diff options
| author | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-02-04 06:16:48 -0800 |
|---|---|---|
| committer | nfenwick <nfenwick@pglaf.org> | 2025-02-04 06:16:48 -0800 |
| commit | b011d0d21e3edecfc079bae4d3f2f9b21d2758e6 (patch) | |
| tree | 2ce1aeec68f57171cfac4cf4931bb75b4bdd7294 | |
| parent | cce36eabc732ebf19d0ae40c9f11517d230fd385 (diff) | |
36 files changed, 17 insertions, 49289 deletions
diff --git a/.gitattributes b/.gitattributes new file mode 100644 index 0000000..d7b82bc --- /dev/null +++ b/.gitattributes @@ -0,0 +1,4 @@ +*.txt text eol=lf +*.htm text eol=lf +*.html text eol=lf +*.md text eol=lf diff --git a/LICENSE.txt b/LICENSE.txt new file mode 100644 index 0000000..6312041 --- /dev/null +++ b/LICENSE.txt @@ -0,0 +1,11 @@ +This eBook, including all associated images, markup, improvements, +metadata, and any other content or labor, has been confirmed to be +in the PUBLIC DOMAIN IN THE UNITED STATES. + +Procedures for determining public domain status are described in +the "Copyright How-To" at https://www.gutenberg.org. + +No investigation has been made concerning possible copyrights in +jurisdictions other than the United States. Anyone seeking to utilize +this eBook outside of the United States should confirm copyright +status under the laws that apply to them. diff --git a/README.md b/README.md new file mode 100644 index 0000000..6c5a955 --- /dev/null +++ b/README.md @@ -0,0 +1,2 @@ +Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org) public repository for +eBook #63194 (https://www.gutenberg.org/ebooks/63194) diff --git a/old/63194-0.txt b/old/63194-0.txt deleted file mode 100644 index 2d2a55b..0000000 --- a/old/63194-0.txt +++ /dev/null @@ -1,21514 +0,0 @@ -The Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott - -This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with -almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or -re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included -with this eBook or online at www.gutenberg.org/license - - -Title: Ivanhoe - ossia Il ritorno del Crociato - -Author: Walter Scott - -Illustrator: Francesco Hayez - -Translator: Gaetano Barbieri - -Release Date: September 13, 2020 [EBook #63194] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - - - - - - [Illustrazione: WALTER SCOTT] - - - IVANHOE - - OSSIA - - IL RITORNO DEL CROCIATO - - - DI - WALTER SCOTT - - - VERSIONE DEL PROFESSORE - G. BARBIERI - - - Illustrato di Tavole incise a bulino - prese dalle rinomate del pittore - F. HAYEZ - - Giunta credei del mio partir l'aurora; - Dissi agli amici addio; qui stommi ancora. - _Prior._ - - VOLUME UNICO. - - - - MILANO - Presso il Libraio Editore G. Reina - 1843. - - - - -IVANHOE - -O SIA - -IL RITORNO DEL CROCIATO - - - - -CAPITOLO PRIMO - - «Tal favellando riducean l'armento - De' loro porci con fatica al chiuso: - Che un patto innanzi fean, tre di rilento, - Quelle bestie, e acordanti, come d'uso - Parean grugnir: «noi distogliamo a stento - Dal loto il ventre e dalle ghiande il muso.» - - -In quella ridente piaggia dell'Inghilterra cui portano fecondità -e delizie l'acque del Don, sorgeva un dì vasta foresta, dietro la -quale s'ascondeano in gran parte le montagne e le valli situate -fra Sheffield e la deliziosa città di Doncaster. Vedonsi tuttavia -gli avanzi dell'antica selva ne' sontuosi dominii di Wentworth e di -Warncliffe-Park e nei dintorni di Rotherham. Quivi è che la tradizione -colloca il teatro de' guasti operati dal favoloso drago di Wactley. -Quivi accaddero alcune fra le sanguinose battaglie, che le civili -discordie della _Rosa Rossa_ e della _Rosa Bianca_ eccitarono. Quivi -pure fiorirono quelle bande di prodi, che furono in origine cacciatori -di contrabbando, e che, proscritti in pena di tale colpa, si fecero -per necessità masnadieri, e le cui imprese, ciò nonostante sono celebri -nelle antiche ballate inglesi. - -Ella è questa la scena de' fatti che imprendiamo a narrare; storia che -si riferisce alla fine del regno di Riccardo I, allorquando questo -principe giaceva nei ferri, e il suo riscatto desideravano, più di -quanto lo sperassero, i sudditi suoi, stanchi e tratti a stremo da -tutte quelle calamità, che tiranni secondarii possono far provare -ad una misera popolazione. I nobili, il cui potere era divenuto -esorbitante nel durar del regno di Stefano, e ricondotti appena ad -una specie di soggezione alla corona dalla saviezza di Enrico II, -aveano riassunta tutta l'antica loro licenza, cui si abbandonarono più -sfrenatamente che mai. Facendosi costoro scherno delle rimostranze di -un debole consiglio di Stato, affortificavano le proprie castella, -cresceano il numero delle loro creature, riduceano in vassallaggio -tutti i paesi circonvicini, nè omettevano ogni possibile espediente, -per raccogliere forze che lor bastassero a ben comparire nelle -politiche agitazioni, delle quali era minacciata l'intera contrada. - -Ned era migliore la condizione di quella classe di nobili, che veniva -tosto dopo i grandi baroni, di quella classe detta comunemente -_Franklin_[1] indipendente giusta le leggi inglesi dalla feudale -tirannide. Ma precario era divenuto per essi un tale diritto. Se, come -accadea d'ordinario, questi _Franklin_ si metteano sotto la protezione -d'alcuno fra i piccoli monarchi confinanti, accettando qualche carica -feudale nelle case de' medesimi, ovvero se con un negoziato di lega -si obbligavano a soccorrerli in tutte le loro imprese, a tal prezzo -ottenevano per vero dire una tranquillità temporanea; ma gli era -il prezzo di quell'indipendenza cotanto cara ad ogni cuore inglese, -oltre al rischio di dovere sovente prendere parte nelle spedizioni le -più temerarie, che ambizione potesse suggerire al loro proteggitore. -Per altra parte i grandi baroni avevano in loro arbitrio tante vie -di vessare e d'opprimere, che trovavano ognora un pretesto, e rado -mancavano di volontà per tribolare, perseguire, disastrare que' meno -possenti vicini che cercavano sottrarsi alla loro autorità; o che -pensavano una condotta tranquilla e le leggi del paese essere bastante -schermo per essi contro il pericolo di que' tempi. - -Le conseguenze della conquista dell'Inghilterra, operata da Guglielmo, -duca di Normandia, non contribuirono poco ad aumentare la tirannide -dell'alta nobiltà ed i patimenti delle classi inferiori. Quattro -generazioni non aveano bastato per fare del sangue ostile dei -Normanni e di quello degli Anglo-Sassoni un sangue solo, nè per -congiungere coi vincoli d'uno stesso idioma e de' communi interessi -due nemiche schiatte, l'una delle quali respirava ancora l'orgoglio -del riportato trionfo, l'altra deplorava tuttavia la vergogna della -sofferta disfatta. L'esito della giornata di Hastings avea concentrata -ogni autorità nelle mani della nobiltà normanna, la quale, siccome -l'accertano i nostri storici, non ne aveva usato con moderazione. Le -famiglie dei principi e nobili Sassoni, tranne un piccolissimo numero, -erano state annichilate o spogliate, e rarissime furono, che ne' paesi -governati dai loro maggiori possedessero ancora i dominii di seconda o -di terza classe. Perchè la politica di Guglielmo e de' suoi successori -si stette nell'affievolire, fosse per vie legali od illegali, la -forza di una parte di popolazione, considerata, nè a torto, da questi -principi come quella che nudriva l'odio il più inveterato contro i -conquistatori dell'Inghilterra. Tutti i re di stirpe normanna non -trascuravano occasione di mostrarsi grandemente parziali alla parte -normanna de' loro sudditi. Laonde le leggi proibitive della caccia, -e molte altre, pria sconosciute al codice sassone, ed estranee ai -miti e liberi principii sui quali fondavasi, vennero introdotte -nell'Inghilterra, quasi a crescer gravezza ai ceppi di cui andavano -carichi i suoi debellati abitatori. Così alla corte come entro le -castella dell'alta nobiltà, ov'era grande la sollecitudine d'imitare -la pompa e la magnificenza della Corte, altro idioma non parlavasi -che il francese. Fu questo l'idioma onde si perorava ne' tribunali, in -quest'idioma soltanto i giudizi si profferivano. In una parola esso era -l'idioma dell'onore, della cavalleria e della giustizia, intanto che -l'anglo-sassone, più maschio ed espressivo, si abbandonava ai contadini -e al basso volgo che d'altra lingua non conoscea. Pure la necessità -d'intendersi fra i signori delle terre e gli enti d'inferior lega che -le coltivavano, diede origine a mano a mano ad un nuovo dialetto, che -non era nè tutto francese nè tutto anglo-sassone. Tal si fu l'origine -dell'idioma inglese presente. La lingua de' vincitori e quella dei -vinti insieme si confusero con felice lega, e ne nacque la nuova, -arricchita indi a grado a grado dalle conquiste fatte sulle lingue -classiche e su quelle che si parlano dalle nazioni del mezzogiorno -europeo. - -Tal era lo stato delle cose in que' tempi, ed ho creduto opportuno il -narrarle, non già perchè la storia dopo il regno di Guglielmo II, detto -il Rosso, contenga o guerre o sommosse, o tai grandi avvenimenti che -presentino gli Anglo-Sassoni sotto aspetto di nazione separata; pure -mi giova che i miei leggitori nel corso di questa narrazione abbiano -sempre dinanzi agli occhi la linea di confine, onde si mantennero -disgiunti i discendenti dei Normanni dai discendenti dei Sassoni, e per -gli odiosi privilegi che i conquistatori si arrogarono sui conquistati, -e per la rimembranza, sgradevole ai secondi, di quanto furono a -confronto di quel che erano divenuti; rimembranza che durata fino al -regno d'Edoardo III, conservò aperte le piaghe fatte dalla conquista. - -Il sole già al suo tramonto indorava una fra le parti più apriche -e deliziose della foresta poc'anzi descritta, la quale però non era -diradata cotanto che non mandassero ombra al sottoposto erboso suolo i -folti rami di più centinaia di quercie che i secoli coronarono, e che -videro forse il passaggio de' trionfanti romani eserciti. In alcuni -luoghi di questo sito amenissimo sorgeano betulle, agrifogli ed altre -piante cedue d'ogni specie, le cui frasche s'intralciavano in guisa che -ascondevano i raggi del sol cadente. Altrove gli alberi, scostandosi -gli uni dagli altri, mostravano all'occhio, vago d'addentrarsi quanto -potea ne' loro avvolgimenti, una serie di lunghi ed irregolari viali, -cui l'immaginazione riguardava siccome sentieri selvaggi che a luoghi -più selvaggi ancor conduceano. Qui la rossa luce degli ultimi raggi, -rotta dalle foglie, assumea un color più pallido; là pompeggiava -della sua porpora su zolle ignude d'alberi e pronte ad accoglierla per -intero. Uno di que' maggiori diradamenti della selva sembrava essere -stato un dì sacro alle cerimonie superstiziose de' Druidi, perchè -sulla vetta di piccolo poggio, regolare sì che sarebbesi detto umano -lavoro, vedeansi gli avanzi d'un cerchio di sassi greggi ed enormi. -Sette di questi rimanevano ancora all'antico loro sito, gli altri -ne erano stati smossi forse dallo zelo di alcuni fra i primi neofiti -del cristianesimo; e quali allontanati di pochi passi, quali tratti -sino al pendio della collina, un solo di questi precipitato fino alla -radice di essa, arrestando in suo corso un ruscelletto, lo costrinse a -sormontar tale ostacolo, onde soltanto d'indi in poi cominciò quel rivo -a susurrar gratamente. - -Due singolari personaggi teneano in allor quella scena. I modi esterni -loro e le vesti presentavano quell'indole di selvaggia rusticità, per -cui in que' remotissimi tempi andavano contraddistinti gli abitanti -occidentali della contea d'York. Il più attempato d'essi parea -un contadino ruvido ed ignorante oltre ogni dire, e vestiva abito -semplicissimo, che era una specie di giustacuore colle maniche, fatto -colla pelle concia di qualche animale, cui si era lasciato in origine -il pelo, ma logoro sì questo pelo che ne rimaneano sol poche falde, nè -si potea ravvisare dalle medesime a quale bestia avesse appartenuto. -Scendea tale abito dal collo al ginocchio, e tenea vece dell'altre -vesti che sogliono immediatamente coprire il corpo. Fornito d'una sola -apertura nella parte superiore, era questa assai larga, affinchè vi -passasse la testa, onde appariva ad evidenza, che si addossava nello -stesso modo con cui oggi si suol mettere una camicia, o come il giaco -ne' dì più rimoti. I costui piedi erano difesi da zoccoli che coreggie -di cinghiali annodavano. Due liste di cuoio più sottile partivano da -questi zoccoli e s'avvolgeano incrocicchiate fino alla metà della -gamba, lasciando poi ignudo il ginocchio come usano anche oggidì i -montanari scozzesi. La tonaca da noi descritta era stretta al corpo -col ministerio d'una cintura di corame, che un fibbiaglio d'ottone -chiudeva. Pendeano a questa da un lato una specie di saccoccia, e -dall'altro un corno di montone, foggiato ad essere stromento da fiato; -e le era parimente raccomandato un lungo coltello da caccia, largo -di lama, puntuto, a due tagli, e guernito di manico d'osso, arme che -fabbricavasi in que' dintorni e che fin d'allora nomavasi coltello di -Sheffield. Quest'uomo portava il capo scoperto, e i suoi capelli d'un -color rosso carico erano serrati in varie strettissime trecce. Non mi -rimane a descrivere che una parte del suo aggiustamento, troppo degna -d'osservazione per potersi dimenticare; ed era un collare di ottone -simile a quello di un cane, ma che non si apriva, onde chi lo portava -non poteva levarselo mai dal collo se non ricorreva alla lima, largo -però quanto bastava a non impacciargli nè il moto nè il respiro. Su di -questo collare leggevasi in caratteri sassoni la seguente iscrizione: -«_Gurth, figliuolo di Beovulfo, nato servo di Cedric di Rotherwood._» - -Presso questo porcaiuolo, chè tale era la professione di Gurth, stava -seduto sopra uno di que' sassi da noi menzionati altro uomo, che di -dieci anni sembrava più giovine del compagno, e che vestito di abito, -quanto alla forma, simile a quello di Gurth, ne diversava nell'essere -ricco ed elegante. D'un bel colore di porpora era il giustacuore, -sopra cui stavano dipinti in varii colori e alla meglio diversi ornati -grotteschi. Aggiungevasi un mantello di panno cremisino, alquanto -macchiato, per vero dire, e ornato d'una lista color d'arancio -vivacissimo, il qual mantello gli scendeva a mezza coscia soltanto. -E tale era ch'ei poteva portarlo come più gli piaceva, o sopra una -spalla, o sopra l'altra, o avvilupparvi tutta la parte superiore del -corpo, la qual cosa, attesa la poca lunghezza del mantello medesimo, -non contribuiva di leggeri a rendere bizzarro sì fatto arredo. Andavano -le costui braccia ornate di smaniglie d'argento e d'argento pure n'era -il collare che portava la seguente iscrizione: «_Wamba, figliuolo -di Witless, nato servo di Cedric di Rothervood._» Non dissimili -dai zoccoli di Gurth erano quelli di Wamba, ma invece che a questo -tenessero luogo di calze le stringhe di cuoio incrocicchiate attorno -alla gamba, portava egli due cose (quella specie di stivaletti, che i -francesi chiamano guêtres) l'una rossa e l'altra gialla. Copriva il -capo di un berrettone, guarnito di sonaglietti eguali a quelli che -vediamo attaccarsi al collo dei falchi, onde se ne udiva il suono e -qualunque moto ch'egli facea; cosa che accadeva di frequente, perchè -cambiava di postura ad ogni minuto. La parte inferiore di questo -berrettone vedeasi orlata d'una fascia di cuoio, frastagliata a -foggia di corona, e la superiore acuminata gli ricadea sulle spalle -a guisa delle antiche nostre berrette da notte, o d'un berrettone -d'ordinanza d'un ussero odierno. A questa parte del suo acconciamento -da testa erano attaccati i sonaglietti. Tal circostanza, la forma del -berrettone, e l'apparenza stessa della sua fisonomia, che indicava -un capo sventato, benchè non privo dalla sua buona dose di malizia, -annunziavano esser egli un di quegli enti allor conosciuti sotto -nome di buffoni, mantenuti dai grandi per disannoiarsi delle molte -ore penose che erano costretti a passare nei loro castelli. Non meno -del compagno aveva una saccoccia attaccata alla cintura, ma non gli -si vedeva nè il corno nè il coltello da caccia, chè forse sarebbesi -riputata imprudente cosa il confidare armi a questa razza di gente. -Invece del coltello portava egli una sciabola di legno non diversa da -quella con cui Arlecchino opera i suoi prodigi nelle moderne nostre -burlette pantomimiche. - -La fisonomia e il contegno di questi due uomini presentavano una -diversità sorprendente al pari del loro abito. Parea d'uomo angoscioso -il sembiante di Gurth. Tenea egli bassa la testa dando a divedere tale -sconforto, che sarebbesi detto indolenza, se la vivacità che brillava -nei suoi sguardi, ogni qual volta gli alzava, non avesse indicato che, -a malgrado di sì tetro invilimento, il suo cuore sentiva l'oppressione -cui vedevasi condannato, e nudriva il desiderio di liberarsene. In vece -la fisonomia di Wamba non annunziava se non se una vaga curiosità, -un tal quale irrequieto bisogno di cambiare atteggiamento a tutti -gl'istanti, e la baldanza inspiratagli dall'onorevole carica ch'egli -occupava e dall'abbigliamento di cui ornavasi. I dialoghi di questi -due individui si facevano in anglo-sassone, la qual lingua, come già il -dissi, era divenuta quella delle classi inferiori, se si eccettuino i -soldati normanni e le persone attenenti al personale servigio dell'alta -nobiltà. - -«Possa la maledizione di san Withold venire addosso a questi sgraziati -porci!» disse Gurth dopo aver sonato per più riprese il suo corno onde -raunare quella sparsa mandria, la quale con suono non meno melodioso -rispondeva all'invito, nè molto curavasi di abbandonare il sontuoso -desco di ghiande e di semi di faggio che l'ingrassavano, nè il torbido -pantano fra cui l'avvoltolarsi era per molti di quel consorzio più -soave cosa che l'ubbidire alla voce del loro guardiano. «Sì! che la -maledizione di san Withold cada sovr'essi e sovra di me! Se qualche -lupo da due gambe non me ne porta via qualcheduno questa sera, io non -mi chiamo nemmeno Gurth. Vien qui, Fangs,» gridava egli a più non posso -ad un cane di grande statura, per metà mastino, per metà levriere, -che correva qua e là, come per eccitare il padrone a raccozzare il -recalcitrante suo armento; ma o fosse mal avvezzata la bestia, o non -intendesse i segni che gli facea il porcaiuolo, o non ascoltasse che -un cieco impeto naturale, sparpagliava col suo matto correre i porci, e -aumentava il disordine anzichè porvi riparo. - -«Possa il diavolo strapparti i denti che ti rimangono» esclamò allora -Gurth «e l'inferno s'abbia quell'assassino di boscaiuolo che leva i -denti davanti ai nostri cani! È egli possibile che così facciano il -loro dovere? Wamba, a te Wamba! leva su, e se tu sei uomo, dammi un -poco d'aiuto. Gira dalla parte di dietro la montagna, onde prendere -il sopravvento ai miei porci, e vedrai che te li pari innanzi come se -fossero innocenti agnellini.» - -«Se ho ha dirtela» rispose Wamba senza cambiare postura «ho consultate -su di ciò le mie gambe, e sono esse d'unanime avviso, che il portare -i miei gioielli in mezzo a quella pozzanghera sarebbe colpa d'alto -tradimento contro il mio sovrano e contro la mia guardaroba. Io ti -consiglio dunque, o Gurth, a richiamare Fangs, e mettere la tua mandria -nelle mani della Provvidenza. Vi sarà gente che ne prenderà cura, o si -scontri essa in una truppa di soldati, o in una banda di cacciatori, -od anche in una brigata di pellegrini, ai porci che hai in custodia non -può mancare domani mattina la bella sorte di trasformarsi in normanni, -la qual cosa non dev'essere una picciola consolazione per te.» - -«I miei porci trasformati in Normanni! Spiegami questa faccenda, o -Wamba: perchè io non ho nè l'ingegno assai acuto, nè lo spirito assai -contento per interpretare gl'indovinelli.» - -«Come nomini tu in sassone una di queste bestie da quattro zampe, che -corrono grugnendo?» - -«Che novità? _hog_, lo sa tutto il mondo.» - -«E _hog_ è buon sassone. Ma quando questa bestia è scannata, -scorticata, squadrata ed appiccata ad un rampino a guisa d'un ribelle, -allora in sassone come lo chiami?» - -«_Pork_.» - -«E anche questo tutto il mondo lo sa; ma quanto non sai tu è che _hog_ -è il nome normanno che porta questo animale vivo o morto che sia. -Dunque finchè questo animale vive e vive sotto la custodia d'un servo -sassone, conserva tuttavia il nome sassone, ed è un _hog_: ma se cade -in man di gente sollecita di gozzovigliare a sue spese, o di venderne -la carne, non mantiene il nome sassone di _hog_, fuorchè divenendo -normanno. Se restasse sassone si chiamerebbe _Pork_[2]. Che ne pensi, -amico Gurth?» - -«Penso che è la verità, benchè uscita della bocca d'un pazzo: ma per -san Dunstano che ella è una trista verità! Ci resta appena l'aria che -respiriamo, e credo bene che anche questa ce l'abbiano lasciata con -crepacuore, e solo forse per metterci in essere di sopportare meglio i -pesi di cui ci caricano continuamente le spalle. Le carni le più belle -e le più grasse sono per le loro mense, le donzelle le più avvenenti -pei loro letti; ed i più bravi fra i nostri giovinotti vanno a compire -i loro eserciti in terre straniere dove lasciano le proprie ossa; -onde non rimane poi qui nessuno che abbia nè la forza nè la volontà -di proteggere il povero Sassone. Dio benedica il nostro buon padrone -Cedric! Egli si è comportato da uomo nel mantenere da vero sassone la -propria dignità. Ma adesso che arriva nel paese Reginaldo Frondeboeuf -in persona, la vogliam veder bella! — Qui! qui!» si diede a gridar -verso il cane. «Bravo, Fangs, bravo, carino! Facesti il tuo dovere. -Ecco finalmente tutta la mia mandria raccolta.» - -«Gurth» soggiunse Wamba «ben mi accorgo adesso che tu mi tratti da -pazzo. Altrimenti non saresti mai stato così imprudente da mettere la -tua testa in bocca al leone. Una sola delle parole che avventurasti -contro i Normanni, ripetuta a Reginaldo Frondeboeuf, o a Filippo di -Malvoisin, ti basterebbe a perdere il tuo impiego di porcaiuolo, anzi -a far bella comparsa, sospeso al più alto ramo d'una di queste quercie, -per ispirare terrore a chiunque nell'avvenire si sentisse il prurito di -sparlare contro queste grandi potenze.» - -«Ma si può esser più cane di quel che il sei? Ho da credere che tu mi -voglia tradire dopo avermi eccitato tu stesso a parlare?» - -«Tradirti! Oh no! Sarebbe opera da uom d'ingegno. Un pazzo non può -prestarti così importanti servigi. — Ma ascolta. Qual gente è che ci -capita?» - -Si udiva da lontano uno strepito che annunziava venire a quella volta -una brigata numerosa di persone a cavallo. - -«Io non m'inquieto per sapere chi sieno» rispose Gurth, che raccolti -aveva i suoi porci, e col soccorso di Fangs li faceva entrare in uno di -que' viali dianzi descritti. - -«Voglio vedere chi sieno questi cavalieri» disse Wamba. «Essi vengono -forse dal paese delle fate, incaricati d'un messaggio del re Oberon.» - -«Ti possa soffocare la febbre!» sclamò Gurth. «Puoi tu parlare di -simili cose, intantochè siamo minacciati da un terribile temporale? Non -odi come mugghia il tuono? E non è distante che poche miglia da noi. -Hai tu osservato che lampo? la pioggia comincia a cadere. Non ho mai -veduti goccioloni sì grossi in mia vita. Non s'ode un soffio d'aria che -spiri. Pure le frasche di queste quercie fan quel fracasso che annunzia -orrenda tempesta. Tu puoi starti ragionando fino che vuoi; ma credimi -una volta per tutte: spicciamoci di riguadagnare la nostra abitazione -prima che il temporale incalzi. Ti predico che non sarà cosa sana per -noi il trovarci questa notte a cielo scoperto.» - -La forza di un tal ragionare persuase Wamba, datosi tosto ad -accompagnare Gurth; il quale si pose in cammino dopo essersi munito -d'un grosso bastone che raccolse a caso da terra; novello Eumeo che -a grandi passi addentravasi nel viale facendo a prova col cane nel -mandarsi avanti il gregge de' suoi immondi animali. - - [Illustrazione: _Qui! Qui! Bravo Fangs, bravo carino! - Facesti il tuo dovere! Ecco finalmente tutta la mia mandria - raccolta._] - - - - -CAPITOLO II. - - Era Priore, non più; ma in quel consorzio - Degno il credean di mitra; nè dal mondo - Avea quindi il sant'uom fatto divorzio. - Brïosi corridor, viver giocondo, - Caccie di cervi lo allettaro, e al desco - De' calici veder voleva il fondo. - CHAUCER. - - -Aveva Gurth un bel rimproverare Wamba perchè camminava troppo adagio. -Questi che dallo scalpitar de' cavalli comprendeva essere vicina -la brigata di cui s'accorsero, abbracciava a mano a mano tutte le -occasioni di fermarsi lungo la strada. Talvolta era una nocciuola a -metà matura ch'ei voleva cogliere di mezzo alla macchia. Tal'altra -volea trattenersi a dir qualche cosa ad una giovane villanella, in cui -si scontrava. Non tardò pertanto a raggiugnerli la cavalcata, composta -di dieci individui. I due che le stavano innanzi sembravano uomini -d'alto affare, il restante era gente del seguito. - -Non era malagevole il riconoscere a primo aspetto lo stato e la -condizione di questi due personaggi. L'un d'essi era evidentemente -un ecclesiastico, insignito di alta dignità. Portava egli l'abito -monastico di Citeaux, ma d'un tessuto più fino assai di quanto -lo permettea la stretta regola del Santo, fondatore dell'Ordine. -Di bellissimo panno di Fiandra erano il mantello ed il cappuccio, -increspati con tal arte che di leggiadro panneggiamento gli adornavano -la persona. Graziosa ne era la fisonomia, comunque il troppo star -bene le desse alquanto il contegno di chi pensa molto a sè stesso, -nè maggiormente annunziasse macerazione e digiuno di quello che le -sue vesti il mostrassero sprezzante del lusso e della pompa mondana. -Regolari se ne scorgevano i lineamenti, ma di sotto delle palpebre, -che per lo più tenea basse, sfavillavano a quando a quando lampi di -fuoco epicureo che lui divulgavano amantissimo della buona tavola e -delle gozzoviglie. Pure la sua professione ed il grado gli avevano -insegnato a regolare il muto linguaggio d'una fisonomia ilare di sua -natura e gioconda, ed alla quale sapeva a suo talento imprimere i modi -che alla solenne gravità si appartengono. Senza darsi fastidio nè degli -statuti del convento, nè delle bolle pontifizie, nè de' canoni del -concilio, le maniche di questo magnate della Chiesa erano guernite di -ricca pelliccia, e un fibbiaglio d'oro gli serrava al collo la parte -superiore del mantello, e l'abito dell'Ordine indosso a lui offeriva -quella medesima ricercatezza, che vediamo oggidì in alcune avvenenti e -gentili donne quacchere, le quali senza abbandonare quel che diremmo -uniforme della loro setta, colla scelta dei drappi e col modo di -aggiustarseli alla persona, la semplicità del vestir loro condiscono -d'un tal qual brio, che alla terrena vanità somiglia d'assai. - -Il degno religioso cavalcava una superba mula, regolandone l'andatura -fra il passo ed il trotto; sontuosamente bardamentata, avea questa -la briglia adorna di campanelle d'argento, chè tal di quei tempi -era l'uso. Stando a cavallo, ben lunge dal mostrare la claustrale -inettezza, dispiegava la maestria e le grazie di peritissimo -cavallerizzo. Pareva inoltre che sol momentaneamente avesse scelta sì -modesta cavalcatura, perchè un frate laico di quelli del suo seguito -conducea per la briglia tal cavallo di ricambio, che era uno fra i -migliori giannetti cresciuti nell'Andaluzia. Regnava a que' dì grande -lusso al proposito di tai corridori, che i mercatanti non senza gravi -rischi e spese faceano venir dalla Spagna per venderli, a più caro -prezzo ancora, ai personaggi ragguardevoli, e ricchi assai per farne -compra. La sella e la gualdrappa del superbo palafreno coperte erano -d'un panno, scendente a terra, e tutto ricamato di mitre, di pastorali -e d'altri emblemi ecclesiastici. Un altro laico conducea una mula -carica di bagaglie che senza dubbio erano gli arredi del personaggio -or descritto. Due frati dello stesso ordine faceano il retroguardo, -ridendo insieme e ciarlando, nè ponendo mente gran che alle altre -persone di quella cavalcata. - -Il personaggio che venivagli in compagnia mostrava un'età di circa -quarant'anni. Rassembrava egli un atleta, magro, di alta statura, -vigoroso a quanto appariva, cui la fatica stemperò le carni sì che -non gli restavano fuorchè la pelle, i nervi e le ossa. Leggeansi nel -suo aspetto, e gl'immensi rischi che avea corsi e quelli ch'egli era -pronto ad affrontare di nuovo. Copriva il capo d'un berrettone di -colore scarlatto, guernito di pelliccia, e foggiato siccome quelli cui -chiamano i Francesi mortai per la somiglianza che hanno con questi -arnesi rinversati. Scoperto affatto erane il volto, che inspirava -rispettosa tema a chi la prima volta vedealo. I lineamenti, di tal -natura che indicavano un animo dominato da forti passioni, aveano preso -un colore arsiccio e quasi nero col lungo sopportare le impressioni del -sole del Tropico. Se muta scorgevasi talora quella fisonomia, perchè -niuna forte idea davale moto, sarebbesi detto ch'ella sonnecchiava -aspettando che le passioni la risvegliassero; ma le gonfie vene -della fronte, la prontezza onde il labbro superiore, coperto da folta -basetta e nerissima, tremolava al menomo impulso dato alla mente, ben -dimostravano quanto fosse agevole cosa il suscitare le procelle in -quel cuore. Un solo sguardo di quegli occhi neri ed acuti presentava la -storia delle difficoltà superate, dei pericoli corsi, e parea chiedesse -si opponessero altri ostacoli per avere il contento di rimoverli, e per -offerire prove novelle di forza e di coraggio. Una profonda cicatrice -aggiugnea non so che di aspro e feroce alla fisonomia di cotest'uomo, -ed in oltre ne indicavano qualche cosa di sinistro gli occhi, perchè i -loro raggi visuali non s'indirigevano con tutta esattezza laddove era -volto il suo viso. - - [Illustrazione: TEMPLARIO] - -L'esterne vesti d'un tal personaggio somigliavano in quanto è forma -a quelle del suo compagno, perchè coperto egli andava parimente d'un -lungo mantello, ma essendo questo di colore scarlatto dava a divedere -come chi lo portava non pertenesse a veruno de' quattro ordini -religiosi; che più di quattro non se ne conosceano a quei giorni. -Stavagli in bianco panno trapunta sul destro omero una croce di forma -singolare. Ma non era tal mantello se non se la sopravvesta d'un -abito ben d'altro genere da quello che la leggiadria di questo primo -arredo poteva far credere. Perchè sotto di esso il cavaliere andava -armato d'un saio di maglia d'acciaio, fornito di maniche, e manopole -dello stesso metallo, fatte pieghevoli con tal arte, che si sarebbero -dette operate al telaio. Nè diversamente quando gli avvolgimenti del -mantello la davano a divedere, si mostrava guernita la parte anterior -delle coscie, e le piccole piastre di acciaio lievemente imponendosi e -succedendosi l'una a l'altra coll'ordine che osserviamo nelle tegole -delle case, gli scendeano fino al ginocchio ed al piede, onde nulla -mancasse all'armatura sua di difesa. Sola arme da offesa eragli un -lungo pugnale a due tagli, che pendeagli dal cinturino. - -Cavalcava egli, non una mula, al pari del compagno, ma una chinea, -onde risparmiare il suo buon corridor di battaglia, che uno -scudiere gli conducea appresso per il guinzaglio. Era questo cavallo -bardamentato a tutto punto come in un giorno di zuffa, e coperto il -capo d'un'armatura di ferro che portava lo stile di una picca colla -punta sporgente all'infuori. Da un lato della sella vedeasi un'azza -riccamente damaschinata in foggia orientale, e dall'altro l'elmo del -guerriero ornato di sontuose penne, ed una lunga spada di quella forma -che allora usavano i cavalieri. Altro scudiere portava la lancia del -suo signore, e all'estremità di essa sventolava una banderuola, su di -cui era dipinta una croce simile a quella che ornava il mantello del -cavaliere. Questo scudiero portava parimente un picciolo scudo di forma -triangolare, nella parte alta assai largo per difendere il petto, e che -a grado a grado sminuiva ai due lati sino a formare il vertice inferior -del triangolo. Un panno scarlatto, di cui lo scudo medesimo andava -coperto, facea non si leggesse l'impresa che vi era scolpita al di -sopra. - -Questi due scudieri venivano seguiti da due altri, che la pelle loro -nericcia, i bianchi turbanti, le fogge del vestire annunziavano esser -nati in qualche rimota contrada dell'Oriente. Ogni esterna apparenza, -così del guerriero come delle persone del suo corteggio, presentava -qualche cosa di nuovo e di straordinario. Sontuose erano le vesti degli -scudieri, e i due Orientali portavano smaniglie, collane d'argento, -ed anella dello stesso metallo attorno alle gambe ignude dalla noce -del piede sino alla polpa, siccome ignude ne erano insino al gomito -le braccia. Portavano abiti di seta, carichi di ricami che provavano -la ricchezza del signore di quella comitiva ad onta della segnalata -loro sproporzione colla semplicità dell'abito militare, che questi -vestiva. Sciabole a lama ricurva, e coll'else damaschinate in oro, -stavano attaccate ai loro pendagli fregiati d'aurei ricami, e guarniti -di pugnali turchi d'un lavoro più prezioso ancora. Ognun d'essi -portava all'arcion della sella il suo fascio di chiaverine, lunghe -circa quattro piedi, e munite d'acutissima punta di ferro; arme che -fu in grand'uso presso i Saracini, e adoperata tuttavia in Oriente -nell'esercizio marziale conosciuto sotto il nome di _El-Jerrid_[3]. - -I cavalli, su cui stavano montati i due scudieri, al par di questi -aveano strania origine. Nati di fatto fra i Saracini erano di razza -araba. La statura loro dilicata, la sveltezza de' loro colli, le -svolazzanti criniere, l'agilità del loro moversi troppo diversi -gl'indicavano da quei cavalli, le cui razze si educavano nella -Normandia e nella Fiandra, e membruti quindi e vigorosi quanto facea -d'uopo per essere cavalcati da guerrieri coperti dalla testa ai -piedi di pesanti armature di ferro. Questi cavalli messi a petto de' -corridori d'oriente presentavano la differenza ch'è posta tra un corpo -ed un'ombra. - -La strana comparsa di una tal cavalcata eccitò non solamente la -curiosità di Wamba, il che era facile cosa, ma quella pur anco del -suo posato compagno. Nè tardò questi a ravvisare nel monaco il priore -dell'abbazia di Jorvaulx, conosciuto molte miglia all'intorno, siccome -uomo amantissimo della caccia, della buona tavola, ed anche, se non -esagerava la fama, d'altri diletti men conciliabili co' voti monastici. - - [Illustrazione: _Ma il Priore evitò l'inconveniente che stava - per nascere, spingendo prontamente la propria mula fra il suo - compagno di viaggio, ed il porcajuolo._ pag. 15.] - -Pure si aveano a que' giorni idee tanto condiscendenti alla condotta -del clero così secolare come regolare, che il priore Aymer (tal -nomavasi questo sacerdote), godea d'intatta fama in tutti i dintorni -della sua abbazia. L'indole di lui franca e gioconda, l'indulgenza -ch'ei dimostrava per tutto quanto avea nome di veniali fragilità presso -i grandi, gli fruttavano essere ben accolto in tutti i castelli de' -nobili, a molti de' quali soprappiù andava congiunto di sangue, per -essere egli pure di nobile famiglia, normanna d'origine. Le gentildonne -soprattutto non si sentivano vocazione d'indagar troppo severamente -il contegno d'un uomo, chiaritosi zelante ammirator del bel sesso, -ed amabilissimo nel trovar parecchi modi atti a dileguare la noia -troppo usa a stanziare e nelle sale e ne' giardini de' castelli che -all'alta nobiltà pertenevano. Non eravi cacciatore cui il nostro monaco -cedesse nell'ardenza d'inseguire gli animali selvaggi, nè v'era chi -fosse meglio di lui provveduto di falchi ben addestrati, e di levrieri -agilissimi fra quanti n'avesse la contea d'York; circostanza la quale -non entrava per poco nel renderne la compagnia e desiderata e cercata -da tutti i giovani appassionati per la caccia. Altra parte gli toccava -sostenere colle persone attempate, nè con minore felicità vi riusciva, -quando l'occasione se ne presentava. Benchè quanto a letteratura -avesse cognizioni superficiali anzichè no, ne sapea però abbastanza -per inspirare agl'ignoranti profondo rispetto ver' la pretesa sua -scienza, oltrechè, la gravità del portamento e del dire, e i modi -autorevoli ch'egli assumeva a tempo e luogo per far valere la possanza -della Chiesa e del Sacerdozio, molta opinione ancor gli acquistarono -di santità. Persino le infime classi, così propense per indole a -censurare rigorosamente la condotta de' loro superiori, tiravano un -rispettoso velo sulle fralezze del priore Aymer. Egli era caritatevole, -e la carità, gli è cosa nota, fa velo a molt'altri difetti. Le rendite -dell'abbazia concedute la maggior parte in godimento al Priore, non -solo gli fornivano i modi di far fronte alle spese sue personali, che -non erano tanto poche, ma in oltre lo metteano in istato di spargere -liberalità su gli abitanti e spesse fiate di sovvenire alle angustie -dell'indigente. Perciò se il priore Aymer rimaneva ultimo alla mensa, -se maggior tempo impiegava nella caccia che negli ufizi della chiesa, -se il vedeano per una porta di soccorso rientrare nell'abbazia dopo -avere trascorsa la notte intertenendosi a tutt'altro che a cantar -compieta, ciascuno alzava indulgentemente le spalle, e ciascuno si -avvezzava a dar passata a tali irregolarità tanto più volentieri, che -la maggior parte de' confratelli del Priore si prendeva licenze eguali -senza avere com'egli eguali diritti a farle dimenticare. La persona -e l'indole del priore Aymer erano dunque assai conosciute ai nostri -due servi sassoni, che lo salutarono rispettosamente ricevendone in -compenso del saluto la solita benedizione. - -Ma ciò che li sorprese, ed eccitò grandemente in essi attenzione e -curiosità, si fu l'aspetto straordinario del compagno che il sacerdote -aveva con sè, e del corteggio che lo accompagnava. Li faceva attoniti -soprattutto l'apparenza, per metà militare, per metà monastica di -quel bruno straniero, e l'aggiustamento singolare de' due scudieri -orientali, e la novità dell'armi che questi portavano. E lo stupore -fu tanto che il porcaiuolo e il buffone s'accorsero appena, quando il -priore dell'abbazia di Jorvaulx chiese loro se in quelle vicinanze si -trovasse qualche casa per alloggiarli. Fors'anche la lingua, in cui -venne fatta l'inchiesta, comunque ad essi omai non sì strania, sonò -male a quelle sassoni orecchie. - -«Io vi chiedea, le mie creature» — ripetè il priore ad alta voce -e valendosi del nuovo idioma mescolato di sassone e di normanno, e -divenuto linguaggio di convenzione per comprendersi le une coll'altre -fra le due genti — «io vi chiedeva se in questi dintorni sarà facile -il trovare qualche brava persona, che mossa da amor di Dio, e da -divozione verso la nostra Santa Madre Chiesa, voglia per questa notte -usare ospitalità a due umilissimi servitori di questo Dio e di questa -Chiesa.» - -Nel tuono però di tali detti scorgeasi non so qual aria d'alterezza, -che mal s'accordava colla modestia delle frasi onde al Reverendissimo -era piaciuto valersi. - -«Due umilissimi servitori di Dio e della Chiesa!» — meditò fra sè -stesso Wamba, il quale benchè matto, aveva giudizio quanto bastava a -non far tali considerazioni in modo d'essere inteso — «Vorrei dunque -vedere come son fatti gli ufiziali primarii di Dio e della Chiesa, per -esempio i siniscalchi, i cantinieri!» - -Fatto nel suo interno questo comentario all'inchiesta del Priore, il -buffone sollevò gli occhi verso di lui, e diede tale risposta «Se i -Reverendi bramano trovare buon pasto e buon alloggio è lontano di qui -poche miglia il priorato di Brinxworth, e a quanto mi sembra, il grado -loro gli assicura di esservi accolti con tutto onore; che se mai li -dilettasse il consacrare una parte di notte a far penitenza, possono -tenersi a quest'altro sentiere, d'onde si va in dirittura al romitaggio -di Copmanhurst. Quivi troveranno, non v'ha dubbio, un pio anacoreta, -che li fornirà di ricovero nella sua grotta oltre al soccorso -d'abbondanti preghiere.» - -«Mio caro amico» — soggiunse scotendo il capo il Priore — «se il -continuo tintinnar de' sonagli che adornano il tuo berrettone non ti -avesse alterata la fantasia, ben capiresti che _clericus clericum non -decimat_; il che vuol dire: le persone di chiesa non si domandano mai -ospitalità le une alle altre, e preferiscono il chiederla a' laici per -somministrar loro l'occasione di fare opera grata a Dio rendendosi ad -un tempo utili e tributando onore ai servi dello stesso Dio.» - -«Gli è vero» — prese a dir Wamba — «che comunque io non sia nulla -meglio d'un asino, divido nondimeno colla mula di vostra Riverenza, -l'onore di portare sonagli. Ma nel mio debole intendimento direi che la -carità della nostra santa madre Chiesa, e de' suoi servitori potrebbe -anche, siccome tutte l'altre carità, incominciare ad operarsi sopra sè -stessa.» - -«Abbassa tosto la tua tracotanza, o mariuolo» sclamò il collega del -Priore, interrompendo Wamba con fiero tuono e superbo «e soltanto -additane, se pure lo sai, la strada che dobbiamo battere per andare.... -per andare.... Come chiamate il _franklin_, di cui mi faceste discorso, -priore Aymer?» - -«Cedric» rispose il Priore, «Cedric il Sassone. Dimmi, amico, siam noi -in vicinanza del suo castello? Puoi tu additarcene la strada?» - -«La strada non è sì facile da trovarsi» rispose Gurth, che ruppe il -silenzio per la prima volta «e la famiglia di Cedric si ritira assai di -buon'ora.» - -«Bella ragione!» sclamò il secondo viaggiatore. «In questa famiglia -si reputeranno ad onore l'alzarsi da letto per provvedere ai bisogni -di stranieri nostri pari, tanto più se ci abbassiamo a chiedere -cortesemente un'ospitalità che è diritto nostro il pretendere.» - -Ai quali detti rispose Gurth col tuono del mal umore: «Non so veramente -s'io mi debba insegnare la strada che conduce al castello del mio -padrone, a gente che arma il diritto d'esservi accolta in vece di -dimandare l'ospitalità siccome favore.» - -«Osi tu resistermi, o schiavo?» gridò il cavaliere, che conficcando lo -sperone nel cavallo gli fece fare una giravolta; poi, correndo verso -Gurth, si apprestava colla bacchetta che gli tenea vece di frusta a -castigare quanto a suo avviso era arroganza punibile d'un servo di -gleba. - -Gurth, senza mover d'un passo, guardò biecamente il cavaliere, e nel -tempo medesimo portò la mano al suo coltello da caccia. Ma il Priore -evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente la -propria mula fra il suo compagno di viaggio e il porcaiuolo. - -«Per santa Maria! fratello Brian, non vorrei v'immaginaste esser -qui nelle terre di Palestina in mezzo ai Turchi ed ai Saracini, o -fra infedeli e pagani. Noi altri isolani non amiamo le percosse, -semprechè non ci vengano dalla santa Chiesa che talvolta castiga i -suoi prediletti. — Dimmi tu, buon figliuolo» a questi accenti si volse -a Wamba, unendo all'eloquenza delle parole l'altra più possente d'una -moneta d'argento gettatagli fra le mani «dimmi qual è il cammino che -guida al castello di Cedric il Sassone: tu non puoi ignorarlo; egli è -un sacro debito il mettere sul buon sentiero i viaggiatori smarriti, -quand'anche fossero di un grado men dignitoso del nostro.» - -«In verità, reverendissimo padre, la testa saracina del reverendissimo -vostro compagno spaventò per tal modo la mia che mi ha fatto uscir -dalla mente questo sentiere; e temo che nemmen io sarò capace di -giugnervi questa sera.» - -«Eh via, via!» disse il Priore «so che puoi volendo additarcelo. -Questo fratel venerabile ha passata tutta la sua vita a combattere i -Saracini per la liberazione di Terra Santa; egli appartiene all'Ordine -dei cavalieri Templari, de' quali avrai udito far menzione; ed è metà -monaco, metà soldato.» - -«Dovrebbe veramente bastargli l'essere metà monaco» soggiunse il -buffone «per non mostrarsi sragionevole affatto verso i viandanti -che incontra, supposto anche non si prendessero tutta la premura di -rispondere ad interrogazioni, che non li riguardano.» - -«Ti perdono la tua giocondità» rispose il Priore «purchè ne insegni la -strada del castello di Cedric.» - -«Ebbene dunque! le Riverenze vostre debbono seguire questo viale -sintantochè giungano ad un luogo detto la _Croce atterrata_. Voi la -vedrete di fatto a terra, e il solo piedistallo non ne è rinversato. -Allora prenderete la strada di man sinistra, perchè alla _Croce -Atterrata_ vi è un crocicchio di cinque strade. Auguro alle Riverenze -vostre di arrivarvi innanzi che scoppi il temporale.» - -Il Priore lo ringraziò, e perchè l'augurio del buffone si avverasse -meglio, la cavalcata, fermatasi tutto quel tempo, si diede a correre di -gran galoppo. - -«Se tengono la strada che con molto giudizio indicasti loro» disse -Gurth al compagno, quando non udì più lo scalpitar de' cavalli -«il reverendo padre sarà ben fortunato, se arriva questa notte a -Rotherwood.» - -«Gli è vero; ma può giungere comodamente a Sheffield, e un albergo val -l'altro. Son cacciator troppo destro per volere insegnare il covo del -lepre al cane, quando non ho intenzione ch'esso l'acchiappi.» - -«Ti stimo: e t'assicuro mi rincrescerebbe assai se questo Priore -vedesse Lady Rowena.... Poi, potrebbe accadere che Cedric attaccasse -briga col frate soldato, e ciò sarebbe anche peggio. Ma noi altri da -buoni servi, dobbiamo veder tutto, ascoltar tutto, e tacer tutto.» - -In questo mezzo, i nostri viaggiatori già lontani molto dai due servi, -la discorrevano insieme in francese-normanno, come generalmente usavano -le persone più ragguardevoli, eccetto pochi Sassoni, teneri di tutto -quanto rammentava ad essi la loro origine. - -«Da che deriva la tracotanza di quei furfanti» disse il Templario «e -perchè mi impediste voi di punirli?» - -«L'un d'essi è pazzo; volete voi, fratello Brian, pretendere risposte -giudiziose da un pazzo? L'altro poi è di questa schiatta feroce, -selvaggia, intrattabile dei Sassoni, pe' quali il supremo de' diletti -si sta nel manifestare in tutti i modi che possono l'odio che portano -ai lor vincitori.» - -«Oh! avrei insegnato loro a furia di percosse la cortesia. Sono -avvezzo a maneggiare spiriti di questa razza. I nostri schiavi Turchi -sono anch'essi per indole fieri, indomabili quanto avrebbe potuto -esserlo Odino; ma due mesi trascorsi in mia casa, sotto la scuola del -mio aguzzino, li rendevano umili, sottomessi, docili ed ubbidienti. -Giuraddio! Ser Priore. Là sì conviene stare all'erta contro i pugnali -e i veleni, se niente niente allentate loro la briglia sanno prevalersi -bene degli uni e degli altri.» - -«Ciò sarà verissimo. Ma ogni paese ha le sue regole e le sue -consuetudini, e credetelo, il menar colpi su quello sgraziato era -un cattivo metodo per costringerlo ad insegnarci la dimora del suo -padrone. Aggiugnete che ottenuto anche l'intento per questa via, ciò -bastava per irritare Cedric contro di voi. Vel dissi già. Questo -_franklin_ è superbo, d'un'indole fiera e disdegnosa oltre ogni -credere. Nemico della nobiltà, lo è perfino de' suoi confinanti, -Reginaldo Frondeboeuf e Filippo Malvoisin, i quali, per vero dire, non -sono avversari da disprezzarsi. Egli difende con tanta ostinatezza i -privilegi della sua stirpe, ed è sì superbo di discendere in retta -linea da Everardo, prode guerriero ai giorni dell'_Ettarchia_, che -generalmente lo nomano _Cedric il Sassone_. Vedete! egli si reputa a -proprio vanto l'origine sassone, che molti ora si studiano nascondere -per non provare gli effetti di quel gran principio: _Vae victis_.» - -«Priore mio, io voglio credere, che parlando di beltà femminili voi -siate intelligente quanto un trovadore il più galante possa esserlo. -Ma, vi confesso: farà d'uopo che questa Rowena da voi descrittami -sia veramente un prodigio impareggiabile d'avvenenza, ond'io arrivi a -padroneggiar me medesimo, e ad armarmi di tutta la pazienza necessaria -a mettermi in buona grazia col suo padre Cedric, dopo l'odiosa -dipintura che mi avete fatta di simil uomo.» - -«Oh! debbo dirvi una cosa. Cedric non è in sostanza padre della -giovane, e gli antenati di Rowena vantano ben altra nobiltà; e se tra -essa e Cedric passano vincoli di sangue, la parentela è lontanissima. -Egli ne è unicamente il tutore, ed io credo siasi instituito tale da sè -medesimo; ma ama la pupilla, come se fosse sua propria figlia. Quanto -poi all'avvenenza di Rowena, fra poco potrete giudicarla voi stesso; e -se le grazie della sua persona, i modi espressivi di quel suo sguardo -soave e maestoso ad un tempo non vi fanno dimenticare le giovani beltà -della Palestina, e le huris di Maometto, acconsento mi riguardiate come -un miscredente ed un infedele, e non più come un figlio legittimo della -santa Chiesa.» - -«Voi dovreste anche ricordarvi la scommessa che abbiamo fatta; e se -la bellezza da voi tanto esaltatami non corrisponde all'idea che me ne -inspiraste...» - -«La mia collana è vostra. Gli è già detto; ma sono miei, se accade il -contrario, dieci carrattelli di vino di Chio, e a quest'ora ci fo i -conti sopra, come se stessero già nelle cantine del convento sotto le -chiavi del vecchio Dionigi, il cellerario.» - -«Basta non dimentichiate essere io il giudice della scommessa, e che -non la perdo se non convengo io medesimo di non aver mai veduta in vita -mia una bellezza tanto perfetta. Son questi i nostri patti, non è egli -vero? Mio caro Priore, la vostra collana d'oro corre gran pericolo, -ve lo accerto, e voglio fregiarmene il collo nella lizza, che sta per -aprirsi ad Ashby-De-La-Zouche.» - -«La vedremo, la vedremo! Io non domando che una cosa sola, ed è che la -vostra risposta sia leale ed interprete unicamente di quanto sentite; -tale insomma qual io me la debbo aspettare da un cavaliere e da un -ecclesiastico. Intanto, fratello carissimo, permettetemi di darvi -alcuni suggerimenti, e di pregarvi ad assumere modi più cortesi di -quelli ai quali vi assuefecero i vostri Infedeli allorchè li tenevate -in cattività. Cedric il Sassone, se si credesse gravemente offeso, -e vi dico io che s'offende per poco, con sopportazione del vostro -titolo di cavaliere, e della importanza del mio ufizio e della santità -de' nostri ministeri, intesi tutti ad una medesima causa, sarebbe -l'uomo da metterne sull'istante fuor della porta, e farne dormire a -campo, fosse ancora la mezzanotte. Abbiate anche attenzione al modo -di regolarvi colla leggiadra Rowena, perchè Cedric le fa guardia con -gelosissima cura, e s'ei prende, m'intendete? il menomo sospetto, addio -nostri divisamenti! Si dice, ch'egli abbia sbandito di casa il proprio -figliuolo, solamente perchè volse sguardi affettuosi a questa rara -beltà; chè a quanto sembra si può bensì adorarla da lungi, ma chi vuole -avvicinarsele dee portar sentimenti così puri, come se si mettesse a -piè degli altari dinanzi ad un'immagine della santissima Vergine.» - -«V'ho inteso in tutto e per tutto, e conformerò ai vostri desiderii -ogni mia azione, e avrò insomma il contegno, che potrebbe aspettarsi da -donzella la più pudibonda. Ma quanto al timore da voi manifestato, che -Cedric ne scacci di casa, state tranquillo; ella è tale umiliazione che -i miei scudieri ed io saprem risparmiarvi. Se il prendesse la mattezza -di venire a questo estremo punto, troverebbe gente buona da insegnargli -per un'altra volta qual rispetto è dovuto alle leggi dell'ospitalità.» - -«Io qui non vi prego che di dar prove di prudenza e di moderazione. -Oh! eccoci alla _Croce Atterrata,_ che quel buffone additò. Ma è tanto -fitta la notte, che possiamo appena vedere la strada da seguirsi. Se -non m'inganno, ne disse di tenerci a mano sinistra.» - -«No: a destra. Me ne ricordo ottimamente.» - -«Perdonatemi, a sinistra, e rammento perfino che ne indicò questa -dirittura colla punta della sua sciabola di legno.» - -«Sì: ma la tenea colla mano sinistra e volse la punta ver' questa -parte» e così dicendo il Templario indicava la mano destra. - -Ciascuno de' due sostenne, come in tai casi suole accadere, con eguale -fermezza la sua opinione. Laonde le persone del seguito vennero -consultate; ma niuna di esse erasi trovata in assai vicinanza per -udire i discorsi di Wamba. Finalmente Brian sclamò col tuono di chi si -maraviglia di non aver prima osservata una cosa: «Ma io vedo certamente -un uomo addormentato, o steso morto vicino alla croce! Ugone, movete -quel cadavere colla punta della vostra lancia.» - -Avendo Ugone obbedito, saltò in piedi un uomo gridando in buon -francese: «Chiunque vi siate, perchè venite a frastornarmi?» - -«Noi volevamo soltanto,» disse il Priore, «domandarvi la strada che -conduce a Rotherwood, ov'è la dimora di Cedric il Sassone.» - -«Io pure mi trasferisco a quella volta» rispose lo straniero «e se -avessi un cavallo, mi offrirei vostra guida; perchè gli è d'uopo fare -più d'una giravolta, e chi non è ben pratico della strada va a pericolo -di smarrirsi.» - -«Amico mio, potete star certo de' nostri ringraziamenti e d'una buona -ricompensa, se ne guidate sani e salvi alla casa di Cedric» e ciò -dicendo il Priore, ordinò a qualcuno del suo seguito che cedesse il -proprio cavallo allo straniero, e cavalcasse in vece il corridore di -riserbo, che, come dicemmo, un laico guidava a mano. - -Il condottiero de' nostri viaggiatori tenne sentiere affatto opposto a -quello che Wamba colla malizia di farli perdere aveva ad essi indicato. -Questo sentiero addentravasi di molto nella foresta, e larghi torrenti -lo attraversavano, tanto più pericolosi ai viaggiatori a motivo delle -paludi che li recigneano. Ma la scorta sembrava conoscesse come per -istinto i traversi più sicuri e più corti, onde i viaggiatori non -tardarono gran fatto a trovarsi incamminati in un viale più largo di -quanti sino allora avevano trascorsi. Nel fondo di questo viale sorgeva -un vasto e regolare edifizio che lo straniero mostrò al Priore dicendo: - -«Ecco Rotherwood, ecco il luogo ove soggiorna Cedric il Sassone.» - -Notizia riuscita sopra tutti grata ad Aymer, il quale non troppo -avvezzo a peregrinazioni sì disagiate, nel durare del precedente -cammino aveva avuta tanta paura de' torrenti e delle paludi, che nol -prese curiosità di movere nessuna interrogazione alla guida. Ma in -allora sentendosi meglio, nè presentando alcun rischio il bel viale che -rimaneva a farsi, cedè alla curiosità che gli fece indirigere diverse -inchieste allo straniero. «Chi siete voi?» Fu questa la prima. - -«Un pellegrino,» rispose l'altro, «e vengo di Terra Santa.» - -Allora il Templario: «Avreste fatto meglio a rimanervi combattendo per -la liberazione del Santo Sepolcro.» - -«Gli è vero, ser cavaliere» rispose il pellegrino, che ravvisò a -quanto parve il Templario. «Ma mentre coloro che si sono obbligati con -sacramento a liberare la Santa Città, viaggiano in parti sì lontane -dal sito ove il dovere li chiama, può egli farvi stupore, se un umile -contadino mio pari, amico per natura della tranquillità e della pace, -segue esempi tanto autorevoli?» - -Irritato da tai detti il Templario volea rispondere, ma lo interruppe -il Priore, manifestando la propria maraviglia, che la loro guida, dopo -sì lunga lontananza conservasse tanta pratica di tutti gli avvolgimenti -di quella foresta. - -«Nacqui in questi paesi» egli rispose, e mentre sì rispondea si -trovarono tutti dinanzi alla casa di Cedric; edifizio irregolare, -fornito di molte corti, e che occupava una grande estensione di -terreno. Comunque la vastità della fabbrica la indicasse abitata da un -uomo facoltoso, essa non aveva nessuna somiglianza con que' castelli -fiancheggiati da torri e a smisurata altezza sorgenti, che erano la -residenza ordinaria della nobiltà normanna, e che divennero in allora -modello allo stile architettonico dell'Inghilterra. - -Non per questo il castello di Rotherwood era sguernito di ogni genere -di fortificazione; perchè in que' tempi di turbolenza e disordine, -qualunque casa non munita avrebbe corso pericolo di venir saccheggiata -ed arsa nel termine di ventiquattr'ore. Circondato vedeasi l'edifizio -da profonda fossa, cui somministrava l'acque un contiguo rigagnolo. -Ne difendea le rive un doppio palizzato fatto di piuoli tolti dalla -foresta. Dalla parte di ponente scorgeasi nello stesso palizzato -una apertura, ed attraversava la fossa un ponte levatoio, che era -l'ingresso alla casa, protetta da angoli salienti, donde, se facea -d'uopo, i frombolieri e i lancieri poteano impedire il passaggio a chi -vi fosse venuto con mal talento. - -Il Templario si fermò dinanzi alla porta, e sonò a tutto fiato il suo -corno, perchè la pioggia che avea minacciato i nostri viaggiatori per -lungo tempo incominciava allora a cadere con grand'impeto. - - - - -CAPITOLO III. - - Chi può mirar, nè abbrividir, que' mesti - Ignudi liti, contro cui mugghiando - Con orribile suon frangonsi i flutti - Del nortico ocean? Pur su quei liti, - Noto per l'azzurrino occhio, e pel rosso - Ondeggiar delle chiome, e la fiorente - Morbida guancia, ove de' suoi colori - Salute alma pompeggia, ebbe la culla - Il Sasson generoso, e su quei liti - Dotto nell'arti di Bellona ei crebbe. - THOMPSON. - - -Entro una sala, la cui altezza non mantenea proporzione coll'immensa -vastità del ricinto, stava una lunga tavola costrutta di native querce, -che aveano ricevuto appena un primo pulimento; e serviva questa al -banchetto vespertino di Cedric il Sassone. Il solo adattamento delle -travi maestre colle piccole travi ne formava la soffitta, ond'era -unicamente merito de' panconcelli e della stoppia che coprivano il -tetto, se chi stavasi in quel luogo non sofferiva per intiero gli -effetti delle intemperie. Ad ogni angolo di questa sala era un grande -camino, d'onde uscia tanto fumo ad empiere la stanza, quanto ne mandava -al di fuori la canna; così bene si conosceva in quei giorni l'arte di -fabbricare! Questo costante vapore aveva portata una specie di vernice -alla parte superiore dell'appartamento, che coperta quindi appariva -di un denso strato di negrofumo e fuligine. Strumenti da guerra e da -caccia vedeansi sospesi alle pareti dei muri, e grandi porte aperte -in ciascuna di queste guidavano all'altre stanze del castello, che si -mostrava vastissimo. - -Ogni cosa di tale sala annunziava nella sua originaria semplicità l'era -primitiva de' Sassoni, alla quale il non uniformarsi sarebbe stato per -Cedric un digradare il proprio onore. Quel pavimento non avea miglior -lastrico d'un miscuglio di terra e calcina, ben manipolate insieme -e indurite, come di tai pavimenti vediamo anche oggidì ne' moderni -nostri granai. Per un quarto della lunghezza della sala medesima lo -stesso pavimento s'innalzava circa sei pollici, e tale spazio più -alto, chiamato _pulvinare_, veniva riserbato ai principali individui -della famiglia, e agli ospiti di riguardo. Laonde vedeasi collocata -per traverso in questa parte privilegiata della sala una tavola -pomposamente coperta d'un panno di color scarlatto, e dal mezzo di -essa usciva, come appendice, un'altra tavola più lunga, più stretta, -e decorata con minor pompa, ove sedeano a prender cibo le persone di -minor conto, e i servi della casa. Ognuno intende che la combinazione -di queste due tavole presentava la forma d'un _T_; e se ne vedono -anche oggidì delle simili ne' collegi più antichi, quai sono quelli di -Cambridge e di Oxford. Seggiole, e sedie a bracciuoli di pesantissimo -legno di quercia, fregiate di rilievi scorgeansi sul pulvinare, e -la tavola nobile andava pure coperta d'un baldacchino per difendere -i magnati attorno ad essa seduti dalla pioggia, che siccome è da -credersi, non rade volte attraversava quel tetto. - -Le pareti del pulvinare erano guernite di tappezzerie, e il pavimento -del pari andava coperto da uno strato, su cui vedeansi alcuni informi -ricami, che non aveano miglior pregio d'un brillante accozzamento di -colori. Nuda affatto vedeasi la parte inferiore delle pareti, scoperta -la tavola lunga, non tappezzato ivi il suolo, e sole panche grossolane -e pesanti vi faceano vece di sedie, nè alcun riparo impediva che -l'acqua del cielo non cadesse sul capo del convitati. - -Nel mezzo della tavola d'onore erano poste due sedie a bracciuoli più -alte dell'altre, assegnate al padrone ed alla padrona della casa, i -quali presedendo al banchetto ospitaliero, si assumeano l'incarico -di far le parti agli altri; detti perciò in lingua sassone _datori di -pane_. - -Presso ciascuna delle due sedie a bracciuoli stava uno sgabelletto -scolpito con molta cura e picchiettato d'avorio. Le altre sedie non -andavano fregiate di un tal distintivo. Cedric il Sassone, insignito -del titolo di _Thane_, cui i Normanni sostituirono l'altro di -_Franklin_, si era già messo al suo posto, e non vedendo arrivare la -cena s'impazientiva quanto il potrebbe a' dì nostri un aldermanno della -città di Londra. - -Bastava il sol vedere in fisonomia il signor del castello per giudicare -la sua indole franca e leale sì, ma vivace ad un tempo ed impetuosa. -Mezzana erane la statura, larghe le spalle, lunghe le braccia, i suoi -muscoli indicavano forza, e si dicea a prima vista esser egli avvezzo -alle fatiche della guerra e della caccia. Largo di volto, avea grandi -occhi ed azzurri, belli i denti, e la fisonomia di lui annunziava -candore, franca schiettezza, e quella specie di buon umore, che va -sovente unito alla vivacità, e talvolta a certa asprezza di modi. -Leggeansi parimente ne' suoi occhi naturale orgoglio ed una diffidenza, -nata in lui dall'avere trascorsa la vita nel difendere quei diritti -che continuamente gli venivano contrastati; laonde le sole circostanze -in cui si trovò posero quell'animo fiero, risoluto ed impetuoso nella -necessità di star sempre all'erta. I suoi biondi capegli divisi in due -spartimenti da un solco longitudinale ch'egli tenea in mezzo del capo -gli scendeano da due bande sopra le spalle, essendo questi lunghissimi, -nè per anco imbiancati dalla neve della vecchiezza, comunque Cedric si -avvicinasse al suo sessantesimo anno. - -Vestiva egli una tonaca verde, il cui collare e le maniche vedeansi -guerniti di minuto vaio, specie di pelliccia inferiore di qualità -all'ermellino e che è, a quanto credesi, la pelle dello scoiattolo -grigio. Tal sopravvesta, non abbottonata, copriva un giustacuore -di panno scarlatto. Avea brache dello stesso panno, ma che non -discendevano a tutta la coscia, lasciando scoperto il ginocchio. -Portava zoccoli simili a quelli dei contadini, ma d'un cuoio più -fino, e serrati nella parte davanti con fibbie d'oro. Due smaniglie -ed una collana parimente d'oro gli si avvolgeano al collo e alle -braccia. Un cinturino ingemmato ne sostenea il coltello da caccia -acuminato e a due tagli, che in dirittura perpendicolare gli pendea dal -fianco. Sulla schiena del suo seggiolone era posto un manto di panno -scarlatto, foderato di pelliccia, ed un berrettone della stessa natura -sontuosamente ricamato, i quali due arredi compievano l'abbigliamento -del facoltoso _Thane_ quando voleva uscire di casa. Stava appoggiata -allo stesso seggiolone una corta chiaverina, guernita di lucidissimo -pomo d'acciaio, e questa secondo l'uopo gli facea vece di bastone, -ovvero d'arme. - -Molti servi, le cui vesti serbavano una proporzione media fra la -magnificenza di quelle del loro padrone, e la semplicità della tonaca -portata da Gurth, il porcaiuolo, stavano attenti ad ogni minima -occhiata del magnate sassone, e si teneano pronti ad eseguirne i -comandi. Due o tre fra i medesimi, che occupavano più alto grado degli -altri, rimanevano sul pulvinare dietro a Cedric. Gli altri si stavano -nella parte inferior della sala. Vi si vedevano ancora commensali -d'una specie diversa, due o tre grandi cani levrieri soliti ad essere -adoperati nella caccia del cervo e del lupo; altrettanti cani da -presa grossissimi di collo, di testa e di orecchie; una coppia di que' -cani da caccia della più picciola specie, che oggidì vengono chiamati -_bassotti_. Tutta questa famiglia aspettava con impazienza l'arrivo -della cena; ma con quell'accorgimento, con quell'intelligenza, che -la razza canina possede nello squadrare le fisonomie, queste bestie -si astenevano riguardosamente dall'interrompere il cupo silenzio -del loro padrone tenute probabilmente in dovere dalla vista di una -bianca bacchettina postagli vicino al piattello, e della quale si -giovava Cedric a frenare le inchieste di tal parte quadrupede della -sua servitù, quando si facevano troppo vivaci. Non eravi che un -vecchio cane-lupo, il quale arrogandosi la libertà che talvolta i -padroni concedono ad un vecchio servo favorito, stavasi sdraiato -presso la seggiola del suo signore, e ne richiamava a quando a -quando l'attenzione, or mettendogli la testa sopra le ginocchia, or -lambendogli la mano. Ma in quella sera la povera bestia non ottenea -miglior risposta di queste parole: «Abbasso, Balder, abbasso! non sono -in vena di giocare.» - -Ed era di fatto cosa verissima che l'animo di Cedric non si trovava -allora in uno stato tranquillo. Lady Rowena, che era andata a vespero -in una chiesa lontana d'assai, in quel momento soltanto ritornava a -casa, e stavasi cambiando le vesti, perchè la pioggia gliele aveva -tutte inzuppate. Gurth e la sua mandria, che avrebbero dovuto essere -da lungo tempo al castello, non si vedeano pur anche giugnere, e -le proprietà venivano sì poco rispettate in que' tempi, che tale -indugio poteva attribuirsi o a qualche brutto giuoco de' malandrini -e contrabbandieri, copiosissimi nelle vicine foreste, ovvero alla -violenza di qualcuno fra i baroni confinanti, che confidandosi nelle -loro forze, non usavano grande riguardo alle sostanze degli altri. -E l'affare era rilevante più di quanto potrebbe credersi, perchè una -gran parte delle ricchezze possedute dai proprietari sassoni, si stava -in mandrie porcine, e soprattutto se questi aveano i loro dominii -in vicinanza delle foreste, ove le querce somministravano abbondante -nutrimento a tal genere d'animali. - -A sì fatto motivo d'inquietudine altri se n'aggiugnevano. Non si vedea -arrivare il buffone Wamba, le cui lepidezze, quali che si fossero, -portavano una specie di condimento ai banchetti del nostro Cedric, e -alle copiose bevute di vino onde per solito gl'innaffiava. Più; Cedric -non avea mangiato nulla dopo il pranzo del mezzogiorno, se l'ora -consueta della cena era trascorsa da lungo tempo; la qual cosa diveniva -occasione di scontento ai gentiluomini campagnuoli di quei tempi, come -spesso lo diviene anche agli odierni. Tal suo disgusto per altro egli -non manifestava che con accenti interrotti, talora pronunziati a mezza -voce, come s'egli avesse parlato a sè medesimo, talora vôlto ai servi -che gli stavano a fianco, e soprattutto al suo coppiere che a quando a -quando gli presentava a guisa di pozione calmante una tazza di vino. - -«A che tarda ancora lady Rowena?» - -«Non le rimane che a rassettarsi di nuovo il capo» rispose un'ancella -con quel tuono franco onde una cameriera dei nostri giorni suol parlare -al padrone di casa «non vorreste già comparisse a cena in cuffia -da notte? Del rimanente non v'è in tutta la contea una gentildonna -spicciativa nell'adunarsi, siccome la mia padrona.» - -All'osservazione fattagli dall'ancella il Sassone rispose unicamente -con una di quelle interiezioni che non si saprebbe come rappresentar -con caratteri di scrittura, e che poteva riguardarsi una specie -d'approvazione. - -«Spero» egli aggiunse «che la sua divozione consulterà meglio il -tempo la prima volta che vorrà andare alla chiesa di San Giovanni.» -Volgendosi indi al suo coppiere, ed alzando la voce come se non gli -fosse sembrato vero di trovar qualcuno sopra cui sfogare il suo mal -umore: «ma da parte di tutti i diavoli!» sclamò egli. «Qual cagione -può ad ora sì tarda tenere Gurth fuori di casa? Non vorrei ci avesse -a portar cattive notizie della sua mandria. Egli è però un servo -diligente e fedele, ed io gli preparava un destino migliore. Forse lo -avrei nominato fra le mie guardie.» - -«Non è poi così tardi» rispose modestamente Osvaldo, «ned è ancora -passata un'ora da che hanno sonato il _coprifuoco_[4].» Se Osvaldo -avea intenzione di scusare il suo camerata, certamente fu mal destro -nel rammentare a Cedric una delle cose le più atte ad accrescerne lo -scontento. - -«Vadano al diavolo il _coprifuoco_, il bastardo che l'inventò e lo -schiavo disamorevole, la cui lingua sassone fa rintronare questa -maladetta parola ad orecchie sassoni! _Il coprifuoco!_ bel trovato, -che costringe la gente dabbene a dovere spegnere il fuoco ed i lumi, -affinchè i ladri e gli assassini possano a lor bell'agio operar -nelle tenebre! Oh! Reginaldo Frondeboeuf e Filippo di Malvoisin sanno -profittare del _coprifuoco_ tanto bene quanto Guglielmo il Bastardo -egli stesso, e quanto alcun altro di questi venturieri normanni, che si -batterono ad Hastings. Io m'aspetto da un istante all'altro l'annunzio -che la mia mandria è stata rubata, e divenuta pasto di questi banditi -normanni che i loro padroni lasciano morir di fame. Tutte le rendite -di costoro si stanno nel ladroneccio e nell'assassinio. Già avranno -ucciso il mio servo fedele. E Wamba? Dov'è Wamba? Non mi disse qualcuno -ch'egli era uscito insieme con Gurth?» - -Osvaldo rispose affermativamente. - -«Di bene in meglio! Avranno condotto via il buffone d'un Sassone per -dargli a padrone un lord normanno. Ma noi tutti siamo veri buffoni -nel restar sottomessi a costoro, e meritiamo maggior disprezzo che -nol meriteremmo, se la natura ci avesse conceduto solamente una mezza -dose di spirito. Ma io mi vendicherò» soggiunse egli spirando il -massimo sdegno, e alzandosi da sedere, ed afferrando la sua chiaverina. -«Io porterò le mie lagnanze al gran consiglio. Ivi, ho amici, ho -vassalli. Chiamerò a disfida il Normanno corpo a corpo. Ch'ei si -faccia avanti col suo saione d'acciajo, col suo elmo di ferro, e con -tutto ciò che fa ardimentosa la sua codardia. Questa mia chiaverina -ha rotti ostacoli più resistenti che tre dei loro scudi. Mi credono -vecchio, lo vedo bene, ma s'accorgeranno che il sangue di Everardo -scorre ancora entro le vene di Cedric. Ah Wilfrid!» soggiunse egli -abbassando la voce in modo di chi parla solamente con sè medesimo. «Se -tu avessi potuto vincere una sconsigliata passione, il padre tuo non -si vedrebbe abbandonato in questa età, come una quercia solitaria, i -cui rami sfogliati rimangono ludibrio degli aquiloni!» Parve che queste -ultime idee cambiassero il suo sdegno in mestizia; poichè rimessa a -luogo la chiaverina, e seduto di bel nuovo si abbandonò interamente a -malinconiche meditazioni, dalle quali d'improvviso il ritrasse il suono -d'un corno. - -A questo suono corrisposero gli abbaiamenti di tutti i cani, e non di -quelli soltanto che si trovavano nella sala, ma di venti o trent'altri -sparsi per tutto il castello; onde la bacchettina bianca di Cedric -e gli sforzi di tutti i servi bastarono appena a far cessare questo -canino fracasso. - -«Si corra alla porta» sclamò il Sassone, appena il cessato tumulto -dei cani gli permise di fare udir la sua voce. «Sappiasi tosto -quali notizie ci arrivano. Non v'ha dubbio! È l'annunzio di qualche -spogliamento, qualche malvagità operata sulle mie terre.» - -Di lì a pochi istanti venne una delle guardie di Cedric ad annunziargli -che Aymer, priore di Jorvaulx, e il cavaliere Brian di Bois-Guilbert, -commendatore dell'ordine venerabile de' Templari, accompagnati da -seguito poco numeroso, e avviati al torneo che di lì a due giorni -doveva aprirsi a poca distanza d'Ashby-De-La-Zonche, chiedevano per una -notte ospitalità in quel castello. - -«Il priore Aymer! Brian di Bois-Guilbert» sclamò Cedric «Normanni -sì l'uno che l'altro! Ma poco monta. Normanni o Sassoni, non si dica -mai che l'ospitalità fu negata nel castello di Rotherwood. Poichè lo -scelsero per riposarvi, sieno i ben venuti. Avrebbero veramente fatto -meglio a continuare per la loro strada. Non già che mi pesi il nudrirli -e l'alloggiarli per una notte. Poi presentandosi quali ospiti, anche -i Normanni debbono abbandonare la lor tracotanza. Undeberto» diss'egli -ad una specie di maggiordomo, che gli stava dietro tenendo in mano un -bianco bastone «prendete sei uomini in vostra compagnia e fate entrar -gli stranieri nella parte del castello assegnata agli ospiti; i loro -cavalli vengano collocati nelle mie scuderie, e abbiate cura che non -manchi loro cosa veruna. Offerite ad essi vestimenta se han desiderio -di cambiarne, accendete buon fuoco ne' loro appartamenti, presentateli -d'ala e di vino, e dite al cuoco che accresca la cena come potrà. Sia -parimente vostra cura il dir loro, che Cedric si sarebbe portato in -persona ad assicurarli che sono i benvenuti nel suo castello, s'ei -non avesse fatto voto di non moversi mai tre passi al di là del suo -pulvinare per andare incontro a chiunque non esca di real sangue -sassone. Andate, non dimenticate nessuna cosa, e l'orgoglio di costoro -non possa mai vantarsi spacciando che trovarono avarizia e povertà in -casa d'un Sassone.» - -Il maggiordomo uscì per eseguire i comandi del suo padrone. - -«Il priore Aymer!» replicò Cedric, volgendosi ad Osvaldo. «S'io non -m'inganno egli è il fratello di Gilles di Mauleverer, ora, lord di -Middleham.» - -Osvaldo fece in aria rispettosa un segno affermativo. - -«Ebbene! Ha un fratello che usurpa una carica ed un patrimonio dovuto -ad una stirpe più degna, a quella di Ulfgar di Middleham. Ma qual è -il lord Normanno che non usurpi? Questo priore, dicono, è un prete -gioviale, più amico del fiaschetto e del corno da caccia, che non lo -è delle campane e del breviario. Ottimamente! Ch'ei venga. Sarà ben -accolto. E il Templario, come lo chiamate voi? Ho dimenticato il suo -nome.» - -«Brian di Bois-Guilbert.» - -«Bois-Guilbert! Gli è un nome conosciuto bene e male. Si dice che è -valoroso quant'altri migliori del suo ordine lo possano essere; ma che -poi non gli manca un solo fra i vizi de' suoi confratelli, orgoglio, -arroganza, crudeltà, sregolamento di costumi; che ha un'anima chiusa -alla compassione; che non teme e non rispetta nessuna cosa, nè sulla -terra nè in cielo. Ecco quanto io ho inteso da pochi guerrieri tornati -dalla Palestina. Ma infine, il male è di una notte: sarà ben ricevuto -egli pure. — Osvaldo, mettete a mano una botte del più vecchio vino -che abbiamo. Preparate l'idromele miglior che vi sia, il sidro il -più spumante, il _morat_ e il pigmento i più profumati[5]. Mettete in -tavola tazze più grandi dell'ordinario. I Templari e i priori amano -il buon vino e la buona misura. E voi, Elgitta, andate a dire alla -vostra padrona, che per questa sera può dispensarsi dal comparire al -banchetto, se però ella stessa non bramasse venirvi.» - -«Ella lo bramerà certamente» rispose Elgitta senza esitare; «nè le -parrà vero di udire le ultime notizie della Palestina.» - -Cedric lanciò un guardo di scontento sopra l'ancella ardimentosa; ma -Rowena e tutte le persone pertenenti a Rowena godeano immunità; nè -per esse eran temibili le ire del Sassone, il quale si limitò a dirle; -«Chetatevi, ed imparate a regolar meglio la vostra lingua. Arrecate il -mio messaggio alla padrona. Ella poi faccia quanto meglio le aggrada. -Fra queste mura almeno, la discendente d'Alfredo regna ancora come -sovrana.» - -Elgitta si ritrasse senza mettere replica. - -«La Palestina!» disse il Sassone a mezza voce, ripensando all'ultime -parole di Elgitta. «Quante orecchie si spalancano per ascoltare i -racconti che su questo fatal paese si vanno spacciando or da crociati -dissoluti, or da ipocriti pellegrini! Anch'io potrei chiedere!... -Informarmi!.... Udire con cuore palpitante le favole che questi -vagabondi impostori inventano per farsi concedere ospitalità!... -Ma no: il figlio che m'ha disubbidito non è più mio figlio: il suo -destino m'è indifferente siccome quello del più spregevole fra tante e -tante migliaia d'uomini che s'attaccarono la croce alle spalle, e che -spargendo il sangue umano s'abbandonarono a tutti i delitti dandosi -vanto di compiere i voleri del Cielo.» - -Aggrottò il ciglio Cedric e chinò gli occhi a terra; ma in tal momento -s'aperse una delle porte della sala, e il maggiordomo, tenendo il suo -bianco bastone e preceduto da quattro servi che portavano torce, si -presentò, introducitore degli ospiti. - - - - -CAPITOLO IV. - - «E la veste, che dianzi era succinta, - «Con tanta maestà le si distese - «Infino a' piè, ch'all'andar anco, e Dea - «Veracemente, e Venere mostrossi.» - ENEIDE, _Trad. An. Caro._ - - -Il priore aveva avuto tempo di cambiare le sue vesti da viaggio in -altre più preziose, sulle quali portava un camice adorno di finissimi -ricami. Oltre all'anello d'oro massiccio, distintivo della sua dignità, -le dita di lui andavano cariche di altri anelli, ov'erano legate -preziose gemme, ad onta de' canoni che le proibivano. N'erano gli -zoccoli del più bel cuoio che la Spagna mandasse; ridotta vedeasi la -barba alla minor dimensione che permettessero le regole dell'ordine, -e la tonsura sua nascondevasi sotto un berrettone di scarlatto, che -sontuosi ricami parimente fregiavano. - -Il cavaliere del Tempio erasi egli pure abbigliato in diversa guisa, -e benchè non isfoggiasse di gemme siccome il Priore, ricche egualmente -n'erano le vesti, dignitoso l'aspetto più di quello del suo compagno. -Il saione di maglia d'acciaio avea dato luogo ad una tonaca di seta -porporina, guernita di pelliccia, cui soprastava candidissima lunga -veste, che offeriva agli sguardi leggiadrissimo panneggiamento. Avea -inoltre un mantello di velluto nero che mostrava alla spalla la croce -dell'ordine ad otto punte foggiata. Più non coprivalo quel berrettone -che dianzi scendeva al sopracciglio, rimanendogli a solo ornamento -del capo la sua folta chioma, naturalmente inanellata e nera come -lustrino, che ottimamente accordavasi col colore oltre modo bruno della -sua pelle. Nulla pareggiava la maestà di quel portamento e di quel -contegno, e solamente ne apparia di soverchio quell'alterezza derivata -dalla consuetudine di usare un'autorità illimitata. - -I due spettabili personaggi venivano accompagnati ciascuno dal suo -corteggio, e dall'individuo che fin dalla _Croce Atterrata_ gli -aveva scortati colà. Teneasi questi in una distanza rispettosa da -essi, e fra gli altri della comitiva si discernea per le sue vesti da -pellegrino. Tutto avvolto in un gran mantello di rascia grossolana, -zoccoli allacciati con una correggia ne difendeano i piedi ignudi; -un cappellaccio, le cui larghe ali erano tutte coperte di nicchi -marini, ed un bordone, guernito di ferro all'estremità, e ornato d'un -ramo di palma alla cima ne compievano l'intero arredo. Egli veniva -modestamente dopo tutti gli altri ospiti, ed osservando che la tavola -bassa era appena ampia abbastanza per contenere intorno a sè i servi -di Cedric, e le persone di seguito dei due viaggiatori, si assise ad -uno sgabello posto sotto uno de' grandi cammini già da noi indicati, -unicamente inteso, siccome parea, a rasciugar le sue vesti, nè -curandosi d'alimenti, finchè l'ospitalità dell'intendente di Cedric non -ricordossi di lui. - -Sì tosto che vide giungere i suoi ospiti, Cedric si alzò con grande -aria di dignità, e sceso dal pulvinare fece tre passi ver essi, indi si -soffermò. - -«Duolmi, reverendo Priore, che un voto mi rattenga di avanzarmi oltre -per ricevere nel castello de' miei maggiori tali ospiti quali siete -voi, e questo prode cavaliere templario. Il mio intendente debbe avervi -spiegato il motivo di questa, soltanto apparente, scortesia. Piacciavi -ancora d'accogliere le mie scuse s'io mi varrò in parlandovi del mio -nativo linguaggio, e se vi prego, allorchè mi rispondete, a valervene -parimente, purchè però vi sia noto questo idioma; altrimenti, credo -aver cognizione del Normanno quanto basterà ad intendere quello che mi -direte.» - -«Degno _Franklin_» rispose il Priore «o piuttosto permettetemi -chiamarvi degno _Thane_, ancorchè simil titolo sia alquanto vieto; i -voti vogliono essere mantenuti. Que' legami che stringono la vittima -a piè degli altari sono altrettanti nodi che ci congiungono al cielo. -Sì, com'io lo diceva: i voti vogliono essere mantenuti, semprechè la -nostra santa madre Chiesa non giudichi cosa oppurtuna il dispensarcene. -Quanto spetta all'idioma che adopreremo, io avrò tutto il contento in -valendomi di quello che fu pur l'idioma della mia rispettabile ava, -Ilda di Middlebeam, morta in odore di santità direi quasi, al pari -della sua gloriosa avvocata la beata Ilda di Whitby.» - -Terminata ch'ebbe il Priore questa da lui creduta arringa -conciliatoria, il Templario con tuono enfatico soggiunse brevemente: -«Io parlo sempre francese, che è la lingua del re Riccardo e della sua -nobiltà; però conosco abbastanza l'inglese per intendere i nativi di -questa contrada.» - -Cedric lanciò sul guerriero di Palestina uno di quegli sguardi -d'impazienza e di collera, cui sempre lo provocava ogni spece di -confronto fra le due nazioni rivali; ma rammentando tosto i doveri -della ospitalità represse ogn'indizio di risentimento, e d'un gesto -invitò gli ospiti a sedersi sopra due scanni posti alla sua sinistra, -alquanto più bassi di quello in cui stavasi; indi ordinò venisse -portata la cena. - -Mentre i servi intendevano ad obbedire il loro padrone, questi scôrse -all'altra estremità della sala Gurth e Wamba che allora giugneano. - -«Si facciano tosto venire a me quei due sfaccendati» gridò il Sassone -preso da subitanea impazienza, e tosto si accostarono al pulvinare i -due pretesi colpevoli «perchè siete voi rientrati sì tardi? Che divenne -della mandria a te confidata, sciagurato Gurth? Hai tu lasciato che te -la rubino i masnadieri e gli scorridori?» - -«Salvo il vostro beneplacito» rispose Gurth «ho ricondotta tutta -quant'era la mia mandria.» - -«Ma non è mio beneplacito lo starmi due ore a fantasticare sinistri, -e far divisamenti di vendetta contra vicini che m'hanno offeso. -Ti avverto: la prima volta che per colpa tua si rinnoverà simile -inconveniente ne sarai punito coi ferri e colla prigionia.» - -Gurth, che conosceva l'indole del suo padrone, e quanto fosse facile -all'ira, credè cosa prudente il non addurre veruna scusa; ma s'incaricò -di rispondere il matto, cui i privilegi della sua carica assicuravano -che avrebbe trovata indulgenza in Cedric. - -«Per verità, nostro zio, in questa sera non vi mostrate nè saggio, nè -ragionevole.» - -«Zitto là, Wamba, se tu ti prendi sì fatte libertà, ti mando, senza -badare che tu sia un pazzo, a far penitenza e a ricevere la disciplina -nella stanza del portinaio.» - -«La Sapienza vostra si degni spiegarmi prima di tutto, s'ella sia cosa -ragionevole e giusta il castigare qualcuno per le colpe commesse dagli -altri.» - -«Certamente che no.» - -«E perchè dunque minacciar punizioni a Gurth, che non è colpevole nè -poco, nè assai? Non è già che ci siamo dati bel tempo lungo la strada. -Neppur un istante abbiamo perduto. Ma Fangs non ha potuto radunare -tutta la greggia che dopo l'ultimo tocco della compieta.» - -«Se poi il fallo è di Fangs» soggiunse Cedric volgendosi a Gurth «è -duopo ammazzarlo, e provedersi d'un altro cane.» - -«Salvo sempre il rispetto che vi è dovuto, o mio zio» tornò a parlare -il buffone «neanche questa si chiama giustizia. Qual colpa ha Fangs, -se non ha potuto far sentire la persuasione del suo morso agli animali -ch'egli dovea raccozzare? La colpa è di chi gli ha levati i denti -davanti, alla quale operazione, se lo consultavano, per dio! non si -sarebbe prestato.» - -«Strappare i denti al cane d'un fra miei servi!» sclamò il Sassone -preso da subitaneo furore. «Chi è il ribaldo che osò farmi simile -oltraggio?» - -«Il vecchio Uberto, il boscaiuolo di ser Filippo Malvoisin. Costui -trappolò il povero Fangs nella foresta; e gli saltò in mente che questa -bestia desse la caccia al daino, contravvenendo ai diritti del signore -del bosco, e...» - -«Vadano al diavolo Malvoisin e il suo boscaiuolo. Insegnerò io ad -entrambi che a termini della patente dei boschi, la caccia di queste -foreste è libera. Per ora basta così. Andate ai vostri posti. E -tu, Gurth, provedi un altro cane, e ardisca il boscaiuolo tentar la -seconda! Mi prendo sul mio capo tutte le imprecazioni che si scagliano -contro i vigliacchi, se non gli taglio l'indice della mano destra, -sicchè non possa mai più scoccare una freccia. Vi chiedo scusa, miei -degni ospiti, ma sono attorniato da tai confinanti, i quali, vel giuro, -ser cavaliere, non valgono nulla meglio degl'Infedeli, contro cui vi -siete cimentato in Terra Santa. Oh! la cena è imbandita. Prendetene la -vostra parte, e scusate se meglio non vi ho potuto servire.» - -Ma per vero dire, tal era quella imbandigione che non obbligava a -scuse chi la offeriva. E se la tavola bassa non presentò che porco, o -lesso o arrostito o abbrustolato, la mensa d'onore in compenso vedeasi -copiosissima e di polli e di salvaggiume d'ogni specie, e di focacce e -di torte empite di giulebbi e di frutta e mele. Certi piccoli uccelli -detti di becco gentile non venivano già messi in tavola su i piattelli, -ma infilzati tuttavia ne' loro schidoni, i paggi li porgevano a mano a -mano ai convitati che se ne prendean quanta parte tornava a lor grado. -Un bicchiere d'argento stava dinanzi a ciascun personaggio di riguardo, -gli altri, com'era di uso, bevevano entro tazze d'osso. - -Ognuno s'accigneva al lavoro della mensa, allorchè d'improvviso il -maggiordomo, sollevando il suo bianco bastone, gridò ad alta voce -«Fate luogo a lady Rowena!» E fu un tempo medesimo l'aprirsi una porta -situata ad un lato del pulvinare, e comparire la Lady, accompagnata -da quattro ancelle. Cedric, comunque, nè forse gratamente, sorpreso -al vederla giugnere in sì fatta occasione, fu presto ad andarle -incontro, e rispettosamente la condusse fino al seggiolone postogli a -mano diritta, sede assegnata alla padrona di casa. Ognuno parimente -si alzò in piedi per riceverla, ed ognuno con silenzioso saluto -corrispose quello che in graziosi modi ella volse ai convitati. Rowena -prese adunque il solito luogo; ma non si era per anco seduta, che il -Templario susurrò all'orecchio del Priore: «Non pretendo più portare -al torneo la vostra collana d'oro e fate conto sul vino di Chio che ho -perduto.» - -«Non vel diss'io?» rispose parimente sotto voce Aymer. «Ma moderate il -vostro impeto. Il _Franklin_ vi sta osservando.» - -Poco badò a tale avvertimento Bois-Guilbert, il quale avvezzo a non -conoscere d'altre leggi fuorchè il proprio volere, non partì mai gli -occhi dalla bella Sassone, che forse il ferì tanto più, perchè scorse -in lei tal genere di vezzi, differenti affatto da quelli che l'Oriente -gli aveva offerti ad ammirare. - - [Illustrazione: ROWENA] - -Non mancandole alcuna delle proporzioni che abbelliscono il suo -sesso, la statura di Lady Rowena, non troppo alta, era tale che ben -si addiceva agli altri pregi della persona. La bianchezza della sua -carnagione abbagliava la vista, e ad un tempo la nobiltà de' lineamenti -le toglieva quell'aria di scipitezza, di cui peccano d'ordinario le -donne bianche soverchiamente. Due sopracciglia del color di castagno -faceano leggiadramente arco a due begli occhi azzurri, che parean -creati così per accendere come per ammollire, ed atti egualmente ai -modi del comando ed a quelli della soave preghiera. Laonde mentre -la dolcezza sembrava l'ordinaria espressione di quella fisonomia, -scorgevasi ad un tempo che la consuetudine di comandare e ricevere -omaggi, avea impresso nell'animo di lei quanta sublimità bastava a -temperare la mansueta pieghevolezza d'indole sortita dalla natura. -Le sue lunghe chiome, nel colore non dissimili dalle sopracciglia, -scendeano in copiose anella, alla cui architettura certamente l'arte -contribuì; fra queste anella brillavano preziose gemme, e la lunghezza -naturale conceduta per intero a quella capigliatura, annunziava -la chiarissima origine della nobile Sassone. Le ornava il collo -una catenella d'oro, da cui pendeva un picciolo reliquiario dello -stesso metallo. Ignude le braccia, e fregiate di smaniglie, il suo -abbigliamento stavasi in una sottovesta, ed in una gonnellina di seta -d'un color verde pallido, sopra cui ondeggiava altra veste fornita di -larghe maniche, che le scendeano soltanto al gomito. Era questa di -un panno di finissima lana cremisina. Un tessuto d'oro e di seta le -prestava ufizio di velo, congegnato in guisa che poteva coprirle il -volto ed il seno all'usanza spagnuola, ovvero scenderle in leggiadro -panneggiamento sugli omeri. - -E in questo secondo modo allora se ne giovava. Ma accortosi come gli -occhi del Templario stessero fisi, immobili sopra di lei con tale -ardore, che sarebbersi detti due carboni infuocati e scintillanti in -mezzo a nera fornace, portò il velo al viso con aria di dignità, atta a -fargli comprendere che quel modo libero di contemplarla le dispiaceva. -Cedric s'avvide di tal contegno di Rowena, e ne comprese tosto il -motivo, onde voltosi al guerriero, sì gli disse: «Ser Templario, le -guancie delle donzelle sassoni sono poco avvezze al sole, e non sanno -sopportare le occhiate fisse d'un crociato.» - -«Se errai» rispose ser Brian «vi chiedo scusa, vale a dire, chiedo -scusa a lady Rowena, perchè la mia umiltà non può stendersi più oltre.» - -«Lady Rowena» soggiunse il priore «ne ha castigati tutti nel voler -punire l'arditezza del mio amico. Spero sarà men crudele ne' giorni -del grande torneo, ove, mi è grato il crederlo, avremo il piacere di -vederla.» - -«Gli è tuttavia incerto se noi v'andremo» disse allora Cedric. «Non mi -garbano troppo queste vanità, sconosciute ai miei padri allora ch'era -libera l'Inghilterra.» - -«Deh! non ci togliete la speranza di potervi indurre a venirci in -nostra compagnia» risoggiunse il Priore. «Le strade sono mal sicure, e -la scorta di un tal cavaliere qual è ser Brian di Bois-Guilbert non mi -sembra da disdegnarsi.» - -«Ser Priore» rispose il Sassone «fino al momento che vi parlo, se ho -voluto viaggiare in questi dintorni, non ho mai avuto bisogno d'altra -scorta oltre quella de' miei fidi vassalli e della mia spada. Se -noi risolviamo di condurci ad Ashby-De-La-Zouche nol faremo che in -compagnia del nostro nobile confinante e compatriotto, Atelstano di -Conisburgo, e ci faremo scortare da un seguito bastante per non temer i -malandrini di ogni specie... Bevo alla vostra salute, ser Priore, e vi -ringrazio per la cortesia dell'offerta. Gustate di questo vino. Spero -non vi dispiacerà. Se per altro voi foste tanto rigido osservatore -delle regole monastiche da preferire il latte, inacetito alla vostra -usanza, posso farvene somministrare, nè pretendo obbligarvi che mi -stiate a petto nel bere.» - -«Oh!» sorridendo disse il Priore «gli è solo fra le pareti del convento -che noi ci limitiamo al _lac dulce et acidum_. Trovandoci in mezzo al -mondo sappiam conformarci alle sue costumanze. Quella bevanda adunque -che è la vostra, sarà pure la mia nel corrispondere al vostro brindisi; -e il latte inacetito lo lascerò ai miei fratelli laici.» - -«Ed io» disse il Templario empiendo la propria tazza «porto un brindisi -alla bella Rowena. Da che questo nome è conosciuto nell'Inghilterra, -non ha mai meritato meglio un tale tributo. In fede mia! potrei -perdonare al misero Vortigerno la perdita dell'onore e del regno cui -egli soggiacque, se nell'antica Rowena fosse stata la metà dei vezzi -che adornano la moderna.» - -«Vi dispenso da tanta cortesia, ser cavaliere» rispose Rowena senza -scoprire il volto per questo; «o, se volete farne uso, vi prego -darne a noi una prova col fornirci le ultime notizie della Palestina. -Per orecchi inglesi questo argomento ha maggior vaghezza di tutti i -complimenti, cui v'addestrò la vostra educazione francese.» - -«Si riducono ben a poco queste notizie» rispose Bois-Guilbert. «Vi dirò -che si va confermando la voce d'una tregua fatta con Saladino.» - -Allora entrò di mezzo Wamba, che già occupava il suo solito luogo, -seduto sopra uno scanno, il di cui dorsiere vedevasi decorato da due -orecchie d'asino, e posto dietro al seggiolone del Signore, che a -quando a quando si ricordava di porgere qualche minuzzolo al buffone, -concedendogli sia facoltà di prenderlo dal piattello stesso del -padrone, grazia talor compartita anche ai cani favoriti che ammessi -venivano nella sala. Il nostro Wamba aveva dinanzi a sè un tavolino, -e tenendo le calcagna sulla spranga della propria seggiola, parea -non intento ad altro che alle vivande delicate, di cui lo presentava -Cedric; pur non perdeva alcuna occasione che a lui si offerisse per -adempiere agli ufizi della propria carica. Laonde alle ultime parole -pronunziate dal Templario non si fece riguardo d'interromperlo, -sclamando: «Queste tregue cogli Infedeli mi fanno ben venir vecchio!» - -«Che vuoi tu dire con ciò o matto?» Gli chiese il padrone con quel -tuono, che lo dimostrava inclinato a prendere in buona parte le costui -facezie. - -«Gli è perchè di queste tregue ne ho veduto conchiudere tre; e ciascuna -d'esse doveva durar cinquant'anni. Per conseguenza, facendo bene i miei -conti, adesso io debbo avere, almeno almeno, cencinquant'anni.» - -Il Templario che riconobbe allora l'amico della foresta, si volse a -lui immantinente: «Comunque sieno le cose, mi prendo io l'assunto che -non morirete di vecchiezza, se un'altra volta vi prende il talento di -trarre in inganno i viaggiatori smarriti, siccome usaste con noi questa -sera.» - -«Che ascolto? Sciagurato!» Sclamò Cedric. «Trarre in inganno i -viaggiatori! Tu meriti le verghe, perchè questo, anzichè di pazzia, è -un vero atto di malignità.» - -«Vi prego, nostro zio, non vogliate impedire che la pazzia divenga -protettrice della malizia. Io non ho commesso che un leggiero sbaglio, -confondendo la mia mano destra colla sinistra. Ma tale sbaglio, può ben -perdonarmelo chi prende un matto per guida e per consigliere. Io dico -che costui commette un fallo più grande d'assai.» - -Venne interrotto il colloquio dal giugner d'un paggio, il quale -annunziò starsi alla porta uno straniero, che chiedeva ospitalità. - -«Entri subito, chiunque egli sia» rispose Cedric. «In una tempestosa -notte siccome è questa, anche le bestie selvagge cercano la protezione -dell'uomo, che è il loro mortale nemico, e ciò fanno piuttosto che -affrontare il furore degli elementi. Osvaldo, andate a vedere, ed -abbiate cura che questo straniero non manchi d'alcuna cosa.» - -Osvaldo uscì immantinente per eseguire gli ordini del suo padrone. - - - - -CAPITOLO V. - - «E che? Un Ebreo non ha forse mani, organi, - sensi, affetti, passioni? Che differenza - dunque vi è tra lui e gli altri uomini? Non - si nudriscono tutti degli stessi alimenti? - Non temono tutti le ferite delle medesime - armi? Non sono sottoposti alle stesse - malattie, guariti dagli stessi rimedi, - infreddati e scaldati da un comun verno, - e da una state comune?» _Il mercante di - Venezia._ - - -Osvaldo, che non tardò ad essere di ritorno, avvicinatosi all'orecchio -del padrone, gli disse: «Lo straniero è un ebreo, di nome Isacco -d'York. Degg'io farlo entrare nella sala?» - -Wamba, che nella vicinanza in cui trovavasi, udì la domanda, si fece a -dire coll'ordinaria sua libertà: «Incarica Gurth di far le tue veci. Un -guardiano di porci è il degno cerimoniere d'un ebreo.» - -«Santa Maria!» sclamò il Priore facendo un segno di croce. «Un -miscredente, un Ebreo dovrebbe essere ammesso alla nostra presenza?» - -«Un cane d'Ebreo» disse nel tempo stesso il Templario «avvicinarsi a un -difensore del Santo Sepolcro!» - -«Per dio!» Entrò in mezzo Wamba; «se non m'inganno, i Templarii son più -ghiotti delle sostanze che della compagnia degli Ebrei.» - -«Chetatevi, miei degni ospiti» soggiunse Cedric; «non sia mai detto che -nel mio castello si ricusi ospitalità a chicchessia. Poichè il Cielo -ha sopportato per tanti anni la presenza di tutta intera la nazione -giudaica non possiamo noi per poche ore sofferir quella d'un individuo -di tale razza? Non per ciò alcuno di questa assemblea sarà obbligato -a conversare seco, od a mangiare in sua compagnia. Si può dargli -una tavola a parte; a meno che» sorridendo aggiunse «que' signori -forestieri del turbante non volessero riceverlo in brigata con loro.» - -«Ser _Franklin_» prese a dire il Templario «i miei schiavi saracini -sono buoni Mussulmani, e disprezzano gli Ebrei quanto possa farlo -qualunque Cristiano.» - -«In fede mia!» sclamò Wamba «non vedo il perchè i seguaci di Maometto -abbiano da avere tanto vantaggio sovra questo popolo eletto di -Domeneddio.» - -«Lo metteremo a mensa con te, o Wamba» soggiunse Cedric; «un matto e un -Ebreo sono fatti l'uno per l'altro.» - -«Ma il matto» replicò Wamba «saprà alzare un bastione che impedirà -d'avvicinarsi all'Ebreo» e ciò dicendo s'impadronì del resto d'un -prosciutto che stava sopra la tavola. - -«Silenzio!» disse Cedric «egli giugne.» - -Introdotto con poche cerimonie, agitato da timore e da titubazione che -gli si leggeano nella fisonomia, e facendo a più riprese profondissimi -inchini per tutti i versi, si avvicinò all'estremità inferiore della -tavola un vecchio magro e d'alta statura, comunque il continuo abito di -curvarsi glie l'avesse in tal qual modo accorciata. Vivaci e regolari -ne erano i lineamenti, aquilino il naso, neri gli occhi e scaltriti, -alta e corrugata la fronte; e la lunga barba, e i grigi capelli -avrebbero prestato un aspetto venerando a costui; ma consideratane -in ogni parte la fisonomia, annunziava questa con troppo evidenza, -com'egli apparteneva ad una razza, che fu nel durare di quel secolo -d'ignoranza abborrita da un popolo credulo e pieno di pregiudizi, e -perseguitata da una nobiltà ingorda e invidiosa delle altrui ricchezze, -odio e persecuzione, che, com'è da credersi, diedero agli Ebrei -un'indole loro propria, i cui principali distintivi erano, per non dir -peggio, la viltà e la cupidigia. - -Le sue vesti, che, a quanto appariva, furono danneggiate assai dalla -pioggia, si stavano in un grande mantello scuro sovrapposto a tonaca -d'un colore di porpora carico. Portava stivaloni foderati di pelliccia, -un cinturino da cui pendeano un piccolissimo coltello da caccia ed -un calamaio. Il suo berrettone era giallo e d'una particolare forma -riquadra, tal quale prescrivevasi in allora agli Ebrei per distinguerli -dai Cristiani. Ma questo berrettone ei si levò rispettosamente -nell'atto di entrare. - -L'accoglienza trovata in quel momento da Isacco fu di tal natura, -che avrebbe avuto onde consolarsene il più inviperito nemico della -tribù d'Israele. Cedric, comunque l'Ebreo il salutasse più d'una -volta con rispettosissimi modi, non gli rispose fuorchè con un gesto, -indicandogli ch'ei potea sedersi alla tavola bassa, ove però non -fu alcuno che gli volesse dar luogo; anzi ad ogni lato d'essa cui -presentavasi, facendo il giro in modo di supplichevole, ciascuno -sporgea in fuori i gomiti, e si stringea contro al vicino, e i servi -sassoni, continuando a gustare di buon appetito la loro cena, non si -prendevano nessun fastidio della fame che tribolava l'uom sopraggiunto. -I frati laici della comitiva del Priore faceano grandi segni di croce -riguardando con santo orrore costui che a lor giudizio era un intruso, -e i Saracini quando l'ebber da presso, arricciando disdegnosamente i -mustacchi, portarono la mano al pugnale, siccome ultimo espediente ad -evitare la lordura, di cui la vicinanza dell'Ebreo li sozzava. - -Gli è probabile che Cedric, mosso da quelle cagioni medesime, per -cui volle si aprissero le porte del suo castello a questo figlio d'un -popolo disgraziato da Dio, avrebbero anche dato ordine alla sua ciurma -di accoglierlo con minore scortesia; ma per mala ventura dell'Ebreo, -il nostro Sassone stava allora tutto assorto in una discussione -nata di recente col Priore sulle differenti razze de' cani, e sulla -convenevolezza del confonderle, argomento da cui Cedric non potea -naturalmente disviarsi per saper se un Ebreo sarebbe o no andato a -letto a digiuno. - -Mentre Isacco ricevea da questa brigata un trattamento, pari a quello -che la sua proscritta nazione otteneva da tutti i popoli della terra, -la sola persona cui mettesse compassione lo stato di quel tapino fu -quella stessa che sotto la cappa del cammino vedemmo seduta ad una -picciola tavola avvicinatagli onde mangiasse intanto che si rasciugava. -Immantinente alzatosi il pellegrino, sì gli disse: «Vecchio, prendi -questo luogo, i miei abiti sono asciuttati, e vedo i tuoi ancor molli -d'acqua; io son sazio e tu devi aver fame.» Detto ciò, raccolse i -tizzoni sparsi nell'immenso spazio di quel focolare, e pose egli -stesso sulla picciola tavola quanta parte di vivande poteva occorrere -a sfamare l'Ebreo; poi, senza aspettarne i ringraziamenti, andò a -collocarsi all'estremità inferiore della sala, o avesse egli qualche -ragion particolare di cambiar luogo, o quello dov'era gli sembrasse -per allora troppo vicino ad un oggetto, cui tutta era volta la sua -benevolenza. - -Se fosse vissuto a quei giorni un pittore capace di dipingere con -naturalezza gli atteggiamenti diversi di quegl'individui, non v'ha -dubbio, che avrebbe trovato un eccellente modello per raffigurare -sotto umane spoglie il Verno in quel Giudeo, curvo dinanzi al fuoco, -e sollecito di appressarvi le mani increspate e tremebonde ed inteso -ad asciugare le stillanti sue vesti. Poichè questi si fu alquanto -riscaldato, sedette innanzi alla sua picciola mensa, e cenò con -un'apparenza d'appetito e di soddisfazione, da cui bene scorgeasi -quanto necessaria fosse a lui quella cena. - -Intanto che Cedric e il Priore continuavano la loro dissertazione -intorno i cani, lady Rowena conversava con una delle sue ancelle, -e l'altero Templario, volgendo a vicenda gli occhi, or sulla bella -Sassone, or sull'Ebreo, parea meditasse alcuna cosa rilevante per -proprio conto. - -«Mi fa maraviglia, degno Cedric» dicea in quel tempo il Priore, «come -ad onta della predilezione in che avete il vostro idioma, certamente -vigorosissimo, non abbiate fatto grazia al francese-normanno per quei -vocaboli che appartengono alla caccia. Non credo esservi lingua, che -prevalga sopra l'ultima nel poter offerire voci variate ed acconce ad -esprimere quante idee presenta questa gradevolissima fra l'arti del -diletto.» - -«Venerabile Priore» soggiunse Cedric «vi rispondo non curarmi punto di -tai parole ricercate che vengono d'oltremare. Non ho bisogno di esse -per gustare i piaceri della caccia nelle nostre foreste.» - -«L'idioma francese» entrò allor in campo il Templario, adoperando -quel tuono prosontuoso e autorevole che gli era sì famigliare «non -è solamente l'idioma proprio della caccia; esso è parimente quello -dell'amore e della guerra, atto così a cattivarsi il cuor delle donne -leggiadre, come a spargere il terrore fra gli inimici.» - -«Ser cavaliere» fu pronto allora Cedric nel rispondergli «colmate la -vostra tazza e quella del Priore, e permettete intanto ch'io risalga -ad un tempo rimoto da noi per trent'anni. Tal quale era a quei giorni -Cedric, egli non aveva d'uopo di frascherie francesi per farsi ben -intendere all'orecchio di giovane donna, e i campi di Northallerton -possono far fede se il grido marziale de' Sassoni fu inteso per mezzo -alle file dell'esercito scozzese, quanto il possa essere quello del -più ardimentoso fra i baroni Normanni. Viva la memoria de' prodi, -che combatteron in quella giornata! Fatemi ragione, diletti miei -ospiti» e colmato in ciò dir fino all'orlo un nappo di vino, continuò -con ardor sempre crescente. «Sì: quell'innalzamento di scudi fu ad -ognor memorando, cento bandiere sventolavano su i capi di quei famosi -guerrieri; il sangue sgorgava da ogni banda a torrenti, nè v'era chi -non preferisse la morte alla fuga. Un bardo sassone avrebbe nominato -_la festa delle Spade_ un tal giorno; o l'adunamento dell'aquile che -si lanciavano sulla lor preda, e avrebbe detto quel suon di guerra più -soave all'orecchio che non i canti festevoli d'un convito nuziale. Ma -i nostri Bardi or più non vivono, e le nostre imprese vanno a perdersi -in quelle d'un'altra schiatta. Persin la nostra lingua, il nostro -nome persino, stanno sul punto di spegnersi, nè rimane che un vecchio -abbandonato da tutti» accennando sè stesso «a gemere tale sciagura. -Coppiere, paggi[6], empite i bicchieri. Su via, ser Cavaliere. Vivano i -prodi in armi! Vivano, qualunque ne sia la patria e la lingua, vivano -i valorosi campioni, che danno oggidì maggiori prove di coraggio nel -combattere per la Croce!» - -«Parrà forse tropp'alto questo dire in uomo insignito di tale simbolo -venerabile» e intanto Bois-Guilbert accennava la croce ricamata sul -suo mantello. «Ma a chi fra i difensori dell'augusto vessillo potrebbe -concedersi la palma, se non è ai miei generosi fratelli d'armi, ai -campioni del Santo Sepolcro, ai prodi cavalieri del Tempio?» - -«Ai cavalieri ospitalieri» soggiunse il Priore: «ho un fratello in -quest'ordine.» - -«Non m'intendo avvilire la loro fama» disse il Templario «ma credo...» - -«Credo nostro zio» soggiunse interrompendo Wamba «che se Riccardo -Cuor-di-Leone avesse avuto bastante giudizio per far a modo d'un matto, -sarebbe rimasto in casa propria co' suoi buoni Inglesi, e avrebbe -lasciato l'onore di liberare Gerusalemme a questi bravi cavalieri, chè -essi in fatti toccava più da vicino tale faccenda.» - -«Nell'esercito inglese adunque» si fece a chiedere Rowena «non eravi -alcun guerriero, il cui nome meritasse di stare a confronto de' -cavalieri del Tempio e degli altri di S. Giovanni?» - -«Perdonatemi, leggiadra signora» rispose il Templario; «il monarca -inglese condusse con sè molti prodi, i quali non cedevano in valore se -non se a quelli che furono il perpetuo baluardo di Terra Santa.» - -«_I quali_ non cedevano _a nessuno_» sclamò il pellegrino, avvicinatosi -quanto basta per intendere tali discorsi, che diè a divedere quanto il -movessero ad impazienza. In quel momento tutti gli sguardi in lui si -conversero, ma non era possibile distinguerne i lineamenti del volto, -nascosto superiormente sotto le larghe ale di quel gran cappello, e -nella parte inferiore coperto dal mantello entro cui con grande cura -avvolgeasi. - -«Sostengo» replicò il pellegrino con tuono forte e fermo di voce -«che i cavalieri inglesi dell'esercito di Riccardo non la cedevano -a nessuno di quanti sguainarono la spada in difesa di Terra Santa. E -dico di più, che dopo la presa di san Giovanni d'Acri, il re Riccardo -aperse un torneo, ove cinque cavalieri si cimentarono contro qualunque -assalitore, e che in quella giornata ognun d'essi fece mordere la -polvere a tre antagonisti, fra i quali si trovarono sette cavalieri del -Tempio; e ser Brian di Bois-Guilbert sa meglio d'ogn'altro com'io dica -la verità.» - -Non vi sono espressioni bastanti a dipignere la rabbia che annuvolò -maggiormente il volto non mai sereno del Templario all'udire tai detti. -Preso da furore e da confusione ad un tempo, come senza volerlo portò -la convulsa mano all'elsa della sua spada, e l'avrebbe sguainata, se -non gli fosse tosto suggerito alla mente, che un atto di violenza in -quel luogo non poteva andar impunito. Cedric, consentaneo alla sua -indole rettissima e franca, e per l'altra parte poco uso ad abbracciare -diverse idee in un istante medesimo, giubilò tanto in udendo le lodi -de' propri concittadini, che non s'avvide del furore venuto ad invasare -il suo ospite. - -«Pellegrino» sclamò egli «ti fo dono di questa smaniglia d'oro, se -mi sai additare i nomi de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità -sostennero l'onore dell'Inghilterra.» - - [Illustrazione: _Pellegrino, esclamò egli, ti fo dono - di questa smaniglia d'oro, se mi sai additare i nomi de' - valorosi cavalieri, che con tanta dignità sostennero l'onore - dell'Inghilterra._] - -«Io ve gli additerò senza l'uopo di ricompensa, chè ho fatto voto sino -ad un tal dato tempo di non toccare oro giammai.» - -«Porterò la smaniglia per voi, se volete» soggiunse tosto il buffone. - -«Il primo d'essi così per onore come per grado e coraggio era il prode -Riccardo, re d'Inghilterra.» - -«Gli perdono» disse allora Cedric «gli perdono se discende dal tiranno -Guglielmo.» - -«Il secondo il conte di Leicester, il terzo ser Thomas Multon di -Gislandia.» - -«Almen quest'ultimo vanta origine Sassone!» sclamò tutto trionfante -Cedric. - -«Il quarto ser Foulk Doily.» - -«Sassone questi ancora, almeno da lato di madre» interruppe Cedric, -che lo ascoltava con avida attenzione, e che in favore de' trionfi -riportati dai suoi isolani condotti da Riccardo dimenticava in parte -l'odio concetto contro i Normanni. - -«Il quinto ser Edwin Turneham.» - -«Vero Sassone per l'anima di Hengist!» sclamò Cedric, che non capiva in -sè pel contento. «E il sesto! qual era il nome del sesto?» - -«Il sesto» rispose il pellegrino dopo una pausa che parve ei facesse -per raccogliere la sua mente «il sesto era un giovane cavaliere, -men famoso, men distinto degli altri, e fu accolto in quella nobile -comitiva per compirne il numero anzichè qual soccorritore all'impresa.» - -«Ser pellegrino» disse allora Bois-Guilbert «dopo esservi ricordato sì -bene di tant'altre cose, questa smemorataggine viene un po' tardi per -tornarvi di giovamento. Ebbene! Pronunzierò io medesimo il nome del -cavaliere, innanzi a cui la fatalità della mia lancia, e un passo falso -del mio cavallo, mi costrinsero a ripiegare. Questi fu il cavaliere -d'Ivanhoe, nè alcuno ve n'era fra gli altri cinque, che in sì verde -età avesse acquistata più rinomanza. Nondimeno sosterrò, promulgherò ad -alta voce, che s'egli oggi si trovasse vicino a me, e volesse giostrar -meco nel torneo che sta per aprirsi, gli concederei qualunque vantaggio -d'armi, nè temerei perciò sfavorevole a me l'esito della tenzone.» - -«S'egli si trovasse vicino a voi» rispose il pellegrino «non esiterebbe -un istante ad accettare la vostra disfida. Ma nel presente stato di -cose gli è inutile turbar la pace di questo albergo con menar vanti -sul successo d'una pugna, che voi ben sapete non poter accadere. Se -mai Ivanhoe facesse ritorno dalla Palestina, m'offro mallevadore io -medesimo, che verrà vosco al paragone dell'armi.» - -«Buon mallevadore!» rispose il Templario. «Qual è il pegno che date di -ciò?» - -«Questo reliquiario» soggiunse il pellegrino presentando all'istante -una scatoletta d'avorio di prezioso lavoro; «questo reliquiario entro -cui si racchiude un minuzzolo di legno della vera croce, che io portai -meco dal monastero del monte Carmelo.» - -Il Priore di Jorvaulx fece tosto il segno del cristiano, nel che lo -imitò il rimanente della brigata, eccetto l'Ebreo, i Maomettani e il -Templario. Costui non dando alcun indizio di aver per cosa santa quella -reliquia, si tolse una catenella d'oro dal collo, che gettò nel mezzo -della tavola, sì dicendo: «Il Priore conservi questo mio pegno insieme -all'altro di quello sconosciuto vagabondo; e valga ciò ad autenticare, -che se mai il cavaliere d'Ivanhoe metterà piede nell'Inghilterra, -gli farà d'uopo corrispondere alla disfida di Brian di Bois-Guilbert; -disfida che s'ei non accetta, scriverò il nome di lui come quello d'un -vile su tutte le pareti delle commende del Tempio in Europa.» - -«Non avrete sì fatta briga» soggiunse Rowena, rompendo improvvisamente -il silenzio. «Poichè in questa sala niuna voce s'innalza a favore -d'Ivanhoe assente, si farà ascoltar la mia. Affermo che questo -cavaliere non ricuserà mai verun cartello d'onore, e se la mia debole -guarentigia valesse a crescer prezzo all'inestimabile pegno offerto -dal devoto pellegrino, interporrei a mallevadori il mio onore e il mio -nome, nel sostenere che Ivanhoe non ricuserà il cimento di cui dimostra -tanta vaghezza questo cavaliere orgoglioso.» - -Una folla d'affetti che lottavan fra loro nell'animo di Cedric, lo -ridussero al silenzio nel durare di una tal discussione. L'orgoglio -di lui soddisfatto, il risentimento, e la perplessità si pigneano a -vicenda sulla fronte del _Thane_, e l'un di questi sentimenti all'altro -si succedea come nuvole che urtate da impetuoso vento si risospingono. -In questo mezzo, tutti i servi, ne' quali l'udire il nome del sesto -cavaliere avea prodotto un effetto siccome elettrico, stavano immoti e -cogli sguardi curiosamente fissi sul loro padrone; il quale solamente -all'udire gli accenti di Rowena parve ricordarsi d'improvviso che il -tacere oltre non gli s'addicea. - -«Nobile Rowena» soggiunse «tal parlar vostro non è convenevole. Se -fosse d'uopo d'altri pegni, io medesimo, comunque giustamente sdegnato -contro mio figlio Ivanhoe, farei il mio onore mallevadore del suo; -ma nulla manca al pegno della disfida, anche adattandosi alle regole -bizzarre della normanna cavalleria... Non è egli vero, priore Aymer?» - -«Verissimo;» questi rispose: «la santa reliquia, e la preziosa catena -verranno deposte nel tesoro del nostro convento, e vi rimarranno -inviolabili fin all'esito della disfida.» - -A tai detti facendo nuovamente il segno della croce, Aymer consegnò il -prezioso reliquiario a frate Ambrogio, uno de' monaci del suo seguito, -e con minori cerimonie, e forse con più interno soddisfacimento, mise -le catenella in una saccoccia, che foderata di pelliccia profumata -aprivasi sotto il suo braccio sinistro. — «Nobile Cedric» soggiunse -indi «il vostro vino è tanto squisito, che mi fa risonare all'orecchio -il concerto di tutte le campane del mio convento. Permettetene di -portare un brindisi a lady Rowena, poscia di ritirarci per prendere -alcun poco di riposo.» - -«Per la verga di Bromholme, ser Priore» rispose il Sassone «voi -dismentite la vostra fama. Mi si facea creder esser voi tal uomo -da lasciar sonare il mattutino innanzi separarvi dal fiaschetto, e -m'accorgo che a malgrado de' miei anni non siete buono di starmi a -petto. In fede mia quando era giovane, un fanciullo sassone di dodici -anni non si sarebbe tolto sì presto da tavola.» - -Il Priore non senza buone ragioni persistette nel sistema di -temperanza, cui volle in quella notte adattarsi. Non solamente per -un dovere di sua professione, egli si credeva obbligato a mantenere -la pace, ma abborriva per indole ogni litigio. Fosse poi mosso tale -abborrimento da carità verso il prossimo, o da amor per sè stesso, non -si saprebbe dirlo, ma forse tal sua prudenza derivava da entrambe le -ridette cagioni. Ei temè in tal momento, e il temperamento impetuoso -del Sassone, e l'indole prosontuosa e disdegnosa del Templario, che -ne avea dato più d'una prova non terminassero finalmente con qualche -scoppio sgradevole. Con molto accorgimento pertanto ei si spacciò -facendo osservare che in una gioconda lotta di fiaschetti non era -prudente cosa il rischiare il proprio capo contro quello d'un Sassone, -si lasciò sfuggire lievemente alcuni detti che si riferivano al -carattere sacerdotale di cui era insignito; poi conchiuse insistendo -sulla convenevolezza di ritirarsi. - -Fu dunque somministrata in giro l'ultima tazza; indi gli stranieri, -dopo avere inchinati profondamente Cedric e Rowena che si ritrassero -prendendo una porta di fondo nell'appartamento, s'accinsero a seguire i -servi, incaricati di condurre ciascuno nelle stanze assegnategli. - -«Cane di miscredente» disse il Templario nel passar da vicino all'Ebreo -«non vai tu alla giostra?» - -«Tale è il mio divisamento, nobile e venerabile Cavaliere» rispose -Isacco che umilmente lo salutò. - -«Tu ci vai senza dubbio per divorare colle tue usure le viscere de' -nobili, e per mettere in rovina le donne vendendo loro frascherie -d'ultima usanza. Scommetto che sotto quel gran mantello tu nascondi un -sacco pieno, zeppo di _Shekel_[7].» - -«Nemmeno un solo!» sclamò il Giudeo incrocicchiando ambo le mani, -e inchinandosi. «Nemmeno una monetuccia d'argento! Ne chiamo in -testimonio il Dio d'Abramo, e se mi trasferisco ad Ashby, gli è per -implorare soccorso da alcuni fratelli della mia tribù onde poter -pagare la tassa cui m'ha assoggettato lo Scacchiere degli Ebrei[8]. -Non m'assista Giacobbe se mento! Io sono un uomo rovinato. E fino -il mantello che porto, ho dovuto farmelo imprestare da Ruben di -Tadcaster.» - -Sorrise amaramente il Templario. - -«Il cielo ti dia quella maledizione che è dovuta agli sfrontati -mentitori tuoi pari!» E detto ciò allontanossi, quasi vergognando di -rimaner più a lungo con esso. Raggiunti di poi i suoi schiavi Saracini, -diede loro alcuni ordini in una lingua straniera che le persone vicine -non potevano intendere. Il nostro Isacco rimase tanto stordito per le -cose dettegli dal Templario, che stava tuttavia curvato nella postura -la più umile, mentre Bois-Guilbert era già fuori della sala. Laonde -allora quando sollevò il capo, l'Ebreo aveva la fisonomia d'uomo -attonito e instupidito dal fragor di una fulgore scoppiata a' suoi -piedi. - -Il Priore ed il Cavaliere vennero condotti ciascuno negli appartamenti -loro assegnati, avendo a guida l'intendente e il coppiere, preceduti -da due servi che portavano torce, e seguiti da due altri, carichi di -reficiamenti, caso che nella notte ne fosse occorso il bisogno a quegli -ospiti. Servi d'un grado inferiore furono quelli che indicarono, e agli -uomini di seguito di que' due personaggi, e agli altri forestieri, le -stanze ove avrebbero passata la notte. - - [Illustrazione: _Attraversato un piccolo corritojo e saliti - sette gradini ciascun de' quali non era che una grossa trave - di legno, si trovò ad un tratto nell'appartamento di Lady - Rowena._ pag. 46.] - - - - -CAPITOLO VI. - - «Mi salvò le sostanze, e forse anche la vita; - «Con qual cortesia saldiam questa partita. - «Accetta? Avrommi lode d'uom di buon cuore - «Ricusa? tanto meglio! serbai borsa ed onore.» - _Shakspeare._ - - -Il pellegrino, al lume di una torcia portata da un servo che lo -precedea, attraversava i corritoi di questo vasto ed irregolare -edifizio, allorchè gli fu alle spalle il coppiere dicendogli «che se -non lo sgomentiva il bere una tazza d'eccellente idromele, lo seguisse -in una stanza: avrebbe ivi trovato in congrega lo stato maggiore della -famiglia stipendiata da Cedric, tutti vogliosissimi di saper notizie -della Palestina e quelle soprattutto che riguardavano in particolare -il cavaliere d'Ivanhoe.» Wamba, sopraggiunto in quell'istante, lodò la -proposta, aggiungendo «che una tazza d'idromele sonata mezzanotte, ne -valea tre dopo il _coprifuoco_.» - -Astenendosi dal mettere in dubbio una verità pronunziata da quell'uom -sì autorevole, il pellegrino ringraziò quelle persone dell'usatagli -compitezza; ma soggiunse altresì «aver fatto voto di non parlare -innanzi ai servi di quelle cose sulle quali i padroni non volevano che -alla lor presenza si discutesse.» Gli è da sapersi che quando Cedric -mandò in bando il proprio figlio, proibì ad ognuno pronunziarne il nome -al suo cospetto. - -«Un voto di tal natura» disse Wamba al coppiere «non sarebbe mai stato -fatto da un uomo della nostra classe!» - -Osvaldo si strinse nelle spalle in aria di persona scontenta, e disse -all'orecchio di Wamba: «Io aveva intenzione di alloggiare costui in -una stanza vicina alla mia; ma poichè si mostra tanto scompiacente -verso i Cristiani, lo metterò a canto all'Ebreo. Anwold» diss'egli al -servo che portava la torcia. «Conducete il pellegrino alla parte di -fabbrica posta ad ostro. Vi auguro la buona notte, ser pellegrino, e vi -ringrazio della vostra cortesia.» - -«Sia con voi la Beatissima Vergine!» rispose senza scomporsi il -pellegrino, e seguì senza più fermarsi la propria guida. - -Giunto ad un'anticamera, cui mettevano molte porte, e schiarita da -una piccola lampada di ferro, gli si parò innanzi la prima ancella di -Rowena, dicendogli con tuono autorevole, che la sua padrona bramava -parlar secolui. Tolta indi la torcia dalle mani d'Anwold, intimò a -questo di aspettarla ivi, facendo cenno di seguirla al pellegrino; -il quale non giudicò da rifiutarsi questo invito siccome quello -di Osvaldo; e benchè i primi moti dello straniero lo annunziassero -sorpreso, ubbidì nondimeno senza farsi lecita veruna osservazione. - -Attraversato un picciolo corritoio, e saliti sette gradini, ciascun -de' quali non era che una grossa trave di legno, si trovò ad un -tratto nell'appartamento di lady Rowena, la magnificenza del quale -corrispondeva al rispetto, che alla donna ragguardevole usavasi dal -signor del castello. Ne coprivano le pareti tappezzerie ornate di oro e -di seta, che rappresentavano argomenti di caccia, espressi con quella -maestria, che lo stato dell'arti a quei dì permettea. D'una simile -tappezzeria vedeasi fregiato il letto, che guernivano cortine color di -porpora. Sontuosi cuscini soprastavano a quelle seggiole, e una d'esse -a bracciuoli e più alta dell'altre avea dinanzi a sè uno sgabello -d'avorio di bizzarro lavoro. - -Davano lume all'appartamento quattro torcie di cera, conficcate in -altrettanti candelabri d'argento. Ciò nullameno le donne leggiadre de' -nostri giorni non si avvisassero di portare invidia alla magnificenza -d'una sassone principessa. Perchè le mura di tale stanza erano -sì piene di crepature, e sì mal rinzaffate, che le tappezzerie si -movevano ad ogni lieve spirar di vento, e la fiamma delle torce, -anzichè salire perpendicolare, ondeggiava or da un lato or dall'altro -come la banderuola d'uno stendardo. Perciò, comunque gli arredi -fossero magnifici, e mostrassero tanto buon gusto quanto il secolo -ne permettea, nulla vi si trovava delle cose che contribuiscono -all'agiatezza, il qual genere di lusso essendo allora sconosciuto, il -difettarne non produceva molestia. - -Lady Rowena, dietro cui stavano tre ancelle, e una di queste intesa -a metterle i capelli in aggiustamento da notte, sedea sulla specie -di trono testè descritto, e detta sarebbesi una regina in atto di -ricevere l'omaggio de' sudditi. Nè dal tributarle omaggio si ristette -il pellegrino, che piegò il ginocchio dinanzi a lei, sollecito però più -che mai di coprirsi col suo mantello. - -«Alzatevi, pellegrino» ella gli disse: «chiunque prende la difesa -dell'uomo assente ha diritto di vedersi ben accolto dagli amici della -verità, dagli ammiratori d'ogni nobil coraggio. Ritiratevi» soggiunse -indi alle ancelle «desidero rimanermi sola col pellegrino.» - -Senza partirsi dall'appartamento, quelle donne si ridussero -all'estremità opposta, sedendo sopra un banco collocato contra il muro, -e fattesi mute siccome statue, benchè situate a tal distanza dalla loro -padrona che avrebbero potuto parlare a mezza voce senza tema d'essere -intese. - -«Pellegrino» disse Rowena dopo un momento di silenzio; nel durar -del quale sembrava pensasse al modo di cominciare l'intertenimento. -«Voi questa sera pronunziaste un tal nome.... Il nome d'Ivanhoe» e -nel ripetere la stessa voce sembrava facesse un grande sforzo a sè -medesima. «E lo pronunziaste in un castello, ove, giusta le leggi -della natura, dovrebbe essere un diletto l'udirlo; e dove nondimeno -per una sequela di dolorose circostanze non può essere profferito -che non ecciti in più d'un cuore sensazioni affliggenti, e di natura -diversa fra loro. Una sola interrogazione ardisco farvi: ove trovavasi -egli, qual n'era il destino quando voi abbandonaste la Terra Santa? -Noi qui sapemmo che il cattivo stato di sua salute lo rattenne in -Palestina dopo la partenza dell'esercito inglese, e sapemmo parimente -che sofferse persecuzioni dalla fazion de' Francesi, cui diconsi -affezionati i Templari.» - -«Conosco assai poco il cavaliere d'Ivanhoe» rispose con tremante voce -il pellegrino «e ben vorrei conoscerlo maggiormente, o nobil donzella, -poichè il suo destino vi sta a cuore. Pure mi è noto che sottrattosi -alle persecuzioni dei suoi nemici, egli era sul punto di ritornare -nell'Inghilterra, ove s'egli abbia qualche speranza d'esser felice, voi -lo saprete meglio di me.» - -Mandò un profondo sospiro Rowena, fattasi indi a chiedere il quando a -un dipresso Ivanhoe avrebbe riveduto la patria, e se gravi pericoli gli -sovrastavano durante il viaggio. Rispose il pellegrino non essere in -suo potere il dare schiarimenti consentanei alla prima interrogazione, -e quanto alla seconda, assicurò che non vi erano pericoli da temersi -per chi tornando da Terra Santa tenea la strada di Venezia, di -Genova, poscia della Francia. «Ivanhoe» aggiunse egli «conosce tanto -bene la lingua e le usanze francesi che non corre alcun rischio -nell'attraversare questo regno.» - -«Piacesse a Dio» sclamò Rowena «ch'ei fosse giunto, e giunto in istato -di portar l'armi nel torneo che sta per aprirsi, bell'arringo ai -Cavalieri di questa terra per pompeggiare di lor destrezza e valore! Oh -se mai Atelstano di Coningsburgo vi riportasse il premio, chi sa quali -novelle, e a lui forse sgradevoli, riceverebbe Ivanhoe appena toccati -i lidi della sua patria! Come stava egli l'ultima volta che lo vedeste? -l'infermità ne aveva ella scemate le forze? Era egli molto cambiato?» - -«Lo dicevano più smunto e fatto più bruno che non compariva allor -quando giunse da Cipro col seguito di Riccardo. Diceasi parimente che -gli si leggevano in fronte gli affanni del cuore; ma io vi narro quel -che mi fu raccontato. Ivanhoe... non lo conosco.» - -«Oh come temo che giunto alla sua terra non troverà molti motivi di -sbandire il duol che lo preme! Vi son grata, buon pellegrino, d'avermi -dati schiarimenti sul compagno di mia fanciullezza. Accostatevi» -volgendosi alle ancelle «e offerite all'uom pio la bevanda del riposo, -non voglio intertenerlo più lungamente.» - -Elgitta presentò una tazza di vino condito di mele e droghe alla sua -padrona, che prima a gustarne, la offerse indi al pellegrino, ed egli -alcune stille ne bebbe. - -«Accettate questa elemosina» gli disse «siccome un contrassegno del mio -rispetto verso i luoghi santi che visitaste.» - -Il pellegrino ricevè tal dono, salutando la donatrice con profonda -umiltà, indi si ritrasse preceduto da Elgitta, che il ricondusse fino -all'anticamera. - -Ivi trovò Anwold, il quale prendendo la torcia di mano all'ancella, -lo condusse con maggior fretta che cerimonie ad una parte di -quell'edifizio pressochè diroccata, ed assegnata per alloggiarvi ai -servi d'infimo grado, e agli ospiti di condizione più abbietta. - -Giunti in un lungo e stretto corritoio, in cui era posto l'ingresso -di molte picciole stanze o a dir meglio cellette, Anwold indicò al -pellegrino quella che stavagli apparecchiata. - -«In quale di queste stanze alloggia il Giudeo?» domandò il pellegrino. - -«Quel cane di miscredente» rispose l'altro «alloggia nella stanza -posta a sinistra della vostra. Per san Dunstano! converrà, cred'io, -continuare un anno raspandola e stropicciandola prima che vi possa più -alloggiare un Fedele.» - -«E qual è la stanza di Gurth?» - -«Del porcaiuolo? L'avete a mano diritta; che vi tocca esser linea di -separazione fra un guardiano di porci ed un circonciso, scarto, com'io -lo giudico, di tutte le dodici tribù d'Israele. Ben più onorevolmente -vi avremmo collocato, se vi foste mostrato più compiacente all'invito -di Osvaldo.» - -«Sto benissimo così; nè la vicinanza d'un Ebreo può portarmi lordura a -traverso una grossa parete di rovere.» - -Dette tai cose entrò nella miserabile celletta indicatagli, e presa -la torcia di mano al servo lo ringraziò augurandogli la buona notte. -Indi spinta colle mani la porta, la quale, siccome tutte l'altre, non -avea che un saliscendi per chiuderla, piantò la torcia entro un gran -candeliere di legno, fattosi indi a riguardare intorno le suppellettili -di quella stanza di riposo. Nè potevan queste essere più semplici, -riducendosi ad uno sgabello di legno e ad un letticciuolo formato di -tavole mal connesse, e giuncato di paglia fresca su cui erano distese -alcune pelli di pecora che facevano l'ufizio di coperte. - -Spenta la torcia il pellegrino, si gettò su questa verissima cuccia, -senza spogliarsi di nessuna maniera, e dormì, o almeno vi rimase -coricato, sintantochè i primi raggi dell'aurora s'introducessero -nella stanza pei buchi d'una finestruccia fatta a grata, ed ottima per -condurre il fresco e la luce ad un tempo. Si alzò in allora, e recitata -la preghiera del mattino, uscì di quella stanza, ed entrò senza fare -strepito, ed alzandone con cautela il saliscendi, nella contigua -dell'Ebreo. - -Sdraiato costui sopra un letticciuolo simile affatto a quello del -pellegrino, dormiva inquietissimo sonno, tenendosi sotto la testa -quella parte di vestimenta da lui spogliate, meno per valersene a -guisa di capezzale che per tema di vederle al suo destarsi sparite. -Gli si leggea il turbamento sulla fronte, ed agitava le mani come uom -che lotti coll'incubo. Faceva esclamazioni ora in ebraico, ora nel -novello idioma mescolato d'inglese e di normanno, in mezzo al quale -guazzabuglio il pellegrino potè raccapezzare tai detti: «In nome del -Dio d'Abramo, risparmiate un miserabil vecchio! Non ho un solo _shekel_ -al mondo! Potreste anche mettermi in quarti, nè per ciò avrei modo di -soddisfarvi.» - -Il pellegrino, senza aspettare che la visione dell'Ebreo fosse finita, -gli diede una spinta col bordone per risvegliarlo, il quale scotimento -ruvido anzichè no, e la presenza, allora inaspettata d'un uomo, gli fe' -credere di continuare ancora in un sonno che a lui parea cosa vera. -Rizzatosi dal letto a metà, e sollevandosegli ad un ad uno sul capo -i grigi capelli, afferrò le vestimenta, che si tenea strette fra le -mani con quell'ardore onde un falco ghermisce cogli artigli la preda, -indi con quegli occhi vivacissimi, in cui terrore e sorpresa stavano -impressi, diedesi a guardar fiso l'uom sopraggiunto. - -«Non temete, Isacco, d'alcuna cosa. Io qui venni qual vostro amico.» - -«Il buon Dio d'Israele ve ne rimeriti!» disse l'Ebreo che allora -soltanto incominciò a respirare. «Mi parea... ah! lodato sia Abramo! -Non era che un sogno. Ma voi..... che affari potete aver voi sì di -buon'ora con un povero Ebreo?» - -«Vengo per dirvi che se non v'affrettate subito a partire, il vostro -viaggio non andrà immune da pericoli.» - -«Dio di Mosè! E chi può trovare il suo conto a mettere in pericolo un -povero sfortunato qual mi son io?» - -«Questo è quello che potete sapere voi meglio di me. La cosa unica di -cui posso accertarvi, si è che ieri sera il Templario, attraversando la -sala del banchetto, e parlando saracino, linguaggio a me cognitissimo, -ordinò a' suoi Mussulmani di spiar l'istante che uscireste del -castello, indi seguirvi, e impadronendosi della vostra persona, -condurvi prigioniere nel castello di ser Filippo di Malvoisin, ovvero -nell'altro di ser Reginaldo di Frondeboeuf.» - -Gli è impossibile dipingere al giusto il terrore da cui fu invaso -l'Ebreo all'udire tanto tremenda notizia, che il fe' tramortito. Un -sudor freddo ne ricoperse la fronte, gli caddero prive di moto le -braccia, chinò il capo sul petto. Dopo brevi istanti ciò nondimeno potè -sopra sè medesimo tanto d'abbandonare il letto, ma questo sforzo lo -estenuò interamente. Gli tremavano sotto le ginocchia, e i suoi nervi -e muscoli avevano, parea, perduto il vigore e la naturale loro virtù; -laonde cadde a' piedi del pellegrino, non come uomo che si prostra -mosso da riconoscenza o rispetto, ma a guisa da chi è tratto bocconi da -una forza superiore cui non abbia modo alcun di resistere. - -«Potente Dio d'Abramo!» furono questi i primi accenti ch'ei pronunziò -sollevando al cielo le scarne mani, mentre il suo capo toccava ancora -la terra «o santo Mosè! o beato Aronne! Non sognai io dunque, nè vana -fu la visione che ebbi! Sentii gli strumenti della tortura che mi -laceravano il fianco, siccome l'aratro rompe in passando le glebe, ove -sorsero altra volta le città dei figli d'Ammone.» - -«Alzatevi, Isacco, ed ascoltatemi» soggiunse il pellegrino, che lo -guardava con quell'occhio di compassione non negata neanco alle persone -meritevoli meno di stima. «Non è privo di fondamento il terrore che -concepiste, ripensando soprattutto al modo onde i nobili ed i principi -usarono co' vostri fratelli per l'avidità di impadronirsi de' loro -tesori; ma alzatevi, ve lo replico; v'indicherò una via di salvezza. -Vi è per altro d'uopo involarvi tostamente da questo castello, e -profittare del sonno in cui è immerso ciascuno. Io vi condurrò a -traverso della foresta per segreti sentieri, a me noti quanto il -possano essere al boscaiuolo medesimo; non mi dipartirò da voi se prima -non avrete ottenuto un salvocondotto da alcuno fra o baroni o capi, che -si trasferiscono al torneo, e la cui protezione voi avrete del certo -modi per guadagnarvi.» - -È da notarsi, che allorquando ai primi detti del pellegrino, l'Ebreo -travide qualche speranza di sottrarsi al Templario, cominciò a levarsi -direm quasi pollice a pollice dal suolo ove giaceva supino, tanto -che si trovò sulle sue ginocchia, tenendo al pellegrino conversi tai -sguardi espressivi, che indicavano rincoramento e timore non disgiunti -da diffidenza. Ma all'udire le ultime parole, s'impossessò di lui tutto -lo spavento di prima, sicchè tornò a cadere prosteso col volto a terra. - -«Io aver modi di guadagnarmi la protezione d'alcuno! mio Dio! Per -ottenere la protezione d'un Cristiano l'Ebreo non ha che una sola -strada, e come trovarla io povero tapino, che le altrui avanie hanno -ridotto all'indigenza d'un Giobbe?» Allora, come se la diffidenza -avesse in costui vinti tutti gli altri sentimenti, sclamò d'improvviso: -«Ah per l'amor di Dio! buon figliuolo, per l'amore di questo padre -onnipotente degli Ebrei e dei Cristiani e delle generazioni così -d'Israele come d'Ismaele, per l'amore di questo Dio, non mi tradite! -Io non ho modo di comperar protezione dal più povero fra i mendicanti -cristiani, volesse questi concedermela ancor per un soldo.» Dopo tale -scongiuro sorse una seconda volta da terra, e afferrato il mantello -del pellegrino, si diede di nuovo a contemplarlo in tuono umile e -supplichevole. Questi si ritirò d'alcun passo, quasi pauroso, come lo -erano a que' giorni i Sassoni e Normanni, che la troppa vicinanza di -costui li lordasse. - -«Quand'anche tu portassi addosso tutte le ricchezze della tua tribù» -soggiunse sprezzantemente il pellegrino «quale sarebbe interesse in me -di pregiudicarti? L'abito che porto non ti accenna forse abbastanza -che ho fatto voto di povertà? Nel lasciarti, io non avrò d'uopo che -d'un cavallo e d'un saione di maglia. Nè creder già che mi mova alcuna -vaghezza della tua compagnia, o ch'io pensi a vantaggiarne in qualsisia -maniera. Rimani, se ciò meglio t'aggrada. Cedric il Sassone può -concederti la sua protezione.» - -«Egli non vorrà saperne, nè mi permetterà, ne son certo, il viaggiare -fra le persone del suo seguito. Sassoni e Normanni son tutti la stessa -cosa nel disdegnare i poveri Ebrei. Per altra parte, attraversar -solo i dominii di Malvoisin e di Reginaldo Frondeboeuf dopo le -sconsolanti notizie che voi mi deste!... Buon figliuolo, verrò con -voi, affrettiamoci, stringiamo i nostri cinturini, e fuggiamo. Ecco il -vostro bordone. Perchè ancora esitate?» - -«Io non esito punto,» rispose il pellegrino, sorridendo fra sè della -fretta che la paura metteva a quel suo futuro compagno. «Ma vedo bene -che ne fa d'uopo assicurarci i modi d'uscir del castello. Seguitemi.» - -In questa il condusse nella stanza di Gurth, ch'ei si era fatto -indicare, nè ciò avrà dimenticato il leggitore, la sera innanzi. -«Gurth» gridò egli «alzati ad aprire la porticella di soccorso, e fammi -uscire insiem coll'Ebreo.» - -Gurth, il quale dall'ufizio suo, cotanto vile a' dì nostri in Europa, -ritraea nell'Inghilterra Sassone tanto spicco, quanto bastò a rendere -famoso in Itaca il pastore Eumeo, si trovò punto dal tuono imperioso -che inver lui assumeva quel pellegrino. - -«Che ascolto?» diss'egli sollevandosi sul gomito senza abbandonare il -letto per questo «l'Ebreo vuol partire sì di buon'ora da Rotherwood, e -un pellegrino va in sua compagnia?» - -«Gli è quanto io pur sospettai» soggiunse Wamba entrando in -quell'istante medesimo «che costui se ne sarebbe andato portandone via -un mezzo prosciutto.» - -«_Sia com'esser si voglia_» ripigliò a dire Gurth posando nuovamente il -capo sul pezzo di legno che gli tenea vece di capezzale «l'Ebreo ed il -Cristiano avranno la bontà di aspettare che si apra la porta comune. -Noi non comportiamo che i nostri ospiti sfumino dal castello sì di -buon'ora e quasi di soppiatto.» - -«_Sia com'esser si voglia_» replicò con fermo tuono il pellegrino «io -vi dico che non mi ricuserete quanto vi chiedo.» - -Nel medesimo tempo, inclinandosi al letto del porcaiuolo, gli susurrò -all'orecchio alcune parole in lingua sassone, che quando Gurth ebbe -intese, mostrò esultanza; ma fu presto il pellegrino a portarsi un -dito alle labbra: «Bada bene, o Gurth, bada bene. Tu hai fama d'uomo -prudente. Aprine la porticella, e maggiori cose saprai.» - -Obbedì Gurth, e in tuono sommesso e contento s'avviò col pellegrino -alla porta di soccorso, seguito dall'Ebreo e da Wamba, che -faceano entrambi le meraviglie su di tal cambiamento istantaneo di -deliberazioni venute nel porcaiuolo. - -«E la mula!» Sclamò l'Ebreo giunto alla porticella. «Senza la mia mula -non posso partire.» - -«Vanne in traccia» disse il pellegrino a Gurth «e conducine una anche -per me, onde io possa tenergli dietro sino a che abbia abbandonati -questi dintorni. Sarà mia cura giunto ad Ashby il rimettere le due -bestie fra le mani d'alcuno fra i seguaci di Cedric.... E ascoltami.» -Le altre cose furono dette con voce tanto sommessa, che il solo Gurth -potè intenderle. - -«Volentieri» rispose Gurth. «Sarete puntualmente ubbidito» e tosto -partì in cerca delle mule. - -«Quanto mi piacerebbe» disse Wamba, partito che fu il suo collega «se -m'avessero insegnato tutte le cose che s'insegnano a voi pellegrini di -Terra Santa!» - -«Che cosa c'insegnano? A far orazione, a pentirci de' nostri peccati, a -digiunare, a mortificare la carne...» - -«E' bisogna ben credere che v'insegnino ancora altre cose.... Vogliam -forse dire che le vostre preci e la vostra contrizione abbiano mosso -Gurth ad aprirvi la porta di soccorso? È egli un merito di digiuni e -di mortificazioni se v'ha prestata la mula del suo padrone? Se tutti -i vostri espedienti si fossero ridotti a questi, v'assicuro ben io che -tanto v'avrebbe fruttato di volgervi ad un de' suoi porci.» - -Intanto dall'altra parte della fossa comparve Gurth che conduceva due -mule. I viaggiatori passarono sopra una specie di ponte levatoio, non -più largo dello spazio di due assi parallelamente congiunte, nè più -larghi erano la picciola porta e lo sportello, aperti nel palizzato -esterno che conduceva entro il bosco. Non appena l'Ebreo fu presso -della sua mula, s'affrettò a collocar sulla sella un sacco di traliccio -turchino, che fin allora avea tenuto celato con grande studio sotto il -mantello, e ciò seguendo soggiunse: «Vi sta l'occorrevole per cambiar -di vestito, non altra cosa.» Montato in sella con maggior vivacità che -non l'avrebbero dato a credere i suoi anni, fu sollecito oltre ogni -dire di aggiustar quel fardello per modo che rimanesse celato ad ogni -sguardo. - - [Illustrazione: _Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato - alcune ore senza profferir parola, il pellegrino ruppe il - silenzio. — Vedi tu quella grande quercia, morta per metà di - vecchiaja? — Ivi finiscono i dominii di Front-de-Boeuf...._ - pag. 54.] - -Men prontezza in montare sulla sua mula mostrò il pellegrino, e -all'istante del partire porse la sua mano a Gurth, che un rispettoso -bacio v'impresse. Indi lo stesso Gurth seguì coll'occhio i due -viaggiatori sintantochè gli alberi della foresta non tolsero a lui -questa vista, ed anche allora parea si sforzasse cercarla, quando lo -tolse dai suoi pensieri la voce di Wamba. - -«Ma sai tu, amico Gurth, che in questa mattina hai date prove d'una -cortesia tutta nuova! Mi prenderei quasi assunto di camminare a piedi -nudi come quel pellegrino, perchè poi tu mi servissi con eguale zelo. -Io pure ti darei volentieri la man da baciare.» - -«Ti dirò che non sei tanto pazzo, il mio Wamba, benchè tu non ragioni -che secondo le apparenze; ma gli è poi quello che anche i più saggi fra -gli uomini fanno. Oh! gli è tempo ch'io pensi al mio gregge» e detto -ciò, rientrò, seguito dal suo compagno, in castello. - -Intanto i due viaggiatori si allontanavano con una rapidità ben atta a -provare da quai timori fosse tribolato l'Ebreo, perchè gli è ben raro -che uomini giunti in quell'età amino forzar tanto le loro corse. Il -pellegrino, che si dimostrava pratico d'ogni sentiero il men conosciuto -di quella foresta, lo condusse per traversi solitarii e selvaggi -che si sarebbe creduto non gli avesse mai calcati uman piede; onde -l'Ebreo venne più d'una volta in timore, che il divisamento del giovane -pellegrino fosse quello di consegnarlo in cattive mani. - -E a dir vero la natura di que' tempi rendea perdonabile tal diffidenza. -Eccetto il pesce volante che trova nemici in tutt'e due gli elementi, -non v'erano forse individui nell'intero regno della natura, i quali -fossero bersaglio ad una persecuzione tanto generale, e sì costante -e crudele quanto i miseri Ebrei. Sotto pretesti i più lievi, ed in -uno i più sragionevoli, o coll'appoggio d'ingiuste ed assurdissime -accuse, e le persone e le sostanze loro erano in balìa del furor -popolare. Normanni e Sassoni, Danesi ed Inglesi, comunque genti fra lor -nimicissime, gareggiavano d'accanimento contra un popolo, che parea -fosse un merito e un religioso debito l'insultare, il vilipendere, -il perseguir, lo spogliare. I re di schiatta normanna, e i nobili -independenti, che nel commettere atti arbitrari teneano le regali -orme, usavano in oltre contro di questa schiatta sfortunatissima un -altro genere di cattivi trattamenti ridotti a calcolato sistema, e che -aveano per suprema ragione la cupidigia. È conosciuta la barbarie del -re Giovanni, il quale tenendo rinchiuso in uno de' suoi castelli certo -Ebreo assai facoltoso, gli faceva ogni giorno strappare un dente per -ridurlo sotto questo martirio a pagare una somma esorbitante, che il -tiranno da lui pretendeva e che l'infelice pagò finalmente, quando si -vide sguernita una metà di mascella. Il poco d'argento monetato ch'era -in paese trovavasi fra le mani di questo popolo perseguitato; onde la -nobiltà non si stava dall'imitare gli esempi del Monarca, mettendo -a contribuzione gli Ebrei, e adoperando contr'essi ogni specie di -vessazione, e perfino il tormento della tortura. Ciò nullameno la sete -del guadagno inspirava ai figli d'Israele tal coraggio a sofferire i -patimenti, che li traeva a sfidar pericoli ed ogni spezie di mali onde -conseguire tutti gl'immensi profitti, per altra parte sperabili da una -contrada ricca di sua natura quanto lo è l'Inghilterra. E ad onta di sì -fatte persecuzioni, e di una corte speciale, con nome di _scacchiere -degli Ebrei_, instituita a solo fine di tassarli arbitrariamente e -spogliarli de' loro averi, questa genia smodatamente moltiplicava, e -perveniva a grandi ricchezze coll'espediente inventato di trasmettersi -vicendevolmente somme rilevanti per via di cambiali; perchè ad essi e a -tal circostanza, siccome narrasi, è debitore il commercio del trovato -delle cambiali, che loro agevolavano i modi di far passare i capitali -da un paese all'altro. Per lo che quando in un paese si vedeano -minacciati d'un'oppressione da non potersi più tollerare, assicuravano -i propri tesori con sì fatto stratagemma che altrove li trasportava. - -Così aperta in tal qual modo una lotta tra l'ostinazione e la -cupidigia degli Ebrei per una parte, e il fanatismo e la tirannide -dei Grandi della nazione per l'altra, si aumentava il numero -dell'anzidetta gente in proporzione di sofferte avanie. E se le -ricchezze immense che largiva loro il commercio, cimentavano il più -delle volte a gravi rischi i Giudei, altre volte anche accadea che -procacciassero ad essi una certa prevalenza, e modi di assicurarsi -un dato grado di protezione. Tale essendo il tenore della costoro -esistenza, ne addiveniva in essi quel miscuglio di carattere -timido, inquieto, sospettoso e ostinato ad un tempo, inflessibile e -fertile nell'inventare astuzie, atte a liberarli dai pericoli che li -circondavano. - -Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza profferir -parola, il pellegrino ruppe il silenzio — «Vedi tu quella grande -quercia, morta, per metà di vecchiezza? Ivi finiscono i dominii -di Frondeboeuf. Gli è lunga pezza che non siamo più sul territorio -di Malvoisin. Laonde ti trovi fuor del pericolo che i tuoi nemici -t'inseguano.» - -«Possano, perchè non m'arrivino» soggiunse l'Ebreo, sollevando al -cielo gli sguardi «fracassarsi le ruote de' lor carriaggi, come accadde -all'esercito filisteo. Ma voi, buon pellegrino, deh! non m'abbandonate. -Ben v'è noto che fra i miei persecutori si trovano quel feroce, quel -selvaggio Templario, e gli schiavi suoi saracini, poco rileva del luogo -ove in me si scontrassero. Costoro non rispettano nè territorii nè -signori di territorii.» - -«Qui però» tornò a dire il pellegrino «è il sito ove dobbiam separarci. -L'abito che ho indosso non mi permette di rimanere più lungo tempo di -quanto il voglia necessità, in compagnia d'un Ebreo. Per altra parte, -come potrebb'egli un pacifico pellegrino difenderti contra due uomini -armati?» - -«Oh prode giovine! So ben io che potete difendermi, e son certo che -lo farete. Comunque mi vediate povero, posso ricompensarvi, non dirò -con danaro perchè ne son privo, e ne attesto il mio gran padre Abramo, -ma.....» - -«Già mi spiegai abbastanza ch'io non voglio da te nè danaro nè -ricompensa. Quanto poi alla tua inchiesta... ebbene! sia come -brami. Ti accompagnerò e ti difenderò anche, se sarà d'uopo, perchè -finalmente non vedo che si possa imputare come delitto ad un Cristiano -il difendere dalla violenza d'un Saracino un altr'uomo, sia questi -pur anche Ebreo. Noi non siamo lontani dalla città di Sheffield. Ti -condurrò dunque fin là. Ivi rinverrai, non ne dubito, qualcuno de' tuoi -fratelli per ricoverarti.» - -«Oh! che la benedizione di Giacobbe piova sopra di voi, giovine -valoroso! Troverò a Sheffield il mio congiunto Zareth, da cui spero -ottener modi per continuare senza pericoli il mio cammino.» - -«Andiamo dunque, e giunti colà ci divideremo: non ci rimane più che una -mezz'ora di strada.» - -Mezz'ora che fu da entrambi trascorsa in un perfetto silenzio; perchè -il pellegrino disdegnava di parlare, senza che ve ne fosse il bisogno, -all'Ebreo, nè questi ardiva volgere primo il discorso ad un uomo, -che a motivo del pellegrinaggio fatto in Palestina godeva innanzi al -pubblico gli stessi privilegi di chi è in concetto di santo. Fermatosi -sull'altura d'un poggio — «Ecco Sheffield» disse il pellegrino ad -Isacco, additandogli le mura della città. «Qui dobbiam separarci.» - -«Ma non prima che abbiate accettati i ringraziamenti del povero Ebreo, -poichè non oso pregarvi che m'accompagniate alla casa del mio parente -Zareth. Egli potrebbe mettermi in grado di compensare il servigio che -mi prestaste.» - -«Deggio ancora ripeterti, che non voglio ricompensa? Se però riandando -la lunga lista de' tuoi debitori credi per amor mio di risparmiare i -ferri e la prigionia a qualche sfortunato Cristiano di questo novero, -lo avrò in conto di larghissima ricompensa.» - -«Aspettate, aspettate!» sclamò l'Ebreo tenendolo pel mantello. «Vorrei -fare alcuna cosa di più che fosse immediatamente gradevole a voi. Dio -sa che Isacco è povero, e null'altro che un mendicante della sua tribù. -Nondimeno.... Mi perdonerete voi se indovino la cosa che in questo -punto bramereste di più?» - -«Quand'anche tu la indovinassi non potresti darmela, a meno che non -fossi ricco altrettanto quanto pretendi essere creduto povero.» - -«_Pretendo!