanche il sognarono
-i nostri pii fondatori, e che pure ignorano fra noi que' colleghi non
-ammessi agli alti segreti dell'Ordine, spiriti deboli i quali vestirono
-l'abito di Templario per una conseguenza di quegli antichi pregiudizi
-che v'ho additati, e fatti a noi utili stromenti materiali della stessa
-loro superstizione. Ma in questo momento non mi è lecito alzar di più
-la cortina che vela vastissimi divisamenti. Lo squillo che si fa udire
-annunzia qualche novità nel castello, onde può essere necessaria la mia
-presenza. Meditate su tutto quel che vi ho detto. Non so domandarvi
-perdono della minaccia di violenza con cui v'ho atterrita, perchè
-senz'essa non avrei potuto conoscere la nobiltà, la bella alterezza
-dell'indole vostra; quindi entrambi vi abbiam guadagnato. La sola
-pietra del paragone dà a scorgere il perfetto oro. Addio. Ci rivedremo
-ed avremo un secondo colloquio.»
-
-Il Templario uscì di quella stanza e scese la scala, lasciando
-Rebecca atterrita fors'anche più dalla sfrenata ambizione e dalla
-sacrilega empietà del malvagio in cui balìa sfortunatamente trovavasi
-posta, che dalla idea della morte cui si era consacrata con generoso
-coraggio. Partito che fu costui, la prima cura della giovinetta divenne
-render grazie al Dio di Giacobbe per averle conceduta protezione, e
-supplicarlo a continuarla sì a lei che al padre suo. Un altro nome si
-frappose a quelle fervide preci, intendo del giovane Cristiano per sua
-mala ventura caduto fra le mani d'uomini sitibondi di sangue, e ad esso
-nemici. In quella occasione ella rimprocciò per vero dire a sè stessa
-di non sapersi dimenticare, nemmeno volgendosi a Dio, la rimembranza
-d'un uomo, il cui destino non potea mai unirsi al destino di lei, d'un
-Nazareno, d'un nemico della fede giudaica. Ma tai voti, ella gli avea
-già indiritti al cielo e tutti i pregiudizii della setta cui pertenea,
-non ebbero forza per farglieli ritrattare.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXIV.
-
- «Che scarabocchio orribile! non mai vidi il secondo.
- «Sbassarsi arte è per vincere talvolta in questo mondo.
- _Versi tolti da una commedia._
-
-
-Bracy già trovavasi nella grande ala del castello, allorchè vi
-giunse il Templario. «M'immagino» il primo disse al secondo «che
-questo sgraziato squillo abbia disturbato il vostro colloquio amoroso
-come lo ha interrotto a me. Ma pare che voi ve ne siate stôlto con
-fatica, poichè giugnete più tardi, onde conchiudo che il vostro primo
-abboccamento avrà avuto miglior esito del mio.»
-
-«Ah! non v'ha dunque accolto favorevolmente la erede Sassone!»
-
-«Per la reliquia di san Dunstano! lady Rowena, lo giurerei, ha inteso
-dire che non posso reggere alla vista d'una donna piagnente.»
-
-«Oibò! il capo d'una compagnia franca scompigliarsi per le lagrime
-femminili! Però alcune gocce di quest'acqua cadute sulla fiaccola
-d'amore giovano anzi ad avvivarne la fiamma.».
-
-«Fossero state alcune gocce! Ma la povera giovinetta ha versati pianti
-da spegnere un braciere. Non si son mai veduti tanti contorcimenti di
-braccia, nè tanto diluvio di lagrime dopo la morte dei quattordici
-figli di quella santa di cui ci parlava non ha molto il priore
-Aymer; credo santa Niobe. La bella Sassone era invasata da un demonio
-acquatico.»
-
-«E la mia Ebrea da una legione di diavoli, perchè un diavolo solo,
-fosse anche stato Satanasso in persona, non valeva ad inspirare una
-sì indomabile fierezza, una risolutezza così ostinata. — Ma dove andò
-Frondeboeuf? Ch'ei non abbia intesa questa sonata di corno?»
-
-«Sarà sicuramente a negoziar coll'Ebreo, il quale avrà strillato sì
-forte da coprir colla sua voce lo squillo del corno. Dovreste saperlo
-per esperienza: un Ebreo quando gli si chiede di pagare un riscatto,
-e tale qual certo non si starà dal pretenderlo il nostro amico, manda
-urla sì disperate, che sfido venti corni e altrettante trombette
-a farsi ascoltare. Ma non può tardare l'amico; perchè la sua gente
-non sapendo ove fosse, si è data d'intorno a cercarlo per tutto il
-castello.»
-
-Frondeboeuf arrestato nel mezzo della tirannica sua fazione, come
-vedemmo, e che si fermò poi alcuni istanti per comprendere il motivo
-del suono uditosi, entrò nella sala quando Bracy terminava il discorso.
-
-«Vediamo qual sia la cagione di questo maladetto interrompimento»
-dispettosamente questi dicea. «Ecco una lettera arrecata, son pochi
-istanti, da un messo, e scritta in sassone, se non m'inganno.»
-
-La contemplava egli e la girava per tutti i versi, come se il cambiar
-luogo alla carta, gli avesse giovato ad intenderne il contenuto.
-Finalmente la rimise a Bracy.
-
-«Queste son per me note magiche» disse Bracy che possedea la sua buona
-parte dell'ignoranza comune quasi a tutta la nobiltà di quel secolo.
-«Il cappellano di mio padre si era assunto d'insegnarmi a scrivere, ma
-vedendo che invece di formar lettere io abbozzava sulla carta ferri di
-lance e lame di sciabola, giudicò ben fatto rinunziare all'impresa.»
-
-«Date a me questa lettera» disse Bois-Guilbert; «noi Templarii siamo
-una specie di cherici[37]: il valore in noi va congiunto a qualche po'
-di sapienza.»
-
-«_La Reverenza Vostra_ dunque» soggiunse Bracy «renda a noi utile
-la sua dottrina.... In somma, che ne fa sapere di bello questo
-scarabocchio?»
-
-«Una disfida in tutte le forme, un vero cartello» rispose il Templario.
-«Ma per la madonna di Betlem è il cartello più straordinario di quanti
-sieno passati mai sotto il ponte levatoio d'un castello baronale, se
-però non è solamente lo scherzo d'un qualche matto.»
-
-«Lo scherzo d'un qualche matto!» sclamò Frondeboeuf. «Vorrei ben
-vedere che vi fosse uom tanto ardito di fare il matto con me sopra tale
-argomento?... Leggete di grazia, ser Templario.»
-
-«Vi servo:»
-
-«Io, Wamba, figliuolo di Witless, buffone del nobile e libero uomo
-Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, ed io Gurth, figliuolo di
-Beowolf, guardiano di porci...»
-
-«Siete pazzo?» sclamò Frondeboeuf interrompendo immantinente il
-leggitore.
-
-«Per san Luca! leggo quello che è scritto» rispose il Templario, e
-continuò indi l'incominciata lettura:
-
-«Ed io Gurth, figliuolo di Beowolf, guardiano di porci presso il
-detto Cedric, col soccorso de' nostri collegati e confederati, che
-nella presente querela fanno con noi causa comune, e soprattutto col
-soccorso del valoroso cavaliere nominato per adesso il _Neghittoso
-Nero_, facciam noto a voi, Reginaldo di Frondeboeuf, e ai vostri
-confederati e complici, quali che siano, come essendovi senza nessuna
-ostile intimazione, e senza averne manifestato il motivo, illegalmente
-e colla forza impadroniti della persona del nostro signore e padrone,
-il suddetto Cedric, e parimente della persona della nobile e libera
-donzella lady Rowena d'Hargottstand, con anche di quella del nobile
-e libero uomo Atelstano di Coningsburgo, e finalmente delle persone
-di alcuni uomini liberi, vassalli e servi presso di loro; d'un certo
-Ebreo, nominato Isacco di York, della sua figlia e d'un incognito
-ferito, trasportato entro lettica, e de' cavalli, delle mule e delle
-bagaglie, che appartenevano a queste persone; i quali nobili e liberi
-uomini, nobile donna, vassalli, servi, ebreo ed ebrea e suddetto
-incognito, erano in pace con sua Maestà, e viaggiavano sulla strada
-maestra del re; noi domandiamo e pretendiamo che le suddette nobili
-persone, vale a dire Cedric di Rotherwood, Rowena d'Hargottstand
-e Atelstano di Coningsburgo, i loro vassalli e servi, i suddetti
-ebreo, ebrea ed incognito, colle mule, coi cavalli, colle bagaglie
-appartenenti a ciascuno de' soprannominati, ci sieno consegnati
-nell'ora medesima in cui verranno recapitate le presenti, o consegnati
-a quelli che noi incaricheremo di riceverli, senza che alle persone
-restituite venga arrecato o torto od ingiuria, così nelle loro persone
-come nei loro averi; alla quale intimazione, se non corrisponderete vi
-protestiamo di riguardarvi quai traditori e malandrini, e di adoperarci
-col cuore e col corpo, combattendo o assediando o in qualsisia altro
-modo, alla vostra distruzione. Su di che preghiamo Dio vi abbia nella
-sua santa custodia.»
-
-«Sottoscritto da noi, la vigilia della festa di san Vittoldo, sotto
-la grande quercia di Hartill-Walk, essendo scritte le presenti dal
-reverendo fratello in Dio, servitore della Madonna e di san Dunstano,
-l'eremita di Copmanhurst.»
-
-A' piedi di tale cartello vedeansi un berrettone da matto
-grossolanamente delineato con una nota che indicava questo simbolo
-tener luogo della sottoscrizione di Wamba, figliuolo di Witless,
-e sotto sì rispettabile emblema una croce per supplire all'altra
-sottoscrizione di Gurth, figliuolo di Beowolf, indi in carattere svelto
-a quanto appariva, ma assai cattivo, le parole: _Il Neghittoso Nero_;
-finalmente una freccia molto ben disegnata ed intesa ad accennare che
-fra i confederati trovavasi l'arciere Locksley.
-
-I due cavalieri ascoltarono da cima a fondo la lettura dello
-straordinario manifesto, e si guardavano con istupore l'un l'altro
-credendo quasi non indovinarne il vero significato. Bracy fu il primo
-a rompere il silenzio abbandonandosi ad un grande scoppio di risa, cui
-fece coro benchè più moderatamente il Templario. Frondeboeuf fu il solo
-a mantenersi in serietà, e mostrò anzi qualche impazienza della voglia
-che aveano di ridere fuor di tempo que' suoi amici.
-
-«Vi parlo schietto, o cavalieri» lor disse «fareste meglio pensando al
-partito da prendersi in tal circostanza, che perdervi a ridere sì mal a
-proposito.»
-
-«Frondeboeuf» disse gaiamente Bracy «è ancora sbalordito dalla caduta
-fatta ad Ashby. Perciò solamente lo mette in pensiere un cartello
-benchè venuto da un mandriano di porci.»
-
-«Per san Michele, o Bracy!» rispose Frondeboeuf «vorrei che tale
-avventura riguardasse voi solo. Questi furfanti non si sarebbero
-compromessi con una impudenza al di sopra di quanto si può immaginare,
-se non sapessero d'esser ben sostenuti. Le nostre selve non mancano di
-cacciatori e banditi, e so che costoro nulla meglio desiderano quanto
-il vendicarsi della severità che adopero nel mantenere in vigore le
-leggi intorno la caccia. Basti io vi dica, mi limitai, non è molto,
-contro uno di questi ribaldi, preso in fragranti, a farlo attaccare
-alle corna d'un cervo selvaggio che lo mise morto in cinque minuti. Lo
-credereste? I maladetti lanciarono contro di me più frecce, di quante
-ne ebbe lo scudo che fu bersaglio agli arcieri nel torneo d'Ashby.
-Ebbene! Engelredo!» si volse ad uno scudiere che vide entrare nello
-stesso momento «sono andati a fare scoperta come ordinai? Si sono presi
-dati certi sul numero di questi sciagurati?»
-
-«A quanto si può giudicare» rispose lo scudiere «sono almeno
-dugent'uomini, radunati nel bosco rimpetto al castello.»
-
-«Va benissimo!» soggiunse Frondeboeuf. «Ecco, miei garbati cavalieri
-a che mi son cimentato per compiacervi, per prestarvi il mio castello
-divenuto teatro alle vostre frascherie! Vi siete regolati con tanto
-bella prudenza, che m'avete raccolte d'intorno tutte le vespe di questo
-contado.»
-
-«Dite piuttosto tutti i pecchioni» soggiunse Bracy: «una banda di
-vili, d'infingardi, che invece di procacciarsi il pane con un lavoro
-qualunque, vivono ne' boschi a spese de' daini che ammazzano, e dei
-viandanti che costoro svaligiano. Son pecchioni, ve lo ripeto, privi di
-pungolo.»
-
-«_Privi di pungolo!_» riprese a dire Frondeboeuf. «Di grazia, che nome
-date voi a quelle frecce lunghe tre piedi contro cui non vale armatura
-se non è di Spagna, e sicure di colpire il bersaglio, non fosse largo
-più di mezza _corona_?»
-
-«Vergognatevi, ser cavaliere» sclamò il Templario. «Pensiam piuttosto a
-raccogliere la nostra gente ed a fare una buona sortita. Un cavaliere,
-uno de' nostri armigeri basta a mettere in fuga una ventina di questi
-sgraziati.»
-
-«Basta certo» rispose Bracy. «Ma mi vergognerei a sollevare sol la mia
-lancia contro di tale ciurmaglia.»
-
-«Voi direste bene, se si avesse che fare con Turchi o Mori, ser
-Templario, o con contadini francesi, valoroso Bracy. Ma costoro sono
-inglesi, bravi, ottimi arcieri, nè avremmo sovr'essi altro vantaggio
-fuor di quello fornitoci dalle nostr'armi e da' nostri cavalli,
-vantaggio ancora che ne gioverebbe di poco ogni qual volta avessero
-il giudizio di tenersi nei boschi. Poi che parlate or di sortita?
-Se appena abbiam gente a sufficienza per difenderci nel castello! I
-migliori de' miei armigeri, non meno che la vostra compagnia franca, o
-Bracy, or trovansi a York. Qui mi rimane una ventina d'uomini, compresi
-anche quelli che v'accompagnarono nella vostra ideata spedizione.»
-
-«Vorrei però sperare» soggiunse il Templario «che i vostri timori
-non si estendessero tanto da pensare che questi malandrini possano
-attrupparsi in numero bastante da prendere d'assalto il castello!»
-
-«Ciò non dico, benchè non mi sia ignoto come costoro sono guidati da un
-capo ardito a tutto; ma fortunatamente per noi non hanno nè macchine
-da guerra, nè scale per tentare quello che dite; mancano in oltre di
-esperienza militare, quindi il mio castello può sfidare i loro sforzi
-congiunti.»
-
-«Dovreste fare una cosa» soggiunse lo schernitore Templario. «Spedire
-un messaggio ai vostri confinanti per sollecitarli ad armare la loro
-gente in soccorso di tre cavalieri, che stanno entro la forte rocca di
-ser Reginaldo Frondeboeuf, assediati da un matto e da un guardiano di
-porci.»
-
-«Lo scherzo non viene a tempo, ser di Bois-Guilbert, e se il volessi,
-non avrei nemmeno confinanti a cui volgermi. Malvoisin è a York con
-tutti i suoi vassalli; dite lo stesso degli altri miei colleghi, e
-sarei a York io medesimo senza questa vostra infernale intrapresa.»
-
-«Ebbene» si fece a dire Bracy «gli è meglio inviare a York, e mandare
-a' nostri che tornino addietro. Codesta ciurmaglia non resisterà cinque
-minuti tosto che veda spiegata la bandiera d'una compagnia ardimentosa,
-e sollevate le lance de' miei prodi fratelli d'armi.»
-
-«E chi poi s'incarica del messaggio?» domandò Frondeboeuf.
-«Verrà trattenuto, perchè... lasciate a que' mascalzoni la cura
-d'impossessarsi d'ogni sentiere! Però!... mi suggerisce ora un'idea»
-aggiunse dopo avere pensato un istante. «Ser Templario, voi dovreste
-sapere scrivere come leggete bene. Se potessimo trovare il calamaio
-del mio cappellano, morto l'ultime feste di Natale, in mezzo ad un
-bordello!...»
-
-«Se non m'inganno» si fece a dir lo scudiere rimasto ad un angolo della
-sala nel durare della discussione «se non m'inganno questo calamaio, lo
-ha conservato la vecchia Barbara, come una memoria di quel sant'uomo.
-L'ho intesa dire esser egli stato l'ultimo ad usarle uno di que' tratti
-d'urbanità, che le donne gradiscono tanto dagli uomini.»
-
-«Corri dunque a cercarlo» gli comandò tosto il padrone «e allora ser
-Templario, vi detterò io la risposta da farsi a questo cartello così
-pieno di tracotanza.»
-
-«Gli risponderei più di buon grado colla punta d'una lancia che con
-quella d'una penna» rispose questi. «Nondimeno sia fatta la vostra
-volontà!»
-
-Apprestato tutto quanto vi voleva per iscrivere, Frondeboeuf dettò le
-seguenti cose a Bois-Guilbert, sedutosi innanti una tavola.
-
-«Ser Reginaldo Frondeboeuf, e i nostri cavalieri suoi collegati e
-confederati, non accettano disfide venute loro dalla parte di vassalli,
-servi o banditi. Se colui che assume il nome di _Neghittoso Nero_
-ha vero diritto agli onori della cavalleria, dee sapere che si è
-digradato da sè medesimo col mettersi in tal compagnia; nè può quindi
-domandare verun conto a cavalieri di nobil lega. Quanto ai prigionieri
-che abbiamo fatti, vi sollecitiamo per un moto di cristiana carità,
-a mandar loro un prete, se vi riesce di rinvenirlo, il quale possa
-ascoltarne i peccati e riconciliarli con Dio, perchè è nostra mente
-deliberata vengano decollati in questo giorno medesimo. I loro capi
-collocati su i nostri baluardi proveranno in qual lieve conto da noi si
-tengan coloro che hanno tai difensori. Il solo servigio, vi ripetiamo,
-che possiate prestare ai medesimi è d'inviar loro un prete, perchè li
-conforti nell'ultim'ora.»
-
-Dopo che tal lettera fu piegata, Frondeboeuf la fidò allo scudiere,
-affinchè la trasmettesse al messo apportatore della disfida, il quale
-stava aspettando risposta alla porta del castello.
-
-Compiuta per tal guisa la propria commissione, l'araldo de' confederati
-tornò al quartier generale posto all'intorno di una venerabile
-quercia, distante dal castello tre gittate d'arco all'incirca. Colà
-Wamba e Gurth co' loro ausiliari, il Cavalier Nero, Locksley e Fra'
-Giocondo, aspettavano impazienti di sapere qual risposta verrebbe fatta
-alla loro intimazione. Li circondava a qualche distanza molta mano
-d'arcieri, i cui abiti e le audaci fisonomie additavano la consueta lor
-professione: più di dugento erano già riuniti, ed altri ancora se ne
-aspettavano. Quelli fra essi che venivano riconosciuti siccome capi,
-si contraddistinguevano soltanto dal rimanente di quella truppa per
-una penna attaccata al berrettone; chè quanto all'uniforme, all'armi,
-a tutto in somma l'aggiustamento, l'un dall'altro non si poteva
-discernere.
-
-In questo mezzo, un'altra banda, ma non sì forte nè in armi nè per
-disciplina, adunavasi in quel luogo; ed erano i vassalli di Cedric,
-che uditone appena l'imprigionamento, si fecero accompagnare da grande
-numero di contadini de' dintorni, tutti ansiosi di salvare, chi
-un ottimo padrone, chi un generoso compatriotta. Erano loro uniche
-armi le falci, i coreggiati, gli attrezzi degli aratri, ed in fine
-ogni strumento d'agricoltura, perchè i Normanni, conformatisi in ciò
-all'ordinaria politica de' conquistatori, non avean permesso ai Sassoni
-di conservare o di portar armi. Laonde sì fatta truppa non potea per
-sè medesima incutere grande spavento agli assediati; ma crescendo il
-numero degli assedianti ne rendea più formidabile l'apparenza, ed in
-essi aggiugnea quello zelo di cui era infiammata ella stessa per una
-causa cotanto giusta.
-
-Ai capi di questo esercito raunaticcio venne consegnata la lettera del
-Templario, ed ebbe incarico l'eremita di farne lettura.
-
-«Pel pastorale di san Dunstano!» sclamò il degno anacoreta «per quella
-beata verga che ritrasse più agnelle smarrite all'ovile di quante alcun
-altro santo ne abbia fatti entrare nel Paradiso, io non intendo nulla
-di questi scarabocchi, nè saprei fin dirvi se sia scrittura araba o
-francese.»
-
-Mise dunque la lettera nelle mani di Gurth, che scotendo il capo la
-fece passare a Wamba. Questi la scorse coll'occhio imitando, a guisa di
-scimia, le contorsioni che avea veduto fare qualche volta a chi credea
-saper leggere, e persuaso dar ad intendere di possedere la medesima
-abilità. Poi fatto uno scambietto presentò il foglio a Locksley.
-
-«Se le lettere grandi fossero archi, e frecce le piccole» disse
-l'arciere «potrei riuscire a qualche cosa; ma mi è tanto possibile
-intendere questo scritto quanto colpire un daino lontano dodici miglia
-di qui.»
-
-«Vi farò dunque io da dottore» disse il cavalier Nero, e tolta la
-lettera di mano a Locksley, la lesse alla presta, indi agli altri ne
-spiegò in sassone il contenuto.
-
-«Decollare il nobile Cedric!» sclamò Wamba. «Per la santa Croce! Ser
-Cavaliere, siete ben certo di non ingannarvi?»
-
-«No, mio degno amico» rispose il cavaliere «vi tradussi fedelmente
-quanto si contien nella lettera.»
-
-«Per san Tommaso di Cantorbery!» sclamò Gurth «ne è dunque forza
-impadronirci del castello, dovessimo strapparne colle mani ciascuna
-pietra!»
-
-«Temo che le mie mani non sieno buone a questo lavoro» soggiunse Wamba
-«e mi prendo piuttosto imbrattarle di calcina per rifabbricare un muro
-colle pietre che avrai tu strappate.»
-
-«Gli è uno strattagemma che costoro hanno ideato per guadagnar tempo»
-soggiunse Locksley. «Non ardirebbero commettere un delitto, di cui
-saprei fare una terribile vendetta.»
-
-«Mi piacerebbe» allora disse il cavalier Nero «che alcuno di noi
-potesse introdursi nel castello onde scoprire il numero e gli
-apparecchi degli assediati. Anzi, poichè domandano che si mandi un
-ecclesiastico ai lor prigionieri, sarebbe questa una bella occasione
-pel nostro santo eremita di compiere un'opera buona, spettante al
-suo ministerio, e ad un tempo di ottenere gli schiarimenti che ne
-abbisognano.»
-
-«Che la peste affoghi te e il tuo suggerimento!» sclamò il buon romito.
-«Ho l'onor di dirvi, ser cavalier Neghittoso, che quando dimisi il
-cappuccio di anacoreta, lasciai parimente con esso il mio latino e
-la mia santità; e addossato una volta il giustacuor verde, voglio
-piuttosto ammazzar dieci daini che confessare un Cristiano.»
-
-«Ho ben paura» disse il cavalier Nero «che non si trovi fra noi un solo
-capace di sostener la parte di prete.»
-
-L'un guardava l'altro tacendo.
-
-«Già lo vedo» entrò in mezzo Wamba «il matto dee sempre esser matto, e
-toccherà al matto rischiare il collo in un'impresa che ai savi mette
-paura. Sappiate dunque, miei cari cugini, che ho portata sopravveste
-nera prima del berretton coi sonagli, e sarei a quest'ora frate, se
-non mi fossi accorto d'aver l'ingegno necessario ad esser un matto.
-Spero pertanto che coll'aiuto del cappuccio e della cocolla del degno
-eremita, e per la virtù della scienza e della santità che saranno
-sicuramente infuse a questi venerabili arredi, mi troverò in essere
-di arrecare consolazioni e spirituali e terrestri, così al nostro buon
-padrone Cedric come ai compagni della sua disgrazia.»
-
-«Credi tu ch'egli abbia bastante accortezza a sostener bene una tal
-parte?» domandò il cavalier Nero a Gurth.
-
-«Non saprei dirvi nulla» questi rispose «ma se non riesce, sarà la
-prima volta, che non avrà cavato buon partito dalla pazzia.»
-
-«Metti dunque l'abito da eremita, mio bravo figliuolo» disse il
-cavalier Nero «e fa che il tuo padrone ci renda conto dello stato del
-castello. Debbono essere in pochi a difenderlo, e v'è a scommettere
-cinque contr'uno che un assalto vigoroso e improvviso ce ne farebbe
-padroni. Ma il tempo stringe. Ti affretta.»
-
-«Intanto» disse Locksley, «noi ci serreremo sì addosso alla piazza che
-non possa uscirne una mosca a portar altrove, fuorchè a noi medesimi,
-le notizie di chi sta dentro. Tu puoi quindi, amico mio, assicurar que'
-malvagi che pagherebbero caro, ma assai, un sol capello torto ai lor
-prigionieri.»
-
-«Pax vobiscum» disse Wamba della di cui acconciatura si prese incarico
-l'eremita.
-
-Indi composta l'andatura alla gravità dignitosa e solenne d'un prior di
-convento, partì per eseguire la commissione che si era assunta.
-
-
-
-CAPITOLO XXV.
-
- «Allo spron vidi ritrosi
- «Corridori i più brïosi;
- «Talor stringer vidi il morso
- «Per frenar di rozza il corso.
- «Così ancor talvolta il matto
- «Cangia d'indol tutt'a un tratto,
- «E dal frate il breviario
- «Prende in prestito e il rosario,
- «La cocolla e i santi accenti
- «Che a Dio volgono le genti.
- _Antica ballata._
-
-
-Allorchè Wamba, vestito della cocolla e del cappuccio dell'eremita, e
-cinto di corda i fianchi si presentò innanzi alla porta del castello di
-Frondeboeuf, il siniscalco gli chiese il nome e qual cosa volesse.
-
-«_Pax vobiscum_,» rispose il matto. «Sono un povero fraticello
-dell'ordine di s. Francesco, che vengo qui per adempire agli ufizi del
-mio ministerio verso alcuni prigionieri custoditi in questo castello.»
-
-«Tu sei un frate ben temerario» gli rispose il siniscalco «poichè
-ti presenti in un luogo, ove uccello vestito delle tue penne non ha
-cantato da vent'anni, eccetto quell'imbriacone del nostro cappellano,
-morto, che Dio l'abbia in gloria! son pochi mesi.»
-
-«Tu non pensare ad altro fuorchè dire al tuo padrone che mi trovo
-qui; ti fo sicurtà ch'ei darà gli ordini perchè io venga accolto, e
-l'uccello canterà in guisa da farsi udire da tutta la rocca.»
-
-«Ottimamente! ma bada bene, che se il mio padrone mi sgrida, poichè
-gli avrò portata questa ambasciata, farò prova, te lo giuro, se la tua
-cocolla è buona targa contra una freccia.»
-
-Intimatagli tale minaccia, scomparve, e corse annunziando a Frondeboeuf
-la strana notizia d'un frate che stava dinanzi alla porta del castello
-chiedendo ingresso. Rimase indi non poco maravigliato in udir l'ordine
-d'introdurlo subitamente, e fattosi accompagnare da alcune scolte,
-per tema d'una sorpresa, s'affrettò ad aprire la porta al supposto
-ecclesiastico.
-
-Tutto il coraggio che avea francheggiato Wamba all'assuntosi incarico,
-poco men che affatto si dileguò, trovatosi alla presenza d'uom
-formidabile e temuto siccome lo era Reginaldo di Frondeboeuf, laonde
-pronunziò il suo _Pax vobiscum_, che credea soccorso infallibile a
-sostener bene la parte fratesca, lo pronunziò dissi, con tuono men
-fermo che dianzi. Buon per lui che Frondeboeuf, avvezzo a veder tremare
-innanzi a sè persone d'ogni grado, non formò alcun sospetto sulla
-timidezza di cui il buffone avea dato segni in quel punto!
-
-«Chi siete voi, e d'onde venite, o venerabil padre?» gli addomandò.
-
-«_Pax vobiscum_» replicò Wamba facendo un po' di coraggio «io sono un
-povero servo di s. Francesco, che attraversando queste selve, caddi in
-mano di ladroni: _quidam viator incidit in latrones_, dice la Scrittura
-Santa, i quali ladroni m'hanno imposto di trasferirmi a questo castello
-per adempire i doveri del sacro mio ministerio verso due persone
-condannate dalla onoranda vostra giustizia.»
-
-«Va bene, e sapete voi dirmi il numero di questi ladroni?»
-
-«Valoroso cavaliere, _nomen illis legio_, il loro nome è legione.»
-
-«Frate, rispondimi chiaro quanti son di numero questi banditi, o
-altrimenti il tuo cappuccio non ti salverà dal mio sdegno.»
-
-«Oh Dio! _eructavit cor meum_, cioè, il mio cuore crepò di spavento
-trovandomi in mezzo a loro. Credo bene che fra arcieri e contadini
-sommino circa a cinquecento.»
-
-«Poffar Dio!» sclamò il Templario, che entrando nella sala udì tale
-antifona «le vespe si sono adunate a grossi sciami. Gli è ora di
-sterminare questa razza malefica.»
-
-Poi tratto in disparte Frondeboeuf: «Conoscete quel frate?» gli chiese.
-
-«Io no» rispose Frondeboeuf: «sarà di qualche lontano convento, perchè
-non mi ricordo averlo mai veduto.»
-
-«Quand'è così non è prudenza l'affidargli un messaggio a voce. Converrà
-piuttosto valersi di lui per far tenere un ordine scritto al corpo
-franco di Bracy, onde venga tosto in aiuto del condottiero. Intanto,
-anche per non dar a sospettare d'alcuna cosa a questo incappucciato,
-sbrighiamoci di mandarlo a fare il suo mestiere preparando alla morte
-quei cani di Sassoni.»
-
-Frondeboeuf, chiamato un servo, lo incaricò di condur Wamba
-all'appartamento, ove Cedric e Atelstano eran richiusi.
-
-La prigionia, cui si vedea condannato Cedric, ne irritava ogn'istante
-più la naturale impazienza. Correva da un'estremità all'altra della
-stanza a lunghi passi, com'uomo che dovesse allora far impeto sul
-nemico, o dar assalto alla breccia, or parlava da sè medesimo, or
-volgeva i petti ad Atelstano, che con gravità stoica aspettava l'esito
-di tale avventura digerendo tranquillamente il pranzo del mezzogiorno,
-nè molto angosciandosi sulla durata di quella cattività, che pensava
-egli, finirebbe come tutti i mali di questa terra, quando al cielo
-fosse piaciuto.
-
-«_Pax vobiscum_» fu l'introduzione di Wamba, che alterò allora la
-propria voce. «La benedizione di san Dunstano, di san Dionigi, di san
-Dultocco, e di tutti i santi del Paradiso piovano sulle vostre teste!»
-
-«_Salve et tu_» rispose Cedric. «A qual fine venite qui, padre mio?»
-
-«A fine d'esortarvi che vi prepariate alla morte»[38].
-
-«Alla morte!» sclamò Cedric «tal cosa è impossibile. Li conosco
-scellerati, li conosco capaci di tutto. Ma non crederò mai ardiscano
-commettere un delitto che sarebbe sì notorio e al quale non li
-provocammo.»
-
-«Eh! pur troppo, il far conti sulla umanità di costoro, egli è un
-persuadersi di rallentare un cavallo furibondo con una briglia di fil
-di seta.»
-
-«L'udite dunque, Atelstano?» allora soggiunse Cedric. «Solleviamo pure
-al cielo le menti, e apparecchiamoci all'ultimo atto di nostra vita.
-Gli è anche meglio morir uomini che vivere schiavi.»
-
-«Son pronto» rispose Atelstano «a tutto quanto la costoro scelleratezza
-saprà ordinare. Mi vedrete andar alla morte con quella calma, onde io
-era solito mettermi a mensa.»
-
-«Ebbene! buon sacerdote» soggiunse allora Cedric «preparateci a tal
-passaggio da una vita all'altra.»
-
-«Adagio, adagio, nostro zio!» disse tosto il buffone che ripigliò il
-tuon naturale di voce. «Si ci può ben pensare due volte prima di fare
-questo capitombolo pericoloso.»
-
-«Per l'anima mia!» sclamò Cedric «non m'arriva nuova tal voce!»
-
-«Lo credo anch'io. È la voce del vostro fedele servo, del vostro
-buffone» disse Wamba mandando addietro il cappuccio. «Se voi aveste
-seguiti i consigli d'un matto non vi trovereste a questo passo spinoso:
-ma se volete seguirli adesso non tarderete a cavarvene.»
-
-«Che intendi tu dire?» chiese Cedric.
-
-«Col vestir questa cocolla e questo cappuccio, col cingere questo
-cordone, soli ordini di cavalleria ch'io abbia portati in mia vita, vi
-sarà facile uscir della rocca. Lasciatemi poi qui col vostro cinturino
-e col vostro mantello e sosterrò io le vostre veci.»
-
-«Lasciarti in mia vece!» sclamò Cedric «ma ti faranno appiccare, mio
-povero matto!»
-
-«Sia! Non quindi vi farò disonore. Spero che Wamba, figlio di Witless,
-sospeso pel collo ad una catena, non presenterà immagine men dignitosa
-che la catena d'Aldemann sospesa al collo del suo bisavolo[39].»
-
-«Ebbene, Wamba! accetto la tua proposta, ma con un patto. Il
-cambiamento di vesti che volevi fare con me, lo farai col nobile
-Atelstano.»
-
-«No, per san Dunstano! Non vi sarebbe una ragione di far questo. Gli
-è ben giusto che il figliuolo di Witless si sagrifichi per salvare il
-figliuol d'Everardo; ma non è ancora divenuto matto abbastanza per
-voler morire in vece d'un uomo, i cui maggiori non erano niente per
-lui.»
-
-«Uomo scortesissimo!» sclamò Cedric. «I maggiori d'Atelstano erano i
-monarchi dell'Inghilterra.»
-
-«Sarà benissimo; ma il mio capo sta troppo bene diritto sulle mie
-spalle, onde io mi senta di farlo mettere di traverso per amor loro.
-Dunque, mio buon padrone, o accettate per voi medesimo tale partito,
-o non v'abbiate a male se esco libero di questa rocca, come vi sono
-entrato.»
-
-«Lascia morire il vecchio albero» disse Cedric «e salva la giovane
-pianta, speranza della foresta. Salva il nobile Atelstano, virtuoso
-Wamba. Gli è il dovere di chiunque abbia sangue sassone nelle vene.
-Tu ed io sazieremo la rabbia dei nostri infami oppressori, intantochè
-egli libero e sicuro, susciterà a vendetta gli indignati nostri
-concittadini.»
-
-«No, mio buon padre, no» sclamò stringendo le mani a Cedric Atelstano,
-perchè se qualche circostanza veniva a trarlo dalla indifferenza
-divenutagli abituale, non mancava d'esternar sentimenti degni dell'alto
-suo nascere «vorrei piuttosto rimanere una intera settimana in questo
-carcere, non nudrito che di pan nero e dell'acqua, soliti alimenti
-dei prigionieri più abbietti, che dovere la mia libertà ad uno sforzo
-generoso tentato dalla fedeltà di un servo, unicamente a favore del suo
-padrone.»
-
-«Ascoltatemi, zio nostro Cedric, e voi cugino nostro Atelstano. Si va
-dicendo che voi siete uomini savi ed io un matto; ma lasciate questa
-volta che il matto risolva la contesa, e vi risparmi la briga di farvi
-cerimonie l'un coll'altro; perchè io sono come l'asino di Iohn Duck,
-il quale non voleva ch'altri lo montassero fuori del padrone. Il mio
-padrone è Cedric, e a solo fine di salvarlo venni fin qui; s'egli
-non vuole consentire tornerò via per la medesima strada. Un servigio
-offerto non è poi un volante, che si possa mandarlo da una racchetta
-all'altra, ed io non voglio essere appiccato per uom vivente, se non è
-per chi mi fu signore sin dacchè nacqui.»
-
-«Consentite, nobile Cedric» soggiunse Atelstano «nè perdete sì bella
-occasione. La vostra presenza incoraggerà i miei amici a tentar
-ogn'impresa a fine di salvarne tutti. Se rimanete qui, ogni speranza
-per noi è finita.»
-
-«E vi è forse al di fuori qualche speranza prossima di soccorso?»
-chiese Cedric volgendosi a Wamba.
-
-«E che speranza!» rispose l'eroe buffone. «Sappiate, che col farvi
-vestire questa cocolla, vi metto addosso un abito di generale.
-Cinquecento uomini! nè son lontani di qui che due passi. Ed io
-pompeggiava questa mattina fra' loro capi. Il mio berrettone da matto
-era un elmo di buona tempera, la mia squarcina di legno una sciabola
-ben affilata. Vedremo se fan buon negozio acquistando nel loro campo un
-savio in vece d'un matto. Non vorrei che nel cambio perdessero dal lato
-del valore quanto acquisteranno da quello della prudenza.»
-
-Nel dir tai cose cambiava d'abito con Cedric.
-
-«Addio, mio padrone» allora gli disse. «Usate, vel raccomando,
-indulgenza al povero Gurth e al suo cane Fangs; poi fate che il
-mio berrettone buffonesco, sospeso alle pareti della gran sala di
-Rotherwood, ricordi sempre com'io diedi la vita pel mio padrone da vero
-matto, ma da matto fedele.»
-
-Pronunziò tali ultimi accenti con tuono metà scherzevole, metà serio,
-onde gli occhi di Cedric si fecero molli di pianto.
-
-«La tua memoria verrà conservata» diss'egli «sintantochè affetto
-generoso e fedeltà vivranno in onor sulla terra; ma io spero trovare
-strada di salvare il nobile Atelstano, la mia diletta Rowena, e te
-ancora, mio povero Wamba, perchè non creder mai che il tuo padrone
-arrivi a dimenticarti!»
-
-Stava Cedric per uscir della stanza, allorchè s'arrestò d'improvviso.
-
-«Non conosco altra lingua fuor della mia, salvo poche parole del lor
-maledetto normanno. Come potrò farmi credere un frate?»
-
-«Nulla di più facile» rispose Wamba. «_Pax vosbiscum_ è un talismano,
-che viene a proposito tutte le volte. Andate o venite, bevete o
-mangiate, benedite o scomunicate, _pax vobiscum_ sempre. Queste parole
-giovano ad un frate quanto una bacchetta ad un mago, o un manico da
-scopa ad una strega. Pronunziate solamente in tuono grave e solenne:
-_Pax vobiscum_: cavalieri, scudieri, uomini a piedi e a cavallo, tutti
-sentono l'effetto dell'incanto. Credo che se mi conducono domani alla
-forca, cosa verisimile assai, proverò l'efficacia del _Pax vobiscum_
-col cerimoniere incaricato d'aggiustarmi il capestro attorno al collo.»
-
-«Quand'è così, ho fatto presto ad assumere gli ordini religiosi. _Pax
-vobiscum_. Non lo dimenticherò. Addio, nobile Atelstano; addio, mio
-povero matto, che hai il cuor miglior della testa, vi salverò tutti, o
-morirò nel tentarlo. Il sangue dei nostri re Sassoni non verrà sparso,
-finchè rimarrà stilla del mio in queste vene; nè un capello cadrà dal
-capo di un fedele servo, che rischiò tutto pel proprio padrone, finchè
-il braccio di Cedric potrà sollevarsi in sua difesa. Addio.»
-
-«Addio, nobile Cedric» disse Atelstano. «Ricordatevi che per sostener
-bene la parte di frate, vi è d'uopo accettare quanti reficiamenti vi
-vengono offerti.»
-
-«Addio, nostro zio» soggiunse Wamba: «badate a non dimenticarvi del
-_Pax vobiscum_.»
-
-Munito di questo duplice avvertimento, Cedric si dipartì dai
-compagni, nè tardò molto a far prova dell'efficacia del talismano
-raccomandatogli, come potentissimo, dal suo buffone. In un andito
-basso, stretto ed oscuro, che a quanto ei credea, dovea condurlo nella
-sala di ricevimento, s'incontrò in una giovane.
-
-«_Pax vobiscum_» le diss'egli, traendosi da un lato per lasciarla
-passare.
-
-Si arrestò questa, e con voce soave gli rispose: «_Et tibi quaero;
-domine reverendissime, pro misericordia tua._»
-
-«Sono alquanto sordo» replicò Cedric in buon sassone, e accorgendosi
-tosto di aver parlato un idioma sospetto, disse fra sè medesimo:
-«Vadano al diavolo il matto e il suo talismano! Ho rotto la lancia mia
-al primo scontro.»
-
-Non era cosa molto straordinaria in que' tempi il trovare un
-ecclesiastico duro d'orecchio, allora che gli si parlava il latino, e
-la persona che gli volse quei detti sapeva assai bene tal lingua.
-
-«Per amor del cielo! reverendo padre» ella gli disse in sassone
-«degnatevi di porgere qualche spirituale conforto ad un prigioniere
-ferito che trovasi in questo castello. Non gli negate tale atto di
-compassione, che il vostro santo ministerio chiede da voi. Nessuna fra
-le buone azioni di vostra vita avrà mai portato tanto utile al convento
-cui appartenete.»
-
-«Figlia mia» rispose grandemente imbarazzato Cedric «è già spirato il
-tempo concedutomi per rimanere in questo castello. Mi è d'uopo uscirne
-subitamente per tal affare che risolve di vita o di morte.»
-
-«Non vi opponete alla mia preghiera, o buon padre; ve ne supplico,
-invocando que' voti che avete giurati voi stesso, di non lasciare cioè
-morire privo de' vostri avvisi e soccorsi spirituali un uomo oppresso,
-un uomo in pericolo.»
-
-«Venga la peste a questo maladettissimo incontro!» sclamò Cedric, e
-stava per esalare la sua impazienza in termini anche meno addicevoli
-all'abito che in allora ei vestiva, quando a quel colloquio si frammise
-la voce stridula d'un'altra donna. Era costei Ulfrida, l'antica
-abitatrice della torre.
-
-«Come sta, giovane imprudente?» gridava la vecchia. «È questa la
-gratitudine alla bontà con cui vi ho tratta dal vostro carcere?
-Costrignere questo venerabile religioso ad andare nelle furie per
-liberarsi dalle importunità d'un'ebrea?»
-
-«Un'ebrea!» sclamò Cedric, cui non parea vero aver trovato tale
-pretesto a spacciarsi. «Lasciatemi passare, o donna; non mi toccate; la
-vostra sola presenza basta a lordarmi.»
-
-«Venite di qui, padre mio» disse la strega; «voi non siete pratico del
-castello; mi farò io vostra guida. Seguitemi, perchè devo parlarvi.
-Quanto a voi, maledetta da Dio fino nel sangue, andate nuovamente
-nella camera del ferito, e rimanetevi sin ch'io ritorni. Guai a voi se
-l'abbandonate ancora senza mia permissione!»
-
-Rebecca si ritirò. Ulfrida, alla quale era stata affidata la cura del
-ferito, fu mossa da desiderio di parlar col sant'uomo, di cui seppe
-tosto l'arrivo al castello. Incaricò quindi del proprio ministerio
-l'ebrea, che trasse di prigione ella stessa. Ognun s'immagina come
-la Israelita accettasse di buon grado sì fatto ufizio. Pronta poi
-questa ad afferrare tutte le possibilità di scampo ove credea vederne
-un raggio, pensò ai soccorsi o se non altro ai consigli che a tal
-uopo avrebbe potuto somministrarle il creduto frate. Spiò pertanto
-il momento in cui stavasi per partire colla speranza di destarne la
-compassione a favore dei prigionieri; ma vedemmo come ella incagliò ne'
-concetti divisamenti.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXVI.
-
- «Qual d'atroci misfatti orribil tela
- «A disvelarmi t'apparecchi? Assai
- «Quant'or so d'essi già non è? qual pena
- «A tai colpi serbò l'inesorata
- «Destra d'un nume punitor, che il mio
- «Labbro ti spieghi hai d'uopo? Ebben! ribrezzo
- «Forzerommi a frenar. Favella. Io t'odo.»
- CRABBE.
-
-
-Poichè Ulfrida a furia di grida e di minacce, ebbe respinta Rebecca
-nell'appartamento dell'infermo, condusse Cedric, che la seguiva ben
-di mal animo, in una piccola stanza, indi ne chiuse diligentemente la
-porta. Posti poi sulla tavola un fiasco di vino e due tazze d'argento,
-lo invitò a sedersi dicendogli col tuono piuttosto di chi afferma un
-fatto, che di persona vogliosa d'istruirsene: «Voi siete sassone, padre
-mio! — Non lo negate» continuò costei quando vide che il supposto frate
-esitava a rispondere «le voci del mio idioma naturale sonano bene a
-questo orecchio benchè le ascolti sì di rado, e sol quando escono dal
-labbro di alcuni miseri servi digradati, cui questi feroci normanni
-addossano il peso delle fatiche le più vili ed abbiette. Sì, voi
-nasceste sassone, o padre, e sicuro, quant'è sicuro che siete un servo
-di Dio, di libera condizione. Me ne fe' prova il vostro accento, e gran
-diletto n'ebbi in udirlo.»
-
-«Dunque non vengono qui mai preti sassoni?» disse Cedric; «pure mi
-sembra che il loro dovere sarebbe di consolare, soccorrere i figli
-della lor patria.»
-
-«No, non ne vengono; o se ne vengono preferiscono il partecipare eglino
-pure de' banchetti co' nostri conquistatori al dovere d'udire i gemiti
-de' loro compatriotti. Almeno è questo che si vocifera, perchè io
-so ben poche cose. Son più di dieci anni che in questa rocca non ho
-veduti altri preti fuorchè l'indegno cappellano normanno, compagno de'
-notturni sollazzi di Frondeboeuf, e che ora è andato a render conto
-delle sue dissolutezze al tribunal supremo. Ma voi siete un Sassone, un
-religioso sassone, gli è mestieri ascoltiate la mia confessione.»
-
-«Sono Sassone, e nol posso negare, ma non merito il nome di sacerdote.
-Lasciatemi partire. Vi giuro, tornerò, o vi manderò uno de' nostri
-religiosi che sarà meglio di me al caso per udire quanto avrete da
-confidargli.»
-
-«No; non giugnerebbe a tempo. Il gel della morte potrebbe avere
-addiacciata quella lingua, che in questo momento è abile a parlarvi, nè
-vorrei scendere nel sepolcro, qual brutale fiera, siccome vissi; ma non
-ho, se nol cerco dal vino, il vigor bastante ad incominciarvi l'orribil
-racconto.»
-
-Indi trangugiò un bicchier pieno di vino con tanta avidità, che parea
-temesse lasciarne una stilla alla tazza. — «Questo liquore m'infiamma
-la fantasia» ella disse «ma non m'allegra il cuore» e tornando a
-mescere ne presentò una tazza a Cedric. «Fate altrettanto, padre mio,
-se volete essere in forza ad ascoltare la mia confessione.»
-
-Cedric avrebbe voluto esentarsi da tale scambievolezza; ma l'impazienza
-della vecchia nello stimolarlo andava quasi a disperazione, laonde
-si risolvè a cedere; dopo di che, mostrandosi questa soddisfatta
-dell'usatale compiacenza, continuò così il suo racconto.
-
-«Non credeste ch'io fossi nata nell'abbiezione a cui mi trovate. Io era
-libera, d'alto legnaggio, ricca, felice, ben veduta, onorata; ora sono
-schiava, avvilita, infamata. Fecero di me quel che di donna può farsi
-i miei padroni fintantochè durommi avvenenza; itane questa, divenni
-per essi scopo di sprezzi, di derisione, d'abborrimento. Potete voi
-maravigliar, padre mio, s'io detesti il genere umano e soprattutto la
-schiatta da cui ogni mia calamità mi deriva? Questa vecchia increspata
-e decrepita può ella dimenticare d'essere figlia di chi, sol che
-aggrottasse il sopracciglio, facea tremare mille vassalli, d'essere
-figlia del nobile _thane_ di Torquilstone?»
-
-«Tu la figlia di Torquil Wolfganger!» sclamò Cedric surto in piedi
-e palesando segni di estrema sorpresa. «Tu la figlia di quel nobile
-Sassone, dell'amico, del fratel d'armi del padre mio!»
-
-«Di tuo padre?» replicò Ulfrida. «Sta dunque presente a' miei sguardi
-Cedric il Sassone, perchè il nobile Everardo di Rotherwood non ebbe
-che un figlio, il cui nome è troppo ben conosciuto fra i nostri
-concittadini. Ma poichè sei Cedric di Rotherwood, a che quest'abito di
-frate? Venisti in tanta disperazione da credere impossibile la salvezza
-della tua patria? O cercasti all'ombra del chiostro un asilo contro la
-tirannide de' crudeli nostri oppressori?»
-
-«Poco rileva qual ch'io mi sia» rispose Cedric, tornato a sedersi.
-«Prosegui, sciagurata donna, il tuo racconto colmo d'orrori e, non ne
-dubito, di delitti.»
-
-«Sì: debbo narrarti delitti, neri delitti, tali empietà, per le quali
-non v'è speranza di perdono, divenutemi insopportabile peso, empietà
-che tutte le fiamme del purgatorio non basterebbero ad espiare. Sì: in
-questa rocca tinta del nobile e puro sangue del mio genitore, de' miei
-fratelli, esser io vissuta per isbramare i diletti del loro assassino,
-di tai diletti avere io stessa partecipato, essere stata ad un tempo la
-schiava e la complice de' costui traviamenti; tutte queste circostanze
-mi fan colpevole di delitti moltiplicatisi ad ogni fiato d'aria che ho
-respirato.»
-
-«Sgraziata!» proruppe Cedric. «Così dunque intanto che gli amici del
-tuo povero padre, intanto che ogni vero Sassone, versava lagrime di
-sangue sulla morte di lui deplorabile, sulla strage de' tuoi fratelli,
-su quella di te medesima, perchè ognuno ha sempre avuto per fermo che
-Ulrica fosse soggiaciuta al destino di tutti i suoi, tu vivevi per
-meritare il nostro odio, la nostra esecrazione? tu vivevi presso il
-vile tiranno che sperse tutto quanto dovevi tenerti più caro, che si
-bagnò le mani nel sangue dell'innocente fanciullezza, l'infame, per
-cui opera non sopravvive un sol rampollo maschile della chiara prosapia
-di Torquil Wolfganger! Tu intanto ti stringevi a costui con vincoli di
-amore illegittimi!»
-
-«Illegittimi, non v'ha dubbio, ma non vincoli d'amore,» soggiunse
-Ulrica che gli è omai inutile il rammentare sotto altro nome costei,
-e quello d'Ulfrida, ella lo aveva assunto dopo lo sterminio della
-sua gente. «Non alligna amore sotto queste vôlte sacrileghe, e
-sarebbe più agevol cosa il trovarlo ne' regni d'abisso. Amore no! ed
-è l'unico rimprovero ch'io non debba fare a me stessa. L'odio contra
-Frondeboeuf, contra ognuno della sua schiatta, era la sola passione da
-cui mi sentissi compresa fin negl'istanti, che si sarebbe detto notare
-nell'ebbrezza de' piaceri i miei sensi.»
-
-«Voi l'odiavate e viveva! E come? non v'erano dunque nel castello
-di Torquilstone, nè azze, nè coltelli, nè punteruoli? Eravate voi
-sì vilmente affezionata all'esistenza, da preferire un'infame vita
-al rischio di perderla! Giuro a Dio, aveste ragione che il castel
-d'un Normanno non lascia più d'una tomba traspirarci segreti cui dà
-ricovero. Se mi fosse venuto unicamente il sospetto che la figlia di
-Torquil vivea tal vita coll'infame sterminatore della propria famiglia,
-la mia spada, sì, la spada di un vero Sassone, avrebbe trafitta costei
-fin tra le braccia del suo corruttore.»
-
-«Ah sì? tu avresti usato tale atto di giustizia al nome di mio
-fratello, al nome di Torquil? Allor veramente meriti il nome di Sassone
-che ti fu imposto[40]. Però sappilo. Nel ricinto medesimo di queste
-mura esecrate ove il delitto, come tu dicesti, sta avvolto in vel di
-sepolcro, allorchè io udiva pronunziare il nome di Cedric, carica qual
-mi vedi e di delitti e d'obbrobrio, io mi confortava in pensando, che
-vivea tuttavia l'uomo opportuno a far vendetta della nostra nazione.
-Pure io medesima, Cedric, ho gustati alcuni istanti di tale vendetta.
-Più d'una volta ho seminata la discordia fra' nostri nemici; più
-d'una volta ne ho apprestata la perfida coppa per cambiar le sale dei
-conviti in arene tinte di sangue. Quest'occhi miei si sono pasciuti
-delle lor ferite, le mie orecchie hanno uditi come concenti i loro
-gemiti. Guardami, Cedric; non trovi tu forse ancora in queste sembianze
-sformate dal delitto e dagli anni qualche lineamento che ti rimembri
-Torquil?»
-
-«Ah taci, Ulrica, non mi far tale inchiesta» rispose Cedric in tuono
-di chi è compreso da dolore e da orrore ad un tempo «quest'orme di
-somiglianza son quelle che possono ravvisarsi tra l'uom vivente e il
-suo cadavere uscito fuor della tomba per la forza d'uno spirito maligno
-trattosi ad animarlo.»
-
-«Ma questi lineamenti animati da uno spirito infernale si coprirono
-colla maschera d'un angelo di luce, allorchè pervennero a spargere
-dissensioni ed odii tra Frondeboeuf e il figlio di lui Reginaldo. Le
-tenebre degli abissi dovrebbero celare i frutti che ne derivarono; ma
-s'aspetta alla vendetta lo squarciar la cortina che vela un misfatto
-capace di far uscire gli estinti fuor de' sepolcri. Da lungo tempo
-la discordia agitava le sue faci sui capi d'un padre tiranno, e
-d'un figlio degno di lui; da lungo tempo io nudriva segretamente ne'
-loro petti lo snaturato livore, onde ardevano l'un contra l'altro;
-e questo livore al fine scoppiò tra il festeggiar d'un banchetto. Il
-mio oppressore seduto alla domestica mensa soggiacque sotto i colpi
-del proprio figlio[41]. Tai sono gli atroci arcani che queste vôlte
-nascondono. Crollate, mura che ne cignete» sclamò costei girando
-tutt'all'intorno gli occhi a guisa d'ossessa «e seppellite sotto
-le vostre rovine tutti coloro che furono iniziati in questo orribil
-mistero.»
-
-«E di te, figlia del delitto e della sventura, che avvenne dopo la
-morte del più crudele fra i nemici della tua stirpe?»
-
-«Indovinalo se ardisci tanto: ma statti dal domandarmelo. Continuai
-a vivere nell'obbrobrio, sintantochè la vecchiezza, un'anticipata
-vecchiezza, venisse ad improntar sul mio volto gli schifosi lineamenti
-della mia anima. Allora fui vilipesa, schernita entro quel luogo
-medesimo ove comandai per l'addietro, costretta limitare a sterili
-imprecazioni le mie vendette, condannata ad udire dalla torre
-assegnatami qual dimora, il festoso strepito di que' tripudi, cui
-un giorno partecipai, e le grida e i gemiti delle nuove vittime
-dell'oppressione che successivamente queste carceri racchiudevano.»
-
-«Ulrica! e con un cuore che, vorrei ingannarmi, sospira ancora la
-carriera de' delitti da te trascorsa, come ardisci volgerti ad uomo che
-addossa quest'abito? Che potrebbe far per te lo stesso sant'Odoardo se
-fosse qui in vece mia? Questo re confessore ebbe sì grazia dal cielo di
-poter guarire la lebbra del corpo, ma quella d'un'anima indurata nella
-colpa!... Dio solo può operare una tal guarigione.»
-
-«Non quindi ti lascio ancora partire, crudele profeta, che m'annunzi la
-collera del cielo. Dimmi, se il puoi, qual sarà la conclusione delle
-immagini nuove e spaventose che turbano la mia solitudine? Perchè
-delitti dopo tanto tempo commessi tardano ad affacciarmisi alla mente
-con tutta la presenza della loro orridezza? Qual destino aspetta oltre
-al sepolcro colei, ch'ebbe per suo destino su questa terra il vivere
-fra le sciagure e le colpe? Amerei meglio tornare a Woden, a Mista, a
-Scrogula e a tutti gli Dei de' pagani miei antenati, anzichè patire
-anticipatamente i terrori che m'assalgono nel durar del giorno, e
-funestano i sogni delle mie notti.»
-
-«Non sono sacerdote» disse Cedric stogliendo gli occhi pieni di
-ribrezzo da quella vivente immagine del delitto, della sventura, della
-disperazione «non son sacerdote, bench'io ne porti le vesti.»
-
-«Sacerdote o laico, tu se' il sol timorato di Dio, il solo amico degli
-uomini, ch'io veda la prima volta dopo vent'anni. Mi dici tu di darmi
-alla disperazione?»
-
-«Io.... io t'esorto al pentimento. Prega Dio, fa penitenza, e possa
-tu trovar grazia al cospetto della misericordia celeste! Ma non mi è
-lecito rimaner teco più a lungo.»
-
-«Un istante! non abbandonarmi in tale stato, figlio dell'amico di chi
-mi diede la vita. Non abbandonarmi; o.... paventa, che il demonio,
-regolatore fin qui della mia vita, non mi tenti ora a vendicarmi
-del disprezzo, della barbarie ond'usi verso di me. Credi tu che se
-Frondeboeuf ravvisasse Cedric nascosto sotto quelle vesti nel suo
-castello, ti durerebbe a lungo la vita? Già i suoi occhi stan fisi
-sopra di te, come quei del falcone sulla sua preda.»
-
-«Ebbene» soggiunse Cedric «mi strazino gli artigli e il rostro di
-questo uccello da preda; il labbro di Cedric non pronunzierà quindi
-accento che il cuore di Cedric dismentisca. Morrò qual Sassone, fedele
-alla mia parola, franco nelle mie azioni. Ritirati. Non toccarmi.
-L'aspetto medesimo di Frondeboeuf mi sarebbe meno odievole che non lo è
-la presenza d'una creatura fattasi vile, abbietta al pari di te.»
-
-«Sia! non mi sforzo più a trattenerti; parti, dimentica la tua
-feroce virtù, dimentica come la miserabile che ti sta innanzi nacque
-dall'amico del tuo genitore. Parti, se i miei patimenti mi hanno
-separata da tutto il genere umano, da coloro ch'io avea diritto di
-trovar soccorrevoli, m'assumerò sola l'incarico di mie vendette; niuno
-mi aiuterà; ma tutti udranno la fama di quanto avrò osato operare.
-Addio. Il tuo sprezzo ha rotto l'ultimo filo che mi teneva ancora unita
-alla stirpe degli uomini. Il vedo. Neanco l'atrocità delle angoscie che
-provo può meritarmi compassione da un sol de' miei simili!»
-
-«Ulrica!» soggiunse Cedric, commosso da questi ultimi accenti, «non
-hai tu dunque serbata la vita in mezzo a tanto abisso di sciagure e
-di colpe che per abbandonarti alla disperazione allorquando appunto i
-tuoi occhi si dischiudono sopra i tuoi falli, allorquando il pentimento
-dovrebbe aprirti una strada al tuo cuore?»
-
-«Mal conosci il cuore umano, o Cedric. Per condursi com'io mi condussi,
-per dar luogo ai pensieri che in me allignarono, gli è d'uopo che si
-colleghino sfrenato amor del piacere, sete insaziabile di vendetta,
-desío d'illimitata autorità. Tai sentimenti inebbriano troppo l'anima
-che lor si abbandona per lasciarle più mai la facoltà di pentirsi.
-Sopravvissi all'età delle passioni; le rughe del volto m'han tolta,
-gli è vero, la funesta prevalenza di cui feci abuso; fin le idee
-di vendetta in me son ridotte a desiderii impotenti. M'ha giunta,
-accompagnato da tutte le sue serpi, il rimorso, sol presentandomi
-immagini di cordoglio inutile sul passato, di disperazione inesorabile
-sull'avvenire; ma mi ha giunta a malgrado del mio cuore, che non quindi
-si è aperto al pentimento. La tua vista però ha creata in me un'anima
-novella, e mi facesti a ragione comprendere nulla esservi d'impossibile
-a chi non paventa la morte. Per la forza de' tuoi detti mi trasparirono
-nuovi modi a vendetta, e siane certo, gli afferrerò. Tal brama fin ora
-si divise con altre passioni l'impero di questo spirito, ad essa omai
-mi dedico interamente; e vo' possa dir tu medesimo, che qualunque sia
-stata la vita d'Ulrica, seppe morir degna figlia del nobile Torquil.
-Ti sarà noto al certo, che molta mano di nemici sta raccolta attorno
-a questo malauguroso castello. Va a metterti lor capo, e allorquando
-vedrai una rossa bandiera sventolare sulla torre d'oriente, comanda
-l'assalto, fa impeto su i Normanni. Ti prometto che non saranno privi
-di faccende nell'interno della Rocca, e ad onta de' costoro archi, dei
-costoro archibusi, i tuoi soldati arriveranno a scalar queste mura.
-Addio. Segui il tuo destino e abbandonami al mio.»
-
-Cedric stava per chiederle alcuni schiarimenti intorno ad uno
-stratagemma sì imperfettamente abbozzato, allorchè la voce di
-Frondeboeuf, novello Stentore, si fece udire.
-
-«In che dunque si perde questo frate sfaccendato» sclamava costui «per
-la Vergine di Compostella! ne farò un martire se mai qui indugiasse per
-eccitare cattive idee ne' miei servi.»
-
-«Una coscienza sinistra» disse Ulrica «è un verace profeta. Ma non
-vi disanimate, o Cedric, partite, intonate il cantico di guerra
-dei Sassoni, e se i Normanni rispondono col cantico di Rollo, del
-ritornello s'incaricherà la vendetta.»
-
-Dette tai cose, ella scomparve prendendo una porta segreta, intantochè
-Reginaldo entrò nell'appartamento, e patì molto sforzo Cedric nel
-salutare con ingannevole umiltà l'orgoglioso barone, che con lieve
-chinar di capo gli rendette il saluto.
-
-«I vostri penitenti ebbero un lungo colloquio con voi, padre mio. Me ne
-congratulo per parte loro. È l'ultimo che hanno avuto con chicchessia.
-Gli apparecchiaste voi alla morte?»
-
-«Erano preparati a qualunque evento» rispose Cedric balbettando quanto
-meglio poteva il francese «e vi erano preparati sin d'allora che
-seppero in potere di chi si trovavano.»
-
-«Che ascolto, ser frate? voi avete un accento che puzza maladettamente
-di Sassone.»
-
-«Venni allevato nel convento di san Vittoldo di Burton.»
-
-«Intendo. Sarebbe stato meglio per te se tu nascevi Normanno; e sarebbe
-anche stato meglio il mio caso, ma ne' momenti di bisogno uom non può
-sempre scegliere i suoi messaggieri. Questo convento di san Vittoldo
-è un nido di gufi, che sarà opera buona il disperdere. Oh! verrà
-l'istante che la cocolla non gioverà ai Sassoni più di quel che li
-proteggono le loro sarcotte.»
-
-«Sia fatta in tutto la volontà del Signore!» disse Cedric con voce
-tremante di rabbia, il qual tremito Frondeboeuf credè effetto della
-paura.
-
-«Tu già, ben me n'accorgo, nella tua spaventata immaginazione vedi
-i miei armigeri alle porte del refettorio, delle celle del tuo
-convento. Però, prestami un servigio, e qualunque cosa possa accadere
-ai tuoi confratelli, il canile ove stai non sarà tocco, vi dormirai
-tranquillamente come la lumaca entro il suo nicchio.»
-
-«Fatemi dunque conoscere i vostri voleri» soggiunse Cedric celando a
-stento il fremito interno dell'animo.
-
-«Seguimi per quest'andito, e uscirai per la porta di soccorso.»
-
-Indi mostrando il cammino al supposto ecclesiastico, lo istruì in tali
-termini delle cose che desiderava da lui.
-
-«Tu vedi, ser frate, questa mandria di porci sassoni che ha ardito
-circondare il mio castello. Di' loro quanto ti verrà in mente affinchè
-credendo a stremo la rocca, destreggino quarant'otto ore. Intanto, tu
-porterai subito.... Ma aspetta, sai tu leggere, ser incappucciato?»
-
-«La roba scritta, no; ma posso leggere il mio breviario, perchè conosco
-le lettere stampate, ringraziando sempre la Beatissima Vergine e san
-Vittoldo.»
-
-«Affè è il messo che mi voleva!» borbottò Reginaldo fra' denti. «Dunque
-prendi questa lettera, e portala al castello di Filippo di Malvoisin.
-Tu dirai esser io quegli che la spedisce, ma che fu scritta dal
-templario Brian di Bois-Guilbert; che lo prego farla giugnere a York
-con tutta la prestezza che può mettersi da un uomo fornito di buon
-cavallo. Digli ancora che non si turbi per noi, che i nostri armigeri
-son freschi per affrontare i cimenti, e ben apparecchiati dietro le
-fortificazioni. Sarebbe un'infamia per noi il provare alcuna sorte
-d'inquietezza innanzi una banda di cenciosi, avvezzi a fuggire al solo
-vedere spiegate le nostre bandiere, al solo udire lo scalpitare de'
-nostri corridori. Te lo ripeto, o frate, cerca nel tuo cervello qualche
-stratagemma atto a persuadere questi furfanti dell'utilità di tenersi
-nel loro campo sintantochè arrivino i nostri amici. La mia vendetta
-è desta. Ella è un falcone che non prende più sonno sinchè non abbia
-ghermita la preda.»
-
-«Pel mio santo avvocato» sclamò Cedric con più enfasi che non lo
-avrebbe voluto la parte da lui sostenuta «e per tutti i santi vissuti
-e morti nell'Inghilterra! adempirò i vostri ordini, e nessun Sassone
-si allontanerà da queste muraglie, sin dove potrà la mia voce per
-rattenerlo.»
-
-«Ah! ah!» disse Frondeboeuf «tu ti riscaldi molto, frate mio; si
-direbbe quasi che ti dà gusto il vedere strage di Sassoni. Però tu sei
-un porchetto della medesima razza.»
-
-Cedric era un cattivo novizio nell'arte del dissimulare e gli sarebbe
-stato gran giovamento l'avere in quel tempo all'orecchio il suo povero
-matto, che colla fertilità del suo ingegno gli avrebbe suggerito
-qualche spacciativa risposta. Nondimeno _la necessità è madre de'
-trovati_, dice un antico proverbio. Laonde Cedric borbottò sotto il
-cappuccio alcune frasi buone ad indurre Frondeboeuf nella opinione, che
-il frate considerasse quegli assedianti come una ciurma di ribelli e di
-scomunicati.
-
-«Per Dio! dicesti la verità» sclamò Frondeboeuf. «Io avea dimenticato
-che questi cialtroni non perdonerebbero ad un de' tuoi abiti più di
-quanto perdonano, se lor riesce trappolarlo, ad un ecclesiastico nato
-alla sponda opposta della Manica. Non fu il priore di sant'Yves, che
-legarono ad una quercia, costrignendolo a cantar salmi, intantochè gli
-frugavano le valigie?... Ah no, per la Madonna! questo complimento, lo
-fecero a Gualtieri di Middleton, un de' nostri fratelli d'armi. Ma non
-importa, furon ben Sassoni, che nella cappella di s. Beess, rubarono
-candelieri, calici, pissidi, non è egli vero?»
-
-«Saranno stati uomini senza timor di Dio» rispose Cedric.
-
-«Oh! non ne avevano punto; e bevettero tutto il buon vino che que'
-reverendissimi serbavano per gozzovigliare in segreto; perchè voi altri
-frati amate meglio una tavola ben imbandita, che il coro del convento.
-Dimmi, santo religioso, non hai tu giurato vendetta contro un tal
-sacrilegio?»
-
-«Sì, ho giurato vendetta» replicò Cedric «e san Vittoldo m'è
-testimonio.»
-
-In quell'istante giunsero alla porta di soccorso; ed avendo
-attraversata la fossa sopra un panconcello, giunsero ad un fortino
-costrutto ad esterna difesa, e che comunicava colla campagna mediante
-altra ben guernita portella.
-
-«Vanne dunque» con tai detti il congedò Frondeboeuf: «se eseguisci
-fedelmente la commissione che t'assumesti, poi torni qui, troverai la
-carne di Sassone a tal buon prezzo, che a migliore non sarà mai stata
-venduta la carne di porco nel mercato di Sheffield. Anzi, dopo l'affare
-torna liberamente, perchè mi sembri un buon diavolo. Ti vo' far
-bere tanta malvasia quanta basta ad imbriacare la tua comunità tutta
-intera.»
-
-«Spero anch'io che ci rivedremo» soggiunse Cedric.
-
-«Intanto prendi questa moneta» disse il Normanno; e lasciando Cedric
-gli mise fra le mani quasi a mal grado di lui un bisanto d'oro,
-aggiugnendo: «Ma bada bene, che se mi manchi di parola, ti strappo la
-cocolla, e la pelle che ci sta sotto.»
-
-«Te ne do licenza» rispose Cedric allontanandosi a grandi passi
-«se quando ci rivedremo non mi sarò meritato che tu tratti meco
-altrimenti.» Trovandosi allora in qualche distanza dal castello si
-volse alla parte ove lasciò Frondeboeuf, e gettando ver quella il
-bisanto d'oro, sclamò: «Maladetto Normanno, possa tu sperderti col tuo
-dono!»
-
-Ma Frondeboeuf non si era ancora partito di lì, onde comunque non
-avesse potuto in tale lontananza udir le parole, o imperfettamente fu
-se le udì, vide però l'atto di gettar via qualche cosa che lo pose in
-sospetto. «Arcieri!» gridò egli alle scolte che guernivan le mura. «Una
-scarica generale di frecce sulla cocolla del frate!» Le quali scolte
-fer volto immantinente agli archi e obbedirono; ma Cedric a quell'ora
-trovavasi fuor di gittata.
-
-«Che costui ardisse tradirmi?» meditò Frondeboeuf mentre facea
-ritorno al castello. «Ma infine che sarà? Questi cani di Sassoni che
-ho prigionieri mi tengon sempre aperta una strada alle negoziazioni.
-Olà, Gilles! A me Cedric di Rotherwood, e l'altro furfante di quel suo
-compagno, che si chiama Coningsburgo..... o Atelstano, mi pare; questi
-sgraziati nomi sassoni son sì duri alla lingua d'un Normanno! Al sol
-pronunziarli par che si abbia cotenna di lardo in bocca. Tanto che me
-la risciacqui, portatemi un fiasco di vino nella sala d'armi, ed ivi
-conducetemi i prigionieri.»
-
-Venivano eseguiti sì fatti ordini, mentr'egli si avviava alla sala
-d'armi che era una loggia gotica ornata di trofei, frutto delle
-vittorie riportate da lui e dal padre suo, perchè nè il vecchio nè
-il giovane Frondeboeuf mancarono di valore. Entrando, vide sopra
-la tavola, che era non leggier lavoro di legno di quercia, un
-fiasco di vino, e in piedi dinanzi a quella i due prigionieri, cui
-quattro armigeri facevano guardia. Per prima cosa bevè Frondeboeuf,
-indi squadrò collo sguardo que' Sassoni. Ma rade volte egli avea
-veduto Cedric, così per la solerzia ch'ei ponea nel disdirsi ogni
-corrispondenza coi Sassoni suoi confinanti, come perchè poche volte
-usciva dei propri dominii. Tal circostanza, unita all'oscurità che
-dominava in quella sala e all'arte onde Wamba cercava nascondere il
-volto col berrettone, e col mantello, fece sì ch'ei non s'accorgesse
-allor della fuga di quello fra' suoi prigionieri, di cui maggiormente
-curavasi.
-
-«Eccomi a voi, miei bravi Sassoni» disse il Normanno. «Come ve la
-passate a Torquilstone? Capite bene tutto quello che han meritato le
-vostre insolenze, la tracotanza onde osaste condurvi nel tempo d'una
-festa dovuta alla munificenza d'un principe della casa d'Angiò? Non
-avrete dimenticato in qual modo corrispondeste all'ospitalità del real
-principe Giovanni, ospitalità di cui eravate sì poco degni! Per Dio e
-per san Dionigi! se non mi pagate un ricco riscatto vi farò appiccare
-per li piedi alle spranghe di ferro di queste finestre, e ci starete
-fintantochè i corvi e gli avvoltoi abbiano fatti due scheletri de'
-vostri corpi. Andiamo! non dite nulla, cani di sassoni? Qual somma mi
-offerite per riscattare la vostra miserabile vita? Incominciamo da voi
-ser Rotherwood; che cosa mi darete?»
-
-«Neanco una scorza di noce» rispose Wamba. «Dacchè son al mondo, ho
-sempre camminato colla testa all'insù, e nondimeno si pretende ch'io
-abbia volto il cervello. Chi sa che mettendomi colla testa all'ingiù,
-il cervello non torni all'insù? È una prova che non ho mai fatta.»
-
-«Santa Genevieffa!» sclamò Frondeboeuf. «Chi diavolo può parlare in
-questa maniera?»
-
-Poi con una mano rovescia fe' cadere dal capo del matto il berrettone
-di Cedric, e scostatigli un dall'altro i due lembi superiori del
-mantello, vide le prove irrefragabili di servitù, il collare d'argento
-che ricigneva il collo di Wamba.
-
-«Gilles, Clemente! cani di vassalli!» gridò dando nelle furie il
-Normanno «qual bestia m'avete dunque condotto?»
-
-«Credo potervelo dir io» soggiunse Bracy che entrava in quel punto.
-«Questi è il matto di Cedric, egli che scaramucciò sì nobilmente con
-Isacco d'York per una disputa di preminenza.»
-
-«Ben bene! entrerò io arbitro in questa contesa, e li metterò d'accordo
-col farli appiccare entrambi ad una forca medesima, semprechè il
-padrone del buffone e quest'altro maiale di Coningsburgo non mettano
-un bel prezzo alla vita di costoro. Gli è d'uopo che Cedric ceda tutti
-i suoi averi; faccia ritirare questi sciami di banditi postisi attorno
-al mio castello, rinunzi alle sue pretese prerogative; si riconosca
-mio servo e vassallo. Ben felice se nel nuovo mondo che incomincerà
-per lui, gli lascerò il diritto di respirare! Andate» diss'egli ad
-una delle sue guardie «andate in cerca del vero Cedric; vi perdono lo
-sbaglio che avete fatto, e tanto più volentieri che lo scambio è corso
-tra un matto e un _franklin_ sassone.»
-
-«Certamente» soggiunse Wamba. «Ma v'è una disgrazia. L'eccellenza
-vostra cavalleresca troverà qui dentro più matti che _franklin_.»
-
-«Che intende dir questo schiavo?» domandò Frondeboeuf agli armigeri che
-aveano condotto Wamba. Essi esitarono; pur si videro nella necessità
-di rispondere «che se quegli non era Cedric, d'altro Cedric non sapeano
-dar conto.»
-
-«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò Bracy; «convien credere che
-sia fuggito nascosto ne' panni del frate.»
-
-«Per tutti i diavoli dell'inferno!» sclamò a sua volta Frondeboeuf.
-«Fu il porco di Rotherwood, che condussi io medesimo alla porta di
-soccorso; e glie l'ho aperta io colle mie mani! Ma tu» volgendosi a
-Wamba «tu, la cui pazzia ci ha fatto stare la saggezza di barbagianni
-più barbagianni di te, lascia a me il pensiere di darti gli ordini
-santi; oh! m'incarico io di farti la tonsura. A voi!» alle guardie.
-«Gli si strappi la pelle dalla testa, e in quell'acconciatura
-precipitatelo dall'alto della rocca. Ti piace lo scherzare? Scherza
-adesso.»
-
-«Ma voi fate per me assai più di quanto m'avete promesso, nobile
-cavaliere» rispose Wamba, cui lo stesso avvicinar della morte
-non togliea l'abituale istinto di celiare. «Entrai nel vostro
-castello semplice frate, ed ora mercè la calotta rossa che mi state
-apparecchiando, ne uscirò cardinale.»
-
-«Il povero diavolo» s'interpose ridendo Bracy «vuole morire fedele alla
-propria vocazione. Vel domando in grazia, Frondeboeuf; fatemi un dono
-di questo schiavo. Ei servirà di spasso alla mia compagnia franca. Che
-ne dici, buffone? Accetti tu il mio partito? mi seguirai alla guerra?»
-
-«Sì» rispose Wamba; «però intendiamci, se il mio padrone acconsente;
-perchè voi vedete questo gioiello» e in ciò dire accennava il collare.
-«Non posso dimetterlo senza il beneplacito di chi mi possede.»
-
-«Oh! quanto a ciò fidati a me, una buona lima normanna ti spaccia
-presto dal collare sassone.»
-
-«Mi piace, Bracy» disse Frondeboeuf «che vi date bel tempo ad
-ascoltar le baie d'un matto, intantochè si minaccia nientemeno che di
-distruggere il castello. Non pensate in che mani è andato il nostro
-messaggio? Che arriverà ben tutt'altro che al suo destino? che noi non
-abbiam più luogo a sperare soccorso? E tutto ciò per gli artifizi del
-buffone di cui vi chiarite or protettore? Queste cose non le pensate
-voi? Non dobbiam forse da un momento all'altro aspettarci un assalto di
-quella ciurmaglia?»
-
-«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Son pronto. Ma anche in
-mezzo ai pericoli m'avete mai visto più serio di così? Si chiami pure
-il Templario, e che egli impieghi a difendersi sol la metà del coraggio
-da lui dimostrato nel difendere il proprio Ordine. Mettete a sito
-tutta la vostra gente. Io, dal canto mio, non mi starò colle mani alla
-cintola, e credetelo, sarà più facile a que' banditi sassoni scalare
-il cielo, che prendere d'assalto il castello di Torquilstone. Però,
-se volete negoziare con essi, perchè non vi prevalete della mediazione
-di quel degno _franklin_ che da molto tempo sta qui non facendo altro
-se non se vagheggiare il fiasco di vino che è sulla tavola? Tenete,
-Sassone» disse indi ad Atelstano presentandogli un bicchiere colmo.
-«Votate questa tazza; inumiditevi le fauci con tal nobil liquore, e
-così acquisterete forza a proporci un'offerta pel vostro riscatto.»
-
-«Mille marchi d'argento» rispose Atelstano «se rimandate liberi me e i
-miei compagni.»
-
-«E ne guarentisci tu» gli chiese Frondeboeuf «la ritirata di questi
-masnadieri, vera feccia del genere umano, che circondano ora la rocca
-violando la pace di Dio e del re?»
-
-«Adoprerò a ciò ogni mio sforzo, e son sicuro che il nobile Cedric mi
-seconderà con quanta è in lui prevalenza.»
-
-«Eccoci dunque d'accordo» disse Frondeboeuf; «tu ed i tuoi verranno
-posti in libertà, e tornerà ad essere pace fra noi, pagati che tu abbia
-i mille marchi d'argento. Questo riscatto è ben tenue, o Sassone, e
-devi sapermi grado della mia moderazione. Però, bada bene! il negoziato
-non comprende l'Ebreo Isacco.»
-
-«Nè la figlia di questo, Rebecca» gridò il Templario, che in quel
-momento arrivava.
-
-«Nè il seguito di Cedric» aggiunse Frondeboeuf.
-
-«Nè lady Rowena,» sclamò con enfasi Bracy. «Non sia mai detto che mi
-venga tolta simile conquista senza disputarla colla spada alla mano.»
-
-«Nè questo sgraziato buffone» tornò a dire Frondeboeuf. «Pretendo farne
-un esempio di terrore a tutti que' buffoni di cattiva scuola, che d'ora
-in poi si avvisassero di cabalare.»
-
-«State ad udirmi» disse con tuono fermo e sicuro il _thane_ Sassone.
-«Son buon Cristiano, nè quindi ho stipulato nulla per gl'infedeli;
-laonde per gli Ebrei, fatene pure quel che volete. Ma nell'offerirvi
-mille marchi d'argento per riscatto mio e de' miei compagni, intesi
-comprendere sotto un tal nome tutta la comitiva di Cedric. Lady Rowena
-è mia promessa sposa, e mi farete trascinare da quattro cavalli non
-domati prima che ad essa io rinunzi.» Qui Bracy lo avrebbe interrotto;
-ma continuò senza tirar fiato. «Il servo Wamba poi salvò in questo
-giorno la vita del mio buon padre Cedric, e perderò anzi la mia che
-permettere gli sia torto solamente un capello.»
-
-«Vado pensando che dicesti _tua promessa sposa_» parlò allora il
-condottiero del corpo franco; «lady Rowena promessa sposa ad un
-vassallo tuo pari! Tu sogni o Sassone, e ti figuri d'essere ancora al
-tempo de' sette regni. Sappilo dunque: i principi della casa d'Angiò
-non maritano le orfane ch'han prese in tutela ad uomini del tuo
-legnaggio.»
-
-«Del mio legnaggio? Il mio legnaggio, orgoglioso Normanno, esce di
-sorgente più pura ed antica che non quello d'un mendicante francese,
-datosi ad accattare il suo pane col vendere il sangue d'una banda di
-masnadieri, poichè gli ebbe raccolti sotto i suoi stendardi spregevoli.
-I miei antenati erano sovrani di questi paesi. Prodi in guerra, saggi
-in tempo di pace, alimentavano nel lor palagio più centinaia di fedeli
-sudditi, che tu non conti individui nella tua ciurma. La gloria loro fu
-celebrata dai canti dei _menestrelli_; le mortali loro salme ottennero
-onore di sepoltura in mezzo alle preci che s'indirigono a' santi, e su
-quelle tombe sorsero templi che ne consacrarono la memoria.»
-
-«Che hai da rispondere, Bracy?» disse Frondeboeuf che per istinto di
-connaturale malignità non avea disgusto di vedere umiliato neanco un
-amico «affè! il Sassone ha colpito nel segno.»
-
-«Quanto può colpirvi» rispose Bracy, assumendo tuono d'indifferenza
-«un prigioniere cui si leghino le mani e si lasci poi l'uso della sua
-lingua. Ma le tue belle parole, fratel caro» volgendosi ad Atelstano
-«non renderanno la libertà a lady Rowena.»
-
-Atelstano l'Irresoluto, che, anche nelle cose le più rilevanti per
-lui, tenea di rado parlate sì lunghe, come fu la precedente, studiava
-la risposta da farsi al versetto intonatogli da Bracy, allorchè il
-parlamento venne interrotto da una guardia che annunziava un frate
-presentatosi alla porta di soccorso, e che domandava essere introdotto
-nella rocca.
-
-«Per il nome di san Bennetto, protettore di tutti i mendicanti
-sfaccendati!» sclamò Frondeboeuf «questa volta sarà un vero frate, o
-piuttosto un secondo impostore? Frugategli ben addosso, e interrogatelo
-a dovere, ed esaminatelo prima di lasciarlo entrare; perchè se vi
-lasciate ingannare anche questa volta vi fo strappar gli occhi dalle
-loro celle, e ne prenderanno luogo i carboni ardenti. Pensateci!»
-
-«Sto a patto di provare tutti gli effetti del vostro sdegno, o signore,
-se questi non è un vero frate» rispose Gilles. «Il vostro scudiere
-Jocellyn lo conosce da vicino. Egli è frate Ambrogio, qui spedito dal
-priore di Jorvaulx.»
-
-«Quand'è così, entri!» soggiunse Frondeboeuf. «Senza dubbio ne arreca
-notizie del suo padrone. Quegli non ha mai fastidi pel capo! Convien
-però dire che il diavolo sia in vacanza, e che i preti e i frati non
-abbiano adesso nulla da fare, se corrono così la campagna! — Guardie,
-allontanate i prigionieri, e tu, Sassone, pensa a quanto hai inteso.»
-
-«Io domando» disse Atelstano «d'essere trattato onorevolmente,
-alloggiato e nudrito come s'aspetta al mio grado, e come debb'esserlo
-tutt'uomo che sta negoziando pel suo riscatto. In oltre sfido colui
-che fra voi si stima il più valoroso a rendermi ragione corpo a corpo
-dell'attentato contra la mia libertà. Tale disfida, o Frondeboeuf,
-debb'esserti stata portata dal tuo scudiere scalco. Tu non ne facesti
-conto veruno, pur t'è duopo rispondermi. Eccoti il mio guanto.»
-
-«Non ricevo disfida da un mio prigioniero, e nessuno de' miei amici
-corrisponderà a tale invito. Gilles, raccogli il guanto di quel
-_franklin_, e sospendilo ad uno di questi corni di cervo; vi rimarrà
-finchè sia libero chi il gettò. Allora s'egli osa ridomandarlo o s'egli
-osa asserire, che fu fatto illegalmente mio prigioniere, avrà che fare
-con uomo, il quale non ricusò mai scontro col suo nemico, a piedi o a
-cavallo, solo a solo o conducendo i propri vassalli.»
-
-Intantochè i prigionieri si ritiravano, entrava frate Ambrogio, la cui
-fisonomia era d'uomo costernato.
-
-«Ecco un vero _pax vobiscum_» disse Wamba, in passandogli vicino, «gli
-altri erano moneta falsa.»
-
-«Santissima Vergine!» sclamò il frate guardando ad uno ad uno i tre
-cavalieri. «Son io finalmente in sicuro, e in mezzo a Cristiani?»
-
-«Sì, sì, sei in sicuro» disse Bracy: «quanto poi ad essere in
-mezzo a Cristiani, contempla. Questi è il prode barone Reginaldo di
-Frondeboeuf, che abborrisce a morte gli Ebrei; e questi il valoroso
-cavalier Templario, Brian di Bois-Guilbert, il cui mestiere è ammazzar
-Saracini. Se a tai segni non ravvisi i buoni Cristiani, non saprei qual
-altro tu ne sapessi desiderare[42].»
-
-«Lo vedo. Voi siete amici e confederati del nostro reverendo padre in
-Dio, Aymer, priore di Jorvaulx» soggiunse il frate, prendendo per buona
-valuta l'encomio fatto da Bracy ai suoi compagni. «Quali cavalieri
-adunque e quali cristiani gli dovete protezione e soccorso; perchè,
-come si esprime il beato sant'Agostino nel suo trattato _de Civitate
-Dei_....»
-
-«Che razza d'istorie ci sta infilando quest'animale?» lo interruppe
-così Frondeboeuf «o piuttosto che dici tu, ser frate? Noi non abbiamo
-or tempo d'udire le citazioni de' santi padri.»
-
-«_Sancta Maria!_ Come questi laici si lasciano presto vincere
-dall'impazienza! Sappiate dunque, valorosi cavalieri, che alcuni
-sacrileghi malandrini, privi di timor di Dio, e di rispetto verso la
-Chiesa sua, sprezzatori della bolla della Santa Sede: _Si quis suadente
-diabolo_.....»
-
-«Frate prete» disse il Templario «noi sappiamo, o almeno indoviniamo
-quello che vieni ad annunziarci. Ma spiegaci chiaramente. Il priore è
-fatto prigioniere? e in mano di chi è?»
-
-«Oh Dio!» rispose frate Ambrogio «egli è fra le mani de' figli di
-Belial, che infestano questi boschi, e che disprezzano il santo testo,
-ve lo dirò in nostra lingua: _Non toccate i miei unti, non fate male ai
-miei profeti._»
-
-«Ecco nuove faccende per le nostre lande» disse Frondeboeuf volto ai
-compagni. «Così dunque in vece di mandarne soccorsi, è il priore di
-Jorvaulx che ne chiede? Starebbe veramente per le feste chi al caso del
-bisogno s'aspettasse aiuto da questi sfaccendati ecclesiastici! Ma in
-somma, frate! qual cosa è che il tuo padrone spera da noi?»
-
-«Conciosia cosa che è stata fatta violenza al mio reverendo superiore,
-e ciò ad onta del testo che vi ho citato, conciosia cosa che i figli
-di Belial gli votarono affatto le valigie, portandogli via dugento
-marchi d'argento fino, conciosia cosa che domandano una somma più
-considerabile ancora per lasciarselo uscir dalle mani; conciosia cosa
-che....»
-
-«Alla conclusione di questi _conciosia cosa che_» s'udì una voce d'un
-di quegli astanti.
-
-«La conclusione è che si volge a voi, degni amici, affinchè vi moviate
-a salvarlo, o pagandone riscatto, o impiegando per lui la forza delle
-vostr'armi, come poi meglio vi piacerà.»
-
-«Vada al diavolo il Priore!» gridò Frondeboeuf. «Convien dire ch'egli
-abbia bene innaffiata la sua colezione di questa mattina. E quand'è
-che il tuo padrone ha visto un baron Normanno aprir la sua borsa per
-venire in aiuto d'un ecclesiastico, possessore di sacchetti d'oro,
-dieci volte più gonfi de' nostri? Colla forza poi delle nostr'armi!....
-Anche qui, la gente che s'è impadronita della sua persona è dieci volte
-più numerosa della nostra; oltrechè noi medesimi ci aspettiamo da un
-istante all'altro dover sostenere un assalto.»
-
-«Ed è quanto io volea pur raccontarvi, se _Vostra Prontezza_ non
-m'avesse interrotto. Ma mi trovo sì confuso, Dio mi faccia grazia!
-perchè già... non son giovine, e la vista di tanti banditi basta bene a
-scompigliare il cervello d'un vecchio.... Però è la verità: a due passi
-di qui si fa un campo, ed ogni apparecchio per assalire le mura del
-castello.»
-
-«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Vediam che cosa divisano
-questi cialtroni,» e sì parlando si trasferì in una vicina stanza, ove
-aperta quella finestra che guardava sulla campagna, si diede a chiamare
-i suoi colleghi.
-
-«Sì, per san Dionigi!» sclamò. «Il vecchio frate ha ragione. Han già
-piantato un mantelletto di tavoloni rimpetto al castello. Ve' quegli
-arcieri posti sul lembo della selva, fitti come le nuvole! e affè
-presagiscono temporale e grandine.»
-
-Venne pure a quella finestra Frondeboeuf, e visti gli apparecchi
-dell'inimico, col suon del corno raunò gli armigeri ordinando a
-ciascuno di prendere il suo posto sopra i bastioni.
-
-«Bracy» sclamò egli «imprendi tu a difendere il fianco di levante,
-ove le mura del castello son men alte. Nobile Bois-Guilbert, la tua
-professione ti fe' pratico nell'arti della difesa, come in quelle degli
-assalti; vegghia alla parte occidentale, io mi terrò alla porta di
-soccorso. Però, amici miei, non vi limitate a guardar solo un punto. Fa
-di mestieri in tal giorno che ci troviamo da per tutto e nel medesimo
-tempo, e che per così dire ci moltiplichiamo onde portar soccorso e
-inspirare fiducia ovunque scorgasi più vigoroso l'impeto del nemico.
-Siam pochi, ma il coraggio e la solerzia possono tener luogo di numero,
-tanto maggiormente perchè non abbiamo da batterci che con ciurme
-spregevoli di villani.»
-
-«Ma, nobili cavalieri» soggiunse frate Ambrogio, conservando la stessa
-melensaggine anche in mezzo a questo trambusto «nè vi sarà alcuno
-di voi che voglia ascoltare il messaggio del reverendo padre in Dio
-Aymer, priore di Jorvaulx? Vi supplico prestarmi attenzione, nobile ser
-Reginaldo.»
-
-«Volgi le tue preghiere al cielo» questi rispose «perchè noi non abbiam
-tempo d'ascoltarle su questa terra. A te Anselmo; fa bollire olio e
-pece per irrugiadarne i capi di questa canaglia. A noi gli archi e le
-balestre. S'inalberi la mia bandiera dalla testa di toro. Gli assassini
-vedran quest'oggi contro chi han preso a cozzare.»
-
-«Ma, nobile Reginaldo» continuò il frate credendo conciliarsi
-attenzione a furia di molesto insistere «pensate al voto mio
-d'obbedienza, e sofferite ch'io compia per intero il messaggio
-addossatomi dal mio superiore.»
-
-«Spacciatemi da questo sragionevole chiacchierone» gridò Frondeboeuf:
-«chiudetelo nell'oratorio; stia là a recitare il rosario finchè
-sia sbrigata questa faccenda. Sarà un caso insolito pe' santi di
-Torquilstone udir borbottare _Pater_ ed _Ave_. Penso anzi che dacchè vi
-stanno, tal cosa ad essi non sia accaduta giammai.»
-
-«Non bestemmiate i santi, ser Reginaldo» disse Bracy: «per conquidere
-oggi questi ribaldi avrem bisogno del soccorso de' santi.»
-
-«A dirvela» rispose quell'anima perduta «me li son sì poco amicati,
-che ne spero aiuto sol col buttarli dall'alto delle mura sulle teste
-di questi manigoldi. V'è tra l'altre una statua di s. Cristoforo, che
-unica basterebbe ad accoppare tutta una compagnia di soldati.»
-
-Durante un tale colloquio, il Templario indagava le fazioni degli
-assedianti con miglior senno che non ne mostravano il brutale
-Frondeboeuf e il suo compagno, anche più frivolo di quel che l'altro
-fosse brutale.
-
-«Sulla fede del mio Ordine» diss'egli «questi maledetti mandano avanti
-gli approcci con maggior ordine ed ingegno che non ne avrei in essi
-creduto. Ve' come sanno disinvoltamente farsi baluardo di ogni albero,
-d'ogni sterpo! E come ben progredisce quel mantelletto che gli assicura
-dai nostri dardi, dalle nostre frecce. Non vedo, gli è vero, fra loro
-bandiera o stendardo, ma scommetterei la mia catenella d'oro, che li
-guida qualche cavaliere, qualche uomo perito nel mestier della guerra.»
-
-«Non v'ha dubbio» aggiunse Bracy. «Anzi vedo brillar l'elmo e la
-corazza di un cavaliere. Non osservate là in fondo quell'uomo d'alta
-statura, coperto d'armi nere, che sta schierando una banda d'arcieri?
-Per san Dionigi! Credo non ingannarmi. È quell'istesso cui mettemmo
-nome il _Neghittoso Nero_, quegli, Frondeboeuf, che nel torneo d'Ashby
-vi fece votare l'arcione.»
-
-«Ne godo» rispose Frondeboeuf. «Egli vien senz'altro per darmi la
-mia rivincita. Gli è a dire che sia qualche mascalzone di bassa lega,
-perchè non ardì farsi vedere dopo il torneo per ricevere il premio che
-il caso gli aggiudicò. Avrei avuto un bel rintracciarlo tra le file
-ove i nobili e i cavalieri cercano i lor nemici. Ben mi torna adesso di
-trovarlo confuso colla plebaglia.»
-
-Ma gli apparecchi dell'assalto divenivano vie più serii e incalzanti,
-onde non v'era altro tempo da perdere in discorsi. I cavalieri si
-trasferirono ciascuno al proprio luogo, conducendo seco il piccol
-numero d'uomini posti sotto i lor ordini, nè bastanti a guernire tutto
-il ricinto di quelle mura, ed aspettarono con calma e coraggio lo
-scoppio da cui venivano minacciati.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXVII.
-
- «Della stirpe d'Adam gramo rifiuto
- «Son le genti idumee; pur dagli strali
- «Feri di morte n'è il poter temuto.
- «A lor colline e ombriferi viali
- «Di fiori e d'erbe porgono tributo,
- «Che d'un guardo la turba de' mortali
- «Non degna sol; di man dotta il lavoro
- «Ne elice di salute il bel tesoro.
- IL GIUDEO.
-
-
-Fa di mestieri che la nostra storia torni addietro poche pagine a
-fine di mettere innanzi agli occhi del leggitore alcune circostanze
-necessarie a lui da sapersi per comprendere quanto rimane di questo
-rilevante racconto. Certo gli sarà stata bastante scorta la propria
-intelligenza ad accorgersi, come allorquando Ivanhoe cadde stremo per
-le ferite, e parve abbandonato da ognuno, Rebecca dovesse aver ottenuto
-per sua filiale insistenza dal padre, ch'ei facesse trasportare il
-giovine guerriero in quella casa del sobborgo di Ashby, ov'era la
-temporanea dimora di quest'Ebreo.
-
-E tale insistenza di Rebecca diveniva necessaria, non perchè Isacco
-fosse privo di umanità e di sensi di gratitudine, ma per l'ostacolo che
-a tale desiderio della figlia opponeano nel cuore di lui gli scrupoli e
-i pregiudizi della sua perseguitata nazione.
-
-«Beato Abramo!» ei sclamava; «intendo bene ch'è un giovane pien di
-merito, e mi spezza il cuore a vederne sgorgare il sangue che gli lorda
-quella casacca sì ben ricamata, quel giustacuore di finissimo panno!
-Ma trasportarlo in casa nostra! vi hai ben pensato, mia figlia? Egli
-è cristiano, e la nostra legge non ci permette avere corrispondenze nè
-con Cristiani nè con Gentili se non se per affari sol di commercio.»
-
-«Non parlate così, padre mio,» rispose Rebecca: «egli è vero che non
-dobbiamo collegarci ad essi ne' piaceri de' banchetti, ma feriti o
-infelici, qualunque religione professino, tutti gli uomini ne divengon
-fratelli.»
-
-«Mi piacerebbe sapere come la pensi a tale proposito il rabbino Giacob
-ben Tudela. Non quindi è giusto che un sì valoroso giovane perisca per
-mancanza di chi lo soccorra. Seth e Ruben non hanno che a trasportarlo
-ad Ashby.»
-
-«Lo mettano nella mia lettica, o mio padre; io cavalcherò uno dei
-nostri palafreni.»
-
-«Ciò sarebbe un troppo esporti ai profani sguardi de' figli d'Ismael e
-d'Edom» soggiunse Isacco a bassa voce e con aria inquieta, guardando da
-ogni lato all'intorno di sè. Ma Rebecca in questo intervallo facea che
-si desse compimento a quanto avea compassionevolmente avvisato, nè dava
-retta alle obbiezioni del padre, allorchè questi, traendola leggermente
-per la manica della veste, soggiunse con voce ancor più sommessa: «Per
-la barba d'Aronne! E se questo prode giovane venisse a morire nella
-nostra abitazione, non ne butterebbero la colpa sopra di noi? Non
-andremmo a rischio di essere trucidati dal popolo?»
-
-«Non morirà, o padre» gli rispose Rebecca rispingendone lievemente
-la mano «non morirà, ammenochè noi non lo abbandonassimo, e allor sì
-saremmo rei della sua morte davanti a Dio e davanti agli uomini.»
-
-«Sì, mi è forza convenirne, ed ogni goccia di sangue che vedo stillar
-da quel corpo è come un bisante d'oro che uscisse della mia borsa. So
-che le lezioni di Miriam, figlia del rabbino Manasse di Bisanzio, che
-Dio ne abbia l'anima in paradiso, ti rendettero esperta nell'arte di
-guarire e di conoscere la virtù dell'erbe e la forza degli elissiri.
-Fa dunque come giudichi meglio. Tu sei un'eccellente figlia, una
-benedizione, una corona di gloria, un cantico d'allegrezza per me, per
-la mia casa e pel popolo di Dio.»
-
-I timori d'Isacco però non erano sì mal fondati, e l'atto benefico
-della giovane virtuosa nella tornata ad Ashby diede al Templario, che
-la vide su quel cammino, l'occasione di fisare su di lei i licenziosi
-suoi sguardi. L'uomo audace le passò due o tre volte dinanzi per meglio
-contemplarla, e concepì quell'ardore, quell'ammirazione, di cui vedemmo
-le conseguenze, allorquando il caso la trasse in potere di quell'uomo
-scevro d'ogni massima di virtù.
-
-Rebecca adunque non perdè un istante a far trasferire il ferito nel
-luogo di temporanea dimora del padre suo, ove esaminò ella stessa
-e curò colle proprie mani le piaghe d'Ivanhoe. I miei leggitori, e
-quelli soprattutto, alla cui giovinezza è più dilettevole la lettura
-de' romanzi di cavalleria, rammenteranno, come le donne in que'
-secoli, detti d'ignoranza, fossero sovente iniziate ne' misteri della
-chirurgia, e come tal galante cavaliere andasse non di rado debitore
-del suo risanamento alla donna avvenente, che gli imprimea poi una
-ferita più profonda nel cuore.
-
-Ma nel tempo di cui favelliamo, gli Ebrei d'entrambi i sessi
-possedevano e adoperavano in ogni ramo l'arte della medicina, ned eravi
-possente barone o anche monarca, il quale, infermo o ferito, sdegnasse
-fidar sè medesimo alla cura di qualche perita persona, comunque
-appartenesse a tal proscritta generazione. I Cristiani per la maggior
-parte credeano che i rabbini ebrei fossero profondamente versati nelle
-scienze occulte, e soprattutto nell'arte cabalistica, la quale traea
-nome ed origine dagli studi de' savi di Israele. Nè i rabbini medesimi
-si affaticavano a dismentire l'opinione delle nozioni soprannaturali
-supposte in essi, perchè tale idea nulla crescendo allo smodato odio
-giurato dai Cristiani contro di loro, diminuiva almeno il disprezzo che
-a questo odio andava congiunto. Uno stregone ebreo, un usuraio ebreo,
-potevano inspirare lo stesso orrore, ma non essere vilipesi egualmente.
-Egli è per altra parte credibile a chi osservi quai maravigliose
-cure vennero attribuite ai Giudei, che questi avessero in proprietà
-alcuni segreti di medicina particolari a loro, come parimente che
-fossero studiosissimi di tenerli occulti ai Cristiani presso i quali
-stanziavano.
-
-Istrutta adunque l'avvenente Rebecca in tutte le dottrine privilegiate
-della sua stirpe, ne profittò oltre quanto poteva aspettarsi, anche
-avuto riguardo e alla giovinezza e al sesso e al tempo in cui essa
-vivea. Le era stata maestra, nell'arte di guarire gl'infermi, una
-vecchia figlia di un rinomato dottore ebreo, la quale amava Rebecca
-siccome figlia, e la fe' partecipe di tutti i segreti ereditati dal
-padre. Il destino di Miriam fu essere sagrificata al fanatismo del
-secolo, ma i segreti di lei le sopravvissero nelle mani della sua degna
-discepola.
-
-Considerata parimente per sapere e per avvenenza Rebecca, ottenea
-rispetto ed ammirazione da' suoi confratelli, che la avevano in
-concetto d'una di quelle femmine favorite da Dio, delle quali fa
-menzione la Storia Santa; e il medesimo Isacco, in parte per un
-riguardo a sì fatte prerogative, e cedendo in parte a tenerezza
-paterna, che non avea limiti in esso, le concedeva maggior libertà
-di quanta ne dessero alle persone di quel sesso le israelitiche
-consuetudini; e già abbiam veduto s'ei si lasciasse guidare
-dall'opinion della figlia sino a sagrificarle la propria.
-
-Allorchè Ivanhoe giunse all'abitazione d'Isacco, era tuttavia privo
-di conoscenza, e ne fu cagione la grande perdita di sangue che aveva
-fatta. Rebecca, dopo applicati sulle ferite i farmaci che stimava
-opportuni a guarirle, annunziò al padre, come stando lontano dal
-malato la febbre, il che potea sperarsi, pel molto sangue uscitone
-dal corpo, nulla avrebbe dovuto temersi per la vita di lui, e che
-non eravi pericolo nel trasportarlo a York il dì successivo. A tal
-notizia impallidì un istante Isacco, la cui carità sarebbesi volentieri
-limitata a lasciare il ferito nella casa ove trovavasi ad Ashby, ed a
-raccomandarlo con promessa di rimborsare le necessarie spese all'Ebreo
-proprietario dell'abitazione medesima. Ma a dissuaderlo da questo
-divisamento molte ragioni adoperò Rebecca, due delle quali citeremo
-soltanto, siccome quelle che parvero di maggior valore al padre di
-lei. L'una ch'ella non si sarebbe avventurata a confidare nè manco
-ad un individuo della propria tribù quell'ampolla ove racchiudeasi il
-balsamo necessario a compiere la sospirata guarigione, e ciò per tema
-ch'altri arrivasse a sorprendere il segreto del modo ond'era formato
-lo stesso farmaco. La seconda ragione poi ella deducea dall'essere
-Wilfrid d'Ivanhoe il favorito di Riccardo-Cuor-di-Leone, di cui si
-vociferava probabile il ritorno nell'Inghilterra; ritorno da temersi
-per Isacco, al qual poteva essere apposto a colpa l'avere somministrate
-somme ragguardevoli al principe Giovanni, nell'atto che di tai somme
-lo stesso principe si valeva a macchinare ribellione. Con tal vista gli
-era utile il procacciarsi nello stesso Ivanhoe un valevole avvocato ed
-intercessore presso il Monarca.
-
-«È vero, è conforme a ragione quanto mi dici, o Rebecca» le disse il
-padre cedendo alla forza di sì fatti argomenti. «Offenderebbe lo stesso
-Dio chi avventurasse a rischio i segreti della beata Miriam; perchè i
-beni conceduti da Dio non vogliono inconsideratamente esser buttati in
-altre mani, sian poi tali doni marchi d'oro o d'argento, o veramente
-nozioni misteriose e segrete. Gli è un debito il lasciarne depositarii
-coloro che li ricevettero dalla Provvidenza. E quanto all'uomo che
-i Nazareni chiamano col nome di _Cuor di Leone_, vedo anch'io come
-sarebbe meglio per me cader fra le branche d'un leon d'Idumea che nelle
-sue, se mai gli giugnessero a saputa i negozi che ho fatti con suo
-fratello. Do quindi ascolto agli avvisi tuoi, o mia figlia; e il _bravo
-giovine_ (chè l'Ebreo si era avvezzato ad indicare con tal predicato
-Ivanhoe sin da' primi fatti della giostra d'Ashby) venga con noi ad
-York, e la nostra casa sarà la sua finch'egli sia affatto risanato
-dalle riportate ferite; e se _Cuor di Leone_ torna in questi paesi,
-come qualcuno va divulgando, il _bravo giovine_ diverrà per me un muro
-di difesa contra la collera del Re. Se poi non torna, lo stesso _bravo
-giovine_ verrà nonostante in essere di rimborsarmi delle mie spese,
-tosto che avrà guadagnato qualche buono spoglio colla punta della
-sua sciabola o della sua lancia, come ha fatto ieri ed oggi, poichè
-questo giovine è un _bravo giovine_, fedele alle sue obbligazioni,
-e puntuale a dato giorno, a data ora; restituisce quanto ha preso in
-prestito, paga quello che deve di più, soccorre l'Israelita, se lo vede
-pericolante fra gli agguati de' ladri e de' figli di Belial.»
-
-Fu solamente sul far della sera che Ivanhoe ricuperò l'uso de' sensi.
-Uscito allora come di profondo sonno, lo spirito di lui giaceva in
-quella letargia, in quella confusione, che sono effetto ordinario dello
-stato cui era ridotto. La sua mente non gli valse per qualche tempo a
-raccozzare le circostanze che avevano preceduto il suo svenire nella
-lizza, ned a seguire la concatenazione di quegli avvenimenti ne' quali
-aveva egli avuta sì gran parte il dì innanzi. Alla molesta sensazione
-che gli cagionavano le ferite, la debolezza, lo stremo di tutte le sue
-facoltà fisiche e morali, mesceasi una confusa rimembranza di pugne,
-di colpi dati e ricevuti. Vedea cavalli far impeto gli uni contra gli
-altri, scontrarsi, rovesciarsi; udia scricchiolar d'armi, gridar di
-combattenti, tumultuar di battaglia. Tentò uno sforzo per allontanare
-la cortina del letto ove lo avevano collocato, e vi riuscì benchè non
-senza provare difficoltà.
-
-Stupì grandemente trovandosi in un appartamento fregiato sì di
-ricchissime suppellettili, ma tutte di foggia orientale, e ove tenean
-luogo di seggiole i cuscini; talchè per un istante credè esser stato
-trasportato nel durare del suo letargo in terra di Palestina. Nè a
-guarirlo da sì fatta illusione contribuì, come ognun s'immagina, il
-vedersi comparire innanzi, movendo circospetti passi, una giovine donna
-posta in tal sontuosa acconciatura che annunziava le usanze di vestire
-asiatiche anzichè le europee, e seguita da un'ancella di colore che
-traeva affatto al nero.
-
-Fu questa una specie di visione agli occhi del cavaliere ferito, che
-stava per indirigere alcuni accenti alla comparsagli fata, allorchè
-questa s'appressò un dito al vezzoso labbro, come chi raccomanda
-il silenzio. Poichè l'ancella ebbe scoperto il fianco d'Ivanhoe, la
-leggiadra Israelita scorse con molto giubilo dallo stato della piaga,
-che le proprie cure non sarebbero tornate inefficaci. Adempiè quel
-ministerio la gentil medichessa con tal modestia e semplicità, piena
-di grazia e decoro, che anche a secolo più ingentilito niuno avrebbe
-ravvisato in tutto quanto ella fece cosa disdicevole a donna la più
-dilicata. In quell'atteggiamento, la vista di leggiadra e ufiziosa
-giovinetta china sul letto di persona di sesso diverso per medicarne
-le piaghe, non era la cosa che più si conciliasse ammirazione; perchè
-tale idea, pur essa gradevole, si dileguava all'offerirsi piuttosto
-l'altra d'un ente benefico inteso ad alleviare il dolore e a far fronte
-ai colpi minacciati da morte. Rebecca diede alcune brevi istruzioni in
-lingua ebraica a quella vecchia fantesca, la quale avvezza a servire in
-tali ufizi la sua padrona, le adempiè scrupolosamente e tantosto.
-
-Gli accenti di strana lingua sonano aspri il più delle volte
-all'orecchio di tale che non li comprenda; pure usciti dalle belle
-labbra di Rebecca, produssero quel magico effetto che l'immaginazione
-attribuisce agli incanti di fata benefica. Certamente que' detti furono
-inintelligibili per Ivanhoe; ma la voce soavissima che li modulava,
-lo sguardo tutto spirante affetto da cui erano accompagnati, li
-rendevano commoventi e sino al cuore li conduceano. Non osando una sola
-interrogazione, Ivanhoe lasciò ch'ella terminasse tutto quanto spettava
-al pietoso ufizio da lei assuntosi, e solo allorchè dopo le largitegli
-cure la vide in procinto d'allontanarsi, si risolvette a volgerle il
-discorso.
-
-«Giovane e vaga donzella» le diss'egli in arabo, poichè tal idioma
-aveva imparato nell'Oriente, e la foggia del vestir di Rebecca dava
-a credere ch'ella il dovesse conoscere «quanto io mi sia grato a tal
-cure, e...»
-
-Ma lo interruppe quell'avvenente discepola d'Esculapio. «Ser cavaliere,
-io parlo l'inglese, e nacqui nell'Inghilterra; benchè il mio abito e
-la mia famiglia appartengano ad altra contrada.» E in pronunziando sì
-fatti accenti, un lieve sorriso diè per pochi istanti a quella vaga
-forma uno spicco di men solito genere, perchè l'espressione d'ordinario
-ne era seria e piuttosto volta al patetico.
-
- [Illustrazione: _Nè diremo già che prima gli occhi d'Ivanhoe
- esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari
- pregi di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom
- giovane._ pag. 245.]
-
-«Nobil fanciulla» ripigliò a dire Ivanhoe; ma per la seconda volta
-Rebecca s'affrettò ad interromperlo.
-
-«Risparmiate anche il titolo di nobile, ser cavaliere. Gli è meglio
-sappiate da me a dirittura come la persona da cui ricevete or qualche
-assistenza, non è altro che una povera Ebrea, non è altro che la
-figlia d'Isacco d'York, a voi debitore non ha molto di servigi i più
-segnalati. Ogni giustizia volea che in tale momento la sua famiglia vi
-porgesse quanti soccorsi il presente vostro stato domanda.»
-
-Sarebbe difficile l'assegnare fin quanto, prima di un tale
-schiarimento, avrebbero innoltrata breccia nel cuore del cavaliere,
-che stava in estasi contemplandoli, gl'incanti del volto e gli occhi
-nerissimi di Rebecca, occhi il cui splendore moderavano solamente
-le lunghe ciglia fattesi lor velo, occhi e ciglia che ad un cantor
-di ballate avrebber suggerita l'immagine della stella della sera
-allorchè dardeggia i suoi raggi per mezzo a un boschetto di gelsomini.
-Ma le massime cattoliche prevalevano troppo in Ivanhoe per non farsi
-perfin più forti de' vezzi della bellissima Ebrea; cosa prevedutasi
-da Rebecca, la quale per ciò solo fu frettolosa di dargli a conoscere
-il proprio nome, e la classe cui appartenevano ella e suo padre.
-Ciò nondimeno l'avvenente e saggia figlia d'Isacco era donna, nè
-immune dalle fralezze di tutti i mortali; non potè quindi rattenere
-un sospiro in veggendo il cambiamento surto d'improvviso fra gli
-sguardi d'ammirazion rispettosa, nè affatto disgiunta da tenerezza,
-che dianzi tenea fisi Ivanhoe sopra la sua sconosciuta benefattrice,
-ed una fisonomia fattasi fredda, addiacciata, in cui leggeasi una
-gratitudine figlia del dovere, e leggeasi ad un tempo la fatica di
-tributarla, perchè ne era divenuta scopo tal persona spettante ad una
-progenie vilipesa e proscritta, di cui persino i servigi contro cuore
-erano accolti. Nè direm già che prima gli occhi d'Ivanhoe esprimessero
-sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari pregi di avvenenza
-giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane; ma non quindi meno
-dovette essere trafitto il cuore della infelice Rebecca nell'avvedersi
-come un solo accento le toglieva un tributo, a cui, nè crediam lo
-ignorasse, ella avrebbe avuto diritto sol che non fosse nata in tal
-ordine di società, ove nè chi avea tale diritto potea farlo valere, nè
-altri riconoscerlo senza assoggettarsi ad un'infamia decretata dalle
-opinioni pregiudicate di quell'età.
-
-Pur tanta era in essa rettitudine d'ingegno e bontà d'animo, che
-non fe' delitto ad Ivanhoe di partecipare alle massime generali del
-secolo benchè viziate e ad un mal inteso zelo della religione ch'ei
-professava. Al contrario, comunque convinta da sgradevole evidenza,
-che il suo infermo la riguardava soltanto come persona del novero
-d'una schiatta colpita dalla maledizione di Dio, nè degna d'aver con
-essa maggior avvicinamento di quanto sola necessità indispensabile
-comandasse, non si ristette dal largheggiargli di cure le più solerti
-ed assidue. Venuta al momento di annunziargli il dovere in cui si
-trovava il padre di lei, Isacco, di condursi a York, e del disegno loro
-di farlo trasportare in propria casa, e tenerlo ivi fino al perfetto
-risanamento di sue ferite, Ivanhoe si mostrò restio a simile proposta,
-colorando la renitenza d'un desiderio di non arrecare più lungo
-incomodo a persone sì benefiche a suo riguardo.
-
-«Non potrebbe» chiedeva egli «trovarsi ne' dintorni d'Ashby un qualche
-_franklin_ Sassone, o vero sia facoltoso contadino, che acconsentisse
-a darmi ricetto in sua casa, sintantochè io fossi un'altra volta in
-istato di addossar l'armi? Non un convento che mi ricevesse? In somma,
-non v'ha alcun modo di trasportarmi a Bourton, ove non dubito esser
-bene accolto da Waltheof, abate di san Vitoldo, e mio parente?»
-
-«Il vedo bene» rispose Rebecca con mesto sorriso «il vedo bene che la
-più miserabile fra le capanne sarebbe a voi soggiorno più gradito della
-casa d'uno spregevole Ebreo. Ma vi avverto, ser cavaliere: voi non
-potreste cambiare d'alloggiamento senza licenziare il vostro medico; e
-se la nostra nazione è ignara nell'arte delle battaglie, è altrettanto
-esperta nel curare le ferite che ne derivano. Soprattutto la nostra
-famiglia possede segreti farmaci, privilegio di pochi individui,
-anzi d'un solo in linea di eredità fin dai tempi di Salomone; e se
-sieno efficaci voi lo provaste. Non troverete in tutta quanta la
-Gran-Brettagna un sol chirurgo nazareno.... oh perdonate! cristiano,
-che possa condurvi al momento d'imbracciar corazza entro una durata di
-tempo minore di quattro mesi.»
-
-«E qual tempo vi assumereste voi al compimento della cura?» rispose
-Ivanhoe con tuon d'impazienza.
-
-«Otto giorni se vi abbandonate affatto alle mie premure.»
-
-«Per la santa Vergine! se non è peccato il pronunziare questo nome
-in tal luogo, venimmo a' tempi, che chiunque sia buon cavaliere dee
-bramare tostamente di mettersi in sella. Giovinetta, se mi tenete la
-vostra parola, vi farò dono di quest'elmo pieno di bisanti appena avrò
-potuto procurarmeli.»
-
-«Ve la terrò e voi brandirete la spada d'oggi a otto giorni, ma invece
-del danaro che mi promettete vi vorrei propenso a concedermi un altro
-dono.»
-
-«E qual può essere? Parlate. Se sarà dono di tal natura, che un
-cavaliere cristiano possa concederlo a persona di vostra nazione, la
-mia gratitudine e la mia soddisfazione nell'appagarvi andranno del
-pari.»
-
-«Di credere per l'avvenire, che un Ebreo può prestar servigio a un
-Cristiano senza aspettarsi d'altra ricompensa fuorchè la benedizione
-del padre comune di tutti gli uomini e giudei, e cristiani, e gentili.»
-
-«Sarebbe una malvagità, o giovinetta, il dubitarne. Dunque tutto io mi
-riprometto dal vostro sapere, da cui spero fra otto giorni la facoltà
-di addossare nuovamente la mia armatura. Ora permettetemi chiedervi
-alcune notizie. Che accadde del nobile Sassone Cedric? che della sua
-comitiva e dell'amabile persona....» Qui s'arrestò un istante per
-cercare una circollocuzione, pavido di profanare il nome di Rowena col
-pronunziarlo in una casa d'Ebrei «dell'amabil persona... nominata la
-Regina del torneo?»
-
-«E da voi scelta a questa dignità, ser Cavaliere, con tal discernimento
-che non si fe' ammirar meno del vostro valore.»
-
-Il sangue che Ivanhoe aveva perduto non impedì che non gli si facesser
-lievemente rosse le guance, accorgendosi di aver senza volerlo palesato
-l'affetto che nudria ver lady Rowena collo studio medesimo adoperato a
-nasconderlo.
-
-«Io pensava or forse.... meno a parlar di lei che del principe
-Giovanni. Ma andava chiedendo contezza di tutti quelli che erano con
-Cedric. Anche del mio fido scudiere vorrei saper qualche cosa. Perchè
-nol trovo presso di me?»
-
-«Permettetemi» soggiunse Rebecca «di far valere l'autorità che è in
-un medico per prescrivervi il silenzio e la necessità di allontanare
-da voi tutte le considerazioni che potessero agitare l'animo vostro,
-mentre io vi appagherò dandovi conto delle cose che bramate sapere.
-Il principe Giovanni di repente impose fine al torneo, e si trasferì
-in gran fretta a York, accompagnato da' nobili, da' cavalieri e
-dagli ecclesiastici che lo favoreggiano, non tanto presto però da non
-procacciarsi prima, o per amore o per forza, quanto danaro potè da
-coloro che or vengono riguardati siccome i ricchi della terra. Dicesi
-suo divisamento impadronirsi della corona fraterna.»
-
-«Della corona di Riccardo!» Ivanhoe sclamò, facendo uno sforzo per
-sollevarsi. «Ciò non accadrà se prima non si rompa una lancia in difesa
-di lui, non vi fosse che un solo suddito fedele nell'Inghilterra. Io
-sfiderò il più valoroso de' campioni di Giovanni, e se non gli basta,
-ne affronterò anche due in campo chiuso.»
-
-«Ma per venire in istato di farlo» disse Rebecca toccandogli
-leggermente la spalla «vi è d'uopo stare alle mie prescrizioni, prima
-delle quali fu evitare ogni agitazione d'animo.»
-
-«Avete ragione, o giovinetta; mi terrò tranquillo fin dove il
-permettono i tempi a cui pervenimmo. Datemi ora novelle di Cedric e
-della sua comitiva.»
-
-«Vi narrerò quanto ne seppi dall'intendente dello stesso Cedric, venuto
-momenti sono a domandare con gran premura a mio padre il prezzo di
-lane vendutegli. Cedric e Atelstano di Coningsburgo dopo aver ceduto ai
-replicati inviti del Principe che li convitò, ne abbandonarono di assai
-mal umore il palagio. Ora stanno in procinto di restituirsi alle case
-loro.»
-
-«Qualche persona d'altro sesso gli accompagnò andando dal principe?»
-
-«Lady Rowena non assistè al banchetto» disse Rebecca, la cui risposta
-superò in esattezza l'interrogazione d'Ivanhoe «e da quanto seppi dallo
-stesso intendente tornerà a Rotherwood col suo tutore Cedric. Venendo
-al fido vostro scudiere Gurth....»
-
-«Che ascolto?» esclamò Ivanhoe. «Voi ne sapete il nome!... Ah
-sì, dovete saperlo, ei ricevette dalla generosa vostra mano cento
-zecchini.»
-
-«Vi prego non parlare di ciò. Ben mi avvedo come talora la lingua
-esprima le cose che il cuore vorrebbe nascondere.»
-
-«Il mio onore però vuole ch'io rimborsi vostro padre di questa somma»
-disse Ivanhoe con serio tuono.
-
-«Da qui ad otto giorni farete quanto vi piacerà; ma sino a quel
-punto non pensate ad altro, ve ne prego, che ad affrettare la vostra
-guarigione.»
-
-«Sia il voler vostro, eccellente fanciulla, diverrei un ingrato, se ad
-esso non mi conformassi. Ma torniamo al mio povero Gurth, e cesso dal
-farvi interrogazioni.»
-
-«Spiacemi il dover annunziarvi com'ei si trovi fra' ceppi per ordine
-dello stesso Cedric. Ma» soggiunse ella tosto accorgendosi del dolore
-che sì fatto annunzio destava nell'animo del suo infermo «l'intendente
-Osvaldo nel narrarmi ciò aggiunse altre cose intorno la fedeltà
-di questo servo e l'affetto in cui lo teneva Cedric; tal disgrazia
-momentanea essere sol derivata a Gurth da un eccesso d'amore verso il
-figlio del padrone medesimo, colpa che non avrebbe tardato ad ottenere
-perdono da Cedric, se non fossero sopraggiunte nuove circostanze ad
-aumentare in questo il mal umore; ed a qualunque evento, e se non cede
-lo sdegno nel padrone, conchiuse dandomi tal certezza l'intendente,
-i colleghi di Gurth e soprattutto il gioviale Wamba, s'erano assunti
-d'agevolargli qualche modo di fuga lungo la strada.»
-
-«Il cielo secondi le loro intenzioni! Par mio destino il portar
-disgrazia a tutti coloro che dimostrano premura ed affetto per me. Il
-mio monarca mi ha onorato e distinto, ed ecco il suo fratello che si
-arma per contendergli la corona. Il rispetto che ho dato a divedere per
-una donna, onor del suo sesso, le ha fruttato molestie e in tal qual
-modo l'ha compromessa. Un fedel servo si è avventurato per soverchio
-zelo ed amore alla mia persona; corre rischio di divenir vittima della
-collera di mio padre. Voi vedete quindi, o giovinetta, qual maligna
-stella sovrasta all'infelice cui soccorrete. Che non v'affrettate a
-lasciarlo in preda del suo maligno destino per tema di parteciparne voi
-pure?»
-
-«Lo stato di cordoglio e di spossatezza in cui siete, vi fa
-interpretare troppo svantaggiosamente i disegni della Providenza. Io
-vedo sotto ben altro aspetto le cose. Voi foste restituito alla patria
-vostra, allorchè ella avea istantaneo bisogno d'un cuor leale e d'un
-braccio valoroso; voi umiliaste, quand'era andata fuor d'ogni limite,
-la baldanza de' nemici di voi e del vostro Re. Finalmente vedete
-come l'Eterno vi ha fatto trovare sin nell'ordine di persone il più
-spregevole agli occhi vostri una mano capace di ritornarvi a salute.
-Prendete dunque coraggio, e tutto sperate dal cielo, che sembra aver
-serbato il vostro braccio a giovare con qualche alta impresa la patria.
-Addio. Dopo bevuto il liquore che sto per inviarvi, procurate di
-gustare qualche riposo, a voi necessario per sopportar meglio domani i
-travagli del viaggio.»
-
-Tai ragionamenti persuasero Ivanhoe che poco dopo bevè la pozione
-calmante e narcotica apprestatagli dalla Israelita avvenente, e n'ebbe
-conforto d'un sonno placidissimo e non interrotto, onde la sua pietosa
-assistente, non trovando alla domane alcun sintomo di febbre in lui,
-giudicò che poteva essere trasportato senza tema d'alcun pericolo.
-
-Venne collocato nella lettica medesima entro cui lo ricondussero
-dal torneo, nè si trascurò sollecitudine atta a rendergli più agiato
-un tal viaggio. Non vi fu che una cosa sola non potutasi vincere da
-Rebecca a pro dell'infermo. Isacco, simile al viaggiatore arricchito
-di Giovenale, avea sempre dinanzi agli occhi la paura de' ladri,
-consapevole per altra parte che fossero Normanni o Sassoni, cavalieri
-o scorridori, niuna di queste classi o schiatta si facea scrupolo
-dispogliarlo. Impiegando però quanta giornata potea nel cammino,
-brevi e poche pause ei concedeva alle bestie e a chi le governava, cui
-mancavano quasi gl'istanti di prendere un poco di nutrimento. Tal fu la
-cagione per cui si trovò molto innanzi a Cedric e ad Atelstano, partiti
-bensì nello stesso tempo di lui, ma che aveano fatta quella lunga
-fermata da noi descritta al convento di san Vittoldo. Nondimeno, o ne
-avesse merito il balsamo della dotta Miriam, o vero la robusta tempera
-d'Ivanhoe, non derivò da questo sforzato cammino alcuno di quegli
-inconvenienti che per la salute del ferito avea temuti Rebecca.
-
-Fors'anche altri motivi segreti avea l'impazienza che facea Isacco
-tanto sollecito di accelerare il viaggio. Gli è certo che questa
-diede ben presto origine a dispareri tra lui e gli uomini da esso
-noleggiati per servirgli di scorta. Essi erano Sassoni, tenerissimi
-quindi del buon desco e di tutte le loro comodità, com'era l'usanza
-del paese, usanza che lor meritò dai Normanni gl'ingiuriosi titoli
-d'infingardi e ghiottoni. Se aveano acconsentito prestar servigio
-all'Ebreo facoltoso, fu colla speranza di vivere a spese sue lungo
-tempo; e sol quando s'accorsero com'ei volea correr tanto, conobbero
-d'avere sbagliati i propri conti. Cominciarono quindi a diffondersi in
-rimostranze sul danno che da tal modo di viaggiare sofferivano le loro
-bestie; ma parlavano ad un sordo nel presentarle ad Isacco. Vi fu in
-oltre caldissima disputa tra lui ed essi intorno la quantità di birra e
-vino che pretendevano a ciascun pasto. Da tutte le ridette circostanze
-divenne che all'approssimarsi del pericolo il più paventato da Isacco,
-ei si vide abbandonato dai malcontenti mercenari, sulla cui protezione
-avea fondato speranze dopo essersene sì male assicurata la fedeltà[43].
-
-Così trovavasi derelitto in mezzo alla selva colla sua figlia e
-coll'infermo, allorchè si scontrarono in lui Cedric e Atelstano come
-vedemmo, e vedemmo parimente in qual guisa le due congiunte brigate
-cadessero in potere di Bracy e de' confederati di Bracy. Niuno de'
-supposti masnadieri pose grande attenzione alla lettica, che fors'anche
-avrebbero lasciata ove la trovarono, se non era la curiosità di Bracy,
-il quale non aveva anche riconosciuta lady Rowena, coperta da un
-velo assai fitto. Egli suppose pertanto che potesse entro la lettica
-starsi la donna divenutagli scopo d'impresa sì perigliosa. S'affrettò
-quindi ad aprire la ridetta lettica, nè poco fu la sua maraviglia
-allo scorgere il ferito cavaliere, che credendosi caduto fra le mani
-di sassoni scorridori, presso i quali l'essere conosciuto per quel
-ch'egli era divenisse salvaguardia così per sè come per gli altri suoi
-compagni, si annunziò per Wilfrid d'Ivanhoe tostamente.
-
-Anche in mezzo alla leggerezza e agli sregolamenti della sua vita,
-Bracy avea sempre conservato qualche principio di onore cavalleresco.
-Non solamente quindi non venne ad alcuna estremità contro l'uomo in
-cui temea giustamente il proprio rivale, e privo allora d'ogni difesa,
-ma si astenne accuratamente dal far partecipe della sua scoperta
-Frondeboeuf, il quale al certo non si sarebbe ristato per riguardi
-dall'uccidere immantinente colui che potea disputargli la signoria
-d'Ivanhoe. Non quindi però Bracy si avvisava di restituire a libertà
-un rivale preferito da lady Rowena come troppo il davano a credere gli
-avvenimenti del torneo, e come d'altra parte ei non doveva ignorare,
-per essere cosa generalmente notoria, il bando che a cagione di
-questo amore avea sofferto dal paterno tetto Wilfrid; chè l'usare sì
-nobilmente con un tale emulo era sforzo superiore alla generosità di
-Bracy, il quale prese quindi un temperamento di mezzo fra il bene ed
-il male, cosa unica di cui si sentisse capace. Pose adunque due de'
-suoi scudieri a ciascuna banda della lettica, ordinando loro di non
-permettere a chicchessia d'avvicinarvisi. Giusta le istruzioni che
-trasmise ai medesimi doveano rispondere a qualunque interrogazione
-venisse lor mossa, quella essere la lettica di lady Rowena, ove aveano
-collocato un proprio compagno ferito. Giunti a Torquilstone, e nel
-tempo che il signor della rocca e il Templario pensavano unicamente a
-mettere in opera i concetti divisamenti, l'un contra l'Ebreo, l'altro
-ver la figlia dell'Ebreo, gli scudieri di Bracy trasferirono Ivanhoe in
-un appartamento separato della rocca, continuando a farlo credere un
-lor compagno. E tal menzogna volsero anche in propria scusa, allorchè
-Frondeboeuf fin ne' primi momenti di agitazione che seguirono l'udito
-squillo del corno e la disfida degli assedianti, si mise in ronda
-attorno al castello, e giunto al luogo ove stavano il ferito e coloro
-che il custodivano, rampognò questi perchè non s'erano tosto condotti
-sopra i bastioni appena dato il segnal dell'allarme.
-
-«Un compagno ferito!» sclamò egli con accento di collera ad un tempo e
-di sorpresa. «Non maraviglio ora, se bande di villani e di scorridori
-ardiscono mettere assedio ai castelli, poichè coloro che li dovrebbero
-difendere si son dati al mestier d'infermieri. Su i bastioni,
-sciaurati! su i bastioni! o v'ammaccherò l'ossa a furia di piattonate.»
-
-Gli scudieri di Bracy gli risposero con fermezza «niuna cosa desiderar
-eglino tanto siccome l'unirsi agli altri nella difesa della rocca
-assediata; essere però importante, ch'ei, Frondeboeuf, s'incaricasse di
-scusarli presso il loro padrone, da cui solo aveano ricevuto il comando
-di prestare assistenza a quel moribondo.»
-
-«Che moribondo?» sclamò il brutal castellano. «Fra poco sarem moribondi
-tutti, vel prometto io, se si continua a dormire così! Quanto al
-vostro infermo, non dubitate, ho chi vi solleverà da sì fatto incarico.
-Ulfrida, olà Ulfrida!» sclamò con voce da stentore «maladetta vecchia
-strega di sassone! Sei sorda del tutto? Vien qui presto. Abbi cura di
-questo infermo giacchè è detto che se ne debba aver cura. E voi pensate
-a far uso dell'armi. Eccovi due balestre. Correte ad una feritoia, ed
-ogni freccia che scoccherete trapassi il cuore d'un Sassone.»
-
-I due scudieri, che simili alla maggior parte de' lor colleghi,
-detestavano lo starsi senza far nulla, quanto amavan le pugne, si
-trasferirono giubilanti al posto ad essi indicato. Per tal modo
-trovatosi Ivanhoe affidato ad Ulfrida, o per dir meglio ad Ulrica,
-costei che avea sol voglia di nudrir la mente con immagini di
-risentimento e di vendetta, rassegnò l'impiego avuto presso il ferito a
-Rebecca.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXVIII.
-
- «Aggiugni quel veron. Come a te lice,
- «Quai del conflitto sian le sorti or guata.
- _Schiller._
-
-
-Gl'istanti del maggior pericolo sono sovente per l'uman cuore
-gl'istanti di aprirsi con maggior forza alla tenerezza e alla soavità
-degli affetti. Una agitazione se è troppo vivace ne mette in minor
-cautela su di noi medesimi, e ne astringe senza volerlo a palesare que'
-sensi, che in tempo di maggior calma avremmo almeno saputo nascondere,
-quand'anche ne fosse mancato vigore per allontanarli da noi. Trovatasi
-presso Ivanhoe Rebecca, maravigliò ella stessa del sentimento di
-piacere cui cedea in un momento che l'attorniavano pericoli per ogni
-dove, e poco dopo essersi quasi abbandonata alla necessità della
-disperazione. Avea sotto le dita il polso dell'infermo, e chiedendogli
-contezza di sua salute, gli accenti di lei spiravano tal che di
-patetico, da cui svelavasi come ella sentisse per Ivanhoe maggior
-premura di quanto avrebbe voluto confessare perfino a sè stessa. La
-mano le tremava, gli accenti le languivano le labbra, e solamente la
-richiamò alcun poco a sè medesima la fredda interrogazione del ferito:
-«Siete voi, giovinetta?» interrogazione onde fu obbligata a rammentare,
-che l'affetto impadronitosi dell'animo di lei nè era nè doveva essere
-corrisposto. Le sfuggì un sospiro che potea intendersi appena; poi
-le interrogazioni da esse indiritte al cavaliere sullo stato di sua
-salute presero il tuono tranquillo dell'amicizia. Ivanhoe le rispose
-di star meglio oltre quanto avrebbe osato sperare egli medesimo «e ne
-ringrazio» aggiunse «le vostre sollecitudini, o mia cara Rebecca.»
-
-«Ei mi nomina la sua cara Rebecca» ella diceva a sè stessa «ma d'un
-tuono freddo e indifferente, che mal s'accorda col significato di tali
-voci. Il suo cavallo di battaglia, il suo cane da caccia, gli stanno
-più a cuore della povera figlia di Israele, scopo soltanto del suo
-disprezzo!»
-
-«I patimenti fisici» continuò Ivanhoe «mi sono men duri da sopportare
-che le inquietudini dello spirito. Dai discorsi fatti da due armigeri
-rimasti finora presso di me, intesi com'io sia prigioniere; e nel
-cavaliere che li fece partire per dar opera a qualche fazion militare,
-scorsi il feroce Frondeboeuf; cosa da cui conchiudo trovarmi io nel
-castello di questo tiranno. Se ciò è, qual modo mi rimane a soccorrere
-lady Rowena e mio padre?»
-
-«Egli non parla nè d'Isacco nè della figlia d'Isacco» proseguì
-meditando Rebecca; «noi non teniamo parte veruna nei suoi pensieri. Il
-cielo mi punisce, e a ragione, d'aver volti i miei troppo a lungo sopra
-di lui.» Dopo essersi in cotal guisa accusata dinanzi a sè medesima,
-narrò ad Ivanhoe le particolarità ch'ella sapeva, vale a dire che
-Bois-Guilbert e Frondeboeuf comandavano nella rocca; che molta mano di
-nemici la circondava, che non le era noto quai fossero gli assedianti.
-Lo ragguagliò di più del sacerdote cristiano giunto nel castello, e che
-a quanto parea dovea essere meglio istrutto del modo in cui si stesser
-le cose.
-
-«Un sacerdote cristiano!» sclamò Ivanhoe. «Mi è d'uopo vederlo.
-Rebecca, fate ogni possibile per trovarlo, e condurlo alla mia
-presenza. Raccontategli come un uomo pericolosamente infermo ne implora
-spirituale soccorso, ovvero su di ciò ditegli quanto giudicate meglio,
-purch'io lo veda. Certamente è a me necessario il prendere o tentar
-di prendere una risoluzione; ma come il potrei ignorando quai cose
-succedano esternamente?»
-
-Rebecca, studiosa di compiacere Ivanhoe, si avventurò al tentativo,
-poi mandato a vuoto, come vedemmo, dal giugner d'Ulrica; giacchè e
-l'una e l'altra donna stavano in agguato per trarre a sè quando passava
-il supposto frate. La Israelita pertanto ritornando all'infermo gli
-annunziò il cattivo esito della tentata prova.
-
-Se la cosa spiacque ad Ivanhoe, non gli diede agio a fermar l'anima su
-tale rincrescimento il romore che da lungo tempo udivasi per tutto il
-castello, e che prodotto dagli apparecchi di difesa si fe' di repente
-più gagliardo cambiandosi in tumulto e clamori. Le frettolose pedate
-degli armigeri che correano su i bastoni faceano rintronare gli angusti
-anditi e le scale onde pervenivasi ai merli ed alle feritoie. A tale
-strepito aggiugneansi le voci de' cavalieri che eccitavano i soldati,
-indicando loro le cose da farsi; ma queste voci venivano spente il
-più delle volte dal fragor dell'armi e dalle grida di coloro cui
-venivano indiritti i comandi. Comunque terribile di per sè stessa una
-tale scena, le dava più orrido aspetto l'idea della successiva che
-da questa venia presagita, orrore non privo d'una certa sublimità di
-immaginazione, che anche in tai momenti sollevò la mente di Rebecca
-facile ad aprirsi alle grandi impressioni. In mezzo al pallor delle
-guance gli occhi le scintillavano, e scorgeasi nella voce di lei
-una mescolanza di tema e d'entusiasmo allorchè si diede a declamare,
-traducendolo al suo compagno, il versetto del sacro testo. «Si vedono
-sfavillar l'aste e gli scudi; s'odono il fischiar delle frecce,
-l'imperar dei duci, il gridar degli armati.»
-
-Ma Ivanhoe, simile al cavallo bellicoso rimembrato nel decorso
-di questo tratto sublime, fremea d'impazienza sulle ferite che il
-rattenevan supino, e ceduto avrebbe quanto egli avea sulla terra
-per partecipare ai combattimenti, che questi confusi strepiti
-prenunziavano.
-
-«Oh potess'io trascinarmi solamente a quella finestra!» egli esclamava.
-«Vedere almeno le nobili imprese di cui s'avvicina l'istante! Scoccare
-una freccia, sollevare un'azza, non fosse che per portare un sol colpo,
-ma che divenisse quello della nostra liberazione!... Inutili voti! Il
-mio corpo è spossato, siccome inerme è il mio braccio.»
-
-«Non ismaniate così nobile cavaliere» gli disse Rebecca. «Lo strepito
-d'improvviso ha cessato. Forse non si vien oltre alle mani.»
-
-«Voi non sapete nulla di tali cose!» le rispose con tuono d'impazienza
-il cavaliere. «Tale istante di taciturnità annunzia solamente che gli
-armigeri presero il luogo assegnato loro su i baluardi, annunzia che
-aspettano il momento dell'assalto. Quanto avevamo udito fin qui era
-unicamente il tuono foriero d'una procella lontana; è giunta l'ora
-che questa scoppierà in tutto l'apparato del suo furore.... Sì! gli è
-d'uopo ch'io tenti raggiugnere quella finestra.»
-
-«Oltrechè non vi riuscireste» rispose Rebecca «ne verrebbe un ritardo
-notabile alla vostra guarigione.» Poi non vedendo una miglior via
-di calmarne le smanie: «Mi vi collocherò io medesima» con fermezza
-soggiunse «e vi darò conto di tutte le cose che succedono al di fuori.»
-
-«Ciò non farete e ve lo proibisco» sclamò Ivanhoe con vivacità, «Ogni
-finestra, ogni apertura di questa rocca sarà d'ora innanzi scopo agli
-arcieri; e una freccia lanciata a caso....»
-
-«Verrebbe a tempo» disse con sommessa voce Rebecca, e saliva intanto i
-gradini che conducevano alla finestra.
-
-«Rebecca, mia cara Rebecca,» Ivanhoe continuò «non avvisaste mai questi
-essere passatempi da giovinetta. Non vi avventurate a ricevere qualche
-ferita e forse il colpo di morte. Vorreste voi procacciarmi l'eterno
-rimorso d'esserne stato io la cagione e che tal rimembranza avvelenasse
-il rimanente di que' giorni che voi m'avete salvati?... Almeno, se non
-posso smovervi dalla vostra idea, copritevi con quello scudo che la
-combinazione fa essere in questa stanza.»
-
-Si attenne a tal suggerimento Rebecca, la quale munitasi dello
-scudo indicatole da Ivanhoe si collocò alla finestra con sì fatto
-accorgimento, che senza correre molto pericolo potea osservare tutto
-quanto accadea, e rendere Ivanhoe consapevole degli apparecchi
-d'assalto che si faceano dagli assedianti; divisamento che la
-situazione medesima di quella stanza favoriva assaissimo. Posta ad un
-angolo del corpo principale di questo edifizio, e scopriva tutte quante
-le cose operate al di fuori, e dominava le difese esterne, contra cui
-pareano doversi indirigere i primi sforzi degli assalitori. Si stavano
-tai difese in un fortino, nè alto, nè ampio di soverchio, ed inteso
-ad assicurare la porta di soccorso d'onde Frondeboeuf diede uscita a
-Cedric. Una fossa separava dal castello questo fortino, talchè se il
-nemico si fosse anche impadronito di esso, non perciò diveniva padrone
-della rocca, essendo facile il torgli colla medesima ogni comunicazione
-abbattendo i panconcelli che faceano ufizio di ponte. Il portello
-d'onde usciasi dal fortino corrispondeva in dirittura alla porta di
-soccorso, cinto essendo di forti pallizzati tutto il lavoro. Dal numero
-d'uomini messi a difendere un tal punto Rebecca giudicò, che contr'esso
-principalmente gli assediati temessero l'impeto dei nemici, e in tal
-giudizio si confermava al vedere come il maggior nerbo delle truppe
-assedianti si fosse collocato rimpetto al fortino medesimo, che era
-omai cosa evidente divisar eglino prender d'assalto, e riguardarlo
-siccome quella mira da cui si ripromettevano speranza di migliore
-successo.
-
-La nostra Ebrea comunicò le osservazioni fatte ad Ivanhoe, non senza
-aggiugnere come un ragguardevole stuolo d'arcieri tenesse il lembo
-della foresta, non potersi però assegnarne il numero attesochè la
-maggior parte di essi gli alberi nascondevano.
-
-«Indicatemi sotto qual bandiera campeggino» soggiunse Ivanhoe.
-
-«Bandiera! non iscorgo nè bandiere, nè insegne.»
-
-«Non comprendo. Da quando mai s'è inteso dire, che uomini marcino
-contra un castello senza spiegare bandiera? Nè saprete almeno darmi
-qualche indizio su i capi della spedizione?»
-
-«La persona che si fa contraddistinguer dall'altre è un cavaliere
-coperto di negra armatura. Egli è il solo armato di tutto punto. A
-quanto sembra il rimanente di quelle schiere ne riceve i comandi.»
-
-«Scorgete voi quale stemma ne fregi lo scudo?»
-
-«Qualche cosa che somiglia ad una spranga di ferro e ad un catenaccio,
-e queste cose, s'io non erro, dipinte in azzurro sopra fondo nero.»
-
-«Spranghe di ferro e catenacci! Non conosco qual cavaliere possa
-portar tale stemma, e lo direi mio nello stato a cui mi vedo ridotto. E
-l'impresa?»
-
-«Come leggerla, se a questa distanza si discerne a fatica lo stemma, e
-ciò anche allora che lo scudo ripercuote i raggi del sole?»
-
-«Nè assolutamente vedete altri capi?»
-
-«Niuno da questa parte. Se ne troveranno forse dall'altra, perchè
-è credibile non essere il punto di castello ove guardiamo il sol
-bersaglio all'assalto. Ma eccoli che s'inoltrano.... Dio di Sion, ne
-proteggi! Quale spettacolo spaventoso! Coloro che marciano i primi si
-coprono di grandi scudi, e spingono innanzi una specie di muraglione
-fatto di tavole. Gli altri che li seguono dan volto agli archi, e
-adattano ad essi le frecce. Dio di Mosè, perdona alle creature che sono
-l'opera delle tue mani!»
-
-Ma ne fu interrotto il dire dall'acuto squillo de' corni sassoni,
-segnal dell'assalto, cui dall'alto de' baluardi risposero le trombe e
-i timballi normanni per provare ai nemici di non temerli. Aumentavano
-il tumulto le grida che venivano dalle opposte parti: _San Giorgio per
-l'Inghilterra!_ eran le voci che gli assalitori mettevano. _Innanzi
-Bracy! — Beauséant, Beauséant! — Frondeboeuf alla riscossa!_ gridavano
-tutti insieme, ciascuno a norma del capo che li guidava, i drappelli
-degli assediati.
-
-Ma la querela non era tale del certo da ristarsi in sole grida; e ai
-disperati sforzi degli avversari, gli assediati opposero una resistenza
-non men vigorosa. Gli arcieri, cacciatori di mestiere ed avvezzi quindi
-a ben valersi dell'arco ne' boschi, miravano con tanta aggiustatezza,
-che ciascuna apertura di muro ove qualche difensore si facea vedere,
-divenia bersaglio d'un nembo di frecce, delle quali ben poche andavan
-perdute: ognuna d'esse avea il suo destino, e le indirigeano ad ogni
-feritoia, ad ogni finestra, ove scorgevano nemici, o dove credevano
-possibile che se ne trovassero. Queste vigorose salve uccisero due
-o tre uomini della guarnigione, e molti ne ferirono. Ciò nullameno
-grandemente affidati nella bontà delle loro armature, e nel vantaggio
-di munita situazione, gli armigeri di Frondeboeuf e i loro confederati
-poneano nel difendersi un'ostinazione eguale all'accanimento degli
-assalitori, su i quali faceano piovere una continua grandine di pietre
-e frecce, e d'ogni genere d'attrezzi da gitto che danneggiavano gli
-assedianti più di quanto eglino, e peggio armati ed alla scoperta,
-potessero nuocere agli assediati. Il continuo fischiar delle frecce si
-udia meno, sol quando più forte era il gridare d'una delle due parti
-che avesse la peggio.
-
-«Ed io dovrò qui restarmi come un frate nel suo chiostro» sclamò
-Ivanhoe «intanto che gli altri risolvono la lotta da cui la mia libertà
-o la mia morte dipendono? Mia cara Rebecca, osservate anche una volta
-alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo. Osservate,
-e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.»
-
-Con un coraggio fattosi in lei più vigoroso dopo una preghiera ch'ella
-volse colla mente al cielo in questo breve intervallo, Rebecca tornò
-alla finestra, prendendo ogni possibile cautela onde quelli ch'eran di
-fuori non la scorgessero.
-
-«Ebbene! che vedete, o Rebecca?»
-
-«Non vedo che un nuvolo di frecce, tanto fitto che i miei occhi ne sono
-abbarbagliati e incapaci di discernere color che le scoccano.»
-
-«Non faranno nulla, se non cercano impossessarsi del castello a viva
-forza. Che giovano mai le frecce contra muraglie e baluardi di pietra?
-E il cavaliere che ha per suo stemma il catenaccio, come si conduce? Mi
-rileverebbe saperlo, perchè tal capitano, tai soldati.»
-
-«Nol vedo.»
-
-«Oh l'uomo vile che abbandona il governale all'infuriare della
-procella!»
-
-«No, non lo abbandona che in questo punto, lo vedo. Ei s'affretta con
-un corpo di truppe verso lo steccato esterno del fortino. — I piuoli
-e i palizzati son già abbattuti a colpi di azza. Il grande pennacchio
-nero del cavaliere sovrasta a tutti i capi de' suoi compagni. — Han
-fatta una breccia nello steccato esterno del fortino. — Vi corrono.
-— Ne son respinti. Frondeboeuf è capo de' difensori del fortino: lo
-ravviso alla statura sua gigantesca. — Gli assalitori tornano a far
-impeto. La breccia è assalita e difesa, corpo contra corpo, uom contra
-uomo. Dio di Giacobbe! qual lugubre spettacolo! Direbbersi due oceani
-infuriati che i venti spingono l'un contra l'altro.»
-
- [Illustrazione: _Mia cara Rebecca, osservate anche una volta
- alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo.
- Osservate, e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno._
- pag. 256.]
-
-Ella si ritirò un istante per dar qualche pausa ai suoi occhi non
-avvezzi a tali scene d'orrore.
-
-«Continuate ad osservare, o Rebecca» le disse Ivanhoe che prese
-equivoco sul motivo onde la giovane s'era ritratta. «Ora non correte
-più tanto pericolo, perchè si battono ad arme bianca, ed è quindi
-sminuito il lanciar delle frecce. Cara Rebecca, proseguite a darmi
-conto di quel che accade.»
-
-Rebecca tornò dunque a fisar su quel campo lo sguardo, e quasi tosto
-esclamò: «Santi profeti della legge! Frondeboeuf e il cavalier Nero,
-corpo a corpo combattono sulla breccia. Quai grida mandano i soldati
-di entrambi i capi! Par che aspettino da un tal duello l'esito della
-pugna. Il cielo protegga la causa dell'oppresso, dell'innocente!»
-— Mandò indi un gemito: «Egli è caduto» gridò. «Egli è prosteso sul
-suolo.»
-
-«Chi caduto?» chiese con enfasi Ivanhoe. «Per l'amor della santa
-Vergine, chi è prosteso sul suolo?»
-
-«Il cavalier Nero» rispose in tuon costernato Rebecca — ma non corse
-un istante che mettendo voci di giubilo esclamò: «Sia benedetto il
-Dio degli eserciti! Si rialza; è in piedi, combatte, e si direbbe che
-il suo braccio vale per venti uomini. — Dio! gli è andata in pezzi la
-sciabola. — Ha afferrata l'azza d'un soldato. Ha messo alle strette
-Frondeboeuf. — Gli mena colpi disperati. — Il gigante vacilla come una
-quercia sotto la scure del legnaiuolo. — È caduto! è caduto!»
-
-«Chi? Frondeboeuf?» gridò Ivanhoe.
-
-«Sì, Frondeboeuf. I suoi armigeri si affrettano per soccorrerlo. Li
-guida il Templario. — Conducono Frondeboeuf entro il castello. — Il
-guerrier Nero è costretto a fermarsi.»
-
-«Ma gli assedianti han già occupata la parte interna del palizzato?»
-
-«Vi sono, vi sono. Spingono i nemici contro gli ultimi steccati. —
-Piantano scale. — Scalano! Gli uni sugli omeri degli altri! Li direste
-uno sciame d'api. Dall'alto delle mura gettan sopra di loro sassi,
-travi, tronchi d'alberi. — Ad ogni ferito che vien portato via, un
-altro combattente ne prende il luogo. Onnipotente Iddio! creasti tu
-l'uomo a tua immagine, per vederlo distrutto dalle mani medesime de'
-suoi simili?»
-
-«Non pensate a ciò. Non è momento di abbandonarsi a tali meditazioni.
-Qual delle due parti ha il vantaggio?»
-
-«Le scale son rovesciate, coloro che le coprivano atterrati,
-conquassati, feriti. Il vantaggio è degli assediati.»
-
-«Per san Giorgio! e gli assedianti saranno vili a tal di fuggire?»
-
-«No, no: tornano valorosamente a far urto contro al nemico. Il cavalier
-Nero è sempre alla prima fila. S'accosta brandendo un'azza alla porta
-del fortino. — Udite che sorte di colpi egli mena? Sonan più forte che
-lo scricchiolar dell'armi e il gridare de' combattenti. Gli fan piover
-addosso e sassi e tronconi. Ma egli non mostra accorgersene, come se
-fossero piume o falde di neve.»
-
-«Per san Giovanni d'Acri!» disse Ivanhoe sollevando il corpo quanto il
-potè dal suo letto. «Non conosco in Inghilterra che un uomo solo capace
-di condursi in cotal guisa. Ah! perchè ora non m'è lecito secondarlo?»
-
-«La porta del fortino cede» disse Rebecca «è atterrata, vi si lanciano
-entro. Il fortino è in potere degli assedianti: o mio Dio! precipitano
-nella fossa coloro che lo custodivano. O uomini! se siete veramente
-uomini, risparmiate i vostri simili ridotti a tale di non si poter più
-difendere.»
-
-«Ma il ponte, il ponte che comunica col castello; gli assalitori ne
-sono essi i padroni?»
-
-«Il ponte è distrutto. Il Templario dopo essere rientrato nella rocca
-con alcuni uomini del suo seguito, ha ritirati i panconcelli di cui
-era formato. Udite voi queste grida? annunziano il destino degli
-infelici che non poterono tenergli dietro. Oimè! la vittoria offre uno
-spettacolo più dolente ancora della battaglia.»
-
-«Ditemi piuttosto che fanno ora. Osservate bene; non è in tali istanti
-che lo spargimento del sangue debba fare volgere gli occhi addietro.»
-
-«Ora non se ne sparge più» rispose Rebecca: «i nostri amici si
-muniscono di difesa nel conquistato fortino, ottimo asilo per essi
-contro le frecce degli assediati. Se questi ne scoccano a quando a
-quando qualcuna, gli è piuttosto a fine di mettere in inquietezza i
-vincitori, che colla speranza di nuocere a persone già assai coperte
-contra i lor dardi.»
-
-«Vorrei sperare che questi nostri soccorritori non tralasciassero
-un'impresa incominciata sì gloriosamente, e già coronata da un primo
-buon successo. Anzi ogni mia fiducia si riposa sul prode cavaliere,
-la cui azza ha atterrato Frondeboeuf, e rovesciata la portella del
-fortino. Non avrei creduto mai che vi fossero due uomini forniti di
-tanta forza e coraggio. Una spranga di ferro ed un catenaccio! A che
-mai si riferiscono tali emblemi? Nè vedete voi alcun altro segnale, che
-possa fornire nozioni più esatte sul cavalier Nero?»
-
-«No. Tutta l'armatura ne è bruna quanto l'ala d'un corvo. Niun altro
-esterno segno lo dà a conoscere. Ma dopo il vigore e la prodezza da
-lui sfoggiati nel durar della pugna, mi assumerei ravvisarlo fra
-mille guerrieri. Ei si lanciava in mezzo alla mischia colla calma
-onde lo avreste veduto sedersi a mensa. Quanto egli opera non può
-dirsi unicamente effetto di forza di corpo, perchè tutta la sua anima,
-tutte le sue facoltà fisiche e morali, sembrano raccogliersi in lui
-ad ogni colpo ch'ei vibra sull'inimico. Dio gli perdoni il sangue
-da lui versato! Egli è uno spettacolo terribile e sublime parimente
-da contemplarsi, come il braccio e il valor d'un sol uomo bastino a
-trionfare d'una moltitudine di nemici.»
-
-«Tai vostri accenti, o Rebecca, hanno dipinto un eroe. Credete pure
-che gli assalitori si giovano di tale pausa momentanea unicamente per
-mettersi in forze, e per apparecchiarsi a varcare la fossa. Sotto
-un tal duce, siccome quel che li guida, nè timore, nè pericoli li
-distorranno omai dal durare in nobilissima impresa, fatta più gloriosa
-dalle medesime difficoltà che la impacciano. Giuro per la sovrana de'
-miei pensieri, che sofferirei di buon grado dieci anni di cattività per
-combattere in tale occasione al fianco d'un cavaliere sì prode.»
-
-«Oimè!» soggiunse la giovane Israelita, che ritraendosi dalla finestra
-si avvicinò al letto dell'infermo. «Queste impazienti brame, questa
-sete di gloria per cui angosciate, questo sconforto prodotto in voi
-dallo stato di languor che vi prostra, sono altrettanti ritardi al
-vostro risanamento. E come potete voi pensare a portar ferite ad altri,
-se non sono per anco rimarginate quelle che riceveste?»
-
-«Non è di voi, o Rebecca, il comprendere quanto sia insopportabile cosa
-ad uomo nudrito nel vero spirito di cavalleria, il vedersi non men
-di un frate o di una donna condannato all'inerzia, e ciò allorquando
-vengono operati prodigi di valore pressochè al suo cospetto. L'amor
-delle pugne è l'essenza di nostra vita, e la polve sollevatasi
-dalle lizze è l'atmosfera entro cui respiriamo aere più libero. Non
-ne son cari i nostri giorni, non desideriamo serbarli se non se in
-contemplazione della gloria e della rinomanza che ce ne può derivare.
-Così vogliono, o giovinetta, le leggi della cavalleria, alle quali
-giurammo obbedire, alle quali sagrifichiamo di buon grado tutto quanto
-possiamo amare di più sulla terra.»
-
-«Oh! ditemi, prode cavaliere. Non sarebbe mai questo un sagrifizio
-fatto al demone della vanagloria, un olocausto che attraversa le fiamme
-per essere presentato a Moloch? Qual prezzo vi rimane finalmente del
-sangue sparso, delle fatiche e de' patimenti cui v'abbandonaste, delle
-lagrime che le vostre sublimi geste fecer versare, qual prezzo allorchè
-la morte rompendo la lancia al guerriero, il rinversa dal suo corridor
-di battaglia?»
-
-«Che ne rimane?» sclamò Ivanhoe. «Che ne rimane? La gloria, mia
-giovinetta, la gloria che a noi fregia meglio dell'oro le tombe, e
-immortali fa i nostri nomi.»
-
-«La gloria!» riprese a dire l'Ebrea. «Oimè! ella è un trofeo d'armi
-corrose dalla ruggine e appese al monumento sotto cui gli avanzi del
-guerriero riposano; ella è una iscrizione cancellata dal tempo, e
-che il più dotto fra i vostri monaci è appena capace di leggere al
-viaggiatore trattosi a contemplarla. Son forse bastanti simili premii
-a compensare il sagrifizio degli affetti i più teneri e le molestie di
-una vita trascorsa fra gli affanni per dispensare parimenti affanni ai
-suoi simili? I rozzi versi d'un bardo possono aver tanto vezzo ch'uomo
-immoli alla smania di meritarli i sentimenti più soavi della natura?
-La pace e la felicità dell'animo saran dunque contenti da desiderarsi
-meno che il divenir l'eroe d'alcuna ballata solita a cantarsi da
-girovaghi _menestrelli_ alle mense de' Grandi, intantochè i convitati
-s'inebbriano tra flutti di vino e di birra?»
-
-«Per l'anima d'Everardo, mio bisavolo!» sclamò impazientito il
-cavaliere «voi andate discorrendo cose che non conoscete, o fanciulla.
-Voi dunque vorreste spento il puro fuoco della cavalleria, che è
-quanto distingue l'uom nobile dal villano, il cavaliere dall'aratore,
-quanto è cagione che s'apprezzi più assai l'onor della vita! quanto
-ne fa sopportare con fermo animo le fatiche, i patimenti, i disastri,
-quanto ne insegna a non temere null'altro fuor dell'obbrobrio! Voi
-non siete cristiana, o Rebecca, nè quindi in istato di dare il lor
-giusto valore a quegli alti sentimenti, onde palpita il seno di chiara
-donzella, allorchè il campione della medesima ne giustificò l'amore
-colle prodezze operate dal proprio braccio. Son figli della cavalleria
-gli affetti i più ardenti e i più puri, della cavalleria soccorritrice
-degli oppressi, ristoratrice delle ingiurie, domatrice dell'ingiusto
-poter di tirannide. Togliete la cavalleria, non saranno che vani nomi
-nobiltà e libertà; chè a protegger questa ultima vaglion soltanto la
-lancia e la spada de' cavalieri.»
-
-«Scendo da una schiatta» soggiunse Rebecca «il cui coraggio s'immortalò
-nella difesa del proprio paese, e che nondimeno, quand'ebbe una
-patria, non guerreggiava se non se per comando di Dio, o per difendersi
-dagli oppressori. Ma lo squillo della tromba guerriera non risveglia
-più Giuda, e gli sprezzati figli di Giuda gemono sotto il giogo di
-schiavitù. Ben dite, ser Cavaliere, sintantochè il Dio di Giacobbe
-non faccia rinascere a pro del suo popolo un altro Gedeone, un novello
-Maccabeo, mal si conviene ad una Ebrea il favellar di battaglie e di
-combattimenti.»
-
-Questa giovinetta, fatta per provare sensazioni altrettanto vivaci
-quanto elevati erano i pensieri della sua mente, pronunziò tali
-ultimi accenti con quel tuono di mestizia che ben addicevasi allo
-stato d'invilimento cui discesa era la nazione cui pertenea; e forse
-cresceva altra acerbità all'animo di lei dal meditare come Ivanhoe la
-riguardasse priva del diritto di favellare su tutti quegli argomenti
-che all'onore o alla generosità riferivansi.
-
-«Oh com'egli conosce mal questo cuore!» considerò fra sè stessa «com'ei
-lo conosce male, se crede allignarvi abbiezione o viltà per ciò solo
-che non mi diffondei in lodi sulla cavalleria romanzesca de' Nazareni!
-Piacesse a Dio che il mio sangue, versato a stilla a stilla, potesse
-redimere la cattività del popolo di Giuda! Piacesse a Dio, che con
-tal sagrifizio io valessi a liberare dai ferri dell'oppressione il
-padre mio e questo a lui benefico Nazareno! L'orgoglioso cavaliere
-ravviserebbe allora se una donzella del popolo eletto sappia morire
-con tanto coraggio quanto può essere in femmina Nazarena, sì vana d'una
-nobiltà derivatale da qualche subalterno condottiero a noi venuto dalle
-addiacciate contrade del Settentrione.»
-
- [Illustrazione: _Oh Dio! Son io sì colpevole nel fissar gli
- occhi sopra di esso, se lo vedo per l'ultima volta?_ pag.
- 261.]
-
-Rivolti allora sopra Ivanhoe gli sguardi: «Ei dorme» sclamò. «La
-natura spossata gli condusse il riposo che fuggiva da lui e che
-cotanto eragli necessario. Oh Dio! son io sì colpevole nel fisar gli
-occhi sopra di esso, se lo vedo per l'ultima volta? Pochi istanti
-ancora, e forse questi lineamenti cotanto nobili non saranno più
-avvivati da quell'anima ardente, che lor presta dignità fin quando
-è immerso nel sonno! Forse fra breve vedremo spente quelle pupille,
-scolorati quei labbri, livide quelle guance! E sarà vero che il più
-vile fra gli scellerati abitatori di questo castello calcherà co'
-piedi la salma esanime del più prode, del più chiaro de' cavalieri,
-nè allora la nobile alterezza di lui potrà far vendetta contro il suo
-villano offensore!... Ma e mio padre! Ove se', padre mio? E potrebbero
-le bionde trecce d'un giovine Nazareno farmi dimentica della tua
-bianca chioma? Nè fremo su i disastri cui possiam soggiacere? nè li
-pavento effetto dello sdegno d'Iehovah contro la figlia snaturata che
-medita sulla cattività d'uno straniero, e per poco non obblia quella
-dell'autor de' suoi giorni? della profana Israelita, che posta in non
-cale l'abbiezione di Giuda, sta contemplando le seducenti forme d'un
-Nazareno? Ma strapperò questo mal germe dal mio cuore, dovesse un tale
-sforzo costarmi la vita.»
-
-Avvoltasi nel proprio velo, si assise in qualche distanza e cogli omeri
-volti al letto dell'infermo, cercando raccorre entro sè medesima tutto
-il coraggio necessario, così a sopportare i patimenti fisici cui forse
-correva incontro, come a resistere alla piena degli affetti che le
-innondavano il cuore, e che più gagliardamente ancora ella temea.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXIX.
-
- »Quest'abborrevol cella e il feral letto,
- »Se a tal prova ti regge il guardo, affronta.
- »Poi dal pensier tutta soave idea
- »Sbandisci omai di que' beati spirti,
- »Cui purezza francheggia, e dal compianto
- »Della Terra seguiti, e da sinceri
- »Voti d'amici ver l'empiree porte,
- »Che si schiudon per lor, drizzano il volo.
- »Tal partirsi dall'orbe a chi fè l'orbe
- »Inorridir, non diè, quanto più tarda,
- »Inesorabil più l'ira del Cielo.
- _Versi d'antica tragedia._
-
-
-Intantochè la pausa venuta dopo al buon successo che ottennero gli
-assalitori, giovava a questi per allestirsi a trar buon partito de'
-riportati vantaggi, e agli assediati onde procacciarsi novelli modi
-a difesa, il Templario e Bracy tenean consiglio nella grande sala del
-castello.
-
-«Ov'è Frondeboeuf?» chiese Bracy, che avea regolate le fazioni militari
-dall'altra parte della rocca. «O sarebbe vero che è stato ucciso, come
-alcuni ora mi dicono?»
-
-«Ei vive ancora» rispose freddamente il Templario «ma fosse ancor la
-sua testa quella del toro ch'ei porta sull'armi, e l'avessero pur
-ricoperta dieci piastre di ferro, non potrebbe sopravvivere dopo
-l'ultimo colpo di azza vibratogli dal suo competitore. Poche ore
-ancora, e Frondeboeuf se ne starà in compagnia de' propri antenati.
-N'avran grande dissesto le cose del principe Giovanni.»
-
-«E gran guadagno la casa del diavolo» aggiunse Bracy. «Ecco quello
-che si acquista chi dileggia gli angeli ed i santi, chi ordina che le
-statue loro vengan gettate dall'alto delle muraglie sulla testa degli
-inimici.»
-
-«Va al diavolo tu pure! Sei pazzo?» esclamò il Templario.
-«L'incredulità brutale di Frondeboeuf non ha nulla da invidiare alla
-tua sciocca superstizione; perchè nè egli della prima, nè tu della
-seconda sareste in istato di dar motivi plausibili.»
-
-«Ser Templario!» proruppe in tali detti Bracy «misurate le
-proposizioni, ve ne prego, quando mettete in campo la mia persona.
-Per la Madre di Dio! Io sono miglior cristiano di voi, e di qualunque
-altro del vostro Ordine, perchè è voce divulgata per ogni dove, che
-il santissimo ordine del Tempio di Sion non alimenta pochi eretici nel
-suo seno, e che fra questi ser di Bois-Guilbert non fa male la propria
-parte.»
-
-«Non vi prendete affanno di tali voci, e pensiamo piuttosto a difendere
-il castello. Come si è battuta dal lato che difendevate voi questa
-ciurmaglia?»
-
-«Come una falange di demoni incarnati. Son venuti fin sotto alle mura,
-condotti, se non m'inganno, da quel ribaldo che guadagnò il premio
-dell'arco al torneo; ne ho riconosciuti il corno e il pendaglio. Son
-questi i bei frutti della politica sì decantata del vecchio Fitzurse;
-politica che non fa altro se non se aizzarne contro questa schiuma di
-sciagurati. Il malandrino mi ha fatto bersaglio suo sette volte, nè
-una sola delle freccie che ha lanciato è andata in fallo. Non debbo che
-ringraziare la mia buona armatura e la mia sarcotta di Spagna; quanto
-a lui m'avrebbe trafitto collo stesso rimorso come se fossi stato un
-daino di queste foreste.»
-
-«Voi però non avete ceduto terreno, e al contrario dalla parte di
-Frondeboeuf l'istesso rinforzo che ho condotto io, non è stato valevole
-a salvare il fortino.»
-
-«Gli è un grave danno per noi, perchè il nemico trovandosi riparato,
-potrà assalire più da presso la rocca. E se non teniamo ben l'occhio
-vigile su questi sgraziati, faran presto a saltar dentro per qualche
-finestra dimenticata o da qualche torre indifesa; perchè, non giova
-dissimularlo, non abbiam gente a bastanza per sostenere tutti i punti;
-e una volta che gli abbiamo nel castello chi è più che resista a
-costoro? Aggiugnete, che i nostri armigeri sono sconfortati anzichè
-no; e lor non garba del tutto quel non poter mostrarsi un istante da
-qualsisia parte senza divenire scopo ad una grandine di frecce. Il
-valore di Frondeboeuf era bestiale ma pur ne avrebbe giovato assai,
-e questi muore. Attese le quali considerazioni mi sembra, ser Brian,
-che sarebbe ottimo partito il far di necessità virtù, e negoziare con
-questa canaglia la restituzione de' prigionieri.»
-
-«Che ascolto?» sclamò il Templario «restituire i nostri prigionieri,
-farsi menar per bocca come persone che capitanarono un notturno
-assalto, eseguito per sorpresa contra viaggiatori indifesi! come
-persone che poi non seppero mantenersi entro una rocca, comunque
-gli assalitori fossero una ciurma di vagabondi e banditi, guidata da
-mandriani di porci, da buffoni, e in somma dalla feccia la più vile del
-genere umano! Quale obbrobrio! Maurizio di Bracy, ove siete? Quanto a
-me mi seppelliranno le rovine del castello prima ch'io cali mai a sì
-vergognosa capitolazione.»
-
-«Torniam dunque ai baluardi» riprese a dire Bracy con aria
-d'indifferenza. «Non v'è mai stato uomo, sia pur Turco o Templario, che
-men di me faccia conto della sua vita. Credo però potere senza vergogna
-sospirare per non avere meco qualche dozzina d'uomini a cavallo della
-mia valorosa compagnia franca. O mie prodi lancie! Se sapeste ora in
-quale rischio si trova il vostro condottiero, non tarderei a vedervi
-raccolti in squadrone, e la mia bandiera spiegata precedervi; non
-tarderei a vedere questi sciagurati mettersi in fuga piuttostochè
-avventurarsi a sostenere l'impeto de' vostri corridori!»
-
-«Sospirate poi quel che volete, ma difendiamoci come il possiamo co'
-soldati che ne rimangono. Appartengono per la maggior parte al seguito
-di Frondeboeuf, pari a lui nell'essersi fatti detestare dai Sassoni con
-mille atti di tracotanza e d'oppressione.»
-
-«Meglio, così comprenderanno quanto rilevi per essi il difendersi
-finchè resta una stilla di sangue nelle lor vene. Corriamo dunque ove
-ne spetta Brian di Bois-Guilbert; e vedrete se Maurizio di Bracy sappia
-comportarsi qual cavaliere valoroso e di nobil legnaggio.»
-
-«Dunque alle mura!» sclamò il Templario, e vi salirono entrambi per
-combinare congiuntamente tutti que' migliori espedienti che la pratica
-poteva inspirare ed il coraggio mettere in atto. Furono ad una nel
-ravvisare come la parte più pericolante del castello fosse quella,
-posta rimpetto al fortino caduto in potere degli assedianti. Gli è
-vero che la fossa lo disgiugnea dal castello, il quale ostacolo se
-prima non superavano gli assedianti, non poteano far impeto sulla
-porta di soccorso della rocca posta di contro alla porta di soccorso
-del fortino. Ma ben videro il Templario e Bracy, come gli assalti i
-più formidabili del nemico sarebbero da quella banda, o per ottenerne
-il bramato effetto se gli assedianti l'avessero lasciata sguernita, o
-per trarre colà tutte le forze del castello, ed intanto far prova di
-penetrar per sorpresa da un'altra parte. E a declinar possibilmente
-gli effetti d'un tale stratagemma guerresco, formidabile soprattutto
-a chi tanto d'uomini difettava, non videro miglior via, quanto il
-collocare alcune sentinelle di distanza in distanza sì, che fossero in
-vicendevole corrispondenza, e al menomo indizio di pericolo gridassero
-all'erta. Bracy si prese assunto di difendere la porta di soccorso
-del castello, intantochè il Templario comanderebbe una riserva di
-venti uomini, pronta a trasportarsi dovunque l'uopo di soccorso si
-manifestasse più urgente.
-
-La presa di quel fortino portava altra conseguenza molesta a quei della
-rocca, ed era togliere loro abilità di osservare coll'aggiustatezza
-di prima le fazioni dell'inimico: non che le alte mura del castello,
-non dominassero ampia estensione di spianato; ma la porta d'uscita del
-fortino toccava il lembo della foresta; laonde gli assedianti potevano
-introdurvi nuove forze, senza che gli assediati se ne accorgessero,
-e il poteano tanto meglio, che il fortino stesso li sottraeva alle
-nemiche frecciate. Dubbiosi quindi i confederati normanni sul luogo
-d'onde stava per iscoppiar la procella, ed ignari del numero dei nemici
-co' quali si doveva combattere, i due cavalieri furono costretti
-a premunirsi alla cieca contra contingibili eventi; la qual cosa,
-comunque di coraggio non mancassero i lor soldati, li sconfortò ed
-inquietò non lievemente, siccome accade a tutt'uomo, che si veda cinto
-da avversari, ne' quali sta l'arbitrio e del campo e del tempo per
-assalire.
-
-In questo mezzo il signor della Rocca nel proprio letto giaceva
-tribolato dai patimenti del corpo e da mortali angosce di spirito
-per lui più crudeli; poichè era privo sino di quel conforto che
-tanto ben tornava alle persone devote giusta l'usanza di quel secolo
-superstizioso, intendiamo la sperata possibilità di riscattarsi da
-qualunque delitto col lasciare legati ad un monastero, modo facile
-di penitenza e di espiazione che giugneva a soffocare i rimorsi.
-Non negheremo certamente che una calma d'animo ottenuta a tal prezzo
-somiglia tanto a quella pace di cuore, figlia d'un pentimento sincero,
-quanto il letargo prodotto dall'oppio ad un sonno tranquillo e
-naturale; pure tal riposo artifiziale dello spirito era da preferirsi
-all'agonia de' rimorsi. Ma nella caterva dei vizi impossessatisi di
-Frondeboeuf l'avarizia il padroneggiò sovra gli altri, tal che non
-avrebbe sagrificato un bisanto d'oro per ottenere la remissione di
-tutti i commessi delitti. Ciò nullameno toccava l'istante in cui la
-terra e tutti i tesori da lui posseduti gli si dileguavano dinanzi
-agli occhi, e quel cuor duro quanto una macina da mulino incominciò a
-conoscere che si fosse spavento, allorquando portò la mente ad indagare
-il cupo abisso dell'avvenire. L'ardente febbre che lo struggea faceva
-più terribile l'agonia del suo spirito, laonde il suo letto di morte
-offeriva una mescolanza atroce di rimorsi che per la prima volta si
-destavano in lui, e di passioni inveterate che faceano lor prove per
-allontanarli. Orrido stato, sol comparabile a quello in cui vengono
-dipinti gli abitatori delle regioni spaventevoli, ove albergano pianti
-scevri da speranza, rimorsi disgiunti da pentimento, orrido senso de'
-mali presenti, e certezza che non possono nè cessare nè sminuire.
-
-«Ove sono adesso» diceva digrignando i denti costui «ove sono questi
-cani di preti, che vendono sì caro le loro indulgenze, le loro
-assoluzioni? Ove si trovano questi carmelitani scalzi, a cui favore
-il vecchio Frondeboeuf fondò il convento di s. Anna, rubando a me,
-erede legittimo, tanti belli e buoni poderi? Dove sono questi affamati
-mastini? Staranno ad imbriacarsi nel proprio chiostro, o a farne
-alcuna delle loro presso il letto d'un moribondo. Ed io, figlio del lor
-fondatore, io, per cui se pregassero non compirebbero che un obbligo,
-obbligo derivato ad essi dall'atto medesimo della fondazione, io qui
-solo.... Mascalzoni ingratissimi! Lasciarmi morir qui senza preci,
-senza assoluzioni, come un cane che non ha nè padrone nè ricovero!
-Venga almeno il Templario! è una specie di prete, e può udire la mia
-confessione. Il Templario la mia confessione! Oh che pazzia! Tanto
-varrebbe confessarsi al diavolo quanto a Brian di Bois-Guilbert,
-che non crede nè cielo nè inferno. Ho inteso alcuni vecchi parlar di
-preghiere.... di preghiere che un uomo fa da sè stesso; per questo non
-fa d'uopo di prete. Ma io pregare?... No, non ardisco.»
-
-«Reginaldo di Frondeboeuf ha vissuto tanto da trovar cosa ch'ei non
-ardisca di fare?» Sclamò una voce sgradevole, acuta, e prossimissima
-alle cortine del letto.
-
-I presagi sinistri della coscienza e l'infiacchimento di nervi di
-Frondeboeuf così interrotto nel suo monologo, lo trassero facilmente
-in persuasione d'udir la voce di un di que' mali angeli che la
-superstizione del secolo metteva attorno ai letti de' moribondi,
-attribuendo ai ridetti angeli il ministerio di divagarne lo spirito,
-e impedirli dal fermarsi in que' pensieri da' quali potea per essi
-dipendere l'eterna salvezza. Fremè di repente, e freddo sudore gli
-coperse tutte le membra; ma ripresa ben tosto la solita risolutezza,
-fece ad allontanar le cortine uno sforzo, tornatogli vano per la
-spossatezza de' muscoli: «Chi va là?» sclamò. «Chi se' tu, tu che osi
-ripetere le mie voci con accento più funesto del gracchiar d'augelli
-marini? Appressati, fa ch'io ti veda.»
-
-«Sono il tuo cattivo angelo» quella voce rispose.
-
-«Assumi dunque tal forma che ti renda visibile agli occhi miei»
-soggiunse il cavalier moribondo «nè credere che la tua voce abbia forza
-ad intimidirmi. Lo giuro per le rocche infernali! Se potessi lottare
-contro le orrende immagini che mi circondano, come seppi affrontare i
-pericoli della terra, il cielo e gli abissi non avrebbero cose capaci
-di atterrir Frondeboeuf.»
-
-«Medita i tuoi delitti, o Reginaldo! Ribellioni, assassinii, rapine!
-Chi eccitò Giovanni, quel principe privo d'onore a ribellare contra il
-padre suo incanutito, contra un fratel generoso?»
-
-«Sia tu uno stregone o un demonio» sclamò Frondeboeuf «mentisti per
-la gola. Non io eccitai Giovanni alla ribellione, o almeno non fui io
-solo. Cinquanta baroni, il fiore della cavalleria, le migliori lancie
-che si conoscano, gli diedero tale suggerimento. Debbo io solo essere
-tenuto pe' falli di tutti? Spirito d'abisso, chiunque tu sia, ti
-disfido. Se sei cosa mortale, lasciami morire in pace, se appartieni
-all'inferno, l'ora d'avermi non è ancor giunta.»
-
-«No, che in pace non morirai. Anche all'istante della morte ti si
-affacceranno tutti i delitti che commettesti. Ascolterai i gemiti di
-cui rintronarono le vôlte di questo castello, contemplerai il sangue
-che ne inondò tutti gli atrii.»
-
-«Non t'avvisare di spaventarmi con vane parole» ripigliò a dire con
-forzato riso Frondeboeuf. «Non sarà per me che un merito al cospetto
-del cielo l'avere usato siccome usai verso gli Ebrei miscredenti. Se
-ciò non fosse, perchè vedremmo santificati coloro che si lordan le mani
-nel sangue de' Saracini? Quanto ai porcaiuoli sassoni, se ne ho fatto
-strage, ho puniti i nemici del mio paese, del mio legnaggio, del mio
-sovrano. Ah! Ah! il vedi? Non hai potuto trovare il lato debole della
-mia armatura. Sei tu sparito? sei tu costretto al silenzio?»
-
-«No, detestabile parricida» rispose la voce. «Pensa a tuo padre! pensa
-alla morte cui soggiacque! Pensa alla sala del suo estremo banchetto,
-tinta del sangue suo sparso per la mano del figlio!»
-
-«Ah!» sclamò il barone dopo alcuni istanti di silenzio «poichè ciò
-non ignori, ti ravviso veramente siccome il padre del male, e tu sai
-tutte le cose, come i nostri frati ne insegnano. Io credea tale arcano
-racchiuso nel mio seno e in quello della mia tentatrice, della complice
-del mio delitto. Lasciami, maligno spirito, va in traccia della strega
-sassone Ulrica; di colei che sperse tutte l'orme di nefando misfatto,
-che lavò le ferite, che seppellì il cadavere; che ad una morte
-violenta diè colore di morte naturale. Va in traccia di colei che fu
-l'instigatrice e l'orrida ricompensa d'un tal delitto. Costei assapori
-com'io un saggio de' tormenti che le apparecchia l'inferno.»
-
-«Ella gli assapora da gran tempo» soggiunse Ulrica spalancando le
-cortine e mostrandosi agli occhi di Frondeboeuf «da lungo tempo ella
-bee in questo calice, e sol meno amara le sembra l'infernale bevanda
-dacchè sei costretto ad appressarvi il labbro tu ancora. Non digrignare
-i denti, Frondeboeuf, non girare attorno quegli occhi tuoi furibondi,
-non comporre alle minacce il tuo volto. Pensa che quel braccio tuo sì
-terribile dianzi, ha perduta ogni forza; e che quell'Ulrica, già scopo
-a' tuoi dispregi, in questo punto domina sopra di te.»
-
-«Abbominevole malfattrice! degna figlia dell'inferno!» sclamò
-Frondeboeuf «sei tu dunque che vieni a pascer lo sguardo della
-disperazione cui mi trassero i tuoi scellerati consigli!»
-
-«Sì, Reginaldo, ella è Ulrica, la figlia di Torquil Wolfganger,
-la sorella de' figli suoi trucidati insieme al lor padre in questo
-castello, ella che viene a chieder conto a te ed a' tuoi, del padre
-suo, de' suoi fratelli, del suo onore, della sua fama, di tutto quanto
-ha perduto per la mano dei Frondeboeuf. Pensa agli oltraggi che ho
-ricevuti, e rispondimi se mentisco. Tu fosti il mio cattivo angelo,
-il voglio essere di te; e le mie maledizioni t'accompagneranno sino
-all'ultimo tuo sospiro.»
-
-«Abbominevole furia!» sclamò Frondeboeuf «i tuoi occhi non arriveranno
-a veder tale istante. Olà! Gilles, Clemente, Eustachio, san Mauro,
-Stefano! Impadronitevi della esecrabile strega, e precipitatela
-dall'alto di queste mura. Ebbene! Ove siete dunque, perfidi vassalli?
-Perchè non obbedite alla mia voce?»
-
-«Tu puoi ben chiamarli a tua posta, valoroso barone» gli disse la
-vecchia con ischernevol sorriso «e minacciarli di prigionia e di morte,
-se non adempiscono i tuoi comandi, ma sappilo, non ne riceverai nè
-risposta nè soccorsi. Ascolta» soggiunse di poi interrompendo per un
-istante il suo dire. «Non ti feriscono l'orecchio questo fragor d'armi,
-queste grida di combattenti? Questo frastuono orribile non ti annunzia
-che si dà l'assalto al castello, non ti predice la caduta della tua
-casa? Non ne aver dubbiezza. La possanza dei Frondeboeuf, assodata col
-sangue, crolla dalle sue fondamenta, e va a diroccare sotto i colpi
-di que' nemici ch'ella più vilipese. I Sassoni, Reginaldo! i Sassoni
-assaliscono la tua rocca. Perchè ti stai in ozio, mentre il Sassone
-scala le tue muraglie?»
-
-«Santi e demonii!» sclamò il cavaliere «ah! restituitemi un istante le
-mie forze, tanto ch'io mi precipiti nella mischia, e perisca in un modo
-degno del nome mio.»
-
-«Non pensare a ciò, valoroso guerriero. Non morirai della morte de'
-prodi. La tua morte sarà come quella della volpe, poichè i villani han
-posto fuoco alla sua tana.»
-
-«Tu menti, sciagurata strega; i miei armigeri varranno a rispignere
-l'inimico; queste mura sono forti ed alte abbastanza, nè i due
-amici che vegliano in mia difesa paventano un esercito di Sassoni,
-quand'anche Hengist e Horsa ne fossero i condottieri. Il grido di
-guerra del Templario e della compagnia franca s'innalza su tutti gli
-altri. La vittoria è nostra, e sull'onor mio il fuoco festevole che
-accenderemo per celebrare il trionfo ti consumerà perfin l'ossa. Vivrò
-quanto basta per saperti passata dal fuoco di questo mondo a quel
-dell'inferno, che non vomitò mai sulla terra un demonio di te più
-esecrabile.»
-
-«Godi d'una tale speranza» disse Ulrica, mettendo infernale sorriso.
-«Ti aspetto alla prova. Ma no:» fece una pausa, indi soggiunse «gli
-è d'uopo che tu sappia fin d'ora qual sorte ti aspetta, sorte che la
-tua possanza, la tua forza, il tuo coraggio non ti giovano ad evitare,
-benchè questa debole mano te l'abbia apparecchiata. Non osservi tu qual
-vapor denso e soffocante empie la stanza! Il credevi forse un'apparenza
-nata o da' tuoi occhi che s'appannano, o dal respiro che ti divien
-più difficile? No, Frondeboeuf, quanto provi ora ha un'origine tutta
-diversa. Non ti ricordi che il magazzino delle legna sta sotto di
-questo appartamento?»
-
-«Donna!» egli sclamò. «Vi avresti tu appiccato il fuoco? Sì, pel
-giusto Iddio! questo è fumo, e il castello sta per essere in preda alle
-fiamme.»
-
-«Esse non tarderanno a sollevarsi per l'aere» disse Ulrica col tuono
-il più crudelmente tranquillo «un mio segnale avvertirà i Sassoni
-di profittar dell'istante che i difensori del castello daranno
-opera ad estinguere l'incendio. Addio, Frondeboeuf. Possano Mista,
-Scrogula, Zernebock, e tutte le divinità degli antichi Sassoni,
-che sono i presenti demonii a quanto ne insegnano i nostri preti,
-esserti consolatori al tuo letto di morte. Ulrica vi ti abbandona.
-Sappi nondimeno, se questa è consolazione per te, che m'appresto al
-viaggio medesimo; poichè gli è giusto che come già ai tuoi delitti, io
-partecipi alla punizione cui ora t'affretti. Intanto, addio parricida,
-addio per sempre, o parricida. Possa ogni pietra di questa vôlta
-acquistar favella per ripeterti una tal voce finchè il tuo orecchio non
-sia più in istato di nulla udire.»
-
-Pronunziando tai detti uscì della stanza, e Frondeboeuf ascoltò il
-romore della doppia vôlta da costei data alla chiave, e l'altro quando
-la ritrasse dalla toppa, a fine di togliergli persino qualsivoglia
-probabilità di scampo. Disperato il cavaliere alzò il grido quanto potè
-per chiamar servi ed amici che non erano in istato di udirlo.
-
-«Stefano, san Mauro, Clemente, Gilles! mi lascerete voi morire
-consunto dalle fiamme senza arrecarmi soccorso? Prode Bois-Guilbert,
-valoroso Bracy, aiutatemi, aiutatemi! È il vostro amico quello che vi
-chiama! Abbandonerete voi un confederato, un fratel d'armi, cavalieri
-spergiuri, felloni cavalieri? E voi perfidi vassalli, obbedite così
-ai cenni del vostro padrone? Possano tutte le maledizioni dovute
-ai traditori cadere su i vostri capi, o voi che mi lasciate così
-miseramente perire! Ma essi non mi odono, non possono udirmi; lo
-strepito della pugna affoga quello della mia voce. Il fumo si fa denso
-più che mai. Oh! mi fosse dato respirar l'aere puro un istante, anche
-a costo del mio annichilamento! Cielo! la fiamma attraversa il suolo;
-il demonio vien contro di me spiegando le bandiere dell'elemento a lui
-sacro. Lunge di qui, spirito malefico, non è giusto ch'io ti segua se
-non vengono con me i miei compagni; tutto quanto è fra queste mura ti
-appartiene. Avvisasti forse non trascinare con te che Reginaldo di
-Frondeboeuf? No, l'infedele Templario, il dissoluto Bracy, l'infame
-Ulrica, gli armigeri che mi soccorsero nelle mie imprese, que' cani di
-Sassoni, i maledetti Israeliti, miei prigionieri, debbono seguirti con
-me. Così ti presenterai con una bella e splendida scorta in sul sentier
-dell'inferno.» Nel tempo stesso mandò uno scroscio di convulso riso
-cui ripetè ogn'eco di quel vasto appartamento. «Chi osa qui ridere?»
-esclamò. «Tu forse Ulrica? Non vi sono altri fuor di te, o di Satana,
-che possano ridere in simile istante!»
-
-Perduta finalmente ogni speranza, si abbandonò a violento impeto di
-rabbia, imprecando in foggia esecrabile contra il genere umano, contra
-il cielo, contra sè stesso; le quali bestemmie, poichè sarebbe perfino
-empia cosa il narrare, ci asterremo dal compiere sì orribile dipintura,
-abbandonando il parricida al supplizio che egli avea ben meritato.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXX.
-
- »A che o prodi, l'indugio? Il valor sia
- »Che a que' merli ne adduca; e ognun fra noi
- »Per sì nobil cagion spento, ministri
- »Generoso sgabel della sua salma
- »A chi ne sopravvive. In sulle vette
- »Di quella rocca, fuor dell'anglo omai,
- »Stendardo all'aure non si spieghi, e gridi
- »Stupito il passeggier, che in miglior' destre
- »Non unqua i suoi vessilli Anglia commise.
- _Shakspeare._
-
-
-Comunque assai poco fidasse in Ulrica Cedric, pur non avea mancato, fin
-d'allora che uscì dal castello, di partecipare le cose intese da questa
-femmina al cavalier Nero e a Locksley, i quali provarono contento non
-lieve in ascoltando com'entro la rocca vi fosse persona che all'uopo
-ne avrebbe loro agevolato l'ingresso. E fin da quel punto s'erano
-accordati col Sassone sulla necessità di tentare l'assalto, anche ad
-onta di svantaggiose possibilità, poichè per vero dire miglior via
-non offerivasi di liberare i prigionieri caduti nelle mani del barbaro
-Frondeboeuf.
-
-«Il real sangue d'Alfredo è in pericolo» disse Cedric.
-
-«L'onore di nobile donna è in pericolo» diceva il cavalier Nero.
-
-«E quand'anche non avessimo altro scopo che di liberare quel povero
-servo, quel fedele Wamba» disse Locksley «metterei piuttosto in rischio
-un membro del mio corpo, che lasciar cadere un capel solo della sua
-testa.»
-
-«E altrettanto farei io» aggiunse l'eremita di Copmanhurst. «Vedo
-non esser egli che un matto, ma, signori miei! a un tal matto che si
-comporta con tanto accorgimento e prontezza d'animo, onde avrei più
-gusto di votare un fiasco di vino e mangiare una fetta di prosciutto
-in sua compagnia, che standomi insieme coll'uomo il più sapiente.
-Sì, fratelli carissimi, ve lo dico, un tale matto non mancherà mai nè
-d'un religioso che preghi per lui, nè d'un guerriero che lo difenda,
-sintantochè io potrò intonare un salmo o scoccare una freccia.»
-
-E dicendo tai cose, folleggiava colla pesante labarda, che facea
-volgersi a molinello al di sopra del capo coll'agevolezza onde un
-giovine pastore usa all'uopo medesimo la sua bacchetta.
-
-«Molto bene! stimabile religioso» disse il cavalier Nero; «molto bene!
-San Dunstano in persona non potea parlare di meglio. Or ditemi, caro
-Locksley, non trovate voi opportuno che il nobile Cedric si prenda
-l'incarico di comandare l'assalto?»
-
-«No, in fede mia» sclamò Cedric: «non ho mai studiato l'arte nè di
-assalire nè di difendere questi asili della tirannide, che i Normanni
-vennero ad ergere nella sfortunata nostra contrada. Combatterò
-nella prima fila, e se non ho capacità a prestar servigio di abile
-condottiero adempirò qual si dee gli obblighi d'un buon soldato.»
-
-«Poichè vi piace così, nobil Cedric» soggiunse Locksley «m'assumo io la
-parte di condurre gli arcieri, e fatemi appiccare al più alto di questi
-alberi, se i soldati che si mostreranno sui bastioni dell'inimico, non
-verranno infilzati da tante frecce quanti stecchi di garofani si vedono
-per le feste di Natale sopra un prosciutto.»
-
-«Ciò è parlar bene, o Locksley» disse tosto il cavalier Nero; «e se tra
-questi valorosi avvene che vogliano seguire un vero cavaliere, poichè
-tale titolo posso darmi, m'incarico di condurli all'assalto con tutto
-lo zelo d'un soldato e giovandomi della esperienza che le mie fatiche
-m'hanno acquistata.»
-
-Così essendosi fra loro scompartite le fazioni i tre capi, fu dato il
-primo assalto, di cui i miei leggitori intesero le conseguenze.
-
-Quando il fortino fu preso, il cavaliere Nero ne mandò avviso a
-Locksley, raccomandandogli nel medesimo tempo far mostra di voler
-assalire dall'altra parte per tenere in faccende gli assediati, e
-impedir loro di riunir le forze per operare una sortita, intesa ad
-impadronirsi nuovamente del perduto fortino. Perchè venire assalito
-era la cosa cui men desiderasse il cavalier Nero in tal congiuntura,
-sapendo di comandare soldati volontarii per la maggior parte,
-indisciplinati e non avvezzi alla guerra, ne' quali era bensì l'ardor
-che voleasi ad incominciar un assalto, ma non la fermezza necessaria
-a chi un assalto dee sostenere. Aggiugneasi, che quasi tutti essendo
-mal forniti d'armi, aveano ogni svantaggio nel combattere contra vecchi
-guerrieri quai si erano i difensori del castello, invigoriti da quella
-fiducia che inspirano superiorità d'armi e superiorità di sapere.
-
-Profittò di tale pausa per far costruire un ponte di legno ch'ei
-divisò gettar per traverso alla fossa, e col soccorso del quale sperava
-superarne il varco ad onta di tutti gli sforzi degli assediati; lavoro
-che portò via un tempo non tanto breve, del qual ritardo non si dolsero
-que' duci; tanto più che dava ad Ulrica agio migliore di porre in opera
-il disegno di procurare un divagamento agli assediati, comunque di
-questo divagamento gli assediati ignorassero la natura.
-
-Terminato appena il ponte; «Non è più luogo ad indugi» disse il
-cavalier Nero; «il sole volge all'occaso, ed ho per le mani affari sì
-premurosi, che non mi permettono rimanere un giorno di più presso di
-voi. Aggiugnete, essere quasi impossibile cosa che da York non giunga
-un corpo di cavalleria in soccorso degli assediati, onde fa d'uopo
-con uno spacciativo ardimento terminare questa bisogna. Che un di voi
-pertanto si trasferisca presso Locksley commettendogli in mio nome di
-dare una fiancata di frecce all'altro lato del castello e trarsi avanti
-in atto di chi vuole assalire. Voi, prodi Inglesi, seguitemi al vero
-assalto, e siate presti a gittare il ponte non sì tosto vedrete aprirsi
-la porta di soccorso del fortino, attraversate con coraggio sulle orme
-mie questo ponte, ed aiutatemi a fracassare la porta di soccorso che
-impedisce l'ingresso al castello. Se v'è fra voi chi abbia men caro
-un tal genere di fazione, o che non sia abbastanza fornito d'armi per
-cimentarvisi, corra a guernir le alture del fortino, e indiriga le
-frecce contro chiunque si mostri sui bastioni del castello. Nobile
-Cedric, volete voi assumere il comando degli arcieri?»
-
-«No, per l'anima d'Everardo!» rispose il Sassone. «Non ho la passione
-di condur gli altri. Ma i miei posteri carichino d'ogni imprecazione
-la mia tomba, se non seguo immediatamente quel primo che mi addita il
-cammino. Quei che si battono, si battono per la mia causa, nè si dica
-mai ch'io rimasi al retroguardo.»
-
-«Pensate però, nobile Sassone, che non avete nè giaco nè sarcotta, e
-che ogni vostra difesa sta in un legger elmo, in un piccolo scudo, in
-una spada.»
-
-«Tanto meglio!» ei rispose «sarò più spedito alla scalata di queste
-mura. Non fo per darmi vanto, ser cavaliere; ma voi vedrete in tal
-giorno che un Sassone sa presentare il petto alle pugne con quanto
-ardire può essere in un Normanno armato di una corazza di Spagna.»
-
-«Orsù dunque in nome di Dio, che invoco proteggitore! Si apra la porta
-di soccorso del fortino! Si getti il ponte!»
-
-Tutt'a un tratto s'aperse la porta che conducea dal fortino alla fossa,
-e posta come vedemmo rimpetto all'altra di soccorso del castello.
-Si gettò il ponte; ma non permettea questo che più di due persone vi
-marciasser di fronte. Non ignorando il cavalier Nero quanto rilevasse
-il prendere il nemico per via di sorpresa, vi salì egli il primo, e
-subito dopo Cedric, che scevri d'ogni danno giunsero all'opposta riva,
-ove incominciarono a menar colpi d'azza contra la porta del castello, e
-il poteano meglio, che per una felice combinazione li sicuravano dalle
-frecce o dalle frombole degli assediati le tavole dell'antico ponte
-disfatto per ordine di Frondeboeuf e collocate a guisa di puntelli di
-contro al muro. Coloro che venivano dietro essi non godendo d'eguale
-riparo, erano esposti ai colpi degli assediati; laonde i due che furono
-primi caddero nella fossa trafitti dalle frecce normanne; il quale
-esempio tanto gli altri atterrì, che volsero precipitosamente i passi
-al fortino.
-
-A rischiosissima condizione quindi trovaronsi il cavalier Nero e
-Cedric, e il pericolo sarebbe stato maggiore, se gli arcieri che
-guernivano le alture del fortino non avessero di continuo tribulati
-a furia di frecciate gli armigeri de' bastioni; talchè questi non
-si facevano vedere che per lanciare alla ventura una freccia e
-scomparivano tosto; la qual cosa lasciò ai due capi più respiro di
-quanto ne dava a sperare la circostanza di quel momento. Ciò nullameno
-non era lieve il rischio cui soggiacevano, e diveniva allora più grave.
-
-«Qual vergogna!» sclamò Bracy volgendosi ai soldati che gli stavano
-intorno. «Voi vi date vanto di saper trarre una freccia, e sofferite
-che due uomini soli mantengano il sito ove si collocarono sotto le
-mura del castello! Demolite il parapetto del baluardo se di meglio far
-non potete, e gettatene le pietre su i loro capi. Che si tarda? Leve
-e piuoli! Incominciate da questo» indicando loro un masso che quattro
-cavalli appena avrebbero trascinato, e che facea corona al parapetto al
-di sopra appunto della porta di soccorso.
-
-In quell'istante medesimo fu veduta sventolare sulla torre d'occidente
-quella rossa bandiera che Ulrica aveva additata a Cedric. Locksley fu
-il primo ad accorgersene. Perchè, fin d'allorquando ei seppe che si
-dava l'assalto, lasciò una parte d'arcieri per continuare quel suo
-assalto d'apparenza, e venne col fiore de' suoi a prender parte nel
-vero.
-
-«San Giorgio!» sclamò egli «san Giorgio e Inghilterra! Affrettatevi,
-o miei arcieri. Potete voi lasciar quel prode cavaliere e il nobile
-Cedric a pericolar soli contra la porta del castello? Su via, eremita
-di Copmanhurst! Fa prova che sai batterti come dir bene il rosario.
-Avanti, prodi arcieri, fatevi avanti. Il castello è nostro! Abbiamo
-corrispondenze con quei di dentro. Vedete quella bandiera rossa? È un
-segnale di cui si convenne. Torquilstone è in nostro potere. Pensate
-all'onore, pensate al bottino. Anche uno sforzo e siam padroni della
-piazza.»
-
-Terminando tali accenti diè il volto all'arco, e trafisse di freccia
-un armigero che, giusta il comando avutone da Bracy, intendeva a
-staccare l'enorme pietra del parapetto per farla dirupare su i capi di
-Cedric e del cavalier Nero. Altro armigero prese il piuolo di mano al
-suo collega spirante e continuava il lavoro incominciato dal primo,
-allorchè il giunse una seconda freccia scoccata da Locksley, onde
-precipitò nella fossa. Spaventato il rimanente degli armigeri, non si
-trovava chi volesse venire per terzo; poichè ogni saetta lanciata dal
-formidabile arciere portava morte con sè.
-
-«Vili» sclamò Bracy «niun di voi osa avanzarsi? A me una leva!
-M'assista san Dionigi!»
-
-Postosi indi all'opera, la pietra scalcinata incominciava
-manifestamente a crollare. Ella era sì smisurata che non solamente
-avrebbe rotte le tavole sotto cui si riparavano i due cavalieri, ma
-perfino il ponte gettato per traverso alla fossa. Comunque tutti gli
-assalitori scorgessero lo imminente pericolo, non vi fu uom ardito fra
-essi, e nè manco il gagliardo eremita, che osassero portar un piede sul
-ponte. Locksley lanciò tre frecce contra Bracy, e tutte tre risonarono
-e perdettero forza contra quella durissima armatura.
-
-«Vada al diavolo la tua sarcotta di Spagna!» sclamò dispettosamente
-Locksley. «Perchè non la fabbricò un armaiuolo inglese? Queste frecce
-l'avrebbero trapassata come se fosse stata di tela o di zendado.» Indi
-si mise a gridare con quanto avea fiato: «Compagni! amici! cavalier
-Nero! nobile Cedric! ritiratevi! ritiratevi! un masso enorme vi piomba
-addosso!»
-
-Non ne fu udita la voce, perchè i colpi raddoppiati, che il Cavaliere
-e Cedric menavano sulla porta, spegnevano ogn'altro strepito. Allora
-il fedele Gurth si lanciò precipitoso sul ponte per tentare a rischio
-della propria vita di avvertire il padrone sul pericolo che lo
-minacciava; ma sarebbe giunto fuor di tempo, perchè la pietra spinta
-innanzi dagli sforzi di Bracy, era all'istante di perdere l'equilibrio,
-allorchè la voce del Templario gli arrestò il braccio quando stava per
-darle l'ultima spinta.
-
-«Tutto è perduto, o Bracy! il castello abbrucia.»
-
-«Abbrucia! Siete pazzo?»
-
-«Fra due minuti vedrete le fiamme sollevarsi al di sopra della torre
-d'oriente. Cercai indarno di spegnerle.»
-
-Brian di Bois-Guilbert spiegò in brevi cenni al compagno le
-particolarità di una notizia tanto funesta con quella intrepidezza che
-vedemmo essergli ingenita; ma non egualmente intrepido si mostrò in
-quell'istante Bracy.
-
-«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò egli «e qual partito ci
-rimane? Fo voto d'offerire a san Nicolò di Limoges un candelliere di
-purissimo oro se....»
-
-«Sì, che adesso è tempo di parlar di voti! Ascoltatemi. Unite tutti
-i vostri armigeri, e fate una sortita alla porta di soccorso. I soli
-che abbiano passato il ponte sono quell'infernal cavaliere e uno de'
-suoi compagni. Precipitateli nella fossa e assalite il fortino. Io
-col rimanente della guernigione uscirò fuor della porta principale, e
-gli darò l'assalto dall'altra banda. Se possiamo riguadagnare questo
-riparo, spero vi ci manterremo sinchè ne arrivin soccorsi, o almeno
-potremo venire a buona capitolazione.»[44]
-
-«L'idea è ottima» disse Bracy «e vi prometto ben adempiere la parte che
-mi assegnate, ma voi, Templario, vi terrete alla vostra?»
-
-«In fede di cavaliere! Ma dalla parte del cielo! non perdete un
-istante.»
-
-Bracy, dopo avere adunati tutti i suoi in gran fretta, corse alla
-porta di soccorso, ma non ebbe d'uopo di farla aprire, perchè all'atto
-del suo arrivo questa cedea ai reiterati colpi de' due guerrieri, i
-quali assalirono vigorosamente que' primi che si presentarono; e far
-morder la polve a due d'essi fu pel cavalier Nero un istante. Gli altri
-indietreggiarono a malgrado degli sforzi operati da Bracy a fine di
-rattenerli.
-
-«Infingardi!» gridò Bracy. «Due uomini soli basteranno a chiudervi
-l'unica via di scampo che vi rimane?»
-
-«Non è un uomo» esclamò un vecchio soldato, mentre studiavasi a parare
-i colpi che vibrava il cavalier Nero sopra di lui; «egli è un demonio.»
-
-«E se fosse anche il demonio, dovreste fuggire innanzi a lui per
-andarvi a lanciar nell'inferno? Il castello è in fiamme! Sciagurati!
-non lo sapete? La disperazione almeno vi somministri coraggio o
-piuttosto datemi luogo. Voglio cimentarmi io medesimo con questo
-formidabile antagonista.»
-
-Bracy non dismentì in tale scontro la rinomanza che nelle guerre
-civili di quei tempi erasi meritata. La soffitta arcata dell'atrio cui
-la porta di soccorso mettea, rimbombava de' colpi che l'uno mandava
-all'altro dei due campioni, i quali allora si battevano corpo a
-corpo, Bracy colla spada, il cavalier Nero colla sua pesante picozza.
-Finalmente il condottiere della compagnia franca ricevè tal colpo
-che comunque rintuzzata ne fosse in parte la violenza dallo scudo
-oppostogli, pure andando a percuotere l'elmo del cavaliere assai
-violenza mantenne per rinversarlo.
-
-«Renditi, Bracy!» gridò il cavalier Nero chinandosi sopra il corpo di
-lui, e appressando al sito ove termina la corazza, quel pugnale onde
-i cavalieri portavano il colpo di grazia ai lor nemici, e che venia
-nominato _pugnale di grazia_. «Renditi, Maurizio di Bracy, renditi,
-soccorso o non soccorso; ovvero sei morto.»
-
-«Dimmi il tuo nome e fa quel che vuoi di mia vita» rispose il cavaliere
-supino. «Mai non si dica che Maurizio di Bracy s'arrese ad uno
-sconosciuto!»
-
-Il cavalier Nero pronunziò alcune parole all'orecchio del vinto.
-
-«Mi rendo, son vostro prigioniere, soccorso o non soccorso» soggiunse
-Bracy, che al tuono dell'alterezza fe' succedere quello d'una
-sommessione la più rispettosa.
-
-«Trasferitevi al fortino, e ivi aspettate i miei comandi» gli disse in
-aria autorevole il vincitore.
-
-«Permettetemi prima rendervi consapevole di cosa che assai vi rileva»
-si fece a dire Bracy. «Wilfrid d'Ivanhoe è ferito, è prigioniere,
-morirà in mezzo all'incendio del castello se qualcuno non s'affretta a
-correre in suo soccorso.»
-
-«Wilfrid d'Ivanhoe prigioniero, ferito, in pericolo di morire! La vita
-di tutti coloro che stanno nel castello mi sarà il mallevador della
-sua. Ov'è? additatemi il luogo del suo carcere.»
-
-«Questa scala a chiocciola conduce all'appartamento occupato da
-Ivanhoe. Volete ch'io vi serva di guida?»
-
-«No: andate ad aspettare i miei ordini nel fortino. Io di voi non mi
-fido, o Bracy.»
-
-Nel durare di questo breve combattimento, e del breve colloquio che lo
-seguì, Cedric, condottiero d'un corpo d'arcieri che aveva passato il
-ponte, fra' quali si trovava l'eremita di Copmanhurst, inseguiva gli
-armigeri del cavaliere normanno, disperati affatto e ridotti al massimo
-invilimento. Alcuni d'essi domandarono quartiere, altri opposero una
-inutile resistenza; la più gran parte fuggirono verso la corte del
-castello.
-
-Bracy, rimasto solo, seguì collo sguardo, da cui leggeasi umiliazione e
-mestizia, il suo vincitore. «Ei non si fida di me» dicea fra sè stesso
-«ma gli ho data io occasione di fidarsi?» Raccolse l'armi, trasse
-dal capo l'elmo in segno di sommissione, e si trasportò al fortino,
-consegnando la propria spada a Locksley che incontrò lungo la via.
-
-In questo mezzo, progredì tanto l'incendio che ne apparvero manifesti
-i segnali nell'appartamento ove Rebecca dava ad Ivanhoe le sue cure.
-Fin d'allora che lo ridestò il fragore della seconda pugna, la buona
-giovane israelita, per secondarne le istanti preci, tornò a mettersi
-alla finestra affine di dargli le contezze di quanto accadea. Ma non
-andò guari che densi globi di fumo uscendo dalla vicina torre, tolsero
-la vista del campo di battaglia, e le grida _al fuoco! acqua! acqua!_
-più assai delle grida de' combattenti si faceano udire in quella parte
-di edificio.
-
-«È il fuoco al castello!» gridò Rebecca. «Tutto è fiamma! Come
-salvarci?»
-
-«Fuggite tosto, o Rebecca» sclamò Ivanhoe; «mettete in sicuro i vostri
-giorni; quanto alla mia vita non v'ha soccorso umano che vaglia a
-salvarla.»
-
-«Non fuggirò altrimenti» rispose Rebecca: «noi ci salveremo entrambi o
-insiem periremo. Ma, Dio d'Abramo! mio padre! il mio povero padre! qual
-sarà il suo destino?»
-
-Nel medesimo istante si aperse la porta della stanza ove entrò il
-Templario. Spaventoso ne era l'aspetto; infranta l'armatura e coperta
-di sangue, arso in parte il pennacchio, che ne sormontava il cimiero.
-
-«Ti trovo finalmente» egli disse a Rebecca «tu vedi com'io serbi la
-promessa che ti ho data d'aver comune con te la prospera e la cattiva
-sorte. Non rimane che una via di salute, ed ho affrontati ben cinquanta
-rischi per venirtela ad additare. Alzati e tosto mi segui.»
-
-«Non sarà ch'io vi segua sola» rispose Rebecca «ma se voi succhiaste il
-latte di una donna, se qualche idea avete soltanto della carità, della
-pietà, se il vostro cuore non è più duro dell'armatura che addossate,
-salvate il vecchio mio genitore, salvate questo cavaliere ferito.»
-
-«Rebecca» rispose il Templario colla feroce calma solita a mostrarsi in
-costui «un cavaliere dee sapere far buon viso alla morte, sia che la
-punta d'una lancia, sia che le fiamme glie l'appresentino. Quant'a un
-Ebreo, chi diavolo vuol prendersi fastidio per un Ebreo?»
-
- [Illustrazione: _In mezzo a così orrida confusione, Cedric
- accompagnato dal fedele Gurth, che nel durar della mischia non
- s'era mai scostato dal suo padrone..._ pag. 277.]
-
-«Guerrier selvaggio!» sclamò Rebecca «morirò in mezzo alle fiamme
-anzichè accettar tuo soccorso.»
-
-«Solamente non ti rimarrà la libertà della scelta; mi fuggisti una
-volta, non mi fuggirai la seconda.»
-
-Detto ciò la prese fra le braccia portandola fuor della stanza, nè
-facendo caso veruno de' suoi pianti, delle sue grida, e molto meno
-curandosi delle minacce e delle imprecazioni d'Ivanhoe che esclamava
-con voce di tuono: «Scellerato Templario, obbrobrio del tuo ordine!
-lascia questa giovinetta, traditore Bois-Guilbert! tutto il tuo sangue
-sconterà tale oltraggio.»
-
-«Se non erano le tue grida, o Wilfrid» disse il cavalier Nero, che un
-momento dopo entrò nella stanza, colla visiera dell'elmo sempre calata
-«io non riusciva a trovarti.»
-
-«Se siete cavaliere» Ivanhoe rispose «non pensate a me. Inseguite quel
-vile rapitore, salvate lady Rowena; cercate conto del nobile Cedric.»
-
-«Ciascuno a sua volta» rispose il cavaliere _dal catenaccio_[45] «ma
-questa è la tua.»
-
-Così dicendo s'impadronì d'Ivanhoe, trasportandolo colla medesima
-facilità posta dal Templario nel condur fuori la Israelita, e giunse
-alla porta di soccorso carico di questo peso, che consegnò indi alle
-cure di due arcieri, rientrando di poi nella rocca per arrecare agli
-altri prigionieri salvezza.
-
-Benchè il fuoco si fosse dilatato dalla torre a molt'altre parti
-di quell'edifizio, le fiamme non ebbero rapido progresso quanto il
-potevano, a cagione della grossezza de' muri e della saldezza delle
-volte che ogni stanza coprivano. Ma quelle porzioni di fabbrica
-sulle quali usava minori devastamenti l'incendio, divenian teatro
-di scene parimente spaventevoli, perchè la rabbia degli uomini ivi
-dispiegava il proprio furore. Gli assedianti perseguivano di sala in
-sala i difensori della rocca, e nel sangue degli armigeri del feroce
-Frondeboeuf sbramavano la sete di vendetta che gl'infiammava contra
-quanto apparteneva a costui. Invano taluno de' ridetti armigeri chiese
-quartiere. Non fuvvi tra loro chi potesse ottenerlo. Altri pugnarono
-da disperati e cara vendettero la propria vita. Rintronava l'aere del
-romor dell'armi e de' gemiti, mentre ogni lastrico scorgeasi innondato
-dal sangue de' feriti e de' moribondi.
-
-In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele
-Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo
-padrone, e gli salvò più d'un colpo che senza tal compagno non avrebbe
-potuto evitare, trascorreva il castello cercando lady Rowena per ogni
-dove; e fu tanto felice per trovarla in tal punto che avendo ella
-perduto qual si sia speranza, si premea contra 'l seno la sua croce
-da collo, e indirigeva al cielo preci ch'ella giudicava le estreme.
-Affidatala a Gurth, gli comandò condurla entro il fortino. I nemici
-in allora non erano più da temersi, nè le fiamme interrompevano ancora
-tutti i passaggi.
-
-Cedric pertanto continuava le sue indagini in quel recinto colla
-speranza di rinvenire Atelstano, e deliberato ad affrontare qualunque
-rischio per salvare l'ultimo rampollo della sassone dinastia. Ma prima
-ch'ei giugnesse alla sala ov'era stato egli medesimo prigioniere, il
-genio inventore di Wamba gli avea già suggerito modo di procacciare
-libertà a sè e al compagno suo d'infortunio.
-
-E ciò accadde nel tempo del secondo assalto, allorquando lo strepito
-di voci e d'armi annunziava più violento il bollor della pugna. Il
-matto in quell'istante si diede a gridare: _Vivano san Giorgio e
-l'Inghilterra! Il castello è nostro._ E per rendere più spaventoso un
-tal grido, che reiterò più d'una volta, percotea l'una contro l'altra
-le vecchie armature sospese all'intorno di quella sala.
-
-Una sentinella posta alla porta, il cui spirito era già in istato di
-esagitazione, credè i nemici entrati in quella sala per una finestra,
-e presa da spavento, e senza avvisare nè manco a chiuder la porta,
-corse in traccia del Templario per arrecargli sì fatto annunzio.
-Nulla pertanto impacciando la fuga de' due prigionieri, pervennero
-ben tosto al cortile della rocca, divenuto esso pure teatro di pugne.
-Molti di quegli assediati, parte a piedi, parte a cavallo, s'erano
-raccolti attorno al feroce Templario con animo di tentare una ritratta
-colla forza dell'armi, e d'assicurarsi la sola via di scampo che lor
-rimanesse. Bois-Guilbert avea fatto sbassare il ponte levatoio; ma
-ardua cosa e piena di pericoli diveniva il passarvi sopra, perchè
-una mano di assalitori tenea il davanti della porta principale
-del castello, onde togliere appunto qualunque via di fuggire agli
-assediati; e alloraquando poi videro calato il ponte, si sforzarono
-di penetrare per avere la lor parte di bottino innanzi che le fiamme
-consumassero per intero la fortezza. Nel medesimo tempo quelli che
-entrarono per la porta di soccorso, incalzavano quella stessa truppa,
-che trovavasi così assalita in prospetto e alle spalle.
-
- [Illustrazione: _Rinnegato Templario! Lascia in libertà una
- donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda
- di ladri e di masnadieri!_ pag. 279.]
-
-Animato dalla disperazione, e incoraggiato dall'esempio d'un indomabile
-condottiero, questo pugno d'uomini operò portenti; e poichè tutti erano
-ben armati giunsero più d'una volta a respignere il nemico, benchè
-inferiori ad esso di numero. La giovane ebrea, che uno degli schiavi
-Saracini di Bois-Guilbert teneva dinanzi a sè sul suo cavallo, stava
-in mezzo a quel gruppo, nè la confusione e il trambusto di tale istante
-eran cagione al Templario di portar cure meno sollecite alla sicurezza
-della medesima. Ond'era cosa non immeritevole d'osservazione, come
-costui si trovasse ovunque i suoi soldati aveano d'uopo di soccorso
-e d'incoraggiamento, poi rivenisse ad ogni istante presso la novella
-sovrana de' suoi pensieri, coprendola col proprio scudo, e dimenticando
-per essa la cura della personale difesa; e tantosto mettendo il grido
-della battaglia, si lanciava nella mischia, e dopo gettato dall'arcione
-alcuno fra' suoi più formidabili competitori, tornava presso di lei.
-
-Atelstano, benchè irresoluto e indolente, siccome il leggitor non
-lo ignora, non mancava però di prodezza. Laonde al vedere una donna
-velata, che era scopo di tante premure al Templario, non dubitò
-che ella non fosse lady Rowena; nè questa volta fu titubante nella
-deliberazione di involarla a Bois-Guilbert, ad onta della gagliarda
-resistenza che del certo gli facea mestieri affrontare.
-
-«Per l'anima di sant'Odoardo!» sclamò «vo' sottrarre lady Rowena dalle
-mani del perfido cavaliere, e queste mie gli daranno la morte.»
-
-«Pensate bene a quanto siete per fare» gli disse Wamba «e badate a non
-pescare invece d'un carpione una rana. Pel mio berrettone da matto!
-quella donna è tutt'altra che lady Rowena. Osservatene solamente i
-lunghi capelli neri, che le escono fuor del turbante, ondeggiandole
-sulle spalle. Se non vi dà l'animo di distinguere nemmeno il bianco
-dal nero, come volete essere capo di battaglia?» Ma non gli dava retta
-Atelstano, onde Wamba così continuò: «In somma, se così vi piace,
-fatevi innanzi, ma non io, per san Dunstano! vi seguirò; che non mi
-garba farmi fracassar l'ossa senza sapere per chi. Nè pensate che siete
-senza armatura e senza celata? O avvisereste che un berrettone di seta
-fosse valevole schermo contra i colpi d'un acciaro di buona tempera?»
-Wamba perdeva il suo fiato «Dunque _pax vobiscum_, valoroso Atelstano.
-Chi ha sete se la cavi.» Dette le quali cose, lasciò il lembo della
-veste del nobile Sassone, che fin qui s'era tenuta in pugno il buffone.
-
-Impossessarsi d'una sciabola sfuggita allor dalle mani d'un moribondo,
-far impeto sul drappello condotto da Bois-Guilbert, menar colpi a
-destra e a sinistra, fu la bisogna d'un momento per Atelstano, cui
-aggiugnea forza il furore. Giunto neanco a due passi di distanza da
-colui ch'egli cercava, sclamò: «Rinnegato Templario! Lascia in libertà
-una donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda di
-ladri e di masnadieri!»
-
-«Cane!» rispose digrignando i denti il Templario «t'insegnerò io a
-bestemmiare il santo ordine del Tempio di Sion.» Dopo i quai detti
-fe' impennare un istante il suo corridore e il volse rapido contra
-Atelstano, levandosi sulle staffe per dar più vigore al braccio nel
-vibrargli un colpo spaventevole sulle tempia.
-
-Wamba non ebbe torto nell'asserire che un berrettone di seta non fa
-prova coll'acciaio. Il colpo menato dal Templario fu aggiustato con
-tanta forza ad Atelstano, che mandò in ischegge, quasi fosse una
-bacchetta di salice, la sciabola da questo opposta per pararlo, e il
-cavaliere cadde a terra cogli occhi chiusi e privo di moto.
-
-«_Beauséant! Beauséant!_» sclamò Bois-Guilbert con voce di tuono.
-«Così perisca tutt'uom che ardisce denigrare i cavalieri del Tempio!»
-Profittando indi della costernazione che la caduta d'Atelstano diffuse
-tra i Sassoni gridò: «Chi vuol salvarsi mi segua!» E apertosi strada
-verso il ponte levatoio, lo attraversò, seguito da' suoi Saracini e
-da alcuni cavalieri. Nè scevra di rischio per esso fu tale ritratta,
-perchè una mano d'arcieri accompagnò lui e il suo seguito con una
-salva di frecciate. Ma per sua ventura in quel punto, gli arcieri più
-vaghi di saccheggiare che di dar morte ad un fuggitivo non pensarono ad
-inseguirlo.
-
-S'indirisse verso il fortino, di cui credea tuttavia cosa possibile
-si fosse impadronito Bracy, conforme al divisamento che di conserto
-avevano immaginato.
-
-«Bracy, Bracy!» gridò egli avvicinandosi. «Siete voi qui?»
-
-«Sì,» rispose l'altro «ma vi son prigioniere.»
-
-«Posso io soccorrervi?»
-
-«No: mi è stato forza l'arrendermi, soccorso o non soccorso. Debbo
-mantenere la mia parola. Salvatevi. I falconi sono mollati. Mettete il
-mare tra voi e l'Inghilterra. Non ardisco dirvi di più.»
-
-«Ebbene! poichè volete qui rimanervi, rammentate ch'io sono sciolto da'
-miei obblighi. Quanto ai falconi poco men cale, quai che sian essi. Le
-mura della commenda di Templestowe presentano tale asilo all'aghirone
-da disfidar ivi le branche del falco.»
-
-Preso indi galoppo, scomparve insieme col suo seguito.
-
-Quelli fra i difensori della rocca, che per mancanza di cavalli non
-poterono seguire il Templario, continuarono a difendersi piuttosto come
-gente deliberata a vendere care le proprie vite, che mossa da speranza
-di salvamento. Di fatto, vi periron sino all'ultimo d'essi. Il fuoco in
-tale istante dilatava i suoi guasti per ogni dove del castello. Ulrica,
-artefice dell'incendio, postasi sulla sommità di una torre, e simile ad
-una delle furie dipinte dagli antichi poeti, intonava ad alta voce uno
-di que' cantici guerrieri, di cui allorquando i Sassoni erano ancora
-pagani, i loro _scaldi_ faceano rintronare i campi delle battaglie. I
-lunghi capelli grigi di questa femmina le ondeggiavano attorno al capo
-scoperto. Sfavillavano nei costei occhi l'ebbrezza della vendetta in
-una e il fuoco di furente delirio ond'era invasata. Brandiva colla mano
-una rocca, quasi una tra le Parche incaricate di regolare il destino
-de' mortali, e di tagliarne il filo. La tradizione ci ha conservate
-alcune strofe di questo barbaro inno, che facea le parole di quel canto
-trionfale di Ulrica.
-
- Figlie d'Engisto, le vostre faci
- Auspici imploro; non già quai splendono
- Per farsi scorta d'amante vergine
- che del suo sposo s'affretta ai baci;
- Ma in lor tremendi vampi ferali
- Tutti d'inferno gli sdegni annunzino
- All'atterrito stuol de' mortali.
-
- Figlie del Drago, brandite acciari.
- Non que' che al desco le dapi spartano
- Fra convivali turbe festevoli,
- Secure all'ombra d'ospiti lari.
- Conversi ad altri fian ministeri
- Or vostri acciari, che il sangue anelano
- Del più feroce fra i cavalieri.
-
- E mille ancora guerier mietete.
- A me d'intorno sol morte aggirisi.
- Oh lente fiamme nel render sazia
- Di mia vendetta l'orribil sete!
- Deh! alfin compiuta, fiamme, io la veda.
- Nè mia presenza vi sia d'impaccio,
- Che al furor vostro m'offersi in preda.
-
-Le fiamme, avendo superato tutti gli ostacoli, s'innalzavano fino
-alle nubi a foggia di sfolgoreggianti colonne, che poteano scorgersi
-per molte miglia all'intorno; ogni torre, ogni edifizio a mano a mano
-diroccava; talchè i vincitori costretti ad impor fine al saccheggio, si
-assembrarono nel gran cortile del castello, contemplando quell'immenso
-corpo di fuoco, il cui riflesso tignea i lor volti e l'armi loro d'uno
-splendente color porporino. Alcuni tra i vinti, che avean cercato
-entro l'ardente edifizio un asilo contro il furore de' lor nemici,
-rimasero stritolati sotto quelle fumanti rovine, e fu scarsissimo
-il numero di coloro che pervennero a salvarsi nel vicino bosco. La
-torre, sopra di cui la sassone Ulrica erasi collocata, cadde per
-l'ultima; laonde questa femmina fu veduta ancor lungo tempo stender
-le braccia, e comporsi ad atteggiamenti di selvaggio trionfo, quasi
-regina dell'incendio da essa creato. Ma finalmente precipitò pur questa
-torre con orrendo fracasso, e seco Ulrica divorata dalle fiamme che
-il tiranno della costei famiglia consunsero. Un silenzio inspirato da
-raccapriccio regnò alcuni istanti all'aspetto di tale estrema scena,
-silenzio che primo Locksley interruppe.
-
-«Arcieri, la dimora de' tiranni non è più. Sia il bottino trasportato
-al luogo solito delle nostre adunate sotto la grande quercia
-d'Hartill-Walk! Allo schiarire della domane verrà scompartito fra noi
-e i degni nostri confederati, che porsero l'opera loro ad un atto sì
-luminoso di giustizia e di vendetta.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXI.
-
- «Consorzio uman sognar scevro di patti
- «È folle idea: se editti a pro de' sogli,
- «Statuti a pro de' popoli fur fatti.
- «E sin tra quei che fer lega di spogli
- «Tacite leggi stan, funeste al fello
- «Che i suoi fratelli di tradir s'invogli.
- «Che de' figliuoli d'Eva in fra il drappello
- «Non regni pace scritto fu d'allora
- «Che assunse Adam la vanga ed il martello.
- «Se a nostro furiar non ponean mora
- «Le leggi ch'ai mortali inspirò il cielo,
- «Nel caos primier già l'universo fora.
-
-
-Incominciava appena l'aurora a dardeggiar raggi sui diradamenti di
-quelle foreste; della sua rugiadosa perla ciascuna foglia brillava. Non
-temendo ancora che alcun cacciatore li venisse a sorprendere, preceduta
-dal maestoso marito la cerva, abbandonava i luoghi i più folti del
-bosco insieme colla sua prole per trarla a pascere più liberamente in
-più aperta campagna.
-
-I nostri arcieri stavano tutti assembrati attorno alla grande quercia
-di Hartill-Walk, ove trascorsa aveano la notte ristorandosi dalle
-fatiche sofferte nel durare della loro spedizione, alcuni col votar
-tazze di vino, altri col darsi al riposo, molti discorrendo gli
-avvenimenti della giornata e calcolando il valor del bottino, che la
-vittoria avea posto nelle mani del loro condottiero.
-
-Fu considerabile per vero dir quello spoglio. Perchè, comunque molta
-parte di arredi avessero distrutta le fiamme, gli arcieri, i quali
-non sapeano che si fosse pericolo quand'era il tempo di combattere
-o di saccheggiare, poterono impossessarsi delle suppellettili più
-preziose che fossero nella rocca; trovavansi quindi colà raccolte armi
-e armature e munizioni di ogni spezie, drappi e vesti preziose, tutti
-i vasellami d'argento, e, cosa più preziosa di qual altra si fosse, la
-cassa entro cui Frondeboeuf tenea racchiuso il prezzo di quante avanie
-commettea. Però le leggi di quella confederazione erano tanto severe
-e sì scrupolosamente adempiute, che un solo de' collegati non osò
-appropriarsi una parte benchè menoma di tanto bottino. Il tutto venne
-fedelmente trasportato al luogo delle adunanze e posto in comune, onde
-il capo della lega ne facesse egli la distribuzione.
-
-Non era già un tal luogo quel medesimo, ove Gurth e Wamba erano stati
-condotti da Locksley ne' momenti che diedero origine alla narrata
-avventura; benchè questa situazione parimente fosse contraddistinta
-da antica quercia che maestosamente ergevasi in mezzo ad un vano di
-selva foggiato a guisa d'anfiteatro campestre, nè distante più di mezzo
-miglio dalle rovine dell'incendiato castello. Ivi sedutosi Locksley sul
-proprio trono, che era un'erbosa zolla cui davano ombra i densi rami
-del grand'albero che le sovrastava, la sua banda gli si mise attorno
-in figura di mezzo cerchio. Egli additò al Cavaliere e a Cedric di
-sedersegli a canto.
-
-«Perdonate» diss'egli «la libertà di tal mio procedere, nobili
-cavalieri, ma in queste foreste son io il monarca, e i miei sudditi
-che attorno a me scorgete raccolti, vedrebbero di mal occhio se nei
-miei dominii cedessi la preminenza a chicchessia.... E dove trovasi il
-nostro cappellano? Perchè non è qui Fra' Giocondo? Un po' di preghiera
-dà buon principio alla giornata, fra genti almeno cristiane!»
-
-Ma niuno avea veduto l'eremita di Copmanhurst.
-
-«Avremmo noi dunque perduto il nostro cherico valoroso?» continuò
-Locksley. «Nè v'ha alcuno tra voi che lo abbia veduto dopo la presa del
-castello?»
-
-«Io, il vidi» rispose Mugnaio «nei sotterranei, che facea le sue prove
-ad abbattere la porta d'una cantina, e giurava per tutti i santi del
-calendario di voler assaggiare i vini di Linguadoca e di Guascogna, che
-possedea Frondeboeuf.»
-
-«Oh per l'anime del purgatorio!» sclamò Locksley. «Sarà rimasto a bere
-colà sintantochè la rocca lo abbia sepolto colle sue rovine. Partite
-subito, Mugnaio, e conducendo con voi dodici uomini cercate per ogni
-dove intorno al luogo ove il vedeste. Prendete acqua dalla fossa, onde
-gettarla su quelle rovine infocate. Per il nome di Dio! farò volgere
-l'una dopo l'altra le pietre del castello tanto che si trovi il nostro
-valoroso eremita.»
-
-Il numero degl'individui gareggianti per essere eletti a tale fazione,
-e quasi immemori dell'altra sì rilevante ad ognuno, qual era il
-parteggiamento della preda, dimostrò sin quanto quella banda avesse a
-cuore la salvezza del suo _padre spirituale_.
-
-«In questo mezzo» proseguì Locksley «pensiamo ai nostri affari,
-perchè appena sarà divulgata la fama della nostra impresa, non è da
-dubitarsi che le truppe di Bracy, di Malvoisin e degli altri collegati
-di Frondeboeuf non marcino contro di noi. È dunque cosa prudente il
-pensare alla nostra sicurezza. Intanto, nobile Cedric, ho diviso in
-due parti lo spoglio; scegliete quella che più v'aggrada per farne
-distribuzione a quelli fra' vostri vassalli che ci secondarono
-nell'impresa.»
-
-«Prode arciere» rispose Cedric «questo mio cuore è immerso nella
-tristezza. Il nobile Atelstano di Coningsburgo non è più. Atelstano,
-l'ultimo rampollo maschile del santo re Confessore! Con lui perirono
-tai speranze che non possono più rinascere. Nè sforzo umano è, che
-valga a riaccendere la scintilla spenta insieme con questo sangue
-reale. Le persone del mio seguito, tranne i pochi che stan qui meco,
-non abbisognano che della mia presenza per trasportare la mortal salma
-del signore di Coningsburgo al castello de' suoi antenati. Lady Rowena
-brama tornarsene a Rotherwood, e le è necessaria una scorta sufficiente
-a tal fine. Se io non mi sono ancora disgiunto da voi, non fu già per
-aspettare l'istante che si spartissero le conquiste fatte sull'inimico,
-perchè se piace a Dio e a san Vittoldo, nè io nè i miei non toccheremo
-un obolo di tale spoglio. Mi trattenni unicamente tanto da trovarvi
-tutti adunati e ringraziar voi e i valorosi vostri compagni che
-salvaste l'onore e la vita alla mia nobil pupilla.»
-
-«Noi non avemmo tutto al più che una metà di merito in tale impresa»
-rispose Locksley; «accettate adunque la metà dello spoglio per
-ricompensare i vostri confinanti e vassalli, a' quali l'altra parte di
-merito è dovuta.»
-
-«Sono abbastanza facoltoso per farlo senza scemare il vostro bottino»
-rispose Cedric.
-
-«E alcuni di questi confederati» aggiunse Wamba «hanno avuto il
-giudizio di compensarsi da sè medesimi. Non crediate già che tutti
-tornino a casa a mani vote e penzolone le braccia.»
-
-«Se operarono, come dite» gli rispose Locksley «il potean anche; perchè
-le nostre leggi sono obbligatorie solamente per noi.»
-
-«Ma tu, mio povero matto» disse Cedric movendo verso Wamba e
-abbracciandolo «qual compenso potrò io darti degno di te, di te che ti
-prendesti le catene del tuo padrone, di te, che per salvare la vita
-a lui offeristi in sagrifizio la propria? Chi altri mai mi diede tal
-prova d'affetto e di fedeltà?»
-
-Sorgea una lagrima dal ciglio del nobile _thane_ mentre favellava
-in tal guisa; tributo di commozion d'animo, ch'ei non avea nemmen
-conceduto ad Atelstano allorchè gliene venne annunziata la morte.
-Perchè nel servigio prestatogli da Wamba manifestavasi tale istinto di
-generosità atto a toccare il cuor di Cedric più che nol fosse il dolore
-medesimo.
-
-«Se voi pagate i miei servigi coll'acqua de' vostr'occhi» disse Wamba
-sottraendosi per riguardo di rispetto alle carezze d'un padrone che
-in quell'istante dimenticava affatto di esserlo «sarete cagione che
-piagnerò io parimente; e allora a che si ridurrà la mia professione?
-Ascoltate, zio! se volete ben ricompensarmi, perdonate al mio collega
-Gurth di avere tolta una settimana al vostro servigio per impiegarla a
-quello di vostro figlio.»
-
-«Perdonargli!» sclamò Cedric; «ei merita ben altro che perdono, e gli
-debbo anzi ricompensa. Appressati, o Gurth, e metti un ginocchio a
-terra.»
-
-Il porcaiuolo obbedì.
-
-«Tu non sei più servo» disse Cedric toccandolo con una bacchetta «ma
-uomo libero così in città come in villa, così nei boschi come ne'
-campi. Ti concedo inoltre dieci _acri_ di terra nella mia signoria
-di Walbrugham: tu li terrai da me e dai miei per te e per la tua
-discendenza. D'ora in poi e per sempre la maledizione di Dio cada sovra
-chiunque ardisse voler turbarti nel tuo possedimento!»
-
-Fuor di sè per la gioia di non essere più servo, ma libero e
-proprietario, Gurth nell'alzarsi saltò due volte quant'è alta la testa
-d'un uomo.
-
-«Una lima!» sclamò «una lima! che questo collare non disonori più il
-collo d'uom libero! O nobile mio padrone! voi m'addoppiaste vigore
-con tal atto di vostra generosità, ed io combatterò per voi con doppio
-coraggio. Il cuore che or mi palpita in seno è cuor d'uomo libero. Io
-mi trovo tutto cambiato, e tutto il mondo si cambia a' miei sguardi.
-Ah! eccoti Fangs! conosci tu ancora il tuo padrone?»
-
-«Sì» disse Wamba «Fangs ed io ancora ti conosciamo, nè un collare di
-più o di meno ce lo impedirà; ma chi sa che non accada ben tosto che tu
-non conosca più noi?»
-
-«Dimenticherò me medesimo prima che io dimentichi te, fedele collega»
-riprese a dire Gurth; «e se la libertà avesse potuto giovarti, il
-nobile Cedric te l'avrebbe conceduta prima di pensare a me.»
-
-«No» soggiunse Wamba «non sono ancora tanto matto d'invidiarti, amico
-Gurth; il servo sta seduto a canto del fuoco, ben alloggiato, ben
-nudrito, allorchè l'uomo libero corre i campi e fatica. Di fatto, che
-cosa dice a tal proposito Oldhelm di Malmesbury! _Meglio matto a mensa
-che savio alla guerra_! Dio mi liberi di tal libertà!»
-
-S'intese allora grande strepito di cavalli, e quasi nel medesimo
-istante comparve lady Rowena riccamente vestita, assisa sopra sontuoso
-palafreno, e accompagnata da numeroso corteggio d'armati scudieri,
-nei cui lineamenti pigneasi la gioia ond'eran compresi in veggendo
-libera la lor padrona. Ella avea assunta l'intera dignità del suo
-portamento, se non che il pallor del volto palesava lo spavento cui
-avea soggiaciuto. Scorgeasi ancor su quel fronte una lieve nube di
-duolo, ma a diradarla soccorreano la speranza d'un migliore avvenire,
-e il sentimento di gratitudine che la sua liberazione le inspirava
-così verso il cielo come ver le persone che di liberazione le furono
-strumenti.
-
-Ella era già stata avvertita e del viver d'Ivanhoe e del caso
-d'Atelstano. La innondò di purissima gioia il primo annunzio; e quanto
-al secondo, n'ebbe sì rincrescimento, ma non potè ad un tempo non
-sentire la contentezza di vedersi omai sottratta all'importuno zelo
-di Cedric, che l'avrebbe voluta ad ogni patto sposa del signor di
-Coningsburgo.
-
-Allorchè lady Rowena fu in vicinanza di Locksley, questi si alzò per
-riceverla, e altrettanto fecero tutti i suoi arcieri, mossi da istinto
-naturale di cortesia. Le guance di lei si copersero in quell'istante
-di amabil rossore, e dopo un profondo inchino che confuse per poco le
-anella delle sue chiome colla criniera del corridore, palesò in brevi
-note quai sensi di gratitudine ella nudrisse verso il valoroso arciere
-e gli altri che la liberarono. — «Che Dio e la madre sua vi compensino»
-così ella conchiuse «o valenti persone, che con tanta cortesia e a
-rischio de' vostri giorni proteggeste la causa degli oppressi! Se mai
-alcun di voi si trovasse molestato da fame o da sete, rammenti che lady
-Rowena possede ricchezze e animo grato. Se i Normanni vi costringono
-ad abbandonare questa selva, pensate che altre ne ha in proprietà lady
-Rowena. Ivi potrete cacciare a vostro piacimento.»
-
-«Vi ringrazio, nobil donzella» rispose Locksley «e pe' miei compagni
-e per me. L'avervi salvata è tale atto che porta con sè medesimo la
-sua ricompensa. Certamente non facciam sempre opere meritorie nei
-nostri boschi, ma la liberazione di lady Rowena è opera ben valevole ad
-espiarne molt'altre che meritasser rimprovero.»
-
-Lady Rowena, dopo averli risalutati per congedarsi da loro, volse
-il cavallo in atto di partire; ma essendosi fermata un istante per
-aspettare Cedric, che doveva esserle compagno e si licenziava egli pure
-da quella brigata, si trovò all'impensata in vicinanza del prigioniere
-Bracy. Era questi in piedi sotto d'un albero, e colle braccia
-incrocicchiate sul petto immerso in profonda meditazione, onde lady
-Rowena si confidava ch'ei non l'avesse veduta. Ma ella ingannavasi.
-La ravvisò ottimamente, e sola vergogna lo tenea irresoluto; pur
-finalmente avanzatosi verso di lei, e prendendone per la briglia il
-palafreno così le disse:
-
-«Lady Rowena degnerà ella d'un suo guardo un cavalier prigioniero, un
-guerriero disonorato?»
-
-«Ser cavaliere» gli rispose ella «in imprese della natura di quella che
-voi tentaste, il vero disonore starebbe nel buon successo.»
-
-«La gloria del trionfo però dovrebbe mitigare il risentimento»
-soggiunse Bracy. «Possa io udir solamente dal labbro di lady Rowena che
-ella mi perdona tal violenza cui diede moto una sfortunata passione, e
-s'accorgerà ben tosto lady Rowena, come Bracy sappia prestarle in più
-nobil guisa il suo braccio!»
-
-«Vi perdono, ser cavaliere» rispose la nobil donzella «ma solamente
-nell'esser mio di cristiana.»
-
-«Che è quanto dire, non gli perdona nè poco nè assai» Wamba
-soggiunse[46].
-
-«Non quindi» continuò Rowena «potrò mai dimenticare le sventure e i
-mali che derivarono dal folle vostro attentato.»
-
-«Lascia la briglia del cavallo di questa Milady» disse Cedric, il quale
-allor sopraggiunse. «Pel sole che ne rischiara, se non avessi vergogna,
-t'inchioderei contra quest'albero. Ma tienti per sicuro, Maurizio di
-Bracy, che dovrai scontare a caro costo la parte da te presa ad una
-azione sì infame.»
-
-«Non corre pericolo chi minaccia un prigioniero» rispose Bracy, «ma
-quando fu mai che in un sassone allignassero sensi di cortesia?»
-
-Cedric prima di partire diede speciali contrassegni di gratitudine
-al cavalier Nero, facendogli premuroso invito perchè lo volesse
-accompagnare a Rotherwood.
-
-«So bene» Cedric gli dicea, «come il diletto de' vostri pari sia quel
-soprattutto di condurre attorno al mondo la fortuna che sta per voi
-sulla punta della vostra lancia; ma la gloria dell'armi, ser cavaliere,
-è una favorita incostante, onde il campione anche il più prode sente
-alcuna volta vaghezza d'uno stabile domicilio. Voi ne possedete uno
-nel castello di Rotherwood, nobile guerriero. Cedric ha ricchezze
-quante bastano per ammendare que' torti che mai vi avesse fatti
-fortuna, e tutto ciò ch'egli tiene spetta per diritto a chi gli è stato
-liberatore. Venite dunque a Rotherwood, non qual ospite, ma come figlio
-o come fratello.»
-
-«Cedric mi ha già fatto ricco» rispose l'incognito cavaliere. «Debbo
-a lui l'avere apprezzato al giusto il valore de' Sassoni. Voi mi
-rivedrete a Rotherwood, prode Sassone; voi mi ci rivedrete, nè andrà
-lungo tempo; ma in tale istante affari sommamente premurosi mi vogliono
-in parte affatto opposta. Non crediate per altro impossibile che quando
-verrò alla vostra casa io non sia per chiedervi un dono; e tal dono che
-metterà a prova la vostra generosità.»
-
-«È pattuito anticipatamente» rispose Cedric, battendo la sua sulla mano
-del cavalier Nero; «è pattuito quand'anche mi chiedeste la metà delle
-mie sostanze!»
-
-«Non largheggiate sì leggermente in promesse» ripigliò a dire il
-cavalier dal _Catenaccio_. «Nondimeno spero potrò ottenere il dono che
-sarò per chiedervi. Intanto addio!»
-
-«Mi rimane avvertirvi» soggiunse il Sassone «che in tutto il tempo
-consacrato alle esequie del nobile Atelstano abiterò il suo castello
-di Coningsburgo. Sarà esso aperto a chiunque vorrà prender parte al
-funereo banchetto, e parlo io a nome della nobile Editta, madre del
-defunto, e dell'ultimo fra i principi Sassoni. La casa d'Editta non
-sarà mai chiusa a chi combattè con tanto valore per liberare il figlio
-di lei dalle catene normanne, benchè l'opere del valore abbia fatte
-vane la morte.»
-
-«Sì, sì,» disse Wamba che avea ripreso il suo luogo presso il padrone
-«farem gozzoviglia al castello di Coningsburgo. Peccato che il nobile
-Atelstano non possa intervenire al banchetto de' suoi funerali! Ma»
-continuò il buffone sollevando gravemente al cielo gli sguardi «questa
-sera ei cenerà in paradiso, nè si starà dal fare onore all'imbandigione
-celeste.»
-
-«Zitto là!» sclamò Cedric cui non garbava sì fatta celia, e il quale
-per altra parte non sapeva risolversi a sgridar Wamba dopo il servigio
-rilevantissimo che di recente ne aveva ricevuto. «È ora di metterci in
-cammino.»
-
-Lady Rowena salutò graziosamente il cavalier Nero. Cedric gli augurò
-da Dio buon esito nelle imprese quai si fossero ch'ei divisava; e
-bentosto questa comitiva si addentrò nella selva. Già gli alberi della
-foresta toglievano la vista di questa nobile brigata agli occhi di
-chi rimanea, allorchè li ferì una processione ben d'altro genere,
-che veniva dalla parte di Torquilstone, e s'avviava sulla dirittura
-medesima che aveano presa Cedric ed il suo corteggio. Ed erano i frati
-d'un vicino convento, i quali fossero mossi da pietà, o dalla speranza
-di ricca ricompensa, s'impossessarono del corpo di Atelstano, e dopo
-averlo collocato sontuosamente in un feretro, cui portavano sugli omeri
-i vassalli del medesimo Atelstano, lo trasportavano al castello di
-Coningsburgo, per dargli sepoltura entro la tomba d'Hengist, da cui
-la famiglia di questo _thane_ Sassone si pretendea derivata. Molta
-mano de' suoi vassalli erasi assembrata appena udito l'annunzio della
-morte di lui e ne seguiva la bara, dando parecchi contrassegni almeno
-apparenti di cordoglio vivissimo. Tutti gli arcieri sursero spontanei
-una seconda volta, tributando alla religione e alla morte omaggi sì
-rispettosi, come dianzi li tributarono alla giovinezza e all'avvenenza.
-Il marciar lento e il cantar solenne di quegli ecclesiastici risvegliò
-negli animi degli arcieri le rimembranze d'alcuni lor compagni
-soggiaciuti nella pugna del dì precedente; ma tai ricordanze non
-durano a lungo nel cuor di persone, la cui vita non è che una sequela
-d'imprese e di pericoli; laonde non si era ancora finito d'udire il
-frastuono di funerei cantici, allorchè si diedero alla bisogna che
-più tenea in quell'istante le loro menti, al parteggiamento cioè delle
-spoglie.
-
-«Valoroso campione» disse Locksley al cavalier Nero «piacciavi
-scegliere per mezzo a questo bottino tutto quanto possa tornarvi utile
-ed aggradevole, e che siavi ricordo di questa grande quercia sotto
-cui convenimmo; nè vogliate usare di troppa modestia, giacchè niuno
-meglio di voi ha diritti ben acquistati su tale preda, e certamente se
-il vostro braccio non ne reggea, avremmo naufragato in quella impresa,
-d'onde uscimmo per voi vincitori.»
-
-«Accetto la vostra offerta con altrettanta franchezza quanta ne
-adoperate nel porgerla; e vi chiedo la permissione di arbitrare a mio
-grado verso Maurizio di Bracy.»
-
-«Non è egli forse vostro prigioniere? Ei già v'appartiene per diritto,
-e può ringraziarne la sua buona fortuna, perchè altrimenti, lo avrei
-fatto appiccare al ramo il più alto di questa quercia, trattamento
-da me serbato a tutti gl'individui della sua compagnia franca, che
-mi capiteran fra le mani. Ma egli è cosa vostra; e avesse persino
-ammazzato mio padre, a voi sta il decretarne la sorte.»
-
-«Bracy» disse il cavalier Nero «tu sei libero. Parti: l'uomo di cui
-fosti prigioniero non conosce il vil piacere della vendetta, e pone
-in dimenticanza le cose passate. Ma abbi gli occhi sull'avvenire, che
-potrebbe divenirti funesto. Pensaci, Maurizio di Bracy!»
-
-Bracy salutò rispettosamente il suo liberatore, e stava per partire,
-allorquando gli arcieri lanciarono mille imprecazioni contr'esso,
-rimprocciandogli ogni atto di violenza ch'ei s'era fatto lecito
-qual condottiero della sua compagnia franca. L'orgoglioso cavaliere,
-soffermatosi un istante, poi volto ver gli offensori, incrocicchiò
-sul petto le braccia, e riguardandoli in altero sembiante: «Chetatevi»
-disse loro «voi siete nel novero di que' cani stizzosi, ghiotti sempre
-di nuova pastura, ma incapaci di cercare il cervo e la sua tana.
-Bracy sprezza i vostri oltraggi come disdegnerebbe le vostre lodi. Tai
-malandrini, tai proscritti quali vi siete, dovrebbero serbar silenzio,
-ogni volta che si ragiona d'un nobil o d'un cavaliere sol distante una
-lega da' lor covazzi.»
-
-Rabuffo imprudente, che gli avrebbe fruttato una salva di frecciate,
-se Locksley non si fosse fatto sollecito di proibire alla sua gente il
-molestarlo. Che anzi lo stesso Locksley gli permise valersi d'un de'
-cavalli trovati nelle scuderie di Frondeboeuf, e che faceano parte del
-bottino; dopo di che Bracy postosi snellamente in sella galoppò a tutta
-briglia.
-
-Chetato il tumulto collo scomparire di chi ne era argomento, Locksley
-si tolse il corno ed il pendaglio guadagnati alla _posta d'armi_
-d'Ashby e il cavalier Nero ne presentò.
-
-«Nobile cavaliere» sì disse «se non disdegnate accettar cose che primo
-io portai, piacciavi conservar queste come ricordo delle imprese da
-voi operate nella giornata d'ieri. Se per caso, il che può avvenire
-a qualsisia prode cavaliere, abbisognaste di soccorso, trovandovi in
-alcuna delle selve poste fra il Trent e il Tees, date fiato a questo
-corno, ed è cosa possibile che vi arrivino diffensori.»
-
-Poi appressatosi egli stesso quello strumento alle labbra, intonò
-replicatamente certe date note, a fine d'imprimerle nella memoria del
-cavaliere.
-
-«Accetto un tal dono, valoroso arciere, e venendo istante in cui mi
-sia indispensabile il chieder soccorso, non cercherò migliori campioni
-fuori di voi e de' vostri fratelli d'armi.»
-
-Anch'egli allora animò il corno, e fe' rimbombar la foresta de' tuoni
-medesimi che gli aveva insegnati Locksley.
-
-«Ottimamente!» disse l'arciere, «Tai son le note e tale la forza che
-dovete dar loro. Si potrebbe credere che non solamente dinanzi alle
-fortezze, ma nelle selve aveste fatta la guerra, nè v'è chi mi tolga di
-mente che in altri tempi non siate stato cacciatore di daini. Compagni,
-ricordatevi delle note che avete ascoltate. Son la chiamata del
-cavalier Nero, del cavaliere _dal Catenaccio_. Chiunque udendole non
-s'affretti in soccorso di lui sarà scacciato dalla nostra compagnia, e
-gli verrà spezzato l'arco sopra le spalle.»
-
-«Viva il nostro capo!» sclamarono ad una voce gli arcieri. «Viva
-il cavalier Nero _dal Catenaccio_! Oh venga presto l'occasione di
-provargli col fatto la nostra brama d'essergli giovevoli!»
-
-Procedè indi Locksley alla distribuzione del bottino, che venne
-scompartito colla massima imparzialità. Primieramente ne fu levata
-una decima parte a pro della chiesa, o da impiegarsi ad usi pii
-e caritatevoli. Altra venne serbata per impinguare quello che ivi
-chiamasi _pubblico erario_, e fu pure assegnata una porzione così a
-soccorrere le mogli e i figli di coloro che erano periti nell'assalto,
-come a far celebrar messe per le anime di tai defunti. Il rimanente
-andò ripartito fra gl'individui di quel consorzio, giusta il grado e il
-merito di ciascuno. Se per sorte occorrevano casi dubbi, o delicati sì
-da mettere in riguardo chi li risolvea, il capo profferiva sentenze,
-nelle quali erano da ammirarsi egualmente il senno e l'equità, nè
-trovavasi chi non si sottomettesse d'ottima voglia alle medesime.
-Laonde non fu lieve nel cavalier Nero la maraviglia di considerare,
-come uomini, posti può dirsi, in istato di ribellione contra la
-società, si comportassero in guisa tanto giusta e regolare, le quali
-cose crebbero in esso la buona opinione concetta sulla rettitudine e
-sull'ingegno del condottier della banda.
-
-Poichè ciascuno ebbe presa la sua parte di bottino, il cassiere,
-aiutato da quattro arcieri de' più vigorosi, fece trasportare in sicuro
-luogo la parte che spettava alla _repubblica_; niuno osava toccare la
-decima serbata alla chiesa.
-
-«Vorrei» disse il condottier degli arcieri «aver novelle del gioviale
-nostro cappellano. Non gli è mai accaduto d'assentarsi nè all'ora del
-_benedicite_, nè all'altra di partire gli spogli; poi è suo uffizio
-il prendere in consegna la porzion della chiesa. Mi spiace tanto
-più ch'egli manchi, perchè a pochi passi di qui tengo prigioniere
-un sant'uomo, confratello di _Fra' Giocondo_, e vorrei che questi mi
-aiutasse circa al cerimoniale da usarsi. Ma già ho paura che il nostro
-santo eremita, non lo vediamo più.»
-
-«Men dorrebbe assai» soggiunse il cavalier Nero. «Gli debbo gratitudine
-per la ospitalità concedutami, tutta una notte da me trascorsa con lui
-giocondissima nella sua cella. Trasferiamci sulle rovine del castello,
-e così ne saprem notizie più presto.»