_ Mio Dio! gli è che lo sono di fatto, nè solamente -povero, ma assassinato, rovinato, indebitato, in somma la creatura -più miserabile che viva su questa terra. La crudele rapacità de' miei -persecutori non mi lasciò nè mercanzie, nè danaro, nè suppellettili, -nulla in fine di quanto io possedeva. Con tutto ciò ho l'onore di dirvi -che posso procurarvi la cosa or più desiderata da voi: un cavallo di -battaglia ed un'armatura da cavaliere.» - -Altamente commosso dalle parole ultime il pellegrino, si volse con -vivacità all'Ebreo, domandandogli: «Chi può averti inspirata una tal -congettura?» - -«Poco monta il chi e il come» rispose sorridendo il Giudeo. «Negatemi -ch'ella sia giusta... Dunque, se ho indovinato il vostro bisogno, -sappiate ancora che ho il modo di soddisfarlo.» - -«Ma e può venirti in mente, che sotto queste mie vesti?...» - -«Oh! Oh! conosco i Cristiani, e so bene non esservi uom nobilissimo fra -essi, che mosso da spirito di superstizione religiosa disdegni prendere -il bordone, mettere zoccoli, e andar piè scalzo a visitare il sepolcro -di colui....» - -«Giudeo» sclamò con grand'impeto il pellegrino, «guardati, vivadio! dal -bestemmiare.» - -«Perdonate; parlai inconsideratamente, lo vedo. Del restante ieri sera -e sta mane ancora, vi siete lasciato sfuggire certe parole, che furono -per me come la scintilla uscita della pietra focaia, scintilla che fa -prova del metallo racchiuso entro la selce[9]. So di più che questa -vostra veste di pellegrino nasconde una catenella d'oro, quali son -soliti portarle i cavalieri. Ne ho veduto poche ore fa lo splendore -quando vi stavate chino sopra il mio letto.» - -Non potè ritrarsi dal sorridere il pellegrino. «Se un occhio -indagatore, siccome il tuo, sperimentasse la propria finezza per entro -quelle tue vesti, farebbe cred'io a sua volta qualche scoperta.» - -«Non parlate così» disse l'Ebreo cambiando colore, indi dato di piglio -al calamaio colla fretta di chi vuol troncare un discorso che non gli -garba, ne trasse la penna e un foglietto di carta rotolata su di cui si -pose a scrivere senza discendere della sua mula ed essendogli leggìo -la parte superiore del suo berrettone. Terminato ch'ebbe, consegnò il -biglietto scritto in ebraico al pellegrino, sì dicendogli: «Tutta la -città di Leicester conosce il ricco Ebreo Kirgath Jairam di Lombardia. -Portategli questo scritto. Egli ha da vendere sei armature di Milano -fine sì, che la inferiore di esse non disdirebbe ad un principe, -e dieci cavalli da guerra, dei quali il men bello sarebbe degno -d'un re che andasse a dar battaglia per assicurarsi del trono. Voi -potrete scegliere l'armatura e il cavallo che vi converranno meglio, -e domandare in oltre al mio corrispondente qualunque altra cosa di -cui abbisognaste mai nel torneo. Vi sarà data. Dopo la giostra gli -restituirete fedelmente il tutto, semprechè in allora non foste in -istato di pagarne il prezzo.» - -«Ma, Isacco» soggiunse il pellegrino, «t'è forse ignoto che in un -torneo, l'armi e il cavallo del vinto appartengono al vincitore? Tale è -la legge di questo genere di combattimenti. Se avessi quindi sfortuna, -non potrei nè restituire nè pagare le cose avute.» - -L'Ebreo impallidì soprappreso dall'idea di questa contingibile -combinazione. Ma poi fattosi nuovamente coraggio: «No, no, no,...» -sclamò «Questo è impossibile..... O almeno non voglio pensarci!.... -La benedizione del nostro celeste padre starà sopra di voi. La vostra -lancia sarà forte, lo spero, come quella di Gedeone.» - -Dette le quali cose ei volgea la testa della sua mula alla parte di -Sheffield; ma il pellegrino a sua volta lo prese per una falda del -mantello: «Isacco» gli disse «tu non conosci ancora tutti i rischi -a cui ti commetti. Supponi che l'armatura si sconci, che il cavallo -rimanga ferito o morto; perchè certamente se fo tanto di trasferirmi al -torneo, non risparmierò nè l'armi nè il corridore. La gente della tua -tribù, ti è noto, non dà nulla per nulla. L'uso almeno delle cose prese -ad imprestito dovrei pagarlo!» - -L'Ebreo si contorse sopra la sella, com'uom tribulato da un accesso -di collica: ma i sentimenti che lo animavano in quell'istante vinsero -gli altri a lui più abituali. «Poco rileva» diss'egli «poco rileva... -Lasciatemi partire. Se qualche danno accadrà, non dovrete pagarlo voi. -Kirgath Jairam vi presterà senza interesse quanto vi sarà necessario, -e ciò per amore del suo concittadino Isacco. Addio!... Ascoltatemi,» -aggiunse tornando addietro «abbiate cura di non cimentarvi troppo nel -calor della mischia. Risparmiate... non dico tanto l'armatura e il -cavallo... ma la vostra vita, giovane valoroso. Addio.» - -«Ti ringrazio del tuo consiglio» il pellegrino rispose. «Profitterò -della tua cortesia, nè sarà colpa che della cattiva sorte se non mi -verrà fatto di dartene il guiderdone.» - -Allora si separarono, entrando ciascuno per diversa strada in Sheffield. - - - - -CAPITOLO VII. - - «Vedi in bell'ordin molti cavalieri, - «Cui maggior turba di scudier fa scorta; - «E chi d'essi le lancie, chi i cimieri, - «Qual le corazze, qual gli scudi apporta; - «Squillan le trombe. All'armi orsù guerrieri! - «L'alba foriera a voi di lauri è sorta. - «Scalpita impazïente il palafreno, - «E fa prova di cor rodendo il freno. - _Vecchia ballata._ - - -Lo stato della nazione Inglese a quei giorni era misero oltre ogni -dire. Il re Riccardo mancava dal suo paese, chè lo tenea prigioniero -la dura politica del duca d'Austria. Ignoto era lo stesso luogo di sua -cattività, e il destino di lui non sapeasi che in confuso dalla maggior -parte de' suoi sudditi gementi sotto l'oppressione d'ogni genere di -tirannidi subalterne. - -Il principe Giovanni, collegato con Filippo di Francia, il giurato -nemico di Riccardo, s'adoperava a tutta possa col duca d'Austria, -onde prolungare la prigionia d'un fratello, che quanto gli avesse -largheggiato di beneficenze dimenticò. Intanto affortificava la propria -fazione nell'interno del reame, apparecchiandosi, allorquando fosse -morto il Re, a disputarne il trono al legittimo erede Arturo, duca di -Brettagna, figliuolo di Goffredo Plantageneto e fratello primogenito -di Giovanni; usurpazione che in appresso tornò, come è noto, a seconda -delle sue mire. Leggiera, licenziosa e perfida era l'indole di costui. -Si fece partigiani non solamente coloro che, per la condotta avuta -intanto che il re Riccardo era assente, doveano temerne il ritorno e -la vendetta, ma eziandio quella numerosa classe di persone risolute -ed indocili ad ogni freno di legge, che reduci dalle crociate, aveano -portati in patria con tutti i vizi acquistati nell'Oriente un cuore -indurito, e il divisamento di restaurare i danni sofferti ne' lor -patrimonii, restaurazione che speravano unicamente fra le turbolenze -d'una interna sommossa. - -A queste cagioni di pubblico disordinamento e disastro vuolsi -aggiungerne diverse altre. Alcuni uomini tratti a disperazione dagli -atti oppressivi de' feudatari, e dalla severità con cui venivano -poste in pratica le leggi normanne intorno la caccia, s'erano uniti in -bande, e conduceano sempre nelle foreste vita di cacciatori, sovente di -malandrini, avendo in assoluto non cale l'autorità delle territoriali -magistrature. E per parte loro i feudatari, affortificatisi ne' loro -castelli; e ognun d'essi prendendo tuono di sovrano ne' piccoli -suoi dominii, assoldavano bande non da temersi men delle prime, -e inobbedienti alla legge quanto il possono essere masnadieri di -professione. Or dunque, e per istipendiar quelle truppe che li facean -forti, e per sostenere il proprio lusso, e per appagarsi di tutte le -stravaganze in cui l'orgoglio lor li traeva, prendeano danaro dagli -Ebrei, che sol con esorbitanti usure il fornivano; ulcere struggitore -delle loro sostanze, cui non vedeano miglior rimedio dell'usar atti -di violenza contro gli stessi creditori ogni qualvolta il destro se ne -appresentava. - -In tale stato di cose, grande era il patimento del popolo inglese, -cui l'avvenire offeriva una prospettiva di mali anche maggiori. -E quasi poche fossero le noverate calamità, aggiugneasi un morbo -pericoloso e pestifero che regnava nel paese, la cui malignità veniva -aggravata dall'immondezza delle classi inferiori, dall'insalubrità -de' loro alloggiamenti e de' lor cibi. Molti perivano, e gli stessi -sopravvissuti invidiavano ai defunti un destino onde ponean fine a -sciagure, che minacciavano di aumentarsi. - -Ciò nondimeno, in mezzo a tante accumulate calamità, così i nobili -come il popolo avean tal vaghezza dei tornei, il grande spettacolo di -questo secolo, quanta ne ha del combattimento de' tori la plebaglia di -Madrid, comunque talvolta presaga di coricarsi digiuna. Nè doveri da -adempiersi, nè debolezza d'età o di sesso, nè infermità, rattenevano -ogni sorte di persone dal trasferirsi a tai feste. _La posta d'armi_ -(così chiamavasi) che stava per aprirsi ad Ashby nella contea di -Leicester, avea[10] per _tenitori_ i campioni i più rinomati a que' -giorni nell'armeggiare, e dovea onorarla di sua presenza lo stesso -principe Giovanni. Laonde niun pensava più che a questo giorno, -arrivato il quale fu immenso nella mattina il concorso delle persone -d'ogni età e d'ogni grado, condottesi nel luogo assegnato al torneo. - -Romantico veramente era tal luogo. Ai confini di una foresta situata -in mezzo alla valle d'Ashby, vedeasi una grande prateria ammantata -di bellissima verzura, cui facea da un lato lembo la stessa foresta, -dall'altro molte querce sparse qua e là e venute a smisurata altezza. -Parea che natura avesse preparato quel terreno allo spettacolo marziale -di cui doveva essere arena, perchè d'ogn'intorno alzavasi questo in -dolce declivo a guisa d'anfiteatro. Il vasto ed uniforme spianato -che stava nel mezzo, campo della giostra, vedeasi cinto di forti -palizzati. Quadrilunga ne era la forma, benchè gli angoli ne fossero -stati ritondati per dare agli spettatori miglior agio di contemplare -le pugne. A tramontana e ad ostro gli stessi palizzati avevano pel -passaggio de' combattenti due aperture chiuse da porte di legno, e -larghe sì che due cavalieri potessero entrar per queste di fronte. Ad -ognuna delle medesime stavano due araldi d'armi, accompagnati da sei -trombetti e da un forte distaccamento di truppe intese a mantenere il -buon ordine, e a ricevere i cavalieri al loro arrivo. - -Sopra un pianerottolo innalzato dietro la porta situata ad ostro eran -poste cinque tende magnifiche, ornate di banderuole brune e nere, -colori scelti dai cavalieri _tenitori_ del torneo. Dinanzi a ciascuna -d'esse stava sospeso lo scudo del cavaliere, al quale apparteneva la -tenda, e in guardia di questo lo scudiere messo in abito bizzarro, -e di tale strana foggia che dipendea dal gusto del suo padrone. La -tenda di mezzo, qual sede d'onore, era stata assegnata a ser Brian -di Bois-Guilbert, accolto con premura fra i _tenitori_, ed elettone -anzi capo, così per la sua rinomanza cavalleresca, come per essere -collegato in amicizia coi cavalieri institutori di questa giostra. -A sinistra della sua tenda si vedeano quelle di ser Reginaldo -Frondeboeuf e di ser Riccardo Malvoisin; dall'altro lato la tenda di -Ugo Glentesmenil, nobile barone di que' dintorni, famoso per noverare -fra' suoi antenati un lord, che fu grand'intendente dell'Inghilterra -sotto i regni del conquistatore, e del figlio di questo, Guglielmo -il Rosso; poi la tenda di Ralph di Vipont, cavaliere dell'ordine di -s. Giovanni di Gerusalemme, che possedeva antichi dominii ad Heather -presso Ashby-De-la-Zouche. Uno spazio vuoto di trenta piedi di -larghezza, messo dolcemente in pendio, guidava dalla porta dell'arena -al pianerottolo su di cui stavano collocate le tende, ed era chiuso -d'entrambi i lati da un palizzato, che circondava lo spianato posto -rimpetto alle tende medesime. - -Il predetto intervallo che dicemmo largo trenta piedi, conduceva alla -porta di tramontana, terminando dall'altro lato in un grande ricinto -chiuso nella stessa guisa, luogo de' cavalieri che si offerivano quali -assalitori. Più addietro erano alcune tende, sotto le quali stavano -allestiti reficiamenti di tutte le sorta. Altre tende pur si vedeano -per collocarvi gli armaiuoli, i maniscalchi e vari artigiani il cui -ministerio poteva divenire opportuno. All'intorno dell'arena erano -elevate logge temporanee, ornate di tappeti ove molte sedie coperte da -cuscini vedeansi allestite per la nobiltà d'entrambo i sessi che voleva -assistere a questo spettacolo militare. Un angusto spazio frapposto -tra le logge e la lizza veniva occupato da spettatori del medio ceto e -potea paragonarsi alle platee de' nostri teatri. La plebaglia empiea le -vette della collina, alte abbastanza perchè chi vi si collocava potesse -al di sopra delle logge dominare coll'occhio l'arena. Più centinaia -di giovani in oltre scorgeansi appollaiati su i rami della prima fila -degli alberi della foresta, e v'erano spettatori sin sulla cima d'un -campanile che vedevasi di lì a qualche distanza. - -Una loggia posta nel mezzo dal lato di levante meritava osservazione -per essere e più alta dell'altre, e più riccamente adorna, e fregiata -d'una specie di trono, sormontato da un baldacchino che presentava gli -stemmi dell'Inghilterra. Scudieri, paggi, guardie, tutti vestiti di -sfarzosi abiti, stavano in bell'ordine attorno a questa sede d'onore, -preparata al principe Giovanni ed al suo corteggio. Di contro verso -ponente si presentava altra loggia, non meno alta della prima, e se -non era tanto sontuosa, certamente maggior eleganza e ricercatezza vi -si scorgea che non in quella assegnata al principe. Donzelle e giovani -paggi, fra i più leggiadri che si fossero rinvenuti, tutti ornati di -fantastiche vesti di color verde e di rosa, accerchiavano un trono -fregiato dei colori medesimi. Sul baldacchino che copria questo trono, -sventolavano parecchie banderuole le cui imprese erano cuori feriti o -infiammati, frecce, archi, turcassi ed altri comuni emblemi soliti a -rimembrare l'amore. Un'iscrizione a grandi lettere dorate indicava come -quel seggio si riserbasse ALLA REINA DELLA BELTATE ET DELLO AMORE. Ma -chi esser dovesse tale _Reina_ tutti ancora ignoravano. - -In questo mezzo, gli spettatori d'ogni grado si affrettavano a prendere -le sedi che lor pertenevano, nè ciò accadde senza molti litigi per -definire i diritti a ciaschedun competenti, litigi che per lo più e -senza molte cerimonie venivano composti da uomini d'armi, i quali coi -bastoni delle labarde menavano colpi alla cieca su i temerari che -pretendevano appellarsi dai loro giudizi. Se però si presentavano -persone di maggior distinzione, intervenivano gli araldi d'armi, e -talvolta anche i due marescialli del torneo, William di Wivil e Stefano -di Martival, che armati di tutto punto trascorrevano l'interno di quel -ricinto per mantenere fra gli spettatori il buon ordine. - -A poco a poco le logge s'empirono di nobili cavalieri, cogli abiti de' -quali pomposi ma pressochè uniformi, faceano gradevole chiaroscuro le -acconciature eleganti e variate delle matrone, concorse ivi in maggior -numero che non gli uomini stessi, comunque si fosse potuto credere che -il ribrezzo di vedere scorrere umano sangue le avrebbe fatte schife di -un tale spettacolo. L'intervallo posto fra le logge e la lizza si trovò -colla stessa prestezza occupato affollatamente da borghesi ed arcieri, -ed anche da nobili d'una classe inferiore, cui la modestia o la povertà -impedivano il pretendere a sedi più distinte. Pur fu tra questi che -insorsero le maggiori dispute di preminenza. - -«Cane d'un miscredente!» disse un vecchio, la cui tonaca spelata -faceva prova dell'indigenza di cui n'era vestito, come la spada e una -catenella d'oro annunziavano le pretensioni ch'egli aveva alla nobiltà. -«Osi tu toccare un Cristiano, un gentiluomo normanno, che ha nelle vene -il sangue di Mondidier?» - -L'uomo a cui volgeasi tal complimento era appunto quell'antico nostro -conoscente, Isacco d'York, ma vestito questa volta d'abito sontuoso e -magnifico; e si adoperava questi ad ottenere due posti avanti nelle -logge, uno per sè, l'altro per la sua figlia. L'avvenente Rebecca -dopo avere raggiunto ad Ashby il padre suo, lo teneva pel braccio, nè -ella, e nemmeno Isacco, atterrirono poco o assai de' modi brutali che -usava questo discendente di Mondidier. Perchè gli è vero, che vedemmo -in altra occasione e sommesso e vile l'Israelita; ma ben sapeva egli -che in questo luogo non avea da temer cosa alcuna. Una festa pubblica, -al cospetto di tutti gli ordini della nazione assembrati, non era -tal occasione ove la malevolenza o la cupidigia d'un nobile fossero -pericolose agli Ebrei. Perchè li sicurava primieramente la legge -generale, e quand'anche questa non fosse stata assai salvaguardia per -essi, accadea quasi sempre, che in sì fatte adunanze si trovassero -alcuni baroni, propensi per motivi d'interesse ad assumere le giudaiche -difese. Quanto ad Isacco poi, egli avea un'altra cagione di starsi -tranquillo. Non ignorava che assister doveva al torneo il principe -Giovanni, da cui era conosciuto di persona. Allora appunto il ridetto -Principe negoziava cogli Ebrei per ottenere una insigne prestanza che -voleasi assicurata sopra terreni, e guarentita in oltre col deposito -di preziose suppellettili; e toccava ad Isacco somministrare la parte -più forte di sì fatta prestanza; onde questi non dubitava che la -brama di conchiudere un tale affare gli avrebbe ad ogni brutto evento -procacciato un proteggitore nel Principe stesso. - -Incoraggiato da simili considerazioni l'Ebreo, continuò a spignere e a -dispensar gomitate al Cristiano normanno senza prendersi briga della -discendenza ch'ei vantava, della religione, o del grado. Le lagnanze -del vecchio nobile eccitarono l'indegnazion de' vicini. Tra questi un -arciero, uom vigoroso, e ben complesso, vestito d'un giustacuore verde, -con pendaglio guernito d'una piastra d'argento, e che tenea in mano -un arco alto sei piedi, e dodici frecce al suo cinturino, si volse di -repente all'Ebreo, e manifestando tal collera, che gli fe' rosso il -volto comunque abbrunito da molti soli apparisse: - -«Non dimenticarti» sclamò in anglo-sassone «che tu non sei nulla meglio -di un ragno. Se le ricchezze che hai accumulate succhiando il sangue -delle tue infelici vittime, ti facessero montare in boria, pensa che -sol tenendoti nell'oscurità possiamo scordarci di te. Ma se ti mostri -in piena luce, per Dio! ti stritoliamo. Non sei che un ragno.» - -Tal discorso, cui sosteneva un tuon di voce minaccevole e fermo, fe' -abbassar non poco l'ali all'Ebreo, che certamente avrebbe fuggito -alla presta una vicinanza tanto insalubre, se in quel momento gli -sguardi d'ognuno non si fossero vôlti al principe Giovanni che -entrava nell'arena, accompagnato da numerosa scorta di cavalieri, di -cortigiani, e d'alcuni ecclesiastici che in ricercatezza di vesti ai -cortegiani non la cedevano. Scerneasi fra questi il Priore di Jorvaulx, -messo in tanta eleganza quanta gliene permettea l'ordine cui spettava, -sfoggiando d'oro e di ricchissime pellicce il suo abito, e le punte -de' suoi stivali, conformandosi, persino con caricatura all'usanza -ridicola di que' giorni, gli risalivano sì fattamente all'insù, che -gli toglievano ogni possibilità d'appoggiare il piè sulle staffe. Ma -sì fatto inconveniente non lo era pel vezzoso nostro Priore, cui non -dispiaceva, crediamo, tale occasione di dar saggio di sua destrezza nel -cavalcare al cospetto di sì brillante assemblea, e soprattutto di quel -sesso che ne facea il più bell'ornamento. Il rimanente del corteggio -del principe Giovanni era composto de' capi principali delle sue bande -stipendiate, di molti baroni dediti alla rapina e al mal vivere, che -erano l'ordinaria sua compagnia, e d'alcuni cavalieri, Ospitalieri e -Templarii. - -Osserveremo a tal luogo che gli anzidetti cavalieri venivano riguardati -come nemici del re Riccardo, perchè entrambi questi ordini si erano -posti dalla parte di Filippo di Francia nelle lunghe contese fra questo -monarca e il re d'Inghilterra, contese di cui fu campo la Palestina. -Pochi non sanno che a tal discordia de' due sovrani vuolsi attribuire -il niun frutto delle vittorie replicatamente riportate dal re Riccardo; -quindi ne andarono a vuoto i tentativi operati per impadronirsi di -Gerusalemme, e quindi gli allori di cui si coperse nulla meglio -germogliarono d'una dubbiosa tregua ch'ei conchiuse con sultan -Saladino. Conformandosi alle stesse politiche massime, che furon quelle -dei lor confratelli di Terra Santa, i Templarii e gli Ospitalieri -dell'Inghilterra e della Normandia, avevano abbracciata la fazione -del principe Giovanni, ben lontani per conseguenza dal desiderare o il -ritorno del re Riccardo nell'Inghilterra, o la coronazione d'Arturo, -erede legittimo di Riccardo. Non di tale avviso erano le poche famiglie -sassoni ragguardevoli che trovavansi tuttavia nell'Inghilterra; e il -principe Giovanni, ben sapendo come queste fossero avverse alla sua -persona, e a tutt'altro inclinate che a favorirne le pretensioni, -contraccambiava le stesse famiglie d'odio e di disprezzo, nè -risparmiava opportunità di procurare loro umiliazioni ed affronti. Nè -più dei predetti nobili erano propensi al principe Giovanni i borghesi, -presi da tema che un sovrano di tale tempera, dedito affatto alla -licenza ed alla tirannide, fosse per gravitare con usurpazioni novelle -su i diritti e i privilegi del popolo. - -Seguìto dalla pomposa comitiva che descrivemmo, ammantato di una veste -ricamata d'oro, tenendo in pugno un falcone, e coperto il capo d'un -ricco berrettone di pelliccia, cui fregiava un diadema di gemme, e fuor -del quale uscivano con leggiadria le lunghe chiome increspate che sulle -spalle ondeggiavangli, il principe Giovanni, cavalcando un palafreno -grigio, ardente e brioso, caraccolava primo fra i suoi nel mezzo -all'arena, e fermavasi dinanzi a ciascuna loggia fisando con occhio -ardito quelle donne, che per la loro avvenenza si faceano più ammirare. - -Que' medesimi, che nella fisonomia di questo principe leggeano -l'audacia della dissolutezza unita ad estrema alterigia, e ad una -compiuta indifferenza su quel che gli altri pensassero di lui, non -poteano negargli quella sorte d'avvenenza che deriva da regolarità di -lineamenti, conformati in oltre dalla natura a presentar l'aspetto -della sincerità e del candore; laonde avea l'arte di dare al volto -l'espressione della cortesia, comunque si scorgesse alcun poco lo -stento di nascondere i sentimenti abituali dell'animo suo. Tale -ingannevole apparenza è creduta il più delle volte nobile franchezza, -ned è in sostanza se non se sicurezza d'uomo sfrontato, che la ritrae -da privilegio di nascita o di ricchezze, o da altri vantaggi esterni, -a' quali non curasi d'aggiugnere verun'altra sorte di meriti. Ma quanto -alle persone non use ad esaminare sì da vicino le cose, e il numero -di queste per lo più è di cento contr'uno, la ricchezza de' gioielli -e delle pellicce che ornavano il principe Giovanni, i suoi stivali di -marocchino, gli speroni d'oro, la grazia del cavalcare erano bastanti -argomenti per sollecitare le tumultuose acclamazioni della moltitudine. - -Entrato appena nel ricinto il Principe, avea posto mente all'alterco -cui diedero origine gli sforzi fatti da Isacco per collocarsi -unitamente alla figlia nelle sedi assegnate agli spettatori di seconda -classe, e conobbe tosto, finissima sendone la vista, l'Ebreo; ma gli -occhi suoi si fermarono, ognuno se lo immagina, con maggiore intensione -sulla leggiadra figlia di Sion, che sbigottita dal tumulto si stringeva -al padre suo, costretto quasi a portarla di peso. - -Anche agli occhi d'un intelligente abile, qual lo era il principe -Giovanni, Rebecca potea disputar di leggiadria colle più orgogliose -bellezze dell'Inghilterra. La statura di lei, fornita di bellissime -proporzioni, doppiamente spiccava sotto la specie di veste orientale -ch'ella portava giusta l'uso delle donne di sua nazione. Un turbante di -seta giallo dava spicco ad una carnagione che volgeva al bruno anzichè -no, occhi vivaci, sormontati da perfettissimo arco di sopracciglio, -naso acquilino d'ottima forma, denti bianchi al pari di bellissime -perle, lunghe chiome nere, foggiate in trecce, che si ripartivano con -artifiziosa negligenza sopra un collo ed un seno che ogni scultore -avrebbe voluto per suo modello, collo e seno, cui lasciava vedere -in parte una ricca zimarra di seta di Persia, d'un color porporino e -ricamata di fiori che brillavano del naturale loro colore; tutte le -nominate cose univano in lei tal complesso di vezzi, per cui non cedea -in nulla alle più belle fra le matrone che ornavano quelle logge. -Egli è vero che il gran calore della giornata fu propizio agli avidi -sguardi de' contemplatori di Rebecca, obbligandola a lasciare aperti i -tre primi fibbiagli della sua tonaca, che erano d'oro, e arricchiti di -perle. Meglio quindi scorgeansi una collana e due pendenti di diamanti -d'altissimo prezzo. Le sventolava sopra il turbante una penna di -struzzo fermata ivi da una fibbia di brillanti. Le orgogliose matrone -che le sovrastavano dalle lor logge, mettean sarcasmi contro la bella -Giudea, mentre in proprio cuore ne invidiavano l'avvenenza, le vesti e -le gemme. - - [Illustrazione: REBECCA.] - -«Per il cranio d'Abramo!» disse il principe Giovanni «questa Ebrea è -senz'altro il ritratto vivente di quella beltà che fe' impazzire il più -saggio fra quanti re siano stati... Che ne dite priore Aymer!.. Sì, per -quel tempio che il mio prudente fratello Riccardo non si trovò in grado -di riconquistare! colei è la sposa della _Cantica Canticorum_.» - -«_La rosa di Sharon, il giglio delle convalli_» proseguì il Priore in -tuono scherzevole «ma vostra Grazia si ricorderà m'immagino, che questa -è un'Ebrea.» - -«Che monta?» soggiunse il Principe. «Vedete là il mio Mammone -d'iniquità, il mio principe dei _shekel_, il mio barone dei -_bisanti_[11] costretto a lottare pel posto con cani che non possedono -un soldo, che non hanno nelle loro saccocce usate una monetuccia -coll'impronta della croce per vietare al diavolo di ballare attorno -di essi... Per la vergine Maria, il nostro gran Tesoriere, e la sua -vezzosa compagna quest'oggi sederan nelle logge... Chi è, Isacco, -quest'avvenente persona?» chiese all'Ebreo avvicinandosi a lui: «È tua -figlia o tua moglie? Chi è in somma questa _huri_ dell'Oriente, cui -porgi il tuo braccio?» - -«Principe, ella è mia figlia Rebecca» rispose l'Ebreo senza mostrare -il menomo imbarazzo, ovvero sorpresa di un discorso ove l'ironia non -entrava meno della compitezza. - -«Uom saggio, tu cresci ai miei occhi di merito» disse Giovanni dando in -uno scoppio di risa, cui non mancarono di far ecco i suoi cortegiani. -«Ma figlia, o non figlia, è duopo procacciarle una sede qual si -conviene a tanta bellezza. Chi è in quella loggia?» soggiunse indi -alzando gli occhi alla loggia sotto cui stavasi allora «Ah! non sono -che Sassoni. Ottimamente! Si stringano dunque e diano luogo al monarca -degli usurai ed all'amabile sua figlia. Gli è ben fatto che imparino -a spartirsi le prime sedi della sinagoga coi padroni naturali della -sinagoga medesima.» - -Le persone che tenevan tal loggia, ed alle quali questi inurbani -detti s'indirigevano erano Cedric il sassone colla sua famiglia, -e il vicino di lui Atelstano di Coningsburgo, personaggio che -discendendo dall'ultimo re sassone dell'Inghilterra veniva riguardato -con profondissimo rispetto da tutti i Sassoni abitatori della parte -settentrionale di questo reame. Ma col sangue dell'antica real dinastia -erano venuti in Atelstano molti difetti della medesima. Comunque -gradevoli ne fossero i lineamenti, forte la complessione, gli anni -nel fiore, scorgeasi non so che d'inanimato in quel volto, mancavano -d'espressione i suoi occhi, goffo e pesante se ne vedea il portamento, -e quanto allo spirito, egli era sì lento prima di risolversi a -qualunque anche tenuissima cosa, che gli fu posto il soprannome portato -già da uno de' suoi maggiori, ed era _Atelstano l'Irresoluto_. Gli -amici del medesimo, e n'avea molti affezionati ad esso quanto Cedric, -pretendevano che questa abituale perplessità non derivasse in lui nè -da debolezza d'animo, nè da mancanza di coraggio, ma l'attribuivano -ad un'indole meditabonda, che lo traeva a pesar lungamente il pro e il -contra di ciascun affare d'onde per vero avveniva, ch'ei prendeva quasi -sempre il suo partito, quando non si era più a tempo di far nulla. -Altri credevano che l'uso immoderato de' liquori spiritosi, malattia in -esso ereditaria, e la passione con cui si abbandonava ai diletti della -mensa, avessero in cotal guisa assorte tutte le facoltà d'un ingegno -non mai stato di primo ordine; e paragonavano i tratti di bontà, di -generosità, di coraggio, che a quando a quando trasparivano dalla sua -condotta ad alcune erbe salutari cui la natura fa nascere fra le piante -nocevoli e inutili, in mezzo a tai campi a' quali mancò solamente la -coltura opportuna a renderli fertili. - -A questo personaggio adunque sì rispettato da tutti i Sassoni, il -Principe intimò con tuono imperioso di far luogo a Rebecca. Sopraffatto -Atelstano da un comando, che per le usanze e per le opinioni di que' -tempi diveniva altissimo affronto, nè avendo voglia alcuna d'obbedire, -nè avendo per l'altra parte una via di resistere, non oppose che la -sola forza d'inerzia ai voleri di Giovanni; laonde, senza moversi, -spalancò due grand'occhi grigi, e li fisò sopra il Principe con un tal -atto di stupore, che poteva conciliar il riso; ma l'impetuoso Giovanni -pensò a tutt'altro che a ridere. - -«Questo porcaiuolo di Sassone non m'intende, oppure finge di non -intendermi. A voi, Bracy (il cavaliere di Bracy che stavagli a fianco -era il capo d'una compagnia franca, composta di mercenari, uno di que' -così detti _condottieri_, i quali usi a prestare i lor servigi al primo -principe che offeriva ad essi stipendio, militava in quel tempo pel -principe Giovanni). A voi, Bracy, smovetelo colla punta della vostra -lancia.» - -Un tal ordine eccitò qualche bisbiglio fin tra le persone della -comitiva del Principe; pure Bracy, dalla sua professione medesima fatto -superiore a qualunque scrupolo, alzò la sua lancia, indirigendola al -disopra dello spazio che dalla loggia separava l'arena, e senza dubbio -avrebbe eseguito l'ordine di Giovanni prima che Atelstano l'Irresoluto -si fosse deciso a fare un moto addietro per non essere giunto; ma -Cedric, pronto ad operare quanto il suo amico era lento a prender -partito, colla prestezza del lampo, sguainò il suo coltello da caccia, -menando tal colpo sulla lancia che tagliò il legno, e ne fe' cadere a -terra il fendente. - -Divenne rosso come bragia il volto del Principe; che mise giuramenti -e imprecazioni in tuono spaventevole, ed era per portarsi a maggiori -violenze, ma nel distolsero le preghiere de' suoi cortigiani che il -supplicarono di avere pazienza per allora, e più di tutto il distolse -l'acclamazione del popolo, unanime in applaudire alla generosa temerità -di Cedric. Compreso da rabbia Giovanni, girò gli occhi attorno di sè -quasi cercando qualche vittima da sagrificare più facilmente al proprio -sdegno, e li fermò a caso su quell'arciere di cui favellammo, che -senza scompigliarsi per le occhiate minaccevoli su di lui lanciate dal -Principe continuava ad alta voce applaudendo. - -«A che intendono questi tuoi applausi?» gli disse il Principe. - -«Fo sempre così» rispose l'arciere «se vedo un bel colpo di destrezza e -vigore, o se accade che una freccia arrivi al suo scopo.» - -«Molto bene! E la tua freccia sicuramente toccherebbe il bersaglio!» - -«Lo spero!.... a ragionevol distanza.» - -«A cento passi il bersaglio di Wal-Tyrrel» s'udì altra voce al di là -dell'arciere; ma non fu possibile venir in chiaro della persona che -pronunziò tai parole, allusive al destino cui soggiacque Guglielmo il -Rosso, bisavolo del principe Giovanni. Fin quanto queste ne accendesser -lo sdegno ciascun lo immagina; ma lo atterrirono ad un tempo, onde fu -pago di comandare a quattro de' suoi armigeri che tenesser l'occhio su -quell'arciere. - -«Per san Grizzel» disse il Principe «voglio vedere che cosa egli sa -fare, egli che è sì proclive ad applaudire quanto fan gli altri!» - -«Non temo la prova» rispose l'arciere con una calma che non si dismentì -un solo istante. - -«Quanto a voi, o Sassoni» soggiunse il Principe «movetevi di lì; e -poichè così ho pronunziato, per quel sole che ne illumina, l'Ebreo avrà -luogo in mezzo di voi.» - -«No, Principe, no, se piace alla Grazia vostra,» incominciò allora -Isacco. «A noi non è lecito sederci fra i potentati della terra.» Se -l'ambizione di costui lo avea tratto a desiderare un posto vicino al -discendente della famiglia dei Mondidier caduto in bassa fortuna, -non era poi sì mal accorto di volersi far brighe con que' Sassoni -facoltosi. - -«Oh cane d'un miscredente» sclamò Giovanni; «obbedisci ai miei ordini, -o ti fo scorticare, e la tua pelle conciata sarà un'ottima sella pel -mio cavallo.» - -Forzato ne' propri trinceramenti l'Ebreo, insieme colla tremebonda sua -figlia, si fece a salir lentamente i gradini che guidavano a quella -loggia. - -«Vediamo chi ardirà impedirglielo!» diceva il Principe tenendo gli -occhi fisi sopra Cedric, il cui atteggiamento era d'uom preparato a -precipitar giù dalla loggia l'Ebreo. - -Ma tal catastrofe venne allontanata dal matto Wamba, che postosi di -mezzo fra il suo padrone e l'Ebreo, gridò rispondendo alla esclamazione -minaccievole del Principe: «Io, per santa Maria!» e nello stesso tempo -traendosi di saccoccia una gran fetta di lardo, di cui s'era munito, -senza dubbio, per tema che il torneo durasse più lungo tempo della -sua voglia di digiunare, si pose con una mano in procinto d'ugnerne la -barba all'Ebreo, agitando coll'altra sul costui capo la sua squarcina -di legno. Isacco, sul punto di vedersi lordato di una sostanza che -genera il massimo raccapriccio in ciascun buon Giudeo, fe' alcuni passi -addietro, e rotolando da un gradino all'altro stramazzò sull'arena, -in mezzo alle risate dei circostanti, fra' quali il principe Giovanni, -dimenticando allora la sua collera, non fu quei che meno ridesse. - -«Cugino Principe» disse Wamba «concedetemi il premio del torneo. Ho -vinto il mio avversario colla sciabola e collo scudo.» E ciò dicendo -mostrava con una mano la fetta di lardo, coll'altra la sua sciabola di -legno. - -«Chi se' tu, nobile campione?» chiese a Wamba il principe Giovanni che -continuava ancora ridendo. - -«Matto per diritto di nascita» rispose il buffone «mi chiamo Wamba, -figlio di Witless, figlio di Weatherbrain,[12] figlio d'un Alderman.» - -«Ebbene, si dia luogo all'Ebreo nella loggia di sotto (disse il -principe Giovanni, cui forse non dispiacque un tale pretesto di -ritrattare i primi ordini dati.) Ella non è cosa giusta il collocare un -vinto a pari col vincitore» - -«Nè di mettere un Ebreo vicino a una fetta di lardo» aggiunse Wamba. - -«Matto!» sclamò il principe «m'hai fatto ridere. Gli è dovere ch'io ti -ricompensi. Isacco, prestami un pugno di _bisanti_.» - -L'Ebreo soprappreso da sì fatta inchiesta, nè osando dir di no, nè -reggendoli il cuore di soddisfarla, trasse, non senza sospirare, -un sacchetto di pelle che portava sospeso al suo cinturino, e stava -forse calcolando quanti pezzi bastavano a far la figura d'un pugno di -_bisanti_, allorchè il principe, impazientendosi dell'indugio, gli -strappò il sacchetto dalle mani, e dopo aver gettate alcune monete -d'oro al buffone, continuò il suo giro, portandosi con sè il rimanente, -e lasciando l'Ebreo in balìa agli scherni de' circostanti, che però non -osarono negare nè a lui nè a sua figlia di sedersi fra loro. - - - - -CAPITOLO VIII. - - »Voto è l'arringo, e aspettan della giostra - »Il suono eccitator molti drappelli - »Di prodi; ei s'ode già; già della chiostra - »Sacra al valor si schiudono i cancelli, - »Desio d'onor sospigni i duellanti, - »Come i lor sproni i corridor spumanti.« - - -Il principe Giovanni non aveva trascorsa che la metà dell'arena, -allorchè fermandosi d'improvviso: «In fede mia! ser Priore» disse -ad Aymer «noi abbiamo dimenticato l'affare più premuroso di questa -giornata; nominare cioè la Regina della Bellezza e degli Amori che -colla sua leggiadra mano presenti il premio al vincitor del torneo. -Quanto a me, porto idee liberali, e i neri occhi di Rebecca m'hanno -sedotto.» - -«Santa Vergine!» esclamò tutto costernato il Priore. «Un'Ebrea! Noi -ci guadagneremmo d'essere tutti lapidati, e non sono ancora vecchio -abbastanza per volere affrontare il martirio. Poi, giuro pel mio -santo avvocato, ch'ella è men bella di quell'amabile Sassone, di lady -Rowena.» - -«Ebrei o Sassoni, cani o porci, poco rileva» ripetè il principe «voglio -nominare Rebecca, non foss'altro per mortificare que' mariuoli di -Sassoni». - -Un bisbiglio e scontento generale si manifestò fra le persone di quel -corteggio. - -«Ciò passa lo scherzo, o Principe» disse Bracy «se voi fate simile -scelta, non troverete cavaliere che voglia levar la lancia.» - -«Egli è un insultar con mente deliberata i vostri cavalieri» aggiunse -Waldemar di Fitzurse, uno dei più vecchi cortegiani del principe -Giovanni, «e se vostra Grazia persiste in tale divisamento, è -come s'ella volesse vederne andare a vuoto altri ben più nobili ed -importanti.» - -«Barone» rispose il principe con alterigia «vi ho preso al mio servizio -per seguirmi e non per guidarmi.» - -«Ma quelli che vi seguono nel cammino in cui v'innoltrate» gli disse a -voce sommessa Waldemar «hanno acquistato il diritto di guidarvi; perchè -così per voi come per essi vi è pericolo d'onore e di vita.» - -Dal tuono onde Fitzurse pronunziò questi detti, Giovanni s'accorse che -non sarebbe stata cosa prudente il resistere. - -«Io non voleva che scherzare ed eccovi tutti adirati contro di me. Eh! -nominate quella che volete voi, dalla parte del diavolo! ed io confermo -anticipatamente la vostra scelta.» - -«Fate una cosa migliore, o Principe» allora disse Bracy «lasciate -vacante il trono della bella nostra sovrana, sintantochè il vincitore -del torneo venga acclamato. Poi permettete ch'egli medesimo indichi la -donna degna d'occupar questo trono. Sarà ciò un aggiugnere splendore al -trionfo del vincitore, e un avvezzar ad un tempo le donne ad avere in -maggior pregio il valore, se diritto del valore diverrà l'innalzarle a -gloria sì segnalata.» - -«Se Brian di Bois-Guilbert vince il premio» disse il Priore «scommetto -il mio rosario, che v'addito io, e non m'inganno, la Regina della -Bellezza e degli Amori.» - -«Bois-Guilbert è buona lancia» soggiunse Bracy «ma qui trovasi più di -un cavaliere che non ne temerebbe lo scontro.» - -«Silenzio» disse Waldemar «gli è ora che il Principe prenda il suo -luogo. I cavalieri e gli spettatori s'impazientiscono, il tempo passa, -e duopo è che incominci il torneo.» - -Benchè il principe Giovanni ancor non regnasse, vedea in Waldemar -Fitzurse tutti i difetti d'un ministro favorito, che vuol servir bensì -il suo padrone, ma nel modo più confacevole a sè medesimo. Cedè però -alla rimostranza di lui, comunque l'indole del Principe fosse tale, che -la sua ostinazione diveniva appunto più grande allorchè trattavasi di -bagattelle. Si collocò pertanto sul trono, circondato dalle persone del -suo corteggio, e ordinò agli araldi d'armi pubblicassero i regolamenti -del torneo che erano i seguenti: - -1. I cinque cavalieri _tenitori_ doveano accettare combattimento, -qualunque fosse l'assalitore che il proponea. - -2. Ogni cavaliere che divisava combattere potea scegliersi l'emulo fra -i _tenitori_, toccando il proprio scudo. Se il toccava col legno della -lancia era indizio che il combattimento dovea farsi coll'armi dette -_cortesi_, vale a dire colla punta delle lancie difesa da un pezzo -di legno piatto, onde i giostratori non correvano altri rischi se non -quelli che poteano derivare da una caduta o dallo scontro de' cavalli; -ma se l'assalitore toccava lo scudo col ferro della lancia, s'intendeva -che il combattimento fosse all'ultimo sangue, cioè a spada tratta, come -nei veri duelli. - -3. Allorchè i _tenitori_ aveano compiuto il loro voto rompendo ciascuno -cinque lancie, il Principe doveva acclamare il vincitore del primo dì -del torneo, e riceveva per premio un cavallo da guerra di singolare -bellezza. In questa circostanza venne notificato, che oltre a tal -ricompensa del suo valore egli avrebbe parimente il diritto di nominare -la Regina della Bellezza e degli Amori, la quale poi aggiudicherebbe a -chi dovesse spettare il premio del dì successivo. - -4. Tal secondo giorno veniva assegnato ad un combattimento generale cui -poteano prender parte tutti i cavalieri che lo avessero desiderato, -e questi divisi in due bande eguali, avrebbero lottato sintantochè -il principe Giovanni ordinasse il termine della Giostra col gettar -nell'arena il suo baston del comando. Toccava indi alla Regina della -Bellezza e degli Amori porre una corona d'oro, foggiata a foglie -d'alloro, sul capo del cavaliere che il principe era per acclamar -vincitore nel secondo cimento. Questa giornata ponea termine ai giuochi -cavallereschi. - -La terza veniva unicamente consacrata alla giostra dell'arco, a un -combattimento di tori, e ad altre ricreazioni, fatte soprattutto -pel volgo. Per simili modi il principe Giovanni cercava assicurarsi -un'aura popolare che in vece gli sminuivano ogni giorno gli atti i più -arbitrarii ed oppressivi. - -Brillantissimo spettacolo quella lizza allor presentava. Le logge -superiori venivano abbellite da quanto l'Inghilterra offeriva di -ragguardevole per nobiltà, grandezza, dovizia e avvenenza; ed il -confronto degli abiti di tal prima classe di spettatori con quegli -altri crescea la maestà ed il diletto di quella vista. Le logge -inferiori ove stavano i borghesi e molto numero d'arcieri, tutti -vestiti de' loro abiti da comparsa sembravano elegante guarnizione -posta all'orlo di sfarzosa veste, ed atta a farne spiccare lo -splendore. - -Allorchè gli araldi d'armi ebbero terminato di leggere quel bando -gridarono come d'uso: _larghezza, larghezza, prodi cavalieri!_ e una -pioggia di monete d'oro e d'argento cadea sovr'essi dalla cima di -quelle logge, perchè lo spirito di cavalleria si faceva una legge -d'onore pompeggiando in liberalità verso coloro che si riguardavano -come incaricati d'assicurare il buon ordine di quelle imprese -guerriere, e di consecrarne la ricordanza. Dopo avere ricevuta questa -testimonianza di generosità de' ragguardevoli inglesi, gli araldi -passarono all'altre consuete esclamazioni: _Amore alle dame! onore ai -generosi! gloria ai prodi!_ Le medesime grida rintronava il popolo -dalla cima delle colline, e molte trombe vi aggiugnevano il fragore -de' loro squilli guerreschi. Gli araldi d'armi uscirono indi dello -steccato, non rimanendovi che i due marescialli del torneo, che a -cavallo e armati di tutto punto stavano immobili siccome statue, -ciascuno ad un'estremità dell'arena. Intanto lo spazio assegnato agli -assalitori ringorgava di cavalieri ardenti della brama di venire a -prova coi _tenitori_, e a chi gli osservava dall'alto delle logge -presentavano l'immagine d'un mare agitato, su cui vedeansi ondeggiare -pennacchi, brillanti elmetti, e spade e lancie, alle quali vedeansi -spesso attaccate picciole banderuole che sventolando di consueto coi -pennacchi, animavano vie più quella scena. - -Si aprirono finalmente i cancelli, e cinque cavalieri scelti dalla -sorte a lenti passi innoltraronsi nell'arena; uno dei quali marciava -primo, gli altri il seguivano, tutti splendidamente armati. Il codice -da cui trassi tali particolarità descrive con tutta esattezza, e senza -omettere veruna circostanza i colori, le imprese, l'armi de' campioni. -Ma non crediamo utile il fermarci di soverchio su questo argomento, -perchè per valerci de' versi d'un poeta nostro contemporaneo, che si -spacciò dallo scriverne troppe cose: - - «Son polve or sol que' cavalier cotanti; - «E ruggine feral ne rose i brandi. - «Possan l'anime lor starsi co' santi!» - -Già il tempo ha fatto cadere dalle muraglie de' loro castelli gli scudi -che vi stavano appesi, e questi castelli medesimi son diroccati; appena -può indicarsene il sito, e più d'una schiatta disparve a sua volta dai -luoghi, ove la feudale tirannide fece sue prove. Qual uopo ha dunque il -leggitore di conoscere tutti i nomi, tutti i simboli ecclissati d'una -gloria che si dissipò? - -Ma nel tempo di cui favelliamo, i nostri cinque campioni che non -prevedevano questa dimenticanza in cui cadrebbero avvolti i loro nomi -e le geste loro, si avanzavano nell'arringo rattenendo gli ardenti -corridori e costringendoli andar di passo. In questo mezzo, l'armonia -di una musica orientale udissi dalla parte posteriore delle tende -sotto cui stavano i tenitori del torneo; la quale armonia produceano -e cembali, e diversi strumenti fin allora sconosciuti in Europa, che -i crociati avean portati seco da Terra Santa. Que' concerti barbarici -pareano ad un tempo e disfida degli assalitori, e congratulazioni -del loro arrivo. Gli sguardi d'ognuno si teneano fermi ed immoti su -i cinque campioni, che saliti sul pianerottolo ov'erano dirizzate le -tende, si disgiunsero, solleciti ognun di essi di percuotere col legno -della sua lancia lo scudo dell'antagonista, col quale intendea venire -a tenzone. La maggior parte delle classi inferiori, alcuni anco delle -superiori, e vuolsi perfino qualche matrona, videro con dispiacere che -l'armi _cortesi_ fosser prescelte; poichè quegli stessi che fra noi -oggidì si dilettano delle tragedie, quanto più sono atroci[13], trovano -vezzo in un torneo a proporzione de' rischi affrontati dai personaggi -della giostra. - -Dopo che gli assalitori ebbero date a conoscere tal loro intenzioni, -più pacifiche di quanto la maggiorità le avrebbe volute, si ritrassero -all'altra estremità della lizza, ed ivi ordinati in linea ristettero, -per dar tempo ai tenitori di abbandonare le proprie tende e mettersi -a cavallo. Marciando primo fra questi Brian di Bois-Guilbert, scesero -dal pianerottolo, ponendosi in atto di rispondere alla disfida che a -ciascun d'essi era stata intimata. - -A suon di trombe e di chiarine si lanciarono di gran galoppo gli uni -contro degli altri, e tal fu la prevalenza in destrezza, o la buona -sorte de' tenitori, che gli antagonisti di Bois-Guilbert, di Malvoisin -e di Frondeboeuf votaron gli arcioni. L'emulo di Glentmesnil, anzichè -indirigere la sua lancia contro l'elmo o lo scudo dell'avversario, -deviò siffattamente dalla mira diritta, che ruppe a vuoto la stessa -lancia: circostanza che avessi per più obbrobriosa dell'essere -scavalcato, perchè in tale sventura poteva aver parte la sfortuna, -ma l'abbaglio del primo genere era da accagionarsi unicamente a -goffaggine, e a poca perizia nel maneggio dell'armi. Il quinto -assalitore fu il solo che sostenesse l'onore della sua parte; egli e il -cavaliere di S. Giovanni, ruppero entrambi la loro lancia, separatisi -indi senza che il vantaggio fosse dell'un piuttosto o dell'altro. - -Le grida del popolo, le acclamazioni degli araldi, il suon delle -trombe annunziarono il trionfo de' vincitori, la disfatta de' vinti. -I primi si ritirarono sotto le proprie tende; gli altri confusi e -umiliati uscirono dall'arringo per negoziare coi loro antagonisti il -riscatto dell'armi e de' cavalli, che giusta i regolamenti del torneo, -appartenevano ai vincitori. Il quinto assalitore solamente dimorò brevi -istanti nell'arena a raccogliere gli applausi degli spettatori, il che -divenne maggior mortificazione ai suoi colleghi sconfitti. - -Una seconda ed una terza banda d'assalitori successivamente comparvero -in lizza, e benchè alcuni d'essi avessero il vantaggio, la vittoria -in generale fu pei _tenitori_, de' quali un solo non perdè sella, -sventura cui ne' tre scontri non evitò mai qualcuno degli assalitori. -Costanza di buon successo in quanto a' primi, che rallentò non poco -l'ardor de' secondi. Laonde quando fu l'ora del quarto cimento, tre -assalitori soltanto mostraronsi nella lizza, ed evitarono nella disfida -di toccar gli scudi de' due _tenitori_ reputati i più formidabili, -cioè di Bois-Guilbert e di Frondeboeuf, limitandosi ad aver tenzone -coi tre altri soltanto. Ma meglio non tornò ad essi da tal politico -stratagemma, perchè due caddero da cavallo, il terzo _mancò la posta_; -vale a dire la sua lancia, perdendo la mira diritta, non giunse a -toccar l'avversario. - -Una lunga pausa succedè al quarto scontro; nè parendo che alcun -cavalier fosse voglioso d'entrar oltre in arringo, un sordo bisbiglio -fe' manifesto lo scontento della maggior parte degli spettatori, perchè -i _tenitori_ non erano in favor presso il pubblico. Bois-Guilbert -e Frondeboeuf si erano conciliato odio per l'indole loro altiera e -tirannica; niun si curava degli altri perchè stranieri, se si eccettui -Glentmesnil. - -Il dispiacere adunque era pressochè generale; ma niuno il sentiva -con maggior forza di Cedric il Sassone, che in ogni vantaggio -riportato dai Normanni, _tenitori_ del torneo, scorgeva un obbrobrio -dell'Inghilterra. Ben egli in molti incontri avea date prove di valore, -ma unicamente usando l'armi solite a maneggiarsi da' suoi maggiori; nè -conoscea poi di sorte alcuna la scienza delle giostre cavalleresche. -Laonde a quando a quando lanciava inquiete occhiate sopra Atelstano, -segnalatosi qualche volta in tal genere di lotte, e parea volesse con -queste occhiate esprimergli il desiderio di vedergli operare uno sforzo -per istrappar la vittoria di mano al Templario ed a' suoi colleghi. -Ma comunque il discendente de' re Sassoni non mancasse di coraggio, -nè tampoco di vigore e di robustezza, troppa era in esso l'indolenza -e poca l'ambizione, onde indurlo sì presto all'atto di prodezza, che -Cedric mostrava aspettarsi da lui. - -«Mio nobile vicino» gli disse finalmente Cedric «la fortuna in tal -momento non si palesa favorevole all'Inghilterra. La vostra lancia si -terrà inoperosa quest'oggi?» - -«Credo meglio aspettare a domani» rispose Atelstano «combatterò nella -_mischia_. Quanto a impugnar l'armi quest'oggi, non ne vedo il prezzo -dell'opera.» - -Due cose spiacquero altissimamente in tale discorso a Cedric: la voce -normanna _mischia_, usatasi da Atelstano, e cotanta indifferenza ch'ei -mostrava per l'onore del suo paese; ma avea in troppa venerazione il -regal sangue da cui discendeva il suo amico per osar rampognarnelo. Nè -avrebbe avuto il tempo di farlo, perchè subito dopo le ultime parole di -Atelstano, Wamba con una delle sue esclamazioni ruppe ogni parola che -Cedric avesse voluto profferire. - -«Sicuramente! Ella è cosa più gloriosa trionfare in mezzo a cento -combattenti, che vincere corpo contra corpo il suo avversario.» - -Atelstano prese per complimento fattogli sul serio tale sarcasmo, ma -Cedric che leggea meglio in cuore del matto, lanciò un severo guardo -sopra di lui, che dovette forse ringraziare soltanto il tempo ed il -luogo, se non ebbe prove più segnalate della collera del suo padrone. - -Intanto gli araldi d'armi gridavano: «_Amore alle dame! Onore ai -prodi!_ su via, generosi cavalieri, entrate in lizza: pensate quai -begli occhi vi stan contemplando.» - -La banda musicale dei _tenitori_ intonava a quando a quando i -concerti trionfali. Quasi tutti gli spettatori si querelavano di veder -trascorrere nell'inerzia un giorno che doveva esser consacrato a nobili -gesta; i vegliardi sospiravano gli andati tempi, deplorando a voce -sommessa lo scadimento dello spirito militare, ma tutti poi erano ad -una nel sostenere, che non si vedevano più per animare i combattenti -donne di sì esimia avvenenza, siccome quelle che furono in più bei -tempi il fregio miglior de' tornei. Il principe Giovanni ordinava già -alle persone del suo seguito di trasferirsi ad imbandire la mensa, ed -annunciava ai suoi cortegiani, come ei fosse per aggiudicare il premio -a ser Brian di Bois-Guilbert, che senza rompere una sola lancia, valse -a scavalcare tre competitori. - -La musica aveva appunto terminata una di quelle arie consacrate a -celebrare i trionfi, quando una sola tromba si udì intonar suono di -disfida alla parte di tramontana; ver la qual parte si conversero -tutti gli sguardi curiosi di osservare qual novello campione si -presentava. E videsi con lento passo entrare in arringo un cavaliere -di mezzana statura, nè di complessione troppo vigorosa, quanto almen -si potea giudicare a malgrado dell'armatura che il nascondea. Era -questa d'acciaio riccamente damaschinata d'oro, nè il suo scudo -presentava altro stemma che una quercia svelta dalle radici; erano -impresa il vocabolo spagnuolo, _desdichado_, diseredato. Montato sopra -bellissimo corridore di mantello nero, attraversò l'arena, salutando -coll'abbassare la punta della sua lancia il Principe e le matrone, nel -che pose moltissima leggiadria. La destrezza ond'ei guidava il cavallo, -una non so qual grazia e cortesia che da ogni modo suo traspirava, gli -conciliarono tal generale favore, che alcune persone dell'infima classe -non sapendo come manifestargli meglio la lor propensione sclamarono: -«Toccate lo scudo di Ralph di Vipont, del cavaliere Ospitaliere. Egli -è fra tutti i tenitori il men fermo in arcione; vi troverete più il -vostro conto.» - -In mezzo a tali grida e ad altre esclamazioni ben augurose, il nuovo -campione salì il pianerottolo, e a grande sorpresa di tutti quanti -gli spettatori, si trasferì in dirittura alla tenda di mezzo, e forte -percosse col ferro della sua lancia lo scudo di Brian di Bois-Guilbert, -segnale, come dicemmo, di disfida ad ultimo sangue. Maravigliò ognuno -di tal atto che prosontuoso parea, nè altri più ne maravigliò del -superbo Templario che uscì tosto della sua tenda. - -«Sei tu in istato di grazia?» costui gli chiese con amaro sorriso; -«ascoltasti la messa questa mattina, o tu che vieni a mettere in tal -pericolo la tua vita?» - -«Meglio di te son preparato alla morte» rispose il cavaliere -Diseredato, chè tal fu il nome sotto cui si fece ascrivere nel novero -degli assalitori. - -«Va dunque a prender sito nell'arena, e guarda il sole per l'ultima -volta, poichè questa sera dormirai in paradiso i tuoi sonni.» - -«Son grato alla tua cortesia; e per dartene un compenso ti consiglio -provvederti di cavallo fresco e di lancia nuova, perchè sul mio onore -abbisognerai dell'una e dell'altra di tali cose.» - - [Illustrazione: IVANHOE] - -Dopo avere mostrata cotanta sicurezza, fe' scendere a ritroso dal -pianerottolo il suo cavallo, e lo costrinse a traversare in un tale -andamento tutta l'arena fino alla porta di tramontana, ove stette fermo -ad aspettare l'arrivo dell'avversario; prova di maestria nel maneggio -de' cavalli che gli procacciò nuovi applausi. - -Benchè mosso a sdegno dalle cautele alteramente consigliategli -dall'avversario, Bois-Guilbert non quindi le trascurò. Troppa sciagura -sovrastava al suo onore dal non riportare vittoria, ond'ei volesse -porre in non cale ogni via che gliela poteva agevolare. Prese adunque -un nuovo destriero ardentissimo e brioso, e parimente nuova lancia -per tema che il legno della prima avesse sofferto dai replicati colpi -portati ne' precedenti tre assalti. E poichè anche lo scudo usato da -lui fin allora era alquanto malconcio, un altro ne ricevè dalle mani -de' suoi scudieri. Nello scudo che dimise non vedeasi altro stemma se -non se quello del suo ordine: vale a dire due cavalieri che cavalcavano -un cavallo medesimo, emblema dell'umiltà e della povertà primitiva -de' Templarii, che indi posero in luogo di tali virtù l'arroganza e la -cupidigia delle ricchezze, divenute finalmente origine dell'abolizione -di tale congrega. Lo stemma del secondo scudo presentava un corvo -che volava a tutto volo tenendosi un teschio fra gli artigli e n'era -impresa: _Guardati dal corvo_. - -Stavano oltre quanto può dirsi impazienti gli spettatori, allorchè a -ciascuna estremità della lizza videro i due campioni, l'uno al cospetto -dell'altro. Pressochè i voti di tutti erano pel cavaliere Diseredato, -ma non fuvvi chi ardisse presagirgli in cotal giostra buon esito. - -Non appena le trombe ebbero dato il segnale, i due combattenti si -lanciarono l'un contra l'altro colla rapidità del lampo, e parve colpo -di tuono il primo scontro d'entrambi in mezzo all'arena. Ne andarono -in pezzi le lancie, e si credè per un istante vederli ad un tempo -rinversati, perchè la violenza di quell'impeto fe' piegare i garretti -posteriori dei loro cavalli, e se non caddero i cavalieri, il dovettero -a comune perizia di adoperare briglia e speroni. I due rivali di gloria -si fisarono scambievolmente con occhi che sembrava lanciassero fuoco -per traverso delle visiere, indi ritrattisi ognuno alla sua estremità -del ricinto, presero nuova lancia apprestata loro dai propri scudieri. - -L'unanimità delle acclamazioni fe' manifesta la vaghezza ch'ebbero gli -spettatori di questo assalto, il più eguale, il più brillante fra tutti -quelli della giornata. Le matrone faceano sventolare le loro ciarpe e -i loro fazzoletti per dare a divedere quanto ne fossero soddisfatte. -Ma poichè i due cavalieri tornarono in luogo ed atteggiamento di -nuovamente affrontarsi, succedè ai clamori un sì profondo silenzio -che sarebbesi detto non essere in tanta moltitudine chi osasse nemmen -respirare. - -Fu conceduta ai campioni una pausa d'alcuni minuti, per dar tempo di -riprendere fiato così ad essi come ai lor corridori. Indi ad un cenno -messo dal principe Giovanni, le trombe intonarono il suon dell'armi, -e i due combattenti vennero al mutuo scontro coll'impeto, col vigore, -colla maestria di cui pompeggiarono dianzi, ma non colla stessa -fortuna. - -In questo secondo assalto il Templario drizzò la sua lancia verso il -mezzo dello scudo dell'altro, e con tanta aggiustatezza e con tanta -forza il colpì, che il cavaliere Diseredato dovette cadere addietro -sulla groppa del suo cavallo, ma non votò quindi l'arcione. Che anzi, -avendo egli parimente, fin dal principio di far carriera, portata -la sua mira allo scudo dell'antagonista, la cambiò in quell'istante, -indirigendone contra il cimiero la lancia, il qual bersaglio quanto -più difficile da toccarsi, tanto più, toccato, toglieva al percosso -ogni possibilità di resistere. Ad onta però d'un tanto svantaggio, il -Templario non dismentì la rinomanza da lungo tempo acquistatasi; e se -la violenza dello scontro non ne avesse rotta la cinghia del destriero, -sarebbesi forse tenuto fermo in sua sella. Che che ne sia, il cavallo e -il cavaliere caddero rinversati, e si avvoltarono nella polvere. - -Spacciarsi dalle staffe, rimettersi in piedi fu un solo istante per -Bois-Guilbert. Furioso oltre ogni dire in veggendo il guasto che -tale avvenimento arrecava ai suoi allori, e in udendo gli applausi -unanimi che si tributavano al vincitore, sguainò la spada, facendo -cenno al cavaliere Diseredato di mettersi in parata. Questi colla -massima leggerezza saltò da cavallo, sguainando parimente la spada; -ma i marescialli del torneo, accorsi a tutta briglia, li separarono -pronunziando che tal genere di combattimento non era lecito in sì fatto -giorno. - -«Noi ci rivedremo, lo spero» disse il Templario al suo vincitore -lanciando sovr'esso tali sguardi che tutta l'intera rabbia ne -disvelavano «e ci rivedremo in tal luogo ove non si troverà chi venga a -separarci.» - -«Non sarà per mia colpa, se ciò non accade» rispose il cavaliere -Diseredato «a piedi, a cavallo, colla sciabola o colla lancia, mi -troverai pronto tutte le volte a misurar colle tue le mie armi.» - -Nè le cose sarebbersi contenute in tai detti, se i marescialli -incrocicchiando le loro lancie fra i due campioni, non gli avessero -costretti a disgiugnersi. Il cavaliere Diseredato tornò alla porta di -tramontana, e Bois-Guilbert alla sua tenda, ove passò il rimanente del -giorno in preda alla disperazione e alla rabbia. - -Senza scendere da cavallo il vincitore chiese gli si portasse vino, -indi aprendo la parte inferiore della visiera notificò che beveva -alla salute di tutti i cuori veramente inglesi, e alla confusione de' -tiranni stranieri. Poi tostamente ordinò al suo trombetta di sonar la -disfida agli altri tenitori, incaricando l'araldo d'armi di annunziare -a questi come fosse mente di lui combatterli un dopo l'altro, e -seguendo quell'ordine qualunque in cui fosse piaciuto ai medesimi -presentarsi. - -Fidando in sua forza e gigantesca statura, Frondeboeuf fu il primo -a scendere nell'arringo. Lo scudo di lui mostrava in campo d'argento -una testa di toro nero, cancellata per metà dai molti colpi che avea -sopportati. Ne faceano impresa queste voci latine spiranti arroganza: -_Cave, adsum_. Il cavaliere Diseredato riportò sovr'esso un vantaggio -lieve sì ma conchiudente, perchè rottesi ad entrambi e in un sol urto -le lancie, Frondeboeuf perdè in quello scontro le staffe, laonde vinto -il chiarirono i marescialli. - -Nè in guisa molto dissimile terminò la lotta tra lo sconosciuto e ser -Filippo di Malvoisin, giudicato perditore, poichè un forte colpo di -lancia vibratogli sull'elmo dall'avversario, ruppe le stringhe che -tal parte d'armatura annodavano, onde rimase scoperto il capo del -combattente. - -Nel cimentarsi con ser Ugo di Glentmesnil il cavaliere Diseredato -fe' prova d'altrettanta cortesia, quanto negli antecedenti scontri ne -avea dati di destrezza e valore. Perchè sendo giovane ed impetuoso il -cavallo di Glentmesnil, caracollando s'impennò nel far carriera per -modo, che tolse ogni abilità di valersi della sua lancia al cavaliere. -Lo sconosciuto lungi dal vantaggiare di questo incidente, levò la -lancia quando gli fu da vicino, e la fe' passare al di sopra dell'elmo -dell'avversario, quasi per dargli a comprendere come sarebbe stato in -proprio arbitrio il colpirlo. Indi voltando il corridore ritornò alla -porta settentrionale, d'onde inviò l'araldo d'armi per domandare a -Glentmesnil, s'egli era in grado di ricominciare l'assalto; ma questi -gli fe' rispondere protestandosi vinto così dalla maestria come dalla -destrezza del suo antagonista. - -Compiuto fu il trionfo dell'incognito da Ralph di Vipont, rinversato da -cavallo con tanto impeto, che gli uscì il sangue dalla bocca e dalle -narici, sicchè i suoi scudieri dovettero trasportarlo semivivo fuor -dell'arena. - -Fra mille evviva che continuarono per lungo tempo, venne accolta -la dichiarazione unanime del Principe e de' marescialli, i quali -attribuirono al cavaliere Diseredato l'onore di questa giornata. - - - - -CAPITOLO IX. - - »Ogni beltà più altera e peregrina - »Che adornava quel loco, ad una cesse - »Che gli atti e 'l volto promulgar reina. - _Il fiore e la foglia._ - - -William di Wyvil e Stefano di Martival, marescialli del torneo, -furono i primi ad offerire al vincitore le loro congralulazioni; e -il pregarono ad un tempo permettere gli si levasse l'elmo, o volesse -almeno alzar la visiera per trasferirsi a ricevere dalle mani del -principe Giovanni il premio del torneo. Ma il cavaliere Diseredato li -pregò con cavalleresca cortesia a dispensarlo da ciò, adducendo come -non potea per allora farsi conoscere, mosso da cagioni che già prima -d'entrare in arringo avea palesate agli araldi d'armi. Nè i marescialli -insistettero oltre, perchè fra i voti singolari cui s'obbligavano in -quel secolo i cavalieri, non ve n'avea di più usato quanto quello di -rimanersi incogniti sino all'istante di aver compiuta una data impresa, -o mandata a termine una tal avventura. Que' marescialli pertanto -astenutisi dal volere indagare i segreti del cavalier vincitore, -annunziarono la brama di lui al Principe, e gli chiesero di poterlo -presentare celato in volto a ricevere il guiderdone dovuto al valore. - -Il misterioso velo, in cui pretendeva avvolgersi lo straniero, punse -vivamente la curiosità del principe Giovanni, scontento già della -conclusione d'un torneo sì sfavorevole ai _tenitori_, partigiani di -lui, e vinti successivamente da un sol cavaliere. Laonde voltosi in -tuono altero ai marescialli. «Per gli occhi della Madonna!» sclamò -«questo cavaliere fu diseredato di cortesia come degli altri averi, -se brama comparire col viso coperto alla nostra presenza. Cavalieri» -soggiunse poscia indirigendosi ai cortegiani «avvi tra voi chi potesse -indovinare qual sia l'incognito che si comporta d'una maniera così -stravagante?» - -«Non io al certo» disse Bracy «e in fede mia non credeva trovarsi in -tutta Inghilterra un campione capace di vincere cinque cavalieri in un -giorno. Non dimenticherò mai sin ch'io viva la vigorosa botta che diè -il mal rovescio a Vipont. Quel povero ospitaliere fu levato d'arcione -come una pietra lanciata fuor della frombola.» - -«Non menate di ciò tanto rumore» rispose un cavaliere di S. Giovanni -ivi presente «il vostro amico Templario affè non ha corso miglior -fortuna. Ho ben visto io Bois-Guilbert a far tre rivolte, una dietro -l'altra, in mezzo alla polvere.» - -Bracy grandemente affezionato ai Templarii era in procinto di -replicare, ma il principe Giovanni si pose di mezzo: «Silenzio, -cavalieri! Che cosa son tali dispute?» - -«Il vincitore» allor si fece a dire Wyvil «aspetta il beneplacito di -vostra Grazia.» - -«Il mio beneplacito!» rispose Giovanni. «Lo aspetti finchè sappiamo -almeno se v'è qualcuno che possa far congetture sul nome e sulla -condizione di questo straniero. Quand'anche aspettasse fino a notte, ha -avute, parmi, assai faccende per non patire il freddo.» - -«La Grazia vostra non userà al vincitore que' riguardi ch'ei merita» -soggiunse Waldemar Fitzurse «se lo fa aspettare tanto d'indovinare -noi una cosa che non possiamo sapere. Per me almeno non so prendermi -tale assunto... quando mai non fosse qualcuna delle buone lancie che -seguirono in Palestina il re Riccardo; poichè quegli individui adesso -tornan fra noi a guisa di veri cavalieri erranti.» - -«Sarebbe mai il conte Salisbury?» soggiunse Bracy. «Egli è appunto -della statura medesima.» - -«Piuttosto ser Tomaso Multon, cavalier di Gilsland» riprese a dire -Fitzurse. «La complessione di Salisbury mi pareva molto migliore.» - -E Bracy: «Può averla lasciata in Terra Santa.» - -«E se fosse lo stesso re?» s'udì altra voce senza potersi discernere da -chi venisse. - -«Riccardo-Cuor-di-Leone!» ripeterono tutti gli altri a mezza voce, e in -tuono pauroso. - -«Oh! Dio nol voglia!» disse il principe Giovanni volgendosi -involontariamente, e tremando come se il fulmine fosse scoppiato a' -suoi piedi «Waldemar, Bracy, prodi cavalieri, rammentate le vostre -promesse.» - -«Ma questo è un timore panico affatto» soggiunse Fitzurse. -«Dimenticaste, o principe, la statura gigantesca del fratel vostro? -Potevate mai ravvisarla sotto quell'armatura? Wyvil, Martival, -affrettatevi a condurre il vincitore a' piedi del trono, così sarà -dileguato un errore che ha scolorate le guancie del signor nostro. -Guardatelo con più attenzione» continuò volgendosi al principe; -«vedrete che gli mancano almeno tre pollici ad avere la statura di -Riccardo. Poi il re ha le spalle più riquadre del doppio. Il cavallo -dello sconosciuto, sotto il peso di Riccardo, non avrebbe potuto -reggere alla prima giostra.» - -Aveva appena finito sì fatto ragionamento, allorchè i marescialli -condussero il cavaliere Diseredato nanti i gradini del trono. Il -principe soprappreso tuttavia dall'idea che potesse trovarsi in quello -sconosciuto il proprio fratello, un fratello ch'egli aveva offeso sì -gravemente, ch'ei tentava spogliare del regno, senza por mente che sole -prove di fiducia e d'affetto ne avea ricevute, soprappreso, dissi, da -tale idea, non credè abbastanza dileguato il timore concetto dalle -osservazioni di Fitzurse; laonde nel tempo stesso che indirigeva al -cavaliere Diseredato alcune frasi intese a commendarne il valore, -nel tempo che ordinava fosse presentato al medesimo il palafreno di -mantel nero, premio della riportata vittoria, tremava di riconoscere in -quanto stava per rispondergli il vincitore la voce maschia e sonora di -Riccardo-Cuor-di-Leone. - -Ma il cavaliere Diseredato non rispose una sola parola al complimento -fattogli dal principe, limitandosi a salutarlo profondamente. - -Due scudieri condussero nell'arena il cavallo riccamente bardamentato, -ornamento che ne aumentava di poco il pregio ad occhi capaci di -valutare il merito intrinseco del corridore. Appoggiata una mano -sul pomo della sella, lo sconosciuto vi montò sopra senza valersi -di staffa, e brandendo la sua lancia, compiè due volte il giro del -recinto, facendo fare al destriero tutte quelle prodezze che l'arte del -cavallerizzo conosce. - -Alcuno avrebbe potuto attribuire questo contegno dello sconosciuto a -vanagloria e a desio di accrescersi lustro coll'offerire tal nuovo -esperimento di sua abilità; ma fu supposto ch'ei volesse rendere -in cotal guisa manifesto agli spettatori quanto fosse il pregio del -dono compartitogli dalla munificenza del principe; quindi anche una -volta divenne scopo degli applausi unanimi di quella vasta arena di -spettatori. - -Nel qual tempo il priore di Jorvaulx, sempre faccendoso, disse alcune -parole all'orecchio del principe a fine di ricordargli che il vincitore -dopo aver date prove di coraggio, dovea darne una del proprio senno, -scegliendo fra le matrone che trovavansi nelle logge la meritevole del -seggio assegnato alla Regina della Beltà e degli Amori, quella dalle -cui mani aspettava la propria corona il vincitore del dì successivo. -Laonde quando il cavaliere passò dinanzi al principe, la seconda -volta, questi gli fe' un cenno, dopo il quale lo sconosciuto volgendo -e fermando con eguale rapidità il suo destriero, rimase innanzi alla -loggia del trono, immobile e colla punta della sua lancia bassata a -terra. La destrezza posta nell'eseguire tale fazione, sì istantaneo -passaggio da uno stato di agitazione vivissima alla immobilità di -una statua equestre gli meritaron nuovi applausi di quella numerosa -assemblea. - -«Ser cavaliere Diseredato» gli disse il Principe, «poichè è questo il -solo nome sotto cui vi piacque farvi conoscere, una tra le prerogative -del trionfo che riportaste, sì è quella di scegliere l'avvenente -giovane, che qual Regina della Beltà e degli Amori presederà -domani alla festa. Se siete estraneo in questa terra, e desideraste -quindi qualche cognizione che in tale scelta soccorresse la vostra -deliberazione, vi dirò solamente che Alicia, figlia del prode cavaliere -Waldemar Fitzurse, vien riguardata nella mia corte siccome la più -ragguardevole, e per grado e per leggiadria.» E in ciò dire, gli indicò -la loggia vicina ove stavasi l'encomiata donzella. «Però» aggiunse «è -in libertà vostra presentare a quella cui giudicherete meglio la corona -che sto per consegnarvi. Colei che la riceve dalle vostre mani, verrà -riconosciuta Regina della Beltà e degli Amori. Sollevate la vostra -lancia.» - -Il cavaliere obbedì, e allora il Principe collocò sul ferro della -lancia appressatagli una corona d'oro che imitava le foglie del lauro, -attorno a cui si alternavano cuori e punte di frecce a guisa delle -palle e delle foglie di fragole che adornano le ducali corone. - -Del mostrarsi co' detti suoi sì parziale alla figlia di Waldemar molte -furono nel Principe le cagioni, che tutte derivavano dall'indole del -suo animo, ove ad un tempo sprezzante alterigia e presunzione, astuzia -e bassezza allignavano. Primieramente ei volea far dimenticare ai -suoi cavalieri il disdicevol partito, ch'egli medesimo avea posto e -che pretese indi colorare siccome scherzo, quello cioè di nominare -a regina della giostra un'Ebrea. Con ciò intese in oltre a farsi -benevolo Waldemar Fitzurse, che gli dava una specie di tema, e che nel -corso di tale giornata avea manifestati indizi di scontento più d'una -volta. Sperava parimente farsi un merito utile alle sue mire presso la -donzella medesima, se venìa coronata; perchè le voglie de' licenziosi -diletti dominavano l'animo di lui non meno d'una cieca ambizione, -figlia, come, vedemmo, dell'ingratitudine e della perfidia. Ad ogni -evento ei preparava un seme di rancori fra Waldemar ed il cavaliere -Diseredato che egli avea preso in avversione pel trionfo ottenuto -su i suoi partigiani; perchè nel contingibile caso che il vincitore -scegliesse tutt'altra fuor di quella a lui suggerita dal Principe, non -era improbabile che Waldemar riguardasse tal preferenza siccome insulto -arrecato alla propria figlia. - -Il cavaliere Diseredato cavalcando il suo bel corridore, compiè a -passi lenti il giro all'intorno di tutte le logge, facendo mostra di -esaminare, come n'era diritto, le diverse beltà che le ornavano, per -dar così fondamento alla scelta che avrebbe profferita; ma nel passare -sotto la loggia d'Alicia pomposa di tutto l'orgoglio che leggiadria e -magnificenza incoraggiano, non vi si fermò un solo istante. - -Un riguardo non privo di vaghezza offrivano i diversi artifizi -adoperati dalle donne che soggiaceano a tal sindacato. Qual d'esse -arrossiva, quale ostentava il contegno dell'alterezza o della dignità; -alcune volgeano gli occhi da un'altra parte, volendosi quasi far -credere indifferenti a tutta questa bisogna; altre mostravano di -frenare il sorriso, altre gli davano libera carriera sperando aquistare -nuova leggiadria. Fuvvene pur di quelle studiose di nascondere col -velo i propri vezzi; ma tai donne, narra il mio autografo, erano use -da dieci anni a veder ammirata la propria bellezza, onde gli è lecito -supporre, che avendo goduta la lor buona porzione di mondane vanità, -si ritraessero volontarie dall'arringo per lasciare alle più novelle la -speranza di trionfare. - -Finalmente il vincitore si fermò sotto la loggia, entro cui sedeasi -Rowena, Rowena ver cui tosto si conversero gli sguardi d'ognuno. - -Certamente se il vincitore avesse potuto accorgersi di tutti i voti -che si faceano per lui in quella parte di logge, e se considerazioni -estranee a quella che soprattutto il movea, avessero potuto offerirgli -occasioni d'usare predilezione, questa predilezione ei non l'avrebbe di -lì dipartita. Cedric non ascose, ognun sel crede, l'eccesso della sua -gioia allorquando cadde il Templario, e più veemente la manifestò alla -disfatta di que' suoi tristi vicini Frondeboeuf e Malvoisin. Lo stesso -Cedric, mettendo la metà del corpo fuor della loggia, non distolse -un istante gli occhi dal vincitore; seguendone tutte le corse non col -guardo solo ma col cuore e coll'animo. Presa da egual propensione lady -Rowena, contemplò tutti gli avvenimenti di quella giornata, comunque -facesse mostra di non prestar loro una sì viva attenzione. Perfino -Atelstano, l'indolente Atelstano, uscì per un istante del suo letargo -abituale, e votò una gran tazza di vino al buon successo del cavaliere -Diseredato. - -Altro gruppo di persone situate sotto quella medesima loggia non aveva -presa minor parte all'evento di questa pugna. - -«Padre Abramo!» sclamò Isacco di York, sin quando scorse il cavalier -Diseredato entrar nella lizza. «È desso, è desso[14]. Vedi, mia -figlia, vedi qual portamento altero e nobile è in quel Nazareno!» Ma -quando il vide lanciarsi a tutta briglia addosso al Templario non potè -ristarsi dell'esclamare: «Ah! quel buon cavallo di Barberia venuto sì -di lontano! Guardate! non gli usa più riguardo di quel che userebbe ad -una rôzza normanna. E quella bella armatura che costò tanti zecchini -all'armaiuolo di Milano, a Giuseppe Pareira! che ci era da guadagnare -un sessanta per cento d'interesse! Oh! ne fa conto come se l'avesse -trovata in mezzo ad una strada maestra!» - -«E che, padre mio?» soggiunse Rebecca «lo vorreste forse più sollecito -del cavallo e dell'armatura che della propria persona, compromessa, -come vedete, a sì grave pericolo?» - -«Figlia mia» rispose Isacco con qualche veemenza «tu non sai quel che -ti dica. Il suo collo e le sue membra appartengono a lui, non lo nego, -ma quel cavallo e quell'armatura appartengono.... Oh beato Giacobbe! -Che cosa stava ora per dire! Nulla monta. Egli è un bravo giovine. -Vedi! Rebecca, vedi! egli è in procinto d'atterrare il Filisteo. -Prega, mia figlia, prega che non arrivi alcuna disgrazia a questo bravo -giovane, nè al suo buon cavallo, nè alla sua ricca armatura! Dio de' -mei padri! Egli è vincitore. Il Filisteo incirconciso è caduto sotto la -sua lancia. Og, re di Bashan, è caduto sotto la spada de' padri nostri. -Il bravo giovane ha guadagnato il bel cavallo e l'armatura d'acciaio -del Filisteo. Voglio sperare almeno non si dimenticherà d'impadronirsi -delle spoglie che sono sue.» - -Il degno Giudeo mostrò la medesima sollecitudine pel _bravo giovane_, -e la medesima sollecitudine _pel suo cavallo e per la sua armatura_, -finchè durarono le quattro altre corse, nè dimenticò di calcolare -alla presta il valsente de' cavalli e delle armature de' giostratori -disfatti. - -Fosse irresolutezza, o altra cagione, il cavaliere Diseredato -rimase alcuni istanti inoperoso in questa parte d'arena, mentre gli -spettatori cogli occhi fisi sopra di lui aspettavano impazienti di -vedere che risolvesse. Finalmente abbassando a poco a poco e con -molta grazia il ferro della sua lancia, depose la corona ai piedi -della bella Rowena. Tutte le trombe allor rintronarono, e s'udiron -gli araldi d'armi acclamare pel dì successivo lady Rowena Regina della -beltà e degli Amori, e minacciar d'esemplare gastigo chiunque non ne -avesse riconosciuta l'autorità. Indi si ripeterono le solite grida: -_Larghezza, prodi cavalieri, larghezza_. Cedric non capendo in sè pel -contento gettò nel mezzo dell'arena quante monete aveva in saccoccia, -ed Atelstano ne imitò la generosità, benchè dopo avervi pensato sopra -alcun poco. - -S'intese allora qualche bisbiglio fra le donzelle d'origine normanna -così poco avvezze a vedersi posposte alle sassoni, come i loro padri, -fratelli ed amanti lo erano a vedersi vinti dalla gente cui di tali -giuochi cavallereschi furono egli stessi i maestri; ma tai segnali di -scontento si perdettero in mezzo al grido generale: «Viva lady Rowena! -viva la Regina della beltà e degli Amori!» Alle quali acclamazioni -alcune voci si udirono aggiugnere: «Viva la Sassone principessa! Viva -la stirpe dell'immortale Alfredo!» - -Comunque poco gradevoli riuscissero al principe Giovanni e ai suoi -cortegiani la scelta fatta dal vincitore e la sì manifesta gioia -universale che derivò da questa scelta, non potè far di meno di -confermarla, laonde fattosi condurre il suo destriero, scese dal trono, -e seguito dal suo corteggio rientrò nella lizza. Fermatosi un istante -sotto la loggia ove stavasi Alicia, le indirisse un complimento, poi -voltosi alla sua comitiva soggiunse con voce alta ad arte per essere -inteso: «Sull'onor mio! se le imprese del cavaliere Diseredato lo -provarono ben fornito di nervi e di coraggio, la scelta che ha fatto il -dimostra privo altrettanto d'occhi e di discernimento.» - -Ma la disgrazia del principe Giovanni, così in questa occasione come -in tutte l'altre della sua vita, era quella di non conoscere l'indole -delle persone ch'ei si voleva affezionare. Anzichè sapergli grado di -questa specie d'omaggio tributato alla beltà della figlia, Fitzurse -prese in mala parte che il principe avesse con tal osservazione messo -in vista maggiore il poco riguardo usatole dallo straniero, onde prese -a dire con alterezza: - -«Fra le prerogative della cavalleria non ne conosco di più preziose, di -più inalienabile sopra quella che lascia libera ai cavalieri la scelta -della lor dama. Mia figlia non va a mendicare omaggi da chicchessia, nè -gliene potranno mancare nella sfera che le s'addice.» - -Il principe nulla rispose; e per celare meglio il dispetto e la -collera, punse i fianchi del suo palafreno, e corse di gran galoppo -ver la parte di logge, ov'era Rowena, che non avea per anco toccata la -corona deposta a' suoi piedi. - -«Raccogliete, leggiadra Lady» le disse egli «il segnale della vostra -sovranità; niuno più di noi gode nel renderle omaggio. Se piacesse -così a voi, come ai nobili vostri amici, di abbellire in tal giorno la -nostra mensa al castello d'Ashby, ne sarebbe di non lieve diletto lo -stringere più ampia conoscenza colla Regina del dì novello.» - -Rowena si tacque, e Cedric rispose in idioma sassone con questi detti: - -«Lady Rowena non sa la lingua che le sarebbe necessaria per -poter rispondere alla Grazia vostra, nè quindi per ben comparire -convenevolmente alla vostra mensa. Io pure e il nobile Atelstano di -Coningsburgo non conosciamo che la lingua e i modi de' nostri maggiori. -Piacciavi adunque d'averne per iscusati se non accettiamo il vostro -invito. Domani Lady Rowena adempirà gli ufizi a lei assegnati dalla -libera scelta del cavalier vincitore e confermati dalle acclamazioni -del popolo.» - -Dopo i quali detti prendendo la corona egli stesso la collocò sul capo -di Lady Rowena, per dar a comprendere com'essa accettava l'autorità -temporanea che le venìa conferita. - -«Che dic'egli?» Chiese il principe Giovanni ostentando ignorare -l'idioma sassone, comunque a perfezione il sapesse. E quando uno de' -suoi cavalieri gli ebbe data l'interpretazione del discorso fatto da -Cedric, soggiunse: «Bene, bene! domani metteremo sul suo trono questa -muta sovrana.... Ma voi almeno, ser cavaliere» volgendosi al vincitore -che era rimasto tutto quel tempo presso alla loggia «voi almeno -parteciperete del nostro banchetto?» - -Lo sconosciuto parlò allora la prima volta, e con voce appena -intelligibile, prese pretesto per dispensarsene dal bisogno ch'egli -avea di riposo e dalla necessità di apparecchiarsi al combattimento -della domane. - -«Nulla di meglio!» disse Giovanni con tuono misto d'alterigia e -sarcasmo: «noi siamo poco avvezzi a tali rifiuti: pure ci sforzeremo di -rendere il nostro convito men che sarà possibile melanconico comunque -non onorato dalla presenza del vincitore e della sua regina.» - -Dette le quali cose uscì dal ricinto insieme col suo sfarzoso -corteggio; e tal partenza fu il segnale a cui votossi l'arena. - -La mediocrità non dimentica mai le ferite fatte al suo orgoglio. Prima -di togliersi dall'anfiteatro, gli sguardi del principe si scontrarono -in quell'arciere spiaciutogli fin dall'istante delle quistioni occorse -al proposito dell'Ebrea. «Vegghiate su questo furfante» diss'egli ad -alcuni de' suoi armigeri «il vostro capo mi sarà mallevadore di lui.» - -L'arciere sostenne il guardo corrucciato del principe con -quell'intrepidezza che avea manifestata poc'anzi, e rispose: «Il mio -disegno non è d'abbandonare Ashby prima della sera di domani. Son -curioso di vedere come gli arcieri della contea di Stafford e Leicester -sappiano usare delle loro armi. Le foreste di Needwood e di Charnwood -dovrebbero essere una buona scuola per loro.» - -«Ed io» disse il principe alla comitiva, disdegnando rispondere -immediatamente all'arciere «sono curioso di vedere se questo -spaccamonti sa valersi delle sue. Tremi, se la sua destrezza non fa in -qualche modo le scuse della sua temerità.» - -«Gli è tempo una volta» disse Bracy «che la tracotanza di questi -sciagurati venga repressa col dar qualche esempio straordinario.» - -Waldemar, a quanto parea, non persuaso, che il suo signore fosse sul -buon sentiero per giugnere alla popolarità, si stette in silenzio, nè -fece altro che stringersi nelle spalle. Il principe riprese il cammino -del castello d'Ashby e in meno d'un quarto d'ora un solo spettatore non -vedeasi in quel recinto. - -Le persone unite in drappelli, più o men numerosi, si ritiravano per -diverse bande, ma la maggior parte intendeva ad Ashby. I personaggi -i più distinti alla corte avevano nel castello i loro alloggiamenti, -mentre gli altri si procacciarono stanze nella città. In questo ultimo -novero si trovarono quasi tutti i cavalieri che nel torneo sostennero -la parte di assalitori o che divisavano mostrarsi nella giostra della -domane. Tanto che questi camminando s'interteneano delle cose accadute -nella giornata, erano accompagnati dagli applausi della plebaglia, che -d'applausi pur largheggiava al principe Giovanni, mossa piuttosto dallo -splendore del suo corteggio, che da affezione verso di lui. - -Ben più sinceri e più meritati ed unanimi applausi risonavano attorno -del vincitore, il quale bramoso di sottrarsi agli sguardi delle -turbe affoltatesi per contemplarlo, accettò una tenda offertagli dai -marescialli del torneo, ed era una di quelle situate all'estremità -settentrionale della lizza. Quand'egli vi fu entrato si dissiparono -a poco a poco le persone rimaste per vederlo più da vicino, e per far -congetture sul suo nome e sulla sua condizione. - -Quel tumulto, che non va mai disgiunto da un'adunanza numerosa di -persone convenute in un medesimo luogo per vedere qualche avvenimento -cui prendano viva parte, fece luogo allora al confuso bisbiglio di -gente che parla allontanandosi, rumore che sminuisce a poco a poco, -sinchè finalmente non si fa più sentire. Rimasti non erano nel ricinto -se non se coloro cui spettava toglierne i cuscini e gli altri arnesi -portatili, onde metterli al sicuro nel durar della notte, ed eran pur -questi i quali si disputavano gli avanzi del vino e de' reficiamenti, -che per ordine del Principe erano stati presentati agli spettatori. - -Di lì non molto distante vennero piantate diverse fucine temporanee, -che stettero in lavoro tutta la notte per riparare l'armi e le armature -da adoperarsi nuovamente nel dì successivo. - -Una forte guardia, che cambiavasi ogni due ore fu posta attorno alla -lizza, ove rimase fin dopo il tramontar del sole. - - - - -CAPITOLO X. - - «Come, lasciate le diurne grotte, - «E ululando su i veron, su i tetti, - «Rompe, i sacri silenzi della notte - «Il guffo, e agghiaccia degl'infermi i petti, - «Di celato il Giudeo suo livor sfoga - «Come il Cristian che in un paventa e affoga. - L'EBREO DI MALTA. - - -Non fu appena entro la tenda assegnatagli il cavaliere Diseredato, più -d'un paggio e scudiere si presentarono per aiutarlo a spogliar l'armi; -e per offerirgli nuovi abiti e il ristoro del bagno; zelo e premura -animati in parte dalla curiosità, perchè non v'era fra essi un solo -non bramoso di conoscere il cavaliere, che dopo aver colti sì nobili -allori, nascondea con tanta sollecitudine il nome ed il volto. Non -quindi sepper di più, perchè il vincitore, dopo averli ringraziati di -lor cortesia, li rimandò con dire che gli bastava del suo scudiere. Era -questi una specie di contadino, che avvolto in una zimarra di feltro -d'un color di bruno carico, e coperto il capo d'un berrettone normanno -di pelliccia nera, sel facea scender sino sugli occhi, voglioso, a -quanto parea, di tenersi incognito come il padrone. Egli fu dunque che -tolse l'armatura al cavaliere, indi gli pose innanzi e vino e alimenti, -di cui le fatiche della giornata cominciavano a fargli sentire il -bisogno. - -Terminata appena quella mensa frugale, lo scudiere gli annunziò come -cinque uomini montati su cavalli barberi chiedevano di parlargli. Il -cavaliere Diseredato nello spogliare la sua armatura avea rivestita la -lunga tonica qual la portavano allora i pellegrini, la quale essendo -guernita d'un grande cappuccio atto a scendere quant'uom volea sul -capo, giovava a nascondere i lineamenti di chi n'era coperto come -lo avrebbe fatto la visiera d'un elmo; oltrecchè la notte in sul -cominciare risparmiava la necessità di qualunque travestimento, quando -mai il caso non gli avesse portato innanzi persone che ne conoscessero -perfettamente la fisonomia. - -Con sicurezza quindi si trasse fuori della tenda, ove trovò gli -scudieri dei cinque _tenitori_ che ne conduceano a guinzaglio i cavalli -carichi delle armature di ciascun d'essi. - -«Conformemente alle leggi della cavalleria» disse il primo di questi -scudieri «io, Baldovino d'Oyley, scudiere del formidabile cavaliere -Brian di Bois-Guilbert, vengo ad offerire a voi, che v'intitolate il -cavaliere Diseredato, l'armatura e il cavallo, de' quali si valse il -detto Brian di Bois-Guilbert nella _posta d'armi_ di questo giorno, ed -è rimesso nella vostra generosità il conservar tali cose, o porne il -prezzo, tale essendo la legge dell'armi.» - -Gli altri scudieri ripeterono a lor volta la stessa formola, ciascuno -a nome dei loro padroni, indi aspettarono per udire la risoluzione del -vincitore. - -«Una sola risposta farò così a voi come ai vostri padroni» disse il -cavaliere Diseredato, indirigendosi unicamente ai quattro ultimi -scudieri. «Portate adunque i miei complimenti a questi nobili ed -onorevoli cavalieri, e dite loro che non saprei perdonare a me stesso -se li privassi di cavalli e d'armature che non possono appartenere a -più valenti campioni. Vorrei potere far sì che qui finisse il messaggio -di cui v'incarico, ma essendo io, così di fatto come di nome, cavaliere -diseredato, mi vedo costretto a pregare i vostri padroni a riscattar -queste spoglie, giacchè posso appena dir mia l'armatura che ho -indosso.» - -«Noi abbiamo ordine» disse lo scudiere di Frondeboeuf «d'offerirvi in -riscatto cento zecchini per ogni cavallo e armatura.» - -«Ciò basterà» rispose il cavaliere: «le circostanze in cui sono mi -costringono ad accettare la metà di tale somma; quanto al di più -ne farete due parti eguali, e ciascun di voi ne terrà una per sè, e -distribuirà l'altra agli araldi d'armi ed ai _menestrelli_.» - -Gli scudieri lo ringraziarono d'una generosità di cui non erano usi a -vedere sì di frequente gli esempi. Allora il cavaliere si volse allo -scudiere del Templario: «Quanto a voi, dite al vostro padrone, che da -lui non voglio nè cavallo nè armatura nè riscatto. La nostra querela -non è terminata, nè il sarà che dopo esserci noi battuti a lancia e -a spada a cavallo ed a piedi. Egli medesimo mi ha sfidato a battaglia -continuata fino alla morte, nè io lo dimenticherò. Soggiugnetegli indi -che nol riguardo come i suoi quattro compagni, co' quali verrò sempre -di buon grado a cambio di cortesie, ma come un uomo ch'io tratterò mai -sempre da mortale nemico.» - -«Il mio padrone» rispose Baldovino «sa rendere disprezzo per disprezzo, -colpo per colpo, cortesia per cortesia. Poichè ricusate accettare -questo riscatto, che da' miei colleghi non rifiutaste, vi lascio qui il -palafreno e l'armatura del cavaliere Bois-Guilbert, ben certo ch'ei non -vorrà d'ora in poi nè cavalcar l'uno, nè portar l'altra.» - -«Questo è un ben favellare, prode scudiere» disse lo sconosciuto «e -tale ardimento s'addice a chi tratta la causa del signore lontano. Non -però vi soggiungo di lasciar qui l'armi e il cavallo; riportate tai -cose al vostro padrone, e s'ei ricusa riprenderle, conservatele per -voi. In quanto io possa averne l'arbitrio, ve ne faccio un presente.» - -Baldovino salutò profondamente il cavaliere, e si ritrasse indi coi -suoi compagni. - -«Ebbene, o Gurth!» disse il Diseredato rimasto solo col suo scudiere; -«tu vedi ch'io non ho offuscata la gloria dei cavalieri inglesi.» - -«Ed io» rispose Gurth «per essere un custode di porci sassoni, non ho -forse ben sostenuta la parte di scudiere normanno[15]?» - -«Ottimamente; ma io temeva ad ogni istante che il tuo contegno goffo -giungesse a scoprirti.» - -«Che dite mai? Non ho paura che alcuno mi riconosca, se non fosse mai -il mio camerata Wamba, che non saprei dire se sia più matto o maligno. -Per altro non ho potuto stare dal ridere, nel vedermi passar vicino -il mio vecchio padrone, cui nessuno toglie di mente che Gurth stia ora -badando ai suoi porci nella foresta e tra la melma di Rotherwood. S'ei -sapesse questa mia spedizione!.... Non vi mancherebbe altro!» - -«Eh via, Gurth! Non ignori quello che t'ho promesso.» - -«In fine poi accada quel che sa accadere! Non lascerò di prestarmi per -un amico se v'andasse ancor la mia pelle. Già ho un cuoio duro quanto -un porco da razza della mia mandria, e le verghe non mi fanno paura.» - -«Credimi, Gurth, io ti ricompenserò de' pericoli cui ti cimenti per -amor mio. Intanto prendi queste dieci monete d'oro.» - -«Dio ve ne renda merito!» rispose Gurth, nel metterle in saccoccia -«eccomi ora più ricco di quanto lo fu mai un porcaiuolo od un -famiglio.» - -«Ora prendi questo sacco d'oro; va ad Ashby e t'informa dove alloggi -Isacco d'York, gli ricondurrai il cavallo, ch'ei m'ha fatto prestare, -dicendogli di tenersi su questo denaro il valore dell'armatura -fornitami colla sua sicurtà.» - -«No per san Dunstano! che non farò nulla.» - -«Come Gurth? ricuserai tu d'eseguire i miei ordini?» - -«No certo, finchè saranno giusti, ragionevoli e tali che un Cristiano -possa adempirli. Ma quello che mi date ora è ben tutt'altro. Sofferire -io che un ebreo si paghi da sè medesimo! Non sarebbe cosa giusta, -perchè tornerebbe allo stesso col tradire il mio padrone. Non sarebbe -nemmeno ragionevole, nè opera di Cristiano. Mi parrebbe di spogliare un -fedele per arricchire un miscredente.» - -«Eppure, pensaci! voglio ch'ei rimanga contento.» - -«Fidatevi in Gurth» rispose lo scudier porcaiuolo, mettendosi il sacco -sotto il mantello e in questa uscendo fuor della tenda. Poi aggiunse -fra sè medesimo «Costui sarebbe il diavolo s'ei non si contentasse -della quarta parte di quanto domanderà.» Così prese la strada d'Ashby -lasciando il cavaliere Diseredato in preda alle sue penose e sgradevoli -meditazioni, delle quali però non è ancor giunta l'ora di render conto. - -Adesso fa di mestieri cambiare il luogo della scena, e che il leggitore -abbia la pazienza di trasportarsi con noi nella città d'Ashby, o a dir -meglio in una casa di campagna situata in un sobborgo, e spettante ad -un ricco Israelita. Isacco, Rebecca, e la gente lor di servigio, aveano -ivi posto alloggiamento, perchè ella è cosa nota che gli Ebrei usavano -fra loro la virtù dell'ospitalità con altrettanta grandezza d'animo -quanta era l'avarizia e la cupidigia, di cui venivano tacciati inverso -i Cristiani. - -In un appartamento poco spazioso, ma riccamente arredato e messo al -gusto orientale, Rebecca sedea sopra un mucchio di cuscini ricamati, -posti sopra un pianerottolo non troppo alto che tenea tutto il -circuito di quella sala, prestando l'ufizio di seggiole e di seggiole -a bracciuoli siccome in circa ne è l'uso nel regno di Spagna. Questa -giovane, negli occhi di cui la filiale pietà si leggea, li tenea fisi -sopra ogni atteggiamento del padre suo, che faceva lunghi passi su -e giù per la stanza, con viso smunto e costernato, or giugnendo le -mani, or sollevandole al cielo come uomo il cui spirito lotti contro -gravissima tribolazione. - -«Beato Giob!» sclamava egli «e voi dodici santi patriarchi, padri -della nostra nazione! Poteva accader peggio ad un uomo che ha sempre -adempiuta fin nelle cose minime la legge santa di Mosè? Cinquanta -zecchini toltimi con un sol tratto di rete, che mi carpirono gli -artigli di quel tiranno!» - -«Però, padre mio» disse Rebecca «parvemi che quel denaro avuto dal -Principe, lo deste volontariamente.» - -«Volontariamente! Che tutte le piaghe dell'Egitto gli piombino adosso! -Volontariamente, sì! Con quella volontà che gettai nel golfo di Lione -le mie mercanzie, quando fu d'uopo alleggerire il naviglio per non -vederlo sommergere. Le mie sete le più preziose coprirono i flutti; -i miei deliziosi profumi ne imbalsamarono la schiuma, i miei drappi -d'oro e d'argento ne arricchirono le caverne. Non mi trovava io fra le -angoscie di chi agonizza quando le mie proprie mani compievano questo -orribile sacrificio?» - -«Padre mio, non rischiavamo men della vita, e mi pare che dopo quel -tempo Dio abbia benedette le vostre imprese e vi abbia colmato di -ricchezze.» - -«Va benissimo; ma che mi giovano se il tiranno vi mette le branche -siccome ha fatto questa mattina, se nell'atto di togliermi le sostanze -mi costringe a mostrare buon umore?... O figlia mia, noi siamo una -schiatta errante diseredata, e peggio è, che quanto più veniamo -vilipesi, spogliati, a proporzione il mondo si burla di noi, e siam -costretti ricorrere alla umiltà, alla pazienza, allorchè dovremmo -pensare a vendicarsi dei nostri persecutori.» - -«Non vogliate prender tutto in mala parte, o mio padre; alcuni vantaggi -ancora stanno per noi: i Nazareni sì implacabili, sì crudeli, sono in -certo tal qual modo subordinati a questi dispersi figli di Sion, da -loro perseguitati e vilipesi. Privi del soccorso di nostre ricchezze, -nè saprebbero come pagar le spese delle loro guerre, nè potrebbero -decorare i trionfi che ne derivano. Il denaro che ad essi prestiamo -torna nelle nostre casse moltiplicato da un buon interesse. In somma, -possiamo essere paragonati alle zolle che non fioriscono mai tanto -bene siccome allora che vengono calpestate. La festa medesima d'oggi si -sarebbe ella solennizzata senza l'aiuto di questi spregievoli Ebrei che -anticiparono il denaro necessario a tal uopo?» - -«Oh qual cantino vai toccando adesso, mia figlia, cantino che manda -alle mie orecchie un suono ingratissimo! — Quel bel cavallo, quella -ricca armatura, dovean far parte de' miei utili nell'affare concluso -ultimamente, ove sto a metà con Kirgath Iairam di Leicester; figurati! -il guadagno d'una settimana! niente meno che il tempo frapposto tra un -sabato e l'altro! Ebbene! prevedo che il cavallo e l'armatura finiranno -come le mie mercanzie gettate nel mare. Perdita sopra perdita, rovina -sopra rovina!... Però... non disperiamo ancora. La cosa potrebbe andar -altrimenti. Quel giovane ha dato prove di galantuomo.» - -«Non crederò mai, padre mio, che vi dolga d'avere riconosciuti i -servigi a voi prestati da questo straniero.» - -«Credo non averne alcun rincrescimento, o mia figlia... credo anche -alla riedificazione di Gerusalemme, ma ho tanta ragione di sperare che -questi miei occhi vedano risorgere le muraglie e le fortificazioni del -tempio, quanta ne ho per immaginarmi che un cristiano... e il miglior -vedi! di tutti i Cristiani... arrivi a pagare un debito ad un Ebreo -se non contempla dinanzi a sè la prospettiva della prigione e de' -catenacci.» - -E sì dicendo, continuava a trascorrere con passi irregolari la stanza; -laonde Rebecca, vedendo che ogni sforzo suo per consolarlo non giovava -se non se a fornirgli nuovi argomenti di querelarsi, prese il prudente -partito di lasciare che si sfogasse a suo grado; condotta savissima, e -che noi proponiamo da imitarsi in simili circostanze a chiunque sentasi -vocazione per le parti di consolatore o di consigliere. - -Annottava, allorchè tre servi entrarono in quella stanza, un d'essi -che ponea due lampade sopra una tavola, e i secondi che portavano altra -tavola incrostata di argento, e coperta di reficiamenti i più dilicati -e di sceltissimi vini; perchè gli Ebrei ricchi nell'interno di loro -abitazioni, non erano avversi in niun modo alle ricercatezze del lusso. -Avea già empiuta di vin greco una tazza, e stava Isacco per appressarla -al labbro, quando uno de' ridetti servi venne annunziando un Nazareno, -il quale desiderava parlargli; chè col solo nome di Nazareni gli Ebrei -fra loro erano avvezzi ad indicare i Cristiani. Il tempo di chi vive -del commercio è a discrezione del pubblico; onde Isacco ripose senza -averne gustato, la tazza sopra la tavola; e dopo avere ordinato di -velarsi alla figlia, permise che il forestiere s'introducesse. - -Appena aveva avuto il tempo Rebecca di nascondere i suoi vezzosi -lineamenti sotto un velo di tocca d'argento che le scendea sino ai -piedi, si aperse la porta, presentandosi Gurth avvolto in un ampio -mantello normanno. Le apparenze nol favorivano troppo; che anzi diede a -sospettare di sè egli medesimo, perchè invece di levarsi, entrando, il -suo berrettone, se lo assettò meglio alla testa. - -«Siete voi l'ebreo Isacco d'York?» domandò in lingua sassone Gurth. - -«Sì» rispose Isacco nella lingua medesima, perchè il suo commercio -l'avea posto nella necessità d'imparare tutti gli idiomi che si -parlavano nell'Inghilterra. «E voi qual'è il vostro nome?» - -«Il mio nome non vi deve importare.» - -«È però necessario ch'io lo sappia. Voi voleste pure sapere il mio. -Altrimenti come farei a trattar negozi con voi?» - -«Non vengo a trattar negozi, ma bensì a pagare un debito; bisogna -bene che io sia sicuro se pago il denaro nelle mani di chi lo deve -riscuotere. A voi, che lo ricevete, poco rileva il conoscere la persona -che ve lo porta.» - -«Ah! siete qui per pagarmi! Oh! allora la cosa cambia. Beatissimo -Abramo! per parte di chi venite voi a farmi questo pagamento?» - -«Per parte del cavaliere Diseredato, del vincitore al torneo di -quest'oggi. Vi porto il prezzo dell'armatura, che sulla vostra -commendatizia gli ha somministrata Kirgat Iairam di Leicester. Quanto -poi al cavallo l'ho consegnato alle scuderie di questa casa, sano e -prosperoso come sono io. Orsù, quanto vi viene?» - -«Oh! l'ho sempre detto ch'egli era un bravo giovane!» sclamò l'Ebreo -che non capiva in sè medesimo pel contento. «Un sorso di vino non vi -farà male» soggiunse indi offerendo al porcaiuolo di Cedric una tazza -d'argento riccamente cesellata, e colma d'un liquore di cui Gurth non -avea mai gustato l'eguale. «E quanto danaro mi portate voi?» - -«Madonna!» sclamò Gurth dopo avere bevuto «che divino liquore -tracannano questi cani di miscredenti! e tanti buoni cristiani com'io, -non hanno spesso per lor bevanda che una birra torbida, densa, della -quale non saprebbero che farsi i miei porci! Ah! quanto denaro, dite, -v'ho portato! Non gran cosa. Però non son venuto a mani vuote. Ma -infine, Isacco dovete avere una coscienza ancora voi benchè Ebreo.» - -«Il vostro padrone ha fatti buoni affari in quest'oggi. Colla punta -della lancia e colla forza del braccio ha guadagnato cinque bei cavalli -e cinque belle armature. Potete dirgli che mi mandi tutta la sua -vincita, e gli pagherò il di più.» - -«Il mio signore ne ha già fatto l'uso che volea.» - -«Male, male assaissimo! Ha operato da giovane senza cervello. Non -v'è qui un Cristiano che sia in istato di comperare tanti cavalli e -armature; nè da alcun Ebreo avrà ottenuto la metà di quanto gli avrei -pagate io tali cose. In somma, vediamo: in questo sacchetto vi sono -bene cento zecchini» e in ciò dire apriva leggermente il mantello di -Gurth. «A quanto pare dee pesar molto.» - -«Perchè vi stanno in fondo alcuni ferri per armar freccie» rispose -Gurth senza esitare un istante. - -«Ebbene! per quella ricchissima armatura... mi contenterò d'ottanta -zecchini; e non ci guadagno una monetuccia d'oro. Avete voi il modo di -pagarmeli?» - -«Anderebbe ottimamente! Così il mio padrone resterebbe senza un soldo. -Ma non sarà questa la vostra ultima parola!» - -«Bevete ancora una tazza di questo buon vino. Ah! ottanta zecchini -son pochi. Dove io avea la testa? Cedere una sì bella armatura senza -nessun profitto per me, non lo posso. Poi chi sa? quest'ottimo cavallo -può essere diventato bolso, attratto... è impossibile che non gli sia -accaduta qualche disgrazia... Figuratevi! quelle corse! quelle giostre! -uomini a cavallo che si gettavano gli uni addosso gli altri con tal -furore... parevano i tori selvaggi di Basham!» - -«Vi dico che il vostro cavallo è sano e salvo e vigoroso nella -scuderia; poi andatelo a vedere. E dico di più, che settanta zecchini -bastano al di là per pagarvi quella vostra armatura. La parola d'un -Cristiano val bene quella d'un Ebreo, crederei. In fine poi, se una tal -somma non v'accomoda, riporterò il sacchetto qual è al mio padrone.» - -Nel dir tai cose facea sonare le monete d'oro che nello stesso -sacchetto si contenevano. - -«Via, via! contatemi ottanta zecchini; gli è il meno a cui possa -aggiustarmi; e vedrete che saprò comportarmi generosamente con voi.» - -Gurth ricordandosi allora di quanto gli disse il padrone, desideroso -soprattutto di contentare l'Ebreo non fece altre parole, e avendo -contati sulla tavola ottanta zecchini, l'altro gli lasciò una ricevuta -di saldo per la venduta armatura. Isacco indi diè una ripassata alla -somma, e la mano sua tremava di gioia quando intascò i primi settanta -zecchini. Più assai indugiò nel contar gli altri, e ad ogni pezzo che -prendea di su della tavola, si fermava a fare una meditazione prima di -metterlo in borsa; perchè allora cominciò nell'animo suo una lotta tra -l'avarizia e qualch'altro sentimento più liberale; ma vincitrice in -tale conflitto la prima come lo fu nel torneo il cavaliere Diseredato, -gli era cagione di allogare gli zecchini l'un dopo l'altro a dispetto -d'una tal quale inspirazione più generosa che gli diceva al cuore di -rimettere una picciola parte del prezzo avuto. - -«Settant'uno, settantadue... Un bravo giovane quel vostro padrone!... -Settantatrè... giovane eccellente da vero!... Settantaquattro... Questo -zecchino è un po' tarpato, ma non importa... Settantacinque... E questo -mi par calante... Settantasei... Quando il vostro padrone avrà bisogno -di denaro, venga pure a trovare Isacco d'York... Settantasette... Ben -inteso colle debite malleverie.... Settantotto.. Voi pure siete un -bravo galantuomo... Settantanove... E meritate una ricompensa.» - -Il Giudeo tenea in mano l'ultimo zecchino su cui fece una pausa molto -più lunga. Forse avea in animo di regalarlo a Gurth, e se quella moneta -fosse stata o tosata o calante, chi sa non avesse obbedito a tale -impulso di sua generosità. Ma per fatalità di Gurth era nuova di conio. -Isacco la esaminò per tutti i versi, nè potè trovarle una magagna. -La mettè in bilancia. Cresceva d'un grano. Non potè venir a quella -di separarsene: «Ottanta» diss'egli finalmente, e quello zecchino se -ne andò a stare cogli altri. «Il conto va bene, e voglio sperare che -sarete largamente ricompensato dal vostro padrone. Vi restano ancora -monete entro il sacchetto?» - -Gurth fe' una contorsione di volto, la qual cosa gli accadea tutte -le volte che voleva sorridere. «Circa altrettante quante voi ne -avete scrupolosamente contate. Ebreo» soggiunse indi nel prendersi la -ricevuta «io non me ne intendo, ma se questa non è in buona forma, ci -penserà la vostra barba.» Poi empiè, e questa terza volta non aspettò -che gli venisse offerta, una tazza di vino, e dopo averlo mandato giù -tutto d'un fiato senza far cerimonie andò via. - -«Rebecca» disse Isacco «questo Ismaelita mi sembra petulante anzichè -no; ma poco monta: il suo padrone è un galantuomo ed ho gusto che -questo torneo gli abbia fruttato alquanti _shekel_ d'oro, e che non -men del suo braccio abbiano contribuito a ciò il mio cavallo e la mia -armatura.» - -Sorpreso perchè Rebecca non gli rispondea, si volse; ma questa era -scomparsa di lì fin quando egli stava in discorsi con Gurth. - -Intanto questi avea scesa la scala, e giunto in un'anticamera trovossi -al buio, onde cercava a tasto la porta per uscire. Allora gli comparve -una donna vestita di bianco, la quale tenendo in mano una lampada gli -fe' cenno di seguirla nell'appartamento d'ond'ella usciva, e di cui -lasciò socchiusa la porta. Con qualche ripugnanza Gurth le obbediva, -perchè costui, comunque ardito ed impetuoso quanto un cignale, ogni -qual volta conosceva il pericolo cui si cimentava, nudriva poi tutti -i superstiziosi timori de' Sassoni circa gli spettri, le fantasme, le -apparizioni; sicchè gli dava molta inquietudine questa donna bianca, -soprattutto in casa d'un Ebreo. Fra i delitti che un pregiudizio -generale apponeva a questa popolazione vi era pur quello di professare -la scienza cabalistica e la negromanzia. Ciò nullameno, dopo avere -titubato alquanto, il coraggio connaturale in lui la vinse sopra un -timor panico; talchè seguì la sua guida in una stanza, ove si vide alla -presenza di Rebecca. - -«Mio padre non ha voluto che farti uno scherzo» gli diss'ella, «o -mio amico. Ei deve, sappilo, al tuo padrone dieci volte di più che -quell'armatura non vale. Quant'è la somma che gli sborsasti?» - -«Ottanta zecchini» rispose Gurth stordito da sì fatta inchiesta. - -«Ebbene, cento ne troverai in questa borsa» a dir riprese Rebecca; -«rendi al tuo padrone quanto gli spetta, il rimanente tienlo per te. Ma -sollecita, parti, non perder tempo in ringraziarmi, e va guardingo nel -traversar la città, per non perdere il denaro e forse anche la vita. -Ruben» chiamò ella battendo le mani «fate lume a questo straniero, e -uscito ch'ei sia chiudete bene la porta.» - -Ruben, uomo Israelita che si facea scorgere per nera barba e nere -sopracciglia, obbedì agli ordini della padrona, e con una torcia -accompagnò Gurth sino alla porta; poi quando il vide fuori la imbarrò -con catene e catenacci che avrebber bastato ad assicurare qualunque -prigione. - -«Per san Dunstano!» disse Gurth nello uscire, «costei non è un'Ebrea, -ma bensì un angelo sceso dal paradiso. Dieci zecchini dal mio bravo -padrone giovane! Venti da questa perla di Sion! Oh che bella giornata! -Un'altra simile, o Gurth, e tu ti riscatti dalla servitù e divieni -libero delle tue azioni! Allora, addio porci! Getto via la verga da -porcaiuolo, impugno spada e scudo, non ho più bisogno di nascondere nè -il nome nè il volto, e seguo il mio giovane padrone sino alla morte.» - - - - -CAPITOLO XI. - - _Primo masnadiere._ - Olà, olà! Gettateci la vostra borsa, se non - volete che ve la prendiamo per forza. - _Speed._ - Miseri noi! Siam capitati negli assassini. - _Valentino._ - Amici miei.... - _Primo masnadiere._ - Non siamo vostri amici, anzi nemici. - _Secondo masnadiere._ - Zitto! bisogna ascoltarlo. - _Terzo masnadiere._ - Sì, per la mia barba, che bisogna ascoltarlo. - Egli è un uomo di garbo. - I DUE VERONESI. - - -Le notturne avventure di Gurth non erano ancor terminate, ed egli -medesimo incominciava a sentire qualche paura, allorchè dopo avere -attraversata tutta la città d'Ashby, ed essersi lasciate addietro -alcune case sparse qua e là che ne faceano i sobborghi, si trovò in -una strada bassa chiusa fra due alture coperte d'avellani e bossi e -da alcune quercie, i cui rami col dilatarsi coprivano quel cammino -ineguale e fatto più disastroso da profonde rotaie. Erano queste -le vestigia del molto carriaggio che avea trasportati i materiali -necessari alla costruzione delle logge innalzate attorno all'arena -ove accadde il torneo. All'altre molestie aggiugneasi l'oscurità della -notte, perchè gli alberi impedivano quel poco di chiarore che la luna -avrebbe potuto somministrare. - -Udivasi