-
-Il cavaliere non aveva appena pronunziate queste parole, allorchè uno
-strepito di gioiose grida annunziò l'arrivo dell'uomo, per cui si stava
-allor palpitando; nè potea dubitarsi che non foss'egli all'udir la sua
-voce di Stentore che soperchiava tutte le altre.
-
-«Fate largo, miei buoni amici, fate largo tanto che passi il vostro
-padre spirituale e il suo prigioniere. Nobil capo, giungo a voi come
-un'aquila portando la preda fra' miei artigli.» E aprendosi passaggio
-tra le file de' compagni, che poi gli si serravano addosso, e fra
-scrosci di riso universale, comparve a guisa d'un trionfatore, tenendo
-con una mano una partigiana, e coll'altra una corda; la cui estremità
-terminava avvolgendosi al collo dello sciagurato Isacco d'York, che
-fatto più curvo dal cordoglio e dallo spavento seguiva tutto avvilito
-il vittorioso eremita. «Ov'è Allan-Dale?» chies'egli «voglio che
-componga un _virelai_ o una ballata in mio onore. Per santa Armangilda,
-questo usignuolo delle paludi par che studii d'esser lontano quando vi
-sarebbe occasione d'impiegarne l'abilità.»
-
-«Bravo eremita» disse Locksley «benchè sia di buon'ora, vedo che non
-hai mancato di sciacquarti la bocca questa mattina. Ma per il nome di
-san Nicola, che razza di salvaggina ne porti tu qui?»
-
-«Un prigioniere che dovete al valore della mia lancia e della mia
-spada, o a dir meglio del mio arco e della mia partigiana. Ma comunque
-prigioniero, io l'ho liberato da un ben più tremendo servaggio. Parla,
-Giudeo, non t'ho io sottratto alle branche di Satanasso? Non t'ho
-insegnato il tuo _Credo_, il tuo _Pater_, la tua _Ave Maria_? Non ho
-passata tutta la notte a bere per la tua conversione, e a spiegarti gli
-articoli della nostra fede?»
-
-«Per amor di Dio!» sclamò il povero Ebreo «nè vi sarà persona
-caritatevole per liberarmi dalle mani di questo matto.... oh volli dire
-di questo santo uomo?»
-
-«A che giuoco giochiamo?» soggiunse in tuon minaccevole l'eremita.
-«Saresti tu recidivo? Ebreo, bada bene, perchè se ricadi negli
-antichi errori, benchè tu sia men tenero d'un porchetto di latte,
-cosa che m'augurerei tanto per la mia colezione, tu non hai ancora
-una carne sì dura da non poter essere arrostito. Sii docile Isacco, e
-accompagnami nel recitare un'altra volta la salutazione Angelica. _Ave
-Maria_........»
-
-«Zitto là!» interruppe Locksley. «Non abbiam qui d'uopo di tai vostre
-profanazioni. Raccontane piuttosto, degno Eremita, com'è che hai fatto
-questo prigioniero.»
-
-«Per san Dunstano, l'ho trovato laddove cercava mercanzia migliore
-di lui. Io stava passando in rassegna le cantine del castello per
-vedere se avessi potuto salvar qualche cosa; perchè non nego che
-un bicchiere d'acqua ardente bruciato con entro molta drogheria non
-presenti una bevanda degna d'imperatore; ma mi parea che il far troppo
-uso di questa sola sarebbe stata una sprecatura. Trovai quindi un
-bariletto di Canarie e stava per chiamare in mio aiuto qualcuno di
-quegli sfaccendati, che si lasciano sempre cercare quando v'è un'opera
-buona da farsi. Mi avvidi allora d'una porta greve, e chiusa con
-grande accuratezza. Ah! meditai fra me stesso: qui dentro sicuramente
-troverò i tesori liquidi del castello; e il cantiniere disturbato, non
-v'ha dubbio, nel decorso di qualche sua furfanteria, ha dimenticato
-la chiave alla porta. M'affrettai ad aprire, nè vidi altro se non
-se catene, un immenso forno, e questo cane d'ebreo, che senza farsi
-pregare si rendè subito prigioniero, soccorso o non soccorso. Continuai
-a far la visita di que' sotterranei, trascinandomi dietro tale trofeo,
-e avendo trovato alcune botti entro una cantina, ebbi appena il tempo
-di assicurarmi, dopo d'averne fatto profferire giudizio anche al
-mio cattivo infedele, che contenevano eccellente vino di Guascogna;
-allorquando si udì un fracasso spaventevole prodotto da quella parte
-d'edifizio tutta diroccata all'intorno di noi; laonde ci trovammo
-bloccati in quella caverna, nè peggio fu perchè il vôlto era forte
-abbastanza per resistere al peso delle rovine. Dissi allora il mio
-_In manus_, e riguardandomi disonorato, s'io abbandonava il mondo in
-compagnia d'un Ebreo, levai questa partigiana per ispacciarmene; ma
-mi venne poi in mente, che era opera migliore il ricorrere alle mie
-armi spirituali e dar opera a convertirlo. Che volete? Ne sieno eterne
-grazie a san Dunstano! la semenza è caduta su buon terreno. Mi sento
-solamente la testa un poco stanca dall'avere tutta notte catechizzato
-costui, perchè mi conveniva a quando a quando bere qualche sorsata a
-fine di ammollire le fauci disseccatesi a furia di far la dottrina; e
-Gilberto e Vibbaldo sanno bene in che stato mi hanno trovato, poichè
-ebbero smosse le rovine che ne attorniavano. Oh, affatto estenuato!»
-
-«Oh sì possiamo fare testimonianza» disse Gilberto «che allorquando
-per la grazia di san Vittoldo fummo entrati nella cantina, dopo avere
-sbarazzata la scala che vi conducea, trovammo una botte vota per metà,
-l'Ebreo per metà morto, e il _reverendo_ più per metà _estenuato_,
-valendosi del suo modo di dire.»
-
-«Mentite» sclamò indignato l'ermita; «foste voi, furono i ghiottoni
-vostri compagni, che votaste la botte, di cui giudicai sì squisito
-il contenuto, che divisava serbarne una parte per farla assaporare
-al nostro capo. Consento d'essere considerato come un pagano, se
-non è verità quanto dico, e soggiugneste di volere voi pure la
-vostra porzione d'incerti. Ma ciò poco rileva. L'importante è che ho
-convertito l'Ebreo e intende le cose che gli ho spiegate al pari di me,
-se non anche meglio di me.»
-
-«È egli vero, o Ebreo?» chiese Locksley «hai tu abbiurata la tua
-incredulità?»
-
-«Possa io trovare misericordia presso di voi» rispose il tapino «come
-è vero che non ho inteso sillaba di quanto il venerabile prelato mi
-ha detto nel durare di questa notte tremenda. Io era talmente immerso
-nell'agonia del dolore e della paura, che se il nostro santo padre
-Abramo fosse venuto dal cielo per esortarmi, avrebbe parlato ad un
-sordo.»
-
-«Tu menti, Ebreo» sclamò l'eremita «e lo sai che tu menti. Io non ti
-ricorderò che una tale circostanza sola del nostro colloquio. In prova
-della tua conversione promettesti di rinunziare tutti i tuoi beni alla
-chiesa.»
-
-«Che tutti i Patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco più atterrito che
-mai. «Vi prego a convincervi, miei cari signori, che una tale promessa,
-io non l'ho mai fatta. Non sono che un pover'uomo, un vecchio; ho forse
-perduta la mia unica figlia; abbiate compassione di me, e permettetemi
-ch'io mi ritiri.»
-
-«Se tu ritratti un voto fatto in favore della Santa Chiesa» disse il
-frate cappellano «gli è d'uopo che tu ne faccia penitenza.»
-
-E levando la partigiana s'accinse a menargliela col manico sulla
-schiena; e se il colpo non vi giunse fu perchè il cavalier Nero lo parò
-colla sua lancia.
-
-«Per san Tommaso di Cantorbery!» si volse a questo l'eremita «se
-mi fate scaldare il sangue, benchè siate tutto coperto di ferro,
-v'insegnerò a frammettervi solamente ne' vostri affari.»
-
-«Non ve la prendete contro di me, bravo eremita; ricordatevi che ci
-giurammo fede e amicizia.»
-
-«Non mi ricordo di nulla, e mi darete ragione dell'insulto che ora
-m'avete fatto.»
-
-«Dimenticaste adunque» soggiunse il cavaliere, che parea prendesse
-diletto a provocare l'antico suo ospite «dimenticaste che, lasciando a
-parte la tentazione prodotta in voi dalla vista d'un pasticcio e d'un
-fiasco di vino, rompeste per amor mio il voto d'astinenza?»
-
-«Badate, perchè non conoscete il peso d'un de' miei pugni!»
-
-«Un vostro pugno! Nol credeste già tal regalo, ch'io non vi sapessi
-restituir con usura, usura sì abbondante che il vostro prigioniere non
-ne ha mai riscosse di tanto forti dacchè mercanteggia.»
-
-«Gli è quanto vo' provar sull'istante.»
-
-«Fermo là» sclamò Locksley. «Siete voi matto, ser cappellano? Una lite
-sotto la nostra gran quercia!»
-
-«Non si dirà questa una lite» soggiunse il cavalier Nero; «ma bensì una
-prova amichevole delle nostre forze. A voi, degno eremita; menate il
-vostro colpo; consento a sopportarlo, purchè vogliate sottomettervi a
-quello che indi v'applicherò.»
-
-«Di tutto buon grado! Foste anche Golia, andrete a misurare la terra
-come egli fece.»
-
-Dette queste parole, quel gagliardo rivoltò la sua manica facendola
-arrivar sino al gomito, e ben serrato il pugno e con tutto il vigore
-del nerboruto suo braccio gli vibrò tal colpo sulla testa, che avrebbe
-bastato a stramazzare un bue. Ma l'emulo dell'eremita di Copmanhurst
-rimase fermo come scoglio, onde tutti gli arcieri misero acclamazioni
-di congratulazione.
-
-«Or tocca a me» disse il Cavaliere levandosi la sua manopola. «Non
-voglio avere vantaggi di sorte alcuna. Vedremo se meglio riuscirò.»
-
-«Vi cedo il riscatto di questo Ebreo se vi da l'animo farmi smover d'un
-pollice.»
-
-Così favellava il cappellano assumendo tuono di non più udita
-intrepidezza. Ma chi è da tanto di sottrarsi al proprio destino? Il
-colpo del cavalier Nero ebbe tale onnipossente virtù, che a grande
-stupore di tutti gli astanti fe' cadere come corpo morto l'atleta.
-
-Si rialzò tostamente non manifestando nè confusione nè collera.
-«Collega carissimo» diss'egli al cavaliere, «voi avreste potuto
-temperare un po' più la vostra botta, perchè, per san Dunstano! vi
-volea un cranio forte siccome il mio a non rimanere spaccato. Ma eccovi
-la mia mano in pegno che non farò mai più con voi di tali contratti;
-vedo che sarei sempre dal lato del perdere. Non si pensi omai a
-quello che è stato, ma piuttosto al riscatto del Giudeo, perchè già il
-leopardo non cambia mai pelo, e l'ebreo sarà sempre ebreo.»
-
-«Il nostro cappellano» disse Gilberto «dopo la piccola correzione che
-ha avuta non fa più tanti conti sulla conversion dell'Ebreo.»
-
-«Che cosa c'entri tu a parlare di conversioni? La subordinazione è
-andata a spasso da questo campo? Tutti fanno dunque i padroni? Sappi,
-manigoldo, che la mia testa era... sì, era estenuata dalla fatica
-quando ricevei il colpo del cavaliere, senza di che l'avrei sostenuto
-altrimenti; e se ti talenta che ricominciamo insieme la giostra, potrò
-farti vedere...»
-
-«Zitto là!» sclamò Locksley «zitto là! abbiam sul tappeto altri affari.
-E tu, Ebreo, pensa a quello che puoi offerirne pel tuo riscatto. Non
-mi fa mestieri il dirti, che la tua schiatta si ha per maladetta da
-ogni brigata di Cristiani e che quindi la tua presenza ne incomoda.
-Sarai dunque condotto in luogo di sicurezza, mentre farò venire al
-mio cospetto un prigionere di un'altra specie. Intanto avrai tempo di
-meditare ai modi che hai di redimerti.»
-
-«Trovansi fra i prigionieri molti soldati di Frondeboeuf?» chiese il
-cavalier Nero.
-
-«Non ve n'è un solo, da cui si potesse sperare qualche riscatto»
-rispose Locksley. «Pochi poveri uomini, ai quali ho permesso
-d'andarsi a cercare un altro padrone! Non v'era da guadagnar nulla nel
-conservarli; quanto alla vendetta, ne abbiam fatto anche di troppo.
-Tutti insieme non valeano un quarto di scudo. Ma il prigioniere di
-cui vi parlo è di miglior lega; un frate che si direbbe un cicisbeo in
-atto di visitare la sua innamorata, a giudicarne dall'eleganza e dalla
-finezza della biancheria ch'egli porta. Ma ecco il degno Monsignore,
-più azzimato d'un cortegiano.»
-
-E in quell'istante fu visto comparire dinanzi al soglio del capo degli
-arcieri il nostro antico amico Aymer, priore di Jorvaulx, cui due
-guardie facevano scorta.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXII.
-
- »Larzio dov'è? Che indugia ancor? Gli ufici
- »Del ministro a lui fidato ei compie.
- »Qual danna, a qual perdona: esul taluno
- »Mette dal suol nativo; ai lari amati
- »Riconcede talun; tai di catene
- »Stringe; a tai di sua mano i ceppi infrange.
- _Shakspeare._
-
-
-I lineamenti ed i modi del Priore prigioniere offerivano una singolare
-mescolanza d'orgoglio offeso, di scompigliata vanagloria, e d'un
-terrore da cui cercava invano schivarsi.
-
-«Ebbene, signori miei» diss'egli con tuono da cui trapelavano tutti
-e tre tai sentimenti «che vol dire tal vostra condotta? Siete Turchi
-o Cristiani, voi che in sì fatta guisa mettete le mani addosso a un
-membro del clero? Sapete voi che cosa sia il _manus imponere in servos
-Domini_? Deste il sacco alle mie valigie, stracciaste un camice di
-sontuoso pizzo, degno d'un cardinale! Se vi scontravate in tutto altro
-ecclesiastico, certamente non l'avreste passata così, e vi sareste
-udito intonare il terribile _Excommunico vos_. Ma io sono indulgente,
-e se mandate liberi i miei confratelli che m'accompagnavano, se mi
-restituite i miei palafreni e i miei fardelli, se inviate subitamente
-cento _corone_ di buona moneta d'argento al priorato di Jorvaulx onde
-vi sian celebrate messe giusta la vostra intenzione, e se finalmente
-fate voto per ispirito contrito di non mangiar salvaggina da qui a
-Pentecoste, può essere che non si parli più di questa vostra scappata.»
-
-«Venerabile Priore» si fe' a dire il condottier degli arcieri «sarei
-inconsolabile se credessi che qualcuno della mia gente avesse usato con
-voi modi da meritare i paterni vostri rimproveri.»
-
-«Sì: hanno usato bei modi!» riprese la parola il Priore, cui infuse
-quel coraggio che non avea dianzi il tuono di mansuetudine assunto da
-Locksley. «Que' bei modi che non s'userebbero verso un cane da pagliaio
-non dirò verso un Cristiano, e molto meno sacerdote, non parlo poi
-verso un priore di Jorvaulx! Scorgo là fra voi un imbriaco, profano
-_menestrello_, di nome _Allan-Dale_, vero _nebulo quidam_, che mi
-ha minacciato di pena corporea, e persin di morte, se non pago tosto
-quattrocento _corone_ di riscatto, non contentandosi di tutte le mie
-bagaglie, delle quali s'è impadronito, e delle catenelle d'oro e degli
-anelli, di cui non potrei sull'istante apprezzare il valore. Lascio da
-parte una infinità d'altre dilicate suppellettili, che le ruvide mani
-di costui m'hanno scipate, tali sono la mia scatoletta de' confetti, e
-le mie mollettine d'argento.»
-
-«Mi sembra impossibile che Allan-Dale siasi comportato in tal guisa con
-un personaggio sì venerabile» soggiunse in seriissimo tuono Locksley.
-
-«Però la cosa è tanto vera quant'è vero il vangelo di san Nicodemo. Vi
-dirò di più: ha giurato, e coi più orribili giuramenti, che se io non
-gli pagava le quattrocento corone, m'avrebbe fatto appiccare al più
-alto fra gli alberi della foresta.»
-
-«L'ha egli giurato, reverendo priore? Ohi quand'è così, vi consiglio
-cedere alla sua inchiesta; perchè conosco Allan-Dale, non è uomo da
-mancare a quanto ha promesso.»
-
-«Voi avete voglia di scherzare» disse il Priore attonito, e facendo
-nonostante sforzi per ridere «Ah! Ah! Ah! Amo anch'io al pari di voi un
-onesto celiare, ma quando poi la celia è durata tutta la notte, mi pare
-che la mattina un uomo possa riprendere la sua serietà.»
-
-«Dunque vi dico con tutta la serietà del più grave fra i confessori,
-che vi fa di mestieri sborsarne un buon riscatto, reverendo Priore.
-Altrimenti converrà che il vostro convento pensi ad una nuova elezione,
-perchè non vi vede più.»
-
-«E ho da credervi cristiani se ardite usar tal linguaggio con un
-magnate di Santa Madre Chiesa?»
-
-«Se dovete crederci cristiani! Sicuramente; e abbiam modo di provarci
-tali. Olà! Si chiami tosto il nostro cappellano, affinchè citi al
-venerabile Priore alcun testo che confermi il mio assunto.»
-
-L'eremita, tuttavia avvinazzato, avea imbracciata con sì bel garbo
-la cocolla, che lasciava vedere in parte il suo giustacuor verde, e
-fattosi innanzi, e chiamando il meglio che potè in soccorso la sua
-primitiva erudizione sì disse: «Rispettaci Priore, _Deus salvam faciat
-benignitatem vestram_! Voi siete il ben venuto delle nostre foreste.»
-
-«Che razza di divozione profana è mai questa?» sclamò il Priore.
-«Amico mio, se veramente appartenete al Clero, sarebbe per voi miglior
-opera l'indicarmi il modo di sciogliermi da quest'intrico, che star lì
-dinanzi a me facendo gesti e smorfie quai piuttosto si converrebbero ad
-un cantambanco.»
-
-«Il modo di sciogliervi!... In verità, più che ci penso, non ne vedo
-fuor d'uno. Oggi per noi è la festa di sant'Andrea, e facciamo la
-colletta delle decime.»
-
-«Spero ch'ella non cadrà sul clero, fratello carissimo!»
-
-«Sul clero come su i laici; perciò vi soggiungo, reverendo Priore:
-_Facite vobis amicos de Mammone iniquitatis_; è questa l'unica via di
-spacciarvi.»
-
-«Su via! vedo che siete cacciatori» provò questo nuovo espediente il
-Priore «e debbe essere per voi un motivo di più ad usarmi cortesia;
-perchè son cacciatore ancor io, nè la cedo ad alcun della vostra
-brigata nel dar fiato ad un corno da caccia.»
-
-«A lui tosto un corno da caccia!» gridò Locksley «affinchè ei possa
-fornirne prove di sua abilità.»
-
-Dopo il qual cenno un arciere presentò il chiesto strumento al
-Priore, che nel modo di sonarlo si sarebbe meritati elogi da qualunque
-cacciatore normanno. Ma Locksley crollò il capo.
-
-«Non è tal sonata che pagherà il riscatto per voi, ser Priore. Queste
-note puzzano d'oltremare; e vedo esser voi uno di quelli che sformano
-le vere ariette da caccia inglesi col vestirle di forestieri ornamenti,
-motivo onde vi toccherà pagare cinquanta _corone_ di più per vostra
-liberazione.»
-
-«Siete ben difficile da contentare» soggiunse con tuono indispettito il
-Priore; «ma spero trovarvi più ragionevole al proposito del riscatto.
-Veniam dunque alle corte. Che pretendete voi per lasciarmi andare ove
-m'aggrada, e senza essere accompagnato da un distaccamento delle vostre
-guardie?»
-
-«Non mi parrebbe cosa mal fatta» disse in disparte un tenente al
-condottier della banda «che diffinissero, il riscatto del Priore
-l'Ebreo, l'Ebreo quel del Priore.»
-
-«L'idea è matta anzichè no» rispose Locksley; «pur non manca di
-vaghezza e l'accetto. Fa venire l'Ebreo.»
-
-Giunto appena Isacco: «Tirati innanzi, Ebreo» gli disse Locksley;
-«osserva questo reverendo padre Aymer, priore della ricca abbazia di
-Jorvaulx, e dinne quale riscatto ne potremmo pretendere. Tu conosci, ne
-son certo, le rendite del suo convento.»
-
-«Sì veramente:» rispose il Giudeo; «ho letto più d'un negozio con que'
-buoni padri; che mi hanno venduto orzo, lane e frumento. Oh! ell'è una
-ricca abbazia, e vi si bevono vini più squisiti che altrove. Vorrei io
-avere tanta rendita, e vedreste qual sontuoso riscatto v'offerirei!»
-
-«Maladetto Giudeo!» sclamò il Priore «niuno sa meglio di te come la
-nostra santa comunità sia indebitata per...»
-
-«Per aver l'anno scorso» continuò l'altro «empiute le cantine del
-convento di vini di Guascogna i più scelti; ma questa per le signorie
-vostre era una misera bagattella.»
-
-«Cane d'un infedele! Ei vorrebbe dare ad intendere che la nostra santa
-comunità non ha debiti, se non se per aver comperato un po' di vino
-che abbiamo ottenuta la permissione di bere _ad necessitatem et propter
-frigius depellendum._ Un ribaldo circonciso bestemmia la Santa Chiesa e
-v'hanno da essere cristiani che lo ascoltano senza punirlo!»
-
-«Tutte queste dicerie sono inutili» soggiunse Locksley «Isacco,
-pronunzia tu qual riscatto potremmo, senza volerlo scorticare,
-pretendere dal reverendo Priore.»
-
-«Io dico che può pagare seicento _corone_ alle onorevoli vostre
-signorie, e che non quindi starà ben comodamente seduto nel suo scanno
-abbaziale, sia in coro, sia nel refettorio.»
-
-«Seicento _corone_!» replicò gravemente il duce degli arcieri. «Ebbene,
-Ebreo! lo dicesti. Mi contento. Avete inteso, ser Priore? Seicento
-_corone_! Tal è il nostro giudizio. Salomone non ne avrebbe, cred'io,
-profferito un migliore.»
-
-«Voi delirate, padroni garbati» disse il Priore; «e dove volete che io
-possa rinvenire tal somma? Quand'anche avrò venduto il crocifisso e i
-candellieri d'argento dell'altar maggiore, non sarò arrivato a metterne
-insieme la metà. Poi converrà in qualunque modo ch'io mi trasferisca a
-Jorvaulx, e vi lasci due dei miei preti in ostaggio.»
-
-«In vece, ser Priore, faremo il contrario: manderete i vostri due preti
-a cercare questo riscatto a Jorvaulx, e terremo in deposito voi, tanto
-che tornino col danaro. In tale intervallo, non temete che vi manchino
-buon vino e salvaggina; anzi, poichè amate la caccia, ci verrete in
-nostra compagnia, e vi faremo vedere molta varietà di paesi.»
-
-«O se meglio v'accomodasse» soggiunse Isacco sollecito di conciliarsi
-la buona grazia del capitano degli arcieri «manderò io a cercare
-le seicento corone, purchè il reverendo padre mi faccia fine per
-altrettanta somma ne' conti di debito che ho col convento.»
-
-«Ti farà la tua ricevuta, o Isacco, tel promettiamo» disse tosto
-Locksley. «Colla stessa occasione procaccerai il suo riscatto ed il
-tuo.»
-
-La voce _tuo_ tornò a far impallidire l'Ebreo. «Il mio! rispettabili
-signori? non vi dissi già quant'io sia povero? Non ho più che rovina
-e disperazione dinanzi agli occhi. Quando vi avessi pagato cinquanta
-_corone_, non mi rimarrebbe altra via di campare che un bordone da
-mendicante.»
-
-«Ciò è di quanto il Priore giudicherà» riprese a dire Locksley. «Che
-ne pensate voi, padre Aymer? L'Ebreo è egli in istato di pagare un buon
-riscatto?»
-
-«S'egli è in istato! Che cosa te ne pare, Isacco d'York? Egli è ricco,
-sappiatelo, da poter riscattare le dieci tribù d'Israel, che furono
-ridotte in servitù dagli Assirii. Di persona non lo conosco gran fatto,
-ma il nostro cellerario e il nostro tesoriere ebbero seco lui parecchi
-negozi, e la sua casa d'York, a quanto ognuno vocifera, ringorga tanto
-d'oro e d'argento, ch'ella è una vera infamia per un paese cristiano.
-Ogni buon cattolico è scandalezzato al vedere come venga sofferto
-che tai sanguisughe s'impinguino, a furia d'avanie e d'usure, delle
-sostanze di tutti i cittadini, e persino di quelle della Santa Madre
-Chiesa.»
-
-«Non si lasci così scaldar dallo sdegno la Reverenza vostra priorale»
-Isacco soggiunse «e rammenti ch'io non costringo nessuno a ricevere il
-mio danaro. Se qualche persona batte per chiederne in prestito alla
-mia porta, sia principe o priore, cavaliere o prete, laico o uom del
-clero, usa con me tutt'altri modi: _Mio caro Isacco, mi presterete voi
-tal servigio? Abbandonerete un amico nella disgrazia? Sarò puntuale al
-termine convenuto_. Ma quando poi questo termine arriva: _Cane d'Ebreo!
-che tutte le piaghe dell'Egitto vengano addosso alla maladetta tua
-schiatta_! e ne regalano di quante imprecazioni son le più acconce ad
-ammutinar la plebaglia contro di uno sfortunato popolo di stranieri.»
-
-«Priore» allora disse Locksley «comunque ebreo, qui poi non ha tanto
-torto. Orsù, concludiamo! Pronunziate, senza volerlo rovinare, il suo
-riscatto come egli ha pronunziato il vostro.»
-
-«Non ci vuol veramente che un _famosus latro_, vocabolo di cui vi darò
-la spiegazione a tempo e luogo» soggiunse Aymer «un _famosus latro_,
-per valersi d'egual peso e misura verso un prelato cristiano e verso
-un circonciso infedele. Ma poichè pretendete ch'io ponga prezzo alla
-libertà di questo sgraziato, non tacerò come sareste ingiusti con voi
-medesimi se lo mandaste libero a minor prezzo di mille corone.»
-
-«Bellissima sentenza! bellissima sentenza!» sclamarono a coro gli
-arcieri. «Il Cristiano dà a divedere la sua superiorità sull'Ebreo; e
-ne tratta con maggiore generosità.»
-
-«Dio de' miei padri!» gridò Isacco. «Volete voi dunque ridurre alla
-mendicità il più sfortunato degli uomini? Ieri ho perduta la mia
-figlia, e oggi mi farete perdere ogni modo di vivere!»
-
-«Se tu non hai figli» replicò Aymer «tanto meno hai bisogno di essere
-ricco.»
-
-«Oimè, ser Priore, le vostre leggi[47] non vi permettono di sapere
-quanta ne sia cara la nostra prole! O Rebecca, figlia della mia diletta
-Rachele! se ciascuna foglia di quest'albero fosse uno zecchino, e
-se tutti questi zecchini m'appartenessero[48], sagrificherei di buon
-cuore tale immenso tesoro per sapere che divenne di te in sì funesta
-giornata.»
-
-«Tua figlia!» prese la parola un degli arcieri. «Non portava ella un
-velo di seta ricamato d'argento?»
-
-«Sì» rispose con forza il vegliardo, che in quell'istante non tremava
-più di paura, ma d'impazienza. «Sì, quella. Oh possano tutte le celesti
-benedizioni diffondersi sul tuo capo; puoi tu dirmi che divenuto sia di
-mia figlia?»
-
-«Senza dubbio ella era la persona, che l'orgoglioso Templario si
-portava via ieri sera allorquando s'apria varco per mezzo alle nostre
-file. Io aveva fatto volto al mio arco per iscoccargli una freccia,
-ma non osai lanciarla per tema di ferire quella giovinetta che mettea
-disperate grida.»
-
-«Oh avesse piaciuto a Dio che più fermo in quell'istante fosse stato il
-tuo braccio, a costo pur anche di trapassarle il seno! Vorrei piuttosto
-credere ch'ella giace entro la tomba de' padri miei, che saperla in
-poter di quel barbaro, di quel dissoluto Templario. Ichobad, Schobad! è
-offuscata la gloria della tua casa!»
-
-«Amici miei» soggiunse Locksley; «questo vecchio, lo vedo, non è che un
-Ebreo, ma il suo dolore mi commove. Vien qui, Isacco. Negozia a buoni
-patti con noi. Dimmi: il pagamento di mille corone pel tuo riscatto ti
-lascia veramente sprovveduto d'ogni sostanza?»
-
-Simile interrogazione mossa all'Ebreo in un istante in cui l'amor
-paterno faceva guerra a quello ch'egli avea pel danaro, lo privò di
-quella solita prontezza d'animo, a tal che rispose pressochè senza
-accorgersene: «Sprovveduto del tutto, no.»
-
-«Ebbene! non faremo conti tanto rigorosi con te. Sfornito di danaro,
-lo strappar tua figlia dalle branche di un Templario ti sarebbe cosa
-altrettanto impossibile, quanto atterrare un daino con una freccia
-spuntata. Ne pagherai dunque lo stesso riscatto che abbiamo chiesto al
-Priore, anzi ti abboneremo cento _corone_, che io medesimo mi prenderò
-di meno nella mia parte di bottino. Di fatto poi sarebbe uno scandalo
-mettere ad egual prezzo la testa d'un Ebreo e quella d'un prelato
-Cristiano. Questa, non v'ha dubbio, dee valer più dell'altra. Così
-ti rimangono cinquecento corone per negoziare il riscatto della tua
-figlia. I Templarii amano lo splendore degli zecchini d'oro non meno di
-quello che mandano due occhi anche bellissimi. Però non perdere tempo
-a far sonare il metallo alle orecchie di Bois-Guilbert innanzi che
-peggio accada a tua figlia. Tu la troverai, giusta quel che mi dissero
-le nostre velette, nella commenda di Templestowe. Convenite voi nel mio
-parere, o colleghi?»
-
-Qualunque fosse il partito posto da quel condottiero, era sempre
-partito vinto per acclamazione. Laonde Isacco, liberato da una metà
-de' suoi timori nell'udir viva la propria figlia, si confortò colla
-speranza di riaverla; e giubilante per sapere ridotto alla metà il
-riscatto che paventava dover pagare, si prostrò ai piedi dell'umano
-capobanda, e fregandone colla barba i calzari gli prese il lembo del
-giustacuor verde per imprimervi un bacio.
-
-Fattosi alcuni passi addietro Locksley, gettò uno sguardo di disdegno
-sopra l'Israelita: «Alzati, Ebreo, alzati, sono Inglese, nè amo questi
-contrassegni di servile rispetto, soliti a praticarsi nell'Oriente. Gli
-è al cospetto di Dio che devi piegare il ginocchio, non dinanzi ad un
-miserabile peccatore qual io mi sono.»
-
-«Sì Ebreo» in questa soggiunse Aymer «prosternati dinanzi a Dio che
-figurano in questa terra i ministri de' suoi altari. Chi sa, che un
-pentimento sincero, unito ad una convenevole donazione a favore della
-cassa di san Roberto, non ti ottenga da Dio misericordia e grazia
-così per te come per tua figlia Rebecca? La vidi alla _posta d'armi_
-d'Ashby e prendo parte alle sventure di questa giovane, perchè mi
-sembrò bella e ben fatta; ho qualche prevalenza sull'animo di Brian di
-Bois-Guilbert, e una mia raccomandazione presso di lui non ti sarebbe
-inutile, se tu sapessi meritartela.»
-
-«Oimè! oimè!» sclamò l'Ebreo: «la mano dell'oppressore si
-solleva d'ogni banda contro di me. Son fra le mani dell'Assirio e
-dell'Egiziano.»
-
-«E qual vorresti miglior destino alla maladetta tua schiatta»
-continuò il Priore; «poichè dissero le Sante Scritture: _Verbum Domini
-projecerunt et sapientia nulla est in eis_, che te lo spiegherò in
-volgare. Non fecero conto della parola del Signore, ed ogni saggezza
-gli abbandonò, e vien dopo il _propterea dabo mulieres eorum exteris,_
-darò le loro femmine agli stranieri, e lo straniero nel caso nostro
-è il Templario; _et thesauros eorum haeredibus alienis_, e le lor
-ricchezze ad altri eredi.[49]»
-
-Isacco mandò un profondo sospiro, si torse le mani e ricadde nello
-stato suo di cordoglio e di disperazione.
-
-Allora Locksley trasse in disparte l'Israelita: «Isacco, pensa bene
-ai tuoi casi. Se vuoi accettare un parere da me, procurati un amico
-in questo Priore. Quanto è vanaglorioso, altrettanto è avaro, perchè
-le sue prodigalità fanno che i danari sien sempre pochi per lui. A te
-non è difficile il contentarlo; perchè non creder poi, ch'io presti
-fede a questa tua povertà, ed abbimi per meglio istrutto che non pensi
-de' tuoi affari. Mi è nota sin quella tale cassa di ferro ove tieni i
-sacchetti d'argento. Sì. Ti immagini forse che io non sappia di quella
-gran pietra che sta sotto un pomo del tuo giardino di York, quella
-che fa da coperchio ad una picciola scala, d'onde si scende ad un
-sotterraneo arcato?..... So tutto.»
-
-A tai detti l'Ebreo divenne pallido come la morte.
-
-«No, no: non temer nulla per parte mia,» proseguì l'arciere «ma ci
-conosciamo ch'è lungo tempo. — Dimmi. Ti ricordi tu d'un arciere
-infermo, che tua figlia riscattò dai ferri, che custodì nella tua
-casa a York sintantochè lo avesse risanato compiutamente, ed al quale
-nel licenziarlo tu donasti una moneta d'oro? Benchè usuraio, tu non
-impiegasti mai meglio il tuo danaro, perchè, non fosse altro, questa
-moneta d'oro ti ha risparmiate cinquecento corone quest'oggi.»
-
-«Ah! siete voi quel tale» soggiunse l'Ebreo «che chiamavano in allora
-Diccon Bendbow? Mi parea bene conoscere la vostra voce.»
-
-«Sono appunto Bendbow Locksley, ed ho ancora un altro nome.»
-
-«Però, generoso Bendbow, siete in errore al proposito del sotterraneo
-arcato. Quant'è vero che vivo, non racchiude se non alcune vecchie
-mercanzie, che spartirò con voi di buon grado. Cento aune circa di
-panno verde di Lincoln, buono da far giustacuori alla vostra gente, un
-centinaio di bastoni di tasso di Spagna ad uso d'archi, e altrettante
-corde di seta, rotonde, eguali e di prima qualità; le quali cose vi
-spedirò in compenso delle buone intenzioni che avete manifestate a mio
-riguardo; ma, onesto Bendbow, posso fidarmi che custodirete fedelmente
-il segreto intorno al sotterraneo arcato?»
-
-«Fedelmente quanto potrebbe conservarlo un sepolcro; e ti dico anzi
-la verità: mi duole, e sinceramente mi duole della disgrazia accaduta
-a tua figlia. Ma ora non posso fare nulla a suo pro. Templestowe non
-è tal caccia, ove arrivino le nostre frecce. Se fossi stato prima
-informato del ratto di questa giovane, avrei potuto avvisare ai modi
-per liberarla, ma adesso non ti rimangono che gli espedienti della
-politica. Vuoi tu ch'io m'incarichi di negoziare per te col Priore?»
-
-«Per l'amor del cielo, buon Bendbow! soccorretemi a ricuperare questo
-frutto delle mie viscere.»
-
-«Mi metto dunque all'opera per te, ma bada che la tua avarizia non
-venga ad attraversarmi il lavoro.»
-
-Detto questo, lasciò l'Ebreo, che nondimeno lo seguitò come la propria
-ombra.
-
-«Priore Aymer» disse il capo «seguitemi un istante sotto questo
-albero. — Mi hanno detto, ser Priore, che il vino e i sorrisi della
-beltà vi piacciono anche più di quanto converrebbe forse all'abito
-di cui vestite; ma ciò non mi spetta nè poco nè assai. M'han detto
-ancora che un paio di buoni cani da caccia, un bel palafreno, una
-borsa onestamente piena son cose per voi stuzzicanti. Ma niuno si è
-mai avvisato rimprocciarvi un sol atto d'oppressione o di crudeltà.
-Premesso ciò, vedete qui il nostro Isacco, che vorrebbe farvisi
-aggradevole, e contribuire ai vostri diletti, offerendovi un sacchetto
-di cento marchi d'argento, e colla speranza poi che presso l'amico
-vostro, il Templario, vi faceste intercessore affinchè gli fosse
-restituita la figlia.»
-
-«Sana, salva, intatta qual era allorquando mi fu involata» aggiunse
-l'Ebreo; «altrimenti è nullo il contratto,»
-
-«Silenzio, Isacco, o pianto lì i tuoi interessi! Che dite dunque
-intorno alla mia proposta, priore Aymer?»
-
-«Ella è di tal natura che merita di essere presa in esame. Poichè se
-per una parte è opera buona quella che mi proponete, per l'altra poi
-dovendo essa tornare a vantaggio d'un Ebreo, la mia coscienza ripugna.
-Non di meno, quando l'Israelita volesse aggiugnere altri venti marchi,
-che gioverebbero alla costruzione del nostro dormitorio, mi farei meno
-scrupolo nell'aiutarlo a ricuperare la figlia.»
-
-«Non saranno... zitto, Isacco! Non saranno venti marchi, abbiano poi
-da servire pel dormitorio o per un paio di candellieri da altare, non
-saranno, dico, venti marchi che ci faranno rompere il negozio.»
-
-«Ma pensate dunque, buon Diccon Bendbow,» interruppe l'Ebreo, «a
-che....»
-
-«Ma buon Ebreo, o per meglio dire buona bestia, buono scarafaggio»
-sclamò Locksley perdendo la pazienza «metti tu dunque in bilancia venti
-miserabili marchi d'argento col tuo onore, colla vita della tua figlia?
-Vivadio! se ardisci profferir più una parola, non passano tre giorni
-ch'io ti spoglio di quanto possedi su questa terra.»
-
-Chinò gli occhi Isacco, e divenne muto.
-
-«Ma qual mallevadore avrommi di quanto or promettete?» soggiunse il
-Priore.
-
-«Il migliore fra i mallevadori possibili» rispose Locksley «l'interesse
-medesimo dell'Ebreo. Perchè se mai la vostra mediazione giugnesse a
-tornarlo in poter di sua figlia, nè vi pagasse fino all'ultimo soldo la
-somma pattuita, giuro per sant'Uberto, me ne dovrebbe render tale conto
-da augurarsi d'aver pagato venti volte di più.»
-
-«Ebbene, Ebreo» disse Aymer «poichè è deciso ch'io mi frammetta in
-questa bisogna, dammi il tuo calamaio e la penna... No, aspetta. Vorrei
-piuttosto far un digiuno di ventiquattro ore, che valermi della penna
-d'un Giudeo. Dove però trovarne un'altra?»
-
-«Semprechè vostra Reverenza non abbia scrupolo di valersi almeno del
-calamaio dell'Ebreo, quanto alla penna, mi assumo io provvederla.»
-
-E in dir ciò diè volto all'arco, e scoccò una freccia contro un'oca
-salvatica, antiguardo d'una falange di sue compagne che peregrinavano
-alle lontane e solitarie paludi di Holdarness, la quale passava allora
-per di sopra il capo a Locksley. L'augello cadde trafitto a' piedi
-dell'arciere.
-
-«Tenete, Priore» disse Locksley «eccovi quanto è d'uopo a fornir di
-penne d'ora ad un secolo tutti i monaci di Jorvaulx, già non si danno
-spesso la briga di scrivere le loro cronache.»
-
-Aymer si assise e preparò a tutto suo agio la lettera per Brian di
-Bois-Guilbert. Dopo averla indi accuratamente suggellata, la consegnò
-all'Ebreo. «Tieni. Ecco il tuo passaporto per condurti a Templestowe;
-vorrei sperare che tal lettera giovasse a farti restituire la figlia,
-se però la domandi ne' convenevoli modi, perchè non devi ignorare come
-il buon cavaliere di Bois-Guilbert appartenga ad una confraternita, che
-non fa mai nulla per nulla.»
-
-«Adesso, o Priore» soggiunse Locksley «non vi tratterrò più, se non se
-il tempo necessario a far la vostra ricevuta all'Ebreo per le seicento
-_corone_, prezzo pattuito del vostro riscatto. Accetto Isacco per mio
-banchiere, e se mai giugnesse a mia saputa, che moveste allo stesso
-Isacco la menoma obbiezione sulla validità di tale ricapito, che dovrà
-aversi come danaro nel saldare i suoi conti, giuro per santa Maria; che
-metto fuoco al convento di Jorvaulx, dovessi quindi essere appiccato
-dieci anni più presto.»
-
-Veramente il Priore nel far tale ricevuta non mise tutta quella buona
-grazia con cui si prestò a scrivere la lettera per Bois-Guilbert.
-Ma, neppur volendo, gli sarebbe stato possibile esimersi, nè dal
-trasmettere ad Isacco questa confessione di una somma pagata per
-riscattarlo, nè dal comprendere nella stessa confessione l'obbligo di
-dar credito del danaro a chi il danaro somministrava.
-
-«Ora» soggiunse Aymer «vi domanderò la restituzione delle mie mule e
-del mio palafreno, degli anelli, delle catene, de' gioielli, in somma
-di tutte le cose che mi toglieste; e vi chiederò parimente che lasciate
-liberi i due reverendi confratelli che m'accompagnavano. Voi vedete che
-il mio riscatto è pagato.»
-
-«I reverendi vostri confratelli, ser Priore, potranno seguirvi
-dovunque andiate, e il trattenerli sarebbe ingiustizia. Così vi
-saranno restituite le mule ed il palafreno; e vi forniremo ancora
-il danaro necessario per trasferirvi a York; perchè sarebbe atto
-crudele il togliervi i modi da continuare il vostro cammino; ma
-quanto agli anelli, ai gioielli, alle vesti preziose, dovete sapere
-aver noi una coscienza assai timorata per non volere compromettere un
-uom rispettabile, che si ha siccome morto a tutte quante le vanità
-della terra, per non volerlo, dissi, compromettere alla tentazione
-di contravvenire alle regole del proprio ordine col portare ornamenti
-mondani.»
-
-«Pensate bene a quel che fate, signori miei, prima di mettere profane
-mani su i beni della Chiesa. Vengono questi annoverati _inter res
-sacras_, e voi non sapete i pericoli cui si cimenta un laico sol che
-osi toccarli.»
-
-Allora entrò in campo l'eremita: «Ciò non v'affanni, reverendo Priore;
-m'assumo io questo carico.»
-
-«Amico, o piuttosto nemico» gli rispose il Priore cui niente garbava
-un tal modo di toglier di mezzo gli scrupoli «se veramente appartenete
-a qualche ordine religioso, vi consiglio pensar piuttosto al conto che
-dovrete rendere al vostro giudice ecclesiastico sulla parte presa a
-tutto quanto è accaduto quest'oggi.»
-
-«Fratello Priore» replicò l'eremita «bisogna che sappiate com'io
-spetti ad una piccola diocesi, della quale sono ad un tempo il giudice
-ecclesiastico; laonde non mi prendo del vescovo d'York maggior briga
-di quanta me ne diano il priore di Jorvaulx e tutto il suo rispettabil
-convento.»
-
-«Gli è d'uopo conchiudere» disse il Priore, guardando in cagnesco
-quel suo collega salvatico «che voi siate un di coloro, i quali avendo
-ricevuti gli ordini sacri, senza esservi stato chiamato dal Signore,
-profanano la santità del lor ministero, e mettono in pericolo le anime
-di coloro cui si arrogano fare da guide: _lapides pro pane condonantes
-iis_, dando loro sassi per pane, come sta scritto nella Vulgata.»
-
-«Se non fosse stato d'uopo che di latino a spaccarmi il cranio, vi
-giuro che non avrebbe durato sì lungo tempo» rispose l'eremita, «ma
-io sostengo dinanzi a voi che lo spacciare preti orgogliosi e mondani
-della vostra sorte da tutte queste vanità d'anelli e gemme, è atto
-altrettanto legittimo quanto il fu quello degli Ebrei, allorchè
-s'impadronirono delle suppellettili degli Egiziani.»
-
-«Tu non sei che un cherico da strada» sclamò adirato il Priore:
-«_Excommunicabo vos_.»
-
-«Sei tu il ladro e l'eretico» replicò non indignato men l'eremita.
-«Credi tu che alla presenza de' miei parrocchiani mi inghiottirò
-come zucchero l'affronto da te osato contro di me, tuo reverendo
-confratello? _Ossa ejus perfringam_. Ti fracasserò le ossa, _come sta
-scritto nella Vulgata_.»
-
-«Olà!» esclamò Locksley. «È egli forse convenevole, che due
-rispettabili individui del clero vengano a tali estremi? Sia tra voi
-la pace, o fratelli! Priore, se non avete bene accomodate le cose
-dell'anima vostra, non provocate oltre il nostro cappellano. E tu,
-eremita, lascia partire in santa pace il reverendo padre in Dio,
-com'uomo che ha già pagato il suo riscatto.»
-
-Gli arcieri pervennero a separare i due antagonisti, i quali durarono
-ancor qualche tempo ingiuriandosi in cattivo latino, che il Priore
-sciorinava con maggiore facilità, e l'eremita con maggior veemenza.
-Finalmente Aymer s'avvide come rimettea della propria dignità
-nell'attaccar lite con un cappellano di scorridori; ed essendo arrivati
-i due frati che lo accompagnavano, partì da quella adunanza con minor
-pompa e in foggia più apostolica, che non quando vi capitò.
-
-Non mancava altro se non se chiedere all'Ebreo le cauzioni necessarie
-ad assicurare il pagamento ch'egli avea promesso di eseguire così pel
-proprio come pel riscatto del Priore, al qual fine il primo mise un
-vaglia, munito del suo sigillo e della sua sottoscrizione, e tratto
-sopra altro ebreo d'York, che a chi 'l trasmettea doveva sborsare mille
-_corone_, e consegnare diverse merci specificate nel vaglia medesimo.
-
-«Il mio fratello» sospirando, egli disse «ha le chiavi de' miei
-magazzini.»
-
-«Anche quella del sotterraneo arcato?» gli soggiunse all'orecchio
-Locksley.
-
-«Dio me ne guardi!» rispose Isacco. «Io credea che questo segreto fosse
-noto a me unicamente.»
-
-«Se nol sanno altri fuori di me, sei sicuro» soggiunse Locksley; «la
-qual cosa è sì vera com'è vero che questo pezzo di carta equivale al
-valore indicatovi sopra. Ma Isacco! a che stai ora pensando? Il dolore
-di dovere pagare mille corone ti fa dimenticare forse d'essere padre,
-di avere pericolante una figlia?»
-
-A tal considerazione l'Ebreo fe' un mezzo salto. «No, Diccon, no,
-Bendbow, parto subito. Addio, uomo, che non posso dir buono, nè voglio,
-nè debbo chiamare cattivo.»
-
-Questo capobanda nondimeno nol lasciò andar via senza dargli prima un
-ultimo avvertimento. «Mostrati liberale nelle offerte, Isacco, e non
-risparmiare la borsa quando è in rischio la sicurezza della tua prole.
-Pensa bene che una parte di danaro risparmiata mal a proposito in sì
-fatto negozio potrebbe fruttarti in appresso tormenti spaventevoli,
-tormenti più orridi, che se lo stesso danaro fatto fondere avesse ad
-esserti versato lungo il canal della gola.»
-
-Isacco non gli rispose che mandando un profondo gemito, e si mise
-in istrada accompagnato da due arcieri che dovevano essergli guide e
-scorte fino all'uscita del bosco.
-
-Il cavalier Nero, stato testimone non affatto indifferente di tutte
-le cose accadute, si fe' innanzi allora per congedarsi a sua volta da
-Locksley, nè potè starsi dal manifestargli la propria maraviglia per
-aver veduto serbarsi tanto ordine e tanta subordinazione fra individui
-che aveano scosso il freno delle ordinarie leggi della società.
-
-«Un cattivo albero produce talor buoni frutti, ser cavaliere, e qualche
-cosa di bene si trova anche fra i mali da attribuirsi alla malvagità
-dei tempi. In mezzo agli uomini, che cattive circostanze hanno spinti
-a questo genere di vita, non v'ha dubbio, illegale, avvene molti
-desiderosi di vedere una tal quale moderazione accompagnata alla
-licenza. Avvene pur di quelli che si dolgono in proprio cuore di dover
-continuare nella licenza medesima.»
-
-«E credo di parlare con un di questi ultimi.»
-
-«Ser cavaliere, tutt'uomo ha un segreto che gli appartiene. Non vi
-chiesi il vostro. Sofferite ch'io serbi il mio. Voi potete far sopra
-di me tai conghietture che più v'aggrada. Io posso far le conghietture
-che più m'aggrada sopra di voi. E forse, nè le vostre nè le mie frecce,
-aggiungono al segno.»
-
-«Perdonatemi, prode arciere, il vostro rimprovero è giusto; ma può
-accadere che ci rivediamo in ora di non avere più segreti l'uno al
-cospetto dell'altro. Finchè arrivi un tale istante, voglio sperare che
-ci separiam quali amici.»
-
-«Eccovene in pegno questa mia mano; mano d'un vero Inglese, benchè sia
-la mano d'un proscritto.»
-
-«Ed eccovi in contraccambio la mia. La riguardo onorata dall'atto di
-toccare la vostra. Perchè ogn'uomo che fa il bene, quantunque fornito
-di potere illimitato per commettere il male, merita lode non tanto per
-le cose buone da lui operate, quanto per le triste da cui si astenne.
-Addio, prode arciere.»
-
-Così si disgiunsero in perfetto accordo scambievole; e il cavaliere
-_dal Catenaccio_ salito sul sontuoso suo corridore prese la strada che
-conduceva fuori della foresta.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXIII.
-
- «Egli è un serpe, ti dissi, anzi feconda
- «Sempre di novi capi, idra ferale,
- «Che in tutto loco, in tutt'ora vegg'io
- «In me rizzarli. Il mio terror comprendi?
- _Shakspeare._
-
-
-Celebravasi una magnifica festa nel castello d'York, a cui il principe
-Giovanni aveva invitati i nobili, i prelati ed i capi, sul soccorso de'
-quali, affidavasi per mandare a termine i suoi ambiziosi divisamenti.
-Waldemar Fitzurse, negoziatore politico di questo principe, ed uomo
-in tali faccende abilissimo, s'adoperava segretamente ad eccitare
-negli animi delle persone convenute ivi quel grado di coraggio,
-di cui ciascuna di esse abbisognava per chiarire pubblicamente i
-propri sentimenti. Ella era cosa troppo essenziale al buon successo
-della congiura collegare insieme il coraggio intraprendente e cieco,
-benchè brutale di Frondeboeuf, l'ardimento e la vivacità di Bracy, la
-sagacità, la perizia, ed il valor rinomato di Brian di Bois-Guilbert.
-Intanto che di questi imprecavano la lontananza senza conoscerne le
-cagioni, così Giovanni d'Angiò come il suo consigliere, non ardivano,
-privi d'essi, calare affatto visiera. Mancava parimenti l'ebreo
-Isacco e, quindi si dileguavano le speranze d'ottenere una somma
-ragguardevole, ch'ei dovea somministrare sotto condizioni già pattuite.
-E in una congiuntura sì ardua, la mancanza di danaro poteva metterli
-nel massimo degl'impacci.
-
-Nella mattina successiva alla distruzione di Torquilstone, si diffuse
-per tutta la città di York una vaga voce, che Bracy, Bois-Guilbert,
-Frondeboeuf, fossero stati fatti prigionieri od uccisi da uomini
-Sassoni. Waldemar, annunziando al principe Giovanni sì fatta notizia,
-aggiunse come ei la temesse tanto più vera, che non gli erano ignoti,
-nè il disegno venuto in costoro d'impadronirsi di Cedric il Sassone e
-del suo seguito, nè qual poca scorta a tal fine avessero condotta con
-sè i macchinatori dell'attentato. Attentato che in tutt'altra occasione
-il principe Giovanni avrebbe avuto per una leggiadrissima frascheria,
-ma tal frascheria in questo istante ne sconcertava i divisamenti
-e rompea le fila che si erano tese; onde proruppe in invettive
-contra l'insolenza di coloro che tanto aveano arbitrato; li chiamò
-infrangitori delle leggi, perturbatori dell'ordine pubblico, aggressori
-delle individuali proprietà, prese in somma la cosa di quel tuono che
-ad un re Alfredo sarebbesi addetto.
-
-«Scellerati privi d'ogni principio d'onore!» esclamò. «Se mai divenissi
-re d'Inghilterra, farei appiccare tutti questi scorridori dinanzi ai
-ponti levatoi delle loro castella.»
-
-«Ma per arrivare ad esser re d'Inghilterra,» rispose freddamente
-l'Architophel di Giovanni «vi è duopo non solo sopportar in pace gli
-sregolamenti di cotesti scorridori privi d'ogni principio d'onore,
-ma ben anche conceder loro la vostra protezione ad onta dello zelo
-lodevole onde vi date ora a divedere tenerissimo di quelle leggi,
-che costoro hanno l'abito di violare. E che sarebbe ora di noi, se i
-Sassoni avessero posta in atto la vostra visione di appiccare i nobili
-Normanni rimpetto a' ponti levatoi delle loro castella? E, vivadio!
-Cedric il Sassone è uomo abbastanza ardito perchè tale idea possa
-essergli capitata alla mente. Non v'è ignoto quanto rischiosa impresa
-diverrebbe per noi l'avventurare un passo senza essere sicuri che ne
-sostenessero Frondeboeuf, il Templario e Bracy, e intanto ci siamo
-innoltrati in guisa, che il tornare addietro non ne presenta minori
-pericoli.»
-
-Il principe Giovanni si battè con atto d'impazienza la fronte, e
-trascorse a gran passi quell'appartamento.
-
-«Gli sciagurati!» esclamò «i perfidi! i traditori! abbandonarmi in un
-momento sì rilevante!»
-
-«Dite piuttosto i pazzi, gl'insensati, che badano a tali follie, quando
-è il momento di pensare ad affari più rilevanti!»
-
-«Ma che ne resta dunque ad operare?» disse il principe arrestandosi
-d'improvviso dinanzi a Waldemar.
-
-«Null'altro che eseguire le cose da me preordinate. Non venni io già ad
-annunziare alla Grazia vostra una sventura, senza prima avere avvisato
-agli espedienti per ripararla.»
-
-«Tu se' il mio buon angelo, o Waldemar, e forte io d'un cancelliere
-tuo pari nel mio consiglio, il regno di Giovanni non può che divenire
-celebre ne' nostri annali. Ma quali sono gli espedienti che dici aver
-presi?»
-
-«Ho ordinato a Luigi Winkelbrand, luogotenente di Bracy, che dia
-il segnale di montare a cavallo, e dispiegando bandiera, parta
-immantinente co' suoi alla volta del castello di Frondeboeuf, a fine di
-operare quanto può in difesa de' nostri amici.»
-
-Il principe Giovanni si fe' rosso per lo sdegno, simile a viziato
-fanciullo che crede aver ricevuto un affronto.
-
-«Pel cospetto di Dio! Fitzurse, stimo il vostro ardimento in assumervi
-l'impunità di dar tali ordini. Come? in una città ove trovasi il vostro
-principe, far sonare l'allarme, far dispiegar la bandiera senza averne
-ricevuto un suo cenno?»
-
-«Vi chiedo le mille volte perdono» rispose Fitzurse maledicendo in suo
-cuore la stolta vanità di un tale padrone «ma in circostanze tanto
-stringenti, quando il ritardo d'un minuto potea divenire fatale, ho
-creduto mi fosse lecito l'arbitrare sopra cosa da cui dipendono i
-vostri interessi i più cari.»
-
-«Vi perdono, Waldemar» disse il principe gravemente; «la buona
-intenzione fa scusa della temerità di cotal vostra sollecitudine. Ma,
-vivadio! vedete chi ne arriva! Bracy egli stesso, e in un aggiustamento
-affatto stravagante.»
-
-Egli era di fatto Bracy, nel cui volto acceso leggeasi la fatica
-d'uomo che avea sostenuta una corsa di galoppo, coperto di polvere e
-di sudore, e coll'armatura infranta e insanguinata, onde non era dubbio
-ch'ei non avesse partecipato ad un ostinato combattimento. Spacciatosi
-dell'elmo, lo mise sopra una tavola, e tacque per un'istante qual chi
-ha bisogno di prender fiato.
-
-«Ebbene, o Bracy» disse il principe; «che vuol dir ciò? Parlate, ve lo
-comando. I Sassoni han ribellato?»
-
-«Parlate adunque, Bracy» soggiunse, quasi nel medesimo tempo che il suo
-padrone, Fitzurse. «Una volta avevate l'usanza di essere uomo. Ov'è il
-Templario? Che cosa è accaduto di Frondeboeuf?»
-
-«Il Templario è fuggito» rispose Bracy «quanto a Frondeboeuf, più nol
-vedrete. Egli ha trovato luminoso sepolcro sotto le ardenti rovine
-del suo castello medesimo, e credo essere io il solo fuggito per
-arrecarvene la notizia.»
-
-«Voi parlate di rovine ardenti e di incendio con tuono molto
-tranquillo» soggiunse Fitzurse.
-
-«Nè v'ho ancor detto il peggio» Bracy replicò. Indi accostandosi al
-principe Giovanni, gli disse abbassando la voce, e in aria di mistero:
-«Riccardo è in Inghilterra, l'ho veduto, gli ho parlato io medesimo.»
-
-«Voi sognate, o Bracy» disse Fitzurse «una tal cosa è impossibile.»
-
-«Nondimeno è vera, gli ho parlato io, vi ripeto, son fatto suo
-prigioniero.»
-
-«Prigioniero di Riccardo Plantageneto?»
-
-«Di Riccardo Plantageneto, di Riccardo Cuor-di-Leone, di Riccardo
-d'Inghilterra!»
-
-«Egli è dunque capo di una forza militare?»
-
-«No, Fitzurse, ei non aveva con seco se non se alcuni arcieri, specie
-di scorridori che nè manco lo conoscevano. Egli si accompagnò ad essi
-per impadronirsi di Torquilstone.»
-
-«Ravviso a questo sol tratto Riccardo» disse allora Waldemar;
-«l'impresa è degna d'un vero cavaliere errante, che corre ventura, che
-vuol riportarne buon successo, aiutato sol dalla forza del proprio
-braccio a guisa d'un Amadigi, d'un Galaor, intantochè trascura gli
-affari del proprio regno e l'interesse della propria salvezza. E che
-divisate dunque di fare, o Bracy?»
-
-«Io! Gli offersi il mio servigio, ma mi rispose che non si fidava di
-me. M'accingo a partire per Hall congiuntamente alla mia compagnia
-franca. Giunto colà, noleggerò un naviglio che mi trasporti in terra
-di Francia. E voi, Waldemar, abbandonerete voi la politica? prenderete
-la lancia e lo scudo, verrete a partecipar meco della buona o della
-cattiva fortuna che il cielo mi serba?»
-
-«Son troppo vecchio, o Maurizio; ed ho una figlia che non m'è lecito
-l'abbandonare.»
-
-«Datela a me in isposa, o Waldemar, e col soccorso di Dio e della mia
-spada la manterrò in un grado degno di lei.»
-
-«No, no;» disse Fitzurse: «io mi riparerò nella chiesa di san Pietro di
-questa città e vi troverò un asilo. L'arcivescovo mi ha giurato fede e
-amicizia.»
-
-Nel durare di sì fatto colloquio, il Principe rinveniva a poco a
-poco dallo stato di stupore, in cui tratto avealo tale notizia sì
-poco aspettata; laonde udì quanto bastava i discorsi di questi due
-cortegiani.
-
-«Costoro si stolgono da me» dicea fra sè stesso. «Non sono eglino più
-congiunti alla mia persona di quanto il sia una foglia secca allorchè
-soffia il vento d'autunno. Per l'inferno! non saprò io trovare vigore
-in me stesso ancorchè m'abbandonino questi vigliacchi?» E mentre ei
-meditava tai cose, la sua fisonomia si compose ad espressione sinistra
-e diabolica; finalmente interruppe in sì fatta guisa i loro discorsi.
-
-«Ah! ah! ah! per gli occhi della Madonna, o signori! Ammiro la vostra
-prudenza, il vostro senno, e soprattutto il vostro coraggio, che
-sagrificate in un medesimo tempo ricchezze, onori e piaceri; che vi
-ritraete dal giuoco quando un bell'ardimento può darvelo vinto.»
-
-«Non comprendo, o signore, le vostre idee» disse Bracy. «Appena sia
-noto il ritorno di Riccardo, non gli mancherà un esercito sotto i suoi
-ordini, e allora, quale speranza rimane per noi? Piuttosto, o Principe,
-vi do per consiglio ritirarvi in Francia, o vero ricorrere alla
-protezione della Regina madre.»
-
-«Io non temo nulla in quanto spetta alla sicurezza mia personale»
-rispose con altero tuono Giovanni. «Un solo accento detto da me a
-mio fratello basta ad assicurarmela. Ma benchè io vi trovi tanto ben
-preparati ad abbandonarmi, così voi ser di Bracy, come anche voi, ser
-Fitzurse, non avrei caro di vedere i vostri capi collocati sulla porta
-di Clifford. Perchè vi immaginate forse, o Waldemar, che lo scaltrito
-arcivescovo non vi lasciasse arrestare fin sui gradini dell'altare,
-se sapesse di poter fare a tal costo la pace sua con Riccardo? E voi,
-Bracy, dimenticate forse che Roberto d'Estouteville, postosi a capo di
-tutte le sue forze vi chiude la strada di Hull, e che il conte di Essex
-mette in armi quanti ha vassalli? Se avevamo qualche ragione di temere
-questi due capi prima del ritorno di Riccardo, quanto più dobbiamo poi
-paventarli oggi giorno! Dubitate forse della parte cui si atterrebbero?
-D'Estouteville solo è forte a bastanza per tagliare a pezzi tutta la
-vostra compagnia franca.»
-
-Fitzurse e Bracy si guardarono l'un l'altro con fisonomia scompigliata.
-
-«Non è aperta che una sola via al salvamento di tutti» continuò
-Giovanni aggrottando le ciglia, e in tuon truce; «colui che ne è cagion
-d'atterrire, suol viaggiar solo. Fa d'uopo corrergli incontro.»
-
-«Non sarò quell'io» sclamò vivamente Bracy; «mi ha fatto suo
-prigioniere; mi ha usato grazia; non sarà ch'io tocchi una piuma del
-suo cimiero!»
-
-«E chi vi commette di farlo?» rispose il Principe con alterezza.
-«Vorrei vedere in voi l'audacia di dire ch'io ho comandata la morte di
-mio fratello. No: ad un evento, basterebbe anche la prigionia. Poco ne
-rileva ch'ei sia prigioniero piuttosto nell'Austria o nell'Inghilterra;
-le cose non rimarrebbero quindi che nello stato in cui erano,
-allorquando ordimmo il divisamento della nostra impresa. Ella fondavasi
-sulla speranza, che Riccardo rimarrebbe dimenticato in un carcere
-dell'Alemagna. Che grave disordine! Nostro zio non morì egli prigione
-nel castello di Cardiffe?»
-
-«Gli è vero» rispose Waldemar «ma Enrico, il padre vostro, stava sul
-proprio trono, più sicuro di quanto possiate sperare esserlo voi.
-Sostengo non trovarsi miglior carceriere del beccamorti. Non vi è torre
-tanto ben guardata quanto lo è nelle chiese l'arcato sotterraneo d'una
-sepoltura.»
-
-«Carcere o sepoltura!» disse Bracy. «Io me ne lavo le mani, nè mai mi
-frammetterò in tale bisogna.»
-
-«Furfante!» sclamò il Principe corrucciato. «Avresti forse idea di
-tradirne?»
-
-«Non ho mai tradito nessuno» rispose con alterezza Bracy «nè son io
-quegli cui possa appropriarsi il predicato di furfante.»
-
-«Non vi riscaldate tanto, ser cavaliere» si fece a dire Fitzurse;
-«e voi, Principe, condonate gli scrupoli del prode Bracy; spero che
-giugnerò a dissiparli.»
-
-«Ciò è quanto supera le forze della vostra eloquenza, ser Fitzurse»
-replicò il cavaliere.
-
-«Mio caro Maurizio!» così riprese il discorso quel cortegiano avveduto.
-«Non vi lasciate trasportare a guisa di corridore sfrenato, e meditate
-meglio lo stato delle cose. Non è egli vero, che ventiquattro ore fa,
-il vostro desiderio più ardente era quello di venir corpo a corpo a
-cimento con Riccardo, se vi fosse riuscito scontrarvi in lui nel mezzo
-di una mischia? Non vi ho inteso ripetere cento volte la stessa cosa?»
-
-«Egli è vero, ma in que' termini in cui voi medesimo vi esprimete,
-corpo a corpo, tra le file d'una battaglia. Non m'avrete mai udito
-desiderare di assalirlo solo, a tradimento, nel mezzo d'una foresta.»
-
-«Non siete vero cavaliere, se tale scrupolo vi trattiene. Ove fu,
-chiegg'io che Lancilotto del Lago e ser Tristano acquistarono tanta
-fama? Ne' campi forse? No. Assalendo formidabili nemici in fondo a
-boscaglie, fra luoghi sconosciuti e deserti.»
-
-«Ma vi sto io mallevadore che nè Tristano nè Lancilotto, non erano
-tai buone lancie o tai buone spade qual è Riccardo. Poi non mi farete
-mai credere che avessero l'uso di mettersi a capo d'una compagnia per
-affrontare un sol cavaliere.»
-
-«Voi siete pazzo, o Bracy. L'impresa che vi proponiamo è una vera
-obbligazione per voi. Non siete forse assoldato al principe Giovanni
-qual condottiero di una compagnia franca? La vostra spada non è
-consacrata a servirlo? Conoscete il nemico che ne mette in timore, e
-scrupoleggiate quando stanno in pericolo la sorte del vostro padrone,
-la vita e l'onore di tutti i vostri colleghi?»
-
-«Vi ripeto che il mio viver è dono sol di Riccardo;» rispose con
-tuono fermo e risoluto Bracy. «Gli è vero che ricusò i miei servigi,
-che mi comanda anzi di allontanarmi dalla sua presenza; laonde non
-ho obbligati a lui nè i miei omaggi nè la mia fede. Nondimeno non
-solleverò mai il braccio contro di esso.»
-
-«Nè tanto è necessario. Inviate solamente Luigi Winkelbrand e venti de'
-vostri armigeri sotto di lui.»
-
-«Per imprese di tal natura non vi mancano masnadieri. Un solo de' miei
-soldati non vi prenderà parte.»
-
-«Siete adunque tanto ostinato, o Bracy?» soggiunse il principe
-Giovanni. «M'abbandonerete voi dopo tante proteste fattemi di zelo e
-d'affetto?»
-
-«No principe: vi presterò quanti servigi onorevoli possono dipendere
-da un cavaliere, sia ne' tornei, sia ne' campi; ma tali spedizioni da
-strada maestra non mi s'aspettano, nè entrano poco o assai nel novero
-de' miei doveri.»
-
-«Avvicinatevi, Waldemar,» disse Giovanni. «Non sono io un principe
-sfortunato? Mio padre Enrico, sì, aveva servi fedeli. Appena ebb'egli
-pronunziate alcune lagnanze contro un fazioso ecclesiastico, il sangue
-di Tommaso Becket, benchè fosse un santo, fu versato sui gradini
-medesimi dell'altare. Tracy, Briton, Morville, prodi e leali sudditi!
-Il vostro coraggio intraprendente è spento col vostro nome, e benchè
-Reginaldo Fitzurse abbia lasciato un figlio, questi non ha ereditato nè
-la prodezza nè la fedeltà di suo padre[50].»
-
-«Ei le ereditò entrambe» rispose Waldemar Fitzurse; «e poichè Bracy
-ricusa incaricarsi di tale spedizione, me l'assumerò io medesimo.
-Il mio genitore comperò ben cara la fama d'uomo affezionato al suo
-sovrano; pur la prova di fedeltà da esso data ad Enrico, è poca cosa
-in confronto di quella ch'io sono per somministrarvi; perchè vorrei
-piuttosto dovere assalire tutti i santi del calendario, che alzar la
-mia lancia contra Riccardo Cuor-di-Leone. Bracy, prendetevi voi la cura
-di far la guardia al vostro principe, e di inspirare sentimenti ver lui
-favorevoli a coloro che si mostrano tuttora perplessi. Se vi giungono
-tai notizie quali mi confido trasmettervi, nulla più si opporrà al buon
-successo de' nostri divisamenti.»
-
-Indi chiamato a sè un paggio: «Corri a casa mia» gli ordinò «e dì al
-mio scudiere d'apprestar le mie armi. Che Whetherall, Thoresby e i tre
-armigeri di Spyinghow s'accingano a seguirmi; il capo delle velette,
-Ugo Bardon, stia presto a qualunque mio cenno. Addio, principe.
-Confidiamci nella speranza di più felici momenti.»
-
-Dette le quali cose uscì dell'appartamento.
-
-«Ei s'allestisce a far prigioniero mio fratello!» così appena fu
-partito Waldemar, parlò a Bracy il Principe, non mostrandosi più
-commosso che nol sarebbe stato se avesse veduta pericolante la vita
-d'un _franklin_ Sassone. «Spero ch'egli non oltrepasserà le mie
-intenzioni ed avrà, voglio crederlo, verso la persona del mio caro
-Riccardo tutto il riguardo che gli è dovuto.»
-
-Bracy non gli rispose che con un sorriso.
-
-«Per gli occhi della Madonna!» disse Giovanni «gli ho dato espresso
-comando di rispettarne la vita. Voi forse non avrete inteso, perchè
-in quel momento stavamo entrambi ov'è il vano di quella finestra. Gli
-ho ordinato ne' termini i più chiari e i meno equivoci di avere ogni
-cura alla salvezza di Riccardo. Guai a lui! guai a lui, se osasse
-contravvenire!»
-
-«Credo che sarebbe ottima cosa» soggiunse Bracy «se cercassi
-raggiugnerlo per fargli capir bene queste vostre intenzioni. Siccome
-non ho inteso io un tal ordine, potrebb'essere che fosse sfuggito anche
-all'orecchio di Waldemar.»
-
-«No, no» rispose impazientendosi il Principe, «son certo io che m'ha
-inteso. Poi, ho bisogno di parlarvi d'altre cose. Datemi il vostro
-braccio, Maurizio, mi trovo stanco.»
-
-In tal famigliare postura fecero alcuni giri su e giù per la sala, nel
-qual intervallo il Principe coll'aria della più amichevole confidenza
-volgea tale discorso a Bracy.
-
-«Che vi pare di questo Waldemar Fitzurse, mio caro Bracy? Egli spera
-di diventare nostro cancelliere! Oh! ci penseremo ben bene prima di
-confidare una carica sì rilevante ad un uomo che dà prove evidenti
-di poco rispetto verso il nostro sangue. Voi vedeste con qual
-sollecitudine si è assunta la spedizione contra Riccardo! Scommetterei
-che voi v'immaginate d'aver perduto qualche cosa nella mia amicizia,
-perchè vi siete dispensato da un così odievole incarico. Oh no,
-Maurizio! questa virtuosa resistenza vostra non ha fatto che crescere
-la stima in cui vi tenea. Vi sono certi affari, pei quali abbiamo
-bisogno di gente pronta a fare di tutto; ma non son costoro che noi
-amiamo o stimiamo. Tal altro in vece, che ricusa servirci in occasioni
-di sì fatta natura, da questo atto medesimo acquista nuovi diritti
-alla nostra buona opinione e ai nostri favori. Il far prigioniero mio
-fratello non è sì buon titolo a meritarsi l'alto grado di cancelliere,
-quanto lo è al bastone di gran maresciallo del regno il rifiuto
-coraggioso e nobile di prestare opera a ciò. Meditate tai cose, o
-Bracy; e andate fin d'ora a cominciare il novello servigio cui vi
-promovo.»
-
-«Tiranno incostante!» meditò fra sè stesso Bracy, nell'uscire
-dell'appartamento. «Ben folle chi a te si fida! Questo grado di
-cancelliere, promesso da tanto tempo, Dio vede a chi toccherà, se
-tu riesci nei tuoi divisamenti. Ma il grado di gran maresciallo
-d'Inghilterra» aggiunse stendendo la mano come per assumere il bastone,
-e sollevando alteramente il capo «è certamente un premio che merita
-d'essere disputato.»
-
-Partito appena Bracy, il Principe ordinò gli venisse innanzi Ugo
-Bardon, capo delle velette, degli esploratori e dei delatori, che
-comparve dopo brevi istanti passati da Giovanni nel trascorrere con
-ineguali passi, e con viso torbido e inquieto la sala.
-
-«Bardon» tal fu la prima inchiesta che il Principe gli fece. «Quali
-cose volle da te Waldemar?»
-
-«Due uomini risoluti, che conoscano a perfezione tutti i boschi del
-nord dell'Inghilterra, e che abbiano uso nel ravvisare le pedate
-recenti d'un uomo a piedi o a cavallo.»
-
-«Glieli desti?»
-
-«La Grazia vostra può fidarsi in me. L'un d'essi è della contea di
-Hexham, avvezzo a ormare in traccia de' masnadieri delle foreste di
-Tyne e di Teviot; non vi è veltro che il superi nel seguir le tracce
-d'un daino ferito. L'altro appartiene alla contea d'York, nè ha mai
-fatta una caccia inutile nella selva di Sherwood. Da qui a Richmond non
-v'è una macchia, una boscaglia, un gruppo d'alberi ch'ei non discerna.»
-
-«Ottimamente! Waldemar parte con essi?»
-
-«Sull'istante.»
-
-«Chi altri va con lui?»
-
-«Thowby, uomo d'un ardimento che non atterrisce di nulla, Whetherall
-che per ferocia si meritò il soprannome di _Cuor di Bronzo_, e tre
-armigeri del nord, che faceano parte della banda di Ralph Middleton,
-conosciuti sotto il nome di _valorosi di Spyinghow_.»
-
-«A maraviglia!» rispose il Principe, poi dopo un istante di silenzio
-aggiunse «Bardon, l'interesse del mio servigio vuole che tu spii
-con massima accuratezza ogni andamento di Maurizio di Bracy, ma bada
-ch'egli non se ne avveda. Gli è necessario che tu sappia minutamente
-quali persone egli vede, con chi parla, quello che dice, quello che
-fa, poi a quando a quando me ne darai conto. Non mancare a tal pratica
-della quale ti rendo mallevadore.»
-
-Bardon dopo fatto un rispettoso inchino si ritirò.
-
-«Se Maurizio mi tradisce, e la condotta ch'ei tiene mi fa temere di
-ciò» disse rimasto solo il Principe Giovanni «il suo capo salterà
-all'aria, quand'anche Riccardo fosse per dare a York la scalata.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXIV.
-
- «Di famelica tigre il fero artiglio,
- «O di pardo affrontar per la foresta
- «D'uom fora impresa, cui mancò il consiglio.
- «Ma non sì stolta qual di chi all'infesta
- «Soglia del Fanatismo innoltra il piede,
- «E il mostro orrendo, se dormia, ridesta.
- _D'un anonimo._
-
-
-Gli è tempo or che pensiamo ad Isacco d'York. Accompagnato da' due
-uomini che quai scorte e guide gli aveva dati Locksley, e montato sulla
-mula ch'ei tenea dalla liberalità di questo arciere, s'indirigeva
-alla volta della commenda di Templestowe, col disegno di negoziare
-per la liberazione della figlia. Tale commenda non era più d'una buona
-giornata di cammino lontana dal castello di Torquilstone, or caduto in
-rovina; laonde l'Ebreo sperava di arrivarvi innanzi la notte. Uscito
-della foresta, congedò le sue guide, presentando ciascuna d'esse d'una
-moneta d'argento; poi spronata la mula, continuò il viaggio con quanta
-sollecitudine il debile stato delle sue forze gli permettea. Ma queste
-lo abbandonarono d'improvviso quando gli mancavano ancora cinque miglia
-prima d'essere a Templestowe; e i patimenti fisici ch'ei sopportava,
-essendo fatti anche più acuti dall'ineffabile angoscia cui era in preda
-il suo animo, fu costretto a fermarsi giunto ad una piccola città,
-ove stanziava un rabbino ebreo, amico di lui, e famoso per possedere
-cognizioni nell'arte medica. Nathan-Ben-Israel ricettò il proprio
-concittadino con quella ospitalità che la legge divina comanda, e di
-cui gli Ebrei fanno grande uso scambievolmente. Questi pertanto lo
-persuase a prender riposo, e gli amministrò quei rimedii che allora si
-praticavano contra gli assalti delle febbri effimere, qual era quella
-che lo spavento e gli affanni e i travagli aveano cagionata ad Isacco.
-
-Alla domane il padre di Rebecca sentendosi meglio in forze, esternò
-la deliberazione di abbandonare il letto, e di rimettersi in cammino;
-deliberazione dalla quale procurava stoglierlo Nathan, e qual medico e
-quale amico, facendogli osservare come ponesse a pericolo fin la vita
-coll'ostinarsi in così fatto divisamento.
-
-«Mi è duopo stamane giugnere a Templestowe» rispose Isacco; «e mi
-chiama colà un affare più premuroso della vita medesima.»
-
-«A Templestowe!» ripetè maravigliato Nathan. Indi dopo avergli toccato
-il polso, per assicurarsi meglio come stesse quanto a salute, così
-pensò fra sè medesimo: «Ei non ha più febbre; pur non di meno sembra
-che il delirio ne padroneggi ancora lo spirito.»
-
-«E qual ragione m'impedirebbe di trasferirmi a Templestowe?» soggiunse
-Isacco. «Non m'è certamente ignoto come coloro che vi dimorano facciano
-professione di vilipendere, di abborrire i figli della Terra Promessa;
-ma voi sapete parimente che affari di traffico ci guidano talvolta sin
-tra i soldati nazareni i più sitibondi di sangue, e ne costringono a
-visitare le commende de' Templarii e degli Ospitalieri.»
-
-«So tutto questo; ma ignorate voi che Luca di Beaumanoir, capo
-dell'ordine dei Templarii, e lor gran mastro, come costoro lo chiamano,
-or trovasi egli medesimo a Templestowe?»
-
-«Mi giugne nuovo. Ben le ultime lettere ch'io ricevei da' nostri
-fratelli di Parigi m'indicavano com'ei si trovasse colà per sollecitare
-da re Filippo soccorsi contra sultan Saladino.»
-
-«È giunto in Inghilterra senza che lo aspettassero nemmeno quei del
-suo Ordine, ed è giunto armato di vendetta, e col braccio sollevato
-per castigare. Il suo sdegno è contra coloro che hanno mancato ai
-propri voti, onde questi figli di Belial son, dicesi, nel massimo degli
-scompigli. Cotesto Luca di Beaumanoir, l'avete voi mai veduto?»
-
-«No. Ho ben inteso dire ch'ei sia un uomo truce, pronto a mettere a
-fuoco e sangue tutte le cose per ogni articolo della dottrina de'
-Nazareni; ardente di feroce zelo contra i Saracini, come lo è nel
-perseguitare i nostri fratelli.»
-
-«Tale, nè più nè meno, è il ritratto di costui. Cogli altri Templarii
-almen v'è speranza che si lascino sedurre dall'adescamento de' piaceri,
-o dalla sete del danaro, ma questo Beaumanoir è di tempera affatto
-diversa; nemico d'ogni sensualità, sprezzatore delle ricchezze,
-ansioso di quella ch'egli suol chiamare corona del martirio. Che il
-Dio d'Israele almeno la mandi sollecitamente così a lui come a tutti
-i nostri persecutori! Gli è soprattutto contra i figli di Giuda,
-che quest'uomo implacabile inferocisce. Non men che la morte d'un
-Saracino ei riguarda siccome offerta gradevole al Cielo il trucidamento
-d'un Ebreo. Esso ha diffuse mille calunnie su la virtù de' nostri
-rimedii contra i mali che affliggono l'umanità; a suo dire son questi
-altrettante invenzioni diaboliche. Possa il cielo confonderlo e
-punirlo!»
-
-«Ad onta di quanto mi narrate fa di mestieri ch'io mi conduca a
-Templestowe, dovesse quella casa divenire una fornace ardente per me.»
-
-Indi fe' palesi a Nathan i motivi di questo suo viaggio, ai quali
-prestò sollecita attenzione il rabbino, e gli diè a comprendere quanto
-ne fosse afflitto col lacerarsi le vesti giusta l'uso di sua nazione ed
-esclamando: «Povera figlia! povera figlia! Sfortunata Sionne, e quando
-avrà fine la cattività del tuo popolo?»
-
-«Voi vedete» soggiunse Isacco «se sia cosa rilevante o no per
-me l'affrettarmi. Considero poi ancora che la presenza di Luca
-di Beaumanoir, del capo dell'Ordine, potrebbe stogliere Brian di
-Bois-Guilbert dai colpevoli suoi disegni ed indurlo finalmente a
-restituirmi la figlia.»
-
-«Andate dunque» disse Nathan «ma usate grande prudenza; chè la prudenza
-salvò Daniele nella fossa de' leoni ove il gettarono, e possa questa
-tornarvi utile nell'impresa che or affrontate! Se però volete dar retta
-ad un mio consiglio, evitate più che il potete la presenza di questo
-Gran-Mastro, perchè così la mattina come la sera, non trova maggior
-soddisfazione quanto nel dar contrassegni dell'odio suo contro di noi.
-Se vi riuscisse aver particolare colloquio con Bois-Guilbert, chi sa
-nol persuadeste più facilmente a restituirvi la vostra figlia? Perchè
-si vocifera non essere troppa buona intelligenza fra gli esecrabili
-Nazareni di questa commenda. Fosse pur vero, e la discordia ponendosi
-ne' conciliaboli di costoro, ne affrettasse alfin la rovina! Ritornate
-poscia da me, come se fossi vostro padre, e venite a raccontarmi
-tutto ciò che vi sarà accaduto. Mi giova sperare che ricondurrete
-con voi Rebecca, la degna discepola di quella saggia Miriam, le cui
-maravigliose cure furono calunniate dai Gentili, siccome opere della
-negromanzia.»
-
-Isacco disse addio all'amico, nè tardò guari a trovarsi alle porte
-della commenda di Templestowe.
-
-Questo soggiorno de' Templarii era situato in mezzo a magnifiche
-praterie, delle quali la divozione di quella età avea fatto dono al
-lor Ordine. Affortificata con tutta cura vedeasi la rocca, cautela non
-mai posta in obblio da que' cavalieri, e che lo stato in cui trovavasi
-allor l'Inghilterra rendeva più che mai necessaria. Due soldati, armati
-di labarde e vestiti di nero, custodivano il ponte levatoio; intantochè
-altre guardie coperte dello stesso abito funereo facean sentinella
-sui baluardi, somigliando a spettri piuttosto che a gente d'armi. Tal
-foggia di vestire per gli armigeri di grado inferiore era stata assunta
-dall'Ordine fin d'allora, che alcuni falsi fratelli ammantatisi de'
-panni bianchi, quai li portavano i cavalieri, e spacciatisi templarii
-nella Palestina, portarono colla cattiva loro condotta disdoro
-all'intera corporazione. Osservavasi a quando a quando un cavaliere che
-vestito di lunga tonaca bianca attraversava il cortile, col capo chino
-verso il petto e tenendosi le mani incrocicchiate sopra lo stomaco.
-S'egli incontrava alcuno de' suoi fratelli, lo salutava silenziosamente
-e in tuono grave e solenne, perchè una fra le massime dell'ordine,
-conforme al sacro testo si era: «Tu non eviterai il peccato, se
-pronunzierai parole inutili, poi che la vita e la morte sono in poter
-della lingua.» In somma sotto la severa vigilanza di Luca di Beaumanoir
-parea che l'inesorabile rigore delle ascetiche instituzioni dell'ordine
-del Tempio, avesse in quella commenda preso il luogo della licenza
-regnatavi sì lungo tempo.
-
-Isacco s'arrestò un momento innanzi alla porta meditando ai modi
-d'assicurarsi un'accoglienza, possibilmente la meno sfavorevole; perchè
-non ignorava egli come il rinascente fanatismo dell'Ordine fosse da
-temersi altrettanto per la sciagurata Israelitica schiatta, quanto il
-fu dianzi lo sregolamento che nello stesso Ordine si era introdotto;
-nè dissimulava a sè stesso come l'intolleranza religiosa gli preparava
-pericoli anche maggiori delle avanie cui per l'addietro la cupidigia di
-più d'un Templario l'assoggettò.
-
-Luca di Beaumanoir in quel tempo si diportava lungo un picciol
-giardino, situato nelle fortificazioni esterne della commenda,
-intertenendosi in famigliare colloquio con un cavaliere dell'Ordine
-seco lui venuto di Palestina.
-
-Questo Gran-Mastro era avanzato molto in età, come il davano a divedere
-la sua lunga barba grigia, e le folte sopracciglia, grigie esse pure,
-che facean ombra a due occhi vivacissimi ad onta degli anni. Guerriero
-formidabile e non men fanatico nella superstiziosa sua devozione, univa
-nella propria fisonomia l'alterezza del coraggio, l'orgoglio della
-superstizione e l'inflessibilità della intolleranza. Comunque le magre
-sue guance presentasser l'impronta de' digiuni e delle astinenze, cui
-si condannava, nondimeno in que' lineamenti leggeasi non so che di
-nobile e di espressivo, vantaggio di fisonomia ch'ei dovea certamente
-all'alto grado in cui stavasi; ond'era in continua corrispondenza coi
-principi e colle teste coronate, e alla consuetudine della suprema
-autorità che in conseguenza de' regolamenti dell'Ordine egli usava
-sopra tanti cavalieri prodi e d'alto legnaggio a lui sottomessi.
-Altero e sublime era l'andamento, nè il peso dell'età aveane curvata la
-maestosa statura. Di bigello bianco portava il manto, succinto assai
-giusta le regole di san Bernardo; alla destra spalla vedeasi cucita
-in rosso panno la croce ottangolare dell'Ordine. Nè vaio nè ermellini
-ornavano tal vestimento; e solamente in contemplazione della sua età
-avea la vesta di sotto foderata di pelle d'agnello, fodera permessa
-dalle regole dell'Ordine, che poi bandivano rigorosamente ogn'altra
-sorte di pellicce, arredi del massimo lusso a que' giorni. Reggea colla
-mano l'abaco, che è quel baston di comando, del quale vediamo spesse
-volte insigniti i Templarii nelle loro effigie; e la cui estremità
-superiore va guernita d'un pomo piatto, che porta impressa la croce
-dell'Ordine, inscritta ad un cerchio, o orio, giusta i termini del
-blasone. Vestito nella stessa guisa scorgevasi il cavaliere compagno
-del Gran-Mastro; ma il contegno rispettoso del secondo ben additava
-come il vestire fosse il solo punto d'eguaglianza fra essi. Questo
-commendatore, poichè tale erane il grado, non camminava a pari col
-Gran-Mastro; e gli stava solamente da presso quanto bastava, perchè
-l'altro potesse vederlo e parlargli senza essere costretto a volgere il
-capo.
-
-«Corrado» sì il Gran-Mastro diceagli «diletto compagno delle mie
-fatiche e dei miei fatti d'armi, non siete che voi nel cui seno io
-possa disacerbare le ambasce che mi tormentano; e alla sola vostra
-fedeltà emmi dato di confidarle. Quante volte, dacchè son giunto in
-questo paese, io mi sono augurato di dormire il sonno dei giusti!
-Fuorchè le tombe dei nostri fratelli, sotto le grevi vôlte della
-metropolitana del Tempio, i miei occhi non videro in Inghilterra un
-solo oggetto su di cui fermarsi con compiacenza. Valoroso Roberto
-di Rosse, degno William di Mareschal» sclamava io fra me stesso in
-contemplando le immagini di questi prodi eroi della Croce, scolpite
-sulla pietra che ne copre gli avanzi «aprite i vostri sepolcri, e
-fate partecipe del riposo che ora gustate, un fratel vostro ridotto a
-stremo, e che vorrebbe piuttosto dover affrontare centomila pagani che
-rimanersi spettatore del fatale scadimento a cui è venuto il nostro
-ordine.»
-
-«Pur troppo gli è vero» rispose Corrado Monfichet «la condotta de'
-nostri fratelli è anche più irregolare in questo paese che non lo è
-nella Francia.»
-
-«Perchè qui sono più ricchi» rispose il Gran-Mastro. «Usatemi
-compatimento, o fratello, se vi sembrasse mai ch'io esaltassi troppo
-me stesso. Voi conoscete la vita che ho condotta finora, dando
-l'esempio della sommessione alle nostre regole, lottando contra demonii
-incarnati, e qual si conviene a prode cavaliere, a buon religioso,
-battendo ovunque l'ho incontrato il lione ruggente che s'aggira attorno
-di noi per divorarci, come il beato san Bernardo ne ha fatto un dovere
-nel capitolo quarantacinquesimo della nostra regola, _ut leo semper
-feriatur_. Ma pel santo Tempio! per quello zelo che ha divorata la
-sostanza della mia vita, e fino i miei nervi e il midollo delle mie
-ossa! fuor di voi e d'un picciolo numero di fratelli, non ne trovo
-generalmente alcuno ch'io possa risolvermi a stringere con questo santo
-nome al mio seno. Che prescrivono i nostri statuti, e come ne adempiono
-quelli le prescrizioni? Essi non dovrebbero portare alcun ornamento
-mondano, nè penne ai loro cimieri, nè speroni d'oro; pure ov'è un
-cavaliere messo con tanto splendore, siccome i soldati del Tempio che
-fecero voto di povertà? Ad essi è vietato il valersi d'un volatile per
-far preda di un altro volatile, di cacciar coll'arco o colla balestra
-le bestie selvagge, di sonare il corno, di correre dietro al cervo;
-nondimeno qual avvi che oggidì posseda migliori falconi? qual altro che
-segua con più ardore un daino per le foreste? quale più sperimentato
-negli stratagemmi della caccia? Eglino non dovrebbero leggere libri
-profani senza averne permissione del loro superiore; hanno l'obbligo
-di estirpare la magia e l'eresia; e oimè! vengono in vece accusati di
-studiare i segreti magici de' pagani saracini, e la maladetta cabala
-dei detestabili Ebrei. È prescritta ad essi l'astinenza nè debbono
-mangiar carne che tre volte la settimana, perchè tal nudrimento
-intende alla corruttela del corpo; pur si vedono le mense loro
-imbandite delle vivande le più delicate! Lor bevanda dovrebbe essere
-l'acqua, ed è divenuto proverbio: _bevere come un Templario_! Questo
-giardino medesimo carico d'alberi preziosi, e di piante esotiche
-tratte da climi lontani, non s'addirebbe forse meglio allo _harem_
-d'un emir infedele che a un convento, ove i religiosi cattolici non
-dovrebbero far crescere d'altre erbe se non se quelle necessarie al
-loro sostentamento? E piacesse al cielo, o Corrado, che la licenza
-introdottasi nella monastica disciplina non andasse più oltre! Voi
-sapete che ne è probito il ricevere fra le nostre mura fin quelle
-sante donne, che in origine erano associate a noi siccome sorelle
-del nostro Ordine, perchè, come sta scritto nel quarantesimosesto
-capitolo delle regole de' Templarii, l'antico nemico del genere umano
-si è giovato con buon successo della femminile brigata per distorre
-dal sentiero del Paradiso anche i più ardenti nel batterlo. Che più!
-l'ultimo articolo che è in tal qual modo la pietra del perfezionamento,
-ne proibisce persino di dare un amplesso di puro affetto alle nostre
-madri, alle nostre sorelle _ut omnium mulierum fugiantur oscula_.
-Ho rossore nel dirlo! Ho rossore solo a pensarvi! Voi sapete che la
-corruttela ha invaso a guisa di torrente il nostr'Ordine. Le anime de'
-nostri santi fondatori, i beati spiriti di Ugo di Payen, di Goffredo
-di Saint-Omer, e di que' sette sant'uomini che convennero i primi per
-consacrare al servigio del Tempio le proprie vite, non possono più
-godere scevro di nubi l'eterno sereno della loro beatitudine. Io gli
-ho veduti, o Corrado, fra le tenebre della notte, gli occhi loro si
-struggevano in pianti su gli errori e i peccati de' comuni fratelli,
-e sull'obbrobrioso lusso in cui vivono. Beaumanoir, mi dicevano, tu
-dormi! Ah ridestati! Le mura del Tempio sono contaminate, un'infetta
-lebbra vi è penetrata entro. I soldati della Croce che dovrebbero
-fuggire lo sguardo d'una donna come l'occhio del basilisco, vivono
-apertamente fra le sozzure non solamente con femmine di lor credenza,
-ma con quelle dei maladetti Pagani, e con quelle degli Ebrei ancora
-più maladetti. Ridestati, Beaumanoir, vendica il Tempio, e prendi
-la spada di Finea per punire i peccatori senza distinzione di sesso.
-La visione scomparve, o Corrado, e nello svegliarmi io credeva udir
-tuttavia lo strepito delle armature de' nostri fondatori, e vederne i
-bianchi mantelli. Mi conformerò ai loro comandi. Purificherò il Tempio
-e strapperò dalle sue mura le pietre che la corruttela ha imputridite.»
-
-«Ma ponete mente, venerabile Gran-Mastro» soggiunse Montfichet «che
-il tempo e la consuetudine hanno dilatate le macchie che volete fare
-sparire. Se per una parte è giusta e necessaria la riforma che voi
-bramate introdurre, altrettanto fa mestieri di grande prudenza e di
-molta cautela per metterle mano.»
-
-«No, Corrado, ella debb'essere subitanea e compiuta. Il destino del
-nostro Ordine tocca al suo stremo. La pietà, il disinteresse de' nostri
-predecessori ci valsero possenti amici; ed ora le nostre ricchezze,
-il nostro lusso, il nostro orgoglio hanno sollevati contro di noi
-altrettanti nemici non meno possenti. Gli è d'uopo rinunziare a queste
-ricchezze che sono adescamento di perseguirci ai sovrani, a questo
-lusso ch'è uno scandalo pe' Fedeli, a questo orgoglio affatto contrario
-alla cristiana umiltà; fa di mestieri riprendere que' puri ed austeri
-costumi che furono l'edificazione di tutta la Cristianità; altrimenti,
-fate attenzione a questi miei detti: l'ordine del Tempio sarà ben tosto
-distrutto, nè rammentato verranne il nome se non se come le rovine
-degl'imperi che un giorno fiorirono.»
-
-«Possa il cielo stogliere da noi una tale calamità!»
-
-«_Amen_!» pronunziò con solenne tuono il Gran-Mastro «ma perchè il
-Cielo ne aiuti in sì grave frangente, è d'uopo a noi renderci degni
-del suo soccorso. Tenete per fermo, o Corrado, che nè le potenze del
-Cielo, nè quelle della terra, possono tollerare gli sregolamenti dei
-nostri fratelli. Io ne ho troppa certezza. Il terreno su di cui sorge
-l'edifizio del nostro Ordine è già minato da tutte le parti, e quanto
-più aggiugniamo alla grandezza sua temporale, tanto maggior peso
-gli aumentiamo che ne affretterà la rovina. Ne fa mestieri tornare
-addietro, mostrarci fedeli campioni della Croce, sacrificare a' suoi
-piedi non solamente la nostra vita e il sangue nostro, ma i nostri
-desiderii, le passioni, i vizi, e persino i nostri piaceri legittimi,
-gli agi e le naturali inclinazioni. Tutto ciò che è permesso agli altri
-Fedeli, non lo è ai cavalieri del Tempio egualmente.»
-
-In quell'istante medesimo entrò nel giardino uno scudiere coperto d'un
-mantello logoro anzichè no, perchè gli aspiranti nel durare del lor
-noviziato portavano per umiltà gli abiti dismessi dai cavalieri; il
-quale scudiere, dopo avere profondamente salutato il Gran-Mastro, si
-tenne in piedi dinanzi a lui, per aspettarne la permissione di rompere
-il silenzio, e spiegargli i motivi che il conducevano.
-
-«Osservate quanto faccia più convenevole mostra di sè in oggi Damiano,
-vestito umilmente e in rispettoso silenzio, che non giorni fa coperto
-di ricchi e splendidi abiti, per cui somigliava ad un vero pappagallo.
-Parla, Damiano, acconsento. Che vuoi tu dirmi?»
-
-«Nobile e reverendo Gran-Mastro, un Ebreo sta alla porta, e chiede
-parlare al fratello Brian di Bois-Guilbert.»
-
-«Ben facesti ad avvisarmene. Quando vi siamo noi, un cavaliere non è
-nulla più d'un semplice compagno, e dee condursi giusta la volontà del
-suo superiore, non giusta la propria. Ne rileva assai l'indagare gli
-andamenti di Bois-Guilbert» diss'egli a Corrado.
-
-«La fama lo divulga siccome prode e coraggioso» soggiunse l'altro.
-
-«E la fama non mentisce» riprese a dire il Gran-Mastro. «Gli è
-soltanto in valore che non abbiamo tralignato dai predecessori, da
-quegl'illustri eroi della Croce. Ma il fratello Brian entrò, cred'io,
-nel nostro consorzio per capriccio e scontenti avuti nel mondo, da cui
-per questa sola cagion si ritrasse; nè i voti ch'ei pronunziò furono
-figli di una vocazion sincera. Egli sempre si mise a capo di coloro che
-bisbigliano, che si querelano, che osano mostrarsi restii all'autorità
-del Gran-Mastro, ponendo in obblivione che la nostra regola gli conferì
-il bastone e la verga; il bastone a sostegno del debole, la verga a
-punizione del colpevole. Damiano, conducete alla nostra presenza questo
-Giudeo.»
-
-Dopo aver fatto un rispettoso saluto si ritirò l'aspirante, e di lì
-a poco ricomparve seguito da Isacco d'York. Non mai schiavo tratto
-dinanzi a possente principe si accostò a' piè del trono con maggiore
-spavento e terrore quanto ne invase Isacco nell'avvicinarsi al
-Gran-Mastro. Si arrestò qualche passo lontano da lui, e Beaumanoir,
-avendogli fatto cenno d'avanzarsi ancora, gli si prostrò innanzi,
-baciando la terra in atto di reverenza, e rialzatosi lentamente si
-tenne in piedi al suo cospetto colle braccia incrocicchiate sullo
-stomaco, e col capo inclinato all'usanza degli schiavi d'Oriente.
-
-«Ritirati, o Damiano» disse il Gran-Mastro, «e fa che quattro armigeri
-sieno pronti ad eseguire i miei ordini ai primi segnali ch'io ne darò.
-Non permettere ad alcuno, se non ne siamo usciti noi, l'accesso in
-giardino.»
-
-Essendosi ritirato Damiano: «Giudeo» disse Beaumanoir con alterissimo
-tuono «ascoltami attentamente. Non mi appartiene il perdere gran tempo
-e parole con chicchesia, molto meno con un tuo pari. Rispondi adunque
-brevemente alle interrogazioni ch'io sono per farti, e soprattutto abbi
-cura di non mentire, perchè se la tua lingua cerca ingannarmi, per la
-santa Croce! farò strappartela.»
-
-L'Ebreo s'accigneva a rispondere, ma non gliene lasciò tempo il
-Gran-Mastro.
-
-«Zitto là, infedele! Non ti è lecito parlare al nostro cospetto se non
-se per rispondere alle interrogazioni che ti moveremo. Che affari hai
-tu col fratel nostro Brian di Bois-Guilbert?»
-
-Sorpreso da subitaneo terrore l'Ebreo, non sapea che rispondere. S'ei
-raccontava con franchezza la storia delle cose accadutegli, poteva
-essere tacciato d'uom che cercasse infamare l'ordine de' Templarii;
-operando diversamente perdeva ogni speranza di ricuperare la figlia.
-Beaumanoir s'avvide di quel mortale spavento, ma lo attribuì al
-rispetto che egl'inspirava; onde si degnò rassicurarlo.
-
-«Rispondimi con coraggio, o Ebreo, tu non hai nulla di che spaventarti,
-semprechè non ti studi a mascherarmi la verità. Ti domando adunque per
-qual motivo brami vedere Brian di Bois-Guilbert.»
-
-«Col beneplacito del venerabile vostro Valore» rispose balbettando
-Isacco «sono apportatore d'una lettera indiritta a questo prode
-cavaliere dal rispettabile Aymer, priore di Jorvaulx.»
-
-«Nol dissi io che viviamo in tempi deplorabili?» si volse il
-Gran-Mastro a Corrado. «Un priore dell'ordine di Citeaux scrive a un
-soldato del Tempio, e per inviar la sua lettera non trova messo più
-convenevole d'uno sciagurato Giudeo? Dammi quella lettera.»
-
-Con man tremebonda Isacco trasse la lettera dalle pieghe del
-berrettone, entro cui per maggior sicurezza l'avea collocata, e
-stendendo la mano e incurvando il corpo fece un passo avanti per
-presentarla al Gran-Mastro.
-
-«Fatti addietro» l'altro rispose. «Non tocco gl'Infedeli che colla
-punta della mia spada. Corrado, ricevete voi questa lettera, indi
-passatela nelle mie mani.» Per tal modo Beaumanoir, avendo avuta
-la lettera dalle mani del Commendatore, ne esaminò attentamente il
-soprascritto e l'esterno, poi s'accinse a farne lettura.
-
-«Venerabile Gran-Mastro, romperete voi il suggello?» gli chiese Corrado.
-
-«E perchè no? Non istà forse scritto al capitolo quarantesimosecondo
-delle nostre regole, che nessun Templario riceverà lettere, neanco
-dal suo padre medesimo, se non le comunica al Gran-Mastro, e se alla
-presenza di lui non le legge?»
-
-Intanto che scorse affrettatamente la lettera, l'orrore e la sorpresa
-se gli dipinsero in volto. La lesse più consideratamente una seconda
-volta, e porgendola con una mano a Corrado, e percotendola leggermente
-coll'altra sclamò: «Ecco qual leggiadra lettera scrive un Cristiano
-ad un Cristiano, e tutti due questi Cristiani han fatto profession
-religiosa! Quando verrai tu» esclamò sollevando gli occhi al cielo «a
-sceverare il loglio dal buon grano?»
-
-Montfichet, presa la lettera dalle mani del superiore, si preparava a
-trascorrerla cogli occhi.
-
-«Leggete ad alta voce, o Corrado» disse Beaumanoir. «E tu, o Ebreo,
-porgi ben attento l'orecchio a tale lettura, perchè al proposito di
-essa dovremo farti molte interrogazioni.»
-
-Corrado lesse la lettera, che era espressa ne' seguenti termini:
-
- «Aymer, per la grazia di Dio priore del convento dell'ordine di
- Citeaux di santa Maria di Jorvaulx, a ser Brian di Bois-Guilbert,
- cavaliere del santo Ordine del Tempio, salute. Possiate voi godere
- d'una vigorosa sanità e di tutti i favori, che l'amico Bacco
- e la vezzosa Venere distribuiscono! Quanto a me, nell'atto di
- scrivervi, son fra le mani di tali che non credono nè in Dio nè
- negli uomini, che hanno osato far prigioniera la mia persona, e
- metterne a prezzo il riscatto. Da costoro ho saputa la sventura di
- Frondeboeuf; e mi hanno parimente detto, come voi siete fuggito
- in compagnia della bella maga ebrea, i cui neri occhi vi hanno
- ammaliato. Mi congratulo vosco, poichè vi so in luogo di sicurezza;
- ma vi consiglio a tener gli occhi aperti per quanto spetta a
- tal seconda incantatrice d'Endor, perchè vengo avvisato, come il
- vostro Gran-Mastro, che non darebbe una buccia di noce per tutte
- le pupille nere del mondo, giugne dalla Normandia per togliervi
- tutte le voglie di ridere, e correggere la gioconda vita che
- conducete. Ve ne avverto dunque, affinchè vi trovi vigilante, come
- dice il santo Testo: _Inveniantur vigilantes_. Il ricco Ebreo,
- padre della ridetta maga, avendomi chiesto una lettera in favore
- della medesima, gli ho data la presente e vi esorto ad accettare
- da lui una somma pel riscatto della sua figlia. Egli è in istato
- di pagarvi il modo onde procacciarvi cinquanta altre donne con
- minor rischio, e spero ne godrò la mia parte quando ci troveremo
- a gozzovigliare insieme da buoni fratelli, e a votare fiaschetti;
- perchè, mi valgo sempre de' sacri testi: _Vinum laetificat cor
- hominis_; e altrove, _Rex delectabitur pulchritudine tua_.
-
- «Addio, in espettazione di sì felice momento! Scritto nella tana
- dei masnadieri, verso l'ora del mattutino.
-
- AYMER, _priore di Jorvaulx_.»
-
- «_P. S._ La vostra catenella d'oro non è rimasta in poter mio lungo
- tempo. Gli è probabile che d'ora in poi adorni il collo di qualche
- bandito, e ne penda il fischietto ond'ei si giova a radunare i
- colleghi.»
-
-«Che ne dite voi, o Corrado?» soggiunse il Gran-Mastro. «Una tana di
-masnadieri! È il campo che a tal Priore si conviene. Maravigliate ora
-se la mano di Dio s'aggrava sopra di noi, e se perdiamo palmo a palmo
-il terreno contra gli infedeli di Terra Santa, poichè abbiamo tali
-ecclesiastici qual è Aymer! Ma qual cosa intend'egli mai per questa
-seconda incantatrice d'Endor?» aggiunse egli dopo aver tratto in
-disparte Corrado.
-
- [Illustrazione: _Damiano, cacciate fuor della porta questo
- Giudeo, e abbia morte se ardisse ricomparirvi._ pag. 326.]
-
-Corrado conoscea meglio del suo superiore il dialetto della galanteria
-e forse ne avea fatto uso egli stesso. Comunque a tal proposito stesse
-la cosa, certamente ei non mancò di dilucidare al Gran-Mastro come i
-passi di lettera che lo teneva perplesso non fossero altro se non se
-modi di dire usati fra i mondani allorchè favellano de' propri amori.
-Ma sì fatta spiegazione non quadrava al superstizioso Beaumanoir.
-
-«Tal dialetto, o Corrado, nasconde maggiori cose di quante
-v'immaginate. Ma voi siete troppo ingenuo e leale per leggere a fondo
-in questo abisso d'iniquità. A me è noto, che la figlia d'Isacco
-d'York, di nome Rebecca, è una discepola di quella Miriam di cui certo
-avrete inteso farsi parola. Vedrete che l'Ebreo medesimo ne converrà.»
-Indi volgendosi verso di esso: «Tua figlia è dunque prigioniera di
-Brian di Bois-Guilbert?» gli diss'egli.
-
-«Sì, reverendo signore, e tutto ciò che un uom può offerire per
-riscattarla...»
-
-«Silenzio! Non ti è permesso fuorchè il rispondermi. Tua figlia non ha
-praticata l'arte di risanare gl'infermi?»
-
-«Sì, degno signore; ella ha prestate le proprie cure al ricco ed
-al povero, al nobile ed allo schiavo, al Cristiano e all'Ebreo; nè
-v'ha fra questi chi non benedica la virtù che è piaciuto al Ciel di
-concederle; potrete rinvenir molti che vi attesteranno essere stati
-restituiti alla salute da lei allorquando ogn'altro soccorso umano
-diveniva inutile a ciò; ma la benedizione di Giacobbe posava sopra mia
-figlia.»
-
-Allora Beaumanoir si volse ver Montfichet.
-
-«Voi vedete, o Corrado» gli diss'egli, mettendo amaro sorriso.
-«quai son le insidie, che ne tende il nemico del genere umano. Tal
-è l'adescamento onde s'impadronisce dell'anime. Ei concede un breve
-spazio di vita sopra la terra, che vien cambiato contra l'eterna
-felicità. La nostra santa regola ha ben ragione in dicendo: _Semper
-percutiatur leo vorans_.» E appena profferito il testo, percosse
-la terra col bastone che era insegna di sua dignità, intendendosi
-disfidare con tale atto le potenze d'abisso. «Già non dubito» disse
-egli all'Ebreo «che la tua figlia non operi tai cure maravigliose
-giovandosi di parole, talismani e misteri cabalistici.»
-
-«No, prode e reverendo cavaliere, ella non si giova che di balsami
-forniti di grande virtù.»
-
-«E chi gliene diede il segreto?»
-
-«Una nobile donna di nostra nazione.»
-
-«Il suo nome» sclamò con enfasi il Gran-Mastro «il suo nome!»
-
-«Miriam» rispose Isacco tremando.
-
-«Miriam! esecrabile Ebreo» gridò Beaumanoir, «quell'abbominevole
-strega, conosciuta per tale in ogni parte della Cristianità, il cui
-corpo venne arso ad un palo, le cui ceneri il vento disperse! Voglio
-che accada altrettanto a tutto il mio Ordine, se non sottometto ad
-eguale destino la degna pupilla di questa strega! Ben io farò pentire
-costei d'aver gettati sortilegi ed incanti sovra i soldati del Tempio.
-Damiano, cacciate fuor della porta questo Giudeo, e abbia morte se
-ardisce ricomparirvi. Quanto a sua figlia, noi ci comporteremo verso di
-lei, come il comandano le cristiane leggi, e il grado eminente, ove il
-Cielo mi ha collocato.»
-
-Il povero Isacco fu immantinente scacciato senza che si volessero
-ascoltare nè le preghiere sue nè le offerte. Non vide pertanto miglior
-cosa da farsi che il ritornare alla casa del rabbino Nathan-Ben-Israel
-per consigliar seco lui sul partito da prendere. Misero! che dopo avere
-paventato per l'onore della propria figlia, or dovea tremare pe' giorni
-della medesima.
-
-Intanto il Gran-Mastro mandò al commendatore di Templestowe di
-presentarsi dinanzi a lui.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXV.
-
- «D'impostura voi dite, si pasce il mio mestiero,
- «Ma questa di chi vive è il pane giornaliero.
- «I quattrini che accatta le dee la turba grama,
- «Il cortigian gli onori, il merciaiuol la fama.
- «Tai fè duci di schiere, e tai vesti dell'ostro.
- «Abita nelle reggie, ma non rifugge il chiostro.
- «Ovunque ti presenti, di trionfar secura,
- «Arbitra sei del mondo, santissima Impostura.
- «Chi di porgere incensi all'are tue non vago,
- «Porta scolpita in volto del proprio cor l'imago,
- «Gli sdegni tuoi paventi; che il suo destin men rio
- «Fia rimaner sepolto ne' gorghi dell'obblio.
- _Antica Commedia._
-
-
-Alberto Malvoisin, presidente, o, per parlare col linguaggio
-dell'Ordine, commendatore della fondazione de' Templarii a Templestowe,
-era fratello di quel Filippo di Malvoisin, del quale più d'una
-volta parlammo, nè men di questo collegato strettamente con Brian di
-Bois-Guilbert.
-
-E certamente costui potea noverarsi fra gli uomini i più dissoluti
-e i più licenziosi, di cui tanto abbondava l'ordine dei Templarii.
-Ma in una sola cosa diverso da Bois-Guilbert, sapea coprire col velo
-dell'ipocrisia i vizi e l'ambizione che il dominavano, e mettere in
-vece della religione, che in costui affatto mancava, l'apparenza della
-superstizione e del fanatismo. Laonde avrebbe solamente bastato che
-il Gran-Mastro non fosse giunto a Templestowe in modo sì subitaneo ed
-inaspettato, perchè gli occhi di questo non vi ravvisassero neppur
-l'orma della licenza che vi si era introdotta. Alberto Malvoisin,
-quantunque sorpreso dal non preveduto arrivo del suo superiore, non
-quindi si scompigliò; ma diede tostamente opera a nascondere quanto
-mai si potea lo sregolamento e i disordini che viziavano la Commenda
-da lui governata; e poichè gli era impossibile cosa il palliare tutti
-i traviamenti cui dato erasi luogo, ascoltò con aria la più contrita
-i rimproveri fattigli a tal proposito dal Gran-Mastro, e mise tanta
-sollecitudine ad estirpare sino gli abusi di minor conto, che non tardò
-a fare scorgere tutte le forme d'un'ascetica devozione in que' luoghi,
-i quali fino allora erano stati teatro di diletti mondani e persino
-illeciti. Per tal guisa il Gran-Mastro ravvisò bensì in Malvoisin un
-uomo debole, che non seppe imporre, quanto il doveva, un argine alla
-corruttela della disciplina, ma non mai tale, che si fosse stolto
-compiutamente dal retto sentiero, su di cui un sol cenno della suprema
-autorità, così comparver le cose, valeva a rimetterlo senza l'uopo di
-maggiore fatica.
-
-Pur queste propensioni d'animo favorevole al suo subordinato si
-alterarono grandemente in Beaumanoir all'accorgersi come Alberto
-avea comportato, che venisse introdotta in luogo affidato ad esso una
-donna giovane, una Ebrea, e a quanto ogni apparenza gli dimostrava, la
-favorita d'un confratello. Allorchè pertanto il Commendatore fu alla
-presenza di lui, questi lanciò sovr'esso un severissimo sguardo.
-
-«Vengo a sapere che in questa casa consacrata a Dio e al santo
-Ordine trovasi una femmina Ebrea, e che un dei nostri fratelli ve
-l'ha condotta. Gli è impossibile che voi ignoriate tal cosa, ser
-commendatore.»
-
-La confusione fu eguale alla maraviglia in Alberto Malvoisin, che
-sapeva come la giovane Ebrea era stata rinchiusa nella parte di
-quell'edifizio la più lontana dalle stanze del Gran-Mastro, e sapea
-parimente quai cautele si fossero prese perchè a questo non pervenisse
-notizia di simil fatto. Lesse quindi negli occhi di Beaumanoir la
-rovina propria e quella del suo compagno, se non trovava qualche
-espediente pronto e opportuno a dileguare il turbine imminente a
-scoppiare.
-
-«A che debbo attribuire il vostro silenzio?» ripigliò a dire il
-Gran-Mastro.
-
-«Mi è permesso il parlare?» chiese il Commendatore con finta
-umiltà, comunque cercasse unicamente il modo di acquistar tempo per
-architettare il sistema di condotta cui doveva allora attenersi.
-
-«Parlate, ve lo permettiamo. Ditemi. Vi è noto il capitolo delle nostre
-regole _de commilitonibus Templi in sancta civitate, qui cum miserrimis
-mulieribus versantur propter oblectationem carnis_?»
-
-«Sì, certamente mi è noto, reverendissimo Gran-Mastro, nè sarei
-pervenuto alla dignità, che occupo nell'Ordine, se non conoscessi la
-cosa più rilevante fra quelle che le nostre istituzioni divietano.»
-
-«La conoscete, e avete potuto sofferire che uno de' nostri fratelli
-contaminasse, disonorasse questa santa dimora col condurvi una sua
-favorita, una favorita di religione ebrea, una strega?»
-
-«Una strega!» replicò Alberto Malvoisin «Ah! i santi angeli abbiano
-protezione di noi!»
-
-«Sì, una strega. Oserete voi negare, che Rebecca, figlia di quello
-sciagurato usuraio, Isacco d'York, discepola dell'altra infame strega
-Miriam, trovasi ora.... ho rossore al sol pronunziarlo! stanziata nella
-vostra Commenda?»
-
-«La vostra saggezza, reverendo Gran-Mastro, squarcia ora il velo
-che copriva i miei occhi. Io non poteva riavermi dalla maraviglia in
-veggendo un prode e degno cavaliere qual è Brian di Bois-Guilbert,
-vinto, a divenirne furioso, dai vezzi di cotesta giovane, che non
-ricettai in questa casa, se non se per allontanare un consorzio più
-intrinseco fra l'uno e l'altra, e per prevenire la caduta del più
-valoroso, del più stimabile fra' nostri fratelli.»
-
-«Voi siete adunque sicuro ch'ei non ha ancora contravvenuto ai propri
-voti!»
-
-«Sotto questo santo tetto! Ne prendo a testimonii santa Maria Maddalena
-e le undicimila vergini! Se errai nel ricevere cotesta donna, ne
-fu cagione una speranza venuta in me, che tenendola accuratamente
-rinchiusa, impedirei ogni comunicazione fra essi, e così giugnerei a
-risanare il fratel mio da un affetto, sembratomi sì straordinario, sì
-poco naturale, che il credei anzi demenza, e riguardai Bois-Guilbert
-com'uomo piuttosto meritevole di compassione che di rimproveri. Ora
-che la saggezza vostra ha scoperto essere una strega questa Israelita,
-tal circostanza dilucida le cagioni di un traviamento che non si sapeva
-spiegare.»
-
-«Oh! sì certo! lo spiega;» soggiunse Beaumanoir. «Vedete, Corrado,
-qual sia il pericolo di chi cede alle prime seduzioni del tentatore!
-Taluno fisa gli sguardi sopra una femmina per soddisfare soltanto il
-diletto della vista, per contemplare quanto chiamasi bellezza. Intanto
-il nemico del genere umano adopera sortilegi e talismani per compir
-l'opera della nostra perdita, che l'imprudenza e la leggerezza hanno
-incominciato. Forse, in tale occasione il nostro fratello Bois-Guilbert
-merita più del biasimo la pietà. Forse m'è d'uopo adoperar seco lui
-il bastone pastorale per sostenerlo anzichè la verga per castigarlo.
-Possano i nostri consigli e le nostre preghiere svolgerlo dalla follia
-che lo ha invaso, e ridonarlo al fratelli!»
-
-«Ella sarebbe al certo una sciagura altissima pel santo Tempio» si fè
-a dir Montfichet «il perdere una delle migliori fra le nostre lancie,
-il perderla allorchè il nostro Ordine abbisogna del soccorso di tutti
-i suoi figli. Questo Brian di Bois-Guilbert ha uccisi oltre a trecento
-Saracini di propria mano.»
-
-«Il sangue di questi maladetti cani» soggiunse il Gran-Mastro «sarà
-un'offerta aggradevole agli angeli ed ai santi dileggiati e bestemmiati
-da costoro. Col soccorso di queste celestiali potenze distruggeremo
-l'effetto degl'incanti e de' sortilegi che usò il demonio a trar nella
-rete il nostro fratello. Tal soccorso ne romperà i lacci, come Sansone
-infranse le nove funi onde i Filistei l'avevano avvinto. Così Brian di
-Bois-Guilbert potrà ancora immolare al cielo centinaia d'Infedeli. In
-quanto spetta a questa sgraziatissima strega che osò fare scopo degli
-operati malefizii un soldato del Tempio, ella morirà della morte che le
-si appartiene.»
-
-«Ma le leggi dell'Inghilterra!» disse il Commendatore, cui ben piacea
-che gli sdegni del Gran-Mastro anzichè disacerbarsi sopra lui e
-Bois-Guilbert prendessero altra dirittura, ma temeva ad un tempo che lo
-stesso Gran-Mastro portasse tropp'oltre le cose.
-
-«Le leggi dell'Inghilterra», rispose Beaumanoir «permettono ed anzi
-comandano a ciascun giudice di far eseguire i giudizi nella propria
-giurisdizione. Non v'è picciol barone, che non possa far arrestare,
-giudicare, condannare qualsivoglia strega trovata ne' suoi dominii.
-Or negherebbesi lo stesso diritto al Gran-Mastro del Tempio in una
-commenda del suo ordine? No. Noi la giudicheremo, la condanneremo.
-L'indegna fattucchiera non contaminerà oltre la terra, e con essa
-avrà fine la virtù de' suoi sortilegi. Commendatore, fate allestire la
-grande sala del castello serbata ai giudizi.»
-
-Alberto fece una profonda reverenza, e si ritirò; ma anzichè avvisare
-ad eseguir sull'istante un tale comando, fu sollecito di rintracciare
-Bois-Guilbert a fine di partecipargli le accadute cose; e lo trovò
-dominato da dispetto e rabbia per un nuovo rifiuto che aveva sofferto
-da Rebecca. «L'ingrata!» sclamava egli. «Sprezzare colui che a rischio
-de' proprii giorni le salvò la vita in mezzo alle fiamme e alle
-stragi! Ne attesto il cielo, Malvoisin, io l'ho cercata nel castello
-di Frondeboeuf, in mezzo alle muraglie e alle vôlte incendiate che
-rovinavano d'ogni banda; io fui lo scopo contra cui s'indirigevano
-cento frecce che ripercoteva la mia armatura; e se pensai ch'io
-aveva uno scudo fu unicamente per sottrarla ad ogni pericolo. Or mi
-rimprovera persino di non l'avere lasciata perire. Ella mi nega non
-solo qualsivoglia prova di gratitudine, ma fino ogni speranza la
-più lieve di trovarla grata per l'avvenire. Il demonio che infuse
-l'ostinazione a tutti della schiatta di costei, senza dubbio ne diede
-ad essa una triplice dose.»
-
-«Ed io credo ben che il demonio vi posseda entrambi. Quante volte vi
-ho io predicato se non d'essere saggio, almeno di mostrarvi prudente!
-Non v'ho io detto e ridetto all'atto del vostro giugnere, che non vi
-mancherebbero Cristiane, presso le quali non è delitto il retribuire
-amoroso compenso al vostro valore, senza incapricciarvi sì mattamente
-in questa ostinatissima Ebrea! Pel nome di Dio! do quasi ragione
-al vecchio Luca di Beaumanoir se sostiene che costei ha gettato un
-sortilegio sopra di voi.»
-
-«Luca di Beaumanoir!» sclamò Guilbert. «È questo il frutto delle
-cautele che avete prese, Malvoisin? Avete dunque permesso che questo
-vecchio rimbambito sappia come Rebecca trovisi nella Commenda?»
-
-«Era forse in me l'impedirlo? Io non ho omessa sollecitudine perchè un
-tale arcano non pervenisse al suo orecchio. Se glielo abbia notificato
-il diavolo, o chi, è quanto il diavolo solo potrebbe farci palese.
-Ma ho aggiustato le cose alla meglio, e non dovete temere per voi se
-rinunziate alla vostra pazzia. Il Gran-Mastro vi compiagne. Vi pensa
-vittima della fattucchieria. Rebecca ha gettato un sortilegio sopra di
-voi. Insomma ella è una strega e perirà come tale.»
-
-«No, per il Cielo!» sclamò Bois-Guilbert.
-
-«_Sì, per il Cielo!_» replicò il Commendatore. «Nè voi, nè io, nè
-nessuno hanno virtù di salvarla. Luca di Beaumanoir si è fitto in mente
-che la morte d'un'Ebrea sarà sagrifizio espiatorio di tutti gli amorosi
-falli in cui caddero tutti i cavalieri Templarii, e ben v'è noto essere
-in lui il potere come la volontà di far eseguire le cose che una volta
-ha risolute.»
-
-«E potranno» gridò Bois-Guilbert facendo grandi passi su e giù per
-l'appartamento e in agitatissimo tuono «e potranno i secoli avvenire
-credere mai che un sì stupido fanatismo abbia allignato fra gli
-uomini?»
-
-«Non so che cosa crederanno i secoli avvenire» rispose Malvoisin senza
-scomporsi; «ma quanto so benissimo è che ai nostri giorni, e fra noi,
-così persone del clero, come laiche, novantanove sopra cento diranno
-_Amen_ alla sentenza del Gran-Mastro.»
-
-«Gli è vero...» disse Bois-Guilbert. «Ebbene! Alberto, voi siete mio
-amico, conviene diate mano alla fuga di Rebecca, io la farò trasportare
-in luogo più sicuro, laddove niuno avviserà di cercarla.»
-
-«Quand'anche il volessi, la cosa mi sarebbe impossibile. La porta non
-è ella custodita da armigeri del seguito di Beaumanoir, e i cavalieri
-che vennero seco non sono tutti a lui deditissimi? Non tengono
-incessantemente aperti gli occhi per vedere se nulla accade contra
-le regole? Poi, per parlarvi sinceramente, mio caro Bois-Guilbert, vi
-dirò che non ho nessuna passione d'imbarcarmi in tal mare, quand'anche
-mi tenessi certo di condurre in porto la nave. Io ho già corso rischi
-bastantemente per amor vostro, senza aggiungere quello di vedermi
-digradare, o di perdere la mia commenda, pel piacere di salvare questo
-fantoccio vostro d'ebrea. E se voi, Bois-Guilbert, volete seguire il
-mio avviso, rinunzierete ad una tal fantasia, e lancerete i vostri
-cani su d'altra preda. Pensate al grado che tenete nell'Ordine, agli
-onori che vi aspettano, all'eminente dignità, cui potete aspirare.
-Sagrificherete voi tali speranze ad una folle passione? Offrirete a
-Beaumanoir un motivo di scacciarvi dal nostro Ordine? Ei non mancherà
-di coglierlo, poichè è geloso della propria autorità; nè gli è ignoto
-che se mette un piè in fallo, se con vacillante mano si lascia fuggire
-un istante il baston del comando, la vostra mano sta presta per
-afferrarlo. Nè dubitate già ch'ei non cerchi di perdervi se gliene
-offerite un pretesto col chiarirvi protettore di una strega ebrea.
-Lasciate piuttosto ch'egli appaghi i pregiudizi in questa bisogna,
-poichè già non avete forza d'impedirglielo. Quando una volta sarete
-insignito della vostra dignità potrete a vostro grado prendere per
-favorire le ebree, o farle abbruciare se meglio vi torna.»
-
-«Malvoisin» disse Bois-Guilbert «questa calma che dimostrate è la calma
-d'un....»
-
-«D'un vostro amico» soggiunse il commendatore, affrettandosi ad empir
-la lacuna, ove Bois-Guilbert stava forse per collocare una voce non
-così mite. «Sì, la mia calma è quella d'un vostro amico, e in tal
-qualità sono vie più in istato di darvi consigli. Vi ripeto che non
-avete via onde porre in salvo Rebecca, nè riuscirete che a perdervi
-insieme con lei. Correte a mettervi a' piedi del Gran-Mastro...»
-
-«A' suoi piedi» sclamò il Templario. «Gli dirò alla sua barba...»
-
-«Ebbene, ditegli alla sua barba che delirate per la vostra Ebrea, e col
-più dirgliene, più lo persuaderete della necessità di distruggere colla
-morte di questa giovane il sortilegio ch'ella ha gettato sopra di voi.
-In compenso di tanta follia verrete scacciato dall'Ordine, nè vi sarà
-alcuno de' fratelli vostri che osi intercedere per voi. In vece della
-brillante carriera dischiusa alla vostra ambizione, vi rimarrà siccome
-unico partito l'alzar la lancia per qualche miserabile querela che
-insorga tra la Borgogna e la Fiandra.»
-
-«Avete ragione, Malvoisin» soggiunse Bois-Guilbert dopo avere meditato
-un istante. «Io non concederò a questo vecchio fanatico un tal
-vantaggio sopra di me. Quanto a Rebecca, ella è un'ingrata, nè merita
-ch'io le sagrifichi il mio grado, l'onor mio, i miei divisamenti. Sì,
-saprò dimenticarla, l'abbandonerò al suo destino, a meno che...»
-
-«Senza restrizioni» sclamò Malvoisin. «Mantenetevi in così saggia e
-salutare risoluzione. Le donne non sono che semplici trastulli per
-farne trascorrere con diletto alcune ore della vita; ma l'affar serio
-di essa è l'ambizione. Mandate alla malora mille di questi idoli
-seducenti sulla foggia della vostra Ebrea, anzichè fermarvi sul limite
-della nobil carriera che sta aperta dinanzi a voi. Per ora n'è d'uopo
-separarci; e non vorrei nemmeno che ci vedessero insieme in colloquio.
-Vado a far allestir la grande sala ove deve instituirsi il giudizio.»
-
-«Che ascolto? sì presto?» disse Bois-Guilbert.
-
-«Un processo non è lungo» rispose in partendo il Commendatore,
-«allorchè il giudice ha pronunziata anticipatamente la sentenza.»
-
-«Rebecca» disse Bois-Guilbert trovandosi solo «forse tu sei per
-costarmi assai caro! Sento che non ho forza per seguire i consigli di
-quell'ipocrita abbietto. Farò anche un tentativo a fin di salvarti;
-ma bada a non contraccambiarmi questa volta d'ingratitudine; non
-ascolterò più che le voci della vendetta. Bois-Guilbert non è tale da
-cimentar vita ed onore per non ottenere altra ricompensa che disprezzo
-e rimproveri.»
-
-Il Commendatore aveva appena dati gli ordini necessarii per far
-preparare la sala, allorchè s'incontrò in Corrado Montfichet, da cui
-seppe che il Gran-Mastro voleva in quell'istante medesimo procedere al
-giudizio dell'Ebrea.
-
-«Tutto ciò mi sembra un sogno» disse Malvoisin. «Son tanti gli Ebrei
-che professano l'arte medica, e comunque facciano cure maravigliose
-niuno ha sognato d'accusarli come stregoni.»
-
-«Il Gran-Mastro pensa altrimenti» rispose Montfichet. «Ma sia detto
-fra noi, Alberto. Fattucchiera, o non fattucchiera val meglio per
-l'Ordine il veder perire questa miserabile Ebrea, che soffrire e la
-perdita d'un prode cavaliere come Bois-Guilbert, e le fazioni intestine
-che in conseguenza di questa ne dilanierebbero. Voi conoscete la fama
-di cui Brian gode meritamente, nè ignorate quanti ardenti partigiani
-egli abbia tra i nostri fratelli; ma tutto ciò non gli gioverà a
-nulla presso un Gran-Mastro qual è il nostro, s'ei giugne a riguardare
-Bois-Guilbert come il complice, non come la vittima di questa Ebrea.
-Quand'anche ella rinchiudesse in sè medesima tutte l'anime delle dodici
-tribù d'Israele, se soggiace ella sola, sarà sempre cosa migliore del
-permettere che involga nella sua rovina il nostro fratello.»
-
- [Illustrazione: _Figlia d'una maledetta schiatta, le disse il
- Commendatore, alzati e vieni con noi._ pag. 334.]
-
-«Finora di fatto mi sono adoperato a convincerlo che gli torna lo
-abbandonare al suo destino costei, e spero in ciò essere riuscito. Ma
-abbiamo poi fondamenti valevoli per condannarla siccome strega? Che
-cosa potrà fare il Gran-Mastro a fronte di prove sì deboli?»
-
-«Gli è d'uopo affortificarle, Alberto; gli è d'uopo affortificarle. Mi
-intendete voi?»
-
-«Se v'intendo! E credete bene che vani scrupoli non mi saranno
-d'impaccio quando si tratta la causa del bene dell'Ordine. Ma breve è
-il tempo a procurare i convenevoli strumenti.»
-
-«Pur è forza trovarne, Malvoisin, è forza trovarne così pel vantaggio
-di voi, come per quello dell'Ordine. Templestowe è una misera commenda;
-e quella di Maison-Dieu vale il doppio. Vi è nota la mia prevalenza
-sull'animo del nostro vecchio superiore. Ebbene! procacciatevi persone
-che conducano a buon termine tale bisogna, e siete commendatore di
-Maison-Dieu nella fertile contea di Kent, che ne dite?»
-
-«Fra gli armigeri qui venuti con Bois-Guilbert ve n'ha due a me ben
-noti. Erano questi al servigio di mio fratello, Filippo di Malvoisin,
-e passarono indi a quello di Frondeboeuf. Potrebbero saper qualche cosa
-intorno i sortilegi di questa Ebrea.»
-
-«Cercateli dunque sull'istante, o Malvoisin, ed ascoltatemi. Se un paio
-di bisanti d'oro fossero necessari a rinfrescare la loro memoria non vi
-ristate per tale spesa.»
-
-«Che dite voi di bisanti d'oro? Per uno zecchino giurerebbero strega la
-madre che li generò.»
-
-«Vedeteli adunque, perchè a mezzogiorno comincia la formazione del
-processo. Non ho mai osservato tanta impazienza e sollecitudine
-nel nostro vecchio capo dopo il giorno che condannò ad arder vivo
-Hamet-Alfagi, mussulmano convertito, poi ritornato alla fede di
-Maometto.»
-
-Lo scocco della gran campana del castello indicava mezzogiorno,
-allorchè Rebecca intese il rumor di pedate verso la scala che guidava
-all'appartamento da lei occupato. E poichè queste annunziavano esser
-più d'una le persone che salivano, s'allegrò di tal circostanza; nè
-sapea di fatto che vi fosse cosa per lei da temersi tanto quanto una
-visita dell'impetuoso Bois-Guilbert; ogn'altra possibile sventura le
-inspirava minor terrore. Si aprì la porta della sua stanza, d'onde la
-giovane vide entrare Alberto di Malvoisin e Corrado Montfichet, seguiti
-da quattro guardie vestite di nero; e che portavan labarde.
-
-«Figlia d'una maladetta schiatta» le disse il Commendatore «alzati e
-vieni con noi.»
-
-«E dov'è che volete condurmi?» lor chiese Rebecca.
-
-«Ebrea» rispose Corrado «non tocca a te fare interrogazioni. Tu devi
-unicamente obbedire. Sappi ciò null'ostante che sei per essere condotta
-innanzi al tribunale del Gran-Mastro del nostro sant'Ordine, e che ivi
-sarai giudicata.»
-
-«Sia lode al Dio d'Abramo!» sclamò Rebecca, sollevando al cielo le
-mani. «Dirmi che verrò tratta al cospetto di un giudice, benchè sia
-nemico al mio popolo, gli è assicurarmi che troverò un protettore. Vi
-seguirò col massimo de' contenti, permettetemi soltanto ch'io metta il
-mio velo.»
-
-Scesero indi tutti la scala con passo lento e solenne, e dopo
-attraversata lunghissima loggia si chiuse dinanzi a loro una grande
-porta fornita di due battitoi, onde si trovarono nella sala ove il
-Gran-Mastro avea posto il tribunale suo temporaneo.
-
-L'estremità inferiore della sala, separata da un cancello, era piena
-di molta folla di popolo, perchè il Gran-Mastro avea comandato si
-lasciasse ad ognuno libero l'ingresso a fine di rendere più solenne
-il giudizio. Laonde non senza fatica vi attraversarono per mezzo i
-due Templarii, Rebecca e i quattro armigeri che chiudeano quel ferale
-corteggio. E fu in questo intervallo, che una persona non osservata fe'
-pervenire un pezzetto di carta fra le mani di Rebecca, che lo ricevè
-senza fare su di ciò molta attenzione, ma quanta per altro le bastò
-a conservarlo, e che la incoraggiò, pervenuta al luogo assegnatole,
-a sollevar gli occhi e ad esaminare in presenza di chi si trovasse.
-La scena che le si offerse agli sguardi verrà descritta nel seguente
-capitolo.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXVI.
-
- »Primier delitto, cui feroce zelo
- »Trasse l'iniqua turba de' mortali
- »Il far di rei decreti auspice il Cielo
- _Il medio evo._
-
-
-Il tribunale preparato al giudizio dell'innocente quanto infelice
-Rebecca occupava il _pulvinare_, ossia la parte alta della grande
-sala, specie di pianerottolo da noi già descritto, e sede privilegiata
-de' signori de' castelli e di que' loro ospiti cui questi voleano far
-onore.
-
-Rimpetto alla donzella accusata, sopra un seggio più alto di tutti
-gli altri, sedeva il Gran-Mastro coperto di bianco mantello, e tenendo
-colla mano il bastone mistico che presentava il simbolo dell'Ordine. Ai
-piè di lui vedeasi una tavola, e innanzi a questa seduti due scribi,
-cappellani dell'ordine, de' quali era ufizio il registrare a mano a
-mano le cose che ivi accadevano. Le negre vesti, i capi calvi e le
-figure gravi de' ridetti scribi presentavano una specie di chiaroscuro
-a petto del contegno bellicoso in cui mostravansi i cavalieri presenti
-a quell'adunata: d'essi una parte avea stanza in Templestowe, ed
-un'altra al corteggio del Gran-Mastro spettava. Quattro commendatori
-erano collocati sopra scanni meno alti del seggio assegnato al
-Gran-Mastro, e posti in una linea meno avanzata. Venivano dopo di
-questi semplici cavalieri seduti sopra panche ancor meno alte, e così
-distanti dai commendatori, come questi lo erano dal Gran-Mastro, dietro
-essi ed in piedi scorgeansi gli aspiranti, poi in ultima fila gli
-scudieri dell'Ordine.
-
-Tutto aspirava gravità profonda in quell'assemblea. Ciò nullameno
-scorgeansi sulla fisonomia de' cavalieri le tracce d'un ardimento
-militare temperato da una specie di solenne raccoglimento che la
-presenza del Gran-Mastro inspirava.
-
-Tutt'all'intorno della sala stavano guardie armate di partigiane, e
-la moltitudine che empieva la parte inferiore era stata ivi condotta
-dalla curiosità egualmente e dal desiderio di vedere un Gran-Mastro e
-una strega ebrea. Beaumanoir avea voluto in tal giorno che le porte
-di Templestowe fossero aperte ad ognuno, affinchè non mancasse ogni
-possibile pubblicità all'atto di giustizia cui intendeva d'accignersi.
-I suoi grand'occhi azzurri s'aprivano, parea quasi, più dell'usato, in
-fisando quell'adunanza, composta per vero in gran parte di contadini
-dei vicini villaggi, e sarebbesi detto che la fisonomia di lui veniva
-dilatata dalla coscienza dell'alta sua dignità, e del merito ch'egli
-attribuiva a quel ministerio, in cui avea parte primiera. Si aperse
-l'adunata con un salmo che intonarono i due cappellani, e ch'egli
-accompagnò con sonora voce, cui gli anni non aveano tolta la forza.
-I solenni versetti del _Venite exultamus Domino_, che i Templarii
-rintronavano sì sovente nel dar battaglia ai nemici terrestri gli
-sembrarono i più addicevoli a celebrare il trionfo cui si prefiggea
-riportare contra le potenze infernali; perchè sotto simile aspetto
-ei riguardava il giudizio al quale si preparava, e che in sua
-deliberazione aveva già pronunziato.
-
-Cessati i canti, il Gran-Mastro volse gli occhi sopra la comitiva che
-gli stava dintorno, e vide vôto il seggio assegnato ad uno di que'
-cavalieri. Bois-Guilbert, che vi stava da prima, l'aveva abbandonato,
-tenendosi in piedi ad un angolo in vicinanza degli aspiranti, e
-dispiegando quanto potea con mano il mantello, quasi sollecito di
-nascondere il volto; coll'altra mano strignea l'impugnatura della
-spada guernita del fodero, e colla punta di essa descriveva, com'uomo
-distratto, linee irregolari su quel pavimento di quercia.
-
-«Lo sfortunato!» dicea Beaumanoir riguardandolo con aria
-compassionevole. «Vedete, Corrado, qual effetto opera sovr'esso la
-solennità di questo spettacolo! vedete a qual deplorabile stato un
-degno e valoroso cavaliere può essere ridotto dagli sguardi d'una
-femmina, se il nemico del genere umano ti aggiugne il soccorso della
-magia! Osservate ch'ei non osa alzar gli occhi, nè sovra la donna, nè
-sovra di noi! E forse è un incitamento dello spirito maligno che move
-la sua mano a descrivere sul pavimento quelle linee cabalistiche. Chi
-sa che que' segni non minaccino la nostra vita, la sicurezza di tutti
-noi! Ma nulla rileva. Noi disfidiamo le potenze dell'abisso, e ne
-trionferemo: _Semper leo percutiatur_.»
-
-Queste cose egli diceva sommessamente al suo commendator Montfichet,
-che gli stava a man destra; indi in tali termini addirizzò la parola
-all'assemblea:
-
-«Valenti e reverendi commendatori e Cavalieri di questo santo Ordine,
-miei fratelli e figli, aspiranti, che desiderate portare questa
-rispettabile croce, degni scudieri, che partecipate alle nostre
-fatiche, e voi cristiani d'ogni classe, sappiate prima di ogn'altra
-cosa non essere mancanza in noi di potere, che ne mosse a radunare
-questo capitolo. Quantunque poco sia il merito che ravvisiamo in noi
-medesimi, pure allorchè ricevemmo questo baston di comando, ne fu
-conferito il diritto di giudicare, di condannare, di punire in tutto
-quanto riguarda il bene del nostro Ordine. Il beato san Bernardo nelle
-regole che ne ha trasmesse lasciò scritto all'articolo cinquantesimo,
-che i fratelli non si assembrerebbero in capitolo se non se col
-beneplacito del Gran-Mastro, al quale commise il potere di convocare
-capitoli generali o particolari secondo lo giudicherebbe a proposito,
-nel luogo o tempo che meglio a lui piacerebbe. In questi capitoli è
-nostro dovere l'ascoltare gli avvisi di ciascun fratello, e operare
-indi giusta le norme del nostro proprio intendimento. Ma ogni qual
-volta il lupo infuriato assale il gregge, e rapisce un'agnella,
-è dovere del buon pastore il chiamare in soccorso i compagni onde
-assalire coll'arco e colla fionda il nemico, non ci scostando mai dalla
-massima ben nota a ciascun di noi: _Si percota sempre il leone che
-rugge_.»
-
-«Per tutte queste cagioni abbiamo chiamata alla nostra presenza una
-ebrea di nome Rebecca, figlia d'Isacco d'York, femmina conosciuta pei
-sortilegi e pei talismani che adopera, ed ai quali ha avuto ricorso
-per isviare lo spirito e sedurre il cuore non già d'un abbietto servo,
-ma di un nobile cavaliere, non d'un laico, ma d'un uomo dedicatosi
-al santo Ordine del Tempio, non d'uno scudiere o d'un aspirante, ma
-d'un cavaliere celebre per le sue imprese, e d'uno de' primi in questa
-chiara corporazione. Il nostro fratello Brian di Bois-Guilbert ci è
-conosciuto, e lo è parimente a tutti coloro che m'ascoltano, come uno
-zelante campion della Croce, il cui braccio operò prodigi di valore in
-Palestina, e purificò i luoghi santi spargendo il sangue degl'infedeli
-che colla loro presenza li contaminavano. La prudenza e la sagacia
-non furono in lui men commendevoli del coraggio e del valore; laonde
-così in Oriente come in Occidente, i nostri cavalieri ravvisavano in
-esso il personaggio più degno d'aspirare a portar questo bastone, ogni
-qualvolta sarebbe piaciuto a Dio di alleggerirmi di simil peso.»
-
-«Venuti noi a sapere che un tal uomo, sì meritevole d'onore e sì
-onorato, dimenticò d'improvviso quanto egli doveva al suo carattere,
-ai suoi voti, alle sue massime, ai suoi fratelli; che ha veduta con
-occhio di concupiscenza una spregevole Ebrea; che ha dimenticati i
-pericoli cui si commettea, premuroso unicamente di salvarle la vita,
-che per ultimo ha spinto l'accecamento e il delirio fino a condurla
-in una delle nostre commende, qual cosa possiamo noi credere se non
-se che il ridetto cavaliere sia posseduto dal maligno spirito, o viva
-sotto l'influenza di qualche sortilegio e malefizio? Che se ne fosse
-lecito pensare altrimenti, nè il grado, nè il valore, nè la fama, in
-cui è pervenuto il nostro fratello, nè verun'altra umana considerazione
-lo avrebbero posto al sicuro dai nostri giusti castighi. Avremmo
-obbedito al sacro testo che ne prescrive rompere qualsivoglia patto
-coll'iniquità, _auferte malum e vobis_; e Brian di Bois-Guilbert
-verrebbe escluso dalla nostra santa congregazione, quand'anche ne fosse
-l'occhio o la mano diritta.»
-
-«Ma se per via di qualche sortilegio il demonio si è impadronito del
-suo spirito, forse perchè questo cavaliere fisò con troppa imprudenza
-gli sguardi sopra costei, noi dobbiamo anzichè punirlo, compiangerlo;
-prescrivergli una penitenza che lo purifichi, che lo liberi dal suo
-traviamento, e rivolgere, il coltello della nostra indignazione sul
-maladetto strumento che per poco non fu cagione della sua totale
-rovina. Alzatevi dunque, voi tutti che avete cognizione de' fatti
-accaduti, e testificate la verità, affinchè ci assicuriamo se la
-nostra giustizia possa riposare tranquilla dopo la punizione di questa
-Infedele, o se ne sia d'uopo, con mortale ferita del nostro cuore,
-procedere ad espedienti più rigorosi contra un nostro fratello.»
-
-Vennero chiamati molti testimonii per attestare i pericoli a' quali
-Brian di Bois-Guilbert s'era commesso per sottrarre la giovane Ebrea
-all'incendio del castello, e i modi onde l'aveva indi protetta a
-rischio dei propri giorni. Tali particolarità furono narrate con tutta
-quella amplificazione, cui generalmente si abbandona lo spirito del
-volgo allorchè cadono indagini sopra straordinari avvenimenti, e questa
-inclinazione naturale di aggiugnere ebbe nuovo incitamento dall'aria
-di soddisfazione, cui nell'udire sì fatti racconti manifestava lo
-spettabile personaggio presidente di quell'assemblea. Quindi i pericoli
-superati da Bois-Guilbert, assai grandi per sè medesimi, ornati da
-que' racconti divennero tali ch'uom ne potea campare in modo sol
-prodigioso. Le cure ch'ei si diede onde far salva Rebecca, divennero
-un affascinamento di cui non si trovava appena altro esempio; la
-docilità colla quale il cavaliere si prestava ad ogni detto dell'ebrea,
-quantunque ella non facesse altro che rimprocciarlo, si dipignea
-pure come cosa soprannaturale, attesa l'indole violenta ed altera del
-cavaliere.
-
-Venne poscia eccitato il commendatore di Templestowe a descrivere
-il modo con cui Bois-Guilbert e l'ebrea erano giunti alla Commenda.
-Malvoisin avea preparata con molta arte la sua confessione. Circospetto
-nello scegliere quelle frasi che potessero ferir meno l'indole
-impetuosa dell'amico suo Bois-Guilbert, lasciò travedere, com'ei
-l'avesse creduto preso da temporaneo delirio, sola cagione che potea
-tenerlo sì fortemente avvinto nei lacci dell'amata ebrea. Poi con un
-sospiro di contrizione manifestò il proprio dolore per aver permesso ad
-una tal donna l'adito in quella santa dimora. «Ma» aggiunse ancora «ho
-già fatta la debita confessione al rispettabile Gran-Mastro. Egli sa
-che le mie intenzioni eran pure, e son pronto a sottomettermi a quella
-penitenza ch'ei giudicherà a proposito di comandarmi.»
-
-«Ben parlaste, fratello Alberto» disse il Gran-Mastro; «rendo giustizia
-alle vostre intenzioni. Esse erano buone. Voi volevate rattenere
-nella sua carriera colpevole un vostro fratello. Pure la condotta che
-adoperaste è riprovevole. Voi vi siete comportato come uno che volendo
-arrestare un cavallo impetuoso, lo prendesse per le staffe anzichè
-per la briglia, a rischio di far danno a sè stesso senza aggiugnere
-il proprio scopo. Reciterete adunque per sei settimane, e due volte
-al giorno, le preci di cui il nostro pio fondatore ha prescritta la
-recitazione qual debito giornaliero ai Templarii, e in tutto questo
-tempo vi asterrete dal mangiar carne. Tale è la paterna penitenza che
-per affetto alla vostra anima crediam ben fatto il comandarvi.»
-
-Il Commendatore con quella sua aria da ipocrita ed indicando la massima
-sommessione fece un profondo inchino, e tornò alla sede che avea
-lasciata.
-
-«Non sarebb'egli opportuno, o fratelli» soggiunse il Gran-Mastro
-«d'assumere alcune informazioni sulla vita precedente di questa donna,
-per iscoprire principalmente, se ella si è giovata d'incanti, di
-sortilegi o di talismani, poichè in questa sciagurata bisogna tutto ne
-trae a credere che il nostro fratello abbia ceduto alle inspirazioni di
-qualche angelo delle tenebre?»
-
-Armando di Goodalrick, uno dei commendatori presenti all'adunata,
-antico guerriero coperto di cicatrici che attestavano quante ferite
-egli avea ricevute dai Mussulmani, ed uomo altamente apprezzato da'
-suoi fratelli, surse in quell'istante, e salutò il Gran-Mastro in atto
-di chiedergli poter parlare, la qual permissione gli fu conceduta.
-
-«Reverendissimo Gran-Mastro, mi piacerebbe udire dal nostro valoroso
-fratello Brian di Bois-Guilbert quai cose egli sappia rispondere a
-quanto ha ascoltato, e con qual occhio ei riguardi presentemente la
-sciagurata lega in cui è stretto con una ebrea.»
-
-«Brian di Bois-Guilbert» sollevò la voce Beaumanoir «voi avete udita
-l'interrogazione del nostro fratello Armando di Goodalrick. V'intimo
-rispondere alla medesima.»
-
-Bois-Guilbert volse, ma senza rispondere alcuna cosa, il suo volto
-verso il Gran-Mastro che gl'indirigeva la parola.
-
-«Il demonio che lo possede è muto» sclamò Beaumanoir. «Ritirati o
-Satana. Parlate, Bois-Guilbert» soggiunse indi allungando verso lui
-il bastone «ve ne scongiuro a nome di questo santo simbolo del nostro
-Ordine.»
-
-Bois-Guilbert fece uno sforzo a sè medesimo per nascondere i sensi
-di sprezzo e d'indignazione ond'era compreso, sprezzo e indignazione
-che ei sapea quanto gli sarebbe stato inutile manifestare. «Reverendo
-Gran-Mastro» ei gli disse «Bois-Guilbert sdegna rispondere ad
-incolpazioni così vaghe e prive di fondamento. Se v'è chi osi
-intaccarlo nell'onore, ei saprà difendere questa sua proprietà
-brandendo la lancia, e collo stesso coraggio posto nel combattere
-gl'Infedeli.»
-
-«Noi vi perdoniamo, fratello Brian» soggiunse il Gran-Mastro;
-«gloriarvi in tal modo delle vostre imprese dinanzi a noi è un nuovo
-fallo, di cui diamo soltanto la colpa al nemico del genere umano che
-si è impadronito di voi. Noi vi perdoniamo, il ripeto, perchè non
-siete voi che parlate, bensì il demonio che parla per bocca vostra.
-Ma coll'aiuto di Dio lo atterreremo, e lo costringeremo a fuggire nel
-regno suo delle tenebre.»
-
-Bois-Guilbert lasciò sfuggire un'occhiata di disdegno indiritta a Luca
-di Beaumanoir, ma nondimeno rimase in silenzio.
-
-«Ora» disse il Gran-Mastro «poichè non possiamo sperare migliore
-risposta all'interrogazione mossa dal nostro fratello di Goodalrick,
-procederemo oltre nelle nostre indagini, e coll'aiuto del Cielo
-leggeremo fino in fondo tal mistero d'iniquità. Si alzino e compaiano
-al nostro cospetto tutti coloro che hanno qualche contezza sulla vita e
-sulla condotta di questa ebrea.»
-
-Dopo tai detti si manifestò qualche agitazione in quella parte di sala
-ove stavasi il pubblico, e avendone chiesto il motivo, Beaumanoir seppe
-trovarvisi un paralitico, a cui l'ebrea aveva ridonato l'uso delle sue
-membra col soccorso d'un balsamo portentoso.
-
-Era questi un contadino d'origine sassone, che non si curava nè poco
-nè assai di comparire a quel tribunale, temendo anzi gli si facesse
-un delitto d'essere stato guarito da un'ebrea; benchè per vero non
-potesse dirsi guarigione compiuta quella che l'obbligava tuttavia a
-valersi delle stampelle. Ei fece di mala voglia la sua notificazione, e
-quasi era d'uopo cavargli ad una ad una le parole di bocca. Nondimeno
-confessò come due anni addietro essendo la sua dimora a York, ove
-prestava opera di falegname ad Isacco, lo prendesse una paralisia,
-ostinata contra tutti i rimedii, e come quelli somministrati a lui da
-Rebecca, e singolarmente un balsamo prodigioso, gli avessero restituito
-in parte l'uso delle sue membra. Aggiunse non essere molti giorni
-che la stessa Rebecca lo avea nuovamente provveduto di tale balsamo,
-facendogli dono ad un tempo di una moneta d'oro per agevolargli i modi
-di condursi a vedere i suoi congiunti dimoranti presso Templestowe.
-
-«E col beneplacito della graziosa Reverenza vostra» continuò il
-paralitico «non credo che questa giovane m'abbia voluto male, perchè
-ogni qual volta mi sono valso del suo rimedio, ho fatto prima il segno
-del cristiano e recitato un _pater_ e un _avemmaria_, nè ciò gli ha
-diminuita efficacia.»
-
-«Zitto là, uomo servo» disse il Gran-Mastro. «A te ben si spetta, a
-te che, il confessi tu stesso, vendevi il tuo lavoro ad una maladetta
-genia, il vantar cure dovute unicamente a forza d'inferno. Io ti fo
-noto, che lo spirito d'abisso ha il potere di mandare infermità a fine
-poi di guarirle egli stesso, e così mettere in fama alcune pratiche
-infernali. Hai teco il balsamo di cui favelli?»
-
-Il contadino si frugò con apparentissimo contraggenio per entro le
-scarselle, e ne trasse un'ampolla, sul coperchio della quale stavano
-impressi alcuni caratteri ebraici, segno manifesto per la maggior parte
-di quegli spettatori, che il rimedio usciva dall'officina del diavolo.
-Luca di Beaumanoir ordinò gli fosse trasmessa l'ampolla, e le fece il
-segno della croce innanzi toccarla. Poi sendo a lui note pressochè
-tutte le lingue che si parlavano nell'Oriente, gli fu agevole cosa
-il leggere l'iscrizione postavi sopra: _Vinse il leone della tribù di
-Giuda_.
-
-«Mirate la strana possanza di Belzebù!» sclamò egli «che ha forza di
-cambiare in bestemmie i testi delle sacre carte, e in veleni le cose
-che dovrebbero essere il giornaliero nudrimento dell'anime. Avvi tra
-noi qualche medico per dirne di quali ingredienti è composto un tal
-balsamo misterioso?»
-
- [Illustrazione: _Ebbene vi obbedirò da me stessa._ pag. 342.]
-
-Allora si fecero innanzi due uomini, che medici s'intitolavano. Un
-d'essi era un frate, l'altro il barbier del villaggio. Esaminatasi da
-costoro l'ampolla, si protestarono inabili ad indicare le cose che
-quel balsamo racchiudea; uscirne per altro un odore di mirra e di
-canfora, sostanza che l'ignoranza loro qualificò di erbe orientali.
-Poi con quella malignità che la ciarlataneria non risparmia a danno di
-chiunque ottenga buoni successi nella facoltà medica, senza esserle
-ascritto legalmente, diedero a comprendere come, non conoscendosi da
-essi la natura di un tal balsamo, sol per opera magica poteva essere
-fabbricato, giacchè erano, così dicean, versatissimi in ciascun
-ramo dell'arte professata, fin dove il sapere era conciliabile colla
-coscienza d'un cristiano.
-
-Terminatasi questa medica discussione, il contadino chiese umilmente
-gli venisse restituito il balsamo statogli così salutare.
-
-«Qual è il tuo nome, o furfante?» gli domandò aggrottando le
-sopracciglia il Gran-Mastro.
-
-«Higg, figlio di Snell» rispose quel contadino.
-
-«Ebbene, Higg, figlio di Snell, sappi da me essere miglior cosa il
-rimanere paralitico tutta la vita, che dovere la propria salute ai
-soccorsi degl'Infedeli, i quali ebbero solamente dal demonio il potere
-di dire: alzati e cammina. Egli è anche miglior cosa privar costoro
-a viva forza de' loro tesori, che accettarne benevolenza e doni, o
-mettersi al lor salario. Ritirati e profitta della lezione.»
-
-«Mi spiace, con sopportazione della Reverenza vostra, che
-l'insegnamento vien tardi per me» rispose il contadino «perchè non
-son più buono a far nulla, ma potrò ben additare ai miei due fratelli,
-servitori in casa del ricco rabbino Nathan-Ben-Samuel, il precetto di
-vostra Grandezza, e spiegar loro come sia cosa più conforme alle leggi
-l'assassinare che il servire con fedeltà i propri padroni.»
-
-«Si faccia ritirar tosto questo sciagurato chiacchierone» sclamò il
-Templario; non aspettandosi mai di udire tal conseguenza dedotta dalle
-sue massime.
-
-Higg, figliuolo di Snell, appoggiato alle sue stampelle si mischiò
-tosto alla folla. Prendendo però molta parte al destino della sua
-benefattrice, e sollecito d'ascoltare come si conchiudea, rimase nella
-sala, a rischio di scontrarsi un'altra volta nel guardo burbero del
-terribile giudice, di cui lo facea fremere la sola presenza.
-
-Il Gran-Mastro ordinò allora che si levasse il velo Rebecca, la quale
-schiudendo le labbra per la prima volta, rispose timidamente, ma
-con dignità, che le figlie d'Israele non avevano l'uso di scoprire
-al cospetto del pubblico il volto. Tal modesta risposta, e il tuono
-timido di voce dal quale fu accompagnata, commossero a favore di
-lei tutto quell'uditorio. Il solo Beaumanoir, credendosi dalla
-coscienza obbligato a reprimere qualsivoglia moto d'umanità, capace di
-raffreddare il suo zelo nell'eseguir cosa da lui riguardata siccome
-debito, reiterò il comando; laonde una di quelle guardie fe' l'atto
-di strappare il velo alla giovane Israelita. Ma questa, alzatasi
-immantinente, s'indirisse al Gran-Mastro e ai cavalieri che le
-stavano attorno «Per l'amore delle figlie vostre!» sclamò.... «Ah! io
-dimenticava che non ne avete. Dunque, per quella tenera ricordanza,
-che serberete almeno delle vostre madri, delle vostre sorelle, deh!
-vi supplico, non sofferite che un uomo alla presenza vostra commetta
-la mano sopra un'infelice donzella! Voi siete gli anziani del vostro
-popolo. Ebbene! vi obbedirò da me stessa.»
-
-Sì fatti accenti vennero pronunziati con tal espressione di
-rassegnazione e dolore che quasi ne intenerì persino il cuore di
-Beaumanoir. Nel medesimo tempo sollevando essa il velo lasciò veder
-quel suo volto cui invermigliava il pudore, e dignitoso a malgrado
-dello spavento onde era compresa. L'avvenenza di lei eccitò un
-bisbiglio mosso da ammirazione, e quei giovani cavalieri, l'un
-l'altro guardandosi, sembravano dirsi cogli occhi esser que' vezzi il
-possentissimo sortilegio da cui fu vinto il cuore del loro fratello.
-Ma Higg, figliuolo di Snell, fu quell'unico che l'aspetto della
-sua benefattrice costrinse a rompere a suo malgrado il silenzio:
-«Lasciatemi uscire» gridò questi agli armigeri che custodivano la
-porta; «il sol vederla mi ucciderebbe.... Non sono io nel novero de'
-suoi carnefici?»
-
-«Non ti angosciare, buona persona» disse la giovane che intese tale
-esclamazione. «Tu non hai potuto nuocermi col dire la verità, nè il tuo
-affannarti mi giova. Taci, o ritirati.»
-
-Le guardie stavano per mettere Higg fuor della porta, temendo che ei
-turbasse una seconda volta quell'assemblea, della qual colpa potea
-sovr'esse ricadere la punizione; ma questi, cambiando d'avviso, promise
-loro di serbare il silenzio, onde gli concedettero che rimanesse.
-
-Vennero allora chiamati a comparire que' due armigeri, de' quali
-Alberto di Malvoisin avea favellato a Montfichet. Benchè costoro
-fossero malvagi indurati nella perversità, la vista di colei che
-stava per essere la loro vittima, l'avvenenza della medesima, la sua
-fisonomia nobile e commovente, li tennero come perplessi un istante.
-Ma un severo guardo di Malvoisin rendè a questi la feroce loro
-intrepidezza; laonde, con tal ordine che avrebbe eccitato sospetto in
-tutt'altri giudici non parziali, enumerarono le particolarità de' fatti
-falsificati a danno della rea convenuta; o se anche erano indifferenti
-per sè medesimi, sotto aspetto d'indifferenti non li presentavan
-costoro, e gli accompagnavano di sinistri commentarii, da' quali
-chiara appariva la perfidia di queste attestazioni, che i criminalisti
-de' nostri giorni avrebbero divise in due classi, una di fatti
-inconcludenti, l'altra di fatti fisicamente impossibili. Ma in tale
-secolo d'ignoranza e di superstizione, sì gli uni che gli altri fatti
-erano assunti siccome prove di delitto. Del genere degl'inconcludenti
-sarebbero stati gli asserti di avere più volte intesa Rebecca parlare
-una lingua sconosciuta a chi l'ascoltava, e udita, intonar canzoni,
-di cui non si comprendevano le parole, e che nullameno allettavano
-l'orecchio, e faceano impressione nel cuore; d'aver ella talvolta mosse
-interrogazioni a sè medesima, come aspettandone la risposta. Di tal
-natura erano parimente le considerazioni fatte sugli arredi di lei,
-foggiati diversamente da quelli che le donne inglesi di buona fama
-vestivano, e sulle linee cabalistiche e i caratteri ignoti o improntati
-sugli anelli ch'ella aveva alle dita, o ricamati sul velo onde
-coprivasi.
-
-Tai circostanze cotanto naturali e comuni vennero ascoltate gravemente
-siccome prove, o almeno siccome forti presunzioni della corrispondenza
-che Rebecca mantenea colle potenze d'abisso.
-
-Ma uno di cotesti armigeri portò una attestazione più diretta, e che
-quantunque affatto fuor del possibile fu creduta dalla maggior parte
-di quella assemblea, ove il numero degli stupidi prevaleva ancora a
-quello degli scellerati. Costui pertanto attestò di avere veduta una
-maravigliosa cura operata da Rebecca sopra un uom ferito nel castello
-di Torquilstone. «Dopo i segni» narrava l'armigero «fatti dalla maga
-sulla ferita, dopo certe parole misteriose da essa pronunziate, e _da
-me non intese per la grazia di Dio_» il perfido narrator soggiugnea
-«il ferro della freccia uscì della piaga, che, fermato il sangue,
-immantinente si chiuse. Un'ora dopo, questo ferito era con me su
-i baluardi e m'aiutava a lanciar pietre sugli assedianti.» La qual
-favola si fondava forse sul fatto vero delle cure che nel castello di
-Torquilstone prestò ad Ivanhoe Rebecca. Tanto più era difficile cosa
-il convincere di falsità questo guadagnato armigero, che costui per
-convalidare d'una prova materiale le verbali testimonianze, si trasse
-di saccoccia un ferro di freccia, affermando essere quell'istesso che
-portentosamente uscì della ferita.
-
-Il collega di costui, stando di guardia sopra una torre, avea potuto
-vedere la scena accaduta fra Bois-Guilbert e Rebecca, allorquando
-ella fu in procinto di lanciarsi dal pianerottolo che sporgea fuori
-della finestra di quella stanza ove l'infelice era stata rinchiusa.
-Non volendo costui star di sotto al suo camerata, attestò avere veduta
-Rebecca farsi all'orlo del pianerottolo, trasformarsi in cigno d'un
-candore che abbarbagliava la vista, svolazzare per tre volte attorno
-alla gran torre di Torquilstone, poi tornare sulla stessa finestra e
-riassumere la forma sua primitiva.
-
-Una metà di prove sì rilevanti sarebbe stata oltre l'uopo a chiarire
-fattucchiera una vecchia povera e brutta, quand'anche non ebrea. Ma
-questa fatal circostanza congiunta a un tanto cumulo di accuse rendea
-inutili schermi contra l'impressione che queste produssero la stessa
-avvenenza e gioventù di Rebecca.
-
-Il Gran-Mastro dopo avere raccolti i suffragi chiese in solenne tuono
-a Rebecca, se ella avesse veruna cosa da addurre contra la sentenza di
-condanna ch'egli stava per profferire.
-
-«L'invocare la vostra pietà» disse l'avvenente Israelita con tremante
-voce che indicava l'agitazion del suo animo «sarebbe un soccorso
-inutile quanto abbietto ai miei occhi; il dirvi, che l'aver cura de'
-feriti e degl'infermi, quantunque di fede diversa, non può spiacere al
-comun fondatore e della vostra e della mia religione, non mi gioverebbe
-di più; l'accertarvi, che sono per la maggior parte imposture le cose
-contra me asserite da cotesti due uomini, ai quali possa Dio perdonare,
-avventurerebbe le mie parole a non essere credute da voi, i quali
-giudicate possibili i prodigi ch'essi narrarono. Nè maggior vantaggio
-spererei dal farvi presente, che le mie consuetudini, la mia lingua,
-le mie vesti son quelle del popolo a cui appartengo. Nemmeno cercherò
-discolparmi col pregiudizio del mio oppressore, che sta qui ascoltando
-le calunniose finzioni, onde sembra vogliasi trasformare in vittima chi
-fu il mio tiranno. Tra lui e me sia giudice Iddio! Egli è della vostra
-fede, e il menomo accento pronunziato da lui otterrebbe da voi più
-fiducia di quante proteste le più solenni potesse mettere una misera
-Ebrea. Quindi non ritorcerò contr'esso l'accusa mossa a mio danno.
-Ma egli è a voi, sì, gli è a voi, Brian di Bois-Guilbert, che io mi
-appello; eccito voi a chiarire, se le colpe appostemi sien calunniose e
-fallaci.»
-
-Tacque ella un istante, e tutti gli occhi si conversero sopra
-Bois-Guilbert, che tuttavia manteneva il silenzio.
-
-«Parlate» ella continuò «se voi siete uomo, se voi siete cristiano.
-Io ve ne supplico per l'abito che portate; pel nome famoso de' vostri
-maggiori; per l'ordine cavalleresco di cui andate fregiato, per l'onore
-della madre vostra; parlate; dite. Son io colpevole de' delitti che mi
-vengono imputati?»
-
-«Rispondetele, o mio fratello» disse Beaumanoir «se però il nemico
-infernale, contra cui vi veggio lottare, ve ne lascia la facoltà.»
-
-E per vero dire, Bois-Guilbert era sì fattamente agitato dai diversi
-affetti che gli facean guerra nell'animo, da poter credersi anche
-all'aspetto della sua fisonomia, che una forza soprannaturale lo
-traesse allo stato convulsivo in cui si vedeva. Girando attorno gli
-occhi in ispaventevole modo, sclamò finalmente con sorda voce, e
-volgendo un guardo a Rebecca: «La carta! la carta!»
-
-«Ecco, ecco» disse Beaumanoir «una nuova prova. La vittima dei
-sortilegi di questa sciagurata Ebrea non può ad onta d'ogni sforzo
-pronunziar altre voci che _la carta_. Il vedo; la fatal carta, su di
-cui senza dubbio costei ha scritte le parole cabalistiche nelle quali
-sta tutto l'incanto, e che lo costringono in questo punto al silenzio.»
-
-Ma Rebecca interpretò in altro modo le parole che pareano veramente
-strappate di bocca a Bois-Guilbert; e in quell'istante si ricordò del
-pezzetto di carta postole tra le mani all'atto di entrar nella sala,
-e da lei conservato sino a quella ora; onde mandò sovra di esso e di
-soppiatto uno sguardo, e vi lesse scritto in caratteri arabi: _Chiedete
-il combattimento e un campione_. La specie di bisbiglio che la
-risposta di Bois-Guilbert avea mosso nell'assemblea, ove ciascuno sul
-significato da attribuirsi a tale risposta consigliava col suo vicino,
-agevolò a Rebecca i modi e di leggere il biglietto e di lacerarlo dopo
-letto senza che alcuno se ne avvedesse.
-
-Tornato a regnare il silenzio: «Rebecca» le disse il Gran-Mastro «tu
-vedi che non puoi trarre alcun vantaggio dalle risposte di questo
-sfortunato cavaliere. L'avversario che lo tormenta è più forte di lui.
-Hai tu null'altro da dire?»
-
-«Sì» rispose Rebecca «le medesime vostre leggi m'offrono un'altra prova
-onde salvar la mia vita. Questa è ben misera, almeno da poco in qua;
-nondimeno ella è un dono di Dio, e non debbo sprezzarla. Userò di tutti
-i modi ch'ei mi concede a difenderla. Io sono innocente. Calunniosa
-è l'accusa portata sopra di me. Chiedo provarla tale per via di un
-combattimento giudiziario e di un campione.»
-
-«E chi vorrà» riprese a dire Beaumanoir «alzar la sua lancia per una
-strega, per un'Ebrea?»
-
-«Dio mi farà sorgere un difensore. Ella è cosa impossibile che
-nell'Inghilterra, in questa contrada, ove soggiornano tanti uomini
-generosi, prodi ed umani, uno non se ne trovi, il quale voglia
-combattere per l'innocenza e per la giustizia. Ma a me basta il chieder
-la prova del combattimento giudiziario. Eccone il pegno.»
-
-Dette tai cose, e toltosi uno de' suoi guanti ricamati lo gettò dinanzi
-al Gran-Mastro con tal aria di modestia e di dignità, che fe' ammirata
-in uno e sorpresa tutta quell'adunanza.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXVII.
-
- »Della disfida ecco il segnal: se ardito
- »V'ha tra voi per raccorlo, in pensier volga
- »Qual nemico potria vedersi a petto.
- _Shakspeare._
-
-
-Persino Luca di Beaumanoir fu commosso dal modo pieno di grazia e di
-nobiltà, onde Rebecca ricorse a quest'ultima appellazione. Per natura
-non era egli crudele, nè tampoco sarebbe stato severo, se il suo
-cuore, serbatosi peregrino alle soavi passioni, non avesse acquistato
-a grado a grado inflessibil durezza dalla vita ascetica professata,
-dalla consuetudine delle pugne, dalla coscienza del supremo potere in
-lui concentrato, e finalmente dalla supposta necessità di sradicare
-l'eresia e di soggiogar gli Infedeli, la qual cosa ei riguardava come
-supremo dovere. I suoi lineamenti perdettero alcun poco dell'ordinaria
-austerità, in fisando gli sguardi sull'amabile creatura, che sola,
-priva di soccorritori e d'amici con tanto coraggio e nobiltà da sè
-medesima si difendea. Fece per tre volte il segno della croce, temendo
-senza dubbio che la nuova commozione cui soggiacea l'animo suo, di
-tempera per solito più dura dell'acciaio della sua spada, fosse ella
-pure l'opera di qualche sortilegio.
-
-«Giovinetta» finalmente le disse «se la pietà che tu m'inspiri è
-cagionata da qualche pratica di magia alla quale tu abbia avuto
-ricorso, grand'è il tuo delitto, ma più mi giova il credere tale pietà
-un sentimento naturale al mio cuore, che è addolorato in veggendo
-come una creatura fornita di tanti esterni doni sia divenuta un vaso
-di perdizione. Confessa le tue colpe, o mia figlia; pentiti, abbiura
-i tuoi errori; abbraccia la nostra santa fede, di cui questo bastone
-porta l'emblema, e puoi ancora essere felice in questo mondo, come
-nell'altro. Collocata in qualche casa religiosa d'un ordine de'
-più austeri, ti rimarrà tempo ad orare ed a far penitenza. A tai
-patti ricevi la vita. Quai vantaggi ritraesti dalla legge di Mosè ad
-ostinarti a morire per essa?»
-
-«Ella è la legge de' miei padri» Rebecca rispose: «fu data sulla cima
-del Sinai in mezzo a' tuoni ed ai lampi, e lo credete voi medesimi, se
-pure siete cristiani. Voi dite che una tal legge fu ritrattata; e ciò è
-quanto non m'hanno insegnato a credere ancora.»
-
-«Si chiami il nostro cappellano» disse Beaumanoir «e ch'egli spieghi a
-questa Infedele ostinata....»
-
-«Perdonatemi se v'interrompo. Io non sono che una giovane inesperta, e
-incapace di argomentare sulla verità della mia religione; ben so morire
-per essa, se tale è il volere di Dio. Permettetemi di domandarvi se
-accettate la mia istanza per ottenere il combattimento giudiziario.»
-
-«Mi si trasmetta il suo guanto» disse allora Beaumanoir. «Gli è un
-pegno ben debole, ben leggiero» soggiunse egli nell'esaminarlo «per
-una domanda sì rilevante quant'è quella d'un combattimento all'ultimo
-sangue. Considera bene questo guanto, o mia figlia, e fanne confronto
-colle manopole che coprono le nostre mani; e tal differenza passa
-appunto fra la tua causa e quella del Tempio. Pensa essere il nostro
-Ordine che tu disfidi.»
-
-«Mettete nella bilancia la mia innocenza» rispose Rebecca «e il guanto
-di seta farà sollevare il piattello che conterrà la manopola di ferro.»
-
-«Tu persisti adunque nel rifiuto di confessare le tue colpe, e nella
-audace disfida da te promossa?»
-
-«Vi persisto, nobil signore.»
-
-«Ebbene, sia fatto a norma dell'inchiesta, e il giudizio di Dio provi
-qual sia la buona causa.»
-
-«_Amen!_» risposero i commendatori collocati presso il Gran-Mastro.
-
-«_Amen!_» ripeterono i cavalieri e tutta quell'adunanza.
-
-«Miei fratelli» disse Beaumanoir «vi è noto come potremmo ricusare a
-cotesta donna il privilegio del combattimento giudiziario. Ma, benchè
-ebrea e infetta di magia, ella è straniera e priva d'altra difesa.
-Implora il benefizio delle salutari nostre leggi. Non sia mai che
-glielo neghiamo. Per altra parte, quantunque ci siam consacrati allo
-stato religioso, non perdemmo quindi l'essere nostro di cavalieri e
-soldati, e arrossiremmo di ricusarle tal prova qualunque ne fosse il
-pretesto. Udite pertanto, fratelli miei, lo stato di tale bisogna.
-Rebecca, figlia di Isacco, ebrea di religione, che una moltitudine di
-circostanze più che sospette accusa d'avere operati sortilegi sopra
-la persona d'un nobile cavaliere del nostro sant'Ordine, domanda
-il combattimento per fare prova di sua innocenza. A chi giudicate
-voi debba consegnarsi il pegno della battaglia, nominandolo nostro
-campione?»
-
-«A Brian di Bois-Guilbert» disse tosto il commendatore di Goodalrick.
-«A lui particolarmente un tale affare si aspetta, ed egli ne conosce la
-giustizia meglio di ognuno.»
-
-«Ma il nostro fratello Brian vive ora sotto l'influenza d'un
-sortilegio. Ciò vi facciamo osservare per un riguardo di prudenza;
-non già che trovisi in tutto l'Ordine un braccio cui più di buon grado
-volessimo affidare la difesa dell'Ordine stesso.»
-
-«Reverendo Gran-Mastro» il Commendatore riprese a dire «vi debbe esser
-noto non trovarsi malefizio assai forte per prevalere sopra un campione
-allorquando si offre ad un cimento che è giudizio di Dio.»
-
-«A tal ragione mi arrendo» soggiunse Beaumanoir. «Alberto di Malvoisin,
-rimettete a Brian di Bois-Guilbert il pegno della battaglia. Fratello
-Brian, noi vi esortiamo a combattere col vostro coraggio, e a non
-dubitare del trionfo della buona causa. Rebecca, ti concediamo tre
-giorni, incominciando da questo, onde tu possa provvederti d'un
-campione.»
-
-«Ben è breve sì fatto indugio, onde una straniera, una donna di
-religione diversa dalla vostra, possa sperare di rinvenire un uomo che
-voglia cimentare per essa il proprio onore e la vita.»
-
-«Non ne è lecito prolungarlo» rispose il Gran-Mastro. «Il combattimento
-dee seguire alla nostra presenza, e possenti motivi nel quarto giorno
-ne chiamano altrove.»
-
-«Sia fatta la volontà di Dio!» rispose Rebecca. «Pongo ogni mia fiducia
-in quel solo che può in un punto operare più cose di quante ne possa
-l'uomo nel durare d'una eternità.»
-
-«Non v'ha obbiezione contra un tal detto» soggiunse Beaumanoir «ma
-noi sappiamo chi è colui che può talora vestir le sembianze d'angelo
-di luce. Non resta più che a deliberare sul luogo della pugna, e del
-supplizio, se questo dovrà accadere. Ove è il commendatore Malvoisin?»
-
-Malvoisin stavasi presso a Bois-Guilbert, tenendo tuttavia fra le mani
-il guanto di Rebecca, e parlandogli sommessamente, ma con voce animata.
-
-«Ricuserebbe egli il pegno della battaglia?» chiese in tuono severo il
-Gran-Mastro.
-
-«No, reverendo Gran-Mastro,» rispose Malvoisin, sollecito di nascondere
-il guanto sotto al mantello; «egli accetta. Quanto al luogo della
-lizza, io vi propongo il campo di san Giorgio, pertenente alla
-commenda, e ove siam soliti condurci ad armeggiare.»
-
-«Ottimamente» disse il Gran-Mastro. «Rebecca, gli è in campo chiuso
-che dovrai presentare il tuo campione; e s'ei non riporta vittoria, se
-niuno si presenta a combattere in tua difesa, tu perirai della morte
-serbata alle fattucchiere, perchè tale è la nostra sentenza. Che questo
-giudizio venga registrato ne' nostri archivi, e se ne faccia pubblica
-lettura, onde nessuno possa allegare eccezion d'ignoranza.»
-
-Uno de' cappellani, che adempiea ufizio di notaro, scrisse tale
-giudizio, sopra un grosso registro _in foglio_, ove si soleano
-trascrivere gli atti capitolari del Tempio, e poi ch'ebbe terminato,
-uno de' suoi colleghi ne fece lettura ad alta ed intelligibile voce.
-
-«Dio soccorra la buona causa!» disse il Gran-Mastro terminata che fu la
-lettura medesima.
-
-«_Amen!_» rispose tutta quell'assemblea. Rebecca serbò il silenzio,
-sollevò gli occhi al cielo, ed incrocicchiate le braccia sul
-petto, rimase un istante in tal atto. Poi, voltasi modestamente al
-Gran-Mastro, gli rimostrò come fosse d'uopo il permetterle di porsi in
-corrispondenza coi propri amici a fine d'instruirli dello stato in cui
-si trovava, e di procacciarsi meglio un campione che la causa di lei
-difendesse.
-
-«È giustissima si fatta inchiesta» Beaumanoir le rispose. «Scegli il
-messo che più t'aggrada, e gli sarà libero l'ingresso alla stanza della
-tua prigione.»
-
-«Avvi alcuno tra voi» disse Rebecca volgendosi all'uditorio «che mosso
-da amor di giustizia, o dalla speranza di una larga ricompensa, voglia
-prestar tal servigio ad una giovane innocente altrettanto quant'è
-sventurata?»
-
-Niuno rispose, perchè non trovavasi chi ardisse alla presenza del
-Gran-Mastro esternare premura per un'ebrea dallo stesso Gran-Mastro
-condannata siccome strega, e mettersi così a rischio di venir
-sospettato partigiano del giudaismo o della negromanzia. Quindi nè la
-pietà, nè l'adescamento medesimo d'una ricompensa ebbero forza bastante
-a vincere un tale timore.
-
-Rebecca rimase alcuni istanti in uno stato d'inquietezza, che sarebbe
-impossibile cosa il descrivere. «E il crederò a me medesima?» ella
-esclamava «ed è sul suolo inglese ch'io mi vedo priva di quella debole
-speranza di salvezza, su cui mi era lecito ancora fondarmi, e ciò per
-non esservi chi si presti ad un atto caritatevole che non verrebbe
-negato a qualsivoglia reo anche il più abbietto?»
-
-«Io non posso camminare che reggendomi alle stampelle» sclamò Higg,
-figliuolo di Snell «ma se movo alcun poco le gambe, a voi sola ne ho
-l'obbligazione. Quindi adempirò io le vostre commissioni quanto meglio
-mi verrà fatto. Oh! piaccia a Dio che i miei piedi possano ammendare le
-colpe della mia lingua! Me infelice! quando ebbi la sfortuna di render
-giustizia alla vostra carità, non m'immaginai certamente che v'avrei
-posta in pericolo.»
-
-«Dio ordina a suo grado le cose» rispose Rebecca. «Fra le sue mani lo
-strumento il più debole può bastare a rompere i ferri della nostra
-cattività; e sol ch'ei vuole la lumaca ne diviene messaggero agile
-quanto il falcone.»
-
-Sopra un pezzo di pergamena che uno de' cappellani le porse per ordine
-del Gran-Mastro, ella scrisse diverse righe in ebraico. «Cerca Isacco
-d'York» diss'ella ad Higg, «e consegnagli questo biglietto. Eccoti il
-danaro onde tu possa noleggiare un cavallo e pagar le tue spese. Non
-saprei dire se tal presentimento mi derivi dal cielo, ma spero non
-morire della morte che a me si crede serbata. Il giusto Iddio susciterà
-un difensore a mio scampo. Addio, pensa che la mia vita dipende dalla
-tua sollecitudine.»
-
-Molti spettatori cercarono stogliere Higg dal toccar solamente un
-biglietto scritto in caratteri cabalistici, ma egli rimase fermo in
-volere render servigio alla propria benefattrice. «Ella sanò il mio
-corpo» loro dicea «nè so persuadermi che sia mente di lei mettere in
-rischio l'anima mia.»
-
-Dette le quali cose uscì tosto di Templestowe.
-
-«Mi farò prestare il cavallo del mio vicino Buthan» meditava egli nel
-riprendere la via del proprio villaggio «e con questa cavalcatura, e
-aiutato dalla grazia di Dio, giugnerò sollecito a York.»
-
-Per una fortunata combinazione non gli fu d'uopo di far tanto viaggio.
-Non si era scostato che d'un quarto di miglio dalla Commenda,
-allorquando s'accorse di due uomini a cavallo, che ai loro gialli
-berrettoni ravvisò per ebrei; ed anzi giunto più vicino ai medesimi
-vide che l'un di essi era lo stesso Isacco, l'altro il rabbino
-Ben-Samuel. Questi facean la ronda attorno del castello di Templestowe,
-ma non osavano entrarvi per essere stato detto loro, che in quel tempo
-il Gran-Mastro s'interteneva a processare una strega.
-
-«Fratello Ben-Samuel» all'altro diceva Isacco «la mia anima è inquieta,
-nè senza cagione. L'accusa di negromanzia è uno fra i pretesti di cui
-spesse volte si valgono i nostri persecutori.»
-
-«Calmatevi, fratello» rispondeva Nathan; «voi siete ricco abbastanza
-per non temere i Nazareni. Tutto si ridurrà a spendere, un po' più,
-un po' men di danaro. Il danaro ha sovr'essi tanta virtù, quanta ne
-avea su i cattivi spiriti l'anello di Salomone. Ma chi è questo povero
-sgraziato che s'avanza ver noi reggendosi alle stampelle? Sembra ci
-voglia parlare. Amico» diss'egli ad Higg «hai tu bisogno de' soccorsi
-dell'arte mia? non te li ricuso, ma avverti questo: non darei un
-_aspro_ ad un che io trovi accattando sulla strada maestra. Non ti
-servono più le tue gambe? Capisco bene che non potresti far nè il
-corriere, nè il pastore, nè il soldato: ma a quanto mi sembra hai buone
-braccia, e vi sono altri mestieri ne' quali avresti modo.... In somma,
-fratello, che male avete?»
-
-Nel durare di tale arringa Isacco avea preso il biglietto presentatogli
-da Higg, e appena postivi gli occhi sopra cambiò di colore, mise un
-profondo gemito e stramazzò da cavallo, rimanendo per qualche istante
-fuori di sentimento.
-
-Della qual cosa turbato il rabbino saltò di sella, e dopo avere fatto
-fiutare un elissire che portava seco al compagno, diede mano agli
-strumenti di chirurgia cui parimente professava, accingendosi a trargli
-sangue, allorchè Isacco rinvenne. Qual fu la maraviglia di Nathan in
-veggendolo gettar lunge da sè il berrettone e spargere di polve i suoi
-grigi capelli! Lo credè assalito da un'impeto di vertigine; laonde, non
-declinando dalla prima intenzione, riprese in mano i suoi strumenti. Ma
-Isacco non tardò a fargli manifesta la vera origine di quel suo stato.
-
-«Figlia del dolore!» esclamò «Ti doveva essere imposto il nome di
-_Benoni_, e non di Rebecca. Possa la mia morte preceder la tua,
-affinchè io non mi tragga a maledire il creatore e perder l'anima mia!»
-
-«Che osate voi dire, o fratello?» sclamò il rabbino. «E un figlio
-d'Israele può favellare in tal guisa? Qual cosa dunque è accaduta a
-vostra figlia? Io spero ch'ella non sia ancor tolta dal novero dei
-viventi.»
-
-«Ella vive» rispose Isacco «ma come Daniele nella fossa de' leoni,
-come i tre fanciulli nella fornace. Ella è prigioniera de' figli di
-Belial, che stanno per compiere sovr'essa gli atti di lor crudeltà,
-sordi a qualunque voce di compassione per la sua innocenza, per la sua
-giovinezza. Ella era sul canuto mio crine una corona di palme, eccola
-appassita in una notte come la zucca di Giona. Figlia dell'amor mio!
-conforto di mia vecchiezza! solo rampollo della mia amata Rachele! le
-tenebre della morte già ti circondano!»
-
-«Però quali cose si contengono in questo scritto? non indica forse
-quanto può farsi per liberarla?»
-
-«Leggete, fratel mio, leggete, perchè i miei occhi sono appannati dalle
-lagrime.»
-
-Presosi dal rabbino il biglietto di Rebecca, lesse le note scritte in
-ebraico, delle quali sì era il tenore:
-
- — _Ad Isacco, figlio d'Adonikam, nomato dai gentili Isacco d'York._
-
- _Che le benedizioni della Terra Promessa crescano sopra di lui._
-
- PADRE MIO,
-
- — Son condannata a morte per un delitto che nemmeno conosco, per
- delitto di negromanzia. Se nel termine di tre giorni, incominciando
- da questo, si può rinvenire un uom valoroso, atto, giusta gli usi
- de' Nazareni, a difendere nel campo di san Giorgio la mia causa con
- lancia e spada, Dio forse gli darà forza bastante per far trionfare
- l'innocenza, sfornita ora di tutt'altro soccorso. Ma nessuno si
- trova, le giovani figlie della tribù d'Israele possono fin d'ora
- piangere sul mio destino, come su quello d'un fiore abbattuto dalla
- falce del mietitore. Cercate quindi soccorso ovunque crediate di
- poterne trovare. Un guerriero nazareno, Wilfrid figlio di Cedric,
- detto Ivanhoe dagli Infedeli, acconsentirebbe, cred'io, a prender
- l'armi in mia difesa; ma non lo giudico ancora in essere di
- sopportare il peso della sua armatura. Ciò nullameno, padre mio,
- fatelo istrutto dello stato a cui sono ridotta. Egli fu nostro
- compagno di schiavitù. Forse gli riuscirà trovarmi un campione. E
- dite ancora a questo Wilfrid, figlio di Cedric, che Rebecca, sia
- ch'ella viva, sia ch'ella perisca, morirà innocente del delitto cui
- l'hanno incolpata. Se è volontà di Dio che voi rimaniate privo di
- vostra figlia, deh! non soggiornate più lungo tempo in questa terra
- di sangue, ritiratevi a Cordova, nella quale città il fratel vostro
- vive all'ombra di quel trono occupato dal Saracino Boabdil; poichè
- i Mori non sono verso la schiatta di Giacob più crudeli di quel che
- il sono i Nazareni dell'Inghilterra. —
-
-Isacco ascoltò con molta calma la lettura di questa lettera; ma
-allorquando fu terminata, tornò a prorompere nei primi atti di dolore
-co' modi soliti agli Orientali, gettando polve sul proprio capo, e
-lacerandosi le vestimenta: «Mia figlia, mia Rebecca, carne della mia
-carne, ossa delle mie ossa!»
-
-«Fatevi coraggio» gli disse il rabbino. «Col darsi in preda al dolore
-non si rimedia a nulla. Cignetevi le reni e correte in traccia di
-Wilfrid, figlio di Cedric. Forse ne avrete consigli o anche soccorsi.
-Egli è l'uomo favorito di Riccardo Cuor-di-Leone, che una voce diffusa
-per ogni dove fa reduce in mezzo a noi. Forse potrà ottenerne un
-decreto che impedisca a cotesti uomini sanguinolenti, vero disonore
-del Tempio da cui prendon nome, il mandare ad effetto un giudizio sì
-barbaro.»
-
-«Andrò dunque in cerca di questo Ivanhoe, del _bravo giovane_, che,
-lo so io, ha compassione anche de' poveri esuli della terra di Giacob.
-Ma il male è che non è ancora in istato di addossare le proprie armi,
-nè vedo altro cristiano che possa voler combattere per una figlia di
-Sion.»
-
-«Voi parlate siccome uomo che non conosce bene i Gentili. A furia d'oro
-comprerete il loro valore, a furia d'oro comprerete a voi sicurezza.
-Confortatevi, nè ora pensate ad altro che a raggiugnere questo Wilfrid
-d'Ivanhoe. Per parte mia corro io parimente ad adoperarmi a pro vostro,
-perchè sarebbe grave colpa il non soccorrere un proprio fratello
-oppresso da tanta calamità. Mi trasferisco a York, ove molta mano di
-guerrieri è assembrata: possibile che fra di loro uno almen non ne
-trovi, il quale si assuma incarico di difendere vostra figlia? Perchè
-l'oro è il dio di costoro, e per l'oro ingaggerebbero la loro vita,
-come fanno de' propri averi... Ma voi, mio fratello, vi addosserete
-qualsivoglia obbligo ch'io potrò a nome vostro incontrare?»
-
-«Sì certamente, e benedico Iddio che mi ha mandato un tale consolatore,
-un tale sostegno nelle sciagure... Però badate di non conceder loro, ad
-un tratto quel che domandano; abbiate a cuore i miei interessi. Taluno
-di questi maladetti nazareni è capace di venir fuori con pretensioni di
-marchi d'oro, poi contentarsi di sole once... In somma, fate il meglio
-che potete, perchè io son disperato. Di che mi gioverebbe tutto il mio
-oro dopo che avessi perduta mia figlia?»
-
-«Addio» disse Nathan «gli è tempo di operare. Possa far ritorno nel
-vostro cuore la pace!»
-
-Si abbracciarono essi, e ciascuno s'avviò per diversa strada.
-
-Higg, figlio di Snell, rimase presso i medesimi tutto il durare del
-loro colloquio, di cui nulla comprese, perchè parlavano ebreo. Gli
-accompagnò per alcun tempo col guardo. — «Cani d'ebrei!» esclamò,
-poichè ebbe cessato dal vederli «non badano a me più di quel che
-farebbero con un Turco o con un Pagano. Almeno m'avessero gettato
-uno o un paio di zecchini! Era forse obbligato io a portar loro
-quello scarabocchio, Dio sa che cos'era! a rischio di restarne
-ammaliato, come diverse brave persone m'hanno avvertito? Qual
-vantaggio mi frutterebbero le monete che mi ha donate la giovane, se
-si convertissero in foglie secche? e soprappiù mi sarò guadagnato per
-tutta la vita il soprannome dello _zoppo corrier degli Ebrei_. Credo
-veramente che costei m'abbia stregato, poichè non ho saputo spacciarmi
-dall'eseguire le sue commissioni. Ma chi non ha stregato di quelli
-che le si avvicinano, fossero ebrei o cristiani? Mi pare che nessuno
-le possa negar nulla di quanto ella chiede, e darei volentieri la mia
-bottega e i ferri di bottega sol per salvarle la vita.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXVIII.
-
- «Alma superba, disdegnosa alberga
- «A te nel sen; superba, disdegnosa
- «Alma a tua volta in questo sen ravvisa.
- _Seward._
-
-
-Volgeva al termine il giorno che schiarì il giudizio di Rebecca, e
-lo splendor del sole cedeva luogo al crepuscolo, allorquando la bella
-Ebrea, fedele sempre ai doveri della propria religione, avea terminata
-la preghiera sua della sera, e udì picchiar dolcemente alla porta della
-stanza, ove l'aveano condotta dopo che fu pronunziata la sua sentenza.
-
-«Entrate, se siete amico» diss'ella; «e quand'anche foste un nemico, io
-non ho modi per impedirvi l'accesso.»
-
-«Gli è d'uopo ch'io sia o l'uno o l'altro» disse in entrando
-Bois-Guilbert «e le conseguenze del colloquio a cui vengo,
-m'instruiranno quai delle due parti dovrò sostenere.»
-
-Spaventata alla vista d'un uomo, dalla cui passione colpevole Rebecca
-scorgea l'origine d'ogni presente sventura, si fece addietro sinchè
-toccasse l'estrema parete dell'appartamento, dando a divedere nel volto
-agitazione anzichè tema, e stette in piedi in questa postura colle
-spalle al muro, come persona, che assalita dai masnadieri appoggia il
-dorso ad un albero, risoluta a vender caro la propria vita.
-
-«Voi non avete alcun motivo di temermi, o Rebecca; o, per parlare
-più aggiustatamente, voi non avete alcun motivo di temermi in simile
-istante.»
-
-«Di fatto io non vi temo» rispose Rebecca benchè l'affaticato respiro
-della medesima sembrasse dismentire l'eroismo che ne' suoi discorsi
-manifestavasi «ho posta in Dio ogni mia confidenza, ei mi concederà, se
-lo vuole, soccorso.»
-
-«Di tal soccorso non avete d'uopo contro di me. Non son distanti da
-noi che due passi le guardie incaricate di custodirvi sino all'istante
-di venir condotta al luogo del vostro supplizio. Non ho sovra queste
-alcuna autorità. Onde al menomo strepito le vedreste giugnere, e
-correrei pericolo io medesimo se mi sorprendessero in tale luogo.»
-
-«Ne sia lode a Dio!» sclamò Rebecca, «il timor della morte non è la
-cosa che più mi spaventi in questo albergo della iniquità.»
-
-«Certamente l'idea della morte non ha nulla di cui si spaventi un'anima
-coraggiosa, se però questa morte non sia accompagnata da circostanze
-che la rendano più terribile. Perire d'un colpo di lancia o di spada è
-pressochè un nulla per me. Pressochè un nulla per voi il precipitarvi
-da voi medesima dall'alto d'una rocca, o il trapassarvi il seno con un
-pugnale. Voi preferireste una tal morte a quanto chiamate vostro onore.
-Nè coll'ultima espressione intendo farvi credere, ch'io pure intorno
-all'onore non abbia idee romanzesche siccome le vostre, ma che che ne
-sia vorremmo entrambi morire anzichè rinunziare a questo onore.»
-
-«Uomo sciagurato!» rispose Rebecca. «E vi condannaste dunque a
-cimentare la vita per massime che riguardate romanzesche, e delle quali
-la vostra ragione, il vostro intelletto non vi dimostrano la saldezza?
-Voi profondete i tesori per cose che non si possono convertire in pane.
-Ma non crediate già eguali la condizion vostra e la mia. I vostri
-propositi possono cambiarsi a grado de' flutti volubili dell'umana
-opinione. I propositi miei posero l'áncora su lo scoglio de' secoli.»
-
-«Chetatevi, o Rebecca: tai discorsi in questo momento son fuor di
-stagione. Voi siete condannata a morire, ma non d'una morte presta e
-facile, qual la desidera la sventura, qual la disperazione la cerca;
-la morte che vi si prepara debbe essere lenta, terribile, accompagnata
-da que' crudeli tormenti che sono serbati a quanto una diabolica
-superstizione nomina vostro delitto.»
-
-«E se tale è il mio destino, chi ne deggio incolpare? Non ne è forse
-autore colui che abbandonandosi ad una passione colpevole mi ha qui
-condotta a mio malgrado; colui che adesso, non so con quai fini cerca
-atterrirmi colla dipintura orribile dei mali che mi sovrastano, e ai
-quali egli solo mi avventurò?»
-
-«Non crediate ch'io abbia avuta questa scellerata intenzione. Che anzi
-in tal giorno vorrei nel sottrarvi ai pericoli mettere altrettanta
-sollecitudine quanta ne ebbi nel ripararvi col mio scudo dalle frecce
-che venivano lanciate contro di noi nel castello di Torquilstone.»
-
-«Se fosse stato disegno vostro il concedere onorevole protezione ad una
-giovane sventurata, io vi dovrei adesso tutta la mia gratitudine; ma
-noto essendomi lo scopo cui intendeste, mi è forza dirvi, che comunque
-abbiate cercato le tante volte farvi un merito di quanto operaste avrei
-grandemente preferito il perdere la vita al trovarmi salva in vostro
-potere.»
-
-«Risparmiate, o Rebecca, i rimproveri. Io medesimo son ben tutt'altro
-che scevro di cordogli. A che cercate voi inasprirli?»
-
-«Qual dunque ora è la mente vostra, ser cavaliere? Fate con pochi
-accenti che io la conosca. Se avete qualch'altra mira che non sia
-pascere lo sguardo vostro delle sciagure da voi medesimo cagionate,
-affrettatevi a rendermene consapevole, poi lasciatemi in balía di me
-stessa. L'intervallo che dee per me disgiugnere il tempo dall'eternità
-è breve quanto terribile, nè mi restano, il vedete, che pochi istanti
-per prepararmi alla morte.»
-
-«Dunque voi persistete, o Rebecca, nell'incolparmi di quelle sventure,
-che avrei voluto distogliere da voi a costo di quanto ho di più caro
-sopra la terra?»
-
-«Vorrei ben risparmiarvi rimproveri, ser cavaliere; ma non è egli certo
-ch'io non debbo la morte mia fuorchè alla passione colpevole?...»
-
-«No, no» sclamò precipitosamente il Templario «voi v'ingannate
-nell'attribuirmi colpa di quanto non era in me nè il prevedere nè
-l'impedire. Poteva io forse indovinare l'improvviso arrivo di questo
-imbecille fanatico, che alcune prove di coraggio, e gli encomii dati
-all'austerità di una stolta superstizione, hanno sollevato alla sede
-ove trovasi? Sede immensamente al di sopra del merito suo e del suo
-sapere, e da cui gli venne il diritto di comandare a me ed a tanti
-cavalieri del nostro Ordine, il cuore de' quali non è invilito sotto il
-peso delle ridicole fallacie che sono norma ai pensamenti, ai discorsi,
-alle azioni di quest'uomo spregevole!»
-
-«Per altro voi stavate fra coloro che mi giudicarono; voi prendeste
-parte alla mia condanna, voi al quale è nota più che ad alcun altro
-la mia innocenza; e se non mi sono ingannata, voi dovete mostrarvi
-brandendo l'armi per sostenere la giustizia della sentenza contra me
-profferita e far più sicura la morte mia.»
-
-«Ragionate con più calma, o Rebecca. Non v'è chi meglio della vostra
-popolazione sappia cedere alla procella e governare il naviglio in
-guisa da trar profitto d'ogni vento anche contrario.»
-
-«Ah! fu l'istante il più malauguroso per la nostra nazione quello in
-cui dovette ricorrere a sì fatti espedienti. Ma la avversità prostra
-il cuore, come il fuoco rende inchinevole l'acciaro, inflessibile di
-sua prima natura. Quelli che perdettero i legittimi loro sovrani, e
-che privi di patria vedono dimorando in altra terra la nativa contrada
-spogliata di libertà e di independenza, son costretti ad umiliarsi al
-cospetto dello straniero. Tal maledizione il cielo pronunziò contra
-noi, e la dobbiam, non v'ha dubbio, ai nostri falli e a quelli de'
-nostri padri; ma voi, ser cavaliere, voi che vi gloriate della libertà
-siccome di diritto assicuratovi dalla nascita, non sentite rossore di
-sottomettervi, sin contra il vostro convincimento medesimo, agli altrui
-pregiudizi?»
-
-«L'amarezza regna ne' discorsi vostri, o Rebecca» disse il Templario
-che trascorreva con impazienza l'appartamento; «nè qui venni per
-commettermi a tali rimproveri. Sappiate che Bois-Guilbert non cedè a
-nessuno sopra la terra, anche allorquando le circostanze il costringono
-ad alterare i propri divisamenti o a distorsene. La mia volontà è il
-torrente che discende dalle montagne; ben si può sviarne il corso,
-ma non impedirgli di pervenire all'oceano. Pensa al biglietto onde
-ti venne il consiglio di domandare un campione. Come credevi tu che
-sarebbe pervenuto nelle tue mani, se lo stesso Bois-Guilbert non tel
-faceva trasmettere? Chi fuor di lui avrebbe presa cotanta cura del tuo
-destino?»
-
-«Alcune ore di più d'una vita angosciosa, una pausa che forse non
-tornerammi d'alcun giovamento, ecco adunque ciò che operaste per la
-infelice, sul capo della quale avete accumulati voi stesso i disastri,
-e sotto a' cui piedi avete scavata colle vostre mani la tomba!»
-
-«No, Rebecca: qui non si stettero i miei divisamenti. Se non era il
-maladetto intervento di quel vecchio stolto, di quello sciagurato
-Goodalrick, che comunque Templario, vuol far pompa di attenersi ne'
-giudizii alle ordinarie norme della umanità, niuno avrebbe pensato
-ad incaricare della difesa dell'Ordine quell'uomo che il Gran-Mastro
-in suo cuore vorrebbe anzi scacciato dall'Ordine, l'uomo riguardato
-siccome vittima o complice de' pretesi vostri sortilegi. Senza un tal
-contrattempo, al primo squillar della tromba, che tal si fu la mia
-idea, sarei comparso nella lizza qual vostro campione, sotto vesti
-di cavaliere errante che cerca avventure per provare la bontà della
-sua lancia e della sua spada; e m'avesse pure opposti Beaumanoir
-due o tre de' fratelli assembrati a Templestowe, un colpo della mia
-lancia bastava a far votare ad essi l'arcione. Riconosciuta in tale
-guisa, o Rebecca, la vostra innocenza, mi sarei fidato alla generosità
-dell'animo vostro sulla cura di mostrar gratitudine al cavalier
-vittorioso.»
-
-«Non ravviso che uno sfarzo di vanagloria in quanto or mi dite,
-ser cavaliere, e una premura di attribuirvi a merito quanto avreste
-fatto se non vi parea più convenevole partito l'operar altrimenti.
-La realtà è che riceveste il mio guanto. Il mio campione (quand'anche
-accadesse che una donna, com'io abbandonata, ne trovasse pur uno) dovrà
-cimentarsi ai colpi della vostra lancia. E dopo ciò potete vantarvi
-dinanzi a me qual mio amico, qual mio protettore?»
-
-«Sì, vostro amico, vostro protettore» ripetè in grave tuono il
-Templario; «ma ponete mente a qual rischio, o per meglio dire a qual
-certezza di disonore m'è forza commettermi; laonde non mi darete torto
-se desidero porre i miei patti prima di sagrificare quanto ebbi finor
-di più caro alla brama di salvare i giorni d'una donzella di Giuda.»
-
-«Spiegatevi più chiaro, fin qui non v'intendo.»
-
-«Ebbene, io vi parlerò con altrettanta franchezza quanta può metterne
-un penitente il più timorato a' piedi del confessore. Se ora non mi
-presento alla lizza, o Rebecca, perdo tai cose a me più rilevanti
-dell'aria medesima che respiro, la stima intendo de' miei confratelli,
-e la speranza di vedermi un giorno insignito di quella suprema
-autorità, che oggi fa altero il più imbecille, il più superstizioso
-fra gli uomini, Luca di Beaumanoir. Tale è l'inevitabile destino che
-mi sovrasta, se non propugno coll'armi la giustizia della sentenza
-pronunziata contro di voi. Maladetto sia quell'insensato vecchio, quel
-Goodalrick, che mi trasse in simile agguato! E maladetto doppiamente
-Alberto di Malvoisin, che m'impedì, quando mi prese voglia di gettare
-il vostro guanto sul volto al fanatico rimbambito, che porse ascolto ad
-accuse cotanto assurde, e spinte a danno d'una creatura, di cui l'anima
-è sublime, quanto incantatrici ne sono le sembianze.»
-
-«A che giovano queste circollocuzioni dell'adulazione? Voi stavate
-perplesso tra il sangue d'una fanciulla innocente per una parte, e la
-perdita per l'altra del vostro grado e della speranza di ottenerne uno
-ancor più eminente. Qual è mestieri adesso di frasi? La vostra scelta
-fu fatta.»
-
-«No, Rebecca» disse il cavaliere, ammollendo il tuon della voce, e vie
-più accostandosi alla prigioniera. «La mia scelta non è ancor fatta,
-e toccherà a voi il dettarmela. Se comparisco or nell'arena, gli è
-necessario ch'io sostegna la rinomanza acquistatami; laonde sia che
-troviate o non troviate un campione, non ne avverrà quindi che per voi
-non arda il rogo fatale. Perchè non v'è cavaliere che a parità d'armi
-abbia avuto vantaggio nel battersi meco, eccetto Riccardo-Cuor-di-Leone
-ed Ivanhoe suo favorito. Ivanhoe, vi è noto, non è in istato d'impugnar
-l'armi; Riccardo vive prigioniero in terra straniera. S'io pertanto
-entro in arringo, voi siete certa di perire, quantunque i vostri
-vezzi avessero sedotto qualche giovane inconsiderato ad assumersi di
-difendervi.»
-
-«E perchè mi rimembrate sì spesso tal circostanza?»
-
-«Perchè rileva che vediate sotto due aspetti diversi il destino che vi
-sta preparato.»
-
-«Ebbene, volgete una volta il panno e mostratemi l'altro lato.»
-
-«Sofferite adunque ch'io vel ripeta anche una volta. Se mi mostro nel
-fatale conflitto, morire fra tai lunghi e crudeli tormenti, quali si
-pretendon serbati ai colpevoli dopo la loro morte, tal è il destin
-che vi aspetta. S'io non vi comparisco, l'Ordine manca di campione
-ed è acclamata la vostra innocenza; ma ciò accadendo, io mi veggio
-digradato, disonorato, accusato di complicità cogl'infedeli, fors'anche
-di negromanzia; l'illustre nome ch'io porto, e che più glorioso fecero
-le mie imprese, si cambia in argomento di vergogna e di obbrobrio per
-me; perdo l'onore, la fama e la speranza di giugnere a tal grado che
-m'innalzerebbe al di sopra degl'imperatori. Sagrifico in tal guisa que'
-divisamenti ambiziosi che mi sollevano all'altezza delle montagne,
-onde i Pagani spacciano siasi voluto dare la scalata al Cielo....
-Pure, o Rebecca» soggiunse egli gettandosi a' piedi di lei «dimentico
-il mio onore, rinuncio la mia fama, sacrifico quelle grandezze che
-furono scopo di mia ambizione, e al conseguimento delle quali mi trovo
-tanto vicino, se acconsentite dirmi: Bois-Guilbert, ti accetto siccome
-amante.»
-
-«Stoglietevi da tali follie, ser cavaliere; e se veracemente volete
-giovarmi, affrettatevi a raggiugnere il reggente, il principe Giovanni.
-L'onore stesso della Corona gli fa una legge di mandare a voto il
-giudizio pronunziato dal vostro Gran-Mastro. Per tal via sì, mi
-assicurerete una protezione possente e legittima, nè vi sarà d'uopo il
-fare alcun sagrifizio.»
-
-«Non mi è lecito invocare il principe Giovanni contra il capo
-dell'Ordine, cui pertengo» le rispose egli tenendone stretto
-affettuosamente, ma con tuono di rispetto, il lembo della vesta. «Voi
-siete quella, voi la sola che imploro. Imploro per voi e per me la
-vostra pietà. Qual motivo può rattenervi? Foss'io ancora uno spirito
-dell'abisso, sarei sempre da preferire alla morte, e la morte adesso è
-l'unico rivale ch'io mi pavento.»
-
-«Il presente mio stato non è tale che mi permetta l'istituire
-tutte queste disanime» gli rispose Rebecca con tuon di dolcezza, e
-paventando egualmente di condurre a disperazione un cavaliere di cui
-l'indole impetuosa erale nota, e di dir cose che il traessero nè manco
-lievemente a sperare. «Siate uomo! siate cristiano! S'egli è vero che
-la religione da voi professata raccomandi la carità, virtù pur troppo
-predicata più sovente coi vostri discorsi, che posta in pratica nelle
-vostre azioni, salvatemi da sì terribile morte, senza pretender patti,
-che non vi lascerebbero alcun merito di generoso.»
-
-«No» rispose alzandosi il feroce Templario; «voi non riuscirete a
-deludermi; se rinunzio alla mia gloria presente, se sagrifico gli
-ambiziosi disegni concetti per l'avvenire, nol fo che per voi, e voi
-sarete la compagna della mia fuga. Ascoltatemi, o Rebecca» riprese
-a dire assumendo più dolce tuono. «L'Inghilterra e l'Europa non sono
-l'intero universo. Noi possiam trasportarci in altra sfera che offre
-ancora bastanti vezzi ad un'anima ambiziosa. Noi ci condurremo nella
-Palestina. Corrado, marchese di Monferrato, è mio amico ed ha un'anima,
-siccome la mia, libera da que' superstiziosi abbagli che inviliscono e
-soggiogano la ragione. Cercheremo gli stati di questo principe. Non mi
-grava se è d'uopo portar l'armi in difesa di Saladino, e ciò mi piace
-assai più del sottomettermi alle disdegnose voglie di questi fanatici
-ch'io disprezzo. Schiuderò a me medesimo un nuovo sentiere di gloria»
-continuò egli addoppiando i suoi lunghi passi per traverso alla stanza.
-«L'Europa ascolterà il ripercotimento delle pedate di quell'uomo che
-ella avrà cancellato dal novero de' propri figli. Non saranno per
-lei efficace difesa i milioni d'uomini che i re crociati mandano al
-macello nelle contrade di Palestina; nè le migliaia di Saracini, le
-cui braccia tentano armate d'attraversar questa terra, potranno avere
-nell'assalirla miglior successo di me e di que' fratelli, che, ad onta
-del rimbambito fanatico Beaumanoir, s'affretteranno a raggiugnere i
-miei stendardi. Voi sarete regina, o Rebecca, e sul monte Carmelo dee
-starsi il trono ch'io pretendo conquistare per voi. Il mio valore avrà
-per ricompensa uno scettro in vece del bastone di Gran-Mastro, cui sì
-lungo tempo agognai.»
-
-«Tutti questi sono altrettanti sogni» rispose Rebecca «simili a quelle
-visioni notturne che l'agitazione dell'animo partorisce. Ma quando
-anche fossero realtà, non ne diverrebbe men salda la mia risoluzione.
-Mi basti il dirvi che se giugneste perfino a possedere un trono, io non
-vi starei seduta insieme con voi. Mi credete forse così indifferente
-ai beni onde ciascun vivente si porta ad amare la propria patria, le
-proprie istituzioni religiose, perchè sapessi concedere la mia stima
-a colui che parla di mettere tai beni in non cale, a colui pronto ad
-abbandonare un Ordine di fratelli cui solenni voti lo astrinsero, ad
-abbandonarlo per soddisfare una passione illegittima, che lo strugge
-per donna di religione diversa? Ah! non ponete a tal prezzo la mia
-salvezza, ser cavaliere, non vogliate vendere un atto di generosità;
-e se proteggete una giovane oppressa, fatelo per grandezza d'animo, e
-non per un cieco e sregolato amor di voi stesso. È voce diffusa assai
-che Riccardo abbia rimesso il piede nell'Inghilterra. Se ciò fosse,
-correte a piè del suo trono: non ricuserà questi d'accogliere la mia
-appellazione contra la sentenza di un tribunale di sangue.»
-
-«Non mai, o Rebecca! non mai!» replicò in altero tuono il Templario.
-«S'io abbandono il mio Ordine, non lo abbandonerò che per te. Se
-mi è tolto soddisfare l'amore, l'ambizione mi rimarrà. Non voglio
-perdere d'ogni banda. Io umiliarmi dinanzi a Riccardo! Io sollecitare
-da quell'anima superba i favori! No! non si dica mai, che nella
-mia persona posi a' suoi piedi l'intero ordine de' Templarii. Posso
-abbandonare i fratelli, ma non tradirli, ma non digradare me stesso.»
-
-«Iddio adunque si degni proteggermi, poichè non mi resta più da sperar
-protezione fra gli uomini!»
-
-«Dicesti il vero, o Rebecca; perchè quantunque tu sia orgogliosa, in
-orgoglio a te non la cedo. Una volta ch'io sia entrato in arringo,
-non t'avvisar già che alcuna umana considerazione possa impedirmi il
-comparirvi degno della mia rinomanza. Pensa, o giovine, al destin che
-ti aspetta. Morir della morte de' più atroci colpevoli! Consunta a
-lento fuoco entro un ardente braciaio! ridotta in ceneri che i venti
-dispergeranno! Di tutti questi tuoi vezzi, su cui si fisa incantato
-ogni sguardo, non rimarrà una particella della quale possa dirsi:
-Ecco quanto apparteneva ad un corpo pieno di grazia e di perfezione!
-Rebecca, un cuor di donna mal regge a sì formidabile dipintura, e tu
-cederai alle mie preghiere.»
-
-«Bois-Guilbert» rispose Rebecca «tu non sai ancora tutto quanto possa
-una donna, o a dir meglio quelle che finor conoscesti aveano perduti
-i sentimenti i più nobili di lor natura. Sappi adunque, o feroce
-Templario, che nelle pugne le più sanguinose non desti tu mai tante
-prove del tuo sì decantato coraggio quante può darne una del nostro
-sesso, se puri affetti o dovere a lei le prescrivono. Qual mi vedi,
-non sono io medesima che una donna educata con tutte le cure della
-tenerezza, timida e sensitiva per natura, e poco accostumata a quanto è
-patimento. Pure, allorchè ci troveremo entrambi in questa lizza fatale,
-tu per combattere, io per morire di una morte che tu mi dipingi tanto
-terribile, provo la sicurezza in me stessa di mostrarmi a te superiore
-in coraggio. Addio. Non ho più tempo da perdere in parole con te. I
-brevi istanti che la figlia di Giacobbe potrà ancora trascorrere sulla
-terra debbono essere spesi altrimenti. Ella dee volgerli a quel solo
-che può consolarla, a quell'Ente, che s'anco distoglie talvolta dal suo
-popolo il guardo, non chiude mai l'orecchio alle preghiere di chi lo
-implora con fiducia e con verità.»
-
-«Gli è dunque in tal guisa che ci dobbiam separare?» disse
-Bois-Guilbert dopo un istante di silenzio. «Oh! avesse piaciuto al
-cielo che non ci fossimo incontrati giammai, o che voi foste stata
-nobile di legnaggio, e cristiana di religione! Ne attesto il Cielo!
-Nel contemplarvi ora, nel pensare all'istante in cui dovrem rivederci,
-mi augurerei di appartenere alla invilita vostra nazione; m'augurerei
-che la mia mano contasse zecchini e _shekel_ in vece di brandire la
-lancia e la spada; m'augurerei di prostrarmi a foggia d'usuraio dinanzi
-ai nobili, e non ispirare terrore che ai debitori impotenti a pagare.
-Sì, se tal cambiamento, o Rebecca, fosse possibile, mi sommetterei a
-sofferirlo per avvicinarmi a voi, per isfuggire la parte spaventevole
-che debbo avere alla vostra morte.»
-
-«Voi dipingete l'Ebreo considerandolo in quello stato cui l'ha ridotto
-la persecuzione di coloro che vi somigliano. Il Cielo nella sua collera
-sbandì l'Israelita dalla sua nativa contrada, e l'industria gli aperse
-quella sola via alla ricchezza e al potere che l'oppressione non gli
-potè togliere. Ma leggete l'antica storia del popolo di Dio, e ditemi
-se coloro, pei quali Iehovah operò cotanti prodigi erano riguardati fra
-le nazioni siccome un popolo d'avari e d'usurai. Sappiatelo, cavaliere
-superbo, noi noveriamo nella nostra gente tai nomi, a petto de' quali
-i vostri nobili, anche i più antichi, son come cetriuoli al confronto
-de' cedri; nomi che risalgono a que' rimotissimi tempi allorquando il
-Creatore degnava manifestarsi alle sue creature, nomi che traggono il
-proprio splendore, non dai favori d'un principe della terra, ma da una
-voce di Cielo, che comandò ai nostri antenati d'appressarsi agli altri
-dell'Onnipotente. Tali erano i principi della casa di Giacob.»
-
-Fino a tal passo raggiarono come di celestial luce le guance di
-Rebecca, luce che si appannò, allorquando continuando in suo dire
-soggiunse: «Tali, sì, erano i principi della casa di Giacob, ma
-tali non sono più. Calpestati i lor discendenti siccome l'erba
-recentemente mietuta, confusi colla polvere delle strade maestre!
-Pur trovansi alcuni fra essi che non dismentiscono la sublimità della
-propria origine, e di questo novero, il vedrai, è Rebecca, figlia di
-Adonikam.... Addio. Non invidio, nè i tuoi onori comperati a prezzo
-di sangue, nè i tuoi antenati barbari e pagani, nè la tua fede, che è
-sempre nel tuo labbro, non mai nel tuo cuore o nelle tue opere.»
-
-«Per il giusto Iddio, vi è un sortilegio gettato sopra di me» sclamò il
-Templario «e quasi incomincio a credere che quello scheletro ambulante
-del nostro Gran-Mastro abbia detta la verità. La ripugnanza ch'io
-provo in lasciandovi è d'indole più che naturale. Avvenente fanciulla»
-diss'egli avvicinandosi a lei nel modo il più rispettoso «così giovane,
-così bella, così sublime sprezzatrice della morte, pur dannata ad una
-morte obbrobriosa e crudele! Chi non gemerebbe sul vostro destino? Son
-venti anni che una lagrima sola non ha inumidite le mie pupille; pure
-nel contemplarvi il pianto scorre a torrenti sulle mie guance!... Ma
-la sorte è gettata, e nulla omai può salvarti. Tu ed io siam divenuti
-soltanto i ciechi strumenti d'una fatalità che entrambi persegue,
-simili a due vascelli spinti l'un contra l'altro dalle ondate di
-una tempesta, e nel tempo stesso inghiottiti in mezzo ai vortici
-dell'abisso. Perdonatemi adunque, e separiamci almeno da amici. Invano
-ho cercato cambiare le vostre deliberazioni. Le mie sono immutabili
-come i decreti del Fato.»
-
-«Ed è appunto in tal guisa, che gli uomini incolpano il Fato di quanto
-è conseguenza delle loro passioni, de' loro errori.... Pur vi perdono,
-Bois-Guilbert, benchè siate voi la cagione dell'immatura mia morte. La
-vostra anima era capace di azioni nobili e grandi, ma fatta simile ai
-campi degl'infingardi, il loglio vi ha spento il buon grano.»
-
-«Sì, Rebecca, sono altero, imperioso campo privo di coltura; è vero
-quanto voi dite, e lo confesso io medesimo. Ma tai circostanze appunto
-m'innalzarono al di sopra degli spiriti deboli, degl'imbecilli,
-degli uomini superstiziosi che mi circondano. Le armi fin dalla
-prima giovinezza furono la mia professione. Portai sempre alti i miei
-divisamenti, sempre gli ho seguiti con fermezza e costanza, sempre sarò
-quel che or sono, altero, inflessibile, incapace di cambiamento, e il
-mondo ne avrà una prova... Ma voi, mi perdonate, o Rebecca?»
-
-«Volentieri fin dove è possibile che una vittima possa perdonare a chi
-la sagrifica.»
-
-«Addio dunque» disse il Templario, e precipitoso abbandonò quella
-stanza.
-
-Intanto in una stanza contigua il commendatore di Malvoisin aspettava
-impaziente il ritorno di Bois-Guilbert.
-
-«Voi vi faceste ben lungo tempo aspettare» gli disse in veggendolo. «Io
-stetti finor sulle brage. Che cosa sarebbe avvenuto se il Gran-Mastro
-o il suo esploratore Corrado, fossero giunti sin qui? Avrei pagata ben
-caro la mia compiacenza.... Ma che avete dunque, o fratello? Appena voi
-m'ascoltate, e la vostra fronte è ingombra di nubi.»
-
-«Io sono» rispose il Templario «simile ad un miserabile malfattore
-condannato a morire fra un'ora, e forse più ancor da compiagnere,
-perchè avvi chi è pronto a spacciarsi della vita come d'un logoro
-vestimento. Ne attesto il cielo, Malvoisin! Questa giovinetta m'ha
-disarmato d'ogni mia risoluzione; e son quasi in procinto di correre a
-trovare quell'ipocrita del Gran-Mastro, a dire a lui, a lui stesso, che
-abbiuro l'Ordine, che rifiuto sostenere il barbaro incarico addossatomi
-dalla tirannide di costui.»
-
-«Siete pazzo? Questo è un volere assicurare la vostra rovina senza
-averne quindi la menoma probabilità di salvar questa Ebrea, cui siete
-avvinto in guisa fuor del credibile. Beaumanoir nominerà un altro
-campione che sostenga in vece vostra la giustizia della pronunziata
-sentenza, e l'accusata perirà egualmente come se aveste adempiuti i
-doveri che vi furono prescritti.»
-
-«Non è vero» replicò impetuosamente Bois-Guilbert. «L'accusata non
-perirà, perchè sarò io medesimo il suo difensore. Potreste voi dirmi, o
-Alberto, qual è il cavalier del nostr'Ordine, a cui non possa io darmi
-vanto di far votare l'arcione?»
-
-«Voglio concedervi questo. Ma dimenticate voi che non avrete nè il
-tempo nè i modi per mandare a termine un sì stravagante divisamento?
-Correte a presentarvi a Luca di Beaumanoir, a protestargli che
-rinunziate ai vostri voti d'obbedienza, e mi saprete dire se il vecchio
-tiranno vi lascia due minuti di libertà. Appena avrete voi profferiti
-questi accenti inconsiderati, ei vi fa mettere cento piedi sotterra
-nelle prigioni della Commenda, perchè siate giudicato qual cavaliere
-fellone; o se pel vostro meglio continuasse ancora a giudicarvi
-ammaliato, posseduto dal demonio, non sarete forse rinchiuso per costui
-cenno in un convento, ove diverranno vostro letto la paglia, vostri
-alimenti pane ed acqua, vostri sollievi gli esorcismi, ove sarete a
-tutte l'ore inondato d'acqua santa per discacciare lo spirito infernale
-che vorranno impadronitosi di voi? Non vi resta che una via, Brian
-di Bois-Guilbert. Comparir nella lizza, o siete irremissibilmente
-disonorato e perduto.»
-
-«Fuggirò senza far motto di nulla al Gran-Mastro; andrò in qualche
-lontano paese, ove non sieno ancor penetrati la follia ed il fanatismo.
-Ivi saprò farmi una rinomanza novella. Ma almeno le mie mani non
-saranno macchiate nel sangue di questa creatura innocente.»
-
-«Non potete più fuggire, o Brian. I vostri discorsi inconsiderati hanno
-fatta sospetta la vostra persona, nè vi è oltre permesso uscire della
-Commenda. Nol credete? Fatene la prova. Presentatevi alla porta, e
-vedrete qual _chi va là!_ vi faranno le sentinelle poste a custodire il
-ponte levatoio. Tale espediente vi sorprende e vi irrita! Ma ben per
-voi, che sia stato preso! Se perveniste a fuggire che ne accadrebbe?
-Voi diverreste l'obbrobrio della vostra prosapia, voi rimosso
-inonoratamente dal vostro grado, vedreste offuscata in un istante
-tutta la gloria che per belle imprese vi meritaste. Fermatevi in tale
-considerazione. Ove andranno a nascondersi i vostri fratelli d'armi che
-finora vi sagrificarono i lor voleri, i loro affetti, allorchè udranno
-chiarire Brian di Bois-Guilbert qual cavaliere traditore e fellone?
-Qual duolo ne avrà la corte di Francia? Qual gioia pel superbo Riccardo
-in ascoltando come il Templario che osò resistergli in Palestina, che
-giunse quasi a minorargli la fama, or perdè onore e rinomanza per amore
-d'una giovane ebrea, cui nemmeno con tai sagrifizi potè salvare la
-vita?»
-
-«Vi ringrazio, Malvoisin» sclamò Bois-Guilbert; «voi avete toccata la
-più viva di tutte le corde. Accada quanto sa accadere, i predicati
-di fellone, di traditore non verranno mai aggiunti al nome di
-Bois-Guilbert. Piacesse a Dio che Riccardo in persona, o alcuno
-degl'Inglesi suoi favoriti si presentassero nella lizza! Ma niuno si
-presenterà. Non saravvi chi voglia avventurarsi a rompere una lancia a
-pro di questa giovane innocente, di questa giovane derelitta!»
-
-«E allora tanto meglio per voi! Se niun campione si presenta per
-difendere questa giovane infelice, voi non avrete contribuito in
-guisa alcuna alla sua morte. Non si potrà di questa accusar che il
-Gran-Mastro, egli solo ne sopporterà il biasimo, come si arrecherà a
-gloria e ad onore d'esserne biasimato.»
-
-«Sì certamente! se niun campione comparisce nello steccato, io non sarò
-in questo atroce spettacolo che un figurante montato sul mio cavallo e
-coperto della mia armatura; io non avrò alcuna parte nelle conseguenze
-che ne verranno.»
-
-«No, senza dubbio, non vi avrete maggior parte di quanta ne abbia,
-quando viene portata nelle nostre processioni, la bandiera di san
-Michele armato da capo a piedi.»
-
-«Ebbene, Malvoisin! riprendo tutta la mia fermezza. D'altra parte
-Rebecca non mi ha ella medesima rifiutato, sprezzato, oppresso co' suoi
-rimproveri? Perchè immolerò ad essa la stima che mi concedono i miei
-fratelli? Sì: mi vedrete nella lizza, ed è questa l'ultima, immutabile
-mia deliberazione.»
-
-Dette le quali cose uscì dell'appartamento, ma il Commendatore lo
-seguì per vegghiare sopra di lui, ed afforzarlo nelle nuove intenzioni
-manifestate. Malvoisin prendea tanta sollecitudine agl'interessi di
-Bois-Guilbert, perchè sapea, che se questi fosse un dì pervenuto alla
-carica di Gran-Mastro, ne avrebbe conseguite per sè dignità primarie
-dell'Ordine. Lo spronavano in oltre a comportarsi in tal guisa le cose
-promessegli da Corrado Montfichet, come compenso alle cure che egli
-si assumerebbe per far condannare la sfortunata Rebecca. Ma quantunque
-nel combattere i sentimenti di pietà cui stava per cedere l'amico suo,
-avesse avuti sovra il medesimo tutti i vantaggi che lo spirito di
-maneggio e di personale interesse suggerisce a chi si trova a petto
-persone agitate da violenti e contrarie passioni, pur ebbe d'uopo di
-tutta l'accortezza a mantenerlo nel proponimento che ad inspirargli
-era giunto. Gli fu quindi mestieri seguirne tutte le pedate, onde
-assicurarsi che non gli tornassero in animo le deliberazioni di fuga,
-ed impedire ch'ei si trovasse alla presenza del Gran-Mastro, la qual
-cosa avrebbe potuto condurre una aperta rottura fra entrambi. E gli fu
-parimente mestieri replicare più d'una volta i ragionamenti adoperati
-per radicare in esso la persuasione, che comparendo nella lizza quale
-campione dell'Ordine, non contribuiva in nulla alla morte di Rebecca,
-nè avea poi altra via a salvare il proprio onore e la propria fama.
-
-
-
-
-CAPITOLO XXXIX.
-
- »Rientrate nel nulla, orrende larve,
- »Ardite sì, che fin del diadema
- »Turbar la pace osate: or vi si mostra
- »Riccardo, agli Angli reduce e a sè stesso.
- _Shakspeare._
-
-
-Ripiglieremo ora il filo delle cose spettanti al cavalier Nero, il
-quale dopo avere abbandonato il prode Locksley e i suoi compagni, si
-condusse per la più corta via ad un vicino convento detto il priorato
-di san Botolfo, ove subitamente dopo la presa del castello venne
-condotto Ivanhoe per opera del fedele Gurth e del magnanimo Wamba. Gli
-è inutile a questo luogo il narrare le particolarità dell'abboccamento
-ch'ebbero insieme Wilfrid e il suo liberatore, e ci limiteremo a dire,
-che dopo un lungo e serio colloquio tra i due cavalieri e il Priore,
-questi fece partire affrettatamente corrieri per diverse strade, e che
-alla domane il cavalier Nero si accinse a partire con Wamba che doveva
-essergli scorta.
-
-«Io mi trasferisco a Coningsburgo» diss'egli ad Ivanhoe «poichè Cedric,
-vostro padre, vi si dee trovare per assistere ai funerali del suo
-amico Atelstano. Desidero vedere i vostri amici sassoni, ser Wilfrid,
-e formare più ampia che in passato la mia conoscenza con essi. Voi
-verrete colà a raggiugnermi, e m'incarico io medesimo di riconciliarvi
-col padre vostro.»
-
-Ivanhoe esternò vivissima brama di accompagnarlo, ma a questa il
-cavalier Nero si oppose.
-
-«No» gli diss'egli «le vostre ferite appena son chiuse. Pretendo che
-qui vi fermiate tutto quest'oggi. Domani poi, quando vel permettano le
-vostre forze, potrete partire. Non voglio compagno fuor dell'onesto
-Wamba, che secondo mi prenderà la fantasia, sosterrà la parte o di
-buffone o di frate.»
-
-«Ed io vi seguirò assai volentieri» rispose Wamba «perchè ho gran
-desiderio di trovarmi al banchetto funerale di Atelstano. Se questo
-non è splendido, se qualche cosa vi manca, m'aspetto vedere il Signore
-di Coningsburgo uscir del sepolcro per attaccar briga col cuoco,
-coll'intendente e col credenziere; e mi concederete che sarebbe uno
-spettacolo degno d'essere contemplato. Ad ogni evento, ser Cavaliere,
-mi fido al valore per far la mia pace con Cedric, se a ciò mai non
-riuscisse il mio spirito.»
-
-«E qual buon successo ti riprometteresti dal mio valore se rimanesse in
-secco il tuo spirito? Spiegami una tale faccenda.»
-
-«Lo spirito può ben molte cose, ser Cavaliere, ma è un furfante che
-la sa lunga, e che conoscendo il lato debole del suo vicino, sta
-rannicchiato quando la burrasca delle passioni è troppo forte. Il
-valore in vece è un ardimentoso, cui nulla può resistere, e a dispetto
-del vento e del grosso fiotto va diritto al porto. Laonde, ser
-Cavaliere, mi prendo assunto di governare lo spirito del mio padrone,
-sintantochè fa buon tempo; ma se vedrò burrasca, ricorro a voi.»
-
-«Ser cavaliere _dal Catenaccio_, poichè volete essere chiamato così»
-disse Ivanhoe «temo che abbiate preso per guida un matto, chiacchierone
-e importuno. Però conosce tutti i sentieri della foresta, sicchè non la
-cede al più pratico de' cacciatori soliti a frequentarla, oltrechè lo
-avete trovato coraggioso e fedele a prova d'acciaro.»
-
-«Poichè mi dite che ha quanto ingegno si vuole ad indicarmi a dovere la
-strada» rispose il cavalier Nero «non mi spiace l'udire ch'egli abbia
-anche l'altro di farmela parere più breve. Addio, mio caro Wilfrid,
-vi raccomando di non pensare a mettervi in cammino prima di domani,
-quand'anche vogliate affrettarvi.»
-
-Dette le quali cose porse la mano ad Ivanhoe che l'appressò alle
-sue labbra, e licenziandosi dal priore, montò a cavallo e partì
-accompagnato da Wamba. Wilfrid li seguì coll'occhio sintantochè le
-piante non gli ebbero affatto ascosi al suo sguardo, indi rientrò nel
-convento.
-
-Ma l'impazienza sua non gli permise fermarvisi lungo tempo. Era
-trascorsa appena un'ora dopo la partenza del Cavaliere, quando chiese
-un colloquio col Priore. Il rispettabile vegliardo corse tantosto
-ad esso domandandogli con inquietezza, se fosse accaduto un tal
-cambiamento nello stato delle sue ferite che gli cagionasse insoliti
-patimenti.
-
-«Nessuno» rispose Ivanhoe. «Io sto bene oltre di quello che avrei
-potuto sperare; e credo anzi che la più ampia delle mie ferite fosse
-più lieve di quanto mel fece supporre lo stato di debolezza cui mi
-ridusse il molto perder di sangue, a meno che il balsamo adoperato a
-guarirmi non fosse fornito di prodigiosa virtù. A quanto parmi io sarei
-già in istato di addossar la corazza, ed ho la mente piena di idee che
-non mi permettono rimanermi in ozio più lungo tempo.»
-
-«A Dio non piaccia» sclamò il Priore «che il figlio di Cedric il
-Sassone esca del mio convento se prima non ne sono perfettamente
-risanate le ferite! Sarebbe un obbrobrio per me il comportarlo.»
-
-«Io non penserei ad abbandonare il vostro benefico ospizio, o
-venerabile padre, se non mi trovassi in essere di sopportare la fatica
-del viaggio e se non fossi costretto a mettermi tosto in cammino.»
-
-«Ma non fu egli detto che partireste solamente domani? Chi può avervi
-costretto a cambiare di risoluzione sì tostamente?»
-
-«Ditemi, non avete voi in vostra vita provati alcuni di que' funesti
-presentimenti ai quali non si saprebbe assegnare una cagione? Il
-vostro spirito, simile all'orizzonte, non si è mai veduto offuscato
-d'improvvise nubi che sembrano le foriere d'una tempesta? Credete
-voi che sia saggezza il disprezzare interamente questo genere
-d'avvisi, inspirazioni spesse volte de' nostri angeli custodi, che ne
-avvertiscono di qualche ignoto e non preveduto pericolo?»
-
-«Non posso negare» disse il Priore facendo un segno di croce «che il
-Cielo abbia questo potere, e che tai cose sieno talvolta accadute,
-ma è sempre stato quando le inspirazioni avevano uno scopo utile ed
-evidente. Nella circostanza in cui siamo, che vi giova seguire i passi
-d'un uomo al quale, ferito come voi siete, non potreste essere di verun
-aiuto se lo assalissero?»
-
-«Voi v'ingannate, o Priore: mi sento assai in forza per misurare
-la mia lancia con quella di chiunque vorrà provocarmi. Ma è forse
-certo che il cavalier or partito non possa correre altri rischi
-fuor di quelli contra i quali io potrei giovargli coll'armi? È noto
-ad ognuno che i Sassoni non amano la schiatta normanna, e chi sa
-qual cosa gli può accadere all'atto di comparire in mezzo di essi,
-poichè li trova tuttavia acerbati per la morte di Atelstano, senza
-calcolare il riscaldamento che produrranno ne' lor capi i baccanali,
-da essi chiamati banchetto funebre. Permettetemi adunque ch'io parta
-sull'istante, e se ho voluto vedervi gli è per farvi i miei saluti, e
-pregarvi a prestarmi qualche palafreno, la cui andatura sia più posata
-di quella del mio corridore.»
-
-«Vi darò la mia propria mula» disse il Priore. «Ella è accostumata
-all'ambio, e in dolcezza di passo supera quella dell'Abate di
-Sant'Albano. Non credo possiate trovare al mondo una cavalcatura più
-gradevole della mia _Malkin_, tale ne è il nome, quand'anche prendeste
-il cavallo del vicino bagattelliere, che balla sopra le uova senza
-romperle. Camminando sovr'essa ho composto più d'una omelia per
-l'edificazione de' fratelli del convento e di tutti i Cristiani che
-vengono ad ascoltarmi.»
-
-«Vi prego dunque, reverendo Priore, a dar ordine che mi venga condotta
-subitamente, e di far dire a Gurth che mi porti le mie armi.»
-
-«Badate per altro, figliuol mio, che _Malkin_ non ha l'uso dell'armi
-più che il suo padrone, nè mi fo mallevadore che ella sopporti con
-pazienza, non dirò il peso, ma sol la vista della vostra armadura,
-perchè è una bestia piena d'ingegno, e restìa a caricarsi di pesi cui
-non sia legittimamente obbligata. Mi ricordo che un giorno io aveva
-preso in prestito dal priore di San-Bees il _Fructus temporum_; nè vi
-fu verso ch'ella passasse la soglia della porta, appena si sentì sulla
-schiena quell'immenso messale che mi fu forza restituire.»
-
-«Fidatevi a me» disse Ivanhoe «la mia armadura non è sì pesante da
-potere stancare la vostra _Malkin_, e se le viene il ghiribizzo di
-provocarmi vi prometto che ne uscirò vincitore.»
-
-Arrivò in quel momento Gurth, il quale attaccò ai talloni del suo
-padrone un paio di grandi speroni d'oro, atti a convincere il cavallo
-più recalcitrante che non v'era miglior partito del sottomettersi alla
-volontà del cavaliere.
-
-La qual vista inspirò non poca tema per la sua povera _Malkin_ al
-Priore, onde incominciò a pentirsi d'averla offerta. «Or che ci penso,
-ser Cavaliere» gli disse «mi è d'uopo avvertirvi che la mia mula
-s'impenna al tocco il più lieve degli speroni. Sarebbe meglio che
-prendeste la puledra del nostro provveditore. Posso mandarla a cercare
-e fra un'ora l'avrete qui. Dovrebb'essere docilissima, perchè domata
-nel far la nostra provvista di legna per tutto il verno, oltrechè non
-le è mai stato dato un grano d'avena.»
-
-«Vi rendo infinite grazie, degno Priore, ma mi terrò alla prima vostra
-offerta, tanto più volentieri che vedo _Malkin_ alla porta. Gurth
-porterà in groppa la mia armadura. Così vedete che _Malkin_ non avrà
-troppo peso da portare, nè quindi motivo d'abusare della mia pazienza.
-Intanto ricevete i miei saluti.»
-
-Ivanhoe scese dalla scala più presto e più leggermente che non
-l'avrebbero dato a supporre lo stato di debolezza in cui tuttora
-trovavasi; e il fe' più lesto a saltar sulla mula l'impazienza di
-sottrarsi al Priore, che lo seguiva frettolosamente quanto l'età e la
-salute sua lo permettevano, ora reiterando gli elogi alla mula, ora
-le raccomandazioni al Cavaliere affinchè la risparmiasse. «Ella entra
-nel quindicesimo anno, età pericolosa per le mule come per le ragazze»
-dicea il Priore ridendo di tal facezia egli stesso.
-
-Ivanhoe, che pensava a tutt'altra cosa fuorchè ai gravi avvertimenti
-e alle facezie del Priore, e che non voleva ascoltare più a lungo
-le osservazioni del medesimo sui pesi che potea portare, e sul passo
-cui dovea tenersi _Malkin_, diede a questa il segnale della partenza,
-ordinando a Gurth di seguirlo, e prese per traverso alla foresta il
-cammino che guidava a Coningsburgo sulle tracce stesse del cavalier
-Nero.
-
-Intanto il Priore dalla porta del convento lo seguitava cogli occhi
-e sclamava: «Santa Maria! come sono vivaci ed impetuosi questi
-cavalieri! avrei fatto meglio a non confidargli _Malkin_. Se mai le
-succede qualche disgrazia, come la farò io colle mie doglie gottose
-ed artetiche? Nondimeno» aggiunse «siccome io non risparmierei le sue
-vecchie membra, no certo, nè il sangue che mi scorre entro le vene per
-la causa dell'antica Inghilterra, anche _Malkin_ può ben affrontare
-dal canto suo qualche rischio. Forse giudicheranno poi a proposito di
-fare qualche magnifica donazione al povero nostro convento; almeno
-invieranno al vecchio Priore un buon cavallo avvezzato al passo. E
-se non penseranno a nulla di tutto ciò, perchè i grandi del mondo
-dimenticano spesse volte i servigi della povera gente, io mi troverò
-abbastanza ricompensato nel pensare che ho fatto quant'io doveva fare.
-Ma gli è ora di sonar la campana per chiamar i frati al refettorio. È
-un segno che lor piace assai più di quello del mattutino.»
-
-Dette le quali parole, il degno Priore si avviò lentamente al
-refettorio per presedere alla distribuzione dello _stockfish_
-e dell'_ala_, in che stavasi il banchetto de' frati. Postosi
-dignitosamente alla mensa, lasciò sfuggire alcuni accenti di servigi
-essenziali prestati a grandi personaggi, di donazioni ch'egli sperava
-ottener pel convento; le quali cose in tutt'altra circostanza
-avrebbero eccitata la generale attenzione. Ma lo _stockfish_ era
-molto salato, l'_ala_ assai buona, e le mascelle de' reverendi troppo
-affaccendate, onde questi potessero far uso delle proprie orecchie; per
-le quali cagioni niun frate di quel convento s'avvisò di meditare sul
-significato che avessero i misteriosi detti del priore, tranne frate
-Diggory, il quale tormentato dal dolor dei denti non potea masticare
-che da una banda.
-
-In questo mezzo il cavalier Nero e la sua guida trascorrevano la
-foresta. Il primo d'essi or gorgheggiava a mezza voce ballate
-che gl'insegnò qualche innamorato Trovadore, ora colle proprie
-interrogazioni animava l'inclinazione naturale ch'era in Wamba al
-cicaleccio; talchè gli intertenimenti di queste due persone formavano
-un miscuglio assai bizzarro di canti e facezie.
-
-Il leggitore immagini in questo cavaliere un uomo qual già il pignemmo
-di alta statura, di vigorosa complessione, fornito di larghe spalle,
-e montato sopra un cavallo nero, che sembrava scelto a disegno di
-una forza capace a sostenerne il peso. La visiera dell'elmo non era
-sollevata più di quanto facesse mestieri a permetterle libera la
-respirazione, e chiusa se ne vedea la barbozza, onde appena poteano
-scernersi alcuni de' suoi lineamenti. Scorgeasi nonostante come
-ne fossero piene e vermiglie le guance ad onta d'essere alquanto
-abbrunite dal sole, gli occhi grandi, azzurri e vivaci sì che il
-loro moversi parea quasi lampo. Del rimanente così questi come la
-fisonomia sembravano annunziare una tal quale non curante gajezza, la
-fiducia di chi non misura i pericoli, ed un animo sì poco avvezzo a
-prevederli che ardente ad affrontarli se si presentavano, ed intrepido
-nell'aspettarli, perchè l'armi erano state la professione dell'intera
-sua vita.
-
-Wamba andava vestito giusta il solito, se non che gli avvenimenti, dei
-quali era stato recentemente spettatore, lo avean consigliato a mettere
-in luogo della sciabola di legno una specie di coltello da caccia
-ben tagliente e un picciolo scudo; armi di cui ad onta del mestiere
-professato avea fatto buon uso nel cortile di Torquilstone, il dì che
-questo castello venne distrutto. Per vero dire, la pazzia di Wamba
-stava tutta in una specie di inquieta volubilità di mente che non gli
-permettea nè di rimanere troppo nella postura medesima, nè di seguire a
-lungo il corso d'una stessa idea, benchè riuscisse ottimamente in tutti
-quegli assunti che voleano solamente l'attenzione di pochi istanti,
-ed afferrasse di prima vista il vero stato delle cose verso le quali
-volgea in quel punto la mente. Conformando gli atti della persona allo
-spirito cambiava sempre di luogo sul suo cavallo, ed or quasi gli stava
-al collo, or in groppa: spesso si mettea seduto colle gambe penzolone
-dalla medesima banda, altre volte volgea il viso verso la coda della
-bestia non si fermando mai un momento, e tormentando in tutti i modi
-possibili il corridore, che finalmente impennatosi lo gettò sull'erba;
-caso che non ebbe altra conseguenza se non di far ridere il Cavaliere e
-di render Wamba più fermo in sella nel rimanente del viaggio.
-
-Il cavalier Nero avendo terminato di gorgheggiare un _virelai_:
-«Mi ricordo» disse Wamba «d'una ballata che cantai un giorno al mio
-camerata Gurth, il quale per la grazia di Dio e del suo padrone oggidì
-è nè più nè meno d'uom libero. Egli volle impararla, e tante volte
-gliela ripetei una mattina, che eravamo anche in letto due ore dopo
-la levata del sole, il quale incidente ne fruttò una buona dose di
-bastonate. Sol mi venga in mente il motivo dell'aria, mi sento far male
-le ossa. Nondimeno se volete ve la canterò.»
-
-Il Cavaliere avendogli risposto che la udirebbe con diletto, Wamba
-cantò la seguente ballata:
-
- _La Vedova e i suoi tre Amanti._
-
- Corteggiavano tre amanti
- Una vedova vezzosa,
- E ciascun la fiamma ascosa
- Le svelava co' suoi canti.
- Facciam la prova
- Se ciò ti giova;
- Qual è che vedova
- Dica di no?
-
- L'un guerrier: sacri i trofei
- A te fian de' miei sudori;
- Più bel serto fan gli allori
- Giunti ai mirti amatuntei.
- Non vo' far prova.
- Ciò non mi giova;
- E son tal vedova
- Da dir di no.
-
- Trovador l'altro: i miei voti
- Deh corona! Più dell'armi
- Val la lira: eterna i carmi
- Fan beltade ai dì remoti.
- Non vo' far prova.
- Ciò non mi giova;
- E son tal vedova
- Da dir di no.
-
- Vecchio il terzo: ah! tu mercede
- Dà al mio cor; son miei vanti
- Campi e scrigni di contanti.
- Io ti fo di questi erede.
- Facciam la prova.
- Così mi giova;
- Nè son tal vedova
- Da dir di no.
-
-«Credo, Wamba» disse il Cavaliere «che que' bravi ospiti, dai quali
-avemmo buona accoglienza sotto certa grande quercia, darebbero ragione
-alla tua vedova che ha preferiti i campi e i contanti. Mi piacerebbe
-che avessero potuto ascoltare la tua ballata.»
-
-«Ed io non me ne curerei niente affatto» disse Wamba «se non vi vedessi
-pendere dal collo quel corno da caccia.»
-
-«Sì» disse il Cavaliere «desso è un pegno dell'amistà di Locksley,
-benchè gli è probabile ch'io non ne faccia mai uso. Ma poche note
-intonate con tale strumento bastano a mettere sotto il mio comando una
-truppa di valorosi arcieri, semprechè sieno in tal distanza da poterle
-ascoltare.»
-
-«Direi piaccia a Dio che non gl'incontriamo di sorte alcuna, se questo
-corno da caccia non fosse una spezie di passaporto per noi.»
-
-«Che intendi con ciò? Credi forse che senza questo pegno di buona
-intelligenza ne assalirebbero?»
-
-«Non so nulla io» soggiunse Wamba guardandosi intorno e con aria
-inquieta: «gli alberi possono avere orecchie come le case. Ma
-rispondetemi voi medesimo, ser Cavaliere, e ditemi quand'è che è meglio
-avere la mezzina e la borsa vote anzichè piene.»
-
-«In verità, a quel che penso, questo quando non è mai.»
-
-«Vivadio! meritereste di non aver mai piene nè l'una nè l'altra, voi
-che mi fate tale risposta. Gli è meglio aver votata la mezzina prima di
-passarla nelle mani d'un imbriacone, e la borsa innanzi di mettersi in
-viaggio per mezzo ai boschi.»
-
-«Capisco ora: vuoi dire che i nostri amici son ladri.»
-
-«Prendo questi alberi a testimonii che non ho detto nulla di ciò»
-rispose Wamba alzando la voce. «Ma si presta servigio talvolta ad un
-cavallo scaricandolo d'un peso inutile, e ad un uomo togliendogli ciò
-che è la sorgente di tutti i delitti. Non conviene adunque ingiuriare
-coloro che si prendono assunto di usar buoni ufizi ai viandanti. Ripeto
-unicamente che se trovassi queste degne persone vorrei aver lasciata a
-casa mia la borsa, per risparmiare ad essi l'incomodo di caricarsene.»
-
-«A malgrado della buona veste che tu fai loro, è nostro dovere, o
-Wamba, di pregare il cielo per essi.»
-
-«Pregherò per essi di tutto cuore quando sarò giunto a casa, ma
-non vorrei farlo in fondo d'un bosco, come l'abate di San-Bees che
-costoro sforzarono a cantare un salmo entro la cavità di una quercia,
-divenutagli la sua cattedra del coro.»
-
-«Ad ogni modo, o Wamba, non puoi negare che in Torquilstone essi
-prestarono un grande servigio a Cedric tuo padrone.»
-
-«Siam d'accordo, ma ciò è una specie di traffico ch'essi fanno col
-Cielo.»
-
-«Traffico col Cielo! Spiegati meglio.»
-
-«La cosa però è semplicissima. Hanno instituito col Cielo un bilancio,
-come lo chiama ne' suoi conti il nostro vecchio intendente, bilancio
-simile a quello che ha intavolato co' propri creditori l'ebreo Isacco.
-Pari ad esso danno poco e prendono molto, ma il conto va sempre bene,
-poichè mettono in linea di credito la promessa contenuta nel sacro
-testo di rendere sette volte la somma impiegata in atti caritatevoli.»
-
-«Dammi un esempio, o Wamba, di quanto ora t'intendi dire, perchè non
-capisco nulla ne' tuoi conti e ne' tuoi bilanci.»
-
-«Poichè il Valor vostro ha l'intelletto sì duro, vi dirò che queste
-oneste persone bilanciano una buona azione con una... con una azione
-che non è buona: per esempio, rubano cento bisanti d'oro ad un ricco
-abate, e danno per carità una mezza corona ad un frate mendicante.
-Spogliano sulla strada maestra una vecchia, e in compenso accarezzano
-una giovinetta in una parte recondita della foresta. Un'azione compensa
-l'altra, e la bilancia si trova in equilibrio.»
-
-«E quale di queste azioni è la buona, e qual è quella... che non lo è
-tanto?»
-
-«Bello scherzo! eccellente! Non v'è nulla che comunichi acume d'ingegno
-agli altri quanto la compagnia di coloro che assai ne possedono. Vi fo
-sicurtà, ser Cavaliere, che non avete detto alcuna cosa sì spiritosa,
-quando recitavate il mattutino del diavolo in compagnia del devoto
-eremita. Ma per tornare a quel ch'io diceva, se i nostri galantuomini
-della foresta abbruciano un castello, costruiscono parimente una
-capanna; se spogliano una chiesa, danno qualche cosa per la riparazione
-d'una cappella; se assassinano uno sceriffo, un uffiziale incaricato
-di mantenere l'ordine pubblico, liberano per altra parte un povero
-prigioniere; finalmente per venire al punto della nostra quistione,
-se bruciano vivo un barone normanno, son larghi di soccorso ad un
-_franklin_ sassone. Tutte queste cose si compensano insieme. In una
-parola son bravi ladri, onesti assassini; nondimeno il buon punto
-d'incontrarli si è quando la loro bilancia non è in equilibrio.»
-
-«E perchè ciò?»
-
-«Perchè allora pensano a rimetterla, e siccome non piega mai dalla
-buona banda, vi è allora minor pericolo a cadere nelle lor mani.
-Ma guai chi gl'incontra quando i lor conti sono in regola! Posso
-promettere ai primi viaggiatori che li troveranno dopo la buona azione
-per essi fatta a Torquilstone, che saranno scorticati vivi. Pure»
-aggiunse egli accostandosi al Cavaliere «si può incontrare in questi
-boschi compagnia ancor più cattiva.»
-
-«E chi dunque? Io credo che non vi si trovino nè lupi nè orsi.»
-
-«Gli armigeri di Malvoisin. Sappiate che in tempo di turbolenza
-una mezza dozzina di essi è peggio di una banda di lupi arrabbiati.
-Costoro sono stati reclutati da quegli armigeri di Frondeboeuf che
-si sottrassero alla morte in Torquilstone, e se ci scontrassimo in
-alcun di loro, ne farebbero pagar caro le precedenti nostre prodezze.
-Permettetemi adesso, ser Cavaliere, di chiedervi che cosa fareste se li
-trovaste?»
-
-«Gl'inchioderei contro terra colla mia lancia, se fossero tanto arditi
-d'assalirci.»
-
-«Ma se fossero quattro?»
-
-«Li farei bere tutti nella medesima tazza.»
-
-«E se fossero sei, mentre noi non siamo che due, non ricorrereste al
-corno da caccia datovi da Locksley?»
-
-«Che dici? io chieder soccorso contra tale ciurmaglia, che un buon
-cavaliere costrigne a fuggire dinanzi a sè come il vento disperde le
-foglie secche? Non mai!»
-
-«Vorrei però, ser Cavaliere, esaminar più da vicino questo strumento in
-cui sta la virtù di far venire i soccorritori che voi ricusereste.»
-
-Il Cavaliere non pensando che a soddisfare tale curiosità del suo
-compagno, staccò dal pendaglio il corno da caccia, e lo consegnò a
-Wamba che tosto sel mise al collo. Poi dandosi a gorgheggiar sotto voce
-le note convenute con Locksley, soggiunse: «Credo saperne di musica al
-pari di qualsisia altro.»
-
-«Che vuoi tu dire, o furfante? Restituiscimi tosto il corno da caccia.»