in lontananza lo strepito dei bagordi della città, e canti -e suoni d'allegria, e risate, le quali alimentando in Gurth la -considerazione che la parte migliore di società trovavasi entro le mura -di Ashby, nol lasciavano senza tema sul presente suo stato. «L'Ebrea -non avea torto» diceva egli fra sè medesimo. «Per il cielo e per san -Dunstano! vorrei che io e il mio tesoro fossimo in sicuro sotto la -tenda del mio padrone. Qui si trovano, non voglio dire assassini, -ma cavalieri e scudieri erranti, sonatori, bagattellieri, arcieri, -vagabondi sfaccendati da non esserne tranquillo un uomo che abbia -solamente un marco d'argento in saccoccia. Figuratevi chi ha come io -una tal carica di zecchini! Ah se posso essere fuori di questo cammino -d'inferno! Almeno all'aperto li vedrei, i figli di s. Nicolò, prima che -m'avessero a cader sulle spalle.» - -Indi raddoppiò il passo per raggiugnere più sollecitamente l'altura, -cui mettea termine quella stretta, ma non fu abbastanza felice per -riuscire in ciò. Laddove più fitti erano gli alberi che guernivano le -due colline, gli piombarono addosso quattro uomini, due da ciascun lato -della strada, e sì stretto il serrarono fra loro, che gli sarebbe stato -inutile il resistere, quand'anche lo avesse potuto. - -«La tua borsa!» uno di questi gli disse. «Noi siamo persone amorevoli, -avvezze a liberare i viaggiatori dal peso dei fardelli che potrebbero -impacciarli nel lor cammino.» - -«Voi non mi liberereste sì facilmente del mio» rispose Gurth con -fermezza «se mi lasciate la facoltà di difendermi.» - -«È quanto or vedremo» rispose il malandrino. «Se tu vuoi avere le ossa -fracassate e perder anche la borsa, nulla avvi di più agevole. Noi -possiamo aprirti due vene nel tempo stesso. Conducetelo nel bosco» -diss'egli ai compagni. - -In conformità di tal ordine Gurth venne costretto a salire la collina -di sinistra, giunto alla cui vetta, si trovò in un vano della foresta, -rischiarato dalla luna, ed ivi fermaronsi. Ai quattro primi masnadieri -due altri s'aggiunsero, e Gurth osservò che tutti sei portavano -maschere al volto, la qual cosa non gli avrebbe lasciato verun dubbio -su la profession di costoro, se pur dubbio avesse potuto conservare -dopo i complimenti fattigli nell'arrestarlo. - -«Quanto denaro hai tu?» gli chiese un degli uomini sopraggiunti. - -«Trenta zecchini che m'appartengono» con tuon risoluto rispose. - -«Falso, falso!» sclamarono in coro i malandrini. «Un Sassone avrebbe -in proprietà trenta zecchini, e sarebbe partito dalla città senza esser -briaco! La cosa è impossibile.» - -«Io li risparmiava per comperarmi la libertà.» - -«Sei un asino» disse un di costoro, «tre boccali di buona birra -t'avrebbero fatto libero, e più libero che non è il tuo padrone, fosse -anche stato un Sassone come sei tu.» - -«La è una brutta verità» disse Gurth. «Ma in somma! se trenta zecchini -vi fanno, lasciatemi il braccio libero, e ve li rimetto.» - -«Un momento!» disse uno de' due, giunti dopo, che a quanto parve godea -di qualche autorità sopra gli altri «il sacchetto che porti sotto il -mantello contiene più denaro di quel che notifichi.» - -«Esso appartiene al valoroso cavaliere ch'io servo, e al certo non ve -ne avrei parlato se vi foste contentati di quello ch'è mio.» - -«Bravo! il tuo umor mi va a genio, e comunque siam tutti figli di s. -Nicolò, puoi far capitale su i tuoi trenta zecchini, semprecchè però -tu sia franco e sincero con noi. Ma intanto sbarazzati del peso che ti -molesta.» E sì dicendo presegli il sacchetto di cuoio entro del quale -erano e la borsa datagli da Rebecca, e gli altri zecchini che aveva -portati con sè. Continuando indi il ladro l'interrogatorio gli chiese: - -«Chi è il tuo padrone?» - -«Il cavaliere Diseredato.» - -«Quella buona lancia che guadagnò il premio quest'oggi! Qual è il suo -nome, e la sua discendenza?» - -«Egli desidera che ciò resti ignoto, nè da me certo il saprete.» - -«E tu come ti chiami?» - -«Dirvi il mio nome sarebbe lo stesso che nominarvi il mio padrone.» - -«Tu sei un servo fedele. Ora spiegane com'è venuto al tuo padrone -questo denaro? Da eredità forse, o da qualche altro titolo?» - -«Titolo! dal diritto della sua buona lancia. Questo sacchetto contiene -il riscatto di quattro bei cavalli, e d'altrettante belle armature.» - -«Quanto v'è dentro?» - -«Dugento trenta zecchini, trenta miei e dugento del mio padrone.» - -«Non di più? Il tuo padrone è stato ben generoso coi vinti, se si -spacciarono a sì buon mercato. Nomina coloro che pagarono i riscatti.» - -Gurth obbedì. - -«Ma tu tacesti il nome del Templario» riprese a dire il capo dei -malandrini. «Fo perchè tu veda che non si riesce ad ingannarmi. Qual -riscatto pagò ser Brian di Bois-Guilbert?» - -«Il mio padrone non volle riscatto da lui. Non ne vuole che il sangue: -domina fra loro un odio a morte, nè può esservi tra l'uno e l'altro -alcuna scambievolezza di cortesia.» - -«Uh, uh!» sclamò quel capo; indi dopo avere pensato un momento -soggiunse: «Per qual combinazione ti trovavi tu con questa somma ad -Ashby?» - -«Ho dovuto trasferirmi colà per pagare all'ebreo Isacco d'York il -prezzo d'una armatura, ch'ei prestò al mio padrone per valersene al -torneo.» - -«E quanto pagasti ad Isacco? All'apparenza questo sacchetto non è stato -toccato.» - -«Pagai ottanta zecchini ad Isacco, ed egli in vece me ne fece -restituire cento.» - -«Frottole, frottole!» sclamarono tutti ad una que' masnadieri. -«Stimiamo il tuo ardire di volerne dare ad intendere menzogne -tutt'altro che verisimili.» - -«Ciò che vi dico» rispose Gurth, «è tanto vero, com'è vero che potete -guardare la luna. Troverete i cento zecchini entro una borsa di seta, -che è separata dal rimanente di questo denaro.» - -«Pensa bene» tornò a dire quel capo, «che tu parli d'un Ebreo, d'un -Israelita, d'un uomo incapace di restituire l'oro, toccato che l'abbia -una volta, come le sabbie del deserto sono incapaci di restituire una -tazza d'acqua, che il viandante abbia versata sovr'esse.» - -«Un Ebreo» soggiunse un altro «non conosce la pietà più d'un usciere di -tribunale che non abbia ricevuto il suo beveraggio.» - -«E pure quel che vi dico è vero» replicò Gurth. - -«Si batta l'acciarino» disse il capo «e vediamo. Se il nostro furfante -non ci inganna, la generosità di questo Ebreo è un miracolo da mettersi -con quello dei suoi antenati che faceano scaturir l'acqua dal sen de' -macigni.» - -Venne accesa una torcia, tanto che il capo esaminasse il contenuto -della borsa. Mentr'ei la slegava, i compagni suoi gli si serrarono -addosso, e que' medesimi che teneano Gurth per le braccia, partecipando -della generale curiosità, allungarono il collo per veder l'oro che -tentava la lor cupidigia. Lo scudiere di una nuova fabbrica, sentendosi -meno angustiato, tentò con subitaneo sforzo di liberarsi, e sarebbe -riuscito a fuggire, se avesse voluto abbandonare il denaro del suo -signore; ma era ben altra la sua intenzione. Strappando di mano ad -uno di quei banditi un nodoso randello, ne percosse sonoramente il -lor condottiere che a questo assalto non erasi preparato, e che per la -sorpresa si lasciò cadere la borsa. Gurth stava per raccoglierla; ma -di lui più agili i ladri il prevennero, e più di prima gli si strinsero -alla vita. - -«Furfante!» disse il capo «con tutt'altri che me ti sarebbe tornato -male della tua temerità. Ma fra un'istante ravviserai tu medesimo il -torto che avesti. Per ora parliamo del tuo padrone. Gli affari del -cavaliere debbono precedere quelli dello scudiero; giusta ogni buona -regola di cavalleria. Intanto sta fermo, perchè se ti movi un'altra -volta non ti daremo il tempo di continuare i tuoi tentativi. Colleghi» -disse indi agli altri «questa borsa è ricamata in caratteri ebraici, e -contiene veramente cento zecchini, tutte prove che non ne ha ingannati -costui. Noi non dobbiamo pretender tributo dal cavalier suo padrone. Ei -ci somiglia troppo e saremmo ingiusti se non lo esentassimo. I lupi non -assalgono i lupi nelle foreste.» - -«Ci somiglia!» disse uno de' banditi. «Vorrei sapere in che cosa!» - -«In che cosa?» replicò il capitano. «Non è egli povero e diseredato, -come il siam noi? Non accatta egli al pari di noi la sua vita colla -punta della spada? Non ha egli battuti Frondeboeuf e Malvoisin come il -faremmo noi stessi, se il destro se ne presentasse? Non è egli nemico -in vita e in morte di Brian di Bois-Guilbert, che è parimente nostro -nemico? Ma quando anche non vi fossero tutte queste ragioni, vorreste -voi che avessimo minor coscienza di quanta n'ebbe un miscredente, un -cane d'Ebreo?» - -«Non sia mai» rispose quello stesso bandito. «Diverrebbe un'infamia -per la nostra società, benchè a dir vero, ho servito nella brigata -del vecchio Gandelyn, ove non si avevano tanti scrupoli. Ma questo -insolente contadino almeno, spero non se ne andrà immune dal suo -salasso!» - -«Questo poi dipenderà da te» rispose il capo. «Vieni qui furfante» -voltosi allora a Gurth. «Dimmi. Sai tu adoperare il bastone?» - -«Spero» rispose Gurth «d'avervene data una buona prova.» - -«Ne convengo, il colpo fu applicato con maestria. Ebbene, mettiti ad -egual prova con questo bravo campione, e se riesci andrai esente da -tassa; benchè sull'onor mio, la fedeltà da te mostrata verso il tuo -padrone mi è tanto piaciuta, che quand'anco tu soggiacessi, credo -pagherei il riscatto per te. Orsù, Mugnaio» tal era il nome di colui -al quale si proponea questo cimento «prendi il tuo bastone e pensa -a difenderti come ad assalire. E voi altri, lasciate in libertà -cotest'uomo, e provvedetelo d'un'arme eguale. Fa chiaro abbastanza per -una giostra di simil natura.» - -I due campioni, armati l'un e l'altro di randelli e grossi e lunghi e -pesanti egualmente, s'innoltrarono in mezzo al vano della foresta per -essere più spacciati nelle fazioni del mutuo assalto, e per godere -tutto il vantaggio del chiaro di luna. Gli altri ladri circondavano -i duellanti ridendo e gridando al loro collega: «Bada, Mugnaio, bada. -Questa volta potrebbe toccarti di pagare la _posta_.» - -Mugnaio tenendo col pugno la parte di mezzo del bastone, sel facea -avvoltare attorno alla testa, che è quanto i francesi chiamano il -molinello, e schernendo Gurth, gli dicea: «Fatti innanzi, villano, -fatti innanzi e proverai quanto pesi il mio pugno.» - -«Se tu sei mugnaio di professione» rispose Gurth «ti ho per doppiamente -ladro; ma ti farò vedere che non ho paura di te.» Nel medesimo -tempo si pose a fare il molinello col suo bastone, chè non la cedea -all'avversario nè di destrezza nè di maestria. - -Allora si assalirono i due campioni, e per alcuni minuti diedero eguali -prove di agilità, di coraggio e di forza. Il fracasso che mandavano -que' due randelli, urtandosi a raddoppiati colpi l'un l'altro era tale, -che a qualche distanza parea lottassero sei combattenti per banda. -Certamente pugne contese meno e men perigliose, vennero cantate in -buoni versi eroici, ma la pugna di Gurth e di Mugnaio non avrà l'onore -medesimo sol per mancanza d'un inspirato poeta. Ciò nonostante benchè -tal lotta a molinello sia andata or giù d'usanza, ci sforzeremo come -sappiamo di rendere in umil prosa la dovuta giustizia al merito di -questi due prodi avversari. - -Durò lungo tempo la lotta, nè il vantaggio era più dell'uno che -dell'altro, la qual cosa irritò Mugnaio, che oltre al dispetto di -trovare un sì abile competitore, stizzavasi in udendo le risa de' suoi -compagni, intesi a schernirne gli inutili sforzi, come suole accadere -in sì fatte occasioni. L'impazienza da cui il ladro lottatore fu preso, -era tutt'altro fuorchè favorevole a tal genere di duello che domanda -molta calma e prontezza di spirito; e fornì a Gurth, uomo d'indole -ferma e risoluta, l'opportunità di vincere, opportunità ch'ei seppe -cogliere maestramente. - -Mugnaio assaliva con impeto da furioso; nè mai cessavano le due punte -del suo bastone dal percuotere sul bastone dell'avversario, con cui -si trovava già corpo a corpo. Gurth, nell'eseguire rapidamente il suo -molinello, pesava ogni colpo e si tenea alla difesa, talvolta ancora -facendo passi in addietro. Ma gli occhi suoi non abbandonavano mai -il nemico; laonde veggendolo estenuato dalla fatica, gli indirizzò un -colpo di sinistra alla testa, che mentre Mugnaio voleva riparare, la -destra mano di Gurth colla rapidità del lampo ne afferrò il bastone -menandogli sì violento colpo che lo stramazzò. - -«Vittoria, vittoria!» gridarono i ladri. «Questo è ben combattere! -Viva l'antica Inghilterra! Il Sassone ha salvato la pelle e la borsa. -Mugnaio ha trovato padrone.» - -«Tu puoi partire, uom valoroso» disse il capitano aggiugnendo il -proprio suffraggio alle acclamazioni degli altri, eccetto Mugnaio. -«Farò che due de' miei compagni ti riconducano sino a veggente della -tenda del tuo padrone, affinchè non ti scontri in alcuni altri figli -di san Nicolò che potrebbero non essere di coscienza timorata come la -nostra: poichè in una notte, siccome questa, non siam noi soli che -stiamo in agguato. Per altro» soggiunse egli aggrottando le ciglia -«ricordati che tu non volesti dirci il tuo nome. Che mai non ti venisse -il prurito di sapere i nostri, o d'indagar chi noi siamo! Pensa a -questo avviso salutare, se non vuoi che male ti accada.» - -Gurth dopo avere ricevuto il suo prezioso fardello dalle mani -del capitano, lo ringraziò, assicurandolo che non ne avrebbe mai -dimenticati i consigli. Due di quella brigata, armati de' loro bastoni, -gli intimarono allor di seguirli, e lo condussero per angusto sentiere, -spesso ingombro di macchie, e che faceva assai giravolte. Erano in -procinto d'uscirne, allora che due uomini s'appresentarono ad essi; -ma le guide di Gurth lor dissero a mezza voce alcune parole, dopo le -quali questi si ritirarono. Ben s'avvide allora il fido scudiere come -la cautela ideata dal capo de' ladri nol fosse stata senza perchè, -e ne conchiuse che numerosa era tale famiglia, e che si montava la -guardia con regolarità attorno al luogo ov'essa teneva le sue ordinarie -adunanze. - -Ivi soffermatisi i due masnadieri: «Non c'innoltriamo di più» dissero -a Gurth «poichè non sarebbe prudenza per parte nostra il venire più -avanti. Non dimenticate l'avviso che riceveste: custodite il segreto su -di quanto v'accadde in tal notte, nè avrete occasione di pentirvene. Ma -se per vostra disgrazia parlaste, rammentate che la torre di Londra non -vi sottrarrebbe alla nostra vendetta.» - -«Grazie, grazie! bravi galantuomini» disse Gurth. «So anch'io che cosa -è prudenza. Ma spero di non offendervi, se mi fo lecito di augurarvi un -mestiere meno rischioso e alquanto più onesto.» - -In questa si separarono. I ladri presero la strada d'ond'erano venuti, -e Gurth si trasferì alla tenda del suo padrone, al quale ad onta delle -proibizioni fattigli narrò tutte le sue avventure di quella notte. - -Il cavaliere Diseredato stupì delle udite cose, ed anche della -generosità di Rebecca; risolvette però di non profittar nè di questa -generosità nè dell'altra usatagli dai ladri, alla cui professione -parea per vero dire estranea tale virtù. Ma ogni meditazione sulla -singolarità di sì fatti avvenimenti fu interrotta dalla necessità -di prendere riposo; chè del certo gliene facean sentire bisogno e -le fatiche della giornata, e più imperiosamente quelle cui doveva -prepararsi pel dì successivo. - -Il cavaliere si adagiò sopra un ricco letto che gli aveano preparato i -marescialli del torneo, intanto che il fedele Gurth, sdrajato sopra una -pelle d'orso stesa per terra, si mise per traverso all'ingresso della -strada in guisa che niuno poteva penetrarvi senza svegliarlo. - - - - -CAPITOLO XII. - - »Era già il novo destinato giorno - »Sereno e lieto a l'oriente apparso, - »E già la vaga fama e il chiaro nome - »Avea d'Aceste convocati intorno - »I vicin tutti e pieni erano i liti. - ENEIDE. _Trad. del Caro._ - - -Sul nascere dell'aurora, un cielo puro e sgombro di nubi presagì -bellissimo giorno, e già scorgeansi sulla pianura i più solleciti fra -quegli spettatori che d'ogni banda si trasferivano al torneo, ansiosi -di occupare le sedi più adatte a contemplare in ogni lor punto le -giostre cavalleresche. - -Nè tardi furono a giungere i marescialli del torneo, accompagnati -dagli araldi d'armi, onde e ricevere i nomi de' cavalieri che si -presenterebbero per entrar nella lizza, e chieder loro sotto quale -bandiera desideravano collocarsi, cautela necessaria a fine di -mantenere una certa uguaglianza fra i due drappelli che doveano -giostrare l'un contra l'altro. - -Volea l'uso che il vincitore dell'ultimo torneo fosse capo di una delle -due bande. Quindi il cavaliere Diseredato venne scelto a comandarne -una, intanto che l'altra avrebbe obbedito agli ordini di Brian di -Bois-Guilbert, il quale dopo il cavaliere erasi acquistata maggior -gloria alla giostra precedente. I _tenitori_, colleghi nel dì innanzi -del Templario, parteggiarono, com'era naturale, per lui anche questo -giorno, eccetto Ralph di Vipont, ridotto dalla caduta in tale stato -da non poter sì presto rimetter corazza. Molti cavalieri venivano a -farsi ascrivere, ardenti di combattere sotto gli stendardi d'un de' due -condottieri. - -Ardore che più vigoroso mostravano in tal secondo genere di lotta cui -davano preferenza, comunque un torneo generale, ove tutti i cavalieri -combattevano ad una volta, offerisse maggiori pericoli, e minori -occasioni di segnalarsi in singolare certame. Ma ve n'avea molti -tra questi che non fidandosi abbastanza nella propria abilità per -provocare un solo avversario d'alta rinomanza, speravano in un arringo -a tutti aperto incontrare qualche men formidabile competitore, con cui -cimentarsi e poter far pompa di valore. - -Circa cinquanta cavalieri s'erano già fatti notare per comparir -sull'arena, allorquando i marescialli notificarono che maggior numero -non ne verrebbe ricevuto, la qual cosa fu di grande rincrescimento -a molti, bramosi ancora di presentarsi. Poco mancava alle dieci ore, -e tutta quanta la pianura vedeasi coperta di cavalieri e pedoni, che -accorreano al luogo del torneo. Finalmente il concerto della musica -militare annunziò l'arrivo del principe Giovanni e del suo corteggio. -Gli si fece attorno ad onorarlo la maggior parte de' cavalieri -preparatisi ad entrare in lizza. - -Nel medesimo tempo arrivò Cedric il Sassone insieme a lady Rowena, nè -con essi era Atelstano, che armatosi di pesante corazza avea preso -luogo fra i combattenti, e quel che fe' trasecolare Cedric, l'avea -preso tra i partigiani del Templario. Ben il Sassone rampognò di tale -scelta l'amico suo, ma inutili furono le rimostranze, e questi si scusò -con quelle vaghe risposte, di cui si valgono per l'ordinario tutti -coloro, che ostinati in voler fare una cosa sol perchè l'hanno così -risoluta, non trovano poi veruna ragione plausibile a giustificarla. - -Se non plausibile per altro, una ragione aveva avuta Atelstano per -mettersi sotto lo stendardo di Brian di Bois-Guilbert, ma fu assai -prudente per non parteciparla ad alcuno. Benchè l'indole sua neghittosa -per natura lo avesse rattenuto dalle dimostrazioni che sarebbersi -addette a chi aspirava al favore di lady Rowena, egli era tutt'altro -che indifferente ai vezzi della medesima, anzi si tenea certo di -divenirle sposo, e perchè n'avea ottenuto l'assenso da Cedric, e perchè -tal nodo piaceva a tutti quegli amici ai quali la stessa Rowena potea -chieder consiglio. A fatica quindi celò il proprio rincrescimento -in veggendo il dì innanzi, che il vincitore, usando del privilegio -concedutogli dai patti di quella giostra, acclamò Regina della Beltà e -degli Amori Rowena. Vago adunque era di punire chi si mostrò parziale -alla donna, la cui mano esso agognava, oltrechè molto fidavasi -nella prodigiosa sua forza, e nelle lusinghe dei suoi adulatori, che -persuadevano Atelstano niuno esservi più atto di lui a riportare il -premio del torneo. Indi fu che questo pretendente di Rowena venne nella -deliberazione non solamente di negare il soccorso del suo braccio -al cavaliere Diseredato, ma di fargli sentire, se l'occasione il -permettea, quanto la propria lancia valesse. - -Bracy, e molt'altri cavalieri partenenti al corteggio del principe -Giovanni posti eransi fra i _tenitori_, perchè così volle il loro -padrone, sollecito di non trascurare alcun modo possibilmente opportuno -ad assicurare vittoria alla parte cui Bois-Guilbert comandava. -Contra questa però si chiarirono molt'altri cavalieri così inglesi, -come normanni, e con tanto maggior entusiasmo che gl'inorgogliva il -combattere sotto il vessillo di tal prode campione qual si mostrò il -cavaliere Diseredato. - -Non appena il principe Giovanni vide giugnere la donna cui si aspettava -l'essere in quel giorno Regina, le mosse incontro con quell'aria di -cortesia ch'ei sapea ostentare a sua voglia, e levandosi dal capo il -ricco suo berrettone, saltò a terra offerendo la propria mano a lady -Rowena per aiutarla a scendere dal suo palafreno, al quale un de' -cortegiani dello stesso Principe teneva la briglia. Intanto gli altri -cavalieri si avvicinavano, studiosi di porgere i loro omaggi alla -novella Regina. - -«Siamo i primi» disse il Principe «a dar l'esempio del rispetto dovuto -da ognuno alla Regina della Beltà e degli Amori, e affrettiamci -di guidarla al trono serbatole in questo giorno. Signore» aggiunse -volgendosi alle matrone «accompagnate la vostra Regina, e tributatele -quegli onori, che voi parimente riceverete a vostra volta.» - -Nel profferir tali accenti il Principe condusse lady Rowena alla sede -d'onore preparatele rimpetto al trono, intantochè le matrone, più -distinte per nascita e per avvenenza, gareggiavano nel farsele attorno -e corteggiarla. - -Sedutasi lady Rowena, l'aere rintronò di militare armonia, cui -s'aggiugneano le acclamazioni della moltitudine. I raggi del sole, -giunto allora al massimo del suo splendore, venian ripercossi dall'armi -dei cavalieri, le cui bande poste alle due estremità dell'arena -circondavano ciascuna i lor capi, e concertavano su la maniera di -ordinare le loro linee e di sostenere l'assalto. - -Gli araldi d'armi allora imposer silenzio quanto fu d'uopo ad udire -la lettura de' regolamenti pel torneo. Erano questi in parte intesi -a diminuire nel più possibile modo i pericoli della giostra, cautela -ivi più necessaria, perchè si faceva uso di corte spade e di lancie -puntute. - -Era libero ad ogni cavaliere il valersi d'una mazza, o d'una picozza -di punta e taglio, non così del pugnale, arme formalmente proibita -in quel conflitto. Un cavaliere gettato da cavallo potea rinnovare -il battimento a piedi con un dei campioni, cui la stessa sventura -fosse accaduta, ned era in allora lecito ad alcun guerriero a cavallo -l'assalire il pedone. Se un cavaliere, spinto fino all'estremità -dell'arena dal suo competitore, giugneva a toccare o coll'armi o col -corpo il palizzato dovea darsi per vinto, e ritrarsi dalla pugna, -divenendo in arbitrio del vincitore il cavallo e l'armi del perditore. -Se un cavaliere rovesciato non era più in istato di rialzarsi, il suo -scudiere o il suo paggio potevano entrar nell'arena e trarne fuori -il loro padrone, ma questi tenuto vinto perdea parimente l'armi e il -cavallo. La lotta aveasi per terminata tostochè il principe Giovanni -gittava il suo bastone del comando in mezzo all'arena; providenza -intesa a risparmiare lo spargimento del sangue, allorchè manifesto ed -inevitabile mostravasi per una delle due parti il trionfo. - -Ogni cavaliere che violasse i regolamenti del torneo, o mancasse in -qualsisia modo alle leggi della cavalleria, poteva essere, in punizione -di sua sleale condotta, obbligato a spogliar l'armi e a sedersi ai -cancelli dello steccato, esposto così alle pubbliche risate. Dopo -avere promulgati sì fatti regolamenti, gli araldi d'armi terminarono -esortando tutti i buoni cavalieri a fare il loro dovere, e a meritarsi -il favore della Regina della Beltà e degli Amori; indi si ritirarono -prendendo il luogo che loro spettava. - -I cavalieri si avanzarono lentamente dalle due estremità dell'arena, -schieratisi in doppia fila, e gli uni appuntino rimpetto agli altri. Il -capo di ciascuna banda dovea starsi nel mezzo della fila d'avanti, ma -niun de' due vi si collocò se non se dopo avere passata in rassegna la -sua brigata, ed assegnato a ciascuno il posto che gli competea. - -Offeriva uno spettacolo maestoso ad un tempo e terribile la vista -di tanti prodi guerrieri vestiti di ricche armature, e a cavallo di -superbi corridori, preparati ad una lotta spesse volte micidiale, e -seduti su guerresche selle, che sarebbersi detti pilastri d'acciaio, -impazienti d'udire il segnal della pugna quanto impazienti se ne -mostravano i lor focosi cavalli, che nitrivano e raspavano colle zampe -l'arena. - -I cavalieri teneano diritte le loro lancie, e intanto il sole ne facea -sfolgorare le brunite punte, mentre le banderuole di cui andavano -ornate, ondeggiando al di sopra de' pennacchi, facean bell'ombra -sugli elmi de' combattenti. In tal postura rimasero per dar tempo al -marescialli del torneo di trascorrere le file, il che questi eseguivano -col massimo scrupolo onde accertarsi che una parte non fosse più -numerosa dell'altra. Poichè riconobbero che il numero de' combattenti -era eguale da tutte due le bande, si ritrassero dall'arena. Allora -William di Wyvil gridò con voce di tuono: «_Lasciate andare_» chè -questo era il segnale. Nel tempo stesso squillaron le trombe, e i -cavalieri, abbassate le lancie, le posero in resta: si mossero ad un -tratto le bande, e le due prime file d'ognuna d'esse galoppando fecero -impeto l'una sull'altra, e l'aria rotta al primo scontrarsi loro in -mezzo all'arena ne portò il fragore oltre alla distanza d'un miglio. - -Nel durare d'alcuni istanti gli spettatori inquieti non poterono -discernere qual fosse stato l'esito del primo assalto, perchè nubi -di polve sollevate dallo scalpitar de' cavalli offuscavano l'aere, ma -queste si dissiparono in pochi minuti; e non appena lasciarono scorgere -i combattenti, fu visto che da ciascuna banda la metà de' cavalieri -era già scavalcata, quai vinti dall'abilità e dalla maestria, quai -dalla forza dei loro competitori. Alcuni miravansi stesi per terra in -uno stato sì deplorabile, da creder fino impossibile che più potessero -rialzarsi, altri risorti in piedi, tornavano a caricarsi su i loro -avversari venuti in egual condizione. Due o tre che aveano ricevute -profonde ferite, valendosi delle proprie ciarpe ad asciugare il sangue, -faceano sforzi per togliersi dalla mischia. Quelli fra i cavalieri che -poterono senza votar l'arcione sostenere l'impeto nemico, avendo per la -maggior parte rotte le lancie, brandivan le spade, e mettendo il grido -di guerra si assalivano, e s'avventavano gli uni agli altri con tal -accanimento, come se dall'esito del conflitto fossero dipendute le loro -vite. - -Crebbe tantosto il tumulto perchè da ambo i lati, le seconde file -tenute fin lì a riserbo si lanciarono nella mischia per soccorrere -ciascuna la parte propria. Gli amici di Brian di Bois-Guilbert -sclamavano tutt'insieme. _Ah! Beauséant! Beauséant!_[16] _Pel Tempio! -Pel Tempio!_ E rispondea la fazione opposta _Desdichado! Desdichado!_ -grido di guerra suggeritole dall'impresa che ella avea letto sullo -scudo del proprio duce. - -Eguale entusiasmo animava entrambe le schiere, entusiasmo spinto al -furore. Incerta si pendea quella pugna che gli era impossibile il -presagir tuttavia chi fosse per essere vincitore. Lo scricchiolar -dell'armi, il gridare de' guerrieri, cui s'univa lo squillar delle -trombe, coprivano i gemiti de' soggiacenti, che privi di conoscenza si -avvoltavano sotto i piedi de' lor cavalli. Quelle armature dianzi sì -fulgide, imbrattate di polve e di sangue, andavano in ischeggie sotto -i reiterati colpi delle picozze di punta e taglio. Le candide piume -che ornavano i cimieri cadevano d'ogni banda siccome falde di neve. -Scomparso quindi tutto lo splendore e la grazia che prima ammiravansi -in quelle militari vestimenta, non rimanevano che prospettive atte ad -inspirare e terrore e pietà. - -Pure tal è la forza della consuetudine, che non solamente il popolo, -per natura inclinato alle scene d'orrore, ma le stesse matrone che -empievano le logge, vedeano la pugna, non diremo già senza esserne -commosse, ma certamente senza che le prendesse l'idea di volger gli -occhi altrove da una scena sì disgustosa. Non negherassi che alcuna -volta le guance della beltà impallidirono, e pur s'udì qualche -gemito femminile sul caso d'un amante, d'un fratello, d'uno sposo, -feriti o lanciati nella polve. Ma generalmente parlando le matrone -incoraggiavano i campioni non solamente col battere palma a palma, -ma col mandar grida: «_Brava lancia! buona spada!_» ogni qual volta -vedeano un cavaliere segnalarsi per atti d'ardimento o prodezza. - -Se tanta vaghezza delle sanguinolente giostre il bel sesso mostrava, -ognun s'immagina quanto gli uomini ne fossero dilettati. Il qual -sentimento manifestavano con romorose acclamazioni, ogni qual volta la -fortuna parea chiarirsi in segnalata guisa per una delle due parti, e -gli sguardi della moltitudine erano sì fisamente conversi all'arena, -che sarebbesi detto menar ella o ricevere i colpi di cui soltanto -stavasi spettatrice. S'udivano fra ciascuna pausa le voci degli araldi -d'armi esclamanti: «Coraggio, prodi cavalieri! l'uom muore, ma vive -la gloria. Coraggio! la morte è da preferirsi alla disfatta. Coraggio, -prodi cavalieri! gli occhi della beltà vi contemplano.» - -Infra le vicissitudini di tal pugna ogni sguardo cercava scoprire -i capi di ciascuna banda, i quali, lanciandosi ove fervea più forte -la zuffa, coll'esempio e colla voce incoraggiavano i lor compagni. -Per valore entrambi spiccavano, e appena eravi nelle file opposte -un sol combattente con cui non si fossero cimentati. Mossi da -scambievol rancore, e consapevoli che la rotta d'uno fra essi avrebbe -indubitatamente risoluto l'esito della pugna, tentarono molte volte -unirsi a singolare certame. Ma vano facean tale sforzo la confusione e -la folla, onde accadea sempre che li separavano l'un dall'altro nuovi -cavalieri, ardenti di sperimentare le proprie armi contra il duce della -fazione avversaria. - -Finalmente costretti gli uni dopo gli altri a confessarsi vinti, -ritirandosi all'estremità dell'arena, e molti per le ferite non essendo -in istato di continuar nella zuffa, il numero de' combattenti fu -diminuito d'assai; ed in allora il Templario e il cavaliere Diseredato -si trovarono e fecero l'un sopra l'altro tal furioso impeto, quale odio -inviperito congiunto a sete di gloria poteva inspirare. Tanta si fu la -maestria d'entrambi negli assalti e nelle difese, che gli spettatori -fecero eccheggiare il ricinto d'unanimi e involontari applausi, figli -dell'ammirazione e della sorpresa. - -Ma svantaggiosissima fu in tal momento la condizione cui videsi il -cavaliere Diseredato; il braccio gigantesco di Frondeboeuf d'una parte, -la forza prodigiosa d'Atelstano dall'altra, aveano atterrati tutti -quelli che s'offersero ai loro colpi. Laonde spacciatisi dagl'immediati -loro avversarii que' due cavalieri, idearono ad un tempo il medesimo -divisamento, quello cioè d'assicurare il trionfo della lor fazione -coll'unirsi al Templario per isconfiggere il comune rivale. Forzando -quindi di speroni si mossero per assalirlo, da un fianco il Normanno, -dall'altro il Sassone. E sarebbe stato impossibile al cavaliere -Diseredato il reggere un solo istante a tale lotta, impari quanto non -aspettata, se le grida degli spettatori, per istinto fin di natura -commossi dal rischio d'un guerriero, che tre cavalieri assalivano in -una volta ed all'improvvista, non lo avessero avvertito a tempo del -giugnere de' nemici. - -Ei vide tantosto il pericolo che gli sovrastava; laonde dopo aver -vibrato terribil colpo sull'armatura del Templario, fè dare addietro -il cavallo con tale accorgimento, che evitò il duplice assalto -di Atelstano e di Frondeboeuf, lanciatisi tanto furiosamente, che -passarono fra il Templario e il suo competitore senza poter frenare -i destrieri. Ma pervenuti poi a padroneggiarli, si collegarono tutt'e -tre per far mordere la polve al cavaliere Diseredato, che certamente -sarebbe tosto soggiaciuto, se nol salvava l'agilità del suo nobile -corridore, premio delle imprese che il giorno innanzi lo segnalarono. -Aggiugneasi, che il cavallo di Bois-Guilbert era ferito, e quelli -di Frondeboeuf e d'Atelstano incominciavano a piegare sotto il peso -de' loro padroni e delle grevi armature da cui erano difesi. Di tai -vantaggi profittò il cavalier Diseredato; e pose tant'arte nel dare e -tor la briglia al suo destriero, che per alcuni minuti li tenne tutt'e -tre in riguardo, separandoli quanto il potea e gettandosi or su l'uno -or sull'altro, e menando loro colpi di spada, e ritraendosi prima che -quegli emuli sbalorditi avessero tempo di riacquistare la mente. - -Ma comunque gli rintronassero applausi da tutta l'arena, estatica al -veder tante prove di abilità e di valore, gli era evidente che non -potea durare più a lungo; onde i personaggi che stavano a fianco del -principe Giovanni lo supplicavano unanimamente a voler gettare il suo -baston del comando in mezzo alla lizza, e risparmiare così a tanto -valente cavaliere il cordoglio d'una disfatta. - -«No, per la luce del cielo» rispose il principe Giovanni «questo -medesimo cavaliere che ostinatosi a celarne il suo nome, disdegna -l'ospitalità da noi offertagli, toccò già jeri il suo premio. Soffra -ora che a lor volta l'ottengano gli altri.» Ma intantochè il Principe -terminava tai detti, un caso non preveduto cambiò repentinamente -l'aspetto di quella giostra. - -Stava nella sminuita banda che parteggiava pel cavaliere Diseredato -un guerriero vestito di nera armatura, e che reggea parimente un -nero corridore. Questo cavaliere grande, ed a quanto parea forte e -robusto, non portando sopra lo scudo alcuna sorte d'impresa, avea -fino a quel punto data a divedere poca premura alla giostra. Contento -di rispingere, e il facea con molta destrezza, i campioni che lo -assalivano, non si curava d'inseguirne o provocarne veruno. In somma ei -sostenea la parte piuttosto di spettatore che di cavaliere partecipe -del torneo, acquistatosi quindi dalla moltitudine il soprannome di -_Neghittoso Nero_. - -Ma parve uscir repente di tanta svogliatezza, allorchè vide in uno -stato così rischioso il duce della sua truppa, al quale accorse in -aiuto facendo sforzo di sproni, e gridando con voce imitatrice del -tuono: «_Desdichado_ al soccorso!» E n'era tempo; perchè mentre il -cavaliere Diseredato stringea alla vita il Templario, accostatosi al -primo Frondeboeuf stava col brando sollevato per vibrargli un colpo, -allorchè il nuovo campione fu in tempo di arrestarlo, assalirlo, farlo -d'un balzo avvoltar nella polve. Il Neghittoso Nero indi si volse ad -Atelstano di Coningsburgo, nè potendo giovarsi della propria spada che -avea rotta sull'armatura di Frondeboeuf, strappò di mano all'attonito -Sassone la picozza di punta e taglio, con cui questi volea ferirlo, e -gli misurò sì vigoroso colpo che il mise a starsene col suo collega. - -Dopo tali due atti di prodezza che gli meritarono tanto maggiori -applausi, perchè niuno a ciò si aspettava, il Neghittoso Nero parve -tornasse nella sua naturale indolenza, e ricondottosi tranquillamente -all'estremità dell'arena, lasciò che il suo duce terminasse egli la -contesa con Brian di Bois-Guilbert. Nè lunga, nè ostinata fu questa -lotta, perchè sendo gravemente ferito il cavallo del Templario, al -primo scontro soggiacque. Brian di Bois-Guilbert si rotolò nella polve -con un piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. Scese -immantinente a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse; ma -il principe Giovanni più commosso dal pericolo del Templario che nol fu -da quello in cui trovossi dianzi il cavaliere Diseredato, risparmiò a -Bois-Guilbert l'umiliazione di confessarsi vinto col gettar nell'arena -il suo baston del comando, e così mettendo fine alle pugne. - -Gli scudieri, che senza rischio non avrebbero potuto nel durar del -conflitto avvicinarsi ai loro padroni, entrarono allor nel ricinto per -trasportare nelle vicine tende i feriti. - -Tal ebbe conclusione il celebre torneo d'Ashby-de-la-Zouche, nè mai -guerrieri si contraddistinsero per fatti d'armi più segnalati. Quattro -cavalieri perirono sul campo, e un di questi soffocato dal calore -che sofferiva entro la sua armatura; sommarono a trenta coloro che -riportarono gravi ferite, e quattro o cinque di essi morirono pochi -giorni dopo. Quindi tal giostra non vien memorata nelle antiche -cronache se non se col predicato di _nobile e bella posta d'armi -d'Ashby_. - - [Illustrazione: _Brian de Bois-Guilbert si rotolò nella - polve, con un piede impacciato sì nella staffa che non potè - liberarnelo. — Scese immantinente a terra il suo competitore, - e gli gridò s'arrendesse, ma il Principe Giovanni....._] - -Spettando allora al principe Giovanni l'indicare il cavaliere, che -per più belle imprese erasi segnalato, ei decise che l'onore di tal -giornata apparteneva al campione, soprannominato dalla voce pubblica -il Neghittoso Nero. Indarno gli venne rimostrato che in sostanza la -vittoria fu riportata dal cavaliere Diseredato, il quale avea colle -proprie mani atterrati sei cavalieri, e coronate sì chiare geste -col mettere giù d'arcione il duce della parte contraria. Il principe -Giovanni persistette nella sua sentenza, adducendo che il cavaliere -Diseredato e i suoi colleghi sarebbero stati vinti senza il possente -soccorso del cavaliere dall'armi nere; a questo pertanto doversi -aggiudicare il premio. - -Venne tostamente sollecitato a mostrarsi il vincitore; ma a grande -maraviglia de' circostanti questi non si presentò. Egli si era partito -dall'arena appena terminata la giostra, e vi fu chi 'l vide avviarsi -ver la foresta con quella lentezza e quei non curanti modi, che gli -ottennero il soprannome di Neghittoso Nero. Per due volte le trombe il -chiamarono; per due volte gli araldi d'armi bandirono l'acclamazione -d'uso; laonde per l'assenza di esso fu d'uopo nominare altro cavaliere -a ricevere gli onori del torneo. Il principe Giovanni non ebbe allora -pretesti per non riconoscere que' diritti che il cavaliere Diseredato -potea far valere ad un premio a sì belle geste dovuto e lo acclamò -vincitore. - -Per mezzo d'un'arena innaffiata di sangue, coperta di frantumi -d'armature e di morti cavalli, i marescialli del torneo condussero -nuovamente a pie' del trono il vincitore, al quale il principe Giovanni -volse tai detti: - -«Cavaliere Diseredato, poichè è questo il solo titolo, sotto cui -acconsentiste d'essere conosciuto, noi vi decretiamo per la seconda -volta gli onori del torneo, e notifichiamo che avete diritto a -pretendere ed a ricevere dalle mani della Regina della Beltà e degli -Amori la corona d'onore che il valore vi meritò.» Il cavaliere fe' un -profondo inchino, ma nulla rispose. - -Intanto che gli araldi gridavano attorno a tutto il recinto: _Onore -al prode! gloria al vincitore!_ che le matrone sventolavano i lor -fazzoletti di seta e i ricamati lor veli; che il popolo facea -eccheggiar l'aria di vivissimi applausi, i marescialli fra 'l -concerto di suoni militari conduceano per mezzo all'arena il cavaliere -Diseredato finch'ei giunse a piè del trono d'onore, occupato da lady -Rowena. - -Dissero al cavaliere di prostrarsi sull'ultimo gradino del trono; -perchè tutti i suoi atti, tutti i suoi moti dopo il termine della pugna -sembravano sol regolati dagl'impulsi di coloro che gli stavano attorno; -e fu anzi osservato ch'ei vacillava della persona nell'attraversare -la seconda volta quel campo. Lady Rowena, scendendo dal suo trono con -grazia e dignità in essa uguali, accigneasi ad adattargli sull'elmo -la corona che ella tenea fra le mani, ma i marescialli unanimamente -sclamarono: «No, no, gli è duopo che il capo del vincitore appaia -scoperto». Il cavaliere articolò alcuni accenti, ma con voce sì fioca -che dall'atteggiamento di chi li pronunziava anzichè dalle rilevate -parole, si giudicarono intesi a mostrar brama in lui di star celato -sotto la sua visiera. Brama non esaudita! perchè o fosse rispetto -a quelle consuetudini cavalleresche, o curiosità, i marescialli non -ne fecero caso. L'elmo gli fu tolto, e comparvero i lineamenti d'un -giovane di cinque lustri, le cui guance, comunque arse dal sole, e -pallide e tinte d'alcune tracce di sangue, presentavano ancora una -fisonomia oltre ogni dire gradevole. - -A tal vista lady Rowena mandò un lieve grido; poi, richiamando attorno -di sè tutta la forza del proprio animo, comunque ne tremassero tutti i -muscoli per la violenta commozione che in lei si destò, pose la corona -sul capo del vincitore, accompagnandone l'atto con tali accenti che -con voce chiara e distinta vennero pronunziati: «Io ti presento questa -corona, ser Cavaliere! ella è il guiderdone del valore che dimostrasti -quest'oggi.» Indi dopo breve pausa soggiunse con fermo tuono di voce. -«Non mai corona di cavaliere fu collocata sovra un capo più degno di -portarla.» - -Il cavaliere chinò la testa, e baciò la mano della giovine regina, -ma poi inclinandosi anche più che nol divisava, cadde svenuto a' suoi -piedi. - -La costernazione divenne generale. Cedric, già soprappreso da muto -stupore nel vedersi alla presenza un figlio che da sè avea sbandito, -in quel punto si fe' innanzi frettolosamente come per separarlo da -lady Rowena; ma l'aveano già prevenuto i marescialli del torneo, -i quali si affrettarono di sciogliere della sua armatura Ivanhoe, -attribuendo ad una riportata ferita il deliquio; nè mal s'apposero, -poichè si osservarono e le tracce d'una punta di lancia che ne trapassò -la corazza, e la profonda piaga che un tal colpo gli avea portata nel -fianco. - - - - -CAPITOLO XIII. - - «Immantinente Enea l'altra contesa - «Propon de l'arco e i suoi premii dichiara. - ENEID. _Trad. del Caro._ - - -Non sì tosto il nome d'Ivanhoe fu pronunziato, volò di labbro in -labbro, sintantochè giunse all'orecchio del Principe, che aggrottò -le ciglia in udirlo profferire. Si sforzò nullostante a celare il -suo turbamento, e girando attorno disdegnosamente lo sguardo disse ai -cortigiani: «Milordi, e soprattutto, ser Priore, che cosa pensate voi -della dottrina trasmessane dagli antichi su le simpatie e le antipatie -innate? Ai moti destatisi nell'animo mio parea indovinassi che m'era -vicino il favorito di mio fratello.» - -«Or sì Frondeboeuf può prepararsi a rimettere il suo feudo d'Ivanhoe» -sclamò allora Bracy, che dopo avere fatta assai decorosa mostra di sè -nel torneo, dimise elmo e scudo per porsi nuovamente nella comitiva del -Principe. - -«Sì veramente!» aggiunse Waldemar Fitzurse «gli è di tutta probabilità -che questo giovane vincitore venga per ridomandare il castello e i -terreni assegnatigli da Riccardo, e che l'Altezza vostra per atto di -generosità presentò a Frondeboeuf.» - -«Frondeboeuf» disse il Principe «non è tal uomo da restituir di -leggieri cosa da lui già occupata, molto meno se la possede a buon -diritto; perchè non credo, miei signori, essere alcuno fra voi, il -quale mi neghi la facoltà di conferire i feudi della corona ai fedeli -servi, che mi stanno intorno, e che mossi egualmente da zelo e da -sentimento di dovere, si mostran pronti a far le veci di chi andò a -combattere sotto cielo straniero, ponendo in non cale la patria sua, e -togliendo a sè stesso l'abilità di servirla col proprio braccio, tutte -le volte che le circostanze il richiedono.» - -L'uditorio era troppo parziale in sì fatta tesi; laonde non v'ebbe -fra quei cortigiani chi non sentenziasse naturale e giustissimo -il diritto che il Principe si arrogava, e fu gara nell'esclamare: -«Buon Principe, generoso Principe, che fa a sè stesso una legge di -compensare i suoi servi fedeli!» Ognuno di loro sperava ottener feudi -e dominii ragguardevoli al pari di Frondeboeuf, e accarezzava quindi -la mano da cui gli dovevano derivare. Fe' coro con essi il priore -Aymer, che solamente credette a sè lecita un'osservazione, non potere -cioè cristianamente nomarsi terra straniera la città di Gerusalemme, -_comunis mater_, diceva egli, madre di tutti i fedeli. Ma, aggiugneva -ad un tempo, ch'ei non vedea come il cavalier d'Ivanhoe potesse -applicare a sè questa massima. «Io so da buon canale, che Riccardo non -è mai andato molto più in là d'Ascalon, e Ascalon, chi nol sa? è una -città de' Filistei, immeritevole di que' privilegi che alla sola Città -Santa possono appartenere.» - -Nel tempo di sì fatti ragionamenti la curiosità avea tratto Waldemar -verso il luogo, ove Ivanhoe cadde svenuto; sicchè tornando al Principe -gli disse. «Il giovane eroe non darà lungo motivo d'inquietudine a -vostra Altezza, nè cercherà disputare a Frondeboeuf il feudo d'Ivanhoe; -egli è gravemente ferito.» - -«Chiunque egli sia» rispose Giovanni «io non vedo in lui che il -vincitor del torneo; e foss'egli dieci volte di più nostro nemico, -o dieci volte di più affezionato a nostro fratello, le quali cose -tornano forse allo stesso, gli è d'uopo ora largheggiar seco lui d'ogni -soccorso addicevole allo stato in cui si trova. Ordineremo tosto al -nostro primo medico perchè lo visiti.» - -Un amaro sorriso si lasciò scorgere nei lineamenti del Principe -intantochè profferiva tai detti. Waldemar Fitzurse fu pronto a -rispondere che gli amici d'Ivanhoe aveano fatto trasportar questo -giovine fuor dell'arena, aggiugnendo: - -«Confesso ch'io non ho potuto difendermi da una tal qual commozione in -veggendo il duolo che quest'ultimo avvenimento ha cagionato alla Regina -della Beltà e degli Amori. Oh! ella ha ben finito con tristezza il suo -regno d'un giorno! Non certo io son l'uomo che mi lasci infievolir -di leggieri dal pianto femminile: ma lady Rowena seppe reprimere il -cordoglio con tanta dignità, che m'era impossibile il non ammirarne la -fermezza e il coraggio. Quanta lotta ella dovea sostenere coi moti del -proprio cuore, allorchè a mani giunte contemplava con occhio asciutto -quel corpo esanime che giacea steso a' suoi piedi!» - -«E chi è in somma questa lady Rowena, di cui udiam farsi continuamente -parole?» - -«Ella è una Sassone, erede di un ragguardevole patrimonio» disse il -priore Aymer «la più bella delle belle, una rosa di freschezza, un vero -gioiello sott'ogni aspetto.» - -«Ebbene! noi ci darem pensiere di consolarla, e di nobilitarla col -concederle in isposo un Normanno. Senza dubbio essa è minore, e -quindi a noi s'appartiene la cura di collocarla. Che ne dite Bracy? Vi -sentireste in voglia d'imitar l'esempio degli amici del Conquistatore, -e di sposare una Sassone per arricchire d'una cospicua signoria?» - -«Se la signoria mi conviene, o Principe» rispose Bracy «gli è ben -difficile che mi dispiaccia la sposa; e l'Altezza vostra ha trovata ora -una bella occasione di compiere un'opera buona, e di tenere tutte le -promesse fatte al suo fedele servo e vassallo.» - -«A ciò penseremo» disse il Principe, «anzi..... aspettate. Per poter -subito dar mano all'opera, dite al nostro siniscalco di trasferirsi -tosto presso lady Rowena, e invitarla ad onorare di sua presenza il -nostro banchetto, insieme colla sua compagnia, intendo quel suo burbero -d'un tutore, e quell'altro sassone, specie d'orso, a cui il Neghittoso -Nero fece morder la polvere nel torneo. Rigot» soggiunse volgendosi -al siniscalco «nel far invito usate tal compitezza e tali riguardi -che l'orgoglio di questi alteri Sassoni ne sia soddisfatto, e che non -abbiano pretesti ad un secondo rifiuto, benchè sul mio onore, il far -cortesia a costoro, sia gettar perle dinanzi ai porci.» - -Pronunziate appena queste parole, e già preparandosi il principe -Giovanni a dare il segnale della partenza, un uom del suo seguito venne -a portargli un biglietto. - -«D'onde viene?» il Principe gli domandò. - -«Gli è quanto ignoro, o mio Principe» rispose l'altro «ma a quel che -mi sembra, da paese straniero. N'è apportatore un Francese, che ha -viaggiato notte e giorno, perchè sia rimesso più presto nelle mani di -vostra Altezza.» - -Il Principe ne esaminò con molta attenzione il soprascritto, poi il -suggello su cui erano improntati tre gigli. Aperse indi la lettera -con una agitazione che crebbe manifestissimamente quando ne lesse le -parole, che nè più nè meno eran queste: _Pensate ai casi vostri. Il -lione è scatenato_. Giovanni divenuto pallido come la morte, guardò da -prima la terra, poi sollevò gli occhi al cielo com'uom che avesse letta -la sua capitale sentenza. Riavutosi in appresso dal subitaneo effetto -di quella sorpresa, chiamò in disparte Fitzurse e Bracy, ai quali fece -leggere successivamente il biglietto. - -«Forse» disse il secondo «quest'è un timor panico, o fors'anche la -lettera è falsificata.» - -«No» rispose il Principe «conosco bene il sigillo, conosco bene l'armi -di Francia.» - -«Se ciò è» soggiunse Fitzurse «che si indugia a convocare i nostri -partigiani, sia a York, sia in qualche città posta nel centro? Il -menomo ritardo potrebbe divenirne funesto. Abbandoniamo adunque tai -giuochi puerili, e pensiamo agli affari più serii sui quali è d'uopo or -meditare.» - -«Badiamo però» interpose tale osservazione Bracy «badiamo di non -mettere mal umore nel popolo e negli arcieri col defraudarli d'un -passatempo sul quale contavano. Mi sembra che tutti questi riguardi -si possano conciliare insieme, perchè il dì non è molto innoltrato. -Vostra Altezza ordini che segua tosto la gara fra gli arcieri, e che -immediatamente dopo di essa venga aggiudicato il premio al vincitore. -Per tal via ella avrà adempiuta la sua promessa, e sarà tolto a questa -banda di servi sassoni ogni pretesto di querelarsi.» - -«Ottima idea, o Bracy!» disse il Principe «tanto più perchè non -dimentichiamo noi già d'avere un debito da saldare con quel villano, -che ardì ieri insultarci. Il nostro banchetto, per cui sono già corsi -gli inviti, è ordinato ad ora tarda. Fosse l'ultim'ora della mia -possanza, la voglio consecrata alla vendetta e al diletto. Domani avrem -tempo e d'affari e d'inquietezze e di brighe.» - -Lo squillo delle trombe avendo nuovamente raccolti quegli spettatori -che già cominciavano ad allontanarsi, gli araldi d'armi notificarono, -come il principe Giovanni, richiamato da importantissime cure che gli -impedivano d'assistere alle feste divisate per la domane, e sollecito -per altra parte che i suoi valenti arcieri non si separassero senza -aver fatte prove di destrezza alla sua presenza, avea risoluto che i -giuochi promessi pel dì successivo si celebrassero in quell'istante -medesimo. Il premio assegnato al vincitore stavasi in un corno da -caccia guernito d'argento, in un sontuoso pendaglio di seta, ed in -un medaglione di sant'Uberto, che era il santo, avvocato de' giuochi -villerecci. - -Allora si presentarono per disputarsi il premio più di trenta arcieri, -la maggior parte de' quali erano boscaiuoli delle foreste reali di -Needwod e di Charnwood. Ma conosciutisi scambievolmente, e veduto -quali erano i loro avversari, due terzi de' medesimi si ritirarono -per non soggiacere all'obbrobrio d'una quasi certa disfatta. Perchè -in quei giorni la maestria d'un buon saettiere si menzionava molte -miglia all'intorno, come oggidì le qualità d'un cavallo addestrato a -New-Market son note a coloro che frequentano quel luogo tanto famoso. - -Laonde il numero de' competitori si trovò ridotto ad otto. Il principe -Giovanni scese dal trono, per esaminar più da presso que' scelti -arcieri, molti de' quali portavano la regale divisa. Poi soddisfatta -una tale curiosità, girò gli occhi attorno al ricinto, ansioso di -scoprire colui che lo avea concitato a sdegno, e il vide in piedi nel -luogo stesso ove trovollo il dì innanzi, che serbava la stessa calma, -la stessa intrepidezza di prima. - -«Volea dirlo» questi accenti il Principe gl'indirisse «volea dirlo, che -la tua destrezza non sarebbe andata del pari colla tua audacia. Tu non -osi ora cimentarti con tali competitori.» - -«Con vostra buona licenza, o signore» rispose l'arciere «una ragione -diversa del timor d'esser vinto mi tiene in disparte.» - -«E qual è questa ragione diversa?» gli chiese il Principe, al quale per -un motivo ch'egli non avrebbe saputo spiegare a sè stesso, la presenza -dell'uomo interrogato inspirava un'inquieta curiosità. - -«Egli è, perchè questi arcieri ed io non siamo avvezzi a mirare -allo stesso bersaglio; poi temerei si accigliasse la Grazia vostra -nel vedere anche il terzo premio toccare a persona, che ha avuta la -sfortuna di caderle in disfavore.» - -«Arciere, come ti chiami?» gli domandò arrossendo il Principe. - -«Locksley» rispose l'arciere. - -«Ebbene, Locksley, tu mirerai al tuo bersaglio, quando gli altri -arcieri avranno data prova di lor destrezza. Se riporti il premio, io -lo crescerò di venti _nobili_[17], ma se tu perdi, ti fo spogliare del -tuo abito, siccome indegno di portarlo, ed inoltre scacciar dal ricinto -a colpi di corda d'arco, e ciò per punirti della tua arroganza e delle -tue millanterie.» - -«E se io ricuso d'accettar la disfida a tai patti?» rispose l'arciere. -«La Grazia vostra, difesa come lo è da tanti armigeri, può fare ch'io -sia battuto, spogliato dei miei abiti, ma non con la sua autorità -obbligarmi a tender l'arco senza il mio beneplacito.» - -«Se tu ricusi, dici, d'accettar la disfida! Fo rompere dall'inspettore -il tuo arco e le tue frecce, e sarai scacciato come un poltrone da -quest'arena.» - -«E' non è veramente offerirmi buoni patti, o gran Principe, il volermi -obbligare a misurar le mie forze coi migliori arcieri delle contee di -Stafford e di Leicester, sotto pena di provare indegnissimo trattamento -se rimango al di sotto. Nondimeno sia fatta la volontà della Grazia -vostra!» - -«Guardie, vegliate sopra di lui» disse allora Giovanni «vedo che il -coraggio gli manca, ma non voglio ch'ei possa evitare il cimento, al -quale è mia mente ch'egli soggiaccia. E voi, miei amici, coraggio, -sostenete da pari vostri la vostra rinomanza. Per mio ordine stanno -imbanditi nella tenda vicina i reficiamenti da dispensarvi dopo -riportato il premio.» - -Era il bersaglio uno scudo posto in fondo a quel viale che dalla parte -d'ostro conduceva al torneo. Fra questo bersaglio e il luogo d'onde gli -arcieri doveano mirare, venne lasciata una sì considerabile distanza -che sarebbesi detto il solo caso poterne indirigere le saette. La sorte -decise quali arcieri doveano a mano a mano succedersi nel lanciare le -loro tre frecce; che ciascuno dovea scoccar l'arco tre volte. Presedeva -al buon ordine di quella palestra un ufiziale di classe inferiore, -detto _Inspettore de' giuochi_; poichè i marescialli del torneo -avrebbero avuto siccome invilimento di lor dignità il regolare gli -apparecchi d'un sì vulgar passatempo. - -Gli arcieri avanzatisi un dopo l'altro, lanciarono le loro frecce con -prontezza uguale alla maestria, e di ventiquattro che successivamente -scoccarono, dieci aggiunsero la mira, le altre le andarono sì da -presso, che avuto riguardo a quella distanza, tutti i saettatori si -meritarono encomii. Ma chi ogn'altro superò in tal cimento fu Uberto, -il boscaiuolo di Malvoisin, poichè due frecce partite dal suo arco si -conficcarono nel cerchio disegnato in mezzo al bersaglio; e fu quindi -acclamato vincitore. - -«Ebbene! Locksley» disse il Principe all'arciere, ch'ei volea umiliare -«ti senti ora in voglia di venire a prova con Uberto, o ti chiamerai -vinto rimettendo arco e frecce all'inspettore de' giuochi?» - -«Poichè dunque non v'è altra via di levarsi d'impaccio» rispose -Locksley «tenterò la fortuna, purchè, quando avrò mandate due frecce al -bersaglio che mi verrà additato da Uberto, egli ne indirizzi una a quel -bersaglio che a mia volta gli mostrerò.» - -«Nulla avvi di più giusto» rispose il Principe «e acconsento a quel -che mi chiedi. Uberto, se tu porti vittoria su questo millantatore, io -colmerò di monete d'argento il corno da caccia assegnato al vincitore.» - -«L'uomo non può fare che quanto può» rispose Uberto «ma il mio bisavolo -lanciò ad Hastings tal freccia che gli fruttò molto onore. Spero non -mostrarmi indegno d'essergli pronipote.» - -Allora venne cambiato lo scudo che fu primo bersaglio, ponendone in sua -vece un nuovo egualmente grande. Uberto, che qual vincitore nell'altro -cimento avea il diritto del primo tiro, impiegò assai tempo nel fissare -la mira e nel misurare la distanza, tenendo intanto fra le mani l'arco -ricurvo e la freccia collocata sulla corda. Finalmente, fatto un passo -avanti, alzò l'arco sintantochè la metà di esso gli fosse parallela -alla guancia, poi ritrasse con forza la corda verso il proprio -orecchio. Scoccò fischiando la freccia, conficcandosi nel cerchio -descritto in mezzo allo scudo, ma senza toccarne esattamente il centro. - -«Voi non metteste attenzione al vento, o Uberto» gli si volse il -suo competitore, che in ciò dire tendeva il proprio arco «altrimenti -avreste fatto tiro migliore.» - -Dopo di che, senza voler nemmeno il fastidio di fisare un istante -la mira, Locksley si pose nel luogo assegnato a tal prova, e scoccò -l'arco sì sbadatamente in apparenza da potersi credere ch'ei non -avesse contemplato nè poco nè molto il bersaglio. E discorreva ancora -quando uscia dall'arco la freccia. Pur questa andò vicina al centro due -pollici più di quella d'Uberto. - -«Per la luce di Dio!» sclamò il Principe mettendo gli occhi addosso ad -Uberto «se ti accade lasciarti vincere da questo sciagurato, sei degno -della galera.» - -Uberto aveva un intercalare, che solea frammettere in tutti i discorsi: -«Quando anche l'Altezza vostra dovesse appiccarmi, l'uomo non può -fare che quanto può. Per altro, mio bisavolo lanciò ad Hastings certa -freccia....» - -«Maladetto sia tuo bisavolo e la tua intera generazione!» sclamò -interrompendolo il Principe. «Tendi l'arco, sciagurato, e mira diritto -quanto il sai. Altrimenti, povero te!» - -Cedendo a sì incalzanti esortazioni, tornò Uberto al suo luogo, ove non -dimenticando l'avviso datogli dall'avversario, calcolò la divergenza -che potea derivare alla sua freccia da un lieve fiato di vento alzatosi -allora, poi lanciolla con tal maestria che infilzò al giusto il centro -del bersaglio. - -«Viva Uberto! viva Uberto!» esclamò quella moltitudine superbendo -di vedere un arcier del paese che riportava la vittoria su d'uno -straniero. «Viva in eterno Uberto!» - -«Tu non saprai colpire più giusto, o Locksley» disse all'altro il -Principe con insultante sorriso. - -«Forse sì!» rispose colla massima calma Locksley, e dopo avere mirato -con qualche maggior attenzione di prima, mise dall'arco la freccia -che colpendo in dirittura quella dell'avversario la fece in pezzi. -Della qual maestria tanto meravigliarono gli astanti, che non si -contentarono nell'applaudire d'usar le frasi consuete. «Costui non è un -uomo» si diceano fra loro gli arcieri «bensì un diavolo. Quanto ei fa -è un prodigio. Nè tal prodezza si è mai più veduta, dacchè fu teso il -prim'arco nell'Inghilterra.» - -«Ora» disse Locksley «domando alla Grazia vostra la permissione di -mettere uno di que' bersagli che si costumano nel Nord; e sia onore -all'arcier valoroso che varrà a disputare il premio a tal prova e -a meritarsi un sorriso dalla giovane contadinella, che toccò più -gagliardamente il suo cuore.» - -Facendo indi alcuni passi per allontanarsi: «Ordinate» soggiunse, -voltosi al Principe «se così vi piace, che alcune delle vostre guardie -mi seguano. Non vado che a tagliare una bacchetta nella foresta.» - -Giovanni fe' cenno ad alcuni armigeri d'accompagnarlo, per tema che -scomparisse; ma una diffidenza sì fuor di luogo eccitò indignazione -nel popolo, che non potè starsi dal manifestarla con parole; laonde il -Principe avvisò meglio ritrattar l'ordine, e permettere a Locksley che -andasse solo nel bosco. - -Tornò egli quasi nel medesimo istante portando seco una bacchetta di -salice, lunga in circa sei piedi, ben diritta, e grossa alquanto più -d'un pollice. Datosi a ritondarla con tutta la calma dell'animo, andava -chetamente facendo le sue osservazioni: «essere ingiuria ad un buon -saettiere il proporgli una mira sì larga, siccome uno scudo lo era. -Quanto a lui, e nel paese ove nacque, varrebbe lo stesso mirar contra -la tavola rotonda del re Arturo, intorno a cui si tenevano sessanta -cavalieri; tal bersaglio essere buono per fanciulli di sette anni. — -Ma» soggiunse indi camminando con aria deliberata verso l'estremità del -viale, e conficcando nel suolo la bacchetta di salice, che a suo modo -avea preparata «se v'è alcuno che raggiunga tal mira alla distanza di -trenta passi, questo io chiarisco buon arciere, degno di portare arco e -turcasso davanti un re, fosse anche lo stesso Riccardo il Grande.» - -«Mio bisavolo» disse Uberto «lanciò ad Hastings tal freccia che gli -fruttò molto onore; ma non gli saltò mai in capo di far suo bersaglio -una bacchetta che appena si vede. Io non tenterò quel ch'ei non tentò. -Se questo arciere tocca il bersaglio ch'egli medesimo ha posto, mi do -per vinto; sarà segno ch'egli ha il diavolo dentro la pelle. Finalmente -poi l'uomo non può fare che quanto può, nè io voglio avventurarmi colla -certezza del mal esito.» - -«Cane d'un poltrone!» sclamò il Principe coll'usata sua sfrontatezza. -«A te, Locksley, scocca. Se la tua freccia aggiugne la bacchetta, -concederò io pure esser tu il primo fra quanti arcieri io m'abbia -veduti. Ma innanzi compartirti un titolo sì onorevole voglio prove -irrefragabili della tua abilità.» - -«Farò quanto posso, come dice Uberto» rispose Locksley. «L'uomo non può -fare che quanto può.» - -Nel pronunziar tali accenti, Locksley tese nuovamente il suo arco, ma -questa volta per vero dire lo esaminò con maggior cura, e ne cambiò la -corda, che coll'uso fattone replicatamente avea perduta in parte la sua -rotondità. Contemplò indi lo scopo, e misurò coll'occhio la distanza, -intantochè gli spettatori, quasi non si facendo lecito di respirare, -ne miravano ansiosi ogni moto. L'arciere giustificò l'alta opinione, -che concetta erasi della sua maestria. La freccia spaccò la verga di -salice contro di cui venne lanciata. L'aria rintronò d'applausi e il -principe Giovanni, egli stesso, col dimostrare ammirazione a Locksley, -parve abbiurasse la propria ingiustizia. «Questi venti nobili, e il -corno da caccia son tuoi» diss'egli all'arciere. «Ben il meritasti. E -te ne saranno sborsati altri cinquanta in questo istante medesimo, se -acconsenti di venire arciere nella nostra guardia. Perchè non vidi nè -braccio più vigoroso del tuo nel curvare un arco, nè più giusto occhio -nell'indirigere al suo scopo una freccia.» - -«Scusatemi, gran Principe» rispose Locksley; «ma ho giurato di non -accettare servigio, quando non fosse presso il re Riccardo, vostro -fratello. Questi venti nobili, io li rimetto ad Uberto, non men -segnalatosi in tal giorno di quello che nella giornata di Hastings si -segnalò il suo bisavolo. Un riguardo di modestia, a quel che penso, gli -fe' ricusare l'ultima disfida, ma non dubito che non avesse, com'io, -giunto il bersaglio.» - -Uberto ricevette con tal qual contraggenio il presente dello straniero, -che sollecito a quanto parve di non tenere più lungo tempo in sè volta -l'attenzione del pubblico, si perdè tra la folla non lasciandosi più -vedere. - -Forse non si sarebbe sottratto con tanta facilità agli sguardi del -Principe, se la mente di questo fosse stata più sgombra, nè assorta -ne' più serii argomenti su i quali gli era d'uopo alfin meditare. -Giovanni chiamò a sè il ciamberlano, che dava il segno della partenza -agli spettatori, ordinandogli condursi tosto ad Ashby a cercare l'ebreo -Isacco per ogni dove. - -«Raccomandategli» disse «di spedirmi duemila scudi prima che il sole -tramonti. Già sa le guarentie da me offertegli per tale prestanza. Ad -ogni evento fidategli in pegno questo anello. Quanto alla rimanente -somma ch'ei s'è obbligato a fornirmi, gli è d'uopo mi sia spedita a -York prima che passino sei giorni. Se manca, gli fo tagliare la testa. -Forse lo troverete lungo la strada, perchè il miscredente assisteva al -torneo. Può darsi anzi ch'egli non sia molto lontano.» - -Il maresciallo forzando di speroni s'indirisse alla volta d'Ashby. Il -principe, risalito a cavallo e seguitato da grande numero di cavalieri, -prese la stessa strada per osservare egli stesso gli apparecchi del -banchetto da lui annunziato a compimento di questa giornata. - - - - -CAPITOLO XIV. - - Ai ludi, ove di prisco animo ardito - Fêr mostra i prodi, succedè fra poco - A ristorarli splendido convito. - A canto alla sua donna prendea loco - Ogni campion che ai rai di due pupille - Di gloria e amor rinnovellava il foco. - _Warton._ - - -La festa annunziata dal principe Giovanni dovea celebrarsi nel castello -d'Ashby. Ma tale castello in que' giorni era ben lungi dal somigliare a -quell'edifizio, le cui maestose rovine anche oggidì eccitano gratamente -la curiosità del viaggiatore, e gli rimembrano il palagio fabbricato in -appresso da lord Hastings che fu una fra le prime vittime immolate alla -tirannide di Riccardo III. Nell'età, cui questa storia si riferisce, la -città e il castello d'Ashby appartenevano a Ruggero di Quincy, conte -di Winchester, che allora stavasi in Terra Santa, abitandone intanto -la rocca il principe Giovanni, che senza scrupolo usava a suo grado -delle cose tutte del proprietario. Voglioso in tale sera di sopraffar -gli ospiti con una straordinaria ostentazione di lusso, comandò non si -omettesse veruna cosa affinchè il banchetto fosse splendido quanto mai -si potea. - -I provveditori della casa principesca, che in tali occasioni godeano -d'una sovrana autorità, fecero man bassa in quei dintorni per -procacciarsi qualunque cosa potesse far bella mostra alla mensa del lor -padrone. Parecchi inviti erano stati fatti, e più che mai abbisognante -in quei giorni di cattivarsi favore da tutti, il principe Giovanni, -estese cotali inviti non solamente alle famiglie normanne stanziate in -Ashby o nelle vicinanze di questa città, ma alle più reputate fra le -sassoni e le danesi. Comunque spregiati nelle circostanze ordinarie, -gli Anglo-Sassoni erano troppo numerosi per non rendersi formidabili -se avessero preso parte nelle civili sommosse, delle quali parea -imminente lo scoppio; onde ogni buona ragione di politica consigliava -l'amicarsene i capi. - -Tutti sì fatti riguardi il Principe avea ponderati, venuto quindi nella -ferma deliberazione di usare a questi ospiti, che spesso non vedeva -alla sua mensa, ogni sorte di compitezze e cortesie, a cui dinanzi non -gli avea per vero dire avvezzati. E certamente ei possedea sovra ogni -altro l'ingegno di sagrificare all'interesse la propria opinione, e di -fingere sentimenti che non provava; ma per sua sfortuna la leggerezza -e la petulanza, ingenite in lui, o più presto o più tardi scoppiavano, -e gli toglievano il frutto che avrebbe potuto ritrarre da adoperata -dissimulazione. - -Ei diede un saggio di tal leggerezza, o piuttosto straordinaria -demenza, allorchè il padre suo, Enrico II, lo inviò nell'Irlanda per -conciliarsi l'affetto degli abitanti di quel reame, incorporato testè -coll'Inghilterra. I capi Irlandesi s'affrettarono di movere incontro al -giovane Principe per fargli omaggio e offerirgli l'amplesso di pace. -Ma anzichè accoglierli colle addicevoli dimostrazioni di benevolenza, -il principe Giovanni, nè meno matti di lui i suoi cortigiani, non -seppero resistere alla tentazione di tirare per le lunghe lor barbe -que' magnati, la qual condotta gli è inutile il soggiungere quanta -indignazione eccitasse negl'Irlandesi. Citammo simile esempio, onde il -leggitore possa di per sè stesso farsi un'idea dell'indole di Giovanni -e delle sue continue imprudenze, nè quindi maravigliar del contegno che -gli vedrà serbare co' novelli suoi ospiti. - -Consentaneo per allora ai propositi fatti a sè stesso, il principe -ricevè Cedric e Atelstano con riguardo il più segnalato, e quando -il primo d'essi fece le scuse di lady Rowena, che adducendo qualche -incomodo di salute si era esentata dall'accettar quell'invito, Giovanni -non pose acerbità nel manifestarne il proprio rincrescimento. Cedric -e Atelstano erano entrambi vestiti all'usanza degli antichi Sassoni, -abito non ridicolo di per sè stesso, pur diverso tanto da quello degli -altri convitati, che il principe Giovanni si diede poscia gran merito -presso Waldemar Fitzurse per aver saputo contenersi da un improvviso -scroscio di risa alla vista di quell'aggiustamento, fatto bizzarro dal -confronto delle costumanze d'allora. - -E per vero dire ad occhi sol guidati dalla ragione, la breve tonaca e -il lungo mantello de' Sassoni dovevano apparire vesti più leggiadre, e -soprattutto più comode assai, che non quelle lunghe giubbe normanne, -larghe sì che sembravano zimarre da carrettai, e quelle cortissime -mantelline, che non difendendo nè dal freddo nè dalla pioggia, chi -le portava, fatte non sembravano ad altro se non se a mettere in -mostra tutte le pelliccerie ed i ricami che l'arte d'un sartore potea -sovr'esse adunare; usanza di cui lo stesso imperatore Carlo Magno -ravvisò i molti inconvenienti. «A che giovano» ei dicea «questi tabarri -sì corti? A letto! Non son neanche buoni a coprirci. A cavallo! non -ci riparano nè dal vento nè dall'acqua. Seduti! non salvano le nostre -gambe nè dall'umidità nè dal freddo.» - -Nondimeno ad onta dell'imperiale censura, i mantelli corti continuarono -ad essere in grand'uso fino all'età che or descriviamo, e massimamente -presso gli Angioini. Tutti i cortigiani del principe Giovanni li -portavano, non si stando dal motteggiare i mantelli lunghi dei Sassoni. - -Le persone invitate presero luogo intorno ad una mensa riccamente -imbandita. I molti cucinieri usi ad accompagnare il Principe in -simili viaggi aveano adoperato tanta maestria e tanto ingegno nel -variare le forme delle diverse vivande, che non meno de' moderni -professori nell'arte della cucina, rendeano cosa impossibile ai -convitati l'indovinare a prima vista la natura de' cibi cui stavano per -assaggiare. Focacce, pasticcierie d'ogni genere, e cibi ghiotti, non -soliti in quei dì a vedersi che sulle mense dell'altissima nobiltà, -screziavano gradevolmente quella vista senza togliere la simmetria, -cui compievano fiaschetti di vini i più delicati posti di distanza in -distanza. - -Generalmente parlando l'intemperanza non era vizio caratteristico -dei Normanni. Più difficili da contentare che ghiotti, cercavano -bensì la squisitezza nelle vivande, ma rifuggivano da ogni genere -di sregolamento, la qual cosa non si poteva dire de' Sassoni. Gli -è vero che il principe Giovanni ed alcuni che lo imitavano per -fargli la corte, amarono oltre il dovere i diletti della mensa, ed -ella è anzi notoria cosa, che la morte del primo fu dovuta ad una -indigestione procacciatasi da sè medesimo col fatto abuso di pesche e -di cervogia[18]; ma la condotta di questo Principe forma eccezione a -quella de' suoi compatriotti, sobrii la maggior parte. - -Laonde con una gravità maligna, solo interrotta da alcuni segreti -cenni che si faceano a quando a quando fra loro, i cavalieri normanni -stavano contemplando ogni moto il più lieve d'Atelstano e di Cedric, -che commisero a propria non saputa molte sviste derivate dall'ignorare -affatto le usanze di que' banchetti. Gli è più facile veder compatito -un uomo il quale manchi alle regole della prudenza ed anche della -costumatezza, che non tal altro, mostratosi ignaro delle minute -particolarità d'un cerimoniale. Cedric, a cagione d'esempio, che -forbiva le mani al tovagliuolo, anzichè aspettare che si rasciugassero -agitandole all'aria disinvoltamente, fece ridere assai più del -suo collega Atelstano, il quale da sè solo si appropriò un immenso -pasticcio, pieno da quante cose fine e delicate potevansi immaginare. -Ciò nulla meno allorchè dopo maturo esame si venne a scoprire che -il _thane_ di Coningsburgo (ossia _franklin_ come i Normanni il -nominavano) non conoscea le vivande da lui divorate sì avidamente, e -che prendea per piccioni e lodole gli usignuoli ed i beccafichi, tale -ignoranza gli fruttò risate, che ben più giustamente si meritava per la -sua ghiottoneria. - -Alla fine del convito, allorchè i fiaschetti si faceano girare -attorno con maggior libertà, i commensali si diedero a favellar del -torneo e delle imprese onde ciascun cavaliere erasi più segnalato. -Vennero quindi passati in rassegna i nomi, e dello sconosciuto che -avea riportato il premio coll'arco, e del Neghittoso Nero sottrattosi -agli onori che meritò, e finalmente del prode Ivanhoe che a sì caro -costo avea comperata la gloria d'essere acclamato vincitore. Dominava -in tai discorsi una franchezza veramente militare, e le arguzie e le -lepidezze che si succedeano rapidamente l'una a l'altra come le figure -artifiziali d'una girandola. Il principe Giovanni era il solo che -non partecipasse, a quanto parea della comune giocondità. Immerso in -moleste agitazioni non mostrava dilettarsi delle cose che accadeano -attorno di lui; fuorchè rade volte, e se taluno de' suoi cortigiani -cercava divagarne la mente per sì fatto modo occupata, allora alzavasi -impetuosamente, e colmando la sua tazza la votava d'un fiato, quasi con -animo di svegliare così i sopiti suoi sensi, e frammettersi nei comuni -ragionamenti, il che eseguiva con qualche osservazione, buttata, per -vero dire, con poco garbo e spesso alla ventura. - -«Noi votiam questa tazza» sclamò «ad onore di Wilfrid d'Ivanhoe, -vincitore del torneo, ed esprimiamo il nostro rincrescimento perchè -la riportata ferita non gli ha permesso onorare di sua presenza il -nostro banchetto. Che ciascuno imiti noi nel portargli un brindisi, -e soprattutto Cedric di Rotherham, ben meritevole di un figlio che ne -presenta sì belle speranze.» - -«No, Principe» rispose Cedric alzandosi e rimettendo, senza avvicinarla -al labbro, la sua tazza sopra la mensa «non sarà mai ch'io dia il -nome di figlio a chi ha sprezzati i miei ordini, a chi ha abbiurato i -costumi e le usanze de' suoi maggiori.» - -«E' non mi sembra possibile» sclamò il principe ostentando stupore «che -un tanto prode cavaliere si mostri poi rubello ed indocile figlio.» - -«Pur d'esso è tale» riprese a dire Cedric. «Egli abbandonò la mia -solitaria abitazione per partecipare ai diletti della corte di vostro -fratello, ove imparò tutte quelle prove d'agilità, dette prodezze -da voi normanni, usati ad ammirarle con entusiasmo. Abbandonò, dissi -la mia casa, contro mia voglia e trasgredendo i miei ordini, la qual -condotta, ai tempi d'Alfredo, sarebbesi chiamata inobbedienza figliale, -e punita quindi col massimo rigore.» - -«Ah!» soggiunse il Principe mettendo con ricercatezza un profondo -sospiro «poichè vostro figlio è stato alla corte del mio infelice -fratello, non mi occorre chiedervi, ove e da chi abbia imparato a -disobbedire suo padre.» - -Nel farsi lecita simile considerazione, il Principe dimenticava, a -quanto sembra, che se Enrico II ebbe, poco più, poco meno, a dolersi di -tutta la sua prole, egli, Giovanni, s'era contraddistinto fra tutti i -propri fratelli per ingratitudine, e fino per osata ribellione. - -«Se non m'inganno» soggiunse indi dopo breve pausa, «mio fratello avea -divisato di conferire il bel feudo d'Ivanhoe al suo favorito.» - -«Glielo conferì di fatto» rispose Cedric «ned è questo il minor de' -rimproveri, che da me si è meritato mio figlio. Avvilirsi a ricevere, -come vassallo, quei feudi, che appartenevano per diritto ai suoi -maggiori, e posseduti da essi liberamente senza mai dipendere da -chicchesia!» - -«Quand'è così» non indugiò il principe «voi non metterete ostacolo, -o generoso Cedric, alla mia intenzione di concedere questo feudo -ad un tale che non si reputerà avvilito nel possedere una fra le -più ragguardevoli signorie spettanti alla corona d'Inghilterra. Ser -Reginaldo Frondeboeuf» disse indi voltosi al nominato barone «spero -vi saprete conservare questa bella baronia d'Ivanhoe ed impedire, che -ser Wilfrid col rientrarne in possesso non s'inimichi vie più il suo -genitore.» - -«Per sant'Antonio!» sclamò il gigante aggrottando il nero sopracciglio -«voglio che mi si dica Sassone, se mai più Cedric o Wilfrid, o nessuno -della sua schiatta, arriva a togliermi di mano il dono che l'Altezza -vostra vuol farmi.» - -«Chiunque ti chiamerà Sassone, o ser Barone» sclamò Cedric, punto al -vivo da questa frase, non però insolita ai Normanni, studiosissimi di -dar tutti i possibili contrassegni di disprezzo agl'inglesi originarii -«ti farà un onore tanto grande quanto sei tu lontano dal meritarlo.» - -Frondeboeuf stava in procinto di rispondere, ma tal briga gli -risparmiarono l'arroganza e ad un tempo la leggerezza del Principe. - -«In fede mia, o Milordi, il nobile Cedric ha ragione. Egli e la sua -discendenza ci sopravanzano per lunghezza di genealogia come per quella -de' lor mantelli.» - -«Sì» aggiunse Malvoisin «e ci sopravanzano ne' campi, come il capriuolo -sopravanza i cani che lo inseguiscono.» - -«Oh! hanno infinite ragioni di vantar preminenze sopra di noi» incalzò -il priore Aymer «non fosse altro, pe' lor modi nobili e pieni di -grazia.» - -«E che dite della segnalata lor temperanza?» interpose il suo motto -anche Bracy, non ricordandosi in quel momento che, giusta i divisamenti -ideati dal Principe, stava per isposare una Sassone. - -«E dove lasciate il coraggio?» continuò Brian di Bois-Guilbert. «Chè -ne fecero sì bella mostra e nella giornata d'Hastings e in altre -giornate!» - -Intanto che i cortigiani seguendo l'esempio del Principe gareggiavano -nel far ridere a costo di Cedric, il Sassone divenuto rosso dall'ira, -li guardava torvo un dopo l'altro, com'uomo cui la rapidità, onde le -costoro ingiurie si succedeano, non davano il tempo di rintuzzarle -volta per volta, e simile a furioso toro, che attorniato da' cani mossi -contro di lui, esita nello scegliere la prima vittima di sua vendetta. -Finalmente si volse al principe, siccome a primo autore dell'oltraggio -cui sopportava, e tai furono gli accenti che con voce fatta tremula -dallo sdegno ad esso indirisse. - -«Sieno quai che si vogliono i difetti o i vizi della nostra stirpe, un -Sassone sarebbe stato considerato un vero _nidering_[19]» epiteto di -disprezzo il più enfatico fra quella gente «se nel suo castello ed alla -sua mensa avesse usato al proprio ospite quel trattamento, che vostra -Altezza comporta mi venga usato quest'oggi; e comunque grandi possano -essere le sconfitte che i nostri maggiori soffersero nelle pianure di -Hastings, dovrebbero almeno starsi zitti coloro» e in questa squadrava -col guardo Frondeboeuf e il Templario «che poche ore fa perdettero -sella e staffa contro la lancia d'un Sassone.» - -«Affè che la botta è viva!» disse il principe. «Che ne dite, miei -Signori? I nostri sudditi sassoni fan coraggio. Motteggiano, e si -vanno emancipando in questi momenti di pubblica agitazione. In verità! -Credo che a noi non rimanga miglior partito d'imbarcarci su i nostri -vascelli, e raggiungere immantinente le coste della Normandia.» - -«Per paura dei Sassoni!» soggiunse sghignazzando Bracy «se bastano i -nostri spiedi da caccia per mettere a stremo cotesti orsi!» - -«Tregua ai vostri motteggi, miei cavalieri» si pose di mezzo Fitzurse. -«Crederei ben fatto» aggiunse indi volgendosi al Principe «se vostra -Altezza assicurasse il buon Cedric, che tai discorsi, i quali possono -veramente sembrare alquanto aspri ad un orecchio straniero, furono -tenuti sol per scherzo, e che nessuno di noi avea intenzione di fargli -oltraggio.» - -«Di fargli oltraggio!» rispose il Principe, ricomponendo il volto ai -cortesi modi ed urbani. «Gli è quanto alla mia presenza non vorrò mai. -Ascoltatemi, milordi, bevo alla salute di Cedric, di lui medesimo, -poich'egli ricusa di bere alla salute del proprio figlio.» - -La tazza passò da mano a mano in mezzo ai maligni viva di quei -cortegiani, dai quali viva però non si lasciò adescare Cedric. Se non -possedea soverchio acume di spirito, ben era un presumerlo troppo goffo -nell'immaginarsi che tal palliamento bastasse a fargli dimenticare -l'insulto dianzi sofferto. Tutto quanto ei potè sopra sè stesso fu lo -starsene silenzioso finchè il Principe propose altro brindisi ad onore -di ser Atelstano di Coningsburgo. - -Questo cavaliere chinò il capo, e corrispose a sì fatto onore votando -d'un fiato, dopo averla colmata di squisito vino, la tazza che avea fra -le mani. - -«Ora, miei signori, che abbiamo data soddisfazione ai nostri ospiti» -disse il Principe, cui il capo scaldavasi alquanto per la forza de' -vapori del vino «gli è giusto ch'eglino a lor volta ne contraccambino -d'egual cortesia. Nobile _Thane_» si volse a Cedric «permetteteci -domandarvi un favore, ed è di nominare voi stesso qualche Normanno, -il cui nome v'imbratti meno le labbra, indi annegare entro questo -bicchiere ogni amarezza, che il solo suono di sì fatto nome potesse a -vostro avviso lasciare dietro di sè.» - -Intanto che il Principe Giovanni ponea tal partito, Fitzurse si alzò -e postosi con disinvoltura all'orecchio del Sassone, gli diè per -consiglio non lasciasse sfuggire sì propizia occasione di por termine -ad ogni astio fra le due schiatte col nominare il principe Giovanni. -Niuna cosa rispose il Sassone a questo politico suggerimento. Ma -alzatosi, ed empiuta fino all'orlo la tazza, volse al Principe tali -detti: «Vostra Altezza mi chiede ch'io nomini un Normanno, al quale -nel portare un brindisi io non arrossisca. Gli è chiedermi un penoso -sforzo, il confesso, qual s'ella comandasse allo schiavo di cantar le -lodi di chi lo tiene fra i ceppi, al vinto, oppresso da tutti i mali -che derivano dalla conquista, di celebrare i vanti del conquistatore. -Ciò nondimeno acconsento. Sì: ne nominerò uno, primo per grado come -per valore, il migliore, il più nobile della sua schiatta, e chiunque -ricuserà ripeterne il nome, lo divulgo qual vile, qual uomo sfornito -d'ogni sentimento d'onore, e lo dico e lo sosterrò a pericolo della mia -vita. Cavalieri, alla salute di Riccardo-Cuor-di-Leone[20].» - -Giovanni, il quale certamente aspettavasi, che il proprio nome -coronasse la diceria del Sassone, si scosse in tutta la persona -all'udire sì all'improvista pronunziar quello d'un fratello infelice, -ch'ei però paventava. Quasi a non saputa di se medesimo, s'appressò -al labbro la tazza, pronto indi a posarla sulla tavola per leggere -negli occhi de' convitati l'impression fatta in essi da un brindisi -tanto improvviso. Molti, comportandosi da antichi ed abili cortegiani -quali erano, seguirono fedelmente l'esempio del Principe, accostando -il bicchiere alla bocca, e tosto riponendolo dinanzi a sè. Altri -lasciandosi trasportare da un istinto più generoso, sclamarono con -entusiasmo: «Viva il re Riccardo, e possa egli ben presto esserci -restituito!» Pochi furono, e in tal novero si trovavano Frondeboeuf -e il Templario, che neanco portarono la mano alla tazza, rimasti -immobili, e pignendosi il disdegno in ciascun lineamento delle loro -fisonomie. Niun v'ebbe però in quella comitiva che osasse apertamente -contradire a tal brindisi. - -Dopo essersi assaporato per ben un minuto il riportato trionfo, Cedric -si volse al compagno: «Alziamci, nobile Atelstano; noi qui rimanemmo -quanto bastava per ben corrispondere alla cortesia del principe -Giovanni, che adempì sì degnamente verso di noi gli uffizi della -ospitalità. Chi d'ora in poi vorrà conoscere a fondo i modi rozzi e -grossolani de' Sassoni, può venire a trovarci nelle case de' nostri -maggiori, noi non le abbandoneremo più per l'avvenire. Almeno or -sappiamo che cosa sia un banchetto reale, e ci siamo acquistata un'idea -della normanna urbanità.» - -Dette le quali cose, levossi ed uscì seguito da Atelstano, e da -molt'altri commensali, che Sassoni al par di questi, si tennero offesi -dai sarcasmi lanciati dal principe Giovanni e da' suoi cortegiani. - -«Per l'ossa di san Tommaso!» disse il Principe dopo che furono partiti -«questi tangheri di Sassoni ci han soperchiati, e se ne sono iti cogli -onori del trionfo.» - -«_Conclamatum et poculatum est_» disse il priore Aymer «sarebbe ora di -ritirarsi.» - -«Il Reverendissimo» disse Bracy «avrebbe forse qualche bella penitente -da confessar questa sera? La sua premura di partire mel fa credere!» - -«No, ser cavaliere» rispose l'Abate «ma mi tocca far molte miglia prima -di arrivare al tugurio della mia abbazia.» - -«Ve' come ne lasciano!» disse il Principe fattosi all'orecchio -di Fitzurse; «la paura si è già impadronita di loro, e primo ad -abbandonarmi è il Priore.» - -«Non temete, o Principe» risoggiunse Waldemar. «Mi dà l'animo -persuaderlo a trovarsi a York, quando ci raduneremo colà giusta i fatti -accordi. Ser Priore» disse indi ad alta voce «vorrei dirvi tra voi e me -alcune cose prima della vostra partenza.» - -Già tutti i commensali si erano sbandati, eccetto le persone del -seguito del principe Giovanni, e coloro che si erano manifestati -apertamente suoi partigiani. - -«Ecco il bel frutto de' vostri consigli!» disse il Principe che lanciò -un guardo d'indignazione sopra Fitzurse. «Alla mia mensa persino vengo -affrontato da un matto di Sassone, e al solo udirsi il nome di mio -fratello tutti mi sfuggono quasi avessi un male contagioso.» - -«Non dovete incolparne me, o Principe» ripigliò Fitzurse «bensì la -vostra inconsideratezza e permettetemi il dir leggerezza. Ma non è -ora il momento a rampogne che sarebbero inutili. Bracy ed io andremo -a trovare questi vigliacchi e ne direm loro tante affinchè tocchin con -mano ch'essi non son più a tempo di dare addietro.» - -«Sarà fiato perduto!» sclamò il principe Giovanni, che trascorreva a -lunghi passi la sala dimostrando massima agitazione, aiutata in buona -parte dai fumi del vino. «Sarà fiato perduto! Eglino han viste le note -scritte sul muro; hanno scorte l'orme della zampa del leone sopra -la sabbia; ne hanno intesi i ruggiti, che rintronarono dall'ultima -estremità della foresta: nulla varrà più a rianimare in essi il -coraggio.» - -«Piacesse a Dio, che vi fosse cosa atta a riaccenderlo in lui.» disse -Fitzurse a Bracy. «Il nome sol del Fratello è per esso un martirio. Son -pur da compiangere i consiglieri d'un principe sfornito di coraggio e -di risolutezza così al bene siccome al male!» - - - - -CAPITOLO XV. - - «In me uno schiavo, un docile stromento - «Sol di sue brame, ei vede in me. Non tardo - «Il disinganno fia. Fra le tempeste - «Del parteggiar, ch'ei ribellando adduce, - «Egli sel compri. A me schiudasi arringo - «Di me più degno. Chi dirammi stolto? - BASILIO. _Tragedia_ - - -Non mai ragno che abbia trovata rotta la sua tela si è dato più fastidi -a racconciarla di quanto ne costò a Waldemar Fitzurse il raccozzare -gli sbanditi baroni che parteggiavano per Giovanni. Pochi entrarono -in tale fazione mossi da genio, nessuno da sincero affetto alla -persona del Principe. Era pertanto d'uopo a Fitzurse rammentar loro -i vantaggi, che aveano trovato fin a quel tempo nell'essere protetti -dal ridetto Principe, e in uno mostrare ad essi una prospettiva più -seducente per l'avvenire. Quindi ai giovani nobili, ligi soltanto -al piacere, offeriva le lusinghe d'una licenza ancor più sfrenata. -Cercava spronar gli ambiziosi largheggiando loro di speranze, d'onori; -e le promesse di nuove signorìe e di più ampie ricchezze adoperava ad -adescare gli animi interessati. Concedea gratificazioni a' condottieri -di bande assoldate, argomento il più possente sugli spiriti loro, e in -mancanza del quale tutti gli altri sarebbero tornati a vuoto; benchè -però l'operoso ministro abbondasse anche più nel promettere che nello -sborsar danaro effettivo. Ma certamente non trascurò veruna di quelle -pratiche le quali erano in suo potere, sia per far risolvere quelli che -stavano tuttavia perplessi, sia per ridestare il coraggio in chi ne -smarriva. Ei parlava del ritorno del re Riccardo, come d'avvenimento -privo d'ogni probabilità. Allorchè però e dai volti esitanti di -coloro cui ragionava, e dalle ambigue loro risposte s'avvide, che il -timore appunto di tale tornata li tenea grandemente commossi, trovò -più espediente l'asserire con coraggio, che quand'anche ella si fosse -verificata, non doveano perciò cambiare nè punto nè poco i lor politici -divisamenti. - -«Se Riccardo torna fra noi» diceva Fitzurse «non verrà che per -arricchire i suoi crociati, impoveriti e quasi morti di fame. E ciò -a spesa di chi? Di coloro che nol seguirono nella spedizione di Terra -Santa. Verrà per farsi rendere severissimo conto da tutti que' sudditi -che nel tempo di sua lontananza commisero alcune veniali colpe contra -le leggi del paese o contra gl'interessi della corona; per punire -i Templari e gli Ospitalieri d'aver data preferenza a Filippo di -Francia nel durare delle guerre in Palestina; finalmente per trattar -quai ribelli tutti i partigiani del principe Giovanni. È la possanza -di Riccardo che vi spaventa? Non sia ch'io gli tolga col mio dire i -meriti di forte e valentissimo cavaliere; ma non viviamo già nel secolo -del re Arturo, quando un campione sfidava solo tutto un esercito. -Supposto ancora che tornasse Riccardo, tornerebbe solo, privo d'amici -e di seguito; le ossa de' suoi guerrieri stanno ad imbiancare le -pianure della Palestina. I crociati che si sottrassero alla morte, -comparvero qui quali veri mendicanti, qual vedemmo Wilfrid d'Ivanhoe; -e son poi sì pochi che non abbiam nulla a temerne. Che rileva il suo -diritto di primogenitura?» aggiugneva volgendosi ad altri, cui tale -considerazione mettea qualche scrupolo. «Sarà per Riccardo un titolo -più sacro alla corona di quel che il fu al duca Roberto di Normandia, -figlio primogenito del Conquistatore? Eppure a questo Roberto vennero -successivamente, e per voto unanime della nazione, preferiti Guglielmo -il Rosso ed Enrico, fratelli di lui secondogeniti. E non avea in sè -forse tutte le prerogative, ch'uom può far valere in favor di Riccardo? -Prode cavaliere, capitano peritissimo, generoso verso gli amici e -verso la Chiesa; crociato ei parimente, e di più conquistò il Santo -Sepolcro[21]. Eh! ma tutto questo non gli fruttò di non morire cieco e -prigione nel castello di Cardiffe in pena d'essere stato recalcitrante -alla volontà del popolo, ch'era tutt'altra fuorchè d'avere lui per -padrone. Siamo noi ne' quali è il diritto di scegliere nella reale -famiglia quel che ne sembra più atto a governare, o se così piaccia il -dire, meglio fatto a proteggere gli interessi della nobiltà. Potrebbe -anche darsi, che, parlando di meriti personali, il principe Giovanni -stesse un po' sotto a Riccardo; ma quando poi si pensi, che questi -ricomparisce con in mano il coltellaccio della vendetta, intantochè il -primo ne comparte privilegi, onori, ricchezze, e' non mi pare affè ci -sia molto a deliberare su la scelta fra i due pretendenti.» - -Sì fatti ragionamenti e molt'altri, che lo scaltrito consigliere del -principe Giovanni seppe adattare, e all'indole de' suoi ascoltatori, -e alle circostanze particolari in cui ciascun d'essi era posto, -produssero l'effetto ch'egli se ne riprometteva sugli animi de' baroni, -partigiani del principe, cioè d'indurne la maggior parte a promettere -di trasferirsi all'assemblea divisata a York; onde concertarvi -conchiudentemente i modi di mettere l'Inglese corona sul capo al -fratello del legittimo Re. - -Incominciava ad essere notte, allorchè Fitzurse, stanco, estenuato -dagli sforzi operati a persuadere tal gente, e pur giubilante del -buon successo ottenuto, si scontrò in Bracy, che dimessi i pomposi -abiti onde avea sfoggiato al banchetto, vestiva in vece giustacuore e -due brache lunghe scendenti alla gamba di panno verde, e armato d'un -coltello da caccia, e d'un arco che tenea fra le mani. Un elmetto di -cuoio copriane la testa, pendendogli dall'omero un corno da caccia e -un fascio di freccie dal centurino. Certamente se in tutt'altro luogo -lungi dal castello fosse passato vicino a Fitzurse, questi non avrebbe -posto mente a persona acconciata in sì fatta guisa, ma poichè gli si -presentò nel vestibolo, lo riguardò con maggior attenzione, sicchè -riconobbe il cavaliere Normanno messo in abito d'arciere inglese. - -«Che significa un tale travestimento da maschera?» domandò, preso da -un poco di mal umore, Fitzurse. «È egli questo l'istante di pensare a -nuove mattezze, allorchè sta per essere deciso il destino del nostro -signore, del principe Giovanni? Nè avreste voi più saggiamente operato, -col procurarci com'io feci, di confortare gli spiriti titubanti di -questi nostri imbecilli, simili a ragazzi saracini nella paura che li -prende al solo pronunziar loro il nome di Riccardo-Cuor-di-Leone?» - -«Pensai a' miei affari» rispose con tutta la calma Bracy «siccome voi -pensate ai vostri.» - -«_Siccome pensai ai miei!_ Io non ho avuto in mente altra cosa che -gl'interessi del principe Giovanni, comune nostro proteggitore.» - -«Ottimamente Waldemar! ma qual è lo scopo di tutta questa premura? Il -vostro interesse medesimo. Non mi darete a credere d'averne altro.... -Che giova farmi il viso burbero? Ci conosciamo ben l'uno e l'altro. -L'ambizione è il regolatore di tutte le opere vostre, il piacere lo è -delle mie. Qui poi la differenza dipende da quella de' nostri anni. E -rispetto al Principe, ne portiamo entrambi la stessa opinione. Sappiamo -e voi ed io quanto ei sia lungi dal possedere le prerogative che si -vogliono ad un re, troppo perplesso per averne la risolutezza, d'indole -troppo dispotica per averne la bontà, troppo sfrontato e presuntuoso -per conoscere l'arte di farsi amare dai sudditi, e finalmente troppo -incostante e pusillanime per saper mantenere, ottenendola, una corona. -Con tutto ciò abbiam sposato la sua causa. E perchè? Perchè è sotto -d'un tale sovrano che Fitzurse e Bracy sperano d'innalzarsi. Per -questo, e non per altro, lo soccorriamo, voi colla vostra politica, io -colle lancie della mia compagnia franca.» - -«Per Dio! ho meco un ausiliare che promette bene!» soggiunse Fitzurse -impazientendosi «un uomo che pensa unicamente a corbellerie, e ciò nei -momenti i più rilevanti!... E qual è dunque in nome di Dio, il motivo -di un tale travestimento or che la crisi è seriissima?» - -«Voglio» rispose Bracy continuando nel suo tuono di calma «procacciarmi -una moglie secondo l'usanza della tribù di Beniamino. - -«Eh! dove eravate col capo ieri, allorquando dopo la ballata che il -_menestrello_ cantò, il priore Aymer ne fece il racconto di quella -mortal lite insorta un giorno fra la tribù di Beniamino e tutte -le altre tribù d'Israele. Ne disse pure che queste si armarono, -tagliarono a pezzi la cavalleria della tribù contraria, giurarono per -la santissima Vergine di non permettere mai che donne della loro razza -si maritassero con que' Beniamiti, i quali camparono da quel macello; -aggiunse che i secondi mandarono a supplicare il santo Padre perchè in -sì brutta faccenda gli aiutasse de' suoi consigli, che conformandosi -ai suggerimenti del capo della chiesa i cavalieri Beniamiti offersero -un torneo splendidissimo, in mezzo al quale rubarono tutte le giovani -donzelle che vi accorsero, e per tal via si provvidero di mogli senza -l'uopo di domandarne il consenso a nessuno[22].» - -«Credo bene ricordarmi di tale storia, ma se non m'inganno, voi o il -Priore l'avete alquanto sfigurata. E la conclusione?...» - -«Non v'ho detto che questa notte voglio procacciarmi una moglie secondo -la usanza della tribù di Beniamino? Sì: questa notte, così travestito, -mi getto addosso a quella mandria di porci sassoni, partita or dal -castello, e mi porto via la bella lady Rowena.» - -«Siete matto, Bracy? Pensate che comunque Sassoni, son ricchi e -potenti, e tanto più rispettati dai loro concittadini, perchè appunto -la ricchezza e la possanza si fecero il retaggio di ben pochi fra -gl'individui di questa nazione.» - -«E non dovrebbero esserlo d'alcun di loro, perchè la grand'opera della -conquista potesse dirsi compiuta.» - -«Sia! ma almeno questo non è il momento di pensarci. Lo scoppio a cui -ci accostiamo impone al principe Giovanni la necessità di cattivarsi -il favore del popolo, e quando aveste compiuta la vostra bellissima -impresa, egli stesso, il Principe, non potrebbe negargli un atto di -giustizia....» - -«Non glielo neghi, se ha questo coraggio, e s'accorgerà qual -differenza passi fra una schiera di buone lancie come le mie, e un -attruppamento di cenciosi sassoni che non sanno qual cosa sia nè -ordine nè disciplina. Però, voi andate parlando senza conoscere in -ogni sua particolarità il mio divisamento. Tutto il biasimo di tale -impresa cadrà su i banditi che infestano i boschi della contea d'York. -Con questo abito non sembro uno de' più ardimentosi di tale ciurma? -Ho fatto spiare i passi de' nostri Sassoni e questa notte dormiranno -al convento di San Vittol..... Withold..... Dico bene? insomma d'un -di que' loro santi sassoni, presso a Burton. Domani piombiamo sopra -costoro, come falchi sulla lor preda. Subitamente dopo, ricomparisco -sotto le naturali mie forme, e facendo la parte di cavalier generoso, -libero la mia Infante dalle mani de' suoi rapitori; me la conduco -al castello di Frondeboeuf, o in Normandia; nè farà di sè mostra al -pubblico che divenuta sposa a Maurizio di Bracy.» - -«Ammirabile divisamento! e sì bene inteso, che a dirvela, dubito se -sia tutta farina del vostro sacco..... Venitemi sincero, Bracy. Chi vi -ha ajutato ad immaginare sì bello stratagemma, e quel ch'è più, chi -v'aiuterà a metterlo in esecuzione? perchè i vostri armigeri sono a -York.» - -«Oh! non ho difficoltà a dirvelo. Il templario Brian di Bois-Guilbert -mi sarà ausiliare in un'impresa che di concerto abbiamo ideata. Egli -e la sua gente metteranno, come ho fatt'io, abito di scorridori, -lasciandosi indi vincere dal valor del mio braccio.» - -«Per l'anima mia! gli è un divisamento degno de' due sapienti -intelletti, che si combinarono per concertarlo. Ma più di tutto ammiro -la vostra antiveggenza, o Bracy, che lasciate la _Infante_ in custodia -del vostro ragguardevole confederato. Una sola cosa vi dico. Può darsi -che riusciate a toglierla dalle mani de' suoi amici sassoni, ma levarla -poi dagli artigli di Bois-Guilbert, oh! è un affare assai spinoso. -Egli è un falco avvezzo, sì, a ghermir bene la preda, ma non così di -leggieri a lasciarsela portar via.» - -«Che dite? Egli è Templario; nè quindi potrà mai divenirmi competitore -nel disegno di sposare lady Rowena. E quanto poi al formare altre -idee non legittime sopra quella, cui divisai fregiar del mio nome, oh -vivadio! se foss'anche egli solo tutto il capitolo del suo ordine, non -ardirebbe farmi simile oltraggio.» - -«Poichè vedo, o Bracy, essere inutile ogni considerazione a sbandirvi -dal capo tale pazzia, se tanto in voi è forte l'ostinazione, fate a -modo vostro; ma almeno che questa pazzia non sia lunga come ne è male -scelto il momento! e abbiate se non altro la cura di perdere men tempo -che potete.» - -«Vi ripeto, Fitzurse, che è un affare di poche ore. Dopo domani -mi vedrete a York comandando i miei armigeri valorosi, e pronto a -secondare tutti i divisamenti ideati dalla vostra politica. Ma i miei -colleghi mi aspettano. Addio. Vado, come è impresa di vero cavaliere, a -conquistarmi il sorriso della beltà.» - -«Di vero cavaliere!» replicò Waldemar, guardandogli dietro mentre -s'allontanava «di vero pazzo dovresti dire, di ragazzo che dimentica -le cose più serie per correre dietro ad una farfalla..... E guardate! -son questi gli strumenti, cui m'è d'uopo ricorrere! E per chi? -per un principe presuntuoso quanto imprudente, e che sarà, potrei -scommetterlo, ingrato padrone, come si è dato a divedere figlio -ribelle, fratello snaturato!.... Ma egli a sua volta è una delle molle -ch'io fo giocare per me! Oh mi riserbo a scoprirgliene il segreto, se -mai gli venisse il coraggio di separare i propri da' miei interessi.» - -Le meditazioni dell'uom di stato vennero interrotte dalla voce del -principe, che da un appartamento interno gridò: «Waldemar! Waldemar -Fitzurse!» Si levò allora di capo, cioè dalla fantasia, il berrettone -di futuro cancellier d'Inghilterra, carica alla quale agognava la -smisurata ambizione del normanno cortegiano, e si affrettò ad ascoltar -gli ordini del suo futuro monarca. - - - - -CAPITOLO XVI. - - «D'un beato eremita a piè del monte - «Stassi la casa; letto suo la felce. - «Legumi il pasto, e bee l'acqua del fonte. - «Prosteso al suolo sopra la dura selce, - «Orando spende notti e giorni interi. - «Fuorchè di Dio, non ha il sant'uomo pensieri.» - PERNEL. - - -Il leggitore non può avere dimenticato che nel secondo dì del torneo, -chi decise della vittoria fu un incognito cavaliere, che gli spettatori -soprannominarono il Neghittoso Nero, a motivo dell'indifferenza, anzi -indolenza che diede a divedere sull'incominciar della giostra. Il -ridetto cavaliere abbandonò la lizza nell'atto che veniva acclamato -vincitore, e fu poi vana ogni indagine per trovarlo quando ne sarebbe -stata necessaria la presenza onde il premio toccasse a chi decise -la vittoria col suo valore. Intanto adunque che gli araldi d'armi -si sfiatavano a chiamarlo col nome di Cavalier Nero, ei camminava -verso settentrione, evitando le vie più frequentate, e tenendosi -alle scorciatoie che attraversavano la foresta. Passò la notte in una -piccola osteria fuor di mano, ove incontrò nondimeno un _menestrello_, -da cui seppe come essendo scomparso il cavaliere nominato vincitore al -torneo, il premio fosse stato conferito al cavaliere Diseredato. - -All'alba del giorno successivo, ei si partì colla intenzione di -arrivare, quanto più presto il poteva, al termine del viaggio da lui -divisato; al qual uopo il dì innanzi aveva governato il suo cavallo -in modo ch'ei potesse resistere a lunga corsa senza molto bisogno di -pause. Ma non andò tanto avanti, com'egli sperava, perchè le viottole -di questa foresta erano sì tortuose, che al cader della notte si -trovava tuttavia lungo la frontiera occidentale della contea d'York. -Gli fu quindi mestieri incominciar a pensare sul modo di trovare -qualche nudrimento, così per sè medesimo come pel suo palafreno ed -anche un ricovero nel durar della notte. Il luogo ch'ei trascorrea, non -mostrandosi adatto nè all'una nè all'altra di tali cose, parea non gli -rimanesse miglior espediente di quello solito in simili circostanze, -ad adoperarsi dai cavalieri erranti, intendo lasciar pascolare alla -fortuna i loro cavalli, e in quanto a sè medesimi, seder per terra; -cogli omeri appoggiati ad un albero, e pingendosi alla mente la -sovrana de' loro pensieri. Ma sia che il cavalier Nero non avesse una -Dulcinea, o che fosse _neghittoso_ in amore, qual sulle prime apparì -nel torneo, il meditare su i vezzi o i rigori d'amata donna non gli -offeriva pascolo bastante per fargli dimenticare i disagi e la fame, -e per tenergli luogo di letto e di cena. Non fu quindi riguardo molto -gradevole agli occhi suoi, quando volgendoli intorno, non si vide cinto -che di selve, le quali per vero dire erano frastagliate da parecchi -sentieri, ma questi anzichè condurre a qualche abitazione, pareano -piuttosto fatti dalle bestie selvagge, ospiti di quel bosco, e da' -cacciatori che le inseguivano. - -Il sole, stato fin a quel punto bussola alla corsa del cavaliere, -già si era nascosto alla sinistra di lui dietro le montagne della -contea di Derby, e più ch'egli inoltravasi, tanto meno sapea se si -fosse avvicinato alla meta dell'impreso viaggio, o se in vece ne -avesse di gran lunga sviato. Fra le diverse viottole che in quel bosco -s'incrocicchiavano studiava conoscerne la più ricalcata, sperando lo -condurrebbe alla capanna d'un qualche taglialegne; ma niuna maggiore -certezza acquistando a tale proposito, giudicò meglio abbandonarsi -all'accorgimento del suo corridore, perchè l'esperienza gli aveva -insegnato, come l'istinto di sì fatte bestie sia talvolta guida più -sicura, che non i calcoli più accurati de' lor padroni. - -Il palafren generoso, benchè stanco di avere tutto quel giorno portato -in groppa un cavaliere di quella statura e complessione, e carico -inoltre di pesante armatura, non appena dalle briglie, scorrenti libere -sul proprio collo, s'avvide di essere abbandonato a sè medesimo, -riprese nuovo coraggio e nuova lena. Di fatto per lo innanzi parea -sentisse appena gli sproni, ed ora quasi altero di questa prova di -fiducia datagli dal suo padrone, rialzò il capo, e più vivace divenne -il suo trotto. Ei scelse per vero un cammino diverso dalla dirittura -seguita fin allora dal Cavaliere, ma questi tenne la sua risoluzione -lasciandosi condurre a grado del corridore. - -Quanto accadde il fe' contento d'avere operato in tal guisa, perchè la -viottola su cui si trovava, a mano a mano mostrossi più larga, nè andò -guari che lo squillo d'una campanella il rendè accorto di non essere -distante da qualche chiesetta o romitaggio. - -Poco di poi trovossi ad un diradamento della selva, ove da un lato -alzavasi in linea perpendicolare una rupe, coperta di edera quasi per -ogni dove, e sparsa qua e là di macchie di bosso, e sparsa pure di -quercie, le cui radici conficcandosi entro i crepacci del masso pieni -di terra, vi trovavano nudrimento. A questa rupe appoggiavasi una -casuccia, le cui muraglie erano tronchi d'alberi congiunti fra loro da -glutine di terra e muschio arboreo impastati insieme. Un giovine abete, -rimondo di tutti i suoi rami, alla cui parte superiore era posto per -traverso un grosso troncone, presentava al guardo un informe emblema -della Croce. A poca distanza sgorgava dal dirupo una sorgente d'acqua -purissima, che cadea prima entro ad un sasso scavato, e da lavoro umano -ridotto a rustico bacino; indi sfuggia con grato mormorio lungo un -letto che ella si era coll'andar degli anni formato, sintantochè, dopo -alcuni giri per la pianura di quell'anfiteatro, perdeasi affatto nella -vicina foresta. - -Presso di questa fontana vedeansi le rovine d'una picciola cappella, -il cui tetto in parte era diroccato; edifizio, che quand'anche fu nel -medesimo suo splendore, non può essere stato più lungo di sedici nè più -largo di dodici piedi. La soffitta, la cui altezza serbava proporzione -coll'altre dimensioni accennate, stavasi in quattro archi sostenuti da -grossolani pilastri; due de' quali allora faceano compagnia al resto -di que' diroccamenti. L'atrio ornato di fregi a ghirigori, quai ne -osserviamo ancora nelle antiche chiese sassoni, era collocato sotto -d'un portico, cui sovrastava un campanile, munito di quella campanella, -il cui suono pochi istanti prima erasi udito dal Cavalier Nero nella -foresta. - -Alla vista di tal romitaggio, ei si tenne sicuro di ottenere ricovero -per quella notte dall'anacoreta che vi stanziava; perchè gli eremiti -abitatori de' boschi, avevano in que' tempi siccome lor debito di -concedere ospitalità ai cavalieri smarriti, e soprappresi dal giugnere -della notte. Scese pertanto da cavallo, e senza perder tempo ad -esaminare le minute locali particolarità che abbiamo descritte, picchiò -coll'estremità della sua lancia alla porta, con fermissima opinione che -gli verrebbe aperta. - -Gli convenne picchiar due volte prima d'avere una risposta, nè il -tenore di questa fu tanto cortese qual s'era egli dato a presumerlo. - -«Va per la tua strada, chiunque tu sia» udì rispondersi con voce forte -e aspro tuono «nè stornar oltre il servo di Dio e di san Dunstano dalle -devote sue pratiche della sera.» - -«Buon Padre» rispose il cavaliere «io sono un povero viaggiatore -smarrito fra questi boschi. Se mi concedete ospitalità per questa -notte, sarà un atto di cristiana carità che farete.» - -«Fratello mio, tutt'altro che poter far carità! La Beatissima Vergine -e san Dunstano han pensato bene ch'io la ricevessi dagli altri. Le mie -vittovaglie son tali, che un cane non vorrebbe farne meco a metà, e mi -corico sopra una cuccia che la sdegnerebbe per sua lettiera un cavallo, -niente niente avvezzato ai suoi comodi. Va dunque per la tua strada, e -il cielo ti benedica!» - -«Come volete che la trovi, la mia strada, per mezzo a un bosco e fra le -tenebre della notte? Vi supplico, reverendo padre, apritemi almeno la -porta, e venite voi ad additarmi il cammino.» - -«Oh! il cammino è facilissimo da trovarsi. Quel sentiero che sta -rimpetto a questa mia piccola cella, guida ad una valle paludosa -attorniata da un fiumicello che dovrebbe esser guadoso, perchè da molto -tempo non abbiam piogge forti. Ma bada nell'accostarvi, perchè le rive -ne son dirupate e presentano molti precipizi. Ti troverai indi in una -cattiva strada, anzi in una strada rotta...» - -«Nient'altro poi! paludi, acque da guadare, precipizi, strade rotte!» -sclamò il cavaliere. «Ser eremita, quand'anche foste il più santo di -tutti gli anacoreti, presenti e futuri, non riuscite a persuadermi di -affrontare una tale strada nel cuor della notte. Se, come dite, vivete -dell'altrui carità non è in voi il diritto di ricusarla agli altri. -Apritemi dunque tosto la porta del vostro romitaggio, o per dio! non mi -costrignete ad atterrarla.» - -«Amico viaggiatore» l'eremita replicò «non mi costrigner tu a mettere -in opera le armi carnali, che il cielo in mia difesa mi ha concedute. -Potresti far cattivo contratto.» - -Gli abbaiamenti che, proferite queste parole, si fecero udire, -palesarono al cavaliere, come l'eremita chiamasse per suoi ausiliari -alcuni cani, dimoranti non v'ha dubbio in qualche angolo di quella -casupola. Laonde irritato dagli apparecchi che faceva il cenobito per -vincerla nel dato rifiuto, urtò la porta con una spinta sì vigorosa, -che parve crollassero i pilastri di legno cui si reggea. - -«Abbi pazienza, abbi pazienza, amico viaggiatore» soggiunse allora -l'anacoreta, che non avea troppa voglia di arrischiar la sua porta ad -una seconda spinta di tale natura «vengo ad aprirti, ma pensa a quel -che fai, perchè, per san Dunstano! te ne avrai da pentire.» - -Immantinente apertasi la porta, l'eremita, che era un uomo vigoroso e -ben complesso, coperto del suo cappuccio, e cinto a traverso le reni -da una corda di giunchi, si mostrò al cavaliere, e d'una mano teneva -accesa una torcia, e coll'altra un nodoso bastone, o quasi una clava. -Due cani di enorme statura gli stavano a fianco, aspettando, a quanto -pareva, dal loro padrone il segnale di lanciarsi sopra dello straniero. -Ma poichè il lume della torcia fe' vedere al romito d'aver che fare -con un cavaliere armato di tutto punto, cambiò tosto deliberazione, e -licenziati i suoi due confederati assunse più urbani modi, non quindi -umili, e austera alterezza ne trapelava. Invitò nondimeno il cavaliere -ad entrare entro la casa, cercando scuse alla prima accoglienza -fattagli dalla consuetudine che avea di non aprire la porta a nessuno -dopo il tramonto del sole, e ciò per tema de' ladri e dei malandrini -che infestando que' boschi, non portavano nemmen rispetto a san -Dunstano, o alle persone che al servigio di questo santo si dedicavano. - -Entrato nella cella il cavaliere, si guardò attorno, e non vedendo che -un letto di foglie, un crocifisso di quercia male scolpito, un messale, -una tavola di grezzo sasso, due sgabelletti, e pochissimi altri cattivi -arnesi domestici, sì gli disse: «Padre mio, la povertà della vostra -cella dovrebbe dispensarvi dall'aver paura de' ladri, quand'anche non -aveste que' due fedeli ausiliari, che a statura dovrebbero esser buoni -per atterrare un cervo e trovar pochi uomini che lor resistessero.» - -«Il boscaiuolo» rispose l'eremita «mi ha permesso di conservarli a -mia difesa in questa solitudine, fintanto almeno che nel paese domini -maggior sicurezza.» - -Sì dicendo adattò la sua torcia in una ventola di ferro conficcata -entro uno di quegli alberi, che faceano uffizio di parete, e ravvivando -il fuoco coll'aggiugnervi legne secche, sedè sopra uno sgabello a canto -della tavola, accennando di fare la stessa cosa al cavaliere. - -Adagiati che si furono entrambi, l'un guatò l'altro con molta serietà, -e continuarono per alcuni istanti a squadrarsi, essendo cosa probabile, -che ciascun di loro andasse ruminando in sua mente, se mai gli era -occorso di trovarsi al cospetto di altr'uomo più vigoroso e più -risoluto. - -«Spettabile eremita» gli disse finalmente il cavaliere «se non mi -rattenesse la tema d'interrompere le pie meditazioni in cui vi giudico -assorto, avrei tre cose da chiedere alla Reverenza vostra. Prima di -tutto, ove devo mettere il mio cavallo? Seconda, potete darmi da cena? -Finalmente, ove dovrò io passare la notte?» - -«La regola del mio istituto mi prescrive» rispose l'eremita «di non -rompere il silenzio che ad un caso d'estrema necessità: vi risponderò -dunque per gesti fin quanto mi sarà possibile.» Additandogli indi -successivamente due angoli di quel tugurio. «Lì scuderia!» gli disse -«là, vostra stanza di riposo!» Preso indi da uno scaffale un piattello -su di cui stavano pochi ceci secchi, lo pose sulla tavola dinanzi -all'ospite: «Vostra cena!» - -Alzando le spalle il cavaliere, uscì di quell'abituro per levar -dall'albero, cui lo aveva legato, il cavallo e condurlo in casa; ove, -dopo averlo con gran cura alleggerito di tutto arnese, si levò il -mantello per coprirne la schiena di quella bestia sì affaticata. - -Atto di umanità, che parve commovesse molto l'eremita, il quale -si diede ad esaminare il corridore profferendo le parole: «Nobile -animale!» A tal sentenza succedè il ricordarsi, che il boscaiuolo -nell'ultima visita fatta al romito, lasciò ivi qualche poco di -foraggio. Dopo d'avere espresso laconicamente quest'atto di sua -reminiscenza, uscì d'una porta situata in fondo della stanza; poi tornò -portando seco un fascio d'ottimo fieno e una conveniente misura di -biada che pose innanzi al cavallo dell'ospite. Poi uscito una seconda -volta, ritornò con un sacco di felce secca, che distese nell'angolo -da lui contrassegnato, siccome stanza di riposo del cavaliere, da cui -venne ringraziato di tal cortesia, indi ognun di loro si rimise al -suo sgabello presso la tavola, ov'era sempre il piattello de' ceci -secchi. Il Romito allora recitò un lungo benedicite in latino, o in -latino almeno egli credea, poichè sarebbe stato difficile il ravvisarvi -gran che le tracce d'una tal lingua. Diede indi il primo esempio della -masticazione al suo ospite col mettersi tre o quattro di quei ceci alla -bocca, che ampia era ed armata di ottimi denti, acuti e candidi quanto -quelli d'un cinghiale possono esserlo. - -Il cavaliere, volendo imitarlo a questo desco, si tolse l'elmo, il -corsaletto, e molta parte d'armatura, laonde l'eremita potè vedere una -testa coperta di capelli biondi oltre ogni dire, naturalmente ricciuti, -occhi vivacissimi che al pari de' lineamenti indicavano sagacia, e -animo grande ed intraprendente, basette d'un color alquanto più cupo -de' capelli, un uomo alfine in cui, giudicandolo dalla fisonomia, -l'ardire conformava coll'altezza della statura. - -L'eremita, quasi studioso di corrispondere alla confidenza che l'ospite -in lui dimostrava, si mandò indietro il cappuccio, mostrando a sua -volta una testa rotonda qual può averla soltanto un uomo di circa -trentatrè anni. Larga erane la cherca e neri ed increspati i capelli -che le stavano attorno, nè dall'aspetto scorgeasi certamente ch'ei -facesse astinenza, o vita austera di cenobita. Le guancie di lui tinte -d'un bel vermiglio spiravano la freschezza d'una salute floridissima, -in quegli occhi sormontati da due foltissime sopracciglia, pressochè -indivise fra loro, leggeansi coraggio e brio, intantochè la robustezza -de' muscoli, delle membra e de' nervi lo indicavano pasciuto di -alimenti ben altri che ceci secchi. Alla qual cosa non mancò di fare -attenzione il cavaliere, che dopo avere non senza fatica stritolata una -mezza dozzina di quei ceci, chiese all'ospite qualche cosa di liquido -che lo aiutasse a trangugiarli. - -Nè fu tardo il romito a mettere sulla tavola una mezzina colma d'acqua -limpida e pura. «Viene» egli disse «dalla fontana di san Dunstano, da -quella fontana, ove il santo battezzò da un dì all'altro cinquecento -Danesi pagani. Che il nome ne sia benedetto in eterno!» Indi accostò -alle proprie labbra la mezzina, il pomposo encomio però che ei di -quell'acqua prodigiosa avea fatto non l'indusse a beverne più d'una -sorsata. - -«Reverendo padre» gli disse finalmente il cavaliere «affè, questi -ceci secchi, che mangiate in sì discreta quantità, e quest'acqua -cui appena attignete possedono una virtù miracolosa. (L'eremita lo -guarda) Sì; miracolosa. Chi vi contempla giudicherebbe voi un uomo -fatto per mettere, cacciando, un cervo alle strette, o per cimentarvi -valorosamente a duello con qualunque gagliardo competitore, anzichè -a passare la vita vostra in un deserto leggendo il breviario e -salmeggiando.» - -«Gli è perchè, ser cavaliere, i vostri pensieri san di carne, come -generalmente ne puzzano tutti quelli de' laici ignoranti. La santa -Vergine e san Dunstano si compiacquero di benedire l'alimento al -quale mi sono ridotto, come il cielo benedì una volta i cibi che i -santi fanciulli Sidrach, Misach e Abdenago, preferirono al vino e alle -vivande da cui temettero lordura per averle offerte loro un saracino.» - -«Oh santo padre, su la cui cera ha piaciuto al cielo operar tal -miracolo, permettereste ad un umile peccatore il chiedervi il vostro -nome?» - -«Perchè no? In questo cantone vengo nominato l'eremita di Copmanhurst. -Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di santo, ma io non ci sto, -sentendomi indegno di vedere aggiunto al mio nome un tal predicato. E -voi, prode cavaliere, vorreste indicarmi il nome del mio ospite?» - -«_Perchè no_, eremita di Copmanhurst? _In questo cantone vengo -nominato_ il cavaliere Nero. _Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di_ -Neghittoso; _ma io non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto al -mio nome un tal predicato_.» - -L'eremita non potè starsi dal sorridere a tal risposta dell'ospite. - -«Ser cavaliere Neghittoso» gli disse di poi «m'accorgo esser voi -un uomo di spirito e ad un tempo prudente. Siete stato avvezzo alla -licenza delle corti e de' campi, al lusso delle capitali, e capisco -bene che la semplicità del vitto monastico non vi si affà nè punto -nè poco. Credo... sì, mi ricordo ora che il boscaiuolo, quando fu a -vedermi l'ultima volta, oltre a quel resto di foraggio, lasciò qui -alcune cose da mangiare. Io non le ho toccate per un rispetto alle -regole del mio istituto; e adesso poi, assorto, come lo sono sempre, in -profonde meditazioni, non pensava ad offerirvele.» - -«Santo eremita, lo avrei giurato» sclamò il cavaliere. «Appena ho -veduto fuor del cappuccio la vostra testa, mi sono convinto, che in -questo romitorio dovea trovarsi qualche vivanda più sostanziosa. Il -vostro boscaiuolo è un galantuomo. Di fatto, chi è che vedendo una -bella dentatura come la vostra condannata a macinare questi miserabili -ceci, quel largo vostro gozzo a non essere innaffiato che da una -sì trista bevanda, chi è dissi, cui non venga desiderio procurarvi -alimenti più confacevoli? Tutta questa roba» soggiunse accennando -la frugale imbandizione di quel desco «è appena buona da dare al mio -cavallo. Vediam dunque subito in che si stia la munificenza del degno -boscaiuolo.» - -L'eremita diè una scaltra occhiata all'ospite, e mostrò comica -incertezza in tutta la fisonomia. Parea titubasse ancora nel fidarsi -dello straniero. Ma l'aspetto di questo avea tant'aria di sincerità, ne -traspirava tal buona fede e schiettezza, anche il sorriso ne appariva -d'uomo gioviale e ad un tempo ingenuo, che finalmente l'eremita mise da -un lato i sospetti, e trasportatosi verso il fondo della sua celletta, -aperse un armadio i cui battitoi erano un segreto architettato con -accuratezza ed ingegno, e ne trasse uno smisurato pasticcio ch'ei -collocò sulla tavola. Il cavaliere ne fè tosto la sezione valendosi del -pugnale che gli pendea dal cinturino, senza perdere indi tempo a porsi -in istato di giudicare del merito delle cose. - -«È passato molto tempo, reverendo padre, dacchè l'onesto boscaiuolo -vi ha fatto visita?» domandò all'eremita il cavaliere, che intanto -mangiava con appetito quel pasticcio, sembratogli veramente squisito. - -«Due mesi circa» rispose senza far attenzione a quello ch'ei rispondeva -il romito. - -«Vivadio! tutto è miracoloso in questo romitaggio. Io, vedete! -avrei scommesso, che il selvaggiume di cui è fatto questo pasticcio -saporosissimo, volava, non è una settimana, per questi boschi.» - -Osservazione che scompigliò alquanto l'eremita, cui produceva non poca -modestia il veder l'ospite che dava sì vigoroso assalto e facea sì -belle brecce nel pasticcio, intanto ch'egli colle precedenti proteste -di astinenza si era tolta da sé medesimo la possibilità di partecipare -a tale fazione. - -Ma da quest'angoscia lo liberò il cavaliere: «A proposito! ser -eremita» gli disse ristandosi d'improvviso dal mangiare «ho viaggiato -in Palestina, e mi ricordo che in questi paesi vi è un'usanza per -cui tutt'uomo che ne convitti un altro, assaggia pel primo le vivande -presentate al commensale, e ciò per provargli ch'esse non contengono -nulla di pregiudizievole. Dio mi liberi dal sospettare in voi sinistre -intenzioni; ma se ho a dirvela, vedrei volontieri che vi uniformaste a -sì fatta usanza.» - -«Quando sia per compiacervi, ser cavaliere» rispose l'eremita «e per -non lasciare in voi veruna inquietezza, mi esenterò questa volta dalla -professata astinenza.» E dir ciò e metter le mani (che forchette allor -non si usavano) in mezzo al pasticcio furono un medesimo tempo. - -Così rotto il diaccio da tutte due le bande, l'ospite e il commensale -parea gareggiassero a chi dava prove di miglior appetito, nella qual -lotta l'eremita superava di molto il cavaliere, benchè questi, secondo -ogni apparenza, dovea essere più da lungo tempo digiuno. - -«Eremita di Copmanhurst» allora si fece a dire il cavaliere «giocherei -il mio cavallo contro uno zecchino che il rispettabile boscaiuolo -cui abbiamo l'obbligazione di quest'ottimo pasticcio, lasciò anche -quanto è convenevole a fargli onore con innaffiarlo condegnamente. -Tal particolarità certamente non meritava di rimanere impressa nella -memoria d'un anacoreta sì rigido come voi siete. Mi tengo per fermo che -se tornaste a guardare, là in fondo della vostra celletta, trovereste -qualche bevanda, anche migliore dell'acqua attinta alla fontana di san -Dunstano.» - -Il romito tornò di nuovo a dar occhiate maliziose sull'ospite, poi -s'alzò sorridendo, e aperto una seconda volta l'armadio d'onde avea -tolto il pasticcio, ne trasse un gran fiasco di cuoio, che potea -contenerne otto di ordinaria capacità; indi il pose sulla tavola -unitamente a due tazze d'osso che avevano i cerchi d'argento, dopo la -quale aggiunta fatta alla cena, stimò bene congedare un inutil ritegno; -laonde senza preamboli empì entrambe le tazze, e presane una sclamò: -«alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso» indi la votò colla -massima disinvoltura. - -«Alla vostra, degno eremita» corrispose tosto il cavaliere. «Ma -spiegatemi di grazia il perchè un uomo fornito di nervi e muscoli come -i vostri, e di tutte in oltre le prerogative che abbisognano ad un -buon commensale, abbia presa la deliberazione di confinarsi in questa -solitudine. Fareste ben meglio, se non m'inganno, a portar lancia e -scudo e far bella mostra di voi a buone tavole e in buona compagnia; -anzichè rimanervi qui a mangiar ceci secchi e bever acqua, o anche a -vivere dei doni che vi fa il vostro amico boscaiuolo. Per lo meno se -mi trovassi nello stato vostro vorrei spassarmi a cacciare i daini del -re. Ve n'ha tanti in queste selve, nè vi sarebbe chi s'avvisasse far -lamento d'un daino ucciso ad uso del cappellano di san Dunstano.» - -«Ser Neghittoso» rispose l'eremita «tai discorsi sono rischiosi, e vi -consiglio a non avventurarli una seconda volta. Io sono un eremita -fedele al re, come lo sono a san Dunstano. Se mi facessi lecito di -dar la caccia al selvaggiume del mio principe, non sapete voi che -rischierei d'andar prigione e fors'anche sulla forca, da cui stenterei -col mio cappuccio a salvarmi?» - -«Nondimeno, vi dico la verità. Se abitassi qui in vece vostra, non -potrei trattenermi dall'andar qualche volta, allorchè è bella la luna, -a diporto, e recitando anche il mio mattutino, se mi abbattessi in una -torma di daini, la saluterei con qualche frecciata. Ditemi in vostra -coscienza, non vi prendete mai questo diletto?» - -«Amico Neghittoso, voi avete veduto tutto ciò che vi potea rilevar di -vedere nella mia cella, e avete pur veduto oltre a quanto meritava di -trovarmi condiscendente un uomo che vi si è annicchiato a viva forza. -Udite un mio consiglio. Godete del bene che il cielo vi manda, e non vi -prendete briga del modo onde vi derivi. Empite la vostra tazza, bevete, -mangiate, siate il ben venuto, ma non mi sforzate con nuove indiscrete -interrogazioni a provarvi che se avessi voluto sul serio resistervi non -sareste qui.» - -«Ma voi stimolate la mia curiosità, che non potete credere quanto; e -siete l'eremita più misterioso fra quanti ne ho conosciuti. Oh! bisogna -ch'io vi conosca anche meglio prima di separarmi da voi.... Quanto alle -vostre minaccie, sappiatelo, santo anacoreta, trovaste tal uomo, il cui -mestiere è far fronte a tutti i pericoli che gli s'appresentano.» - -«Alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso; io rispetto il -vostro valore, ma non porto altrettanta buona opinione della vostra -discretezza. Se voi volete battervi meco ad armi eguali, vi addosserò -tal penitenza, che di qui ad un anno non commetterete più peccati di -curiosità.» - -«E quali sono queste vostr'armi, valoroso eremita di Copmanhurst?» - -«Incominciate dalla cesoia di Dalila e dal chiodo di Iaele, e venite -fino alla scimitarra di Golia, nè v'è arme fra queste colla quale -io non sia capace di farvi fronte; se però mi lasciate la scelta, -osservate mio degno amico, queste due bagattellucce.» - -E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo -armadio segreto, da cui trasse due spade ben affilate e due scudi di -que' che si usavano allora. Il cavaliere, che accompagnava col guardo -ogni atto dell'eremita, vide che questo armadio contenea parimente -molti archi, un archibuso, e dardi e frecce; in oltre un'arpa ed altri -arnesi che non pareano fatti per un cenobita. - -«Fratello eremita» allora disse il cavaliere «non vi farò più -indiscrete interrogazioni. Quanto ho veduto in quest'armadio risponde -a tutte le domande che avessi potuto volervi indirigere. Ma osservo -un'arme» soggiunse prendendo l'arpa «colla quale più volentieri che con -qualunque altra, mi piacerebbe battermi vosco.» - -«Spero, ser cavaliere, che non abbiate dati giusti motivi a meritarvi -il soprannome di Neghittoso. Ma a dirvela non so che pensare. In somma, -siete mio ospite, nè sarò io quegli che metta alla prova il vostro -coraggio, se ciò non sia di piena vostra volontà. Dunque se sapete -qualche buona canzone sarete sempre il ben venuto al mio romitaggio -di Copmanhurst, e san Dunstano farà forse che vi troviate, o qualche -fetta di pasticcio, o alcun poco di cacciagione. Sediamoci, beviamo, -cantiamo, e si colmino le nostre tazze, perchè ci vorrà qualche -tempo ad accordar l'arpa. Il vino aiuta la chiarezza della voce e -l'aggiustatezza dell'udito; e in quanto a me gli è d'uopo che il sugo -di grappoli m'arrivi sino all'ugne prima di poter cavar qualche suono -dal mio strumento.» - - [Illustrazione: _E in dir ciò aperse in un altro angolo della - celletta un secondo armadio segreto, da cui trasse due spade - ben affilate e due scudi di que' che si usavano allora...._ - pag. 148.] - -Il cavaliere mise in opera la ricetta suggeritagli dall'eremita, e -nonostante non durò poca fatica ad accordare quell'arpa. - -«Le manca una corda» diss'egli «e l'altre non sono gran fatto in buon -essere.» - -«Ho piacere che vi siate accorto del disordine. Gli è segno che non -siete novizio nell'_arte giocosa_[23]. Ma nel malanno di queste corde -ci hanno colpa il vino e l'intemperanza. Glie l'aveva detto io, ad -Allan-Dale, il _menestrello_ del Nord, di non toccare quest'arpa -dopo aver votato la settima tazza. Non mi badò. Ecco quello che n'è -avvenuto. Alla vostra salute, mio fratello, ed ai vostri buoni successi -nell'_arte giocosa_.» - -Così parlando si appressava dignitosamente al labbro la tazza, e -continuava ad imprecare l'intemperanza del _menestrello_ del Nord. - -In questo l'arpa fu accordata fin quanto lo permetteva lo stato cui -era ridotta, e il cavaliere dopo aver fatte colle dita le solite prove, -chiese all'eremita se desiderava una _serventese_ in _oc_, o una _lai_ -in _oui_, o un _virelai_[24] o finalmente una ballata in Inglese. - -«Una ballata, una ballata!» rispose l'eremita; «che vale cento volte -meglio di tutti gli _oc_ e di tutti gli _oui_ della Francia. Io sono -inglese inglesissimo, ser cavaliere, come lo era il mio glorioso -avvocato san Dunstano, e degli _oc_ e degli _oui_ fo quel conto, ch'ei -faceva degli artigli del demonio. In questa celletta non si ha da -cantare che inglese.» - -«Or bene, vi farò udire una ballata composta da un canterino ch'io -conobbi in Terra Santa.» - -Il canto del cavaliere tal fu da scorgersi che s'ei non era perfetto -maestro nell'_arte giocosa_, certamente aveva avute ottime lezioni. -L'arte gl'insegnò a trar buon partito dalla sua voce, comunque fosse -poco estesa, e volta più all'aspro che al melodioso. Potea pertanto -meritarsi applausi da giudici anche più abili di quello che l'eremita -lo fosse, e maggiormente perchè il cantore mostravasi tanto commosso -dalle cose espresse nella ballata, che parea riguardassero lui -medesimo, circostanza, da cui le note d'accompagnamento acquistavano -anima e forza maggiore. - -La ballata era la seguente, ed intitolavasi: - - _Il ritorno del Crociato._ - - Figlio di padri eroi, campion di Cristo, - Un cavalier che prove peregrine - Diè di valor nel disputar l'acquisto - Del Gran Sepolcro all'aste saracine, - Non ebbe appena il patrio suol rivisto, - Caldo d'amor, cinto di lauri il crine, - Sotto il veron di lei per cui sospira, - Nunzia le fè del rieder suo la lira. - - Salve, fior di beltà! Se ancor gradito - T'è questo suon, ravvisa il tuo guerriero - Vincitor del Pagan, da' suoi tradito, - Gli rimasero sol lancia e cimiero, - E il suo valor ch'è dono tuo. Tu ardito - Di gloria il festi a imprender il sentiero; - Che i rischi ad affrontar con fermo viso - Lo allettò il guiderdon d'un tuo sorriso. - - Se fei perder l'arcion, morder l'arena - D'Icone al formidabile soldano, - Tuo nome resse questo acciar; tu piena - L'alma di senno e di vigor la mano - Rendevi a me; tu m'addoppiasti lena - Quando turba infedel per me al Giordano - Tinse del proprio sangue i flutti e i lidi - Imprecando Macon sordo a' suoi gridi. - - Non fia che i trofei laudi ond'io fui chiaro, - Nè i vanti in un di tua beltà rammenti. - A tarda etade i nomi andran del paro - Del cavalier, di quella i cui possenti - Vezzi alle imprese il cavalier spronaro; - E un vate vulgherà: corse ai cimenti - Il campion di Sorìa con fermo viso, - E gli fu guiderdon d'Elma un sorriso. - -Mentre l'ospite cantava in tal guisa, l'eremita porgea attenzione, -come farebbe un critico di mestiere che assistesse alla prima -rappresentazione d'un'opera; col capo a metà inclinato sul petto, con -occhi pressochè chiusi: mani spesso giunte, e facendo a vicenda passare -un pollice sovra l'altro, alcune volte battendo il tempo colle mani -e col piede. Se gli parea che la voce del cantore non si spiegasse -quanto, almeno a giudizio di lui che stava ascoltando, lo volevano le -leggi dell'armonia, aggiugnea, quasi per aiutarlo a torsi d'impaccio, -la propria voce. Ma poichè il cavaliere si tacque, il nostro anacoreta -trovò leggiadrissimi e la ballata e la musica e il canto. - -«Però» aggiunse «io sospetto, che il prode cavaliere, eroe di questa -ballata, abbia vissuto lungo tempo coi Normanni, e quindi sposati que' -lor modi da cascamorto. S'egli abbandonò la sua donna per correre i -campi della Palestina, non dovea forse, tornando, aspettarsi ch'ella si -mostrerebbe cortese di grati sorrisi ad un amante stato più assiduo di -lui nel corteggiarla? Che gli giovava andar a cantare sotto le finestre -di lei una ballata, accolta cred'io in tale occasione come il miagolare -d'un gatto sotto le grondaie? Ma ci pensi egli. Senza cercar altro, io -beverò al buon successo degli amanti, ma veri amanti. Voi non siete, a -quanto parmi, in questo novero, ser cavaliere.» Ciò gli disse dopo aver -osservato, come egli temendo che sì frequenti e copiose libazioni gli -alterassero il cervello, prendea la mezzina dell'acqua per temperare il -suo vino. - -«E che? non mi diceste voi venir quest'acqua dalla fontana di san -Dunstano, del glorioso vostro avvocato?» - -«Certamente, e battezzò infedeli a migliaia, ma in tutta la leggenda -di questo santo non si dice mai che abbia battezzato il vino. Ciascuna -cosa in questo mondo vuole essere adoperata all'uso per cui Domeneddio -la creò. San Dunstano conosceva quanto le potesse conoscere chiunque -altro, le prerogative di frate Giocondo.» - -Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa le -seguenti strofette foggiate sopra un'antica canzonetta inglese. - - _Frate Giocondo._ - - Ti do un anno, e se il vuoi secoli, - Scorri Francia e Spagna e il mondo, - Chi è felice? _Fra' Giocondo_ - Sol felice puoi mirar. - - Giovin prode ai corvi d'Asia - Lasciò l'ossa; in duol profondo - Sta la moglie? _Fra' Giocondo_ - Sol la puote consolar. - - Per morir sta un Grande; e il cruccia - De' peccati il grave pondo. - Chi lo allieva? _Fra' Giocondo_ - Il cappuccio e il suo cordon. - - Ricchi e grami, i santi il bramano - E chi pur di colpe è immondo. - Va per tutto _Fra' Giocondo_ - Che ogni casa è sua magion. - - Se lo sposo al desco tollera - Occupar loco secondo, - Chi sta primo? _Fra' Giocondo_; - E la moglie ancor più fa. - - Chi vuol far tenerla al diavolo - De' piacer vedendo il fondo; - Viva, gridi, _Fra' Giocondo_, - Il cappuccio e la pietà! - -«Benissimo! sull'onor mio, e mi piace che avete cantati gli encomii -della vostra tonaca. Ma a proposito di diavolo, sant'eremita di -Copmanhurst, non temete voi che una volta o l'altra venga a farvi -visita in mezzo a qualche passatempo, non del tutto canonico,» - -«Non del tutto canonico!... E via! disprezzo quest'accusa e la metto -sotto i miei piedi. Penso a compiere come si dee tutti i doveri -dell'ordine cui appartengo, mattutino, prima, terza, sesta, vespro, -compieta, recito giorno e notte e _pater_ e _ave_ e _credo_....» - -«Eccetto però nelle ore del chiaro di luna, nella stagione del -salvaggiume...» - -«_Exceptis Excipiendis_. È questa la risposta che il vecchio abate mi -suggerì d'aver pronta ogni volta che qualche laico m'avesse chiesto, -s'io adempissi esattamente tutte le minuzie prescritte dal nostro -istituto.» - -«Ottimamente, reverendo padre, ma il diavolo non conosce eccezioni, e -non dorme mai; voi sapete che ei fa le giravolte attorno come leone che -rugge!» - -«Oh! faccia le giravolte e ruggisca finchè gli pare e piace. Una -staffilata ch'io gli applichi colla mia cintura lo fa mugghiare, come -mugghiò sotto san Dunstano, che gli acchiappò il naso colle molle -arroventate. Non ho mai avuto paura di uomini viventi. Figuratevi se -voglio averla del diavolo, nè di tutte le sue diavolerie. San Dunstano, -san Vinifredo, santo Sviberto, e quel po' di merito ch'io possa avere, -mi mettono in istato di sfidarlo, ad onta della sua coda e delle sue -corna. Ma per dirvi un segreto, mio degno amico, non parlo mai di -queste cose che dopo aver recitato mattutino.» - -Cambiò allor d'argomento; ed aveano entrambi passati due o tre -ore bevendo, ridendo, cianciando e cantando, allorchè il rumore di -replicati picchii alla porta del romitaggio dieder loro altre faccende. - -E da che proveniva sì fatto interrompimento? Ciò è quanto non ci è -permesso spiegare, se prima non andiamo a raggiugnere altra brigata, -perchè ad imitazion dell'Ariosto, non ci siam fatta una legge di -accompagnar fedelmente per ogni dove i personaggi della nostra storia. - - [Illustrazione: _Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, - e cantò sovr'essa...._ pag. 151.] - - - - -CAPITOLO XVII. - - «N'aspettano boscaglie ov'han soggiorno - «La damma e il capriol, d'alberi ingombre, - «Che col mutuo intralciar lor rami, al giorno - «Fann'onta e intempestive adducon l'ombre. - «Corriam, già annotta. All'orrido dintorno - «Chi fisa luci d'ogni tema sgombre? - «Colà inviar teme Dïana i raggi; - «Che li rispingon, quasi mura, i faggi. - _La foresta d'Ettrick._ - - -Fin d'allora, che il figlio di Cedric il Sassone cadde privo di -sentimento sull'arena d'Ashby, il grido di natura, primo ad usar la -sua forza nel cuore del padre, avrebbe fatto sì che questi ordinasse -ai propri servi di prendere in custodia Ivanhoe, ed usargli ogni -cura la più amorevole. Ma contrastava altro riguardo affacciatosi un -istante dopo all'animo di Cedric. Ei non potea risolversi a riconoscere -pubblicamente un figlio, ch'egli avea sbandito dalla propria casa e -in formale guisa diseredato. Dopo alcuni momenti di lotta fra l'amor -proprio e la tenerezza paterna, egli avea preso una via di mezzo, che -fu chiamare a sè Osvaldo, e commettergli di valersi d'alcuni della sua -gente per far trasportare il ferito cavaliere nella sua tenda, ove poi -lo stesso Osvaldo sarebbe rimasto a vigilare affinchè non gli mancasse -veruna sorte di soccorsi. Nè il coppiere di Cedric avea perduto tempo -nell'accignersi ad eseguir tal comando, ma prima ch'egli potesse -avvertire i quattro uomini del seguito di Cedric per condurli con sè, -e, prima ch'ei fosse pervenuto, rompendo la calca, all'arena, altre -persone aveano trasferito altrove Ivanhoe, che fu cercato invano nella -sua tenda, senza potersi rilevare che cosa ne fosse accaduto; sicchè -parea fosse stato portato via dalle fate. - -E facilmente il nostro Osvaldo, superstizioso siccome lo erano tutti i -Sassoni, avrebbe così spiegata la sparizione d'Ivanhoe, se non veniva -ad interrompergli il corso delle meditazioni la presenza d'un uomo, -vestito presso a poco da scudiere, e in cui ravvisò le sembianze di -Gurth, suo camerata, il quale inquieto sulla sorte del suo padrone, -disperato perchè più dell'altro non lo ritrovava, e ansioso sol di -cercarlo per ogni dove, dimenticò le cautele necessarie alla sicurezza -di sè medesimo. Osvaldo si fece tosto un dovere di arrestarlo qual -fuggiasco servo sopra di cui dovea pronunziar sentenza Cedric. - -Non quindi trascurò di assumere nuove informazioni per sapere contezze -del figlio del suo padrone, e la sola cosa ch'ei giunse a scoprire -si fu, come alcuni servi ben messi aveano collocato il cavaliere -Diseredato nella lettiga appartenente ad una persona di sesso -femminino, stata spettatrice del torneo, e lo aveano tratto indi fuor -della lizza; ma ove poi lo avesser condotto niuno sapea raccontare. -Tai notizie pertanto egli arrecò al suo padrone, facendosi seguire da -Gurth, che considerava siccome una specie di disertore. - -In questo mezzo, la natura avendo preso intero predominio sullo -stoicismo patriottico che le facea guerra nel cuore del _thane_ -Sassone, questi si stava nelle più vive angoscie, finchè Osvaldo -fosse tornato. Ma appena ei seppe che altre persone, da Cedric tosto -giudicate amiche d'Ivanhoe, s'erano prese l'incarico di lui, e che, -com'era verisimile, e come tosto il Sassone immaginò, gli avrebbero -prestato ogni soccorso dovuto al suo stato, allora l'amor paterno fe' -luogo nuovamente all'orgoglio e al risentimento, radicato in lui contro -quella ch'ei chiamava ribellione del figlio. - -«Ne accada quel che ne sa accadere» disse in quell'istante «a me poco -rileva, e poco ancor mi rileva, se coloro per amor de' quali riportò -le ferite, si prendono adesso cura di medicargliele. Si distingua, -si distingua, giacchè è la sua vocazione, nelle frascherie de' -bagattellieri di questa normanna cavalleria, egli che avrebbe dovuto -mantenere l'onore e la gloria de' Sassoni suoi antenati adoperando -l'azza e la spada, armi antiche della nostra patria!» - -«Se per mantenere l'onore de' propri antenati» disse lady Rowena «basta -ad un uomo, l'intraprender con prudenza e l'eseguire con coraggio, -essere il più prode de' prodi, e segnalarsi altrettanto per dolcezza -e per sommessione, chi può negare tai pregi ad Ivanhoe?... Sarà ora la -sola voce d'un padre?....» - -«Tacete, lady Rowena, ve ne prego, è questo il solo punto su di cui -non possiamo andare intesi. Accignetevi ad intervenire al banchetto del -Principe. L'invito è stato fatto con modi cortesi, onorevolissimi, in -somma usando tai riguardi, che questi superbi Normanni ben rade volte -hanno dati a dividere a persone Sassoni dopo la fatale giornata di -Hastings. Voglio trovarmi al banchetto, se non fosse altro, per provare -a cotesti orgogliosi, come un Sassone sappia sopportare la sventura -d'un figlio, che ha atterrati i più valorosi fra i loro campioni.» - -«Io non vi sarò al certo» rispose con fermezza lady Rowena; «e voi, -temete piuttosto che quanto esaltate, siccome intrepidezza e coraggio, -non venga invece attribuito a freddezza, anzi a durezza di cuore.» - -«Per parte vostra farete ciò che meglio v'aggrada. Quanto a cuore -freddo e duro, lo mostrate piuttosto voi che sacrificate gl'interessi -d'un popolo gemente sotto il peso della schiavitù ad una passione -inutile quanto cieca. Vado in traccia del nobile Atelstano, e ci -condurremo noi due al banchetto di Giovanni d'Angiò.» - -E così fecero; e già vedemmo al proposito dello stesso banchetto le -particolarità più meritevoli d'essere ricordate. Usciti di quella -mensa i due Sassoni, insieme alla lor comitiva, montarono a cavallo, -e raggiunta lady Rowena, tutti di conserva si apparecchiarono ad -abbandonare Ashby. In mezzo alle faccende di quella frettolosa partenza -si offerse per la prima volta a Cedric, dopo essere, così diceasi, -disertato, il povero Gurth; e poichè il Sassone, come fu narrato, non -uscì di buon umor del banchetto, aveva appunto d'uopo di qualcheduno su -di cui sfogare la collera; e Gurth ne fu la vittima disgraziata. - -«Legatelo» sclamò «legatelo! Osvaldo, Udiberto! Sciagurati, che vi -avvisaste di lasciare in libertà questo furfante!» I compagni di Gurth -senza osare la menoma rimostranza a favore di quello sventurato, -gli legarono le mani dietro la schiena, al qual severo trattamento -l'ex-scudiere si assoggettò senza mettere una sola querela. Unicamente -rampognando con uno sguardo il suo padrone aggiunse tali parole: «Ciò -m'accade perchè amo il vostro sangue più del mio sangue medesimo.» - -«A cavallo e avanti» sclamò Cedric. - -«E mi par bene che non vi sia tempo da perdere» aggiunse Atelstano -«perchè, se non galoppiamo sul serio, la cena che ci ha preparata il -degno abate Wattheof non varrà più nulla.» - -Ma tanto s'affrettarono i nostri viaggiatori che prevennero la -disgrazia da Atelstano temuta. L'abate di San-Vittoldo, uscito egli -medesimo d'antica famiglia sassone, e parente di Cedric alla lontana, -ricevette i nobili viaggiatori con tutti i riguardi dell'ospitalità -sì propria a questa nazione, nè la cena del convento cedea quanto a -splendidezza al pranzo del Principe. Rimasero a desco fino a notte -molto innoltrata; nè si disgiunsero dall'Abate che la mattina del -dì successivo, dopo essergli stati compagni e partecipi ad una -sontuosissima colezione. - -Allorchè la cavalcata uscia dalla corte del monastero, occorse -un avvenimento di tal natura da far sinistra impressione in -menti sassoni, perchè non v'era in tutta l'Europa un popolo che -nell'essere superstizioso, e nel credere soprattutto ai presagi -sopravvanzasse quella nazione. Non potea ciò dirsi de' Normanni, -che essendo una schiatta mescolata, e che avea fatto qualche maggior -passo nella carriera della civiltà, non tenea più una gran parte di -quei pregiudizi, che i suoi progenitori le aveano apportati dalla -Scandinavia; e sotto simile aspetto potea vantarsi più istrutta de' -popoli conquistati. - -Nell'istante adunque di cui favelliamo, la tema di qualche arcana -disgrazia venne inspirata da un profeta, certamente ragguardevolissimo, -da un grosso cane nero e magro, che seduto sulle zampe di dietro alla -porta del monastero, mise lamentevoli ululati, allorchè uscirono i -primi cavalieri, poi seguì la cavalcata abbaiando e scorazzando da -destra a sinistra. - -«Padre mio» disse a Cedric Atelstano, che per un rispetto avuto all'età -spesso usava seco di questo titolo «questa musica niente mi garba.» - -«Nè a me maggiormente, nostro zio» disse Wamba. «Temo che ci tocchi -pagare i violini senza ballare.» - -«Il mio parere» disse Atelstano (cui era andata a sangue l'ala -dell'Abate, la quale indipendentemente dalla fama di cui godeva questa -spezie di birra fabbricata ne' dintorni di Burton, era, come ognun -può immaginare sceltissima) «il mio parere sarebbe che si tornasse -all'abbazia, e si differisse al dopo pranzo il partire. Gli è sempre -di cattivo augurio incominciar di mattino un viaggio scontrandosi in un -frate, in un leppre o in un cane che abbai.» - -«Oibò!» sclamò Cedric impazientendosi. «Basta appena la giornata al -cammino che dobbiamo fare. Poi quel cane io lo conosco, è il cane di -Gurth, disertore al pari del suo padrone.» - -Irritato indi che quell'animale non la finisse mai d'abbaiare, s'alzò -in punta de' piedi sulle sue staffe, e dato di mano ad una chiaverina, -la vibrò contro il povero Fangs, perchè quel cane era Fangs, che -avendo seguito l'orme del suo padrone, e festoso d'averlo trovato, -gli manifestava in tal guisa il giubilo di potere starsi con lui -nuovamente. Poco mancò che non ne rimanesse inchiodato sul suolo; ma -per sua buona fortuna il ferale strumento gli scalfì unicamente una -spalla, onde la bestia ferita fuggendo immantinente dalla presenza del -corrucciato _thane_ andò a mettersi all'ultime file del retroguardo. - -La tentata uccisione di un suo fedele compagno fu per Gurth cosa amara -e più difficile da perdonarsi dei lacci stessi che lo impacciavano; -laonde, dopo avere fatto un moto, inconsiderato siccome inutile, per -portarsi le mani alle ciglia, chiamò Wamba, che visto di mal umore il -padrone, avea avuta la prudenza di mettersi egli pure al retroguardo. -«Wamba, fammi una finezza, prendi una falda del tuo mantello e -rasciugami gli occhi. La polvere mi fa piangere, e come vedi non posso -prestarmi questo servigio da me medesimo.» - -Wamba lo compiacque, indi marciarono qualche tempo l'uno a canto -dell'altro senza profferire parola. Finalmente Gurth, sentendo una -necessità di disacerbare l'affanno che lo premea si volse al compagno: -«Amico Wamba, fra tutti que' matti che si prestano a servire Cedric, tu -sei il solo matto che abbia saputo rendergli gradevole la tua follia. -Va adunque a trovarlo, e digli che Gurth non vuol più saperne di -servirlo, e che da questo proposito nol moveranno, nè amore nè timore. -Egli può bene caricarmi di ceppi, farmi battere colle verghe, ed anche -mettermi a morte, ma non mai costringermi ad ubbidirlo. Va dunque e -digli, che Gurth, figlio di Beowolf, si emancipa da sè medesimo.» - -«Matto, come mi vedi» rispose Wamba «non farò mai la pazzia che mi -suggerisci. Cedric ha ancora una chiaverina da impiegare, e sai che -rare volte manca il suo scopo.» - -«Questo scopo gliel diverrò io medesimo, non me ne importa; e quanto -non vuoi dirgli tu, gli dirò io. Ieri abbandonò il figlio, il mio -giovine padrone che s'avvoltolava nel proprio sangue; oggi, innanzi -ai miei occhi, ha voluto ammazzare l'altra sola creatura vivente che -mi abbia mostrato amicizia su questa terra; per sant'Edmondo, per -san Dunstano, per san Vittoldo, per sant'Odoardo il confessore e per -tutti i santi sassoni del calendario» Cedric non giurava mai per santi -che non fossero di schiatta sassone, e tutta la sua gente ne imitava -l'esempio «non gli perdonerò in sempiterno.» - -«Ma a quanto credo» soggiunse Wamba che spesse volte si assumea le -parti di pacificatore «il nostro padrone ebbe in animo di mettere -paura a Fangs non di ferirlo. Si è alzato sulle staffe per essere più -sicuro di far passare la chiaverina al di sopra della testa di questa -bestia, e così sarebbe andata la cosa, se Fangs non avesse fatto uno -sgraziato salto in quel momento medesimo. Però tutta la ferita sta in -una scalfitura, che mi prendo incarico di guarir io con un empiastro di -pece da un soldo.» - -«Se lo credessi» sclamò Gurth «se lo potessi credere! Ma no, ho visto -io partire la chiaverina, e il colpo era bene addrizzato. L'ho intesa a -fischiar per l'aria con tutta la perfidia di chi la lanciò, poi dopo ho -veduto lui, Cedric, che ha abbassati gli occhi a terra, come di rabbia -per non avere colpito a segno. No, pel porco di sant'Antonio! non -moverò più un piede per servirlo.» - -Furon questi gli ultimi detti del porcaiuolo disertore, nè i reiterati -sforzi di Wamba valsero d'indi in poi a fargli aprir bocca. - -Intanto Cedric e Atelstano che marciavano avanti a tutti di quella -brigata, la discorrevan fra loro sullo stato interno del paese, sulle -dissensioni che teneano in trambusto la reale famiglia, sulle dispute -feudali, onde i Nobili normanni erano nemici gli uni degli altri, e -finalmente sulle occasioni che potevano tuttavia presentarsi ai Sassoni -oppressi per iscotere il giogo de' Normanni, o certamente per farsene -temere e rispettare, col favore delle turbolenze che sembravan vicine; -argomenti tutti che mettevano in estasi Cedric. La restaurazione della -sassone indipendenza gli stava a cuore con tanta gagliardia, che a tale -speranza avea volontariamente sagrificato e la sua domestica felicità e -gli interessi del proprio figlio; ed ecco in qual modo. - -Ad operare questo grande cambiamento politico facea d'uopo di una -perfetta unione fra i Sassoni, e che si lasciassero regolare da un -capo egualmente riconosciuto da tutti. La necessità di eleggere un -tal capo fra i discendenti del real sangue sassone si manifestava -di per sè stessa, e per altra parte aveano messo ciò per condizione -espressa dell'opera che presterebbero que' partigiani, ai quali -Cedric confidò i suoi segreti divisamenti e le sue speranze. Ora la -prerogativa di sangue regio trovavasi appunto in Atelstano, ultimo -rampollo maschile della sassone dinastia. Comunque ei non avesse i -pregi d'ingegno necessarii ad un capo di fazione, pure l'apparenza -esterna erane dignitosa, nè difettava di coraggio, addestratosi in -oltre all'armeggiare, pareva anche inclinato a ben ascoltare i consigli -di chi ne sapea più di lui, e lodato veniva per buona indole d'animo. -Ciò nullameno ad onta de' diritti che si univano in esso a farlo capo -della sassone confederazione, molti inchinavano a preferire i diritti -di lady Rowena, che discendeva in retta linea dal grande Alfredo, e il -cui defunto padre, già capo di confederazione, rinomato per coraggio, -saggezza e generosità, vivea tuttavia con onore nelle ricordanze de' -suoi concittadini. - -Nè forse sarebbe stato difficile allo stesso Cedric il farsi capo -di una terza fazione, formidabile per lo meno al pari dell'altre -due. Benchè non iscorresse nelle sue vene un sangue reale, possedea -coraggio, solerzia, forza d'animo, e soprattutto affetto intensissimo -alla causa della sua patria, affetto che gli meritò d'essere -soprannominato il Sassone. Aggiungasi, che eccetto Atelstano e -lady Rowena, Cedric non la cedeva a verun altro quanto a nobiltà di -legnaggio. Ma a tante belle prerogative che lo adornavano univa egli -il massimo disinteresse, per cui avversissimo a qualunque impresa -che potesse disgiungere gli animi della sua nazione, stremata anche -troppo dal proprio infiaccamento, aveva anzi abbracciato con calore il -disegno di collegare le due fazioni col dare lady Rowena in isposa ad -Atelstano, disegno cui mettea inciampo l'amore palesatosi tra il figlio -e la pupilla di Cedric. Tal si fu la cagione che indusse a bandire -Ivanhoe dal tetto de' comuni avi. - -A così severo espediente s'era attenuto Cedric perchè sperava la -lontananza di Wilfrid, bastante rimedio a dissipare in lady Rowena -l'amore che ver l'illustre giovane ella avea concepito. Ma sbagliò -nei suoi conti, e sbagliò tanto più che facea contr'essi il modo -medesimo onde amministrò sopra lady Rowena la tutela affidatagli. -Il nostro Sassone, cui il nome d'Alfredo sonava qual nome d'una -divinità, usava all'unica discendente di questo monarca tai riguardi -che appena si sarebbero conceduti ad una principessa sovrana, in -tal grado riconosciuta. La volontà di lady Rowena fu mai sempre per -esso una legge, e parea che a render meglio nota a tutte le persone -della sua casa la specie di sovranità da lui attribuita alla pupilla, -mettesse una gloria nel comportarsi egli stesso qual primo vassallo -della medesima. Accostumata quindi, non dirò solamente a fare il -proprio volere, ma a comandare dispoticamente, poca docilità potea -ripromettersene chi divisava modi atti a costringere gli affetti, e -darle uno sposo che il cuore di lei non avesse dianzi prescelto. Ella -era invece propensissima a far valere la propria indipendenza sopra -tal cosa, in cui sogliono farla valere, opponendo all'uopo resistenza -fortissima all'autorità de' genitori e dei tutori, quelle donne ancora -che all'obbedienza e alla sommessione furono maggiormente avvezzate. Nè -ella si facea riguardi di palesar liberamente a Cedric quai fossero le -inclinazioni vivissime del suo animo; laonde il tutore, che non poteva -sciogliersi del giogo che si era imposto, cioè di far sempre i voleri -della pupilla, non sapeva qual via prendere a cambiar la vicenda, e -indur la pupilla a seguire i voleri di lui. - -Invano ei cercò abbagliarne l'immaginazione col presentarle lo -splendore d'una corona immaginaria. Rowena, fornita d'ottimo -accorgimento, nè vedea possibili da effettuarsi i disegni di Cedric, nè -possibili gli avrebbe desiderati, almeno quanto alla parte di essi che -riguardava la sua persona. Laonde, senza far certamente mistero della -predilezione conceduta a Wilfrid d'Ivanhoe, protestò che quand'anche -ei più non fosse, amerebbe meglio rinchiudersi in un convento, che -partecipare del trono in compagnia d'Atelstano, da lei disprezzato mai -sempre, e che in allora le veniva in assoluto abborrimento, siccome -origine delle sgradevoli insistenze da cui si vedea assediata. - -Ciò nullameno Cedric, il quale troppo non credeva alla femminile -costanza, durava ne' suoi tentativi per concludere tai sponsali, che a -suo parere doveano apportare il più importante de' servigi alla causa -de' Sassoni. La non aspettata comparsa del suo figliuolo ad Ashby -gli sembrò sulle prime, nè allora ebbe torto, l'estremo crollo delle -proprie speranze; e se l'amor paterno vinse per brevi istanti quel suo -amor di patria spinto oltre i confini del possibile, ben tosto questo -secondo sentimento avendo ripresa tutta l'antica prevalenza, si risolse -ad un'ultima prova per congiungere ad Atelstano la sua pupilla, e indi -darsi tutto all'opera di far risorgere la sassone indipendenza. - -E sull'argomento di questa sassone indipendenza volgeano i discorsi che -in tal istante movea ad Atelstano Cedric, non senza sospirare a quando -a quando in veggendo inerzia e indifferenza, laddove avrebbe voluto -scorgere fuoco d'entusiasmo pari a quello onde ardeva egli stesso. Ned -è già che Atelstano mancasse in vanità; ed anzi gli andava grandemente -a cuore chiunque a lui rimembrava gl'illustri suoi antenati, e i -diritti, allor chimerici, che al sovrano grado gli dava il suo nascere. -Ma all'amor proprio di cotest'uomo bastavano i rispettosi omaggi che -gli tributavano i suoi vassalli e que' Sassoni di condizione libera -ne' quali scontravasi. Nè tampoco può dirsi ch'ei paventasse ad un -evento i pericoli, ma rifuggìa dalla molestia di andarne in traccia. -Ei conveniva con Cedric sulla massima generale del diritto ch'era nei -Sassoni di riconquistare la loro independenza; e più volentieri ancora -si lasciava convincere, che ricuperata una volta questa independenza -a' suoi compatriotti, le proprie prerogative il portavano ad esserne -il legittimo capo, ma quando si giugnea alla conclusione di metter le -mani all'opera per far valere tali diritti, tali prerogative, egli -era sempre Atelstano l'_Irresoluto_. Da lui venivano gl'indugi, da -lui le obbiezioni, in somma non sapea decidersi ad imprendere cosa -veruna. E tutto il calore e tutto l'entusiasmo di Cedric non faceano in -quell'animo di diaccio maggior impressione che non la operi una palla -arroventata, la quale caduta nell'acqua non vi produce che un leggier -fumo e un fremito momentaneo. - -Cedric si trovava al giusto nella condizione di chi battesse un ferro -freddo, o di chi s'affaticasse a far prender il galoppo ad un cavallo -avvilito e snervato. Che se, rinunziando per poco a tal fazione, -volgeasi all'altra di tentar prova della propria prevalenza sull'animo -di lady Rowena, era ancor di peggio, e i disgusti che riportava da -tale esperienza il rendevano vie più scontento. Intanto lady Rowena -s'intertenea con Elgitta, favellando del valore dimostrato da Ivanhoe -nel torneo, colloquio che rimase interrotto dal sopravvenire di -Cedric. Ma Elgitta per far le vendette della sua padrona, trovò modo -d'inserire ne' nuovi discorsi intavolati alcune allusioni al modo onde -Atelstano fu scavalcato in mezzo alla lizza, argomento alle orecchie -di un Sassone il più sgradito di quanti si potessero immaginare. Se -Cedric era di mal umore prima di mettersi in cammino, tal circostanze -non gliel dissiparono certamente, laonde più d'una volta in suo -cuore maledì il torneo, chi ne divisò la prima idea, chi l'ordinò, e -soprattutto la propria follia d'esservisi trasferito. - -Verso il mezzogiorno, a sollecitazione d'Atelstano, la cavalcata fe' -pausa presso una fonte situata al lembo d'una foresta, così per dar -riposo ai cavalli, come per reficiarsi a molle desco colle vettovaglie -di cui l'abate di san Vittoldo avea caricata una mula del seguito della -comitiva. Mercè all'appetito d'Atelstano, la pausa durò più a lungo che -non l'avrebbe desiderato Cedric. E quindi tutti videro nel rimettersi -in viaggio, che solamente a notte assai innoltrata si potrebbe giungere -a Rotherwood, e sentirono quindi la necessità di affrettare il trotto -de' lor cavalli. - - - - -CAPITOLO XVIII. - - »Fra quegli armati una donna vid'io - »Che d'alto affare al portamento, al volto - »Pareami certo, assai mi tenni appresso - »Per tutti intender que' lor detti; e scopo - »A tal viaggio è la vicina rocca. - ORRA. _Tragedia_ - - -Dopo che i nostri viaggiatori ebbero attraversata vasta pianura, -stavano per entrare in una selva che a quei giorni inspirava gran tema -per la moltitudine dei malandrini cui servia di covile. Erano costoro -uomini che tratti a disperato vivere dall'oppressione, e condotti ad -estrema miseria da vessazioni inaudite, si univano in bande numerose -quanto bastava per non temere quella debole guardia che vegghiava -in tai giorni all'ordine pubblico. Nullameno Cedric e Atelstano, -comunque si vedessero costretti a camminare una parte di notte, non si -prendeano grande paura di costoro, credendosi assai fiancheggiati dalla -scorta che aveano di dieci uomini armati, fra' quali non comprendiamo -Gurth e Wamba, che all'accader d'un assalto parea non potessero -riuscire d'alcun giovamento; il primo per avere le braccia legate, -l'altro perchè la professione cui si era dedicato tal non sembrava -certamente da favorire in lui le inclinazioni marziali. Aggiungasi, che -nell'attraversare la formidabile selva, Cedric e Atelstano si fondavano -assai sul rispetto, che per essi aveasi in que' dintorni, e pur sulla -fama divulgata del loro coraggio. Di più. Quelli che le persecuzioni, -e soprattutto il rigor delle leggi intorno la caccia, avea tratti a -soggiornar le foreste, e a far vita di masnadieri, erano contadini -sassoni in massima parte, onde parea cosa presumibile che avrebbero -rispettati due capi, dai quali non ricevettero mai il menomo aggravio. - -Ma d'improvviso dovettero mettersi in agitazione all'udire suon di -gemiti e pianti a poca distanza. Corsi là donde tai voci venivano, -videro una lettica chiusa, da cui erano stati distaccati e portati -via i cavalli, una giovinetta vestita in sontuosi abiti di foggia -ebraica, che piagneva a cald'occhi, e presso di questa un vecchio, -che il suo berrettone giallo facea ravvisar per Ebreo, e che correva -disperatamente qua e là torcendosi le mani, com'uomo cui fosse -sopraggiunto il massimo de' disastri. - -Atelstano e Cedric chiesero al vecchio come accadea ch'ei fosse tra -que' boschi in compagnia d'una giovane, provveduto d'una lettica -senza cavalli e sfornito di scorta; ma per qualche tempo in vece di -averne una risposta, non udirono che interrotte invocazioni a tutti i -patriarchi dell'antico Testamento. Finalmente Isacco d'York, che questi -era il nostro antico amico, ripigliando a poco a poco l'uso de' sensi, -narrò ai due Sassoni come avess'egli noleggiata ad Ashby una scorta -di sei armigeri, i quali s'erano obbligati di guidare lui e la sua -compagnia a Doncaster e di somministrar cavalli e muli così per portar -le persone come per tirar la lettica, e come poi questi mascalzoni -gli avessero, ch'era presso a poco un'ora, abbandonati, fosse poi per -tema degli assassini, che un taglialegne gli avvertì d'aver trovati -poco distanti di lì in banda assai numerosa, o fosse per qualch'altro -motivo, che Isacco parea non si prendere molta briga di dilucidare. «Se -la bontà vostra, soggiunse indi l'Ebreo con tutta umiltà, giugnesse a -tanto di permetterne che proseguissimo sotto la vostra salvaguardia il -cammino, sarebbe tal opera caritatevole che giuro sulle tavole della -nostra santa legge, non se ne conterebbe verun'altra, la quale fosse -stata accolta con maggiore gratitudine incominciando dai giorni della -cattività d'Israele.» - -«Cane d'Ebreo!» rispose Atelstano che avea una memoria fedelissima nel -ricordargli le particolarità le più minute accadutegli, e soprattutto -se queste avessero contenuto anche lievissima offesa contro di lui «non -rammenti più il modo onde ti sei condotto nel primo dì del torneo? -Fuggi, o combatti co' masnadieri, o se così ti piace, aggiustati -con essi, ma non aspettare nè soccorso nè protezione da noi. Se gli -assassini non ispogliassero fuorchè gente della tua razza che assassina -tutto il mondo, li riguarderei come onestissimi galantuomini.» - -Ma in sì rigorosa sentenza non convenne Cedric. «Sarà meglio» diss'egli -«che prestiamo loro qualcuno de' nostri cavalli perchè possano -continuare il cammino, e due de' nostri uomini che li scortino sino -al primo villaggio. Gli è vero che ciò diminuirà alcun poco le nostre -forze, ma quand'anche ne assaltassero i malandrini, la vostra spada, -nobile Atelstano, la mia e gli otto uomini che tuttavolta avremmo con -noi, basterebbero a sperdere una ventina di quegli sciagurati.» - -Lady Rowena, presa da qualche timore fin d'allora che udì essersi -veduti assassini in poca distanza, si fece a difendere il partito -posto dal suo tutore. Ma Rebecca d'improvviso scese, e guidando a mano -il suo palafreno, corse ver la illustre donzella, e prostesa innanzi -ad essa, le baciò rispettosamente il lembo della veste, come è uso -degli Orientali ogni qualvolta indirigono discorso ai lor superiori. -Rialzatasi indi e mandato indietro il velo, la supplicò in nome di quel -Dio onnipossente, che entrambe adoravano, e in nome de' comandamenti -trasmessi da questo medesimo Dio sul monte Sinai, parimente rispettati -da entrambe, ad aver compassione di quello stato deplorabile, e -ottenerle quella salvaguardia che avea implorata il suo genitore. -«Non è per me» soggiunse indi «ch'io vi chieda tal grazia, e nè manco -per questo povero vecchio che è però il padre mio. So che il solo -nome d'Ebrei basta per condannarne all'abbandono, allo spregio, agli -insulti, nè la cosa cambia per essere noi piuttosto o in una selva o -in una grande città. Ma entro la lettica che vedete vi sta un ferito, -un cristiano. Sia mercè vostra che senza pericolo e sotto una tutelar -protezione possiam trasportarlo, nè lascio di mettervi innanzi agli -occhi, che se per avere la vostra comitiva ricusata a noi tale grazia, -gl'intervenisse qualche straordinario disastro, niuno d'essa, e voi -men degli altri, nobile signora, sapreste perdonare a voi stessi le -conseguenze di simil rifiuto.» - -Il modo nobile, solenne e commovente onde Rebecca accompagnò tal sua -preghiera, toccò vivamente l'animo della bella Sassone. - -«Questo vecchio» diss'ella al suo tutore «è inabile affatto a -difendersi, la figlia sua è meritevole di compassione quant'è -avvenente; un uomo che soffre sta in quella lettica. Sien pur -giudei il vecchio e la figlia sua! Noi non saremmo cristiani se gli -abbandonassimo in sì terribile estremità. Poichè già conveniste di -conceder loro, e alcune delle nostre bestie per trasportarli e due de' -nostri uomini di scorta, perchè non possiamo ancora permettere ad essi -che ci accompagnino?» - -Cedric condiscese tosto alle brame di lady Rowena, e Atelstano ancora, -mettendo però il patto che gli Ebrei rimanessero sempre al retroguardo. -«Vi troveranno» soggiunse «Wamba che, a quanto penso, sarà ancora -provveduto di quel suo scudo, opportunissimo a respingere gli assalti.» - -«Ma!» tostamente Wamba rispose «lasciai il mio scudo sul campo di -battaglia, destino ch'ebbi comune con molti altri.» - -Venne rosso Atelstano senza osare di rispondere altra cosa, perchè -tal destino appunto gli era toccato nel giorno ultimo della giostra. -Lady Rowena, cui non dispiacea vederlo umiliato, si studiò di far -dimenticare alla leggiadra Ebrea il disadatto motteggio del nobile -Sassone, coll'animarla a marciarle da presso in quel durar di cammino. - -«Ciò non sarebbe convenevole» rispose Rebecca con modo umile sì, ma -da cui però traspirava tal quale alterezza. «S'io accettassi, qualcuno -potrebbe giudicarne disonorata la mia nobile protettrice.» - -Intantochè venivano scaricate due delle mule che portavano le bagaglie, -intantochè le stesse bagaglie erano ripartite sull'altre bestie da -soma, lavori che si terminarono con molta sollecitudine, perchè la voce -_assassini_ avea posta solerzia in ognuno, e la crescea il terrore -inspirato dall'essere imminente la notte; intantochè, dissi, tutte -queste cose operavansi, Gurth si dolse del male che gli faceano le -corde, troppo strette ai pugni delle sue mani. Wamba si prese assunto -di rallentarle, e fosse a caso o a disegno, le rallentò sì bene, -che Gurth non durò indi a fatica a spacciarsene affatto, e prima che -tutti fossero lesti a rimettersi a cavallo, il porcaiuolo fece gamba -nell'interno della foresta. - -Il cavallo che fin allora avea servito a Gurth era stato assegnato -all'Ebreo, e atteso il minorato numero de' palafreni, essendosi -risoluto che il prigioniere farebbe il rimanente del viaggio sulla -groppa d'un cavallo cavalcato da un altro, si credè veramente che Gurth -stesse dietro ad uno de' suoi compagni, e la seconda diserzione niuno -avvertì, e a cose più serie per vero dire tutti pensavano, aspettandosi -da un istante all'altro lo scontro degli assassini. - -Il sentiere in cui entrarono allora i nostri viaggiatori era sì -stretto, che due soli cavalieri vi poteano passar di fronte; terreno -declive e paludoso, attraversato da un fiumicello, le cui rive andavano -coperte di antichi salici. Cedric e Atelstano ben si accorsero, come un -tal luogo fosse opportuno a nascondere qualunque malandrino che avesse -divisato d'assalir viaggiatori, ma ad onta del preveduto pericolo, non -aveano miglior espediente fuorchè affrettare la corsa, il che neanco -era sì facile su quel suolo, ove ad ogni passo le gambe de' corridori -affondavano. Guadato che ebbero il fiumicello, non rimanea tempo a -tutta la comitiva di raggiungere l'altra riva allorchè d'ogni lato si -videro accerchiati ed assaliti da numerosa masnada d'uomini armati, che -colla rapidità e accortezza delle lor fazioni pareano il doppio di quel -che erano. Costoro gridavano ad alta voce: «Vivano il Dragon Bianco -e san Giorgio! Viva l'Inghilterra»; e ciò coll'intendimento di farsi -meglio credere scorridori sassoni. - -Tosto Cedric e Atelstano caddero prigionieri, e tale avvenimento -fu accompagnato da particolarità diverse giusta la diversità delle -indoli de' personaggi. Perchè Cedric contro il primo nemico ch'ei vide -comparire lanciò la chiaverina rimastagli, e indirisse il colpo più -di proposito che non lo avea fatto contro il povero Fangs; tal che il -supposto masnadiere rimase inchiodato alla quercia cui stava d'avanti. -Poi brandita la sciabola, ne affrontò un secondo al quale menò colpo sì -disperato e con sì cieco impeto, che gli andò in pezzi l'arma contra -un troncone. Allora due o tre uomini gli si lanciarono addosso, e -stramazzatolo da cavallo, finalmente lo ebbero nelle mani. Ma Atelstano -era perplesso, meditando se fosse più espediente cosa il correre -incontro ai nemici che lo minacciavano di fronte o a quelli che lo -circondavano, intanto che questi giunsero ad afferrare la briglia del -suo cavallo; e divenne compagno di cattività a Cedric, senz'avere avuto -il tempo di mettersi tampoco in parata. - -Le persone di seguito impacciate in mezzo alle mule che trasportavano -le bagaglie, sorprese di più ed atterrite sul destino cui soggiacquero -i loro padroni, non opposero quasi resistenza di sorte alcuna agli -assalitori che le disarmarono, impadronitisi in oltre di lady Rowena, -che stava nella parte di mezzo della cavalcata, e d'Isacco e della -figlia d'Isacco postisi al retroguardo. - -Il solo a non lasciarsi trappolare fu Wamba, il quale in sì fatta -occasione mostrò più coraggio di coloro che presumevano superarlo in -senno. Perchè impadronitosi della sciabola d'un di que' servi che non -parea ricordarsi d'averla, si schermì abbastanza di tenere in rispetto -coloro che si avvicinarono. Ei tentò parimente una prova di liberare -il padrone, ma osservando come avrebbe avuto che fare con troppi, e -vedendo legati in massima parte i suoi compagni, pian piano si buttò -giù da cavallo, e protetto dalle tenebre e dalla generale confusione, -s'addentrò nel bosco senza che nessuno avvisasse fermarlo. - - [Illustrazione: _Allora due o tre uomini gli si lanciarono - addosso, e stramazzatolo da cavallo, finalmente lo ebbero - nelle mani._ pag. 164.] - -Però appena il valoroso matto si vide fuor di pericolo, incominciò a -trovarsi dubbioso se non gli convenisse meglio offerirsi compagno di -prigionia ad un padrone, al quale era sinceramente affezionato. - -«Ho inteso talvolta esaltare la felicità d'una libera condizione» -meditava egli fra sè medesimo; «ma vorrei ora che un uomo saggio -venisse insegnando ad un matto qual cosa può farsi della sua libertà -chi l'ha ottenuta contra propria voglia!» - -Udì allora susurrare il nome di Wamba da una voce, che gli doveva -esser vicina, ma bassa e mandata colla massima cautela, poi nel -tempo medesimo gli saltò addosso accarezzandolo un cane, che tosto ei -riconobbe per Fangs. - -«Gurth!» pronunziò Wamba col tuono stesso di voce onde aveva udito -chiamarsi. «Sei tu, Gurth?» - -«Sì» rispose Gurth avvicinandosegli; «ma che cosa è dunque accaduto? -Che significa questo scricchiolar d'armi?» - -«Una bagattella! son tutti prigionieri.» - -«Prigionieri! chi?» - -«Il nostro padrone, lady Rowena, Osvaldo, in somma tutti.» - -«Oh! dalla parte di Dio! chi gli ha fatti prigionieri? Com'è stato?» - -«È stata, che il nostro padrone si è troppo affrettato a cimentarsi, -Atelstano si è affrettato men di quel che bastava, e il resto dei -nostri niente affatto. Coloro che gli hanno fatti prigionieri vestono -giustacuori verdi, e portano una maschera al volto.» - -«E i nostri compagni?» - -«Legati mani e piedi, stan là sparsi sull'erba che paiono mele -all'istante che le hai gettate ai tuoi porci. Ne riderei se potessi -trattenermi dal piangere.» - -Tutto acceso in volto, allora Gurth esclamò «Wamba! hai tu un'arme? -Il tuo cuore val meglio della tua testa. Gli è vero che siamo in due -solamente. Ma un assalto improvviso, tentato contra gente che a ciò -non si aspetta, potrebbe tornarne bene. Seguimi. Gli è duopo liberare -Cedric.» - -«Ma, Gurth, dimenticasti d'aver giurato un'ora fa che non gli avresti -mai perdonato?» - -«Eh! fu quando non avea bisogno de' miei soccorsi. Vieni, seguimi, fa -presto.» - -Stavano già per partire, allorchè un terzo comparve fra essi ordinando -che si fermassero. Alla foggia delle vesti e dell'armi, Wamba avrebbe -potuto giudicarlo uno fra' malandrini che arrestarono il suo padrone, -perchè non diversava da essi che nello avere il viso scoperto. Però -al ricco pendaglio ch'egli portava, al corno da caccia che ne stava -sospeso, al tuono tranquillo ed autorevole, onde gli parlava l'uom -sopraggiunto, Wamba non tardò, a mal grado dell'oscurità, a riconoscere -Locksley, quell'arciere che vinse il premio dell'arco affrontando tutti -i patti svantaggiosi a' quali si assoggettò. - -«Che significa tutto questo?» disse loro. «Chi seno quelli che -s'avvisano di far prigioniere le persone in questa foresta?» - -«Potrebbero credersi vostri confratelli» rispose Wamba «perchè -somigliate loro, come si rassomiglian due ceci.» - -«Tosto il saprò» disse Locksley «ma aspettatemi in questo luogo. -Vi proibisco, pena la vita, il movervi di qui prima ch'io torni. -Obbeditemi, e prometto bene così a voi come ai vostri padroni. Ciò -nullameno fa mestieri d'alcune cautele.» - -Levatosi indi il pendaglio, e staccato il pennacchio che ornava il suo -berrettone, consegnò tai cose alla custodia di Wamba; poi trasse di -saccoccia una maschera, e coprendone il viso, si dipartì da loro per -andar a fare scoperta, non senza ingiugnere nuovamente ai medesimi che -lo aspettassero. - -«Lo aspetteremo, o Gurth?» disse Wamba: «o vogliam dargli prova che -Domeneddio ci ha forniti di gambe? In verità, anche costui ha cera di -masnadiere, e non vedo troppo qual fiducia in lui possa aversi.» - -«Fosse anche il diavolo» rispose Gurth «che rischiamo noi aspettandolo? -S'egli appartiene a questa banda di scorridori, potrebbe averli già -messi all'erta intorno alle nostre persone: ciò essendo come involarsi -da loro? Poi, e non è gran tempo, ho fatto io la prova, che fino tra -gli assassini si trova un qualche galantuomo.» - -Non tardò multi minuti a far ritorno Locksley. «Ho veduto gli amici» -diss'egli «e di più ho parlato ad essi, perchè vestiti alla mia foggia, -m'hanno creduto un loro collega. Ora so, e chi sono e dove vanno e -quello che vogliono fare. Ma il numero ne è grande, ed è gente valorosa -nell'armi. Sarebbe la massima delle follie se tre uomini presumessero -d'assalirli con buon successo. Conviene pertanto unire una forza più -ragguardevole, e so ben io dove trovarla. Voi siete entrambi, credo, -fedeli servi di Cedric il Sassone. Seguitemi adunque, nè mai sia detto, -che l'amico dell'Inghilterra e degl'Inglesi manchi di braccia per -soccorrerlo all'istante del pericolo; ma fa d'uopo non perder tempo, -perchè già coloro s'avviano.» - -E fatto a questi cenno di venirgli addietro, s'addentrò nella parte più -folta della foresta, per vie non disegnate da traccia umana, e Gurth e -Wamba il seguivano silenziosi. - -Ma il silenzio mal si confaceva all'umore di Wamba, che lo interruppe -finalmente, susurrando a mezza voce all'orecchio del camerata, ed -accennando il pendaglio e il corno da caccia che tenea tuttavia fra le -mani: «Gurth, se non mi sbaglio, ho veduto guadagnar questo premio che -non è molto.» - -«Ed io» disse Gurth, parlando anche più sommesso «scommetterei tutti i -porci del mio padrone, che tre giorni fa, o a dir meglio tre notti fa, -ho udito la voce del bravo arciere che guadagnò questo premio, e che or -ne fa scorta.» - -«Amici» si volse ad essi Locksley, che ad onta di tutte le loro cautele -gli aveva intesi «poco rileva ora quel ch'io mi sia e che cosa sia. Se -arrivo a liberare il vostro padrone, avrete un motivo di riguardarmi -come il migliore fra gli amici dell'Inghilterra. Ch'io mi chiami poi -sotto tale o tal altro nome, ch'io tiri bene o mal l'arco, ch'io ami -diportarmi a luce di giorno o a chiaro di luna, sono cose le quali non -v'appartengono, e sulle quali fareste meglio a non prendervi fastidio.» - -«Mettemmo la testa nella gola del lione» disse Wamba all'orecchio di -Gurth. «Dio ne aiuti, che la possiam cavar fuori!» - -«Zitto!» rispose Gurth. «Guardati dal disgustarlo con alcuna delle tue -follie. Quanto a me, ho le mie buone ragioni a sperare che tutta questa -faccenda andrà a finir bene.» - - - - -CAPITOLO XIX. - - Soave è al peregrin poichè ha smarrita - La via, se ascolta in fondo della selva - Il salmeggiar di vigile eremita. - _L'eremita della fontana di s. Clemente._ - - -Solamente dopo tre ore di accelerato cammino, Wamba, Gurth e la -misteriosa lor guida, giunsero ad un diradamento di selva, nel cui -mezzo sorgeva enorme quercia, che coll'estese braccia spargea vasta -ombra da tutti i lati. Cinque o sei uomini, vestiti di giustacuor -verde non men di Locksley, stavano, a quanto parea, dormendo, sdraiati -attorno dell'albero, intanto che a qualche passo distante da essi -camminava innanzi e indietro un loro compagno posto di sentinella. - -Questa, all'udire il calpestio de' nostri viaggiatori che ad essa si -avvicinavano, diede ai compagni il segno di stare all'erta; ed essi -balzati in piede, afferrarono gli archi, preparandosi a lanciar le -freccie ver quella parte, d'onde credessero venir un pericolo. Ma non -tardò il lor capo a darsi a conoscere; al minaccievole atteggiamento -succedettero i segnali di rispetto e di subordinazione. - -«Dov'è Mugnaio?» chiese Locksley. - -«Su la strada di Rotheram.» - -«Con quanti uomini?» - -«Con sei, e con buona speranza di bottino; così ne assista san Nicolò!» - -«Lodo la pietà vostra. E ove trovasi Allan-Dale?» - -«Dalla parte di Watling, ad appostare con quattro uomini il priore di -Jorvaulx.» - -«Ottimamente. E fra' Giocondo?» - -«Nella sua celletta.» - -«Vado a cercarlo. Voi intanto mettetevi attorno per radunarci nostri -colleghi; e raccoglietene quanti mai vi vien fatto raccoglierne, perchè -abbiamo a far caccia di certo selvaggiume che non fuggirà al nostro -avvicinarsi, ma si volterà contra noi. Che tutti sieno qui un'ora -prima dell'alba — Aspettate un momento» ei soggiunse, mentre quelli -già s'apparecchiavano ad eseguire il primo comando. «Io dimenticava la -cosa la più essenziale. Che un di voi prenda la strada di Torquilstone, -del castello di Frondeboeuf. Una banda di furfanti che hanno ardito -addossarsi il nostro uniforme, conducono colà prigionieri Cedric il -Sassone e la sua comitiva. È questo un insulto che si fa alla nostra -gloria, e vuole il nostro onore che sia punito. Teneteli ben di mira, -perchè quand'anche giugnessero al castello prima che le nostre forze -fossero raunate, converrebbe ad ogni costo studiar modo di vendicarsi -e di sottrarre dalle branche di costoro i prigionieri che s'arrogarono -di fare, vestiti dei nostri panni. Seguitateli da vicino, e il miglior -camminatore fra voi si assuma tale incarico e quello di ragguagliarmi -di tutto.» - -Quella brigata si sbandò prendendo varie diritture a norma degli ordini -ricevuti, e il loro capo, seguitato sempre da Gurth e da Wamba che -il riguardavano con una tal qual rispettosa tema, mosse alla volta di -Copmanhurst. - -Giunti al picciolo diradamento di foresta, ad un lato del quale -vedeansi il romitaggio, e la cappella a metà diroccata di Copmanhurst, -Wamba disse sotto voce a Gurth: «Se la è la casa d'un ladro, si -conferma la verità dell'antico proverbio: _Presso la chiesa, lontano da -Dio_; e pei sonagli del mio berrettone! sì che la cosa è vera! Ascolta -solo come si salmeggia bene nel romitaggio.» - -Di fatto il pietoso anacoreta cantava allora una canzon da taverna, -e in quel momento il cavalier Nero ne ripeteva a coro con esso il -ritornello. - - Il sugo di pergola - Dà forza al pensiero, - Sereno fa il cor. - Che tardi tu a mescere? - Hai fiasco e bicchiero. - Ve' come zampilla! - Non perdasi stilla - Del grato licor! - -«Affè non cantano male» disse Wamba che aveva accompagnate colla sua le -voci dei due cantori, «ma per il nome di tutti i santi! chi sarebbesi -aspettato di udire l'intonazione d'un tal mattutino nella cella d'un -eremita?» - -«Oh! per me non ne sono punto maravigliato» rispose Gurth. «Mi -assicurano che l'eremita di Copmanhurst è un uomo che si dà bel tempo, -e che non si fa scrupolo d'ammazzare un daino. M'hanno anche detto che -il boscaiuolo ha mosse doglianze contro di lui all'ufiziale regio, e -che d'ora in poi gli sarà proibito di portar cappuccio e cocolla.» - -Intanto ch'essi in tal modo discorrevano, Locksley co' suoi replicati -picchii alla porta scompigliò non poco l'anacoreta e il suo ospite. -«Per la mia cocolla!» disse l'eremita fermandosi a metà d'una cadenza -«sta a vedere che abbiamo ancora altri viaggiatori smarriti! non -vorrei per l'onore del mio cappuccio che ne sorprendessero in mezzo -a questi santi esercizi. Tutti hanno i lor nemici, ser Neghittoso, e -vi potrebbe esser gente tanto maligna da confondere il modo cordiale -con cui ho accolto, in questa breve durata di tre ore, un viaggiatore -affaticato come eravate voi, da confonderlo dissi con una gozzoviglia -da dissoluti, da briachi: e la dissolutezza e l'ubbriachezza son vizi, -grazie a san Dunstano, contrari così alla mia indole come alla mia -professione.» - -«Guardate che vili calunniatori si danno!» soggiunse il cavaliere. -«Così stesse in me il castigarli. Ma avete ragione, santo eremita. -Tutti abbiamo i nostri nemici, e in questo regno vivono tali persone -che, costretto a vederle in faccia vorrei essere coperto del mio -elmetto, non mai a viso scoperto.» - -«Copritevi dunque col vostro elmo, ser cavaliere, e fate presto quanto -la vostra indole ve lo permette. Intanto vado a riporre nell'armadio -segreto il fiaschetto, le tazze e il rimanente del pasticcio, e perchè -non ascoltino quel ch'io mi operi al di fuori, fatemi da secondo in ciò -che adesso stò per cantare. Pensate solamente al tuono della cantilena, -non vi prendete fastidio delle parole. Sarà molto se le saprò io -profferire.» - -Detto ciò, e mentre facea scomparire gli avanzi del banchetto, intonò -con voce forte e sonora un _De profundis_, intanto che il cavaliere, -riponendosi in fretta la sua armatura, e ridendo di tutto cuore lo -accompagnava colla sua voce. - -«Che mattutino del diavolo cantate voi dunque a tal ora?» sclamò -Locksley picchiando una seconda volta. - -Il romore di quel canto, e fors'anche le copiose libazioni che fatte -avea l'eremita, gli furono cagione di non riconoscere la voce che gli -parlava, quindi rispose col solito formolario: «Tirate diritto per la -vostra strada, e non disturbate ne' lor divoti esercizi due servi di -san Dunstano.» - -«Cane d'un eremita!» udì rispondersi verso la strada. «Non ravvisi la -voce di Locksley?» - -«Va ottimamente» disse l'eremita voltosi all'ospite. «Non v'è da temer -cosa alcuna.» - -«Ma chi è questo straniero? Rileva a me di saperlo.» - -«_Chi è?_ Vi dico che è un amico.» - -«Ma qual'è quest'amico. Può esserlo di voi, non di me.» - -«_Qual'è questo amico?_ È più facile l'interrogazione di quel che sia -la risposta! Però or che ci penso: è l'onesto boscaiuolo del quale vi -ho già parlato.» - -«Onesto boscaiuolo, come voi pio eremita?» - -«Tal quale.» - -«Apritegli dunque, se non amate che egli vi sfondi la porta.» In quel -momento appunto Locksley picchiava per la terza volta. - -I cani sulle prime non mancarono d'abbaiare, ma il loro instinto avendo -fatto che s'accorgessero chi fosse la persona nuovamente giunta, si -diedero a raspare la porta quasi chiedendo essi pure che gli venisse -aperto. - -S'aperse finalmente questa porta, e Locksley, entrò unitamente ai suoi -due compagni. - -«Eremita» disse Locksley in veggendo il cavaliere «dove hai tu pescato -questo nuovo collega?» - -«Un fratello del nostro ordine» rispose sorridendo il romito «noi -abbiamo passato insieme in orazione la notte.» - -«Credo bene ch'ei sia un individuo della chiesa militante[25]. Da -qualche giorno ne vediam molti a correre i campi. Ma ciò non fa alla -questione. Oggi abbiamo bisogno della nostra gente, sieno cherici o -secolari. Dunque tu ne farai la buona grazia di lasciare la cocolla -e il rosario per armarti d'arco e di chiaverina.» Indi traendolo in -disparte: «Tu sei matto a quanto mi pare. Perchè dar ricetto nella tua -abitazione ad un cavaliere che non conosci? Hai forse dimenticati i -nostri regolamenti?» - -«_Ch'io non conosco!_ Lo conosco quanto un mendicante conosce la sua -scodella.» - -«Presto dunque! il suo nome.» - -«_Il suo nome!_ come se fossi uomo da bere in compagnia d'un altro -senza saperne il nome! Si chiama il cavalier Neghittoso.» - -«Tu hai bevuto più del bisogno, eremita, e voglia Dio che tu non abbi -cianciato nella stessa proporzione.» - -«Arcier valoroso» si volse a Locksley il cavaliere «non fate rimproveri -al mio giocondo albergatore. Ei non ha potuto negarmi ospitalità, -perchè già l'avrei costretto a concedermela.» - -«_Costretto!_» replicò l'eremita. «Aspettate ch'io abbia cambiata -questa cocolla in un giustacuor verde, e vedremo chi sia buono di -costrignermi a cosa che non mi garbi.» - -Così parlando gittò la cocolla in un canto del romitaggio, e lasciò -vedersi in camiciuola e brache verdi, pregando Wamba l'aiutasse ad -addossare il giustacuore ch'era del colore degli altri arredi. - -«Credete voi» disse Wamba «ch'io possa in buona coscienza aiutare un -santo eremita a trasformarsi in un cacciatore o in un.... non so che -cosa?» - -«Non temere» rispose l'eremita. «Se commetto qualche peccatuzzo in -giustacuor verde, la virtù della cocolla lo cancella all'atto di -rivestirla.» - -«Ser cavaliere» disse Locksley, tanto che l'eremita dava termine alla -sua acconciatura «non potete negarlo. Il vostro coraggio fu quello che -decise della vittoria nel secondo dì del torneo.» - -«E quando ciò fosse, arcier valoroso, che conseguenza ne vorreste -indurre?» - -«Di riguardarvi come un uomo propenso ad assumere le parti del debole e -dell'oppresso.» - -«Ciò è debito d'ogni vero cavaliere, e ben mi spiacerebbe se si potesse -sol sospettare ch'io non l'adempiessi.» - -«Desidererei dunque che foste altrettanto buon Inglese come prode -cavaliere, perchè l'impresa di cui m'accade parlarvi, gli è vero -che per sè medesima va nella classe de' doveri d'un uomo onesto, ma -riguarda soprattutto quelli che ad ogni verace Inglese s'aspettano.» - -«Quand'è così non potevate volermi meglio. Non v'è nessuno cui stiano -più a cuore di me gli interessi d'un Inglese, sia pur l'ultimo fra -essi.» - -«Ascoltatemi dunque, e vi farò consapevole d'un mio disegno, al quale -se siete veramente quello che vi dimostrate, potete onorevolmente -cooperare. Una banda di scellerati, addossando l'abito d'individui -che valgono assai meglio di loro, si sono impadroniti delle persone -di Cedric il Sassone, della pupilla di lui, del suo amico Atelstano di -Coningsburgo, e di tutta la lor comitiva; or li conducono al castello -di Torquilstone, situato in questa selva, e appartenente ad un nobile -normanno. Chiedo a voi, se qual prode cavaliere e verace Inglese, -volete soccorrerci a liberarli.» - -«Io l'ho qual mio debito. Vorrei però sapere chi vi siate, voi che mi -parlate in favore di queste persone.» - -«Io sono... un uomo senza nome, ma l'amico del mio paese. Per ora gli -è d'uopo vi contentiate di non saperne di più, la qual cosa dovrebbe -esservi tanto meno difficile che desiderate voi stesso di rimanere -incognito. Credete nondimeno che allorchè ho data una parola, ella è -inviolabile quanto s'io portassi speroni d'oro.» - -«Lo credo senza fatica. Sono avvezzo a legger nelle fisonomie, e dalla -vostra apparisce che dobbiate essere uom d'onore e risoluto. Non vi -farò quindi maggiori interrogazioni, limitandomi a dirvi che m'adoprerò -di buon grado alla liberazione di questi oppressi prigionieri, dopo di -che spero ci conosceremo meglio e avremo luogo d'essere l'un l'altro -contenti.» - -«Così dunque» disse all'orecchio di Gurth Wamba, che dopo avere data la -sua opera all'acconciarsi dell'eremita, pian pianino s'era avvicinato -agli interlocutori ed in tempo d'udire la conclusione del dialogo -«così dunque avremo un nuovo confederato, il cui valore, voglio almeno -sperarlo, dovrebb'essere di miglior lega che non la religione del -romito e l'onestà della nostra scorta; perchè, ti parlo chiaro, quel -Locksley mi presenta la fisonomia d'un vero scorridore, e il reverendo -cenobita d'un ipocrita il più sfrontato.» - -«Zitto Wamba, zitto!» rispose Gurth. «Tutto ciò può essere verità, ma -tutte le verità non è bene il dirle. Poi. Se venisse anche il diavolo -colle sue corna ad offerirmi soccorso per mettere in libertà il nostro -padrone e lady Rowena, non so se avessi tanta religione da ricusarne -l'offerta.» - -Dopo che l'eremita ebbe cambiato di abito, come dicemmo, trasse dal suo -armadio segreto le proprie armi, ed imbracciò lo scudo che sul sinistro -omero gli posava; il coltello da caccia gli pendea dal cinturino che -reggeva pure un buon numero di freccie, e teneva in mano l'arco ed una -specie di chiaverina. Primo ad uscire dal romitorio, quando ne furono -fuori tutti gli altri, chiuse accuratamente la porta, tra la quale e la -soglia ascose la chiave. - -«Ma, sei tu veramente in istato di poterne esser giovevole?» a costui -chiese Locksley. «I fumi del vino che hai bevuto non ti annebbiano -niente il cervello?» - -«Non posso negarti, che mi sembra veder tutti gli alberi ballare -d'intorno a me, e che le mie gambe non mi permetterebbero di ballare -con essi, ma il potere di san Dunstano è grande, e tra poco, il vedrai, -non parrà nè manco ch'io abbia bevuto.» - -Così dicendo, s'accostò al bacino di sasso, entro cui, come dicemmo, -cadea l'acqua della sorgente, scorrendo poscia in piccolo ruscello, -e detto la _fontana di san Dunstano_. Ivi stesosi col ventre a terra, -bebbe tanta di quell'acqua, che parea volesse inaridire la fonte. - -«Santo eremita di Copmanhurst» sclamò il cavalier Nero «quanto tempo è -che non vi siete sbramato sì lautamente di quest'acqua?» - -«Due anni e tre mesi, e fu una volta che un bariletto di Canarie lasciò -sfuggire il liquor contenuto per una fessura non canonica; allora mi -convenne stare alla bevanda somministratami dalla liberalità del mio -santo avvocato.» - -Dopo avere indi immerso e faccia e mani nella fontana, rialzossi, e -brandita la sua chiaverina: «Ove sono» gridò «questi malviventi, questi -rapitori di giovinette che non hanno voglia di farsi rapire da essi? Mi -porti il diavolo se non mi basta l'animo d'atterrarne una dozzina!» - -«Oh! non istate a bestemmiare, santo eremita» sclamò il cavalier Nero. - -«Che eremita, in nome di Dio? Non v'è più eremita, cavalier Neghittoso. -Per san Giorgio e pel suo Dragone! quando ho buttato via il cappuccio, -non son più un incappucciato; e allorchè ho indosso il mio giustacuor -verde, sono in istato di bere, bestemmiare, spiegazzar gonnelle, al -pari di qualsivoglia armigero di questo regno.» - -«Via, via! nostro cappellano» disse Locksley «marciamo come si dee e in -silenzio. Tu parli solo più che non farebbe in giorno di festa tutto un -convento, quando l'abate s'è coricato. Non è tempo questo da perdere in -ciance, ma di pensare a raccogliere le nostre forze; e affè ne avremo -bisogno se ci tocca dare l'assalto al castello di Frondeboeuf.» - -«Che ascolto?» sclamò il cavalier Nero. «Egli è Frondeboeuf che arresta -i sudditi del re in sulla strada maestra? Da quando in qua è egli -divenuto un oppressore, un assassino?» - -«Quanto a oppressore lo è sempre stato» disse Locksley. - -«E quanto ad assassino» aggiunse l'eremita «son certo, lo è dieci volte -più di molti assassini che ho l'onor di conoscere.» - -«Avanti, eremita, avanti» disse Locksley «e taci una volta. Il nostro -assunto ora è di trovarci presto al luogo dell'adunata, non di mettere -alla luce cose, che è decenza come prudenza il tenere velate.» - - - - -CAPITOLO XX. - - «Oh quanto fu volger di lune e soli - «Dacchè quest'atrio, sì famoso un giorno. - «Fama, gioia, beltade in un raccolte - «Non mira più! nè sotto a queste antiche - «Gotiche vôlte omai sona che voce - «Dall'età spente; voce che ai nipoti - «In fero tuon rimembra le virtudi - «De' lor grand'avi che l'avel ricopre! - ORRA, _Tragedia_. - - -Mentre le persone di cui favellammo vegliavano alla liberazione di -Cedric e dei suoi compagni, gli armigeri che se ne erano impadroniti, -li guidavano al luogo di sicurezza, ove divisato aveano tenerli -prigioni. Ma sendo oscurissima la notte, e questa razza di scorridori -mal pratica delle giravolte della selva, accadde che si videro -costretti a molte pause, ed anche una o due volte a tornare addietro, -per accertarsi meglio della strada che doveano tenere. Ed ebbero d'uopo -del ritorno dell'aurora per rimanere convinti che si trovavano sulla -buona strada; la qual cosa avendoli confortati non poco, incominciarono -ad affrettare il cammino. - -Allora i due finti capi di banditi vennero fra loro a tal parlamento. - -«Bracy» disse il Templario «gli è tempo che ci lasciate per prepararvi -al secondo atto della nostra commedia, e sostener la parte di cavaliere -liberatore.» - -«Ho fatte altre considerazioni» rispose Bracy «ed ho risoluto di non -abbandonar la mia preda sintantochè io non l'abbia posta in sicuro nel -castello di Frondeboeuf. Allora solamente mi mostrerò a lady Rowena -sotto il mio consueto abito, e farò, spero, perdonare all'impeto -dell'amorosa passione, la violenza di cui confesserommi colpevole.» - -«E qual motivo di grazia vi ha fatto cambiare disegno?» - -«Questa cosa poi, cred'io, non riguarda che me medesimo.» - -«Vorrei però sperare, ser cavaliere, che a tal cambiamento non avessero -data origine i sospetti ingiuriosi al mio onore, destatisi, o per -meglio dire che Fitzurse cercò destare, nell'animo vostro.» - -«Oh! in tali cose non prendo consigli che da me medesimo. Lo sapete -il proverbio: _il diavolo ride se il ladro ruba al ladro_, e per altra -parte sappiamo che il fuoco e le fiamme dell'inferno non ratterrebbero -un templario dall'abbandonarsi all'impeto delle sue passioni.» - -«Nè il condottiero d'una banda franca dal temere per parte d'un amico e -d'un collega que' trattamenti ch'egli è solito fare agli altri.» - -«A nulla or giova il rimprovero di rimbalzo. Mi basta conoscere -quai principii di morale professi l'ordine de' Templarii per non -somministrarvi da me medesimo l'occasione di togliermi una preziosa -conquista che tanti rischi mi costa l'assicurarmi.» - -«Ma nella presente circostanza che temete, o Bracy? Vi sono però -conosciuti i nostri voti.» - -«E anche in qual guisa li rispettate. I codici amorosi, ser Templario, -vengono interpretati assai liberamente in Palestina, e nella presente -bisogna non mi sento di confidar nulla alla vostra coscienza.» - -«Ebbene, Bracy, sappiate dunque la verità. Non saprei che farmi della -vostra dea dagli occhi azzurri. Contemplando le nostre prigioniere ho -veduti due begli occhi neri. Quelli, quelli mi han conquistato.» - -«Che ascolto? Vi degnereste della cameriera?» - -«No, sul mio onore. I miei sguardi non si abbassano tanto; pure fra le -nostre prigioniere trovo una preda che equivale ben alla vostra.» - -«Per l'antico Testamento!» sclamò Bracy. «Forse la bella ebrea?» - -«Ebbene! chi oserà trovarci a ridire?» - -«Nessun ch'io mi sappia. Ma la vostra coscienza non vi rimproccerebbe -una tresca aperta con un'Ebrea?» - -«La coscienza d'un uomo che ha ammazzato trecento Saracini può essere -più tranquilla di molte altre, nè ha bisogno di atterrire ad ogni -minimo peccatuzzo, come il farebbe la coscienza d'una villanella nel -presentarsi al confessionale la vigilia di Pasqua.» - -«Eh! infine spetta a voi di sapere i privilegi del vostro onore. Pur -vedete! avrei giurato che, più ancora degli occhi della leggiadra -Ebrea, vagheggiaste i danari dell'usuraio suo genitore.» - -«Non dirò che il danaro d'Isacco non abbia il suo merito. Ma credete -voi che Frondeboeuf avesse voluto prestarne il proprio castello senza -speranza di partecipare allo spoglio? Or dunque, io gli cedo Isacco -per sua porzion di bottino, e come gli è giusto ch'io parimente abbia -la mia, ho posti gli occhi sulla bella Rebecca. Adesso che vi son noti -i miei divisamenti, tornerete alle prime massime? Voi vedete che per -parte mia non vi resta alcuna cosa a temere.» - -«No, no; le prime massime le ho affatto abbiurate, nè voglio perder -le tracce della mia preda nemmeno un istante. Le cose che mi avete -raccontate possono essere verissime, ma non mi fido della coscienza -d'un uomo, che avendo ammazzati trecento saracini, si è assicurato un -sì vistoso capitale d'indulgenze da non atterrirlo un peccato veniale -di più.» - -Intantochè i nostri due eroi duravano in tale disputa, Cedric si -sforzava, ma invano, onde rilevare da' suoi custodi chi fossero, e da -quai disegni mossi coloro che il tenevano prigioniere. - -«Voi siete Inglesi, giusta ogni apparenza» ei dicea loro «e vivadio! vi -conducete come se foste Normanni. Sarete, non ne dubito, miei vicini, -e dovreste quindi esser ancor miei amici, perchè qual è nom inglese -de' miei dintorni che possa volermi male? Persin fra voi, che vi siete -rifuggiti ne' boschi onde sottrarvi alla persecuzione, fra voi contra i -quali sta un bando che vi mette fuori della società, trovasi taluno che -è ricorso più d'una volta alla mia protezione, e l'ha ottenuta, perchè -mi faceano pietà le vostre sventure e i vostri patimenti, e le mie -maledizioni andavano addosso alla tirannide, sola cagione del genere -di vita che abbracciaste, e che non sarebbe mai stato il vostro. Che -cosa dunque volete fare di me? Da quest'atto di violenza qual vantaggio -potete voi ripromettervi? E nulla mi rispondete? Peggiori delle belve -feroci nella vostra condotta, siete ancor muti com'esse?» - -Ma tutti questi discorsi nulla valevano a fare che que' ribaldi -parlassero. Troppe buone ragioni aveano di serbar il silenzio, perchè -a romperlo li potessero indurre nè le querele, nè i rimproveri di -Cedric. Continuarono a marciare con frettoloso passo, sintantochè -in fondo ad un viale di grandi alberi, si presentasse Torquilstone, -castello antico, il quale per diritto di usurpazione apparteneva in -quei giorni a ser Reginaldo Frondeboeuf. Tal era la forma di questa -picciola rocca. Dal mezzo di essa alzavasi un'alta torre di base -quadrata, e circondata di edifizi più bassi, che dominavano un cortile -di superficie circolare. Intorno al muro di ricinto stagnava una fossa, -cui somministrava le acque un vicino ruscello. Frondeboeuf, che per -suo cattivo animo si crescea continuamente il numero de' nemici, avea -aggiunte nuove fortificazioni al castello col far costruire alte torri -ad ogn'angolo del medesimo. L'ingresso erane da una parte per un ponte -levatoio che terminavasi ad una pesante porta di ferro fiancheggiata -da due torricelle, dall'altra per un portello di soccorso di stretto -andito, che confinava con un fortino innalzato ad esterna difesa. - -Non appena le cime delle torri di Torquilstone, che tappezzate d'edere -e di porracine rifletteano i raggi del sol nascente, ferirono il guardo -di Cedric, non gli rimase più dubbiezza alcuna sull'origine della -cattività cui soggiaceva. - - [Illustrazione: _Alcuni armigeri vennero a riconoscere - quella banda, dopo di che apertasi la porta e calato il ponte - levatojo, la cavalcata entrò nel cortile._ pag. 177.] - -«Ah!» sclamò egli, vôlto ai suoi barbari condottieri, «io avea -ingiuriato i ladri, e gli scorridori che infestano questi boschi col -supporre individui delle lor bande coloro che mi arrestarono. Avrei -potuto con egual fondamento confondere le volpi della mia patria e i -lupi arrabbiati delle francesi foreste. Ditemi, sciagurati, è la mia -vita che il vostro padrone desidera, o pretende impossessarsi delle mie -sostanze? Non è cosa tollerabile, è egli vero, che rimangano, ancora -sulla Inghilterra solamente due Sassoni, il nobile Atelstano ed io, -i quali tuttavia possedano il lor retaggio! Che si tarda adunque a -darci morte, a compir l'opera della tirannide togliendoci e dominii -e vita dopo averne rapita la libertà? Se Cedric il Sassone non può -salvar l'Inghilterra, egli è contento di morire essendosi sagrificato -per essa. Dite al tiranno vostro padrone, che lo prego solamente a -rimettere in onorevole libertà lady Rowena. Nulla ei può temer da -una donna, e periscono con noi tutti quelli che avrebbero potuto -parteggiare per la sua causa.» - -Ma tal discorso non ebbe maggior risposta che il primo; e giunsero -finalmente alla porta del castello, innanzi alla quale Bracy sonò -il corno tre volte. Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella -banda, dopo di che apertasi la porta e calato il ponte levatoio, la -cavalcata entrò nel cortile. Fatti scendere da cavallo i prigionieri -furono condotti in una sala, ov'erano apparecchiati reficiamenti per -essi, reficiamenti ricusati da tutti fuorchè dal solo Atelstano. Ma -il discendente del santo re Confessore non ebbe tempo di far intero -diritto al merito di quella imbandigione, perchè gli venne annunziato -com'egli e Cedric dovessero andar a starsi in una stanza spartata da -quella che assegnavasi a lady Rowena. E poichè sarebbe stata inutile -ogni resistenza, si videro nella necessità di seguire le loro scorte in -un grande appartamento sostenuti da due ordini di pilastri di macigno, -quai ne vediamo anche oggidì nei refettorii de' monasteri e nelle sale -serbate alle adunanze capitolari. - -Dopo avere disgiunta dalle persone del suo seguito lady Rowena, -la condussero, veramente usando compitezza, ma non consultando -l'inclinazione, in un'ala del castello. Tal distinzione di mal augurio, -fu parimente conceduta a Rebecca. Vane tornarono le ferventissime e -interminabili supplicazioni del padre, che messo a tali strette giunse -fino ad offerire denaro per non venir separato dalla figlia. «Cane d'un -miscredente!» gli disse una di quelle guardie «quando avrai veduto il -canile che t'aspetta, non ti dorrai se non ne partecipa la figlia tua.» -E senz'altre discussioni furono tratti il padre da una parte, la figlia -dall'altra. Toltesi indi l'armi alle persone del seguito di Cedric e -d'Atelstano, e dopo essere stati frugati per ogni dove, vennero chiusi -nella prigion del castello. Lady Rowena non potè nè manco ottenere la -consolazione di serbare Elgitta presso di sè. - -L'appartamento, entro cui stavano rinchiusi i nostri due capi Sassoni, -perchè d'essi primieramente incomincieremo a far discorso, comunque -allor trasformato in una prigione, fu in altri tempi la sala maggiore -del castello; ma poi sottratto a quest'uso, perchè fra le cose, che il -nuovo occupante aggiunse a quell'edifizio, sia per affortificarlo, sia -per renderlo aggradevole, noveravasi una grande sala, le cui soffitta -reggeano pilastri più leggieri ed eleganti, ed abbelliti di fregi, che -i Normanni avevano già introdotti nell'architettura. - -Cedric trascorreva a grandi passi quel luogo tutto assorto nelle -considerazioni che gl'inspirava la indignazione sulle cose presenti e -sulle passate. La negghienza intanto d'Atelstano a questo tenea vece -di filosofia e di rassegnazione nel fargli tutto sopportare, fuorchè -gl'incomodi fisici dell'istante. Laonde il dolore della condizione cui -vedevasi ridotto, gli si facea sentire sì lievemente, che le animate -esclamazioni di Cedric, appena e a quando a quando soltanto, otteneano -qualche segno di approvazione da lui. - -«Sì» Cedric diceva, un poco favellando con sè stesso, un poco -indirigendosi ad Atelstano «gli è in questa sala medesima, che mio -padre stette a convito con Torquil Wolfganger, allorchè questo nobile -Sassone ricevette il prode quanto infelice Aroldo, che marciava in que' -dì contro i Norvegi collegatisi a Tosti ribelle. Fu in questa sala, che -Aroldo diede quella sì altera risposta all'ambasciatore d'un fratello -voltosi contro di lui. Quante volte acceso da quell'entusiasmo il mio -genitore mi fe' racconto di tale storia! Allorchè l'inviato di Tosti fu -ammesso in questa sala, che vedete sì grande, ella non bastava perchè -vi capisse tutta la folla dei nobili capi Sassoni, gareggianti di porsi -attorno al loro re, e tutti ammessi alla sua mensa!» - -Tali ultimi accenti scossero la fantasia d'Atelstano. «Spero» dice -egli «che non dimenticheranno, quando sarà mezzogiorno, di mandarne il -desinare. Ci hanno appena dato il tempo di far colezione. Poi non mi -piace il cibarmi subito sceso da cavallo, ad onta che i medici lo dian -per consiglio. Il mio appetito in quel punto non mi serve mai bene.» - -Cedric continuò il suo racconto senza por mente che Atelstano lo avesse -interrotto. - -«L'inviato di Tosti s'innoltrò in questa sala, nè la fisonomia di -lui dava a divedere che lo intimidissero i minaccevoli sguardi de' -circostanti; indi postosi dinanzi al trono del re, rispettosamente -lo salutò. — Ser Re, gli disse, quali patti può sperare da voi il -fratel vostro, Tosti, se dimettendo l'armi, vi chiede la pace? — La -tenerezza d'un fratello, rispose il generoso Aroldo, e il bel ducato -di Nortumberlandia. — E se Tosti accetta queste condizioni, riprese a -dire l'inviato, quali terre concederete voi al confederato fedele del -mio commettente, ad Hardrada, re di Norvegia? — Sei piedi di terreno, -alteramente Aroldo rispose, e solamente perchè lo dicon gigante, gli -concederemo forse qualche piede di più. — Rintronò di applausi la sala, -e ciascun capo prese la tazza, e fu bevuto all'onore del giorno in cui -Hardrada entrerebbe in possesso di tal dominio dell'Inghilterra.» - -«Mi unirei di buon cuore a que' plaudenti» Atelstano soggiunse «perchè -la sete mi attacca la lingua al palato.» - -«L'inviato» continuò Cedric malgrado il poco vezzo che d'udire sì fatta -storia mostrava Atelstano «riportò tal duplice messaggio a Tosti e al -confederato di Tosti. Allora le mura di Stamford divennero spettatrici -di quella terribile pugna, in cui dopo operate cose di prodigioso -valore, Tosti e il re di Norvegia morsero la polve con diecimila de' -loro soldati. Chi avrebbe creduto il giorno schiaratore di sì nobile -trionfo, esser pur quello che vide veleggiare i navigli normanni, -que' navigli che approdarono alle coste della contea di Sussex? Chi -avrebbe creduto che l'infelice Aroldo non dovesse omai possedere nel -suo reame più de' sette piedi di terra da lui conceduti al sovrano -della Norvegia? Chi avrebbe creduto, che voi, nobile Atelstano, voi -uscito del sangue di Aroldo, io figlio di un guerriero, che non fu -tra i minori sostegni del trono dei re Sassoni, diverremmo prigionieri -d'uno spregevol normanno, in questa sala medesima, fatta celebre per -ricordanze tanto gloriose?» - -«Ella è una cosa molestissima» rispose Atelstano; «però vorrei sperare -ce ne spacciassimo pagando un ragionevol riscatto. Ma qual che siasi -l'intenzion di costoro, per lo meno non dovrebbero avere quella di -affamarne. Il giorno s'innoltra; e non vedo nessun apparecchio di -mensa. Osservate per quella finestra, nobile Cedric, e dall'altezza del -sole giudicate voi medesimo, se sia vicino o no mezzogiorno.» - -«Sarà vicino; ma nè manco a quella finestra mi posso volgere, senza che -una tal vista mi porti ad altre considerazioni non meno penose, benchè -non si riferiscano sì immediatamente allo stato in cui ci troviamo. — -Quando fu fatta quella finestra, mio nobile amico, i nostri maggiori -non conoscevano l'arte di fabbricare il vetro, e molto meno quella -di dipingerlo. L'orgoglio del vostro avolo, del padre di Wolfganger -fu quello che tirò dalla Normandia un artigiano, e ciò a solo fine -di vedere il proprio castello arricchito delle decorazioni di tal -nuovo lusso, che imbratta di colori fantastici la pura luce del cielo. -Questo straniero venne fra noi tapino, mendico, umile fino ad essere -abbietto, pronto a far di berrettone all'ultimo servo delle nostre -case. Tornò via superbo, carico d'oro; e portò fra' suoi compatriotti -le notizie dell'opulenza e della semplicità de' nobili Sassoni. Tal -nostra pazzia era stata antiveduta e predetta da Hengist e dalle sue -rozze tribù; e per questa sola ragione conservavano religiosamente -i costumi dei loro padri. Fu nel dipartircene, che incominciammo -a chiamare fra noi questi stranieri, a farne i nostri servi di -confidenza, i nostri amici, a prender da essi le loro arti e i loro -artisti; a disprezzare le costumanze semplici de' nostri antenati. -In somma noi eravamo infiacchiti dal lusso normanno, prima che l'armi -normanne ci soggiogassero. Oh! i nostri cibi, non guastati dalla stessa -ricercatezza, goduti in pace e libertà, valeano ben meglio di tutti -que' delicati camangiari, la cui ingordigia ci ha messi co' piedi e co' -pugni legati nelle mani de' nostri conquistatori.» - -«In questo momento» tal fu l'osservazione d'Atelstano «non v'è cibo -semplice che non mi sembrasse vivanda delicatissima. Ma io trasecolo, -nobile Cedric, come voi serbiate sì minutamente la ricordanza degli -avvenimenti trascorsi ch'è un pezzo, quando poi dimenticate l'ora del -pranzo.» - -«Ah! lo vedo» disse a sè medesimo impazientito Cedric «gli è un -perder tempo il parlargli d'altra cosa che del suo appetito. L'anima -di Ardicanuto s'è impossessata di quel corpo. Non sa che sia diletto -se non se a mensa e col bicchiere alla mano. Mio Dio!» soggiunse -riguardandolo compassionevolmente «e sarà vero che un esterno sì -nobile, sì dignitoso, nasconda un'anima tanto goffa, tanto grossolana? -E sarà vero che la grand'opera della rigenerazione dell'Inghilterra -debba reggersi ad un perno così diffettoso? Potrebb'essere che lady -Rowena, divenutane finalmente sposa, gli desse un poco di quella sua -anima generosa e nobile, ridestasse in lui i sentimenti di patrio -amore, che vorrei anche sperarlo, non sono fuorchè intorpiditi. Lady -Rowena! Ma e come adesso pensare a ciò, se ella, Atelstano ed io siam -fra le mani d'un bruttale, d'un mascalzone, e forse il siamo perchè -si teme che il lasciarci liberi metta in pericolo i crudeli nostri -oppressori!» - -Mentre Cedric stava assorto in così affliggenti contemplazioni, si -vide aprir la porta della sala, innanzi a cui presentossi uno scudiere -scalco, che avea in mano una bianca verga, distintivo della sua carica. -A questo personaggio d'alto affare, che movea gravemente i passi, -teneano dietro quattro servi, che portavano una tavola imbandita -di vivande, la cui vista, il cui odore, parve facessero dimenticare -ogn'altra idea ad Atelstano. Mascherati erano costoro, non meno dello -scudiere scalco che li guidava. - -«Che significano queste maschere» tai detti volse a quella gente -Cedric; «e a che giovano? Crede forse il vostro padrone che noi -ignoriamo ove ne abbian condotti o il nome di chi ne tien prigionieri? -Ditegli» continuò il Sassone premuroso di cogliere tale occasione per -negoziare la sua libertà «dite a Reginaldo Frondeboeuf, che vediam -bene come per trattarne in sì fatta guisa egli non possa avere altro -motivo se non se una insaziabile cupidigia di arricchire a nostre -spese. Ebbene! cediamo alla sua rapacità, come date eguali circostanze, -cederemmo a quella d'un assassino. Proponga egli il riscatto che -pretende, e lo pagheremo se sarà proporzionato alle nostre facoltà.» - -Lo scudiere scalco per tutta risposta fece un rispettoso inchino. - -«E ditegli ancora» soggiunse Atelstano «che lo sfido a duello ad ultimo -sangue, sia a piedi o a cavallo, e in quel sicuro luogo che gli sarà in -grado di scegliere dopo trascorsa d'otto giorni la nostra liberazione. -S'egli ha onore, se è cavaliere, non ricuserà un tale cartello.» - -Lo scudiere replicò l'inchino e partì. - -Simil disfida poteva essere intimata con qualche maggior dignità; -perchè Atelstano nel pronunziarne gli accenti avea piena la bocca, e -affaccendate assai le mascelle, circostanza che aggiunta a naturale -perplessità tolse alla maggior parte di questo cartello quel tuono -minaccevole con cui il discendente de' re Sassoni s'intendeva -d'accompagnarlo. Nondimeno Cedric n'ebbe qualche speranza che il suo -collega cominciasse a risentirsi, quanto l'onore il volea dell'insulto -sofferto da entrambi, e si consolò; perchè a dir vero ad onta del -rispetto ch'ei portava al sublime legnaggio, d'onde Atelstano scendea, -cominciava a prender nausea d'un tanto durare nell'indolenza. Laonde -afferrò la mano dell'amico, e gliela strinse di tutto cuore, come per -dargli un contrassegno di approvare questo nobile sfogo di generosi -sentimenti, ma si raffreddò alquanto in Cedric l'entusiasmo del giubilo -che avea concetto, allorchè udì Atelstano esclamare «ch'ei vorrebbe -combattere dodici uomini eguali a Frondeboeuf per uscir più presto d'un -esecrabil castello ove si metteva aglio in tutte le vivande.» Comunque -spiacesse a Cedric che il suo collega cedendo alla sensualità avesse -fatta simile ricaduta nell'antica negghienza, pure si pose a desco -rimpetto a lui, e die' a divedere che se le sventure del suo paese lo -rendeano immemore dell'ora della mensa, non quindi avea perduto il buon -appetito ed altre simili qualità lodevoli de' Sassoni antenati, del che -diede valevoli prove, sedutosi a mensa. - -I prigionieri non aveano ancora terminato il pranzo, allorchè li -distolse da un affare sì rilevante, almeno per Atelstano, il suono -d'un corno che venne per tre volte ripetuto con tanta violenza, -come se chi gli dava fiato fosse stato un cavaliere errante, venuto -a liberare giovane beltà racchiusa entro la rocca e possessore del -magico strumento atto a farla crollare. I due Sassoni s'alzarono in -piedi correndo alla finestra, senza però potere appagare la propria -curiosità, perchè tutti quegl'invetriati guardavano nel cortile. Pure -tale squillo pareva annunziasse avvenimento d'alta importanza, e tanto -più il diedero a credere il tumulto e l'agitazione che poco dopo si -misero per tutto il castello. - - - - -CAPITOLO XXI. - - «I miei scudi! la figlia! — La figlia, oh Dio! gli scudi. - _Il mercante di Venezia._ - - -Poichè i due capi Sassoni videro inutili i loro sforzi ad appagare la -curiosità, pensarono ad appagare almen l'appetito tornando a rimettersi -a mensa. Noi li lasceremo intesi a tale lavoro, per fare una visita ad -Isacco d'York, condannato ad una ben rigorosa cattività. - -Il povero Ebreo era stato confinato in un sotterraneo umido e malsano, -il cui pavimento stava di sotto all'altezza della fossa che circondava -il castello. Non vi penetrava luce fuorchè per uno spiraglio alto -sì che il prigioniere non vi giugneva colla mano. Anche in pieno -meriggio vi regnava soltanto una specie di crepuscolo, e questo -cambiavasi in buie tenebre molto tempo prima che l'altre parti del -castello rimanessero prive della luce del giorno. Parecchie catene -e ferri rugginosi, saldamente attaccati alle pareti, sembravano aver -servito ad uso di prigionieri, de' quali si fossero temuti il vigore -e il coraggio. A crescere ivi l'orrore, alcune ossa umane indicavano -che, almeno un prigioniere, altra volta era morto e rimasto privo di -sepoltura in quello spaventevol soggiorno. - -Ad una estremità della caverna trovavasi immenso forno di ferro, pieno -di carbone, alla cui parte suprema stavano per traverso spranghe di -ferro corrose dalla ruggine. - -Sì tetro spettacolo avrebbe potuto addiacciare un'anima ben più forte -di quella d'Isacco: pure, in tale istante di vero pericolo, era egli -più tranquillo che allorquando s'atterriva da sè medesimo pascolando -idee vaghe d'incerti rischi. Così il lepre, a quanto asseriscono i -cacciatori, sopporta più tormentosa agonia, allorch'è inseguito dal -veltro, che nell'atto di dimenarsi sotto i suoi denti[26]. Gli è -probabile che i Giudei, usi a vivere fra perpetui spaventi, avessero -apparecchiato lo spirito a quanto d'orribile la tirannide poteva -inventare contr'essi, e che poi divenendo la vittima di qualche -violenza, fossero almeno immuni dalla sorpresa, più atta a infiacchir -l'animo di quanto il sia lo stesso terrore. Aggiungasi non essere stata -quella la prima volta che Isacco trovavasi in sì cattivi frangenti. -Egli avea pertanto una specie di guida e conforto nell'esperienza, -e potea sperare di sottrarsi ai suoi persecutori, come avea fatto -altre volte. Stava in oltre per lui quella inflessibile ostinazione, -quella risolutezza indomabile, onde gli Ebrei il più delle volte -si apparecchiavano a sofferire quanti tormenti poteva inventar -l'oppressione anzichè cedere alle ingiuste domande dei loro tiranni. - -Fermo quindi nel disegno di resistere ai patimenti, Isacco raccolse, -ravvolgendosele a mezza vita, le vesti a fine di salvarle dall'umidità -indi sedè sopra un sasso, unico scanno che fosse in quel carcere. -Quelle sue mani ch'ei si teneva incrocicchiate sul petto, que' -disordinati capelli, quella lunga barba, quel suo mantello foderato di -pelliccia, e quel grande berrettone giallo, osservati alla incerta luce -del fievol raggio diurno che lo spiraglio tramandava, avrebbero offerto -un argomento degno del pennello di Rembrandt, se questo illustre -pittore fosse vissuto a que' giorni. Il nostro Ebreo passò tre ore -senza cambiar postura, allorchè dopo essersi fatte udire alcune pedate -di persone che scendevan la scala, vennero tolti con orrido fracasso i -catenacci della prigione, e s'aggirò stridendo su i cardini suoi quella -porta, per cui entrava Reginaldo, al quale tennero dietro due schiavi -saracini del seguito del Templario. - -Frondeboeuf, cui la natura largheggiò d'un'atletica complessione e d'un -vigore formidabile, avea trascorsa tutta la sua vita nel far la guerra -e, quand'era tempo di pace, nel commettere aggressioni contra alcuno -de' suoi vicini. Non mai titubò nella scelta de' modi onde aumentare di -ricchezze e possanza. A tale indole di costui conformavano i lineamenti -ruvidi, selvaggi e feroci, e le stesse cicatrici, di cui spesseggiava -il suo volto, e che a tutt'altri avrebbero conciliato il rispetto -dovuto ad impronte onorevoli di valore, in esso raddoppiavano piuttosto -l'orrore e lo spavento dalla presenza di lui inspirati. Questo tremendo -barone vestiva un giustacuore di cuoio, bene stretto ai suoi muscoli, e -logoro in più luoghi dall'armatura che sovente egli imbracciava. Sola -arme eragli un pugnale a sinistra del cinturino, e in tal qual modo -contrabbilanciava un mazzo di chiavi che gli pendea dalla parte destra. - -I due schiavi mori che lo seguivano aveano dimesso lo sfarzoso loro -abito orientale, che fece luogo a lunghe brache e camiciuole di tela -grossolana, le cui maniche rialzate fino al gomito davano a costoro -l'aspetto di beccai quando vanno in macellaria a compiere le fazioni -del lor mestiere. Ciascun d'essi portava un canestro coperto, e -appena entrati, si fermarono dinanzi alla porta, nel chiuder la -quale Frondeboeuf pose la massima cura. Indi accostatosi a lenti -passi all'Ebreo, fisò gli occhi sopra di lui quasi volendo far prova -se avessero l'influsso che viene attribuito ad alcuni serpenti, di -ammaliare cioè la lor preda. E per vero sarebbesi creduto che il torvo -e feroce occhio di Frondeboeuf avesse tal virtù malefica sul suo misero -prigioniero. A bocca spalancata, cogli occhi fisi in Frondeboeuf, -dimentico de' propositi di coraggio cui fatti avea, il povero Isacco fu -preso da tale e tanto spavento, che non trovò la forza di moversi per -sorgere in piedi e dar qualche dimostrazione di rispetto al tiranno, o -per accostare soltanto la mano al berrettone. Attratte ne divenner le -membra, e parea impicciolisse da sè medesimo la propria statura, onde -occupare il minore spazio possibile. - -Il cavaliere Normanno sollevava il capo, e concedea intero rialzo -alla propria statura, di per sè medesima gigantesca, come aquila che -solleva alteramente le penne prima di piombare addosso all'indifesa sua -preda. Fermatosi tre passi lontano dal sasso, su di cui stava seduto -l'infelice Ebreo, fe' cenno d'accostarsi ad un de' suoi schiavi, al -qual comando obbedì il negro satellite, levando fuor del canestro un -paio di grandi bilance, e diversi pesi che depose a piè di Reginaldo, -tornato indi presso il suo collega che non si era scostato dalla porta. - -Anche ogn'atto di queste due scolte era lento e solenne, come -di persone che tenessero concentrate le proprie idee a sostenere -esattamente la loro parte in una imminente scena d'orrore. - -Sì cupo silenzio venne finalmente rotto da Frondeboeuf, che tal -complimento volse ad Isacco. - -«Maledetto cane, uscito di razza pur maledetta!» e il tuono malauguroso -di questa frase lo apparve anche più perchè il ripetè ogni eco di -quella vôlta «vedi tu queste bilance?» - -Lo sgraziato Ebreo non ebbe forza di rispondere che chinando, in modo -di chi afferma, la testa. - -«Ebbene! fa di mestieri che su queste tu mi pesi mille libbre d'argento -di peso e titolo della Torre di Londra.» - -«Beato Abramo!» sclamò Isacco, cui il senapismo di tal proposta fe' -ricuperare la voce «chi v'è al mondo che abbia mai pensato a far -domanda sì esorbitante! Quali occhi d'uomo han mai visto tanto argento? -Quand'anche frugaste tutte le case degli Ebrei d'York, non arrivereste -a metterlo insieme.» - -«Non sono poi uomo irragionevole. Se l'argento è sì raro, non fo -difficoltà a ricever oro, e prenderemo un ragguaglio di sei libbre -d'argento per ogni marco di questo metallo. Non vedo altro espediente -per risparmiare al tuo miserabil carcame tai supplizi che tu stesso non -te li puoi figurare.» - -«Abbiate compassione di me, nobile cavaliere. Io son vecchio, -stremenzito, povero, e fin immeritevole della vostra collera. Che onore -è per voi lo stritolare un povero verme della terra?» - -«Che tu sia vecchio può darsi, ed è un'infamia di coloro che ti hanno -lasciato invecchiare nel tuo mestier d'usuraio. Voglio anche credere -stremenzito, perchè qual è il giudeo che abbia o braccio o coraggio? Ma -quanto a povero, tutto il mondo sa che sei ricco.» - -«Vi giuro, nobile cavaliere, per tutto quello che credo, per tutto -quello che crediamo voi ed io....» - -«Ebreo, non spergiurare, e bada colla tua ostinazione di non mettere -tu medesimo il suggello al tuo destino prima di aver ben veduto e -ponderato il trattamento che ti sta aspettando. E non pensar già ch'io -dica così a solo fine di spaventarti, o di vantaggiare della viltà -ereditaria in tutta la tua genia. Ti giuro per quello che tu non credi, -per l'evangelio che la nostra santa madre Chiesa ne insegna[27], pel -potere ch'ella ha di legare e disciogliere, per le chiavi del cielo -che le furono confidate, per tutte queste cose io giuro essere presa, -e inevitabilmente presa la mia risoluzione, e giuro sarà eseguita. -In questo carcere, come devi accorgertene, non si celia. Vi son -morti, senza che mai più siasi inteso parlar di loro, prigionieri, -le diecimila volte più di te ragguardevoli. Ma la lor morte fu un -passatempo a confronto di quella che t'ho serbata. Te la sentirai venir -lentamente e in mezzo a patimenti d'inferno.» - -Indi fe' cenno agli schiavi di avvicinarsi, e parlò ad essi nella loro -lingua, ch'egli avea imparata nella Palestina, ove fors'anche divenne -maestro nelle atrocità. I Saracini apersero i lor canestri, donde -trassero legne, un piccolo mantice, e un fiasco d'olio. Intanto che -batteasi l'acciarino per accendere il lume, un di costoro aggiustava -le legne nel forno di ferro da noi descritto, affinchè potessero -infiammare il carbone collocatovi entro al quale scopo prestamente -aggiunsero col soccorso del mantice. - -«Isacco» disse allora Frondeboeuf «vedi tu quell'ardente fornace, e -quelle spranghe di ferro che l'attraversano a mezza altezza? Tal sarà -il morbido letto sopra cui verrai adagiato. Uno di cotesti schiavi ti -manterrà sotto il fuoco, mentre l'altro ugnerà d'olio le tue membra, -affinchè l'arrosto non bruci. Eleggi pertanto fra questo talamo ardente -e il pagamento di mille libbre d'argento, perchè pel capo di mio padre! -altra alternativa non ti rimane.» - -«Egli è impossibile» disse tremando l'Ebreo «che voi abbiate con fermo -proposito concepito un tale disegno. Il Dio benefico della natura non -ha mai creato cuori capaci di compiere sì fatta crudeltà.» - -«Non ti fidare a ciò, Isacco. Un conto mal fatto potrebbe fruttarti -mal pro. Credi tu che le preghiere, le grida, i gemiti d'uno sgraziato -ebreo, potranno smovere me dalla mia risoluzione; me, che ho veduto -dar sacco ad una città, entro cui perivano a migliaia i Cristiani, -quai consunti dal ferro e quai dal fuoco? O speri trovare qualche -pietà in questi Negri che non conoscono nè legge nè patria, o altra -coscienza fuorchè il valor d'un padrone? che al menomo cenno di questo -adoperano indifferentemente corda o palo, ferro o veleno, che nemmeno -intenderebbero la lingua in cui tu potessi implorar la lor compassione? -Vecchio, opera con saggezza, e spacciati della parte superflua delle -tue ricchezze, mettendo fra le mani d'un Cristiano una porzione di -quanto a furia d'usure guadagnasti sovra altri Cristiani. Non ti -mancherà modo di tornar presto a far enfiar la tua borsa: ma sdrajato -che tu sia una volta su queste spranghe non vi sarà nulla che guarisca -il tuo cuoio e la tua carne bruciata. Contami, ti dissi, la somma del -tuo riscatto, e rallegrati d'uscire a sì buon mercato d'una prigione, -cui molti galantuomini si sarebbero augurato sottrarsi a tal prezzo. Ma -sbrighiamoci; perchè non ho tempo da perdere: pronunzia e scegli fra la -tua pelle e il tuo danaro.» - -«Che Abramo e tutti i santi patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco. -«La scelta mi diviene impossibile, perchè non ho modo di soddisfare -inchiesta così smodata.» - -«Impadronitevi di lui, e fate il vostro dovere» disse Frondeboeuf in -lingua Saracina ai suoi due schiavi; «poi vengano, se il potranno, ad -aiutarlo i suoi patriarchi!» - -Trattisi innanzi i due schiavi afferrarono quello sciagurato, e -strappatolo dal sasso su di cui era seduto, lo tennero in piedi fra -mezzo di loro, e colle mani sulle vesti e gli occhi fisi in Reginaldo, -aspettavano il suo cenno per dispogliare Isacco, e compiere il -rimanente di quella brutta bisogna. L'infelice Ebreo riguardava, or -Frondeboeuf, ora i ministri della costui crudeltà, sempre lusingandosi -di scorgere ne' loro sguardi qualche indizio di misericordia; ma -l'aspetto del barone serbavasi cupo e feroce, e il suo sorriso -ironico ben annunziava come ad ogni pietà fosse chiuso quel cuore, le -pupille malaugorose de' barbari Saracini in continuo giro esprimevano -la lor feroce impazienza di vedere avverato un supplizio da cui si -ripromettevano orribil diletto. Finalmente Isacco portando gli occhi al -braciaio struggitore ove stava per venir coricato, e vista dileguarsi -ogn'altra speranza, ogni idea di fermezza lo abbandonò. - -«Pagherò le mille libbre d'argento» diss'ei sospirando, «intendiamoci -però» aggiunse dopo avere meditato un istante «le pagherò col soccorso -de' miei confratelli, perchè mi è d'uopo andar mendicando a tutte le -porte della Sinagoga per procacciarmi una somma tanto enorme, tanto -inaudita. Quand'è, e dov'è ch'io debbo sborsarvela?» - -«Qui. Sotto la vôlta di questa caverna debb'essere contata e pesata -Pensi tu forse ch'io voglia restituirti la libertà prima d'aver -conseguita la somma del tuo riscatto?» - -«E quando poi questa sarà pagata, qual mallevadore avrò d'esser libero?» - -«La parola d'un nobile Normanno, vile usuraio; la fede d'un nobile -Normanno, più pura, cento volte più pura che non tutto l'oro e -l'argento della detestabile ciurma de' tuoi.» - -«Vi domando mille e mille volte perdono, nobile cavaliere,» disse con -voce paurosa l'Ebreo. «Ma e perchè dovrei io fidarmi interamente alla -parola di chi non vuol credere buona la mia?» - -«Perchè non puoi fare a meno. Se tu fossi ora in casa tua a York, -presso il tuo scrigno, e ch'io venissi a supplicarti di prestarmi -pochi _shekel_ metteresti pure i tuoi patti, vorresti cauzioni, -prescriveresti il tempo della restituzione, l'interesse. Or bene. Qui -ho uguali vantaggi sopra di te, nè cambierò un'iota alle pretensioni -che t'ho spiegate.» - -Mise un gemito profondo il Giudeo. «Spero almeno» ei soggiunse -«che dopo sborsato questo riscatto, saranno liberi con me i miei -compagni di viaggio. Essi parimente mi sprezzavano siccome ebreo; -pur mossi a compassione dell'angustia in cui mi trovarono, permisero -ch'io viaggiassi di conserva con loro; unico motivo per cui caddero -nell'agguato che a me solo era teso. Poi così essi potranno aiutarmi a -pagare una porzione di questa smisurata somma che voi pretendete.» - -«Se parlando de' tuoi compagni di viaggio, intendi dire que' due -porcaiuoli Sassoni, gli affari loro non hanno nulla di commune co' -tuoi. Ebreo, pensa alle cose tue, nè t'impacciare di quelle degli -altri.» - -«Ma almeno rimetterete in libertà quel giovine ferito, ch'io conduceva -a York in mia compagnia.» - -«Te l'ho da ripetere un'altra volta? Pensa alle cose tue, nè -t'impacciare di quelle degli altri. O per meglio dire, pensa a pagare -il tuo riscatto, e nel termine il più breve.» - -«Ascoltatemi nondimeno» Isacco riprese a dire «e ascoltatemi per amore -anche di quel danaro che volete ottenere a costo della vostra...» Qui -s'interruppe per paura di movere ad ira l'impetuoso Normanno. - -«Segui pure. A costo della mia coscienza, vuoi dire. Parla senza -timore, Isacco; già t'avvertii: non sono irragionevole, e so che chi -perde al giuoco non ha forza di ridere; quindi posso sopportare le -rampogne se mi vengono fin da un Ebreo. Tu però non avesti eguale -pazienza, quando provocasti dinanzi ai tribunali Giacomo Fitz-Dottorel, -non reo d'altro che d'averti chiamato col tuo titolo di sanguisuga, -d'infame usuraio, dopo che le tue avanie gli ebbero divorato tutto il -suo patrimonio.» - -«Giuro per il Talmud, che a tal proposito sorpresero vostro Valore[28], -nobile cavaliere. Fitz-Dottorel avea brandito il pugnale contro di me -nella mia casa medesima, perchè gli domandai quello che mi veniva, e si -trattava d'un pagamento che doveva essermi stato fatto fin nella Pasqua -precedente.» - -«Ma ciò poco m'importa» rispose con aria non curante Frondeboeuf; «il -caso è di sapere ora quando toccherò quello che tu devi a me. Quand'è -dunque, Isacco, che tu mi sborserai i _shekel_?» - -«Nobile cavaliere, basterà mandare con un vostro salvocondotto a -York mia figlia Rebecca, e passato il tempo necessario all'andata e -al ritorno, il danaro...» qui si fermò per dar varco ad un sospiro -profondissimo «il danaro vi sarà sborsato.» - -«Tua figlia!» sclamò Frondeboeuf col tuono d'uomo sorpreso. «Affè, -Isacco, mi spiace non averlo saputo prima. Io ho sempre creduto quella -giovinetta dagli occhi neri non ti appartenere che come la giovane Aga -apparteneva ad Abramo. Ho pensato che tu seguissi l'esempio de' tuoi -patriarchi. In somma l'ho ceduta per donna di governo al venerabile -Templario, ser Brian di Bois-Guilbert.» - -All'udir l'infausta notizia l'Ebreo mandò tale grido che ne -rimbombarono tutte le vôlte della caverna, e i Saracini ne furono -soprappresi, tanto di lasciarsi sfuggire di mano il mantello d'Isacco -che fino allora avean tenuto stretto col pugno. Il meschino si giovò -di questa specie di libertà per prostrarsi ai piedi di Frondeboeuf -abbracciandone le ginocchia. - -«Abbiatevi tutto quanto mi chiedeste, nobile cavaliere; abbiatene -il doppio, chiedetemi quanto possedo; riducetemi alla mendicità, -feritemi col vostro pugnale, o fatemi stendere, se così vi piace, -in quell'ardente braciaio, ma salvatemi la figlia mia, liberate -Rebecca. Se voi siete stato concetto nel sen d'una donna, risparmiate -l'onor d'una fanciulla priva di ogni difesa. Essa è l'immagine della -mia infelice Rachele, l'ultimo di sei pegni ch'io ottenni dalla -sua tenerezza. Volete voi togliere ad un misero vecchio l'unica -consolazione che gli rimane? Volete voi ridurre un padre ad augurarsi -che la propria figlia fosse stata collocata nella tomba de' suoi -maggiori prima che sua madre la partorisse?[29].» - -«Avrei voluto saperlo prima» disse con aspro tuono il Normanno. «Io -credea che la vostra popolazione non avesse amor che al danaro.» - - [Illustrazione: _Il suono di quel corno che mosse i due - Sassoni a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte - voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf._ pag. 189.] - -«Ah! non giudicate sì male la nostra nazione» rispose Isacco, dai modi -men truci del cavaliere confortato a speranza di commoverne il cuore -«la volpe e il gatto selvaggio inseguiti dai cacciatori non obbliano -la loro prole, e la perseguitata stirpe d'Abramo ama i suoi figli, -credetelo, con altrettanta tenerezza quanta ne possano avere verso i -proprii i Cristiani.» - -«Sia!» rispose Frondeboeuf. «Ciò mi sarà di norma per l'avvenire. Ma -quanto a te, Isacco, queste considerazioni all'istante non giovano. -Quel ch'è fatto è fatto. Sono corso in parola con un fratel d'armi, nè -gli mancherei per tutta la nazione ebraica riunita. In fine poi, che -gran danno è per la tua figlia l'essere schiava di Bois-Guilbert? Che -male può derivargliene?» - -«Che male?» sclamò torcendosi le mani il Giudeo «che male? Ov'è il -Templario che abbia rispettato la vita d'un uomo o l'onor d'una donna?» - -«Cane d'un infedele!» sclamò Frondeboeuf cogli occhi avvampanti di -sdegno, e forse pago d'aver trovato un pretesto ad ostentarlo «non -bestemmiare il santo ordine del tempio di Sion, e spacciati nel pagarmi -il riscatto che m'hai promesso, ed a cui non ho posto che il sol patto -della tua libertà.» - -«Masnadiere, assassino!» sclamò l'Ebreo, tratto fuor di sè in guisa -da non poter padroneggiare lo sdegno che lo trasportò «non ti pagherò -nulla. Tu non toccherai una mezz'oncia del mio danaro, se non mi -restituisci la figlia.» - -«Perdesti il giudizio, Israelita? O veramente possedi qualche -incantesimo che ti guarentisca il cuoio e le carni contro la forza del -fuoco e dell'olio bollente?» - -«Poco mi rileva» rispose Isacco, cui la paterna tenerezza avea spinto -alla disperazione. «Fa di me quel che vuoi, fa straziar queste membra; -arrostir le mie carni, divorale innanzi a' miei occhi. Anche mia figlia -è mia carne, e tal carne più preziosa ad un padre di quella ch'or tu -minacci. Tu non avrai argento da me, quando non fosse ch'io potessi -fonderlo e versartelo nella gola. No: non darei per te un obolo, se -dovesse salvarti dalla dannazione che l'intera tua vita si è meritata. -Inventa nuovi supplizi per farmi perire. Un Giudeo darà esempio -d'affrontar tormenti a un Cristiano.» - -«Gli è quanto or vedremo» disse Frondeboeuf, «perchè per quel santo -segno che la tua nazione ha in orrore! tu stai per morire abbruciato. -— Prendetelo» disse agli schiavi «spogliatelo, indi venga incatenato a -quelle spranghe di ferro omai arroventite.» - -Isacco fece alcuni sforzi per resistere ai suoi carnefici, ma troppo -impari essendo la lotta, i Saracini gli strapparon di dosso il -mantello, e così avrebbero fatto dell'altre vesti, se ad essi parimente -non si fosse fatto udire il suono di quel corno che mosse i due Sassoni -a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte voci, anzi grida che -chiamavano Frondeboeuf. Il barbaro cavaliere temendo esser sorpreso in -quell'atto di atrocità infernale, fe' segno agli schiavi di seguirlo, -abbandonando frettolosamente il sotterraneo, ove lasciò l'Ebreo, il -quale diedesi a ringraziare il Cielo della pausa che gli concedea, e ad -implorare la protezione per sè e per la diletta sua figlia. - - - - -CAPITOLO XXII. - - «Se poi, le sollecitudini, il rispetto, l'amore, che - vi ho dimostrato non bastano a vincere il gelo di quel - cuore; affè che vi farò la corte come si aspetta ad un - militare.» - _I due Veronesi._ - - -L'appartamento entro cui fu condotta lady Rowena era messo con quella -magnificenza priva di gusto in cui stavasi il lusso di que' giorni, -contrassegno di distinzione e riguardo che gli stessi prigionieri a -lei pari di grado non aveano ottenuto. I fregi però e le suppellettili -del ridetto appartamento erano stati notabilmente danneggiati dalla -negligenza e dal tempo, essendo trascorsi molti anni dopo la morte -della moglie di Frondeboeuf, che lo abitava, nè avendovi dimorato -altri dappoi. Staccata in più luoghi vedeasi la tappezzeria che ne -ornava le pareti, altrove il sole ne avea smunti i colori, e su tali -apparati, come sugli altri arnesi scorgeansi i guasti operati dagli -anni. Tal quale ella era però sì fatta stanza, venne giudicata la più -degna da assegnarsi alla erede Sassone, che fu lasciata ivi a meditare -sul proprio destino, mentre gli altri personaggi del criminoso dramma -s'accordavano su le parti che ciascun di loro dovea sostenere; la qual -cosa venne pattuita in un parlamento che insieme tennero Frondeboeuf, -Bracy e il Templario. Dopo lungo discutere fra di loro sui vantaggi che -sarebbero derivati a ciascuno da tale impresa audacissima, convennero -finalmente anche sul modo di ripartire i prigionieri. - -Gli era pertanto vicino il mezzogiorno, allorchè Bracy, già primo ad -ideare il disegno della spedizione com'era primo nell'avervi interesse, -si pose in atto di compire i divisamenti concetti sulla mano e sulle -ricchezze dell'avvenente lady Rowena. - -Non però solamente nel parlamento dianzi descritto avea speso il -tempo dacchè era nel castello Bracy; poichè ne diede una parte ad -acconciarsi con tutta la ricercatezza che poteva essere in un cicisbeo -di quella età. Messi in disparte il giustacuor verde e la maschera, -le sue lunghe chiome annodate in trecce gli scendeano sopra sfarzoso -mantello guarnito di pelliccia; una specie di camiciuola venivagli sino -a metà della gamba; gli pendea sontuosa sciabola da cinturino ricamato -d'oro. Accennammo altrove la bizzarra usanza che dominava allora circa -le punte delle scarpe; ma quelle di Bracy presentavano il _nec plus -ultra_ dell'usanza medesima, tanto lunghe e volte all'insù da poterle -ottimamente credere due corna di montone. Ma tal era nell'incominciare -del secolo XII l'uniforme dei damerini, nè potea negarsi il merito -a Bracy di saper dargli spicco per vantaggio di figura e di modi ne' -quali unite apparivano la compitezza d'un cortigiano e la franchezza -d'uom di guerra. - -Ei salutò lady Rowena levandosi il berrettone che era di velluto, -e fregiato di un medaglione d'oro ove si vedea scolpito s. Michele -in atto di conquidere il nemico del genere umano. Col capo tuttavia -scoperto, fece un cenno come per pregare lady Rowena a sedersi, -e poichè questa continuava a starsene in piedi, si levò il guanto -offerendole la mano per condurla vicino ad una seggiola. Ma Lady Rowena -ricusò questa sua premura volgendogli con nobile alterezza tai detti: - -«Se io sono dinanzi al mio carceriere[30], e le circostanze mi -costringono a crederlo, ser cavaliere, è debito della prigioniera il -rimanersi in tale postura sintantochè ella abbia udito pronunziare il -tenore del suo destino.» - -«Leggiadra lady Rowena» rispose Bracy «io sono il vostro prigioniere, e -vi state alla presenza dell'uomo ridotto a tale condizione per voi, non -alla presenza d'un carceriere. Lungi da me fin l'idea di pronunziare -sul vostro destino! Da quelle labbra vezzose aspetto in vece la -sentenza che dee risolvere del mio.» - -«Non vi conosco, ser cavaliere» rispose lady Rowena sollevando il -capo con aria d'indignazione proporzionata all'oltraggio che al suo -grado e alla sua beltà veniva arrecato. «Non vi conosco, e l'audace -famigliarità ond'or pompeggiate meco di frasi da trovadore non è manto -valevole alla violenza usata da un masnadiere.» - -«Deh! incolpatene» riprese a dire Bracy che continuava sulle medesime -corde «incolpatene i vostri vezzi. Soli essi m'inspirarono quanto potei -farmi lecito, dimenticando persino il rispetto dovuto a colei che ho -scelta a sovrana di questo cuore.» - -«Vi replico che non vi conosco, e tutt'uom che porti catenella e sproni -d'oro[31] non dee presentarsi tenendo simil linguaggio ad una donna -indifesa.» - -«Ella è una sciagura per me il non essere da voi conosciuto, pure, -permettetemi lo sperare, che il nome di Bracy non vi soni affatto nuovo -all'orecchio, poichè gli araldi d'armi lo divulgarono più d'una volta -nei tornei e su i campi delle battaglie, e poichè i _menestrelli_ lo -fecero scopo ai loro canti.» - -«Lasciate dunque agli araldi d'armi e ai _menestrelli_ la cura di -esaltare le vostre prodezze. Tai lodi staranno meglio nelle loro labbra -che nelle vostre; e ditemi intanto a quali archivi consegneranno la -vittoria che riportaste la scorsa notte sopra d'un vecchio seguito da -alcuni servi paurosi; e in quai libri registreranno la nobile impresa -di rapire una giovane inerme per trasportarla a suo malgrado nel -castello d'un assassino.» - -«Voi siete ingiusta, lady Rowena» disse Bracy mordendosi le labbra -in aria d'uom confuso, e scendendo a gradi ad un tuono più a lui -confacevole di quello di caricato ganimede ch'egli aveva assunto da -prima «ed è perchè non sentite in voi stessa la forza d'una gran -passione, perchè non volete ammettere scusa sopra un delirio di -frenesia, che fu effetto della vostra avvenenza.» - -«Vi prego, ser Cavaliere, mettete in disparte il linguaggio de' -girovaghi cantarini; risuona male parlato da un nobile cavaliere qual -v'annunziate di essere. Certamente voi mi costringete ora a sedermi -per provarvi quant'io faccia lieve conto di questi fiori di galanteria -fatti omai rancidi col trovarsi in ogni ballata.» - -«La vostra alterezza» soggiunse Bracy, punto dal vedere come la via -de' modi cortesi non gli ottenesse che sprezzi «la vostra alterezza si -è scontrata in un animo non meno altero. Sappiate adunque che ho fatto -valere le mie pretensioni alla vostra mano nel modo il più convenevole -alla mia indole, e la vostra che ora conosco, mi prova essere voi -una fra quelle beltà da conquistarsi colla lancia in resta, e non -adoperando i gentili accenti d'un cortigiano.» - -«Se tai gentili accenti intendono solamente a celare la viltà del -procedere, divengono come la cintura d'un nobile cavaliere stretta a' -fianchi d'abbietto villano. Non mi fa or maraviglia la facilità con cui -vi siete stôlto da una ricercatezza di cortesia che v'impacciava. Nè il -nego, vi sareste fatto più onore conservando l'uniforme e il dialetto -d'un masnadiere, che cercando velar azioni di masnadiere coi colori -troppo ad esse estranei d'una accattata cortigianeria.» - -«Il vostro suggerimento è ottimo, lady Rowena, e conformando ora -l'ardire de' miei discorsi a quello delle mie azioni vi protesto -che non uscirete di questo castello se non se moglie di Maurizio di -Bracy. Non sono avvezzo ad incagliare nelle imprese cui mi cimento, e -per altra parte un Nobile Normanno non ha bisogno di giustificare sì -scrupolosamente la propria condotta agli occhi di una nobile Sassone, -assai onorata da lui se le offre la propria mano. Voi siete altera, -lady Rowena. Ebbene! ciò vi rende più degna d'appartenermi. Fuor dello -sposarmi evvi forse altra strada per voi onde innalzarvi al grado e -agli onori che vi sono dovuti? Vedreste forse altra via più decorosa -ad uscire d'una capanna, ove i Sassoni fan vita comune co' propri -maiali, uniche loro ricchezze? a trovarvi collocata nel grado che vi si -aspetta? a brillare fra le persone dell'Inghilterra le più distinte per -leggiadria, le più ragguardevoli per possanza?» - -«Ciò che avete la bontà di chiamar capanna, ser Cavaliere, mi fu -soggiorno sin dalla prima mia fanciullezza, e vi do parola, che se -mai giugnessi ad abbandonarlo di mia volontà, ciò sarebbe solamente -per seguire chi non disprezza l'asilo ove ebbi educazione, e quelle -costumanze cui m'ha affezionata la consuetudine.» - -«V'intendo, leggiadra milady, benchè voi crediate usar termini -abbastanza velati ond'io non giunga ad indovinarne il senso in tutta -la loro estensione. Ma mettete da una banda la speranza, che Riccardo -risalisca il soglio giammai, e molto più l'altra che Wilfrid d'Ivanhoe, -favorito di Riccardo, vi conduca qual propria sposa a' piedi di questo -principe. Tutt'altri che io toccando sì fatto cantino non potrebbe -liberarsi dal sentir qualche moto di gelosia; ma non mi rimoverà -dalle risoluzioni, in cui sono venuto con volontà la più deliberata, -tal vostra passione priva di speranza, e ch'io riguardo come una -fanciullaggine. Posso dirvi per altro che questo rivale sta in mio -potere, che è qui prigioniero, che Frondeboeuf non ne sa nulla, benchè -bastasse una mia parola a farnelo consapevole, e a destar nel suo cuore -una gelosia che potrebb'essere ben più funesta della mia al vostro -amante.» - -«Qui Wilfrid!» sclamò lady Rowena. «Ah! ciò è vero quanto è vero che -Frondeboeuf gli è rivale.» - -Bracy fisò gli occhi un istante sopra di lei. «Da vero, nol sapevate?» -indi le disse. «Non sapevate nemmeno ch'ei facea viaggio nella lettica -dell'Ebrea? cocchio non v'ha dubbio addicevole ad un Crociato!» Poi si -diede a ridere in tuono schernevole. - -«S'egli è vero che qui si ritrovi» soggiunse lady Rowena con tuono -d'indifferenza sforzata, perchè si affaticava indarno a nascondere -interamente il tremore della persona, e le agitazioni che le -portò nell'animo sì fatto annunzio «in qual modo è desso rivale di -Frondeboeuf? o qual altra cosa può egli temere da costui oltre ad -una cattività di poca durata e alla necessità di pagare un ragionevol -riscatto giusta gli usi della cavalleria?» - -«Cadreste voi forse nell'abbaglio, solito però alle persone del -vostro sesso, di credere non esservi altri gelosi dispetti che -quelli suscitati dalla loro avvenenza? Non sapete che v'ha gelosie -d'ambizione, d'onori, di potere, di ricchezze, oltre a quella gelosia -che è figlia di amore? Nè credete che Frondeboeuf cercherà spacciarsi -di chiunque possa contrariarlo nelle sue pretensioni alla bella baronia -d'Ivanhoe, da lui vagheggiata con tanto ardore e con sì poco scrupolo, -com'oserebbe uom che aspirasse al cuore della più leggiadra fra le -donne dell'Inghilterra?» - -«Salvatelo, per amor del cielo, salvatelo» sclamò lady Rowena, la cui -fermezza fu vinta dal timore concetto in quel punto pe' dì dell'amante. - -«Posso, voglio salvarlo, e tal è la mia mente. Una volta che lady -Rowena sia divenuta sposa di Maurizio di Bracy, chi ardirebbe attentare -veruna cosa contro un parente di lei, contro il compagno della sua -fanciullezza, il figlio del suo tutore? Ma il dono della vostra mano -dee comperare la mia assistenza. Non son poi sì pazzo, nè d'un'indole -tanto romanzesca da voler compromettermi per sottrarre ai rischi, -fra cui s'avvolge, quell'uomo dal quale deriva il più possente fra -gli ostacoli opposti ai miei desiderii. Adoperate a pro di lui la -prevalenza che avete sopra di me, e non ha egli da temer cosa alcuna. -Ma se ricusate l'omaggio del mio cuore, Ivanhoe perirà, nè voi quindi -sarete più libera.» - -«Questo tuono d'indifferenza e di durezza in voi sembra forzato» -disse lady Rowena guardando fisamente Bracy. «O voi non siete malvagio -quanto volete sembrarlo, o non avete tutto il potere che v'arrogate coi -detti.» - -«Non vi lasciate sedurre da tale idea» rispose Bracy «il tempo vi darà -a diveder com'è falsa. Pensate piuttosto che il vostro amante, cioè -l'amante che preferite, trovasi in questo castello, ferito, privo -di protezione, e pensate che la vita di lui è il cancello posto tra -Frondeboeuf e la cosa che Frondeboeuf antepone a tutte le bellezze -dell'universo. Vi immaginate forse che costasse molto a Reginaldo il -rompere questo cancello con un colpo di pugnale? Forse vi confidate in -ciò, ch'ei non oserebbe condursi a tal atto di aperta violenza. Sia pur -anche. Ma un finto medico può amministrare al ferito tale ricetta che -lo guarisca per sempre da tutti i mali. Ma la persona incaricata di -servirlo durante l'infermità, può ritrargli il capezzale di sotto la -testa, e dar tale sforzo alla sua gola, che impedendogli il respiro, -gli agevoli il passaggio all'altro mondo[32]. Così o colla prima o -colla seconda delle additate maniere, Ivanhoe perirebbe, senza che -Frondeboeuf potesse venir sospettato autore della sua morte. Dite così -di Cedric.....» - -«Cedric!» sclamò lady Rowena «il mio nobile, il mio generoso tutore! -Ah! ben merito le sventure che mi opprimono, poichè ho potuto -dimenticarlo, tutta intesa coll'animo alla sorte del figlio suo.» - -«Sì: anche il destino di Cedric dipende dalle vostre deliberazioni» -soggiunse Bracy «e lascio a voi la cura di meditare su ciò.» - -Fino a tale istante, lady Rowena avea sostenuta quest'affliggentissima -scena con un'ammirabile intrepidezza, ma fu merito in gran parte -del non aver essa riguardato nè come così serio, nè tanto imminente -il pericolo. La sua natural indole era quella che i fisonomisti -generalmente attribuiscono alle carnagioni bianche, mansueta, timorosa -e sensiva; e sol doveva ad educazione una tempera d'animo alquanto più -forte. Usa a veder cedere ad ogni sua menoma brama i voleri d'ognuno, e -persino del medesimo Cedric, imperiosissimo ver tutti gli altri, ella -avea acquistato quella specie di coraggio e di sicurezza, che sono in -noi l'effetto della consuetudine di vedere costantemente propensi e -chini ai nostri voleri coloro coi quali trascorriamo la nostra vita. -Non sapea quasi Rowena formare a sè stessa l'idea di resistenza ai -propri disegni, e molto meno l'altra di vedersi costretta cedere agli -altrui comandi. - -Dopo avere girati gli occhi attorno di sè, quasi cercando soccorsi, -che le era impossibile allora il trovare, dopo aver mandate alcune -esclamazioni sconnesse, e che non presentavano verun significato, -alzò le braccia al cielo prorompendo in lagrime e abbandonandosi alla -disperazione la più violenta. Niuno l'avrebbe veduta in tale stato -senza provarne pietà, e lo stesso Bracy sentivasi commosso a proprio -malgrado, benchè per vero dire imbarazzato più ancora. Egli scorgea -d'essersi spinto troppo innanzi perchè gli fosse lecito tornare -addietro, e per altra parte lady Rowena ridotta era in tale stato che -nè i ragionamenti nè le minacce più omai potevano sopra di lei. Bracy -trascorrea in lungo ed in largo l'appartamento, ora tentando modi -a calmare l'avvenente Sassone, ora studiando a qual partito dovesse -appigliarsi. - -«Se mi lascio intenerire» così ragionava egli fra sè medesimo «dai -pianti e dal dolore di questa inconsolabile divinità, qual frutto -raccorrò io dalla tentata spedizione, fuorchè vedere andate a male -le belle speranze, alle quali m'abbandonai, e per le quali mi son -cimentato a tanti pericoli? E mi toccherà inoltre sofferire i motteggi -del principe Giovanni e de' miei colleghi! Pure non mi sento fatto per -la parte che impresi a sostenere. Non mi regge l'animo vedere intrepido -que' begli occhi che si stemprano in lagrime, que' vezzosi lineamenti -sformati dall'agonia della disperazione. Oh almeno si foss'ella -mantenuta negli atteggiamenti e nei modi della primiera alterezza! -ovvero avessi io, pari a Froudeboeuf, munito il cuore d'un triplice -bronzo!» - -Agitato fra tali considerazioni non trovò altro di meglio che pregar -replicatamente lady Rowena a tranquillarsi, procurare di farla -certa che non era in lei vero motivo di darsi in preda a cotanta -disperazione; non aver egli avuto in animo di cagionarle un'angoscia -così violenta, essere stato condotto da un eccesso di passione a -prorompere in minacce ch'ei si sarebbe vergognato di mandare ad -effetto. Ma in mezzo ai conforti che cercava procurarle, venne sorpreso -dal suono per tre volte replicato di quel corno, che nel tempo medesimo -avea messi in trambusto tutti gli abitanti del castello, e che avea -rotto il corso degli spartati loro divisamenti agli altri complici di -Bracy, come vedremo ancora del Templario. De' tre confederati forse fu -Bracy quegli che men si dolse del contrattempo, perchè il suo colloquio -con lady Rowena era giunto a tal termine che gli divenivano cose -egualmente scabrose il troncarlo ed il continuarlo. - -A tal passo crederemmo quasi mancare ad un dovere col non offerire ai -nostri leggitori qualche prova, più ancora degli incidenti nella nostra -storia narrati, atta a convincerli quanto sia conforme alla verità -la trista dipintura che loro abbiamo presentata intorno i costumi -di quella età. Egli è uno sgradevole argomento di considerazione il -vedere che que' prodi baroni, i quali colla nobile resistenza che -opposero alle smodate pretensioni della Corona, assicurarono la libertà -dell'Inghilterra e i privilegi del popolo inglese, sieno stati feroci -oppressori eglino medesimi, ed abbiano commessi atti abbominevoli, non -solamente contrarii alle leggi della lor patria, ma a quelle eziandio -dell'umanità. Sfortunatamente un solo di que' molti tratti che il -giudizioso Henry attinse nelle opere degli scrittori contemporanei a -que' giorni, basta a dimostrare, che la finzione stessa potrebbe appena -aggiugnere alla cupa orridezza di tempi sì disastrosi. - -A quali atrocità potessero condursi per isfogare la violenza de' -propri appetiti i baroni e i signori de' castelli, tutti Normanni, lo -dimostra la descrizione delle crudeltà da essi usate, sotto il regno -di Stefano[33], descrizione a noi trasmessa dall'autore della Cronaca -Sassone. - -«Essi opprimevano il popolo» dic'egli «obbligandolo a fabbricare -castella, poi fabbricate queste, le empivano di malvagi, o per meglio -dire di demonii incarnati, il cui ministerio era impadronirsi delle -persone d'entrambi i sessi più distinte e per loro ricchezza più -nominate; e queste venivano gettate entro carceri ove soggiacevano -a supplizi più crudeli di quanti ne abbia un martire mai sopportati. -Alcuni di tali infelici eran sepolti nel fango, altri, sospesi o pei -piedi o pel collo o pei polsi, venivano sovrapposti ad ardenti braciai. -Talvolta con nodose corde ne fasciavano i capi e strigneano la legatura -finchè i nodi penetrassero nel cervello delle vittime, talora le -gettavano in sotterranei zeppi di vipere, di rospi e di serpenti.» - -Rimprocceremmo noi medesimi di crudeltà, se continuando fino al suo -termine questo orribile racconto, prolungassimo ai leggitori una -ingrata sensazione oltre all'uopo necessario allo scopo che ci eravamo -prefissi. - -Altra prova, e forse la più forte di quante possano arrecarsi a -dimostrare i frutti amari allor prodotti dalla conquista si è, che -l'imperatrice Maria, comunque nata dal re di Scozia e imperatrice -d'Alemagna, figlia, sposa e madre di monarchi, fu costretta, -mentre, giovine, soggiornò nell'Inghilterra ove ricevè educazione, -ad assumere il velo monastico siccome unica via di sottrarsi alle -licenziose persecuzioni de' nobili Normanni. Tal fu la particolarità -che, siccome unico motivo de' professati voti, ella addusse dinanzi -al gran consiglio del clero Inglese, affinchè questi voti medesimi -venissero annullati; e quell'assemblea ammise la validità della scusa; -poi chiarendo le circostanze dalle quali questa sovrana fu spinta ad -abbracciare uno stato cui non avea vocazione, da ogni obbligo monastico -la liberò; dal quale atto rimase autenticata nel modo il più solenne -l'esistenza di tal effrenata dissolutezza che fece l'obbrobrio di -quel secolo. Non v'era chi negasse, diceasi, che dopo la conquista -dell'Inghilterra operata da Guglielmo, i Normanni venuti con esso, -superbi di tanto segnalata vittoria, non obbedivano ad altre leggi -fuorchè alle proprie passioni. Non solamente spogliavano di beni e -poderi i Sassoni debellati, ma faceano guerra aperta, e in brutal modo, -all'onore delle lor mogli e dei loro figli. Indi fu che così di sovente -le vedove e le donzelle pertenenti all'antica nobiltà del paese, si -ritiravano nei conventi, ove abito religioso vestivano, non mosse da -claustral vocazione, ma perchè, non rimaneva ad esse una via più sicura -a serbare puro ed incontaminato l'onore. - -Tal era la dissolutezza de' tempi, e tal la prova somministratane da -un atto pubblico dell'assemblea del clero Inglese, che Eadmer ne ha -serbato. Noi crediamo pertanto non avere d'uopo di maggiori documenti -ad accertare come e le tristi scene da noi presentate, e quelle che ne -toccherà presentar tuttavia, non possono sicuramente incontrar nota di -scostarsi da quanto è verisimile. - - - - -CAPITOLO XXIII. - - «Così lion poichè n'ha il cor ferito - «Di lionessa amata il grato aspetto, - «A palesarle amor tempra il ruggito.» - _Douglas._ - - -Intantochè ne' diversi spartimenti del castello accadeano le scene -dianzi descritte, ne appresentava un'altra l'ebrea Rebecca entro una -delle torri che Frondeboeuf avea fatto costruire a ciascun angolo del -castello. Ivi ella era stata condotta da uno de' suoi immascherati -rapitori, i quali la introdussero in una picciola stanza, ove trovossi -alla presenza di vecchia sibilla, intesa a filare e a canticchiare, -o per meglio dire a borbottare un'antica ballata sassone, quasi -accompagnandone il tempo colle volte che imprimeva al suo fuso. Sollevò -essa il capo in veggendo entrare la bella Israelita, e fisò sovr'essa -uno sguardo invido e maligno, accoglienza usata che l'avvenente -giovinezza riceve dalla vecchiaia giunta a laidezza, tanto più se con -queste due qualità si mette per terzo compagno un talento malefico. - -«Su via, strega» sì disse una delle guide di Rebecca «spacciati, e -sgombra di qui; tal è il comando del nobile nostro padrone; gli è duopo -che tu ceda luogo ad una salvaggina più appetitosa di quel lurido tuo -carcame.» - -«Sì» disse brontolando la vecchia. «Così si pagano i miei servigi. Fu -un tempo che bastava una mia parola per far cacciare il migliore fra -gli uomini d'armi di questo castello. Or mi tocca ubbidire agli ordini -dell'ultimo mozzo di scuderia.» - -«Madonna