-
-«Contentavi, ser Cavaliere, di saper che è in sicuro. Quando il valore
-e la follia viaggiano insieme, la follia deve impadronirsi degli
-strumenti di fiato, perchè sempre ha miglior vento.»
-
-«Wamba» disse il Cavaliere «ciò è più di quanto è permesso. Guardati
-dall'abusare della mia sofferenza.»
-
-«Non venite innanzi colla violenza, ser Cavaliere» riprese a dir Wamba,
-allontanandosi dal compagno «ovvero la follia vi mostrerà che ha un
-buon paio di gambe, e lascerà che il valor cerchi da sè medesimo come
-lo potrà le vie di questa foresta.»
-
-«Tu sai trovare il luogo ove punge la sella, e per altra parte non ho
-tempo da perdere: conserva dunque se vuoi il corno, ma andiamo avanti
-senz'altri indugi.»
-
-«Mi promettete voi di non maltrattarmi?»
-
-«Te lo prometto.»
-
-«Parola di cavaliere?» domandò Wamba avvicinandosi adagio adagio e con
-cautela.
-
-«Parola di Cavaliere! ma non perdiam più tempo.»
-
-«Ecco dunque riconciliati insieme valore e follia» disse Wamba
-mettendosi a fianco del Cavaliere. «Ma in fede mia! non vorrei un pugno
-qual lo regalaste al bravo eremita che si avvoltò sull'erba come un
-birillo. Però ora che la follia s'è impadronita del corno, converrà
-che il valore allestisca le armi, poichè, se non m'inganno, per entro
-quella macchia vi è compagnia che ne aspetta.»
-
-«Perchè pensi questo?»
-
-«Perchè vedo per traverso a quegli alberi uno splendor come d'armi.
-Se coloro che le portano fossero galantuomini andrebbero sul sentiere
-diritto, e quelle boscaglie sembrano fatte a posta per nascondere i
-cherci di s. Nicolò.»
-
-«Affè! hai ragione» soggiunse il Cavaliere calando la visiera «vedo
-molti uomini armati.»
-
-Ed era ben tempo ch'ei si cautelasse, perchè nell'istante medesimo lo
-colpirono ad un punto tre frecce venutegli dalla parte sospetta. L'una
-d'esse lo ferì in fronte e gli avrebbe trapassato il cervello, se la
-visiera dell'elmo fosse rimasta sollevata. Parò le altre due frecce lo
-scudo che gli pendeva dal collo.
-
-«Ti ringrazio, mia buona armadura!» sclamò il Cavaliere. «Presto,
-Wamba, coraggio, piombiamo su di questi sciagurati» e spinto il cavallo
-ver quella macchia, vi trovò sette armigeri che colla lancia in resta
-fecero impeto sopra di lui. Tre di questi ferali strumenti lo toccarono
-andando in pezzi come se lo scontro fosse stato in una torre d'acciaio.
-Alzatosi sulle staffe sclamò con intrepido tuono: «Che dunque significa
-ciò, miei padroni?» Ma gli assalitori non risposero che traendo la
-spada, e cignendolo d'ogni parte e gridando: «morte al tiranno!»
-
-«Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio!» sclamò il cavalier Nero atterrando
-un uomo a ciascuna di sì fatte invocazioni «qui dunque siamo fra i
-traditori!»
-
-Quantunque risoluti fossero que' che assalivano, si tenevano ad una
-tal qual distanza dal braccio d'un uomo che non sembrava ferire se
-non se per dare la morte; e sarebbesi giudicato che il cavalier Nero
-solo bastasse a mettere in fuga tutti i suoi nemici, allorquando altro
-guerriero coperto d'armi azzurre, e tenutosi addietro fino a quel
-punto, si lanciò contr'esso colla lancia sollevata, la quale anzichè
-percotere il Cavaliere, piombò sul corridore, che cadde mortalmente
-ferito.
-
- [Illustrazione: _Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio! — Sclamò
- il cavalier Nero atterrando un uomo a ciascuna di sì fatte
- invocazioni — qui dunque siamo fra i traditori!_ pag. 372.]
-
-«Questo colpo è vibrato da un uom codardo e fellone» sclamò il cavalier
-Nero, trascinato a terra dalla caduta del suo cavallo.
-
-Tai cose avvennero sì rapidamente che Wamba ebbe soltanto il tempo di
-mettersi al labbro il corno da caccia, e all'istante in cui cadea il
-suo compagno dava fiato allo strumento in tal modo da farne rintronare
-a molta distanza quel suono ch'egli udì più volte ripetere, e che non
-aveva egli dimenticato; cupo suono onde indietreggiarono nuovamente
-quegli scellerati, i quali temettero essersi avventurati con uomo
-che avesse molto seguito con sè a poca distanza, e Wamba, sebbene mal
-armato, non tardò ad accorrere in difesa del Cavaliere per aiutarlo a
-rialzarsi.
-
-«Sciagurati! codardi» sclamò il Cavaliere Azzurro. «Nè vergognate
-fuggire al solo udire lo squillo di un corno da caccia?»
-
-Rianimati da questi accenti tornarono a far impeto, ed una seconda
-volta assalirono il cavalier Nero, ch'ebbe solo scampo nel mettersi
-contra un albero e difendersi colla spada alla mano. Allora il
-fellone capo degli aggressori, impadronitosi d'un'altra lancia,
-prese campo a spiare il momento, che il suo formidabile avversario
-si trovasse più angustiato onde marciare contr'esso di gran galoppo,
-e infiggerlo come sperava contro di quella pianta; ma Wamba mandò a
-vôto il costui divisamento. Supplendo con altrettanta agilità ove gli
-mancava la forza, e francheggiato dallo sprezzo medesimo in cui lo
-tenevan gli armigeri, facea artificiose giravolte a qualche distanza
-dai combattenti; pure pervenne ad accostarsi tanto al corridore del
-cavaliere Azzurro, che ne tagliò i garretti col fendente del suo
-coltello da caccia, onde colla bestia stramazzò chi la cavalcava. Ma
-non quindi a men perigliosa condizione trovavasi il cavalier Nero,
-incalzato d'ogni banda da uomini armati di tutto punto, ai quali era
-impossibile che resistesse a lungo, estenuato da' continui sforzi
-di parar botte vibrate sopra di lui senza posa. E già si accorgeva
-che le sue forze stavano per tradirlo in un sì disuguale conflitto,
-allorquando una freccia lanciata da invisibile mano trafisse quello
-tra' suoi avversarii che lo stringeano più da vicino; e quasi nel
-medesimo tempo una truppa d'arcieri condotti da Locksley e dall'eremita
-uscirono fuori del folto della selva, e piombando sugli assassini non
-tardarono a farne giustizia, stendendoli, quai morti, quai mortalmente
-feriti, sullo spianato.
-
-Il cavaliere Nero nel ringraziare i suoi liberatori pose un tuono di
-dignità che non si saprebbe assai esprimere co' detti, e che nessuno
-avea dianzi osservato in lui, perchè fin qui sarebbesi piuttosto
-creduto esser egli soldato di ventura, ch'uomo insigne per eminente
-dignità.
-
-«Amici, prima ch'io vi manifesti quant'è la mia gratitudine, mi rileva
-il sapere quai sono i nemici che m'assalirono in tal guisa senza essere
-provocati. Wamba, alza la visiera dell'elmo a quel Cavaliere Azzurro
-condottiero, siccome sembra, di cotesti sciagurati.»
-
-Wamba corse tosto verso costui che, malmesso dalla caduta e imbarazzato
-sotto il cavallo, non potea nè fuggire nè far resistenza.
-
-«Valoroso e cortese cavaliere» gli disse «concedetemi essere vostro
-valletto d'armi dopo essere stato vostro scudiere. Vi ho aiutato a
-scendere da cavallo, gli è giusto che vi spacci del vostro elmo.»
-
-Così parlando, ne sciogliea senza molta cerimonia le coregge; laonde
-cadendogli il cimiero, lasciò vedere al cavalier Nero tai lineamenti
-che in quell'istante non si aspettava mai ravvisare.
-
-«Waldemar Fitzurse» sclamò egli sorpreso. «E qual motivo potè condurre
-un uomo del tuo grado e del tuo legnaggio ad un simile atto di
-scelleratezza?»
-
-«Riccardo» rispose il cavalier prigioniero, alzando alteramente gli
-occhi sopra di lui «tu non conosci gli uomini, se nol sai a quali
-delitti l'ambizione e la sete della vendetta può condurre i figli di
-Adamo.»
-
-«La vendetta! E in che mai t'ho offeso? qual vendetta hai tu da usare
-contro di me?»
-
-«Non disdegnasti tu la mano di mia figlia? Non è forse questa una
-ingiuria tale che un Normanno di sangue nobile al pari di te non può
-perdonare?»
-
-«La mano di tua figlia? E tale è la cagion del tuo odio? E per questo
-volevi togliermi la vita? No, no.... Amici, allontanatevi alquanto; mi
-giova parlargli in segreto... Or che siam soli, la verità, Waldemar!
-Chi ti spinse a questo delitto?»
-
-«Il figlio di tuo padre, fattosi vendicatore della tua figliale
-inobbedienza.»
-
-Gli occhi di Riccardo scintillaron di sdegno; ma riprese tosto la sua
-calma; ed appoggiando alla fronte la mano, rimase un istante cogli
-occhi fisi sopra Fitzurse, nella cui fisonomia si vedeano lottare la
-vergogna e l'orgoglio.
-
-«Tu non chiedi grazia, o Fitzurse?» disse Riccardo.
-
-«Chi sta fra gli artigli del leone sa non doverla aspettare.»
-
-«Il leone» rispose alteramente Riccardo «non si pasce de' cadaveri
-in cui s'abbatte. Ti dono la vita senza che tu la chieda, ma a
-patto che fra tre giorni abbandonerai l'Inghilterra; che andrai a
-nascondere la tua infamia nel tuo castello di Normandia, e che il tuo
-labbro non indicherà mai il principe Giovanni siccome complice del
-tuo attentato. Se ti scoprono in Inghilterra dopo l'indugio ch'io ti
-concedo, sarai punito di morte, e se mai tu pronunzi un accetto che
-possa compromettere l'onore della mia casa, nè manco il santuario ti
-metterà in sicuro dalla mia vendetta. Ti farò appiccare sulla torre del
-tuo castello, e rimarrai colà pastura dei corvi. — Locksley, m'accorgo
-che le vostre genti si sono appropriati i cavalli dei soggiogati
-masnadieri. Se ne ceda uno a questo cavaliere e si lasci partire.»
-
-«Se non giudicassi che la voce di chi mi parla ha diritto di
-pretendere obbedienza, manderei a questo scellerato una freccia che gli
-risparmierebbe la fatica del viaggio.»
-
-«Il tuo cuore è veramente inglese, o Locksley» disse il cavalier Nero.
-«Tu t'inganni nel credere ch'io abbia diritto alla tua obbedienza. Io
-sono Riccardo, re d'Inghilterra.»
-
-A tali accenti pronunziati col tuono di maestà convenevole al grado
-e al carattere di Riccardo Cuor-di-Leone, tutti gli arcieri si
-prostrarono dinanzi a lui, prestandogli giuramento di fedeltà, ed
-implorando perdono delle passate colpe.
-
-«Alzatevi, o miei amici» lor disse Riccardo, riguardandoli in cotal
-modo, atto a provare, come la bontà sua naturale avesse trionfato sullo
-sdegno inspiratogli dalla perfidia di Waldemar Fitzurse «alzatevi, i
-servigi che prestaste agli oppressi miei sudditi dinanzi alle mura di
-Torquilstone, e quello che avete or prestato a me stesso, mi fanno
-dimenticare i falli di cui per l'addietro possiate esservi fatti
-colpevoli; alzatevi, o miei amici, e procurate di condurre una vita più
-regolare... Quanto a te prode Locksley...»
-
-«Cessate dal chiamarmi Locksley, o mio sovrano. Il mio Signore è in
-diritto di conoscere il mio vero nome, un nome che, ben lo temo, dee
-troppo spesso avergli ferito l'orecchio. Io sono Robin-Hood della
-foresta di Sherwood.»
-
-«Ah! Ah!» sclamò Riccardo: «il re degli scorridori, il principe de'
-proscritti! E chi non ha udito pronunziare un tal nome? Ne pervenne
-sino in Palestina la fama. Ma sii certo, prode Robin-Hood, che nulla
-di quanto hai potuto operare nel durar della mia lontananza, e in tali
-istanti di turbolenza, verrà mai allegato contro di te.»
-
-«È cosa giusta!» soggiunse Wamba, che non perdea mai l'occasione
-d'intromettere le sue arguzie. «Non dice il proverbio:
-
- «Quando son partiti i gatti,
- «Fanno la festa in casa i ratti?»
-
-«Ah! Wamba, tu se' qui? Non udendo la tua voce, io credea che da lungo
-tempo tu avessi presa la fuga.»
-
-«Presa la fuga!» sclamò Wamba. «E quando è mai che avete veduto
-scompagnarsi del valor la pazzia? Ecco il trofeo delle mie armi, questo
-bel cavallo grigio che vorrei vedere un'altra volta su i suoi garretti,
-a patto che venisse nello stato di questa bestia chi n'era padrone. Ma
-se non ho combattuto colla punta della mia spada, voi mi concederete
-che ho dato con valore il segnal della pugna, e ben condotto il mio
-assalto dalla parte del retroguardo.»
-
-«Sì, valoroso Wamba» rispose il Re; «i tuoi servigi non verranno
-dimenticati, avran ricompensa.»
-
-«_Confiteor... mea culpa_» partì sommessamente questa intonazione da
-una voce poco distante da Riccardo. «È tutto quel latino che ho potuto
-in tal momento raccapezzare. Confesso i miei peccati e ne imploro
-l'assoluzione.»
-
-Voltosi il Re, vide il gioviale eremita che stava inginocchione col suo
-rosario fra le mani, e avendo presso di sè un nodoso randello, che non
-rimase del certo inoperoso nel durar della pugna. Non gli si vedea più
-che il bianco degli occhi, tanto studiavasi di sollevar le pupille al
-cielo, e facea ogni sforzo per comporre a profondissima contrizione la
-sua fisonomia. Ma non so qual cosa di giocondo e burlevole che in que'
-suoi modi si frammettea, lasciava travedere come fossero artefatte la
-divozione e la tema.
-
-«Ah! ah! sei tu, santo eremita di Copmanhurst?» disse il Re. «Qual
-cosa è dunque che ti cruccia? Ti rincresce forse che il tuo diocesano
-sia istrutto del fervoroso zelo onde presti servigio alla Madonna e a
-san Dunstano? Non temere di nulla. Riccardo d'Inghilterra non ha mai
-traditi i segreti de' suoi amici.»
-
-«Graziosissimo sovrano» disse il romito, che era il frate Tuck tanto
-conosciuto nella storia di Robin-Hood «non è la croce ch'io paventi,
-ma bensì lo scettro. Abbrividisco in pensando che questo mio pugno
-sacrilego andò a percotere sopra l'unto del Signore.»
-
-«Oh! oh!» sclamò Riccardo «è di lì che viene il vento? In fede mia
-ch'io aveva dimenticata una tal circostanza. Ma domando a tutte le
-brave persone che ne sono state spettatrici, se non t'ho ben pagato
-d'uguale moneta. Se per altro ti credi d'essere tuttavia in isborso
-parla, e son presto a raddoppiare la dose.»
-
-«No, no» s'affrettò a dire fra Giocondo; «ho ricevuto quanto mi si
-dovea, e compresi anche i frutti. Possa la Maestà vostra pagar sempre
-sì compiutamente i suoi debiti!»
-
-«Se li potessi pagare tutti così, i miei creditori non s'accorgerebbero
-mai d'alcun voto nel mio regio erario.»
-
-«Nondimeno» disse ricomponendosi ad ipocrisia l'Eremita «non so qual
-penitenza imporre a me stesso per quella botta sgraziata.»
-
-«Non ne parliamo più. Ne ho ricevute tante dai Pagani e dagl'Infedeli,
-che sarei persino sragionevole, se conservassi rancore per questa,
-somministratami da un religioso così santo ed esemplare come l'eremita
-di Copmanhurst. Però, onesto fratello, crederei ottimo espediente pel
-bene di te e della Chiesa il farti scappucciare, e dandoti un grado
-tra le guardie reali confidarti in custodia la mia persona invece della
-cappella di san Dunstano.»
-
-«Mio degno monarca, vi chiedo umilissimamente perdono, e voi me lo
-concedereste, se vi fosse noto quanto dominio ha su di me il peccato
-della pigrizia. San Dunstano, la cui benedizione sia continua sopra
-di voi, san Dunstano, dico, non istà men tranquillamente nella sua
-nicchia, se dimentico di dir le mie preci per andare ad ammazzare
-un daino. Se passo la mia notte fuor della cella, intertenendomi in
-cert'altre bagattellucce, san Dunstano non dice una parola. Egli è il
-padrone il più mansueto, il più compiacente, il più facile da servire
-fra quanti se ne possano immaginare. Ma se entrassi fra le guardie del
-mio sovrano, onore senza dubbio massimo per me, che cosa accadrebbe?
-La prima volta ch'io andassi o ad ammazzare un daino da una banda, o a
-confortare una vedovella dall'altra dov'è questo frate scappucciato?
-uno direbbe. Chi ha veduto quel maladetto frate Tuck! salterebbe su
-l'altro. Questo can di frataccio distrugge più daini da sè solo, che la
-metà della contea tutta insieme, direbbe una guardia; e non la perdona
-nemmeno ai cervi, aggiugnerebbe una seconda. In somma, mio grazioso
-sovrano, vi supplico lasciarmi quale mi avete trovato, o, se vi piace
-estendere la vostra benevolenza sopra di me, considerarmi come il
-povero cherco della cappella di san Dunstano di Copmanhurst e nulla
-più, e in tal qualità il contrassegno anche il più lieve della vostra
-munificenza sarà molto per me.»
-
-«T'intendo, e concedo al povero cherco di san Dunstano il diritto di
-caccia nelle mie foreste di Warncliffe. Bada però ch'io non ti permetto
-d'ammazzare più di tre daini a ciascuna stagione, e se questa licenza
-non ti basta ad ammazzarne trenta, non sono nè cavaliere cristiano nè
-re d'Inghilterra.»
-
-«Vostra Maestà può star certa che, colla grazia di san Dunstano,
-procurerò umilmente d'operare il miracolo della moltiplicazione de'
-daini.»
-
-«Non ne dubito, fratello; e siccome la salvaggina è un nudrimento che
-genera sete, il mio cantiniere avrà ordine di somministrarti ogn'anno
-un botticello di vin di Canarie, un altro di malvasia, e tre botti
-d'_ala_ di prima qualità; che se nemmen queste bastassero a cavarti la
-sete, vieni alla mia corte, e farai seco lui conoscenza.»
-
-«E per san Dunstano?» l'eremita soggiunse.
-
-«Farò restaurare la cappella di questo santo. Non mi piace però che le
-nostre follie prendano un'indole seria. Dio ne punirebbe di mescolare
-gli scherzi colle cose che vogliono rispetto ed onore da noi.»
-
-«Oh vi guarentisco pel mio santo avvocato» disse in allegro tuono
-l'eremita.
-
-«Guarentite per voi medesimo, o fratello» replicò il re fattosi per un
-istante severo, indi riassunta la serenità di prima gli porse la mano,
-che il romito, alquanto confuso, baciò inginocchiandosi. «Tu fai meno
-onore alla mia mano che al mio pugno» soggiunse sorridendo Riccardo.
-«Per baciar l'una ti contenti d'inginocchiarti. Tocco dall'altra ti
-gettasti col volto contro terra.»
-
-L'eremita temendo forse di offendere nuovamente il monarca col
-prolungare più a lungo tempo il colloquio in quel tuono che sapea
-troppo di famigliare (avvertenza cui non osservano mai di soverchio
-coloro che si avvicinano ai re), salutò profondamente il monarca, e si
-ritrasse in disparte.
-
-In tale istante due nuovi personaggi comparvero sulla scena.
-
-
-
-
-CAPITOLO XL.
-
- «Tanto ai possenti che la terra adora
- «Si renda onor quanto su noi gli estolle
- «Regio poter. Di noi più lieti ancora
- «Si diran quindi? Ah! su l'erbose zolle,
- «De' faggi all'ombra, u' dolce è ingannar l'ora
- «Fra sinceri contenti a desco molle,
- «Ne vengano a mirar. Scerner sapranno
- «Cogli occhi lor che sian gioia od affanno.
- _Macdonald._
-
-
-I due personaggi sopravvenuti erano Wilfrid d'Ivanhoe montato sulla
-mula del priore di san Botolfo, e Gurth, che con aria dignitosa
-cavalcava il caval di battaglia del suo padrone. Grande si fu la
-sorpresa d'Ivanhoe in veggendo il suo sovrano coperto di sangue, in
-mezzo a sei o sette cadaveri, e circondato a quanto parea, da una
-truppa di banditi, corteggio assai raro per un monarca. Dubitò un
-istante, se volgendo ad esso dovesse parlargli qual si conviene ad un
-re, o continuare a riguardarlo siccome il cavalier Nero; ma Riccardo,
-vedendolo in tale impaccio, non tardò a liberarnelo.
-
-«Le cautele sono inutili qui. Riccardo Plantageneto si è fatto
-riconoscere; e trovasi in mezzo a cuori veracemente inglesi, benchè lo
-spirito alquanto fervido di queste valorose persone le abbia talvolta
-spinte troppo oltre.»
-
-«Ser Wilfrid d'Ivanhoe» disse Robin-Hood, accostandosi al figliuolo
-di Cedric «le mie assicurazioni non possono aggiugnere cosa veruna a
-quelle del mio sovrano, ma permettetemi il dirvi, non senza qualche
-orgoglio, che fra tutti i suoi sudditi non avvene di più fedeli de'
-miei compagni e di me.»
-
-«Lo credo, uom valoroso» disse Wilfrid «perchè voi appartenete al
-novero di essi; ma che vogliono dire queste scene di stragi e di morti
-e il sangue di cui vedo coperte l'armi del Re?»
-
-«Vi è stato un tradimento, o Wilfrid» disse il Re «ma ne sieno grazie
-a questi valenti campioni, i traditori hanno trovato il guiderdone
-che lor si dovea... Però, pensandovi meglio» sorridendo soggiunse:
-«voi medesimo siete un traditore, perchè m'avete disubbidito. Non vi
-aveva io forse dato espresso comando di rimanere almeno sino a domani
-a San Botolfo, e aspettare che le vostre ferite fossero risanate
-compiutamente?»
-
-«E sono risanate, o Maestà; nè offrono ora maggior pericolo d'una
-puntura di spilla. Ma perchè, nobile principe, cagionar tanta angustia
-ai vostri fedeli sudditi? Perchè, col correre solo le venture,
-cimentate la vostra vita, come se non fosse più preziosa di quella d'un
-cavaliere errante che non rischia nulla più della cappa e della spada?»
-
-«E Riccardo Plantageneto» rispose il Re «non aspira che a quella
-rinomanza che la cappa e la spada possono procacciare. Riccardo
-Plantageneto è più glorioso nel mandare a termine un'avventura col
-soccorso della sua lancia e del suo braccio, che comandando centomila
-uomini schierati in battaglia.»
-
-«Ma il vostro regno, o Sire, il vostro regno minacciato d'una guerra
-civile! la vostra corona in pericolo! i vostri sudditi minacciati da
-pericoli ancor più gravi! se venissero a perdere il loro sovrano in
-quei tanti cimenti cui vi fate un piacere di commettervi tuttogiorno, e
-da un dei quali vi siete or sottratto in guisa tanto miracolosa!.... A
-ciò non pensate?»
-
-«Oh! oh! il mio regno e i miei sudditi!» disse il Re con tuono
-d'impazienza. «Ma vi risponderò, ser Wilfrid, che i migliori fra
-essi mi pagano d'egual moneta le mie follie. A cagion d'esempio, un
-de' miei servi più fedeli, Wilfrid d'Ivanhoe, si prende arbitrio di
-contravvenire a' miei ordini, e intanto viene a fare una predica al
-suo re, che non ne segue appuntino gli avvisi. Chi di noi due ha
-diritto di fare rimproveri all'altro? Ciò nondimeno, ascoltatemi,
-mio caro Wilfrid: l'intervallo che ho trascorso, e che dovrò tuttavia
-trascorrere sconosciuto, era necessario per dare a' miei amici ed a
-que' nobili che mi sono rimasti fedeli il tempo di raccogliere le
-loro forze, tuttochè all'annunziarsi pubblicamente il ritorno del
-re Riccardo, ei si trovi capo d'un esercito sufficiente a frenare
-i faziosi, e a spegnere la ribellione, senza che gli sia d'uopo di
-tirare la spada fuori del fodero. D'Estouteville e Bohun non saranno in
-grado di marciare sopra York che fra ventiquattr'ore; Salisbury arriva
-dal Mezzogiorno, Mullon dal Nord, e da Warwick ho ricevute notizie
-di Beauchamp. S'io mi fossi palesato troppo presto, allora sì avrei
-affrontati pericoli, da cui non valeano a salvarmi nè la mia lancia,
-nè la mia spada, benchè secondate dall'arco del prode Robin-Hood, dal
-nodoso bastone del santo eremita di Copmanhurst e dal corno da caccia
-del saggio Wamba.»
-
-Wilfrid s'inchinò rispettosamente. Ei ben sapea come fosse tempo
-perduto il volere sedare quello spirito cavalleresco, onde il suo
-padrone si mettea così sovente in mezzo ai pericoli, che gli sarebbe
-stato agevole evitare, o per meglio dire che non gli era perdonabile
-d'aver affrontati. Limitatosi quindi a sospirar su di ciò, tacque,
-e Riccardo, soddisfatto di aver ridotto al silenzio il suo giovane
-consigliere, benchè nel proprio interno ne riconoscesse saggi gli
-avvisi, indirisse nuovamente la parola a Robin-Hood.
-
-«Re degli scorridori» sì disse «non avreste voi qualche reficiamento da
-offerire ad un vostro collega di gerarchia[51]? La fatica cui m'hanno
-obbligato quei masnadieri ha eccitato in me l'appetito.»
-
-«Debbo confessare alla Maestà vostra la verità» rispose Robin-Hood, non
-senza mostrare imbarazzo; «i nostri riserbi si stanno soltanto in...»
-
-«In selvaggina» il Re continuò. «Tanto meglio! È ciò che mi abbisogna
-in questo momento. Poi, quando un sovrano ha fame, non ha tempo
-d'ammazzare egli la sua cacciagione; nè deve avere a sdegno se altri si
-presero per lui questa cura.»
-
-«Se dunque piace alla Maestà vostra onorare di sua presenza uno de'
-nostri luoghi d'appuntamento, la cacciagione non ne mancherà, e potrò
-aggiugnere buona _ala_ e vino da non disprezzarsi.»
-
-Marciò indi il primo per mostrare la strada, e l'intrepido Riccardo il
-seguì, più contento forse di questo scontro fortuito con Robin-Hood,
-che nol sarebbe stato cinto da' suoi nobili e da' suoi pari, in mezzo
-della sua corte. Tutte le cose nuove, tutto quanto sapea d'avventura,
-erano felicità per Riccardo, e un pericolo affrontato o superato non
-facea che crescerne il pregio a' suoi occhi. Nel re Cuor-di-Lione
-scorgeasi in gran parte il carattere brillante, ma privo d'utile scopo,
-d'un cavalier da romanzo; e la gloria personale derivatagli dalle
-sue geste era più preziosa alla fervente immaginazione di lui che nol
-sarebbe stata quella la più reale, di cui la politica e la prudenza
-avrebbero potuto abbellire il suo governo. Donde avvenne che il regno
-di Cuor-di-Leone somigliò a meteora brillante e passeggera: il suo
-splendore manda un lume che abbaglia, ma senza frutto, perchè a questo
-lume succedono proffonde tenebre. Le imprese di lui cavalleresche
-furono argomenti di canti ai _menestrelli_ e ai trovadori, ma il regno
-del medesimo non procurò alcuno di que' saldi vantaggi, su di cui la
-storia si fonda, citandoli alla posterità come esempi. Nella brigata
-ove trovavasi in tal momento Riccardo, spiegò quante prerogative
-apprezzabili erano in lui, col mostrarsi gioviale, affabile, e
-affezionato a tutto quanto era valore, senza impacciarsi del grado
-delle persone fra cui questo valore annidavasi.
-
-Il campestre desco fu affrettatamente imbandito sotto d'una grande
-quercia, all'ombra della quale il re d'Inghilterra si assise cinto
-d'uomini che il governo del suo regno avea banditi, intanto ch'egli
-era lontano, e divenuti allora cortegiani e guardie della sua persona.
-Stavano questi in piedi per atto di rispetto, e perchè così aveva
-comandato ad essi il lor capo; ma Riccardo volle sedessero al par di
-lui su quell'erbose zolle, e passando rapidamente il fiasco dall'una
-all'altra mano dimenticarono ben presto quella spezie d'impaccio
-prodotto in loro sulle prime dalla presenza del monarca. Si rise, si
-cantò, ciascun si fece a narrare le imprese ardite che gli erano ben
-tornate, e nel vantarsi di buoni successi ottenuti in violando le leggi
-patrie, nessuno badò come venisse fatto simil racconto alla presenza
-della persona cui spettava per proprio attributo il far rispettar tali
-leggi. Il medesimo re non pensando più del restante della compagnia
-ai riguardi pertenenti alla regal dignità, rideva, bevea, scherzava
-insieme co' suoi ospiti in guisa che si sarebbe potuto crederlo un
-d'essi.
-
-Il naturale ingegno di Robin-Hood gli fe' desiderare di vedere una tale
-scena compiuta, innanzichè la birra e il vino alterassero maggiormente
-le teste de' suoi camerati. Egli scorgea per altra parte il fronte
-d'Ivanhoe coperto d'una nube d'inquietezza, e s'avvide ch'egli temea al
-pari di lui non accadesse qualche cosa atta a turbare il buon accordo
-che dominava. Presolo a parte gli disse: «La presenza del valoroso
-nostro sovrano è un grande onore per noi, ma vorrei non perdesse un
-tempo che le circostanze gli possono rendere prezioso.»
-
-«Questo è parlare con senno e franchezza, prode Robin-Hood» rispose
-Wilfrid. «Voi dovete sapere inoltre, che lo scherzare coi re anche
-negli istanti in cui si mostrano dimentichi della loro superiorità è
-come giocare con un leoncello, che al menomo provocamento fa vedere i
-denti e gli artigli.»
-
-«Voi avete messo il dito sulla cosa, che è or soggetto del mio timore.
-I miei confratelli sono rozzi per natura e per consuetudine, il re
-vivace ed impetuoso. Potrebbero offenderlo senza averne intenzione, e
-potrebb'egli andar in collera senz'averne motivo. Gli è ora che questo
-banchetto finisca.»
-
-«Trovate dunque voi qualche modo di farlo terminare; perchè quanto a me
-ho lasciate sfuggire alcune parole a tal fine, ma a quanto sembra non
-hanno giovato che a far risolvere il Re a prolungar l'adunata.»
-
-«E dovrò io avventurarmi a un tal punto?» disse Robin-Hood; poi,
-dopo avere meditato un istante. «Sì, per san Cristoforo! è necessario
-ch'io il tenti. Non meriterei la bontà che il Re mi dimostra se non mi
-mettessi fino al rischio di perderla per fargli vantaggio. Ascoltami,
-Scatolck: prendi il tuo corno da caccia, e appiattandoti nella macchia
-a due tiri di freccia, suona un'aria normanna. Non perdere tempo.»
-
-Scatolck obbedì agli ordini del suo capitano, e trascorsi pochi minuti
-il suono del corno portò grande agitazione nei convitati.
-
-«È il suono di guerra di Malvoisin!» disse Mugnaio alzandosi
-precipitosamente e impadronendosi del suo arco. L'eremita lasciò cadere
-il fiasco, che aveva allor fra le mani, e afferrò una specie di clava.
-Wamba si fermò a mezzo d'una facezia per dar di mano al suo coltello
-da caccia e allo scudo; in somma ciascuno non pensò più che a munirsi
-d'armi.
-
-Gli uomini avvezzi a tal precario genere di vita passano senza fatica
-da una cena ad una battaglia; tal cambiamento non era per Riccardo
-che un nuovo diletto. Chiese il cimiero, e ogn'altro arredo della
-sua pesante armadura che Gurth aveva in custodia, e mentre questi
-lo aiutava a vestirsi da guerra, proibiva ad Ivanhoe, sotto la pena
-d'incorrere la disgrazia sovrana, l'aver parte alcuna nella lotta ch'ei
-si figurava imminente.
-
-«Tu combattesti per me cento volte, o Wilfrid, ed io non fui che
-spettatore delle tue prodezze. In quest'oggi, sii spettatore a tua
-volta, e contempla come Riccardo combatte per gli amici e pei sudditi.»
-
-In questo mezzo Robin-Hood avea inviato alcuno della sua gente in
-diverse bande, come alla ricerca dell'inimico, e quando vide spariti
-tutti gli avanzi dei banchetto, si avvicinò al Re, già armato di tutto
-punto, e piegando dinanzi a lui il ginocchio lo supplicò a volergli
-concedere il perdono.
-
-«Non ti ho già perdonato?» disse impazientendosi il Re. «Non ti
-assicurai che tutti i tuoi falli erano dimenticati? Credi tu la mia
-parola essere una palla che ci possiamo rimandare dall'uno all'altro?
-Mi sembra che tu non abbia ancora avuto tempo bastante a commettere
-nuove colpe.»
-
-«Sì: ne ho commessa una» rispose Robin-Hood «quella d'ingannare pel suo
-vantaggio il mio Re. Il suono che avete udito non era il suon guerriero
-di Malvoisin. Uno della mia banda diè fiato al corno per ordine mio, e
-a fine di terminare un banchetto che incominciava a rubare ore preziose
-per la Maestà vostra e pel ben de' suoi Stati.»
-
-Dette le quali cose, si alzò ed incrocicchiando sul petto le braccia,
-si fece ad aspettare la risposta del Re in tal atto, che palesava
-rispetto anzichè tema, e come uomo che sa di potere aver offeso, ma si
-confida nella purezza delle proprie intenzioni.
-
-Avvampò di collera il re Riccardo, ma non fu questo che un movimento
-passeggero, di cui trionfò tantosto la naturale equità.
-
-«Il re di Sherwood» diss'egli «teme che il re d'Inghilterra faccia
-troppo grande breccia sul vino e la cacciagione che gl'imbandì.
-Ottimamente, audace Robin-Hood! Quando verrai a vedermi a Londra,
-ti proverò ch'io ricevo con maggiore generosità i miei convitati. In
-somma, ben ti comportasti, mio prode arciere. Su presto, Wilfrid! a
-cavallo! Voi eravate impaziente d'un tale istante. Robin-Hood, nella
-tua banda hai tu nessun amico, che, non contento di darti consigli,
-pretenda regolare tutti i tuoi passi, e si mostri di mal umore quando
-cammini a tua voglia, non alla sua?»
-
-«Sì, Maestà, tal è il mio luogotenente Petit-Jean, ora assente per
-una spedizione sulle frontiere della Scozia; e debbo confessare alla
-Maestà vostra che la libertà usata da questo compagno nel modo de'
-suoi suggerimenti talvolta mi è dispiaciuta: ma non ho mai conservato
-solamente un'ora la mia collera contro di lui, perchè mi è noto non
-aver egli in mira che il ben del suo capo e l'utilità generale.»
-
-«Molto bene, e mi è accaduto più di una volta imitarti. Però se avessi
-da una banda Ivanhoe a darmi i suoi gravi consigli, e te dall'altra per
-obbligarmi a forza d'astuzie a seguirli, io sarei il monarca men libero
-che si potesse imaginare in tutta la Cristianità e il Paganesimo. Ma
-partiamo, e trasferiamoci tosto a Coningsburgo.»
-
-Robin-Hood gli disse di aver già fatto marciare un distaccamento per
-assicurargli la strada. «L'uomo incaricato di guidarlo» soggiunse
-«scoprirà gli agguati che potrebbero ancora esservi tesi, e ve ne
-darà avviso in tempo. Ciò accadendo, pochi passi che faceste tornando
-addietro, vi ricongiungerebbero a noi, perchè, ho intenzione di tenervi
-dietro col rimanente della mia brigata sino a pochi tiri di freccia da
-Coningsburgo.»
-
-Tali cautele, ove spiccarono egualmente la prudenza e la sollecitudine
-di Robin-Hood verso il Sovrano, commossero questo grandemente,
-dileguando in esso fin l'ombra del risentimento mosso dall'artifizio di
-cui usò il primo per mettere fine al banchetto. Gli porse una seconda
-volta la mano, assicurandolo nuovamente di perdono e di benevolenza,
-e aggiungendo essere suo fermo divisamento moderare il rigore de'
-regolamenti intorno la caccia e tant'altre tiranniche leggi, che
-aveano condotti alla disperazione e trasformati in ribelli molti uomini
-valorosi. Ma l'immatura morte di Riccardo non gli permise mandare ad
-effetto queste intenzioni sì liberali, e Giovanni, succeduto al proprio
-fratello, aumentò ancora la severità del codice sulle foreste, chè ad
-operare in tal guisa il costrinsero i grandi del suo regno. Quanto
-al rimanente della storia di Robin-Hood e al tradimento, che gli fu
-cagione di morte, tai cose trovansi narrate in que' piccioli libri
-coperti di carta azzurra, che altra volta si vendeano due soldi l'uno,
-ed or si crede avere a buon prezzo pagandone il peso a ragguaglio
-d'oro.
-
-Il Re partì con Ivanhoe, e li seguirono Gurth e Wamba, onde arrivarono
-senza sinistri incidenti dinanzi al castello di Coningsburgo alquanto
-prima del tramonto del sole.
-
-Pochi paesi trovansi nell'Inghilterra cotanto belli e pittoreschi
-come quelli cui offrono i dintorni di questa antica fortezza sassone.
-Il Don versa le sue acque tranquille e limpide a piè d'una vasta
-collina coperta di ricchi boschi, di terre ben coltivate, e di
-pascoli fecondissimi. Sopra una montagna situata in riva di questo
-fiume, e difesa da fosse e muraglie, si innalza l'antico edifizio,
-che, siccome lo indica il suo stesso nome, era stato prima della
-conquista un possedimento dei re d'Inghilterra. Le mura esterne
-probabilmente ne furono edificate dai Normanni, ma la parte interna
-presenta anche oggidì le tracce d'una remotissima antichità. Situato
-in pendio il predetto castello, una torre posta ad uno degli angoli
-del gran cortile, e che è l'abitazione principale, forma un circolo
-di venticinque piedi circa di diametro. Le mura sono di prodigiosa
-grossezza, e difese da sei enormi pilastri esterni, che sembrano
-essere stati costrutti per sostenerle ed aumentarne la forza; incavati
-nella parte superiore i ridetti pilastri, sono terminati da torricelle
-comunicanti colla parte interna. Tale edifizio veduto a qualche
-distanza offre alle persone vaghe di cose pittoresche altrettanto vezzo
-quanto agli antiquarii la parte interna, che trasportano le menti
-loro sino ai tempi dell'ettarchia. Vedesi in vicinanza al castello
-una ragguardevole eminenza che sembra umano lavoro, e stato, a quanto
-si giudica, il sepolcro del celebre Hengist. Scorgonsi parimente
-nel cimiterio della vicina parrocchia varii monumenti che fermano la
-curiosità e che risalgono ad età rimotissima.
-
-In que' giorni che Riccardo Cuor-di-Leone e il suo seguito giunsero
-a questo edifizio, la cui architettura priva d'arte sorprendea
-però a motivo della sua mole, esso non era circondato d'esterne
-fortificazioni, siccome oggidì. L'architetto sassone non avea avvisato,
-che a moltiplicare i modi di difesa quanto alla parte interna, nè
-guarnito vedeasi esternamente che di grossolani palizzati.
-
-Un grande stendardo nero spiegato sull'alto della torre indicava che
-non erano per anche state celebrate le esequie del defunto signor del
-castello. Esso non presentava alcun emblema che indicasse la nascita e
-il grado del defunto, perchè gli stemmi erano cosa affatto nuova presso
-la normanna cavalleria, e affatto sconosciuta alla sassone; ma un
-altro stendardo sospeso alla porta, e sul quale vedeasi grossolanamente
-disegnato e mal dipinto un cavallo bianco, simbolo ben noto d'Hengist e
-de' suoi guerrieri, indicava la nobiltà e la patria del trapassato.
-
-I dintorni del castello presentavano per ogni dove una scena di
-confusione, perchè in quella età il durar de' funerali si riguardava
-come tempo di ospitalità generale e senza riserva, e vi erano
-ammessi non solamente coloro che aveano avuta qualche ancor menoma
-corrispondenza col defunto, ma ciascun passeggero veniva invitato ad
-assistervi. La ricchezza e il grado di Atelstano fecero sì che tale
-costumanza fu praticata in tutta la sua estensione.
-
-Vedeansi pertanto numerose bande salire e scendere per l'altezza su
-di cui era collocata la rocca, e allorquando il Re e il suo corteggio
-furono entrati in una specie di cortile esterno, frapposto tra il
-castello ed i palizzati, le cui porte stavano aperte e sfornite di
-guardie, la scena che questo spazio offeriva parea inconciliabile
-colla cagione dell'adunamento. Da una banda scorgeansi cuochi che
-faceano arrostire all'aria aperta interi castrati, bovi e vitelli,
-dall'altra si spillavano botti d'_ala_ poste in libertà a chiunque
-volea dissetarsene: gruppi di persone di ogni classe divoravano e
-tracannavano. Que' servi sassoni, a metà ignudi, coll'inebbriarsi di
-birra e col satollarsi di cibi sostanziosi, si studiavano dimenticare
-la fame e la sete che li tormentava una buona metà dell'anno. Gli
-abitanti de' paesi cinti di mura, più dilicati de' primi, sceglievano
-le porzioni che lor sembravano più appetitose, e profferivano giudizii
-or di lode or di biasimo sulla birra di cui le innaffiavano. E vi si
-vedeano pur anche alcuni nobili normanni ch'era facile il riconoscere
-ai menti rasi, alle vesti corte, alla premura che metteano nello stare
-insieme raccolti, e agli sguardi di sprezzo che lanciavano sopra i
-Sassoni, benchè al pari d'essi profittassero dell'ospitalità generosa,
-ond'erano ricettati.
-
-Gli è inutile il soggiugnere che vi si trovavano i poveri a centinaia.
-E v'erano ancora soldati reduci dalla Palestina, o almeno che si
-spacciavano tali, e pellegrini e frati d'ogni religione, e operai che
-viaggiavano in traccia di lavoro. Qui merciaiuoli metteano in mostra
-le loro mercanzie: lì menestrelli e bardi velsci cantavano preci
-accompagnandole a suon di arpe e d'altri strumenti. Uno di questi
-celebrò gli encomii d'Atelstano con una panegirica lamentazione; un
-altro recapitolò in un poema genealogico sassone tutti i nomi aspri e
-disarmonici dei progenitori del defunto. Nè mancavano bagattellieri
-e buffoni, i quali facean prova del loro ingegno senza che niun
-trovasse tai loro esercizii sconvenevoli od estranei al motivo di
-quell'adunarsi. Perchè a tal proposito i Sassoni aveano le idee de'
-popoli usciti dalle mani della natura e privi ancora di civiltà: «Se
-il dolore ha sete, dicean essi, fa mestieri dargli da bere; se ha
-fame porgergli cibo; se contrista il cuore, somministrargli occasioni
-di sollievo e di divagamento.» E certamente quegli assistenti non si
-stavano dal profittare di tai sorgenti di conforto, benché a quando a
-quando, come ricordandosi d'improvviso della mesta cagione che ivi li
-raccogliea, gli uomini mandassero profondi gemiti, e le donne, il cui
-numero era considerevole, empissero l'aria d'acutissime grida.
-
-Tal si era lo spettacolo che il cortile esterno del castello di
-Coningsburgo offeriva, allorchè vi entrarono Riccardo e il suo seguito.
-Il siniscalco trascorrea con gravi passi il ricinto per mantenere ivi
-un'apparenza d'ordine, e come non degnandosi di por mente ai gruppi
-di persone d'ordine inferiore, che gli uni agli altri si succedevano;
-ma mostrò d'essere oltre modo colpito all'aspetto non ordinario del
-monarca e d'Ivanhoe; tanto più che l'arrivo di due cavalieri Normanni
-di riguardo ai funerali d'un Sassone era cosa che si togliea dal
-comune. Considerando pertanto una tal circostanza siccome un onore
-particolare che si rendeva al defunto ed alla sua famiglia, questo
-rilevante personaggio vestito di negri abiti, e tenendo in mano la
-bianca verga, distintivo di sua dignità, mosse verso di essi, e non
-senza provare qualche fatica a procurar loro un varco per mezzo alla
-folla, li condusse alla porta della torre. Gurth e Wamba trovarono nel
-cortile alcuni di lor conoscenza, nè osarono entrare nel luogo interno
-che riguardavasi come il santuario degli eletti.
-
-
-
-
-CAPITOLO XLI.
-
- «A lenti passi la funerea bara
- «Seguian le turbe: i gemiti, i singulti
- «Interrompean de' sacerdoti il canto.
- _Antica Tragedia._
-
-
-Il modo d'entrare nella gran torre del castello di Coningsburgo è d'una
-singolarità tutta sua propria, e sente la rozza semplicità de' tempi
-in cui questo castello fu edificato. Una sequela di gradini rapidi
-altrettanto che stretti conducono ad una porticella situata ad ostro,
-d'onde il curioso antiquario può (o almeno lo poteva ancora poch'anni
-fa) raggiugnere una scala scavata entro la grossezza del muro della
-torre. Da questa si perveniva al terzo piano, perchè i due primi erano
-piuttosto vani di prigioni, nè riceveano aria o luce se non se da
-un'apertura quadrata che sovrastava loro nel terzo piano, e da cui, a
-quanto sembra, si discendeva in essi col ministerio di scale. Le scale
-poi che conducevano al quarto ed ultimo piano erano poste negli enormi
-pilastri esterni da noi già descritti.
-
-Riccardo e il suo favorito vennero introdotti nella grande sala
-foggiata a rotonda, che teneva tutto lo spazio del terzo piano. Ivanhoe
-avea cura di coprire il volto col proprio mantello, onde non farsi
-conoscere al padre se prima il Re non gliene dava il segnale.
-
-Trovarono in questo appartamento seduti attorno ad una grande tavola di
-quercia dodici rappresentanti delle famiglie sassoni le più distinte,
-tutti vegliardi, o almeno giunti a matura età, perchè i giovani aveano
-la maggior parte, e non senza grave cordoglio de' propri genitori,
-imitato Ivanhoe nel rompere i cancelli di separazione frapposti da un
-mezzo secolo fra i Sassoni vinti e i vincitori Normanni. L'aria grave
-e composta di questi venerabili personaggi, i loro occhi bassi, i loro
-sguardi spiranti tristezza offerivano una vista ben discordante dai
-baccanali che venivano celebrati nell'esterno cortile. Que' capelli
-grigi, quelle lunghe barbe, quelle tonache antiche, que' grandi
-mantelli neri, s'addiceano affatto al luogo in cui si trovavano, e
-davano ad essi l'aspetto d'un'assemblea d'antichi senatori di Woden,
-richiamati a vita per piagnere lo scadimento della gloria di lor
-nazione.
-
-Cedric, benchè lo scanno su cui sedea non fosse più alto di quello
-assegnato agli altri suoi concittadini, sembrava adempire di comun
-consenso gli ufizi di capo dell'assemblea. Al vedere giugnere Riccardo,
-ch'ei non conosceva sott'altro nome che di cavalier Nero, o cavaliere
-dal _Catenaccio_, si alzò gravemente, e lo salutò all'uso sassone
-pronunziando le voci _Waes heal_ «alla vostra salute» e sollevando
-all'altezza del proprio capo un bicchiere pieno di vino. Il Re, cui
-non erano nuovi i costumi de' suoi sudditi inglesi, prese una tazza
-presentatagli dal coppiere, indi corrispose al saluto di Cedric cogli
-accenti: _Drine heal_ «io bevo alla vostra». Cerimoniale che venne
-parimente seguito rispetto ad Ivanhoe, il quale non rispose fuorchè
-inchinando il capo per tema che il padre suo ne conoscesse la voce.
-
-Dopo tal preliminare di formalità, Cedric si alzò da tavola, e
-presentando la mano a Riccardo lo condusse in una specie di cappella,
-rozzamente intagliata entro un pilastro. Non trovandosi in questa altra
-apertura fuorchè una feritoja assai angusta, gli astanti vi sarebbero
-stati condannati ad una compiuta oscurità, se due grosse torce non
-l'avessero illuminata di una rossiccia luce, che splendeva in mezzo ad
-un nuvolo di fumo. Col soccorso di tale luce vedeansi un tetto formato
-in arco, pareti affatto ignude, un altare rozzamente fabbricato di
-pietra, e sovr'esso un crocifisso della stessa materia.
-
-Innanzi all'altare stava una bara, e a ciascun lato di essa quattro
-ecclesiastici, inginocchioni e tenendo in mano un rosario, cantavano a
-mezza voce inni e salmi, dando tutti gli esterni segni d'intensissima
-devozione. Erano essi frati del convento di sant'Edmondo, situato
-in poca distanza di lì. Gli è da sapersi che la madre di Atelstano,
-per assicurare abbondanti suffragi di preci all'anima del defunto,
-avea fatta una donazione oltre ogni dir liberale agl'individui della
-ridetta comunità. Laonde l'intera corporazione, per mostrarsi grata
-alla generosità della benefattrice, erasi trasportata al castello
-di Coningsburgo, eccetto il frate sagristano perchè zoppo. I frati
-si davano d'ora in ora la muta in tal pio servigio, e intanto che
-sei d'essi pregavano presso al corpo del defunto, gli altri non
-dimenticavano di prendersi la loro parte così al banchetto come
-alle gozzoviglie di cui godevasi nel cortile. I buoni frati che
-faceano questa pia guardia aveano soprattutto grande premura di non
-interrompere un solo istante i lor canti, per tema che Zerneboch,
-l'antico demonio de' Sassoni, non cogliesse un tal punto onde fare il
-povero Atelstano sua preda. Nè erano meno attenti affinchè niun profano
-toccasse il panno mortuario steso sopra la bara. Avea questo servito
-ai funerali di sant'Edmondo, e si sarebbe avuto qual atto sacrilego
-il toccarlo sol d'un profano. Se tante cure avessero potuto divenir
-giovevoli a un morto, Atelstano era bene in diritto di aspettarsele
-dai frati di sant'Edmondo, perchè senza calcolare i cento marchi di
-oro, che la madre del signore di Coningsburgo avea sborsati a costoro
-pel riscatto dell'anima del proprio figlio, Editta appena ne seppe la
-morte, manifestò la propria intenzione di lasciar per testamento tutti
-gli ereditati beni al convento, a fine di assicurare perpetuità di
-suffragi al proprio marito, a sè stessa ed al figlio.
-
-Riccardo ed Ivanhoe seguirono Cedric in questa cappella funerea,
-e conformandosi all'esempio della lor guida, che mostrò ad essi in
-solenne modo la bara di Atelstano, s'inginocchiarono, fecero il segno
-della croce, e pronunziarono una corta preghiera per l'anima del
-defunto.
-
-Dopo un tale atto pio e caritatevole, Cedric additò a questi che lo
-seguissero, e dopo avere saliti pochi gradini aperse senza strepito
-e con cautela la porta del picciolo oratorio, che introduceva nella
-cappella, e che parimente era costrutto nell'interno d'uno di que'
-pilastri. Si trovarono quindi in una sala larga all'incirca otto
-piedi quadrati, e schiarita da due feritoie, che mandando allora gli
-ultimi raggi del cadente sole lasciarono scorgere una matrona, la cui
-fisonomia, dignitosa oltre ogni dire, offeriva ancora le tracce della
-sublime beltà, onde venne in rinomanza trent'anni addietro. La lunga
-vesta da lutto ch'ella portava, e il nero velo ondeggiante aggiugneano
-spicco alla bianchezza della sua pelle e al pregio di que' biondi
-capelli, che il tempo rispettandoli non aveva ancora screziati colle
-sue nevi. La fisonomia di lei annunziava dolore profondo, cui però
-univasi rassegnazione ai voleri del Cielo. Le stava innanzi una tavola
-di pietra, sulla quale vedeasi un crocifisso d'avorio, e un messale
-riccamente disegnato a colori ne' margini, e che chiudeasi con fibbie
-d'oro.
-
-«Nobile Editta» disse Cedric dopo un istante di silenzio, che parve
-inteso a dar tempo a Riccardo e ad Ivanhoe di contemplare la signora
-del castello «io vi presento due stranieri ragguardevoli, che vengono
-ad onorare di lor presenza le esequie dell'infelice vostro figlio, e
-a partecipare del nostro duolo. Questi» soggiunse indi accennando il
-Re «è il prode cavaliere del quale già v'ho parlato, e che con tanto
-valore ha combattuto per la liberazione dell'uomo di cui gemiamo la
-perdita.»
-
-«Lo prego accogliere tutti i miei ringraziamenti» Editta rispose
-«quantunque a Dio sia piaciuto che il suo valore non aggiunga allo
-scopo di giovare alla mia famiglia. Ringrazio così lui come il suo
-compagno della cortesia che qui li trasse a visitare la vedova di
-Adeling, la madre d'Atelstano in un momento di cordoglio e di profonda
-afflizione. Affidandoli alle vostre cure, o mio degno parente, son
-certa che niun dovere d'ospitalità verrà omesso a loro riguardo.»
-
-I due cavalieri dopo avere salutata questa afflitta genitrice si
-ritrassero insieme colla loro guida.
-
-Cedric li fece salire per una scala a chiocciola in un'altra stanza
-situata al di sopra della cappella, e grande egualmente. Prima che ne
-fosse aperta la porta, vi ascoltarono un canto malinconico e lento; ed
-era un inno che lady Rowena e tre altre giovinette di nobil legnaggio
-sassone cantavano ad onore del defunto, e pel riposo della sua anima.
-Non ne sono rimaste che le strofe seguenti:
-
- Già scoccò di morte l'ora.
- Dal vital spirto disciolta,
- Alla polve onde fu tolta
- L'umil creta ritornò.
- Che riman dell'uom, se ancora
- L'orbe inter sentì sua possa?
- Scarno teschio e lurid'ossa
- Che putredine sformò.
- Ti sia dato, o spirto, il volo
- Franco scior di gloria al loco,
- O se scorri in mezzo al foco,
- Sol sia foco espiator,
- Cui commise il re del Polo,
- In un provvido e severo,
- Il propizio ministero
- Di tornarti al tuo candor.
- Se evitar la bolgia oscura,
- Spirto eletto, a te non lice,
- Dalla diva Genitrice
- Minor tempo a rio crudel
- Implorar in noi fia cura,
- Che lasciasti in duolo e in pianti.
- Nostri voti e nostri canti
- T'apriran le vie del ciel.
-
-La comitiva guidata da Cedric aspettò che fosse terminato il funebre
-inno per entrare in cotesta sala, ed avendone aperta la porta lo stesso
-Cedric, si trovarono alla presenza di venti donzelle sassoni, tutte
-di famiglie ragguardevoli, delle quali alcune intendevano a ricamare,
-quanto bene il comportavano il gusto di quei giorni e la loro abilità,
-un panno mortuario che dovea coprire la bara di Atelstano; altre,
-scegliendo fiori entro i canestri collocati nanti di esse, ne tesseano
-ghirlande funebri per sè medesime e per le compagne. Se l'esterno di
-tali giovinette non annunziava un cordoglio vivissimo, esse almeno si
-comportavano giusta le regole del decoro. Non quindi era che talvolta
-un sorriso incauto, qualche parola pronunziata troppo ad alta voce
-non traesse a quando a quando sopra alcuna di esse un rabbuffo per
-parte delle più gravi fra le matrone incaricate di presedere a questa
-femminile assemblea, e si potea scorgere agevolmente come molte di
-esse pensassero piuttosto ad esaminare, se quelle ghirlande lor si
-affarebbero, che a meditare sulla trista cerimonia al cui fine si erano
-assembrate. Che anzi, se dobbiam dire le cose come furono veramente,
-l'arrivo de' due estranei cavalieri cagionò molta distrazione alle
-avvenenti lavoratrici, e sovr'essi attrasse più d'un guardo alla
-sfuggita. La sola lady Rowena, troppo altera per dar adito ad idee di
-vanità, salutò gli stranieri con aria grave, quantunque graziosa. La
-fisonomia di lei presentava l'aspetto d'una severa dignità anzichè
-d'una costernazione malinconica; e se qualche ambascia il suo cuore
-sentiva, forse l'incertezza in cui stavasi sulla sorte d'Ivanhoe vi
-aveva almeno altrettanta parte quanto la morte di Atelstano.
-
-Cedric, il quale, come avrà potuto accorgersene il leggitore, non era
-sempre il più avveduto degli uomini, credè leggere nella fisonomia
-della sua pupilla un dolor più profondo, che non in quelle delle
-giovani compagne di essa, e avvisò dilucidarne la cagione ai due
-forestieri, raccontando loro come lady Rowena fosse stata promessa in
-isposa al nobile Atelstano. Non è improbabile che una tal confidenza
-rendesse più proclive l'animo di Wilfrid a prender parte all'afflizion
-generale.
-
-Dopo avere in tal guisa condotti i due ospiti ne' diversi appartamenti
-consacrati ai funerali del defunto, Cedric li fece entrare in una
-sala assegnata, disse loro il _thane_ Sassone, a quelle persone
-ragguardevoli, le quali non avendo vincoli tanto prossimi col nobile
-Atelstano, non potevano, com'è naturale, abbandonarsi a quel dolore
-profondo che la perdita di lui inspirava a chi gli era congiunto per
-legami d'amicizia o di sangue. Cedric, dopo avere assicurati i suoi
-ospiti, che si avrebbe cura di somministrar loro tutto quanto di cui
-potessero abbisognare, stava sul punto di ritirarsi, ma il Re lo fermò:
-
-«Nobile _thane_» gli diss'egli, prendendone la mano «mi fa d'uopo
-rammentarvi, che quando ci separammo, non è lungo tempo, voi pattuiste
-con me un dono, il quale dovea contrassegnare la gratitudine vostra ad
-un servigio che vi prestai. Vengo ora a ricordarvelo.»
-
-«Sì: fu pattuito anticipatamente, ser cavaliere. Però in un tal momento
-di comune lutto....»
-
-«Ho fatto io pure tale considerazione, ma il tempo è prezioso. Per
-altra parte non è male scelto il momento. Nel chiudere la tomba del
-nobile Atelstano, dovremmo pure seppellire entro di essa certe antiche
-massime pregiudicate, certe opinioni, che...»
-
-«Ser cavaliere _dal Catenaccio_» disse interrompendo l'altro Cedric,
-«vorrei sperare non riguardasse niun altro fuori di voi il dono che
-siete per chiedermi. Per ciò che spetta alle mie opinioni e a quanto
-voi chiamate massime pregiudicate, mi parrebbe molto strano che uno
-sconosciuto se ne prendesse briga.»
-
-«Di fatto non voglio prendermene briga oltre a quanto voi medesimo
-giudicherete che v'entri il mio interesse. Finora non m'avete
-conosciuto che sotto nome di cavalier Nero, di cavaliere _dal
-Catenaccio_; in questo istante sappiate che si trova dinanzi a voi
-Riccardo Plantageneto.»
-
-«Riccardo d'Angiò!» sclamò Cedric dando addietro dalla sorpresa.
-
-«No, nobile Cedric: dite Riccardo d'Inghilterra; egli il cui più caro
-interesse, il desiderio più ardente è di vedere tutti i propri figli
-insieme uniti senza fare distinzione di schiatta. Degno _thane_, il tuo
-ginocchio non si piegherà dinanzi al tuo re?»
-
-«Non piegò mai innanzi al sangue normanno» rispose Cedric.
-
-«Ebbene dunque: serba il tuo omaggio sino all'istante ch'io abbia
-provato d'esserne degno col proteggere egualmente i Normanni ed i
-Sassoni.»
-
-«Principe» sclamò Cedric «io ho sempre fatta giustizia al valore ed al
-merito vostro. So parimente che avete diritti alla corona d'Inghilterra
-come uscito del sangue di Matilde, nipote d'Edgar Atheling, e figlia
-di Malcolm di Scozia. Ma benchè Matilde appartenesse al real sangue
-sassone, ella non era erede del trono.»
-
-«Non voglio disputare sui miei diritti con voi, nobile _thane_; ma
-guardatevi attorno, e oserò chiedervi, se trovate un competitore degno
-d'essermi opposto.»
-
-«E voi dunque, o principe, siete venuto qui per rammentarmi la ruina e
-la distruzione della schiatta de' legittimi nostri padroni? Per dirmi
-ch'ella è spenta, quando non è ancor chiusa la tomba dell'ultimo fra'
-suoi rampolli?» nel dir tai cose la fisonomia di lui vie maggiormente
-animavasi. «Quest'è un atto» aggiunse «d'audacia e di temerità.»
-
-«No per la santa Croce! è un atto di giustizia. Così operai per una
-conseguenza di quella fiducia leale che gli uomini onesti debbono avere
-l'uno nell'altro.»
-
-«Voi avete ragione, o re d'Inghilterra, perchè mi è forza riconoscere
-che ne siete il re, e che tal rimarrete ad onta della mia debole
-opposizione. Non sarebbe che un modo in me d'impedirvelo; e voi stesso
-mi avete somministrato il poter di adoperarlo, esponendomi ad una
-fortissima tentazione; ma l'onore non mi permette di cederle.»
-
-«Parliamo ora del dono che debbo chiedervi, e che non vi domanderò con
-minor confidenza, benchè voi protestiate contro la legittimità della
-mia dominazione. Chiedo da voi, se siete uom di parola e d'onore, che
-riconcediate il paterno vostro affetto al prode cavaliere Wilfrid
-d'Ivanhoe, a vostro figlio. Non mi negherete ch'io ho un interesse
-immediato a tale riconciliazione: la felicità cioè del mio amico e il
-desiderio di spegnere ogni argomento di discordia fra i fedeli miei
-sudditi.»
-
-«Ed è egli che v'accompagna?» disse con tuono commosso Cedric.
-
-«Padre mio! Padre mio!» sclamò Ivanhoe scoprendosi il volto, e
-gettandosi tosto a' suoi piedi «concedetemi il vostro perdono.»
-
-«Figlio mio, tel concedo» rispose alzandolo da terra Cedric. «Il figlio
-di Everardo è schiavo della sua parola, quando anche l'abbia data ad un
-Normanno. Ma riprendi il vestire de' tuoi antenati: non voglio vedere
-abiti corti nè pennacchi alti, nè scarpe puntute nella mia casa. Chi
-vuol esser degno figlio di Cedric il Sassone dee mostrarsi degno de'
-Sassoni suoi antenati... Tu vuoi parlare, ma so anticipatamente quanto
-sei ora per dirmi. Lady Rowena dee portare per due anni il lutto di
-chi doveva esserle sposo. Saremmo indegni di tutti i Sassoni nostri
-maggiori, se prima di questo termine ella pensasse a dare un successore
-a colui che per nascita era solo degno della sua mano. L'ombra di
-Atelstano uscirebbe della propria tomba per proibirci di disonorare la
-sua memoria.»
-
-Ultime parole che parve scongiurassero uno spettro. Appena Cedric le
-avea pronunziate, la porta della stanza si aperse, e fu veduto entrare
-Atelstano, coperto di un lenzuolo, pallido, cogli occhi smarriti, e
-simile veramente ad ombra che uscisse fuor del sepolcro.
-
-Tale apparizione non mai preveduta produsse più che sorpresa sui tre
-spettatori. Cedric, compreso da terrore si tirò indietro fintantochè
-il muro non lo arrestò, e appoggiandosi ad esso com'uomo fuor di stato
-di reggersi, tenea gli occhi fisi sul volto del proprio amico, e parea
-posto nell'impossibilità di chiudere la bocca. Ivanhoe fece un segno di
-croce, e ripetè sommessamente una breve preghiera, intantochè Riccardo
-gridava in latino: «_Conjuro te_» e in buon francese giurava: «_Mort de
-ma vie!_»
-
-In questo mezzo si udì un terribile fracasso per tutto il castello,
-e sino alla stanza ov'era entrato lo spettro pervennero le grida:
-«Impadronitevi di questa canaglia di frati. Gettateli entro d'una
-prigione! Precipitateli dall'alto delle muraglie.»
-
-«Per il nome di Dio vivente!» sclamò Cedric addrizzandosi a questo
-che sembrava lo spettro del suo amico defunto; «se siete un uomo,
-parlate; e se siete uno spirito parlate tuttavia, e ditemi il perchè
-abbandonaste il soggiorno dei trapassati, e se v'è qualche cosa che
-possa far io onde assicurare il riposo della vostra anima.... Morto o
-vivo che siate, nobile Atelstano, parlate al vostro amico Cedric!»
-
-«Ed è bene la mia intenzione di parlare» rispose con grande calma lo
-spettro; «ma io ho perduto il fiato, e voi non mi date il tempo di
-respirare. S'io son vivo! Certamente io son vivo, vale a dire quanto
-il possa essere un uomo che è vissuto di pane ed acqua tre giorni, tre
-giorni sembratimi tre secoli.... Sì, di pane e d'acqua! Per il Cielo e
-per tutti i santi che vi si trovano! niun altro nutrimento è passato
-per la mia gola nel durare di questi tre lunghissimi giorni, ed è un
-giuoco di Provvidenza ch'io mi trovi qui per narrarvelo.»
-
-«Che ascolto? nobile Atelstano» disse Riccardo. «Vi ho veduto io
-medesimo riversato dal Templario nel cortile di Torquilstone, e Wamba
-trattenutosi in poca distanza da voi, ne ha raccontato, che vi avevano
-spaccata insino ai denti la testa.»
-
-«Ebbene, ser cavaliere, voi avete mal veduto, e Wamba mentì. Grazie
-a Dio i miei denti sono in buon essere, e all'ora della cena vel
-proverò... Però se così è non è colpa del Templario, che non mancò di
-scaricarmi un colpo da olio santo; fortunatamente che la sciabola gli
-si voltò sotto la mano onde mi colse soltanto colla parte piatta di
-essa. Se avessi avuto il mio elmo, appena me ne sarei accorto, e gli
-avrei restituita la botta in modo da torgli ogni sete di proseguir
-nel cimento; ma colla testa coperta soltanto da un berrettone di seta
-caddi tramortito, benchè non avessi riportata alcuna ferita. Finalmente
-ricuperai l'uso dei sensi unicamente per vedermi entro una tomba...
-entro una tomba posta innanzi all'altar della chiesa del convento
-di sant'Edmondo, e che per buona fortuna era scoperta. Starnutai
-più d'una volta, gridai, stava in procinto di togliermi di lì,
-allorquando l'abate e il sacristano, spaventati dallo strepito ch'io
-facea, accorsero a me, attoniti e al certo malcontenti di trovar vivo
-quell'uomo di cui speravano essere eredi. Li chiesi di vino, che mi
-portarono, ma dopo avermi fatto aspettare, a quanto mi parve, un gran
-tempo; e convien dire che vi mescolassero una maladetta droga, perchè
-appena io ebbi bevuto m'addormentai, e mi trovai allo svegliarmi colle
-mani e coi piedi sì ben legati, che mi dolgono tutte le membra al sol
-ricordarmene, confinato entro una prigione umida e oscura ch'io credo
-fosse la prigione dai trabocchetti di questi maladettissimi frati.
-Io meditava fra me medesimo qual esser potesse la cagione di tutto
-quanto accadeami, allorchè udii stridere sui propri cardini la porta di
-quel carcere, ove entrarono due di cotesti mariuoli, i quali volevano
-persuadermi ch'io mi trovava nel purgatorio... Avrebbero detto meglio
-nell'inferno... Ma riconobbi la voce dell'abataccio. San Geremia! Egli
-mi parlava bene in tutt'altro tuono, quando alla mia tavola mi pregava
-che gli dessi una seconda fetta di lombo di capriolo! Vedete che
-scellerato! Avea pranzato con me tutti i giorni che trascorsero fra il
-Natale e le feste dell'Epifania!»
-
-«Abbiate pazienza, nobile Atelstano» soggiunse Riccardo; «riprendete
-fiato; e raccontateci partitamente la vostra storia. In fede mia! ella
-è maravigliosa quanto un romanzo.»
-
-«Sì; ma per la croce di Bromeholme non è che vera pur troppo. Un pane
-di orzo e una brocca d'acqua, eccovi tutto ciò che mi lasciarono que'
-cani, que' traditori! eglino che mio padre ed io abbiamo arricchiti
-allorquando non avevano altro modo di vivere fuorchè l'andare ad
-accarezzare i poveri servi di gleba per ottenerne alcune fette di
-lardo e qualche misura di grano, che pagavano con _pater noster_ e con
-responsorii! Pane d'orzo e acqua ad un benefattore qual fui per essi!
-Ma gli arrostirò dentro la loro tana, dovessi indi essere scomunicato!»
-
-«Oh in nome della santa Vergine! nobile Atelstano!» sclamò Cedric
-stringendo la man dell'amico «come fuggiste voi a questo rischio
-imminente? I cuori di costoro si lasciarono toccare da compassione?»
-
-«I cuori di costoro!» ripetè Atelstano. «Le rupi si lasciano forse
-liquefare dal sole? Io sarei ancora là entro senza lo straordinario
-caso che ha messi questa mattina in moto quanti erano i frati del
-convento, tutti gareggianti, come ora ho scoperto, per venire a
-divorare il banchetto dei miei funerali, mentre i mascalzoni ben
-sapevano dove mi cacciarono sepolto vivo. Io ascoltava le campane e le
-salmodie di costoro, non dubitando mai che s'affaccendassero a pregare
-per la mia anima intantochè faceano morire di fame il mio corpo.
-Finalmente partirono, e rimasi lungo tempo senza che mi portassero
-nemmeno quel solito miserabile alimento. Nè era da maravigliarne.
-Perchè il sagristano gottoso, pensando ai proprii affari, s'era
-dimenticato de' miei. Giunse finalmente con passo vacillante, e sentii
-quando entrò un odore di vino e d'aromi che mi confortò l'animo. Gli
-è forza dire che il buon pasto avesse ammollito costui, perchè in vece
-del mio pane d'orzo mi lasciò una buona fetta di pasticcio, e un fiasco
-di vino prese il luogo della brocca d'acqua. Bevei quindi, mangiai,
-ripresi forze e coraggio, ed una languida luce che veniva dalla porta
-mi fe' scorgere come questa fosse unicamente socchiusa; perchè il
-sagristano, avea bensì dato con gran cura di catenaccio alla porta,
-e girata due volte la chiave, ma il cattivo stato della sua testa non
-gli lasciò comprendere che non avea raggiunti i due battitoi. Le quali
-circostanze misero in grande esercizio la mia immaginazione. I furfanti
-aveano bensì attaccato il mio corpo ad una catena di quel sotterraneo,
-la cui estremità stava murata nella parete, ma in quel maladetto
-luogo nemmeno il ferro potea restar ferro; laonde essendo tutta quanta
-corrosa dalla ruggine, arrivai con qualche sforzo ad infrangerla.»
-
-«Nobile Atelstano» sì lo interruppe Riccardo «prima di continuare
-questa vostra lagrimevole storia, non vi gioverebbe il prendere qualche
-ristoro?»
-
-«Fra buoni e cattivi ho fatti cinque pasti in tale giornata. Nondimeno
-una fetta di questo prosciutto, che mi sembra assai morbido, non mi
-nuocerebbe, e se vi piace tenermi compagnia...»
-
-Così dicendo si avvicinò alla tavola, che vedeasi in mezzo della sala,
-imbandita d'ogni genere di reficiamenti. Empiè tosto un bicchiere di
-vino, ed avendo fatto altrettanto Cedric e gli altri due cavalieri, si
-bevè congiuntamente alla risurrezione dell'ospite, che continuò indi
-il racconto della sua storia. Erasi intanto accresciuto notabilmente
-il numero degli uditori; ed Editta giubilante, dopo dati nel castello
-gli ordini che la nuova apparizione del figlio suo rendea necessarii,
-avea già raggiunto il morto vivo nella sala assegnata agli stranieri,
-e la seguirono ivi tutti quelli che poterono capire in quel luogo.
-Il rimanente delle persone affollate lungo la scala ricevevano da
-chi trovavasi più vicino alla porta le notizie dell'avvenimento, che
-passando da labbro a labbro, si fecero a mano a mano più apocrife, e
-ad ogni gradino della scala medesima, colorandosi di nuove ingrandite
-particolarità, giunsero affatto adulterate al cortile.
-
-«Rottasi la mia catena presso al muro» continuò Atelstano «dovetti
-trarmela dietro, salendo le scale con quella prestezza che può essere
-d'un uomo infiacchito da tre giorni di digiuno a pane ed acqua, e
-pervenni ad una stanza ove trovai il degno sagristano scordatosi a
-tavola con un grosso frate incappucciato, di larghe spalle, avvinazzato
-quanto basta, e il quale più che di frate avea l'aria di scorridore.
-Il lenzuolo, vestimento ch'io conservai, e lo strepito delle catene,
-divenute a me una spezie di coda, mi fecero credere non vi ha dubbio un
-abitante dell'altro mondo; perchè il frate straniero mi contemplò con
-bocca ed occhi spalancati, e fe' un gran segno di croce. Ma poichè vide
-ch'io rinversai il sagristano con un sonorissimo pugno, ei fece per
-menarmi un colpo col nodoso bastone che aveva a canto.»
-
-«Ho capito; egli era frate Tuck, il nostro giocondo eremita» disse
-Riccardo ad Ivanhoe.
-
-«Fosse il diavolo o un frate, poco mi importa. Per buona ventura
-costui non mi colse. Mi lanciai sopra il suo bastone, di cui non
-giudicò a proposito disputarmi il possesso, e scese le scale facendo
-a quattro a quattro i gradini per uscire, m'immagino, del convento.
-Anzichè perdere tempo ad inseguirlo, afferrai un mazzo di chiavi che
-il sagristano tenea presso di sè, e avendo trovata quella che apriva
-il lucchetto della mia catena, m'affrettai a spacciarmene. Mi sentiva
-il prurito di spaccare il cranio a quel furfante del mio carceriere,
-ma il rimembrarmi la fetta di pasticcio e la boccia di vino ch'ei mi
-regalò commosse l'animo mio e gli fe' salva la vita. Bevei in fretta
-alcuni bicchieri di vino, e lasciando costui steso sul pavimento, corsi
-alla scuderia, ove trovai un palafreno, certamente serbato all'onore
-d'essere cavalcatura dello scellerato abate di sant'Edmondo. Partii
-immantinente, prendendo di gran galoppo la strada di Coningsburgo,
-chè ciascuno fuggia nel vedermi, giudicandomi uno spettro, poichè
-per tema d'essere riconosciuto, e di ricadere nelle mani di questi
-frati assassini, ebbi l'avvertenza di avvolgermi con tutta accuratezza
-entro il mio lenzuolo. E credo per verità, che in tale acconciatura
-non m'avrebbero nè manco lasciato entrare nel mio proprio castello,
-se non m'avessero creduto il compagno d'un bagattelliere, che qui da
-basso ha la carica di far ridere la gente unitasi a piangere su i miei
-funerali. Si è pensato che tal mio abbigliamento fosse essenziale a
-qualche burlevole rappresentazione ideata dal ciarlatano. In somma,
-quasi furtivamente son giunto ad introdurmi sin qui, e prima di cercar
-voi, mio nobile amico» diss'egli a Cedric «non ho messo altro indugio
-che quanto voleasi ad abbracciar mia madre e a prendere alcun poco di
-cibo.»
-
-«E voi mi trovate» disse Cedric «pronto a riassumere i nostri gloriosi
-divisamenti, pronto ad osare qualsisia cosa per l'onore e per la
-libertà. Al sorgere di domani gli è d'uopo darsi all'opera di liberare
-dalla schiavitù la stirpe de' Sassoni.»
-
-«Non mi parlate di liberare nessuno; gli è assai che mi sia liberato
-io medesimo. Il solo glorioso divisamento che or m'appartiene è punire
-quello scellerato di abate. Voglio vederlo appiccato all'alto della
-torre di Coningsburgo in cocolla e cappuccio; e se è troppo grosso da
-non potere passar per la scala, lo farò issare fuor d'essa col soccorso
-d'una corda e d'una carrucola.»
-
-«Ma, figlio mio» disse Editta «nè pensate al suo santo carattere?»
-
-«Ma, madre mia!» rispose Atelstano «non pensate a tre giorni di digiuno
-che ho sofferto grazie a costoro? Debbono sino all'ultimo perir tutti.
-Frondeboeuf non si meritò così bene di essere arso vivo. Egli almeno
-mantenea buona tavola ai prigionieri, salvo il difetto che il suo
-cuoco metteva troppo aglio nelle pietanze. Ma questi ipocriti, questi
-ingrati, questi bricconi, che non finivano mai di farmi cerimonie alla
-mia tavola!... mettermi a pane ed acqua! Per l'anima d'Hengist, debbono
-tutti morire!»
-
-«Ma il papa, mio nobile amico!» soggiungeva Cedric.
-
-«Ma il diavolo, mio nobile amico!» ripeteva Atelstano. «Vi dico che
-devono morir tutti; dopo ciò non si parlerà più d'essi; e fossero anche
-i migliori frati del mondo, il mondo non camminerebbe peggio senza di
-loro.»
-
-«Oibò! nobile Atelstano!» tornò a dire Cedric. «Dimenticate questi
-sgraziati, ora che una sì bella carriera di gloria vi si schiude
-dinanzi, e profittate dell'occasione che ha qui radunati intorno di
-voi tutti i capi Sassoni più ragguardevoli. Fate conoscere a questo
-principe Normanno, a Riccardo d'Angiò, che _Cuor-di-Leone_ qual è, non
-quindi serberà la corona di Alfredo senza che gli sia disputata; non la
-serberà sintantochè viva un rampollo maschile del santo re Confessore.»
-
-«Che ascolto?» Atelstano esclamò. «Questo cavaliere è il nobile re
-Riccardo?»
-
-«Riccardo Plantageneto» disse Cedric; «ma non ho d'uopo dirvi ch'ei
-si è condotto liberamente e con fiducia fra noi; che per conseguenza è
-dover nostro non fargli ingiuria nè tenerlo qui prigioniere. Vi è noto
-quanto dovete al vostro ospite.»
-
-«Sì, in fede mia!» Atelstano rispose «e so ancora quello ch'io devo al
-mio re: eccomi pronto» aggiunse genuflettendosi dinanzi a Riccardo «a
-prestargli fede ed omaggio.»
-
-«Figlio mio» Editta sclamò «pensa al real sangue che trascorre nelle
-tue vene.»
-
-«Principe tralignato!» continuò Cedric «pensa alla libertà
-dell'Inghilterra.»
-
-«Madre mia, amico mio» rispose Atelstano rialzandosi «a parte le
-esortazioni! Il pane e l'acqua entro d'un carcere mal nudriscono
-l'ambizione. Esco della tomba con più giudizio ch'io non avea
-nell'entrarvi. La metà di tali follie mi erano state soffiate
-all'orecchio da quel furfante di abate Wolfram: ora fo giudici voi
-medesimi, s'egli sia un consigliere che meriti retta. Gli è solamente
-da quando m'hanno riscaldato il capo con tai cianciafruscole che mi
-lascio condurre di castello in castello, che ho corso strade e viottoli
-senza alcun costrutto fuorchè di fatiche, di botte, d'indigestioni,
-di carcerazioni, adesso di tre giorni d'astinenza, e tutto ciò per
-divisamenti, la cui conclusione non sarebbe stata altra che mandar
-al macello alcune migliaia d'uomini, i quali or che parliamo mangiano
-tranquillamente la loro cena.»
-
-«Ma la mia pupilla, lady Rowena, spero bene che non avrete intenzione
-d'abbandonarla.»
-
-«Siamo giusti, e voi ragionevole, mio buon padre Cedric. Lady Rowena
-ama più il dito mignolo d'un guanto del vostro figlio Ivanhoe, che
-tutta la mia persona. Ed ella è qui, se mentisco, mi può contraddire.
-Non arrossite, mia bella parente; non è poi sì grande vergogna il
-preferire un cavalier cortegiano ad un _franklin_ usato alla villa.
-Ma non ridete nemmeno, lady Rowena; un lenzuolo per abito e un volto
-dimagrato dal digiuno non possono inspirar molta gioia. Però, se avete
-voglia di rallegrarvi, son qui a porgervene un argomento migliore.
-Datemi la vostra mano, o, per dir più giusto, imprestatemela, perchè
-non ve la chiedo che a titolo di amicizia. Ora, a voi, Wilfrid,
-accostatevi, io rinunzio a favor vostro... Ebbene! dov'è Wilfrid? Se
-non ho le traveggole per una conseguenza del lungo digiuno, giurerei
-d'averlo qui veduto non è un momento.»
-
-Venne cercato Ivanhoe, venne chiamato per ogni dove, ma invano;
-egli era sparito. Si seppe unicamente, come un Ebreo avesse chiesto
-parlargli, e che dopo un colloquio brevissimo con lui, Ivanhoe si era
-messo a cavallo, e seguito da Gurth aveva abbandonato il castello.
-
-«Bella lady Rowena» soggiunse Atelstano «se mi fosse lecito immaginare
-che la subitanea partenza d'Ivanhoe non fosse prodotta da motivi
-possentissimi, riprenderei i miei diritti io medesimo....»
-
-Ma sendo che ei non la tenea più per mano fin d'allora che la partenza
-d'Ivanhoe fu nota, lady Rowena, il cui animo si trovava in uno stato
-di non lieve imbarazzo, avea colta sì fatta occasione per uscir della
-sala.
-
-«In verità» sclamò Atelstano «hanno ragione quelli che dicono essere la
-donna fra tutti gli animali la creatura su di cui meno si può fidare,
-eccetto però gli abati ed i frati. Voglio essere un pagano, s'io non
-m'aspettava qualche ringraziamento ed anche un amplesso da lei. Convien
-dire che con questo maladetto lenzuolo sia stregato; pare che tutto il
-mondo mi fugga. Nobile re Riccardo, a voi dunque mi volgo, offerendovi
-nuovamente la fede e l'omaggio che qual vostro buon suddito....»
-
-Ma il re Riccardo era sparito egli pure, e niuno sapeva ove fosse
-andato. Finalmente Wamba raccontò averlo veduto scendere la scala,
-chiamare a sè l'ebreo che avea parlato ad Ivanhoe, e dopo due minuti di
-colloquio, prendere il suo cavallo, costrignere l'ebreo a salir sopra
-un altro, e girsene con lui «d'un tal passo» aggiunse Wamba «che non
-darei un soldo delle ossa dal vecchio Israelita.»
-
-«Sull'anima mia!» disse Atelstano «gli è evidente che Zernebock si è
-impossessato del mio castello durante la mia lontananza! Torno coperto
-d'un lenzuolo, pegno della vittoria da me riportata sopra il sepolcro,
-e tutti quelli a' quali volgo il discorso par che sfumino al suono
-della mia voce. Non ardisco più parlare a nessuno; e mi limito dunque
-ad invitare quei miei amici che non sono ancora spariti a seguirmi
-nella sala del banchetto. Spero lo troveranno degno d'essere stato
-preparato pe' funerali d'un nobile Sassone che avrà gran diletto nel
-gustarne la propria parte. Ma spicciamoci, perchè mi aspetto che il
-diavolo porti via anche la cena.»
-
-
-
-
-CAPITOLO XLII.
-
- «Possano i rei misfatti, onde fu lordo
- «Gravarne il palafren sì che sdegnoso
- «Del peso insopportabil, sull'arena
- «Spento il malvagio cavalier rinversi.
- _Shakspeare._
-
-
-Fa or di mestieri che i nostri leggitori si trasferiscano nuovamente
-a Templestowe, o per meglio dire sul campo di S. Giorgio, pertenenza
-della Commenda, e che ne era poco distante. Ivi doveva accadere il
-combattimento giudiziario, da cui pendea il destino della sfortunata
-Rebecca, semprechè si fosse presentato un campione ad assumerne
-le difese, e già il fatale istante era giunto. Tutti i villaggi
-all'intorno stavano in moto, e da ogni banda si accorreva a tale
-spettacolo, come sarebbesi fatto ad una festa o ad un passatempo. Già,
-per vero dire, quantunque in tale età fosse cosa istraordinaria il
-vedere prodi cavalieri perire gli uni per mano degli altri, sia ne'
-particolari scontri, sia ne' tornei, quella specie d'inumano diletto,
-che l'uomo trova nel pascere lo sguardo di scene sanguinose, non è
-un rimprovero da opporsi unicamente a que' secoli d'ignoranza, perchè
-anche a' dì nostri, ne' quali si conoscono meglio le leggi della morale
-e i diritti della umanità, un combattimento a pugni, una assemblea di
-_riformatori radicali_, o una esecuzione di morte, bastano a radunare
-molta folla di spettatori, i quali senza avere nessun interesse
-all'avvenimento in sè stesso, vi si conducono soltanto per la curiosità
-di contemplare come termineranno le cose.
-
-Una folla considerabile di popolo erasi collocata in vicinanza della
-Commenda per vederne uscire il corteggio, ed una folla anche maggiore
-scorgevasi assembrata vicino al campo di S. Giorgio, ove dovea compirsi
-la sanguinosa tragedia. Avea la figura di parallelogrammo un tal campo,
-assai esteso, livellato con molta cura, perchè i Templarii vi andavano
-ad armeggiare, come dicemmo, e circondato di palizzati. Non dispiacendo
-poscia a quei cavalieri l'avere quanti potevano spettatori delle loro
-prodezze, aveano fatto costruire tutt'all'intorno vaste logge in forma
-d'anfiteatro, le quali erano atte a contenere un immenso numero di
-curiosi.
-
-All'estremità di questo ricinto, dalla parte dell'oriente, venne
-collocato un trono pel Gran-Mastro e le occorrevoli sedie pe'
-commendatori e cavalieri. Al disopra del trono sventolava il sacro
-stendardo nominato _Beauséant_, l'insegna dell'Ordine, siccome il suo
-nome era il grido di unione per que' guerrieri.
-
-All'altra estremità del ricinto sorgeva il rogo, nel cui mezzo vedeasi
-un palo, cui erano sospese catene di ferro per attaccare ad esso la
-vittima che dovea venire immolata. In piedi presso al rogo stavano
-quattro schiavi neri, il cui colore e i lineamenti affricani, in
-quell'età pressochè sconosciuti nell'Inghilterra, empiean di terrore
-la plebaglia, che parea riguardasse que' servi siccome demonii presti
-a rientrare nel loro elemento. Questi quattro uomini rimanevano in uno
-stato di perfetta immobilità, da cui non si stoglievano che allorquando
-un quinto uomo dello stesso colore, capo di essi, a quanto sembrava,
-dava loro alcuni ordini per aggiustare le legna che servivano alla
-costruzione della catasta. Costoro non volgeano mai gli occhi alle
-turbe circostanti, nè parea tampoco s'accorgessero d'avere spettatori
-attorno di loro, intesi unicamente a ben eseguire le fazioni di
-quell'orribile ministerio. Allorchè essi parlavano insieme aprendo
-quelle grosse labbra, e mostrando quindi i candidissimi loro denti,
-quasi sorridessero anticipatamente all'idea della tragedia in cui
-doveano sostenere una parte, i contadini atterriti poteano appena
-starsi dal credere, che quegli uomini straordinarii fossero que'
-medesimi spiriti dell'abisso, co' quali aveva avuto commercio la strega
-che stava aspettandosi, spiriti dell'abisso venuti ivi per essere
-pronti ad incominciare il supplizio serbatole nel mondo di là, appena
-terminato l'altro che in questo mondo le si preparava. Argomento de'
-discorsi d'ognuno era la possanza del diavolo, che in tale occasione
-avrebbe avuto torto lagnandosi di non vedersene attribuita abbastanza.
-
-«Compare Dennet» dicea un giovane contadino ad un altro più attempato
-«avete udito dire che il diavolo ha portato via in corpo e in anima il
-gran _thane_ Sassone, Atelstano di Coningsburgo?»
-
-«Sì, sì,» rispose Dennet «ma, per la grazia di Dio e di san Dunstano, è
-stato obbligato a riportarlo in questo mondo.»
-
-«Che cosa v'intendete voi dire?» lor chiese un giovane ben fatto,
-vestito d'un giustacuore verde ricamato d'oro, e di cui si ravvisava la
-professione allo scorgere dietro di lui un facchino robusto che portava
-un'arpa. Questo nuovo interlocutore parea d'una condizione al disopra
-dei menestrelli ambulanti, poichè oltre al ricamo che ne fregiava le
-vesti, portava al collo una catenella d'argento, e sospesa ad essa la
-chiave, di cui valevasi ad accordare la sua arpa. Gli stava attaccata
-al braccio destro una piastra d'argento, ma invece di vedervisi
-l'impresa di qualche barone, alla famiglia del quale ei pertenesse,
-vi si leggeva unicamente la parola _Sherwood_. «Che cosa v'intendete
-dire?» egli chiese pertanto ai due contadini, frammettendosi al loro
-colloquio «io qui venni per cercare un argomento di ballata, ma non
-andrei in collera se ne trovassi due.»
-
-«Tutti sanno» disse Dennet «che quattro settimane dopo la morte di
-Atelstano di Coningsburgo....»
-
-«Che dite voi di quattro settimane?» sclamò il _menestrello_ «la cosa è
-impossibile. Io l'ho veduto in ottimo stato di salute alla posta d'armi
-d'Ashby, e sono pochi giorni.»
-
-«Ciò non impedisce ch'ei sia morto o sparito da questo mondo» soggiunse
-il giovine contadino, «perchè ho udito i frati di sant'Edmondo cantar
-l'ufizio da morto per lui; vi è stato, com'era ben di dovere, un
-magnifico banchetto funebre al castello di Coningsburgo, e non mi sarei
-trattenuto dall'andarvi, se Mabel Parkins che...»
-
-«Sì, sì. Atelstano è morto» soggiunse dimenando il capo Dennet «e la è
-una grande disgrazia, perchè ecco l'antico sangue sassone...»
-
-«Ma la vostra istoria! continuate la vostra istoria!» sclamò
-impazientendosi il _menestrello_.
-
-«Sì, sì, raccontateci questa istoria» soggiunse un gagliardo frate,
-il quale stava vicino ad essi appoggiandosi sopra un bastone, che
-non potea dirsi nè bordone da pellegrino nè clava del tutto, ma che
-probabilmente ad un bisogno facea tutti due gli ufizi. «Tirate innanzi
-dunque, noi non abbiamo tempo da perdere.»
-
-«Ebbene! col beneplacito della Reverenza vostra» continuò Dennet, «il
-sagristano di sant'Edmondo stava a bere nella sua cella in compagnia
-d'un imbriacone di frate...»
-
-«La _Reverenza mia_ non dà il suo _beneplacito_, perchè vi sieno
-frati imbriaconi, e se ve ne fossero starebbe male ad un laico il
-nominarli con tal predicato. Impara a non far giudizi temerarii. Questo
-sant'uomo, così devi credere, sarà stato assorto sì fortemente nelle
-sue meditazioni, che gli occhi di lui avran veduti doppii gli oggetti,
-e le gambe gli avran tremato sotto, come se avesse bevuto vino nuovo.
-Tal cosa è fra le possibili, ed io lo so per esperienza.»
-
-«Ebbene dunque!» riprese a dire Dennet «un sant'uomo si è condotto
-a far visita al frate sagristano... Questo sant'uomo per altro è un
-frate scorridore, che ammazza la metà dei daini che vengono rubati
-nella foresta, cui piace più il _glu glu_ del fiasco che il suono del
-mattutino, che preferisce una fetta di prosciutto al breviario; del
-restante un buon diavolo, allegro in brigata che non la cede ad alcuno
-della contea d'York nel tirar l'arco, nel fare il molinello col suo
-bastone, nel ballar una giga.»
-
-«Quest'ultima frase, o Dennet» gli disse a bassa voce il menestrello.
-«ti ha salvate una o due coste.»
-
-«Oh! oh! non temo nulla. È vero che non sono più giovane, ma mi restano
-due buone braccia, e quando mi sono battuto a Doncaster per...»
-
-«Ma l'istoria!» ripetè il _menestrello_ «l'istoria!»
-
-«Ebbene, l'istoria è che Atelstano di Coningsburgo è stato sepolto a
-Sant'Edmondo.»
-
-«Falsità!» sclamò il frate «grossissima falsità! Ho veduto io medesimo
-quando lo trasportarono al suo castello di Coningsburgo.»
-
-«Ebbene, se sapete l'istoria voi, contatela dunque voi» soggiunse
-Dennet con tuono di mal umore. Nondimeno l'altro giovine contadino e il
-_menestrello_, a furia d'instanze, lo indussero a continuare. «Questi
-due frati, che non erano imbriachi, perchè ciò non va a sangue del
-Reverendo, aveano trascorsa buona parte della giornata a bevere non
-so se _ala_ o vino, allorchè d'improvviso udirono gemiti, un grande
-strepito di catene, e videro comparire lo spettro d'Atelstano, che
-disse loro con voce di tuono: «Cattivi pastori!...»
-
-«Falso!» sclamò il frate «non disse una sola parola.»
-
-«Ah! ah! frate Tuck» disse il _menestrello_, traendolo in disparte «gli
-è dunque così che tu ti lasci prendere il lepre al covo? Ti sei venduto
-da te medesimo.»
-
-«Ti assicuro, Allan-Dale» soggiunse l'eremita di Copmanhurst «che
-ho veduto co' miei propri occhi lo spettro d'Atelstano, e tanto
-distintamente quanto tu possa mai avere veduti uomini vivi, coperto
-di un lenzuolo, che mandava un odor di sepolcro!... Ah! una botte
-di malvasia non basterebbe a cancellare dalla mia memoria una tal
-ricordanza!»
-
-«Contale ad altri, frate Tuck, contale ad altri. Non son io buon
-terreno per piantarvi queste carote.»
-
-«Ti dico che gli ho allungato un colpo di bastone, applicato come si
-doveva, ben aggiustato, che avrebbe spaccata la testa ad un bue, e
-il bastone gli è passato a traverso del corpo come avrebbe fatto a
-traverso d'una colonna di fumo.»
-
-«Per sant'Uberto! è una storia maravigliosa; voglio comporne una
-ballata sull'aria
-
- «Che disgrazia pel povero frate!»
-
-«Tu puoi ridere finchè n'hai voglia, e componi pure, se n'hai coraggio,
-una ballata su tale argomento; ma sto a patto che uno spirito o il
-diavolo stesso mi porti via se mi metto mai a cantarla. No! no! dopo
-una tale apparizione ho risoluto di fare qualche opera buona, ed è per
-questo che vengo a vedere bruciar una strega.»
-
-Intantochè questi così parlavano, la maggior campana della chiesa di
-s. Michele di Templestowe, venerabile edifizio situato in un villaggio
-poco distante dalla Commenda, si fece udire, e pose fine a tal genere
-d'intertenimenti. I lugubri suoni ne giugneano lentamente all'orecchio
-perchè l'eco terminava di ripetere lo squillo del bronzo, quando questo
-veniva una successiva volta ripercosso. Tal solenne e tetro segnale,
-che annunziava l'incominciamento della cerimonia, fe' volgere ver la
-Commenda tutti gli sguardi impazienti di vedere il Gran-Mastro, il
-campione dell'Ordine, la condannata.
-
-Abbassato finalmente il ponte levatoio, si apersero le porte, e
-fu scorto uscire dal castello un cavaliere, che portava il grande
-stendardo dell'Ordine, preceduto da sei trombette, e seguito dai
-commendatori e dai cavalieri, che marciavano a due a due. Veniva indi
-il Gran-Mastro montato sopra un superbo corridore, la cui bardatura era
-della massima semplicità. Dietro a lui vedeasi Brian di Bois-Guilbert
-armato di tutto punto, cui tenean dietro due de' suoi scudieri,
-portandone la spada, la lancia e lo scudo. Il volto di lui, benchè
-ombreggiato in parte da un grande pennaccino che gli sventolava sopra
-il cimiero, annunziava un cuore tutto in preda alle passioni le più
-crudeli, e dentro cui l'orgoglio combatteva l'irresolutezza; coperto di
-mortal pallore, conseguenza di molte notti che senza chiuder palpebra
-aveva trascorse. Pur conduceva il suo palafreno con quanta agilità
-e grazia poteano aspettarsi dalla migliore fra le lancie dell'Ordine
-de' Templarii. Altera e dignitosa se ne scorgeva la fisonomia; ma chi
-attentamente la contemplava per mezzo a que' cupi lineamenti leggea
-l'espressione d'un'angoscia che facea ritorcer da lui gli occhi con una
-compassione mista d'orrore.
-
-A canto d'esso venivan Corrado di Montfichet e Alberto di Malvoisin,
-incaricati del ministerio dei patrini del campione. Non armati
-questi, portavano la bianca vesta del loro Ordine. Dopo di questi gli
-aspiranti, seguiti da numeroso corteggio di paggi e scudieri, tutti
-vestiti di nero. Finalmente una truppa di guardie a piedi che aveano
-la stessa divisa, lasciavano scorgere per mezzo alle lor partigiane
-la sfortunata Rebecca, pallida ma piena di dignità, timida ma non
-invilita, che a lenti passi ma con fermezza, s'incamminava al luogo
-ove tutte le cose erano preste pel suo supplizio. L'aveano spogliata
-di tutti i suoi ornamenti per tema non si trovasse fra questi alcuno
-di quegli amuleti, col soccorso dei quali si supponeva che il demonio
-privasse i suoi partigiani della forza di far confessioni, anche in
-mezzo ai tormenti della tortura. Invece degli abiti orientali che prima
-vestiva le era stata addossata una tonaca bianca di drappo ordinario, e
-grossolanamente foggiata; ma scorgeansi in quel volto la rassegnazione
-e il coraggio accoppiati in guisa sì commovente, che anche sotto
-quelle vesti, e priva d'altra acconciatura fuor delle sue lunghe
-trecce nerissime, ella costrigneva alle lagrime gli occhi di tutti
-i riguardanti; e persin coloro, cui la superstizione e il fanatismo
-aveano più indurito il cuore, non poteano ritrarsi dal deplorare
-amaramente che il nemico del genere umano avesse convertito in un
-vaso d'obbrobrio e di perdizione una fanciulla tanto alle apparenze
-perfetta.
-
-Un drappello d'uomini d'inferior grado, e che adempievano diversi ufizi
-nella Commenda, chiudea tal processione, e seguiva la vittima serbando
-il massimo ordine, colle braccia incrocicchiate e cogli occhi fisi sul
-suolo.
-
-Giunse il corteggio avanzandosi lentamente allo steccato di cui
-compiè il giro andando da destra a sinistra, dopo di che fermatisi
-il Gran-Mastro e tutti gli altri della comitiva di lui, eccetto il
-campione e i due patrini, scesero a terra, e consegnarono i lor cavalli
-agli scudieri che li custodirono nella parte esterna della lizza.
-
-L'infelice Rebecca venne condotta presso uno scanno dipinto a nero,
-posto a fianco della fatale pira. Al primo volgere il guardo sugli
-spaventosi apparecchi dell'orrendo supplizio che le era serbato, fu
-veduta scuotersi e chiuder gli occhi, orando senza dubbio a bassa voce,
-perchè movea le labbra, quantunque niun suono ne uscisse. In termine
-d'un minuto, riaperse le pupille, fisandole sopra il rogo, quasi per
-addimesticarsi col destino che l'aspettava; finalmente ne stolse gli
-occhi del tutto.
-
- [Illustrazione: _..... che a lenti passi ma con fermezza
- s'incamminava al luogo ove tutte le cose eran preste pel suo
- supplizio. _ pag. 402.]
-
-In questo mezzo il Gran-Mastro avea preso luogo sopra il suo trono,
-e allorquando tutti i suoi cavalieri gli si furono posti a canto, o
-dietro di lui, giusta il grado di ciascheduno, lo squillo delle trombe
-annunziò aperta l'adunata. Allora Malvoisin, siccome patrino del
-campione dell'Ordine, mosse verso il Gran-Mastro, ponendo a' suoi piedi
-il pegno della battaglia, intendo il guanto della giovane Israelita.
-
-«Il cavaliere» chiese il Gran-Mastro «ha prestato giuramento, che la
-tenzone è giusta e onorevole? Fate portare il Crocifisso.»
-
-«Venerabile Gran-Mastro,» si affrettò a rispondere Malvoisin, «il
-cavaliere nostro fratello ha già prestato giuramento fra le mie mani
-intorno la giustizia di questa causa, e voi converrete con meco, non ne
-dubito, che sarebbe cosa sconvenevole il fargli reiterare il giuramento
-medesimo in questa assemblea, perchè la parte avversaria, che è una
-donna Infedele, non può essere ammessa a sua volta a prestarlo.»
-
-Luca di Beaumanoir si arrendè a sì fatta considerazione, e n'ebbe assai
-contento Malvoisin, che prevedendo quanto sarebbe stato malagevole,
-e forse impossibile, l'indurre Bois-Guilbert a prestare sì fatto
-giuramento alla presenza di quella assemblea, inventò egli medesimo tal
-sotterfugio per evitare la necessità d'una cerimonia in cui vedea tanto
-rischio.
-
-Poichè il Gran-Mastro ebbe chiarito che la formalità del giuramento era
-stata sufficientemente adempiuta, comandò ad un araldo d'armi facesse
-quanto era suo debito. Le trombe squillarono nuovamente, e l'araldo
-innoltrandosi in mezzo all'arringo sclamò ad alta voce: «_Ascoltate!
-Ascoltate! Ascoltate!_ Ecco il cavaliere Brian di Bois-Guilbert,
-pronto a combattere all'ultimo sangue, di lancia e di spada, qualunque
-cavaliere di nobil sangue che vorrà assumere la difesa dell'ebrea
-Rebecca alla quale fu permessa l'appellazione al Giudizio di Dio. Se
-v'è tal cavaliere, il valoroso e reverendo Gran-Mastro qui presente
-gli concederà _il giusto parteggiamento del sole e del vento_ e tutto
-quanto può assicurare l'uguaglianza dell'armi.» Le trombe squillarono
-una seconda volta, e un profondo silenzio regnò per alcuni minuti.
-
-«Nessun campione si presenta a favore dell'appellante» disse
-Beaumanoir. «Araldo, andate a chiederle se aspetta qualcuno che assuma
-le sue difese.» L'araldo mosse ver lo scanno su di cui stava seduta
-Rebecca, e Bois-Guilbert, ad onta di tutte le rimostranze che Malvoisin
-e Montfichet gli presentarono, spronò il suo cavallo, e giunse presso
-la giovane ebrea nel tempo stesso che vi giunse l'araldo d'armi.
-
-«Tal cosa è ella regolare?» chiese Malvoisin al Gran-Mastro. «È ella
-conforme alle leggi de' combattimenti giudiziarii?»
-
-«Sì, Malvoisin;» rispose Beaumanoir. «In un'appellazione al Giudizio
-di Dio non si debbe impedire alle parti di avere comunicazione l'una
-coll'altra. Sì fatte combinazioni possono giovare a scoprire la
-verità.»
-
-Intanto l'araldo si volse a Rebecca con questi accenti: «Ebrea,
-l'onorevole e reverendo Gran-Mastro chiede se tu sia presta ad offerire
-un campione che sostenga la tua causa, o se ti riconosci giustamente e
-legalmente condannata alla morte.»
-
-«Dite al Gran-Mastro» rispose Rebecca «ch'io protesto d'essere
-innocente, ingiustamente condannata, e che non voglio rendermi
-colpevole io medesima della mia morte. Gli domando pertanto
-quell'indugio, che le leggi sue possono concedere, onde vedere se Dio,
-per cui nulla è il tempo, vorrà suscitarmi un liberatore, dopo di che
-sia fatta la sua volontà.»
-
-L'araldo andò a portare al Gran-Mastro una tale risposta.
-
-«A Dio non piaccia» soggiunse Beaumanoir «che alcuna persona, sia
-di religione pagana od ebrea, debba rimproverarmi mai d'ingiustizia.
-Fino a che l'ombra sia passata dall'occidente all'oriente, indugeremo
-tanto da vedere se si presenti o no verun campione a difendere questa
-femmina. Trascorso tale intervallo, ch'ella si prepari alla morte.»
-
-Tornò l'araldo colla risposta del Gran-Mastro a Rebecca, la quale
-chinò sommessamente il capo, e sollevò gli occhi al cielo, tenendo
-incrocicchiate al petto le braccia, come per implorare dalla divinità
-quel soccorso che non potea omai più sperare dagli uomini. In
-tale istante le feriron l'orecchio gli accenti di Bois-Guilbert, e
-quantunque ei parlasse con voce affatto sommessa, questi le fecero
-assai più impressione di quanto le avea detto l'araldo.
-
-«Rebecca» le disse il Templario «odi tu la mia voce?»
-
-«Non ho orecchie per te, uomo crudele, cuor di macigno.»
-
-«Nondimeno mi udisti, e il suono della mia voce spaventa me stesso.
-So appena in qual luogo noi siamo, e per qual motivo qui ci troviamo.
-Questo steccato, questo scanno funebre, questo feral talamo! Sì,
-comprendo tutto ciò che tai cose mi dicono all'animo, ma mi sembra
-un sogno, una visione terribile che inganna i miei sensi, nè posso
-convincermi della realtà di tutto quanto pur vedo.»
-
-«Il mio spirito e i miei sensi sono parimente convinti» Rebecca
-rispose. «Essi mi dicono, che questo rogo è serbato a consumare le mie
-spoglie mortali, e a condurre per una via tormentosa, ma breve, l'anima
-mia ad una gloriosa eternità.»
-
-«Frivoli sogni, o Rebecca, vane speranze, che persino i più saggi fra
-i vostri Sadducei abbiurarono! Ascoltami» continuò egli con tuono più
-animato. «La tua vita è ancora nelle tue mani, a dispetto di questi
-fanatici sciagurati. Mettiti in groppa del mio cavallo, di Zamor che
-non mi mancò mai all'uopo, ch'io conquistai in un combattimento a petto
-a petto col sultano di Trebisonda, che nessun cavallo può seguire alla
-corsa; salisci dietro di me, ti dico, e fra brevi istanti noi saremo
-sicuri d'ogni persecuzione. Un nuovo mondo per te di diletti, per me
-di gloria, si schiuderà innanzi a noi. Che costoro pronunzino sentenza
-di me a grado loro! io la disprezzo. Ch'essi cancellino il nome di
-Bois-Guilbert dal novero de' loro schiavi: io saprò registrarlo in quel
-degli eroi. Laverò nel sangue la macchia che eglino oseranno improntar
-sul mio scudo.»
-
-«Ritirati, o tentatore! ardirei dieci volte salire sul rogo prima di
-fare un passo per seguitarti. Circondata di nemici ovunque io mi volga,
-io ti considero come il più crudele, il più velenoso di tutti. In nome
-di Dio vivente, ritirati!»
-
-Alberto di Malvoisin, impazientito e atterrito della durata di un tale
-colloquio, si trasse in vicinanza di essi a disegno di interromperlo.
-
-«Ha ella confessata la sua colpa?» chiese a Bois-Guilbert «o è sempre
-risoluta a negarla?»
-
-«Sì: ella è _risoluta_» rispose con amaro sorriso Bois-Guilbert.
-
-«Orsù, mio nobile confratello, tornate al vostro luogo per aspettare
-l'esito delle cose. Il sole comincia ad affrettarsi all'occaso. Venite,
-prode Bois-Guilbert, speranza del nostro Ordine, ed in breve suo capo.»
-
-Nell'atto medesimo ch'ei cercava blandirlo co' detti, ponea la mano
-sulla briglia del cavallo di Bois-Guilbert, come per ritrarlo quasi a
-forza di lì.
-
-«Sciagurato!» sclamò con furore Brian. «Osi tu portar la mano sulle
-redini del mio cavallo!» Indi, respingendolo con indignazione, tornò a
-rimettersi al luogo che gli era stato assegnato.
-
-«Ei non manca d'entusiasmo» disse Malvoisin a Montfichet «ma è mal
-regolato. Questo entusiasmo è il fuoco greco; arde le cose che tocca.»
-
-Erano trascorse due ore dacchè si aprì l'adunata, nè verun campione si
-presentava.
-
-«Non è da maravigliarne» dicea il frate Tuck ad uno de' suoi vicini
-«ella è ebrea. Nondimeno, per san Dunstano! è cosa crudele il veder
-perire una sì giovane e bella creatura senza che alcuno pensi ad
-assumerne le difese. Fosse ella dieci volte una strega, se la potessi
-credere solo un pochino cristiana, questo mio bastone vorrebbe sonare i
-bei mattutini sullo scudo d'acciaio di quel feroce Templario, prima che
-potesse vantarsi della sua vittoria.»
-
-Nondimeno l'opinione generale era che nessuno vorrebbe imprendere la
-difesa di una ebrea condannata siccome fattucchiera, e i commendatori,
-posti in vicinanza del Gran-Mastro, incominciavano, così instigati da
-Malvoisin, a susurrargli all'orecchio che era tempo di promulgare, non
-aver Rebecca ricuperato il pegno della battaglia. Pure in quell'istante
-medesimo fu veduto comparire nello spianato un cavaliere che correva a
-tutta briglia avvicinandosi allo steccato. L'aria rimbombò del grido:
-_un campione! un campione!_ E ad onta delle opinioni pregiudicate della
-moltitudine venne accolto fra le unanimi acclamazioni, allorchè entrò
-in lizza. Ma un secondo sguardo portato sovr'esso annientò le speranze
-che avea fatto nascere l'apparizione del medesimo. Il suo cavallo
-coperto di sudore sembrava stremo per la fatica, e il cavaliere,
-quantunque si presentasse con aria di fiducia e d'intrepidezza,
-mostrava appena la forza ch'era necessaria a reggerlo sull'arcione.
-
-Un araldo d'armi tostamente mosse ver lui domandandogli il grado, il
-nome, il disegno che lo conducea: «Io sono nobile e cavaliere» rispose
-egli alteramente; «qui vengo per sostenere colla lancia e colla spada
-la causa di Rebecca, figlia d'Isacco d'York, per far chiarire ingiusta,
-illegale la sentenza pronunziata contro di lei, e per disfidare a
-combattimento condotto all'ultimo sangue ser Brian di Bois-Guilbert,
-qual traditore, assassino e mentitore, come lo proverò coll'armi alla
-mano, se mi soccorrono Dio, la Beatissima Vergine, e Monsignore san
-Giorgio, il cavalier valoroso.»
-
-«Gli è d'uopo primieramente» disse con acerbo tuono Malvoisin «che
-lo straniero provi di essere cavaliere e di nobil legnaggio. Il santo
-Ordine del Tempio non permette a' suoi campioni di battersi con uomini
-sconosciuti e privi di nome.»
-
-«Alberto di Malvoisin» rispose il cavaliere sollevando la visiera
-dell'elmo «il mio nome è più noto; il mio legnaggio è più puro, del tuo
-nome, del tuo legnaggio. Sono Wilfrid d'Ivanhoe.»
-
-«Io non mi batterò teco» sclamò con alterata voce Bois-Guilbert «va a
-curare le tue ferite, e ti munisci di miglior palafreno; forse allora
-potrò scendere a darti castigo condegno alle tue millanterie.»
-
-«Orgoglioso Templario!» Ivanhoe rispose «dimenticasti forse che per
-due volte giacesti sotto il poter della mia lancia? Rammenta il torneo
-d'Acri, rammenta la posta d'armi d'Ashby! Rammenta la disfida che
-m'intimasti nel castello di Rotherwood, e i pegni della battaglia, che
-l'uno e l'altro abbiam rassegnati, tu la catenella d'oro, io il mio
-reliquiario. Per questo reliquiario, o Brian, per la santa reliquia
-ch'esso contiene, se tu non consenti a batterti meco sull'istante, io
-ti divulgo siccome un vile per tutte le corti d'Europa e per tutte le
-Commende del tuo Ordine!»
-
-Bois-Guilbert si volse con aria irresoluta verso Rebecca. Indi col
-pugno, battendosi violentemente la fronte, sclamò con interrotta voce,
-e com'uomo soffocato dalla rabbia: «Cane di Sassone! ebbene, mi batterò
-teco. Prendi la tua lancia e preparati dunque alla morte!»
-
-«Il Gran-Mastro mi conferisce il diritto di combattere?» chiese Ivanhoe.
-
-«Non posso negarvelo» rispose Beaumanoir «se questa giovane vi accetta
-per suo campione. Vorrei nondimeno che foste meglio in istato di
-cimentarvi; perchè desidero comportarmi onorevolmente con voi, benchè
-vi siate sempre manifestato nemico del mio Ordine.»
-
-«Domando il combattimento all'istante» rispose Ivanhoe. «Questo è
-giudizio di Dio; in Dio dunque io pongo la mia confidenza..... Rebecca»
-soggiunse indi avvicinandosi alla donzella «mi accettate voi per vostro
-campione?»
-
- [Illustrazione: _«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran
- Mastro «concedetegli il tempo di pentirsi; non fate morire ad
- una volta il corpo e l'anima sua.»_ pag. 407.]
-
-«Sì» sclamò essa con tal commozione, che il timore stesso della morte
-in lei non avrebbe prodotto «sì, vi accetto come il campione mandatomi
-da Dio!... Ma, no, no, le vostre ferite non possono essere ancora
-sanate; non assalite quest'uomo feroce.... È egli d'uopo che il mio
-crudele destino trascini voi pure?»
-
-Ma Ivanhoe più non l'ascoltava. Egli avea già preso il luogo suo nella
-lizza, e ricevuta la propria lancia dalle mani di Gurth; già s'era
-ascoso il viso entro l'elmo. Fece lo stesso Bois-Guilbert; e mentre
-chiudea la visiera, il suo scudiere osservò come il volto di lui, che
-nel durare di tutta quella mattina fu coperto di pallor mortale, erasi
-d'improvviso tinto d'un color carico di porpora, sicchè parea essergli
-risalito tutto il sangue alla testa.
-
-L'araldo, poichè vide i due campioni a luogo, sollevò la voce e ripetè
-per tre volte: «_Fate il dover vostro, o prodi cavalieri._» Proibì
-indi sotto pena di morte a chiunque il disturbare i combattenti
-sia con grida, sia con parole o con gesti, dopo di che si ritrasse
-all'estremità della lizza. Il Gran-Mastro, che tenea fra le mani il
-pegno della battaglia, il guanto di Rebecca, lo gettò allor nell'arena,
-pronunziando il segnale della battaglia con queste voci: «_Lasciate
-campo._»
-
-Squillaron le trombe, e i cavalieri si lanciarono l'un sull'altro. Il
-palafreno rifinito d'Ivanhoe, e il padrone d'esso, ben lungi dall'avere
-ancora ricuperate le proprie forze, non poterono resistere all'impeto
-della lancia formidabile del Templario, onde cavallo e cavaliere
-s'avvoltarono nella polve, avvenimento che ciascun prevedea; ma la cosa
-che fece a tutti sorpresa si fu vedere Bois-Guilbert, il cui elmo non
-era stato che leggermente toccato dalla lancia dell'avversario, cader
-da cavallo in quello istante medesimo.
-
-Ivanhoe tosto si rialzò è brandì la spada, ma il suo antagonista rimase
-giacente; onde Wilfrid, mettendogli un piede sul petto, e la punta
-della spada alla gola, gl'intimò di riconoscersi vinto se non volea
-ricevere il colpo di grazia. Bois-Guilbert non rispose cosa veruna.
-
-«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran-Mastro «concedetegli il
-tempo di pentirsi; non fate morire ad una volta il corpo e l'anima sua;
-noi lo promulghiamo vinto.»
-
-Indi, s'innoltrò nello steccato, dando ordine che si sciogliesse l'elmo
-al Templario. Aperti ne erano gli occhi, ma immobili e spenti; il
-sangue gli usciva fuor del naso e fuor della bocca; non era più. La
-lancia dell'inimico non poteva avergli dato la morte, ei periva vittima
-della violenza delle sue passioni.
-
-«Gli è veramente il giudizio di Dio!» sclamò il Gran-Mastro alzando gli
-occhi al cielo. «_Fiat voluntas tua._»
-
-
-
-
-CAPITOLO XLIII.
-
- «Terminò come le fole,
- «Che la vecchia nonna suole
- «Presso il foco, in verno algente
- «Rugumar della sua mente
- «Ne' consunti magazzini
- «Per tener cheti i bambini.
- _Webster._
-
-
-Dopo il primo istante di sorpresa Ivanhoe domandò al Gran-Mastro,
-siccome giudice dell'arringo, se trovava che si fossero da lui,
-Ivanhoe, serbati i doveri prescritti ad ogni cavalier leale e cortese.
-
-«Non ho a ridir nulla su di ciò» rispose il Gran-Mastro. «Chiarisco
-la giovane donzella innocente dell'accusa portata contro di lei;
-ella è libera di ritirarsi. Le armi e il corpo del defunto cavaliere
-appartengono al vincitore.»
-
-«Non voglio le sue spoglie» rispose Wilfrid «nè è mia mente disonorare
-il suo corpo. Ei combattè per la Cristianità nelle terre di Palestina.
-Fu la mano di Dio, non braccio d'uomo che lo colpì in questo giorno.
-Gli si facciano funerali ma non pomposi, che mal s'addirebbero ad un
-cavaliere morto per causa ingiusta.... Quanto a questa giovane...»
-
-Ne fu interrotto il dire dallo strepito d'una truppa numerosa di
-cavalieri che in quel punto entravano nella lizza. Si volse, e
-riconobbe essere loro duce il re Riccardo, sempre coperto della sua
-nera armadura, e seguito da un numeroso corpo d'armigeri, e da molti
-cavalieri armati di tutto punto.
-
-«Giungo troppo tardi» diss'egli guardandosi d'intorno. «Spettava a
-me il punire Bois-Guilbert. Questo colpo io m'era serbato. E come vi
-avventuraste voi, o Wilfrid, a tale cimento, or che siete appena in
-istato di sostener le vostr'armi?»
-
-«Il Cielo» rispose Ivanhoe «si è preso egli l'assunto di punire l'uomo
-superbo, immeritevole della morte gloriosa che volevate arrecargli.»
-
-«Sia con lui la pace, se ciò è possibile!» disse Riccardo nel volger
-l'occhio al corpo esanime che giacea sull'arena. «Egli era un valoroso
-cavaliere, e morì da prode, coperto delle sue armi... Ma non abbiamo
-tempo da perdere... Bohun fate il vostro dovere.»
-
-Uno de' cavalieri che seguivano il re uscì della fila, e facendosi
-incontro al commendatore Malvoisin, gli battè colla mano la spalla,
-sì dicendo: «Alberto di Malvoisin, vi arresto come colpevole d'alto
-tradimento.»
-
-Il Gran-Mastro, già fatto muto dalla sorpresa di vedere tanti uomini
-armati entrar in lizza, in questo istante ricuperò la parola.
-
-«Chi è l'audace» sclamò «che osa arrestare un cavaliere del Tempio
-di Sion, nel ricinto della propria Commenda, e alla presenza del
-Gran-Mastro? Chi può farsi lecito un tale oltraggio?»
-
-«Io» rispose il cavaliere, «io, Enrico Bohun, conte d'Essex, gran
-Contestabile d'Inghilterra.»
-
-«E arresta Malvoisin» aggiunse il Re, sollevando allor la visiera «per
-comando di Riccardo Plantageneto, qui presente... Corrado Montfichet,
-è tua gran ventura il non essere nato mio suddito!... Quanto a te,
-Malvoisin, preparati prima del termine d'otto giorni a morire insieme
-col tuo fratello Filippo.»
-
-«Resisterò a tal sentenza» sclamò il Gran-Mastro.
-
-«Voi nol potete, orgoglioso Templario,» rispose il Re. «Alzate
-gli occhi alle torri di Templestowe, e vedrete sventolar sovr'esse
-lo stendardo real d'Inghilterra in vece della bandiera del vostro
-Ordine. Vi consiglio essere prudente, Beaumanoir. Abbandonate le idee
-d'un'inutile resistenza. Il vostro braccio è in bocca al leone.»
-
-«Ne porterò appellazione alla corte di Roma; vi citerò come reo
-d'usurpazione sopra le immunità e i privilegi del nostro Ordine.»
-
-«Acconsento, ma per ora, e pel vostro bene, non ripetete le parole
-d'usurpazione. Sciogliete la vostra adunata, e ritiratevi in qualche
-altra commenda, se ne trovate una che non sia stata albergo de'
-tradimenti e delle congiure divisate contra il re d'Inghilterra e la
-pubblica tranquillità. Se volete restar qui, nol potete che come ospite
-di Riccardo, e sarete spettatore degli atti di sua giustizia.»
-
-«Ricevere ospitalità in un luogo dove ho diritto di comandare! Non
-mai!... Cappellani intonate il salmo: _Quare fremuerunt gentes_....
-Cavalieri, aspiranti, scudieri, preparatevi a seguire la bandiera di
-_Beauséant_.»
-
-Il Gran-Mastro pronunziò questi accenti con tal maestà, come se fosse
-stato il sovrano d'Inghilterra egli stesso, e inspirò coraggio ai suoi
-cavalieri, dianzi perplessi ed attoniti. Si raccolsero questi attorno
-di lui come agnelli attorno al cane che li protegge, allorquando odono
-gli ululati del lupo, colla differenza che i cavalieri non imitavano
-nella timidezza gli agnelli. Parea che con audace fronte sfidassero
-il Re, e gli occhi loro esprimevano quelle minacce, cui non osavano
-pronunziare alla presenza del Gran-Mastro. Usciti dello steccato
-risalirono a cavallo, e schierandosi in ordine di battaglia e impugnata
-la lancia, si sarebbe detto che aspettavano soltanto un comando del lor
-superiore per incominciare atti ostili. La moltitudine, che sulle prime
-mandò contr'essi grida d'imprecazione, al vedere questi apparati di
-pugna, si ritrasse in silenzio, collocandosi ad una prudente distanza,
-onde osservare l'esito degli avvenimenti.
-
-Non appena il conte d'Essex s'accorse di tali apparecchi nimichevoli
-de' Templarii, corse a tutta briglia a raggiugnere la sua truppa per
-metterla in ordine di difesa. Riccardo in vece si avvicinò ad essi
-com'uomo che godea nell'affrontare i pericoli: «Cavalieri» sclamò «fra
-tanti valorosi non ve ne sarà alcuno che voglia venire al paragone
-dell'armi con Riccardo? Convien dire che le vostre innamorate abbiano
-le guance ben arse dal sole, o prodi soldati del Tempio, se non ve n'è
-una che meriti si rompa una lancia a suo onore.»
-
-«I Cavalieri del tempio di Sion» disse il Gran-Mastro uscendo fuor
-delle file e movendo verso Riccardo «non si battono per cagioni
-cotanto frivole; nè ve n'ha uno, che voglia misurar colla vostra la
-sua lancia, o Riccardo re d'Inghilterra. Il Pontefice e i principi
-dell'Europa saranno giudici della nostra querela. Essi decideranno, se
-un principe Cristiano dovea condursi nella guisa che voi quest'oggi vi
-siete condotto. Semprechè non veniamo assaliti, noi ci ritireremo senza
-assalire nessuno; e faremo mallevadori l'onor vostro delle armi e de'
-beni dell'Ordine che lasciamo a Templestowe, la vostra coscienza dello
-scandalo che arrecaste in tal giorno all'intera Cristianità.»
-
-Pronunziati tai detti, e senza aspettare risposta, il Gran-Mastro
-diede il segnale della partenza. Le trombe rintronarono una musica
-orientale, solita ad indicare l'istante del marciare ai Templarii;
-indi i cavalieri rompendo il fronte per ordinarsi in linea di marcia,
-partirono seguendo a lenti passi il Gran-Mastro; lenta andatura fatta
-ad indicare che si ritiravano per obbedire agli ordini di questo, ma
-non già per alcun sentimento di tema.
-
-La plebaglia, simile a que' cani stizzosi ma timidi, che aspettano per
-abbaiare l'istante del dileguato pericolo, mandò acclamazioni di gioia
-dopo che furono partiti i Templarii.
-
-«Per la Madonna!» disse Riccardo «è peccato che questi Templarii non
-sieno sudditi fedeli altrettanto che valorosi e ben disciplinati.»
-
-Nel durar del tumulto che accompagnò la ritratta de' Templarii, Rebecca
-non vide, non intese nessuna cosa. La tenea stretta fra le braccia il
-vecchio suo genitore, ed ella tuttavia atterrita, attonita, poteva
-appena persuadersi d'essere fuor d'ogni pericolo. Una sola parola
-d'Isacco bastò per richiamarla a sè medesima.
-
-«Vien meco, diletta figlia» ei le disse «tesoro a me restituito, vien
-meco, andiamoci a mettere a' piedi del _bravo giovine_.»
-
-«No» rispose Rebecca «oh no! non oso parlargli in tale momento. Oimè!
-gli direi forse più di quanto... No, no, padre mio. Abbandoniamo
-tostamente questo luogo funesto.»
-
-«E che, o mia figlia?» rispose Isacco; «abbandonare in tal guisa
-l'uom che impugnando la lancia e la spada è venuto a riscattarti dalla
-cattività, a riscattar te figlia d'un popolo estraneo a lui ed a' suoi?
-Gli è un servigio che vuole tutta quanta la nostra gratitudine.»
-
-«Mi punisca il Dio di Giacobbe, se il mio liberatore non possede
-tutta intera la mia gratitudine. Ei riceverà i miei ringraziamenti,
-ringraziamenti venuti dal cuore, ma non in questo punto, o mio
-padre!... se amate la vostra Rebecca, non in questo punto!»
-
-«Ma» continuò Isacco, facendo un moto d'impazienza «si dirà che noi
-siamo ingrati peggio di cani.»
-
-«Nè vedete, o padre, ch'egli adesso sta in faccende col re Riccardo, e
-che?....»
-
-«Oh! è vero hai ragione, figlia mia; ho sempre motivo di ammirare la
-tua prudenza, o Rebecca. Partiamo, partiamo subito. Il re arriva di
-Palestina; si dice ch'esce fuor di prigione, abbisognerà di danaro,
-e potrebbe trovare buon pretesto per domandarne a me ne' negozi
-che ho fatti col principe Giovanni. Non sarebbe cosa salutare il
-presentarmegli ora dinanzi. Partiamo, partiam, figlia mia.»
-
-Ed a sua volta affrettando la figlia a questa partenza la condusse con
-seco all'abitazione del rabbino Nathan-Ben-Samuel.
-
-L'argomento principale che avea tenuto ansioso il Pubblico in
-tale giornata era il periglioso stato in cui trovossi Rebecca;
-pur niuno pose mente al partire della medesima. Gli animi d'ognuno
-omai non istavano conversi che al cavalier Nero, e l'aria risonava
-d'acclamazioni: «Viva Riccardo Cuor-di-Leone! Periscano gli usurpatori
-Templarii!»
-
-«Ad onta di tutta questa pomposa mostra che i Templarii hanno fatta
-di lealtà» disse Ivanhoe al conte d'Essex «il re ha presa una cautela
-molto saggia nel munirsi di numerosa scorta.»
-
-«Il Re!» sorrise il Conte, dimenando la testa. «E voi che conoscete
-sì bene il nostro padrone, potete credere solo un momento, che una tal
-cautela sia stata immaginata da lui? Io mi trasferiva con questa gente
-a York, avendo saputo che il principe Giovanni adunava colà i suoi
-partigiani; ed è a caso se ho incontrato il Re, che veniva a questa
-volta di gran galoppo, e in figura di vero cavaliere errante, per
-conchiudere colla gagliardia del suo braccio l'avventura dell'Ebrea
-e del Templario; e posso dire d'averlo accompagnato sin qui a suo
-malgrado.»
-
-«E quai sono, o Conte, le notizie di York? I ribelli stanno ivi
-aspettandoci?»
-
-«Non più di quello che la neve di dicembre aspetta il sole di luglio.
-Ma voi non indovinereste mai chi sia venuto ad annunziarcene la
-dispersione? Lo stesso Giovanni.»
-
-«Quel traditore! quell'ingrato! quell'impudente!» sclamò Ivanhoe. «Il
-Re lo ha fatto arrestare?»
-
-«No. Lo ha ricevuto come incontrandolo di ritorno da un diporto di
-caccia. Solamente, avendo osservato gli sguardi d'indignazione che
-non potevamo starci dal lanciare sopra di lui: — Mio fratello — gli
-ha detto — le menti sono alquanto inacerbite; credo che non fareste
-male col trasferirvi a tener compagnia a vostra madre. Assicuratela
-della rispettosa mia tenerezza, e rimanete con lei fintantochè la
-tranquillità sia tornata negli animi di ognuno.»
-
-«Ed è tutto questo che gli disse il Re? Ma non s'avrebbe ragione di
-sostenere, ch'egli chiama a furia di clemenza i tradimenti?»
-
-«Sì certo, come si avrebbe ragione di dire che un cavaliere non ancora
-guarito dalle sue ferite col presentarsi a cimenti chiama la morte.»
-
-«La replica è ingegnosa, o conte, ma badate che io non rischiava
-fuorchè la vita, e Riccardo compromette la sicurezza dei propri
-sudditi.»
-
-«È cosa rara» rispose il conte d'Essex, «che persone prodighe dalla lor
-vita si mostrino masseriziose di quella degli altri. Ma affrettiamoci
-a raggiugnere il castello, perchè Riccardo vuol dare un esempio sopra
-alcuni cospiratori di secondo ordine, dopo avere perdonato al capo
-della congiura.»
-
-Dagli atti de' processi eseguiti in tal circostanza, e registrati per
-esteso nel manoscritto che ne serve di guida, risulta che Maurizio
-di Bracy valicò il mare insieme colla sua compagnia franca e si mise
-al servigio di Filippo di Francia. Filippo di Malvoisin e il fratello
-di lui, commendatore di Templestowe, vennero giustiziati, quantunque
-Riccardo non avesse condannato che al bando Waldemar Fitzurse,
-vera anima della cospirazione, e quantunque non avesse indiritto un
-accento sol di rimprovero al proprio fratello, più di tutti gli altri
-colpevole. Nondimeno non vi fu alcuno che compiangesse la sorte dei due
-Malvoisin, perchè con innumerabili atti di crudeltà e di tirannide si
-erano già meritato il supplizio, cui soggiacquero in tale occasione.
-
-Poco dopo il combattimento giudiziario Cedric il Sassone venne
-sollecitato a trasferirsi alla corte di Riccardo, che allora
-soggiornava a York a fine di rimettere l'ordine e la pace nelle vicine
-contee che l'ambizione del fratel suo avea scompigliate. L'altero
-Sassone sulle prime mostrossi restio, pur finalmente si risolvette
-ad accettare l'invito del Re. E per vero, il ritorno di Riccardo
-avea fatto svanire tutte le speranze di tornare sul trono inglese la
-sassone dinastia; e quand'anche qualche buon successo avessero potuto
-aspettarsi i Sassoni in mezzo alle turbolenze d'una guerra civile,
-erano ben lungi dal potere contendere la corona ad un re, nelle cui
-mani era sì ben consolidato lo scettro, e che brillanti prerogative
-e rinomanza acquistatasi nell'armi, faceano delizia di tutto il
-suo popolo, ad onta di tener le redini del governo con una tal qual
-leggerezza che, talvolta tendea al dispotismo, talvolta peccava per
-eccesso d'indulgenza.
-
-Per altra parte Cedric, con suo grande rammarico, si era convinto di
-non potere riuscire nel suo favorito divisamento di consolidare una
-perfetta unione fra tutti i Sassoni colle nozze tra Atelstano e lady
-Rowena. Questa non avea mai acconsentito, e l'altro non acconsentiva
-più. L'entusiasmo di cui ardeva Cedric per la causa dei Sassoni non
-gli avea mai lasciato prevedere un tal contrattempo; e durò sempre
-in pensare, che ciascuna delle due parti dovea sacrificare le proprie
-inclinazioni personali al ben generale della nazione. Sperava vincere
-il contraggenio della pupilla; ma si trovò affatto sviato nelle proprie
-idee, allorchè Atelstano gli spiegò in chiare note, che niuna cosa al
-mondo lo avrebbe più fatto risolvere a divenire sposo di lady Rowena.
-La stessa ostinazione connaturale a Cedric non valse a tener fermo
-contra sì fatti ostacoli, perchè trovandosi egli al centro della cosa
-divisata, sentì l'impossibilità di condurre a sè due destre che non
-volevano essere congiunte. Nondimeno tornò ad Atelstano per tentare
-un ultimo e vigoroso assalto all'animo del medesimo. Ma trovò questo
-risuscitato rampollo della sassone dinastia inteso, come il sono oggidì
-alcuni gentiluomini di campagna, a far guerra al clero.
-
-Dopo tutte le minacce che avea pronunziate contra l'abate di
-sant'Edmondo e i suoi frati, dopo avere giurato che li volea far
-appiccare ed ardere vivi, Atelstano cedendo in parte alla sua naturale
-indolenza, in parte alle preghiere della madre sua Editta, che al pari
-di molte altre matrone sue contemporanee era grandemente affezionata
-al clero, limitò la propria vendetta condannandoli alla pena del
-taglione, e avendoli fatti rinchiudere nelle prigioni del suo castello
-di Coningsburgo, li tenne per tre giorni a pane ed acqua. L'abate
-lo avea minacciato di scomunica in pena della commessa atrocità, ed
-aveva scritta una spaventosa lista di tutti i danni che egli e i suoi
-confratelli allegavano sopportati in conseguenza d'una carcerazione
-illegale e tirannica. Atelstano non meditava che ai modi di resistere
-a questa monastica persecuzione, e Cedric ravvisò che l'animo del suo
-amico era così assorto in tali idee, da non capirvene di altro genere.
-Pure si avventurò a pronunziare il nome di lady Rowena; ma Atelstano,
-prendendo la sua tazza e colmandola, bebbe alla salute della bella
-Sassone, e alle sue prossime nozze con Wilfrid d'Ivanhoe. Il caso
-dunque era disperato, nè si potea più trarre alcun partito d'Atelstano
-o, come lo espresse Wamba in una frase sassone pervenuta insino a noi:
-«Egli era un gallo che non voleva più battersi.»
-
-Non rimanevano omai che due ostacoli i quali impedivano tuttavia a
-Cedric di acconsentire all'unione de' due amanti, l'ostinazione di
-esso, e l'odio contro la gente normanna[52]. Ma l'ostinazione si
-indeboliva a grado a grado colle carezze che gli facea la pupilla,
-ed anche perchè le imprese militari del figlio gl'inspiravano quasi a
-sua non saputa un sentimento d'orgoglio. Aggiungasi, che non era cosa
-priva di vezzo per lui l'imparentarsi colla schiatta d'Alfredo, poichè
-quell'Odoardo il Confessore avea fatta perpetua rinunzia del trono.
-L'avversione di Cedric alla dinastia de' re Normanni perdea parimente
-di forza sia per le considerazioni ch'ei facea sulla impossibilità di
-liberare dal dominio di questa il proprio paese (riguardo che giova non
-poco ad inspirare lealtà nell'animo de' sudditi di conquista) sia pe'
-riguardi personali usatigli dal re Riccardo, il quale seppe volger sì
-bene l'animo del Sassone altero, che Cedric non aveva ancora trascorsi
-otto giorni alla corte, quando diede il proprio assenso per gli
-sponsali d'Ivanhoe colla pupilla.
-
-Ottenutosi una volta l'assenso di Cedric, le nozze vennero tostamente
-celebrate nel più augusto de' templi, nella nobile cattedrale d'York.
-Vi assistè il Re medesimo, e i riguardi ch'egli usò in tal circostanza,
-come in molt'altre, a' suoi sudditi Sassoni, fino a quel tempo
-digradati ed oppressi, divenne per questi un mallevadore di essere
-trattati per l'avvenire con maggiore giustizia ed imparzialità, i
-quali vantaggi essi non avrebbero ragionevolmente potuto sperare dalle
-rischiose sorti di una guerra civile. Tal cerimonia si festeggiò con
-tutta quella pompa, cui la Chiesa Romana sa prestare alle solennità che
-le appartengono.
-
-Gurth rimase in qualità di scudiero presso al giovine padrone, cui
-avea servito sì fedelmente, e passò parimente al servigio d'Ivanhoe il
-magnanimo Wamba, avendo a ciò acconsentito Cedric, che lo presentò in
-tale occasione di un sontuoso berrettone da matto, guernito da sonagli
-d'argento. Questi due fedeli servi, già partecipi de' pericoli e delle
-sventure d'Ivanhoe, rimasero a partecipare della sua prospera sorte, al
-che aveano ben diritto di aspettarsi.
-
-I Normanni ed i Sassoni più ragguardevoli vennero invitati alle feste
-che accompagnarono tali nozze, e fu questo un nuovo pegno di pace e
-d'accordo fra le due schiatte, sin da quel tempo mescolatesi insieme
-in quella guisa, per cui ora non è più possibile discernere l'una
-dall'altra. Cedric visse quanto bastò a contemplare pressochè compiuta
-una tale unione, perchè le due popolazioni a mano a mano collegandosi
-e imparentandosi, i Normanni divennero meno orgogliosi, i Sassoni più
-gentili. Nondimeno non fu che un secolo dopo, allora quando, sotto il
-regno di Odoardo III, si parlò alla corte la nuova lingua detta oggidì
-_inglese_, e allorquando spento affatto ogni germe di nimistà fra i
-Sassoni ed i Normanni, le due schiatte ne formarono una sola.
-
-Alla domane, che succedè a tal felice maritaggio, Elgitta, ancella
-di lady Rowena, le annunziò una giovine che desiderava presentarsele
-innanzi e parlarle da sola a sola. Maravigliata di ciò la Milady titubò
-alcun poco, ma vincendo la curiosità, diede ordine alle persone del suo
-corteggio di ritirarsi, e ad Elgitta di condurle l'incognita.
-
-Era questa giovane di portamento nobile e decoroso, avvolta in un
-candido e lungo velo che ne copria, senza asconderle, l'avvenenza e
-la dignità. Ella si presentò con modi rispettosi sì, ma scevri di ogni
-apparenza di tema, e d'ogni arte che paresse fatta a riconciliarsi con
-ricercatezza il favore della persona alla quale s'indirigeva. Alzatasi
-per riceverla lady Rowena, la pregò a sedersi, ma la straniera portando
-l'occhio sopra d'Elgitta, manifestò nuovamente la brama di non avere
-testimonii al domandato colloquio. Appena ritiratasi l'ancella, con
-grande maraviglia di lady Rowena la bella sconosciuta piegò, benchè non
-senza qualche ritrosia, un ginocchio innanzi di lei, e chinando a terra
-la fronte, ad onta della resistenza opposta dalla sposa d'Ivanhoe, le
-baciò il lembo della tonaca.
-
-«Che vuol dir ciò?» sclamò tosto la bella Sassone, «e perchè mi porgete
-voi un segnale di rispetto sì straordinario?»
-
-«Perchè a voi sola, o degna sposa d'Ivanhoe» rispose Rebecca alzandosi,
-e riprendendo il tuono di tranquilla dignità che le era connaturale
-«perchè a voi sola io posso legittimamente, e senza rimprocciar nulla
-a me stessa, pagare il tributo di gratitudine ch'io debbo a Wilfrid
-d'Ivanhoe. Io sono.... perdonate l'ardire d'essermi presentata dinanzi
-a voi, io sono l'infelice Ebrea, per cui il vostro consorte cimentò in
-campo chiuso i suoi giorni sullo spianato di Templestowe.»
-
-«Donzella» sì le disse lady Rowena «Wilfrid in quel memorabile giorno
-non fece se non se pagar lievemente un debito di gratitudine, che le
-vostre cure pietose lo costrinsero ad incontrare. Parlate. Evvi alcuna
-cosa in cui egli ed io vi possiamo esser giovevoli?»
-
-«No» rispose con calma Rebecca. «Debbo unicamente pregarvi a
-trasmettergli i miei saluti e l'espressioni del mio grato animo!»
-
-«Abbandonate voi forse l'Inghilterra?» soggiunse la consorte d'Ivanhoe,
-riavutasi appena dallo stupore, che tal visita straordinaria le avea
-cagionato.
-
-«Sì, nobil signora. I miei occhi non vedranno il tramonto del sole nel
-vostro paese. Mio padre ha un fratello grandemente protetto da Mahomet
-Boabdil, re di Granata. Noi andiamo a raggiugnerlo in quella terra ove
-siam certi di rinvenire pace e tranquillità col pagare il tributo che i
-Mussulmani esigono dagli Ebrei.»
-
-«E non trovereste ugual protezione, ugual sicurezza nell'Inghilterra?
-Wilfrid gode il favore del Re, e Riccardo per sè medesimo è giusto
-com'è generoso.»
-
-«Non ne dubito, nobil signora. Ma la popolazione dell'Inghilterra
-generalmente è orgogliosa, irrequieta, amica delle turbolenze. Gli uni
-son sempre inclinati ad armarsi contro degli altri. Un tal paese non
-può offerire sicuro asilo alla stirpe d'Israele. Non è in una contrada
-dilacerata da intestine fazioni, cinta d'ogni banda di nemici, che i
-figli di Giacob erranti per l'universo possano sperare tranquillità.»
-
-«Ma voi, giovinetta, perchè abbandonate questo paese? Voi non avete da
-temer nulla nell'Inghilterra. I Sassoni e i Normanni saranno ad una nel
-rispettare ed onorare colei, la cui benevolenza porse così pietose cure
-ad Ivanhoe.»
-
-«I vostri discorsi son seducenti, o nobil signora, ma il mio partito
-è preso. Una voragine sta aperta fra la vostra e la mia nazione.
-L'educazione, le opinioni religiose, tutto cospira a separarci. Addio.
-Ma prima ch'io mi diparta da voi, concedetemi una grazia, levate il
-vostro velo da cui m'è tolto vedere quelle sembianze che tanto esalta
-la fama.»
-
-«Non meritano di fermare gli altrui sguardi» rispose lady Rowena, «pure
-non vi darò rifiuto, a patto che mi concediate ugual favore.»
-
-Entrambe in quell'istante si levarono il velo. Fosse timidezza, o tal
-senso facile in simili circostanze a destarsi in donna che si conosce
-avvenente, le guance, la fronte, il collo, il seno di lady Rowena si
-copersero d'un vivace rossore. E lo stesso accadde a Rebecca; ma quel
-sentimento che le fu cagion d'arrossire non durò più d'un istante, e
-dominato da una commozione più forte si dileguò come la porpora che
-adorna le nubi, allorchè il sole sparisce dall'orizzonte.
-
-«Nobil signora» diss'ella a lady Rowena «i lineamenti che vi degnaste
-mostrarmi vivranno a lungo nella mia rimembranza. Vi regnano dolcezza
-e bontà, ben atte a temperare quelle tracce d'illustre orgoglio, che
-svelano la sublimità de' vostri natali; poichè non può impedirsi a
-nobil urna di lasciare scorgere alcuna ombra dell'argilla da cui fu
-tolta. Sì: io mi ricorderò lungo tempo di questi lineamenti, e benedico
-il cielo poichè concede al mio liberatore essere congiunto a tal
-donna...»
-
-Qui le mancò la voce, e lagrime più d'una le sfuggirono dagli occhi.
-Affrettatasi di rasciugarle, lady Rowena le chiese con molta premura
-se mal si sentisse. «No, mia nobil signora» Rebecca rispose «pure
-non posso pensare a Torquilstone e allo steccato di Templestowe senza
-provare vivissima commozione. Addio. Ma mi è d'uopo ancora volgervi una
-preghiera. Accettate questa cassettina, e non sdegnate portar ciò che
-ella contiene.»
-
-Nel medesimo tempo le presentò una cassettina d'avorio, fregiata in
-argento. Lady Rowena l'aperse, e vi trovò entro una collana e due
-orecchini di diamanti, le quali cose si scorgeva essere di molto
-valore.
-
-«Egli è impossibile» soggiunse lady Rowena «ch'io accetti un dono di sì
-gran prezzo.»
-
-«Conservatele, nobil signora» soggiunse Rebecca; «stanno per voi
-il grado, l'opinion pubblica, il potere; nostro solo retaggio son
-le ricchezze, fonti della nostra forza ad un tempo e della nostra
-debolezza. Il valore di questi giojelli, decuplicato ancora, non
-avrebbe tanta possanza quanta ne ha il più lieve de' vostri desiderii.
-Un tal dono dunque debbe essere di lieve conto per voi, ed è anche
-di minor conto per me. Non vogliate farmi credere di partecipare alle
-massime pregiudicate della vostra nazione rispetto alla mia. Pensate
-voi ch'io stimi queste gemme più della libertà ottenutami dal vostro
-sposo, o che mio padre le apprezzi più della vita e dell'onor di sua
-figlia? Non temiate accettarle, nobil signora; esse non hanno alcun
-valore per me; io non porterò gemme più mai.»
-
-«Voi siete adunque infelice!» sclamò lady Rowena scossa dal tuono onde
-l'avvenente Israelita aveva pronunciati questi ultimi accenti. «Deh!
-rimanete con noi. Le istruzioni di qualche uomo pio potranno volgervi
-alla nostra santa fede, e troverete in me una sorella.»
-
-«No» rispose Rebecca con un'aria di malinconia che le si scorgea
-nella voce parimente e nel viso «ciò non può essere: non mi è lecito
-abbandonare la religione de' miei padri, come farei d'un vestimento che
-non convenisse al clima ove abito. Ma non quindi sarò infelice. Quegli
-a cui consacro la mia vita per l'avvenire sarà il mio consolatore, se
-saprò uniformarmi alla sua volontà.»
-
-«Il vostro popolo dunque ha conventi! divisate forse entrare in un
-d'essi?»
-
-«No, nobil signora, ma venendo dai giorni d'Abramo ai presenti, la
-nostra nazione contò sempre tai sante donne, che innalzando unicamente
-al cielo i loro pensieri, si consacrarono ad alleviare i patimenti
-della umanità, sollecite di curar gl'infermi, di confortare gli
-afflitti, di soccorrere gl'indigenti. Fra queste aspira ad annoverarsi
-Rebecca. Annunziate ciò al nobile vostro sposo, se mai chiede contezza
-sul destino della giovane alla quale ha salvata la vita.»
-
-Osservavasi tale tremito involontario nella voce di Rebecca, tale
-espressione di affetto ne' suoi accenti che diceano assai più di quanto
-ella aveva intenzione di esprimere. Ma si affrettò di terminar questa
-scena.
-
-«Addio» diss'ella a lady Rowena. «Possa il padre comune degli Ebrei e
-de' Cristiani spargere tutte le sue benedizioni sopra di voi!»
-
-Indi si ritrasse, lasciando l'avvenente Sassone attonita come se
-avesse veduto un'apparizione soprannaturale. Lady Rowena rendè
-consapevole lo sposo di tal singolare colloquio, che nell'animo di
-lui fece impressione vivissima. L'unione di questi due coniugi fu
-lunga e felice, perchè il loro affetto era cresciuto cogli anni, e
-lo affortificarono poi gli ostacoli stessi che lo avean contrariato.
-Nondimeno sarebbe uno spingere tropp'oltre la curiosità il voler
-investigare, se la rimembranza dei gesti e della generosità d'animo di
-Rebecca non si presentò alla mente di Wilfrid più spesso di quel che lo
-avrebbe desiderato la bella discendente d'Alfredo.
-
-Ivanhoe segnalatosi con nuovi servigi presso Riccardo, nuovi favori
-ne ottenne; e certamente sarebbe salito a maggior fortuna, se non
-si opponeva immatura la morte dell'eroe monarca, accaduta dinanzi
-al castello di Chalus presso Limoges. Con questo sovrano generoso,
-ma imprudente e d'indole romanzesca, perirono i divisamenti che
-l'ambizione di esso aveva formati; e Wilfrid abbandonando allora la
-corte, e rinunziando alla carriera degli onori si ritirò ne' propri
-dominii, ove unitamente a lady Rowena godè della beatitudine che la
-virtù e l'amore assicurano.
-
-
- FINE.
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-INDICE DELLE TAVOLE
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- TAVOLA pag.
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- I. Ritratto di Walter Scott (HAYEZ) Frontisp.
- II. Gurth che accarezza il cane Fangs —— 8
- XXI. Ritratto del Templario —— 10
- V. La Cavalcata —— 15
- VI. Ritratto di Lady Rowena —— 33
- IV. Cena al castello di Cedric —— 40
- VII. Lo sconosciuto Ivanhoe negli
- appartamenti di Rowena —— 43
- VIII. Fuga d'Isacco dal castello di Cedric —— 54
- III. Ritratto di Rebecca —— 64
- IX. Ritratto d'Ivanhoe —— 75
- X. Il Torneo —— 112
- XI. L'Eremita mostra le proprie armi
- all'incognito Riccardo —— 148
- XII. L'Eremita suonando l'arpa davanti
- a Riccardo (LUCCIO) 151
- XIII. Cedric e la sua comitiva assalita
- dal Templario e da Bracy (HAYEZ) 164
- XIV. Entrata dei medesimi prigionieri
- in Torquilstone —— 177
- XV. Isacco sta per essere abbruciato
- in un forno (BARBIERI) 189
- XVI. Rebecca che vuol gettarsi dalla
- torre per sottrarsi dalle
- insidie del Templario (HAYEZ) 205
- XIX. Rebecca medica le ferite
- d'Ivanhoe (MAURIN) 245
- XVIII. Rebecca descrive al giacente
- Ivanhoe l'assalto del Castello —— 256
- XVII. Rebecca contempla Ivanhoe che
- dorme (HAYEZ) 261
- XXII. Cedric trova Rowena nell'incendiato
- Castello di Torquilstone (LUCCIO) 277
- XX. Rapimento di Rebecca (HAYEZ) 279
- XXIII. Isacco scacciato della presenza
- del Gran Maestro —— 326
- XXIV. Rebecca tolta di prigione da
- Malvoisin, per essere condotta
- al Tribunale —— 334
- XXV. Rebecca alla presenza de' suoi
- Giudici —— 342
- XXVI. Riccardo assalito da Waldemar
- Fitzurse (LUCCIO) 372
- XXVII. Rebecca condotta al supplizio (HAYEZ) 402
- XXVIII. Giudizio di Dio (MAURIN) 407
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-NOTE:
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-[1] Vedasi al principio delle memorie di _Franklin_ scritte da lui
-medesimo una nota sull'origine di questo nome.
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-[2] Noi non abbiamo potuto tradur meglio questo giuoco di parole
-fondato sull'indole di una lingua composta d'inglese e di sassone,
-quanto col valerci delle denominazioni di queste lingue medesime. È
-noto che gl'inglesi danno denominazioni diverse a molti animali vivi ed
-alle loro carni quando sono macellati. Il bue, il vitello, il montone,
-si chiamano _ov, calf, sheop, hog,_ le loro carni _beef, calf, sheep,
-hog_. Ma ad onta di tale schiarimento, lo stesso giuoco di parole non
-può avere grande vezzo per noi.
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-[3] Tal esercizio si legge descritto nel viaggio di Heude nella Persia
-e nella Turchia.
-
-[4] Eravi un'ordinanza di Guglielmo il conquistatore, per cui tutte
-le sere alle otto ore, dopo certo suono della campana, ogni abitante
-doveva avere spento il fuoco ed i lumi. E l'ordinanza, e il suono che
-la rammentava presero il nome di _Curfew, coprifuoco._
-
-[5] L'idromele, lo spiega il vocabolo stesso, è un liquore composto
-d'aqua e di mele, il sidro, ognun lo conosce per una bevanda fatta col
-sugo fermentato di mele ed anche di pere. Il morat era una bevanda
-composta di sugo di more e di mele. Il pigmento altra bevanda ove
-entravano vino, mele e diversi aromi.
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-[6] Il termine adoperato nell'originale è _varlet_, che erano i paggi
-dell'antica cavalleria.
-
-[7] Moneta d'oro di grand'uso presso gli Ebrei.
-
-[8] Delegazione incaricata di levar tasse arbitrarie sugl'Israeliti.
-
-[9] Nel secolo XIII, tempo a cui si riferisce questo romanzo, si era
-lungi perfino dal sospettare, che la scintilla svolta nel batter fuoco
-è una particella infiammata dal ferro dell'acciarino, e molte saranno
-le classi di persone che nemmeno adesso lo sanno.
-
-[10] Questi tornei si riguardavano come giuochi, e il campione che si
-offriva nella giostra a far fronte a tutti gli assalitori veniva detto
-_tenitore_, come quegli che _tenea la posta_ di tutti i giuocatori.
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-[11] Moneta di Costantinopoli, che al par de' _shekel_ avea gran corso
-fra gli Ebrei.
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-[12] _Witless_ in Inglese significa senza spirito. _Weatherbrain_ capo
-sventato.
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-[13] Niun leggitore, m'immagino, dimenticherà che l'autor del Romanzo è
-Inglese, e parla qui della sua patria.
-
-[14] I buoni estimatori delle bellezze comiche o romanzesche,
-apprezzeranno sommamente questo sfogo leggiadrissimo in cui l'usurajo
-prorompe, così per la verità che trovasi in esso come per la sua
-ammirabile opportunità. Perchè pochi leggitori, gli è vero, non
-s'avvedono che il cavaliere Diseredato è il pellegrino, ossia, giusta
-ogni indizio, il figlio di Cedric. Ma era dovere dell'autore del
-romanzo il darne loro una più sicura conferma, e darla in un modo non
-triviale, qual sarebbe stata la narrazione. Chi avrebbe immaginato che
-tale conferma sarebbe venuta con tanto vezzo e naturalezza da quella
-cortesia che in sulla strada d'Ashby il pellegrino riceve dall'Ebreo
-perplesso fra la riconoscenza e l'avarizia? Ma egli è privilegio
-unico dei sommi ingegni il nascondere i propri sforzi, sicchè tali
-non compariscano, e il presentare quel facile difficile, in cui sta la
-perfezione dell'arte.
-
-[15] Veramente il cavaliere Diseredato non si diede nè per sassone
-nè per normanno. Ma siccome la giostra era istituita secondo l'uso
-dell'armeggiare normanno, e festa normanna, così può ammettersi che
-Gurth s'intitolasse scudiere normanno.
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-[16] Beauséant chiamavasi la bandiera de' Templarii per metà nera, e
-bianca per l'altra metà, a fine, dicesi, di significare, ch'essi erano
-neri, cioè terribili contro gl'infedeli, mansueti e benevoli verso i
-cristiani.
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-[17] Antica moneta d'oro che valeva incirca venti lire italiane.
-
-[18] Bevanda fatta di grano e d'erbe.
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-[19] Si avea per estrema ignominia appo i Sassoni il meritar tale
-epiteto. Lo stesso Guglielmo il conquistatore, comunque odiatissimo
-dagli Anglo-Sassoni, seppe ridurne un esercito sotto i suoi stendardi
-colla minaccia di divulgare quali altrettanti _nidering_ coloro che
-fossero rimasti addietro. Un epiteto consimile a questo operava, a
-quanto narrano alcuni scrittori, egual prestigio sopra i Danesi.
-
-[20] Quante idee presenta in un tempo medesimo questo brindisi!
-L'equità e la grandezza d'animo di Cedric, che onora il valore d'un
-principe sventurato, di nazione a lui odievole, divenutogli parimente
-avverso per domestici affari e di cui si era lagnato prima in quella
-stessa assemblea; l'ardimento di portar questo brindisi alla presenza
-di colui che fratello dell'encomiato, ne usurpa ad un tempo i diritti;
-l'amore de' buoni che un sì nobil procedere dee procacciar vie più al
-rispettabil vegliardo, apportatore del brindisi; il turbamento che
-ne avrà il tiranno, in quei momenti appunto che paventa il ritorno
-del tradito fratello; la perplessità, la sorpresa de' cortigiani,
-la vittoria cui questa prontezza inspirata da generosità ottiene a
-Cedric sopra tutti i spiritosi motteggi che costoro lanciarono sopra
-di lui! Tanto è vero che i sublimi detti son tali spesse volte per le
-circostanze in cui gli stessi detti vengono pronunziati. Ma il condur
-queste circostanze, e scorgerle e afferrarle ove sono, è privilegio sol
-di pochi altissimi ingegni.
-
-[21] A tale Roberto fu anzi offerto dai crociati medesimi il trono di
-Gerusalemme ch'ei ricusò; la quale rinunzia che doveva fargli un merito
-presso i baroni inglesi, venne in vece ritorta a suo svantaggio, come
-in questa nota il vedremo. Dopo la morte di Guglielmo il Conquistatore,
-il primo de' tre figli di lui che regnò fu il secondogenito Guglielmo
-il Rosso che non men del padre resse con ferreo scettro l'Inghilterra.
-Il terzogenito indi, Enrico I, ambiziosissimo Principe, si fece
-acclamar re in pregiudizio del fratello denigrandolo col seguente
-stravagantissimo discorso all'assemblea de' baroni.
-
-«Amati e fedeli signori, ben noto è a voi tutti che Dio avea chiamato
-il mio fratello al trono di Gerusalemme, del quale onore si riconobbe
-indegno egli stesso. Sol ponendo suo diletto nel commettere atti di
-crudeltà, egli vi sprezza. Quanto a me, di cui conoscete la giustizia,
-le intenzioni pacifiche e la prudenza, prometto a tutti voi rispettare
-i vostri privilegi e ascoltare pazientemente i consigli che sarete
-per darmi. Se così vi piace giurerò osservare le leggi che il santo
-re Odoardo vi ha date. Fatemi forte del vostro soccorso, o fratelli, e
-congiuntamente sapremo confondere i nostri nemici.»
-
-Comunque riconoscesse il trono da una usurpazione, Enrico I, governò,
-per vero dire, assai mitemente, e tolse molte leggi gravose poste
-dai suoi predecessori normanni e tra l'altre il _copri-fuoco_ (vedi
-Muller). Com'è adunque, potrebbe chiedersi, che Walter Scott,
-studiosissimo della storica verità quanto a genealogie, leggi e
-costumanze, ha fatto che Cedric, vissuto circa un secolo dopo, al
-capitolo III di questo Romanzo Storico, si lagni del _copri-fuoco_? Ne
-dedurremo che qualche principe venuto dopo lo avrà rimesso in vigore,
-e sarà stato probabilmente Enrico II. Perchè i re succeduti ad Enrico I
-furono Stefano di Bologna nipote dello stesso Enrico I, indi Enrico II,
-padre di Riccardo-Cuor-di-Leone e di Giovanni Senza Terra, personaggi
-del presente Romanzo. Ora non può essere Stefano di Bologna che inteso
-ad amicarsi le fazioni per sostenere la guerra contro Enrico d'Angiò
-superò in condiscendenza il suo predecessore. Enrico II certamente fu
-un gran Principe, ma più per vedute politiche e fermezza d'indole, che
-per l'arte di farsi amar dagli originarj, cioè dagli Anglo-Sassoni;
-chè anzi in tutte le sue leggi fu parzialissimo pe' Normanni. Per altra
-parte chi ordinò l'assassinio dell'arcivescovo di Cantorbery (lasciando
-a parte il merito della causa) poteva ben'anche rinnovellare la
-legge del coprifuoco. Se poi o Riccardo o (cosa che sarebbe stata più
-verisimile) Giovanni avessero fatto risorgere sì odiosa legge, Walter
-Scott, cred'io, si sarebbe valso di Cedric per rendere consapevoli i
-suoi leggitori.
-
-[22] Ognun vede che questo grottesco miscuglio della Madonna e del
-Papa, e degli usi della cavalleria coi fatti dell'antico Testamento,
-è inteso a provare l'ignoranza che in quella età dominava e nel
-Clero e più nelle persone datesi al mestier dell'armi, ignoranza che
-comunque molto estesa, pure aveva i suoi gradi proporzionati ai ceti
-degl'individui; la qual cosa Walter Scott fa ingegnosamente comprendere
-dalla risposta che Fitzurse, uom di gabinetto, dà a Bracy, condottiere
-di bande d'armigeri.
-
-[23] Tal era il nome che davasi a que' giorni alla musica vocale unita
-all'istrumentale. I cantarini o _menestrelli_ che accompagnavano le
-ballate col liuto erano professori dell'_arte giocosa_.
-
-[24] Antichi generi di poesia francese portati in Inghilterra dai
-conquistatori normanni. Le _serventesi_ (_sirvente_) erano poesie in
-terza rima, le _lai_ poesie flebili, i _virelai_ poesie miste di versi
-luoghi e corti, e con ritornello.
-
-[25] Oltre ai frati cresciuti a dismisura nel secolo XIII, i Templari,
-i cavalieri di Gerusalemme, i reduci dalla crociata allor ringorgavano
-nell'Inghilterra.
-
-[26] Non mi fo mallevadore di questo fatto che si riferisce alla storia
-naturale, e da me presentato qual lo trovai nell'autografo che è guida
-del mio racconto. _Nota dell'autore inglese._
-
-[27] È una trista verità, ma pur verità, che ne' tempi, di cui parla
-questo romanzo storico, e anche assai prima, e anche molto tempo dopo,
-non v'era scellerato, o masnadiero in Europa, che nel compiere i più
-atroci delitti non invocasse il nome di Dio, e tutti gli emblemi i
-più rispettabili della nostra religione, di cui si mostrava egli pure
-persuaso. Ho ragione di dire anche molto dopo l'epoca del presente
-romanzo. Non v'ha chi ignori come nel secolo XV, diversi fra quali
-anche ecclesiastici di riguardo, avendo partecipato alla celebre
-congiura de' Pazzi, intesa a trucidare Lorenzo e Giuliano de' Medici,
-vennero scelti per teatro dell'assassinio la chiesa di s. Riparata
-in Firenze, per tempo di commetterlo, un dì festivo e l'istante
-dell'elevazione dell'Ostia. V. Machiavelli e Galuzzi.
-
-Chi fosse curioso d'altre prove di delitti, ai quali si osava chiamare
-testimonio ed auspice il cielo, e commessi in tal modo fin da persone,
-che per dignità e ministero avrebbero dovuto vie più inorridirne,
-legga il carteggio fra Baiazet II ed un principe Cristiano in Bethune,
-_Biblioteca Reale di Francia_, ecc.; in Tommasi, _vita del duca
-Valentino_, tom. 1.
-
-[28] _Vostro Valore_, altro titolo della natura di _Vostra Grazia,
-Vostra Grandezza_.
-
-[29] Isacco, che aveva sempre fatto ridere, a questo passo diviene
-sublime, e comanda le lagrime. Non solo ai tempi descritti dall'autore,
-ma anche al dì d'oggi, in compenso di alcuni difetti insiti nella
-popolazione ebrea, o piuttosto prodotti da circostanze ad essa
-pregiudizievoli nè vinte ancora del tutto dai progressi della ragione,
-è caratteristico della stessa nazione un esemplare, tenero amor di
-famiglia; per cui, se non istette al di sotto del vero, non esagerò
-certamente Isacco nella conclusione della seconda risposta, non
-men comovente della prima e dell'ultima, vigorosissima in oltre e
-ricca d'immagini, che, come or vedrassi, egli diede a Reginaldo di
-Frondeboeuf.
-
-[30] In que' giorni i carcerieri delle persone d'alto affare erano
-uomini eglino pure ragguardevoli. Anche in Italia, circa un secolo
-e mezzo dopo l'epoca cui si riferisce questo romanzo, il carceriere
-di Cosimo de' Medici, soprannominato indi Padre della Patria, ma in
-quel momento perseguitato da una fazione, era ser Francesco Malevolti
-gentiluomo cospicuo di Firenze, al cui nobile animo lo stesso Cosimo
-dovette la salvezza della propria vita compromessa da un tradimento,
-e in tal qual modo la libertà. E simile usanza durò certamente fino al
-secolo XVI nell'Inghilterra, perchè il carceriere di Maria Stuarda era
-sir Amiano Powlet, signore di Fotheringay.
-
-[31] Distintivo de' cavalieri, come si è veduto in altra parte
-di questo romanzo. Ognun scorge che lady Rowena si vale di questa
-circollocuzione perchè vuol piuttosto riguardarlo _uom che porti
-catenelle e speroni d'oro_, anzichè autenticargli il titolo di
-cavaliere nell'atto di commettere un'azione scellerata.
-
-[32] Costume atroce che a quei giorni veniva praticato, talvolta anche
-senza perfidia d'animo, ma per un principio di pietà, così ravviata
-da que' semibarbari, verso tai moribondi della cui guarigione si
-disperava, e ciò per torli più presto di stento.
-
-[33] In una nota precedente a pag. 134-135 dicemmo che questo re
-Stefano fu anche più condiscendente del suo predecessore Enrico I,
-ma tale sua condiscendenza, limitata a non accrescere la durezza
-delle leggi imposte dai conquistatori, fu quella stessa che lasciò
-più allentata briglia alle fazioni, e quindi la debolezza del monarca
-divenne contemporanea all'accrescere del pubblico disordinamento.
-
-[34] Que' Sassoni professavano cattolicismo misto ancora d'idolatria,
-e attribuendo alla divinità e ai canti le passioni dell'odio e della
-vendetta, come erano avvezzi a supporle ne' loro idoli, doveano
-certamente credere che Maria Vergine non avrebbe mai più perdonato alla
-stirpe di coloro i quali le crocifissero il figlio.
-
-[35] Si sono divisi quasi in due parti gli storici, uno che appone
-ogni genere di empietà ai Templarii, altra che li difende. Alla pittura
-offertane di Bois-Guilbert, è lecito il credere che l'autore di questo
-romanzo tenga alla prima schiera. Se i partigiani dei Templarii sono in
-maggior numero, debbe anche attribuirsi all'orrore eccitato dal modo
-dispotico quanto atroce onde adoperò contr'essi, nel 1327, Filippo
-il Bello, il quale, com'è noto, ottenne da Clemente V, propensissimo
-a questo monarca, l'abolizion di tal ordine, poi vagheggiandone le
-ricchezze, mandò sul rogo gli individui che ad esso appartenevano. Ciò
-nullameno molti storici, anche moderati nel giudicare i Templarii, non
-sanno scusarli dalla colpa di dissolutezze perfino le più abbominevoli.
-I più accaniti poi nel perseguitarli attribuiscono loro d'aver
-professate tutte le empietà che a mano a mano Walter Scott pone sulle
-labbra di Bois-Guilbert.
-
-[36] Fra le accuse date sotto il regno di Filippo il Bello ai Templarii
-furono quelle di professare nei conciliaboli de' provetti fra essi una
-indifferenza religiosa che sapea d'ateismo, e di macchinare un gran
-cambiamento così morale come politico su tutto il globo.
-
-[37] A que' giorni _Cherco_ tanto significava persona ecclesiastica,
-quanto scienziato. Qui s'adopera per scienziato, ma era necessario
-conservare tale parola per dar luogo allo scherzo di Bracy: _La
-Reverenza Vostra_ ec.
-
-[38] Tutt'altri che un matto sarebbe stato impaziente di manifestarsi
-al padrone, e di non perdere un tempo troppo prezioso nello spassarsi a
-render più vaga la sorpresa che dovrà derivare dal suo travestimento.
-Ma Wamba era sempre un matto, e anche nel prestare un'opera da un uom
-di senno dovea lasciar trasparire il proprio carattere.
-
-[39] Vedrà ognuno come l'intenzione dell'autore in questo luogo è meno
-quella di por fra le labbra di Wamba un giuoco di parole, che mettere
-sempre in maggior evidenza a quale avvilimento i Normanni conquistatori
-aveano tratti i nativi; avvilimento per cui i pronipoti di coloro che
-sostennero le cariche dello stato, erano ridotti alla condizione di
-schiavi, di buffoni, di porcaiuoli.
-
-[40] Chi avrebbe immaginato in un dialogo fra Cedric vestito da frate,
-e la schifosa Ulfrida di cui si maladice le mille volte l'arrivo, chi
-avrebbe, dissi, immaginato di trovare quanto di sublime l'eloquenza
-può suggerire? Chiedo indulgenza a' miei leggitori, se queste pause
-della mia ammirazione lor sembrassero troppo frequenti, benchè nol
-saranno mai in proporzione delle cose da ammirarsi in Walter Scott.
-Ma io sono co' miei leggitori nello stato dello spettatore di un
-bellissimo dramma. Ei non può far di meno di volgersi ai vicini della
-platea per partecipare in comunione con essi o del dolore o della
-gioia o dell'estasi che lo rapiscono, e talvolta anche gl'incomoda
-coll'interrompere il corso della loro attenzione. Di fatto le sublimità
-del dialogo non finiscono ove ho posta io questa nota.
-
-[41] S'intende ora il motivo, per cui Reginaldo di Frondeboeuf, sempre
-scellerato, sempre incapace d'un sentimento che s'accosti nemmeno in
-lontananza a virtù, pur si ristette un momento in sua ferocia al vedere
-l'amore sviscerato d'Isacco verso la figlia sua (cap. XXI, pag. 188).
-Il rimorso del commesso parricidio si ridestò a suo malgrado.
-
-[42] Le stragi operate dalle crociate, i roghi ove ardeano gli Ebrei
-ne' regni di Spagna e del Portogallo, il totale sterminio degli
-abitanti di una metà di globo, hanno provato per lungo tempo, come
-la malvagità e l'ignoranza avessero sformati mostruosamente i puri
-principii di quella religione, il cui primo caratteristico è l'amor de'
-suoi simili.
-
-[43] Questi veri motivi, per cui Isacco rimase abbandonato, son pur
-quelli ch'ei si astenne dal far noti a Cedric e ad Atelstano allorchè
-lo trovarono nella selva. V. p. 162.
-
-[44] Si osservi che poco prima l'autore notò esser tale la grossezza
-del masso scalcinato, che avrebbe rotto il ponte. Quindi col nuovo
-divisamento immaginato dal Templario non s'accordava più il gettare
-abbasso la stessa pietra per disfarsi de' due, che ora si vogliono per
-altra via precipitar nella fossa.
-
-[45] Abbiam veduto che il cavalier Nero aveva in allora per suo stemma
-un catenaccio e diverse spranghe di ferro.
-
-[46] Poichè Wamba al pari di tutti i Sassoni di que' tempi professava
-di buona fede il Cristianesimo, gli è forse perfino inutile il far
-osservare che la sua arguzia non poteva intendere a satireggiare i veri
-Cristiani, ma bensì coloro, i quali molti erano in tale età, e molti
-sono stati pur troppo e prima e dopo, che volendo far servire alla
-propria malvagità la religion professata, perdonavano come cristiani,
-e sotto nomi di giustizia divina, d'onore, di dovere coloravano il
-serbato odio e le vendette sin le più atroci.
-
-[47] Un Ebreo costretto ad aver che fare con tal razza d'uomini, i
-quali però si intitolavan Cristiani, era scusabile se la pensava così.
-
-[48] Uno scrittore italiano non potrà senza tema di digradare
-in dignità, valersi di questi modi finchè durerà rimembranza del
-_Convitato di Pietra_, e di quel famoso monologo d'Arlecchino: _Se
-tutti gli alberi_ ecc.
-
-[49] Benchè il priore di Jorvaulx nel principio sia stato indicato come
-uomo men cattivo degli altri suoi cari amici che si segnalarono per
-le loro scelleratezze nel decorso di questo romanzo, non fu però detto
-che fosse un fior di virtù. In oltre, e buoni e cattivi, e Normanni e
-Sassoni, credeano opera sì meritoria il riguardare siccome bruti gli
-Ebrei, che non arrossivano nè credean colpa l'aggiustare, anche in
-empia guisa, i sacri testi alla sragionevole loro intolleranza.
-
-[50] Reginaldo Fitzurse, William di Tracy, Ugo di Morville e Riccardo
-Briton, furon gli ufiziali, che interpretarono gli accenti di Enrico
-II, come questi desiderava venissero interpretati, e si assunsero
-incarico di assicurare l'uomo or collocato fra i martiri della chiesa.
-
-[51] Locksley, ossia Robin-Hood, s'intitolò monarca nella foresta
-ove alla presenza del cavalier Nero (ora re Riccardo) fu fatta la
-distribuzione delle spoglie di Torquilstone.
-
-[52] Si sa che il delitto d'Ivanhoe al cospetto del padre era
-l'essersi chiarito pei Normanni col divenire il favorito di Riccardo
-Cuor-di-Leone.
-
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-
-Nota del Trascrittore
-
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
-senza annotazione minimi errori tipografici.
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-End of the Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott
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-and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
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-
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-Foundation
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-The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit
-501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
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-Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification
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-
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-works.
-
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-concept of a library of electronic works that could be freely shared
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-
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-
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-
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-including how to make donations to the Project Gutenberg Literary
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-<body>
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-
-<pre>
-
-The Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott
-
-This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with
-almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or
-re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included
-with this eBook or online at www.gutenberg.org/license
-
-
-Title: Ivanhoe
- ossia Il ritorno del Crociato
-
-Author: Walter Scott
-
-Illustrator: Francesco Hayez
-
-Translator: Gaetano Barbieri
-
-Release Date: September 13, 2020 [EBook #63194]
-
-Language: Italian
-
-Character set encoding: UTF-8
-
-*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE ***
-
-
-
-
-Produced by Barbara Magni and the Online Distributed
-Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was
-produced from images made available by the HathiTrust
-Digital Library)
-
-
-
-
-
-
-</pre>
-
-
-<div class="booktitle">
-<h1>
-IVANHOE
-</h1>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-0-001"></a>
- <img src="images/ill-0-001.jpg" alt="" />
-<p class="caption">WALTER SCOTT</p>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="titlepage">
-<p class="main-t">
-IVANHOE
-</p>
-
-<p class="pad1 x-small">
-OSSIA
-</p>
-
-<p class="pad1 x-large">
-IL RITORNO DEL CROCIATO
-</p>
-
-<p class="pad2 large">
-<span class="x-small">DI</span><br />
-WALTER SCOTT
-</p>
-
-<p class="pad2">
-<span class="x-small">VERSIONE DEL PROFESSORE</span><br />
-G. BARBIERI
-</p>
-
-<p class="pad2 small">
-Illustrato di Tavole incise a bulino prese dalle rinomate del pittore<br />
-<span class="large">F. HAYEZ</span>
-</p>
-</div>
-
-<div class="poem-container nobreak">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">Giunta credei del mio partir l'aurora;</p>
-<p class="i01">Dissi agli amici addio; qui stommi ancora.</p>
-<p class="i15"> <i>Prior.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="titlepage nobreak">
-<p>
-VOLUME UNICO.
-</p>
-
-<p class="pad4">
-MILANO<br />
-<span class="large">Presso il Libraio Editore G. Reina</span><br />
-1843.
-</p>
-</div>
-
-<hr class="silver" />
-
-<div class="chapter">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span>
-</p>
-
-<p class="title">
-IVANHOE
-</p>
-
-<p class="center">
-O SIA
-</p>
-
-<p class="pad1 center x-large">
-IL RITORNO DEL CROCIATO
-</p>
-
-<hr class="tiny" />
-
-<h2 class="pad4">CAPITOLO PRIMO</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Tal favellando riducean l'armento</p>
-<p class="i01">De' loro porci con fatica al chiuso:</p>
-<p class="i01">Che un patto innanzi fean, tre di rilento,</p>
-<p class="i01">Quelle bestie, e acordanti, come d'uso</p>
-<p class="i01">Parean grugnir: «noi distogliamo a stento</p>
-<p class="i01">Dal loto il ventre e dalle ghiande il muso.»</p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-In quella ridente piaggia dell'Inghilterra cui portano fecondità e delizie
-l'acque del Don, sorgeva un dì vasta foresta, dietro la quale s'ascondeano
-in gran parte le montagne e le valli situate fra Sheffield e la
-deliziosa città di Doncaster. Vedonsi tuttavia gli avanzi dell'antica selva
-ne' sontuosi dominii di Wentworth e di Warncliffe-Park e nei dintorni
-di Rotherham. Quivi è che la tradizione colloca il teatro de' guasti
-operati dal favoloso drago di Wactley. Quivi accaddero alcune fra le
-sanguinose battaglie, che le civili discordie della <i>Rosa Rossa</i> e della
-<i>Rosa Bianca</i> eccitarono. Quivi pure fiorirono quelle bande di prodi,
-che furono in origine cacciatori di contrabbando, e che, proscritti in
-pena di tale colpa, si fecero per necessità masnadieri, e le cui imprese,
-ciò nonostante sono celebri nelle antiche ballate inglesi.
-</p>
-
-<p>
-Ella è questa la scena de' fatti che imprendiamo a narrare; storia
-che si riferisce alla fine del regno di Riccardo I, allorquando questo
-principe giaceva nei ferri, e il suo riscatto desideravano, più di quanto
-lo sperassero, i sudditi suoi, stanchi e tratti a stremo da tutte quelle
-calamità, che tiranni secondarii possono far provare ad una misera popolazione.
-I nobili, il cui potere era divenuto esorbitante nel durar del
-regno di Stefano, e ricondotti appena ad una specie di soggezione alla
-corona dalla saviezza di Enrico II, aveano riassunta tutta l'antica loro
-<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span>
-licenza, cui si abbandonarono più sfrenatamente che mai. Facendosi
-costoro scherno delle rimostranze di un debole consiglio di Stato, affortificavano
-le proprie castella, cresceano il numero delle loro creature,
-riduceano in vassallaggio tutti i paesi circonvicini, nè omettevano
-ogni possibile espediente, per raccogliere forze che lor bastassero a ben
-comparire nelle politiche agitazioni, delle quali era minacciata l'intera
-contrada.
-</p>
-
-<p>
-Ned era migliore la condizione di quella classe di nobili, che veniva
-tosto dopo i grandi baroni, di quella classe detta comunemente
-<i>Franklin</i><a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> indipendente giusta le leggi inglesi dalla feudale tirannide.
-Ma precario era divenuto per essi un tale diritto. Se, come accadea
-d'ordinario, questi <i>Franklin</i> si metteano sotto la protezione d'alcuno
-fra i piccoli monarchi confinanti, accettando qualche carica feudale
-nelle case de' medesimi, ovvero se con un negoziato di lega si obbligavano
-a soccorrerli in tutte le loro imprese, a tal prezzo ottenevano
-per vero dire una tranquillità temporanea; ma gli era il prezzo di quell'indipendenza
-cotanto cara ad ogni cuore inglese, oltre al rischio di
-dovere sovente prendere parte nelle spedizioni le più temerarie, che
-ambizione potesse suggerire al loro proteggitore. Per altra parte i
-grandi baroni avevano in loro arbitrio tante vie di vessare e d'opprimere,
-che trovavano ognora un pretesto, e rado mancavano di volontà
-per tribolare, perseguire, disastrare que' meno possenti vicini che cercavano
-sottrarsi alla loro autorità; o che pensavano una condotta tranquilla
-e le leggi del paese essere bastante schermo per essi contro il
-pericolo di que' tempi.
-</p>
-
-<p>
-Le conseguenze della conquista dell'Inghilterra, operata da Guglielmo,
-duca di Normandia, non contribuirono poco ad aumentare la
-tirannide dell'alta nobiltà ed i patimenti delle classi inferiori. Quattro
-generazioni non aveano bastato per fare del sangue ostile dei Normanni
-e di quello degli Anglo-Sassoni un sangue solo, nè per congiungere
-coi vincoli d'uno stesso idioma e de' communi interessi due
-nemiche schiatte, l'una delle quali respirava ancora l'orgoglio del riportato
-trionfo, l'altra deplorava tuttavia la vergogna della sofferta
-disfatta. L'esito della giornata di Hastings avea concentrata ogni autorità
-nelle mani della nobiltà normanna, la quale, siccome l'accertano
-i nostri storici, non ne aveva usato con moderazione. Le famiglie dei
-principi e nobili Sassoni, tranne un piccolissimo numero, erano state
-annichilate o spogliate, e rarissime furono, che ne' paesi governati dai
-loro maggiori possedessero ancora i dominii di seconda o di terza classe.
-<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span>
-Perchè la politica di Guglielmo e de' suoi successori si stette nell'affievolire,
-fosse per vie legali od illegali, la forza di una parte di popolazione,
-considerata, nè a torto, da questi principi come quella che nudriva
-l'odio il più inveterato contro i conquistatori dell'Inghilterra. Tutti i
-re di stirpe normanna non trascuravano occasione di mostrarsi grandemente
-parziali alla parte normanna de' loro sudditi. Laonde le leggi
-proibitive della caccia, e molte altre, pria sconosciute al codice sassone,
-ed estranee ai miti e liberi principii sui quali fondavasi, vennero introdotte
-nell'Inghilterra, quasi a crescer gravezza ai ceppi di cui andavano
-carichi i suoi debellati abitatori. Così alla corte come entro le castella
-dell'alta nobiltà, ov'era grande la sollecitudine d'imitare la pompa e
-la magnificenza della Corte, altro idioma non parlavasi che il francese.
-Fu questo l'idioma onde si perorava ne' tribunali, in quest'idioma
-soltanto i giudizi si profferivano. In una parola esso era l'idioma dell'onore,
-della cavalleria e della giustizia, intanto che l'anglo-sassone,
-più maschio ed espressivo, si abbandonava ai contadini e al basso volgo
-che d'altra lingua non conoscea. Pure la necessità d'intendersi fra i signori
-delle terre e gli enti d'inferior lega che le coltivavano, diede origine
-a mano a mano ad un nuovo dialetto, che non era nè tutto francese
-nè tutto anglo-sassone. Tal si fu l'origine dell'idioma inglese presente.
-La lingua de' vincitori e quella dei vinti insieme si confusero con felice
-lega, e ne nacque la nuova, arricchita indi a grado a grado dalle conquiste
-fatte sulle lingue classiche e su quelle che si parlano dalle nazioni
-del mezzogiorno europeo.
-</p>
-
-<p>
-Tal era lo stato delle cose in que' tempi, ed ho creduto opportuno
-il narrarle, non già perchè la storia dopo il regno di Guglielmo II,
-detto il Rosso, contenga o guerre o sommosse, o tai grandi avvenimenti
-che presentino gli Anglo-Sassoni sotto aspetto di nazione separata;
-pure mi giova che i miei leggitori nel corso di questa narrazione
-abbiano sempre dinanzi agli occhi la linea di confine, onde si mantennero
-disgiunti i discendenti dei Normanni dai discendenti dei Sassoni, e
-per gli odiosi privilegi che i conquistatori si arrogarono sui conquistati,
-e per la rimembranza, sgradevole ai secondi, di quanto furono a confronto
-di quel che erano divenuti; rimembranza che durata fino al regno
-d'Edoardo III, conservò aperte le piaghe fatte dalla conquista.
-</p>
-
-<p>
-Il sole già al suo tramonto indorava una fra le parti più apriche
-e deliziose della foresta poc'anzi descritta, la quale però non era diradata
-cotanto che non mandassero ombra al sottoposto erboso suolo i
-folti rami di più centinaia di quercie che i secoli coronarono, e che
-videro forse il passaggio de' trionfanti romani eserciti. In alcuni luoghi
-di questo sito amenissimo sorgeano betulle, agrifogli ed altre piante
-cedue d'ogni specie, le cui frasche s'intralciavano in guisa che ascondevano
-<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span>
-i raggi del sol cadente. Altrove gli alberi, scostandosi gli uni
-dagli altri, mostravano all'occhio, vago d'addentrarsi quanto potea
-ne' loro avvolgimenti, una serie di lunghi ed irregolari viali, cui l'immaginazione
-riguardava siccome sentieri selvaggi che a luoghi più selvaggi
-ancor conduceano. Qui la rossa luce degli ultimi raggi, rotta dalle
-foglie, assumea un color più pallido; là pompeggiava della sua porpora
-su zolle ignude d'alberi e pronte ad accoglierla per intero. Uno
-di que' maggiori diradamenti della selva sembrava essere stato un dì
-sacro alle cerimonie superstiziose de' Druidi, perchè sulla vetta di piccolo
-poggio, regolare sì che sarebbesi detto umano lavoro, vedeansi
-gli avanzi d'un cerchio di sassi greggi ed enormi. Sette di questi rimanevano
-ancora all'antico loro sito, gli altri ne erano stati smossi forse
-dallo zelo di alcuni fra i primi neofiti del cristianesimo; e quali allontanati
-di pochi passi, quali tratti sino al pendio della collina, un solo
-di questi precipitato fino alla radice di essa, arrestando in suo corso
-un ruscelletto, lo costrinse a sormontar tale ostacolo, onde soltanto
-d'indi in poi cominciò quel rivo a susurrar gratamente.
-</p>
-
-<p>
-Due singolari personaggi teneano in allor quella scena. I modi
-esterni loro e le vesti presentavano quell'indole di selvaggia rusticità,
-per cui in que' remotissimi tempi andavano contraddistinti gli abitanti
-occidentali della contea d'York. Il più attempato d'essi parea un contadino
-ruvido ed ignorante oltre ogni dire, e vestiva abito semplicissimo,
-che era una specie di giustacuore colle maniche, fatto colla pelle
-concia di qualche animale, cui si era lasciato in origine il pelo, ma
-logoro sì questo pelo che ne rimaneano sol poche falde, nè si potea
-ravvisare dalle medesime a quale bestia avesse appartenuto. Scendea tale
-abito dal collo al ginocchio, e tenea vece dell'altre vesti che sogliono
-immediatamente coprire il corpo. Fornito d'una sola apertura nella
-parte superiore, era questa assai larga, affinchè vi passasse la testa,
-onde appariva ad evidenza, che si addossava nello stesso modo con cui
-oggi si suol mettere una camicia, o come il giaco ne' dì più rimoti.
-I costui piedi erano difesi da zoccoli che coreggie di cinghiali annodavano.
-Due liste di cuoio più sottile partivano da questi zoccoli e
-s'avvolgeano incrocicchiate fino alla metà della gamba, lasciando poi
-ignudo il ginocchio come usano anche oggidì i montanari scozzesi.
-La tonaca da noi descritta era stretta al corpo col ministerio d'una
-cintura di corame, che un fibbiaglio d'ottone chiudeva. Pendeano a
-questa da un lato una specie di saccoccia, e dall'altro un corno di
-montone, foggiato ad essere stromento da fiato; e le era parimente
-raccomandato un lungo coltello da caccia, largo di lama, puntuto, a due
-tagli, e guernito di manico d'osso, arme che fabbricavasi in que' dintorni
-e che fin d'allora nomavasi coltello di Sheffield. Quest'uomo portava
-<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span>
-il capo scoperto, e i suoi capelli d'un color rosso carico erano
-serrati in varie strettissime trecce. Non mi rimane a descrivere che una
-parte del suo aggiustamento, troppo degna d'osservazione per potersi
-dimenticare; ed era un collare di ottone simile a quello di un cane, ma
-che non si apriva, onde chi lo portava non poteva levarselo mai dal
-collo se non ricorreva alla lima, largo però quanto bastava a non impacciargli
-nè il moto nè il respiro. Su di questo collare leggevasi in caratteri
-sassoni la seguente iscrizione: «<i>Gurth, figliuolo di Beovulfo,
-nato servo di Cedric di Rotherwood.</i>»
-</p>
-
-<p>
-Presso questo porcaiuolo, chè tale era la professione di Gurth,
-stava seduto sopra uno di que' sassi da noi menzionati altro uomo,
-che di dieci anni sembrava più giovine del compagno, e che vestito
-di abito, quanto alla forma, simile a quello di Gurth, ne diversava
-nell'essere ricco ed elegante. D'un bel colore di porpora era il giustacuore,
-sopra cui stavano dipinti in varii colori e alla meglio diversi
-ornati grotteschi. Aggiungevasi un mantello di panno cremisino, alquanto
-macchiato, per vero dire, e ornato d'una lista color d'arancio vivacissimo,
-il qual mantello gli scendeva a mezza coscia soltanto. E tale era
-ch'ei poteva portarlo come più gli piaceva, o sopra una spalla, o sopra
-l'altra, o avvilupparvi tutta la parte superiore del corpo, la qual cosa,
-attesa la poca lunghezza del mantello medesimo, non contribuiva di
-leggeri a rendere bizzarro sì fatto arredo. Andavano le costui braccia
-ornate di smaniglie d'argento e d'argento pure n'era il collare che
-portava la seguente iscrizione: «<i>Wamba, figliuolo di Witless, nato
-servo di Cedric di Rothervood.</i>» Non dissimili dai zoccoli di Gurth
-erano quelli di Wamba, ma invece che a questo tenessero luogo di
-calze le stringhe di cuoio incrocicchiate attorno alla gamba, portava
-egli due cose (quella specie di stivaletti, che i francesi chiamano guêtres)
-l'una rossa e l'altra gialla. Copriva il capo di un berrettone,
-guarnito di sonaglietti eguali a quelli che vediamo attaccarsi al collo
-dei falchi, onde se ne udiva il suono e qualunque moto ch'egli facea;
-cosa che accadeva di frequente, perchè cambiava di postura ad ogni
-minuto. La parte inferiore di questo berrettone vedeasi orlata d'una
-fascia di cuoio, frastagliata a foggia di corona, e la superiore acuminata
-gli ricadea sulle spalle a guisa delle antiche nostre berrette da
-notte, o d'un berrettone d'ordinanza d'un ussero odierno. A questa
-parte del suo acconciamento da testa erano attaccati i sonaglietti. Tal
-circostanza, la forma del berrettone, e l'apparenza stessa della sua
-fisonomia, che indicava un capo sventato, benchè non privo dalla sua
-buona dose di malizia, annunziavano esser egli un di quegli enti allor
-conosciuti sotto nome di buffoni, mantenuti dai grandi per disannoiarsi
-delle molte ore penose che erano costretti a passare nei loro castelli.
-<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span>
-Non meno del compagno aveva una saccoccia attaccata alla cintura,
-ma non gli si vedeva nè il corno nè il coltello da caccia, chè forse
-sarebbesi riputata imprudente cosa il confidare armi a questa razza di
-gente. Invece del coltello portava egli una sciabola di legno non diversa
-da quella con cui Arlecchino opera i suoi prodigi nelle moderne nostre
-burlette pantomimiche.
-</p>
-
-<p>
-La fisonomia e il contegno di questi due uomini presentavano una
-diversità sorprendente al pari del loro abito. Parea d'uomo angoscioso
-il sembiante di Gurth. Tenea egli bassa la testa dando a divedere tale
-sconforto, che sarebbesi detto indolenza, se la vivacità che brillava nei
-suoi sguardi, ogni qual volta gli alzava, non avesse indicato che, a
-malgrado di sì tetro invilimento, il suo cuore sentiva l'oppressione cui
-vedevasi condannato, e nudriva il desiderio di liberarsene. In vece la
-fisonomia di Wamba non annunziava se non se una vaga curiosità, un
-tal quale irrequieto bisogno di cambiare atteggiamento a tutti gl'istanti,
-e la baldanza inspiratagli dall'onorevole carica ch'egli occupava e dall'abbigliamento
-di cui ornavasi. I dialoghi di questi due individui si
-facevano in anglo-sassone, la qual lingua, come già il dissi, era divenuta
-quella delle classi inferiori, se si eccettuino i soldati normanni
-e le persone attenenti al personale servigio dell'alta nobiltà.
-</p>
-
-<p>
-«Possa la maledizione di san Withold venire addosso a questi
-sgraziati porci!» disse Gurth dopo aver sonato per più riprese il suo
-corno onde raunare quella sparsa mandria, la quale con suono non
-meno melodioso rispondeva all'invito, nè molto curavasi di abbandonare
-il sontuoso desco di ghiande e di semi di faggio che l'ingrassavano,
-nè il torbido pantano fra cui l'avvoltolarsi era per molti di quel
-consorzio più soave cosa che l'ubbidire alla voce del loro guardiano.
-«Sì! che la maledizione di san Withold cada sovr'essi e sovra di me!
-Se qualche lupo da due gambe non me ne porta via qualcheduno questa
-sera, io non mi chiamo nemmeno Gurth. Vien qui, Fangs,» gridava
-egli a più non posso ad un cane di grande statura, per metà
-mastino, per metà levriere, che correva qua e là, come per eccitare il
-padrone a raccozzare il recalcitrante suo armento; ma o fosse mal avvezzata
-la bestia, o non intendesse i segni che gli facea il porcaiuolo,
-o non ascoltasse che un cieco impeto naturale, sparpagliava col suo
-matto correre i porci, e aumentava il disordine anzichè porvi riparo.
-</p>
-
-<p>
-«Possa il diavolo strapparti i denti che ti rimangono» esclamò
-allora Gurth «e l'inferno s'abbia quell'assassino di boscaiuolo che
-leva i denti davanti ai nostri cani! È egli possibile che così facciano
-il loro dovere? Wamba, a te Wamba! leva su, e se tu sei uomo,
-dammi un poco d'aiuto. Gira dalla parte di dietro la montagna, onde
-prendere il sopravvento ai miei porci, e vedrai che te li pari innanzi
-come se fossero innocenti agnellini.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Se ho ha dirtela» rispose Wamba senza cambiare postura «ho
-consultate su di ciò le mie gambe, e sono esse d'unanime avviso, che
-il portare i miei gioielli in mezzo a quella pozzanghera sarebbe colpa
-d'alto tradimento contro il mio sovrano e contro la mia guardaroba.
-Io ti consiglio dunque, o Gurth, a richiamare Fangs, e mettere la
-tua mandria nelle mani della Provvidenza. Vi sarà gente che ne prenderà
-cura, o si scontri essa in una truppa di soldati, o in una banda
-di cacciatori, od anche in una brigata di pellegrini, ai porci che hai in
-custodia non può mancare domani mattina la bella sorte di trasformarsi
-in normanni, la qual cosa non dev'essere una picciola consolazione
-per te.»
-</p>
-
-<p>
-«I miei porci trasformati in Normanni! Spiegami questa faccenda,
-o Wamba: perchè io non ho nè l'ingegno assai acuto, nè lo spirito
-assai contento per interpretare gl'indovinelli.»
-</p>
-
-<p>
-«Come nomini tu in sassone una di queste bestie da quattro
-zampe, che corrono grugnendo?»
-</p>
-
-<p>
-«Che novità? <i>hog</i>, lo sa tutto il mondo.»
-</p>
-
-<p>
-«E <i>hog</i> è buon sassone. Ma quando questa bestia è scannata,
-scorticata, squadrata ed appiccata ad un rampino a guisa d'un ribelle,
-allora in sassone come lo chiami?»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pork</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«E anche questo tutto il mondo lo sa; ma quanto non sai tu è
-che <i>hog</i> è il nome normanno che porta questo animale vivo o morto
-che sia. Dunque finchè questo animale vive e vive sotto la custodia
-d'un servo sassone, conserva tuttavia il nome sassone, ed è un <i>hog</i>:
-ma se cade in man di gente sollecita di gozzovigliare a sue spese, o
-di venderne la carne, non mantiene il nome sassone di <i>hog</i>, fuorchè
-divenendo normanno. Se restasse sassone si chiamerebbe <i>Pork</i><a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>. Che
-ne pensi, amico Gurth?»
-</p>
-
-<p>
-«Penso che è la verità, benchè uscita della bocca d'un pazzo: ma
-per san Dunstano che ella è una trista verità! Ci resta appena l'aria
-che respiriamo, e credo bene che anche questa ce l'abbiano lasciata
-con crepacuore, e solo forse per metterci in essere di sopportare meglio
-i pesi di cui ci caricano continuamente le spalle. Le carni le più belle
-e le più grasse sono per le loro mense, le donzelle le più avvenenti pei
-loro letti; ed i più bravi fra i nostri giovinotti vanno a compire i loro
-<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span>
-eserciti in terre straniere dove lasciano le proprie ossa; onde non rimane
-poi qui nessuno che abbia nè la forza nè la volontà di proteggere
-il povero Sassone. Dio benedica il nostro buon padrone Cedric!
-Egli si è comportato da uomo nel mantenere da vero sassone la propria
-dignità. Ma adesso che arriva nel paese Reginaldo Frondeboeuf in
-persona, la vogliam veder bella! — Qui! qui!» si diede a gridar verso
-il cane. «Bravo, Fangs, bravo, carino! Facesti il tuo dovere. Ecco
-finalmente tutta la mia mandria raccolta.»
-</p>
-
-<p>
-«Gurth» soggiunse Wamba «ben mi accorgo adesso che tu mi
-tratti da pazzo. Altrimenti non saresti mai stato così imprudente da
-mettere la tua testa in bocca al leone. Una sola delle parole che avventurasti
-contro i Normanni, ripetuta a Reginaldo Frondeboeuf, o a
-Filippo di Malvoisin, ti basterebbe a perdere il tuo impiego di porcaiuolo,
-anzi a far bella comparsa, sospeso al più alto ramo d'una di
-queste quercie, per ispirare terrore a chiunque nell'avvenire si sentisse
-il prurito di sparlare contro queste grandi potenze.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma si può esser più cane di quel che il sei? Ho da credere che
-tu mi voglia tradire dopo avermi eccitato tu stesso a parlare?»
-</p>
-
-<p>
-«Tradirti! Oh no! Sarebbe opera da uom d'ingegno. Un pazzo
-non può prestarti così importanti servigi. — Ma ascolta. Qual gente è
-che ci capita?»
-</p>
-
-<p>
-Si udiva da lontano uno strepito che annunziava venire a quella
-volta una brigata numerosa di persone a cavallo.
-</p>
-
-<p>
-«Io non m'inquieto per sapere chi sieno» rispose Gurth, che
-raccolti aveva i suoi porci, e col soccorso di Fangs li faceva entrare in
-uno di que' viali dianzi descritti.
-</p>
-
-<p>
-«Voglio vedere chi sieno questi cavalieri» disse Wamba. «Essi vengono
-forse dal paese delle fate, incaricati d'un messaggio del re Oberon.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti possa soffocare la febbre!» sclamò Gurth. «Puoi tu parlare
-di simili cose, intantochè siamo minacciati da un terribile temporale? Non
-odi come mugghia il tuono? E non è distante che poche miglia da
-noi. Hai tu osservato che lampo? la pioggia comincia a cadere. Non
-ho mai veduti goccioloni sì grossi in mia vita. Non s'ode un soffio d'aria
-che spiri. Pure le frasche di queste quercie fan quel fracasso che
-annunzia orrenda tempesta. Tu puoi starti ragionando fino che vuoi;
-ma credimi una volta per tutte: spicciamoci di riguadagnare la nostra
-abitazione prima che il temporale incalzi. Ti predico che non sarà cosa
-sana per noi il trovarci questa notte a cielo scoperto.»
-</p>
-
-<p>
-La forza di un tal ragionare persuase Wamba, datosi tosto ad accompagnare
-Gurth; il quale si pose in cammino dopo essersi munito
-d'un grosso bastone che raccolse a caso da terra; novello Eumeo che
-a grandi passi addentravasi nel viale facendo a prova col cane nel mandarsi
-avanti il gregge de' suoi immondi animali.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-008a"></a>
- <img src="images/ill-008a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Qui! Qui! Bravo Fangs, bravo carino! Facesti il tuo dovere!
-Ecco finalmente tutta la mia mandria raccolta.</i></p>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO II.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">Era Priore, non più; ma in quel consorzio</p>
-<p class="i02"> Degno il credean di mitra; nè dal mondo</p>
-<p class="i02"> Avea quindi il sant'uom fatto divorzio.</p>
-<p class="i01">Brïosi corridor, viver giocondo,</p>
-<p class="i02"> Caccie di cervi lo allettaro, e al desco</p>
-<p class="i02"> De' calici veder voleva il fondo.</p>
-<p class="i12"> <span class="smcap">Chaucer</span>.</p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Aveva Gurth un bel rimproverare Wamba perchè camminava troppo
-adagio. Questi che dallo scalpitar de' cavalli comprendeva essere vicina
-la brigata di cui s'accorsero, abbracciava a mano a mano tutte le occasioni
-di fermarsi lungo la strada. Talvolta era una nocciuola a metà
-matura ch'ei voleva cogliere di mezzo alla macchia. Tal'altra volea
-trattenersi a dir qualche cosa ad una giovane villanella, in cui si scontrava.
-Non tardò pertanto a raggiugnerli la cavalcata, composta di
-dieci individui. I due che le stavano innanzi sembravano uomini d'alto
-affare, il restante era gente del seguito.
-</p>
-
-<p>
-Non era malagevole il riconoscere a primo aspetto lo stato e la condizione
-di questi due personaggi. L'un d'essi era evidentemente un
-ecclesiastico, insignito di alta dignità. Portava egli l'abito monastico
-di Citeaux, ma d'un tessuto più fino assai di quanto lo permettea la
-stretta regola del Santo, fondatore dell'Ordine. Di bellissimo panno
-di Fiandra erano il mantello ed il cappuccio, increspati con tal arte che
-di leggiadro panneggiamento gli adornavano la persona. Graziosa ne era
-la fisonomia, comunque il troppo star bene le desse alquanto il contegno
-di chi pensa molto a sè stesso, nè maggiormente annunziasse macerazione
-e digiuno di quello che le sue vesti il mostrassero sprezzante del
-lusso e della pompa mondana. Regolari se ne scorgevano i lineamenti,
-ma di sotto delle palpebre, che per lo più tenea basse, sfavillavano a
-quando a quando lampi di fuoco epicureo che lui divulgavano amantissimo
-della buona tavola e delle gozzoviglie. Pure la sua professione
-ed il grado gli avevano insegnato a regolare il muto linguaggio d'una
-fisonomia ilare di sua natura e gioconda, ed alla quale sapeva a suo
-talento imprimere i modi che alla solenne gravità si appartengono.
-Senza darsi fastidio nè degli statuti del convento, nè delle bolle pontifizie,
-nè de' canoni del concilio, le maniche di questo magnate della
-Chiesa erano guernite di ricca pelliccia, e un fibbiaglio d'oro gli serrava
-al collo la parte superiore del mantello, e l'abito dell'Ordine
-<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span>
-indosso a lui offeriva quella medesima ricercatezza, che vediamo oggidì
-in alcune avvenenti e gentili donne quacchere, le quali senza abbandonare
-quel che diremmo uniforme della loro setta, colla scelta dei
-drappi e col modo di aggiustarseli alla persona, la semplicità del vestir
-loro condiscono d'un tal qual brio, che alla terrena vanità somiglia
-d'assai.
-</p>
-
-<p>
-Il degno religioso cavalcava una superba mula, regolandone l'andatura
-fra il passo ed il trotto; sontuosamente bardamentata, avea
-questa la briglia adorna di campanelle d'argento, chè tal di quei tempi
-era l'uso. Stando a cavallo, ben lunge dal mostrare la claustrale inettezza,
-dispiegava la maestria e le grazie di peritissimo cavallerizzo.
-Pareva inoltre che sol momentaneamente avesse scelta sì modesta cavalcatura,
-perchè un frate laico di quelli del suo seguito conducea per
-la briglia tal cavallo di ricambio, che era uno fra i migliori giannetti
-cresciuti nell'Andaluzia. Regnava a que' dì grande lusso al proposito
-di tai corridori, che i mercatanti non senza gravi rischi e spese faceano
-venir dalla Spagna per venderli, a più caro prezzo ancora, ai personaggi
-ragguardevoli, e ricchi assai per farne compra. La sella e la gualdrappa
-del superbo palafreno coperte erano d'un panno, scendente a terra, e
-tutto ricamato di mitre, di pastorali e d'altri emblemi ecclesiastici. Un
-altro laico conducea una mula carica di bagaglie che senza dubbio erano
-gli arredi del personaggio or descritto. Due frati dello stesso ordine
-faceano il retroguardo, ridendo insieme e ciarlando, nè ponendo mente
-gran che alle altre persone di quella cavalcata.
-</p>
-
-<p>
-Il personaggio che venivagli in compagnia mostrava un'età di
-circa quarant'anni. Rassembrava egli un atleta, magro, di alta statura,
-vigoroso a quanto appariva, cui la fatica stemperò le carni sì che
-non gli restavano fuorchè la pelle, i nervi e le ossa. Leggeansi nel suo
-aspetto, e gl'immensi rischi che avea corsi e quelli ch'egli era pronto
-ad affrontare di nuovo. Copriva il capo d'un berrettone di colore scarlatto,
-guernito di pelliccia, e foggiato siccome quelli cui chiamano i
-Francesi mortai per la somiglianza che hanno con questi arnesi rinversati.
-Scoperto affatto erane il volto, che inspirava rispettosa tema
-a chi la prima volta vedealo. I lineamenti, di tal natura che indicavano
-un animo dominato da forti passioni, aveano preso un colore arsiccio
-e quasi nero col lungo sopportare le impressioni del sole del
-Tropico. Se muta scorgevasi talora quella fisonomia, perchè niuna forte
-idea davale moto, sarebbesi detto ch'ella sonnecchiava aspettando che
-le passioni la risvegliassero; ma le gonfie vene della fronte, la prontezza
-onde il labbro superiore, coperto da folta basetta e nerissima,
-tremolava al menomo impulso dato alla mente, ben dimostravano quanto
-fosse agevole cosa il suscitare le procelle in quel cuore. Un solo sguardo
-<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span>
-di quegli occhi neri ed acuti presentava la storia delle difficoltà superate,
-dei pericoli corsi, e parea chiedesse si opponessero altri ostacoli
-per avere il contento di rimoverli, e per offerire prove novelle di forza
-e di coraggio. Una profonda cicatrice aggiugnea non so che di aspro e
-feroce alla fisonomia di cotest'uomo, ed in oltre ne indicavano qualche
-cosa di sinistro gli occhi, perchè i loro raggi visuali non s'indirigevano
-con tutta esattezza laddove era volto il suo viso.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-010a"></a>
- <img src="images/ill-010a.jpg" alt="" />
-<p class="caption">TEMPLARIO</p>
-</div>
-
-<p>
-L'esterne vesti d'un tal personaggio somigliavano in quanto è
-forma a quelle del suo compagno, perchè coperto egli andava parimente
-d'un lungo mantello, ma essendo questo di colore scarlatto dava a divedere
-come chi lo portava non pertenesse a veruno de' quattro ordini
-religiosi; che più di quattro non se ne conosceano a quei giorni. Stavagli
-in bianco panno trapunta sul destro omero una croce di forma
-singolare. Ma non era tal mantello se non se la sopravvesta d'un abito
-ben d'altro genere da quello che la leggiadria di questo primo arredo
-poteva far credere. Perchè sotto di esso il cavaliere andava armato d'un
-saio di maglia d'acciaio, fornito di maniche, e manopole dello stesso
-metallo, fatte pieghevoli con tal arte, che si sarebbero dette operate
-al telaio. Nè diversamente quando gli avvolgimenti del mantello la davano
-a divedere, si mostrava guernita la parte anterior delle coscie, e
-le piccole piastre di acciaio lievemente imponendosi e succedendosi l'una
-a l'altra coll'ordine che osserviamo nelle tegole delle case, gli scendeano
-fino al ginocchio ed al piede, onde nulla mancasse all'armatura sua di
-difesa. Sola arme da offesa eragli un lungo pugnale a due tagli, che
-pendeagli dal cinturino.
-</p>
-
-<p>
-Cavalcava egli, non una mula, al pari del compagno, ma una
-chinea, onde risparmiare il suo buon corridor di battaglia, che uno
-scudiere gli conducea appresso per il guinzaglio. Era questo cavallo bardamentato
-a tutto punto come in un giorno di zuffa, e coperto il capo
-d'un'armatura di ferro che portava lo stile di una picca colla punta
-sporgente all'infuori. Da un lato della sella vedeasi un'azza riccamente
-damaschinata in foggia orientale, e dall'altro l'elmo del guerriero
-ornato di sontuose penne, ed una lunga spada di quella forma
-che allora usavano i cavalieri. Altro scudiere portava la lancia del suo
-signore, e all'estremità di essa sventolava una banderuola, su di cui
-era dipinta una croce simile a quella che ornava il mantello del cavaliere.
-Questo scudiero portava parimente un picciolo scudo di forma
-triangolare, nella parte alta assai largo per difendere il petto, e che
-a grado a grado sminuiva ai due lati sino a formare il vertice inferior del
-triangolo. Un panno scarlatto, di cui lo scudo medesimo andava coperto,
-facea non si leggesse l'impresa che vi era scolpita al di sopra.
-</p>
-
-<p>
-Questi due scudieri venivano seguiti da due altri, che la pelle loro
-<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span>
-nericcia, i bianchi turbanti, le fogge del vestire annunziavano esser
-nati in qualche rimota contrada dell'Oriente. Ogni esterna apparenza,
-così del guerriero come delle persone del suo corteggio, presentava qualche
-cosa di nuovo e di straordinario. Sontuose erano le vesti degli scudieri,
-e i due Orientali portavano smaniglie, collane d'argento, ed
-anella dello stesso metallo attorno alle gambe ignude dalla noce del
-piede sino alla polpa, siccome ignude ne erano insino al gomito le
-braccia. Portavano abiti di seta, carichi di ricami che provavano la
-ricchezza del signore di quella comitiva ad onta della segnalata loro
-sproporzione colla semplicità dell'abito militare, che questi vestiva.
-Sciabole a lama ricurva, e coll'else damaschinate in oro, stavano attaccate
-ai loro pendagli fregiati d'aurei ricami, e guarniti di pugnali
-turchi d'un lavoro più prezioso ancora. Ognun d'essi portava all'arcion
-della sella il suo fascio di chiaverine, lunghe circa quattro piedi,
-e munite d'acutissima punta di ferro; arme che fu in grand'uso presso
-i Saracini, e adoperata tuttavia in Oriente nell'esercizio marziale conosciuto
-sotto il nome di <i>El-Jerrid</i><a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>.
-</p>
-
-<p>
-I cavalli, su cui stavano montati i due scudieri, al par di questi
-aveano strania origine. Nati di fatto fra i Saracini erano di razza araba.
-La statura loro dilicata, la sveltezza de' loro colli, le svolazzanti criniere,
-l'agilità del loro moversi troppo diversi gl'indicavano da quei
-cavalli, le cui razze si educavano nella Normandia e nella Fiandra, e
-membruti quindi e vigorosi quanto facea d'uopo per essere cavalcati
-da guerrieri coperti dalla testa ai piedi di pesanti armature di ferro.
-Questi cavalli messi a petto de' corridori d'oriente presentavano la differenza
-ch'è posta tra un corpo ed un'ombra.
-</p>
-
-<p>
-La strana comparsa di una tal cavalcata eccitò non solamente la
-curiosità di Wamba, il che era facile cosa, ma quella pur anco del
-suo posato compagno. Nè tardò questi a ravvisare nel monaco il priore
-dell'abbazia di Jorvaulx, conosciuto molte miglia all'intorno, siccome
-uomo amantissimo della caccia, della buona tavola, ed anche, se non
-esagerava la fama, d'altri diletti men conciliabili co' voti monastici.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-012a"></a>
- <img src="images/ill-012a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Ma il Priore evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente la
-propria mula fra il suo compagno di viaggio, ed il porcajuolo.</i> pag. 15.</p>
-</div>
-
-<p>
-Pure si aveano a que' giorni idee tanto condiscendenti alla condotta
-del clero così secolare come regolare, che il priore Aymer (tal
-nomavasi questo sacerdote), godea d'intatta fama in tutti i dintorni
-della sua abbazia. L'indole di lui franca e gioconda, l'indulgenza ch'ei
-dimostrava per tutto quanto avea nome di veniali fragilità presso i grandi,
-gli fruttavano essere ben accolto in tutti i castelli de' nobili, a molti
-de' quali soprappiù andava congiunto di sangue, per essere egli pure
-<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span>
-di nobile famiglia, normanna d'origine. Le gentildonne soprattutto
-non si sentivano vocazione d'indagar troppo severamente il contegno
-d'un uomo, chiaritosi zelante ammirator del bel sesso, ed amabilissimo
-nel trovar parecchi modi atti a dileguare la noia troppo usa a stanziare
-e nelle sale e ne' giardini de' castelli che all'alta nobiltà pertenevano.
-Non eravi cacciatore cui il nostro monaco cedesse nell'ardenza d'inseguire
-gli animali selvaggi, nè v'era chi fosse meglio di lui provveduto
-di falchi ben addestrati, e di levrieri agilissimi fra quanti n'avesse la
-contea d'York; circostanza la quale non entrava per poco nel renderne
-la compagnia e desiderata e cercata da tutti i giovani appassionati
-per la caccia. Altra parte gli toccava sostenere colle persone attempate,
-nè con minore felicità vi riusciva, quando l'occasione se ne presentava.
-Benchè quanto a letteratura avesse cognizioni superficiali anzichè
-no, ne sapea però abbastanza per inspirare agl'ignoranti profondo
-rispetto ver' la pretesa sua scienza, oltrechè, la gravità del portamento
-e del dire, e i modi autorevoli ch'egli assumeva a tempo e luogo per
-far valere la possanza della Chiesa e del Sacerdozio, molta opinione
-ancor gli acquistarono di santità. Persino le infime classi, così propense
-per indole a censurare rigorosamente la condotta de' loro superiori,
-tiravano un rispettoso velo sulle fralezze del priore Aymer. Egli
-era caritatevole, e la carità, gli è cosa nota, fa velo a molt'altri difetti.
-Le rendite dell'abbazia concedute la maggior parte in godimento
-al Priore, non solo gli fornivano i modi di far fronte alle spese sue
-personali, che non erano tanto poche, ma in oltre lo metteano in istato
-di spargere liberalità su gli abitanti e spesse fiate di sovvenire alle angustie
-dell'indigente. Perciò se il priore Aymer rimaneva ultimo alla
-mensa, se maggior tempo impiegava nella caccia che negli ufizi della
-chiesa, se il vedeano per una porta di soccorso rientrare nell'abbazia
-dopo avere trascorsa la notte intertenendosi a tutt'altro che a cantar
-compieta, ciascuno alzava indulgentemente le spalle, e ciascuno si avvezzava
-a dar passata a tali irregolarità tanto più volentieri, che la
-maggior parte de' confratelli del Priore si prendeva licenze eguali senza
-avere com'egli eguali diritti a farle dimenticare. La persona e l'indole del
-priore Aymer erano dunque assai conosciute ai nostri due servi sassoni,
-che lo salutarono rispettosamente ricevendone in compenso del
-saluto la solita benedizione.
-</p>
-
-<p>
-Ma ciò che li sorprese, ed eccitò grandemente in essi attenzione
-e curiosità, si fu l'aspetto straordinario del compagno che il sacerdote
-aveva con sè, e del corteggio che lo accompagnava. Li faceva attoniti
-soprattutto l'apparenza, per metà militare, per metà monastica di quel
-bruno straniero, e l'aggiustamento singolare de' due scudieri orientali,
-e la novità dell'armi che questi portavano. E lo stupore fu tanto che
-<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span>
-il porcaiuolo e il buffone s'accorsero appena, quando il priore dell'abbazia
-di Jorvaulx chiese loro se in quelle vicinanze si trovasse qualche
-casa per alloggiarli. Fors'anche la lingua, in cui venne fatta l'inchiesta,
-comunque ad essi omai non sì strania, sonò male a quelle
-sassoni orecchie.
-</p>
-
-<p>
-«Io vi chiedea, le mie creature» — ripetè il priore ad alta voce e
-valendosi del nuovo idioma mescolato di sassone e di normanno, e divenuto
-linguaggio di convenzione per comprendersi le une coll'altre
-fra le due genti — «io vi chiedeva se in questi dintorni sarà facile il trovare
-qualche brava persona, che mossa da amor di Dio, e da divozione
-verso la nostra Santa Madre Chiesa, voglia per questa notte usare
-ospitalità a due umilissimi servitori di questo Dio e di questa Chiesa.»
-</p>
-
-<p>
-Nel tuono però di tali detti scorgeasi non so qual aria d'alterezza,
-che mal s'accordava colla modestia delle frasi onde al Reverendissimo
-era piaciuto valersi.
-</p>
-
-<p>
-«Due umilissimi servitori di Dio e della Chiesa!» — meditò fra sè
-stesso Wamba, il quale benchè matto, aveva giudizio quanto bastava
-a non far tali considerazioni in modo d'essere inteso — «Vorrei dunque
-vedere come son fatti gli ufiziali primarii di Dio e della Chiesa, per
-esempio i siniscalchi, i cantinieri!»
-</p>
-
-<p>
-Fatto nel suo interno questo comentario all'inchiesta del Priore,
-il buffone sollevò gli occhi verso di lui, e diede tale risposta «Se i
-Reverendi bramano trovare buon pasto e buon alloggio è lontano di
-qui poche miglia il priorato di Brinxworth, e a quanto mi sembra, il
-grado loro gli assicura di esservi accolti con tutto onore; che se mai li
-dilettasse il consacrare una parte di notte a far penitenza, possono tenersi
-a quest'altro sentiere, d'onde si va in dirittura al romitaggio di
-Copmanhurst. Quivi troveranno, non v'ha dubbio, un pio anacoreta,
-che li fornirà di ricovero nella sua grotta oltre al soccorso d'abbondanti
-preghiere.»
-</p>
-
-<p>
-«Mio caro amico» — soggiunse scotendo il capo il Priore — «se
-il continuo tintinnar de' sonagli che adornano il tuo berrettone non ti
-avesse alterata la fantasia, ben capiresti che <i>clericus clericum non decimat</i>;
-il che vuol dire: le persone di chiesa non si domandano mai
-ospitalità le une alle altre, e preferiscono il chiederla a' laici per somministrar
-loro l'occasione di fare opera grata a Dio rendendosi ad un
-tempo utili e tributando onore ai servi dello stesso Dio.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è vero» — prese a dir Wamba — «che comunque io non
-sia nulla meglio d'un asino, divido nondimeno colla mula di vostra
-Riverenza, l'onore di portare sonagli. Ma nel mio debole intendimento
-direi che la carità della nostra santa madre Chiesa, e de' suoi servitori
-potrebbe anche, siccome tutte l'altre carità, incominciare ad operarsi
-sopra sè stessa.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Abbassa tosto la tua tracotanza, o mariuolo» sclamò il collega
-del Priore, interrompendo Wamba con fiero tuono e superbo «e soltanto
-additane, se pure lo sai, la strada che dobbiamo battere per andare....
-per andare.... Come chiamate il <i>franklin</i>, di cui mi
-faceste discorso, priore Aymer?»
-</p>
-
-<p>
-«Cedric» rispose il Priore, «Cedric il Sassone. Dimmi, amico,
-siam noi in vicinanza del suo castello? Puoi tu additarcene la strada?»
-</p>
-
-<p>
-«La strada non è sì facile da trovarsi» rispose Gurth, che ruppe
-il silenzio per la prima volta «e la famiglia di Cedric si ritira assai di
-buon'ora.»
-</p>
-
-<p>
-«Bella ragione!» sclamò il secondo viaggiatore. «In questa famiglia
-si reputeranno ad onore l'alzarsi da letto per provvedere ai bisogni
-di stranieri nostri pari, tanto più se ci abbassiamo a chiedere
-cortesemente un'ospitalità che è diritto nostro il pretendere.»
-</p>
-
-<p>
-Ai quali detti rispose Gurth col tuono del mal umore: «Non so
-veramente s'io mi debba insegnare la strada che conduce al castello del
-mio padrone, a gente che arma il diritto d'esservi accolta in vece di
-dimandare l'ospitalità siccome favore.»
-</p>
-
-<p>
-«Osi tu resistermi, o schiavo?» gridò il cavaliere, che conficcando
-lo sperone nel cavallo gli fece fare una giravolta; poi, correndo verso
-Gurth, si apprestava colla bacchetta che gli tenea vece di frusta a castigare
-quanto a suo avviso era arroganza punibile d'un servo di gleba.
-</p>
-
-<p>
-Gurth, senza mover d'un passo, guardò biecamente il cavaliere, e
-nel tempo medesimo portò la mano al suo coltello da caccia. Ma il
-Priore evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente
-la propria mula fra il suo compagno di viaggio e il porcaiuolo.
-</p>
-
-<p>
-«Per santa Maria! fratello Brian, non vorrei v'immaginaste esser
-qui nelle terre di Palestina in mezzo ai Turchi ed ai Saracini, o fra
-infedeli e pagani. Noi altri isolani non amiamo le percosse, semprechè
-non ci vengano dalla santa Chiesa che talvolta castiga i suoi prediletti. — Dimmi
-tu, buon figliuolo» a questi accenti si volse a Wamba, unendo
-all'eloquenza delle parole l'altra più possente d'una moneta d'argento
-gettatagli fra le mani «dimmi qual è il cammino che guida al castello
-di Cedric il Sassone: tu non puoi ignorarlo; egli è un sacro debito il
-mettere sul buon sentiero i viaggiatori smarriti, quand'anche fossero
-di un grado men dignitoso del nostro.»
-</p>
-
-<p>
-«In verità, reverendissimo padre, la testa saracina del reverendissimo
-vostro compagno spaventò per tal modo la mia che mi ha fatto
-uscir dalla mente questo sentiere; e temo che nemmen io sarò capace
-di giugnervi questa sera.»
-</p>
-
-<p>
-«Eh via, via!» disse il Priore «so che puoi volendo additarcelo.
-Questo fratel venerabile ha passata tutta la sua vita a combattere i
-<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span>
-Saracini per la liberazione di Terra Santa; egli appartiene all'Ordine dei
-cavalieri Templari, de' quali avrai udito far menzione; ed è metà monaco,
-metà soldato.»
-</p>
-
-<p>
-«Dovrebbe veramente bastargli l'essere metà monaco» soggiunse
-il buffone «per non mostrarsi sragionevole affatto verso i viandanti che
-incontra, supposto anche non si prendessero tutta la premura di rispondere
-ad interrogazioni, che non li riguardano.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti perdono la tua giocondità» rispose il Priore «purchè ne insegni
-la strada del castello di Cedric.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene dunque! le Riverenze vostre debbono seguire questo viale
-sintantochè giungano ad un luogo detto la <i>Croce atterrata</i>. Voi la vedrete
-di fatto a terra, e il solo piedistallo non ne è rinversato. Allora
-prenderete la strada di man sinistra, perchè alla <i>Croce Atterrata</i> vi è
-un crocicchio di cinque strade. Auguro alle Riverenze vostre di arrivarvi
-innanzi che scoppi il temporale.»
-</p>
-
-<p>
-Il Priore lo ringraziò, e perchè l'augurio del buffone si avverasse
-meglio, la cavalcata, fermatasi tutto quel tempo, si diede a correre di
-gran galoppo.
-</p>
-
-<p>
-«Se tengono la strada che con molto giudizio indicasti loro» disse
-Gurth al compagno, quando non udì più lo scalpitar de' cavalli «il
-reverendo padre sarà ben fortunato, se arriva questa notte a Rotherwood.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è vero; ma può giungere comodamente a Sheffield, e un
-albergo val l'altro. Son cacciator troppo destro per volere insegnare
-il covo del lepre al cane, quando non ho intenzione ch'esso l'acchiappi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti stimo: e t'assicuro mi rincrescerebbe assai se questo Priore
-vedesse Lady Rowena.... Poi, potrebbe accadere che Cedric attaccasse
-briga col frate soldato, e ciò sarebbe anche peggio. Ma noi altri da
-buoni servi, dobbiamo veder tutto, ascoltar tutto, e tacer tutto.»
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo, i nostri viaggiatori già lontani molto dai due
-servi, la discorrevano insieme in francese-normanno, come generalmente
-usavano le persone più ragguardevoli, eccetto pochi Sassoni, teneri di
-tutto quanto rammentava ad essi la loro origine.
-</p>
-
-<p>
-«Da che deriva la tracotanza di quei furfanti» disse il Templario
-«e perchè mi impediste voi di punirli?»
-</p>
-
-<p>
-«L'un d'essi è pazzo; volete voi, fratello Brian, pretendere risposte
-giudiziose da un pazzo? L'altro poi è di questa schiatta feroce,
-selvaggia, intrattabile dei Sassoni, pe' quali il supremo de' diletti si sta
-nel manifestare in tutti i modi che possono l'odio che portano ai lor
-vincitori.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! avrei insegnato loro a furia di percosse la cortesia. Sono
-avvezzo a maneggiare spiriti di questa razza. I nostri schiavi Turchi
-<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span>
-sono anch'essi per indole fieri, indomabili quanto avrebbe potuto esserlo
-Odino; ma due mesi trascorsi in mia casa, sotto la scuola del mio
-aguzzino, li rendevano umili, sottomessi, docili ed ubbidienti. Giuraddio!
-Ser Priore. Là sì conviene stare all'erta contro i pugnali e i
-veleni, se niente niente allentate loro la briglia sanno prevalersi bene
-degli uni e degli altri.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò sarà verissimo. Ma ogni paese ha le sue regole e le sue consuetudini,
-e credetelo, il menar colpi su quello sgraziato era un cattivo
-metodo per costringerlo ad insegnarci la dimora del suo padrone. Aggiugnete
-che ottenuto anche l'intento per questa via, ciò bastava per
-irritare Cedric contro di voi. Vel dissi già. Questo <i>franklin</i> è superbo,
-d'un'indole fiera e disdegnosa oltre ogni credere. Nemico della nobiltà,
-lo è perfino de' suoi confinanti, Reginaldo Frondeboeuf e Filippo Malvoisin,
-i quali, per vero dire, non sono avversari da disprezzarsi. Egli
-difende con tanta ostinatezza i privilegi della sua stirpe, ed è sì superbo
-di discendere in retta linea da Everardo, prode guerriero ai giorni dell'<i>Ettarchia</i>,
-che generalmente lo nomano <i>Cedric il Sassone</i>. Vedete!
-egli si reputa a proprio vanto l'origine sassone, che molti ora si studiano
-nascondere per non provare gli effetti di quel gran principio:
-<i>Vae victis</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«Priore mio, io voglio credere, che parlando di beltà femminili
-voi siate intelligente quanto un trovadore il più galante possa esserlo.
-Ma, vi confesso: farà d'uopo che questa Rowena da voi descrittami
-sia veramente un prodigio impareggiabile d'avvenenza, ond'io arrivi a
-padroneggiar me medesimo, e ad armarmi di tutta la pazienza necessaria
-a mettermi in buona grazia col suo padre Cedric, dopo l'odiosa dipintura
-che mi avete fatta di simil uomo.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! debbo dirvi una cosa. Cedric non è in sostanza padre della
-giovane, e gli antenati di Rowena vantano ben altra nobiltà; e se tra
-essa e Cedric passano vincoli di sangue, la parentela è lontanissima.
-Egli ne è unicamente il tutore, ed io credo siasi instituito tale da sè
-medesimo; ma ama la pupilla, come se fosse sua propria figlia. Quanto
-poi all'avvenenza di Rowena, fra poco potrete giudicarla voi stesso; e
-se le grazie della sua persona, i modi espressivi di quel suo sguardo
-soave e maestoso ad un tempo non vi fanno dimenticare le giovani
-beltà della Palestina, e le huris di Maometto, acconsento mi riguardiate
-come un miscredente ed un infedele, e non più come un figlio legittimo
-della santa Chiesa.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi dovreste anche ricordarvi la scommessa che abbiamo fatta;
-e se la bellezza da voi tanto esaltatami non corrisponde all'idea che
-me ne inspiraste...»
-</p>
-
-<p>
-«La mia collana è vostra. Gli è già detto; ma sono miei, se accade
-<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span>
-il contrario, dieci carrattelli di vino di Chio, e a quest'ora ci fo
-i conti sopra, come se stessero già nelle cantine del convento sotto le
-chiavi del vecchio Dionigi, il cellerario.»
-</p>
-
-<p>
-«Basta non dimentichiate essere io il giudice della scommessa, e
-che non la perdo se non convengo io medesimo di non aver mai veduta
-in vita mia una bellezza tanto perfetta. Son questi i nostri patti, non
-è egli vero? Mio caro Priore, la vostra collana d'oro corre gran pericolo,
-ve lo accerto, e voglio fregiarmene il collo nella lizza, che sta
-per aprirsi ad Ashby-De-La-Zouche.»
-</p>
-
-<p>
-«La vedremo, la vedremo! Io non domando che una cosa sola,
-ed è che la vostra risposta sia leale ed interprete unicamente di quanto
-sentite; tale insomma qual io me la debbo aspettare da un cavaliere
-e da un ecclesiastico. Intanto, fratello carissimo, permettetemi di darvi
-alcuni suggerimenti, e di pregarvi ad assumere modi più cortesi di
-quelli ai quali vi assuefecero i vostri Infedeli allorchè li tenevate in
-cattività. Cedric il Sassone, se si credesse gravemente offeso, e vi dico
-io che s'offende per poco, con sopportazione del vostro titolo di cavaliere,
-e della importanza del mio ufizio e della santità de' nostri ministeri,
-intesi tutti ad una medesima causa, sarebbe l'uomo da metterne
-sull'istante fuor della porta, e farne dormire a campo, fosse ancora
-la mezzanotte. Abbiate anche attenzione al modo di regolarvi colla
-leggiadra Rowena, perchè Cedric le fa guardia con gelosissima cura, e
-s'ei prende, m'intendete? il menomo sospetto, addio nostri divisamenti!
-Si dice, ch'egli abbia sbandito di casa il proprio figliuolo, solamente
-perchè volse sguardi affettuosi a questa rara beltà; chè a quanto
-sembra si può bensì adorarla da lungi, ma chi vuole avvicinarsele dee
-portar sentimenti così puri, come se si mettesse a piè degli altari dinanzi
-ad un'immagine della santissima Vergine.»
-</p>
-
-<p>
-«V'ho inteso in tutto e per tutto, e conformerò ai vostri desiderii
-ogni mia azione, e avrò insomma il contegno, che potrebbe aspettarsi
-da donzella la più pudibonda. Ma quanto al timore da voi manifestato,
-che Cedric ne scacci di casa, state tranquillo; ella è tale umiliazione
-che i miei scudieri ed io saprem risparmiarvi. Se il prendesse la mattezza
-di venire a questo estremo punto, troverebbe gente buona da insegnargli
-per un'altra volta qual rispetto è dovuto alle leggi dell'ospitalità.»
-</p>
-
-<p>
-«Io qui non vi prego che di dar prove di prudenza e di moderazione.
-Oh! eccoci alla <i>Croce Atterrata,</i> che quel buffone additò. Ma
-è tanto fitta la notte, che possiamo appena vedere la strada da seguirsi.
-Se non m'inganno, ne disse di tenerci a mano sinistra.»
-</p>
-
-<p>
-«No: a destra. Me ne ricordo ottimamente.»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonatemi, a sinistra, e rammento perfino che ne indicò questa
-dirittura colla punta della sua sciabola di legno.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Sì: ma la tenea colla mano sinistra e volse la punta ver' questa
-parte» e così dicendo il Templario indicava la mano destra.
-</p>
-
-<p>
-Ciascuno de' due sostenne, come in tai casi suole accadere, con
-eguale fermezza la sua opinione. Laonde le persone del seguito vennero
-consultate; ma niuna di esse erasi trovata in assai vicinanza per
-udire i discorsi di Wamba. Finalmente Brian sclamò col tuono di chi
-si maraviglia di non aver prima osservata una cosa: «Ma io vedo certamente
-un uomo addormentato, o steso morto vicino alla croce! Ugone,
-movete quel cadavere colla punta della vostra lancia.»
-</p>
-
-<p>
-Avendo Ugone obbedito, saltò in piedi un uomo gridando in buon
-francese: «Chiunque vi siate, perchè venite a frastornarmi?»
-</p>
-
-<p>
-«Noi volevamo soltanto,» disse il Priore, «domandarvi la strada che
-conduce a Rotherwood, ov'è la dimora di Cedric il Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-«Io pure mi trasferisco a quella volta» rispose lo straniero «e se
-avessi un cavallo, mi offrirei vostra guida; perchè gli è d'uopo fare
-più d'una giravolta, e chi non è ben pratico della strada va a pericolo
-di smarrirsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Amico mio, potete star certo de' nostri ringraziamenti e d'una
-buona ricompensa, se ne guidate sani e salvi alla casa di Cedric» e
-ciò dicendo il Priore, ordinò a qualcuno del suo seguito che cedesse il
-proprio cavallo allo straniero, e cavalcasse in vece il corridore di riserbo,
-che, come dicemmo, un laico guidava a mano.
-</p>
-
-<p>
-Il condottiero de' nostri viaggiatori tenne sentiere affatto opposto a
-quello che Wamba colla malizia di farli perdere aveva ad essi indicato.
-Questo sentiero addentravasi di molto nella foresta, e larghi torrenti lo
-attraversavano, tanto più pericolosi ai viaggiatori a motivo delle paludi
-che li recigneano. Ma la scorta sembrava conoscesse come per istinto
-i traversi più sicuri e più corti, onde i viaggiatori non tardarono gran
-fatto a trovarsi incamminati in un viale più largo di quanti sino allora
-avevano trascorsi. Nel fondo di questo viale sorgeva un vasto e regolare
-edifizio che lo straniero mostrò al Priore dicendo:
-</p>
-
-<p>
-«Ecco Rotherwood, ecco il luogo ove soggiorna Cedric il Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-Notizia riuscita sopra tutti grata ad Aymer, il quale non troppo
-avvezzo a peregrinazioni sì disagiate, nel durare del precedente cammino
-aveva avuta tanta paura de' torrenti e delle paludi, che nol prese
-curiosità di movere nessuna interrogazione alla guida. Ma in allora
-sentendosi meglio, nè presentando alcun rischio il bel viale che rimaneva
-a farsi, cedè alla curiosità che gli fece indirigere diverse inchieste
-allo straniero. «Chi siete voi?» Fu questa la prima.
-</p>
-
-<p>
-«Un pellegrino,» rispose l'altro, «e vengo di Terra Santa.»
-</p>
-
-<p>
-Allora il Templario: «Avreste fatto meglio a rimanervi combattendo
-per la liberazione del Santo Sepolcro.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Gli è vero, ser cavaliere» rispose il pellegrino, che ravvisò a
-quanto parve il Templario. «Ma mentre coloro che si sono obbligati
-con sacramento a liberare la Santa Città, viaggiano in parti sì lontane
-dal sito ove il dovere li chiama, può egli farvi stupore, se un umile
-contadino mio pari, amico per natura della tranquillità e della pace,
-segue esempi tanto autorevoli?»
-</p>
-
-<p>
-Irritato da tai detti il Templario volea rispondere, ma lo interruppe
-il Priore, manifestando la propria maraviglia, che la loro guida,
-dopo sì lunga lontananza conservasse tanta pratica di tutti gli avvolgimenti
-di quella foresta.
-</p>
-
-<p>
-«Nacqui in questi paesi» egli rispose, e mentre sì rispondea si
-trovarono tutti dinanzi alla casa di Cedric; edifizio irregolare, fornito
-di molte corti, e che occupava una grande estensione di terreno. Comunque
-la vastità della fabbrica la indicasse abitata da un uomo facoltoso,
-essa non aveva nessuna somiglianza con que' castelli fiancheggiati
-da torri e a smisurata altezza sorgenti, che erano la residenza ordinaria
-della nobiltà normanna, e che divennero in allora modello allo stile
-architettonico dell'Inghilterra.
-</p>
-
-<p>
-Non per questo il castello di Rotherwood era sguernito di ogni genere
-di fortificazione; perchè in que' tempi di turbolenza e disordine,
-qualunque casa non munita avrebbe corso pericolo di venir saccheggiata
-ed arsa nel termine di ventiquattr'ore. Circondato vedeasi l'edifizio da
-profonda fossa, cui somministrava l'acque un contiguo rigagnolo. Ne
-difendea le rive un doppio palizzato fatto di piuoli tolti dalla foresta.
-Dalla parte di ponente scorgeasi nello stesso palizzato una apertura, ed
-attraversava la fossa un ponte levatoio, che era l'ingresso alla casa,
-protetta da angoli salienti, donde, se facea d'uopo, i frombolieri e
-i lancieri poteano impedire il passaggio a chi vi fosse venuto con mal
-talento.
-</p>
-
-<p>
-Il Templario si fermò dinanzi alla porta, e sonò a tutto fiato il
-suo corno, perchè la pioggia che avea minacciato i nostri viaggiatori
-per lungo tempo incominciava allora a cadere con grand'impeto.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO III.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">Chi può mirar, nè abbrividir, que' mesti</p>
-<p class="i02"> Ignudi liti, contro cui mugghiando</p>
-<p class="i02"> Con orribile suon frangonsi i flutti</p>
-<p class="i02"> Del nortico ocean? Pur su quei liti,</p>
-<p class="i02"> Noto per l'azzurrino occhio, e pel rosso</p>
-<p class="i02"> Ondeggiar delle chiome, e la fiorente</p>
-<p class="i02"> Morbida guancia, ove de' suoi colori</p>
-<p class="i02"> Salute alma pompeggia, ebbe la culla</p>
-<p class="i02"> Il Sasson generoso, e su quei liti</p>
-<p class="i02"> Dotto nell'arti di Bellona ei crebbe.</p>
-<p class="i12"> <span class="smcap">Thompson.</span></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Entro una sala, la cui altezza non mantenea proporzione coll'immensa
-vastità del ricinto, stava una lunga tavola costrutta di native
-querce, che aveano ricevuto appena un primo pulimento; e serviva questa
-al banchetto vespertino di Cedric il Sassone. Il solo adattamento
-delle travi maestre colle piccole travi ne formava la soffitta, ond'era
-unicamente merito de' panconcelli e della stoppia che coprivano il
-tetto, se chi stavasi in quel luogo non sofferiva per intiero gli effetti
-delle intemperie. Ad ogni angolo di questa sala era un grande camino,
-d'onde uscia tanto fumo ad empiere la stanza, quanto ne mandava al
-di fuori la canna; così bene si conosceva in quei giorni l'arte di fabbricare!
-Questo costante vapore aveva portata una specie di vernice alla
-parte superiore dell'appartamento, che coperta quindi appariva di un
-denso strato di negrofumo e fuligine. Strumenti da guerra e da caccia
-vedeansi sospesi alle pareti dei muri, e grandi porte aperte in ciascuna
-di queste guidavano all'altre stanze del castello, che si mostrava vastissimo.
-</p>
-
-<p>
-Ogni cosa di tale sala annunziava nella sua originaria semplicità
-l'era primitiva de' Sassoni, alla quale il non uniformarsi sarebbe stato
-per Cedric un digradare il proprio onore. Quel pavimento non avea
-miglior lastrico d'un miscuglio di terra e calcina, ben manipolate insieme
-e indurite, come di tai pavimenti vediamo anche oggidì ne' moderni
-nostri granai. Per un quarto della lunghezza della sala medesima
-lo stesso pavimento s'innalzava circa sei pollici, e tale spazio più alto,
-chiamato <i>pulvinare</i>, veniva riserbato ai principali individui della famiglia,
-e agli ospiti di riguardo. Laonde vedeasi collocata per traverso in
-questa parte privilegiata della sala una tavola pomposamente coperta
-d'un panno di color scarlatto, e dal mezzo di essa usciva, come
-<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span>
-appendice, un'altra tavola più lunga, più stretta, e decorata con minor
-pompa, ove sedeano a prender cibo le persone di minor conto, e i
-servi della casa. Ognuno intende che la combinazione di queste due
-tavole presentava la forma d'un <i>T</i>; e se ne vedono anche oggidì delle
-simili ne' collegi più antichi, quai sono quelli di Cambridge e di Oxford.
-Seggiole, e sedie a bracciuoli di pesantissimo legno di quercia,
-fregiate di rilievi scorgeansi sul pulvinare, e la tavola nobile andava pure
-coperta d'un baldacchino per difendere i magnati attorno ad essa seduti
-dalla pioggia, che siccome è da credersi, non rade volte attraversava
-quel tetto.
-</p>
-
-<p>
-Le pareti del pulvinare erano guernite di tappezzerie, e il pavimento
-del pari andava coperto da uno strato, su cui vedeansi alcuni
-informi ricami, che non aveano miglior pregio d'un brillante accozzamento
-di colori. Nuda affatto vedeasi la parte inferiore delle pareti,
-scoperta la tavola lunga, non tappezzato ivi il suolo, e sole panche
-grossolane e pesanti vi faceano vece di sedie, nè alcun riparo impediva
-che l'acqua del cielo non cadesse sul capo del convitati.
-</p>
-
-<p>
-Nel mezzo della tavola d'onore erano poste due sedie a bracciuoli
-più alte dell'altre, assegnate al padrone ed alla padrona della casa, i
-quali presedendo al banchetto ospitaliero, si assumeano l'incarico di
-far le parti agli altri; detti perciò in lingua sassone <i>datori di pane</i>.
-</p>
-
-<p>
-Presso ciascuna delle due sedie a bracciuoli stava uno sgabelletto
-scolpito con molta cura e picchiettato d'avorio. Le altre sedie non andavano
-fregiate di un tal distintivo. Cedric il Sassone, insignito del titolo
-di <i>Thane</i>, cui i Normanni sostituirono l'altro di <i>Franklin</i>, si era già
-messo al suo posto, e non vedendo arrivare la cena s'impazientiva
-quanto il potrebbe a' dì nostri un aldermanno della città di Londra.
-</p>
-
-<p>
-Bastava il sol vedere in fisonomia il signor del castello per giudicare
-la sua indole franca e leale sì, ma vivace ad un tempo ed impetuosa.
-Mezzana erane la statura, larghe le spalle, lunghe le braccia, i suoi muscoli
-indicavano forza, e si dicea a prima vista esser egli avvezzo alle
-fatiche della guerra e della caccia. Largo di volto, avea grandi occhi
-ed azzurri, belli i denti, e la fisonomia di lui annunziava candore, franca
-schiettezza, e quella specie di buon umore, che va sovente unito alla vivacità,
-e talvolta a certa asprezza di modi. Leggeansi parimente ne' suoi
-occhi naturale orgoglio ed una diffidenza, nata in lui dall'avere trascorsa
-la vita nel difendere quei diritti che continuamente gli venivano
-contrastati; laonde le sole circostanze in cui si trovò posero quell'animo
-fiero, risoluto ed impetuoso nella necessità di star sempre all'erta. I suoi
-biondi capegli divisi in due spartimenti da un solco longitudinale ch'egli
-tenea in mezzo del capo gli scendeano da due bande sopra le spalle,
-essendo questi lunghissimi, nè per anco imbiancati dalla neve della
-vecchiezza, comunque Cedric si avvicinasse al suo sessantesimo anno.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span>
-</p>
-
-<p>
-Vestiva egli una tonaca verde, il cui collare e le maniche vedeansi
-guerniti di minuto vaio, specie di pelliccia inferiore di qualità all'ermellino
-e che è, a quanto credesi, la pelle dello scoiattolo grigio. Tal
-sopravvesta, non abbottonata, copriva un giustacuore di panno scarlatto.
-Avea brache dello stesso panno, ma che non discendevano a tutta
-la coscia, lasciando scoperto il ginocchio. Portava zoccoli simili a quelli
-dei contadini, ma d'un cuoio più fino, e serrati nella parte davanti con
-fibbie d'oro. Due smaniglie ed una collana parimente d'oro gli si avvolgeano
-al collo e alle braccia. Un cinturino ingemmato ne sostenea il
-coltello da caccia acuminato e a due tagli, che in dirittura perpendicolare
-gli pendea dal fianco. Sulla schiena del suo seggiolone era posto
-un manto di panno scarlatto, foderato di pelliccia, ed un berrettone
-della stessa natura sontuosamente ricamato, i quali due arredi compievano
-l'abbigliamento del facoltoso <i>Thane</i> quando voleva uscire di casa.
-Stava appoggiata allo stesso seggiolone una corta chiaverina, guernita
-di lucidissimo pomo d'acciaio, e questa secondo l'uopo gli facea vece
-di bastone, ovvero d'arme.
-</p>
-
-<p>
-Molti servi, le cui vesti serbavano una proporzione media fra la
-magnificenza di quelle del loro padrone, e la semplicità della tonaca
-portata da Gurth, il porcaiuolo, stavano attenti ad ogni minima occhiata
-del magnate sassone, e si teneano pronti ad eseguirne i comandi. Due
-o tre fra i medesimi, che occupavano più alto grado degli altri, rimanevano
-sul pulvinare dietro a Cedric. Gli altri si stavano nella parte
-inferior della sala. Vi si vedevano ancora commensali d'una specie diversa,
-due o tre grandi cani levrieri soliti ad essere adoperati nella
-caccia del cervo e del lupo; altrettanti cani da presa grossissimi di
-collo, di testa e di orecchie; una coppia di que' cani da caccia della più
-picciola specie, che oggidì vengono chiamati <i>bassotti</i>. Tutta questa famiglia
-aspettava con impazienza l'arrivo della cena; ma con quell'accorgimento,
-con quell'intelligenza, che la razza canina possede nello
-squadrare le fisonomie, queste bestie si astenevano riguardosamente dall'interrompere
-il cupo silenzio del loro padrone tenute probabilmente
-in dovere dalla vista di una bianca bacchettina postagli vicino al piattello,
-e della quale si giovava Cedric a frenare le inchieste di tal parte
-quadrupede della sua servitù, quando si facevano troppo vivaci. Non
-eravi che un vecchio cane-lupo, il quale arrogandosi la libertà che talvolta
-i padroni concedono ad un vecchio servo favorito, stavasi sdraiato
-presso la seggiola del suo signore, e ne richiamava a quando a quando
-l'attenzione, or mettendogli la testa sopra le ginocchia, or lambendogli
-la mano. Ma in quella sera la povera bestia non ottenea miglior risposta
-di queste parole: «Abbasso, Balder, abbasso! non sono in
-vena di giocare.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ed era di fatto cosa verissima che l'animo di Cedric non si trovava
-allora in uno stato tranquillo. Lady Rowena, che era andata a
-vespero in una chiesa lontana d'assai, in quel momento soltanto ritornava
-a casa, e stavasi cambiando le vesti, perchè la pioggia gliele aveva
-tutte inzuppate. Gurth e la sua mandria, che avrebbero dovuto essere
-da lungo tempo al castello, non si vedeano pur anche giugnere, e le
-proprietà venivano sì poco rispettate in que' tempi, che tale indugio
-poteva attribuirsi o a qualche brutto giuoco de' malandrini e contrabbandieri,
-copiosissimi nelle vicine foreste, ovvero alla violenza di qualcuno
-fra i baroni confinanti, che confidandosi nelle loro forze, non usavano
-grande riguardo alle sostanze degli altri. E l'affare era rilevante
-più di quanto potrebbe credersi, perchè una gran parte delle ricchezze
-possedute dai proprietari sassoni, si stava in mandrie porcine, e soprattutto
-se questi aveano i loro dominii in vicinanza delle foreste, ove le
-querce somministravano abbondante nutrimento a tal genere d'animali.
-</p>
-
-<p>
-A sì fatto motivo d'inquietudine altri se n'aggiugnevano. Non si
-vedea arrivare il buffone Wamba, le cui lepidezze, quali che si fossero,
-portavano una specie di condimento ai banchetti del nostro Cedric,
-e alle copiose bevute di vino onde per solito gl'innaffiava. Più;
-Cedric non avea mangiato nulla dopo il pranzo del mezzogiorno, se
-l'ora consueta della cena era trascorsa da lungo tempo; la qual cosa
-diveniva occasione di scontento ai gentiluomini campagnuoli di quei
-tempi, come spesso lo diviene anche agli odierni. Tal suo disgusto per
-altro egli non manifestava che con accenti interrotti, talora pronunziati
-a mezza voce, come s'egli avesse parlato a sè medesimo, talora vôlto
-ai servi che gli stavano a fianco, e soprattutto al suo coppiere che a
-quando a quando gli presentava a guisa di pozione calmante una tazza
-di vino.
-</p>
-
-<p>
-«A che tarda ancora lady Rowena?»
-</p>
-
-<p>
-«Non le rimane che a rassettarsi di nuovo il capo» rispose un'ancella
-con quel tuono franco onde una cameriera dei nostri giorni suol
-parlare al padrone di casa «non vorreste già comparisse a cena in cuffia
-da notte? Del rimanente non v'è in tutta la contea una gentildonna
-spicciativa nell'adunarsi, siccome la mia padrona.»
-</p>
-
-<p>
-All'osservazione fattagli dall'ancella il Sassone rispose unicamente
-con una di quelle interiezioni che non si saprebbe come rappresentar
-con caratteri di scrittura, e che poteva riguardarsi una specie d'approvazione.
-</p>
-
-<p>
-«Spero» egli aggiunse «che la sua divozione consulterà meglio il
-tempo la prima volta che vorrà andare alla chiesa di San Giovanni.»
-Volgendosi indi al suo coppiere, ed alzando la voce come se non gli fosse
-sembrato vero di trovar qualcuno sopra cui sfogare il suo mal umore:
-<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span>
-«ma da parte di tutti i diavoli!» sclamò egli. «Qual cagione può ad ora
-sì tarda tenere Gurth fuori di casa? Non vorrei ci avesse a portar
-cattive notizie della sua mandria. Egli è però un servo diligente e fedele,
-ed io gli preparava un destino migliore. Forse lo avrei nominato
-fra le mie guardie.»
-</p>
-
-<p>
-«Non è poi così tardi» rispose modestamente Osvaldo, «ned è
-ancora passata un'ora da che hanno sonato il <i>coprifuoco</i><a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>.» Se Osvaldo
-avea intenzione di scusare il suo camerata, certamente fu mal destro
-nel rammentare a Cedric una delle cose le più atte ad accrescerne lo
-scontento.
-</p>
-
-<p>
-«Vadano al diavolo il <i>coprifuoco</i>, il bastardo che l'inventò e lo
-schiavo disamorevole, la cui lingua sassone fa rintronare questa maladetta
-parola ad orecchie sassoni! <i>Il coprifuoco!</i> bel trovato, che costringe
-la gente dabbene a dovere spegnere il fuoco ed i lumi, affinchè
-i ladri e gli assassini possano a lor bell'agio operar nelle tenebre! Oh!
-Reginaldo Frondeboeuf e Filippo di Malvoisin sanno profittare del <i>coprifuoco</i>
-tanto bene quanto Guglielmo il Bastardo egli stesso, e quanto
-alcun altro di questi venturieri normanni, che si batterono ad Hastings.
-Io m'aspetto da un istante all'altro l'annunzio che la mia mandria è
-stata rubata, e divenuta pasto di questi banditi normanni che i loro
-padroni lasciano morir di fame. Tutte le rendite di costoro si stanno
-nel ladroneccio e nell'assassinio. Già avranno ucciso il mio servo fedele.
-E Wamba? Dov'è Wamba? Non mi disse qualcuno ch'egli era uscito
-insieme con Gurth?»
-</p>
-
-<p>
-Osvaldo rispose affermativamente.
-</p>
-
-<p>
-«Di bene in meglio! Avranno condotto via il buffone d'un Sassone
-per dargli a padrone un lord normanno. Ma noi tutti siamo veri buffoni
-nel restar sottomessi a costoro, e meritiamo maggior disprezzo che
-nol meriteremmo, se la natura ci avesse conceduto solamente una mezza
-dose di spirito. Ma io mi vendicherò» soggiunse egli spirando il massimo
-sdegno, e alzandosi da sedere, ed afferrando la sua chiaverina. «Io
-porterò le mie lagnanze al gran consiglio. Ivi, ho amici, ho vassalli.
-Chiamerò a disfida il Normanno corpo a corpo. Ch'ei si faccia avanti
-col suo saione d'acciajo, col suo elmo di ferro, e con tutto ciò che fa
-ardimentosa la sua codardia. Questa mia chiaverina ha rotti ostacoli
-più resistenti che tre dei loro scudi. Mi credono vecchio, lo vedo bene,
-ma s'accorgeranno che il sangue di Everardo scorre ancora entro le
-<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span>
-vene di Cedric. Ah Wilfrid!» soggiunse egli abbassando la voce in
-modo di chi parla solamente con sè medesimo. «Se tu avessi potuto
-vincere una sconsigliata passione, il padre tuo non si vedrebbe abbandonato
-in questa età, come una quercia solitaria, i cui rami sfogliati rimangono
-ludibrio degli aquiloni!» Parve che queste ultime idee cambiassero
-il suo sdegno in mestizia; poichè rimessa a luogo la chiaverina,
-e seduto di bel nuovo si abbandonò interamente a malinconiche meditazioni,
-dalle quali d'improvviso il ritrasse il suono d'un corno.
-</p>
-
-<p>
-A questo suono corrisposero gli abbaiamenti di tutti i cani, e non
-di quelli soltanto che si trovavano nella sala, ma di venti o trent'altri
-sparsi per tutto il castello; onde la bacchettina bianca di Cedric e gli
-sforzi di tutti i servi bastarono appena a far cessare questo canino
-fracasso.
-</p>
-
-<p>
-«Si corra alla porta» sclamò il Sassone, appena il cessato tumulto
-dei cani gli permise di fare udir la sua voce. «Sappiasi tosto quali notizie
-ci arrivano. Non v'ha dubbio! È l'annunzio di qualche spogliamento,
-qualche malvagità operata sulle mie terre.»