Ulfrida» disse l'altro di que' due galantuomini «non è -questo il momento di far considerazioni, ma di obbedire e subito. -Sai che non ci vuol duro orecchio quando il padrone comanda. Tu hai -goduto al tuo tempo quant'altri mai possa godere. Il tuo sole ebbe il -suo mezzogiorno, or corre al tramonto; e somigli a vecchio caval di -battaglia messo nello stato di riforma; corresti di galoppo, or non se' -più buona nè manco al trotto. Su via, sbrigati e libera il campo.» - -«Siete due cani» soggiunse la vecchia «e possa divenirvi sepolcro -un canile! Voglio che Zernabok, il demonio degli antichi Sassoni, -mi strappi di qui a brani, se esco prima d'aver filato tutto il lino -avvolto all'intorno di questa rocca.» - -«Ne renderai conto al padrone» disse un di costoro; poi ritiratisi -entrambi, la lasciarono con Rebecca, cui movea nausea in uno e spavento -la presenza di tale orca. - -«Da che parte soffia mai il vento quest'oggi, e qual affare diabolico -stan macchinando?» borbottò la vecchia, allorchè i due condottieri -di Rebecca furon partiti. Poi fisando con maligne occhiate Rebecca: -«Veramente non è difficile l'indovinarlo; occhi vivaci, capelli neri, -pelle bianca come la carta, prima che un sapiente l'abbia empiastrata -con quella sua morchia nera.... Sì, sì! apparisce chiaro il perchè -l'abbiano mandata in una torre ove non abito che io sola, in una torre -d'onde un grido è inteso come se chi lo manda stesse sepolto diecimila -tese sotto terra... Mia bella giovinetta, tu avrai gufi per vicini -quanti ne vuoi e ne udirai gli stridori; quelli poi che tu metterai, -non vi sarà un'anima che gli ascolti... Ma ell'è forestiera» e intanto -esaminava il turbante e le vesti di Rebecca. «D'onde vieni? Sei tu -Saracina o Egiziana? Perchè non rispondi? Non sai che piangere? O -saresti muta?» - -«Non andate in collera mia buona madre» rispose Rebecca. - -«Dicesti assai, non occor altro» soggiunse Ulfrida «le volpi si -conoscono dalla coda, e dalla lingua gli Ebrei.» - -«Per amor del cielo! raccontatemi quel ch'io debba temere, e qual -conclusione avrà la violenza onde qui m'hanno condotta: o forse a -motivo della religione che professo si vuol la mia vita? Ne farò senza -lamentarmi il sacrifizio a Dio.» - -«La tua vita, carina! Eh! che vantaggio o diletto ritrarrebbero eglino -dalla tua morte? Sta pur sicura che la tua vita non corre pericolo -alcuno. Ti toccherà sorte non dissimile da quella ch'io stessa provai. -Di fatto, un'Ebrea non può pretendere d'essere trattata meglio d'una -nobile donzella Sassone... Guardami, io era giovane al pari di te -ed anche più bella, allorquando Frondeboeuf, padre di Reginaldo, -s'impadronì a viva forza di questo castello. Mio padre e i miei sette -fratelli gli disputarono, d'appartamento in appartamento, palmo a -palmo, il loro retaggio. Del sangue di questi si tinse ogni stanza, -ogni scala. Sino al fanciullo in fascie tutti vennero trucidati; e il -gel della morte non avea tuttavia addiacciati quegli esanimi avanzi, -il lor sangue non era per anche rappreso, che già il vincitore mi aveva -fatta sua preda.» - -«Nè vi sarebbe alcuna via di fuggire, di sottrarmi a costoro?» esclamò -Rebecca. «Qual ricco guiderdone v'avreste del soccorso che foste pronta -a concedermi!» - -«Fuggire! sottrarti!» replicò Ulfrida. «Non ci pensare nemmeno. Per -uscire di qui non v'è che una porta, quella della morte; e questa -ancor si apre tardi» soggiunse costei dimenando il capo. «Però gli -è un conforto il meditare che ci lasciam dopo altri viventi, i quali -non saranno meno miserabili di noi sulla terra. Addio, Ebrea... Ebrea -o Cristiana, credilo pure, il tuo destino sarebbe sempre lo stesso, -perchè hai che fare con gente, la quale non conosce nè scrupoli nè -compassione. Addio, dunque; il lino della mia rocca è finito, e le tue -faccende non sono ancor cominciate.» - -«Rimanete! deh rimanete!» sclamò Rebecca. «Non fosse che per -ingiuriarmi e maledirmi, la vostra presenza sarà sempre per me una -specie di protezione!» - -«Protezione a voi! Se non potrebbe proteggervi neanche la madre di -Dio![34] Guardatela» aggiunse Ulfrida accennando a Rebecca un'effigie -della Beata Vergine scolpita informemente sulla parete. «Vedetela -là. Provate se potete indurla ad allontanare da voi il destin che vi -aspetta.» - -La vecchia strega uscì, pronunziati questi accenti che accompagnò d'uno -schernitore sorriso, onde le grinze di quel suo volto si difformarono -di nuova schifezza. Indi chiuse, dando doppia volta alla chiave, la -porta. Rebecca la udì scender le scale, maledicendo ad ogni passo i -gradini perchè li trovava tropp'alti. - -Rebecca in quell'ora andava incontro a pericoli assai maggiori di -quelli che potean sovrastare a lady Rowena. Non era cosa improbabile -che qualche ombra di rispetto venisse conservata verso l'erede di -nobile famiglia sassone. A quai riguardi doveva aspettarsi una giovane -che apparteneva ad una schiatta proscritta e perseguitata? Pure l'Ebrea -godeva un vantaggio sopra la Sassone; e le derivava dalla consuetudine -di meditare, da una forza di spirito ben superiore agli anni che avea, -dalla conoscenza de' pericoli fra cui la sua gente sempre avvolgevasi, -le quali circostanze la facean più ricca di modi onde far fronte agli -oltraggi che la minacciavano. Fornita d'un'indole ferma e dedita ad -indagare fin dalla sua verdissima giovinezza, nè la pompa o l'opulenza -di cui sfoggiava il padre suo fra le domestiche mura, nè quanto vedea -di simile nelle case d'altri doviziosi Israeliti, l'accecarono mai -tanto da non iscorgere come precaria fosse la sua condizione. Pari a -Damocle seduto a quella rinomata mensa, ella vedea fra lo splendore del -lusso cui era avvezza, la spada ad un sol capello sospesa sul capo di -tutta la sua popolazione. Tali considerazioni le avevano fortificata la -mente, e fatta pieghevole alle leggi del destino un'indole, che sotto -diversa combinazione di cose sarebbe forse divenuta altera, disdegnosa, -ostinata. - -Dall'esempio e da' comandi paterni Rebecca aveva imparato a condursi -con urbani modi verso chiunque le si fosse avvicinato, tranne però -l'imitare il padre nella servile abbiezione. Troppo nobilmente altero -avea sortito l'animo questa giovane, che sarebbe venuta in dispregio a -sè medesima col farsi lecito un atto sol di viltà; ma tal orgoglio era -ad un tempo modesto, laonde si sommettea rassegnata allo stato in cui, -come partecipe dell'obbrobrio attribuito a' suoi confratelli, l'avea -posta il cielo, mentre però godeva dell'interno convincimento di aver -diritto nella pubblica stima ad un più alto grado di quello cui le -permetteva aspirare il dispotismo arbitrario de' pregiudizi religiosi. - -Preparatasi pertanto di buon'ora alle avversità, aveva acquistata la -fermezza necessaria a sopportarle. La condizione, cui trovavasi in quel -momento, chiedea di fatto molta presenza di spirito, e quanto ne aveva -ella, il raccolse attorno di sè. - -Sua prima cura pertanto fu l'investigare ogni parte di quella stanza. -Ma non vedea modi d'uscirne, perchè chiuso erane accuratamente -l'uscio, nè dopo aver fatte ricerche attentissime, s'accorse che vi -fossero porte, nè alle pareti nè orizzontali sul suolo o visibili -o segrete. Nemmeno vi si potea assicurare da altrui sorpresa perchè -l'unica porta che v'era non andava munita di catenacci interni. Non -osservavasi che un muro grosso e continuo all'intorno, le tavole -che formavano il pavimento, oltre all'essere di robustissimo legno, -scorgeansi ottimamente connesse; nè presentavano la menoma fenditura. -La sola finestra da cui ricevea luce quel luogo, potea darle qualche -speranza, perchè scendendo sino al suolo dell'appartamento, nè guarnita -d'inferriata, metteva ad un verone, o a dir meglio esterno terrazzo, -largo incirca tre piedi, e così ideato che vi potessero capire alcuni -arcieri, ogni qual volta fosse stato d'uopo difendere il castello -assalito da quella banda. Ma non tardò ella ad avvedersi come tal -pianerottolo fosse in isola, e privo di comunicazione con tutto il -rimanente dell'edifizio. Sotto di questo terrazzo, alto più di sessanta -piedi da terra, stava un cortile lastricato di grosse pietre. - -Non le rimanea quindi altro conforto che il coraggio della -rassegnazione, e quella ferma confidenza nel cielo che è retaggio -dell'anime nobili e generose. Comunque le promesse onde la Scrittura -conforta il popolo eletto, mal interpretate da Rebecca, divenissero -per lei articolo di fede, ella non maravigliava però della condizion -presente de' suoi confratelli, essendosi avvezza a considerarla -come uno stato di prova, ed a ridursi nella speranza che verrebbe -a' figli di Sion il lor giorno di vedere risorgere la propria gloria -ecclissata e l'antica prosperità. Nell'espettazione di sì avventuroso -momento, tutte le cose ch'ella vedea intorno a sè le annunziavan esser -quello uno fra gl'istanti di persecuzione, predetti dai Profeti, -e quindi debito di lei il sottomettersi senza querela ai voleri -del Cielo. Riguardandosi pertanto siccome una fra le vittime della -comune sciagura, erasi da lungo tempo accostumata a contemplare con -intrepidezza i disastri che le potessero accadere, e ad invigorire il -proprio animo per sofferirli senza avvilirsi. - -Ella non potè nullostante ristarsi dal tremare, e mutar colore allorchè -udì alcuno salir la scala che conduceva alla stanza, e soprattutto -poi chè apertasi la porta, vide entrare un uomo di grande statura, -e vestito come gli altri malandrini, autori della sua prigionia. -Il berrettone che gli scendea fino al sopracciglio nascondeva la -parte superiore del costui volto e tenea il mantello incrocicchiato -alto in guisa da non discernerne la parte inferiore. Sotto sì fatto -travestimento, com'uomo che s'accignesse a cosa di cui vergognasse -egli medesimo, chiuse con ogni riguardo la porta, prestandosi indi -al cospetto dell'atterrita sua prigioniera. Comunque più ardimentoso -di coloro da' quali avea preso l'abito in prestanza, parve nondimeno -esitante nello spiegare a Rebecca il motivo di tale visita. La giovane -Israelita, che giudicava il personaggio alle vesti, immaginò non -difficil cosa amicarselo coll'appagarne l'avarizia, onde profittò del -tempo per torsi una sontuosa collana e due ricche smaniglie, che a lui -presentò sì dicendo: - -«Amico, accettate questi gioielli, e per amor del cielo, abbiate -compassione del vecchio mio genitore e di me. Tal presente non è privo -di valore, ma è una minuzia a confronto di quanto saremmo pronti a -retribuire per liberarci da questo castello, immuni d'oltraggi.» - -«Bel fiore di Palestina» rispose il Templario, ricusando i gioielli -offertigli «le perle che mi offerite sono orientali, ma cedono -in candore alla bianchezza de' vostri denti; e il fuoco di questi -brillanti languisce al paragone dello splendore che mandano quelle -pupille. Oltrechè, fin d'allora che abbracciai questa professione, -giurai con voto di anteporre sempre la beltà alle ricchezze.» - -«Non fate danno a voi medesimo» rispose Rebecca «abbiate pietà di noi. -Provveduto d'oro, niun'altra cosa vi mancherà; col maltrattarci non vi -guadagnate fuorchè rimorsi. Il padre mio soddisferà di buon grado ogni -vostra brama, e se vorrete avvisar giusto, il danaro che otterrete vi -potrà agevolare la via di rientrare nella società, valervi il perdono -delle passate colpe, e mettervi fuor del bisogno di commetterne -nuovamente.» - -«Il ragionamento è assai ben inteso,» rispose Guilbert in francese, -trovando forse qualche difficoltà a continuare il colloquio in lingua -sassone, come lo aveva incominciato Rebecca «ma sappiate, vezzoso -giglio della valle di Bacca, che il padre vostro or già si trova fra -le mani di un valente alchimista, il quale avrà la virtù di fonderne i -_shekel_ e trasmutarli in verghe d'oro. Il venerabile Isacco soggiace -adesso a tal preparazione che gli farà rinunziare a quanto ha di più -caro nel mondo senza l'uopo ch'io mi adoperi o preghi a tal fine. -Quanto a voi, l'amore e la bellezza debbono pagare il vostro riscatto, -nè d'altro ne accetterei.» - -«Voi non siete uno fra gli scorridori che infestano queste selve!» -disse Rebecca valendosi dell'idioma stesso adoperato dal Templario. «Io -me lo era già immaginata; non si è mai dato che uomo di tal professione -ricusi simili offerte, e niuno fra i masnadieri sassoni usa il dialetto -in cui m'avete parlato. Voi siete un Normanno, forse un nobile -Normanno. Deh! tal mostratevi negli atti, nè dovrete arrossire nel -lasciarmi vedere il vostro volto scoperto.» - -«E voi che colpite sì a segno nell'indovinare» rispose Bois-Guilbert -abbassando il bianco mantello che gli nascondea una parte del viso «voi -non siete una figlia d'Israele, bensì l'incantatrice d'Endor, colla -differenza che possedete in oltre giovinezza e beltà. Il diceste, bella -rosa di Sahron. Io non sono uno scorridore, ma un cavaliere e cavalier -Normanno di alto legnaggio, e mi sarà più diletto l'adornarvi di nuovi -gioielli che togliervi quelli sotto cui fate sì bella mostra di voi.» - -«E che v'aspettate dunque da me se non v'aspettate ricchezze?» -soggiunse Rebecca. «Qual cosa può esservi di comune tra noi? Voi -Cristiano, io Ebrea; la nostra unione è proibita dalle leggi della -Chiesa e da quelle della Sinagoga egualmente; voi non potete pensar a -sposarmi.» - -«Sposarvi!» sclamò il Templario dando in uno scroscio di risa. «Sposare -una Ebrea! no pel santo Dio, foste pur anche la regina di Saba! -Sappiate di più, leggiadra figlia di Sion, che se il re Cristianissimo -mi offerisse in isposa la sua Cristianissima figlia, e in dote la -Linguadoca, non sarei in istato d'accettare l'offerta. Posso bene farmi -lecita qualche frascheria, ma ammogliarmi non mai! I professati voti me -lo impediscono. Son Templario, e questa insegna vel provi.» Allora le -lasciò vedere la croce ricamata sul mantello, che avea fin a quel punto -nascosta con un lembo del medesimo arredo. - -«E voi ardite invocare simile testimonianza in tale momento?» - -«A voi che rileva? Voi già non credete in questo venerando segno della -nostra redenzione.» - -«Credo quel che han creduto i miei padri, e se m'inganno nella mia -credenza, possa il buon Dio perdonarmi!... Ma voi, ser cavaliere, -qual credenza è la vostra, se non sentite scrupolo nel farvi manto -d'un simbolo che la vostra religione ha per sacro, e ciò nel tempo -che parlate di trasgredire un voto da voi giurato su questo simbolo -istesso?» - -«Voi predicate sì bene, figlia di Sirach, che è un incanto l'udirvi: -ma mia cara, bella fra le belle, gli stretti pregiudizii della vostra -nazione non vi dan luogo a conoscere i privilegi che noi godiamo. Il -matrimonio sarebbe un delitto di primo ordine per un Templario[35], -ma tutti gli altri capricci, ch'egli può prendersi la libertà di -soddisfare, vengono considerati colpe veniali. Il più saggio fra i -monarchi, e il padre suo, l'esempio del quale, ne converrete con me, -debb'essere di qualche valore, non godevano più estese prerogative di -noi, poveri soldati del tempio di Sion, che ne assumemmo le difese. I -proteggitori del tempio di Salomone hanno ereditato da quest'uom sommo -il diritto d'imitare la sua condotta.» - -«Se voi non leggeste la santa Scrittura che per trarne pretesti a -giustificare una vita scandalosa, non siete diverso da coloro i quali -s'adoprano a cavar veleni dall'erbe le più utili e salutevoli.» - -In udendo sì meritato rimprovero, gli occhi del Templario sfavillaron -di sdegno; «Rebecca, ascoltami. Finora ti parlai con mansuetudine. -Incomincio adesso a tenerti linguaggio da padrone. Tu sei mia -prigioniera: colla lancia e colla spada ti ho conquistata; e sei -soggetta ai miei voleri secondo tutte le leggi delle nazioni. Io non -cederò un palmo de' miei diritti, e otterrò colla violenza quanto -ricusi alle preghiere e alla necessità.» - -«Ascolta me pure prima di lordarti d'abbominevol delitto. La tua forza -può vincer la mia. Perchè Dio creò debole la donna, fidandosi alla -generosità dell'uomo che ne avrebbe sacro l'onore. Ma io divulgherò -la tua scelleratezza da un angolo all'altro dell'Europa, e dovrò alla -superstizione de' tuoi confratelli quello che forse mi negherebbe la -loro pietà. Tutte le commende, tutti i capitoli del tuo ordine sapranno -come un Templario violò per un'Ebrea i voti che avea professati. E que' -medesimi, i quali non fremerebbero sulla tua colpa, ti malediranno per -aver disonorata la croce che tu porti, e disonorata per amore d'una -giovane che apparteneva ad un popolo, secondo voi, riprovato da Dio.» - -«Non ti manca spirito, mia vezzosa Ebrea» disse il Templario che -non ignorava come una tresca illecita con un'Ebrea fosse punita -severissimamente dagli statuti dell'Ordine, e che avea veduto digradare -alcuni cavalieri convinti rei di tal colpa «ma bisognerà bene che -tu abbia una voce assai acuta, se puoi farla udire oltre alle mura -di questa torre. Esse, affinchè il sappi, non lasciano passar fuori -nè querele, nè voci di pianto, nè gemiti, nè strida. Or dunque, non -ne uscirai viva che ad un sol patto: accomodarti al tuo destino -e abbracciare la nostra santa religione. Se ciò ti piace, potrai -abbandonar questa torre, e sarà mia cura che tu splenda di tale -magnificenza, onde le più orgogliose fra le nostre matrone si chiamino -vinte nella pompa, come il sono nella bellezza, dalla favorita della -miglior lancia fra i difensori del Tempio.» - -«Accomodarmi al mio destino!» sclamò Rebecca. «Giusto Dio! qual -destino! Abbracciare la tua religione! E che posso io pensare d'una -religione professata da un mostro come tu sei? Tu la miglior lancia dei -Templarii! La tua condotta è la condotta d'un vile; ma io la sprezzo e -sfido ora a nuocermi la tua malizia. Il Dio d'Abramo ha aperta alla sua -figlia una strada per sottrarsi a questo abisso d'infamia.» - -Dette le quali cose corse impetuosamente verso la finestra che era -rimasta aperta, postasi indi sull'orlo del pianerottolo da noi -descritto testè. Essendo stato lungi dal presagire tale atto di -disperazione il Templario, che l'avea veduta immobile sino a quel -punto, non potè nè rattenerla, nè attraversarle la strada. Nondimeno -fece alcuni passi per correre ad essa. «Resta ove sei, feroce -Templario» ella gridò «ovvero ti fa innanzi se il vuoi; ma al primo -passo che tenterai verso di me, mi precipito all'istante nel profondo -vano che sta aperto sotto i miei piedi. L'infamia mi spaventa ma non la -morte.» - - [Illustrazione: _Voi siete ingiusta meco, o Rebecca, vi - giuro sul nome che porto, per la croce la cui insegna fregia - quest'omero...._ pag. 205.] - -Terminati questi accenti giunse le mani sollevandole al Cielo, come per -implorare la misericordia in sul procinto di consacrarsi alla morte. - -Esitò un istante il Templario, ma quell'audace ferocia, sorda fino -allora alle voci della pietà e alle preghiere, cedè all'ammirazione -inspiratagli dal coraggio eroico dell'israelita donzella. - -«Imprudente giovane!» le diss'egli «abbandonate quel fatal luogo; -rientrate nella stanza, e vi giuro per quanto v'ha di sacro in cielo e -in terra che nulla tenterò per offendervi.» - -«Di te non mi fido, o Templario; troppo m'insegnasti a conoscere le -virtù del tuo Ordine. Violare questo secondo giuramento non sarebbe -per te che una venial leggerezza. Di fatto, potresti tu crederti in -obbligo di tenere una promessa data ad una misera Ebrea, tu che non -isgomentisci di tradir la fede giurata al tuo Dio?» - -«Voi siete ingiusta meco, o Rebecca; vi giuro pel nome che porto, per -la croce la cui insegna fregia quest'omero, per gli stemmi de' miei -antenati, che non avete da temere veruna cosa da me. Se non vi cale -della vostra sicurezza, non dimenticate almeno la salvezza d'un padre; -egli sta ora in pericolo, ed abbisogna d'un valevole amico. Io il -sarò.» - -«Oimè!» Rebecca esclamò «non so che troppo quai rischi gli sovrastino -in questo luogo! Ma come credere alle vostre parole?» - -«Acconsento che vengano rotte le mie armi e disonorato il mio nome, se -avrete un motivo il più lieve di lagnarvi di me. Ho posto in non cale -molte leggi, molti statuti, non ho mai mancato alla mia parola.» - -«Eccovi fino a quanto posso fidarmi di voi» disse Rebecca, abbandonando -il pianerottolo e venuta ad appoggiarsi al battitoio della finestra, -che dalla descrizione da noi fatta si vede come dovea terminare al -pavimento. «Non mi moverò di qui, e se voi con un sol passo cercate -diminuire l'intervallo che ne disgiugne, v'accorgerete come un'Ebrea -ami meglio commettere l'anima a Dio che l'onor suo ad un Templario.» - -Mentre ella parlava in questa guisa, la sua fermezza nelle manifestate -risoluzioni imprimevale al guardo, ai modi tal dignitosa esteriorità, -che accresceane spicco all'avvenenza, e quasi le facea vestir natura -di cosa più che mortale. Il timore di un destino terribile quanto -imminente non le fece nè tremante il labbro nè pallida la gota; che -anzi l'idea di essere padrona di sè medesima, e d'avere nella morte un -rifugio contro il disonore, col francheggiarla le aggiugnea color più -animato alle guance, e agli occhi suoi fulgidezza. - -«Ebbene! sia pace fra noi, o Rebecca» sclamò il Templario. - -«Sia» ella soggiunse. «Io pure desidero la pace, non bramo meglio che -la pace; ma a questa distanza.» - -«Ora non dovete più temermi.» - -«Oh! no; non vi temo più, e ne do mercede a chi costrusse questa torre -a tanta altezza, che un vivente non può caderne senza perder la vita. -Grazie a questo, e più al Dio d'Israele, gli è vero, non vi temo.» - -«Voi siete ingiusta, Rebecca, ne attesto il cielo e la terra! voi -siete ingiusta. Io non sono per mia natura quale voi mi credete, -crudele, indifferente per tutti fuorchè per me stesso, inflessibile. -Una donna fe' germogliare nel mio cuore la crudeltà, ma se fui spietato -verso le persone del vostro sesso, ah! elleno non somigliavano a voi. -Ascoltatemi, Rebecca. Non vi fu mai cavaliere che brandisse la lancia -con cuore più ardentemente consacrato alla donna dei suoi pensieri come -Brian di Bois-Guilbert. Questa donna era figlia di un barone di lieve -conto, i cui dominii si ristrigneano ad una torre mezzo diroccata, -ad un tristo vigneto, a qualche lega di terreno non dissodato sulla -strada che guida a Bordò. Pure il nome di lei venne divulgato per -ogni dove accadevano guerresche imprese; più divulgato che nol fu -quello di tant'altre, le quali avevano una contea in loro dote. Sì» -continuò egli con enfasi, e trascorrendo a lunghi passi la stanza, -quasi immemore d'aver dinanzi a sè la bella figlia di Sion «sì, le mie -geste, i pericoli che affrontai, il sangue che sparsi, fecer noto il -nome di Adelaide di Montemart dalla corte di Castiglia fino a quella -di Costantinopoli. E qual n'ebb'io guiderdone? Al mio ritorno, carico -d'allori comperati a sì caro costo, a prezzo di tante fatiche e del mio -sangue, la trovai sposata ad un semplice scudiere guascone, il cui nome -non era mai stato pronunziato oltre i confini de' suoi angusti poderi. -Com'io fui allora, io che ardentemente amava costei! Giurai vendicarmi, -e fu terribile la vendetta, ma ricadde soltanto sul capo mio. Passai la -giovinezza errando di paese in paese. Nella virilità non mi è lecito -conoscere le dolcezze d'un affetto mutuo e approvato dalle leggi; non -avrò chi conforti la mia vecchiezza. Un avello solitario coprirà le mie -ceneri, nè vi sarà dopo me alcuno che porti il nome di Bois-Guilbert. -Misi ai piedi d'un superiore la mia libertà, la mia indipendenza. Il -Templario, vero schiavo, eccetto l'intitolarsi tale, non può possedere -in assoluta proprietà, nè tesori, nè terre: non vive, non opera, non -respira che giusta i voleri e sotto il beneplacito del Gran-Mastro.» - -«In vero!» disse Rebecca «quai vantaggi possono compensare sacrifizi sì -grandi?» - -«Il potere di vendicarsi, Rebecca, e la speranza di soddisfar -l'ambizione.» - -«Misera ricompensa per chi abbandona quanto gli uomini han di più caro!» - -«Non parlate così, figlia mia, la vendetta è il piacer degli Dei, e -se la serbarono in privilegio, nè insegnano, perchè riguardandola -godimento troppo prezioso, non voleano che i mortali ne fosser -partecipi. L'ambizione poi! oh l'ambizione è cosa tanto seducente da -turbare la felicità persino del cielo. Rebecca» aggiunse indi dopo -breve pausa, e scostandosi anche più dalla giovane «la donna che può -anteporre al disonore la perdita della vita, certamente è fornita -d'un'anima forte ed altera. Tu devi esser mia. Non vi spaventate» -soggiunse tosto in veggendola tutta riscossa prendere ancora la via -del pianerottolo «ciò non dovrebbe essere che di vostro pieno volere, -e prescrivendone voi medesima i patti. Io v'invito a gioire in mia -compagnia di più vaste speranze che non ne offre il soglio medesimo -d'un monarca. Porgetemi attenzione prima di rispondermi e meditate -prima di darmi una negativa. Il Templario, come scorgo esservi -noto, perde i suoi diritti sociali e la libertà, ma fa parte di una -corporazione possente, dinanzi a cui già paventano i troni. La gocciola -di pioggia che cade nel mare par vi si perda; ma divien parte di quel -formidabile oceano che mina gli scogli ed inghiottisce le intiere -flotte. Così è dei cavalieri del nostro Ordine. Nè crediate ch'io sia -fra essi uno dei più ignorati. Il valore di cui diedi alte prove, mi -ha meritata una promessa della prima commenda che rimarrà vacante, -e ognuno già mi riguarda come l'uomo nelle cui mani verrà il bastone -di Gran-Mastro, appena morto Luca di Beaumanoir. Se a ciò pervengo, i -grami soldati del Tempio non saran già paghi di mettere il piede sul -collo de' monarchi. Tanto può fare un fraticello dai zoccoli di corda. -La nostra manopola strapperà gli scettri dalle loro mani, e la nostra -armatura si collocherà sui lor troni. La venuta del Messia, che la -vostra nazione aspetta invano, non potrebbe procurarle maggior possanza -di quella cui mi è lecito l'aspirare. Non mi rimaneva che il conoscere -un'anima accesa d'alti sentimenti al pari di me per metterla meco in -comunione d'ogni mia grandezza; in voi l'ho trovata.» - -«Ed è con una figlia d'Israele che osate adoperar tal linguaggio? Nè -pensate?....» - -«V'ho inteso; non mi opponete ora la differenza delle nostre opinioni -religiose. Oh! a tal proposito! se poteste trovarvi appiattata ad un -angolo quando teniamo le nostre adunanze segrete...[36]. Non crediate -già che non abbiamo aperto gli occhi sulla follia de' nostri fondatori, -i quali rinunziarono a tutte le delizie del vivere per acquistarsi -quanto essi chiamavano corona del martirio, morendo o di fame o di -sete, o vittime or della peste or delle scimitarre di popoli barbari, -cui disputavano invano un arido deserto, che non presenta alcun -vantaggio politico ad un Europeo che il posseda. Il nostro Ordine, -innalzatosi ben a più alte mire, a più ardimentosi divisamenti, trovò -un compenso più adeguato ai sagrifizi cui ci commettiamo. Gl'immensi -possedimenti, divenuti nostra proprietà in tutti i regni europei, una -rinomanza militare, che guida a noi il fiore della cavalleria d'ogni -paese della Cristianità, tendono a tale scopo che neanche il sognarono -i nostri pii fondatori, e che pure ignorano fra noi que' colleghi non -ammessi agli alti segreti dell'Ordine, spiriti deboli i quali vestirono -l'abito di Templario per una conseguenza di quegli antichi pregiudizi -che v'ho additati, e fatti a noi utili stromenti materiali della stessa -loro superstizione. Ma in questo momento non mi è lecito alzar di più -la cortina che vela vastissimi divisamenti. Lo squillo che si fa udire -annunzia qualche novità nel castello, onde può essere necessaria la mia -presenza. Meditate su tutto quel che vi ho detto. Non so domandarvi -perdono della minaccia di violenza con cui v'ho atterrita, perchè -senz'essa non avrei potuto conoscere la nobiltà, la bella alterezza -dell'indole vostra; quindi entrambi vi abbiam guadagnato. La sola -pietra del paragone dà a scorgere il perfetto oro. Addio. Ci rivedremo -ed avremo un secondo colloquio.» - -Il Templario uscì di quella stanza e scese la scala, lasciando -Rebecca atterrita fors'anche più dalla sfrenata ambizione e dalla -sacrilega empietà del malvagio in cui balìa sfortunatamente trovavasi -posta, che dalla idea della morte cui si era consacrata con generoso -coraggio. Partito che fu costui, la prima cura della giovinetta divenne -render grazie al Dio di Giacobbe per averle conceduta protezione, e -supplicarlo a continuarla sì a lei che al padre suo. Un altro nome si -frappose a quelle fervide preci, intendo del giovane Cristiano per sua -mala ventura caduto fra le mani d'uomini sitibondi di sangue, e ad esso -nemici. In quella occasione ella rimprocciò per vero dire a sè stessa -di non sapersi dimenticare, nemmeno volgendosi a Dio, la rimembranza -d'un uomo, il cui destino non potea mai unirsi al destino di lei, d'un -Nazareno, d'un nemico della fede giudaica. Ma tai voti, ella gli avea -già indiritti al cielo e tutti i pregiudizii della setta cui pertenea, -non ebbero forza per farglieli ritrattare. - - - - -CAPITOLO XXIV. - - «Che scarabocchio orribile! non mai vidi il secondo. - «Sbassarsi arte è per vincere talvolta in questo mondo. - _Versi tolti da una commedia._ - - -Bracy già trovavasi nella grande ala del castello, allorchè vi -giunse il Templario. «M'immagino» il primo disse al secondo «che -questo sgraziato squillo abbia disturbato il vostro colloquio amoroso -come lo ha interrotto a me. Ma pare che voi ve ne siate stôlto con -fatica, poichè giugnete più tardi, onde conchiudo che il vostro primo -abboccamento avrà avuto miglior esito del mio.» - -«Ah! non v'ha dunque accolto favorevolmente la erede Sassone!» - -«Per la reliquia di san Dunstano! lady Rowena, lo giurerei, ha inteso -dire che non posso reggere alla vista d'una donna piagnente.» - -«Oibò! il capo d'una compagnia franca scompigliarsi per le lagrime -femminili! Però alcune gocce di quest'acqua cadute sulla fiaccola -d'amore giovano anzi ad avvivarne la fiamma.». - -«Fossero state alcune gocce! Ma la povera giovinetta ha versati pianti -da spegnere un braciere. Non si son mai veduti tanti contorcimenti di -braccia, nè tanto diluvio di lagrime dopo la morte dei quattordici -figli di quella santa di cui ci parlava non ha molto il priore -Aymer; credo santa Niobe. La bella Sassone era invasata da un demonio -acquatico.» - -«E la mia Ebrea da una legione di diavoli, perchè un diavolo solo, -fosse anche stato Satanasso in persona, non valeva ad inspirare una -sì indomabile fierezza, una risolutezza così ostinata. — Ma dove andò -Frondeboeuf? Ch'ei non abbia intesa questa sonata di corno?» - -«Sarà sicuramente a negoziar coll'Ebreo, il quale avrà strillato sì -forte da coprir colla sua voce lo squillo del corno. Dovreste saperlo -per esperienza: un Ebreo quando gli si chiede di pagare un riscatto, -e tale qual certo non si starà dal pretenderlo il nostro amico, manda -urla sì disperate, che sfido venti corni e altrettante trombette -a farsi ascoltare. Ma non può tardare l'amico; perchè la sua gente -non sapendo ove fosse, si è data d'intorno a cercarlo per tutto il -castello.» - -Frondeboeuf arrestato nel mezzo della tirannica sua fazione, come -vedemmo, e che si fermò poi alcuni istanti per comprendere il motivo -del suono uditosi, entrò nella sala quando Bracy terminava il discorso. - -«Vediamo qual sia la cagione di questo maladetto interrompimento» -dispettosamente questi dicea. «Ecco una lettera arrecata, son pochi -istanti, da un messo, e scritta in sassone, se non m'inganno.» - -La contemplava egli e la girava per tutti i versi, come se il cambiar -luogo alla carta, gli avesse giovato ad intenderne il contenuto. -Finalmente la rimise a Bracy. - -«Queste son per me note magiche» disse Bracy che possedea la sua buona -parte dell'ignoranza comune quasi a tutta la nobiltà di quel secolo. -«Il cappellano di mio padre si era assunto d'insegnarmi a scrivere, ma -vedendo che invece di formar lettere io abbozzava sulla carta ferri di -lance e lame di sciabola, giudicò ben fatto rinunziare all'impresa.» - -«Date a me questa lettera» disse Bois-Guilbert; «noi Templarii siamo -una specie di cherici[37]: il valore in noi va congiunto a qualche po' -di sapienza.» - -«_La Reverenza Vostra_ dunque» soggiunse Bracy «renda a noi utile -la sua dottrina.... In somma, che ne fa sapere di bello questo -scarabocchio?» - -«Una disfida in tutte le forme, un vero cartello» rispose il Templario. -«Ma per la madonna di Betlem è il cartello più straordinario di quanti -sieno passati mai sotto il ponte levatoio d'un castello baronale, se -però non è solamente lo scherzo d'un qualche matto.» - -«Lo scherzo d'un qualche matto!» sclamò Frondeboeuf. «Vorrei ben -vedere che vi fosse uom tanto ardito di fare il matto con me sopra tale -argomento?... Leggete di grazia, ser Templario.» - -«Vi servo:» - -«Io, Wamba, figliuolo di Witless, buffone del nobile e libero uomo -Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, ed io Gurth, figliuolo di -Beowolf, guardiano di porci...» - -«Siete pazzo?» sclamò Frondeboeuf interrompendo immantinente il -leggitore. - -«Per san Luca! leggo quello che è scritto» rispose il Templario, e -continuò indi l'incominciata lettura: - -«Ed io Gurth, figliuolo di Beowolf, guardiano di porci presso il -detto Cedric, col soccorso de' nostri collegati e confederati, che -nella presente querela fanno con noi causa comune, e soprattutto col -soccorso del valoroso cavaliere nominato per adesso il _Neghittoso -Nero_, facciam noto a voi, Reginaldo di Frondeboeuf, e ai vostri -confederati e complici, quali che siano, come essendovi senza nessuna -ostile intimazione, e senza averne manifestato il motivo, illegalmente -e colla forza impadroniti della persona del nostro signore e padrone, -il suddetto Cedric, e parimente della persona della nobile e libera -donzella lady Rowena d'Hargottstand, con anche di quella del nobile -e libero uomo Atelstano di Coningsburgo, e finalmente delle persone -di alcuni uomini liberi, vassalli e servi presso di loro; d'un certo -Ebreo, nominato Isacco di York, della sua figlia e d'un incognito -ferito, trasportato entro lettica, e de' cavalli, delle mule e delle -bagaglie, che appartenevano a queste persone; i quali nobili e liberi -uomini, nobile donna, vassalli, servi, ebreo ed ebrea e suddetto -incognito, erano in pace con sua Maestà, e viaggiavano sulla strada -maestra del re; noi domandiamo e pretendiamo che le suddette nobili -persone, vale a dire Cedric di Rotherwood, Rowena d'Hargottstand -e Atelstano di Coningsburgo, i loro vassalli e servi, i suddetti -ebreo, ebrea ed incognito, colle mule, coi cavalli, colle bagaglie -appartenenti a ciascuno de' soprannominati, ci sieno consegnati -nell'ora medesima in cui verranno recapitate le presenti, o consegnati -a quelli che noi incaricheremo di riceverli, senza che alle persone -restituite venga arrecato o torto od ingiuria, così nelle loro persone -come nei loro averi; alla quale intimazione, se non corrisponderete vi -protestiamo di riguardarvi quai traditori e malandrini, e di adoperarci -col cuore e col corpo, combattendo o assediando o in qualsisia altro -modo, alla vostra distruzione. Su di che preghiamo Dio vi abbia nella -sua santa custodia.» - -«Sottoscritto da noi, la vigilia della festa di san Vittoldo, sotto -la grande quercia di Hartill-Walk, essendo scritte le presenti dal -reverendo fratello in Dio, servitore della Madonna e di san Dunstano, -l'eremita di Copmanhurst.» - -A' piedi di tale cartello vedeansi un berrettone da matto -grossolanamente delineato con una nota che indicava questo simbolo -tener luogo della sottoscrizione di Wamba, figliuolo di Witless, -e sotto sì rispettabile emblema una croce per supplire all'altra -sottoscrizione di Gurth, figliuolo di Beowolf, indi in carattere svelto -a quanto appariva, ma assai cattivo, le parole: _Il Neghittoso Nero_; -finalmente una freccia molto ben disegnata ed intesa ad accennare che -fra i confederati trovavasi l'arciere Locksley. - -I due cavalieri ascoltarono da cima a fondo la lettura dello -straordinario manifesto, e si guardavano con istupore l'un l'altro -credendo quasi non indovinarne il vero significato. Bracy fu il primo -a rompere il silenzio abbandonandosi ad un grande scoppio di risa, cui -fece coro benchè più moderatamente il Templario. Frondeboeuf fu il solo -a mantenersi in serietà, e mostrò anzi qualche impazienza della voglia -che aveano di ridere fuor di tempo que' suoi amici. - -«Vi parlo schietto, o cavalieri» lor disse «fareste meglio pensando al -partito da prendersi in tal circostanza, che perdervi a ridere sì mal a -proposito.» - -«Frondeboeuf» disse gaiamente Bracy «è ancora sbalordito dalla caduta -fatta ad Ashby. Perciò solamente lo mette in pensiere un cartello -benchè venuto da un mandriano di porci.» - -«Per san Michele, o Bracy!» rispose Frondeboeuf «vorrei che tale -avventura riguardasse voi solo. Questi furfanti non si sarebbero -compromessi con una impudenza al di sopra di quanto si può immaginare, -se non sapessero d'esser ben sostenuti. Le nostre selve non mancano di -cacciatori e banditi, e so che costoro nulla meglio desiderano quanto -il vendicarsi della severità che adopero nel mantenere in vigore le -leggi intorno la caccia. Basti io vi dica, mi limitai, non è molto, -contro uno di questi ribaldi, preso in fragranti, a farlo attaccare -alle corna d'un cervo selvaggio che lo mise morto in cinque minuti. Lo -credereste? I maladetti lanciarono contro di me più frecce, di quante -ne ebbe lo scudo che fu bersaglio agli arcieri nel torneo d'Ashby. -Ebbene! Engelredo!» si volse ad uno scudiere che vide entrare nello -stesso momento «sono andati a fare scoperta come ordinai? Si sono presi -dati certi sul numero di questi sciagurati?» - -«A quanto si può giudicare» rispose lo scudiere «sono almeno -dugent'uomini, radunati nel bosco rimpetto al castello.» - -«Va benissimo!» soggiunse Frondeboeuf. «Ecco, miei garbati cavalieri -a che mi son cimentato per compiacervi, per prestarvi il mio castello -divenuto teatro alle vostre frascherie! Vi siete regolati con tanto -bella prudenza, che m'avete raccolte d'intorno tutte le vespe di questo -contado.» - -«Dite piuttosto tutti i pecchioni» soggiunse Bracy: «una banda di -vili, d'infingardi, che invece di procacciarsi il pane con un lavoro -qualunque, vivono ne' boschi a spese de' daini che ammazzano, e dei -viandanti che costoro svaligiano. Son pecchioni, ve lo ripeto, privi di -pungolo.» - -«_Privi di pungolo!_» riprese a dire Frondeboeuf. «Di grazia, che nome -date voi a quelle frecce lunghe tre piedi contro cui non vale armatura -se non è di Spagna, e sicure di colpire il bersaglio, non fosse largo -più di mezza _corona_?» - -«Vergognatevi, ser cavaliere» sclamò il Templario. «Pensiam piuttosto a -raccogliere la nostra gente ed a fare una buona sortita. Un cavaliere, -uno de' nostri armigeri basta a mettere in fuga una ventina di questi -sgraziati.» - -«Basta certo» rispose Bracy. «Ma mi vergognerei a sollevare sol la mia -lancia contro di tale ciurmaglia.» - -«Voi direste bene, se si avesse che fare con Turchi o Mori, ser -Templario, o con contadini francesi, valoroso Bracy. Ma costoro sono -inglesi, bravi, ottimi arcieri, nè avremmo sovr'essi altro vantaggio -fuor di quello fornitoci dalle nostr'armi e da' nostri cavalli, -vantaggio ancora che ne gioverebbe di poco ogni qual volta avessero -il giudizio di tenersi nei boschi. Poi che parlate or di sortita? -Se appena abbiam gente a sufficienza per difenderci nel castello! I -migliori de' miei armigeri, non meno che la vostra compagnia franca, o -Bracy, or trovansi a York. Qui mi rimane una ventina d'uomini, compresi -anche quelli che v'accompagnarono nella vostra ideata spedizione.» - -«Vorrei però sperare» soggiunse il Templario «che i vostri timori -non si estendessero tanto da pensare che questi malandrini possano -attrupparsi in numero bastante da prendere d'assalto il castello!» - -«Ciò non dico, benchè non mi sia ignoto come costoro sono guidati da un -capo ardito a tutto; ma fortunatamente per noi non hanno nè macchine -da guerra, nè scale per tentare quello che dite; mancano in oltre di -esperienza militare, quindi il mio castello può sfidare i loro sforzi -congiunti.» - -«Dovreste fare una cosa» soggiunse lo schernitore Templario. «Spedire -un messaggio ai vostri confinanti per sollecitarli ad armare la loro -gente in soccorso di tre cavalieri, che stanno entro la forte rocca di -ser Reginaldo Frondeboeuf, assediati da un matto e da un guardiano di -porci.» - -«Lo scherzo non viene a tempo, ser di Bois-Guilbert, e se il volessi, -non avrei nemmeno confinanti a cui volgermi. Malvoisin è a York con -tutti i suoi vassalli; dite lo stesso degli altri miei colleghi, e -sarei a York io medesimo senza questa vostra infernale intrapresa.» - -«Ebbene» si fece a dire Bracy «gli è meglio inviare a York, e mandare -a' nostri che tornino addietro. Codesta ciurmaglia non resisterà cinque -minuti tosto che veda spiegata la bandiera d'una compagnia ardimentosa, -e sollevate le lance de' miei prodi fratelli d'armi.» - -«E chi poi s'incarica del messaggio?» domandò Frondeboeuf. -«Verrà trattenuto, perchè... lasciate a que' mascalzoni la cura -d'impossessarsi d'ogni sentiere! Però!... mi suggerisce ora un'idea» -aggiunse dopo avere pensato un istante. «Ser Templario, voi dovreste -sapere scrivere come leggete bene. Se potessimo trovare il calamaio -del mio cappellano, morto l'ultime feste di Natale, in mezzo ad un -bordello!...» - -«Se non m'inganno» si fece a dir lo scudiere rimasto ad un angolo della -sala nel durare della discussione «se non m'inganno questo calamaio, lo -ha conservato la vecchia Barbara, come una memoria di quel sant'uomo. -L'ho intesa dire esser egli stato l'ultimo ad usarle uno di que' tratti -d'urbanità, che le donne gradiscono tanto dagli uomini.» - -«Corri dunque a cercarlo» gli comandò tosto il padrone «e allora ser -Templario, vi detterò io la risposta da farsi a questo cartello così -pieno di tracotanza.» - -«Gli risponderei più di buon grado colla punta d'una lancia che con -quella d'una penna» rispose questi. «Nondimeno sia fatta la vostra -volontà!» - -Apprestato tutto quanto vi voleva per iscrivere, Frondeboeuf dettò le -seguenti cose a Bois-Guilbert, sedutosi innanti una tavola. - -«Ser Reginaldo Frondeboeuf, e i nostri cavalieri suoi collegati e -confederati, non accettano disfide venute loro dalla parte di vassalli, -servi o banditi. Se colui che assume il nome di _Neghittoso Nero_ -ha vero diritto agli onori della cavalleria, dee sapere che si è -digradato da sè medesimo col mettersi in tal compagnia; nè può quindi -domandare verun conto a cavalieri di nobil lega. Quanto ai prigionieri -che abbiamo fatti, vi sollecitiamo per un moto di cristiana carità, -a mandar loro un prete, se vi riesce di rinvenirlo, il quale possa -ascoltarne i peccati e riconciliarli con Dio, perchè è nostra mente -deliberata vengano decollati in questo giorno medesimo. I loro capi -collocati su i nostri baluardi proveranno in qual lieve conto da noi si -tengan coloro che hanno tai difensori. Il solo servigio, vi ripetiamo, -che possiate prestare ai medesimi è d'inviar loro un prete, perchè li -conforti nell'ultim'ora.» - -Dopo che tal lettera fu piegata, Frondeboeuf la fidò allo scudiere, -affinchè la trasmettesse al messo apportatore della disfida, il quale -stava aspettando risposta alla porta del castello. - -Compiuta per tal guisa la propria commissione, l'araldo de' confederati -tornò al quartier generale posto all'intorno di una venerabile -quercia, distante dal castello tre gittate d'arco all'incirca. Colà -Wamba e Gurth co' loro ausiliari, il Cavalier Nero, Locksley e Fra' -Giocondo, aspettavano impazienti di sapere qual risposta verrebbe fatta -alla loro intimazione. Li circondava a qualche distanza molta mano -d'arcieri, i cui abiti e le audaci fisonomie additavano la consueta lor -professione: più di dugento erano già riuniti, ed altri ancora se ne -aspettavano. Quelli fra essi che venivano riconosciuti siccome capi, -si contraddistinguevano soltanto dal rimanente di quella truppa per -una penna attaccata al berrettone; chè quanto all'uniforme, all'armi, -a tutto in somma l'aggiustamento, l'un dall'altro non si poteva -discernere. - -In questo mezzo, un'altra banda, ma non sì forte nè in armi nè per -disciplina, adunavasi in quel luogo; ed erano i vassalli di Cedric, -che uditone appena l'imprigionamento, si fecero accompagnare da grande -numero di contadini de' dintorni, tutti ansiosi di salvare, chi -un ottimo padrone, chi un generoso compatriotta. Erano loro uniche -armi le falci, i coreggiati, gli attrezzi degli aratri, ed in fine -ogni strumento d'agricoltura, perchè i Normanni, conformatisi in ciò -all'ordinaria politica de' conquistatori, non avean permesso ai Sassoni -di conservare o di portar armi. Laonde sì fatta truppa non potea per -sè medesima incutere grande spavento agli assediati; ma crescendo il -numero degli assedianti ne rendea più formidabile l'apparenza, ed in -essi aggiugnea quello zelo di cui era infiammata ella stessa per una -causa cotanto giusta. - -Ai capi di questo esercito raunaticcio venne consegnata la lettera del -Templario, ed ebbe incarico l'eremita di farne lettura. - -«Pel pastorale di san Dunstano!» sclamò il degno anacoreta «per quella -beata verga che ritrasse più agnelle smarrite all'ovile di quante alcun -altro santo ne abbia fatti entrare nel Paradiso, io non intendo nulla -di questi scarabocchi, nè saprei fin dirvi se sia scrittura araba o -francese.» - -Mise dunque la lettera nelle mani di Gurth, che scotendo il capo la -fece passare a Wamba. Questi la scorse coll'occhio imitando, a guisa di -scimia, le contorsioni che avea veduto fare qualche volta a chi credea -saper leggere, e persuaso dar ad intendere di possedere la medesima -abilità. Poi fatto uno scambietto presentò il foglio a Locksley. - -«Se le lettere grandi fossero archi, e frecce le piccole» disse -l'arciere «potrei riuscire a qualche cosa; ma mi è tanto possibile -intendere questo scritto quanto colpire un daino lontano dodici miglia -di qui.» - -«Vi farò dunque io da dottore» disse il cavalier Nero, e tolta la -lettera di mano a Locksley, la lesse alla presta, indi agli altri ne -spiegò in sassone il contenuto. - -«Decollare il nobile Cedric!» sclamò Wamba. «Per la santa Croce! Ser -Cavaliere, siete ben certo di non ingannarvi?» - -«No, mio degno amico» rispose il cavaliere «vi tradussi fedelmente -quanto si contien nella lettera.» - -«Per san Tommaso di Cantorbery!» sclamò Gurth «ne è dunque forza -impadronirci del castello, dovessimo strapparne colle mani ciascuna -pietra!» - -«Temo che le mie mani non sieno buone a questo lavoro» soggiunse Wamba -«e mi prendo piuttosto imbrattarle di calcina per rifabbricare un muro -colle pietre che avrai tu strappate.» - -«Gli è uno strattagemma che costoro hanno ideato per guadagnar tempo» -soggiunse Locksley. «Non ardirebbero commettere un delitto, di cui -saprei fare una terribile vendetta.» - -«Mi piacerebbe» allora disse il cavalier Nero «che alcuno di noi -potesse introdursi nel castello onde scoprire il numero e gli -apparecchi degli assediati. Anzi, poichè domandano che si mandi un -ecclesiastico ai lor prigionieri, sarebbe questa una bella occasione -pel nostro santo eremita di compiere un'opera buona, spettante al -suo ministerio, e ad un tempo di ottenere gli schiarimenti che ne -abbisognano.» - -«Che la peste affoghi te e il tuo suggerimento!» sclamò il buon romito. -«Ho l'onor di dirvi, ser cavalier Neghittoso, che quando dimisi il -cappuccio di anacoreta, lasciai parimente con esso il mio latino e -la mia santità; e addossato una volta il giustacuor verde, voglio -piuttosto ammazzar dieci daini che confessare un Cristiano.» - -«Ho ben paura» disse il cavalier Nero «che non si trovi fra noi un solo -capace di sostener la parte di prete.» - -L'un guardava l'altro tacendo. - -«Già lo vedo» entrò in mezzo Wamba «il matto dee sempre esser matto, e -toccherà al matto rischiare il collo in un'impresa che ai savi mette -paura. Sappiate dunque, miei cari cugini, che ho portata sopravveste -nera prima del berretton coi sonagli, e sarei a quest'ora frate, se -non mi fossi accorto d'aver l'ingegno necessario ad esser un matto. -Spero pertanto che coll'aiuto del cappuccio e della cocolla del degno -eremita, e per la virtù della scienza e della santità che saranno -sicuramente infuse a questi venerabili arredi, mi troverò in essere -di arrecare consolazioni e spirituali e terrestri, così al nostro buon -padrone Cedric come ai compagni della sua disgrazia.» - -«Credi tu ch'egli abbia bastante accortezza a sostener bene una tal -parte?» domandò il cavalier Nero a Gurth. - -«Non saprei dirvi nulla» questi rispose «ma se non riesce, sarà la -prima volta, che non avrà cavato buon partito dalla pazzia.» - -«Metti dunque l'abito da eremita, mio bravo figliuolo» disse il -cavalier Nero «e fa che il tuo padrone ci renda conto dello stato del -castello. Debbono essere in pochi a difenderlo, e v'è a scommettere -cinque contr'uno che un assalto vigoroso e improvviso ce ne farebbe -padroni. Ma il tempo stringe. Ti affretta.» - -«Intanto» disse Locksley, «noi ci serreremo sì addosso alla piazza che -non possa uscirne una mosca a portar altrove, fuorchè a noi medesimi, -le notizie di chi sta dentro. Tu puoi quindi, amico mio, assicurar que' -malvagi che pagherebbero caro, ma assai, un sol capello torto ai lor -prigionieri.» - -«Pax vobiscum» disse Wamba della di cui acconciatura si prese incarico -l'eremita. - -Indi composta l'andatura alla gravità dignitosa e solenne d'un prior di -convento, partì per eseguire la commissione che si era assunta. - - - -CAPITOLO XXV. - - «Allo spron vidi ritrosi - «Corridori i più brïosi; - «Talor stringer vidi il morso - «Per frenar di rozza il corso. - «Così ancor talvolta il matto - «Cangia d'indol tutt'a un tratto, - «E dal frate il breviario - «Prende in prestito e il rosario, - «La cocolla e i santi accenti - «Che a Dio volgono le genti. - _Antica ballata._ - - -Allorchè Wamba, vestito della cocolla e del cappuccio dell'eremita, e -cinto di corda i fianchi si presentò innanzi alla porta del castello di -Frondeboeuf, il siniscalco gli chiese il nome e qual cosa volesse. - -«_Pax vobiscum_,» rispose il matto. «Sono un povero fraticello -dell'ordine di s. Francesco, che vengo qui per adempire agli ufizi del -mio ministerio verso alcuni prigionieri custoditi in questo castello.» - -«Tu sei un frate ben temerario» gli rispose il siniscalco «poichè -ti presenti in un luogo, ove uccello vestito delle tue penne non ha -cantato da vent'anni, eccetto quell'imbriacone del nostro cappellano, -morto, che Dio l'abbia in gloria! son pochi mesi.» - -«Tu non pensare ad altro fuorchè dire al tuo padrone che mi trovo -qui; ti fo sicurtà ch'ei darà gli ordini perchè io venga accolto, e -l'uccello canterà in guisa da farsi udire da tutta la rocca.» - -«Ottimamente! ma bada bene, che se il mio padrone mi sgrida, poichè -gli avrò portata questa ambasciata, farò prova, te lo giuro, se la tua -cocolla è buona targa contra una freccia.» - -Intimatagli tale minaccia, scomparve, e corse annunziando a Frondeboeuf -la strana notizia d'un frate che stava dinanzi alla porta del castello -chiedendo ingresso. Rimase indi non poco maravigliato in udir l'ordine -d'introdurlo subitamente, e fattosi accompagnare da alcune scolte, -per tema d'una sorpresa, s'affrettò ad aprire la porta al supposto -ecclesiastico. - -Tutto il coraggio che avea francheggiato Wamba all'assuntosi incarico, -poco men che affatto si dileguò, trovatosi alla presenza d'uom -formidabile e temuto siccome lo era Reginaldo di Frondeboeuf, laonde -pronunziò il suo _Pax vobiscum_, che credea soccorso infallibile a -sostener bene la parte fratesca, lo pronunziò dissi, con tuono men -fermo che dianzi. Buon per lui che Frondeboeuf, avvezzo a veder tremare -innanzi a sè persone d'ogni grado, non formò alcun sospetto sulla -timidezza di cui il buffone avea dato segni in quel punto! - -«Chi siete voi, e d'onde venite, o venerabil padre?» gli addomandò. - -«_Pax vobiscum_» replicò Wamba facendo un po' di coraggio «io sono un -povero servo di s. Francesco, che attraversando queste selve, caddi in -mano di ladroni: _quidam viator incidit in latrones_, dice la Scrittura -Santa, i quali ladroni m'hanno imposto di trasferirmi a questo castello -per adempire i doveri del sacro mio ministerio verso due persone -condannate dalla onoranda vostra giustizia.» - -«Va bene, e sapete voi dirmi il numero di questi ladroni?» - -«Valoroso cavaliere, _nomen illis legio_, il loro nome è legione.» - -«Frate, rispondimi chiaro quanti son di numero questi banditi, o -altrimenti il tuo cappuccio non ti salverà dal mio sdegno.» - -«Oh Dio! _eructavit cor meum_, cioè, il mio cuore crepò di spavento -trovandomi in mezzo a loro. Credo bene che fra arcieri e contadini -sommino circa a cinquecento.» - -«Poffar Dio!» sclamò il Templario, che entrando nella sala udì tale -antifona «le vespe si sono adunate a grossi sciami. Gli è ora di -sterminare questa razza malefica.» - -Poi tratto in disparte Frondeboeuf: «Conoscete quel frate?» gli chiese. - -«Io no» rispose Frondeboeuf: «sarà di qualche lontano convento, perchè -non mi ricordo averlo mai veduto.» - -«Quand'è così non è prudenza l'affidargli un messaggio a voce. Converrà -piuttosto valersi di lui per far tenere un ordine scritto al corpo -franco di Bracy, onde venga tosto in aiuto del condottiero. Intanto, -anche per non dar a sospettare d'alcuna cosa a questo incappucciato, -sbrighiamoci di mandarlo a fare il suo mestiere preparando alla morte -quei cani di Sassoni.» - -Frondeboeuf, chiamato un servo, lo incaricò di condur Wamba -all'appartamento, ove Cedric e Atelstano eran richiusi. - -La prigionia, cui si vedea condannato Cedric, ne irritava ogn'istante -più la naturale impazienza. Correva da un'estremità all'altra della -stanza a lunghi passi, com'uomo che dovesse allora far impeto sul -nemico, o dar assalto alla breccia, or parlava da sè medesimo, or -volgeva i petti ad Atelstano, che con gravità stoica aspettava l'esito -di tale avventura digerendo tranquillamente il pranzo del mezzogiorno, -nè molto angosciandosi sulla durata di quella cattività, che pensava -egli, finirebbe come tutti i mali di questa terra, quando al cielo -fosse piaciuto. - -«_Pax vobiscum_» fu l'introduzione di Wamba, che alterò allora la -propria voce. «La benedizione di san Dunstano, di san Dionigi, di san -Dultocco, e di tutti i santi del Paradiso piovano sulle vostre teste!» - -«_Salve et tu_» rispose Cedric. «A qual fine venite qui, padre mio?» - -«A fine d'esortarvi che vi prepariate alla morte»[38]. - -«Alla morte!» sclamò Cedric «tal cosa è impossibile. Li conosco -scellerati, li conosco capaci di tutto. Ma non crederò mai ardiscano -commettere un delitto che sarebbe sì notorio e al quale non li -provocammo.» - -«Eh! pur troppo, il far conti sulla umanità di costoro, egli è un -persuadersi di rallentare un cavallo furibondo con una briglia di fil -di seta.» - -«L'udite dunque, Atelstano?» allora soggiunse Cedric. «Solleviamo pure -al cielo le menti, e apparecchiamoci all'ultimo atto di nostra vita. -Gli è anche meglio morir uomini che vivere schiavi.» - -«Son pronto» rispose Atelstano «a tutto quanto la costoro scelleratezza -saprà ordinare. Mi vedrete andar alla morte con quella calma, onde io -era solito mettermi a mensa.» - -«Ebbene! buon sacerdote» soggiunse allora Cedric «preparateci a tal -passaggio da una vita all'altra.» - -«Adagio, adagio, nostro zio!» disse tosto il buffone che ripigliò il -tuon naturale di voce. «Si ci può ben pensare due volte prima di fare -questo capitombolo pericoloso.» - -«Per l'anima mia!» sclamò Cedric «non m'arriva nuova tal voce!» - -«Lo credo anch'io. È la voce del vostro fedele servo, del vostro -buffone» disse Wamba mandando addietro il cappuccio. «Se voi aveste -seguiti i consigli d'un matto non vi trovereste a questo passo spinoso: -ma se volete seguirli adesso non tarderete a cavarvene.» - -«Che intendi tu dire?» chiese Cedric. - -«Col vestir questa cocolla e questo cappuccio, col cingere questo -cordone, soli ordini di cavalleria ch'io abbia portati in mia vita, vi -sarà facile uscir della rocca. Lasciatemi poi qui col vostro cinturino -e col vostro mantello e sosterrò io le vostre veci.» - -«Lasciarti in mia vece!» sclamò Cedric «ma ti faranno appiccare, mio -povero matto!» - -«Sia! Non quindi vi farò disonore. Spero che Wamba, figlio di Witless, -sospeso pel collo ad una catena, non presenterà immagine men dignitosa -che la catena d'Aldemann sospesa al collo del suo bisavolo[39].» - -«Ebbene, Wamba! accetto la tua proposta, ma con un patto. Il -cambiamento di vesti che volevi fare con me, lo farai col nobile -Atelstano.» - -«No, per san Dunstano! Non vi sarebbe una ragione di far questo. Gli -è ben giusto che il figliuolo di Witless si sagrifichi per salvare il -figliuol d'Everardo; ma non è ancora divenuto matto abbastanza per -voler morire in vece d'un uomo, i cui maggiori non erano niente per -lui.» - -«Uomo scortesissimo!» sclamò Cedric. «I maggiori d'Atelstano erano i -monarchi dell'Inghilterra.» - -«Sarà benissimo; ma il mio capo sta troppo bene diritto sulle mie -spalle, onde io mi senta di farlo mettere di traverso per amor loro. -Dunque, mio buon padrone, o accettate per voi medesimo tale partito, -o non v'abbiate a male se esco libero di questa rocca, come vi sono -entrato.» - -«Lascia morire il vecchio albero» disse Cedric «e salva la giovane -pianta, speranza della foresta. Salva il nobile Atelstano, virtuoso -Wamba. Gli è il dovere di chiunque abbia sangue sassone nelle vene. -Tu ed io sazieremo la rabbia dei nostri infami oppressori, intantochè -egli libero e sicuro, susciterà a vendetta gli indignati nostri -concittadini.» - -«No, mio buon padre, no» sclamò stringendo le mani a Cedric Atelstano, -perchè se qualche circostanza veniva a trarlo dalla indifferenza -divenutagli abituale, non mancava d'esternar sentimenti degni dell'alto -suo nascere «vorrei piuttosto rimanere una intera settimana in questo -carcere, non nudrito che di pan nero e dell'acqua, soliti alimenti -dei prigionieri più abbietti, che dovere la mia libertà ad uno sforzo -generoso tentato dalla fedeltà di un servo, unicamente a favore del suo -padrone.» - -«Ascoltatemi, zio nostro Cedric, e voi cugino nostro Atelstano. Si va -dicendo che voi siete uomini savi ed io un matto; ma lasciate questa -volta che il matto risolva la contesa, e vi risparmi la briga di farvi -cerimonie l'un coll'altro; perchè io sono come l'asino di Iohn Duck, -il quale non voleva ch'altri lo montassero fuori del padrone. Il mio -padrone è Cedric, e a solo fine di salvarlo venni fin qui; s'egli -non vuole consentire tornerò via per la medesima strada. Un servigio -offerto non è poi un volante, che si possa mandarlo da una racchetta -all'altra, ed io non voglio essere appiccato per uom vivente, se non è -per chi mi fu signore sin dacchè nacqui.» - -«Consentite, nobile Cedric» soggiunse Atelstano «nè perdete sì bella -occasione. La vostra presenza incoraggerà i miei amici a tentar -ogn'impresa a fine di salvarne tutti. Se rimanete qui, ogni speranza -per noi è finita.» - -«E vi è forse al di fuori qualche speranza prossima di soccorso?» -chiese Cedric volgendosi a Wamba. - -«E che speranza!» rispose l'eroe buffone. «Sappiate, che col farvi -vestire questa cocolla, vi metto addosso un abito di generale. -Cinquecento uomini! nè son lontani di qui che due passi. Ed io -pompeggiava questa mattina fra' loro capi. Il mio berrettone da matto -era un elmo di buona tempera, la mia squarcina di legno una sciabola -ben affilata. Vedremo se fan buon negozio acquistando nel loro campo un -savio in vece d'un matto. Non vorrei che nel cambio perdessero dal lato -del valore quanto acquisteranno da quello della prudenza.» - -Nel dir tai cose cambiava d'abito con Cedric. - -«Addio, mio padrone» allora gli disse. «Usate, vel raccomando, -indulgenza al povero Gurth e al suo cane Fangs; poi fate che il -mio berrettone buffonesco, sospeso alle pareti della gran sala di -Rotherwood, ricordi sempre com'io diedi la vita pel mio padrone da vero -matto, ma da matto fedele.» - -Pronunziò tali ultimi accenti con tuono metà scherzevole, metà serio, -onde gli occhi di Cedric si fecero molli di pianto. - -«La tua memoria verrà conservata» diss'egli «sintantochè affetto -generoso e fedeltà vivranno in onor sulla terra; ma io spero trovare -strada di salvare il nobile Atelstano, la mia diletta Rowena, e te -ancora, mio povero Wamba, perchè non creder mai che il tuo padrone -arrivi a dimenticarti!» - -Stava Cedric per uscir della stanza, allorchè s'arrestò d'improvviso. - -«Non conosco altra lingua fuor della mia, salvo poche parole del lor -maledetto normanno. Come potrò farmi credere un frate?» - -«Nulla di più facile» rispose Wamba. «_Pax vosbiscum_ è un talismano, -che viene a proposito tutte le volte. Andate o venite, bevete o -mangiate, benedite o scomunicate, _pax vobiscum_ sempre. Queste parole -giovano ad un frate quanto una bacchetta ad un mago, o un manico da -scopa ad una strega. Pronunziate solamente in tuono grave e solenne: -_Pax vobiscum_: cavalieri, scudieri, uomini a piedi e a cavallo, tutti -sentono l'effetto dell'incanto. Credo che se mi conducono domani alla -forca, cosa verisimile assai, proverò l'efficacia del _Pax vobiscum_ -col cerimoniere incaricato d'aggiustarmi il capestro attorno al collo.» - -«Quand'è così, ho fatto presto ad assumere gli ordini religiosi. _Pax -vobiscum_. Non lo dimenticherò. Addio, nobile Atelstano; addio, mio -povero matto, che hai il cuor miglior della testa, vi salverò tutti, o -morirò nel tentarlo. Il sangue dei nostri re Sassoni non verrà sparso, -finchè rimarrà stilla del mio in queste vene; nè un capello cadrà dal -capo di un fedele servo, che rischiò tutto pel proprio padrone, finchè -il braccio di Cedric potrà sollevarsi in sua difesa. Addio.» - -«Addio, nobile Cedric» disse Atelstano. «Ricordatevi che per sostener -bene la parte di frate, vi è d'uopo accettare quanti reficiamenti vi -vengono offerti.» - -«Addio, nostro zio» soggiunse Wamba: «badate a non dimenticarvi del -_Pax vobiscum_.» - -Munito di questo duplice avvertimento, Cedric si dipartì dai -compagni, nè tardò molto a far prova dell'efficacia del talismano -raccomandatogli, come potentissimo, dal suo buffone. In un andito -basso, stretto ed oscuro, che a quanto ei credea, dovea condurlo nella -sala di ricevimento, s'incontrò in una giovane. - -«_Pax vobiscum_» le diss'egli, traendosi da un lato per lasciarla -passare. - -Si arrestò questa, e con voce soave gli rispose: «_Et tibi quaero; -domine reverendissime, pro misericordia tua._» - -«Sono alquanto sordo» replicò Cedric in buon sassone, e accorgendosi -tosto di aver parlato un idioma sospetto, disse fra sè medesimo: -«Vadano al diavolo il matto e il suo talismano! Ho rotto la lancia mia -al primo scontro.» - -Non era cosa molto straordinaria in que' tempi il trovare un -ecclesiastico duro d'orecchio, allora che gli si parlava il latino, e -la persona che gli volse quei detti sapeva assai bene tal lingua. - -«Per amor del cielo! reverendo padre» ella gli disse in sassone -«degnatevi di porgere qualche spirituale conforto ad un prigioniere -ferito che trovasi in questo castello. Non gli negate tale atto di -compassione, che il vostro santo ministerio chiede da voi. Nessuna fra -le buone azioni di vostra vita avrà mai portato tanto utile al convento -cui appartenete.» - -«Figlia mia» rispose grandemente imbarazzato Cedric «è già spirato il -tempo concedutomi per rimanere in questo castello. Mi è d'uopo uscirne -subitamente per tal affare che risolve di vita o di morte.» - -«Non vi opponete alla mia preghiera, o buon padre; ve ne supplico, -invocando que' voti che avete giurati voi stesso, di non lasciare cioè -morire privo de' vostri avvisi e soccorsi spirituali un uomo oppresso, -un uomo in pericolo.» - -«Venga la peste a questo maladettissimo incontro!» sclamò Cedric, e -stava per esalare la sua impazienza in termini anche meno addicevoli -all'abito che in allora ei vestiva, quando a quel colloquio si frammise -la voce stridula d'un'altra donna. Era costei Ulfrida, l'antica -abitatrice della torre. - -«Come sta, giovane imprudente?» gridava la vecchia. «È questa la -gratitudine alla bontà con cui vi ho tratta dal vostro carcere? -Costrignere questo venerabile religioso ad andare nelle furie per -liberarsi dalle importunità d'un'ebrea?» - -«Un'ebrea!» sclamò Cedric, cui non parea vero aver trovato tale -pretesto a spacciarsi. «Lasciatemi passare, o donna; non mi toccate; la -vostra sola presenza basta a lordarmi.» - -«Venite di qui, padre mio» disse la strega; «voi non siete pratico del -castello; mi farò io vostra guida. Seguitemi, perchè devo parlarvi. -Quanto a voi, maledetta da Dio fino nel sangue, andate nuovamente -nella camera del ferito, e rimanetevi sin ch'io ritorni. Guai a voi se -l'abbandonate ancora senza mia permissione!» - -Rebecca si ritirò. Ulfrida, alla quale era stata affidata la cura del -ferito, fu mossa da desiderio di parlar col sant'uomo, di cui seppe -tosto l'arrivo al castello. Incaricò quindi del proprio ministerio -l'ebrea, che trasse di prigione ella stessa. Ognun s'immagina come -la Israelita accettasse di buon grado sì fatto ufizio. Pronta poi -questa ad afferrare tutte le possibilità di scampo ove credea vederne -un raggio, pensò ai soccorsi o se non altro ai consigli che a tal -uopo avrebbe potuto somministrarle il creduto frate. Spiò pertanto -il momento in cui stavasi per partire colla speranza di destarne la -compassione a favore dei prigionieri; ma vedemmo come ella incagliò ne' -concetti divisamenti. - - - - -CAPITOLO XXVI. - - «Qual d'atroci misfatti orribil tela - «A disvelarmi t'apparecchi? Assai - «Quant'or so d'essi già non è? qual pena - «A tai colpi serbò l'inesorata - «Destra d'un nume punitor, che il mio - «Labbro ti spieghi hai d'uopo? Ebben! ribrezzo - «Forzerommi a frenar. Favella. Io t'odo.» - CRABBE. - - -Poichè Ulfrida a furia di grida e di minacce, ebbe respinta Rebecca -nell'appartamento dell'infermo, condusse Cedric, che la seguiva ben -di mal animo, in una piccola stanza, indi ne chiuse diligentemente la -porta. Posti poi sulla tavola un fiasco di vino e due tazze d'argento, -lo invitò a sedersi dicendogli col tuono piuttosto di chi afferma un -fatto, che di persona vogliosa d'istruirsene: «Voi siete sassone, padre -mio! — Non lo negate» continuò costei quando vide che il supposto frate -esitava a rispondere «le voci del mio idioma naturale sonano bene a -questo orecchio benchè le ascolti sì di rado, e sol quando escono dal -labbro di alcuni miseri servi digradati, cui questi feroci normanni -addossano il peso delle fatiche le più vili ed abbiette. Sì, voi -nasceste sassone, o padre, e sicuro, quant'è sicuro che siete un servo -di Dio, di libera condizione. Me ne fe' prova il vostro accento, e gran -diletto n'ebbi in udirlo.» - -«Dunque non vengono qui mai preti sassoni?» disse Cedric; «pure mi -sembra che il loro dovere sarebbe di consolare, soccorrere i figli -della lor patria.» - -«No, non ne vengono; o se ne vengono preferiscono il partecipare eglino -pure de' banchetti co' nostri conquistatori al dovere d'udire i gemiti -de' loro compatriotti. Almeno è questo che si vocifera, perchè io -so ben poche cose. Son più di dieci anni che in questa rocca non ho -veduti altri preti fuorchè l'indegno cappellano normanno, compagno de' -notturni sollazzi di Frondeboeuf, e che ora è andato a render conto -delle sue dissolutezze al tribunal supremo. Ma voi siete un Sassone, un -religioso sassone, gli è mestieri ascoltiate la mia confessione.» - -«Sono Sassone, e nol posso negare, ma non merito il nome di sacerdote. -Lasciatemi partire. Vi giuro, tornerò, o vi manderò uno de' nostri -religiosi che sarà meglio di me al caso per udire quanto avrete da -confidargli.» - -«No; non giugnerebbe a tempo. Il gel della morte potrebbe avere -addiacciata quella lingua, che in questo momento è abile a parlarvi, nè -vorrei scendere nel sepolcro, qual brutale fiera, siccome vissi; ma non -ho, se nol cerco dal vino, il vigor bastante ad incominciarvi l'orribil -racconto.» - -Indi trangugiò un bicchier pieno di vino con tanta avidità, che parea -temesse lasciarne una stilla alla tazza. — «Questo liquore m'infiamma -la fantasia» ella disse «ma non m'allegra il cuore» e tornando a -mescere ne presentò una tazza a Cedric. «Fate altrettanto, padre mio, -se volete essere in forza ad ascoltare la mia confessione.» - -Cedric avrebbe voluto esentarsi da tale scambievolezza; ma l'impazienza -della vecchia nello stimolarlo andava quasi a disperazione, laonde -si risolvè a cedere; dopo di che, mostrandosi questa soddisfatta -dell'usatale compiacenza, continuò così il suo racconto. - -«Non credeste ch'io fossi nata nell'abbiezione a cui mi trovate. Io era -libera, d'alto legnaggio, ricca, felice, ben veduta, onorata; ora sono -schiava, avvilita, infamata. Fecero di me quel che di donna può farsi -i miei padroni fintantochè durommi avvenenza; itane questa, divenni -per essi scopo di sprezzi, di derisione, d'abborrimento. Potete voi -maravigliar, padre mio, s'io detesti il genere umano e soprattutto la -schiatta da cui ogni mia calamità mi deriva? Questa vecchia increspata -e decrepita può ella dimenticare d'essere figlia di chi, sol che -aggrottasse il sopracciglio, facea tremare mille vassalli, d'essere -figlia del nobile _thane_ di Torquilstone?» - -«Tu la figlia di Torquil Wolfganger!» sclamò Cedric surto in piedi -e palesando segni di estrema sorpresa. «Tu la figlia di quel nobile -Sassone, dell'amico, del fratel d'armi del padre mio!» - -«Di tuo padre?» replicò Ulfrida. «Sta dunque presente a' miei sguardi -Cedric il Sassone, perchè il nobile Everardo di Rotherwood non ebbe -che un figlio, il cui nome è troppo ben conosciuto fra i nostri -concittadini. Ma poichè sei Cedric di Rotherwood, a che quest'abito di -frate? Venisti in tanta disperazione da credere impossibile la salvezza -della tua patria? O cercasti all'ombra del chiostro un asilo contro la -tirannide de' crudeli nostri oppressori?» - -«Poco rileva qual ch'io mi sia» rispose Cedric, tornato a sedersi. -«Prosegui, sciagurata donna, il tuo racconto colmo d'orrori e, non ne -dubito, di delitti.» - -«Sì: debbo narrarti delitti, neri delitti, tali empietà, per le quali -non v'è speranza di perdono, divenutemi insopportabile peso, empietà -che tutte le fiamme del purgatorio non basterebbero ad espiare. Sì: in -questa rocca tinta del nobile e puro sangue del mio genitore, de' miei -fratelli, esser io vissuta per isbramare i diletti del loro assassino, -di tai diletti avere io stessa partecipato, essere stata ad un tempo la -schiava e la complice de' costui traviamenti; tutte queste circostanze -mi fan colpevole di delitti moltiplicatisi ad ogni fiato d'aria che ho -respirato.» - -«Sgraziata!» proruppe Cedric. «Così dunque intanto che gli amici del -tuo povero padre, intanto che ogni vero Sassone, versava lagrime di -sangue sulla morte di lui deplorabile, sulla strage de' tuoi fratelli, -su quella di te medesima, perchè ognuno ha sempre avuto per fermo che -Ulrica fosse soggiaciuta al destino di tutti i suoi, tu vivevi per -meritare il nostro odio, la nostra esecrazione? tu vivevi presso il -vile tiranno che sperse tutto quanto dovevi tenerti più caro, che si -bagnò le mani nel sangue dell'innocente fanciullezza, l'infame, per -cui opera non sopravvive un sol rampollo maschile della chiara prosapia -di Torquil Wolfganger! Tu intanto ti stringevi a costui con vincoli di -amore illegittimi!» - -«Illegittimi, non v'ha dubbio, ma non vincoli d'amore,» soggiunse -Ulrica che gli è omai inutile il rammentare sotto altro nome costei, -e quello d'Ulfrida, ella lo aveva assunto dopo lo sterminio della -sua gente. «Non alligna amore sotto queste vôlte sacrileghe, e -sarebbe più agevol cosa il trovarlo ne' regni d'abisso. Amore no! ed -è l'unico rimprovero ch'io non debba fare a me stessa. L'odio contra -Frondeboeuf, contra ognuno della sua schiatta, era la sola passione da -cui mi sentissi compresa fin negl'istanti, che si sarebbe detto notare -nell'ebbrezza de' piaceri i miei sensi.» - -«Voi l'odiavate e viveva! E come? non v'erano dunque nel castello -di Torquilstone, nè azze, nè coltelli, nè punteruoli? Eravate voi -sì vilmente affezionata all'esistenza, da preferire un'infame vita -al rischio di perderla! Giuro a Dio, aveste ragione che il castel -d'un Normanno non lascia più d'una tomba traspirarci segreti cui dà -ricovero. Se mi fosse venuto unicamente il sospetto che la figlia di -Torquil vivea tal vita coll'infame sterminatore della propria famiglia, -la mia spada, sì, la spada di un vero Sassone, avrebbe trafitta costei -fin tra le braccia del suo corruttore.» - -«Ah sì? tu avresti usato tale atto di giustizia al nome di mio -fratello, al nome di Torquil? Allor veramente meriti il nome di Sassone -che ti fu imposto[40]. Però sappilo. Nel ricinto medesimo di queste -mura esecrate ove il delitto, come tu dicesti, sta avvolto in vel di -sepolcro, allorchè io udiva pronunziare il nome di Cedric, carica qual -mi vedi e di delitti e d'obbrobrio, io mi confortava in pensando, che -vivea tuttavia l'uomo opportuno a far vendetta della nostra nazione. -Pure io medesima, Cedric, ho gustati alcuni istanti di tale vendetta. -Più d'una volta ho seminata la discordia fra' nostri nemici; più -d'una volta ne ho apprestata la perfida coppa per cambiar le sale dei -conviti in arene tinte di sangue. Quest'occhi miei si sono pasciuti -delle lor ferite, le mie orecchie hanno uditi come concenti i loro -gemiti. Guardami, Cedric; non trovi tu forse ancora in queste sembianze -sformate dal delitto e dagli anni qualche lineamento che ti rimembri -Torquil?» - -«Ah taci, Ulrica, non mi far tale inchiesta» rispose Cedric in tuono -di chi è compreso da dolore e da orrore ad un tempo «quest'orme di -somiglianza son quelle che possono ravvisarsi tra l'uom vivente e il -suo cadavere uscito fuor della tomba per la forza d'uno spirito maligno -trattosi ad animarlo.» - -«Ma questi lineamenti animati da uno spirito infernale si coprirono -colla maschera d'un angelo di luce, allorchè pervennero a spargere -dissensioni ed odii tra Frondeboeuf e il figlio di lui Reginaldo. Le -tenebre degli abissi dovrebbero celare i frutti che ne derivarono; ma -s'aspetta alla vendetta lo squarciar la cortina che vela un misfatto -capace di far uscire gli estinti fuor de' sepolcri. Da lungo tempo -la discordia agitava le sue faci sui capi d'un padre tiranno, e -d'un figlio degno di lui; da lungo tempo io nudriva segretamente ne' -loro petti lo snaturato livore, onde ardevano l'un contra l'altro; -e questo livore al fine scoppiò tra il festeggiar d'un banchetto. Il -mio oppressore seduto alla domestica mensa soggiacque sotto i colpi -del proprio figlio[41]. Tai sono gli atroci arcani che queste vôlte -nascondono. Crollate, mura che ne cignete» sclamò costei girando -tutt'all'intorno gli occhi a guisa d'ossessa «e seppellite sotto -le vostre rovine tutti coloro che furono iniziati in questo orribil -mistero.» - -«E di te, figlia del delitto e della sventura, che avvenne dopo la -morte del più crudele fra i nemici della tua stirpe?» - -«Indovinalo se ardisci tanto: ma statti dal domandarmelo. Continuai -a vivere nell'obbrobrio, sintantochè la vecchiezza, un'anticipata -vecchiezza, venisse ad improntar sul mio volto gli schifosi lineamenti -della mia anima. Allora fui vilipesa, schernita entro quel luogo -medesimo ove comandai per l'addietro, costretta limitare a sterili -imprecazioni le mie vendette, condannata ad udire dalla torre -assegnatami qual dimora, il festoso strepito di que' tripudi, cui -un giorno partecipai, e le grida e i gemiti delle nuove vittime -dell'oppressione che successivamente queste carceri racchiudevano.» - -«Ulrica! e con un cuore che, vorrei ingannarmi, sospira ancora la -carriera de' delitti da te trascorsa, come ardisci volgerti ad uomo che -addossa quest'abito? Che potrebbe far per te lo stesso sant'Odoardo se -fosse qui in vece mia? Questo re confessore ebbe sì grazia dal cielo di -poter guarire la lebbra del corpo, ma quella d'un'anima indurata nella -colpa!... Dio solo può operare una tal guarigione.» - -«Non quindi ti lascio ancora partire, crudele profeta, che m'annunzi la -collera del cielo. Dimmi, se il puoi, qual sarà la conclusione delle -immagini nuove e spaventose che turbano la mia solitudine? Perchè -delitti dopo tanto tempo commessi tardano ad affacciarmisi alla mente -con tutta la presenza della loro orridezza? Qual destino aspetta oltre -al sepolcro colei, ch'ebbe per suo destino su questa terra il vivere -fra le sciagure e le colpe? Amerei meglio tornare a Woden, a Mista, a -Scrogula e a tutti gli Dei de' pagani miei antenati, anzichè patire -anticipatamente i terrori che m'assalgono nel durar del giorno, e -funestano i sogni delle mie notti.» - -«Non sono sacerdote» disse Cedric stogliendo gli occhi pieni di -ribrezzo da quella vivente immagine del delitto, della sventura, della -disperazione «non son sacerdote, bench'io ne porti le vesti.» - -«Sacerdote o laico, tu se' il sol timorato di Dio, il solo amico degli -uomini, ch'io veda la prima volta dopo vent'anni. Mi dici tu di darmi -alla disperazione?» - -«Io.... io t'esorto al pentimento. Prega Dio, fa penitenza, e possa -tu trovar grazia al cospetto della misericordia celeste! Ma non mi è -lecito rimaner teco più a lungo.» - -«Un istante! non abbandonarmi in tale stato, figlio dell'amico di chi -mi diede la vita. Non abbandonarmi; o.... paventa, che il demonio, -regolatore fin qui della mia vita, non mi tenti ora a vendicarmi -del disprezzo, della barbarie ond'usi verso di me. Credi tu che se -Frondeboeuf ravvisasse Cedric nascosto sotto quelle vesti nel suo -castello, ti durerebbe a lungo la vita? Già i suoi occhi stan fisi -sopra di te, come quei del falcone sulla sua preda.» - -«Ebbene» soggiunse Cedric «mi strazino gli artigli e il rostro di -questo uccello da preda; il labbro di Cedric non pronunzierà quindi -accento che il cuore di Cedric dismentisca. Morrò qual Sassone, fedele -alla mia parola, franco nelle mie azioni. Ritirati. Non toccarmi. -L'aspetto medesimo di Frondeboeuf mi sarebbe meno odievole che non lo è -la presenza d'una creatura fattasi vile, abbietta al pari di te.» - -«Sia! non mi sforzo più a trattenerti; parti, dimentica la tua -feroce virtù, dimentica come la miserabile che ti sta innanzi nacque -dall'amico del tuo genitore. Parti, se i miei patimenti mi hanno -separata da tutto il genere umano, da coloro ch'io avea diritto di -trovar soccorrevoli, m'assumerò sola l'incarico di mie vendette; niuno -mi aiuterà; ma tutti udranno la fama di quanto avrò osato operare. -Addio. Il tuo sprezzo ha rotto l'ultimo filo che mi teneva ancora unita -alla stirpe degli uomini. Il vedo. Neanco l'atrocità delle angoscie che -provo può meritarmi compassione da un sol de' miei simili!» - -«Ulrica!» soggiunse Cedric, commosso da questi ultimi accenti, «non -hai tu dunque serbata la vita in mezzo a tanto abisso di sciagure e -di colpe che per abbandonarti alla disperazione allorquando appunto i -tuoi occhi si dischiudono sopra i tuoi falli, allorquando il pentimento -dovrebbe aprirti una strada al tuo cuore?» - -«Mal conosci il cuore umano, o Cedric. Per condursi com'io mi condussi, -per dar luogo ai pensieri che in me allignarono, gli è d'uopo che si -colleghino sfrenato amor del piacere, sete insaziabile di vendetta, -desío d'illimitata autorità. Tai sentimenti inebbriano troppo l'anima -che lor si abbandona per lasciarle più mai la facoltà di pentirsi. -Sopravvissi all'età delle passioni; le rughe del volto m'han tolta, -gli è vero, la funesta prevalenza di cui feci abuso; fin le idee -di vendetta in me son ridotte a desiderii impotenti. M'ha giunta, -accompagnato da tutte le sue serpi, il rimorso, sol presentandomi -immagini di cordoglio inutile sul passato, di disperazione inesorabile -sull'avvenire; ma mi ha giunta a malgrado del mio cuore, che non quindi -si è aperto al pentimento. La tua vista però ha creata in me un'anima -novella, e mi facesti a ragione comprendere nulla esservi d'impossibile -a chi non paventa la morte. Per la forza de' tuoi detti mi trasparirono -nuovi modi a vendetta, e siane certo, gli afferrerò. Tal brama fin ora -si divise con altre passioni l'impero di questo spirito, ad essa omai -mi dedico interamente; e vo' possa dir tu medesimo, che qualunque sia -stata la vita d'Ulrica, seppe morir degna figlia del nobile Torquil. -Ti sarà noto al certo, che molta mano di nemici sta raccolta attorno -a questo malauguroso castello. Va a metterti lor capo, e allorquando -vedrai una rossa bandiera sventolare sulla torre d'oriente, comanda -l'assalto, fa impeto su i Normanni. Ti prometto che non saranno privi -di faccende nell'interno della Rocca, e ad onta de' costoro archi, dei -costoro archibusi, i tuoi soldati arriveranno a scalar queste mura. -Addio. Segui il tuo destino e abbandonami al mio.» - -Cedric stava per chiederle alcuni schiarimenti intorno ad uno -stratagemma sì imperfettamente abbozzato, allorchè la voce di -Frondeboeuf, novello Stentore, si fece udire. - -«In che dunque si perde questo frate sfaccendato» sclamava costui «per -la Vergine di Compostella! ne farò un martire se mai qui indugiasse per -eccitare cattive idee ne' miei servi.» - -«Una coscienza sinistra» disse Ulrica «è un verace profeta. Ma non -vi disanimate, o Cedric, partite, intonate il cantico di guerra -dei Sassoni, e se i Normanni rispondono col cantico di Rollo, del -ritornello s'incaricherà la vendetta.» - -Dette tai cose, ella scomparve prendendo una porta segreta, intantochè -Reginaldo entrò nell'appartamento, e patì molto sforzo Cedric nel -salutare con ingannevole umiltà l'orgoglioso barone, che con lieve -chinar di capo gli rendette il saluto. - -«I vostri penitenti ebbero un lungo colloquio con voi, padre mio. Me ne -congratulo per parte loro. È l'ultimo che hanno avuto con chicchessia. -Gli apparecchiaste voi alla morte?» - -«Erano preparati a qualunque evento» rispose Cedric balbettando quanto -meglio poteva il francese «e vi erano preparati sin d'allora che -seppero in potere di chi si trovavano.» - -«Che ascolto, ser frate? voi avete un accento che puzza maladettamente -di Sassone.» - -«Venni allevato nel convento di san Vittoldo di Burton.» - -«Intendo. Sarebbe stato meglio per te se tu nascevi Normanno; e sarebbe -anche stato meglio il mio caso, ma ne' momenti di bisogno uom non può -sempre scegliere i suoi messaggieri. Questo convento di san Vittoldo -è un nido di gufi, che sarà opera buona il disperdere. Oh! verrà -l'istante che la cocolla non gioverà ai Sassoni più di quel che li -proteggono le loro sarcotte.» - -«Sia fatta in tutto la volontà del Signore!» disse Cedric con voce -tremante di rabbia, il qual tremito Frondeboeuf credè effetto della -paura. - -«Tu già, ben me n'accorgo, nella tua spaventata immaginazione vedi -i miei armigeri alle porte del refettorio, delle celle del tuo -convento. Però, prestami un servigio, e qualunque cosa possa accadere -ai tuoi confratelli, il canile ove stai non sarà tocco, vi dormirai -tranquillamente come la lumaca entro il suo nicchio.» - -«Fatemi dunque conoscere i vostri voleri» soggiunse Cedric celando a -stento il fremito interno dell'animo. - -«Seguimi per quest'andito, e uscirai per la porta di soccorso.» - -Indi mostrando il cammino al supposto ecclesiastico, lo istruì in tali -termini delle cose che desiderava da lui. - -«Tu vedi, ser frate, questa mandria di porci sassoni che ha ardito -circondare il mio castello. Di' loro quanto ti verrà in mente affinchè -credendo a stremo la rocca, destreggino quarant'otto ore. Intanto, tu -porterai subito.... Ma aspetta, sai tu leggere, ser incappucciato?» - -«La roba scritta, no; ma posso leggere il mio breviario, perchè conosco -le lettere stampate, ringraziando sempre la Beatissima Vergine e san -Vittoldo.» - -«Affè è il messo che mi voleva!» borbottò Reginaldo fra' denti. «Dunque -prendi questa lettera, e portala al castello di Filippo di Malvoisin. -Tu dirai esser io quegli che la spedisce, ma che fu scritta dal -templario Brian di Bois-Guilbert; che lo prego farla giugnere a York -con tutta la prestezza che può mettersi da un uomo fornito di buon -cavallo. Digli ancora che non si turbi per noi, che i nostri armigeri -son freschi per affrontare i cimenti, e ben apparecchiati dietro le -fortificazioni. Sarebbe un'infamia per noi il provare alcuna sorte -d'inquietezza innanzi una banda di cenciosi, avvezzi a fuggire al solo -vedere spiegate le nostre bandiere, al solo udire lo scalpitare de' -nostri corridori. Te lo ripeto, o frate, cerca nel tuo cervello qualche -stratagemma atto a persuadere questi furfanti dell'utilità di tenersi -nel loro campo sintantochè arrivino i nostri amici. La mia vendetta -è desta. Ella è un falcone che non prende più sonno sinchè non abbia -ghermita la preda.» - -«Pel mio santo avvocato» sclamò Cedric con più enfasi che non lo -avrebbe voluto la parte da lui sostenuta «e per tutti i santi vissuti -e morti nell'Inghilterra! adempirò i vostri ordini, e nessun Sassone -si allontanerà da queste muraglie, sin dove potrà la mia voce per -rattenerlo.» - -«Ah! ah!» disse Frondeboeuf «tu ti riscaldi molto, frate mio; si -direbbe quasi che ti dà gusto il vedere strage di Sassoni. Però tu sei -un porchetto della medesima razza.» - -Cedric era un cattivo novizio nell'arte del dissimulare e gli sarebbe -stato gran giovamento l'avere in quel tempo all'orecchio il suo povero -matto, che colla fertilità del suo ingegno gli avrebbe suggerito -qualche spacciativa risposta. Nondimeno _la necessità è madre de' -trovati_, dice un antico proverbio. Laonde Cedric borbottò sotto il -cappuccio alcune frasi buone ad indurre Frondeboeuf nella opinione, che -il frate considerasse quegli assedianti come una ciurma di ribelli e di -scomunicati. - -«Per Dio! dicesti la verità» sclamò Frondeboeuf. «Io avea dimenticato -che questi cialtroni non perdonerebbero ad un de' tuoi abiti più di -quanto perdonano, se lor riesce trappolarlo, ad un ecclesiastico nato -alla sponda opposta della Manica. Non fu il priore di sant'Yves, che -legarono ad una quercia, costrignendolo a cantar salmi, intantochè gli -frugavano le valigie?... Ah no, per la Madonna! questo complimento, lo -fecero a Gualtieri di Middleton, un de' nostri fratelli d'armi. Ma non -importa, furon ben Sassoni, che nella cappella di s. Beess, rubarono -candelieri, calici, pissidi, non è egli vero?» - -«Saranno stati uomini senza timor di Dio» rispose Cedric. - -«Oh! non ne avevano punto; e bevettero tutto il buon vino che que' -reverendissimi serbavano per gozzovigliare in segreto; perchè voi altri -frati amate meglio una tavola ben imbandita, che il coro del convento. -Dimmi, santo religioso, non hai tu giurato vendetta contro un tal -sacrilegio?» - -«Sì, ho giurato vendetta» replicò Cedric «e san Vittoldo m'è -testimonio.» - -In quell'istante giunsero alla porta di soccorso; ed avendo -attraversata la fossa sopra un panconcello, giunsero ad un fortino -costrutto ad esterna difesa, e che comunicava colla campagna mediante -altra ben guernita portella. - -«Vanne dunque» con tai detti il congedò Frondeboeuf: «se eseguisci -fedelmente la commissione che t'assumesti, poi torni qui, troverai la -carne di Sassone a tal buon prezzo, che a migliore non sarà mai stata -venduta la carne di porco nel mercato di Sheffield. Anzi, dopo l'affare -torna liberamente, perchè mi sembri un buon diavolo. Ti vo' far -bere tanta malvasia quanta basta ad imbriacare la tua comunità tutta -intera.» - -«Spero anch'io che ci rivedremo» soggiunse Cedric. - -«Intanto prendi questa moneta» disse il Normanno; e lasciando Cedric -gli mise fra le mani quasi a mal grado di lui un bisanto d'oro, -aggiugnendo: «Ma bada bene, che se mi manchi di parola, ti strappo la -cocolla, e la pelle che ci sta sotto.» - -«Te ne do licenza» rispose Cedric allontanandosi a grandi passi -«se quando ci rivedremo non mi sarò meritato che tu tratti meco -altrimenti.» Trovandosi allora in qualche distanza dal castello si -volse alla parte ove lasciò Frondeboeuf, e gettando ver quella il -bisanto d'oro, sclamò: «Maladetto Normanno, possa tu sperderti col tuo -dono!» - -Ma Frondeboeuf non si era ancora partito di lì, onde comunque non -avesse potuto in tale lontananza udir le parole, o imperfettamente fu -se le udì, vide però l'atto di gettar via qualche cosa che lo pose in -sospetto. «Arcieri!» gridò egli alle scolte che guernivan le mura. «Una -scarica generale di frecce sulla cocolla del frate!» Le quali scolte -fer volto immantinente agli archi e obbedirono; ma Cedric a quell'ora -trovavasi fuor di gittata. - -«Che costui ardisse tradirmi?» meditò Frondeboeuf mentre facea -ritorno al castello. «Ma infine che sarà? Questi cani di Sassoni che -ho prigionieri mi tengon sempre aperta una strada alle negoziazioni. -Olà, Gilles! A me Cedric di Rotherwood, e l'altro furfante di quel suo -compagno, che si chiama Coningsburgo..... o Atelstano, mi pare; questi -sgraziati nomi sassoni son sì duri alla lingua d'un Normanno! Al sol -pronunziarli par che si abbia cotenna di lardo in bocca. Tanto che me -la risciacqui, portatemi un fiasco di vino nella sala d'armi, ed ivi -conducetemi i prigionieri.» - -Venivano eseguiti sì fatti ordini, mentr'egli si avviava alla sala -d'armi che era una loggia gotica ornata di trofei, frutto delle -vittorie riportate da lui e dal padre suo, perchè nè il vecchio nè -il giovane Frondeboeuf mancarono di valore. Entrando, vide sopra -la tavola, che era non leggier lavoro di legno di quercia, un -fiasco di vino, e in piedi dinanzi a quella i due prigionieri, cui -quattro armigeri facevano guardia. Per prima cosa bevè Frondeboeuf, -indi squadrò collo sguardo que' Sassoni. Ma rade volte egli avea -veduto Cedric, così per la solerzia ch'ei ponea nel disdirsi ogni -corrispondenza coi Sassoni suoi confinanti, come perchè poche volte -usciva dei propri dominii. Tal circostanza, unita all'oscurità che -dominava in quella sala e all'arte onde Wamba cercava nascondere il -volto col berrettone, e col mantello, fece sì ch'ei non s'accorgesse -allor della fuga di quello fra' suoi prigionieri, di cui maggiormente -curavasi. - -«Eccomi a voi, miei bravi Sassoni» disse il Normanno. «Come ve la -passate a Torquilstone? Capite bene tutto quello che han meritato le -vostre insolenze, la tracotanza onde osaste condurvi nel tempo d'una -festa dovuta alla munificenza d'un principe della casa d'Angiò? Non -avrete dimenticato in qual modo corrispondeste all'ospitalità del real -principe Giovanni, ospitalità di cui eravate sì poco degni! Per Dio e -per san Dionigi! se non mi pagate un ricco riscatto vi farò appiccare -per li piedi alle spranghe di ferro di queste finestre, e ci starete -fintantochè i corvi e gli avvoltoi abbiano fatti due scheletri de' -vostri corpi. Andiamo! non dite nulla, cani di sassoni? Qual somma mi -offerite per riscattare la vostra miserabile vita? Incominciamo da voi -ser Rotherwood; che cosa mi darete?» - -«Neanco una scorza di noce» rispose Wamba. «Dacchè son al mondo, ho -sempre camminato colla testa all'insù, e nondimeno si pretende ch'io -abbia volto il cervello. Chi sa che mettendomi colla testa all'ingiù, -il cervello non torni all'insù? È una prova che non ho mai fatta.» - -«Santa Genevieffa!» sclamò Frondeboeuf. «Chi diavolo può parlare in -questa maniera?» - -Poi con una mano rovescia fe' cadere dal capo del matto il berrettone -di Cedric, e scostatigli un dall'altro i due lembi superiori del -mantello, vide le prove irrefragabili di servitù, il collare d'argento -che ricigneva il collo di Wamba. - -«Gilles, Clemente! cani di vassalli!» gridò dando nelle furie il -Normanno «qual bestia m'avete dunque condotto?» - -«Credo potervelo dir io» soggiunse Bracy che entrava in quel punto. -«Questi è il matto di Cedric, egli che scaramucciò sì nobilmente con -Isacco d'York per una disputa di preminenza.» - -«Ben bene! entrerò io arbitro in questa contesa, e li metterò d'accordo -col farli appiccare entrambi ad una forca medesima, semprechè il -padrone del buffone e quest'altro maiale di Coningsburgo non mettano -un bel prezzo alla vita di costoro. Gli è d'uopo che Cedric ceda tutti -i suoi averi; faccia ritirare questi sciami di banditi postisi attorno -al mio castello, rinunzi alle sue pretese prerogative; si riconosca -mio servo e vassallo. Ben felice se nel nuovo mondo che incomincerà -per lui, gli lascerò il diritto di respirare! Andate» diss'egli ad -una delle sue guardie «andate in cerca del vero Cedric; vi perdono lo -sbaglio che avete fatto, e tanto più volentieri che lo scambio è corso -tra un matto e un _franklin_ sassone.» - -«Certamente» soggiunse Wamba. «Ma v'è una disgrazia. L'eccellenza -vostra cavalleresca troverà qui dentro più matti che _franklin_.» - -«Che intende dir questo schiavo?» domandò Frondeboeuf agli armigeri che -aveano condotto Wamba. Essi esitarono; pur si videro nella necessità -di rispondere «che se quegli non era Cedric, d'altro Cedric non sapeano -dar conto.» - -«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò Bracy; «convien credere che -sia fuggito nascosto ne' panni del frate.» - -«Per tutti i diavoli dell'inferno!» sclamò a sua volta Frondeboeuf. -«Fu il porco di Rotherwood, che condussi io medesimo alla porta di -soccorso; e glie l'ho aperta io colle mie mani! Ma tu» volgendosi a -Wamba «tu, la cui pazzia ci ha fatto stare la saggezza di barbagianni -più barbagianni di te, lascia a me il pensiere di darti gli ordini -santi; oh! m'incarico io di farti la tonsura. A voi!» alle guardie. -«Gli si strappi la pelle dalla testa, e in quell'acconciatura -precipitatelo dall'alto della rocca. Ti piace lo scherzare? Scherza -adesso.» - -«Ma voi fate per me assai più di quanto m'avete promesso, nobile -cavaliere» rispose Wamba, cui lo stesso avvicinar della morte -non togliea l'abituale istinto di celiare. «Entrai nel vostro -castello semplice frate, ed ora mercè la calotta rossa che mi state -apparecchiando, ne uscirò cardinale.» - -«Il povero diavolo» s'interpose ridendo Bracy «vuole morire fedele alla -propria vocazione. Vel domando in grazia, Frondeboeuf; fatemi un dono -di questo schiavo. Ei servirà di spasso alla mia compagnia franca. Che -ne dici, buffone? Accetti tu il mio partito? mi seguirai alla guerra?» - -«Sì» rispose Wamba; «però intendiamci, se il mio padrone acconsente; -perchè voi vedete questo gioiello» e in ciò dire accennava il collare. -«Non posso dimetterlo senza il beneplacito di chi mi possede.» - -«Oh! quanto a ciò fidati a me, una buona lima normanna ti spaccia -presto dal collare sassone.» - -«Mi piace, Bracy» disse Frondeboeuf «che vi date bel tempo ad -ascoltar le baie d'un matto, intantochè si minaccia nientemeno che di -distruggere il castello. Non pensate in che mani è andato il nostro -messaggio? Che arriverà ben tutt'altro che al suo destino? che noi non -abbiam più luogo a sperare soccorso? E tutto ciò per gli artifizi del -buffone di cui vi chiarite or protettore? Queste cose non le pensate -voi? Non dobbiam forse da un momento all'altro aspettarci un assalto di -quella ciurmaglia?» - -«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Son pronto. Ma anche in -mezzo ai pericoli m'avete mai visto più serio di così? Si chiami pure -il Templario, e che egli impieghi a difendersi sol la metà del coraggio -da lui dimostrato nel difendere il proprio Ordine. Mettete a sito -tutta la vostra gente. Io, dal canto mio, non mi starò colle mani alla -cintola, e credetelo, sarà più facile a que' banditi sassoni scalare -il cielo, che prendere d'assalto il castello di Torquilstone. Però, -se volete negoziare con essi, perchè non vi prevalete della mediazione -di quel degno _franklin_ che da molto tempo sta qui non facendo altro -se non se vagheggiare il fiasco di vino che è sulla tavola? Tenete, -Sassone» disse indi ad Atelstano presentandogli un bicchiere colmo. -«Votate questa tazza; inumiditevi le fauci con tal nobil liquore, e -così acquisterete forza a proporci un'offerta pel vostro riscatto.» - -«Mille marchi d'argento» rispose Atelstano «se rimandate liberi me e i -miei compagni.» - -«E ne guarentisci tu» gli chiese Frondeboeuf «la ritirata di questi -masnadieri, vera feccia del genere umano, che circondano ora la rocca -violando la pace di Dio e del re?» - -«Adoprerò a ciò ogni mio sforzo, e son sicuro che il nobile Cedric mi -seconderà con quanta è in lui prevalenza.» - -«Eccoci dunque d'accordo» disse Frondeboeuf; «tu ed i tuoi verranno -posti in libertà, e tornerà ad essere pace fra noi, pagati che tu abbia -i mille marchi d'argento. Questo riscatto è ben tenue, o Sassone, e -devi sapermi grado della mia moderazione. Però, bada bene! il negoziato -non comprende l'Ebreo Isacco.» - -«Nè la figlia di questo, Rebecca» gridò il Templario, che in quel -momento arrivava. - -«Nè il seguito di Cedric» aggiunse Frondeboeuf. - -«Nè lady Rowena,» sclamò con enfasi Bracy. «Non sia mai detto che mi -venga tolta simile conquista senza disputarla colla spada alla mano.» - -«Nè questo sgraziato buffone» tornò a dire Frondeboeuf. «Pretendo farne -un esempio di terrore a tutti que' buffoni di cattiva scuola, che d'ora -in poi si avvisassero di cabalare.» - -«State ad udirmi» disse con tuono fermo e sicuro il _thane_ Sassone. -«Son buon Cristiano, nè quindi ho stipulato nulla per gl'infedeli; -laonde per gli Ebrei, fatene pure quel che volete. Ma nell'offerirvi -mille marchi d'argento per riscatto mio e de' miei compagni, intesi -comprendere sotto un tal nome tutta la comitiva di Cedric. Lady Rowena -è mia promessa sposa, e mi farete trascinare da quattro cavalli non -domati prima che ad essa io rinunzi.» Qui Bracy lo avrebbe interrotto; -ma continuò senza tirar fiato. «Il servo Wamba poi salvò in questo -giorno la vita del mio buon padre Cedric, e perderò anzi la mia che -permettere gli sia torto solamente un capello.» - -«Vado pensando che dicesti _tua promessa sposa_» parlò allora il -condottiero del corpo franco; «lady Rowena promessa sposa ad un -vassallo tuo pari! Tu sogni o Sassone, e ti figuri d'essere ancora al -tempo de' sette regni. Sappilo dunque: i principi della casa d'Angiò -non maritano le orfane ch'han prese in tutela ad uomini del tuo -legnaggio.» - -«Del mio legnaggio? Il mio legnaggio, orgoglioso Normanno, esce di -sorgente più pura ed antica che non quello d'un mendicante francese, -datosi ad accattare il suo pane col vendere il sangue d'una banda di -masnadieri, poichè gli ebbe raccolti sotto i suoi stendardi spregevoli. -I miei antenati erano sovrani di questi paesi. Prodi in guerra, saggi -in tempo di pace, alimentavano nel lor palagio più centinaia di fedeli -sudditi, che tu non conti individui nella tua ciurma. La gloria loro fu -celebrata dai canti dei _menestrelli_; le mortali loro salme ottennero -onore di sepoltura in mezzo alle preci che s'indirigono a' santi, e su -quelle tombe sorsero templi che ne consacrarono la memoria.» - -«Che hai da rispondere, Bracy?» disse Frondeboeuf che per istinto di -connaturale malignità non avea disgusto di vedere umiliato neanco un -amico «affè! il Sassone ha colpito nel segno.» - -«Quanto può colpirvi» rispose Bracy, assumendo tuono d'indifferenza -«un prigioniere cui si leghino le mani e si lasci poi l'uso della sua -lingua. Ma le tue belle parole, fratel caro» volgendosi ad Atelstano -«non renderanno la libertà a lady Rowena.» - -Atelstano l'Irresoluto, che, anche nelle cose le più rilevanti per -lui, tenea di rado parlate sì lunghe, come fu la precedente, studiava -la risposta da farsi al versetto intonatogli da Bracy, allorchè il -parlamento venne interrotto da una guardia che annunziava un frate -presentatosi alla porta di soccorso, e che domandava essere introdotto -nella rocca. - -«Per il nome di san Bennetto, protettore di tutti i mendicanti -sfaccendati!» sclamò Frondeboeuf «questa volta sarà un vero frate, o -piuttosto un secondo impostore? Frugategli ben addosso, e interrogatelo -a dovere, ed esaminatelo prima di lasciarlo entrare; perchè se vi -lasciate ingannare anche questa volta vi fo strappar gli occhi dalle -loro celle, e ne prenderanno luogo i carboni ardenti. Pensateci!» - -«Sto a patto di provare tutti gli effetti del vostro sdegno, o signore, -se questi non è un vero frate» rispose Gilles. «Il vostro scudiere -Jocellyn lo conosce da vicino. Egli è frate Ambrogio, qui spedito dal -priore di Jorvaulx.» - -«Quand'è così, entri!» soggiunse Frondeboeuf. «Senza dubbio ne arreca -notizie del suo padrone. Quegli non ha mai fastidi pel capo! Convien -però dire che il diavolo sia in vacanza, e che i preti e i frati non -abbiano adesso nulla da fare, se corrono così la campagna! — Guardie, -allontanate i prigionieri, e tu, Sassone, pensa a quanto hai inteso.» - -«Io domando» disse Atelstano «d'essere trattato onorevolmente, -alloggiato e nudrito come s'aspetta al mio grado, e come debb'esserlo -tutt'uomo che sta negoziando pel suo riscatto. In oltre sfido colui -che fra voi si stima il più valoroso a rendermi ragione corpo a corpo -dell'attentato contra la mia libertà. Tale disfida, o Frondeboeuf, -debb'esserti stata portata dal tuo scudiere scalco. Tu non ne facesti -conto veruno, pur t'è duopo rispondermi. Eccoti il mio guanto.» - -«Non ricevo disfida da un mio prigioniero, e nessuno de' miei amici -corrisponderà a tale invito. Gilles, raccogli il guanto di quel -_franklin_, e sospendilo ad uno di questi corni di cervo; vi rimarrà -finchè sia libero chi il gettò. Allora s'egli osa ridomandarlo o s'egli -osa asserire, che fu fatto illegalmente mio prigioniere, avrà che fare -con uomo, il quale non ricusò mai scontro col suo nemico, a piedi o a -cavallo, solo a solo o conducendo i propri vassalli.» - -Intantochè i prigionieri si ritiravano, entrava frate Ambrogio, la cui -fisonomia era d'uomo costernato. - -«Ecco un vero _pax vobiscum_» disse Wamba, in passandogli vicino, «gli -altri erano moneta falsa.» - -«Santissima Vergine!» sclamò il frate guardando ad uno ad uno i tre -cavalieri. «Son io finalmente in sicuro, e in mezzo a Cristiani?» - -«Sì, sì, sei in sicuro» disse Bracy: «quanto poi ad essere in -mezzo a Cristiani, contempla. Questi è il prode barone Reginaldo di -Frondeboeuf, che abborrisce a morte gli Ebrei; e questi il valoroso -cavalier Templario, Brian di Bois-Guilbert, il cui mestiere è ammazzar -Saracini. Se a tai segni non ravvisi i buoni Cristiani, non saprei qual -altro tu ne sapessi desiderare[42].» - -«Lo vedo. Voi siete amici e confederati del nostro reverendo padre in -Dio, Aymer, priore di Jorvaulx» soggiunse il frate, prendendo per buona -valuta l'encomio fatto da Bracy ai suoi compagni. «Quali cavalieri -adunque e quali cristiani gli dovete protezione e soccorso; perchè, -come si esprime il beato sant'Agostino nel suo trattato _de Civitate -Dei_....» - -«Che razza d'istorie ci sta infilando quest'animale?» lo interruppe -così Frondeboeuf «o piuttosto che dici tu, ser frate? Noi non abbiamo -or tempo d'udire le citazioni de' santi padri.» - -«_Sancta Maria!_ Come questi laici si lasciano presto vincere -dall'impazienza! Sappiate dunque, valorosi cavalieri, che alcuni -sacrileghi malandrini, privi di timor di Dio, e di rispetto verso la -Chiesa sua, sprezzatori della bolla della Santa Sede: _Si quis suadente -diabolo_.....» - -«Frate prete» disse il Templario «noi sappiamo, o almeno indoviniamo -quello che vieni ad annunziarci. Ma spiegaci chiaramente. Il priore è -fatto prigioniere? e in mano di chi è?» - -«Oh Dio!» rispose frate Ambrogio «egli è fra le mani de' figli di -Belial, che infestano questi boschi, e che disprezzano il santo testo, -ve lo dirò in nostra lingua: _Non toccate i miei unti, non fate male ai -miei profeti._» - -«Ecco nuove faccende per le nostre lande» disse Frondeboeuf volto ai -compagni. «Così dunque in vece di mandarne soccorsi, è il priore di -Jorvaulx che ne chiede? Starebbe veramente per le feste chi al caso del -bisogno s'aspettasse aiuto da questi sfaccendati ecclesiastici! Ma in -somma, frate! qual cosa è che il tuo padrone spera da noi?» - -«Conciosia cosa che è stata fatta violenza al mio reverendo superiore, -e ciò ad onta del testo che vi ho citato, conciosia cosa che i figli -di Belial gli votarono affatto le valigie, portandogli via dugento -marchi d'argento fino, conciosia cosa che domandano una somma più -considerabile ancora per lasciarselo uscir dalle mani; conciosia cosa -che....» - -«Alla conclusione di questi _conciosia cosa che_» s'udì una voce d'un -di quegli astanti. - -«La conclusione è che si volge a voi, degni amici, affinchè vi moviate -a salvarlo, o pagandone riscatto, o impiegando per lui la forza delle -vostr'armi, come poi meglio vi piacerà.» - -«Vada al diavolo il Priore!» gridò Frondeboeuf. «Convien dire ch'egli -abbia bene innaffiata la sua colezione di questa mattina. E quand'è -che il tuo padrone ha visto un baron Normanno aprir la sua borsa per -venire in aiuto d'un ecclesiastico, possessore di sacchetti d'oro, -dieci volte più gonfi de' nostri? Colla forza poi delle nostr'armi!.... -Anche qui, la gente che s'è impadronita della sua persona è dieci volte -più numerosa della nostra; oltrechè noi medesimi ci aspettiamo da un -istante all'altro dover sostenere un assalto.» - -«Ed è quanto io volea pur raccontarvi, se _Vostra Prontezza_ non -m'avesse interrotto. Ma mi trovo sì confuso, Dio mi faccia grazia! -perchè già... non son giovine, e la vista di tanti banditi basta bene a -scompigliare il cervello d'un vecchio.... Però è la verità: a due passi -di qui si fa un campo, ed ogni apparecchio per assalire le mura del -castello.» - -«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Vediam che cosa divisano -questi cialtroni,» e sì parlando si trasferì in una vicina stanza, ove -aperta quella finestra che guardava sulla campagna, si diede a chiamare -i suoi colleghi. - -«Sì, per san Dionigi!» sclamò. «Il vecchio frate ha ragione. Han già -piantato un mantelletto di tavoloni rimpetto al castello. Ve' quegli -arcieri posti sul lembo della selva, fitti come le nuvole! e affè -presagiscono temporale e grandine.» - -Venne pure a quella finestra Frondeboeuf, e visti gli apparecchi -dell'inimico, col suon del corno raunò gli armigeri ordinando a -ciascuno di prendere il suo posto sopra i bastioni. - -«Bracy» sclamò egli «imprendi tu a difendere il fianco di levante, -ove le mura del castello son men alte. Nobile Bois-Guilbert, la tua -professione ti fe' pratico nell'arti della difesa, come in quelle degli -assalti; vegghia alla parte occidentale, io mi terrò alla porta di -soccorso. Però, amici miei, non vi limitate a guardar solo un punto. Fa -di mestieri in tal giorno che ci troviamo da per tutto e nel medesimo -tempo, e che per così dire ci moltiplichiamo onde portar soccorso e -inspirare fiducia ovunque scorgasi più vigoroso l'impeto del nemico. -Siam pochi, ma il coraggio e la solerzia possono tener luogo di numero, -tanto maggiormente perchè non abbiamo da batterci che con ciurme -spregevoli di villani.» - -«Ma, nobili cavalieri» soggiunse frate Ambrogio, conservando la stessa -melensaggine anche in mezzo a questo trambusto «nè vi sarà alcuno -di voi che voglia ascoltare il messaggio del reverendo padre in Dio -Aymer, priore di Jorvaulx? Vi supplico prestarmi attenzione, nobile ser -Reginaldo.» - -«Volgi le tue preghiere al cielo» questi rispose «perchè noi non abbiam -tempo d'ascoltarle su questa terra. A te Anselmo; fa bollire olio e -pece per irrugiadarne i capi di questa canaglia. A noi gli archi e le -balestre. S'inalberi la mia bandiera dalla testa di toro. Gli assassini -vedran quest'oggi contro chi han preso a cozzare.» - -«Ma, nobile Reginaldo» continuò il frate credendo conciliarsi -attenzione a furia di molesto insistere «pensate al voto mio -d'obbedienza, e sofferite ch'io compia per intero il messaggio -addossatomi dal mio superiore.» - -«Spacciatemi da questo sragionevole chiacchierone» gridò Frondeboeuf: -«chiudetelo nell'oratorio; stia là a recitare il rosario finchè -sia sbrigata questa faccenda. Sarà un caso insolito pe' santi di -Torquilstone udir borbottare _Pater_ ed _Ave_. Penso anzi che dacchè vi -stanno, tal cosa ad essi non sia accaduta giammai.» - -«Non bestemmiate i santi, ser Reginaldo» disse Bracy: «per conquidere -oggi questi ribaldi avrem bisogno del soccorso de' santi.» - -«A dirvela» rispose quell'anima perduta «me li son sì poco amicati, -che ne spero aiuto sol col buttarli dall'alto delle mura sulle teste -di questi manigoldi. V'è tra l'altre una statua di s. Cristoforo, che -unica basterebbe ad accoppare tutta una compagnia di soldati.» - -Durante un tale colloquio, il Templario indagava le fazioni degli -assedianti con miglior senno che non ne mostravano il brutale -Frondeboeuf e il suo compagno, anche più frivolo di quel che l'altro -fosse brutale. - -«Sulla fede del mio Ordine» diss'egli «questi maledetti mandano avanti -gli approcci con maggior ordine ed ingegno che non ne avrei in essi -creduto. Ve' come sanno disinvoltamente farsi baluardo di ogni albero, -d'ogni sterpo! E come ben progredisce quel mantelletto che gli assicura -dai nostri dardi, dalle nostre frecce. Non vedo, gli è vero, fra loro -bandiera o stendardo, ma scommetterei la mia catenella d'oro, che li -guida qualche cavaliere, qualche uomo perito nel mestier della guerra.» - -«Non v'ha dubbio» aggiunse Bracy. «Anzi vedo brillar l'elmo e la -corazza di un cavaliere. Non osservate là in fondo quell'uomo d'alta -statura, coperto d'armi nere, che sta schierando una banda d'arcieri? -Per san Dionigi! Credo non ingannarmi. È quell'istesso cui mettemmo -nome il _Neghittoso Nero_, quegli, Frondeboeuf, che nel torneo d'Ashby -vi fece votare l'arcione.» - -«Ne godo» rispose Frondeboeuf. «Egli vien senz'altro per darmi la -mia rivincita. Gli è a dire che sia qualche mascalzone di bassa lega, -perchè non ardì farsi vedere dopo il torneo per ricevere il premio che -il caso gli aggiudicò. Avrei avuto un bel rintracciarlo tra le file -ove i nobili e i cavalieri cercano i lor nemici. Ben mi torna adesso di -trovarlo confuso colla plebaglia.» - -Ma gli apparecchi dell'assalto divenivano vie più serii e incalzanti, -onde non v'era altro tempo da perdere in discorsi. I cavalieri si -trasferirono ciascuno al proprio luogo, conducendo seco il piccol -numero d'uomini posti sotto i lor ordini, nè bastanti a guernire tutto -il ricinto di quelle mura, ed aspettarono con calma e coraggio lo -scoppio da cui venivano minacciati. - - - - -CAPITOLO XXVII. - - «Della stirpe d'Adam gramo rifiuto - «Son le genti idumee; pur dagli strali - «Feri di morte n'è il poter temuto. - «A lor colline e ombriferi viali - «Di fiori e d'erbe porgono tributo, - «Che d'un guardo la turba de' mortali - «Non degna sol; di man dotta il lavoro - «Ne elice di salute il bel tesoro. - IL GIUDEO. - - -Fa di mestieri che la nostra storia torni addietro poche pagine a -fine di mettere innanzi agli occhi del leggitore alcune circostanze -necessarie a lui da sapersi per comprendere quanto rimane di questo -rilevante racconto. Certo gli sarà stata bastante scorta la propria -intelligenza ad accorgersi, come allorquando Ivanhoe cadde stremo per -le ferite, e parve abbandonato da ognuno, Rebecca dovesse aver ottenuto -per sua filiale insistenza dal padre, ch'ei facesse trasportare il -giovine guerriero in quella casa del sobborgo di Ashby, ov'era la -temporanea dimora di quest'Ebreo. - -E tale insistenza di Rebecca diveniva necessaria, non perchè Isacco -fosse privo di umanità e di sensi di gratitudine, ma per l'ostacolo che -a tale desiderio della figlia opponeano nel cuore di lui gli scrupoli e -i pregiudizi della sua perseguitata nazione. - -«Beato Abramo!» ei sclamava; «intendo bene ch'è un giovane pien di -merito, e mi spezza il cuore a vederne sgorgare il sangue che gli lorda -quella casacca sì ben ricamata, quel giustacuore di finissimo panno! -Ma trasportarlo in casa nostra! vi hai ben pensato, mia figlia? Egli -è cristiano, e la nostra legge non ci permette avere corrispondenze nè -con Cristiani nè con Gentili se non se per affari sol di commercio.» - -«Non parlate così, padre mio,» rispose Rebecca: «egli è vero che non -dobbiamo collegarci ad essi ne' piaceri de' banchetti, ma feriti o -infelici, qualunque religione professino, tutti gli uomini ne divengon -fratelli.» - -«Mi piacerebbe sapere come la pensi a tale proposito il rabbino Giacob -ben Tudela. Non quindi è giusto che un sì valoroso giovane perisca per -mancanza di chi lo soccorra. Seth e Ruben non hanno che a trasportarlo -ad Ashby.» - -«Lo mettano nella mia lettica, o mio padre; io cavalcherò uno dei -nostri palafreni.» - -«Ciò sarebbe un troppo esporti ai profani sguardi de' figli d'Ismael e -d'Edom» soggiunse Isacco a bassa voce e con aria inquieta, guardando da -ogni lato all'intorno di sè. Ma Rebecca in questo intervallo facea che -si desse compimento a quanto avea compassionevolmente avvisato, nè dava -retta alle obbiezioni del padre, allorchè questi, traendola leggermente -per la manica della veste, soggiunse con voce ancor più sommessa: «Per -la barba d'Aronne! E se questo prode giovane venisse a morire nella -nostra abitazione, non ne butterebbero la colpa sopra di noi? Non -andremmo a rischio di essere trucidati dal popolo?» - -«Non morirà, o padre» gli rispose Rebecca rispingendone lievemente -la mano «non morirà, ammenochè noi non lo abbandonassimo, e allor sì -saremmo rei della sua morte davanti a Dio e davanti agli uomini.» - -«Sì, mi è forza convenirne, ed ogni goccia di sangue che vedo stillar -da quel corpo è come un bisante d'oro che uscisse della mia borsa. So -che le lezioni di Miriam, figlia del rabbino Manasse di Bisanzio, che -Dio ne abbia l'anima in paradiso, ti rendettero esperta nell'arte di -guarire e di conoscere la virtù dell'erbe e la forza degli elissiri. -Fa dunque come giudichi meglio. Tu sei un'eccellente figlia, una -benedizione, una corona di gloria, un cantico d'allegrezza per me, per -la mia casa e pel popolo di Dio.» - -I timori d'Isacco però non erano sì mal fondati, e l'atto benefico -della giovane virtuosa nella tornata ad Ashby diede al Templario, che -la vide su quel cammino, l'occasione di fisare su di lei i licenziosi -suoi sguardi. L'uomo audace le passò due o tre volte dinanzi per meglio -contemplarla, e concepì quell'ardore, quell'ammirazione, di cui vedemmo -le conseguenze, allorquando il caso la trasse in potere di quell'uomo -scevro d'ogni massima di virtù. - -Rebecca adunque non perdè un istante a far trasferire il ferito nel -luogo di temporanea dimora del padre suo, ove esaminò ella stessa -e curò colle proprie mani le piaghe d'Ivanhoe. I miei leggitori, e -quelli soprattutto, alla cui giovinezza è più dilettevole la lettura -de' romanzi di cavalleria, rammenteranno, come le donne in que' -secoli, detti d'ignoranza, fossero sovente iniziate ne' misteri della -chirurgia, e come tal galante cavaliere andasse non di rado debitore -del suo risanamento alla donna avvenente, che gli imprimea poi una -ferita più profonda nel cuore. - -Ma nel tempo di cui favelliamo, gli Ebrei d'entrambi i sessi -possedevano e adoperavano in ogni ramo l'arte della medicina, ned eravi -possente barone o anche monarca, il quale, infermo o ferito, sdegnasse -fidar sè medesimo alla cura di qualche perita persona, comunque -appartenesse a tal proscritta generazione. I Cristiani per la maggior -parte credeano che i rabbini ebrei fossero profondamente versati nelle -scienze occulte, e soprattutto nell'arte cabalistica, la quale traea -nome ed origine dagli studi de' savi di Israele. Nè i rabbini medesimi -si affaticavano a dismentire l'opinione delle nozioni soprannaturali -supposte in essi, perchè tale idea nulla crescendo allo smodato odio -giurato dai Cristiani contro di loro, diminuiva almeno il disprezzo che -a questo odio andava congiunto. Uno stregone ebreo, un usuraio ebreo, -potevano inspirare lo stesso orrore, ma non essere vilipesi egualmente. -Egli è per altra parte credibile a chi osservi quai maravigliose -cure vennero attribuite ai Giudei, che questi avessero in proprietà -alcuni segreti di medicina particolari a loro, come parimente che -fossero studiosissimi di tenerli occulti ai Cristiani presso i quali -stanziavano. - -Istrutta adunque l'avvenente Rebecca in tutte le dottrine privilegiate -della sua stirpe, ne profittò oltre quanto poteva aspettarsi, anche -avuto riguardo e alla giovinezza e al sesso e al tempo in cui essa -vivea. Le era stata maestra, nell'arte di guarire gl'infermi, una -vecchia figlia di un rinomato dottore ebreo, la quale amava Rebecca -siccome figlia, e la fe' partecipe di tutti i segreti ereditati dal -padre. Il destino di Miriam fu essere sagrificata al fanatismo del -secolo, ma i segreti di lei le sopravvissero nelle mani della sua degna -discepola. - -Considerata parimente per sapere e per avvenenza Rebecca, ottenea -rispetto ed ammirazione da' suoi confratelli, che la avevano in -concetto d'una di quelle femmine favorite da Dio, delle quali fa -menzione la Storia Santa; e il medesimo Isacco, in parte per un -riguardo a sì fatte prerogative, e cedendo in parte a tenerezza -paterna, che non avea limiti in esso, le concedeva maggior libertà -di quanta ne dessero alle persone di quel sesso le israelitiche -consuetudini; e già abbiam veduto s'ei si lasciasse guidare -dall'opinion della figlia sino a sagrificarle la propria. - -Allorchè Ivanhoe giunse all'abitazione d'Isacco, era tuttavia privo -di conoscenza, e ne fu cagione la grande perdita di sangue che aveva -fatta. Rebecca, dopo applicati sulle ferite i farmaci che stimava -opportuni a guarirle, annunziò al padre, come stando lontano dal -malato la febbre, il che potea sperarsi, pel molto sangue uscitone -dal corpo, nulla avrebbe dovuto temersi per la vita di lui, e che -non eravi pericolo nel trasportarlo a York il dì successivo. A tal -notizia impallidì un istante Isacco, la cui carità sarebbesi volentieri -limitata a lasciare il ferito nella casa ove trovavasi ad Ashby, ed a -raccomandarlo con promessa di rimborsare le necessarie spese all'Ebreo -proprietario dell'abitazione medesima. Ma a dissuaderlo da questo -divisamento molte ragioni adoperò Rebecca, due delle quali citeremo -soltanto, siccome quelle che parvero di maggior valore al padre di -lei. L'una ch'ella non si sarebbe avventurata a confidare nè manco -ad un individuo della propria tribù quell'ampolla ove racchiudeasi il -balsamo necessario a compiere la sospirata guarigione, e ciò per tema -ch'altri arrivasse a sorprendere il segreto del modo ond'era formato -lo stesso farmaco. La seconda ragione poi ella deducea dall'essere -Wilfrid d'Ivanhoe il favorito di Riccardo-Cuor-di-Leone, di cui si -vociferava probabile il ritorno nell'Inghilterra; ritorno da temersi -per Isacco, al qual poteva essere apposto a colpa l'avere somministrate -somme ragguardevoli al principe Giovanni, nell'atto che di tai somme -lo stesso principe si valeva a macchinare ribellione. Con tal vista gli -era utile il procacciarsi nello stesso Ivanhoe un valevole avvocato ed -intercessore presso il Monarca. - -«È vero, è conforme a ragione quanto mi dici, o Rebecca» le disse il -padre cedendo alla forza di sì fatti argomenti. «Offenderebbe lo stesso -Dio chi avventurasse a rischio i segreti della beata Miriam; perchè i -beni conceduti da Dio non vogliono inconsideratamente esser buttati in -altre mani, sian poi tali doni marchi d'oro o d'argento, o veramente -nozioni misteriose e segrete. Gli è un debito il lasciarne depositarii -coloro che li ricevettero dalla Provvidenza. E quanto all'uomo che -i Nazareni chiamano col nome di _Cuor di Leone_, vedo anch'io come -sarebbe meglio per me cader fra le branche d'un leon d'Idumea che nelle -sue, se mai gli giugnessero a saputa i negozi che ho fatti con suo -fratello. Do quindi ascolto agli avvisi tuoi, o mia figlia; e il _bravo -giovine_ (chè l'Ebreo si era avvezzato ad indicare con tal predicato -Ivanhoe sin da' primi fatti della giostra d'Ashby) venga con noi ad -York, e la nostra casa sarà la sua finch'egli sia affatto risanato -dalle riportate ferite; e se _Cuor di Leone_ torna in questi paesi, -come qualcuno va divulgando, il _bravo giovine_ diverrà per me un muro -di difesa contra la collera del Re. Se poi non torna, lo stesso _bravo -giovine_ verrà nonostante in essere di rimborsarmi delle mie spese, -tosto che avrà guadagnato qualche buono spoglio colla punta della -sua sciabola o della sua lancia, come ha fatto ieri ed oggi, poichè -questo giovine è un _bravo giovine_, fedele alle sue obbligazioni, -e puntuale a dato giorno, a data ora; restituisce quanto ha preso in -prestito, paga quello che deve di più, soccorre l'Israelita, se lo vede -pericolante fra gli agguati de' ladri e de' figli di Belial.» - -Fu solamente sul far della sera che Ivanhoe ricuperò l'uso de' sensi. -Uscito allora come di profondo sonno, lo spirito di lui giaceva in -quella letargia, in quella confusione, che sono effetto ordinario dello -stato cui era ridotto. La sua mente non gli valse per qualche tempo a -raccozzare le circostanze che avevano preceduto il suo svenire nella -lizza, ned a seguire la concatenazione di quegli avvenimenti ne' quali -aveva egli avuta sì gran parte il dì innanzi. Alla molesta sensazione -che gli cagionavano le ferite, la debolezza, lo stremo di tutte le sue -facoltà fisiche e morali, mesceasi una confusa rimembranza di pugne, -di colpi dati e ricevuti. Vedea cavalli far impeto gli uni contra gli -altri, scontrarsi, rovesciarsi; udia scricchiolar d'armi, gridar di -combattenti, tumultuar di battaglia. Tentò uno sforzo per allontanare -la cortina del letto ove lo avevano collocato, e vi riuscì benchè non -senza provare difficoltà. - -Stupì grandemente trovandosi in un appartamento fregiato sì di -ricchissime suppellettili, ma tutte di foggia orientale, e ove tenean -luogo di seggiole i cuscini; talchè per un istante credè esser stato -trasportato nel durare del suo letargo in terra di Palestina. Nè a -guarirlo da sì fatta illusione contribuì, come ognun s'immagina, il -vedersi comparire innanzi, movendo circospetti passi, una giovine donna -posta in tal sontuosa acconciatura che annunziava le usanze di vestire -asiatiche anzichè le europee, e seguita da un'ancella di colore che -traeva affatto al nero. - -Fu questa una specie di visione agli occhi del cavaliere ferito, che -stava per indirigere alcuni accenti alla comparsagli fata, allorchè -questa s'appressò un dito al vezzoso labbro, come chi raccomanda -il silenzio. Poichè l'ancella ebbe scoperto il fianco d'Ivanhoe, la -leggiadra Israelita scorse con molto giubilo dallo stato della piaga, -che le proprie cure non sarebbero tornate inefficaci. Adempiè quel -ministerio la gentil medichessa con tal modestia e semplicità, piena -di grazia e decoro, che anche a secolo più ingentilito niuno avrebbe -ravvisato in tutto quanto ella fece cosa disdicevole a donna la più -dilicata. In quell'atteggiamento, la vista di leggiadra e ufiziosa -giovinetta china sul letto di persona di sesso diverso per medicarne -le piaghe, non era la cosa che più si conciliasse ammirazione; perchè -tale idea, pur essa gradevole, si dileguava all'offerirsi piuttosto -l'altra d'un ente benefico inteso ad alleviare il dolore e a far fronte -ai colpi minacciati da morte. Rebecca diede alcune brevi istruzioni in -lingua ebraica a quella vecchia fantesca, la quale avvezza a servire in -tali ufizi la sua padrona, le adempiè scrupolosamente e tantosto. - -Gli accenti di strana lingua sonano aspri il più delle volte -all'orecchio di tale che non li comprenda; pure usciti dalle belle -labbra di Rebecca, produssero quel magico effetto che l'immaginazione -attribuisce agli incanti di fata benefica. Certamente que' detti furono -inintelligibili per Ivanhoe; ma la voce soavissima che li modulava, -lo sguardo tutto spirante affetto da cui erano accompagnati, li -rendevano commoventi e sino al cuore li conduceano. Non osando una sola -interrogazione, Ivanhoe lasciò ch'ella terminasse tutto quanto spettava -al pietoso ufizio da lei assuntosi, e solo allorchè dopo le largitegli -cure la vide in procinto d'allontanarsi, si risolvette a volgerle il -discorso. - -«Giovane e vaga donzella» le diss'egli in arabo, poichè tal idioma -aveva imparato nell'Oriente, e la foggia del vestir di Rebecca dava -a credere ch'ella il dovesse conoscere «quanto io mi sia grato a tal -cure, e...» - -Ma lo interruppe quell'avvenente discepola d'Esculapio. «Ser cavaliere, -io parlo l'inglese, e nacqui nell'Inghilterra; benchè il mio abito e -la mia famiglia appartengano ad altra contrada.» E in pronunziando sì -fatti accenti, un lieve sorriso diè per pochi istanti a quella vaga -forma uno spicco di men solito genere, perchè l'espressione d'ordinario -ne era seria e piuttosto volta al patetico. - - [Illustrazione: _Nè diremo già che prima gli occhi d'Ivanhoe - esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari - pregi di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom - giovane._ pag. 245.] - -«Nobil fanciulla» ripigliò a dire Ivanhoe; ma per la seconda volta -Rebecca s'affrettò ad interromperlo. - -«Risparmiate anche il titolo di nobile, ser cavaliere. Gli è meglio -sappiate da me a dirittura come la persona da cui ricevete or qualche -assistenza, non è altro che una povera Ebrea, non è altro che la -figlia d'Isacco d'York, a voi debitore non ha molto di servigi i più -segnalati. Ogni giustizia volea che in tale momento la sua famiglia vi -porgesse quanti soccorsi il presente vostro stato domanda.» - -Sarebbe difficile l'assegnare fin quanto, prima di un tale -schiarimento, avrebbero innoltrata breccia nel cuore del cavaliere, -che stava in estasi contemplandoli, gl'incanti del volto e gli occhi -nerissimi di Rebecca, occhi il cui splendore moderavano solamente -le lunghe ciglia fattesi lor velo, occhi e ciglia che ad un cantor -di ballate avrebber suggerita l'immagine della stella della sera -allorchè dardeggia i suoi raggi per mezzo a un boschetto di gelsomini. -Ma le massime cattoliche prevalevano troppo in Ivanhoe per non farsi -perfin più forti de' vezzi della bellissima Ebrea; cosa prevedutasi -da Rebecca, la quale per ciò solo fu frettolosa di dargli a conoscere -il proprio nome, e la classe cui appartenevano ella e suo padre. -Ciò nondimeno l'avvenente e saggia figlia d'Isacco era donna, nè -immune dalle fralezze di tutti i mortali; non potè quindi rattenere -un sospiro in veggendo il cambiamento surto d'improvviso fra gli -sguardi d'ammirazion rispettosa, nè affatto disgiunta da tenerezza, -che dianzi tenea fisi Ivanhoe sopra la sua sconosciuta benefattrice, -ed una fisonomia fattasi fredda, addiacciata, in cui leggeasi una -gratitudine figlia del dovere, e leggeasi ad un tempo la fatica di -tributarla, perchè ne era divenuta scopo tal persona spettante ad una -progenie vilipesa e proscritta, di cui persino i servigi contro cuore -erano accolti. Nè direm già che prima gli occhi d'Ivanhoe esprimessero -sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari pregi di avvenenza -giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane; ma non quindi meno -dovette essere trafitto il cuore della infelice Rebecca nell'avvedersi -come un solo accento le toglieva un tributo, a cui, nè crediam lo -ignorasse, ella avrebbe avuto diritto sol che non fosse nata in tal -ordine di società, ove nè chi avea tale diritto potea farlo valere, nè -altri riconoscerlo senza assoggettarsi ad un'infamia decretata dalle -opinioni pregiudicate di quell'età. - -Pur tanta era in essa rettitudine d'ingegno e bontà d'animo, che -non fe' delitto ad Ivanhoe di partecipare alle massime generali del -secolo benchè viziate e ad un mal inteso zelo della religione ch'ei -professava. Al contrario, comunque convinta da sgradevole evidenza, -che il suo infermo la riguardava soltanto come persona del novero -d'una schiatta colpita dalla maledizione di Dio, nè degna d'aver con -essa maggior avvicinamento di quanto sola necessità indispensabile -comandasse, non si ristette dal largheggiargli di cure le più solerti -ed assidue. Venuta al momento di annunziargli il dovere in cui si -trovava il padre di lei, Isacco, di condursi a York, e del disegno loro -di farlo trasportare in propria casa, e tenerlo ivi fino al perfetto -risanamento di sue ferite, Ivanhoe si mostrò restio a simile proposta, -colorando la renitenza d'un desiderio di non arrecare più lungo -incomodo a persone sì benefiche a suo riguardo. - -«Non potrebbe» chiedeva egli «trovarsi ne' dintorni d'Ashby un qualche -_franklin_ Sassone, o vero sia facoltoso contadino, che acconsentisse -a darmi ricetto in sua casa, sintantochè io fossi un'altra volta in -istato di addossar l'armi? Non un convento che mi ricevesse? In somma, -non v'ha alcun modo di trasportarmi a Bourton, ove non dubito esser -bene accolto da Waltheof, abate di san Vitoldo, e mio parente?» - -«Il vedo bene» rispose