-</p>
-
-<p>
-Di lì a pochi istanti venne una delle guardie di Cedric ad annunziargli
-che Aymer, priore di Jorvaulx, e il cavaliere Brian di Bois-Guilbert,
-commendatore dell'ordine venerabile de' Templari, accompagnati
-da seguito poco numeroso, e avviati al torneo che di lì a due giorni doveva
-aprirsi a poca distanza d'Ashby-De-La-Zonche, chiedevano per una
-notte ospitalità in quel castello.
-</p>
-
-<p>
-«Il priore Aymer! Brian di Bois-Guilbert» sclamò Cedric «Normanni
-sì l'uno che l'altro! Ma poco monta. Normanni o Sassoni, non
-si dica mai che l'ospitalità fu negata nel castello di Rotherwood. Poichè
-lo scelsero per riposarvi, sieno i ben venuti. Avrebbero veramente fatto
-meglio a continuare per la loro strada. Non già che mi pesi il nudrirli
-e l'alloggiarli per una notte. Poi presentandosi quali ospiti, anche i Normanni
-debbono abbandonare la lor tracotanza. Undeberto» diss'egli ad
-una specie di maggiordomo, che gli stava dietro tenendo in mano un
-bianco bastone «prendete sei uomini in vostra compagnia e fate entrar
-gli stranieri nella parte del castello assegnata agli ospiti; i loro cavalli
-vengano collocati nelle mie scuderie, e abbiate cura che non manchi
-loro cosa veruna. Offerite ad essi vestimenta se han desiderio di cambiarne,
-accendete buon fuoco ne' loro appartamenti, presentateli d'ala
-e di vino, e dite al cuoco che accresca la cena come potrà. Sia parimente
-vostra cura il dir loro, che Cedric si sarebbe portato in persona
-ad assicurarli che sono i benvenuti nel suo castello, s'ei non avesse
-fatto voto di non moversi mai tre passi al di là del suo pulvinare per
-andare incontro a chiunque non esca di real sangue sassone. Andate,
-non dimenticate nessuna cosa, e l'orgoglio di costoro non possa mai
-<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span>
-vantarsi spacciando che trovarono avarizia e povertà in casa d'un Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-Il maggiordomo uscì per eseguire i comandi del suo padrone.
-</p>
-
-<p>
-«Il priore Aymer!» replicò Cedric, volgendosi ad Osvaldo. «S'io
-non m'inganno egli è il fratello di Gilles di Mauleverer, ora, lord di
-Middleham.»
-</p>
-
-<p>
-Osvaldo fece in aria rispettosa un segno affermativo.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! Ha un fratello che usurpa una carica ed un patrimonio
-dovuto ad una stirpe più degna, a quella di Ulfgar di Middleham.
-Ma qual è il lord Normanno che non usurpi? Questo priore, dicono,
-è un prete gioviale, più amico del fiaschetto e del corno da caccia, che
-non lo è delle campane e del breviario. Ottimamente! Ch'ei venga.
-Sarà ben accolto. E il Templario, come lo chiamate voi? Ho dimenticato
-il suo nome.»
-</p>
-
-<p>
-«Brian di Bois-Guilbert.»
-</p>
-
-<p>
-«Bois-Guilbert! Gli è un nome conosciuto bene e male. Si dice
-che è valoroso quant'altri migliori del suo ordine lo possano essere; ma
-che poi non gli manca un solo fra i vizi de' suoi confratelli, orgoglio,
-arroganza, crudeltà, sregolamento di costumi; che ha un'anima chiusa
-alla compassione; che non teme e non rispetta nessuna cosa, nè sulla
-terra nè in cielo. Ecco quanto io ho inteso da pochi guerrieri tornati
-dalla Palestina. Ma infine, il male è di una notte: sarà ben ricevuto
-egli pure. — Osvaldo, mettete a mano una botte del più vecchio vino
-che abbiamo. Preparate l'idromele miglior che vi sia, il sidro il più spumante,
-il <i>morat</i> e il pigmento i più profumati<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>. Mettete in tavola
-tazze più grandi dell'ordinario. I Templari e i priori amano il buon
-vino e la buona misura. E voi, Elgitta, andate a dire alla vostra padrona,
-che per questa sera può dispensarsi dal comparire al banchetto,
-se però ella stessa non bramasse venirvi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ella lo bramerà certamente» rispose Elgitta senza esitare; «nè
-le parrà vero di udire le ultime notizie della Palestina.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric lanciò un guardo di scontento sopra l'ancella ardimentosa;
-ma Rowena e tutte le persone pertenenti a Rowena godeano immunità;
-nè per esse eran temibili le ire del Sassone, il quale si limitò a dirle;
-«Chetatevi, ed imparate a regolar meglio la vostra lingua. Arrecate il
-mio messaggio alla padrona. Ella poi faccia quanto meglio le aggrada.
-Fra queste mura almeno, la discendente d'Alfredo regna ancora come
-sovrana.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span>
-</p>
-
-<p>
-Elgitta si ritrasse senza mettere replica.
-</p>
-
-<p>
-«La Palestina!» disse il Sassone a mezza voce, ripensando all'ultime
-parole di Elgitta. «Quante orecchie si spalancano per ascoltare
-i racconti che su questo fatal paese si vanno spacciando or da crociati
-dissoluti, or da ipocriti pellegrini! Anch'io potrei chiedere!... Informarmi!....
-Udire con cuore palpitante le favole che questi vagabondi
-impostori inventano per farsi concedere ospitalità!... Ma no: il figlio
-che m'ha disubbidito non è più mio figlio: il suo destino m'è indifferente
-siccome quello del più spregevole fra tante e tante migliaia d'uomini
-che s'attaccarono la croce alle spalle, e che spargendo il sangue
-umano s'abbandonarono a tutti i delitti dandosi vanto di compiere i
-voleri del Cielo.»
-</p>
-
-<p>
-Aggrottò il ciglio Cedric e chinò gli occhi a terra; ma in tal momento
-s'aperse una delle porte della sala, e il maggiordomo, tenendo
-il suo bianco bastone e preceduto da quattro servi che portavano torce,
-si presentò, introducitore degli ospiti.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO IV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«E la veste, che dianzi era succinta,</p>
-<p class="i02"> «Con tanta maestà le si distese</p>
-<p class="i02"> «Infino a' piè, ch'all'andar anco, e Dea</p>
-<p class="i02"> «Veracemente, e Venere mostrossi.»</p>
-<p class="i08"> <span class="smcap">Eneide</span>, <i>Trad. An. Caro.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il priore aveva avuto tempo di cambiare le sue vesti da viaggio in altre
-più preziose, sulle quali portava un camice adorno di finissimi ricami.
-Oltre all'anello d'oro massiccio, distintivo della sua dignità, le dita di
-lui andavano cariche di altri anelli, ov'erano legate preziose gemme, ad
-onta de' canoni che le proibivano. N'erano gli zoccoli del più bel cuoio
-che la Spagna mandasse; ridotta vedeasi la barba alla minor dimensione
-che permettessero le regole dell'ordine, e la tonsura sua nascondevasi sotto
-un berrettone di scarlatto, che sontuosi ricami parimente fregiavano.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere del Tempio erasi egli pure abbigliato in diversa guisa,
-e benchè non isfoggiasse di gemme siccome il Priore, ricche egualmente
-n'erano le vesti, dignitoso l'aspetto più di quello del suo compagno. Il
-saione di maglia d'acciaio avea dato luogo ad una tonaca di seta porporina,
-guernita di pelliccia, cui soprastava candidissima lunga veste,
-che offeriva agli sguardi leggiadrissimo panneggiamento. Avea inoltre
-un mantello di velluto nero che mostrava alla spalla la croce dell'ordine
-ad otto punte foggiata. Più non coprivalo quel berrettone che dianzi
-scendeva al sopracciglio, rimanendogli a solo ornamento del capo la
-sua folta chioma, naturalmente inanellata e nera come lustrino, che
-ottimamente accordavasi col colore oltre modo bruno della sua pelle.
-Nulla pareggiava la maestà di quel portamento e di quel contegno, e
-solamente ne apparia di soverchio quell'alterezza derivata dalla consuetudine
-di usare un'autorità illimitata.
-</p>
-
-<p>
-I due spettabili personaggi venivano accompagnati ciascuno dal suo
-corteggio, e dall'individuo che fin dalla <i>Croce Atterrata</i> gli aveva scortati
-colà. Teneasi questi in una distanza rispettosa da essi, e fra gli altri
-della comitiva si discernea per le sue vesti da pellegrino. Tutto avvolto
-in un gran mantello di rascia grossolana, zoccoli allacciati con una correggia
-ne difendeano i piedi ignudi; un cappellaccio, le cui larghe ali
-erano tutte coperte di nicchi marini, ed un bordone, guernito di ferro
-all'estremità, e ornato d'un ramo di palma alla cima ne compievano
-l'intero arredo. Egli veniva modestamente dopo tutti gli altri ospiti, ed
-<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span>
-osservando che la tavola bassa era appena ampia abbastanza per contenere
-intorno a sè i servi di Cedric, e le persone di seguito dei due
-viaggiatori, si assise ad uno sgabello posto sotto uno de' grandi cammini
-già da noi indicati, unicamente inteso, siccome parea, a rasciugar le sue
-vesti, nè curandosi d'alimenti, finchè l'ospitalità dell'intendente di Cedric
-non ricordossi di lui.
-</p>
-
-<p>
-Sì tosto che vide giungere i suoi ospiti, Cedric si alzò con grande
-aria di dignità, e sceso dal pulvinare fece tre passi ver essi, indi si soffermò.
-</p>
-
-<p>
-«Duolmi, reverendo Priore, che un voto mi rattenga di avanzarmi
-oltre per ricevere nel castello de' miei maggiori tali ospiti quali siete
-voi, e questo prode cavaliere templario. Il mio intendente debbe avervi
-spiegato il motivo di questa, soltanto apparente, scortesia. Piacciavi
-ancora d'accogliere le mie scuse s'io mi varrò in parlandovi del mio
-nativo linguaggio, e se vi prego, allorchè mi rispondete, a valervene
-parimente, purchè però vi sia noto questo idioma; altrimenti, credo
-aver cognizione del Normanno quanto basterà ad intendere quello che
-mi direte.»
-</p>
-
-<p>
-«Degno <i>Franklin</i>» rispose il Priore «o piuttosto permettetemi
-chiamarvi degno <i>Thane</i>, ancorchè simil titolo sia alquanto vieto; i voti
-vogliono essere mantenuti. Que' legami che stringono la vittima a piè
-degli altari sono altrettanti nodi che ci congiungono al cielo. Sì, com'io
-lo diceva: i voti vogliono essere mantenuti, semprechè la nostra santa
-madre Chiesa non giudichi cosa oppurtuna il dispensarcene. Quanto
-spetta all'idioma che adopreremo, io avrò tutto il contento in valendomi
-di quello che fu pur l'idioma della mia rispettabile ava, Ilda di
-Middlebeam, morta in odore di santità direi quasi, al pari della sua
-gloriosa avvocata la beata Ilda di Whitby.»
-</p>
-
-<p>
-Terminata ch'ebbe il Priore questa da lui creduta arringa conciliatoria,
-il Templario con tuono enfatico soggiunse brevemente: «Io
-parlo sempre francese, che è la lingua del re Riccardo e della sua nobiltà;
-però conosco abbastanza l'inglese per intendere i nativi di questa
-contrada.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric lanciò sul guerriero di Palestina uno di quegli sguardi d'impazienza
-e di collera, cui sempre lo provocava ogni spece di confronto
-fra le due nazioni rivali; ma rammentando tosto i doveri della ospitalità
-represse ogn'indizio di risentimento, e d'un gesto invitò gli ospiti
-a sedersi sopra due scanni posti alla sua sinistra, alquanto più bassi di
-quello in cui stavasi; indi ordinò venisse portata la cena.
-</p>
-
-<p>
-Mentre i servi intendevano ad obbedire il loro padrone, questi
-scôrse all'altra estremità della sala Gurth e Wamba che allora giugneano.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Si facciano tosto venire a me quei due sfaccendati» gridò il
-Sassone preso da subitanea impazienza, e tosto si accostarono al pulvinare
-i due pretesi colpevoli «perchè siete voi rientrati sì tardi? Che
-divenne della mandria a te confidata, sciagurato Gurth? Hai tu lasciato
-che te la rubino i masnadieri e gli scorridori?»
-</p>
-
-<p>
-«Salvo il vostro beneplacito» rispose Gurth «ho ricondotta tutta
-quant'era la mia mandria.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma non è mio beneplacito lo starmi due ore a fantasticare sinistri,
-e far divisamenti di vendetta contra vicini che m'hanno offeso. Ti
-avverto: la prima volta che per colpa tua si rinnoverà simile inconveniente
-ne sarai punito coi ferri e colla prigionia.»
-</p>
-
-<p>
-Gurth, che conosceva l'indole del suo padrone, e quanto fosse facile
-all'ira, credè cosa prudente il non addurre veruna scusa; ma s'incaricò
-di rispondere il matto, cui i privilegi della sua carica assicuravano
-che avrebbe trovata indulgenza in Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Per verità, nostro zio, in questa sera non vi mostrate nè saggio,
-nè ragionevole.»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là, Wamba, se tu ti prendi sì fatte libertà, ti mando, senza
-badare che tu sia un pazzo, a far penitenza e a ricevere la disciplina
-nella stanza del portinaio.»
-</p>
-
-<p>
-«La Sapienza vostra si degni spiegarmi prima di tutto, s'ella sia
-cosa ragionevole e giusta il castigare qualcuno per le colpe commesse
-dagli altri.»
-</p>
-
-<p>
-«Certamente che no.»
-</p>
-
-<p>
-«E perchè dunque minacciar punizioni a Gurth, che non è colpevole
-nè poco, nè assai? Non è già che ci siamo dati bel tempo lungo la
-strada. Neppur un istante abbiamo perduto. Ma Fangs non ha potuto
-radunare tutta la greggia che dopo l'ultimo tocco della compieta.»
-</p>
-
-<p>
-«Se poi il fallo è di Fangs» soggiunse Cedric volgendosi a Gurth
-«è duopo ammazzarlo, e provedersi d'un altro cane.»
-</p>
-
-<p>
-«Salvo sempre il rispetto che vi è dovuto, o mio zio» tornò a
-parlare il buffone «neanche questa si chiama giustizia. Qual colpa ha
-Fangs, se non ha potuto far sentire la persuasione del suo morso agli
-animali ch'egli dovea raccozzare? La colpa è di chi gli ha levati i denti
-davanti, alla quale operazione, se lo consultavano, per dio! non si sarebbe
-prestato.»
-</p>
-
-<p>
-«Strappare i denti al cane d'un fra miei servi!» sclamò il Sassone
-preso da subitaneo furore. «Chi è il ribaldo che osò farmi simile
-oltraggio?»
-</p>
-
-<p>
-«Il vecchio Uberto, il boscaiuolo di ser Filippo Malvoisin. Costui
-trappolò il povero Fangs nella foresta; e gli saltò in mente che questa
-bestia desse la caccia al daino, contravvenendo ai diritti del signore del
-bosco, e...»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Vadano al diavolo Malvoisin e il suo boscaiuolo. Insegnerò io ad
-entrambi che a termini della patente dei boschi, la caccia di queste foreste
-è libera. Per ora basta così. Andate ai vostri posti. E tu, Gurth,
-provedi un altro cane, e ardisca il boscaiuolo tentar la seconda! Mi
-prendo sul mio capo tutte le imprecazioni che si scagliano contro i vigliacchi,
-se non gli taglio l'indice della mano destra, sicchè non possa
-mai più scoccare una freccia. Vi chiedo scusa, miei degni ospiti, ma
-sono attorniato da tai confinanti, i quali, vel giuro, ser cavaliere, non
-valgono nulla meglio degl'Infedeli, contro cui vi siete cimentato in Terra
-Santa. Oh! la cena è imbandita. Prendetene la vostra parte, e scusate
-se meglio non vi ho potuto servire.»
-</p>
-
-<p>
-Ma per vero dire, tal era quella imbandigione che non obbligava
-a scuse chi la offeriva. E se la tavola bassa non presentò che porco, o
-lesso o arrostito o abbrustolato, la mensa d'onore in compenso vedeasi
-copiosissima e di polli e di salvaggiume d'ogni specie, e di focacce e di
-torte empite di giulebbi e di frutta e mele. Certi piccoli uccelli detti di
-becco gentile non venivano già messi in tavola su i piattelli, ma infilzati
-tuttavia ne' loro schidoni, i paggi li porgevano a mano a mano ai convitati
-che se ne prendean quanta parte tornava a lor grado. Un bicchiere
-d'argento stava dinanzi a ciascun personaggio di riguardo, gli altri, com'era
-di uso, bevevano entro tazze d'osso.
-</p>
-
-<p>
-Ognuno s'accigneva al lavoro della mensa, allorchè d'improvviso
-il maggiordomo, sollevando il suo bianco bastone, gridò ad alta voce
-«Fate luogo a lady Rowena!» E fu un tempo medesimo l'aprirsi una
-porta situata ad un lato del pulvinare, e comparire la Lady, accompagnata
-da quattro ancelle. Cedric, comunque, nè forse gratamente, sorpreso al
-vederla giugnere in sì fatta occasione, fu presto ad andarle incontro, e
-rispettosamente la condusse fino al seggiolone postogli a mano diritta,
-sede assegnata alla padrona di casa. Ognuno parimente si alzò in piedi
-per riceverla, ed ognuno con silenzioso saluto corrispose quello che in
-graziosi modi ella volse ai convitati. Rowena prese adunque il solito
-luogo; ma non si era per anco seduta, che il Templario susurrò all'orecchio
-del Priore: «Non pretendo più portare al torneo la vostra
-collana d'oro e fate conto sul vino di Chio che ho perduto.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vel diss'io?» rispose parimente sotto voce Aymer. «Ma
-moderate il vostro impeto. Il <i>Franklin</i> vi sta osservando.»
-</p>
-
-<p>
-Poco badò a tale avvertimento Bois-Guilbert, il quale avvezzo a
-non conoscere d'altre leggi fuorchè il proprio volere, non partì mai gli
-occhi dalla bella Sassone, che forse il ferì tanto più, perchè scorse in
-lei tal genere di vezzi, differenti affatto da quelli che l'Oriente gli aveva
-offerti ad ammirare.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-032a"></a>
- <img src="images/ill-032a.jpg" alt="" />
-<p class="caption">ROWENA</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span>
-</p>
-
-<p>
-Non mancandole alcuna delle proporzioni che abbelliscono il suo
-sesso, la statura di Lady Rowena, non troppo alta, era tale che ben si
-addiceva agli altri pregi della persona. La bianchezza della sua carnagione
-abbagliava la vista, e ad un tempo la nobiltà de' lineamenti le
-toglieva quell'aria di scipitezza, di cui peccano d'ordinario le donne
-bianche soverchiamente. Due sopracciglia del color di castagno faceano
-leggiadramente arco a due begli occhi azzurri, che parean creati così
-per accendere come per ammollire, ed atti egualmente ai modi del comando
-ed a quelli della soave preghiera. Laonde mentre la dolcezza
-sembrava l'ordinaria espressione di quella fisonomia, scorgevasi ad un
-tempo che la consuetudine di comandare e ricevere omaggi, avea impresso
-nell'animo di lei quanta sublimità bastava a temperare la mansueta
-pieghevolezza d'indole sortita dalla natura. Le sue lunghe chiome,
-nel colore non dissimili dalle sopracciglia, scendeano in copiose anella,
-alla cui architettura certamente l'arte contribuì; fra queste anella brillavano
-preziose gemme, e la lunghezza naturale conceduta per intero a
-quella capigliatura, annunziava la chiarissima origine della nobile Sassone.
-Le ornava il collo una catenella d'oro, da cui pendeva un picciolo reliquiario
-dello stesso metallo. Ignude le braccia, e fregiate di smaniglie,
-il suo abbigliamento stavasi in una sottovesta, ed in una gonnellina di
-seta d'un color verde pallido, sopra cui ondeggiava altra veste fornita
-di larghe maniche, che le scendeano soltanto al gomito. Era questa di
-un panno di finissima lana cremisina. Un tessuto d'oro e di seta le
-prestava ufizio di velo, congegnato in guisa che poteva coprirle il volto
-ed il seno all'usanza spagnuola, ovvero scenderle in leggiadro panneggiamento
-sugli omeri.
-</p>
-
-<p>
-E in questo secondo modo allora se ne giovava. Ma accortosi come
-gli occhi del Templario stessero fisi, immobili sopra di lei con tale
-ardore, che sarebbersi detti due carboni infuocati e scintillanti in mezzo
-a nera fornace, portò il velo al viso con aria di dignità, atta a fargli
-comprendere che quel modo libero di contemplarla le dispiaceva. Cedric
-s'avvide di tal contegno di Rowena, e ne comprese tosto il motivo,
-onde voltosi al guerriero, sì gli disse: «Ser Templario, le guancie delle
-donzelle sassoni sono poco avvezze al sole, e non sanno sopportare le
-occhiate fisse d'un crociato.»
-</p>
-
-<p>
-«Se errai» rispose ser Brian «vi chiedo scusa, vale a dire, chiedo
-scusa a lady Rowena, perchè la mia umiltà non può stendersi più oltre.»
-</p>
-
-<p>
-«Lady Rowena» soggiunse il priore «ne ha castigati tutti nel
-voler punire l'arditezza del mio amico. Spero sarà men crudele ne' giorni
-del grande torneo, ove, mi è grato il crederlo, avremo il piacere di
-vederla.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è tuttavia incerto se noi v'andremo» disse allora Cedric.
-<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span>
-«Non mi garbano troppo queste vanità, sconosciute ai miei padri allora
-ch'era libera l'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Deh! non ci togliete la speranza di potervi indurre a venirci in
-nostra compagnia» risoggiunse il Priore. «Le strade sono mal sicure, e
-la scorta di un tal cavaliere qual è ser Brian di Bois-Guilbert non mi
-sembra da disdegnarsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser Priore» rispose il Sassone «fino al momento che vi parlo,
-se ho voluto viaggiare in questi dintorni, non ho mai avuto bisogno
-d'altra scorta oltre quella de' miei fidi vassalli e della mia spada. Se
-noi risolviamo di condurci ad Ashby-De-La-Zouche nol faremo che in
-compagnia del nostro nobile confinante e compatriotto, Atelstano di Conisburgo,
-e ci faremo scortare da un seguito bastante per non temer
-i malandrini di ogni specie... Bevo alla vostra salute, ser Priore, e
-vi ringrazio per la cortesia dell'offerta. Gustate di questo vino. Spero
-non vi dispiacerà. Se per altro voi foste tanto rigido osservatore delle
-regole monastiche da preferire il latte, inacetito alla vostra usanza, posso
-farvene somministrare, nè pretendo obbligarvi che mi stiate a petto nel
-bere.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh!» sorridendo disse il Priore «gli è solo fra le pareti del convento
-che noi ci limitiamo al <i>lac dulce et acidum</i>. Trovandoci in mezzo
-al mondo sappiam conformarci alle sue costumanze. Quella bevanda
-adunque che è la vostra, sarà pure la mia nel corrispondere al vostro
-brindisi; e il latte inacetito lo lascerò ai miei fratelli laici.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io» disse il Templario empiendo la propria tazza «porto
-un brindisi alla bella Rowena. Da che questo nome è conosciuto nell'Inghilterra,
-non ha mai meritato meglio un tale tributo. In fede
-mia! potrei perdonare al misero Vortigerno la perdita dell'onore e del
-regno cui egli soggiacque, se nell'antica Rowena fosse stata la metà
-dei vezzi che adornano la moderna.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi dispenso da tanta cortesia, ser cavaliere» rispose Rowena
-senza scoprire il volto per questo; «o, se volete farne uso, vi prego
-darne a noi una prova col fornirci le ultime notizie della Palestina.
-Per orecchi inglesi questo argomento ha maggior vaghezza di tutti i
-complimenti, cui v'addestrò la vostra educazione francese.»
-</p>
-
-<p>
-«Si riducono ben a poco queste notizie» rispose Bois-Guilbert.
-«Vi dirò che si va confermando la voce d'una tregua fatta con Saladino.»
-</p>
-
-<p>
-Allora entrò di mezzo Wamba, che già occupava il suo solito
-luogo, seduto sopra uno scanno, il di cui dorsiere vedevasi decorato da
-due orecchie d'asino, e posto dietro al seggiolone del Signore, che a
-quando a quando si ricordava di porgere qualche minuzzolo al buffone,
-concedendogli sia facoltà di prenderlo dal piattello stesso del padrone,
-<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span>
-grazia talor compartita anche ai cani favoriti che ammessi venivano
-nella sala. Il nostro Wamba aveva dinanzi a sè un tavolino, e tenendo
-le calcagna sulla spranga della propria seggiola, parea non intento ad
-altro che alle vivande delicate, di cui lo presentava Cedric; pur non
-perdeva alcuna occasione che a lui si offerisse per adempiere agli ufizi
-della propria carica. Laonde alle ultime parole pronunziate dal Templario
-non si fece riguardo d'interromperlo, sclamando: «Queste tregue
-cogli Infedeli mi fanno ben venir vecchio!»
-</p>
-
-<p>
-«Che vuoi tu dire con ciò o matto?» Gli chiese il padrone con
-quel tuono, che lo dimostrava inclinato a prendere in buona parte le
-costui facezie.
-</p>
-
-<p>
-«Gli è perchè di queste tregue ne ho veduto conchiudere tre; e
-ciascuna d'esse doveva durar cinquant'anni. Per conseguenza, facendo
-bene i miei conti, adesso io debbo avere, almeno almeno, cencinquant'anni.»
-</p>
-
-<p>
-Il Templario che riconobbe allora l'amico della foresta, si volse a
-lui immantinente: «Comunque sieno le cose, mi prendo io l'assunto
-che non morirete di vecchiezza, se un'altra volta vi prende il talento
-di trarre in inganno i viaggiatori smarriti, siccome usaste con noi questa
-sera.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto? Sciagurato!» Sclamò Cedric. «Trarre in inganno i
-viaggiatori! Tu meriti le verghe, perchè questo, anzichè di pazzia, è
-un vero atto di malignità.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi prego, nostro zio, non vogliate impedire che la pazzia divenga
-protettrice della malizia. Io non ho commesso che un leggiero sbaglio,
-confondendo la mia mano destra colla sinistra. Ma tale sbaglio, può
-ben perdonarmelo chi prende un matto per guida e per consigliere. Io
-dico che costui commette un fallo più grande d'assai.»
-</p>
-
-<p>
-Venne interrotto il colloquio dal giugner d'un paggio, il quale annunziò
-starsi alla porta uno straniero, che chiedeva ospitalità.
-</p>
-
-<p>
-«Entri subito, chiunque egli sia» rispose Cedric. «In una tempestosa
-notte siccome è questa, anche le bestie selvagge cercano la protezione
-dell'uomo, che è il loro mortale nemico, e ciò fanno piuttosto che
-affrontare il furore degli elementi. Osvaldo, andate a vedere, ed abbiate
-cura che questo straniero non manchi d'alcuna cosa.»
-</p>
-
-<p>
-Osvaldo uscì immantinente per eseguire gli ordini del suo padrone.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO V.</h2>
-</div>
-
-<div class="blockchap">
-<p>
-«E che? Un Ebreo non ha forse mani, organi,
-sensi, affetti, passioni? Che differenza dunque
-vi è tra lui e gli altri uomini? Non si nudriscono
-tutti degli stessi alimenti? Non temono
-tutti le ferite delle medesime armi? Non sono
-sottoposti alle stesse malattie, guariti dagli
-stessi rimedi, infreddati e scaldati da un comun
-verno, e da una state comune?»
-</p>
-<p class="indr"><i>Il mercante di Venezia.</i></p>
-</div>
-
-<p>
-Osvaldo, che non tardò ad essere di ritorno, avvicinatosi all'orecchio
-del padrone, gli disse: «Lo straniero è un ebreo, di nome
-Isacco d'York. Degg'io farlo entrare nella sala?»
-</p>
-
-<p>
-Wamba, che nella vicinanza in cui trovavasi, udì la domanda, si
-fece a dire coll'ordinaria sua libertà: «Incarica Gurth di far le tue
-veci. Un guardiano di porci è il degno cerimoniere d'un ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-«Santa Maria!» sclamò il Priore facendo un segno di croce. «Un
-miscredente, un Ebreo dovrebbe essere ammesso alla nostra presenza?»
-</p>
-
-<p>
-«Un cane d'Ebreo» disse nel tempo stesso il Templario «avvicinarsi
-a un difensore del Santo Sepolcro!»
-</p>
-
-<p>
-«Per dio!» Entrò in mezzo Wamba; «se non m'inganno,
-i Templarii son più ghiotti delle sostanze che della compagnia degli
-Ebrei.»
-</p>
-
-<p>
-«Chetatevi, miei degni ospiti» soggiunse Cedric; «non sia mai
-detto che nel mio castello si ricusi ospitalità a chicchessia. Poichè il
-Cielo ha sopportato per tanti anni la presenza di tutta intera la nazione
-giudaica non possiamo noi per poche ore sofferir quella d'un individuo
-di tale razza? Non per ciò alcuno di questa assemblea sarà obbligato
-a conversare seco, od a mangiare in sua compagnia. Si può dargli una
-tavola a parte; a meno che» sorridendo aggiunse «que' signori forestieri
-del turbante non volessero riceverlo in brigata con loro.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser <i>Franklin</i>» prese a dire il Templario «i miei schiavi saracini
-sono buoni Mussulmani, e disprezzano gli Ebrei quanto possa
-farlo qualunque Cristiano.»
-</p>
-
-<p>
-«In fede mia!» sclamò Wamba «non vedo il perchè i seguaci
-di Maometto abbiano da avere tanto vantaggio sovra questo popolo eletto
-di Domeneddio.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo metteremo a mensa con te, o Wamba» soggiunse Cedric;
-«un matto e un Ebreo sono fatti l'uno per l'altro.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ma il matto» replicò Wamba «saprà alzare un bastione che
-impedirà d'avvicinarsi all'Ebreo» e ciò dicendo s'impadronì del resto
-d'un prosciutto che stava sopra la tavola.
-</p>
-
-<p>
-«Silenzio!» disse Cedric «egli giugne.»
-</p>
-
-<p>
-Introdotto con poche cerimonie, agitato da timore e da titubazione
-che gli si leggeano nella fisonomia, e facendo a più riprese profondissimi
-inchini per tutti i versi, si avvicinò all'estremità inferiore della tavola
-un vecchio magro e d'alta statura, comunque il continuo abito di curvarsi
-glie l'avesse in tal qual modo accorciata. Vivaci e regolari ne erano
-i lineamenti, aquilino il naso, neri gli occhi e scaltriti, alta e corrugata
-la fronte; e la lunga barba, e i grigi capelli avrebbero prestato un
-aspetto venerando a costui; ma consideratane in ogni parte la fisonomia,
-annunziava questa con troppo evidenza, com'egli apparteneva ad una
-razza, che fu nel durare di quel secolo d'ignoranza abborrita da un
-popolo credulo e pieno di pregiudizi, e perseguitata da una nobiltà ingorda
-e invidiosa delle altrui ricchezze, odio e persecuzione, che, com'è
-da credersi, diedero agli Ebrei un'indole loro propria, i cui principali
-distintivi erano, per non dir peggio, la viltà e la cupidigia.
-</p>
-
-<p>
-Le sue vesti, che, a quanto appariva, furono danneggiate assai
-dalla pioggia, si stavano in un grande mantello scuro sovrapposto a tonaca
-d'un colore di porpora carico. Portava stivaloni foderati di pelliccia,
-un cinturino da cui pendeano un piccolissimo coltello da caccia ed un
-calamaio. Il suo berrettone era giallo e d'una particolare forma riquadra,
-tal quale prescrivevasi in allora agli Ebrei per distinguerli dai
-Cristiani. Ma questo berrettone ei si levò rispettosamente nell'atto di
-entrare.
-</p>
-
-<p>
-L'accoglienza trovata in quel momento da Isacco fu di tal natura,
-che avrebbe avuto onde consolarsene il più inviperito nemico della
-tribù d'Israele. Cedric, comunque l'Ebreo il salutasse più d'una volta
-con rispettosissimi modi, non gli rispose fuorchè con un gesto, indicandogli
-ch'ei potea sedersi alla tavola bassa, ove però non fu alcuno
-che gli volesse dar luogo; anzi ad ogni lato d'essa cui presentavasi,
-facendo il giro in modo di supplichevole, ciascuno sporgea in fuori i
-gomiti, e si stringea contro al vicino, e i servi sassoni, continuando a
-gustare di buon appetito la loro cena, non si prendevano nessun fastidio
-della fame che tribolava l'uom sopraggiunto. I frati laici della comitiva
-del Priore faceano grandi segni di croce riguardando con santo orrore
-costui che a lor giudizio era un intruso, e i Saracini quando l'ebber da
-presso, arricciando disdegnosamente i mustacchi, portarono la mano
-al pugnale, siccome ultimo espediente ad evitare la lordura, di cui la
-vicinanza dell'Ebreo li sozzava.
-</p>
-
-<p>
-Gli è probabile che Cedric, mosso da quelle cagioni medesime,
-<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span>
-per cui volle si aprissero le porte del suo castello a questo figlio d'un
-popolo disgraziato da Dio, avrebbero anche dato ordine alla sua ciurma
-di accoglierlo con minore scortesia; ma per mala ventura dell'Ebreo,
-il nostro Sassone stava allora tutto assorto in una discussione nata di
-recente col Priore sulle differenti razze de' cani, e sulla convenevolezza
-del confonderle, argomento da cui Cedric non potea naturalmente disviarsi
-per saper se un Ebreo sarebbe o no andato a letto a digiuno.
-</p>
-
-<p>
-Mentre Isacco ricevea da questa brigata un trattamento, pari a
-quello che la sua proscritta nazione otteneva da tutti i popoli della
-terra, la sola persona cui mettesse compassione lo stato di quel tapino
-fu quella stessa che sotto la cappa del cammino vedemmo seduta
-ad una picciola tavola avvicinatagli onde mangiasse intanto che si rasciugava.
-Immantinente alzatosi il pellegrino, sì gli disse: «Vecchio,
-prendi questo luogo, i miei abiti sono asciuttati, e vedo i tuoi ancor
-molli d'acqua; io son sazio e tu devi aver fame.» Detto ciò, raccolse
-i tizzoni sparsi nell'immenso spazio di quel focolare, e pose egli stesso
-sulla picciola tavola quanta parte di vivande poteva occorrere a sfamare
-l'Ebreo; poi, senza aspettarne i ringraziamenti, andò a collocarsi all'estremità
-inferiore della sala, o avesse egli qualche ragion particolare di
-cambiar luogo, o quello dov'era gli sembrasse per allora troppo vicino
-ad un oggetto, cui tutta era volta la sua benevolenza.
-</p>
-
-<p>
-Se fosse vissuto a quei giorni un pittore capace di dipingere con
-naturalezza gli atteggiamenti diversi di quegl'individui, non v'ha dubbio,
-che avrebbe trovato un eccellente modello per raffigurare sotto
-umane spoglie il Verno in quel Giudeo, curvo dinanzi al fuoco, e sollecito
-di appressarvi le mani increspate e tremebonde ed inteso ad
-asciugare le stillanti sue vesti. Poichè questi si fu alquanto riscaldato,
-sedette innanzi alla sua picciola mensa, e cenò con un'apparenza d'appetito
-e di soddisfazione, da cui bene scorgeasi quanto necessaria fosse
-a lui quella cena.
-</p>
-
-<p>
-Intanto che Cedric e il Priore continuavano la loro dissertazione
-intorno i cani, lady Rowena conversava con una delle sue ancelle, e
-l'altero Templario, volgendo a vicenda gli occhi, or sulla bella Sassone,
-or sull'Ebreo, parea meditasse alcuna cosa rilevante per proprio
-conto.
-</p>
-
-<p>
-«Mi fa maraviglia, degno Cedric» dicea in quel tempo il Priore,
-«come ad onta della predilezione in che avete il vostro idioma, certamente
-vigorosissimo, non abbiate fatto grazia al francese-normanno per quei
-vocaboli che appartengono alla caccia. Non credo esservi lingua, che
-prevalga sopra l'ultima nel poter offerire voci variate ed acconce ad
-esprimere quante idee presenta questa gradevolissima fra l'arti del diletto.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Venerabile Priore» soggiunse Cedric «vi rispondo non curarmi
-punto di tai parole ricercate che vengono d'oltremare. Non ho bisogno
-di esse per gustare i piaceri della caccia nelle nostre foreste.»
-</p>
-
-<p>
-«L'idioma francese» entrò allor in campo il Templario, adoperando
-quel tuono prosontuoso e autorevole che gli era sì famigliare
-«non è solamente l'idioma proprio della caccia; esso è parimente quello
-dell'amore e della guerra, atto così a cattivarsi il cuor delle donne leggiadre,
-come a spargere il terrore fra gli inimici.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere» fu pronto allora Cedric nel rispondergli «colmate
-la vostra tazza e quella del Priore, e permettete intanto ch'io risalga
-ad un tempo rimoto da noi per trent'anni. Tal quale era a quei giorni
-Cedric, egli non aveva d'uopo di frascherie francesi per farsi ben intendere
-all'orecchio di giovane donna, e i campi di Northallerton possono
-far fede se il grido marziale de' Sassoni fu inteso per mezzo alle
-file dell'esercito scozzese, quanto il possa essere quello del più ardimentoso
-fra i baroni Normanni. Viva la memoria de' prodi, che combatteron
-in quella giornata! Fatemi ragione, diletti miei ospiti» e colmato
-in ciò dir fino all'orlo un nappo di vino, continuò con ardor sempre
-crescente. «Sì: quell'innalzamento di scudi fu ad ognor memorando,
-cento bandiere sventolavano su i capi di quei famosi guerrieri; il sangue
-sgorgava da ogni banda a torrenti, nè v'era chi non preferisse la morte
-alla fuga. Un bardo sassone avrebbe nominato <i>la festa delle Spade</i> un
-tal giorno; o l'adunamento dell'aquile che si lanciavano sulla lor preda,
-e avrebbe detto quel suon di guerra più soave all'orecchio che non i
-canti festevoli d'un convito nuziale. Ma i nostri Bardi or più non vivono,
-e le nostre imprese vanno a perdersi in quelle d'un'altra schiatta.
-Persin la nostra lingua, il nostro nome persino, stanno sul punto di
-spegnersi, nè rimane che un vecchio abbandonato da tutti» accennando
-sè stesso «a gemere tale sciagura. Coppiere, paggi<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>, empite i bicchieri.
-Su via, ser Cavaliere. Vivano i prodi in armi! Vivano, qualunque
-ne sia la patria e la lingua, vivano i valorosi campioni, che danno
-oggidì maggiori prove di coraggio nel combattere per la Croce!»
-</p>
-
-<p>
-«Parrà forse tropp'alto questo dire in uomo insignito di tale simbolo
-venerabile» e intanto Bois-Guilbert accennava la croce ricamata
-sul suo mantello. «Ma a chi fra i difensori dell'augusto vessillo potrebbe
-concedersi la palma, se non è ai miei generosi fratelli d'armi,
-ai campioni del Santo Sepolcro, ai prodi cavalieri del Tempio?»
-</p>
-
-<p>
-«Ai cavalieri ospitalieri» soggiunse il Priore: «ho un fratello in
-quest'ordine.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non m'intendo avvilire la loro fama» disse il Templario «ma
-credo...»
-</p>
-
-<p>
-«Credo nostro zio» soggiunse interrompendo Wamba «che se
-Riccardo Cuor-di-Leone avesse avuto bastante giudizio per far a modo
-d'un matto, sarebbe rimasto in casa propria co' suoi buoni Inglesi, e
-avrebbe lasciato l'onore di liberare Gerusalemme a questi bravi cavalieri,
-chè essi in fatti toccava più da vicino tale faccenda.»
-</p>
-
-<p>
-«Nell'esercito inglese adunque» si fece a chiedere Rowena «non
-eravi alcun guerriero, il cui nome meritasse di stare a confronto de' cavalieri
-del Tempio e degli altri di S. Giovanni?»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonatemi, leggiadra signora» rispose il Templario; «il monarca
-inglese condusse con sè molti prodi, i quali non cedevano in valore
-se non se a quelli che furono il perpetuo baluardo di Terra Santa.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>I quali</i> non cedevano <i>a nessuno</i>» sclamò il pellegrino, avvicinatosi
-quanto basta per intendere tali discorsi, che diè a divedere
-quanto il movessero ad impazienza. In quel momento tutti gli sguardi
-in lui si conversero, ma non era possibile distinguerne i lineamenti del
-volto, nascosto superiormente sotto le larghe ale di quel gran cappello,
-e nella parte inferiore coperto dal mantello entro cui con grande cura
-avvolgeasi.
-</p>
-
-<p>
-«Sostengo» replicò il pellegrino con tuono forte e fermo di voce
-«che i cavalieri inglesi dell'esercito di Riccardo non la cedevano a
-nessuno di quanti sguainarono la spada in difesa di Terra Santa. E
-dico di più, che dopo la presa di san Giovanni d'Acri, il re Riccardo
-aperse un torneo, ove cinque cavalieri si cimentarono contro qualunque
-assalitore, e che in quella giornata ognun d'essi fece mordere la polvere
-a tre antagonisti, fra i quali si trovarono sette cavalieri del Tempio;
-e ser Brian di Bois-Guilbert sa meglio d'ogn'altro com'io dica la
-verità.»
-</p>
-
-<p>
-Non vi sono espressioni bastanti a dipignere la rabbia che annuvolò
-maggiormente il volto non mai sereno del Templario all'udire tai
-detti. Preso da furore e da confusione ad un tempo, come senza volerlo
-portò la convulsa mano all'elsa della sua spada, e l'avrebbe sguainata,
-se non gli fosse tosto suggerito alla mente, che un atto di violenza in
-quel luogo non poteva andar impunito. Cedric, consentaneo alla sua
-indole rettissima e franca, e per l'altra parte poco uso ad abbracciare
-diverse idee in un istante medesimo, giubilò tanto in udendo le lodi de'
-propri concittadini, che non s'avvide del furore venuto ad invasare il
-suo ospite.
-</p>
-
-<p>
-«Pellegrino» sclamò egli «ti fo dono di questa smaniglia d'oro,
-se mi sai additare i nomi de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità
-sostennero l'onore dell'Inghilterra.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-040a"></a>
- <img src="images/ill-040a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Pellegrino, esclamò egli, ti fo dono di questa smaniglia d'oro, se mi sai additare i nomi
-de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità sostennero l'onore dell'Inghilterra.</i></p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Io ve gli additerò senza l'uopo di ricompensa, chè ho fatto voto
-sino ad un tal dato tempo di non toccare oro giammai.»
-</p>
-
-<p>
-«Porterò la smaniglia per voi, se volete» soggiunse tosto il
-buffone.
-</p>
-
-<p>
-«Il primo d'essi così per onore come per grado e coraggio era
-il prode Riccardo, re d'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli perdono» disse allora Cedric «gli perdono se discende dal
-tiranno Guglielmo.»
-</p>
-
-<p>
-«Il secondo il conte di Leicester, il terzo ser Thomas Multon di
-Gislandia.»
-</p>
-
-<p>
-«Almen quest'ultimo vanta origine Sassone!» sclamò tutto trionfante
-Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Il quarto ser Foulk Doily.»
-</p>
-
-<p>
-«Sassone questi ancora, almeno da lato di madre» interruppe
-Cedric, che lo ascoltava con avida attenzione, e che in favore de' trionfi
-riportati dai suoi isolani condotti da Riccardo dimenticava in parte
-l'odio concetto contro i Normanni.
-</p>
-
-<p>
-«Il quinto ser Edwin Turneham.»
-</p>
-
-<p>
-«Vero Sassone per l'anima di Hengist!» sclamò Cedric, che non
-capiva in sè pel contento. «E il sesto! qual era il nome del sesto?»
-</p>
-
-<p>
-«Il sesto» rispose il pellegrino dopo una pausa che parve ei
-facesse per raccogliere la sua mente «il sesto era un giovane cavaliere,
-men famoso, men distinto degli altri, e fu accolto in quella nobile comitiva
-per compirne il numero anzichè qual soccorritore all'impresa.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser pellegrino» disse allora Bois-Guilbert «dopo esservi ricordato
-sì bene di tant'altre cose, questa smemorataggine viene un po'
-tardi per tornarvi di giovamento. Ebbene! Pronunzierò io medesimo il
-nome del cavaliere, innanzi a cui la fatalità della mia lancia, e un passo
-falso del mio cavallo, mi costrinsero a ripiegare. Questi fu il cavaliere
-d'Ivanhoe, nè alcuno ve n'era fra gli altri cinque, che in sì verde età
-avesse acquistata più rinomanza. Nondimeno sosterrò, promulgherò ad
-alta voce, che s'egli oggi si trovasse vicino a me, e volesse giostrar meco
-nel torneo che sta per aprirsi, gli concederei qualunque vantaggio
-d'armi, nè temerei perciò sfavorevole a me l'esito della tenzone.»
-</p>
-
-<p>
-«S'egli si trovasse vicino a voi» rispose il pellegrino «non esiterebbe
-un istante ad accettare la vostra disfida. Ma nel presente stato
-di cose gli è inutile turbar la pace di questo albergo con menar vanti
-sul successo d'una pugna, che voi ben sapete non poter accadere. Se
-mai Ivanhoe facesse ritorno dalla Palestina, m'offro mallevadore io medesimo,
-che verrà vosco al paragone dell'armi.»
-</p>
-
-<p>
-«Buon mallevadore!» rispose il Templario. «Qual è il pegno
-che date di ciò?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Questo reliquiario» soggiunse il pellegrino presentando all'istante
-una scatoletta d'avorio di prezioso lavoro; «questo reliquiario entro
-cui si racchiude un minuzzolo di legno della vera croce, che io portai
-meco dal monastero del monte Carmelo.»
-</p>
-
-<p>
-Il Priore di Jorvaulx fece tosto il segno del cristiano, nel che lo
-imitò il rimanente della brigata, eccetto l'Ebreo, i Maomettani e il
-Templario. Costui non dando alcun indizio di aver per cosa santa
-quella reliquia, si tolse una catenella d'oro dal collo, che gettò nel
-mezzo della tavola, sì dicendo: «Il Priore conservi questo mio pegno
-insieme all'altro di quello sconosciuto vagabondo; e valga ciò ad autenticare,
-che se mai il cavaliere d'Ivanhoe metterà piede nell'Inghilterra,
-gli farà d'uopo corrispondere alla disfida di Brian di Bois-Guilbert;
-disfida che s'ei non accetta, scriverò il nome di lui come quello d'un
-vile su tutte le pareti delle commende del Tempio in Europa.»
-</p>
-
-<p>
-«Non avrete sì fatta briga» soggiunse Rowena, rompendo improvvisamente
-il silenzio. «Poichè in questa sala niuna voce s'innalza a
-favore d'Ivanhoe assente, si farà ascoltar la mia. Affermo che questo
-cavaliere non ricuserà mai verun cartello d'onore, e se la mia debole
-guarentigia valesse a crescer prezzo all'inestimabile pegno offerto dal
-devoto pellegrino, interporrei a mallevadori il mio onore e il mio nome,
-nel sostenere che Ivanhoe non ricuserà il cimento di cui dimostra tanta
-vaghezza questo cavaliere orgoglioso.»
-</p>
-
-<p>
-Una folla d'affetti che lottavan fra loro nell'animo di Cedric, lo
-ridussero al silenzio nel durare di una tal discussione. L'orgoglio di lui
-soddisfatto, il risentimento, e la perplessità si pigneano a vicenda sulla
-fronte del <i>Thane</i>, e l'un di questi sentimenti all'altro si succedea come
-nuvole che urtate da impetuoso vento si risospingono. In questo mezzo,
-tutti i servi, ne' quali l'udire il nome del sesto cavaliere avea prodotto
-un effetto siccome elettrico, stavano immoti e cogli sguardi curiosamente
-fissi sul loro padrone; il quale solamente all'udire gli accenti di Rowena
-parve ricordarsi d'improvviso che il tacere oltre non gli s'addicea.
-</p>
-
-<p>
-«Nobile Rowena» soggiunse «tal parlar vostro non è convenevole.
-Se fosse d'uopo d'altri pegni, io medesimo, comunque giustamente sdegnato
-contro mio figlio Ivanhoe, farei il mio onore mallevadore del suo;
-ma nulla manca al pegno della disfida, anche adattandosi alle regole
-bizzarre della normanna cavalleria... Non è egli vero, priore Aymer?»
-</p>
-
-<p>
-«Verissimo;» questi rispose: «la santa reliquia, e la preziosa catena
-verranno deposte nel tesoro del nostro convento, e vi rimarranno
-inviolabili fin all'esito della disfida.»
-</p>
-
-<p>
-A tai detti facendo nuovamente il segno della croce, Aymer consegnò
-il prezioso reliquiario a frate Ambrogio, uno de' monaci del suo
-seguito, e con minori cerimonie, e forse con più interno soddisfacimento,
-<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span>
-mise le catenella in una saccoccia, che foderata di pelliccia profumata
-aprivasi sotto il suo braccio sinistro. — «Nobile Cedric» soggiunse
-indi «il vostro vino è tanto squisito, che mi fa risonare all'orecchio
-il concerto di tutte le campane del mio convento. Permettetene di portare
-un brindisi a lady Rowena, poscia di ritirarci per prendere alcun
-poco di riposo.»
-</p>
-
-<p>
-«Per la verga di Bromholme, ser Priore» rispose il Sassone «voi
-dismentite la vostra fama. Mi si facea creder esser voi tal uomo da lasciar
-sonare il mattutino innanzi separarvi dal fiaschetto, e m'accorgo
-che a malgrado de' miei anni non siete buono di starmi a petto. In fede
-mia quando era giovane, un fanciullo sassone di dodici anni non si sarebbe
-tolto sì presto da tavola.»
-</p>
-
-<p>
-Il Priore non senza buone ragioni persistette nel sistema di temperanza,
-cui volle in quella notte adattarsi. Non solamente per un dovere
-di sua professione, egli si credeva obbligato a mantenere la pace,
-ma abborriva per indole ogni litigio. Fosse poi mosso tale abborrimento
-da carità verso il prossimo, o da amor per sè stesso, non si saprebbe
-dirlo, ma forse tal sua prudenza derivava da entrambe le ridette cagioni.
-Ei temè in tal momento, e il temperamento impetuoso del Sassone,
-e l'indole prosontuosa e disdegnosa del Templario, che ne avea
-dato più d'una prova non terminassero finalmente con qualche scoppio
-sgradevole. Con molto accorgimento pertanto ei si spacciò facendo osservare
-che in una gioconda lotta di fiaschetti non era prudente cosa
-il rischiare il proprio capo contro quello d'un Sassone, si lasciò sfuggire
-lievemente alcuni detti che si riferivano al carattere sacerdotale di
-cui era insignito; poi conchiuse insistendo sulla convenevolezza di ritirarsi.
-</p>
-
-<p>
-Fu dunque somministrata in giro l'ultima tazza; indi gli stranieri,
-dopo avere inchinati profondamente Cedric e Rowena che si ritrassero
-prendendo una porta di fondo nell'appartamento, s'accinsero a seguire i
-servi, incaricati di condurre ciascuno nelle stanze assegnategli.
-</p>
-
-<p>
-«Cane di miscredente» disse il Templario nel passar da vicino
-all'Ebreo «non vai tu alla giostra?»
-</p>
-
-<p>
-«Tale è il mio divisamento, nobile e venerabile Cavaliere» rispose
-Isacco che umilmente lo salutò.
-</p>
-
-<p>
-«Tu ci vai senza dubbio per divorare colle tue usure le viscere
-de' nobili, e per mettere in rovina le donne vendendo loro frascherie
-d'ultima usanza. Scommetto che sotto quel gran mantello tu nascondi
-un sacco pieno, zeppo di <i>Shekel</i><a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-«Nemmeno un solo!» sclamò il Giudeo incrocicchiando ambo le
-<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span>
-mani, e inchinandosi. «Nemmeno una monetuccia d'argento! Ne chiamo
-in testimonio il Dio d'Abramo, e se mi trasferisco ad Ashby, gli
-è per implorare soccorso da alcuni fratelli della mia tribù onde poter
-pagare la tassa cui m'ha assoggettato lo Scacchiere degli Ebrei<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>.
-Non m'assista Giacobbe se mento! Io sono un uomo rovinato. E fino
-il mantello che porto, ho dovuto farmelo imprestare da Ruben di Tadcaster.»
-</p>
-
-<p>
-Sorrise amaramente il Templario.
-</p>
-
-<p>
-«Il cielo ti dia quella maledizione che è dovuta agli sfrontati mentitori
-tuoi pari!» E detto ciò allontanossi, quasi vergognando di rimaner
-più a lungo con esso. Raggiunti di poi i suoi schiavi Saracini,
-diede loro alcuni ordini in una lingua straniera che le persone vicine
-non potevano intendere. Il nostro Isacco rimase tanto stordito per le
-cose dettegli dal Templario, che stava tuttavia curvato nella postura la
-più umile, mentre Bois-Guilbert era già fuori della sala. Laonde allora
-quando sollevò il capo, l'Ebreo aveva la fisonomia d'uomo attonito e
-instupidito dal fragor di una fulgore scoppiata a' suoi piedi.
-</p>
-
-<p>
-Il Priore ed il Cavaliere vennero condotti ciascuno negli appartamenti
-loro assegnati, avendo a guida l'intendente e il coppiere, preceduti
-da due servi che portavano torce, e seguiti da due altri, carichi di
-reficiamenti, caso che nella notte ne fosse occorso il bisogno a quegli
-ospiti. Servi d'un grado inferiore furono quelli che indicarono, e agli
-uomini di seguito di que' due personaggi, e agli altri forestieri, le stanze
-ove avrebbero passata la notte.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-044a"></a>
- <img src="images/ill-044a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Attraversato un piccolo corritojo e saliti sette gradini ciascun de' quali non
-era che una grossa trave di legno, si trovò ad un tratto nell'appartamento di
-Lady Rowena.</i> pag. 46.</p>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO VI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Mi salvò le sostanze, e forse anche la vita;</p>
-<p class="i01">«Con qual cortesia saldiam questa partita.</p>
-<p class="i01">«Accetta? Avrommi lode d'uom di buon cuore</p>
-<p class="i01">«Ricusa? tanto meglio! serbai borsa ed onore.»</p>
-<p class="i11"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il pellegrino, al lume di una torcia portata da un servo che lo precedea,
-attraversava i corritoi di questo vasto ed irregolare edifizio, allorchè gli
-fu alle spalle il coppiere dicendogli «che se non lo sgomentiva il bere
-una tazza d'eccellente idromele, lo seguisse in una stanza: avrebbe
-ivi trovato in congrega lo stato maggiore della famiglia stipendiata da
-Cedric, tutti vogliosissimi di saper notizie della Palestina e quelle soprattutto
-che riguardavano in particolare il cavaliere d'Ivanhoe.» Wamba,
-sopraggiunto in quell'istante, lodò la proposta, aggiungendo «che
-una tazza d'idromele sonata mezzanotte, ne valea tre dopo il <i>coprifuoco</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Astenendosi dal mettere in dubbio una verità pronunziata da quell'uom
-sì autorevole, il pellegrino ringraziò quelle persone dell'usatagli
-compitezza; ma soggiunse altresì «aver fatto voto di non parlare innanzi
-ai servi di quelle cose sulle quali i padroni non volevano che alla
-lor presenza si discutesse.» Gli è da sapersi che quando Cedric mandò
-in bando il proprio figlio, proibì ad ognuno pronunziarne il nome al
-suo cospetto.
-</p>
-
-<p>
-«Un voto di tal natura» disse Wamba al coppiere «non sarebbe
-mai stato fatto da un uomo della nostra classe!»
-</p>
-
-<p>
-Osvaldo si strinse nelle spalle in aria di persona scontenta, e disse
-all'orecchio di Wamba: «Io aveva intenzione di alloggiare costui in
-una stanza vicina alla mia; ma poichè si mostra tanto scompiacente
-verso i Cristiani, lo metterò a canto all'Ebreo. Anwold» diss'egli al
-servo che portava la torcia. «Conducete il pellegrino alla parte di fabbrica
-posta ad ostro. Vi auguro la buona notte, ser pellegrino, e vi
-ringrazio della vostra cortesia.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia con voi la Beatissima Vergine!» rispose senza scomporsi
-il pellegrino, e seguì senza più fermarsi la propria guida.
-</p>
-
-<p>
-Giunto ad un'anticamera, cui mettevano molte porte, e schiarita
-da una piccola lampada di ferro, gli si parò innanzi la prima ancella
-di Rowena, dicendogli con tuono autorevole, che la sua padrona bramava
-parlar secolui. Tolta indi la torcia dalle mani d'Anwold, intimò
-<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span>
-a questo di aspettarla ivi, facendo cenno di seguirla al pellegrino; il
-quale non giudicò da rifiutarsi questo invito siccome quello di Osvaldo;
-e benchè i primi moti dello straniero lo annunziassero sorpreso, ubbidì
-nondimeno senza farsi lecita veruna osservazione.
-</p>
-
-<p>
-Attraversato un picciolo corritoio, e saliti sette gradini, ciascun
-de' quali non era che una grossa trave di legno, si trovò ad un tratto
-nell'appartamento di lady Rowena, la magnificenza del quale corrispondeva
-al rispetto, che alla donna ragguardevole usavasi dal signor
-del castello. Ne coprivano le pareti tappezzerie ornate di oro e di seta,
-che rappresentavano argomenti di caccia, espressi con quella maestria,
-che lo stato dell'arti a quei dì permettea. D'una simile tappezzeria
-vedeasi fregiato il letto, che guernivano cortine color di porpora. Sontuosi
-cuscini soprastavano a quelle seggiole, e una d'esse a bracciuoli e
-più alta dell'altre avea dinanzi a sè uno sgabello d'avorio di bizzarro
-lavoro.
-</p>
-
-<p>
-Davano lume all'appartamento quattro torcie di cera, conficcate
-in altrettanti candelabri d'argento. Ciò nullameno le donne leggiadre de'
-nostri giorni non si avvisassero di portare invidia alla magnificenza d'una
-sassone principessa. Perchè le mura di tale stanza erano sì piene di
-crepature, e sì mal rinzaffate, che le tappezzerie si movevano ad ogni
-lieve spirar di vento, e la fiamma delle torce, anzichè salire perpendicolare,
-ondeggiava or da un lato or dall'altro come la banderuola d'uno
-stendardo. Perciò, comunque gli arredi fossero magnifici, e mostrassero
-tanto buon gusto quanto il secolo ne permettea, nulla vi si trovava delle
-cose che contribuiscono all'agiatezza, il qual genere di lusso essendo
-allora sconosciuto, il difettarne non produceva molestia.
-</p>
-
-<p>
-Lady Rowena, dietro cui stavano tre ancelle, e una di queste intesa
-a metterle i capelli in aggiustamento da notte, sedea sulla specie di
-trono testè descritto, e detta sarebbesi una regina in atto di ricevere
-l'omaggio de' sudditi. Nè dal tributarle omaggio si ristette il pellegrino,
-che piegò il ginocchio dinanzi a lei, sollecito però più che mai di coprirsi
-col suo mantello.
-</p>
-
-<p>
-«Alzatevi, pellegrino» ella gli disse: «chiunque prende la difesa
-dell'uomo assente ha diritto di vedersi ben accolto dagli amici della
-verità, dagli ammiratori d'ogni nobil coraggio. Ritiratevi» soggiunse
-indi alle ancelle «desidero rimanermi sola col pellegrino.»
-</p>
-
-<p>
-Senza partirsi dall'appartamento, quelle donne si ridussero all'estremità
-opposta, sedendo sopra un banco collocato contra il muro, e fattesi
-mute siccome statue, benchè situate a tal distanza dalla loro padrona
-che avrebbero potuto parlare a mezza voce senza tema d'essere
-intese.
-</p>
-
-<p>
-«Pellegrino» disse Rowena dopo un momento di silenzio; nel
-<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span>
-durar del quale sembrava pensasse al modo di cominciare l'intertenimento.
-«Voi questa sera pronunziaste un tal nome.... Il nome d'Ivanhoe»
-e nel ripetere la stessa voce sembrava facesse un grande sforzo
-a sè medesima. «E lo pronunziaste in un castello, ove, giusta le leggi
-della natura, dovrebbe essere un diletto l'udirlo; e dove nondimeno
-per una sequela di dolorose circostanze non può essere profferito che
-non ecciti in più d'un cuore sensazioni affliggenti, e di natura diversa
-fra loro. Una sola interrogazione ardisco farvi: ove trovavasi egli, qual
-n'era il destino quando voi abbandonaste la Terra Santa? Noi qui sapemmo
-che il cattivo stato di sua salute lo rattenne in Palestina dopo
-la partenza dell'esercito inglese, e sapemmo parimente che sofferse persecuzioni
-dalla fazion de' Francesi, cui diconsi affezionati i Templari.»
-</p>
-
-<p>
-«Conosco assai poco il cavaliere d'Ivanhoe» rispose con tremante
-voce il pellegrino «e ben vorrei conoscerlo maggiormente, o nobil donzella,
-poichè il suo destino vi sta a cuore. Pure mi è noto che sottrattosi
-alle persecuzioni dei suoi nemici, egli era sul punto di ritornare nell'Inghilterra,
-ove s'egli abbia qualche speranza d'esser felice, voi lo saprete
-meglio di me.»
-</p>
-
-<p>
-Mandò un profondo sospiro Rowena, fattasi indi a chiedere il
-quando a un dipresso Ivanhoe avrebbe riveduto la patria, e se gravi
-pericoli gli sovrastavano durante il viaggio. Rispose il pellegrino non
-essere in suo potere il dare schiarimenti consentanei alla prima interrogazione,
-e quanto alla seconda, assicurò che non vi erano pericoli da
-temersi per chi tornando da Terra Santa tenea la strada di Venezia,
-di Genova, poscia della Francia. «Ivanhoe» aggiunse egli «conosce
-tanto bene la lingua e le usanze francesi che non corre alcun rischio
-nell'attraversare questo regno.»
-</p>
-
-<p>
-«Piacesse a Dio» sclamò Rowena «ch'ei fosse giunto, e giunto
-in istato di portar l'armi nel torneo che sta per aprirsi, bell'arringo ai
-Cavalieri di questa terra per pompeggiare di lor destrezza e valore! Oh
-se mai Atelstano di Coningsburgo vi riportasse il premio, chi sa quali
-novelle, e a lui forse sgradevoli, riceverebbe Ivanhoe appena toccati i
-lidi della sua patria! Come stava egli l'ultima volta che lo vedeste?
-l'infermità ne aveva ella scemate le forze? Era egli molto cambiato?»
-</p>
-
-<p>
-«Lo dicevano più smunto e fatto più bruno che non compariva
-allor quando giunse da Cipro col seguito di Riccardo. Diceasi parimente
-che gli si leggevano in fronte gli affanni del cuore; ma io vi narro
-quel che mi fu raccontato. Ivanhoe... non lo conosco.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh come temo che giunto alla sua terra non troverà molti motivi
-di sbandire il duol che lo preme! Vi son grata, buon pellegrino,
-d'avermi dati schiarimenti sul compagno di mia fanciullezza. Accostatevi»
-volgendosi alle ancelle «e offerite all'uom pio la bevanda del riposo,
-non voglio intertenerlo più lungamente.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span>
-</p>
-
-<p>
-Elgitta presentò una tazza di vino condito di mele e droghe alla
-sua padrona, che prima a gustarne, la offerse indi al pellegrino, ed egli
-alcune stille ne bebbe.
-</p>
-
-<p>
-«Accettate questa elemosina» gli disse «siccome un contrassegno
-del mio rispetto verso i luoghi santi che visitaste.»
-</p>
-
-<p>
-Il pellegrino ricevè tal dono, salutando la donatrice con profonda
-umiltà, indi si ritrasse preceduto da Elgitta, che il ricondusse fino all'anticamera.
-</p>
-
-<p>
-Ivi trovò Anwold, il quale prendendo la torcia di mano all'ancella,
-lo condusse con maggior fretta che cerimonie ad una parte di quell'edifizio
-pressochè diroccata, ed assegnata per alloggiarvi ai servi d'infimo
-grado, e agli ospiti di condizione più abbietta.
-</p>
-
-<p>
-Giunti in un lungo e stretto corritoio, in cui era posto l'ingresso
-di molte picciole stanze o a dir meglio cellette, Anwold indicò al pellegrino
-quella che stavagli apparecchiata.
-</p>
-
-<p>
-«In quale di queste stanze alloggia il Giudeo?» domandò il pellegrino.
-</p>
-
-<p>
-«Quel cane di miscredente» rispose l'altro «alloggia nella stanza
-posta a sinistra della vostra. Per san Dunstano! converrà, cred'io, continuare
-un anno raspandola e stropicciandola prima che vi possa più
-alloggiare un Fedele.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual è la stanza di Gurth?»
-</p>
-
-<p>
-«Del porcaiuolo? L'avete a mano diritta; che vi tocca esser linea
-di separazione fra un guardiano di porci ed un circonciso, scarto,
-com'io lo giudico, di tutte le dodici tribù d'Israele. Ben più onorevolmente
-vi avremmo collocato, se vi foste mostrato più compiacente all'invito
-di Osvaldo.»
-</p>
-
-<p>
-«Sto benissimo così; nè la vicinanza d'un Ebreo può portarmi
-lordura a traverso una grossa parete di rovere.»
-</p>
-
-<p>
-Dette tai cose entrò nella miserabile celletta indicatagli, e presa
-la torcia di mano al servo lo ringraziò augurandogli la buona notte.
-Indi spinta colle mani la porta, la quale, siccome tutte l'altre, non avea
-che un saliscendi per chiuderla, piantò la torcia entro un gran candeliere
-di legno, fattosi indi a riguardare intorno le suppellettili di quella
-stanza di riposo. Nè potevan queste essere più semplici, riducendosi ad
-uno sgabello di legno e ad un letticciuolo formato di tavole mal connesse,
-e giuncato di paglia fresca su cui erano distese alcune pelli di
-pecora che facevano l'ufizio di coperte.
-</p>
-
-<p>
-Spenta la torcia il pellegrino, si gettò su questa verissima cuccia,
-senza spogliarsi di nessuna maniera, e dormì, o almeno vi rimase coricato,
-sintantochè i primi raggi dell'aurora s'introducessero nella
-stanza pei buchi d'una finestruccia fatta a grata, ed ottima per condurre
-<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span>
-il fresco e la luce ad un tempo. Si alzò in allora, e recitata la preghiera
-del mattino, uscì di quella stanza, ed entrò senza fare strepito,
-ed alzandone con cautela il saliscendi, nella contigua dell'Ebreo.
-</p>
-
-<p>
-Sdraiato costui sopra un letticciuolo simile affatto a quello del pellegrino,
-dormiva inquietissimo sonno, tenendosi sotto la testa quella parte
-di vestimenta da lui spogliate, meno per valersene a guisa di capezzale
-che per tema di vederle al suo destarsi sparite. Gli si leggea il turbamento
-sulla fronte, ed agitava le mani come uom che lotti coll'incubo.
-Faceva esclamazioni ora in ebraico, ora nel novello idioma mescolato
-d'inglese e di normanno, in mezzo al quale guazzabuglio il pellegrino
-potè raccapezzare tai detti: «In nome del Dio d'Abramo, risparmiate
-un miserabil vecchio! Non ho un solo <i>shekel</i> al mondo! Potreste anche
-mettermi in quarti, nè per ciò avrei modo di soddisfarvi.»
-</p>
-
-<p>
-Il pellegrino, senza aspettare che la visione dell'Ebreo fosse finita,
-gli diede una spinta col bordone per risvegliarlo, il quale scotimento ruvido
-anzichè no, e la presenza, allora inaspettata d'un uomo, gli fe'
-credere di continuare ancora in un sonno che a lui parea cosa vera.
-Rizzatosi dal letto a metà, e sollevandosegli ad un ad uno sul capo
-i grigi capelli, afferrò le vestimenta, che si tenea strette fra le mani
-con quell'ardore onde un falco ghermisce cogli artigli la preda, indi
-con quegli occhi vivacissimi, in cui terrore e sorpresa stavano impressi,
-diedesi a guardar fiso l'uom sopraggiunto.
-</p>
-
-<p>
-«Non temete, Isacco, d'alcuna cosa. Io qui venni qual vostro
-amico.»
-</p>
-
-<p>
-«Il buon Dio d'Israele ve ne rimeriti!» disse l'Ebreo che allora
-soltanto incominciò a respirare. «Mi parea... ah! lodato sia Abramo!
-Non era che un sogno. Ma voi..... che affari potete aver voi sì di
-buon'ora con un povero Ebreo?»
-</p>
-
-<p>
-«Vengo per dirvi che se non v'affrettate subito a partire, il vostro
-viaggio non andrà immune da pericoli.»
-</p>
-
-<p>
-«Dio di Mosè! E chi può trovare il suo conto a mettere in pericolo
-un povero sfortunato qual mi son io?»
-</p>
-
-<p>
-«Questo è quello che potete sapere voi meglio di me. La cosa unica
-di cui posso accertarvi, si è che ieri sera il Templario, attraversando
-la sala del banchetto, e parlando saracino, linguaggio a me cognitissimo,
-ordinò a' suoi Mussulmani di spiar l'istante che uscireste del castello,
-indi seguirvi, e impadronendosi della vostra persona, condurvi prigioniere
-nel castello di ser Filippo di Malvoisin, ovvero nell'altro di ser Reginaldo
-di Frondeboeuf.»
-</p>
-
-<p>
-Gli è impossibile dipingere al giusto il terrore da cui fu invaso l'Ebreo
-all'udire tanto tremenda notizia, che il fe' tramortito. Un sudor freddo
-ne ricoperse la fronte, gli caddero prive di moto le braccia, chinò il
-<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span>
-capo sul petto. Dopo brevi istanti ciò nondimeno potè sopra sè medesimo
-tanto d'abbandonare il letto, ma questo sforzo lo estenuò interamente.
-Gli tremavano sotto le ginocchia, e i suoi nervi e muscoli avevano,
-parea, perduto il vigore e la naturale loro virtù; laonde cadde a' piedi
-del pellegrino, non come uomo che si prostra mosso da riconoscenza o
-rispetto, ma a guisa da chi è tratto bocconi da una forza superiore
-cui non abbia modo alcun di resistere.
-</p>
-
-<p>
-«Potente Dio d'Abramo!» furono questi i primi accenti ch'ei
-pronunziò sollevando al cielo le scarne mani, mentre il suo capo toccava
-ancora la terra «o santo Mosè! o beato Aronne! Non sognai io
-dunque, nè vana fu la visione che ebbi! Sentii gli strumenti della tortura
-che mi laceravano il fianco, siccome l'aratro rompe in passando le
-glebe, ove sorsero altra volta le città dei figli d'Ammone.»
-</p>
-
-<p>
-«Alzatevi, Isacco, ed ascoltatemi» soggiunse il pellegrino, che lo
-guardava con quell'occhio di compassione non negata neanco alle persone
-meritevoli meno di stima. «Non è privo di fondamento il terrore che
-concepiste, ripensando soprattutto al modo onde i nobili ed i principi
-usarono co' vostri fratelli per l'avidità di impadronirsi de' loro tesori;
-ma alzatevi, ve lo replico; v'indicherò una via di salvezza. Vi è per altro
-d'uopo involarvi tostamente da questo castello, e profittare del sonno
-in cui è immerso ciascuno. Io vi condurrò a traverso della foresta per
-segreti sentieri, a me noti quanto il possano essere al boscaiuolo medesimo;
-non mi dipartirò da voi se prima non avrete ottenuto un
-salvocondotto da alcuno fra o baroni o capi, che si trasferiscono
-al torneo, e la cui protezione voi avrete del certo modi per guadagnarvi.»
-</p>
-
-<p>
-È da notarsi, che allorquando ai primi detti del pellegrino, l'Ebreo
-travide qualche speranza di sottrarsi al Templario, cominciò a levarsi
-direm quasi pollice a pollice dal suolo ove giaceva supino, tanto che si
-trovò sulle sue ginocchia, tenendo al pellegrino conversi tai sguardi
-espressivi, che indicavano rincoramento e timore non disgiunti da diffidenza.
-Ma all'udire le ultime parole, s'impossessò di lui tutto lo spavento
-di prima, sicchè tornò a cadere prosteso col volto a terra.
-</p>
-
-<p>
-«Io aver modi di guadagnarmi la protezione d'alcuno! mio Dio!
-Per ottenere la protezione d'un Cristiano l'Ebreo non ha che una sola
-strada, e come trovarla io povero tapino, che le altrui avanie hanno
-ridotto all'indigenza d'un Giobbe?» Allora, come se la diffidenza avesse
-in costui vinti tutti gli altri sentimenti, sclamò d'improvviso: «Ah per
-l'amor di Dio! buon figliuolo, per l'amore di questo padre onnipotente
-degli Ebrei e dei Cristiani e delle generazioni così d'Israele come d'Ismaele,
-per l'amore di questo Dio, non mi tradite! Io non ho modo
-di comperar protezione dal più povero fra i mendicanti cristiani, volesse
-questi concedermela ancor per un soldo.» Dopo tale scongiuro sorse
-<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span>
-una seconda volta da terra, e afferrato il mantello del pellegrino, si
-diede di nuovo a contemplarlo in tuono umile e supplichevole. Questi
-si ritirò d'alcun passo, quasi pauroso, come lo erano a que' giorni i Sassoni
-e Normanni, che la troppa vicinanza di costui li lordasse.
-</p>
-
-<p>
-«Quand'anche tu portassi addosso tutte le ricchezze della tua tribù»
-soggiunse sprezzantemente il pellegrino «quale sarebbe interesse
-in me di pregiudicarti? L'abito che porto non ti accenna forse abbastanza
-che ho fatto voto di povertà? Nel lasciarti, io non avrò d'uopo
-che d'un cavallo e d'un saione di maglia. Nè creder già che mi mova
-alcuna vaghezza della tua compagnia, o ch'io pensi a vantaggiarne in
-qualsisia maniera. Rimani, se ciò meglio t'aggrada. Cedric il Sassone
-può concederti la sua protezione.»
-</p>
-
-<p>
-«Egli non vorrà saperne, nè mi permetterà, ne son certo, il viaggiare
-fra le persone del suo seguito. Sassoni e Normanni son tutti la
-stessa cosa nel disdegnare i poveri Ebrei. Per altra parte, attraversar
-solo i dominii di Malvoisin e di Reginaldo Frondeboeuf dopo le sconsolanti
-notizie che voi mi deste!... Buon figliuolo, verrò con voi, affrettiamoci,
-stringiamo i nostri cinturini, e fuggiamo. Ecco il vostro bordone.
-Perchè ancora esitate?»
-</p>
-
-<p>
-«Io non esito punto,» rispose il pellegrino, sorridendo fra sè della
-fretta che la paura metteva a quel suo futuro compagno. «Ma vedo
-bene che ne fa d'uopo assicurarci i modi d'uscir del castello. Seguitemi.»
-</p>
-
-<p>
-In questa il condusse nella stanza di Gurth, ch'ei si era fatto indicare,
-nè ciò avrà dimenticato il leggitore, la sera innanzi. «Gurth»
-gridò egli «alzati ad aprire la porticella di soccorso, e fammi uscire insiem
-coll'Ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-Gurth, il quale dall'ufizio suo, cotanto vile a' dì nostri in Europa,
-ritraea nell'Inghilterra Sassone tanto spicco, quanto bastò a rendere famoso
-in Itaca il pastore Eumeo, si trovò punto dal tuono imperioso che
-inver lui assumeva quel pellegrino.
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto?» diss'egli sollevandosi sul gomito senza abbandonare
-il letto per questo «l'Ebreo vuol partire sì di buon'ora da Rotherwood,
-e un pellegrino va in sua compagnia?»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è quanto io pur sospettai» soggiunse Wamba entrando in
-quell'istante medesimo «che costui se ne sarebbe andato portandone
-via un mezzo prosciutto.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Sia com'esser si voglia</i>» ripigliò a dire Gurth posando nuovamente
-il capo sul pezzo di legno che gli tenea vece di capezzale «l'Ebreo
-ed il Cristiano avranno la bontà di aspettare che si apra la porta comune.
-Noi non comportiamo che i nostri ospiti sfumino dal castello sì
-di buon'ora e quasi di soppiatto.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Sia com'esser si voglia</i>» replicò con fermo tuono il pellegrino
-«io vi dico che non mi ricuserete quanto vi chiedo.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nel medesimo tempo, inclinandosi al letto del porcaiuolo, gli susurrò
-all'orecchio alcune parole in lingua sassone, che quando Gurth
-ebbe intese, mostrò esultanza; ma fu presto il pellegrino a portarsi
-un dito alle labbra: «Bada bene, o Gurth, bada bene. Tu
-hai fama d'uomo prudente. Aprine la porticella, e maggiori cose
-saprai.»
-</p>
-
-<p>
-Obbedì Gurth, e in tuono sommesso e contento s'avviò col pellegrino
-alla porta di soccorso, seguito dall'Ebreo e da Wamba, che faceano
-entrambi le meraviglie su di tal cambiamento istantaneo di deliberazioni
-venute nel porcaiuolo.
-</p>
-
-<p>
-«E la mula!» Sclamò l'Ebreo giunto alla porticella. «Senza la
-mia mula non posso partire.»
-</p>
-
-<p>
-«Vanne in traccia» disse il pellegrino a Gurth «e conducine una
-anche per me, onde io possa tenergli dietro sino a che abbia abbandonati
-questi dintorni. Sarà mia cura giunto ad Ashby il rimettere le due
-bestie fra le mani d'alcuno fra i seguaci di Cedric.... E ascoltami.»
-Le altre cose furono dette con voce tanto sommessa, che il solo Gurth
-potè intenderle.
-</p>
-
-<p>
-«Volentieri» rispose Gurth. «Sarete puntualmente ubbidito» e
-tosto partì in cerca delle mule.
-</p>
-
-<p>
-«Quanto mi piacerebbe» disse Wamba, partito che fu il suo collega
-«se m'avessero insegnato tutte le cose che s'insegnano a voi pellegrini
-di Terra Santa!»
-</p>
-
-<p>
-«Che cosa c'insegnano? A far orazione, a pentirci de' nostri peccati,
-a digiunare, a mortificare la carne...»
-</p>
-
-<p>
-«E' bisogna ben credere che v'insegnino ancora altre cose....
-Vogliam forse dire che le vostre preci e la vostra contrizione abbiano
-mosso Gurth ad aprirvi la porta di soccorso? È egli un merito di digiuni
-e di mortificazioni se v'ha prestata la mula del suo padrone? Se tutti
-i vostri espedienti si fossero ridotti a questi, v'assicuro ben io che tanto
-v'avrebbe fruttato di volgervi ad un de' suoi porci.»
-</p>
-
-<p>
-Intanto dall'altra parte della fossa comparve Gurth che conduceva
-due mule. I viaggiatori passarono sopra una specie di ponte levatoio,
-non più largo dello spazio di due assi parallelamente congiunte,
-nè più larghi erano la picciola porta e lo sportello, aperti nel
-palizzato esterno che conduceva entro il bosco. Non appena l'Ebreo
-fu presso della sua mula, s'affrettò a collocar sulla sella un sacco di
-traliccio turchino, che fin allora avea tenuto celato con grande studio
-sotto il mantello, e ciò seguendo soggiunse: «Vi sta l'occorrevole per
-cambiar di vestito, non altra cosa.» Montato in sella con maggior vivacità
-che non l'avrebbero dato a credere i suoi anni, fu sollecito oltre
-ogni dire di aggiustar quel fardello per modo che rimanesse celato ad
-ogni sguardo.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-052a"></a>
- <img src="images/ill-052a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza profferir parola,
-il pellegrino ruppe il silenzio. — Vedi tu quella grande quercia, morta per metà
-di vecchiaja? — Ivi finiscono i dominii di Front-de-Boeuf....</i> pag. 54.</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span>
-</p>
-
-<p>
-Men prontezza in montare sulla sua mula mostrò il pellegrino, e
-all'istante del partire porse la sua mano a Gurth, che un rispettoso bacio
-v'impresse. Indi lo stesso Gurth seguì coll'occhio i due viaggiatori sintantochè
-gli alberi della foresta non tolsero a lui questa vista, ed anche
-allora parea si sforzasse cercarla, quando lo tolse dai suoi pensieri la
-voce di Wamba.
-</p>
-
-<p>
-«Ma sai tu, amico Gurth, che in questa mattina hai date prove
-d'una cortesia tutta nuova! Mi prenderei quasi assunto di camminare
-a piedi nudi come quel pellegrino, perchè poi tu mi servissi con eguale
-zelo. Io pure ti darei volentieri la man da baciare.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti dirò che non sei tanto pazzo, il mio Wamba, benchè tu non
-ragioni che secondo le apparenze; ma gli è poi quello che anche i
-più saggi fra gli uomini fanno. Oh! gli è tempo ch'io pensi al mio
-gregge» e detto ciò, rientrò, seguito dal suo compagno, in castello.
-</p>
-
-<p>
-Intanto i due viaggiatori si allontanavano con una rapidità ben atta
-a provare da quai timori fosse tribolato l'Ebreo, perchè gli è ben raro
-che uomini giunti in quell'età amino forzar tanto le loro corse. Il pellegrino,
-che si dimostrava pratico d'ogni sentiero il men conosciuto di
-quella foresta, lo condusse per traversi solitarii e selvaggi che si sarebbe
-creduto non gli avesse mai calcati uman piede; onde l'Ebreo venne
-più d'una volta in timore, che il divisamento del giovane pellegrino
-fosse quello di consegnarlo in cattive mani.
-</p>
-
-<p>
-E a dir vero la natura di que' tempi rendea perdonabile tal diffidenza.
-Eccetto il pesce volante che trova nemici in tutt'e due gli elementi,
-non v'erano forse individui nell'intero regno della natura, i
-quali fossero bersaglio ad una persecuzione tanto generale, e sì costante
-e crudele quanto i miseri Ebrei. Sotto pretesti i più lievi, ed in uno i
-più sragionevoli, o coll'appoggio d'ingiuste ed assurdissime accuse, e le
-persone e le sostanze loro erano in balìa del furor popolare. Normanni
-e Sassoni, Danesi ed Inglesi, comunque genti fra lor nimicissime, gareggiavano
-d'accanimento contra un popolo, che parea fosse un merito e
-un religioso debito l'insultare, il vilipendere, il perseguir, lo spogliare.
-I re di schiatta normanna, e i nobili independenti, che nel commettere
-atti arbitrari teneano le regali orme, usavano in oltre contro di questa
-schiatta sfortunatissima un altro genere di cattivi trattamenti ridotti a
-calcolato sistema, e che aveano per suprema ragione la cupidigia. È conosciuta
-la barbarie del re Giovanni, il quale tenendo rinchiuso in uno
-de' suoi castelli certo Ebreo assai facoltoso, gli faceva ogni giorno strappare
-un dente per ridurlo sotto questo martirio a pagare una somma
-esorbitante, che il tiranno da lui pretendeva e che l'infelice pagò finalmente,
-quando si vide sguernita una metà di mascella. Il poco d'argento
-monetato ch'era in paese trovavasi fra le mani di questo popolo perseguitato;
-<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span>
-onde la nobiltà non si stava dall'imitare gli esempi del Monarca,
-mettendo a contribuzione gli Ebrei, e adoperando contr'essi ogni specie
-di vessazione, e perfino il tormento della tortura. Ciò nullameno la sete
-del guadagno inspirava ai figli d'Israele tal coraggio a sofferire i patimenti,
-che li traeva a sfidar pericoli ed ogni spezie di mali onde conseguire
-tutti gl'immensi profitti, per altra parte sperabili da una contrada
-ricca di sua natura quanto lo è l'Inghilterra. E ad onta di sì fatte persecuzioni,
-e di una corte speciale, con nome di <i>scacchiere degli Ebrei</i>,
-instituita a solo fine di tassarli arbitrariamente e spogliarli de' loro averi,
-questa genia smodatamente moltiplicava, e perveniva a grandi ricchezze
-coll'espediente inventato di trasmettersi vicendevolmente somme rilevanti
-per via di cambiali; perchè ad essi e a tal circostanza, siccome narrasi,
-è debitore il commercio del trovato delle cambiali, che loro agevolavano
-i modi di far passare i capitali da un paese all'altro. Per lo che quando
-in un paese si vedeano minacciati d'un'oppressione da non potersi più
-tollerare, assicuravano i propri tesori con sì fatto stratagemma che
-altrove li trasportava.
-</p>
-
-<p>
-Così aperta in tal qual modo una lotta tra l'ostinazione e la
-cupidigia degli Ebrei per una parte, e il fanatismo e la tirannide dei
-Grandi della nazione per l'altra, si aumentava il numero dell'anzidetta
-gente in proporzione di sofferte avanie. E se le ricchezze immense
-che largiva loro il commercio, cimentavano il più delle volte a
-gravi rischi i Giudei, altre volte anche accadea che procacciassero ad
-essi una certa prevalenza, e modi di assicurarsi un dato grado di protezione.
-Tale essendo il tenore della costoro esistenza, ne addiveniva
-in essi quel miscuglio di carattere timido, inquieto, sospettoso e
-ostinato ad un tempo, inflessibile e fertile nell'inventare astuzie, atte a
-liberarli dai pericoli che li circondavano.
-</p>
-
-<p>
-Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza
-profferir parola, il pellegrino ruppe il silenzio — «Vedi tu quella
-grande quercia, morta, per metà di vecchiezza? Ivi finiscono i dominii
-di Frondeboeuf. Gli è lunga pezza che non siamo più sul territorio di
-Malvoisin. Laonde ti trovi fuor del pericolo che i tuoi nemici t'inseguano.»
-</p>
-
-<p>
-«Possano, perchè non m'arrivino» soggiunse l'Ebreo, sollevando
-al cielo gli sguardi «fracassarsi le ruote de' lor carriaggi, come accadde
-all'esercito filisteo. Ma voi, buon pellegrino, deh! non m'abbandonate.
-Ben v'è noto che fra i miei persecutori si trovano quel feroce, quel
-selvaggio Templario, e gli schiavi suoi saracini, poco rileva del luogo
-ove in me si scontrassero. Costoro non rispettano nè territorii nè signori
-di territorii.»
-</p>
-
-<p>
-«Qui però» tornò a dire il pellegrino «è il sito ove dobbiam
-separarci. L'abito che ho indosso non mi permette di rimanere più
-<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span>
-lungo tempo di quanto il voglia necessità, in compagnia d'un Ebreo.
-Per altra parte, come potrebb'egli un pacifico pellegrino difenderti contra
-due uomini armati?»
-</p>
-
-<p>
-«Oh prode giovine! So ben io che potete difendermi, e son certo
-che lo farete. Comunque mi vediate povero, posso ricompensarvi, non
-dirò con danaro perchè ne son privo, e ne attesto il mio gran padre
-Abramo, ma.....»
-</p>
-
-<p>
-«Già mi spiegai abbastanza ch'io non voglio da te nè danaro nè
-ricompensa. Quanto poi alla tua inchiesta... ebbene! sia come brami.
-Ti accompagnerò e ti difenderò anche, se sarà d'uopo, perchè finalmente
-non vedo che si possa imputare come delitto ad un Cristiano il
-difendere dalla violenza d'un Saracino un altr'uomo, sia questi pur
-anche Ebreo. Noi non siamo lontani dalla città di Sheffield. Ti condurrò
-dunque fin là. Ivi rinverrai, non ne dubito, qualcuno de' tuoi fratelli
-per ricoverarti.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! che la benedizione di Giacobbe piova sopra di voi,
-giovine valoroso! Troverò a Sheffield il mio congiunto Zareth, da
-cui spero ottener modi per continuare senza pericoli il mio cammino.»
-</p>
-
-<p>
-«Andiamo dunque, e giunti colà ci divideremo: non ci rimane più
-che una mezz'ora di strada.»
-</p>
-
-<p>
-Mezz'ora che fu da entrambi trascorsa in un perfetto silenzio; perchè
-il pellegrino disdegnava di parlare, senza che ve ne fosse il bisogno,
-all'Ebreo, nè questi ardiva volgere primo il discorso ad un uomo,
-che a motivo del pellegrinaggio fatto in Palestina godeva innanzi al
-pubblico gli stessi privilegi di chi è in concetto di santo. Fermatosi sull'altura
-d'un poggio — «Ecco Sheffield» disse il pellegrino ad Isacco,
-additandogli le mura della città. «Qui dobbiam separarci.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma non prima che abbiate accettati i ringraziamenti del povero
-Ebreo, poichè non oso pregarvi che m'accompagniate alla casa del
-mio parente Zareth. Egli potrebbe mettermi in grado di compensare il
-servigio che mi prestaste.»
-</p>
-
-<p>
-«Deggio ancora ripeterti, che non voglio ricompensa? Se però
-riandando la lunga lista de' tuoi debitori credi per amor mio di risparmiare
-i ferri e la prigionia a qualche sfortunato Cristiano di questo
-novero, lo avrò in conto di larghissima ricompensa.»
-</p>
-
-<p>
-«Aspettate, aspettate!» sclamò l'Ebreo tenendolo pel mantello.
-«Vorrei fare alcuna cosa di più che fosse immediatamente gradevole a
-voi. Dio sa che Isacco è povero, e null'altro che un mendicante della
-sua tribù. Nondimeno.... Mi perdonerete voi se indovino la cosa che
-in questo punto bramereste di più?»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'anche tu la indovinassi non potresti darmela, a meno che
-non fossi ricco altrettanto quanto pretendi essere creduto povero.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span>
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pretendo!</i> Mio Dio! gli è che lo sono di fatto, nè solamente povero,
-ma assassinato, rovinato, indebitato, in somma la creatura più
-miserabile che viva su questa terra. La crudele rapacità de' miei persecutori
-non mi lasciò nè mercanzie, nè danaro, nè suppellettili, nulla
-in fine di quanto io possedeva. Con tutto ciò ho l'onore di dirvi che
-posso procurarvi la cosa or più desiderata da voi: un cavallo di battaglia
-ed un'armatura da cavaliere.»
-</p>
-
-<p>
-Altamente commosso dalle parole ultime il pellegrino, si volse con
-vivacità all'Ebreo, domandandogli: «Chi può averti inspirata una tal
-congettura?»
-</p>
-
-<p>
-«Poco monta il chi e il come» rispose sorridendo il Giudeo.
-«Negatemi ch'ella sia giusta... Dunque, se ho indovinato il vostro
-bisogno, sappiate ancora che ho il modo di soddisfarlo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma e può venirti in mente, che sotto queste mie vesti?...»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! Oh! conosco i Cristiani, e so bene non esservi uom nobilissimo
-fra essi, che mosso da spirito di superstizione religiosa disdegni
-prendere il bordone, mettere zoccoli, e andar piè scalzo a visitare il sepolcro
-di colui....»
-</p>
-
-<p>
-«Giudeo» sclamò con grand'impeto il pellegrino, «guardati, vivadio!
-dal bestemmiare.»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonate; parlai inconsideratamente, lo vedo. Del restante
-ieri sera e sta mane ancora, vi siete lasciato sfuggire certe parole, che
-furono per me come la scintilla uscita della pietra focaia, scintilla che
-fa prova del metallo racchiuso entro la selce<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. So di più che questa
-vostra veste di pellegrino nasconde una catenella d'oro, quali son soliti
-portarle i cavalieri. Ne ho veduto poche ore fa lo splendore quando vi
-stavate chino sopra il mio letto.»
-</p>
-
-<p>
-Non potè ritrarsi dal sorridere il pellegrino. «Se un occhio indagatore,
-siccome il tuo, sperimentasse la propria finezza per entro quelle
-tue vesti, farebbe cred'io a sua volta qualche scoperta.»
-</p>
-
-<p>
-«Non parlate così» disse l'Ebreo cambiando colore, indi dato di
-piglio al calamaio colla fretta di chi vuol troncare un discorso che non
-gli garba, ne trasse la penna e un foglietto di carta rotolata su di cui si
-pose a scrivere senza discendere della sua mula ed essendogli leggìo la
-parte superiore del suo berrettone. Terminato ch'ebbe, consegnò il
-biglietto scritto in ebraico al pellegrino, sì dicendogli: «Tutta la città
-di Leicester conosce il ricco Ebreo Kirgath Jairam di Lombardia.
-Portategli questo scritto. Egli ha da vendere sei armature di Milano
-<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span>
-fine sì, che la inferiore di esse non disdirebbe ad un principe, e dieci
-cavalli da guerra, dei quali il men bello sarebbe degno d'un re che andasse
-a dar battaglia per assicurarsi del trono. Voi potrete scegliere
-l'armatura e il cavallo che vi converranno meglio, e domandare in
-oltre al mio corrispondente qualunque altra cosa di cui abbisognaste
-mai nel torneo. Vi sarà data. Dopo la giostra gli restituirete fedelmente
-il tutto, semprechè in allora non foste in istato di pagarne il
-prezzo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, Isacco» soggiunse il pellegrino, «t'è forse ignoto che in
-un torneo, l'armi e il cavallo del vinto appartengono al vincitore?
-Tale è la legge di questo genere di combattimenti. Se avessi quindi
-sfortuna, non potrei nè restituire nè pagare le cose avute.»
-</p>
-
-<p>
-L'Ebreo impallidì soprappreso dall'idea di questa contingibile combinazione.
-Ma poi fattosi nuovamente coraggio: «No, no, no,...»
-sclamò «Questo è impossibile..... O almeno non voglio pensarci!....
-La benedizione del nostro celeste padre starà sopra di voi.
-La vostra lancia sarà forte, lo spero, come quella di Gedeone.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose ei volgea la testa della sua mula alla parte di
-Sheffield; ma il pellegrino a sua volta lo prese per una falda del mantello:
-«Isacco» gli disse «tu non conosci ancora tutti i rischi a cui
-ti commetti. Supponi che l'armatura si sconci, che il cavallo rimanga
-ferito o morto; perchè certamente se fo tanto di trasferirmi al torneo,
-non risparmierò nè l'armi nè il corridore. La gente della tua tribù, ti
-è noto, non dà nulla per nulla. L'uso almeno delle cose prese ad imprestito
-dovrei pagarlo!»
-</p>
-
-<p>
-L'Ebreo si contorse sopra la sella, com'uom tribulato da un accesso
-di collica: ma i sentimenti che lo animavano in quell'istante vinsero
-gli altri a lui più abituali. «Poco rileva» diss'egli «poco rileva...
-Lasciatemi partire. Se qualche danno accadrà, non dovrete pagarlo voi.
-Kirgath Jairam vi presterà senza interesse quanto vi sarà necessario, e
-ciò per amore del suo concittadino Isacco. Addio!... Ascoltatemi,»
-aggiunse tornando addietro «abbiate cura di non cimentarvi troppo
-nel calor della mischia. Risparmiate... non dico tanto l'armatura e
-il cavallo... ma la vostra vita, giovane valoroso. Addio.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti ringrazio del tuo consiglio» il pellegrino rispose. «Profitterò
-della tua cortesia, nè sarà colpa che della cattiva sorte se non mi verrà
-fatto di dartene il guiderdone.»
-</p>
-
-<p>
-Allora si separarono, entrando ciascuno per diversa strada in
-Sheffield.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO VII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Vedi in bell'ordin molti cavalieri,</p>
-<p class="i01">«Cui maggior turba di scudier fa scorta;</p>
-<p class="i01">«E chi d'essi le lancie, chi i cimieri,</p>
-<p class="i01">«Qual le corazze, qual gli scudi apporta;</p>
-<p class="i01">«Squillan le trombe. All'armi orsù guerrieri!</p>
-<p class="i01">«L'alba foriera a voi di lauri è sorta.</p>
-<p class="i01">«Scalpita impazïente il palafreno,</p>
-<p class="i01">«E fa prova di cor rodendo il freno.</p>
-<p class="i12"> <i>Vecchia ballata.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Lo stato della nazione Inglese a quei giorni era misero oltre ogni
-dire. Il re Riccardo mancava dal suo paese, chè lo tenea prigioniero la
-dura politica del duca d'Austria. Ignoto era lo stesso luogo di sua
-cattività, e il destino di lui non sapeasi che in confuso dalla maggior
-parte de' suoi sudditi gementi sotto l'oppressione d'ogni genere di tirannidi
-subalterne.
-</p>
-
-<p>
-Il principe Giovanni, collegato con Filippo di Francia, il giurato
-nemico di Riccardo, s'adoperava a tutta possa col duca d'Austria, onde
-prolungare la prigionia d'un fratello, che quanto gli avesse largheggiato
-di beneficenze dimenticò. Intanto affortificava la propria fazione nell'interno
-del reame, apparecchiandosi, allorquando fosse morto il Re,
-a disputarne il trono al legittimo erede Arturo, duca di Brettagna, figliuolo
-di Goffredo Plantageneto e fratello primogenito di Giovanni;
-usurpazione che in appresso tornò, come è noto, a seconda delle sue
-mire. Leggiera, licenziosa e perfida era l'indole di costui. Si fece partigiani
-non solamente coloro che, per la condotta avuta intanto che il
-re Riccardo era assente, doveano temerne il ritorno e la vendetta, ma
-eziandio quella numerosa classe di persone risolute ed indocili ad ogni
-freno di legge, che reduci dalle crociate, aveano portati in patria con
-tutti i vizi acquistati nell'Oriente un cuore indurito, e il divisamento di
-restaurare i danni sofferti ne' lor patrimonii, restaurazione che speravano
-unicamente fra le turbolenze d'una interna sommossa.
-</p>
-
-<p>
-A queste cagioni di pubblico disordinamento e disastro vuolsi aggiungerne
-diverse altre. Alcuni uomini tratti a disperazione dagli atti
-<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span>
-oppressivi de' feudatari, e dalla severità con cui venivano poste in pratica
-le leggi normanne intorno la caccia, s'erano uniti in bande, e conduceano
-sempre nelle foreste vita di cacciatori, sovente di malandrini,
-avendo in assoluto non cale l'autorità delle territoriali magistrature. E
-per parte loro i feudatari, affortificatisi ne' loro castelli; e ognun d'essi
-prendendo tuono di sovrano ne' piccoli suoi dominii, assoldavano bande
-non da temersi men delle prime, e inobbedienti alla legge quanto il
-possono essere masnadieri di professione. Or dunque, e per istipendiar
-quelle truppe che li facean forti, e per sostenere il proprio lusso, e per
-appagarsi di tutte le stravaganze in cui l'orgoglio lor li traeva, prendeano
-danaro dagli Ebrei, che sol con esorbitanti usure il fornivano;
-ulcere struggitore delle loro sostanze, cui non vedeano miglior rimedio
-dell'usar atti di violenza contro gli stessi creditori ogni qualvolta il
-destro se ne appresentava.
-</p>
-
-<p>
-In tale stato di cose, grande era il patimento del popolo inglese,
-cui l'avvenire offeriva una prospettiva di mali anche maggiori. E quasi
-poche fossero le noverate calamità, aggiugneasi un morbo pericoloso e
-pestifero che regnava nel paese, la cui malignità veniva aggravata dall'immondezza
-delle classi inferiori, dall'insalubrità de' loro alloggiamenti
-e de' lor cibi. Molti perivano, e gli stessi sopravvissuti invidiavano ai
-defunti un destino onde ponean fine a sciagure, che minacciavano di
-aumentarsi.
-</p>
-
-<p>
-Ciò nondimeno, in mezzo a tante accumulate calamità, così i nobili
-come il popolo avean tal vaghezza dei tornei, il grande spettacolo di
-questo secolo, quanta ne ha del combattimento de' tori la plebaglia di
-Madrid, comunque talvolta presaga di coricarsi digiuna. Nè doveri da
-adempiersi, nè debolezza d'età o di sesso, nè infermità, rattenevano
-ogni sorte di persone dal trasferirsi a tai feste. <i>La posta d'armi</i> (così
-chiamavasi) che stava per aprirsi ad Ashby nella contea di Leicester,
-avea<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a> per <i>tenitori</i> i campioni i più rinomati a que' giorni nell'armeggiare,
-e dovea onorarla di sua presenza lo stesso principe Giovanni.
-Laonde niun pensava più che a questo giorno, arrivato il quale fu immenso
-nella mattina il concorso delle persone d'ogni età e d'ogni grado,
-condottesi nel luogo assegnato al torneo.
-</p>
-
-<p>
-Romantico veramente era tal luogo. Ai confini di una foresta situata
-in mezzo alla valle d'Ashby, vedeasi una grande prateria ammantata
-di bellissima verzura, cui facea da un lato lembo la stessa foresta, dall'altro
-molte querce sparse qua e là e venute a smisurata altezza. Parea
-che natura avesse preparato quel terreno allo spettacolo marziale di cui
-<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span>
-doveva essere arena, perchè d'ogn'intorno alzavasi questo in dolce
-declivo a guisa d'anfiteatro. Il vasto ed uniforme spianato che stava
-nel mezzo, campo della giostra, vedeasi cinto di forti palizzati. Quadrilunga
-ne era la forma, benchè gli angoli ne fossero stati ritondati
-per dare agli spettatori miglior agio di contemplare le pugne. A tramontana
-e ad ostro gli stessi palizzati avevano pel passaggio de' combattenti
-due aperture chiuse da porte di legno, e larghe sì che due
-cavalieri potessero entrar per queste di fronte. Ad ognuna delle medesime
-stavano due araldi d'armi, accompagnati da sei trombetti e da un
-forte distaccamento di truppe intese a mantenere il buon ordine, e a
-ricevere i cavalieri al loro arrivo.
-</p>
-
-<p>
-Sopra un pianerottolo innalzato dietro la porta situata ad ostro
-eran poste cinque tende magnifiche, ornate di banderuole brune e nere,
-colori scelti dai cavalieri <i>tenitori</i> del torneo. Dinanzi a ciascuna d'esse
-stava sospeso lo scudo del cavaliere, al quale apparteneva la tenda, e in
-guardia di questo lo scudiere messo in abito bizzarro, e di tale strana
-foggia che dipendea dal gusto del suo padrone. La tenda di mezzo, qual
-sede d'onore, era stata assegnata a ser Brian di Bois-Guilbert, accolto
-con premura fra i <i>tenitori</i>, ed elettone anzi capo, così per la sua rinomanza
-cavalleresca, come per essere collegato in amicizia coi cavalieri
-institutori di questa giostra. A sinistra della sua tenda si vedeano quelle
-di ser Reginaldo Frondeboeuf e di ser Riccardo Malvoisin; dall'altro lato
-la tenda di Ugo Glentesmenil, nobile barone di que' dintorni, famoso
-per noverare fra' suoi antenati un lord, che fu grand'intendente dell'Inghilterra
-sotto i regni del conquistatore, e del figlio di questo, Guglielmo
-il Rosso; poi la tenda di Ralph di Vipont, cavaliere dell'ordine
-di s. Giovanni di Gerusalemme, che possedeva antichi dominii ad Heather
-presso Ashby-De-la-Zouche. Uno spazio vuoto di trenta piedi di
-larghezza, messo dolcemente in pendio, guidava dalla porta dell'arena
-al pianerottolo su di cui stavano collocate le tende, ed era chiuso d'entrambi
-i lati da un palizzato, che circondava lo spianato posto rimpetto
-alle tende medesime.
-</p>
-
-<p>
-Il predetto intervallo che dicemmo largo trenta piedi, conduceva
-alla porta di tramontana, terminando dall'altro lato in un grande ricinto
-chiuso nella stessa guisa, luogo de' cavalieri che si offerivano quali assalitori.
-Più addietro erano alcune tende, sotto le quali stavano allestiti
-reficiamenti di tutte le sorta. Altre tende pur si vedeano per collocarvi
-gli armaiuoli, i maniscalchi e vari artigiani il cui ministerio poteva divenire
-opportuno. All'intorno dell'arena erano elevate logge temporanee,
-ornate di tappeti ove molte sedie coperte da cuscini vedeansi allestite per
-la nobiltà d'entrambo i sessi che voleva assistere a questo spettacolo militare.
-Un angusto spazio frapposto tra le logge e la lizza veniva occupato
-da spettatori del medio ceto e potea paragonarsi alle platee de' nostri
-<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span>
-teatri. La plebaglia empiea le vette della collina, alte abbastanza perchè
-chi vi si collocava potesse al di sopra delle logge dominare coll'occhio
-l'arena. Più centinaia di giovani in oltre scorgeansi appollaiati
-su i rami della prima fila degli alberi della foresta, e v'erano
-spettatori sin sulla cima d'un campanile che vedevasi di lì a qualche
-distanza.
-</p>
-
-<p>
-Una loggia posta nel mezzo dal lato di levante meritava osservazione
-per essere e più alta dell'altre, e più riccamente adorna, e fregiata
-d'una specie di trono, sormontato da un baldacchino che presentava
-gli stemmi dell'Inghilterra. Scudieri, paggi, guardie, tutti vestiti
-di sfarzosi abiti, stavano in bell'ordine attorno a questa sede d'onore,
-preparata al principe Giovanni ed al suo corteggio. Di contro verso
-ponente si presentava altra loggia, non meno alta della prima, e se non
-era tanto sontuosa, certamente maggior eleganza e ricercatezza vi si
-scorgea che non in quella assegnata al principe. Donzelle e giovani paggi,
-fra i più leggiadri che si fossero rinvenuti, tutti ornati di fantastiche
-vesti di color verde e di rosa, accerchiavano un trono fregiato dei colori
-medesimi. Sul baldacchino che copria questo trono, sventolavano
-parecchie banderuole le cui imprese erano cuori feriti o infiammati,
-frecce, archi, turcassi ed altri comuni emblemi soliti a rimembrare l'amore.
-Un'iscrizione a grandi lettere dorate indicava come quel seggio si
-riserbasse <span class="smcap lowercase">ALLA REINA DELLA BELTATE ET DELLO AMORE</span>. Ma chi esser dovesse
-tale <i>Reina</i> tutti ancora ignoravano.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo, gli spettatori d'ogni grado si affrettavano a prendere
-le sedi che lor pertenevano, nè ciò accadde senza molti litigi per
-definire i diritti a ciaschedun competenti, litigi che per lo più e senza
-molte cerimonie venivano composti da uomini d'armi, i quali coi bastoni
-delle labarde menavano colpi alla cieca su i temerari che pretendevano
-appellarsi dai loro giudizi. Se però si presentavano persone di maggior
-distinzione, intervenivano gli araldi d'armi, e talvolta anche i due marescialli
-del torneo, William di Wivil e Stefano di Martival, che armati
-di tutto punto trascorrevano l'interno di quel ricinto per mantenere
-fra gli spettatori il buon ordine.
-</p>
-
-<p>
-A poco a poco le logge s'empirono di nobili cavalieri, cogli abiti
-de' quali pomposi ma pressochè uniformi, faceano gradevole chiaroscuro
-le acconciature eleganti e variate delle matrone, concorse ivi in maggior
-numero che non gli uomini stessi, comunque si fosse potuto credere che
-il ribrezzo di vedere scorrere umano sangue le avrebbe fatte schife di un
-tale spettacolo. L'intervallo posto fra le logge e la lizza si trovò colla
-stessa prestezza occupato affollatamente da borghesi ed arcieri, ed anche
-da nobili d'una classe inferiore, cui la modestia o la povertà impedivano
-il pretendere a sedi più distinte. Pur fu tra questi che insorsero
-le maggiori dispute di preminenza.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'un miscredente!» disse un vecchio, la cui tonaca spelata
-faceva prova dell'indigenza di cui n'era vestito, come la spada e una
-catenella d'oro annunziavano le pretensioni ch'egli aveva alla nobiltà.
-«Osi tu toccare un Cristiano, un gentiluomo normanno, che ha nelle
-vene il sangue di Mondidier?»
-</p>
-
-<p>
-L'uomo a cui volgeasi tal complimento era appunto quell'antico
-nostro conoscente, Isacco d'York, ma vestito questa volta d'abito sontuoso
-e magnifico; e si adoperava questi ad ottenere due posti avanti
-nelle logge, uno per sè, l'altro per la sua figlia. L'avvenente Rebecca
-dopo avere raggiunto ad Ashby il padre suo, lo teneva pel braccio, nè
-ella, e nemmeno Isacco, atterrirono poco o assai de' modi brutali che
-usava questo discendente di Mondidier. Perchè gli è vero, che vedemmo
-in altra occasione e sommesso e vile l'Israelita; ma ben sapeva egli
-che in questo luogo non avea da temer cosa alcuna. Una festa pubblica,
-al cospetto di tutti gli ordini della nazione assembrati, non era tal
-occasione ove la malevolenza o la cupidigia d'un nobile fossero pericolose
-agli Ebrei. Perchè li sicurava primieramente la legge generale, e
-quand'anche questa non fosse stata assai salvaguardia per essi, accadea
-quasi sempre, che in sì fatte adunanze si trovassero alcuni baroni, propensi
-per motivi d'interesse ad assumere le giudaiche difese. Quanto ad
-Isacco poi, egli avea un'altra cagione di starsi tranquillo. Non ignorava
-che assister doveva al torneo il principe Giovanni, da cui era
-conosciuto di persona. Allora appunto il ridetto Principe negoziava cogli
-Ebrei per ottenere una insigne prestanza che voleasi assicurata sopra
-terreni, e guarentita in oltre col deposito di preziose suppellettili; e
-toccava ad Isacco somministrare la parte più forte di sì fatta prestanza;
-onde questi non dubitava che la brama di conchiudere un tale affare
-gli avrebbe ad ogni brutto evento procacciato un proteggitore nel Principe
-stesso.
-</p>
-
-<p>
-Incoraggiato da simili considerazioni l'Ebreo, continuò a spignere
-e a dispensar gomitate al Cristiano normanno senza prendersi briga
-della discendenza ch'ei vantava, della religione, o del grado. Le lagnanze
-del vecchio nobile eccitarono l'indegnazion de' vicini. Tra questi un arciero,
-uom vigoroso, e ben complesso, vestito d'un giustacuore verde,
-con pendaglio guernito d'una piastra d'argento, e che tenea in mano
-un arco alto sei piedi, e dodici frecce al suo cinturino, si volse di repente
-all'Ebreo, e manifestando tal collera, che gli fe' rosso il volto comunque
-abbrunito da molti soli apparisse:
-</p>
-
-<p>
-«Non dimenticarti» sclamò in anglo-sassone «che tu non sei
-nulla meglio di un ragno. Se le ricchezze che hai accumulate succhiando
-il sangue delle tue infelici vittime, ti facessero montare in boria,
-pensa che sol tenendoti nell'oscurità possiamo scordarci di te.
-Ma se ti mostri in piena luce, per Dio! ti stritoliamo. Non sei che un
-ragno.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span>
-</p>
-
-<p>
-Tal discorso, cui sosteneva un tuon di voce minaccevole e fermo,
-fe' abbassar non poco l'ali all'Ebreo, che certamente avrebbe fuggito
-alla presta una vicinanza tanto insalubre, se in quel momento gli sguardi
-d'ognuno non si fossero vôlti al principe Giovanni che entrava nell'arena,
-accompagnato da numerosa scorta di cavalieri, di cortigiani,
-e d'alcuni ecclesiastici che in ricercatezza di vesti ai cortegiani non la
-cedevano. Scerneasi fra questi il Priore di Jorvaulx, messo in tanta
-eleganza quanta gliene permettea l'ordine cui spettava, sfoggiando
-d'oro e di ricchissime pellicce il suo abito, e le punte de' suoi stivali,
-conformandosi, persino con caricatura all'usanza ridicola di que' giorni,
-gli risalivano sì fattamente all'insù, che gli toglievano ogni possibilità
-d'appoggiare il piè sulle staffe. Ma sì fatto inconveniente non
-lo era pel vezzoso nostro Priore, cui non dispiaceva, crediamo, tale
-occasione di dar saggio di sua destrezza nel cavalcare al cospetto di sì
-brillante assemblea, e soprattutto di quel sesso che ne facea il più bell'ornamento.
-Il rimanente del corteggio del principe Giovanni era composto
-de' capi principali delle sue bande stipendiate, di molti baroni
-dediti alla rapina e al mal vivere, che erano l'ordinaria sua compagnia,
-e d'alcuni cavalieri, Ospitalieri e Templarii.
-</p>
-
-<p>
-Osserveremo a tal luogo che gli anzidetti cavalieri venivano riguardati
-come nemici del re Riccardo, perchè entrambi questi ordini
-si erano posti dalla parte di Filippo di Francia nelle lunghe contese
-fra questo monarca e il re d'Inghilterra, contese di cui fu campo la
-Palestina. Pochi non sanno che a tal discordia de' due sovrani vuolsi
-attribuire il niun frutto delle vittorie replicatamente riportate dal re
-Riccardo; quindi ne andarono a vuoto i tentativi operati per impadronirsi
-di Gerusalemme, e quindi gli allori di cui si coperse nulla meglio
-germogliarono d'una dubbiosa tregua ch'ei conchiuse con sultan Saladino.
-Conformandosi alle stesse politiche massime, che furon quelle dei
-lor confratelli di Terra Santa, i Templarii e gli Ospitalieri dell'Inghilterra
-e della Normandia, avevano abbracciata la fazione del principe
-Giovanni, ben lontani per conseguenza dal desiderare o il ritorno del
-re Riccardo nell'Inghilterra, o la coronazione d'Arturo, erede legittimo
-di Riccardo. Non di tale avviso erano le poche famiglie sassoni ragguardevoli
-che trovavansi tuttavia nell'Inghilterra; e il principe Giovanni,
-ben sapendo come queste fossero avverse alla sua persona, e a tutt'altro
-inclinate che a favorirne le pretensioni, contraccambiava le stesse famiglie
-d'odio e di disprezzo, nè risparmiava opportunità di procurare loro
-umiliazioni ed affronti. Nè più dei predetti nobili erano propensi al principe
-Giovanni i borghesi, presi da tema che un sovrano di tale tempera,
-dedito affatto alla licenza ed alla tirannide, fosse per gravitare con
-usurpazioni novelle su i diritti e i privilegi del popolo.
-</p>
-
-<p>
-Seguìto dalla pomposa comitiva che descrivemmo, ammantato di
-<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span>
-una veste ricamata d'oro, tenendo in pugno un falcone, e coperto
-il capo d'un ricco berrettone di pelliccia, cui fregiava un diadema
-di gemme, e fuor del quale uscivano con leggiadria le lunghe chiome
-increspate che sulle spalle ondeggiavangli, il principe Giovanni, cavalcando
-un palafreno grigio, ardente e brioso, caraccolava primo fra
-i suoi nel mezzo all'arena, e fermavasi dinanzi a ciascuna loggia fisando
-con occhio ardito quelle donne, che per la loro avvenenza si faceano
-più ammirare.
-</p>
-
-<p>
-Que' medesimi, che nella fisonomia di questo principe leggeano
-l'audacia della dissolutezza unita ad estrema alterigia, e ad una compiuta
-indifferenza su quel che gli altri pensassero di lui, non poteano
-negargli quella sorte d'avvenenza che deriva da regolarità di lineamenti,
-conformati in oltre dalla natura a presentar l'aspetto della sincerità e
-del candore; laonde avea l'arte di dare al volto l'espressione della
-cortesia, comunque si scorgesse alcun poco lo stento di nascondere i
-sentimenti abituali dell'animo suo. Tale ingannevole apparenza è creduta
-il più delle volte nobile franchezza, ned è in sostanza se non se
-sicurezza d'uomo sfrontato, che la ritrae da privilegio di nascita o di
-ricchezze, o da altri vantaggi esterni, a' quali non curasi d'aggiugnere
-verun'altra sorte di meriti. Ma quanto alle persone non use ad esaminare
-sì da vicino le cose, e il numero di queste per lo più è di
-cento contr'uno, la ricchezza de' gioielli e delle pellicce che ornavano
-il principe Giovanni, i suoi stivali di marocchino, gli speroni d'oro, la
-grazia del cavalcare erano bastanti argomenti per sollecitare le tumultuose
-acclamazioni della moltitudine.
-</p>
-
-<p>
-Entrato appena nel ricinto il Principe, avea posto mente all'alterco
-cui diedero origine gli sforzi fatti da Isacco per collocarsi unitamente
-alla figlia nelle sedi assegnate agli spettatori di seconda classe,
-e conobbe tosto, finissima sendone la vista, l'Ebreo; ma gli occhi suoi
-si fermarono, ognuno se lo immagina, con maggiore intensione sulla
-leggiadra figlia di Sion, che sbigottita dal tumulto si stringeva al padre
-suo, costretto quasi a portarla di peso.
-</p>
-
-<p>
-Anche agli occhi d'un intelligente abile, qual lo era il principe
-Giovanni, Rebecca potea disputar di leggiadria colle più orgogliose bellezze
-dell'Inghilterra. La statura di lei, fornita di bellissime proporzioni,
-doppiamente spiccava sotto la specie di veste orientale ch'ella portava
-giusta l'uso delle donne di sua nazione. Un turbante di seta giallo dava
-spicco ad una carnagione che volgeva al bruno anzichè no, occhi vivaci,
-sormontati da perfettissimo arco di sopracciglio, naso acquilino d'ottima
-forma, denti bianchi al pari di bellissime perle, lunghe chiome nere,
-foggiate in trecce, che si ripartivano con artifiziosa negligenza sopra un
-collo ed un seno che ogni scultore avrebbe voluto per suo modello,
-collo e seno, cui lasciava vedere in parte una ricca zimarra di seta di
-<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span>
-Persia, d'un color porporino e ricamata di fiori che brillavano del naturale
-loro colore; tutte le nominate cose univano in lei tal complesso
-di vezzi, per cui non cedea in nulla alle più belle fra le matrone che
-ornavano quelle logge. Egli è vero che il gran calore della giornata fu
-propizio agli avidi sguardi de' contemplatori di Rebecca, obbligandola
-a lasciare aperti i tre primi fibbiagli della sua tonaca, che erano d'oro,
-e arricchiti di perle. Meglio quindi scorgeansi una collana e due pendenti
-di diamanti d'altissimo prezzo. Le sventolava sopra il turbante
-una penna di struzzo fermata ivi da una fibbia di brillanti. Le orgogliose
-matrone che le sovrastavano dalle lor logge, mettean sarcasmi contro
-la bella Giudea, mentre in proprio cuore ne invidiavano l'avvenenza,
-le vesti e le gemme.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-064a"></a>
- <img src="images/ill-064a.jpg" alt="" />
-<p class="caption">REBECCA.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Per il cranio d'Abramo!» disse il principe Giovanni «questa
-Ebrea è senz'altro il ritratto vivente di quella beltà che fe' impazzire il
-più saggio fra quanti re siano stati... Che ne dite priore Aymer!..
-Sì, per quel tempio che il mio prudente fratello Riccardo non si trovò
-in grado di riconquistare! colei è la sposa della <i>Cantica Canticorum</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>La rosa di Sharon, il giglio delle convalli</i>» proseguì il Priore
-in tuono scherzevole «ma vostra Grazia si ricorderà m'immagino, che
-questa è un'Ebrea.»
-</p>
-
-<p>
-«Che monta?» soggiunse il Principe. «Vedete là il mio Mammone
-d'iniquità, il mio principe dei <i>shekel</i>, il mio barone dei <i>bisanti</i><a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a>
-costretto a lottare pel posto con cani che non possedono un
-soldo, che non hanno nelle loro saccocce usate una monetuccia coll'impronta
-della croce per vietare al diavolo di ballare attorno di essi...
-Per la vergine Maria, il nostro gran Tesoriere, e la sua vezzosa compagna
-quest'oggi sederan nelle logge... Chi è, Isacco, quest'avvenente
-persona?» chiese all'Ebreo avvicinandosi a lui: «È tua figlia o tua
-moglie? Chi è in somma questa <i>huri</i> dell'Oriente, cui porgi il tuo braccio?»
-</p>
-
-<p>
-«Principe, ella è mia figlia Rebecca» rispose l'Ebreo senza mostrare
-il menomo imbarazzo, ovvero sorpresa di un discorso ove l'ironia
-non entrava meno della compitezza.
-</p>
-
-<p>
-«Uom saggio, tu cresci ai miei occhi di merito» disse Giovanni
-dando in uno scoppio di risa, cui non mancarono di far ecco i suoi cortegiani.
-«Ma figlia, o non figlia, è duopo procacciarle una sede qual si
-conviene a tanta bellezza. Chi è in quella loggia?» soggiunse indi alzando
-gli occhi alla loggia sotto cui stavasi allora «Ah! non sono che
-Sassoni. Ottimamente! Si stringano dunque e diano luogo al monarca
-<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span>
-degli usurai ed all'amabile sua figlia. Gli è ben fatto che imparino a
-spartirsi le prime sedi della sinagoga coi padroni naturali della sinagoga
-medesima.»
-</p>
-
-<p>
-Le persone che tenevan tal loggia, ed alle quali questi inurbani
-detti s'indirigevano erano Cedric il sassone colla sua famiglia, e il vicino
-di lui Atelstano di Coningsburgo, personaggio che discendendo dall'ultimo
-re sassone dell'Inghilterra veniva riguardato con profondissimo
-rispetto da tutti i Sassoni abitatori della parte settentrionale di questo
-reame. Ma col sangue dell'antica real dinastia erano venuti in Atelstano
-molti difetti della medesima. Comunque gradevoli ne fossero i lineamenti,
-forte la complessione, gli anni nel fiore, scorgeasi non so che d'inanimato
-in quel volto, mancavano d'espressione i suoi occhi, goffo e pesante
-se ne vedea il portamento, e quanto allo spirito, egli era sì lento
-prima di risolversi a qualunque anche tenuissima cosa, che gli fu posto
-il soprannome portato già da uno de' suoi maggiori, ed era <i>Atelstano
-l'Irresoluto</i>. Gli amici del medesimo, e n'avea molti affezionati ad esso
-quanto Cedric, pretendevano che questa abituale perplessità non derivasse
-in lui nè da debolezza d'animo, nè da mancanza di coraggio, ma l'attribuivano
-ad un'indole meditabonda, che lo traeva a pesar lungamente
-il pro e il contra di ciascun affare d'onde per vero avveniva, ch'ei prendeva
-quasi sempre il suo partito, quando non si era più a tempo di
-far nulla. Altri credevano che l'uso immoderato de' liquori spiritosi,
-malattia in esso ereditaria, e la passione con cui si abbandonava ai
-diletti della mensa, avessero in cotal guisa assorte tutte le facoltà d'un
-ingegno non mai stato di primo ordine; e paragonavano i tratti di
-bontà, di generosità, di coraggio, che a quando a quando trasparivano
-dalla sua condotta ad alcune erbe salutari cui la natura fa nascere
-fra le piante nocevoli e inutili, in mezzo a tai campi a' quali mancò
-solamente la coltura opportuna a renderli fertili.
-</p>
-
-<p>
-A questo personaggio adunque sì rispettato da tutti i Sassoni, il
-Principe intimò con tuono imperioso di far luogo a Rebecca. Sopraffatto
-Atelstano da un comando, che per le usanze e per le opinioni
-di que' tempi diveniva altissimo affronto, nè avendo voglia alcuna d'obbedire,
-nè avendo per l'altra parte una via di resistere, non oppose
-che la sola forza d'inerzia ai voleri di Giovanni; laonde, senza moversi,
-spalancò due grand'occhi grigi, e li fisò sopra il Principe con un tal
-atto di stupore, che poteva conciliar il riso; ma l'impetuoso Giovanni
-pensò a tutt'altro che a ridere.
-</p>
-
-<p>
-«Questo porcaiuolo di Sassone non m'intende, oppure finge di
-non intendermi. A voi, Bracy (il cavaliere di Bracy che stavagli a fianco
-era il capo d'una compagnia franca, composta di mercenari, uno di
-que' così detti <i>condottieri</i>, i quali usi a prestare i lor servigi al primo
-principe che offeriva ad essi stipendio, militava in quel tempo pel
-<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span>
-principe Giovanni). A voi, Bracy, smovetelo colla punta della vostra
-lancia.»
-</p>
-
-<p>
-Un tal ordine eccitò qualche bisbiglio fin tra le persone della comitiva
-del Principe; pure Bracy, dalla sua professione medesima fatto
-superiore a qualunque scrupolo, alzò la sua lancia, indirigendola al
-disopra dello spazio che dalla loggia separava l'arena, e senza dubbio
-avrebbe eseguito l'ordine di Giovanni prima che Atelstano l'Irresoluto
-si fosse deciso a fare un moto addietro per non essere giunto; ma Cedric,
-pronto ad operare quanto il suo amico era lento a prender partito,
-colla prestezza del lampo, sguainò il suo coltello da caccia, menando
-tal colpo sulla lancia che tagliò il legno, e ne fe' cadere a terra
-il fendente.
-</p>
-
-<p>
-Divenne rosso come bragia il volto del Principe; che mise giuramenti
-e imprecazioni in tuono spaventevole, ed era per portarsi a
-maggiori violenze, ma nel distolsero le preghiere de' suoi cortigiani
-che il supplicarono di avere pazienza per allora, e più di tutto il
-distolse l'acclamazione del popolo, unanime in applaudire alla generosa
-temerità di Cedric. Compreso da rabbia Giovanni, girò gli
-occhi attorno di sè quasi cercando qualche vittima da sagrificare più
-facilmente al proprio sdegno, e li fermò a caso su quell'arciere
-di cui favellammo, che senza scompigliarsi per le occhiate minaccevoli
-su di lui lanciate dal Principe continuava ad alta voce applaudendo.
-</p>
-
-<p>
-«A che intendono questi tuoi applausi?» gli disse il Principe.
-</p>
-
-<p>
-«Fo sempre così» rispose l'arciere «se vedo un bel colpo
-di destrezza e vigore, o se accade che una freccia arrivi al suo
-scopo.»
-</p>
-
-<p>
-«Molto bene! E la tua freccia sicuramente toccherebbe il bersaglio!»
-</p>
-
-<p>
-«Lo spero!.... a ragionevol distanza.»
-</p>
-
-<p>
-«A cento passi il bersaglio di Wal-Tyrrel» s'udì altra voce al
-di là dell'arciere; ma non fu possibile venir in chiaro della persona
-che pronunziò tai parole, allusive al destino cui soggiacque Guglielmo
-il Rosso, bisavolo del principe Giovanni. Fin quanto queste ne accendesser
-lo sdegno ciascun lo immagina; ma lo atterrirono ad un tempo,
-onde fu pago di comandare a quattro de' suoi armigeri che tenesser
-l'occhio su quell'arciere.
-</p>
-
-<p>
-«Per san Grizzel» disse il Principe «voglio vedere che cosa egli
-sa fare, egli che è sì proclive ad applaudire quanto fan gli altri!»
-</p>
-
-<p>
-«Non temo la prova» rispose l'arciere con una calma che non
-si dismentì un solo istante.
-</p>
-
-<p>
-«Quanto a voi, o Sassoni» soggiunse il Principe «movetevi di
-lì; e poichè così ho pronunziato, per quel sole che ne illumina, l'Ebreo
-avrà luogo in mezzo di voi.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span>
-</p>
-
-<p>
-«No, Principe, no, se piace alla Grazia vostra,» incominciò allora
-Isacco. «A noi non è lecito sederci fra i potentati della terra.»
-Se l'ambizione di costui lo avea tratto a desiderare un posto vicino
-al discendente della famiglia dei Mondidier caduto in bassa fortuna,
-non era poi sì mal accorto di volersi far brighe con que' Sassoni
-facoltosi.
-</p>
-
-<p>
-«Oh cane d'un miscredente» sclamò Giovanni; «obbedisci ai miei
-ordini, o ti fo scorticare, e la tua pelle conciata sarà un'ottima sella
-pel mio cavallo.»
-</p>
-
-<p>
-Forzato ne' propri trinceramenti l'Ebreo, insieme colla tremebonda
-sua figlia, si fece a salir lentamente i gradini che guidavano a quella
-loggia.
-</p>
-
-<p>
-«Vediamo chi ardirà impedirglielo!» diceva il Principe tenendo
-gli occhi fisi sopra Cedric, il cui atteggiamento era d'uom preparato
-a precipitar giù dalla loggia l'Ebreo.
-</p>
-
-<p>
-Ma tal catastrofe venne allontanata dal matto Wamba, che postosi
-di mezzo fra il suo padrone e l'Ebreo, gridò rispondendo alla esclamazione
-minaccievole del Principe: «Io, per santa Maria!» e nello
-stesso tempo traendosi di saccoccia una gran fetta di lardo, di cui
-s'era munito, senza dubbio, per tema che il torneo durasse più lungo
-tempo della sua voglia di digiunare, si pose con una mano in procinto
-d'ugnerne la barba all'Ebreo, agitando coll'altra sul costui capo la
-sua squarcina di legno. Isacco, sul punto di vedersi lordato di una sostanza
-che genera il massimo raccapriccio in ciascun buon Giudeo, fe'
-alcuni passi addietro, e rotolando da un gradino all'altro stramazzò
-sull'arena, in mezzo alle risate dei circostanti, fra' quali il principe
-Giovanni, dimenticando allora la sua collera, non fu quei che meno
-ridesse.
-</p>
-
-<p>
-«Cugino Principe» disse Wamba «concedetemi il premio del
-torneo. Ho vinto il mio avversario colla sciabola e collo scudo.» E
-ciò dicendo mostrava con una mano la fetta di lardo, coll'altra la sua
-sciabola di legno.
-</p>
-
-<p>
-«Chi se' tu, nobile campione?» chiese a Wamba il principe
-Giovanni che continuava ancora ridendo.
-</p>
-
-<p>
-«Matto per diritto di nascita» rispose il buffone «mi chiamo
-Wamba, figlio di Witless, figlio di Weatherbrain,<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> figlio d'un
-Alderman.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, si dia luogo all'Ebreo nella loggia di sotto (disse il
-principe Giovanni, cui forse non dispiacque un tale pretesto di ritrattare
-i primi ordini dati.) Ella non è cosa giusta il collocare un vinto
-a pari col vincitore»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Nè di mettere un Ebreo vicino a una fetta di lardo» aggiunse
-Wamba.
-</p>
-
-<p>
-«Matto!» sclamò il principe «m'hai fatto ridere. Gli è dovere
-ch'io ti ricompensi. Isacco, prestami un pugno di <i>bisanti</i>.»
-</p>
-
-<p>
-L'Ebreo soprappreso da sì fatta inchiesta, nè osando dir di no,
-nè reggendoli il cuore di soddisfarla, trasse, non senza sospirare, un
-sacchetto di pelle che portava sospeso al suo cinturino, e stava forse
-calcolando quanti pezzi bastavano a far la figura d'un pugno di <i>bisanti</i>,
-allorchè il principe, impazientendosi dell'indugio, gli strappò il
-sacchetto dalle mani, e dopo aver gettate alcune monete d'oro al buffone,
-continuò il suo giro, portandosi con sè il rimanente, e lasciando
-l'Ebreo in balìa agli scherni de' circostanti, che però non osarono negare
-nè a lui nè a sua figlia di sedersi fra loro.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO VIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Voto è l'arringo, e aspettan della giostra</p>
-<p class="i01">»Il suono eccitator molti drappelli</p>
-<p class="i01">»Di prodi; ei s'ode già; già della chiostra</p>
-<p class="i01">»Sacra al valor si schiudono i cancelli,</p>
-<p class="i01">»Desio d'onor sospigni i duellanti,</p>
-<p class="i01">»Come i lor sproni i corridor spumanti.«</p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il principe Giovanni non aveva trascorsa che la metà dell'arena,
-allorchè fermandosi d'improvviso: «In fede mia! ser Priore» disse
-ad Aymer «noi abbiamo dimenticato l'affare più premuroso di questa
-giornata; nominare cioè la Regina della Bellezza e degli Amori che
-colla sua leggiadra mano presenti il premio al vincitor del torneo.
-Quanto a me, porto idee liberali, e i neri occhi di Rebecca m'hanno
-sedotto.»
-</p>
-
-<p>
-«Santa Vergine!» esclamò tutto costernato il Priore. «Un'Ebrea!
-Noi ci guadagneremmo d'essere tutti lapidati, e non sono ancora vecchio
-abbastanza per volere affrontare il martirio. Poi, giuro pel mio santo
-avvocato, ch'ella è men bella di quell'amabile Sassone, di lady Rowena.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebrei o Sassoni, cani o porci, poco rileva» ripetè il principe
-«voglio nominare Rebecca, non foss'altro per mortificare que' mariuoli
-di Sassoni».
-</p>
-
-<p>
-Un bisbiglio e scontento generale si manifestò fra le persone
-di quel corteggio.
-</p>
-
-<p>
-«Ciò passa lo scherzo, o Principe» disse Bracy «se voi fate
-simile scelta, non troverete cavaliere che voglia levar la lancia.»
-</p>
-
-<p>
-«Egli è un insultar con mente deliberata i vostri cavalieri» aggiunse
-Waldemar di Fitzurse, uno dei più vecchi cortegiani del principe
-Giovanni, «e se vostra Grazia persiste in tale divisamento, è
-come s'ella volesse vederne andare a vuoto altri ben più nobili ed
-importanti.»
-</p>
-
-<p>
-«Barone» rispose il principe con alterigia «vi ho preso al mio
-servizio per seguirmi e non per guidarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma quelli che vi seguono nel cammino in cui v'innoltrate»
-gli disse a voce sommessa Waldemar «hanno acquistato il diritto di
-<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span>
-guidarvi; perchè così per voi come per essi vi è pericolo d'onore e di
-vita.»
-</p>
-
-<p>
-Dal tuono onde Fitzurse pronunziò questi detti, Giovanni s'accorse
-che non sarebbe stata cosa prudente il resistere.
-</p>
-
-<p>
-«Io non voleva che scherzare ed eccovi tutti adirati contro di me.
-Eh! nominate quella che volete voi, dalla parte del diavolo! ed io
-confermo anticipatamente la vostra scelta.»
-</p>
-
-<p>
-«Fate una cosa migliore, o Principe» allora disse Bracy «lasciate
-vacante il trono della bella nostra sovrana, sintantochè il vincitore
-del torneo venga acclamato. Poi permettete ch'egli medesimo indichi
-la donna degna d'occupar questo trono. Sarà ciò un aggiugnere
-splendore al trionfo del vincitore, e un avvezzar ad un tempo le donne
-ad avere in maggior pregio il valore, se diritto del valore diverrà
-l'innalzarle a gloria sì segnalata.»
-</p>
-
-<p>
-«Se Brian di Bois-Guilbert vince il premio» disse il Priore «scommetto
-il mio rosario, che v'addito io, e non m'inganno, la Regina
-della Bellezza e degli Amori.»
-</p>
-
-<p>
-«Bois-Guilbert è buona lancia» soggiunse Bracy «ma qui trovasi
-più di un cavaliere che non ne temerebbe lo scontro.»
-</p>
-
-<p>
-«Silenzio» disse Waldemar «gli è ora che il Principe prenda
-il suo luogo. I cavalieri e gli spettatori s'impazientiscono, il tempo
-passa, e duopo è che incominci il torneo.»
-</p>
-
-<p>
-Benchè il principe Giovanni ancor non regnasse, vedea in Waldemar
-Fitzurse tutti i difetti d'un ministro favorito, che vuol servir bensì
-il suo padrone, ma nel modo più confacevole a sè medesimo. Cedè
-però alla rimostranza di lui, comunque l'indole del Principe fosse tale,
-che la sua ostinazione diveniva appunto più grande allorchè trattavasi
-di bagattelle. Si collocò pertanto sul trono, circondato dalle persone del
-suo corteggio, e ordinò agli araldi d'armi pubblicassero i regolamenti
-del torneo che erano i seguenti:
-</p>
-
-<p>
-1. I cinque cavalieri <i>tenitori</i> doveano accettare combattimento,
-qualunque fosse l'assalitore che il proponea.
-</p>
-
-<p>
-2. Ogni cavaliere che divisava combattere potea scegliersi l'emulo
-fra i <i>tenitori</i>, toccando il proprio scudo. Se il toccava col legno della
-lancia era indizio che il combattimento dovea farsi coll'armi dette
-<i>cortesi</i>, vale a dire colla punta delle lancie difesa da un pezzo di
-legno piatto, onde i giostratori non correvano altri rischi se non quelli
-che poteano derivare da una caduta o dallo scontro de' cavalli; ma se
-l'assalitore toccava lo scudo col ferro della lancia, s'intendeva che il
-combattimento fosse all'ultimo sangue, cioè a spada tratta, come nei
-veri duelli.
-</p>
-
-<p>
-3. Allorchè i <i>tenitori</i> aveano compiuto il loro voto rompendo ciascuno
-cinque lancie, il Principe doveva acclamare il vincitore del primo
-<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span>
-dì del torneo, e riceveva per premio un cavallo da guerra di singolare
-bellezza. In questa circostanza venne notificato, che oltre a tal ricompensa
-del suo valore egli avrebbe parimente il diritto di nominare la
-Regina della Bellezza e degli Amori, la quale poi aggiudicherebbe a
-chi dovesse spettare il premio del dì successivo.
-</p>
-
-<p>
-4. Tal secondo giorno veniva assegnato ad un combattimento generale
-cui poteano prender parte tutti i cavalieri che lo avessero desiderato,
-e questi divisi in due bande eguali, avrebbero lottato sintantochè
-il principe Giovanni ordinasse il termine della Giostra col gettar
-nell'arena il suo baston del comando. Toccava indi alla Regina della
-Bellezza e degli Amori porre una corona d'oro, foggiata a foglie d'alloro,
-sul capo del cavaliere che il principe era per acclamar vincitore
-nel secondo cimento. Questa giornata ponea termine ai giuochi cavallereschi.
-</p>
-
-<p>
-La terza veniva unicamente consacrata alla giostra dell'arco, a
-un combattimento di tori, e ad altre ricreazioni, fatte soprattutto pel
-volgo. Per simili modi il principe Giovanni cercava assicurarsi un'aura
-popolare che in vece gli sminuivano ogni giorno gli atti i più arbitrarii
-ed oppressivi.
-</p>
-
-<p>
-Brillantissimo spettacolo quella lizza allor presentava. Le logge superiori
-venivano abbellite da quanto l'Inghilterra offeriva di ragguardevole
-per nobiltà, grandezza, dovizia e avvenenza; ed il confronto
-degli abiti di tal prima classe di spettatori con quegli altri crescea la
-maestà ed il diletto di quella vista. Le logge inferiori ove stavano i
-borghesi e molto numero d'arcieri, tutti vestiti de' loro abiti da comparsa
-sembravano elegante guarnizione posta all'orlo di sfarzosa veste,
-ed atta a farne spiccare lo splendore.
-</p>
-
-<p>
-Allorchè gli araldi d'armi ebbero terminato di leggere quel bando
-gridarono come d'uso: <i>larghezza, larghezza, prodi cavalieri!</i> e una
-pioggia di monete d'oro e d'argento cadea sovr'essi dalla cima di
-quelle logge, perchè lo spirito di cavalleria si faceva una legge d'onore
-pompeggiando in liberalità verso coloro che si riguardavano come incaricati
-d'assicurare il buon ordine di quelle imprese guerriere, e di
-consecrarne la ricordanza. Dopo avere ricevuta questa testimonianza
-di generosità de' ragguardevoli inglesi, gli araldi passarono all'altre
-consuete esclamazioni: <i>Amore alle dame! onore ai generosi! gloria
-ai prodi!</i> Le medesime grida rintronava il popolo dalla cima delle
-colline, e molte trombe vi aggiugnevano il fragore de' loro squilli guerreschi.
-Gli araldi d'armi uscirono indi dello steccato, non rimanendovi
-che i due marescialli del torneo, che a cavallo e armati di tutto
-punto stavano immobili siccome statue, ciascuno ad un'estremità dell'arena.
-Intanto lo spazio assegnato agli assalitori ringorgava di cavalieri
-ardenti della brama di venire a prova coi <i>tenitori</i>, e a chi gli osservava
-<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span>
-dall'alto delle logge presentavano l'immagine d'un mare agitato, su
-cui vedeansi ondeggiare pennacchi, brillanti elmetti, e spade e lancie,
-alle quali vedeansi spesso attaccate picciole banderuole che sventolando
-di consueto coi pennacchi, animavano vie più quella scena.
-</p>
-
-<p>
-Si aprirono finalmente i cancelli, e cinque cavalieri scelti dalla sorte
-a lenti passi innoltraronsi nell'arena; uno dei quali marciava primo, gli
-altri il seguivano, tutti splendidamente armati. Il codice da cui trassi
-tali particolarità descrive con tutta esattezza, e senza omettere veruna
-circostanza i colori, le imprese, l'armi de' campioni. Ma non crediamo
-utile il fermarci di soverchio su questo argomento, perchè per valerci
-de' versi d'un poeta nostro contemporaneo, che si spacciò dallo scriverne
-troppe cose:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">«Son polve or sol que' cavalier cotanti;</p>
-<p class="i01">«E ruggine feral ne rose i brandi.</p>
-<p class="i01">«Possan l'anime lor starsi co' santi!»</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Già il tempo ha fatto cadere dalle muraglie de' loro castelli gli
-scudi che vi stavano appesi, e questi castelli medesimi son diroccati;
-appena può indicarsene il sito, e più d'una schiatta disparve a sua volta
-dai luoghi, ove la feudale tirannide fece sue prove. Qual uopo ha dunque
-il leggitore di conoscere tutti i nomi, tutti i simboli ecclissati d'una
-gloria che si dissipò?
-</p>
-
-<p>
-Ma nel tempo di cui favelliamo, i nostri cinque campioni che non
-prevedevano questa dimenticanza in cui cadrebbero avvolti i loro nomi
-e le geste loro, si avanzavano nell'arringo rattenendo gli ardenti corridori
-e costringendoli andar di passo. In questo mezzo, l'armonia di
-una musica orientale udissi dalla parte posteriore delle tende sotto cui
-stavano i tenitori del torneo; la quale armonia produceano e cembali,
-e diversi strumenti fin allora sconosciuti in Europa, che i crociati avean
-portati seco da Terra Santa. Que' concerti barbarici pareano ad un
-tempo e disfida degli assalitori, e congratulazioni del loro arrivo. Gli
-sguardi d'ognuno si teneano fermi ed immoti su i cinque campioni,
-che saliti sul pianerottolo ov'erano dirizzate le tende, si disgiunsero,
-solleciti ognun di essi di percuotere col legno della sua lancia lo scudo
-dell'antagonista, col quale intendea venire a tenzone. La maggior parte
-delle classi inferiori, alcuni anco delle superiori, e vuolsi perfino qualche
-matrona, videro con dispiacere che l'armi <i>cortesi</i> fosser prescelte;
-poichè quegli stessi che fra noi oggidì si dilettano delle tragedie, quanto
-più sono atroci<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, trovano vezzo in un torneo a proporzione de' rischi
-affrontati dai personaggi della giostra.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span>
-</p>
-
-<p>
-Dopo che gli assalitori ebbero date a conoscere tal loro intenzioni,
-più pacifiche di quanto la maggiorità le avrebbe volute, si ritrassero
-all'altra estremità della lizza, ed ivi ordinati in linea ristettero, per dar
-tempo ai tenitori di abbandonare le proprie tende e mettersi a cavallo.
-Marciando primo fra questi Brian di Bois-Guilbert, scesero dal pianerottolo,
-ponendosi in atto di rispondere alla disfida che a ciascun d'essi
-era stata intimata.
-</p>
-
-<p>
-A suon di trombe e di chiarine si lanciarono di gran galoppo gli
-uni contro degli altri, e tal fu la prevalenza in destrezza, o la buona
-sorte de' tenitori, che gli antagonisti di Bois-Guilbert, di Malvoisin e
-di Frondeboeuf votaron gli arcioni. L'emulo di Glentmesnil, anzichè
-indirigere la sua lancia contro l'elmo o lo scudo dell'avversario, deviò
-siffattamente dalla mira diritta, che ruppe a vuoto la stessa lancia:
-circostanza che avessi per più obbrobriosa dell'essere scavalcato, perchè
-in tale sventura poteva aver parte la sfortuna, ma l'abbaglio del primo
-genere era da accagionarsi unicamente a goffaggine, e a poca perizia
-nel maneggio dell'armi. Il quinto assalitore fu il solo che sostenesse
-l'onore della sua parte; egli e il cavaliere di S. Giovanni, ruppero entrambi
-la loro lancia, separatisi indi senza che il vantaggio fosse dell'un
-piuttosto o dell'altro.
-</p>
-
-<p>
-Le grida del popolo, le acclamazioni degli araldi, il suon delle
-trombe annunziarono il trionfo de' vincitori, la disfatta de' vinti. I primi
-si ritirarono sotto le proprie tende; gli altri confusi e umiliati uscirono
-dall'arringo per negoziare coi loro antagonisti il riscatto dell'armi e de'
-cavalli, che giusta i regolamenti del torneo, appartenevano ai vincitori.
-Il quinto assalitore solamente dimorò brevi istanti nell'arena a raccogliere
-gli applausi degli spettatori, il che divenne maggior mortificazione
-ai suoi colleghi sconfitti.
-</p>
-
-<p>
-Una seconda ed una terza banda d'assalitori successivamente comparvero
-in lizza, e benchè alcuni d'essi avessero il vantaggio, la vittoria
-in generale fu pei <i>tenitori</i>, de' quali un solo non perdè sella,
-sventura cui ne' tre scontri non evitò mai qualcuno degli assalitori.
-Costanza di buon successo in quanto a' primi, che rallentò non poco
-l'ardor de' secondi. Laonde quando fu l'ora del quarto cimento, tre
-assalitori soltanto mostraronsi nella lizza, ed evitarono nella disfida di
-toccar gli scudi de' due <i>tenitori</i> reputati i più formidabili, cioè di Bois-Guilbert
-e di Frondeboeuf, limitandosi ad aver tenzone coi tre altri
-soltanto. Ma meglio non tornò ad essi da tal politico stratagemma,
-perchè due caddero da cavallo, il terzo <i>mancò la posta</i>; vale a dire la
-sua lancia, perdendo la mira diritta, non giunse a toccar l'avversario.
-</p>
-
-<p>
-Una lunga pausa succedè al quarto scontro; nè parendo che alcun
-cavalier fosse voglioso d'entrar oltre in arringo, un sordo bisbiglio fe'
-manifesto lo scontento della maggior parte degli spettatori, perchè i
-<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span>
-<i>tenitori</i> non erano in favor presso il pubblico. Bois-Guilbert e Frondeboeuf
-si erano conciliato odio per l'indole loro altiera e tirannica;
-niun si curava degli altri perchè stranieri, se si eccettui Glentmesnil.
-</p>
-
-<p>
-Il dispiacere adunque era pressochè generale; ma niuno il sentiva
-con maggior forza di Cedric il Sassone, che in ogni vantaggio riportato
-dai Normanni, <i>tenitori</i> del torneo, scorgeva un obbrobrio dell'Inghilterra.
-Ben egli in molti incontri avea date prove di valore, ma unicamente
-usando l'armi solite a maneggiarsi da' suoi maggiori; nè conoscea
-poi di sorte alcuna la scienza delle giostre cavalleresche. Laonde
-a quando a quando lanciava inquiete occhiate sopra Atelstano, segnalatosi
-qualche volta in tal genere di lotte, e parea volesse con queste
-occhiate esprimergli il desiderio di vedergli operare uno sforzo per
-istrappar la vittoria di mano al Templario ed a' suoi colleghi. Ma comunque
-il discendente de' re Sassoni non mancasse di coraggio, nè
-tampoco di vigore e di robustezza, troppa era in esso l'indolenza e
-poca l'ambizione, onde indurlo sì presto all'atto di prodezza, che
-Cedric mostrava aspettarsi da lui.
-</p>
-
-<p>
-«Mio nobile vicino» gli disse finalmente Cedric «la fortuna in
-tal momento non si palesa favorevole all'Inghilterra. La vostra lancia
-si terrà inoperosa quest'oggi?»
-</p>
-
-<p>
-«Credo meglio aspettare a domani» rispose Atelstano «combatterò
-nella <i>mischia</i>. Quanto a impugnar l'armi quest'oggi, non ne vedo
-il prezzo dell'opera.»
-</p>
-
-<p>
-Due cose spiacquero altissimamente in tale discorso a Cedric: la
-voce normanna <i>mischia</i>, usatasi da Atelstano, e cotanta indifferenza
-ch'ei mostrava per l'onore del suo paese; ma avea in troppa venerazione
-il regal sangue da cui discendeva il suo amico per osar rampognarnelo.
-Nè avrebbe avuto il tempo di farlo, perchè subito dopo le ultime parole
-di Atelstano, Wamba con una delle sue esclamazioni ruppe ogni
-parola che Cedric avesse voluto profferire.
-</p>
-
-<p>
-«Sicuramente! Ella è cosa più gloriosa trionfare in mezzo a cento
-combattenti, che vincere corpo contra corpo il suo avversario.»
-</p>
-
-<p>
-Atelstano prese per complimento fattogli sul serio tale sarcasmo,
-ma Cedric che leggea meglio in cuore del matto, lanciò un severo
-guardo sopra di lui, che dovette forse ringraziare soltanto il tempo ed
-il luogo, se non ebbe prove più segnalate della collera del suo padrone.
-</p>
-
-<p>
-Intanto gli araldi d'armi gridavano: «<i>Amore alle dame! Onore
-ai prodi!</i> su via, generosi cavalieri, entrate in lizza: pensate quai begli
-occhi vi stan contemplando.»
-</p>
-
-<p>
-La banda musicale dei <i>tenitori</i> intonava a quando a quando i concerti
-trionfali. Quasi tutti gli spettatori si querelavano di veder trascorrere
-nell'inerzia un giorno che doveva esser consacrato a nobili gesta;
-<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span>
-i vegliardi sospiravano gli andati tempi, deplorando a voce sommessa
-lo scadimento dello spirito militare, ma tutti poi erano ad una nel sostenere,
-che non si vedevano più per animare i combattenti donne di
-sì esimia avvenenza, siccome quelle che furono in più bei tempi il fregio
-miglior de' tornei. Il principe Giovanni ordinava già alle persone del
-suo seguito di trasferirsi ad imbandire la mensa, ed annunciava ai suoi
-cortegiani, come ei fosse per aggiudicare il premio a ser Brian di Bois-Guilbert,
-che senza rompere una sola lancia, valse a scavalcare tre
-competitori.
-</p>
-
-<p>
-La musica aveva appunto terminata una di quelle arie consacrate
-a celebrare i trionfi, quando una sola tromba si udì intonar suono di
-disfida alla parte di tramontana; ver la qual parte si conversero tutti
-gli sguardi curiosi di osservare qual novello campione si presentava. E
-videsi con lento passo entrare in arringo un cavaliere di mezzana statura,
-nè di complessione troppo vigorosa, quanto almen si potea giudicare
-a malgrado dell'armatura che il nascondea. Era questa d'acciaio
-riccamente damaschinata d'oro, nè il suo scudo presentava altro
-stemma che una quercia svelta dalle radici; erano impresa il vocabolo
-spagnuolo, <i>desdichado</i>, diseredato. Montato sopra bellissimo corridore
-di mantello nero, attraversò l'arena, salutando coll'abbassare la punta
-della sua lancia il Principe e le matrone, nel che pose moltissima leggiadria.
-La destrezza ond'ei guidava il cavallo, una non so qual grazia
-e cortesia che da ogni modo suo traspirava, gli conciliarono tal generale
-favore, che alcune persone dell'infima classe non sapendo come
-manifestargli meglio la lor propensione sclamarono: «Toccate lo scudo
-di Ralph di Vipont, del cavaliere Ospitaliere. Egli è fra tutti i tenitori
-il men fermo in arcione; vi troverete più il vostro conto.»
-</p>
-
-<p>
-In mezzo a tali grida e ad altre esclamazioni ben augurose, il nuovo
-campione salì il pianerottolo, e a grande sorpresa di tutti quanti gli
-spettatori, si trasferì in dirittura alla tenda di mezzo, e forte percosse
-col ferro della sua lancia lo scudo di Brian di Bois-Guilbert, segnale,
-come dicemmo, di disfida ad ultimo sangue. Maravigliò ognuno di tal
-atto che prosontuoso parea, nè altri più ne maravigliò del superbo Templario
-che uscì tosto della sua tenda.
-</p>
-
-<p>
-«Sei tu in istato di grazia?» costui gli chiese con amaro sorriso;
-«ascoltasti la messa questa mattina, o tu che vieni a mettere in tal
-pericolo la tua vita?»
-</p>
-
-<p>
-«Meglio di te son preparato alla morte» rispose il cavaliere Diseredato,
-chè tal fu il nome sotto cui si fece ascrivere nel novero degli assalitori.
-</p>
-
-<p>
-«Va dunque a prender sito nell'arena, e guarda il sole per l'ultima
-volta, poichè questa sera dormirai in paradiso i tuoi sonni.»
-</p>
-
-<p>
-«Son grato alla tua cortesia; e per dartene un compenso ti consiglio
-provvederti di cavallo fresco e di lancia nuova, perchè sul mio
-onore abbisognerai dell'una e dell'altra di tali cose.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-076a"></a>
- <img src="images/ill-076a.jpg" alt="" />
-<p class="caption">IVANHOE</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span>
-</p>
-
-<p>
-Dopo avere mostrata cotanta sicurezza, fe' scendere a ritroso dal
-pianerottolo il suo cavallo, e lo costrinse a traversare in un tale andamento
-tutta l'arena fino alla porta di tramontana, ove stette fermo
-ad aspettare l'arrivo dell'avversario; prova di maestria nel maneggio
-de' cavalli che gli procacciò nuovi applausi.
-</p>
-
-<p>
-Benchè mosso a sdegno dalle cautele alteramente consigliategli
-dall'avversario, Bois-Guilbert non quindi le trascurò. Troppa sciagura
-sovrastava al suo onore dal non riportare vittoria, ond'ei volesse
-porre in non cale ogni via che gliela poteva agevolare. Prese
-adunque un nuovo destriero ardentissimo e brioso, e parimente nuova
-lancia per tema che il legno della prima avesse sofferto dai replicati
-colpi portati ne' precedenti tre assalti. E poichè anche lo scudo usato
-da lui fin allora era alquanto malconcio, un altro ne ricevè dalle
-mani de' suoi scudieri. Nello scudo che dimise non vedeasi altro stemma
-se non se quello del suo ordine: vale a dire due cavalieri che cavalcavano
-un cavallo medesimo, emblema dell'umiltà e della povertà
-primitiva de' Templarii, che indi posero in luogo di tali virtù l'arroganza
-e la cupidigia delle ricchezze, divenute finalmente origine dell'abolizione
-di tale congrega. Lo stemma del secondo scudo presentava
-un corvo che volava a tutto volo tenendosi un teschio fra gli artigli e n'era
-impresa: <i>Guardati dal corvo</i>.
-</p>
-
-<p>
-Stavano oltre quanto può dirsi impazienti gli spettatori, allorchè
-a ciascuna estremità della lizza videro i due campioni, l'uno al cospetto
-dell'altro. Pressochè i voti di tutti erano pel cavaliere Diseredato, ma
-non fuvvi chi ardisse presagirgli in cotal giostra buon esito.
-</p>
-
-<p>
-Non appena le trombe ebbero dato il segnale, i due combattenti si
-lanciarono l'un contra l'altro colla rapidità del lampo, e parve colpo
-di tuono il primo scontro d'entrambi in mezzo all'arena. Ne andarono
-in pezzi le lancie, e si credè per un istante vederli ad un tempo
-rinversati, perchè la violenza di quell'impeto fe' piegare i garretti posteriori
-dei loro cavalli, e se non caddero i cavalieri, il dovettero a
-comune perizia di adoperare briglia e speroni. I due rivali di gloria si
-fisarono scambievolmente con occhi che sembrava lanciassero fuoco per
-traverso delle visiere, indi ritrattisi ognuno alla sua estremità del ricinto,
-presero nuova lancia apprestata loro dai propri scudieri.
-</p>
-
-<p>
-L'unanimità delle acclamazioni fe' manifesta la vaghezza ch'ebbero
-gli spettatori di questo assalto, il più eguale, il più brillante
-fra tutti quelli della giornata. Le matrone faceano sventolare le loro
-ciarpe e i loro fazzoletti per dare a divedere quanto ne fossero soddisfatte.
-Ma poichè i due cavalieri tornarono in luogo ed atteggiamento
-di nuovamente affrontarsi, succedè ai clamori un sì profondo
-silenzio che sarebbesi detto non essere in tanta moltitudine chi osasse
-nemmen respirare.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span>
-</p>
-
-<p>
-Fu conceduta ai campioni una pausa d'alcuni minuti, per dar
-tempo di riprendere fiato così ad essi come ai lor corridori. Indi ad un
-cenno messo dal principe Giovanni, le trombe intonarono il suon dell'armi,
-e i due combattenti vennero al mutuo scontro coll'impeto,
-col vigore, colla maestria di cui pompeggiarono dianzi, ma non colla
-stessa fortuna.
-</p>
-
-<p>
-In questo secondo assalto il Templario drizzò la sua lancia verso
-il mezzo dello scudo dell'altro, e con tanta aggiustatezza e con tanta
-forza il colpì, che il cavaliere Diseredato dovette cadere addietro sulla
-groppa del suo cavallo, ma non votò quindi l'arcione. Che anzi, avendo
-egli parimente, fin dal principio di far carriera, portata la sua mira
-allo scudo dell'antagonista, la cambiò in quell'istante, indirigendone
-contra il cimiero la lancia, il qual bersaglio quanto più difficile da
-toccarsi, tanto più, toccato, toglieva al percosso ogni possibilità di resistere.
-Ad onta però d'un tanto svantaggio, il Templario non dismentì
-la rinomanza da lungo tempo acquistatasi; e se la violenza dello scontro
-non ne avesse rotta la cinghia del destriero, sarebbesi forse tenuto fermo
-in sua sella. Che che ne sia, il cavallo e il cavaliere caddero rinversati,
-e si avvoltarono nella polvere.
-</p>
-
-<p>
-Spacciarsi dalle staffe, rimettersi in piedi fu un solo istante per
-Bois-Guilbert. Furioso oltre ogni dire in veggendo il guasto che tale
-avvenimento arrecava ai suoi allori, e in udendo gli applausi unanimi
-che si tributavano al vincitore, sguainò la spada, facendo cenno al
-cavaliere Diseredato di mettersi in parata. Questi colla massima leggerezza
-saltò da cavallo, sguainando parimente la spada; ma i marescialli del
-torneo, accorsi a tutta briglia, li separarono pronunziando che tal
-genere di combattimento non era lecito in sì fatto giorno.
-</p>
-
-<p>
-«Noi ci rivedremo, lo spero» disse il Templario al suo vincitore
-lanciando sovr'esso tali sguardi che tutta l'intera rabbia ne disvelavano
-«e ci rivedremo in tal luogo ove non si troverà chi venga a separarci.»
-</p>
-
-<p>
-«Non sarà per mia colpa, se ciò non accade» rispose il cavaliere
-Diseredato «a piedi, a cavallo, colla sciabola o colla lancia, mi troverai
-pronto tutte le volte a misurar colle tue le mie armi.»
-</p>
-
-<p>
-Nè le cose sarebbersi contenute in tai detti, se i marescialli incrocicchiando
-le loro lancie fra i due campioni, non gli avessero
-costretti a disgiugnersi. Il cavaliere Diseredato tornò alla porta di
-tramontana, e Bois-Guilbert alla sua tenda, ove passò il rimanente
-del giorno in preda alla disperazione e alla rabbia.
-</p>
-
-<p>
-Senza scendere da cavallo il vincitore chiese gli si portasse vino,
-indi aprendo la parte inferiore della visiera notificò che beveva alla
-salute di tutti i cuori veramente inglesi, e alla confusione de' tiranni
-stranieri. Poi tostamente ordinò al suo trombetta di sonar la disfida
-<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span>
-agli altri tenitori, incaricando l'araldo d'armi di annunziare a questi
-come fosse mente di lui combatterli un dopo l'altro, e seguendo quell'ordine
-qualunque in cui fosse piaciuto ai medesimi presentarsi.
-</p>
-
-<p>
-Fidando in sua forza e gigantesca statura, Frondeboeuf fu il primo
-a scendere nell'arringo. Lo scudo di lui mostrava in campo d'argento
-una testa di toro nero, cancellata per metà dai molti colpi
-che avea sopportati. Ne faceano impresa queste voci latine spiranti arroganza:
-<i>Cave, adsum</i>. Il cavaliere Diseredato riportò sovr'esso un
-vantaggio lieve sì ma conchiudente, perchè rottesi ad entrambi e in
-un sol urto le lancie, Frondeboeuf perdè in quello scontro le staffe,
-laonde vinto il chiarirono i marescialli.
-</p>
-
-<p>
-Nè in guisa molto dissimile terminò la lotta tra lo sconosciuto e
-ser Filippo di Malvoisin, giudicato perditore, poichè un forte colpo
-di lancia vibratogli sull'elmo dall'avversario, ruppe le stringhe che tal parte
-d'armatura annodavano, onde rimase scoperto il capo del combattente.
-</p>
-
-<p>
-Nel cimentarsi con ser Ugo di Glentmesnil il cavaliere Diseredato
-fe' prova d'altrettanta cortesia, quanto negli antecedenti scontri ne avea
-dati di destrezza e valore. Perchè sendo giovane ed impetuoso il cavallo
-di Glentmesnil, caracollando s'impennò nel far carriera per modo, che
-tolse ogni abilità di valersi della sua lancia al cavaliere. Lo sconosciuto
-lungi dal vantaggiare di questo incidente, levò la lancia quando gli fu da
-vicino, e la fe' passare al di sopra dell'elmo dell'avversario, quasi per
-dargli a comprendere come sarebbe stato in proprio arbitrio il colpirlo.
-Indi voltando il corridore ritornò alla porta settentrionale, d'onde inviò
-l'araldo d'armi per domandare a Glentmesnil, s'egli era in grado
-di ricominciare l'assalto; ma questi gli fe' rispondere protestandosi
-vinto così dalla maestria come dalla destrezza del suo antagonista.
-</p>
-
-<p>
-Compiuto fu il trionfo dell'incognito da Ralph di Vipont, rinversato
-da cavallo con tanto impeto, che gli uscì il sangue dalla bocca e
-dalle narici, sicchè i suoi scudieri dovettero trasportarlo semivivo fuor
-dell'arena.
-</p>
-
-<p>
-Fra mille evviva che continuarono per lungo tempo, venne accolta
-la dichiarazione unanime del Principe e de' marescialli, i quali
-attribuirono al cavaliere Diseredato l'onore di questa giornata.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO IX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Ogni beltà più altera e peregrina</p>
-<p class="i02"> »Che adornava quel loco, ad una cesse</p>
-<p class="i02"> »Che gli atti e 'l volto promulgar reina.</p>
-<p class="i09"> <i>Il fiore e la foglia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-William di Wyvil e Stefano di Martival, marescialli del torneo, furono
-i primi ad offerire al vincitore le loro congralulazioni; e il pregarono
-ad un tempo permettere gli si levasse l'elmo, o volesse almeno
-alzar la visiera per trasferirsi a ricevere dalle mani del principe Giovanni
-il premio del torneo. Ma il cavaliere Diseredato li pregò con
-cavalleresca cortesia a dispensarlo da ciò, adducendo come non potea
-per allora farsi conoscere, mosso da cagioni che già prima d'entrare
-in arringo avea palesate agli araldi d'armi. Nè i marescialli insistettero
-oltre, perchè fra i voti singolari cui s'obbligavano in quel secolo
-i cavalieri, non ve n'avea di più usato quanto quello di rimanersi incogniti
-sino all'istante di aver compiuta una data impresa, o mandata
-a termine una tal avventura. Que' marescialli pertanto astenutisi dal
-volere indagare i segreti del cavalier vincitore, annunziarono la brama
-di lui al Principe, e gli chiesero di poterlo presentare celato in volto a
-ricevere il guiderdone dovuto al valore.
-</p>
-
-<p>
-Il misterioso velo, in cui pretendeva avvolgersi lo straniero, punse
-vivamente la curiosità del principe Giovanni, scontento già della conclusione
-d'un torneo sì sfavorevole ai <i>tenitori</i>, partigiani di lui, e vinti
-successivamente da un sol cavaliere. Laonde voltosi in tuono altero ai
-marescialli. «Per gli occhi della Madonna!» sclamò «questo cavaliere
-fu diseredato di cortesia come degli altri averi, se brama comparire
-col viso coperto alla nostra presenza. Cavalieri» soggiunse poscia indirigendosi
-ai cortegiani «avvi tra voi chi potesse indovinare qual sia
-l'incognito che si comporta d'una maniera così stravagante?»
-</p>
-
-<p>
-«Non io al certo» disse Bracy «e in fede mia non credeva trovarsi
-in tutta Inghilterra un campione capace di vincere cinque cavalieri in
-un giorno. Non dimenticherò mai sin ch'io viva la vigorosa botta che
-diè il mal rovescio a Vipont. Quel povero ospitaliere fu levato d'arcione
-come una pietra lanciata fuor della frombola.»
-</p>
-
-<p>
-«Non menate di ciò tanto rumore» rispose un cavaliere di
-S. Giovanni ivi presente «il vostro amico Templario affè non ha corso
-miglior fortuna. Ho ben visto io Bois-Guilbert a far tre rivolte, una
-dietro l'altra, in mezzo alla polvere.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span>
-</p>
-
-<p>
-Bracy grandemente affezionato ai Templarii era in procinto di replicare,
-ma il principe Giovanni si pose di mezzo: «Silenzio, cavalieri!
-Che cosa son tali dispute?»
-</p>
-
-<p>
-«Il vincitore» allor si fece a dire Wyvil «aspetta il beneplacito
-di vostra Grazia.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio beneplacito!» rispose Giovanni. «Lo aspetti finchè
-sappiamo almeno se v'è qualcuno che possa far congetture sul nome
-e sulla condizione di questo straniero. Quand'anche aspettasse fino a
-notte, ha avute, parmi, assai faccende per non patire il freddo.»
-</p>
-
-<p>
-«La Grazia vostra non userà al vincitore que' riguardi ch'ei merita»
-soggiunse Waldemar Fitzurse «se lo fa aspettare tanto d'indovinare
-noi una cosa che non possiamo sapere. Per me almeno non so
-prendermi tale assunto... quando mai non fosse qualcuna delle
-buone lancie che seguirono in Palestina il re Riccardo; poichè quegli
-individui adesso tornan fra noi a guisa di veri cavalieri erranti.»
-</p>
-
-<p>
-«Sarebbe mai il conte Salisbury?» soggiunse Bracy. «Egli è
-appunto della statura medesima.»
-</p>
-
-<p>
-«Piuttosto ser Tomaso Multon, cavalier di Gilsland» riprese a
-dire Fitzurse. «La complessione di Salisbury mi pareva molto migliore.»
-</p>
-
-<p>
-E Bracy: «Può averla lasciata in Terra Santa.»
-</p>
-
-<p>
-«E se fosse lo stesso re?» s'udì altra voce senza potersi discernere
-da chi venisse.
-</p>
-
-<p>
-«Riccardo-Cuor-di-Leone!» ripeterono tutti gli altri a mezza voce,
-e in tuono pauroso.
-</p>
-
-<p>
-«Oh! Dio nol voglia!» disse il principe Giovanni volgendosi involontariamente,
-e tremando come se il fulmine fosse scoppiato a' suoi
-piedi «Waldemar, Bracy, prodi cavalieri, rammentate le vostre promesse.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma questo è un timore panico affatto» soggiunse Fitzurse. «Dimenticaste,
-o principe, la statura gigantesca del fratel vostro? Potevate
-mai ravvisarla sotto quell'armatura? Wyvil, Martival, affrettatevi a
-condurre il vincitore a' piedi del trono, così sarà dileguato un errore
-che ha scolorate le guancie del signor nostro. Guardatelo con più attenzione»
-continuò volgendosi al principe; «vedrete che gli mancano
-almeno tre pollici ad avere la statura di Riccardo. Poi il re ha le spalle
-più riquadre del doppio. Il cavallo dello sconosciuto, sotto il peso di
-Riccardo, non avrebbe potuto reggere alla prima giostra.»
-</p>
-
-<p>
-Aveva appena finito sì fatto ragionamento, allorchè i marescialli
-condussero il cavaliere Diseredato nanti i gradini del trono. Il principe
-soprappreso tuttavia dall'idea che potesse trovarsi in quello sconosciuto
-il proprio fratello, un fratello ch'egli aveva offeso sì gravemente, ch'ei
-tentava spogliare del regno, senza por mente che sole prove di fiducia
-<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span>
-e d'affetto ne avea ricevute, soprappreso, dissi, da tale idea, non
-credè abbastanza dileguato il timore concetto dalle osservazioni di Fitzurse;
-laonde nel tempo stesso che indirigeva al cavaliere Diseredato
-alcune frasi intese a commendarne il valore, nel tempo che ordinava fosse
-presentato al medesimo il palafreno di mantel nero, premio della riportata
-vittoria, tremava di riconoscere in quanto stava per rispondergli
-il vincitore la voce maschia e sonora di Riccardo-Cuor-di-Leone.
-</p>
-
-<p>
-Ma il cavaliere Diseredato non rispose una sola parola al complimento
-fattogli dal principe, limitandosi a salutarlo profondamente.
-</p>
-
-<p>
-Due scudieri condussero nell'arena il cavallo riccamente bardamentato,
-ornamento che ne aumentava di poco il pregio ad occhi capaci
-di valutare il merito intrinseco del corridore. Appoggiata una mano sul
-pomo della sella, lo sconosciuto vi montò sopra senza valersi di staffa, e
-brandendo la sua lancia, compiè due volte il giro del recinto, facendo
-fare al destriero tutte quelle prodezze che l'arte del cavallerizzo conosce.
-</p>
-
-<p>
-Alcuno avrebbe potuto attribuire questo contegno dello sconosciuto
-a vanagloria e a desio di accrescersi lustro coll'offerire tal nuovo esperimento
-di sua abilità; ma fu supposto ch'ei volesse rendere in cotal
-guisa manifesto agli spettatori quanto fosse il pregio del dono compartitogli
-dalla munificenza del principe; quindi anche una volta divenne
-scopo degli applausi unanimi di quella vasta arena di spettatori.
-</p>
-
-<p>
-Nel qual tempo il priore di Jorvaulx, sempre faccendoso, disse
-alcune parole all'orecchio del principe a fine di ricordargli che il vincitore
-dopo aver date prove di coraggio, dovea darne una del proprio
-senno, scegliendo fra le matrone che trovavansi nelle logge la meritevole
-del seggio assegnato alla Regina della Beltà e degli Amori, quella dalle
-cui mani aspettava la propria corona il vincitore del dì successivo. Laonde
-quando il cavaliere passò dinanzi al principe, la seconda volta,
-questi gli fe' un cenno, dopo il quale lo sconosciuto volgendo e fermando
-con eguale rapidità il suo destriero, rimase innanzi alla loggia
-del trono, immobile e colla punta della sua lancia bassata a terra. La
-destrezza posta nell'eseguire tale fazione, sì istantaneo passaggio da
-uno stato di agitazione vivissima alla immobilità di una statua equestre
-gli meritaron nuovi applausi di quella numerosa assemblea.
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere Diseredato» gli disse il Principe, «poichè è questo
-il solo nome sotto cui vi piacque farvi conoscere, una tra le prerogative
-del trionfo che riportaste, sì è quella di scegliere l'avvenente giovane,
-che qual Regina della Beltà e degli Amori presederà domani alla festa.
-Se siete estraneo in questa terra, e desideraste quindi qualche cognizione
-che in tale scelta soccorresse la vostra deliberazione, vi dirò solamente
-che Alicia, figlia del prode cavaliere Waldemar Fitzurse, vien
-<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span>
-riguardata nella mia corte siccome la più ragguardevole, e per grado e
-per leggiadria.» E in ciò dire, gli indicò la loggia vicina ove stavasi
-l'encomiata donzella. «Però» aggiunse «è in libertà vostra presentare
-a quella cui giudicherete meglio la corona che sto per consegnarvi.
-Colei che la riceve dalle vostre mani, verrà riconosciuta Regina della
-Beltà e degli Amori. Sollevate la vostra lancia.»
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere obbedì, e allora il Principe collocò sul ferro della lancia
-appressatagli una corona d'oro che imitava le foglie del lauro, attorno
-a cui si alternavano cuori e punte di frecce a guisa delle palle e
-delle foglie di fragole che adornano le ducali corone.
-</p>
-
-<p>
-Del mostrarsi co' detti suoi sì parziale alla figlia di Waldemar
-molte furono nel Principe le cagioni, che tutte derivavano dall'indole
-del suo animo, ove ad un tempo sprezzante alterigia e presunzione,
-astuzia e bassezza allignavano. Primieramente ei volea far dimenticare
-ai suoi cavalieri il disdicevol partito, ch'egli medesimo avea posto e
-che pretese indi colorare siccome scherzo, quello cioè di nominare a
-regina della giostra un'Ebrea. Con ciò intese in oltre a farsi benevolo
-Waldemar Fitzurse, che gli dava una specie di tema, e che nel corso
-di tale giornata avea manifestati indizi di scontento più d'una volta.
-Sperava parimente farsi un merito utile alle sue mire presso la donzella
-medesima, se venìa coronata; perchè le voglie de' licenziosi diletti dominavano
-l'animo di lui non meno d'una cieca ambizione, figlia, come,
-vedemmo, dell'ingratitudine e della perfidia. Ad ogni evento ei preparava
-un seme di rancori fra Waldemar ed il cavaliere Diseredato che
-egli avea preso in avversione pel trionfo ottenuto su i suoi partigiani;
-perchè nel contingibile caso che il vincitore scegliesse tutt'altra fuor di
-quella a lui suggerita dal Principe, non era improbabile che Waldemar
-riguardasse tal preferenza siccome insulto arrecato alla propria figlia.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere Diseredato cavalcando il suo bel corridore, compiè a
-passi lenti il giro all'intorno di tutte le logge, facendo mostra di esaminare,
-come n'era diritto, le diverse beltà che le ornavano, per
-dar così fondamento alla scelta che avrebbe profferita; ma nel passare
-sotto la loggia d'Alicia pomposa di tutto l'orgoglio che leggiadria e
-magnificenza incoraggiano, non vi si fermò un solo istante.
-</p>
-
-<p>
-Un riguardo non privo di vaghezza offrivano i diversi artifizi adoperati
-dalle donne che soggiaceano a tal sindacato. Qual d'esse arrossiva,
-quale ostentava il contegno dell'alterezza o della dignità; alcune volgeano
-gli occhi da un'altra parte, volendosi quasi far credere indifferenti
-a tutta questa bisogna; altre mostravano di frenare il sorriso,
-altre gli davano libera carriera sperando aquistare nuova leggiadria.
-Fuvvene pur di quelle studiose di nascondere col velo i propri vezzi;
-ma tai donne, narra il mio autografo, erano use da dieci anni a veder
-<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span>
-ammirata la propria bellezza, onde gli è lecito supporre, che avendo
-goduta la lor buona porzione di mondane vanità, si ritraessero volontarie
-dall'arringo per lasciare alle più novelle la speranza di trionfare.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente il vincitore si fermò sotto la loggia, entro cui sedeasi
-Rowena, Rowena ver cui tosto si conversero gli sguardi d'ognuno.
-</p>
-
-<p>
-Certamente se il vincitore avesse potuto accorgersi di tutti i voti
-che si faceano per lui in quella parte di logge, e se considerazioni estranee
-a quella che soprattutto il movea, avessero potuto offerirgli occasioni
-d'usare predilezione, questa predilezione ei non l'avrebbe di lì
-dipartita. Cedric non ascose, ognun sel crede, l'eccesso della sua gioia
-allorquando cadde il Templario, e più veemente la manifestò alla disfatta
-di que' suoi tristi vicini Frondeboeuf e Malvoisin. Lo stesso Cedric, mettendo
-la metà del corpo fuor della loggia, non distolse un istante gli
-occhi dal vincitore; seguendone tutte le corse non col guardo solo ma
-col cuore e coll'animo. Presa da egual propensione lady Rowena, contemplò
-tutti gli avvenimenti di quella giornata, comunque facesse mostra
-di non prestar loro una sì viva attenzione. Perfino Atelstano, l'indolente
-Atelstano, uscì per un istante del suo letargo abituale, e votò
-una gran tazza di vino al buon successo del cavaliere Diseredato.
-</p>
-
-<p>
-Altro gruppo di persone situate sotto quella medesima loggia non
-aveva presa minor parte all'evento di questa pugna.
-</p>
-
-<p>
-«Padre Abramo!» sclamò Isacco di York, sin quando scorse il
-cavalier Diseredato entrar nella lizza. «È desso, è desso<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>. Vedi,
-mia figlia, vedi qual portamento altero e nobile è in quel Nazareno!»
-Ma quando il vide lanciarsi a tutta briglia addosso al Templario non
-potè ristarsi dell'esclamare: «Ah! quel buon cavallo di Barberia venuto
-sì di lontano! Guardate! non gli usa più riguardo di quel che userebbe
-ad una rôzza normanna. E quella bella armatura che costò tanti zecchini
-all'armaiuolo di Milano, a Giuseppe Pareira! che ci era da guadagnare
-un sessanta per cento d'interesse! Oh! ne fa conto come se
-l'avesse trovata in mezzo ad una strada maestra!»
-</p>
-
-<p>
-«E che, padre mio?» soggiunse Rebecca «lo vorreste forse più
-<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span>
-sollecito del cavallo e dell'armatura che della propria persona, compromessa,
-come vedete, a sì grave pericolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Figlia mia» rispose Isacco con qualche veemenza «tu non sai
-quel che ti dica. Il suo collo e le sue membra appartengono a lui, non
-lo nego, ma quel cavallo e quell'armatura appartengono.... Oh beato
-Giacobbe! Che cosa stava ora per dire! Nulla monta. Egli è un bravo
-giovine. Vedi! Rebecca, vedi! egli è in procinto d'atterrare il Filisteo.
-Prega, mia figlia, prega che non arrivi alcuna disgrazia a questo bravo
-giovane, nè al suo buon cavallo, nè alla sua ricca armatura! Dio de'
-mei padri! Egli è vincitore. Il Filisteo incirconciso è caduto sotto la
-sua lancia. Og, re di Bashan, è caduto sotto la spada de' padri nostri.
-Il bravo giovane ha guadagnato il bel cavallo e l'armatura d'acciaio
-del Filisteo. Voglio sperare almeno non si dimenticherà d'impadronirsi
-delle spoglie che sono sue.»
-</p>
-
-<p>
-Il degno Giudeo mostrò la medesima sollecitudine pel <i>bravo giovane</i>,
-e la medesima sollecitudine <i>pel suo cavallo e per la sua armatura</i>,
-finchè durarono le quattro altre corse, nè dimenticò di calcolare
-alla presta il valsente de' cavalli e delle armature de' giostratori disfatti.
-</p>
-
-<p>
-Fosse irresolutezza, o altra cagione, il cavaliere Diseredato rimase
-alcuni istanti inoperoso in questa parte d'arena, mentre gli spettatori
-cogli occhi fisi sopra di lui aspettavano impazienti di vedere che risolvesse.
-Finalmente abbassando a poco a poco e con molta grazia il ferro
-della sua lancia, depose la corona ai piedi della bella Rowena. Tutte
-le trombe allor rintronarono, e s'udiron gli araldi d'armi acclamare pel
-dì successivo lady Rowena Regina della beltà e degli Amori, e minacciar
-d'esemplare gastigo chiunque non ne avesse riconosciuta l'autorità.
-Indi si ripeterono le solite grida: <i>Larghezza, prodi cavalieri, larghezza</i>.
-Cedric non capendo in sè pel contento gettò nel mezzo dell'arena quante
-monete aveva in saccoccia, ed Atelstano ne imitò la generosità, benchè
-dopo avervi pensato sopra alcun poco.
-</p>
-
-<p>
-S'intese allora qualche bisbiglio fra le donzelle d'origine normanna
-così poco avvezze a vedersi posposte alle sassoni, come i loro padri,
-fratelli ed amanti lo erano a vedersi vinti dalla gente cui di tali giuochi
-cavallereschi furono egli stessi i maestri; ma tai segnali di scontento
-si perdettero in mezzo al grido generale: «Viva lady Rowena! viva la
-Regina della beltà e degli Amori!» Alle quali acclamazioni alcune
-voci si udirono aggiugnere: «Viva la Sassone principessa! Viva la stirpe
-dell'immortale Alfredo!»
-</p>
-
-<p>
-Comunque poco gradevoli riuscissero al principe Giovanni e ai suoi
-cortegiani la scelta fatta dal vincitore e la sì manifesta gioia universale
-che derivò da questa scelta, non potè far di meno di confermarla, laonde
-fattosi condurre il suo destriero, scese dal trono, e seguito dal suo corteggio
-<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span>
-rientrò nella lizza. Fermatosi un istante sotto la loggia ove stavasi
-Alicia, le indirisse un complimento, poi voltosi alla sua comitiva
-soggiunse con voce alta ad arte per essere inteso: «Sull'onor mio!
-se le imprese del cavaliere Diseredato lo provarono ben fornito di nervi
-e di coraggio, la scelta che ha fatto il dimostra privo altrettanto d'occhi
-e di discernimento.»
-</p>
-
-<p>
-Ma la disgrazia del principe Giovanni, così in questa occasione
-come in tutte l'altre della sua vita, era quella di non conoscere l'indole
-delle persone ch'ei si voleva affezionare. Anzichè sapergli grado
-di questa specie d'omaggio tributato alla beltà della figlia, Fitzurse
-prese in mala parte che il principe avesse con tal osservazione messo
-in vista maggiore il poco riguardo usatole dallo straniero, onde prese
-a dire con alterezza:
-</p>
-
-<p>
-«Fra le prerogative della cavalleria non ne conosco di più preziose,
-di più inalienabile sopra quella che lascia libera ai cavalieri la
-scelta della lor dama. Mia figlia non va a mendicare omaggi da chicchessia,
-nè gliene potranno mancare nella sfera che le s'addice.»
-</p>
-
-<p>
-Il principe nulla rispose; e per celare meglio il dispetto e la collera,
-punse i fianchi del suo palafreno, e corse di gran galoppo ver
-la parte di logge, ov'era Rowena, che non avea per anco toccata la
-corona deposta a' suoi piedi.
-</p>
-
-<p>
-«Raccogliete, leggiadra Lady» le disse egli «il segnale della vostra
-sovranità; niuno più di noi gode nel renderle omaggio. Se piacesse
-così a voi, come ai nobili vostri amici, di abbellire in tal giorno
-la nostra mensa al castello d'Ashby, ne sarebbe di non lieve diletto
-lo stringere più ampia conoscenza colla Regina del dì novello.»
-</p>
-
-<p>
-Rowena si tacque, e Cedric rispose in idioma sassone con questi
-detti:
-</p>
-
-<p>
-«Lady Rowena non sa la lingua che le sarebbe necessaria per poter
-rispondere alla Grazia vostra, nè quindi per ben comparire convenevolmente
-alla vostra mensa. Io pure e il nobile Atelstano di Coningsburgo
-non conosciamo che la lingua e i modi de' nostri maggiori.
-Piacciavi adunque d'averne per iscusati se non accettiamo
-il vostro invito. Domani Lady Rowena adempirà gli ufizi a lei assegnati
-dalla libera scelta del cavalier vincitore e confermati dalle acclamazioni
-del popolo.»
-</p>
-
-<p>
-Dopo i quali detti prendendo la corona egli stesso la collocò sul
-capo di Lady Rowena, per dar a comprendere com'essa accettava
-l'autorità temporanea che le venìa conferita.
-</p>
-
-<p>
-«Che dic'egli?» Chiese il principe Giovanni ostentando ignorare
-l'idioma sassone, comunque a perfezione il sapesse. E quando uno de' suoi
-cavalieri gli ebbe data l'interpretazione del discorso fatto da Cedric, soggiunse:
-<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span>
-«Bene, bene! domani metteremo sul suo trono questa muta
-sovrana.... Ma voi almeno, ser cavaliere» volgendosi al vincitore
-che era rimasto tutto quel tempo presso alla loggia «voi almeno parteciperete
-del nostro banchetto?»
-</p>
-
-<p>
-Lo sconosciuto parlò allora la prima volta, e con voce appena
-intelligibile, prese pretesto per dispensarsene dal bisogno ch'egli avea
-di riposo e dalla necessità di apparecchiarsi al combattimento della
-domane.
-</p>
-
-<p>
-«Nulla di meglio!» disse Giovanni con tuono misto d'alterigia
-e sarcasmo: «noi siamo poco avvezzi a tali rifiuti: pure ci sforzeremo
-di rendere il nostro convito men che sarà possibile melanconico
-comunque non onorato dalla presenza del vincitore e della sua regina.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose uscì dal ricinto insieme col suo sfarzoso corteggio;
-e tal partenza fu il segnale a cui votossi l'arena.
-</p>
-
-<p>
-La mediocrità non dimentica mai le ferite fatte al suo orgoglio.
-Prima di togliersi dall'anfiteatro, gli sguardi del principe si scontrarono
-in quell'arciere spiaciutogli fin dall'istante delle quistioni occorse al
-proposito dell'Ebrea. «Vegghiate su questo furfante» diss'egli ad
-alcuni de' suoi armigeri «il vostro capo mi sarà mallevadore di lui.»
-</p>
-
-<p>
-L'arciere sostenne il guardo corrucciato del principe con quell'intrepidezza
-che avea manifestata poc'anzi, e rispose: «Il mio disegno
-non è d'abbandonare Ashby prima della sera di domani. Son curioso
-di vedere come gli arcieri della contea di Stafford e Leicester sappiano
-usare delle loro armi. Le foreste di Needwood e di Charnwood dovrebbero
-essere una buona scuola per loro.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io» disse il principe alla comitiva, disdegnando rispondere
-immediatamente all'arciere «sono curioso di vedere se questo spaccamonti
-sa valersi delle sue. Tremi, se la sua destrezza non fa in
-qualche modo le scuse della sua temerità.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è tempo una volta» disse Bracy «che la tracotanza di questi
-sciagurati venga repressa col dar qualche esempio straordinario.»
-</p>
-
-<p>
-Waldemar, a quanto parea, non persuaso, che il suo signore
-fosse sul buon sentiero per giugnere alla popolarità, si stette in silenzio,
-nè fece altro che stringersi nelle spalle. Il principe riprese il cammino
-del castello d'Ashby e in meno d'un quarto d'ora un solo spettatore
-non vedeasi in quel recinto.
-</p>
-
-<p>
-Le persone unite in drappelli, più o men numerosi, si ritiravano
-per diverse bande, ma la maggior parte intendeva ad Ashby. I personaggi
-i più distinti alla corte avevano nel castello i loro alloggiamenti,
-mentre gli altri si procacciarono stanze nella città. In questo ultimo
-novero si trovarono quasi tutti i cavalieri che nel torneo sostennero la
-<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span>
-parte di assalitori o che divisavano mostrarsi nella giostra della domane.
-Tanto che questi camminando s'interteneano delle cose accadute nella
-giornata, erano accompagnati dagli applausi della plebaglia, che d'applausi
-pur largheggiava al principe Giovanni, mossa piuttosto dallo
-splendore del suo corteggio, che da affezione verso di lui.
-</p>
-
-<p>
-Ben più sinceri e più meritati ed unanimi applausi risonavano attorno
-del vincitore, il quale bramoso di sottrarsi agli sguardi delle turbe
-affoltatesi per contemplarlo, accettò una tenda offertagli dai marescialli
-del torneo, ed era una di quelle situate all'estremità settentrionale della
-lizza. Quand'egli vi fu entrato si dissiparono a poco a poco le persone
-rimaste per vederlo più da vicino, e per far congetture sul suo nome
-e sulla sua condizione.
-</p>
-
-<p>
-Quel tumulto, che non va mai disgiunto da un'adunanza numerosa
-di persone convenute in un medesimo luogo per vedere qualche
-avvenimento cui prendano viva parte, fece luogo allora al confuso bisbiglio
-di gente che parla allontanandosi, rumore che sminuisce a poco
-a poco, sinchè finalmente non si fa più sentire. Rimasti non erano nel
-ricinto se non se coloro cui spettava toglierne i cuscini e gli altri arnesi
-portatili, onde metterli al sicuro nel durar della notte, ed eran pur
-questi i quali si disputavano gli avanzi del vino e de' reficiamenti, che
-per ordine del Principe erano stati presentati agli spettatori.
-</p>
-
-<p>
-Di lì non molto distante vennero piantate diverse fucine temporanee,
-che stettero in lavoro tutta la notte per riparare l'armi e le armature
-da adoperarsi nuovamente nel dì successivo.
-</p>
-
-<p>
-Una forte guardia, che cambiavasi ogni due ore fu posta attorno
-alla lizza, ove rimase fin dopo il tramontar del sole.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO X.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Come, lasciate le diurne grotte,</p>
-<p class="i01">«E ululando su i veron, su i tetti,</p>
-<p class="i01">«Rompe, i sacri silenzi della notte</p>
-<p class="i01">«Il guffo, e agghiaccia degl'infermi i petti,</p>
-<p class="i01">«Di celato il Giudeo suo livor sfoga</p>
-<p class="i01">«Come il Cristian che in un paventa e affoga.</p>
-<p class="i11"> <span class="smcap">L'Ebreo di Malta.</span></p>
-</div>
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-Non fu appena entro la tenda assegnatagli il cavaliere Diseredato,
-più d'un paggio e scudiere si presentarono per aiutarlo a spogliar
-l'armi; e per offerirgli nuovi abiti e il ristoro del bagno; zelo e premura
-animati in parte dalla curiosità, perchè non v'era fra essi un solo non
-bramoso di conoscere il cavaliere, che dopo aver colti sì nobili allori,
-nascondea con tanta sollecitudine il nome ed il volto. Non quindi sepper
-di più, perchè il vincitore, dopo averli ringraziati di lor cortesia, li rimandò
-con dire che gli bastava del suo scudiere. Era questi una specie
-di contadino, che avvolto in una zimarra di feltro d'un color di bruno
-carico, e coperto il capo d'un berrettone normanno di pelliccia nera,
-sel facea scender sino sugli occhi, voglioso, a quanto parea, di tenersi
-incognito come il padrone. Egli fu dunque che tolse l'armatura al cavaliere,
-indi gli pose innanzi e vino e alimenti, di cui le fatiche della
-giornata cominciavano a fargli sentire il bisogno.
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-Terminata appena quella mensa frugale, lo scudiere gli annunziò
-come cinque uomini montati su cavalli barberi chiedevano di parlargli.
-Il cavaliere Diseredato nello spogliare la sua armatura avea rivestita la
-lunga tonica qual la portavano allora i pellegrini, la quale essendo guernita
-d'un grande cappuccio atto a scendere quant'uom volea sul capo,
-giovava a nascondere i lineamenti di chi n'era coperto come lo avrebbe
-fatto la visiera d'un elmo; oltrecchè la notte in sul cominciare risparmiava
-la necessità di qualunque travestimento, quando mai il caso non
-gli avesse portato innanzi persone che ne conoscessero perfettamente
-la fisonomia.
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-<p>
-Con sicurezza quindi si trasse fuori della tenda, ove trovò gli scudieri
-dei cinque <i>tenitori</i> che ne conduceano a guinzaglio i cavalli carichi
-delle armature di ciascun d'essi.
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-«Conformemente alle leggi della cavalleria» disse il primo di
-questi scudieri «io, Baldovino d'Oyley, scudiere del formidabile cavaliere
-Brian di Bois-Guilbert, vengo ad offerire a voi, che v'intitolate
-il cavaliere Diseredato, l'armatura e il cavallo, de' quali si valse il detto
-Brian di Bois-Guilbert nella <i>posta d'armi</i> di questo giorno, ed è rimesso
-nella vostra generosità il conservar tali cose, o porne il prezzo, tale
-essendo la legge dell'armi.»
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-<p>
-Gli altri scudieri ripeterono a lor volta la stessa formola, ciascuno
-a nome dei loro padroni, indi aspettarono per udire la risoluzione del
-vincitore.
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-<p>
-«Una sola risposta farò così a voi come ai vostri padroni» disse
-il cavaliere Diseredato, indirigendosi unicamente ai quattro ultimi scudieri.
-«Portate adunque i miei complimenti a questi nobili ed onorevoli
-cavalieri, e dite loro che non saprei perdonare a me stesso se
-li privassi di cavalli e d'armature che non possono appartenere a più
-valenti campioni. Vorrei potere far sì che qui finisse il messaggio di
-cui v'incarico, ma essendo io, così di fatto come di nome, cavaliere
-diseredato, mi vedo costretto a pregare i vostri padroni a riscattar
-queste spoglie, giacchè posso appena dir mia l'armatura che ho indosso.»
-</p>
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-<p>
-«Noi abbiamo ordine» disse lo scudiere di Frondeboeuf «d'offerirvi
-in riscatto cento zecchini per ogni cavallo e armatura.»
-</p>
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-<p>
-«Ciò basterà» rispose il cavaliere: «le circostanze in cui sono
-mi costringono ad accettare la metà di tale somma; quanto al di più
-ne farete due parti eguali, e ciascun di voi ne terrà una per sè, e
-distribuirà l'altra agli araldi d'armi ed ai <i>menestrelli</i>.»
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-
-<p>
-Gli scudieri lo ringraziarono d'una generosità di cui non erano
-usi a vedere sì di frequente gli esempi. Allora il cavaliere si volse allo
-scudiere del Templario: «Quanto a voi, dite al vostro padrone, che
-da lui non voglio nè cavallo nè armatura nè riscatto. La nostra querela
-non è terminata, nè il sarà che dopo esserci noi battuti a lancia e
-a spada a cavallo ed a piedi. Egli medesimo mi ha sfidato a battaglia
-continuata fino alla morte, nè io lo dimenticherò. Soggiugnetegli indi
-che nol riguardo come i suoi quattro compagni, co' quali verrò sempre
-di buon grado a cambio di cortesie, ma come un uomo ch'io tratterò
-mai sempre da mortale nemico.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio padrone» rispose Baldovino «sa rendere disprezzo per
-disprezzo, colpo per colpo, cortesia per cortesia. Poichè ricusate accettare
-questo riscatto, che da' miei colleghi non rifiutaste, vi lascio qui il
-palafreno e l'armatura del cavaliere Bois-Guilbert, ben certo ch'ei non
-vorrà d'ora in poi nè cavalcar l'uno, nè portar l'altra.»
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-
-<p>
-«Questo è un ben favellare, prode scudiere» disse lo sconosciuto
-<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span>
-«e tale ardimento s'addice a chi tratta la causa del signore lontano.
-Non però vi soggiungo di lasciar qui l'armi e il cavallo; riportate
-tai cose al vostro padrone, e s'ei ricusa riprenderle, conservatele per
-voi. In quanto io possa averne l'arbitrio, ve ne faccio un presente.»
-</p>
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-<p>
-Baldovino salutò profondamente il cavaliere, e si ritrasse indi coi
-suoi compagni.
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-«Ebbene, o Gurth!» disse il Diseredato rimasto solo col suo
-scudiere; «tu vedi ch'io non ho offuscata la gloria dei cavalieri inglesi.»
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-<p>
-«Ed io» rispose Gurth «per essere un custode di porci sassoni,
-non ho forse ben sostenuta la parte di scudiere normanno<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>?»
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-<p>
-«Ottimamente; ma io temeva ad ogni istante che il tuo contegno
-goffo giungesse a scoprirti.»
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-«Che dite mai? Non ho paura che alcuno mi riconosca, se non
-fosse mai il mio camerata Wamba, che non saprei dire se sia più matto
-o maligno. Per altro non ho potuto stare dal ridere, nel vedermi passar
-vicino il mio vecchio padrone, cui nessuno toglie di mente che Gurth
-stia ora badando ai suoi porci nella foresta e tra la melma di Rotherwood.
-S'ei sapesse questa mia spedizione!.... Non vi mancherebbe
-altro!»
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-<p>
-«Eh via, Gurth! Non ignori quello che t'ho promesso.»
-</p>
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-<p>
-«In fine poi accada quel che sa accadere! Non lascerò di prestarmi
-per un amico se v'andasse ancor la mia pelle. Già ho un cuoio
-duro quanto un porco da razza della mia mandria, e le verghe non
-mi fanno paura.»
-</p>
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-«Credimi, Gurth, io ti ricompenserò de' pericoli cui ti cimenti
-per amor mio. Intanto prendi queste dieci monete d'oro.»
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-«Dio ve ne renda merito!» rispose Gurth, nel metterle in saccoccia
-«eccomi ora più ricco di quanto lo fu mai un porcaiuolo od un
-famiglio.»
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-<p>
-«Ora prendi questo sacco d'oro; va ad Ashby e t'informa dove
-alloggi Isacco d'York, gli ricondurrai il cavallo, ch'ei m'ha fatto
-prestare, dicendogli di tenersi su questo denaro il valore dell'armatura
-fornitami colla sua sicurtà.»
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-«No per san Dunstano! che non farò nulla.»
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-«Come Gurth? ricuserai tu d'eseguire i miei ordini?»
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-<p>
-«No certo, finchè saranno giusti, ragionevoli e tali che un Cristiano
-possa adempirli. Ma quello che mi date ora è ben tutt'altro.
-<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span>
-Sofferire io che un ebreo si paghi da sè medesimo! Non sarebbe cosa
-giusta, perchè tornerebbe allo stesso col tradire il mio padrone. Non
-sarebbe nemmeno ragionevole, nè opera di Cristiano. Mi parrebbe di
-spogliare un fedele per arricchire un miscredente.»
-</p>
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-<p>
-«Eppure, pensaci! voglio ch'ei rimanga contento.»
-</p>
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-<p>
-«Fidatevi in Gurth» rispose lo scudier porcaiuolo, mettendosi il
-sacco sotto il mantello e in questa uscendo fuor della tenda. Poi aggiunse
-fra sè medesimo «Costui sarebbe il diavolo s'ei non si contentasse
-della quarta parte di quanto domanderà.» Così prese la strada
-d'Ashby lasciando il cavaliere Diseredato in preda alle sue penose e
-sgradevoli meditazioni, delle quali però non è ancor giunta l'ora di
-render conto.
-</p>
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-<p>
-Adesso fa di mestieri cambiare il luogo della scena, e che il leggitore
-abbia la pazienza di trasportarsi con noi nella città d'Ashby, o
-a dir meglio in una casa di campagna situata in un sobborgo, e spettante
-ad un ricco Israelita. Isacco, Rebecca, e la gente lor di servigio,
-aveano ivi posto alloggiamento, perchè ella è cosa nota che gli Ebrei
-usavano fra loro la virtù dell'ospitalità con altrettanta grandezza d'animo
-quanta era l'avarizia e la cupidigia, di cui venivano tacciati inverso
-i Cristiani.
-</p>
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-<p>
-In un appartamento poco spazioso, ma riccamente arredato e
-messo al gusto orientale, Rebecca sedea sopra un mucchio di cuscini
-ricamati, posti sopra un pianerottolo non troppo alto che tenea tutto
-il circuito di quella sala, prestando l'ufizio di seggiole e di seggiole a
-bracciuoli siccome in circa ne è l'uso nel regno di Spagna. Questa
-giovane, negli occhi di cui la filiale pietà si leggea, li tenea fisi sopra
-ogni atteggiamento del padre suo, che faceva lunghi passi su e giù per
-la stanza, con viso smunto e costernato, or giugnendo le mani, or sollevandole
-al cielo come uomo il cui spirito lotti contro gravissima tribolazione.
-</p>
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-<p>
-«Beato Giob!» sclamava egli «e voi dodici santi patriarchi,
-padri della nostra nazione! Poteva accader peggio ad un uomo che ha
-sempre adempiuta fin nelle cose minime la legge santa di Mosè? Cinquanta
-zecchini toltimi con un sol tratto di rete, che mi carpirono gli
-artigli di quel tiranno!»
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-«Però, padre mio» disse Rebecca «parvemi che quel denaro avuto
-dal Principe, lo deste volontariamente.»
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-<p>
-«Volontariamente! Che tutte le piaghe dell'Egitto gli piombino
-adosso! Volontariamente, sì! Con quella volontà che gettai nel golfo
-di Lione le mie mercanzie, quando fu d'uopo alleggerire il naviglio per
-non vederlo sommergere. Le mie sete le più preziose coprirono i
-flutti; i miei deliziosi profumi ne imbalsamarono la schiuma, i miei
-<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span>
-drappi d'oro e d'argento ne arricchirono le caverne. Non mi trovava
-io fra le angoscie di chi agonizza quando le mie proprie mani compievano
-questo orribile sacrificio?»
-</p>
-
-<p>
-«Padre mio, non rischiavamo men della vita, e mi pare che dopo
-quel tempo Dio abbia benedette le vostre imprese e vi abbia colmato
-di ricchezze.»
-</p>
-
-<p>
-«Va benissimo; ma che mi giovano se il tiranno vi mette le branche
-siccome ha fatto questa mattina, se nell'atto di togliermi le sostanze
-mi costringe a mostrare buon umore?... O figlia mia, noi siamo una
-schiatta errante diseredata, e peggio è, che quanto più veniamo vilipesi,
-spogliati, a proporzione il mondo si burla di noi, e siam costretti
-ricorrere alla umiltà, alla pazienza, allorchè dovremmo pensare a vendicarsi
-dei nostri persecutori.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vogliate prender tutto in mala parte, o mio padre; alcuni
-vantaggi ancora stanno per noi: i Nazareni sì implacabili, sì crudeli,
-sono in certo tal qual modo subordinati a questi dispersi figli di Sion,
-da loro perseguitati e vilipesi. Privi del soccorso di nostre ricchezze, nè
-saprebbero come pagar le spese delle loro guerre, nè potrebbero decorare
-i trionfi che ne derivano. Il denaro che ad essi prestiamo torna nelle
-nostre casse moltiplicato da un buon interesse. In somma, possiamo
-essere paragonati alle zolle che non fioriscono mai tanto bene siccome
-allora che vengono calpestate. La festa medesima d'oggi si sarebbe ella
-solennizzata senza l'aiuto di questi spregievoli Ebrei che anticiparono il
-denaro necessario a tal uopo?»
-</p>
-
-<p>
-«Oh qual cantino vai toccando adesso, mia figlia, cantino che
-manda alle mie orecchie un suono ingratissimo! — Quel bel cavallo,
-quella ricca armatura, dovean far parte de' miei utili nell'affare concluso
-ultimamente, ove sto a metà con Kirgath Iairam di Leicester; figurati!
-il guadagno d'una settimana! niente meno che il tempo frapposto
-tra un sabato e l'altro! Ebbene! prevedo che il cavallo e l'armatura
-finiranno come le mie mercanzie gettate nel mare. Perdita sopra perdita,
-rovina sopra rovina!... Però... non disperiamo ancora. La cosa potrebbe
-andar altrimenti. Quel giovane ha dato prove di galantuomo.»
-</p>
-
-<p>
-«Non crederò mai, padre mio, che vi dolga d'avere riconosciuti
-i servigi a voi prestati da questo straniero.»
-</p>
-
-<p>
-«Credo non averne alcun rincrescimento, o mia figlia... credo
-anche alla riedificazione di Gerusalemme, ma ho tanta ragione di sperare
-che questi miei occhi vedano risorgere le muraglie e le fortificazioni
-del tempio, quanta ne ho per immaginarmi che un cristiano...
-e il miglior vedi! di tutti i Cristiani... arrivi a pagare un debito ad
-un Ebreo se non contempla dinanzi a sè la prospettiva della prigione
-e de' catenacci.»
-</p>
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-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span>
-</p>
-
-<p>
-E sì dicendo, continuava a trascorrere con passi irregolari la stanza;
-laonde Rebecca, vedendo che ogni sforzo suo per consolarlo non giovava
-se non se a fornirgli nuovi argomenti di querelarsi, prese il prudente
-partito di lasciare che si sfogasse a suo grado; condotta savissima, e
-che noi proponiamo da imitarsi in simili circostanze a chiunque sentasi
-vocazione per le parti di consolatore o di consigliere.
-</p>
-
-<p>
-Annottava, allorchè tre servi entrarono in quella stanza, un
-d'essi che ponea due lampade sopra una tavola, e i secondi che portavano
-altra tavola incrostata di argento, e coperta di reficiamenti
-i più dilicati e di sceltissimi vini; perchè gli Ebrei ricchi nell'interno
-di loro abitazioni, non erano avversi in niun modo alle ricercatezze
-del lusso. Avea già empiuta di vin greco una tazza, e stava Isacco
-per appressarla al labbro, quando uno de' ridetti servi venne annunziando
-un Nazareno, il quale desiderava parlargli; chè col solo nome
-di Nazareni gli Ebrei fra loro erano avvezzi ad indicare i Cristiani. Il
-tempo di chi vive del commercio è a discrezione del pubblico; onde Isacco
-ripose senza averne gustato, la tazza sopra la tavola; e dopo avere ordinato
-di velarsi alla figlia, permise che il forestiere s'introducesse.
-</p>
-
-<p>
-Appena aveva avuto il tempo Rebecca di nascondere i suoi vezzosi
-lineamenti sotto un velo di tocca d'argento che le scendea sino
-ai piedi, si aperse la porta, presentandosi Gurth avvolto in un ampio
-mantello normanno. Le apparenze nol favorivano troppo; che anzi
-diede a sospettare di sè egli medesimo, perchè invece di levarsi, entrando,
-il suo berrettone, se lo assettò meglio alla testa.
-</p>
-
-<p>
-«Siete voi l'ebreo Isacco d'York?» domandò in lingua sassone
-Gurth.
-</p>
-
-<p>
-«Sì» rispose Isacco nella lingua medesima, perchè il suo commercio
-l'avea posto nella necessità d'imparare tutti gli idiomi che si
-parlavano nell'Inghilterra. «E voi qual'è il vostro nome?»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio nome non vi deve importare.»
-</p>
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-<p>
-«È però necessario ch'io lo sappia. Voi voleste pure sapere il
-mio. Altrimenti come farei a trattar negozi con voi?»
-</p>
-
-<p>
-«Non vengo a trattar negozi, ma bensì a pagare un debito; bisogna
-bene che io sia sicuro se pago il denaro nelle mani di chi lo deve
-riscuotere. A voi, che lo ricevete, poco rileva il conoscere la persona
-che ve lo porta.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! siete qui per pagarmi! Oh! allora la cosa cambia. Beatissimo
-Abramo! per parte di chi venite voi a farmi questo pagamento?»
-</p>
-
-<p>
-«Per parte del cavaliere Diseredato, del vincitore al torneo di
-quest'oggi. Vi porto il prezzo dell'armatura, che sulla vostra commendatizia
-gli ha somministrata Kirgat Iairam di Leicester. Quanto poi al
-cavallo l'ho consegnato alle scuderie di questa casa, sano e prosperoso
-come sono io. Orsù, quanto vi viene?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Oh! l'ho sempre detto ch'egli era un bravo giovane!» sclamò
-l'Ebreo che non capiva in sè medesimo pel contento. «Un sorso di vino
-non vi farà male» soggiunse indi offerendo al porcaiuolo di Cedric una
-tazza d'argento riccamente cesellata, e colma d'un liquore di cui Gurth
-non avea mai gustato l'eguale. «E quanto danaro mi portate voi?»
-</p>
-
-<p>
-«Madonna!» sclamò Gurth dopo avere bevuto «che divino liquore
-tracannano questi cani di miscredenti! e tanti buoni cristiani com'io,
-non hanno spesso per lor bevanda che una birra torbida, densa, della
-quale non saprebbero che farsi i miei porci! Ah! quanto denaro, dite,
-v'ho portato! Non gran cosa. Però non son venuto a mani vuote. Ma
-infine, Isacco dovete avere una coscienza ancora voi benchè Ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-«Il vostro padrone ha fatti buoni affari in quest'oggi. Colla punta
-della lancia e colla forza del braccio ha guadagnato cinque bei cavalli
-e cinque belle armature. Potete dirgli che mi mandi tutta la sua vincita,
-e gli pagherò il di più.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio signore ne ha già fatto l'uso che volea.»
-</p>
-
-<p>
-«Male, male assaissimo! Ha operato da giovane senza cervello.
-Non v'è qui un Cristiano che sia in istato di comperare tanti cavalli
-e armature; nè da alcun Ebreo avrà ottenuto la metà di quanto gli
-avrei pagate io tali cose. In somma, vediamo: in questo sacchetto vi
-sono bene cento zecchini» e in ciò dire apriva leggermente il mantello
-di Gurth. «A quanto pare dee pesar molto.»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè vi stanno in fondo alcuni ferri per armar freccie» rispose
-Gurth senza esitare un istante.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! per quella ricchissima armatura... mi contenterò d'ottanta
-zecchini; e non ci guadagno una monetuccia d'oro. Avete voi il
-modo di pagarmeli?»
-</p>
-
-<p>
-«Anderebbe ottimamente! Così il mio padrone resterebbe senza
-un soldo. Ma non sarà questa la vostra ultima parola!»
-</p>
-
-<p>
-«Bevete ancora una tazza di questo buon vino. Ah! ottanta zecchini
-son pochi. Dove io avea la testa? Cedere una sì bella armatura
-senza nessun profitto per me, non lo posso. Poi chi sa? quest'ottimo
-cavallo può essere diventato bolso, attratto... è impossibile che non
-gli sia accaduta qualche disgrazia... Figuratevi! quelle corse! quelle
-giostre! uomini a cavallo che si gettavano gli uni addosso gli altri con
-tal furore... parevano i tori selvaggi di Basham!»
-</p>
-
-<p>
-«Vi dico che il vostro cavallo è sano e salvo e vigoroso nella scuderia;
-poi andatelo a vedere. E dico di più, che settanta zecchini bastano
-al di là per pagarvi quella vostra armatura. La parola d'un Cristiano
-val bene quella d'un Ebreo, crederei. In fine poi, se una tal
-somma non v'accomoda, riporterò il sacchetto qual è al mio padrone.»
-</p>
-
-<p>
-Nel dir tai cose facea sonare le monete d'oro che nello stesso sacchetto
-si contenevano.
-</p>
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-<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Via, via! contatemi ottanta zecchini; gli è il meno a cui possa
-aggiustarmi; e vedrete che saprò comportarmi generosamente con voi.»
-</p>
-
-<p>
-Gurth ricordandosi allora di quanto gli disse il padrone, desideroso
-soprattutto di contentare l'Ebreo non fece altre parole, e avendo contati
-sulla tavola ottanta zecchini, l'altro gli lasciò una ricevuta di saldo
-per la venduta armatura. Isacco indi diè una ripassata alla somma, e
-la mano sua tremava di gioia quando intascò i primi settanta zecchini.
-Più assai indugiò nel contar gli altri, e ad ogni pezzo che prendea di
-su della tavola, si fermava a fare una meditazione prima di metterlo
-in borsa; perchè allora cominciò nell'animo suo una lotta tra l'avarizia
-e qualch'altro sentimento più liberale; ma vincitrice in tale conflitto
-la prima come lo fu nel torneo il cavaliere Diseredato, gli era
-cagione di allogare gli zecchini l'un dopo l'altro a dispetto d'una tal
-quale inspirazione più generosa che gli diceva al cuore di rimettere una
-picciola parte del prezzo avuto.
-</p>
-
-<p>
-«Settant'uno, settantadue... Un bravo giovane quel vostro padrone!...
-Settantatrè... giovane eccellente da vero!... Settantaquattro... Questo
-zecchino è un po' tarpato, ma non importa... Settantacinque... E
-questo mi par calante... Settantasei... Quando il vostro padrone avrà
-bisogno di denaro, venga pure a trovare Isacco d'York... Settantasette...
-Ben inteso colle debite malleverie.... Settantotto.. Voi pure siete un
-bravo galantuomo... Settantanove... E meritate una ricompensa.»
-</p>
-
-<p>
-Il Giudeo tenea in mano l'ultimo zecchino su cui fece una pausa
-molto più lunga. Forse avea in animo di regalarlo a Gurth, e se quella
-moneta fosse stata o tosata o calante, chi sa non avesse obbedito a
-tale impulso di sua generosità. Ma per fatalità di Gurth era nuova di
-conio. Isacco la esaminò per tutti i versi, nè potè trovarle una magagna.
-La mettè in bilancia. Cresceva d'un grano. Non potè venir a
-quella di separarsene: «Ottanta» diss'egli finalmente, e quello zecchino
-se ne andò a stare cogli altri. «Il conto va bene, e voglio sperare
-che sarete largamente ricompensato dal vostro padrone. Vi restano
-ancora monete entro il sacchetto?»
-</p>
-
-<p>
-Gurth fe' una contorsione di volto, la qual cosa gli accadea tutte
-le volte che voleva sorridere. «Circa altrettante quante voi ne avete
-scrupolosamente contate. Ebreo» soggiunse indi nel prendersi la ricevuta
-«io non me ne intendo, ma se questa non è in buona forma, ci
-penserà la vostra barba.» Poi empiè, e questa terza volta non aspettò
-che gli venisse offerta, una tazza di vino, e dopo averlo mandato giù
-tutto d'un fiato senza far cerimonie andò via.
-</p>
-
-<p>
-«Rebecca» disse Isacco «questo Ismaelita mi sembra petulante
-anzichè no; ma poco monta: il suo padrone è un galantuomo ed ho
-gusto che questo torneo gli abbia fruttato alquanti <i>shekel</i> d'oro, e che
-<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span>
-non men del suo braccio abbiano contribuito a ciò il mio cavallo e la
-mia armatura.»
-</p>
-
-<p>
-Sorpreso perchè Rebecca non gli rispondea, si volse; ma questa
-era scomparsa di lì fin quando egli stava in discorsi con Gurth.
-</p>
-
-<p>
-Intanto questi avea scesa la scala, e giunto in un'anticamera trovossi
-al buio, onde cercava a tasto la porta per uscire. Allora gli comparve
-una donna vestita di bianco, la quale tenendo in mano una lampada
-gli fe' cenno di seguirla nell'appartamento d'ond'ella usciva, e
-di cui lasciò socchiusa la porta. Con qualche ripugnanza Gurth le obbediva,
-perchè costui, comunque ardito ed impetuoso quanto un cignale,
-ogni qual volta conosceva il pericolo cui si cimentava, nudriva
-poi tutti i superstiziosi timori de' Sassoni circa gli spettri, le fantasme,
-le apparizioni; sicchè gli dava molta inquietudine questa donna bianca,
-soprattutto in casa d'un Ebreo. Fra i delitti che un pregiudizio
-generale apponeva a questa popolazione vi era pur quello di professare
-la scienza cabalistica e la negromanzia. Ciò nullameno, dopo avere titubato
-alquanto, il coraggio connaturale in lui la vinse sopra un timor
-panico; talchè seguì la sua guida in una stanza, ove si vide alla presenza
-di Rebecca.
-</p>
-
-<p>
-«Mio padre non ha voluto che farti uno scherzo» gli diss'ella,
-«o mio amico. Ei deve, sappilo, al tuo padrone dieci volte di più
-che quell'armatura non vale. Quant'è la somma che gli sborsasti?»
-</p>
-
-<p>
-«Ottanta zecchini» rispose Gurth stordito da sì fatta inchiesta.
-</p>
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-<p>
-«Ebbene, cento ne troverai in questa borsa» a dir riprese Rebecca;
-«rendi al tuo padrone quanto gli spetta, il rimanente tienlo
-per te. Ma sollecita, parti, non perder tempo in ringraziarmi, e va
-guardingo nel traversar la città, per non perdere il denaro e forse anche
-la vita. Ruben» chiamò ella battendo le mani «fate lume a questo
-straniero, e uscito ch'ei sia chiudete bene la porta.»
-</p>
-
-<p>
-Ruben, uomo Israelita che si facea scorgere per nera barba e nere
-sopracciglia, obbedì agli ordini della padrona, e con una torcia accompagnò
-Gurth sino alla porta; poi quando il vide fuori la imbarrò
-con catene e catenacci che avrebber bastato ad assicurare qualunque
-prigione.
-</p>
-
-<p>
-«Per san Dunstano!» disse Gurth nello uscire, «costei non è
-un'Ebrea, ma bensì un angelo sceso dal paradiso. Dieci zecchini dal
-mio bravo padrone giovane! Venti da questa perla di Sion! Oh che
-bella giornata! Un'altra simile, o Gurth, e tu ti riscatti dalla servitù
-e divieni libero delle tue azioni! Allora, addio porci! Getto via la verga
-da porcaiuolo, impugno spada e scudo, non ho più bisogno di nascondere
-nè il nome nè il volto, e seguo il mio giovane padrone sino alla
-morte.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i07"> <i>Primo masnadiere.</i></p>
-<p class="i01">Olà, olà! Gettateci la vostra borsa, se non</p>
-<p class="i02"> volete che ve la prendiamo per forza.</p>
-<p class="i07"> <i>Speed.</i></p>
-<p class="i01">Miseri noi! Siam capitati negli assassini.</p>
-<p class="i07"> <i>Valentino.</i></p>
-<p class="i01">Amici miei....</p>
-<p class="i07"> <i>Primo masnadiere.</i></p>
-<p class="i01">Non siamo vostri amici, anzi nemici.</p>
-<p class="i07"> <i>Secondo masnadiere.</i></p>
-<p class="i01">Zitto! bisogna ascoltarlo.</p>
-<p class="i07"> <i>Terzo masnadiere.</i></p>
-<p class="i01">Sì, per la mia barba, che bisogna ascoltarlo.</p>
-<p class="i02"> Egli è un uomo di garbo.</p>
-<p class="i10"> <span class="smcap">I due Veronesi.</span></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Le notturne avventure di Gurth non erano ancor terminate, ed egli
-medesimo incominciava a sentire qualche paura, allorchè dopo avere
-attraversata tutta la città d'Ashby, ed essersi lasciate addietro alcune
-case sparse qua e là che ne faceano i sobborghi, si trovò in una strada
-bassa chiusa fra due alture coperte d'avellani e bossi e da alcune quercie,
-i cui rami col dilatarsi coprivano quel cammino ineguale e fatto
-più disastroso da profonde rotaie. Erano queste le vestigia del molto
-carriaggio che avea trasportati i materiali necessari alla costruzione delle
-logge innalzate attorno all'arena ove accadde il torneo. All'altre molestie
-aggiugneasi l'oscurità della notte, perchè gli alberi impedivano
-quel poco di chiarore che la luna avrebbe potuto somministrare.
-</p>
-
-<p>
-Udivasi in lontananza lo strepito dei bagordi della città, e canti
-e suoni d'allegria, e risate, le quali alimentando in Gurth la considerazione
-che la parte migliore di società trovavasi entro le mura di
-Ashby, nol lasciavano senza tema sul presente suo stato. «L'Ebrea
-non avea torto» diceva egli fra sè medesimo. «Per il cielo e per san
-Dunstano! vorrei che io e il mio tesoro fossimo in sicuro sotto la tenda
-del mio padrone. Qui si trovano, non voglio dire assassini, ma cavalieri
-e scudieri erranti, sonatori, bagattellieri, arcieri, vagabondi sfaccendati
-da non esserne tranquillo un uomo che abbia solamente un
-marco d'argento in saccoccia. Figuratevi chi ha come io una tal carica
-di zecchini! Ah se posso essere fuori di questo cammino d'inferno!
-Almeno all'aperto li vedrei, i figli di s. Nicolò, prima che m'avessero
-a cader sulle spalle.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span>
-</p>
-
-<p>
-Indi raddoppiò il passo per raggiugnere più sollecitamente l'altura,
-cui mettea termine quella stretta, ma non fu abbastanza felice per riuscire
-in ciò. Laddove più fitti erano gli alberi che guernivano le due
-colline, gli piombarono addosso quattro uomini, due da ciascun lato
-della strada, e sì stretto il serrarono fra loro, che gli sarebbe stato
-inutile il resistere, quand'anche lo avesse potuto.
-</p>
-
-<p>
-«La tua borsa!» uno di questi gli disse. «Noi siamo persone amorevoli,
-avvezze a liberare i viaggiatori dal peso dei fardelli che potrebbero
-impacciarli nel lor cammino.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi non mi liberereste sì facilmente del mio» rispose Gurth
-con fermezza «se mi lasciate la facoltà di difendermi.»
-</p>
-
-<p>
-«È quanto or vedremo» rispose il malandrino. «Se tu vuoi
-avere le ossa fracassate e perder anche la borsa, nulla avvi di più agevole.
-Noi possiamo aprirti due vene nel tempo stesso. Conducetelo nel
-bosco» diss'egli ai compagni.
-</p>
-
-<p>
-In conformità di tal ordine Gurth venne costretto a salire la collina
-di sinistra, giunto alla cui vetta, si trovò in un vano della foresta,
-rischiarato dalla luna, ed ivi fermaronsi. Ai quattro primi masnadieri
-due altri s'aggiunsero, e Gurth osservò che tutti sei portavano maschere
-al volto, la qual cosa non gli avrebbe lasciato verun dubbio su la profession
-di costoro, se pur dubbio avesse potuto conservare dopo i complimenti
-fattigli nell'arrestarlo.
-</p>
-
-<p>
-«Quanto denaro hai tu?» gli chiese un degli uomini sopraggiunti.
-</p>
-
-<p>
-«Trenta zecchini che m'appartengono» con tuon risoluto rispose.
-</p>
-
-<p>
-«Falso, falso!» sclamarono in coro i malandrini. «Un Sassone
-avrebbe in proprietà trenta zecchini, e sarebbe partito dalla città senza
-esser briaco! La cosa è impossibile.»
-</p>
-
-<p>
-«Io li risparmiava per comperarmi la libertà.»
-</p>
-
-<p>
-«Sei un asino» disse un di costoro, «tre boccali di buona birra
-t'avrebbero fatto libero, e più libero che non è il tuo padrone, fosse
-anche stato un Sassone come sei tu.»
-</p>
-
-<p>
-«La è una brutta verità» disse Gurth. «Ma in somma! se trenta
-zecchini vi fanno, lasciatemi il braccio libero, e ve li rimetto.»
-</p>
-
-<p>
-«Un momento!» disse uno de' due, giunti dopo, che a quanto
-parve godea di qualche autorità sopra gli altri «il sacchetto che porti
-sotto il mantello contiene più denaro di quel che notifichi.»
-</p>
-
-<p>
-«Esso appartiene al valoroso cavaliere ch'io servo, e al certo non
-ve ne avrei parlato se vi foste contentati di quello ch'è mio.»
-</p>
-
-<p>
-«Bravo! il tuo umor mi va a genio, e comunque siam tutti figli
-di s. Nicolò, puoi far capitale su i tuoi trenta zecchini, semprecchè però
-tu sia franco e sincero con noi. Ma intanto sbarazzati del peso che ti
-molesta.» E sì dicendo presegli il sacchetto di cuoio entro del quale
-<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span>
-erano e la borsa datagli da Rebecca, e gli altri zecchini che aveva portati
-con sè. Continuando indi il ladro l'interrogatorio gli chiese:
-</p>
-
-<p>
-«Chi è il tuo padrone?»
-</p>
-
-<p>
-«Il cavaliere Diseredato.»
-</p>
-
-<p>
-«Quella buona lancia che guadagnò il premio quest'oggi! Qual
-è il suo nome, e la sua discendenza?»
-</p>
-
-<p>
-«Egli desidera che ciò resti ignoto, nè da me certo il saprete.»
-</p>
-
-<p>
-«E tu come ti chiami?»
-</p>
-
-<p>
-«Dirvi il mio nome sarebbe lo stesso che nominarvi il mio padrone.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu sei un servo fedele. Ora spiegane com'è venuto al tuo padrone
-questo denaro? Da eredità forse, o da qualche altro titolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Titolo! dal diritto della sua buona lancia. Questo sacchetto contiene
-il riscatto di quattro bei cavalli, e d'altrettante belle armature.»
-</p>
-
-<p>
-«Quanto v'è dentro?»
-</p>
-
-<p>
-«Dugento trenta zecchini, trenta miei e dugento del mio padrone.»
-</p>
-
-<p>
-«Non di più? Il tuo padrone è stato ben generoso coi vinti, se si
-spacciarono a sì buon mercato. Nomina coloro che pagarono i riscatti.»
-</p>
-
-<p>
-Gurth obbedì.
-</p>
-
-<p>
-«Ma tu tacesti il nome del Templario» riprese a dire il capo dei
-malandrini. «Fo perchè tu veda che non si riesce ad ingannarmi. Qual
-riscatto pagò ser Brian di Bois-Guilbert?»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio padrone non volle riscatto da lui. Non ne vuole che il
-sangue: domina fra loro un odio a morte, nè può esservi tra l'uno e
-l'altro alcuna scambievolezza di cortesia.»
-</p>
-
-<p>
-«Uh, uh!» sclamò quel capo; indi dopo avere pensato un momento
-soggiunse: «Per qual combinazione ti trovavi tu con questa
-somma ad Ashby?»
-</p>
-
-<p>
-«Ho dovuto trasferirmi colà per pagare all'ebreo Isacco d'York
-il prezzo d'una armatura, ch'ei prestò al mio padrone per valersene
-al torneo.»
-</p>
-
-<p>
-«E quanto pagasti ad Isacco? All'apparenza questo sacchetto non
-è stato toccato.»
-</p>
-
-<p>
-«Pagai ottanta zecchini ad Isacco, ed egli in vece me ne fece restituire
-cento.»
-</p>
-
-<p>
-«Frottole, frottole!» sclamarono tutti ad una que' masnadieri.
-«Stimiamo il tuo ardire di volerne dare ad intendere menzogne tutt'altro
-che verisimili.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò che vi dico» rispose Gurth, «è tanto vero, com'è vero
-che potete guardare la luna. Troverete i cento zecchini entro una borsa
-di seta, che è separata dal rimanente di questo denaro.»
-</p>
-
-<p>
-«Pensa bene» tornò a dire quel capo, «che tu parli d'un Ebreo,
-<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span>
-d'un Israelita, d'un uomo incapace di restituire l'oro, toccato che
-l'abbia una volta, come le sabbie del deserto sono incapaci di restituire
-una tazza d'acqua, che il viandante abbia versata sovr'esse.»
-</p>
-
-<p>
-«Un Ebreo» soggiunse un altro «non conosce la pietà più d'un
-usciere di tribunale che non abbia ricevuto il suo beveraggio.»
-</p>
-
-<p>
-«E pure quel che vi dico è vero» replicò Gurth.
-</p>
-
-<p>
-«Si batta l'acciarino» disse il capo «e vediamo. Se il nostro
-furfante non ci inganna, la generosità di questo Ebreo è un miracolo
-da mettersi con quello dei suoi antenati che faceano scaturir l'acqua
-dal sen de' macigni.»
-</p>
-
-<p>
-Venne accesa una torcia, tanto che il capo esaminasse il contenuto
-della borsa. Mentr'ei la slegava, i compagni suoi gli si serrarono addosso,
-e que' medesimi che teneano Gurth per le braccia, partecipando
-della generale curiosità, allungarono il collo per veder l'oro che tentava
-la lor cupidigia. Lo scudiere di una nuova fabbrica, sentendosi meno
-angustiato, tentò con subitaneo sforzo di liberarsi, e sarebbe riuscito a
-fuggire, se avesse voluto abbandonare il denaro del suo signore; ma era
-ben altra la sua intenzione. Strappando di mano ad uno di quei banditi
-un nodoso randello, ne percosse sonoramente il lor condottiere che
-a questo assalto non erasi preparato, e che per la sorpresa si lasciò
-cadere la borsa. Gurth stava per raccoglierla; ma di lui più agili i ladri
-il prevennero, e più di prima gli si strinsero alla vita.
-</p>
-
-<p>
-«Furfante!» disse il capo «con tutt'altri che me ti sarebbe tornato
-male della tua temerità. Ma fra un'istante ravviserai tu medesimo
-il torto che avesti. Per ora parliamo del tuo padrone. Gli affari del
-cavaliere debbono precedere quelli dello scudiero; giusta ogni buona regola
-di cavalleria. Intanto sta fermo, perchè se ti movi un'altra volta
-non ti daremo il tempo di continuare i tuoi tentativi. Colleghi» disse
-indi agli altri «questa borsa è ricamata in caratteri ebraici, e contiene
-veramente cento zecchini, tutte prove che non ne ha ingannati costui.
-Noi non dobbiamo pretender tributo dal cavalier suo padrone. Ei ci somiglia
-troppo e saremmo ingiusti se non lo esentassimo. I lupi non assalgono
-i lupi nelle foreste.»
-</p>
-
-<p>
-«Ci somiglia!» disse uno de' banditi. «Vorrei sapere in che cosa!»
-</p>
-
-<p>
-«In che cosa?» replicò il capitano. «Non è egli povero e diseredato,
-come il siam noi? Non accatta egli al pari di noi la sua vita
-colla punta della spada? Non ha egli battuti Frondeboeuf e Malvoisin
-come il faremmo noi stessi, se il destro se ne presentasse? Non è egli
-nemico in vita e in morte di Brian di Bois-Guilbert, che è parimente
-nostro nemico? Ma quando anche non vi fossero tutte queste ragioni,
-vorreste voi che avessimo minor coscienza di quanta n'ebbe un miscredente,
-un cane d'Ebreo?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non sia mai» rispose quello stesso bandito. «Diverrebbe un'infamia
-per la nostra società, benchè a dir vero, ho servito nella brigata
-del vecchio Gandelyn, ove non si avevano tanti scrupoli. Ma questo
-insolente contadino almeno, spero non se ne andrà immune dal suo
-salasso!»
-</p>
-
-<p>
-«Questo poi dipenderà da te» rispose il capo. «Vieni qui furfante»
-voltosi allora a Gurth. «Dimmi. Sai tu adoperare il bastone?»
-</p>
-
-<p>
-«Spero» rispose Gurth «d'avervene data una buona prova.»
-</p>
-
-<p>
-«Ne convengo, il colpo fu applicato con maestria. Ebbene, mettiti
-ad egual prova con questo bravo campione, e se riesci andrai esente
-da tassa; benchè sull'onor mio, la fedeltà da te mostrata verso il tuo
-padrone mi è tanto piaciuta, che quand'anco tu soggiacessi, credo pagherei
-il riscatto per te. Orsù, Mugnaio» tal era il nome di colui al
-quale si proponea questo cimento «prendi il tuo bastone e pensa a difenderti
-come ad assalire. E voi altri, lasciate in libertà cotest'uomo,
-e provvedetelo d'un'arme eguale. Fa chiaro abbastanza per una giostra
-di simil natura.»
-</p>
-
-<p>
-I due campioni, armati l'un e l'altro di randelli e grossi e lunghi
-e pesanti egualmente, s'innoltrarono in mezzo al vano della foresta per
-essere più spacciati nelle fazioni del mutuo assalto, e per godere tutto
-il vantaggio del chiaro di luna. Gli altri ladri circondavano i duellanti
-ridendo e gridando al loro collega: «Bada, Mugnaio, bada. Questa
-volta potrebbe toccarti di pagare la <i>posta</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Mugnaio tenendo col pugno la parte di mezzo del bastone, sel facea
-avvoltare attorno alla testa, che è quanto i francesi chiamano il molinello,
-e schernendo Gurth, gli dicea: «Fatti innanzi, villano, fatti
-innanzi e proverai quanto pesi il mio pugno.»
-</p>
-
-<p>
-«Se tu sei mugnaio di professione» rispose Gurth «ti ho per
-doppiamente ladro; ma ti farò vedere che non ho paura di te.» Nel medesimo
-tempo si pose a fare il molinello col suo bastone, chè non la
-cedea all'avversario nè di destrezza nè di maestria.
-</p>
-
-<p>
-Allora si assalirono i due campioni, e per alcuni minuti diedero
-eguali prove di agilità, di coraggio e di forza. Il fracasso che mandavano
-que' due randelli, urtandosi a raddoppiati colpi l'un l'altro era
-tale, che a qualche distanza parea lottassero sei combattenti per banda.
-Certamente pugne contese meno e men perigliose, vennero cantate in
-buoni versi eroici, ma la pugna di Gurth e di Mugnaio non avrà l'onore
-medesimo sol per mancanza d'un inspirato poeta. Ciò nonostante benchè
-tal lotta a molinello sia andata or giù d'usanza, ci sforzeremo come
-sappiamo di rendere in umil prosa la dovuta giustizia al merito di questi
-due prodi avversari.
-</p>
-
-<p>
-Durò lungo tempo la lotta, nè il vantaggio era più dell'uno che
-<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span>
-dell'altro, la qual cosa irritò Mugnaio, che oltre al dispetto di trovare
-un sì abile competitore, stizzavasi in udendo le risa de' suoi compagni,
-intesi a schernirne gli inutili sforzi, come suole accadere in sì fatte occasioni.
-L'impazienza da cui il ladro lottatore fu preso, era tutt'altro
-fuorchè favorevole a tal genere di duello che domanda molta calma e
-prontezza di spirito; e fornì a Gurth, uomo d'indole ferma e risoluta,
-l'opportunità di vincere, opportunità ch'ei seppe cogliere maestramente.
-</p>
-
-<p>
-Mugnaio assaliva con impeto da furioso; nè mai cessavano le due
-punte del suo bastone dal percuotere sul bastone dell'avversario, con cui
-si trovava già corpo a corpo. Gurth, nell'eseguire rapidamente il suo
-molinello, pesava ogni colpo e si tenea alla difesa, talvolta ancora
-facendo passi in addietro. Ma gli occhi suoi non abbandonavano mai
-il nemico; laonde veggendolo estenuato dalla fatica, gli indirizzò un
-colpo di sinistra alla testa, che mentre Mugnaio voleva riparare, la destra
-mano di Gurth colla rapidità del lampo ne afferrò il bastone menandogli
-sì violento colpo che lo stramazzò.
-</p>
-
-<p>
-«Vittoria, vittoria!» gridarono i ladri. «Questo è ben combattere!
-Viva l'antica Inghilterra! Il Sassone ha salvato la pelle e la borsa.
-Mugnaio ha trovato padrone.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu puoi partire, uom valoroso» disse il capitano aggiugnendo
-il proprio suffraggio alle acclamazioni degli altri, eccetto Mugnaio. «Farò
-che due de' miei compagni ti riconducano sino a veggente della tenda
-del tuo padrone, affinchè non ti scontri in alcuni altri figli di san Nicolò
-che potrebbero non essere di coscienza timorata come la nostra:
-poichè in una notte, siccome questa, non siam noi soli che stiamo in
-agguato. Per altro» soggiunse egli aggrottando le ciglia «ricordati che
-tu non volesti dirci il tuo nome. Che mai non ti venisse il prurito di
-sapere i nostri, o d'indagar chi noi siamo! Pensa a questo avviso salutare,
-se non vuoi che male ti accada.»
-</p>
-
-<p>
-Gurth dopo avere ricevuto il suo prezioso fardello dalle mani del
-capitano, lo ringraziò, assicurandolo che non ne avrebbe mai dimenticati
-i consigli. Due di quella brigata, armati de' loro bastoni, gli
-intimarono allor di seguirli, e lo condussero per angusto sentiere, spesso
-ingombro di macchie, e che faceva assai giravolte. Erano in procinto
-d'uscirne, allora che due uomini s'appresentarono ad essi; ma le guide
-di Gurth lor dissero a mezza voce alcune parole, dopo le quali questi
-si ritirarono. Ben s'avvide allora il fido scudiere come la cautela ideata
-dal capo de' ladri nol fosse stata senza perchè, e ne conchiuse che numerosa
-era tale famiglia, e che si montava la guardia con regolarità
-attorno al luogo ov'essa teneva le sue ordinarie adunanze.
-</p>
-
-<p>
-Ivi soffermatisi i due masnadieri: «Non c'innoltriamo di più»
-dissero a Gurth «poichè non sarebbe prudenza per parte nostra il venire
-<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span>
-più avanti. Non dimenticate l'avviso che riceveste: custodite il
-segreto su di quanto v'accadde in tal notte, nè avrete occasione di
-pentirvene. Ma se per vostra disgrazia parlaste, rammentate che la torre
-di Londra non vi sottrarrebbe alla nostra vendetta.»
-</p>
-
-<p>
-«Grazie, grazie! bravi galantuomini» disse Gurth. «So anch'io
-che cosa è prudenza. Ma spero di non offendervi, se mi fo lecito di
-augurarvi un mestiere meno rischioso e alquanto più onesto.»
-</p>
-
-<p>
-In questa si separarono. I ladri presero la strada d'ond'erano venuti,
-e Gurth si trasferì alla tenda del suo padrone, al quale ad onta
-delle proibizioni fattigli narrò tutte le sue avventure di quella notte.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere Diseredato stupì delle udite cose, ed anche della generosità
-di Rebecca; risolvette però di non profittar nè di questa
-generosità nè dell'altra usatagli dai ladri, alla cui professione parea
-per vero dire estranea tale virtù. Ma ogni meditazione sulla singolarità
-di sì fatti avvenimenti fu interrotta dalla necessità di prendere riposo;
-chè del certo gliene facean sentire bisogno e le fatiche della giornata,
-e più imperiosamente quelle cui doveva prepararsi pel dì successivo.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere si adagiò sopra un ricco letto che gli aveano preparato
-i marescialli del torneo, intanto che il fedele Gurth, sdrajato sopra una
-pelle d'orso stesa per terra, si mise per traverso all'ingresso della strada
-in guisa che niuno poteva penetrarvi senza svegliarlo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Era già il novo destinato giorno</p>
-<p class="i01">»Sereno e lieto a l'oriente apparso,</p>
-<p class="i01">»E già la vaga fama e il chiaro nome</p>
-<p class="i01">»Avea d'Aceste convocati intorno</p>
-<p class="i01">»I vicin tutti e pieni erano i liti.</p>
-<p class="i07"> <span class="smcap">Eneide.</span> <i>Trad. del Caro.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Sul nascere dell'aurora, un cielo puro e sgombro di nubi presagì
-bellissimo giorno, e già scorgeansi sulla pianura i più solleciti fra
-quegli spettatori che d'ogni banda si trasferivano al torneo, ansiosi di
-occupare le sedi più adatte a contemplare in ogni lor punto le giostre
-cavalleresche.
-</p>
-
-<p>
-Nè tardi furono a giungere i marescialli del torneo, accompagnati
-dagli araldi d'armi, onde e ricevere i nomi de' cavalieri che si presenterebbero
-per entrar nella lizza, e chieder loro sotto quale bandiera desideravano
-collocarsi, cautela necessaria a fine di mantenere una certa
-uguaglianza fra i due drappelli che doveano giostrare l'un contra l'altro.
-</p>
-
-<p>
-Volea l'uso che il vincitore dell'ultimo torneo fosse capo di una
-delle due bande. Quindi il cavaliere Diseredato venne scelto a comandarne
-una, intanto che l'altra avrebbe obbedito agli ordini di Brian
-di Bois-Guilbert, il quale dopo il cavaliere erasi acquistata maggior
-gloria alla giostra precedente. I <i>tenitori</i>, colleghi nel dì innanzi del
-Templario, parteggiarono, com'era naturale, per lui anche questo
-giorno, eccetto Ralph di Vipont, ridotto dalla caduta in tale stato da
-non poter sì presto rimetter corazza. Molti cavalieri venivano a farsi
-ascrivere, ardenti di combattere sotto gli stendardi d'un de' due condottieri.
-</p>
-
-<p>
-Ardore che più vigoroso mostravano in tal secondo genere di lotta
-cui davano preferenza, comunque un torneo generale, ove tutti i cavalieri
-combattevano ad una volta, offerisse maggiori pericoli, e minori
-occasioni di segnalarsi in singolare certame. Ma ve n'avea molti tra
-questi che non fidandosi abbastanza nella propria abilità per provocare
-un solo avversario d'alta rinomanza, speravano in un arringo a tutti
-aperto incontrare qualche men formidabile competitore, con cui cimentarsi
-e poter far pompa di valore.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span>
-</p>
-
-<p>
-Circa cinquanta cavalieri s'erano già fatti notare per comparir
-sull'arena, allorquando i marescialli notificarono che maggior numero
-non ne verrebbe ricevuto, la qual cosa fu di grande rincrescimento a
-molti, bramosi ancora di presentarsi. Poco mancava alle dieci ore, e
-tutta quanta la pianura vedeasi coperta di cavalieri e pedoni, che accorreano
-al luogo del torneo. Finalmente il concerto della musica militare
-annunziò l'arrivo del principe Giovanni e del suo corteggio. Gli
-si fece attorno ad onorarlo la maggior parte de' cavalieri preparatisi ad
-entrare in lizza.
-</p>
-
-<p>
-Nel medesimo tempo arrivò Cedric il Sassone insieme a lady Rowena,
-nè con essi era Atelstano, che armatosi di pesante corazza avea
-preso luogo fra i combattenti, e quel che fe' trasecolare Cedric, l'avea
-preso tra i partigiani del Templario. Ben il Sassone rampognò di tale
-scelta l'amico suo, ma inutili furono le rimostranze, e questi si scusò
-con quelle vaghe risposte, di cui si valgono per l'ordinario tutti coloro,
-che ostinati in voler fare una cosa sol perchè l'hanno così risoluta,
-non trovano poi veruna ragione plausibile a giustificarla.
-</p>
-
-<p>
-Se non plausibile per altro, una ragione aveva avuta Atelstano per
-mettersi sotto lo stendardo di Brian di Bois-Guilbert, ma fu assai prudente
-per non parteciparla ad alcuno. Benchè l'indole sua neghittosa
-per natura lo avesse rattenuto dalle dimostrazioni che sarebbersi addette
-a chi aspirava al favore di lady Rowena, egli era tutt'altro che
-indifferente ai vezzi della medesima, anzi si tenea certo di divenirle
-sposo, e perchè n'avea ottenuto l'assenso da Cedric, e perchè tal nodo
-piaceva a tutti quegli amici ai quali la stessa Rowena potea chieder
-consiglio. A fatica quindi celò il proprio rincrescimento in veggendo il
-dì innanzi, che il vincitore, usando del privilegio concedutogli dai
-patti di quella giostra, acclamò Regina della Beltà e degli Amori
-Rowena. Vago adunque era di punire chi si mostrò parziale alla donna,
-la cui mano esso agognava, oltrechè molto fidavasi nella prodigiosa
-sua forza, e nelle lusinghe dei suoi adulatori, che persuadevano
-Atelstano niuno esservi più atto di lui a riportare il premio del torneo.
-Indi fu che questo pretendente di Rowena venne nella deliberazione
-non solamente di negare il soccorso del suo braccio al cavaliere Diseredato,
-ma di fargli sentire, se l'occasione il permettea, quanto la propria
-lancia valesse.
-</p>
-
-<p>
-Bracy, e molt'altri cavalieri partenenti al corteggio del principe
-Giovanni posti eransi fra i <i>tenitori</i>, perchè così volle il loro padrone,
-sollecito di non trascurare alcun modo possibilmente opportuno ad assicurare
-vittoria alla parte cui Bois-Guilbert comandava. Contra questa
-però si chiarirono molt'altri cavalieri così inglesi, come normanni, e
-con tanto maggior entusiasmo che gl'inorgogliva il combattere sotto
-<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span>
-il vessillo di tal prode campione qual si mostrò il cavaliere Diseredato.
-</p>
-
-<p>
-Non appena il principe Giovanni vide giugnere la donna cui si
-aspettava l'essere in quel giorno Regina, le mosse incontro con quell'aria
-di cortesia ch'ei sapea ostentare a sua voglia, e levandosi dal
-capo il ricco suo berrettone, saltò a terra offerendo la propria mano a
-lady Rowena per aiutarla a scendere dal suo palafreno, al quale un
-de' cortegiani dello stesso Principe teneva la briglia. Intanto gli altri
-cavalieri si avvicinavano, studiosi di porgere i loro omaggi alla novella
-Regina.
-</p>
-
-<p>
-«Siamo i primi» disse il Principe «a dar l'esempio del rispetto
-dovuto da ognuno alla Regina della Beltà e degli Amori, e affrettiamci
-di guidarla al trono serbatole in questo giorno. Signore» aggiunse volgendosi
-alle matrone «accompagnate la vostra Regina, e tributatele
-quegli onori, che voi parimente riceverete a vostra volta.»
-</p>
-
-<p>
-Nel profferir tali accenti il Principe condusse lady Rowena alla
-sede d'onore preparatele rimpetto al trono, intantochè le matrone, più
-distinte per nascita e per avvenenza, gareggiavano nel farsele attorno e
-corteggiarla.
-</p>
-
-<p>
-Sedutasi lady Rowena, l'aere rintronò di militare armonia, cui
-s'aggiugneano le acclamazioni della moltitudine. I raggi del sole, giunto
-allora al massimo del suo splendore, venian ripercossi dall'armi dei
-cavalieri, le cui bande poste alle due estremità dell'arena circondavano
-ciascuna i lor capi, e concertavano su la maniera di ordinare le
-loro linee e di sostenere l'assalto.
-</p>
-
-<p>
-Gli araldi d'armi allora imposer silenzio quanto fu d'uopo ad
-udire la lettura de' regolamenti pel torneo. Erano questi in parte intesi
-a diminuire nel più possibile modo i pericoli della giostra, cautela ivi
-più necessaria, perchè si faceva uso di corte spade e di lancie puntute.
-</p>
-
-<p>
-Era libero ad ogni cavaliere il valersi d'una mazza, o d'una picozza
-di punta e taglio, non così del pugnale, arme formalmente proibita
-in quel conflitto. Un cavaliere gettato da cavallo potea rinnovare il
-battimento a piedi con un dei campioni, cui la stessa sventura fosse
-accaduta, ned era in allora lecito ad alcun guerriero a cavallo l'assalire
-il pedone. Se un cavaliere, spinto fino all'estremità dell'arena dal suo
-competitore, giugneva a toccare o coll'armi o col corpo il palizzato
-dovea darsi per vinto, e ritrarsi dalla pugna, divenendo in arbitrio del
-vincitore il cavallo e l'armi del perditore. Se un cavaliere rovesciato
-non era più in istato di rialzarsi, il suo scudiere o il suo paggio potevano
-entrar nell'arena e trarne fuori il loro padrone, ma questi tenuto
-vinto perdea parimente l'armi e il cavallo. La lotta aveasi per terminata
-tostochè il principe Giovanni gittava il suo bastone del comando
-<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span>
-in mezzo all'arena; providenza intesa a risparmiare lo spargimento del
-sangue, allorchè manifesto ed inevitabile mostravasi per una delle due
-parti il trionfo.
-</p>
-
-<p>
-Ogni cavaliere che violasse i regolamenti del torneo, o mancasse
-in qualsisia modo alle leggi della cavalleria, poteva essere, in punizione
-di sua sleale condotta, obbligato a spogliar l'armi e a sedersi ai cancelli
-dello steccato, esposto così alle pubbliche risate. Dopo avere promulgati
-sì fatti regolamenti, gli araldi d'armi terminarono esortando
-tutti i buoni cavalieri a fare il loro dovere, e a meritarsi il favore della
-Regina della Beltà e degli Amori; indi si ritirarono prendendo il luogo
-che loro spettava.
-</p>
-
-<p>
-I cavalieri si avanzarono lentamente dalle due estremità dell'arena,
-schieratisi in doppia fila, e gli uni appuntino rimpetto agli altri.
-Il capo di ciascuna banda dovea starsi nel mezzo della fila d'avanti,
-ma niun de' due vi si collocò se non se dopo avere passata in rassegna
-la sua brigata, ed assegnato a ciascuno il posto che gli competea.
-</p>
-
-<p>
-Offeriva uno spettacolo maestoso ad un tempo e terribile la vista
-di tanti prodi guerrieri vestiti di ricche armature, e a cavallo di superbi
-corridori, preparati ad una lotta spesse volte micidiale, e seduti
-su guerresche selle, che sarebbersi detti pilastri d'acciaio, impazienti
-d'udire il segnal della pugna quanto impazienti se ne mostravano i lor
-focosi cavalli, che nitrivano e raspavano colle zampe l'arena.
-</p>
-
-<p>
-I cavalieri teneano diritte le loro lancie, e intanto il sole ne facea
-sfolgorare le brunite punte, mentre le banderuole di cui andavano ornate,
-ondeggiando al di sopra de' pennacchi, facean bell'ombra sugli
-elmi de' combattenti. In tal postura rimasero per dar tempo al marescialli
-del torneo di trascorrere le file, il che questi eseguivano col
-massimo scrupolo onde accertarsi che una parte non fosse più numerosa
-dell'altra. Poichè riconobbero che il numero de' combattenti era
-eguale da tutte due le bande, si ritrassero dall'arena. Allora William
-di Wyvil gridò con voce di tuono: «<i>Lasciate andare</i>» chè questo era il
-segnale. Nel tempo stesso squillaron le trombe, e i cavalieri, abbassate
-le lancie, le posero in resta: si mossero ad un tratto le bande, e
-le due prime file d'ognuna d'esse galoppando fecero impeto l'una sull'altra,
-e l'aria rotta al primo scontrarsi loro in mezzo all'arena ne
-portò il fragore oltre alla distanza d'un miglio.
-</p>
-
-<p>
-Nel durare d'alcuni istanti gli spettatori inquieti non poterono discernere
-qual fosse stato l'esito del primo assalto, perchè nubi di polve
-sollevate dallo scalpitar de' cavalli offuscavano l'aere, ma queste si
-dissiparono in pochi minuti; e non appena lasciarono scorgere i combattenti,
-fu visto che da ciascuna banda la metà de' cavalieri era già
-scavalcata, quai vinti dall'abilità e dalla maestria, quai dalla forza dei
-<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span>
-loro competitori. Alcuni miravansi stesi per terra in uno stato sì deplorabile,
-da creder fino impossibile che più potessero rialzarsi, altri
-risorti in piedi, tornavano a caricarsi su i loro avversari venuti in
-egual condizione. Due o tre che aveano ricevute profonde ferite, valendosi
-delle proprie ciarpe ad asciugare il sangue, faceano sforzi per togliersi
-dalla mischia. Quelli fra i cavalieri che poterono senza votar l'arcione
-sostenere l'impeto nemico, avendo per la maggior parte rotte le
-lancie, brandivan le spade, e mettendo il grido di guerra si assalivano,
-e s'avventavano gli uni agli altri con tal accanimento, come se dall'esito
-del conflitto fossero dipendute le loro vite.
-</p>
-
-<p>
-Crebbe tantosto il tumulto perchè da ambo i lati, le seconde file
-tenute fin lì a riserbo si lanciarono nella mischia per soccorrere ciascuna
-la parte propria. Gli amici di Brian di Bois-Guilbert sclamavano
-tutt'insieme. <i>Ah! Beauséant! Beauséant!</i><a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> <i>Pel Tempio! Pel
-Tempio!</i> E rispondea la fazione opposta <i>Desdichado! Desdichado!</i>
-grido di guerra suggeritole dall'impresa che ella avea letto sullo scudo
-del proprio duce.
-</p>
-
-<p>
-Eguale entusiasmo animava entrambe le schiere, entusiasmo spinto
-al furore. Incerta si pendea quella pugna che gli era impossibile il presagir
-tuttavia chi fosse per essere vincitore. Lo scricchiolar dell'armi,
-il gridare de' guerrieri, cui s'univa lo squillar delle trombe, coprivano
-i gemiti de' soggiacenti, che privi di conoscenza si avvoltavano sotto i
-piedi de' lor cavalli. Quelle armature dianzi sì fulgide, imbrattate di
-polve e di sangue, andavano in ischeggie sotto i reiterati colpi delle
-picozze di punta e taglio. Le candide piume che ornavano i cimieri cadevano
-d'ogni banda siccome falde di neve. Scomparso quindi tutto
-lo splendore e la grazia che prima ammiravansi in quelle militari vestimenta,
-non rimanevano che prospettive atte ad inspirare e terrore e
-pietà.
-</p>
-
-<p>
-Pure tal è la forza della consuetudine, che non solamente il popolo,
-per natura inclinato alle scene d'orrore, ma le stesse matrone che
-empievano le logge, vedeano la pugna, non diremo già senza esserne
-commosse, ma certamente senza che le prendesse l'idea di volger gli occhi
-altrove da una scena sì disgustosa. Non negherassi che alcuna volta
-le guance della beltà impallidirono, e pur s'udì qualche gemito femminile
-sul caso d'un amante, d'un fratello, d'uno sposo, feriti o lanciati
-nella polve. Ma generalmente parlando le matrone incoraggiavano
-i campioni non solamente col battere palma a palma, ma col mandar
-<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span>
-grida: «<i>Brava lancia! buona spada!</i>» ogni qual volta vedeano un
-cavaliere segnalarsi per atti d'ardimento o prodezza.
-</p>
-
-<p>
-Se tanta vaghezza delle sanguinolente giostre il bel sesso mostrava,
-ognun s'immagina quanto gli uomini ne fossero dilettati. Il qual sentimento
-manifestavano con romorose acclamazioni, ogni qual volta la
-fortuna parea chiarirsi in segnalata guisa per una delle due parti, e
-gli sguardi della moltitudine erano sì fisamente conversi all'arena, che
-sarebbesi detto menar ella o ricevere i colpi di cui soltanto stavasi
-spettatrice. S'udivano fra ciascuna pausa le voci degli araldi d'armi
-esclamanti: «Coraggio, prodi cavalieri! l'uom muore, ma vive la gloria.
-Coraggio! la morte è da preferirsi alla disfatta. Coraggio, prodi cavalieri!
-gli occhi della beltà vi contemplano.»
-</p>
-
-<p>
-Infra le vicissitudini di tal pugna ogni sguardo cercava scoprire
-i capi di ciascuna banda, i quali, lanciandosi ove fervea più forte la
-zuffa, coll'esempio e colla voce incoraggiavano i lor compagni. Per
-valore entrambi spiccavano, e appena eravi nelle file opposte un sol
-combattente con cui non si fossero cimentati. Mossi da scambievol
-rancore, e consapevoli che la rotta d'uno fra essi avrebbe indubitatamente
-risoluto l'esito della pugna, tentarono molte volte unirsi a singolare
-certame. Ma vano facean tale sforzo la confusione e la folla, onde
-accadea sempre che li separavano l'un dall'altro nuovi cavalieri, ardenti
-di sperimentare le proprie armi contra il duce della fazione avversaria.
-</p>
-
-<p>
-Finalmente costretti gli uni dopo gli altri a confessarsi vinti, ritirandosi
-all'estremità dell'arena, e molti per le ferite non essendo in
-istato di continuar nella zuffa, il numero de' combattenti fu diminuito
-d'assai; ed in allora il Templario e il cavaliere Diseredato si trovarono
-e fecero l'un sopra l'altro tal furioso impeto, quale odio inviperito
-congiunto a sete di gloria poteva inspirare. Tanta si fu la maestria
-d'entrambi negli assalti e nelle difese, che gli spettatori fecero eccheggiare
-il ricinto d'unanimi e involontari applausi, figli dell'ammirazione
-e della sorpresa.
-</p>
-
-<p>
-Ma svantaggiosissima fu in tal momento la condizione cui videsi
-il cavaliere Diseredato; il braccio gigantesco di Frondeboeuf d'una
-parte, la forza prodigiosa d'Atelstano dall'altra, aveano atterrati tutti
-quelli che s'offersero ai loro colpi. Laonde spacciatisi dagl'immediati loro
-avversarii que' due cavalieri, idearono ad un tempo il medesimo divisamento,
-quello cioè d'assicurare il trionfo della lor fazione coll'unirsi al Templario
-per isconfiggere il comune rivale. Forzando quindi di speroni si
-mossero per assalirlo, da un fianco il Normanno, dall'altro il Sassone.
-E sarebbe stato impossibile al cavaliere Diseredato il reggere un solo
-istante a tale lotta, impari quanto non aspettata, se le grida degli spettatori,
-<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span>
-per istinto fin di natura commossi dal rischio d'un guerriero,
-che tre cavalieri assalivano in una volta ed all'improvvista, non lo
-avessero avvertito a tempo del giugnere de' nemici.
-</p>
-
-<p>
-Ei vide tantosto il pericolo che gli sovrastava; laonde dopo aver
-vibrato terribil colpo sull'armatura del Templario, fè dare addietro il
-cavallo con tale accorgimento, che evitò il duplice assalto di Atelstano e
-di Frondeboeuf, lanciatisi tanto furiosamente, che passarono fra il
-Templario e il suo competitore senza poter frenare i destrieri. Ma pervenuti
-poi a padroneggiarli, si collegarono tutt'e tre per far mordere
-la polve al cavaliere Diseredato, che certamente sarebbe tosto soggiaciuto,
-se nol salvava l'agilità del suo nobile corridore, premio delle
-imprese che il giorno innanzi lo segnalarono. Aggiugneasi, che il cavallo
-di Bois-Guilbert era ferito, e quelli di Frondeboeuf e d'Atelstano
-incominciavano a piegare sotto il peso de' loro padroni e delle grevi armature
-da cui erano difesi. Di tai vantaggi profittò il cavalier Diseredato;
-e pose tant'arte nel dare e tor la briglia al suo destriero, che
-per alcuni minuti li tenne tutt'e tre in riguardo, separandoli quanto
-il potea e gettandosi or su l'uno or sull'altro, e menando loro colpi di
-spada, e ritraendosi prima che quegli emuli sbalorditi avessero tempo
-di riacquistare la mente.
-</p>
-
-<p>
-Ma comunque gli rintronassero applausi da tutta l'arena, estatica
-al veder tante prove di abilità e di valore, gli era evidente che non
-potea durare più a lungo; onde i personaggi che stavano a fianco del
-principe Giovanni lo supplicavano unanimamente a voler gettare il suo
-baston del comando in mezzo alla lizza, e risparmiare così a tanto valente
-cavaliere il cordoglio d'una disfatta.
-</p>
-
-<p>
-«No, per la luce del cielo» rispose il principe Giovanni «questo
-medesimo cavaliere che ostinatosi a celarne il suo nome, disdegna
-l'ospitalità da noi offertagli, toccò già jeri il suo premio. Soffra ora
-che a lor volta l'ottengano gli altri.» Ma intantochè il Principe terminava
-tai detti, un caso non preveduto cambiò repentinamente l'aspetto
-di quella giostra.
-</p>
-
-<p>
-Stava nella sminuita banda che parteggiava pel cavaliere Diseredato
-un guerriero vestito di nera armatura, e che reggea parimente
-un nero corridore. Questo cavaliere grande, ed a quanto parea forte
-e robusto, non portando sopra lo scudo alcuna sorte d'impresa, avea
-fino a quel punto data a divedere poca premura alla giostra. Contento
-di rispingere, e il facea con molta destrezza, i campioni che lo assalivano,
-non si curava d'inseguirne o provocarne veruno. In somma ei
-sostenea la parte piuttosto di spettatore che di cavaliere partecipe del
-torneo, acquistatosi quindi dalla moltitudine il soprannome di <i>Neghittoso
-Nero</i>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ma parve uscir repente di tanta svogliatezza, allorchè vide in uno
-stato così rischioso il duce della sua truppa, al quale accorse in aiuto
-facendo sforzo di sproni, e gridando con voce imitatrice del tuono:
-«<i>Desdichado</i> al soccorso!» E n'era tempo; perchè mentre il cavaliere
-Diseredato stringea alla vita il Templario, accostatosi al primo Frondeboeuf
-stava col brando sollevato per vibrargli un colpo, allorchè il
-nuovo campione fu in tempo di arrestarlo, assalirlo, farlo d'un balzo
-avvoltar nella polve. Il Neghittoso Nero indi si volse ad Atelstano di
-Coningsburgo, nè potendo giovarsi della propria spada che avea rotta
-sull'armatura di Frondeboeuf, strappò di mano all'attonito Sassone la
-picozza di punta e taglio, con cui questi volea ferirlo, e gli misurò sì
-vigoroso colpo che il mise a starsene col suo collega.
-</p>
-
-<p>
-Dopo tali due atti di prodezza che gli meritarono tanto maggiori
-applausi, perchè niuno a ciò si aspettava, il Neghittoso Nero parve tornasse
-nella sua naturale indolenza, e ricondottosi tranquillamente all'estremità
-dell'arena, lasciò che il suo duce terminasse egli la contesa
-con Brian di Bois-Guilbert. Nè lunga, nè ostinata fu questa lotta,
-perchè sendo gravemente ferito il cavallo del Templario, al primo
-scontro soggiacque. Brian di Bois-Guilbert si rotolò nella polve con un
-piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. Scese immantinente
-a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse; ma il principe
-Giovanni più commosso dal pericolo del Templario che nol fu da
-quello in cui trovossi dianzi il cavaliere Diseredato, risparmiò a Bois-Guilbert
-l'umiliazione di confessarsi vinto col gettar nell'arena il suo
-baston del comando, e così mettendo fine alle pugne.
-</p>
-
-<p>
-Gli scudieri, che senza rischio non avrebbero potuto nel durar del
-conflitto avvicinarsi ai loro padroni, entrarono allor nel ricinto per
-trasportare nelle vicine tende i feriti.
-</p>
-
-<p>
-Tal ebbe conclusione il celebre torneo d'Ashby-de-la-Zouche, nè
-mai guerrieri si contraddistinsero per fatti d'armi più segnalati. Quattro
-cavalieri perirono sul campo, e un di questi soffocato dal calore
-che sofferiva entro la sua armatura; sommarono a trenta coloro che riportarono
-gravi ferite, e quattro o cinque di essi morirono pochi giorni
-dopo. Quindi tal giostra non vien memorata nelle antiche cronache se
-non se col predicato di <i>nobile e bella posta d'armi d'Ashby</i>.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-112a"></a>
- <img src="images/ill-112a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Brian de Bois-Guilbert si rotolò nella polve, con un piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. — Scese
-immantinente a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse, ma il Principe Giovanni.....</i></p>
-</div>
-
-<p>
-Spettando allora al principe Giovanni l'indicare il cavaliere, che
-per più belle imprese erasi segnalato, ei decise che l'onore di tal giornata
-apparteneva al campione, soprannominato dalla voce pubblica il
-Neghittoso Nero. Indarno gli venne rimostrato che in sostanza la vittoria
-fu riportata dal cavaliere Diseredato, il quale avea colle proprie
-mani atterrati sei cavalieri, e coronate sì chiare geste col mettere giù
-d'arcione il duce della parte contraria. Il principe Giovanni persistette
-<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span>
-nella sua sentenza, adducendo che il cavaliere Diseredato e i suoi colleghi
-sarebbero stati vinti senza il possente soccorso del cavaliere dall'armi
-nere; a questo pertanto doversi aggiudicare il premio.
-</p>
-
-<p>
-Venne tostamente sollecitato a mostrarsi il vincitore; ma a grande
-maraviglia de' circostanti questi non si presentò. Egli si era partito dall'arena
-appena terminata la giostra, e vi fu chi 'l vide avviarsi ver la
-foresta con quella lentezza e quei non curanti modi, che gli ottennero
-il soprannome di Neghittoso Nero. Per due volte le trombe il chiamarono;
-per due volte gli araldi d'armi bandirono l'acclamazione d'uso;
-laonde per l'assenza di esso fu d'uopo nominare altro cavaliere a ricevere
-gli onori del torneo. Il principe Giovanni non ebbe allora pretesti
-per non riconoscere que' diritti che il cavaliere Diseredato potea
-far valere ad un premio a sì belle geste dovuto e lo acclamò vincitore.
-</p>
-
-<p>
-Per mezzo d'un'arena innaffiata di sangue, coperta di frantumi
-d'armature e di morti cavalli, i marescialli del torneo condussero nuovamente
-a pie' del trono il vincitore, al quale il principe Giovanni volse
-tai detti:
-</p>
-
-<p>
-«Cavaliere Diseredato, poichè è questo il solo titolo, sotto cui
-acconsentiste d'essere conosciuto, noi vi decretiamo per la seconda
-volta gli onori del torneo, e notifichiamo che avete diritto a pretendere
-ed a ricevere dalle mani della Regina della Beltà e degli Amori la
-corona d'onore che il valore vi meritò.» Il cavaliere fe' un profondo
-inchino, ma nulla rispose.
-</p>
-
-<p>
-Intanto che gli araldi gridavano attorno a tutto il recinto: <i>Onore
-al prode! gloria al vincitore!</i> che le matrone sventolavano i lor fazzoletti
-di seta e i ricamati lor veli; che il popolo facea eccheggiar l'aria
-di vivissimi applausi, i marescialli fra 'l concerto di suoni militari conduceano
-per mezzo all'arena il cavaliere Diseredato finch'ei giunse a
-piè del trono d'onore, occupato da lady Rowena.
-</p>
-
-<p>
-Dissero al cavaliere di prostrarsi sull'ultimo gradino del trono; perchè
-tutti i suoi atti, tutti i suoi moti dopo il termine della pugna sembravano
-sol regolati dagl'impulsi di coloro che gli stavano attorno; e fu anzi osservato
-ch'ei vacillava della persona nell'attraversare la seconda volta
-quel campo. Lady Rowena, scendendo dal suo trono con grazia e dignità
-in essa uguali, accigneasi ad adattargli sull'elmo la corona che
-ella tenea fra le mani, ma i marescialli unanimamente sclamarono:
-«No, no, gli è duopo che il capo del vincitore appaia scoperto».
-Il cavaliere articolò alcuni accenti, ma con voce sì fioca che dall'atteggiamento
-di chi li pronunziava anzichè dalle rilevate parole, si giudicarono
-intesi a mostrar brama in lui di star celato sotto la sua visiera.
-Brama non esaudita! perchè o fosse rispetto a quelle consuetudini
-cavalleresche, o curiosità, i marescialli non ne fecero caso. L'elmo
-<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span>
-gli fu tolto, e comparvero i lineamenti d'un giovane di cinque lustri,
-le cui guance, comunque arse dal sole, e pallide e tinte d'alcune tracce
-di sangue, presentavano ancora una fisonomia oltre ogni dire gradevole.
-</p>
-
-<p>
-A tal vista lady Rowena mandò un lieve grido; poi, richiamando
-attorno di sè tutta la forza del proprio animo, comunque ne tremassero
-tutti i muscoli per la violenta commozione che in lei si destò,
-pose la corona sul capo del vincitore, accompagnandone l'atto con tali
-accenti che con voce chiara e distinta vennero pronunziati: «Io ti presento
-questa corona, ser Cavaliere! ella è il guiderdone del valore che
-dimostrasti quest'oggi.» Indi dopo breve pausa soggiunse con fermo
-tuono di voce. «Non mai corona di cavaliere fu collocata sovra un capo
-più degno di portarla.»
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere chinò la testa, e baciò la mano della giovine regina,
-ma poi inclinandosi anche più che nol divisava, cadde svenuto a' suoi
-piedi.
-</p>
-
-<p>
-La costernazione divenne generale. Cedric, già soprappreso da
-muto stupore nel vedersi alla presenza un figlio che da sè avea sbandito,
-in quel punto si fe' innanzi frettolosamente come per separarlo
-da lady Rowena; ma l'aveano già prevenuto i marescialli del torneo, i
-quali si affrettarono di sciogliere della sua armatura Ivanhoe, attribuendo
-ad una riportata ferita il deliquio; nè mal s'apposero, poichè
-si osservarono e le tracce d'una punta di lancia che ne trapassò la corazza,
-e la profonda piaga che un tal colpo gli avea portata nel fianco.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Immantinente Enea l'altra contesa</p>
-<p class="i01">«Propon de l'arco e i suoi premii dichiara.</p>
-<p class="i09"> <span class="smcap">Eneid.</span> <i>Trad. del Caro.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Non sì tosto il nome d'Ivanhoe fu pronunziato, volò di labbro in
-labbro, sintantochè giunse all'orecchio del Principe, che aggrottò le ciglia
-in udirlo profferire. Si sforzò nullostante a celare il suo turbamento,
-e girando attorno disdegnosamente lo sguardo disse ai cortigiani: «Milordi,
-e soprattutto, ser Priore, che cosa pensate voi della dottrina
-trasmessane dagli antichi su le simpatie e le antipatie innate? Ai moti
-destatisi nell'animo mio parea indovinassi che m'era vicino il favorito
-di mio fratello.»
-</p>
-
-<p>
-«Or sì Frondeboeuf può prepararsi a rimettere il suo feudo
-d'Ivanhoe» sclamò allora Bracy, che dopo avere fatta assai decorosa
-mostra di sè nel torneo, dimise elmo e scudo per porsi nuovamente nella
-comitiva del Principe.
-</p>
-
-<p>
-«Sì veramente!» aggiunse Waldemar Fitzurse «gli è di tutta
-probabilità che questo giovane vincitore venga per ridomandare il castello
-e i terreni assegnatigli da Riccardo, e che l'Altezza vostra per
-atto di generosità presentò a Frondeboeuf.»
-</p>
-
-<p>
-«Frondeboeuf» disse il Principe «non è tal uomo da restituir
-di leggieri cosa da lui già occupata, molto meno se la possede a buon
-diritto; perchè non credo, miei signori, essere alcuno fra voi, il quale
-mi neghi la facoltà di conferire i feudi della corona ai fedeli servi, che
-mi stanno intorno, e che mossi egualmente da zelo e da sentimento
-di dovere, si mostran pronti a far le veci di chi andò a combattere
-sotto cielo straniero, ponendo in non cale la patria sua, e togliendo a
-sè stesso l'abilità di servirla col proprio braccio, tutte le volte che le
-circostanze il richiedono.»
-</p>
-
-<p>
-L'uditorio era troppo parziale in sì fatta tesi; laonde non v'ebbe
-fra quei cortigiani chi non sentenziasse naturale e giustissimo il diritto
-che il Principe si arrogava, e fu gara nell'esclamare: «Buon Principe,
-generoso Principe, che fa a sè stesso una legge di compensare i suoi
-<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span>
-servi fedeli!» Ognuno di loro sperava ottener feudi e dominii ragguardevoli
-al pari di Frondeboeuf, e accarezzava quindi la mano da cui
-gli dovevano derivare. Fe' coro con essi il priore Aymer, che solamente
-credette a sè lecita un'osservazione, non potere cioè cristianamente
-nomarsi terra straniera la città di Gerusalemme, <i>comunis mater</i>, diceva
-egli, madre di tutti i fedeli. Ma, aggiugneva ad un tempo, ch'ei non
-vedea come il cavalier d'Ivanhoe potesse applicare a sè questa massima.
-«Io so da buon canale, che Riccardo non è mai andato molto più in
-là d'Ascalon, e Ascalon, chi nol sa? è una città de' Filistei, immeritevole
-di que' privilegi che alla sola Città Santa possono appartenere.»
-</p>
-
-<p>
-Nel tempo di sì fatti ragionamenti la curiosità avea tratto Waldemar
-verso il luogo, ove Ivanhoe cadde svenuto; sicchè tornando al
-Principe gli disse. «Il giovane eroe non darà lungo motivo d'inquietudine
-a vostra Altezza, nè cercherà disputare a Frondeboeuf il feudo
-d'Ivanhoe; egli è gravemente ferito.»
-</p>
-
-<p>
-«Chiunque egli sia» rispose Giovanni «io non vedo in lui che il
-vincitor del torneo; e foss'egli dieci volte di più nostro nemico, o dieci
-volte di più affezionato a nostro fratello, le quali cose tornano forse
-allo stesso, gli è d'uopo ora largheggiar seco lui d'ogni soccorso addicevole
-allo stato in cui si trova. Ordineremo tosto al nostro primo
-medico perchè lo visiti.»
-</p>
-
-<p>
-Un amaro sorriso si lasciò scorgere nei lineamenti del Principe
-intantochè profferiva tai detti. Waldemar Fitzurse fu pronto a rispondere
-che gli amici d'Ivanhoe aveano fatto trasportar questo giovine
-fuor dell'arena, aggiugnendo:
-</p>
-
-<p>
-«Confesso ch'io non ho potuto difendermi da una tal qual
-commozione in veggendo il duolo che quest'ultimo avvenimento ha
-cagionato alla Regina della Beltà e degli Amori. Oh! ella ha ben finito
-con tristezza il suo regno d'un giorno! Non certo io son l'uomo che
-mi lasci infievolir di leggieri dal pianto femminile: ma lady Rowena
-seppe reprimere il cordoglio con tanta dignità, che m'era impossibile
-il non ammirarne la fermezza e il coraggio. Quanta lotta ella dovea
-sostenere coi moti del proprio cuore, allorchè a mani giunte contemplava
-con occhio asciutto quel corpo esanime che giacea steso a' suoi
-piedi!»
-</p>
-
-<p>
-«E chi è in somma questa lady Rowena, di cui udiam farsi continuamente
-parole?»
-</p>
-
-<p>
-«Ella è una Sassone, erede di un ragguardevole patrimonio»
-disse il priore Aymer «la più bella delle belle, una rosa di freschezza,
-un vero gioiello sott'ogni aspetto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! noi ci darem pensiere di consolarla, e di nobilitarla
-<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span>
-col concederle in isposo un Normanno. Senza dubbio essa è minore,
-e quindi a noi s'appartiene la cura di collocarla. Che ne dite Bracy?
-Vi sentireste in voglia d'imitar l'esempio degli amici del Conquistatore,
-e di sposare una Sassone per arricchire d'una cospicua signoria?»
-</p>
-
-<p>
-«Se la signoria mi conviene, o Principe» rispose Bracy «gli è
-ben difficile che mi dispiaccia la sposa; e l'Altezza vostra ha trovata
-ora una bella occasione di compiere un'opera buona, e di tenere tutte
-le promesse fatte al suo fedele servo e vassallo.»
-</p>
-
-<p>
-«A ciò penseremo» disse il Principe, «anzi..... aspettate.
-Per poter subito dar mano all'opera, dite al nostro siniscalco di trasferirsi
-tosto presso lady Rowena, e invitarla ad onorare di sua presenza
-il nostro banchetto, insieme colla sua compagnia, intendo quel suo
-burbero d'un tutore, e quell'altro sassone, specie d'orso, a cui il Neghittoso
-Nero fece morder la polvere nel torneo. Rigot» soggiunse
-volgendosi al siniscalco «nel far invito usate tal compitezza e tali
-riguardi che l'orgoglio di questi alteri Sassoni ne sia soddisfatto, e
-che non abbiano pretesti ad un secondo rifiuto, benchè sul mio onore,
-il far cortesia a costoro, sia gettar perle dinanzi ai porci.»
-</p>
-
-<p>
-Pronunziate appena queste parole, e già preparandosi il principe
-Giovanni a dare il segnale della partenza, un uom del suo seguito venne
-a portargli un biglietto.
-</p>
-
-<p>
-«D'onde viene?» il Principe gli domandò.
-</p>
-
-<p>
-«Gli è quanto ignoro, o mio Principe» rispose l'altro «ma a
-quel che mi sembra, da paese straniero. N'è apportatore un Francese,
-che ha viaggiato notte e giorno, perchè sia rimesso più presto nelle mani
-di vostra Altezza.»
-</p>
-
-<p>
-Il Principe ne esaminò con molta attenzione il soprascritto, poi
-il suggello su cui erano improntati tre gigli. Aperse indi la lettera con
-una agitazione che crebbe manifestissimamente quando ne lesse le parole,
-che nè più nè meno eran queste: <i>Pensate ai casi vostri. Il lione
-è scatenato</i>. Giovanni divenuto pallido come la morte, guardò da prima
-la terra, poi sollevò gli occhi al cielo com'uom che avesse letta la
-sua capitale sentenza. Riavutosi in appresso dal subitaneo effetto di
-quella sorpresa, chiamò in disparte Fitzurse e Bracy, ai quali fece
-leggere successivamente il biglietto.
-</p>
-
-<p>
-«Forse» disse il secondo «quest'è un timor panico, o fors'anche
-la lettera è falsificata.»
-</p>
-
-<p>
-«No» rispose il Principe «conosco bene il sigillo, conosco bene
-l'armi di Francia.»
-</p>
-
-<p>
-«Se ciò è» soggiunse Fitzurse «che si indugia a convocare i
-nostri partigiani, sia a York, sia in qualche città posta nel centro? Il
-menomo ritardo potrebbe divenirne funesto. Abbandoniamo adunque
-<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span>
-tai giuochi puerili, e pensiamo agli affari più serii sui quali è d'uopo
-or meditare.»
-</p>
-
-<p>
-«Badiamo però» interpose tale osservazione Bracy «badiamo di
-non mettere mal umore nel popolo e negli arcieri col defraudarli d'un
-passatempo sul quale contavano. Mi sembra che tutti questi riguardi si
-possano conciliare insieme, perchè il dì non è molto innoltrato. Vostra
-Altezza ordini che segua tosto la gara fra gli arcieri, e che immediatamente
-dopo di essa venga aggiudicato il premio al vincitore.
-Per tal via ella avrà adempiuta la sua promessa, e sarà tolto a questa
-banda di servi sassoni ogni pretesto di querelarsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottima idea, o Bracy!» disse il Principe «tanto più perchè
-non dimentichiamo noi già d'avere un debito da saldare con quel villano,
-che ardì ieri insultarci. Il nostro banchetto, per cui sono già
-corsi gli inviti, è ordinato ad ora tarda. Fosse l'ultim'ora della mia
-possanza, la voglio consecrata alla vendetta e al diletto. Domani avrem
-tempo e d'affari e d'inquietezze e di brighe.»
-</p>
-
-<p>
-Lo squillo delle trombe avendo nuovamente raccolti quegli spettatori
-che già cominciavano ad allontanarsi, gli araldi d'armi notificarono,
-come il principe Giovanni, richiamato da importantissime cure
-che gli impedivano d'assistere alle feste divisate per la domane, e sollecito
-per altra parte che i suoi valenti arcieri non si separassero senza
-aver fatte prove di destrezza alla sua presenza, avea risoluto che i giuochi
-promessi pel dì successivo si celebrassero in quell'istante medesimo.
-Il premio assegnato al vincitore stavasi in un corno da caccia guernito
-d'argento, in un sontuoso pendaglio di seta, ed in un medaglione di
-sant'Uberto, che era il santo, avvocato de' giuochi villerecci.
-</p>
-
-<p>
-Allora si presentarono per disputarsi il premio più di trenta arcieri,
-la maggior parte de' quali erano boscaiuoli delle foreste reali di
-Needwod e di Charnwood. Ma conosciutisi scambievolmente, e veduto
-quali erano i loro avversari, due terzi de' medesimi si ritirarono per
-non soggiacere all'obbrobrio d'una quasi certa disfatta. Perchè in quei
-giorni la maestria d'un buon saettiere si menzionava molte miglia all'intorno,
-come oggidì le qualità d'un cavallo addestrato a New-Market
-son note a coloro che frequentano quel luogo tanto famoso.
-</p>
-
-<p>
-Laonde il numero de' competitori si trovò ridotto ad otto. Il principe
-Giovanni scese dal trono, per esaminar più da presso que' scelti
-arcieri, molti de' quali portavano la regale divisa. Poi soddisfatta una
-tale curiosità, girò gli occhi attorno al ricinto, ansioso di scoprire colui
-che lo avea concitato a sdegno, e il vide in piedi nel luogo stesso
-ove trovollo il dì innanzi, che serbava la stessa calma, la stessa intrepidezza
-di prima.
-</p>
-
-<p>
-«Volea dirlo» questi accenti il Principe gl'indirisse «volea dirlo,
-<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span>
-che la tua destrezza non sarebbe andata del pari colla tua audacia.
-Tu non osi ora cimentarti con tali competitori.»
-</p>
-
-<p>
-«Con vostra buona licenza, o signore» rispose l'arciere «una
-ragione diversa del timor d'esser vinto mi tiene in disparte.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual è questa ragione diversa?» gli chiese il Principe, al quale
-per un motivo ch'egli non avrebbe saputo spiegare a sè stesso, la
-presenza dell'uomo interrogato inspirava un'inquieta curiosità.
-</p>
-
-<p>
-«Egli è, perchè questi arcieri ed io non siamo avvezzi a mirare
-allo stesso bersaglio; poi temerei si accigliasse la Grazia vostra nel vedere
-anche il terzo premio toccare a persona, che ha avuta la sfortuna
-di caderle in disfavore.»
-</p>
-
-<p>
-«Arciere, come ti chiami?» gli domandò arrossendo il Principe.
-</p>
-
-<p>
-«Locksley» rispose l'arciere.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Locksley, tu mirerai al tuo bersaglio, quando gli altri
-arcieri avranno data prova di lor destrezza. Se riporti il premio, io
-lo crescerò di venti <i>nobili</i><a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>, ma se tu perdi, ti fo spogliare del tuo
-abito, siccome indegno di portarlo, ed inoltre scacciar dal ricinto a
-colpi di corda d'arco, e ciò per punirti della tua arroganza e delle
-tue millanterie.»
-</p>
-
-<p>
-«E se io ricuso d'accettar la disfida a tai patti?» rispose l'arciere.
-«La Grazia vostra, difesa come lo è da tanti armigeri, può fare
-ch'io sia battuto, spogliato dei miei abiti, ma non con la sua autorità
-obbligarmi a tender l'arco senza il mio beneplacito.»
-</p>
-
-<p>
-«Se tu ricusi, dici, d'accettar la disfida! Fo rompere dall'inspettore
-il tuo arco e le tue frecce, e sarai scacciato come un poltrone
-da quest'arena.»
-</p>
-
-<p>
-«E' non è veramente offerirmi buoni patti, o gran Principe, il
-volermi obbligare a misurar le mie forze coi migliori arcieri delle contee
-di Stafford e di Leicester, sotto pena di provare indegnissimo trattamento
-se rimango al di sotto. Nondimeno sia fatta la volontà della
-Grazia vostra!»
-</p>
-
-<p>
-«Guardie, vegliate sopra di lui» disse allora Giovanni «vedo che
-il coraggio gli manca, ma non voglio ch'ei possa evitare il cimento,
-al quale è mia mente ch'egli soggiaccia. E voi, miei amici, coraggio,
-sostenete da pari vostri la vostra rinomanza. Per mio ordine stanno
-imbanditi nella tenda vicina i reficiamenti da dispensarvi dopo riportato
-il premio.»
-</p>
-
-<p>
-Era il bersaglio uno scudo posto in fondo a quel viale che dalla
-parte d'ostro conduceva al torneo. Fra questo bersaglio e il luogo
-d'onde gli arcieri doveano mirare, venne lasciata una sì considerabile
-<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span>
-distanza che sarebbesi detto il solo caso poterne indirigere le saette.
-La sorte decise quali arcieri doveano a mano a mano succedersi nel
-lanciare le loro tre frecce; che ciascuno dovea scoccar l'arco tre volte.
-Presedeva al buon ordine di quella palestra un ufiziale di classe inferiore,
-detto <i>Inspettore de' giuochi</i>; poichè i marescialli del torneo
-avrebbero avuto siccome invilimento di lor dignità il regolare gli apparecchi
-d'un sì vulgar passatempo.
-</p>
-
-<p>
-Gli arcieri avanzatisi un dopo l'altro, lanciarono le loro frecce con
-prontezza uguale alla maestria, e di ventiquattro che successivamente
-scoccarono, dieci aggiunsero la mira, le altre le andarono sì da presso,
-che avuto riguardo a quella distanza, tutti i saettatori si meritarono
-encomii. Ma chi ogn'altro superò in tal cimento fu Uberto, il boscaiuolo
-di Malvoisin, poichè due frecce partite dal suo arco si conficcarono
-nel cerchio disegnato in mezzo al bersaglio; e fu quindi acclamato
-vincitore.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! Locksley» disse il Principe all'arciere, ch'ei volea
-umiliare «ti senti ora in voglia di venire a prova con Uberto, o ti
-chiamerai vinto rimettendo arco e frecce all'inspettore de' giuochi?»
-</p>
-
-<p>
-«Poichè dunque non v'è altra via di levarsi d'impaccio» rispose
-Locksley «tenterò la fortuna, purchè, quando avrò mandate due
-frecce al bersaglio che mi verrà additato da Uberto, egli ne indirizzi
-una a quel bersaglio che a mia volta gli mostrerò.»
-</p>
-
-<p>
-«Nulla avvi di più giusto» rispose il Principe «e acconsento a
-quel che mi chiedi. Uberto, se tu porti vittoria su questo millantatore,
-io colmerò di monete d'argento il corno da caccia assegnato al
-vincitore.»
-</p>
-
-<p>
-«L'uomo non può fare che quanto può» rispose Uberto «ma
-il mio bisavolo lanciò ad Hastings tal freccia che gli fruttò molto onore.
-Spero non mostrarmi indegno d'essergli pronipote.»
-</p>
-
-<p>
-Allora venne cambiato lo scudo che fu primo bersaglio, ponendone
-in sua vece un nuovo egualmente grande. Uberto, che qual vincitore
-nell'altro cimento avea il diritto del primo tiro, impiegò assai
-tempo nel fissare la mira e nel misurare la distanza, tenendo intanto
-fra le mani l'arco ricurvo e la freccia collocata sulla corda. Finalmente,
-fatto un passo avanti, alzò l'arco sintantochè la metà di esso
-gli fosse parallela alla guancia, poi ritrasse con forza la corda verso il
-proprio orecchio. Scoccò fischiando la freccia, conficcandosi nel cerchio
-descritto in mezzo allo scudo, ma senza toccarne esattamente il
-centro.
-</p>
-
-<p>
-«Voi non metteste attenzione al vento, o Uberto» gli si volse
-il suo competitore, che in ciò dire tendeva il proprio arco «altrimenti
-avreste fatto tiro migliore.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span>
-</p>
-
-<p>
-Dopo di che, senza voler nemmeno il fastidio di fisare un istante
-la mira, Locksley si pose nel luogo assegnato a tal prova, e scoccò
-l'arco sì sbadatamente in apparenza da potersi credere ch'ei non avesse
-contemplato nè poco nè molto il bersaglio. E discorreva ancora quando
-uscia dall'arco la freccia. Pur questa andò vicina al centro due pollici
-più di quella d'Uberto.
-</p>
-
-<p>
-«Per la luce di Dio!» sclamò il Principe mettendo gli occhi addosso
-ad Uberto «se ti accade lasciarti vincere da questo sciagurato,
-sei degno della galera.»
-</p>
-
-<p>
-Uberto aveva un intercalare, che solea frammettere in tutti i discorsi:
-«Quando anche l'Altezza vostra dovesse appiccarmi, l'uomo non
-può fare che quanto può. Per altro, mio bisavolo lanciò ad Hastings
-certa freccia....»
-</p>
-
-<p>
-«Maladetto sia tuo bisavolo e la tua intera generazione!» sclamò
-interrompendolo il Principe. «Tendi l'arco, sciagurato, e mira diritto
-quanto il sai. Altrimenti, povero te!»
-</p>
-
-<p>
-Cedendo a sì incalzanti esortazioni, tornò Uberto al suo luogo,
-ove non dimenticando l'avviso datogli dall'avversario, calcolò la divergenza
-che potea derivare alla sua freccia da un lieve fiato di vento
-alzatosi allora, poi lanciolla con tal maestria che infilzò al giusto il
-centro del bersaglio.
-</p>
-
-<p>
-«Viva Uberto! viva Uberto!» esclamò quella moltitudine superbendo
-di vedere un arcier del paese che riportava la vittoria su d'uno
-straniero. «Viva in eterno Uberto!»
-</p>
-
-<p>
-«Tu non saprai colpire più giusto, o Locksley» disse all'altro
-il Principe con insultante sorriso.
-</p>
-
-<p>
-«Forse sì!» rispose colla massima calma Locksley, e dopo avere
-mirato con qualche maggior attenzione di prima, mise dall'arco la
-freccia che colpendo in dirittura quella dell'avversario la fece in pezzi.
-Della qual maestria tanto meravigliarono gli astanti, che non si contentarono
-nell'applaudire d'usar le frasi consuete. «Costui non è un
-uomo» si diceano fra loro gli arcieri «bensì un diavolo. Quanto ei fa
-è un prodigio. Nè tal prodezza si è mai più veduta, dacchè fu teso il
-prim'arco nell'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Ora» disse Locksley «domando alla Grazia vostra la permissione
-di mettere uno di que' bersagli che si costumano nel Nord; e sia
-onore all'arcier valoroso che varrà a disputare il premio a tal prova
-e a meritarsi un sorriso dalla giovane contadinella, che toccò più gagliardamente
-il suo cuore.»
-</p>
-
-<p>
-Facendo indi alcuni passi per allontanarsi: «Ordinate» soggiunse,
-voltosi al Principe «se così vi piace, che alcune delle vostre guardie
-mi seguano. Non vado che a tagliare una bacchetta nella foresta.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span>
-</p>
-
-<p>
-Giovanni fe' cenno ad alcuni armigeri d'accompagnarlo, per tema
-che scomparisse; ma una diffidenza sì fuor di luogo eccitò indignazione
-nel popolo, che non potè starsi dal manifestarla con parole; laonde il
-Principe avvisò meglio ritrattar l'ordine, e permettere a Locksley che
-andasse solo nel bosco.
-</p>
-
-<p>
-Tornò egli quasi nel medesimo istante portando seco una bacchetta
-di salice, lunga in circa sei piedi, ben diritta, e grossa alquanto
-più d'un pollice. Datosi a ritondarla con tutta la calma dell'animo,
-andava chetamente facendo le sue osservazioni: «essere ingiuria ad un
-buon saettiere il proporgli una mira sì larga, siccome uno scudo lo
-era. Quanto a lui, e nel paese ove nacque, varrebbe lo stesso mirar
-contra la tavola rotonda del re Arturo, intorno a cui si tenevano sessanta
-cavalieri; tal bersaglio essere buono per fanciulli di sette anni. — Ma»
-soggiunse indi camminando con aria deliberata verso
-l'estremità del viale, e conficcando nel suolo la bacchetta di salice,
-che a suo modo avea preparata «se v'è alcuno che raggiunga tal mira
-alla distanza di trenta passi, questo io chiarisco buon arciere, degno
-di portare arco e turcasso davanti un re, fosse anche lo stesso Riccardo
-il Grande.»
-</p>
-
-<p>
-«Mio bisavolo» disse Uberto «lanciò ad Hastings tal freccia
-che gli fruttò molto onore; ma non gli saltò mai in capo di far suo
-bersaglio una bacchetta che appena si vede. Io non tenterò quel ch'ei
-non tentò. Se questo arciere tocca il bersaglio ch'egli medesimo ha
-posto, mi do per vinto; sarà segno ch'egli ha il diavolo dentro la
-pelle. Finalmente poi l'uomo non può fare che quanto può, nè io
-voglio avventurarmi colla certezza del mal esito.»
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'un poltrone!» sclamò il Principe coll'usata sua sfrontatezza.
-«A te, Locksley, scocca. Se la tua freccia aggiugne la bacchetta,
-concederò io pure esser tu il primo fra quanti arcieri io m'abbia
-veduti. Ma innanzi compartirti un titolo sì onorevole voglio prove
-irrefragabili della tua abilità.»
-</p>
-
-<p>
-«Farò quanto posso, come dice Uberto» rispose Locksley. «L'uomo
-non può fare che quanto può.»
-</p>
-
-<p>
-Nel pronunziar tali accenti, Locksley tese nuovamente il suo arco,
-ma questa volta per vero dire lo esaminò con maggior cura, e ne
-cambiò la corda, che coll'uso fattone replicatamente avea perduta in
-parte la sua rotondità. Contemplò indi lo scopo, e misurò coll'occhio
-la distanza, intantochè gli spettatori, quasi non si facendo lecito di
-respirare, ne miravano ansiosi ogni moto. L'arciere giustificò l'alta
-opinione, che concetta erasi della sua maestria. La freccia spaccò la
-verga di salice contro di cui venne lanciata. L'aria rintronò d'applausi
-e il principe Giovanni, egli stesso, col dimostrare ammirazione a
-<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span>
-Locksley, parve abbiurasse la propria ingiustizia. «Questi venti nobili,
-e il corno da caccia son tuoi» diss'egli all'arciere. «Ben il meritasti.
-E te ne saranno sborsati altri cinquanta in questo istante medesimo,
-se acconsenti di venire arciere nella nostra guardia. Perchè
-non vidi nè braccio più vigoroso del tuo nel curvare un arco, nè più
-giusto occhio nell'indirigere al suo scopo una freccia.»
-</p>
-
-<p>
-«Scusatemi, gran Principe» rispose Locksley; «ma ho giurato
-di non accettare servigio, quando non fosse presso il re Riccardo, vostro
-fratello. Questi venti nobili, io li rimetto ad Uberto, non men
-segnalatosi in tal giorno di quello che nella giornata di Hastings si segnalò
-il suo bisavolo. Un riguardo di modestia, a quel che penso, gli
-fe' ricusare l'ultima disfida, ma non dubito che non avesse, com'io,
-giunto il bersaglio.»
-</p>
-
-<p>
-Uberto ricevette con tal qual contraggenio il presente dello straniero,
-che sollecito a quanto parve di non tenere più lungo tempo in
-sè volta l'attenzione del pubblico, si perdè tra la folla non lasciandosi
-più vedere.
-</p>
-
-<p>
-Forse non si sarebbe sottratto con tanta facilità agli sguardi del
-Principe, se la mente di questo fosse stata più sgombra, nè assorta
-ne' più serii argomenti su i quali gli era d'uopo alfin meditare. Giovanni
-chiamò a sè il ciamberlano, che dava il segno della partenza agli
-spettatori, ordinandogli condursi tosto ad Ashby a cercare l'ebreo
-Isacco per ogni dove.
-</p>
-
-<p>
-«Raccomandategli» disse «di spedirmi duemila scudi prima che
-il sole tramonti. Già sa le guarentie da me offertegli per tale prestanza.
-Ad ogni evento fidategli in pegno questo anello. Quanto alla rimanente
-somma ch'ei s'è obbligato a fornirmi, gli è d'uopo mi sia spedita
-a York prima che passino sei giorni. Se manca, gli fo tagliare la
-testa. Forse lo troverete lungo la strada, perchè il miscredente assisteva
-al torneo. Può darsi anzi ch'egli non sia molto lontano.»
-</p>
-
-<p>
-Il maresciallo forzando di speroni s'indirisse alla volta d'Ashby.
-Il principe, risalito a cavallo e seguitato da grande numero di cavalieri,
-prese la stessa strada per osservare egli stesso gli apparecchi del
-banchetto da lui annunziato a compimento di questa giornata.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XIV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">Ai ludi, ove di prisco animo ardito</p>
-<p class="i02"> Fêr mostra i prodi, succedè fra poco</p>
-<p class="i02"> A ristorarli splendido convito.</p>
-<p class="i01">A canto alla sua donna prendea loco</p>
-<p class="i02"> Ogni campion che ai rai di due pupille</p>
-<p class="i02"> Di gloria e amor rinnovellava il foco.</p>
-<p class="i12"> <i>Warton.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-La festa annunziata dal principe Giovanni dovea celebrarsi nel
-castello d'Ashby. Ma tale castello in que' giorni era ben lungi dal
-somigliare a quell'edifizio, le cui maestose rovine anche oggidì eccitano
-gratamente la curiosità del viaggiatore, e gli rimembrano il palagio
-fabbricato in appresso da lord Hastings che fu una fra le prime vittime
-immolate alla tirannide di Riccardo III. Nell'età, cui questa storia si riferisce,
-la città e il castello d'Ashby appartenevano a Ruggero di Quincy,
-conte di Winchester, che allora stavasi in Terra Santa, abitandone
-intanto la rocca il principe Giovanni, che senza scrupolo usava a suo
-grado delle cose tutte del proprietario. Voglioso in tale sera di sopraffar
-gli ospiti con una straordinaria ostentazione di lusso, comandò non si
-omettesse veruna cosa affinchè il banchetto fosse splendido quanto mai
-si potea.
-</p>
-
-<p>
-I provveditori della casa principesca, che in tali occasioni godeano
-d'una sovrana autorità, fecero man bassa in quei dintorni per procacciarsi
-qualunque cosa potesse far bella mostra alla mensa del lor padrone.
-Parecchi inviti erano stati fatti, e più che mai abbisognante in
-quei giorni di cattivarsi favore da tutti, il principe Giovanni, estese
-cotali inviti non solamente alle famiglie normanne stanziate in Ashby
-o nelle vicinanze di questa città, ma alle più reputate fra le sassoni
-e le danesi. Comunque spregiati nelle circostanze ordinarie, gli Anglo-Sassoni
-erano troppo numerosi per non rendersi formidabili se avessero
-preso parte nelle civili sommosse, delle quali parea imminente lo
-scoppio; onde ogni buona ragione di politica consigliava l'amicarsene
-i capi.
-</p>
-
-<p>
-Tutti sì fatti riguardi il Principe avea ponderati, venuto quindi
-nella ferma deliberazione di usare a questi ospiti, che spesso non vedeva
-<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span>
-alla sua mensa, ogni sorte di compitezze e cortesie, a cui dinanzi non
-gli avea per vero dire avvezzati. E certamente ei possedea sovra ogni
-altro l'ingegno di sagrificare all'interesse la propria opinione, e di
-fingere sentimenti che non provava; ma per sua sfortuna la leggerezza
-e la petulanza, ingenite in lui, o più presto o più tardi scoppiavano, e
-gli toglievano il frutto che avrebbe potuto ritrarre da adoperata dissimulazione.
-</p>
-
-<p>
-Ei diede un saggio di tal leggerezza, o piuttosto straordinaria
-demenza, allorchè il padre suo, Enrico II, lo inviò nell'Irlanda per
-conciliarsi l'affetto degli abitanti di quel reame, incorporato testè
-coll'Inghilterra. I capi Irlandesi s'affrettarono di movere incontro al
-giovane Principe per fargli omaggio e offerirgli l'amplesso di pace.
-Ma anzichè accoglierli colle addicevoli dimostrazioni di benevolenza, il
-principe Giovanni, nè meno matti di lui i suoi cortigiani, non seppero
-resistere alla tentazione di tirare per le lunghe lor barbe que' magnati, la
-qual condotta gli è inutile il soggiungere quanta indignazione eccitasse
-negl'Irlandesi. Citammo simile esempio, onde il leggitore possa di per
-sè stesso farsi un'idea dell'indole di Giovanni e delle sue continue imprudenze,
-nè quindi maravigliar del contegno che gli vedrà serbare
-co' novelli suoi ospiti.
-</p>
-
-<p>
-Consentaneo per allora ai propositi fatti a sè stesso, il principe
-ricevè Cedric e Atelstano con riguardo il più segnalato, e quando il
-primo d'essi fece le scuse di lady Rowena, che adducendo qualche
-incomodo di salute si era esentata dall'accettar quell'invito, Giovanni
-non pose acerbità nel manifestarne il proprio rincrescimento. Cedric
-e Atelstano erano entrambi vestiti all'usanza degli antichi Sassoni,
-abito non ridicolo di per sè stesso, pur diverso tanto da quello degli
-altri convitati, che il principe Giovanni si diede poscia gran merito
-presso Waldemar Fitzurse per aver saputo contenersi da un improvviso
-scroscio di risa alla vista di quell'aggiustamento, fatto bizzarro dal
-confronto delle costumanze d'allora.
-</p>
-
-<p>
-E per vero dire ad occhi sol guidati dalla ragione, la breve tonaca
-e il lungo mantello de' Sassoni dovevano apparire vesti più leggiadre,
-e soprattutto più comode assai, che non quelle lunghe giubbe normanne,
-larghe sì che sembravano zimarre da carrettai, e quelle cortissime
-mantelline, che non difendendo nè dal freddo nè dalla pioggia,
-chi le portava, fatte non sembravano ad altro se non se a mettere in
-mostra tutte le pelliccerie ed i ricami che l'arte d'un sartore potea
-sovr'esse adunare; usanza di cui lo stesso imperatore Carlo Magno
-ravvisò i molti inconvenienti. «A che giovano» ei dicea «questi tabarri
-sì corti? A letto! Non son neanche buoni a coprirci. A cavallo! non
-ci riparano nè dal vento nè dall'acqua. Seduti! non salvano le nostre
-gambe nè dall'umidità nè dal freddo.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nondimeno ad onta dell'imperiale censura, i mantelli corti continuarono
-ad essere in grand'uso fino all'età che or descriviamo, e massimamente
-presso gli Angioini. Tutti i cortigiani del principe Giovanni
-li portavano, non si stando dal motteggiare i mantelli lunghi dei
-Sassoni.
-</p>
-
-<p>
-Le persone invitate presero luogo intorno ad una mensa riccamente
-imbandita. I molti cucinieri usi ad accompagnare il Principe in simili
-viaggi aveano adoperato tanta maestria e tanto ingegno nel variare le
-forme delle diverse vivande, che non meno de' moderni professori nell'arte
-della cucina, rendeano cosa impossibile ai convitati l'indovinare
-a prima vista la natura de' cibi cui stavano per assaggiare. Focacce,
-pasticcierie d'ogni genere, e cibi ghiotti, non soliti in quei dì a vedersi
-che sulle mense dell'altissima nobiltà, screziavano gradevolmente quella
-vista senza togliere la simmetria, cui compievano fiaschetti di vini i
-più delicati posti di distanza in distanza.
-</p>
-
-<p>
-Generalmente parlando l'intemperanza non era vizio caratteristico
-dei Normanni. Più difficili da contentare che ghiotti, cercavano bensì la
-squisitezza nelle vivande, ma rifuggivano da ogni genere di sregolamento,
-la qual cosa non si poteva dire de' Sassoni. Gli è vero che il principe
-Giovanni ed alcuni che lo imitavano per fargli la corte, amarono
-oltre il dovere i diletti della mensa, ed ella è anzi notoria cosa, che
-la morte del primo fu dovuta ad una indigestione procacciatasi da sè
-medesimo col fatto abuso di pesche e di cervogia<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>; ma la condotta
-di questo Principe forma eccezione a quella de' suoi compatriotti, sobrii
-la maggior parte.
-</p>
-
-<p>
-Laonde con una gravità maligna, solo interrotta da alcuni segreti
-cenni che si faceano a quando a quando fra loro, i cavalieri normanni
-stavano contemplando ogni moto il più lieve d'Atelstano e di Cedric,
-che commisero a propria non saputa molte sviste derivate dall'ignorare
-affatto le usanze di que' banchetti. Gli è più facile veder compatito un
-uomo il quale manchi alle regole della prudenza ed anche della costumatezza,
-che non tal altro, mostratosi ignaro delle minute particolarità
-d'un cerimoniale. Cedric, a cagione d'esempio, che forbiva le mani
-al tovagliuolo, anzichè aspettare che si rasciugassero agitandole all'aria
-disinvoltamente, fece ridere assai più del suo collega Atelstano, il
-quale da sè solo si appropriò un immenso pasticcio, pieno da quante
-cose fine e delicate potevansi immaginare. Ciò nulla meno allorchè
-dopo maturo esame si venne a scoprire che il <i>thane</i> di Coningsburgo
-(ossia <i>franklin</i> come i Normanni il nominavano) non conoscea le vivande
-da lui divorate sì avidamente, e che prendea per piccioni e lodole
-<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span>
-gli usignuoli ed i beccafichi, tale ignoranza gli fruttò risate, che ben
-più giustamente si meritava per la sua ghiottoneria.
-</p>
-
-<p>
-Alla fine del convito, allorchè i fiaschetti si faceano girare attorno
-con maggior libertà, i commensali si diedero a favellar del torneo e delle
-imprese onde ciascun cavaliere erasi più segnalato. Vennero quindi
-passati in rassegna i nomi, e dello sconosciuto che avea riportato il
-premio coll'arco, e del Neghittoso Nero sottrattosi agli onori che meritò,
-e finalmente del prode Ivanhoe che a sì caro costo avea comperata la
-gloria d'essere acclamato vincitore. Dominava in tai discorsi una franchezza
-veramente militare, e le arguzie e le lepidezze che si succedeano
-rapidamente l'una a l'altra come le figure artifiziali d'una girandola.
-Il principe Giovanni era il solo che non partecipasse, a quanto parea
-della comune giocondità. Immerso in moleste agitazioni non mostrava
-dilettarsi delle cose che accadeano attorno di lui; fuorchè rade volte,
-e se taluno de' suoi cortigiani cercava divagarne la mente per sì fatto
-modo occupata, allora alzavasi impetuosamente, e colmando la sua tazza
-la votava d'un fiato, quasi con animo di svegliare così i sopiti suoi sensi,
-e frammettersi nei comuni ragionamenti, il che eseguiva con qualche osservazione,
-buttata, per vero dire, con poco garbo e spesso alla ventura.
-</p>
-
-<p>
-«Noi votiam questa tazza» sclamò «ad onore di Wilfrid d'Ivanhoe,
-vincitore del torneo, ed esprimiamo il nostro rincrescimento
-perchè la riportata ferita non gli ha permesso onorare di sua presenza
-il nostro banchetto. Che ciascuno imiti noi nel portargli un brindisi,
-e soprattutto Cedric di Rotherham, ben meritevole di un figlio che
-ne presenta sì belle speranze.»
-</p>
-
-<p>
-«No, Principe» rispose Cedric alzandosi e rimettendo, senza avvicinarla
-al labbro, la sua tazza sopra la mensa «non sarà mai ch'io
-dia il nome di figlio a chi ha sprezzati i miei ordini, a chi ha abbiurato
-i costumi e le usanze de' suoi maggiori.»
-</p>
-
-<p>
-«E' non mi sembra possibile» sclamò il principe ostentando
-stupore «che un tanto prode cavaliere si mostri poi rubello ed indocile
-figlio.»
-</p>
-
-<p>
-«Pur d'esso è tale» riprese a dire Cedric. «Egli abbandonò la
-mia solitaria abitazione per partecipare ai diletti della corte di vostro
-fratello, ove imparò tutte quelle prove d'agilità, dette prodezze da
-voi normanni, usati ad ammirarle con entusiasmo. Abbandonò, dissi
-la mia casa, contro mia voglia e trasgredendo i miei ordini, la qual
-condotta, ai tempi d'Alfredo, sarebbesi chiamata inobbedienza figliale,
-e punita quindi col massimo rigore.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah!» soggiunse il Principe mettendo con ricercatezza un profondo
-sospiro «poichè vostro figlio è stato alla corte del mio infelice
-fratello, non mi occorre chiedervi, ove e da chi abbia imparato a
-disobbedire suo padre.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nel farsi lecita simile considerazione, il Principe dimenticava, a
-quanto sembra, che se Enrico II ebbe, poco più, poco meno, a dolersi
-di tutta la sua prole, egli, Giovanni, s'era contraddistinto fra tutti i
-propri fratelli per ingratitudine, e fino per osata ribellione.
-</p>
-
-<p>
-«Se non m'inganno» soggiunse indi dopo breve pausa, «mio
-fratello avea divisato di conferire il bel feudo d'Ivanhoe al suo favorito.»
-</p>
-
-<p>
-«Glielo conferì di fatto» rispose Cedric «ned è questo il minor
-de' rimproveri, che da me si è meritato mio figlio. Avvilirsi a
-ricevere, come vassallo, quei feudi, che appartenevano per diritto ai
-suoi maggiori, e posseduti da essi liberamente senza mai dipendere da
-chicchesia!»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'è così» non indugiò il principe «voi non metterete
-ostacolo, o generoso Cedric, alla mia intenzione di concedere questo
-feudo ad un tale che non si reputerà avvilito nel possedere una fra le
-più ragguardevoli signorie spettanti alla corona d'Inghilterra. Ser Reginaldo
-Frondeboeuf» disse indi voltosi al nominato barone «spero
-vi saprete conservare questa bella baronia d'Ivanhoe ed impedire, che
-ser Wilfrid col rientrarne in possesso non s'inimichi vie più il suo
-genitore.»
-</p>
-
-<p>
-«Per sant'Antonio!» sclamò il gigante aggrottando il nero sopracciglio
-«voglio che mi si dica Sassone, se mai più Cedric o Wilfrid,
-o nessuno della sua schiatta, arriva a togliermi di mano il dono che
-l'Altezza vostra vuol farmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Chiunque ti chiamerà Sassone, o ser Barone» sclamò Cedric,
-punto al vivo da questa frase, non però insolita ai Normanni, studiosissimi
-di dar tutti i possibili contrassegni di disprezzo agl'inglesi
-originarii «ti farà un onore tanto grande quanto sei tu lontano dal
-meritarlo.»
-</p>
-
-<p>
-Frondeboeuf stava in procinto di rispondere, ma tal briga gli risparmiarono
-l'arroganza e ad un tempo la leggerezza del Principe.
-</p>
-
-<p>
-«In fede mia, o Milordi, il nobile Cedric ha ragione. Egli e la
-sua discendenza ci sopravanzano per lunghezza di genealogia come per
-quella de' lor mantelli.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» aggiunse Malvoisin «e ci sopravanzano ne' campi, come
-il capriuolo sopravanza i cani che lo inseguiscono.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! hanno infinite ragioni di vantar preminenze sopra di noi»
-incalzò il priore Aymer «non fosse altro, pe' lor modi nobili e pieni
-di grazia.»
-</p>
-
-<p>
-«E che dite della segnalata lor temperanza?» interpose il suo
-motto anche Bracy, non ricordandosi in quel momento che, giusta i
-divisamenti ideati dal Principe, stava per isposare una Sassone.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span>
-</p>
-
-<p>
-«E dove lasciate il coraggio?» continuò Brian di Bois-Guilbert.
-«Chè ne fecero sì bella mostra e nella giornata d'Hastings e in altre
-giornate!»
-</p>
-
-<p>
-Intanto che i cortigiani seguendo l'esempio del Principe gareggiavano
-nel far ridere a costo di Cedric, il Sassone divenuto rosso dall'ira,
-li guardava torvo un dopo l'altro, com'uomo cui la rapidità,
-onde le costoro ingiurie si succedeano, non davano il tempo di rintuzzarle
-volta per volta, e simile a furioso toro, che attorniato da' cani
-mossi contro di lui, esita nello scegliere la prima vittima di sua vendetta.
-Finalmente si volse al principe, siccome a primo autore dell'oltraggio
-cui sopportava, e tai furono gli accenti che con voce fatta tremula
-dallo sdegno ad esso indirisse.
-</p>
-
-<p>
-«Sieno quai che si vogliono i difetti o i vizi della nostra stirpe,
-un Sassone sarebbe stato considerato un vero <i>nidering</i><a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>» epiteto di
-disprezzo il più enfatico fra quella gente «se nel suo castello ed alla
-sua mensa avesse usato al proprio ospite quel trattamento, che vostra
-Altezza comporta mi venga usato quest'oggi; e comunque grandi possano
-essere le sconfitte che i nostri maggiori soffersero nelle pianure di
-Hastings, dovrebbero almeno starsi zitti coloro» e in questa squadrava
-col guardo Frondeboeuf e il Templario «che poche ore fa perdettero
-sella e staffa contro la lancia d'un Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-«Affè che la botta è viva!» disse il principe. «Che ne dite,
-miei Signori? I nostri sudditi sassoni fan coraggio. Motteggiano, e si
-vanno emancipando in questi momenti di pubblica agitazione. In verità!
-Credo che a noi non rimanga miglior partito d'imbarcarci su i
-nostri vascelli, e raggiungere immantinente le coste della Normandia.»
-</p>
-
-<p>
-«Per paura dei Sassoni!» soggiunse sghignazzando Bracy «se
-bastano i nostri spiedi da caccia per mettere a stremo cotesti orsi!»
-</p>
-
-<p>
-«Tregua ai vostri motteggi, miei cavalieri» si pose di mezzo
-Fitzurse. «Crederei ben fatto» aggiunse indi volgendosi al Principe
-«se vostra Altezza assicurasse il buon Cedric, che tai discorsi, i quali
-possono veramente sembrare alquanto aspri ad un orecchio straniero,
-furono tenuti sol per scherzo, e che nessuno di noi avea intenzione di
-fargli oltraggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Di fargli oltraggio!» rispose il Principe, ricomponendo il volto
-ai cortesi modi ed urbani. «Gli è quanto alla mia presenza non vorrò
-<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span>
-mai. Ascoltatemi, milordi, bevo alla salute di Cedric, di lui medesimo,
-poich'egli ricusa di bere alla salute del proprio figlio.»
-</p>
-
-<p>
-La tazza passò da mano a mano in mezzo ai maligni viva di quei
-cortegiani, dai quali viva però non si lasciò adescare Cedric. Se non
-possedea soverchio acume di spirito, ben era un presumerlo troppo
-goffo nell'immaginarsi che tal palliamento bastasse a fargli dimenticare
-l'insulto dianzi sofferto. Tutto quanto ei potè sopra sè stesso fu lo
-starsene silenzioso finchè il Principe propose altro brindisi ad onore di
-ser Atelstano di Coningsburgo.
-</p>
-
-<p>
-Questo cavaliere chinò il capo, e corrispose a sì fatto onore votando
-d'un fiato, dopo averla colmata di squisito vino, la tazza che
-avea fra le mani.
-</p>
-
-<p>
-«Ora, miei signori, che abbiamo data soddisfazione ai nostri
-ospiti» disse il Principe, cui il capo scaldavasi alquanto per la forza
-de' vapori del vino «gli è giusto ch'eglino a lor volta ne contraccambino
-d'egual cortesia. Nobile <i>Thane</i>» si volse a Cedric «permetteteci
-domandarvi un favore, ed è di nominare voi stesso qualche Normanno,
-il cui nome v'imbratti meno le labbra, indi annegare entro
-questo bicchiere ogni amarezza, che il solo suono di sì fatto nome potesse
-a vostro avviso lasciare dietro di sè.»
-</p>
-
-<p>
-Intanto che il Principe Giovanni ponea tal partito, Fitzurse si alzò
-e postosi con disinvoltura all'orecchio del Sassone, gli diè per consiglio
-non lasciasse sfuggire sì propizia occasione di por termine ad ogni astio
-fra le due schiatte col nominare il principe Giovanni. Niuna cosa rispose
-il Sassone a questo politico suggerimento. Ma alzatosi, ed empiuta
-fino all'orlo la tazza, volse al Principe tali detti: «Vostra Altezza
-mi chiede ch'io nomini un Normanno, al quale nel portare un brindisi
-io non arrossisca. Gli è chiedermi un penoso sforzo, il confesso,
-qual s'ella comandasse allo schiavo di cantar le lodi di chi lo tiene fra
-i ceppi, al vinto, oppresso da tutti i mali che derivano dalla conquista,
-di celebrare i vanti del conquistatore. Ciò nondimeno acconsento.
-Sì: ne nominerò uno, primo per grado come per valore, il migliore,
-il più nobile della sua schiatta, e chiunque ricuserà ripeterne il nome,
-lo divulgo qual vile, qual uomo sfornito d'ogni sentimento d'onore,
-e lo dico e lo sosterrò a pericolo della mia vita. Cavalieri, alla salute
-di Riccardo-Cuor-di-Leone<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span>
-</p>
-
-<p>
-Giovanni, il quale certamente aspettavasi, che il proprio nome coronasse
-la diceria del Sassone, si scosse in tutta la persona all'udire
-sì all'improvista pronunziar quello d'un fratello infelice, ch'ei però
-paventava. Quasi a non saputa di se medesimo, s'appressò al labbro
-la tazza, pronto indi a posarla sulla tavola per leggere negli occhi
-de' convitati l'impression fatta in essi da un brindisi tanto improvviso.
-Molti, comportandosi da antichi ed abili cortegiani quali erano, seguirono
-fedelmente l'esempio del Principe, accostando il bicchiere alla
-bocca, e tosto riponendolo dinanzi a sè. Altri lasciandosi trasportare
-da un istinto più generoso, sclamarono con entusiasmo: «Viva il re
-Riccardo, e possa egli ben presto esserci restituito!» Pochi furono,
-e in tal novero si trovavano Frondeboeuf e il Templario, che neanco
-portarono la mano alla tazza, rimasti immobili, e pignendosi il disdegno
-in ciascun lineamento delle loro fisonomie. Niun v'ebbe però in
-quella comitiva che osasse apertamente contradire a tal brindisi.
-</p>
-
-<p>
-Dopo essersi assaporato per ben un minuto il riportato trionfo,
-Cedric si volse al compagno: «Alziamci, nobile Atelstano; noi qui rimanemmo
-quanto bastava per ben corrispondere alla cortesia del principe
-Giovanni, che adempì sì degnamente verso di noi gli uffizi della
-ospitalità. Chi d'ora in poi vorrà conoscere a fondo i modi rozzi e
-grossolani de' Sassoni, può venire a trovarci nelle case de' nostri maggiori,
-noi non le abbandoneremo più per l'avvenire. Almeno or sappiamo
-che cosa sia un banchetto reale, e ci siamo acquistata un'idea
-della normanna urbanità.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose, levossi ed uscì seguito da Atelstano, e da
-molt'altri commensali, che Sassoni al par di questi, si tennero offesi
-dai sarcasmi lanciati dal principe Giovanni e da' suoi cortegiani.
-</p>
-
-<p>
-«Per l'ossa di san Tommaso!» disse il Principe dopo che furono
-partiti «questi tangheri di Sassoni ci han soperchiati, e se ne
-sono iti cogli onori del trionfo.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Conclamatum et poculatum est</i>» disse il priore Aymer «sarebbe
-ora di ritirarsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Il Reverendissimo» disse Bracy «avrebbe forse qualche bella
-penitente da confessar questa sera? La sua premura di partire mel fa
-credere!»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span>
-</p>
-
-<p>
-«No, ser cavaliere» rispose l'Abate «ma mi tocca far molte
-miglia prima di arrivare al tugurio della mia abbazia.»
-</p>
-
-<p>
-«Ve' come ne lasciano!» disse il Principe fattosi all'orecchio di
-Fitzurse; «la paura si è già impadronita di loro, e primo ad abbandonarmi
-è il Priore.»
-</p>
-
-<p>
-«Non temete, o Principe» risoggiunse Waldemar. «Mi dà l'animo
-persuaderlo a trovarsi a York, quando ci raduneremo colà giusta
-i fatti accordi. Ser Priore» disse indi ad alta voce «vorrei dirvi tra
-voi e me alcune cose prima della vostra partenza.»
-</p>
-
-<p>
-Già tutti i commensali si erano sbandati, eccetto le persone del seguito
-del principe Giovanni, e coloro che si erano manifestati apertamente
-suoi partigiani.
-</p>
-
-<p>
-«Ecco il bel frutto de' vostri consigli!» disse il Principe che lanciò
-un guardo d'indignazione sopra Fitzurse. «Alla mia mensa persino
-vengo affrontato da un matto di Sassone, e al solo udirsi il nome
-di mio fratello tutti mi sfuggono quasi avessi un male contagioso.»
-</p>
-
-<p>
-«Non dovete incolparne me, o Principe» ripigliò Fitzurse «bensì
-la vostra inconsideratezza e permettetemi il dir leggerezza. Ma non è
-ora il momento a rampogne che sarebbero inutili. Bracy ed io andremo
-a trovare questi vigliacchi e ne direm loro tante affinchè tocchin
-con mano ch'essi non son più a tempo di dare addietro.»
-</p>
-
-<p>
-«Sarà fiato perduto!» sclamò il principe Giovanni, che trascorreva
-a lunghi passi la sala dimostrando massima agitazione, aiutata in
-buona parte dai fumi del vino. «Sarà fiato perduto! Eglino han viste
-le note scritte sul muro; hanno scorte l'orme della zampa del leone
-sopra la sabbia; ne hanno intesi i ruggiti, che rintronarono dall'ultima
-estremità della foresta: nulla varrà più a rianimare in essi il coraggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Piacesse a Dio, che vi fosse cosa atta a riaccenderlo in lui.»
-disse Fitzurse a Bracy. «Il nome sol del Fratello è per esso un martirio.
-Son pur da compiangere i consiglieri d'un principe sfornito di
-coraggio e di risolutezza così al bene siccome al male!»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«In me uno schiavo, un docile stromento</p>
-<p class="i01">«Sol di sue brame, ei vede in me. Non tardo</p>
-<p class="i01">«Il disinganno fia. Fra le tempeste</p>
-<p class="i01">«Del parteggiar, ch'ei ribellando adduce,</p>
-<p class="i01">«Egli sel compri. A me schiudasi arringo</p>
-<p class="i01">«Di me più degno. Chi dirammi stolto?</p>
-<p class="i10"> <span class="smcap">Basilio.</span> <i>Tragedia</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Non mai ragno che abbia trovata rotta la sua tela si è dato più
-fastidi a racconciarla di quanto ne costò a Waldemar Fitzurse il raccozzare
-gli sbanditi baroni che parteggiavano per Giovanni. Pochi
-entrarono in tale fazione mossi da genio, nessuno da sincero affetto
-alla persona del Principe. Era pertanto d'uopo a Fitzurse rammentar
-loro i vantaggi, che aveano trovato fin a quel tempo nell'essere protetti
-dal ridetto Principe, e in uno mostrare ad essi una prospettiva
-più seducente per l'avvenire. Quindi ai giovani nobili, ligi soltanto al
-piacere, offeriva le lusinghe d'una licenza ancor più sfrenata. Cercava
-spronar gli ambiziosi largheggiando loro di speranze, d'onori; e le promesse
-di nuove signorìe e di più ampie ricchezze adoperava ad adescare
-gli animi interessati. Concedea gratificazioni a' condottieri di bande assoldate,
-argomento il più possente sugli spiriti loro, e in mancanza
-del quale tutti gli altri sarebbero tornati a vuoto; benchè però l'operoso
-ministro abbondasse anche più nel promettere che nello sborsar
-danaro effettivo. Ma certamente non trascurò veruna di quelle pratiche
-le quali erano in suo potere, sia per far risolvere quelli che stavano
-tuttavia perplessi, sia per ridestare il coraggio in chi ne smarriva. Ei
-parlava del ritorno del re Riccardo, come d'avvenimento privo d'ogni
-probabilità. Allorchè però e dai volti esitanti di coloro cui ragionava, e
-dalle ambigue loro risposte s'avvide, che il timore appunto di tale tornata
-li tenea grandemente commossi, trovò più espediente l'asserire
-con coraggio, che quand'anche ella si fosse verificata, non doveano
-perciò cambiare nè punto nè poco i lor politici divisamenti.
-</p>
-
-<p>
-«Se Riccardo torna fra noi» diceva Fitzurse «non verrà che per
-arricchire i suoi crociati, impoveriti e quasi morti di fame. E ciò a
-spesa di chi? Di coloro che nol seguirono nella spedizione di Terra
-Santa. Verrà per farsi rendere severissimo conto da tutti que' sudditi
-che nel tempo di sua lontananza commisero alcune veniali colpe contra
-le leggi del paese o contra gl'interessi della corona; per punire i Templari
-<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span>
-e gli Ospitalieri d'aver data preferenza a Filippo di Francia nel
-durare delle guerre in Palestina; finalmente per trattar quai ribelli
-tutti i partigiani del principe Giovanni. È la possanza di Riccardo che
-vi spaventa? Non sia ch'io gli tolga col mio dire i meriti di forte e
-valentissimo cavaliere; ma non viviamo già nel secolo del re Arturo,
-quando un campione sfidava solo tutto un esercito. Supposto ancora
-che tornasse Riccardo, tornerebbe solo, privo d'amici e di seguito; le
-ossa de' suoi guerrieri stanno ad imbiancare le pianure della Palestina.
-I crociati che si sottrassero alla morte, comparvero qui quali veri mendicanti,
-qual vedemmo Wilfrid d'Ivanhoe; e son poi sì pochi che non
-abbiam nulla a temerne. Che rileva il suo diritto di primogenitura?»
-aggiugneva volgendosi ad altri, cui tale considerazione mettea qualche
-scrupolo. «Sarà per Riccardo un titolo più sacro alla corona di quel
-che il fu al duca Roberto di Normandia, figlio primogenito del Conquistatore?
-Eppure a questo Roberto vennero successivamente, e per voto
-unanime della nazione, preferiti Guglielmo il Rosso ed Enrico, fratelli
-di lui secondogeniti. E non avea in sè forse tutte le prerogative, ch'uom
-può far valere in favor di Riccardo? Prode cavaliere, capitano peritissimo,
-generoso verso gli amici e verso la Chiesa; crociato ei parimente,
-e di più conquistò il Santo Sepolcro<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>. Eh! ma tutto questo non
-gli fruttò di non morire cieco e prigione nel castello di Cardiffe in
-pena d'essere stato recalcitrante alla volontà del popolo, ch'era tutt'altra
-fuorchè d'avere lui per padrone. Siamo noi ne' quali è il diritto
-di scegliere nella reale famiglia quel che ne sembra più atto a governare,
-o se così piaccia il dire, meglio fatto a proteggere gli interessi della
-<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span>
-nobiltà. Potrebbe anche darsi, che, parlando di meriti personali, il
-principe Giovanni stesse un po' sotto a Riccardo; ma quando poi si
-pensi, che questi ricomparisce con in mano il coltellaccio della vendetta,
-intantochè il primo ne comparte privilegi, onori, ricchezze, e' non mi
-pare affè ci sia molto a deliberare su la scelta fra i due pretendenti.»
-</p>
-
-<p>
-Sì fatti ragionamenti e molt'altri, che lo scaltrito consigliere del
-principe Giovanni seppe adattare, e all'indole de' suoi ascoltatori, e
-alle circostanze particolari in cui ciascun d'essi era posto, produssero
-l'effetto ch'egli se ne riprometteva sugli animi de' baroni, partigiani
-del principe, cioè d'indurne la maggior parte a promettere di trasferirsi
-all'assemblea divisata a York; onde concertarvi conchiudentemente i
-modi di mettere l'Inglese corona sul capo al fratello del legittimo Re.
-</p>
-
-<p>
-Incominciava ad essere notte, allorchè Fitzurse, stanco, estenuato
-dagli sforzi operati a persuadere tal gente, e pur giubilante del buon
-successo ottenuto, si scontrò in Bracy, che dimessi i pomposi abiti
-onde avea sfoggiato al banchetto, vestiva in vece giustacuore e due
-brache lunghe scendenti alla gamba di panno verde, e armato d'un
-coltello da caccia, e d'un arco che tenea fra le mani. Un elmetto di
-cuoio copriane la testa, pendendogli dall'omero un corno da caccia e
-un fascio di freccie dal centurino. Certamente se in tutt'altro luogo
-lungi dal castello fosse passato vicino a Fitzurse, questi non avrebbe
-posto mente a persona acconciata in sì fatta guisa, ma poichè gli si
-presentò nel vestibolo, lo riguardò con maggior attenzione, sicchè riconobbe
-il cavaliere Normanno messo in abito d'arciere inglese.
-</p>
-
-<p>
-«Che significa un tale travestimento da maschera?» domandò,
-preso da un poco di mal umore, Fitzurse. «È egli questo l'istante di
-pensare a nuove mattezze, allorchè sta per essere deciso il destino del
-nostro signore, del principe Giovanni? Nè avreste voi più saggiamente
-operato, col procurarci com'io feci, di confortare gli spiriti titubanti
-di questi nostri imbecilli, simili a ragazzi saracini nella paura che li
-prende al solo pronunziar loro il nome di Riccardo-Cuor-di-Leone?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Pensai a' miei affari» rispose con tutta la calma Bracy «siccome
-voi pensate ai vostri.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Siccome pensai ai miei!</i> Io non ho avuto in mente altra cosa
-che gl'interessi del principe Giovanni, comune nostro proteggitore.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente Waldemar! ma qual è lo scopo di tutta questa
-premura? Il vostro interesse medesimo. Non mi darete a credere d'averne
-altro.... Che giova farmi il viso burbero? Ci conosciamo ben l'uno
-e l'altro. L'ambizione è il regolatore di tutte le opere vostre, il piacere
-lo è delle mie. Qui poi la differenza dipende da quella de' nostri
-anni. E rispetto al Principe, ne portiamo entrambi la stessa opinione.
-Sappiamo e voi ed io quanto ei sia lungi dal possedere le prerogative
-che si vogliono ad un re, troppo perplesso per averne la risolutezza,
-d'indole troppo dispotica per averne la bontà, troppo sfrontato e presuntuoso
-per conoscere l'arte di farsi amare dai sudditi, e finalmente
-troppo incostante e pusillanime per saper mantenere, ottenendola, una corona.
-Con tutto ciò abbiam sposato la sua causa. E perchè? Perchè è
-sotto d'un tale sovrano che Fitzurse e Bracy sperano d'innalzarsi. Per
-questo, e non per altro, lo soccorriamo, voi colla vostra politica, io
-colle lancie della mia compagnia franca.»
-</p>
-
-<p>
-«Per Dio! ho meco un ausiliare che promette bene!» soggiunse
-Fitzurse impazientendosi «un uomo che pensa unicamente a corbellerie,
-e ciò nei momenti i più rilevanti!... E qual è dunque in nome di
-Dio, il motivo di un tale travestimento or che la crisi è seriissima?»
-</p>
-
-<p>
-«Voglio» rispose Bracy continuando nel suo tuono di calma
-«procacciarmi una moglie secondo l'usanza della tribù di Beniamino.
-</p>
-
-<p>
-«Eh! dove eravate col capo ieri, allorquando dopo la ballata che
-il <i>menestrello</i> cantò, il priore Aymer ne fece il racconto di quella
-mortal lite insorta un giorno fra la tribù di Beniamino e tutte le altre
-tribù d'Israele. Ne disse pure che queste si armarono, tagliarono a pezzi
-la cavalleria della tribù contraria, giurarono per la santissima Vergine
-di non permettere mai che donne della loro razza si maritassero con
-que' Beniamiti, i quali camparono da quel macello; aggiunse che i secondi
-mandarono a supplicare il santo Padre perchè in sì brutta faccenda
-gli aiutasse de' suoi consigli, che conformandosi ai suggerimenti
-del capo della chiesa i cavalieri Beniamiti offersero un torneo splendidissimo,
-in mezzo al quale rubarono tutte le giovani donzelle che vi
-accorsero, e per tal via si provvidero di mogli senza l'uopo di domandarne
-il consenso a nessuno<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Credo bene ricordarmi di tale storia, ma se non m'inganno,
-voi o il Priore l'avete alquanto sfigurata. E la conclusione?...»
-</p>
-
-<p>
-«Non v'ho detto che questa notte voglio procacciarmi una moglie
-secondo la usanza della tribù di Beniamino? Sì: questa notte,
-così travestito, mi getto addosso a quella mandria di porci sassoni,
-partita or dal castello, e mi porto via la bella lady Rowena.»
-</p>
-
-<p>
-«Siete matto, Bracy? Pensate che comunque Sassoni, son ricchi
-e potenti, e tanto più rispettati dai loro concittadini, perchè appunto
-la ricchezza e la possanza si fecero il retaggio di ben pochi fra gl'individui
-di questa nazione.»
-</p>
-
-<p>
-«E non dovrebbero esserlo d'alcun di loro, perchè la grand'opera
-della conquista potesse dirsi compiuta.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia! ma almeno questo non è il momento di pensarci. Lo scoppio
-a cui ci accostiamo impone al principe Giovanni la necessità di
-cattivarsi il favore del popolo, e quando aveste compiuta la vostra bellissima
-impresa, egli stesso, il Principe, non potrebbe negargli un atto
-di giustizia....»
-</p>
-
-<p>
-«Non glielo neghi, se ha questo coraggio, e s'accorgerà qual
-differenza passi fra una schiera di buone lancie come le mie, e un attruppamento
-di cenciosi sassoni che non sanno qual cosa sia nè ordine
-nè disciplina. Però, voi andate parlando senza conoscere in ogni sua
-particolarità il mio divisamento. Tutto il biasimo di tale impresa cadrà
-su i banditi che infestano i boschi della contea d'York. Con questo
-abito non sembro uno de' più ardimentosi di tale ciurma? Ho fatto
-spiare i passi de' nostri Sassoni e questa notte dormiranno al convento
-di San Vittol..... Withold..... Dico bene? insomma d'un di
-que' loro santi sassoni, presso a Burton. Domani piombiamo sopra costoro,
-come falchi sulla lor preda. Subitamente dopo, ricomparisco
-sotto le naturali mie forme, e facendo la parte di cavalier generoso,
-libero la mia Infante dalle mani de' suoi rapitori; me la conduco al
-castello di Frondeboeuf, o in Normandia; nè farà di sè mostra al
-pubblico che divenuta sposa a Maurizio di Bracy.»
-</p>
-
-<p>
-«Ammirabile divisamento! e sì bene inteso, che a dirvela, dubito
-se sia tutta farina del vostro sacco..... Venitemi sincero, Bracy.
-Chi vi ha ajutato ad immaginare sì bello stratagemma, e quel ch'è
-più, chi v'aiuterà a metterlo in esecuzione? perchè i vostri armigeri
-sono a York.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Oh! non ho difficoltà a dirvelo. Il templario Brian di Bois-Guilbert
-mi sarà ausiliare in un'impresa che di concerto abbiamo ideata.
-Egli e la sua gente metteranno, come ho fatt'io, abito di scorridori,
-lasciandosi indi vincere dal valor del mio braccio.»
-</p>
-
-<p>
-«Per l'anima mia! gli è un divisamento degno de' due sapienti
-intelletti, che si combinarono per concertarlo. Ma più di tutto ammiro
-la vostra antiveggenza, o Bracy, che lasciate la <i>Infante</i> in custodia del
-vostro ragguardevole confederato. Una sola cosa vi dico. Può darsi che
-riusciate a toglierla dalle mani de' suoi amici sassoni, ma levarla poi
-dagli artigli di Bois-Guilbert, oh! è un affare assai spinoso. Egli è un
-falco avvezzo, sì, a ghermir bene la preda, ma non così di leggieri a
-lasciarsela portar via.»
-</p>
-
-<p>
-«Che dite? Egli è Templario; nè quindi potrà mai divenirmi
-competitore nel disegno di sposare lady Rowena. E quanto poi al formare
-altre idee non legittime sopra quella, cui divisai fregiar del mio
-nome, oh vivadio! se foss'anche egli solo tutto il capitolo del suo ordine,
-non ardirebbe farmi simile oltraggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Poichè vedo, o Bracy, essere inutile ogni considerazione a sbandirvi
-dal capo tale pazzia, se tanto in voi è forte l'ostinazione, fate a
-modo vostro; ma almeno che questa pazzia non sia lunga come ne è
-male scelto il momento! e abbiate se non altro la cura di perdere men
-tempo che potete.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi ripeto, Fitzurse, che è un affare di poche ore. Dopo domani
-mi vedrete a York comandando i miei armigeri valorosi, e pronto a
-secondare tutti i divisamenti ideati dalla vostra politica. Ma i miei colleghi
-mi aspettano. Addio. Vado, come è impresa di vero cavaliere, a
-conquistarmi il sorriso della beltà.»
-</p>
-
-<p>
-«Di vero cavaliere!» replicò Waldemar, guardandogli dietro
-mentre s'allontanava «di vero pazzo dovresti dire, di ragazzo che
-dimentica le cose più serie per correre dietro ad una farfalla..... E
-guardate! son questi gli strumenti, cui m'è d'uopo ricorrere! E per chi?
-per un principe presuntuoso quanto imprudente, e che sarà, potrei
-scommetterlo, ingrato padrone, come si è dato a divedere figlio ribelle,
-fratello snaturato!.... Ma egli a sua volta è una delle molle
-ch'io fo giocare per me! Oh mi riserbo a scoprirgliene il segreto, se
-mai gli venisse il coraggio di separare i propri da' miei interessi.»
-</p>
-
-<p>
-Le meditazioni dell'uom di stato vennero interrotte dalla voce del
-principe, che da un appartamento interno gridò: «Waldemar! Waldemar
-Fitzurse!» Si levò allora di capo, cioè dalla fantasia, il berrettone
-di futuro cancellier d'Inghilterra, carica alla quale agognava la
-smisurata ambizione del normanno cortegiano, e si affrettò ad ascoltar
-gli ordini del suo futuro monarca.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XVI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«D'un beato eremita a piè del monte</p>
-<p class="i01">«Stassi la casa; letto suo la felce.</p>
-<p class="i01">«Legumi il pasto, e bee l'acqua del fonte.</p>
-<p class="i01">«Prosteso al suolo sopra la dura selce,</p>
-<p class="i01">«Orando spende notti e giorni interi.</p>
-<p class="i01">«Fuorchè di Dio, non ha il sant'uomo pensieri.»</p>
-<p class="i14"> <span class="smcap">Pernel.</span></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il leggitore non può avere dimenticato che nel secondo dì del torneo,
-chi decise della vittoria fu un incognito cavaliere, che gli spettatori
-soprannominarono il Neghittoso Nero, a motivo dell'indifferenza, anzi indolenza
-che diede a divedere sull'incominciar della giostra. Il ridetto
-cavaliere abbandonò la lizza nell'atto che veniva acclamato vincitore,
-e fu poi vana ogni indagine per trovarlo quando ne sarebbe stata
-necessaria la presenza onde il premio toccasse a chi decise la vittoria
-col suo valore. Intanto adunque che gli araldi d'armi si sfiatavano a
-chiamarlo col nome di Cavalier Nero, ei camminava verso settentrione,
-evitando le vie più frequentate, e tenendosi alle scorciatoie che attraversavano
-la foresta. Passò la notte in una piccola osteria fuor di mano,
-ove incontrò nondimeno un <i>menestrello</i>, da cui seppe come essendo
-scomparso il cavaliere nominato vincitore al torneo, il premio fosse
-stato conferito al cavaliere Diseredato.
-</p>
-
-<p>
-All'alba del giorno successivo, ei si partì colla intenzione di arrivare,
-quanto più presto il poteva, al termine del viaggio da lui divisato;
-al qual uopo il dì innanzi aveva governato il suo cavallo in modo ch'ei
-potesse resistere a lunga corsa senza molto bisogno di pause. Ma
-non andò tanto avanti, com'egli sperava, perchè le viottole di questa
-foresta erano sì tortuose, che al cader della notte si trovava tuttavia
-lungo la frontiera occidentale della contea d'York. Gli fu quindi mestieri
-incominciar a pensare sul modo di trovare qualche nudrimento,
-così per sè medesimo come pel suo palafreno ed anche un ricovero
-nel durar della notte. Il luogo ch'ei trascorrea, non mostrandosi adatto
-nè all'una nè all'altra di tali cose, parea non gli rimanesse miglior
-espediente di quello solito in simili circostanze, ad adoperarsi dai cavalieri
-erranti, intendo lasciar pascolare alla fortuna i loro cavalli, e in quanto
-a sè medesimi, seder per terra; cogli omeri appoggiati ad un albero,
-e pingendosi alla mente la sovrana de' loro pensieri. Ma sia che il cavalier
-Nero non avesse una Dulcinea, o che fosse <i>neghittoso</i> in amore, qual
-<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span>
-sulle prime apparì nel torneo, il meditare su i vezzi o i rigori d'amata
-donna non gli offeriva pascolo bastante per fargli dimenticare i disagi
-e la fame, e per tenergli luogo di letto e di cena. Non fu quindi riguardo
-molto gradevole agli occhi suoi, quando volgendoli intorno,
-non si vide cinto che di selve, le quali per vero dire erano frastagliate
-da parecchi sentieri, ma questi anzichè condurre a qualche abitazione,
-pareano piuttosto fatti dalle bestie selvagge, ospiti di quel bosco, e
-da' cacciatori che le inseguivano.
-</p>
-
-<p>
-Il sole, stato fin a quel punto bussola alla corsa del cavaliere,
-già si era nascosto alla sinistra di lui dietro le montagne della contea
-di Derby, e più ch'egli inoltravasi, tanto meno sapea se si fosse avvicinato
-alla meta dell'impreso viaggio, o se in vece ne avesse di gran
-lunga sviato. Fra le diverse viottole che in quel bosco s'incrocicchiavano
-studiava conoscerne la più ricalcata, sperando lo condurrebbe alla
-capanna d'un qualche taglialegne; ma niuna maggiore certezza acquistando
-a tale proposito, giudicò meglio abbandonarsi all'accorgimento
-del suo corridore, perchè l'esperienza gli aveva insegnato, come l'istinto
-di sì fatte bestie sia talvolta guida più sicura, che non i calcoli
-più accurati de' lor padroni.
-</p>
-
-<p>
-Il palafren generoso, benchè stanco di avere tutto quel giorno
-portato in groppa un cavaliere di quella statura e complessione, e
-carico inoltre di pesante armatura, non appena dalle briglie, scorrenti
-libere sul proprio collo, s'avvide di essere abbandonato a sè medesimo,
-riprese nuovo coraggio e nuova lena. Di fatto per lo innanzi parea
-sentisse appena gli sproni, ed ora quasi altero di questa prova di fiducia
-datagli dal suo padrone, rialzò il capo, e più vivace divenne il
-suo trotto. Ei scelse per vero un cammino diverso dalla dirittura seguita
-fin allora dal Cavaliere, ma questi tenne la sua risoluzione lasciandosi
-condurre a grado del corridore.
-</p>
-
-<p>
-Quanto accadde il fe' contento d'avere operato in tal guisa, perchè
-la viottola su cui si trovava, a mano a mano mostrossi più larga, nè
-andò guari che lo squillo d'una campanella il rendè accorto di non
-essere distante da qualche chiesetta o romitaggio.
-</p>
-
-<p>
-Poco di poi trovossi ad un diradamento della selva, ove da un
-lato alzavasi in linea perpendicolare una rupe, coperta di edera quasi
-per ogni dove, e sparsa qua e là di macchie di bosso, e sparsa pure
-di quercie, le cui radici conficcandosi entro i crepacci del masso pieni
-di terra, vi trovavano nudrimento. A questa rupe appoggiavasi una
-casuccia, le cui muraglie erano tronchi d'alberi congiunti fra loro da
-glutine di terra e muschio arboreo impastati insieme. Un giovine abete,
-rimondo di tutti i suoi rami, alla cui parte superiore era posto per
-traverso un grosso troncone, presentava al guardo un informe emblema
-<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span>
-della Croce. A poca distanza sgorgava dal dirupo una sorgente d'acqua
-purissima, che cadea prima entro ad un sasso scavato, e da lavoro
-umano ridotto a rustico bacino; indi sfuggia con grato mormorio lungo
-un letto che ella si era coll'andar degli anni formato, sintantochè,
-dopo alcuni giri per la pianura di quell'anfiteatro, perdeasi affatto nella
-vicina foresta.
-</p>
-
-<p>
-Presso di questa fontana vedeansi le rovine d'una picciola cappella,
-il cui tetto in parte era diroccato; edifizio, che quand'anche fu nel
-medesimo suo splendore, non può essere stato più lungo di sedici nè
-più largo di dodici piedi. La soffitta, la cui altezza serbava proporzione
-coll'altre dimensioni accennate, stavasi in quattro archi sostenuti
-da grossolani pilastri; due de' quali allora faceano compagnia al
-resto di que' diroccamenti. L'atrio ornato di fregi a ghirigori, quai ne
-osserviamo ancora nelle antiche chiese sassoni, era collocato sotto d'un
-portico, cui sovrastava un campanile, munito di quella campanella, il
-cui suono pochi istanti prima erasi udito dal Cavalier Nero nella foresta.
-</p>
-
-<p>
-Alla vista di tal romitaggio, ei si tenne sicuro di ottenere ricovero
-per quella notte dall'anacoreta che vi stanziava; perchè gli eremiti
-abitatori de' boschi, avevano in que' tempi siccome lor debito di concedere
-ospitalità ai cavalieri smarriti, e soprappresi dal giugnere della
-notte. Scese pertanto da cavallo, e senza perder tempo ad esaminare
-le minute locali particolarità che abbiamo descritte, picchiò coll'estremità
-della sua lancia alla porta, con fermissima opinione che gli verrebbe
-aperta.
-</p>
-
-<p>
-Gli convenne picchiar due volte prima d'avere una risposta, nè il
-tenore di questa fu tanto cortese qual s'era egli dato a presumerlo.
-</p>
-
-<p>
-«Va per la tua strada, chiunque tu sia» udì rispondersi con voce
-forte e aspro tuono «nè stornar oltre il servo di Dio e di san Dunstano
-dalle devote sue pratiche della sera.»
-</p>
-
-<p>
-«Buon Padre» rispose il cavaliere «io sono un povero viaggiatore
-smarrito fra questi boschi. Se mi concedete ospitalità per questa
-notte, sarà un atto di cristiana carità che farete.»
-</p>
-
-<p>
-«Fratello mio, tutt'altro che poter far carità! La Beatissima Vergine
-e san Dunstano han pensato bene ch'io la ricevessi dagli altri. Le
-mie vittovaglie son tali, che un cane non vorrebbe farne meco a metà,
-e mi corico sopra una cuccia che la sdegnerebbe per sua lettiera un
-cavallo, niente niente avvezzato ai suoi comodi. Va dunque per la tua
-strada, e il cielo ti benedica!»
-</p>
-
-<p>
-«Come volete che la trovi, la mia strada, per mezzo a un bosco
-e fra le tenebre della notte? Vi supplico, reverendo padre, apritemi
-almeno la porta, e venite voi ad additarmi il cammino.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! il cammino è facilissimo da trovarsi. Quel sentiero che sta
-<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span>
-rimpetto a questa mia piccola cella, guida ad una valle paludosa attorniata
-da un fiumicello che dovrebbe esser guadoso, perchè da molto
-tempo non abbiam piogge forti. Ma bada nell'accostarvi, perchè le
-rive ne son dirupate e presentano molti precipizi. Ti troverai indi in
-una cattiva strada, anzi in una strada rotta...»
-</p>
-
-<p>
-«Nient'altro poi! paludi, acque da guadare, precipizi, strade
-rotte!» sclamò il cavaliere. «Ser eremita, quand'anche foste il più
-santo di tutti gli anacoreti, presenti e futuri, non riuscite a persuadermi
-di affrontare una tale strada nel cuor della notte. Se, come dite,
-vivete dell'altrui carità non è in voi il diritto di ricusarla agli altri.
-Apritemi dunque tosto la porta del vostro romitaggio, o per dio! non
-mi costrignete ad atterrarla.»
-</p>
-
-<p>
-«Amico viaggiatore» l'eremita replicò «non mi costrigner tu a
-mettere in opera le armi carnali, che il cielo in mia difesa mi ha concedute.
-Potresti far cattivo contratto.»
-</p>
-
-<p>
-Gli abbaiamenti che, proferite queste parole, si fecero udire, palesarono
-al cavaliere, come l'eremita chiamasse per suoi ausiliari alcuni
-cani, dimoranti non v'ha dubbio in qualche angolo di quella casupola.
-Laonde irritato dagli apparecchi che faceva il cenobito per vincerla
-nel dato rifiuto, urtò la porta con una spinta sì vigorosa, che
-parve crollassero i pilastri di legno cui si reggea.
-</p>
-
-<p>
-«Abbi pazienza, abbi pazienza, amico viaggiatore» soggiunse
-allora l'anacoreta, che non avea troppa voglia di arrischiar la sua
-porta ad una seconda spinta di tale natura «vengo ad aprirti, ma
-pensa a quel che fai, perchè, per san Dunstano! te ne avrai da pentire.»
-</p>
-
-<p>
-Immantinente apertasi la porta, l'eremita, che era un uomo vigoroso
-e ben complesso, coperto del suo cappuccio, e cinto a traverso
-le reni da una corda di giunchi, si mostrò al cavaliere, e d'una mano
-teneva accesa una torcia, e coll'altra un nodoso bastone, o quasi una
-clava. Due cani di enorme statura gli stavano a fianco, aspettando, a
-quanto pareva, dal loro padrone il segnale di lanciarsi sopra dello straniero.
-Ma poichè il lume della torcia fe' vedere al romito d'aver che
-fare con un cavaliere armato di tutto punto, cambiò tosto deliberazione,
-e licenziati i suoi due confederati assunse più urbani modi, non
-quindi umili, e austera alterezza ne trapelava. Invitò nondimeno il cavaliere
-ad entrare entro la casa, cercando scuse alla prima accoglienza
-fattagli dalla consuetudine che avea di non aprire la porta a nessuno
-dopo il tramonto del sole, e ciò per tema de' ladri e dei malandrini che
-infestando que' boschi, non portavano nemmen rispetto a san Dunstano,
-o alle persone che al servigio di questo santo si dedicavano.
-</p>
-
-<p>
-Entrato nella cella il cavaliere, si guardò attorno, e non vedendo
-<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span>
-che un letto di foglie, un crocifisso di quercia male scolpito, un messale,
-una tavola di grezzo sasso, due sgabelletti, e pochissimi altri
-cattivi arnesi domestici, sì gli disse: «Padre mio, la povertà della vostra
-cella dovrebbe dispensarvi dall'aver paura de' ladri, quand'anche
-non aveste que' due fedeli ausiliari, che a statura dovrebbero esser
-buoni per atterrare un cervo e trovar pochi uomini che lor resistessero.»
-</p>
-
-<p>
-«Il boscaiuolo» rispose l'eremita «mi ha permesso di conservarli
-a mia difesa in questa solitudine, fintanto almeno che nel paese domini
-maggior sicurezza.»
-</p>
-
-<p>
-Sì dicendo adattò la sua torcia in una ventola di ferro conficcata
-entro uno di quegli alberi, che faceano uffizio di parete, e ravvivando
-il fuoco coll'aggiugnervi legne secche, sedè sopra uno sgabello a canto
-della tavola, accennando di fare la stessa cosa al cavaliere.
-</p>
-
-<p>
-Adagiati che si furono entrambi, l'un guatò l'altro con molta
-serietà, e continuarono per alcuni istanti a squadrarsi, essendo cosa
-probabile, che ciascun di loro andasse ruminando in sua mente, se mai
-gli era occorso di trovarsi al cospetto di altr'uomo più vigoroso e più
-risoluto.
-</p>
-
-<p>
-«Spettabile eremita» gli disse finalmente il cavaliere «se non mi
-rattenesse la tema d'interrompere le pie meditazioni in cui vi giudico
-assorto, avrei tre cose da chiedere alla Reverenza vostra. Prima di tutto,
-ove devo mettere il mio cavallo? Seconda, potete darmi da cena? Finalmente,
-ove dovrò io passare la notte?»
-</p>
-
-<p>
-«La regola del mio istituto mi prescrive» rispose l'eremita «di
-non rompere il silenzio che ad un caso d'estrema necessità: vi risponderò
-dunque per gesti fin quanto mi sarà possibile.» Additandogli indi
-successivamente due angoli di quel tugurio. «Lì scuderia!» gli disse
-«là, vostra stanza di riposo!» Preso indi da uno scaffale un piattello
-su di cui stavano pochi ceci secchi, lo pose sulla tavola dinanzi all'ospite:
-«Vostra cena!»
-</p>
-
-<p>
-Alzando le spalle il cavaliere, uscì di quell'abituro per levar dall'albero,
-cui lo aveva legato, il cavallo e condurlo in casa; ove, dopo
-averlo con gran cura alleggerito di tutto arnese, si levò il mantello per
-coprirne la schiena di quella bestia sì affaticata.
-</p>
-
-<p>
-Atto di umanità, che parve commovesse molto l'eremita, il quale
-si diede ad esaminare il corridore profferendo le parole: «Nobile animale!»
-A tal sentenza succedè il ricordarsi, che il boscaiuolo nell'ultima
-visita fatta al romito, lasciò ivi qualche poco di foraggio. Dopo
-d'avere espresso laconicamente quest'atto di sua reminiscenza, uscì
-d'una porta situata in fondo della stanza; poi tornò portando seco un
-fascio d'ottimo fieno e una conveniente misura di biada che pose innanzi
-<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span>
-al cavallo dell'ospite. Poi uscito una seconda volta, ritornò con
-un sacco di felce secca, che distese nell'angolo da lui contrassegnato,
-siccome stanza di riposo del cavaliere, da cui venne ringraziato di tal
-cortesia, indi ognun di loro si rimise al suo sgabello presso la tavola,
-ov'era sempre il piattello de' ceci secchi. Il Romito allora recitò un
-lungo benedicite in latino, o in latino almeno egli credea, poichè sarebbe
-stato difficile il ravvisarvi gran che le tracce d'una tal lingua.
-Diede indi il primo esempio della masticazione al suo ospite col mettersi
-tre o quattro di quei ceci alla bocca, che ampia era ed armata di
-ottimi denti, acuti e candidi quanto quelli d'un cinghiale possono
-esserlo.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere, volendo imitarlo a questo desco, si tolse l'elmo, il
-corsaletto, e molta parte d'armatura, laonde l'eremita potè vedere una
-testa coperta di capelli biondi oltre ogni dire, naturalmente ricciuti,
-occhi vivacissimi che al pari de' lineamenti indicavano sagacia, e animo
-grande ed intraprendente, basette d'un color alquanto più cupo de'
-capelli, un uomo alfine in cui, giudicandolo dalla fisonomia, l'ardire
-conformava coll'altezza della statura.
-</p>
-
-<p>
-L'eremita, quasi studioso di corrispondere alla confidenza che
-l'ospite in lui dimostrava, si mandò indietro il cappuccio, mostrando
-a sua volta una testa rotonda qual può averla soltanto un uomo di
-circa trentatrè anni. Larga erane la cherca e neri ed increspati i capelli
-che le stavano attorno, nè dall'aspetto scorgeasi certamente ch'ei facesse
-astinenza, o vita austera di cenobita. Le guancie di lui tinte d'un
-bel vermiglio spiravano la freschezza d'una salute floridissima, in quegli
-occhi sormontati da due foltissime sopracciglia, pressochè indivise
-fra loro, leggeansi coraggio e brio, intantochè la robustezza de' muscoli,
-delle membra e de' nervi lo indicavano pasciuto di alimenti ben altri
-che ceci secchi. Alla qual cosa non mancò di fare attenzione il cavaliere,
-che dopo avere non senza fatica stritolata una mezza dozzina di quei
-ceci, chiese all'ospite qualche cosa di liquido che lo aiutasse a trangugiarli.
-</p>
-
-<p>
-Nè fu tardo il romito a mettere sulla tavola una mezzina colma
-d'acqua limpida e pura. «Viene» egli disse «dalla fontana di san
-Dunstano, da quella fontana, ove il santo battezzò da un dì all'altro
-cinquecento Danesi pagani. Che il nome ne sia benedetto in eterno!»
-Indi accostò alle proprie labbra la mezzina, il pomposo encomio però
-che ei di quell'acqua prodigiosa avea fatto non l'indusse a beverne
-più d'una sorsata.
-</p>
-
-<p>
-«Reverendo padre» gli disse finalmente il cavaliere «affè, questi
-ceci secchi, che mangiate in sì discreta quantità, e quest'acqua cui
-appena attignete possedono una virtù miracolosa. (L'eremita lo guarda)
-<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span>
-Sì; miracolosa. Chi vi contempla giudicherebbe voi un uomo fatto per
-mettere, cacciando, un cervo alle strette, o per cimentarvi valorosamente
-a duello con qualunque gagliardo competitore, anzichè a passare
-la vita vostra in un deserto leggendo il breviario e salmeggiando.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è perchè, ser cavaliere, i vostri pensieri san di carne, come
-generalmente ne puzzano tutti quelli de' laici ignoranti. La santa Vergine
-e san Dunstano si compiacquero di benedire l'alimento al quale
-mi sono ridotto, come il cielo benedì una volta i cibi che i santi fanciulli
-Sidrach, Misach e Abdenago, preferirono al vino e alle vivande
-da cui temettero lordura per averle offerte loro un saracino.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh santo padre, su la cui cera ha piaciuto al cielo operar tal
-miracolo, permettereste ad un umile peccatore il chiedervi il vostro
-nome?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè no? In questo cantone vengo nominato l'eremita di
-Copmanhurst. Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di santo, ma io
-non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto al mio nome un
-tal predicato. E voi, prode cavaliere, vorreste indicarmi il nome del
-mio ospite?»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Perchè no</i>, eremita di Copmanhurst? <i>In questo cantone vengo
-nominato</i> il cavaliere Nero. <i>Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di</i>
-Neghittoso; <i>ma io non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto
-al mio nome un tal predicato</i>.»
-</p>
-
-<p>
-L'eremita non potè starsi dal sorridere a tal risposta dell'ospite.
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere Neghittoso» gli disse di poi «m'accorgo esser
-voi un uomo di spirito e ad un tempo prudente. Siete stato avvezzo
-alla licenza delle corti e de' campi, al lusso delle capitali, e capisco
-bene che la semplicità del vitto monastico non vi si affà nè punto nè
-poco. Credo... sì, mi ricordo ora che il boscaiuolo, quando fu a vedermi
-l'ultima volta, oltre a quel resto di foraggio, lasciò qui alcune cose
-da mangiare. Io non le ho toccate per un rispetto alle regole del mio
-istituto; e adesso poi, assorto, come lo sono sempre, in profonde
-meditazioni, non pensava ad offerirvele.»
-</p>
-
-<p>
-«Santo eremita, lo avrei giurato» sclamò il cavaliere. «Appena
-ho veduto fuor del cappuccio la vostra testa, mi sono convinto, che
-in questo romitorio dovea trovarsi qualche vivanda più sostanziosa.
-Il vostro boscaiuolo è un galantuomo. Di fatto, chi è che vedendo una
-bella dentatura come la vostra condannata a macinare questi miserabili
-ceci, quel largo vostro gozzo a non essere innaffiato che da una sì trista
-bevanda, chi è dissi, cui non venga desiderio procurarvi alimenti più
-confacevoli? Tutta questa roba» soggiunse accennando la frugale imbandizione
-di quel desco «è appena buona da dare al mio cavallo.
-<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span>
-Vediam dunque subito in che si stia la munificenza del degno boscaiuolo.»
-</p>
-
-<p>
-L'eremita diè una scaltra occhiata all'ospite, e mostrò comica
-incertezza in tutta la fisonomia. Parea titubasse ancora nel fidarsi
-dello straniero. Ma l'aspetto di questo avea tant'aria di sincerità, ne
-traspirava tal buona fede e schiettezza, anche il sorriso ne appariva
-d'uomo gioviale e ad un tempo ingenuo, che finalmente l'eremita
-mise da un lato i sospetti, e trasportatosi verso il fondo della sua
-celletta, aperse un armadio i cui battitoi erano un segreto architettato
-con accuratezza ed ingegno, e ne trasse uno smisurato pasticcio ch'ei
-collocò sulla tavola. Il cavaliere ne fè tosto la sezione valendosi del
-pugnale che gli pendea dal cinturino, senza perdere indi tempo a porsi
-in istato di giudicare del merito delle cose.
-</p>
-
-<p>
-«È passato molto tempo, reverendo padre, dacchè l'onesto boscaiuolo
-vi ha fatto visita?» domandò all'eremita il cavaliere, che intanto
-mangiava con appetito quel pasticcio, sembratogli veramente squisito.
-</p>
-
-<p>
-«Due mesi circa» rispose senza far attenzione a quello ch'ei
-rispondeva il romito.
-</p>
-
-<p>
-«Vivadio! tutto è miracoloso in questo romitaggio. Io, vedete!
-avrei scommesso, che il selvaggiume di cui è fatto questo pasticcio saporosissimo,
-volava, non è una settimana, per questi boschi.»
-</p>
-
-<p>
-Osservazione che scompigliò alquanto l'eremita, cui produceva
-non poca modestia il veder l'ospite che dava sì vigoroso assalto e facea
-sì belle brecce nel pasticcio, intanto ch'egli colle precedenti proteste di
-astinenza si era tolta da sé medesimo la possibilità di partecipare a tale
-fazione.
-</p>
-
-<p>
-Ma da quest'angoscia lo liberò il cavaliere: «A proposito! ser
-eremita» gli disse ristandosi d'improvviso dal mangiare «ho viaggiato
-in Palestina, e mi ricordo che in questi paesi vi è un'usanza per cui
-tutt'uomo che ne convitti un altro, assaggia pel primo le vivande presentate
-al commensale, e ciò per provargli ch'esse non contengono
-nulla di pregiudizievole. Dio mi liberi dal sospettare in voi sinistre
-intenzioni; ma se ho a dirvela, vedrei volontieri che vi uniformaste a
-sì fatta usanza.»
-</p>
-
-<p>
-«Quando sia per compiacervi, ser cavaliere» rispose l'eremita
-«e per non lasciare in voi veruna inquietezza, mi esenterò questa
-volta dalla professata astinenza.» E dir ciò e metter le mani (che
-forchette allor non si usavano) in mezzo al pasticcio furono un medesimo
-tempo.
-</p>
-
-<p>
-Così rotto il diaccio da tutte due le bande, l'ospite e il commensale
-parea gareggiassero a chi dava prove di miglior appetito, nella qual
-lotta l'eremita superava di molto il cavaliere, benchè questi, secondo
-ogni apparenza, dovea essere più da lungo tempo digiuno.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Eremita di Copmanhurst» allora si fece a dire il cavaliere
-«giocherei il mio cavallo contro uno zecchino che il rispettabile boscaiuolo
-cui abbiamo l'obbligazione di quest'ottimo pasticcio, lasciò
-anche quanto è convenevole a fargli onore con innaffiarlo condegnamente.
-Tal particolarità certamente non meritava di rimanere impressa nella
-memoria d'un anacoreta sì rigido come voi siete. Mi tengo per fermo
-che se tornaste a guardare, là in fondo della vostra celletta, trovereste
-qualche bevanda, anche migliore dell'acqua attinta alla fontana di san
-Dunstano.»
-</p>
-
-<p>
-Il romito tornò di nuovo a dar occhiate maliziose sull'ospite, poi
-s'alzò sorridendo, e aperto una seconda volta l'armadio d'onde avea
-tolto il pasticcio, ne trasse un gran fiasco di cuoio, che potea contenerne
-otto di ordinaria capacità; indi il pose sulla tavola unitamente
-a due tazze d'osso che avevano i cerchi d'argento, dopo la quale
-aggiunta fatta alla cena, stimò bene congedare un inutil ritegno; laonde
-senza preamboli empì entrambe le tazze, e presane una sclamò: «alla
-vostra salute, ser cavaliere Neghittoso» indi la votò colla massima
-disinvoltura.
-</p>
-
-<p>
-«Alla vostra, degno eremita» corrispose tosto il cavaliere. «Ma
-spiegatemi di grazia il perchè un uomo fornito di nervi e muscoli come
-i vostri, e di tutte in oltre le prerogative che abbisognano ad un buon
-commensale, abbia presa la deliberazione di confinarsi in questa solitudine.
-Fareste ben meglio, se non m'inganno, a portar lancia e scudo
-e far bella mostra di voi a buone tavole e in buona compagnia; anzichè
-rimanervi qui a mangiar ceci secchi e bever acqua, o anche a vivere
-dei doni che vi fa il vostro amico boscaiuolo. Per lo meno se mi trovassi
-nello stato vostro vorrei spassarmi a cacciare i daini del re. Ve n'ha
-tanti in queste selve, nè vi sarebbe chi s'avvisasse far lamento d'un
-daino ucciso ad uso del cappellano di san Dunstano.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser Neghittoso» rispose l'eremita «tai discorsi sono rischiosi, e
-vi consiglio a non avventurarli una seconda volta. Io sono un eremita
-fedele al re, come lo sono a san Dunstano. Se mi facessi lecito di dar
-la caccia al selvaggiume del mio principe, non sapete voi che rischierei
-d'andar prigione e fors'anche sulla forca, da cui stenterei col mio cappuccio
-a salvarmi?»
-</p>
-
-<p>
-«Nondimeno, vi dico la verità. Se abitassi qui in vece vostra,
-non potrei trattenermi dall'andar qualche volta, allorchè è bella la luna,
-a diporto, e recitando anche il mio mattutino, se mi abbattessi in una
-torma di daini, la saluterei con qualche frecciata. Ditemi in vostra coscienza,
-non vi prendete mai questo diletto?»
-</p>
-
-<p>
-«Amico Neghittoso, voi avete veduto tutto ciò che vi potea rilevar
-di vedere nella mia cella, e avete pur veduto oltre a quanto
-<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span>
-meritava di trovarmi condiscendente un uomo che vi si è annicchiato
-a viva forza. Udite un mio consiglio. Godete del bene che il cielo vi
-manda, e non vi prendete briga del modo onde vi derivi. Empite la
-vostra tazza, bevete, mangiate, siate il ben venuto, ma non mi sforzate
-con nuove indiscrete interrogazioni a provarvi che se avessi voluto
-sul serio resistervi non sareste qui.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma voi stimolate la mia curiosità, che non potete credere quanto;
-e siete l'eremita più misterioso fra quanti ne ho conosciuti. Oh! bisogna
-ch'io vi conosca anche meglio prima di separarmi da voi....
-Quanto alle vostre minaccie, sappiatelo, santo anacoreta, trovaste tal
-uomo, il cui mestiere è far fronte a tutti i pericoli che gli s'appresentano.»
-</p>
-
-<p>
-«Alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso; io rispetto il vostro
-valore, ma non porto altrettanta buona opinione della vostra discretezza.
-Se voi volete battervi meco ad armi eguali, vi addosserò tal penitenza,
-che di qui ad un anno non commetterete più peccati di curiosità.»
-</p>
-
-<p>
-«E quali sono queste vostr'armi, valoroso eremita di Copmanhurst?»
-</p>
-
-<p>
-«Incominciate dalla cesoia di Dalila e dal chiodo di Iaele, e venite
-fino alla scimitarra di Golia, nè v'è arme fra queste colla quale
-io non sia capace di farvi fronte; se però mi lasciate la scelta, osservate
-mio degno amico, queste due bagattellucce.»
-</p>
-
-<p>
-E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo
-armadio segreto, da cui trasse due spade ben affilate e due scudi di
-que' che si usavano allora. Il cavaliere, che accompagnava col guardo
-ogni atto dell'eremita, vide che questo armadio contenea parimente
-molti archi, un archibuso, e dardi e frecce; in oltre un'arpa ed altri
-arnesi che non pareano fatti per un cenobita.
-</p>
-
-<p>
-«Fratello eremita» allora disse il cavaliere «non vi farò più
-indiscrete interrogazioni. Quanto ho veduto in quest'armadio risponde
-a tutte le domande che avessi potuto volervi indirigere. Ma osservo
-un'arme» soggiunse prendendo l'arpa «colla quale più volentieri che
-con qualunque altra, mi piacerebbe battermi vosco.»
-</p>
-
-<p>
-«Spero, ser cavaliere, che non abbiate dati giusti motivi a meritarvi
-il soprannome di Neghittoso. Ma a dirvela non so che pensare.
-In somma, siete mio ospite, nè sarò io quegli che metta alla prova il
-vostro coraggio, se ciò non sia di piena vostra volontà. Dunque se
-sapete qualche buona canzone sarete sempre il ben venuto al mio romitaggio
-di Copmanhurst, e san Dunstano farà forse che vi troviate,
-o qualche fetta di pasticcio, o alcun poco di cacciagione. Sediamoci,
-beviamo, cantiamo, e si colmino le nostre tazze, perchè ci vorrà qualche
-tempo ad accordar l'arpa. Il vino aiuta la chiarezza della voce e
-l'aggiustatezza dell'udito; e in quanto a me gli è d'uopo che il sugo
-<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span>
-di grappoli m'arrivi sino all'ugne prima di poter cavar qualche suono
-dal mio strumento.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-148a"></a>
- <img src="images/ill-148a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo armadio segreto, da
-cui trasse due spade ben affilate e due scudi di que' che si usavano allora....</i> pag. 148.</p>
-</div>
-
-<p>
-Il cavaliere mise in opera la ricetta suggeritagli dall'eremita, e
-nonostante non durò poca fatica ad accordare quell'arpa.
-</p>
-
-<p>
-«Le manca una corda» diss'egli «e l'altre non sono gran fatto
-in buon essere.»
-</p>
-
-<p>
-«Ho piacere che vi siate accorto del disordine. Gli è segno che
-non siete novizio nell'<i>arte giocosa</i><a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>. Ma nel malanno di queste corde
-ci hanno colpa il vino e l'intemperanza. Glie l'aveva detto io, ad
-Allan-Dale, il <i>menestrello</i> del Nord, di non toccare quest'arpa dopo
-aver votato la settima tazza. Non mi badò. Ecco quello che n'è avvenuto.
-Alla vostra salute, mio fratello, ed ai vostri buoni successi nell'<i>arte
-giocosa</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Così parlando si appressava dignitosamente al labbro la tazza, e
-continuava ad imprecare l'intemperanza del <i>menestrello</i> del Nord.
-</p>
-
-<p>
-In questo l'arpa fu accordata fin quanto lo permetteva lo stato
-cui era ridotta, e il cavaliere dopo aver fatte colle dita le solite prove,
-chiese all'eremita se desiderava una <i>serventese</i> in <i>oc</i>, o una <i>lai</i> in <i>oui</i>,
-o un <i>virelai</i><a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> o finalmente una ballata in Inglese.
-</p>
-
-<p>
-«Una ballata, una ballata!» rispose l'eremita; «che vale cento
-volte meglio di tutti gli <i>oc</i> e di tutti gli <i>oui</i> della Francia. Io sono
-inglese inglesissimo, ser cavaliere, come lo era il mio glorioso avvocato
-san Dunstano, e degli <i>oc</i> e degli <i>oui</i> fo quel conto, ch'ei faceva degli
-artigli del demonio. In questa celletta non si ha da cantare che inglese.»
-</p>
-
-<p>
-«Or bene, vi farò udire una ballata composta da un canterino
-ch'io conobbi in Terra Santa.»
-</p>
-
-<p>
-Il canto del cavaliere tal fu da scorgersi che s'ei non era perfetto
-maestro nell'<i>arte giocosa</i>, certamente aveva avute ottime lezioni. L'arte
-gl'insegnò a trar buon partito dalla sua voce, comunque fosse poco
-estesa, e volta più all'aspro che al melodioso. Potea pertanto meritarsi
-applausi da giudici anche più abili di quello che l'eremita lo fosse, e
-maggiormente perchè il cantore mostravasi tanto commosso dalle cose
-espresse nella ballata, che parea riguardassero lui medesimo, circostanza,
-da cui le note d'accompagnamento acquistavano anima e forza
-maggiore.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span>
-</p>
-
-<p>
-La ballata era la seguente, ed intitolavasi:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i04"> <i>Il ritorno del Crociato.</i></p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Figlio di padri eroi, campion di Cristo,</p>
-<p class="i02"> Un cavalier che prove peregrine</p>
-<p class="i02"> Diè di valor nel disputar l'acquisto</p>
-<p class="i02"> Del Gran Sepolcro all'aste saracine,</p>
-<p class="i02"> Non ebbe appena il patrio suol rivisto,</p>
-<p class="i02"> Caldo d'amor, cinto di lauri il crine,</p>
-<p class="i02"> Sotto il veron di lei per cui sospira,</p>
-<p class="i02"> Nunzia le fè del rieder suo la lira.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Salve, fior di beltà! Se ancor gradito</p>
-<p class="i02"> T'è questo suon, ravvisa il tuo guerriero</p>
-<p class="i02"> Vincitor del Pagan, da' suoi tradito,</p>
-<p class="i02"> Gli rimasero sol lancia e cimiero,</p>
-<p class="i02"> E il suo valor ch'è dono tuo. Tu ardito</p>
-<p class="i02"> Di gloria il festi a imprender il sentiero;</p>
-<p class="i02"> Che i rischi ad affrontar con fermo viso</p>
-<p class="i02"> Lo allettò il guiderdon d'un tuo sorriso.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Se fei perder l'arcion, morder l'arena</p>
-<p class="i02"> D'Icone al formidabile soldano,</p>
-<p class="i02"> Tuo nome resse questo acciar; tu piena</p>
-<p class="i02"> L'alma di senno e di vigor la mano</p>
-<p class="i02"> Rendevi a me; tu m'addoppiasti lena</p>
-<p class="i02"> Quando turba infedel per me al Giordano</p>
-<p class="i02"> Tinse del proprio sangue i flutti e i lidi</p>
-<p class="i02"> Imprecando Macon sordo a' suoi gridi.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Non fia che i trofei laudi ond'io fui chiaro,</p>
-<p class="i02"> Nè i vanti in un di tua beltà rammenti.</p>
-<p class="i02"> A tarda etade i nomi andran del paro</p>
-<p class="i02"> Del cavalier, di quella i cui possenti</p>
-<p class="i02"> Vezzi alle imprese il cavalier spronaro;</p>
-<p class="i02"> E un vate vulgherà: corse ai cimenti</p>
-<p class="i02"> Il campion di Sorìa con fermo viso,</p>
-<p class="i02"> E gli fu guiderdon d'Elma un sorriso.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Mentre l'ospite cantava in tal guisa, l'eremita porgea attenzione,
-come farebbe un critico di mestiere che assistesse alla prima rappresentazione
-d'un'opera; col capo a metà inclinato sul petto, con occhi
-pressochè chiusi: mani spesso giunte, e facendo a vicenda passare un
-pollice sovra l'altro, alcune volte battendo il tempo colle mani e col
-piede. Se gli parea che la voce del cantore non si spiegasse quanto,
-almeno a giudizio di lui che stava ascoltando, lo volevano le leggi dell'armonia,
-aggiugnea, quasi per aiutarlo a torsi d'impaccio, la propria
-<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span>
-voce. Ma poichè il cavaliere si tacque, il nostro anacoreta trovò leggiadrissimi
-e la ballata e la musica e il canto.
-</p>
-
-<p>
-«Però» aggiunse «io sospetto, che il prode cavaliere, eroe di
-questa ballata, abbia vissuto lungo tempo coi Normanni, e quindi
-sposati que' lor modi da cascamorto. S'egli abbandonò la sua donna
-per correre i campi della Palestina, non dovea forse, tornando, aspettarsi
-ch'ella si mostrerebbe cortese di grati sorrisi ad un amante stato
-più assiduo di lui nel corteggiarla? Che gli giovava andar a cantare
-sotto le finestre di lei una ballata, accolta cred'io in tale occasione
-come il miagolare d'un gatto sotto le grondaie? Ma ci pensi egli. Senza
-cercar altro, io beverò al buon successo degli amanti, ma veri amanti.
-Voi non siete, a quanto parmi, in questo novero, ser cavaliere.» Ciò
-gli disse dopo aver osservato, come egli temendo che sì frequenti e
-copiose libazioni gli alterassero il cervello, prendea la mezzina dell'acqua
-per temperare il suo vino.
-</p>
-
-<p>
-«E che? non mi diceste voi venir quest'acqua dalla fontana di
-san Dunstano, del glorioso vostro avvocato?»
-</p>
-
-<p>
-«Certamente, e battezzò infedeli a migliaia, ma in tutta la leggenda
-di questo santo non si dice mai che abbia battezzato il vino.
-Ciascuna cosa in questo mondo vuole essere adoperata all'uso per cui
-Domeneddio la creò. San Dunstano conosceva quanto le potesse conoscere
-chiunque altro, le prerogative di frate Giocondo.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa le
-seguenti strofette foggiate sopra un'antica canzonetta inglese.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i04"> <i>Frate Giocondo.</i></p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Ti do un anno, e se il vuoi secoli,</p>
-<p class="i02"> Scorri Francia e Spagna e il mondo,</p>
-<p class="i02"> Chi è felice? <i>Fra' Giocondo</i></p>
-<p class="i02"> Sol felice puoi mirar.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Giovin prode ai corvi d'Asia</p>
-<p class="i02"> Lasciò l'ossa; in duol profondo</p>
-<p class="i02"> Sta la moglie? <i>Fra' Giocondo</i></p>
-<p class="i02"> Sol la puote consolar.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Per morir sta un Grande; e il cruccia</p>
-<p class="i02"> De' peccati il grave pondo.</p>
-<p class="i02"> Chi lo allieva? <i>Fra' Giocondo</i></p>
-<p class="i02"> Il cappuccio e il suo cordon.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Ricchi e grami, i santi il bramano</p>
-<p class="i02"> E chi pur di colpe è immondo.</p>
-<p class="i02"> Va per tutto <i>Fra' Giocondo</i></p>
-<p class="i02"> Che ogni casa è sua magion.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span></p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Se lo sposo al desco tollera</p>
-<p class="i02"> Occupar loco secondo,</p>
-<p class="i02"> Chi sta primo? <i>Fra' Giocondo</i>;</p>
-<p class="i02"> E la moglie ancor più fa.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Chi vuol far tenerla al diavolo</p>
-<p class="i02"> De' piacer vedendo il fondo;</p>
-<p class="i02"> Viva, gridi, <i>Fra' Giocondo</i>,</p>
-<p class="i02"> Il cappuccio e la pietà!</p>
-</div></div>
-
-<p>
-«Benissimo! sull'onor mio, e mi piace che avete cantati gli encomii
-della vostra tonaca. Ma a proposito di diavolo, sant'eremita di
-Copmanhurst, non temete voi che una volta o l'altra venga a farvi
-visita in mezzo a qualche passatempo, non del tutto canonico,»
-</p>
-
-<p>
-«Non del tutto canonico!... E via! disprezzo quest'accusa e la
-metto sotto i miei piedi. Penso a compiere come si dee tutti i doveri
-dell'ordine cui appartengo, mattutino, prima, terza, sesta, vespro, compieta,
-recito giorno e notte e <i>pater</i> e <i>ave</i> e <i>credo</i>....»
-</p>
-
-<p>
-«Eccetto però nelle ore del chiaro di luna, nella stagione del salvaggiume...»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Exceptis Excipiendis</i>. È questa la risposta che il vecchio abate
-mi suggerì d'aver pronta ogni volta che qualche laico m'avesse chiesto,
-s'io adempissi esattamente tutte le minuzie prescritte dal nostro istituto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente, reverendo padre, ma il diavolo non conosce eccezioni,
-e non dorme mai; voi sapete che ei fa le giravolte attorno come
-leone che rugge!»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! faccia le giravolte e ruggisca finchè gli pare e piace. Una
-staffilata ch'io gli applichi colla mia cintura lo fa mugghiare, come
-mugghiò sotto san Dunstano, che gli acchiappò il naso colle molle arroventate.
-Non ho mai avuto paura di uomini viventi. Figuratevi se
-voglio averla del diavolo, nè di tutte le sue diavolerie. San Dunstano,
-san Vinifredo, santo Sviberto, e quel po' di merito ch'io possa avere, mi
-mettono in istato di sfidarlo, ad onta della sua coda e delle sue corna.
-Ma per dirvi un segreto, mio degno amico, non parlo mai di queste
-cose che dopo aver recitato mattutino.»
-</p>
-
-<p>
-Cambiò allor d'argomento; ed aveano entrambi passati due o tre
-ore bevendo, ridendo, cianciando e cantando, allorchè il rumore di replicati
-picchii alla porta del romitaggio dieder loro altre faccende.
-</p>
-
-<p>
-E da che proveniva sì fatto interrompimento? Ciò è quanto non
-ci è permesso spiegare, se prima non andiamo a raggiugnere altra brigata,
-perchè ad imitazion dell'Ariosto, non ci siam fatta una legge
-di accompagnar fedelmente per ogni dove i personaggi della nostra
-storia.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-152a"></a>
- <img src="images/ill-152a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa....</i> pag. 151.</p>
-</div>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XVII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«N'aspettano boscaglie ov'han soggiorno</p>
-<p class="i01">«La damma e il capriol, d'alberi ingombre,</p>
-<p class="i01">«Che col mutuo intralciar lor rami, al giorno</p>
-<p class="i01">«Fann'onta e intempestive adducon l'ombre.</p>
-<p class="i01">«Corriam, già annotta. All'orrido dintorno</p>
-<p class="i01">«Chi fisa luci d'ogni tema sgombre?</p>
-<p class="i01">«Colà inviar teme Dïana i raggi;</p>
-<p class="i01">«Che li rispingon, quasi mura, i faggi.</p>
-<p class="i10"> <i>La foresta d'Ettrick.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Fin d'allora, che il figlio di Cedric il Sassone cadde privo di sentimento
-sull'arena d'Ashby, il grido di natura, primo ad usar la sua
-forza nel cuore del padre, avrebbe fatto sì che questi ordinasse ai
-propri servi di prendere in custodia Ivanhoe, ed usargli ogni cura la
-più amorevole. Ma contrastava altro riguardo affacciatosi un istante
-dopo all'animo di Cedric. Ei non potea risolversi a riconoscere pubblicamente
-un figlio, ch'egli avea sbandito dalla propria casa e in formale
-guisa diseredato. Dopo alcuni momenti di lotta fra l'amor proprio e la
-tenerezza paterna, egli avea preso una via di mezzo, che fu chiamare
-a sè Osvaldo, e commettergli di valersi d'alcuni della sua gente per
-far trasportare il ferito cavaliere nella sua tenda, ove poi lo stesso
-Osvaldo sarebbe rimasto a vigilare affinchè non gli mancasse veruna
-sorte di soccorsi. Nè il coppiere di Cedric avea perduto tempo nell'accignersi
-ad eseguir tal comando, ma prima ch'egli potesse avvertire i
-quattro uomini del seguito di Cedric per condurli con sè, e, prima
-ch'ei fosse pervenuto, rompendo la calca, all'arena, altre persone
-aveano trasferito altrove Ivanhoe, che fu cercato invano nella sua tenda,
-senza potersi rilevare che cosa ne fosse accaduto; sicchè parea fosse
-stato portato via dalle fate.
-</p>
-
-<p>
-E facilmente il nostro Osvaldo, superstizioso siccome lo erano tutti
-i Sassoni, avrebbe così spiegata la sparizione d'Ivanhoe, se non veniva
-ad interrompergli il corso delle meditazioni la presenza d'un uomo,
-vestito presso a poco da scudiere, e in cui ravvisò le sembianze di Gurth,
-suo camerata, il quale inquieto sulla sorte del suo padrone, disperato perchè
-più dell'altro non lo ritrovava, e ansioso sol di cercarlo per ogni
-dove, dimenticò le cautele necessarie alla sicurezza di sè medesimo.
-Osvaldo si fece tosto un dovere di arrestarlo qual fuggiasco servo sopra
-di cui dovea pronunziar sentenza Cedric.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span>
-</p>
-
-<p>
-Non quindi trascurò di assumere nuove informazioni per sapere
-contezze del figlio del suo padrone, e la sola cosa ch'ei giunse a scoprire
-si fu, come alcuni servi ben messi aveano collocato il cavaliere
-Diseredato nella lettiga appartenente ad una persona di sesso femminino,
-stata spettatrice del torneo, e lo aveano tratto indi fuor della lizza;
-ma ove poi lo avesser condotto niuno sapea raccontare. Tai notizie
-pertanto egli arrecò al suo padrone, facendosi seguire da Gurth, che
-considerava siccome una specie di disertore.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo, la natura avendo preso intero predominio sullo
-stoicismo patriottico che le facea guerra nel cuore del <i>thane</i> Sassone, questi
-si stava nelle più vive angoscie, finchè Osvaldo fosse tornato. Ma appena
-ei seppe che altre persone, da Cedric tosto giudicate amiche d'Ivanhoe,
-s'erano prese l'incarico di lui, e che, com'era verisimile, e come
-tosto il Sassone immaginò, gli avrebbero prestato ogni soccorso dovuto
-al suo stato, allora l'amor paterno fe' luogo nuovamente all'orgoglio
-e al risentimento, radicato in lui contro quella ch'ei chiamava ribellione
-del figlio.
-</p>
-
-<p>
-«Ne accada quel che ne sa accadere» disse in quell'istante «a
-me poco rileva, e poco ancor mi rileva, se coloro per amor de' quali
-riportò le ferite, si prendono adesso cura di medicargliele. Si distingua,
-si distingua, giacchè è la sua vocazione, nelle frascherie de' bagattellieri
-di questa normanna cavalleria, egli che avrebbe dovuto mantenere
-l'onore e la gloria de' Sassoni suoi antenati adoperando l'azza e la spada,
-armi antiche della nostra patria!»
-</p>
-
-<p>
-«Se per mantenere l'onore de' propri antenati» disse lady Rowena
-«basta ad un uomo, l'intraprender con prudenza e l'eseguire con coraggio,
-essere il più prode de' prodi, e segnalarsi altrettanto per dolcezza
-e per sommessione, chi può negare tai pregi ad Ivanhoe?...
-Sarà ora la sola voce d'un padre?....»
-</p>
-
-<p>
-«Tacete, lady Rowena, ve ne prego, è questo il solo punto su
-di cui non possiamo andare intesi. Accignetevi ad intervenire al banchetto
-del Principe. L'invito è stato fatto con modi cortesi, onorevolissimi, in
-somma usando tai riguardi, che questi superbi Normanni ben rade volte
-hanno dati a dividere a persone Sassoni dopo la fatale giornata di Hastings.
-Voglio trovarmi al banchetto, se non fosse altro, per provare a
-cotesti orgogliosi, come un Sassone sappia sopportare la sventura d'un
-figlio, che ha atterrati i più valorosi fra i loro campioni.»
-</p>
-
-<p>
-«Io non vi sarò al certo» rispose con fermezza lady Rowena;
-«e voi, temete piuttosto che quanto esaltate, siccome intrepidezza e
-coraggio, non venga invece attribuito a freddezza, anzi a durezza di
-cuore.»
-</p>
-
-<p>
-«Per parte vostra farete ciò che meglio v'aggrada. Quanto a
-<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span>
-cuore freddo e duro, lo mostrate piuttosto voi che sacrificate gl'interessi
-d'un popolo gemente sotto il peso della schiavitù ad una passione inutile
-quanto cieca. Vado in traccia del nobile Atelstano, e ci condurremo
-noi due al banchetto di Giovanni d'Angiò.»
-</p>
-
-<p>
-E così fecero; e già vedemmo al proposito dello stesso banchetto
-le particolarità più meritevoli d'essere ricordate. Usciti di quella mensa
-i due Sassoni, insieme alla lor comitiva, montarono a cavallo, e raggiunta
-lady Rowena, tutti di conserva si apparecchiarono ad abbandonare
-Ashby. In mezzo alle faccende di quella frettolosa partenza si offerse
-per la prima volta a Cedric, dopo essere, così diceasi, disertato,
-il povero Gurth; e poichè il Sassone, come fu narrato, non uscì di
-buon umor del banchetto, aveva appunto d'uopo di qualcheduno su di
-cui sfogare la collera; e Gurth ne fu la vittima disgraziata.
-</p>
-
-<p>
-«Legatelo» sclamò «legatelo! Osvaldo, Udiberto! Sciagurati, che
-vi avvisaste di lasciare in libertà questo furfante!» I compagni di Gurth
-senza osare la menoma rimostranza a favore di quello sventurato, gli
-legarono le mani dietro la schiena, al qual severo trattamento l'ex-scudiere
-si assoggettò senza mettere una sola querela. Unicamente rampognando
-con uno sguardo il suo padrone aggiunse tali parole: «Ciò
-m'accade perchè amo il vostro sangue più del mio sangue medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-«A cavallo e avanti» sclamò Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«E mi par bene che non vi sia tempo da perdere» aggiunse
-Atelstano «perchè, se non galoppiamo sul serio, la cena che ci ha preparata
-il degno abate Wattheof non varrà più nulla.»
-</p>
-
-<p>
-Ma tanto s'affrettarono i nostri viaggiatori che prevennero la disgrazia
-da Atelstano temuta. L'abate di San-Vittoldo, uscito egli medesimo
-d'antica famiglia sassone, e parente di Cedric alla lontana, ricevette
-i nobili viaggiatori con tutti i riguardi dell'ospitalità sì propria a
-questa nazione, nè la cena del convento cedea quanto a splendidezza al
-pranzo del Principe. Rimasero a desco fino a notte molto innoltrata; nè
-si disgiunsero dall'Abate che la mattina del dì successivo, dopo essergli
-stati compagni e partecipi ad una sontuosissima colezione.
-</p>
-
-<p>
-Allorchè la cavalcata uscia dalla corte del monastero, occorse un
-avvenimento di tal natura da far sinistra impressione in menti sassoni,
-perchè non v'era in tutta l'Europa un popolo che nell'essere superstizioso,
-e nel credere soprattutto ai presagi sopravvanzasse quella nazione.
-Non potea ciò dirsi de' Normanni, che essendo una schiatta mescolata, e
-che avea fatto qualche maggior passo nella carriera della civiltà, non tenea
-più una gran parte di quei pregiudizi, che i suoi progenitori le aveano
-apportati dalla Scandinavia; e sotto simile aspetto potea vantarsi più
-istrutta de' popoli conquistati.
-</p>
-
-<p>
-Nell'istante adunque di cui favelliamo, la tema di qualche arcana
-<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span>
-disgrazia venne inspirata da un profeta, certamente ragguardevolissimo,
-da un grosso cane nero e magro, che seduto sulle zampe di dietro alla
-porta del monastero, mise lamentevoli ululati, allorchè uscirono i primi
-cavalieri, poi seguì la cavalcata abbaiando e scorazzando da destra a
-sinistra.
-</p>
-
-<p>
-«Padre mio» disse a Cedric Atelstano, che per un rispetto
-avuto all'età spesso usava seco di questo titolo «questa musica niente
-mi garba.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè a me maggiormente, nostro zio» disse Wamba. «Temo che
-ci tocchi pagare i violini senza ballare.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio parere» disse Atelstano (cui era andata a sangue l'ala
-dell'Abate, la quale indipendentemente dalla fama di cui godeva questa
-spezie di birra fabbricata ne' dintorni di Burton, era, come ognun può
-immaginare sceltissima) «il mio parere sarebbe che si tornasse all'abbazia,
-e si differisse al dopo pranzo il partire. Gli è sempre di cattivo
-augurio incominciar di mattino un viaggio scontrandosi in un frate,
-in un leppre o in un cane che abbai.»
-</p>
-
-<p>
-«Oibò!» sclamò Cedric impazientendosi. «Basta appena la giornata
-al cammino che dobbiamo fare. Poi quel cane io lo conosco, è il
-cane di Gurth, disertore al pari del suo padrone.»
-</p>
-
-<p>
-Irritato indi che quell'animale non la finisse mai d'abbaiare, s'alzò
-in punta de' piedi sulle sue staffe, e dato di mano ad una chiaverina,
-la vibrò contro il povero Fangs, perchè quel cane era Fangs, che
-avendo seguito l'orme del suo padrone, e festoso d'averlo trovato, gli
-manifestava in tal guisa il giubilo di potere starsi con lui nuovamente.
-Poco mancò che non ne rimanesse inchiodato sul suolo; ma per sua
-buona fortuna il ferale strumento gli scalfì unicamente una spalla, onde
-la bestia ferita fuggendo immantinente dalla presenza del corrucciato
-<i>thane</i> andò a mettersi all'ultime file del retroguardo.
-</p>
-
-<p>
-La tentata uccisione di un suo fedele compagno fu per Gurth cosa
-amara e più difficile da perdonarsi dei lacci stessi che lo impacciavano;
-laonde, dopo avere fatto un moto, inconsiderato siccome inutile, per
-portarsi le mani alle ciglia, chiamò Wamba, che visto di mal umore il
-padrone, avea avuta la prudenza di mettersi egli pure al retroguardo.
-«Wamba, fammi una finezza, prendi una falda del tuo mantello e rasciugami
-gli occhi. La polvere mi fa piangere, e come vedi non posso
-prestarmi questo servigio da me medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-Wamba lo compiacque, indi marciarono qualche tempo l'uno a
-canto dell'altro senza profferire parola. Finalmente Gurth, sentendo
-una necessità di disacerbare l'affanno che lo premea si volse al compagno:
-«Amico Wamba, fra tutti que' matti che si prestano a servire
-Cedric, tu sei il solo matto che abbia saputo rendergli gradevole la tua
-<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span>
-follia. Va adunque a trovarlo, e digli che Gurth non vuol più saperne
-di servirlo, e che da questo proposito nol moveranno, nè amore nè
-timore. Egli può bene caricarmi di ceppi, farmi battere colle verghe,
-ed anche mettermi a morte, ma non mai costringermi ad ubbidirlo.
-Va dunque e digli, che Gurth, figlio di Beowolf, si emancipa da sè
-medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-«Matto, come mi vedi» rispose Wamba «non farò mai la pazzia
-che mi suggerisci. Cedric ha ancora una chiaverina da impiegare, e sai
-che rare volte manca il suo scopo.»
-</p>
-
-<p>
-«Questo scopo gliel diverrò io medesimo, non me ne importa; e
-quanto non vuoi dirgli tu, gli dirò io. Ieri abbandonò il figlio, il mio
-giovine padrone che s'avvoltolava nel proprio sangue; oggi, innanzi ai
-miei occhi, ha voluto ammazzare l'altra sola creatura vivente che mi
-abbia mostrato amicizia su questa terra; per sant'Edmondo, per san
-Dunstano, per san Vittoldo, per sant'Odoardo il confessore e per tutti
-i santi sassoni del calendario» Cedric non giurava mai per santi che
-non fossero di schiatta sassone, e tutta la sua gente ne imitava l'esempio
-«non gli perdonerò in sempiterno.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma a quanto credo» soggiunse Wamba che spesse volte si assumea
-le parti di pacificatore «il nostro padrone ebbe in animo di mettere
-paura a Fangs non di ferirlo. Si è alzato sulle staffe per essere più
-sicuro di far passare la chiaverina al di sopra della testa di questa bestia,
-e così sarebbe andata la cosa, se Fangs non avesse fatto uno sgraziato
-salto in quel momento medesimo. Però tutta la ferita sta in una
-scalfitura, che mi prendo incarico di guarir io con un empiastro di pece
-da un soldo.»
-</p>
-
-<p>
-«Se lo credessi» sclamò Gurth «se lo potessi credere! Ma no,
-ho visto io partire la chiaverina, e il colpo era bene addrizzato. L'ho
-intesa a fischiar per l'aria con tutta la perfidia di chi la lanciò, poi
-dopo ho veduto lui, Cedric, che ha abbassati gli occhi a terra, come
-di rabbia per non avere colpito a segno. No, pel porco di sant'Antonio!
-non moverò più un piede per servirlo.»
-</p>
-
-<p>
-Furon questi gli ultimi detti del porcaiuolo disertore, nè i reiterati
-sforzi di Wamba valsero d'indi in poi a fargli aprir bocca.
-</p>
-
-<p>
-Intanto Cedric e Atelstano che marciavano avanti a tutti di quella
-brigata, la discorrevan fra loro sullo stato interno del paese, sulle dissensioni
-che teneano in trambusto la reale famiglia, sulle dispute feudali,
-onde i Nobili normanni erano nemici gli uni degli altri, e finalmente
-sulle occasioni che potevano tuttavia presentarsi ai Sassoni oppressi
-per iscotere il giogo de' Normanni, o certamente per farsene
-temere e rispettare, col favore delle turbolenze che sembravan vicine;
-argomenti tutti che mettevano in estasi Cedric. La restaurazione della
-<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span>
-sassone indipendenza gli stava a cuore con tanta gagliardia, che a tale
-speranza avea volontariamente sagrificato e la sua domestica felicità e gli
-interessi del proprio figlio; ed ecco in qual modo.
-</p>
-
-<p>
-Ad operare questo grande cambiamento politico facea d'uopo di
-una perfetta unione fra i Sassoni, e che si lasciassero regolare da un
-capo egualmente riconosciuto da tutti. La necessità di eleggere un tal
-capo fra i discendenti del real sangue sassone si manifestava di per sè
-stessa, e per altra parte aveano messo ciò per condizione espressa dell'opera
-che presterebbero que' partigiani, ai quali Cedric confidò i suoi
-segreti divisamenti e le sue speranze. Ora la prerogativa di sangue regio
-trovavasi appunto in Atelstano, ultimo rampollo maschile della sassone
-dinastia. Comunque ei non avesse i pregi d'ingegno necessarii ad
-un capo di fazione, pure l'apparenza esterna erane dignitosa, nè difettava
-di coraggio, addestratosi in oltre all'armeggiare, pareva anche
-inclinato a ben ascoltare i consigli di chi ne sapea più di lui, e lodato
-veniva per buona indole d'animo. Ciò nullameno ad onta de' diritti che
-si univano in esso a farlo capo della sassone confederazione, molti inchinavano
-a preferire i diritti di lady Rowena, che discendeva in retta
-linea dal grande Alfredo, e il cui defunto padre, già capo di confederazione,
-rinomato per coraggio, saggezza e generosità, vivea tuttavia
-con onore nelle ricordanze de' suoi concittadini.
-</p>
-
-<p>
-Nè forse sarebbe stato difficile allo stesso Cedric il farsi capo di
-una terza fazione, formidabile per lo meno al pari dell'altre due. Benchè
-non iscorresse nelle sue vene un sangue reale, possedea coraggio,
-solerzia, forza d'animo, e soprattutto affetto intensissimo alla causa
-della sua patria, affetto che gli meritò d'essere soprannominato il Sassone.
-Aggiungasi, che eccetto Atelstano e lady Rowena, Cedric non la
-cedeva a verun altro quanto a nobiltà di legnaggio. Ma a tante belle
-prerogative che lo adornavano univa egli il massimo disinteresse, per cui
-avversissimo a qualunque impresa che potesse disgiungere gli animi della
-sua nazione, stremata anche troppo dal proprio infiaccamento, aveva
-anzi abbracciato con calore il disegno di collegare le due fazioni col dare
-lady Rowena in isposa ad Atelstano, disegno cui mettea inciampo l'amore
-palesatosi tra il figlio e la pupilla di Cedric. Tal si fu la cagione che
-indusse a bandire Ivanhoe dal tetto de' comuni avi.
-</p>
-
-<p>
-A così severo espediente s'era attenuto Cedric perchè sperava la
-lontananza di Wilfrid, bastante rimedio a dissipare in lady Rowena
-l'amore che ver l'illustre giovane ella avea concepito. Ma sbagliò nei
-suoi conti, e sbagliò tanto più che facea contr'essi il modo medesimo
-onde amministrò sopra lady Rowena la tutela affidatagli. Il nostro Sassone,
-cui il nome d'Alfredo sonava qual nome d'una divinità, usava
-all'unica discendente di questo monarca tai riguardi che appena si sarebbero
-<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span>
-conceduti ad una principessa sovrana, in tal grado riconosciuta.
-La volontà di lady Rowena fu mai sempre per esso una legge, e parea
-che a render meglio nota a tutte le persone della sua casa la specie di
-sovranità da lui attribuita alla pupilla, mettesse una gloria nel comportarsi
-egli stesso qual primo vassallo della medesima. Accostumata quindi,
-non dirò solamente a fare il proprio volere, ma a comandare dispoticamente,
-poca docilità potea ripromettersene chi divisava modi atti a
-costringere gli affetti, e darle uno sposo che il cuore di lei non avesse
-dianzi prescelto. Ella era invece propensissima a far valere la propria
-indipendenza sopra tal cosa, in cui sogliono farla valere, opponendo
-all'uopo resistenza fortissima all'autorità de' genitori e dei tutori, quelle
-donne ancora che all'obbedienza e alla sommessione furono maggiormente
-avvezzate. Nè ella si facea riguardi di palesar liberamente a Cedric
-quai fossero le inclinazioni vivissime del suo animo; laonde il tutore,
-che non poteva sciogliersi del giogo che si era imposto, cioè di
-far sempre i voleri della pupilla, non sapeva qual via prendere a cambiar
-la vicenda, e indur la pupilla a seguire i voleri di lui.
-</p>
-
-<p>
-Invano ei cercò abbagliarne l'immaginazione col presentarle lo
-splendore d'una corona immaginaria. Rowena, fornita d'ottimo accorgimento,
-nè vedea possibili da effettuarsi i disegni di Cedric, nè possibili
-gli avrebbe desiderati, almeno quanto alla parte di essi che riguardava
-la sua persona. Laonde, senza far certamente mistero della
-predilezione conceduta a Wilfrid d'Ivanhoe, protestò che quand'anche
-ei più non fosse, amerebbe meglio rinchiudersi in un convento, che
-partecipare del trono in compagnia d'Atelstano, da lei disprezzato mai
-sempre, e che in allora le veniva in assoluto abborrimento, siccome
-origine delle sgradevoli insistenze da cui si vedea assediata.
-</p>
-
-<p>
-Ciò nullameno Cedric, il quale troppo non credeva alla femminile
-costanza, durava ne' suoi tentativi per concludere tai sponsali, che a
-suo parere doveano apportare il più importante de' servigi alla causa
-de' Sassoni. La non aspettata comparsa del suo figliuolo ad Ashby gli
-sembrò sulle prime, nè allora ebbe torto, l'estremo crollo delle proprie
-speranze; e se l'amor paterno vinse per brevi istanti quel suo amor di
-patria spinto oltre i confini del possibile, ben tosto questo secondo
-sentimento avendo ripresa tutta l'antica prevalenza, si risolse ad un'ultima
-prova per congiungere ad Atelstano la sua pupilla, e indi darsi
-tutto all'opera di far risorgere la sassone indipendenza.
-</p>
-
-<p>
-E sull'argomento di questa sassone indipendenza volgeano i discorsi
-che in tal istante movea ad Atelstano Cedric, non senza sospirare a
-quando a quando in veggendo inerzia e indifferenza, laddove avrebbe
-voluto scorgere fuoco d'entusiasmo pari a quello onde ardeva egli stesso.
-Ned è già che Atelstano mancasse in vanità; ed anzi gli andava
-<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span>
-grandemente a cuore chiunque a lui rimembrava gl'illustri suoi antenati,
-e i diritti, allor chimerici, che al sovrano grado gli dava il suo
-nascere. Ma all'amor proprio di cotest'uomo bastavano i rispettosi
-omaggi che gli tributavano i suoi vassalli e que' Sassoni di condizione
-libera ne' quali scontravasi. Nè tampoco può dirsi ch'ei paventasse ad
-un evento i pericoli, ma rifuggìa dalla molestia di andarne in traccia.
-Ei conveniva con Cedric sulla massima generale del diritto ch'era nei
-Sassoni di riconquistare la loro independenza; e più volentieri ancora
-si lasciava convincere, che ricuperata una volta questa independenza
-a' suoi compatriotti, le proprie prerogative il portavano ad esserne il
-legittimo capo, ma quando si giugnea alla conclusione di metter le
-mani all'opera per far valere tali diritti, tali prerogative, egli era sempre
-Atelstano l'<i>Irresoluto</i>. Da lui venivano gl'indugi, da lui le obbiezioni,
-in somma non sapea decidersi ad imprendere cosa veruna. E
-tutto il calore e tutto l'entusiasmo di Cedric non faceano in quell'animo
-di diaccio maggior impressione che non la operi una palla arroventata,
-la quale caduta nell'acqua non vi produce che un leggier fumo
-e un fremito momentaneo.
-</p>
-
-<p>
-Cedric si trovava al giusto nella condizione di chi battesse un
-ferro freddo, o di chi s'affaticasse a far prender il galoppo ad
-un cavallo avvilito e snervato. Che se, rinunziando per poco a tal
-fazione, volgeasi all'altra di tentar prova della propria prevalenza sull'animo
-di lady Rowena, era ancor di peggio, e i disgusti che riportava
-da tale esperienza il rendevano vie più scontento. Intanto lady
-Rowena s'intertenea con Elgitta, favellando del valore dimostrato da Ivanhoe
-nel torneo, colloquio che rimase interrotto dal sopravvenire di
-Cedric. Ma Elgitta per far le vendette della sua padrona, trovò modo
-d'inserire ne' nuovi discorsi intavolati alcune allusioni al modo onde
-Atelstano fu scavalcato in mezzo alla lizza, argomento alle orecchie di
-un Sassone il più sgradito di quanti si potessero immaginare. Se Cedric
-era di mal umore prima di mettersi in cammino, tal circostanze non
-gliel dissiparono certamente, laonde più d'una volta in suo cuore maledì
-il torneo, chi ne divisò la prima idea, chi l'ordinò, e soprattutto
-la propria follia d'esservisi trasferito.
-</p>
-
-<p>
-Verso il mezzogiorno, a sollecitazione d'Atelstano, la cavalcata fe'
-pausa presso una fonte situata al lembo d'una foresta, così per dar riposo
-ai cavalli, come per reficiarsi a molle desco colle vettovaglie di
-cui l'abate di san Vittoldo avea caricata una mula del seguito della comitiva.
-Mercè all'appetito d'Atelstano, la pausa durò più a lungo che
-non l'avrebbe desiderato Cedric. E quindi tutti videro nel rimettersi in
-viaggio, che solamente a notte assai innoltrata si potrebbe giungere a
-Rotherwood, e sentirono quindi la necessità di affrettare il trotto de' lor
-cavalli.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XVIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Fra quegli armati una donna vid'io</p>
-<p class="i01">»Che d'alto affare al portamento, al volto</p>
-<p class="i01">»Pareami certo, assai mi tenni appresso</p>
-<p class="i01">»Per tutti intender que' lor detti; e scopo</p>
-<p class="i01">»A tal viaggio è la vicina rocca.</p>
-<p class="i10"> <span class="smcap">Orra.</span> <i>Tragedia</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Dopo che i nostri viaggiatori ebbero attraversata vasta pianura, stavano
-per entrare in una selva che a quei giorni inspirava gran tema per la moltitudine
-dei malandrini cui servia di covile. Erano costoro uomini che
-tratti a disperato vivere dall'oppressione, e condotti ad estrema miseria
-da vessazioni inaudite, si univano in bande numerose quanto bastava per
-non temere quella debole guardia che vegghiava in tai giorni all'ordine
-pubblico. Nullameno Cedric e Atelstano, comunque si vedessero costretti
-a camminare una parte di notte, non si prendeano grande paura di costoro,
-credendosi assai fiancheggiati dalla scorta che aveano di dieci uomini
-armati, fra' quali non comprendiamo Gurth e Wamba, che all'accader
-d'un assalto parea non potessero riuscire d'alcun giovamento; il
-primo per avere le braccia legate, l'altro perchè la professione cui si era
-dedicato tal non sembrava certamente da favorire in lui le inclinazioni
-marziali. Aggiungasi, che nell'attraversare la formidabile selva, Cedric e
-Atelstano si fondavano assai sul rispetto, che per essi aveasi in que' dintorni,
-e pur sulla fama divulgata del loro coraggio. Di più. Quelli che le
-persecuzioni, e soprattutto il rigor delle leggi intorno la caccia, avea tratti
-a soggiornar le foreste, e a far vita di masnadieri, erano contadini sassoni
-in massima parte, onde parea cosa presumibile che avrebbero rispettati
-due capi, dai quali non ricevettero mai il menomo aggravio.
-</p>
-
-<p>
-Ma d'improvviso dovettero mettersi in agitazione all'udire suon di
-gemiti e pianti a poca distanza. Corsi là donde tai voci venivano, videro
-una lettica chiusa, da cui erano stati distaccati e portati via i cavalli, una
-giovinetta vestita in sontuosi abiti di foggia ebraica, che piagneva a cald'occhi,
-e presso di questa un vecchio, che il suo berrettone giallo facea
-ravvisar per Ebreo, e che correva disperatamente qua e là torcendosi le
-mani, com'uomo cui fosse sopraggiunto il massimo de' disastri.
-</p>
-
-<p>
-Atelstano e Cedric chiesero al vecchio come accadea ch'ei fosse tra
-que' boschi in compagnia d'una giovane, provveduto d'una lettica senza
-cavalli e sfornito di scorta; ma per qualche tempo in vece di averne una
-risposta, non udirono che interrotte invocazioni a tutti i patriarchi dell'antico
-Testamento. Finalmente Isacco d'York, che questi era il nostro antico
-<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span>
-amico, ripigliando a poco a poco l'uso de' sensi, narrò ai due Sassoni
-come avess'egli noleggiata ad Ashby una scorta di sei armigeri, i
-quali s'erano obbligati di guidare lui e la sua compagnia a Doncaster e
-di somministrar cavalli e muli così per portar le persone come per tirar
-la lettica, e come poi questi mascalzoni gli avessero, ch'era presso a poco
-un'ora, abbandonati, fosse poi per tema degli assassini, che un taglialegne
-gli avvertì d'aver trovati poco distanti di lì in banda assai numerosa,
-o fosse per qualch'altro motivo, che Isacco parea non si prendere
-molta briga di dilucidare. «Se la bontà vostra, soggiunse indi l'Ebreo
-con tutta umiltà, giugnesse a tanto di permetterne che proseguissimo sotto
-la vostra salvaguardia il cammino, sarebbe tal opera caritatevole che giuro
-sulle tavole della nostra santa legge, non se ne conterebbe verun'altra,
-la quale fosse stata accolta con maggiore gratitudine incominciando dai
-giorni della cattività d'Israele.»
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'Ebreo!» rispose Atelstano che avea una memoria fedelissima
-nel ricordargli le particolarità le più minute accadutegli, e soprattutto
-se queste avessero contenuto anche lievissima offesa contro di lui
-«non rammenti più il modo onde ti sei condotto nel primo dì del torneo?
-Fuggi, o combatti co' masnadieri, o se così ti piace, aggiustati con essi,
-ma non aspettare nè soccorso nè protezione da noi. Se gli assassini non
-ispogliassero fuorchè gente della tua razza che assassina tutto il mondo,
-li riguarderei come onestissimi galantuomini.»
-</p>
-
-<p>
-Ma in sì rigorosa sentenza non convenne Cedric. «Sarà meglio»
-diss'egli «che prestiamo loro qualcuno de' nostri cavalli perchè possano
-continuare il cammino, e due de' nostri uomini che li scortino sino al
-primo villaggio. Gli è vero che ciò diminuirà alcun poco le nostre forze,
-ma quand'anche ne assaltassero i malandrini, la vostra spada, nobile Atelstano,
-la mia e gli otto uomini che tuttavolta avremmo con noi, basterebbero
-a sperdere una ventina di quegli sciagurati.»
-</p>
-
-<p>
-Lady Rowena, presa da qualche timore fin d'allora che udì essersi
-veduti assassini in poca distanza, si fece a difendere il partito posto dal
-suo tutore. Ma Rebecca d'improvviso scese, e guidando a mano il suo
-palafreno, corse ver la illustre donzella, e prostesa innanzi ad essa, le
-baciò rispettosamente il lembo della veste, come è uso degli Orientali ogni
-qualvolta indirigono discorso ai lor superiori. Rialzatasi indi e mandato
-indietro il velo, la supplicò in nome di quel Dio onnipossente, che entrambe
-adoravano, e in nome de' comandamenti trasmessi da questo medesimo
-Dio sul monte Sinai, parimente rispettati da entrambe, ad aver
-compassione di quello stato deplorabile, e ottenerle quella salvaguardia che
-avea implorata il suo genitore. «Non è per me» soggiunse indi «ch'io
-vi chieda tal grazia, e nè manco per questo povero vecchio che è però
-il padre mio. So che il solo nome d'Ebrei basta per condannarne all'abbandono,
-allo spregio, agli insulti, nè la cosa cambia per essere noi piuttosto
-<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span>
-o in una selva o in una grande città. Ma entro la lettica che vedete
-vi sta un ferito, un cristiano. Sia mercè vostra che senza pericolo e
-sotto una tutelar protezione possiam trasportarlo, nè lascio di mettervi
-innanzi agli occhi, che se per avere la vostra comitiva ricusata a noi tale
-grazia, gl'intervenisse qualche straordinario disastro, niuno d'essa, e voi
-men degli altri, nobile signora, sapreste perdonare a voi stessi le conseguenze
-di simil rifiuto.»
-</p>
-
-<p>
-Il modo nobile, solenne e commovente onde Rebecca accompagnò tal
-sua preghiera, toccò vivamente l'animo della bella Sassone.
-</p>
-
-<p>
-«Questo vecchio» diss'ella al suo tutore «è inabile affatto a difendersi,
-la figlia sua è meritevole di compassione quant'è avvenente; un
-uomo che soffre sta in quella lettica. Sien pur giudei il vecchio e la figlia
-sua! Noi non saremmo cristiani se gli abbandonassimo in sì terribile
-estremità. Poichè già conveniste di conceder loro, e alcune delle nostre bestie
-per trasportarli e due de' nostri uomini di scorta, perchè non possiamo
-ancora permettere ad essi che ci accompagnino?»
-</p>
-
-<p>
-Cedric condiscese tosto alle brame di lady Rowena, e Atelstano ancora,
-mettendo però il patto che gli Ebrei rimanessero sempre al retroguardo.
-«Vi troveranno» soggiunse «Wamba che, a quanto penso, sarà
-ancora provveduto di quel suo scudo, opportunissimo a respingere gli
-assalti.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma!» tostamente Wamba rispose «lasciai il mio scudo sul campo
-di battaglia, destino ch'ebbi comune con molti altri.»
-</p>
-
-<p>
-Venne rosso Atelstano senza osare di rispondere altra cosa, perchè
-tal destino appunto gli era toccato nel giorno ultimo della giostra. Lady
-Rowena, cui non dispiacea vederlo umiliato, si studiò di far dimenticare
-alla leggiadra Ebrea il disadatto motteggio del nobile Sassone, coll'animarla
-a marciarle da presso in quel durar di cammino.
-</p>
-
-<p>
-«Ciò non sarebbe convenevole» rispose Rebecca con modo umile
-sì, ma da cui però traspirava tal quale alterezza. «S'io accettassi, qualcuno
-potrebbe giudicarne disonorata la mia nobile protettrice.»
-</p>
-
-<p>
-Intantochè venivano scaricate due delle mule che portavano le bagaglie,
-intantochè le stesse bagaglie erano ripartite sull'altre bestie da
-soma, lavori che si terminarono con molta sollecitudine, perchè la voce
-<i>assassini</i> avea posta solerzia in ognuno, e la crescea il terrore inspirato
-dall'essere imminente la notte; intantochè, dissi, tutte queste cose operavansi,
-Gurth si dolse del male che gli faceano le corde, troppo strette ai
-pugni delle sue mani. Wamba si prese assunto di rallentarle, e fosse a caso
-o a disegno, le rallentò sì bene, che Gurth non durò indi a fatica a spacciarsene
-affatto, e prima che tutti fossero lesti a rimettersi a cavallo, il
-porcaiuolo fece gamba nell'interno della foresta.
-</p>
-
-<p>
-Il cavallo che fin allora avea servito a Gurth era stato assegnato all'Ebreo,
-e atteso il minorato numero de' palafreni, essendosi risoluto che
-<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span>
-il prigioniere farebbe il rimanente del viaggio sulla groppa d'un cavallo
-cavalcato da un altro, si credè veramente che Gurth stesse dietro ad
-uno de' suoi compagni, e la seconda diserzione niuno avvertì, e a cose
-più serie per vero dire tutti pensavano, aspettandosi da un istante all'altro
-lo scontro degli assassini.
-</p>
-
-<p>
-Il sentiere in cui entrarono allora i nostri viaggiatori era sì stretto,
-che due soli cavalieri vi poteano passar di fronte; terreno declive e paludoso,
-attraversato da un fiumicello, le cui rive andavano coperte di antichi
-salici. Cedric e Atelstano ben si accorsero, come un tal luogo fosse
-opportuno a nascondere qualunque malandrino che avesse divisato d'assalir
-viaggiatori, ma ad onta del preveduto pericolo, non aveano miglior
-espediente fuorchè affrettare la corsa, il che neanco era sì facile su quel
-suolo, ove ad ogni passo le gambe de' corridori affondavano. Guadato che
-ebbero il fiumicello, non rimanea tempo a tutta la comitiva di raggiungere
-l'altra riva allorchè d'ogni lato si videro accerchiati ed assaliti da numerosa
-masnada d'uomini armati, che colla rapidità e accortezza delle lor
-fazioni pareano il doppio di quel che erano. Costoro gridavano ad alta
-voce: «Vivano il Dragon Bianco e san Giorgio! Viva l'Inghilterra»; e
-ciò coll'intendimento di farsi meglio credere scorridori sassoni.
-</p>
-
-<p>
-Tosto Cedric e Atelstano caddero prigionieri, e tale avvenimento fu
-accompagnato da particolarità diverse giusta la diversità delle indoli de' personaggi.
-Perchè Cedric contro il primo nemico ch'ei vide comparire lanciò
-la chiaverina rimastagli, e indirisse il colpo più di proposito che non lo
-avea fatto contro il povero Fangs; tal che il supposto masnadiere rimase
-inchiodato alla quercia cui stava d'avanti. Poi brandita la sciabola, ne
-affrontò un secondo al quale menò colpo sì disperato e con sì cieco impeto,
-che gli andò in pezzi l'arma contra un troncone. Allora due o tre
-uomini gli si lanciarono addosso, e stramazzatolo da cavallo, finalmente
-lo ebbero nelle mani. Ma Atelstano era perplesso, meditando se fosse più
-espediente cosa il correre incontro ai nemici che lo minacciavano di fronte
-o a quelli che lo circondavano, intanto che questi giunsero ad afferrare
-la briglia del suo cavallo; e divenne compagno di cattività a Cedric, senz'avere
-avuto il tempo di mettersi tampoco in parata.
-</p>
-
-<p>
-Le persone di seguito impacciate in mezzo alle mule che trasportavano
-le bagaglie, sorprese di più ed atterrite sul destino cui soggiacquero i loro
-padroni, non opposero quasi resistenza di sorte alcuna agli assalitori che le
-disarmarono, impadronitisi in oltre di lady Rowena, che stava nella parte di
-mezzo della cavalcata, e d'Isacco e della figlia d'Isacco postisi al retroguardo.
-</p>
-
-<p>
-Il solo a non lasciarsi trappolare fu Wamba, il quale in sì fatta occasione
-mostrò più coraggio di coloro che presumevano superarlo in senno.
-Perchè impadronitosi della sciabola d'un di que' servi che non parea ricordarsi
-d'averla, si schermì abbastanza di tenere in rispetto coloro che
-si avvicinarono. Ei tentò parimente una prova di liberare il padrone, ma
-<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span>
-osservando come avrebbe avuto che fare con troppi, e vedendo legati in
-massima parte i suoi compagni, pian piano si buttò giù da cavallo, e protetto
-dalle tenebre e dalla generale confusione, s'addentrò nel bosco senza
-che nessuno avvisasse fermarlo.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-164a"></a>
- <img src="images/ill-164a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Allora due o tre uomini gli si lanciarono addosso, e stramazzatolo da cavallo,
-finalmente lo ebbero nelle mani.</i> pag. 164.</p>
-</div>
-
-<p>
-Però appena il valoroso matto si vide fuor di pericolo, incominciò a
-trovarsi dubbioso se non gli convenisse meglio offerirsi compagno di prigionia
-ad un padrone, al quale era sinceramente affezionato.
-</p>
-
-<p>
-«Ho inteso talvolta esaltare la felicità d'una libera condizione» meditava
-egli fra sè medesimo; «ma vorrei ora che un uomo saggio venisse
-insegnando ad un matto qual cosa può farsi della sua libertà chi l'ha ottenuta
-contra propria voglia!»
-</p>
-
-<p>
-Udì allora susurrare il nome di Wamba da una voce, che gli doveva
-esser vicina, ma bassa e mandata colla massima cautela, poi nel tempo
-medesimo gli saltò addosso accarezzandolo un cane, che tosto ei riconobbe
-per Fangs.
-</p>
-
-<p>
-«Gurth!» pronunziò Wamba col tuono stesso di voce onde aveva
-udito chiamarsi. «Sei tu, Gurth?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» rispose Gurth avvicinandosegli; «ma che cosa è dunque accaduto?
-Che significa questo scricchiolar d'armi?»
-</p>
-
-<p>
-«Una bagattella! son tutti prigionieri.»
-</p>
-
-<p>
-«Prigionieri! chi?»
-</p>
-
-<p>
-«Il nostro padrone, lady Rowena, Osvaldo, in somma tutti.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! dalla parte di Dio! chi gli ha fatti prigionieri? Com'è stato?»
-</p>
-
-<p>
-«È stata, che il nostro padrone si è troppo affrettato a cimentarsi,
-Atelstano si è affrettato men di quel che bastava, e il resto dei nostri
-niente affatto. Coloro che gli hanno fatti prigionieri vestono giustacuori
-verdi, e portano una maschera al volto.»
-</p>
-
-<p>
-«E i nostri compagni?»
-</p>
-
-<p>
-«Legati mani e piedi, stan là sparsi sull'erba che paiono mele all'istante
-che le hai gettate ai tuoi porci. Ne riderei se potessi trattenermi
-dal piangere.»
-</p>
-
-<p>
-Tutto acceso in volto, allora Gurth esclamò «Wamba! hai tu un'arme?
-Il tuo cuore val meglio della tua testa. Gli è vero che siamo in
-due solamente. Ma un assalto improvviso, tentato contra gente che a ciò
-non si aspetta, potrebbe tornarne bene. Seguimi. Gli è duopo liberare
-Cedric.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, Gurth, dimenticasti d'aver giurato un'ora fa che non gli
-avresti mai perdonato?»
-</p>
-
-<p>
-«Eh! fu quando non avea bisogno de' miei soccorsi. Vieni, seguimi,
-fa presto.»
-</p>
-
-<p>
-Stavano già per partire, allorchè un terzo comparve fra essi ordinando
-che si fermassero. Alla foggia delle vesti e dell'armi, Wamba
-avrebbe potuto giudicarlo uno fra' malandrini che arrestarono il suo padrone,
-<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span>
-perchè non diversava da essi che nello avere il viso scoperto. Però
-al ricco pendaglio ch'egli portava, al corno da caccia che ne stava sospeso,
-al tuono tranquillo ed autorevole, onde gli parlava l'uom sopraggiunto,
-Wamba non tardò, a mal grado dell'oscurità, a riconoscere Locksley,
-quell'arciere che vinse il premio dell'arco affrontando tutti i patti svantaggiosi
-a' quali si assoggettò.
-</p>
-
-<p>
-«Che significa tutto questo?» disse loro. «Chi seno quelli che s'avvisano
-di far prigioniere le persone in questa foresta?»
-</p>
-
-<p>
-«Potrebbero credersi vostri confratelli» rispose Wamba «perchè somigliate
-loro, come si rassomiglian due ceci.»
-</p>
-
-<p>
-«Tosto il saprò» disse Locksley «ma aspettatemi in questo luogo.
-Vi proibisco, pena la vita, il movervi di qui prima ch'io torni. Obbeditemi,
-e prometto bene così a voi come ai vostri padroni. Ciò nullameno
-fa mestieri d'alcune cautele.»
-</p>
-
-<p>
-Levatosi indi il pendaglio, e staccato il pennacchio che ornava il suo
-berrettone, consegnò tai cose alla custodia di Wamba; poi trasse di saccoccia
-una maschera, e coprendone il viso, si dipartì da loro per andar
-a fare scoperta, non senza ingiugnere nuovamente ai medesimi che lo
-aspettassero.
-</p>
-
-<p>
-«Lo aspetteremo, o Gurth?» disse Wamba: «o vogliam dargli
-prova che Domeneddio ci ha forniti di gambe? In verità, anche costui ha
-cera di masnadiere, e non vedo troppo qual fiducia in lui possa aversi.»
-</p>
-
-<p>
-«Fosse anche il diavolo» rispose Gurth «che rischiamo noi aspettandolo?
-S'egli appartiene a questa banda di scorridori, potrebbe averli
-già messi all'erta intorno alle nostre persone: ciò essendo come involarsi
-da loro? Poi, e non è gran tempo, ho fatto io la prova, che fino tra
-gli assassini si trova un qualche galantuomo.»
-</p>
-
-<p>
-Non tardò multi minuti a far ritorno Locksley. «Ho veduto gli
-amici» diss'egli «e di più ho parlato ad essi, perchè vestiti alla mia
-foggia, m'hanno creduto un loro collega. Ora so, e chi sono e dove
-vanno e quello che vogliono fare. Ma il numero ne è grande, ed è gente
-valorosa nell'armi. Sarebbe la massima delle follie se tre uomini presumessero
-d'assalirli con buon successo. Conviene pertanto unire una forza
-più ragguardevole, e so ben io dove trovarla. Voi siete entrambi, credo,
-fedeli servi di Cedric il Sassone. Seguitemi adunque, nè mai sia detto, che
-l'amico dell'Inghilterra e degl'Inglesi manchi di braccia per soccorrerlo
-all'istante del pericolo; ma fa d'uopo non perder tempo, perchè già coloro
-s'avviano.»
-</p>
-
-<p>
-E fatto a questi cenno di venirgli addietro, s'addentrò nella parte
-più folta della foresta, per vie non disegnate da traccia umana, e Gurth
-e Wamba il seguivano silenziosi.
-</p>
-
-<p>
-Ma il silenzio mal si confaceva all'umore di Wamba, che lo interruppe
-finalmente, susurrando a mezza voce all'orecchio del camerata, ed
-<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span>
-accennando il pendaglio e il corno da caccia che tenea tuttavia fra le
-mani: «Gurth, se non mi sbaglio, ho veduto guadagnar questo premio
-che non è molto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io» disse Gurth, parlando anche più sommesso «scommetterei
-tutti i porci del mio padrone, che tre giorni fa, o a dir meglio tre
-notti fa, ho udito la voce del bravo arciere che guadagnò questo premio,
-e che or ne fa scorta.»
-</p>
-
-<p>
-«Amici» si volse ad essi Locksley, che ad onta di tutte le loro cautele
-gli aveva intesi «poco rileva ora quel ch'io mi sia e che cosa sia.
-Se arrivo a liberare il vostro padrone, avrete un motivo di riguardarmi
-come il migliore fra gli amici dell'Inghilterra. Ch'io mi chiami poi sotto
-tale o tal altro nome, ch'io tiri bene o mal l'arco, ch'io ami diportarmi
-a luce di giorno o a chiaro di luna, sono cose le quali non v'appartengono,
-e sulle quali fareste meglio a non prendervi fastidio.»
-</p>
-
-<p>
-«Mettemmo la testa nella gola del lione» disse Wamba all'orecchio
-di Gurth. «Dio ne aiuti, che la possiam cavar fuori!»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto!» rispose Gurth. «Guardati dal disgustarlo con alcuna
-delle tue follie. Quanto a me, ho le mie buone ragioni a sperare che
-tutta questa faccenda andrà a finir bene.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XIX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">Soave è al peregrin poichè ha smarrita</p>
-<p class="i02"> La via, se ascolta in fondo della selva</p>
-<p class="i02"> Il salmeggiar di vigile eremita.</p>
-<p class="i03"> <i>L'eremita della fontana di s. Clemente.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Solamente dopo tre ore di accelerato cammino, Wamba, Gurth e la
-misteriosa lor guida, giunsero ad un diradamento di selva, nel cui mezzo
-sorgeva enorme quercia, che coll'estese braccia spargea vasta ombra da
-tutti i lati. Cinque o sei uomini, vestiti di giustacuor verde non men di
-Locksley, stavano, a quanto parea, dormendo, sdraiati attorno dell'albero,
-intanto che a qualche passo distante da essi camminava innanzi e
-indietro un loro compagno posto di sentinella.
-</p>
-
-<p>
-Questa, all'udire il calpestio de' nostri viaggiatori che ad essa si avvicinavano,
-diede ai compagni il segno di stare all'erta; ed essi balzati
-in piede, afferrarono gli archi, preparandosi a lanciar le freccie ver quella
-parte, d'onde credessero venir un pericolo. Ma non tardò il lor capo a
-darsi a conoscere; al minaccievole atteggiamento succedettero i segnali di
-rispetto e di subordinazione.
-</p>
-
-<p>
-«Dov'è Mugnaio?» chiese Locksley.
-</p>
-
-<p>
-«Su la strada di Rotheram.»
-</p>
-
-<p>
-«Con quanti uomini?»
-</p>
-
-<p>
-«Con sei, e con buona speranza di bottino; così ne assista san
-Nicolò!»
-</p>
-
-<p>
-«Lodo la pietà vostra. E ove trovasi Allan-Dale?»
-</p>
-
-<p>
-«Dalla parte di Watling, ad appostare con quattro uomini il priore
-di Jorvaulx.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente. E fra' Giocondo?»
-</p>
-
-<p>
-«Nella sua celletta.»
-</p>
-
-<p>
-«Vado a cercarlo. Voi intanto mettetevi attorno per radunarci nostri
-colleghi; e raccoglietene quanti mai vi vien fatto raccoglierne, perchè
-abbiamo a far caccia di certo selvaggiume che non fuggirà al nostro avvicinarsi,
-ma si volterà contra noi. Che tutti sieno qui un'ora prima dell'alba — Aspettate
-un momento» ei soggiunse, mentre quelli già s'apparecchiavano
-ad eseguire il primo comando. «Io dimenticava la cosa la
-più essenziale. Che un di voi prenda la strada di Torquilstone, del castello
-di Frondeboeuf. Una banda di furfanti che hanno ardito addossarsi il nostro
-uniforme, conducono colà prigionieri Cedric il Sassone e la sua comitiva.
-È questo un insulto che si fa alla nostra gloria, e vuole il nostro
-<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span>
-onore che sia punito. Teneteli ben di mira, perchè quand'anche giugnessero
-al castello prima che le nostre forze fossero raunate, converrebbe
-ad ogni costo studiar modo di vendicarsi e di sottrarre dalle branche di
-costoro i prigionieri che s'arrogarono di fare, vestiti dei nostri panni. Seguitateli
-da vicino, e il miglior camminatore fra voi si assuma tale incarico
-e quello di ragguagliarmi di tutto.»
-</p>
-
-<p>
-Quella brigata si sbandò prendendo varie diritture a norma degli ordini
-ricevuti, e il loro capo, seguitato sempre da Gurth e da Wamba
-che il riguardavano con una tal qual rispettosa tema, mosse alla volta di
-Copmanhurst.
-</p>
-
-<p>
-Giunti al picciolo diradamento di foresta, ad un lato del quale vedeansi
-il romitaggio, e la cappella a metà diroccata di Copmanhurst,
-Wamba disse sotto voce a Gurth: «Se la è la casa d'un ladro, si conferma
-la verità dell'antico proverbio: <i>Presso la chiesa, lontano da Dio</i>;
-e pei sonagli del mio berrettone! sì che la cosa è vera! Ascolta solo come
-si salmeggia bene nel romitaggio.»
-</p>
-
-<p>
-Di fatto il pietoso anacoreta cantava allora una canzon da taverna, e
-in quel momento il cavalier Nero ne ripeteva a coro con esso il ritornello.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Il sugo di pergola</p>
-<p class="i02"> Dà forza al pensiero,</p>
-<p class="i02"> Sereno fa il cor.</p>
-<p class="i01">Che tardi tu a mescere?</p>
-<p class="i02"> Hai fiasco e bicchiero.</p>
-<p class="i02"> Ve' come zampilla!</p>
-<p class="i02"> Non perdasi stilla</p>
-<p class="i02"> Del grato licor!</p>
-</div></div>
-
-<p>
-«Affè non cantano male» disse Wamba che aveva accompagnate
-colla sua le voci dei due cantori, «ma per il nome di tutti i santi! chi
-sarebbesi aspettato di udire l'intonazione d'un tal mattutino nella cella
-d'un eremita?»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! per me non ne sono punto maravigliato» rispose Gurth.
-«Mi assicurano che l'eremita di Copmanhurst è un uomo che si dà bel
-tempo, e che non si fa scrupolo d'ammazzare un daino. M'hanno anche
-detto che il boscaiuolo ha mosse doglianze contro di lui all'ufiziale regio,
-e che d'ora in poi gli sarà proibito di portar cappuccio e cocolla.»
-</p>
-
-<p>
-Intanto ch'essi in tal modo discorrevano, Locksley co' suoi replicati
-picchii alla porta scompigliò non poco l'anacoreta e il suo ospite.
-«Per la mia cocolla!» disse l'eremita fermandosi a metà d'una cadenza
-«sta a vedere che abbiamo ancora altri viaggiatori smarriti! non vorrei
-per l'onore del mio cappuccio che ne sorprendessero in mezzo a questi
-santi esercizi. Tutti hanno i lor nemici, ser Neghittoso, e vi potrebbe esser
-gente tanto maligna da confondere il modo cordiale con cui ho accolto,
-in questa breve durata di tre ore, un viaggiatore affaticato come eravate
-voi, da confonderlo dissi con una gozzoviglia da dissoluti, da briachi:
-<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span>
-e la dissolutezza e l'ubbriachezza son vizi, grazie a san Dunstano, contrari
-così alla mia indole come alla mia professione.»
-</p>
-
-<p>
-«Guardate che vili calunniatori si danno!» soggiunse il cavaliere. «Così
-stesse in me il castigarli. Ma avete ragione, santo eremita. Tutti abbiamo i
-nostri nemici, e in questo regno vivono tali persone che, costretto a vederle
-in faccia vorrei essere coperto del mio elmetto, non mai a viso scoperto.»
-</p>
-
-<p>
-«Copritevi dunque col vostro elmo, ser cavaliere, e fate presto quanto
-la vostra indole ve lo permette. Intanto vado a riporre nell'armadio segreto
-il fiaschetto, le tazze e il rimanente del pasticcio, e perchè non
-ascoltino quel ch'io mi operi al di fuori, fatemi da secondo in ciò che
-adesso stò per cantare. Pensate solamente al tuono della cantilena, non vi
-prendete fastidio delle parole. Sarà molto se le saprò io profferire.»
-</p>
-
-<p>
-Detto ciò, e mentre facea scomparire gli avanzi del banchetto, intonò
-con voce forte e sonora un <i>De profundis</i>, intanto che il cavaliere,
-riponendosi in fretta la sua armatura, e ridendo di tutto cuore lo accompagnava
-colla sua voce.
-</p>
-
-<p>
-«Che mattutino del diavolo cantate voi dunque a tal ora?» sclamò
-Locksley picchiando una seconda volta.
-</p>
-
-<p>
-Il romore di quel canto, e fors'anche le copiose libazioni che fatte
-avea l'eremita, gli furono cagione di non riconoscere la voce che gli parlava,
-quindi rispose col solito formolario: «Tirate diritto per la vostra
-strada, e non disturbate ne' lor divoti esercizi due servi di san Dunstano.»
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'un eremita!» udì rispondersi verso la strada. «Non ravvisi
-la voce di Locksley?»
-</p>
-
-<p>
-«Va ottimamente» disse l'eremita voltosi all'ospite. «Non v'è
-da temer cosa alcuna.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma chi è questo straniero? Rileva a me di saperlo.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Chi è?</i> Vi dico che è un amico.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma qual'è quest'amico. Può esserlo di voi, non di me.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Qual'è questo amico?</i> È più facile l'interrogazione di quel che
-sia la risposta! Però or che ci penso: è l'onesto boscaiuolo del quale vi
-ho già parlato.»
-</p>
-
-<p>
-«Onesto boscaiuolo, come voi pio eremita?»
-</p>
-
-<p>
-«Tal quale.»
-</p>
-
-<p>
-«Apritegli dunque, se non amate che egli vi sfondi la porta.» In
-quel momento appunto Locksley picchiava per la terza volta.
-</p>
-
-<p>
-I cani sulle prime non mancarono d'abbaiare, ma il loro instinto
-avendo fatto che s'accorgessero chi fosse la persona nuovamente giunta, si
-diedero a raspare la porta quasi chiedendo essi pure che gli venisse aperto.
-</p>
-
-<p>
-S'aperse finalmente questa porta, e Locksley, entrò unitamente ai
-suoi due compagni.
-</p>
-
-<p>
-«Eremita» disse Locksley in veggendo il cavaliere «dove hai tu
-pescato questo nuovo collega?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Un fratello del nostro ordine» rispose sorridendo il romito «noi
-abbiamo passato insieme in orazione la notte.»
-</p>
-
-<p>
-«Credo bene ch'ei sia un individuo della chiesa militante<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. Da
-qualche giorno ne vediam molti a correre i campi. Ma ciò non fa alla
-questione. Oggi abbiamo bisogno della nostra gente, sieno cherici o secolari.
-Dunque tu ne farai la buona grazia di lasciare la cocolla e il rosario
-per armarti d'arco e di chiaverina.» Indi traendolo in disparte:
-«Tu sei matto a quanto mi pare. Perchè dar ricetto nella tua abitazione ad
-un cavaliere che non conosci? Hai forse dimenticati i nostri regolamenti?»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Ch'io non conosco!</i> Lo conosco quanto un mendicante conosce
-la sua scodella.»
-</p>
-
-<p>
-«Presto dunque! il suo nome.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Il suo nome!</i> come se fossi uomo da bere in compagnia d'un altro
-senza saperne il nome! Si chiama il cavalier Neghittoso.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu hai bevuto più del bisogno, eremita, e voglia Dio che tu non
-abbi cianciato nella stessa proporzione.»
-</p>
-
-<p>
-«Arcier valoroso» si volse a Locksley il cavaliere «non fate rimproveri
-al mio giocondo albergatore. Ei non ha potuto negarmi ospitalità,
-perchè già l'avrei costretto a concedermela.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Costretto!</i>» replicò l'eremita. «Aspettate ch'io abbia cambiata
-questa cocolla in un giustacuor verde, e vedremo chi sia buono di costrignermi
-a cosa che non mi garbi.»
-</p>
-
-<p>
-Così parlando gittò la cocolla in un canto del romitaggio, e lasciò
-vedersi in camiciuola e brache verdi, pregando Wamba l'aiutasse ad addossare
-il giustacuore ch'era del colore degli altri arredi.
-</p>
-
-<p>
-«Credete voi» disse Wamba «ch'io possa in buona coscienza aiutare
-un santo eremita a trasformarsi in un cacciatore o in un.... non
-so che cosa?»
-</p>
-
-<p>
-«Non temere» rispose l'eremita. «Se commetto qualche peccatuzzo in
-giustacuor verde, la virtù della cocolla lo cancella all'atto di rivestirla.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere» disse Locksley, tanto che l'eremita dava termine
-alla sua acconciatura «non potete negarlo. Il vostro coraggio fu quello
-che decise della vittoria nel secondo dì del torneo.»
-</p>
-
-<p>
-«E quando ciò fosse, arcier valoroso, che conseguenza ne vorreste
-indurre?»
-</p>
-
-<p>
-«Di riguardarvi come un uomo propenso ad assumere le parti del
-debole e dell'oppresso.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò è debito d'ogni vero cavaliere, e ben mi spiacerebbe se si
-potesse sol sospettare ch'io non l'adempiessi.»
-</p>
-
-<p>
-«Desidererei dunque che foste altrettanto buon Inglese come prode
-cavaliere, perchè l'impresa di cui m'accade parlarvi, gli è vero che per
-<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span>
-sè medesima va nella classe de' doveri d'un uomo onesto, ma riguarda
-soprattutto quelli che ad ogni verace Inglese s'aspettano.»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'è così non potevate volermi meglio. Non v'è nessuno cui
-stiano più a cuore di me gli interessi d'un Inglese, sia pur l'ultimo fra essi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ascoltatemi dunque, e vi farò consapevole d'un mio disegno, al
-quale se siete veramente quello che vi dimostrate, potete onorevolmente
-cooperare. Una banda di scellerati, addossando l'abito d'individui che
-valgono assai meglio di loro, si sono impadroniti delle persone di Cedric
-il Sassone, della pupilla di lui, del suo amico Atelstano di Coningsburgo,
-e di tutta la lor comitiva; or li conducono al castello di Torquilstone,
-situato in questa selva, e appartenente ad un nobile normanno. Chiedo a
-voi, se qual prode cavaliere e verace Inglese, volete soccorrerci a liberarli.»
-</p>
-
-<p>
-«Io l'ho qual mio debito. Vorrei però sapere chi vi siate, voi che
-mi parlate in favore di queste persone.»
-</p>
-
-<p>
-«Io sono... un uomo senza nome, ma l'amico del mio paese.
-Per ora gli è d'uopo vi contentiate di non saperne di più, la qual cosa
-dovrebbe esservi tanto meno difficile che desiderate voi stesso di rimanere
-incognito. Credete nondimeno che allorchè ho data una parola, ella è
-inviolabile quanto s'io portassi speroni d'oro.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo credo senza fatica. Sono avvezzo a legger nelle fisonomie, e
-dalla vostra apparisce che dobbiate essere uom d'onore e risoluto. Non vi
-farò quindi maggiori interrogazioni, limitandomi a dirvi che m'adoprerò
-di buon grado alla liberazione di questi oppressi prigionieri, dopo di che
-spero ci conosceremo meglio e avremo luogo d'essere l'un l'altro contenti.»
-</p>
-
-<p>
-«Così dunque» disse all'orecchio di Gurth Wamba, che dopo avere
-data la sua opera all'acconciarsi dell'eremita, pian pianino s'era avvicinato
-agli interlocutori ed in tempo d'udire la conclusione del dialogo
-«così dunque avremo un nuovo confederato, il cui valore, voglio almeno
-sperarlo, dovrebb'essere di miglior lega che non la religione del romito
-e l'onestà della nostra scorta; perchè, ti parlo chiaro, quel Locksley mi
-presenta la fisonomia d'un vero scorridore, e il reverendo cenobita d'un
-ipocrita il più sfrontato.»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto Wamba, zitto!» rispose Gurth. «Tutto ciò può essere verità,
-ma tutte le verità non è bene il dirle. Poi. Se venisse anche il diavolo
-colle sue corna ad offerirmi soccorso per mettere in libertà il nostro padrone
-e lady Rowena, non so se avessi tanta religione da ricusarne l'offerta.»
-</p>
-
-<p>
-Dopo che l'eremita ebbe cambiato di abito, come dicemmo, trasse
-dal suo armadio segreto le proprie armi, ed imbracciò lo scudo che sul
-sinistro omero gli posava; il coltello da caccia gli pendea dal cinturino
-che reggeva pure un buon numero di freccie, e teneva in mano l'arco ed
-una specie di chiaverina. Primo ad uscire dal romitorio, quando ne furono
-fuori tutti gli altri, chiuse accuratamente la porta, tra la quale e
-la soglia ascose la chiave.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ma, sei tu veramente in istato di poterne esser giovevole?» a costui
-chiese Locksley. «I fumi del vino che hai bevuto non ti annebbiano
-niente il cervello?»
-</p>
-
-<p>
-«Non posso negarti, che mi sembra veder tutti gli alberi ballare
-d'intorno a me, e che le mie gambe non mi permetterebbero di ballare
-con essi, ma il potere di san Dunstano è grande, e tra poco, il vedrai,
-non parrà nè manco ch'io abbia bevuto.»
-</p>
-
-<p>
-Così dicendo, s'accostò al bacino di sasso, entro cui, come dicemmo,
-cadea l'acqua della sorgente, scorrendo poscia in piccolo ruscello,
-e detto la <i>fontana di san Dunstano</i>. Ivi stesosi col ventre a terra, bebbe
-tanta di quell'acqua, che parea volesse inaridire la fonte.
-</p>
-
-<p>
-«Santo eremita di Copmanhurst» sclamò il cavalier Nero «quanto
-tempo è che non vi siete sbramato sì lautamente di quest'acqua?»
-</p>
-
-<p>
-«Due anni e tre mesi, e fu una volta che un bariletto di Canarie
-lasciò sfuggire il liquor contenuto per una fessura non canonica; allora
-mi convenne stare alla bevanda somministratami dalla liberalità del mio
-santo avvocato.»
-</p>
-
-<p>
-Dopo avere indi immerso e faccia e mani nella fontana, rialzossi, e
-brandita la sua chiaverina: «Ove sono» gridò «questi malviventi, questi
-rapitori di giovinette che non hanno voglia di farsi rapire da essi? Mi
-porti il diavolo se non mi basta l'animo d'atterrarne una dozzina!»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! non istate a bestemmiare, santo eremita» sclamò il cavalier Nero.
-</p>
-
-<p>
-«Che eremita, in nome di Dio? Non v'è più eremita, cavalier Neghittoso.
-Per san Giorgio e pel suo Dragone! quando ho buttato via il
-cappuccio, non son più un incappucciato; e allorchè ho indosso il mio
-giustacuor verde, sono in istato di bere, bestemmiare, spiegazzar gonnelle,
-al pari di qualsivoglia armigero di questo regno.»
-</p>
-
-<p>
-«Via, via! nostro cappellano» disse Locksley «marciamo come si
-dee e in silenzio. Tu parli solo più che non farebbe in giorno di festa
-tutto un convento, quando l'abate s'è coricato. Non è tempo questo da
-perdere in ciance, ma di pensare a raccogliere le nostre forze; e affè ne
-avremo bisogno se ci tocca dare l'assalto al castello di Frondeboeuf.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto?» sclamò il cavalier Nero. «Egli è Frondeboeuf che
-arresta i sudditi del re in sulla strada maestra? Da quando in qua è egli
-divenuto un oppressore, un assassino?»
-</p>
-
-<p>
-«Quanto a oppressore lo è sempre stato» disse Locksley.
-</p>
-
-<p>
-«E quanto ad assassino» aggiunse l'eremita «son certo, lo è dieci
-volte più di molti assassini che ho l'onor di conoscere.»
-</p>
-
-<p>
-«Avanti, eremita, avanti» disse Locksley «e taci una volta. Il nostro
-assunto ora è di trovarci presto al luogo dell'adunata, non di mettere
-alla luce cose, che è decenza come prudenza il tenere velate.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Oh quanto fu volger di lune e soli</p>
-<p class="i01">«Dacchè quest'atrio, sì famoso un giorno.</p>
-<p class="i01">«Fama, gioia, beltade in un raccolte</p>
-<p class="i01">«Non mira più! nè sotto a queste antiche</p>
-<p class="i01">«Gotiche vôlte omai sona che voce</p>
-<p class="i01">«Dall'età spente; voce che ai nipoti</p>
-<p class="i01">«In fero tuon rimembra le virtudi</p>
-<p class="i01">«De' lor grand'avi che l'avel ricopre!</p>
-<p class="i10"> <span class="smcap">Orra</span>, <i>Tragedia</i>.</p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Mentre le persone di cui favellammo vegliavano alla liberazione di Cedric
-e dei suoi compagni, gli armigeri che se ne erano impadroniti, li
-guidavano al luogo di sicurezza, ove divisato aveano tenerli prigioni. Ma
-sendo oscurissima la notte, e questa razza di scorridori mal pratica delle
-giravolte della selva, accadde che si videro costretti a molte pause, ed
-anche una o due volte a tornare addietro, per accertarsi meglio della
-strada che doveano tenere. Ed ebbero d'uopo del ritorno dell'aurora per
-rimanere convinti che si trovavano sulla buona strada; la qual cosa avendoli
-confortati non poco, incominciarono ad affrettare il cammino.
-</p>
-
-<p>
-Allora i due finti capi di banditi vennero fra loro a tal parlamento.
-</p>
-
-<p>
-«Bracy» disse il Templario «gli è tempo che ci lasciate per prepararvi
-al secondo atto della nostra commedia, e sostener la parte di cavaliere
-liberatore.»
-</p>
-
-<p>
-«Ho fatte altre considerazioni» rispose Bracy «ed ho risoluto di
-non abbandonar la mia preda sintantochè io non l'abbia posta in sicuro
-nel castello di Frondeboeuf. Allora solamente mi mostrerò a lady Rowena
-sotto il mio consueto abito, e farò, spero, perdonare all'impeto dell'amorosa
-passione, la violenza di cui confesserommi colpevole.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual motivo di grazia vi ha fatto cambiare disegno?»
-</p>
-
-<p>
-«Questa cosa poi, cred'io, non riguarda che me medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei però sperare, ser cavaliere, che a tal cambiamento non
-avessero data origine i sospetti ingiuriosi al mio onore, destatisi, o per
-meglio dire che Fitzurse cercò destare, nell'animo vostro.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! in tali cose non prendo consigli che da me medesimo. Lo
-sapete il proverbio: <i>il diavolo ride se il ladro ruba al ladro</i>, e per altra
-parte sappiamo che il fuoco e le fiamme dell'inferno non ratterrebbero un
-templario dall'abbandonarsi all'impeto delle sue passioni.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè il condottiero d'una banda franca dal temere per parte d'un
-amico e d'un collega que' trattamenti ch'egli è solito fare agli altri.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span>
-</p>
-
-<p>
-«A nulla or giova il rimprovero di rimbalzo. Mi basta conoscere
-quai principii di morale professi l'ordine de' Templarii per non somministrarvi
-da me medesimo l'occasione di togliermi una preziosa conquista
-che tanti rischi mi costa l'assicurarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma nella presente circostanza che temete, o Bracy? Vi sono però
-conosciuti i nostri voti.»
-</p>
-
-<p>
-«E anche in qual guisa li rispettate. I codici amorosi, ser Templario,
-vengono interpretati assai liberamente in Palestina, e nella presente
-bisogna non mi sento di confidar nulla alla vostra coscienza.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Bracy, sappiate dunque la verità. Non saprei che farmi
-della vostra dea dagli occhi azzurri. Contemplando le nostre prigioniere
-ho veduti due begli occhi neri. Quelli, quelli mi han conquistato.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto? Vi degnereste della cameriera?»
-</p>
-
-<p>
-«No, sul mio onore. I miei sguardi non si abbassano tanto; pure
-fra le nostre prigioniere trovo una preda che equivale ben alla vostra.»
-</p>
-
-<p>
-«Per l'antico Testamento!» sclamò Bracy. «Forse la bella ebrea?»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! chi oserà trovarci a ridire?»
-</p>
-
-<p>
-«Nessun ch'io mi sappia. Ma la vostra coscienza non vi rimproccerebbe
-una tresca aperta con un'Ebrea?»
-</p>
-
-<p>
-«La coscienza d'un uomo che ha ammazzato trecento Saracini può
-essere più tranquilla di molte altre, nè ha bisogno di atterrire ad ogni
-minimo peccatuzzo, come il farebbe la coscienza d'una villanella nel presentarsi
-al confessionale la vigilia di Pasqua.»
-</p>
-
-<p>
-«Eh! infine spetta a voi di sapere i privilegi del vostro onore. Pur
-vedete! avrei giurato che, più ancora degli occhi della leggiadra Ebrea,
-vagheggiaste i danari dell'usuraio suo genitore.»
-</p>
-
-<p>
-«Non dirò che il danaro d'Isacco non abbia il suo merito. Ma
-credete voi che Frondeboeuf avesse voluto prestarne il proprio castello
-senza speranza di partecipare allo spoglio? Or dunque, io gli cedo Isacco
-per sua porzion di bottino, e come gli è giusto ch'io parimente abbia
-la mia, ho posti gli occhi sulla bella Rebecca. Adesso che vi son noti
-i miei divisamenti, tornerete alle prime massime? Voi vedete che per
-parte mia non vi resta alcuna cosa a temere.»
-</p>
-
-<p>
-«No, no; le prime massime le ho affatto abbiurate, nè voglio perder
-le tracce della mia preda nemmeno un istante. Le cose che mi avete
-raccontate possono essere verissime, ma non mi fido della coscienza d'un
-uomo, che avendo ammazzati trecento saracini, si è assicurato un sì vistoso
-capitale d'indulgenze da non atterrirlo un peccato veniale di più.»
-</p>
-
-<p>
-Intantochè i nostri due eroi duravano in tale disputa, Cedric si
-sforzava, ma invano, onde rilevare da' suoi custodi chi fossero, e da
-quai disegni mossi coloro che il tenevano prigioniere.
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete Inglesi, giusta ogni apparenza» ei dicea loro «e vivadio!
-vi conducete come se foste Normanni. Sarete, non ne dubito, miei
-<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span>
-vicini, e dovreste quindi esser ancor miei amici, perchè qual è nom inglese
-de' miei dintorni che possa volermi male? Persin fra voi, che vi
-siete rifuggiti ne' boschi onde sottrarvi alla persecuzione, fra voi contra
-i quali sta un bando che vi mette fuori della società, trovasi taluno che
-è ricorso più d'una volta alla mia protezione, e l'ha ottenuta, perchè
-mi faceano pietà le vostre sventure e i vostri patimenti, e le mie maledizioni
-andavano addosso alla tirannide, sola cagione del genere di vita
-che abbracciaste, e che non sarebbe mai stato il vostro. Che cosa dunque
-volete fare di me? Da quest'atto di violenza qual vantaggio potete
-voi ripromettervi? E nulla mi rispondete? Peggiori delle belve feroci
-nella vostra condotta, siete ancor muti com'esse?»
-</p>
-
-<p>
-Ma tutti questi discorsi nulla valevano a fare che que' ribaldi parlassero.
-Troppe buone ragioni aveano di serbar il silenzio, perchè a romperlo
-li potessero indurre nè le querele, nè i rimproveri di Cedric. Continuarono
-a marciare con frettoloso passo, sintantochè in fondo ad un
-viale di grandi alberi, si presentasse Torquilstone, castello antico, il quale
-per diritto di usurpazione apparteneva in quei giorni a ser Reginaldo Frondeboeuf.
-Tal era la forma di questa picciola rocca. Dal mezzo di essa alzavasi
-un'alta torre di base quadrata, e circondata di edifizi più bassi,
-che dominavano un cortile di superficie circolare. Intorno al muro di ricinto
-stagnava una fossa, cui somministrava le acque un vicino ruscello.
-Frondeboeuf, che per suo cattivo animo si crescea continuamente il numero
-de' nemici, avea aggiunte nuove fortificazioni al castello col far costruire
-alte torri ad ogn'angolo del medesimo. L'ingresso erane da una
-parte per un ponte levatoio che terminavasi ad una pesante porta di ferro
-fiancheggiata da due torricelle, dall'altra per un portello di soccorso di
-stretto andito, che confinava con un fortino innalzato ad esterna difesa.
-</p>
-
-<p>
-Non appena le cime delle torri di Torquilstone, che tappezzate
-d'edere e di porracine rifletteano i raggi del sol nascente, ferirono il
-guardo di Cedric, non gli rimase più dubbiezza alcuna sull'origine della
-cattività cui soggiaceva.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-176a"></a>
- <img src="images/ill-176a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella banda, dopo di che apertasi la porta
-e calato il ponte levatojo, la cavalcata entrò nel cortile.</i> pag. 177.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Ah!» sclamò egli, vôlto ai suoi barbari condottieri, «io avea ingiuriato
-i ladri, e gli scorridori che infestano questi boschi col supporre
-individui delle lor bande coloro che mi arrestarono. Avrei potuto con egual
-fondamento confondere le volpi della mia patria e i lupi arrabbiati delle
-francesi foreste. Ditemi, sciagurati, è la mia vita che il vostro padrone
-desidera, o pretende impossessarsi delle mie sostanze? Non è cosa tollerabile,
-è egli vero, che rimangano, ancora sulla Inghilterra solamente due
-Sassoni, il nobile Atelstano ed io, i quali tuttavia possedano il lor retaggio!
-Che si tarda adunque a darci morte, a compir l'opera della tirannide
-togliendoci e dominii e vita dopo averne rapita la libertà? Se Cedric
-il Sassone non può salvar l'Inghilterra, egli è contento di morire essendosi
-sagrificato per essa. Dite al tiranno vostro padrone, che lo prego
-<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span>
-solamente a rimettere in onorevole libertà lady Rowena. Nulla ei può
-temer da una donna, e periscono con noi tutti quelli che avrebbero potuto
-parteggiare per la sua causa.»
-</p>
-
-<p>
-Ma tal discorso non ebbe maggior risposta che il primo; e giunsero
-finalmente alla porta del castello, innanzi alla quale Bracy sonò il corno
-tre volte. Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella banda, dopo di
-che apertasi la porta e calato il ponte levatoio, la cavalcata entrò nel
-cortile. Fatti scendere da cavallo i prigionieri furono condotti in una sala,
-ov'erano apparecchiati reficiamenti per essi, reficiamenti ricusati da tutti
-fuorchè dal solo Atelstano. Ma il discendente del santo re Confessore non
-ebbe tempo di far intero diritto al merito di quella imbandigione, perchè
-gli venne annunziato com'egli e Cedric dovessero andar a starsi in una
-stanza spartata da quella che assegnavasi a lady Rowena. E poichè sarebbe
-stata inutile ogni resistenza, si videro nella necessità di seguire le loro
-scorte in un grande appartamento sostenuti da due ordini di pilastri di
-macigno, quai ne vediamo anche oggidì nei refettorii de' monasteri e nelle
-sale serbate alle adunanze capitolari.
-</p>
-
-<p>
-Dopo avere disgiunta dalle persone del suo seguito lady Rowena, la
-condussero, veramente usando compitezza, ma non consultando l'inclinazione,
-in un'ala del castello. Tal distinzione di mal augurio, fu parimente
-conceduta a Rebecca. Vane tornarono le ferventissime e interminabili
-supplicazioni del padre, che messo a tali strette giunse fino ad offerire
-denaro per non venir separato dalla figlia. «Cane d'un miscredente!»
-gli disse una di quelle guardie «quando avrai veduto il canile
-che t'aspetta, non ti dorrai se non ne partecipa la figlia tua.» E
-senz'altre discussioni furono tratti il padre da una parte, la figlia dall'altra.
-Toltesi indi l'armi alle persone del seguito di Cedric e d'Atelstano,
-e dopo essere stati frugati per ogni dove, vennero chiusi nella prigion
-del castello. Lady Rowena non potè nè manco ottenere la consolazione
-di serbare Elgitta presso di sè.
-</p>
-
-<p>
-L'appartamento, entro cui stavano rinchiusi i nostri due capi Sassoni,
-perchè d'essi primieramente incomincieremo a far discorso, comunque
-allor trasformato in una prigione, fu in altri tempi la sala maggiore
-del castello; ma poi sottratto a quest'uso, perchè fra le cose, che il nuovo
-occupante aggiunse a quell'edifizio, sia per affortificarlo, sia per renderlo
-aggradevole, noveravasi una grande sala, le cui soffitta reggeano pilastri
-più leggieri ed eleganti, ed abbelliti di fregi, che i Normanni avevano
-già introdotti nell'architettura.
-</p>
-
-<p>
-Cedric trascorreva a grandi passi quel luogo tutto assorto nelle considerazioni
-che gl'inspirava la indignazione sulle cose presenti e sulle passate.
-La negghienza intanto d'Atelstano a questo tenea vece di filosofia
-e di rassegnazione nel fargli tutto sopportare, fuorchè gl'incomodi fisici
-dell'istante. Laonde il dolore della condizione cui vedevasi ridotto, gli si
-<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span>
-facea sentire sì lievemente, che le animate esclamazioni di Cedric, appena
-e a quando a quando soltanto, otteneano qualche segno di approvazione
-da lui.
-</p>
-
-<p>
-«Sì» Cedric diceva, un poco favellando con sè stesso, un poco indirigendosi
-ad Atelstano «gli è in questa sala medesima, che mio padre
-stette a convito con Torquil Wolfganger, allorchè questo nobile Sassone
-ricevette il prode quanto infelice Aroldo, che marciava in que' dì contro
-i Norvegi collegatisi a Tosti ribelle. Fu in questa sala, che Aroldo diede
-quella sì altera risposta all'ambasciatore d'un fratello voltosi contro di lui.
-Quante volte acceso da quell'entusiasmo il mio genitore mi fe' racconto
-di tale storia! Allorchè l'inviato di Tosti fu ammesso in questa sala, che
-vedete sì grande, ella non bastava perchè vi capisse tutta la folla dei nobili
-capi Sassoni, gareggianti di porsi attorno al loro re, e tutti ammessi
-alla sua mensa!»
-</p>
-
-<p>
-Tali ultimi accenti scossero la fantasia d'Atelstano. «Spero» dice
-egli «che non dimenticheranno, quando sarà mezzogiorno, di mandarne
-il desinare. Ci hanno appena dato il tempo di far colezione. Poi non mi
-piace il cibarmi subito sceso da cavallo, ad onta che i medici lo dian
-per consiglio. Il mio appetito in quel punto non mi serve mai bene.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric continuò il suo racconto senza por mente che Atelstano lo
-avesse interrotto.
-</p>
-
-<p>
-«L'inviato di Tosti s'innoltrò in questa sala, nè la fisonomia di lui
-dava a divedere che lo intimidissero i minaccevoli sguardi de' circostanti;
-indi postosi dinanzi al trono del re, rispettosamente lo salutò. — Ser Re,
-gli disse, quali patti può sperare da voi il fratel vostro, Tosti, se dimettendo
-l'armi, vi chiede la pace? — La tenerezza d'un fratello, rispose
-il generoso Aroldo, e il bel ducato di Nortumberlandia. — E se
-Tosti accetta queste condizioni, riprese a dire l'inviato, quali terre
-concederete voi al confederato fedele del mio commettente, ad Hardrada,
-re di Norvegia? — Sei piedi di terreno, alteramente Aroldo rispose,
-e solamente perchè lo dicon gigante, gli concederemo forse qualche
-piede di più. — Rintronò di applausi la sala, e ciascun capo prese la
-tazza, e fu bevuto all'onore del giorno in cui Hardrada entrerebbe in
-possesso di tal dominio dell'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi unirei di buon cuore a que' plaudenti» Atelstano soggiunse
-«perchè la sete mi attacca la lingua al palato.»
-</p>
-
-<p>
-«L'inviato» continuò Cedric malgrado il poco vezzo che d'udire sì
-fatta storia mostrava Atelstano «riportò tal duplice messaggio a Tosti e
-al confederato di Tosti. Allora le mura di Stamford divennero spettatrici
-di quella terribile pugna, in cui dopo operate cose di prodigioso valore,
-Tosti e il re di Norvegia morsero la polve con diecimila de' loro soldati.
-Chi avrebbe creduto il giorno schiaratore di sì nobile trionfo, esser pur
-quello che vide veleggiare i navigli normanni, que' navigli che approdarono
-<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span>
-alle coste della contea di Sussex? Chi avrebbe creduto che l'infelice
-Aroldo non dovesse omai possedere nel suo reame più de' sette piedi
-di terra da lui conceduti al sovrano della Norvegia? Chi avrebbe creduto,
-che voi, nobile Atelstano, voi uscito del sangue di Aroldo, io figlio
-di un guerriero, che non fu tra i minori sostegni del trono dei re Sassoni,
-diverremmo prigionieri d'uno spregevol normanno, in questa sala
-medesima, fatta celebre per ricordanze tanto gloriose?»
-</p>
-
-<p>
-«Ella è una cosa molestissima» rispose Atelstano; «però vorrei
-sperare ce ne spacciassimo pagando un ragionevol riscatto. Ma qual che
-siasi l'intenzion di costoro, per lo meno non dovrebbero avere quella di
-affamarne. Il giorno s'innoltra; e non vedo nessun apparecchio di mensa.
-Osservate per quella finestra, nobile Cedric, e dall'altezza del sole giudicate
-voi medesimo, se sia vicino o no mezzogiorno.»
-</p>
-
-<p>
-«Sarà vicino; ma nè manco a quella finestra mi posso volgere, senza
-che una tal vista mi porti ad altre considerazioni non meno penose, benchè
-non si riferiscano sì immediatamente allo stato in cui ci troviamo. — Quando
-fu fatta quella finestra, mio nobile amico, i nostri maggiori
-non conoscevano l'arte di fabbricare il vetro, e molto meno quella di
-dipingerlo. L'orgoglio del vostro avolo, del padre di Wolfganger fu quello
-che tirò dalla Normandia un artigiano, e ciò a solo fine di vedere il proprio
-castello arricchito delle decorazioni di tal nuovo lusso, che imbratta
-di colori fantastici la pura luce del cielo. Questo straniero venne fra noi
-tapino, mendico, umile fino ad essere abbietto, pronto a far di berrettone
-all'ultimo servo delle nostre case. Tornò via superbo, carico d'oro;
-e portò fra' suoi compatriotti le notizie dell'opulenza e della semplicità
-de' nobili Sassoni. Tal nostra pazzia era stata antiveduta e predetta da
-Hengist e dalle sue rozze tribù; e per questa sola ragione conservavano
-religiosamente i costumi dei loro padri. Fu nel dipartircene, che incominciammo
-a chiamare fra noi questi stranieri, a farne i nostri servi di confidenza,
-i nostri amici, a prender da essi le loro arti e i loro artisti; a
-disprezzare le costumanze semplici de' nostri antenati. In somma noi eravamo
-infiacchiti dal lusso normanno, prima che l'armi normanne ci soggiogassero.
-Oh! i nostri cibi, non guastati dalla stessa ricercatezza, goduti
-in pace e libertà, valeano ben meglio di tutti que' delicati camangiari,
-la cui ingordigia ci ha messi co' piedi e co' pugni legati nelle mani de' nostri
-conquistatori.»
-</p>
-
-<p>
-«In questo momento» tal fu l'osservazione d'Atelstano «non v'è
-cibo semplice che non mi sembrasse vivanda delicatissima. Ma io trasecolo,
-nobile Cedric, come voi serbiate sì minutamente la ricordanza
-degli avvenimenti trascorsi ch'è un pezzo, quando poi dimenticate l'ora
-del pranzo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! lo vedo» disse a sè medesimo impazientito Cedric «gli è un
-perder tempo il parlargli d'altra cosa che del suo appetito. L'anima di
-<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span>
-Ardicanuto s'è impossessata di quel corpo. Non sa che sia diletto se
-non se a mensa e col bicchiere alla mano. Mio Dio!» soggiunse riguardandolo
-compassionevolmente «e sarà vero che un esterno sì nobile,
-sì dignitoso, nasconda un'anima tanto goffa, tanto grossolana?
-E sarà vero che la grand'opera della rigenerazione dell'Inghilterra
-debba reggersi ad un perno così diffettoso? Potrebb'essere che lady
-Rowena, divenutane finalmente sposa, gli desse un poco di quella sua
-anima generosa e nobile, ridestasse in lui i sentimenti di patrio amore,
-che vorrei anche sperarlo, non sono fuorchè intorpiditi. Lady Rowena!
-Ma e come adesso pensare a ciò, se ella, Atelstano ed io siam fra
-le mani d'un bruttale, d'un mascalzone, e forse il siamo perchè si teme
-che il lasciarci liberi metta in pericolo i crudeli nostri oppressori!»
-</p>
-
-<p>
-Mentre Cedric stava assorto in così affliggenti contemplazioni, si vide
-aprir la porta della sala, innanzi a cui presentossi uno scudiere scalco,
-che avea in mano una bianca verga, distintivo della sua carica. A questo
-personaggio d'alto affare, che movea gravemente i passi, teneano dietro
-quattro servi, che portavano una tavola imbandita di vivande, la cui vista,
-il cui odore, parve facessero dimenticare ogn'altra idea ad Atelstano.
-Mascherati erano costoro, non meno dello scudiere scalco che li guidava.
-</p>
-
-<p>
-«Che significano queste maschere» tai detti volse a quella gente
-Cedric; «e a che giovano? Crede forse il vostro padrone che noi ignoriamo
-ove ne abbian condotti o il nome di chi ne tien prigionieri? Ditegli»
-continuò il Sassone premuroso di cogliere tale occasione per negoziare
-la sua libertà «dite a Reginaldo Frondeboeuf, che vediam bene come
-per trattarne in sì fatta guisa egli non possa avere altro motivo se non
-se una insaziabile cupidigia di arricchire a nostre spese. Ebbene! cediamo
-alla sua rapacità, come date eguali circostanze, cederemmo a quella d'un
-assassino. Proponga egli il riscatto che pretende, e lo pagheremo se sarà
-proporzionato alle nostre facoltà.»
-</p>
-
-<p>
-Lo scudiere scalco per tutta risposta fece un rispettoso inchino.
-</p>
-
-<p>
-«E ditegli ancora» soggiunse Atelstano «che lo sfido a duello ad
-ultimo sangue, sia a piedi o a cavallo, e in quel sicuro luogo che gli
-sarà in grado di scegliere dopo trascorsa d'otto giorni la nostra liberazione.
-S'egli ha onore, se è cavaliere, non ricuserà un tale cartello.»
-</p>
-
-<p>
-Lo scudiere replicò l'inchino e partì.
-</p>
-
-<p>
-Simil disfida poteva essere intimata con qualche maggior dignità; perchè
-Atelstano nel pronunziarne gli accenti avea piena la bocca, e affaccendate
-assai le mascelle, circostanza che aggiunta a naturale perplessità
-tolse alla maggior parte di questo cartello quel tuono minaccevole con cui
-il discendente de' re Sassoni s'intendeva d'accompagnarlo. Nondimeno
-Cedric n'ebbe qualche speranza che il suo collega cominciasse a risentirsi,
-quanto l'onore il volea dell'insulto sofferto da entrambi, e si consolò;
-perchè a dir vero ad onta del rispetto ch'ei portava al sublime legnaggio,
-<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span>
-d'onde Atelstano scendea, cominciava a prender nausea d'un tanto durare
-nell'indolenza. Laonde afferrò la mano dell'amico, e gliela strinse
-di tutto cuore, come per dargli un contrassegno di approvare questo nobile
-sfogo di generosi sentimenti, ma si raffreddò alquanto in Cedric l'entusiasmo
-del giubilo che avea concetto, allorchè udì Atelstano esclamare
-«ch'ei vorrebbe combattere dodici uomini eguali a Frondeboeuf per
-uscir più presto d'un esecrabil castello ove si metteva aglio in tutte le
-vivande.» Comunque spiacesse a Cedric che il suo collega cedendo alla
-sensualità avesse fatta simile ricaduta nell'antica negghienza, pure si pose
-a desco rimpetto a lui, e die' a divedere che se le sventure del suo paese
-lo rendeano immemore dell'ora della mensa, non quindi avea perduto il
-buon appetito ed altre simili qualità lodevoli de' Sassoni antenati, del che
-diede valevoli prove, sedutosi a mensa.
-</p>
-
-<p>
-I prigionieri non aveano ancora terminato il pranzo, allorchè li distolse
-da un affare sì rilevante, almeno per Atelstano, il suono d'un
-corno che venne per tre volte ripetuto con tanta violenza, come se chi
-gli dava fiato fosse stato un cavaliere errante, venuto a liberare giovane
-beltà racchiusa entro la rocca e possessore del magico strumento atto a
-farla crollare. I due Sassoni s'alzarono in piedi correndo alla finestra,
-senza però potere appagare la propria curiosità, perchè tutti quegl'invetriati
-guardavano nel cortile. Pure tale squillo pareva annunziasse avvenimento
-d'alta importanza, e tanto più il diedero a credere il tumulto e
-l'agitazione che poco dopo si misero per tutto il castello.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«I miei scudi! la figlia! — La figlia, oh Dio! gli scudi.</p>
-<p class="i13"> <i>Il mercante di Venezia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Poichè i due capi Sassoni videro inutili i loro sforzi ad appagare la curiosità,
-pensarono ad appagare almen l'appetito tornando a rimettersi a
-mensa. Noi li lasceremo intesi a tale lavoro, per fare una visita ad Isacco
-d'York, condannato ad una ben rigorosa cattività.
-</p>
-
-<p>
-Il povero Ebreo era stato confinato in un sotterraneo umido e malsano,
-il cui pavimento stava di sotto all'altezza della fossa che circondava
-il castello. Non vi penetrava luce fuorchè per uno spiraglio alto sì che il
-prigioniere non vi giugneva colla mano. Anche in pieno meriggio vi regnava
-soltanto una specie di crepuscolo, e questo cambiavasi in buie tenebre
-molto tempo prima che l'altre parti del castello rimanessero prive della
-luce del giorno. Parecchie catene e ferri rugginosi, saldamente attaccati
-alle pareti, sembravano aver servito ad uso di prigionieri, de' quali si
-fossero temuti il vigore e il coraggio. A crescere ivi l'orrore, alcune ossa
-umane indicavano che, almeno un prigioniere, altra volta era morto e
-rimasto privo di sepoltura in quello spaventevol soggiorno.
-</p>
-
-<p>
-Ad una estremità della caverna trovavasi immenso forno di ferro,
-pieno di carbone, alla cui parte suprema stavano per traverso spranghe
-di ferro corrose dalla ruggine.
-</p>
-
-<p>
-Sì tetro spettacolo avrebbe potuto addiacciare un'anima ben più forte
-di quella d'Isacco: pure, in tale istante di vero pericolo, era egli più
-tranquillo che allorquando s'atterriva da sè medesimo pascolando idee
-vaghe d'incerti rischi. Così il lepre, a quanto asseriscono i cacciatori,
-sopporta più tormentosa agonia, allorch'è inseguito dal veltro, che nell'atto
-di dimenarsi sotto i suoi denti<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. Gli è probabile che i Giudei,
-usi a vivere fra perpetui spaventi, avessero apparecchiato lo spirito a quanto
-d'orribile la tirannide poteva inventare contr'essi, e che poi divenendo la
-vittima di qualche violenza, fossero almeno immuni dalla sorpresa, più
-atta a infiacchir l'animo di quanto il sia lo stesso terrore. Aggiungasi
-non essere stata quella la prima volta che Isacco trovavasi in sì cattivi
-frangenti. Egli avea pertanto una specie di guida e conforto nell'esperienza,
-e potea sperare di sottrarsi ai suoi persecutori, come avea fatto
-altre volte. Stava in oltre per lui quella inflessibile ostinazione, quella risolutezza
-<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span>
-indomabile, onde gli Ebrei il più delle volte si apparecchiavano
-a sofferire quanti tormenti poteva inventar l'oppressione anzichè cedere
-alle ingiuste domande dei loro tiranni.
-</p>
-
-<p>
-Fermo quindi nel disegno di resistere ai patimenti, Isacco raccolse,
-ravvolgendosele a mezza vita, le vesti a fine di salvarle dall'umidità indi
-sedè sopra un sasso, unico scanno che fosse in quel carcere. Quelle sue
-mani ch'ei si teneva incrocicchiate sul petto, que' disordinati capelli, quella
-lunga barba, quel suo mantello foderato di pelliccia, e quel grande berrettone
-giallo, osservati alla incerta luce del fievol raggio diurno che lo
-spiraglio tramandava, avrebbero offerto un argomento degno del pennello
-di Rembrandt, se questo illustre pittore fosse vissuto a que' giorni. Il nostro
-Ebreo passò tre ore senza cambiar postura, allorchè dopo essersi fatte
-udire alcune pedate di persone che scendevan la scala, vennero tolti con
-orrido fracasso i catenacci della prigione, e s'aggirò stridendo su i cardini
-suoi quella porta, per cui entrava Reginaldo, al quale tennero dietro
-due schiavi saracini del seguito del Templario.
-</p>
-
-<p>
-Frondeboeuf, cui la natura largheggiò d'un'atletica complessione e
-d'un vigore formidabile, avea trascorsa tutta la sua vita nel far la guerra
-e, quand'era tempo di pace, nel commettere aggressioni contra alcuno
-de' suoi vicini. Non mai titubò nella scelta de' modi onde aumentare di
-ricchezze e possanza. A tale indole di costui conformavano i lineamenti
-ruvidi, selvaggi e feroci, e le stesse cicatrici, di cui spesseggiava il suo
-volto, e che a tutt'altri avrebbero conciliato il rispetto dovuto ad impronte
-onorevoli di valore, in esso raddoppiavano piuttosto l'orrore e lo
-spavento dalla presenza di lui inspirati. Questo tremendo barone vestiva
-un giustacuore di cuoio, bene stretto ai suoi muscoli, e logoro in più
-luoghi dall'armatura che sovente egli imbracciava. Sola arme eragli un
-pugnale a sinistra del cinturino, e in tal qual modo contrabbilanciava
-un mazzo di chiavi che gli pendea dalla parte destra.
-</p>
-
-<p>
-I due schiavi mori che lo seguivano aveano dimesso lo sfarzoso loro
-abito orientale, che fece luogo a lunghe brache e camiciuole di tela grossolana,
-le cui maniche rialzate fino al gomito davano a costoro l'aspetto
-di beccai quando vanno in macellaria a compiere le fazioni del lor mestiere.
-Ciascun d'essi portava un canestro coperto, e appena entrati, si
-fermarono dinanzi alla porta, nel chiuder la quale Frondeboeuf pose la
-massima cura. Indi accostatosi a lenti passi all'Ebreo, fisò gli occhi sopra
-di lui quasi volendo far prova se avessero l'influsso che viene attribuito
-ad alcuni serpenti, di ammaliare cioè la lor preda. E per vero sarebbesi
-creduto che il torvo e feroce occhio di Frondeboeuf avesse tal virtù malefica
-sul suo misero prigioniero. A bocca spalancata, cogli occhi fisi in
-Frondeboeuf, dimentico de' propositi di coraggio cui fatti avea, il povero
-Isacco fu preso da tale e tanto spavento, che non trovò la forza di moversi
-per sorgere in piedi e dar qualche dimostrazione di rispetto al tiranno,
-<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span>
-o per accostare soltanto la mano al berrettone. Attratte ne divenner
-le membra, e parea impicciolisse da sè medesimo la propria statura,
-onde occupare il minore spazio possibile.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere Normanno sollevava il capo, e concedea intero rialzo alla
-propria statura, di per sè medesima gigantesca, come aquila che solleva
-alteramente le penne prima di piombare addosso all'indifesa sua preda.
-Fermatosi tre passi lontano dal sasso, su di cui stava seduto l'infelice
-Ebreo, fe' cenno d'accostarsi ad un de' suoi schiavi, al qual comando
-obbedì il negro satellite, levando fuor del canestro un paio di grandi
-bilance, e diversi pesi che depose a piè di Reginaldo, tornato indi presso
-il suo collega che non si era scostato dalla porta.
-</p>
-
-<p>
-Anche ogn'atto di queste due scolte era lento e solenne, come di
-persone che tenessero concentrate le proprie idee a sostenere esattamente
-la loro parte in una imminente scena d'orrore.
-</p>
-
-<p>
-Sì cupo silenzio venne finalmente rotto da Frondeboeuf, che tal
-complimento volse ad Isacco.
-</p>
-
-<p>
-«Maledetto cane, uscito di razza pur maledetta!» e il tuono malauguroso
-di questa frase lo apparve anche più perchè il ripetè ogni eco
-di quella vôlta «vedi tu queste bilance?»
-</p>
-
-<p>
-Lo sgraziato Ebreo non ebbe forza di rispondere che chinando, in
-modo di chi afferma, la testa.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! fa di mestieri che su queste tu mi pesi mille libbre
-d'argento di peso e titolo della Torre di Londra.»
-</p>
-
-<p>
-«Beato Abramo!» sclamò Isacco, cui il senapismo di tal proposta
-fe' ricuperare la voce «chi v'è al mondo che abbia mai pensato a far
-domanda sì esorbitante! Quali occhi d'uomo han mai visto tanto argento?
-Quand'anche frugaste tutte le case degli Ebrei d'York, non arrivereste
-a metterlo insieme.»
-</p>
-
-<p>
-«Non sono poi uomo irragionevole. Se l'argento è sì raro, non fo
-difficoltà a ricever oro, e prenderemo un ragguaglio di sei libbre d'argento
-per ogni marco di questo metallo. Non vedo altro espediente per
-risparmiare al tuo miserabil carcame tai supplizi che tu stesso non te li
-puoi figurare.»
-</p>
-
-<p>
-«Abbiate compassione di me, nobile cavaliere. Io son vecchio, stremenzito,
-povero, e fin immeritevole della vostra collera. Che onore è
-per voi lo stritolare un povero verme della terra?»
-</p>
-
-<p>
-«Che tu sia vecchio può darsi, ed è un'infamia di coloro che ti
-hanno lasciato invecchiare nel tuo mestier d'usuraio. Voglio anche credere
-stremenzito, perchè qual è il giudeo che abbia o braccio o coraggio?
-Ma quanto a povero, tutto il mondo sa che sei ricco.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi giuro, nobile cavaliere, per tutto quello che credo, per tutto
-quello che crediamo voi ed io....»
-</p>
-
-<p>
-«Ebreo, non spergiurare, e bada colla tua ostinazione di non mettere
-<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span>
-tu medesimo il suggello al tuo destino prima di aver ben veduto e
-ponderato il trattamento che ti sta aspettando. E non pensar già ch'io
-dica così a solo fine di spaventarti, o di vantaggiare della viltà ereditaria
-in tutta la tua genia. Ti giuro per quello che tu non credi, per l'evangelio
-che la nostra santa madre Chiesa ne insegna<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>, pel potere ch'ella
-ha di legare e disciogliere, per le chiavi del cielo che le furono confidate,
-per tutte queste cose io giuro essere presa, e inevitabilmente presa la mia
-risoluzione, e giuro sarà eseguita. In questo carcere, come devi accorgertene,
-non si celia. Vi son morti, senza che mai più siasi inteso parlar
-di loro, prigionieri, le diecimila volte più di te ragguardevoli. Ma la
-lor morte fu un passatempo a confronto di quella che t'ho serbata. Te
-la sentirai venir lentamente e in mezzo a patimenti d'inferno.»
-</p>
-
-<p>
-Indi fe' cenno agli schiavi di avvicinarsi, e parlò ad essi nella loro
-lingua, ch'egli avea imparata nella Palestina, ove fors'anche divenne maestro
-nelle atrocità. I Saracini apersero i lor canestri, donde trassero legne,
-un piccolo mantice, e un fiasco d'olio. Intanto che batteasi l'acciarino
-per accendere il lume, un di costoro aggiustava le legne nel forno
-di ferro da noi descritto, affinchè potessero infiammare il carbone collocatovi
-entro al quale scopo prestamente aggiunsero col soccorso del
-mantice.
-</p>
-
-<p>
-«Isacco» disse allora Frondeboeuf «vedi tu quell'ardente fornace,
-e quelle spranghe di ferro che l'attraversano a mezza altezza? Tal sarà
-il morbido letto sopra cui verrai adagiato. Uno di cotesti schiavi ti manterrà
-sotto il fuoco, mentre l'altro ugnerà d'olio le tue membra, affinchè
-l'arrosto non bruci. Eleggi pertanto fra questo talamo ardente e il
-pagamento di mille libbre d'argento, perchè pel capo di mio padre! altra
-alternativa non ti rimane.»
-</p>
-
-<p>
-«Egli è impossibile» disse tremando l'Ebreo «che voi abbiate con
-fermo proposito concepito un tale disegno. Il Dio benefico della natura
-non ha mai creato cuori capaci di compiere sì fatta crudeltà.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non ti fidare a ciò, Isacco. Un conto mal fatto potrebbe fruttarti
-mal pro. Credi tu che le preghiere, le grida, i gemiti d'uno sgraziato
-ebreo, potranno smovere me dalla mia risoluzione; me, che ho veduto
-dar sacco ad una città, entro cui perivano a migliaia i Cristiani, quai
-consunti dal ferro e quai dal fuoco? O speri trovare qualche pietà in
-questi Negri che non conoscono nè legge nè patria, o altra coscienza fuorchè
-il valor d'un padrone? che al menomo cenno di questo adoperano indifferentemente
-corda o palo, ferro o veleno, che nemmeno intenderebbero
-la lingua in cui tu potessi implorar la lor compassione? Vecchio, opera
-con saggezza, e spacciati della parte superflua delle tue ricchezze, mettendo
-fra le mani d'un Cristiano una porzione di quanto a furia d'usure
-guadagnasti sovra altri Cristiani. Non ti mancherà modo di tornar presto
-a far enfiar la tua borsa: ma sdrajato che tu sia una volta su queste
-spranghe non vi sarà nulla che guarisca il tuo cuoio e la tua carne bruciata.
-Contami, ti dissi, la somma del tuo riscatto, e rallegrati d'uscire
-a sì buon mercato d'una prigione, cui molti galantuomini si sarebbero
-augurato sottrarsi a tal prezzo. Ma sbrighiamoci; perchè non ho tempo
-da perdere: pronunzia e scegli fra la tua pelle e il tuo danaro.»
-</p>
-
-<p>
-«Che Abramo e tutti i santi patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco.
-«La scelta mi diviene impossibile, perchè non ho modo di soddisfare
-inchiesta così smodata.»
-</p>
-
-<p>
-«Impadronitevi di lui, e fate il vostro dovere» disse Frondeboeuf
-in lingua Saracina ai suoi due schiavi; «poi vengano, se il potranno, ad
-aiutarlo i suoi patriarchi!»
-</p>
-
-<p>
-Trattisi innanzi i due schiavi afferrarono quello sciagurato, e strappatolo
-dal sasso su di cui era seduto, lo tennero in piedi fra mezzo di
-loro, e colle mani sulle vesti e gli occhi fisi in Reginaldo, aspettavano
-il suo cenno per dispogliare Isacco, e compiere il rimanente di quella
-brutta bisogna. L'infelice Ebreo riguardava, or Frondeboeuf, ora i ministri
-della costui crudeltà, sempre lusingandosi di scorgere ne' loro sguardi
-qualche indizio di misericordia; ma l'aspetto del barone serbavasi cupo e
-feroce, e il suo sorriso ironico ben annunziava come ad ogni pietà fosse
-chiuso quel cuore, le pupille malaugorose de' barbari Saracini in continuo
-giro esprimevano la lor feroce impazienza di vedere avverato un supplizio
-da cui si ripromettevano orribil diletto. Finalmente Isacco portando
-gli occhi al braciaio struggitore ove stava per venir coricato, e vista dileguarsi
-ogn'altra speranza, ogni idea di fermezza lo abbandonò.
-</p>
-
-<p>
-«Pagherò le mille libbre d'argento» diss'ei sospirando, «intendiamoci
-però» aggiunse dopo avere meditato un istante «le pagherò col
-soccorso de' miei confratelli, perchè mi è d'uopo andar mendicando a tutte
-le porte della Sinagoga per procacciarmi una somma tanto enorme, tanto
-inaudita. Quand'è, e dov'è ch'io debbo sborsarvela?»
-</p>
-
-<p>
-«Qui. Sotto la vôlta di questa caverna debb'essere contata e pesata
-<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span>
-Pensi tu forse ch'io voglia restituirti la libertà prima d'aver conseguita
-la somma del tuo riscatto?»
-</p>
-
-<p>
-«E quando poi questa sarà pagata, qual mallevadore avrò d'esser
-libero?»
-</p>
-
-<p>
-«La parola d'un nobile Normanno, vile usuraio; la fede d'un nobile
-Normanno, più pura, cento volte più pura che non tutto l'oro e l'argento
-della detestabile ciurma de' tuoi.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi domando mille e mille volte perdono, nobile cavaliere,» disse
-con voce paurosa l'Ebreo. «Ma e perchè dovrei io fidarmi interamente
-alla parola di chi non vuol credere buona la mia?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè non puoi fare a meno. Se tu fossi ora in casa tua a York,
-presso il tuo scrigno, e ch'io venissi a supplicarti di prestarmi pochi <i>shekel</i>
-metteresti pure i tuoi patti, vorresti cauzioni, prescriveresti il tempo della
-restituzione, l'interesse. Or bene. Qui ho uguali vantaggi sopra di te,
-nè cambierò un'iota alle pretensioni che t'ho spiegate.»
-</p>
-
-<p>
-Mise un gemito profondo il Giudeo. «Spero almeno» ei soggiunse
-«che dopo sborsato questo riscatto, saranno liberi con me i miei compagni
-di viaggio. Essi parimente mi sprezzavano siccome ebreo; pur mossi
-a compassione dell'angustia in cui mi trovarono, permisero ch'io viaggiassi
-di conserva con loro; unico motivo per cui caddero nell'agguato
-che a me solo era teso. Poi così essi potranno aiutarmi a pagare una porzione
-di questa smisurata somma che voi pretendete.»
-</p>
-
-<p>
-«Se parlando de' tuoi compagni di viaggio, intendi dire que' due
-porcaiuoli Sassoni, gli affari loro non hanno nulla di commune co' tuoi.
-Ebreo, pensa alle cose tue, nè t'impacciare di quelle degli altri.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma almeno rimetterete in libertà quel giovine ferito, ch'io conduceva
-a York in mia compagnia.»
-</p>
-
-<p>
-«Te l'ho da ripetere un'altra volta? Pensa alle cose tue, nè t'impacciare
-di quelle degli altri. O per meglio dire, pensa a pagare il tuo
-riscatto, e nel termine il più breve.»
-</p>
-
-<p>
-«Ascoltatemi nondimeno» Isacco riprese a dire «e ascoltatemi per
-amore anche di quel danaro che volete ottenere a costo della vostra...»
-Qui s'interruppe per paura di movere ad ira l'impetuoso Normanno.
-</p>
-
-<p>
-«Segui pure. A costo della mia coscienza, vuoi dire. Parla senza
-timore, Isacco; già t'avvertii: non sono irragionevole, e so che chi perde
-al giuoco non ha forza di ridere; quindi posso sopportare le rampogne
-se mi vengono fin da un Ebreo. Tu però non avesti eguale pazienza,
-quando provocasti dinanzi ai tribunali Giacomo Fitz-Dottorel, non reo
-d'altro che d'averti chiamato col tuo titolo di sanguisuga, d'infame usuraio,
-dopo che le tue avanie gli ebbero divorato tutto il suo patrimonio.»
-</p>
-
-<p>
-«Giuro per il Talmud, che a tal proposito sorpresero vostro Valore<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>,
-<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span>
-nobile cavaliere. Fitz-Dottorel avea brandito il pugnale contro di me nella
-mia casa medesima, perchè gli domandai quello che mi veniva, e si trattava
-d'un pagamento che doveva essermi stato fatto fin nella Pasqua precedente.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma ciò poco m'importa» rispose con aria non curante Frondeboeuf;
-«il caso è di sapere ora quando toccherò quello che tu devi a me.
-Quand'è dunque, Isacco, che tu mi sborserai i <i>shekel</i>?»
-</p>
-
-<p>
-«Nobile cavaliere, basterà mandare con un vostro salvocondotto a
-York mia figlia Rebecca, e passato il tempo necessario all'andata e al ritorno,
-il danaro...» qui si fermò per dar varco ad un sospiro profondissimo
-«il danaro vi sarà sborsato.»
-</p>
-
-<p>
-«Tua figlia!» sclamò Frondeboeuf col tuono d'uomo sorpreso. «Affè,
-Isacco, mi spiace non averlo saputo prima. Io ho sempre creduto quella
-giovinetta dagli occhi neri non ti appartenere che come la giovane Aga
-apparteneva ad Abramo. Ho pensato che tu seguissi l'esempio de' tuoi patriarchi.
-In somma l'ho ceduta per donna di governo al venerabile Templario,
-ser Brian di Bois-Guilbert.»
-</p>
-
-<p>
-All'udir l'infausta notizia l'Ebreo mandò tale grido che ne rimbombarono
-tutte le vôlte della caverna, e i Saracini ne furono soprappresi,
-tanto di lasciarsi sfuggire di mano il mantello d'Isacco che fino allora avean
-tenuto stretto col pugno. Il meschino si giovò di questa specie di libertà
-per prostrarsi ai piedi di Frondeboeuf abbracciandone le ginocchia.
-</p>
-
-<p>
-«Abbiatevi tutto quanto mi chiedeste, nobile cavaliere; abbiatene
-il doppio, chiedetemi quanto possedo; riducetemi alla mendicità, feritemi
-col vostro pugnale, o fatemi stendere, se così vi piace, in quell'ardente
-braciaio, ma salvatemi la figlia mia, liberate Rebecca. Se voi siete stato
-concetto nel sen d'una donna, risparmiate l'onor d'una fanciulla priva
-di ogni difesa. Essa è l'immagine della mia infelice Rachele, l'ultimo di
-sei pegni ch'io ottenni dalla sua tenerezza. Volete voi togliere ad un misero
-vecchio l'unica consolazione che gli rimane? Volete voi ridurre un
-padre ad augurarsi che la propria figlia fosse stata collocata nella tomba
-de' suoi maggiori prima che sua madre la partorisse?<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-«Avrei voluto saperlo prima» disse con aspro tuono il Normanno.
-«Io credea che la vostra popolazione non avesse amor che al danaro.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-188a"></a>
- <img src="images/ill-188a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Il suono di quel corno che mosse i due Sassoni a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte
-voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf.</i> pag. 189.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Ah! non giudicate sì male la nostra nazione» rispose Isacco, dai
-modi men truci del cavaliere confortato a speranza di commoverne il cuore
-«la volpe e il gatto selvaggio inseguiti dai cacciatori non obbliano la loro
-<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span>
-prole, e la perseguitata stirpe d'Abramo ama i suoi figli, credetelo, con
-altrettanta tenerezza quanta ne possano avere verso i proprii i Cristiani.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia!» rispose Frondeboeuf. «Ciò mi sarà di norma per l'avvenire.
-Ma quanto a te, Isacco, queste considerazioni all'istante non giovano.
-Quel ch'è fatto è fatto. Sono corso in parola con un fratel d'armi,
-nè gli mancherei per tutta la nazione ebraica riunita. In fine poi, che
-gran danno è per la tua figlia l'essere schiava di Bois-Guilbert? Che male
-può derivargliene?»
-</p>
-
-<p>
-«Che male?» sclamò torcendosi le mani il Giudeo «che male? Ov'è
-il Templario che abbia rispettato la vita d'un uomo o l'onor d'una donna?»
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'un infedele!» sclamò Frondeboeuf cogli occhi avvampanti
-di sdegno, e forse pago d'aver trovato un pretesto ad ostentarlo «non
-bestemmiare il santo ordine del tempio di Sion, e spacciati nel pagarmi il
-riscatto che m'hai promesso, ed a cui non ho posto che il sol patto della
-tua libertà.»
-</p>
-
-<p>
-«Masnadiere, assassino!» sclamò l'Ebreo, tratto fuor di sè in guisa
-da non poter padroneggiare lo sdegno che lo trasportò «non ti pagherò
-nulla. Tu non toccherai una mezz'oncia del mio danaro, se non mi restituisci
-la figlia.»
-</p>
-
-<p>
-«Perdesti il giudizio, Israelita? O veramente possedi qualche incantesimo
-che ti guarentisca il cuoio e le carni contro la forza del fuoco e dell'olio
-bollente?»
-</p>
-
-<p>
-«Poco mi rileva» rispose Isacco, cui la paterna tenerezza avea spinto
-alla disperazione. «Fa di me quel che vuoi, fa straziar queste membra;
-arrostir le mie carni, divorale innanzi a' miei occhi. Anche mia figlia è mia
-carne, e tal carne più preziosa ad un padre di quella ch'or tu minacci. Tu
-non avrai argento da me, quando non fosse ch'io potessi fonderlo e versartelo
-nella gola. No: non darei per te un obolo, se dovesse salvarti dalla
-dannazione che l'intera tua vita si è meritata. Inventa nuovi supplizi per
-farmi perire. Un Giudeo darà esempio d'affrontar tormenti a un Cristiano.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è quanto or vedremo» disse Frondeboeuf, «perchè per quel
-santo segno che la tua nazione ha in orrore! tu stai per morire abbruciato. — Prendetelo»
-disse agli schiavi «spogliatelo, indi venga incatenato
-a quelle spranghe di ferro omai arroventite.»
-</p>
-
-<p>
-Isacco fece alcuni sforzi per resistere ai suoi carnefici, ma troppo impari
-essendo la lotta, i Saracini gli strapparon di dosso il mantello, e
-così avrebbero fatto dell'altre vesti, se ad essi parimente non si fosse fatto
-udire il suono di quel corno che mosse i due Sassoni a curiosità, e contemporanee
-a un tal suono molte voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf.
-Il barbaro cavaliere temendo esser sorpreso in quell'atto di atrocità
-infernale, fe' segno agli schiavi di seguirlo, abbandonando frettolosamente
-il sotterraneo, ove lasciò l'Ebreo, il quale diedesi a ringraziare il
-Cielo della pausa che gli concedea, e ad implorare la protezione per sè
-e per la diletta sua figlia.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXII.</h2>
-</div>
-
-<div class="blockchap">
-<p>
-«Se poi, le sollecitudini, il rispetto, l'amore,
-che vi ho dimostrato non bastano a vincere il
-gelo di quel cuore; affè che vi farò la corte
-come si aspetta ad un militare.»
-</p>
-<p class="indr"><i>I due Veronesi.</i></p>
-</div>
-
-<p>
-L'appartamento entro cui fu condotta lady Rowena era messo con
-quella magnificenza priva di gusto in cui stavasi il lusso di que' giorni,
-contrassegno di distinzione e riguardo che gli stessi prigionieri a lei pari
-di grado non aveano ottenuto. I fregi però e le suppellettili del ridetto
-appartamento erano stati notabilmente danneggiati dalla negligenza e dal
-tempo, essendo trascorsi molti anni dopo la morte della moglie di Frondeboeuf,
-che lo abitava, nè avendovi dimorato altri dappoi. Staccata in
-più luoghi vedeasi la tappezzeria che ne ornava le pareti, altrove il sole
-ne avea smunti i colori, e su tali apparati, come sugli altri arnesi scorgeansi
-i guasti operati dagli anni. Tal quale ella era però sì fatta
-stanza, venne giudicata la più degna da assegnarsi alla erede Sassone,
-che fu lasciata ivi a meditare sul proprio destino, mentre gli altri personaggi
-del criminoso dramma s'accordavano su le parti che ciascun di loro
-dovea sostenere; la qual cosa venne pattuita in un parlamento che insieme
-tennero Frondeboeuf, Bracy e il Templario. Dopo lungo discutere fra di
-loro sui vantaggi che sarebbero derivati a ciascuno da tale impresa audacissima,
-convennero finalmente anche sul modo di ripartire i prigionieri.
-</p>
-
-<p>
-Gli era pertanto vicino il mezzogiorno, allorchè Bracy, già primo
-ad ideare il disegno della spedizione com'era primo nell'avervi interesse,
-si pose in atto di compire i divisamenti concetti sulla mano e sulle ricchezze
-dell'avvenente lady Rowena.
-</p>
-
-<p>
-Non però solamente nel parlamento dianzi descritto avea speso il
-tempo dacchè era nel castello Bracy; poichè ne diede una parte ad acconciarsi
-con tutta la ricercatezza che poteva essere in un cicisbeo di quella
-età. Messi in disparte il giustacuor verde e la maschera, le sue lunghe
-chiome annodate in trecce gli scendeano sopra sfarzoso mantello guarnito
-di pelliccia; una specie di camiciuola venivagli sino a metà della gamba;
-gli pendea sontuosa sciabola da cinturino ricamato d'oro. Accennammo
-altrove la bizzarra usanza che dominava allora circa le punte delle scarpe;
-ma quelle di Bracy presentavano il <i>nec plus ultra</i> dell'usanza medesima,
-tanto lunghe e volte all'insù da poterle ottimamente credere due corna di
-montone. Ma tal era nell'incominciare del secolo XII l'uniforme dei damerini,
-nè potea negarsi il merito a Bracy di saper dargli spicco per vantaggio
-<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span>
-di figura e di modi ne' quali unite apparivano la compitezza d'un
-cortigiano e la franchezza d'uom di guerra.
-</p>
-
-<p>
-Ei salutò lady Rowena levandosi il berrettone che era di velluto, e
-fregiato di un medaglione d'oro ove si vedea scolpito s. Michele in atto
-di conquidere il nemico del genere umano. Col capo tuttavia scoperto,
-fece un cenno come per pregare lady Rowena a sedersi, e poichè questa
-continuava a starsene in piedi, si levò il guanto offerendole la mano
-per condurla vicino ad una seggiola. Ma Lady Rowena ricusò questa
-sua premura volgendogli con nobile alterezza tai detti:
-</p>
-
-<p>
-«Se io sono dinanzi al mio carceriere<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>, e le circostanze mi costringono
-a crederlo, ser cavaliere, è debito della prigioniera il rimanersi
-in tale postura sintantochè ella abbia udito pronunziare il tenore del
-suo destino.»
-</p>
-
-<p>
-«Leggiadra lady Rowena» rispose Bracy «io sono il vostro prigioniere,
-e vi state alla presenza dell'uomo ridotto a tale condizione per
-voi, non alla presenza d'un carceriere. Lungi da me fin l'idea di pronunziare
-sul vostro destino! Da quelle labbra vezzose aspetto in vece
-la sentenza che dee risolvere del mio.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vi conosco, ser cavaliere» rispose lady Rowena sollevando
-il capo con aria d'indignazione proporzionata all'oltraggio che al suo
-grado e alla sua beltà veniva arrecato. «Non vi conosco, e l'audace famigliarità
-ond'or pompeggiate meco di frasi da trovadore non è manto
-valevole alla violenza usata da un masnadiere.»
-</p>
-
-<p>
-«Deh! incolpatene» riprese a dire Bracy che continuava sulle medesime
-corde «incolpatene i vostri vezzi. Soli essi m'inspirarono quanto
-potei farmi lecito, dimenticando persino il rispetto dovuto a colei che
-ho scelta a sovrana di questo cuore.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi replico che non vi conosco, e tutt'uom che porti catenella
-e sproni d'oro<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a> non dee presentarsi tenendo simil linguaggio ad una
-donna indifesa.»
-</p>
-
-<p>
-«Ella è una sciagura per me il non essere da voi conosciuto, pure,
-permettetemi lo sperare, che il nome di Bracy non vi soni affatto nuovo
-<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span>
-all'orecchio, poichè gli araldi d'armi lo divulgarono più d'una volta nei
-tornei e su i campi delle battaglie, e poichè i <i>menestrelli</i> lo fecero scopo
-ai loro canti.»
-</p>
-
-<p>
-«Lasciate dunque agli araldi d'armi e ai <i>menestrelli</i> la cura di esaltare
-le vostre prodezze. Tai lodi staranno meglio nelle loro labbra che
-nelle vostre; e ditemi intanto a quali archivi consegneranno la vittoria
-che riportaste la scorsa notte sopra d'un vecchio seguito da alcuni servi
-paurosi; e in quai libri registreranno la nobile impresa di rapire una giovane
-inerme per trasportarla a suo malgrado nel castello d'un assassino.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete ingiusta, lady Rowena» disse Bracy mordendosi le labbra
-in aria d'uom confuso, e scendendo a gradi ad un tuono più a lui
-confacevole di quello di caricato ganimede ch'egli aveva assunto da prima
-«ed è perchè non sentite in voi stessa la forza d'una gran passione,
-perchè non volete ammettere scusa sopra un delirio di frenesia, che fu
-effetto della vostra avvenenza.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi prego, ser Cavaliere, mettete in disparte il linguaggio de' girovaghi
-cantarini; risuona male parlato da un nobile cavaliere qual
-v'annunziate di essere. Certamente voi mi costringete ora a sedermi per
-provarvi quant'io faccia lieve conto di questi fiori di galanteria fatti omai
-rancidi col trovarsi in ogni ballata.»
-</p>
-
-<p>
-«La vostra alterezza» soggiunse Bracy, punto dal vedere come la via
-de' modi cortesi non gli ottenesse che sprezzi «la vostra alterezza si è
-scontrata in un animo non meno altero. Sappiate adunque che ho
-fatto valere le mie pretensioni alla vostra mano nel modo il più convenevole
-alla mia indole, e la vostra che ora conosco, mi prova essere voi
-una fra quelle beltà da conquistarsi colla lancia in resta, e non adoperando
-i gentili accenti d'un cortigiano.»
-</p>
-
-<p>
-«Se tai gentili accenti intendono solamente a celare la viltà del
-procedere, divengono come la cintura d'un nobile cavaliere stretta a' fianchi
-d'abbietto villano. Non mi fa or maraviglia la facilità con cui vi
-siete stôlto da una ricercatezza di cortesia che v'impacciava. Nè il nego,
-vi sareste fatto più onore conservando l'uniforme e il dialetto d'un masnadiere,
-che cercando velar azioni di masnadiere coi colori troppo ad
-esse estranei d'una accattata cortigianeria.»
-</p>
-
-<p>
-«Il vostro suggerimento è ottimo, lady Rowena, e conformando ora
-l'ardire de' miei discorsi a quello delle mie azioni vi protesto che non
-uscirete di questo castello se non se moglie di Maurizio di Bracy. Non
-sono avvezzo ad incagliare nelle imprese cui mi cimento, e per altra parte
-un Nobile Normanno non ha bisogno di giustificare sì scrupolosamente
-la propria condotta agli occhi di una nobile Sassone, assai onorata da
-lui se le offre la propria mano. Voi siete altera, lady Rowena. Ebbene!
-ciò vi rende più degna d'appartenermi. Fuor dello sposarmi evvi forse
-altra strada per voi onde innalzarvi al grado e agli onori che vi sono dovuti?
-<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span>
-Vedreste forse altra via più decorosa ad uscire d'una capanna, ove i
-Sassoni fan vita comune co' propri maiali, uniche loro ricchezze? a trovarvi
-collocata nel grado che vi si aspetta? a brillare fra le persone dell'Inghilterra
-le più distinte per leggiadria, le più ragguardevoli per possanza?»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò che avete la bontà di chiamar capanna, ser Cavaliere, mi fu
-soggiorno sin dalla prima mia fanciullezza, e vi do parola, che se mai
-giugnessi ad abbandonarlo di mia volontà, ciò sarebbe solamente per
-seguire chi non disprezza l'asilo ove ebbi educazione, e quelle costumanze
-cui m'ha affezionata la consuetudine.»
-</p>
-
-<p>
-«V'intendo, leggiadra milady, benchè voi crediate usar termini abbastanza
-velati ond'io non giunga ad indovinarne il senso in tutta la loro
-estensione. Ma mettete da una banda la speranza, che Riccardo risalisca
-il soglio giammai, e molto più l'altra che Wilfrid d'Ivanhoe, favorito
-di Riccardo, vi conduca qual propria sposa a' piedi di questo principe.
-Tutt'altri che io toccando sì fatto cantino non potrebbe liberarsi dal
-sentir qualche moto di gelosia; ma non mi rimoverà dalle risoluzioni,
-in cui sono venuto con volontà la più deliberata, tal vostra passione priva
-di speranza, e ch'io riguardo come una fanciullaggine. Posso dirvi
-per altro che questo rivale sta in mio potere, che è qui prigioniero, che
-Frondeboeuf non ne sa nulla, benchè bastasse una mia parola a farnelo
-consapevole, e a destar nel suo cuore una gelosia che potrebb'essere ben
-più funesta della mia al vostro amante.»
-</p>
-
-<p>
-«Qui Wilfrid!» sclamò lady Rowena. «Ah! ciò è vero quanto è
-vero che Frondeboeuf gli è rivale.»
-</p>
-
-<p>
-Bracy fisò gli occhi un istante sopra di lei. «Da vero, nol sapevate?»
-indi le disse. «Non sapevate nemmeno ch'ei facea viaggio nella
-lettica dell'Ebrea? cocchio non v'ha dubbio addicevole ad un Crociato!»
-Poi si diede a ridere in tuono schernevole.
-</p>
-
-<p>
-«S'egli è vero che qui si ritrovi» soggiunse lady Rowena con tuono
-d'indifferenza sforzata, perchè si affaticava indarno a nascondere interamente
-il tremore della persona, e le agitazioni che le portò nell'animo
-sì fatto annunzio «in qual modo è desso rivale di Frondeboeuf? o
-qual altra cosa può egli temere da costui oltre ad una cattività di poca
-durata e alla necessità di pagare un ragionevol riscatto giusta gli usi
-della cavalleria?»