Rebecca con mesto sorriso «il vedo bene che la -più miserabile fra le capanne sarebbe a voi soggiorno più gradito della -casa d'uno spregevole Ebreo. Ma vi avverto, ser cavaliere: voi non -potreste cambiare d'alloggiamento senza licenziare il vostro medico; e -se la nostra nazione è ignara nell'arte delle battaglie, è altrettanto -esperta nel curare le ferite che ne derivano. Soprattutto la nostra -famiglia possede segreti farmaci, privilegio di pochi individui, -anzi d'un solo in linea di eredità fin dai tempi di Salomone; e se -sieno efficaci voi lo provaste. Non troverete in tutta quanta la -Gran-Brettagna un sol chirurgo nazareno.... oh perdonate! cristiano, -che possa condurvi al momento d'imbracciar corazza entro una durata di -tempo minore di quattro mesi.» - -«E qual tempo vi assumereste voi al compimento della cura?» rispose -Ivanhoe con tuon d'impazienza. - -«Otto giorni se vi abbandonate affatto alle mie premure.» - -«Per la santa Vergine! se non è peccato il pronunziare questo nome -in tal luogo, venimmo a' tempi, che chiunque sia buon cavaliere dee -bramare tostamente di mettersi in sella. Giovinetta, se mi tenete la -vostra parola, vi farò dono di quest'elmo pieno di bisanti appena avrò -potuto procurarmeli.» - -«Ve la terrò e voi brandirete la spada d'oggi a otto giorni, ma invece -del danaro che mi promettete vi vorrei propenso a concedermi un altro -dono.» - -«E qual può essere? Parlate. Se sarà dono di tal natura, che un -cavaliere cristiano possa concederlo a persona di vostra nazione, la -mia gratitudine e la mia soddisfazione nell'appagarvi andranno del -pari.» - -«Di credere per l'avvenire, che un Ebreo può prestar servigio a un -Cristiano senza aspettarsi d'altra ricompensa fuorchè la benedizione -del padre comune di tutti gli uomini e giudei, e cristiani, e gentili.» - -«Sarebbe una malvagità, o giovinetta, il dubitarne. Dunque tutto io mi -riprometto dal vostro sapere, da cui spero fra otto giorni la facoltà -di addossare nuovamente la mia armatura. Ora permettetemi chiedervi -alcune notizie. Che accadde del nobile Sassone Cedric? che della sua -comitiva e dell'amabile persona....» Qui s'arrestò un istante per -cercare una circollocuzione, pavido di profanare il nome di Rowena col -pronunziarlo in una casa d'Ebrei «dell'amabil persona... nominata la -Regina del torneo?» - -«E da voi scelta a questa dignità, ser Cavaliere, con tal discernimento -che non si fe' ammirar meno del vostro valore.» - -Il sangue che Ivanhoe aveva perduto non impedì che non gli si facesser -lievemente rosse le guance, accorgendosi di aver senza volerlo palesato -l'affetto che nudria ver lady Rowena collo studio medesimo adoperato a -nasconderlo. - -«Io pensava or forse.... meno a parlar di lei che del principe -Giovanni. Ma andava chiedendo contezza di tutti quelli che erano con -Cedric. Anche del mio fido scudiere vorrei saper qualche cosa. Perchè -nol trovo presso di me?» - -«Permettetemi» soggiunse Rebecca «di far valere l'autorità che è in -un medico per prescrivervi il silenzio e la necessità di allontanare -da voi tutte le considerazioni che potessero agitare l'animo vostro, -mentre io vi appagherò dandovi conto delle cose che bramate sapere. -Il principe Giovanni di repente impose fine al torneo, e si trasferì -in gran fretta a York, accompagnato da' nobili, da' cavalieri e -dagli ecclesiastici che lo favoreggiano, non tanto presto però da non -procacciarsi prima, o per amore o per forza, quanto danaro potè da -coloro che or vengono riguardati siccome i ricchi della terra. Dicesi -suo divisamento impadronirsi della corona fraterna.» - -«Della corona di Riccardo!» Ivanhoe sclamò, facendo uno sforzo per -sollevarsi. «Ciò non accadrà se prima non si rompa una lancia in difesa -di lui, non vi fosse che un solo suddito fedele nell'Inghilterra. Io -sfiderò il più valoroso de' campioni di Giovanni, e se non gli basta, -ne affronterò anche due in campo chiuso.» - -«Ma per venire in istato di farlo» disse Rebecca toccandogli -leggermente la spalla «vi è d'uopo stare alle mie prescrizioni, prima -delle quali fu evitare ogni agitazione d'animo.» - -«Avete ragione, o giovinetta; mi terrò tranquillo fin dove il -permettono i tempi a cui pervenimmo. Datemi ora novelle di Cedric e -della sua comitiva.» - -«Vi narrerò quanto ne seppi dall'intendente dello stesso Cedric, venuto -momenti sono a domandare con gran premura a mio padre il prezzo di -lane vendutegli. Cedric e Atelstano di Coningsburgo dopo aver ceduto ai -replicati inviti del Principe che li convitò, ne abbandonarono di assai -mal umore il palagio. Ora stanno in procinto di restituirsi alle case -loro.» - -«Qualche persona d'altro sesso gli accompagnò andando dal principe?» - -«Lady Rowena non assistè al banchetto» disse Rebecca, la cui risposta -superò in esattezza l'interrogazione d'Ivanhoe «e da quanto seppi dallo -stesso intendente tornerà a Rotherwood col suo tutore Cedric. Venendo -al fido vostro scudiere Gurth....» - -«Che ascolto?» esclamò Ivanhoe. «Voi ne sapete il nome!... Ah -sì, dovete saperlo, ei ricevette dalla generosa vostra mano cento -zecchini.» - -«Vi prego non parlare di ciò. Ben mi avvedo come talora la lingua -esprima le cose che il cuore vorrebbe nascondere.» - -«Il mio onore però vuole ch'io rimborsi vostro padre di questa somma» -disse Ivanhoe con serio tuono. - -«Da qui ad otto giorni farete quanto vi piacerà; ma sino a quel -punto non pensate ad altro, ve ne prego, che ad affrettare la vostra -guarigione.» - -«Sia il voler vostro, eccellente fanciulla, diverrei un ingrato, se ad -esso non mi conformassi. Ma torniamo al mio povero Gurth, e cesso dal -farvi interrogazioni.» - -«Spiacemi il dover annunziarvi com'ei si trovi fra' ceppi per ordine -dello stesso Cedric. Ma» soggiunse ella tosto accorgendosi del dolore -che sì fatto annunzio destava nell'animo del suo infermo «l'intendente -Osvaldo nel narrarmi ciò aggiunse altre cose intorno la fedeltà -di questo servo e l'affetto in cui lo teneva Cedric; tal disgrazia -momentanea essere sol derivata a Gurth da un eccesso d'amore verso il -figlio del padrone medesimo, colpa che non avrebbe tardato ad ottenere -perdono da Cedric, se non fossero sopraggiunte nuove circostanze ad -aumentare in questo il mal umore; ed a qualunque evento, e se non cede -lo sdegno nel padrone, conchiuse dandomi tal certezza l'intendente, -i colleghi di Gurth e soprattutto il gioviale Wamba, s'erano assunti -d'agevolargli qualche modo di fuga lungo la strada.» - -«Il cielo secondi le loro intenzioni! Par mio destino il portar -disgrazia a tutti coloro che dimostrano premura ed affetto per me. Il -mio monarca mi ha onorato e distinto, ed ecco il suo fratello che si -arma per contendergli la corona. Il rispetto che ho dato a divedere per -una donna, onor del suo sesso, le ha fruttato molestie e in tal qual -modo l'ha compromessa. Un fedel servo si è avventurato per soverchio -zelo ed amore alla mia persona; corre rischio di divenir vittima della -collera di mio padre. Voi vedete quindi, o giovinetta, qual maligna -stella sovrasta all'infelice cui soccorrete. Che non v'affrettate a -lasciarlo in preda del suo maligno destino per tema di parteciparne voi -pure?» - -«Lo stato di cordoglio e di spossatezza in cui siete, vi fa -interpretare troppo svantaggiosamente i disegni della Providenza. Io -vedo sotto ben altro aspetto le cose. Voi foste restituito alla patria -vostra, allorchè ella avea istantaneo bisogno d'un cuor leale e d'un -braccio valoroso; voi umiliaste, quand'era andata fuor d'ogni limite, -la baldanza de' nemici di voi e del vostro Re. Finalmente vedete -come l'Eterno vi ha fatto trovare sin nell'ordine di persone il più -spregevole agli occhi vostri una mano capace di ritornarvi a salute. -Prendete dunque coraggio, e tutto sperate dal cielo, che sembra aver -serbato il vostro braccio a giovare con qualche alta impresa la patria. -Addio. Dopo bevuto il liquore che sto per inviarvi, procurate di -gustare qualche riposo, a voi necessario per sopportar meglio domani i -travagli del viaggio.» - -Tai ragionamenti persuasero Ivanhoe che poco dopo bevè la pozione -calmante e narcotica apprestatagli dalla Israelita avvenente, e n'ebbe -conforto d'un sonno placidissimo e non interrotto, onde la sua pietosa -assistente, non trovando alla domane alcun sintomo di febbre in lui, -giudicò che poteva essere trasportato senza tema d'alcun pericolo. - -Venne collocato nella lettica medesima entro cui lo ricondussero -dal torneo, nè si trascurò sollecitudine atta a rendergli più agiato -un tal viaggio. Non vi fu che una cosa sola non potutasi vincere da -Rebecca a pro dell'infermo. Isacco, simile al viaggiatore arricchito -di Giovenale, avea sempre dinanzi agli occhi la paura de' ladri, -consapevole per altra parte che fossero Normanni o Sassoni, cavalieri -o scorridori, niuna di queste classi o schiatta si facea scrupolo -dispogliarlo. Impiegando però quanta giornata potea nel cammino, -brevi e poche pause ei concedeva alle bestie e a chi le governava, cui -mancavano quasi gl'istanti di prendere un poco di nutrimento. Tal fu la -cagione per cui si trovò molto innanzi a Cedric e ad Atelstano, partiti -bensì nello stesso tempo di lui, ma che aveano fatta quella lunga -fermata da noi descritta al convento di san Vittoldo. Nondimeno, o ne -avesse merito il balsamo della dotta Miriam, o vero la robusta tempera -d'Ivanhoe, non derivò da questo sforzato cammino alcuno di quegli -inconvenienti che per la salute del ferito avea temuti Rebecca. - -Fors'anche altri motivi segreti avea l'impazienza che facea Isacco -tanto sollecito di accelerare il viaggio. Gli è certo che questa -diede ben presto origine a dispareri tra lui e gli uomini da esso -noleggiati per servirgli di scorta. Essi erano Sassoni, tenerissimi -quindi del buon desco e di tutte le loro comodità, com'era l'usanza -del paese, usanza che lor meritò dai Normanni gl'ingiuriosi titoli -d'infingardi e ghiottoni. Se aveano acconsentito prestar servigio -all'Ebreo facoltoso, fu colla speranza di vivere a spese sue lungo -tempo; e sol quando s'accorsero com'ei volea correr tanto, conobbero -d'avere sbagliati i propri conti. Cominciarono quindi a diffondersi in -rimostranze sul danno che da tal modo di viaggiare sofferivano le loro -bestie; ma parlavano ad un sordo nel presentarle ad Isacco. Vi fu in -oltre caldissima disputa tra lui ed essi intorno la quantità di birra e -vino che pretendevano a ciascun pasto. Da tutte le ridette circostanze -divenne che all'approssimarsi del pericolo il più paventato da Isacco, -ei si vide abbandonato dai malcontenti mercenari, sulla cui protezione -avea fondato speranze dopo essersene sì male assicurata la fedeltà[43]. - -Così trovavasi derelitto in mezzo alla selva colla sua figlia e -coll'infermo, allorchè si scontrarono in lui Cedric e Atelstano come -vedemmo, e vedemmo parimente in qual guisa le due congiunte brigate -cadessero in potere di Bracy e de' confederati di Bracy. Niuno de' -supposti masnadieri pose grande attenzione alla lettica, che fors'anche -avrebbero lasciata ove la trovarono, se non era la curiosità di Bracy, -il quale non aveva anche riconosciuta lady Rowena, coperta da un -velo assai fitto. Egli suppose pertanto che potesse entro la lettica -starsi la donna divenutagli scopo d'impresa sì perigliosa. S'affrettò -quindi ad aprire la ridetta lettica, nè poco fu la sua maraviglia -allo scorgere il ferito cavaliere, che credendosi caduto fra le mani -di sassoni scorridori, presso i quali l'essere conosciuto per quel -ch'egli era divenisse salvaguardia così per sè come per gli altri suoi -compagni, si annunziò per Wilfrid d'Ivanhoe tostamente. - -Anche in mezzo alla leggerezza e agli sregolamenti della sua vita, -Bracy avea sempre conservato qualche principio di onore cavalleresco. -Non solamente quindi non venne ad alcuna estremità contro l'uomo in -cui temea giustamente il proprio rivale, e privo allora d'ogni difesa, -ma si astenne accuratamente dal far partecipe della sua scoperta -Frondeboeuf, il quale al certo non si sarebbe ristato per riguardi -dall'uccidere immantinente colui che potea disputargli la signoria -d'Ivanhoe. Non quindi però Bracy si avvisava di restituire a libertà -un rivale preferito da lady Rowena come troppo il davano a credere gli -avvenimenti del torneo, e come d'altra parte ei non doveva ignorare, -per essere cosa generalmente notoria, il bando che a cagione di -questo amore avea sofferto dal paterno tetto Wilfrid; chè l'usare sì -nobilmente con un tale emulo era sforzo superiore alla generosità di -Bracy, il quale prese quindi un temperamento di mezzo fra il bene ed -il male, cosa unica di cui si sentisse capace. Pose adunque due de' -suoi scudieri a ciascuna banda della lettica, ordinando loro di non -permettere a chicchessia d'avvicinarvisi. Giusta le istruzioni che -trasmise ai medesimi doveano rispondere a qualunque interrogazione -venisse lor mossa, quella essere la lettica di lady Rowena, ove aveano -collocato un proprio compagno ferito. Giunti a Torquilstone, e nel -tempo che il signor della rocca e il Templario pensavano unicamente a -mettere in opera i concetti divisamenti, l'un contra l'Ebreo, l'altro -ver la figlia dell'Ebreo, gli scudieri di Bracy trasferirono Ivanhoe in -un appartamento separato della rocca, continuando a farlo credere un -lor compagno. E tal menzogna volsero anche in propria scusa, allorchè -Frondeboeuf fin ne' primi momenti di agitazione che seguirono l'udito -squillo del corno e la disfida degli assedianti, si mise in ronda -attorno al castello, e giunto al luogo ove stavano il ferito e coloro -che il custodivano, rampognò questi perchè non s'erano tosto condotti -sopra i bastioni appena dato il segnal dell'allarme. - -«Un compagno ferito!» sclamò egli con accento di collera ad un tempo e -di sorpresa. «Non maraviglio ora, se bande di villani e di scorridori -ardiscono mettere assedio ai castelli, poichè coloro che li dovrebbero -difendere si son dati al mestier d'infermieri. Su i bastioni, -sciaurati! su i bastioni! o v'ammaccherò l'ossa a furia di piattonate.» - -Gli scudieri di Bracy gli risposero con fermezza «niuna cosa desiderar -eglino tanto siccome l'unirsi agli altri nella difesa della rocca -assediata; essere però importante, ch'ei, Frondeboeuf, s'incaricasse di -scusarli presso il loro padrone, da cui solo aveano ricevuto il comando -di prestare assistenza a quel moribondo.» - -«Che moribondo?» sclamò il brutal castellano. «Fra poco sarem moribondi -tutti, vel prometto io, se si continua a dormire così! Quanto al -vostro infermo, non dubitate, ho chi vi solleverà da sì fatto incarico. -Ulfrida, olà Ulfrida!» sclamò con voce da stentore «maladetta vecchia -strega di sassone! Sei sorda del tutto? Vien qui presto. Abbi cura di -questo infermo giacchè è detto che se ne debba aver cura. E voi pensate -a far uso dell'armi. Eccovi due balestre. Correte ad una feritoia, ed -ogni freccia che scoccherete trapassi il cuore d'un Sassone.» - -I due scudieri, che simili alla maggior parte de' lor colleghi, -detestavano lo starsi senza far nulla, quanto amavan le pugne, si -trasferirono giubilanti al posto ad essi indicato. Per tal modo -trovatosi Ivanhoe affidato ad Ulfrida, o per dir meglio ad Ulrica, -costei che avea sol voglia di nudrir la mente con immagini di -risentimento e di vendetta, rassegnò l'impiego avuto presso il ferito a -Rebecca. - - - - -CAPITOLO XXVIII. - - «Aggiugni quel veron. Come a te lice, - «Quai del conflitto sian le sorti or guata. - _Schiller._ - - -Gl'istanti del maggior pericolo sono sovente per l'uman cuore -gl'istanti di aprirsi con maggior forza alla tenerezza e alla soavità -degli affetti. Una agitazione se è troppo vivace ne mette in minor -cautela su di noi medesimi, e ne astringe senza volerlo a palesare que' -sensi, che in tempo di maggior calma avremmo almeno saputo nascondere, -quand'anche ne fosse mancato vigore per allontanarli da noi. Trovatasi -presso Ivanhoe Rebecca, maravigliò ella stessa del sentimento di -piacere cui cedea in un momento che l'attorniavano pericoli per ogni -dove, e poco dopo essersi quasi abbandonata alla necessità della -disperazione. Avea sotto le dita il polso dell'infermo, e chiedendogli -contezza di sua salute, gli accenti di lei spiravano tal che di -patetico, da cui svelavasi come ella sentisse per Ivanhoe maggior -premura di quanto avrebbe voluto confessare perfino a sè stessa. La -mano le tremava, gli accenti le languivano le labbra, e solamente la -richiamò alcun poco a sè medesima la fredda interrogazione del ferito: -«Siete voi, giovinetta?» interrogazione onde fu obbligata a rammentare, -che l'affetto impadronitosi dell'animo di lei nè era nè doveva essere -corrisposto. Le sfuggì un sospiro che potea intendersi appena; poi -le interrogazioni da esse indiritte al cavaliere sullo stato di sua -salute presero il tuono tranquillo dell'amicizia. Ivanhoe le rispose -di star meglio oltre quanto avrebbe osato sperare egli medesimo «e ne -ringrazio» aggiunse «le vostre sollecitudini, o mia cara Rebecca.» - -«Ei mi nomina la sua cara Rebecca» ella diceva a sè stessa «ma d'un -tuono freddo e indifferente, che mal s'accorda col significato di tali -voci. Il suo cavallo di battaglia, il suo cane da caccia, gli stanno -più a cuore della povera figlia di Israele, scopo soltanto del suo -disprezzo!» - -«I patimenti fisici» continuò Ivanhoe «mi sono men duri da sopportare -che le inquietudini dello spirito. Dai discorsi fatti da due armigeri -rimasti finora presso di me, intesi com'io sia prigioniere; e nel -cavaliere che li fece partire per dar opera a qualche fazion militare, -scorsi il feroce Frondeboeuf; cosa da cui conchiudo trovarmi io nel -castello di questo tiranno. Se ciò è, qual modo mi rimane a soccorrere -lady Rowena e mio padre?» - -«Egli non parla nè d'Isacco nè della figlia d'Isacco» proseguì -meditando Rebecca; «noi non teniamo parte veruna nei suoi pensieri. Il -cielo mi punisce, e a ragione, d'aver volti i miei troppo a lungo sopra -di lui.» Dopo essersi in cotal guisa accusata dinanzi a sè medesima, -narrò ad Ivanhoe le particolarità ch'ella sapeva, vale a dire che -Bois-Guilbert e Frondeboeuf comandavano nella rocca; che molta mano di -nemici la circondava, che non le era noto quai fossero gli assedianti. -Lo ragguagliò di più del sacerdote cristiano giunto nel castello, e che -a quanto parea dovea essere meglio istrutto del modo in cui si stesser -le cose. - -«Un sacerdote cristiano!» sclamò Ivanhoe. «Mi è d'uopo vederlo. -Rebecca, fate ogni possibile per trovarlo, e condurlo alla mia -presenza. Raccontategli come un uomo pericolosamente infermo ne implora -spirituale soccorso, ovvero su di ciò ditegli quanto giudicate meglio, -purch'io lo veda. Certamente è a me necessario il prendere o tentar -di prendere una risoluzione; ma come il potrei ignorando quai cose -succedano esternamente?» - -Rebecca, studiosa di compiacere Ivanhoe, si avventurò al tentativo, -poi mandato a vuoto, come vedemmo, dal giugner d'Ulrica; giacchè e -l'una e l'altra donna stavano in agguato per trarre a sè quando passava -il supposto frate. La Israelita pertanto ritornando all'infermo gli -annunziò il cattivo esito della tentata prova. - -Se la cosa spiacque ad Ivanhoe, non gli diede agio a fermar l'anima su -tale rincrescimento il romore che da lungo tempo udivasi per tutto il -castello, e che prodotto dagli apparecchi di difesa si fe' di repente -più gagliardo cambiandosi in tumulto e clamori. Le frettolose pedate -degli armigeri che correano su i bastoni faceano rintronare gli angusti -anditi e le scale onde pervenivasi ai merli ed alle feritoie. A tale -strepito aggiugneansi le voci de' cavalieri che eccitavano i soldati, -indicando loro le cose da farsi; ma queste voci venivano spente il -più delle volte dal fragor dell'armi e dalle grida di coloro cui -venivano indiritti i comandi. Comunque terribile di per sè stessa una -tale scena, le dava più orrido aspetto l'idea della successiva che -da questa venia presagita, orrore non privo d'una certa sublimità di -immaginazione, che anche in tai momenti sollevò la mente di Rebecca -facile ad aprirsi alle grandi impressioni. In mezzo al pallor delle -guance gli occhi le scintillavano, e scorgeasi nella voce di lei -una mescolanza di tema e d'entusiasmo allorchè si diede a declamare, -traducendolo al suo compagno, il versetto del sacro testo. «Si vedono -sfavillar l'aste e gli scudi; s'odono il fischiar delle frecce, -l'imperar dei duci, il gridar degli armati.» - -Ma Ivanhoe, simile al cavallo bellicoso rimembrato nel decorso -di questo tratto sublime, fremea d'impazienza sulle ferite che il -rattenevan supino, e ceduto avrebbe quanto egli avea sulla terra -per partecipare ai combattimenti, che questi confusi strepiti -prenunziavano. - -«Oh potess'io trascinarmi solamente a quella finestra!» egli esclamava. -«Vedere almeno le nobili imprese di cui s'avvicina l'istante! Scoccare -una freccia, sollevare un'azza, non fosse che per portare un sol colpo, -ma che divenisse quello della nostra liberazione!... Inutili voti! Il -mio corpo è spossato, siccome inerme è il mio braccio.» - -«Non ismaniate così nobile cavaliere» gli disse Rebecca. «Lo strepito -d'improvviso ha cessato. Forse non si vien oltre alle mani.» - -«Voi non sapete nulla di tali cose!» le rispose con tuono d'impazienza -il cavaliere. «Tale istante di taciturnità annunzia solamente che gli -armigeri presero il luogo assegnato loro su i baluardi, annunzia che -aspettano il momento dell'assalto. Quanto avevamo udito fin qui era -unicamente il tuono foriero d'una procella lontana; è giunta l'ora -che questa scoppierà in tutto l'apparato del suo furore.... Sì! gli è -d'uopo ch'io tenti raggiugnere quella finestra.» - -«Oltrechè non vi riuscireste» rispose Rebecca «ne verrebbe un ritardo -notabile alla vostra guarigione.» Poi non vedendo una miglior via -di calmarne le smanie: «Mi vi collocherò io medesima» con fermezza -soggiunse «e vi darò conto di tutte le cose che succedono al di fuori.» - -«Ciò non farete e ve lo proibisco» sclamò Ivanhoe con vivacità, «Ogni -finestra, ogni apertura di questa rocca sarà d'ora innanzi scopo agli -arcieri; e una freccia lanciata a caso....» - -«Verrebbe a tempo» disse con sommessa voce Rebecca, e saliva intanto i -gradini che conducevano alla finestra. - -«Rebecca, mia cara Rebecca,» Ivanhoe continuò «non avvisaste mai questi -essere passatempi da giovinetta. Non vi avventurate a ricevere qualche -ferita e forse il colpo di morte. Vorreste voi procacciarmi l'eterno -rimorso d'esserne stato io la cagione e che tal rimembranza avvelenasse -il rimanente di que' giorni che voi m'avete salvati?... Almeno, se non -posso smovervi dalla vostra idea, copritevi con quello scudo che la -combinazione fa essere in questa stanza.» - -Si attenne a tal suggerimento Rebecca, la quale munitasi dello -scudo indicatole da Ivanhoe si collocò alla finestra con sì fatto -accorgimento, che senza correre molto pericolo potea osservare tutto -quanto accadea, e rendere Ivanhoe consapevole degli apparecchi -d'assalto che si faceano dagli assedianti; divisamento che la -situazione medesima di quella stanza favoriva assaissimo. Posta ad un -angolo del corpo principale di questo edifizio, e scopriva tutte quante -le cose operate al di fuori, e dominava le difese esterne, contra cui -pareano doversi indirigere i primi sforzi degli assalitori. Si stavano -tai difese in un fortino, nè alto, nè ampio di soverchio, ed inteso -ad assicurare la porta di soccorso d'onde Frondeboeuf diede uscita a -Cedric. Una fossa separava dal castello questo fortino, talchè se il -nemico si fosse anche impadronito di esso, non perciò diveniva padrone -della rocca, essendo facile il torgli colla medesima ogni comunicazione -abbattendo i panconcelli che faceano ufizio di ponte. Il portello -d'onde usciasi dal fortino corrispondeva in dirittura alla porta di -soccorso, cinto essendo di forti pallizzati tutto il lavoro. Dal numero -d'uomini messi a difendere un tal punto Rebecca giudicò, che contr'esso -principalmente gli assediati temessero l'impeto dei nemici, e in tal -giudizio si confermava al vedere come il maggior nerbo delle truppe -assedianti si fosse collocato rimpetto al fortino medesimo, che era -omai cosa evidente divisar eglino prender d'assalto, e riguardarlo -siccome quella mira da cui si ripromettevano speranza di migliore -successo. - -La nostra Ebrea comunicò le osservazioni fatte ad Ivanhoe, non senza -aggiugnere come un ragguardevole stuolo d'arcieri tenesse il lembo -della foresta, non potersi però assegnarne il numero attesochè la -maggior parte di essi gli alberi nascondevano. - -«Indicatemi sotto qual bandiera campeggino» soggiunse Ivanhoe. - -«Bandiera! non iscorgo nè bandiere, nè insegne.» - -«Non comprendo. Da quando mai s'è inteso dire, che uomini marcino -contra un castello senza spiegare bandiera? Nè saprete almeno darmi -qualche indizio su i capi della spedizione?» - -«La persona che si fa contraddistinguer dall'altre è un cavaliere -coperto di negra armatura. Egli è il solo armato di tutto punto. A -quanto sembra il rimanente di quelle schiere ne riceve i comandi.» - -«Scorgete voi quale stemma ne fregi lo scudo?» - -«Qualche cosa che somiglia ad una spranga di ferro e ad un catenaccio, -e queste cose, s'io non erro, dipinte in azzurro sopra fondo nero.» - -«Spranghe di ferro e catenacci! Non conosco qual cavaliere possa -portar tale stemma, e lo direi mio nello stato a cui mi vedo ridotto. E -l'impresa?» - -«Come leggerla, se a questa distanza si discerne a fatica lo stemma, e -ciò anche allora che lo scudo ripercuote i raggi del sole?» - -«Nè assolutamente vedete altri capi?» - -«Niuno da questa parte. Se ne troveranno forse dall'altra, perchè -è credibile non essere il punto di castello ove guardiamo il sol -bersaglio all'assalto. Ma eccoli che s'inoltrano.... Dio di Sion, ne -proteggi! Quale spettacolo spaventoso! Coloro che marciano i primi si -coprono di grandi scudi, e spingono innanzi una specie di muraglione -fatto di tavole. Gli altri che li seguono dan volto agli archi, e -adattano ad essi le frecce. Dio di Mosè, perdona alle creature che sono -l'opera delle tue mani!» - -Ma ne fu interrotto il dire dall'acuto squillo de' corni sassoni, -segnal dell'assalto, cui dall'alto de' baluardi risposero le trombe e -i timballi normanni per provare ai nemici di non temerli. Aumentavano -il tumulto le grida che venivano dalle opposte parti: _San Giorgio per -l'Inghilterra!_ eran le voci che gli assalitori mettevano. _Innanzi -Bracy! — Beauséant, Beauséant! — Frondeboeuf alla riscossa!_ gridavano -tutti insieme, ciascuno a norma del capo che li guidava, i drappelli -degli assediati. - -Ma la querela non era tale del certo da ristarsi in sole grida; e ai -disperati sforzi degli avversari, gli assediati opposero una resistenza -non men vigorosa. Gli arcieri, cacciatori di mestiere ed avvezzi quindi -a ben valersi dell'arco ne' boschi, miravano con tanta aggiustatezza, -che ciascuna apertura di muro ove qualche difensore si facea vedere, -divenia bersaglio d'un nembo di frecce, delle quali ben poche andavan -perdute: ognuna d'esse avea il suo destino, e le indirigeano ad ogni -feritoia, ad ogni finestra, ove scorgevano nemici, o dove credevano -possibile che se ne trovassero. Queste vigorose salve uccisero due -o tre uomini della guarnigione, e molti ne ferirono. Ciò nullameno -grandemente affidati nella bontà delle loro armature, e nel vantaggio -di munita situazione, gli armigeri di Frondeboeuf e i loro confederati -poneano nel difendersi un'ostinazione eguale all'accanimento degli -assalitori, su i quali faceano piovere una continua grandine di pietre -e frecce, e d'ogni genere d'attrezzi da gitto che danneggiavano gli -assedianti più di quanto eglino, e peggio armati ed alla scoperta, -potessero nuocere agli assediati. Il continuo fischiar delle frecce si -udia meno, sol quando più forte era il gridare d'una delle due parti -che avesse la peggio. - -«Ed io dovrò qui restarmi come un frate nel suo chiostro» sclamò -Ivanhoe «intanto che gli altri risolvono la lotta da cui la mia libertà -o la mia morte dipendono? Mia cara Rebecca, osservate anche una volta -alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo. Osservate, -e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.» - -Con un coraggio fattosi in lei più vigoroso dopo una preghiera ch'ella -volse colla mente al cielo in questo breve intervallo, Rebecca tornò -alla finestra, prendendo ogni possibile cautela onde quelli ch'eran di -fuori non la scorgessero. - -«Ebbene! che vedete, o Rebecca?» - -«Non vedo che un nuvolo di frecce, tanto fitto che i miei occhi ne sono -abbarbagliati e incapaci di discernere color che le scoccano.» - -«Non faranno nulla, se non cercano impossessarsi del castello a viva -forza. Che giovano mai le frecce contra muraglie e baluardi di pietra? -E il cavaliere che ha per suo stemma il catenaccio, come si conduce? Mi -rileverebbe saperlo, perchè tal capitano, tai soldati.» - -«Nol vedo.» - -«Oh l'uomo vile che abbandona il governale all'infuriare della -procella!» - -«No, non lo abbandona che in questo punto, lo vedo. Ei s'affretta con -un corpo di truppe verso lo steccato esterno del fortino. — I piuoli -e i palizzati son già abbattuti a colpi di azza. Il grande pennacchio -nero del cavaliere sovrasta a tutti i capi de' suoi compagni. — Han -fatta una breccia nello steccato esterno del fortino. — Vi corrono. -— Ne son respinti. Frondeboeuf è capo de' difensori del fortino: lo -ravviso alla statura sua gigantesca. — Gli assalitori tornano a far -impeto. La breccia è assalita e difesa, corpo contra corpo, uom contra -uomo. Dio di Giacobbe! qual lugubre spettacolo! Direbbersi due oceani -infuriati che i venti spingono l'un contra l'altro.» - - [Illustrazione: _Mia cara Rebecca, osservate anche una volta - alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo. - Osservate, e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno._ - pag. 256.] - -Ella si ritirò un istante per dar qualche pausa ai suoi occhi non -avvezzi a tali scene d'orrore. - -«Continuate ad osservare, o Rebecca» le disse Ivanhoe che prese -equivoco sul motivo onde la giovane s'era ritratta. «Ora non correte -più tanto pericolo, perchè si battono ad arme bianca, ed è quindi -sminuito il lanciar delle frecce. Cara Rebecca, proseguite a darmi -conto di quel che accade.» - -Rebecca tornò dunque a fisar su quel campo lo sguardo, e quasi tosto -esclamò: «Santi profeti della legge! Frondeboeuf e il cavalier Nero, -corpo a corpo combattono sulla breccia. Quai grida mandano i soldati -di entrambi i capi! Par che aspettino da un tal duello l'esito della -pugna. Il cielo protegga la causa dell'oppresso, dell'innocente!» -— Mandò indi un gemito: «Egli è caduto» gridò. «Egli è prosteso sul -suolo.» - -«Chi caduto?» chiese con enfasi Ivanhoe. «Per l'amor della santa -Vergine, chi è prosteso sul suolo?» - -«Il cavalier Nero» rispose in tuon costernato Rebecca — ma non corse -un istante che mettendo voci di giubilo esclamò: «Sia benedetto il -Dio degli eserciti! Si rialza; è in piedi, combatte, e si direbbe che -il suo braccio vale per venti uomini. — Dio! gli è andata in pezzi la -sciabola. — Ha afferrata l'azza d'un soldato. Ha messo alle strette -Frondeboeuf. — Gli mena colpi disperati. — Il gigante vacilla come una -quercia sotto la scure del legnaiuolo. — È caduto! è caduto!» - -«Chi? Frondeboeuf?» gridò Ivanhoe. - -«Sì, Frondeboeuf. I suoi armigeri si affrettano per soccorrerlo. Li -guida il Templario. — Conducono Frondeboeuf entro il castello. — Il -guerrier Nero è costretto a fermarsi.» - -«Ma gli assedianti han già occupata la parte interna del palizzato?» - -«Vi sono, vi sono. Spingono i nemici contro gli ultimi steccati. — -Piantano scale. — Scalano! Gli uni sugli omeri degli altri! Li direste -uno sciame d'api. Dall'alto delle mura gettan sopra di loro sassi, -travi, tronchi d'alberi. — Ad ogni ferito che vien portato via, un -altro combattente ne prende il luogo. Onnipotente Iddio! creasti tu -l'uomo a tua immagine, per vederlo distrutto dalle mani medesime de' -suoi simili?» - -«Non pensate a ciò. Non è momento di abbandonarsi a tali meditazioni. -Qual delle due parti ha il vantaggio?» - -«Le scale son rovesciate, coloro che le coprivano atterrati, -conquassati, feriti. Il vantaggio è degli assediati.» - -«Per san Giorgio! e gli assedianti saranno vili a tal di fuggire?» - -«No, no: tornano valorosamente a far urto contro al nemico. Il cavalier -Nero è sempre alla prima fila. S'accosta brandendo un'azza alla porta -del fortino. — Udite che sorte di colpi egli mena? Sonan più forte che -lo scricchiolar dell'armi e il gridare de' combattenti. Gli fan piover -addosso e sassi e tronconi. Ma egli non mostra accorgersene, come se -fossero piume o falde di neve.» - -«Per san Giovanni d'Acri!» disse Ivanhoe sollevando il corpo quanto il -potè dal suo letto. «Non conosco in Inghilterra che un uomo solo capace -di condursi in cotal guisa. Ah! perchè ora non m'è lecito secondarlo?» - -«La porta del fortino cede» disse Rebecca «è atterrata, vi si lanciano -entro. Il fortino è in potere degli assedianti: o mio Dio! precipitano -nella fossa coloro che lo custodivano. O uomini! se siete veramente -uomini, risparmiate i vostri simili ridotti a tale di non si poter più -difendere.» - -«Ma il ponte, il ponte che comunica col castello; gli assalitori ne -sono essi i padroni?» - -«Il ponte è distrutto. Il Templario dopo essere rientrato nella rocca -con alcuni uomini del suo seguito, ha ritirati i panconcelli di cui -era formato. Udite voi queste grida? annunziano il destino degli -infelici che non poterono tenergli dietro. Oimè! la vittoria offre uno -spettacolo più dolente ancora della battaglia.» - -«Ditemi piuttosto che fanno ora. Osservate bene; non è in tali istanti -che lo spargimento del sangue debba fare volgere gli occhi addietro.» - -«Ora non se ne sparge più» rispose Rebecca: «i nostri amici si -muniscono di difesa nel conquistato fortino, ottimo asilo per essi -contro le frecce degli assediati. Se questi ne scoccano a quando a -quando qualcuna, gli è piuttosto a fine di mettere in inquietezza i -vincitori, che colla speranza di nuocere a persone già assai coperte -contra i lor dardi.» - -«Vorrei sperare che questi nostri soccorritori non tralasciassero -un'impresa incominciata sì gloriosamente, e già coronata da un primo -buon successo. Anzi ogni mia fiducia si riposa sul prode cavaliere, -la cui azza ha atterrato Frondeboeuf, e rovesciata la portella del -fortino. Non avrei creduto mai che vi fossero due uomini forniti di -tanta forza e coraggio. Una spranga di ferro ed un catenaccio! A che -mai si riferiscono tali emblemi? Nè vedete voi alcun altro segnale, che -possa fornire nozioni più esatte sul cavalier Nero?» - -«No. Tutta l'armatura ne è bruna quanto l'ala d'un corvo. Niun altro -esterno segno lo dà a conoscere. Ma dopo il vigore e la prodezza da -lui sfoggiati nel durar della pugna, mi assumerei ravvisarlo fra -mille guerrieri. Ei si lanciava in mezzo alla mischia colla calma -onde lo avreste veduto sedersi a mensa. Quanto egli opera non può -dirsi unicamente effetto di forza di corpo, perchè tutta la sua anima, -tutte le sue facoltà fisiche e morali, sembrano raccogliersi in lui -ad ogni colpo ch'ei vibra sull'inimico. Dio gli perdoni il sangue -da lui versato! Egli è uno spettacolo terribile e sublime parimente -da contemplarsi, come il braccio e il valor d'un sol uomo bastino a -trionfare d'una moltitudine di nemici.» - -«Tai vostri accenti, o Rebecca, hanno dipinto un eroe. Credete pure -che gli assalitori si giovano di tale pausa momentanea unicamente per -mettersi in forze, e per apparecchiarsi a varcare la fossa. Sotto -un tal duce, siccome quel che li guida, nè timore, nè pericoli li -distorranno omai dal durare in nobilissima impresa, fatta più gloriosa -dalle medesime difficoltà che la impacciano. Giuro per la sovrana de' -miei pensieri, che sofferirei di buon grado dieci anni di cattività per -combattere in tale occasione al fianco d'un cavaliere sì prode.» - -«Oimè!» soggiunse la giovane Israelita, che ritraendosi dalla finestra -si avvicinò al letto dell'infermo. «Queste impazienti brame, questa -sete di gloria per cui angosciate, questo sconforto prodotto in voi -dallo stato di languor che vi prostra, sono altrettanti ritardi al -vostro risanamento. E come potete voi pensare a portar ferite ad altri, -se non sono per anco rimarginate quelle che riceveste?» - -«Non è di voi, o Rebecca, il comprendere quanto sia insopportabile cosa -ad uomo nudrito nel vero spirito di cavalleria, il vedersi non men -di un frate o di una donna condannato all'inerzia, e ciò allorquando -vengono operati prodigi di valore pressochè al suo cospetto. L'amor -delle pugne è l'essenza di nostra vita, e la polve sollevatasi -dalle lizze è l'atmosfera entro cui respiriamo aere più libero. Non -ne son cari i nostri giorni, non desideriamo serbarli se non se in -contemplazione della gloria e della rinomanza che ce ne può derivare. -Così vogliono, o giovinetta, le leggi della cavalleria, alle quali -giurammo obbedire, alle quali sagrifichiamo di buon grado tutto quanto -possiamo amare di più sulla terra.» - -«Oh! ditemi, prode cavaliere. Non sarebbe mai questo un sagrifizio -fatto al demone della vanagloria, un olocausto che attraversa le fiamme -per essere presentato a Moloch? Qual prezzo vi rimane finalmente del -sangue sparso, delle fatiche e de' patimenti cui v'abbandonaste, delle -lagrime che le vostre sublimi geste fecer versare, qual prezzo allorchè -la morte rompendo la lancia al guerriero, il rinversa dal suo corridor -di battaglia?» - -«Che ne rimane?» sclamò Ivanhoe. «Che ne rimane? La gloria, mia -giovinetta, la gloria che a noi fregia meglio dell'oro le tombe, e -immortali fa i nostri nomi.» - -«La gloria!» riprese a dire l'Ebrea. «Oimè! ella è un trofeo d'armi -corrose dalla ruggine e appese al monumento sotto cui gli avanzi del -guerriero riposano; ella è una iscrizione cancellata dal tempo, e -che il più dotto fra i vostri monaci è appena capace di leggere al -viaggiatore trattosi a contemplarla. Son forse bastanti simili premii -a compensare il sagrifizio degli affetti i più teneri e le molestie di -una vita trascorsa fra gli affanni per dispensare parimenti affanni ai -suoi simili? I rozzi versi d'un bardo possono aver tanto vezzo ch'uomo -immoli alla smania di meritarli i sentimenti più soavi della natura? -La pace e la felicità dell'animo saran dunque contenti da desiderarsi -meno che il divenir l'eroe d'alcuna ballata solita a cantarsi da -girovaghi _menestrelli_ alle mense de' Grandi, intantochè i convitati -s'inebbriano tra flutti di vino e di birra?» - -«Per l'anima d'Everardo, mio bisavolo!» sclamò impazientito il -cavaliere «voi andate discorrendo cose che non conoscete, o fanciulla. -Voi dunque vorreste spento il puro fuoco della cavalleria, che è -quanto distingue l'uom nobile dal villano, il cavaliere dall'aratore, -quanto è cagione che s'apprezzi più assai l'onor della vita! quanto -ne fa sopportare con fermo animo le fatiche, i patimenti, i disastri, -quanto ne insegna a non temere null'altro fuor dell'obbrobrio! Voi -non siete cristiana, o Rebecca, nè quindi in istato di dare il lor -giusto valore a quegli alti sentimenti, onde palpita il seno di chiara -donzella, allorchè il campione della medesima ne giustificò l'amore -colle prodezze operate dal proprio braccio. Son figli della cavalleria -gli affetti i più ardenti e i più puri, della cavalleria soccorritrice -degli oppressi, ristoratrice delle ingiurie, domatrice dell'ingiusto -poter di tirannide. Togliete la cavalleria, non saranno che vani nomi -nobiltà e libertà; chè a protegger questa ultima vaglion soltanto la -lancia e la spada de' cavalieri.» - -«Scendo da una schiatta» soggiunse Rebecca «il cui coraggio s'immortalò -nella difesa del proprio paese, e che nondimeno, quand'ebbe una -patria, non guerreggiava se non se per comando di Dio, o per difendersi -dagli oppressori. Ma lo squillo della tromba guerriera non risveglia -più Giuda, e gli sprezzati figli di Giuda gemono sotto il giogo di -schiavitù. Ben dite, ser Cavaliere, sintantochè il Dio di Giacobbe -non faccia rinascere a pro del suo popolo un altro Gedeone, un novello -Maccabeo, mal si conviene ad una Ebrea il favellar di battaglie e di -combattimenti.» - -Questa giovinetta, fatta per provare sensazioni altrettanto vivaci -quanto elevati erano i pensieri della sua mente, pronunziò tali -ultimi accenti con quel tuono di mestizia che ben addicevasi allo -stato d'invilimento cui discesa era la nazione cui pertenea; e forse -cresceva altra acerbità all'animo di lei dal meditare come Ivanhoe la -riguardasse priva del diritto di favellare su tutti quegli argomenti -che all'onore o alla generosità riferivansi. - -«Oh com'egli conosce mal questo cuore!» considerò fra sè stessa «com'ei -lo conosce male, se crede allignarvi abbiezione o viltà per ciò solo -che non mi diffondei in lodi sulla cavalleria romanzesca de' Nazareni! -Piacesse a Dio che il mio sangue, versato a stilla a stilla, potesse -redimere la cattività del popolo di Giuda! Piacesse a Dio, che con -tal sagrifizio io valessi a liberare dai ferri dell'oppressione il -padre mio e questo a lui benefico Nazareno! L'orgoglioso cavaliere -ravviserebbe allora se una donzella del popolo eletto sappia morire -con tanto coraggio quanto può essere in femmina Nazarena, sì vana d'una -nobiltà derivatale da qualche subalterno condottiero a noi venuto dalle -addiacciate contrade del Settentrione.» - - [Illustrazione: _Oh Dio! Son io sì colpevole nel fissar gli - occhi sopra di esso, se lo vedo per l'ultima volta?_ pag. - 261.] - -Rivolti allora sopra Ivanhoe gli sguardi: «Ei dorme» sclamò. «La -natura spossata gli condusse il riposo che fuggiva da lui e che -cotanto eragli necessario. Oh Dio! son io sì colpevole nel fisar gli -occhi sopra di esso, se lo vedo per l'ultima volta? Pochi istanti -ancora, e forse questi lineamenti cotanto nobili non saranno più -avvivati da quell'anima ardente, che lor presta dignità fin quando -è immerso nel sonno! Forse fra breve vedremo spente quelle pupille, -scolorati quei labbri, livide quelle guance! E sarà vero che il più -vile fra gli scellerati abitatori di questo castello calcherà co' -piedi la salma esanime del più prode, del più chiaro de' cavalieri, -nè allora la nobile alterezza di lui potrà far vendetta contro il suo -villano offensore!... Ma e mio padre! Ove se', padre mio? E potrebbero -le bionde trecce d'un giovine Nazareno farmi dimentica della tua -bianca chioma? Nè fremo su i disastri cui possiam soggiacere? nè li -pavento effetto dello sdegno d'Iehovah contro la figlia snaturata che -medita sulla cattività d'uno straniero, e per poco non obblia quella -dell'autor de' suoi giorni? della profana Israelita, che posta in non -cale l'abbiezione di Giuda, sta contemplando le seducenti forme d'un -Nazareno? Ma strapperò questo mal germe dal mio cuore, dovesse un tale -sforzo costarmi la vita.» - -Avvoltasi nel proprio velo, si assise in qualche distanza e cogli omeri -volti al letto dell'infermo, cercando raccorre entro sè medesima tutto -il coraggio necessario, così a sopportare i patimenti fisici cui forse -correva incontro, come a resistere alla piena degli affetti che le -innondavano il cuore, e che più gagliardamente ancora ella temea. - - - - -CAPITOLO XXIX. - - »Quest'abborrevol cella e il feral letto, - »Se a tal prova ti regge il guardo, affronta. - »Poi dal pensier tutta soave idea - »Sbandisci omai di que' beati spirti, - »Cui purezza francheggia, e dal compianto - »Della Terra seguiti, e da sinceri - »Voti d'amici ver l'empiree porte, - »Che si schiudon per lor, drizzano il volo. - »Tal partirsi dall'orbe a chi fè l'orbe - »Inorridir, non diè, quanto più tarda, - »Inesorabil più l'ira del Cielo. - _Versi d'antica tragedia._ - - -Intantochè la pausa venuta dopo al buon successo che ottennero gli -assalitori, giovava a questi per allestirsi a trar buon partito de' -riportati vantaggi, e agli assediati onde procacciarsi novelli modi -a difesa, il Templario e Bracy tenean consiglio nella grande sala del -castello. - -«Ov'è Frondeboeuf?» chiese Bracy, che avea regolate le fazioni militari -dall'altra parte della rocca. «O sarebbe vero che è stato ucciso, come -alcuni ora mi dicono?» - -«Ei vive ancora» rispose freddamente il Templario «ma fosse ancor la -sua testa quella del toro ch'ei porta sull'armi, e l'avessero pur -ricoperta dieci piastre di ferro, non potrebbe sopravvivere dopo -l'ultimo colpo di azza vibratogli dal suo competitore. Poche ore -ancora, e Frondeboeuf se ne starà in compagnia de' propri antenati. -N'avran grande dissesto le cose del principe Giovanni.» - -«E gran guadagno la casa del diavolo» aggiunse Bracy. «Ecco quello -che si acquista chi dileggia gli angeli ed i santi, chi ordina che le -statue loro vengan gettate dall'alto delle muraglie sulla testa degli -inimici.» - -«Va al diavolo tu pure! Sei pazzo?» esclamò il Templario. -«L'incredulità brutale di Frondeboeuf non ha nulla da invidiare alla -tua sciocca superstizione; perchè nè egli della prima, nè tu della -seconda sareste in istato di dar motivi plausibili.» - -«Ser Templario!» proruppe in tali detti Bracy «misurate le -proposizioni, ve ne prego, quando mettete in campo la mia persona. -Per la Madre di Dio! Io sono miglior cristiano di voi, e di qualunque -altro del vostro Ordine, perchè è voce divulgata per ogni dove, che -il santissimo ordine del Tempio di Sion non alimenta pochi eretici nel -suo seno, e che fra questi ser di Bois-Guilbert non fa male la propria -parte.» - -«Non vi prendete affanno di tali voci, e pensiamo piuttosto a difendere -il castello. Come si è battuta dal lato che difendevate voi questa -ciurmaglia?» - -«Come una falange di demoni incarnati. Son venuti fin sotto alle mura, -condotti, se non m'inganno, da quel ribaldo che guadagnò il premio -dell'arco al torneo; ne ho riconosciuti il corno e il pendaglio. Son -questi i bei frutti della politica sì decantata del vecchio Fitzurse; -politica che non fa altro se non se aizzarne contro questa schiuma di -sciagurati. Il malandrino mi ha fatto bersaglio suo sette volte, nè -una sola delle freccie che ha lanciato è andata in fallo. Non debbo che -ringraziare la mia buona armatura e la mia sarcotta di Spagna; quanto -a lui m'avrebbe trafitto collo stesso rimorso come se fossi stato un -daino di queste foreste.» - -«Voi però non avete ceduto terreno, e al contrario dalla parte di -Frondeboeuf l'istesso rinforzo che ho condotto io, non è stato valevole -a salvare il fortino.» - -«Gli è un grave danno per noi, perchè il nemico trovandosi riparato, -potrà assalire più da presso la rocca. E se non teniamo ben l'occhio -vigile su questi sgraziati, faran presto a saltar dentro per qualche -finestra dimenticata o da qualche torre indifesa; perchè, non giova -dissimularlo, non abbiam gente a bastanza per sostenere tutti i punti; -e una volta che gli abbiamo nel castello chi è più che resista a -costoro? Aggiugnete, che i nostri armigeri sono sconfortati anzichè -no; e lor non garba del tutto quel non poter mostrarsi un istante da -qualsisia parte senza divenire scopo ad una grandine di frecce. Il -valore di Frondeboeuf era bestiale ma pur ne avrebbe giovato assai, -e questi muore. Attese le quali considerazioni mi sembra, ser Brian, -che sarebbe ottimo partito il far di necessità virtù, e negoziare con -questa canaglia la restituzione de' prigionieri.» - -«Che ascolto?» sclamò il Templario «restituire i nostri prigionieri, -farsi menar per bocca come persone che capitanarono un notturno -assalto, eseguito per sorpresa contra viaggiatori indifesi! come -persone che poi non seppero mantenersi entro una rocca, comunque -gli assalitori fossero una ciurma di vagabondi e banditi, guidata da -mandriani di porci, da buffoni, e in somma dalla feccia la più vile del -genere umano! Quale obbrobrio! Maurizio di Bracy, ove siete? Quanto a -me mi seppelliranno le rovine del castello prima ch'io cali mai a sì -vergognosa capitolazione.» - -«Torniam dunque ai baluardi» riprese a dire Bracy con aria -d'indifferenza. «Non v'è mai stato uomo, sia pur Turco o Templario, che -men di me faccia conto della sua vita. Credo però potere senza vergogna -sospirare per non avere meco qualche dozzina d'uomini a cavallo della -mia valorosa compagnia franca. O mie prodi lancie! Se sapeste ora in -quale rischio si trova il vostro condottiero, non tarderei a vedervi -raccolti in squadrone, e la mia bandiera spiegata precedervi; non -tarderei a vedere questi sciagurati mettersi in fuga piuttostochè -avventurarsi a sostenere l'impeto de' vostri corridori!» - -«Sospirate poi quel che volete, ma difendiamoci come il possiamo co' -soldati che ne rimangono. Appartengono per la maggior parte al seguito -di Frondeboeuf, pari a lui nell'essersi fatti detestare dai Sassoni con -mille atti di tracotanza e d'oppressione.» - -«Meglio, così comprenderanno quanto rilevi per essi il difendersi -finchè resta una stilla di sangue nelle lor vene. Corriamo dunque ove -ne spetta Brian di Bois-Guilbert; e vedrete se Maurizio di Bracy sappia -comportarsi qual cavaliere valoroso e di nobil legnaggio.» - -«Dunque alle mura!» sclamò il Templario, e vi salirono entrambi per -combinare congiuntamente tutti que' migliori espedienti che la pratica -poteva inspirare ed il coraggio mettere in atto. Furono ad una nel -ravvisare come la parte più pericolante del castello fosse quella, -posta rimpetto al fortino caduto in potere degli assedianti. Gli è -vero che la fossa lo disgiugnea dal castello, il quale ostacolo se -prima non superavano gli assedianti, non poteano far impeto sulla -porta di soccorso della rocca posta di contro alla porta di soccorso -del fortino. Ma ben videro il Templario e Bracy, come gli assalti i -più formidabili del nemico sarebbero da quella banda, o per ottenerne -il bramato effetto se gli assedianti l'avessero lasciata sguernita, o -per trarre colà tutte le forze del castello, ed intanto far prova di -penetrar per sorpresa da un'altra parte. E a declinar possibilmente -gli effetti d'un tale stratagemma guerresco, formidabile soprattutto -a chi tanto d'uomini difettava, non videro miglior via, quanto il -collocare alcune sentinelle di distanza in distanza sì, che fossero in -vicendevole corrispondenza, e al menomo indizio di pericolo gridassero -all'erta. Bracy si prese assunto di difendere la porta di soccorso -del castello, intantochè il Templario comanderebbe una riserva di -venti uomini, pronta a trasportarsi dovunque l'uopo di soccorso si -manifestasse più urgente. - -La presa di quel fortino portava altra conseguenza molesta a quei della -rocca, ed era togliere loro abilità di osservare coll'aggiustatezza -di prima le fazioni dell'inimico: non che le alte mura del castello, -non dominassero ampia estensione di spianato; ma la porta d'uscita del -fortino toccava il lembo della foresta; laonde gli assedianti potevano -introdurvi nuove forze, senza che gli assediati se ne accorgessero, -e il poteano tanto meglio, che il fortino stesso li sottraeva alle -nemiche frecciate. Dubbiosi quindi i confederati normanni sul luogo -d'onde stava per iscoppiar la procella, ed ignari del numero dei nemici -co' quali si doveva combattere, i due cavalieri furono costretti -a premunirsi alla cieca contra contingibili eventi; la qual cosa, -comunque di coraggio non mancassero i lor soldati, li sconfortò ed -inquietò non lievemente, siccome accade a tutt'uomo, che si veda cinto -da avversari, ne' quali sta l'arbitrio e del campo e del tempo per -assalire. - -In questo mezzo il signor della Rocca nel proprio letto giaceva -tribolato dai patimenti del corpo e da mortali angosce di spirito -per lui più crudeli; poichè era privo sino di quel conforto che -tanto ben tornava alle persone devote giusta l'usanza di quel secolo -superstizioso, intendiamo la sperata possibilità di riscattarsi da -qualunque delitto col lasciare legati ad un monastero, modo facile -di penitenza e di espiazione che giugneva a soffocare i rimorsi. -Non negheremo certamente che una calma d'animo ottenuta a tal prezzo -somiglia tanto a quella pace di cuore, figlia d'un pentimento sincero, -quanto il letargo prodotto dall'oppio ad un sonno tranquillo e -naturale; pure tal riposo artifiziale dello spirito era da preferirsi -all'agonia de' rimorsi. Ma nella caterva dei vizi impossessatisi di -Frondeboeuf l'avarizia il padroneggiò sovra gli altri, tal che non -avrebbe sagrificato un bisanto d'oro per ottenere la remissione di -tutti i commessi delitti. Ciò nullameno toccava l'istante in cui la -terra e tutti i tesori da lui posseduti gli si dileguavano dinanzi -agli occhi, e quel cuor duro quanto una macina da mulino incominciò a -conoscere che si fosse spavento, allorquando portò la mente ad indagare -il cupo abisso dell'avvenire. L'ardente febbre che lo struggea faceva -più terribile l'agonia del suo spirito, laonde il suo letto di morte -offeriva una mescolanza atroce di rimorsi che per la prima volta si -destavano in lui, e di passioni inveterate che faceano lor prove per -allontanarli. Orrido stato, sol comparabile a quello in cui vengono -dipinti gli abitatori delle regioni spaventevoli, ove albergano pianti -scevri da speranza, rimorsi disgiunti da pentimento, orrido senso de' -mali presenti, e certezza che non possono nè cessare nè sminuire. - -«Ove sono adesso» diceva digrignando i denti costui «ove sono questi -cani di preti, che vendono sì caro le loro indulgenze, le loro -assoluzioni? Ove si trovano questi carmelitani scalzi, a cui favore -il vecchio Frondeboeuf fondò il convento di s. Anna, rubando a me, -erede legittimo, tanti belli e buoni poderi? Dove sono questi affamati -mastini? Staranno ad imbriacarsi nel proprio chiostro, o a farne -alcuna delle loro presso il letto d'un moribondo. Ed io, figlio del lor -fondatore, io, per cui se pregassero non compirebbero che un obbligo, -obbligo derivato ad essi dall'atto medesimo della fondazione, io qui -solo.... Mascalzoni ingratissimi! Lasciarmi morir qui senza preci, -senza assoluzioni, come un cane che non ha nè padrone nè ricovero! -Venga almeno il Templario! è una specie di prete, e può udire la mia -confessione. Il Templario la mia confessione! Oh che pazzia! Tanto -varrebbe confessarsi al diavolo quanto a Brian di Bois-Guilbert, -che non crede nè cielo nè inferno. Ho inteso alcuni vecchi parlar di -preghiere.... di preghiere che un uomo fa da sè stesso; per questo non -fa d'uopo di prete. Ma io pregare?... No, non ardisco.» - -«Reginaldo di Frondeboeuf ha vissuto tanto da trovar cosa ch'ei non -ardisca di fare?» Sclamò una voce sgradevole, acuta, e prossimissima -alle cortine del letto. - -I presagi sinistri della coscienza e l'infiacchimento di nervi di -Frondeboeuf così interrotto nel suo monologo, lo trassero facilmente -in persuasione d'udir la voce di un di que' mali angeli che la -superstizione del secolo metteva attorno ai letti de' moribondi, -attribuendo ai ridetti angeli il ministerio di divagarne lo spirito, -e impedirli dal fermarsi in que' pensieri da' quali potea per essi -dipendere l'eterna salvezza. Fremè di repente, e freddo sudore gli -coperse tutte le membra; ma ripresa ben tosto la solita risolutezza, -fece ad allontanar le cortine uno sforzo, tornatogli vano per la -spossatezza de' muscoli: «Chi va là?» sclamò. «Chi se' tu, tu che osi -ripetere le mie voci con accento più funesto del gracchiar d'augelli -marini? Appressati, fa ch'io ti veda.» - -«Sono il tuo cattivo angelo» quella voce rispose. - -«Assumi dunque tal forma che ti renda visibile agli occhi miei» -soggiunse il cavalier moribondo «nè credere che la tua voce abbia forza -ad intimidirmi. Lo giuro per le rocche infernali! Se potessi lottare -contro le orrende immagini che mi circondano, come seppi affrontare i -pericoli della terra, il cielo e gli abissi non avrebbero cose capaci -di atterrir Frondeboeuf.» - -«Medita i tuoi delitti, o Reginaldo! Ribellioni, assassinii, rapine! -Chi eccitò Giovanni, quel principe privo d'onore a ribellare contra il -padre suo incanutito, contra un fratel generoso?» - -«Sia tu uno stregone o un demonio» sclamò Frondeboeuf «mentisti per -la gola. Non io eccitai Giovanni alla ribellione, o almeno non fui io -solo. Cinquanta baroni, il fiore della cavalleria, le migliori lancie -che si conoscano, gli diedero tale suggerimento. Debbo io solo essere -tenuto pe' falli di tutti? Spirito d'abisso, chiunque tu sia, ti -disfido. Se sei cosa mortale, lasciami morire in pace, se appartieni -all'inferno, l'ora d'avermi non è ancor giunta.» - -«No, che in pace non morirai. Anche all'istante della morte ti si -affacceranno tutti i delitti che commettesti. Ascolterai i gemiti di -cui rintronarono le vôlte di questo castello, contemplerai il sangue -che ne inondò tutti gli atrii.» - -«Non t'avvisare di spaventarmi con vane parole» ripigliò a dire con -forzato riso Frondeboeuf. «Non sarà per me che un merito al cospetto -del cielo l'avere usato siccome usai verso gli Ebrei miscredenti. Se -ciò non fosse, perchè vedremmo santificati coloro che si lordan le mani -nel sangue de' Saracini? Quanto ai porcaiuoli sassoni, se ne ho fatto -strage, ho puniti i nemici del mio paese, del mio legnaggio, del mio -sovrano. Ah! Ah! il vedi? Non hai potuto trovare il lato debole della -mia armatura. Sei tu sparito? sei tu costretto al silenzio?» - -«No, detestabile parricida» rispose la voce. «Pensa a tuo padre! pensa -alla morte cui soggiacque! Pensa alla sala del suo estremo banchetto, -tinta del sangue suo sparso per la mano del figlio!» - -«Ah!» sclamò il barone dopo alcuni istanti di silenzio «poichè ciò -non ignori, ti ravviso veramente siccome il padre del male, e tu sai -tutte le cose, come i nostri frati ne insegnano. Io credea tale arcano -racchiuso nel mio seno e in quello della mia tentatrice, della complice -del mio delitto. Lasciami, maligno spirito, va in traccia della strega -sassone Ulrica; di colei che sperse tutte l'orme di nefando misfatto, -che lavò le ferite, che seppellì il cadavere; che ad una morte -violenta diè colore di morte naturale. Va in traccia di colei che fu -l'instigatrice e l'orrida ricompensa d'un tal delitto. Costei assapori -com'io un saggio de' tormenti che le apparecchia l'inferno.» - -«Ella gli assapora da gran tempo» soggiunse Ulrica spalancando le -cortine e mostrandosi agli occhi di Frondeboeuf «da lungo tempo ella -bee in questo calice, e sol meno amara le sembra l'infernale bevanda -dacchè sei costretto ad appressarvi il labbro tu ancora. Non digrignare -i denti, Frondeboeuf, non girare attorno quegli occhi tuoi furibondi, -non comporre alle minacce il tuo volto. Pensa che quel braccio tuo sì -terribile dianzi, ha perduta ogni forza; e che quell'Ulrica, già scopo -a' tuoi dispregi, in questo punto domina sopra di te.» - -«Abbominevole malfattrice! degna figlia dell'inferno!» sclamò -Frondeboeuf «sei tu dunque che vieni a pascer lo sguardo della -disperazione cui mi trassero i tuoi scellerati consigli!» - -«Sì, Reginaldo, ella è Ulrica, la figlia di Torquil Wolfganger, -la sorella de' figli suoi trucidati insieme al lor padre in questo -castello, ella che viene a chieder conto a te ed a' tuoi, del padre -suo, de' suoi fratelli, del suo onore, della sua fama, di tutto quanto -ha perduto per la mano dei Frondeboeuf. Pensa agli oltraggi che ho -ricevuti, e rispondimi se mentisco. Tu fosti il mio cattivo angelo, -il voglio essere di te; e le mie maledizioni t'accompagneranno sino -all'ultimo tuo sospiro.» - -«Abbominevole furia!» sclamò Frondeboeuf «i tuoi occhi non arriveranno -a veder tale istante. Olà! Gilles, Clemente, Eustachio, san Mauro, -Stefano! Impadronitevi della esecrabile strega, e precipitatela -dall'alto di queste mura. Ebbene! Ove siete dunque, perfidi vassalli? -Perchè non obbedite alla mia voce?» - -«Tu puoi ben chiamarli a tua posta, valoroso barone» gli disse la -vecchia con ischernevol sorriso «e minacciarli di prigionia e di morte, -se non adempiscono i tuoi comandi, ma sappilo, non ne riceverai nè -risposta nè soccorsi. Ascolta» soggiunse di poi interrompendo per un -istante il suo dire. «Non ti feriscono l'orecchio questo fragor d'armi, -queste grida di combattenti? Questo frastuono orribile non ti annunzia -che si dà l'assalto al castello, non ti predice la caduta della tua -casa? Non ne aver dubbiezza. La possanza dei Frondeboeuf, assodata col -sangue, crolla dalle sue fondamenta, e va a diroccare sotto i colpi -di que' nemici ch'ella più vilipese. I Sassoni, Reginaldo! i Sassoni -assaliscono la tua rocca. Perchè ti stai in ozio, mentre il Sassone -scala le tue muraglie?» - -«Santi e demonii!» sclamò il cavaliere «ah! restituitemi un istante le -mie forze, tanto ch'io mi precipiti nella mischia, e perisca in un modo -degno del nome mio.» - -«Non pensare a ciò, valoroso guerriero. Non morirai della morte de' -prodi. La tua morte sarà come quella della volpe, poichè i villani han -posto fuoco alla sua tana.» - -«Tu menti, sciagurata strega; i miei armigeri varranno a rispignere -l'inimico; queste mura sono forti ed alte abbastanza, nè i due -amici che vegliano in mia difesa paventano un esercito di Sassoni, -quand'anche Hengist e Horsa ne fossero i condottieri. Il grido di -guerra del Templario e della compagnia franca s'innalza su tutti gli -altri. La vittoria è nostra, e sull'onor mio il fuoco festevole che -accenderemo per celebrare il trionfo ti consumerà perfin l'ossa. Vivrò -quanto basta per saperti passata dal fuoco di questo mondo a quel -dell'inferno, che non vomitò mai sulla terra un demonio di te più -esecrabile.» - -«Godi d'una tale speranza» disse Ulrica, mettendo infernale sorriso. -«Ti aspetto alla prova. Ma no:» fece una pausa, indi soggiunse «gli -è d'uopo che tu sappia fin d'ora qual sorte ti aspetta, sorte che la -tua possanza, la tua forza, il tuo coraggio non ti giovano ad evitare, -benchè questa debole mano te l'abbia apparecchiata. Non osservi tu qual -vapor denso e soffocante empie la stanza! Il credevi forse un'apparenza -nata o da' tuoi occhi che s'appannano, o dal respiro che ti divien -più difficile? No, Frondeboeuf, quanto provi ora ha un'origine tutta -diversa. Non ti ricordi che il magazzino delle legna sta sotto di -questo appartamento?» - -«Donna!» egli sclamò. «Vi avresti tu appiccato il fuoco? Sì, pel -giusto Iddio! questo è fumo, e il castello sta per essere in preda alle -fiamme.» - -«Esse non tarderanno a sollevarsi per l'aere» disse Ulrica col tuono -il più crudelmente tranquillo «un mio segnale avvertirà i Sassoni -di profittar dell'istante che i difensori del castello daranno -opera ad estinguere l'incendio. Addio, Frondeboeuf. Possano Mista, -Scrogula, Zernebock, e tutte le divinità degli antichi Sassoni, -che sono i presenti demonii a quanto ne insegnano i nostri preti, -esserti consolatori al tuo letto di morte. Ulrica vi ti abbandona. -Sappi nondimeno, se questa è consolazione per te, che m'appresto al -viaggio medesimo; poichè gli è giusto che come già ai tuoi delitti, io -partecipi alla punizione cui ora t'affretti. Intanto, addio parricida, -addio per sempre, o parricida. Possa ogni pietra di questa vôlta -acquistar favella per ripeterti una tal voce finchè il tuo orecchio non -sia più in istato di nulla udire.» - -Pronunziando tai detti uscì della stanza, e Frondeboeuf ascoltò il -romore della doppia vôlta da costei data alla chiave, e l'altro quando -la ritrasse dalla toppa, a fine di togliergli persino qualsivoglia -probabilità di scampo. Disperato il cavaliere alzò il grido quanto potè -per chiamar servi ed amici che non erano in istato di udirlo. - -«Stefano, san Mauro, Clemente, Gilles! mi lascerete voi morire -consunto dalle fiamme senza arrecarmi soccorso? Prode Bois-Guilbert, -valoroso Bracy, aiutatemi, aiutatemi! È il vostro amico quello che vi -chiama! Abbandonerete voi un confederato, un fratel d'armi, cavalieri -spergiuri, felloni cavalieri? E voi perfidi vassalli, obbedite così -ai cenni del vostro padrone? Possano tutte le maledizioni dovute -ai traditori cadere su i vostri capi, o voi che mi lasciate così -miseramente perire! Ma essi non mi odono, non possono udirmi; lo -strepito della pugna affoga quello della mia voce. Il fumo si fa denso -più che mai. Oh! mi fosse dato respirar l'aere puro un istante, anche -a costo del mio annichilamento! Cielo! la fiamma attraversa il suolo; -il demonio vien contro di me spiegando le bandiere dell'elemento a lui -sacro. Lunge di qui, spirito malefico, non è giusto ch'io ti segua se -non vengono con me i miei compagni; tutto quanto è fra queste mura ti -appartiene. Avvisasti forse non trascinare con te che Reginaldo di -Frondeboeuf? No, l'infedele Templario, il dissoluto Bracy, l'infame -Ulrica, gli armigeri che mi soccorsero nelle mie imprese, que' cani di -Sassoni, i maledetti Israeliti, miei prigionieri, debbono seguirti con -me. Così ti presenterai con una bella e splendida scorta in sul sentier -dell'inferno.» Nel tempo stesso mandò uno scroscio di convulso riso -cui ripetè ogn'eco di quel vasto appartamento. «Chi osa qui ridere?» -esclamò. «Tu forse Ulrica? Non vi sono altri fuor di te, o di Satana, -che possano ridere in simile istante!» - -Perduta finalmente ogni speranza, si abbandonò a violento impeto di -rabbia, imprecando in foggia esecrabile contra il genere umano, contra -il cielo, contra sè stesso; le quali bestemmie, poichè sarebbe perfino -empia cosa il narrare, ci asterremo dal compiere sì orribile dipintura, -abbandonando il parricida al supplizio che egli avea ben meritato. - - - - -CAPITOLO XXX. - - »A che o prodi, l'indugio? Il valor sia - »Che a que' merli ne adduca; e ognun fra noi - »Per sì nobil cagion spento, ministri - »Generoso sgabel della sua salma - »A chi ne sopravvive. In sulle vette - »Di quella rocca, fuor dell'anglo omai, - »Stendardo all'aure non si spieghi, e gridi - »Stupito il passeggier, che in miglior' destre - »Non unqua i suoi vessilli Anglia commise. - _Shakspeare._ - - -Comunque assai poco fidasse in Ulrica Cedric, pur non avea mancato, fin -d'allora che uscì dal castello, di partecipare le cose intese da questa -femmina al cavalier Nero e a Locksley, i quali provarono contento non -lieve in ascoltando com'entro la rocca vi fosse persona che all'uopo -ne avrebbe loro agevolato l'ingresso. E fin da quel punto s'erano -accordati col Sassone sulla necessità di tentare l'assalto, anche ad -onta di svantaggiose possibilità, poichè per vero dire miglior via -non offerivasi di liberare i prigionieri caduti nelle mani del barbaro -Frondeboeuf. - -«Il real sangue d'Alfredo è in pericolo» disse Cedric. - -«L'onore di nobile donna è in pericolo» diceva il cavalier Nero. - -«E quand'anche non avessimo altro scopo che di liberare quel povero -servo, quel fedele Wamba» disse Locksley «metterei piuttosto in rischio -un membro del mio corpo, che lasciar cadere un capel solo della sua -testa.» - -«E altrettanto farei io» aggiunse l'eremita di Copmanhurst. «Vedo -non esser egli che un matto, ma, signori miei! a un tal matto che si -comporta con tanto accorgimento e prontezza d'animo, onde avrei più -gusto di votare un fiasco di vino e mangiare una fetta di prosciutto -in sua compagnia, che standomi insieme coll'uomo il più sapiente. -Sì, fratelli carissimi, ve lo dico, un tale matto non mancherà mai nè -d'un religioso che preghi per lui, nè d'un guerriero che lo difenda, -sintantochè io potrò intonare un salmo o scoccare una freccia.» - -E dicendo tai cose, folleggiava colla pesante labarda, che facea -volgersi a molinello al di sopra del capo coll'agevolezza onde un -giovine pastore usa all'uopo medesimo la sua bacchetta. - -«Molto bene! stimabile religioso» disse il cavalier Nero; «molto bene! -San Dunstano in persona non potea parlare di meglio. Or ditemi, caro -Locksley, non trovate voi opportuno che il nobile Cedric si prenda -l'incarico di comandare l'assalto?» - -«No, in fede mia» sclamò Cedric: «non ho mai studiato l'arte nè di -assalire nè di difendere questi asili della tirannide, che i Normanni -vennero ad ergere nella sfortunata nostra contrada. Combatterò -nella prima fila, e se non ho capacità a prestar servigio di abile -condottiero adempirò qual si dee gli obblighi d'un buon soldato.» - -«Poichè vi piace così, nobil Cedric» soggiunse Locksley «m'assumo io la -parte di condurre gli arcieri, e fatemi appiccare al più alto di questi -alberi, se i soldati che si mostreranno sui bastioni dell'inimico, non -verranno infilzati da tante frecce quanti stecchi di garofani si vedono -per le feste di Natale sopra un prosciutto.» - -«Ciò è parlar bene, o Locksley» disse tosto il cavalier Nero; «e se tra -questi valorosi avvene che vogliano seguire un vero cavaliere, poichè -tale titolo posso darmi, m'incarico di condurli all'assalto con tutto -lo zelo d'un soldato e giovandomi della esperienza che le mie fatiche -m'hanno acquistata.» - -Così essendosi fra loro scompartite le fazioni i tre capi, fu dato il -primo assalto, di cui i miei leggitori intesero le conseguenze. - -Quando il fortino fu preso, il cavaliere Nero ne mandò avviso a -Locksley, raccomandandogli nel medesimo tempo far mostra di voler -assalire dall'altra parte per tenere in faccende gli assediati, e -impedir loro di riunir le forze per operare una sortita, intesa ad -impadronirsi nuovamente del perduto fortino. Perchè venire assalito -era la cosa cui men desiderasse il cavalier Nero in tal congiuntura, -sapendo di comandare soldati volontarii per la maggior parte, -indisciplinati e non avvezzi alla guerra, ne' quali era bensì l'ardor -che voleasi ad incominciar un assalto, ma non la fermezza necessaria -a chi un assalto dee sostenere. Aggiugneasi, che quasi tutti essendo -mal forniti d'armi, aveano ogni svantaggio nel combattere contra vecchi -guerrieri quai si erano i difensori del castello, invigoriti da quella -fiducia che inspirano superiorità d'armi e superiorità di sapere. - -Profittò di tale pausa per far costruire un ponte di legno ch'ei -divisò gettar per traverso alla fossa, e col soccorso del quale sperava -superarne il varco ad onta di tutti gli sforzi degli assediati; lavoro -che portò via un tempo non tanto breve, del qual ritardo non si dolsero -que' duci; tanto più che dava ad Ulrica agio migliore di porre in opera -il disegno di procurare un divagamento agli assediati, comunque di -questo divagamento gli assediati ignorassero la natura. - -Terminato appena il ponte; «Non è più luogo ad indugi» disse il -cavalier Nero; «il sole volge all'occaso, ed ho per le mani affari sì -premurosi, che non mi permettono rimanere un giorno di più presso di -voi. Aggiugnete, essere quasi impossibile cosa che da York non giunga -un corpo di cavalleria in soccorso degli assediati, onde fa d'uopo -con uno spacciativo ardimento terminare questa bisogna. Che un di voi -pertanto si trasferisca presso Locksley commettendogli in mio nome di -dare una fiancata di frecce all'altro lato del castello e trarsi avanti -in atto di chi vuole assalire. Voi, prodi Inglesi, seguitemi al vero -assalto, e siate presti a gittare il ponte non sì tosto vedrete aprirsi -la porta di soccorso del fortino, attraversate con coraggio sulle orme -mie questo ponte, ed aiutatemi a fracassare la porta di soccorso che -impedisce l'ingresso al castello. Se v'è fra voi chi abbia men caro -un tal genere di fazione, o che non sia abbastanza fornito d'armi per -cimentarvisi, corra a guernir le alture del fortino, e indiriga le -frecce contro chiunque si mostri sui bastioni del castello. Nobile -Cedric, volete voi assumere il comando degli arcieri?» - -«No, per l'anima d'Everardo!» rispose il Sassone. «Non ho la passione -di condur gli altri. Ma i miei posteri carichino d'ogni imprecazione -la mia tomba, se non seguo immediatamente quel primo che mi addita il -cammino. Quei che si battono, si battono per la mia causa, nè si dica -mai ch'io rimasi al retroguardo.» - -«Pensate però, nobile Sassone, che non avete nè giaco nè sarcotta, e -che ogni vostra difesa sta in un legger elmo, in un piccolo scudo, in -una spada.» - -«Tanto meglio!» ei rispose «sarò più spedito alla scalata di queste -mura. Non fo per darmi vanto, ser cavaliere; ma voi vedrete in tal -giorno che un Sassone sa presentare il petto alle pugne con quanto -ardire può essere in un Normanno armato di una corazza di Spagna.» - -«Orsù dunque in nome di Dio, che invoco proteggitore! Si apra la porta -di soccorso del fortino! Si getti il ponte!» - -Tutt'a un tratto s'aperse la porta che conducea dal fortino alla fossa, -e posta come vedemmo rimpetto all'altra di soccorso del castello. -Si gettò il ponte; ma non permettea questo che più di due persone vi -marciasser di fronte. Non ignorando il cavalier Nero quanto rilevasse -il prendere il nemico per via di sorpresa, vi salì egli il primo, e -subito dopo Cedric, che scevri d'ogni danno giunsero all'opposta riva, -ove incominciarono a menar colpi d'azza contra la porta del castello, e -il poteano meglio, che per una felice combinazione li sicuravano dalle -frecce o dalle frombole degli assediati le tavole dell'antico ponte -disfatto per ordine di Frondeboeuf e collocate a guisa di puntelli di -contro al muro. Coloro che venivano dietro essi non godendo d'eguale -riparo, erano esposti ai colpi degli assediati; laonde i due che furono -primi caddero nella fossa trafitti dalle frecce normanne; il quale -esempio tanto gli altri atterrì, che volsero precipitosamente i passi -al fortino. - -A rischiosissima condizione quindi trovaronsi il cavalier Nero e -Cedric, e il pericolo sarebbe stato maggiore, se gli arcieri che -guernivano le alture del fortino non avessero di continuo tribulati -a furia di frecciate gli armigeri de' bastioni; talchè questi non -si facevano vedere che per lanciare alla ventura una freccia e -scomparivano tosto; la qual cosa lasciò ai due capi più respiro di -quanto ne dava a sperare la circostanza di quel momento. Ciò nullameno -non era lieve il rischio cui soggiacevano, e diveniva allora più grave. - -«Qual vergogna!» sclamò Bracy volgendosi ai soldati che gli stavano -intorno. «Voi vi date vanto di saper trarre una freccia, e sofferite -che due uomini soli mantengano il sito ove si collocarono sotto le -mura del castello! Demolite il parapetto del baluardo se di meglio far -non potete, e gettatene le pietre su i loro capi. Che si tarda? Leve -e piuoli! Incominciate da questo» indicando loro un masso che quattro -cavalli appena avrebbero trascinato, e che facea corona al parapetto al -di sopra appunto della porta di soccorso. - -In quell'istante medesimo fu veduta sventolare sulla torre d'occidente -quella rossa bandiera che Ulrica aveva additata a Cedric. Locksley fu -il primo ad accorgersene. Perchè, fin d'allorquando ei seppe che si -dava l'assalto, lasciò una parte d'arcieri per continuare quel suo -assalto d'apparenza, e venne col fiore de' suoi a prender parte nel -vero. - -«San Giorgio!» sclamò egli «san Giorgio e Inghilterra! Affrettatevi, -o miei arcieri. Potete voi lasciar quel prode cavaliere e il nobile -Cedric a pericolar soli contra la porta del castello? Su via, eremita -di Copmanhurst! Fa prova che sai batterti come dir bene il rosario. -Avanti, prodi arcieri, fatevi avanti. Il castello è nostro! Abbiamo -corrispondenze con quei di dentro. Vedete quella bandiera rossa? È un -segnale di cui si convenne. Torquilstone è in nostro potere. Pensate -all'onore, pensate al bottino. Anche uno sforzo e siam padroni della -piazza.» - -Terminando tali accenti diè il volto all'arco, e trafisse di freccia -un armigero che, giusta il comando avutone da Bracy, intendeva a -staccare l'enorme pietra del parapetto per farla dirupare su i capi di -Cedric e del cavalier Nero. Altro armigero prese il piuolo di mano al -suo collega spirante e continuava il lavoro incominciato dal primo, -allorchè il giunse una seconda freccia scoccata da Locksley, onde -precipitò nella fossa. Spaventato il rimanente degli armigeri, non si -trovava chi volesse venire per terzo; poichè ogni saetta lanciata dal -formidabile arciere portava morte con sè. - -«Vili» sclamò Bracy «niun di voi osa avanzarsi? A me una leva! -M'assista san Dionigi!» - -Postosi indi all'opera, la pietra scalcinata incominciava -manifestamente a crollare. Ella era sì smisurata che non solamente -avrebbe rotte le tavole sotto cui si riparavano i due cavalieri, ma -perfino il ponte gettato per traverso alla fossa. Comunque tutti gli -assalitori scorgessero lo imminente pericolo, non vi fu uom ardito fra -essi, e nè manco il gagliardo eremita, che osassero portar un piede sul -ponte. Locksley lanciò tre frecce contra Bracy, e tutte tre risonarono -e perdettero forza contra quella durissima armatura. - -«Vada al diavolo la tua sarcotta di Spagna!» sclamò dispettosamente -Locksley. «Perchè non la fabbricò un armaiuolo inglese? Queste frecce -l'avrebbero trapassata come se fosse stata di tela o di zendado.» Indi -si mise a gridare con quanto avea fiato: «Compagni! amici! cavalier -Nero! nobile Cedric! ritiratevi! ritiratevi! un masso enorme vi piomba -addosso!» - -Non ne fu udita la voce, perchè i colpi raddoppiati, che il Cavaliere -e Cedric menavano sulla porta, spegnevano ogn'altro strepito. Allora -il fedele Gurth si lanciò precipitoso sul ponte per tentare a rischio -della propria vita di avvertire il padrone sul pericolo che lo -minacciava; ma sarebbe giunto fuor di tempo, perchè la pietra spinta -innanzi dagli sforzi di Bracy, era all'istante di perdere l'equilibrio, -allorchè la voce del Templario gli arrestò il braccio quando stava per -darle l'ultima spinta. - -«Tutto è perduto, o Bracy! il castello abbrucia.» - -«Abbrucia! Siete pazzo?» - -«Fra due minuti vedrete le fiamme sollevarsi al di sopra della torre -d'oriente. Cercai indarno di spegnerle.» - -Brian di Bois-Guilbert spiegò in brevi cenni al compagno le -particolarità di una notizia tanto funesta con quella intrepidezza che -vedemmo essergli ingenita; ma non egualmente intrepido si mostrò in -quell'istante Bracy. - -«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò egli «e qual partito ci -rimane? Fo voto d'offerire a san Nicolò di Limoges un candelliere di -purissimo oro se....» - -«Sì, che adesso è tempo di parlar di voti! Ascoltatemi. Unite tutti -i vostri armigeri, e fate una sortita alla porta di soccorso. I soli -che abbiano passato il ponte sono quell'infernal cavaliere e uno de' -suoi compagni. Precipitateli nella fossa e assalite il fortino. Io -col rimanente della guernigione uscirò fuor della porta principale, e -gli darò l'assalto dall'altra banda. Se possiamo riguadagnare questo -riparo, spero vi ci manterremo sinchè ne arrivin soccorsi, o almeno -potremo venire a buona capitolazione.»[44] - -«L'idea è ottima» disse Bracy «e vi prometto ben adempiere la parte che -mi assegnate, ma voi, Templario, vi terrete alla vostra?» - -«In fede di cavaliere! Ma dalla parte del cielo! non perdete un -istante.» - -Bracy, dopo avere adunati tutti i suoi in gran fretta, corse alla -porta di soccorso, ma non ebbe d'uopo di farla aprire, perchè all'atto -del suo arrivo questa cedea ai reiterati colpi de' due guerrieri, i -quali assalirono vigorosamente que' primi che si presentarono; e far -morder la polve a due d'essi fu pel cavalier Nero un istante. Gli altri -indietreggiarono a malgrado degli sforzi operati da Bracy a fine di -rattenerli. - -«Infingardi!» gridò Bracy. «Due uomini soli basteranno a chiudervi -l'unica via di scampo che vi rimane?» - -«Non è un uomo» esclamò un vecchio soldato, mentre studiavasi a parare -i colpi che vibrava il cavalier Nero sopra di lui; «egli è un demonio.» - -«E se fosse anche il demonio, dovreste fuggire innanzi a lui per -andarvi a lanciar nell'inferno? Il castello è in fiamme! Sciagurati! -non lo sapete? La disperazione almeno vi somministri coraggio o -piuttosto datemi luogo. Voglio cimentarmi io medesimo con questo -formidabile antagonista.» - -Bracy non dismentì in tale scontro la rinomanza che nelle guerre -civili di quei tempi erasi meritata. La soffitta arcata dell'atrio cui -la porta di soccorso mettea, rimbombava de' colpi che l'uno mandava -all'altro dei due campioni, i quali allora si battevano corpo a -corpo, Bracy colla spada, il cavalier Nero colla sua pesante picozza. -Finalmente il condottiere della compagnia franca ricevè tal colpo -che comunque rintuzzata ne fosse in parte la violenza dallo scudo -oppostogli, pure andando a percuotere l'elmo del cavaliere assai -violenza mantenne per rinversarlo. - -«Renditi, Bracy!» gridò il cavalier Nero chinandosi sopra il corpo di -lui, e appressando al sito ove termina la corazza, quel pugnale onde -i cavalieri portavano il colpo di grazia ai lor nemici, e che venia -nominato _pugnale di grazia_. «Renditi, Maurizio di Bracy, renditi, -soccorso o non soccorso; ovvero sei morto.» - -«Dimmi il tuo nome e fa quel che vuoi di mia vita» rispose il cavaliere -supino. «Mai non si dica che Maurizio di Bracy s'arrese ad uno -sconosciuto!» - -Il cavalier Nero pronunziò alcune parole all'orecchio del vinto. - -«Mi rendo, son vostro prigioniere, soccorso o non soccorso» soggiunse -Bracy, che al tuono dell'alterezza fe' succedere quello d'una -sommessione la più rispettosa. - -«Trasferitevi al fortino, e ivi aspettate i miei comandi» gli disse in -aria autorevole il vincitore. - -«Permettetemi prima rendervi consapevole di cosa che assai vi rileva» -si fece a dire Bracy. «Wilfrid d'Ivanhoe è ferito, è prigioniere, -morirà in mezzo all'incendio del castello se qualcuno non s'affretta a -correre in suo soccorso.» - -«Wilfrid d'Ivanhoe prigioniero, ferito, in pericolo di morire! La vita -di tutti coloro che stanno nel castello mi sarà il mallevador della -sua. Ov'è? additatemi il luogo del suo carcere.» - -«Questa scala a chiocciola conduce all'appartamento occupato da -Ivanhoe. Volete ch'io vi serva di guida?» - -«No: andate ad aspettare i miei ordini nel fortino. Io di voi non mi -fido, o Bracy.» - -Nel durare di questo breve combattimento, e del breve colloquio che lo -seguì, Cedric, condottiero d'un corpo d'arcieri che aveva passato il -ponte, fra' quali si trovava l'eremita di Copmanhurst, inseguiva gli -armigeri del cavaliere normanno, disperati affatto e ridotti al massimo -invilimento. Alcuni d'essi domandarono quartiere, altri opposero una -inutile resistenza; la più gran parte fuggirono verso la corte del -castello. - -Bracy, rimasto solo, seguì collo sguardo, da cui leggeasi umiliazione e -mestizia, il suo vincitore. «Ei non si fida di me» dicea fra sè stesso -«ma gli ho data io occasione di fidarsi?» Raccolse l'armi, trasse -dal capo l'elmo in segno di sommissione, e si trasportò al fortino, -consegnando la propria spada a Locksley che incontrò lungo la via. - -In questo mezzo, progredì tanto l'incendio che ne apparvero manifesti -i segnali nell'appartamento ove Rebecca dava ad Ivanhoe le sue cure. -Fin d'allora che lo ridestò il fragore della seconda pugna, la buona -giovane israelita, per secondarne le istanti preci, tornò a mettersi -alla finestra affine di dargli le contezze di quanto accadea. Ma non -andò guari che densi globi di fumo uscendo dalla vicina torre, tolsero -la vista del campo di battaglia, e le grida _al fuoco! acqua! acqua!_ -più assai delle grida de' combattenti si faceano udire in quella parte -di edificio. - -«È il fuoco al castello!» gridò Rebecca. «Tutto è fiamma! Come -salvarci?» - -«Fuggite tosto, o Rebecca» sclamò Ivanhoe; «mettete in sicuro i vostri -giorni; quanto alla mia vita non v'ha soccorso umano che vaglia a -salvarla.» - -«Non fuggirò altrimenti» rispose Rebecca: «noi ci salveremo entrambi o -insiem periremo. Ma, Dio d'Abramo! mio padre! il mio povero padre! qual -sarà il suo destino?» - -Nel medesimo istante si aperse la porta della stanza ove entrò il -Templario. Spaventoso ne era l'aspetto; infranta l'armatura e coperta -di sangue, arso in parte il pennacchio, che ne sormontava il cimiero. - -«Ti trovo finalmente» egli disse a Rebecca «tu vedi com'io serbi la -promessa che ti ho data d'aver comune con te la prospera e la cattiva -sorte. Non rimane che una via di salute, ed ho affrontati ben cinquanta -rischi per venirtela ad additare. Alzati e tosto mi segui.» - -«Non sarà ch'io vi segua sola» rispose Rebecca «ma se voi succhiaste il -latte di una donna, se qualche idea avete soltanto della carità, della -pietà, se il vostro cuore non è più duro dell'armatura che addossate, -salvate il vecchio mio genitore, salvate questo cavaliere ferito.» - -«Rebecca» rispose il Templario colla feroce calma solita a mostrarsi in -costui «un cavaliere dee sapere far buon viso alla morte, sia che la -punta d'una lancia, sia che le fiamme glie l'appresentino. Quant'a un -Ebreo, chi diavolo vuol prendersi fastidio per un Ebreo?» - - [Illustrazione: _In mezzo a così orrida confusione, Cedric - accompagnato dal fedele Gurth, che nel durar della mischia non - s'era mai scostato dal suo padrone..._ pag. 277.] - -«Guerrier selvaggio!» sclamò Rebecca «morirò in mezzo alle fiamme -anzichè accettar tuo soccorso.» - -«Solamente non ti rimarrà la libertà della scelta; mi fuggisti una -volta, non mi fuggirai la seconda.» - -Detto ciò la prese fra le braccia portandola fuor della stanza, nè -facendo caso veruno de' suoi pianti, delle sue grida, e molto meno -curandosi delle minacce e delle imprecazioni d'Ivanhoe che esclamava -con voce di tuono: «Scellerato Templario, obbrobrio del tuo ordine! -lascia questa giovinetta, traditore Bois-Guilbert! tutto il tuo sangue -sconterà tale oltraggio.» - -«Se non erano le tue grida, o Wilfrid» disse il cavalier Nero, che un -momento dopo entrò nella stanza, colla visiera dell'elmo sempre calata -«io non riusciva a trovarti.» - -«Se siete cavaliere» Ivanhoe rispose «non pensate a me. Inseguite quel -vile rapitore, salvate lady Rowena; cercate conto del nobile Cedric.» - -«Ciascuno a sua volta» rispose il cavaliere _dal catenaccio_[45] «ma -questa è la tua.» - -Così dicendo s'impadronì d'Ivanhoe, trasportandolo colla medesima -facilità posta dal Templario nel condur fuori la Israelita, e giunse -alla porta di soccorso carico di questo peso, che consegnò indi alle -cure di due arcieri, rientrando di poi nella rocca per arrecare agli -altri prigionieri salvezza. - -Benchè il fuoco si fosse dilatato dalla torre a molt'altre parti -di quell'edifizio, le fiamme non ebbero rapido progresso quanto il -potevano, a cagione della grossezza de' muri e della saldezza delle -volte che ogni stanza coprivano. Ma quelle porzioni di fabbrica -sulle quali usava minori devastamenti l'incendio, divenian teatro -di scene parimente spaventevoli, perchè la rabbia degli uomini ivi -dispiegava il proprio furore. Gli assedianti perseguivano di sala in -sala i difensori della rocca, e nel sangue degli armigeri del feroce -Frondeboeuf sbramavano la sete di vendetta che gl'infiammava contra -quanto apparteneva a costui. Invano taluno de' ridetti armigeri chiese -quartiere. Non fuvvi tra loro chi potesse ottenerlo. Altri pugnarono -da disperati e cara vendettero la propria vita. Rintronava l'aere del -romor dell'armi e de' gemiti, mentre ogni lastrico scorgeasi innondato -dal sangue de' feriti e de' moribondi. - -In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele -Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo -padrone, e gli salvò più d'un colpo che senza tal compagno non avrebbe -potuto evitare, trascorreva il castello cercando lady Rowena per ogni -dove; e fu tanto felice per trovarla in tal punto che avendo ella -perduto qual si sia speranza, si premea contra 'l seno la sua croce -da collo, e indirigeva al cielo preci ch'ella giudicava le estreme. -Affidatala a Gurth, gli comandò condurla entro il fortino. I nemici -in allora non erano più da temersi, nè le fiamme interrompevano ancora -tutti i passaggi. - -Cedric pertanto continuava le sue indagini in quel recinto colla -speranza di rinvenire Atelstano, e deliberato ad affrontare qualunque -rischio per salvare l'ultimo rampollo della sassone dinastia. Ma prima -ch'ei giugnesse alla sala ov'era stato egli medesimo prigioniere, il -genio inventore di Wamba gli avea già suggerito modo di procacciare -libertà a sè e al compagno suo d'infortunio. - -E ciò accadde nel tempo del secondo assalto, allorquando lo strepito -di voci e d'armi annunziava più violento il bollor della pugna. Il -matto in quell'istante si diede a gridare: _Vivano san Giorgio e -l'Inghilterra! Il castello è nostro._ E per rendere più spaventoso un -tal grido, che reiterò più d'una volta, percotea l'una contro l'altra -le vecchie armature sospese all'intorno di quella sala. - -Una sentinella posta alla porta, il cui spirito era già in istato di -esagitazione, credè i nemici entrati in quella sala per una finestra, -e presa da spavento, e senza avvisare nè manco a chiuder la porta, -corse in traccia del Templario per arrecargli sì fatto annunzio. -Nulla pertanto impacciando la fuga de' due prigionieri, pervennero -ben tosto al cortile della rocca, divenuto esso pure teatro di pugne. -Molti di quegli assediati, parte a piedi, parte a cavallo, s'erano -raccolti attorno al feroce Templario con animo di tentare una ritratta -colla forza dell'armi, e d'assicurarsi la sola via di scampo che lor -rimanesse. Bois-Guilbert avea fatto sbassare il ponte levatoio; ma -ardua cosa e piena di pericoli diveniva il passarvi sopra, perchè -una mano di assalitori tenea il davanti della porta principale -del castello, onde togliere appunto qualunque via di fuggire agli -assediati; e alloraquando poi videro calato il ponte, si sforzarono -di penetrare per avere la lor parte di bottino innanzi che le fiamme -consumassero per intero la fortezza. Nel medesimo tempo quelli che -entrarono per la porta di soccorso, incalzavano quella stessa truppa, -che trovavasi così assalita in prospetto e alle spalle. - - [Illustrazione: _Rinnegato Templario! Lascia in libertà una - donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda - di ladri e di masnadieri!_ pag. 279.] - -Animato dalla disperazione, e incoraggiato dall'esempio d'un indomabile -condottiero, questo pugno d'uomini operò portenti; e poichè tutti erano -ben armati giunsero più d'una volta a respignere il nemico, benchè -inferiori ad esso di numero. La giovane ebrea, che uno degli schiavi -Saracini di Bois-Guilbert teneva dinanzi a sè sul suo cavallo, stava -in mezzo a quel gruppo, nè la confusione e il trambusto di tale istante -eran cagione al Templario di portar cure meno sollecite alla sicurezza -della medesima. Ond'era cosa non immeritevole d'osservazione, come -costui si trovasse ovunque i suoi soldati aveano d'uopo di soccorso -e d'incoraggiamento, poi rivenisse ad ogni istante presso la novella -sovrana de' suoi pensieri, coprendola col proprio scudo, e dimenticando -per essa la cura della personale difesa; e tantosto mettendo il grido -della battaglia, si lanciava nella mischia, e dopo gettato dall'arcione -alcuno fra' suoi più formidabili competitori, tornava presso di lei. - -Atelstano, benchè irresoluto e indolente, siccome il leggitor non -lo ignora, non mancava però di prodezza. Laonde al vedere una donna -velata, che era scopo di tante premure al Templario, non dubitò -che ella non fosse lady Rowena; nè questa volta fu titubante nella -deliberazione di involarla a Bois-Guilbert, ad onta della gagliarda -resistenza che del certo gli facea mestieri affrontare. - -«Per l'anima di sant'Odoardo!» sclamò «vo' sottrarre lady Rowena dalle -mani del perfido cavaliere, e queste mie gli daranno la morte.» - -«Pensate bene a quanto siete per fare» gli disse Wamba «e badate a non -pescare invece d'un carpione una rana. Pel mio berrettone da matto! -quella donna è tutt'altra che lady Rowena. Osservatene solamente i -lunghi capelli neri, che le escono fuor del turbante, ondeggiandole -sulle spalle. Se non vi dà l'animo di distinguere nemmeno il bianco -dal nero, come volete essere capo di battaglia?» Ma non gli dava retta -Atelstano, onde Wamba così continuò: «In somma, se così vi piace, -fatevi innanzi, ma non io, per san Dunstano! vi seguirò; che non mi -garba farmi fracassar l'ossa senza sapere per chi. Nè pensate che siete -senza armatura e senza celata? O avvisereste che un berrettone di seta -fosse valevole schermo contra i colpi d'un acciaro di buona tempera?» -Wamba perdeva il suo fiato «Dunque _pax vobiscum_, valoroso Atelstano. -Chi ha sete se la cavi.» Dette le quali cose, lasciò il lembo della -veste del nobile Sassone, che fin qui s'era tenuta in pugno il buffone. - -Impossessarsi d'una sciabola sfuggita allor dalle mani d'un moribondo, -far impeto sul drappello condotto da Bois-Guilbert, menar colpi a -destra e a sinistra, fu la bisogna d'un momento per Atelstano, cui -aggiugnea forza il furore. Giunto neanco a due passi di distanza da -colui ch'egli cercava, sclamò: «Rinnegato Templario! Lascia in libertà -una donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda di -ladri e di masnadieri!» - -«Cane!» rispose digrignando i denti il Templario «t'insegnerò io a -bestemmiare il santo ordine del Tempio di Sion.» Dopo i quai detti -fe' impennare un istante il suo corridore e il volse rapido contra -Atelstano, levandosi sulle staffe per dar più vigore al braccio nel -vibrargli un colpo spaventevole sulle tempia. - -Wamba non ebbe torto nell'asserire che un berrettone di seta non fa -prova coll'acciaio. Il colpo menato dal Templario fu aggiustato con -tanta forza ad Atelstano, che mandò in ischegge, quasi fosse una -bacchetta di salice, la sciabola da questo opposta per pararlo, e il -cavaliere cadde a terra cogli occhi chiusi e privo di moto. - -«_Beauséant! Beauséant!_» sclamò Bois-Guilbert con voce di tuono. -«Così perisca tutt'uom che ardisce denigrare i cavalieri del Tempio!» -Profittando indi della costernazione che la caduta d'Atelstano diffuse -tra i Sassoni gridò: «Chi vuol salvarsi mi segua!» E apertosi strada -verso il ponte levatoio, lo attraversò, seguito da' suoi Saracini e -da alcuni cavalieri. Nè scevra di rischio per esso fu tale ritratta, -perchè una mano d'arcieri accompagnò lui e il suo seguito con una -salva di frecciate. Ma per sua ventura in quel punto, gli arcieri più -vaghi di saccheggiare che di dar morte ad un fuggitivo non pensarono ad -inseguirlo. - -S'indirisse verso il fortino, di cui credea tuttavia cosa possibile -si fosse impadronito Bracy, conforme al divisamento che di conserto -avevano immaginato. - -«Bracy, Bracy!» gridò egli avvicinandosi. «Siete voi qui?» - -«Sì,» rispose l'altro «ma vi son prigioniere.» - -«Posso io soccorrervi?» - -«No: mi è stato forza l'arrendermi, soccorso o non soccorso. Debbo -mantenere la mia parola. Salvatevi. I falconi sono mollati. Mettete il -mare tra voi e l'Inghilterra. Non ardisco dirvi di più.» - -«Ebbene! poichè volete qui rimanervi, rammentate ch'io sono sciolto da' -miei obblighi. Quanto ai falconi poco men cale, quai che sian essi. Le -mura della commenda di Templestowe presentano tale asilo all'aghirone -da disfidar ivi le branche del falco.» - -Preso indi galoppo, scomparve insieme col suo seguito. - -Quelli fra i difensori della rocca, che per mancanza di cavalli non -poterono seguire il Templario, continuarono a difendersi piuttosto come -gente deliberata a vendere care le proprie vite, che mossa da speranza -di salvamento. Di fatto, vi periron sino all'ultimo d'essi. Il fuoco in -tale istante dilatava i suoi guasti per ogni dove del castello. Ulrica, -artefice dell'incendio, postasi sulla sommità di una torre, e simile ad -una delle furie dipinte dagli antichi poeti, intonava ad alta voce uno -di que' cantici guerrieri, di cui allorquando i Sassoni erano ancora -pagani, i loro _scaldi_ faceano rintronare i campi delle battaglie. I -lunghi capelli grigi di questa femmina le ondeggiavano attorno al capo -scoperto. Sfavillavano nei costei occhi l'ebbrezza della vendetta in -una e il fuoco di furente delirio ond'era invasata. Brandiva colla mano -una rocca, quasi una tra le Parche incaricate di regolare il destino -de' mortali, e di tagliarne il filo. La tradizione ci ha conservate -alcune strofe di questo barbaro inno, che facea le parole di quel canto -trionfale di Ulrica. - - Figlie d'Engisto, le vostre faci - Auspici imploro; non già quai splendono - Per farsi scorta d'amante vergine - che del suo sposo s'affretta ai baci; - Ma in lor tremendi vampi ferali - Tutti d'inferno gli sdegni annunzino - All'atterrito stuol de' mortali. - - Figlie del Drago, brandite acciari. - Non que' che al desco le dapi spartano - Fra convivali turbe festevoli, - Secure all'ombra d'ospiti lari. - Conversi ad altri fian ministeri - Or vostri acciari, che il sangue anelano - Del più feroce fra i cavalieri. - - E mille ancora guerier mietete. - A me d'intorno sol morte aggirisi. - Oh lente fiamme nel render sazia - Di mia vendetta l'orribil sete! - Deh! alfin compiuta, fiamme, io la veda. - Nè mia presenza vi sia d'impaccio, - Che al furor vostro m'offersi in preda. - -Le fiamme, avendo superato tutti gli ostacoli, s'innalzavano fino -alle nubi a foggia di sfolgoreggianti colonne, che poteano scorgersi -per molte miglia all'intorno; ogni torre, ogni edifizio a mano a mano -diroccava; talchè i vincitori costretti ad impor fine al saccheggio, si -assembrarono nel gran cortile del castello, contemplando quell'immenso -corpo di fuoco, il cui riflesso tignea i lor volti e l'armi loro d'uno -splendente color porporino. Alcuni tra i vinti, che avean cercato -entro l'ardente edifizio un asilo contro il furore de' lor nemici, -rimasero stritolati sotto quelle fumanti rovine, e fu scarsissimo -il numero di coloro che pervennero a salvarsi nel vicino bosco. La -torre, sopra di cui la sassone Ulrica erasi collocata, cadde per -l'ultima; laonde questa femmina fu veduta ancor lungo tempo stender -le braccia, e comporsi ad atteggiamenti di selvaggio trionfo, quasi -regina dell'incendio da essa creato. Ma finalmente precipitò pur questa -torre con orrendo fracasso, e seco Ulrica divorata dalle fiamme che -il tiranno della costei famiglia consunsero. Un silenzio inspirato da -raccapriccio regnò alcuni istanti all'aspetto di tale estrema scena, -silenzio che primo Locksley interruppe. - -«Arcieri, la dimora de' tiranni non è più. Sia il bottino trasportato -al luogo solito delle nostre adunate sotto la grande quercia -d'Hartill-Walk! Allo schiarire della domane verrà scompartito fra noi -e i degni nostri confederati, che porsero l'opera loro ad un atto sì -luminoso di giustizia e di vendetta.» - - - - -CAPITOLO XXXI. - - «Consorzio uman sognar scevro di patti - «È folle idea: se editti a pro de' sogli, - «Statuti a pro de' popoli fur fatti. - «E sin tra quei che fer lega di spogli - «Tacite leggi stan, funeste al fello - «Che i suoi fratelli di tradir s'invogli. - «Che de' figliuoli d'Eva in fra il drappello - «Non regni pace scritto fu d'allora - «Che assunse Adam la vanga ed il martello. - «Se a nostro furiar non ponean mora - «Le leggi ch'ai mortali inspirò il cielo, - «Nel caos primier già l'universo fora. - - -Incominciava appena l'aurora a dardeggiar raggi sui diradamenti di -quelle foreste; della sua rugiadosa perla ciascuna foglia brillava. Non -temendo ancora che alcun cacciatore li venisse a sorprendere, preceduta -dal maestoso marito la cerva, abbandonava i luoghi i più folti del -bosco insieme colla sua prole per trarla a pascere più liberamente in -più aperta campagna. - -I nostri arcieri stavano tutti assembrati attorno alla grande quercia -di Hartill-Walk, ove trascorsa aveano la notte ristorandosi dalle -fatiche sofferte nel durare della loro spedizione, alcuni col votar -tazze di vino, altri col darsi al riposo, molti discorrendo gli -avvenimenti della giornata e calcolando il valor del bottino, che la -vittoria avea posto nelle mani del loro condottiero. - -Fu considerabile per vero dir quello spoglio. Perchè, comunque molta -parte di arredi avessero distrutta le fiamme, gli arcieri, i quali -non sapeano che si fosse pericolo quand'era il tempo di combattere -o di saccheggiare, poterono impossessarsi delle suppellettili più -preziose che fossero nella rocca; trovavansi quindi colà raccolte armi -e armature e munizioni di ogni spezie, drappi e vesti preziose, tutti -i vasellami d'argento, e, cosa più preziosa di qual altra si fosse, la -cassa entro cui Frondeboeuf tenea racchiuso il prezzo di quante avanie -commettea. Però le leggi di quella confederazione erano tanto severe -e sì scrupolosamente adempiute, che un solo de' collegati non osò -appropriarsi una parte benchè menoma di tanto bottino. Il tutto venne -fedelmente trasportato al luogo delle adunanze e posto in comune, onde -il capo della lega ne facesse egli la distribuzione. - -Non era già un tal luogo quel medesimo, ove Gurth e Wamba erano stati -condotti da Locksley ne' momenti che diedero origine alla narrata -avventura; benchè questa situazione parimente fosse contraddistinta -da antica quercia che maestosamente ergevasi in mezzo ad un vano di -selva foggiato a guisa d'anfiteatro campestre, nè distante più di mezzo -miglio dalle rovine dell'incendiato castello. Ivi sedutosi Locksley sul -proprio trono, che era un'erbosa zolla cui davano ombra i densi rami -del grand'albero che le sovrastava, la sua banda gli si mise attorno -in figura di mezzo cerchio. Egli additò al Cavaliere e a Cedric di -sedersegli a canto. - -«Perdonate» diss'egli «la libertà di tal mio procedere, nobili -cavalieri, ma in queste foreste son io il monarca, e i miei sudditi -che attorno a me scorgete raccolti, vedrebbero di mal occhio se nei -miei dominii cedessi la preminenza a chicchessia.... E dove trovasi il -nostro cappellano? Perchè non è qui Fra' Giocondo? Un po' di preghiera -dà buon principio alla giornata, fra genti almeno cristiane!» - -Ma niuno avea veduto l'eremita di Copmanhurst. - -«Avremmo noi dunque perduto il nostro cherico valoroso?» continuò -Locksley. «Nè v'ha alcuno tra voi che lo abbia veduto dopo la presa del -castello?» - -«Io, il vidi» rispose Mugnaio «nei sotterranei, che facea le sue prove -ad abbattere la porta d'una cantina, e giurava per tutti i santi del -calendario di voler assaggiare i vini di Linguadoca e di Guascogna, che -possedea Frondeboeuf.» - -«Oh per l'anime del purgatorio!» sclamò Locksley. «Sarà rimasto a bere -colà sintantochè la rocca lo abbia sepolto colle sue rovine. Partite -subito, Mugnaio, e conducendo con voi dodici uomini cercate per ogni -dove intorno al luogo ove il vedeste. Prendete acqua dalla fossa, onde -gettarla su quelle rovine infocate. Per il nome di Dio! farò volgere -l'una dopo l'altra le pietre del castello tanto che si trovi il nostro -valoroso eremita.» - -Il numero degl'individui gareggianti per essere eletti a tale fazione, -e quasi immemori dell'altra sì rilevante ad ognuno, qual era il -parteggiamento della preda, dimostrò sin quanto quella banda avesse a -cuore la salvezza del suo _padre spirituale_. - -«In questo mezzo» proseguì Locksley «pensiamo ai nostri affari, -perchè appena sarà divulgata la fama della nostra impresa, non è da -dubitarsi che le truppe di Bracy, di Malvoisin e degli altri collegati -di Frondeboeuf non marcino contro di noi. È dunque cosa prudente il -pensare alla nostra sicurezza. Intanto, nobile Cedric, ho diviso in -due parti lo spoglio; scegliete quella che più v'aggrada per farne -distribuzione a quelli fra' vostri vassalli che ci secondarono -nell'impresa.» - -«Prode arciere» rispose Cedric «questo mio cuore è immerso nella -tristezza. Il nobile Atelstano di Coningsburgo non è più. Atelstano, -l'ultimo rampollo maschile del santo re Confessore! Con lui perirono -tai speranze che non possono più rinascere. Nè sforzo umano è, che -valga a riaccendere la scintilla spenta insieme con questo sangue -reale. Le persone del mio seguito, tranne i pochi che stan qui meco, -non abbisognano che della mia presenza per trasportare la mortal salma -del signore di Coningsburgo al castello de' suoi antenati. Lady Rowena -brama tornarsene a Rotherwood, e le è necessaria una scorta sufficiente -a tal fine. Se io non mi sono ancora disgiunto da voi, non fu già per -aspettare l'istante che si spartissero le conquiste fatte sull'inimico, -perchè se piace a Dio e a san Vittoldo, nè io nè i miei non toccheremo -un obolo di tale spoglio. Mi trattenni unicamente tanto da trovarvi -tutti adunati e ringraziar voi e i valorosi vostri compagni che -salvaste l'onore e la vita alla mia nobil pupilla.» - -«Noi non avemmo tutto al più che una metà di merito in tale impresa» -rispose Locksley; «accettate adunque la metà dello spoglio per -ricompensare i vostri confinanti e vassalli, a' quali l'altra parte di -merito è dovuta.» - -«Sono abbastanza facoltoso per farlo senza scemare il vostro bottino» -rispose Cedric. - -«E alcuni di questi confederati» aggiunse Wamba «hanno avuto il -giudizio di compensarsi da sè medesimi. Non crediate già che tutti -tornino a casa a mani vote e penzolone le braccia.» - -«Se operarono, come dite» gli rispose Locksley «il potean anche; perchè -le nostre leggi sono obbligatorie solamente per noi.» - -«Ma tu, mio povero matto» disse Cedric movendo verso Wamba e -abbracciandolo «qual compenso potrò io darti degno di te, di te che ti -prendesti le catene del tuo padrone, di te, che per salvare la vita -a lui offeristi in sagrifizio la propria? Chi altri mai mi diede tal -prova d'affetto e di fedeltà?» - -Sorgea una lagrima dal ciglio del nobile _thane_ mentre favellava -in tal guisa; tributo di commozion d'animo, ch'ei non avea nemmen -conceduto ad Atelstano allorchè gliene venne annunziata la morte. -Perchè nel servigio prestatogli da Wamba manifestavasi tale istinto di -generosità atto a toccare il cuor di Cedric più che nol fosse il dolore -medesimo. - -«Se voi pagate i miei servigi coll'acqua de' vostr'occhi» disse Wamba -sottraendosi per riguardo di rispetto alle carezze d'un padrone che -in quell'istante dimenticava affatto di esserlo «sarete cagione che -piagnerò io parimente; e allora a che si ridurrà la mia professione? -Ascoltate, zio! se volete ben ricompensarmi, perdonate al mio collega -Gurth di avere tolta una settimana al vostro servigio per impiegarla a -quello di vostro figlio.» - -«Perdonargli!» sclamò Cedric; «ei merita ben altro che perdono, e gli -debbo anzi ricompensa. Appressati, o Gurth, e metti un ginocchio a -terra.» - -Il porcaiuolo obbedì. - -«Tu non sei più servo» disse Cedric toccandolo con una bacchetta «ma -uomo libero così in città come in villa, così nei boschi come ne' -campi. Ti concedo inoltre dieci _acri_ di terra nella mia signoria -di Walbrugham: tu li terrai da me e dai miei per te e per la tua -discendenza. D'ora in poi e per sempre la maledizione di Dio cada sovra -chiunque ardisse voler turbarti nel tuo possedimento!» - -Fuor di sè per la gioia di non essere più servo, ma libero e -proprietario, Gurth nell'alzarsi saltò due volte quant'è alta la testa -d'un uomo. - -«Una lima!» sclamò «una lima! che questo collare non disonori più il -collo d'uom libero! O nobile mio padrone! voi m'addoppiaste vigore -con tal atto di vostra generosità, ed io combatterò per voi con doppio -coraggio. Il cuore che or mi palpita in seno è cuor d'uomo libero. Io -mi trovo tutto cambiato, e tutto il mondo si cambia a' miei sguardi. -Ah! eccoti Fangs! conosci tu ancora il tuo padrone?» - -«Sì» disse Wamba «Fangs ed io ancora ti conosciamo, nè un collare di -più o di meno ce lo impedirà; ma chi sa che non accada ben tosto che tu -non conosca più noi?» - -«Dimenticherò me medesimo prima che io dimentichi te, fedele collega» -riprese a dire Gurth; «e se la libertà avesse potuto giovarti, il -nobile Cedric te l'avrebbe conceduta prima di pensare a me.» - -«No» soggiunse Wamba «non sono ancora tanto matto d'invidiarti, amico -Gurth; il servo sta seduto a canto del fuoco, ben alloggiato, ben -nudrito, allorchè l'uomo libero corre i campi e fatica. Di fatto, che -cosa dice a tal proposito Oldhelm di Malmesbury! _Meglio matto a mensa -che savio alla guerra_! Dio mi liberi di tal libertà!» - -S'intese allora grande strepito di cavalli, e quasi nel medesimo -istante comparve lady Rowena riccamente vestita, assisa sopra sontuoso -palafreno, e accompagnata da numeroso corteggio d'armati scudieri, -nei cui lineamenti pigneasi la gioia ond'eran compresi in veggendo -libera la lor padrona. Ella avea assunta l'intera dignità del suo -portamento, se non che il pallor del volto palesava lo spavento cui -avea soggiaciuto. Scorgeasi ancor su quel fronte una lieve nube di -duolo, ma a diradarla soccorreano la speranza d'un migliore avvenire, -e il sentimento di gratitudine che la sua liberazione le inspirava -così verso il cielo come ver le persone che di liberazione le furono -strumenti. - -Ella era già stata avvertita e del viver d'Ivanhoe e del caso -d'Atelstano. La innondò di purissima gioia il primo annunzio; e quanto -al secondo, n'ebbe sì rincrescimento, ma non potè ad un tempo non -sentire la contentezza di vedersi omai sottratta all'importuno zelo -di Cedric, che l'avrebbe voluta ad ogni patto sposa del signor di -Coningsburgo. - -Allorchè lady Rowena fu in vicinanza di Locksley, questi si alzò per -riceverla, e altrettanto fecero tutti i suoi arcieri, mossi da istinto -naturale di cortesia. Le guance di lei si copersero in quell'istante -di amabil rossore, e dopo un profondo inchino che confuse per poco le -anella delle sue chiome colla criniera del corridore, palesò in brevi -note quai sensi di gratitudine ella nudrisse verso il valoroso arciere -e gli altri che la liberarono. — «Che Dio e la madre sua vi compensino» -così ella conchiuse «o valenti persone, che con tanta cortesia e a -rischio de' vostri giorni proteggeste la causa degli oppressi! Se mai -alcun di voi si trovasse molestato da fame o da sete, rammenti che lady -Rowena possede ricchezze e animo grato. Se i Normanni vi costringono -ad abbandonare questa selva, pensate che altre ne ha in proprietà lady -Rowena. Ivi potrete cacciare a vostro piacimento.» - -«Vi ringrazio, nobil donzella» rispose Locksley «e pe' miei compagni -e per me. L'avervi salvata è tale atto che porta con sè medesimo la -sua ricompensa. Certamente non facciam sempre opere meritorie nei -nostri boschi, ma la liberazione di lady Rowena è opera ben valevole ad -espiarne molt'altre che meritasser rimprovero.» - -Lady Rowena, dopo averli risalutati per congedarsi da loro, volse -il cavallo in atto di partire; ma essendosi fermata un istante per -aspettare Cedric, che doveva esserle compagno e si licenziava egli pure -da quella brigata, si trovò all'impensata in vicinanza del prigioniere -Bracy. Era questi in piedi sotto d'un albero, e colle braccia -incrocicchiate sul petto immerso in profonda meditazione, onde lady -Rowena si confidava ch'ei non l'avesse veduta. Ma ella ingannavasi. -La ravvisò ottimamente, e sola vergogna lo tenea irresoluto; pur -finalmente avanzatosi verso di lei, e prendendone per la briglia il -palafreno così le disse: - -«Lady Rowena degnerà ella d'un suo guardo un cavalier prigioniero, un -guerriero disonorato?» - -«Ser cavaliere» gli rispose ella «in imprese della natura di quella che -voi tentaste, il vero disonore starebbe nel buon successo.» - -«La gloria del trionfo però dovrebbe mitigare il risentimento» -soggiunse Bracy. «Possa io udir solamente dal labbro di lady Rowena che -ella mi perdona tal violenza cui diede moto una sfortunata passione, e -s'accorgerà ben tosto lady Rowena, come Bracy sappia prestarle in più -nobil guisa il suo braccio!» - -«Vi perdono, ser cavaliere» rispose la nobil donzella «ma solamente -nell'esser mio di cristiana.» - -«Che è quanto dire, non gli perdona nè poco nè assai» Wamba -soggiunse[46]. - -«Non quindi» continuò Rowena «potrò mai dimenticare le sventure e i -mali che derivarono dal folle vostro attentato.» - -«Lascia la briglia del cavallo di questa Milady» disse Cedric, il quale -allor sopraggiunse. «Pel sole che ne rischiara, se non avessi vergogna, -t'inchioderei contra quest'albero. Ma tienti per sicuro, Maurizio di -Bracy, che dovrai scontare a caro costo la parte da te presa ad una -azione sì infame.» - -«Non corre pericolo chi minaccia un prigioniero» rispose Bracy, «ma -quando fu mai che in un sassone allignassero sensi di cortesia?» - -Cedric prima di partire diede speciali contrassegni di gratitudine -al cavalier Nero, facendogli premuroso invito perchè lo volesse -accompagnare a Rotherwood. - -«So bene» Cedric gli dicea, «come il diletto de' vostri pari sia quel -soprattutto di condurre attorno al mondo la fortuna che sta per voi -sulla punta della vostra lancia; ma la gloria dell'armi, ser cavaliere, -è una favorita incostante, onde il campione anche il più prode sente -alcuna volta vaghezza d'uno stabile domicilio. Voi ne possedete uno -nel castello di Rotherwood, nobile guerriero. Cedric ha ricchezze -quante bastano per ammendare que' torti che mai vi avesse fatti -fortuna, e tutto ciò ch'egli tiene spetta per diritto a chi gli è stato -liberatore. Venite dunque a Rotherwood, non qual ospite, ma come figlio -o come fratello.» - -«Cedric mi ha già fatto ricco» rispose l'incognito cavaliere. «Debbo -a lui l'avere apprezzato al giusto il valore de' Sassoni. Voi mi -rivedrete a Rotherwood, prode Sassone; voi mi ci rivedrete, nè andrà -lungo tempo; ma in tale istante affari sommamente premurosi mi vogliono -in parte affatto opposta. Non crediate per altro impossibile che quando -verrò alla vostra casa io non sia per chiedervi un dono; e tal dono che -metterà a prova la vostra generosità.» - -«È pattuito anticipatamente» rispose Cedric, battendo la sua sulla mano -del cavalier Nero; «è pattuito quand'anche mi chiedeste la metà delle -mie sostanze!» - -«Non largheggiate sì leggermente in promesse» ripigliò a dire il -cavalier dal _Catenaccio_. «Nondimeno spero potrò ottenere il dono che -sarò per chiedervi. Intanto addio!» - -«Mi rimane avvertirvi» soggiunse il Sassone «che in tutto il tempo -consacrato alle esequie del nobile Atelstano abiterò il suo castello -di Coningsburgo. Sarà esso aperto a chiunque vorrà prender parte al -funereo banchetto, e parlo io a nome della nobile Editta, madre del -defunto, e dell'ultimo fra i principi Sassoni. La casa d'Editta non -sarà mai chiusa a chi combattè con tanto valore per liberare il figlio -di lei dalle catene normanne, benchè l'opere del valore abbia fatte -vane la morte.» - -«Sì, sì,» disse Wamba che avea ripreso il suo luogo presso il padrone -«farem gozzoviglia al castello di Coningsburgo. Peccato che il nobile -Atelstano non possa intervenire al banchetto de' suoi funerali! Ma» -continuò il buffone sollevando gravemente al cielo gli sguardi «questa -sera ei cenerà in paradiso, nè si starà dal fare onore all'imbandigione -celeste.» - -«Zitto là!» sclamò Cedric cui non garbava sì fatta celia, e il quale -per altra parte non sapeva risolversi a sgridar Wamba dopo il servigio -rilevantissimo che di recente ne aveva ricevuto. «È ora di metterci in -cammino.» - -Lady Rowena salutò graziosamente il cavalier Nero. Cedric gli augurò -da Dio buon esito nelle imprese quai si fossero ch'ei divisava; e -bentosto questa comitiva si addentrò nella selva. Già gli alberi della -foresta toglievano la vista di questa nobile brigata agli occhi di -chi rimanea, allorchè li ferì una processione ben d'altro genere, -che veniva dalla parte di Torquilstone, e s'avviava sulla dirittura -medesima che aveano presa Cedric ed il suo corteggio. Ed erano i frati -d'un vicino convento, i quali fossero mossi da pietà, o dalla speranza -di ricca ricompensa, s'impossessarono del corpo di Atelstano, e dopo -averlo collocato sontuosamente in un feretro, cui portavano sugli omeri -i vassalli del medesimo Atelstano, lo trasportavano al castello di -Coningsburgo, per dargli sepoltura entro la tomba d'Hengist, da cui -la famiglia di questo _thane_ Sassone si pretendea derivata. Molta -mano de' suoi vassalli erasi assembrata appena udito l'annunzio della -morte di lui e ne seguiva la bara, dando parecchi contrassegni almeno -apparenti di cordoglio vivissimo. Tutti gli arcieri sursero spontanei -una seconda volta, tributando alla religione e alla morte omaggi sì -rispettosi, come dianzi li tributarono alla giovinezza e all'avvenenza. -Il marciar lento e il cantar solenne di quegli ecclesiastici risvegliò -negli animi degli arcieri le rimembranze d'alcuni lor compagni -soggiaciuti nella pugna del dì precedente; ma tai ricordanze non -durano a lungo nel cuor di persone, la cui vita non è che una sequela -d'imprese e di pericoli; laonde non si era ancora finito d'udire il -frastuono di funerei cantici, allorchè si diedero alla bisogna che -più tenea in quell'istante le loro menti, al parteggiamento cioè delle -spoglie. - -«Valoroso campione» disse Locksley al cavalier Nero «piacciavi -scegliere per mezzo a questo bottino tutto quanto possa tornarvi utile -ed aggradevole, e che siavi ricordo di questa grande quercia sotto -cui convenimmo; nè vogliate usare di troppa modestia, giacchè niuno -meglio di voi ha diritti ben acquistati su tale preda, e certamente se -il vostro braccio non ne reggea, avremmo naufragato in quella impresa, -d'onde uscimmo per voi vincitori.» - -«Accetto la vostra offerta con altrettanta franchezza quanta ne -adoperate nel porgerla; e vi chiedo la permissione di arbitrare a mio -grado verso Maurizio di Bracy.» - -«Non è egli forse vostro prigioniere? Ei già v'appartiene per diritto, -e può ringraziarne la sua buona fortuna, perchè altrimenti, lo avrei -fatto appiccare al ramo il più alto di questa quercia, trattamento -da me serbato a tutti gl'individui della sua compagnia franca, che -mi capiteran fra le mani. Ma egli è cosa vostra; e avesse persino -ammazzato mio padre, a voi sta il decretarne la sorte.» - -«Bracy» disse il cavalier Nero «tu sei libero. Parti: l'uomo di cui -fosti prigioniero non conosce il vil piacere della vendetta, e pone -in dimenticanza le cose passate. Ma abbi gli occhi sull'avvenire, che -potrebbe divenirti funesto. Pensaci, Maurizio di Bracy!» - -Bracy salutò rispettosamente il suo liberatore, e stava per partire, -allorquando gli arcieri lanciarono mille imprecazioni contr'esso, -rimprocciandogli ogni atto di violenza ch'ei s'era fatto lecito -qual condottiero della sua compagnia franca. L'orgoglioso cavaliere, -soffermatosi un istante, poi volto ver gli offensori, incrocicchiò -sul petto le braccia, e riguardandoli in altero sembiante: «Chetatevi» -disse loro «voi siete nel novero di que' cani stizzosi, ghiotti sempre -di nuova pastura, ma incapaci di cercare il cervo e la sua tana. -Bracy sprezza i vostri oltraggi come disdegnerebbe le vostre lodi. Tai -malandrini, tai proscritti quali vi siete, dovrebbero serbar silenzio, -ogni volta che si ragiona d'un nobil o d'un cavaliere sol distante una -lega da' lor covazzi.» - -Rabuffo imprudente, che gli avrebbe fruttato una salva di frecciate, -se Locksley non si fosse fatto sollecito di proibire alla sua gente il -molestarlo. Che anzi lo stesso Locksley gli permise valersi d'un de' -cavalli trovati nelle scuderie di Frondeboeuf, e che faceano parte del -bottino; dopo di che Bracy postosi snellamente in sella galoppò a tutta -briglia. - -Chetato il tumulto collo scomparire di chi ne era argomento, Locksley -si tolse il corno ed il pendaglio guadagnati alla _posta d'armi_ -d'Ashby e il cavalier Nero ne presentò. - -«Nobile cavaliere» sì disse «se non disdegnate accettar cose che primo -io portai, piacciavi conservar queste come ricordo delle imprese da -voi operate nella giornata d'ieri. Se per caso, il che può avvenire -a qualsisia prode cavaliere, abbisognaste di soccorso, trovandovi in -alcuna delle selve poste fra il Trent e il Tees, date fiato a questo -corno, ed è cosa possibile che vi arrivino diffensori.» - -Poi appressatosi egli stesso quello strumento alle labbra, intonò -replicatamente certe date note, a fine d'imprimerle nella memoria del -cavaliere. - -«Accetto un tal dono, valoroso arciere, e venendo istante in cui mi -sia indispensabile il chieder soccorso, non cercherò migliori campioni -fuori di voi e de' vostri fratelli d'armi.» - -Anch'egli allora animò il corno, e fe' rimbombar la foresta de' tuoni -medesimi che gli aveva insegnati Locksley. - -«Ottimamente!» disse l'arciere, «Tai son le note e tale la forza che -dovete dar loro. Si potrebbe credere che non solamente dinanzi alle -fortezze, ma nelle selve aveste fatta la guerra, nè v'è chi mi tolga di -mente che in altri tempi non siate stato cacciatore di daini. Compagni, -ricordatevi delle note che avete ascoltate. Son la chiamata del -cavalier Nero, del cavaliere _dal Catenaccio_. Chiunque udendole non -s'affretti in soccorso di lui sarà scacciato dalla nostra compagnia, e -gli verrà spezzato l'arco sopra le spalle.» - -«Viva il nostro capo!» sclamarono ad una voce gli arcieri. «Viva -il cavalier Nero _dal Catenaccio_! Oh venga presto l'occasione di -provargli col fatto la nostra brama d'essergli giovevoli!» - -Procedè indi Locksley alla distribuzione del bottino, che venne -scompartito colla massima imparzialità. Primieramente ne fu levata -una decima parte a pro della chiesa, o da impiegarsi ad usi pii -e caritatevoli. Altra venne serbata per impinguare quello che ivi -chiamasi _pubblico erario_, e fu pure assegnata una porzione così a -soccorrere le mogli e i figli di coloro che erano periti nell'assalto, -come a far celebrar messe per le anime di tai defunti. Il rimanente -andò ripartito fra gl'individui di quel consorzio, giusta il grado e il -merito di ciascuno. Se per sorte occorrevano casi dubbi, o delicati sì -da mettere in riguardo chi li risolvea, il capo profferiva sentenze, -nelle quali erano da ammirarsi egualmente il senno e l'equità, nè -trovavasi chi non si sottomettesse d'ottima voglia alle medesime. -Laonde non fu lieve nel cavalier Nero la maraviglia di considerare, -come uomini, posti può dirsi, in istato di ribellione contra la -società, si comportassero in guisa tanto giusta e regolare, le quali -cose crebbero in esso la buona opinione concetta sulla rettitudine e -sull'ingegno del condottier della banda. - -Poichè ciascuno ebbe presa la sua parte di bottino, il cassiere, -aiutato da quattro arcieri de' più vigorosi, fece trasportare in sicuro -luogo la parte che spettava alla _repubblica_; niuno osava toccare la -decima serbata alla chiesa. - -«Vorrei» disse il condottier degli arcieri «aver novelle del gioviale -nostro cappellano. Non gli è mai accaduto d'assentarsi nè all'ora del -_benedicite_, nè all'altra di partire gli spogli; poi è suo uffizio -il prendere in consegna la porzion della chiesa. Mi spiace tanto -più ch'egli manchi, perchè a pochi passi di qui tengo prigioniere -un sant'uomo, confratello di _Fra' Giocondo_, e vorrei che questi mi -aiutasse circa al cerimoniale da usarsi. Ma già ho paura che il nostro -santo eremita, non lo vediamo più.» - -«Men dorrebbe assai» soggiunse il cavalier Nero. «Gli debbo gratitudine -per la ospitalità concedutami, tutta una notte da me trascorsa con lui -giocondissima nella sua cella. Trasferiamci sulle rovine del castello, -e così ne saprem notizie più presto.» - -Il cavaliere non aveva appena pronunziate queste parole, allorchè uno -strepito di gioiose grida annunziò l'arrivo dell'uomo, per cui si stava -allor palpitando; nè potea dubitarsi che non foss'egli all'udir la sua -voce di Stentore che soperchiava tutte le altre. - -«Fate largo, miei buoni amici, fate largo tanto che passi il vostro -padre spirituale e il suo prigioniere. Nobil capo, giungo a voi come -un'aquila portando la preda fra' miei artigli.» E aprendosi passaggio -tra le file de' compagni, che poi gli si serravano addosso, e fra -scrosci di riso universale, comparve a guisa d'un trionfatore, tenendo -con una mano una partigiana, e coll'altra una corda; la cui estremità -terminava avvolgendosi al collo dello sciagurato Isacco d'York, che -fatto più curvo dal cordoglio e dallo spavento seguiva tutto avvilito -il vittorioso eremita. «Ov'è Allan-Dale?» chies'egli «voglio che -componga un _virelai_ o una ballata in mio onore. Per santa Armangilda, -questo usignuolo delle paludi par che studii d'esser lontano quando vi -sarebbe occasione d'impiegarne l'abilità.» - -«Bravo eremita» disse Locksley «benchè sia di buon'ora, vedo che non -hai mancato di sciacquarti la bocca questa mattina. Ma per il nome di -san Nicola, che razza di salvaggina ne porti tu qui?» - -«Un prigioniere che dovete al valore della mia lancia e della mia -spada, o a dir meglio del mio arco e della mia partigiana. Ma comunque -prigioniero, io l'ho liberato da un ben più tremendo servaggio. Parla, -Giudeo, non t'ho io sottratto alle branche di Satanasso? Non t'ho -insegnato il tuo _Credo_, il tuo _Pater_, la tua _Ave Maria_? Non ho -passata tutta la notte a bere per la tua conversione, e a spiegarti gli -articoli della nostra fede?» - -«Per amor di Dio!» sclamò il povero Ebreo «nè vi sarà persona -caritatevole per liberarmi dalle mani di questo matto.... oh volli dire -di questo santo uomo?» - -«A che giuoco giochiamo?» soggiunse in tuon minaccevole l'eremita. -«Saresti tu recidivo? Ebreo, bada bene, perchè se ricadi negli -antichi errori, benchè tu sia men tenero d'un porchetto di latte, -cosa che m'augurerei tanto per la mia colezione, tu non hai ancora -una carne sì dura da non poter essere arrostito. Sii docile Isacco, e -accompagnami nel recitare un'altra volta la salutazione Angelica. _Ave -Maria_........» - -«Zitto là!» interruppe Locksley. «Non abbiam qui d'uopo di tai vostre -profanazioni. Raccontane piuttosto, degno Eremita, com'è che hai fatto -questo prigioniero.» - -«Per san Dunstano, l'ho trovato laddove cercava mercanzia migliore -di lui. Io stava passando in rassegna le cantine del castello per -vedere se avessi potuto salvar qualche cosa; perchè non nego che -un bicchiere d'acqua ardente bruciato con entro molta drogheria non -presenti una bevanda degna d'imperatore; ma mi parea che il far troppo -uso di questa sola sarebbe stata una sprecatura. Trovai quindi un -bariletto di Canarie e stava per chiamare in mio aiuto qualcuno di -quegli sfaccendati, che si lasciano sempre cercare quando v'è un'opera -buona da farsi. Mi avvidi allora d'una porta greve, e chiusa con -grande accuratezza. Ah! meditai fra me stesso: qui dentro sicuramente -troverò i tesori liquidi del castello; e il cantiniere disturbato, non -v'ha dubbio, nel decorso di qualche sua furfanteria, ha dimenticato -la chiave alla porta. M'affrettai ad aprire, nè vidi altro se non -se catene, un immenso forno, e questo cane d'ebreo, che senza farsi -pregare si rendè subito prigioniero, soccorso o non soccorso. Continuai -a far la visita di que' sotterranei, trascinandomi dietro tale trofeo, -e avendo trovato alcune botti entro una cantina, ebbi appena il tempo -di assicurarmi, dopo d'averne fatto profferire giudizio anche al -mio cattivo infedele, che contenevano eccellente vino di Guascogna; -allorquando si udì un fracasso spaventevole prodotto da quella parte -d'edifizio tutta diroccata all'intorno di noi; laonde ci trovammo -bloccati in quella caverna, nè peggio fu perchè il vôlto era forte -abbastanza per resistere al peso delle rovine. Dissi allora il mio -_In manus_, e riguardandomi disonorato, s'io abbandonava il mondo in -compagnia d'un Ebreo, levai questa partigiana per ispacciarmene; ma -mi venne poi in mente, che era opera migliore il ricorrere alle mie -armi spirituali e dar opera a convertirlo. Che volete? Ne sieno eterne -grazie a san Dunstano! la semenza è caduta su buon terreno. Mi sento -solamente la testa un poco stanca dall'avere tutta notte catechizzato -costui, perchè mi conveniva a quando a quando bere qualche sorsata a -fine di ammollire le fauci disseccatesi a furia di far la dottrina; e -Gilberto e Vibbaldo sanno bene in che stato mi hanno trovato, poichè -ebbero smosse le rovine che ne attorniavano. Oh, affatto estenuato!» - -«Oh sì possiamo fare testimonianza» disse Gilberto «che allorquando -per la grazia di san Vittoldo fummo entrati nella cantina, dopo avere -sbarazzata la scala che vi conducea, trovammo una botte vota per metà, -l'Ebreo per metà morto, e il _reverendo_ più per metà _estenuato_, -valendosi del suo modo di dire.» - -«Mentite» sclamò indignato l'ermita; «foste voi, furono i ghiottoni -vostri compagni, che votaste la botte, di cui giudicai sì squisito -il contenuto, che divisava serbarne una parte per farla assaporare -al nostro capo. Consento d'essere considerato come un pagano, se -non è verità quanto dico, e soggiugneste di volere voi pure la -vostra porzione d'incerti. Ma ciò poco rileva. L'importante è che ho -convertito l'Ebreo e intende le cose che gli ho spiegate al pari di me, -se non anche meglio di me.» - -«È egli vero, o Ebreo?» chiese Locksley «hai tu abbiurata la tua -incredulità?» - -«Possa io trovare misericordia presso di voi» rispose il tapino «come -è vero che non ho inteso sillaba di quanto il venerabile prelato mi -ha detto nel durare di questa notte tremenda. Io era talmente immerso -nell'agonia del dolore e della paura, che se il nostro santo padre -Abramo fosse venuto dal cielo per esortarmi, avrebbe parlato ad un -sordo.» - -«Tu