-</p>
-
-<p>
-«Cadreste voi forse nell'abbaglio, solito però alle persone del vostro
-sesso, di credere non esservi altri gelosi dispetti che quelli suscitati
-dalla loro avvenenza? Non sapete che v'ha gelosie d'ambizione, d'onori,
-di potere, di ricchezze, oltre a quella gelosia che è figlia di amore? Nè
-credete che Frondeboeuf cercherà spacciarsi di chiunque possa contrariarlo
-nelle sue pretensioni alla bella baronia d'Ivanhoe, da lui vagheggiata con
-tanto ardore e con sì poco scrupolo, com'oserebbe uom che aspirasse al
-cuore della più leggiadra fra le donne dell'Inghilterra?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Salvatelo, per amor del cielo, salvatelo» sclamò lady Rowena,
-la cui fermezza fu vinta dal timore concetto in quel punto pe' dì dell'amante.
-</p>
-
-<p>
-«Posso, voglio salvarlo, e tal è la mia mente. Una volta che lady
-Rowena sia divenuta sposa di Maurizio di Bracy, chi ardirebbe attentare
-veruna cosa contro un parente di lei, contro il compagno della sua fanciullezza,
-il figlio del suo tutore? Ma il dono della vostra mano dee comperare
-la mia assistenza. Non son poi sì pazzo, nè d'un'indole tanto romanzesca
-da voler compromettermi per sottrarre ai rischi, fra cui s'avvolge,
-quell'uomo dal quale deriva il più possente fra gli ostacoli opposti
-ai miei desiderii. Adoperate a pro di lui la prevalenza che avete sopra di
-me, e non ha egli da temer cosa alcuna. Ma se ricusate l'omaggio del
-mio cuore, Ivanhoe perirà, nè voi quindi sarete più libera.»
-</p>
-
-<p>
-«Questo tuono d'indifferenza e di durezza in voi sembra forzato»
-disse lady Rowena guardando fisamente Bracy. «O voi non siete malvagio
-quanto volete sembrarlo, o non avete tutto il potere che v'arrogate coi
-detti.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vi lasciate sedurre da tale idea» rispose Bracy «il tempo vi
-darà a diveder com'è falsa. Pensate piuttosto che il vostro amante, cioè
-l'amante che preferite, trovasi in questo castello, ferito, privo di protezione,
-e pensate che la vita di lui è il cancello posto tra Frondeboeuf
-e la cosa che Frondeboeuf antepone a tutte le bellezze dell'universo. Vi
-immaginate forse che costasse molto a Reginaldo il rompere questo cancello
-con un colpo di pugnale? Forse vi confidate in ciò, ch'ei non oserebbe
-condursi a tal atto di aperta violenza. Sia pur anche. Ma un finto
-medico può amministrare al ferito tale ricetta che lo guarisca per sempre
-da tutti i mali. Ma la persona incaricata di servirlo durante l'infermità,
-può ritrargli il capezzale di sotto la testa, e dar tale sforzo alla sua gola,
-che impedendogli il respiro, gli agevoli il passaggio all'altro mondo<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>.
-Così o colla prima o colla seconda delle additate maniere, Ivanhoe perirebbe,
-senza che Frondeboeuf potesse venir sospettato autore della sua
-morte. Dite così di Cedric.....»
-</p>
-
-<p>
-«Cedric!» sclamò lady Rowena «il mio nobile, il mio generoso
-tutore! Ah! ben merito le sventure che mi opprimono, poichè ho potuto
-dimenticarlo, tutta intesa coll'animo alla sorte del figlio suo.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: anche il destino di Cedric dipende dalle vostre deliberazioni»
-soggiunse Bracy «e lascio a voi la cura di meditare su ciò.»
-</p>
-
-<p>
-Fino a tale istante, lady Rowena avea sostenuta quest'affliggentissima
-scena con un'ammirabile intrepidezza, ma fu merito in gran parte del non
-aver essa riguardato nè come così serio, nè tanto imminente il pericolo.
-<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span>
-La sua natural indole era quella che i fisonomisti generalmente attribuiscono
-alle carnagioni bianche, mansueta, timorosa e sensiva; e sol doveva
-ad educazione una tempera d'animo alquanto più forte. Usa a veder cedere
-ad ogni sua menoma brama i voleri d'ognuno, e persino del medesimo
-Cedric, imperiosissimo ver tutti gli altri, ella avea acquistato quella
-specie di coraggio e di sicurezza, che sono in noi l'effetto della consuetudine
-di vedere costantemente propensi e chini ai nostri voleri coloro coi
-quali trascorriamo la nostra vita. Non sapea quasi Rowena formare a sè
-stessa l'idea di resistenza ai propri disegni, e molto meno l'altra di vedersi
-costretta cedere agli altrui comandi.
-</p>
-
-<p>
-Dopo avere girati gli occhi attorno di sè, quasi cercando soccorsi,
-che le era impossibile allora il trovare, dopo aver mandate alcune esclamazioni
-sconnesse, e che non presentavano verun significato, alzò le braccia
-al cielo prorompendo in lagrime e abbandonandosi alla disperazione
-la più violenta. Niuno l'avrebbe veduta in tale stato senza provarne pietà,
-e lo stesso Bracy sentivasi commosso a proprio malgrado, benchè per vero
-dire imbarazzato più ancora. Egli scorgea d'essersi spinto troppo innanzi
-perchè gli fosse lecito tornare addietro, e per altra parte lady Rowena
-ridotta era in tale stato che nè i ragionamenti nè le minacce più omai
-potevano sopra di lei. Bracy trascorrea in lungo ed in largo l'appartamento,
-ora tentando modi a calmare l'avvenente Sassone, ora studiando a qual
-partito dovesse appigliarsi.
-</p>
-
-<p>
-«Se mi lascio intenerire» così ragionava egli fra sè medesimo «dai
-pianti e dal dolore di questa inconsolabile divinità, qual frutto raccorrò
-io dalla tentata spedizione, fuorchè vedere andate a male le belle speranze,
-alle quali m'abbandonai, e per le quali mi son cimentato a tanti pericoli?
-E mi toccherà inoltre sofferire i motteggi del principe Giovanni e
-de' miei colleghi! Pure non mi sento fatto per la parte che impresi a sostenere.
-Non mi regge l'animo vedere intrepido que' begli occhi che si
-stemprano in lagrime, que' vezzosi lineamenti sformati dall'agonia della
-disperazione. Oh almeno si foss'ella mantenuta negli atteggiamenti e nei
-modi della primiera alterezza! ovvero avessi io, pari a Froudeboeuf, munito
-il cuore d'un triplice bronzo!»
-</p>
-
-<p>
-Agitato fra tali considerazioni non trovò altro di meglio che pregar
-replicatamente lady Rowena a tranquillarsi, procurare di farla certa che
-non era in lei vero motivo di darsi in preda a cotanta disperazione; non
-aver egli avuto in animo di cagionarle un'angoscia così violenta, essere
-stato condotto da un eccesso di passione a prorompere in minacce ch'ei
-si sarebbe vergognato di mandare ad effetto. Ma in mezzo ai conforti che
-cercava procurarle, venne sorpreso dal suono per tre volte replicato di
-quel corno, che nel tempo medesimo avea messi in trambusto tutti gli
-abitanti del castello, e che avea rotto il corso degli spartati loro divisamenti
-agli altri complici di Bracy, come vedremo ancora del Templario.
-<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span>
-De' tre confederati forse fu Bracy quegli che men si dolse del contrattempo,
-perchè il suo colloquio con lady Rowena era giunto a tal termine che
-gli divenivano cose egualmente scabrose il troncarlo ed il continuarlo.
-</p>
-
-<p>
-A tal passo crederemmo quasi mancare ad un dovere col non offerire
-ai nostri leggitori qualche prova, più ancora degli incidenti nella nostra
-storia narrati, atta a convincerli quanto sia conforme alla verità la trista
-dipintura che loro abbiamo presentata intorno i costumi di quella età.
-Egli è uno sgradevole argomento di considerazione il vedere che que' prodi
-baroni, i quali colla nobile resistenza che opposero alle smodate pretensioni
-della Corona, assicurarono la libertà dell'Inghilterra e i privilegi del
-popolo inglese, sieno stati feroci oppressori eglino medesimi, ed abbiano
-commessi atti abbominevoli, non solamente contrarii alle leggi della lor
-patria, ma a quelle eziandio dell'umanità. Sfortunatamente un solo di
-que' molti tratti che il giudizioso Henry attinse nelle opere degli scrittori
-contemporanei a que' giorni, basta a dimostrare, che la finzione stessa
-potrebbe appena aggiugnere alla cupa orridezza di tempi sì disastrosi.
-</p>
-
-<p>
-A quali atrocità potessero condursi per isfogare la violenza de' propri
-appetiti i baroni e i signori de' castelli, tutti Normanni, lo dimostra la
-descrizione delle crudeltà da essi usate, sotto il regno di Stefano<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>, descrizione
-a noi trasmessa dall'autore della Cronaca Sassone.
-</p>
-
-<p>
-«Essi opprimevano il popolo» dic'egli «obbligandolo a fabbricare
-castella, poi fabbricate queste, le empivano di malvagi, o per meglio dire
-di demonii incarnati, il cui ministerio era impadronirsi delle persone d'entrambi
-i sessi più distinte e per loro ricchezza più nominate; e queste
-venivano gettate entro carceri ove soggiacevano a supplizi più crudeli di
-quanti ne abbia un martire mai sopportati. Alcuni di tali infelici eran sepolti
-nel fango, altri, sospesi o pei piedi o pel collo o pei polsi, venivano
-sovrapposti ad ardenti braciai. Talvolta con nodose corde ne fasciavano i
-capi e strigneano la legatura finchè i nodi penetrassero nel cervello delle
-vittime, talora le gettavano in sotterranei zeppi di vipere, di rospi e di
-serpenti.»
-</p>
-
-<p>
-Rimprocceremmo noi medesimi di crudeltà, se continuando fino al suo
-termine questo orribile racconto, prolungassimo ai leggitori una ingrata
-sensazione oltre all'uopo necessario allo scopo che ci eravamo prefissi.
-</p>
-
-<p>
-Altra prova, e forse la più forte di quante possano arrecarsi a dimostrare
-i frutti amari allor prodotti dalla conquista si è, che l'imperatrice
-Maria, comunque nata dal re di Scozia e imperatrice d'Alemagna, figlia,
-sposa e madre di monarchi, fu costretta, mentre, giovine, soggiornò nell'Inghilterra
-<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span>
-ove ricevè educazione, ad assumere il velo monastico siccome
-unica via di sottrarsi alle licenziose persecuzioni de' nobili Normanni.
-Tal fu la particolarità che, siccome unico motivo de' professati voti, ella
-addusse dinanzi al gran consiglio del clero Inglese, affinchè questi voti
-medesimi venissero annullati; e quell'assemblea ammise la validità della
-scusa; poi chiarendo le circostanze dalle quali questa sovrana fu spinta
-ad abbracciare uno stato cui non avea vocazione, da ogni obbligo monastico
-la liberò; dal quale atto rimase autenticata nel modo il più solenne
-l'esistenza di tal effrenata dissolutezza che fece l'obbrobrio di quel
-secolo. Non v'era chi negasse, diceasi, che dopo la conquista dell'Inghilterra
-operata da Guglielmo, i Normanni venuti con esso, superbi
-di tanto segnalata vittoria, non obbedivano ad altre leggi fuorchè alle
-proprie passioni. Non solamente spogliavano di beni e poderi i Sassoni
-debellati, ma faceano guerra aperta, e in brutal modo, all'onore delle
-lor mogli e dei loro figli. Indi fu che così di sovente le vedove e le donzelle
-pertenenti all'antica nobiltà del paese, si ritiravano nei conventi, ove
-abito religioso vestivano, non mosse da claustral vocazione, ma perchè,
-non rimaneva ad esse una via più sicura a serbare puro ed incontaminato
-l'onore.
-</p>
-
-<p>
-Tal era la dissolutezza de' tempi, e tal la prova somministratane
-da un atto pubblico dell'assemblea del clero Inglese, che Eadmer ne
-ha serbato. Noi crediamo pertanto non avere d'uopo di maggiori documenti
-ad accertare come e le tristi scene da noi presentate, e quelle che
-ne toccherà presentar tuttavia, non possono sicuramente incontrar nota
-di scostarsi da quanto è verisimile.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Così lion poichè n'ha il cor ferito</p>
-<p class="i01">«Di lionessa amata il grato aspetto,</p>
-<p class="i01">«A palesarle amor tempra il ruggito.»</p>
-<p class="i11"> <i>Douglas.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Intantochè ne' diversi spartimenti del castello accadeano le scene dianzi
-descritte, ne appresentava un'altra l'ebrea Rebecca entro una delle torri
-che Frondeboeuf avea fatto costruire a ciascun angolo del castello. Ivi ella
-era stata condotta da uno de' suoi immascherati rapitori, i quali la introdussero
-in una picciola stanza, ove trovossi alla presenza di vecchia sibilla,
-intesa a filare e a canticchiare, o per meglio dire a borbottare un'antica
-ballata sassone, quasi accompagnandone il tempo colle volte che imprimeva
-al suo fuso. Sollevò essa il capo in veggendo entrare la bella Israelita,
-e fisò sovr'essa uno sguardo invido e maligno, accoglienza usata che
-l'avvenente giovinezza riceve dalla vecchiaia giunta a laidezza, tanto più
-se con queste due qualità si mette per terzo compagno un talento malefico.
-</p>
-
-<p>
-«Su via, strega» sì disse una delle guide di Rebecca «spacciati,
-e sgombra di qui; tal è il comando del nobile nostro padrone; gli è
-duopo che tu ceda luogo ad una salvaggina più appetitosa di quel lurido
-tuo carcame.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» disse brontolando la vecchia. «Così si pagano i miei servigi.
-Fu un tempo che bastava una mia parola per far cacciare il migliore
-fra gli uomini d'armi di questo castello. Or mi tocca ubbidire agli ordini
-dell'ultimo mozzo di scuderia.»
-</p>
-
-<p>
-«Madonna Ulfrida» disse l'altro di que' due galantuomini «non
-è questo il momento di far considerazioni, ma di obbedire e subito. Sai
-che non ci vuol duro orecchio quando il padrone comanda. Tu hai goduto
-al tuo tempo quant'altri mai possa godere. Il tuo sole ebbe il suo
-mezzogiorno, or corre al tramonto; e somigli a vecchio caval di battaglia
-messo nello stato di riforma; corresti di galoppo, or non se' più
-buona nè manco al trotto. Su via, sbrigati e libera il campo.»
-</p>
-
-<p>
-«Siete due cani» soggiunse la vecchia «e possa divenirvi sepolcro
-un canile! Voglio che Zernabok, il demonio degli antichi Sassoni, mi
-strappi di qui a brani, se esco prima d'aver filato tutto il lino avvolto
-all'intorno di questa rocca.»
-</p>
-
-<p>
-«Ne renderai conto al padrone» disse un di costoro; poi ritiratisi
-entrambi, la lasciarono con Rebecca, cui movea nausea in uno e spavento
-la presenza di tale orca.
-</p>
-
-<p>
-«Da che parte soffia mai il vento quest'oggi, e qual affare diabolico
-<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span>
-stan macchinando?» borbottò la vecchia, allorchè i due condottieri di
-Rebecca furon partiti. Poi fisando con maligne occhiate Rebecca: «Veramente
-non è difficile l'indovinarlo; occhi vivaci, capelli neri, pelle bianca
-come la carta, prima che un sapiente l'abbia empiastrata con quella sua
-morchia nera.... Sì, sì! apparisce chiaro il perchè l'abbiano mandata
-in una torre ove non abito che io sola, in una torre d'onde un grido è
-inteso come se chi lo manda stesse sepolto diecimila tese sotto terra...
-Mia bella giovinetta, tu avrai gufi per vicini quanti ne vuoi e ne udirai
-gli stridori; quelli poi che tu metterai, non vi sarà un'anima che gli
-ascolti... Ma ell'è forestiera» e intanto esaminava il turbante e le vesti
-di Rebecca. «D'onde vieni? Sei tu Saracina o Egiziana? Perchè non rispondi?
-Non sai che piangere? O saresti muta?»
-</p>
-
-<p>
-«Non andate in collera mia buona madre» rispose Rebecca.
-</p>
-
-<p>
-«Dicesti assai, non occor altro» soggiunse Ulfrida «le volpi si
-conoscono dalla coda, e dalla lingua gli Ebrei.»
-</p>
-
-<p>
-«Per amor del cielo! raccontatemi quel ch'io debba temere, e
-qual conclusione avrà la violenza onde qui m'hanno condotta: o forse
-a motivo della religione che professo si vuol la mia vita? Ne farò senza
-lamentarmi il sacrifizio a Dio.»
-</p>
-
-<p>
-«La tua vita, carina! Eh! che vantaggio o diletto ritrarrebbero eglino
-dalla tua morte? Sta pur sicura che la tua vita non corre pericolo
-alcuno. Ti toccherà sorte non dissimile da quella ch'io stessa provai. Di
-fatto, un'Ebrea non può pretendere d'essere trattata meglio d'una nobile
-donzella Sassone... Guardami, io era giovane al pari di te ed anche
-più bella, allorquando Frondeboeuf, padre di Reginaldo, s'impadronì a
-viva forza di questo castello. Mio padre e i miei sette fratelli gli disputarono,
-d'appartamento in appartamento, palmo a palmo, il loro
-retaggio. Del sangue di questi si tinse ogni stanza, ogni scala. Sino al
-fanciullo in fascie tutti vennero trucidati; e il gel della morte non avea
-tuttavia addiacciati quegli esanimi avanzi, il lor sangue non era per anche
-rappreso, che già il vincitore mi aveva fatta sua preda.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè vi sarebbe alcuna via di fuggire, di sottrarmi a costoro?»
-esclamò Rebecca. «Qual ricco guiderdone v'avreste del soccorso che
-foste pronta a concedermi!»
-</p>
-
-<p>
-«Fuggire! sottrarti!» replicò Ulfrida. «Non ci pensare nemmeno.
-Per uscire di qui non v'è che una porta, quella della morte; e questa
-ancor si apre tardi» soggiunse costei dimenando il capo. «Però gli è un
-conforto il meditare che ci lasciam dopo altri viventi, i quali non saranno
-meno miserabili di noi sulla terra. Addio, Ebrea... Ebrea o
-Cristiana, credilo pure, il tuo destino sarebbe sempre lo stesso, perchè
-hai che fare con gente, la quale non conosce nè scrupoli nè compassione.
-Addio, dunque; il lino della mia rocca è finito, e le tue faccende non
-sono ancor cominciate.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Rimanete! deh rimanete!» sclamò Rebecca. «Non fosse che per
-ingiuriarmi e maledirmi, la vostra presenza sarà sempre per me una specie
-di protezione!»
-</p>
-
-<p>
-«Protezione a voi! Se non potrebbe proteggervi neanche la madre
-di Dio!<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> Guardatela» aggiunse Ulfrida accennando a Rebecca un'effigie
-della Beata Vergine scolpita informemente sulla parete. «Vedetela
-là. Provate se potete indurla ad allontanare da voi il destin che vi aspetta.»
-</p>
-
-<p>
-La vecchia strega uscì, pronunziati questi accenti che accompagnò
-d'uno schernitore sorriso, onde le grinze di quel suo volto si difformarono
-di nuova schifezza. Indi chiuse, dando doppia volta alla chiave, la
-porta. Rebecca la udì scender le scale, maledicendo ad ogni passo i
-gradini perchè li trovava tropp'alti.
-</p>
-
-<p>
-Rebecca in quell'ora andava incontro a pericoli assai maggiori di
-quelli che potean sovrastare a lady Rowena. Non era cosa improbabile
-che qualche ombra di rispetto venisse conservata verso l'erede di nobile
-famiglia sassone. A quai riguardi doveva aspettarsi una giovane che apparteneva
-ad una schiatta proscritta e perseguitata? Pure l'Ebrea godeva
-un vantaggio sopra la Sassone; e le derivava dalla consuetudine di meditare,
-da una forza di spirito ben superiore agli anni che avea, dalla conoscenza
-de' pericoli fra cui la sua gente sempre avvolgevasi, le quali circostanze
-la facean più ricca di modi onde far fronte agli oltraggi che la
-minacciavano. Fornita d'un'indole ferma e dedita ad indagare fin dalla
-sua verdissima giovinezza, nè la pompa o l'opulenza di cui sfoggiava il
-padre suo fra le domestiche mura, nè quanto vedea di simile nelle case
-d'altri doviziosi Israeliti, l'accecarono mai tanto da non iscorgere come
-precaria fosse la sua condizione. Pari a Damocle seduto a quella rinomata
-mensa, ella vedea fra lo splendore del lusso cui era avvezza, la spada ad
-un sol capello sospesa sul capo di tutta la sua popolazione. Tali considerazioni
-le avevano fortificata la mente, e fatta pieghevole alle leggi del
-destino un'indole, che sotto diversa combinazione di cose sarebbe forse
-divenuta altera, disdegnosa, ostinata.
-</p>
-
-<p>
-Dall'esempio e da' comandi paterni Rebecca aveva imparato a condursi
-con urbani modi verso chiunque le si fosse avvicinato, tranne però l'imitare
-il padre nella servile abbiezione. Troppo nobilmente altero avea
-sortito l'animo questa giovane, che sarebbe venuta in dispregio a sè
-medesima col farsi lecito un atto sol di viltà; ma tal orgoglio era ad un
-tempo modesto, laonde si sommettea rassegnata allo stato in cui, come
-partecipe dell'obbrobrio attribuito a' suoi confratelli, l'avea posta il cielo,
-mentre però godeva dell'interno convincimento di aver diritto nella pubblica stima
-<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span>
-ad un più alto grado di quello cui le permetteva aspirare il dispotismo
-arbitrario de' pregiudizi religiosi.
-</p>
-
-<p>
-Preparatasi pertanto di buon'ora alle avversità, aveva acquistata la
-fermezza necessaria a sopportarle. La condizione, cui trovavasi in quel
-momento, chiedea di fatto molta presenza di spirito, e quanto ne aveva
-ella, il raccolse attorno di sè.
-</p>
-
-<p>
-Sua prima cura pertanto fu l'investigare ogni parte di quella stanza.
-Ma non vedea modi d'uscirne, perchè chiuso erane accuratamente l'uscio,
-nè dopo aver fatte ricerche attentissime, s'accorse che vi fossero porte,
-nè alle pareti nè orizzontali sul suolo o visibili o segrete. Nemmeno vi
-si potea assicurare da altrui sorpresa perchè l'unica porta che v'era non
-andava munita di catenacci interni. Non osservavasi che un muro grosso
-e continuo all'intorno, le tavole che formavano il pavimento, oltre all'essere
-di robustissimo legno, scorgeansi ottimamente connesse; nè presentavano
-la menoma fenditura. La sola finestra da cui ricevea luce quel luogo,
-potea darle qualche speranza, perchè scendendo sino al suolo dell'appartamento,
-nè guarnita d'inferriata, metteva ad un verone, o a dir meglio
-esterno terrazzo, largo incirca tre piedi, e così ideato che vi potessero
-capire alcuni arcieri, ogni qual volta fosse stato d'uopo difendere il castello
-assalito da quella banda. Ma non tardò ella ad avvedersi come tal
-pianerottolo fosse in isola, e privo di comunicazione con tutto il rimanente
-dell'edifizio. Sotto di questo terrazzo, alto più di sessanta piedi da
-terra, stava un cortile lastricato di grosse pietre.
-</p>
-
-<p>
-Non le rimanea quindi altro conforto che il coraggio della rassegnazione,
-e quella ferma confidenza nel cielo che è retaggio dell'anime nobili
-e generose. Comunque le promesse onde la Scrittura conforta il popolo
-eletto, mal interpretate da Rebecca, divenissero per lei articolo di
-fede, ella non maravigliava però della condizion presente de' suoi confratelli,
-essendosi avvezza a considerarla come uno stato di prova, ed a ridursi
-nella speranza che verrebbe a' figli di Sion il lor giorno di vedere
-risorgere la propria gloria ecclissata e l'antica prosperità. Nell'espettazione
-di sì avventuroso momento, tutte le cose ch'ella vedea intorno a sè le
-annunziavan esser quello uno fra gl'istanti di persecuzione, predetti dai
-Profeti, e quindi debito di lei il sottomettersi senza querela ai voleri del
-Cielo. Riguardandosi pertanto siccome una fra le vittime della comune
-sciagura, erasi da lungo tempo accostumata a contemplare con intrepidezza
-i disastri che le potessero accadere, e ad invigorire il proprio animo
-per sofferirli senza avvilirsi.
-</p>
-
-<p>
-Ella non potè nullostante ristarsi dal tremare, e mutar colore allorchè
-udì alcuno salir la scala che conduceva alla stanza, e soprattutto poi
-chè apertasi la porta, vide entrare un uomo di grande statura, e vestito
-come gli altri malandrini, autori della sua prigionia. Il berrettone che gli
-scendea fino al sopracciglio nascondeva la parte superiore del costui volto
-<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span>
-e tenea il mantello incrocicchiato alto in guisa da non discernerne la parte
-inferiore. Sotto sì fatto travestimento, com'uomo che s'accignesse a cosa
-di cui vergognasse egli medesimo, chiuse con ogni riguardo la porta, prestandosi
-indi al cospetto dell'atterrita sua prigioniera. Comunque più
-ardimentoso di coloro da' quali avea preso l'abito in prestanza, parve nondimeno
-esitante nello spiegare a Rebecca il motivo di tale visita. La giovane
-Israelita, che giudicava il personaggio alle vesti, immaginò non difficil cosa
-amicarselo coll'appagarne l'avarizia, onde profittò del tempo per torsi una
-sontuosa collana e due ricche smaniglie, che a lui presentò sì dicendo:
-</p>
-
-<p>
-«Amico, accettate questi gioielli, e per amor del cielo, abbiate compassione
-del vecchio mio genitore e di me. Tal presente non è privo di
-valore, ma è una minuzia a confronto di quanto saremmo pronti a retribuire
-per liberarci da questo castello, immuni d'oltraggi.»
-</p>
-
-<p>
-«Bel fiore di Palestina» rispose il Templario, ricusando i gioielli offertigli
-«le perle che mi offerite sono orientali, ma cedono in candore
-alla bianchezza de' vostri denti; e il fuoco di questi brillanti languisce al
-paragone dello splendore che mandano quelle pupille. Oltrechè, fin d'allora
-che abbracciai questa professione, giurai con voto di anteporre sempre
-la beltà alle ricchezze.»
-</p>
-
-<p>
-«Non fate danno a voi medesimo» rispose Rebecca «abbiate pietà
-di noi. Provveduto d'oro, niun'altra cosa vi mancherà; col maltrattarci
-non vi guadagnate fuorchè rimorsi. Il padre mio soddisferà di buon grado
-ogni vostra brama, e se vorrete avvisar giusto, il danaro che otterrete vi
-potrà agevolare la via di rientrare nella società, valervi il perdono delle
-passate colpe, e mettervi fuor del bisogno di commetterne nuovamente.»
-</p>
-
-<p>
-«Il ragionamento è assai ben inteso,» rispose Guilbert in francese,
-trovando forse qualche difficoltà a continuare il colloquio in lingua sassone,
-come lo aveva incominciato Rebecca «ma sappiate, vezzoso giglio
-della valle di Bacca, che il padre vostro or già si trova fra le mani di un
-valente alchimista, il quale avrà la virtù di fonderne i <i>shekel</i> e trasmutarli
-in verghe d'oro. Il venerabile Isacco soggiace adesso a tal preparazione
-che gli farà rinunziare a quanto ha di più caro nel mondo senza
-l'uopo ch'io mi adoperi o preghi a tal fine. Quanto a voi, l'amore e la
-bellezza debbono pagare il vostro riscatto, nè d'altro ne accetterei.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi non siete uno fra gli scorridori che infestano queste selve!»
-disse Rebecca valendosi dell'idioma stesso adoperato dal Templario. «Io
-me lo era già immaginata; non si è mai dato che uomo di tal professione
-ricusi simili offerte, e niuno fra i masnadieri sassoni usa il dialetto in cui
-m'avete parlato. Voi siete un Normanno, forse un nobile Normanno.
-Deh! tal mostratevi negli atti, nè dovrete arrossire nel lasciarmi vedere
-il vostro volto scoperto.»
-</p>
-
-<p>
-«E voi che colpite sì a segno nell'indovinare» rispose Bois-Guilbert
-abbassando il bianco mantello che gli nascondea una parte del viso «voi
-<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span>
-non siete una figlia d'Israele, bensì l'incantatrice d'Endor, colla differenza
-che possedete in oltre giovinezza e beltà. Il diceste, bella rosa di
-Sahron. Io non sono uno scorridore, ma un cavaliere e cavalier Normanno
-di alto legnaggio, e mi sarà più diletto l'adornarvi di nuovi gioielli
-che togliervi quelli sotto cui fate sì bella mostra di voi.»
-</p>
-
-<p>
-«E che v'aspettate dunque da me se non v'aspettate ricchezze?»
-soggiunse Rebecca. «Qual cosa può esservi di comune tra noi? Voi Cristiano,
-io Ebrea; la nostra unione è proibita dalle leggi della Chiesa e
-da quelle della Sinagoga egualmente; voi non potete pensar a sposarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Sposarvi!» sclamò il Templario dando in uno scroscio di risa.
-«Sposare una Ebrea! no pel santo Dio, foste pur anche la regina di
-Saba! Sappiate di più, leggiadra figlia di Sion, che se il re Cristianissimo
-mi offerisse in isposa la sua Cristianissima figlia, e in dote la Linguadoca,
-non sarei in istato d'accettare l'offerta. Posso bene farmi lecita qualche
-frascheria, ma ammogliarmi non mai! I professati voti me lo impediscono.
-Son Templario, e questa insegna vel provi.» Allora le lasciò vedere la
-croce ricamata sul mantello, che avea fin a quel punto nascosta con un
-lembo del medesimo arredo.
-</p>
-
-<p>
-«E voi ardite invocare simile testimonianza in tale momento?»
-</p>
-
-<p>
-«A voi che rileva? Voi già non credete in questo venerando segno
-della nostra redenzione.»
-</p>
-
-<p>
-«Credo quel che han creduto i miei padri, e se m'inganno nella
-mia credenza, possa il buon Dio perdonarmi!... Ma voi, ser cavaliere,
-qual credenza è la vostra, se non sentite scrupolo nel farvi manto d'un
-simbolo che la vostra religione ha per sacro, e ciò nel tempo che parlate
-di trasgredire un voto da voi giurato su questo simbolo istesso?»
-</p>
-
-<p>
-«Voi predicate sì bene, figlia di Sirach, che è un incanto l'udirvi:
-ma mia cara, bella fra le belle, gli stretti pregiudizii della vostra nazione
-non vi dan luogo a conoscere i privilegi che noi godiamo. Il matrimonio
-sarebbe un delitto di primo ordine per un Templario<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>, ma tutti gli altri
-capricci, ch'egli può prendersi la libertà di soddisfare, vengono considerati
-colpe veniali. Il più saggio fra i monarchi, e il padre suo, l'esempio
-del quale, ne converrete con me, debb'essere di qualche valore, non godevano
-<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span>
-più estese prerogative di noi, poveri soldati del tempio di Sion,
-che ne assumemmo le difese. I proteggitori del tempio di Salomone hanno
-ereditato da quest'uom sommo il diritto d'imitare la sua condotta.»
-</p>
-
-<p>
-«Se voi non leggeste la santa Scrittura che per trarne pretesti a
-giustificare una vita scandalosa, non siete diverso da coloro i quali s'adoprano
-a cavar veleni dall'erbe le più utili e salutevoli.»
-</p>
-
-<p>
-In udendo sì meritato rimprovero, gli occhi del Templario sfavillaron
-di sdegno; «Rebecca, ascoltami. Finora ti parlai con mansuetudine. Incomincio
-adesso a tenerti linguaggio da padrone. Tu sei mia prigioniera:
-colla lancia e colla spada ti ho conquistata; e sei soggetta ai miei voleri
-secondo tutte le leggi delle nazioni. Io non cederò un palmo de' miei diritti,
-e otterrò colla violenza quanto ricusi alle preghiere e alla necessità.»
-</p>
-
-<p>
-«Ascolta me pure prima di lordarti d'abbominevol delitto. La tua
-forza può vincer la mia. Perchè Dio creò debole la donna, fidandosi alla
-generosità dell'uomo che ne avrebbe sacro l'onore. Ma io divulgherò la
-tua scelleratezza da un angolo all'altro dell'Europa, e dovrò alla superstizione
-de' tuoi confratelli quello che forse mi negherebbe la loro pietà.
-Tutte le commende, tutti i capitoli del tuo ordine sapranno come un Templario
-violò per un'Ebrea i voti che avea professati. E que' medesimi, i
-quali non fremerebbero sulla tua colpa, ti malediranno per aver disonorata
-la croce che tu porti, e disonorata per amore d'una giovane che
-apparteneva ad un popolo, secondo voi, riprovato da Dio.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ti manca spirito, mia vezzosa Ebrea» disse il Templario che
-non ignorava come una tresca illecita con un'Ebrea fosse punita severissimamente
-dagli statuti dell'Ordine, e che avea veduto digradare alcuni
-cavalieri convinti rei di tal colpa «ma bisognerà bene che tu abbia una
-voce assai acuta, se puoi farla udire oltre alle mura di questa torre. Esse,
-affinchè il sappi, non lasciano passar fuori nè querele, nè voci di pianto,
-nè gemiti, nè strida. Or dunque, non ne uscirai viva che ad un sol patto:
-accomodarti al tuo destino e abbracciare la nostra santa religione. Se ciò
-ti piace, potrai abbandonar questa torre, e sarà mia cura che tu splenda
-di tale magnificenza, onde le più orgogliose fra le nostre matrone si chiamino
-vinte nella pompa, come il sono nella bellezza, dalla favorita della
-miglior lancia fra i difensori del Tempio.»
-</p>
-
-<p>
-«Accomodarmi al mio destino!» sclamò Rebecca. «Giusto Dio!
-qual destino! Abbracciare la tua religione! E che posso io pensare d'una
-religione professata da un mostro come tu sei? Tu la miglior lancia dei
-Templarii! La tua condotta è la condotta d'un vile; ma io la sprezzo e
-sfido ora a nuocermi la tua malizia. Il Dio d'Abramo ha aperta alla sua
-figlia una strada per sottrarsi a questo abisso d'infamia.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose corse impetuosamente verso la finestra che era rimasta
-aperta, postasi indi sull'orlo del pianerottolo da noi descritto testè.
-Essendo stato lungi dal presagire tale atto di disperazione il Templario,
-<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span>
-che l'avea veduta immobile sino a quel punto, non potè nè rattenerla, nè
-attraversarle la strada. Nondimeno fece alcuni passi per correre ad essa.
-«Resta ove sei, feroce Templario» ella gridò «ovvero ti fa innanzi se il
-vuoi; ma al primo passo che tenterai verso di me, mi precipito all'istante
-nel profondo vano che sta aperto sotto i miei piedi. L'infamia mi spaventa
-ma non la morte.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-204a"></a>
- <img src="images/ill-204a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Voi siete ingiusta meco, o Rebecca, vi giuro sul nome che porto, per
-la croce la cui insegna fregia quest'omero....</i> pag. 205.</p>
-</div>
-
-<p>
-Terminati questi accenti giunse le mani sollevandole al Cielo, come
-per implorare la misericordia in sul procinto di consacrarsi alla morte.
-</p>
-
-<p>
-Esitò un istante il Templario, ma quell'audace ferocia, sorda fino allora
-alle voci della pietà e alle preghiere, cedè all'ammirazione inspiratagli
-dal coraggio eroico dell'israelita donzella.
-</p>
-
-<p>
-«Imprudente giovane!» le diss'egli «abbandonate quel fatal luogo;
-rientrate nella stanza, e vi giuro per quanto v'ha di sacro in cielo e in
-terra che nulla tenterò per offendervi.»
-</p>
-
-<p>
-«Di te non mi fido, o Templario; troppo m'insegnasti a conoscere
-le virtù del tuo Ordine. Violare questo secondo giuramento non sarebbe
-per te che una venial leggerezza. Di fatto, potresti tu crederti in obbligo
-di tenere una promessa data ad una misera Ebrea, tu che non isgomentisci
-di tradir la fede giurata al tuo Dio?»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete ingiusta meco, o Rebecca; vi giuro pel nome che porto,
-per la croce la cui insegna fregia quest'omero, per gli stemmi de' miei
-antenati, che non avete da temere veruna cosa da me. Se non vi cale della
-vostra sicurezza, non dimenticate almeno la salvezza d'un padre; egli sta
-ora in pericolo, ed abbisogna d'un valevole amico. Io il sarò.»
-</p>
-
-<p>
-«Oimè!» Rebecca esclamò «non so che troppo quai rischi gli
-sovrastino in questo luogo! Ma come credere alle vostre parole?»
-</p>
-
-<p>
-«Acconsento che vengano rotte le mie armi e disonorato il mio nome,
-se avrete un motivo il più lieve di lagnarvi di me. Ho posto in non cale
-molte leggi, molti statuti, non ho mai mancato alla mia parola.»
-</p>
-
-<p>
-«Eccovi fino a quanto posso fidarmi di voi» disse Rebecca, abbandonando
-il pianerottolo e venuta ad appoggiarsi al battitoio della finestra,
-che dalla descrizione da noi fatta si vede come dovea terminare al pavimento.
-«Non mi moverò di qui, e se voi con un sol passo cercate diminuire
-l'intervallo che ne disgiugne, v'accorgerete come un'Ebrea ami
-meglio commettere l'anima a Dio che l'onor suo ad un Templario.»
-</p>
-
-<p>
-Mentre ella parlava in questa guisa, la sua fermezza nelle manifestate
-risoluzioni imprimevale al guardo, ai modi tal dignitosa esteriorità,
-che accresceane spicco all'avvenenza, e quasi le facea vestir natura di
-cosa più che mortale. Il timore di un destino terribile quanto imminente
-non le fece nè tremante il labbro nè pallida la gota; che anzi l'idea
-di essere padrona di sè medesima, e d'avere nella morte un rifugio contro
-il disonore, col francheggiarla le aggiugnea color più animato alle guance,
-e agli occhi suoi fulgidezza.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! sia pace fra noi, o Rebecca» sclamò il Templario.
-</p>
-
-<p>
-«Sia» ella soggiunse. «Io pure desidero la pace, non bramo meglio
-che la pace; ma a questa distanza.»
-</p>
-
-<p>
-«Ora non dovete più temermi.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! no; non vi temo più, e ne do mercede a chi costrusse questa
-torre a tanta altezza, che un vivente non può caderne senza perder la
-vita. Grazie a questo, e più al Dio d'Israele, gli è vero, non vi temo.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete ingiusta, Rebecca, ne attesto il cielo e la terra! voi siete
-ingiusta. Io non sono per mia natura quale voi mi credete, crudele, indifferente
-per tutti fuorchè per me stesso, inflessibile. Una donna fe' germogliare
-nel mio cuore la crudeltà, ma se fui spietato verso le persone
-del vostro sesso, ah! elleno non somigliavano a voi. Ascoltatemi, Rebecca.
-Non vi fu mai cavaliere che brandisse la lancia con cuore più ardentemente
-consacrato alla donna dei suoi pensieri come Brian di Bois-Guilbert. Questa
-donna era figlia di un barone di lieve conto, i cui dominii si ristrigneano
-ad una torre mezzo diroccata, ad un tristo vigneto, a qualche lega di
-terreno non dissodato sulla strada che guida a Bordò. Pure il nome di lei
-venne divulgato per ogni dove accadevano guerresche imprese; più divulgato
-che nol fu quello di tant'altre, le quali avevano una contea in loro
-dote. Sì» continuò egli con enfasi, e trascorrendo a lunghi passi la stanza,
-quasi immemore d'aver dinanzi a sè la bella figlia di Sion «sì, le mie
-geste, i pericoli che affrontai, il sangue che sparsi, fecer noto il nome
-di Adelaide di Montemart dalla corte di Castiglia fino a quella di Costantinopoli.
-E qual n'ebb'io guiderdone? Al mio ritorno, carico d'allori
-comperati a sì caro costo, a prezzo di tante fatiche e del mio sangue,
-la trovai sposata ad un semplice scudiere guascone, il cui nome non era
-mai stato pronunziato oltre i confini de' suoi angusti poderi. Com'io fui
-allora, io che ardentemente amava costei! Giurai vendicarmi, e fu terribile
-la vendetta, ma ricadde soltanto sul capo mio. Passai la giovinezza
-errando di paese in paese. Nella virilità non mi è lecito conoscere le dolcezze
-d'un affetto mutuo e approvato dalle leggi; non avrò chi conforti
-la mia vecchiezza. Un avello solitario coprirà le mie ceneri, nè vi sarà
-dopo me alcuno che porti il nome di Bois-Guilbert. Misi ai piedi d'un
-superiore la mia libertà, la mia indipendenza. Il Templario, vero schiavo,
-eccetto l'intitolarsi tale, non può possedere in assoluta proprietà, nè
-tesori, nè terre: non vive, non opera, non respira che giusta i voleri e
-sotto il beneplacito del Gran-Mastro.»
-</p>
-
-<p>
-«In vero!» disse Rebecca «quai vantaggi possono compensare
-sacrifizi sì grandi?»
-</p>
-
-<p>
-«Il potere di vendicarsi, Rebecca, e la speranza di soddisfar l'ambizione.»
-</p>
-
-<p>
-«Misera ricompensa per chi abbandona quanto gli uomini han di
-più caro!»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non parlate così, figlia mia, la vendetta è il piacer degli Dei, e
-se la serbarono in privilegio, nè insegnano, perchè riguardandola godimento
-troppo prezioso, non voleano che i mortali ne fosser partecipi.
-L'ambizione poi! oh l'ambizione è cosa tanto seducente da turbare la
-felicità persino del cielo. Rebecca» aggiunse indi dopo breve pausa, e
-scostandosi anche più dalla giovane «la donna che può anteporre al disonore
-la perdita della vita, certamente è fornita d'un'anima forte ed
-altera. Tu devi esser mia. Non vi spaventate» soggiunse tosto in veggendola
-tutta riscossa prendere ancora la via del pianerottolo «ciò non dovrebbe
-essere che di vostro pieno volere, e prescrivendone voi medesima
-i patti. Io v'invito a gioire in mia compagnia di più vaste speranze che
-non ne offre il soglio medesimo d'un monarca. Porgetemi attenzione prima
-di rispondermi e meditate prima di darmi una negativa. Il Templario,
-come scorgo esservi noto, perde i suoi diritti sociali e la libertà, ma fa
-parte di una corporazione possente, dinanzi a cui già paventano i troni.
-La gocciola di pioggia che cade nel mare par vi si perda; ma divien parte
-di quel formidabile oceano che mina gli scogli ed inghiottisce le intiere
-flotte. Così è dei cavalieri del nostro Ordine. Nè crediate ch'io sia fra essi
-uno dei più ignorati. Il valore di cui diedi alte prove, mi ha meritata una
-promessa della prima commenda che rimarrà vacante, e ognuno già mi
-riguarda come l'uomo nelle cui mani verrà il bastone di Gran-Mastro,
-appena morto Luca di Beaumanoir. Se a ciò pervengo, i grami soldati
-del Tempio non saran già paghi di mettere il piede sul collo de' monarchi.
-Tanto può fare un fraticello dai zoccoli di corda. La nostra manopola
-strapperà gli scettri dalle loro mani, e la nostra armatura si collocherà sui
-lor troni. La venuta del Messia, che la vostra nazione aspetta invano, non
-potrebbe procurarle maggior possanza di quella cui mi è lecito l'aspirare.
-Non mi rimaneva che il conoscere un'anima accesa d'alti sentimenti al
-pari di me per metterla meco in comunione d'ogni mia grandezza; in
-voi l'ho trovata.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è con una figlia d'Israele che osate adoperar tal linguaggio?
-Nè pensate?....»
-</p>
-
-<p>
-«V'ho inteso; non mi opponete ora la differenza delle nostre opinioni
-religiose. Oh! a tal proposito! se poteste trovarvi appiattata ad un
-angolo quando teniamo le nostre adunanze segrete...<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>. Non crediate
-già che non abbiamo aperto gli occhi sulla follia de' nostri fondatori,
-i quali rinunziarono a tutte le delizie del vivere per acquistarsi quanto essi
-chiamavano corona del martirio, morendo o di fame o di sete, o vittime
-or della peste or delle scimitarre di popoli barbari, cui disputavano invano
-<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span>
-un arido deserto, che non presenta alcun vantaggio politico ad un Europeo
-che il posseda. Il nostro Ordine, innalzatosi ben a più alte mire, a
-più ardimentosi divisamenti, trovò un compenso più adeguato ai sagrifizi
-cui ci commettiamo. Gl'immensi possedimenti, divenuti nostra proprietà
-in tutti i regni europei, una rinomanza militare, che guida a noi il fiore
-della cavalleria d'ogni paese della Cristianità, tendono a tale scopo che
-neanche il sognarono i nostri pii fondatori, e che pure ignorano fra noi
-que' colleghi non ammessi agli alti segreti dell'Ordine, spiriti deboli i
-quali vestirono l'abito di Templario per una conseguenza di quegli antichi
-pregiudizi che v'ho additati, e fatti a noi utili stromenti materiali
-della stessa loro superstizione. Ma in questo momento non mi è lecito
-alzar di più la cortina che vela vastissimi divisamenti. Lo squillo che si fa
-udire annunzia qualche novità nel castello, onde può essere necessaria
-la mia presenza. Meditate su tutto quel che vi ho detto. Non so domandarvi
-perdono della minaccia di violenza con cui v'ho atterrita, perchè
-senz'essa non avrei potuto conoscere la nobiltà, la bella alterezza dell'indole
-vostra; quindi entrambi vi abbiam guadagnato. La sola pietra del
-paragone dà a scorgere il perfetto oro. Addio. Ci rivedremo ed avremo
-un secondo colloquio.»
-</p>
-
-<p>
-Il Templario uscì di quella stanza e scese la scala, lasciando Rebecca
-atterrita fors'anche più dalla sfrenata ambizione e dalla sacrilega empietà
-del malvagio in cui balìa sfortunatamente trovavasi posta, che dalla idea
-della morte cui si era consacrata con generoso coraggio. Partito che fu
-costui, la prima cura della giovinetta divenne render grazie al Dio di Giacobbe
-per averle conceduta protezione, e supplicarlo a continuarla sì a
-lei che al padre suo. Un altro nome si frappose a quelle fervide preci,
-intendo del giovane Cristiano per sua mala ventura caduto fra le mani
-d'uomini sitibondi di sangue, e ad esso nemici. In quella occasione ella
-rimprocciò per vero dire a sè stessa di non sapersi dimenticare, nemmeno
-volgendosi a Dio, la rimembranza d'un uomo, il cui destino non potea
-mai unirsi al destino di lei, d'un Nazareno, d'un nemico della fede giudaica.
-Ma tai voti, ella gli avea già indiritti al cielo e tutti i pregiudizii
-della setta cui pertenea, non ebbero forza per farglieli ritrattare.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXIV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Che scarabocchio orribile! non mai vidi il secondo.</p>
-<p class="i01">«Sbassarsi arte è per vincere talvolta in questo mondo.</p>
-<p class="i10"> <i>Versi tolti da una commedia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Bracy già trovavasi nella grande ala del castello, allorchè vi giunse il
-Templario. «M'immagino» il primo disse al secondo «che questo
-sgraziato squillo abbia disturbato il vostro colloquio amoroso come lo ha
-interrotto a me. Ma pare che voi ve ne siate stôlto con fatica, poichè
-giugnete più tardi, onde conchiudo che il vostro primo abboccamento
-avrà avuto miglior esito del mio.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! non v'ha dunque accolto favorevolmente la erede Sassone!»
-</p>
-
-<p>
-«Per la reliquia di san Dunstano! lady Rowena, lo giurerei, ha
-inteso dire che non posso reggere alla vista d'una donna piagnente.»
-</p>
-
-<p>
-«Oibò! il capo d'una compagnia franca scompigliarsi per le lagrime
-femminili! Però alcune gocce di quest'acqua cadute sulla fiaccola d'amore
-giovano anzi ad avvivarne la fiamma.».
-</p>
-
-<p>
-«Fossero state alcune gocce! Ma la povera giovinetta ha versati pianti
-da spegnere un braciere. Non si son mai veduti tanti contorcimenti di
-braccia, nè tanto diluvio di lagrime dopo la morte dei quattordici figli
-di quella santa di cui ci parlava non ha molto il priore Aymer; credo
-santa Niobe. La bella Sassone era invasata da un demonio acquatico.»
-</p>
-
-<p>
-«E la mia Ebrea da una legione di diavoli, perchè un diavolo solo,
-fosse anche stato Satanasso in persona, non valeva ad inspirare una sì
-indomabile fierezza, una risolutezza così ostinata. — Ma dove andò Frondeboeuf?
-Ch'ei non abbia intesa questa sonata di corno?»
-</p>
-
-<p>
-«Sarà sicuramente a negoziar coll'Ebreo, il quale avrà strillato sì
-forte da coprir colla sua voce lo squillo del corno. Dovreste saperlo per
-esperienza: un Ebreo quando gli si chiede di pagare un riscatto, e tale
-qual certo non si starà dal pretenderlo il nostro amico, manda urla sì
-disperate, che sfido venti corni e altrettante trombette a farsi ascoltare.
-Ma non può tardare l'amico; perchè la sua gente non sapendo ove fosse,
-si è data d'intorno a cercarlo per tutto il castello.»
-</p>
-
-<p>
-Frondeboeuf arrestato nel mezzo della tirannica sua fazione, come
-vedemmo, e che si fermò poi alcuni istanti per comprendere il motivo del
-suono uditosi, entrò nella sala quando Bracy terminava il discorso.
-</p>
-
-<p>
-«Vediamo qual sia la cagione di questo maladetto interrompimento»
-dispettosamente questi dicea. «Ecco una lettera arrecata, son pochi istanti,
-da un messo, e scritta in sassone, se non m'inganno.»
-</p>
-
-<p>
-La contemplava egli e la girava per tutti i versi, come se il cambiar
-<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span>
-luogo alla carta, gli avesse giovato ad intenderne il contenuto. Finalmente
-la rimise a Bracy.
-</p>
-
-<p>
-«Queste son per me note magiche» disse Bracy che possedea la
-sua buona parte dell'ignoranza comune quasi a tutta la nobiltà di quel
-secolo. «Il cappellano di mio padre si era assunto d'insegnarmi a scrivere,
-ma vedendo che invece di formar lettere io abbozzava sulla carta
-ferri di lance e lame di sciabola, giudicò ben fatto rinunziare all'impresa.»
-</p>
-
-<p>
-«Date a me questa lettera» disse Bois-Guilbert; «noi Templarii
-siamo una specie di cherici<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>: il valore in noi va congiunto a qualche
-po' di sapienza.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>La Reverenza Vostra</i> dunque» soggiunse Bracy «renda a noi
-utile la sua dottrina.... In somma, che ne fa sapere di bello questo
-scarabocchio?»
-</p>
-
-<p>
-«Una disfida in tutte le forme, un vero cartello» rispose il Templario.
-«Ma per la madonna di Betlem è il cartello più straordinario di
-quanti sieno passati mai sotto il ponte levatoio d'un castello baronale,
-se però non è solamente lo scherzo d'un qualche matto.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo scherzo d'un qualche matto!» sclamò Frondeboeuf. «Vorrei ben
-vedere che vi fosse uom tanto ardito di fare il matto con me sopra tale
-argomento?... Leggete di grazia, ser Templario.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi servo:»
-</p>
-
-<p>
-«Io, Wamba, figliuolo di Witless, buffone del nobile e libero
-uomo Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, ed io Gurth, figliuolo
-di Beowolf, guardiano di porci...»
-</p>
-
-<p>
-«Siete pazzo?» sclamò Frondeboeuf interrompendo immantinente
-il leggitore.
-</p>
-
-<p>
-«Per san Luca! leggo quello che è scritto» rispose il Templario,
-e continuò indi l'incominciata lettura:
-</p>
-
-<p>
-«Ed io Gurth, figliuolo di Beowolf, guardiano di porci presso il
-detto Cedric, col soccorso de' nostri collegati e confederati, che nella
-presente querela fanno con noi causa comune, e soprattutto col soccorso
-del valoroso cavaliere nominato per adesso il <i>Neghittoso Nero</i>, facciam
-noto a voi, Reginaldo di Frondeboeuf, e ai vostri confederati e complici,
-quali che siano, come essendovi senza nessuna ostile intimazione,
-e senza averne manifestato il motivo, illegalmente e colla forza impadroniti
-della persona del nostro signore e padrone, il suddetto Cedric,
-e parimente della persona della nobile e libera donzella lady Rowena
-d'Hargottstand, con anche di quella del nobile e libero uomo Atelstano
-di Coningsburgo, e finalmente delle persone di alcuni uomini liberi,
-<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span>
-vassalli e servi presso di loro; d'un certo Ebreo, nominato Isacco di
-York, della sua figlia e d'un incognito ferito, trasportato entro lettica,
-e de' cavalli, delle mule e delle bagaglie, che appartenevano a
-queste persone; i quali nobili e liberi uomini, nobile donna, vassalli,
-servi, ebreo ed ebrea e suddetto incognito, erano in pace con sua
-Maestà, e viaggiavano sulla strada maestra del re; noi domandiamo
-e pretendiamo che le suddette nobili persone, vale a dire Cedric di
-Rotherwood, Rowena d'Hargottstand e Atelstano di Coningsburgo, i
-loro vassalli e servi, i suddetti ebreo, ebrea ed incognito, colle mule, coi
-cavalli, colle bagaglie appartenenti a ciascuno de' soprannominati, ci
-sieno consegnati nell'ora medesima in cui verranno recapitate le presenti,
-o consegnati a quelli che noi incaricheremo di riceverli, senza
-che alle persone restituite venga arrecato o torto od ingiuria, così nelle
-loro persone come nei loro averi; alla quale intimazione, se non corrisponderete
-vi protestiamo di riguardarvi quai traditori e malandrini,
-e di adoperarci col cuore e col corpo, combattendo o assediando o in
-qualsisia altro modo, alla vostra distruzione. Su di che preghiamo Dio
-vi abbia nella sua santa custodia.»
-</p>
-
-<p>
-«Sottoscritto da noi, la vigilia della festa di san Vittoldo, sotto la
-grande quercia di Hartill-Walk, essendo scritte le presenti dal reverendo
-fratello in Dio, servitore della Madonna e di san Dunstano,
-l'eremita di Copmanhurst.»
-</p>
-
-<p>
-A' piedi di tale cartello vedeansi un berrettone da matto grossolanamente
-delineato con una nota che indicava questo simbolo tener luogo
-della sottoscrizione di Wamba, figliuolo di Witless, e sotto sì rispettabile
-emblema una croce per supplire all'altra sottoscrizione di Gurth, figliuolo
-di Beowolf, indi in carattere svelto a quanto appariva, ma assai
-cattivo, le parole: <i>Il Neghittoso Nero</i>; finalmente una freccia molto ben
-disegnata ed intesa ad accennare che fra i confederati trovavasi l'arciere
-Locksley.
-</p>
-
-<p>
-I due cavalieri ascoltarono da cima a fondo la lettura dello straordinario
-manifesto, e si guardavano con istupore l'un l'altro credendo
-quasi non indovinarne il vero significato. Bracy fu il primo a rompere il
-silenzio abbandonandosi ad un grande scoppio di risa, cui fece coro benchè
-più moderatamente il Templario. Frondeboeuf fu il solo a mantenersi
-in serietà, e mostrò anzi qualche impazienza della voglia che aveano di
-ridere fuor di tempo que' suoi amici.
-</p>
-
-<p>
-«Vi parlo schietto, o cavalieri» lor disse «fareste meglio pensando
-al partito da prendersi in tal circostanza, che perdervi a ridere sì mal a
-proposito.»
-</p>
-
-<p>
-«Frondeboeuf» disse gaiamente Bracy «è ancora sbalordito dalla
-caduta fatta ad Ashby. Perciò solamente lo mette in pensiere un cartello
-benchè venuto da un mandriano di porci.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Per san Michele, o Bracy!» rispose Frondeboeuf «vorrei che tale
-avventura riguardasse voi solo. Questi furfanti non si sarebbero compromessi
-con una impudenza al di sopra di quanto si può immaginare, se
-non sapessero d'esser ben sostenuti. Le nostre selve non mancano di cacciatori
-e banditi, e so che costoro nulla meglio desiderano quanto il vendicarsi
-della severità che adopero nel mantenere in vigore le leggi intorno
-la caccia. Basti io vi dica, mi limitai, non è molto, contro uno di questi
-ribaldi, preso in fragranti, a farlo attaccare alle corna d'un cervo selvaggio
-che lo mise morto in cinque minuti. Lo credereste? I maladetti lanciarono
-contro di me più frecce, di quante ne ebbe lo scudo che fu bersaglio agli
-arcieri nel torneo d'Ashby. Ebbene! Engelredo!» si volse ad uno scudiere
-che vide entrare nello stesso momento «sono andati a fare scoperta
-come ordinai? Si sono presi dati certi sul numero di questi sciagurati?»
-</p>
-
-<p>
-«A quanto si può giudicare» rispose lo scudiere «sono almeno dugent'uomini,
-radunati nel bosco rimpetto al castello.»
-</p>
-
-<p>
-«Va benissimo!» soggiunse Frondeboeuf. «Ecco, miei garbati cavalieri
-a che mi son cimentato per compiacervi, per prestarvi il mio castello
-divenuto teatro alle vostre frascherie! Vi siete regolati con tanto
-bella prudenza, che m'avete raccolte d'intorno tutte le vespe di questo
-contado.»
-</p>
-
-<p>
-«Dite piuttosto tutti i pecchioni» soggiunse Bracy: «una banda
-di vili, d'infingardi, che invece di procacciarsi il pane con un lavoro
-qualunque, vivono ne' boschi a spese de' daini che ammazzano, e dei
-viandanti che costoro svaligiano. Son pecchioni, ve lo ripeto, privi di
-pungolo.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Privi di pungolo!</i>» riprese a dire Frondeboeuf. «Di grazia, che
-nome date voi a quelle frecce lunghe tre piedi contro cui non vale armatura
-se non è di Spagna, e sicure di colpire il bersaglio, non fosse
-largo più di mezza <i>corona</i>?»
-</p>
-
-<p>
-«Vergognatevi, ser cavaliere» sclamò il Templario. «Pensiam
-piuttosto a raccogliere la nostra gente ed a fare una buona sortita. Un
-cavaliere, uno de' nostri armigeri basta a mettere in fuga una ventina
-di questi sgraziati.»
-</p>
-
-<p>
-«Basta certo» rispose Bracy. «Ma mi vergognerei a sollevare sol
-la mia lancia contro di tale ciurmaglia.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi direste bene, se si avesse che fare con Turchi o Mori, ser
-Templario, o con contadini francesi, valoroso Bracy. Ma costoro sono
-inglesi, bravi, ottimi arcieri, nè avremmo sovr'essi altro vantaggio fuor
-di quello fornitoci dalle nostr'armi e da' nostri cavalli, vantaggio ancora
-che ne gioverebbe di poco ogni qual volta avessero il giudizio di tenersi
-nei boschi. Poi che parlate or di sortita? Se appena abbiam gente a sufficienza
-per difenderci nel castello! I migliori de' miei armigeri, non meno
-<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span>
-che la vostra compagnia franca, o Bracy, or trovansi a York. Qui mi
-rimane una ventina d'uomini, compresi anche quelli che v'accompagnarono
-nella vostra ideata spedizione.»
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei però sperare» soggiunse il Templario «che i vostri timori
-non si estendessero tanto da pensare che questi malandrini possano attrupparsi
-in numero bastante da prendere d'assalto il castello!»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò non dico, benchè non mi sia ignoto come costoro sono guidati
-da un capo ardito a tutto; ma fortunatamente per noi non hanno nè
-macchine da guerra, nè scale per tentare quello che dite; mancano in
-oltre di esperienza militare, quindi il mio castello può sfidare i loro
-sforzi congiunti.»
-</p>
-
-<p>
-«Dovreste fare una cosa» soggiunse lo schernitore Templario.
-«Spedire un messaggio ai vostri confinanti per sollecitarli ad armare la
-loro gente in soccorso di tre cavalieri, che stanno entro la forte rocca
-di ser Reginaldo Frondeboeuf, assediati da un matto e da un guardiano
-di porci.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo scherzo non viene a tempo, ser di Bois-Guilbert, e se il volessi,
-non avrei nemmeno confinanti a cui volgermi. Malvoisin è a York con
-tutti i suoi vassalli; dite lo stesso degli altri miei colleghi, e sarei a York
-io medesimo senza questa vostra infernale intrapresa.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene» si fece a dire Bracy «gli è meglio inviare a York, e
-mandare a' nostri che tornino addietro. Codesta ciurmaglia non resisterà
-cinque minuti tosto che veda spiegata la bandiera d'una compagnia ardimentosa,
-e sollevate le lance de' miei prodi fratelli d'armi.»
-</p>
-
-<p>
-«E chi poi s'incarica del messaggio?» domandò Frondeboeuf. «Verrà
-trattenuto, perchè... lasciate a que' mascalzoni la cura d'impossessarsi
-d'ogni sentiere! Però!... mi suggerisce ora un'idea» aggiunse dopo
-avere pensato un istante. «Ser Templario, voi dovreste sapere scrivere
-come leggete bene. Se potessimo trovare il calamaio del mio cappellano,
-morto l'ultime feste di Natale, in mezzo ad un bordello!...»
-</p>
-
-<p>
-«Se non m'inganno» si fece a dir lo scudiere rimasto ad un angolo
-della sala nel durare della discussione «se non m'inganno questo
-calamaio, lo ha conservato la vecchia Barbara, come una memoria di quel
-sant'uomo. L'ho intesa dire esser egli stato l'ultimo ad usarle uno di
-que' tratti d'urbanità, che le donne gradiscono tanto dagli uomini.»
-</p>
-
-<p>
-«Corri dunque a cercarlo» gli comandò tosto il padrone «e allora
-ser Templario, vi detterò io la risposta da farsi a questo cartello così
-pieno di tracotanza.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli risponderei più di buon grado colla punta d'una lancia che
-con quella d'una penna» rispose questi. «Nondimeno sia fatta la vostra
-volontà!»
-</p>
-
-<p>
-Apprestato tutto quanto vi voleva per iscrivere, Frondeboeuf dettò le
-seguenti cose a Bois-Guilbert, sedutosi innanti una tavola.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ser Reginaldo Frondeboeuf, e i nostri cavalieri suoi collegati e confederati,
-non accettano disfide venute loro dalla parte di vassalli, servi
-o banditi. Se colui che assume il nome di <i>Neghittoso Nero</i> ha vero
-diritto agli onori della cavalleria, dee sapere che si è digradato da sè
-medesimo col mettersi in tal compagnia; nè può quindi domandare
-verun conto a cavalieri di nobil lega. Quanto ai prigionieri che abbiamo
-fatti, vi sollecitiamo per un moto di cristiana carità, a mandar loro
-un prete, se vi riesce di rinvenirlo, il quale possa ascoltarne i peccati e riconciliarli
-con Dio, perchè è nostra mente deliberata vengano decollati
-in questo giorno medesimo. I loro capi collocati su i nostri baluardi
-proveranno in qual lieve conto da noi si tengan coloro che hanno tai
-difensori. Il solo servigio, vi ripetiamo, che possiate prestare ai medesimi
-è d'inviar loro un prete, perchè li conforti nell'ultim'ora.»
-</p>
-
-<p>
-Dopo che tal lettera fu piegata, Frondeboeuf la fidò allo scudiere,
-affinchè la trasmettesse al messo apportatore della disfida, il quale stava
-aspettando risposta alla porta del castello.
-</p>
-
-<p>
-Compiuta per tal guisa la propria commissione, l'araldo de' confederati
-tornò al quartier generale posto all'intorno di una venerabile quercia,
-distante dal castello tre gittate d'arco all'incirca. Colà Wamba e
-Gurth co' loro ausiliari, il Cavalier Nero, Locksley e Fra' Giocondo,
-aspettavano impazienti di sapere qual risposta verrebbe fatta alla loro intimazione.
-Li circondava a qualche distanza molta mano d'arcieri, i cui
-abiti e le audaci fisonomie additavano la consueta lor professione: più
-di dugento erano già riuniti, ed altri ancora se ne aspettavano. Quelli
-fra essi che venivano riconosciuti siccome capi, si contraddistinguevano
-soltanto dal rimanente di quella truppa per una penna attaccata al berrettone;
-chè quanto all'uniforme, all'armi, a tutto in somma l'aggiustamento,
-l'un dall'altro non si poteva discernere.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo, un'altra banda, ma non sì forte nè in armi nè per
-disciplina, adunavasi in quel luogo; ed erano i vassalli di Cedric, che
-uditone appena l'imprigionamento, si fecero accompagnare da grande
-numero di contadini de' dintorni, tutti ansiosi di salvare, chi un ottimo
-padrone, chi un generoso compatriotta. Erano loro uniche armi le falci,
-i coreggiati, gli attrezzi degli aratri, ed in fine ogni strumento d'agricoltura,
-perchè i Normanni, conformatisi in ciò all'ordinaria politica de' conquistatori,
-non avean permesso ai Sassoni di conservare o di portar armi.
-Laonde sì fatta truppa non potea per sè medesima incutere grande spavento
-agli assediati; ma crescendo il numero degli assedianti ne rendea
-più formidabile l'apparenza, ed in essi aggiugnea quello zelo di cui era
-infiammata ella stessa per una causa cotanto giusta.
-</p>
-
-<p>
-Ai capi di questo esercito raunaticcio venne consegnata la lettera del
-Templario, ed ebbe incarico l'eremita di farne lettura.
-</p>
-
-<p>
-«Pel pastorale di san Dunstano!» sclamò il degno anacoreta «per
-<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span>
-quella beata verga che ritrasse più agnelle smarrite all'ovile di quante
-alcun altro santo ne abbia fatti entrare nel Paradiso, io non intendo
-nulla di questi scarabocchi, nè saprei fin dirvi se sia scrittura araba o
-francese.»
-</p>
-
-<p>
-Mise dunque la lettera nelle mani di Gurth, che scotendo il capo
-la fece passare a Wamba. Questi la scorse coll'occhio imitando, a guisa di
-scimia, le contorsioni che avea veduto fare qualche volta a chi credea saper
-leggere, e persuaso dar ad intendere di possedere la medesima abilità.
-Poi fatto uno scambietto presentò il foglio a Locksley.
-</p>
-
-<p>
-«Se le lettere grandi fossero archi, e frecce le piccole» disse l'arciere
-«potrei riuscire a qualche cosa; ma mi è tanto possibile intendere
-questo scritto quanto colpire un daino lontano dodici miglia di qui.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi farò dunque io da dottore» disse il cavalier Nero, e tolta la
-lettera di mano a Locksley, la lesse alla presta, indi agli altri ne spiegò
-in sassone il contenuto.
-</p>
-
-<p>
-«Decollare il nobile Cedric!» sclamò Wamba. «Per la santa
-Croce! Ser Cavaliere, siete ben certo di non ingannarvi?»
-</p>
-
-<p>
-«No, mio degno amico» rispose il cavaliere «vi tradussi fedelmente
-quanto si contien nella lettera.»
-</p>
-
-<p>
-«Per san Tommaso di Cantorbery!» sclamò Gurth «ne è dunque
-forza impadronirci del castello, dovessimo strapparne colle mani ciascuna
-pietra!»
-</p>
-
-<p>
-«Temo che le mie mani non sieno buone a questo lavoro» soggiunse Wamba
-«e mi prendo piuttosto imbrattarle di calcina per rifabbricare
-un muro colle pietre che avrai tu strappate.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è uno strattagemma che costoro hanno ideato per guadagnar
-tempo» soggiunse Locksley. «Non ardirebbero commettere un delitto,
-di cui saprei fare una terribile vendetta.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi piacerebbe» allora disse il cavalier Nero «che alcuno di noi
-potesse introdursi nel castello onde scoprire il numero e gli apparecchi
-degli assediati. Anzi, poichè domandano che si mandi un ecclesiastico ai
-lor prigionieri, sarebbe questa una bella occasione pel nostro santo eremita
-di compiere un'opera buona, spettante al suo ministerio, e ad un
-tempo di ottenere gli schiarimenti che ne abbisognano.»
-</p>
-
-<p>
-«Che la peste affoghi te e il tuo suggerimento!» sclamò il buon
-romito. «Ho l'onor di dirvi, ser cavalier Neghittoso, che quando dimisi
-il cappuccio di anacoreta, lasciai parimente con esso il mio latino e la
-mia santità; e addossato una volta il giustacuor verde, voglio piuttosto
-ammazzar dieci daini che confessare un Cristiano.»
-</p>
-
-<p>
-«Ho ben paura» disse il cavalier Nero «che non si trovi fra noi
-un solo capace di sostener la parte di prete.»
-</p>
-
-<p>
-L'un guardava l'altro tacendo.
-</p>
-
-<p>
-«Già lo vedo» entrò in mezzo Wamba «il matto dee sempre esser
-<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span>
-matto, e toccherà al matto rischiare il collo in un'impresa che ai savi
-mette paura. Sappiate dunque, miei cari cugini, che ho portata sopravveste
-nera prima del berretton coi sonagli, e sarei a quest'ora frate, se
-non mi fossi accorto d'aver l'ingegno necessario ad esser un matto.
-Spero pertanto che coll'aiuto del cappuccio e della cocolla del degno
-eremita, e per la virtù della scienza e della santità che saranno sicuramente
-infuse a questi venerabili arredi, mi troverò in essere di arrecare
-consolazioni e spirituali e terrestri, così al nostro buon padrone Cedric
-come ai compagni della sua disgrazia.»
-</p>
-
-<p>
-«Credi tu ch'egli abbia bastante accortezza a sostener bene una
-tal parte?» domandò il cavalier Nero a Gurth.
-</p>
-
-<p>
-«Non saprei dirvi nulla» questi rispose «ma se non riesce, sarà
-la prima volta, che non avrà cavato buon partito dalla pazzia.»
-</p>
-
-<p>
-«Metti dunque l'abito da eremita, mio bravo figliuolo» disse il
-cavalier Nero «e fa che il tuo padrone ci renda conto dello stato del
-castello. Debbono essere in pochi a difenderlo, e v'è a scommettere
-cinque contr'uno che un assalto vigoroso e improvviso ce ne farebbe
-padroni. Ma il tempo stringe. Ti affretta.»
-</p>
-
-<p>
-«Intanto» disse Locksley, «noi ci serreremo sì addosso alla piazza
-che non possa uscirne una mosca a portar altrove, fuorchè a noi medesimi,
-le notizie di chi sta dentro. Tu puoi quindi, amico mio, assicurar
-que' malvagi che pagherebbero caro, ma assai, un sol capello torto ai
-lor prigionieri.»
-</p>
-
-<p>
-«Pax vobiscum» disse Wamba della di cui acconciatura si prese
-incarico l'eremita.
-</p>
-
-<p>
-Indi composta l'andatura alla gravità dignitosa e solenne d'un prior
-di convento, partì per eseguire la commissione che si era assunta.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Allo spron vidi ritrosi</p>
-<p class="i01">«Corridori i più brïosi;</p>
-<p class="i01">«Talor stringer vidi il morso</p>
-<p class="i01">«Per frenar di rozza il corso.</p>
-<p class="i01">«Così ancor talvolta il matto</p>
-<p class="i01">«Cangia d'indol tutt'a un tratto,</p>
-<p class="i01">«E dal frate il breviario</p>
-<p class="i01">«Prende in prestito e il rosario,</p>
-<p class="i01">«La cocolla e i santi accenti</p>
-<p class="i01">«Che a Dio volgono le genti.</p>
-<p class="i06"> <i>Antica ballata.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Allorchè Wamba, vestito della cocolla e del cappuccio dell'eremita, e
-cinto di corda i fianchi si presentò innanzi alla porta del castello di
-Frondeboeuf, il siniscalco gli chiese il nome e qual cosa volesse.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pax vobiscum</i>,» rispose il matto. «Sono un povero fraticello dell'ordine
-di s. Francesco, che vengo qui per adempire agli ufizi del mio ministerio
-verso alcuni prigionieri custoditi in questo castello.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu sei un frate ben temerario» gli rispose il siniscalco «poichè
-ti presenti in un luogo, ove uccello vestito delle tue penne non ha cantato
-da vent'anni, eccetto quell'imbriacone del nostro cappellano, morto,
-che Dio l'abbia in gloria! son pochi mesi.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu non pensare ad altro fuorchè dire al tuo padrone che mi trovo
-qui; ti fo sicurtà ch'ei darà gli ordini perchè io venga accolto, e l'uccello
-canterà in guisa da farsi udire da tutta la rocca.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente! ma bada bene, che se il mio padrone mi sgrida,
-poichè gli avrò portata questa ambasciata, farò prova, te lo giuro, se la
-tua cocolla è buona targa contra una freccia.»
-</p>
-
-<p>
-Intimatagli tale minaccia, scomparve, e corse annunziando a Frondeboeuf
-la strana notizia d'un frate che stava dinanzi alla porta del castello
-chiedendo ingresso. Rimase indi non poco maravigliato in udir l'ordine
-d'introdurlo subitamente, e fattosi accompagnare da alcune scolte, per
-tema d'una sorpresa, s'affrettò ad aprire la porta al supposto ecclesiastico.
-</p>
-
-<p>
-Tutto il coraggio che avea francheggiato Wamba all'assuntosi incarico,
-poco men che affatto si dileguò, trovatosi alla presenza d'uom
-formidabile e temuto siccome lo era Reginaldo di Frondeboeuf, laonde
-pronunziò il suo <i>Pax vobiscum</i>, che credea soccorso infallibile a sostener
-bene la parte fratesca, lo pronunziò dissi, con tuono men fermo che
-dianzi. Buon per lui che Frondeboeuf, avvezzo a veder tremare innanzi
-a sè persone d'ogni grado, non formò alcun sospetto sulla timidezza di
-cui il buffone avea dato segni in quel punto!
-</p>
-
-<p>
-«Chi siete voi, e d'onde venite, o venerabil padre?» gli addomandò.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pax vobiscum</i>» replicò Wamba facendo un po' di coraggio «io
-<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span>
-sono un povero servo di s. Francesco, che attraversando queste selve,
-caddi in mano di ladroni: <i>quidam viator incidit in latrones</i>, dice la Scrittura
-Santa, i quali ladroni m'hanno imposto di trasferirmi a questo
-castello per adempire i doveri del sacro mio ministerio verso due persone
-condannate dalla onoranda vostra giustizia.»
-</p>
-
-<p>
-«Va bene, e sapete voi dirmi il numero di questi ladroni?»
-</p>
-
-<p>
-«Valoroso cavaliere, <i>nomen illis legio</i>, il loro nome è legione.»
-</p>
-
-<p>
-«Frate, rispondimi chiaro quanti son di numero questi banditi, o
-altrimenti il tuo cappuccio non ti salverà dal mio sdegno.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh Dio! <i>eructavit cor meum</i>, cioè, il mio cuore crepò di spavento
-trovandomi in mezzo a loro. Credo bene che fra arcieri e contadini sommino
-circa a cinquecento.»
-</p>
-
-<p>
-«Poffar Dio!» sclamò il Templario, che entrando nella sala udì
-tale antifona «le vespe si sono adunate a grossi sciami. Gli è ora di
-sterminare questa razza malefica.»
-</p>
-
-<p>
-Poi tratto in disparte Frondeboeuf: «Conoscete quel frate?» gli chiese.
-</p>
-
-<p>
-«Io no» rispose Frondeboeuf: «sarà di qualche lontano convento,
-perchè non mi ricordo averlo mai veduto.»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'è così non è prudenza l'affidargli un messaggio a voce.
-Converrà piuttosto valersi di lui per far tenere un ordine scritto al corpo
-franco di Bracy, onde venga tosto in aiuto del condottiero. Intanto,
-anche per non dar a sospettare d'alcuna cosa a questo incappucciato,
-sbrighiamoci di mandarlo a fare il suo mestiere preparando alla morte
-quei cani di Sassoni.»
-</p>
-
-<p>
-Frondeboeuf, chiamato un servo, lo incaricò di condur Wamba all'appartamento,
-ove Cedric e Atelstano eran richiusi.
-</p>
-
-<p>
-La prigionia, cui si vedea condannato Cedric, ne irritava ogn'istante
-più la naturale impazienza. Correva da un'estremità all'altra della
-stanza a lunghi passi, com'uomo che dovesse allora far impeto sul nemico,
-o dar assalto alla breccia, or parlava da sè medesimo, or volgeva
-i petti ad Atelstano, che con gravità stoica aspettava l'esito di tale
-avventura digerendo tranquillamente il pranzo del mezzogiorno, nè molto
-angosciandosi sulla durata di quella cattività, che pensava egli, finirebbe
-come tutti i mali di questa terra, quando al cielo fosse piaciuto.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pax vobiscum</i>» fu l'introduzione di Wamba, che alterò allora la
-propria voce. «La benedizione di san Dunstano, di san Dionigi, di san
-Dultocco, e di tutti i santi del Paradiso piovano sulle vostre teste!»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Salve et tu</i>» rispose Cedric. «A qual fine venite qui, padre mio?»
-</p>
-
-<p>
-«A fine d'esortarvi che vi prepariate alla morte»<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Alla morte!» sclamò Cedric «tal cosa è impossibile. Li conosco
-scellerati, li conosco capaci di tutto. Ma non crederò mai ardiscano commettere
-un delitto che sarebbe sì notorio e al quale non li provocammo.»
-</p>
-
-<p>
-«Eh! pur troppo, il far conti sulla umanità di costoro, egli è un
-persuadersi di rallentare un cavallo furibondo con una briglia di fil di seta.»
-</p>
-
-<p>
-«L'udite dunque, Atelstano?» allora soggiunse Cedric. «Solleviamo
-pure al cielo le menti, e apparecchiamoci all'ultimo atto di nostra
-vita. Gli è anche meglio morir uomini che vivere schiavi.»
-</p>
-
-<p>
-«Son pronto» rispose Atelstano «a tutto quanto la costoro scelleratezza
-saprà ordinare. Mi vedrete andar alla morte con quella calma,
-onde io era solito mettermi a mensa.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! buon sacerdote» soggiunse allora Cedric «preparateci
-a tal passaggio da una vita all'altra.»
-</p>
-
-<p>
-«Adagio, adagio, nostro zio!» disse tosto il buffone che ripigliò
-il tuon naturale di voce. «Si ci può ben pensare due volte prima di
-fare questo capitombolo pericoloso.»
-</p>
-
-<p>
-«Per l'anima mia!» sclamò Cedric «non m'arriva nuova tal voce!»
-</p>
-
-<p>
-«Lo credo anch'io. È la voce del vostro fedele servo, del vostro
-buffone» disse Wamba mandando addietro il cappuccio. «Se voi aveste
-seguiti i consigli d'un matto non vi trovereste a questo passo spinoso:
-ma se volete seguirli adesso non tarderete a cavarvene.»
-</p>
-
-<p>
-«Che intendi tu dire?» chiese Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Col vestir questa cocolla e questo cappuccio, col cingere questo
-cordone, soli ordini di cavalleria ch'io abbia portati in mia vita, vi
-sarà facile uscir della rocca. Lasciatemi poi qui col vostro cinturino e
-col vostro mantello e sosterrò io le vostre veci.»
-</p>
-
-<p>
-«Lasciarti in mia vece!» sclamò Cedric «ma ti faranno appiccare,
-mio povero matto!»
-</p>
-
-<p>
-«Sia! Non quindi vi farò disonore. Spero che Wamba, figlio di Witless,
-sospeso pel collo ad una catena, non presenterà immagine men dignitosa
-che la catena d'Aldemann sospesa al collo del suo bisavolo<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Wamba! accetto la tua proposta, ma con un patto. Il
-cambiamento di vesti che volevi fare con me, lo farai col nobile Atelstano.»
-</p>
-
-<p>
-«No, per san Dunstano! Non vi sarebbe una ragione di far questo.
-Gli è ben giusto che il figliuolo di Witless si sagrifichi per salvare il
-figliuol d'Everardo; ma non è ancora divenuto matto abbastanza per voler
-morire in vece d'un uomo, i cui maggiori non erano niente per lui.»
-</p>
-
-<p>
-«Uomo scortesissimo!» sclamò Cedric. «I maggiori d'Atelstano
-erano i monarchi dell'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Sarà benissimo; ma il mio capo sta troppo bene diritto sulle mie
-spalle, onde io mi senta di farlo mettere di traverso per amor loro. Dunque,
-mio buon padrone, o accettate per voi medesimo tale partito, o non
-v'abbiate a male se esco libero di questa rocca, come vi sono entrato.»
-</p>
-
-<p>
-«Lascia morire il vecchio albero» disse Cedric «e salva la giovane
-pianta, speranza della foresta. Salva il nobile Atelstano, virtuoso Wamba.
-Gli è il dovere di chiunque abbia sangue sassone nelle vene. Tu ed io
-sazieremo la rabbia dei nostri infami oppressori, intantochè egli libero e
-sicuro, susciterà a vendetta gli indignati nostri concittadini.»
-</p>
-
-<p>
-«No, mio buon padre, no» sclamò stringendo le mani a Cedric
-Atelstano, perchè se qualche circostanza veniva a trarlo dalla indifferenza
-divenutagli abituale, non mancava d'esternar sentimenti degni dell'alto
-suo nascere «vorrei piuttosto rimanere una intera settimana in questo
-carcere, non nudrito che di pan nero e dell'acqua, soliti alimenti dei
-prigionieri più abbietti, che dovere la mia libertà ad uno sforzo generoso
-tentato dalla fedeltà di un servo, unicamente a favore del suo padrone.»
-</p>
-
-<p>
-«Ascoltatemi, zio nostro Cedric, e voi cugino nostro Atelstano. Si
-va dicendo che voi siete uomini savi ed io un matto; ma lasciate questa
-volta che il matto risolva la contesa, e vi risparmi la briga di farvi cerimonie
-l'un coll'altro; perchè io sono come l'asino di Iohn Duck, il quale
-non voleva ch'altri lo montassero fuori del padrone. Il mio padrone è
-Cedric, e a solo fine di salvarlo venni fin qui; s'egli non vuole consentire
-tornerò via per la medesima strada. Un servigio offerto non è poi
-un volante, che si possa mandarlo da una racchetta all'altra, ed io non
-voglio essere appiccato per uom vivente, se non è per chi mi fu signore
-sin dacchè nacqui.»
-</p>
-
-<p>
-«Consentite, nobile Cedric» soggiunse Atelstano «nè perdete sì
-bella occasione. La vostra presenza incoraggerà i miei amici a tentar
-ogn'impresa a fine di salvarne tutti. Se rimanete qui, ogni speranza per
-noi è finita.»
-</p>
-
-<p>
-«E vi è forse al di fuori qualche speranza prossima di soccorso?»
-chiese Cedric volgendosi a Wamba.
-</p>
-
-<p>
-«E che speranza!» rispose l'eroe buffone. «Sappiate, che col farvi
-vestire questa cocolla, vi metto addosso un abito di generale. Cinquecento
-uomini! nè son lontani di qui che due passi. Ed io pompeggiava questa
-mattina fra' loro capi. Il mio berrettone da matto era un elmo di buona
-tempera, la mia squarcina di legno una sciabola ben affilata. Vedremo se
-fan buon negozio acquistando nel loro campo un savio in vece d'un matto.
-Non vorrei che nel cambio perdessero dal lato del valore quanto acquisteranno
-da quello della prudenza.»
-</p>
-
-<p>
-Nel dir tai cose cambiava d'abito con Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Addio, mio padrone» allora gli disse. «Usate, vel raccomando,
-indulgenza al povero Gurth e al suo cane Fangs; poi fate che il mio berrettone
-<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span>
-buffonesco, sospeso alle pareti della gran sala di Rotherwood, ricordi
-sempre com'io diedi la vita pel mio padrone da vero matto, ma
-da matto fedele.»
-</p>
-
-<p>
-Pronunziò tali ultimi accenti con tuono metà scherzevole, metà serio,
-onde gli occhi di Cedric si fecero molli di pianto.
-</p>
-
-<p>
-«La tua memoria verrà conservata» diss'egli «sintantochè affetto
-generoso e fedeltà vivranno in onor sulla terra; ma io spero trovare strada di
-salvare il nobile Atelstano, la mia diletta Rowena, e te ancora, mio povero
-Wamba, perchè non creder mai che il tuo padrone arrivi a dimenticarti!»
-</p>
-
-<p>
-Stava Cedric per uscir della stanza, allorchè s'arrestò d'improvviso.
-</p>
-
-<p>
-«Non conosco altra lingua fuor della mia, salvo poche parole del
-lor maledetto normanno. Come potrò farmi credere un frate?»
-</p>
-
-<p>
-«Nulla di più facile» rispose Wamba. «<i>Pax vosbiscum</i> è un talismano,
-che viene a proposito tutte le volte. Andate o venite, bevete o
-mangiate, benedite o scomunicate, <i>pax vobiscum</i> sempre. Queste parole
-giovano ad un frate quanto una bacchetta ad un mago, o un manico da
-scopa ad una strega. Pronunziate solamente in tuono grave e solenne: <i>Pax
-vobiscum</i>: cavalieri, scudieri, uomini a piedi e a cavallo, tutti sentono
-l'effetto dell'incanto. Credo che se mi conducono domani alla forca, cosa
-verisimile assai, proverò l'efficacia del <i>Pax vobiscum</i> col cerimoniere
-incaricato d'aggiustarmi il capestro attorno al collo.»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'è così, ho fatto presto ad assumere gli ordini religiosi.
-<i>Pax vobiscum</i>. Non lo dimenticherò. Addio, nobile Atelstano; addio, mio
-povero matto, che hai il cuor miglior della testa, vi salverò tutti, o
-morirò nel tentarlo. Il sangue dei nostri re Sassoni non verrà sparso, finchè
-rimarrà stilla del mio in queste vene; nè un capello cadrà dal capo
-di un fedele servo, che rischiò tutto pel proprio padrone, finchè il braccio
-di Cedric potrà sollevarsi in sua difesa. Addio.»
-</p>
-
-<p>
-«Addio, nobile Cedric» disse Atelstano. «Ricordatevi che per sostener
-bene la parte di frate, vi è d'uopo accettare quanti reficiamenti vi
-vengono offerti.»
-</p>
-
-<p>
-«Addio, nostro zio» soggiunse Wamba: «badate a non dimenticarvi
-del <i>Pax vobiscum</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Munito di questo duplice avvertimento, Cedric si dipartì dai compagni,
-nè tardò molto a far prova dell'efficacia del talismano raccomandatogli,
-come potentissimo, dal suo buffone. In un andito basso,
-stretto ed oscuro, che a quanto ei credea, dovea condurlo nella sala di
-ricevimento, s'incontrò in una giovane.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Pax vobiscum</i>» le diss'egli, traendosi da un lato per lasciarla passare.
-</p>
-
-<p>
-Si arrestò questa, e con voce soave gli rispose: «<i>Et tibi quaero;
-domine reverendissime, pro misericordia tua.</i>»
-</p>
-
-<p>
-«Sono alquanto sordo» replicò Cedric in buon sassone, e accorgendosi
-tosto di aver parlato un idioma sospetto, disse fra sè medesimo: «Vadano
-<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span>
-al diavolo il matto e il suo talismano! Ho rotto la lancia mia al primo
-scontro.»
-</p>
-
-<p>
-Non era cosa molto straordinaria in que' tempi il trovare un ecclesiastico
-duro d'orecchio, allora che gli si parlava il latino, e la persona che
-gli volse quei detti sapeva assai bene tal lingua.
-</p>
-
-<p>
-«Per amor del cielo! reverendo padre» ella gli disse in sassone «degnatevi
-di porgere qualche spirituale conforto ad un prigioniere ferito che
-trovasi in questo castello. Non gli negate tale atto di compassione, che il
-vostro santo ministerio chiede da voi. Nessuna fra le buone azioni di vostra
-vita avrà mai portato tanto utile al convento cui appartenete.»
-</p>
-
-<p>
-«Figlia mia» rispose grandemente imbarazzato Cedric «è già spirato
-il tempo concedutomi per rimanere in questo castello. Mi è d'uopo
-uscirne subitamente per tal affare che risolve di vita o di morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vi opponete alla mia preghiera, o buon padre; ve ne supplico,
-invocando que' voti che avete giurati voi stesso, di non lasciare cioè morire
-privo de' vostri avvisi e soccorsi spirituali un uomo oppresso, un uomo
-in pericolo.»
-</p>
-
-<p>
-«Venga la peste a questo maladettissimo incontro!» sclamò Cedric,
-e stava per esalare la sua impazienza in termini anche meno addicevoli all'abito
-che in allora ei vestiva, quando a quel colloquio si frammise la voce
-stridula d'un'altra donna. Era costei Ulfrida, l'antica abitatrice della torre.
-</p>
-
-<p>
-«Come sta, giovane imprudente?» gridava la vecchia. «È questa la
-gratitudine alla bontà con cui vi ho tratta dal vostro carcere? Costrignere
-questo venerabile religioso ad andare nelle furie per liberarsi dalle
-importunità d'un'ebrea?»
-</p>
-
-<p>
-«Un'ebrea!» sclamò Cedric, cui non parea vero aver trovato tale
-pretesto a spacciarsi. «Lasciatemi passare, o donna; non mi toccate; la
-vostra sola presenza basta a lordarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Venite di qui, padre mio» disse la strega; «voi non siete pratico
-del castello; mi farò io vostra guida. Seguitemi, perchè devo parlarvi.
-Quanto a voi, maledetta da Dio fino nel sangue, andate nuovamente nella
-camera del ferito, e rimanetevi sin ch'io ritorni. Guai a voi se l'abbandonate
-ancora senza mia permissione!»
-</p>
-
-<p>
-Rebecca si ritirò. Ulfrida, alla quale era stata affidata la cura del ferito,
-fu mossa da desiderio di parlar col sant'uomo, di cui seppe tosto
-l'arrivo al castello. Incaricò quindi del proprio ministerio l'ebrea, che
-trasse di prigione ella stessa. Ognun s'immagina come la Israelita accettasse
-di buon grado sì fatto ufizio. Pronta poi questa ad afferrare tutte le possibilità
-di scampo ove credea vederne un raggio, pensò ai soccorsi o se non
-altro ai consigli che a tal uopo avrebbe potuto somministrarle il creduto
-frate. Spiò pertanto il momento in cui stavasi per partire colla speranza
-di destarne la compassione a favore dei prigionieri; ma vedemmo come
-ella incagliò ne' concetti divisamenti.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXVI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Qual d'atroci misfatti orribil tela</p>
-<p class="i01">«A disvelarmi t'apparecchi? Assai</p>
-<p class="i01">«Quant'or so d'essi già non è? qual pena</p>
-<p class="i01">«A tai colpi serbò l'inesorata</p>
-<p class="i01">«Destra d'un nume punitor, che il mio</p>
-<p class="i01">«Labbro ti spieghi hai d'uopo? Ebben! ribrezzo</p>
-<p class="i01">«Forzerommi a frenar. Favella. Io t'odo.»</p>
-<p class="i14"> <span class="smcap">Crabbe.</span></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Poichè Ulfrida a furia di grida e di minacce, ebbe respinta Rebecca
-nell'appartamento dell'infermo, condusse Cedric, che la seguiva ben di
-mal animo, in una piccola stanza, indi ne chiuse diligentemente la porta.
-Posti poi sulla tavola un fiasco di vino e due tazze d'argento, lo invitò
-a sedersi dicendogli col tuono piuttosto di chi afferma un fatto, che di
-persona vogliosa d'istruirsene: «Voi siete sassone, padre mio! — Non
-lo negate» continuò costei quando vide che il supposto frate esitava a
-rispondere «le voci del mio idioma naturale sonano bene a questo orecchio
-benchè le ascolti sì di rado, e sol quando escono dal labbro di alcuni
-miseri servi digradati, cui questi feroci normanni addossano il peso delle
-fatiche le più vili ed abbiette. Sì, voi nasceste sassone, o padre, e sicuro,
-quant'è sicuro che siete un servo di Dio, di libera condizione. Me ne
-fe' prova il vostro accento, e gran diletto n'ebbi in udirlo.»
-</p>
-
-<p>
-«Dunque non vengono qui mai preti sassoni?» disse Cedric; «pure
-mi sembra che il loro dovere sarebbe di consolare, soccorrere i figli della
-lor patria.»
-</p>
-
-<p>
-«No, non ne vengono; o se ne vengono preferiscono il partecipare
-eglino pure de' banchetti co' nostri conquistatori al dovere d'udire i gemiti
-de' loro compatriotti. Almeno è questo che si vocifera, perchè io so ben
-poche cose. Son più di dieci anni che in questa rocca non ho veduti
-altri preti fuorchè l'indegno cappellano normanno, compagno de' notturni
-sollazzi di Frondeboeuf, e che ora è andato a render conto delle sue dissolutezze
-al tribunal supremo. Ma voi siete un Sassone, un religioso
-sassone, gli è mestieri ascoltiate la mia confessione.»
-</p>
-
-<p>
-«Sono Sassone, e nol posso negare, ma non merito il nome di sacerdote.
-Lasciatemi partire. Vi giuro, tornerò, o vi manderò uno de' nostri
-religiosi che sarà meglio di me al caso per udire quanto avrete da
-confidargli.»
-</p>
-
-<p>
-«No; non giugnerebbe a tempo. Il gel della morte potrebbe avere
-addiacciata quella lingua, che in questo momento è abile a parlarvi, nè
-vorrei scendere nel sepolcro, qual brutale fiera, siccome vissi; ma non
-<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span>
-ho, se nol cerco dal vino, il vigor bastante ad incominciarvi l'orribil
-racconto.»
-</p>
-
-<p>
-Indi trangugiò un bicchier pieno di vino con tanta avidità, che parea
-temesse lasciarne una stilla alla tazza. — «Questo liquore m'infiamma la
-fantasia» ella disse «ma non m'allegra il cuore» e tornando a mescere
-ne presentò una tazza a Cedric. «Fate altrettanto, padre mio, se volete
-essere in forza ad ascoltare la mia confessione.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric avrebbe voluto esentarsi da tale scambievolezza; ma l'impazienza
-della vecchia nello stimolarlo andava quasi a disperazione, laonde
-si risolvè a cedere; dopo di che, mostrandosi questa soddisfatta dell'usatale
-compiacenza, continuò così il suo racconto.
-</p>
-
-<p>
-«Non credeste ch'io fossi nata nell'abbiezione a cui mi trovate. Io
-era libera, d'alto legnaggio, ricca, felice, ben veduta, onorata; ora sono
-schiava, avvilita, infamata. Fecero di me quel che di donna può farsi i
-miei padroni fintantochè durommi avvenenza; itane questa, divenni per
-essi scopo di sprezzi, di derisione, d'abborrimento. Potete voi maravigliar,
-padre mio, s'io detesti il genere umano e soprattutto la schiatta da cui
-ogni mia calamità mi deriva? Questa vecchia increspata e decrepita può
-ella dimenticare d'essere figlia di chi, sol che aggrottasse il sopracciglio,
-facea tremare mille vassalli, d'essere figlia del nobile <i>thane</i> di Torquilstone?»
-</p>
-
-<p>
-«Tu la figlia di Torquil Wolfganger!» sclamò Cedric surto in
-piedi e palesando segni di estrema sorpresa. «Tu la figlia di quel nobile
-Sassone, dell'amico, del fratel d'armi del padre mio!»
-</p>
-
-<p>
-«Di tuo padre?» replicò Ulfrida. «Sta dunque presente a' miei
-sguardi Cedric il Sassone, perchè il nobile Everardo di Rotherwood non
-ebbe che un figlio, il cui nome è troppo ben conosciuto fra i nostri concittadini.
-Ma poichè sei Cedric di Rotherwood, a che quest'abito di frate?
-Venisti in tanta disperazione da credere impossibile la salvezza della
-tua patria? O cercasti all'ombra del chiostro un asilo contro la tirannide
-de' crudeli nostri oppressori?»
-</p>
-
-<p>
-«Poco rileva qual ch'io mi sia» rispose Cedric, tornato a sedersi.
-«Prosegui, sciagurata donna, il tuo racconto colmo d'orrori e, non ne
-dubito, di delitti.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: debbo narrarti delitti, neri delitti, tali empietà, per le quali
-non v'è speranza di perdono, divenutemi insopportabile peso, empietà
-che tutte le fiamme del purgatorio non basterebbero ad espiare. Sì: in
-questa rocca tinta del nobile e puro sangue del mio genitore, de' miei
-fratelli, esser io vissuta per isbramare i diletti del loro assassino, di tai
-diletti avere io stessa partecipato, essere stata ad un tempo la schiava e
-la complice de' costui traviamenti; tutte queste circostanze mi fan colpevole
-di delitti moltiplicatisi ad ogni fiato d'aria che ho respirato.»
-</p>
-
-<p>
-«Sgraziata!» proruppe Cedric. «Così dunque intanto che gli amici
-del tuo povero padre, intanto che ogni vero Sassone, versava lagrime
-<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span>
-di sangue sulla morte di lui deplorabile, sulla strage de' tuoi fratelli,
-su quella di te medesima, perchè ognuno ha sempre avuto per fermo che
-Ulrica fosse soggiaciuta al destino di tutti i suoi, tu vivevi per meritare
-il nostro odio, la nostra esecrazione? tu vivevi presso il vile tiranno che
-sperse tutto quanto dovevi tenerti più caro, che si bagnò le mani nel sangue
-dell'innocente fanciullezza, l'infame, per cui opera non sopravvive un
-sol rampollo maschile della chiara prosapia di Torquil Wolfganger! Tu
-intanto ti stringevi a costui con vincoli di amore illegittimi!»
-</p>
-
-<p>
-«Illegittimi, non v'ha dubbio, ma non vincoli d'amore,» soggiunse
-Ulrica che gli è omai inutile il rammentare sotto altro nome costei, e
-quello d'Ulfrida, ella lo aveva assunto dopo lo sterminio della sua gente.
-«Non alligna amore sotto queste vôlte sacrileghe, e sarebbe più agevol
-cosa il trovarlo ne' regni d'abisso. Amore no! ed è l'unico rimprovero
-ch'io non debba fare a me stessa. L'odio contra Frondeboeuf, contra
-ognuno della sua schiatta, era la sola passione da cui mi sentissi compresa
-fin negl'istanti, che si sarebbe detto notare nell'ebbrezza de' piaceri i
-miei sensi.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi l'odiavate e viveva! E come? non v'erano dunque nel castello
-di Torquilstone, nè azze, nè coltelli, nè punteruoli? Eravate voi sì vilmente
-affezionata all'esistenza, da preferire un'infame vita al rischio di
-perderla! Giuro a Dio, aveste ragione che il castel d'un Normanno non
-lascia più d'una tomba traspirarci segreti cui dà ricovero. Se mi fosse
-venuto unicamente il sospetto che la figlia di Torquil vivea tal vita coll'infame
-sterminatore della propria famiglia, la mia spada, sì, la spada di
-un vero Sassone, avrebbe trafitta costei fin tra le braccia del suo corruttore.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah sì? tu avresti usato tale atto di giustizia al nome di mio fratello,
-al nome di Torquil? Allor veramente meriti il nome di Sassone
-che ti fu imposto<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>. Però sappilo. Nel ricinto medesimo di queste mura
-esecrate ove il delitto, come tu dicesti, sta avvolto in vel di sepolcro, allorchè
-io udiva pronunziare il nome di Cedric, carica qual mi vedi e di
-delitti e d'obbrobrio, io mi confortava in pensando, che vivea tuttavia
-l'uomo opportuno a far vendetta della nostra nazione. Pure io medesima,
-Cedric, ho gustati alcuni istanti di tale vendetta. Più d'una volta ho
-<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span>
-seminata la discordia fra' nostri nemici; più d'una volta ne ho apprestata
-la perfida coppa per cambiar le sale dei conviti in arene tinte di sangue.
-Quest'occhi miei si sono pasciuti delle lor ferite, le mie orecchie hanno
-uditi come concenti i loro gemiti. Guardami, Cedric; non trovi tu forse
-ancora in queste sembianze sformate dal delitto e dagli anni qualche lineamento
-che ti rimembri Torquil?»
-</p>
-
-<p>
-«Ah taci, Ulrica, non mi far tale inchiesta» rispose Cedric in tuono
-di chi è compreso da dolore e da orrore ad un tempo «quest'orme di
-somiglianza son quelle che possono ravvisarsi tra l'uom vivente e il suo
-cadavere uscito fuor della tomba per la forza d'uno spirito maligno trattosi
-ad animarlo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma questi lineamenti animati da uno spirito infernale si coprirono
-colla maschera d'un angelo di luce, allorchè pervennero a spargere dissensioni
-ed odii tra Frondeboeuf e il figlio di lui Reginaldo. Le tenebre degli
-abissi dovrebbero celare i frutti che ne derivarono; ma s'aspetta alla vendetta
-lo squarciar la cortina che vela un misfatto capace di far uscire gli
-estinti fuor de' sepolcri. Da lungo tempo la discordia agitava le sue faci
-sui capi d'un padre tiranno, e d'un figlio degno di lui; da lungo tempo io
-nudriva segretamente ne' loro petti lo snaturato livore, onde ardevano
-l'un contra l'altro; e questo livore al fine scoppiò tra il festeggiar d'un
-banchetto. Il mio oppressore seduto alla domestica mensa soggiacque sotto
-i colpi del proprio figlio<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>. Tai sono gli atroci arcani che queste vôlte
-nascondono. Crollate, mura che ne cignete» sclamò costei girando tutt'all'intorno
-gli occhi a guisa d'ossessa «e seppellite sotto le vostre rovine
-tutti coloro che furono iniziati in questo orribil mistero.»
-</p>
-
-<p>
-«E di te, figlia del delitto e della sventura, che avvenne dopo la
-morte del più crudele fra i nemici della tua stirpe?»
-</p>
-
-<p>
-«Indovinalo se ardisci tanto: ma statti dal domandarmelo. Continuai
-a vivere nell'obbrobrio, sintantochè la vecchiezza, un'anticipata
-vecchiezza, venisse ad improntar sul mio volto gli schifosi lineamenti
-della mia anima. Allora fui vilipesa, schernita entro quel luogo medesimo
-ove comandai per l'addietro, costretta limitare a sterili imprecazioni le
-mie vendette, condannata ad udire dalla torre assegnatami qual dimora,
-il festoso strepito di que' tripudi, cui un giorno partecipai, e le grida e
-i gemiti delle nuove vittime dell'oppressione che successivamente queste
-carceri racchiudevano.»
-</p>
-
-<p>
-«Ulrica! e con un cuore che, vorrei ingannarmi, sospira ancora
-la carriera de' delitti da te trascorsa, come ardisci volgerti ad uomo che
-<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span>
-addossa quest'abito? Che potrebbe far per te lo stesso sant'Odoardo se
-fosse qui in vece mia? Questo re confessore ebbe sì grazia dal cielo di
-poter guarire la lebbra del corpo, ma quella d'un'anima indurata nella
-colpa!... Dio solo può operare una tal guarigione.»
-</p>
-
-<p>
-«Non quindi ti lascio ancora partire, crudele profeta, che m'annunzi
-la collera del cielo. Dimmi, se il puoi, qual sarà la conclusione delle immagini
-nuove e spaventose che turbano la mia solitudine? Perchè delitti dopo
-tanto tempo commessi tardano ad affacciarmisi alla mente con tutta la
-presenza della loro orridezza? Qual destino aspetta oltre al sepolcro colei,
-ch'ebbe per suo destino su questa terra il vivere fra le sciagure e le colpe?
-Amerei meglio tornare a Woden, a Mista, a Scrogula e a tutti gli
-Dei de' pagani miei antenati, anzichè patire anticipatamente i terrori
-che m'assalgono nel durar del giorno, e funestano i sogni delle mie
-notti.»
-</p>
-
-<p>
-«Non sono sacerdote» disse Cedric stogliendo gli occhi pieni di ribrezzo
-da quella vivente immagine del delitto, della sventura, della disperazione
-«non son sacerdote, bench'io ne porti le vesti.»
-</p>
-
-<p>
-«Sacerdote o laico, tu se' il sol timorato di Dio, il solo amico degli
-uomini, ch'io veda la prima volta dopo vent'anni. Mi dici tu di darmi
-alla disperazione?»
-</p>
-
-<p>
-«Io.... io t'esorto al pentimento. Prega Dio, fa penitenza, e possa
-tu trovar grazia al cospetto della misericordia celeste! Ma non mi è lecito
-rimaner teco più a lungo.»
-</p>
-
-<p>
-«Un istante! non abbandonarmi in tale stato, figlio dell'amico di
-chi mi diede la vita. Non abbandonarmi; o.... paventa, che il demonio,
-regolatore fin qui della mia vita, non mi tenti ora a vendicarmi del
-disprezzo, della barbarie ond'usi verso di me. Credi tu che se Frondeboeuf
-ravvisasse Cedric nascosto sotto quelle vesti nel suo castello, ti durerebbe
-a lungo la vita? Già i suoi occhi stan fisi sopra di te, come quei del falcone
-sulla sua preda.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene» soggiunse Cedric «mi strazino gli artigli e il rostro di
-questo uccello da preda; il labbro di Cedric non pronunzierà quindi accento
-che il cuore di Cedric dismentisca. Morrò qual Sassone, fedele alla
-mia parola, franco nelle mie azioni. Ritirati. Non toccarmi. L'aspetto medesimo
-di Frondeboeuf mi sarebbe meno odievole che non lo è la presenza
-d'una creatura fattasi vile, abbietta al pari di te.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia! non mi sforzo più a trattenerti; parti, dimentica la tua feroce
-virtù, dimentica come la miserabile che ti sta innanzi nacque dall'amico
-del tuo genitore. Parti, se i miei patimenti mi hanno separata da tutto
-il genere umano, da coloro ch'io avea diritto di trovar soccorrevoli,
-m'assumerò sola l'incarico di mie vendette; niuno mi aiuterà; ma tutti
-udranno la fama di quanto avrò osato operare. Addio. Il tuo sprezzo ha
-rotto l'ultimo filo che mi teneva ancora unita alla stirpe degli uomini. Il
-<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span>
-vedo. Neanco l'atrocità delle angoscie che provo può meritarmi compassione
-da un sol de' miei simili!»
-</p>
-
-<p>
-«Ulrica!» soggiunse Cedric, commosso da questi ultimi accenti,
-«non hai tu dunque serbata la vita in mezzo a tanto abisso di sciagure
-e di colpe che per abbandonarti alla disperazione allorquando appunto i
-tuoi occhi si dischiudono sopra i tuoi falli, allorquando il pentimento dovrebbe
-aprirti una strada al tuo cuore?»
-</p>
-
-<p>
-«Mal conosci il cuore umano, o Cedric. Per condursi com'io mi
-condussi, per dar luogo ai pensieri che in me allignarono, gli è d'uopo
-che si colleghino sfrenato amor del piacere, sete insaziabile di vendetta,
-desío d'illimitata autorità. Tai sentimenti inebbriano troppo l'anima che
-lor si abbandona per lasciarle più mai la facoltà di pentirsi. Sopravvissi
-all'età delle passioni; le rughe del volto m'han tolta, gli è vero, la funesta
-prevalenza di cui feci abuso; fin le idee di vendetta in me son ridotte a
-desiderii impotenti. M'ha giunta, accompagnato da tutte le sue serpi, il
-rimorso, sol presentandomi immagini di cordoglio inutile sul passato, di
-disperazione inesorabile sull'avvenire; ma mi ha giunta a malgrado del
-mio cuore, che non quindi si è aperto al pentimento. La tua vista però
-ha creata in me un'anima novella, e mi facesti a ragione comprendere
-nulla esservi d'impossibile a chi non paventa la morte. Per la forza de' tuoi
-detti mi trasparirono nuovi modi a vendetta, e siane certo, gli afferrerò.
-Tal brama fin ora si divise con altre passioni l'impero di questo spirito,
-ad essa omai mi dedico interamente; e vo' possa dir tu medesimo, che
-qualunque sia stata la vita d'Ulrica, seppe morir degna figlia del nobile
-Torquil. Ti sarà noto al certo, che molta mano di nemici sta raccolta
-attorno a questo malauguroso castello. Va a metterti lor capo, e allorquando
-vedrai una rossa bandiera sventolare sulla torre d'oriente, comanda
-l'assalto, fa impeto su i Normanni. Ti prometto che non saranno
-privi di faccende nell'interno della Rocca, e ad onta de' costoro archi, dei
-costoro archibusi, i tuoi soldati arriveranno a scalar queste mura. Addio.
-Segui il tuo destino e abbandonami al mio.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric stava per chiederle alcuni schiarimenti intorno ad uno stratagemma
-sì imperfettamente abbozzato, allorchè la voce di Frondeboeuf,
-novello Stentore, si fece udire.
-</p>
-
-<p>
-«In che dunque si perde questo frate sfaccendato» sclamava costui
-«per la Vergine di Compostella! ne farò un martire se mai qui indugiasse
-per eccitare cattive idee ne' miei servi.»
-</p>
-
-<p>
-«Una coscienza sinistra» disse Ulrica «è un verace profeta. Ma
-non vi disanimate, o Cedric, partite, intonate il cantico di guerra dei
-Sassoni, e se i Normanni rispondono col cantico di Rollo, del ritornello
-s'incaricherà la vendetta.»
-</p>
-
-<p>
-Dette tai cose, ella scomparve prendendo una porta segreta, intantochè
-Reginaldo entrò nell'appartamento, e patì molto sforzo Cedric nel
-<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span>
-salutare con ingannevole umiltà l'orgoglioso barone, che con lieve chinar
-di capo gli rendette il saluto.
-</p>
-
-<p>
-«I vostri penitenti ebbero un lungo colloquio con voi, padre mio.
-Me ne congratulo per parte loro. È l'ultimo che hanno avuto con chicchessia.
-Gli apparecchiaste voi alla morte?»
-</p>
-
-<p>
-«Erano preparati a qualunque evento» rispose Cedric balbettando
-quanto meglio poteva il francese «e vi erano preparati sin d'allora che
-seppero in potere di chi si trovavano.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto, ser frate? voi avete un accento che puzza maladettamente
-di Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-«Venni allevato nel convento di san Vittoldo di Burton.»
-</p>
-
-<p>
-«Intendo. Sarebbe stato meglio per te se tu nascevi Normanno; e
-sarebbe anche stato meglio il mio caso, ma ne' momenti di bisogno uom
-non può sempre scegliere i suoi messaggieri. Questo convento di san Vittoldo
-è un nido di gufi, che sarà opera buona il disperdere. Oh! verrà
-l'istante che la cocolla non gioverà ai Sassoni più di quel che li proteggono
-le loro sarcotte.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia fatta in tutto la volontà del Signore!» disse Cedric con voce
-tremante di rabbia, il qual tremito Frondeboeuf credè effetto della paura.
-</p>
-
-<p>
-«Tu già, ben me n'accorgo, nella tua spaventata immaginazione
-vedi i miei armigeri alle porte del refettorio, delle celle del tuo convento.
-Però, prestami un servigio, e qualunque cosa possa accadere ai tuoi confratelli,
-il canile ove stai non sarà tocco, vi dormirai tranquillamente
-come la lumaca entro il suo nicchio.»
-</p>
-
-<p>
-«Fatemi dunque conoscere i vostri voleri» soggiunse Cedric celando
-a stento il fremito interno dell'animo.
-</p>
-
-<p>
-«Seguimi per quest'andito, e uscirai per la porta di soccorso.»
-</p>
-
-<p>
-Indi mostrando il cammino al supposto ecclesiastico, lo istruì in tali
-termini delle cose che desiderava da lui.
-</p>
-
-<p>
-«Tu vedi, ser frate, questa mandria di porci sassoni che ha ardito
-circondare il mio castello. Di' loro quanto ti verrà in mente affinchè credendo
-a stremo la rocca, destreggino quarant'otto ore. Intanto, tu porterai
-subito.... Ma aspetta, sai tu leggere, ser incappucciato?»
-</p>
-
-<p>
-«La roba scritta, no; ma posso leggere il mio breviario, perchè
-conosco le lettere stampate, ringraziando sempre la Beatissima Vergine e
-san Vittoldo.»
-</p>
-
-<p>
-«Affè è il messo che mi voleva!» borbottò Reginaldo fra' denti.
-«Dunque prendi questa lettera, e portala al castello di Filippo di Malvoisin.
-Tu dirai esser io quegli che la spedisce, ma che fu scritta dal templario
-Brian di Bois-Guilbert; che lo prego farla giugnere a York con
-tutta la prestezza che può mettersi da un uomo fornito di buon cavallo.
-Digli ancora che non si turbi per noi, che i nostri armigeri son freschi per
-affrontare i cimenti, e ben apparecchiati dietro le fortificazioni. Sarebbe
-<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span>
-un'infamia per noi il provare alcuna sorte d'inquietezza innanzi una banda
-di cenciosi, avvezzi a fuggire al solo vedere spiegate le nostre bandiere,
-al solo udire lo scalpitare de' nostri corridori. Te lo ripeto, o frate, cerca
-nel tuo cervello qualche stratagemma atto a persuadere questi furfanti
-dell'utilità di tenersi nel loro campo sintantochè arrivino i nostri amici.
-La mia vendetta è desta. Ella è un falcone che non prende più sonno sinchè
-non abbia ghermita la preda.»
-</p>
-
-<p>
-«Pel mio santo avvocato» sclamò Cedric con più enfasi che non lo
-avrebbe voluto la parte da lui sostenuta «e per tutti i santi vissuti e morti
-nell'Inghilterra! adempirò i vostri ordini, e nessun Sassone si allontanerà
-da queste muraglie, sin dove potrà la mia voce per rattenerlo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! ah!» disse Frondeboeuf «tu ti riscaldi molto, frate mio; si
-direbbe quasi che ti dà gusto il vedere strage di Sassoni. Però tu sei un
-porchetto della medesima razza.»
-</p>
-
-<p>
-Cedric era un cattivo novizio nell'arte del dissimulare e gli sarebbe
-stato gran giovamento l'avere in quel tempo all'orecchio il suo povero
-matto, che colla fertilità del suo ingegno gli avrebbe suggerito qualche
-spacciativa risposta. Nondimeno <i>la necessità è madre de' trovati</i>, dice un
-antico proverbio. Laonde Cedric borbottò sotto il cappuccio alcune frasi
-buone ad indurre Frondeboeuf nella opinione, che il frate considerasse
-quegli assedianti come una ciurma di ribelli e di scomunicati.
-</p>
-
-<p>
-«Per Dio! dicesti la verità» sclamò Frondeboeuf. «Io avea dimenticato
-che questi cialtroni non perdonerebbero ad un de' tuoi abiti più
-di quanto perdonano, se lor riesce trappolarlo, ad un ecclesiastico nato
-alla sponda opposta della Manica. Non fu il priore di sant'Yves, che legarono
-ad una quercia, costrignendolo a cantar salmi, intantochè gli frugavano
-le valigie?... Ah no, per la Madonna! questo complimento, lo
-fecero a Gualtieri di Middleton, un de' nostri fratelli d'armi. Ma non
-importa, furon ben Sassoni, che nella cappella di s. Beess, rubarono candelieri,
-calici, pissidi, non è egli vero?»
-</p>
-
-<p>
-«Saranno stati uomini senza timor di Dio» rispose Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Oh! non ne avevano punto; e bevettero tutto il buon vino che
-que' reverendissimi serbavano per gozzovigliare in segreto; perchè voi altri
-frati amate meglio una tavola ben imbandita, che il coro del convento.
-Dimmi, santo religioso, non hai tu giurato vendetta contro un tal sacrilegio?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, ho giurato vendetta» replicò Cedric «e san Vittoldo m'è
-testimonio.»
-</p>
-
-<p>
-In quell'istante giunsero alla porta di soccorso; ed avendo attraversata
-la fossa sopra un panconcello, giunsero ad un fortino costrutto ad
-esterna difesa, e che comunicava colla campagna mediante altra ben guernita
-portella.
-</p>
-
-<p>
-«Vanne dunque» con tai detti il congedò Frondeboeuf: «se eseguisci
-fedelmente la commissione che t'assumesti, poi torni qui, troverai la
-<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span>
-carne di Sassone a tal buon prezzo, che a migliore non sarà mai stata
-venduta la carne di porco nel mercato di Sheffield. Anzi, dopo l'affare
-torna liberamente, perchè mi sembri un buon diavolo. Ti vo' far bere
-tanta malvasia quanta basta ad imbriacare la tua comunità tutta intera.»
-</p>
-
-<p>
-«Spero anch'io che ci rivedremo» soggiunse Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Intanto prendi questa moneta» disse il Normanno; e lasciando
-Cedric gli mise fra le mani quasi a mal grado di lui un bisanto d'oro, aggiugnendo:
-«Ma bada bene, che se mi manchi di parola, ti strappo la
-cocolla, e la pelle che ci sta sotto.»
-</p>
-
-<p>
-«Te ne do licenza» rispose Cedric allontanandosi a grandi passi «se
-quando ci rivedremo non mi sarò meritato che tu tratti meco altrimenti.»
-Trovandosi allora in qualche distanza dal castello si volse alla parte ove
-lasciò Frondeboeuf, e gettando ver quella il bisanto d'oro, sclamò: «Maladetto
-Normanno, possa tu sperderti col tuo dono!»
-</p>
-
-<p>
-Ma Frondeboeuf non si era ancora partito di lì, onde comunque non
-avesse potuto in tale lontananza udir le parole, o imperfettamente fu se
-le udì, vide però l'atto di gettar via qualche cosa che lo pose in sospetto.
-«Arcieri!» gridò egli alle scolte che guernivan le mura. «Una scarica generale
-di frecce sulla cocolla del frate!» Le quali scolte fer volto immantinente
-agli archi e obbedirono; ma Cedric a quell'ora trovavasi fuor di
-gittata.
-</p>
-
-<p>
-«Che costui ardisse tradirmi?» meditò Frondeboeuf mentre facea
-ritorno al castello. «Ma infine che sarà? Questi cani di Sassoni che ho
-prigionieri mi tengon sempre aperta una strada alle negoziazioni. Olà,
-Gilles! A me Cedric di Rotherwood, e l'altro furfante di quel suo compagno,
-che si chiama Coningsburgo..... o Atelstano, mi pare; questi
-sgraziati nomi sassoni son sì duri alla lingua d'un Normanno! Al sol pronunziarli
-par che si abbia cotenna di lardo in bocca. Tanto che me la risciacqui,
-portatemi un fiasco di vino nella sala d'armi, ed ivi conducetemi
-i prigionieri.»
-</p>
-
-<p>
-Venivano eseguiti sì fatti ordini, mentr'egli si avviava alla sala d'armi
-che era una loggia gotica ornata di trofei, frutto delle vittorie riportate da
-lui e dal padre suo, perchè nè il vecchio nè il giovane Frondeboeuf mancarono
-di valore. Entrando, vide sopra la tavola, che era non leggier
-lavoro di legno di quercia, un fiasco di vino, e in piedi dinanzi a quella
-i due prigionieri, cui quattro armigeri facevano guardia. Per prima cosa
-bevè Frondeboeuf, indi squadrò collo sguardo que' Sassoni. Ma rade volte
-egli avea veduto Cedric, così per la solerzia ch'ei ponea nel disdirsi ogni
-corrispondenza coi Sassoni suoi confinanti, come perchè poche volte usciva
-dei propri dominii. Tal circostanza, unita all'oscurità che dominava in
-quella sala e all'arte onde Wamba cercava nascondere il volto col berrettone,
-e col mantello, fece sì ch'ei non s'accorgesse allor della fuga di
-quello fra' suoi prigionieri, di cui maggiormente curavasi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Eccomi a voi, miei bravi Sassoni» disse il Normanno. «Come
-ve la passate a Torquilstone? Capite bene tutto quello che han meritato
-le vostre insolenze, la tracotanza onde osaste condurvi nel tempo d'una
-festa dovuta alla munificenza d'un principe della casa d'Angiò? Non avrete
-dimenticato in qual modo corrispondeste all'ospitalità del real principe Giovanni,
-ospitalità di cui eravate sì poco degni! Per Dio e per san Dionigi!
-se non mi pagate un ricco riscatto vi farò appiccare per li piedi alle spranghe
-di ferro di queste finestre, e ci starete fintantochè i corvi e gli avvoltoi
-abbiano fatti due scheletri de' vostri corpi. Andiamo! non dite nulla,
-cani di sassoni? Qual somma mi offerite per riscattare la vostra miserabile
-vita? Incominciamo da voi ser Rotherwood; che cosa mi darete?»
-</p>
-
-<p>
-«Neanco una scorza di noce» rispose Wamba. «Dacchè son al
-mondo, ho sempre camminato colla testa all'insù, e nondimeno si pretende
-ch'io abbia volto il cervello. Chi sa che mettendomi colla testa
-all'ingiù, il cervello non torni all'insù? È una prova che non ho mai fatta.»
-</p>
-
-<p>
-«Santa Genevieffa!» sclamò Frondeboeuf. «Chi diavolo può parlare
-in questa maniera?»
-</p>
-
-<p>
-Poi con una mano rovescia fe' cadere dal capo del matto il berrettone
-di Cedric, e scostatigli un dall'altro i due lembi superiori del mantello,
-vide le prove irrefragabili di servitù, il collare d'argento che ricigneva il
-collo di Wamba.
-</p>
-
-<p>
-«Gilles, Clemente! cani di vassalli!» gridò dando nelle furie il Normanno
-«qual bestia m'avete dunque condotto?»
-</p>
-
-<p>
-«Credo potervelo dir io» soggiunse Bracy che entrava in quel punto.
-«Questi è il matto di Cedric, egli che scaramucciò sì nobilmente con
-Isacco d'York per una disputa di preminenza.»
-</p>
-
-<p>
-«Ben bene! entrerò io arbitro in questa contesa, e li metterò
-d'accordo col farli appiccare entrambi ad una forca medesima, semprechè
-il padrone del buffone e quest'altro maiale di Coningsburgo non
-mettano un bel prezzo alla vita di costoro. Gli è d'uopo che Cedric ceda
-tutti i suoi averi; faccia ritirare questi sciami di banditi postisi attorno
-al mio castello, rinunzi alle sue pretese prerogative; si riconosca mio
-servo e vassallo. Ben felice se nel nuovo mondo che incomincerà per lui,
-gli lascerò il diritto di respirare! Andate» diss'egli ad una delle sue
-guardie «andate in cerca del vero Cedric; vi perdono lo sbaglio che
-avete fatto, e tanto più volentieri che lo scambio è corso tra un matto
-e un <i>franklin</i> sassone.»
-</p>
-
-<p>
-«Certamente» soggiunse Wamba. «Ma v'è una disgrazia. L'eccellenza
-vostra cavalleresca troverà qui dentro più matti che <i>franklin</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«Che intende dir questo schiavo?» domandò Frondeboeuf agli armigeri
-che aveano condotto Wamba. Essi esitarono; pur si videro nella
-necessità di rispondere «che se quegli non era Cedric, d'altro Cedric
-non sapeano dar conto.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò Bracy; «convien credere
-che sia fuggito nascosto ne' panni del frate.»
-</p>
-
-<p>
-«Per tutti i diavoli dell'inferno!» sclamò a sua volta Frondeboeuf.
-«Fu il porco di Rotherwood, che condussi io medesimo alla porta di soccorso;
-e glie l'ho aperta io colle mie mani! Ma tu» volgendosi a Wamba
-«tu, la cui pazzia ci ha fatto stare la saggezza di barbagianni più
-barbagianni di te, lascia a me il pensiere di darti gli ordini santi; oh!
-m'incarico io di farti la tonsura. A voi!» alle guardie. «Gli si strappi
-la pelle dalla testa, e in quell'acconciatura precipitatelo dall'alto della
-rocca. Ti piace lo scherzare? Scherza adesso.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma voi fate per me assai più di quanto m'avete promesso, nobile
-cavaliere» rispose Wamba, cui lo stesso avvicinar della morte non
-togliea l'abituale istinto di celiare. «Entrai nel vostro castello semplice
-frate, ed ora mercè la calotta rossa che mi state apparecchiando, ne
-uscirò cardinale.»
-</p>
-
-<p>
-«Il povero diavolo» s'interpose ridendo Bracy «vuole morire fedele
-alla propria vocazione. Vel domando in grazia, Frondeboeuf; fatemi
-un dono di questo schiavo. Ei servirà di spasso alla mia compagnia
-franca. Che ne dici, buffone? Accetti tu il mio partito? mi seguirai
-alla guerra?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» rispose Wamba; «però intendiamci, se il mio padrone acconsente;
-perchè voi vedete questo gioiello» e in ciò dire accennava il
-collare. «Non posso dimetterlo senza il beneplacito di chi mi possede.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! quanto a ciò fidati a me, una buona lima normanna ti spaccia
-presto dal collare sassone.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi piace, Bracy» disse Frondeboeuf «che vi date bel tempo ad
-ascoltar le baie d'un matto, intantochè si minaccia nientemeno che di
-distruggere il castello. Non pensate in che mani è andato il nostro messaggio?
-Che arriverà ben tutt'altro che al suo destino? che noi non abbiam
-più luogo a sperare soccorso? E tutto ciò per gli artifizi del buffone
-di cui vi chiarite or protettore? Queste cose non le pensate voi? Non
-dobbiam forse da un momento all'altro aspettarci un assalto di quella
-ciurmaglia?»
-</p>
-
-<p>
-«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Son pronto. Ma
-anche in mezzo ai pericoli m'avete mai visto più serio di così? Si chiami
-pure il Templario, e che egli impieghi a difendersi sol la metà del coraggio
-da lui dimostrato nel difendere il proprio Ordine. Mettete a sito tutta
-la vostra gente. Io, dal canto mio, non mi starò colle mani alla cintola,
-e credetelo, sarà più facile a que' banditi sassoni scalare il cielo, che prendere
-d'assalto il castello di Torquilstone. Però, se volete negoziare con
-essi, perchè non vi prevalete della mediazione di quel degno <i>franklin</i> che
-da molto tempo sta qui non facendo altro se non se vagheggiare il fiasco
-di vino che è sulla tavola? Tenete, Sassone» disse indi ad Atelstano presentandogli
-<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span>
-un bicchiere colmo. «Votate questa tazza; inumiditevi le fauci
-con tal nobil liquore, e così acquisterete forza a proporci un'offerta pel
-vostro riscatto.»
-</p>
-
-<p>
-«Mille marchi d'argento» rispose Atelstano «se rimandate liberi
-me e i miei compagni.»
-</p>
-
-<p>
-«E ne guarentisci tu» gli chiese Frondeboeuf «la ritirata di questi
-masnadieri, vera feccia del genere umano, che circondano ora la rocca
-violando la pace di Dio e del re?»
-</p>
-
-<p>
-«Adoprerò a ciò ogni mio sforzo, e son sicuro che il nobile Cedric
-mi seconderà con quanta è in lui prevalenza.»
-</p>
-
-<p>
-«Eccoci dunque d'accordo» disse Frondeboeuf; «tu ed i tuoi verranno
-posti in libertà, e tornerà ad essere pace fra noi, pagati che tu
-abbia i mille marchi d'argento. Questo riscatto è ben tenue, o Sassone,
-e devi sapermi grado della mia moderazione. Però, bada bene! il negoziato
-non comprende l'Ebreo Isacco.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè la figlia di questo, Rebecca» gridò il Templario, che in quel
-momento arrivava.
-</p>
-
-<p>
-«Nè il seguito di Cedric» aggiunse Frondeboeuf.
-</p>
-
-<p>
-«Nè lady Rowena,» sclamò con enfasi Bracy. «Non sia mai detto che
-mi venga tolta simile conquista senza disputarla colla spada alla mano.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè questo sgraziato buffone» tornò a dire Frondeboeuf. «Pretendo
-farne un esempio di terrore a tutti que' buffoni di cattiva scuola, che
-d'ora in poi si avvisassero di cabalare.»
-</p>
-
-<p>
-«State ad udirmi» disse con tuono fermo e sicuro il <i>thane</i> Sassone.
-«Son buon Cristiano, nè quindi ho stipulato nulla per gl'infedeli; laonde
-per gli Ebrei, fatene pure quel che volete. Ma nell'offerirvi mille
-marchi d'argento per riscatto mio e de' miei compagni, intesi comprendere
-sotto un tal nome tutta la comitiva di Cedric. Lady Rowena è mia
-promessa sposa, e mi farete trascinare da quattro cavalli non domati
-prima che ad essa io rinunzi.» Qui Bracy lo avrebbe interrotto; ma continuò
-senza tirar fiato. «Il servo Wamba poi salvò in questo giorno la
-vita del mio buon padre Cedric, e perderò anzi la mia che permettere
-gli sia torto solamente un capello.»
-</p>
-
-<p>
-«Vado pensando che dicesti <i>tua promessa sposa</i>» parlò allora il
-condottiero del corpo franco; «lady Rowena promessa sposa ad un vassallo
-tuo pari! Tu sogni o Sassone, e ti figuri d'essere ancora al tempo
-de' sette regni. Sappilo dunque: i principi della casa d'Angiò non maritano
-le orfane ch'han prese in tutela ad uomini del tuo legnaggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Del mio legnaggio? Il mio legnaggio, orgoglioso Normanno, esce di
-sorgente più pura ed antica che non quello d'un mendicante francese,
-datosi ad accattare il suo pane col vendere il sangue d'una banda di masnadieri,
-poichè gli ebbe raccolti sotto i suoi stendardi spregevoli. I miei
-antenati erano sovrani di questi paesi. Prodi in guerra, saggi in tempo
-<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span>
-di pace, alimentavano nel lor palagio più centinaia di fedeli sudditi, che
-tu non conti individui nella tua ciurma. La gloria loro fu celebrata dai
-canti dei <i>menestrelli</i>; le mortali loro salme ottennero onore di sepoltura
-in mezzo alle preci che s'indirigono a' santi, e su quelle tombe sorsero
-templi che ne consacrarono la memoria.»
-</p>
-
-<p>
-«Che hai da rispondere, Bracy?» disse Frondeboeuf che per istinto
-di connaturale malignità non avea disgusto di vedere umiliato neanco un
-amico «affè! il Sassone ha colpito nel segno.»
-</p>
-
-<p>
-«Quanto può colpirvi» rispose Bracy, assumendo tuono d'indifferenza
-«un prigioniere cui si leghino le mani e si lasci poi l'uso della sua
-lingua. Ma le tue belle parole, fratel caro» volgendosi ad Atelstano
-«non renderanno la libertà a lady Rowena.»
-</p>
-
-<p>
-Atelstano l'Irresoluto, che, anche nelle cose le più rilevanti per lui,
-tenea di rado parlate sì lunghe, come fu la precedente, studiava la risposta
-da farsi al versetto intonatogli da Bracy, allorchè il parlamento venne
-interrotto da una guardia che annunziava un frate presentatosi alla porta
-di soccorso, e che domandava essere introdotto nella rocca.
-</p>
-
-<p>
-«Per il nome di san Bennetto, protettore di tutti i mendicanti sfaccendati!»
-sclamò Frondeboeuf «questa volta sarà un vero frate, o piuttosto
-un secondo impostore? Frugategli ben addosso, e interrogatelo a
-dovere, ed esaminatelo prima di lasciarlo entrare; perchè se vi lasciate
-ingannare anche questa volta vi fo strappar gli occhi dalle loro celle, e
-ne prenderanno luogo i carboni ardenti. Pensateci!»
-</p>
-
-<p>
-«Sto a patto di provare tutti gli effetti del vostro sdegno, o signore,
-se questi non è un vero frate» rispose Gilles. «Il vostro scudiere Jocellyn
-lo conosce da vicino. Egli è frate Ambrogio, qui spedito dal priore
-di Jorvaulx.»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'è così, entri!» soggiunse Frondeboeuf. «Senza dubbio
-ne arreca notizie del suo padrone. Quegli non ha mai fastidi pel capo!
-Convien però dire che il diavolo sia in vacanza, e che i preti e i frati
-non abbiano adesso nulla da fare, se corrono così la campagna! — Guardie,
-allontanate i prigionieri, e tu, Sassone, pensa a quanto hai inteso.»
-</p>
-
-<p>
-«Io domando» disse Atelstano «d'essere trattato onorevolmente,
-alloggiato e nudrito come s'aspetta al mio grado, e come debb'esserlo
-tutt'uomo che sta negoziando pel suo riscatto. In oltre sfido colui che
-fra voi si stima il più valoroso a rendermi ragione corpo a corpo dell'attentato
-contra la mia libertà. Tale disfida, o Frondeboeuf, debb'esserti
-stata portata dal tuo scudiere scalco. Tu non ne facesti conto veruno, pur
-t'è duopo rispondermi. Eccoti il mio guanto.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ricevo disfida da un mio prigioniero, e nessuno de' miei amici
-corrisponderà a tale invito. Gilles, raccogli il guanto di quel <i>franklin</i>, e
-sospendilo ad uno di questi corni di cervo; vi rimarrà finchè sia libero
-chi il gettò. Allora s'egli osa ridomandarlo o s'egli osa asserire, che
-<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span>
-fu fatto illegalmente mio prigioniere, avrà che fare con uomo, il quale
-non ricusò mai scontro col suo nemico, a piedi o a cavallo, solo a solo
-o conducendo i propri vassalli.»
-</p>
-
-<p>
-Intantochè i prigionieri si ritiravano, entrava frate Ambrogio, la cui
-fisonomia era d'uomo costernato.
-</p>
-
-<p>
-«Ecco un vero <i>pax vobiscum</i>» disse Wamba, in passandogli vicino,
-«gli altri erano moneta falsa.»
-</p>
-
-<p>
-«Santissima Vergine!» sclamò il frate guardando ad uno ad uno i
-tre cavalieri. «Son io finalmente in sicuro, e in mezzo a Cristiani?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, sì, sei in sicuro» disse Bracy: «quanto poi ad essere in mezzo
-a Cristiani, contempla. Questi è il prode barone Reginaldo di Frondeboeuf,
-che abborrisce a morte gli Ebrei; e questi il valoroso cavalier
-Templario, Brian di Bois-Guilbert, il cui mestiere è ammazzar Saracini.
-Se a tai segni non ravvisi i buoni Cristiani, non saprei qual altro tu ne
-sapessi desiderare<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo vedo. Voi siete amici e confederati del nostro reverendo padre
-in Dio, Aymer, priore di Jorvaulx» soggiunse il frate, prendendo
-per buona valuta l'encomio fatto da Bracy ai suoi compagni. «Quali
-cavalieri adunque e quali cristiani gli dovete protezione e soccorso; perchè,
-come si esprime il beato sant'Agostino nel suo trattato <i>de Civitate
-Dei</i>....»
-</p>
-
-<p>
-«Che razza d'istorie ci sta infilando quest'animale?» lo interruppe
-così Frondeboeuf «o piuttosto che dici tu, ser frate? Noi non abbiamo
-or tempo d'udire le citazioni de' santi padri.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Sancta Maria!</i> Come questi laici si lasciano presto vincere dall'impazienza!
-Sappiate dunque, valorosi cavalieri, che alcuni sacrileghi malandrini,
-privi di timor di Dio, e di rispetto verso la Chiesa sua, sprezzatori
-della bolla della Santa Sede: <i>Si quis suadente diabolo</i>.....»
-</p>
-
-<p>
-«Frate prete» disse il Templario «noi sappiamo, o almeno indoviniamo
-quello che vieni ad annunziarci. Ma spiegaci chiaramente. Il priore
-è fatto prigioniere? e in mano di chi è?»
-</p>
-
-<p>
-«Oh Dio!» rispose frate Ambrogio «egli è fra le mani de' figli di
-Belial, che infestano questi boschi, e che disprezzano il santo testo, ve lo
-dirò in nostra lingua: <i>Non toccate i miei unti, non fate male ai miei
-profeti.</i>»
-</p>
-
-<p>
-«Ecco nuove faccende per le nostre lande» disse Frondeboeuf volto
-ai compagni. «Così dunque in vece di mandarne soccorsi, è il priore di
-Jorvaulx che ne chiede? Starebbe veramente per le feste chi al caso del
-<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span>
-bisogno s'aspettasse aiuto da questi sfaccendati ecclesiastici! Ma in somma,
-frate! qual cosa è che il tuo padrone spera da noi?»
-</p>
-
-<p>
-«Conciosia cosa che è stata fatta violenza al mio reverendo superiore,
-e ciò ad onta del testo che vi ho citato, conciosia cosa che i figli di Belial
-gli votarono affatto le valigie, portandogli via dugento marchi d'argento
-fino, conciosia cosa che domandano una somma più considerabile ancora
-per lasciarselo uscir dalle mani; conciosia cosa che....»
-</p>
-
-<p>
-«Alla conclusione di questi <i>conciosia cosa che</i>» s'udì una voce d'un
-di quegli astanti.
-</p>
-
-<p>
-«La conclusione è che si volge a voi, degni amici, affinchè vi moviate
-a salvarlo, o pagandone riscatto, o impiegando per lui la forza delle
-vostr'armi, come poi meglio vi piacerà.»
-</p>
-
-<p>
-«Vada al diavolo il Priore!» gridò Frondeboeuf. «Convien dire
-ch'egli abbia bene innaffiata la sua colezione di questa mattina. E quand'è
-che il tuo padrone ha visto un baron Normanno aprir la sua borsa per
-venire in aiuto d'un ecclesiastico, possessore di sacchetti d'oro, dieci
-volte più gonfi de' nostri? Colla forza poi delle nostr'armi!.... Anche
-qui, la gente che s'è impadronita della sua persona è dieci volte più numerosa
-della nostra; oltrechè noi medesimi ci aspettiamo da un istante
-all'altro dover sostenere un assalto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è quanto io volea pur raccontarvi, se <i>Vostra Prontezza</i> non
-m'avesse interrotto. Ma mi trovo sì confuso, Dio mi faccia grazia! perchè
-già... non son giovine, e la vista di tanti banditi basta bene a scompigliare
-il cervello d'un vecchio.... Però è la verità: a due passi di qui
-si fa un campo, ed ogni apparecchio per assalire le mura del castello.»
-</p>
-
-<p>
-«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Vediam che
-cosa divisano questi cialtroni,» e sì parlando si trasferì in una vicina
-stanza, ove aperta quella finestra che guardava sulla campagna, si diede
-a chiamare i suoi colleghi.
-</p>
-
-<p>
-«Sì, per san Dionigi!» sclamò. «Il vecchio frate ha ragione. Han
-già piantato un mantelletto di tavoloni rimpetto al castello. Ve' quegli
-arcieri posti sul lembo della selva, fitti come le nuvole! e affè presagiscono
-temporale e grandine.»
-</p>
-
-<p>
-Venne pure a quella finestra Frondeboeuf, e visti gli apparecchi
-dell'inimico, col suon del corno raunò gli armigeri ordinando a ciascuno
-di prendere il suo posto sopra i bastioni.
-</p>
-
-<p>
-«Bracy» sclamò egli «imprendi tu a difendere il fianco di levante,
-ove le mura del castello son men alte. Nobile Bois-Guilbert, la tua professione
-ti fe' pratico nell'arti della difesa, come in quelle degli assalti;
-vegghia alla parte occidentale, io mi terrò alla porta di soccorso. Però,
-amici miei, non vi limitate a guardar solo un punto. Fa di mestieri in
-tal giorno che ci troviamo da per tutto e nel medesimo tempo, e che per
-così dire ci moltiplichiamo onde portar soccorso e inspirare fiducia ovunque
-<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span>
-scorgasi più vigoroso l'impeto del nemico. Siam pochi, ma il coraggio
-e la solerzia possono tener luogo di numero, tanto maggiormente
-perchè non abbiamo da batterci che con ciurme spregevoli di villani.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, nobili cavalieri» soggiunse frate Ambrogio, conservando la
-stessa melensaggine anche in mezzo a questo trambusto «nè vi sarà alcuno
-di voi che voglia ascoltare il messaggio del reverendo padre in Dio
-Aymer, priore di Jorvaulx? Vi supplico prestarmi attenzione, nobile ser
-Reginaldo.»
-</p>
-
-<p>
-«Volgi le tue preghiere al cielo» questi rispose «perchè noi non
-abbiam tempo d'ascoltarle su questa terra. A te Anselmo; fa bollire olio
-e pece per irrugiadarne i capi di questa canaglia. A noi gli archi e le
-balestre. S'inalberi la mia bandiera dalla testa di toro. Gli assassini vedran
-quest'oggi contro chi han preso a cozzare.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, nobile Reginaldo» continuò il frate credendo conciliarsi attenzione
-a furia di molesto insistere «pensate al voto mio d'obbedienza,
-e sofferite ch'io compia per intero il messaggio addossatomi dal mio
-superiore.»
-</p>
-
-<p>
-«Spacciatemi da questo sragionevole chiacchierone» gridò Frondeboeuf:
-«chiudetelo nell'oratorio; stia là a recitare il rosario finchè sia
-sbrigata questa faccenda. Sarà un caso insolito pe' santi di Torquilstone
-udir borbottare <i>Pater</i> ed <i>Ave</i>. Penso anzi che dacchè vi stanno, tal cosa
-ad essi non sia accaduta giammai.»
-</p>
-
-<p>
-«Non bestemmiate i santi, ser Reginaldo» disse Bracy: «per conquidere
-oggi questi ribaldi avrem bisogno del soccorso de' santi.»
-</p>
-
-<p>
-«A dirvela» rispose quell'anima perduta «me li son sì poco amicati,
-che ne spero aiuto sol col buttarli dall'alto delle mura sulle teste
-di questi manigoldi. V'è tra l'altre una statua di s. Cristoforo, che unica
-basterebbe ad accoppare tutta una compagnia di soldati.»
-</p>
-
-<p>
-Durante un tale colloquio, il Templario indagava le fazioni degli
-assedianti con miglior senno che non ne mostravano il brutale Frondeboeuf
-e il suo compagno, anche più frivolo di quel che l'altro fosse
-brutale.
-</p>
-
-<p>
-«Sulla fede del mio Ordine» diss'egli «questi maledetti mandano
-avanti gli approcci con maggior ordine ed ingegno che non ne avrei in
-essi creduto. Ve' come sanno disinvoltamente farsi baluardo di ogni albero,
-d'ogni sterpo! E come ben progredisce quel mantelletto che gli assicura
-dai nostri dardi, dalle nostre frecce. Non vedo, gli è vero, fra loro bandiera
-o stendardo, ma scommetterei la mia catenella d'oro, che li guida
-qualche cavaliere, qualche uomo perito nel mestier della guerra.»
-</p>
-
-<p>
-«Non v'ha dubbio» aggiunse Bracy. «Anzi vedo brillar l'elmo e
-la corazza di un cavaliere. Non osservate là in fondo quell'uomo d'alta
-statura, coperto d'armi nere, che sta schierando una banda d'arcieri?
-Per san Dionigi! Credo non ingannarmi. È quell'istesso cui mettemmo
-<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span>
-nome il <i>Neghittoso Nero</i>, quegli, Frondeboeuf, che nel torneo d'Ashby
-vi fece votare l'arcione.»
-</p>
-
-<p>
-«Ne godo» rispose Frondeboeuf. «Egli vien senz'altro per darmi
-la mia rivincita. Gli è a dire che sia qualche mascalzone di bassa lega,
-perchè non ardì farsi vedere dopo il torneo per ricevere il premio che il
-caso gli aggiudicò. Avrei avuto un bel rintracciarlo tra le file ove i nobili
-e i cavalieri cercano i lor nemici. Ben mi torna adesso di trovarlo confuso
-colla plebaglia.»
-</p>
-
-<p>
-Ma gli apparecchi dell'assalto divenivano vie più serii e incalzanti,
-onde non v'era altro tempo da perdere in discorsi. I cavalieri si trasferirono
-ciascuno al proprio luogo, conducendo seco il piccol numero d'uomini
-posti sotto i lor ordini, nè bastanti a guernire tutto il ricinto di
-quelle mura, ed aspettarono con calma e coraggio lo scoppio da cui venivano
-minacciati.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXVII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Della stirpe d'Adam gramo rifiuto</p>
-<p class="i02"> «Son le genti idumee; pur dagli strali</p>
-<p class="i02"> «Feri di morte n'è il poter temuto.</p>
-<p class="i02"> «A lor colline e ombriferi viali</p>
-<p class="i02"> «Di fiori e d'erbe porgono tributo,</p>
-<p class="i02"> «Che d'un guardo la turba de' mortali</p>
-<p class="i02"> «Non degna sol; di man dotta il lavoro</p>
-<p class="i02"> «Ne elice di salute il bel tesoro.</p>
-<p class="i10"> <span class="smcap">Il Giudeo.</span></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Fa di mestieri che la nostra storia torni addietro poche pagine a fine
-di mettere innanzi agli occhi del leggitore alcune circostanze necessarie
-a lui da sapersi per comprendere quanto rimane di questo rilevante racconto.
-Certo gli sarà stata bastante scorta la propria intelligenza ad
-accorgersi, come allorquando Ivanhoe cadde stremo per le ferite, e parve
-abbandonato da ognuno, Rebecca dovesse aver ottenuto per sua filiale
-insistenza dal padre, ch'ei facesse trasportare il giovine guerriero in quella
-casa del sobborgo di Ashby, ov'era la temporanea dimora di quest'Ebreo.
-</p>
-
-<p>
-E tale insistenza di Rebecca diveniva necessaria, non perchè Isacco
-fosse privo di umanità e di sensi di gratitudine, ma per l'ostacolo che a
-tale desiderio della figlia opponeano nel cuore di lui gli scrupoli e i pregiudizi
-della sua perseguitata nazione.
-</p>
-
-<p>
-«Beato Abramo!» ei sclamava; «intendo bene ch'è un giovane
-pien di merito, e mi spezza il cuore a vederne sgorgare il sangue che
-gli lorda quella casacca sì ben ricamata, quel giustacuore di finissimo panno!
-Ma trasportarlo in casa nostra! vi hai ben pensato, mia figlia? Egli
-è cristiano, e la nostra legge non ci permette avere corrispondenze nè con
-Cristiani nè con Gentili se non se per affari sol di commercio.»
-</p>
-
-<p>
-«Non parlate così, padre mio,» rispose Rebecca: «egli è vero
-che non dobbiamo collegarci ad essi ne' piaceri de' banchetti, ma feriti
-o infelici, qualunque religione professino, tutti gli uomini ne divengon
-fratelli.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi piacerebbe sapere come la pensi a tale proposito il rabbino
-Giacob ben Tudela. Non quindi è giusto che un sì valoroso giovane perisca
-per mancanza di chi lo soccorra. Seth e Ruben non hanno che a
-trasportarlo ad Ashby.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo mettano nella mia lettica, o mio padre; io cavalcherò uno dei
-nostri palafreni.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò sarebbe un troppo esporti ai profani sguardi de' figli d'Ismael
-e d'Edom» soggiunse Isacco a bassa voce e con aria inquieta, guardando
-<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span>
-da ogni lato all'intorno di sè. Ma Rebecca in questo intervallo facea che
-si desse compimento a quanto avea compassionevolmente avvisato, nè dava
-retta alle obbiezioni del padre, allorchè questi, traendola leggermente per
-la manica della veste, soggiunse con voce ancor più sommessa: «Per
-la barba d'Aronne! E se questo prode giovane venisse a morire nella nostra
-abitazione, non ne butterebbero la colpa sopra di noi? Non andremmo a
-rischio di essere trucidati dal popolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Non morirà, o padre» gli rispose Rebecca rispingendone lievemente
-la mano «non morirà, ammenochè noi non lo abbandonassimo, e
-allor sì saremmo rei della sua morte davanti a Dio e davanti agli uomini.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, mi è forza convenirne, ed ogni goccia di sangue che vedo stillar
-da quel corpo è come un bisante d'oro che uscisse della mia borsa. So
-che le lezioni di Miriam, figlia del rabbino Manasse di Bisanzio, che Dio
-ne abbia l'anima in paradiso, ti rendettero esperta nell'arte di guarire e
-di conoscere la virtù dell'erbe e la forza degli elissiri. Fa dunque come
-giudichi meglio. Tu sei un'eccellente figlia, una benedizione, una corona
-di gloria, un cantico d'allegrezza per me, per la mia casa e pel popolo
-di Dio.»
-</p>
-
-<p>
-I timori d'Isacco però non erano sì mal fondati, e l'atto benefico
-della giovane virtuosa nella tornata ad Ashby diede al Templario, che la
-vide su quel cammino, l'occasione di fisare su di lei i licenziosi suoi
-sguardi. L'uomo audace le passò due o tre volte dinanzi per meglio contemplarla,
-e concepì quell'ardore, quell'ammirazione, di cui vedemmo
-le conseguenze, allorquando il caso la trasse in potere di quell'uomo scevro
-d'ogni massima di virtù.
-</p>
-
-<p>
-Rebecca adunque non perdè un istante a far trasferire il ferito nel
-luogo di temporanea dimora del padre suo, ove esaminò ella stessa e curò
-colle proprie mani le piaghe d'Ivanhoe. I miei leggitori, e quelli soprattutto,
-alla cui giovinezza è più dilettevole la lettura de' romanzi di cavalleria,
-rammenteranno, come le donne in que' secoli, detti d'ignoranza,
-fossero sovente iniziate ne' misteri della chirurgia, e come tal galante cavaliere
-andasse non di rado debitore del suo risanamento alla donna avvenente,
-che gli imprimea poi una ferita più profonda nel cuore.
-</p>
-
-<p>
-Ma nel tempo di cui favelliamo, gli Ebrei d'entrambi i sessi possedevano
-e adoperavano in ogni ramo l'arte della medicina, ned eravi
-possente barone o anche monarca, il quale, infermo o ferito, sdegnasse
-fidar sè medesimo alla cura di qualche perita persona, comunque appartenesse
-a tal proscritta generazione. I Cristiani per la maggior parte credeano
-che i rabbini ebrei fossero profondamente versati nelle scienze occulte,
-e soprattutto nell'arte cabalistica, la quale traea nome ed origine
-dagli studi de' savi di Israele. Nè i rabbini medesimi si affaticavano a dismentire
-l'opinione delle nozioni soprannaturali supposte in essi, perchè
-tale idea nulla crescendo allo smodato odio giurato dai Cristiani contro di
-<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span>
-loro, diminuiva almeno il disprezzo che a questo odio andava congiunto.
-Uno stregone ebreo, un usuraio ebreo, potevano inspirare lo stesso orrore,
-ma non essere vilipesi egualmente. Egli è per altra parte credibile a chi
-osservi quai maravigliose cure vennero attribuite ai Giudei, che questi
-avessero in proprietà alcuni segreti di medicina particolari a loro, come
-parimente che fossero studiosissimi di tenerli occulti ai Cristiani presso i
-quali stanziavano.
-</p>
-
-<p>
-Istrutta adunque l'avvenente Rebecca in tutte le dottrine privilegiate
-della sua stirpe, ne profittò oltre quanto poteva aspettarsi, anche avuto
-riguardo e alla giovinezza e al sesso e al tempo in cui essa vivea. Le era
-stata maestra, nell'arte di guarire gl'infermi, una vecchia figlia di un
-rinomato dottore ebreo, la quale amava Rebecca siccome figlia, e la
-fe' partecipe di tutti i segreti ereditati dal padre. Il destino di Miriam fu
-essere sagrificata al fanatismo del secolo, ma i segreti di lei le sopravvissero
-nelle mani della sua degna discepola.
-</p>
-
-<p>
-Considerata parimente per sapere e per avvenenza Rebecca, ottenea
-rispetto ed ammirazione da' suoi confratelli, che la avevano in concetto
-d'una di quelle femmine favorite da Dio, delle quali fa menzione la
-Storia Santa; e il medesimo Isacco, in parte per un riguardo a sì fatte
-prerogative, e cedendo in parte a tenerezza paterna, che non avea limiti
-in esso, le concedeva maggior libertà di quanta ne dessero alle persone
-di quel sesso le israelitiche consuetudini; e già abbiam veduto s'ei si
-lasciasse guidare dall'opinion della figlia sino a sagrificarle la propria.
-</p>
-
-<p>
-Allorchè Ivanhoe giunse all'abitazione d'Isacco, era tuttavia privo
-di conoscenza, e ne fu cagione la grande perdita di sangue che aveva
-fatta. Rebecca, dopo applicati sulle ferite i farmaci che stimava opportuni
-a guarirle, annunziò al padre, come stando lontano dal malato la febbre,
-il che potea sperarsi, pel molto sangue uscitone dal corpo, nulla avrebbe
-dovuto temersi per la vita di lui, e che non eravi pericolo nel trasportarlo
-a York il dì successivo. A tal notizia impallidì un istante Isacco, la cui
-carità sarebbesi volentieri limitata a lasciare il ferito nella casa ove trovavasi
-ad Ashby, ed a raccomandarlo con promessa di rimborsare le necessarie
-spese all'Ebreo proprietario dell'abitazione medesima. Ma a dissuaderlo
-da questo divisamento molte ragioni adoperò Rebecca, due delle
-quali citeremo soltanto, siccome quelle che parvero di maggior valore
-al padre di lei. L'una ch'ella non si sarebbe avventurata a confidare nè
-manco ad un individuo della propria tribù quell'ampolla ove racchiudeasi
-il balsamo necessario a compiere la sospirata guarigione, e ciò per tema
-ch'altri arrivasse a sorprendere il segreto del modo ond'era formato lo
-stesso farmaco. La seconda ragione poi ella deducea dall'essere Wilfrid
-d'Ivanhoe il favorito di Riccardo-Cuor-di-Leone, di cui si vociferava probabile
-il ritorno nell'Inghilterra; ritorno da temersi per Isacco, al qual poteva
-essere apposto a colpa l'avere somministrate somme ragguardevoli al
-<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span>
-principe Giovanni, nell'atto che di tai somme lo stesso principe si valeva
-a macchinare ribellione. Con tal vista gli era utile il procacciarsi nello
-stesso Ivanhoe un valevole avvocato ed intercessore presso il Monarca.
-</p>
-
-<p>
-«È vero, è conforme a ragione quanto mi dici, o Rebecca» le
-disse il padre cedendo alla forza di sì fatti argomenti. «Offenderebbe lo
-stesso Dio chi avventurasse a rischio i segreti della beata Miriam; perchè
-i beni conceduti da Dio non vogliono inconsideratamente esser buttati in
-altre mani, sian poi tali doni marchi d'oro o d'argento, o veramente
-nozioni misteriose e segrete. Gli è un debito il lasciarne depositarii coloro
-che li ricevettero dalla Provvidenza. E quanto all'uomo che i Nazareni
-chiamano col nome di <i>Cuor di Leone</i>, vedo anch'io come sarebbe meglio
-per me cader fra le branche d'un leon d'Idumea che nelle sue, se
-mai gli giugnessero a saputa i negozi che ho fatti con suo fratello. Do
-quindi ascolto agli avvisi tuoi, o mia figlia; e il <i>bravo giovine</i> (chè l'Ebreo
-si era avvezzato ad indicare con tal predicato Ivanhoe sin da' primi
-fatti della giostra d'Ashby) venga con noi ad York, e la nostra
-casa sarà la sua finch'egli sia affatto risanato dalle riportate ferite; e se
-<i>Cuor di Leone</i> torna in questi paesi, come qualcuno va divulgando,
-il <i>bravo giovine</i> diverrà per me un muro di difesa contra la collera del
-Re. Se poi non torna, lo stesso <i>bravo giovine</i> verrà nonostante in essere
-di rimborsarmi delle mie spese, tosto che avrà guadagnato qualche buono
-spoglio colla punta della sua sciabola o della sua lancia, come ha fatto
-ieri ed oggi, poichè questo giovine è un <i>bravo giovine</i>, fedele alle sue
-obbligazioni, e puntuale a dato giorno, a data ora; restituisce quanto ha
-preso in prestito, paga quello che deve di più, soccorre l'Israelita, se
-lo vede pericolante fra gli agguati de' ladri e de' figli di Belial.»
-</p>
-
-<p>
-Fu solamente sul far della sera che Ivanhoe ricuperò l'uso de' sensi.
-Uscito allora come di profondo sonno, lo spirito di lui giaceva in quella
-letargia, in quella confusione, che sono effetto ordinario dello stato cui
-era ridotto. La sua mente non gli valse per qualche tempo a raccozzare
-le circostanze che avevano preceduto il suo svenire nella lizza, ned a seguire
-la concatenazione di quegli avvenimenti ne' quali aveva egli avuta
-sì gran parte il dì innanzi. Alla molesta sensazione che gli cagionavano
-le ferite, la debolezza, lo stremo di tutte le sue facoltà fisiche e morali,
-mesceasi una confusa rimembranza di pugne, di colpi dati e ricevuti.
-Vedea cavalli far impeto gli uni contra gli altri, scontrarsi, rovesciarsi;
-udia scricchiolar d'armi, gridar di combattenti, tumultuar di battaglia.
-Tentò uno sforzo per allontanare la cortina del letto ove lo avevano
-collocato, e vi riuscì benchè non senza provare difficoltà.
-</p>
-
-<p>
-Stupì grandemente trovandosi in un appartamento fregiato sì di ricchissime
-suppellettili, ma tutte di foggia orientale, e ove tenean luogo
-di seggiole i cuscini; talchè per un istante credè esser stato trasportato
-nel durare del suo letargo in terra di Palestina. Nè a guarirlo da sì fatta
-<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span>
-illusione contribuì, come ognun s'immagina, il vedersi comparire innanzi,
-movendo circospetti passi, una giovine donna posta in tal sontuosa
-acconciatura che annunziava le usanze di vestire asiatiche anzichè le europee,
-e seguita da un'ancella di colore che traeva affatto al nero.
-</p>
-
-<p>
-Fu questa una specie di visione agli occhi del cavaliere ferito, che
-stava per indirigere alcuni accenti alla comparsagli fata, allorchè questa
-s'appressò un dito al vezzoso labbro, come chi raccomanda il silenzio.
-Poichè l'ancella ebbe scoperto il fianco d'Ivanhoe, la leggiadra
-Israelita scorse con molto giubilo dallo stato della piaga, che le proprie
-cure non sarebbero tornate inefficaci. Adempiè quel ministerio la gentil
-medichessa con tal modestia e semplicità, piena di grazia e decoro, che
-anche a secolo più ingentilito niuno avrebbe ravvisato in tutto quanto ella
-fece cosa disdicevole a donna la più dilicata. In quell'atteggiamento, la
-vista di leggiadra e ufiziosa giovinetta china sul letto di persona di sesso
-diverso per medicarne le piaghe, non era la cosa che più si conciliasse
-ammirazione; perchè tale idea, pur essa gradevole, si dileguava all'offerirsi
-piuttosto l'altra d'un ente benefico inteso ad alleviare il dolore e a
-far fronte ai colpi minacciati da morte. Rebecca diede alcune brevi istruzioni
-in lingua ebraica a quella vecchia fantesca, la quale avvezza a servire
-in tali ufizi la sua padrona, le adempiè scrupolosamente e tantosto.
-</p>
-
-<p>
-Gli accenti di strana lingua sonano aspri il più delle volte all'orecchio
-di tale che non li comprenda; pure usciti dalle belle labbra di Rebecca,
-produssero quel magico effetto che l'immaginazione attribuisce
-agli incanti di fata benefica. Certamente que' detti furono inintelligibili
-per Ivanhoe; ma la voce soavissima che li modulava, lo sguardo tutto
-spirante affetto da cui erano accompagnati, li rendevano commoventi e
-sino al cuore li conduceano. Non osando una sola interrogazione, Ivanhoe
-lasciò ch'ella terminasse tutto quanto spettava al pietoso ufizio da
-lei assuntosi, e solo allorchè dopo le largitegli cure la vide in procinto
-d'allontanarsi, si risolvette a volgerle il discorso.
-</p>
-
-<p>
-«Giovane e vaga donzella» le diss'egli in arabo, poichè tal idioma
-aveva imparato nell'Oriente, e la foggia del vestir di Rebecca dava
-a credere ch'ella il dovesse conoscere «quanto io mi sia grato a tal
-cure, e...»
-</p>
-
-<p>
-Ma lo interruppe quell'avvenente discepola d'Esculapio. «Ser cavaliere,
-io parlo l'inglese, e nacqui nell'Inghilterra; benchè il mio abito
-e la mia famiglia appartengano ad altra contrada.» E in pronunziando
-sì fatti accenti, un lieve sorriso diè per pochi istanti a quella vaga forma
-uno spicco di men solito genere, perchè l'espressione d'ordinario
-ne era seria e piuttosto volta al patetico.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-244a"></a>
- <img src="images/ill-244a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Nè diremo già che prima gli occhi d'Ivanhoe esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio
-a cui rari pregi di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane.</i> pag. 245.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Nobil fanciulla» ripigliò a dire Ivanhoe; ma per la seconda volta
-Rebecca s'affrettò ad interromperlo.
-</p>
-
-<p>
-«Risparmiate anche il titolo di nobile, ser cavaliere. Gli è meglio
-<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span>
-sappiate da me a dirittura come la persona da cui ricevete or qualche assistenza,
-non è altro che una povera Ebrea, non è altro che la figlia
-d'Isacco d'York, a voi debitore non ha molto di servigi i più segnalati.
-Ogni giustizia volea che in tale momento la sua famiglia vi porgesse quanti
-soccorsi il presente vostro stato domanda.»
-</p>
-
-<p>
-Sarebbe difficile l'assegnare fin quanto, prima di un tale schiarimento,
-avrebbero innoltrata breccia nel cuore del cavaliere, che stava in estasi
-contemplandoli, gl'incanti del volto e gli occhi nerissimi di Rebecca, occhi
-il cui splendore moderavano solamente le lunghe ciglia fattesi lor velo,
-occhi e ciglia che ad un cantor di ballate avrebber suggerita l'immagine
-della stella della sera allorchè dardeggia i suoi raggi per mezzo a un boschetto
-di gelsomini. Ma le massime cattoliche prevalevano troppo in Ivanhoe
-per non farsi perfin più forti de' vezzi della bellissima Ebrea; cosa
-prevedutasi da Rebecca, la quale per ciò solo fu frettolosa di dargli a conoscere
-il proprio nome, e la classe cui appartenevano ella e suo padre.
-Ciò nondimeno l'avvenente e saggia figlia d'Isacco era donna, nè immune
-dalle fralezze di tutti i mortali; non potè quindi rattenere un sospiro
-in veggendo il cambiamento surto d'improvviso fra gli sguardi d'ammirazion
-rispettosa, nè affatto disgiunta da tenerezza, che dianzi tenea fisi Ivanhoe
-sopra la sua sconosciuta benefattrice, ed una fisonomia fattasi fredda,
-addiacciata, in cui leggeasi una gratitudine figlia del dovere, e leggeasi
-ad un tempo la fatica di tributarla, perchè ne era divenuta scopo tal
-persona spettante ad una progenie vilipesa e proscritta, di cui persino i
-servigi contro cuore erano accolti. Nè direm già che prima gli occhi d'Ivanhoe
-esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari pregi
-di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane; ma non
-quindi meno dovette essere trafitto il cuore della infelice Rebecca nell'avvedersi
-come un solo accento le toglieva un tributo, a cui, nè crediam
-lo ignorasse, ella avrebbe avuto diritto sol che non fosse nata in tal ordine
-di società, ove nè chi avea tale diritto potea farlo valere, nè altri
-riconoscerlo senza assoggettarsi ad un'infamia decretata dalle opinioni pregiudicate
-di quell'età.
-</p>
-
-<p>
-Pur tanta era in essa rettitudine d'ingegno e bontà d'animo, che
-non fe' delitto ad Ivanhoe di partecipare alle massime generali del secolo
-benchè viziate e ad un mal inteso zelo della religione ch'ei professava.
-Al contrario, comunque convinta da sgradevole evidenza, che il suo infermo
-la riguardava soltanto come persona del novero d'una schiatta colpita
-dalla maledizione di Dio, nè degna d'aver con essa maggior avvicinamento
-di quanto sola necessità indispensabile comandasse, non si ristette dal
-largheggiargli di cure le più solerti ed assidue. Venuta al momento di
-annunziargli il dovere in cui si trovava il padre di lei, Isacco, di condursi
-a York, e del disegno loro di farlo trasportare in propria casa, e
-tenerlo ivi fino al perfetto risanamento di sue ferite, Ivanhoe si mostrò
-<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span>
-restio a simile proposta, colorando la renitenza d'un desiderio di non arrecare
-più lungo incomodo a persone sì benefiche a suo riguardo.
-</p>
-
-<p>
-«Non potrebbe» chiedeva egli «trovarsi ne' dintorni d'Ashby un
-qualche <i>franklin</i> Sassone, o vero sia facoltoso contadino, che acconsentisse
-a darmi ricetto in sua casa, sintantochè io fossi un'altra volta in istato
-di addossar l'armi? Non un convento che mi ricevesse? In somma, non
-v'ha alcun modo di trasportarmi a Bourton, ove non dubito esser bene
-accolto da Waltheof, abate di san Vitoldo, e mio parente?»
-</p>
-
-<p>
-«Il vedo bene» rispose Rebecca con mesto sorriso «il vedo bene
-che la più miserabile fra le capanne sarebbe a voi soggiorno più gradito
-della casa d'uno spregevole Ebreo. Ma vi avverto, ser cavaliere: voi non
-potreste cambiare d'alloggiamento senza licenziare il vostro medico; e se
-la nostra nazione è ignara nell'arte delle battaglie, è altrettanto esperta
-nel curare le ferite che ne derivano. Soprattutto la nostra famiglia possede
-segreti farmaci, privilegio di pochi individui, anzi d'un solo in linea
-di eredità fin dai tempi di Salomone; e se sieno efficaci voi lo provaste.
-Non troverete in tutta quanta la Gran-Brettagna un sol chirurgo nazareno....
-oh perdonate! cristiano, che possa condurvi al momento d'imbracciar
-corazza entro una durata di tempo minore di quattro mesi.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual tempo vi assumereste voi al compimento della cura?» rispose
-Ivanhoe con tuon d'impazienza.
-</p>
-
-<p>
-«Otto giorni se vi abbandonate affatto alle mie premure.»
-</p>
-
-<p>
-«Per la santa Vergine! se non è peccato il pronunziare questo nome
-in tal luogo, venimmo a' tempi, che chiunque sia buon cavaliere dee bramare
-tostamente di mettersi in sella. Giovinetta, se mi tenete la vostra
-parola, vi farò dono di quest'elmo pieno di bisanti appena avrò potuto
-procurarmeli.»
-</p>
-
-<p>
-«Ve la terrò e voi brandirete la spada d'oggi a otto giorni, ma invece
-del danaro che mi promettete vi vorrei propenso a concedermi un altro dono.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual può essere? Parlate. Se sarà dono di tal natura, che un cavaliere
-cristiano possa concederlo a persona di vostra nazione, la mia gratitudine
-e la mia soddisfazione nell'appagarvi andranno del pari.»
-</p>
-
-<p>
-«Di credere per l'avvenire, che un Ebreo può prestar servigio a
-un Cristiano senza aspettarsi d'altra ricompensa fuorchè la benedizione
-del padre comune di tutti gli uomini e giudei, e cristiani, e gentili.»
-</p>
-
-<p>
-«Sarebbe una malvagità, o giovinetta, il dubitarne. Dunque tutto
-io mi riprometto dal vostro sapere, da cui spero fra otto giorni la facoltà
-di addossare nuovamente la mia armatura. Ora permettetemi chiedervi alcune
-notizie. Che accadde del nobile Sassone Cedric? che della sua comitiva
-e dell'amabile persona....» Qui s'arrestò un istante per cercare una
-circollocuzione, pavido di profanare il nome di Rowena col pronunziarlo in
-una casa d'Ebrei «dell'amabil persona... nominata la Regina del torneo?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span>
-</p>
-
-<p>
-«E da voi scelta a questa dignità, ser Cavaliere, con tal discernimento
-che non si fe' ammirar meno del vostro valore.»
-</p>
-
-<p>
-Il sangue che Ivanhoe aveva perduto non impedì che non gli si facesser
-lievemente rosse le guance, accorgendosi di aver senza volerlo palesato
-l'affetto che nudria ver lady Rowena collo studio medesimo adoperato
-a nasconderlo.
-</p>
-
-<p>
-«Io pensava or forse.... meno a parlar di lei che del principe
-Giovanni. Ma andava chiedendo contezza di tutti quelli che erano con
-Cedric. Anche del mio fido scudiere vorrei saper qualche cosa. Perchè nol
-trovo presso di me?»
-</p>
-
-<p>
-«Permettetemi» soggiunse Rebecca «di far valere l'autorità che è
-in un medico per prescrivervi il silenzio e la necessità di allontanare da voi
-tutte le considerazioni che potessero agitare l'animo vostro, mentre io vi
-appagherò dandovi conto delle cose che bramate sapere. Il principe Giovanni
-di repente impose fine al torneo, e si trasferì in gran fretta a York,
-accompagnato da' nobili, da' cavalieri e dagli ecclesiastici che lo favoreggiano,
-non tanto presto però da non procacciarsi prima, o per amore o
-per forza, quanto danaro potè da coloro che or vengono riguardati siccome
-i ricchi della terra. Dicesi suo divisamento impadronirsi della corona
-fraterna.»
-</p>
-
-<p>
-«Della corona di Riccardo!» Ivanhoe sclamò, facendo uno sforzo
-per sollevarsi. «Ciò non accadrà se prima non si rompa una lancia in difesa
-di lui, non vi fosse che un solo suddito fedele nell'Inghilterra. Io
-sfiderò il più valoroso de' campioni di Giovanni, e se non gli basta, ne affronterò
-anche due in campo chiuso.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma per venire in istato di farlo» disse Rebecca toccandogli leggermente
-la spalla «vi è d'uopo stare alle mie prescrizioni, prima delle
-quali fu evitare ogni agitazione d'animo.»
-</p>
-
-<p>
-«Avete ragione, o giovinetta; mi terrò tranquillo fin dove il permettono
-i tempi a cui pervenimmo. Datemi ora novelle di Cedric e della
-sua comitiva.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi narrerò quanto ne seppi dall'intendente dello stesso Cedric, venuto
-momenti sono a domandare con gran premura a mio padre il prezzo
-di lane vendutegli. Cedric e Atelstano di Coningsburgo dopo aver ceduto
-ai replicati inviti del Principe che li convitò, ne abbandonarono di assai
-mal umore il palagio. Ora stanno in procinto di restituirsi alle case loro.»
-</p>
-
-<p>
-«Qualche persona d'altro sesso gli accompagnò andando dal principe?»
-</p>
-
-<p>
-«Lady Rowena non assistè al banchetto» disse Rebecca, la cui risposta
-superò in esattezza l'interrogazione d'Ivanhoe «e da quanto seppi
-dallo stesso intendente tornerà a Rotherwood col suo tutore Cedric. Venendo
-al fido vostro scudiere Gurth....»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto?» esclamò Ivanhoe. «Voi ne sapete il nome!... Ah
-sì, dovete saperlo, ei ricevette dalla generosa vostra mano cento zecchini.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Vi prego non parlare di ciò. Ben mi avvedo come talora la lingua
-esprima le cose che il cuore vorrebbe nascondere.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio onore però vuole ch'io rimborsi vostro padre di questa somma»
-disse Ivanhoe con serio tuono.
-</p>
-
-<p>
-«Da qui ad otto giorni farete quanto vi piacerà; ma sino a quel punto
-non pensate ad altro, ve ne prego, che ad affrettare la vostra guarigione.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia il voler vostro, eccellente fanciulla, diverrei un ingrato, se ad
-esso non mi conformassi. Ma torniamo al mio povero Gurth, e cesso dal
-farvi interrogazioni.»
-</p>
-
-<p>
-«Spiacemi il dover annunziarvi com'ei si trovi fra' ceppi per ordine
-dello stesso Cedric. Ma» soggiunse ella tosto accorgendosi del dolore che
-sì fatto annunzio destava nell'animo del suo infermo «l'intendente
-Osvaldo nel narrarmi ciò aggiunse altre cose intorno la fedeltà di questo
-servo e l'affetto in cui lo teneva Cedric; tal disgrazia momentanea essere
-sol derivata a Gurth da un eccesso d'amore verso il figlio del padrone medesimo,
-colpa che non avrebbe tardato ad ottenere perdono da Cedric,
-se non fossero sopraggiunte nuove circostanze ad aumentare in questo il
-mal umore; ed a qualunque evento, e se non cede lo sdegno nel padrone,
-conchiuse dandomi tal certezza l'intendente, i colleghi di Gurth e
-soprattutto il gioviale Wamba, s'erano assunti d'agevolargli qualche modo
-di fuga lungo la strada.»
-</p>
-
-<p>
-«Il cielo secondi le loro intenzioni! Par mio destino il portar disgrazia
-a tutti coloro che dimostrano premura ed affetto per me. Il mio monarca
-mi ha onorato e distinto, ed ecco il suo fratello che si arma per contendergli
-la corona. Il rispetto che ho dato a divedere per una donna,
-onor del suo sesso, le ha fruttato molestie e in tal qual modo l'ha compromessa.
-Un fedel servo si è avventurato per soverchio zelo ed amore alla
-mia persona; corre rischio di divenir vittima della collera di mio padre.
-Voi vedete quindi, o giovinetta, qual maligna stella sovrasta all'infelice
-cui soccorrete. Che non v'affrettate a lasciarlo in preda del suo maligno
-destino per tema di parteciparne voi pure?»
-</p>
-
-<p>
-«Lo stato di cordoglio e di spossatezza in cui siete, vi fa interpretare
-troppo svantaggiosamente i disegni della Providenza. Io vedo sotto
-ben altro aspetto le cose. Voi foste restituito alla patria vostra, allorchè
-ella avea istantaneo bisogno d'un cuor leale e d'un braccio valoroso;
-voi umiliaste, quand'era andata fuor d'ogni limite, la baldanza
-de' nemici di voi e del vostro Re. Finalmente vedete come l'Eterno vi
-ha fatto trovare sin nell'ordine di persone il più spregevole agli occhi
-vostri una mano capace di ritornarvi a salute. Prendete dunque coraggio,
-e tutto sperate dal cielo, che sembra aver serbato il vostro braccio
-a giovare con qualche alta impresa la patria. Addio. Dopo bevuto
-il liquore che sto per inviarvi, procurate di gustare qualche riposo, a
-voi necessario per sopportar meglio domani i travagli del viaggio.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span>
-</p>
-
-<p>
-Tai ragionamenti persuasero Ivanhoe che poco dopo bevè la pozione
-calmante e narcotica apprestatagli dalla Israelita avvenente, e n'ebbe conforto
-d'un sonno placidissimo e non interrotto, onde la sua pietosa assistente,
-non trovando alla domane alcun sintomo di febbre in lui, giudicò
-che poteva essere trasportato senza tema d'alcun pericolo.
-</p>
-
-<p>
-Venne collocato nella lettica medesima entro cui lo ricondussero dal
-torneo, nè si trascurò sollecitudine atta a rendergli più agiato un tal viaggio.
-Non vi fu che una cosa sola non potutasi vincere da Rebecca a pro
-dell'infermo. Isacco, simile al viaggiatore arricchito di Giovenale, avea
-sempre dinanzi agli occhi la paura de' ladri, consapevole per altra parte
-che fossero Normanni o Sassoni, cavalieri o scorridori, niuna di queste
-classi o schiatta si facea scrupolo dispogliarlo. Impiegando però quanta
-giornata potea nel cammino, brevi e poche pause ei concedeva alle bestie
-e a chi le governava, cui mancavano quasi gl'istanti di prendere un poco
-di nutrimento. Tal fu la cagione per cui si trovò molto innanzi a Cedric
-e ad Atelstano, partiti bensì nello stesso tempo di lui, ma che aveano
-fatta quella lunga fermata da noi descritta al convento di san Vittoldo.
-Nondimeno, o ne avesse merito il balsamo della dotta Miriam, o vero
-la robusta tempera d'Ivanhoe, non derivò da questo sforzato cammino alcuno
-di quegli inconvenienti che per la salute del ferito avea temuti
-Rebecca.
-</p>
-
-<p>
-Fors'anche altri motivi segreti avea l'impazienza che facea Isacco
-tanto sollecito di accelerare il viaggio. Gli è certo che questa diede ben
-presto origine a dispareri tra lui e gli uomini da esso noleggiati per servirgli
-di scorta. Essi erano Sassoni, tenerissimi quindi del buon desco e
-di tutte le loro comodità, com'era l'usanza del paese, usanza che lor meritò
-dai Normanni gl'ingiuriosi titoli d'infingardi e ghiottoni. Se aveano
-acconsentito prestar servigio all'Ebreo facoltoso, fu colla speranza di vivere
-a spese sue lungo tempo; e sol quando s'accorsero com'ei volea correr
-tanto, conobbero d'avere sbagliati i propri conti. Cominciarono quindi
-a diffondersi in rimostranze sul danno che da tal modo di viaggiare sofferivano
-le loro bestie; ma parlavano ad un sordo nel presentarle ad Isacco.
-Vi fu in oltre caldissima disputa tra lui ed essi intorno la quantità di
-birra e vino che pretendevano a ciascun pasto. Da tutte le ridette circostanze
-divenne che all'approssimarsi del pericolo il più paventato da
-Isacco, ei si vide abbandonato dai malcontenti mercenari, sulla cui protezione
-avea fondato speranze dopo essersene sì male assicurata la fedeltà<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>.
-</p>
-
-<p>
-Così trovavasi derelitto in mezzo alla selva colla sua figlia e coll'infermo,
-allorchè si scontrarono in lui Cedric e Atelstano come vedemmo,
-<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span>
-e vedemmo parimente in qual guisa le due congiunte brigate cadessero in
-potere di Bracy e de' confederati di Bracy. Niuno de' supposti masnadieri
-pose grande attenzione alla lettica, che fors'anche avrebbero lasciata ove
-la trovarono, se non era la curiosità di Bracy, il quale non aveva anche
-riconosciuta lady Rowena, coperta da un velo assai fitto. Egli suppose pertanto
-che potesse entro la lettica starsi la donna divenutagli scopo d'impresa
-sì perigliosa. S'affrettò quindi ad aprire la ridetta lettica, nè poco
-fu la sua maraviglia allo scorgere il ferito cavaliere, che credendosi caduto
-fra le mani di sassoni scorridori, presso i quali l'essere conosciuto per
-quel ch'egli era divenisse salvaguardia così per sè come per gli altri suoi
-compagni, si annunziò per Wilfrid d'Ivanhoe tostamente.
-</p>
-
-<p>
-Anche in mezzo alla leggerezza e agli sregolamenti della sua vita,
-Bracy avea sempre conservato qualche principio di onore cavalleresco.
-Non solamente quindi non venne ad alcuna estremità contro l'uomo in
-cui temea giustamente il proprio rivale, e privo allora d'ogni difesa, ma
-si astenne accuratamente dal far partecipe della sua scoperta Frondeboeuf,
-il quale al certo non si sarebbe ristato per riguardi dall'uccidere immantinente
-colui che potea disputargli la signoria d'Ivanhoe. Non quindi però
-Bracy si avvisava di restituire a libertà un rivale preferito da lady Rowena
-come troppo il davano a credere gli avvenimenti del torneo, e come d'altra
-parte ei non doveva ignorare, per essere cosa generalmente notoria,
-il bando che a cagione di questo amore avea sofferto dal paterno tetto
-Wilfrid; chè l'usare sì nobilmente con un tale emulo era sforzo superiore
-alla generosità di Bracy, il quale prese quindi un temperamento di mezzo
-fra il bene ed il male, cosa unica di cui si sentisse capace. Pose adunque
-due de' suoi scudieri a ciascuna banda della lettica, ordinando loro di non
-permettere a chicchessia d'avvicinarvisi. Giusta le istruzioni che trasmise
-ai medesimi doveano rispondere a qualunque interrogazione venisse lor
-mossa, quella essere la lettica di lady Rowena, ove aveano collocato un
-proprio compagno ferito. Giunti a Torquilstone, e nel tempo che il signor
-della rocca e il Templario pensavano unicamente a mettere in opera
-i concetti divisamenti, l'un contra l'Ebreo, l'altro ver la figlia dell'Ebreo,
-gli scudieri di Bracy trasferirono Ivanhoe in un appartamento separato
-della rocca, continuando a farlo credere un lor compagno. E tal menzogna
-volsero anche in propria scusa, allorchè Frondeboeuf fin ne' primi momenti
-di agitazione che seguirono l'udito squillo del corno e la disfida
-degli assedianti, si mise in ronda attorno al castello, e giunto al luogo
-ove stavano il ferito e coloro che il custodivano, rampognò questi perchè
-non s'erano tosto condotti sopra i bastioni appena dato il segnal
-dell'allarme.
-</p>
-
-<p>
-«Un compagno ferito!» sclamò egli con accento di collera ad un
-tempo e di sorpresa. «Non maraviglio ora, se bande di villani e di scorridori
-ardiscono mettere assedio ai castelli, poichè coloro che li dovrebbero
-<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span>
-difendere si son dati al mestier d'infermieri. Su i bastioni, sciaurati!
-su i bastioni! o v'ammaccherò l'ossa a furia di piattonate.»
-</p>
-
-<p>
-Gli scudieri di Bracy gli risposero con fermezza «niuna cosa desiderar
-eglino tanto siccome l'unirsi agli altri nella difesa della rocca assediata;
-essere però importante, ch'ei, Frondeboeuf, s'incaricasse di scusarli
-presso il loro padrone, da cui solo aveano ricevuto il comando di
-prestare assistenza a quel moribondo.»
-</p>
-
-<p>
-«Che moribondo?» sclamò il brutal castellano. «Fra poco sarem
-moribondi tutti, vel prometto io, se si continua a dormire così! Quanto
-al vostro infermo, non dubitate, ho chi vi solleverà da sì fatto incarico.
-Ulfrida, olà Ulfrida!» sclamò con voce da stentore «maladetta vecchia
-strega di sassone! Sei sorda del tutto? Vien qui presto. Abbi cura di
-questo infermo giacchè è detto che se ne debba aver cura. E voi pensate
-a far uso dell'armi. Eccovi due balestre. Correte ad una feritoia, ed
-ogni freccia che scoccherete trapassi il cuore d'un Sassone.»
-</p>
-
-<p>
-I due scudieri, che simili alla maggior parte de' lor colleghi, detestavano
-lo starsi senza far nulla, quanto amavan le pugne, si trasferirono
-giubilanti al posto ad essi indicato. Per tal modo trovatosi Ivanhoe affidato
-ad Ulfrida, o per dir meglio ad Ulrica, costei che avea sol voglia
-di nudrir la mente con immagini di risentimento e di vendetta, rassegnò
-l'impiego avuto presso il ferito a Rebecca.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXVIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Aggiugni quel veron. Come a te lice,</p>
-<p class="i01">«Quai del conflitto sian le sorti or guata.</p>
-<p class="i13"> <i>Schiller.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Gl'istanti del maggior pericolo sono sovente per l'uman cuore gl'istanti
-di aprirsi con maggior forza alla tenerezza e alla soavità degli affetti. Una
-agitazione se è troppo vivace ne mette in minor cautela su di noi medesimi,
-e ne astringe senza volerlo a palesare que' sensi, che in tempo di
-maggior calma avremmo almeno saputo nascondere, quand'anche ne fosse
-mancato vigore per allontanarli da noi. Trovatasi presso Ivanhoe Rebecca,
-maravigliò ella stessa del sentimento di piacere cui cedea in un momento
-che l'attorniavano pericoli per ogni dove, e poco dopo essersi quasi abbandonata
-alla necessità della disperazione. Avea sotto le dita il polso dell'infermo,
-e chiedendogli contezza di sua salute, gli accenti di lei spiravano
-tal che di patetico, da cui svelavasi come ella sentisse per Ivanhoe maggior
-premura di quanto avrebbe voluto confessare perfino a sè stessa. La
-mano le tremava, gli accenti le languivano le labbra, e solamente la richiamò
-alcun poco a sè medesima la fredda interrogazione del ferito:
-«Siete voi, giovinetta?» interrogazione onde fu obbligata a rammentare,
-che l'affetto impadronitosi dell'animo di lei nè era nè doveva essere corrisposto.
-Le sfuggì un sospiro che potea intendersi appena; poi le interrogazioni
-da esse indiritte al cavaliere sullo stato di sua salute presero il tuono
-tranquillo dell'amicizia. Ivanhoe le rispose di star meglio oltre quanto
-avrebbe osato sperare egli medesimo «e ne ringrazio» aggiunse «le vostre
-sollecitudini, o mia cara Rebecca.»
-</p>
-
-<p>
-«Ei mi nomina la sua cara Rebecca» ella diceva a sè stessa «ma d'un
-tuono freddo e indifferente, che mal s'accorda col significato di tali voci.
-Il suo cavallo di battaglia, il suo cane da caccia, gli stanno più a cuore
-della povera figlia di Israele, scopo soltanto del suo disprezzo!»
-</p>
-
-<p>
-«I patimenti fisici» continuò Ivanhoe «mi sono men duri da sopportare
-che le inquietudini dello spirito. Dai discorsi fatti da due armigeri
-rimasti finora presso di me, intesi com'io sia prigioniere; e nel cavaliere
-che li fece partire per dar opera a qualche fazion militare, scorsi il feroce
-Frondeboeuf; cosa da cui conchiudo trovarmi io nel castello di questo
-tiranno. Se ciò è, qual modo mi rimane a soccorrere lady Rowena e
-mio padre?»
-</p>
-
-<p>
-«Egli non parla nè d'Isacco nè della figlia d'Isacco» proseguì meditando
-Rebecca; «noi non teniamo parte veruna nei suoi pensieri. Il cielo
-mi punisce, e a ragione, d'aver volti i miei troppo a lungo sopra di
-lui.» Dopo essersi in cotal guisa accusata dinanzi a sè medesima, narrò
-<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span>
-ad Ivanhoe le particolarità ch'ella sapeva, vale a dire che Bois-Guilbert e
-Frondeboeuf comandavano nella rocca; che molta mano di nemici la circondava,
-che non le era noto quai fossero gli assedianti. Lo ragguagliò
-di più del sacerdote cristiano giunto nel castello, e che a quanto parea
-dovea essere meglio istrutto del modo in cui si stesser le cose.
-</p>
-
-<p>
-«Un sacerdote cristiano!» sclamò Ivanhoe. «Mi è d'uopo vederlo.
-Rebecca, fate ogni possibile per trovarlo, e condurlo alla mia presenza.
-Raccontategli come un uomo pericolosamente infermo ne implora spirituale
-soccorso, ovvero su di ciò ditegli quanto giudicate meglio, purch'io
-lo veda. Certamente è a me necessario il prendere o tentar di prendere una
-risoluzione; ma come il potrei ignorando quai cose succedano esternamente?»
-</p>
-
-<p>
-Rebecca, studiosa di compiacere Ivanhoe, si avventurò al tentativo,
-poi mandato a vuoto, come vedemmo, dal giugner d'Ulrica; giacchè e
-l'una e l'altra donna stavano in agguato per trarre a sè quando passava
-il supposto frate. La Israelita pertanto ritornando all'infermo gli annunziò
-il cattivo esito della tentata prova.
-</p>
-
-<p>
-Se la cosa spiacque ad Ivanhoe, non gli diede agio a fermar l'anima
-su tale rincrescimento il romore che da lungo tempo udivasi per tutto il
-castello, e che prodotto dagli apparecchi di difesa si fe' di repente più gagliardo
-cambiandosi in tumulto e clamori. Le frettolose pedate degli armigeri
-che correano su i bastoni faceano rintronare gli angusti anditi e
-le scale onde pervenivasi ai merli ed alle feritoie. A tale strepito aggiugneansi
-le voci de' cavalieri che eccitavano i soldati, indicando loro le cose
-da farsi; ma queste voci venivano spente il più delle volte dal fragor dell'armi
-e dalle grida di coloro cui venivano indiritti i comandi. Comunque
-terribile di per sè stessa una tale scena, le dava più orrido aspetto l'idea
-della successiva che da questa venia presagita, orrore non privo d'una
-certa sublimità di immaginazione, che anche in tai momenti sollevò la
-mente di Rebecca facile ad aprirsi alle grandi impressioni. In mezzo al
-pallor delle guance gli occhi le scintillavano, e scorgeasi nella voce di lei
-una mescolanza di tema e d'entusiasmo allorchè si diede a declamare,
-traducendolo al suo compagno, il versetto del sacro testo. «Si vedono
-sfavillar l'aste e gli scudi; s'odono il fischiar delle frecce, l'imperar dei
-duci, il gridar degli armati.»
-</p>
-
-<p>
-Ma Ivanhoe, simile al cavallo bellicoso rimembrato nel decorso di
-questo tratto sublime, fremea d'impazienza sulle ferite che il rattenevan
-supino, e ceduto avrebbe quanto egli avea sulla terra per partecipare ai
-combattimenti, che questi confusi strepiti prenunziavano.
-</p>
-
-<p>
-«Oh potess'io trascinarmi solamente a quella finestra!» egli esclamava.
-«Vedere almeno le nobili imprese di cui s'avvicina l'istante! Scoccare
-una freccia, sollevare un'azza, non fosse che per portare un sol colpo,
-ma che divenisse quello della nostra liberazione!... Inutili voti! Il mio
-corpo è spossato, siccome inerme è il mio braccio.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non ismaniate così nobile cavaliere» gli disse Rebecca. «Lo strepito
-d'improvviso ha cessato. Forse non si vien oltre alle mani.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi non sapete nulla di tali cose!» le rispose con tuono d'impazienza
-il cavaliere. «Tale istante di taciturnità annunzia solamente che gli armigeri
-presero il luogo assegnato loro su i baluardi, annunzia che aspettano
-il momento dell'assalto. Quanto avevamo udito fin qui era unicamente il
-tuono foriero d'una procella lontana; è giunta l'ora che questa scoppierà
-in tutto l'apparato del suo furore.... Sì! gli è d'uopo ch'io
-tenti raggiugnere quella finestra.»
-</p>
-
-<p>
-«Oltrechè non vi riuscireste» rispose Rebecca «ne verrebbe un ritardo
-notabile alla vostra guarigione.» Poi non vedendo una miglior via
-di calmarne le smanie: «Mi vi collocherò io medesima» con fermezza
-soggiunse «e vi darò conto di tutte le cose che succedono al di
-fuori.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò non farete e ve lo proibisco» sclamò Ivanhoe con vivacità,
-«Ogni finestra, ogni apertura di questa rocca sarà d'ora innanzi scopo
-agli arcieri; e una freccia lanciata a caso....»
-</p>
-
-<p>
-«Verrebbe a tempo» disse con sommessa voce Rebecca, e saliva
-intanto i gradini che conducevano alla finestra.
-</p>
-
-<p>
-«Rebecca, mia cara Rebecca,» Ivanhoe continuò «non avvisaste
-mai questi essere passatempi da giovinetta. Non vi avventurate a ricevere
-qualche ferita e forse il colpo di morte. Vorreste voi procacciarmi l'eterno
-rimorso d'esserne stato io la cagione e che tal rimembranza avvelenasse
-il rimanente di que' giorni che voi m'avete salvati?... Almeno, se non
-posso smovervi dalla vostra idea, copritevi con quello scudo che la combinazione
-fa essere in questa stanza.»
-</p>
-
-<p>
-Si attenne a tal suggerimento Rebecca, la quale munitasi dello scudo
-indicatole da Ivanhoe si collocò alla finestra con sì fatto accorgimento,
-che senza correre molto pericolo potea osservare tutto quanto accadea,
-e rendere Ivanhoe consapevole degli apparecchi d'assalto che si faceano
-dagli assedianti; divisamento che la situazione medesima di quella stanza
-favoriva assaissimo. Posta ad un angolo del corpo principale di questo
-edifizio, e scopriva tutte quante le cose operate al di fuori, e dominava le
-difese esterne, contra cui pareano doversi indirigere i primi sforzi degli assalitori.
-Si stavano tai difese in un fortino, nè alto, nè ampio di soverchio, ed
-inteso ad assicurare la porta di soccorso d'onde Frondeboeuf diede uscita
-a Cedric. Una fossa separava dal castello questo fortino, talchè se il nemico
-si fosse anche impadronito di esso, non perciò diveniva padrone della
-rocca, essendo facile il torgli colla medesima ogni comunicazione abbattendo
-i panconcelli che faceano ufizio di ponte. Il portello d'onde usciasi dal
-fortino corrispondeva in dirittura alla porta di soccorso, cinto essendo di
-forti pallizzati tutto il lavoro. Dal numero d'uomini messi a difendere un
-tal punto Rebecca giudicò, che contr'esso principalmente gli assediati
-<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span>
-temessero l'impeto dei nemici, e in tal giudizio si confermava al vedere
-come il maggior nerbo delle truppe assedianti si fosse collocato rimpetto
-al fortino medesimo, che era omai cosa evidente divisar eglino prender
-d'assalto, e riguardarlo siccome quella mira da cui si ripromettevano speranza
-di migliore successo.
-</p>
-
-<p>
-La nostra Ebrea comunicò le osservazioni fatte ad Ivanhoe, non senza
-aggiugnere come un ragguardevole stuolo d'arcieri tenesse il lembo
-della foresta, non potersi però assegnarne il numero attesochè la maggior
-parte di essi gli alberi nascondevano.
-</p>
-
-<p>
-«Indicatemi sotto qual bandiera campeggino» soggiunse Ivanhoe.
-</p>
-
-<p>
-«Bandiera! non iscorgo nè bandiere, nè insegne.»
-</p>
-
-<p>
-«Non comprendo. Da quando mai s'è inteso dire, che uomini marcino
-contra un castello senza spiegare bandiera? Nè saprete almeno darmi
-qualche indizio su i capi della spedizione?»
-</p>
-
-<p>
-«La persona che si fa contraddistinguer dall'altre è un cavaliere
-coperto di negra armatura. Egli è il solo armato di tutto punto. A quanto
-sembra il rimanente di quelle schiere ne riceve i comandi.»
-</p>
-
-<p>
-«Scorgete voi quale stemma ne fregi lo scudo?»
-</p>
-
-<p>
-«Qualche cosa che somiglia ad una spranga di ferro e ad un catenaccio,
-e queste cose, s'io non erro, dipinte in azzurro sopra fondo
-nero.»
-</p>
-
-<p>
-«Spranghe di ferro e catenacci! Non conosco qual cavaliere possa
-portar tale stemma, e lo direi mio nello stato a cui mi vedo ridotto. E
-l'impresa?»
-</p>
-
-<p>
-«Come leggerla, se a questa distanza si discerne a fatica lo stemma,
-e ciò anche allora che lo scudo ripercuote i raggi del sole?»
-</p>
-
-<p>
-«Nè assolutamente vedete altri capi?»
-</p>
-
-<p>
-«Niuno da questa parte. Se ne troveranno forse dall'altra, perchè
-è credibile non essere il punto di castello ove guardiamo il sol bersaglio
-all'assalto. Ma eccoli che s'inoltrano.... Dio di Sion, ne proteggi!
-Quale spettacolo spaventoso! Coloro che marciano i primi si coprono
-di grandi scudi, e spingono innanzi una specie di muraglione fatto
-di tavole. Gli altri che li seguono dan volto agli archi, e adattano ad essi
-le frecce. Dio di Mosè, perdona alle creature che sono l'opera delle tue
-mani!»
-</p>
-
-<p>
-Ma ne fu interrotto il dire dall'acuto squillo de' corni sassoni, segnal
-dell'assalto, cui dall'alto de' baluardi risposero le trombe e i timballi
-normanni per provare ai nemici di non temerli. Aumentavano il tumulto
-le grida che venivano dalle opposte parti: <i>San Giorgio per l'Inghilterra!</i>
-eran le voci che gli assalitori mettevano. <i>Innanzi Bracy! — Beauséant,
-Beauséant! — Frondeboeuf alla riscossa!</i> gridavano tutti
-insieme, ciascuno a norma del capo che li guidava, i drappelli degli assediati.
-</p>
-
-<p>
-Ma la querela non era tale del certo da ristarsi in sole grida; e ai
-<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span>
-disperati sforzi degli avversari, gli assediati opposero una resistenza non
-men vigorosa. Gli arcieri, cacciatori di mestiere ed avvezzi quindi a ben
-valersi dell'arco ne' boschi, miravano con tanta aggiustatezza, che ciascuna
-apertura di muro ove qualche difensore si facea vedere, divenia bersaglio
-d'un nembo di frecce, delle quali ben poche andavan perdute: ognuna
-d'esse avea il suo destino, e le indirigeano ad ogni feritoia, ad ogni finestra,
-ove scorgevano nemici, o dove credevano possibile che se ne trovassero.
-Queste vigorose salve uccisero due o tre uomini della guarnigione,
-e molti ne ferirono. Ciò nullameno grandemente affidati nella bontà delle
-loro armature, e nel vantaggio di munita situazione, gli armigeri di Frondeboeuf
-e i loro confederati poneano nel difendersi un'ostinazione eguale
-all'accanimento degli assalitori, su i quali faceano piovere una continua
-grandine di pietre e frecce, e d'ogni genere d'attrezzi da gitto che danneggiavano
-gli assedianti più di quanto eglino, e peggio armati ed alla
-scoperta, potessero nuocere agli assediati. Il continuo fischiar delle frecce
-si udia meno, sol quando più forte era il gridare d'una delle due parti
-che avesse la peggio.
-</p>
-
-<p>
-«Ed io dovrò qui restarmi come un frate nel suo chiostro» sclamò
-Ivanhoe «intanto che gli altri risolvono la lotta da cui la mia libertà o
-la mia morte dipendono? Mia cara Rebecca, osservate anche una volta
-alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo. Osservate, e
-ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.»
-</p>
-
-<p>
-Con un coraggio fattosi in lei più vigoroso dopo una preghiera ch'ella
-volse colla mente al cielo in questo breve intervallo, Rebecca tornò alla
-finestra, prendendo ogni possibile cautela onde quelli ch'eran di fuori non
-la scorgessero.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! che vedete, o Rebecca?»
-</p>
-
-<p>
-«Non vedo che un nuvolo di frecce, tanto fitto che i miei occhi ne
-sono abbarbagliati e incapaci di discernere color che le scoccano.»
-</p>
-
-<p>
-«Non faranno nulla, se non cercano impossessarsi del castello a viva
-forza. Che giovano mai le frecce contra muraglie e baluardi di pietra? E
-il cavaliere che ha per suo stemma il catenaccio, come si conduce? Mi rileverebbe
-saperlo, perchè tal capitano, tai soldati.»
-</p>
-
-<p>
-«Nol vedo.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh l'uomo vile che abbandona il governale all'infuriare della procella!»
-</p>
-
-<p>
-«No, non lo abbandona che in questo punto, lo vedo. Ei s'affretta
-con un corpo di truppe verso lo steccato esterno del fortino. — I piuoli e
-i palizzati son già abbattuti a colpi di azza. Il grande pennacchio nero del
-cavaliere sovrasta a tutti i capi de' suoi compagni. — Han fatta una breccia
-nello steccato esterno del fortino. — Vi corrono. — Ne son respinti.
-Frondeboeuf è capo de' difensori del fortino: lo ravviso alla statura sua
-gigantesca. — Gli assalitori tornano a far impeto. La breccia è assalita e
-<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span>
-difesa, corpo contra corpo, uom contra uomo. Dio di Giacobbe! qual
-lugubre spettacolo! Direbbersi due oceani infuriati che i venti spingono
-l'un contra l'altro.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-256a"></a>
- <img src="images/ill-256a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Mia cara Rebecca, osservate anche una volta alla finestra, ma abbiate ogni cura di
-coprirvi collo scudo. Osservate, e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.</i> pag. 256.</p>
-</div>
-
-<p>
-Ella si ritirò un istante per dar qualche pausa ai suoi occhi non avvezzi
-a tali scene d'orrore.
-</p>
-
-<p>
-«Continuate ad osservare, o Rebecca» le disse Ivanhoe che prese
-equivoco sul motivo onde la giovane s'era ritratta. «Ora non correte più
-tanto pericolo, perchè si battono ad arme bianca, ed è quindi sminuito
-il lanciar delle frecce. Cara Rebecca, proseguite a darmi conto di quel
-che accade.»
-</p>
-
-<p>
-Rebecca tornò dunque a fisar su quel campo lo sguardo, e quasi
-tosto esclamò: «Santi profeti della legge! Frondeboeuf e il cavalier Nero,
-corpo a corpo combattono sulla breccia. Quai grida mandano i soldati di
-entrambi i capi! Par che aspettino da un tal duello l'esito della pugna.
-Il cielo protegga la causa dell'oppresso, dell'innocente!» — Mandò indi
-un gemito: «Egli è caduto» gridò. «Egli è prosteso sul suolo.»
-</p>
-
-<p>
-«Chi caduto?» chiese con enfasi Ivanhoe. «Per l'amor della santa
-Vergine, chi è prosteso sul suolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Il cavalier Nero» rispose in tuon costernato Rebecca — ma non
-corse un istante che mettendo voci di giubilo esclamò: «Sia benedetto il
-Dio degli eserciti! Si rialza; è in piedi, combatte, e si direbbe che il suo
-braccio vale per venti uomini. — Dio! gli è andata in pezzi la sciabola. — Ha
-afferrata l'azza d'un soldato. Ha messo alle strette Frondeboeuf. — Gli
-mena colpi disperati. — Il gigante vacilla come una quercia sotto
-la scure del legnaiuolo. — È caduto! è caduto!»
-</p>
-
-<p>
-«Chi? Frondeboeuf?» gridò Ivanhoe.
-</p>
-
-<p>
-«Sì, Frondeboeuf. I suoi armigeri si affrettano per soccorrerlo. Li
-guida il Templario. — Conducono Frondeboeuf entro il castello. — Il
-guerrier Nero è costretto a fermarsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma gli assedianti han già occupata la parte interna del palizzato?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi sono, vi sono. Spingono i nemici contro gli ultimi steccati. — Piantano
-scale. — Scalano! Gli uni sugli omeri degli altri! Li direste uno
-sciame d'api. Dall'alto delle mura gettan sopra di loro sassi, travi,
-tronchi d'alberi. — Ad ogni ferito che vien portato via, un altro combattente
-ne prende il luogo. Onnipotente Iddio! creasti tu l'uomo a tua
-immagine, per vederlo distrutto dalle mani medesime de' suoi simili?»
-</p>
-
-<p>
-«Non pensate a ciò. Non è momento di abbandonarsi a tali meditazioni.
-Qual delle due parti ha il vantaggio?»
-</p>
-
-<p>
-«Le scale son rovesciate, coloro che le coprivano atterrati, conquassati,
-feriti. Il vantaggio è degli assediati.»
-</p>
-
-<p>
-«Per san Giorgio! e gli assedianti saranno vili a tal di fuggire?»
-</p>
-
-<p>
-«No, no: tornano valorosamente a far urto contro al nemico. Il cavalier
-Nero è sempre alla prima fila. S'accosta brandendo un'azza alla
-<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span>
-porta del fortino. — Udite che sorte di colpi egli mena? Sonan più forte
-che lo scricchiolar dell'armi e il gridare de' combattenti. Gli fan piover
-addosso e sassi e tronconi. Ma egli non mostra accorgersene, come se fossero
-piume o falde di neve.»
-</p>
-
-<p>
-«Per san Giovanni d'Acri!» disse Ivanhoe sollevando il corpo quanto
-il potè dal suo letto. «Non conosco in Inghilterra che un uomo solo capace
-di condursi in cotal guisa. Ah! perchè ora non m'è lecito secondarlo?»
-</p>
-
-<p>
-«La porta del fortino cede» disse Rebecca «è atterrata, vi si lanciano
-entro. Il fortino è in potere degli assedianti: o mio Dio! precipitano
-nella fossa coloro che lo custodivano. O uomini! se siete veramente uomini,
-risparmiate i vostri simili ridotti a tale di non si poter più difendere.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma il ponte, il ponte che comunica col castello; gli assalitori ne
-sono essi i padroni?»
-</p>
-
-<p>
-«Il ponte è distrutto. Il Templario dopo essere rientrato nella rocca
-con alcuni uomini del suo seguito, ha ritirati i panconcelli di cui era formato.
-Udite voi queste grida? annunziano il destino degli infelici che non
-poterono tenergli dietro. Oimè! la vittoria offre uno spettacolo più dolente
-ancora della battaglia.»
-</p>
-
-<p>
-«Ditemi piuttosto che fanno ora. Osservate bene; non è in tali
-istanti che lo spargimento del sangue debba fare volgere gli occhi addietro.»
-</p>
-
-<p>
-«Ora non se ne sparge più» rispose Rebecca: «i nostri amici si
-muniscono di difesa nel conquistato fortino, ottimo asilo per essi contro
-le frecce degli assediati. Se questi ne scoccano a quando a quando qualcuna,
-gli è piuttosto a fine di mettere in inquietezza i vincitori, che colla
-speranza di nuocere a persone già assai coperte contra i lor dardi.»
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei sperare che questi nostri soccorritori non tralasciassero un'impresa
-incominciata sì gloriosamente, e già coronata da un primo buon
-successo. Anzi ogni mia fiducia si riposa sul prode cavaliere, la cui azza
-ha atterrato Frondeboeuf, e rovesciata la portella del fortino. Non avrei
-creduto mai che vi fossero due uomini forniti di tanta forza e coraggio.
-Una spranga di ferro ed un catenaccio! A che mai si riferiscono tali emblemi?
-Nè vedete voi alcun altro segnale, che possa fornire nozioni più
-esatte sul cavalier Nero?»
-</p>
-
-<p>
-«No. Tutta l'armatura ne è bruna quanto l'ala d'un corvo. Niun
-altro esterno segno lo dà a conoscere. Ma dopo il vigore e la prodezza da
-lui sfoggiati nel durar della pugna, mi assumerei ravvisarlo fra mille guerrieri.
-Ei si lanciava in mezzo alla mischia colla calma onde lo avreste veduto
-sedersi a mensa. Quanto egli opera non può dirsi unicamente effetto
-di forza di corpo, perchè tutta la sua anima, tutte le sue facoltà fisiche
-e morali, sembrano raccogliersi in lui ad ogni colpo ch'ei vibra sull'inimico.
-Dio gli perdoni il sangue da lui versato! Egli è uno spettacolo terribile
-e sublime parimente da contemplarsi, come il braccio e il valor d'un
-sol uomo bastino a trionfare d'una moltitudine di nemici.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Tai vostri accenti, o Rebecca, hanno dipinto un eroe. Credete pure
-che gli assalitori si giovano di tale pausa momentanea unicamente per
-mettersi in forze, e per apparecchiarsi a varcare la fossa. Sotto un tal
-duce, siccome quel che li guida, nè timore, nè pericoli li distorranno omai
-dal durare in nobilissima impresa, fatta più gloriosa dalle medesime difficoltà
-che la impacciano. Giuro per la sovrana de' miei pensieri, che sofferirei
-di buon grado dieci anni di cattività per combattere in tale occasione
-al fianco d'un cavaliere sì prode.»
-</p>
-
-<p>
-«Oimè!» soggiunse la giovane Israelita, che ritraendosi dalla finestra
-si avvicinò al letto dell'infermo. «Queste impazienti brame, questa sete
-di gloria per cui angosciate, questo sconforto prodotto in voi dallo stato
-di languor che vi prostra, sono altrettanti ritardi al vostro risanamento.
-E come potete voi pensare a portar ferite ad altri, se non sono per anco
-rimarginate quelle che riceveste?»
-</p>
-
-<p>
-«Non è di voi, o Rebecca, il comprendere quanto sia insopportabile
-cosa ad uomo nudrito nel vero spirito di cavalleria, il vedersi non men di
-un frate o di una donna condannato all'inerzia, e ciò allorquando vengono
-operati prodigi di valore pressochè al suo cospetto. L'amor delle pugne
-è l'essenza di nostra vita, e la polve sollevatasi dalle lizze è l'atmosfera
-entro cui respiriamo aere più libero. Non ne son cari i nostri giorni,
-non desideriamo serbarli se non se in contemplazione della gloria e della
-rinomanza che ce ne può derivare. Così vogliono, o giovinetta, le leggi
-della cavalleria, alle quali giurammo obbedire, alle quali sagrifichiamo di
-buon grado tutto quanto possiamo amare di più sulla terra.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! ditemi, prode cavaliere. Non sarebbe mai questo un sagrifizio
-fatto al demone della vanagloria, un olocausto che attraversa le fiamme
-per essere presentato a Moloch? Qual prezzo vi rimane finalmente del
-sangue sparso, delle fatiche e de' patimenti cui v'abbandonaste, delle lagrime
-che le vostre sublimi geste fecer versare, qual prezzo allorchè la morte
-rompendo la lancia al guerriero, il rinversa dal suo corridor di battaglia?»
-</p>
-
-<p>
-«Che ne rimane?» sclamò Ivanhoe. «Che ne rimane? La gloria,
-mia giovinetta, la gloria che a noi fregia meglio dell'oro le tombe, e immortali
-fa i nostri nomi.»
-</p>
-
-<p>
-«La gloria!» riprese a dire l'Ebrea. «Oimè! ella è un trofeo d'armi
-corrose dalla ruggine e appese al monumento sotto cui gli avanzi del guerriero
-riposano; ella è una iscrizione cancellata dal tempo, e che il più dotto
-fra i vostri monaci è appena capace di leggere al viaggiatore trattosi a
-contemplarla. Son forse bastanti simili premii a compensare il sagrifizio
-degli affetti i più teneri e le molestie di una vita trascorsa fra gli affanni
-per dispensare parimenti affanni ai suoi simili? I rozzi versi d'un bardo
-possono aver tanto vezzo ch'uomo immoli alla smania di meritarli i sentimenti
-più soavi della natura? La pace e la felicità dell'animo saran
-dunque contenti da desiderarsi meno che il divenir l'eroe d'alcuna ballata
-<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span>
-solita a cantarsi da girovaghi <i>menestrelli</i> alle mense de' Grandi, intantochè
-i convitati s'inebbriano tra flutti di vino e di birra?»
-</p>
-
-<p>
-«Per l'anima d'Everardo, mio bisavolo!» sclamò impazientito il
-cavaliere «voi andate discorrendo cose che non conoscete, o fanciulla.
-Voi dunque vorreste spento il puro fuoco della cavalleria, che è quanto
-distingue l'uom nobile dal villano, il cavaliere dall'aratore, quanto è cagione
-che s'apprezzi più assai l'onor della vita! quanto ne fa sopportare
-con fermo animo le fatiche, i patimenti, i disastri, quanto ne insegna a
-non temere null'altro fuor dell'obbrobrio! Voi non siete cristiana, o Rebecca,
-nè quindi in istato di dare il lor giusto valore a quegli alti sentimenti,
-onde palpita il seno di chiara donzella, allorchè il campione della
-medesima ne giustificò l'amore colle prodezze operate dal proprio braccio.
-Son figli della cavalleria gli affetti i più ardenti e i più puri, della cavalleria
-soccorritrice degli oppressi, ristoratrice delle ingiurie, domatrice dell'ingiusto
-poter di tirannide. Togliete la cavalleria, non saranno che vani
-nomi nobiltà e libertà; chè a protegger questa ultima vaglion soltanto la
-lancia e la spada de' cavalieri.»
-</p>
-
-<p>
-«Scendo da una schiatta» soggiunse Rebecca «il cui coraggio s'immortalò
-nella difesa del proprio paese, e che nondimeno, quand'ebbe una
-patria, non guerreggiava se non se per comando di Dio, o per difendersi
-dagli oppressori. Ma lo squillo della tromba guerriera non risveglia più
-Giuda, e gli sprezzati figli di Giuda gemono sotto il giogo di schiavitù.
-Ben dite, ser Cavaliere, sintantochè il Dio di Giacobbe non faccia rinascere
-a pro del suo popolo un altro Gedeone, un novello Maccabeo, mal
-si conviene ad una Ebrea il favellar di battaglie e di combattimenti.»
-</p>
-
-<p>
-Questa giovinetta, fatta per provare sensazioni altrettanto vivaci quanto
-elevati erano i pensieri della sua mente, pronunziò tali ultimi accenti
-con quel tuono di mestizia che ben addicevasi allo stato d'invilimento
-cui discesa era la nazione cui pertenea; e forse cresceva altra acerbità
-all'animo di lei dal meditare come Ivanhoe la riguardasse priva del diritto
-di favellare su tutti quegli argomenti che all'onore o alla generosità
-riferivansi.
-</p>
-
-<p>
-«Oh com'egli conosce mal questo cuore!» considerò fra sè stessa «com'ei
-lo conosce male, se crede allignarvi abbiezione o viltà per ciò solo
-che non mi diffondei in lodi sulla cavalleria romanzesca de' Nazareni!
-Piacesse a Dio che il mio sangue, versato a stilla a stilla, potesse redimere
-la cattività del popolo di Giuda! Piacesse a Dio, che con tal sagrifizio io
-valessi a liberare dai ferri dell'oppressione il padre mio e questo a lui
-benefico Nazareno! L'orgoglioso cavaliere ravviserebbe allora se una donzella
-del popolo eletto sappia morire con tanto coraggio quanto può essere
-in femmina Nazarena, sì vana d'una nobiltà derivatale da qualche
-subalterno condottiero a noi venuto dalle addiacciate contrade del
-Settentrione.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-260a"></a>
- <img src="images/ill-260a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Oh Dio! Son io sì colpevole nel fissar gli occhi sopra di esso, se lo
-vedo per l'ultima volta?</i> pag. 261.</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span>
-</p>
-
-<p>
-Rivolti allora sopra Ivanhoe gli sguardi: «Ei dorme» sclamò. «La
-natura spossata gli condusse il riposo che fuggiva da lui e che cotanto
-eragli necessario. Oh Dio! son io sì colpevole nel fisar gli occhi sopra
-di esso, se lo vedo per l'ultima volta? Pochi istanti ancora, e forse
-questi lineamenti cotanto nobili non saranno più avvivati da quell'anima
-ardente, che lor presta dignità fin quando è immerso nel sonno! Forse
-fra breve vedremo spente quelle pupille, scolorati quei labbri, livide
-quelle guance! E sarà vero che il più vile fra gli scellerati abitatori di
-questo castello calcherà co' piedi la salma esanime del più prode, del più
-chiaro de' cavalieri, nè allora la nobile alterezza di lui potrà far vendetta
-contro il suo villano offensore!... Ma e mio padre! Ove se', padre
-mio? E potrebbero le bionde trecce d'un giovine Nazareno farmi dimentica
-della tua bianca chioma? Nè fremo su i disastri cui possiam soggiacere?
-nè li pavento effetto dello sdegno d'Iehovah contro la figlia snaturata
-che medita sulla cattività d'uno straniero, e per poco non obblia
-quella dell'autor de' suoi giorni? della profana Israelita, che posta in
-non cale l'abbiezione di Giuda, sta contemplando le seducenti forme
-d'un Nazareno? Ma strapperò questo mal germe dal mio cuore, dovesse
-un tale sforzo costarmi la vita.»
-</p>
-
-<p>
-Avvoltasi nel proprio velo, si assise in qualche distanza e cogli
-omeri volti al letto dell'infermo, cercando raccorre entro sè medesima
-tutto il coraggio necessario, così a sopportare i patimenti fisici cui forse
-correva incontro, come a resistere alla piena degli affetti che le innondavano
-il cuore, e che più gagliardamente ancora ella temea.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXIX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Quest'abborrevol cella e il feral letto,</p>
-<p class="i01">»Se a tal prova ti regge il guardo, affronta.</p>
-<p class="i01">»Poi dal pensier tutta soave idea</p>
-<p class="i01">»Sbandisci omai di que' beati spirti,</p>
-<p class="i01">»Cui purezza francheggia, e dal compianto</p>
-<p class="i01">»Della Terra seguiti, e da sinceri</p>
-<p class="i01">»Voti d'amici ver l'empiree porte,</p>
-<p class="i01">»Che si schiudon per lor, drizzano il volo.</p>
-<p class="i01">»Tal partirsi dall'orbe a chi fè l'orbe</p>
-<p class="i01">»Inorridir, non diè, quanto più tarda,</p>
-<p class="i01">»Inesorabil più l'ira del Cielo.</p>
-<p class="i08"> <i>Versi d'antica tragedia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Intantochè la pausa venuta dopo al buon successo che ottennero gli assalitori,
-giovava a questi per allestirsi a trar buon partito de' riportati
-vantaggi, e agli assediati onde procacciarsi novelli modi a difesa, il Templario
-e Bracy tenean consiglio nella grande sala del castello.
-</p>
-
-<p>
-«Ov'è Frondeboeuf?» chiese Bracy, che avea regolate le fazioni
-militari dall'altra parte della rocca. «O sarebbe vero che è stato ucciso,
-come alcuni ora mi dicono?»
-</p>
-
-<p>
-«Ei vive ancora» rispose freddamente il Templario «ma fosse
-ancor la sua testa quella del toro ch'ei porta sull'armi, e l'avessero pur
-ricoperta dieci piastre di ferro, non potrebbe sopravvivere dopo l'ultimo
-colpo di azza vibratogli dal suo competitore. Poche ore ancora, e
-Frondeboeuf se ne starà in compagnia de' propri antenati. N'avran
-grande dissesto le cose del principe Giovanni.»
-</p>
-
-<p>
-«E gran guadagno la casa del diavolo» aggiunse Bracy. «Ecco quello
-che si acquista chi dileggia gli angeli ed i santi, chi ordina che le statue
-loro vengan gettate dall'alto delle muraglie sulla testa degli inimici.»
-</p>
-
-<p>
-«Va al diavolo tu pure! Sei pazzo?» esclamò il Templario. «L'incredulità
-brutale di Frondeboeuf non ha nulla da invidiare alla tua sciocca
-superstizione; perchè nè egli della prima, nè tu della seconda sareste
-in istato di dar motivi plausibili.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser Templario!» proruppe in tali detti Bracy «misurate le proposizioni,
-ve ne prego, quando mettete in campo la mia persona. Per
-la Madre di Dio! Io sono miglior cristiano di voi, e di qualunque altro
-del vostro Ordine, perchè è voce divulgata per ogni dove, che il santissimo
-ordine del Tempio di Sion non alimenta pochi eretici nel suo
-seno, e che fra questi ser di Bois-Guilbert non fa male la propria parte.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vi prendete affanno di tali voci, e pensiamo piuttosto a difendere
-il castello. Come si è battuta dal lato che difendevate voi questa
-ciurmaglia?»
-</p>
-
-<p>
-«Come una falange di demoni incarnati. Son venuti fin sotto alle
-<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span>
-mura, condotti, se non m'inganno, da quel ribaldo che guadagnò il premio
-dell'arco al torneo; ne ho riconosciuti il corno e il pendaglio. Son questi
-i bei frutti della politica sì decantata del vecchio Fitzurse; politica che
-non fa altro se non se aizzarne contro questa schiuma di sciagurati. Il
-malandrino mi ha fatto bersaglio suo sette volte, nè una sola delle freccie
-che ha lanciato è andata in fallo. Non debbo che ringraziare la mia buona
-armatura e la mia sarcotta di Spagna; quanto a lui m'avrebbe
-trafitto collo stesso rimorso come se fossi stato un daino di queste
-foreste.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi però non avete ceduto terreno, e al contrario dalla parte di
-Frondeboeuf l'istesso rinforzo che ho condotto io, non è stato valevole a
-salvare il fortino.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è un grave danno per noi, perchè il nemico trovandosi riparato,
-potrà assalire più da presso la rocca. E se non teniamo ben l'occhio
-vigile su questi sgraziati, faran presto a saltar dentro per qualche finestra
-dimenticata o da qualche torre indifesa; perchè, non giova dissimularlo,
-non abbiam gente a bastanza per sostenere tutti i punti; e una volta
-che gli abbiamo nel castello chi è più che resista a costoro? Aggiugnete,
-che i nostri armigeri sono sconfortati anzichè no; e lor non garba del
-tutto quel non poter mostrarsi un istante da qualsisia parte senza divenire
-scopo ad una grandine di frecce. Il valore di Frondeboeuf era bestiale
-ma pur ne avrebbe giovato assai, e questi muore. Attese le quali considerazioni
-mi sembra, ser Brian, che sarebbe ottimo partito il far di necessità
-virtù, e negoziare con questa canaglia la restituzione de' prigionieri.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto?» sclamò il Templario «restituire i nostri prigionieri,
-farsi menar per bocca come persone che capitanarono un notturno assalto,
-eseguito per sorpresa contra viaggiatori indifesi! come persone che poi
-non seppero mantenersi entro una rocca, comunque gli assalitori fossero
-una ciurma di vagabondi e banditi, guidata da mandriani di porci, da
-buffoni, e in somma dalla feccia la più vile del genere umano! Quale
-obbrobrio! Maurizio di Bracy, ove siete? Quanto a me mi seppelliranno
-le rovine del castello prima ch'io cali mai a sì vergognosa capitolazione.»
-</p>
-
-<p>
-«Torniam dunque ai baluardi» riprese a dire Bracy con aria d'indifferenza.
-«Non v'è mai stato uomo, sia pur Turco o Templario, che
-men di me faccia conto della sua vita. Credo però potere senza vergogna
-sospirare per non avere meco qualche dozzina d'uomini a cavallo della
-mia valorosa compagnia franca. O mie prodi lancie! Se sapeste ora in
-quale rischio si trova il vostro condottiero, non tarderei a vedervi raccolti
-in squadrone, e la mia bandiera spiegata precedervi; non tarderei a vedere
-questi sciagurati mettersi in fuga piuttostochè avventurarsi a sostenere l'impeto
-de' vostri corridori!»
-</p>
-
-<p>
-«Sospirate poi quel che volete, ma difendiamoci come il possiamo
-co' soldati che ne rimangono. Appartengono per la maggior parte al seguito
-<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span>
-di Frondeboeuf, pari a lui nell'essersi fatti detestare dai Sassoni
-con mille atti di tracotanza e d'oppressione.»
-</p>
-
-<p>
-«Meglio, così comprenderanno quanto rilevi per essi il difendersi finchè
-resta una stilla di sangue nelle lor vene. Corriamo dunque ove ne
-spetta Brian di Bois-Guilbert; e vedrete se Maurizio di Bracy sappia
-comportarsi qual cavaliere valoroso e di nobil legnaggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Dunque alle mura!» sclamò il Templario, e vi salirono entrambi
-per combinare congiuntamente tutti que' migliori espedienti che la pratica
-poteva inspirare ed il coraggio mettere in atto. Furono ad una nel
-ravvisare come la parte più pericolante del castello fosse quella, posta
-rimpetto al fortino caduto in potere degli assedianti. Gli è vero che la
-fossa lo disgiugnea dal castello, il quale ostacolo se prima non superavano
-gli assedianti, non poteano far impeto sulla porta di soccorso
-della rocca posta di contro alla porta di soccorso del fortino. Ma ben
-videro il Templario e Bracy, come gli assalti i più formidabili del
-nemico sarebbero da quella banda, o per ottenerne il bramato effetto
-se gli assedianti l'avessero lasciata sguernita, o per trarre colà tutte le
-forze del castello, ed intanto far prova di penetrar per sorpresa da un'altra
-parte. E a declinar possibilmente gli effetti d'un tale stratagemma
-guerresco, formidabile soprattutto a chi tanto d'uomini difettava, non
-videro miglior via, quanto il collocare alcune sentinelle di distanza in distanza
-sì, che fossero in vicendevole corrispondenza, e al menomo indizio
-di pericolo gridassero all'erta. Bracy si prese assunto di difendere la porta
-di soccorso del castello, intantochè il Templario comanderebbe una riserva
-di venti uomini, pronta a trasportarsi dovunque l'uopo di soccorso
-si manifestasse più urgente.
-</p>
-
-<p>
-La presa di quel fortino portava altra conseguenza molesta a quei
-della rocca, ed era togliere loro abilità di osservare coll'aggiustatezza di
-prima le fazioni dell'inimico: non che le alte mura del castello, non
-dominassero ampia estensione di spianato; ma la porta d'uscita del
-fortino toccava il lembo della foresta; laonde gli assedianti potevano
-introdurvi nuove forze, senza che gli assediati se ne accorgessero, e il
-poteano tanto meglio, che il fortino stesso li sottraeva alle nemiche frecciate.
-Dubbiosi quindi i confederati normanni sul luogo d'onde stava per
-iscoppiar la procella, ed ignari del numero dei nemici co' quali si doveva
-combattere, i due cavalieri furono costretti a premunirsi alla cieca contra
-contingibili eventi; la qual cosa, comunque di coraggio non mancassero i
-lor soldati, li sconfortò ed inquietò non lievemente, siccome accade a
-tutt'uomo, che si veda cinto da avversari, ne' quali sta l'arbitrio e del
-campo e del tempo per assalire.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo il signor della Rocca nel proprio letto giaceva tribolato
-dai patimenti del corpo e da mortali angosce di spirito per lui più
-crudeli; poichè era privo sino di quel conforto che tanto ben tornava alle
-<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span>
-persone devote giusta l'usanza di quel secolo superstizioso, intendiamo la
-sperata possibilità di riscattarsi da qualunque delitto col lasciare legati ad
-un monastero, modo facile di penitenza e di espiazione che giugneva a
-soffocare i rimorsi. Non negheremo certamente che una calma d'animo
-ottenuta a tal prezzo somiglia tanto a quella pace di cuore, figlia d'un
-pentimento sincero, quanto il letargo prodotto dall'oppio ad un sonno
-tranquillo e naturale; pure tal riposo artifiziale dello spirito era da preferirsi
-all'agonia de' rimorsi. Ma nella caterva dei vizi impossessatisi di
-Frondeboeuf l'avarizia il padroneggiò sovra gli altri, tal che non avrebbe
-sagrificato un bisanto d'oro per ottenere la remissione di tutti i commessi
-delitti. Ciò nullameno toccava l'istante in cui la terra e tutti i tesori
-da lui posseduti gli si dileguavano dinanzi agli occhi, e quel cuor duro
-quanto una macina da mulino incominciò a conoscere che si fosse spavento,
-allorquando portò la mente ad indagare il cupo abisso dell'avvenire.
-L'ardente febbre che lo struggea faceva più terribile l'agonia del suo
-spirito, laonde il suo letto di morte offeriva una mescolanza atroce di rimorsi
-che per la prima volta si destavano in lui, e di passioni inveterate che faceano
-lor prove per allontanarli. Orrido stato, sol comparabile a quello
-in cui vengono dipinti gli abitatori delle regioni spaventevoli, ove albergano
-pianti scevri da speranza, rimorsi disgiunti da pentimento, orrido
-senso de' mali presenti, e certezza che non possono nè cessare nè sminuire.
-</p>
-
-<p>
-«Ove sono adesso» diceva digrignando i denti costui «ove sono
-questi cani di preti, che vendono sì caro le loro indulgenze, le loro assoluzioni?
-Ove si trovano questi carmelitani scalzi, a cui favore il vecchio
-Frondeboeuf fondò il convento di s. Anna, rubando a me, erede
-legittimo, tanti belli e buoni poderi? Dove sono questi affamati mastini?
-Staranno ad imbriacarsi nel proprio chiostro, o a farne alcuna delle
-loro presso il letto d'un moribondo. Ed io, figlio del lor fondatore, io,
-per cui se pregassero non compirebbero che un obbligo, obbligo derivato
-ad essi dall'atto medesimo della fondazione, io qui solo.... Mascalzoni
-ingratissimi! Lasciarmi morir qui senza preci, senza assoluzioni,
-come un cane che non ha nè padrone nè ricovero! Venga almeno il
-Templario! è una specie di prete, e può udire la mia confessione. Il Templario
-la mia confessione! Oh che pazzia! Tanto varrebbe confessarsi al
-diavolo quanto a Brian di Bois-Guilbert, che non crede nè cielo nè inferno.
-Ho inteso alcuni vecchi parlar di preghiere.... di preghiere
-che un uomo fa da sè stesso; per questo non fa d'uopo di prete. Ma io
-pregare?... No, non ardisco.»
-</p>
-
-<p>
-«Reginaldo di Frondeboeuf ha vissuto tanto da trovar cosa ch'ei
-non ardisca di fare?» Sclamò una voce sgradevole, acuta, e prossimissima
-alle cortine del letto.
-</p>
-
-<p>
-I presagi sinistri della coscienza e l'infiacchimento di nervi di Frondeboeuf
-così interrotto nel suo monologo, lo trassero facilmente in persuasione
-<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span>
-d'udir la voce di un di que' mali angeli che la superstizione del
-secolo metteva attorno ai letti de' moribondi, attribuendo ai ridetti angeli
-il ministerio di divagarne lo spirito, e impedirli dal fermarsi in que'
-pensieri da' quali potea per essi dipendere l'eterna salvezza. Fremè di
-repente, e freddo sudore gli coperse tutte le membra; ma ripresa ben
-tosto la solita risolutezza, fece ad allontanar le cortine uno sforzo, tornatogli
-vano per la spossatezza de' muscoli: «Chi va là?» sclamò.
-«Chi se' tu, tu che osi ripetere le mie voci con accento più funesto del
-gracchiar d'augelli marini? Appressati, fa ch'io ti veda.»
-</p>
-
-<p>
-«Sono il tuo cattivo angelo» quella voce rispose.
-</p>
-
-<p>
-«Assumi dunque tal forma che ti renda visibile agli occhi miei»
-soggiunse il cavalier moribondo «nè credere che la tua voce abbia forza
-ad intimidirmi. Lo giuro per le rocche infernali! Se potessi lottare
-contro le orrende immagini che mi circondano, come seppi affrontare i
-pericoli della terra, il cielo e gli abissi non avrebbero cose capaci di atterrir
-Frondeboeuf.»
-</p>
-
-<p>
-«Medita i tuoi delitti, o Reginaldo! Ribellioni, assassinii, rapine!
-Chi eccitò Giovanni, quel principe privo d'onore a ribellare contra il
-padre suo incanutito, contra un fratel generoso?»
-</p>
-
-<p>
-«Sia tu uno stregone o un demonio» sclamò Frondeboeuf «mentisti
-per la gola. Non io eccitai Giovanni alla ribellione, o almeno non
-fui io solo. Cinquanta baroni, il fiore della cavalleria, le migliori lancie
-che si conoscano, gli diedero tale suggerimento. Debbo io solo essere tenuto
-pe' falli di tutti? Spirito d'abisso, chiunque tu sia, ti disfido. Se
-sei cosa mortale, lasciami morire in pace, se appartieni all'inferno,
-l'ora d'avermi non è ancor giunta.»
-</p>
-
-<p>
-«No, che in pace non morirai. Anche all'istante della morte ti si
-affacceranno tutti i delitti che commettesti. Ascolterai i gemiti di cui
-rintronarono le vôlte di questo castello, contemplerai il sangue che ne
-inondò tutti gli atrii.»
-</p>
-
-<p>
-«Non t'avvisare di spaventarmi con vane parole» ripigliò a dire
-con forzato riso Frondeboeuf. «Non sarà per me che un merito al cospetto
-del cielo l'avere usato siccome usai verso gli Ebrei miscredenti.
-Se ciò non fosse, perchè vedremmo santificati coloro che si lordan le
-mani nel sangue de' Saracini? Quanto ai porcaiuoli sassoni, se ne ho
-fatto strage, ho puniti i nemici del mio paese, del mio legnaggio, del
-mio sovrano. Ah! Ah! il vedi? Non hai potuto trovare il lato debole
-della mia armatura. Sei tu sparito? sei tu costretto al silenzio?»
-</p>
-
-<p>
-«No, detestabile parricida» rispose la voce. «Pensa a tuo padre!
-pensa alla morte cui soggiacque! Pensa alla sala del suo estremo
-banchetto, tinta del sangue suo sparso per la mano del figlio!»
-</p>
-
-<p>
-«Ah!» sclamò il barone dopo alcuni istanti di silenzio «poichè
-ciò non ignori, ti ravviso veramente siccome il padre del male, e tu sai
-<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span>
-tutte le cose, come i nostri frati ne insegnano. Io credea tale arcano
-racchiuso nel mio seno e in quello della mia tentatrice, della complice
-del mio delitto. Lasciami, maligno spirito, va in traccia della strega sassone
-Ulrica; di colei che sperse tutte l'orme di nefando misfatto, che
-lavò le ferite, che seppellì il cadavere; che ad una morte violenta diè
-colore di morte naturale. Va in traccia di colei che fu l'instigatrice e
-l'orrida ricompensa d'un tal delitto. Costei assapori com'io un saggio
-de' tormenti che le apparecchia l'inferno.»
-</p>
-
-<p>
-«Ella gli assapora da gran tempo» soggiunse Ulrica spalancando
-le cortine e mostrandosi agli occhi di Frondeboeuf «da lungo tempo
-ella bee in questo calice, e sol meno amara le sembra l'infernale bevanda
-dacchè sei costretto ad appressarvi il labbro tu ancora. Non digrignare
-i denti, Frondeboeuf, non girare attorno quegli occhi tuoi furibondi,
-non comporre alle minacce il tuo volto. Pensa che quel braccio
-tuo sì terribile dianzi, ha perduta ogni forza; e che quell'Ulrica,
-già scopo a' tuoi dispregi, in questo punto domina sopra di te.»
-</p>
-
-<p>
-«Abbominevole malfattrice! degna figlia dell'inferno!» sclamò
-Frondeboeuf «sei tu dunque che vieni a pascer lo sguardo della disperazione
-cui mi trassero i tuoi scellerati consigli!»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, Reginaldo, ella è Ulrica, la figlia di Torquil Wolfganger, la
-sorella de' figli suoi trucidati insieme al lor padre in questo castello,
-ella che viene a chieder conto a te ed a' tuoi, del padre suo, de' suoi
-fratelli, del suo onore, della sua fama, di tutto quanto ha perduto per
-la mano dei Frondeboeuf. Pensa agli oltraggi che ho ricevuti, e rispondimi
-se mentisco. Tu fosti il mio cattivo angelo, il voglio essere di te;
-e le mie maledizioni t'accompagneranno sino all'ultimo tuo sospiro.»
-</p>
-
-<p>
-«Abbominevole furia!» sclamò Frondeboeuf «i tuoi occhi non
-arriveranno a veder tale istante. Olà! Gilles, Clemente, Eustachio, san
-Mauro, Stefano! Impadronitevi della esecrabile strega, e precipitatela
-dall'alto di queste mura. Ebbene! Ove siete dunque, perfidi vassalli?
-Perchè non obbedite alla mia voce?»
-</p>
-
-<p>
-«Tu puoi ben chiamarli a tua posta, valoroso barone» gli disse
-la vecchia con ischernevol sorriso «e minacciarli di prigionia e di morte,
-se non adempiscono i tuoi comandi, ma sappilo, non ne riceverai nè
-risposta nè soccorsi. Ascolta» soggiunse di poi interrompendo per un
-istante il suo dire. «Non ti feriscono l'orecchio questo fragor d'armi,
-queste grida di combattenti? Questo frastuono orribile non ti annunzia
-che si dà l'assalto al castello, non ti predice la caduta della tua casa?
-Non ne aver dubbiezza. La possanza dei Frondeboeuf, assodata col sangue,
-crolla dalle sue fondamenta, e va a diroccare sotto i colpi di que'
-nemici ch'ella più vilipese. I Sassoni, Reginaldo! i Sassoni assaliscono la
-tua rocca. Perchè ti stai in ozio, mentre il Sassone scala le tue muraglie?»
-</p>
-
-<p>
-«Santi e demonii!» sclamò il cavaliere «ah! restituitemi un istante
-<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span>
-le mie forze, tanto ch'io mi precipiti nella mischia, e perisca in un modo
-degno del nome mio.»
-</p>
-
-<p>
-«Non pensare a ciò, valoroso guerriero. Non morirai della morte
-de' prodi. La tua morte sarà come quella della volpe, poichè i villani han
-posto fuoco alla sua tana.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu menti, sciagurata strega; i miei armigeri varranno a rispignere
-l'inimico; queste mura sono forti ed alte abbastanza, nè i due amici che
-vegliano in mia difesa paventano un esercito di Sassoni, quand'anche
-Hengist e Horsa ne fossero i condottieri. Il grido di guerra del Templario
-e della compagnia franca s'innalza su tutti gli altri. La vittoria è nostra,
-e sull'onor mio il fuoco festevole che accenderemo per celebrare il trionfo
-ti consumerà perfin l'ossa. Vivrò quanto basta per saperti passata dal
-fuoco di questo mondo a quel dell'inferno, che non vomitò mai sulla
-terra un demonio di te più esecrabile.»
-</p>
-
-<p>
-«Godi d'una tale speranza» disse Ulrica, mettendo infernale sorriso.
-«Ti aspetto alla prova. Ma no:» fece una pausa, indi soggiunse «gli
-è d'uopo che tu sappia fin d'ora qual sorte ti aspetta, sorte che la tua
-possanza, la tua forza, il tuo coraggio non ti giovano ad evitare, benchè
-questa debole mano te l'abbia apparecchiata. Non osservi tu qual vapor
-denso e soffocante empie la stanza! Il credevi forse un'apparenza nata
-o da' tuoi occhi che s'appannano, o dal respiro che ti divien più difficile?
-No, Frondeboeuf, quanto provi ora ha un'origine tutta diversa. Non ti
-ricordi che il magazzino delle legna sta sotto di questo appartamento?»
-</p>
-
-<p>
-«Donna!» egli sclamò. «Vi avresti tu appiccato il fuoco? Sì, pel
-giusto Iddio! questo è fumo, e il castello sta per essere in preda alle fiamme.»
-</p>
-
-<p>
-«Esse non tarderanno a sollevarsi per l'aere» disse Ulrica col tuono
-il più crudelmente tranquillo «un mio segnale avvertirà i Sassoni di profittar
-dell'istante che i difensori del castello daranno opera ad estinguere
-l'incendio. Addio, Frondeboeuf. Possano Mista, Scrogula, Zernebock,
-e tutte le divinità degli antichi Sassoni, che sono i presenti demonii a
-quanto ne insegnano i nostri preti, esserti consolatori al tuo letto di morte.
-Ulrica vi ti abbandona. Sappi nondimeno, se questa è consolazione per te,
-che m'appresto al viaggio medesimo; poichè gli è giusto che come già ai
-tuoi delitti, io partecipi alla punizione cui ora t'affretti. Intanto, addio
-parricida, addio per sempre, o parricida. Possa ogni pietra di questa vôlta
-acquistar favella per ripeterti una tal voce finchè il tuo orecchio non sia
-più in istato di nulla udire.»
-</p>
-
-<p>
-Pronunziando tai detti uscì della stanza, e Frondeboeuf ascoltò il romore
-della doppia vôlta da costei data alla chiave, e l'altro quando la
-ritrasse dalla toppa, a fine di togliergli persino qualsivoglia probabilità di
-scampo. Disperato il cavaliere alzò il grido quanto potè per chiamar servi
-ed amici che non erano in istato di udirlo.
-</p>
-
-<p>
-«Stefano, san Mauro, Clemente, Gilles! mi lascerete voi morire
-<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span>
-consunto dalle fiamme senza arrecarmi soccorso? Prode Bois-Guilbert, valoroso
-Bracy, aiutatemi, aiutatemi! È il vostro amico quello che vi chiama!
-Abbandonerete voi un confederato, un fratel d'armi, cavalieri spergiuri,
-felloni cavalieri? E voi perfidi vassalli, obbedite così ai cenni del vostro
-padrone? Possano tutte le maledizioni dovute ai traditori cadere su i
-vostri capi, o voi che mi lasciate così miseramente perire! Ma essi non
-mi odono, non possono udirmi; lo strepito della pugna affoga quello
-della mia voce. Il fumo si fa denso più che mai. Oh! mi fosse dato
-respirar l'aere puro un istante, anche a costo del mio annichilamento!
-Cielo! la fiamma attraversa il suolo; il demonio vien contro di me spiegando
-le bandiere dell'elemento a lui sacro. Lunge di qui, spirito malefico,
-non è giusto ch'io ti segua se non vengono con me i miei compagni;
-tutto quanto è fra queste mura ti appartiene. Avvisasti forse non
-trascinare con te che Reginaldo di Frondeboeuf? No, l'infedele Templario,
-il dissoluto Bracy, l'infame Ulrica, gli armigeri che mi soccorsero
-nelle mie imprese, que' cani di Sassoni, i maledetti Israeliti, miei prigionieri,
-debbono seguirti con me. Così ti presenterai con una bella e
-splendida scorta in sul sentier dell'inferno.» Nel tempo stesso mandò
-uno scroscio di convulso riso cui ripetè ogn'eco di quel vasto appartamento.
-«Chi osa qui ridere?» esclamò. «Tu forse Ulrica? Non vi
-sono altri fuor di te, o di Satana, che possano ridere in simile istante!»
-</p>
-
-<p>
-Perduta finalmente ogni speranza, si abbandonò a violento impeto
-di rabbia, imprecando in foggia esecrabile contra il genere umano, contra
-il cielo, contra sè stesso; le quali bestemmie, poichè sarebbe perfino empia
-cosa il narrare, ci asterremo dal compiere sì orribile dipintura, abbandonando
-il parricida al supplizio che egli avea ben meritato.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»A che o prodi, l'indugio? Il valor sia</p>
-<p class="i01">»Che a que' merli ne adduca; e ognun fra noi</p>
-<p class="i01">»Per sì nobil cagion spento, ministri</p>
-<p class="i01">»Generoso sgabel della sua salma</p>
-<p class="i01">»A chi ne sopravvive. In sulle vette</p>
-<p class="i01">»Di quella rocca, fuor dell'anglo omai,</p>
-<p class="i01">»Stendardo all'aure non si spieghi, e gridi</p>
-<p class="i01">»Stupito il passeggier, che in miglior' destre</p>
-<p class="i01">»Non unqua i suoi vessilli Anglia commise.</p>
-<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Comunque assai poco fidasse in Ulrica Cedric, pur non avea mancato,
-fin d'allora che uscì dal castello, di partecipare le cose intese da questa
-femmina al cavalier Nero e a Locksley, i quali provarono contento non
-lieve in ascoltando com'entro la rocca vi fosse persona che all'uopo ne
-avrebbe loro agevolato l'ingresso. E fin da quel punto s'erano accordati
-col Sassone sulla necessità di tentare l'assalto, anche ad onta di svantaggiose
-possibilità, poichè per vero dire miglior via non offerivasi di
-liberare i prigionieri caduti nelle mani del barbaro Frondeboeuf.
-</p>
-
-<p>
-«Il real sangue d'Alfredo è in pericolo» disse Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«L'onore di nobile donna è in pericolo» diceva il cavalier Nero.
-</p>
-
-<p>
-«E quand'anche non avessimo altro scopo che di liberare quel
-povero servo, quel fedele Wamba» disse Locksley «metterei piuttosto
-in rischio un membro del mio corpo, che lasciar cadere un capel solo
-della sua testa.»
-</p>
-
-<p>
-«E altrettanto farei io» aggiunse l'eremita di Copmanhurst. «Vedo
-non esser egli che un matto, ma, signori miei! a un tal matto che si
-comporta con tanto accorgimento e prontezza d'animo, onde avrei più
-gusto di votare un fiasco di vino e mangiare una fetta di prosciutto in sua
-compagnia, che standomi insieme coll'uomo il più sapiente. Sì, fratelli
-carissimi, ve lo dico, un tale matto non mancherà mai nè d'un religioso
-che preghi per lui, nè d'un guerriero che lo difenda, sintantochè io
-potrò intonare un salmo o scoccare una freccia.»
-</p>
-
-<p>
-E dicendo tai cose, folleggiava colla pesante labarda, che facea
-volgersi a molinello al di sopra del capo coll'agevolezza onde un giovine
-pastore usa all'uopo medesimo la sua bacchetta.
-</p>
-
-<p>
-«Molto bene! stimabile religioso» disse il cavalier Nero; «molto
-bene! San Dunstano in persona non potea parlare di meglio. Or ditemi,
-caro Locksley, non trovate voi opportuno che il nobile Cedric si
-prenda l'incarico di comandare l'assalto?»
-</p>
-
-<p>
-«No, in fede mia» sclamò Cedric: «non ho mai studiato l'arte
-<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span>
-nè di assalire nè di difendere questi asili della tirannide, che i Normanni
-vennero ad ergere nella sfortunata nostra contrada. Combatterò nella
-prima fila, e se non ho capacità a prestar servigio di abile condottiero
-adempirò qual si dee gli obblighi d'un buon soldato.»
-</p>
-
-<p>
-«Poichè vi piace così, nobil Cedric» soggiunse Locksley «m'assumo
-io la parte di condurre gli arcieri, e fatemi appiccare al più alto di
-questi alberi, se i soldati che si mostreranno sui bastioni dell'inimico,
-non verranno infilzati da tante frecce quanti stecchi di garofani si vedono
-per le feste di Natale sopra un prosciutto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò è parlar bene, o Locksley» disse tosto il cavalier Nero; «e
-se tra questi valorosi avvene che vogliano seguire un vero cavaliere, poichè
-tale titolo posso darmi, m'incarico di condurli all'assalto con tutto lo
-zelo d'un soldato e giovandomi della esperienza che le mie fatiche m'hanno
-acquistata.»
-</p>
-
-<p>
-Così essendosi fra loro scompartite le fazioni i tre capi, fu dato il
-primo assalto, di cui i miei leggitori intesero le conseguenze.
-</p>
-
-<p>
-Quando il fortino fu preso, il cavaliere Nero ne mandò avviso a
-Locksley, raccomandandogli nel medesimo tempo far mostra di voler assalire
-dall'altra parte per tenere in faccende gli assediati, e impedir loro
-di riunir le forze per operare una sortita, intesa ad impadronirsi nuovamente
-del perduto fortino. Perchè venire assalito era la cosa cui men
-desiderasse il cavalier Nero in tal congiuntura, sapendo di comandare
-soldati volontarii per la maggior parte, indisciplinati e non avvezzi alla
-guerra, ne' quali era bensì l'ardor che voleasi ad incominciar un assalto,
-ma non la fermezza necessaria a chi un assalto dee sostenere. Aggiugneasi,
-che quasi tutti essendo mal forniti d'armi, aveano ogni svantaggio nel combattere
-contra vecchi guerrieri quai si erano i difensori del castello, invigoriti
-da quella fiducia che inspirano superiorità d'armi e superiorità di sapere.
-</p>
-
-<p>
-Profittò di tale pausa per far costruire un ponte di legno ch'ei divisò
-gettar per traverso alla fossa, e col soccorso del quale sperava superarne
-il varco ad onta di tutti gli sforzi degli assediati; lavoro che portò
-via un tempo non tanto breve, del qual ritardo non si dolsero que' duci;
-tanto più che dava ad Ulrica agio migliore di porre in opera il disegno
-di procurare un divagamento agli assediati, comunque di questo divagamento
-gli assediati ignorassero la natura.
-</p>
-
-<p>
-Terminato appena il ponte; «Non è più luogo ad indugi» disse il cavalier
-Nero; «il sole volge all'occaso, ed ho per le mani affari sì premurosi,
-che non mi permettono rimanere un giorno di più presso di voi. Aggiugnete,
-essere quasi impossibile cosa che da York non giunga un corpo di
-cavalleria in soccorso degli assediati, onde fa d'uopo con uno spacciativo
-ardimento terminare questa bisogna. Che un di voi pertanto si trasferisca
-presso Locksley commettendogli in mio nome di dare una fiancata
-di frecce all'altro lato del castello e trarsi avanti in atto di chi vuole
-<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span>
-assalire. Voi, prodi Inglesi, seguitemi al vero assalto, e siate presti a
-gittare il ponte non sì tosto vedrete aprirsi la porta di soccorso del fortino,
-attraversate con coraggio sulle orme mie questo ponte, ed aiutatemi
-a fracassare la porta di soccorso che impedisce l'ingresso al castello. Se
-v'è fra voi chi abbia men caro un tal genere di fazione, o che non sia
-abbastanza fornito d'armi per cimentarvisi, corra a guernir le alture del
-fortino, e indiriga le frecce contro chiunque si mostri sui bastioni del
-castello. Nobile Cedric, volete voi assumere il comando degli arcieri?»
-</p>
-
-<p>
-«No, per l'anima d'Everardo!» rispose il Sassone. «Non ho la
-passione di condur gli altri. Ma i miei posteri carichino d'ogni imprecazione
-la mia tomba, se non seguo immediatamente quel primo che mi
-addita il cammino. Quei che si battono, si battono per la mia causa,
-nè si dica mai ch'io rimasi al retroguardo.»
-</p>
-
-<p>
-«Pensate però, nobile Sassone, che non avete nè giaco nè sarcotta, e che
-ogni vostra difesa sta in un legger elmo, in un piccolo scudo, in una spada.»
-</p>
-
-<p>
-«Tanto meglio!» ei rispose «sarò più spedito alla scalata di queste
-mura. Non fo per darmi vanto, ser cavaliere; ma voi vedrete in tal giorno
-che un Sassone sa presentare il petto alle pugne con quanto ardire
-può essere in un Normanno armato di una corazza di Spagna.»
-</p>
-
-<p>
-«Orsù dunque in nome di Dio, che invoco proteggitore! Si apra
-la porta di soccorso del fortino! Si getti il ponte!»
-</p>
-
-<p>
-Tutt'a un tratto s'aperse la porta che conducea dal fortino alla fossa,
-e posta come vedemmo rimpetto all'altra di soccorso del castello. Si
-gettò il ponte; ma non permettea questo che più di due persone vi marciasser
-di fronte. Non ignorando il cavalier Nero quanto rilevasse il prendere
-il nemico per via di sorpresa, vi salì egli il primo, e subito dopo
-Cedric, che scevri d'ogni danno giunsero all'opposta riva, ove incominciarono
-a menar colpi d'azza contra la porta del castello, e il poteano
-meglio, che per una felice combinazione li sicuravano dalle frecce o dalle
-frombole degli assediati le tavole dell'antico ponte disfatto per ordine di
-Frondeboeuf e collocate a guisa di puntelli di contro al muro. Coloro
-che venivano dietro essi non godendo d'eguale riparo, erano esposti ai
-colpi degli assediati; laonde i due che furono primi caddero nella fossa
-trafitti dalle frecce normanne; il quale esempio tanto gli altri atterrì, che
-volsero precipitosamente i passi al fortino.
-</p>
-
-<p>
-A rischiosissima condizione quindi trovaronsi il cavalier Nero e Cedric,
-e il pericolo sarebbe stato maggiore, se gli arcieri che guernivano
-le alture del fortino non avessero di continuo tribulati a furia di frecciate
-gli armigeri de' bastioni; talchè questi non si facevano vedere che
-per lanciare alla ventura una freccia e scomparivano tosto; la qual cosa
-lasciò ai due capi più respiro di quanto ne dava a sperare la circostanza
-di quel momento. Ciò nullameno non era lieve il rischio cui soggiacevano,
-e diveniva allora più grave.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Qual vergogna!» sclamò Bracy volgendosi ai soldati che gli stavano
-intorno. «Voi vi date vanto di saper trarre una freccia, e sofferite
-che due uomini soli mantengano il sito ove si collocarono sotto le
-mura del castello! Demolite il parapetto del baluardo se di meglio far non
-potete, e gettatene le pietre su i loro capi. Che si tarda? Leve e piuoli!
-Incominciate da questo» indicando loro un masso che quattro cavalli appena
-avrebbero trascinato, e che facea corona al parapetto al di sopra
-appunto della porta di soccorso.
-</p>
-
-<p>
-In quell'istante medesimo fu veduta sventolare sulla torre d'occidente
-quella rossa bandiera che Ulrica aveva additata a Cedric. Locksley fu il
-primo ad accorgersene. Perchè, fin d'allorquando ei seppe che si dava
-l'assalto, lasciò una parte d'arcieri per continuare quel suo assalto d'apparenza,
-e venne col fiore de' suoi a prender parte nel vero.
-</p>
-
-<p>
-«San Giorgio!» sclamò egli «san Giorgio e Inghilterra! Affrettatevi,
-o miei arcieri. Potete voi lasciar quel prode cavaliere e il nobile
-Cedric a pericolar soli contra la porta del castello? Su via, eremita di
-Copmanhurst! Fa prova che sai batterti come dir bene il rosario.
-Avanti, prodi arcieri, fatevi avanti. Il castello è nostro! Abbiamo corrispondenze
-con quei di dentro. Vedete quella bandiera rossa? È un segnale
-di cui si convenne. Torquilstone è in nostro potere. Pensate all'onore,
-pensate al bottino. Anche uno sforzo e siam padroni della piazza.»
-</p>
-
-<p>
-Terminando tali accenti diè il volto all'arco, e trafisse di freccia un
-armigero che, giusta il comando avutone da Bracy, intendeva a staccare
-l'enorme pietra del parapetto per farla dirupare su i capi di Cedric e del
-cavalier Nero. Altro armigero prese il piuolo di mano al suo collega spirante
-e continuava il lavoro incominciato dal primo, allorchè il giunse
-una seconda freccia scoccata da Locksley, onde precipitò nella fossa. Spaventato
-il rimanente degli armigeri, non si trovava chi volesse venire per
-terzo; poichè ogni saetta lanciata dal formidabile arciere portava morte
-con sè.
-</p>
-
-<p>
-«Vili» sclamò Bracy «niun di voi osa avanzarsi? A me una leva!
-M'assista san Dionigi!»
-</p>
-
-<p>
-Postosi indi all'opera, la pietra scalcinata incominciava manifestamente
-a crollare. Ella era sì smisurata che non solamente avrebbe rotte
-le tavole sotto cui si riparavano i due cavalieri, ma perfino il ponte gettato
-per traverso alla fossa. Comunque tutti gli assalitori scorgessero lo
-imminente pericolo, non vi fu uom ardito fra essi, e nè manco il gagliardo
-eremita, che osassero portar un piede sul ponte. Locksley lanciò tre
-frecce contra Bracy, e tutte tre risonarono e perdettero forza contra quella
-durissima armatura.
-</p>
-
-<p>
-«Vada al diavolo la tua sarcotta di Spagna!» sclamò dispettosamente
-Locksley. «Perchè non la fabbricò un armaiuolo inglese? Queste
-frecce l'avrebbero trapassata come se fosse stata di tela o di zendado.»
-<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span>
-Indi si mise a gridare con quanto avea fiato: «Compagni! amici! cavalier
-Nero! nobile Cedric! ritiratevi! ritiratevi! un masso enorme vi piomba
-addosso!»
-</p>
-
-<p>
-Non ne fu udita la voce, perchè i colpi raddoppiati, che il Cavaliere
-e Cedric menavano sulla porta, spegnevano ogn'altro strepito. Allora il
-fedele Gurth si lanciò precipitoso sul ponte per tentare a rischio della
-propria vita di avvertire il padrone sul pericolo che lo minacciava; ma
-sarebbe giunto fuor di tempo, perchè la pietra spinta innanzi dagli sforzi
-di Bracy, era all'istante di perdere l'equilibrio, allorchè la voce del
-Templario gli arrestò il braccio quando stava per darle l'ultima spinta.
-</p>
-
-<p>
-«Tutto è perduto, o Bracy! il castello abbrucia.»
-</p>
-
-<p>
-«Abbrucia! Siete pazzo?»
-</p>
-
-<p>
-«Fra due minuti vedrete le fiamme sollevarsi al di sopra della torre
-d'oriente. Cercai indarno di spegnerle.»
-</p>
-
-<p>
-Brian di Bois-Guilbert spiegò in brevi cenni al compagno le particolarità
-di una notizia tanto funesta con quella intrepidezza che vedemmo
-essergli ingenita; ma non egualmente intrepido si mostrò in quell'istante
-Bracy.
-</p>
-
-<p>
-«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò egli «e qual partito ci rimane?
-Fo voto d'offerire a san Nicolò di Limoges un candelliere di purissimo
-oro se....»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, che adesso è tempo di parlar di voti! Ascoltatemi. Unite tutti i
-vostri armigeri, e fate una sortita alla porta di soccorso. I soli che abbiano
-passato il ponte sono quell'infernal cavaliere e uno de' suoi compagni.
-Precipitateli nella fossa e assalite il fortino. Io col rimanente della guernigione
-uscirò fuor della porta principale, e gli darò l'assalto dall'altra
-banda. Se possiamo riguadagnare questo riparo, spero vi ci manterremo
-sinchè ne arrivin soccorsi, o almeno potremo venire a buona capitolazione.»<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a>
-</p>
-
-<p>
-«L'idea è ottima» disse Bracy «e vi prometto ben adempiere la
-parte che mi assegnate, ma voi, Templario, vi terrete alla vostra?»
-</p>
-
-<p>
-«In fede di cavaliere! Ma dalla parte del cielo! non perdete un
-istante.»
-</p>
-
-<p>
-Bracy, dopo avere adunati tutti i suoi in gran fretta, corse alla porta
-di soccorso, ma non ebbe d'uopo di farla aprire, perchè all'atto del suo
-arrivo questa cedea ai reiterati colpi de' due guerrieri, i quali assalirono
-vigorosamente que' primi che si presentarono; e far morder la polve a
-due d'essi fu pel cavalier Nero un istante. Gli altri indietreggiarono a
-malgrado degli sforzi operati da Bracy a fine di rattenerli.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Infingardi!» gridò Bracy. «Due uomini soli basteranno a chiudervi
-l'unica via di scampo che vi rimane?»
-</p>
-
-<p>
-«Non è un uomo» esclamò un vecchio soldato, mentre studiavasi
-a parare i colpi che vibrava il cavalier Nero sopra di lui; «egli è un
-demonio.»
-</p>
-
-<p>
-«E se fosse anche il demonio, dovreste fuggire innanzi a lui per
-andarvi a lanciar nell'inferno? Il castello è in fiamme! Sciagurati! non
-lo sapete? La disperazione almeno vi somministri coraggio o piuttosto
-datemi luogo. Voglio cimentarmi io medesimo con questo formidabile antagonista.»
-</p>
-
-<p>
-Bracy non dismentì in tale scontro la rinomanza che nelle guerre
-civili di quei tempi erasi meritata. La soffitta arcata dell'atrio cui la porta
-di soccorso mettea, rimbombava de' colpi che l'uno mandava all'altro dei
-due campioni, i quali allora si battevano corpo a corpo, Bracy colla spada,
-il cavalier Nero colla sua pesante picozza. Finalmente il condottiere
-della compagnia franca ricevè tal colpo che comunque rintuzzata ne fosse
-in parte la violenza dallo scudo oppostogli, pure andando a percuotere
-l'elmo del cavaliere assai violenza mantenne per rinversarlo.
-</p>
-
-<p>
-«Renditi, Bracy!» gridò il cavalier Nero chinandosi sopra il corpo
-di lui, e appressando al sito ove termina la corazza, quel pugnale onde
-i cavalieri portavano il colpo di grazia ai lor nemici, e che venia nominato
-<i>pugnale di grazia</i>. «Renditi, Maurizio di Bracy, renditi, soccorso
-o non soccorso; ovvero sei morto.»
-</p>
-
-<p>
-«Dimmi il tuo nome e fa quel che vuoi di mia vita» rispose il cavaliere
-supino. «Mai non si dica che Maurizio di Bracy s'arrese ad uno
-sconosciuto!»
-</p>
-
-<p>
-Il cavalier Nero pronunziò alcune parole all'orecchio del vinto.
-</p>
-
-<p>
-«Mi rendo, son vostro prigioniere, soccorso o non soccorso» soggiunse
-Bracy, che al tuono dell'alterezza fe' succedere quello d'una sommessione
-la più rispettosa.
-</p>
-
-<p>
-«Trasferitevi al fortino, e ivi aspettate i miei comandi» gli disse
-in aria autorevole il vincitore.
-</p>
-
-<p>
-«Permettetemi prima rendervi consapevole di cosa che assai vi rileva»
-si fece a dire Bracy. «Wilfrid d'Ivanhoe è ferito, è prigioniere,
-morirà in mezzo all'incendio del castello se qualcuno non s'affretta a correre
-in suo soccorso.»
-</p>
-
-<p>
-«Wilfrid d'Ivanhoe prigioniero, ferito, in pericolo di morire! La
-vita di tutti coloro che stanno nel castello mi sarà il mallevador della
-sua. Ov'è? additatemi il luogo del suo carcere.»
-</p>
-
-<p>
-«Questa scala a chiocciola conduce all'appartamento occupato da
-Ivanhoe. Volete ch'io vi serva di guida?»
-</p>
-
-<p>
-«No: andate ad aspettare i miei ordini nel fortino. Io di voi non
-mi fido, o Bracy.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span>
-</p>
-
-<p>
-Nel durare di questo breve combattimento, e del breve colloquio che
-lo seguì, Cedric, condottiero d'un corpo d'arcieri che aveva passato il
-ponte, fra' quali si trovava l'eremita di Copmanhurst, inseguiva gli armigeri
-del cavaliere normanno, disperati affatto e ridotti al massimo invilimento.
-Alcuni d'essi domandarono quartiere, altri opposero una inutile
-resistenza; la più gran parte fuggirono verso la corte del castello.
-</p>
-
-<p>
-Bracy, rimasto solo, seguì collo sguardo, da cui leggeasi umiliazione
-e mestizia, il suo vincitore. «Ei non si fida di me» dicea fra sè stesso
-«ma gli ho data io occasione di fidarsi?» Raccolse l'armi, trasse dal
-capo l'elmo in segno di sommissione, e si trasportò al fortino, consegnando
-la propria spada a Locksley che incontrò lungo la via.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo, progredì tanto l'incendio che ne apparvero manifesti
-i segnali nell'appartamento ove Rebecca dava ad Ivanhoe le sue cure.
-Fin d'allora che lo ridestò il fragore della seconda pugna, la buona giovane
-israelita, per secondarne le istanti preci, tornò a mettersi alla finestra
-affine di dargli le contezze di quanto accadea. Ma non andò guari
-che densi globi di fumo uscendo dalla vicina torre, tolsero la vista del
-campo di battaglia, e le grida <i>al fuoco! acqua! acqua!</i> più assai delle
-grida de' combattenti si faceano udire in quella parte di edificio.
-</p>
-
-<p>
-«È il fuoco al castello!» gridò Rebecca. «Tutto è fiamma! Come
-salvarci?»
-</p>
-
-<p>
-«Fuggite tosto, o Rebecca» sclamò Ivanhoe; «mettete in sicuro i
-vostri giorni; quanto alla mia vita non v'ha soccorso umano che vaglia
-a salvarla.»
-</p>
-
-<p>
-«Non fuggirò altrimenti» rispose Rebecca: «noi ci salveremo entrambi
-o insiem periremo. Ma, Dio d'Abramo! mio padre! il mio povero
-padre! qual sarà il suo destino?»
-</p>
-
-<p>
-Nel medesimo istante si aperse la porta della stanza ove entrò il Templario.
-Spaventoso ne era l'aspetto; infranta l'armatura e coperta di sangue,
-arso in parte il pennacchio, che ne sormontava il cimiero.
-</p>
-
-<p>
-«Ti trovo finalmente» egli disse a Rebecca «tu vedi com'io serbi
-la promessa che ti ho data d'aver comune con te la prospera e la cattiva
-sorte. Non rimane che una via di salute, ed ho affrontati ben cinquanta
-rischi per venirtela ad additare. Alzati e tosto mi segui.»
-</p>
-
-<p>
-«Non sarà ch'io vi segua sola» rispose Rebecca «ma se voi succhiaste
-il latte di una donna, se qualche idea avete soltanto della carità,
-della pietà, se il vostro cuore non è più duro dell'armatura che addossate,
-salvate il vecchio mio genitore, salvate questo cavaliere ferito.»
-</p>
-
-<p>
-«Rebecca» rispose il Templario colla feroce calma solita a mostrarsi
-in costui «un cavaliere dee sapere far buon viso alla morte, sia che la
-punta d'una lancia, sia che le fiamme glie l'appresentino. Quant'a un
-Ebreo, chi diavolo vuol prendersi fastidio per un Ebreo?»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-276a"></a>
- <img src="images/ill-276a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele
-Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo padrone...</i> pag. 277.</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Guerrier selvaggio!» sclamò Rebecca «morirò in mezzo alle fiamme
-anzichè accettar tuo soccorso.»
-</p>
-
-<p>
-«Solamente non ti rimarrà la libertà della scelta; mi fuggisti una
-volta, non mi fuggirai la seconda.»
-</p>
-
-<p>
-Detto ciò la prese fra le braccia portandola fuor della stanza, nè
-facendo caso veruno de' suoi pianti, delle sue grida, e molto meno curandosi
-delle minacce e delle imprecazioni d'Ivanhoe che esclamava con
-voce di tuono: «Scellerato Templario, obbrobrio del tuo ordine! lascia
-questa giovinetta, traditore Bois-Guilbert! tutto il tuo sangue sconterà
-tale oltraggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Se non erano le tue grida, o Wilfrid» disse il cavalier Nero, che
-un momento dopo entrò nella stanza, colla visiera dell'elmo sempre calata
-«io non riusciva a trovarti.»
-</p>
-
-<p>
-«Se siete cavaliere» Ivanhoe rispose «non pensate a me. Inseguite
-quel vile rapitore, salvate lady Rowena; cercate conto del nobile Cedric.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciascuno a sua volta» rispose il cavaliere <i>dal catenaccio</i><a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> «ma
-questa è la tua.»
-</p>
-
-<p>
-Così dicendo s'impadronì d'Ivanhoe, trasportandolo colla medesima
-facilità posta dal Templario nel condur fuori la Israelita, e giunse alla
-porta di soccorso carico di questo peso, che consegnò indi alle cure di
-due arcieri, rientrando di poi nella rocca per arrecare agli altri prigionieri
-salvezza.
-</p>
-
-<p>
-Benchè il fuoco si fosse dilatato dalla torre a molt'altre parti di quell'edifizio,
-le fiamme non ebbero rapido progresso quanto il potevano, a
-cagione della grossezza de' muri e della saldezza delle volte che ogni stanza
-coprivano. Ma quelle porzioni di fabbrica sulle quali usava minori devastamenti
-l'incendio, divenian teatro di scene parimente spaventevoli,
-perchè la rabbia degli uomini ivi dispiegava il proprio furore. Gli assedianti
-perseguivano di sala in sala i difensori della rocca, e nel sangue
-degli armigeri del feroce Frondeboeuf sbramavano la sete di vendetta che
-gl'infiammava contra quanto apparteneva a costui. Invano taluno de' ridetti
-armigeri chiese quartiere. Non fuvvi tra loro chi potesse ottenerlo. Altri
-pugnarono da disperati e cara vendettero la propria vita. Rintronava l'aere
-del romor dell'armi e de' gemiti, mentre ogni lastrico scorgeasi innondato
-dal sangue de' feriti e de' moribondi.
-</p>
-
-<p>
-In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele
-Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo padrone,
-e gli salvò più d'un colpo che senza tal compagno non avrebbe potuto
-evitare, trascorreva il castello cercando lady Rowena per ogni dove;
-e fu tanto felice per trovarla in tal punto che avendo ella perduto qual
-<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span>
-si sia speranza, si premea contra 'l seno la sua croce da collo, e indirigeva
-al cielo preci ch'ella giudicava le estreme. Affidatala a Gurth, gli
-comandò condurla entro il fortino. I nemici in allora non erano più da
-temersi, nè le fiamme interrompevano ancora tutti i passaggi.
-</p>
-
-<p>
-Cedric pertanto continuava le sue indagini in quel recinto colla speranza
-di rinvenire Atelstano, e deliberato ad affrontare qualunque rischio
-per salvare l'ultimo rampollo della sassone dinastia. Ma prima ch'ei giugnesse
-alla sala ov'era stato egli medesimo prigioniere, il genio inventore
-di Wamba gli avea già suggerito modo di procacciare libertà a sè e al
-compagno suo d'infortunio.
-</p>
-
-<p>
-E ciò accadde nel tempo del secondo assalto, allorquando lo strepito
-di voci e d'armi annunziava più violento il bollor della pugna. Il matto in
-quell'istante si diede a gridare: <i>Vivano san Giorgio e l'Inghilterra! Il
-castello è nostro.</i> E per rendere più spaventoso un tal grido, che reiterò
-più d'una volta, percotea l'una contro l'altra le vecchie armature sospese
-all'intorno di quella sala.
-</p>
-
-<p>
-Una sentinella posta alla porta, il cui spirito era già in istato di esagitazione,
-credè i nemici entrati in quella sala per una finestra, e presa
-da spavento, e senza avvisare nè manco a chiuder la porta, corse in traccia
-del Templario per arrecargli sì fatto annunzio. Nulla pertanto impacciando
-la fuga de' due prigionieri, pervennero ben tosto al cortile della
-rocca, divenuto esso pure teatro di pugne. Molti di quegli assediati, parte
-a piedi, parte a cavallo, s'erano raccolti attorno al feroce Templario con
-animo di tentare una ritratta colla forza dell'armi, e d'assicurarsi la sola
-via di scampo che lor rimanesse. Bois-Guilbert avea fatto sbassare il ponte
-levatoio; ma ardua cosa e piena di pericoli diveniva il passarvi sopra,
-perchè una mano di assalitori tenea il davanti della porta principale del
-castello, onde togliere appunto qualunque via di fuggire agli assediati; e
-alloraquando poi videro calato il ponte, si sforzarono di penetrare per
-avere la lor parte di bottino innanzi che le fiamme consumassero per intero
-la fortezza. Nel medesimo tempo quelli che entrarono per la porta di
-soccorso, incalzavano quella stessa truppa, che trovavasi così assalita in
-prospetto e alle spalle.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-278a"></a>
- <img src="images/ill-278a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Rinnegato Templario! Lascia in libertà una donna che non se' degno sol di toccare;
-difenditi, capo banda di ladri e di masnadieri!</i> pag. 279.</p>
-</div>
-
-<p>
-Animato dalla disperazione, e incoraggiato dall'esempio d'un indomabile
-condottiero, questo pugno d'uomini operò portenti; e poichè tutti
-erano ben armati giunsero più d'una volta a respignere il nemico, benchè
-inferiori ad esso di numero. La giovane ebrea, che uno degli schiavi
-Saracini di Bois-Guilbert teneva dinanzi a sè sul suo cavallo, stava in
-mezzo a quel gruppo, nè la confusione e il trambusto di tale istante eran
-cagione al Templario di portar cure meno sollecite alla sicurezza della
-medesima. Ond'era cosa non immeritevole d'osservazione, come costui si
-trovasse ovunque i suoi soldati aveano d'uopo di soccorso e d'incoraggiamento,
-poi rivenisse ad ogni istante presso la novella sovrana de' suoi
-<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span>
-pensieri, coprendola col proprio scudo, e dimenticando per essa la cura
-della personale difesa; e tantosto mettendo il grido della battaglia, si
-lanciava nella mischia, e dopo gettato dall'arcione alcuno fra' suoi più
-formidabili competitori, tornava presso di lei.
-</p>
-
-<p>
-Atelstano, benchè irresoluto e indolente, siccome il leggitor non lo
-ignora, non mancava però di prodezza. Laonde al vedere una donna
-velata, che era scopo di tante premure al Templario, non dubitò che
-ella non fosse lady Rowena; nè questa volta fu titubante nella deliberazione
-di involarla a Bois-Guilbert, ad onta della gagliarda resistenza
-che del certo gli facea mestieri affrontare.
-</p>
-
-<p>
-«Per l'anima di sant'Odoardo!» sclamò «vo' sottrarre lady Rowena
-dalle mani del perfido cavaliere, e queste mie gli daranno la morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Pensate bene a quanto siete per fare» gli disse Wamba «e badate
-a non pescare invece d'un carpione una rana. Pel mio berrettone da
-matto! quella donna è tutt'altra che lady Rowena. Osservatene solamente
-i lunghi capelli neri, che le escono fuor del turbante, ondeggiandole sulle
-spalle. Se non vi dà l'animo di distinguere nemmeno il bianco dal nero,
-come volete essere capo di battaglia?» Ma non gli dava retta Atelstano,
-onde Wamba così continuò: «In somma, se così vi piace, fatevi innanzi,
-ma non io, per san Dunstano! vi seguirò; che non mi garba farmi
-fracassar l'ossa senza sapere per chi. Nè pensate che siete senza armatura
-e senza celata? O avvisereste che un berrettone di seta fosse valevole
-schermo contra i colpi d'un acciaro di buona tempera?» Wamba
-perdeva il suo fiato «Dunque <i>pax vobiscum</i>, valoroso Atelstano. Chi
-ha sete se la cavi.» Dette le quali cose, lasciò il lembo della veste del
-nobile Sassone, che fin qui s'era tenuta in pugno il buffone.
-</p>
-
-<p>
-Impossessarsi d'una sciabola sfuggita allor dalle mani d'un moribondo,
-far impeto sul drappello condotto da Bois-Guilbert, menar colpi
-a destra e a sinistra, fu la bisogna d'un momento per Atelstano, cui
-aggiugnea forza il furore. Giunto neanco a due passi di distanza da colui
-ch'egli cercava, sclamò: «Rinnegato Templario! Lascia in libertà
-una donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda di
-ladri e di masnadieri!»
-</p>
-
-<p>
-«Cane!» rispose digrignando i denti il Templario «t'insegnerò
-io a bestemmiare il santo ordine del Tempio di Sion.» Dopo i quai
-detti fe' impennare un istante il suo corridore e il volse rapido contra
-Atelstano, levandosi sulle staffe per dar più vigore al braccio nel vibrargli
-un colpo spaventevole sulle tempia.
-</p>
-
-<p>
-Wamba non ebbe torto nell'asserire che un berrettone di seta non
-fa prova coll'acciaio. Il colpo menato dal Templario fu aggiustato con
-tanta forza ad Atelstano, che mandò in ischegge, quasi fosse una bacchetta
-di salice, la sciabola da questo opposta per pararlo, e il cavaliere
-cadde a terra cogli occhi chiusi e privo di moto.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span>
-</p>
-
-<p>
-«<i>Beauséant! Beauséant!</i>» sclamò Bois-Guilbert con voce di tuono.
-«Così perisca tutt'uom che ardisce denigrare i cavalieri del Tempio!»
-Profittando indi della costernazione che la caduta d'Atelstano diffuse tra
-i Sassoni gridò: «Chi vuol salvarsi mi segua!» E apertosi strada verso
-il ponte levatoio, lo attraversò, seguito da' suoi Saracini e da alcuni cavalieri.
-Nè scevra di rischio per esso fu tale ritratta, perchè una mano
-d'arcieri accompagnò lui e il suo seguito con una salva di frecciate. Ma
-per sua ventura in quel punto, gli arcieri più vaghi di saccheggiare che
-di dar morte ad un fuggitivo non pensarono ad inseguirlo.
-</p>
-
-<p>
-S'indirisse verso il fortino, di cui credea tuttavia cosa possibile si
-fosse impadronito Bracy, conforme al divisamento che di conserto avevano
-immaginato.
-</p>
-
-<p>
-«Bracy, Bracy!» gridò egli avvicinandosi. «Siete voi qui?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì,» rispose l'altro «ma vi son prigioniere.»
-</p>
-
-<p>
-«Posso io soccorrervi?»
-</p>
-
-<p>
-«No: mi è stato forza l'arrendermi, soccorso o non soccorso.
-Debbo mantenere la mia parola. Salvatevi. I falconi sono mollati. Mettete
-il mare tra voi e l'Inghilterra. Non ardisco dirvi di più.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! poichè volete qui rimanervi, rammentate ch'io sono
-sciolto da' miei obblighi. Quanto ai falconi poco men cale, quai che
-sian essi. Le mura della commenda di Templestowe presentano tale
-asilo all'aghirone da disfidar ivi le branche del falco.»
-</p>
-
-<p>
-Preso indi galoppo, scomparve insieme col suo seguito.
-</p>
-
-<p>
-Quelli fra i difensori della rocca, che per mancanza di cavalli non
-poterono seguire il Templario, continuarono a difendersi piuttosto come
-gente deliberata a vendere care le proprie vite, che mossa da speranza
-di salvamento. Di fatto, vi periron sino all'ultimo d'essi. Il fuoco in
-tale istante dilatava i suoi guasti per ogni dove del castello. Ulrica, artefice
-dell'incendio, postasi sulla sommità di una torre, e simile ad una
-delle furie dipinte dagli antichi poeti, intonava ad alta voce uno di
-que' cantici guerrieri, di cui allorquando i Sassoni erano ancora pagani,
-i loro <i>scaldi</i> faceano rintronare i campi delle battaglie. I lunghi
-capelli grigi di questa femmina le ondeggiavano attorno al capo scoperto.
-Sfavillavano nei costei occhi l'ebbrezza della vendetta in una e
-il fuoco di furente delirio ond'era invasata. Brandiva colla mano una
-rocca, quasi una tra le Parche incaricate di regolare il destino de' mortali,
-e di tagliarne il filo. La tradizione ci ha conservate alcune strofe di questo
-barbaro inno, che facea le parole di quel canto trionfale di Ulrica.
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Figlie d'Engisto, le vostre faci</p>
-<p class="i02"> Auspici imploro; non già quai splendono</p>
-<p class="i02"> Per farsi scorta d'amante vergine</p>
-<p class="i02"> che del suo sposo s'affretta ai baci;</p>
-<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span></p>
-<p class="i01">Ma in lor tremendi vampi ferali</p>
-<p class="i02"> Tutti d'inferno gli sdegni annunzino</p>
-<p class="i02"> All'atterrito stuol de' mortali.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Figlie del Drago, brandite acciari.</p>
-<p class="i02"> Non que' che al desco le dapi spartano</p>
-<p class="i02"> Fra convivali turbe festevoli,</p>
-<p class="i02"> Secure all'ombra d'ospiti lari.</p>
-<p class="i01">Conversi ad altri fian ministeri</p>
-<p class="i02"> Or vostri acciari, che il sangue anelano</p>
-<p class="i02"> Del più feroce fra i cavalieri.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">E mille ancora guerier mietete.</p>
-<p class="i02"> A me d'intorno sol morte aggirisi.</p>
-<p class="i02"> Oh lente fiamme nel render sazia</p>
-<p class="i02"> Di mia vendetta l'orribil sete!</p>
-<p class="i01">Deh! alfin compiuta, fiamme, io la veda.</p>
-<p class="i02"> Nè mia presenza vi sia d'impaccio,</p>
-<p class="i02"> Che al furor vostro m'offersi in preda.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-Le fiamme, avendo superato tutti gli ostacoli, s'innalzavano fino
-alle nubi a foggia di sfolgoreggianti colonne, che poteano scorgersi per
-molte miglia all'intorno; ogni torre, ogni edifizio a mano a mano diroccava;
-talchè i vincitori costretti ad impor fine al saccheggio, si assembrarono
-nel gran cortile del castello, contemplando quell'immenso corpo
-di fuoco, il cui riflesso tignea i lor volti e l'armi loro d'uno splendente
-color porporino. Alcuni tra i vinti, che avean cercato entro l'ardente
-edifizio un asilo contro il furore de' lor nemici, rimasero stritolati sotto
-quelle fumanti rovine, e fu scarsissimo il numero di coloro che pervennero
-a salvarsi nel vicino bosco. La torre, sopra di cui la sassone Ulrica erasi
-collocata, cadde per l'ultima; laonde questa femmina fu veduta ancor
-lungo tempo stender le braccia, e comporsi ad atteggiamenti di selvaggio
-trionfo, quasi regina dell'incendio da essa creato. Ma finalmente precipitò
-pur questa torre con orrendo fracasso, e seco Ulrica divorata dalle fiamme
-che il tiranno della costei famiglia consunsero. Un silenzio inspirato
-da raccapriccio regnò alcuni istanti all'aspetto di tale estrema scena, silenzio
-che primo Locksley interruppe.
-</p>
-
-<p>
-«Arcieri, la dimora de' tiranni non è più. Sia il bottino trasportato
-al luogo solito delle nostre adunate sotto la grande quercia d'Hartill-Walk!
-Allo schiarire della domane verrà scompartito fra noi e i degni
-nostri confederati, che porsero l'opera loro ad un atto sì luminoso di
-giustizia e di vendetta.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Consorzio uman sognar scevro di patti</p>
-<p class="i02"> «È folle idea: se editti a pro de' sogli,</p>
-<p class="i02"> «Statuti a pro de' popoli fur fatti.</p>
-<p class="i01">«E sin tra quei che fer lega di spogli</p>
-<p class="i02"> «Tacite leggi stan, funeste al fello</p>
-<p class="i02"> «Che i suoi fratelli di tradir s'invogli.</p>
-<p class="i01">«Che de' figliuoli d'Eva in fra il drappello</p>
-<p class="i02"> «Non regni pace scritto fu d'allora</p>
-<p class="i02"> «Che assunse Adam la vanga ed il martello.</p>
-<p class="i01">«Se a nostro furiar non ponean mora</p>
-<p class="i02"> «Le leggi ch'ai mortali inspirò il cielo,</p>
-<p class="i02"> «Nel caos primier già l'universo fora.</p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Incominciava appena l'aurora a dardeggiar raggi sui diradamenti di quelle
-foreste; della sua rugiadosa perla ciascuna foglia brillava. Non temendo
-ancora che alcun cacciatore li venisse a sorprendere, preceduta dal maestoso
-marito la cerva, abbandonava i luoghi i più folti del bosco insieme
-colla sua prole per trarla a pascere più liberamente in più aperta
-campagna.
-</p>
-
-<p>
-I nostri arcieri stavano tutti assembrati attorno alla grande quercia
-di Hartill-Walk, ove trascorsa aveano la notte ristorandosi dalle fatiche
-sofferte nel durare della loro spedizione, alcuni col votar tazze di vino,
-altri col darsi al riposo, molti discorrendo gli avvenimenti della giornata
-e calcolando il valor del bottino, che la vittoria avea posto nelle mani
-del loro condottiero.
-</p>
-
-<p>
-Fu considerabile per vero dir quello spoglio. Perchè, comunque molta
-parte di arredi avessero distrutta le fiamme, gli arcieri, i quali non
-sapeano che si fosse pericolo quand'era il tempo di combattere o di saccheggiare,
-poterono impossessarsi delle suppellettili più preziose che fossero
-nella rocca; trovavansi quindi colà raccolte armi e armature e munizioni
-di ogni spezie, drappi e vesti preziose, tutti i vasellami d'argento, e, cosa
-più preziosa di qual altra si fosse, la cassa entro cui Frondeboeuf tenea
-racchiuso il prezzo di quante avanie commettea. Però le leggi di quella
-confederazione erano tanto severe e sì scrupolosamente adempiute, che
-un solo de' collegati non osò appropriarsi una parte benchè menoma di
-tanto bottino. Il tutto venne fedelmente trasportato al luogo delle adunanze
-e posto in comune, onde il capo della lega ne facesse egli la distribuzione.
-</p>
-
-<p>
-Non era già un tal luogo quel medesimo, ove Gurth e Wamba erano
-stati condotti da Locksley ne' momenti che diedero origine alla narrata
-avventura; benchè questa situazione parimente fosse contraddistinta da
-antica quercia che maestosamente ergevasi in mezzo ad un vano di selva
-foggiato a guisa d'anfiteatro campestre, nè distante più di mezzo miglio
-dalle rovine dell'incendiato castello. Ivi sedutosi Locksley sul proprio trono,
-<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span>
-che era un'erbosa zolla cui davano ombra i densi rami del grand'albero
-che le sovrastava, la sua banda gli si mise attorno in figura di mezzo
-cerchio. Egli additò al Cavaliere e a Cedric di sedersegli a canto.
-</p>
-
-<p>
-«Perdonate» diss'egli «la libertà di tal mio procedere, nobili cavalieri,
-ma in queste foreste son io il monarca, e i miei sudditi che attorno
-a me scorgete raccolti, vedrebbero di mal occhio se nei miei dominii
-cedessi la preminenza a chicchessia.... E dove trovasi il nostro
-cappellano? Perchè non è qui Fra' Giocondo? Un po' di preghiera dà
-buon principio alla giornata, fra genti almeno cristiane!»
-</p>
-
-<p>
-Ma niuno avea veduto l'eremita di Copmanhurst.
-</p>
-
-<p>
-«Avremmo noi dunque perduto il nostro cherico valoroso?» continuò
-Locksley. «Nè v'ha alcuno tra voi che lo abbia veduto dopo la
-presa del castello?»
-</p>
-
-<p>
-«Io, il vidi» rispose Mugnaio «nei sotterranei, che facea le sue
-prove ad abbattere la porta d'una cantina, e giurava per tutti i santi del
-calendario di voler assaggiare i vini di Linguadoca e di Guascogna, che
-possedea Frondeboeuf.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh per l'anime del purgatorio!» sclamò Locksley. «Sarà rimasto
-a bere colà sintantochè la rocca lo abbia sepolto colle sue rovine. Partite
-subito, Mugnaio, e conducendo con voi dodici uomini cercate per
-ogni dove intorno al luogo ove il vedeste. Prendete acqua dalla fossa,
-onde gettarla su quelle rovine infocate. Per il nome di Dio! farò volgere
-l'una dopo l'altra le pietre del castello tanto che si trovi il nostro valoroso
-eremita.»
-</p>
-
-<p>
-Il numero degl'individui gareggianti per essere eletti a tale fazione,
-e quasi immemori dell'altra sì rilevante ad ognuno, qual era il parteggiamento
-della preda, dimostrò sin quanto quella banda avesse a cuore
-la salvezza del suo <i>padre spirituale</i>.
-</p>
-
-<p>
-«In questo mezzo» proseguì Locksley «pensiamo ai nostri affari,
-perchè appena sarà divulgata la fama della nostra impresa, non è da dubitarsi
-che le truppe di Bracy, di Malvoisin e degli altri collegati di Frondeboeuf
-non marcino contro di noi. È dunque cosa prudente il pensare
-alla nostra sicurezza. Intanto, nobile Cedric, ho diviso in due parti lo
-spoglio; scegliete quella che più v'aggrada per farne distribuzione a quelli
-fra' vostri vassalli che ci secondarono nell'impresa.»
-</p>
-
-<p>
-«Prode arciere» rispose Cedric «questo mio cuore è immerso nella
-tristezza. Il nobile Atelstano di Coningsburgo non è più. Atelstano, l'ultimo
-rampollo maschile del santo re Confessore! Con lui perirono tai speranze
-che non possono più rinascere. Nè sforzo umano è, che valga a
-riaccendere la scintilla spenta insieme con questo sangue reale. Le persone
-del mio seguito, tranne i pochi che stan qui meco, non abbisognano che
-della mia presenza per trasportare la mortal salma del signore di Coningsburgo
-al castello de' suoi antenati. Lady Rowena brama tornarsene a Rotherwood,
-<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span>
-e le è necessaria una scorta sufficiente a tal fine. Se io non
-mi sono ancora disgiunto da voi, non fu già per aspettare l'istante che
-si spartissero le conquiste fatte sull'inimico, perchè se piace a Dio e a
-san Vittoldo, nè io nè i miei non toccheremo un obolo di tale spoglio.
-Mi trattenni unicamente tanto da trovarvi tutti adunati e ringraziar voi e
-i valorosi vostri compagni che salvaste l'onore e la vita alla mia nobil
-pupilla.»
-</p>
-
-<p>
-«Noi non avemmo tutto al più che una metà di merito in tale impresa»
-rispose Locksley; «accettate adunque la metà dello spoglio per ricompensare
-i vostri confinanti e vassalli, a' quali l'altra parte di merito
-è dovuta.»
-</p>
-
-<p>
-«Sono abbastanza facoltoso per farlo senza scemare il vostro bottino»
-rispose Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«E alcuni di questi confederati» aggiunse Wamba «hanno avuto
-il giudizio di compensarsi da sè medesimi. Non crediate già che tutti tornino
-a casa a mani vote e penzolone le braccia.»
-</p>
-
-<p>
-«Se operarono, come dite» gli rispose Locksley «il potean anche;
-perchè le nostre leggi sono obbligatorie solamente per noi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma tu, mio povero matto» disse Cedric movendo verso Wamba e
-abbracciandolo «qual compenso potrò io darti degno di te, di te che ti
-prendesti le catene del tuo padrone, di te, che per salvare la vita a lui
-offeristi in sagrifizio la propria? Chi altri mai mi diede tal prova d'affetto
-e di fedeltà?»
-</p>
-
-<p>
-Sorgea una lagrima dal ciglio del nobile <i>thane</i> mentre favellava in
-tal guisa; tributo di commozion d'animo, ch'ei non avea nemmen conceduto
-ad Atelstano allorchè gliene venne annunziata la morte. Perchè
-nel servigio prestatogli da Wamba manifestavasi tale istinto di generosità
-atto a toccare il cuor di Cedric più che nol fosse il dolore medesimo.
-</p>
-
-<p>
-«Se voi pagate i miei servigi coll'acqua de' vostr'occhi» disse Wamba
-sottraendosi per riguardo di rispetto alle carezze d'un padrone che in
-quell'istante dimenticava affatto di esserlo «sarete cagione che piagnerò
-io parimente; e allora a che si ridurrà la mia professione? Ascoltate, zio!
-se volete ben ricompensarmi, perdonate al mio collega Gurth di avere
-tolta una settimana al vostro servigio per impiegarla a quello di vostro
-figlio.»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonargli!» sclamò Cedric; «ei merita ben altro che perdono,
-e gli debbo anzi ricompensa. Appressati, o Gurth, e metti un ginocchio
-a terra.»
-</p>
-
-<p>
-Il porcaiuolo obbedì.
-</p>
-
-<p>
-«Tu non sei più servo» disse Cedric toccandolo con una bacchetta
-«ma uomo libero così in città come in villa, così nei boschi come
-ne' campi. Ti concedo inoltre dieci <i>acri</i> di terra nella mia signoria di
-Walbrugham: tu li terrai da me e dai miei per te e per la tua discendenza.
-<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span>
-D'ora in poi e per sempre la maledizione di Dio cada sovra chiunque
-ardisse voler turbarti nel tuo possedimento!»
-</p>
-
-<p>
-Fuor di sè per la gioia di non essere più servo, ma libero e proprietario,
-Gurth nell'alzarsi saltò due volte quant'è alta la testa d'un
-uomo.
-</p>
-
-<p>
-«Una lima!» sclamò «una lima! che questo collare non disonori
-più il collo d'uom libero! O nobile mio padrone! voi m'addoppiaste vigore
-con tal atto di vostra generosità, ed io combatterò per voi con doppio
-coraggio. Il cuore che or mi palpita in seno è cuor d'uomo libero.
-Io mi trovo tutto cambiato, e tutto il mondo si cambia a' miei sguardi.
-Ah! eccoti Fangs! conosci tu ancora il tuo padrone?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» disse Wamba «Fangs ed io ancora ti conosciamo, nè un collare
-di più o di meno ce lo impedirà; ma chi sa che non accada ben
-tosto che tu non conosca più noi?»
-</p>
-
-<p>
-«Dimenticherò me medesimo prima che io dimentichi te, fedele
-collega» riprese a dire Gurth; «e se la libertà avesse potuto giovarti,
-il nobile Cedric te l'avrebbe conceduta prima di pensare a me.»
-</p>
-
-<p>
-«No» soggiunse Wamba «non sono ancora tanto matto d'invidiarti,
-amico Gurth; il servo sta seduto a canto del fuoco, ben alloggiato,
-ben nudrito, allorchè l'uomo libero corre i campi e fatica. Di fatto, che
-cosa dice a tal proposito Oldhelm di Malmesbury! <i>Meglio matto a mensa
-che savio alla guerra</i>! Dio mi liberi di tal libertà!»
-</p>
-
-<p>
-S'intese allora grande strepito di cavalli, e quasi nel medesimo
-istante comparve lady Rowena riccamente vestita, assisa sopra sontuoso
-palafreno, e accompagnata da numeroso corteggio d'armati scudieri, nei
-cui lineamenti pigneasi la gioia ond'eran compresi in veggendo libera la
-lor padrona. Ella avea assunta l'intera dignità del suo portamento, se non
-che il pallor del volto palesava lo spavento cui avea soggiaciuto. Scorgeasi
-ancor su quel fronte una lieve nube di duolo, ma a diradarla soccorreano
-la speranza d'un migliore avvenire, e il sentimento di gratitudine
-che la sua liberazione le inspirava così verso il cielo come ver le persone
-che di liberazione le furono strumenti.
-</p>
-
-<p>
-Ella era già stata avvertita e del viver d'Ivanhoe e del caso d'Atelstano.
-La innondò di purissima gioia il primo annunzio; e quanto al secondo,
-n'ebbe sì rincrescimento, ma non potè ad un tempo non sentire
-la contentezza di vedersi omai sottratta all'importuno zelo di Cedric, che
-l'avrebbe voluta ad ogni patto sposa del signor di Coningsburgo.
-</p>
-
-<p>
-Allorchè lady Rowena fu in vicinanza di Locksley, questi si alzò per
-riceverla, e altrettanto fecero tutti i suoi arcieri, mossi da istinto naturale
-di cortesia. Le guance di lei si copersero in quell'istante di amabil
-rossore, e dopo un profondo inchino che confuse per poco le anella delle
-sue chiome colla criniera del corridore, palesò in brevi note quai sensi
-di gratitudine ella nudrisse verso il valoroso arciere e gli altri che la liberarono. — «Che
-<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span>
-Dio e la madre sua vi compensino» così ella conchiuse
-«o valenti persone, che con tanta cortesia e a rischio de' vostri giorni
-proteggeste la causa degli oppressi! Se mai alcun di voi si trovasse molestato
-da fame o da sete, rammenti che lady Rowena possede ricchezze e animo
-grato. Se i Normanni vi costringono ad abbandonare questa selva, pensate
-che altre ne ha in proprietà lady Rowena. Ivi potrete cacciare a
-vostro piacimento.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi ringrazio, nobil donzella» rispose Locksley «e pe' miei compagni
-e per me. L'avervi salvata è tale atto che porta con sè medesimo la
-sua ricompensa. Certamente non facciam sempre opere meritorie nei
-nostri boschi, ma la liberazione di lady Rowena è opera ben valevole ad
-espiarne molt'altre che meritasser rimprovero.»
-</p>
-
-<p>
-Lady Rowena, dopo averli risalutati per congedarsi da loro, volse
-il cavallo in atto di partire; ma essendosi fermata un istante per aspettare
-Cedric, che doveva esserle compagno e si licenziava egli pure da quella
-brigata, si trovò all'impensata in vicinanza del prigioniere Bracy. Era
-questi in piedi sotto d'un albero, e colle braccia incrocicchiate sul petto
-immerso in profonda meditazione, onde lady Rowena si confidava ch'ei
-non l'avesse veduta. Ma ella ingannavasi. La ravvisò ottimamente, e sola
-vergogna lo tenea irresoluto; pur finalmente avanzatosi verso di lei, e
-prendendone per la briglia il palafreno così le disse:
-</p>
-
-<p>
-«Lady Rowena degnerà ella d'un suo guardo un cavalier prigioniero,
-un guerriero disonorato?»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere» gli rispose ella «in imprese della natura di quella
-che voi tentaste, il vero disonore starebbe nel buon successo.»
-</p>
-
-<p>
-«La gloria del trionfo però dovrebbe mitigare il risentimento» soggiunse
-Bracy. «Possa io udir solamente dal labbro di lady Rowena che
-ella mi perdona tal violenza cui diede moto una sfortunata passione, e
-s'accorgerà ben tosto lady Rowena, come Bracy sappia prestarle in più
-nobil guisa il suo braccio!»
-</p>
-
-<p>
-«Vi perdono, ser cavaliere» rispose la nobil donzella «ma solamente
-nell'esser mio di cristiana.»
-</p>
-
-<p>
-«Che è quanto dire, non gli perdona nè poco nè assai» Wamba
-soggiunse<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>.
-</p>
-
-<p>
-«Non quindi» continuò Rowena «potrò mai dimenticare le sventure
-e i mali che derivarono dal folle vostro attentato.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Lascia la briglia del cavallo di questa Milady» disse Cedric, il
-quale allor sopraggiunse. «Pel sole che ne rischiara, se non avessi vergogna,
-t'inchioderei contra quest'albero. Ma tienti per sicuro, Maurizio
-di Bracy, che dovrai scontare a caro costo la parte da te presa ad una
-azione sì infame.»
-</p>
-
-<p>
-«Non corre pericolo chi minaccia un prigioniero» rispose Bracy,
-«ma quando fu mai che in un sassone allignassero sensi di cortesia?»
-</p>
-
-<p>
-Cedric prima di partire diede speciali contrassegni di gratitudine al
-cavalier Nero, facendogli premuroso invito perchè lo volesse accompagnare
-a Rotherwood.
-</p>
-
-<p>
-«So bene» Cedric gli dicea, «come il diletto de' vostri pari sia
-quel soprattutto di condurre attorno al mondo la fortuna che sta per voi
-sulla punta della vostra lancia; ma la gloria dell'armi, ser cavaliere, è una favorita
-incostante, onde il campione anche il più prode sente alcuna volta
-vaghezza d'uno stabile domicilio. Voi ne possedete uno nel castello di
-Rotherwood, nobile guerriero. Cedric ha ricchezze quante bastano per
-ammendare que' torti che mai vi avesse fatti fortuna, e tutto ciò ch'egli
-tiene spetta per diritto a chi gli è stato liberatore. Venite dunque a Rotherwood,
-non qual ospite, ma come figlio o come fratello.»
-</p>
-
-<p>
-«Cedric mi ha già fatto ricco» rispose l'incognito cavaliere. «Debbo
-a lui l'avere apprezzato al giusto il valore de' Sassoni. Voi mi rivedrete
-a Rotherwood, prode Sassone; voi mi ci rivedrete, nè andrà lungo tempo;
-ma in tale istante affari sommamente premurosi mi vogliono in parte
-affatto opposta. Non crediate per altro impossibile che quando verrò alla
-vostra casa io non sia per chiedervi un dono; e tal dono che metterà
-a prova la vostra generosità.»
-</p>
-
-<p>
-«È pattuito anticipatamente» rispose Cedric, battendo la sua sulla
-mano del cavalier Nero; «è pattuito quand'anche mi chiedeste la metà
-delle mie sostanze!»
-</p>
-
-<p>
-«Non largheggiate sì leggermente in promesse» ripigliò a dire il
-cavalier dal <i>Catenaccio</i>. «Nondimeno spero potrò ottenere il dono che
-sarò per chiedervi. Intanto addio!»
-</p>
-
-<p>
-«Mi rimane avvertirvi» soggiunse il Sassone «che in tutto il tempo
-consacrato alle esequie del nobile Atelstano abiterò il suo castello di
-Coningsburgo. Sarà esso aperto a chiunque vorrà prender parte al funereo
-banchetto, e parlo io a nome della nobile Editta, madre del defunto,
-e dell'ultimo fra i principi Sassoni. La casa d'Editta non sarà
-mai chiusa a chi combattè con tanto valore per liberare il figlio di lei
-dalle catene normanne, benchè l'opere del valore abbia fatte vane la morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, sì,» disse Wamba che avea ripreso il suo luogo presso il
-padrone «farem gozzoviglia al castello di Coningsburgo. Peccato che il
-nobile Atelstano non possa intervenire al banchetto de' suoi funerali! Ma»
-continuò il buffone sollevando gravemente al cielo gli sguardi «questa
-<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span>
-sera ei cenerà in paradiso, nè si starà dal fare onore all'imbandigione
-celeste.»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là!» sclamò Cedric cui non garbava sì fatta celia, e il quale
-per altra parte non sapeva risolversi a sgridar Wamba dopo il servigio
-rilevantissimo che di recente ne aveva ricevuto. «È ora di metterci in
-cammino.»
-</p>
-
-<p>
-Lady Rowena salutò graziosamente il cavalier Nero. Cedric gli augurò
-da Dio buon esito nelle imprese quai si fossero ch'ei divisava; e
-bentosto questa comitiva si addentrò nella selva. Già gli alberi della foresta
-toglievano la vista di questa nobile brigata agli occhi di chi rimanea,
-allorchè li ferì una processione ben d'altro genere, che veniva dalla parte
-di Torquilstone, e s'avviava sulla dirittura medesima che aveano presa
-Cedric ed il suo corteggio. Ed erano i frati d'un vicino convento, i quali
-fossero mossi da pietà, o dalla speranza di ricca ricompensa, s'impossessarono
-del corpo di Atelstano, e dopo averlo collocato sontuosamente in
-un feretro, cui portavano sugli omeri i vassalli del medesimo Atelstano,
-lo trasportavano al castello di Coningsburgo, per dargli sepoltura entro
-la tomba d'Hengist, da cui la famiglia di questo <i>thane</i> Sassone si pretendea
-derivata. Molta mano de' suoi vassalli erasi assembrata appena
-udito l'annunzio della morte di lui e ne seguiva la bara, dando parecchi
-contrassegni almeno apparenti di cordoglio vivissimo. Tutti gli arcieri
-sursero spontanei una seconda volta, tributando alla religione e alla morte
-omaggi sì rispettosi, come dianzi li tributarono alla giovinezza e all'avvenenza.
-Il marciar lento e il cantar solenne di quegli ecclesiastici risvegliò
-negli animi degli arcieri le rimembranze d'alcuni lor compagni soggiaciuti
-nella pugna del dì precedente; ma tai ricordanze non durano a lungo nel
-cuor di persone, la cui vita non è che una sequela d'imprese e di pericoli;
-laonde non si era ancora finito d'udire il frastuono di funerei cantici,
-allorchè si diedero alla bisogna che più tenea in quell'istante le loro
-menti, al parteggiamento cioè delle spoglie.
-</p>
-
-<p>
-«Valoroso campione» disse Locksley al cavalier Nero «piacciavi
-scegliere per mezzo a questo bottino tutto quanto possa tornarvi utile ed
-aggradevole, e che siavi ricordo di questa grande quercia sotto cui convenimmo;
-nè vogliate usare di troppa modestia, giacchè niuno meglio di
-voi ha diritti ben acquistati su tale preda, e certamente se il vostro
-braccio non ne reggea, avremmo naufragato in quella impresa, d'onde
-uscimmo per voi vincitori.»
-</p>
-
-<p>
-«Accetto la vostra offerta con altrettanta franchezza quanta ne adoperate
-nel porgerla; e vi chiedo la permissione di arbitrare a mio grado
-verso Maurizio di Bracy.»
-</p>
-
-<p>
-«Non è egli forse vostro prigioniere? Ei già v'appartiene per diritto,
-e può ringraziarne la sua buona fortuna, perchè altrimenti, lo avrei fatto
-appiccare al ramo il più alto di questa quercia, trattamento da me serbato
-<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span>
-a tutti gl'individui della sua compagnia franca, che mi capiteran fra le
-mani. Ma egli è cosa vostra; e avesse persino ammazzato mio padre, a
-voi sta il decretarne la sorte.»
-</p>
-
-<p>
-«Bracy» disse il cavalier Nero «tu sei libero. Parti: l'uomo di cui
-fosti prigioniero non conosce il vil piacere della vendetta, e pone in
-dimenticanza le cose passate. Ma abbi gli occhi sull'avvenire, che potrebbe
-divenirti funesto. Pensaci, Maurizio di Bracy!»
-</p>
-
-<p>
-Bracy salutò rispettosamente il suo liberatore, e stava per partire,
-allorquando gli arcieri lanciarono mille imprecazioni contr'esso, rimprocciandogli
-ogni atto di violenza ch'ei s'era fatto lecito qual condottiero
-della sua compagnia franca. L'orgoglioso cavaliere, soffermatosi un istante,
-poi volto ver gli offensori, incrocicchiò sul petto le braccia, e riguardandoli
-in altero sembiante: «Chetatevi» disse loro «voi siete nel novero
-di que' cani stizzosi, ghiotti sempre di nuova pastura, ma incapaci di cercare
-il cervo e la sua tana. Bracy sprezza i vostri oltraggi come disdegnerebbe
-le vostre lodi. Tai malandrini, tai proscritti quali vi siete, dovrebbero
-serbar silenzio, ogni volta che si ragiona d'un nobil o d'un cavaliere
-sol distante una lega da' lor covazzi.»
-</p>
-
-<p>
-Rabuffo imprudente, che gli avrebbe fruttato una salva di frecciate,
-se Locksley non si fosse fatto sollecito di proibire alla sua gente il molestarlo.
-Che anzi lo stesso Locksley gli permise valersi d'un de' cavalli trovati
-nelle scuderie di Frondeboeuf, e che faceano parte del bottino; dopo
-di che Bracy postosi snellamente in sella galoppò a tutta briglia.
-</p>
-
-<p>
-Chetato il tumulto collo scomparire di chi ne era argomento, Locksley
-si tolse il corno ed il pendaglio guadagnati alla <i>posta d'armi</i> d'Ashby
-e il cavalier Nero ne presentò.
-</p>
-
-<p>
-«Nobile cavaliere» sì disse «se non disdegnate accettar cose che
-primo io portai, piacciavi conservar queste come ricordo delle imprese da
-voi operate nella giornata d'ieri. Se per caso, il che può avvenire a qualsisia
-prode cavaliere, abbisognaste di soccorso, trovandovi in alcuna delle
-selve poste fra il Trent e il Tees, date fiato a questo corno, ed è cosa
-possibile che vi arrivino diffensori.»
-</p>
-
-<p>
-Poi appressatosi egli stesso quello strumento alle labbra, intonò
-replicatamente certe date note, a fine d'imprimerle nella memoria del
-cavaliere.
-</p>
-
-<p>
-«Accetto un tal dono, valoroso arciere, e venendo istante in cui
-mi sia indispensabile il chieder soccorso, non cercherò migliori campioni
-fuori di voi e de' vostri fratelli d'armi.»
-</p>
-
-<p>
-Anch'egli allora animò il corno, e fe' rimbombar la foresta de' tuoni
-medesimi che gli aveva insegnati Locksley.
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente!» disse l'arciere, «Tai son le note e tale la forza
-che dovete dar loro. Si potrebbe credere che non solamente dinanzi alle
-fortezze, ma nelle selve aveste fatta la guerra, nè v'è chi mi tolga di
-<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span>
-mente che in altri tempi non siate stato cacciatore di daini. Compagni,
-ricordatevi delle note che avete ascoltate. Son la chiamata del cavalier
-Nero, del cavaliere <i>dal Catenaccio</i>. Chiunque udendole non s'affretti in
-soccorso di lui sarà scacciato dalla nostra compagnia, e gli verrà spezzato
-l'arco sopra le spalle.»
-</p>
-
-<p>
-«Viva il nostro capo!» sclamarono ad una voce gli arcieri. «Viva
-il cavalier Nero <i>dal Catenaccio</i>! Oh venga presto l'occasione di provargli
-col fatto la nostra brama d'essergli giovevoli!»
-</p>
-
-<p>
-Procedè indi Locksley alla distribuzione del bottino, che venne scompartito
-colla massima imparzialità. Primieramente ne fu levata una decima
-parte a pro della chiesa, o da impiegarsi ad usi pii e caritatevoli. Altra
-venne serbata per impinguare quello che ivi chiamasi <i>pubblico erario</i>,
-e fu pure assegnata una porzione così a soccorrere le mogli e i figli di
-coloro che erano periti nell'assalto, come a far celebrar messe per le
-anime di tai defunti. Il rimanente andò ripartito fra gl'individui di quel
-consorzio, giusta il grado e il merito di ciascuno. Se per sorte occorrevano
-casi dubbi, o delicati sì da mettere in riguardo chi li risolvea, il capo
-profferiva sentenze, nelle quali erano da ammirarsi egualmente il senno e
-l'equità, nè trovavasi chi non si sottomettesse d'ottima voglia alle medesime.
-Laonde non fu lieve nel cavalier Nero la maraviglia di considerare,
-come uomini, posti può dirsi, in istato di ribellione contra la società, si
-comportassero in guisa tanto giusta e regolare, le quali cose crebbero
-in esso la buona opinione concetta sulla rettitudine e sull'ingegno del
-condottier della banda.
-</p>
-
-<p>
-Poichè ciascuno ebbe presa la sua parte di bottino, il cassiere, aiutato
-da quattro arcieri de' più vigorosi, fece trasportare in sicuro luogo
-la parte che spettava alla <i>repubblica</i>; niuno osava toccare la decima
-serbata alla chiesa.
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei» disse il condottier degli arcieri «aver novelle del gioviale
-nostro cappellano. Non gli è mai accaduto d'assentarsi nè all'ora del <i>benedicite</i>,
-nè all'altra di partire gli spogli; poi è suo uffizio il prendere in
-consegna la porzion della chiesa. Mi spiace tanto più ch'egli manchi, perchè
-a pochi passi di qui tengo prigioniere un sant'uomo, confratello di
-<i>Fra' Giocondo</i>, e vorrei che questi mi aiutasse circa al cerimoniale da
-usarsi. Ma già ho paura che il nostro santo eremita, non lo vediamo più.»
-</p>
-
-<p>
-«Men dorrebbe assai» soggiunse il cavalier Nero. «Gli debbo gratitudine
-per la ospitalità concedutami, tutta una notte da me trascorsa con
-lui giocondissima nella sua cella. Trasferiamci sulle rovine del castello,
-e così ne saprem notizie più presto.»
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere non aveva appena pronunziate queste parole, allorchè
-uno strepito di gioiose grida annunziò l'arrivo dell'uomo, per cui si stava
-allor palpitando; nè potea dubitarsi che non foss'egli all'udir la sua voce
-di Stentore che soperchiava tutte le altre.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Fate largo, miei buoni amici, fate largo tanto che passi il vostro
-padre spirituale e il suo prigioniere. Nobil capo, giungo a voi come un'aquila
-portando la preda fra' miei artigli.» E aprendosi passaggio tra le
-file de' compagni, che poi gli si serravano addosso, e fra scrosci di riso
-universale, comparve a guisa d'un trionfatore, tenendo con una mano
-una partigiana, e coll'altra una corda; la cui estremità terminava avvolgendosi
-al collo dello sciagurato Isacco d'York, che fatto più curvo dal
-cordoglio e dallo spavento seguiva tutto avvilito il vittorioso eremita. «Ov'è
-Allan-Dale?» chies'egli «voglio che componga un <i>virelai</i> o una ballata
-in mio onore. Per santa Armangilda, questo usignuolo delle paludi par
-che studii d'esser lontano quando vi sarebbe occasione d'impiegarne
-l'abilità.»
-</p>
-
-<p>
-«Bravo eremita» disse Locksley «benchè sia di buon'ora, vedo che
-non hai mancato di sciacquarti la bocca questa mattina. Ma per il nome
-di san Nicola, che razza di salvaggina ne porti tu qui?»
-</p>
-
-<p>
-«Un prigioniere che dovete al valore della mia lancia e della mia
-spada, o a dir meglio del mio arco e della mia partigiana. Ma comunque
-prigioniero, io l'ho liberato da un ben più tremendo servaggio. Parla,
-Giudeo, non t'ho io sottratto alle branche di Satanasso? Non t'ho insegnato
-il tuo <i>Credo</i>, il tuo <i>Pater</i>, la tua <i>Ave Maria</i>? Non ho passata
-tutta la notte a bere per la tua conversione, e a spiegarti gli articoli della
-nostra fede?»
-</p>
-
-<p>
-«Per amor di Dio!» sclamò il povero Ebreo «nè vi sarà persona
-caritatevole per liberarmi dalle mani di questo matto.... oh volli dire
-di questo santo uomo?»
-</p>
-
-<p>
-«A che giuoco giochiamo?» soggiunse in tuon minaccevole l'eremita.
-«Saresti tu recidivo? Ebreo, bada bene, perchè se ricadi negli
-antichi errori, benchè tu sia men tenero d'un porchetto di latte, cosa
-che m'augurerei tanto per la mia colezione, tu non hai ancora una carne
-sì dura da non poter essere arrostito. Sii docile Isacco, e accompagnami
-nel recitare un'altra volta la salutazione Angelica. <i>Ave Maria</i>........»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là!» interruppe Locksley. «Non abbiam qui d'uopo di tai
-vostre profanazioni. Raccontane piuttosto, degno Eremita, com'è che hai
-fatto questo prigioniero.»
-</p>
-
-<p>
-«Per san Dunstano, l'ho trovato laddove cercava mercanzia migliore
-di lui. Io stava passando in rassegna le cantine del castello per vedere
-se avessi potuto salvar qualche cosa; perchè non nego che un bicchiere
-d'acqua ardente bruciato con entro molta drogheria non presenti
-una bevanda degna d'imperatore; ma mi parea che il far troppo uso di
-questa sola sarebbe stata una sprecatura. Trovai quindi un bariletto di Canarie
-e stava per chiamare in mio aiuto qualcuno di quegli sfaccendati,
-che si lasciano sempre cercare quando v'è un'opera buona da farsi. Mi
-avvidi allora d'una porta greve, e chiusa con grande accuratezza. Ah!
-<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span>
-meditai fra me stesso: qui dentro sicuramente troverò i tesori liquidi
-del castello; e il cantiniere disturbato, non v'ha dubbio, nel decorso di
-qualche sua furfanteria, ha dimenticato la chiave alla porta. M'affrettai
-ad aprire, nè vidi altro se non se catene, un immenso forno, e questo
-cane d'ebreo, che senza farsi pregare si rendè subito prigioniero, soccorso
-o non soccorso. Continuai a far la visita di que' sotterranei, trascinandomi
-dietro tale trofeo, e avendo trovato alcune botti entro una cantina, ebbi
-appena il tempo di assicurarmi, dopo d'averne fatto profferire giudizio
-anche al mio cattivo infedele, che contenevano eccellente vino di Guascogna;
-allorquando si udì un fracasso spaventevole prodotto da quella parte
-d'edifizio tutta diroccata all'intorno di noi; laonde ci trovammo bloccati
-in quella caverna, nè peggio fu perchè il vôlto era forte abbastanza per
-resistere al peso delle rovine. Dissi allora il mio <i>In manus</i>, e riguardandomi
-disonorato, s'io abbandonava il mondo in compagnia d'un Ebreo,
-levai questa partigiana per ispacciarmene; ma mi venne poi in mente, che
-era opera migliore il ricorrere alle mie armi spirituali e dar opera a convertirlo.
-Che volete? Ne sieno eterne grazie a san Dunstano! la semenza
-è caduta su buon terreno. Mi sento solamente la testa un poco stanca
-dall'avere tutta notte catechizzato costui, perchè mi conveniva a quando
-a quando bere qualche sorsata a fine di ammollire le fauci disseccatesi a
-furia di far la dottrina; e Gilberto e Vibbaldo sanno bene in che stato mi
-hanno trovato, poichè ebbero smosse le rovine che ne attorniavano. Oh,
-affatto estenuato!»
-</p>
-
-<p>
-«Oh sì possiamo fare testimonianza» disse Gilberto «che allorquando
-per la grazia di san Vittoldo fummo entrati nella cantina, dopo avere
-sbarazzata la scala che vi conducea, trovammo una botte vota per metà,
-l'Ebreo per metà morto, e il <i>reverendo</i> più per metà <i>estenuato</i>, valendosi
-del suo modo di dire.»
-</p>
-
-<p>
-«Mentite» sclamò indignato l'ermita; «foste voi, furono i ghiottoni
-vostri compagni, che votaste la botte, di cui giudicai sì squisito il
-contenuto, che divisava serbarne una parte per farla assaporare al nostro
-capo. Consento d'essere considerato come un pagano, se non è verità
-quanto dico, e soggiugneste di volere voi pure la vostra porzione d'incerti.
-Ma ciò poco rileva. L'importante è che ho convertito l'Ebreo e intende
-le cose che gli ho spiegate al pari di me, se non anche meglio di me.»
-</p>
-
-<p>
-«È egli vero, o Ebreo?» chiese Locksley «hai tu abbiurata la
-tua incredulità?»
-</p>
-
-<p>
-«Possa io trovare misericordia presso di voi» rispose il tapino «come
-è vero che non ho inteso sillaba di quanto il venerabile prelato mi ha
-detto nel durare di questa notte tremenda. Io era talmente immerso nell'agonia
-del dolore e della paura, che se il nostro santo padre Abramo
-fosse venuto dal cielo per esortarmi, avrebbe parlato ad un sordo.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu menti, Ebreo» sclamò l'eremita «e lo sai che tu menti. Io
-<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span>
-non ti ricorderò che una tale circostanza sola del nostro colloquio. In
-prova della tua conversione promettesti di rinunziare tutti i tuoi beni alla
-chiesa.»
-</p>
-
-<p>
-«Che tutti i Patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco più atterrito che
-mai. «Vi prego a convincervi, miei cari signori, che una tale promessa,
-io non l'ho mai fatta. Non sono che un pover'uomo, un vecchio; ho
-forse perduta la mia unica figlia; abbiate compassione di me, e permettetemi
-ch'io mi ritiri.»
-</p>
-
-<p>
-«Se tu ritratti un voto fatto in favore della Santa Chiesa» disse
-il frate cappellano «gli è d'uopo che tu ne faccia penitenza.»
-</p>
-
-<p>
-E levando la partigiana s'accinse a menargliela col manico sulla
-schiena; e se il colpo non vi giunse fu perchè il cavalier Nero lo parò
-colla sua lancia.
-</p>
-
-<p>
-«Per san Tommaso di Cantorbery!» si volse a questo l'eremita
-«se mi fate scaldare il sangue, benchè siate tutto coperto di ferro, v'insegnerò
-a frammettervi solamente ne' vostri affari.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ve la prendete contro di me, bravo eremita; ricordatevi che
-ci giurammo fede e amicizia.»
-</p>
-
-<p>
-«Non mi ricordo di nulla, e mi darete ragione dell'insulto che ora
-m'avete fatto.»
-</p>
-
-<p>
-«Dimenticaste adunque» soggiunse il cavaliere, che parea prendesse
-diletto a provocare l'antico suo ospite «dimenticaste che, lasciando a parte
-la tentazione prodotta in voi dalla vista d'un pasticcio e d'un fiasco di
-vino, rompeste per amor mio il voto d'astinenza?»
-</p>
-
-<p>
-«Badate, perchè non conoscete il peso d'un de' miei pugni!»
-</p>
-
-<p>
-«Un vostro pugno! Nol credeste già tal regalo, ch'io non vi sapessi
-restituir con usura, usura sì abbondante che il vostro prigioniere non ne
-ha mai riscosse di tanto forti dacchè mercanteggia.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è quanto vo' provar sull'istante.»
-</p>
-
-<p>
-«Fermo là» sclamò Locksley. «Siete voi matto, ser cappellano?
-Una lite sotto la nostra gran quercia!»
-</p>
-
-<p>
-«Non si dirà questa una lite» soggiunse il cavalier Nero; «ma
-bensì una prova amichevole delle nostre forze. A voi, degno eremita;
-menate il vostro colpo; consento a sopportarlo, purchè vogliate sottomettervi
-a quello che indi v'applicherò.»
-</p>
-
-<p>
-«Di tutto buon grado! Foste anche Golia, andrete a misurare la
-terra come egli fece.»
-</p>
-
-<p>
-Dette queste parole, quel gagliardo rivoltò la sua manica facendola
-arrivar sino al gomito, e ben serrato il pugno e con tutto il vigore del
-nerboruto suo braccio gli vibrò tal colpo sulla testa, che avrebbe bastato
-a stramazzare un bue. Ma l'emulo dell'eremita di Copmanhurst rimase
-fermo come scoglio, onde tutti gli arcieri misero acclamazioni di congratulazione.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Or tocca a me» disse il Cavaliere levandosi la sua manopola.
-«Non voglio avere vantaggi di sorte alcuna. Vedremo se meglio riuscirò.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi cedo il riscatto di questo Ebreo se vi da l'animo farmi smover
-d'un pollice.»
-</p>
-
-<p>
-Così favellava il cappellano assumendo tuono di non più udita intrepidezza.
-Ma chi è da tanto di sottrarsi al proprio destino? Il colpo
-del cavalier Nero ebbe tale onnipossente virtù, che a grande stupore di
-tutti gli astanti fe' cadere come corpo morto l'atleta.
-</p>
-
-<p>
-Si rialzò tostamente non manifestando nè confusione nè collera.
-«Collega carissimo» diss'egli al cavaliere, «voi avreste potuto temperare
-un po' più la vostra botta, perchè, per san Dunstano! vi volea un cranio
-forte siccome il mio a non rimanere spaccato. Ma eccovi la mia mano
-in pegno che non farò mai più con voi di tali contratti; vedo che sarei
-sempre dal lato del perdere. Non si pensi omai a quello che è stato, ma
-piuttosto al riscatto del Giudeo, perchè già il leopardo non cambia mai
-pelo, e l'ebreo sarà sempre ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-«Il nostro cappellano» disse Gilberto «dopo la piccola correzione
-che ha avuta non fa più tanti conti sulla conversion dell'Ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-«Che cosa c'entri tu a parlare di conversioni? La subordinazione è
-andata a spasso da questo campo? Tutti fanno dunque i padroni? Sappi,
-manigoldo, che la mia testa era... sì, era estenuata dalla fatica quando
-ricevei il colpo del cavaliere, senza di che l'avrei sostenuto altrimenti;
-e se ti talenta che ricominciamo insieme la giostra, potrò farti vedere...»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là!» sclamò Locksley «zitto là! abbiam sul tappeto altri
-affari. E tu, Ebreo, pensa a quello che puoi offerirne pel tuo riscatto.
-Non mi fa mestieri il dirti, che la tua schiatta si ha per maladetta da
-ogni brigata di Cristiani e che quindi la tua presenza ne incomoda. Sarai
-dunque condotto in luogo di sicurezza, mentre farò venire al mio cospetto
-un prigionere di un'altra specie. Intanto avrai tempo di meditare
-ai modi che hai di redimerti.»
-</p>
-
-<p>
-«Trovansi fra i prigionieri molti soldati di Frondeboeuf?» chiese
-il cavalier Nero.
-</p>
-
-<p>
-«Non ve n'è un solo, da cui si potesse sperare qualche riscatto»
-rispose Locksley. «Pochi poveri uomini, ai quali ho permesso d'andarsi
-a cercare un altro padrone! Non v'era da guadagnar nulla nel conservarli;
-quanto alla vendetta, ne abbiam fatto anche di troppo. Tutti insieme non
-valeano un quarto di scudo. Ma il prigioniere di cui vi parlo è di miglior
-lega; un frate che si direbbe un cicisbeo in atto di visitare la sua innamorata,
-a giudicarne dall'eleganza e dalla finezza della biancheria ch'egli
-porta. Ma ecco il degno Monsignore, più azzimato d'un cortegiano.»
-</p>
-
-<p>
-E in quell'istante fu visto comparire dinanzi al soglio del capo
-degli arcieri il nostro antico amico Aymer, priore di Jorvaulx, cui due
-guardie facevano scorta.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Larzio dov'è? Che indugia ancor? Gli ufici</p>
-<p class="i01">»Del ministro a lui fidato ei compie.</p>
-<p class="i01">»Qual danna, a qual perdona: esul taluno</p>
-<p class="i01">»Mette dal suol nativo; ai lari amati</p>
-<p class="i01">»Riconcede talun; tai di catene</p>
-<p class="i01">»Stringe; a tai di sua mano i ceppi infrange.</p>
-<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-I lineamenti ed i modi del Priore prigioniere offerivano una singolare
-mescolanza d'orgoglio offeso, di scompigliata vanagloria, e d'un terrore
-da cui cercava invano schivarsi.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, signori miei» diss'egli con tuono da cui trapelavano tutti
-e tre tai sentimenti «che vol dire tal vostra condotta? Siete Turchi o
-Cristiani, voi che in sì fatta guisa mettete le mani addosso a un membro
-del clero? Sapete voi che cosa sia il <i>manus imponere in servos Domini</i>?
-Deste il sacco alle mie valigie, stracciaste un camice di sontuoso pizzo, degno
-d'un cardinale! Se vi scontravate in tutto altro ecclesiastico, certamente
-non l'avreste passata così, e vi sareste udito intonare il terribile <i>Excommunico
-vos</i>. Ma io sono indulgente, e se mandate liberi i miei confratelli
-che m'accompagnavano, se mi restituite i miei palafreni e i miei fardelli,
-se inviate subitamente cento <i>corone</i> di buona moneta d'argento al priorato
-di Jorvaulx onde vi sian celebrate messe giusta la vostra intenzione, e se
-finalmente fate voto per ispirito contrito di non mangiar salvaggina da qui
-a Pentecoste, può essere che non si parli più di questa vostra scappata.»
-</p>
-
-<p>
-«Venerabile Priore» si fe' a dire il condottier degli arcieri «sarei
-inconsolabile se credessi che qualcuno della mia gente avesse usato con
-voi modi da meritare i paterni vostri rimproveri.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: hanno usato bei modi!» riprese la parola il Priore, cui infuse
-quel coraggio che non avea dianzi il tuono di mansuetudine assunto da
-Locksley. «Que' bei modi che non s'userebbero verso un cane da pagliaio
-non dirò verso un Cristiano, e molto meno sacerdote, non parlo
-poi verso un priore di Jorvaulx! Scorgo là fra voi un imbriaco, profano
-<i>menestrello</i>, di nome <i>Allan-Dale</i>, vero <i>nebulo quidam</i>, che mi
-ha minacciato di pena corporea, e persin di morte, se non pago tosto
-quattrocento <i>corone</i> di riscatto, non contentandosi di tutte le mie bagaglie,
-delle quali s'è impadronito, e delle catenelle d'oro e degli anelli, di cui
-non potrei sull'istante apprezzare il valore. Lascio da parte una infinità
-d'altre dilicate suppellettili, che le ruvide mani di costui m'hanno scipate,
-tali sono la mia scatoletta de' confetti, e le mie mollettine d'argento.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi sembra impossibile che Allan-Dale siasi comportato in tal guisa
-con un personaggio sì venerabile» soggiunse in seriissimo tuono Locksley.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Però la cosa è tanto vera quant'è vero il vangelo di san Nicodemo.
-Vi dirò di più: ha giurato, e coi più orribili giuramenti, che se io non
-gli pagava le quattrocento corone, m'avrebbe fatto appiccare al più alto
-fra gli alberi della foresta.»
-</p>
-
-<p>
-«L'ha egli giurato, reverendo priore? Ohi quand'è così, vi consiglio
-cedere alla sua inchiesta; perchè conosco Allan-Dale, non è uomo
-da mancare a quanto ha promesso.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi avete voglia di scherzare» disse il Priore attonito, e facendo
-nonostante sforzi per ridere «Ah! Ah! Ah! Amo anch'io al pari di
-voi un onesto celiare, ma quando poi la celia è durata tutta la notte,
-mi pare che la mattina un uomo possa riprendere la sua serietà.»
-</p>
-
-<p>
-«Dunque vi dico con tutta la serietà del più grave fra i confessori,
-che vi fa di mestieri sborsarne un buon riscatto, reverendo Priore. Altrimenti
-converrà che il vostro convento pensi ad una nuova elezione, perchè
-non vi vede più.»
-</p>
-
-<p>
-«E ho da credervi cristiani se ardite usar tal linguaggio con un
-magnate di Santa Madre Chiesa?»
-</p>
-
-<p>
-«Se dovete crederci cristiani! Sicuramente; e abbiam modo di provarci
-tali. Olà! Si chiami tosto il nostro cappellano, affinchè citi al venerabile
-Priore alcun testo che confermi il mio assunto.»
-</p>
-
-<p>
-L'eremita, tuttavia avvinazzato, avea imbracciata con sì bel garbo la
-cocolla, che lasciava vedere in parte il suo giustacuor verde, e fattosi innanzi,
-e chiamando il meglio che potè in soccorso la sua primitiva erudizione
-sì disse: «Rispettaci Priore, <i>Deus salvam faciat benignitatem
-vestram</i>! Voi siete il ben venuto delle nostre foreste.»
-</p>
-
-<p>
-«Che razza di divozione profana è mai questa?» sclamò il Priore.
-«Amico mio, se veramente appartenete al Clero, sarebbe per voi miglior
-opera l'indicarmi il modo di sciogliermi da quest'intrico, che star
-lì dinanzi a me facendo gesti e smorfie quai piuttosto si converrebbero
-ad un cantambanco.»
-</p>
-
-<p>
-«Il modo di sciogliervi!... In verità, più che ci penso, non ne
-vedo fuor d'uno. Oggi per noi è la festa di sant'Andrea, e facciamo la
-colletta delle decime.»
-</p>
-
-<p>
-«Spero ch'ella non cadrà sul clero, fratello carissimo!»
-</p>
-
-<p>
-«Sul clero come su i laici; perciò vi soggiungo, reverendo Priore:
-<i>Facite vobis amicos de Mammone iniquitatis</i>; è questa l'unica via di
-spacciarvi.»
-</p>
-
-<p>
-«Su via! vedo che siete cacciatori» provò questo nuovo espediente
-il Priore «e debbe essere per voi un motivo di più ad usarmi cortesia;
-perchè son cacciatore ancor io, nè la cedo ad alcun della vostra brigata
-nel dar fiato ad un corno da caccia.»
-</p>
-
-<p>
-«A lui tosto un corno da caccia!» gridò Locksley «affinchè ei
-possa fornirne prove di sua abilità.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span>
-</p>
-
-<p>
-Dopo il qual cenno un arciere presentò il chiesto strumento al Priore,
-che nel modo di sonarlo si sarebbe meritati elogi da qualunque cacciatore
-normanno. Ma Locksley crollò il capo.
-</p>
-
-<p>
-«Non è tal sonata che pagherà il riscatto per voi, ser Priore. Queste
-note puzzano d'oltremare; e vedo esser voi uno di quelli che sformano
-le vere ariette da caccia inglesi col vestirle di forestieri ornamenti,
-motivo onde vi toccherà pagare cinquanta <i>corone</i> di più per vostra liberazione.»
-</p>
-
-<p>
-«Siete ben difficile da contentare» soggiunse con tuono indispettito
-il Priore; «ma spero trovarvi più ragionevole al proposito del riscatto.
-Veniam dunque alle corte. Che pretendete voi per lasciarmi andare
-ove m'aggrada, e senza essere accompagnato da un distaccamento
-delle vostre guardie?»
-</p>
-
-<p>
-«Non mi parrebbe cosa mal fatta» disse in disparte un tenente al
-condottier della banda «che diffinissero, il riscatto del Priore l'Ebreo,
-l'Ebreo quel del Priore.»
-</p>
-
-<p>
-«L'idea è matta anzichè no» rispose Locksley; «pur non manca
-di vaghezza e l'accetto. Fa venire l'Ebreo.»
-</p>
-
-<p>
-Giunto appena Isacco: «Tirati innanzi, Ebreo» gli disse Locksley;
-«osserva questo reverendo padre Aymer, priore della ricca abbazia di Jorvaulx,
-e dinne quale riscatto ne potremmo pretendere. Tu conosci, ne
-son certo, le rendite del suo convento.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì veramente:» rispose il Giudeo; «ho letto più d'un negozio
-con que' buoni padri; che mi hanno venduto orzo, lane e frumento.
-Oh! ell'è una ricca abbazia, e vi si bevono vini più squisiti che altrove.
-Vorrei io avere tanta rendita, e vedreste qual sontuoso riscatto v'offerirei!»
-</p>
-
-<p>
-«Maladetto Giudeo!» sclamò il Priore «niuno sa meglio di te come
-la nostra santa comunità sia indebitata per...»
-</p>
-
-<p>
-«Per aver l'anno scorso» continuò l'altro «empiute le cantine del
-convento di vini di Guascogna i più scelti; ma questa per le signorie vostre
-era una misera bagattella.»
-</p>
-
-<p>
-«Cane d'un infedele! Ei vorrebbe dare ad intendere che la nostra
-santa comunità non ha debiti, se non se per aver comperato un po' di
-vino che abbiamo ottenuta la permissione di bere <i>ad necessitatem et propter
-frigius depellendum.</i> Un ribaldo circonciso bestemmia la Santa Chiesa
-e v'hanno da essere cristiani che lo ascoltano senza punirlo!»
-</p>
-
-<p>
-«Tutte queste dicerie sono inutili» soggiunse Locksley «Isacco,
-pronunzia tu qual riscatto potremmo, senza volerlo scorticare, pretendere
-dal reverendo Priore.»
-</p>
-
-<p>
-«Io dico che può pagare seicento <i>corone</i> alle onorevoli vostre signorie,
-e che non quindi starà ben comodamente seduto nel suo scanno
-abbaziale, sia in coro, sia nel refettorio.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Seicento <i>corone</i>!» replicò gravemente il duce degli arcieri. «Ebbene,
-Ebreo! lo dicesti. Mi contento. Avete inteso, ser Priore? Seicento
-<i>corone</i>! Tal è il nostro giudizio. Salomone non ne avrebbe, cred'io, profferito
-un migliore.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi delirate, padroni garbati» disse il Priore; «e dove volete che
-io possa rinvenire tal somma? Quand'anche avrò venduto il crocifisso e
-i candellieri d'argento dell'altar maggiore, non sarò arrivato a metterne
-insieme la metà. Poi converrà in qualunque modo ch'io mi trasferisca
-a Jorvaulx, e vi lasci due dei miei preti in ostaggio.»
-</p>
-
-<p>
-«In vece, ser Priore, faremo il contrario: manderete i vostri due
-preti a cercare questo riscatto a Jorvaulx, e terremo in deposito voi, tanto
-che tornino col danaro. In tale intervallo, non temete che vi manchino
-buon vino e salvaggina; anzi, poichè amate la caccia, ci verrete in nostra
-compagnia, e vi faremo vedere molta varietà di paesi.»
-</p>
-
-<p>
-«O se meglio v'accomodasse» soggiunse Isacco sollecito di conciliarsi
-la buona grazia del capitano degli arcieri «manderò io a cercare le
-seicento corone, purchè il reverendo padre mi faccia fine per altrettanta
-somma ne' conti di debito che ho col convento.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti farà la tua ricevuta, o Isacco, tel promettiamo» disse tosto
-Locksley. «Colla stessa occasione procaccerai il suo riscatto ed il tuo.»
-</p>
-
-<p>
-La voce <i>tuo</i> tornò a far impallidire l'Ebreo. «Il mio! rispettabili
-signori? non vi dissi già quant'io sia povero? Non ho più che rovina e
-disperazione dinanzi agli occhi. Quando vi avessi pagato cinquanta <i>corone</i>,
-non mi rimarrebbe altra via di campare che un bordone da mendicante.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò è di quanto il Priore giudicherà» riprese a dire Locksley.
-«Che ne pensate voi, padre Aymer? L'Ebreo è egli in istato di pagare
-un buon riscatto?»
-</p>
-
-<p>
-«S'egli è in istato! Che cosa te ne pare, Isacco d'York? Egli è
-ricco, sappiatelo, da poter riscattare le dieci tribù d'Israel, che furono
-ridotte in servitù dagli Assirii. Di persona non lo conosco gran fatto,
-ma il nostro cellerario e il nostro tesoriere ebbero seco lui parecchi negozi,
-e la sua casa d'York, a quanto ognuno vocifera, ringorga tanto
-d'oro e d'argento, ch'ella è una vera infamia per un paese cristiano.
-Ogni buon cattolico è scandalezzato al vedere come venga sofferto che
-tai sanguisughe s'impinguino, a furia d'avanie e d'usure, delle sostanze
-di tutti i cittadini, e persino di quelle della Santa Madre Chiesa.»
-</p>
-
-<p>
-«Non si lasci così scaldar dallo sdegno la Reverenza vostra priorale»
-Isacco soggiunse «e rammenti ch'io non costringo nessuno a ricevere il
-mio danaro. Se qualche persona batte per chiederne in prestito alla mia
-porta, sia principe o priore, cavaliere o prete, laico o uom del clero, usa
-con me tutt'altri modi: <i>Mio caro Isacco, mi presterete voi tal servigio?
-Abbandonerete un amico nella disgrazia? Sarò puntuale al termine
-<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span>
-convenuto</i>. Ma quando poi questo termine arriva: <i>Cane d'Ebreo! che
-tutte le piaghe dell'Egitto vengano addosso alla maladetta tua schiatta</i>!
-e ne regalano di quante imprecazioni son le più acconce ad ammutinar
-la plebaglia contro di uno sfortunato popolo di stranieri.»
-</p>
-
-<p>
-«Priore» allora disse Locksley «comunque ebreo, qui poi non ha
-tanto torto. Orsù, concludiamo! Pronunziate, senza volerlo rovinare, il
-suo riscatto come egli ha pronunziato il vostro.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ci vuol veramente che un <i>famosus latro</i>, vocabolo di cui vi
-darò la spiegazione a tempo e luogo» soggiunse Aymer «un <i>famosus
-latro</i>, per valersi d'egual peso e misura verso un prelato cristiano e verso
-un circonciso infedele. Ma poichè pretendete ch'io ponga prezzo alla libertà
-di questo sgraziato, non tacerò come sareste ingiusti con voi medesimi
-se lo mandaste libero a minor prezzo di mille corone.»
-</p>
-
-<p>
-«Bellissima sentenza! bellissima sentenza!» sclamarono a coro gli
-arcieri. «Il Cristiano dà a divedere la sua superiorità sull'Ebreo; e ne
-tratta con maggiore generosità.»
-</p>
-
-<p>
-«Dio de' miei padri!» gridò Isacco. «Volete voi dunque ridurre
-alla mendicità il più sfortunato degli uomini? Ieri ho perduta la mia
-figlia, e oggi mi farete perdere ogni modo di vivere!»
-</p>
-
-<p>
-«Se tu non hai figli» replicò Aymer «tanto meno hai bisogno di
-essere ricco.»
-</p>
-
-<p>
-«Oimè, ser Priore, le vostre leggi<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> non vi permettono di sapere
-quanta ne sia cara la nostra prole! O Rebecca, figlia della mia diletta Rachele!
-se ciascuna foglia di quest'albero fosse uno zecchino, e se tutti
-questi zecchini m'appartenessero<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, sagrificherei di buon cuore tale immenso
-tesoro per sapere che divenne di te in sì funesta giornata.»
-</p>
-
-<p>
-«Tua figlia!» prese la parola un degli arcieri. «Non portava
-ella un velo di seta ricamato d'argento?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» rispose con forza il vegliardo, che in quell'istante non tremava
-più di paura, ma d'impazienza. «Sì, quella. Oh possano tutte le
-celesti benedizioni diffondersi sul tuo capo; puoi tu dirmi che divenuto
-sia di mia figlia?»
-</p>
-
-<p>
-«Senza dubbio ella era la persona, che l'orgoglioso Templario si
-portava via ieri sera allorquando s'apria varco per mezzo alle nostre
-file. Io aveva fatto volto al mio arco per iscoccargli una freccia, ma
-non osai lanciarla per tema di ferire quella giovinetta che mettea disperate
-grida.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Oh avesse piaciuto a Dio che più fermo in quell'istante fosse stato
-il tuo braccio, a costo pur anche di trapassarle il seno! Vorrei piuttosto
-credere ch'ella giace entro la tomba de' padri miei, che saperla in poter
-di quel barbaro, di quel dissoluto Templario. Ichobad, Schobad! è offuscata
-la gloria della tua casa!»
-</p>
-
-<p>
-«Amici miei» soggiunse Locksley; «questo vecchio, lo vedo, non è
-che un Ebreo, ma il suo dolore mi commove. Vien qui, Isacco. Negozia
-a buoni patti con noi. Dimmi: il pagamento di mille corone pel tuo
-riscatto ti lascia veramente sprovveduto d'ogni sostanza?»
-</p>
-
-<p>
-Simile interrogazione mossa all'Ebreo in un istante in cui l'amor
-paterno faceva guerra a quello ch'egli avea pel danaro, lo privò di quella
-solita prontezza d'animo, a tal che rispose pressochè senza accorgersene:
-«Sprovveduto del tutto, no.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! non faremo conti tanto rigorosi con te. Sfornito di danaro,
-lo strappar tua figlia dalle branche di un Templario ti sarebbe cosa altrettanto
-impossibile, quanto atterrare un daino con una freccia spuntata. Ne
-pagherai dunque lo stesso riscatto che abbiamo chiesto al Priore, anzi ti
-abboneremo cento <i>corone</i>, che io medesimo mi prenderò di meno nella
-mia parte di bottino. Di fatto poi sarebbe uno scandalo mettere ad egual
-prezzo la testa d'un Ebreo e quella d'un prelato Cristiano. Questa, non
-v'ha dubbio, dee valer più dell'altra. Così ti rimangono cinquecento corone
-per negoziare il riscatto della tua figlia. I Templarii amano lo splendore
-degli zecchini d'oro non meno di quello che mandano due occhi
-anche bellissimi. Però non perdere tempo a far sonare il metallo alle orecchie
-di Bois-Guilbert innanzi che peggio accada a tua figlia. Tu la troverai,
-giusta quel che mi dissero le nostre velette, nella commenda di
-Templestowe. Convenite voi nel mio parere, o colleghi?»
-</p>
-
-<p>
-Qualunque fosse il partito posto da quel condottiero, era sempre
-partito vinto per acclamazione. Laonde Isacco, liberato da una metà
-de' suoi timori nell'udir viva la propria figlia, si confortò colla speranza
-di riaverla; e giubilante per sapere ridotto alla metà il riscatto
-che paventava dover pagare, si prostrò ai piedi dell'umano capobanda,
-e fregandone colla barba i calzari gli prese il lembo del giustacuor verde
-per imprimervi un bacio.
-</p>
-
-<p>
-Fattosi alcuni passi addietro Locksley, gettò uno sguardo di disdegno
-sopra l'Israelita: «Alzati, Ebreo, alzati, sono Inglese, nè amo questi
-contrassegni di servile rispetto, soliti a praticarsi nell'Oriente. Gli è al
-cospetto di Dio che devi piegare il ginocchio, non dinanzi ad un miserabile
-peccatore qual io mi sono.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì Ebreo» in questa soggiunse Aymer «prosternati dinanzi a Dio
-che figurano in questa terra i ministri de' suoi altari. Chi sa, che un
-pentimento sincero, unito ad una convenevole donazione a favore della
-cassa di san Roberto, non ti ottenga da Dio misericordia e grazia così
-<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span>
-per te come per tua figlia Rebecca? La vidi alla <i>posta d'armi</i> d'Ashby
-e prendo parte alle sventure di questa giovane, perchè mi sembrò bella
-e ben fatta; ho qualche prevalenza sull'animo di Brian di Bois-Guilbert,
-e una mia raccomandazione presso di lui non ti sarebbe inutile, se tu
-sapessi meritartela.»
-</p>
-
-<p>
-«Oimè! oimè!» sclamò l'Ebreo: «la mano dell'oppressore si
-solleva d'ogni banda contro di me. Son fra le mani dell'Assirio e dell'Egiziano.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual vorresti miglior destino alla maladetta tua schiatta» continuò
-il Priore; «poichè dissero le Sante Scritture: <i>Verbum Domini
-projecerunt et sapientia nulla est in eis</i>, che te lo spiegherò in volgare.
-Non fecero conto della parola del Signore, ed ogni saggezza gli
-abbandonò, e vien dopo il <i>propterea dabo mulieres eorum exteris,</i> darò
-le loro femmine agli stranieri, e lo straniero nel caso nostro è il Templario;
-<i>et thesauros eorum haeredibus alienis</i>, e le lor ricchezze ad altri
-eredi.<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>»
-</p>
-
-<p>
-Isacco mandò un profondo sospiro, si torse le mani e ricadde nello
-stato suo di cordoglio e di disperazione.
-</p>
-
-<p>
-Allora Locksley trasse in disparte l'Israelita: «Isacco, pensa bene ai
-tuoi casi. Se vuoi accettare un parere da me, procurati un amico in questo
-Priore. Quanto è vanaglorioso, altrettanto è avaro, perchè le sue prodigalità
-fanno che i danari sien sempre pochi per lui. A te non è difficile
-il contentarlo; perchè non creder poi, ch'io presti fede a questa tua povertà,
-ed abbimi per meglio istrutto che non pensi de' tuoi affari. Mi è
-nota sin quella tale cassa di ferro ove tieni i sacchetti d'argento. Sì. Ti
-immagini forse che io non sappia di quella gran pietra che sta sotto
-un pomo del tuo giardino di York, quella che fa da coperchio ad una
-picciola scala, d'onde si scende ad un sotterraneo arcato?.....
-So tutto.»
-</p>
-
-<p>
-A tai detti l'Ebreo divenne pallido come la morte.
-</p>
-
-<p>
-«No, no: non temer nulla per parte mia,» proseguì l'arciere «ma
-ci conosciamo ch'è lungo tempo. — Dimmi. Ti ricordi tu d'un arciere
-infermo, che tua figlia riscattò dai ferri, che custodì nella tua casa a
-York sintantochè lo avesse risanato compiutamente, ed al quale nel licenziarlo
-tu donasti una moneta d'oro? Benchè usuraio, tu non impiegasti
-mai meglio il tuo danaro, perchè, non fosse altro, questa moneta d'oro
-ti ha risparmiate cinquecento corone quest'oggi.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ah! siete voi quel tale» soggiunse l'Ebreo «che chiamavano in
-allora Diccon Bendbow? Mi parea bene conoscere la vostra voce.»
-</p>
-
-<p>
-«Sono appunto Bendbow Locksley, ed ho ancora un altro nome.»
-</p>
-
-<p>
-«Però, generoso Bendbow, siete in errore al proposito del sotterraneo
-arcato. Quant'è vero che vivo, non racchiude se non alcune vecchie
-mercanzie, che spartirò con voi di buon grado. Cento aune circa di
-panno verde di Lincoln, buono da far giustacuori alla vostra gente, un
-centinaio di bastoni di tasso di Spagna ad uso d'archi, e altrettante corde
-di seta, rotonde, eguali e di prima qualità; le quali cose vi spedirò
-in compenso delle buone intenzioni che avete manifestate a mio riguardo;
-ma, onesto Bendbow, posso fidarmi che custodirete fedelmente il segreto
-intorno al sotterraneo arcato?»
-</p>
-
-<p>
-«Fedelmente quanto potrebbe conservarlo un sepolcro; e ti dico
-anzi la verità: mi duole, e sinceramente mi duole della disgrazia accaduta
-a tua figlia. Ma ora non posso fare nulla a suo pro. Templestowe non è
-tal caccia, ove arrivino le nostre frecce. Se fossi stato prima informato
-del ratto di questa giovane, avrei potuto avvisare ai modi per liberarla,
-ma adesso non ti rimangono che gli espedienti della politica. Vuoi tu
-ch'io m'incarichi di negoziare per te col Priore?»
-</p>
-
-<p>
-«Per l'amor del cielo, buon Bendbow! soccorretemi a ricuperare
-questo frutto delle mie viscere.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi metto dunque all'opera per te, ma bada che la tua avarizia
-non venga ad attraversarmi il lavoro.»
-</p>
-
-<p>
-Detto questo, lasciò l'Ebreo, che nondimeno lo seguitò come la propria
-ombra.
-</p>
-
-<p>
-«Priore Aymer» disse il capo «seguitemi un istante sotto questo
-albero. — Mi hanno detto, ser Priore, che il vino e i sorrisi della beltà
-vi piacciono anche più di quanto converrebbe forse all'abito di cui vestite;
-ma ciò non mi spetta nè poco nè assai. M'han detto ancora che un
-paio di buoni cani da caccia, un bel palafreno, una borsa onestamente
-piena son cose per voi stuzzicanti. Ma niuno si è mai avvisato rimprocciarvi
-un sol atto d'oppressione o di crudeltà. Premesso ciò, vedete qui
-il nostro Isacco, che vorrebbe farvisi aggradevole, e contribuire ai vostri
-diletti, offerendovi un sacchetto di cento marchi d'argento, e colla speranza
-poi che presso l'amico vostro, il Templario, vi faceste intercessore
-affinchè gli fosse restituita la figlia.»
-</p>
-
-<p>
-«Sana, salva, intatta qual era allorquando mi fu involata» aggiunse
-l'Ebreo; «altrimenti è nullo il contratto,»
-</p>
-
-<p>
-«Silenzio, Isacco, o pianto lì i tuoi interessi! Che dite dunque intorno
-alla mia proposta, priore Aymer?»
-</p>
-
-<p>
-«Ella è di tal natura che merita di essere presa in esame. Poichè
-se per una parte è opera buona quella che mi proponete, per l'altra
-poi dovendo essa tornare a vantaggio d'un Ebreo, la mia coscienza ripugna.
-<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span>
-Non di meno, quando l'Israelita volesse aggiugnere altri venti marchi,
-che gioverebbero alla costruzione del nostro dormitorio, mi farei meno
-scrupolo nell'aiutarlo a ricuperare la figlia.»
-</p>
-
-<p>
-«Non saranno... zitto, Isacco! Non saranno venti marchi, abbiano
-poi da servire pel dormitorio o per un paio di candellieri da altare,
-non saranno, dico, venti marchi che ci faranno rompere il negozio.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma pensate dunque, buon Diccon Bendbow,» interruppe l'Ebreo,
-«a che....»
-</p>
-
-<p>
-«Ma buon Ebreo, o per meglio dire buona bestia, buono scarafaggio»
-sclamò Locksley perdendo la pazienza «metti tu dunque in bilancia venti
-miserabili marchi d'argento col tuo onore, colla vita della tua figlia?
-Vivadio! se ardisci profferir più una parola, non passano tre giorni ch'io
-ti spoglio di quanto possedi su questa terra.»
-</p>
-
-<p>
-Chinò gli occhi Isacco, e divenne muto.
-</p>
-
-<p>
-«Ma qual mallevadore avrommi di quanto or promettete?» soggiunse
-il Priore.
-</p>
-
-<p>
-«Il migliore fra i mallevadori possibili» rispose Locksley «l'interesse
-medesimo dell'Ebreo. Perchè se mai la vostra mediazione giugnesse
-a tornarlo in poter di sua figlia, nè vi pagasse fino all'ultimo soldo la
-somma pattuita, giuro per sant'Uberto, me ne dovrebbe render tale
-conto da augurarsi d'aver pagato venti volte di più.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Ebreo» disse Aymer «poichè è deciso ch'io mi frammetta
-in questa bisogna, dammi il tuo calamaio e la penna... No,
-aspetta. Vorrei piuttosto far un digiuno di ventiquattro ore, che valermi
-della penna d'un Giudeo. Dove però trovarne un'altra?»
-</p>
-
-<p>
-«Semprechè vostra Reverenza non abbia scrupolo di valersi almeno
-del calamaio dell'Ebreo, quanto alla penna, mi assumo io provvederla.»
-</p>
-
-<p>
-E in dir ciò diè volto all'arco, e scoccò una freccia contro un'oca
-salvatica, antiguardo d'una falange di sue compagne che peregrinavano
-alle lontane e solitarie paludi di Holdarness, la quale passava allora per
-di sopra il capo a Locksley. L'augello cadde trafitto a' piedi dell'arciere.
-</p>
-
-<p>
-«Tenete, Priore» disse Locksley «eccovi quanto è d'uopo a fornir
-di penne d'ora ad un secolo tutti i monaci di Jorvaulx, già non si danno
-spesso la briga di scrivere le loro cronache.»
-</p>
-
-<p>
-Aymer si assise e preparò a tutto suo agio la lettera per Brian di
-Bois-Guilbert. Dopo averla indi accuratamente suggellata, la consegnò all'Ebreo.
-«Tieni. Ecco il tuo passaporto per condurti a Templestowe;
-vorrei sperare che tal lettera giovasse a farti restituire la figlia, se però
-la domandi ne' convenevoli modi, perchè non devi ignorare come il buon
-cavaliere di Bois-Guilbert appartenga ad una confraternita, che non fa
-mai nulla per nulla.»
-</p>
-
-<p>
-«Adesso, o Priore» soggiunse Locksley «non vi tratterrò più,
-se non se il tempo necessario a far la vostra ricevuta all'Ebreo per le
-<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span>
-seicento <i>corone</i>, prezzo pattuito del vostro riscatto. Accetto Isacco
-per mio banchiere, e se mai giugnesse a mia saputa, che moveste allo
-stesso Isacco la menoma obbiezione sulla validità di tale ricapito, che dovrà
-aversi come danaro nel saldare i suoi conti, giuro per santa Maria;
-che metto fuoco al convento di Jorvaulx, dovessi quindi essere appiccato
-dieci anni più presto.»
-</p>
-
-<p>
-Veramente il Priore nel far tale ricevuta non mise tutta quella buona
-grazia con cui si prestò a scrivere la lettera per Bois-Guilbert. Ma, neppur
-volendo, gli sarebbe stato possibile esimersi, nè dal trasmettere ad
-Isacco questa confessione di una somma pagata per riscattarlo, nè dal
-comprendere nella stessa confessione l'obbligo di dar credito del danaro
-a chi il danaro somministrava.
-</p>
-
-<p>
-«Ora» soggiunse Aymer «vi domanderò la restituzione delle mie
-mule e del mio palafreno, degli anelli, delle catene, de' gioielli, in somma
-di tutte le cose che mi toglieste; e vi chiederò parimente che lasciate liberi
-i due reverendi confratelli che m'accompagnavano. Voi vedete che
-il mio riscatto è pagato.»
-</p>
-
-<p>
-«I reverendi vostri confratelli, ser Priore, potranno seguirvi dovunque
-andiate, e il trattenerli sarebbe ingiustizia. Così vi saranno restituite le
-mule ed il palafreno; e vi forniremo ancora il danaro necessario per trasferirvi
-a York; perchè sarebbe atto crudele il togliervi i modi da continuare
-il vostro cammino; ma quanto agli anelli, ai gioielli, alle vesti preziose,
-dovete sapere aver noi una coscienza assai timorata per non volere
-compromettere un uom rispettabile, che si ha siccome morto a tutte quante
-le vanità della terra, per non volerlo, dissi, compromettere alla tentazione
-di contravvenire alle regole del proprio ordine col portare ornamenti
-mondani.»
-</p>
-
-<p>
-«Pensate bene a quel che fate, signori miei, prima di mettere
-profane mani su i beni della Chiesa. Vengono questi annoverati <i>inter res
-sacras</i>, e voi non sapete i pericoli cui si cimenta un laico sol che osi
-toccarli.»
-</p>
-
-<p>
-Allora entrò in campo l'eremita: «Ciò non v'affanni, reverendo
-Priore; m'assumo io questo carico.»
-</p>
-
-<p>
-«Amico, o piuttosto nemico» gli rispose il Priore cui niente garbava
-un tal modo di toglier di mezzo gli scrupoli «se veramente appartenete
-a qualche ordine religioso, vi consiglio pensar piuttosto al conto
-che dovrete rendere al vostro giudice ecclesiastico sulla parte presa a tutto
-quanto è accaduto quest'oggi.»
-</p>
-
-<p>
-«Fratello Priore» replicò l'eremita «bisogna che sappiate com'io
-spetti ad una piccola diocesi, della quale sono ad un tempo il giudice
-ecclesiastico; laonde non mi prendo del vescovo d'York maggior briga di
-quanta me ne diano il priore di Jorvaulx e tutto il suo rispettabil convento.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Gli è d'uopo conchiudere» disse il Priore, guardando in cagnesco
-quel suo collega salvatico «che voi siate un di coloro, i quali avendo
-ricevuti gli ordini sacri, senza esservi stato chiamato dal Signore, profanano
-la santità del lor ministero, e mettono in pericolo le anime di coloro
-cui si arrogano fare da guide: <i>lapides pro pane condonantes iis</i>,
-dando loro sassi per pane, come sta scritto nella Vulgata.»
-</p>
-
-<p>
-«Se non fosse stato d'uopo che di latino a spaccarmi il cranio, vi
-giuro che non avrebbe durato sì lungo tempo» rispose l'eremita, «ma
-io sostengo dinanzi a voi che lo spacciare preti orgogliosi e mondani della
-vostra sorte da tutte queste vanità d'anelli e gemme, è atto altrettanto
-legittimo quanto il fu quello degli Ebrei, allorchè s'impadronirono delle
-suppellettili degli Egiziani.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu non sei che un cherico da strada» sclamò adirato il Priore:
-«<i>Excommunicabo vos</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«Sei tu il ladro e l'eretico» replicò non indignato men l'eremita.
-«Credi tu che alla presenza de' miei parrocchiani mi inghiottirò come
-zucchero l'affronto da te osato contro di me, tuo reverendo confratello?
-<i>Ossa ejus perfringam</i>. Ti fracasserò le ossa, <i>come sta scritto nella Vulgata</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«Olà!» esclamò Locksley. «È egli forse convenevole, che due rispettabili
-individui del clero vengano a tali estremi? Sia tra voi la pace,
-o fratelli! Priore, se non avete bene accomodate le cose dell'anima vostra,
-non provocate oltre il nostro cappellano. E tu, eremita, lascia partire
-in santa pace il reverendo padre in Dio, com'uomo che ha già pagato
-il suo riscatto.»
-</p>
-
-<p>
-Gli arcieri pervennero a separare i due antagonisti, i quali durarono
-ancor qualche tempo ingiuriandosi in cattivo latino, che il Priore sciorinava
-con maggiore facilità, e l'eremita con maggior veemenza. Finalmente
-Aymer s'avvide come rimettea della propria dignità nell'attaccar
-lite con un cappellano di scorridori; ed essendo arrivati i due frati che lo
-accompagnavano, partì da quella adunanza con minor pompa e in foggia
-più apostolica, che non quando vi capitò.
-</p>
-
-<p>
-Non mancava altro se non se chiedere all'Ebreo le cauzioni necessarie
-ad assicurare il pagamento ch'egli avea promesso di eseguire così pel proprio
-come pel riscatto del Priore, al qual fine il primo mise un vaglia,
-munito del suo sigillo e della sua sottoscrizione, e tratto sopra altro ebreo
-d'York, che a chi 'l trasmettea doveva sborsare mille <i>corone</i>, e consegnare
-diverse merci specificate nel vaglia medesimo.
-</p>
-
-<p>
-«Il mio fratello» sospirando, egli disse «ha le chiavi de' miei magazzini.»
-</p>
-
-<p>
-«Anche quella del sotterraneo arcato?» gli soggiunse all'orecchio
-Locksley.
-</p>
-
-<p>
-«Dio me ne guardi!» rispose Isacco. «Io credea che questo segreto
-fosse noto a me unicamente.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Se nol sanno altri fuori di me, sei sicuro» soggiunse Locksley;
-«la qual cosa è sì vera com'è vero che questo pezzo di carta equivale al
-valore indicatovi sopra. Ma Isacco! a che stai ora pensando? Il dolore di
-dovere pagare mille corone ti fa dimenticare forse d'essere padre, di avere
-pericolante una figlia?»
-</p>
-
-<p>
-A tal considerazione l'Ebreo fe' un mezzo salto. «No, Diccon, no,
-Bendbow, parto subito. Addio, uomo, che non posso dir buono, nè voglio,
-nè debbo chiamare cattivo.»
-</p>
-
-<p>
-Questo capobanda nondimeno nol lasciò andar via senza dargli prima
-un ultimo avvertimento. «Mostrati liberale nelle offerte, Isacco, e non
-risparmiare la borsa quando è in rischio la sicurezza della tua prole. Pensa
-bene che una parte di danaro risparmiata mal a proposito in sì fatto negozio
-potrebbe fruttarti in appresso tormenti spaventevoli, tormenti più
-orridi, che se lo stesso danaro fatto fondere avesse ad esserti versato
-lungo il canal della gola.»
-</p>
-
-<p>
-Isacco non gli rispose che mandando un profondo gemito, e si mise
-in istrada accompagnato da due arcieri che dovevano essergli guide e scorte
-fino all'uscita del bosco.
-</p>
-
-<p>
-Il cavalier Nero, stato testimone non affatto indifferente di tutte le
-cose accadute, si fe' innanzi allora per congedarsi a sua volta da Locksley,
-nè potè starsi dal manifestargli la propria maraviglia per aver veduto serbarsi
-tanto ordine e tanta subordinazione fra individui che aveano scosso
-il freno delle ordinarie leggi della società.
-</p>
-
-<p>
-«Un cattivo albero produce talor buoni frutti, ser cavaliere, e qualche
-cosa di bene si trova anche fra i mali da attribuirsi alla malvagità dei
-tempi. In mezzo agli uomini, che cattive circostanze hanno spinti a questo
-genere di vita, non v'ha dubbio, illegale, avvene molti desiderosi di
-vedere una tal quale moderazione accompagnata alla licenza. Avvene pur
-di quelli che si dolgono in proprio cuore di dover continuare nella licenza
-medesima.»
-</p>
-
-<p>
-«E credo di parlare con un di questi ultimi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere, tutt'uomo ha un segreto che gli appartiene. Non
-vi chiesi il vostro. Sofferite ch'io serbi il mio. Voi potete far sopra di
-me tai conghietture che più v'aggrada. Io posso far le conghietture che
-più m'aggrada sopra di voi. E forse, nè le vostre nè le mie frecce, aggiungono
-al segno.»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonatemi, prode arciere, il vostro rimprovero è giusto; ma può
-accadere che ci rivediamo in ora di non avere più segreti l'uno al cospetto
-dell'altro. Finchè arrivi un tale istante, voglio sperare che ci separiam
-quali amici.»
-</p>
-
-<p>
-«Eccovene in pegno questa mia mano; mano d'un vero Inglese,
-benchè sia la mano d'un proscritto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed eccovi in contraccambio la mia. La riguardo onorata dall'atto
-<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span>
-di toccare la vostra. Perchè ogn'uomo che fa il bene, quantunque fornito
-di potere illimitato per commettere il male, merita lode non tanto
-per le cose buone da lui operate, quanto per le triste da cui si astenne.
-Addio, prode arciere.»
-</p>
-
-<p>
-Così si disgiunsero in perfetto accordo scambievole; e il cavaliere
-<i>dal Catenaccio</i> salito sul sontuoso suo corridore prese la strada che conduceva
-fuori della foresta.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Egli è un serpe, ti dissi, anzi feconda</p>
-<p class="i01">«Sempre di novi capi, idra ferale,</p>
-<p class="i01">«Che in tutto loco, in tutt'ora vegg'io</p>
-<p class="i01">«In me rizzarli. Il mio terror comprendi?</p>
-<p class="i12"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Celebravasi una magnifica festa nel castello d'York, a cui il principe
-Giovanni aveva invitati i nobili, i prelati ed i capi, sul soccorso de' quali,
-affidavasi per mandare a termine i suoi ambiziosi divisamenti. Waldemar
-Fitzurse, negoziatore politico di questo principe, ed uomo in tali faccende
-abilissimo, s'adoperava segretamente ad eccitare negli animi delle persone
-convenute ivi quel grado di coraggio, di cui ciascuna di esse abbisognava
-per chiarire pubblicamente i propri sentimenti. Ella era cosa troppo essenziale
-al buon successo della congiura collegare insieme il coraggio intraprendente
-e cieco, benchè brutale di Frondeboeuf, l'ardimento e la
-vivacità di Bracy, la sagacità, la perizia, ed il valor rinomato di Brian di
-Bois-Guilbert. Intanto che di questi imprecavano la lontananza senza conoscerne
-le cagioni, così Giovanni d'Angiò come il suo consigliere, non
-ardivano, privi d'essi, calare affatto visiera. Mancava parimenti l'ebreo
-Isacco e, quindi si dileguavano le speranze d'ottenere una somma ragguardevole,
-ch'ei dovea somministrare sotto condizioni già pattuite. E in
-una congiuntura sì ardua, la mancanza di danaro poteva metterli nel
-massimo degl'impacci.
-</p>
-
-<p>
-Nella mattina successiva alla distruzione di Torquilstone, si diffuse
-per tutta la città di York una vaga voce, che Bracy, Bois-Guilbert, Frondeboeuf,
-fossero stati fatti prigionieri od uccisi da uomini Sassoni. Waldemar,
-annunziando al principe Giovanni sì fatta notizia, aggiunse come
-ei la temesse tanto più vera, che non gli erano ignoti, nè il disegno venuto
-in costoro d'impadronirsi di Cedric il Sassone e del suo seguito,
-nè qual poca scorta a tal fine avessero condotta con sè i macchinatori
-dell'attentato. Attentato che in tutt'altra occasione il principe Giovanni
-avrebbe avuto per una leggiadrissima frascheria, ma tal frascheria in questo
-istante ne sconcertava i divisamenti e rompea le fila che si erano tese;
-onde proruppe in invettive contra l'insolenza di coloro che tanto aveano
-arbitrato; li chiamò infrangitori delle leggi, perturbatori dell'ordine pubblico,
-aggressori delle individuali proprietà, prese in somma la cosa di
-quel tuono che ad un re Alfredo sarebbesi addetto.
-</p>
-
-<p>
-«Scellerati privi d'ogni principio d'onore!» esclamò. «Se mai
-divenissi re d'Inghilterra, farei appiccare tutti questi scorridori dinanzi
-ai ponti levatoi delle loro castella.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ma per arrivare ad esser re d'Inghilterra,» rispose freddamente
-l'Architophel di Giovanni «vi è duopo non solo sopportar in pace gli
-sregolamenti di cotesti scorridori privi d'ogni principio d'onore, ma ben
-anche conceder loro la vostra protezione ad onta dello zelo lodevole onde
-vi date ora a divedere tenerissimo di quelle leggi, che costoro hanno l'abito
-di violare. E che sarebbe ora di noi, se i Sassoni avessero posta in
-atto la vostra visione di appiccare i nobili Normanni rimpetto a' ponti
-levatoi delle loro castella? E, vivadio! Cedric il Sassone è uomo abbastanza
-ardito perchè tale idea possa essergli capitata alla mente. Non v'è
-ignoto quanto rischiosa impresa diverrebbe per noi l'avventurare un passo
-senza essere sicuri che ne sostenessero Frondeboeuf, il Templario e Bracy,
-e intanto ci siamo innoltrati in guisa, che il tornare addietro non ne
-presenta minori pericoli.»
-</p>
-
-<p>
-Il principe Giovanni si battè con atto d'impazienza la fronte, e trascorse
-a gran passi quell'appartamento.
-</p>
-
-<p>
-«Gli sciagurati!» esclamò «i perfidi! i traditori! abbandonarmi
-in un momento sì rilevante!»
-</p>
-
-<p>
-«Dite piuttosto i pazzi, gl'insensati, che badano a tali follie, quando
-è il momento di pensare ad affari più rilevanti!»
-</p>
-
-<p>
-«Ma che ne resta dunque ad operare?» disse il principe arrestandosi
-d'improvviso dinanzi a Waldemar.
-</p>
-
-<p>
-«Null'altro che eseguire le cose da me preordinate. Non venni io
-già ad annunziare alla Grazia vostra una sventura, senza prima avere
-avvisato agli espedienti per ripararla.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu se' il mio buon angelo, o Waldemar, e forte io d'un cancelliere
-tuo pari nel mio consiglio, il regno di Giovanni non può che divenire
-celebre ne' nostri annali. Ma quali sono gli espedienti che dici aver
-presi?»
-</p>
-
-<p>
-«Ho ordinato a Luigi Winkelbrand, luogotenente di Bracy, che dia
-il segnale di montare a cavallo, e dispiegando bandiera, parta immantinente
-co' suoi alla volta del castello di Frondeboeuf, a fine di operare
-quanto può in difesa de' nostri amici.»
-</p>
-
-<p>
-Il principe Giovanni si fe' rosso per lo sdegno, simile a viziato fanciullo
-che crede aver ricevuto un affronto.
-</p>
-
-<p>
-«Pel cospetto di Dio! Fitzurse, stimo il vostro ardimento in assumervi
-l'impunità di dar tali ordini. Come? in una città ove trovasi il
-vostro principe, far sonare l'allarme, far dispiegar la bandiera senza
-averne ricevuto un suo cenno?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi chiedo le mille volte perdono» rispose Fitzurse maledicendo in
-suo cuore la stolta vanità di un tale padrone «ma in circostanze tanto
-stringenti, quando il ritardo d'un minuto potea divenire fatale, ho creduto
-mi fosse lecito l'arbitrare sopra cosa da cui dipendono i vostri interessi
-i più cari.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Vi perdono, Waldemar» disse il principe gravemente; «la buona
-intenzione fa scusa della temerità di cotal vostra sollecitudine. Ma, vivadio!
-vedete chi ne arriva! Bracy egli stesso, e in un aggiustamento affatto
-stravagante.»
-</p>
-
-<p>
-Egli era di fatto Bracy, nel cui volto acceso leggeasi la fatica d'uomo
-che avea sostenuta una corsa di galoppo, coperto di polvere e di sudore,
-e coll'armatura infranta e insanguinata, onde non era dubbio ch'ei non
-avesse partecipato ad un ostinato combattimento. Spacciatosi dell'elmo,
-lo mise sopra una tavola, e tacque per un'istante qual chi ha bisogno
-di prender fiato.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, o Bracy» disse il principe; «che vuol dir ciò? Parlate,
-ve lo comando. I Sassoni han ribellato?»
-</p>
-
-<p>
-«Parlate adunque, Bracy» soggiunse, quasi nel medesimo tempo
-che il suo padrone, Fitzurse. «Una volta avevate l'usanza di essere uomo.
-Ov'è il Templario? Che cosa è accaduto di Frondeboeuf?»
-</p>
-
-<p>
-«Il Templario è fuggito» rispose Bracy «quanto a Frondeboeuf,
-più nol vedrete. Egli ha trovato luminoso sepolcro sotto le ardenti rovine
-del suo castello medesimo, e credo essere io il solo fuggito per arrecarvene
-la notizia.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi parlate di rovine ardenti e di incendio con tuono molto tranquillo»
-soggiunse Fitzurse.
-</p>
-
-<p>
-«Nè v'ho ancor detto il peggio» Bracy replicò. Indi accostandosi
-al principe Giovanni, gli disse abbassando la voce, e in aria di mistero:
-«Riccardo è in Inghilterra, l'ho veduto, gli ho parlato io medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi sognate, o Bracy» disse Fitzurse «una tal cosa è impossibile.»
-</p>
-
-<p>
-«Nondimeno è vera, gli ho parlato io, vi ripeto, son fatto suo
-prigioniero.»
-</p>
-
-<p>
-«Prigioniero di Riccardo Plantageneto?»
-</p>
-
-<p>
-«Di Riccardo Plantageneto, di Riccardo Cuor-di-Leone, di Riccardo
-d'Inghilterra!»
-</p>
-
-<p>
-«Egli è dunque capo di una forza militare?»
-</p>
-
-<p>
-«No, Fitzurse, ei non aveva con seco se non se alcuni arcieri, specie
-di scorridori che nè manco lo conoscevano. Egli si accompagnò ad essi
-per impadronirsi di Torquilstone.»
-</p>
-
-<p>
-«Ravviso a questo sol tratto Riccardo» disse allora Waldemar;
-«l'impresa è degna d'un vero cavaliere errante, che corre ventura, che
-vuol riportarne buon successo, aiutato sol dalla forza del proprio braccio
-a guisa d'un Amadigi, d'un Galaor, intantochè trascura gli affari
-del proprio regno e l'interesse della propria salvezza. E che divisate
-dunque di fare, o Bracy?»
-</p>
-
-<p>
-«Io! Gli offersi il mio servigio, ma mi rispose che non si fidava di
-me. M'accingo a partire per Hall congiuntamente alla mia compagnia
-franca. Giunto colà, noleggerò un naviglio che mi trasporti in terra di
-<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span>
-Francia. E voi, Waldemar, abbandonerete voi la politica? prenderete la
-lancia e lo scudo, verrete a partecipar meco della buona o della cattiva
-fortuna che il cielo mi serba?»
-</p>
-
-<p>
-«Son troppo vecchio, o Maurizio; ed ho una figlia che non m'è
-lecito l'abbandonare.»
-</p>
-
-<p>
-«Datela a me in isposa, o Waldemar, e col soccorso di Dio e della
-mia spada la manterrò in un grado degno di lei.»
-</p>
-
-<p>
-«No, no;» disse Fitzurse: «io mi riparerò nella chiesa di san
-Pietro di questa città e vi troverò un asilo. L'arcivescovo mi ha giurato
-fede e amicizia.»
-</p>
-
-<p>
-Nel durare di sì fatto colloquio, il Principe rinveniva a poco a poco
-dallo stato di stupore, in cui tratto avealo tale notizia sì poco aspettata;
-laonde udì quanto bastava i discorsi di questi due cortegiani.
-</p>
-
-<p>
-«Costoro si stolgono da me» dicea fra sè stesso. «Non sono eglino
-più congiunti alla mia persona di quanto il sia una foglia secca allorchè
-soffia il vento d'autunno. Per l'inferno! non saprò io trovare vigore in me
-stesso ancorchè m'abbandonino questi vigliacchi?» E mentre ei meditava
-tai cose, la sua fisonomia si compose ad espressione sinistra e diabolica;
-finalmente interruppe in sì fatta guisa i loro discorsi.
-</p>
-
-<p>
-«Ah! ah! ah! per gli occhi della Madonna, o signori! Ammiro la
-vostra prudenza, il vostro senno, e soprattutto il vostro coraggio, che
-sagrificate in un medesimo tempo ricchezze, onori e piaceri; che vi ritraete
-dal giuoco quando un bell'ardimento può darvelo vinto.»
-</p>
-
-<p>
-«Non comprendo, o signore, le vostre idee» disse Bracy. «Appena
-sia noto il ritorno di Riccardo, non gli mancherà un esercito sotto i suoi
-ordini, e allora, quale speranza rimane per noi? Piuttosto, o Principe,
-vi do per consiglio ritirarvi in Francia, o vero ricorrere alla protezione
-della Regina madre.»
-</p>
-
-<p>
-«Io non temo nulla in quanto spetta alla sicurezza mia personale»
-rispose con altero tuono Giovanni. «Un solo accento detto da me a mio
-fratello basta ad assicurarmela. Ma benchè io vi trovi tanto ben preparati
-ad abbandonarmi, così voi ser di Bracy, come anche voi, ser Fitzurse,
-non avrei caro di vedere i vostri capi collocati sulla porta di Clifford. Perchè
-vi immaginate forse, o Waldemar, che lo scaltrito arcivescovo non
-vi lasciasse arrestare fin sui gradini dell'altare, se sapesse di poter fare a
-tal costo la pace sua con Riccardo? E voi, Bracy, dimenticate forse che
-Roberto d'Estouteville, postosi a capo di tutte le sue forze vi chiude la
-strada di Hull, e che il conte di Essex mette in armi quanti ha vassalli? Se
-avevamo qualche ragione di temere questi due capi prima del ritorno di
-Riccardo, quanto più dobbiamo poi paventarli oggi giorno! Dubitate forse
-della parte cui si atterrebbero? D'Estouteville solo è forte a bastanza per
-tagliare a pezzi tutta la vostra compagnia franca.»
-</p>
-
-<p>
-Fitzurse e Bracy si guardarono l'un l'altro con fisonomia scompigliata.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Non è aperta che una sola via al salvamento di tutti» continuò
-Giovanni aggrottando le ciglia, e in tuon truce; «colui che ne è cagion
-d'atterrire, suol viaggiar solo. Fa d'uopo corrergli incontro.»
-</p>
-
-<p>
-«Non sarò quell'io» sclamò vivamente Bracy; «mi ha fatto suo
-prigioniere; mi ha usato grazia; non sarà ch'io tocchi una piuma del suo
-cimiero!»
-</p>
-
-<p>
-«E chi vi commette di farlo?» rispose il Principe con alterezza.
-«Vorrei vedere in voi l'audacia di dire ch'io ho comandata la morte di
-mio fratello. No: ad un evento, basterebbe anche la prigionia. Poco ne
-rileva ch'ei sia prigioniero piuttosto nell'Austria o nell'Inghilterra; le cose
-non rimarrebbero quindi che nello stato in cui erano, allorquando ordimmo
-il divisamento della nostra impresa. Ella fondavasi sulla speranza, che
-Riccardo rimarrebbe dimenticato in un carcere dell'Alemagna. Che grave
-disordine! Nostro zio non morì egli prigione nel castello di Cardiffe?»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è vero» rispose Waldemar «ma Enrico, il padre vostro, stava
-sul proprio trono, più sicuro di quanto possiate sperare esserlo voi. Sostengo
-non trovarsi miglior carceriere del beccamorti. Non vi è torre
-tanto ben guardata quanto lo è nelle chiese l'arcato sotterraneo d'una
-sepoltura.»
-</p>
-
-<p>
-«Carcere o sepoltura!» disse Bracy. «Io me ne lavo le mani, nè
-mai mi frammetterò in tale bisogna.»
-</p>
-
-<p>
-«Furfante!» sclamò il Principe corrucciato. «Avresti forse idea di
-tradirne?»
-</p>
-
-<p>
-«Non ho mai tradito nessuno» rispose con alterezza Bracy «nè son
-io quegli cui possa appropriarsi il predicato di furfante.»
-</p>
-
-<p>
-«Non vi riscaldate tanto, ser cavaliere» si fece a dire Fitzurse; «e
-voi, Principe, condonate gli scrupoli del prode Bracy; spero che giugnerò
-a dissiparli.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò è quanto supera le forze della vostra eloquenza, ser Fitzurse»
-replicò il cavaliere.
-</p>
-
-<p>
-«Mio caro Maurizio!» così riprese il discorso quel cortegiano avveduto.
-«Non vi lasciate trasportare a guisa di corridore sfrenato, e meditate
-meglio lo stato delle cose. Non è egli vero, che ventiquattro ore
-fa, il vostro desiderio più ardente era quello di venir corpo a corpo a
-cimento con Riccardo, se vi fosse riuscito scontrarvi in lui nel mezzo di
-una mischia? Non vi ho inteso ripetere cento volte la stessa cosa?»
-</p>
-
-<p>
-«Egli è vero, ma in que' termini in cui voi medesimo vi esprimete,
-corpo a corpo, tra le file d'una battaglia. Non m'avrete mai udito desiderare
-di assalirlo solo, a tradimento, nel mezzo d'una foresta.»
-</p>
-
-<p>
-«Non siete vero cavaliere, se tale scrupolo vi trattiene. Ove fu,
-chiegg'io che Lancilotto del Lago e ser Tristano acquistarono tanta fama?
-Ne' campi forse? No. Assalendo formidabili nemici in fondo a boscaglie,
-fra luoghi sconosciuti e deserti.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ma vi sto io mallevadore che nè Tristano nè Lancilotto, non
-erano tai buone lancie o tai buone spade qual è Riccardo. Poi non mi
-farete mai credere che avessero l'uso di mettersi a capo d'una compagnia
-per affrontare un sol cavaliere.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete pazzo, o Bracy. L'impresa che vi proponiamo è una vera
-obbligazione per voi. Non siete forse assoldato al principe Giovanni qual
-condottiero di una compagnia franca? La vostra spada non è consacrata
-a servirlo? Conoscete il nemico che ne mette in timore, e scrupoleggiate
-quando stanno in pericolo la sorte del vostro padrone, la vita e l'onore
-di tutti i vostri colleghi?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi ripeto che il mio viver è dono sol di Riccardo;» rispose con
-tuono fermo e risoluto Bracy. «Gli è vero che ricusò i miei servigi, che
-mi comanda anzi di allontanarmi dalla sua presenza; laonde non ho obbligati
-a lui nè i miei omaggi nè la mia fede. Nondimeno non solleverò
-mai il braccio contro di esso.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè tanto è necessario. Inviate solamente Luigi Winkelbrand e venti
-de' vostri armigeri sotto di lui.»
-</p>
-
-<p>
-«Per imprese di tal natura non vi mancano masnadieri. Un solo
-de' miei soldati non vi prenderà parte.»
-</p>
-
-<p>
-«Siete adunque tanto ostinato, o Bracy?» soggiunse il principe Giovanni.
-«M'abbandonerete voi dopo tante proteste fattemi di zelo e d'affetto?»
-</p>
-
-<p>
-«No principe: vi presterò quanti servigi onorevoli possono dipendere da
-un cavaliere, sia ne' tornei, sia ne' campi; ma tali spedizioni da strada maestra
-non mi s'aspettano, nè entrano poco o assai nel novero de' miei doveri.»
-</p>
-
-<p>
-«Avvicinatevi, Waldemar,» disse Giovanni. «Non sono io un principe
-sfortunato? Mio padre Enrico, sì, aveva servi fedeli. Appena ebb'egli
-pronunziate alcune lagnanze contro un fazioso ecclesiastico, il sangue di
-Tommaso Becket, benchè fosse un santo, fu versato sui gradini medesimi
-dell'altare. Tracy, Briton, Morville, prodi e leali sudditi! Il vostro coraggio
-intraprendente è spento col vostro nome, e benchè Reginaldo Fitzurse
-abbia lasciato un figlio, questi non ha ereditato nè la prodezza
-nè la fedeltà di suo padre<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>.»
-</p>
-
-<p>
-«Ei le ereditò entrambe» rispose Waldemar Fitzurse; «e poichè
-Bracy ricusa incaricarsi di tale spedizione, me l'assumerò io medesimo. Il
-mio genitore comperò ben cara la fama d'uomo affezionato al suo sovrano;
-pur la prova di fedeltà da esso data ad Enrico, è poca cosa in
-confronto di quella ch'io sono per somministrarvi; perchè vorrei piuttosto
-dovere assalire tutti i santi del calendario, che alzar la mia lancia contra
-Riccardo Cuor-di-Leone. Bracy, prendetevi voi la cura di far la guardia
-<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span>
-al vostro principe, e di inspirare sentimenti ver lui favorevoli a coloro che
-si mostrano tuttora perplessi. Se vi giungono tai notizie quali mi confido
-trasmettervi, nulla più si opporrà al buon successo de' nostri divisamenti.»
-</p>
-
-<p>
-Indi chiamato a sè un paggio: «Corri a casa mia» gli ordinò «e
-dì al mio scudiere d'apprestar le mie armi. Che Whetherall, Thoresby
-e i tre armigeri di Spyinghow s'accingano a seguirmi; il capo delle velette,
-Ugo Bardon, stia presto a qualunque mio cenno. Addio, principe.
-Confidiamci nella speranza di più felici momenti.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose uscì dell'appartamento.
-</p>
-
-<p>
-«Ei s'allestisce a far prigioniero mio fratello!» così appena fu partito
-Waldemar, parlò a Bracy il Principe, non mostrandosi più commosso che
-nol sarebbe stato se avesse veduta pericolante la vita d'un <i>franklin</i> Sassone.
-«Spero ch'egli non oltrepasserà le mie intenzioni ed avrà, voglio crederlo,
-verso la persona del mio caro Riccardo tutto il riguardo che gli è dovuto.»
-</p>
-
-<p>
-Bracy non gli rispose che con un sorriso.
-</p>
-
-<p>
-«Per gli occhi della Madonna!» disse Giovanni «gli ho dato espresso
-comando di rispettarne la vita. Voi forse non avrete inteso, perchè in quel
-momento stavamo entrambi ov'è il vano di quella finestra. Gli ho ordinato
-ne' termini i più chiari e i meno equivoci di avere ogni cura alla salvezza
-di Riccardo. Guai a lui! guai a lui, se osasse contravvenire!»
-</p>
-
-<p>
-«Credo che sarebbe ottima cosa» soggiunse Bracy «se cercassi
-raggiugnerlo per fargli capir bene queste vostre intenzioni. Siccome non
-ho inteso io un tal ordine, potrebb'essere che fosse sfuggito anche all'orecchio
-di Waldemar.»
-</p>
-
-<p>
-«No, no» rispose impazientendosi il Principe, «son certo io che
-m'ha inteso. Poi, ho bisogno di parlarvi d'altre cose. Datemi il vostro
-braccio, Maurizio, mi trovo stanco.»
-</p>
-
-<p>
-In tal famigliare postura fecero alcuni giri su e giù per la sala, nel
-qual intervallo il Principe coll'aria della più amichevole confidenza volgea
-tale discorso a Bracy.
-</p>
-
-<p>
-«Che vi pare di questo Waldemar Fitzurse, mio caro Bracy? Egli
-spera di diventare nostro cancelliere! Oh! ci penseremo ben bene prima
-di confidare una carica sì rilevante ad un uomo che dà prove evidenti di
-poco rispetto verso il nostro sangue. Voi vedeste con qual sollecitudine si
-è assunta la spedizione contra Riccardo! Scommetterei che voi v'immaginate
-d'aver perduto qualche cosa nella mia amicizia, perchè vi siete dispensato
-da un così odievole incarico. Oh no, Maurizio! questa virtuosa
-resistenza vostra non ha fatto che crescere la stima in cui vi tenea. Vi
-sono certi affari, pei quali abbiamo bisogno di gente pronta a fare di
-tutto; ma non son costoro che noi amiamo o stimiamo. Tal altro in vece,
-che ricusa servirci in occasioni di sì fatta natura, da questo atto medesimo
-acquista nuovi diritti alla nostra buona opinione e ai nostri favori. Il far
-prigioniero mio fratello non è sì buon titolo a meritarsi l'alto grado di
-<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span>
-cancelliere, quanto lo è al bastone di gran maresciallo del regno il rifiuto
-coraggioso e nobile di prestare opera a ciò. Meditate tai cose, o Bracy; e
-andate fin d'ora a cominciare il novello servigio cui vi promovo.»
-</p>
-
-<p>
-«Tiranno incostante!» meditò fra sè stesso Bracy, nell'uscire dell'appartamento.
-«Ben folle chi a te si fida! Questo grado di cancelliere,
-promesso da tanto tempo, Dio vede a chi toccherà, se tu riesci nei tuoi
-divisamenti. Ma il grado di gran maresciallo d'Inghilterra» aggiunse stendendo
-la mano come per assumere il bastone, e sollevando alteramente
-il capo «è certamente un premio che merita d'essere disputato.»
-</p>
-
-<p>
-Partito appena Bracy, il Principe ordinò gli venisse innanzi Ugo Bardon,
-capo delle velette, degli esploratori e dei delatori, che comparve dopo
-brevi istanti passati da Giovanni nel trascorrere con ineguali passi, e con
-viso torbido e inquieto la sala.
-</p>
-
-<p>
-«Bardon» tal fu la prima inchiesta che il Principe gli fece. «Quali
-cose volle da te Waldemar?»
-</p>
-
-<p>
-«Due uomini risoluti, che conoscano a perfezione tutti i boschi del
-nord dell'Inghilterra, e che abbiano uso nel ravvisare le pedate recenti
-d'un uomo a piedi o a cavallo.»
-</p>
-
-<p>
-«Glieli desti?»
-</p>
-
-<p>
-«La Grazia vostra può fidarsi in me. L'un d'essi è della contea di
-Hexham, avvezzo a ormare in traccia de' masnadieri delle foreste di Tyne
-e di Teviot; non vi è veltro che il superi nel seguir le tracce d'un daino
-ferito. L'altro appartiene alla contea d'York, nè ha mai fatta una caccia
-inutile nella selva di Sherwood. Da qui a Richmond non v'è una macchia,
-una boscaglia, un gruppo d'alberi ch'ei non discerna.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente! Waldemar parte con essi?»
-</p>
-
-<p>
-«Sull'istante.»
-</p>
-
-<p>
-«Chi altri va con lui?»
-</p>
-
-<p>
-«Thowby, uomo d'un ardimento che non atterrisce di nulla, Whetherall
-che per ferocia si meritò il soprannome di <i>Cuor di Bronzo</i>, e tre
-armigeri del nord, che faceano parte della banda di Ralph Middleton, conosciuti
-sotto il nome di <i>valorosi di Spyinghow</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«A maraviglia!» rispose il Principe, poi dopo un istante di silenzio
-aggiunse «Bardon, l'interesse del mio servigio vuole che tu spii con massima
-accuratezza ogni andamento di Maurizio di Bracy, ma bada ch'egli
-non se ne avveda. Gli è necessario che tu sappia minutamente quali persone
-egli vede, con chi parla, quello che dice, quello che fa, poi a quando
-a quando me ne darai conto. Non mancare a tal pratica della quale ti
-rendo mallevadore.»
-</p>
-
-<p>
-Bardon dopo fatto un rispettoso inchino si ritirò.
-</p>
-
-<p>
-«Se Maurizio mi tradisce, e la condotta ch'ei tiene mi fa temere di
-ciò» disse rimasto solo il Principe Giovanni «il suo capo salterà all'aria,
-quand'anche Riccardo fosse per dare a York la scalata.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXIV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Di famelica tigre il fero artiglio,</p>
-<p class="i02"> «O di pardo affrontar per la foresta</p>
-<p class="i02"> «D'uom fora impresa, cui mancò il consiglio.</p>
-<p class="i01">«Ma non sì stolta qual di chi all'infesta</p>
-<p class="i02"> «Soglia del Fanatismo innoltra il piede,</p>
-<p class="i02"> «E il mostro orrendo, se dormia, ridesta.</p>
-<p class="i12"> <i>D'un anonimo.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Gli è tempo or che pensiamo ad Isacco d'York. Accompagnato da' due
-uomini che quai scorte e guide gli aveva dati Locksley, e montato sulla
-mula ch'ei tenea dalla liberalità di questo arciere, s'indirigeva alla volta
-della commenda di Templestowe, col disegno di negoziare per la liberazione
-della figlia. Tale commenda non era più d'una buona giornata di
-cammino lontana dal castello di Torquilstone, or caduto in rovina; laonde
-l'Ebreo sperava di arrivarvi innanzi la notte. Uscito della foresta, congedò
-le sue guide, presentando ciascuna d'esse d'una moneta d'argento; poi
-spronata la mula, continuò il viaggio con quanta sollecitudine il debile
-stato delle sue forze gli permettea. Ma queste lo abbandonarono d'improvviso
-quando gli mancavano ancora cinque miglia prima d'essere a
-Templestowe; e i patimenti fisici ch'ei sopportava, essendo fatti anche
-più acuti dall'ineffabile angoscia cui era in preda il suo animo, fu costretto
-a fermarsi giunto ad una piccola città, ove stanziava un rabbino
-ebreo, amico di lui, e famoso per possedere cognizioni nell'arte medica.
-Nathan-Ben-Israel ricettò il proprio concittadino con quella ospitalità che
-la legge divina comanda, e di cui gli Ebrei fanno grande uso scambievolmente.
-Questi pertanto lo persuase a prender riposo, e gli amministrò quei
-rimedii che allora si praticavano contra gli assalti delle febbri effimere,
-qual era quella che lo spavento e gli affanni e i travagli aveano cagionata
-ad Isacco.
-</p>
-
-<p>
-Alla domane il padre di Rebecca sentendosi meglio in forze, esternò
-la deliberazione di abbandonare il letto, e di rimettersi in cammino; deliberazione
-dalla quale procurava stoglierlo Nathan, e qual medico e quale
-amico, facendogli osservare come ponesse a pericolo fin la vita coll'ostinarsi
-in così fatto divisamento.
-</p>
-
-<p>
-«Mi è duopo stamane giugnere a Templestowe» rispose Isacco;
-«e mi chiama colà un affare più premuroso della vita medesima.»
-</p>
-
-<p>
-«A Templestowe!» ripetè maravigliato Nathan. Indi dopo avergli
-toccato il polso, per assicurarsi meglio come stesse quanto a salute, così
-pensò fra sè medesimo: «Ei non ha più febbre; pur non di meno sembra
-che il delirio ne padroneggi ancora lo spirito.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual ragione m'impedirebbe di trasferirmi a Templestowe?» soggiunse
-<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span>
-Isacco. «Non m'è certamente ignoto come coloro che vi dimorano
-facciano professione di vilipendere, di abborrire i figli della Terra Promessa;
-ma voi sapete parimente che affari di traffico ci guidano talvolta
-sin tra i soldati nazareni i più sitibondi di sangue, e ne costringono a visitare
-le commende de' Templarii e degli Ospitalieri.»
-</p>
-
-<p>
-«So tutto questo; ma ignorate voi che Luca di Beaumanoir, capo
-dell'ordine dei Templarii, e lor gran mastro, come costoro lo chiamano,
-or trovasi egli medesimo a Templestowe?»
-</p>
-
-<p>
-«Mi giugne nuovo. Ben le ultime lettere ch'io ricevei da' nostri fratelli
-di Parigi m'indicavano com'ei si trovasse colà per sollecitare da re
-Filippo soccorsi contra sultan Saladino.»
-</p>
-
-<p>
-«È giunto in Inghilterra senza che lo aspettassero nemmeno quei del
-suo Ordine, ed è giunto armato di vendetta, e col braccio sollevato per
-castigare. Il suo sdegno è contra coloro che hanno mancato ai propri voti,
-onde questi figli di Belial son, dicesi, nel massimo degli scompigli. Cotesto
-Luca di Beaumanoir, l'avete voi mai veduto?»
-</p>
-
-<p>
-«No. Ho ben inteso dire ch'ei sia un uomo truce, pronto a mettere
-a fuoco e sangue tutte le cose per ogni articolo della dottrina de' Nazareni;
-ardente di feroce zelo contra i Saracini, come lo è nel perseguitare i nostri
-fratelli.»
-</p>
-
-<p>
-«Tale, nè più nè meno, è il ritratto di costui. Cogli altri Templarii
-almen v'è speranza che si lascino sedurre dall'adescamento de' piaceri, o
-dalla sete del danaro, ma questo Beaumanoir è di tempera affatto diversa;
-nemico d'ogni sensualità, sprezzatore delle ricchezze, ansioso di quella
-ch'egli suol chiamare corona del martirio. Che il Dio d'Israele almeno la
-mandi sollecitamente così a lui come a tutti i nostri persecutori! Gli è soprattutto
-contra i figli di Giuda, che quest'uomo implacabile inferocisce.
-Non men che la morte d'un Saracino ei riguarda siccome offerta gradevole
-al Cielo il trucidamento d'un Ebreo. Esso ha diffuse mille calunnie
-su la virtù de' nostri rimedii contra i mali che affliggono l'umanità; a suo
-dire son questi altrettante invenzioni diaboliche. Possa il cielo confonderlo
-e punirlo!»
-</p>
-
-<p>
-«Ad onta di quanto mi narrate fa di mestieri ch'io mi conduca a
-Templestowe, dovesse quella casa divenire una fornace ardente per me.»
-</p>
-
-<p>
-Indi fe' palesi a Nathan i motivi di questo suo viaggio, ai quali prestò
-sollecita attenzione il rabbino, e gli diè a comprendere quanto ne fosse
-afflitto col lacerarsi le vesti giusta l'uso di sua nazione ed esclamando:
-«Povera figlia! povera figlia! Sfortunata Sionne, e quando avrà fine la
-cattività del tuo popolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Voi vedete» soggiunse Isacco «se sia cosa rilevante o no per me
-l'affrettarmi. Considero poi ancora che la presenza di Luca di Beaumanoir,
-del capo dell'Ordine, potrebbe stogliere Brian di Bois-Guilbert dai
-colpevoli suoi disegni ed indurlo finalmente a restituirmi la figlia.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Andate dunque» disse Nathan «ma usate grande prudenza; chè
-la prudenza salvò Daniele nella fossa de' leoni ove il gettarono, e possa
-questa tornarvi utile nell'impresa che or affrontate! Se però volete dar
-retta ad un mio consiglio, evitate più che il potete la presenza di questo
-Gran-Mastro, perchè così la mattina come la sera, non trova maggior soddisfazione
-quanto nel dar contrassegni dell'odio suo contro di noi. Se vi
-riuscisse aver particolare colloquio con Bois-Guilbert, chi sa nol persuadeste
-più facilmente a restituirvi la vostra figlia? Perchè si vocifera non
-essere troppa buona intelligenza fra gli esecrabili Nazareni di questa commenda.
-Fosse pur vero, e la discordia ponendosi ne' conciliaboli di costoro,
-ne affrettasse alfin la rovina! Ritornate poscia da me, come se fossi
-vostro padre, e venite a raccontarmi tutto ciò che vi sarà accaduto. Mi
-giova sperare che ricondurrete con voi Rebecca, la degna discepola di
-quella saggia Miriam, le cui maravigliose cure furono calunniate dai Gentili,
-siccome opere della negromanzia.»
-</p>
-
-<p>
-Isacco disse addio all'amico, nè tardò guari a trovarsi alle porte
-della commenda di Templestowe.
-</p>
-
-<p>
-Questo soggiorno de' Templarii era situato in mezzo a magnifiche
-praterie, delle quali la divozione di quella età avea fatto dono al lor Ordine.
-Affortificata con tutta cura vedeasi la rocca, cautela non mai posta
-in obblio da que' cavalieri, e che lo stato in cui trovavasi allor l'Inghilterra
-rendeva più che mai necessaria. Due soldati, armati di labarde e vestiti
-di nero, custodivano il ponte levatoio; intantochè altre guardie coperte
-dello stesso abito funereo facean sentinella sui baluardi, somigliando
-a spettri piuttosto che a gente d'armi. Tal foggia di vestire per gli armigeri
-di grado inferiore era stata assunta dall'Ordine fin d'allora, che
-alcuni falsi fratelli ammantatisi de' panni bianchi, quai li portavano i
-cavalieri, e spacciatisi templarii nella Palestina, portarono colla cattiva
-loro condotta disdoro all'intera corporazione. Osservavasi a quando a
-quando un cavaliere che vestito di lunga tonaca bianca attraversava il cortile,
-col capo chino verso il petto e tenendosi le mani incrocicchiate sopra
-lo stomaco. S'egli incontrava alcuno de' suoi fratelli, lo salutava silenziosamente
-e in tuono grave e solenne, perchè una fra le massime
-dell'ordine, conforme al sacro testo si era: «Tu non eviterai il peccato,
-se pronunzierai parole inutili, poi che la vita e la morte sono in poter
-della lingua.» In somma sotto la severa vigilanza di Luca di Beaumanoir
-parea che l'inesorabile rigore delle ascetiche instituzioni dell'ordine del
-Tempio, avesse in quella commenda preso il luogo della licenza regnatavi
-sì lungo tempo.
-</p>
-
-<p>
-Isacco s'arrestò un momento innanzi alla porta meditando ai modi
-d'assicurarsi un'accoglienza, possibilmente la meno sfavorevole; perchè
-non ignorava egli come il rinascente fanatismo dell'Ordine fosse da temersi
-altrettanto per la sciagurata Israelitica schiatta, quanto il fu dianzi
-<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span>
-lo sregolamento che nello stesso Ordine si era introdotto; nè dissimulava
-a sè stesso come l'intolleranza religiosa gli preparava pericoli anche maggiori
-delle avanie cui per l'addietro la cupidigia di più d'un Templario
-l'assoggettò.
-</p>
-
-<p>
-Luca di Beaumanoir in quel tempo si diportava lungo un picciol giardino,
-situato nelle fortificazioni esterne della commenda, intertenendosi in
-famigliare colloquio con un cavaliere dell'Ordine seco lui venuto di Palestina.
-</p>
-
-<p>
-Questo Gran-Mastro era avanzato molto in età, come il davano a
-divedere la sua lunga barba grigia, e le folte sopracciglia, grigie esse pure,
-che facean ombra a due occhi vivacissimi ad onta degli anni. Guerriero
-formidabile e non men fanatico nella superstiziosa sua devozione, univa
-nella propria fisonomia l'alterezza del coraggio, l'orgoglio della superstizione
-e l'inflessibilità della intolleranza. Comunque le magre sue
-guance presentasser l'impronta de' digiuni e delle astinenze, cui si condannava,
-nondimeno in que' lineamenti leggeasi non so che di nobile
-e di espressivo, vantaggio di fisonomia ch'ei dovea certamente all'alto
-grado in cui stavasi; ond'era in continua corrispondenza coi principi
-e colle teste coronate, e alla consuetudine della suprema autorità che
-in conseguenza de' regolamenti dell'Ordine egli usava sopra tanti cavalieri
-prodi e d'alto legnaggio a lui sottomessi. Altero e sublime era
-l'andamento, nè il peso dell'età aveane curvata la maestosa statura.
-Di bigello bianco portava il manto, succinto assai giusta le regole di san
-Bernardo; alla destra spalla vedeasi cucita in rosso panno la croce ottangolare
-dell'Ordine. Nè vaio nè ermellini ornavano tal vestimento; e solamente
-in contemplazione della sua età avea la vesta di sotto foderata
-di pelle d'agnello, fodera permessa dalle regole dell'Ordine, che poi
-bandivano rigorosamente ogn'altra sorte di pellicce, arredi del massimo
-lusso a que' giorni. Reggea colla mano l'abaco, che è quel baston di
-comando, del quale vediamo spesse volte insigniti i Templarii nelle loro
-effigie; e la cui estremità superiore va guernita d'un pomo piatto, che
-porta impressa la croce dell'Ordine, inscritta ad un cerchio, o orio,
-giusta i termini del blasone. Vestito nella stessa guisa scorgevasi il cavaliere
-compagno del Gran-Mastro; ma il contegno rispettoso del secondo ben
-additava come il vestire fosse il solo punto d'eguaglianza fra essi. Questo
-commendatore, poichè tale erane il grado, non camminava a pari col
-Gran-Mastro; e gli stava solamente da presso quanto bastava, perchè
-l'altro potesse vederlo e parlargli senza essere costretto a volgere il capo.
-</p>
-
-<p>
-«Corrado» sì il Gran-Mastro diceagli «diletto compagno delle mie
-fatiche e dei miei fatti d'armi, non siete che voi nel cui seno io possa
-disacerbare le ambasce che mi tormentano; e alla sola vostra fedeltà emmi
-dato di confidarle. Quante volte, dacchè son giunto in questo paese, io
-mi sono augurato di dormire il sonno dei giusti! Fuorchè le tombe dei
-nostri fratelli, sotto le grevi vôlte della metropolitana del Tempio, i miei
-<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span>
-occhi non videro in Inghilterra un solo oggetto su di cui fermarsi con
-compiacenza. Valoroso Roberto di Rosse, degno William di Mareschal»
-sclamava io fra me stesso in contemplando le immagini di questi prodi
-eroi della Croce, scolpite sulla pietra che ne copre gli avanzi «aprite i vostri
-sepolcri, e fate partecipe del riposo che ora gustate, un fratel vostro
-ridotto a stremo, e che vorrebbe piuttosto dover affrontare centomila pagani
-che rimanersi spettatore del fatale scadimento a cui è venuto il nostro
-ordine.»
-</p>
-
-<p>
-«Pur troppo gli è vero» rispose Corrado Monfichet «la condotta
-de' nostri fratelli è anche più irregolare in questo paese che non lo è nella
-Francia.»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè qui sono più ricchi» rispose il Gran-Mastro. «Usatemi
-compatimento, o fratello, se vi sembrasse mai ch'io esaltassi troppo me
-stesso. Voi conoscete la vita che ho condotta finora, dando l'esempio
-della sommessione alle nostre regole, lottando contra demonii incarnati,
-e qual si conviene a prode cavaliere, a buon religioso, battendo ovunque
-l'ho incontrato il lione ruggente che s'aggira attorno di noi per divorarci,
-come il beato san Bernardo ne ha fatto un dovere nel capitolo quarantacinquesimo
-della nostra regola, <i>ut leo semper feriatur</i>. Ma pel santo Tempio!
-per quello zelo che ha divorata la sostanza della mia vita, e fino i
-miei nervi e il midollo delle mie ossa! fuor di voi e d'un picciolo numero
-di fratelli, non ne trovo generalmente alcuno ch'io possa risolvermi a
-stringere con questo santo nome al mio seno. Che prescrivono i nostri
-statuti, e come ne adempiono quelli le prescrizioni? Essi non dovrebbero
-portare alcun ornamento mondano, nè penne ai loro cimieri, nè speroni
-d'oro; pure ov'è un cavaliere messo con tanto splendore, siccome i soldati
-del Tempio che fecero voto di povertà? Ad essi è vietato il valersi
-d'un volatile per far preda di un altro volatile, di cacciar coll'arco o
-colla balestra le bestie selvagge, di sonare il corno, di correre dietro al
-cervo; nondimeno qual avvi che oggidì posseda migliori falconi? qual
-altro che segua con più ardore un daino per le foreste? quale più sperimentato
-negli stratagemmi della caccia? Eglino non dovrebbero leggere
-libri profani senza averne permissione del loro superiore; hanno l'obbligo
-di estirpare la magia e l'eresia; e oimè! vengono in vece accusati
-di studiare i segreti magici de' pagani saracini, e la maladetta cabala
-dei detestabili Ebrei. È prescritta ad essi l'astinenza nè debbono
-mangiar carne che tre volte la settimana, perchè tal nudrimento
-intende alla corruttela del corpo; pur si vedono le mense loro imbandite
-delle vivande le più delicate! Lor bevanda dovrebbe essere l'acqua,
-ed è divenuto proverbio: <i>bevere come un Templario</i>! Questo giardino
-medesimo carico d'alberi preziosi, e di piante esotiche tratte da climi
-lontani, non s'addirebbe forse meglio allo <i>harem</i> d'un emir infedele che
-a un convento, ove i religiosi cattolici non dovrebbero far crescere d'altre
-<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span>
-erbe se non se quelle necessarie al loro sostentamento? E piacesse al cielo,
-o Corrado, che la licenza introdottasi nella monastica disciplina non andasse
-più oltre! Voi sapete che ne è probito il ricevere fra le nostre mura
-fin quelle sante donne, che in origine erano associate a noi siccome sorelle
-del nostro Ordine, perchè, come sta scritto nel quarantesimosesto
-capitolo delle regole de' Templarii, l'antico nemico del genere umano si è
-giovato con buon successo della femminile brigata per distorre dal sentiero
-del Paradiso anche i più ardenti nel batterlo. Che più! l'ultimo articolo
-che è in tal qual modo la pietra del perfezionamento, ne proibisce persino
-di dare un amplesso di puro affetto alle nostre madri, alle nostre sorelle
-<i>ut omnium mulierum fugiantur oscula</i>. Ho rossore nel dirlo! Ho rossore
-solo a pensarvi! Voi sapete che la corruttela ha invaso a guisa di torrente
-il nostr'Ordine. Le anime de' nostri santi fondatori, i beati spiriti di Ugo di
-Payen, di Goffredo di Saint-Omer, e di que' sette sant'uomini che convennero
-i primi per consacrare al servigio del Tempio le proprie vite, non possono più
-godere scevro di nubi l'eterno sereno della loro beatitudine. Io gli ho veduti,
-o Corrado, fra le tenebre della notte, gli occhi loro si struggevano in pianti
-su gli errori e i peccati de' comuni fratelli, e sull'obbrobrioso lusso in cui
-vivono. Beaumanoir, mi dicevano, tu dormi! Ah ridestati! Le mura del
-Tempio sono contaminate, un'infetta lebbra vi è penetrata entro. I soldati
-della Croce che dovrebbero fuggire lo sguardo d'una donna come
-l'occhio del basilisco, vivono apertamente fra le sozzure non solamente
-con femmine di lor credenza, ma con quelle dei maladetti Pagani, e con
-quelle degli Ebrei ancora più maladetti. Ridestati, Beaumanoir, vendica il
-Tempio, e prendi la spada di Finea per punire i peccatori senza distinzione
-di sesso. La visione scomparve, o Corrado, e nello svegliarmi io credeva
-udir tuttavia lo strepito delle armature de' nostri fondatori, e vederne
-i bianchi mantelli. Mi conformerò ai loro comandi. Purificherò il Tempio
-e strapperò dalle sue mura le pietre che la corruttela ha imputridite.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma ponete mente, venerabile Gran-Mastro» soggiunse Montfichet
-«che il tempo e la consuetudine hanno dilatate le macchie che volete fare
-sparire. Se per una parte è giusta e necessaria la riforma che voi bramate
-introdurre, altrettanto fa mestieri di grande prudenza e di molta cautela
-per metterle mano.»
-</p>
-
-<p>
-«No, Corrado, ella debb'essere subitanea e compiuta. Il destino del
-nostro Ordine tocca al suo stremo. La pietà, il disinteresse de' nostri predecessori
-ci valsero possenti amici; ed ora le nostre ricchezze, il nostro
-lusso, il nostro orgoglio hanno sollevati contro di noi altrettanti nemici
-non meno possenti. Gli è d'uopo rinunziare a queste ricchezze che sono
-adescamento di perseguirci ai sovrani, a questo lusso ch'è uno scandalo
-pe' Fedeli, a questo orgoglio affatto contrario alla cristiana umiltà; fa di
-mestieri riprendere que' puri ed austeri costumi che furono l'edificazione
-di tutta la Cristianità; altrimenti, fate attenzione a questi miei detti:
-<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span>
-l'ordine del Tempio sarà ben tosto distrutto, nè rammentato verranne il
-nome se non se come le rovine degl'imperi che un giorno fiorirono.»
-</p>
-
-<p>
-«Possa il cielo stogliere da noi una tale calamità!»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Amen</i>!» pronunziò con solenne tuono il Gran-Mastro «ma perchè
-il Cielo ne aiuti in sì grave frangente, è d'uopo a noi renderci degni
-del suo soccorso. Tenete per fermo, o Corrado, che nè le potenze del
-Cielo, nè quelle della terra, possono tollerare gli sregolamenti dei nostri
-fratelli. Io ne ho troppa certezza. Il terreno su di cui sorge l'edifizio
-del nostro Ordine è già minato da tutte le parti, e quanto più aggiugniamo
-alla grandezza sua temporale, tanto maggior peso gli aumentiamo
-che ne affretterà la rovina. Ne fa mestieri tornare addietro, mostrarci
-fedeli campioni della Croce, sacrificare a' suoi piedi non solamente la
-nostra vita e il sangue nostro, ma i nostri desiderii, le passioni, i vizi, e
-persino i nostri piaceri legittimi, gli agi e le naturali inclinazioni. Tutto
-ciò che è permesso agli altri Fedeli, non lo è ai cavalieri del Tempio
-egualmente.»
-</p>
-
-<p>
-In quell'istante medesimo entrò nel giardino uno scudiere coperto
-d'un mantello logoro anzichè no, perchè gli aspiranti nel durare del lor
-noviziato portavano per umiltà gli abiti dismessi dai cavalieri; il quale
-scudiere, dopo avere profondamente salutato il Gran-Mastro, si tenne in
-piedi dinanzi a lui, per aspettarne la permissione di rompere il silenzio,
-e spiegargli i motivi che il conducevano.
-</p>
-
-<p>
-«Osservate quanto faccia più convenevole mostra di sè in oggi Damiano,
-vestito umilmente e in rispettoso silenzio, che non giorni fa coperto
-di ricchi e splendidi abiti, per cui somigliava ad un vero pappagallo.
-Parla, Damiano, acconsento. Che vuoi tu dirmi?»
-</p>
-
-<p>
-«Nobile e reverendo Gran-Mastro, un Ebreo sta alla porta, e chiede
-parlare al fratello Brian di Bois-Guilbert.»
-</p>
-
-<p>
-«Ben facesti ad avvisarmene. Quando vi siamo noi, un cavaliere
-non è nulla più d'un semplice compagno, e dee condursi giusta la volontà
-del suo superiore, non giusta la propria. Ne rileva assai l'indagare gli
-andamenti di Bois-Guilbert» diss'egli a Corrado.
-</p>
-
-<p>
-«La fama lo divulga siccome prode e coraggioso» soggiunse l'altro.
-</p>
-
-<p>
-«E la fama non mentisce» riprese a dire il Gran-Mastro. «Gli è soltanto
-in valore che non abbiamo tralignato dai predecessori, da quegl'illustri
-eroi della Croce. Ma il fratello Brian entrò, cred'io, nel nostro
-consorzio per capriccio e scontenti avuti nel mondo, da cui per questa
-sola cagion si ritrasse; nè i voti ch'ei pronunziò furono figli di una vocazion
-sincera. Egli sempre si mise a capo di coloro che bisbigliano,
-che si querelano, che osano mostrarsi restii all'autorità del Gran-Mastro,
-ponendo in obblivione che la nostra regola gli conferì il bastone e la verga;
-il bastone a sostegno del debole, la verga a punizione del colpevole. Damiano,
-conducete alla nostra presenza questo Giudeo.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span>
-</p>
-
-<p>
-Dopo aver fatto un rispettoso saluto si ritirò l'aspirante, e di lì a
-poco ricomparve seguito da Isacco d'York. Non mai schiavo tratto dinanzi
-a possente principe si accostò a' piè del trono con maggiore spavento
-e terrore quanto ne invase Isacco nell'avvicinarsi al Gran-Mastro.
-Si arrestò qualche passo lontano da lui, e Beaumanoir, avendogli fatto cenno
-d'avanzarsi ancora, gli si prostrò innanzi, baciando la terra in atto di reverenza,
-e rialzatosi lentamente si tenne in piedi al suo cospetto colle braccia
-incrocicchiate sullo stomaco, e col capo inclinato all'usanza degli schiavi
-d'Oriente.
-</p>
-
-<p>
-«Ritirati, o Damiano» disse il Gran-Mastro, «e fa che quattro armigeri
-sieno pronti ad eseguire i miei ordini ai primi segnali ch'io ne darò. Non
-permettere ad alcuno, se non ne siamo usciti noi, l'accesso in giardino.»
-</p>
-
-<p>
-Essendosi ritirato Damiano: «Giudeo» disse Beaumanoir con alterissimo
-tuono «ascoltami attentamente. Non mi appartiene il perdere gran
-tempo e parole con chicchesia, molto meno con un tuo pari. Rispondi
-adunque brevemente alle interrogazioni ch'io sono per farti, e soprattutto
-abbi cura di non mentire, perchè se la tua lingua cerca ingannarmi, per
-la santa Croce! farò strappartela.»
-</p>
-
-<p>
-L'Ebreo s'accigneva a rispondere, ma non gliene lasciò tempo il
-Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là, infedele! Non ti è lecito parlare al nostro cospetto se
-non se per rispondere alle interrogazioni che ti moveremo. Che affari hai
-tu col fratel nostro Brian di Bois-Guilbert?»
-</p>
-
-<p>
-Sorpreso da subitaneo terrore l'Ebreo, non sapea che rispondere.
-S'ei raccontava con franchezza la storia delle cose accadutegli, poteva
-essere tacciato d'uom che cercasse infamare l'ordine de' Templarii; operando
-diversamente perdeva ogni speranza di ricuperare la figlia. Beaumanoir
-s'avvide di quel mortale spavento, ma lo attribuì al rispetto che
-egl'inspirava; onde si degnò rassicurarlo.
-</p>
-
-<p>
-«Rispondimi con coraggio, o Ebreo, tu non hai nulla di che spaventarti,
-semprechè non ti studi a mascherarmi la verità. Ti domando
-adunque per qual motivo brami vedere Brian di Bois-Guilbert.»
-</p>
-
-<p>
-«Col beneplacito del venerabile vostro Valore» rispose balbettando
-Isacco «sono apportatore d'una lettera indiritta a questo prode cavaliere
-dal rispettabile Aymer, priore di Jorvaulx.»
-</p>
-
-<p>
-«Nol dissi io che viviamo in tempi deplorabili?» si volse il Gran-Mastro
-a Corrado. «Un priore dell'ordine di Citeaux scrive a un soldato
-del Tempio, e per inviar la sua lettera non trova messo più convenevole
-d'uno sciagurato Giudeo? Dammi quella lettera.»
-</p>
-
-<p>
-Con man tremebonda Isacco trasse la lettera dalle pieghe del berrettone,
-entro cui per maggior sicurezza l'avea collocata, e stendendo la
-mano e incurvando il corpo fece un passo avanti per presentarla al
-Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Fatti addietro» l'altro rispose. «Non tocco gl'Infedeli che colla
-punta della mia spada. Corrado, ricevete voi questa lettera, indi passatela
-nelle mie mani.» Per tal modo Beaumanoir, avendo avuta la lettera
-dalle mani del Commendatore, ne esaminò attentamente il soprascritto e
-l'esterno, poi s'accinse a farne lettura.
-</p>
-
-<p>
-«Venerabile Gran-Mastro, romperete voi il suggello?» gli chiese
-Corrado.
-</p>
-
-<p>
-«E perchè no? Non istà forse scritto al capitolo quarantesimosecondo
-delle nostre regole, che nessun Templario riceverà lettere, neanco
-dal suo padre medesimo, se non le comunica al Gran-Mastro, e se alla
-presenza di lui non le legge?»
-</p>
-
-<p>
-Intanto che scorse affrettatamente la lettera, l'orrore e la sorpresa se
-gli dipinsero in volto. La lesse più consideratamente una seconda volta,
-e porgendola con una mano a Corrado, e percotendola leggermente coll'altra
-sclamò: «Ecco qual leggiadra lettera scrive un Cristiano ad un
-Cristiano, e tutti due questi Cristiani han fatto profession religiosa!
-Quando verrai tu» esclamò sollevando gli occhi al cielo «a sceverare il
-loglio dal buon grano?»
-</p>
-
-<p>
-Montfichet, presa la lettera dalle mani del superiore, si preparava a
-trascorrerla cogli occhi.
-</p>
-
-<p>
-«Leggete ad alta voce, o Corrado» disse Beaumanoir. «E tu, o
-Ebreo, porgi ben attento l'orecchio a tale lettura, perchè al proposito di
-essa dovremo farti molte interrogazioni.»
-</p>
-
-<p>
-Corrado lesse la lettera, che era espressa ne' seguenti termini:
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-«Aymer, per la grazia di Dio priore del convento dell'ordine di Citeaux
-di santa Maria di Jorvaulx, a ser Brian di Bois-Guilbert, cavaliere
-del santo Ordine del Tempio, salute. Possiate voi godere d'una vigorosa
-sanità e di tutti i favori, che l'amico Bacco e la vezzosa Venere
-distribuiscono! Quanto a me, nell'atto di scrivervi, son fra le mani di
-tali che non credono nè in Dio nè negli uomini, che hanno osato far
-prigioniera la mia persona, e metterne a prezzo il riscatto. Da costoro
-ho saputa la sventura di Frondeboeuf; e mi hanno parimente detto,
-come voi siete fuggito in compagnia della bella maga ebrea, i cui neri
-occhi vi hanno ammaliato. Mi congratulo vosco, poichè vi so in luogo
-di sicurezza; ma vi consiglio a tener gli occhi aperti per quanto spetta
-a tal seconda incantatrice d'Endor, perchè vengo avvisato, come il vostro
-Gran-Mastro, che non darebbe una buccia di noce per tutte le pupille
-nere del mondo, giugne dalla Normandia per togliervi tutte le voglie
-di ridere, e correggere la gioconda vita che conducete. Ve ne avverto
-dunque, affinchè vi trovi vigilante, come dice il santo Testo: <i>Inveniantur
-vigilantes</i>. Il ricco Ebreo, padre della ridetta maga, avendomi chiesto
-una lettera in favore della medesima, gli ho data la presente e vi
-esorto ad accettare da lui una somma pel riscatto della sua figlia. Egli
-<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span>
-è in istato di pagarvi il modo onde procacciarvi cinquanta altre donne
-con minor rischio, e spero ne godrò la mia parte quando ci troveremo
-a gozzovigliare insieme da buoni fratelli, e a votare fiaschetti; perchè,
-mi valgo sempre de' sacri testi: <i>Vinum laetificat cor hominis</i>; e altrove,
-<i>Rex delectabitur pulchritudine tua</i>.
-</p>
-
-<p>
-«Addio, in espettazione di sì felice momento! Scritto nella tana dei
-masnadieri, verso l'ora del mattutino.
-</p>
-
-<p class="indr">
-<span class="smcap">Aymer</span>, <i>priore di Jorvaulx</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>P. S.</i> La vostra catenella d'oro non è rimasta in poter mio lungo
-tempo. Gli è probabile che d'ora in poi adorni il collo di qualche bandito,
-e ne penda il fischietto ond'ei si giova a radunare i colleghi.»
-</p>
-</div>
-
-<p>
-«Che ne dite voi, o Corrado?» soggiunse il Gran-Mastro. «Una
-tana di masnadieri! È il campo che a tal Priore si conviene. Maravigliate
-ora se la mano di Dio s'aggrava sopra di noi, e se perdiamo palmo a
-palmo il terreno contra gli infedeli di Terra Santa, poichè abbiamo tali
-ecclesiastici qual è Aymer! Ma qual cosa intend'egli mai per questa seconda
-incantatrice d'Endor?» aggiunse egli dopo aver tratto in disparte
-Corrado.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-324a"></a>
- <img src="images/ill-324a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Damiano, cacciate fuor della porta questo Giudeo, e abbia morte
-se ardisse ricomparirvi.</i> pag. 326.</p>
-</div>
-
-<p>
-Corrado conoscea meglio del suo superiore il dialetto della galanteria
-e forse ne avea fatto uso egli stesso. Comunque a tal proposito stesse la
-cosa, certamente ei non mancò di dilucidare al Gran-Mastro come i passi
-di lettera che lo teneva perplesso non fossero altro se non se modi di
-dire usati fra i mondani allorchè favellano de' propri amori. Ma sì fatta
-spiegazione non quadrava al superstizioso Beaumanoir.
-</p>
-
-<p>
-«Tal dialetto, o Corrado, nasconde maggiori cose di quante v'immaginate.
-Ma voi siete troppo ingenuo e leale per leggere a fondo in questo
-abisso d'iniquità. A me è noto, che la figlia d'Isacco d'York, di nome
-Rebecca, è una discepola di quella Miriam di cui certo avrete inteso farsi
-parola. Vedrete che l'Ebreo medesimo ne converrà.» Indi volgendosi verso
-di esso: «Tua figlia è dunque prigioniera di Brian di Bois-Guilbert?»
-gli diss'egli.
-</p>
-
-<p>
-«Sì, reverendo signore, e tutto ciò che un uom può offerire per
-riscattarla...»
-</p>
-
-<p>
-«Silenzio! Non ti è permesso fuorchè il rispondermi. Tua figlia non
-ha praticata l'arte di risanare gl'infermi?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, degno signore; ella ha prestate le proprie cure al ricco ed al
-povero, al nobile ed allo schiavo, al Cristiano e all'Ebreo; nè v'ha fra
-questi chi non benedica la virtù che è piaciuto al Ciel di concederle; potrete
-rinvenir molti che vi attesteranno essere stati restituiti alla salute da
-lei allorquando ogn'altro soccorso umano diveniva inutile a ciò; ma la
-benedizione di Giacobbe posava sopra mia figlia.»
-</p>
-
-<p>
-Allora Beaumanoir si volse ver Montfichet.
-</p>
-
-<p>
-«Voi vedete, o Corrado» gli diss'egli, mettendo amaro sorriso.
-<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span>
-«quai son le insidie, che ne tende il nemico del genere umano. Tal è
-l'adescamento onde s'impadronisce dell'anime. Ei concede un breve spazio
-di vita sopra la terra, che vien cambiato contra l'eterna felicità. La nostra
-santa regola ha ben ragione in dicendo: <i>Semper percutiatur leo vorans</i>.»
-E appena profferito il testo, percosse la terra col bastone che era insegna
-di sua dignità, intendendosi disfidare con tale atto le potenze d'abisso.
-«Già non dubito» disse egli all'Ebreo «che la tua figlia non operi tai
-cure maravigliose giovandosi di parole, talismani e misteri cabalistici.»
-</p>
-
-<p>
-«No, prode e reverendo cavaliere, ella non si giova che di balsami
-forniti di grande virtù.»
-</p>
-
-<p>
-«E chi gliene diede il segreto?»
-</p>
-
-<p>
-«Una nobile donna di nostra nazione.»
-</p>
-
-<p>
-«Il suo nome» sclamò con enfasi il Gran-Mastro «il suo nome!»
-</p>
-
-<p>
-«Miriam» rispose Isacco tremando.
-</p>
-
-<p>
-«Miriam! esecrabile Ebreo» gridò Beaumanoir, «quell'abbominevole
-strega, conosciuta per tale in ogni parte della Cristianità, il cui corpo
-venne arso ad un palo, le cui ceneri il vento disperse! Voglio che accada
-altrettanto a tutto il mio Ordine, se non sottometto ad eguale destino la
-degna pupilla di questa strega! Ben io farò pentire costei d'aver gettati
-sortilegi ed incanti sovra i soldati del Tempio. Damiano, cacciate fuor
-della porta questo Giudeo, e abbia morte se ardisce ricomparirvi. Quanto
-a sua figlia, noi ci comporteremo verso di lei, come il comandano le
-cristiane leggi, e il grado eminente, ove il Cielo mi ha collocato.»
-</p>
-
-<p>
-Il povero Isacco fu immantinente scacciato senza che si volessero ascoltare
-nè le preghiere sue nè le offerte. Non vide pertanto miglior cosa da
-farsi che il ritornare alla casa del rabbino Nathan-Ben-Israel per consigliar
-seco lui sul partito da prendere. Misero! che dopo avere paventato per
-l'onore della propria figlia, or dovea tremare pe' giorni della medesima.
-</p>
-
-<p>
-Intanto il Gran-Mastro mandò al commendatore di Templestowe di
-presentarsi dinanzi a lui.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXV.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«D'impostura voi dite, si pasce il mio mestiero,</p>
-<p class="i01">«Ma questa di chi vive è il pane giornaliero.</p>
-<p class="i01">«I quattrini che accatta le dee la turba grama,</p>
-<p class="i01">«Il cortigian gli onori, il merciaiuol la fama.</p>
-<p class="i01">«Tai fè duci di schiere, e tai vesti dell'ostro.</p>
-<p class="i01">«Abita nelle reggie, ma non rifugge il chiostro.</p>
-<p class="i01">«Ovunque ti presenti, di trionfar secura,</p>
-<p class="i01">«Arbitra sei del mondo, santissima Impostura.</p>
-<p class="i01">«Chi di porgere incensi all'are tue non vago,</p>
-<p class="i01">«Porta scolpita in volto del proprio cor l'imago,</p>
-<p class="i01">«Gli sdegni tuoi paventi; che il suo destin men rio</p>
-<p class="i01">«Fia rimaner sepolto ne' gorghi dell'obblio.</p>
-<p class="i12"> <i>Antica Commedia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Alberto Malvoisin, presidente, o, per parlare col linguaggio dell'Ordine,
-commendatore della fondazione de' Templarii a Templestowe, era fratello
-di quel Filippo di Malvoisin, del quale più d'una volta parlammo, nè men
-di questo collegato strettamente con Brian di Bois-Guilbert.
-</p>
-
-<p>
-E certamente costui potea noverarsi fra gli uomini i più dissoluti e i
-più licenziosi, di cui tanto abbondava l'ordine dei Templarii. Ma in una
-sola cosa diverso da Bois-Guilbert, sapea coprire col velo dell'ipocrisia i
-vizi e l'ambizione che il dominavano, e mettere in vece della religione,
-che in costui affatto mancava, l'apparenza della superstizione e del fanatismo.
-Laonde avrebbe solamente bastato che il Gran-Mastro non fosse
-giunto a Templestowe in modo sì subitaneo ed inaspettato, perchè gli
-occhi di questo non vi ravvisassero neppur l'orma della licenza che vi si
-era introdotta. Alberto Malvoisin, quantunque sorpreso dal non preveduto
-arrivo del suo superiore, non quindi si scompigliò; ma diede tostamente
-opera a nascondere quanto mai si potea lo sregolamento e i disordini che
-viziavano la Commenda da lui governata; e poichè gli era impossibile cosa
-il palliare tutti i traviamenti cui dato erasi luogo, ascoltò con aria la più
-contrita i rimproveri fattigli a tal proposito dal Gran-Mastro, e mise tanta
-sollecitudine ad estirpare sino gli abusi di minor conto, che non tardò a
-fare scorgere tutte le forme d'un'ascetica devozione in que' luoghi, i quali
-fino allora erano stati teatro di diletti mondani e persino illeciti. Per tal
-guisa il Gran-Mastro ravvisò bensì in Malvoisin un uomo debole, che non
-seppe imporre, quanto il doveva, un argine alla corruttela della disciplina,
-ma non mai tale, che si fosse stolto compiutamente dal retto sentiero,
-su di cui un sol cenno della suprema autorità, così comparver le cose,
-valeva a rimetterlo senza l'uopo di maggiore fatica.
-</p>
-
-<p>
-Pur queste propensioni d'animo favorevole al suo subordinato si alterarono
-grandemente in Beaumanoir all'accorgersi come Alberto avea
-comportato, che venisse introdotta in luogo affidato ad esso una donna
-<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span>
-giovane, una Ebrea, e a quanto ogni apparenza gli dimostrava, la favorita
-d'un confratello. Allorchè pertanto il Commendatore fu alla presenza
-di lui, questi lanciò sovr'esso un severissimo sguardo.
-</p>
-
-<p>
-«Vengo a sapere che in questa casa consacrata a Dio e al santo Ordine
-trovasi una femmina Ebrea, e che un dei nostri fratelli ve l'ha condotta.
-Gli è impossibile che voi ignoriate tal cosa, ser commendatore.»
-</p>
-
-<p>
-La confusione fu eguale alla maraviglia in Alberto Malvoisin, che sapeva
-come la giovane Ebrea era stata rinchiusa nella parte di quell'edifizio
-la più lontana dalle stanze del Gran-Mastro, e sapea parimente quai
-cautele si fossero prese perchè a questo non pervenisse notizia di simil fatto.
-Lesse quindi negli occhi di Beaumanoir la rovina propria e quella del suo
-compagno, se non trovava qualche espediente pronto e opportuno a dileguare
-il turbine imminente a scoppiare.
-</p>
-
-<p>
-«A che debbo attribuire il vostro silenzio?» ripigliò a dire il Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«Mi è permesso il parlare?» chiese il Commendatore con finta
-umiltà, comunque cercasse unicamente il modo di acquistar tempo per
-architettare il sistema di condotta cui doveva allora attenersi.
-</p>
-
-<p>
-«Parlate, ve lo permettiamo. Ditemi. Vi è noto il capitolo delle nostre
-regole <i>de commilitonibus Templi in sancta civitate, qui cum miserrimis
-mulieribus versantur propter oblectationem carnis</i>?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, certamente mi è noto, reverendissimo Gran-Mastro, nè sarei
-pervenuto alla dignità, che occupo nell'Ordine, se non conoscessi la cosa
-più rilevante fra quelle che le nostre istituzioni divietano.»
-</p>
-
-<p>
-«La conoscete, e avete potuto sofferire che uno de' nostri fratelli
-contaminasse, disonorasse questa santa dimora col condurvi una sua favorita,
-una favorita di religione ebrea, una strega?»
-</p>
-
-<p>
-«Una strega!» replicò Alberto Malvoisin «Ah! i santi angeli abbiano
-protezione di noi!»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, una strega. Oserete voi negare, che Rebecca, figlia di quello
-sciagurato usuraio, Isacco d'York, discepola dell'altra infame strega Miriam,
-trovasi ora.... ho rossore al sol pronunziarlo! stanziata nella vostra
-Commenda?»
-</p>
-
-<p>
-«La vostra saggezza, reverendo Gran-Mastro, squarcia ora il velo
-che copriva i miei occhi. Io non poteva riavermi dalla maraviglia in veggendo
-un prode e degno cavaliere qual è Brian di Bois-Guilbert, vinto, a
-divenirne furioso, dai vezzi di cotesta giovane, che non ricettai in questa
-casa, se non se per allontanare un consorzio più intrinseco fra l'uno e
-l'altra, e per prevenire la caduta del più valoroso, del più stimabile fra'
-nostri fratelli.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete adunque sicuro ch'ei non ha ancora contravvenuto ai
-propri voti!»
-</p>
-
-<p>
-«Sotto questo santo tetto! Ne prendo a testimonii santa Maria Maddalena
-<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span>
-e le undicimila vergini! Se errai nel ricevere cotesta donna, ne fu
-cagione una speranza venuta in me, che tenendola accuratamente rinchiusa,
-impedirei ogni comunicazione fra essi, e così giugnerei a risanare
-il fratel mio da un affetto, sembratomi sì straordinario, sì poco naturale,
-che il credei anzi demenza, e riguardai Bois-Guilbert com'uomo piuttosto
-meritevole di compassione che di rimproveri. Ora che la saggezza vostra
-ha scoperto essere una strega questa Israelita, tal circostanza dilucida le
-cagioni di un traviamento che non si sapeva spiegare.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! sì certo! lo spiega;» soggiunse Beaumanoir. «Vedete, Corrado,
-qual sia il pericolo di chi cede alle prime seduzioni del tentatore!
-Taluno fisa gli sguardi sopra una femmina per soddisfare soltanto il diletto
-della vista, per contemplare quanto chiamasi bellezza. Intanto il nemico
-del genere umano adopera sortilegi e talismani per compir l'opera
-della nostra perdita, che l'imprudenza e la leggerezza hanno incominciato.
-Forse, in tale occasione il nostro fratello Bois-Guilbert merita più
-del biasimo la pietà. Forse m'è d'uopo adoperar seco lui il bastone pastorale
-per sostenerlo anzichè la verga per castigarlo. Possano i nostri
-consigli e le nostre preghiere svolgerlo dalla follia che lo ha invaso, e
-ridonarlo al fratelli!»
-</p>
-
-<p>
-«Ella sarebbe al certo una sciagura altissima pel santo Tempio» si
-fè a dir Montfichet «il perdere una delle migliori fra le nostre lancie, il
-perderla allorchè il nostro Ordine abbisogna del soccorso di tutti i suoi
-figli. Questo Brian di Bois-Guilbert ha uccisi oltre a trecento Saracini
-di propria mano.»
-</p>
-
-<p>
-«Il sangue di questi maladetti cani» soggiunse il Gran-Mastro
-«sarà un'offerta aggradevole agli angeli ed ai santi dileggiati e bestemmiati
-da costoro. Col soccorso di queste celestiali potenze distruggeremo l'effetto
-degl'incanti e de' sortilegi che usò il demonio a trar nella rete il
-nostro fratello. Tal soccorso ne romperà i lacci, come Sansone infranse
-le nove funi onde i Filistei l'avevano avvinto. Così Brian di Bois-Guilbert
-potrà ancora immolare al cielo centinaia d'Infedeli. In quanto spetta
-a questa sgraziatissima strega che osò fare scopo degli operati malefizii
-un soldato del Tempio, ella morirà della morte che le si appartiene.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma le leggi dell'Inghilterra!» disse il Commendatore, cui ben
-piacea che gli sdegni del Gran-Mastro anzichè disacerbarsi sopra lui e
-Bois-Guilbert prendessero altra dirittura, ma temeva ad un tempo che
-lo stesso Gran-Mastro portasse tropp'oltre le cose.
-</p>
-
-<p>
-«Le leggi dell'Inghilterra», rispose Beaumanoir «permettono ed
-anzi comandano a ciascun giudice di far eseguire i giudizi nella propria
-giurisdizione. Non v'è picciol barone, che non possa far arrestare, giudicare,
-condannare qualsivoglia strega trovata ne' suoi dominii. Or negherebbesi
-lo stesso diritto al Gran-Mastro del Tempio in una commenda del
-suo ordine? No. Noi la giudicheremo, la condanneremo. L'indegna fattucchiera
-<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span>
-non contaminerà oltre la terra, e con essa avrà fine la virtù
-de' suoi sortilegi. Commendatore, fate allestire la grande sala del castello
-serbata ai giudizi.»
-</p>
-
-<p>
-Alberto fece una profonda reverenza, e si ritirò; ma anzichè avvisare
-ad eseguir sull'istante un tale comando, fu sollecito di rintracciare Bois-Guilbert
-a fine di partecipargli le accadute cose; e lo trovò dominato da
-dispetto e rabbia per un nuovo rifiuto che aveva sofferto da Rebecca.
-«L'ingrata!» sclamava egli. «Sprezzare colui che a rischio de' proprii
-giorni le salvò la vita in mezzo alle fiamme e alle stragi! Ne attesto il
-cielo, Malvoisin, io l'ho cercata nel castello di Frondeboeuf, in mezzo
-alle muraglie e alle vôlte incendiate che rovinavano d'ogni banda; io fui
-lo scopo contra cui s'indirigevano cento frecce che ripercoteva la mia
-armatura; e se pensai ch'io aveva uno scudo fu unicamente per sottrarla
-ad ogni pericolo. Or mi rimprovera persino di non l'avere lasciata perire.
-Ella mi nega non solo qualsivoglia prova di gratitudine, ma fino
-ogni speranza la più lieve di trovarla grata per l'avvenire. Il demonio
-che infuse l'ostinazione a tutti della schiatta di costei, senza dubbio ne
-diede ad essa una triplice dose.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io credo ben che il demonio vi posseda entrambi. Quante volte
-vi ho io predicato se non d'essere saggio, almeno di mostrarvi prudente!
-Non v'ho io detto e ridetto all'atto del vostro giugnere, che non vi mancherebbero
-Cristiane, presso le quali non è delitto il retribuire amoroso
-compenso al vostro valore, senza incapricciarvi sì mattamente in questa
-ostinatissima Ebrea! Pel nome di Dio! do quasi ragione al vecchio Luca
-di Beaumanoir se sostiene che costei ha gettato un sortilegio sopra di voi.»
-</p>
-
-<p>
-«Luca di Beaumanoir!» sclamò Guilbert. «È questo il frutto delle
-cautele che avete prese, Malvoisin? Avete dunque permesso che questo
-vecchio rimbambito sappia come Rebecca trovisi nella Commenda?»
-</p>
-
-<p>
-«Era forse in me l'impedirlo? Io non ho omessa sollecitudine perchè
-un tale arcano non pervenisse al suo orecchio. Se glielo abbia notificato
-il diavolo, o chi, è quanto il diavolo solo potrebbe farci palese. Ma
-ho aggiustato le cose alla meglio, e non dovete temere per voi se rinunziate
-alla vostra pazzia. Il Gran-Mastro vi compiagne. Vi pensa vittima
-della fattucchieria. Rebecca ha gettato un sortilegio sopra di voi. Insomma
-ella è una strega e perirà come tale.»
-</p>
-
-<p>
-«No, per il Cielo!» sclamò Bois-Guilbert.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Sì, per il Cielo!</i>» replicò il Commendatore. «Nè voi, nè io, nè
-nessuno hanno virtù di salvarla. Luca di Beaumanoir si è fitto in mente
-che la morte d'un'Ebrea sarà sagrifizio espiatorio di tutti gli amorosi
-falli in cui caddero tutti i cavalieri Templarii, e ben v'è noto essere in
-lui il potere come la volontà di far eseguire le cose che una volta ha
-risolute.»
-</p>
-
-<p>
-«E potranno» gridò Bois-Guilbert facendo grandi passi su e giù
-<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span>
-per l'appartamento e in agitatissimo tuono «e potranno i secoli avvenire
-credere mai che un sì stupido fanatismo abbia allignato fra gli uomini?»
-</p>
-
-<p>
-«Non so che cosa crederanno i secoli avvenire» rispose Malvoisin
-senza scomporsi; «ma quanto so benissimo è che ai nostri giorni, e fra
-noi, così persone del clero, come laiche, novantanove sopra cento diranno
-<i>Amen</i> alla sentenza del Gran-Mastro.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è vero...» disse Bois-Guilbert. «Ebbene! Alberto, voi siete
-mio amico, conviene diate mano alla fuga di Rebecca, io la farò trasportare
-in luogo più sicuro, laddove niuno avviserà di cercarla.»
-</p>
-
-<p>
-«Quand'anche il volessi, la cosa mi sarebbe impossibile. La porta
-non è ella custodita da armigeri del seguito di Beaumanoir, e i cavalieri
-che vennero seco non sono tutti a lui deditissimi? Non tengono incessantemente
-aperti gli occhi per vedere se nulla accade contra le regole?
-Poi, per parlarvi sinceramente, mio caro Bois-Guilbert, vi dirò che non
-ho nessuna passione d'imbarcarmi in tal mare, quand'anche mi tenessi
-certo di condurre in porto la nave. Io ho già corso rischi bastantemente
-per amor vostro, senza aggiungere quello di vedermi digradare, o di
-perdere la mia commenda, pel piacere di salvare questo fantoccio vostro
-d'ebrea. E se voi, Bois-Guilbert, volete seguire il mio avviso, rinunzierete
-ad una tal fantasia, e lancerete i vostri cani su d'altra preda. Pensate
-al grado che tenete nell'Ordine, agli onori che vi aspettano, all'eminente
-dignità, cui potete aspirare. Sagrificherete voi tali speranze ad una folle
-passione? Offrirete a Beaumanoir un motivo di scacciarvi dal nostro
-Ordine? Ei non mancherà di coglierlo, poichè è geloso della propria
-autorità; nè gli è ignoto che se mette un piè in fallo, se con vacillante
-mano si lascia fuggire un istante il baston del comando, la vostra mano
-sta presta per afferrarlo. Nè dubitate già ch'ei non cerchi di perdervi
-se gliene offerite un pretesto col chiarirvi protettore di una strega ebrea.
-Lasciate piuttosto ch'egli appaghi i pregiudizi in questa bisogna, poichè
-già non avete forza d'impedirglielo. Quando una volta sarete insignito
-della vostra dignità potrete a vostro grado prendere per favorire le ebree,
-o farle abbruciare se meglio vi torna.»
-</p>
-
-<p>
-«Malvoisin» disse Bois-Guilbert «questa calma che dimostrate è
-la calma d'un....»
-</p>
-
-<p>
-«D'un vostro amico» soggiunse il commendatore, affrettandosi ad
-empir la lacuna, ove Bois-Guilbert stava forse per collocare una voce
-non così mite. «Sì, la mia calma è quella d'un vostro amico, e in
-tal qualità sono vie più in istato di darvi consigli. Vi ripeto che non
-avete via onde porre in salvo Rebecca, nè riuscirete che a perdervi insieme
-con lei. Correte a mettervi a' piedi del Gran-Mastro...»
-</p>
-
-<p>
-«A' suoi piedi» sclamò il Templario. «Gli dirò alla sua barba...»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, ditegli alla sua barba che delirate per la vostra Ebrea,
-e col più dirgliene, più lo persuaderete della necessità di distruggere colla
-<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span>
-morte di questa giovane il sortilegio ch'ella ha gettato sopra di voi. In
-compenso di tanta follia verrete scacciato dall'Ordine, nè vi sarà alcuno
-de' fratelli vostri che osi intercedere per voi. In vece della brillante carriera
-dischiusa alla vostra ambizione, vi rimarrà siccome unico partito l'alzar
-la lancia per qualche miserabile querela che insorga tra la Borgogna
-e la Fiandra.»
-</p>
-
-<p>
-«Avete ragione, Malvoisin» soggiunse Bois-Guilbert dopo avere
-meditato un istante. «Io non concederò a questo vecchio fanatico un tal
-vantaggio sopra di me. Quanto a Rebecca, ella è un'ingrata, nè merita
-ch'io le sagrifichi il mio grado, l'onor mio, i miei divisamenti. Sì, saprò
-dimenticarla, l'abbandonerò al suo destino, a meno che...»
-</p>
-
-<p>
-«Senza restrizioni» sclamò Malvoisin. «Mantenetevi in così saggia
-e salutare risoluzione. Le donne non sono che semplici trastulli per farne
-trascorrere con diletto alcune ore della vita; ma l'affar serio di essa è
-l'ambizione. Mandate alla malora mille di questi idoli seducenti sulla foggia
-della vostra Ebrea, anzichè fermarvi sul limite della nobil carriera
-che sta aperta dinanzi a voi. Per ora n'è d'uopo separarci; e non
-vorrei nemmeno che ci vedessero insieme in colloquio. Vado a far allestir
-la grande sala ove deve instituirsi il giudizio.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto? sì presto?» disse Bois-Guilbert.
-</p>
-
-<p>
-«Un processo non è lungo» rispose in partendo il Commendatore,
-«allorchè il giudice ha pronunziata anticipatamente la sentenza.»
-</p>
-
-<p>
-«Rebecca» disse Bois-Guilbert trovandosi solo «forse tu sei per
-costarmi assai caro! Sento che non ho forza per seguire i consigli di
-quell'ipocrita abbietto. Farò anche un tentativo a fin di salvarti; ma
-bada a non contraccambiarmi questa volta d'ingratitudine; non ascolterò
-più che le voci della vendetta. Bois-Guilbert non è tale da cimentar
-vita ed onore per non ottenere altra ricompensa che disprezzo e rimproveri.»
-</p>
-
-<p>
-Il Commendatore aveva appena dati gli ordini necessarii per far preparare
-la sala, allorchè s'incontrò in Corrado Montfichet, da cui seppe
-che il Gran-Mastro voleva in quell'istante medesimo procedere al giudizio
-dell'Ebrea.
-</p>
-
-<p>
-«Tutto ciò mi sembra un sogno» disse Malvoisin. «Son tanti gli
-Ebrei che professano l'arte medica, e comunque facciano cure maravigliose
-niuno ha sognato d'accusarli come stregoni.»
-</p>
-
-<p>
-«Il Gran-Mastro pensa altrimenti» rispose Montfichet. «Ma sia detto fra
-noi, Alberto. Fattucchiera, o non fattucchiera val meglio per l'Ordine il veder
-perire questa miserabile Ebrea, che soffrire e la perdita d'un prode cavaliere
-come Bois-Guilbert, e le fazioni intestine che in conseguenza di
-questa ne dilanierebbero. Voi conoscete la fama di cui Brian gode meritamente,
-nè ignorate quanti ardenti partigiani egli abbia tra i nostri
-fratelli; ma tutto ciò non gli gioverà a nulla presso un Gran-Mastro qual
-<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span>
-è il nostro, s'ei giugne a riguardare Bois-Guilbert come il complice, non
-come la vittima di questa Ebrea. Quand'anche ella rinchiudesse in sè
-medesima tutte l'anime delle dodici tribù d'Israele, se soggiace ella sola,
-sarà sempre cosa migliore del permettere che involga nella sua rovina il
-nostro fratello.»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-332a"></a>
- <img src="images/ill-332a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Figlia d'una maledetta schiatta, le disse il Commendatore,
-alzati e vieni con noi.</i> pag. 334.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Finora di fatto mi sono adoperato a convincerlo che gli torna lo
-abbandonare al suo destino costei, e spero in ciò essere riuscito. Ma abbiamo
-poi fondamenti valevoli per condannarla siccome strega? Che cosa
-potrà fare il Gran-Mastro a fronte di prove sì deboli?»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è d'uopo affortificarle, Alberto; gli è d'uopo affortificarle. Mi
-intendete voi?»
-</p>
-
-<p>
-«Se v'intendo! E credete bene che vani scrupoli non mi saranno
-d'impaccio quando si tratta la causa del bene dell'Ordine. Ma breve è il
-tempo a procurare i convenevoli strumenti.»
-</p>
-
-<p>
-«Pur è forza trovarne, Malvoisin, è forza trovarne così pel vantaggio
-di voi, come per quello dell'Ordine. Templestowe è una misera
-commenda; e quella di Maison-Dieu vale il doppio. Vi è nota la mia
-prevalenza sull'animo del nostro vecchio superiore. Ebbene! procacciatevi
-persone che conducano a buon termine tale bisogna, e siete commendatore
-di Maison-Dieu nella fertile contea di Kent, che ne dite?»
-</p>
-
-<p>
-«Fra gli armigeri qui venuti con Bois-Guilbert ve n'ha due a me
-ben noti. Erano questi al servigio di mio fratello, Filippo di Malvoisin,
-e passarono indi a quello di Frondeboeuf. Potrebbero saper qualche cosa
-intorno i sortilegi di questa Ebrea.»
-</p>
-
-<p>
-«Cercateli dunque sull'istante, o Malvoisin, ed ascoltatemi. Se un
-paio di bisanti d'oro fossero necessari a rinfrescare la loro memoria non
-vi ristate per tale spesa.»
-</p>
-
-<p>
-«Che dite voi di bisanti d'oro? Per uno zecchino giurerebbero strega
-la madre che li generò.»
-</p>
-
-<p>
-«Vedeteli adunque, perchè a mezzogiorno comincia la formazione
-del processo. Non ho mai osservato tanta impazienza e sollecitudine
-nel nostro vecchio capo dopo il giorno che condannò ad arder vivo
-Hamet-Alfagi, mussulmano convertito, poi ritornato alla fede di Maometto.»
-</p>
-
-<p>
-Lo scocco della gran campana del castello indicava mezzogiorno,
-allorchè Rebecca intese il rumor di pedate verso la scala che guidava all'appartamento
-da lei occupato. E poichè queste annunziavano esser più
-d'una le persone che salivano, s'allegrò di tal circostanza; nè sapea di
-fatto che vi fosse cosa per lei da temersi tanto quanto una visita dell'impetuoso
-Bois-Guilbert; ogn'altra possibile sventura le inspirava minor
-terrore. Si aprì la porta della sua stanza, d'onde la giovane vide entrare
-Alberto di Malvoisin e Corrado Montfichet, seguiti da quattro guardie
-vestite di nero; e che portavan labarde.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Figlia d'una maladetta schiatta» le disse il Commendatore «alzati
-e vieni con noi.»
-</p>
-
-<p>
-«E dov'è che volete condurmi?» lor chiese Rebecca.
-</p>
-
-<p>
-«Ebrea» rispose Corrado «non tocca a te fare interrogazioni. Tu
-devi unicamente obbedire. Sappi ciò null'ostante che sei per essere condotta
-innanzi al tribunale del Gran-Mastro del nostro sant'Ordine, e che
-ivi sarai giudicata.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia lode al Dio d'Abramo!» sclamò Rebecca, sollevando al cielo
-le mani. «Dirmi che verrò tratta al cospetto di un giudice, benchè sia
-nemico al mio popolo, gli è assicurarmi che troverò un protettore. Vi
-seguirò col massimo de' contenti, permettetemi soltanto ch'io metta il
-mio velo.»
-</p>
-
-<p>
-Scesero indi tutti la scala con passo lento e solenne, e dopo attraversata
-lunghissima loggia si chiuse dinanzi a loro una grande porta fornita
-di due battitoi, onde si trovarono nella sala ove il Gran-Mastro avea
-posto il tribunale suo temporaneo.
-</p>
-
-<p>
-L'estremità inferiore della sala, separata da un cancello, era piena
-di molta folla di popolo, perchè il Gran-Mastro avea comandato si lasciasse
-ad ognuno libero l'ingresso a fine di rendere più solenne il giudizio.
-Laonde non senza fatica vi attraversarono per mezzo i due Templarii,
-Rebecca e i quattro armigeri che chiudeano quel ferale corteggio.
-E fu in questo intervallo, che una persona non osservata fe' pervenire un
-pezzetto di carta fra le mani di Rebecca, che lo ricevè senza fare su di
-ciò molta attenzione, ma quanta per altro le bastò a conservarlo, e
-che la incoraggiò, pervenuta al luogo assegnatole, a sollevar gli occhi
-e ad esaminare in presenza di chi si trovasse. La scena che le si offerse
-agli sguardi verrà descritta nel seguente capitolo.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXVI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i02"> »Primier delitto, cui feroce zelo</p>
-<p class="i01">»Trasse l'iniqua turba de' mortali</p>
-<p class="i01">»Il far di rei decreti auspice il Cielo</p>
-<p class="i08"> <i>Il medio evo.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il tribunale preparato al giudizio dell'innocente quanto infelice Rebecca
-occupava il <i>pulvinare</i>, ossia la parte alta della grande sala, specie di
-pianerottolo da noi già descritto, e sede privilegiata de' signori de' castelli
-e di que' loro ospiti cui questi voleano far onore.
-</p>
-
-<p>
-Rimpetto alla donzella accusata, sopra un seggio più alto di tutti
-gli altri, sedeva il Gran-Mastro coperto di bianco mantello, e tenendo
-colla mano il bastone mistico che presentava il simbolo dell'Ordine. Ai
-piè di lui vedeasi una tavola, e innanzi a questa seduti due scribi, cappellani
-dell'ordine, de' quali era ufizio il registrare a mano a mano le cose
-che ivi accadevano. Le negre vesti, i capi calvi e le figure gravi de' ridetti
-scribi presentavano una specie di chiaroscuro a petto del contegno
-bellicoso in cui mostravansi i cavalieri presenti a quell'adunata: d'essi
-una parte avea stanza in Templestowe, ed un'altra al corteggio del Gran-Mastro
-spettava. Quattro commendatori erano collocati sopra scanni meno
-alti del seggio assegnato al Gran-Mastro, e posti in una linea meno avanzata.
-Venivano dopo di questi semplici cavalieri seduti sopra panche ancor
-meno alte, e così distanti dai commendatori, come questi lo erano dal
-Gran-Mastro, dietro essi ed in piedi scorgeansi gli aspiranti, poi in ultima
-fila gli scudieri dell'Ordine.
-</p>
-
-<p>
-Tutto aspirava gravità profonda in quell'assemblea. Ciò nullameno
-scorgeansi sulla fisonomia de' cavalieri le tracce d'un ardimento militare
-temperato da una specie di solenne raccoglimento che la presenza del
-Gran-Mastro inspirava.
-</p>
-
-<p>
-Tutt'all'intorno della sala stavano guardie armate di partigiane, e
-la moltitudine che empieva la parte inferiore era stata ivi condotta dalla
-curiosità egualmente e dal desiderio di vedere un Gran-Mastro e una strega
-ebrea. Beaumanoir avea voluto in tal giorno che le porte di Templestowe
-fossero aperte ad ognuno, affinchè non mancasse ogni possibile pubblicità
-all'atto di giustizia cui intendeva d'accignersi. I suoi grand'occhi azzurri
-s'aprivano, parea quasi, più dell'usato, in fisando quell'adunanza, composta
-per vero in gran parte di contadini dei vicini villaggi, e sarebbesi
-detto che la fisonomia di lui veniva dilatata dalla coscienza dell'alta sua
-dignità, e del merito ch'egli attribuiva a quel ministerio, in cui avea
-parte primiera. Si aperse l'adunata con un salmo che intonarono i due
-<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span>
-cappellani, e ch'egli accompagnò con sonora voce, cui gli anni non aveano
-tolta la forza. I solenni versetti del <i>Venite exultamus Domino</i>, che
-i Templarii rintronavano sì sovente nel dar battaglia ai nemici terrestri
-gli sembrarono i più addicevoli a celebrare il trionfo cui si prefiggea riportare
-contra le potenze infernali; perchè sotto simile aspetto ei riguardava
-il giudizio al quale si preparava, e che in sua deliberazione aveva
-già pronunziato.
-</p>
-
-<p>
-Cessati i canti, il Gran-Mastro volse gli occhi sopra la comitiva che
-gli stava dintorno, e vide vôto il seggio assegnato ad uno di que' cavalieri.
-Bois-Guilbert, che vi stava da prima, l'aveva abbandonato, tenendosi in
-piedi ad un angolo in vicinanza degli aspiranti, e dispiegando quanto
-potea con mano il mantello, quasi sollecito di nascondere il volto; coll'altra
-mano strignea l'impugnatura della spada guernita del fodero, e
-colla punta di essa descriveva, com'uomo distratto, linee irregolari su
-quel pavimento di quercia.
-</p>
-
-<p>
-«Lo sfortunato!» dicea Beaumanoir riguardandolo con aria compassionevole.
-«Vedete, Corrado, qual effetto opera sovr'esso la solennità
-di questo spettacolo! vedete a qual deplorabile stato un degno e valoroso
-cavaliere può essere ridotto dagli sguardi d'una femmina, se il nemico
-del genere umano ti aggiugne il soccorso della magia! Osservate ch'ei non
-osa alzar gli occhi, nè sovra la donna, nè sovra di noi! E forse è un
-incitamento dello spirito maligno che move la sua mano a descrivere sul
-pavimento quelle linee cabalistiche. Chi sa che que' segni non minaccino
-la nostra vita, la sicurezza di tutti noi! Ma nulla rileva. Noi disfidiamo
-le potenze dell'abisso, e ne trionferemo: <i>Semper leo percutiatur</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Queste cose egli diceva sommessamente al suo commendator Montfichet,
-che gli stava a man destra; indi in tali termini addirizzò la parola
-all'assemblea:
-</p>
-
-<p>
-«Valenti e reverendi commendatori e Cavalieri di questo santo Ordine,
-miei fratelli e figli, aspiranti, che desiderate portare questa rispettabile
-croce, degni scudieri, che partecipate alle nostre fatiche, e voi
-cristiani d'ogni classe, sappiate prima di ogn'altra cosa non essere mancanza
-in noi di potere, che ne mosse a radunare questo capitolo. Quantunque
-poco sia il merito che ravvisiamo in noi medesimi, pure allorchè
-ricevemmo questo baston di comando, ne fu conferito il diritto di
-giudicare, di condannare, di punire in tutto quanto riguarda il bene del
-nostro Ordine. Il beato san Bernardo nelle regole che ne ha trasmesse
-lasciò scritto all'articolo cinquantesimo, che i fratelli non si assembrerebbero
-in capitolo se non se col beneplacito del Gran-Mastro, al quale
-commise il potere di convocare capitoli generali o particolari secondo lo
-giudicherebbe a proposito, nel luogo o tempo che meglio a lui piacerebbe.
-In questi capitoli è nostro dovere l'ascoltare gli avvisi di ciascun fratello,
-e operare indi giusta le norme del nostro proprio intendimento. Ma ogni
-<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span>
-qual volta il lupo infuriato assale il gregge, e rapisce un'agnella, è dovere
-del buon pastore il chiamare in soccorso i compagni onde assalire coll'arco
-e colla fionda il nemico, non ci scostando mai dalla massima ben nota
-a ciascun di noi: <i>Si percota sempre il leone che rugge</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«Per tutte queste cagioni abbiamo chiamata alla nostra presenza una
-ebrea di nome Rebecca, figlia d'Isacco d'York, femmina conosciuta pei
-sortilegi e pei talismani che adopera, ed ai quali ha avuto ricorso per
-isviare lo spirito e sedurre il cuore non già d'un abbietto servo, ma di
-un nobile cavaliere, non d'un laico, ma d'un uomo dedicatosi al santo
-Ordine del Tempio, non d'uno scudiere o d'un aspirante, ma d'un cavaliere
-celebre per le sue imprese, e d'uno de' primi in questa chiara
-corporazione. Il nostro fratello Brian di Bois-Guilbert ci è conosciuto, e
-lo è parimente a tutti coloro che m'ascoltano, come uno zelante campion
-della Croce, il cui braccio operò prodigi di valore in Palestina,
-e purificò i luoghi santi spargendo il sangue degl'infedeli che colla loro
-presenza li contaminavano. La prudenza e la sagacia non furono in lui
-men commendevoli del coraggio e del valore; laonde così in Oriente come
-in Occidente, i nostri cavalieri ravvisavano in esso il personaggio più
-degno d'aspirare a portar questo bastone, ogni qualvolta sarebbe piaciuto
-a Dio di alleggerirmi di simil peso.»
-</p>
-
-<p>
-«Venuti noi a sapere che un tal uomo, sì meritevole d'onore e sì
-onorato, dimenticò d'improvviso quanto egli doveva al suo carattere, ai
-suoi voti, alle sue massime, ai suoi fratelli; che ha veduta con occhio
-di concupiscenza una spregevole Ebrea; che ha dimenticati i pericoli cui
-si commettea, premuroso unicamente di salvarle la vita, che per ultimo
-ha spinto l'accecamento e il delirio fino a condurla in una delle nostre
-commende, qual cosa possiamo noi credere se non se che il ridetto cavaliere
-sia posseduto dal maligno spirito, o viva sotto l'influenza di qualche
-sortilegio e malefizio? Che se ne fosse lecito pensare altrimenti, nè il
-grado, nè il valore, nè la fama, in cui è pervenuto il nostro fratello, nè
-verun'altra umana considerazione lo avrebbero posto al sicuro dai nostri
-giusti castighi. Avremmo obbedito al sacro testo che ne prescrive rompere
-qualsivoglia patto coll'iniquità, <i>auferte malum e vobis</i>; e Brian di Bois-Guilbert
-verrebbe escluso dalla nostra santa congregazione, quand'anche
-ne fosse l'occhio o la mano diritta.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma se per via di qualche sortilegio il demonio si è impadronito del
-suo spirito, forse perchè questo cavaliere fisò con troppa imprudenza gli
-sguardi sopra costei, noi dobbiamo anzichè punirlo, compiangerlo; prescrivergli
-una penitenza che lo purifichi, che lo liberi dal suo traviamento,
-e rivolgere, il coltello della nostra indignazione sul maladetto strumento
-che per poco non fu cagione della sua totale rovina. Alzatevi dunque,
-voi tutti che avete cognizione de' fatti accaduti, e testificate la verità,
-affinchè ci assicuriamo se la nostra giustizia possa riposare tranquilla
-<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span>
-dopo la punizione di questa Infedele, o se ne sia d'uopo, con mortale
-ferita del nostro cuore, procedere ad espedienti più rigorosi contra un
-nostro fratello.»
-</p>
-
-<p>
-Vennero chiamati molti testimonii per attestare i pericoli a' quali
-Brian di Bois-Guilbert s'era commesso per sottrarre la giovane Ebrea
-all'incendio del castello, e i modi onde l'aveva indi protetta a rischio
-dei propri giorni. Tali particolarità furono narrate con tutta quella amplificazione,
-cui generalmente si abbandona lo spirito del volgo allorchè
-cadono indagini sopra straordinari avvenimenti, e questa inclinazione naturale
-di aggiugnere ebbe nuovo incitamento dall'aria di soddisfazione,
-cui nell'udire sì fatti racconti manifestava lo spettabile personaggio presidente
-di quell'assemblea. Quindi i pericoli superati da Bois-Guilbert,
-assai grandi per sè medesimi, ornati da que' racconti divennero tali
-ch'uom ne potea campare in modo sol prodigioso. Le cure ch'ei si
-diede onde far salva Rebecca, divennero un affascinamento di cui non
-si trovava appena altro esempio; la docilità colla quale il cavaliere si
-prestava ad ogni detto dell'ebrea, quantunque ella non facesse altro
-che rimprocciarlo, si dipignea pure come cosa soprannaturale, attesa
-l'indole violenta ed altera del cavaliere.
-</p>
-
-<p>
-Venne poscia eccitato il commendatore di Templestowe a descrivere
-il modo con cui Bois-Guilbert e l'ebrea erano giunti alla Commenda.
-Malvoisin avea preparata con molta arte la sua confessione. Circospetto
-nello scegliere quelle frasi che potessero ferir meno l'indole impetuosa
-dell'amico suo Bois-Guilbert, lasciò travedere, com'ei l'avesse
-creduto preso da temporaneo delirio, sola cagione che potea tenerlo sì
-fortemente avvinto nei lacci dell'amata ebrea. Poi con un sospiro di
-contrizione manifestò il proprio dolore per aver permesso ad una tal
-donna l'adito in quella santa dimora. «Ma» aggiunse ancora «ho già
-fatta la debita confessione al rispettabile Gran-Mastro. Egli sa che le
-mie intenzioni eran pure, e son pronto a sottomettermi a quella penitenza
-ch'ei giudicherà a proposito di comandarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ben parlaste, fratello Alberto» disse il Gran-Mastro; «rendo
-giustizia alle vostre intenzioni. Esse erano buone. Voi volevate rattenere
-nella sua carriera colpevole un vostro fratello. Pure la condotta che adoperaste
-è riprovevole. Voi vi siete comportato come uno che volendo arrestare
-un cavallo impetuoso, lo prendesse per le staffe anzichè per la
-briglia, a rischio di far danno a sè stesso senza aggiugnere il proprio
-scopo. Reciterete adunque per sei settimane, e due volte al giorno, le
-preci di cui il nostro pio fondatore ha prescritta la recitazione qual debito
-giornaliero ai Templarii, e in tutto questo tempo vi asterrete dal
-mangiar carne. Tale è la paterna penitenza che per affetto alla vostra
-anima crediam ben fatto il comandarvi.»
-</p>
-
-<p>
-Il Commendatore con quella sua aria da ipocrita ed indicando la massima
-<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span>
-sommessione fece un profondo inchino, e tornò alla sede che avea
-lasciata.
-</p>
-
-<p>
-«Non sarebb'egli opportuno, o fratelli» soggiunse il Gran-Mastro
-«d'assumere alcune informazioni sulla vita precedente di questa donna,
-per iscoprire principalmente, se ella si è giovata d'incanti, di sortilegi o
-di talismani, poichè in questa sciagurata bisogna tutto ne trae a credere
-che il nostro fratello abbia ceduto alle inspirazioni di qualche angelo
-delle tenebre?»
-</p>
-
-<p>
-Armando di Goodalrick, uno dei commendatori presenti all'adunata,
-antico guerriero coperto di cicatrici che attestavano quante ferite egli avea
-ricevute dai Mussulmani, ed uomo altamente apprezzato da' suoi fratelli,
-surse in quell'istante, e salutò il Gran-Mastro in atto di chiedergli poter
-parlare, la qual permissione gli fu conceduta.
-</p>
-
-<p>
-«Reverendissimo Gran-Mastro, mi piacerebbe udire dal nostro valoroso
-fratello Brian di Bois-Guilbert quai cose egli sappia rispondere a
-quanto ha ascoltato, e con qual occhio ei riguardi presentemente la sciagurata
-lega in cui è stretto con una ebrea.»
-</p>
-
-<p>
-«Brian di Bois-Guilbert» sollevò la voce Beaumanoir «voi avete
-udita l'interrogazione del nostro fratello Armando di Goodalrick. V'intimo
-rispondere alla medesima.»
-</p>
-
-<p>
-Bois-Guilbert volse, ma senza rispondere alcuna cosa, il suo volto
-verso il Gran-Mastro che gl'indirigeva la parola.
-</p>
-
-<p>
-«Il demonio che lo possede è muto» sclamò Beaumanoir. «Ritirati
-o Satana. Parlate, Bois-Guilbert» soggiunse indi allungando verso lui il
-bastone «ve ne scongiuro a nome di questo santo simbolo del nostro
-Ordine.»
-</p>
-
-<p>
-Bois-Guilbert fece uno sforzo a sè medesimo per nascondere i sensi
-di sprezzo e d'indignazione ond'era compreso, sprezzo e indignazione che
-ei sapea quanto gli sarebbe stato inutile manifestare. «Reverendo Gran-Mastro»
-ei gli disse «Bois-Guilbert sdegna rispondere ad incolpazioni
-così vaghe e prive di fondamento. Se v'è chi osi intaccarlo nell'onore, ei
-saprà difendere questa sua proprietà brandendo la lancia, e collo stesso
-coraggio posto nel combattere gl'Infedeli.»
-</p>
-
-<p>
-«Noi vi perdoniamo, fratello Brian» soggiunse il Gran-Mastro;
-«gloriarvi in tal modo delle vostre imprese dinanzi a noi è un nuovo
-fallo, di cui diamo soltanto la colpa al nemico del genere umano che si è
-impadronito di voi. Noi vi perdoniamo, il ripeto, perchè non siete voi
-che parlate, bensì il demonio che parla per bocca vostra. Ma coll'aiuto
-di Dio lo atterreremo, e lo costringeremo a fuggire nel regno suo delle
-tenebre.»
-</p>
-
-<p>
-Bois-Guilbert lasciò sfuggire un'occhiata di disdegno indiritta a Luca
-di Beaumanoir, ma nondimeno rimase in silenzio.
-</p>
-
-<p>
-«Ora» disse il Gran-Mastro «poichè non possiamo sperare migliore
-<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span>
-risposta all'interrogazione mossa dal nostro fratello di Goodalrick, procederemo
-oltre nelle nostre indagini, e coll'aiuto del Cielo leggeremo fino
-in fondo tal mistero d'iniquità. Si alzino e compaiano al nostro cospetto
-tutti coloro che hanno qualche contezza sulla vita e sulla condotta di
-questa ebrea.»
-</p>
-
-<p>
-Dopo tai detti si manifestò qualche agitazione in quella parte di sala
-ove stavasi il pubblico, e avendone chiesto il motivo, Beaumanoir seppe
-trovarvisi un paralitico, a cui l'ebrea aveva ridonato l'uso delle sue membra
-col soccorso d'un balsamo portentoso.
-</p>
-
-<p>
-Era questi un contadino d'origine sassone, che non si curava nè
-poco nè assai di comparire a quel tribunale, temendo anzi gli si facesse
-un delitto d'essere stato guarito da un'ebrea; benchè per vero non potesse
-dirsi guarigione compiuta quella che l'obbligava tuttavia a valersi
-delle stampelle. Ei fece di mala voglia la sua notificazione, e quasi era
-d'uopo cavargli ad una ad una le parole di bocca. Nondimeno confessò
-come due anni addietro essendo la sua dimora a York, ove prestava
-opera di falegname ad Isacco, lo prendesse una paralisia, ostinata contra
-tutti i rimedii, e come quelli somministrati a lui da Rebecca, e singolarmente
-un balsamo prodigioso, gli avessero restituito in parte l'uso delle
-sue membra. Aggiunse non essere molti giorni che la stessa Rebecca lo
-avea nuovamente provveduto di tale balsamo, facendogli dono ad un
-tempo di una moneta d'oro per agevolargli i modi di condursi a vedere i
-suoi congiunti dimoranti presso Templestowe.
-</p>
-
-<p>
-«E col beneplacito della graziosa Reverenza vostra» continuò il
-paralitico «non credo che questa giovane m'abbia voluto male, perchè
-ogni qual volta mi sono valso del suo rimedio, ho fatto prima il segno del
-cristiano e recitato un <i>pater</i> e un <i>avemmaria</i>, nè ciò gli ha diminuita
-efficacia.»
-</p>
-
-<p>
-«Zitto là, uomo servo» disse il Gran-Mastro. «A te ben si spetta,
-a te che, il confessi tu stesso, vendevi il tuo lavoro ad una maladetta
-genia, il vantar cure dovute unicamente a forza d'inferno. Io ti fo noto,
-che lo spirito d'abisso ha il potere di mandare infermità a fine poi di
-guarirle egli stesso, e così mettere in fama alcune pratiche infernali. Hai
-teco il balsamo di cui favelli?»
-</p>
-
-<p>
-Il contadino si frugò con apparentissimo contraggenio per entro le
-scarselle, e ne trasse un'ampolla, sul coperchio della quale stavano impressi
-alcuni caratteri ebraici, segno manifesto per la maggior parte di
-quegli spettatori, che il rimedio usciva dall'officina del diavolo. Luca di
-Beaumanoir ordinò gli fosse trasmessa l'ampolla, e le fece il segno della
-croce innanzi toccarla. Poi sendo a lui note pressochè tutte le lingue che
-si parlavano nell'Oriente, gli fu agevole cosa il leggere l'iscrizione postavi
-sopra: <i>Vinse il leone della tribù di Giuda</i>.
-</p>
-
-<p>
-«Mirate la strana possanza di Belzebù!» sclamò egli «che ha forza
-<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span>
-di cambiare in bestemmie i testi delle sacre carte, e in veleni le cose che
-dovrebbero essere il giornaliero nudrimento dell'anime. Avvi tra noi qualche
-medico per dirne di quali ingredienti è composto un tal balsamo misterioso?»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-340a"></a>
- <img src="images/ill-340a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Ebbene vi obbedirò da me stessa.</i> pag. 342.</p>
-</div>
-
-<p>
-Allora si fecero innanzi due uomini, che medici s'intitolavano. Un
-d'essi era un frate, l'altro il barbier del villaggio. Esaminatasi da costoro
-l'ampolla, si protestarono inabili ad indicare le cose che quel balsamo
-racchiudea; uscirne per altro un odore di mirra e di canfora, sostanza
-che l'ignoranza loro qualificò di erbe orientali. Poi con quella malignità
-che la ciarlataneria non risparmia a danno di chiunque ottenga
-buoni successi nella facoltà medica, senza esserle ascritto legalmente, diedero
-a comprendere come, non conoscendosi da essi la natura di un tal
-balsamo, sol per opera magica poteva essere fabbricato, giacchè erano,
-così dicean, versatissimi in ciascun ramo dell'arte professata, fin dove il
-sapere era conciliabile colla coscienza d'un cristiano.
-</p>
-
-<p>
-Terminatasi questa medica discussione, il contadino chiese umilmente
-gli venisse restituito il balsamo statogli così salutare.
-</p>
-
-<p>
-«Qual è il tuo nome, o furfante?» gli domandò aggrottando le
-sopracciglia il Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«Higg, figlio di Snell» rispose quel contadino.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Higg, figlio di Snell, sappi da me essere miglior cosa il
-rimanere paralitico tutta la vita, che dovere la propria salute ai soccorsi
-degl'Infedeli, i quali ebbero solamente dal demonio il potere di dire:
-alzati e cammina. Egli è anche miglior cosa privar costoro a viva forza
-de' loro tesori, che accettarne benevolenza e doni, o mettersi al lor salario.
-Ritirati e profitta della lezione.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi spiace, con sopportazione della Reverenza vostra, che l'insegnamento
-vien tardi per me» rispose il contadino «perchè non son più
-buono a far nulla, ma potrò ben additare ai miei due fratelli, servitori
-in casa del ricco rabbino Nathan-Ben-Samuel, il precetto di vostra Grandezza,
-e spiegar loro come sia cosa più conforme alle leggi l'assassinare
-che il servire con fedeltà i propri padroni.»
-</p>
-
-<p>
-«Si faccia ritirar tosto questo sciagurato chiacchierone» sclamò il
-Templario; non aspettandosi mai di udire tal conseguenza dedotta dalle
-sue massime.
-</p>
-
-<p>
-Higg, figliuolo di Snell, appoggiato alle sue stampelle si mischiò tosto
-alla folla. Prendendo però molta parte al destino della sua benefattrice,
-e sollecito d'ascoltare come si conchiudea, rimase nella sala, a rischio di
-scontrarsi un'altra volta nel guardo burbero del terribile giudice, di cui
-lo facea fremere la sola presenza.
-</p>
-
-<p>
-Il Gran-Mastro ordinò allora che si levasse il velo Rebecca, la
-quale schiudendo le labbra per la prima volta, rispose timidamente, ma
-con dignità, che le figlie d'Israele non avevano l'uso di scoprire al cospetto
-del pubblico il volto. Tal modesta risposta, e il tuono timido di
-<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span>
-voce dal quale fu accompagnata, commossero a favore di lei tutto quell'uditorio.
-Il solo Beaumanoir, credendosi dalla coscienza obbligato a reprimere
-qualsivoglia moto d'umanità, capace di raffreddare il suo zelo nell'eseguir
-cosa da lui riguardata siccome debito, reiterò il comando; laonde
-una di quelle guardie fe' l'atto di strappare il velo alla giovane Israelita.
-Ma questa, alzatasi immantinente, s'indirisse al Gran-Mastro e ai
-cavalieri che le stavano attorno «Per l'amore delle figlie vostre!» sclamò....
-«Ah! io dimenticava che non ne avete. Dunque, per quella tenera
-ricordanza, che serberete almeno delle vostre madri, delle vostre sorelle,
-deh! vi supplico, non sofferite che un uomo alla presenza vostra commetta
-la mano sopra un'infelice donzella! Voi siete gli anziani del vostro popolo.
-Ebbene! vi obbedirò da me stessa.»
-</p>
-
-<p>
-Sì fatti accenti vennero pronunziati con tal espressione di rassegnazione
-e dolore che quasi ne intenerì persino il cuore di Beaumanoir. Nel
-medesimo tempo sollevando essa il velo lasciò veder quel suo volto cui invermigliava
-il pudore, e dignitoso a malgrado dello spavento onde era
-compresa. L'avvenenza di lei eccitò un bisbiglio mosso da ammirazione,
-e quei giovani cavalieri, l'un l'altro guardandosi, sembravano dirsi cogli
-occhi esser que' vezzi il possentissimo sortilegio da cui fu vinto il cuore
-del loro fratello. Ma Higg, figliuolo di Snell, fu quell'unico che l'aspetto
-della sua benefattrice costrinse a rompere a suo malgrado il silenzio: «Lasciatemi
-uscire» gridò questi agli armigeri che custodivano la porta; «il
-sol vederla mi ucciderebbe.... Non sono io nel novero de' suoi carnefici?»
-</p>
-
-<p>
-«Non ti angosciare, buona persona» disse la giovane che intese tale
-esclamazione. «Tu non hai potuto nuocermi col dire la verità, nè il tuo
-affannarti mi giova. Taci, o ritirati.»
-</p>
-
-<p>
-Le guardie stavano per mettere Higg fuor della porta, temendo che
-ei turbasse una seconda volta quell'assemblea, della qual colpa potea sovr'esse
-ricadere la punizione; ma questi, cambiando d'avviso, promise
-loro di serbare il silenzio, onde gli concedettero che rimanesse.
-</p>
-
-<p>
-Vennero allora chiamati a comparire que' due armigeri, de' quali Alberto
-di Malvoisin avea favellato a Montfichet. Benchè costoro fossero
-malvagi indurati nella perversità, la vista di colei che stava per essere
-la loro vittima, l'avvenenza della medesima, la sua fisonomia nobile e
-commovente, li tennero come perplessi un istante. Ma un severo guardo
-di Malvoisin rendè a questi la feroce loro intrepidezza; laonde, con tal
-ordine che avrebbe eccitato sospetto in tutt'altri giudici non parziali, enumerarono
-le particolarità de' fatti falsificati a danno della rea convenuta;
-o se anche erano indifferenti per sè medesimi, sotto aspetto d'indifferenti
-non li presentavan costoro, e gli accompagnavano di sinistri commentarii,
-da' quali chiara appariva la perfidia di queste attestazioni, che i criminalisti
-de' nostri giorni avrebbero divise in due classi, una di fatti inconcludenti,
-l'altra di fatti fisicamente impossibili. Ma in tale secolo d'ignoranza
-<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span>
-e di superstizione, sì gli uni che gli altri fatti erano assunti siccome prove
-di delitto. Del genere degl'inconcludenti sarebbero stati gli asserti di avere
-più volte intesa Rebecca parlare una lingua sconosciuta a chi l'ascoltava,
-e udita, intonar canzoni, di cui non si comprendevano le parole, e che
-nullameno allettavano l'orecchio, e faceano impressione nel cuore; d'aver
-ella talvolta mosse interrogazioni a sè medesima, come aspettandone la
-risposta. Di tal natura erano parimente le considerazioni fatte sugli arredi
-di lei, foggiati diversamente da quelli che le donne inglesi di buona
-fama vestivano, e sulle linee cabalistiche e i caratteri ignoti o improntati
-sugli anelli ch'ella aveva alle dita, o ricamati sul velo onde coprivasi.
-</p>
-
-<p>
-Tai circostanze cotanto naturali e comuni vennero ascoltate gravemente
-siccome prove, o almeno siccome forti presunzioni della corrispondenza
-che Rebecca mantenea colle potenze d'abisso.
-</p>
-
-<p>
-Ma uno di cotesti armigeri portò una attestazione più diretta, e che
-quantunque affatto fuor del possibile fu creduta dalla maggior parte di
-quella assemblea, ove il numero degli stupidi prevaleva ancora a quello
-degli scellerati. Costui pertanto attestò di avere veduta una maravigliosa
-cura operata da Rebecca sopra un uom ferito nel castello di Torquilstone.
-«Dopo i segni» narrava l'armigero «fatti dalla maga sulla ferita, dopo
-certe parole misteriose da essa pronunziate, e <i>da me non intese per la
-grazia di Dio</i>» il perfido narrator soggiugnea «il ferro della freccia uscì
-della piaga, che, fermato il sangue, immantinente si chiuse. Un'ora
-dopo, questo ferito era con me su i baluardi e m'aiutava a lanciar pietre
-sugli assedianti.» La qual favola si fondava forse sul fatto vero
-delle cure che nel castello di Torquilstone prestò ad Ivanhoe Rebecca.
-Tanto più era difficile cosa il convincere di falsità questo guadagnato
-armigero, che costui per convalidare d'una prova materiale le verbali
-testimonianze, si trasse di saccoccia un ferro di freccia, affermando essere
-quell'istesso che portentosamente uscì della ferita.
-</p>
-
-<p>
-Il collega di costui, stando di guardia sopra una torre, avea potuto
-vedere la scena accaduta fra Bois-Guilbert e Rebecca, allorquando ella fu
-in procinto di lanciarsi dal pianerottolo che sporgea fuori della finestra
-di quella stanza ove l'infelice era stata rinchiusa. Non volendo costui star
-di sotto al suo camerata, attestò avere veduta Rebecca farsi all'orlo del
-pianerottolo, trasformarsi in cigno d'un candore che abbarbagliava la
-vista, svolazzare per tre volte attorno alla gran torre di Torquilstone,
-poi tornare sulla stessa finestra e riassumere la forma sua primitiva.
-</p>
-
-<p>
-Una metà di prove sì rilevanti sarebbe stata oltre l'uopo a chiarire
-fattucchiera una vecchia povera e brutta, quand'anche non ebrea. Ma
-questa fatal circostanza congiunta a un tanto cumulo di accuse rendea
-inutili schermi contra l'impressione che queste produssero la stessa avvenenza
-e gioventù di Rebecca.
-</p>
-
-<p>
-Il Gran-Mastro dopo avere raccolti i suffragi chiese in solenne tuono
-<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span>
-a Rebecca, se ella avesse veruna cosa da addurre contra la sentenza di
-condanna ch'egli stava per profferire.
-</p>
-
-<p>
-«L'invocare la vostra pietà» disse l'avvenente Israelita con tremante
-voce che indicava l'agitazion del suo animo «sarebbe un soccorso
-inutile quanto abbietto ai miei occhi; il dirvi, che l'aver cura de' feriti
-e degl'infermi, quantunque di fede diversa, non può spiacere al comun
-fondatore e della vostra e della mia religione, non mi gioverebbe di più;
-l'accertarvi, che sono per la maggior parte imposture le cose contra
-me asserite da cotesti due uomini, ai quali possa Dio perdonare, avventurerebbe
-le mie parole a non essere credute da voi, i quali giudicate
-possibili i prodigi ch'essi narrarono. Nè maggior vantaggio spererei dal
-farvi presente, che le mie consuetudini, la mia lingua, le mie vesti son
-quelle del popolo a cui appartengo. Nemmeno cercherò discolparmi col
-pregiudizio del mio oppressore, che sta qui ascoltando le calunniose finzioni,
-onde sembra vogliasi trasformare in vittima chi fu il mio tiranno.
-Tra lui e me sia giudice Iddio! Egli è della vostra fede, e il menomo
-accento pronunziato da lui otterrebbe da voi più fiducia di quante proteste
-le più solenni potesse mettere una misera Ebrea. Quindi non ritorcerò
-contr'esso l'accusa mossa a mio danno. Ma egli è a voi, sì, gli è
-a voi, Brian di Bois-Guilbert, che io mi appello; eccito voi a chiarire,
-se le colpe appostemi sien calunniose e fallaci.»
-</p>
-
-<p>
-Tacque ella un istante, e tutti gli occhi si conversero sopra Bois-Guilbert,
-che tuttavia manteneva il silenzio.
-</p>
-
-<p>
-«Parlate» ella continuò «se voi siete uomo, se voi siete cristiano.
-Io ve ne supplico per l'abito che portate; pel nome famoso de' vostri
-maggiori; per l'ordine cavalleresco di cui andate fregiato, per l'onore
-della madre vostra; parlate; dite. Son io colpevole de' delitti che mi
-vengono imputati?»
-</p>
-
-<p>
-«Rispondetele, o mio fratello» disse Beaumanoir «se però il nemico
-infernale, contra cui vi veggio lottare, ve ne lascia la facoltà.»
-</p>
-
-<p>
-E per vero dire, Bois-Guilbert era sì fattamente agitato dai diversi
-affetti che gli facean guerra nell'animo, da poter credersi anche all'aspetto
-della sua fisonomia, che una forza soprannaturale lo traesse
-allo stato convulsivo in cui si vedeva. Girando attorno gli occhi in ispaventevole
-modo, sclamò finalmente con sorda voce, e volgendo un guardo
-a Rebecca: «La carta! la carta!»
-</p>
-
-<p>
-«Ecco, ecco» disse Beaumanoir «una nuova prova. La vittima
-dei sortilegi di questa sciagurata Ebrea non può ad onta d'ogni sforzo
-pronunziar altre voci che <i>la carta</i>. Il vedo; la fatal carta, su di cui
-senza dubbio costei ha scritte le parole cabalistiche nelle quali sta tutto
-l'incanto, e che lo costringono in questo punto al silenzio.»
-</p>
-
-<p>
-Ma Rebecca interpretò in altro modo le parole che pareano veramente
-strappate di bocca a Bois-Guilbert; e in quell'istante si ricordò del pezzetto
-<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span>
-di carta postole tra le mani all'atto di entrar nella sala, e da lei
-conservato sino a quella ora; onde mandò sovra di esso e di soppiatto uno
-sguardo, e vi lesse scritto in caratteri arabi: <i>Chiedete il combattimento
-e un campione</i>. La specie di bisbiglio che la risposta di Bois-Guilbert avea
-mosso nell'assemblea, ove ciascuno sul significato da attribuirsi a tale risposta
-consigliava col suo vicino, agevolò a Rebecca i modi e di leggere
-il biglietto e di lacerarlo dopo letto senza che alcuno se ne avvedesse.
-</p>
-
-<p>
-Tornato a regnare il silenzio: «Rebecca» le disse il Gran-Mastro
-«tu vedi che non puoi trarre alcun vantaggio dalle risposte di questo
-sfortunato cavaliere. L'avversario che lo tormenta è più forte di lui. Hai
-tu null'altro da dire?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» rispose Rebecca «le medesime vostre leggi m'offrono un'altra
-prova onde salvar la mia vita. Questa è ben misera, almeno da poco
-in qua; nondimeno ella è un dono di Dio, e non debbo sprezzarla. Userò
-di tutti i modi ch'ei mi concede a difenderla. Io sono innocente. Calunniosa
-è l'accusa portata sopra di me. Chiedo provarla tale per via di un
-combattimento giudiziario e di un campione.»
-</p>
-
-<p>
-«E chi vorrà» riprese a dire Beaumanoir «alzar la sua lancia
-per una strega, per un'Ebrea?»
-</p>
-
-<p>
-«Dio mi farà sorgere un difensore. Ella è cosa impossibile che nell'Inghilterra,
-in questa contrada, ove soggiornano tanti uomini generosi,
-prodi ed umani, uno non se ne trovi, il quale voglia combattere per l'innocenza
-e per la giustizia. Ma a me basta il chieder la prova del combattimento
-giudiziario. Eccone il pegno.»
-</p>
-
-<p>
-Dette tai cose, e toltosi uno de' suoi guanti ricamati lo gettò dinanzi
-al Gran-Mastro con tal aria di modestia e di dignità, che fe' ammirata in
-uno e sorpresa tutta quell'adunanza.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXVII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Della disfida ecco il segnal: se ardito</p>
-<p class="i01">»V'ha tra voi per raccorlo, in pensier volga</p>
-<p class="i01">»Qual nemico potria vedersi a petto.</p>
-<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Persino Luca di Beaumanoir fu commosso dal modo pieno di grazia e
-di nobiltà, onde Rebecca ricorse a quest'ultima appellazione. Per natura
-non era egli crudele, nè tampoco sarebbe stato severo, se il suo cuore,
-serbatosi peregrino alle soavi passioni, non avesse acquistato a grado a
-grado inflessibil durezza dalla vita ascetica professata, dalla consuetudine
-delle pugne, dalla coscienza del supremo potere in lui concentrato, e finalmente
-dalla supposta necessità di sradicare l'eresia e di soggiogar gli
-Infedeli, la qual cosa ei riguardava come supremo dovere. I suoi lineamenti
-perdettero alcun poco dell'ordinaria austerità, in fisando gli sguardi
-sull'amabile creatura, che sola, priva di soccorritori e d'amici con tanto
-coraggio e nobiltà da sè medesima si difendea. Fece per tre volte il segno
-della croce, temendo senza dubbio che la nuova commozione cui soggiacea
-l'animo suo, di tempera per solito più dura dell'acciaio della sua spada,
-fosse ella pure l'opera di qualche sortilegio.
-</p>
-
-<p>
-«Giovinetta» finalmente le disse «se la pietà che tu m'inspiri è
-cagionata da qualche pratica di magia alla quale tu abbia avuto ricorso,
-grand'è il tuo delitto, ma più mi giova il credere tale pietà un sentimento
-naturale al mio cuore, che è addolorato in veggendo come una creatura
-fornita di tanti esterni doni sia divenuta un vaso di perdizione. Confessa
-le tue colpe, o mia figlia; pentiti, abbiura i tuoi errori; abbraccia la
-nostra santa fede, di cui questo bastone porta l'emblema, e puoi ancora
-essere felice in questo mondo, come nell'altro. Collocata in qualche casa
-religiosa d'un ordine de' più austeri, ti rimarrà tempo ad orare ed a far
-penitenza. A tai patti ricevi la vita. Quai vantaggi ritraesti dalla legge di
-Mosè ad ostinarti a morire per essa?»
-</p>
-
-<p>
-«Ella è la legge de' miei padri» Rebecca rispose: «fu data sulla
-cima del Sinai in mezzo a' tuoni ed ai lampi, e lo credete voi medesimi,
-se pure siete cristiani. Voi dite che una tal legge fu ritrattata; e ciò è
-quanto non m'hanno insegnato a credere ancora.»
-</p>
-
-<p>
-«Si chiami il nostro cappellano» disse Beaumanoir «e ch'egli spieghi
-a questa Infedele ostinata....»
-</p>
-
-<p>
-«Perdonatemi se v'interrompo. Io non sono che una giovane inesperta,
-e incapace di argomentare sulla verità della mia religione; ben
-so morire per essa, se tale è il volere di Dio. Permettetemi di domandarvi
-se accettate la mia istanza per ottenere il combattimento giudiziario.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Mi si trasmetta il suo guanto» disse allora Beaumanoir. «Gli è
-un pegno ben debole, ben leggiero» soggiunse egli nell'esaminarlo «per
-una domanda sì rilevante quant'è quella d'un combattimento all'ultimo
-sangue. Considera bene questo guanto, o mia figlia, e fanne confronto
-colle manopole che coprono le nostre mani; e tal differenza passa appunto
-fra la tua causa e quella del Tempio. Pensa essere il nostro Ordine
-che tu disfidi.»
-</p>
-
-<p>
-«Mettete nella bilancia la mia innocenza» rispose Rebecca «e il
-guanto di seta farà sollevare il piattello che conterrà la manopola di ferro.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu persisti adunque nel rifiuto di confessare le tue colpe, e nella
-audace disfida da te promossa?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi persisto, nobil signore.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, sia fatto a norma dell'inchiesta, e il giudizio di Dio provi
-qual sia la buona causa.»
-</p>
-
-<p>
-«<i>Amen!</i>» risposero i commendatori collocati presso il Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Amen!</i>» ripeterono i cavalieri e tutta quell'adunanza.
-</p>
-
-<p>
-«Miei fratelli» disse Beaumanoir «vi è noto come potremmo ricusare
-a cotesta donna il privilegio del combattimento giudiziario. Ma, benchè
-ebrea e infetta di magia, ella è straniera e priva d'altra difesa. Implora
-il benefizio delle salutari nostre leggi. Non sia mai che glielo neghiamo.
-Per altra parte, quantunque ci siam consacrati allo stato religioso, non
-perdemmo quindi l'essere nostro di cavalieri e soldati, e arrossiremmo di
-ricusarle tal prova qualunque ne fosse il pretesto. Udite pertanto, fratelli
-miei, lo stato di tale bisogna. Rebecca, figlia di Isacco, ebrea di religione,
-che una moltitudine di circostanze più che sospette accusa d'avere operati
-sortilegi sopra la persona d'un nobile cavaliere del nostro sant'Ordine,
-domanda il combattimento per fare prova di sua innocenza. A chi
-giudicate voi debba consegnarsi il pegno della battaglia, nominandolo
-nostro campione?»
-</p>
-
-<p>
-«A Brian di Bois-Guilbert» disse tosto il commendatore di Goodalrick.
-«A lui particolarmente un tale affare si aspetta, ed egli ne conosce
-la giustizia meglio di ognuno.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma il nostro fratello Brian vive ora sotto l'influenza d'un sortilegio.
-Ciò vi facciamo osservare per un riguardo di prudenza; non già che trovisi
-in tutto l'Ordine un braccio cui più di buon grado volessimo affidare
-la difesa dell'Ordine stesso.»
-</p>
-
-<p>
-«Reverendo Gran-Mastro» il Commendatore riprese a dire «vi
-debbe esser noto non trovarsi malefizio assai forte per prevalere sopra
-un campione allorquando si offre ad un cimento che è giudizio di Dio.»
-</p>
-
-<p>
-«A tal ragione mi arrendo» soggiunse Beaumanoir. «Alberto di
-Malvoisin, rimettete a Brian di Bois-Guilbert il pegno della battaglia.
-Fratello Brian, noi vi esortiamo a combattere col vostro coraggio, e a
-non dubitare del trionfo della buona causa. Rebecca, ti concediamo tre
-<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span>
-giorni, incominciando da questo, onde tu possa provvederti d'un
-campione.»
-</p>
-
-<p>
-«Ben è breve sì fatto indugio, onde una straniera, una donna di
-religione diversa dalla vostra, possa sperare di rinvenire un uomo che
-voglia cimentare per essa il proprio onore e la vita.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ne è lecito prolungarlo» rispose il Gran-Mastro. «Il combattimento
-dee seguire alla nostra presenza, e possenti motivi nel quarto
-giorno ne chiamano altrove.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia fatta la volontà di Dio!» rispose Rebecca. «Pongo ogni mia
-fiducia in quel solo che può in un punto operare più cose di quante ne
-possa l'uomo nel durare d'una eternità.»
-</p>
-
-<p>
-«Non v'ha obbiezione contra un tal detto» soggiunse Beaumanoir
-«ma noi sappiamo chi è colui che può talora vestir le sembianze d'angelo
-di luce. Non resta più che a deliberare sul luogo della pugna, e del
-supplizio, se questo dovrà accadere. Ove è il commendatore Malvoisin?»
-</p>
-
-<p>
-Malvoisin stavasi presso a Bois-Guilbert, tenendo tuttavia fra le
-mani il guanto di Rebecca, e parlandogli sommessamente, ma con voce
-animata.
-</p>
-
-<p>
-«Ricuserebbe egli il pegno della battaglia?» chiese in tuono severo
-il Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«No, reverendo Gran-Mastro,» rispose Malvoisin, sollecito di nascondere
-il guanto sotto al mantello; «egli accetta. Quanto al luogo
-della lizza, io vi propongo il campo di san Giorgio, pertenente alla commenda,
-e ove siam soliti condurci ad armeggiare.»
-</p>
-
-<p>
-«Ottimamente» disse il Gran-Mastro. «Rebecca, gli è in campo
-chiuso che dovrai presentare il tuo campione; e s'ei non riporta vittoria,
-se niuno si presenta a combattere in tua difesa, tu perirai della morte
-serbata alle fattucchiere, perchè tale è la nostra sentenza. Che questo giudizio
-venga registrato ne' nostri archivi, e se ne faccia pubblica lettura,
-onde nessuno possa allegare eccezion d'ignoranza.»
-</p>
-
-<p>
-Uno de' cappellani, che adempiea ufizio di notaro, scrisse tale giudizio,
-sopra un grosso registro <i>in foglio</i>, ove si soleano trascrivere gli atti
-capitolari del Tempio, e poi ch'ebbe terminato, uno de' suoi colleghi ne
-fece lettura ad alta ed intelligibile voce.
-</p>
-
-<p>
-«Dio soccorra la buona causa!» disse il Gran-Mastro terminata
-che fu la lettura medesima.
-</p>
-
-<p>
-«<i>Amen!</i>» rispose tutta quell'assemblea. Rebecca serbò il silenzio,
-sollevò gli occhi al cielo, ed incrocicchiate le braccia sul petto, rimase
-un istante in tal atto. Poi, voltasi modestamente al Gran-Mastro, gli rimostrò
-come fosse d'uopo il permetterle di porsi in corrispondenza coi
-propri amici a fine d'instruirli dello stato in cui si trovava, e di procacciarsi
-meglio un campione che la causa di lei difendesse.
-</p>
-
-<p>
-«È giustissima si fatta inchiesta» Beaumanoir le rispose. «Scegli il
-<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span>
-messo che più t'aggrada, e gli sarà libero l'ingresso alla stanza della tua
-prigione.»
-</p>
-
-<p>
-«Avvi alcuno tra voi» disse Rebecca volgendosi all'uditorio «che
-mosso da amor di giustizia, o dalla speranza di una larga ricompensa, voglia
-prestar tal servigio ad una giovane innocente altrettanto quant'è sventurata?»
-</p>
-
-<p>
-Niuno rispose, perchè non trovavasi chi ardisse alla presenza del
-Gran-Mastro esternare premura per un'ebrea dallo stesso Gran-Mastro
-condannata siccome strega, e mettersi così a rischio di venir sospettato
-partigiano del giudaismo o della negromanzia. Quindi nè la pietà, nè
-l'adescamento medesimo d'una ricompensa ebbero forza bastante a vincere
-un tale timore.
-</p>
-
-<p>
-Rebecca rimase alcuni istanti in uno stato d'inquietezza, che sarebbe
-impossibile cosa il descrivere. «E il crederò a me medesima?» ella esclamava
-«ed è sul suolo inglese ch'io mi vedo priva di quella debole speranza
-di salvezza, su cui mi era lecito ancora fondarmi, e ciò per non
-esservi chi si presti ad un atto caritatevole che non verrebbe negato
-a qualsivoglia reo anche il più abbietto?»
-</p>
-
-<p>
-«Io non posso camminare che reggendomi alle stampelle» sclamò
-Higg, figliuolo di Snell «ma se movo alcun poco le gambe, a voi sola ne
-ho l'obbligazione. Quindi adempirò io le vostre commissioni quanto meglio
-mi verrà fatto. Oh! piaccia a Dio che i miei piedi possano ammendare
-le colpe della mia lingua! Me infelice! quando ebbi la sfortuna di
-render giustizia alla vostra carità, non m'immaginai certamente che
-v'avrei posta in pericolo.»
-</p>
-
-<p>
-«Dio ordina a suo grado le cose» rispose Rebecca. «Fra le sue mani lo
-strumento il più debole può bastare a rompere i ferri della nostra cattività;
-e sol ch'ei vuole la lumaca ne diviene messaggero agile quanto il falcone.»
-</p>
-
-<p>
-Sopra un pezzo di pergamena che uno de' cappellani le porse per ordine
-del Gran-Mastro, ella scrisse diverse righe in ebraico. «Cerca Isacco
-d'York» diss'ella ad Higg, «e consegnagli questo biglietto. Eccoti il danaro
-onde tu possa noleggiare un cavallo e pagar le tue spese. Non saprei
-dire se tal presentimento mi derivi dal cielo, ma spero non morire della
-morte che a me si crede serbata. Il giusto Iddio susciterà un difensore a
-mio scampo. Addio, pensa che la mia vita dipende dalla tua sollecitudine.»
-</p>
-
-<p>
-Molti spettatori cercarono stogliere Higg dal toccar solamente un biglietto
-scritto in caratteri cabalistici, ma egli rimase fermo in volere render
-servigio alla propria benefattrice. «Ella sanò il mio corpo» loro dicea
-«nè so persuadermi che sia mente di lei mettere in rischio l'anima mia.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose uscì tosto di Templestowe.
-</p>
-
-<p>
-«Mi farò prestare il cavallo del mio vicino Buthan» meditava egli
-nel riprendere la via del proprio villaggio «e con questa cavalcatura, e
-aiutato dalla grazia di Dio, giugnerò sollecito a York.»
-</p>
-
-<p>
-Per una fortunata combinazione non gli fu d'uopo di far tanto viaggio.
-<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span>
-Non si era scostato che d'un quarto di miglio dalla Commenda,
-allorquando s'accorse di due uomini a cavallo, che ai loro gialli berrettoni
-ravvisò per ebrei; ed anzi giunto più vicino ai medesimi vide che l'un di
-essi era lo stesso Isacco, l'altro il rabbino Ben-Samuel. Questi facean
-la ronda attorno del castello di Templestowe, ma non osavano entrarvi per
-essere stato detto loro, che in quel tempo il Gran-Mastro s'interteneva
-a processare una strega.
-</p>
-
-<p>
-«Fratello Ben-Samuel» all'altro diceva Isacco «la mia anima è
-inquieta, nè senza cagione. L'accusa di negromanzia è uno fra i pretesti
-di cui spesse volte si valgono i nostri persecutori.»
-</p>
-
-<p>
-«Calmatevi, fratello» rispondeva Nathan; «voi siete ricco abbastanza
-per non temere i Nazareni. Tutto si ridurrà a spendere, un po' più,
-un po' men di danaro. Il danaro ha sovr'essi tanta virtù, quanta ne avea
-su i cattivi spiriti l'anello di Salomone. Ma chi è questo povero sgraziato
-che s'avanza ver noi reggendosi alle stampelle? Sembra ci voglia parlare.
-Amico» diss'egli ad Higg «hai tu bisogno de' soccorsi dell'arte mia?
-non te li ricuso, ma avverti questo: non darei un <i>aspro</i> ad un che
-io trovi accattando sulla strada maestra. Non ti servono più le tue gambe?
-Capisco bene che non potresti far nè il corriere, nè il pastore, nè il soldato:
-ma a quanto mi sembra hai buone braccia, e vi sono altri mestieri
-ne' quali avresti modo.... In somma, fratello, che male avete?»
-</p>
-
-<p>
-Nel durare di tale arringa Isacco avea preso il biglietto presentatogli
-da Higg, e appena postivi gli occhi sopra cambiò di colore, mise un profondo
-gemito e stramazzò da cavallo, rimanendo per qualche istante
-fuori di sentimento.
-</p>
-
-<p>
-Della qual cosa turbato il rabbino saltò di sella, e dopo avere fatto
-fiutare un elissire che portava seco al compagno, diede mano agli strumenti
-di chirurgia cui parimente professava, accingendosi a trargli sangue,
-allorchè Isacco rinvenne. Qual fu la maraviglia di Nathan in veggendolo
-gettar lunge da sè il berrettone e spargere di polve i suoi grigi capelli!
-Lo credè assalito da un'impeto di vertigine; laonde, non declinando
-dalla prima intenzione, riprese in mano i suoi strumenti. Ma Isacco non
-tardò a fargli manifesta la vera origine di quel suo stato.
-</p>
-
-<p>
-«Figlia del dolore!» esclamò «Ti doveva essere imposto il nome
-di <i>Benoni</i>, e non di Rebecca. Possa la mia morte preceder la tua, affinchè
-io non mi tragga a maledire il creatore e perder l'anima mia!»
-</p>
-
-<p>
-«Che osate voi dire, o fratello?» sclamò il rabbino. «E un figlio
-d'Israele può favellare in tal guisa? Qual cosa dunque è accaduta a vostra
-figlia? Io spero ch'ella non sia ancor tolta dal novero dei viventi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ella vive» rispose Isacco «ma come Daniele nella fossa de' leoni,
-come i tre fanciulli nella fornace. Ella è prigioniera de' figli di Belial, che
-stanno per compiere sovr'essa gli atti di lor crudeltà, sordi a qualunque
-voce di compassione per la sua innocenza, per la sua giovinezza. Ella era
-<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span>
-sul canuto mio crine una corona di palme, eccola appassita in una notte
-come la zucca di Giona. Figlia dell'amor mio! conforto di mia vecchiezza!
-solo rampollo della mia amata Rachele! le tenebre della morte
-già ti circondano!»
-</p>
-
-<p>
-«Però quali cose si contengono in questo scritto? non indica forse
-quanto può farsi per liberarla?»
-</p>
-
-<p>
-«Leggete, fratel mio, leggete, perchè i miei occhi sono appannati
-dalle lagrime.»
-</p>
-
-<p>
-Presosi dal rabbino il biglietto di Rebecca, lesse le note scritte in
-ebraico, delle quali sì era il tenore:
-</p>
-
-<div class="blockquote">
-<p>
-— <i>Ad Isacco, figlio d'Adonikam, nomato dai gentili Isacco d'York.</i>
-<br />
-<i>Che le benedizioni della Terra Promessa crescano sopra di lui.</i>
-</p>
-
-<p class="indl">
-<span class="smcap">Padre Mio</span>,
-</p>
-
-<p>
-— Son condannata a morte per un delitto che nemmeno conosco, per
-delitto di negromanzia. Se nel termine di tre giorni, incominciando da
-questo, si può rinvenire un uom valoroso, atto, giusta gli usi de' Nazareni,
-a difendere nel campo di san Giorgio la mia causa con lancia e
-spada, Dio forse gli darà forza bastante per far trionfare l'innocenza, sfornita
-ora di tutt'altro soccorso. Ma nessuno si trova, le giovani figlie
-della tribù d'Israele possono fin d'ora piangere sul mio destino, come su
-quello d'un fiore abbattuto dalla falce del mietitore. Cercate quindi soccorso
-ovunque crediate di poterne trovare. Un guerriero nazareno, Wilfrid
-figlio di Cedric, detto Ivanhoe dagli Infedeli, acconsentirebbe, cred'io,
-a prender l'armi in mia difesa; ma non lo giudico ancora in essere di sopportare
-il peso della sua armatura. Ciò nullameno, padre mio, fatelo
-istrutto dello stato a cui sono ridotta. Egli fu nostro compagno di schiavitù.
-Forse gli riuscirà trovarmi un campione. E dite ancora a questo
-Wilfrid, figlio di Cedric, che Rebecca, sia ch'ella viva, sia ch'ella perisca,
-morirà innocente del delitto cui l'hanno incolpata. Se è volontà
-di Dio che voi rimaniate privo di vostra figlia, deh! non soggiornate più
-lungo tempo in questa terra di sangue, ritiratevi a Cordova, nella quale
-città il fratel vostro vive all'ombra di quel trono occupato dal Saracino
-Boabdil; poichè i Mori non sono verso la schiatta di Giacob più crudeli
-di quel che il sono i Nazareni dell'Inghilterra.&nbsp;—
-</p>
-</div>
-
-<p>
-Isacco ascoltò con molta calma la lettura di questa lettera; ma allorquando
-fu terminata, tornò a prorompere nei primi atti di dolore co' modi
-soliti agli Orientali, gettando polve sul proprio capo, e lacerandosi le vestimenta:
-«Mia figlia, mia Rebecca, carne della mia carne, ossa delle mie ossa!»
-</p>
-
-<p>
-«Fatevi coraggio» gli disse il rabbino. «Col darsi in preda al dolore
-non si rimedia a nulla. Cignetevi le reni e correte in traccia di Wilfrid,
-figlio di Cedric. Forse ne avrete consigli o anche soccorsi. Egli è
-l'uomo favorito di Riccardo Cuor-di-Leone, che una voce diffusa per ogni
-<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span>
-dove fa reduce in mezzo a noi. Forse potrà ottenerne un decreto che impedisca
-a cotesti uomini sanguinolenti, vero disonore del Tempio da cui
-prendon nome, il mandare ad effetto un giudizio sì barbaro.»