menti, Ebreo» sclamò l'eremita «e lo sai che tu menti. Io non ti -ricorderò che una tale circostanza sola del nostro colloquio. In prova -della tua conversione promettesti di rinunziare tutti i tuoi beni alla -chiesa.» - -«Che tutti i Patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco più atterrito che -mai. «Vi prego a convincervi, miei cari signori, che una tale promessa, -io non l'ho mai fatta. Non sono che un pover'uomo, un vecchio; ho forse -perduta la mia unica figlia; abbiate compassione di me, e permettetemi -ch'io mi ritiri.» - -«Se tu ritratti un voto fatto in favore della Santa Chiesa» disse il -frate cappellano «gli è d'uopo che tu ne faccia penitenza.» - -E levando la partigiana s'accinse a menargliela col manico sulla -schiena; e se il colpo non vi giunse fu perchè il cavalier Nero lo parò -colla sua lancia. - -«Per san Tommaso di Cantorbery!» si volse a questo l'eremita «se -mi fate scaldare il sangue, benchè siate tutto coperto di ferro, -v'insegnerò a frammettervi solamente ne' vostri affari.» - -«Non ve la prendete contro di me, bravo eremita; ricordatevi che ci -giurammo fede e amicizia.» - -«Non mi ricordo di nulla, e mi darete ragione dell'insulto che ora -m'avete fatto.» - -«Dimenticaste adunque» soggiunse il cavaliere, che parea prendesse -diletto a provocare l'antico suo ospite «dimenticaste che, lasciando a -parte la tentazione prodotta in voi dalla vista d'un pasticcio e d'un -fiasco di vino, rompeste per amor mio il voto d'astinenza?» - -«Badate, perchè non conoscete il peso d'un de' miei pugni!» - -«Un vostro pugno! Nol credeste già tal regalo, ch'io non vi sapessi -restituir con usura, usura sì abbondante che il vostro prigioniere non -ne ha mai riscosse di tanto forti dacchè mercanteggia.» - -«Gli è quanto vo' provar sull'istante.» - -«Fermo là» sclamò Locksley. «Siete voi matto, ser cappellano? Una lite -sotto la nostra gran quercia!» - -«Non si dirà questa una lite» soggiunse il cavalier Nero; «ma bensì una -prova amichevole delle nostre forze. A voi, degno eremita; menate il -vostro colpo; consento a sopportarlo, purchè vogliate sottomettervi a -quello che indi v'applicherò.» - -«Di tutto buon grado! Foste anche Golia, andrete a misurare la terra -come egli fece.» - -Dette queste parole, quel gagliardo rivoltò la sua manica facendola -arrivar sino al gomito, e ben serrato il pugno e con tutto il vigore -del nerboruto suo braccio gli vibrò tal colpo sulla testa, che avrebbe -bastato a stramazzare un bue. Ma l'emulo dell'eremita di Copmanhurst -rimase fermo come scoglio, onde tutti gli arcieri misero acclamazioni -di congratulazione. - -«Or tocca a me» disse il Cavaliere levandosi la sua manopola. «Non -voglio avere vantaggi di sorte alcuna. Vedremo se meglio riuscirò.» - -«Vi cedo il riscatto di questo Ebreo se vi da l'animo farmi smover d'un -pollice.» - -Così favellava il cappellano assumendo tuono di non più udita -intrepidezza. Ma chi è da tanto di sottrarsi al proprio destino? Il -colpo del cavalier Nero ebbe tale onnipossente virtù, che a grande -stupore di tutti gli astanti fe' cadere come corpo morto l'atleta. - -Si rialzò tostamente non manifestando nè confusione nè collera. -«Collega carissimo» diss'egli al cavaliere, «voi avreste potuto -temperare un po' più la vostra botta, perchè, per san Dunstano! vi -volea un cranio forte siccome il mio a non rimanere spaccato. Ma eccovi -la mia mano in pegno che non farò mai più con voi di tali contratti; -vedo che sarei sempre dal lato del perdere. Non si pensi omai a -quello che è stato, ma piuttosto al riscatto del Giudeo, perchè già il -leopardo non cambia mai pelo, e l'ebreo sarà sempre ebreo.» - -«Il nostro cappellano» disse Gilberto «dopo la piccola correzione che -ha avuta non fa più tanti conti sulla conversion dell'Ebreo.» - -«Che cosa c'entri tu a parlare di conversioni? La subordinazione è -andata a spasso da questo campo? Tutti fanno dunque i padroni? Sappi, -manigoldo, che la mia testa era... sì, era estenuata dalla fatica -quando ricevei il colpo del cavaliere, senza di che l'avrei sostenuto -altrimenti; e se ti talenta che ricominciamo insieme la giostra, potrò -farti vedere...» - -«Zitto là!» sclamò Locksley «zitto là! abbiam sul tappeto altri affari. -E tu, Ebreo, pensa a quello che puoi offerirne pel tuo riscatto. Non -mi fa mestieri il dirti, che la tua schiatta si ha per maladetta da -ogni brigata di Cristiani e che quindi la tua presenza ne incomoda. -Sarai dunque condotto in luogo di sicurezza, mentre farò venire al -mio cospetto un prigionere di un'altra specie. Intanto avrai tempo di -meditare ai modi che hai di redimerti.» - -«Trovansi fra i prigionieri molti soldati di Frondeboeuf?» chiese il -cavalier Nero. - -«Non ve n'è un solo, da cui si potesse sperare qualche riscatto» -rispose Locksley. «Pochi poveri uomini, ai quali ho permesso -d'andarsi a cercare un altro padrone! Non v'era da guadagnar nulla nel -conservarli; quanto alla vendetta, ne abbiam fatto anche di troppo. -Tutti insieme non valeano un quarto di scudo. Ma il prigioniere di -cui vi parlo è di miglior lega; un frate che si direbbe un cicisbeo in -atto di visitare la sua innamorata, a giudicarne dall'eleganza e dalla -finezza della biancheria ch'egli porta. Ma ecco il degno Monsignore, -più azzimato d'un cortegiano.» - -E in quell'istante fu visto comparire dinanzi al soglio del capo degli -arcieri il nostro antico amico Aymer, priore di Jorvaulx, cui due -guardie facevano scorta. - - - - -CAPITOLO XXXII. - - »Larzio dov'è? Che indugia ancor? Gli ufici - »Del ministro a lui fidato ei compie. - »Qual danna, a qual perdona: esul taluno - »Mette dal suol nativo; ai lari amati - »Riconcede talun; tai di catene - »Stringe; a tai di sua mano i ceppi infrange. - _Shakspeare._ - - -I lineamenti ed i modi del Priore prigioniere offerivano una singolare -mescolanza d'orgoglio offeso, di scompigliata vanagloria, e d'un -terrore da cui cercava invano schivarsi. - -«Ebbene, signori miei» diss'egli con tuono da cui trapelavano tutti -e tre tai sentimenti «che vol dire tal vostra condotta? Siete Turchi -o Cristiani, voi che in sì fatta guisa mettete le mani addosso a un -membro del clero? Sapete voi che cosa sia il _manus imponere in servos -Domini_? Deste il sacco alle mie valigie, stracciaste un camice di -sontuoso pizzo, degno d'un cardinale! Se vi scontravate in tutto altro -ecclesiastico, certamente non l'avreste passata così, e vi sareste -udito intonare il terribile _Excommunico vos_. Ma io sono indulgente, -e se mandate liberi i miei confratelli che m'accompagnavano, se mi -restituite i miei palafreni e i miei fardelli, se inviate subitamente -cento _corone_ di buona moneta d'argento al priorato di Jorvaulx onde -vi sian celebrate messe giusta la vostra intenzione, e se finalmente -fate voto per ispirito contrito di non mangiar salvaggina da qui a -Pentecoste, può essere che non si parli più di questa vostra scappata.» - -«Venerabile Priore» si fe' a dire il condottier degli arcieri «sarei -inconsolabile se credessi che qualcuno della mia gente avesse usato con -voi modi da meritare i paterni vostri rimproveri.» - -«Sì: hanno usato bei modi!» riprese la parola il Priore, cui infuse -quel coraggio che non avea dianzi il tuono di mansuetudine assunto da -Locksley. «Que' bei modi che non s'userebbero verso un cane da pagliaio -non dirò verso un Cristiano, e molto meno sacerdote, non parlo poi -verso un priore di Jorvaulx! Scorgo là fra voi un imbriaco, profano -_menestrello_, di nome _Allan-Dale_, vero _nebulo quidam_, che mi -ha minacciato di pena corporea, e persin di morte, se non pago tosto -quattrocento _corone_ di riscatto, non contentandosi di tutte le mie -bagaglie, delle quali s'è impadronito, e delle catenelle d'oro e degli -anelli, di cui non potrei sull'istante apprezzare il valore. Lascio da -parte una infinità d'altre dilicate suppellettili, che le ruvide mani -di costui m'hanno scipate, tali sono la mia scatoletta de' confetti, e -le mie mollettine d'argento.» - -«Mi sembra impossibile che Allan-Dale siasi comportato in tal guisa con -un personaggio sì venerabile» soggiunse in seriissimo tuono Locksley. - -«Però la cosa è tanto vera quant'è vero il vangelo di san Nicodemo. Vi -dirò di più: ha giurato, e coi più orribili giuramenti, che se io non -gli pagava le quattrocento corone, m'avrebbe fatto appiccare al più -alto fra gli alberi della foresta.» - -«L'ha egli giurato, reverendo priore? Ohi quand'è così, vi consiglio -cedere alla sua inchiesta; perchè conosco Allan-Dale, non è uomo da -mancare a quanto ha promesso.» - -«Voi avete voglia di scherzare» disse il Priore attonito, e facendo -nonostante sforzi per ridere «Ah! Ah! Ah! Amo anch'io al pari di voi un -onesto celiare, ma quando poi la celia è durata tutta la notte, mi pare -che la mattina un uomo possa riprendere la sua serietà.» - -«Dunque vi dico con tutta la serietà del più grave fra i confessori, -che vi fa di mestieri sborsarne un buon riscatto, reverendo Priore. -Altrimenti converrà che il vostro convento pensi ad una nuova elezione, -perchè non vi vede più.» - -«E ho da credervi cristiani se ardite usar tal linguaggio con un -magnate di Santa Madre Chiesa?» - -«Se dovete crederci cristiani! Sicuramente; e abbiam modo di provarci -tali. Olà! Si chiami tosto il nostro cappellano, affinchè citi al -venerabile Priore alcun testo che confermi il mio assunto.» - -L'eremita, tuttavia avvinazzato, avea imbracciata con sì bel garbo -la cocolla, che lasciava vedere in parte il suo giustacuor verde, e -fattosi innanzi, e chiamando il meglio che potè in soccorso la sua -primitiva erudizione sì disse: «Rispettaci Priore, _Deus salvam faciat -benignitatem vestram_! Voi siete il ben venuto delle nostre foreste.» - -«Che razza di divozione profana è mai questa?» sclamò il Priore. -«Amico mio, se veramente appartenete al Clero, sarebbe per voi miglior -opera l'indicarmi il modo di sciogliermi da quest'intrico, che star lì -dinanzi a me facendo gesti e smorfie quai piuttosto si converrebbero ad -un cantambanco.» - -«Il modo di sciogliervi!... In verità, più che ci penso, non ne vedo -fuor d'uno. Oggi per noi è la festa di sant'Andrea, e facciamo la -colletta delle decime.» - -«Spero ch'ella non cadrà sul clero, fratello carissimo!» - -«Sul clero come su i laici; perciò vi soggiungo, reverendo Priore: -_Facite vobis amicos de Mammone iniquitatis_; è questa l'unica via di -spacciarvi.» - -«Su via! vedo che siete cacciatori» provò questo nuovo espediente il -Priore «e debbe essere per voi un motivo di più ad usarmi cortesia; -perchè son cacciatore ancor io, nè la cedo ad alcun della vostra -brigata nel dar fiato ad un corno da caccia.» - -«A lui tosto un corno da caccia!» gridò Locksley «affinchè ei possa -fornirne prove di sua abilità.» - -Dopo il qual cenno un arciere presentò il chiesto strumento al -Priore, che nel modo di sonarlo si sarebbe meritati elogi da qualunque -cacciatore normanno. Ma Locksley crollò il capo. - -«Non è tal sonata che pagherà il riscatto per voi, ser Priore. Queste -note puzzano d'oltremare; e vedo esser voi uno di quelli che sformano -le vere ariette da caccia inglesi col vestirle di forestieri ornamenti, -motivo onde vi toccherà pagare cinquanta _corone_ di più per vostra -liberazione.» - -«Siete ben difficile da contentare» soggiunse con tuono indispettito il -Priore; «ma spero trovarvi più ragionevole al proposito del riscatto. -Veniam dunque alle corte. Che pretendete voi per lasciarmi andare ove -m'aggrada, e senza essere accompagnato da un distaccamento delle vostre -guardie?» - -«Non mi parrebbe cosa mal fatta» disse in disparte un tenente al -condottier della banda «che diffinissero, il riscatto del Priore -l'Ebreo, l'Ebreo quel del Priore.» - -«L'idea è matta anzichè no» rispose Locksley; «pur non manca di -vaghezza e l'accetto. Fa venire l'Ebreo.» - -Giunto appena Isacco: «Tirati innanzi, Ebreo» gli disse Locksley; -«osserva questo reverendo padre Aymer, priore della ricca abbazia di -Jorvaulx, e dinne quale riscatto ne potremmo pretendere. Tu conosci, ne -son certo, le rendite del suo convento.» - -«Sì veramente:» rispose il Giudeo; «ho letto più d'un negozio con que' -buoni padri; che mi hanno venduto orzo, lane e frumento. Oh! ell'è una -ricca abbazia, e vi si bevono vini più squisiti che altrove. Vorrei io -avere tanta rendita, e vedreste qual sontuoso riscatto v'offerirei!» - -«Maladetto Giudeo!» sclamò il Priore «niuno sa meglio di te come la -nostra santa comunità sia indebitata per...» - -«Per aver l'anno scorso» continuò l'altro «empiute le cantine del -convento di vini di Guascogna i più scelti; ma questa per le signorie -vostre era una misera bagattella.» - -«Cane d'un infedele! Ei vorrebbe dare ad intendere che la nostra santa -comunità non ha debiti, se non se per aver comperato un po' di vino -che abbiamo ottenuta la permissione di bere _ad necessitatem et propter -frigius depellendum._ Un ribaldo circonciso bestemmia la Santa Chiesa e -v'hanno da essere cristiani che lo ascoltano senza punirlo!» - -«Tutte queste dicerie sono inutili» soggiunse Locksley «Isacco, -pronunzia tu qual riscatto potremmo, senza volerlo scorticare, -pretendere dal reverendo Priore.» - -«Io dico che può pagare seicento _corone_ alle onorevoli vostre -signorie, e che non quindi starà ben comodamente seduto nel suo scanno -abbaziale, sia in coro, sia nel refettorio.» - -«Seicento _corone_!» replicò gravemente il duce degli arcieri. «Ebbene, -Ebreo! lo dicesti. Mi contento. Avete inteso, ser Priore? Seicento -_corone_! Tal è il nostro giudizio. Salomone non ne avrebbe, cred'io, -profferito un migliore.» - -«Voi delirate, padroni garbati» disse il Priore; «e dove volete che io -possa rinvenire tal somma? Quand'anche avrò venduto il crocifisso e i -candellieri d'argento dell'altar maggiore, non sarò arrivato a metterne -insieme la metà. Poi converrà in qualunque modo ch'io mi trasferisca a -Jorvaulx, e vi lasci due dei miei preti in ostaggio.» - -«In vece, ser Priore, faremo il contrario: manderete i vostri due preti -a cercare questo riscatto a Jorvaulx, e terremo in deposito voi, tanto -che tornino col danaro. In tale intervallo, non temete che vi manchino -buon vino e salvaggina; anzi, poichè amate la caccia, ci verrete in -nostra compagnia, e vi faremo vedere molta varietà di paesi.» - -«O se meglio v'accomodasse» soggiunse Isacco sollecito di conciliarsi -la buona grazia del capitano degli arcieri «manderò io a cercare -le seicento corone, purchè il reverendo padre mi faccia fine per -altrettanta somma ne' conti di debito che ho col convento.» - -«Ti farà la tua ricevuta, o Isacco, tel promettiamo» disse tosto -Locksley. «Colla stessa occasione procaccerai il suo riscatto ed il -tuo.» - -La voce _tuo_ tornò a far impallidire l'Ebreo. «Il mio! rispettabili -signori? non vi dissi già quant'io sia povero? Non ho più che rovina -e disperazione dinanzi agli occhi. Quando vi avessi pagato cinquanta -_corone_, non mi rimarrebbe altra via di campare che un bordone da -mendicante.» - -«Ciò è di quanto il Priore giudicherà» riprese a dire Locksley. «Che -ne pensate voi, padre Aymer? L'Ebreo è egli in istato di pagare un buon -riscatto?» - -«S'egli è in istato! Che cosa te ne pare, Isacco d'York? Egli è ricco, -sappiatelo, da poter riscattare le dieci tribù d'Israel, che furono -ridotte in servitù dagli Assirii. Di persona non lo conosco gran fatto, -ma il nostro cellerario e il nostro tesoriere ebbero seco lui parecchi -negozi, e la sua casa d'York, a quanto ognuno vocifera, ringorga tanto -d'oro e d'argento, ch'ella è una vera infamia per un paese cristiano. -Ogni buon cattolico è scandalezzato al vedere come venga sofferto -che tai sanguisughe s'impinguino, a furia d'avanie e d'usure, delle -sostanze di tutti i cittadini, e persino di quelle della Santa Madre -Chiesa.» - -«Non si lasci così scaldar dallo sdegno la Reverenza vostra priorale» -Isacco soggiunse «e rammenti ch'io non costringo nessuno a ricevere il -mio danaro. Se qualche persona batte per chiederne in prestito alla -mia porta, sia principe o priore, cavaliere o prete, laico o uom del -clero, usa con me tutt'altri modi: _Mio caro Isacco, mi presterete voi -tal servigio? Abbandonerete un amico nella disgrazia? Sarò puntuale al -termine convenuto_. Ma quando poi questo termine arriva: _Cane d'Ebreo! -che tutte le piaghe dell'Egitto vengano addosso alla maladetta tua -schiatta_! e ne regalano di quante imprecazioni son le più acconce ad -ammutinar la plebaglia contro di uno sfortunato popolo di stranieri.» - -«Priore» allora disse Locksley «comunque ebreo, qui poi non ha tanto -torto. Orsù, concludiamo! Pronunziate, senza volerlo rovinare, il suo -riscatto come egli ha pronunziato il vostro.» - -«Non ci vuol veramente che un _famosus latro_, vocabolo di cui vi darò -la spiegazione a tempo e luogo» soggiunse Aymer «un _famosus latro_, -per valersi d'egual peso e misura verso un prelato cristiano e verso -un circonciso infedele. Ma poichè pretendete ch'io ponga prezzo alla -libertà di questo sgraziato, non tacerò come sareste ingiusti con voi -medesimi se lo mandaste libero a minor prezzo di mille corone.» - -«Bellissima sentenza! bellissima sentenza!» sclamarono a coro gli -arcieri. «Il Cristiano dà a divedere la sua superiorità sull'Ebreo; e -ne tratta con maggiore generosità.» - -«Dio de' miei padri!» gridò Isacco. «Volete voi dunque ridurre alla -mendicità il più sfortunato degli uomini? Ieri ho perduta la mia -figlia, e oggi mi farete perdere ogni modo di vivere!» - -«Se tu non hai figli» replicò Aymer «tanto meno hai bisogno di essere -ricco.» - -«Oimè, ser Priore, le vostre leggi[47] non vi permettono di sapere -quanta ne sia cara la nostra prole! O Rebecca, figlia della mia diletta -Rachele! se ciascuna foglia di quest'albero fosse uno zecchino, e -se tutti questi zecchini m'appartenessero[48], sagrificherei di buon -cuore tale immenso tesoro per sapere che divenne di te in sì funesta -giornata.» - -«Tua figlia!» prese la parola un degli arcieri. «Non portava ella un -velo di seta ricamato d'argento?» - -«Sì» rispose con forza il vegliardo, che in quell'istante non tremava -più di paura, ma d'impazienza. «Sì, quella. Oh possano tutte le celesti -benedizioni diffondersi sul tuo capo; puoi tu dirmi che divenuto sia di -mia figlia?» - -«Senza dubbio ella era la persona, che l'orgoglioso Templario si -portava via ieri sera allorquando s'apria varco per mezzo alle nostre -file. Io aveva fatto volto al mio arco per iscoccargli una freccia, -ma non osai lanciarla per tema di ferire quella giovinetta che mettea -disperate grida.» - -«Oh avesse piaciuto a Dio che più fermo in quell'istante fosse stato il -tuo braccio, a costo pur anche di trapassarle il seno! Vorrei piuttosto -credere ch'ella giace entro la tomba de' padri miei, che saperla in -poter di quel barbaro, di quel dissoluto Templario. Ichobad, Schobad! è -offuscata la gloria della tua casa!» - -«Amici miei» soggiunse Locksley; «questo vecchio, lo vedo, non è che un -Ebreo, ma il suo dolore mi commove. Vien qui, Isacco. Negozia a buoni -patti con noi. Dimmi: il pagamento di mille corone pel tuo riscatto ti -lascia veramente sprovveduto d'ogni sostanza?» - -Simile interrogazione mossa all'Ebreo in un istante in cui l'amor -paterno faceva guerra a quello ch'egli avea pel danaro, lo privò di -quella solita prontezza d'animo, a tal che rispose pressochè senza -accorgersene: «Sprovveduto del tutto, no.» - -«Ebbene! non faremo conti tanto rigorosi con te. Sfornito di danaro, -lo strappar tua figlia dalle branche di un Templario ti sarebbe cosa -altrettanto impossibile, quanto atterrare un daino con una freccia -spuntata. Ne pagherai dunque lo stesso riscatto che abbiamo chiesto al -Priore, anzi ti abboneremo cento _corone_, che io medesimo mi prenderò -di meno nella mia parte di bottino. Di fatto poi sarebbe uno scandalo -mettere ad egual prezzo la testa d'un Ebreo e quella d'un prelato -Cristiano. Questa, non v'ha dubbio, dee valer più dell'altra. Così -ti rimangono cinquecento corone per negoziare il riscatto della tua -figlia. I Templarii amano lo splendore degli zecchini d'oro non meno di -quello che mandano due occhi anche bellissimi. Però non perdere tempo -a far sonare il metallo alle orecchie di Bois-Guilbert innanzi che -peggio accada a tua figlia. Tu la troverai, giusta quel che mi dissero -le nostre velette, nella commenda di Templestowe. Convenite voi nel mio -parere, o colleghi?» - -Qualunque fosse il partito posto da quel condottiero, era sempre -partito vinto per acclamazione. Laonde Isacco, liberato da una metà -de' suoi timori nell'udir viva la propria figlia, si confortò colla -speranza di riaverla; e giubilante per sapere ridotto alla metà il -riscatto che paventava dover pagare, si prostrò ai piedi dell'umano -capobanda, e fregandone colla barba i calzari gli prese il lembo del -giustacuor verde per imprimervi un bacio. - -Fattosi alcuni passi addietro Locksley, gettò uno sguardo di disdegno -sopra l'Israelita: «Alzati, Ebreo, alzati, sono Inglese, nè amo questi -contrassegni di servile rispetto, soliti a praticarsi nell'Oriente. Gli -è al cospetto di Dio che devi piegare il ginocchio, non dinanzi ad un -miserabile peccatore qual io mi sono.» - -«Sì Ebreo» in questa soggiunse Aymer «prosternati dinanzi a Dio che -figurano in questa terra i ministri de' suoi altari. Chi sa, che un -pentimento sincero, unito ad una convenevole donazione a favore della -cassa di san Roberto, non ti ottenga da Dio misericordia e grazia -così per te come per tua figlia Rebecca? La vidi alla _posta d'armi_ -d'Ashby e prendo parte alle sventure di questa giovane, perchè mi -sembrò bella e ben fatta; ho qualche prevalenza sull'animo di Brian di -Bois-Guilbert, e una mia raccomandazione presso di lui non ti sarebbe -inutile, se tu sapessi meritartela.» - -«Oimè! oimè!» sclamò l'Ebreo: «la mano dell'oppressore si -solleva d'ogni banda contro di me. Son fra le mani dell'Assirio e -dell'Egiziano.» - -«E qual vorresti miglior destino alla maladetta tua schiatta» -continuò il Priore; «poichè dissero le Sante Scritture: _Verbum Domini -projecerunt et sapientia nulla est in eis_, che te lo spiegherò in -volgare. Non fecero conto della parola del Signore, ed ogni saggezza -gli abbandonò, e vien dopo il _propterea dabo mulieres eorum exteris,_ -darò le loro femmine agli stranieri, e lo straniero nel caso nostro -è il Templario; _et thesauros eorum haeredibus alienis_, e le lor -ricchezze ad altri eredi.[49]» - -Isacco mandò un profondo sospiro, si torse le mani e ricadde nello -stato suo di cordoglio e di disperazione. - -Allora Locksley trasse in disparte l'Israelita: «Isacco, pensa bene -ai tuoi casi. Se vuoi accettare un parere da me, procurati un amico -in questo Priore. Quanto è vanaglorioso, altrettanto è avaro, perchè -le sue prodigalità fanno che i danari sien sempre pochi per lui. A te -non è difficile il contentarlo; perchè non creder poi, ch'io presti -fede a questa tua povertà, ed abbimi per meglio istrutto che non pensi -de' tuoi affari. Mi è nota sin quella tale cassa di ferro ove tieni i -sacchetti d'argento. Sì. Ti immagini forse che io non sappia di quella -gran pietra che sta sotto un pomo del tuo giardino di York, quella -che fa da coperchio ad una picciola scala, d'onde si scende ad un -sotterraneo arcato?..... So tutto.» - -A tai detti l'Ebreo divenne pallido come la morte. - -«No, no: non temer nulla per parte mia,» proseguì l'arciere «ma ci -conosciamo ch'è lungo tempo. — Dimmi. Ti ricordi tu d'un arciere -infermo, che tua figlia riscattò dai ferri, che custodì nella tua -casa a York sintantochè lo avesse risanato compiutamente, ed al quale -nel licenziarlo tu donasti una moneta d'oro? Benchè usuraio, tu non -impiegasti mai meglio il tuo danaro, perchè, non fosse altro, questa -moneta d'oro ti ha risparmiate cinquecento corone quest'oggi.» - -«Ah! siete voi quel tale» soggiunse l'Ebreo «che chiamavano in allora -Diccon Bendbow? Mi parea bene conoscere la vostra voce.» - -«Sono appunto Bendbow Locksley, ed ho ancora un altro nome.» - -«Però, generoso Bendbow, siete in errore al proposito del sotterraneo -arcato. Quant'è vero che vivo, non racchiude se non alcune vecchie -mercanzie, che spartirò con voi di buon grado. Cento aune circa di -panno verde di Lincoln, buono da far giustacuori alla vostra gente, un -centinaio di bastoni di tasso di Spagna ad uso d'archi, e altrettante -corde di seta, rotonde, eguali e di prima qualità; le quali cose vi -spedirò in compenso delle buone intenzioni che avete manifestate a mio -riguardo; ma, onesto Bendbow, posso fidarmi che custodirete fedelmente -il segreto intorno al sotterraneo arcato?» - -«Fedelmente quanto potrebbe conservarlo un sepolcro; e ti dico anzi -la verità: mi duole, e sinceramente mi duole della disgrazia accaduta -a tua figlia. Ma ora non posso fare nulla a suo pro. Templestowe non -è tal caccia, ove arrivino le nostre frecce. Se fossi stato prima -informato del ratto di questa giovane, avrei potuto avvisare ai modi -per liberarla, ma adesso non ti rimangono che gli espedienti della -politica. Vuoi tu ch'io m'incarichi di negoziare per te col Priore?» - -«Per l'amor del cielo, buon Bendbow! soccorretemi a ricuperare questo -frutto delle mie viscere.» - -«Mi metto dunque all'opera per te, ma bada che la tua avarizia non -venga ad attraversarmi il lavoro.» - -Detto questo, lasciò l'Ebreo, che nondimeno lo seguitò come la propria -ombra. - -«Priore Aymer» disse il capo «seguitemi un istante sotto questo -albero. — Mi hanno detto, ser Priore, che il vino e i sorrisi della -beltà vi piacciono anche più di quanto converrebbe forse all'abito -di cui vestite; ma ciò non mi spetta nè poco nè assai. M'han detto -ancora che un paio di buoni cani da caccia, un bel palafreno, una -borsa onestamente piena son cose per voi stuzzicanti. Ma niuno si è -mai avvisato rimprocciarvi un sol atto d'oppressione o di crudeltà. -Premesso ciò, vedete qui il nostro Isacco, che vorrebbe farvisi -aggradevole, e contribuire ai vostri diletti, offerendovi un sacchetto -di cento marchi d'argento, e colla speranza poi che presso l'amico -vostro, il Templario, vi faceste intercessore affinchè gli fosse -restituita la figlia.» - -«Sana, salva, intatta qual era allorquando mi fu involata» aggiunse -l'Ebreo; «altrimenti è nullo il contratto,» - -«Silenzio, Isacco, o pianto lì i tuoi interessi! Che dite dunque -intorno alla mia proposta, priore Aymer?» - -«Ella è di tal natura che merita di essere presa in esame. Poichè se -per una parte è opera buona quella che mi proponete, per l'altra poi -dovendo essa tornare a vantaggio d'un Ebreo, la mia coscienza ripugna. -Non di meno, quando l'Israelita volesse aggiugnere altri venti marchi, -che gioverebbero alla costruzione del nostro dormitorio, mi farei meno -scrupolo nell'aiutarlo a ricuperare la figlia.» - -«Non saranno... zitto, Isacco! Non saranno venti marchi, abbiano poi -da servire pel dormitorio o per un paio di candellieri da altare, non -saranno, dico, venti marchi che ci faranno rompere il negozio.» - -«Ma pensate dunque, buon Diccon Bendbow,» interruppe l'Ebreo, «a -che....» - -«Ma buon Ebreo, o per meglio dire buona bestia, buono scarafaggio» -sclamò Locksley perdendo la pazienza «metti tu dunque in bilancia venti -miserabili marchi d'argento col tuo onore, colla vita della tua figlia? -Vivadio! se ardisci profferir più una parola, non passano tre giorni -ch'io ti spoglio di quanto possedi su questa terra.» - -Chinò gli occhi Isacco, e divenne muto. - -«Ma qual mallevadore avrommi di quanto or promettete?» soggiunse il -Priore. - -«Il migliore fra i mallevadori possibili» rispose Locksley «l'interesse -medesimo dell'Ebreo. Perchè se mai la vostra mediazione giugnesse a -tornarlo in poter di sua figlia, nè vi pagasse fino all'ultimo soldo la -somma pattuita, giuro per sant'Uberto, me ne dovrebbe render tale conto -da augurarsi d'aver pagato venti volte di più.» - -«Ebbene, Ebreo» disse Aymer «poichè è deciso ch'io mi frammetta in -questa bisogna, dammi il tuo calamaio e la penna... No, aspetta. Vorrei -piuttosto far un digiuno di ventiquattro ore, che valermi della penna -d'un Giudeo. Dove però trovarne un'altra?» - -«Semprechè vostra Reverenza non abbia scrupolo di valersi almeno del -calamaio dell'Ebreo, quanto alla penna, mi assumo io provvederla.» - -E in dir ciò diè volto all'arco, e scoccò una freccia contro un'oca -salvatica, antiguardo d'una falange di sue compagne che peregrinavano -alle lontane e solitarie paludi di Holdarness, la quale passava allora -per di sopra il capo a Locksley. L'augello cadde trafitto a' piedi -dell'arciere. - -«Tenete, Priore» disse Locksley «eccovi quanto è d'uopo a fornir di -penne d'ora ad un secolo tutti i monaci di Jorvaulx, già non si danno -spesso la briga di scrivere le loro cronache.» - -Aymer si assise e preparò a tutto suo agio la lettera per Brian di -Bois-Guilbert. Dopo averla indi accuratamente suggellata, la consegnò -all'Ebreo. «Tieni. Ecco il tuo passaporto per condurti a Templestowe; -vorrei sperare che tal lettera giovasse a farti restituire la figlia, -se però la domandi ne' convenevoli modi, perchè non devi ignorare come -il buon cavaliere di Bois-Guilbert appartenga ad una confraternita, che -non fa mai nulla per nulla.» - -«Adesso, o Priore» soggiunse Locksley «non vi tratterrò più, se non se -il tempo necessario a far la vostra ricevuta all'Ebreo per le seicento -_corone_, prezzo pattuito del vostro riscatto. Accetto Isacco per mio -banchiere, e se mai giugnesse a mia saputa, che moveste allo stesso -Isacco la menoma obbiezione sulla validità di tale ricapito, che dovrà -aversi come danaro nel saldare i suoi conti, giuro per santa Maria; che -metto fuoco al convento di Jorvaulx, dovessi quindi essere appiccato -dieci anni più presto.» - -Veramente il Priore nel far tale ricevuta non mise tutta quella buona -grazia con cui si prestò a scrivere la lettera per Bois-Guilbert. -Ma, neppur volendo, gli sarebbe stato possibile esimersi, nè dal -trasmettere ad Isacco questa confessione di una somma pagata per -riscattarlo, nè dal comprendere nella stessa confessione l'obbligo di -dar credito del danaro a chi il danaro somministrava. - -«Ora» soggiunse Aymer «vi domanderò la restituzione delle mie mule e -del mio palafreno, degli anelli, delle catene, de' gioielli, in somma -di tutte le cose che mi toglieste; e vi chiederò parimente che lasciate -liberi i due reverendi confratelli che m'accompagnavano. Voi vedete che -il mio riscatto è pagato.» - -«I reverendi vostri confratelli, ser Priore, potranno seguirvi -dovunque andiate, e il trattenerli sarebbe ingiustizia. Così vi -saranno restituite le mule ed il palafreno; e vi forniremo ancora -il danaro necessario per trasferirvi a York; perchè sarebbe atto -crudele il togliervi i modi da continuare il vostro cammino; ma -quanto agli anelli, ai gioielli, alle vesti preziose, dovete sapere -aver noi una coscienza assai timorata per non volere compromettere un -uom rispettabile, che si ha siccome morto a tutte quante le vanità -della terra, per non volerlo, dissi, compromettere alla tentazione -di contravvenire alle regole del proprio ordine col portare ornamenti -mondani.» - -«Pensate bene a quel che fate, signori miei, prima di mettere profane -mani su i beni della Chiesa. Vengono questi annoverati _inter res -sacras_, e voi non sapete i pericoli cui si cimenta un laico sol che -osi toccarli.» - -Allora entrò in campo l'eremita: «Ciò non v'affanni, reverendo Priore; -m'assumo io questo carico.» - -«Amico, o piuttosto nemico» gli rispose il Priore cui niente garbava -un tal modo di toglier di mezzo gli scrupoli «se veramente appartenete -a qualche ordine religioso, vi consiglio pensar piuttosto al conto che -dovrete rendere al vostro giudice ecclesiastico sulla parte presa a -tutto quanto è accaduto quest'oggi.» - -«Fratello Priore» replicò l'eremita «bisogna che sappiate com'io -spetti ad una piccola diocesi, della quale sono ad un tempo il giudice -ecclesiastico; laonde non mi prendo del vescovo d'York maggior briga -di quanta me ne diano il priore di Jorvaulx e tutto il suo rispettabil -convento.» - -«Gli è d'uopo conchiudere» disse il Priore, guardando in cagnesco -quel suo collega salvatico «che voi siate un di coloro, i quali avendo -ricevuti gli ordini sacri, senza esservi stato chiamato dal Signore, -profanano la santità del lor ministero, e mettono in pericolo le anime -di coloro cui si arrogano fare da guide: _lapides pro pane condonantes -iis_, dando loro sassi per pane, come sta scritto nella Vulgata.» - -«Se non fosse stato d'uopo che di latino a spaccarmi il cranio, vi -giuro che non avrebbe durato sì lungo tempo» rispose l'eremita, «ma -io sostengo dinanzi a voi che lo spacciare preti orgogliosi e mondani -della vostra sorte da tutte queste vanità d'anelli e gemme, è atto -altrettanto legittimo quanto il fu quello degli Ebrei, allorchè -s'impadronirono delle suppellettili degli Egiziani.» - -«Tu non sei che un cherico da strada» sclamò adirato il Priore: -«_Excommunicabo vos_.» - -«Sei tu il ladro e l'eretico» replicò non indignato men l'eremita. -«Credi tu che alla presenza de' miei parrocchiani mi inghiottirò -come zucchero l'affronto da te osato contro di me, tuo reverendo -confratello? _Ossa ejus perfringam_. Ti fracasserò le ossa, _come sta -scritto nella Vulgata_.» - -«Olà!» esclamò Locksley. «È egli forse convenevole, che due -rispettabili individui del clero vengano a tali estremi? Sia tra voi -la pace, o fratelli! Priore, se non avete bene accomodate le cose -dell'anima vostra, non provocate oltre il nostro cappellano. E tu, -eremita, lascia partire in santa pace il reverendo padre in Dio, -com'uomo che ha già pagato il suo riscatto.» - -Gli arcieri pervennero a separare i due antagonisti, i quali durarono -ancor qualche tempo ingiuriandosi in cattivo latino, che il Priore -sciorinava con maggiore facilità, e l'eremita con maggior veemenza. -Finalmente Aymer s'avvide come rimettea della propria dignità -nell'attaccar lite con un cappellano di scorridori; ed essendo arrivati -i due frati che lo accompagnavano, partì da quella adunanza con minor -pompa e in foggia più apostolica, che non quando vi capitò. - -Non mancava altro se non se chiedere all'Ebreo le cauzioni necessarie -ad assicurare il pagamento ch'egli avea promesso di eseguire così pel -proprio come pel riscatto del Priore, al qual fine il primo mise un -vaglia, munito del suo sigillo e della sua sottoscrizione, e tratto -sopra altro ebreo d'York, che a chi 'l trasmettea doveva sborsare mille -_corone_, e consegnare diverse merci specificate nel vaglia medesimo. - -«Il mio fratello» sospirando, egli disse «ha le chiavi de' miei -magazzini.» - -«Anche quella del sotterraneo arcato?» gli soggiunse all'orecchio -Locksley. - -«Dio me ne guardi!» rispose Isacco. «Io credea che questo segreto fosse -noto a me unicamente.» - -«Se nol sanno altri fuori di me, sei sicuro» soggiunse Locksley; «la -qual cosa è sì vera com'è vero che questo pezzo di carta equivale al -valore indicatovi sopra. Ma Isacco! a che stai ora pensando? Il dolore -di dovere pagare mille corone ti fa dimenticare forse d'essere padre, -di avere pericolante una figlia?» - -A tal considerazione l'Ebreo fe' un mezzo salto. «No, Diccon, no, -Bendbow, parto subito. Addio, uomo, che non posso dir buono, nè voglio, -nè debbo chiamare cattivo.» - -Questo capobanda nondimeno nol lasciò andar via senza dargli prima un -ultimo avvertimento. «Mostrati liberale nelle offerte, Isacco, e non -risparmiare la borsa quando è in rischio la sicurezza della tua prole. -Pensa bene che una parte di danaro risparmiata mal a proposito in sì -fatto negozio potrebbe fruttarti in appresso tormenti spaventevoli, -tormenti più orridi, che se lo stesso danaro fatto fondere avesse ad -esserti versato lungo il canal della gola.» - -Isacco non gli rispose che mandando un profondo gemito, e si mise -in istrada accompagnato da due arcieri che dovevano essergli guide e -scorte fino all'uscita del bosco. - -Il cavalier Nero, stato testimone non affatto indifferente di tutte -le cose accadute, si fe' innanzi allora per congedarsi a sua volta da -Locksley, nè potè starsi dal manifestargli la propria maraviglia per -aver veduto serbarsi tanto ordine e tanta subordinazione fra individui -che aveano scosso il freno delle ordinarie leggi della società. - -«Un cattivo albero produce talor buoni frutti, ser cavaliere, e qualche -cosa di bene si trova anche fra i mali da attribuirsi alla malvagità -dei tempi. In mezzo agli uomini, che cattive circostanze hanno spinti -a questo genere di vita, non v'ha dubbio, illegale, avvene molti -desiderosi di vedere una tal quale moderazione accompagnata alla -licenza. Avvene pur di quelli che si dolgono in proprio cuore di dover -continuare nella licenza medesima.» - -«E credo di parlare con un di questi ultimi.» - -«Ser cavaliere, tutt'uomo ha un segreto che gli appartiene. Non vi -chiesi il vostro. Sofferite ch'io serbi il mio. Voi potete far sopra -di me tai conghietture che più v'aggrada. Io posso far le conghietture -che più m'aggrada sopra di voi. E forse, nè le vostre nè le mie frecce, -aggiungono al segno.» - -«Perdonatemi, prode arciere, il vostro rimprovero è giusto; ma può -accadere che ci rivediamo in ora di non avere più segreti l'uno al -cospetto dell'altro. Finchè arrivi un tale istante, voglio sperare che -ci separiam quali amici.» - -«Eccovene in pegno questa mia mano; mano d'un vero Inglese, benchè sia -la mano d'un proscritto.» - -«Ed eccovi in contraccambio la mia. La riguardo onorata dall'atto di -toccare la vostra. Perchè ogn'uomo che fa il bene, quantunque fornito -di potere illimitato per commettere il male, merita lode non tanto per -le cose buone da lui operate, quanto per le triste da cui si astenne. -Addio, prode arciere.» - -Così si disgiunsero in perfetto accordo scambievole; e il cavaliere -_dal Catenaccio_ salito sul sontuoso suo corridore prese la strada che -conduceva fuori della foresta. - - - - -CAPITOLO XXXIII. - - «Egli è un serpe, ti dissi, anzi feconda - «Sempre di novi capi, idra ferale, - «Che in tutto loco, in tutt'ora vegg'io - «In me rizzarli. Il mio terror comprendi? - _Shakspeare._ - - -Celebravasi una magnifica festa nel castello d'York, a cui il principe -Giovanni aveva invitati i nobili, i prelati ed i capi, sul soccorso de' -quali, affidavasi per mandare a termine i suoi ambiziosi divisamenti. -Waldemar Fitzurse, negoziatore politico di questo principe, ed uomo -in tali faccende abilissimo, s'adoperava segretamente ad eccitare -negli animi delle persone convenute ivi quel grado di coraggio, -di cui ciascuna di esse abbisognava per chiarire pubblicamente i -propri sentimenti. Ella era cosa troppo essenziale al buon successo -della congiura collegare insieme il coraggio intraprendente e cieco, -benchè brutale di Frondeboeuf, l'ardimento e la vivacità di Bracy, la -sagacità, la perizia, ed il valor rinomato di Brian di Bois-Guilbert. -Intanto che di questi imprecavano la lontananza senza conoscerne le -cagioni, così Giovanni d'Angiò come il suo consigliere, non ardivano, -privi d'essi, calare affatto visiera. Mancava parimenti l'ebreo -Isacco e, quindi si dileguavano le speranze d'ottenere una somma -ragguardevole, ch'ei dovea somministrare sotto condizioni già pattuite. -E in una congiuntura sì ardua, la mancanza di danaro poteva metterli -nel massimo degl'impacci. - -Nella mattina successiva alla distruzione di Torquilstone, si diffuse -per tutta la città di York una vaga voce, che Bracy, Bois-Guilbert, -Frondeboeuf, fossero stati fatti prigionieri od uccisi da uomini -Sassoni. Waldemar, annunziando al principe Giovanni sì fatta notizia, -aggiunse come ei la temesse tanto più vera, che non gli erano ignoti, -nè il disegno venuto in costoro d'impadronirsi di Cedric il Sassone e -del suo seguito, nè qual poca scorta a tal fine avessero condotta con -sè i macchinatori dell'attentato. Attentato che in tutt'altra occasione -il principe Giovanni avrebbe avuto per una leggiadrissima frascheria, -ma tal frascheria in questo istante ne sconcertava i divisamenti -e rompea le fila che si erano tese; onde proruppe in invettive -contra l'insolenza di coloro che tanto aveano arbitrato; li chiamò -infrangitori delle leggi, perturbatori dell'ordine pubblico, aggressori -delle individuali proprietà, prese in somma la cosa di quel tuono che -ad un re Alfredo sarebbesi addetto. - -«Scellerati privi d'ogni principio d'onore!» esclamò. «Se mai divenissi -re d'Inghilterra, farei appiccare tutti questi scorridori dinanzi ai -ponti levatoi delle loro castella.» - -«Ma per arrivare ad esser re d'Inghilterra,» rispose freddamente -l'Architophel di Giovanni «vi è duopo non solo sopportar in pace gli -sregolamenti di cotesti scorridori privi d'ogni principio d'onore, -ma ben anche conceder loro la vostra protezione ad onta dello zelo -lodevole onde vi date ora a divedere tenerissimo di quelle leggi, -che costoro hanno l'abito di violare. E che sarebbe ora di noi, se i -Sassoni avessero posta in atto la vostra visione di appiccare i nobili -Normanni rimpetto a' ponti levatoi delle loro castella? E, vivadio! -Cedric il Sassone è uomo abbastanza ardito perchè tale idea possa -essergli capitata alla mente. Non v'è ignoto quanto rischiosa impresa -diverrebbe per noi l'avventurare un passo senza essere sicuri che ne -sostenessero Frondeboeuf, il Templario e Bracy, e intanto ci siamo -innoltrati in guisa, che il tornare addietro non ne presenta minori -pericoli.» - -Il principe Giovanni si battè con atto d'impazienza la fronte, e -trascorse a gran passi quell'appartamento. - -«Gli sciagurati!» esclamò «i perfidi! i traditori! abbandonarmi in un -momento sì rilevante!» - -«Dite piuttosto i pazzi, gl'insensati, che badano a tali follie, quando -è il momento di pensare ad affari più rilevanti!» - -«Ma che ne resta dunque ad operare?» disse il principe arrestandosi -d'improvviso dinanzi a Waldemar. - -«Null'altro che eseguire le cose da me preordinate. Non venni io già ad -annunziare alla Grazia vostra una sventura, senza prima avere avvisato -agli espedienti per ripararla.» - -«Tu se' il mio buon angelo, o Waldemar, e forte io d'un cancelliere -tuo pari nel mio consiglio, il regno di Giovanni non può che divenire -celebre ne' nostri annali. Ma quali sono gli espedienti che dici aver -presi?» - -«Ho ordinato a Luigi Winkelbrand, luogotenente di Bracy, che dia -il segnale di montare a cavallo, e dispiegando bandiera, parta -immantinente co' suoi alla volta del castello di Frondeboeuf, a fine di -operare quanto può in difesa de' nostri amici.» - -Il principe Giovanni si fe' rosso per lo sdegno, simile a viziato -fanciullo che crede aver ricevuto un affronto. - -«Pel cospetto di Dio! Fitzurse, stimo il vostro ardimento in assumervi -l'impunità di dar tali ordini. Come? in una città ove trovasi il vostro -principe, far sonare l'allarme, far dispiegar la bandiera senza averne -ricevuto un suo cenno?» - -«Vi chiedo le mille volte perdono» rispose Fitzurse maledicendo in suo -cuore la stolta vanità di un tale padrone «ma in circostanze tanto -stringenti, quando il ritardo d'un minuto potea divenire fatale, ho -creduto mi fosse lecito l'arbitrare sopra cosa da cui dipendono i -vostri interessi i più cari.» - -«Vi perdono, Waldemar» disse il principe gravemente; «la buona -intenzione fa scusa della temerità di cotal vostra sollecitudine. Ma, -vivadio! vedete chi ne arriva! Bracy egli stesso, e in un aggiustamento -affatto stravagante.» - -Egli era di fatto Bracy, nel cui volto acceso leggeasi la fatica -d'uomo che avea sostenuta una corsa di galoppo, coperto di polvere e -di sudore, e coll'armatura infranta e insanguinata, onde non era dubbio -ch'ei non avesse partecipato ad un ostinato combattimento. Spacciatosi -dell'elmo, lo mise sopra una tavola, e tacque per un'istante qual chi -ha bisogno di prender fiato. - -«Ebbene, o Bracy» disse il principe; «che vuol dir ciò? Parlate, ve lo -comando. I Sassoni han ribellato?» - -«Parlate adunque, Bracy» soggiunse, quasi nel medesimo tempo che il suo -padrone, Fitzurse. «Una volta avevate l'usanza di essere uomo. Ov'è il -Templario? Che cosa è accaduto di Frondeboeuf?» - -«Il Templario è fuggito» rispose Bracy «quanto a Frondeboeuf, più nol -vedrete. Egli ha trovato luminoso sepolcro sotto le ardenti rovine -del suo castello medesimo, e credo essere io il solo fuggito per -arrecarvene la notizia.» - -«Voi parlate di rovine ardenti e di incendio con tuono molto -tranquillo» soggiunse Fitzurse. - -«Nè v'ho ancor detto il peggio» Bracy replicò. Indi accostandosi al -principe Giovanni, gli disse abbassando la voce, e in aria di mistero: -«Riccardo è in Inghilterra, l'ho veduto, gli ho parlato io medesimo.» - -«Voi sognate, o Bracy» disse Fitzurse «una tal cosa è impossibile.» - -«Nondimeno è vera, gli ho parlato io, vi ripeto, son fatto suo -prigioniero.» - -«Prigioniero di Riccardo Plantageneto?» - -«Di Riccardo Plantageneto, di Riccardo Cuor-di-Leone, di Riccardo -d'Inghilterra!» - -«Egli è dunque capo di una forza militare?» - -«No, Fitzurse, ei non aveva con seco se non se alcuni arcieri, specie -di scorridori che nè manco lo conoscevano. Egli si accompagnò ad essi -per impadronirsi di Torquilstone.» - -«Ravviso a questo sol tratto Riccardo» disse allora Waldemar; -«l'impresa è degna d'un vero cavaliere errante, che corre ventura, che -vuol riportarne buon successo, aiutato sol dalla forza del proprio -braccio a guisa d'un Amadigi, d'un Galaor, intantochè trascura gli -affari del proprio regno e l'interesse della propria salvezza. E che -divisate dunque di fare, o Bracy?» - -«Io! Gli offersi il mio servigio, ma mi rispose che non si fidava di -me. M'accingo a partire per Hall congiuntamente alla mia compagnia -franca. Giunto colà, noleggerò un naviglio che mi trasporti in terra -di Francia. E voi, Waldemar, abbandonerete voi la politica? prenderete -la lancia e lo scudo, verrete a partecipar meco della buona o della -cattiva fortuna che il cielo mi serba?» - -«Son troppo vecchio, o Maurizio; ed ho una figlia che non m'è lecito -l'abbandonare.» - -«Datela a me in isposa, o Waldemar, e col soccorso di Dio e della mia -spada la manterrò in un grado degno di lei.» - -«No, no;» disse Fitzurse: «io mi riparerò nella chiesa di san Pietro di -questa città e vi troverò un asilo. L'arcivescovo mi ha giurato fede e -amicizia.» - -Nel durare di sì fatto colloquio, il Principe rinveniva a poco a -poco dallo stato di stupore, in cui tratto avealo tale notizia sì -poco aspettata; laonde udì quanto bastava i discorsi di questi due -cortegiani. - -«Costoro si stolgono da me» dicea fra sè stesso. «Non sono eglino più -congiunti alla mia persona di quanto il sia una foglia secca allorchè -soffia il vento d'autunno. Per l'inferno! non saprò io trovare vigore -in me stesso ancorchè m'abbandonino questi vigliacchi?» E mentre ei -meditava tai cose, la sua fisonomia si compose ad espressione sinistra -e diabolica; finalmente interruppe in sì fatta guisa i loro discorsi. - -«Ah! ah! ah! per gli occhi della Madonna, o signori! Ammiro la vostra -prudenza, il vostro senno, e soprattutto il vostro coraggio, che -sagrificate in un medesimo tempo ricchezze, onori e piaceri; che vi -ritraete dal giuoco quando un bell'ardimento può darvelo vinto.» - -«Non comprendo, o signore, le vostre idee» disse Bracy. «Appena sia -noto il ritorno di Riccardo, non gli mancherà un esercito sotto i suoi -ordini, e allora, quale speranza rimane per noi? Piuttosto, o Principe, -vi do per consiglio ritirarvi in Francia, o vero ricorrere alla -protezione della Regina madre.» - -«Io non temo nulla in quanto spetta alla sicurezza mia personale» -rispose con altero tuono Giovanni. «Un solo accento detto da me a -mio fratello basta ad assicurarmela. Ma benchè io vi trovi tanto ben -preparati ad abbandonarmi, così voi ser di Bracy, come anche voi, ser -Fitzurse, non avrei caro di vedere i vostri capi collocati sulla porta -di Clifford. Perchè vi immaginate forse, o Waldemar, che lo scaltrito -arcivescovo non vi lasciasse arrestare fin sui gradini dell'altare, -se sapesse di poter fare a tal costo la pace sua con Riccardo? E voi, -Bracy, dimenticate forse che Roberto d'Estouteville, postosi a capo di -tutte le sue forze vi chiude la strada di Hull, e che il conte di Essex -mette in armi quanti ha vassalli? Se avevamo qualche ragione di temere -questi due capi prima del ritorno di Riccardo, quanto più dobbiamo poi -paventarli oggi giorno! Dubitate forse della parte cui si atterrebbero? -D'Estouteville solo è forte a bastanza per tagliare a pezzi tutta la -vostra compagnia franca.» - -Fitzurse e Bracy si guardarono l'un l'altro con fisonomia scompigliata. - -«Non è aperta che una sola via al salvamento di tutti» continuò -Giovanni aggrottando le ciglia, e in tuon truce; «colui che ne è cagion -d'atterrire, suol viaggiar solo. Fa d'uopo corrergli incontro.» - -«Non sarò quell'io» sclamò vivamente Bracy; «mi ha fatto suo -prigioniere; mi ha usato grazia; non sarà ch'io tocchi una piuma del -suo cimiero!» - -«E chi vi commette di farlo?» rispose il Principe con alterezza. -«Vorrei vedere in voi l'audacia di dire ch'io ho comandata la morte di -mio fratello. No: ad un evento, basterebbe anche la prigionia. Poco ne -rileva ch'ei sia prigioniero piuttosto nell'Austria o nell'Inghilterra; -le cose non rimarrebbero quindi che nello stato in cui erano, -allorquando ordimmo il divisamento della nostra impresa. Ella fondavasi -sulla speranza, che Riccardo rimarrebbe dimenticato in un carcere -dell'Alemagna. Che grave disordine! Nostro zio non morì egli prigione -nel castello di Cardiffe?» - -«Gli è vero» rispose Waldemar «ma Enrico, il padre vostro, stava sul -proprio trono, più sicuro di quanto possiate sperare esserlo voi. -Sostengo non trovarsi miglior carceriere del beccamorti. Non vi è torre -tanto ben guardata quanto lo è nelle chiese l'arcato sotterraneo d'una -sepoltura.» - -«Carcere o sepoltura!» disse Bracy. «Io me ne lavo le mani, nè mai mi -frammetterò in tale bisogna.» - -«Furfante!» sclamò il Principe corrucciato. «Avresti forse idea di -tradirne?» - -«Non ho mai tradito nessuno» rispose con alterezza Bracy «nè son io -quegli cui possa appropriarsi il predicato di furfante.» - -«Non vi riscaldate tanto, ser cavaliere» si fece a dire Fitzurse; -«e voi, Principe, condonate gli scrupoli del prode Bracy; spero che -giugnerò a dissiparli.» - -«Ciò è quanto supera le forze della vostra eloquenza, ser Fitzurse» -replicò il cavaliere. - -«Mio caro Maurizio!» così riprese il discorso quel cortegiano avveduto. -«Non vi lasciate trasportare a guisa di corridore sfrenato, e meditate -meglio lo stato delle cose. Non è egli vero, che ventiquattro ore fa, -il vostro desiderio più ardente era quello di venir corpo a corpo a -cimento con Riccardo, se vi fosse riuscito scontrarvi in lui nel mezzo -di una mischia? Non vi ho inteso ripetere cento volte la stessa cosa?» - -«Egli è vero, ma in que' termini in cui voi medesimo vi esprimete, -corpo a corpo, tra le file d'una battaglia. Non m'avrete mai udito -desiderare di assalirlo solo, a tradimento, nel mezzo d'una foresta.» - -«Non siete vero cavaliere, se tale scrupolo vi trattiene. Ove fu, -chiegg'io che Lancilotto del Lago e ser Tristano acquistarono tanta -fama? Ne' campi forse? No. Assalendo formidabili nemici in fondo a -boscaglie, fra luoghi sconosciuti e deserti.» - -«Ma vi sto io mallevadore che nè Tristano nè Lancilotto, non erano -tai buone lancie o tai buone spade qual è Riccardo. Poi non mi farete -mai credere che avessero l'uso di mettersi a capo d'una compagnia per -affrontare un sol cavaliere.» - -«Voi siete pazzo, o Bracy. L'impresa che vi proponiamo è una vera -obbligazione per voi. Non siete forse assoldato al principe Giovanni -qual condottiero di una compagnia franca? La vostra spada non è -consacrata a servirlo? Conoscete il nemico che ne mette in timore, e -scrupoleggiate quando stanno in pericolo la sorte del vostro padrone, -la vita e l'onore di tutti i vostri colleghi?» - -«Vi ripeto che il mio viver è dono sol di Riccardo;» rispose con -tuono fermo e risoluto Bracy. «Gli è vero che ricusò i miei servigi, -che mi comanda anzi di allontanarmi dalla sua presenza; laonde non -ho obbligati a lui nè i miei omaggi nè la mia fede. Nondimeno non -solleverò mai il braccio contro di esso.» - -«Nè tanto è necessario. Inviate solamente Luigi Winkelbrand e venti de' -vostri armigeri sotto di lui.» - -«Per imprese di tal natura non vi mancano masnadieri. Un solo de' miei -soldati non vi prenderà parte.» - -«Siete adunque tanto ostinato, o Bracy?» soggiunse il principe -Giovanni. «M'abbandonerete voi dopo tante proteste fattemi di zelo e -d'affetto?» - -«No principe: vi presterò quanti servigi onorevoli possono dipendere -da un cavaliere, sia ne' tornei, sia ne' campi; ma tali spedizioni da -strada maestra non mi s'aspettano, nè entrano poco o assai nel novero -de' miei doveri.» - -«Avvicinatevi, Waldemar,» disse Giovanni. «Non sono io un principe -sfortunato? Mio padre Enrico, sì, aveva servi fedeli. Appena ebb'egli -pronunziate alcune lagnanze contro un fazioso ecclesiastico, il sangue -di Tommaso Becket, benchè fosse un santo, fu versato sui gradini -medesimi dell'altare. Tracy, Briton, Morville, prodi e leali sudditi! -Il vostro coraggio intraprendente è spento col vostro nome, e benchè -Reginaldo Fitzurse abbia lasciato un figlio, questi non ha ereditato nè -la prodezza nè la fedeltà di suo padre[50].» - -«Ei le ereditò entrambe» rispose Waldemar Fitzurse; «e poichè Bracy -ricusa incaricarsi di tale spedizione, me l'assumerò io medesimo. -Il mio genitore comperò ben cara la fama d'uomo affezionato al suo -sovrano; pur la prova di fedeltà da esso data ad Enrico, è poca cosa -in confronto di quella ch'io sono per somministrarvi; perchè vorrei -piuttosto dovere assalire tutti i santi del calendario, che alzar la -mia lancia contra Riccardo Cuor-di-Leone. Bracy, prendetevi voi la cura -di far la guardia al vostro principe, e di inspirare sentimenti ver lui -favorevoli a coloro che si mostrano tuttora perplessi. Se vi giungono -tai notizie quali mi confido trasmettervi, nulla più si opporrà al buon -successo de' nostri divisamenti.» - -Indi chiamato a sè un paggio: «Corri a casa mia» gli ordinò «e dì al -mio scudiere d'apprestar le mie armi. Che Whetherall, Thoresby e i tre -armigeri di Spyinghow s'accingano a seguirmi; il capo delle velette, -Ugo Bardon, stia presto a qualunque mio cenno. Addio, principe. -Confidiamci nella speranza di più felici momenti.» - -Dette le quali cose uscì dell'appartamento. - -«Ei s'allestisce a far prigioniero mio fratello!» così appena fu -partito Waldemar, parlò a Bracy il Principe, non mostrandosi più -commosso che nol sarebbe stato se avesse veduta pericolante la vita -d'un _franklin_ Sassone. «Spero ch'egli non oltrepasserà le mie -intenzioni ed avrà, voglio crederlo, verso la persona del mio caro -Riccardo tutto il riguardo che gli è dovuto.» - -Bracy non gli rispose che con un sorriso. - -«Per gli occhi della Madonna!» disse Giovanni «gli ho dato espresso -comando di rispettarne la vita. Voi forse non avrete inteso, perchè -in quel momento stavamo entrambi ov'è il vano di quella finestra. Gli -ho ordinato ne' termini i più chiari e i meno equivoci di avere ogni -cura alla salvezza di Riccardo. Guai a lui! guai a lui, se osasse -contravvenire!» - -«Credo che sarebbe ottima cosa» soggiunse Bracy «se cercassi -raggiugnerlo per fargli capir bene queste vostre intenzioni. Siccome -non ho inteso io un tal ordine, potrebb'essere che fosse sfuggito anche -all'orecchio di Waldemar.» - -«No, no» rispose impazientendosi il Principe, «son certo io che m'ha -inteso. Poi, ho bisogno di parlarvi d'altre cose. Datemi il vostro -braccio, Maurizio, mi trovo stanco.» - -In tal famigliare postura fecero alcuni giri su e giù per la sala, nel -qual intervallo il Principe coll'aria della più amichevole confidenza -volgea tale discorso a Bracy. - -«Che vi pare di questo Waldemar Fitzurse, mio caro Bracy? Egli spera -di diventare nostro cancelliere! Oh! ci penseremo ben bene prima di -confidare una carica sì rilevante ad un uomo che dà prove evidenti -di poco rispetto verso il nostro sangue. Voi vedeste con qual -sollecitudine si è assunta la spedizione contra Riccardo! Scommetterei -che voi v'immaginate d'aver perduto qualche cosa nella mia amicizia, -perchè vi siete dispensato da un così odievole incarico. Oh no, -Maurizio! questa virtuosa resistenza vostra non ha fatto che crescere -la stima in cui vi tenea. Vi sono certi affari, pei quali abbiamo -bisogno di gente pronta a fare di tutto; ma non son costoro che noi -amiamo o stimiamo. Tal altro in vece, che ricusa servirci in occasioni -di sì fatta natura, da questo atto medesimo acquista nuovi diritti -alla nostra buona opinione e ai nostri favori. Il far prigioniero mio -fratello non è sì buon titolo a meritarsi l'alto grado di cancelliere, -quanto lo è al bastone di gran maresciallo del regno il rifiuto -coraggioso e nobile di prestare opera a ciò. Meditate tai cose, o -Bracy; e andate fin d'ora a cominciare il novello servigio cui vi -promovo.» - -«Tiranno incostante!» meditò fra sè stesso Bracy, nell'uscire -dell'appartamento. «Ben folle chi a te si fida! Questo grado di -cancelliere, promesso da tanto tempo, Dio vede a chi toccherà, se -tu riesci nei tuoi divisamenti. Ma il grado di gran maresciallo -d'Inghilterra» aggiunse stendendo la mano come per assumere il bastone, -e sollevando alteramente il capo «è certamente un premio che merita -d'essere disputato.» - -Partito appena Bracy, il Principe ordinò gli venisse innanzi Ugo -Bardon, capo delle velette, degli esploratori e dei delatori, che -comparve dopo brevi istanti passati da Giovanni nel trascorrere con -ineguali passi, e con viso torbido e inquieto la sala. - -«Bardon» tal fu la prima inchiesta che il Principe gli fece. «Quali -cose volle da te Waldemar?» - -«Due uomini risoluti, che conoscano a perfezione tutti i boschi del -nord dell'Inghilterra, e che abbiano uso nel ravvisare le pedate -recenti d'un uomo a piedi o a cavallo.» - -«Glieli desti?» - -«La Grazia vostra può fidarsi in me. L'un d'essi è della contea di -Hexham, avvezzo a ormare in traccia de' masnadieri delle foreste di -Tyne e di Teviot; non vi è veltro che il superi nel seguir le tracce -d'un daino ferito. L'altro appartiene alla contea d'York, nè ha mai -fatta una caccia inutile nella selva di Sherwood. Da qui a Richmond non -v'è una macchia, una boscaglia, un gruppo d'alberi ch'ei non discerna.» - -«Ottimamente! Waldemar parte con essi?» - -«Sull'istante.» - -«Chi altri va con lui?» - -«Thowby, uomo d'un ardimento che non atterrisce di nulla, Whetherall -che per ferocia si meritò il soprannome di _Cuor di Bronzo_, e tre -armigeri del nord, che faceano parte della banda di Ralph Middleton, -conosciuti sotto il nome di _valorosi di Spyinghow_.» - -«A maraviglia!» rispose il Principe, poi dopo un istante di silenzio -aggiunse «Bardon, l'interesse del mio servigio vuole che tu spii -con massima accuratezza ogni andamento di Maurizio di Bracy, ma bada -ch'egli non se ne avveda. Gli è necessario che tu sappia minutamente -quali persone egli vede, con chi parla, quello che dice, quello che -fa, poi a quando a quando me ne darai conto. Non mancare a tal pratica -della quale ti rendo mallevadore.» - -Bardon dopo fatto un rispettoso inchino si ritirò. - -«Se Maurizio mi tradisce, e la condotta ch'ei tiene mi fa temere di -ciò» disse rimasto solo il Principe Giovanni «il suo capo salterà -all'aria, quand'anche Riccardo fosse per dare a York la scalata.» - - - - -CAPITOLO XXXIV. - - «Di famelica tigre il fero artiglio, - «O di pardo affrontar per la foresta - «D'uom fora impresa, cui mancò il consiglio. - «Ma non sì stolta qual di chi all'infesta - «Soglia del Fanatismo innoltra il piede, - «E il mostro orrendo, se dormia, ridesta. - _D'un anonimo._ - - -Gli è tempo or che pensiamo ad Isacco d'York. Accompagnato da' due -uomini che quai scorte e guide gli aveva dati Locksley, e montato sulla -mula ch'ei tenea dalla liberalità di questo arciere, s'indirigeva -alla volta della commenda di Templestowe, col disegno di negoziare -per la liberazione della figlia. Tale commenda non era più d'una buona -giornata di cammino lontana dal castello di Torquilstone, or caduto in -rovina; laonde l'Ebreo sperava di arrivarvi innanzi la notte. Uscito -della foresta, congedò le sue guide, presentando ciascuna d'esse d'una -moneta d'argento; poi spronata la mula, continuò il viaggio con quanta -sollecitudine il debile stato delle sue forze gli permettea. Ma queste -lo abbandonarono d'improvviso quando gli mancavano ancora cinque miglia -prima d'essere a Templestowe; e i patimenti fisici ch'ei sopportava, -essendo fatti anche più acuti dall'ineffabile angoscia cui era in preda -il suo animo, fu costretto a fermarsi giunto ad una piccola città, -ove stanziava un rabbino ebreo, amico di lui, e famoso per possedere -cognizioni nell'arte medica. Nathan-Ben-Israel ricettò il proprio -concittadino con quella ospitalità che la legge divina comanda, e di -cui gli Ebrei fanno grande uso scambievolmente. Questi pertanto lo -persuase a prender riposo, e gli amministrò quei rimedii che allora si -praticavano contra gli assalti delle febbri effimere, qual era quella -che lo spavento e gli affanni e i travagli aveano cagionata ad Isacco. - -Alla domane il padre di Rebecca sentendosi meglio in forze, esternò -la deliberazione di abbandonare il letto, e di rimettersi in cammino; -deliberazione dalla quale procurava stoglierlo Nathan, e qual medico e -quale amico, facendogli osservare come ponesse a pericolo fin la vita -coll'ostinarsi in così fatto divisamento. - -«Mi è duopo stamane giugnere a Templestowe» rispose Isacco; «e mi -chiama colà un affare più premuroso della vita medesima.» - -«A Templestowe!» ripetè maravigliato Nathan. Indi dopo avergli toccato -il polso, per assicurarsi meglio come stesse quanto a salute, così -pensò fra sè medesimo: «Ei non ha più febbre; pur non di meno sembra -che il delirio ne padroneggi ancora lo spirito.» - -«E qual ragione m'impedirebbe di trasferirmi a Templestowe?» soggiunse -Isacco. «Non m'è certamente ignoto come coloro che vi dimorano facciano -professione di vilipendere, di abborrire i figli della Terra Promessa; -ma voi sapete parimente che affari di traffico ci guidano talvolta sin -tra i soldati nazareni i più sitibondi di sangue, e ne costringono a -visitare le commende de' Templarii e degli Ospitalieri.» - -«So tutto questo; ma ignorate voi che Luca di Beaumanoir, capo -dell'ordine dei Templarii, e lor gran mastro, come costoro lo chiamano, -or trovasi egli medesimo a Templestowe?» - -«Mi giugne nuovo. Ben le ultime lettere ch'io ricevei da' nostri -fratelli di Parigi m'indicavano com'ei si trovasse colà per sollecitare -da re Filippo soccorsi contra sultan Saladino.» - -«È giunto in Inghilterra senza che lo aspettassero nemmeno quei del -suo Ordine, ed è giunto armato di vendetta, e col braccio sollevato -per castigare. Il suo sdegno è contra coloro che hanno mancato ai -propri voti, onde questi figli di Belial son, dicesi, nel massimo degli -scompigli. Cotesto Luca di Beaumanoir, l'avete voi mai veduto?» - -«No. Ho ben inteso dire ch'ei sia un uomo truce, pronto a mettere a -fuoco e sangue tutte le cose per ogni articolo della dottrina de' -Nazareni; ardente di feroce zelo contra i Saracini, come lo è nel -perseguitare i nostri fratelli.» - -«Tale, nè più nè meno, è il ritratto di costui. Cogli altri Templarii -almen v'è speranza che si lascino sedurre dall'adescamento de' piaceri, -o dalla sete del danaro, ma questo Beaumanoir è di tempera affatto -diversa; nemico d'ogni sensualità, sprezzatore delle ricchezze, -ansioso di quella ch'egli suol chiamare corona del martirio. Che il -Dio d'Israele almeno la mandi sollecitamente così a lui come a tutti -i nostri persecutori! Gli è soprattutto contra i figli di Giuda, -che quest'uomo implacabile inferocisce. Non men che la morte d'un -Saracino ei riguarda siccome offerta gradevole al Cielo il trucidamento -d'un Ebreo. Esso ha diffuse mille calunnie su la virtù de' nostri -rimedii contra i mali che affliggono l'umanità; a suo dire son questi -altrettante invenzioni diaboliche. Possa il cielo confonderlo e -punirlo!» - -«Ad onta di quanto mi narrate fa di mestieri ch'io mi conduca a -Templestowe, dovesse quella casa divenire una fornace ardente per me.» - -Indi fe' palesi a Nathan i motivi di questo suo viaggio, ai quali -prestò sollecita attenzione il rabbino, e gli diè a comprendere quanto -ne fosse afflitto col lacerarsi le vesti giusta l'uso di sua nazione ed -esclamando: «Povera figlia! povera figlia! Sfortunata Sionne, e quando -avrà fine la cattività del tuo popolo?» - -«Voi vedete» soggiunse Isacco «se sia cosa rilevante o no per -me l'affrettarmi. Considero poi ancora che la presenza di Luca -di Beaumanoir, del capo dell'Ordine, potrebbe stogliere Brian di -Bois-Guilbert dai colpevoli suoi disegni ed indurlo finalmente a -restituirmi la figlia.» - -«Andate dunque» disse Nathan «ma usate grande prudenza; chè la prudenza -salvò Daniele nella fossa de' leoni ove il gettarono, e possa questa -tornarvi utile nell'impresa che or affrontate! Se però volete dar retta -ad un mio consiglio, evitate più che il potete la presenza di questo -Gran-Mastro, perchè così la mattina come la sera, non trova maggior -soddisfazione quanto nel dar contrassegni dell'odio suo contro di noi. -Se vi riuscisse aver particolare colloquio con Bois-Guilbert, chi sa -nol persuadeste più facilmente a restituirvi la vostra figlia? Perchè -si vocifera non essere troppa buona intelligenza fra gli esecrabili -Nazareni di questa commenda. Fosse pur vero, e la discordia ponendosi -ne' conciliaboli di costoro, ne affrettasse alfin la rovina! Ritornate -poscia da me, come se fossi vostro padre, e venite a raccontarmi -tutto ciò che vi sarà accaduto. Mi giova sperare che ricondurrete -con voi Rebecca, la degna discepola di quella saggia Miriam, le cui -maravigliose cure furono calunniate dai Gentili, siccome opere della -negromanzia.» - -Isacco disse addio all'amico, nè tardò guari a trovarsi alle porte -della commenda di Templestowe. - -Questo soggiorno de' Templarii era situato in mezzo a magnifiche -praterie, delle quali la divozione di quella età avea fatto dono al -lor Ordine. Affortificata con tutta cura vedeasi la rocca, cautela non -mai posta in obblio da que' cavalieri, e che lo stato in cui trovavasi -allor l'Inghilterra rendeva più che mai necessaria. Due soldati, armati -di labarde e vestiti di nero, custodivano il ponte levatoio; intantochè -altre guardie coperte dello stesso abito funereo facean sentinella -sui baluardi, somigliando a spettri piuttosto che a gente d'armi. Tal -foggia di vestire per gli armigeri di grado inferiore era stata assunta -dall'Ordine fin d'allora, che alcuni falsi fratelli ammantatisi de' -panni bianchi, quai li portavano i cavalieri, e spacciatisi templarii -nella Palestina, portarono colla cattiva loro condotta disdoro -all'intera corporazione. Osservavasi a quando a quando un cavaliere che -vestito di lunga tonaca bianca attraversava il cortile, col capo chino -verso il petto e tenendosi le mani incrocicchiate sopra lo stomaco. -S'egli incontrava alcuno de' suoi fratelli, lo salutava silenziosamente -e in tuono grave e solenne, perchè una fra le massime dell'ordine, -conforme al sacro testo si era: «Tu non eviterai il peccato, se -pronunzierai parole inutili, poi che la vita e la morte sono in poter -della lingua.» In somma sotto la severa vigilanza di Luca di Beaumanoir -parea che l'inesorabile rigore delle ascetiche instituzioni dell'ordine -del Tempio, avesse in quella commenda preso il luogo della licenza -regnatavi sì lungo tempo. - -Isacco s'arrestò un momento innanzi alla porta meditando ai modi -d'assicurarsi un'accoglienza, possibilmente la meno sfavorevole; perchè -non ignorava egli come il rinascente fanatismo dell'Ordine fosse da -temersi altrettanto per la sciagurata Israelitica schiatta, quanto il -fu dianzi lo sregolamento che nello stesso Ordine si era introdotto; -nè dissimulava a sè stesso come l'intolleranza religiosa gli preparava -pericoli anche maggiori delle avanie cui per l'addietro la cupidigia di -più d'un Templario l'assoggettò. - -Luca di Beaumanoir in quel tempo si diportava lungo un picciol -giardino, situato nelle fortificazioni esterne della commenda, -intertenendosi in famigliare colloquio con un cavaliere dell'Ordine -seco lui venuto di Palestina. - -Questo Gran-Mastro era avanzato molto in età, come il davano a divedere -la sua lunga barba grigia, e le folte sopracciglia, grigie esse pure, -che facean ombra a due occhi vivacissimi ad onta degli anni. Guerriero -formidabile e non men fanatico nella superstiziosa sua devozione, univa -nella propria fisonomia l'alterezza del coraggio, l'orgoglio della -superstizione e l'inflessibilità della intolleranza. Comunque le magre -sue guance presentasser l'impronta de' digiuni e delle astinenze, cui -si condannava, nondimeno in que' lineamenti leggeasi non so che di -nobile e di espressivo, vantaggio di fisonomia ch'ei dovea certamente -all'alto grado in cui stavasi; ond'era in continua corrispondenza coi -principi e colle teste coronate, e alla consuetudine della suprema -autorità che in conseguenza de' regolamenti dell'Ordine egli usava -sopra tanti cavalieri prodi e d'alto legnaggio a lui sottomessi. -Altero e sublime era l'andamento, nè il peso dell'età aveane curvata la -maestosa statura. Di bigello bianco portava il manto, succinto assai -giusta le regole di san Bernardo; alla destra spalla vedeasi cucita -in rosso panno la croce ottangolare dell'Ordine. Nè vaio nè ermellini -ornavano tal vestimento; e solamente in contemplazione della sua età -avea la vesta di sotto foderata di pelle d'agnello, fodera permessa -dalle regole dell'Ordine, che poi bandivano rigorosamente ogn'altra -sorte di pellicce, arredi del massimo lusso a que' giorni. Reggea colla -mano l'abaco, che è quel baston di comando, del quale vediamo spesse -volte insigniti i Templarii nelle loro effigie; e la cui estremità -superiore va guernita d'un pomo piatto, che porta impressa la croce -dell'Ordine, inscritta ad un cerchio, o orio, giusta i termini del -blasone. Vestito nella stessa guisa scorgevasi il cavaliere compagno -del Gran-Mastro; ma il contegno rispettoso del secondo ben additava -come il vestire fosse il solo punto d'eguaglianza fra essi. Questo -commendatore, poichè tale erane il grado, non camminava a pari col -Gran-Mastro; e gli stava solamente da presso quanto bastava, perchè -l'altro potesse vederlo e parlargli senza essere costretto a volgere il -capo. - -«Corrado» sì il Gran-Mastro diceagli «diletto compagno delle mie -fatiche e dei miei fatti d'armi, non siete che voi nel cui seno io -possa disacerbare le ambasce che mi tormentano; e alla sola vostra -fedeltà emmi dato di confidarle. Quante volte, dacchè son giunto in -questo paese, io mi sono augurato di dormire il sonno dei giusti! -Fuorchè le tombe dei nostri fratelli, sotto le grevi vôlte della -metropolitana del Tempio, i miei occhi non videro in Inghilterra un -solo oggetto su di cui fermarsi con compiacenza. Valoroso Roberto -di Rosse, degno William di Mareschal» sclamava io fra me stesso in -contemplando le immagini di questi prodi eroi della Croce, scolpite -sulla pietra che ne copre gli avanzi «aprite i vostri sepolcri, e -fate partecipe del riposo che ora gustate, un fratel vostro ridotto a -stremo, e che vorrebbe piuttosto dover affrontare centomila pagani che -rimanersi spettatore del fatale scadimento a cui è venuto il nostro -ordine.» - -«Pur troppo gli è vero» rispose Corrado Monfichet «la condotta de' -nostri fratelli è anche più irregolare in questo paese che non lo è -nella Francia.» - -«Perchè qui sono più ricchi» rispose il Gran-Mastro. «Usatemi -compatimento, o fratello, se vi sembrasse mai ch'io esaltassi troppo -me stesso. Voi conoscete la vita che ho condotta finora, dando -l'esempio della sommessione alle nostre regole, lottando contra demonii -incarnati, e qual si conviene a prode cavaliere, a buon religioso, -battendo ovunque l'ho incontrato il lione ruggente che s'aggira attorno -di noi per divorarci, come il beato san Bernardo ne ha fatto un dovere -nel capitolo quarantacinquesimo della nostra regola, _ut leo semper -feriatur_. Ma pel santo Tempio! per quello zelo che ha divorata la -sostanza della mia vita, e fino i miei nervi e il midollo delle mie -ossa! fuor di voi e d'un picciolo numero di fratelli, non ne trovo -generalmente alcuno ch'io possa risolvermi a stringere con questo santo -nome al mio seno. Che prescrivono i nostri statuti, e come ne adempiono -quelli le prescrizioni? Essi non dovrebbero portare alcun ornamento -mondano, nè penne ai loro cimieri, nè speroni d'oro; pure ov'è un -cavaliere messo con tanto splendore, siccome i soldati del Tempio che -fecero voto di povertà? Ad essi è vietato il valersi d'un volatile per -far preda di un altro volatile, di cacciar coll'arco o colla balestra -le bestie selvagge, di sonare il corno, di correre dietro al cervo; -nondimeno qual avvi che oggidì posseda migliori falconi? qual altro che -segua con più ardore un daino per le foreste? quale più sperimentato -negli stratagemmi della caccia? Eglino non dovrebbero leggere libri -profani senza averne permissione del loro superiore; hanno l'obbligo -di estirpare la magia e l'eresia; e oimè! vengono in vece accusati di -studiare i segreti magici de' pagani saracini, e la maladetta cabala -dei detestabili Ebrei. È prescritta ad essi l'astinenza nè debbono -mangiar carne che tre volte la settimana, perchè tal nudrimento -intende alla corruttela del corpo; pur si vedono le mense loro -imbandite delle vivande le più delicate! Lor bevanda dovrebbe essere -l'acqua, ed è divenuto proverbio: _bevere come un Templario_! Questo -giardino medesimo carico d'alberi preziosi, e di piante esotiche -tratte da climi lontani, non s'addirebbe forse meglio allo _harem_ -d'un emir infedele che a un convento, ove i religiosi cattolici non -dovrebbero far crescere d'altre erbe se non se quelle necessarie al -loro sostentamento? E piacesse al cielo, o Corrado, che la licenza -introdottasi nella monastica disciplina non andasse più oltre! Voi -sapete che ne è probito il ricevere fra le nostre mura fin quelle -sante donne, che in origine erano associate a noi siccome sorelle -del nostro Ordine, perchè, come sta scritto nel quarantesimosesto -capitolo delle regole de' Templarii, l'antico nemico del genere umano -si è giovato con buon successo della femminile brigata per distorre -dal sentiero del Paradiso anche i più ardenti nel batterlo. Che più! -l'ultimo articolo che è in tal qual modo la pietra del perfezionamento, -ne proibisce persino di dare un amplesso di puro affetto alle nostre -madri, alle nostre sorelle _ut omnium mulierum fugiantur oscula_. -Ho rossore nel dirlo! Ho rossore solo a pensarvi! Voi sapete che la -corruttela ha invaso a guisa di torrente il nostr'Ordine. Le anime de' -nostri santi fondatori, i beati spiriti di Ugo di Payen, di Goffredo -di Saint-Omer, e di que' sette sant'uomini che convennero i primi per -consacrare al servigio del Tempio le proprie vite, non possono più -godere scevro di nubi l'eterno sereno della loro beatitudine. Io gli -ho veduti, o Corrado, fra le tenebre della notte, gli occhi loro si -struggevano in pianti su gli errori e i peccati de' comuni fratelli, -e sull'obbrobrioso lusso in cui vivono. Beaumanoir, mi dicevano, tu -dormi! Ah ridestati! Le mura del Tempio sono contaminate, un'infetta -lebbra vi è penetrata entro. I soldati della Croce che dovrebbero -fuggire lo sguardo d'una donna come l'occhio del basilisco, vivono -apertamente fra le sozzure non solamente con femmine di lor credenza, -ma con quelle dei maladetti Pagani, e con quelle degli Ebrei ancora -più maladetti. Ridestati, Beaumanoir, vendica il Tempio, e prendi -la spada di Finea per punire i peccatori senza distinzione di sesso. -La visione scomparve, o Corrado, e nello svegliarmi io credeva udir -tuttavia lo strepito delle armature de' nostri fondatori, e vederne i -bianchi mantelli. Mi conformerò ai loro comandi. Purificherò il Tempio -e strapperò dalle sue mura le pietre che la corruttela ha imputridite.» - -«Ma ponete mente, venerabile Gran-Mastro» soggiunse Montfichet «che -il tempo e la consuetudine hanno dilatate le macchie che volete fare -sparire. Se per una parte è giusta e necessaria la riforma che voi -bramate introdurre, altrettanto fa mestieri di grande prudenza e di -molta cautela per metterle mano.» - -«No, Corrado, ella debb'essere subitanea e compiuta. Il destino del -nostro Ordine tocca al suo stremo. La pietà, il disinteresse de' nostri -predecessori ci valsero possenti amici; ed ora le nostre ricchezze, -il nostro lusso, il nostro orgoglio hanno sollevati contro di noi -altrettanti nemici non meno possenti. Gli è d'uopo rinunziare a queste -ricchezze che sono adescamento di perseguirci ai sovrani, a questo -lusso ch'è uno scandalo pe' Fedeli, a questo orgoglio affatto contrario -alla cristiana umiltà; fa di mestieri riprendere que' puri ed austeri -costumi che furono l'edificazione di tutta la Cristianità; altrimenti, -fate attenzione a questi miei detti: l'ordine del Tempio sarà ben tosto -distrutto, nè rammentato verranne il nome se non se come le rovine -degl'imperi che un giorno fiorirono.» - -«Possa il cielo stogliere da noi una tale calamità!» - -«_Amen_!» pronunziò con solenne tuono il Gran-Mastro «ma perchè il -Cielo ne aiuti in sì grave frangente, è d'uopo a noi renderci degni -del suo soccorso. Tenete per fermo, o Corrado, che nè le potenze del -Cielo, nè quelle della terra, possono tollerare gli sregolamenti dei -nostri fratelli. Io ne ho troppa certezza. Il terreno su di cui sorge -l'edifizio del nostro Ordine è già minato da tutte le parti, e quanto -più aggiugniamo alla grandezza sua temporale, tanto maggior peso -gli aumentiamo che ne affretterà la rovina. Ne fa mestieri tornare -addietro, mostrarci fedeli campioni della Croce, sacrificare a' suoi -piedi non solamente la nostra vita e il sangue nostro, ma i nostri -desiderii, le passioni, i vizi, e persino i nostri piaceri legittimi, -gli agi e le naturali inclinazioni. Tutto ciò che è permesso agli altri -Fedeli, non lo è ai cavalieri del Tempio egualmente.» - -In quell'istante medesimo entrò nel giardino uno scudiere coperto d'un -mantello logoro anzichè no, perchè gli aspiranti nel durare del lor -noviziato portavano per umiltà gli abiti dismessi dai cavalieri; il -quale scudiere, dopo avere profondamente salutato il Gran-Mastro, si -tenne in piedi dinanzi a lui, per aspettarne la permissione di rompere -il silenzio, e spiegargli i motivi che il conducevano. - -«Osservate quanto faccia più convenevole mostra di sè in oggi Damiano, -vestito umilmente e in rispettoso silenzio, che non giorni fa coperto -di ricchi e splendidi abiti, per cui somigliava ad un vero pappagallo. -Parla, Damiano, acconsento. Che vuoi tu dirmi?» - -«Nobile e reverendo Gran-Mastro, un Ebreo sta alla porta, e chiede -parlare al fratello Brian di Bois-Guilbert.» - -«Ben facesti ad avvisarmene. Quando vi siamo noi, un cavaliere non è -nulla più d'un semplice compagno, e dee condursi giusta la volontà del -suo superiore, non giusta la propria. Ne rileva assai l'indagare gli -andamenti di Bois-Guilbert» diss'egli a Corrado. - -«La fama lo divulga siccome prode e coraggioso» soggiunse l'altro. - -«E la fama non mentisce» riprese a dire il Gran-Mastro. «Gli è -soltanto in valore che non abbiamo tralignato dai predecessori, da -quegl'illustri eroi della Croce. Ma il fratello Brian entrò, cred'io, -nel nostro consorzio per capriccio e scontenti avuti nel mondo, da cui -per questa sola cagion si ritrasse; nè i voti ch'ei pronunziò furono -figli di una vocazion sincera. Egli sempre si mise a capo di coloro che -bisbigliano, che si querelano, che osano mostrarsi restii all'autorità -del Gran-Mastro, ponendo in obblivione che la nostra regola gli conferì -il bastone e la verga; il bastone a sostegno del debole, la verga a -punizione del colpevole. Damiano, conducete alla nostra presenza questo -Giudeo.» - -Dopo aver fatto un rispettoso saluto si ritirò l'aspirante, e di lì -a poco ricomparve seguito da Isacco d'York. Non mai schiavo tratto -dinanzi a possente principe si accostò a' piè del trono con maggiore -spavento e terrore quanto ne invase Isacco nell'avvicinarsi al -Gran-Mastro. Si arrestò qualche passo lontano da lui, e Beaumanoir, -avendogli fatto cenno d'avanzarsi ancora, gli si prostrò innanzi, -baciando la terra in atto di reverenza, e rialzatosi lentamente si -tenne in piedi al suo cospetto colle braccia incrocicchiate sullo -stomaco, e col capo inclinato all'usanza degli schiavi d'Oriente. - -«Ritirati, o Damiano» disse il Gran-Mastro, «e fa che quattro armigeri -sieno pronti ad eseguire i miei ordini ai primi segnali ch'io ne darò. -Non permettere ad alcuno, se non ne siamo usciti noi, l'accesso in -giardino.» - -Essendosi ritirato Damiano: «Giudeo» disse Beaumanoir con alterissimo -tuono «ascoltami attentamente. Non mi appartiene il perdere gran tempo -e parole con chicchesia, molto meno con un tuo pari. Rispondi adunque -brevemente alle interrogazioni ch'io sono per farti, e soprattutto abbi -cura di non mentire, perchè se la tua lingua cerca ingannarmi, per la -santa Croce! farò strappartela.» - -L'Ebreo s'accigneva a rispondere, ma non gliene lasciò tempo il -Gran-Mastro. - -«Zitto là, infedele! Non ti è lecito parlare al nostro cospetto se non -se per rispondere alle interrogazioni che ti moveremo. Che affari hai -tu col fratel nostro Brian di Bois-Guilbert?» - -Sorpreso da subitaneo terrore l'Ebreo, non sapea che rispondere. S'ei -raccontava con franchezza la storia delle cose accadutegli, poteva -essere tacciato d'uom che cercasse infamare l'ordine de' Templarii; -operando diversamente perdeva ogni speranza di ricuperare la figlia. -Beaumanoir s'avvide di quel mortale spavento, ma lo attribuì al -rispetto che egl'inspirava; onde si degnò rassicurarlo. - -«Rispondimi con coraggio, o Ebreo, tu non hai nulla di che spaventarti, -semprechè non ti studi a mascherarmi la verità. Ti domando adunque per -qual motivo brami vedere Brian di Bois-Guilbert.» - -«Col beneplacito del venerabile vostro Valore» rispose balbettando -Isacco «sono apportatore d'una lettera indiritta a questo prode -cavaliere dal rispettabile Aymer, priore di Jorvaulx.» - -«Nol dissi io che viviamo in tempi deplorabili?» si volse il -Gran-Mastro a Corrado. «Un priore dell'ordine di Citeaux scrive a un -soldato del Tempio, e per inviar la sua lettera non trova messo più -convenevole d'uno sciagurato Giudeo? Dammi quella lettera.» - -Con man tremebonda Isacco trasse la lettera dalle pieghe del -berrettone, entro cui per maggior sicurezza l'avea collocata, e -stendendo la mano e incurvando il corpo fece un passo avanti per -presentarla al Gran-Mastro. - -«Fatti addietro» l'altro rispose. «Non tocco gl'Infedeli che colla -punta della mia spada. Corrado, ricevete voi questa lettera, indi -passatela nelle mie mani.» Per tal modo Beaumanoir, avendo avuta -la lettera dalle mani del Commendatore, ne esaminò attentamente il -soprascritto e l'esterno, poi s'accinse a farne lettura. - -«Venerabile Gran-Mastro, romperete voi il suggello?» gli chiese Corrado. - -«E perchè no? Non istà forse scritto al capitolo quarantesimosecondo -delle nostre regole, che nessun Templario riceverà lettere, neanco -dal suo padre medesimo, se non le comunica al Gran-Mastro, e se alla -presenza di lui non le legge?» - -Intanto che scorse affrettatamente la lettera, l'orrore e la sorpresa -se gli dipinsero in volto. La lesse più consideratamente una seconda -volta, e porgendola con una mano a Corrado, e percotendola leggermente -coll'altra sclamò: «Ecco qual leggiadra lettera scrive un Cristiano -ad un Cristiano, e tutti due questi Cristiani han fatto profession -religiosa! Quando verrai tu» esclamò sollevando gli occhi al cielo «a -sceverare il loglio dal buon grano?» - -Montfichet, presa la lettera dalle mani del superiore, si preparava a -trascorrerla cogli occhi. - -«Leggete ad alta voce, o Corrado» disse Beaumanoir. «E tu, o Ebreo, -porgi ben attento l'orecchio a tale lettura, perchè al proposito di -essa dovremo farti molte interrogazioni.» - -Corrado lesse la lettera, che era espressa ne' seguenti termini: - - «Aymer, per la grazia di Dio priore del convento dell'ordine di - Citeaux di santa Maria di Jorvaulx, a ser Brian di Bois-Guilbert, - cavaliere del santo Ordine del Tempio, salute. Possiate voi godere - d'una vigorosa sanità e di tutti i favori, che l'amico Bacco - e la vezzosa Venere distribuiscono! Quanto a me, nell'atto di - scrivervi, son fra le mani di tali che non credono nè in Dio nè - negli uomini, che hanno osato far prigioniera la mia persona, e - metterne a prezzo il riscatto. Da costoro ho saputa la sventura di - Frondeboeuf; e mi hanno parimente detto, come voi siete fuggito - in compagnia della bella maga ebrea, i cui neri occhi vi hanno - ammaliato. Mi congratulo vosco, poichè vi so in luogo di sicurezza; - ma vi consiglio a tener gli occhi aperti per quanto spetta a - tal seconda incantatrice d'Endor, perchè vengo avvisato, come il - vostro Gran-Mastro, che non darebbe una buccia di noce per tutte - le pupille nere del mondo, giugne dalla Normandia per togliervi - tutte le voglie di ridere, e correggere la gioconda vita che - conducete. Ve ne avverto dunque, affinchè vi trovi vigilante, come - dice il santo Testo: _Inveniantur vigilantes_. Il ricco Ebreo, - padre della ridetta maga, avendomi chiesto una lettera in favore - della medesima, gli ho data la presente e vi esorto ad accettare - da lui una somma pel riscatto della sua figlia. Egli è in istato - di pagarvi il modo onde procacciarvi cinquanta altre donne con - minor rischio, e spero ne godrò la mia parte quando ci troveremo - a gozzovigliare insieme da buoni fratelli, e a votare fiaschetti; - perchè, mi valgo sempre de' sacri testi: _Vinum laetificat cor - hominis_; e altrove, _Rex delectabitur pulchritudine tua_. - - «Addio, in espettazione di sì felice momento! Scritto nella tana - dei masnadieri, verso l'ora del mattutino. - - AYMER, _priore di Jorvaulx_.» - - «_P. S._ La vostra catenella d'oro non è rimasta in poter mio lungo - tempo. Gli è probabile che d'ora in poi adorni il collo di qualche - bandito, e ne penda il fischietto ond'ei si giova a radunare i - colleghi.» - -«Che ne dite voi, o Corrado?» soggiunse il Gran-Mastro. «Una tana di -masnadieri! È il campo che a tal Priore si conviene. Maravigliate ora -se la mano di Dio s'aggrava sopra di noi, e se perdiamo palmo a palmo -il terreno contra gli infedeli di Terra Santa, poichè abbiamo tali -ecclesiastici qual è Aymer! Ma qual cosa intend'egli mai per questa -seconda incantatrice d'Endor?» aggiunse egli dopo aver tratto in -disparte Corrado. - - [Illustrazione: _Damiano, cacciate fuor della porta questo - Giudeo, e abbia morte se ardisse ricomparirvi._ pag. 326.] - -Corrado conoscea meglio del suo superiore il dialetto della galanteria -e forse ne avea fatto uso egli stesso. Comunque a tal proposito stesse -la cosa, certamente ei non mancò di dilucidare al Gran-Mastro come i -passi di lettera che lo teneva perplesso non fossero altro se non se -modi di dire usati fra i mondani allorchè favellano de' propri amori. -Ma sì fatta spiegazione non quadrava al superstizioso Beaumanoir. - -«Tal dialetto, o Corrado, nasconde maggiori cose di quante -v'immaginate. Ma voi siete troppo ingenuo e leale per leggere a fondo -in questo abisso d'iniquità. A me è noto, che la figlia d'Isacco -d'York, di nome Rebecca, è una discepola di quella Miriam di cui certo -avrete inteso farsi parola. Vedrete che l'Ebreo medesimo ne converrà.» -Indi volgendosi verso di esso: «Tua figlia è dunque prigioniera di -Brian di Bois-Guilbert?» gli diss'egli. - -«Sì, reverendo signore, e tutto ciò che un uom può offerire per -riscattarla...» - -«Silenzio! Non ti è permesso fuorchè il rispondermi. Tua figlia non ha -praticata l'arte di risanare gl'infermi?» - -«Sì, degno signore; ella ha prestate le proprie cure al ricco ed -al povero, al nobile ed allo schiavo, al Cristiano e all'Ebreo; nè -v'ha fra questi chi non benedica la virtù che è piaciuto al Ciel di -concederle; potrete rinvenir molti che vi attesteranno essere stati -restituiti alla salute da lei allorquando ogn'altro soccorso umano -diveniva inutile a ciò; ma la benedizione di Giacobbe posava sopra mia -figlia.» - -Allora Beaumanoir si volse ver Montfichet. - -«Voi vedete, o Corrado» gli diss'egli, mettendo amaro sorriso. -«quai son le insidie, che ne tende il nemico del genere umano. Tal -è l'adescamento onde s'impadronisce dell'anime. Ei concede un breve -spazio di vita sopra la terra, che vien cambiato contra l'eterna -felicità. La nostra santa regola ha ben ragione in dicendo: _Semper -percutiatur leo vorans_.» E appena profferito il testo, percosse -la terra col bastone che era insegna di sua dignità, intendendosi -disfidare con tale atto le potenze d'abisso. «Già non dubito» disse -egli all'Ebreo «che la tua figlia non operi tai cure maravigliose -giovandosi di parole, talismani e misteri cabalistici.» - -«No, prode e reverendo cavaliere, ella non si giova che di balsami -forniti di grande virtù.» - -«E chi gliene diede il segreto?» - -«Una nobile donna di nostra nazione.» - -«Il suo nome» sclamò con enfasi il Gran-Mastro «il suo nome!» - -«Miriam» rispose Isacco tremando. - -«Miriam! esecrabile Ebreo» gridò Beaumanoir, «quell'abbominevole -strega, conosciuta per tale in ogni parte della Cristianità, il cui -corpo venne arso ad un palo, le cui ceneri il vento disperse! Voglio -che accada altrettanto a tutto il mio Ordine, se non sottometto ad -eguale destino la degna pupilla di questa strega! Ben io farò pentire -costei d'aver gettati sortilegi ed incanti sovra i soldati del Tempio. -Damiano, cacciate fuor della porta questo Giudeo, e abbia morte se -ardisce ricomparirvi. Quanto a sua figlia, noi ci comporteremo verso di -lei, come il comandano le cristiane leggi, e il grado eminente, ove il -Cielo mi ha collocato.» - -Il povero Isacco fu immantinente scacciato senza che si volessero -ascoltare nè le preghiere sue nè le offerte. Non vide pertanto miglior -cosa da farsi che il ritornare alla casa del rabbino Nathan-Ben-Israel -per consigliar seco lui sul partito da prendere. Misero! che dopo avere -paventato per l'onore della propria figlia, or dovea tremare pe' giorni -della medesima. - -Intanto il Gran-Mastro mandò al commendatore di Templestowe di -presentarsi dinanzi a lui. - - - - -CAPITOLO XXXV. - - «D'impostura voi dite, si pasce il mio mestiero, - «Ma questa di chi vive è il pane giornaliero. - «I quattrini che accatta le dee la turba grama, - «Il cortigian gli onori, il merciaiuol la fama. - «Tai fè duci di schiere, e tai vesti dell'ostro. - «Abita nelle reggie, ma non rifugge il chiostro. - «Ovunque ti presenti, di trionfar secura, - «Arbitra sei del mondo, santissima Impostura. - «Chi di porgere incensi all'are tue non vago, - «Porta scolpita in volto del proprio cor l'imago, - «Gli sdegni tuoi paventi; che il suo destin men rio - «Fia rimaner sepolto ne' gorghi dell'obblio. - _Antica Commedia._ - - -Alberto Malvoisin, presidente, o, per parlare col linguaggio -dell'Ordine, commendatore della fondazione de' Templarii a Templestowe, -era fratello di quel Filippo di Malvoisin, del quale più d'una -volta parlammo, nè men di questo collegato strettamente con Brian di -Bois-Guilbert. - -E certamente costui potea noverarsi fra gli uomini i più dissoluti -e i più licenziosi, di cui tanto abbondava l'ordine dei Templarii. -Ma in una sola cosa diverso da Bois-Guilbert, sapea coprire col velo -dell'ipocrisia i vizi e l'ambizione che il dominavano, e mettere in -vece della religione, che in costui affatto mancava, l'apparenza della -superstizione e del fanatismo. Laonde avrebbe solamente bastato che -il Gran-Mastro non fosse giunto a Templestowe in modo sì subitaneo ed -inaspettato, perchè gli occhi di questo non vi ravvisassero neppur -l'orma della licenza che vi si era introdotta. Alberto Malvoisin, -quantunque sorpreso dal non preveduto arrivo del suo superiore, non -quindi si scompigliò; ma diede tostamente opera a nascondere quanto -mai si potea lo sregolamento e i disordini che viziavano la Commenda -da lui governata; e poichè gli era impossibile cosa il palliare tutti -i traviamenti cui dato erasi luogo, ascoltò con aria la più contrita -i rimproveri fattigli a tal proposito dal Gran-Mastro, e mise tanta -sollecitudine ad estirpare sino gli abusi di minor conto, che non tardò -a fare scorgere tutte le forme d'un'ascetica devozione in que' luoghi, -i quali fino allora erano stati teatro di diletti mondani e persino -illeciti. Per tal guisa il Gran-Mastro ravvisò bensì in Malvoisin un -uomo debole, che non seppe imporre, quanto il doveva, un argine alla -corruttela della disciplina, ma non mai tale, che si fosse stolto -compiutamente dal retto sentiero, su di cui un sol cenno della suprema -autorità, così comparver le cose, valeva a rimetterlo senza l'uopo di -maggiore fatica. - -Pur queste propensioni d'animo favorevole al suo subordinato si -alterarono grandemente in Beaumanoir all'accorgersi come Alberto -avea comportato, che venisse introdotta in luogo affidato ad esso una -donna giovane, una Ebrea, e a quanto ogni apparenza gli dimostrava, la -favorita d'un confratello. Allorchè pertanto il Commendatore fu alla -presenza di lui, questi lanciò sovr'esso un severissimo sguardo. - -«Vengo a sapere che in questa casa consacrata a Dio e al santo -Ordine trovasi una femmina Ebrea, e che un dei nostri fratelli ve -l'ha condotta. Gli è impossibile che voi ignoriate tal cosa, ser -commendatore.» - -La confusione fu eguale alla maraviglia in Alberto Malvoisin, che -sapeva come la giovane Ebrea era stata rinchiusa nella parte di -quell'edifizio la più lontana dalle stanze del Gran-Mastro, e sapea -parimente quai cautele si fossero prese perchè a questo non pervenisse -notizia di simil fatto. Lesse quindi negli occhi di Beaumanoir la -rovina propria e quella del suo compagno, se non trovava qualche -espediente pronto e opportuno a dileguare il turbine imminente a -scoppiare. - -«A che debbo attribuire il vostro silenzio?» ripigliò a dire il -Gran-Mastro. - -«Mi è permesso il parlare?» chiese il Commendatore con finta -umiltà, comunque cercasse unicamente il modo di acquistar tempo per -architettare il sistema di condotta cui doveva allora attenersi. - -«Parlate, ve lo permettiamo. Ditemi. Vi è noto il capitolo delle nostre -regole _de commilitonibus Templi in sancta civitate, qui cum miserrimis -mulieribus versantur propter oblectationem carnis_?» - -«Sì, certamente mi è noto, reverendissimo Gran-Mastro, nè sarei -pervenuto alla dignità, che occupo nell'Ordine, se non conoscessi la -cosa più rilevante fra quelle che le nostre istituzioni divietano.» - -«La conoscete, e avete potuto sofferire che uno de' nostri fratelli -contaminasse, disonorasse questa santa dimora col condurvi una sua -favorita, una favorita di religione ebrea, una strega?» - -«Una strega!» replicò Alberto Malvoisin «Ah! i santi angeli abbiano -protezione di noi!» - -«Sì, una strega. Oserete voi negare, che Rebecca, figlia di quello -sciagurato usuraio, Isacco d'York, discepola dell'altra infame strega -Miriam, trovasi ora.... ho rossore al sol pronunziarlo! stanziata nella -vostra Commenda?» - -«La vostra saggezza, reverendo Gran-Mastro, squarcia ora il velo -che copriva i miei occhi. Io non poteva riavermi dalla maraviglia in -veggendo un prode e degno cavaliere qual è Brian di Bois-Guilbert, -vinto, a divenirne furioso, dai vezzi di cotesta giovane, che non -ricettai in questa casa, se non se per allontanare un consorzio più -intrinseco fra l'uno e l'altra, e per prevenire la caduta del più -valoroso, del più stimabile fra' nostri fratelli.» - -«Voi siete adunque sicuro ch'ei non ha ancora contravvenuto ai propri -voti!» - -«Sotto questo santo tetto! Ne prendo a testimonii santa Maria Maddalena -e le undicimila vergini! Se errai nel ricevere cotesta donna, ne -fu cagione una speranza venuta in me, che tenendola accuratamente -rinchiusa, impedirei ogni comunicazione fra essi, e così giugnerei a -risanare il fratel mio da un affetto, sembratomi sì straordinario, sì -poco naturale, che il credei anzi demenza, e riguardai Bois-Guilbert -com'uomo piuttosto meritevole di compassione che di rimproveri. Ora -che la saggezza vostra ha scoperto essere una strega questa Israelita, -tal circostanza dilucida le cagioni di un traviamento che non si sapeva -spiegare.» - -«Oh! sì certo! lo spiega;» soggiunse Beaumanoir. «Vedete, Corrado, -qual sia il pericolo di chi cede alle prime seduzioni del tentatore! -Taluno fisa gli sguardi sopra una femmina per soddisfare soltanto il -diletto della vista, per contemplare quanto chiamasi bellezza. Intanto -il nemico del genere umano adopera sortilegi e talismani per compir -l'opera della nostra perdita, che l'imprudenza e la leggerezza hanno -incominciato. Forse, in tale occasione il nostro fratello Bois-Guilbert -merita più del biasimo la pietà. Forse m'è d'uopo adoperar seco lui -il bastone pastorale per sostenerlo anzichè la verga per castigarlo. -Possano i nostri consigli e le nostre preghiere svolgerlo dalla follia -che lo ha invaso, e ridonarlo al fratelli!» - -«Ella sarebbe al certo una sciagura altissima pel santo Tempio» si fè -a dir Montfichet «il perdere una delle migliori fra le nostre lancie, -il perderla allorchè il nostro Ordine abbisogna del soccorso di tutti -i suoi figli. Questo Brian di Bois-Guilbert ha uccisi oltre a trecento -Saracini di propria mano.» - -«Il sangue di questi maladetti cani» soggiunse il Gran-Mastro «sarà -un'offerta aggradevole agli angeli ed ai santi dileggiati e bestemmiati -da costoro. Col soccorso di queste celestiali potenze distruggeremo -l'effetto degl'incanti e de' sortilegi che usò il demonio a trar nella -rete il nostro fratello. Tal soccorso ne romperà i lacci, come Sansone -infranse le nove funi onde i Filistei l'avevano avvinto. Così Brian di -Bois-Guilbert potrà ancora immolare al cielo centinaia d'Infedeli. In -quanto spetta a questa sgraziatissima strega che osò fare scopo degli -operati malefizii un soldato del Tempio, ella morirà della morte che le -si appartiene.» - -«Ma le leggi dell'Inghilterra!» disse il Commendatore, cui ben piacea -che gli sdegni del Gran-Mastro anzichè disacerbarsi sopra lui e -Bois-Guilbert prendessero altra dirittura, ma temeva ad un tempo che lo -stesso Gran-Mastro portasse tropp'oltre le cose. - -«Le leggi dell'Inghilterra», rispose Beaumanoir «permettono ed anzi -comandano a ciascun giudice di far eseguire i giudizi nella propria -giurisdizione. Non v'è picciol barone, che non possa far arrestare, -giudicare, condannare qualsivoglia strega trovata ne' suoi dominii. -Or negherebbesi lo stesso diritto al Gran-Mastro del Tempio in una -commenda del suo ordine? No. Noi la giudicheremo, la condanneremo. -L'indegna fattucchiera non contaminerà oltre la terra, e con essa -avrà fine la virtù de' suoi sortilegi. Commendatore, fate allestire la -grande sala del castello serbata ai giudizi.» - -Alberto fece una profonda reverenza, e si ritirò; ma anzichè avvisare -ad eseguir sull'istante un tale comando, fu sollecito di rintracciare -Bois-Guilbert a fine di partecipargli le accadute cose; e lo trovò -dominato da dispetto e rabbia per un nuovo rifiuto che aveva sofferto -da Rebecca. «L'ingrata!» sclamava egli. «Sprezzare colui che a rischio -de' proprii giorni le salvò la vita in mezzo alle fiamme e alle -stragi! Ne attesto il cielo, Malvoisin, io l'ho cercata nel castello -di Frondeboeuf, in mezzo alle muraglie e alle vôlte incendiate che -rovinavano d'ogni banda; io fui lo scopo contra cui s'indirigevano -cento frecce che ripercoteva la mia armatura; e se pensai ch'io -aveva uno scudo fu unicamente per sottrarla ad ogni pericolo. Or mi -rimprovera persino di non l'avere lasciata perire. Ella mi nega non -solo qualsivoglia prova di gratitudine, ma fino ogni speranza la -più lieve di trovarla grata per l'avvenire. Il demonio che infuse -l'ostinazione a tutti della schiatta di costei, senza dubbio ne diede -ad essa una triplice dose.» - -«Ed io credo ben che il demonio vi posseda entrambi. Quante volte vi -ho io predicato se non d'essere saggio, almeno di mostrarvi prudente! -Non v'ho io detto e ridetto all'atto del vostro giugnere, che non vi -mancherebbero Cristiane, presso le quali non è delitto il retribuire -amoroso compenso al vostro valore, senza incapricciarvi sì mattamente -in questa ostinatissima Ebrea! Pel nome di Dio! do quasi ragione -al vecchio Luca di Beaumanoir se sostiene che costei ha gettato un -sortilegio sopra di voi.» - -«Luca di Beaumanoir!» sclamò Guilbert. «È questo il frutto delle -cautele che avete prese, Malvoisin? Avete dunque permesso che questo -vecchio rimbambito sappia come Rebecca trovisi nella Commenda?» - -«Era forse in me l'impedirlo? Io non ho omessa sollecitudine perchè un -tale arcano non pervenisse al suo orecchio. Se glielo abbia notificato -il diavolo, o chi, è quanto il diavolo solo potrebbe farci palese. -Ma ho aggiustato le cose alla meglio, e non dovete temere per voi se -rinunziate alla vostra pazzia. Il Gran-Mastro vi compiagne. Vi pensa -vittima della fattucchieria. Rebecca ha gettato un sortilegio sopra di -voi. Insomma ella è una strega e perirà come tale.» - -«No, per il Cielo!» sclamò Bois-Guilbert. - -«_Sì, per il Cielo!_» replicò il Commendatore. «Nè voi, nè io, nè -nessuno hanno virtù di salvarla. Luca di Beaumanoir si è fitto in mente -che la morte d'un'Ebrea sarà sagrifizio espiatorio di tutti gli amorosi -falli in cui caddero tutti i cavalieri Templarii, e ben v'è noto essere -in lui il potere come la volontà di far eseguire le cose che una volta -ha risolute.» - -«E potranno» gridò Bois-Guilbert facendo grandi passi su e giù per -l'appartamento e in agitatissimo tuono «e potranno i secoli avvenire -credere mai che un sì stupido fanatismo abbia allignato fra gli -uomini?» - -«Non so che cosa crederanno i secoli avvenire» rispose Malvoisin senza -scomporsi; «ma quanto so benissimo è che ai nostri giorni, e fra noi, -così persone del clero, come laiche, novantanove sopra cento diranno -_Amen_ alla sentenza del Gran-Mastro.» - -«Gli è vero...» disse Bois-Guilbert. «Ebbene! Alberto, voi siete mio -amico, conviene diate mano alla fuga di Rebecca, io la farò trasportare -in luogo più sicuro, laddove niuno avviserà di cercarla.» - -«Quand'anche il volessi, la cosa mi sarebbe impossibile. La porta non -è ella custodita da armigeri del seguito di Beaumanoir, e i cavalieri -che vennero seco non sono tutti a lui deditissimi? Non tengono -incessantemente aperti gli occhi per vedere se nulla accade contra -le regole? Poi, per parlarvi sinceramente, mio caro Bois-Guilbert, vi -dirò che non ho nessuna passione d'imbarcarmi in tal mare, quand'anche -mi tenessi certo di condurre in porto la nave. Io ho già corso rischi -bastantemente per amor vostro, senza aggiungere quello di vedermi -digradare, o di perdere la mia commenda, pel piacere di salvare questo -fantoccio vostro d'ebrea. E se voi, Bois-Guilbert, volete seguire il -mio avviso, rinunzierete ad una tal fantasia, e lancerete i vostri -cani su d'altra preda. Pensate al grado che tenete nell'Ordine, agli -onori che vi aspettano, all'eminente dignità, cui potete aspirare. -Sagrificherete voi tali speranze ad una folle passione? Offrirete a -Beaumanoir un motivo di scacciarvi dal nostro Ordine? Ei non mancherà -di coglierlo, poichè è geloso della propria autorità; nè gli è ignoto -che se mette un piè in fallo, se con vacillante mano si lascia fuggire -un istante il baston del comando, la vostra mano sta presta per -afferrarlo. Nè dubitate già ch'ei non cerchi di perdervi se gliene -offerite un pretesto col chiarirvi protettore di una strega ebrea. -Lasciate piuttosto ch'egli appaghi i pregiudizi in questa bisogna, -poichè già non avete forza d'impedirglielo. Quando una volta sarete -insignito della vostra dignità potrete a vostro grado prendere per -favorire le ebree, o farle abbruciare se meglio vi torna.» - -«Malvoisin» disse Bois-Guilbert «questa calma che dimostrate è la calma -d'un....» - -«D'un vostro amico» soggiunse il commendatore, affrettandosi ad empir -la lacuna, ove Bois-Guilbert stava forse per collocare una voce non -così mite. «Sì, la mia calma è quella d'un vostro amico, e in tal -qualità sono vie più in istato di darvi consigli. Vi ripeto che non -avete via onde porre in salvo Rebecca, nè riuscirete che a perdervi -insieme con lei. Correte a mettervi a' piedi del Gran-Mastro...» - -«A' suoi piedi» sclamò il Templario. «Gli dirò alla sua barba...» - -«Ebbene, ditegli alla sua barba che delirate per la vostra Ebrea, e col -più dirgliene, più lo persuaderete della necessità di distruggere colla -morte di questa giovane il sortilegio ch'ella ha gettato sopra di voi. -In compenso di tanta follia verrete scacciato dall'Ordine, nè vi sarà -alcuno de' fratelli vostri che osi intercedere per voi. In vece della -brillante carriera dischiusa alla vostra ambizione, vi rimarrà siccome -unico partito l'alzar la lancia per qualche miserabile querela che -insorga tra la Borgogna e la Fiandra.» - -«Avete ragione, Malvoisin» soggiunse Bois-Guilbert dopo avere meditato -un istante. «Io non concederò a questo vecchio fanatico un tal -vantaggio sopra di me. Quanto a Rebecca, ella è un'ingrata, nè merita -ch'io le sagrifichi il mio grado, l'onor mio, i miei divisamenti. Sì, -saprò dimenticarla, l'abbandonerò al suo destino, a meno che...» - -«Senza restrizioni» sclamò Malvoisin. «Mantenetevi in così saggia e -salutare risoluzione. Le donne non sono che semplici trastulli per -farne trascorrere con diletto alcune ore della vita; ma l'affar serio -di essa è l'ambizione. Mandate alla malora mille di questi idoli -seducenti sulla foggia della vostra Ebrea, anzichè fermarvi sul limite -della nobil carriera che sta aperta dinanzi a voi. Per ora n'è d'uopo -separarci; e non vorrei nemmeno che ci vedessero insieme in colloquio. -Vado a far allestir la grande sala ove deve instituirsi il giudizio.» - -«Che ascolto? sì presto?» disse Bois-Guilbert. - -«Un processo non è lungo» rispose in partendo il Commendatore, -«allorchè il giudice ha pronunziata anticipatamente la sentenza.» - -«Rebecca» disse Bois-Guilbert trovandosi solo «forse tu sei per -costarmi assai caro! Sento che non ho forza per seguire i consigli di -quell'ipocrita abbietto. Farò anche un tentativo a fin di salvarti; -ma bada a non contraccambiarmi questa volta d'ingratitudine; non -ascolterò più che le voci della vendetta. Bois-Guilbert non è tale da -cimentar vita ed onore per non ottenere altra ricompensa che disprezzo -e rimproveri.» - -Il Commendatore aveva appena dati gli ordini necessarii per far -preparare la sala, allorchè s'incontrò in Corrado Montfichet, da cui -seppe che il Gran-Mastro voleva in quell'istante medesimo procedere al -giudizio dell'Ebrea. - -«Tutto ciò mi sembra un sogno» disse Malvoisin. «Son tanti gli Ebrei -che professano l'arte medica, e comunque facciano cure maravigliose -niuno ha sognato d'accusarli come stregoni.» - -«Il Gran-Mastro pensa altrimenti» rispose Montfichet. «Ma sia detto -fra noi, Alberto. Fattucchiera, o non fattucchiera val meglio per -l'Ordine il veder perire questa miserabile Ebrea, che soffrire e la -perdita d'un prode cavaliere come Bois-Guilbert, e le fazioni intestine -che in conseguenza di questa ne dilanierebbero. Voi conoscete la fama -di cui Brian gode meritamente, nè ignorate quanti ardenti partigiani -egli abbia tra i nostri fratelli; ma tutto ciò non gli gioverà a -nulla presso un Gran-Mastro qual è il nostro, s'ei giugne a riguardare -Bois-Guilbert come il complice, non come la vittima di questa Ebrea. -Quand'anche ella rinchiudesse in sè medesima tutte l'anime delle dodici -tribù d'Israele, se soggiace ella sola, sarà sempre cosa migliore del -permettere che involga nella sua rovina il nostro fratello.» - - [Illustrazione: _Figlia d'una maledetta schiatta, le disse il - Commendatore, alzati e vieni con noi._ pag. 334.] - -«Finora di fatto mi sono adoperato a convincerlo che gli torna lo -abbandonare al suo destino costei, e spero in ciò essere riuscito. Ma -abbiamo poi fondamenti valevoli per condannarla siccome strega? Che -cosa potrà fare il Gran-Mastro a fronte di prove sì deboli?» - -«Gli è d'uopo affortificarle, Alberto; gli è d'uopo affortificarle. Mi -intendete voi?» - -«Se v'intendo! E credete bene che vani scrupoli non mi saranno -d'impaccio quando si tratta la causa del bene dell'Ordine. Ma breve è -il tempo a procurare i convenevoli strumenti.» - -«Pur è forza trovarne, Malvoisin, è forza trovarne così pel vantaggio -di voi, come per quello dell'Ordine. Templestowe è una misera commenda; -e quella di Maison-Dieu vale il doppio. Vi è nota la mia prevalenza -sull'animo del nostro vecchio superiore. Ebbene! procacciatevi persone -che conducano a buon termine tale bisogna, e siete commendatore di -Maison-Dieu nella fertile contea di Kent, che ne dite?» - -«Fra gli armigeri qui venuti con Bois-Guilbert ve n'ha due a me ben -noti. Erano questi al servigio di mio fratello, Filippo di Malvoisin, -e passarono indi a quello di Frondeboeuf. Potrebbero saper qualche cosa -intorno i sortilegi di questa Ebrea.» - -«Cercateli dunque sull'istante, o Malvoisin, ed ascoltatemi. Se un paio -di bisanti d'oro fossero necessari a rinfrescare la loro memoria non vi -ristate per tale spesa.» - -«Che dite voi di bisanti d'oro? Per uno zecchino giurerebbero strega la -madre che li generò.» - -«Vedeteli adunque, perchè a mezzogiorno comincia la formazione del -processo. Non ho mai osservato tanta impazienza e sollecitudine -nel nostro vecchio capo dopo il giorno che condannò ad arder vivo -Hamet-Alfagi, mussulmano convertito, poi ritornato alla fede di -Maometto.» - -Lo scocco della gran campana del castello indicava mezzogiorno, -allorchè Rebecca intese il rumor di pedate verso la scala che guidava -all'appartamento da lei occupato. E poichè queste annunziavano esser -più d'una le persone che salivano, s'allegrò di tal circostanza; nè -sapea di fatto che vi fosse cosa per lei da temersi tanto quanto una -visita dell'impetuoso Bois-Guilbert; ogn'altra possibile sventura le -inspirava minor terrore. Si aprì la porta della sua stanza, d'onde la -giovane vide entrare Alberto di Malvoisin e Corrado Montfichet, seguiti -da quattro guardie vestite di nero; e che portavan labarde. - -«Figlia d'una maladetta schiatta» le disse il Commendatore «alzati e -vieni con noi.» - -«E dov'è che volete condurmi?» lor chiese Rebecca. - -«Ebrea» rispose Corrado «non tocca a te fare interrogazioni. Tu devi -unicamente obbedire. Sappi ciò null'ostante che sei per essere condotta -innanzi al tribunale del Gran-Mastro del nostro sant'Ordine, e che ivi -sarai giudicata.» - -«Sia lode al Dio d'Abramo!» sclamò Rebecca, sollevando al cielo le -mani. «Dirmi che verrò tratta al cospetto di un giudice, benchè sia -nemico al mio popolo, gli è assicurarmi che troverò un protettore. Vi -seguirò col massimo de' contenti, permettetemi soltanto ch'io metta il -mio velo.» - -Scesero indi tutti la scala con passo lento e solenne, e dopo -attraversata lunghissima loggia si chiuse dinanzi a loro una grande -porta fornita di due battitoi, onde si trovarono nella sala ove il -Gran-Mastro avea posto il tribunale suo temporaneo. - -L'estremità inferiore della sala, separata da un cancello, era piena -di molta folla di popolo, perchè il Gran-Mastro avea comandato si -lasciasse ad ognuno libero l'ingresso a fine di rendere più solenne -il giudizio. Laonde non senza fatica vi attraversarono per mezzo i -due Templarii, Rebecca e i quattro armigeri che chiudeano quel ferale -corteggio. E fu in questo intervallo, che una persona non osservata fe' -pervenire un pezzetto di carta fra le mani di Rebecca, che lo ricevè -senza fare su di ciò molta attenzione, ma quanta per altro le bastò -a conservarlo, e che la incoraggiò, pervenuta al luogo assegnatole, -a sollevar gli occhi e ad esaminare in presenza di chi si trovasse. -La scena che le si offerse agli sguardi verrà descritta nel seguente -capitolo. - - - - -CAPITOLO XXXVI. - - »Primier delitto, cui feroce zelo - »Trasse l'iniqua turba de' mortali - »Il far di rei decreti auspice il Cielo - _Il medio evo._ - - -Il tribunale preparato al giudizio dell'innocente quanto infelice -Rebecca occupava il _pulvinare_, ossia la parte alta della grande -sala, specie di pianerottolo da noi già descritto, e sede privilegiata -de' signori de' castelli e di que' loro ospiti cui questi voleano far -onore. - -Rimpetto alla donzella accusata, sopra un seggio più alto di tutti -gli altri, sedeva il Gran-Mastro coperto di bianco mantello, e tenendo -colla mano il bastone mistico che presentava il simbolo dell'Ordine. Ai -piè di lui vedeasi una tavola, e innanzi a questa seduti due scribi, -cappellani dell'ordine, de' quali era ufizio il registrare a mano a -mano le cose che ivi accadevano. Le negre vesti, i capi calvi e le -figure gravi de' ridetti scribi presentavano una specie di chiaroscuro -a petto del contegno bellicoso in cui mostravansi i cavalieri presenti -a quell'adunata: d'essi una parte avea stanza in Templestowe, ed -un'altra al corteggio del Gran-Mastro spettava. Quattro commendatori -erano collocati sopra scanni meno alti del seggio assegnato al -Gran-Mastro, e posti in una linea meno avanzata. Venivano dopo di -questi semplici cavalieri seduti sopra panche ancor meno alte, e così -distanti dai commendatori, come questi lo erano dal Gran-Mastro, dietro -essi ed in piedi scorgeansi gli aspiranti, poi in ultima fila gli -scudieri dell'Ordine. - -Tutto aspirava gravità profonda in quell'assemblea. Ciò nullameno -scorgeansi sulla fisonomia de' cavalieri le tracce d'un ardimento -militare temperato da una specie di solenne raccoglimento che la -presenza del Gran-Mastro inspirava. - -Tutt'all'intorno della sala stavano guardie armate di partigiane, e -la moltitudine che empieva la parte inferiore era stata ivi condotta -dalla curiosità egualmente e dal desiderio di vedere un Gran-Mastro e -una strega ebrea. Beaumanoir avea voluto in tal giorno che le porte -di Templestowe fossero aperte ad ognuno, affinchè non mancasse ogni -possibile pubblicità all'atto di giustizia cui intendeva d'accignersi. -I suoi grand'occhi azzurri s'aprivano, parea quasi, più dell'usato, in -fisando quell'adunanza, composta per vero in gran parte di contadini -dei vicini villaggi, e sarebbesi detto che la fisonomia di lui veniva -dilatata dalla coscienza dell'alta sua dignità, e del merito ch'egli -attribuiva a quel ministerio, in cui avea parte primiera. Si aperse -l'adunata con un salmo che intonarono i due cappellani, e ch'egli -accompagnò con sonora voce, cui gli anni non aveano tolta la forza. -I solenni versetti del _Venite exultamus Domino_, che i Templarii -rintronavano sì sovente nel dar battaglia ai nemici terrestri gli -sembrarono i più addicevoli a celebrare il trionfo cui si prefiggea -riportare contra le potenze infernali; perchè sotto simile aspetto -ei riguardava il giudizio al quale si preparava, e che in sua -deliberazione aveva già pronunziato. - -Cessati i canti, il Gran-Mastro volse gli occhi sopra la comitiva che -gli stava dintorno, e vide vôto il seggio assegnato ad uno di que' -cavalieri. Bois-Guilbert, che vi stava da prima, l'aveva abbandonato, -tenendosi in piedi ad un angolo in vicinanza degli aspiranti, e -dispiegando quanto potea con mano il mantello, quasi sollecito di -nascondere il volto; coll'altra mano strignea l'impugnatura della -spada guernita del fodero, e colla punta di essa descriveva, com'uomo -distratto, linee irregolari su quel pavimento di quercia. - -«Lo sfortunato!» dicea Beaumanoir riguardandolo con aria -compassionevole. «Vedete, Corrado, qual effetto opera sovr'esso la -solennità di questo spettacolo! vedete a qual deplorabile stato un -degno e valoroso cavaliere può essere ridotto dagli sguardi d'una -femmina, se il nemico del genere umano ti aggiugne il soccorso della -magia! Osservate ch'ei non osa alzar gli occhi, nè sovra la donna, nè -sovra di noi! E forse è un incitamento dello spirito maligno che move -la sua mano a descrivere sul pavimento quelle linee cabalistiche. Chi -sa che que' segni non minaccino la nostra vita, la sicurezza di tutti -noi! Ma nulla rileva. Noi disfidiamo le potenze dell'abisso, e ne -trionferemo: _Semper leo percutiatur_.» - -Queste cose egli diceva sommessamente al suo commendator Montfichet, -che gli stava a man destra; indi in tali termini addirizzò la parola -all'assemblea: - -«Valenti e reverendi commendatori e Cavalieri di questo santo Ordine, -miei fratelli e figli, aspiranti, che desiderate portare questa -rispettabile croce, degni scudieri, che partecipate alle nostre -fatiche, e voi cristiani d'ogni classe, sappiate prima di ogn'altra -cosa non essere mancanza in noi di potere, che ne mosse a radunare -questo capitolo. Quantunque poco sia il merito che ravvisiamo in noi -medesimi, pure allorchè ricevemmo questo baston di comando, ne fu -conferito il diritto di giudicare, di condannare, di punire in tutto -quanto riguarda il bene del nostro Ordine. Il beato san Bernardo nelle -regole che ne ha trasmesse lasciò scritto all'articolo cinquantesimo, -che i fratelli non si assembrerebbero in capitolo se non se col -beneplacito del Gran-Mastro, al quale commise il potere di convocare -capitoli generali o particolari secondo lo giudicherebbe a proposito, -nel luogo o tempo che meglio a lui piacerebbe. In questi capitoli è -nostro dovere l'ascoltare gli avvisi di ciascun fratello, e operare -indi giusta le norme del nostro proprio intendimento. Ma ogni qual -volta il lupo infuriato assale il gregge, e rapisce un'agnella, -è dovere del buon pastore il chiamare in soccorso i compagni onde -assalire coll'arco e colla fionda il nemico, non ci scostando mai dalla -massima ben nota a ciascun di noi: _Si percota sempre il leone che -rugge_.» - -«Per tutte queste cagioni abbiamo chiamata alla nostra presenza una -ebrea di nome Rebecca, figlia d'Isacco d'York, femmina conosciuta pei -sortilegi e pei talismani che adopera, ed ai quali ha avuto ricorso -per isviare lo spirito e sedurre il cuore non già d'un abbietto servo, -ma di un nobile cavaliere, non d'un laico, ma d'un uomo dedicatosi -al santo Ordine del Tempio, non d'uno scudiere o d'un aspirante, ma -d'un cavaliere celebre per le sue imprese, e d'uno de' primi in questa -chiara corporazione. Il nostro fratello Brian di Bois-Guilbert ci è -conosciuto, e lo è parimente a tutti coloro che m'ascoltano, come uno -zelante campion della Croce, il cui braccio operò prodigi di valore in -Palestina, e purificò i luoghi santi spargendo il sangue degl'infedeli -che colla loro presenza li contaminavano. La prudenza e la sagacia -non furono in lui men commendevoli del coraggio e del valore; laonde -così in Oriente come in Occidente, i nostri cavalieri ravvisavano in -esso il personaggio più degno d'aspirare a portar questo bastone, ogni -qualvolta sarebbe piaciuto a Dio di alleggerirmi di simil peso.» - -«Venuti noi a sapere che un tal uomo, sì meritevole d'onore e sì -onorato, dimenticò d'improvviso quanto egli doveva al suo carattere, -ai suoi voti, alle sue massime, ai suoi fratelli; che ha veduta con -occhio di concupiscenza una spregevole Ebrea; che ha dimenticati i -pericoli cui si commettea, premuroso unicamente di salvarle la vita, -che per ultimo ha spinto l'accecamento e il delirio fino a condurla -in una delle nostre commende, qual cosa possiamo noi credere se non -se che il ridetto cavaliere sia posseduto dal maligno spirito, o viva -sotto l'influenza di qualche sortilegio e malefizio? Che se ne fosse -lecito pensare altrimenti, nè il grado, nè il valore, nè la fama, in -cui è pervenuto il nostro fratello, nè verun'altra umana considerazione -lo avrebbero posto al sicuro dai nostri giusti castighi. Avremmo -obbedito al sacro testo che ne prescrive rompere qualsivoglia patto -coll'iniquità, _auferte malum e vobis_; e Brian di Bois-Guilbert -verrebbe escluso dalla nostra santa congregazione, quand'anche ne fosse -l'occhio o la mano diritta.» - -«Ma se per via di qualche sortilegio il demonio si è impadronito del -suo spirito, forse perchè questo cavaliere fisò con troppa imprudenza -gli sguardi sopra costei, noi dobbiamo anzichè punirlo, compiangerlo; -prescrivergli una penitenza che lo purifichi, che lo liberi dal suo -traviamento, e rivolgere, il coltello della nostra indignazione sul -maladetto strumento che per poco non fu cagione della sua totale -rovina. Alzatevi dunque, voi tutti che avete cognizione de' fatti -accaduti, e testificate la verità, affinchè ci assicuriamo se la -nostra giustizia possa riposare tranquilla dopo la punizione di questa -Infedele, o se ne sia d'uopo, con mortale ferita del nostro cuore, -procedere ad espedienti più rigorosi contra un nostro fratello.» - -Vennero chiamati molti testimonii per attestare i pericoli a' quali -Brian di Bois-Guilbert s'era commesso per sottrarre la giovane Ebrea -all'incendio del castello, e i modi onde l'aveva indi protetta a -rischio dei propri giorni. Tali particolarità furono narrate con tutta -quella amplificazione, cui generalmente si abbandona lo spirito del -volgo allorchè cadono indagini sopra straordinari avvenimenti, e questa -inclinazione naturale di aggiugnere ebbe nuovo incitamento dall'aria -di soddisfazione, cui nell'udire sì fatti racconti manifestava lo -spettabile personaggio presidente di quell'assemblea. Quindi i pericoli -superati da Bois-Guilbert, assai grandi per sè medesimi, ornati da -que' racconti divennero tali ch'uom ne potea campare in modo sol -prodigioso. Le cure ch'ei si diede onde far salva Rebecca, divennero -un affascinamento di cui non si trovava appena altro esempio; la -docilità colla quale il cavaliere si prestava ad ogni detto dell'ebrea, -quantunque ella non facesse altro che rimprocciarlo, si dipignea -pure come cosa soprannaturale, attesa l'indole violenta ed altera del -cavaliere. - -Venne poscia eccitato il commendatore di Templestowe a descrivere -il modo con cui Bois-Guilbert e l'ebrea erano giunti alla Commenda. -Malvoisin avea preparata con molta arte la sua confessione. Circospetto -nello scegliere quelle frasi che potessero ferir meno l'indole -impetuosa dell'amico suo Bois-Guilbert, lasciò travedere, com'ei -l'avesse creduto preso da temporaneo delirio, sola cagione che potea -tenerlo sì fortemente avvinto nei lacci dell'amata ebrea. Poi con un -sospiro di contrizione manifestò il proprio dolore per aver permesso ad -una tal donna l'adito in quella santa dimora. «Ma» aggiunse ancora «ho -già fatta la debita confessione al rispettabile Gran-Mastro. Egli sa -che le mie intenzioni eran pure, e son pronto a sottomettermi a quella -penitenza ch'ei giudicherà a proposito di comandarmi.» - -«Ben parlaste, fratello Alberto» disse il Gran-Mastro; «rendo giustizia -alle vostre intenzioni. Esse erano buone. Voi volevate rattenere -nella sua carriera colpevole un vostro fratello. Pure la condotta che -adoperaste è riprovevole. Voi vi siete comportato come uno che volendo -arrestare un cavallo impetuoso, lo prendesse per le staffe anzichè -per la briglia, a rischio di far danno a sè stesso senza aggiugnere -il proprio scopo. Reciterete adunque per sei settimane, e due volte -al giorno, le preci di cui il nostro pio fondatore ha prescritta la -recitazione qual debito giornaliero ai Templarii, e in tutto questo -tempo vi asterrete dal mangiar carne. Tale è la paterna penitenza che -per affetto alla vostra anima crediam ben fatto il comandarvi.» - -Il Commendatore con quella sua aria da ipocrita ed indicando la massima -sommessione fece un profondo inchino, e tornò alla sede che avea -lasciata. - -«Non sarebb'egli opportuno, o fratelli» soggiunse il Gran-Mastro -«d'assumere alcune informazioni sulla vita precedente di questa donna, -per iscoprire principalmente, se ella si è giovata d'incanti, di -sortilegi o di talismani, poichè in questa sciagurata bisogna tutto ne -trae a credere che il nostro fratello abbia ceduto alle inspirazioni di -qualche angelo delle tenebre?» - -Armando di Goodalrick, uno dei commendatori presenti all'adunata, -antico guerriero coperto di cicatrici che attestavano quante ferite -egli avea ricevute dai Mussulmani, ed uomo altamente apprezzato da' -suoi fratelli, surse in quell'istante, e salutò il Gran-Mastro in atto -di chiedergli poter parlare, la qual permissione gli fu conceduta. - -«Reverendissimo Gran-Mastro, mi piacerebbe udire dal nostro valoroso -fratello Brian di Bois-Guilbert quai cose egli sappia rispondere a -quanto ha ascoltato, e con qual occhio ei riguardi presentemente la -sciagurata lega in cui è stretto con una ebrea.» - -«Brian di Bois-Guilbert» sollevò la voce Beaumanoir «voi avete udita -l'interrogazione del nostro fratello Armando di Goodalrick. V'intimo -rispondere alla medesima.» - -Bois-Guilbert volse, ma senza rispondere alcuna cosa, il suo volto -verso il Gran-Mastro che gl'indirigeva la parola. - -«Il demonio che lo possede è muto» sclamò Beaumanoir. «Ritirati o -Satana. Parlate, Bois-Guilbert» soggiunse indi allungando verso lui -il bastone «ve ne scongiuro a nome di questo santo simbolo del nostro -Ordine.» - -Bois-Guilbert fece uno sforzo a sè medesimo per nascondere i sensi -di sprezzo e d'indignazione ond'era compreso, sprezzo e indignazione -che ei sapea quanto gli sarebbe stato inutile manifestare. «Reverendo -Gran-Mastro» ei gli disse «Bois-Guilbert sdegna rispondere ad -incolpazioni così vaghe e prive di fondamento. Se v'è chi osi -intaccarlo nell'onore, ei saprà difendere questa sua proprietà -brandendo la lancia, e collo stesso coraggio posto nel combattere -gl'Infedeli.» - -«Noi vi perdoniamo, fratello Brian» soggiunse il Gran-Mastro; -«gloriarvi in tal modo delle vostre imprese dinanzi a noi è un nuovo -fallo, di cui diamo soltanto la colpa al nemico del genere umano che -si è impadronito di voi. Noi vi perdoniamo, il ripeto, perchè non -siete voi che parlate, bensì il demonio che parla per bocca vostra. -Ma coll'aiuto di Dio lo atterreremo, e lo costringeremo a fuggire nel -regno suo delle tenebre.» - -Bois-Guilbert lasciò sfuggire un'occhiata di disdegno indiritta a Luca -di Beaumanoir, ma nondimeno rimase in silenzio. - -«Ora» disse il Gran-Mastro «poichè non possiamo sperare migliore -risposta all'interrogazione mossa dal nostro fratello di Goodalrick, -procederemo oltre nelle nostre indagini, e coll'aiuto del Cielo -leggeremo fino in fondo tal mistero d'iniquità. Si alzino e compaiano -al nostro cospetto tutti coloro che hanno qualche contezza sulla vita e -sulla condotta di questa ebrea.» - -Dopo tai detti si manifestò qualche agitazione in quella parte di sala -ove stavasi il pubblico, e avendone chiesto il motivo, Beaumanoir seppe -trovarvisi un paralitico, a cui l'ebrea aveva ridonato l'uso delle sue -membra col soccorso d'un balsamo portentoso. - -Era questi un contadino d'origine sassone, che non si curava nè poco -nè assai di comparire a quel tribunale, temendo anzi gli si facesse -un delitto d'essere stato guarito da un'ebrea; benchè per vero non -potesse dirsi guarigione compiuta quella che l'obbligava tuttavia a -valersi delle stampelle. Ei fece di mala voglia la sua notificazione, e -quasi era d'uopo cavargli ad una ad una le parole di bocca. Nondimeno -confessò come due anni addietro essendo la sua dimora a York, ove -prestava opera di falegname ad Isacco, lo prendesse una paralisia, -ostinata contra tutti i rimedii, e come quelli somministrati a lui da -Rebecca, e singolarmente un balsamo prodigioso, gli avessero restituito -in parte l'uso delle sue membra. Aggiunse non essere molti giorni -che la stessa Rebecca lo avea nuovamente provveduto di tale balsamo, -facendogli dono ad un tempo di una moneta d'oro per agevolargli i modi -di condursi a vedere i suoi congiunti dimoranti presso Templestowe. - -«E col beneplacito della graziosa Reverenza vostra» continuò il -paralitico «non credo che questa giovane m'abbia voluto male, perchè -ogni qual volta mi sono valso del suo rimedio, ho fatto prima il segno -del cristiano e recitato un _pater_ e un _avemmaria_, nè ciò gli ha -diminuita efficacia.» - -«Zitto là, uomo servo» disse il Gran-Mastro. «A te ben si spetta, a -te che, il confessi tu stesso, vendevi il tuo lavoro ad una maladetta -genia, il vantar cure dovute unicamente a forza d'inferno. Io ti fo -noto, che lo spirito d'abisso ha il potere di mandare infermità a fine -poi di guarirle egli stesso, e così mettere in fama alcune pratiche -infernali. Hai teco il balsamo di cui favelli?» - -Il contadino si frugò con apparentissimo contraggenio per entro le -scarselle, e ne trasse un'ampolla, sul coperchio della quale stavano -impressi alcuni caratteri ebraici, segno manifesto per la maggior parte -di quegli spettatori, che il rimedio usciva dall'officina del diavolo. -Luca di Beaumanoir ordinò gli fosse trasmessa l'ampolla, e le fece il -segno della croce innanzi toccarla. Poi sendo a lui note pressochè -tutte le lingue che si parlavano nell'Oriente, gli fu agevole cosa -il leggere l'iscrizione postavi sopra: _Vinse il leone della tribù di -Giuda_. - -«Mirate la strana possanza di Belzebù!» sclamò egli «che ha forza di -cambiare in bestemmie i testi delle sacre carte, e in veleni le cose -che dovrebbero essere il giornaliero nudrimento dell'anime. Avvi tra -noi qualche medico per dirne di quali ingredienti è composto un tal -balsamo misterioso?» - - [Illustrazione: _Ebbene vi obbedirò da me stessa._ pag. 342.] - -Allora si fecero innanzi due uomini, che medici s'intitolavano. Un -d'essi era un frate, l'altro il barbier del villaggio. Esaminatasi da -costoro l'ampolla, si protestarono inabili ad indicare le cose che -quel balsamo racchiudea; uscirne per altro un odore di mirra e di -canfora, sostanza che l'ignoranza loro qualificò di erbe orientali. -Poi con quella malignità che la ciarlataneria non risparmia a danno di -chiunque ottenga buoni successi nella facoltà medica, senza esserle -ascritto legalmente, diedero a comprendere come, non conoscendosi da -essi la natura di un tal balsamo, sol per opera magica poteva essere -fabbricato, giacchè erano, così dicean, versatissimi in ciascun -ramo dell'arte professata, fin dove il sapere era conciliabile colla -coscienza d'un cristiano. - -Terminatasi questa medica discussione, il contadino chiese umilmente -gli venisse restituito il balsamo statogli così salutare. - -«Qual è il tuo nome, o furfante?» gli domandò aggrottando le -sopracciglia il Gran-Mastro. - -«Higg, figlio di Snell» rispose quel contadino. - -«Ebbene, Higg, figlio di Snell, sappi da me essere miglior cosa il -rimanere paralitico tutta la vita, che dovere la propria salute ai -soccorsi degl'Infedeli, i quali ebbero solamente dal demonio il potere -di dire: alzati e cammina. Egli è anche miglior cosa privar costoro -a viva forza de' loro tesori, che accettarne benevolenza e doni, o -mettersi al lor salario. Ritirati e profitta della lezione.» - -«Mi spiace, con sopportazione della Reverenza vostra, che -l'insegnamento vien tardi per me» rispose il contadino «perchè non -son più buono a far nulla, ma potrò ben additare ai miei due fratelli, -servitori in casa del ricco rabbino Nathan-Ben-Samuel, il precetto di -vostra Grandezza, e spiegar loro come sia cosa più conforme alle leggi -l'assassinare che il servire con fedeltà i propri padroni.» - -«Si faccia ritirar tosto questo sciagurato chiacchierone» sclamò il -Templario; non aspettandosi mai di udire tal conseguenza dedotta dalle -sue massime. - -Higg, figliuolo di Snell, appoggiato alle sue stampelle si mischiò -tosto alla folla. Prendendo però molta parte al destino della sua -benefattrice, e sollecito d'ascoltare come si conchiudea, rimase nella -sala, a rischio di scontrarsi un'altra volta nel guardo burbero del -terribile giudice, di cui lo facea fremere la sola presenza. - -Il Gran-Mastro ordinò allora che si levasse il velo Rebecca, la quale -schiudendo le labbra per la prima volta, rispose timidamente, ma -con dignità, che le figlie d'Israele non avevano l'uso di scoprire -al cospetto del pubblico il volto. Tal modesta risposta, e il tuono -timido di voce dal quale fu accompagnata, commossero a favore di -lei tutto quell'uditorio. Il solo Beaumanoir, credendosi dalla -coscienza obbligato a reprimere qualsivoglia moto d'umanità, capace di -raffreddare il suo zelo nell'eseguir cosa da lui riguardata siccome -debito, reiterò il comando; laonde una di quelle guardie fe' l'atto -di strappare il velo alla giovane Israelita. Ma questa, alzatasi -immantinente, s'indirisse al Gran-Mastro e ai cavalieri che le -stavano attorno «Per l'amore delle figlie vostre!» sclamò.... «Ah! io -dimenticava che non ne avete. Dunque, per quella tenera ricordanza, -che serberete almeno delle vostre madri, delle vostre sorelle, deh! -vi supplico, non sofferite che un uomo alla presenza vostra commetta -la mano sopra un'infelice donzella! Voi siete gli anziani del vostro -popolo. Ebbene! vi obbedirò da me stessa.» - -Sì fatti accenti vennero pronunziati con tal espressione di -rassegnazione e dolore che quasi ne intenerì persino il cuore di -Beaumanoir. Nel medesimo tempo sollevando essa il velo lasciò veder -quel suo volto cui invermigliava il pudore, e dignitoso a malgrado -dello spavento onde era compresa. L'avvenenza di lei eccitò un -bisbiglio mosso da ammirazione, e quei giovani cavalieri, l'un -l'altro guardandosi, sembravano dirsi cogli occhi esser que' vezzi il -possentissimo sortilegio da cui fu vinto il cuore del loro fratello. -Ma Higg, figliuolo di Snell, fu quell'unico che l'aspetto della -sua benefattrice costrinse a rompere a suo malgrado il silenzio: -«Lasciatemi uscire» gridò questi agli armigeri che custodivano la -porta; «il sol vederla mi ucciderebbe.... Non sono io nel novero de' -suoi carnefici?» - -«Non ti angosciare, buona persona» disse la giovane che intese tale -esclamazione. «Tu non hai potuto nuocermi col dire la verità, nè il tuo -affannarti mi giova. Taci, o ritirati.» - -Le guardie stavano per mettere Higg fuor della porta, temendo che ei -turbasse una seconda volta quell'assemblea, della qual colpa potea -sovr'esse ricadere la punizione; ma questi, cambiando d'avviso, promise -loro di serbare il silenzio, onde gli concedettero che rimanesse. - -Vennero allora chiamati a comparire que' due armigeri, de' quali -Alberto di Malvoisin avea favellato a Montfichet. Benchè costoro -fossero malvagi indurati nella perversità, la vista di colei che -stava per essere la loro vittima, l'avvenenza della medesima, la sua -fisonomia nobile e commovente, li tennero come perplessi un istante. -Ma un severo guardo di Malvoisin rendè a questi la feroce loro -intrepidezza; laonde, con tal ordine che avrebbe eccitato sospetto in -tutt'altri giudici non parziali, enumerarono le particolarità de' fatti -falsificati a danno della rea convenuta; o se anche erano indifferenti -per sè medesimi, sotto aspetto d'indifferenti non li presentavan -costoro, e gli accompagnavano di sinistri commentarii, da' quali -chiara appariva la perfidia di queste attestazioni, che i criminalisti -de' nostri giorni avrebbero divise in due classi, una di fatti -inconcludenti, l'altra di fatti fisicamente impossibili. Ma in tale -secolo d'ignoranza e di superstizione, sì gli uni che gli altri fatti -erano assunti siccome prove di delitto. Del genere degl'inconcludenti -sarebbero stati gli asserti di avere più volte intesa Rebecca parlare -una lingua sconosciuta a chi l'ascoltava, e udita, intonar canzoni, -di cui non si comprendevano le parole, e che nullameno allettavano -l'orecchio, e faceano impressione nel cuore; d'aver ella talvolta mosse -interrogazioni a sè medesima, come aspettandone la risposta. Di tal -natura erano parimente le considerazioni fatte sugli arredi di lei, -foggiati diversamente da quelli che le donne inglesi di buona fama -vestivano, e sulle linee cabalistiche e i caratteri ignoti o improntati -sugli anelli ch'ella aveva alle dita, o ricamati sul velo onde -coprivasi. - -Tai circostanze cotanto naturali e comuni vennero ascoltate gravemente -siccome prove, o almeno siccome forti presunzioni della corrispondenza -che Rebecca mantenea colle potenze d'abisso. - -Ma uno di cotesti armigeri portò una attestazione più diretta, e che -quantunque affatto fuor del possibile fu creduta dalla maggior parte -di quella assemblea, ove il numero degli stupidi prevaleva ancora a -quello degli scellerati. Costui pertanto attestò di avere veduta una -maravigliosa cura operata da Rebecca sopra un uom ferito nel castello -di Torquilstone. «Dopo i segni» narrava l'armigero «fatti dalla maga -sulla ferita, dopo certe parole misteriose da essa pronunziate, e _da -me non intese per la grazia di Dio_» il perfido narrator soggiugnea -«il ferro della freccia uscì della piaga, che, fermato il sangue, -immantinente si chiuse. Un'ora dopo, questo ferito era con me su -i baluardi e m'aiutava a lanciar pietre sugli assedianti.» La qual -favola si fondava forse sul fatto vero delle cure che nel castello di -Torquilstone prestò ad Ivanhoe Rebecca. Tanto più era difficile cosa -il convincere di falsità questo guadagnato armigero, che costui per -convalidare d'una prova materiale le verbali testimonianze, si trasse -di saccoccia un ferro di freccia, affermando essere quell'istesso che -portentosamente uscì della ferita. - -Il collega di costui, stando di guardia sopra una torre, avea potuto -vedere la scena accaduta fra Bois-Guilbert e Rebecca, allorquando -ella fu in procinto di lanciarsi dal pianerottolo che sporgea fuori -della finestra di quella stanza ove l'infelice era stata rinchiusa. -Non volendo costui star di sotto al suo camerata, attestò avere veduta -Rebecca farsi all'orlo del pianerottolo, trasformarsi in cigno d'un -candore che abbarbagliava la vista, svolazzare per tre volte attorno -alla gran torre di Torquilstone, poi tornare sulla stessa finestra e -riassumere la forma sua primitiva. - -Una metà di prove sì rilevanti sarebbe stata oltre l'uopo a chiarire -fattucchiera una vecchia povera e brutta, quand'anche non ebrea. Ma -questa fatal circostanza congiunta a un tanto cumulo di accuse rendea -inutili schermi contra l'impressione che queste produssero la stessa -avvenenza e gioventù di Rebecca. - -Il Gran-Mastro dopo avere raccolti i suffragi chiese in solenne tuono -a Rebecca, se ella avesse veruna cosa da addurre contra la sentenza di -condanna ch'egli stava per profferire. - -«L'invocare la vostra pietà» disse l'avvenente Israelita con tremante -voce che indicava l'agitazion del suo animo «sarebbe un soccorso -inutile quanto abbietto ai miei occhi; il dirvi, che l'aver cura de' -feriti e degl'infermi, quantunque di fede diversa, non può spiacere al -comun fondatore e della vostra e della mia religione, non mi gioverebbe -di più; l'accertarvi, che sono per la maggior parte imposture le cose -contra me asserite da cotesti due uomini, ai quali possa Dio perdonare, -avventurerebbe le mie parole a non essere credute da voi, i quali -giudicate possibili i prodigi ch'essi narrarono. Nè maggior vantaggio -spererei dal farvi presente, che le mie consuetudini, la mia lingua, -le mie vesti son quelle del popolo a cui appartengo. Nemmeno cercherò -discolparmi col pregiudizio del mio oppressore, che sta qui ascoltando -le calunniose finzioni, onde sembra vogliasi trasformare in vittima chi -fu il mio tiranno. Tra lui e me sia giudice Iddio! Egli è della vostra -fede, e il menomo accento pronunziato da lui otterrebbe da voi più -fiducia di quante proteste le più solenni potesse mettere una misera -Ebrea. Quindi non ritorcerò contr'esso l'accusa mossa a mio danno. -Ma egli è a voi, sì, gli è a voi, Brian di Bois-Guilbert, che io mi -appello; eccito voi a chiarire, se le colpe appostemi sien calunniose e -fallaci.» - -Tacque ella un istante, e tutti gli occhi si conversero sopra -Bois-Guilbert, che tuttavia manteneva il silenzio. - -«Parlate» ella continuò «se voi siete uomo, se voi siete cristiano. -Io ve ne supplico per l'abito che portate; pel nome famoso de' vostri -maggiori; per l'ordine cavalleresco di cui andate fregiato, per l'onore -della madre vostra; parlate; dite. Son io colpevole de' delitti che mi -vengono imputati?» - -«Rispondetele, o mio fratello» disse Beaumanoir «se però il nemico -infernale, contra cui vi veggio lottare, ve ne lascia la facoltà.» - -E per vero dire, Bois-Guilbert era sì fattamente agitato dai diversi -affetti che gli facean guerra nell'animo, da poter credersi anche -all'aspetto della sua fisonomia, che una forza soprannaturale lo -traesse allo stato convulsivo in cui si vedeva. Girando attorno gli -occhi in ispaventevole modo, sclamò finalmente con sorda voce, e -volgendo un guardo a Rebecca: «La carta! la carta!» - -«Ecco, ecco» disse Beaumanoir «una nuova prova. La vittima dei -sortilegi di questa sciagurata Ebrea non può ad onta d'ogni sforzo -pronunziar altre voci che _la carta_. Il vedo; la fatal carta, su di -cui senza dubbio costei ha scritte le parole cabalistiche nelle quali -sta tutto l'incanto, e che lo costringono in questo punto al silenzio.» - -Ma Rebecca interpretò in altro modo le parole che pareano veramente -strappate di bocca a Bois-Guilbert; e in quell'istante si ricordò del -pezzetto di carta postole tra le mani all'atto di entrar nella sala, -e da lei conservato sino a quella ora; onde mandò sovra di esso e di -soppiatto uno sguardo, e vi lesse scritto in caratteri arabi: _Chiedete -il combattimento e un campione_. La specie di bisbiglio che la -risposta di Bois-Guilbert avea mosso nell'assemblea, ove ciascuno sul -significato da attribuirsi a tale risposta consigliava col suo vicino, -agevolò a Rebecca i modi e di leggere il biglietto e di lacerarlo dopo -letto senza che alcuno se ne avvedesse. - -Tornato a regnare il silenzio: «Rebecca» le disse il Gran-Mastro «tu -vedi che non puoi trarre alcun vantaggio dalle risposte di questo -sfortunato cavaliere. L'avversario che lo tormenta è più forte di lui. -Hai tu null'altro da dire?» - -«Sì» rispose Rebecca «le medesime vostre leggi m'offrono un'altra prova -onde salvar la mia vita. Questa è ben misera, almeno da poco in qua; -nondimeno ella è un dono di Dio, e non debbo sprezzarla. Userò di tutti -i modi ch'ei mi concede a difenderla. Io sono innocente. Calunniosa -è l'accusa portata sopra di me. Chiedo provarla tale per via di un -combattimento giudiziario e di un campione.» - -«E chi vorrà» riprese a dire Beaumanoir «alzar la sua lancia per una -strega, per un'Ebrea?» - -«Dio mi farà sorgere un difensore. Ella è cosa impossibile che -nell'Inghilterra, in questa contrada, ove soggiornano tanti uomini -generosi, prodi ed umani, uno non se ne trovi, il quale voglia -combattere per l'innocenza e per la giustizia. Ma a me basta il chieder -la prova del combattimento giudiziario. Eccone il pegno.» - -Dette tai cose, e toltosi uno de' suoi guanti ricamati lo gettò dinanzi -al Gran-Mastro con tal aria di modestia e di dignità, che fe' ammirata -in uno e sorpresa tutta quell'adunanza. - - - - -CAPITOLO XXXVII. - - »Della disfida ecco il segnal: se ardito - »V'ha tra voi per raccorlo, in pensier volga - »Qual nemico potria vedersi a petto. - _Shakspeare._ - - -Persino Luca di Beaumanoir fu commosso dal modo pieno di grazia e di -nobiltà, onde Rebecca ricorse a quest'ultima appellazione. Per natura -non era egli crudele, nè tampoco sarebbe stato severo, se il suo -cuore, serbatosi peregrino alle soavi passioni, non avesse acquistato -a grado a grado inflessibil durezza dalla vita ascetica professata, -dalla consuetudine delle pugne, dalla coscienza del supremo potere in -lui concentrato, e finalmente dalla supposta necessità di sradicare -l'eresia e di soggiogar gli Infedeli, la qual cosa ei riguardava come -supremo dovere. I suoi lineamenti perdettero alcun poco dell'ordinaria -austerità, in fisando gli sguardi sull'amabile creatura, che sola, -priva di soccorritori e d'amici con tanto coraggio e nobiltà da sè -medesima si difendea. Fece per tre volte il segno della croce, temendo -senza dubbio che la nuova commozione cui soggiacea l'animo suo, di -tempera per solito più dura dell'acciaio della sua spada, fosse ella -pure l'opera di qualche sortilegio. - -«Giovinetta» finalmente le disse «se la pietà che tu m'inspiri è -cagionata da qualche pratica di magia alla quale tu abbia avuto -ricorso, grand'è il tuo delitto, ma più mi giova il credere tale pietà -un sentimento naturale al mio cuore, che è addolorato in veggendo -come una creatura fornita di tanti esterni doni sia divenuta un vaso -di perdizione. Confessa le tue colpe, o mia figlia; pentiti, abbiura -i tuoi errori; abbraccia la nostra santa fede, di cui questo bastone -porta l'emblema, e puoi ancora essere felice in questo mondo, come -nell'altro. Collocata in qualche casa religiosa d'un ordine de' -più austeri, ti rimarrà tempo ad orare ed a far penitenza. A tai -patti ricevi la vita. Quai vantaggi ritraesti dalla legge di Mosè ad -ostinarti a morire per essa?» - -«Ella è la legge de' miei padri» Rebecca rispose: «fu data sulla cima -del Sinai in mezzo a' tuoni ed ai lampi, e lo credete voi medesimi, se -pure siete cristiani. Voi dite che una tal legge fu ritrattata; e ciò è -quanto non m'hanno insegnato a credere ancora.» - -«Si chiami il nostro cappellano» disse Beaumanoir «e ch'egli spieghi a -questa Infedele ostinata....» - -«Perdonatemi se v'interrompo. Io non sono che una giovane inesperta, e -incapace di argomentare sulla verità della mia religione; ben so morire -per essa, se tale è il volere di Dio. Permettetemi di domandarvi se -accettate la mia istanza per ottenere il combattimento giudiziario.» - -«Mi si trasmetta il suo guanto» disse allora Beaumanoir. «Gli è un -pegno ben debole, ben leggiero» soggiunse egli nell'esaminarlo «per -una domanda sì rilevante quant'è quella d'un combattimento all'ultimo -sangue. Considera bene questo guanto, o mia figlia, e fanne confronto -colle manopole che coprono le nostre mani; e tal differenza passa -appunto fra la tua causa e quella del Tempio. Pensa essere il nostro -Ordine che tu disfidi.» - -«Mettete nella bilancia la mia innocenza» rispose Rebecca «e il guanto -di seta farà sollevare il piattello che conterrà la manopola di ferro.» - -«Tu persisti adunque nel rifiuto di confessare le tue colpe, e nella -audace disfida da te promossa?» - -«Vi persisto, nobil signore.» - -«Ebbene, sia fatto a norma dell'inchiesta, e il giudizio di Dio provi -qual sia la buona causa.» - -«_Amen!