-</p>
-
-<p>
-«Andrò dunque in cerca di questo Ivanhoe, del <i>bravo giovane</i>, che,
-lo so io, ha compassione anche de' poveri esuli della terra di Giacob. Ma
-il male è che non è ancora in istato di addossare le proprie armi, nè vedo
-altro cristiano che possa voler combattere per una figlia di Sion.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi parlate siccome uomo che non conosce bene i Gentili. A furia
-d'oro comprerete il loro valore, a furia d'oro comprerete a voi sicurezza.
-Confortatevi, nè ora pensate ad altro che a raggiugnere questo Wilfrid
-d'Ivanhoe. Per parte mia corro io parimente ad adoperarmi a pro vostro,
-perchè sarebbe grave colpa il non soccorrere un proprio fratello oppresso
-da tanta calamità. Mi trasferisco a York, ove molta mano di guerrieri è
-assembrata: possibile che fra di loro uno almen non ne trovi, il quale si
-assuma incarico di difendere vostra figlia? Perchè l'oro è il dio di costoro,
-e per l'oro ingaggerebbero la loro vita, come fanno de' propri averi... Ma
-voi, mio fratello, vi addosserete qualsivoglia obbligo ch'io potrò a nome
-vostro incontrare?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì certamente, e benedico Iddio che mi ha mandato un tale consolatore,
-un tale sostegno nelle sciagure... Però badate di non conceder
-loro, ad un tratto quel che domandano; abbiate a cuore i miei interessi.
-Taluno di questi maladetti nazareni è capace di venir fuori con pretensioni
-di marchi d'oro, poi contentarsi di sole once... In somma, fate il
-meglio che potete, perchè io son disperato. Di che mi gioverebbe tutto
-il mio oro dopo che avessi perduta mia figlia?»
-</p>
-
-<p>
-«Addio» disse Nathan «gli è tempo di operare. Possa far ritorno
-nel vostro cuore la pace!»
-</p>
-
-<p>
-Si abbracciarono essi, e ciascuno s'avviò per diversa strada.
-</p>
-
-<p>
-Higg, figlio di Snell, rimase presso i medesimi tutto il durare del loro
-colloquio, di cui nulla comprese, perchè parlavano ebreo. Gli accompagnò
-per alcun tempo col guardo. — «Cani d'ebrei!» esclamò, poichè ebbe
-cessato dal vederli «non badano a me più di quel che farebbero con un
-Turco o con un Pagano. Almeno m'avessero gettato uno o un paio di
-zecchini! Era forse obbligato io a portar loro quello scarabocchio, Dio sa
-che cos'era! a rischio di restarne ammaliato, come diverse brave persone
-m'hanno avvertito? Qual vantaggio mi frutterebbero le monete che mi ha
-donate la giovane, se si convertissero in foglie secche? e soprappiù mi sarò
-guadagnato per tutta la vita il soprannome dello <i>zoppo corrier degli Ebrei</i>.
-Credo veramente che costei m'abbia stregato, poichè non ho saputo spacciarmi
-dall'eseguire le sue commissioni. Ma chi non ha stregato di quelli
-che le si avvicinano, fossero ebrei o cristiani? Mi pare che nessuno le
-possa negar nulla di quanto ella chiede, e darei volentieri la mia bottega
-e i ferri di bottega sol per salvarle la vita.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXVIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Alma superba, disdegnosa alberga</p>
-<p class="i01">«A te nel sen; superba, disdegnosa</p>
-<p class="i01">«Alma a tua volta in questo sen ravvisa.</p>
-<p class="i10"> <i>Seward.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Volgeva al termine il giorno che schiarì il giudizio di Rebecca, e lo
-splendor del sole cedeva luogo al crepuscolo, allorquando la bella Ebrea,
-fedele sempre ai doveri della propria religione, avea terminata la preghiera
-sua della sera, e udì picchiar dolcemente alla porta della stanza, ove
-l'aveano condotta dopo che fu pronunziata la sua sentenza.
-</p>
-
-<p>
-«Entrate, se siete amico» diss'ella; «e quand'anche foste un nemico,
-io non ho modi per impedirvi l'accesso.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è d'uopo ch'io sia o l'uno o l'altro» disse in entrando Bois-Guilbert
-«e le conseguenze del colloquio a cui vengo, m'instruiranno
-quai delle due parti dovrò sostenere.»
-</p>
-
-<p>
-Spaventata alla vista d'un uomo, dalla cui passione colpevole Rebecca
-scorgea l'origine d'ogni presente sventura, si fece addietro sinchè toccasse
-l'estrema parete dell'appartamento, dando a divedere nel volto agitazione
-anzichè tema, e stette in piedi in questa postura colle spalle al
-muro, come persona, che assalita dai masnadieri appoggia il dorso ad
-un albero, risoluta a vender caro la propria vita.
-</p>
-
-<p>
-«Voi non avete alcun motivo di temermi, o Rebecca; o, per parlare
-più aggiustatamente, voi non avete alcun motivo di temermi in simile istante.»
-</p>
-
-<p>
-«Di fatto io non vi temo» rispose Rebecca benchè l'affaticato respiro
-della medesima sembrasse dismentire l'eroismo che ne' suoi discorsi
-manifestavasi «ho posta in Dio ogni mia confidenza, ei mi concederà,
-se lo vuole, soccorso.»
-</p>
-
-<p>
-«Di tal soccorso non avete d'uopo contro di me. Non son distanti
-da noi che due passi le guardie incaricate di custodirvi sino all'istante di
-venir condotta al luogo del vostro supplizio. Non ho sovra queste alcuna
-autorità. Onde al menomo strepito le vedreste giugnere, e correrei pericolo
-io medesimo se mi sorprendessero in tale luogo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ne sia lode a Dio!» sclamò Rebecca, «il timor della morte non
-è la cosa che più mi spaventi in questo albergo della iniquità.»
-</p>
-
-<p>
-«Certamente l'idea della morte non ha nulla di cui si spaventi un'anima
-coraggiosa, se però questa morte non sia accompagnata da circostanze
-che la rendano più terribile. Perire d'un colpo di lancia o di spada
-è pressochè un nulla per me. Pressochè un nulla per voi il precipitarvi da
-voi medesima dall'alto d'una rocca, o il trapassarvi il seno con un pugnale.
-Voi preferireste una tal morte a quanto chiamate vostro onore. Nè
-<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span>
-coll'ultima espressione intendo farvi credere, ch'io pure intorno all'onore
-non abbia idee romanzesche siccome le vostre, ma che che ne sia vorremmo
-entrambi morire anzichè rinunziare a questo onore.»
-</p>
-
-<p>
-«Uomo sciagurato!» rispose Rebecca. «E vi condannaste dunque a
-cimentare la vita per massime che riguardate romanzesche, e delle quali
-la vostra ragione, il vostro intelletto non vi dimostrano la saldezza? Voi
-profondete i tesori per cose che non si possono convertire in pane. Ma
-non crediate già eguali la condizion vostra e la mia. I vostri propositi
-possono cambiarsi a grado de' flutti volubili dell'umana opinione. I propositi
-miei posero l'áncora su lo scoglio de' secoli.»
-</p>
-
-<p>
-«Chetatevi, o Rebecca: tai discorsi in questo momento son fuor
-di stagione. Voi siete condannata a morire, ma non d'una morte presta
-e facile, qual la desidera la sventura, qual la disperazione la cerca; la
-morte che vi si prepara debbe essere lenta, terribile, accompagnata da
-que' crudeli tormenti che sono serbati a quanto una diabolica superstizione
-nomina vostro delitto.»
-</p>
-
-<p>
-«E se tale è il mio destino, chi ne deggio incolpare? Non ne è forse
-autore colui che abbandonandosi ad una passione colpevole mi ha qui
-condotta a mio malgrado; colui che adesso, non so con quai fini cerca
-atterrirmi colla dipintura orribile dei mali che mi sovrastano, e ai quali
-egli solo mi avventurò?»
-</p>
-
-<p>
-«Non crediate ch'io abbia avuta questa scellerata intenzione. Che
-anzi in tal giorno vorrei nel sottrarvi ai pericoli mettere altrettanta sollecitudine
-quanta ne ebbi nel ripararvi col mio scudo dalle frecce che venivano
-lanciate contro di noi nel castello di Torquilstone.»
-</p>
-
-<p>
-«Se fosse stato disegno vostro il concedere onorevole protezione ad
-una giovane sventurata, io vi dovrei adesso tutta la mia gratitudine; ma
-noto essendomi lo scopo cui intendeste, mi è forza dirvi, che comunque
-abbiate cercato le tante volte farvi un merito di quanto operaste avrei
-grandemente preferito il perdere la vita al trovarmi salva in vostro potere.»
-</p>
-
-<p>
-«Risparmiate, o Rebecca, i rimproveri. Io medesimo son ben tutt'altro
-che scevro di cordogli. A che cercate voi inasprirli?»
-</p>
-
-<p>
-«Qual dunque ora è la mente vostra, ser cavaliere? Fate con pochi
-accenti che io la conosca. Se avete qualch'altra mira che non sia pascere
-lo sguardo vostro delle sciagure da voi medesimo cagionate, affrettatevi a
-rendermene consapevole, poi lasciatemi in balía di me stessa. L'intervallo
-che dee per me disgiugnere il tempo dall'eternità è breve quanto terribile,
-nè mi restano, il vedete, che pochi istanti per prepararmi alla morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Dunque voi persistete, o Rebecca, nell'incolparmi di quelle sventure,
-che avrei voluto distogliere da voi a costo di quanto ho di più
-caro sopra la terra?»
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei ben risparmiarvi rimproveri, ser cavaliere; ma non è egli
-certo ch'io non debbo la morte mia fuorchè alla passione colpevole?...»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span>
-</p>
-
-<p>
-«No, no» sclamò precipitosamente il Templario «voi v'ingannate
-nell'attribuirmi colpa di quanto non era in me nè il prevedere nè l'impedire.
-Poteva io forse indovinare l'improvviso arrivo di questo imbecille
-fanatico, che alcune prove di coraggio, e gli encomii dati all'austerità di
-una stolta superstizione, hanno sollevato alla sede ove trovasi? Sede immensamente
-al di sopra del merito suo e del suo sapere, e da cui gli venne
-il diritto di comandare a me ed a tanti cavalieri del nostro Ordine, il
-cuore de' quali non è invilito sotto il peso delle ridicole fallacie che sono
-norma ai pensamenti, ai discorsi, alle azioni di quest'uomo spregevole!»
-</p>
-
-<p>
-«Per altro voi stavate fra coloro che mi giudicarono; voi prendeste
-parte alla mia condanna, voi al quale è nota più che ad alcun altro la
-mia innocenza; e se non mi sono ingannata, voi dovete mostrarvi brandendo
-l'armi per sostenere la giustizia della sentenza contra me profferita
-e far più sicura la morte mia.»
-</p>
-
-<p>
-«Ragionate con più calma, o Rebecca. Non v'è chi meglio della
-vostra popolazione sappia cedere alla procella e governare il naviglio in
-guisa da trar profitto d'ogni vento anche contrario.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! fu l'istante il più malauguroso per la nostra nazione quello
-in cui dovette ricorrere a sì fatti espedienti. Ma la avversità prostra il cuore,
-come il fuoco rende inchinevole l'acciaro, inflessibile di sua prima natura.
-Quelli che perdettero i legittimi loro sovrani, e che privi di patria vedono
-dimorando in altra terra la nativa contrada spogliata di libertà e di independenza,
-son costretti ad umiliarsi al cospetto dello straniero. Tal maledizione
-il cielo pronunziò contra noi, e la dobbiam, non v'ha dubbio,
-ai nostri falli e a quelli de' nostri padri; ma voi, ser cavaliere, voi che
-vi gloriate della libertà siccome di diritto assicuratovi dalla nascita, non
-sentite rossore di sottomettervi, sin contra il vostro convincimento medesimo,
-agli altrui pregiudizi?»
-</p>
-
-<p>
-«L'amarezza regna ne' discorsi vostri, o Rebecca» disse il Templario
-che trascorreva con impazienza l'appartamento; «nè qui venni per
-commettermi a tali rimproveri. Sappiate che Bois-Guilbert non cedè a nessuno
-sopra la terra, anche allorquando le circostanze il costringono ad alterare
-i propri divisamenti o a distorsene. La mia volontà è il torrente che
-discende dalle montagne; ben si può sviarne il corso, ma non impedirgli
-di pervenire all'oceano. Pensa al biglietto onde ti venne il consiglio di
-domandare un campione. Come credevi tu che sarebbe pervenuto nelle tue
-mani, se lo stesso Bois-Guilbert non tel faceva trasmettere? Chi fuor di
-lui avrebbe presa cotanta cura del tuo destino?»
-</p>
-
-<p>
-«Alcune ore di più d'una vita angosciosa, una pausa che forse non
-tornerammi d'alcun giovamento, ecco adunque ciò che operaste per la
-infelice, sul capo della quale avete accumulati voi stesso i disastri, e sotto
-a' cui piedi avete scavata colle vostre mani la tomba!»
-</p>
-
-<p>
-«No, Rebecca: qui non si stettero i miei divisamenti. Se non era il
-<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span>
-maladetto intervento di quel vecchio stolto, di quello sciagurato Goodalrick,
-che comunque Templario, vuol far pompa di attenersi ne' giudizii alle
-ordinarie norme della umanità, niuno avrebbe pensato ad incaricare della
-difesa dell'Ordine quell'uomo che il Gran-Mastro in suo cuore vorrebbe
-anzi scacciato dall'Ordine, l'uomo riguardato siccome vittima o complice
-de' pretesi vostri sortilegi. Senza un tal contrattempo, al primo squillar
-della tromba, che tal si fu la mia idea, sarei comparso nella lizza qual
-vostro campione, sotto vesti di cavaliere errante che cerca avventure per
-provare la bontà della sua lancia e della sua spada; e m'avesse pure opposti
-Beaumanoir due o tre de' fratelli assembrati a Templestowe, un colpo
-della mia lancia bastava a far votare ad essi l'arcione. Riconosciuta in
-tale guisa, o Rebecca, la vostra innocenza, mi sarei fidato alla generosità
-dell'animo vostro sulla cura di mostrar gratitudine al cavalier vittorioso.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ravviso che uno sfarzo di vanagloria in quanto or mi dite,
-ser cavaliere, e una premura di attribuirvi a merito quanto avreste fatto
-se non vi parea più convenevole partito l'operar altrimenti. La realtà è
-che riceveste il mio guanto. Il mio campione (quand'anche accadesse che
-una donna, com'io abbandonata, ne trovasse pur uno) dovrà cimentarsi
-ai colpi della vostra lancia. E dopo ciò potete vantarvi dinanzi a me
-qual mio amico, qual mio protettore?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, vostro amico, vostro protettore» ripetè in grave tuono il Templario;
-«ma ponete mente a qual rischio, o per meglio dire a qual certezza
-di disonore m'è forza commettermi; laonde non mi darete torto se
-desidero porre i miei patti prima di sagrificare quanto ebbi finor di più
-caro alla brama di salvare i giorni d'una donzella di Giuda.»
-</p>
-
-<p>
-«Spiegatevi più chiaro, fin qui non v'intendo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, io vi parlerò con altrettanta franchezza quanta può metterne
-un penitente il più timorato a' piedi del confessore. Se ora non mi
-presento alla lizza, o Rebecca, perdo tai cose a me più rilevanti dell'aria
-medesima che respiro, la stima intendo de' miei confratelli, e la speranza
-di vedermi un giorno insignito di quella suprema autorità, che oggi fa altero
-il più imbecille, il più superstizioso fra gli uomini, Luca di Beaumanoir.
-Tale è l'inevitabile destino che mi sovrasta, se non propugno coll'armi
-la giustizia della sentenza pronunziata contro di voi. Maladetto sia
-quell'insensato vecchio, quel Goodalrick, che mi trasse in simile agguato!
-E maladetto doppiamente Alberto di Malvoisin, che m'impedì, quando
-mi prese voglia di gettare il vostro guanto sul volto al fanatico rimbambito,
-che porse ascolto ad accuse cotanto assurde, e spinte a danno d'una creatura,
-di cui l'anima è sublime, quanto incantatrici ne sono le sembianze.»
-</p>
-
-<p>
-«A che giovano queste circollocuzioni dell'adulazione? Voi stavate
-perplesso tra il sangue d'una fanciulla innocente per una parte, e la perdita
-per l'altra del vostro grado e della speranza di ottenerne uno ancor più
-eminente. Qual è mestieri adesso di frasi? La vostra scelta fu fatta.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span>
-</p>
-
-<p>
-«No, Rebecca» disse il cavaliere, ammollendo il tuon della voce, e
-vie più accostandosi alla prigioniera. «La mia scelta non è ancor fatta, e
-toccherà a voi il dettarmela. Se comparisco or nell'arena, gli è necessario
-ch'io sostegna la rinomanza acquistatami; laonde sia che troviate o non
-troviate un campione, non ne avverrà quindi che per voi non arda il rogo
-fatale. Perchè non v'è cavaliere che a parità d'armi abbia avuto vantaggio
-nel battersi meco, eccetto Riccardo-Cuor-di-Leone ed Ivanhoe suo
-favorito. Ivanhoe, vi è noto, non è in istato d'impugnar l'armi; Riccardo
-vive prigioniero in terra straniera. S'io pertanto entro in arringo, voi
-siete certa di perire, quantunque i vostri vezzi avessero sedotto qualche giovane
-inconsiderato ad assumersi di difendervi.»
-</p>
-
-<p>
-«E perchè mi rimembrate sì spesso tal circostanza?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè rileva che vediate sotto due aspetti diversi il destino che vi
-sta preparato.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, volgete una volta il panno e mostratemi l'altro lato.»
-</p>
-
-<p>
-«Sofferite adunque ch'io vel ripeta anche una volta. Se mi mostro
-nel fatale conflitto, morire fra tai lunghi e crudeli tormenti, quali si pretendon
-serbati ai colpevoli dopo la loro morte, tal è il destin che vi
-aspetta. S'io non vi comparisco, l'Ordine manca di campione ed è acclamata
-la vostra innocenza; ma ciò accadendo, io mi veggio digradato, disonorato,
-accusato di complicità cogl'infedeli, fors'anche di negromanzia;
-l'illustre nome ch'io porto, e che più glorioso fecero le mie imprese, si
-cambia in argomento di vergogna e di obbrobrio per me; perdo l'onore,
-la fama e la speranza di giugnere a tal grado che m'innalzerebbe al di
-sopra degl'imperatori. Sagrifico in tal guisa que' divisamenti ambiziosi che
-mi sollevano all'altezza delle montagne, onde i Pagani spacciano siasi
-voluto dare la scalata al Cielo.... Pure, o Rebecca» soggiunse egli
-gettandosi a' piedi di lei «dimentico il mio onore, rinuncio la mia fama,
-sacrifico quelle grandezze che furono scopo di mia ambizione, e al conseguimento
-delle quali mi trovo tanto vicino, se acconsentite dirmi: Bois-Guilbert,
-ti accetto siccome amante.»
-</p>
-
-<p>
-«Stoglietevi da tali follie, ser cavaliere; e se veracemente volete giovarmi,
-affrettatevi a raggiugnere il reggente, il principe Giovanni. L'onore
-stesso della Corona gli fa una legge di mandare a voto il giudizio
-pronunziato dal vostro Gran-Mastro. Per tal via sì, mi assicurerete una
-protezione possente e legittima, nè vi sarà d'uopo il fare alcun sagrifizio.»
-</p>
-
-<p>
-«Non mi è lecito invocare il principe Giovanni contra il capo dell'Ordine,
-cui pertengo» le rispose egli tenendone stretto affettuosamente,
-ma con tuono di rispetto, il lembo della vesta. «Voi siete quella, voi la
-sola che imploro. Imploro per voi e per me la vostra pietà. Qual motivo
-può rattenervi? Foss'io ancora uno spirito dell'abisso, sarei sempre da
-preferire alla morte, e la morte adesso è l'unico rivale ch'io mi pavento.»
-</p>
-
-<p>
-«Il presente mio stato non è tale che mi permetta l'istituire tutte
-<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span>
-queste disanime» gli rispose Rebecca con tuon di dolcezza, e paventando
-egualmente di condurre a disperazione un cavaliere di cui l'indole impetuosa
-erale nota, e di dir cose che il traessero nè manco lievemente a sperare.
-«Siate uomo! siate cristiano! S'egli è vero che la religione da voi
-professata raccomandi la carità, virtù pur troppo predicata più sovente coi
-vostri discorsi, che posta in pratica nelle vostre azioni, salvatemi da sì terribile
-morte, senza pretender patti, che non vi lascerebbero alcun merito
-di generoso.»
-</p>
-
-<p>
-«No» rispose alzandosi il feroce Templario; «voi non riuscirete
-a deludermi; se rinunzio alla mia gloria presente, se sagrifico gli ambiziosi
-disegni concetti per l'avvenire, nol fo che per voi, e voi sarete la
-compagna della mia fuga. Ascoltatemi, o Rebecca» riprese a dire assumendo
-più dolce tuono. «L'Inghilterra e l'Europa non sono l'intero universo.
-Noi possiam trasportarci in altra sfera che offre ancora bastanti
-vezzi ad un'anima ambiziosa. Noi ci condurremo nella Palestina. Corrado,
-marchese di Monferrato, è mio amico ed ha un'anima, siccome la mia,
-libera da que' superstiziosi abbagli che inviliscono e soggiogano la ragione.
-Cercheremo gli stati di questo principe. Non mi grava se è d'uopo portar
-l'armi in difesa di Saladino, e ciò mi piace assai più del sottomettermi
-alle disdegnose voglie di questi fanatici ch'io disprezzo. Schiuderò a me medesimo
-un nuovo sentiere di gloria» continuò egli addoppiando i suoi lunghi
-passi per traverso alla stanza. «L'Europa ascolterà il ripercotimento
-delle pedate di quell'uomo che ella avrà cancellato dal novero de' propri
-figli. Non saranno per lei efficace difesa i milioni d'uomini che i re
-crociati mandano al macello nelle contrade di Palestina; nè le migliaia di
-Saracini, le cui braccia tentano armate d'attraversar questa terra, potranno
-avere nell'assalirla miglior successo di me e di que' fratelli, che, ad
-onta del rimbambito fanatico Beaumanoir, s'affretteranno a raggiugnere
-i miei stendardi. Voi sarete regina, o Rebecca, e sul monte Carmelo dee
-starsi il trono ch'io pretendo conquistare per voi. Il mio valore avrà per
-ricompensa uno scettro in vece del bastone di Gran-Mastro, cui sì lungo
-tempo agognai.»
-</p>
-
-<p>
-«Tutti questi sono altrettanti sogni» rispose Rebecca «simili a
-quelle visioni notturne che l'agitazione dell'animo partorisce. Ma quando
-anche fossero realtà, non ne diverrebbe men salda la mia risoluzione. Mi
-basti il dirvi che se giugneste perfino a possedere un trono, io non vi starei
-seduta insieme con voi. Mi credete forse così indifferente ai beni onde
-ciascun vivente si porta ad amare la propria patria, le proprie istituzioni
-religiose, perchè sapessi concedere la mia stima a colui che parla di mettere
-tai beni in non cale, a colui pronto ad abbandonare un Ordine di
-fratelli cui solenni voti lo astrinsero, ad abbandonarlo per soddisfare una
-passione illegittima, che lo strugge per donna di religione diversa? Ah!
-non ponete a tal prezzo la mia salvezza, ser cavaliere, non vogliate vendere
-<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span>
-un atto di generosità; e se proteggete una giovane oppressa, fatelo
-per grandezza d'animo, e non per un cieco e sregolato amor di voi stesso.
-È voce diffusa assai che Riccardo abbia rimesso il piede nell'Inghilterra.
-Se ciò fosse, correte a piè del suo trono: non ricuserà questi d'accogliere
-la mia appellazione contra la sentenza di un tribunale di sangue.»
-</p>
-
-<p>
-«Non mai, o Rebecca! non mai!» replicò in altero tuono il Templario.
-«S'io abbandono il mio Ordine, non lo abbandonerò che per te.
-Se mi è tolto soddisfare l'amore, l'ambizione mi rimarrà. Non voglio
-perdere d'ogni banda. Io umiliarmi dinanzi a Riccardo! Io sollecitare da
-quell'anima superba i favori! No! non si dica mai, che nella mia persona
-posi a' suoi piedi l'intero ordine de' Templarii. Posso abbandonare i fratelli,
-ma non tradirli, ma non digradare me stesso.»
-</p>
-
-<p>
-«Iddio adunque si degni proteggermi, poichè non mi resta più da
-sperar protezione fra gli uomini!»
-</p>
-
-<p>
-«Dicesti il vero, o Rebecca; perchè quantunque tu sia orgogliosa, in
-orgoglio a te non la cedo. Una volta ch'io sia entrato in arringo, non
-t'avvisar già che alcuna umana considerazione possa impedirmi il comparirvi
-degno della mia rinomanza. Pensa, o giovine, al destin che ti
-aspetta. Morir della morte de' più atroci colpevoli! Consunta a lento fuoco
-entro un ardente braciaio! ridotta in ceneri che i venti dispergeranno!
-Di tutti questi tuoi vezzi, su cui si fisa incantato ogni sguardo, non rimarrà
-una particella della quale possa dirsi: Ecco quanto apparteneva ad
-un corpo pieno di grazia e di perfezione! Rebecca, un cuor di donna
-mal regge a sì formidabile dipintura, e tu cederai alle mie preghiere.»
-</p>
-
-<p>
-«Bois-Guilbert» rispose Rebecca «tu non sai ancora tutto quanto
-possa una donna, o a dir meglio quelle che finor conoscesti aveano perduti
-i sentimenti i più nobili di lor natura. Sappi adunque, o feroce Templario,
-che nelle pugne le più sanguinose non desti tu mai tante prove
-del tuo sì decantato coraggio quante può darne una del nostro sesso, se
-puri affetti o dovere a lei le prescrivono. Qual mi vedi, non sono io medesima
-che una donna educata con tutte le cure della tenerezza, timida
-e sensitiva per natura, e poco accostumata a quanto è patimento. Pure,
-allorchè ci troveremo entrambi in questa lizza fatale, tu per combattere,
-io per morire di una morte che tu mi dipingi tanto terribile, provo la
-sicurezza in me stessa di mostrarmi a te superiore in coraggio. Addio. Non
-ho più tempo da perdere in parole con te. I brevi istanti che la figlia di
-Giacobbe potrà ancora trascorrere sulla terra debbono essere spesi altrimenti.
-Ella dee volgerli a quel solo che può consolarla, a quell'Ente, che
-s'anco distoglie talvolta dal suo popolo il guardo, non chiude mai l'orecchio
-alle preghiere di chi lo implora con fiducia e con verità.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è dunque in tal guisa che ci dobbiam separare?» disse Bois-Guilbert
-dopo un istante di silenzio. «Oh! avesse piaciuto al cielo che non
-ci fossimo incontrati giammai, o che voi foste stata nobile di legnaggio,
-<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span>
-e cristiana di religione! Ne attesto il Cielo! Nel contemplarvi ora, nel
-pensare all'istante in cui dovrem rivederci, mi augurerei di appartenere
-alla invilita vostra nazione; m'augurerei che la mia mano contasse zecchini
-e <i>shekel</i> in vece di brandire la lancia e la spada; m'augurerei di
-prostrarmi a foggia d'usuraio dinanzi ai nobili, e non ispirare terrore
-che ai debitori impotenti a pagare. Sì, se tal cambiamento, o Rebecca,
-fosse possibile, mi sommetterei a sofferirlo per avvicinarmi a voi, per isfuggire
-la parte spaventevole che debbo avere alla vostra morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi dipingete l'Ebreo considerandolo in quello stato cui l'ha ridotto
-la persecuzione di coloro che vi somigliano. Il Cielo nella sua collera
-sbandì l'Israelita dalla sua nativa contrada, e l'industria gli aperse
-quella sola via alla ricchezza e al potere che l'oppressione non gli potè
-togliere. Ma leggete l'antica storia del popolo di Dio, e ditemi se coloro,
-pei quali Iehovah operò cotanti prodigi erano riguardati fra le nazioni siccome
-un popolo d'avari e d'usurai. Sappiatelo, cavaliere superbo, noi
-noveriamo nella nostra gente tai nomi, a petto de' quali i vostri nobili,
-anche i più antichi, son come cetriuoli al confronto de' cedri; nomi che
-risalgono a que' rimotissimi tempi allorquando il Creatore degnava manifestarsi
-alle sue creature, nomi che traggono il proprio splendore, non
-dai favori d'un principe della terra, ma da una voce di Cielo, che comandò
-ai nostri antenati d'appressarsi agli altri dell'Onnipotente. Tali
-erano i principi della casa di Giacob.»
-</p>
-
-<p>
-Fino a tal passo raggiarono come di celestial luce le guance di Rebecca,
-luce che si appannò, allorquando continuando in suo dire soggiunse:
-«Tali, sì, erano i principi della casa di Giacob, ma tali non sono
-più. Calpestati i lor discendenti siccome l'erba recentemente mietuta, confusi
-colla polvere delle strade maestre! Pur trovansi alcuni fra essi che non
-dismentiscono la sublimità della propria origine, e di questo novero, il
-vedrai, è Rebecca, figlia di Adonikam.... Addio. Non invidio, nè i
-tuoi onori comperati a prezzo di sangue, nè i tuoi antenati barbari e pagani,
-nè la tua fede, che è sempre nel tuo labbro, non mai nel tuo cuore
-o nelle tue opere.»
-</p>
-
-<p>
-«Per il giusto Iddio, vi è un sortilegio gettato sopra di me» sclamò
-il Templario «e quasi incomincio a credere che quello scheletro ambulante
-del nostro Gran-Mastro abbia detta la verità. La ripugnanza ch'io
-provo in lasciandovi è d'indole più che naturale. Avvenente fanciulla» diss'egli
-avvicinandosi a lei nel modo il più rispettoso «così giovane, così
-bella, così sublime sprezzatrice della morte, pur dannata ad una morte
-obbrobriosa e crudele! Chi non gemerebbe sul vostro destino? Son venti
-anni che una lagrima sola non ha inumidite le mie pupille; pure nel contemplarvi
-il pianto scorre a torrenti sulle mie guance!... Ma la sorte
-è gettata, e nulla omai può salvarti. Tu ed io siam divenuti soltanto i
-ciechi strumenti d'una fatalità che entrambi persegue, simili a due vascelli
-<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span>
-spinti l'un contra l'altro dalle ondate di una tempesta, e nel tempo
-stesso inghiottiti in mezzo ai vortici dell'abisso. Perdonatemi adunque, e
-separiamci almeno da amici. Invano ho cercato cambiare le vostre deliberazioni.
-Le mie sono immutabili come i decreti del Fato.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è appunto in tal guisa, che gli uomini incolpano il Fato di
-quanto è conseguenza delle loro passioni, de' loro errori.... Pur vi perdono,
-Bois-Guilbert, benchè siate voi la cagione dell'immatura mia morte. La
-vostra anima era capace di azioni nobili e grandi, ma fatta simile ai campi
-degl'infingardi, il loglio vi ha spento il buon grano.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, Rebecca, sono altero, imperioso campo privo di coltura; è vero
-quanto voi dite, e lo confesso io medesimo. Ma tai circostanze appunto
-m'innalzarono al di sopra degli spiriti deboli, degl'imbecilli, degli uomini
-superstiziosi che mi circondano. Le armi fin dalla prima giovinezza furono
-la mia professione. Portai sempre alti i miei divisamenti, sempre gli ho
-seguiti con fermezza e costanza, sempre sarò quel che or sono, altero,
-inflessibile, incapace di cambiamento, e il mondo ne avrà una prova...
-Ma voi, mi perdonate, o Rebecca?»
-</p>
-
-<p>
-«Volentieri fin dove è possibile che una vittima possa perdonare a
-chi la sagrifica.»
-</p>
-
-<p>
-«Addio dunque» disse il Templario, e precipitoso abbandonò quella
-stanza.
-</p>
-
-<p>
-Intanto in una stanza contigua il commendatore di Malvoisin aspettava
-impaziente il ritorno di Bois-Guilbert.
-</p>
-
-<p>
-«Voi vi faceste ben lungo tempo aspettare» gli disse in veggendolo.
-«Io stetti finor sulle brage. Che cosa sarebbe avvenuto se il Gran-Mastro
-o il suo esploratore Corrado, fossero giunti sin qui? Avrei pagata ben
-caro la mia compiacenza.... Ma che avete dunque, o fratello? Appena
-voi m'ascoltate, e la vostra fronte è ingombra di nubi.»
-</p>
-
-<p>
-«Io sono» rispose il Templario «simile ad un miserabile malfattore
-condannato a morire fra un'ora, e forse più ancor da compiagnere,
-perchè avvi chi è pronto a spacciarsi della vita come d'un logoro vestimento.
-Ne attesto il cielo, Malvoisin! Questa giovinetta m'ha disarmato
-d'ogni mia risoluzione; e son quasi in procinto di correre a trovare quell'ipocrita
-del Gran-Mastro, a dire a lui, a lui stesso, che abbiuro l'Ordine,
-che rifiuto sostenere il barbaro incarico addossatomi dalla tirannide
-di costui.»
-</p>
-
-<p>
-«Siete pazzo? Questo è un volere assicurare la vostra rovina senza
-averne quindi la menoma probabilità di salvar questa Ebrea, cui siete
-avvinto in guisa fuor del credibile. Beaumanoir nominerà un altro campione
-che sostenga in vece vostra la giustizia della pronunziata sentenza,
-e l'accusata perirà egualmente come se aveste adempiuti i doveri che vi
-furono prescritti.»
-</p>
-
-<p>
-«Non è vero» replicò impetuosamente Bois-Guilbert. «L'accusata
-<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span>
-non perirà, perchè sarò io medesimo il suo difensore. Potreste voi dirmi,
-o Alberto, qual è il cavalier del nostr'Ordine, a cui non possa io darmi
-vanto di far votare l'arcione?»
-</p>
-
-<p>
-«Voglio concedervi questo. Ma dimenticate voi che non avrete nè
-il tempo nè i modi per mandare a termine un sì stravagante divisamento?
-Correte a presentarvi a Luca di Beaumanoir, a protestargli che rinunziate ai
-vostri voti d'obbedienza, e mi saprete dire se il vecchio tiranno vi lascia due
-minuti di libertà. Appena avrete voi profferiti questi accenti inconsiderati, ei
-vi fa mettere cento piedi sotterra nelle prigioni della Commenda, perchè siate
-giudicato qual cavaliere fellone; o se pel vostro meglio continuasse ancora a
-giudicarvi ammaliato, posseduto dal demonio, non sarete forse rinchiuso per
-costui cenno in un convento, ove diverranno vostro letto la paglia, vostri alimenti
-pane ed acqua, vostri sollievi gli esorcismi, ove sarete a tutte l'ore
-inondato d'acqua santa per discacciare lo spirito infernale che vorranno
-impadronitosi di voi? Non vi resta che una via, Brian di Bois-Guilbert.
-Comparir nella lizza, o siete irremissibilmente disonorato e perduto.»
-</p>
-
-<p>
-«Fuggirò senza far motto di nulla al Gran-Mastro; andrò in qualche
-lontano paese, ove non sieno ancor penetrati la follia ed il fanatismo.
-Ivi saprò farmi una rinomanza novella. Ma almeno le mie mani non saranno
-macchiate nel sangue di questa creatura innocente.»
-</p>
-
-<p>
-«Non potete più fuggire, o Brian. I vostri discorsi inconsiderati hanno
-fatta sospetta la vostra persona, nè vi è oltre permesso uscire della Commenda.
-Nol credete? Fatene la prova. Presentatevi alla porta, e vedrete
-qual <i>chi va là!</i> vi faranno le sentinelle poste a custodire il ponte levatoio.
-Tale espediente vi sorprende e vi irrita! Ma ben per voi, che sia stato
-preso! Se perveniste a fuggire che ne accadrebbe? Voi diverreste l'obbrobrio
-della vostra prosapia, voi rimosso inonoratamente dal vostro grado,
-vedreste offuscata in un istante tutta la gloria che per belle imprese vi
-meritaste. Fermatevi in tale considerazione. Ove andranno a nascondersi
-i vostri fratelli d'armi che finora vi sagrificarono i lor voleri, i loro affetti,
-allorchè udranno chiarire Brian di Bois-Guilbert qual cavaliere traditore
-e fellone? Qual duolo ne avrà la corte di Francia? Qual gioia
-pel superbo Riccardo in ascoltando come il Templario che osò resistergli
-in Palestina, che giunse quasi a minorargli la fama, or perdè onore e rinomanza
-per amore d'una giovane ebrea, cui nemmeno con tai sagrifizi
-potè salvare la vita?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi ringrazio, Malvoisin» sclamò Bois-Guilbert; «voi avete toccata
-la più viva di tutte le corde. Accada quanto sa accadere, i predicati di fellone,
-di traditore non verranno mai aggiunti al nome di Bois-Guilbert.
-Piacesse a Dio che Riccardo in persona, o alcuno degl'Inglesi suoi favoriti
-si presentassero nella lizza! Ma niuno si presenterà. Non saravvi chi
-voglia avventurarsi a rompere una lancia a pro di questa giovane innocente,
-di questa giovane derelitta!»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span>
-</p>
-
-<p>
-«E allora tanto meglio per voi! Se niun campione si presenta per
-difendere questa giovane infelice, voi non avrete contribuito in guisa alcuna
-alla sua morte. Non si potrà di questa accusar che il Gran-Mastro,
-egli solo ne sopporterà il biasimo, come si arrecherà a gloria e ad onore
-d'esserne biasimato.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì certamente! se niun campione comparisce nello steccato, io non
-sarò in questo atroce spettacolo che un figurante montato sul mio cavallo
-e coperto della mia armatura; io non avrò alcuna parte nelle conseguenze
-che ne verranno.»
-</p>
-
-<p>
-«No, senza dubbio, non vi avrete maggior parte di quanta ne abbia,
-quando viene portata nelle nostre processioni, la bandiera di san Michele
-armato da capo a piedi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, Malvoisin! riprendo tutta la mia fermezza. D'altra parte
-Rebecca non mi ha ella medesima rifiutato, sprezzato, oppresso co' suoi
-rimproveri? Perchè immolerò ad essa la stima che mi concedono i miei
-fratelli? Sì: mi vedrete nella lizza, ed è questa l'ultima, immutabile mia
-deliberazione.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose uscì dell'appartamento, ma il Commendatore lo
-seguì per vegghiare sopra di lui, ed afforzarlo nelle nuove intenzioni manifestate.
-Malvoisin prendea tanta sollecitudine agl'interessi di Bois-Guilbert,
-perchè sapea, che se questi fosse un dì pervenuto alla carica di Gran-Mastro,
-ne avrebbe conseguite per sè dignità primarie dell'Ordine. Lo
-spronavano in oltre a comportarsi in tal guisa le cose promessegli da Corrado
-Montfichet, come compenso alle cure che egli si assumerebbe per
-far condannare la sfortunata Rebecca. Ma quantunque nel combattere i sentimenti
-di pietà cui stava per cedere l'amico suo, avesse avuti sovra il
-medesimo tutti i vantaggi che lo spirito di maneggio e di personale interesse
-suggerisce a chi si trova a petto persone agitate da violenti e contrarie
-passioni, pur ebbe d'uopo di tutta l'accortezza a mantenerlo nel
-proponimento che ad inspirargli era giunto. Gli fu quindi mestieri seguirne
-tutte le pedate, onde assicurarsi che non gli tornassero in animo le deliberazioni
-di fuga, ed impedire ch'ei si trovasse alla presenza del Gran-Mastro,
-la qual cosa avrebbe potuto condurre una aperta rottura fra
-entrambi. E gli fu parimente mestieri replicare più d'una volta i ragionamenti
-adoperati per radicare in esso la persuasione, che comparendo
-nella lizza quale campione dell'Ordine, non contribuiva in nulla alla
-morte di Rebecca, nè avea poi altra via a salvare il proprio onore e la
-propria fama.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XXXIX.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">»Rientrate nel nulla, orrende larve,</p>
-<p class="i01">»Ardite sì, che fin del diadema</p>
-<p class="i01">»Turbar la pace osate: or vi si mostra</p>
-<p class="i01">»Riccardo, agli Angli reduce e a sè stesso.</p>
-<p class="i12"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Ripiglieremo ora il filo delle cose spettanti al cavalier Nero, il quale
-dopo avere abbandonato il prode Locksley e i suoi compagni, si condusse
-per la più corta via ad un vicino convento detto il priorato di san Botolfo,
-ove subitamente dopo la presa del castello venne condotto Ivanhoe per
-opera del fedele Gurth e del magnanimo Wamba. Gli è inutile a questo
-luogo il narrare le particolarità dell'abboccamento ch'ebbero insieme Wilfrid
-e il suo liberatore, e ci limiteremo a dire, che dopo un lungo e
-serio colloquio tra i due cavalieri e il Priore, questi fece partire affrettatamente
-corrieri per diverse strade, e che alla domane il cavalier Nero si
-accinse a partire con Wamba che doveva essergli scorta.
-</p>
-
-<p>
-«Io mi trasferisco a Coningsburgo» diss'egli ad Ivanhoe «poichè
-Cedric, vostro padre, vi si dee trovare per assistere ai funerali del suo
-amico Atelstano. Desidero vedere i vostri amici sassoni, ser Wilfrid, e
-formare più ampia che in passato la mia conoscenza con essi. Voi verrete
-colà a raggiugnermi, e m'incarico io medesimo di riconciliarvi col
-padre vostro.»
-</p>
-
-<p>
-Ivanhoe esternò vivissima brama di accompagnarlo, ma a questa
-il cavalier Nero si oppose.
-</p>
-
-<p>
-«No» gli diss'egli «le vostre ferite appena son chiuse. Pretendo che
-qui vi fermiate tutto quest'oggi. Domani poi, quando vel permettano le
-vostre forze, potrete partire. Non voglio compagno fuor dell'onesto Wamba,
-che secondo mi prenderà la fantasia, sosterrà la parte o di buffone
-o di frate.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io vi seguirò assai volentieri» rispose Wamba «perchè ho
-gran desiderio di trovarmi al banchetto funerale di Atelstano. Se questo
-non è splendido, se qualche cosa vi manca, m'aspetto vedere il Signore
-di Coningsburgo uscir del sepolcro per attaccar briga col cuoco, coll'intendente
-e col credenziere; e mi concederete che sarebbe uno spettacolo
-degno d'essere contemplato. Ad ogni evento, ser Cavaliere, mi fido al valore
-per far la mia pace con Cedric, se a ciò mai non riuscisse il mio spirito.»
-</p>
-
-<p>
-«E qual buon successo ti riprometteresti dal mio valore se rimanesse
-in secco il tuo spirito? Spiegami una tale faccenda.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo spirito può ben molte cose, ser Cavaliere, ma è un furfante
-che la sa lunga, e che conoscendo il lato debole del suo vicino, sta rannicchiato
-quando la burrasca delle passioni è troppo forte. Il valore in
-<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span>
-vece è un ardimentoso, cui nulla può resistere, e a dispetto del vento e
-del grosso fiotto va diritto al porto. Laonde, ser Cavaliere, mi prendo
-assunto di governare lo spirito del mio padrone, sintantochè fa buon
-tempo; ma se vedrò burrasca, ricorro a voi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere <i>dal Catenaccio</i>, poichè volete essere chiamato così»
-disse Ivanhoe «temo che abbiate preso per guida un matto, chiacchierone
-e importuno. Però conosce tutti i sentieri della foresta, sicchè non la
-cede al più pratico de' cacciatori soliti a frequentarla, oltrechè lo avete
-trovato coraggioso e fedele a prova d'acciaro.»
-</p>
-
-<p>
-«Poichè mi dite che ha quanto ingegno si vuole ad indicarmi a dovere
-la strada» rispose il cavalier Nero «non mi spiace l'udire ch'egli
-abbia anche l'altro di farmela parere più breve. Addio, mio caro Wilfrid,
-vi raccomando di non pensare a mettervi in cammino prima di domani,
-quand'anche vogliate affrettarvi.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose porse la mano ad Ivanhoe che l'appressò alle sue
-labbra, e licenziandosi dal priore, montò a cavallo e partì accompagnato
-da Wamba. Wilfrid li seguì coll'occhio sintantochè le piante non gli ebbero
-affatto ascosi al suo sguardo, indi rientrò nel convento.
-</p>
-
-<p>
-Ma l'impazienza sua non gli permise fermarvisi lungo tempo. Era
-trascorsa appena un'ora dopo la partenza del Cavaliere, quando chiese
-un colloquio col Priore. Il rispettabile vegliardo corse tantosto ad esso domandandogli
-con inquietezza, se fosse accaduto un tal cambiamento nello
-stato delle sue ferite che gli cagionasse insoliti patimenti.
-</p>
-
-<p>
-«Nessuno» rispose Ivanhoe. «Io sto bene oltre di quello che avrei
-potuto sperare; e credo anzi che la più ampia delle mie ferite fosse più
-lieve di quanto mel fece supporre lo stato di debolezza cui mi ridusse il
-molto perder di sangue, a meno che il balsamo adoperato a guarirmi non
-fosse fornito di prodigiosa virtù. A quanto parmi io sarei già in istato di
-addossar la corazza, ed ho la mente piena di idee che non mi permettono
-rimanermi in ozio più lungo tempo.»
-</p>
-
-<p>
-«A Dio non piaccia» sclamò il Priore «che il figlio di Cedric il
-Sassone esca del mio convento se prima non ne sono perfettamente risanate
-le ferite! Sarebbe un obbrobrio per me il comportarlo.»
-</p>
-
-<p>
-«Io non penserei ad abbandonare il vostro benefico ospizio, o venerabile
-padre, se non mi trovassi in essere di sopportare la fatica del viaggio
-e se non fossi costretto a mettermi tosto in cammino.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma non fu egli detto che partireste solamente domani? Chi può
-avervi costretto a cambiare di risoluzione sì tostamente?»
-</p>
-
-<p>
-«Ditemi, non avete voi in vostra vita provati alcuni di que' funesti
-presentimenti ai quali non si saprebbe assegnare una cagione? Il vostro
-spirito, simile all'orizzonte, non si è mai veduto offuscato d'improvvise
-nubi che sembrano le foriere d'una tempesta? Credete voi che sia saggezza
-il disprezzare interamente questo genere d'avvisi, inspirazioni spesse volte
-<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span>
-de' nostri angeli custodi, che ne avvertiscono di qualche ignoto e non preveduto
-pericolo?»
-</p>
-
-<p>
-«Non posso negare» disse il Priore facendo un segno di croce «che
-il Cielo abbia questo potere, e che tai cose sieno talvolta accadute, ma è
-sempre stato quando le inspirazioni avevano uno scopo utile ed evidente. Nella
-circostanza in cui siamo, che vi giova seguire i passi d'un uomo al quale,
-ferito come voi siete, non potreste essere di verun aiuto se lo assalissero?»
-</p>
-
-<p>
-«Voi v'ingannate, o Priore: mi sento assai in forza per misurare
-la mia lancia con quella di chiunque vorrà provocarmi. Ma è forse certo
-che il cavalier or partito non possa correre altri rischi fuor di quelli contra
-i quali io potrei giovargli coll'armi? È noto ad ognuno che i Sassoni
-non amano la schiatta normanna, e chi sa qual cosa gli può accadere
-all'atto di comparire in mezzo di essi, poichè li trova tuttavia acerbati
-per la morte di Atelstano, senza calcolare il riscaldamento che produrranno
-ne' lor capi i baccanali, da essi chiamati banchetto funebre. Permettetemi
-adunque ch'io parta sull'istante, e se ho voluto vedervi gli è per farvi
-i miei saluti, e pregarvi a prestarmi qualche palafreno, la cui andatura
-sia più posata di quella del mio corridore.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi darò la mia propria mula» disse il Priore. «Ella è accostumata
-all'ambio, e in dolcezza di passo supera quella dell'Abate di Sant'Albano.
-Non credo possiate trovare al mondo una cavalcatura più gradevole della
-mia <i>Malkin</i>, tale ne è il nome, quand'anche prendeste il cavallo del
-vicino bagattelliere, che balla sopra le uova senza romperle. Camminando
-sovr'essa ho composto più d'una omelia per l'edificazione de' fratelli del
-convento e di tutti i Cristiani che vengono ad ascoltarmi.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi prego dunque, reverendo Priore, a dar ordine che mi venga condotta
-subitamente, e di far dire a Gurth che mi porti le mie armi.»
-</p>
-
-<p>
-«Badate per altro, figliuol mio, che <i>Malkin</i> non ha l'uso dell'armi
-più che il suo padrone, nè mi fo mallevadore che ella sopporti con pazienza,
-non dirò il peso, ma sol la vista della vostra armadura, perchè
-è una bestia piena d'ingegno, e restìa a caricarsi di pesi cui non sia legittimamente
-obbligata. Mi ricordo che un giorno io aveva preso in prestito dal
-priore di San-Bees il <i>Fructus temporum</i>; nè vi fu verso ch'ella passasse
-la soglia della porta, appena si sentì sulla schiena quell'immenso messale
-che mi fu forza restituire.»
-</p>
-
-<p>
-«Fidatevi a me» disse Ivanhoe «la mia armadura non è sì pesante
-da potere stancare la vostra <i>Malkin</i>, e se le viene il ghiribizzo di provocarmi
-vi prometto che ne uscirò vincitore.»
-</p>
-
-<p>
-Arrivò in quel momento Gurth, il quale attaccò ai talloni del suo
-padrone un paio di grandi speroni d'oro, atti a convincere il cavallo
-più recalcitrante che non v'era miglior partito del sottomettersi alla
-volontà del cavaliere.
-</p>
-
-<p>
-La qual vista inspirò non poca tema per la sua povera <i>Malkin</i> al
-<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span>
-Priore, onde incominciò a pentirsi d'averla offerta. «Or che ci penso,
-ser Cavaliere» gli disse «mi è d'uopo avvertirvi che la mia mula s'impenna
-al tocco il più lieve degli speroni. Sarebbe meglio che prendeste la
-puledra del nostro provveditore. Posso mandarla a cercare e fra un'ora
-l'avrete qui. Dovrebb'essere docilissima, perchè domata nel far la nostra
-provvista di legna per tutto il verno, oltrechè non le è mai stato dato
-un grano d'avena.»
-</p>
-
-<p>
-«Vi rendo infinite grazie, degno Priore, ma mi terrò alla prima
-vostra offerta, tanto più volentieri che vedo <i>Malkin</i> alla porta. Gurth
-porterà in groppa la mia armadura. Così vedete che <i>Malkin</i> non avrà
-troppo peso da portare, nè quindi motivo d'abusare della mia pazienza.
-Intanto ricevete i miei saluti.»
-</p>
-
-<p>
-Ivanhoe scese dalla scala più presto e più leggermente che non
-l'avrebbero dato a supporre lo stato di debolezza in cui tuttora trovavasi;
-e il fe' più lesto a saltar sulla mula l'impazienza di sottrarsi al
-Priore, che lo seguiva frettolosamente quanto l'età e la salute sua lo
-permettevano, ora reiterando gli elogi alla mula, ora le raccomandazioni
-al Cavaliere affinchè la risparmiasse. «Ella entra nel quindicesimo
-anno, età pericolosa per le mule come per le ragazze» dicea il Priore
-ridendo di tal facezia egli stesso.
-</p>
-
-<p>
-Ivanhoe, che pensava a tutt'altra cosa fuorchè ai gravi avvertimenti
-e alle facezie del Priore, e che non voleva ascoltare più a lungo
-le osservazioni del medesimo sui pesi che potea portare, e sul passo cui
-dovea tenersi <i>Malkin</i>, diede a questa il segnale della partenza, ordinando
-a Gurth di seguirlo, e prese per traverso alla foresta il cammino
-che guidava a Coningsburgo sulle tracce stesse del cavalier Nero.
-</p>
-
-<p>
-Intanto il Priore dalla porta del convento lo seguitava cogli occhi e
-sclamava: «Santa Maria! come sono vivaci ed impetuosi questi cavalieri!
-avrei fatto meglio a non confidargli <i>Malkin</i>. Se mai le succede qualche
-disgrazia, come la farò io colle mie doglie gottose ed artetiche? Nondimeno»
-aggiunse «siccome io non risparmierei le sue vecchie membra,
-no certo, nè il sangue che mi scorre entro le vene per la causa dell'antica
-Inghilterra, anche <i>Malkin</i> può ben affrontare dal canto suo qualche
-rischio. Forse giudicheranno poi a proposito di fare qualche magnifica donazione
-al povero nostro convento; almeno invieranno al vecchio Priore
-un buon cavallo avvezzato al passo. E se non penseranno a nulla di tutto
-ciò, perchè i grandi del mondo dimenticano spesse volte i servigi della povera
-gente, io mi troverò abbastanza ricompensato nel pensare che ho
-fatto quant'io doveva fare. Ma gli è ora di sonar la campana per chiamar i
-frati al refettorio. È un segno che lor piace assai più di quello del mattutino.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali parole, il degno Priore si avviò lentamente al refettorio
-per presedere alla distribuzione dello <i>stockfish</i> e dell'<i>ala</i>, in che stavasi
-il banchetto de' frati. Postosi dignitosamente alla mensa, lasciò sfuggire
-<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span>
-alcuni accenti di servigi essenziali prestati a grandi personaggi, di donazioni
-ch'egli sperava ottener pel convento; le quali cose in tutt'altra
-circostanza avrebbero eccitata la generale attenzione. Ma lo <i>stockfish</i> era
-molto salato, l'<i>ala</i> assai buona, e le mascelle de' reverendi troppo affaccendate,
-onde questi potessero far uso delle proprie orecchie; per le quali
-cagioni niun frate di quel convento s'avvisò di meditare sul significato
-che avessero i misteriosi detti del priore, tranne frate Diggory, il quale
-tormentato dal dolor dei denti non potea masticare che da una banda.
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo il cavalier Nero e la sua guida trascorrevano la foresta.
-Il primo d'essi or gorgheggiava a mezza voce ballate che gl'insegnò
-qualche innamorato Trovadore, ora colle proprie interrogazioni
-animava l'inclinazione naturale ch'era in Wamba al cicaleccio; talchè
-gli intertenimenti di queste due persone formavano un miscuglio assai
-bizzarro di canti e facezie.
-</p>
-
-<p>
-Il leggitore immagini in questo cavaliere un uomo qual già il pignemmo
-di alta statura, di vigorosa complessione, fornito di larghe spalle, e
-montato sopra un cavallo nero, che sembrava scelto a disegno di una forza
-capace a sostenerne il peso. La visiera dell'elmo non era sollevata più di
-quanto facesse mestieri a permetterle libera la respirazione, e chiusa se
-ne vedea la barbozza, onde appena poteano scernersi alcuni de' suoi lineamenti.
-Scorgeasi nonostante come ne fossero piene e vermiglie le guance
-ad onta d'essere alquanto abbrunite dal sole, gli occhi grandi, azzurri
-e vivaci sì che il loro moversi parea quasi lampo. Del rimanente così questi
-come la fisonomia sembravano annunziare una tal quale non curante
-gajezza, la fiducia di chi non misura i pericoli, ed un animo sì poco avvezzo
-a prevederli che ardente ad affrontarli se si presentavano, ed intrepido
-nell'aspettarli, perchè l'armi erano state la professione dell'intera sua vita.
-</p>
-
-<p>
-Wamba andava vestito giusta il solito, se non che gli avvenimenti, dei
-quali era stato recentemente spettatore, lo avean consigliato a mettere in
-luogo della sciabola di legno una specie di coltello da caccia ben tagliente
-e un picciolo scudo; armi di cui ad onta del mestiere professato avea fatto
-buon uso nel cortile di Torquilstone, il dì che questo castello venne distrutto.
-Per vero dire, la pazzia di Wamba stava tutta in una specie di
-inquieta volubilità di mente che non gli permettea nè di rimanere troppo
-nella postura medesima, nè di seguire a lungo il corso d'una stessa idea,
-benchè riuscisse ottimamente in tutti quegli assunti che voleano solamente
-l'attenzione di pochi istanti, ed afferrasse di prima vista il vero stato delle
-cose verso le quali volgea in quel punto la mente. Conformando gli atti
-della persona allo spirito cambiava sempre di luogo sul suo cavallo, ed
-or quasi gli stava al collo, or in groppa: spesso si mettea seduto colle
-gambe penzolone dalla medesima banda, altre volte volgea il viso verso
-la coda della bestia non si fermando mai un momento, e tormentando
-in tutti i modi possibili il corridore, che finalmente impennatosi lo gettò
-<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span>
-sull'erba; caso che non ebbe altra conseguenza se non di far ridere il
-Cavaliere e di render Wamba più fermo in sella nel rimanente del viaggio.
-</p>
-
-<p>
-Il cavalier Nero avendo terminato di gorgheggiare un <i>virelai</i>: «Mi
-ricordo» disse Wamba «d'una ballata che cantai un giorno al mio
-camerata Gurth, il quale per la grazia di Dio e del suo padrone oggidì
-è nè più nè meno d'uom libero. Egli volle impararla, e tante volte gliela
-ripetei una mattina, che eravamo anche in letto due ore dopo la levata
-del sole, il quale incidente ne fruttò una buona dose di bastonate. Sol
-mi venga in mente il motivo dell'aria, mi sento far male le ossa. Nondimeno
-se volete ve la canterò.»
-</p>
-
-<p>
-Il Cavaliere avendogli risposto che la udirebbe con diletto, Wamba
-cantò la seguente ballata:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i04"> <i>La Vedova e i suoi tre Amanti.</i></p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Corteggiavano tre amanti</p>
-<p class="i02"> Una vedova vezzosa,</p>
-<p class="i02"> E ciascun la fiamma ascosa</p>
-<p class="i02"> Le svelava co' suoi canti.</p>
-<p class="i05"> Facciam la prova</p>
-<p class="i05"> Se ciò ti giova;</p>
-<p class="i05"> Qual è che vedova</p>
-<p class="i05"> Dica di no?</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">L'un guerrier: sacri i trofei</p>
-<p class="i02"> A te fian de' miei sudori;</p>
-<p class="i02"> Più bel serto fan gli allori</p>
-<p class="i02"> Giunti ai mirti amatuntei.</p>
-<p class="i05"> Non vo' far prova.</p>
-<p class="i05"> Ciò non mi giova;</p>
-<p class="i05"> E son tal vedova</p>
-<p class="i05"> Da dir di no.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Trovador l'altro: i miei voti</p>
-<p class="i02"> Deh corona! Più dell'armi</p>
-<p class="i02"> Val la lira: eterna i carmi</p>
-<p class="i02"> Fan beltade ai dì remoti.</p>
-<p class="i05"> Non vo' far prova.</p>
-<p class="i05"> Ciò non mi giova;</p>
-<p class="i05"> E son tal vedova</p>
-<p class="i05"> Da dir di no.</p>
-
-</div><div class="stanza">
-<p class="i01">Vecchio il terzo: ah! tu mercede</p>
-<p class="i02"> Dà al mio cor; son miei vanti</p>
-<p class="i02"> Campi e scrigni di contanti.</p>
-<p class="i02"> Io ti fo di questi erede.</p>
-<p class="i05"> Facciam la prova.</p>
-<p class="i05"> Così mi giova;</p>
-<p class="i05"> Nè son tal vedova</p>
-<p class="i05"> Da dir di no.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-«Credo, Wamba» disse il Cavaliere «che que' bravi ospiti, dai
-quali avemmo buona accoglienza sotto certa grande quercia, darebbero
-ragione alla tua vedova che ha preferiti i campi e i contanti. Mi piacerebbe
-che avessero potuto ascoltare la tua ballata.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed io non me ne curerei niente affatto» disse Wamba «se non
-vi vedessi pendere dal collo quel corno da caccia.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì» disse il Cavaliere «desso è un pegno dell'amistà di Locksley,
-benchè gli è probabile ch'io non ne faccia mai uso. Ma poche note intonate
-con tale strumento bastano a mettere sotto il mio comando una truppa
-di valorosi arcieri, semprechè sieno in tal distanza da poterle ascoltare.»
-</p>
-
-<p>
-«Direi piaccia a Dio che non gl'incontriamo di sorte alcuna, se
-questo corno da caccia non fosse una spezie di passaporto per noi.»
-</p>
-
-<p>
-«Che intendi con ciò? Credi forse che senza questo pegno di buona
-intelligenza ne assalirebbero?»
-</p>
-
-<p>
-«Non so nulla io» soggiunse Wamba guardandosi intorno e con
-aria inquieta: «gli alberi possono avere orecchie come le case. Ma rispondetemi
-voi medesimo, ser Cavaliere, e ditemi quand'è che è meglio
-avere la mezzina e la borsa vote anzichè piene.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span>
-</p>
-
-<p>
-«In verità, a quel che penso, questo quando non è mai.»
-</p>
-
-<p>
-«Vivadio! meritereste di non aver mai piene nè l'una nè l'altra,
-voi che mi fate tale risposta. Gli è meglio aver votata la mezzina prima
-di passarla nelle mani d'un imbriacone, e la borsa innanzi di mettersi
-in viaggio per mezzo ai boschi.»
-</p>
-
-<p>
-«Capisco ora: vuoi dire che i nostri amici son ladri.»
-</p>
-
-<p>
-«Prendo questi alberi a testimonii che non ho detto nulla di ciò»
-rispose Wamba alzando la voce. «Ma si presta servigio talvolta ad un cavallo
-scaricandolo d'un peso inutile, e ad un uomo togliendogli ciò che
-è la sorgente di tutti i delitti. Non conviene adunque ingiuriare coloro che
-si prendono assunto di usar buoni ufizi ai viandanti. Ripeto unicamente
-che se trovassi queste degne persone vorrei aver lasciata a casa mia la
-borsa, per risparmiare ad essi l'incomodo di caricarsene.»
-</p>
-
-<p>
-«A malgrado della buona veste che tu fai loro, è nostro dovere, o
-Wamba, di pregare il cielo per essi.»
-</p>
-
-<p>
-«Pregherò per essi di tutto cuore quando sarò giunto a casa, ma
-non vorrei farlo in fondo d'un bosco, come l'abate di San-Bees che costoro
-sforzarono a cantare un salmo entro la cavità di una quercia, divenutagli
-la sua cattedra del coro.»
-</p>
-
-<p>
-«Ad ogni modo, o Wamba, non puoi negare che in Torquilstone
-essi prestarono un grande servigio a Cedric tuo padrone.»
-</p>
-
-<p>
-«Siam d'accordo, ma ciò è una specie di traffico ch'essi fanno col Cielo.»
-</p>
-
-<p>
-«Traffico col Cielo! Spiegati meglio.»
-</p>
-
-<p>
-«La cosa però è semplicissima. Hanno instituito col Cielo un bilancio,
-come lo chiama ne' suoi conti il nostro vecchio intendente, bilancio
-simile a quello che ha intavolato co' propri creditori l'ebreo Isacco. Pari
-ad esso danno poco e prendono molto, ma il conto va sempre bene, poichè
-mettono in linea di credito la promessa contenuta nel sacro testo di
-rendere sette volte la somma impiegata in atti caritatevoli.»
-</p>
-
-<p>
-«Dammi un esempio, o Wamba, di quanto ora t'intendi dire, perchè
-non capisco nulla ne' tuoi conti e ne' tuoi bilanci.»
-</p>
-
-<p>
-«Poichè il Valor vostro ha l'intelletto sì duro, vi dirò che queste
-oneste persone bilanciano una buona azione con una... con una azione
-che non è buona: per esempio, rubano cento bisanti d'oro ad un ricco
-abate, e danno per carità una mezza corona ad un frate mendicante.
-Spogliano sulla strada maestra una vecchia, e in compenso accarezzano
-una giovinetta in una parte recondita della foresta. Un'azione compensa
-l'altra, e la bilancia si trova in equilibrio.»
-</p>
-
-<p>
-«E quale di queste azioni è la buona, e qual è quella... che non
-lo è tanto?»
-</p>
-
-<p>
-«Bello scherzo! eccellente! Non v'è nulla che comunichi acume d'ingegno
-agli altri quanto la compagnia di coloro che assai ne possedono. Vi
-fo sicurtà, ser Cavaliere, che non avete detto alcuna cosa sì spiritosa,
-<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span>
-quando recitavate il mattutino del diavolo in compagnia del devoto eremita.
-Ma per tornare a quel ch'io diceva, se i nostri galantuomini della foresta
-abbruciano un castello, costruiscono parimente una capanna; se spogliano
-una chiesa, danno qualche cosa per la riparazione d'una cappella; se
-assassinano uno sceriffo, un uffiziale incaricato di mantenere l'ordine pubblico,
-liberano per altra parte un povero prigioniere; finalmente per venire
-al punto della nostra quistione, se bruciano vivo un barone normanno, son
-larghi di soccorso ad un <i>franklin</i> sassone. Tutte queste cose si compensano
-insieme. In una parola son bravi ladri, onesti assassini; nondimeno il
-buon punto d'incontrarli si è quando la loro bilancia non è in equilibrio.»
-</p>
-
-<p>
-«E perchè ciò?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè allora pensano a rimetterla, e siccome non piega mai dalla
-buona banda, vi è allora minor pericolo a cadere nelle lor mani. Ma guai
-chi gl'incontra quando i lor conti sono in regola! Posso promettere ai primi
-viaggiatori che li troveranno dopo la buona azione per essi fatta a Torquilstone,
-che saranno scorticati vivi. Pure» aggiunse egli accostandosi al Cavaliere
-«si può incontrare in questi boschi compagnia ancor più cattiva.»
-</p>
-
-<p>
-«E chi dunque? Io credo che non vi si trovino nè lupi nè orsi.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli armigeri di Malvoisin. Sappiate che in tempo di turbolenza
-una mezza dozzina di essi è peggio di una banda di lupi arrabbiati. Costoro
-sono stati reclutati da quegli armigeri di Frondeboeuf che si sottrassero
-alla morte in Torquilstone, e se ci scontrassimo in alcun di loro,
-ne farebbero pagar caro le precedenti nostre prodezze. Permettetemi adesso,
-ser Cavaliere, di chiedervi che cosa fareste se li trovaste?»
-</p>
-
-<p>
-«Gl'inchioderei contro terra colla mia lancia, se fossero tanto arditi
-d'assalirci.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma se fossero quattro?»
-</p>
-
-<p>
-«Li farei bere tutti nella medesima tazza.»
-</p>
-
-<p>
-«E se fossero sei, mentre noi non siamo che due, non ricorrereste
-al corno da caccia datovi da Locksley?»
-</p>
-
-<p>
-«Che dici? io chieder soccorso contra tale ciurmaglia, che un buon
-cavaliere costrigne a fuggire dinanzi a sè come il vento disperde le foglie
-secche? Non mai!»
-</p>
-
-<p>
-«Vorrei però, ser Cavaliere, esaminar più da vicino questo strumento
-in cui sta la virtù di far venire i soccorritori che voi ricusereste.»
-</p>
-
-<p>
-Il Cavaliere non pensando che a soddisfare tale curiosità del suo compagno,
-staccò dal pendaglio il corno da caccia, e lo consegnò a Wamba che
-tosto sel mise al collo. Poi dandosi a gorgheggiar sotto voce le note convenute
-con Locksley, soggiunse: «Credo saperne di musica al pari di qualsisia altro.»
-</p>
-
-<p>
-«Che vuoi tu dire, o furfante? Restituiscimi tosto il corno da caccia.»
-</p>
-
-<p>
-«Contentavi, ser Cavaliere, di saper che è in sicuro. Quando il
-valore e la follia viaggiano insieme, la follia deve impadronirsi degli strumenti
-di fiato, perchè sempre ha miglior vento.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Wamba» disse il Cavaliere «ciò è più di quanto è permesso.
-Guardati dall'abusare della mia sofferenza.»
-</p>
-
-<p>
-«Non venite innanzi colla violenza, ser Cavaliere» riprese a dir
-Wamba, allontanandosi dal compagno «ovvero la follia vi mostrerà che
-ha un buon paio di gambe, e lascerà che il valor cerchi da sè medesimo
-come lo potrà le vie di questa foresta.»
-</p>
-
-<p>
-«Tu sai trovare il luogo ove punge la sella, e per altra parte non
-ho tempo da perdere: conserva dunque se vuoi il corno, ma andiamo
-avanti senz'altri indugi.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi promettete voi di non maltrattarmi?»
-</p>
-
-<p>
-«Te lo prometto.»
-</p>
-
-<p>
-«Parola di cavaliere?» domandò Wamba avvicinandosi adagio adagio
-e con cautela.
-</p>
-
-<p>
-«Parola di Cavaliere! ma non perdiam più tempo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ecco dunque riconciliati insieme valore e follia» disse Wamba
-mettendosi a fianco del Cavaliere. «Ma in fede mia! non vorrei un pugno
-qual lo regalaste al bravo eremita che si avvoltò sull'erba come un
-birillo. Però ora che la follia s'è impadronita del corno, converrà che il
-valore allestisca le armi, poichè, se non m'inganno, per entro quella macchia
-vi è compagnia che ne aspetta.»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè pensi questo?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè vedo per traverso a quegli alberi uno splendor come d'armi. Se
-coloro che le portano fossero galantuomini andrebbero sul sentiere diritto, e
-quelle boscaglie sembrano fatte a posta per nascondere i cherci di s. Nicolò.»
-</p>
-
-<p>
-«Affè! hai ragione» soggiunse il Cavaliere calando la visiera «vedo
-molti uomini armati.»
-</p>
-
-<p>
-Ed era ben tempo ch'ei si cautelasse, perchè nell'istante medesimo
-lo colpirono ad un punto tre frecce venutegli dalla parte sospetta. L'una
-d'esse lo ferì in fronte e gli avrebbe trapassato il cervello, se la visiera
-dell'elmo fosse rimasta sollevata. Parò le altre due frecce lo scudo che
-gli pendeva dal collo.
-</p>
-
-<p>
-«Ti ringrazio, mia buona armadura!» sclamò il Cavaliere. «Presto,
-Wamba, coraggio, piombiamo su di questi sciagurati» e spinto il cavallo
-ver quella macchia, vi trovò sette armigeri che colla lancia in resta fecero
-impeto sopra di lui. Tre di questi ferali strumenti lo toccarono andando
-in pezzi come se lo scontro fosse stato in una torre d'acciaio. Alzatosi
-sulle staffe sclamò con intrepido tuono: «Che dunque significa ciò, miei
-padroni?» Ma gli assalitori non risposero che traendo la spada, e cignendolo
-d'ogni parte e gridando: «morte al tiranno!»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio!» sclamò il cavalier Nero atterrando
-un uomo a ciascuna di sì fatte invocazioni «qui dunque siamo
-fra i traditori!»
-</p>
-
-<p>
-Quantunque risoluti fossero que' che assalivano, si tenevano ad una
-<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span>
-tal qual distanza dal braccio d'un uomo che non sembrava ferire se non
-se per dare la morte; e sarebbesi giudicato che il cavalier Nero solo
-bastasse a mettere in fuga tutti i suoi nemici, allorquando altro guerriero
-coperto d'armi azzurre, e tenutosi addietro fino a quel punto, si
-lanciò contr'esso colla lancia sollevata, la quale anzichè percotere il Cavaliere,
-piombò sul corridore, che cadde mortalmente ferito.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-372a"></a>
- <img src="images/ill-372a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio! — Sclamò il cavalier Nero atterrando un uomo a
-ciascuna di sì fatte invocazioni — qui dunque siamo fra i traditori!</i> pag. 372.</p>
-</div>
-
-<p>
-«Questo colpo è vibrato da un uom codardo e fellone» sclamò il
-cavalier Nero, trascinato a terra dalla caduta del suo cavallo.
-</p>
-
-<p>
-Tai cose avvennero sì rapidamente che Wamba ebbe soltanto il tempo
-di mettersi al labbro il corno da caccia, e all'istante in cui cadea il
-suo compagno dava fiato allo strumento in tal modo da farne rintronare
-a molta distanza quel suono ch'egli udì più volte ripetere, e che non aveva
-egli dimenticato; cupo suono onde indietreggiarono nuovamente quegli
-scellerati, i quali temettero essersi avventurati con uomo che avesse
-molto seguito con sè a poca distanza, e Wamba, sebbene mal armato,
-non tardò ad accorrere in difesa del Cavaliere per aiutarlo a rialzarsi.
-</p>
-
-<p>
-«Sciagurati! codardi» sclamò il Cavaliere Azzurro. «Nè vergognate
-fuggire al solo udire lo squillo di un corno da caccia?»
-</p>
-
-<p>
-Rianimati da questi accenti tornarono a far impeto, ed una seconda
-volta assalirono il cavalier Nero, ch'ebbe solo scampo nel mettersi contra
-un albero e difendersi colla spada alla mano. Allora il fellone capo
-degli aggressori, impadronitosi d'un'altra lancia, prese campo a spiare il
-momento, che il suo formidabile avversario si trovasse più angustiato
-onde marciare contr'esso di gran galoppo, e infiggerlo come sperava contro
-di quella pianta; ma Wamba mandò a vôto il costui divisamento.
-Supplendo con altrettanta agilità ove gli mancava la forza, e francheggiato
-dallo sprezzo medesimo in cui lo tenevan gli armigeri, facea artificiose
-giravolte a qualche distanza dai combattenti; pure pervenne ad accostarsi
-tanto al corridore del cavaliere Azzurro, che ne tagliò i garretti
-col fendente del suo coltello da caccia, onde colla bestia stramazzò chi
-la cavalcava. Ma non quindi a men perigliosa condizione trovavasi il cavalier
-Nero, incalzato d'ogni banda da uomini armati di tutto punto, ai
-quali era impossibile che resistesse a lungo, estenuato da' continui sforzi
-di parar botte vibrate sopra di lui senza posa. E già si accorgeva che le
-sue forze stavano per tradirlo in un sì disuguale conflitto, allorquando una
-freccia lanciata da invisibile mano trafisse quello tra' suoi avversarii che lo
-stringeano più da vicino; e quasi nel medesimo tempo una truppa d'arcieri
-condotti da Locksley e dall'eremita uscirono fuori del folto della
-selva, e piombando sugli assassini non tardarono a farne giustizia, stendendoli,
-quai morti, quai mortalmente feriti, sullo spianato.
-</p>
-
-<p>
-Il cavaliere Nero nel ringraziare i suoi liberatori pose un tuono di
-dignità che non si saprebbe assai esprimere co' detti, e che nessuno avea
-dianzi osservato in lui, perchè fin qui sarebbesi piuttosto creduto esser egli
-soldato di ventura, ch'uomo insigne per eminente dignità.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Amici, prima ch'io vi manifesti quant'è la mia gratitudine, mi
-rileva il sapere quai sono i nemici che m'assalirono in tal guisa senza essere
-provocati. Wamba, alza la visiera dell'elmo a quel Cavaliere Azzurro
-condottiero, siccome sembra, di cotesti sciagurati.»
-</p>
-
-<p>
-Wamba corse tosto verso costui che, malmesso dalla caduta e imbarazzato
-sotto il cavallo, non potea nè fuggire nè far resistenza.
-</p>
-
-<p>
-«Valoroso e cortese cavaliere» gli disse «concedetemi essere vostro
-valletto d'armi dopo essere stato vostro scudiere. Vi ho aiutato a scendere
-da cavallo, gli è giusto che vi spacci del vostro elmo.»
-</p>
-
-<p>
-Così parlando, ne sciogliea senza molta cerimonia le coregge; laonde
-cadendogli il cimiero, lasciò vedere al cavalier Nero tai lineamenti che
-in quell'istante non si aspettava mai ravvisare.
-</p>
-
-<p>
-«Waldemar Fitzurse» sclamò egli sorpreso. «E qual motivo potè
-condurre un uomo del tuo grado e del tuo legnaggio ad un simile atto di
-scelleratezza?»
-</p>
-
-<p>
-«Riccardo» rispose il cavalier prigioniero, alzando alteramente gli
-occhi sopra di lui «tu non conosci gli uomini, se nol sai a quali delitti
-l'ambizione e la sete della vendetta può condurre i figli di Adamo.»
-</p>
-
-<p>
-«La vendetta! E in che mai t'ho offeso? qual vendetta hai tu da
-usare contro di me?»
-</p>
-
-<p>
-«Non disdegnasti tu la mano di mia figlia? Non è forse questa una
-ingiuria tale che un Normanno di sangue nobile al pari di te non può
-perdonare?»
-</p>
-
-<p>
-«La mano di tua figlia? E tale è la cagion del tuo odio? E per
-questo volevi togliermi la vita? No, no.... Amici, allontanatevi alquanto;
-mi giova parlargli in segreto... Or che siam soli, la verità,
-Waldemar! Chi ti spinse a questo delitto?»
-</p>
-
-<p>
-«Il figlio di tuo padre, fattosi vendicatore della tua figliale inobbedienza.»
-</p>
-
-<p>
-Gli occhi di Riccardo scintillaron di sdegno; ma riprese tosto la sua calma;
-ed appoggiando alla fronte la mano, rimase un istante cogli occhi fisi sopra
-Fitzurse, nella cui fisonomia si vedeano lottare la vergogna e l'orgoglio.
-</p>
-
-<p>
-«Tu non chiedi grazia, o Fitzurse?» disse Riccardo.
-</p>
-
-<p>
-«Chi sta fra gli artigli del leone sa non doverla aspettare.»
-</p>
-
-<p>
-«Il leone» rispose alteramente Riccardo «non si pasce de' cadaveri
-in cui s'abbatte. Ti dono la vita senza che tu la chieda, ma a patto che
-fra tre giorni abbandonerai l'Inghilterra; che andrai a nascondere la tua
-infamia nel tuo castello di Normandia, e che il tuo labbro non indicherà
-mai il principe Giovanni siccome complice del tuo attentato. Se ti scoprono
-in Inghilterra dopo l'indugio ch'io ti concedo, sarai punito di
-morte, e se mai tu pronunzi un accetto che possa compromettere l'onore
-della mia casa, nè manco il santuario ti metterà in sicuro dalla mia vendetta.
-Ti farò appiccare sulla torre del tuo castello, e rimarrai colà pastura
-dei corvi. — Locksley, m'accorgo che le vostre genti si sono appropriati
-<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span>
-i cavalli dei soggiogati masnadieri. Se ne ceda uno a questo
-cavaliere e si lasci partire.»
-</p>
-
-<p>
-«Se non giudicassi che la voce di chi mi parla ha diritto di pretendere
-obbedienza, manderei a questo scellerato una freccia che gli risparmierebbe
-la fatica del viaggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Il tuo cuore è veramente inglese, o Locksley» disse il cavalier
-Nero. «Tu t'inganni nel credere ch'io abbia diritto alla tua obbedienza.
-Io sono Riccardo, re d'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-A tali accenti pronunziati col tuono di maestà convenevole al grado
-e al carattere di Riccardo Cuor-di-Leone, tutti gli arcieri si prostrarono
-dinanzi a lui, prestandogli giuramento di fedeltà, ed implorando perdono
-delle passate colpe.
-</p>
-
-<p>
-«Alzatevi, o miei amici» lor disse Riccardo, riguardandoli in cotal
-modo, atto a provare, come la bontà sua naturale avesse trionfato sullo sdegno
-inspiratogli dalla perfidia di Waldemar Fitzurse «alzatevi, i servigi che
-prestaste agli oppressi miei sudditi dinanzi alle mura di Torquilstone, e
-quello che avete or prestato a me stesso, mi fanno dimenticare i falli di cui
-per l'addietro possiate esservi fatti colpevoli; alzatevi, o miei amici, e procurate
-di condurre una vita più regolare... Quanto a te prode Locksley...»
-</p>
-
-<p>
-«Cessate dal chiamarmi Locksley, o mio sovrano. Il mio Signore
-è in diritto di conoscere il mio vero nome, un nome che, ben lo temo,
-dee troppo spesso avergli ferito l'orecchio. Io sono Robin-Hood della
-foresta di Sherwood.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! Ah!» sclamò Riccardo: «il re degli scorridori, il principe
-de' proscritti! E chi non ha udito pronunziare un tal nome? Ne pervenne
-sino in Palestina la fama. Ma sii certo, prode Robin-Hood, che nulla
-di quanto hai potuto operare nel durar della mia lontananza, e in tali
-istanti di turbolenza, verrà mai allegato contro di te.»
-</p>
-
-<p>
-«È cosa giusta!» soggiunse Wamba, che non perdea mai l'occasione
-d'intromettere le sue arguzie. «Non dice il proverbio:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">«Quando son partiti i gatti,</p>
-<p class="i01">«Fanno la festa in casa i ratti?»</p>
-</div></div>
-
-<p>
-«Ah! Wamba, tu se' qui? Non udendo la tua voce, io credea che
-da lungo tempo tu avessi presa la fuga.»
-</p>
-
-<p>
-«Presa la fuga!» sclamò Wamba. «E quando è mai che avete
-veduto scompagnarsi del valor la pazzia? Ecco il trofeo delle mie armi,
-questo bel cavallo grigio che vorrei vedere un'altra volta su i suoi garretti,
-a patto che venisse nello stato di questa bestia chi n'era padrone.
-Ma se non ho combattuto colla punta della mia spada, voi mi concederete
-che ho dato con valore il segnal della pugna, e ben condotto il
-mio assalto dalla parte del retroguardo.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, valoroso Wamba» rispose il Re; «i tuoi servigi non verranno
-dimenticati, avran ricompensa.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span>
-</p>
-
-<p>
-«<i>Confiteor... mea culpa</i>» partì sommessamente questa intonazione da
-una voce poco distante da Riccardo. «È tutto quel latino che ho potuto in
-tal momento raccapezzare. Confesso i miei peccati e ne imploro l'assoluzione.»
-</p>
-
-<p>
-Voltosi il Re, vide il gioviale eremita che stava inginocchione col
-suo rosario fra le mani, e avendo presso di sè un nodoso randello, che
-non rimase del certo inoperoso nel durar della pugna. Non gli si vedea
-più che il bianco degli occhi, tanto studiavasi di sollevar le pupille al cielo,
-e facea ogni sforzo per comporre a profondissima contrizione la sua fisonomia.
-Ma non so qual cosa di giocondo e burlevole che in que' suoi modi si
-frammettea, lasciava travedere come fossero artefatte la divozione e la tema.
-</p>
-
-<p>
-«Ah! ah! sei tu, santo eremita di Copmanhurst?» disse il Re.
-«Qual cosa è dunque che ti cruccia? Ti rincresce forse che il tuo diocesano
-sia istrutto del fervoroso zelo onde presti servigio alla Madonna
-e a san Dunstano? Non temere di nulla. Riccardo d'Inghilterra non ha
-mai traditi i segreti de' suoi amici.»
-</p>
-
-<p>
-«Graziosissimo sovrano» disse il romito, che era il frate Tuck
-tanto conosciuto nella storia di Robin-Hood «non è la croce ch'io paventi,
-ma bensì lo scettro. Abbrividisco in pensando che questo mio
-pugno sacrilego andò a percotere sopra l'unto del Signore.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! oh!» sclamò Riccardo «è di lì che viene il vento? In fede
-mia ch'io aveva dimenticata una tal circostanza. Ma domando a tutte
-le brave persone che ne sono state spettatrici, se non t'ho ben pagato
-d'uguale moneta. Se per altro ti credi d'essere tuttavia in isborso parla,
-e son presto a raddoppiare la dose.»
-</p>
-
-<p>
-«No, no» s'affrettò a dire fra Giocondo; «ho ricevuto quanto
-mi si dovea, e compresi anche i frutti. Possa la Maestà vostra pagar
-sempre sì compiutamente i suoi debiti!»
-</p>
-
-<p>
-«Se li potessi pagare tutti così, i miei creditori non s'accorgerebbero
-mai d'alcun voto nel mio regio erario.»
-</p>
-
-<p>
-«Nondimeno» disse ricomponendosi ad ipocrisia l'Eremita «non
-so qual penitenza imporre a me stesso per quella botta sgraziata.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ne parliamo più. Ne ho ricevute tante dai Pagani e dagl'Infedeli,
-che sarei persino sragionevole, se conservassi rancore per questa,
-somministratami da un religioso così santo ed esemplare come l'eremita
-di Copmanhurst. Però, onesto fratello, crederei ottimo espediente pel
-bene di te e della Chiesa il farti scappucciare, e dandoti un grado tra le
-guardie reali confidarti in custodia la mia persona invece della cappella
-di san Dunstano.»
-</p>
-
-<p>
-«Mio degno monarca, vi chiedo umilissimamente perdono, e voi
-me lo concedereste, se vi fosse noto quanto dominio ha su di me il peccato
-della pigrizia. San Dunstano, la cui benedizione sia continua sopra
-di voi, san Dunstano, dico, non istà men tranquillamente nella sua nicchia,
-se dimentico di dir le mie preci per andare ad ammazzare un daino. Se
-<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span>
-passo la mia notte fuor della cella, intertenendomi in cert'altre bagattellucce,
-san Dunstano non dice una parola. Egli è il padrone il più mansueto, il
-più compiacente, il più facile da servire fra quanti se ne possano immaginare.
-Ma se entrassi fra le guardie del mio sovrano, onore senza dubbio massimo
-per me, che cosa accadrebbe? La prima volta ch'io andassi o ad ammazzare
-un daino da una banda, o a confortare una vedovella dall'altra
-dov'è questo frate scappucciato? uno direbbe. Chi ha veduto quel maladetto
-frate Tuck! salterebbe su l'altro. Questo can di frataccio distrugge più
-daini da sè solo, che la metà della contea tutta insieme, direbbe una guardia;
-e non la perdona nemmeno ai cervi, aggiugnerebbe una seconda. In
-somma, mio grazioso sovrano, vi supplico lasciarmi quale mi avete trovato,
-o, se vi piace estendere la vostra benevolenza sopra di me, considerarmi
-come il povero cherco della cappella di san Dunstano di Copmanhurst e
-nulla più, e in tal qualità il contrassegno anche il più lieve della vostra
-munificenza sarà molto per me.»
-</p>
-
-<p>
-«T'intendo, e concedo al povero cherco di san Dunstano il diritto di
-caccia nelle mie foreste di Warncliffe. Bada però ch'io non ti permetto d'ammazzare
-più di tre daini a ciascuna stagione, e se questa licenza non ti basta
-ad ammazzarne trenta, non sono nè cavaliere cristiano nè re d'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Vostra Maestà può star certa che, colla grazia di san Dunstano,
-procurerò umilmente d'operare il miracolo della moltiplicazione de' daini.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ne dubito, fratello; e siccome la salvaggina è un nudrimento
-che genera sete, il mio cantiniere avrà ordine di somministrarti ogn'anno
-un botticello di vin di Canarie, un altro di malvasia, e tre botti d'<i>ala</i>
-di prima qualità; che se nemmen queste bastassero a cavarti la sete, vieni
-alla mia corte, e farai seco lui conoscenza.»
-</p>
-
-<p>
-«E per san Dunstano?» l'eremita soggiunse.
-</p>
-
-<p>
-«Farò restaurare la cappella di questo santo. Non mi piace però
-che le nostre follie prendano un'indole seria. Dio ne punirebbe di mescolare
-gli scherzi colle cose che vogliono rispetto ed onore da noi.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh vi guarentisco pel mio santo avvocato» disse in allegro tuono
-l'eremita.
-</p>
-
-<p>
-«Guarentite per voi medesimo, o fratello» replicò il re fattosi per
-un istante severo, indi riassunta la serenità di prima gli porse la mano,
-che il romito, alquanto confuso, baciò inginocchiandosi. «Tu fai meno
-onore alla mia mano che al mio pugno» soggiunse sorridendo Riccardo.
-«Per baciar l'una ti contenti d'inginocchiarti. Tocco dall'altra ti gettasti
-col volto contro terra.»
-</p>
-
-<p>
-L'eremita temendo forse di offendere nuovamente il monarca col
-prolungare più a lungo tempo il colloquio in quel tuono che sapea troppo
-di famigliare (avvertenza cui non osservano mai di soverchio coloro che si
-avvicinano ai re), salutò profondamente il monarca, e si ritrasse in disparte.
-</p>
-
-<p>
-In tale istante due nuovi personaggi comparvero sulla scena.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XL.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Tanto ai possenti che la terra adora</p>
-<p class="i01">«Si renda onor quanto su noi gli estolle</p>
-<p class="i01">«Regio poter. Di noi più lieti ancora</p>
-<p class="i01">«Si diran quindi? Ah! su l'erbose zolle,</p>
-<p class="i01">«De' faggi all'ombra, u' dolce è ingannar l'ora</p>
-<p class="i01">«Fra sinceri contenti a desco molle,</p>
-<p class="i01">«Ne vengano a mirar. Scerner sapranno</p>
-<p class="i01">«Cogli occhi lor che sian gioia od affanno.</p>
-<p class="i11"> <i>Macdonald.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-I due personaggi sopravvenuti erano Wilfrid d'Ivanhoe montato sulla
-mula del priore di san Botolfo, e Gurth, che con aria dignitosa cavalcava
-il caval di battaglia del suo padrone. Grande si fu la sorpresa d'Ivanhoe
-in veggendo il suo sovrano coperto di sangue, in mezzo a sei o sette cadaveri,
-e circondato a quanto parea, da una truppa di banditi, corteggio
-assai raro per un monarca. Dubitò un istante, se volgendo ad esso
-dovesse parlargli qual si conviene ad un re, o continuare a riguardarlo
-siccome il cavalier Nero; ma Riccardo, vedendolo in tale impaccio, non
-tardò a liberarnelo.
-</p>
-
-<p>
-«Le cautele sono inutili qui. Riccardo Plantageneto si è fatto riconoscere;
-e trovasi in mezzo a cuori veracemente inglesi, benchè lo spirito
-alquanto fervido di queste valorose persone le abbia talvolta spinte troppo
-oltre.»
-</p>
-
-<p>
-«Ser Wilfrid d'Ivanhoe» disse Robin-Hood, accostandosi al figliuolo
-di Cedric «le mie assicurazioni non possono aggiugnere cosa veruna a quelle
-del mio sovrano, ma permettetemi il dirvi, non senza qualche orgoglio,
-che fra tutti i suoi sudditi non avvene di più fedeli de' miei compagni
-e di me.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo credo, uom valoroso» disse Wilfrid «perchè voi appartenete
-al novero di essi; ma che vogliono dire queste scene di stragi e di morti
-e il sangue di cui vedo coperte l'armi del Re?»
-</p>
-
-<p>
-«Vi è stato un tradimento, o Wilfrid» disse il Re «ma ne sieno
-grazie a questi valenti campioni, i traditori hanno trovato il guiderdone
-che lor si dovea... Però, pensandovi meglio» sorridendo soggiunse: «voi
-medesimo siete un traditore, perchè m'avete disubbidito. Non vi aveva
-io forse dato espresso comando di rimanere almeno sino a domani a San Botolfo,
-e aspettare che le vostre ferite fossero risanate compiutamente?»
-</p>
-
-<p>
-«E sono risanate, o Maestà; nè offrono ora maggior pericolo d'una
-puntura di spilla. Ma perchè, nobile principe, cagionar tanta angustia ai
-vostri fedeli sudditi? Perchè, col correre solo le venture, cimentate la vostra
-vita, come se non fosse più preziosa di quella d'un cavaliere errante
-che non rischia nulla più della cappa e della spada?»
-</p>
-
-<p>
-«E Riccardo Plantageneto» rispose il Re «non aspira che a quella
-<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span>
-rinomanza che la cappa e la spada possono procacciare. Riccardo Plantageneto
-è più glorioso nel mandare a termine un'avventura col soccorso
-della sua lancia e del suo braccio, che comandando centomila uomini
-schierati in battaglia.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma il vostro regno, o Sire, il vostro regno minacciato d'una
-guerra civile! la vostra corona in pericolo! i vostri sudditi minacciati da
-pericoli ancor più gravi! se venissero a perdere il loro sovrano in quei
-tanti cimenti cui vi fate un piacere di commettervi tuttogiorno, e da un
-dei quali vi siete or sottratto in guisa tanto miracolosa!.... A ciò
-non pensate?»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! oh! il mio regno e i miei sudditi!» disse il Re con tuono
-d'impazienza. «Ma vi risponderò, ser Wilfrid, che i migliori fra essi mi
-pagano d'egual moneta le mie follie. A cagion d'esempio, un de' miei
-servi più fedeli, Wilfrid d'Ivanhoe, si prende arbitrio di contravvenire
-a' miei ordini, e intanto viene a fare una predica al suo re, che non ne
-segue appuntino gli avvisi. Chi di noi due ha diritto di fare rimproveri
-all'altro? Ciò nondimeno, ascoltatemi, mio caro Wilfrid: l'intervallo che
-ho trascorso, e che dovrò tuttavia trascorrere sconosciuto, era necessario
-per dare a' miei amici ed a que' nobili che mi sono rimasti fedeli il tempo
-di raccogliere le loro forze, tuttochè all'annunziarsi pubblicamente il ritorno
-del re Riccardo, ei si trovi capo d'un esercito sufficiente a frenare
-i faziosi, e a spegnere la ribellione, senza che gli sia d'uopo di tirare la
-spada fuori del fodero. D'Estouteville e Bohun non saranno in grado di
-marciare sopra York che fra ventiquattr'ore; Salisbury arriva dal Mezzogiorno,
-Mullon dal Nord, e da Warwick ho ricevute notizie di Beauchamp.
-S'io mi fossi palesato troppo presto, allora sì avrei affrontati
-pericoli, da cui non valeano a salvarmi nè la mia lancia, nè la mia spada,
-benchè secondate dall'arco del prode Robin-Hood, dal nodoso bastone del
-santo eremita di Copmanhurst e dal corno da caccia del saggio Wamba.»
-</p>
-
-<p>
-Wilfrid s'inchinò rispettosamente. Ei ben sapea come fosse tempo
-perduto il volere sedare quello spirito cavalleresco, onde il suo padrone si
-mettea così sovente in mezzo ai pericoli, che gli sarebbe stato agevole
-evitare, o per meglio dire che non gli era perdonabile d'aver affrontati.
-Limitatosi quindi a sospirar su di ciò, tacque, e Riccardo, soddisfatto di
-aver ridotto al silenzio il suo giovane consigliere, benchè nel proprio
-interno ne riconoscesse saggi gli avvisi, indirisse nuovamente la parola
-a Robin-Hood.
-</p>
-
-<p>
-«Re degli scorridori» sì disse «non avreste voi qualche reficiamento
-da offerire ad un vostro collega di gerarchia<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>? La fatica cui
-m'hanno obbligato quei masnadieri ha eccitato in me l'appetito.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Debbo confessare alla Maestà vostra la verità» rispose Robin-Hood,
-non senza mostrare imbarazzo; «i nostri riserbi si stanno soltanto in...»
-</p>
-
-<p>
-«In selvaggina» il Re continuò. «Tanto meglio! È ciò che mi
-abbisogna in questo momento. Poi, quando un sovrano ha fame, non
-ha tempo d'ammazzare egli la sua cacciagione; nè deve avere a sdegno
-se altri si presero per lui questa cura.»
-</p>
-
-<p>
-«Se dunque piace alla Maestà vostra onorare di sua presenza uno
-de' nostri luoghi d'appuntamento, la cacciagione non ne mancherà, e
-potrò aggiugnere buona <i>ala</i> e vino da non disprezzarsi.»
-</p>
-
-<p>
-Marciò indi il primo per mostrare la strada, e l'intrepido Riccardo
-il seguì, più contento forse di questo scontro fortuito con Robin-Hood,
-che nol sarebbe stato cinto da' suoi nobili e da' suoi pari, in mezzo della sua
-corte. Tutte le cose nuove, tutto quanto sapea d'avventura, erano felicità
-per Riccardo, e un pericolo affrontato o superato non facea che crescerne
-il pregio a' suoi occhi. Nel re Cuor-di-Lione scorgeasi in gran parte il carattere
-brillante, ma privo d'utile scopo, d'un cavalier da romanzo; e la gloria personale
-derivatagli dalle sue geste era più preziosa alla fervente immaginazione
-di lui che nol sarebbe stata quella la più reale, di cui la politica
-e la prudenza avrebbero potuto abbellire il suo governo. Donde avvenne
-che il regno di Cuor-di-Leone somigliò a meteora brillante e passeggera:
-il suo splendore manda un lume che abbaglia, ma senza frutto, perchè
-a questo lume succedono proffonde tenebre. Le imprese di lui cavalleresche
-furono argomenti di canti ai <i>menestrelli</i> e ai trovadori, ma il regno del
-medesimo non procurò alcuno di que' saldi vantaggi, su di cui la storia si
-fonda, citandoli alla posterità come esempi. Nella brigata ove trovavasi
-in tal momento Riccardo, spiegò quante prerogative apprezzabili erano in
-lui, col mostrarsi gioviale, affabile, e affezionato a tutto quanto era valore,
-senza impacciarsi del grado delle persone fra cui questo valore annidavasi.
-</p>
-
-<p>
-Il campestre desco fu affrettatamente imbandito sotto d'una grande
-quercia, all'ombra della quale il re d'Inghilterra si assise cinto d'uomini
-che il governo del suo regno avea banditi, intanto ch'egli era lontano, e
-divenuti allora cortegiani e guardie della sua persona. Stavano questi in
-piedi per atto di rispetto, e perchè così aveva comandato ad essi il lor capo;
-ma Riccardo volle sedessero al par di lui su quell'erbose zolle, e passando
-rapidamente il fiasco dall'una all'altra mano dimenticarono ben presto
-quella spezie d'impaccio prodotto in loro sulle prime dalla presenza del
-monarca. Si rise, si cantò, ciascun si fece a narrare le imprese ardite che
-gli erano ben tornate, e nel vantarsi di buoni successi ottenuti in violando
-le leggi patrie, nessuno badò come venisse fatto simil racconto alla
-presenza della persona cui spettava per proprio attributo il far rispettar
-tali leggi. Il medesimo re non pensando più del restante della compagnia
-ai riguardi pertenenti alla regal dignità, rideva, bevea, scherzava insieme
-co' suoi ospiti in guisa che si sarebbe potuto crederlo un d'essi.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span>
-</p>
-
-<p>
-Il naturale ingegno di Robin-Hood gli fe' desiderare di vedere una
-tale scena compiuta, innanzichè la birra e il vino alterassero maggiormente
-le teste de' suoi camerati. Egli scorgea per altra parte il fronte d'Ivanhoe
-coperto d'una nube d'inquietezza, e s'avvide ch'egli temea al pari di
-lui non accadesse qualche cosa atta a turbare il buon accordo che dominava.
-Presolo a parte gli disse: «La presenza del valoroso nostro sovrano
-è un grande onore per noi, ma vorrei non perdesse un tempo che
-le circostanze gli possono rendere prezioso.»
-</p>
-
-<p>
-«Questo è parlare con senno e franchezza, prode Robin-Hood»
-rispose Wilfrid. «Voi dovete sapere inoltre, che lo scherzare coi re
-anche negli istanti in cui si mostrano dimentichi della loro superiorità è
-come giocare con un leoncello, che al menomo provocamento fa vedere
-i denti e gli artigli.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi avete messo il dito sulla cosa, che è or soggetto del mio timore.
-I miei confratelli sono rozzi per natura e per consuetudine, il re vivace
-ed impetuoso. Potrebbero offenderlo senza averne intenzione, e potrebb'egli
-andar in collera senz'averne motivo. Gli è ora che questo banchetto finisca.»
-</p>
-
-<p>
-«Trovate dunque voi qualche modo di farlo terminare; perchè
-quanto a me ho lasciate sfuggire alcune parole a tal fine, ma a quanto
-sembra non hanno giovato che a far risolvere il Re a prolungar l'adunata.»
-</p>
-
-<p>
-«E dovrò io avventurarmi a un tal punto?» disse Robin-Hood; poi,
-dopo avere meditato un istante. «Sì, per san Cristoforo! è necessario
-ch'io il tenti. Non meriterei la bontà che il Re mi dimostra se non mi
-mettessi fino al rischio di perderla per fargli vantaggio. Ascoltami, Scatolck:
-prendi il tuo corno da caccia, e appiattandoti nella macchia a due
-tiri di freccia, suona un'aria normanna. Non perdere tempo.»
-</p>
-
-<p>
-Scatolck obbedì agli ordini del suo capitano, e trascorsi pochi minuti
-il suono del corno portò grande agitazione nei convitati.
-</p>
-
-<p>
-«È il suono di guerra di Malvoisin!» disse Mugnaio alzandosi precipitosamente
-e impadronendosi del suo arco. L'eremita lasciò cadere il
-fiasco, che aveva allor fra le mani, e afferrò una specie di clava. Wamba
-si fermò a mezzo d'una facezia per dar di mano al suo coltello da caccia
-e allo scudo; in somma ciascuno non pensò più che a munirsi d'armi.
-</p>
-
-<p>
-Gli uomini avvezzi a tal precario genere di vita passano senza fatica
-da una cena ad una battaglia; tal cambiamento non era per Riccardo che
-un nuovo diletto. Chiese il cimiero, e ogn'altro arredo della sua pesante
-armadura che Gurth aveva in custodia, e mentre questi lo aiutava a
-vestirsi da guerra, proibiva ad Ivanhoe, sotto la pena d'incorrere la disgrazia
-sovrana, l'aver parte alcuna nella lotta ch'ei si figurava imminente.
-</p>
-
-<p>
-«Tu combattesti per me cento volte, o Wilfrid, ed io non fui
-che spettatore delle tue prodezze. In quest'oggi, sii spettatore a tua
-volta, e contempla come Riccardo combatte per gli amici e pei sudditi.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span>
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo Robin-Hood avea inviato alcuno della sua gente in
-diverse bande, come alla ricerca dell'inimico, e quando vide spariti tutti
-gli avanzi dei banchetto, si avvicinò al Re, già armato di tutto punto, e
-piegando dinanzi a lui il ginocchio lo supplicò a volergli concedere il
-perdono.
-</p>
-
-<p>
-«Non ti ho già perdonato?» disse impazientendosi il Re. «Non ti
-assicurai che tutti i tuoi falli erano dimenticati? Credi tu la mia parola
-essere una palla che ci possiamo rimandare dall'uno all'altro? Mi sembra
-che tu non abbia ancora avuto tempo bastante a commettere nuove
-colpe.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: ne ho commessa una» rispose Robin-Hood «quella d'ingannare
-pel suo vantaggio il mio Re. Il suono che avete udito non era il
-suon guerriero di Malvoisin. Uno della mia banda diè fiato al corno per
-ordine mio, e a fine di terminare un banchetto che incominciava a rubare
-ore preziose per la Maestà vostra e pel ben de' suoi Stati.»
-</p>
-
-<p>
-Dette le quali cose, si alzò ed incrocicchiando sul petto le braccia,
-si fece ad aspettare la risposta del Re in tal atto, che palesava rispetto
-anzichè tema, e come uomo che sa di potere aver offeso, ma si confida
-nella purezza delle proprie intenzioni.
-</p>
-
-<p>
-Avvampò di collera il re Riccardo, ma non fu questo che un movimento
-passeggero, di cui trionfò tantosto la naturale equità.
-</p>
-
-<p>
-«Il re di Sherwood» diss'egli «teme che il re d'Inghilterra faccia
-troppo grande breccia sul vino e la cacciagione che gl'imbandì. Ottimamente,
-audace Robin-Hood! Quando verrai a vedermi a Londra, ti proverò
-ch'io ricevo con maggiore generosità i miei convitati. In somma,
-ben ti comportasti, mio prode arciere. Su presto, Wilfrid! a cavallo! Voi
-eravate impaziente d'un tale istante. Robin-Hood, nella tua banda hai
-tu nessun amico, che, non contento di darti consigli, pretenda regolare
-tutti i tuoi passi, e si mostri di mal umore quando cammini a tua voglia,
-non alla sua?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, Maestà, tal è il mio luogotenente Petit-Jean, ora assente per
-una spedizione sulle frontiere della Scozia; e debbo confessare alla Maestà
-vostra che la libertà usata da questo compagno nel modo de' suoi
-suggerimenti talvolta mi è dispiaciuta: ma non ho mai conservato solamente
-un'ora la mia collera contro di lui, perchè mi è noto non aver
-egli in mira che il ben del suo capo e l'utilità generale.»
-</p>
-
-<p>
-«Molto bene, e mi è accaduto più di una volta imitarti. Però se
-avessi da una banda Ivanhoe a darmi i suoi gravi consigli, e te dall'altra
-per obbligarmi a forza d'astuzie a seguirli, io sarei il monarca men libero
-che si potesse imaginare in tutta la Cristianità e il Paganesimo. Ma
-partiamo, e trasferiamoci tosto a Coningsburgo.»
-</p>
-
-<p>
-Robin-Hood gli disse di aver già fatto marciare un distaccamento
-per assicurargli la strada. «L'uomo incaricato di guidarlo» soggiunse
-<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span>
-«scoprirà gli agguati che potrebbero ancora esservi tesi, e ve ne darà
-avviso in tempo. Ciò accadendo, pochi passi che faceste tornando addietro,
-vi ricongiungerebbero a noi, perchè, ho intenzione di tenervi dietro col
-rimanente della mia brigata sino a pochi tiri di freccia da Coningsburgo.»
-</p>
-
-<p>
-Tali cautele, ove spiccarono egualmente la prudenza e la sollecitudine
-di Robin-Hood verso il Sovrano, commossero questo grandemente, dileguando
-in esso fin l'ombra del risentimento mosso dall'artifizio di cui usò
-il primo per mettere fine al banchetto. Gli porse una seconda volta la mano,
-assicurandolo nuovamente di perdono e di benevolenza, e aggiungendo essere
-suo fermo divisamento moderare il rigore de' regolamenti intorno la caccia
-e tant'altre tiranniche leggi, che aveano condotti alla disperazione e trasformati
-in ribelli molti uomini valorosi. Ma l'immatura morte di Riccardo
-non gli permise mandare ad effetto queste intenzioni sì liberali, e Giovanni,
-succeduto al proprio fratello, aumentò ancora la severità del codice
-sulle foreste, chè ad operare in tal guisa il costrinsero i grandi del suo
-regno. Quanto al rimanente della storia di Robin-Hood e al tradimento,
-che gli fu cagione di morte, tai cose trovansi narrate in que' piccioli libri
-coperti di carta azzurra, che altra volta si vendeano due soldi l'uno, ed
-or si crede avere a buon prezzo pagandone il peso a ragguaglio d'oro.
-</p>
-
-<p>
-Il Re partì con Ivanhoe, e li seguirono Gurth e Wamba, onde arrivarono
-senza sinistri incidenti dinanzi al castello di Coningsburgo alquanto
-prima del tramonto del sole.
-</p>
-
-<p>
-Pochi paesi trovansi nell'Inghilterra cotanto belli e pittoreschi come
-quelli cui offrono i dintorni di questa antica fortezza sassone. Il Don versa
-le sue acque tranquille e limpide a piè d'una vasta collina coperta di
-ricchi boschi, di terre ben coltivate, e di pascoli fecondissimi. Sopra una
-montagna situata in riva di questo fiume, e difesa da fosse e muraglie, si
-innalza l'antico edifizio, che, siccome lo indica il suo stesso nome, era
-stato prima della conquista un possedimento dei re d'Inghilterra. Le mura
-esterne probabilmente ne furono edificate dai Normanni, ma la parte interna
-presenta anche oggidì le tracce d'una remotissima antichità. Situato
-in pendio il predetto castello, una torre posta ad uno degli angoli del
-gran cortile, e che è l'abitazione principale, forma un circolo di venticinque
-piedi circa di diametro. Le mura sono di prodigiosa grossezza, e difese da
-sei enormi pilastri esterni, che sembrano essere stati costrutti per
-sostenerle ed aumentarne la forza; incavati nella parte superiore i ridetti
-pilastri, sono terminati da torricelle comunicanti colla parte interna. Tale
-edifizio veduto a qualche distanza offre alle persone vaghe di cose pittoresche
-altrettanto vezzo quanto agli antiquarii la parte interna, che trasportano
-le menti loro sino ai tempi dell'ettarchia. Vedesi in vicinanza
-al castello una ragguardevole eminenza che sembra umano lavoro, e stato,
-a quanto si giudica, il sepolcro del celebre Hengist. Scorgonsi parimente nel
-<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span>
-cimiterio della vicina parrocchia varii monumenti che fermano la curiosità
-e che risalgono ad età rimotissima.
-</p>
-
-<p>
-In que' giorni che Riccardo Cuor-di-Leone e il suo seguito giunsero
-a questo edifizio, la cui architettura priva d'arte sorprendea però a motivo
-della sua mole, esso non era circondato d'esterne fortificazioni, siccome
-oggidì. L'architetto sassone non avea avvisato, che a moltiplicare i modi
-di difesa quanto alla parte interna, nè guarnito vedeasi esternamente che
-di grossolani palizzati.
-</p>
-
-<p>
-Un grande stendardo nero spiegato sull'alto della torre indicava che
-non erano per anche state celebrate le esequie del defunto signor del castello.
-Esso non presentava alcun emblema che indicasse la nascita e il
-grado del defunto, perchè gli stemmi erano cosa affatto nuova presso la
-normanna cavalleria, e affatto sconosciuta alla sassone; ma un altro stendardo
-sospeso alla porta, e sul quale vedeasi grossolanamente disegnato
-e mal dipinto un cavallo bianco, simbolo ben noto d'Hengist e de' suoi
-guerrieri, indicava la nobiltà e la patria del trapassato.
-</p>
-
-<p>
-I dintorni del castello presentavano per ogni dove una scena di confusione,
-perchè in quella età il durar de' funerali si riguardava come
-tempo di ospitalità generale e senza riserva, e vi erano ammessi non solamente
-coloro che aveano avuta qualche ancor menoma corrispondenza
-col defunto, ma ciascun passeggero veniva invitato ad assistervi. La ricchezza
-e il grado di Atelstano fecero sì che tale costumanza fu praticata
-in tutta la sua estensione.
-</p>
-
-<p>
-Vedeansi pertanto numerose bande salire e scendere per l'altezza su
-di cui era collocata la rocca, e allorquando il Re e il suo corteggio furono
-entrati in una specie di cortile esterno, frapposto tra il castello ed i
-palizzati, le cui porte stavano aperte e sfornite di guardie, la scena che
-questo spazio offeriva parea inconciliabile colla cagione dell'adunamento.
-Da una banda scorgeansi cuochi che faceano arrostire all'aria aperta interi
-castrati, bovi e vitelli, dall'altra si spillavano botti d'<i>ala</i> poste in libertà
-a chiunque volea dissetarsene: gruppi di persone di ogni classe divoravano
-e tracannavano. Que' servi sassoni, a metà ignudi, coll'inebbriarsi
-di birra e col satollarsi di cibi sostanziosi, si studiavano dimenticare
-la fame e la sete che li tormentava una buona metà dell'anno. Gli abitanti
-de' paesi cinti di mura, più dilicati de' primi, sceglievano le porzioni
-che lor sembravano più appetitose, e profferivano giudizii or di lode or di
-biasimo sulla birra di cui le innaffiavano. E vi si vedeano pur anche alcuni
-nobili normanni ch'era facile il riconoscere ai menti rasi, alle vesti corte,
-alla premura che metteano nello stare insieme raccolti, e agli sguardi di
-sprezzo che lanciavano sopra i Sassoni, benchè al pari d'essi profittassero
-dell'ospitalità generosa, ond'erano ricettati.
-</p>
-
-<p>
-Gli è inutile il soggiugnere che vi si trovavano i poveri a centinaia.
-E v'erano ancora soldati reduci dalla Palestina, o almeno che si spacciavano
-<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span>
-tali, e pellegrini e frati d'ogni religione, e operai che viaggiavano
-in traccia di lavoro. Qui merciaiuoli metteano in mostra le loro mercanzie:
-lì menestrelli e bardi velsci cantavano preci accompagnandole a suon di
-arpe e d'altri strumenti. Uno di questi celebrò gli encomii d'Atelstano
-con una panegirica lamentazione; un altro recapitolò in un poema genealogico
-sassone tutti i nomi aspri e disarmonici dei progenitori del defunto.
-Nè mancavano bagattellieri e buffoni, i quali facean prova del loro ingegno
-senza che niun trovasse tai loro esercizii sconvenevoli od estranei al
-motivo di quell'adunarsi. Perchè a tal proposito i Sassoni aveano le idee
-de' popoli usciti dalle mani della natura e privi ancora di civiltà: «Se il
-dolore ha sete, dicean essi, fa mestieri dargli da bere; se ha fame porgergli
-cibo; se contrista il cuore, somministrargli occasioni di sollievo e
-di divagamento.» E certamente quegli assistenti non si stavano dal profittare
-di tai sorgenti di conforto, benché a quando a quando, come ricordandosi
-d'improvviso della mesta cagione che ivi li raccogliea, gli
-uomini mandassero profondi gemiti, e le donne, il cui numero era considerevole,
-empissero l'aria d'acutissime grida.
-</p>
-
-<p>
-Tal si era lo spettacolo che il cortile esterno del castello di Coningsburgo
-offeriva, allorchè vi entrarono Riccardo e il suo seguito. Il siniscalco
-trascorrea con gravi passi il ricinto per mantenere ivi un'apparenza
-d'ordine, e come non degnandosi di por mente ai gruppi di persone d'ordine
-inferiore, che gli uni agli altri si succedevano; ma mostrò d'essere
-oltre modo colpito all'aspetto non ordinario del monarca e d'Ivanhoe;
-tanto più che l'arrivo di due cavalieri Normanni di riguardo ai funerali
-d'un Sassone era cosa che si togliea dal comune. Considerando pertanto
-una tal circostanza siccome un onore particolare che si rendeva al defunto
-ed alla sua famiglia, questo rilevante personaggio vestito di negri abiti, e
-tenendo in mano la bianca verga, distintivo di sua dignità, mosse verso
-di essi, e non senza provare qualche fatica a procurar loro un varco per
-mezzo alla folla, li condusse alla porta della torre. Gurth e Wamba trovarono
-nel cortile alcuni di lor conoscenza, nè osarono entrare nel luogo
-interno che riguardavasi come il santuario degli eletti.
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XLI.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«A lenti passi la funerea bara</p>
-<p class="i01">«Seguian le turbe: i gemiti, i singulti</p>
-<p class="i01">«Interrompean de' sacerdoti il canto.</p>
-<p class="i08"> <i>Antica Tragedia.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Il modo d'entrare nella gran torre del castello di Coningsburgo è d'una
-singolarità tutta sua propria, e sente la rozza semplicità de' tempi in cui
-questo castello fu edificato. Una sequela di gradini rapidi altrettanto che
-stretti conducono ad una porticella situata ad ostro, d'onde il curioso antiquario
-può (o almeno lo poteva ancora poch'anni fa) raggiugnere una
-scala scavata entro la grossezza del muro della torre. Da questa si perveniva
-al terzo piano, perchè i due primi erano piuttosto vani di prigioni,
-nè riceveano aria o luce se non se da un'apertura quadrata che sovrastava
-loro nel terzo piano, e da cui, a quanto sembra, si discendeva in essi
-col ministerio di scale. Le scale poi che conducevano al quarto ed ultimo
-piano erano poste negli enormi pilastri esterni da noi già descritti.
-</p>
-
-<p>
-Riccardo e il suo favorito vennero introdotti nella grande sala foggiata
-a rotonda, che teneva tutto lo spazio del terzo piano. Ivanhoe avea
-cura di coprire il volto col proprio mantello, onde non farsi conoscere
-al padre se prima il Re non gliene dava il segnale.
-</p>
-
-<p>
-Trovarono in questo appartamento seduti attorno ad una grande tavola
-di quercia dodici rappresentanti delle famiglie sassoni le più distinte,
-tutti vegliardi, o almeno giunti a matura età, perchè i giovani aveano la
-maggior parte, e non senza grave cordoglio de' propri genitori, imitato
-Ivanhoe nel rompere i cancelli di separazione frapposti da un mezzo secolo
-fra i Sassoni vinti e i vincitori Normanni. L'aria grave e composta
-di questi venerabili personaggi, i loro occhi bassi, i loro sguardi spiranti
-tristezza offerivano una vista ben discordante dai baccanali che venivano
-celebrati nell'esterno cortile. Que' capelli grigi, quelle lunghe barbe, quelle
-tonache antiche, que' grandi mantelli neri, s'addiceano affatto al luogo
-in cui si trovavano, e davano ad essi l'aspetto d'un'assemblea d'antichi
-senatori di Woden, richiamati a vita per piagnere lo scadimento della
-gloria di lor nazione.
-</p>
-
-<p>
-Cedric, benchè lo scanno su cui sedea non fosse più alto di quello
-assegnato agli altri suoi concittadini, sembrava adempire di comun consenso
-gli ufizi di capo dell'assemblea. Al vedere giugnere Riccardo, ch'ei
-non conosceva sott'altro nome che di cavalier Nero, o cavaliere dal <i>Catenaccio</i>,
-si alzò gravemente, e lo salutò all'uso sassone pronunziando le
-voci <i>Waes heal</i> «alla vostra salute» e sollevando all'altezza del proprio
-<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span>
-capo un bicchiere pieno di vino. Il Re, cui non erano nuovi i costumi
-de' suoi sudditi inglesi, prese una tazza presentatagli dal coppiere, indi
-corrispose al saluto di Cedric cogli accenti: <i>Drine heal</i> «io bevo alla vostra».
-Cerimoniale che venne parimente seguito rispetto ad Ivanhoe, il
-quale non rispose fuorchè inchinando il capo per tema che il padre suo ne
-conoscesse la voce.
-</p>
-
-<p>
-Dopo tal preliminare di formalità, Cedric si alzò da tavola, e presentando
-la mano a Riccardo lo condusse in una specie di cappella, rozzamente
-intagliata entro un pilastro. Non trovandosi in questa altra apertura
-fuorchè una feritoja assai angusta, gli astanti vi sarebbero stati condannati
-ad una compiuta oscurità, se due grosse torce non l'avessero illuminata
-di una rossiccia luce, che splendeva in mezzo ad un nuvolo di
-fumo. Col soccorso di tale luce vedeansi un tetto formato in arco, pareti
-affatto ignude, un altare rozzamente fabbricato di pietra, e sovr'esso un
-crocifisso della stessa materia.
-</p>
-
-<p>
-Innanzi all'altare stava una bara, e a ciascun lato di essa quattro
-ecclesiastici, inginocchioni e tenendo in mano un rosario, cantavano a
-mezza voce inni e salmi, dando tutti gli esterni segni d'intensissima devozione.
-Erano essi frati del convento di sant'Edmondo, situato in poca
-distanza di lì. Gli è da sapersi che la madre di Atelstano, per assicurare
-abbondanti suffragi di preci all'anima del defunto, avea fatta una donazione
-oltre ogni dir liberale agl'individui della ridetta comunità. Laonde
-l'intera corporazione, per mostrarsi grata alla generosità della benefattrice,
-erasi trasportata al castello di Coningsburgo, eccetto il frate sagristano
-perchè zoppo. I frati si davano d'ora in ora la muta in tal pio servigio,
-e intanto che sei d'essi pregavano presso al corpo del defunto, gli altri
-non dimenticavano di prendersi la loro parte così al banchetto come alle
-gozzoviglie di cui godevasi nel cortile. I buoni frati che faceano questa pia
-guardia aveano soprattutto grande premura di non interrompere un solo
-istante i lor canti, per tema che Zerneboch, l'antico demonio de' Sassoni,
-non cogliesse un tal punto onde fare il povero Atelstano sua preda.
-Nè erano meno attenti affinchè niun profano toccasse il panno mortuario
-steso sopra la bara. Avea questo servito ai funerali di sant'Edmondo, e si
-sarebbe avuto qual atto sacrilego il toccarlo sol d'un profano. Se tante
-cure avessero potuto divenir giovevoli a un morto, Atelstano era bene in
-diritto di aspettarsele dai frati di sant'Edmondo, perchè senza calcolare i
-cento marchi di oro, che la madre del signore di Coningsburgo avea
-sborsati a costoro pel riscatto dell'anima del proprio figlio, Editta appena
-ne seppe la morte, manifestò la propria intenzione di lasciar per testamento
-tutti gli ereditati beni al convento, a fine di assicurare perpetuità
-di suffragi al proprio marito, a sè stessa ed al figlio.
-</p>
-
-<p>
-Riccardo ed Ivanhoe seguirono Cedric in questa cappella funerea, e
-conformandosi all'esempio della lor guida, che mostrò ad essi in solenne
-<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span>
-modo la bara di Atelstano, s'inginocchiarono, fecero il segno della croce,
-e pronunziarono una corta preghiera per l'anima del defunto.
-</p>
-
-<p>
-Dopo un tale atto pio e caritatevole, Cedric additò a questi che lo
-seguissero, e dopo avere saliti pochi gradini aperse senza strepito e con
-cautela la porta del picciolo oratorio, che introduceva nella cappella, e
-che parimente era costrutto nell'interno d'uno di que' pilastri. Si trovarono
-quindi in una sala larga all'incirca otto piedi quadrati, e schiarita
-da due feritoie, che mandando allora gli ultimi raggi del cadente sole
-lasciarono scorgere una matrona, la cui fisonomia, dignitosa oltre ogni
-dire, offeriva ancora le tracce della sublime beltà, onde venne in rinomanza
-trent'anni addietro. La lunga vesta da lutto ch'ella portava, e il nero
-velo ondeggiante aggiugneano spicco alla bianchezza della sua pelle e al
-pregio di que' biondi capelli, che il tempo rispettandoli non aveva ancora
-screziati colle sue nevi. La fisonomia di lei annunziava dolore profondo,
-cui però univasi rassegnazione ai voleri del Cielo. Le stava innanzi una
-tavola di pietra, sulla quale vedeasi un crocifisso d'avorio, e un messale
-riccamente disegnato a colori ne' margini, e che chiudeasi con fibbie d'oro.
-</p>
-
-<p>
-«Nobile Editta» disse Cedric dopo un istante di silenzio, che parve
-inteso a dar tempo a Riccardo e ad Ivanhoe di contemplare la signora del
-castello «io vi presento due stranieri ragguardevoli, che vengono ad onorare
-di lor presenza le esequie dell'infelice vostro figlio, e a partecipare
-del nostro duolo. Questi» soggiunse indi accennando il Re «è il prode
-cavaliere del quale già v'ho parlato, e che con tanto valore ha combattuto
-per la liberazione dell'uomo di cui gemiamo la perdita.»
-</p>
-
-<p>
-«Lo prego accogliere tutti i miei ringraziamenti» Editta rispose «quantunque
-a Dio sia piaciuto che il suo valore non aggiunga allo scopo di
-giovare alla mia famiglia. Ringrazio così lui come il suo compagno della
-cortesia che qui li trasse a visitare la vedova di Adeling, la madre d'Atelstano
-in un momento di cordoglio e di profonda afflizione. Affidandoli
-alle vostre cure, o mio degno parente, son certa che niun dovere d'ospitalità
-verrà omesso a loro riguardo.»
-</p>
-
-<p>
-I due cavalieri dopo avere salutata questa afflitta genitrice si ritrassero
-insieme colla loro guida.
-</p>
-
-<p>
-Cedric li fece salire per una scala a chiocciola in un'altra stanza situata
-al di sopra della cappella, e grande egualmente. Prima che ne fosse
-aperta la porta, vi ascoltarono un canto malinconico e lento; ed era un
-inno che lady Rowena e tre altre giovinette di nobil legnaggio sassone
-cantavano ad onore del defunto, e pel riposo della sua anima. Non ne
-sono rimaste che le strofe seguenti:
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">Già scoccò di morte l'ora.</p>
-<p class="i02"> Dal vital spirto disciolta,</p>
-<p class="i02"> Alla polve onde fu tolta</p>
-<p class="i02"> L'umil creta ritornò.</p>
-<p class="i01">Che riman dell'uom, se ancora</p>
-<p class="i02"> L'orbe inter sentì sua possa?</p>
-<p class="i02"> Scarno teschio e lurid'ossa</p>
-<p class="i02"> Che putredine sformò.</p>
-<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span></p>
-<p class="i01">Ti sia dato, o spirto, il volo</p>
-<p class="i02"> Franco scior di gloria al loco,</p>
-<p class="i02"> O se scorri in mezzo al foco,</p>
-<p class="i02"> Sol sia foco espiator,</p>
-<p class="i01">Cui commise il re del Polo,</p>
-<p class="i02"> In un provvido e severo,</p>
-<p class="i02"> Il propizio ministero</p>
-<p class="i02"> Di tornarti al tuo candor.</p>
-<p class="i01">Se evitar la bolgia oscura,</p>
-<p class="i02"> Spirto eletto, a te non lice,</p>
-<p class="i02"> Dalla diva Genitrice</p>
-<p class="i02"> Minor tempo a rio crudel</p>
-<p class="i01">Implorar in noi fia cura,</p>
-<p class="i02"> Che lasciasti in duolo e in pianti.</p>
-<p class="i02"> Nostri voti e nostri canti</p>
-<p class="i02"> T'apriran le vie del ciel.</p>
-</div></div>
-
-<p>
-La comitiva guidata da Cedric aspettò che fosse terminato il funebre
-inno per entrare in cotesta sala, ed avendone aperta la porta lo stesso
-Cedric, si trovarono alla presenza di venti donzelle sassoni, tutte di famiglie
-ragguardevoli, delle quali alcune intendevano a ricamare, quanto
-bene il comportavano il gusto di quei giorni e la loro abilità, un panno
-mortuario che dovea coprire la bara di Atelstano; altre, scegliendo fiori
-entro i canestri collocati nanti di esse, ne tesseano ghirlande funebri per
-sè medesime e per le compagne. Se l'esterno di tali giovinette non annunziava
-un cordoglio vivissimo, esse almeno si comportavano giusta le regole
-del decoro. Non quindi era che talvolta un sorriso incauto, qualche parola
-pronunziata troppo ad alta voce non traesse a quando a quando sopra
-alcuna di esse un rabbuffo per parte delle più gravi fra le matrone
-incaricate di presedere a questa femminile assemblea, e si potea scorgere
-agevolmente come molte di esse pensassero piuttosto ad esaminare, se
-quelle ghirlande lor si affarebbero, che a meditare sulla trista cerimonia
-al cui fine si erano assembrate. Che anzi, se dobbiam dire le cose come
-furono veramente, l'arrivo de' due estranei cavalieri cagionò molta distrazione
-alle avvenenti lavoratrici, e sovr'essi attrasse più d'un guardo alla
-sfuggita. La sola lady Rowena, troppo altera per dar adito ad idee di vanità,
-salutò gli stranieri con aria grave, quantunque graziosa. La fisonomia
-di lei presentava l'aspetto d'una severa dignità anzichè d'una costernazione
-malinconica; e se qualche ambascia il suo cuore sentiva, forse
-l'incertezza in cui stavasi sulla sorte d'Ivanhoe vi aveva almeno altrettanta
-parte quanto la morte di Atelstano.
-</p>
-
-<p>
-Cedric, il quale, come avrà potuto accorgersene il leggitore, non era
-sempre il più avveduto degli uomini, credè leggere nella fisonomia della
-sua pupilla un dolor più profondo, che non in quelle delle giovani compagne
-di essa, e avvisò dilucidarne la cagione ai due forestieri, raccontando
-loro come lady Rowena fosse stata promessa in isposa al nobile
-Atelstano. Non è improbabile che una tal confidenza rendesse più proclive
-l'animo di Wilfrid a prender parte all'afflizion generale.
-</p>
-
-<p>
-Dopo avere in tal guisa condotti i due ospiti ne' diversi appartamenti
-consacrati ai funerali del defunto, Cedric li fece entrare in una sala assegnata,
-disse loro il <i>thane</i> Sassone, a quelle persone ragguardevoli, le
-quali non avendo vincoli tanto prossimi col nobile Atelstano, non potevano,
-com'è naturale, abbandonarsi a quel dolore profondo che la perdita
-<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span>
-di lui inspirava a chi gli era congiunto per legami d'amicizia o di
-sangue. Cedric, dopo avere assicurati i suoi ospiti, che si avrebbe cura di
-somministrar loro tutto quanto di cui potessero abbisognare, stava sul
-punto di ritirarsi, ma il Re lo fermò:
-</p>
-
-<p>
-«Nobile <i>thane</i>» gli diss'egli, prendendone la mano «mi fa d'uopo
-rammentarvi, che quando ci separammo, non è lungo tempo, voi pattuiste
-con me un dono, il quale dovea contrassegnare la gratitudine vostra
-ad un servigio che vi prestai. Vengo ora a ricordarvelo.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: fu pattuito anticipatamente, ser cavaliere. Però in un tal momento
-di comune lutto....»
-</p>
-
-<p>
-«Ho fatto io pure tale considerazione, ma il tempo è prezioso. Per
-altra parte non è male scelto il momento. Nel chiudere la tomba del nobile
-Atelstano, dovremmo pure seppellire entro di essa certe antiche massime
-pregiudicate, certe opinioni, che...»
-</p>
-
-<p>
-«Ser cavaliere <i>dal Catenaccio</i>» disse interrompendo l'altro Cedric,
-«vorrei sperare non riguardasse niun altro fuori di voi il dono che siete
-per chiedermi. Per ciò che spetta alle mie opinioni e a quanto voi chiamate
-massime pregiudicate, mi parrebbe molto strano che uno sconosciuto se ne
-prendesse briga.»
-</p>
-
-<p>
-«Di fatto non voglio prendermene briga oltre a quanto voi medesimo
-giudicherete che v'entri il mio interesse. Finora non m'avete conosciuto
-che sotto nome di cavalier Nero, di cavaliere <i>dal Catenaccio</i>; in questo
-istante sappiate che si trova dinanzi a voi Riccardo Plantageneto.»
-</p>
-
-<p>
-«Riccardo d'Angiò!» sclamò Cedric dando addietro dalla sorpresa.
-</p>
-
-<p>
-«No, nobile Cedric: dite Riccardo d'Inghilterra; egli il cui più
-caro interesse, il desiderio più ardente è di vedere tutti i propri figli insieme
-uniti senza fare distinzione di schiatta. Degno <i>thane</i>, il tuo ginocchio
-non si piegherà dinanzi al tuo re?»
-</p>
-
-<p>
-«Non piegò mai innanzi al sangue normanno» rispose Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene dunque: serba il tuo omaggio sino all'istante ch'io abbia
-provato d'esserne degno col proteggere egualmente i Normanni ed i Sassoni.»
-</p>
-
-<p>
-«Principe» sclamò Cedric «io ho sempre fatta giustizia al valore
-ed al merito vostro. So parimente che avete diritti alla corona d'Inghilterra
-come uscito del sangue di Matilde, nipote d'Edgar Atheling, e figlia
-di Malcolm di Scozia. Ma benchè Matilde appartenesse al real sangue
-sassone, ella non era erede del trono.»
-</p>
-
-<p>
-«Non voglio disputare sui miei diritti con voi, nobile <i>thane</i>; ma guardatevi
-attorno, e oserò chiedervi, se trovate un competitore degno d'essermi
-opposto.»
-</p>
-
-<p>
-«E voi dunque, o principe, siete venuto qui per rammentarmi la
-ruina e la distruzione della schiatta de' legittimi nostri padroni? Per
-dirmi ch'ella è spenta, quando non è ancor chiusa la tomba dell'ultimo
-fra' suoi rampolli?» nel dir tai cose la fisonomia di lui vie maggiormente
-animavasi. «Quest'è un atto» aggiunse «d'audacia e di temerità.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span>
-</p>
-
-<p>
-«No per la santa Croce! è un atto di giustizia. Così operai per una
-conseguenza di quella fiducia leale che gli uomini onesti debbono avere
-l'uno nell'altro.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi avete ragione, o re d'Inghilterra, perchè mi è forza riconoscere
-che ne siete il re, e che tal rimarrete ad onta della mia debole
-opposizione. Non sarebbe che un modo in me d'impedirvelo; e voi stesso
-mi avete somministrato il poter di adoperarlo, esponendomi ad una fortissima
-tentazione; ma l'onore non mi permette di cederle.»
-</p>
-
-<p>
-«Parliamo ora del dono che debbo chiedervi, e che non vi domanderò
-con minor confidenza, benchè voi protestiate contro la legittimità
-della mia dominazione. Chiedo da voi, se siete uom di parola e d'onore,
-che riconcediate il paterno vostro affetto al prode cavaliere Wilfrid d'Ivanhoe,
-a vostro figlio. Non mi negherete ch'io ho un interesse immediato
-a tale riconciliazione: la felicità cioè del mio amico e il desiderio di
-spegnere ogni argomento di discordia fra i fedeli miei sudditi.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è egli che v'accompagna?» disse con tuono commosso Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Padre mio! Padre mio!» sclamò Ivanhoe scoprendosi il volto, e
-gettandosi tosto a' suoi piedi «concedetemi il vostro perdono.»
-</p>
-
-<p>
-«Figlio mio, tel concedo» rispose alzandolo da terra Cedric. «Il
-figlio di Everardo è schiavo della sua parola, quando anche l'abbia data
-ad un Normanno. Ma riprendi il vestire de' tuoi antenati: non voglio vedere
-abiti corti nè pennacchi alti, nè scarpe puntute nella mia casa. Chi
-vuol esser degno figlio di Cedric il Sassone dee mostrarsi degno de' Sassoni
-suoi antenati... Tu vuoi parlare, ma so anticipatamente quanto
-sei ora per dirmi. Lady Rowena dee portare per due anni il lutto di chi
-doveva esserle sposo. Saremmo indegni di tutti i Sassoni nostri maggiori,
-se prima di questo termine ella pensasse a dare un successore a colui che
-per nascita era solo degno della sua mano. L'ombra di Atelstano uscirebbe
-della propria tomba per proibirci di disonorare la sua memoria.»
-</p>
-
-<p>
-Ultime parole che parve scongiurassero uno spettro. Appena Cedric
-le avea pronunziate, la porta della stanza si aperse, e fu veduto entrare
-Atelstano, coperto di un lenzuolo, pallido, cogli occhi smarriti, e simile
-veramente ad ombra che uscisse fuor del sepolcro.
-</p>
-
-<p>
-Tale apparizione non mai preveduta produsse più che sorpresa sui
-tre spettatori. Cedric, compreso da terrore si tirò indietro fintantochè il
-muro non lo arrestò, e appoggiandosi ad esso com'uomo fuor di stato
-di reggersi, tenea gli occhi fisi sul volto del proprio amico, e parea posto
-nell'impossibilità di chiudere la bocca. Ivanhoe fece un segno di croce,
-e ripetè sommessamente una breve preghiera, intantochè Riccardo gridava
-in latino: «<i>Conjuro te</i>» e in buon francese giurava: «<i>Mort de
-ma vie!</i>»
-</p>
-
-<p>
-In questo mezzo si udì un terribile fracasso per tutto il castello, e
-sino alla stanza ov'era entrato lo spettro pervennero le grida: «Impadronitevi
-<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span>
-di questa canaglia di frati. Gettateli entro d'una prigione!
-Precipitateli dall'alto delle muraglie.»
-</p>
-
-<p>
-«Per il nome di Dio vivente!» sclamò Cedric addrizzandosi a questo
-che sembrava lo spettro del suo amico defunto; «se siete un uomo,
-parlate; e se siete uno spirito parlate tuttavia, e ditemi il perchè abbandonaste
-il soggiorno dei trapassati, e se v'è qualche cosa che possa far io
-onde assicurare il riposo della vostra anima.... Morto o vivo che siate,
-nobile Atelstano, parlate al vostro amico Cedric!»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è bene la mia intenzione di parlare» rispose con grande calma
-lo spettro; «ma io ho perduto il fiato, e voi non mi date il tempo di
-respirare. S'io son vivo! Certamente io son vivo, vale a dire quanto
-il possa essere un uomo che è vissuto di pane ed acqua tre giorni, tre
-giorni sembratimi tre secoli.... Sì, di pane e d'acqua! Per il Cielo
-e per tutti i santi che vi si trovano! niun altro nutrimento è passato
-per la mia gola nel durare di questi tre lunghissimi giorni, ed è un giuoco
-di Provvidenza ch'io mi trovi qui per narrarvelo.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto? nobile Atelstano» disse Riccardo. «Vi ho veduto io
-medesimo riversato dal Templario nel cortile di Torquilstone, e Wamba
-trattenutosi in poca distanza da voi, ne ha raccontato, che vi avevano
-spaccata insino ai denti la testa.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, ser cavaliere, voi avete mal veduto, e Wamba mentì.
-Grazie a Dio i miei denti sono in buon essere, e all'ora della cena vel
-proverò... Però se così è non è colpa del Templario, che non mancò
-di scaricarmi un colpo da olio santo; fortunatamente che la sciabola gli si
-voltò sotto la mano onde mi colse soltanto colla parte piatta di essa. Se
-avessi avuto il mio elmo, appena me ne sarei accorto, e gli avrei restituita
-la botta in modo da torgli ogni sete di proseguir nel cimento; ma colla
-testa coperta soltanto da un berrettone di seta caddi tramortito, benchè
-non avessi riportata alcuna ferita. Finalmente ricuperai l'uso dei
-sensi unicamente per vedermi entro una tomba... entro una tomba
-posta innanzi all'altar della chiesa del convento di sant'Edmondo, e che
-per buona fortuna era scoperta. Starnutai più d'una volta, gridai, stava
-in procinto di togliermi di lì, allorquando l'abate e il sacristano, spaventati
-dallo strepito ch'io facea, accorsero a me, attoniti e al certo malcontenti
-di trovar vivo quell'uomo di cui speravano essere eredi. Li chiesi
-di vino, che mi portarono, ma dopo avermi fatto aspettare, a quanto
-mi parve, un gran tempo; e convien dire che vi mescolassero una maladetta
-droga, perchè appena io ebbi bevuto m'addormentai, e mi trovai allo
-svegliarmi colle mani e coi piedi sì ben legati, che mi dolgono tutte le
-membra al sol ricordarmene, confinato entro una prigione umida e oscura
-ch'io credo fosse la prigione dai trabocchetti di questi maladettissimi frati.
-Io meditava fra me medesimo qual esser potesse la cagione di tutto quanto
-accadeami, allorchè udii stridere sui propri cardini la porta di quel carcere,
-<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span>
-ove entrarono due di cotesti mariuoli, i quali volevano persuadermi ch'io
-mi trovava nel purgatorio... Avrebbero detto meglio nell'inferno... Ma riconobbi
-la voce dell'abataccio. San Geremia! Egli mi parlava bene in tutt'altro
-tuono, quando alla mia tavola mi pregava che gli dessi una seconda
-fetta di lombo di capriolo! Vedete che scellerato! Avea pranzato con me
-tutti i giorni che trascorsero fra il Natale e le feste dell'Epifania!»
-</p>
-
-<p>
-«Abbiate pazienza, nobile Atelstano» soggiunse Riccardo; «riprendete
-fiato; e raccontateci partitamente la vostra storia. In fede mia!
-ella è maravigliosa quanto un romanzo.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì; ma per la croce di Bromeholme non è che vera pur troppo. Un
-pane di orzo e una brocca d'acqua, eccovi tutto ciò che mi lasciarono
-que' cani, que' traditori! eglino che mio padre ed io abbiamo arricchiti allorquando
-non avevano altro modo di vivere fuorchè l'andare ad accarezzare
-i poveri servi di gleba per ottenerne alcune fette di lardo e qualche
-misura di grano, che pagavano con <i>pater noster</i> e con responsorii!
-Pane d'orzo e acqua ad un benefattore qual fui per essi! Ma gli
-arrostirò dentro la loro tana, dovessi indi essere scomunicato!»
-</p>
-
-<p>
-«Oh in nome della santa Vergine! nobile Atelstano!» sclamò
-Cedric stringendo la man dell'amico «come fuggiste voi a questo
-rischio imminente? I cuori di costoro si lasciarono toccare da compassione?»
-</p>
-
-<p>
-«I cuori di costoro!» ripetè Atelstano. «Le rupi si lasciano
-forse liquefare dal sole? Io sarei ancora là entro senza lo straordinario
-caso che ha messi questa mattina in moto quanti erano i frati del convento,
-tutti gareggianti, come ora ho scoperto, per venire a divorare il
-banchetto dei miei funerali, mentre i mascalzoni ben sapevano dove mi
-cacciarono sepolto vivo. Io ascoltava le campane e le salmodie di costoro,
-non dubitando mai che s'affaccendassero a pregare per la mia
-anima intantochè faceano morire di fame il mio corpo. Finalmente partirono,
-e rimasi lungo tempo senza che mi portassero nemmeno quel
-solito miserabile alimento. Nè era da maravigliarne. Perchè il sagristano
-gottoso, pensando ai proprii affari, s'era dimenticato de' miei. Giunse finalmente
-con passo vacillante, e sentii quando entrò un odore di vino
-e d'aromi che mi confortò l'animo. Gli è forza dire che il buon pasto
-avesse ammollito costui, perchè in vece del mio pane d'orzo mi lasciò
-una buona fetta di pasticcio, e un fiasco di vino prese il luogo della
-brocca d'acqua. Bevei quindi, mangiai, ripresi forze e coraggio, ed una
-languida luce che veniva dalla porta mi fe' scorgere come questa fosse
-unicamente socchiusa; perchè il sagristano, avea bensì dato con gran cura
-di catenaccio alla porta, e girata due volte la chiave, ma il cattivo stato
-della sua testa non gli lasciò comprendere che non avea raggiunti i due
-battitoi. Le quali circostanze misero in grande esercizio la mia immaginazione.
-I furfanti aveano bensì attaccato il mio corpo ad una catena
-<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span>
-di quel sotterraneo, la cui estremità stava murata nella parete, ma in
-quel maladetto luogo nemmeno il ferro potea restar ferro; laonde
-essendo tutta quanta corrosa dalla ruggine, arrivai con qualche sforzo
-ad infrangerla.»
-</p>
-
-<p>
-«Nobile Atelstano» sì lo interruppe Riccardo «prima di continuare
-questa vostra lagrimevole storia, non vi gioverebbe il prendere
-qualche ristoro?»
-</p>
-
-<p>
-«Fra buoni e cattivi ho fatti cinque pasti in tale giornata. Nondimeno
-una fetta di questo prosciutto, che mi sembra assai morbido,
-non mi nuocerebbe, e se vi piace tenermi compagnia...»
-</p>
-
-<p>
-Così dicendo si avvicinò alla tavola, che vedeasi in mezzo della sala,
-imbandita d'ogni genere di reficiamenti. Empiè tosto un bicchiere di vino,
-ed avendo fatto altrettanto Cedric e gli altri due cavalieri, si bevè congiuntamente
-alla risurrezione dell'ospite, che continuò indi il racconto
-della sua storia. Erasi intanto accresciuto notabilmente il numero degli
-uditori; ed Editta giubilante, dopo dati nel castello gli ordini che la nuova
-apparizione del figlio suo rendea necessarii, avea già raggiunto il morto
-vivo nella sala assegnata agli stranieri, e la seguirono ivi tutti quelli che
-poterono capire in quel luogo. Il rimanente delle persone affollate lungo
-la scala ricevevano da chi trovavasi più vicino alla porta le notizie dell'avvenimento,
-che passando da labbro a labbro, si fecero a mano a mano
-più apocrife, e ad ogni gradino della scala medesima, colorandosi di
-nuove ingrandite particolarità, giunsero affatto adulterate al cortile.
-</p>
-
-<p>
-«Rottasi la mia catena presso al muro» continuò Atelstano «dovetti
-trarmela dietro, salendo le scale con quella prestezza che può essere
-d'un uomo infiacchito da tre giorni di digiuno a pane ed acqua, e
-pervenni ad una stanza ove trovai il degno sagristano scordatosi a tavola
-con un grosso frate incappucciato, di larghe spalle, avvinazzato quanto
-basta, e il quale più che di frate avea l'aria di scorridore. Il lenzuolo,
-vestimento ch'io conservai, e lo strepito delle catene, divenute a me
-una spezie di coda, mi fecero credere non vi ha dubbio un abitante dell'altro
-mondo; perchè il frate straniero mi contemplò con bocca ed occhi
-spalancati, e fe' un gran segno di croce. Ma poichè vide ch'io rinversai
-il sagristano con un sonorissimo pugno, ei fece per menarmi un
-colpo col nodoso bastone che aveva a canto.»
-</p>
-
-<p>
-«Ho capito; egli era frate Tuck, il nostro giocondo eremita»
-disse Riccardo ad Ivanhoe.
-</p>
-
-<p>
-«Fosse il diavolo o un frate, poco mi importa. Per buona ventura
-costui non mi colse. Mi lanciai sopra il suo bastone, di cui non giudicò
-a proposito disputarmi il possesso, e scese le scale facendo a quattro a
-quattro i gradini per uscire, m'immagino, del convento. Anzichè perdere
-tempo ad inseguirlo, afferrai un mazzo di chiavi che il sagristano tenea
-presso di sè, e avendo trovata quella che apriva il lucchetto della mia
-<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span>
-catena, m'affrettai a spacciarmene. Mi sentiva il prurito di spaccare il
-cranio a quel furfante del mio carceriere, ma il rimembrarmi la fetta di
-pasticcio e la boccia di vino ch'ei mi regalò commosse l'animo mio e gli
-fe' salva la vita. Bevei in fretta alcuni bicchieri di vino, e lasciando costui
-steso sul pavimento, corsi alla scuderia, ove trovai un palafreno, certamente
-serbato all'onore d'essere cavalcatura dello scellerato abate di sant'Edmondo.
-Partii immantinente, prendendo di gran galoppo la strada di
-Coningsburgo, chè ciascuno fuggia nel vedermi, giudicandomi uno spettro,
-poichè per tema d'essere riconosciuto, e di ricadere nelle mani di questi
-frati assassini, ebbi l'avvertenza di avvolgermi con tutta accuratezza entro
-il mio lenzuolo. E credo per verità, che in tale acconciatura non m'avrebbero
-nè manco lasciato entrare nel mio proprio castello, se non m'avessero
-creduto il compagno d'un bagattelliere, che qui da basso ha la carica
-di far ridere la gente unitasi a piangere su i miei funerali. Si è pensato
-che tal mio abbigliamento fosse essenziale a qualche burlevole rappresentazione
-ideata dal ciarlatano. In somma, quasi furtivamente son
-giunto ad introdurmi sin qui, e prima di cercar voi, mio nobile amico»
-diss'egli a Cedric «non ho messo altro indugio che quanto voleasi ad
-abbracciar mia madre e a prendere alcun poco di cibo.»
-</p>
-
-<p>
-«E voi mi trovate» disse Cedric «pronto a riassumere i nostri
-gloriosi divisamenti, pronto ad osare qualsisia cosa per l'onore e per la
-libertà. Al sorgere di domani gli è d'uopo darsi all'opera di liberare
-dalla schiavitù la stirpe de' Sassoni.»
-</p>
-
-<p>
-«Non mi parlate di liberare nessuno; gli è assai che mi sia liberato
-io medesimo. Il solo glorioso divisamento che or m'appartiene è punire
-quello scellerato di abate. Voglio vederlo appiccato all'alto della torre
-di Coningsburgo in cocolla e cappuccio; e se è troppo grosso da non
-potere passar per la scala, lo farò issare fuor d'essa col soccorso d'una
-corda e d'una carrucola.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, figlio mio» disse Editta «nè pensate al suo santo carattere?»
-</p>
-
-<p>
-«Ma, madre mia!» rispose Atelstano «non pensate a tre giorni di
-digiuno che ho sofferto grazie a costoro? Debbono sino all'ultimo perir
-tutti. Frondeboeuf non si meritò così bene di essere arso vivo. Egli almeno
-mantenea buona tavola ai prigionieri, salvo il difetto che il suo
-cuoco metteva troppo aglio nelle pietanze. Ma questi ipocriti, questi
-ingrati, questi bricconi, che non finivano mai di farmi cerimonie alla
-mia tavola!... mettermi a pane ed acqua! Per l'anima d'Hengist,
-debbono tutti morire!»
-</p>
-
-<p>
-«Ma il papa, mio nobile amico!» soggiungeva Cedric.
-</p>
-
-<p>
-«Ma il diavolo, mio nobile amico!» ripeteva Atelstano. «Vi dico
-che devono morir tutti; dopo ciò non si parlerà più d'essi; e fossero
-anche i migliori frati del mondo, il mondo non camminerebbe peggio
-senza di loro.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Oibò! nobile Atelstano!» tornò a dire Cedric. «Dimenticate questi
-sgraziati, ora che una sì bella carriera di gloria vi si schiude dinanzi,
-e profittate dell'occasione che ha qui radunati intorno di voi tutti i capi
-Sassoni più ragguardevoli. Fate conoscere a questo principe Normanno,
-a Riccardo d'Angiò, che <i>Cuor-di-Leone</i> qual è, non quindi serberà la
-corona di Alfredo senza che gli sia disputata; non la serberà sintantochè
-viva un rampollo maschile del santo re Confessore.»
-</p>
-
-<p>
-«Che ascolto?» Atelstano esclamò. «Questo cavaliere è il nobile
-re Riccardo?»
-</p>
-
-<p>
-«Riccardo Plantageneto» disse Cedric; «ma non ho d'uopo dirvi
-ch'ei si è condotto liberamente e con fiducia fra noi; che per conseguenza
-è dover nostro non fargli ingiuria nè tenerlo qui prigioniere. Vi è noto
-quanto dovete al vostro ospite.»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, in fede mia!» Atelstano rispose «e so ancora quello ch'io
-devo al mio re: eccomi pronto» aggiunse genuflettendosi dinanzi a Riccardo
-«a prestargli fede ed omaggio.»
-</p>
-
-<p>
-«Figlio mio» Editta sclamò «pensa al real sangue che trascorre
-nelle tue vene.»
-</p>
-
-<p>
-«Principe tralignato!» continuò Cedric «pensa alla libertà dell'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«Madre mia, amico mio» rispose Atelstano rialzandosi «a parte le
-esortazioni! Il pane e l'acqua entro d'un carcere mal nudriscono l'ambizione.
-Esco della tomba con più giudizio ch'io non avea nell'entrarvi.
-La metà di tali follie mi erano state soffiate all'orecchio da quel furfante
-di abate Wolfram: ora fo giudici voi medesimi, s'egli sia un consigliere
-che meriti retta. Gli è solamente da quando m'hanno riscaldato il capo
-con tai cianciafruscole che mi lascio condurre di castello in castello, che ho
-corso strade e viottoli senza alcun costrutto fuorchè di fatiche, di botte,
-d'indigestioni, di carcerazioni, adesso di tre giorni d'astinenza, e tutto
-ciò per divisamenti, la cui conclusione non sarebbe stata altra che mandar
-al macello alcune migliaia d'uomini, i quali or che parliamo mangiano
-tranquillamente la loro cena.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma la mia pupilla, lady Rowena, spero bene che non avrete intenzione
-d'abbandonarla.»
-</p>
-
-<p>
-«Siamo giusti, e voi ragionevole, mio buon padre Cedric. Lady
-Rowena ama più il dito mignolo d'un guanto del vostro figlio Ivanhoe,
-che tutta la mia persona. Ed ella è qui, se mentisco, mi può contraddire.
-Non arrossite, mia bella parente; non è poi sì grande vergogna il preferire
-un cavalier cortegiano ad un <i>franklin</i> usato alla villa. Ma non ridete
-nemmeno, lady Rowena; un lenzuolo per abito e un volto dimagrato dal
-digiuno non possono inspirar molta gioia. Però, se avete voglia di rallegrarvi,
-son qui a porgervene un argomento migliore. Datemi la vostra
-mano, o, per dir più giusto, imprestatemela, perchè non ve la chiedo che
-<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span>
-a titolo di amicizia. Ora, a voi, Wilfrid, accostatevi, io rinunzio a favor
-vostro... Ebbene! dov'è Wilfrid? Se non ho le traveggole per una conseguenza
-del lungo digiuno, giurerei d'averlo qui veduto non è un momento.»
-</p>
-
-<p>
-Venne cercato Ivanhoe, venne chiamato per ogni dove, ma invano;
-egli era sparito. Si seppe unicamente, come un Ebreo avesse
-chiesto parlargli, e che dopo un colloquio brevissimo con lui, Ivanhoe
-si era messo a cavallo, e seguito da Gurth aveva abbandonato il
-castello.
-</p>
-
-<p>
-«Bella lady Rowena» soggiunse Atelstano «se mi fosse lecito
-immaginare che la subitanea partenza d'Ivanhoe non fosse prodotta da
-motivi possentissimi, riprenderei i miei diritti io medesimo....»
-</p>
-
-<p>
-Ma sendo che ei non la tenea più per mano fin d'allora che la
-partenza d'Ivanhoe fu nota, lady Rowena, il cui animo si trovava
-in uno stato di non lieve imbarazzo, avea colta sì fatta occasione per
-uscir della sala.
-</p>
-
-<p>
-«In verità» sclamò Atelstano «hanno ragione quelli che dicono
-essere la donna fra tutti gli animali la creatura su di cui meno si può
-fidare, eccetto però gli abati ed i frati. Voglio essere un pagano, s'io
-non m'aspettava qualche ringraziamento ed anche un amplesso da
-lei. Convien dire che con questo maladetto lenzuolo sia stregato; pare che
-tutto il mondo mi fugga. Nobile re Riccardo, a voi dunque mi volgo,
-offerendovi nuovamente la fede e l'omaggio che qual vostro buon
-suddito....»
-</p>
-
-<p>
-Ma il re Riccardo era sparito egli pure, e niuno sapeva ove fosse
-andato. Finalmente Wamba raccontò averlo veduto scendere la scala,
-chiamare a sè l'ebreo che avea parlato ad Ivanhoe, e dopo due minuti
-di colloquio, prendere il suo cavallo, costrignere l'ebreo a salir sopra
-un altro, e girsene con lui «d'un tal passo» aggiunse Wamba «che
-non darei un soldo delle ossa dal vecchio Israelita.»
-</p>
-
-<p>
-«Sull'anima mia!» disse Atelstano «gli è evidente che Zernebock
-si è impossessato del mio castello durante la mia lontananza!
-Torno coperto d'un lenzuolo, pegno della vittoria da me riportata
-sopra il sepolcro, e tutti quelli a' quali volgo il discorso par che sfumino
-al suono della mia voce. Non ardisco più parlare a nessuno; e
-mi limito dunque ad invitare quei miei amici che non sono ancora
-spariti a seguirmi nella sala del banchetto. Spero lo troveranno degno
-d'essere stato preparato pe' funerali d'un nobile Sassone che avrà gran
-diletto nel gustarne la propria parte. Ma spicciamoci, perchè mi aspetto
-che il diavolo porti via anche la cena.»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XLII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Possano i rei misfatti, onde fu lordo</p>
-<p class="i01">«Gravarne il palafren sì che sdegnoso</p>
-<p class="i01">«Del peso insopportabil, sull'arena</p>
-<p class="i01">«Spento il malvagio cavalier rinversi.</p>
-<p class="i10"> <i>Shakspeare.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Fa or di mestieri che i nostri leggitori si trasferiscano nuovamente a
-Templestowe, o per meglio dire sul campo di S. Giorgio, pertenenza
-della Commenda, e che ne era poco distante. Ivi doveva accadere il
-combattimento giudiziario, da cui pendea il destino della sfortunata
-Rebecca, semprechè si fosse presentato un campione ad assumerne le
-difese, e già il fatale istante era giunto. Tutti i villaggi all'intorno stavano
-in moto, e da ogni banda si accorreva a tale spettacolo, come sarebbesi
-fatto ad una festa o ad un passatempo. Già, per vero dire, quantunque
-in tale età fosse cosa istraordinaria il vedere prodi cavalieri perire gli
-uni per mano degli altri, sia ne' particolari scontri, sia ne' tornei, quella
-specie d'inumano diletto, che l'uomo trova nel pascere lo sguardo di scene
-sanguinose, non è un rimprovero da opporsi unicamente a que' secoli d'ignoranza,
-perchè anche a' dì nostri, ne' quali si conoscono meglio le leggi
-della morale e i diritti della umanità, un combattimento a pugni, una
-assemblea di <i>riformatori radicali</i>, o una esecuzione di morte, bastano a
-radunare molta folla di spettatori, i quali senza avere nessun interesse
-all'avvenimento in sè stesso, vi si conducono soltanto per la curiosità di
-contemplare come termineranno le cose.
-</p>
-
-<p>
-Una folla considerabile di popolo erasi collocata in vicinanza della
-Commenda per vederne uscire il corteggio, ed una folla anche maggiore
-scorgevasi assembrata vicino al campo di S. Giorgio, ove dovea compirsi la
-sanguinosa tragedia. Avea la figura di parallelogrammo un tal campo,
-assai esteso, livellato con molta cura, perchè i Templarii vi andavano
-ad armeggiare, come dicemmo, e circondato di palizzati. Non dispiacendo
-poscia a quei cavalieri l'avere quanti potevano spettatori delle loro prodezze,
-aveano fatto costruire tutt'all'intorno vaste logge in forma d'anfiteatro,
-le quali erano atte a contenere un immenso numero di curiosi.
-</p>
-
-<p>
-All'estremità di questo ricinto, dalla parte dell'oriente, venne collocato
-un trono pel Gran-Mastro e le occorrevoli sedie pe' commendatori e
-cavalieri. Al disopra del trono sventolava il sacro stendardo nominato
-<i>Beauséant</i>, l'insegna dell'Ordine, siccome il suo nome era il grido di
-unione per que' guerrieri.
-</p>
-
-<p>
-All'altra estremità del ricinto sorgeva il rogo, nel cui mezzo vedeasi
-un palo, cui erano sospese catene di ferro per attaccare ad esso la vittima
-che dovea venire immolata. In piedi presso al rogo stavano quattro schiavi
-<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span>
-neri, il cui colore e i lineamenti affricani, in quell'età pressochè sconosciuti
-nell'Inghilterra, empiean di terrore la plebaglia, che parea riguardasse
-que' servi siccome demonii presti a rientrare nel loro elemento.
-Questi quattro uomini rimanevano in uno stato di perfetta immobilità,
-da cui non si stoglievano che allorquando un quinto uomo dello stesso
-colore, capo di essi, a quanto sembrava, dava loro alcuni ordini per aggiustare
-le legna che servivano alla costruzione della catasta. Costoro non
-volgeano mai gli occhi alle turbe circostanti, nè parea tampoco s'accorgessero
-d'avere spettatori attorno di loro, intesi unicamente a ben eseguire
-le fazioni di quell'orribile ministerio. Allorchè essi parlavano insieme
-aprendo quelle grosse labbra, e mostrando quindi i candidissimi loro denti,
-quasi sorridessero anticipatamente all'idea della tragedia in cui doveano
-sostenere una parte, i contadini atterriti poteano appena starsi dal credere,
-che quegli uomini straordinarii fossero que' medesimi spiriti dell'abisso,
-co' quali aveva avuto commercio la strega che stava aspettandosi,
-spiriti dell'abisso venuti ivi per essere pronti ad incominciare il supplizio
-serbatole nel mondo di là, appena terminato l'altro che in questo mondo
-le si preparava. Argomento de' discorsi d'ognuno era la possanza del diavolo,
-che in tale occasione avrebbe avuto torto lagnandosi di non vedersene
-attribuita abbastanza.
-</p>
-
-<p>
-«Compare Dennet» dicea un giovane contadino ad un altro più
-attempato «avete udito dire che il diavolo ha portato via in corpo e in
-anima il gran <i>thane</i> Sassone, Atelstano di Coningsburgo?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, sì,» rispose Dennet «ma, per la grazia di Dio e di san Dunstano,
-è stato obbligato a riportarlo in questo mondo.»
-</p>
-
-<p>
-«Che cosa v'intendete voi dire?» lor chiese un giovane ben fatto,
-vestito d'un giustacuore verde ricamato d'oro, e di cui si ravvisava la professione
-allo scorgere dietro di lui un facchino robusto che portava un'arpa.
-Questo nuovo interlocutore parea d'una condizione al disopra dei menestrelli
-ambulanti, poichè oltre al ricamo che ne fregiava le vesti, portava
-al collo una catenella d'argento, e sospesa ad essa la chiave, di cui valevasi
-ad accordare la sua arpa. Gli stava attaccata al braccio destro una
-piastra d'argento, ma invece di vedervisi l'impresa di qualche barone,
-alla famiglia del quale ei pertenesse, vi si leggeva unicamente la parola
-<i>Sherwood</i>. «Che cosa v'intendete dire?» egli chiese pertanto ai due contadini,
-frammettendosi al loro colloquio «io qui venni per cercare un
-argomento di ballata, ma non andrei in collera se ne trovassi due.»
-</p>
-
-<p>
-«Tutti sanno» disse Dennet «che quattro settimane dopo la
-morte di Atelstano di Coningsburgo....»
-</p>
-
-<p>
-«Che dite voi di quattro settimane?» sclamò il <i>menestrello</i> «la
-cosa è impossibile. Io l'ho veduto in ottimo stato di salute alla posta
-d'armi d'Ashby, e sono pochi giorni.»
-</p>
-
-<p>
-«Ciò non impedisce ch'ei sia morto o sparito da questo mondo»
-<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span>
-soggiunse il giovine contadino, «perchè ho udito i frati di sant'Edmondo
-cantar l'ufizio da morto per lui; vi è stato, com'era ben di dovere, un
-magnifico banchetto funebre al castello di Coningsburgo, e non mi sarei
-trattenuto dall'andarvi, se Mabel Parkins che...»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, sì. Atelstano è morto» soggiunse dimenando il capo Dennet
-«e la è una grande disgrazia, perchè ecco l'antico sangue sassone...»
-</p>
-
-<p>
-«Ma la vostra istoria! continuate la vostra istoria!» sclamò impazientendosi
-il <i>menestrello</i>.
-</p>
-
-<p>
-«Sì, sì, raccontateci questa istoria» soggiunse un gagliardo frate, il
-quale stava vicino ad essi appoggiandosi sopra un bastone, che non potea
-dirsi nè bordone da pellegrino nè clava del tutto, ma che probabilmente
-ad un bisogno facea tutti due gli ufizi. «Tirate innanzi dunque, noi non
-abbiamo tempo da perdere.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene! col beneplacito della Reverenza vostra» continuò Dennet,
-«il sagristano di sant'Edmondo stava a bere nella sua cella in compagnia
-d'un imbriacone di frate...»
-</p>
-
-<p>
-«La <i>Reverenza mia</i> non dà il suo <i>beneplacito</i>, perchè vi sieno frati
-imbriaconi, e se ve ne fossero starebbe male ad un laico il nominarli con
-tal predicato. Impara a non far giudizi temerarii. Questo sant'uomo, così
-devi credere, sarà stato assorto sì fortemente nelle sue meditazioni, che
-gli occhi di lui avran veduti doppii gli oggetti, e le gambe gli avran tremato
-sotto, come se avesse bevuto vino nuovo. Tal cosa è fra le possibili,
-ed io lo so per esperienza.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene dunque!» riprese a dire Dennet «un sant'uomo si è condotto
-a far visita al frate sagristano... Questo sant'uomo per altro
-è un frate scorridore, che ammazza la metà dei daini che vengono rubati
-nella foresta, cui piace più il <i>glu glu</i> del fiasco che il suono del mattutino,
-che preferisce una fetta di prosciutto al breviario; del restante un buon diavolo,
-allegro in brigata che non la cede ad alcuno della contea d'York
-nel tirar l'arco, nel fare il molinello col suo bastone, nel ballar una giga.»
-</p>
-
-<p>
-«Quest'ultima frase, o Dennet» gli disse a bassa voce il menestrello.
-«ti ha salvate una o due coste.»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! oh! non temo nulla. È vero che non sono più giovane, ma mi
-restano due buone braccia, e quando mi sono battuto a Doncaster per...»
-</p>
-
-<p>
-«Ma l'istoria!» ripetè il <i>menestrello</i> «l'istoria!»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, l'istoria è che Atelstano di Coningsburgo è stato sepolto
-a Sant'Edmondo.»
-</p>
-
-<p>
-«Falsità!» sclamò il frate «grossissima falsità! Ho veduto io medesimo
-quando lo trasportarono al suo castello di Coningsburgo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ebbene, se sapete l'istoria voi, contatela dunque voi» soggiunse
-Dennet con tuono di mal umore. Nondimeno l'altro giovine contadino
-e il <i>menestrello</i>, a furia d'instanze, lo indussero a continuare. «Questi
-due frati, che non erano imbriachi, perchè ciò non va a sangue del Reverendo,
-<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span>
-aveano trascorsa buona parte della giornata a bevere non so se
-<i>ala</i> o vino, allorchè d'improvviso udirono gemiti, un grande strepito di
-catene, e videro comparire lo spettro d'Atelstano, che disse loro con
-voce di tuono: «Cattivi pastori!...»
-</p>
-
-<p>
-«Falso!» sclamò il frate «non disse una sola parola.»
-</p>
-
-<p>
-«Ah! ah! frate Tuck» disse il <i>menestrello</i>, traendolo in disparte
-«gli è dunque così che tu ti lasci prendere il lepre al covo? Ti sei
-venduto da te medesimo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti assicuro, Allan-Dale» soggiunse l'eremita di Copmanhurst
-«che ho veduto co' miei propri occhi lo spettro d'Atelstano, e tanto
-distintamente quanto tu possa mai avere veduti uomini vivi, coperto di
-un lenzuolo, che mandava un odor di sepolcro!... Ah! una botte di malvasia
-non basterebbe a cancellare dalla mia memoria una tal ricordanza!»
-</p>
-
-<p>
-«Contale ad altri, frate Tuck, contale ad altri. Non son io buon
-terreno per piantarvi queste carote.»
-</p>
-
-<p>
-«Ti dico che gli ho allungato un colpo di bastone, applicato
-come si doveva, ben aggiustato, che avrebbe spaccata la testa ad un
-bue, e il bastone gli è passato a traverso del corpo come avrebbe fatto
-a traverso d'una colonna di fumo.»
-</p>
-
-<p>
-«Per sant'Uberto! è una storia maravigliosa; voglio comporne
-una ballata sull'aria
-</p>
-
-<div class="poem"><div class="stanza">
-<p class="i01">«Che disgrazia pel povero frate!»</p>
-</div></div>
-
-<p>
-«Tu puoi ridere finchè n'hai voglia, e componi pure, se n'hai
-coraggio, una ballata su tale argomento; ma sto a patto che uno
-spirito o il diavolo stesso mi porti via se mi metto mai a cantarla. No!
-no! dopo una tale apparizione ho risoluto di fare qualche opera buona,
-ed è per questo che vengo a vedere bruciar una strega.»
-</p>
-
-<p>
-Intantochè questi così parlavano, la maggior campana della chiesa
-di s. Michele di Templestowe, venerabile edifizio situato in un villaggio
-poco distante dalla Commenda, si fece udire, e pose fine a tal genere d'intertenimenti.
-I lugubri suoni ne giugneano lentamente all'orecchio perchè l'eco
-terminava di ripetere lo squillo del bronzo, quando questo veniva una successiva
-volta ripercosso. Tal solenne e tetro segnale, che annunziava l'incominciamento
-della cerimonia, fe' volgere ver la Commenda tutti gli sguardi
-impazienti di vedere il Gran-Mastro, il campione dell'Ordine, la condannata.
-</p>
-
-<p>
-Abbassato finalmente il ponte levatoio, si apersero le porte, e fu
-scorto uscire dal castello un cavaliere, che portava il grande stendardo
-dell'Ordine, preceduto da sei trombette, e seguito dai commendatori e
-dai cavalieri, che marciavano a due a due. Veniva indi il Gran-Mastro
-montato sopra un superbo corridore, la cui bardatura era della massima
-semplicità. Dietro a lui vedeasi Brian di Bois-Guilbert armato di tutto punto,
-cui tenean dietro due de' suoi scudieri, portandone la spada, la lancia e
-lo scudo. Il volto di lui, benchè ombreggiato in parte da un grande pennaccino
-<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span>
-che gli sventolava sopra il cimiero, annunziava un cuore tutto in
-preda alle passioni le più crudeli, e dentro cui l'orgoglio combatteva
-l'irresolutezza; coperto di mortal pallore, conseguenza di molte notti
-che senza chiuder palpebra aveva trascorse. Pur conduceva il suo palafreno
-con quanta agilità e grazia poteano aspettarsi dalla migliore fra le lancie
-dell'Ordine de' Templarii. Altera e dignitosa se ne scorgeva la fisonomia;
-ma chi attentamente la contemplava per mezzo a que' cupi lineamenti leggea
-l'espressione d'un'angoscia che facea ritorcer da lui gli occhi con
-una compassione mista d'orrore.
-</p>
-
-<p>
-A canto d'esso venivan Corrado di Montfichet e Alberto di Malvoisin,
-incaricati del ministerio dei patrini del campione. Non armati questi,
-portavano la bianca vesta del loro Ordine. Dopo di questi gli aspiranti,
-seguiti da numeroso corteggio di paggi e scudieri, tutti vestiti di
-nero. Finalmente una truppa di guardie a piedi che aveano la stessa divisa,
-lasciavano scorgere per mezzo alle lor partigiane la sfortunata Rebecca,
-pallida ma piena di dignità, timida ma non invilita, che a lenti
-passi ma con fermezza, s'incamminava al luogo ove tutte le cose erano
-preste pel suo supplizio. L'aveano spogliata di tutti i suoi ornamenti per
-tema non si trovasse fra questi alcuno di quegli amuleti, col soccorso dei
-quali si supponeva che il demonio privasse i suoi partigiani della forza di
-far confessioni, anche in mezzo ai tormenti della tortura. Invece degli
-abiti orientali che prima vestiva le era stata addossata una tonaca bianca
-di drappo ordinario, e grossolanamente foggiata; ma scorgeansi in quel
-volto la rassegnazione e il coraggio accoppiati in guisa sì commovente, che
-anche sotto quelle vesti, e priva d'altra acconciatura fuor delle sue lunghe
-trecce nerissime, ella costrigneva alle lagrime gli occhi di tutti i riguardanti;
-e persin coloro, cui la superstizione e il fanatismo aveano più indurito
-il cuore, non poteano ritrarsi dal deplorare amaramente che il nemico
-del genere umano avesse convertito in un vaso d'obbrobrio e di
-perdizione una fanciulla tanto alle apparenze perfetta.
-</p>
-
-<p>
-Un drappello d'uomini d'inferior grado, e che adempievano diversi
-ufizi nella Commenda, chiudea tal processione, e seguiva la vittima serbando
-il massimo ordine, colle braccia incrocicchiate e cogli occhi fisi sul suolo.
-</p>
-
-<p>
-Giunse il corteggio avanzandosi lentamente allo steccato di cui compiè
-il giro andando da destra a sinistra, dopo di che fermatisi il Gran-Mastro
-e tutti gli altri della comitiva di lui, eccetto il campione e i due
-patrini, scesero a terra, e consegnarono i lor cavalli agli scudieri che li
-custodirono nella parte esterna della lizza.
-</p>
-
-<p>
-L'infelice Rebecca venne condotta presso uno scanno dipinto a nero,
-posto a fianco della fatale pira. Al primo volgere il guardo sugli spaventosi
-apparecchi dell'orrendo supplizio che le era serbato, fu veduta scuotersi e
-chiuder gli occhi, orando senza dubbio a bassa voce, perchè movea le
-labbra, quantunque niun suono ne uscisse. In termine d'un minuto, riaperse
-<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span>
-le pupille, fisandole sopra il rogo, quasi per addimesticarsi col destino
-che l'aspettava; finalmente ne stolse gli occhi del tutto.
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-402a"></a>
- <img src="images/ill-402a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>..... che a lenti passi ma con fermezza s'incamminava al luogo ove tutte le
-cose eran preste pel suo supplizio.
-</i> pag. 402.</p>
-</div>
-
-<p>
-In questo mezzo il Gran-Mastro avea preso luogo sopra il suo trono,
-e allorquando tutti i suoi cavalieri gli si furono posti a canto, o dietro
-di lui, giusta il grado di ciascheduno, lo squillo delle trombe annunziò
-aperta l'adunata. Allora Malvoisin, siccome patrino del campione dell'Ordine,
-mosse verso il Gran-Mastro, ponendo a' suoi piedi il pegno della
-battaglia, intendo il guanto della giovane Israelita.
-</p>
-
-<p>
-«Il cavaliere» chiese il Gran-Mastro «ha prestato giuramento, che
-la tenzone è giusta e onorevole? Fate portare il Crocifisso.»
-</p>
-
-<p>
-«Venerabile Gran-Mastro,» si affrettò a rispondere Malvoisin, «il
-cavaliere nostro fratello ha già prestato giuramento fra le mie mani intorno
-la giustizia di questa causa, e voi converrete con meco, non ne dubito,
-che sarebbe cosa sconvenevole il fargli reiterare il giuramento medesimo
-in questa assemblea, perchè la parte avversaria, che è una donna Infedele,
-non può essere ammessa a sua volta a prestarlo.»
-</p>
-
-<p>
-Luca di Beaumanoir si arrendè a sì fatta considerazione, e n'ebbe
-assai contento Malvoisin, che prevedendo quanto sarebbe stato malagevole,
-e forse impossibile, l'indurre Bois-Guilbert a prestare sì fatto giuramento
-alla presenza di quella assemblea, inventò egli medesimo tal sotterfugio
-per evitare la necessità d'una cerimonia in cui vedea tanto rischio.
-</p>
-
-<p>
-Poichè il Gran-Mastro ebbe chiarito che la formalità del giuramento
-era stata sufficientemente adempiuta, comandò ad un araldo d'armi facesse
-quanto era suo debito. Le trombe squillarono nuovamente, e l'araldo
-innoltrandosi in mezzo all'arringo sclamò ad alta voce: «<i>Ascoltate!
-Ascoltate! Ascoltate!</i> Ecco il cavaliere Brian di Bois-Guilbert, pronto
-a combattere all'ultimo sangue, di lancia e di spada, qualunque cavaliere
-di nobil sangue che vorrà assumere la difesa dell'ebrea Rebecca
-alla quale fu permessa l'appellazione al Giudizio di Dio. Se v'è tal cavaliere,
-il valoroso e reverendo Gran-Mastro qui presente gli concederà
-<i>il giusto parteggiamento del sole e del vento</i> e tutto quanto può assicurare
-l'uguaglianza dell'armi.» Le trombe squillarono una seconda
-volta, e un profondo silenzio regnò per alcuni minuti.
-</p>
-
-<p>
-«Nessun campione si presenta a favore dell'appellante» disse Beaumanoir.
-«Araldo, andate a chiederle se aspetta qualcuno che assuma le
-sue difese.» L'araldo mosse ver lo scanno su di cui stava seduta Rebecca,
-e Bois-Guilbert, ad onta di tutte le rimostranze che Malvoisin e
-Montfichet gli presentarono, spronò il suo cavallo, e giunse presso la
-giovane ebrea nel tempo stesso che vi giunse l'araldo d'armi.
-</p>
-
-<p>
-«Tal cosa è ella regolare?» chiese Malvoisin al Gran-Mastro. «È
-ella conforme alle leggi de' combattimenti giudiziarii?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì, Malvoisin;» rispose Beaumanoir. «In un'appellazione al
-Giudizio di Dio non si debbe impedire alle parti di avere comunicazione
-<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span>
-l'una coll'altra. Sì fatte combinazioni possono giovare a scoprire
-la verità.»
-</p>
-
-<p>
-Intanto l'araldo si volse a Rebecca con questi accenti: «Ebrea, l'onorevole
-e reverendo Gran-Mastro chiede se tu sia presta ad offerire un
-campione che sostenga la tua causa, o se ti riconosci giustamente e legalmente
-condannata alla morte.»
-</p>
-
-<p>
-«Dite al Gran-Mastro» rispose Rebecca «ch'io protesto d'essere
-innocente, ingiustamente condannata, e che non voglio rendermi colpevole
-io medesima della mia morte. Gli domando pertanto quell'indugio,
-che le leggi sue possono concedere, onde vedere se Dio, per cui nulla è
-il tempo, vorrà suscitarmi un liberatore, dopo di che sia fatta la sua volontà.»
-</p>
-
-<p>
-L'araldo andò a portare al Gran-Mastro una tale risposta.
-</p>
-
-<p>
-«A Dio non piaccia» soggiunse Beaumanoir «che alcuna persona,
-sia di religione pagana od ebrea, debba rimproverarmi mai d'ingiustizia.
-Fino a che l'ombra sia passata dall'occidente all'oriente, indugeremo
-tanto da vedere se si presenti o no verun campione a difendere questa
-femmina. Trascorso tale intervallo, ch'ella si prepari alla morte.»
-</p>
-
-<p>
-Tornò l'araldo colla risposta del Gran-Mastro a Rebecca, la quale
-chinò sommessamente il capo, e sollevò gli occhi al cielo, tenendo incrocicchiate
-al petto le braccia, come per implorare dalla divinità quel
-soccorso che non potea omai più sperare dagli uomini. In tale istante
-le feriron l'orecchio gli accenti di Bois-Guilbert, e quantunque ei parlasse
-con voce affatto sommessa, questi le fecero assai più impressione
-di quanto le avea detto l'araldo.
-</p>
-
-<p>
-«Rebecca» le disse il Templario «odi tu la mia voce?»
-</p>
-
-<p>
-«Non ho orecchie per te, uomo crudele, cuor di macigno.»
-</p>
-
-<p>
-«Nondimeno mi udisti, e il suono della mia voce spaventa me
-stesso. So appena in qual luogo noi siamo, e per qual motivo qui ci troviamo.
-Questo steccato, questo scanno funebre, questo feral talamo! Sì,
-comprendo tutto ciò che tai cose mi dicono all'animo, ma mi sembra
-un sogno, una visione terribile che inganna i miei sensi, nè posso convincermi
-della realtà di tutto quanto pur vedo.»
-</p>
-
-<p>
-«Il mio spirito e i miei sensi sono parimente convinti» Rebecca rispose.
-«Essi mi dicono, che questo rogo è serbato a consumare le mie
-spoglie mortali, e a condurre per una via tormentosa, ma breve, l'anima
-mia ad una gloriosa eternità.»
-</p>
-
-<p>
-«Frivoli sogni, o Rebecca, vane speranze, che persino i più saggi
-fra i vostri Sadducei abbiurarono! Ascoltami» continuò egli con tuono più
-animato. «La tua vita è ancora nelle tue mani, a dispetto di questi
-fanatici sciagurati. Mettiti in groppa del mio cavallo, di Zamor che non
-mi mancò mai all'uopo, ch'io conquistai in un combattimento a petto a
-petto col sultano di Trebisonda, che nessun cavallo può seguire alla corsa;
-salisci dietro di me, ti dico, e fra brevi istanti noi saremo sicuri d'ogni
-<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span>
-persecuzione. Un nuovo mondo per te di diletti, per me di gloria, si
-schiuderà innanzi a noi. Che costoro pronunzino sentenza di me a grado
-loro! io la disprezzo. Ch'essi cancellino il nome di Bois-Guilbert dal novero
-de' loro schiavi: io saprò registrarlo in quel degli eroi. Laverò nel
-sangue la macchia che eglino oseranno improntar sul mio scudo.»
-</p>
-
-<p>
-«Ritirati, o tentatore! ardirei dieci volte salire sul rogo prima di
-fare un passo per seguitarti. Circondata di nemici ovunque io mi volga,
-io ti considero come il più crudele, il più velenoso di tutti. In nome di
-Dio vivente, ritirati!»
-</p>
-
-<p>
-Alberto di Malvoisin, impazientito e atterrito della durata di un tale
-colloquio, si trasse in vicinanza di essi a disegno di interromperlo.
-</p>
-
-<p>
-«Ha ella confessata la sua colpa?» chiese a Bois-Guilbert «o è
-sempre risoluta a negarla?»
-</p>
-
-<p>
-«Sì: ella è <i>risoluta</i>» rispose con amaro sorriso Bois-Guilbert.
-</p>
-
-<p>
-«Orsù, mio nobile confratello, tornate al vostro luogo per aspettare
-l'esito delle cose. Il sole comincia ad affrettarsi all'occaso. Venite, prode
-Bois-Guilbert, speranza del nostro Ordine, ed in breve suo capo.»
-</p>
-
-<p>
-Nell'atto medesimo ch'ei cercava blandirlo co' detti, ponea la mano sulla
-briglia del cavallo di Bois-Guilbert, come per ritrarlo quasi a forza di lì.
-</p>
-
-<p>
-«Sciagurato!» sclamò con furore Brian. «Osi tu portar la mano
-sulle redini del mio cavallo!» Indi, respingendolo con indignazione, tornò
-a rimettersi al luogo che gli era stato assegnato.
-</p>
-
-<p>
-«Ei non manca d'entusiasmo» disse Malvoisin a Montfichet «ma
-è mal regolato. Questo entusiasmo è il fuoco greco; arde le cose che tocca.»
-</p>
-
-<p>
-Erano trascorse due ore dacchè si aprì l'adunata, nè verun campione
-si presentava.
-</p>
-
-<p>
-«Non è da maravigliarne» dicea il frate Tuck ad uno de' suoi
-vicini «ella è ebrea. Nondimeno, per san Dunstano! è cosa crudele il
-veder perire una sì giovane e bella creatura senza che alcuno pensi ad
-assumerne le difese. Fosse ella dieci volte una strega, se la potessi credere
-solo un pochino cristiana, questo mio bastone vorrebbe sonare i bei
-mattutini sullo scudo d'acciaio di quel feroce Templario, prima che potesse
-vantarsi della sua vittoria.»
-</p>
-
-<p>
-Nondimeno l'opinione generale era che nessuno vorrebbe imprendere
-la difesa di una ebrea condannata siccome fattucchiera, e i commendatori,
-posti in vicinanza del Gran-Mastro, incominciavano, così instigati da
-Malvoisin, a susurrargli all'orecchio che era tempo di promulgare, non
-aver Rebecca ricuperato il pegno della battaglia. Pure in quell'istante
-medesimo fu veduto comparire nello spianato un cavaliere che correva a
-tutta briglia avvicinandosi allo steccato. L'aria rimbombò del grido: <i>un
-campione! un campione!</i> E ad onta delle opinioni pregiudicate della moltitudine
-venne accolto fra le unanimi acclamazioni, allorchè entrò in lizza.
-Ma un secondo sguardo portato sovr'esso annientò le speranze che avea
-<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span>
-fatto nascere l'apparizione del medesimo. Il suo cavallo coperto di sudore
-sembrava stremo per la fatica, e il cavaliere, quantunque si presentasse con
-aria di fiducia e d'intrepidezza, mostrava appena la forza ch'era necessaria
-a reggerlo sull'arcione.
-</p>
-
-<p>
-Un araldo d'armi tostamente mosse ver lui domandandogli il grado,
-il nome, il disegno che lo conducea: «Io sono nobile e cavaliere» rispose egli
-alteramente; «qui vengo per sostenere colla lancia e colla spada la causa
-di Rebecca, figlia d'Isacco d'York, per far chiarire ingiusta, illegale la sentenza
-pronunziata contro di lei, e per disfidare a combattimento condotto all'ultimo
-sangue ser Brian di Bois-Guilbert, qual traditore, assassino e mentitore,
-come lo proverò coll'armi alla mano, se mi soccorrono Dio, la
-Beatissima Vergine, e Monsignore san Giorgio, il cavalier valoroso.»
-</p>
-
-<p>
-«Gli è d'uopo primieramente» disse con acerbo tuono Malvoisin
-«che lo straniero provi di essere cavaliere e di nobil legnaggio. Il santo
-Ordine del Tempio non permette a' suoi campioni di battersi con uomini
-sconosciuti e privi di nome.»
-</p>
-
-<p>
-«Alberto di Malvoisin» rispose il cavaliere sollevando la visiera
-dell'elmo «il mio nome è più noto; il mio legnaggio è più puro, del tuo
-nome, del tuo legnaggio. Sono Wilfrid d'Ivanhoe.»
-</p>
-
-<p>
-«Io non mi batterò teco» sclamò con alterata voce Bois-Guilbert
-«va a curare le tue ferite, e ti munisci di miglior palafreno; forse allora
-potrò scendere a darti castigo condegno alle tue millanterie.»
-</p>
-
-<p>
-«Orgoglioso Templario!» Ivanhoe rispose «dimenticasti forse che
-per due volte giacesti sotto il poter della mia lancia? Rammenta il torneo
-d'Acri, rammenta la posta d'armi d'Ashby! Rammenta la disfida che
-m'intimasti nel castello di Rotherwood, e i pegni della battaglia, che l'uno
-e l'altro abbiam rassegnati, tu la catenella d'oro, io il mio reliquiario.
-Per questo reliquiario, o Brian, per la santa reliquia ch'esso contiene, se
-tu non consenti a batterti meco sull'istante, io ti divulgo siccome un vile
-per tutte le corti d'Europa e per tutte le Commende del tuo Ordine!»
-</p>
-
-<p>
-Bois-Guilbert si volse con aria irresoluta verso Rebecca. Indi col pugno,
-battendosi violentemente la fronte, sclamò con interrotta voce, e
-com'uomo soffocato dalla rabbia: «Cane di Sassone! ebbene, mi batterò
-teco. Prendi la tua lancia e preparati dunque alla morte!»
-</p>
-
-<p>
-«Il Gran-Mastro mi conferisce il diritto di combattere?» chiese Ivanhoe.
-</p>
-
-<p>
-«Non posso negarvelo» rispose Beaumanoir «se questa giovane vi
-accetta per suo campione. Vorrei nondimeno che foste meglio in istato
-di cimentarvi; perchè desidero comportarmi onorevolmente con voi,
-benchè vi siate sempre manifestato nemico del mio Ordine.»
-</p>
-
-<p>
-«Domando il combattimento all'istante» rispose Ivanhoe. «Questo
-è giudizio di Dio; in Dio dunque io pongo la mia confidenza.....
-Rebecca» soggiunse indi avvicinandosi alla donzella «mi accettate voi
-per vostro campione?»
-</p>
-
-<div class="figcenter"><a id="fill-406a"></a>
- <img src="images/ill-406a.jpg" alt="" />
-<p class="caption"><i>«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran Mastro «concedetegli il tempo di pentirsi;
-non fate morire ad una volta il corpo e l'anima sua.»</i> pag. 407.</p>
-</div>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Sì» sclamò essa con tal commozione, che il timore stesso della
-morte in lei non avrebbe prodotto «sì, vi accetto come il campione mandatomi
-da Dio!... Ma, no, no, le vostre ferite non possono essere
-ancora sanate; non assalite quest'uomo feroce.... È egli d'uopo che
-il mio crudele destino trascini voi pure?»
-</p>
-
-<p>
-Ma Ivanhoe più non l'ascoltava. Egli avea già preso il luogo suo
-nella lizza, e ricevuta la propria lancia dalle mani di Gurth; già s'era
-ascoso il viso entro l'elmo. Fece lo stesso Bois-Guilbert; e mentre chiudea
-la visiera, il suo scudiere osservò come il volto di lui, che nel durare
-di tutta quella mattina fu coperto di pallor mortale, erasi d'improvviso
-tinto d'un color carico di porpora, sicchè parea essergli risalito
-tutto il sangue alla testa.
-</p>
-
-<p>
-L'araldo, poichè vide i due campioni a luogo, sollevò la voce e ripetè
-per tre volte: «<i>Fate il dover vostro, o prodi cavalieri.</i>» Proibì
-indi sotto pena di morte a chiunque il disturbare i combattenti sia con
-grida, sia con parole o con gesti, dopo di che si ritrasse all'estremità
-della lizza. Il Gran-Mastro, che tenea fra le mani il pegno della battaglia,
-il guanto di Rebecca, lo gettò allor nell'arena, pronunziando il segnale
-della battaglia con queste voci: «<i>Lasciate campo.</i>»
-</p>
-
-<p>
-Squillaron le trombe, e i cavalieri si lanciarono l'un sull'altro. Il
-palafreno rifinito d'Ivanhoe, e il padrone d'esso, ben lungi dall'avere
-ancora ricuperate le proprie forze, non poterono resistere all'impeto della
-lancia formidabile del Templario, onde cavallo e cavaliere s'avvoltarono
-nella polve, avvenimento che ciascun prevedea; ma la cosa che fece a
-tutti sorpresa si fu vedere Bois-Guilbert, il cui elmo non era stato che
-leggermente toccato dalla lancia dell'avversario, cader da cavallo in quello
-istante medesimo.
-</p>
-
-<p>
-Ivanhoe tosto si rialzò è brandì la spada, ma il suo antagonista rimase
-giacente; onde Wilfrid, mettendogli un piede sul petto, e la punta
-della spada alla gola, gl'intimò di riconoscersi vinto se non volea ricevere
-il colpo di grazia. Bois-Guilbert non rispose cosa veruna.
-</p>
-
-<p>
-«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran-Mastro «concedetegli
-il tempo di pentirsi; non fate morire ad una volta il corpo e l'anima
-sua; noi lo promulghiamo vinto.»
-</p>
-
-<p>
-Indi, s'innoltrò nello steccato, dando ordine che si sciogliesse l'elmo
-al Templario. Aperti ne erano gli occhi, ma immobili e spenti; il sangue
-gli usciva fuor del naso e fuor della bocca; non era più. La lancia
-dell'inimico non poteva avergli dato la morte, ei periva vittima della
-violenza delle sue passioni.
-</p>
-
-<p>
-«Gli è veramente il giudizio di Dio!» sclamò il Gran-Mastro alzando
-gli occhi al cielo. «<i>Fiat voluntas tua.</i>»
-</p>
-
-<div class="chapter">
-<p><span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span></p>
-
-<h2>CAPITOLO XLIII.</h2>
-</div>
-
-<div class="poem-container">
-<div class="poem inl">
-<p class="i01">«Terminò come le fole,</p>
-<p class="i01">«Che la vecchia nonna suole</p>
-<p class="i01">«Presso il foco, in verno algente</p>
-<p class="i01">«Rugumar della sua mente</p>
-<p class="i01">«Ne' consunti magazzini</p>
-<p class="i01">«Per tener cheti i bambini.</p>
-<p class="i09"> <i>Webster.</i></p>
-</div>
-</div>
-
-<p>
-Dopo il primo istante di sorpresa Ivanhoe domandò al Gran-Mastro,
-siccome giudice dell'arringo, se trovava che si fossero da lui, Ivanhoe,
-serbati i doveri prescritti ad ogni cavalier leale e cortese.
-</p>
-
-<p>
-«Non ho a ridir nulla su di ciò» rispose il Gran-Mastro. «Chiarisco
-la giovane donzella innocente dell'accusa portata contro di lei; ella è libera
-di ritirarsi. Le armi e il corpo del defunto cavaliere appartengono
-al vincitore.»
-</p>
-
-<p>
-«Non voglio le sue spoglie» rispose Wilfrid «nè è mia mente
-disonorare il suo corpo. Ei combattè per la Cristianità nelle terre di Palestina.
-Fu la mano di Dio, non braccio d'uomo che lo colpì in questo
-giorno. Gli si facciano funerali ma non pomposi, che mal s'addirebbero
-ad un cavaliere morto per causa ingiusta.... Quanto a questa giovane...»
-</p>
-
-<p>
-Ne fu interrotto il dire dallo strepito d'una truppa numerosa di cavalieri
-che in quel punto entravano nella lizza. Si volse, e riconobbe essere
-loro duce il re Riccardo, sempre coperto della sua nera armadura,
-e seguito da un numeroso corpo d'armigeri, e da molti cavalieri armati
-di tutto punto.
-</p>
-
-<p>
-«Giungo troppo tardi» diss'egli guardandosi d'intorno. «Spettava
-a me il punire Bois-Guilbert. Questo colpo io m'era serbato. E come vi
-avventuraste voi, o Wilfrid, a tale cimento, or che siete appena in
-istato di sostener le vostr'armi?»
-</p>
-
-<p>
-«Il Cielo» rispose Ivanhoe «si è preso egli l'assunto di punire
-l'uomo superbo, immeritevole della morte gloriosa che volevate arrecargli.»
-</p>
-
-<p>
-«Sia con lui la pace, se ciò è possibile!» disse Riccardo nel volger
-l'occhio al corpo esanime che giacea sull'arena. «Egli era un valoroso
-cavaliere, e morì da prode, coperto delle sue armi... Ma non abbiamo
-tempo da perdere... Bohun fate il vostro dovere.»
-</p>
-
-<p>
-Uno de' cavalieri che seguivano il re uscì della fila, e facendosi incontro
-al commendatore Malvoisin, gli battè colla mano la spalla, sì dicendo:
-«Alberto di Malvoisin, vi arresto come colpevole d'alto tradimento.»
-</p>
-
-<p>
-Il Gran-Mastro, già fatto muto dalla sorpresa di vedere tanti uomini
-armati entrar in lizza, in questo istante ricuperò la parola.
-</p>
-
-<p>
-«Chi è l'audace» sclamò «che osa arrestare un cavaliere del Tempio
-<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span>
-di Sion, nel ricinto della propria Commenda, e alla presenza del
-Gran-Mastro? Chi può farsi lecito un tale oltraggio?»
-</p>
-
-<p>
-«Io» rispose il cavaliere, «io, Enrico Bohun, conte d'Essex, gran
-Contestabile d'Inghilterra.»
-</p>
-
-<p>
-«E arresta Malvoisin» aggiunse il Re, sollevando allor la visiera
-«per comando di Riccardo Plantageneto, qui presente... Corrado Montfichet,
-è tua gran ventura il non essere nato mio suddito!... Quanto
-a te, Malvoisin, preparati prima del termine d'otto giorni a morire insieme
-col tuo fratello Filippo.»
-</p>
-
-<p>
-«Resisterò a tal sentenza» sclamò il Gran-Mastro.
-</p>
-
-<p>
-«Voi nol potete, orgoglioso Templario,» rispose il Re. «Alzate
-gli occhi alle torri di Templestowe, e vedrete sventolar sovr'esse lo stendardo
-real d'Inghilterra in vece della bandiera del vostro Ordine. Vi
-consiglio essere prudente, Beaumanoir. Abbandonate le idee d'un'inutile
-resistenza. Il vostro braccio è in bocca al leone.»
-</p>
-
-<p>
-«Ne porterò appellazione alla corte di Roma; vi citerò come reo
-d'usurpazione sopra le immunità e i privilegi del nostro Ordine.»
-</p>
-
-<p>
-«Acconsento, ma per ora, e pel vostro bene, non ripetete le parole
-d'usurpazione. Sciogliete la vostra adunata, e ritiratevi in qualche
-altra commenda, se ne trovate una che non sia stata albergo de' tradimenti
-e delle congiure divisate contra il re d'Inghilterra e la pubblica
-tranquillità. Se volete restar qui, nol potete che come ospite di Riccardo,
-e sarete spettatore degli atti di sua giustizia.»
-</p>
-
-<p>
-«Ricevere ospitalità in un luogo dove ho diritto di comandare! Non
-mai!... Cappellani intonate il salmo: <i>Quare fremuerunt gentes</i>.... Cavalieri,
-aspiranti, scudieri, preparatevi a seguire la bandiera di <i>Beauséant</i>.»
-</p>
-
-<p>
-Il Gran-Mastro pronunziò questi accenti con tal maestà, come se
-fosse stato il sovrano d'Inghilterra egli stesso, e inspirò coraggio ai suoi
-cavalieri, dianzi perplessi ed attoniti. Si raccolsero questi attorno di lui
-come agnelli attorno al cane che li protegge, allorquando odono gli
-ululati del lupo, colla differenza che i cavalieri non imitavano nella timidezza
-gli agnelli. Parea che con audace fronte sfidassero il Re, e gli
-occhi loro esprimevano quelle minacce, cui non osavano pronunziare alla
-presenza del Gran-Mastro. Usciti dello steccato risalirono a cavallo, e
-schierandosi in ordine di battaglia e impugnata la lancia, si sarebbe detto
-che aspettavano soltanto un comando del lor superiore per incominciare
-atti ostili. La moltitudine, che sulle prime mandò contr'essi grida d'imprecazione,
-al vedere questi apparati di pugna, si ritrasse in silenzio, collocandosi
-ad una prudente distanza, onde osservare l'esito degli avvenimenti.
-</p>
-
-<p>
-Non appena il conte d'Essex s'accorse di tali apparecchi nimichevoli
-de' Templarii, corse a tutta briglia a raggiugnere la sua truppa per metterla
-in ordine di difesa. Riccardo in vece si avvicinò ad essi com'uomo
-che godea nell'affrontare i pericoli: «Cavalieri» sclamò «fra tanti valorosi
-<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span>
-non ve ne sarà alcuno che voglia venire al paragone dell'armi con
-Riccardo? Convien dire che le vostre innamorate abbiano le guance ben
-arse dal sole, o prodi soldati del Tempio, se non ve n'è una che meriti
-si rompa una lancia a suo onore.»
-</p>
-
-<p>
-«I Cavalieri del tempio di Sion» disse il Gran-Mastro uscendo
-fuor delle file e movendo verso Riccardo «non si battono per cagioni
-cotanto frivole; nè ve n'ha uno, che voglia misurar colla vostra la sua
-lancia, o Riccardo re d'Inghilterra. Il Pontefice e i principi dell'Europa
-saranno giudici della nostra querela. Essi decideranno, se un principe
-Cristiano dovea condursi nella guisa che voi quest'oggi vi siete condotto.
-Semprechè non veniamo assaliti, noi ci ritireremo senza assalire nessuno;
-e faremo mallevadori l'onor vostro delle armi e de' beni dell'Ordine che
-lasciamo a Templestowe, la vostra coscienza dello scandalo che arrecaste
-in tal giorno all'intera Cristianità.»
-</p>
-
-<p>
-Pronunziati tai detti, e senza aspettare risposta, il Gran-Mastro diede
-il segnale della partenza. Le trombe rintronarono una musica orientale,
-solita ad indicare l'istante del marciare ai Templarii; indi i cavalieri rompendo
-il fronte per ordinarsi in linea di marcia, partirono seguendo a
-lenti passi il Gran-Mastro; lenta andatura fatta ad indicare che si ritiravano
-per obbedire agli ordini di questo, ma non già per alcun sentimento
-di tema.
-</p>
-
-<p>
-La plebaglia, simile a que' cani stizzosi ma timidi, che aspettano per
-abbaiare l'istante del dileguato pericolo, mandò acclamazioni di gioia
-dopo che furono partiti i Templarii.
-</p>
-
-<p>
-«Per la Madonna!» disse Riccardo «è peccato che questi Templarii
-non sieno sudditi fedeli altrettanto che valorosi e ben disciplinati.»
-</p>
-
-<p>
-Nel durar del tumulto che accompagnò la ritratta de' Templarii, Rebecca
-non vide, non intese nessuna cosa. La tenea stretta fra le braccia
-il vecchio suo genitore, ed ella tuttavia atterrita, attonita, poteva appena
-persuadersi d'essere fuor d'ogni pericolo. Una sola parola d'Isacco
-bastò per richiamarla a sè medesima.
-</p>
-
-<p>
-«Vien meco, diletta figlia» ei le disse «tesoro a me restituito,
-vien meco, andiamoci a mettere a' piedi del <i>bravo giovine</i>.»
-</p>
-
-<p>
-«No» rispose Rebecca «oh no! non oso parlargli in tale momento.
-Oimè! gli direi forse più di quanto... No, no, padre mio. Abbandoniamo
-tostamente questo luogo funesto.»
-</p>
-
-<p>
-«E che, o mia figlia?» rispose Isacco; «abbandonare in tal guisa
-l'uom che impugnando la lancia e la spada è venuto a riscattarti dalla
-cattività, a riscattar te figlia d'un popolo estraneo a lui ed a' suoi? Gli
-è un servigio che vuole tutta quanta la nostra gratitudine.»
-</p>
-
-<p>
-«Mi punisca il Dio di Giacobbe, se il mio liberatore non possede
-tutta intera la mia gratitudine. Ei riceverà i miei ringraziamenti, ringraziamenti
-venuti dal cuore, ma non in questo punto, o mio padre!...
-se amate la vostra Rebecca, non in questo punto!»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Ma» continuò Isacco, facendo un moto d'impazienza «si dirà
-che noi siamo ingrati peggio di cani.»
-</p>
-
-<p>
-«Nè vedete, o padre, ch'egli adesso sta in faccende col re Riccardo,
-e che?....»
-</p>
-
-<p>
-«Oh! è vero hai ragione, figlia mia; ho sempre motivo di ammirare
-la tua prudenza, o Rebecca. Partiamo, partiamo subito. Il re arriva
-di Palestina; si dice ch'esce fuor di prigione, abbisognerà di danaro, e
-potrebbe trovare buon pretesto per domandarne a me ne' negozi che ho
-fatti col principe Giovanni. Non sarebbe cosa salutare il presentarmegli
-ora dinanzi. Partiamo, partiam, figlia mia.»
-</p>
-
-<p>
-Ed a sua volta affrettando la figlia a questa partenza la condusse con
-seco all'abitazione del rabbino Nathan-Ben-Samuel.
-</p>
-
-<p>
-L'argomento principale che avea tenuto ansioso il Pubblico in tale
-giornata era il periglioso stato in cui trovossi Rebecca; pur niuno pose
-mente al partire della medesima. Gli animi d'ognuno omai non istavano
-conversi che al cavalier Nero, e l'aria risonava d'acclamazioni: «Viva
-Riccardo Cuor-di-Leone! Periscano gli usurpatori Templarii!»
-</p>
-
-<p>
-«Ad onta di tutta questa pomposa mostra che i Templarii hanno
-fatta di lealtà» disse Ivanhoe al conte d'Essex «il re ha presa una cautela
-molto saggia nel munirsi di numerosa scorta.»
-</p>
-
-<p>
-«Il Re!» sorrise il Conte, dimenando la testa. «E voi che conoscete
-sì bene il nostro padrone, potete credere solo un momento, che
-una tal cautela sia stata immaginata da lui? Io mi trasferiva con questa
-gente a York, avendo saputo che il principe Giovanni adunava colà i suoi
-partigiani; ed è a caso se ho incontrato il Re, che veniva a questa volta
-di gran galoppo, e in figura di vero cavaliere errante, per conchiudere
-colla gagliardia del suo braccio l'avventura dell'Ebrea e del Templario; e
-posso dire d'averlo accompagnato sin qui a suo malgrado.»
-</p>
-
-<p>
-«E quai sono, o Conte, le notizie di York? I ribelli stanno ivi
-aspettandoci?»
-</p>
-
-<p>
-«Non più di quello che la neve di dicembre aspetta il sole di luglio.
-Ma voi non indovinereste mai chi sia venuto ad annunziarcene la
-dispersione? Lo stesso Giovanni.»
-</p>
-
-<p>
-«Quel traditore! quell'ingrato! quell'impudente!» sclamò Ivanhoe.
-«Il Re lo ha fatto arrestare?»
-</p>
-
-<p>
-«No. Lo ha ricevuto come incontrandolo di ritorno da un diporto
-di caccia. Solamente, avendo osservato gli sguardi d'indignazione che non
-potevamo starci dal lanciare sopra di lui: — Mio fratello — gli ha detto — le menti sono alquanto inacerbite; credo che non fareste male col trasferirvi
-a tener compagnia a vostra madre. Assicuratela della rispettosa
-mia tenerezza, e rimanete con lei fintantochè la tranquillità sia tornata
-negli animi di ognuno.»
-</p>
-
-<p>
-«Ed è tutto questo che gli disse il Re? Ma non s'avrebbe ragione
-di sostenere, ch'egli chiama a furia di clemenza i tradimenti?»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Sì certo, come si avrebbe ragione di dire che un cavaliere non
-ancora guarito dalle sue ferite col presentarsi a cimenti chiama la morte.»
-</p>
-
-<p>
-«La replica è ingegnosa, o conte, ma badate che io non rischiava
-fuorchè la vita, e Riccardo compromette la sicurezza dei propri sudditi.»
-</p>
-
-<p>
-«È cosa rara» rispose il conte d'Essex, «che persone prodighe
-dalla lor vita si mostrino masseriziose di quella degli altri. Ma affrettiamoci
-a raggiugnere il castello, perchè Riccardo vuol dare un esempio
-sopra alcuni cospiratori di secondo ordine, dopo avere perdonato al capo
-della congiura.»
-</p>
-
-<p>
-Dagli atti de' processi eseguiti in tal circostanza, e registrati per
-esteso nel manoscritto che ne serve di guida, risulta che Maurizio di Bracy
-valicò il mare insieme colla sua compagnia franca e si mise al servigio di
-Filippo di Francia. Filippo di Malvoisin e il fratello di lui, commendatore
-di Templestowe, vennero giustiziati, quantunque Riccardo non avesse
-condannato che al bando Waldemar Fitzurse, vera anima della cospirazione,
-e quantunque non avesse indiritto un accento sol di rimprovero al
-proprio fratello, più di tutti gli altri colpevole. Nondimeno non vi fu
-alcuno che compiangesse la sorte dei due Malvoisin, perchè con innumerabili
-atti di crudeltà e di tirannide si erano già meritato il supplizio, cui
-soggiacquero in tale occasione.
-</p>
-
-<p>
-Poco dopo il combattimento giudiziario Cedric il Sassone venne sollecitato
-a trasferirsi alla corte di Riccardo, che allora soggiornava a York
-a fine di rimettere l'ordine e la pace nelle vicine contee che l'ambizione
-del fratel suo avea scompigliate. L'altero Sassone sulle prime mostrossi
-restio, pur finalmente si risolvette ad accettare l'invito del Re. E per
-vero, il ritorno di Riccardo avea fatto svanire tutte le speranze di tornare
-sul trono inglese la sassone dinastia; e quand'anche qualche buon successo
-avessero potuto aspettarsi i Sassoni in mezzo alle turbolenze d'una guerra
-civile, erano ben lungi dal potere contendere la corona ad un re, nelle
-cui mani era sì ben consolidato lo scettro, e che brillanti prerogative e
-rinomanza acquistatasi nell'armi, faceano delizia di tutto il suo popolo,
-ad onta di tener le redini del governo con una tal qual leggerezza che,
-talvolta tendea al dispotismo, talvolta peccava per eccesso d'indulgenza.
-</p>
-
-<p>
-Per altra parte Cedric, con suo grande rammarico, si era convinto di
-non potere riuscire nel suo favorito divisamento di consolidare una perfetta
-unione fra tutti i Sassoni colle nozze tra Atelstano e lady Rowena. Questa
-non avea mai acconsentito, e l'altro non acconsentiva più. L'entusiasmo
-di cui ardeva Cedric per la causa dei Sassoni non gli avea mai lasciato
-prevedere un tal contrattempo; e durò sempre in pensare, che ciascuna
-delle due parti dovea sacrificare le proprie inclinazioni personali al ben
-generale della nazione. Sperava vincere il contraggenio della pupilla; ma
-si trovò affatto sviato nelle proprie idee, allorchè Atelstano gli spiegò in
-chiare note, che niuna cosa al mondo lo avrebbe più fatto risolvere a
-<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span>
-divenire sposo di lady Rowena. La stessa ostinazione connaturale a Cedric
-non valse a tener fermo contra sì fatti ostacoli, perchè trovandosi
-egli al centro della cosa divisata, sentì l'impossibilità di condurre a sè
-due destre che non volevano essere congiunte. Nondimeno tornò ad Atelstano
-per tentare un ultimo e vigoroso assalto all'animo del medesimo.
-Ma trovò questo risuscitato rampollo della sassone dinastia inteso, come
-il sono oggidì alcuni gentiluomini di campagna, a far guerra al clero.
-</p>
-
-<p>
-Dopo tutte le minacce che avea pronunziate contra l'abate di sant'Edmondo
-e i suoi frati, dopo avere giurato che li volea far appiccare
-ed ardere vivi, Atelstano cedendo in parte alla sua naturale indolenza,
-in parte alle preghiere della madre sua Editta, che al pari di molte altre
-matrone sue contemporanee era grandemente affezionata al clero, limitò
-la propria vendetta condannandoli alla pena del taglione, e avendoli fatti
-rinchiudere nelle prigioni del suo castello di Coningsburgo, li tenne per tre
-giorni a pane ed acqua. L'abate lo avea minacciato di scomunica in pena
-della commessa atrocità, ed aveva scritta una spaventosa lista di tutti i
-danni che egli e i suoi confratelli allegavano sopportati in conseguenza
-d'una carcerazione illegale e tirannica. Atelstano non meditava che ai
-modi di resistere a questa monastica persecuzione, e Cedric ravvisò che
-l'animo del suo amico era così assorto in tali idee, da non capirvene di
-altro genere. Pure si avventurò a pronunziare il nome di lady Rowena;
-ma Atelstano, prendendo la sua tazza e colmandola, bebbe alla salute
-della bella Sassone, e alle sue prossime nozze con Wilfrid d'Ivanhoe. Il
-caso dunque era disperato, nè si potea più trarre alcun partito d'Atelstano
-o, come lo espresse Wamba in una frase sassone pervenuta insino a noi:
-«Egli era un gallo che non voleva più battersi.»
-</p>
-
-<p>
-Non rimanevano omai che due ostacoli i quali impedivano tuttavia
-a Cedric di acconsentire all'unione de' due amanti, l'ostinazione di esso,
-e l'odio contro la gente normanna<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>. Ma l'ostinazione si indeboliva a
-grado a grado colle carezze che gli facea la pupilla, ed anche perchè le
-imprese militari del figlio gl'inspiravano quasi a sua non saputa un sentimento
-d'orgoglio. Aggiungasi, che non era cosa priva di vezzo per lui
-l'imparentarsi colla schiatta d'Alfredo, poichè quell'Odoardo il Confessore
-avea fatta perpetua rinunzia del trono. L'avversione di Cedric alla
-dinastia de' re Normanni perdea parimente di forza sia per le considerazioni
-ch'ei facea sulla impossibilità di liberare dal dominio di questa il proprio
-paese (riguardo che giova non poco ad inspirare lealtà nell'animo de' sudditi
-di conquista) sia pe' riguardi personali usatigli dal re Riccardo, il
-quale seppe volger sì bene l'animo del Sassone altero, che Cedric non
-aveva ancora trascorsi otto giorni alla corte, quando diede il proprio assenso
-per gli sponsali d'Ivanhoe colla pupilla.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span>
-</p>
-
-<p>
-Ottenutosi una volta l'assenso di Cedric, le nozze vennero tostamente
-celebrate nel più augusto de' templi, nella nobile cattedrale d'York. Vi
-assistè il Re medesimo, e i riguardi ch'egli usò in tal circostanza, come
-in molt'altre, a' suoi sudditi Sassoni, fino a quel tempo digradati ed oppressi,
-divenne per questi un mallevadore di essere trattati per l'avvenire
-con maggiore giustizia ed imparzialità, i quali vantaggi essi non avrebbero
-ragionevolmente potuto sperare dalle rischiose sorti di una guerra civile.
-Tal cerimonia si festeggiò con tutta quella pompa, cui la Chiesa Romana
-sa prestare alle solennità che le appartengono.
-</p>
-
-<p>
-Gurth rimase in qualità di scudiero presso al giovine padrone, cui
-avea servito sì fedelmente, e passò parimente al servigio d'Ivanhoe il magnanimo
-Wamba, avendo a ciò acconsentito Cedric, che lo presentò in
-tale occasione di un sontuoso berrettone da matto, guernito da sonagli
-d'argento. Questi due fedeli servi, già partecipi de' pericoli e delle sventure
-d'Ivanhoe, rimasero a partecipare della sua prospera sorte, al che
-aveano ben diritto di aspettarsi.
-</p>
-
-<p>
-I Normanni ed i Sassoni più ragguardevoli vennero invitati alle feste
-che accompagnarono tali nozze, e fu questo un nuovo pegno di pace e
-d'accordo fra le due schiatte, sin da quel tempo mescolatesi insieme in
-quella guisa, per cui ora non è più possibile discernere l'una dall'altra.
-Cedric visse quanto bastò a contemplare pressochè compiuta una tale unione,
-perchè le due popolazioni a mano a mano collegandosi e imparentandosi,
-i Normanni divennero meno orgogliosi, i Sassoni più gentili. Nondimeno
-non fu che un secolo dopo, allora quando, sotto il regno di Odoardo
-III, si parlò alla corte la nuova lingua detta oggidì <i>inglese</i>, e allorquando
-spento affatto ogni germe di nimistà fra i Sassoni ed i Normanni,
-le due schiatte ne formarono una sola.
-</p>
-
-<p>
-Alla domane, che succedè a tal felice maritaggio, Elgitta, ancella di
-lady Rowena, le annunziò una giovine che desiderava presentarsele innanzi
-e parlarle da sola a sola. Maravigliata di ciò la Milady titubò
-alcun poco, ma vincendo la curiosità, diede ordine alle persone del suo
-corteggio di ritirarsi, e ad Elgitta di condurle l'incognita.
-</p>
-
-<p>
-Era questa giovane di portamento nobile e decoroso, avvolta in un
-candido e lungo velo che ne copria, senza asconderle, l'avvenenza e la
-dignità. Ella si presentò con modi rispettosi sì, ma scevri di ogni apparenza
-di tema, e d'ogni arte che paresse fatta a riconciliarsi con ricercatezza
-il favore della persona alla quale s'indirigeva. Alzatasi per riceverla
-lady Rowena, la pregò a sedersi, ma la straniera portando l'occhio sopra
-d'Elgitta, manifestò nuovamente la brama di non avere testimonii al domandato
-colloquio. Appena ritiratasi l'ancella, con grande maraviglia di
-lady Rowena la bella sconosciuta piegò, benchè non senza qualche ritrosia,
-un ginocchio innanzi di lei, e chinando a terra la fronte, ad onta
-della resistenza opposta dalla sposa d'Ivanhoe, le baciò il lembo della tonaca.
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span>
-</p>
-
-<p>
-«Che vuol dir ciò?» sclamò tosto la bella Sassone, «e perchè mi
-porgete voi un segnale di rispetto sì straordinario?»
-</p>
-
-<p>
-«Perchè a voi sola, o degna sposa d'Ivanhoe» rispose Rebecca alzandosi,
-e riprendendo il tuono di tranquilla dignità che le era connaturale
-«perchè a voi sola io posso legittimamente, e senza rimprocciar nulla
-a me stessa, pagare il tributo di gratitudine ch'io debbo a Wilfrid d'Ivanhoe.
-Io sono.... perdonate l'ardire d'essermi presentata dinanzi a
-voi, io sono l'infelice Ebrea, per cui il vostro consorte cimentò in campo
-chiuso i suoi giorni sullo spianato di Templestowe.»
-</p>
-
-<p>
-«Donzella» sì le disse lady Rowena «Wilfrid in quel memorabile
-giorno non fece se non se pagar lievemente un debito di gratitudine, che
-le vostre cure pietose lo costrinsero ad incontrare. Parlate. Evvi alcuna
-cosa in cui egli ed io vi possiamo esser giovevoli?»
-</p>
-
-<p>
-«No» rispose con calma Rebecca. «Debbo unicamente pregarvi a
-trasmettergli i miei saluti e l'espressioni del mio grato animo!»
-</p>
-
-<p>
-«Abbandonate voi forse l'Inghilterra?» soggiunse la consorte d'Ivanhoe,
-riavutasi appena dallo stupore, che tal visita straordinaria le avea
-cagionato.
-</p>
-
-<p>
-«Sì, nobil signora. I miei occhi non vedranno il tramonto del sole
-nel vostro paese. Mio padre ha un fratello grandemente protetto da Mahomet
-Boabdil, re di Granata. Noi andiamo a raggiugnerlo in quella terra
-ove siam certi di rinvenire pace e tranquillità col pagare il tributo che i
-Mussulmani esigono dagli Ebrei.»
-</p>
-
-<p>
-«E non trovereste ugual protezione, ugual sicurezza nell'Inghilterra?
-Wilfrid gode il favore del Re, e Riccardo per sè medesimo è giusto com'è
-generoso.»
-</p>
-
-<p>
-«Non ne dubito, nobil signora. Ma la popolazione dell'Inghilterra
-generalmente è orgogliosa, irrequieta, amica delle turbolenze. Gli uni son
-sempre inclinati ad armarsi contro degli altri. Un tal paese non può offerire
-sicuro asilo alla stirpe d'Israele. Non è in una contrada dilacerata
-da intestine fazioni, cinta d'ogni banda di nemici, che i figli di Giacob
-erranti per l'universo possano sperare tranquillità.»
-</p>
-
-<p>
-«Ma voi, giovinetta, perchè abbandonate questo paese? Voi non
-avete da temer nulla nell'Inghilterra. I Sassoni e i Normanni saranno
-ad una nel rispettare ed onorare colei, la cui benevolenza porse così pietose
-cure ad Ivanhoe.»
-</p>
-
-<p>
-«I vostri discorsi son seducenti, o nobil signora, ma il mio partito
-è preso. Una voragine sta aperta fra la vostra e la mia nazione. L'educazione,
-le opinioni religiose, tutto cospira a separarci. Addio. Ma prima
-ch'io mi diparta da voi, concedetemi una grazia, levate il vostro velo
-da cui m'è tolto vedere quelle sembianze che tanto esalta la fama.»
-</p>
-
-<p>
-«Non meritano di fermare gli altrui sguardi» rispose lady Rowena,
-«pure non vi darò rifiuto, a patto che mi concediate ugual favore.»
-</p>
-
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span>
-</p>
-
-<p>
-Entrambe in quell'istante si levarono il velo. Fosse timidezza, o tal
-senso facile in simili circostanze a destarsi in donna che si conosce avvenente,
-le guance, la fronte, il collo, il seno di lady Rowena si copersero
-d'un vivace rossore. E lo stesso accadde a Rebecca; ma quel sentimento
-che le fu cagion d'arrossire non durò più d'un istante, e dominato
-da una commozione più forte si dileguò come la porpora che adorna
-le nubi, allorchè il sole sparisce dall'orizzonte.
-</p>
-
-<p>
-«Nobil signora» diss'ella a lady Rowena «i lineamenti che vi degnaste
-mostrarmi vivranno a lungo nella mia rimembranza. Vi regnano
-dolcezza e bontà, ben atte a temperare quelle tracce d'illustre orgoglio,
-che svelano la sublimità de' vostri natali; poichè non può impedirsi a nobil
-urna di lasciare scorgere alcuna ombra dell'argilla da cui fu tolta. Sì:
-io mi ricorderò lungo tempo di questi lineamenti, e benedico il cielo
-poichè concede al mio liberatore essere congiunto a tal donna...»
-</p>
-
-<p>
-Qui le mancò la voce, e lagrime più d'una le sfuggirono dagli occhi.
-Affrettatasi di rasciugarle, lady Rowena le chiese con molta premura se
-mal si sentisse. «No, mia nobil signora» Rebecca rispose «pure non
-posso pensare a Torquilstone e allo steccato di Templestowe senza provare
-vivissima commozione. Addio. Ma mi è d'uopo ancora volgervi una
-preghiera. Accettate questa cassettina, e non sdegnate portar ciò che
-ella contiene.»
-</p>
-
-<p>
-Nel medesimo tempo le presentò una cassettina d'avorio, fregiata in
-argento. Lady Rowena l'aperse, e vi trovò entro una collana e due orecchini
-di diamanti, le quali cose si scorgeva essere di molto valore.
-</p>
-
-<p>
-«Egli è impossibile» soggiunse lady Rowena «ch'io accetti un
-dono di sì gran prezzo.»
-</p>
-
-<p>
-«Conservatele, nobil signora» soggiunse Rebecca; «stanno per voi
-il grado, l'opinion pubblica, il potere; nostro solo retaggio son le ricchezze,
-fonti della nostra forza ad un tempo e della nostra debolezza. Il
-valore di questi giojelli, decuplicato ancora, non avrebbe tanta possanza
-quanta ne ha il più lieve de' vostri desiderii. Un tal dono dunque debbe
-essere di lieve conto per voi, ed è anche di minor conto per me. Non
-vogliate farmi credere di partecipare alle massime pregiudicate della vostra
-nazione rispetto alla mia. Pensate voi ch'io stimi queste gemme più della
-libertà ottenutami dal vostro sposo, o che mio padre le apprezzi più della
-vita e dell'onor di sua figlia? Non temiate accettarle, nobil signora; esse
-non hanno alcun valore per me; io non porterò gemme più mai.»
-</p>
-
-<p>
-«Voi siete adunque infelice!» sclamò lady Rowena scossa dal tuono
-onde l'avvenente Israelita aveva pronunciati questi ultimi accenti. «Deh!
-rimanete con noi. Le istruzioni di qualche uomo pio potranno volgervi
-alla nostra santa fede, e troverete in me una sorella.»
-</p>
-
-<p>
-«No» rispose Rebecca con un'aria di malinconia che le si scorgea
-nella voce parimente e nel viso «ciò non può essere: non mi è lecito abbandonare
-<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span>
-la religione de' miei padri, come farei d'un vestimento che
-non convenisse al clima ove abito. Ma non quindi sarò infelice. Quegli a
-cui consacro la mia vita per l'avvenire sarà il mio consolatore, se saprò
-uniformarmi alla sua volontà.»
-</p>
-
-<p>
-«Il vostro popolo dunque ha conventi! divisate forse entrare in
-un d'essi?»
-</p>
-
-<p>
-«No, nobil signora, ma venendo dai giorni d'Abramo ai presenti, la
-nostra nazione contò sempre tai sante donne, che innalzando unicamente
-al cielo i loro pensieri, si consacrarono ad alleviare i patimenti della
-umanità, sollecite di curar gl'infermi, di confortare gli afflitti, di soccorrere
-gl'indigenti. Fra queste aspira ad annoverarsi Rebecca. Annunziate
-ciò al nobile vostro sposo, se mai chiede contezza sul destino della giovane
-alla quale ha salvata la vita.»
-</p>
-
-<p>
-Osservavasi tale tremito involontario nella voce di Rebecca, tale espressione
-di affetto ne' suoi accenti che diceano assai più di quanto ella aveva
-intenzione di esprimere. Ma si affrettò di terminar questa scena.
-</p>
-
-<p>
-«Addio» diss'ella a lady Rowena. «Possa il padre comune degli
-Ebrei e de' Cristiani spargere tutte le sue benedizioni sopra di voi!»
-</p>
-
-<p>
-Indi si ritrasse, lasciando l'avvenente Sassone attonita come se avesse
-veduto un'apparizione soprannaturale. Lady Rowena rendè consapevole
-lo sposo di tal singolare colloquio, che nell'animo di lui fece impressione
-vivissima. L'unione di questi due coniugi fu lunga e felice, perchè il loro
-affetto era cresciuto cogli anni, e lo affortificarono poi gli ostacoli stessi
-che lo avean contrariato. Nondimeno sarebbe uno spingere tropp'oltre la
-curiosità il voler investigare, se la rimembranza dei gesti e della generosità
-d'animo di Rebecca non si presentò alla mente di Wilfrid più spesso di
-quel che lo avrebbe desiderato la bella discendente d'Alfredo.
-</p>
-
-<p>
-Ivanhoe segnalatosi con nuovi servigi presso Riccardo, nuovi favori
-ne ottenne; e certamente sarebbe salito a maggior fortuna, se non si opponeva
-immatura la morte dell'eroe monarca, accaduta dinanzi al castello
-di Chalus presso Limoges. Con questo sovrano generoso, ma imprudente
-e d'indole romanzesca, perirono i divisamenti che l'ambizione di esso
-aveva formati; e Wilfrid abbandonando allora la corte, e rinunziando alla
-carriera degli onori si ritirò ne' propri dominii, ove unitamente a lady
-Rowena godè della beatitudine che la virtù e l'amore assicurano.
-</p>
-
-<p class="pad2 center large">
-FINE.
-</p>
-
-<div class="somm">
-<p>
-<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span>
-</p>
-
-<h2>
-INDICE DELLE TAVOLE
-</h2>
-
-<table class="indice" summary="">
- <tr>
- <td>TAVOLA</td> <td>&nbsp;</td> <td>&nbsp;</td> <td class="center">pag.</td>
- </tr>
- <tr>
- <td>&nbsp;</td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">I.</td> <td>Ritratto di Walter Scott</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-0-001">Frontisp.</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">II.</td> <td>Gurth che accarezza il cane Fangs</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-008a">8</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXI.</td> <td>Ritratto del Templario</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-010a">10</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">V.</td> <td>La Cavalcata</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-012a">15</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">VI.</td> <td>Ritratto di Lady Rowena</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-032a">33</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">IV.</td> <td>Cena al castello di Cedric</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-040a">40</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">VII.</td> <td>Lo sconosciuto Ivanhoe negli appartamenti di Rowena</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-044a">43</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">VIII.</td> <td>Fuga d'Isacco dal castello di Cedric</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-052a">54</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">III.</td> <td>Ritratto di Rebecca</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-064a">64</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">IX.</td> <td>Ritratto d'Ivanhoe</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-076a">75</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">X.</td> <td>Il Torneo</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-112a">112</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XI.</td> <td>L'Eremita mostra le proprie armi all'incognito Riccardo</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-148a">148</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XII.</td> <td>L'Eremita suonando l'arpa davanti a Riccardo</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-152a">151</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XIII.</td> <td>Cedric e la sua comitiva assalita dal Templario e da Bracy</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-164a">164</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XIV.</td> <td>Entrata dei medesimi prigionieri in Torquilstone</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-176a">177</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XV.</td> <td>Isacco sta per essere abbruciato in un forno</td> <td>(<span class="smcap">Barbieri</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-188a">189</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XVI.</td> <td>Rebecca che vuol gettarsi dalla torre per sottrarsi dalle insidie del Templario</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-204a">205</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XIX.</td> <td>Rebecca medica le ferite d'Ivanhoe</td> <td>(<span class="smcap">Maurin</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-244a">245</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XVIII.</td> <td>Rebecca descrive al giacente Ivanhoe l'assalto del Castello</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-256a">256</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XVII.</td> <td>Rebecca contempla Ivanhoe che dorme</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-260a">261</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXII.</td> <td>Cedric trova Rowena nell'incendiato Castello di Torquilstone</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-276a">277</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XX.</td> <td>Rapimento di Rebecca</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-278a">279</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXIII.</td> <td>Isacco scacciato della presenza del Gran Maestro</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-324a">326</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXIV.</td> <td>Rebecca tolta di prigione da Malvoisin, per essere condotta al Tribunale</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-332a">334</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXV.</td> <td>Rebecca alla presenza de' suoi Giudici</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-340a">342</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXVI.</td> <td>Riccardo assalito da Waldemar Fitzurse</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-372a">372</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXVII.</td> <td>Rebecca condotta al supplizio</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-402a">402</a></td>
- </tr>
- <tr>
- <td class="cap">XXVIII.</td> <td>Giudizio di Dio</td> <td>(<span class="smcap">Maurin</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-406a">407</a></td>
- </tr>
-</table>
-<hr />
-</div>
-
-<div class="footnotes">
-
-<h2>
-NOTE:
-</h2>
-
-<div class="footnote" id="note1">
-<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vedasi al principio delle memorie di <i>Franklin</i> scritte da lui medesimo una nota
-sull'origine di questo nome.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note2">
-<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Noi non abbiamo potuto tradur meglio questo giuoco di parole fondato sull'indole
-di una lingua composta d'inglese e di sassone, quanto col valerci delle denominazioni di
-queste lingue medesime. È noto che gl'inglesi danno denominazioni diverse a molti animali
-vivi ed alle loro carni quando sono macellati. Il bue, il vitello, il montone, si chiamano
-<i>ov, calf, sheop, hog,</i> le loro carni <i>beef, calf, sheep, hog</i>. Ma ad onta di tale schiarimento,
-lo stesso giuoco di parole non può avere grande vezzo per noi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note3">
-<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Tal esercizio si legge descritto nel viaggio di Heude nella Persia e nella
-Turchia.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note4">
-<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Eravi un'ordinanza di Guglielmo il conquistatore, per cui tutte le sere
-alle otto ore, dopo certo suono della campana, ogni abitante doveva avere spento il
-fuoco ed i lumi. E l'ordinanza, e il suono che la rammentava presero il nome di
-<i>Curfew, coprifuoco.</i></p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note5">
-<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>.&nbsp;&nbsp;</span>L'idromele, lo spiega il vocabolo stesso, è un liquore composto d'aqua e
-di mele, il sidro, ognun lo conosce per una bevanda fatta col sugo fermentato di
-mele ed anche di pere. Il morat era una bevanda composta di sugo di more e di
-mele. Il pigmento altra bevanda ove entravano vino, mele e diversi aromi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note6">
-<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Il termine adoperato nell'originale è <i>varlet</i>, che erano i paggi dell'antica
-cavalleria.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note7">
-<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Moneta d'oro di grand'uso presso gli Ebrei.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note8">
-<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Delegazione incaricata di levar tasse arbitrarie sugl'Israeliti.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note9">
-<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Nel secolo XIII, tempo a cui si riferisce questo romanzo, si era lungi perfino
-dal sospettare, che la scintilla svolta nel batter fuoco è una particella infiammata
-dal ferro dell'acciarino, e molte saranno le classi di persone che nemmeno adesso
-lo sanno.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note10">
-<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questi tornei si riguardavano come giuochi, e il campione che si offriva
-nella giostra a far fronte a tutti gli assalitori veniva detto <i>tenitore</i>, come quegli che
-<i>tenea la posta</i> di tutti i giuocatori.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note11">
-<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Moneta di Costantinopoli, che al par de' <i>shekel</i> avea gran corso fra gli
-Ebrei.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note12">
-<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Witless</i> in Inglese significa senza spirito. <i>Weatherbrain</i> capo sventato.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note13">
-<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Niun leggitore, m'immagino, dimenticherà che l'autor del Romanzo è Inglese,
-e parla qui della sua patria.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note14">
-<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>.&nbsp;&nbsp;</span>I buoni estimatori delle bellezze comiche o romanzesche, apprezzeranno sommamente
-questo sfogo leggiadrissimo in cui l'usurajo prorompe, così per la verità
-che trovasi in esso come per la sua ammirabile opportunità. Perchè pochi leggitori,
-gli è vero, non s'avvedono che il cavaliere Diseredato è il pellegrino, ossia, giusta
-ogni indizio, il figlio di Cedric. Ma era dovere dell'autore del romanzo il darne loro
-una più sicura conferma, e darla in un modo non triviale, qual sarebbe stata la
-narrazione. Chi avrebbe immaginato che tale conferma sarebbe venuta con tanto
-vezzo e naturalezza da quella cortesia che in sulla strada d'Ashby il pellegrino riceve
-dall'Ebreo perplesso fra la riconoscenza e l'avarizia? Ma egli è privilegio unico dei
-sommi ingegni il nascondere i propri sforzi, sicchè tali non compariscano, e il presentare
-quel facile difficile, in cui sta la perfezione dell'arte.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note15">
-<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Veramente il cavaliere Diseredato non si diede nè per sassone nè per normanno.
-Ma siccome la giostra era istituita secondo l'uso dell'armeggiare normanno,
-e festa normanna, così può ammettersi che Gurth s'intitolasse scudiere normanno.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note16">
-<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Beauséant chiamavasi la bandiera de' Templarii per metà nera, e bianca
-per l'altra metà, a fine, dicesi, di significare, ch'essi erano neri, cioè terribili
-contro gl'infedeli, mansueti e benevoli verso i cristiani.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note17">
-<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Antica moneta d'oro che valeva incirca venti lire italiane.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note18">
-<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Bevanda fatta di grano e d'erbe.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note19">
-<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si avea per estrema ignominia appo i Sassoni il meritar tale epiteto. Lo stesso
-Guglielmo il conquistatore, comunque odiatissimo dagli Anglo-Sassoni, seppe ridurne
-un esercito sotto i suoi stendardi colla minaccia di divulgare quali altrettanti <i>nidering</i>
-coloro che fossero rimasti addietro. Un epiteto consimile a questo operava, a quanto
-narrano alcuni scrittori, egual prestigio sopra i Danesi.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note20">
-<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Quante idee presenta in un tempo medesimo questo brindisi! L'equità e la
-grandezza d'animo di Cedric, che onora il valore d'un principe sventurato, di nazione
-a lui odievole, divenutogli parimente avverso per domestici affari e di cui si
-era lagnato prima in quella stessa assemblea; l'ardimento di portar questo brindisi
-alla presenza di colui che fratello dell'encomiato, ne usurpa ad un tempo i diritti;
-l'amore de' buoni che un sì nobil procedere dee procacciar vie più al rispettabil vegliardo,
-apportatore del brindisi; il turbamento che ne avrà il tiranno, in quei momenti
-appunto che paventa il ritorno del tradito fratello; la perplessità, la sorpresa
-de' cortigiani, la vittoria cui questa prontezza inspirata da generosità ottiene a Cedric
-sopra tutti i spiritosi motteggi che costoro lanciarono sopra di lui! Tanto è vero che
-i sublimi detti son tali spesse volte per le circostanze in cui gli stessi detti vengono
-pronunziati. Ma il condur queste circostanze, e scorgerle e afferrarle ove sono, è privilegio
-sol di pochi altissimi ingegni.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note21">
-<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>.&nbsp;&nbsp;</span>A tale Roberto fu anzi offerto dai crociati medesimi il trono di Gerusalemme
-ch'ei ricusò; la quale rinunzia che doveva fargli un merito presso i baroni inglesi,
-venne in vece ritorta a suo svantaggio, come in questa nota il vedremo. Dopo la
-morte di Guglielmo il Conquistatore, il primo de' tre figli di lui che regnò fu il secondogenito
-Guglielmo il Rosso che non men del padre resse con ferreo scettro l'Inghilterra.
-Il terzogenito indi, Enrico I, ambiziosissimo Principe, si fece acclamar re
-in pregiudizio del fratello denigrandolo col seguente stravagantissimo discorso all'assemblea
-de' baroni.
-</p>
-
-<p>
-«Amati e fedeli signori, ben noto è a voi tutti che Dio avea chiamato il mio
-fratello al trono di Gerusalemme, del quale onore si riconobbe indegno egli stesso.
-Sol ponendo suo diletto nel commettere atti di crudeltà, egli vi sprezza. Quanto a
-me, di cui conoscete la giustizia, le intenzioni pacifiche e la prudenza, prometto a
-tutti voi rispettare i vostri privilegi e ascoltare pazientemente i consigli che sarete
-per darmi. Se così vi piace giurerò osservare le leggi che il santo re Odoardo vi ha
-date. Fatemi forte del vostro soccorso, o fratelli, e congiuntamente sapremo confondere
-i nostri nemici.»
-</p>
-
-<p>
-Comunque riconoscesse il trono da una usurpazione, Enrico I, governò, per vero
-dire, assai mitemente, e tolse molte leggi gravose poste dai suoi predecessori normanni
-e tra l'altre il <i>copri-fuoco</i> (vedi Muller). Com'è adunque, potrebbe chiedersi, che
-Walter Scott, studiosissimo della storica verità quanto a genealogie, leggi e costumanze,
-ha fatto che Cedric, vissuto circa un secolo dopo, al capitolo III di questo
-Romanzo Storico, si lagni del <i>copri-fuoco</i>? Ne dedurremo che qualche principe venuto
-dopo lo avrà rimesso in vigore, e sarà stato probabilmente Enrico II. Perchè i
-re succeduti ad Enrico I furono Stefano di Bologna nipote dello stesso Enrico I, indi
-Enrico II, padre di Riccardo-Cuor-di-Leone e di Giovanni Senza Terra, personaggi
-del presente Romanzo. Ora non può essere Stefano di Bologna che inteso ad amicarsi
-le fazioni per sostenere la guerra contro Enrico d'Angiò superò in condiscendenza
-il suo predecessore. Enrico II certamente fu un gran Principe, ma più per vedute
-politiche e fermezza d'indole, che per l'arte di farsi amar dagli originarj,
-cioè dagli Anglo-Sassoni; chè anzi in tutte le sue leggi fu parzialissimo pe' Normanni.
-Per altra parte chi ordinò l'assassinio dell'arcivescovo di Cantorbery (lasciando a
-parte il merito della causa) poteva ben'anche rinnovellare la legge del coprifuoco.
-Se poi o Riccardo o (cosa che sarebbe stata più verisimile) Giovanni avessero fatto
-risorgere sì odiosa legge, Walter Scott, cred'io, si sarebbe valso di Cedric per rendere
-consapevoli i suoi leggitori.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note22">
-<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Ognun vede che questo grottesco miscuglio della Madonna e del Papa, e degli
-usi della cavalleria coi fatti dell'antico Testamento, è inteso a provare l'ignoranza
-che in quella età dominava e nel Clero e più nelle persone datesi al mestier
-dell'armi, ignoranza che comunque molto estesa, pure aveva i suoi gradi proporzionati
-ai ceti degl'individui; la qual cosa Walter Scott fa ingegnosamente comprendere dalla
-risposta che Fitzurse, uom di gabinetto, dà a Bracy, condottiere di bande d'armigeri.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note23">
-<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Tal era il nome che davasi a que' giorni alla musica vocale unita all'istrumentale.
-I cantarini o <i>menestrelli</i> che accompagnavano le ballate col liuto erano
-professori dell'<i>arte giocosa</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note24">
-<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Antichi generi di poesia francese portati in Inghilterra dai conquistatori normanni.
-Le <i>serventesi</i> (<i>sirvente</i>) erano poesie in terza rima, le <i>lai</i> poesie flebili, i
-<i>virelai</i> poesie miste di versi luoghi e corti, e con ritornello.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note25">
-<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Oltre ai frati cresciuti a dismisura nel secolo XIII, i Templari, i cavalieri di
-Gerusalemme, i reduci dalla crociata allor ringorgavano nell'Inghilterra.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note26">
-<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Non mi fo mallevadore di questo fatto che si riferisce alla storia naturale,
-e da me presentato qual lo trovai nell'autografo che è guida del mio racconto. <i>Nota dell'autore inglese.</i></p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note27">
-<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>.&nbsp;&nbsp;</span>È una trista verità, ma pur verità, che ne' tempi, di cui parla questo romanzo storico,
-e anche assai prima, e anche molto tempo dopo, non v'era scellerato, o masnadiero
-in Europa, che nel compiere i più atroci delitti non invocasse il nome di Dio, e tutti gli emblemi
-i più rispettabili della nostra religione, di cui si mostrava egli pure persuaso. Ho ragione
-di dire anche molto dopo l'epoca del presente romanzo. Non v'ha chi ignori come nel
-secolo XV, diversi fra quali anche ecclesiastici di riguardo, avendo partecipato alla celebre
-congiura de' Pazzi, intesa a trucidare Lorenzo e Giuliano de' Medici, vennero scelti per
-teatro dell'assassinio la chiesa di s. Riparata in Firenze, per tempo di commetterlo, un
-dì festivo e l'istante dell'elevazione dell'Ostia. V. Machiavelli e Galuzzi.
-</p>
-
-<p>
-Chi fosse curioso d'altre prove di delitti, ai quali si osava chiamare testimonio
-ed auspice il cielo, e commessi in tal modo fin da persone, che per dignità e ministero
-avrebbero dovuto vie più inorridirne, legga il carteggio fra Baiazet II ed un principe
-Cristiano in Bethune, <i>Biblioteca Reale di Francia</i>, ecc.; in Tommasi, <i>vita del
-duca Valentino</i>, tom. 1.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note28">
-<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>.&nbsp;&nbsp;</span><i>Vostro Valore</i>, altro titolo della natura di <i>Vostra Grazia, Vostra Grandezza</i>.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note29">
-<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Isacco, che aveva sempre fatto ridere, a questo passo diviene sublime, e comanda
-le lagrime. Non solo ai tempi descritti dall'autore, ma anche al dì d'oggi, in compenso
-di alcuni difetti insiti nella popolazione ebrea, o piuttosto prodotti da circostanze ad
-essa pregiudizievoli nè vinte ancora del tutto dai progressi della ragione, è caratteristico
-della stessa nazione un esemplare, tenero amor di famiglia; per cui, se non istette
-al di sotto del vero, non esagerò certamente Isacco nella conclusione della seconda
-risposta, non men comovente della prima e dell'ultima, vigorosissima in oltre e ricca
-d'immagini, che, come or vedrassi, egli diede a Reginaldo di Frondeboeuf.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note30">
-<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>.&nbsp;&nbsp;</span>In que' giorni i carcerieri delle persone d'alto affare erano uomini eglino pure
-ragguardevoli. Anche in Italia, circa un secolo e mezzo dopo l'epoca cui si riferisce
-questo romanzo, il carceriere di Cosimo de' Medici, soprannominato indi Padre della
-Patria, ma in quel momento perseguitato da una fazione, era ser Francesco Malevolti
-gentiluomo cospicuo di Firenze, al cui nobile animo lo stesso Cosimo dovette la salvezza
-della propria vita compromessa da un tradimento, e in tal qual modo la libertà.
-E simile usanza durò certamente fino al secolo XVI nell'Inghilterra, perchè il
-carceriere di Maria Stuarda era sir Amiano Powlet, signore di Fotheringay.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note31">
-<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Distintivo de' cavalieri, come si è veduto in altra parte di questo romanzo.
-Ognun scorge che lady Rowena si vale di questa circollocuzione perchè vuol piuttosto
-riguardarlo <i>uom che porti catenelle e speroni d'oro</i>, anzichè autenticargli il titolo di
-cavaliere nell'atto di commettere un'azione scellerata.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note32">
-<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Costume atroce che a quei giorni veniva praticato, talvolta anche senza perfidia
-d'animo, ma per un principio di pietà, così ravviata da que' semibarbari, verso
-tai moribondi della cui guarigione si disperava, e ciò per torli più presto di stento.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note33">
-<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>.&nbsp;&nbsp;</span>In una nota precedente a pag. 134-135 dicemmo che questo re Stefano fu
-anche più condiscendente del suo predecessore Enrico I, ma tale sua condiscendenza,
-limitata a non accrescere la durezza delle leggi imposte dai conquistatori, fu quella
-stessa che lasciò più allentata briglia alle fazioni, e quindi la debolezza del monarca
-divenne contemporanea all'accrescere del pubblico disordinamento.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note34">
-<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Que' Sassoni professavano cattolicismo misto ancora d'idolatria, e attribuendo
-alla divinità e ai canti le passioni dell'odio e della vendetta, come erano
-avvezzi a supporle ne' loro idoli, doveano certamente credere che Maria Vergine non
-avrebbe mai più perdonato alla stirpe di coloro i quali le crocifissero il figlio.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note35">
-<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si sono divisi quasi in due parti gli storici, uno che appone ogni genere di
-empietà ai Templarii, altra che li difende. Alla pittura offertane di Bois-Guilbert,
-è lecito il credere che l'autore di questo romanzo tenga alla prima schiera. Se i
-partigiani dei Templarii sono in maggior numero, debbe anche attribuirsi all'orrore
-eccitato dal modo dispotico quanto atroce onde adoperò contr'essi, nel 1327, Filippo
-il Bello, il quale, com'è noto, ottenne da Clemente V, propensissimo a questo
-monarca, l'abolizion di tal ordine, poi vagheggiandone le ricchezze, mandò sul
-rogo gli individui che ad esso appartenevano. Ciò nullameno molti storici, anche
-moderati nel giudicare i Templarii, non sanno scusarli dalla colpa di dissolutezze
-perfino le più abbominevoli. I più accaniti poi nel perseguitarli attribuiscono loro
-d'aver professate tutte le empietà che a mano a mano Walter Scott pone sulle labbra
-di Bois-Guilbert.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note36">
-<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Fra le accuse date sotto il regno di Filippo il Bello ai Templarii furono
-quelle di professare nei conciliaboli de' provetti fra essi una indifferenza religiosa
-che sapea d'ateismo, e di macchinare un gran cambiamento così morale come politico
-su tutto il globo.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note37">
-<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>.&nbsp;&nbsp;</span>A que' giorni <i>Cherco</i> tanto significava persona ecclesiastica, quanto scienziato.
-Qui s'adopera per scienziato, ma era necessario conservare tale parola per dar luogo
-allo scherzo di Bracy: <i>La Reverenza Vostra</i> ec.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note38">
-<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Tutt'altri che un matto sarebbe stato impaziente di manifestarsi al padrone,
-e di non perdere un tempo troppo prezioso nello spassarsi a render più vaga la sorpresa
-che dovrà derivare dal suo travestimento. Ma Wamba era sempre un matto,
-e anche nel prestare un'opera da un uom di senno dovea lasciar trasparire il proprio
-carattere.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note39">
-<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Vedrà ognuno come l'intenzione dell'autore in questo luogo è meno quella
-di por fra le labbra di Wamba un giuoco di parole, che mettere sempre in maggior
-evidenza a quale avvilimento i Normanni conquistatori aveano tratti i nativi; avvilimento
-per cui i pronipoti di coloro che sostennero le cariche dello stato, erano
-ridotti alla condizione di schiavi, di buffoni, di porcaiuoli.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note40">
-<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Chi avrebbe immaginato in un dialogo fra Cedric vestito da frate, e la schifosa
-Ulfrida di cui si maladice le mille volte l'arrivo, chi avrebbe, dissi, immaginato
-di trovare quanto di sublime l'eloquenza può suggerire? Chiedo indulgenza a' miei
-leggitori, se queste pause della mia ammirazione lor sembrassero troppo frequenti,
-benchè nol saranno mai in proporzione delle cose da ammirarsi in Walter Scott. Ma
-io sono co' miei leggitori nello stato dello spettatore di un bellissimo dramma. Ei
-non può far di meno di volgersi ai vicini della platea per partecipare in comunione
-con essi o del dolore o della gioia o dell'estasi che lo rapiscono, e talvolta anche
-gl'incomoda coll'interrompere il corso della loro attenzione. Di fatto le sublimità
-del dialogo non finiscono ove ho posta io questa nota.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note41">
-<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>.&nbsp;&nbsp;</span>S'intende ora il motivo, per cui Reginaldo di Frondeboeuf, sempre scellerato,
-sempre incapace d'un sentimento che s'accosti nemmeno in lontananza a virtù,
-pur si ristette un momento in sua ferocia al vedere l'amore sviscerato d'Isacco verso
-la figlia sua (cap. XXI, pag. 188). Il rimorso del commesso parricidio si ridestò a
-suo malgrado.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note42">
-<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Le stragi operate dalle crociate, i roghi ove ardeano gli Ebrei ne' regni di
-Spagna e del Portogallo, il totale sterminio degli abitanti di una metà di globo,
-hanno provato per lungo tempo, come la malvagità e l'ignoranza avessero sformati
-mostruosamente i puri principii di quella religione, il cui primo caratteristico è
-l'amor de' suoi simili.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note43">
-<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Questi veri motivi, per cui Isacco rimase abbandonato, son pur quelli ch'ei si
-astenne dal far noti a Cedric e ad Atelstano allorchè lo trovarono nella selva. V. p. 162.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note44">
-<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si osservi che poco prima l'autore notò esser tale la grossezza del masso scalcinato,
-che avrebbe rotto il ponte. Quindi col nuovo divisamento immaginato dal
-Templario non s'accordava più il gettare abbasso la stessa pietra per disfarsi de' due,
-che ora si vogliono per altra via precipitar nella fossa.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note45">
-<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Abbiam veduto che il cavalier Nero aveva in allora per suo stemma un catenaccio
-e diverse spranghe di ferro.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note46">
-<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Poichè Wamba al pari di tutti i Sassoni di que' tempi professava di buona
-fede il Cristianesimo, gli è forse perfino inutile il far osservare che la sua arguzia
-non poteva intendere a satireggiare i veri Cristiani, ma bensì coloro, i quali molti
-erano in tale età, e molti sono stati pur troppo e prima e dopo, che volendo far servire
-alla propria malvagità la religion professata, perdonavano come cristiani, e sotto
-nomi di giustizia divina, d'onore, di dovere coloravano il serbato odio e le vendette
-sin le più atroci.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note47">
-<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Un Ebreo costretto ad aver che fare con tal razza d'uomini, i quali però si
-intitolavan Cristiani, era scusabile se la pensava così.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note48">
-<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Uno scrittore italiano non potrà senza tema di digradare in dignità, valersi
-di questi modi finchè durerà rimembranza del <i>Convitato di Pietra</i>, e di quel famoso
-monologo d'Arlecchino: <i>Se tutti gli alberi</i> ecc.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note49">
-<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Benchè il priore di Jorvaulx nel principio sia stato indicato come uomo men
-cattivo degli altri suoi cari amici che si segnalarono per le loro scelleratezze nel decorso
-di questo romanzo, non fu però detto che fosse un fior di virtù. In oltre, e buoni
-e cattivi, e Normanni e Sassoni, credeano opera sì meritoria il riguardare siccome
-bruti gli Ebrei, che non arrossivano nè credean colpa l'aggiustare, anche in empia
-guisa, i sacri testi alla sragionevole loro intolleranza.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note50">
-<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Reginaldo Fitzurse, William di Tracy, Ugo di Morville e Riccardo Briton, furon
-gli ufiziali, che interpretarono gli accenti di Enrico II, come questi desiderava
-venissero interpretati, e si assunsero incarico di assicurare l'uomo or collocato fra i
-martiri della chiesa.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note51">
-<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Locksley, ossia Robin-Hood, s'intitolò monarca nella foresta ove alla presenza
-del cavalier Nero (ora re Riccardo) fu fatta la distribuzione delle spoglie di Torquilstone.</p>
-</div>
-
-<div class="footnote" id="note52">
-<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>.&nbsp;&nbsp;</span>Si sa che il delitto d'Ivanhoe al cospetto del padre era l'essersi chiarito pei
-Normanni col divenire il favorito di Riccardo Cuor-di-Leone.</p>
-</div>
-</div>
-
-<div class="tnote">
-<p class="tntitle">
-Nota del Trascrittore
-</p>
-
-<p>
-Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione
-minimi errori tipografici.
-</p>
-
-<p class="covernote">
-Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio.
-</p>
-</div>
-
-
-
-
-
-
-
-
-<pre>
-
-
-
-
-
-End of the Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott
-
-*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE ***
-
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Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-008a.jpg b/old/63194-h/images/ill-008a.jpg
deleted file mode 100644
index 930c3b6..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-008a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-010a.jpg b/old/63194-h/images/ill-010a.jpg
deleted file mode 100644
index f2c6eb5..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-010a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-012a.jpg b/old/63194-h/images/ill-012a.jpg
deleted file mode 100644
index 549be76..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-012a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-032a.jpg b/old/63194-h/images/ill-032a.jpg
deleted file mode 100644
index b0ca566..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-032a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-040a.jpg b/old/63194-h/images/ill-040a.jpg
deleted file mode 100644
index 2baa1c1..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-040a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-044a.jpg b/old/63194-h/images/ill-044a.jpg
deleted file mode 100644
index 6cb5ad6..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-044a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-052a.jpg b/old/63194-h/images/ill-052a.jpg
deleted file mode 100644
index d6732ae..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-052a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-064a.jpg b/old/63194-h/images/ill-064a.jpg
deleted file mode 100644
index d8081f5..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-064a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-076a.jpg b/old/63194-h/images/ill-076a.jpg
deleted file mode 100644
index 7aaaf8a..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-076a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-112a.jpg b/old/63194-h/images/ill-112a.jpg
deleted file mode 100644
index 59ce418..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-112a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-148a.jpg b/old/63194-h/images/ill-148a.jpg
deleted file mode 100644
index 059039d..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-148a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-152a.jpg b/old/63194-h/images/ill-152a.jpg
deleted file mode 100644
index cadc634..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-152a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-164a.jpg b/old/63194-h/images/ill-164a.jpg
deleted file mode 100644
index 65d1cde..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-164a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-176a.jpg b/old/63194-h/images/ill-176a.jpg
deleted file mode 100644
index 9f7f6ac..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-176a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-188a.jpg b/old/63194-h/images/ill-188a.jpg
deleted file mode 100644
index 71bb84c..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-188a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-204a.jpg b/old/63194-h/images/ill-204a.jpg
deleted file mode 100644
index ffad31f..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-204a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-244a.jpg b/old/63194-h/images/ill-244a.jpg
deleted file mode 100644
index 6b993c1..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-244a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-256a.jpg b/old/63194-h/images/ill-256a.jpg
deleted file mode 100644
index ac5de8e..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-256a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-260a.jpg b/old/63194-h/images/ill-260a.jpg
deleted file mode 100644
index 250a248..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-260a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-276a.jpg b/old/63194-h/images/ill-276a.jpg
deleted file mode 100644
index 58a308a..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-276a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-278a.jpg b/old/63194-h/images/ill-278a.jpg
deleted file mode 100644
index c0f4b03..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-278a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-324a.jpg b/old/63194-h/images/ill-324a.jpg
deleted file mode 100644
index 779675b..0000000
--- a/old/63194-h/images/ill-324a.jpg
+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-332a.jpg b/old/63194-h/images/ill-332a.jpg
deleted file mode 100644
index e27c2b8..0000000
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+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-340a.jpg b/old/63194-h/images/ill-340a.jpg
deleted file mode 100644
index 217982b..0000000
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+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-372a.jpg b/old/63194-h/images/ill-372a.jpg
deleted file mode 100644
index 387ac21..0000000
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+++ /dev/null
Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-402a.jpg b/old/63194-h/images/ill-402a.jpg
deleted file mode 100644
index affbb15..0000000
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Binary files differ
diff --git a/old/63194-h/images/ill-406a.jpg b/old/63194-h/images/ill-406a.jpg
deleted file mode 100644
index f0c09ed..0000000
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+++ /dev/null
Binary files differ