_» risposero i commendatori collocati presso il Gran-Mastro. - -«_Amen!_» ripeterono i cavalieri e tutta quell'adunanza. - -«Miei fratelli» disse Beaumanoir «vi è noto come potremmo ricusare a -cotesta donna il privilegio del combattimento giudiziario. Ma, benchè -ebrea e infetta di magia, ella è straniera e priva d'altra difesa. -Implora il benefizio delle salutari nostre leggi. Non sia mai che -glielo neghiamo. Per altra parte, quantunque ci siam consacrati allo -stato religioso, non perdemmo quindi l'essere nostro di cavalieri e -soldati, e arrossiremmo di ricusarle tal prova qualunque ne fosse il -pretesto. Udite pertanto, fratelli miei, lo stato di tale bisogna. -Rebecca, figlia di Isacco, ebrea di religione, che una moltitudine di -circostanze più che sospette accusa d'avere operati sortilegi sopra -la persona d'un nobile cavaliere del nostro sant'Ordine, domanda -il combattimento per fare prova di sua innocenza. A chi giudicate -voi debba consegnarsi il pegno della battaglia, nominandolo nostro -campione?» - -«A Brian di Bois-Guilbert» disse tosto il commendatore di Goodalrick. -«A lui particolarmente un tale affare si aspetta, ed egli ne conosce la -giustizia meglio di ognuno.» - -«Ma il nostro fratello Brian vive ora sotto l'influenza d'un -sortilegio. Ciò vi facciamo osservare per un riguardo di prudenza; -non già che trovisi in tutto l'Ordine un braccio cui più di buon grado -volessimo affidare la difesa dell'Ordine stesso.» - -«Reverendo Gran-Mastro» il Commendatore riprese a dire «vi debbe esser -noto non trovarsi malefizio assai forte per prevalere sopra un campione -allorquando si offre ad un cimento che è giudizio di Dio.» - -«A tal ragione mi arrendo» soggiunse Beaumanoir. «Alberto di Malvoisin, -rimettete a Brian di Bois-Guilbert il pegno della battaglia. Fratello -Brian, noi vi esortiamo a combattere col vostro coraggio, e a non -dubitare del trionfo della buona causa. Rebecca, ti concediamo tre -giorni, incominciando da questo, onde tu possa provvederti d'un -campione.» - -«Ben è breve sì fatto indugio, onde una straniera, una donna di -religione diversa dalla vostra, possa sperare di rinvenire un uomo che -voglia cimentare per essa il proprio onore e la vita.» - -«Non ne è lecito prolungarlo» rispose il Gran-Mastro. «Il combattimento -dee seguire alla nostra presenza, e possenti motivi nel quarto giorno -ne chiamano altrove.» - -«Sia fatta la volontà di Dio!» rispose Rebecca. «Pongo ogni mia fiducia -in quel solo che può in un punto operare più cose di quante ne possa -l'uomo nel durare d'una eternità.» - -«Non v'ha obbiezione contra un tal detto» soggiunse Beaumanoir «ma -noi sappiamo chi è colui che può talora vestir le sembianze d'angelo -di luce. Non resta più che a deliberare sul luogo della pugna, e del -supplizio, se questo dovrà accadere. Ove è il commendatore Malvoisin?» - -Malvoisin stavasi presso a Bois-Guilbert, tenendo tuttavia fra le mani -il guanto di Rebecca, e parlandogli sommessamente, ma con voce animata. - -«Ricuserebbe egli il pegno della battaglia?» chiese in tuono severo il -Gran-Mastro. - -«No, reverendo Gran-Mastro,» rispose Malvoisin, sollecito di nascondere -il guanto sotto al mantello; «egli accetta. Quanto al luogo della -lizza, io vi propongo il campo di san Giorgio, pertenente alla -commenda, e ove siam soliti condurci ad armeggiare.» - -«Ottimamente» disse il Gran-Mastro. «Rebecca, gli è in campo chiuso -che dovrai presentare il tuo campione; e s'ei non riporta vittoria, se -niuno si presenta a combattere in tua difesa, tu perirai della morte -serbata alle fattucchiere, perchè tale è la nostra sentenza. Che questo -giudizio venga registrato ne' nostri archivi, e se ne faccia pubblica -lettura, onde nessuno possa allegare eccezion d'ignoranza.» - -Uno de' cappellani, che adempiea ufizio di notaro, scrisse tale -giudizio, sopra un grosso registro _in foglio_, ove si soleano -trascrivere gli atti capitolari del Tempio, e poi ch'ebbe terminato, -uno de' suoi colleghi ne fece lettura ad alta ed intelligibile voce. - -«Dio soccorra la buona causa!» disse il Gran-Mastro terminata che fu la -lettura medesima. - -«_Amen!_» rispose tutta quell'assemblea. Rebecca serbò il silenzio, -sollevò gli occhi al cielo, ed incrocicchiate le braccia sul -petto, rimase un istante in tal atto. Poi, voltasi modestamente al -Gran-Mastro, gli rimostrò come fosse d'uopo il permetterle di porsi in -corrispondenza coi propri amici a fine d'instruirli dello stato in cui -si trovava, e di procacciarsi meglio un campione che la causa di lei -difendesse. - -«È giustissima si fatta inchiesta» Beaumanoir le rispose. «Scegli il -messo che più t'aggrada, e gli sarà libero l'ingresso alla stanza della -tua prigione.» - -«Avvi alcuno tra voi» disse Rebecca volgendosi all'uditorio «che mosso -da amor di giustizia, o dalla speranza di una larga ricompensa, voglia -prestar tal servigio ad una giovane innocente altrettanto quant'è -sventurata?» - -Niuno rispose, perchè non trovavasi chi ardisse alla presenza del -Gran-Mastro esternare premura per un'ebrea dallo stesso Gran-Mastro -condannata siccome strega, e mettersi così a rischio di venir -sospettato partigiano del giudaismo o della negromanzia. Quindi nè la -pietà, nè l'adescamento medesimo d'una ricompensa ebbero forza bastante -a vincere un tale timore. - -Rebecca rimase alcuni istanti in uno stato d'inquietezza, che sarebbe -impossibile cosa il descrivere. «E il crederò a me medesima?» ella -esclamava «ed è sul suolo inglese ch'io mi vedo priva di quella debole -speranza di salvezza, su cui mi era lecito ancora fondarmi, e ciò per -non esservi chi si presti ad un atto caritatevole che non verrebbe -negato a qualsivoglia reo anche il più abbietto?» - -«Io non posso camminare che reggendomi alle stampelle» sclamò Higg, -figliuolo di Snell «ma se movo alcun poco le gambe, a voi sola ne ho -l'obbligazione. Quindi adempirò io le vostre commissioni quanto meglio -mi verrà fatto. Oh! piaccia a Dio che i miei piedi possano ammendare le -colpe della mia lingua! Me infelice! quando ebbi la sfortuna di render -giustizia alla vostra carità, non m'immaginai certamente che v'avrei -posta in pericolo.» - -«Dio ordina a suo grado le cose» rispose Rebecca. «Fra le sue mani lo -strumento il più debole può bastare a rompere i ferri della nostra -cattività; e sol ch'ei vuole la lumaca ne diviene messaggero agile -quanto il falcone.» - -Sopra un pezzo di pergamena che uno de' cappellani le porse per ordine -del Gran-Mastro, ella scrisse diverse righe in ebraico. «Cerca Isacco -d'York» diss'ella ad Higg, «e consegnagli questo biglietto. Eccoti il -danaro onde tu possa noleggiare un cavallo e pagar le tue spese. Non -saprei dire se tal presentimento mi derivi dal cielo, ma spero non -morire della morte che a me si crede serbata. Il giusto Iddio susciterà -un difensore a mio scampo. Addio, pensa che la mia vita dipende dalla -tua sollecitudine.» - -Molti spettatori cercarono stogliere Higg dal toccar solamente un -biglietto scritto in caratteri cabalistici, ma egli rimase fermo in -volere render servigio alla propria benefattrice. «Ella sanò il mio -corpo» loro dicea «nè so persuadermi che sia mente di lei mettere in -rischio l'anima mia.» - -Dette le quali cose uscì tosto di Templestowe. - -«Mi farò prestare il cavallo del mio vicino Buthan» meditava egli nel -riprendere la via del proprio villaggio «e con questa cavalcatura, e -aiutato dalla grazia di Dio, giugnerò sollecito a York.» - -Per una fortunata combinazione non gli fu d'uopo di far tanto viaggio. -Non si era scostato che d'un quarto di miglio dalla Commenda, -allorquando s'accorse di due uomini a cavallo, che ai loro gialli -berrettoni ravvisò per ebrei; ed anzi giunto più vicino ai medesimi -vide che l'un di essi era lo stesso Isacco, l'altro il rabbino -Ben-Samuel. Questi facean la ronda attorno del castello di Templestowe, -ma non osavano entrarvi per essere stato detto loro, che in quel tempo -il Gran-Mastro s'interteneva a processare una strega. - -«Fratello Ben-Samuel» all'altro diceva Isacco «la mia anima è inquieta, -nè senza cagione. L'accusa di negromanzia è uno fra i pretesti di cui -spesse volte si valgono i nostri persecutori.» - -«Calmatevi, fratello» rispondeva Nathan; «voi siete ricco abbastanza -per non temere i Nazareni. Tutto si ridurrà a spendere, un po' più, -un po' men di danaro. Il danaro ha sovr'essi tanta virtù, quanta ne -avea su i cattivi spiriti l'anello di Salomone. Ma chi è questo povero -sgraziato che s'avanza ver noi reggendosi alle stampelle? Sembra ci -voglia parlare. Amico» diss'egli ad Higg «hai tu bisogno de' soccorsi -dell'arte mia? non te li ricuso, ma avverti questo: non darei un -_aspro_ ad un che io trovi accattando sulla strada maestra. Non ti -servono più le tue gambe? Capisco bene che non potresti far nè il -corriere, nè il pastore, nè il soldato: ma a quanto mi sembra hai buone -braccia, e vi sono altri mestieri ne' quali avresti modo.... In somma, -fratello, che male avete?» - -Nel durare di tale arringa Isacco avea preso il biglietto presentatogli -da Higg, e appena postivi gli occhi sopra cambiò di colore, mise un -profondo gemito e stramazzò da cavallo, rimanendo per qualche istante -fuori di sentimento. - -Della qual cosa turbato il rabbino saltò di sella, e dopo avere fatto -fiutare un elissire che portava seco al compagno, diede mano agli -strumenti di chirurgia cui parimente professava, accingendosi a trargli -sangue, allorchè Isacco rinvenne. Qual fu la maraviglia di Nathan in -veggendolo gettar lunge da sè il berrettone e spargere di polve i suoi -grigi capelli! Lo credè assalito da un'impeto di vertigine; laonde, non -declinando dalla prima intenzione, riprese in mano i suoi strumenti. Ma -Isacco non tardò a fargli manifesta la vera origine di quel suo stato. - -«Figlia del dolore!» esclamò «Ti doveva essere imposto il nome di -_Benoni_, e non di Rebecca. Possa la mia morte preceder la tua, -affinchè io non mi tragga a maledire il creatore e perder l'anima mia!» - -«Che osate voi dire, o fratello?» sclamò il rabbino. «E un figlio -d'Israele può favellare in tal guisa? Qual cosa dunque è accaduta a -vostra figlia? Io spero ch'ella non sia ancor tolta dal novero dei -viventi.» - -«Ella vive» rispose Isacco «ma come Daniele nella fossa de' leoni, -come i tre fanciulli nella fornace. Ella è prigioniera de' figli di -Belial, che stanno per compiere sovr'essa gli atti di lor crudeltà, -sordi a qualunque voce di compassione per la sua innocenza, per la sua -giovinezza. Ella era sul canuto mio crine una corona di palme, eccola -appassita in una notte come la zucca di Giona. Figlia dell'amor mio! -conforto di mia vecchiezza! solo rampollo della mia amata Rachele! le -tenebre della morte già ti circondano!» - -«Però quali cose si contengono in questo scritto? non indica forse -quanto può farsi per liberarla?» - -«Leggete, fratel mio, leggete, perchè i miei occhi sono appannati dalle -lagrime.» - -Presosi dal rabbino il biglietto di Rebecca, lesse le note scritte in -ebraico, delle quali sì era il tenore: - - — _Ad Isacco, figlio d'Adonikam, nomato dai gentili Isacco d'York._ - - _Che le benedizioni della Terra Promessa crescano sopra di lui._ - - PADRE MIO, - - — Son condannata a morte per un delitto che nemmeno conosco, per - delitto di negromanzia. Se nel termine di tre giorni, incominciando - da questo, si può rinvenire un uom valoroso, atto, giusta gli usi - de' Nazareni, a difendere nel campo di san Giorgio la mia causa con - lancia e spada, Dio forse gli darà forza bastante per far trionfare - l'innocenza, sfornita ora di tutt'altro soccorso. Ma nessuno si - trova, le giovani figlie della tribù d'Israele possono fin d'ora - piangere sul mio destino, come su quello d'un fiore abbattuto dalla - falce del mietitore. Cercate quindi soccorso ovunque crediate di - poterne trovare. Un guerriero nazareno, Wilfrid figlio di Cedric, - detto Ivanhoe dagli Infedeli, acconsentirebbe, cred'io, a prender - l'armi in mia difesa; ma non lo giudico ancora in essere di - sopportare il peso della sua armatura. Ciò nullameno, padre mio, - fatelo istrutto dello stato a cui sono ridotta. Egli fu nostro - compagno di schiavitù. Forse gli riuscirà trovarmi un campione. E - dite ancora a questo Wilfrid, figlio di Cedric, che Rebecca, sia - ch'ella viva, sia ch'ella perisca, morirà innocente del delitto cui - l'hanno incolpata. Se è volontà di Dio che voi rimaniate privo di - vostra figlia, deh! non soggiornate più lungo tempo in questa terra - di sangue, ritiratevi a Cordova, nella quale città il fratel vostro - vive all'ombra di quel trono occupato dal Saracino Boabdil; poichè - i Mori non sono verso la schiatta di Giacob più crudeli di quel che - il sono i Nazareni dell'Inghilterra. — - -Isacco ascoltò con molta calma la lettura di questa lettera; ma -allorquando fu terminata, tornò a prorompere nei primi atti di dolore -co' modi soliti agli Orientali, gettando polve sul proprio capo, e -lacerandosi le vestimenta: «Mia figlia, mia Rebecca, carne della mia -carne, ossa delle mie ossa!» - -«Fatevi coraggio» gli disse il rabbino. «Col darsi in preda al dolore -non si rimedia a nulla. Cignetevi le reni e correte in traccia di -Wilfrid, figlio di Cedric. Forse ne avrete consigli o anche soccorsi. -Egli è l'uomo favorito di Riccardo Cuor-di-Leone, che una voce diffusa -per ogni dove fa reduce in mezzo a noi. Forse potrà ottenerne un -decreto che impedisca a cotesti uomini sanguinolenti, vero disonore -del Tempio da cui prendon nome, il mandare ad effetto un giudizio sì -barbaro.» - -«Andrò dunque in cerca di questo Ivanhoe, del _bravo giovane_, che, -lo so io, ha compassione anche de' poveri esuli della terra di Giacob. -Ma il male è che non è ancora in istato di addossare le proprie armi, -nè vedo altro cristiano che possa voler combattere per una figlia di -Sion.» - -«Voi parlate siccome uomo che non conosce bene i Gentili. A furia d'oro -comprerete il loro valore, a furia d'oro comprerete a voi sicurezza. -Confortatevi, nè ora pensate ad altro che a raggiugnere questo Wilfrid -d'Ivanhoe. Per parte mia corro io parimente ad adoperarmi a pro vostro, -perchè sarebbe grave colpa il non soccorrere un proprio fratello -oppresso da tanta calamità. Mi trasferisco a York, ove molta mano di -guerrieri è assembrata: possibile che fra di loro uno almen non ne -trovi, il quale si assuma incarico di difendere vostra figlia? Perchè -l'oro è il dio di costoro, e per l'oro ingaggerebbero la loro vita, -come fanno de' propri averi... Ma voi, mio fratello, vi addosserete -qualsivoglia obbligo ch'io potrò a nome vostro incontrare?» - -«Sì certamente, e benedico Iddio che mi ha mandato un tale consolatore, -un tale sostegno nelle sciagure... Però badate di non conceder loro, ad -un tratto quel che domandano; abbiate a cuore i miei interessi. Taluno -di questi maladetti nazareni è capace di venir fuori con pretensioni di -marchi d'oro, poi contentarsi di sole once... In somma, fate il meglio -che potete, perchè io son disperato. Di che mi gioverebbe tutto il mio -oro dopo che avessi perduta mia figlia?» - -«Addio» disse Nathan «gli è tempo di operare. Possa far ritorno nel -vostro cuore la pace!» - -Si abbracciarono essi, e ciascuno s'avviò per diversa strada. - -Higg, figlio di Snell, rimase presso i medesimi tutto il durare del -loro colloquio, di cui nulla comprese, perchè parlavano ebreo. Gli -accompagnò per alcun tempo col guardo. — «Cani d'ebrei!» esclamò, -poichè ebbe cessato dal vederli «non badano a me più di quel che -farebbero con un Turco o con un Pagano. Almeno m'avessero gettato -uno o un paio di zecchini! Era forse obbligato io a portar loro -quello scarabocchio, Dio sa che cos'era! a rischio di restarne -ammaliato, come diverse brave persone m'hanno avvertito? Qual -vantaggio mi frutterebbero le monete che mi ha donate la giovane, se -si convertissero in foglie secche? e soprappiù mi sarò guadagnato per -tutta la vita il soprannome dello _zoppo corrier degli Ebrei_. Credo -veramente che costei m'abbia stregato, poichè non ho saputo spacciarmi -dall'eseguire le sue commissioni. Ma chi non ha stregato di quelli -che le si avvicinano, fossero ebrei o cristiani? Mi pare che nessuno -le possa negar nulla di quanto ella chiede, e darei volentieri la mia -bottega e i ferri di bottega sol per salvarle la vita.» - - - - -CAPITOLO XXXVIII. - - «Alma superba, disdegnosa alberga - «A te nel sen; superba, disdegnosa - «Alma a tua volta in questo sen ravvisa. - _Seward._ - - -Volgeva al termine il giorno che schiarì il giudizio di Rebecca, e -lo splendor del sole cedeva luogo al crepuscolo, allorquando la bella -Ebrea, fedele sempre ai doveri della propria religione, avea terminata -la preghiera sua della sera, e udì picchiar dolcemente alla porta della -stanza, ove l'aveano condotta dopo che fu pronunziata la sua sentenza. - -«Entrate, se siete amico» diss'ella; «e quand'anche foste un nemico, io -non ho modi per impedirvi l'accesso.» - -«Gli è d'uopo ch'io sia o l'uno o l'altro» disse in entrando -Bois-Guilbert «e le conseguenze del colloquio a cui vengo, -m'instruiranno quai delle due parti dovrò sostenere.» - -Spaventata alla vista d'un uomo, dalla cui passione colpevole Rebecca -scorgea l'origine d'ogni presente sventura, si fece addietro sinchè -toccasse l'estrema parete dell'appartamento, dando a divedere nel volto -agitazione anzichè tema, e stette in piedi in questa postura colle -spalle al muro, come persona, che assalita dai masnadieri appoggia il -dorso ad un albero, risoluta a vender caro la propria vita. - -«Voi non avete alcun motivo di temermi, o Rebecca; o, per parlare -più aggiustatamente, voi non avete alcun motivo di temermi in simile -istante.» - -«Di fatto io non vi temo» rispose Rebecca benchè l'affaticato respiro -della medesima sembrasse dismentire l'eroismo che ne' suoi discorsi -manifestavasi «ho posta in Dio ogni mia confidenza, ei mi concederà, se -lo vuole, soccorso.» - -«Di tal soccorso non avete d'uopo contro di me. Non son distanti da -noi che due passi le guardie incaricate di custodirvi sino all'istante -di venir condotta al luogo del vostro supplizio. Non ho sovra queste -alcuna autorità. Onde al menomo strepito le vedreste giugnere, e -correrei pericolo io medesimo se mi sorprendessero in tale luogo.» - -«Ne sia lode a Dio!» sclamò Rebecca, «il timor della morte non è la -cosa che più mi spaventi in questo albergo della iniquità.» - -«Certamente l'idea della morte non ha nulla di cui si spaventi un'anima -coraggiosa, se però questa morte non sia accompagnata da circostanze -che la rendano più terribile. Perire d'un colpo di lancia o di spada è -pressochè un nulla per me. Pressochè un nulla per voi il precipitarvi -da voi medesima dall'alto d'una rocca, o il trapassarvi il seno con un -pugnale. Voi preferireste una tal morte a quanto chiamate vostro onore. -Nè coll'ultima espressione intendo farvi credere, ch'io pure intorno -all'onore non abbia idee romanzesche siccome le vostre, ma che che ne -sia vorremmo entrambi morire anzichè rinunziare a questo onore.» - -«Uomo sciagurato!» rispose Rebecca. «E vi condannaste dunque a -cimentare la vita per massime che riguardate romanzesche, e delle quali -la vostra ragione, il vostro intelletto non vi dimostrano la saldezza? -Voi profondete i tesori per cose che non si possono convertire in pane. -Ma non crediate già eguali la condizion vostra e la mia. I vostri -propositi possono cambiarsi a grado de' flutti volubili dell'umana -opinione. I propositi miei posero l'áncora su lo scoglio de' secoli.» - -«Chetatevi, o Rebecca: tai discorsi in questo momento son fuor di -stagione. Voi siete condannata a morire, ma non d'una morte presta e -facile, qual la desidera la sventura, qual la disperazione la cerca; -la morte che vi si prepara debbe essere lenta, terribile, accompagnata -da que' crudeli tormenti che sono serbati a quanto una diabolica -superstizione nomina vostro delitto.» - -«E se tale è il mio destino, chi ne deggio incolpare? Non ne è forse -autore colui che abbandonandosi ad una passione colpevole mi ha qui -condotta a mio malgrado; colui che adesso, non so con quai fini cerca -atterrirmi colla dipintura orribile dei mali che mi sovrastano, e ai -quali egli solo mi avventurò?» - -«Non crediate ch'io abbia avuta questa scellerata intenzione. Che anzi -in tal giorno vorrei nel sottrarvi ai pericoli mettere altrettanta -sollecitudine quanta ne ebbi nel ripararvi col mio scudo dalle frecce -che venivano lanciate contro di noi nel castello di Torquilstone.» - -«Se fosse stato disegno vostro il concedere onorevole protezione ad una -giovane sventurata, io vi dovrei adesso tutta la mia gratitudine; ma -noto essendomi lo scopo cui intendeste, mi è forza dirvi, che comunque -abbiate cercato le tante volte farvi un merito di quanto operaste avrei -grandemente preferito il perdere la vita al trovarmi salva in vostro -potere.» - -«Risparmiate, o Rebecca, i rimproveri. Io medesimo son ben tutt'altro -che scevro di cordogli. A che cercate voi inasprirli?» - -«Qual dunque ora è la mente vostra, ser cavaliere? Fate con pochi -accenti che io la conosca. Se avete qualch'altra mira che non sia -pascere lo sguardo vostro delle sciagure da voi medesimo cagionate, -affrettatevi a rendermene consapevole, poi lasciatemi in balía di me -stessa. L'intervallo che dee per me disgiugnere il tempo dall'eternità -è breve quanto terribile, nè mi restano, il vedete, che pochi istanti -per prepararmi alla morte.» - -«Dunque voi persistete, o Rebecca, nell'incolparmi di quelle sventure, -che avrei voluto distogliere da voi a costo di quanto ho di più caro -sopra la terra?» - -«Vorrei ben risparmiarvi rimproveri, ser cavaliere; ma non è egli certo -ch'io non debbo la morte mia fuorchè alla passione colpevole?...» - -«No, no» sclamò precipitosamente il Templario «voi v'ingannate -nell'attribuirmi colpa di quanto non era in me nè il prevedere nè -l'impedire. Poteva io forse indovinare l'improvviso arrivo di questo -imbecille fanatico, che alcune prove di coraggio, e gli encomii dati -all'austerità di una stolta superstizione, hanno sollevato alla sede -ove trovasi? Sede immensamente al di sopra del merito suo e del suo -sapere, e da cui gli venne il diritto di comandare a me ed a tanti -cavalieri del nostro Ordine, il cuore de' quali non è invilito sotto il -peso delle ridicole fallacie che sono norma ai pensamenti, ai discorsi, -alle azioni di quest'uomo spregevole!» - -«Per altro voi stavate fra coloro che mi giudicarono; voi prendeste -parte alla mia condanna, voi al quale è nota più che ad alcun altro -la mia innocenza; e se non mi sono ingannata, voi dovete mostrarvi -brandendo l'armi per sostenere la giustizia della sentenza contra me -profferita e far più sicura la morte mia.» - -«Ragionate con più calma, o Rebecca. Non v'è chi meglio della vostra -popolazione sappia cedere alla procella e governare il naviglio in -guisa da trar profitto d'ogni vento anche contrario.» - -«Ah! fu l'istante il più malauguroso per la nostra nazione quello in -cui dovette ricorrere a sì fatti espedienti. Ma la avversità prostra -il cuore, come il fuoco rende inchinevole l'acciaro, inflessibile di -sua prima natura. Quelli che perdettero i legittimi loro sovrani, e -che privi di patria vedono dimorando in altra terra la nativa contrada -spogliata di libertà e di independenza, son costretti ad umiliarsi al -cospetto dello straniero. Tal maledizione il cielo pronunziò contra -noi, e la dobbiam, non v'ha dubbio, ai nostri falli e a quelli de' -nostri padri; ma voi, ser cavaliere, voi che vi gloriate della libertà -siccome di diritto assicuratovi dalla nascita, non sentite rossore di -sottomettervi, sin contra il vostro convincimento medesimo, agli altrui -pregiudizi?» - -«L'amarezza regna ne' discorsi vostri, o Rebecca» disse il Templario -che trascorreva con impazienza l'appartamento; «nè qui venni per -commettermi a tali rimproveri. Sappiate che Bois-Guilbert non cedè a -nessuno sopra la terra, anche allorquando le circostanze il costringono -ad alterare i propri divisamenti o a distorsene. La mia volontà è il -torrente che discende dalle montagne; ben si può sviarne il corso, -ma non impedirgli di pervenire all'oceano. Pensa al biglietto onde -ti venne il consiglio di domandare un campione. Come credevi tu che -sarebbe pervenuto nelle tue mani, se lo stesso Bois-Guilbert non tel -faceva trasmettere? Chi fuor di lui avrebbe presa cotanta cura del tuo -destino?» - -«Alcune ore di più d'una vita angosciosa, una pausa che forse non -tornerammi d'alcun giovamento, ecco adunque ciò che operaste per la -infelice, sul capo della quale avete accumulati voi stesso i disastri, -e sotto a' cui piedi avete scavata colle vostre mani la tomba!» - -«No, Rebecca: qui non si stettero i miei divisamenti. Se non era il -maladetto intervento di quel vecchio stolto, di quello sciagurato -Goodalrick, che comunque Templario, vuol far pompa di attenersi ne' -giudizii alle ordinarie norme della umanità, niuno avrebbe pensato -ad incaricare della difesa dell'Ordine quell'uomo che il Gran-Mastro -in suo cuore vorrebbe anzi scacciato dall'Ordine, l'uomo riguardato -siccome vittima o complice de' pretesi vostri sortilegi. Senza un tal -contrattempo, al primo squillar della tromba, che tal si fu la mia -idea, sarei comparso nella lizza qual vostro campione, sotto vesti -di cavaliere errante che cerca avventure per provare la bontà della -sua lancia e della sua spada; e m'avesse pure opposti Beaumanoir -due o tre de' fratelli assembrati a Templestowe, un colpo della mia -lancia bastava a far votare ad essi l'arcione. Riconosciuta in tale -guisa, o Rebecca, la vostra innocenza, mi sarei fidato alla generosità -dell'animo vostro sulla cura di mostrar gratitudine al cavalier -vittorioso.» - -«Non ravviso che uno sfarzo di vanagloria in quanto or mi dite, -ser cavaliere, e una premura di attribuirvi a merito quanto avreste -fatto se non vi parea più convenevole partito l'operar altrimenti. -La realtà è che riceveste il mio guanto. Il mio campione (quand'anche -accadesse che una donna, com'io abbandonata, ne trovasse pur uno) dovrà -cimentarsi ai colpi della vostra lancia. E dopo ciò potete vantarvi -dinanzi a me qual mio amico, qual mio protettore?» - -«Sì, vostro amico, vostro protettore» ripetè in grave tuono il -Templario; «ma ponete mente a qual rischio, o per meglio dire a qual -certezza di disonore m'è forza commettermi; laonde non mi darete torto -se desidero porre i miei patti prima di sagrificare quanto ebbi finor -di più caro alla brama di salvare i giorni d'una donzella di Giuda.» - -«Spiegatevi più chiaro, fin qui non v'intendo.» - -«Ebbene, io vi parlerò con altrettanta franchezza quanta può metterne -un penitente il più timorato a' piedi del confessore. Se ora non mi -presento alla lizza, o Rebecca, perdo tai cose a me più rilevanti -dell'aria medesima che respiro, la stima intendo de' miei confratelli, -e la speranza di vedermi un giorno insignito di quella suprema -autorità, che oggi fa altero il più imbecille, il più superstizioso -fra gli uomini, Luca di Beaumanoir. Tale è l'inevitabile destino che -mi sovrasta, se non propugno coll'armi la giustizia della sentenza -pronunziata contro di voi. Maladetto sia quell'insensato vecchio, quel -Goodalrick, che mi trasse in simile agguato! E maladetto doppiamente -Alberto di Malvoisin, che m'impedì, quando mi prese voglia di gettare -il vostro guanto sul volto al fanatico rimbambito, che porse ascolto ad -accuse cotanto assurde, e spinte a danno d'una creatura, di cui l'anima -è sublime, quanto incantatrici ne sono le sembianze.» - -«A che giovano queste circollocuzioni dell'adulazione? Voi stavate -perplesso tra il sangue d'una fanciulla innocente per una parte, e la -perdita per l'altra del vostro grado e della speranza di ottenerne uno -ancor più eminente. Qual è mestieri adesso di frasi? La vostra scelta -fu fatta.» - -«No, Rebecca» disse il cavaliere, ammollendo il tuon della voce, e vie -più accostandosi alla prigioniera. «La mia scelta non è ancor fatta, -e toccherà a voi il dettarmela. Se comparisco or nell'arena, gli è -necessario ch'io sostegna la rinomanza acquistatami; laonde sia che -troviate o non troviate un campione, non ne avverrà quindi che per voi -non arda il rogo fatale. Perchè non v'è cavaliere che a parità d'armi -abbia avuto vantaggio nel battersi meco, eccetto Riccardo-Cuor-di-Leone -ed Ivanhoe suo favorito. Ivanhoe, vi è noto, non è in istato d'impugnar -l'armi; Riccardo vive prigioniero in terra straniera. S'io pertanto -entro in arringo, voi siete certa di perire, quantunque i vostri -vezzi avessero sedotto qualche giovane inconsiderato ad assumersi di -difendervi.» - -«E perchè mi rimembrate sì spesso tal circostanza?» - -«Perchè rileva che vediate sotto due aspetti diversi il destino che vi -sta preparato.» - -«Ebbene, volgete una volta il panno e mostratemi l'altro lato.» - -«Sofferite adunque ch'io vel ripeta anche una volta. Se mi mostro nel -fatale conflitto, morire fra tai lunghi e crudeli tormenti, quali si -pretendon serbati ai colpevoli dopo la loro morte, tal è il destin -che vi aspetta. S'io non vi comparisco, l'Ordine manca di campione -ed è acclamata la vostra innocenza; ma ciò accadendo, io mi veggio -digradato, disonorato, accusato di complicità cogl'infedeli, fors'anche -di negromanzia; l'illustre nome ch'io porto, e che più glorioso fecero -le mie imprese, si cambia in argomento di vergogna e di obbrobrio per -me; perdo l'onore, la fama e la speranza di giugnere a tal grado che -m'innalzerebbe al di sopra degl'imperatori. Sagrifico in tal guisa que' -divisamenti ambiziosi che mi sollevano all'altezza delle montagne, -onde i Pagani spacciano siasi voluto dare la scalata al Cielo.... -Pure, o Rebecca» soggiunse egli gettandosi a' piedi di lei «dimentico -il mio onore, rinuncio la mia fama, sacrifico quelle grandezze che -furono scopo di mia ambizione, e al conseguimento delle quali mi trovo -tanto vicino, se acconsentite dirmi: Bois-Guilbert, ti accetto siccome -amante.» - -«Stoglietevi da tali follie, ser cavaliere; e se veracemente volete -giovarmi, affrettatevi a raggiugnere il reggente, il principe Giovanni. -L'onore stesso della Corona gli fa una legge di mandare a voto il -giudizio pronunziato dal vostro Gran-Mastro. Per tal via sì, mi -assicurerete una protezione possente e legittima, nè vi sarà d'uopo il -fare alcun sagrifizio.» - -«Non mi è lecito invocare il principe Giovanni contra il capo -dell'Ordine, cui pertengo» le rispose egli tenendone stretto -affettuosamente, ma con tuono di rispetto, il lembo della vesta. «Voi -siete quella, voi la sola che imploro. Imploro per voi e per me la -vostra pietà. Qual motivo può rattenervi? Foss'io ancora uno spirito -dell'abisso, sarei sempre da preferire alla morte, e la morte adesso è -l'unico rivale ch'io mi pavento.» - -«Il presente mio stato non è tale che mi permetta l'istituire -tutte queste disanime» gli rispose Rebecca con tuon di dolcezza, e -paventando egualmente di condurre a disperazione un cavaliere di cui -l'indole impetuosa erale nota, e di dir cose che il traessero nè manco -lievemente a sperare. «Siate uomo! siate cristiano! S'egli è vero che -la religione da voi professata raccomandi la carità, virtù pur troppo -predicata più sovente coi vostri discorsi, che posta in pratica nelle -vostre azioni, salvatemi da sì terribile morte, senza pretender patti, -che non vi lascerebbero alcun merito di generoso.» - -«No» rispose alzandosi il feroce Templario; «voi non riuscirete a -deludermi; se rinunzio alla mia gloria presente, se sagrifico gli -ambiziosi disegni concetti per l'avvenire, nol fo che per voi, e voi -sarete la compagna della mia fuga. Ascoltatemi, o Rebecca» riprese -a dire assumendo più dolce tuono. «L'Inghilterra e l'Europa non sono -l'intero universo. Noi possiam trasportarci in altra sfera che offre -ancora bastanti vezzi ad un'anima ambiziosa. Noi ci condurremo nella -Palestina. Corrado, marchese di Monferrato, è mio amico ed ha un'anima, -siccome la mia, libera da que' superstiziosi abbagli che inviliscono e -soggiogano la ragione. Cercheremo gli stati di questo principe. Non mi -grava se è d'uopo portar l'armi in difesa di Saladino, e ciò mi piace -assai più del sottomettermi alle disdegnose voglie di questi fanatici -ch'io disprezzo. Schiuderò a me medesimo un nuovo sentiere di gloria» -continuò egli addoppiando i suoi lunghi passi per traverso alla stanza. -«L'Europa ascolterà il ripercotimento delle pedate di quell'uomo che -ella avrà cancellato dal novero de' propri figli. Non saranno per -lei efficace difesa i milioni d'uomini che i re crociati mandano al -macello nelle contrade di Palestina; nè le migliaia di Saracini, le -cui braccia tentano armate d'attraversar questa terra, potranno avere -nell'assalirla miglior successo di me e di que' fratelli, che, ad onta -del rimbambito fanatico Beaumanoir, s'affretteranno a raggiugnere i -miei stendardi. Voi sarete regina, o Rebecca, e sul monte Carmelo dee -starsi il trono ch'io pretendo conquistare per voi. Il mio valore avrà -per ricompensa uno scettro in vece del bastone di Gran-Mastro, cui sì -lungo tempo agognai.» - -«Tutti questi sono altrettanti sogni» rispose Rebecca «simili a quelle -visioni notturne che l'agitazione dell'animo partorisce. Ma quando -anche fossero realtà, non ne diverrebbe men salda la mia risoluzione. -Mi basti il dirvi che se giugneste perfino a possedere un trono, io non -vi starei seduta insieme con voi. Mi credete forse così indifferente -ai beni onde ciascun vivente si porta ad amare la propria patria, le -proprie istituzioni religiose, perchè sapessi concedere la mia stima -a colui che parla di mettere tai beni in non cale, a colui pronto ad -abbandonare un Ordine di fratelli cui solenni voti lo astrinsero, ad -abbandonarlo per soddisfare una passione illegittima, che lo strugge -per donna di religione diversa? Ah! non ponete a tal prezzo la mia -salvezza, ser cavaliere, non vogliate vendere un atto di generosità; -e se proteggete una giovane oppressa, fatelo per grandezza d'animo, e -non per un cieco e sregolato amor di voi stesso. È voce diffusa assai -che Riccardo abbia rimesso il piede nell'Inghilterra. Se ciò fosse, -correte a piè del suo trono: non ricuserà questi d'accogliere la mia -appellazione contra la sentenza di un tribunale di sangue.» - -«Non mai, o Rebecca! non mai!» replicò in altero tuono il Templario. -«S'io abbandono il mio Ordine, non lo abbandonerò che per te. Se -mi è tolto soddisfare l'amore, l'ambizione mi rimarrà. Non voglio -perdere d'ogni banda. Io umiliarmi dinanzi a Riccardo! Io sollecitare -da quell'anima superba i favori! No! non si dica mai, che nella -mia persona posi a' suoi piedi l'intero ordine de' Templarii. Posso -abbandonare i fratelli, ma non tradirli, ma non digradare me stesso.» - -«Iddio adunque si degni proteggermi, poichè non mi resta più da sperar -protezione fra gli uomini!» - -«Dicesti il vero, o Rebecca; perchè quantunque tu sia orgogliosa, in -orgoglio a te non la cedo. Una volta ch'io sia entrato in arringo, -non t'avvisar già che alcuna umana considerazione possa impedirmi il -comparirvi degno della mia rinomanza. Pensa, o giovine, al destin che -ti aspetta. Morir della morte de' più atroci colpevoli! Consunta a -lento fuoco entro un ardente braciaio! ridotta in ceneri che i venti -dispergeranno! Di tutti questi tuoi vezzi, su cui si fisa incantato -ogni sguardo, non rimarrà una particella della quale possa dirsi: -Ecco quanto apparteneva ad un corpo pieno di grazia e di perfezione! -Rebecca, un cuor di donna mal regge a sì formidabile dipintura, e tu -cederai alle mie preghiere.» - -«Bois-Guilbert» rispose Rebecca «tu non sai ancora tutto quanto possa -una donna, o a dir meglio quelle che finor conoscesti aveano perduti -i sentimenti i più nobili di lor natura. Sappi adunque, o feroce -Templario, che nelle pugne le più sanguinose non desti tu mai tante -prove del tuo sì decantato coraggio quante può darne una del nostro -sesso, se puri affetti o dovere a lei le prescrivono. Qual mi vedi, -non sono io medesima che una donna educata con tutte le cure della -tenerezza, timida e sensitiva per natura, e poco accostumata a quanto è -patimento. Pure, allorchè ci troveremo entrambi in questa lizza fatale, -tu per combattere, io per morire di una morte che tu mi dipingi tanto -terribile, provo la sicurezza in me stessa di mostrarmi a te superiore -in coraggio. Addio. Non ho più tempo da perdere in parole con te. I -brevi istanti che la figlia di Giacobbe potrà ancora trascorrere sulla -terra debbono essere spesi altrimenti. Ella dee volgerli a quel solo -che può consolarla, a quell'Ente, che s'anco distoglie talvolta dal suo -popolo il guardo, non chiude mai l'orecchio alle preghiere di chi lo -implora con fiducia e con verità.» - -«Gli è dunque in tal guisa che ci dobbiam separare?» disse -Bois-Guilbert dopo un istante di silenzio. «Oh! avesse piaciuto al -cielo che non ci fossimo incontrati giammai, o che voi foste stata -nobile di legnaggio, e cristiana di religione! Ne attesto il Cielo! -Nel contemplarvi ora, nel pensare all'istante in cui dovrem rivederci, -mi augurerei di appartenere alla invilita vostra nazione; m'augurerei -che la mia mano contasse zecchini e _shekel_ in vece di brandire la -lancia e la spada; m'augurerei di prostrarmi a foggia d'usuraio dinanzi -ai nobili, e non ispirare terrore che ai debitori impotenti a pagare. -Sì, se tal cambiamento, o Rebecca, fosse possibile, mi sommetterei a -sofferirlo per avvicinarmi a voi, per isfuggire la parte spaventevole -che debbo avere alla vostra morte.» - -«Voi dipingete l'Ebreo considerandolo in quello stato cui l'ha ridotto -la persecuzione di coloro che vi somigliano. Il Cielo nella sua collera -sbandì l'Israelita dalla sua nativa contrada, e l'industria gli aperse -quella sola via alla ricchezza e al potere che l'oppressione non gli -potè togliere. Ma leggete l'antica storia del popolo di Dio, e ditemi -se coloro, pei quali Iehovah operò cotanti prodigi erano riguardati fra -le nazioni siccome un popolo d'avari e d'usurai. Sappiatelo, cavaliere -superbo, noi noveriamo nella nostra gente tai nomi, a petto de' quali -i vostri nobili, anche i più antichi, son come cetriuoli al confronto -de' cedri; nomi che risalgono a que' rimotissimi tempi allorquando il -Creatore degnava manifestarsi alle sue creature, nomi che traggono il -proprio splendore, non dai favori d'un principe della terra, ma da una -voce di Cielo, che comandò ai nostri antenati d'appressarsi agli altri -dell'Onnipotente. Tali erano i principi della casa di Giacob.» - -Fino a tal passo raggiarono come di celestial luce le guance di -Rebecca, luce che si appannò, allorquando continuando in suo dire -soggiunse: «Tali, sì, erano i principi della casa di Giacob, ma -tali non sono più. Calpestati i lor discendenti siccome l'erba -recentemente mietuta, confusi colla polvere delle strade maestre! -Pur trovansi alcuni fra essi che non dismentiscono la sublimità della -propria origine, e di questo novero, il vedrai, è Rebecca, figlia di -Adonikam.... Addio. Non invidio, nè i tuoi onori comperati a prezzo -di sangue, nè i tuoi antenati barbari e pagani, nè la tua fede, che è -sempre nel tuo labbro, non mai nel tuo cuore o nelle tue opere.» - -«Per il giusto Iddio, vi è un sortilegio gettato sopra di me» sclamò il -Templario «e quasi incomincio a credere che quello scheletro ambulante -del nostro Gran-Mastro abbia detta la verità. La ripugnanza ch'io -provo in lasciandovi è d'indole più che naturale. Avvenente fanciulla» -diss'egli avvicinandosi a lei nel modo il più rispettoso «così giovane, -così bella, così sublime sprezzatrice della morte, pur dannata ad una -morte obbrobriosa e crudele! Chi non gemerebbe sul vostro destino? Son -venti anni che una lagrima sola non ha inumidite le mie pupille; pure -nel contemplarvi il pianto scorre a torrenti sulle mie guance!... Ma -la sorte è gettata, e nulla omai può salvarti. Tu ed io siam divenuti -soltanto i ciechi strumenti d'una fatalità che entrambi persegue, -simili a due vascelli spinti l'un contra l'altro dalle ondate di -una tempesta, e nel tempo stesso inghiottiti in mezzo ai vortici -dell'abisso. Perdonatemi adunque, e separiamci almeno da amici. Invano -ho cercato cambiare le vostre deliberazioni. Le mie sono immutabili -come i decreti del Fato.» - -«Ed è appunto in tal guisa, che gli uomini incolpano il Fato di quanto -è conseguenza delle loro passioni, de' loro errori.... Pur vi perdono, -Bois-Guilbert, benchè siate voi la cagione dell'immatura mia morte. La -vostra anima era capace di azioni nobili e grandi, ma fatta simile ai -campi degl'infingardi, il loglio vi ha spento il buon grano.» - -«Sì, Rebecca, sono altero, imperioso campo privo di coltura; è vero -quanto voi dite, e lo confesso io medesimo. Ma tai circostanze appunto -m'innalzarono al di sopra degli spiriti deboli, degl'imbecilli, -degli uomini superstiziosi che mi circondano. Le armi fin dalla -prima giovinezza furono la mia professione. Portai sempre alti i miei -divisamenti, sempre gli ho seguiti con fermezza e costanza, sempre sarò -quel che or sono, altero, inflessibile, incapace di cambiamento, e il -mondo ne avrà una prova... Ma voi, mi perdonate, o Rebecca?» - -«Volentieri fin dove è possibile che una vittima possa perdonare a chi -la sagrifica.» - -«Addio dunque» disse il Templario, e precipitoso abbandonò quella -stanza. - -Intanto in una stanza contigua il commendatore di Malvoisin aspettava -impaziente il ritorno di Bois-Guilbert. - -«Voi vi faceste ben lungo tempo aspettare» gli disse in veggendolo. «Io -stetti finor sulle brage. Che cosa sarebbe avvenuto se il Gran-Mastro -o il suo esploratore Corrado, fossero giunti sin qui? Avrei pagata ben -caro la mia compiacenza.... Ma che avete dunque, o fratello? Appena voi -m'ascoltate, e la vostra fronte è ingombra di nubi.» - -«Io sono» rispose il Templario «simile ad un miserabile malfattore -condannato a morire fra un'ora, e forse più ancor da compiagnere, -perchè avvi chi è pronto a spacciarsi della vita come d'un logoro -vestimento. Ne attesto il cielo, Malvoisin! Questa giovinetta m'ha -disarmato d'ogni mia risoluzione; e son quasi in procinto di correre a -trovare quell'ipocrita del Gran-Mastro, a dire a lui, a lui stesso, che -abbiuro l'Ordine, che rifiuto sostenere il barbaro incarico addossatomi -dalla tirannide di costui.» - -«Siete pazzo? Questo è un volere assicurare la vostra rovina senza -averne quindi la menoma probabilità di salvar questa Ebrea, cui siete -avvinto in guisa fuor del credibile. Beaumanoir nominerà un altro -campione che sostenga in vece vostra la giustizia della pronunziata -sentenza, e l'accusata perirà egualmente come se aveste adempiuti i -doveri che vi furono prescritti.» - -«Non è vero» replicò impetuosamente Bois-Guilbert. «L'accusata non -perirà, perchè sarò io medesimo il suo difensore. Potreste voi dirmi, o -Alberto, qual è il cavalier del nostr'Ordine, a cui non possa io darmi -vanto di far votare l'arcione?» - -«Voglio concedervi questo. Ma dimenticate voi che non avrete nè il -tempo nè i modi per mandare a termine un sì stravagante divisamento? -Correte a presentarvi a Luca di Beaumanoir, a protestargli che -rinunziate ai vostri voti d'obbedienza, e mi saprete dire se il vecchio -tiranno vi lascia due minuti di libertà. Appena avrete voi profferiti -questi accenti inconsiderati, ei vi fa mettere cento piedi sotterra -nelle prigioni della Commenda, perchè siate giudicato qual cavaliere -fellone; o se pel vostro meglio continuasse ancora a giudicarvi -ammaliato, posseduto dal demonio, non sarete forse rinchiuso per costui -cenno in un convento, ove diverranno vostro letto la paglia, vostri -alimenti pane ed acqua, vostri sollievi gli esorcismi, ove sarete a -tutte l'ore inondato d'acqua santa per discacciare lo spirito infernale -che vorranno impadronitosi di voi? Non vi resta che una via, Brian -di Bois-Guilbert. Comparir nella lizza, o siete irremissibilmente -disonorato e perduto.» - -«Fuggirò senza far motto di nulla al Gran-Mastro; andrò in qualche -lontano paese, ove non sieno ancor penetrati la follia ed il fanatismo. -Ivi saprò farmi una rinomanza novella. Ma almeno le mie mani non -saranno macchiate nel sangue di questa creatura innocente.» - -«Non potete più fuggire, o Brian. I vostri discorsi inconsiderati hanno -fatta sospetta la vostra persona, nè vi è oltre permesso uscire della -Commenda. Nol credete? Fatene la prova. Presentatevi alla porta, e -vedrete qual _chi va là!_ vi faranno le sentinelle poste a custodire il -ponte levatoio. Tale espediente vi sorprende e vi irrita! Ma ben per -voi, che sia stato preso! Se perveniste a fuggire che ne accadrebbe? -Voi diverreste l'obbrobrio della vostra prosapia, voi rimosso -inonoratamente dal vostro grado, vedreste offuscata in un istante -tutta la gloria che per belle imprese vi meritaste. Fermatevi in tale -considerazione. Ove andranno a nascondersi i vostri fratelli d'armi che -finora vi sagrificarono i lor voleri, i loro affetti, allorchè udranno -chiarire Brian di Bois-Guilbert qual cavaliere traditore e fellone? -Qual duolo ne avrà la corte di Francia? Qual gioia pel superbo Riccardo -in ascoltando come il Templario che osò resistergli in Palestina, che -giunse quasi a minorargli la fama, or perdè onore e rinomanza per amore -d'una giovane ebrea, cui nemmeno con tai sagrifizi potè salvare la -vita?» - -«Vi ringrazio, Malvoisin» sclamò Bois-Guilbert; «voi avete toccata la -più viva di tutte le corde. Accada quanto sa accadere, i predicati -di fellone, di traditore non verranno mai aggiunti al nome di -Bois-Guilbert. Piacesse a Dio che Riccardo in persona, o alcuno -degl'Inglesi suoi favoriti si presentassero nella lizza! Ma niuno si -presenterà. Non saravvi chi voglia avventurarsi a rompere una lancia a -pro di questa giovane innocente, di questa giovane derelitta!» - -«E allora tanto meglio per voi! Se niun campione si presenta per -difendere questa giovane infelice, voi non avrete contribuito in -guisa alcuna alla sua morte. Non si potrà di questa accusar che il -Gran-Mastro, egli solo ne sopporterà il biasimo, come si arrecherà a -gloria e ad onore d'esserne biasimato.» - -«Sì certamente! se niun campione comparisce nello steccato, io non sarò -in questo atroce spettacolo che un figurante montato sul mio cavallo e -coperto della mia armatura; io non avrò alcuna parte nelle conseguenze -che ne verranno.» - -«No, senza dubbio, non vi avrete maggior parte di quanta ne abbia, -quando viene portata nelle nostre processioni, la bandiera di san -Michele armato da capo a piedi.» - -«Ebbene, Malvoisin! riprendo tutta la mia fermezza. D'altra parte -Rebecca non mi ha ella medesima rifiutato, sprezzato, oppresso co' suoi -rimproveri? Perchè immolerò ad essa la stima che mi concedono i miei -fratelli? Sì: mi vedrete nella lizza, ed è questa l'ultima, immutabile -mia deliberazione.» - -Dette le quali cose uscì dell'appartamento, ma il Commendatore lo -seguì per vegghiare sopra di lui, ed afforzarlo nelle nuove intenzioni -manifestate. Malvoisin prendea tanta sollecitudine agl'interessi di -Bois-Guilbert, perchè sapea, che se questi fosse un dì pervenuto alla -carica di Gran-Mastro, ne avrebbe conseguite per sè dignità primarie -dell'Ordine. Lo spronavano in oltre a comportarsi in tal guisa le cose -promessegli da Corrado Montfichet, come compenso alle cure che egli -si assumerebbe per far condannare la sfortunata Rebecca. Ma quantunque -nel combattere i sentimenti di pietà cui stava per cedere l'amico suo, -avesse avuti sovra il medesimo tutti i vantaggi che lo spirito di -maneggio e di personale interesse suggerisce a chi si trova a petto -persone agitate da violenti e contrarie passioni, pur ebbe d'uopo di -tutta l'accortezza a mantenerlo nel proponimento che ad inspirargli -era giunto. Gli fu quindi mestieri seguirne tutte le pedate, onde -assicurarsi che non gli tornassero in animo le deliberazioni di fuga, -ed impedire ch'ei si trovasse alla presenza del Gran-Mastro, la qual -cosa avrebbe potuto condurre una aperta rottura fra entrambi. E gli fu -parimente mestieri replicare più d'una volta i ragionamenti adoperati -per radicare in esso la persuasione, che comparendo nella lizza quale -campione dell'Ordine, non contribuiva in nulla alla morte di Rebecca, -nè avea poi altra via a salvare il proprio onore e la propria fama. - - - - -CAPITOLO XXXIX. - - »Rientrate nel nulla, orrende larve, - »Ardite sì, che fin del diadema - »Turbar la pace osate: or vi si mostra - »Riccardo, agli Angli reduce e a sè stesso. - _Shakspeare._ - - -Ripiglieremo ora il filo delle cose spettanti al cavalier Nero, il -quale dopo avere abbandonato il prode Locksley e i suoi compagni, si -condusse per la più corta via ad un vicino convento detto il priorato -di san Botolfo, ove subitamente dopo la presa del castello venne -condotto Ivanhoe per opera del fedele Gurth e del magnanimo Wamba. Gli -è inutile a questo luogo il narrare le particolarità dell'abboccamento -ch'ebbero insieme Wilfrid e il suo liberatore, e ci limiteremo a dire, -che dopo un lungo e serio colloquio tra i due cavalieri e il Priore, -questi fece partire affrettatamente corrieri per diverse strade, e che -alla domane il cavalier Nero si accinse a partire con Wamba che doveva -essergli scorta. - -«Io mi trasferisco a Coningsburgo» diss'egli ad Ivanhoe «poichè Cedric, -vostro padre, vi si dee trovare per assistere ai funerali del suo -amico Atelstano. Desidero vedere i vostri amici sassoni, ser Wilfrid, -e formare più ampia che in passato la mia conoscenza con essi. Voi -verrete colà a raggiugnermi, e m'incarico io medesimo di riconciliarvi -col padre vostro.» - -Ivanhoe esternò vivissima brama di accompagnarlo, ma a questa il -cavalier Nero si oppose. - -«No» gli diss'egli «le vostre ferite appena son chiuse. Pretendo che -qui vi fermiate tutto quest'oggi. Domani poi, quando vel permettano le -vostre forze, potrete partire. Non voglio compagno fuor dell'onesto -Wamba, che secondo mi prenderà la fantasia, sosterrà la parte o di -buffone o di frate.» - -«Ed io vi seguirò assai volentieri» rispose Wamba «perchè ho gran -desiderio di trovarmi al banchetto funerale di Atelstano. Se questo -non è splendido, se qualche cosa vi manca, m'aspetto vedere il Signore -di Coningsburgo uscir del sepolcro per attaccar briga col cuoco, -coll'intendente e col credenziere; e mi concederete che sarebbe uno -spettacolo degno d'essere contemplato. Ad ogni evento, ser Cavaliere, -mi fido al valore per far la mia pace con Cedric, se a ciò mai non -riuscisse il mio spirito.» - -«E qual buon successo ti riprometteresti dal mio valore se rimanesse in -secco il tuo spirito? Spiegami una tale faccenda.» - -«Lo spirito può ben molte cose, ser Cavaliere, ma è un furfante che -la sa lunga, e che conoscendo il lato debole del suo vicino, sta -rannicchiato quando la burrasca delle passioni è troppo forte. Il -valore in vece è un ardimentoso, cui nulla può resistere, e a dispetto -del vento e del grosso fiotto va diritto al porto. Laonde, ser -Cavaliere, mi prendo assunto di governare lo spirito del mio padrone, -sintantochè fa buon tempo; ma se vedrò burrasca, ricorro a voi.» - -«Ser cavaliere _dal Catenaccio_, poichè volete essere chiamato così» -disse Ivanhoe «temo che abbiate preso per guida un matto, chiacchierone -e importuno. Però conosce tutti i sentieri della foresta, sicchè non la -cede al più pratico de' cacciatori soliti a frequentarla, oltrechè lo -avete trovato coraggioso e fedele a prova d'acciaro.» - -«Poichè mi dite che ha quanto ingegno si vuole ad indicarmi a dovere la -strada» rispose il cavalier Nero «non mi spiace l'udire ch'egli abbia -anche l'altro di farmela parere più breve. Addio, mio caro Wilfrid, -vi raccomando di non pensare a mettervi in cammino prima di domani, -quand'anche vogliate affrettarvi.» - -Dette le quali cose porse la mano ad Ivanhoe che l'appressò alle -sue labbra, e licenziandosi dal priore, montò a cavallo e partì -accompagnato da Wamba. Wilfrid li seguì coll'occhio sintantochè le -piante non gli ebbero affatto ascosi al suo sguardo, indi rientrò nel -convento. - -Ma l'impazienza sua non gli permise fermarvisi lungo tempo. Era -trascorsa appena un'ora dopo la partenza del Cavaliere, quando chiese -un colloquio col Priore. Il rispettabile vegliardo corse tantosto -ad esso domandandogli con inquietezza, se fosse accaduto un tal -cambiamento nello stato delle sue ferite che gli cagionasse insoliti -patimenti. - -«Nessuno» rispose Ivanhoe. «Io sto bene oltre di quello che avrei -potuto sperare; e credo anzi che la più ampia delle mie ferite fosse -più lieve di quanto mel fece supporre lo stato di debolezza cui mi -ridusse il molto perder di sangue, a meno che il balsamo adoperato a -guarirmi non fosse fornito di prodigiosa virtù. A quanto parmi io sarei -già in istato di addossar la corazza, ed ho la mente piena di idee che -non mi permettono rimanermi in ozio più lungo tempo.» - -«A Dio non piaccia» sclamò il Priore «che il figlio di Cedric il -Sassone esca del mio convento se prima non ne sono perfettamente -risanate le ferite! Sarebbe un obbrobrio per me il comportarlo.» - -«Io non penserei ad abbandonare il vostro benefico ospizio, o -venerabile padre, se non mi trovassi in essere di sopportare la fatica -del viaggio e se non fossi costretto a mettermi tosto in cammino.» - -«Ma non fu egli detto che partireste solamente domani? Chi può avervi -costretto a cambiare di risoluzione sì tostamente?» - -«Ditemi, non avete voi in vostra vita provati alcuni di que' funesti -presentimenti ai quali non si saprebbe assegnare una cagione? Il -vostro spirito, simile all'orizzonte, non si è mai veduto offuscato -d'improvvise nubi che sembrano le foriere d'una tempesta? Credete -voi che sia saggezza il disprezzare interamente questo genere -d'avvisi, inspirazioni spesse volte de' nostri angeli custodi, che ne -avvertiscono di qualche ignoto e non preveduto pericolo?» - -«Non posso negare» disse il Priore facendo un segno di croce «che il -Cielo abbia questo potere, e che tai cose sieno talvolta accadute, -ma è sempre stato quando le inspirazioni avevano uno scopo utile ed -evidente. Nella circostanza in cui siamo, che vi giova seguire i passi -d'un uomo al quale, ferito come voi siete, non potreste essere di verun -aiuto se lo assalissero?» - -«Voi v'ingannate, o Priore: mi sento assai in forza per misurare -la mia lancia con quella di chiunque vorrà provocarmi. Ma è forse -certo che il cavalier or partito non possa correre altri rischi -fuor di quelli contra i quali io potrei giovargli coll'armi? È noto -ad ognuno che i Sassoni non amano la schiatta normanna, e chi sa -qual cosa gli può accadere all'atto di comparire in mezzo di essi, -poichè li trova tuttavia acerbati per la morte di Atelstano, senza -calcolare il riscaldamento che produrranno ne' lor capi i baccanali, -da essi chiamati banchetto funebre. Permettetemi adunque ch'io parta -sull'istante, e se ho voluto vedervi gli è per farvi i miei saluti, e -pregarvi a prestarmi qualche palafreno, la cui andatura sia più posata -di quella del mio corridore.» - -«Vi darò la mia propria mula» disse il Priore. «Ella è accostumata -all'ambio, e in dolcezza di passo supera quella dell'Abate di -Sant'Albano. Non credo possiate trovare al mondo una cavalcatura più -gradevole della mia _Malkin_, tale ne è il nome, quand'anche prendeste -il cavallo del vicino bagattelliere, che balla sopra le uova senza -romperle. Camminando sovr'essa ho composto più d'una omelia per -l'edificazione de' fratelli del convento e di tutti i Cristiani che -vengono ad ascoltarmi.» - -«Vi prego dunque, reverendo Priore, a dar ordine che mi venga condotta -subitamente, e di far dire a Gurth che mi porti le mie armi.» - -«Badate per altro, figliuol mio, che _Malkin_ non ha l'uso dell'armi -più che il suo padrone, nè mi fo mallevadore che ella sopporti con -pazienza, non dirò il peso, ma sol la vista della vostra armadura, -perchè è una bestia piena d'ingegno, e restìa a caricarsi di pesi cui -non sia legittimamente obbligata. Mi ricordo che un giorno io aveva -preso in prestito dal priore di San-Bees il _Fructus temporum_; nè vi -fu verso ch'ella passasse la soglia della porta, appena si sentì sulla -schiena quell'immenso messale che mi fu forza restituire.» - -«Fidatevi a me» disse Ivanhoe «la mia armadura non è sì pesante da -potere stancare la vostra _Malkin_, e se le viene il ghiribizzo di -provocarmi vi prometto che ne uscirò vincitore.» - -Arrivò in quel momento Gurth, il quale attaccò ai talloni del suo -padrone un paio di grandi speroni d'oro, atti a convincere il cavallo -più recalcitrante che non v'era miglior partito del sottomettersi alla -volontà del cavaliere. - -La qual vista inspirò non poca tema per la sua povera _Malkin_ al -Priore, onde incominciò a pentirsi d'averla offerta. «Or che ci penso, -ser Cavaliere» gli disse «mi è d'uopo avvertirvi che la mia mula -s'impenna al tocco il più lieve degli speroni. Sarebbe meglio che -prendeste la puledra del nostro provveditore. Posso mandarla a cercare -e fra un'ora l'avrete qui. Dovrebb'essere docilissima, perchè domata -nel far la nostra provvista di legna per tutto il verno, oltrechè non -le è mai stato dato un grano d'avena.» - -«Vi rendo infinite grazie, degno Priore, ma mi terrò alla prima vostra -offerta, tanto più volentieri che vedo _Malkin_ alla porta. Gurth -porterà in groppa la mia armadura. Così vedete che _Malkin_ non avrà -troppo peso da portare, nè quindi motivo d'abusare della mia pazienza. -Intanto ricevete i miei saluti.» - -Ivanhoe scese dalla scala più presto e più leggermente che non -l'avrebbero dato a supporre lo stato di debolezza in cui tuttora -trovavasi; e il fe' più lesto a saltar sulla mula l'impazienza di -sottrarsi al Priore, che lo seguiva frettolosamente quanto l'età e la -salute sua lo permettevano, ora reiterando gli elogi alla mula, ora -le raccomandazioni al Cavaliere affinchè la risparmiasse. «Ella entra -nel quindicesimo anno, età pericolosa per le mule come per le ragazze» -dicea il Priore ridendo di tal facezia egli stesso. - -Ivanhoe, che pensava a tutt'altra cosa fuorchè ai gravi avvertimenti -e alle facezie del Priore, e che non voleva ascoltare più a lungo -le osservazioni del medesimo sui pesi che potea portare, e sul passo -cui dovea tenersi _Malkin_, diede a questa il segnale della partenza, -ordinando a Gurth di seguirlo, e prese per traverso alla foresta il -cammino che guidava a Coningsburgo sulle tracce stesse del cavalier -Nero. - -Intanto il Priore dalla porta del convento lo seguitava cogli occhi -e sclamava: «Santa Maria! come sono vivaci ed impetuosi questi -cavalieri! avrei fatto meglio a non confidargli _Malkin_. Se mai le -succede qualche disgrazia, come la farò io colle mie doglie gottose -ed artetiche? Nondimeno» aggiunse «siccome io non risparmierei le sue -vecchie membra, no certo, nè il sangue che mi scorre entro le vene per -la causa dell'antica Inghilterra, anche _Malkin_ può ben affrontare -dal canto suo qualche rischio. Forse giudicheranno poi a proposito di -fare qualche magnifica donazione al povero nostro convento; almeno -invieranno al vecchio Priore un buon cavallo avvezzato al passo. E -se non penseranno a nulla di tutto ciò, perchè i grandi del mondo -dimenticano spesse volte i servigi della povera gente, io mi troverò -abbastanza ricompensato nel pensare che ho fatto quant'io doveva fare. -Ma gli è ora di sonar la campana per chiamar i frati al refettorio. È -un segno che lor piace assai più di quello del mattutino.» - -Dette le quali parole, il degno Priore si avviò lentamente al -refettorio per presedere alla distribuzione dello _stockfish_ -e dell'_ala_, in che stavasi il banchetto de' frati. Postosi -dignitosamente alla mensa, lasciò sfuggire alcuni accenti di servigi -essenziali prestati a grandi personaggi, di donazioni ch'egli sperava -ottener pel convento; le quali cose in tutt'altra circostanza -avrebbero eccitata la generale attenzione. Ma lo _stockfish_ era -molto salato, l'_ala_ assai buona, e le mascelle de' reverendi troppo -affaccendate, onde questi potessero far uso delle proprie orecchie; per -le quali cagioni niun frate di quel convento s'avvisò di meditare sul -significato che avessero i misteriosi detti del priore, tranne frate -Diggory, il quale tormentato dal dolor dei denti non potea masticare -che da una banda. - -In questo mezzo il cavalier Nero e la sua guida trascorrevano la -foresta. Il primo d'essi or gorgheggiava a mezza voce ballate -che gl'insegnò qualche innamorato Trovadore, ora colle proprie -interrogazioni animava l'inclinazione naturale ch'era in Wamba al -cicaleccio; talchè gli intertenimenti di queste due persone formavano -un miscuglio assai bizzarro di canti e facezie. - -Il leggitore immagini in questo cavaliere un uomo qual già il pignemmo -di alta statura, di vigorosa complessione, fornito di larghe spalle, -e montato sopra un cavallo nero, che sembrava scelto a disegno di -una forza capace a sostenerne il peso. La visiera dell'elmo non era -sollevata più di quanto facesse mestieri a permetterle libera la -respirazione, e chiusa se ne vedea la barbozza, onde appena poteano -scernersi alcuni de' suoi lineamenti. Scorgeasi nonostante come -ne fossero piene e vermiglie le guance ad onta d'essere alquanto -abbrunite dal sole, gli occhi grandi, azzurri e vivaci sì che il -loro moversi parea quasi lampo. Del rimanente così questi come la -fisonomia sembravano annunziare una tal quale non curante gajezza, la -fiducia di chi non misura i pericoli, ed un animo sì poco avvezzo a -prevederli che ardente ad affrontarli se si presentavano, ed intrepido -nell'aspettarli, perchè l'armi erano state la professione dell'intera -sua vita. - -Wamba andava vestito giusta il solito, se non che gli avvenimenti, dei -quali era stato recentemente spettatore, lo avean consigliato a mettere -in luogo della sciabola di legno una specie di coltello da caccia -ben tagliente e un picciolo scudo; armi di cui ad onta del mestiere -professato avea fatto buon uso nel cortile di Torquilstone, il dì che -questo castello venne distrutto. Per vero dire, la pazzia di Wamba -stava tutta in una specie di inquieta volubilità di mente che non gli -permettea nè di rimanere troppo nella postura medesima, nè di seguire a -lungo il corso d'una stessa idea, benchè riuscisse ottimamente in tutti -quegli assunti che voleano solamente l'attenzione di pochi istanti, -ed afferrasse di prima vista il vero stato delle cose verso le quali -volgea in quel punto la mente. Conformando gli atti della persona allo -spirito cambiava sempre di luogo sul suo cavallo, ed or quasi gli stava -al collo, or in groppa: spesso si mettea seduto colle gambe penzolone -dalla medesima banda, altre volte volgea il viso verso la coda della -bestia non si fermando mai un momento, e tormentando in tutti i modi -possibili il corridore, che finalmente impennatosi lo gettò sull'erba; -caso che non ebbe altra conseguenza se non di far ridere il Cavaliere e -di render Wamba più fermo in sella nel rimanente del viaggio. - -Il cavalier Nero avendo terminato di gorgheggiare un _virelai_: -«Mi ricordo» disse Wamba «d'una ballata che cantai un giorno al mio -camerata Gurth, il quale per la grazia di Dio e del suo padrone oggidì -è nè più nè meno d'uom libero. Egli volle impararla, e tante volte -gliela ripetei una mattina, che eravamo anche in letto due ore dopo -la levata del sole, il quale incidente ne fruttò una buona dose di -bastonate. Sol mi venga in mente il motivo dell'aria, mi sento far male -le ossa. Nondimeno se volete ve la canterò.» - -Il Cavaliere avendogli risposto che la udirebbe con diletto, Wamba -cantò la seguente ballata: - - _La Vedova e i suoi tre Amanti._ - - Corteggiavano tre amanti - Una vedova vezzosa, - E ciascun la fiamma ascosa - Le svelava co' suoi canti. - Facciam la prova - Se ciò ti giova; - Qual è che vedova - Dica di no? - - L'un guerrier: sacri i trofei - A te fian de' miei sudori; - Più bel serto fan gli allori - Giunti ai mirti amatuntei. - Non vo' far prova. - Ciò non mi giova; - E son tal vedova - Da dir di no. - - Trovador l'altro: i miei voti - Deh corona! Più dell'armi - Val la lira: eterna i carmi - Fan beltade ai dì remoti. - Non vo' far prova. - Ciò non mi giova; - E son tal vedova - Da dir di no. - - Vecchio il terzo: ah! tu mercede - Dà al mio cor; son miei vanti - Campi e scrigni di contanti. - Io ti fo di questi erede. - Facciam la prova. - Così mi giova; - Nè son tal vedova - Da dir di no. - -«Credo, Wamba» disse il Cavaliere «che que' bravi ospiti, dai quali -avemmo buona accoglienza sotto certa grande quercia, darebbero ragione -alla tua vedova che ha preferiti i campi e i contanti. Mi piacerebbe -che avessero potuto ascoltare la tua ballata.» - -«Ed io non me ne curerei niente affatto» disse Wamba «se non vi vedessi -pendere dal collo quel corno da caccia.» - -«Sì» disse il Cavaliere «desso è un pegno dell'amistà di Locksley, -benchè gli è probabile ch'io non ne faccia mai uso. Ma poche note -intonate con tale strumento bastano a mettere sotto il mio comando una -truppa di valorosi arcieri, semprechè sieno in tal distanza da poterle -ascoltare.» - -«Direi piaccia a Dio che non gl'incontriamo di sorte alcuna, se questo -corno da caccia non fosse una spezie di passaporto per noi.» - -«Che intendi con ciò? Credi forse che senza questo pegno di buona -intelligenza ne assalirebbero?» - -«Non so nulla io» soggiunse Wamba guardandosi intorno e con aria -inquieta: «gli alberi possono avere orecchie come le case. Ma -rispondetemi voi medesimo, ser Cavaliere, e ditemi quand'è che è meglio -avere la mezzina e la borsa vote anzichè piene.» - -«In verità, a quel che penso, questo quando non è mai.» - -«Vivadio! meritereste di non aver mai piene nè l'una nè l'altra, voi -che mi fate tale risposta. Gli è meglio aver votata la mezzina prima di -passarla nelle mani d'un imbriacone, e la borsa innanzi di mettersi in -viaggio per mezzo ai boschi.» - -«Capisco ora: vuoi dire che i nostri amici son ladri.» - -«Prendo questi alberi a testimonii che non ho detto nulla di ciò» -rispose Wamba alzando la voce. «Ma si presta servigio talvolta ad un -cavallo scaricandolo d'un peso inutile, e ad un uomo togliendogli ciò -che è la sorgente di tutti i delitti. Non conviene adunque ingiuriare -coloro che si prendono assunto di usar buoni ufizi ai viandanti. Ripeto -unicamente che se trovassi queste degne persone vorrei aver lasciata a -casa mia la borsa, per risparmiare ad essi l'incomodo di caricarsene.» - -«A malgrado della buona veste che tu fai loro, è nostro dovere, o -Wamba, di pregare il cielo per essi.» - -«Pregherò per essi di tutto cuore quando sarò giunto a casa, ma -non vorrei farlo in fondo d'un bosco, come l'abate di San-Bees che -costoro sforzarono a cantare un salmo entro la cavità di una quercia, -divenutagli la sua cattedra del coro.» - -«Ad ogni modo, o Wamba, non puoi negare che in Torquilstone essi -prestarono un grande servigio a Cedric tuo padrone.» - -«Siam d'accordo, ma ciò è una specie di traffico ch'essi fanno col -Cielo.» - -«Traffico col Cielo! Spiegati meglio.» - -«La cosa però è semplicissima. Hanno instituito col Cielo un bilancio, -come lo chiama ne' suoi conti il nostro vecchio intendente, bilancio -simile a quello che ha intavolato co' propri creditori l'ebreo Isacco. -Pari ad esso danno poco e prendono molto, ma il conto va sempre bene, -poichè mettono in linea di credito la promessa contenuta nel sacro -testo di rendere sette volte la somma impiegata in atti caritatevoli.» - -«Dammi un esempio, o Wamba, di quanto ora t'intendi dire, perchè non -capisco nulla ne' tuoi conti e ne' tuoi bilanci.» - -«Poichè il Valor vostro ha l'intelletto sì duro, vi dirò che queste -oneste persone bilanciano una buona azione con una... con una azione -che non è buona: per esempio, rubano cento bisanti d'oro ad un ricco -abate, e danno per carità una mezza corona ad un frate mendicante. -Spogliano sulla strada maestra una vecchia, e in compenso accarezzano -una giovinetta in una parte recondita della foresta. Un'azione compensa -l'altra, e la bilancia si trova in equilibrio.» - -«E quale di queste azioni è la buona, e qual è quella... che non lo è -tanto?» - -«Bello scherzo! eccellente! Non v'è nulla che comunichi acume d'ingegno -agli altri quanto la compagnia di coloro che assai ne possedono. Vi fo -sicurtà, ser Cavaliere, che non avete detto alcuna cosa sì spiritosa, -quando recitavate il mattutino del diavolo in compagnia del devoto -eremita. Ma per tornare a quel ch'io diceva, se i nostri galantuomini -della foresta abbruciano un castello, costruiscono parimente una -capanna; se spogliano una chiesa, danno qualche cosa per la riparazione -d'una cappella; se assassinano uno sceriffo, un uffiziale incaricato -di mantenere l'ordine pubblico, liberano per altra parte un povero -prigioniere; finalmente per venire al punto della nostra quistione, -se bruciano vivo un barone normanno, son larghi di soccorso ad un -_franklin_ sassone. Tutte queste cose si compensano insieme. In una -parola son bravi ladri, onesti assassini; nondimeno il buon punto -d'incontrarli si è quando la loro bilancia non è in equilibrio.» - -«E perchè ciò?» - -«Perchè allora pensano a rimetterla, e siccome non piega mai dalla -buona banda, vi è allora minor pericolo a cadere nelle lor mani. -Ma guai chi gl'incontra quando i lor conti sono in regola! Posso -promettere ai primi viaggiatori che li troveranno dopo la buona azione -per essi fatta a Torquilstone, che saranno scorticati vivi. Pure» -aggiunse egli accostandosi al Cavaliere «si può incontrare in questi -boschi compagnia ancor più cattiva.» - -«E chi dunque? Io credo che non vi si trovino nè lupi nè orsi.» - -«Gli armigeri di Malvoisin. Sappiate che in tempo di turbolenza -una mezza dozzina di essi è peggio di una banda di lupi arrabbiati. -Costoro sono stati reclutati da quegli armigeri di Frondeboeuf che -si sottrassero alla morte in Torquilstone, e se ci scontrassimo in -alcun di loro, ne farebbero pagar caro le precedenti nostre prodezze. -Permettetemi adesso, ser Cavaliere, di chiedervi che cosa fareste se li -trovaste?» - -«Gl'inchioderei contro terra colla mia lancia, se fossero tanto arditi -d'assalirci.» - -«Ma se fossero quattro?» - -«Li farei bere tutti nella medesima tazza.» - -«E se fossero sei, mentre noi non siamo che due, non ricorrereste al -corno da caccia datovi da Locksley?» - -«Che dici? io chieder soccorso contra tale ciurmaglia, che un buon -cavaliere costrigne a fuggire dinanzi a sè come il vento disperde le -foglie secche? Non mai!» - -«Vorrei però, ser Cavaliere, esaminar più da vicino questo strumento in -cui sta la virtù di far venire i soccorritori che voi ricusereste.» - -Il Cavaliere non pensando che a soddisfare tale curiosità del suo -compagno, staccò dal pendaglio il corno da caccia, e lo consegnò a -Wamba che tosto sel mise al collo. Poi dandosi a gorgheggiar sotto voce -le note convenute con Locksley, soggiunse: «Credo saperne di musica al -pari di qualsisia altro.» - -«Che vuoi tu dire, o furfante? Restituiscimi tosto il corno da caccia.» - -«Contentavi, ser Cavaliere, di saper che è in sicuro. Quando il valore -e la follia viaggiano insieme, la follia deve impadronirsi degli -strumenti di fiato, perchè sempre ha miglior vento.» - -«Wamba» disse il Cavaliere «ciò è più di quanto è permesso. Guardati -dall'abusare della mia sofferenza.» - -«Non venite innanzi colla violenza, ser Cavaliere» riprese a dir Wamba, -allontanandosi dal compagno «ovvero la follia vi mostrerà che ha un -buon paio di gambe, e lascerà che il valor cerchi da sè medesimo come -lo potrà le vie di questa foresta.» - -«Tu sai trovare il luogo ove punge la sella, e per altra parte non ho -tempo da perdere: conserva dunque se vuoi il corno, ma andiamo avanti -senz'altri indugi.» - -«Mi promettete voi di non maltrattarmi?» - -«Te lo prometto.» - -«Parola di cavaliere?» domandò Wamba avvicinandosi adagio adagio e con -cautela. - -«Parola di Cavaliere! ma non perdiam più tempo.» - -«Ecco dunque riconciliati insieme valore e follia» disse Wamba -mettendosi a fianco del Cavaliere. «Ma in fede mia! non vorrei un pugno -qual lo regalaste al bravo eremita che si avvoltò sull'erba come un -birillo. Però ora che la follia s'è impadronita del corno, converrà -che il valore allestisca le armi, poichè, se non m'inganno, per entro -quella macchia vi è compagnia che ne aspetta.» - -«Perchè pensi questo?» - -«Perchè vedo per traverso a quegli alberi uno splendor come d'armi. -Se coloro che le portano fossero galantuomini andrebbero sul sentiere -diritto, e quelle boscaglie sembrano fatte a posta per nascondere i -cherci di s. Nicolò.» - -«Affè! hai ragione» soggiunse il Cavaliere calando la visiera «vedo -molti uomini armati.» - -Ed era ben tempo ch'ei si cautelasse, perchè nell'istante medesimo lo -colpirono ad un punto tre frecce venutegli dalla parte sospetta. L'una -d'esse lo ferì in fronte e gli avrebbe trapassato il cervello, se la -visiera dell'elmo fosse rimasta sollevata. Parò le altre due frecce lo -scudo che gli pendeva dal collo. - -«Ti ringrazio, mia buona armadura!» sclamò il Cavaliere. «Presto, -Wamba, coraggio, piombiamo su di questi sciagurati» e spinto il cavallo -ver quella macchia, vi trovò sette armigeri che colla lancia in resta -fecero impeto sopra di lui. Tre di questi ferali strumenti lo toccarono -andando in pezzi come se lo scontro fosse stato in una torre d'acciaio. -Alzatosi sulle staffe sclamò con intrepido tuono: «Che dunque significa -ciò, miei padroni?» Ma gli assalitori non risposero che traendo la -spada, e cignendolo d'ogni parte e gridando: «morte al tiranno!» - -«Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio!» sclamò il cavalier Nero atterrando -un uomo a ciascuna di sì fatte invocazioni «qui dunque siamo fra i -traditori!» - -Quantunque risoluti fossero que' che assalivano, si tenevano ad una -tal qual distanza dal braccio d'un uomo che non sembrava ferire se -non se per dare la morte; e sarebbesi giudicato che il cavalier Nero -solo bastasse a mettere in fuga tutti i suoi nemici, allorquando altro -guerriero coperto d'armi azzurre, e tenutosi addietro fino a quel -punto, si lanciò contr'esso colla lancia sollevata, la quale anzichè -percotere il Cavaliere, piombò sul corridore, che cadde mortalmente -ferito. - - [Illustrazione: _Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio! — Sclamò - il cavalier Nero atterrando un uomo a ciascuna di sì fatte - invocazioni — qui dunque siamo fra i traditori!_ pag. 372.] - -«Questo colpo è vibrato da un uom codardo e fellone» sclamò il cavalier -Nero, trascinato a terra dalla caduta del suo cavallo. - -Tai cose avvennero sì rapidamente che Wamba ebbe soltanto il tempo di -mettersi al labbro il corno da caccia, e all'istante in cui cadea il -suo compagno dava fiato allo strumento in tal modo da farne rintronare -a molta distanza quel suono ch'egli udì più volte ripetere, e che non -aveva egli dimenticato; cupo suono onde indietreggiarono nuovamente -quegli scellerati, i quali temettero essersi avventurati con uomo -che avesse molto seguito con sè a poca distanza, e Wamba, sebbene mal -armato, non tardò ad accorrere in difesa del Cavaliere per aiutarlo a -rialzarsi. - -«Sciagurati! codardi» sclamò il Cavaliere Azzurro. «Nè vergognate -fuggire al solo udire lo squillo di un corno da caccia?» - -Rianimati da questi accenti tornarono a far impeto, ed una seconda -volta assalirono il cavalier Nero, ch'ebbe solo scampo nel mettersi -contra un albero e difendersi colla spada alla mano. Allora il -fellone capo degli aggressori, impadronitosi d'un'altra lancia, -prese campo a spiare il momento, che il suo formidabile avversario -si trovasse più angustiato onde marciare contr'esso di gran galoppo, -e infiggerlo come sperava contro di quella pianta; ma Wamba mandò a -vôto il costui divisamento. Supplendo con altrettanta agilità ove gli -mancava la forza, e francheggiato dallo sprezzo medesimo in cui lo -tenevan gli armigeri, facea artificiose giravolte a qualche distanza -dai combattenti; pure pervenne ad accostarsi tanto al corridore del -cavaliere Azzurro, che ne tagliò i garretti col fendente del suo -coltello da caccia, onde colla bestia stramazzò chi la cavalcava. Ma -non quindi a men perigliosa condizione trovavasi il cavalier Nero, -incalzato d'ogni banda da uomini armati di tutto punto, ai quali era -impossibile che resistesse a lungo, estenuato da' continui sforzi -di parar botte vibrate sopra di lui senza posa. E già si accorgeva -che le sue forze stavano per tradirlo in un sì disuguale conflitto, -allorquando una freccia lanciata da invisibile mano trafisse quello -tra' suoi avversarii che lo stringeano più da vicino; e quasi nel -medesimo tempo una truppa d'arcieri condotti da Locksley e dall'eremita -uscirono fuori del folto della selva, e piombando sugli assassini non -tardarono a farne giustizia, stendendoli, quai morti, quai mortalmente -feriti, sullo spianato. - -Il cavaliere Nero nel ringraziare i suoi liberatori pose un tuono di -dignità che non si saprebbe assai esprimere co' detti, e che nessuno -avea dianzi osservato in lui, perchè fin qui sarebbesi piuttosto -creduto esser egli soldato di ventura, ch'uomo insigne per eminente -dignità. - -«Amici, prima ch'io vi manifesti quant'è la mia gratitudine, mi rileva -il sapere quai sono i nemici che m'assalirono in tal guisa senza essere -provocati. Wamba, alza la visiera dell'elmo a quel Cavaliere Azzurro -condottiero, siccome sembra, di cotesti sciagurati.» - -Wamba corse tosto verso costui che, malmesso dalla caduta e imbarazzato -sotto il cavallo, non potea nè fuggire nè far resistenza. - -«Valoroso e cortese cavaliere» gli disse «concedetemi essere vostro -valletto d'armi dopo essere stato vostro scudiere. Vi ho aiutato a -scendere da cavallo, gli è giusto che vi spacci del vostro elmo.» - -Così parlando, ne sciogliea senza molta cerimonia le coregge; laonde -cadendogli il cimiero, lasciò vedere al cavalier Nero tai lineamenti -che in quell'istante non si aspettava mai ravvisare. - -«Waldemar Fitzurse» sclamò egli sorpreso. «E qual motivo potè condurre -un uomo del tuo grado e del tuo legnaggio ad un simile atto di -scelleratezza?» - -«Riccardo» rispose il cavalier prigioniero, alzando alteramente gli -occhi sopra di lui «tu non conosci gli uomini, se nol sai a quali -delitti l'ambizione e la sete della vendetta può condurre i figli di -Adamo.» - -«La vendetta! E in che mai t'ho offeso? qual vendetta hai tu da usare -contro di me?» - -«Non disdegnasti tu la mano di mia figlia? Non è forse questa una -ingiuria tale che un Normanno di sangue nobile al pari di te non può -perdonare?» - -«La mano di tua figlia? E tale è la cagion del tuo odio? E per questo -volevi togliermi la vita? No, no.... Amici, allontanatevi alquanto; mi -giova parlargli in segreto... Or che siam soli, la verità, Waldemar! -Chi ti spinse a questo delitto?» - -«Il figlio di tuo padre, fattosi vendicatore della tua figliale -inobbedienza.» - -Gli occhi di Riccardo scintillaron di sdegno; ma riprese tosto la sua -calma; ed appoggiando alla fronte la mano, rimase un istante cogli -occhi fisi sopra Fitzurse, nella cui fisonomia si vedeano lottare la -vergogna e l'orgoglio. - -«Tu non chiedi grazia, o Fitzurse?» disse Riccardo. - -«Chi sta fra gli artigli del leone sa non doverla aspettare.» - -«Il leone» rispose alteramente Riccardo «non si pasce de' cadaveri -in cui s'abbatte. Ti dono la vita senza che tu la chieda, ma a -patto che fra tre giorni abbandonerai l'Inghilterra; che andrai a -nascondere la tua infamia nel tuo castello di Normandia, e che il tuo -labbro non indicherà mai il principe Giovanni siccome complice del -tuo attentato. Se ti scoprono in Inghilterra dopo l'indugio ch'io ti -concedo, sarai punito di morte, e se mai tu pronunzi un accetto che -possa compromettere l'onore della mia casa, nè manco il santuario ti -metterà in sicuro dalla mia vendetta. Ti farò appiccare sulla torre del -tuo castello, e rimarrai colà pastura dei corvi. — Locksley, m'accorgo -che le vostre genti si sono appropriati i cavalli dei soggiogati -masnadieri. Se ne ceda uno a questo cavaliere e si lasci partire.» - -«Se non giudicassi che la voce di chi mi parla ha diritto di -pretendere obbedienza, manderei a questo scellerato una freccia che gli -risparmierebbe la fatica del viaggio.» - -«Il tuo cuore è veramente inglese, o Locksley» disse il cavalier Nero. -«Tu t'inganni nel credere ch'io abbia diritto alla tua obbedienza. Io -sono Riccardo, re d'Inghilterra.» - -A tali accenti pronunziati col tuono di maestà convenevole al grado -e al carattere di Riccardo Cuor-di-Leone, tutti gli arcieri si -prostrarono dinanzi a lui, prestandogli giuramento di fedeltà, ed -implorando perdono delle passate colpe. - -«Alzatevi, o miei amici» lor disse Riccardo, riguardandoli in cotal -modo, atto a provare, come la bontà sua naturale avesse trionfato sullo -sdegno inspiratogli dalla perfidia di Waldemar Fitzurse «alzatevi, i -servigi che prestaste agli oppressi miei sudditi dinanzi alle mura di -Torquilstone, e quello che avete or prestato a me stesso, mi fanno -dimenticare i falli di cui per l'addietro possiate esservi fatti -colpevoli; alzatevi, o miei amici, e procurate di condurre una vita più -regolare... Quanto a te prode Locksley...» - -«Cessate dal chiamarmi Locksley, o mio sovrano. Il mio Signore è in -diritto di conoscere il mio vero nome, un nome che, ben lo temo, dee -troppo spesso avergli ferito l'orecchio. Io sono Robin-Hood della -foresta di Sherwood.» - -«Ah! Ah!» sclamò Riccardo: «il re degli scorridori, il principe de' -proscritti! E chi non ha udito pronunziare un tal nome? Ne pervenne -sino in Palestina la fama. Ma sii certo, prode Robin-Hood, che nulla -di quanto hai potuto operare nel durar della mia lontananza, e in tali -istanti di turbolenza, verrà mai allegato contro di te.» - -«È cosa giusta!» soggiunse Wamba, che non perdea mai l'occasione -d'intromettere le sue arguzie. «Non dice il proverbio: - - «Quando son partiti i gatti, - «Fanno la festa in casa i ratti?» - -«Ah! Wamba, tu se' qui? Non udendo la tua voce, io credea che da lungo -tempo tu avessi presa la fuga.» - -«Presa la fuga!» sclamò Wamba. «E quando è mai che avete veduto -scompagnarsi del valor la pazzia? Ecco il trofeo delle mie armi, questo -bel cavallo grigio che vorrei vedere un'altra volta su i suoi garretti, -a patto che venisse nello stato di questa bestia chi n'era padrone. Ma -se non ho combattuto colla punta della mia spada, voi mi concederete -che ho dato con valore il segnal della pugna, e ben condotto il mio -assalto dalla parte del retroguardo.» - -«Sì, valoroso Wamba» rispose il Re; «i tuoi servigi non verranno -dimenticati, avran ricompensa.» - -«_Confiteor... mea culpa_» partì sommessamente questa intonazione da -una voce poco distante da Riccardo. «È tutto quel latino che ho potuto -in tal momento raccapezzare. Confesso i miei peccati e ne imploro -l'assoluzione.» - -Voltosi il Re, vide il gioviale eremita che stava inginocchione col suo -rosario fra le mani, e avendo presso di sè un nodoso randello, che non -rimase del certo inoperoso nel durar della pugna. Non gli si vedea più -che il bianco degli occhi, tanto studiavasi di sollevar le pupille al -cielo, e facea ogni sforzo per comporre a profondissima contrizione la -sua fisonomia. Ma non so qual cosa di giocondo e burlevole che in que' -suoi modi si frammettea, lasciava travedere come fossero artefatte la -divozione e la tema. - -«Ah! ah! sei tu, santo eremita di Copmanhurst?» disse il Re. «Qual -cosa è dunque che ti cruccia? Ti rincresce forse che il tuo diocesano -sia istrutto del fervoroso zelo onde presti servigio alla Madonna e a -san Dunstano? Non temere di nulla. Riccardo d'Inghilterra non ha mai -traditi i segreti de' suoi amici.» - -«Graziosissimo sovrano» disse il romito, che era il frate Tuck tanto -conosciuto nella storia di Robin-Hood «non è la croce ch'io paventi, -ma bensì lo scettro. Abbrividisco in pensando che questo mio pugno -sacrilego andò a percotere sopra l'unto del Signore.» - -«Oh! oh!» sclamò Riccardo «è di lì che viene il vento? In fede mia -ch'io aveva dimenticata una tal circostanza. Ma domando a tutte le -brave persone che ne sono state spettatrici, se non t'ho ben pagato -d'uguale moneta. Se per altro ti credi d'essere tuttavia in isborso -parla, e son presto a raddoppiare la dose.» - -«No, no» s'affrettò a dire fra Giocondo; «ho ricevuto quanto mi si -dovea, e compresi anche i frutti. Possa la Maestà vostra pagar sempre -sì compiutamente i suoi debiti!» - -«Se li potessi pagare tutti così, i miei creditori non s'accorgerebbero -mai d'alcun voto nel mio regio erario.» - -«Nondimeno» disse ricomponendosi ad ipocrisia l'Eremita «non so qual -penitenza imporre a me stesso per quella botta sgraziata.» - -«Non ne parliamo più. Ne ho ricevute tante dai Pagani e dagl'Infedeli, -che sarei persino sragionevole, se conservassi rancore per questa, -somministratami da un religioso così santo ed esemplare come l'eremita -di Copmanhurst. Però, onesto fratello, crederei ottimo espediente pel -bene di te e della Chiesa il farti scappucciare, e dandoti un grado -tra le guardie reali confidarti in custodia la mia persona invece della -cappella di san Dunstano.» - -«Mio degno monarca, vi chiedo umilissimamente perdono, e voi me lo -concedereste, se vi fosse noto quanto dominio ha su di me il peccato -della pigrizia. San Dunstano, la cui benedizione sia continua sopra -di voi, san Dunstano, dico, non istà men tranquillamente nella sua -nicchia, se dimentico di dir le mie preci per andare ad ammazzare -un daino. Se passo la mia notte fuor della cella, intertenendomi in -cert'altre bagattellucce, san Dunstano non dice una parola. Egli è il -padrone il più mansueto, il più compiacente, il più facile da servire -fra quanti se ne possano immaginare. Ma se entrassi fra le guardie del -mio sovrano, onore senza dubbio massimo per me, che cosa accadrebbe? -La prima volta ch'io andassi o ad ammazzare un daino da una banda, o a -confortare una vedovella dall'altra dov'è questo frate scappucciato? -uno direbbe. Chi ha veduto quel maladetto frate Tuck! salterebbe su -l'altro. Questo can di frataccio distrugge più daini da sè solo, che la -metà della contea tutta insieme, direbbe una guardia; e non la perdona -nemmeno ai cervi, aggiugnerebbe una seconda. In somma, mio grazioso -sovrano, vi supplico lasciarmi quale mi avete trovato, o, se vi piace -estendere la vostra benevolenza sopra di me, considerarmi come il -povero cherco della cappella di san Dunstano di Copmanhurst e nulla -più, e in tal qualità il contrassegno anche il più lieve della vostra -munificenza sarà molto per me.» - -«T'intendo, e concedo al povero cherco di san Dunstano il diritto di -caccia nelle mie foreste di Warncliffe. Bada però ch'io non ti permetto -d'ammazzare più di tre daini a ciascuna stagione, e se questa licenza -non ti basta ad ammazzarne trenta, non sono nè cavaliere cristiano nè -re d'Inghilterra.» - -«Vostra Maestà può star certa che, colla grazia di san Dunstano, -procurerò umilmente d'operare il miracolo della moltiplicazione de' -daini.» - -«Non ne dubito, fratello; e siccome la salvaggina è un nudrimento che -genera sete, il mio cantiniere avrà ordine di somministrarti ogn'anno -un botticello di vin di Canarie, un altro di malvasia, e tre botti -d'_ala_ di prima qualità; che se nemmen queste bastassero a cavarti la -sete, vieni alla mia corte, e farai seco lui conoscenza.» - -«E per san Dunstano?» l'eremita soggiunse. - -«Farò restaurare la cappella di questo santo. Non mi piace però che le -nostre follie prendano un'indole seria. Dio ne punirebbe di mescolare -gli scherzi colle cose che vogliono rispetto ed onore da noi.» - -«Oh vi guarentisco pel mio santo avvocato» disse in allegro tuono -l'eremita. - -«Guarentite per voi medesimo, o fratello» replicò il re fattosi per un -istante severo, indi riassunta la serenità di prima gli porse la mano, -che il romito, alquanto confuso, baciò inginocchiandosi. «Tu fai meno -onore alla mia mano che al mio pugno» soggiunse sorridendo Riccardo. -«Per baciar l'una ti contenti d'inginocchiarti. Tocco dall'altra ti -gettasti col volto contro terra.» - -L'eremita temendo forse di offendere nuovamente il monarca col -prolungare più a lungo tempo il colloquio in quel tuono che sapea -troppo di famigliare (avvertenza cui non osservano mai di soverchio -coloro che si avvicinano ai re), salutò profondamente il monarca, e si -ritrasse in disparte. - -In tale istante due nuovi personaggi comparvero sulla scena. - - - - -CAPITOLO XL. - - «Tanto ai possenti che la terra adora - «Si renda onor quanto su noi gli estolle - «Regio poter. Di noi più lieti ancora - «Si diran quindi? Ah! su l'erbose zolle, - «De' faggi all'ombra, u' dolce è ingannar l'ora - «Fra sinceri contenti a desco molle, - «Ne vengano a mirar. Scerner sapranno - «Cogli occhi lor che sian gioia od affanno. - _Macdonald._ - - -I due personaggi sopravvenuti erano Wilfrid d'Ivanhoe montato sulla -mula del priore di san Botolfo, e Gurth, che con aria dignitosa -cavalcava il caval di battaglia del suo padrone. Grande si fu la -sorpresa d'Ivanhoe in veggendo il suo sovrano coperto di sangue, in -mezzo a sei o sette cadaveri, e circondato a quanto parea, da una -truppa di banditi, corteggio assai raro per un monarca. Dubitò un -istante, se volgendo ad esso dovesse parlargli qual si conviene ad un -re, o continuare a riguardarlo siccome il cavalier Nero; ma Riccardo, -vedendolo in tale impaccio, non tardò a liberarnelo. - -«Le cautele sono inutili qui. Riccardo Plantageneto si è fatto -riconoscere; e trovasi in mezzo a cuori veracemente inglesi, benchè lo -spirito alquanto fervido di queste valorose persone le abbia talvolta -spinte troppo oltre.» - -«Ser Wilfrid d'Ivanhoe» disse Robin-Hood, accostandosi al figliuolo -di Cedric «le mie assicurazioni non possono aggiugnere cosa veruna a -quelle del mio sovrano, ma permettetemi il dirvi, non senza qualche -orgoglio, che fra tutti i suoi sudditi non avvene di più fedeli de' -miei compagni e di me.» - -«Lo credo, uom valoroso» disse Wilfrid «perchè voi appartenete al -novero di essi; ma che vogliono dire queste scene di stragi e di morti -e il sangue di cui vedo coperte l'armi del Re?» - -«Vi è stato un tradimento, o Wilfrid» disse il Re «ma ne sieno grazie -a questi valenti campioni, i traditori hanno trovato il guiderdone -che lor si dovea... Però, pensandovi meglio» sorridendo soggiunse: -«voi medesimo siete un traditore, perchè m'avete disubbidito. Non vi -aveva io forse dato espresso comando di rimanere almeno sino a domani -a San Botolfo, e aspettare che le vostre ferite fossero risanate -compiutamente?» - -«E sono risanate, o Maestà; nè offrono ora maggior pericolo d'una -puntura di spilla. Ma perchè, nobile principe, cagionar tanta angustia -ai vostri fedeli sudditi? Perchè, col correre solo le venture, -cimentate la vostra vita, come se non fosse più preziosa di quella d'un -cavaliere errante che non rischia nulla più della cappa e della spada?» - -«E Riccardo Plantageneto» rispose il Re «non aspira che a quella -rinomanza che la cappa e la spada possono procacciare. Riccardo -Plantageneto è più glorioso nel mandare a termine un'avventura col -soccorso della sua lancia e del suo braccio, che comandando centomila -uomini schierati in battaglia.» - -«Ma il vostro regno, o Sire, il vostro regno minacciato d'una guerra -civile! la vostra corona in pericolo! i vostri sudditi minacciati da -pericoli ancor più gravi! se venissero a perdere il loro sovrano in -quei tanti cimenti cui vi fate un piacere di commettervi tuttogiorno, e -da un dei quali vi siete or sottratto in guisa tanto miracolosa!.... A -ciò non pensate?» - -«Oh! oh! il mio regno e i miei sudditi!» disse il Re con tuono -d'impazienza. «Ma vi risponderò, ser Wilfrid, che i migliori fra -essi mi pagano d'egual moneta le mie follie. A cagion d'esempio, un -de' miei servi più fedeli, Wilfrid d'Ivanhoe, si prende arbitrio di -contravvenire a' miei ordini, e intanto viene a fare una predica al -suo re, che non ne segue appuntino gli avvisi. Chi di noi due ha -diritto di fare rimproveri all'altro? Ciò nondimeno, ascoltatemi, -mio caro Wilfrid: l'intervallo che ho trascorso, e che dovrò tuttavia -trascorrere sconosciuto, era necessario per dare a' miei amici ed a -que' nobili che mi sono rimasti fedeli il tempo di raccogliere le -loro forze, tuttochè all'annunziarsi pubblicamente il ritorno del -re Riccardo, ei si trovi capo d'un esercito sufficiente a frenare -i faziosi, e a spegnere la ribellione, senza che gli sia d'uopo di -tirare la spada fuori del fodero. D'Estouteville e Bohun non saranno in -grado di marciare sopra York che fra ventiquattr'ore; Salisbury arriva -dal Mezzogiorno, Mullon dal Nord, e da Warwick ho ricevute notizie -di Beauchamp. S'io mi fossi palesato troppo presto, allora sì avrei -affrontati pericoli, da cui non valeano a salvarmi nè la mia lancia, -nè la mia spada, benchè secondate dall'arco del prode Robin-Hood, dal -nodoso bastone del santo eremita di Copmanhurst e dal corno da caccia -del saggio Wamba.» - -Wilfrid s'inchinò rispettosamente. Ei ben sapea come fosse tempo -perduto il volere sedare quello spirito cavalleresco, onde il suo -padrone si mettea così sovente in mezzo ai pericoli, che gli sarebbe -stato agevole evitare, o per meglio dire che non gli era perdonabile -d'aver affrontati. Limitatosi quindi a sospirar su di ciò, tacque, -e Riccardo, soddisfatto di aver ridotto al silenzio il suo giovane -consigliere, benchè nel proprio interno ne riconoscesse saggi gli -avvisi, indirisse nuovamente la parola a Robin-Hood. - -«Re degli scorridori» sì disse «non avreste voi qualche reficiamento da -offerire ad un vostro collega di gerarchia[51]? La fatica cui m'hanno -obbligato quei masnadieri ha eccitato in me l'appetito.» - -«Debbo confessare alla Maestà vostra la verità» rispose Robin-Hood, non -senza mostrare imbarazzo; «i nostri riserbi si stanno soltanto in...» - -«In selvaggina» il Re continuò. «Tanto meglio! È ciò che mi abbisogna -in questo momento. Poi, quando un sovrano ha fame, non ha tempo -d'ammazzare egli la sua cacciagione; nè deve avere a sdegno se altri si -presero per lui questa cura.» - -«Se dunque piace alla Maestà vostra onorare di sua presenza uno de' -nostri luoghi d'appuntamento, la cacciagione non ne mancherà, e potrò -aggiugnere buona _ala_ e vino da non disprezzarsi.» - -Marciò indi il primo per mostrare la strada, e l'intrepido Riccardo il -seguì, più contento forse di questo scontro fortuito con Robin-Hood, -che nol sarebbe stato cinto da' suoi nobili e da' suoi pari, in mezzo -della sua corte. Tutte le cose nuove, tutto quanto sapea d'avventura, -erano felicità per Riccardo, e un pericolo affrontato o superato non -facea che crescerne il pregio a' suoi occhi. Nel re Cuor-di-Lione -scorgeasi in gran parte il carattere brillante, ma privo d'utile scopo, -d'un cavalier da romanzo; e la gloria personale derivatagli dalle -sue geste era più preziosa alla fervente immaginazione di lui che nol -sarebbe stata quella la più reale, di cui la politica e la prudenza -avrebbero potuto abbellire il suo governo. Donde avvenne che il regno -di Cuor-di-Leone somigliò a meteora brillante e passeggera: il suo -splendore manda un lume che abbaglia, ma senza frutto, perchè a questo -lume succedono proffonde tenebre. Le imprese di lui cavalleresche -furono argomenti di canti ai _menestrelli_ e ai trovadori, ma il regno -del medesimo non procurò alcuno di que' saldi vantaggi, su di cui la -storia si fonda, citandoli alla posterità come esempi. Nella brigata -ove trovavasi in tal momento Riccardo, spiegò quante prerogative -apprezzabili erano in lui, col mostrarsi gioviale, affabile, e -affezionato a tutto quanto era valore, senza impacciarsi del grado -delle persone fra cui questo valore annidavasi. - -Il campestre desco fu affrettatamente imbandito sotto d'una grande -quercia, all'ombra della quale il re d'Inghilterra si assise cinto -d'uomini che il governo del suo regno avea banditi, intanto ch'egli -era lontano, e divenuti allora cortegiani e guardie della sua persona. -Stavano questi in piedi per atto di rispetto, e perchè così aveva -comandato ad essi il lor capo; ma Riccardo volle sedessero al par di -lui su quell'erbose zolle, e passando rapidamente il fiasco dall'una -all'altra mano dimenticarono ben presto quella spezie d'impaccio -prodotto in loro sulle prime dalla presenza del monarca. Si rise, si -cantò, ciascun si fece a narrare le imprese ardite che gli erano ben -tornate, e nel vantarsi di buoni successi ottenuti in violando le leggi -patrie, nessuno badò come venisse fatto simil racconto alla presenza -della persona cui spettava per proprio attributo il far rispettar tali -leggi. Il medesimo re non pensando più del restante della compagnia -ai riguardi pertenenti alla regal dignità, rideva, bevea, scherzava -insieme co' suoi ospiti in guisa che si sarebbe potuto crederlo un -d'essi. - -Il naturale ingegno di Robin-Hood gli fe' desiderare di vedere una tale -scena compiuta, innanzichè la birra e il vino alterassero maggiormente -le teste de' suoi camerati. Egli scorgea per altra parte il fronte -d'Ivanhoe coperto d'una nube d'inquietezza, e s'avvide ch'egli temea al -pari di lui non accadesse qualche cosa atta a turbare il buon accordo -che dominava. Presolo a parte gli disse: «La presenza del valoroso -nostro sovrano è un grande onore per noi, ma vorrei non perdesse un -tempo che le circostanze gli possono rendere prezioso.» - -«Questo è parlare con senno e franchezza, prode Robin-Hood» rispose -Wilfrid. «Voi dovete sapere inoltre, che lo scherzare coi re anche -negli istanti in cui si mostrano dimentichi della loro superiorità è -come giocare con un leoncello, che al menomo provocamento fa vedere i -denti e gli artigli.» - -«Voi avete messo il dito sulla cosa, che è or soggetto del mio timore. -I miei confratelli sono rozzi per natura e per consuetudine, il re -vivace ed impetuoso. Potrebbero offenderlo senza averne intenzione, e -potrebb'egli andar in collera senz'averne motivo. Gli è ora che questo -banchetto finisca.» - -«Trovate dunque voi qualche modo di farlo terminare; perchè quanto a me -ho lasciate sfuggire alcune parole a tal fine, ma a quanto sembra non -hanno giovato che a far risolvere il Re a prolungar l'adunata.» - -«E dovrò io avventurarmi a un tal punto?» disse Robin-Hood; poi, -dopo avere meditato un istante. «Sì, per san Cristoforo! è necessario -ch'io il tenti. Non meriterei la bontà che il Re mi dimostra se non mi -mettessi fino al rischio di perderla per fargli vantaggio. Ascoltami, -Scatolck: prendi il tuo corno da caccia, e appiattandoti nella macchia -a due tiri di freccia, suona un'aria normanna. Non perdere tempo.» - -Scatolck obbedì agli ordini del suo capitano, e trascorsi pochi minuti -il suono del corno portò grande agitazione nei convitati. - -«È il suono di guerra di Malvoisin!» disse Mugnaio alzandosi -precipitosamente e impadronendosi del suo arco. L'eremita lasciò cadere -il fiasco, che aveva allor fra le mani, e afferrò una specie di clava. -Wamba si fermò a mezzo d'una facezia per dar di mano al suo coltello -da caccia e allo scudo; in somma ciascuno non pensò più che a munirsi -d'armi. - -Gli uomini avvezzi a tal precario genere di vita passano senza fatica -da una cena ad una battaglia; tal cambiamento non era per Riccardo -che un nuovo diletto. Chiese il cimiero, e ogn'altro arredo della -sua pesante armadura che Gurth aveva in custodia, e mentre questi -lo aiutava a vestirsi da guerra, proibiva ad Ivanhoe, sotto la pena -d'incorrere la disgrazia sovrana, l'aver parte alcuna nella lotta ch'ei -si figurava imminente. - -«Tu combattesti per me cento volte, o Wilfrid, ed io non fui che -spettatore delle tue prodezze. In quest'oggi, sii spettatore a tua -volta, e contempla come Riccardo combatte per gli amici e pei sudditi.» - -In questo mezzo Robin-Hood avea inviato alcuno della sua gente in -diverse bande, come alla ricerca dell'inimico, e quando vide spariti -tutti gli avanzi dei banchetto, si avvicinò al Re, già armato di tutto -punto, e piegando dinanzi a lui il ginocchio lo supplicò a volergli -concedere il perdono. - -«Non ti ho già perdonato?» disse impazientendosi il Re. «Non ti -assicurai che tutti i tuoi falli erano dimenticati? Credi tu la mia -parola essere una palla che ci possiamo rimandare dall'uno all'altro? -Mi sembra che tu non abbia ancora avuto tempo bastante a commettere -nuove colpe.» - -«Sì: ne ho commessa una» rispose Robin-Hood «quella d'ingannare pel suo -vantaggio il mio Re. Il suono che avete udito non era il suon guerriero -di Malvoisin. Uno della mia banda diè fiato al corno per ordine mio, e -a fine di terminare un banchetto che incominciava a rubare ore preziose -per la Maestà vostra e pel ben de' suoi Stati.» - -Dette le quali cose, si alzò ed incrocicchiando sul petto le braccia, -si fece ad aspettare la risposta del Re in tal atto, che palesava -rispetto anzichè tema, e come uomo che sa di potere aver offeso, ma si -confida nella purezza delle proprie intenzioni. - -Avvampò di collera il re Riccardo, ma non fu questo che un movimento -passeggero, di cui trionfò tantosto la naturale equità. - -«Il re di Sherwood» diss'egli «teme che il re d'Inghilterra faccia -troppo grande breccia sul vino e la cacciagione che gl'imbandì. -Ottimamente, audace Robin-Hood! Quando verrai a vedermi a Londra, -ti proverò ch'io ricevo con maggiore generosità i miei convitati. In -somma, ben ti comportasti, mio prode arciere. Su presto, Wilfrid! a -cavallo! Voi eravate impaziente d'un tale istante. Robin-Hood, nella -tua banda hai tu nessun amico, che, non contento di darti consigli, -pretenda regolare tutti i tuoi passi, e si mostri di mal umore quando -cammini a tua voglia, non alla sua?» - -«Sì, Maestà, tal è il mio luogotenente Petit-Jean, ora assente per -una spedizione sulle frontiere della Scozia; e debbo confessare alla -Maestà vostra che la libertà usata da questo compagno nel modo de' -suoi suggerimenti talvolta mi è dispiaciuta: ma non ho mai conservato -solamente un'ora la mia collera contro di lui, perchè mi è noto non -aver egli in mira che il ben del suo capo e l'utilità generale.» - -«Molto bene, e mi è accaduto più di una volta imitarti. Però se avessi -da una banda Ivanhoe a darmi i suoi gravi consigli, e te dall'altra per -obbligarmi a forza d'astuzie a seguirli, io sarei il monarca men libero -che si potesse imaginare in tutta la Cristianità e il Paganesimo. Ma -partiamo, e trasferiamoci tosto a Coningsburgo.» - -Robin-Hood gli disse di aver già fatto marciare un distaccamento per -assicurargli la strada. «L'uomo incaricato di guidarlo» soggiunse -«scoprirà gli agguati che potrebbero ancora esservi tesi, e ve ne -darà avviso in tempo. Ciò accadendo, pochi passi che faceste tornando -addietro, vi ricongiungerebbero a noi, perchè, ho intenzione di tenervi -dietro col rimanente della mia brigata sino a pochi tiri di freccia da -Coningsburgo.» - -Tali cautele, ove spiccarono egualmente la prudenza e la sollecitudine -di Robin-Hood verso il Sovrano, commossero questo grandemente, -dileguando in esso fin l'ombra del risentimento mosso dall'artifizio di -cui usò il primo per mettere fine al banchetto. Gli porse una seconda -volta la mano, assicurandolo nuovamente di perdono e di benevolenza, -e aggiungendo essere suo fermo divisamento moderare il rigore de' -regolamenti intorno la caccia e tant'altre tiranniche leggi, che -aveano condotti alla disperazione e trasformati in ribelli molti uomini -valorosi. Ma l'immatura morte di Riccardo non gli permise mandare ad -effetto queste intenzioni sì liberali, e Giovanni, succeduto al proprio -fratello, aumentò ancora la severità del codice sulle foreste, chè ad -operare in tal guisa il costrinsero i grandi del suo regno. Quanto -al rimanente della storia di Robin-Hood e al tradimento, che gli fu -cagione di morte, tai cose trovansi narrate in que' piccioli libri -coperti di carta azzurra, che altra volta si vendeano due soldi l'uno, -ed or si crede avere a buon prezzo pagandone il peso a ragguaglio -d'oro. - -Il Re partì con Ivanhoe, e li seguirono Gurth e Wamba, onde arrivarono -senza sinistri incidenti dinanzi al castello di Coningsburgo alquanto -prima del tramonto del sole. - -Pochi paesi trovansi nell'Inghilterra cotanto belli e pittoreschi -come quelli cui offrono i dintorni di questa antica fortezza sassone. -Il Don versa le sue acque tranquille e limpide a piè d'una vasta -collina coperta di ricchi boschi, di terre ben coltivate, e di -pascoli fecondissimi. Sopra una montagna situata in riva di questo -fiume, e difesa da fosse e muraglie, si innalza l'antico edifizio, -che, siccome lo indica il suo stesso nome, era stato prima della -conquista un possedimento dei re d'Inghilterra. Le mura esterne -probabilmente ne furono edificate dai Normanni, ma la parte interna -presenta anche oggidì le tracce d'una remotissima antichità. Situato -in pendio il predetto castello, una torre posta ad uno degli angoli -del gran cortile, e che è l'abitazione principale, forma un circolo -di venticinque piedi circa di diametro. Le mura sono di prodigiosa -grossezza, e difese da sei enormi pilastri esterni, che sembrano -essere stati costrutti per sostenerle ed aumentarne la forza; incavati -nella parte superiore i ridetti pilastri, sono terminati da torricelle -comunicanti colla parte interna. Tale edifizio veduto a qualche -distanza offre alle persone vaghe di cose pittoresche altrettanto vezzo -quanto agli antiquarii la parte interna, che trasportano le menti -loro sino ai tempi dell'ettarchia. Vedesi in vicinanza al castello -una ragguardevole eminenza che sembra umano lavoro, e stato, a quanto -si giudica, il sepolcro del celebre Hengist. Scorgonsi parimente -nel cimiterio della vicina parrocchia varii monumenti che fermano la -curiosità e che risalgono ad età rimotissima. - -In que' giorni che Riccardo Cuor-di-Leone e il suo seguito giunsero -a questo edifizio, la cui architettura priva d'arte sorprendea -però a motivo della sua mole, esso non era circondato d'esterne -fortificazioni, siccome oggidì. L'architetto sassone non avea avvisato, -che a moltiplicare i modi di difesa quanto alla parte interna, nè -guarnito vedeasi esternamente che di grossolani palizzati. - -Un grande stendardo nero spiegato sull'alto della torre indicava che -non erano per anche state celebrate le esequie del defunto signor del -castello. Esso non presentava alcun emblema che indicasse la nascita e -il grado del defunto, perchè gli stemmi erano cosa affatto nuova presso -la normanna cavalleria, e affatto sconosciuta alla sassone; ma un -altro stendardo sospeso alla porta, e sul quale vedeasi grossolanamente -disegnato e mal dipinto un cavallo bianco, simbolo ben noto d'Hengist e -de' suoi guerrieri, indicava la nobiltà e la patria del trapassato. - -I dintorni del castello presentavano per ogni dove una scena di -confusione, perchè in quella età il durar de' funerali si riguardava -come tempo di ospitalità generale e senza riserva, e vi erano -ammessi non solamente coloro che aveano avuta qualche ancor menoma -corrispondenza col defunto, ma ciascun passeggero veniva invitato ad -assistervi. La ricchezza e il grado di Atelstano fecero sì che tale -costumanza fu praticata in tutta la sua estensione. - -Vedeansi pertanto numerose bande salire e scendere per l'altezza su -di cui era collocata la rocca, e allorquando il Re e il suo corteggio -furono entrati in una specie di cortile esterno, frapposto tra il -castello ed i palizzati, le cui porte stavano aperte e sfornite di -guardie, la scena che questo spazio offeriva parea inconciliabile -colla cagione dell'adunamento. Da una banda scorgeansi cuochi che -faceano arrostire all'aria aperta interi castrati, bovi e vitelli, -dall'altra si spillavano botti d'_ala_ poste in libertà a chiunque -volea dissetarsene: gruppi di persone di ogni classe divoravano e -tracannavano. Que' servi sassoni, a metà ignudi, coll'inebbriarsi di -birra e col satollarsi di cibi sostanziosi, si studiavano dimenticare -la fame e la sete che li tormentava una buona metà dell'anno. Gli -abitanti de' paesi cinti di mura, più dilicati de' primi, sceglievano -le porzioni che lor sembravano più appetitose, e profferivano giudizii -or di lode or di biasimo sulla birra di cui le innaffiavano. E vi si -vedeano pur anche alcuni nobili normanni ch'era facile il riconoscere -ai menti rasi, alle vesti corte, alla premura che metteano nello stare -insieme raccolti, e agli sguardi di sprezzo che lanciavano sopra i -Sassoni, benchè al pari d'essi profittassero dell'ospitalità generosa, -ond'erano ricettati. - -Gli è inutile il soggiugnere che vi si trovavano i poveri a centinaia. -E v'erano ancora soldati reduci dalla Palestina, o almeno che si -spacciavano tali, e pellegrini e frati d'ogni religione, e operai che -viaggiavano in traccia di lavoro. Qui merciaiuoli metteano in mostra -le loro mercanzie: lì menestrelli e bardi velsci cantavano preci -accompagnandole a suon di arpe e d'altri strumenti. Uno di questi -celebrò gli encomii d'Atelstano con una panegirica lamentazione; un -altro recapitolò in un poema genealogico sassone tutti i nomi aspri e -disarmonici dei progenitori del defunto. Nè mancavano bagattellieri -e buffoni, i quali facean prova del loro ingegno senza che niun -trovasse tai loro esercizii sconvenevoli od estranei al motivo di -quell'adunarsi. Perchè a tal proposito i Sassoni aveano le idee de' -popoli usciti dalle mani della natura e privi ancora di civiltà: «Se -il dolore ha sete, dicean essi, fa mestieri dargli da bere; se ha -fame porgergli cibo; se contrista il cuore, somministrargli occasioni -di sollievo e di divagamento.» E certamente quegli assistenti non si -stavano dal profittare di tai sorgenti di conforto, benché a quando a -quando, come ricordandosi d'improvviso della mesta cagione che ivi li -raccogliea, gli uomini mandassero profondi gemiti, e le donne, il cui -numero era considerevole, empissero l'aria d'acutissime grida. - -Tal si era lo spettacolo che il cortile esterno del castello di -Coningsburgo offeriva, allorchè vi entrarono Riccardo e il suo seguito. -Il siniscalco trascorrea con gravi passi il ricinto per mantenere ivi -un'apparenza d'ordine, e come non degnandosi di por mente ai gruppi -di persone d'ordine inferiore, che gli uni agli altri si succedevano; -ma mostrò d'essere oltre modo colpito all'aspetto non ordinario del -monarca e d'Ivanhoe; tanto più che l'arrivo di due cavalieri Normanni -di riguardo ai funerali d'un Sassone era cosa che si togliea dal -comune. Considerando pertanto una tal circostanza siccome un onore -particolare che si rendeva al defunto ed alla sua famiglia, questo -rilevante personaggio vestito di negri abiti, e tenendo in mano la -bianca verga, distintivo di sua dignità, mosse verso di essi, e non -senza provare qualche fatica a procurar loro un varco per mezzo alla -folla, li condusse alla porta della torre. Gurth e Wamba trovarono nel -cortile alcuni di lor conoscenza, nè osarono entrare nel luogo interno -che riguardavasi come il santuario degli eletti. - - - - -CAPITOLO XLI. - - «A lenti passi la funerea bara - «Seguian le turbe: i gemiti, i singulti - «Interrompean de' sacerdoti il canto. - _Antica Tragedia._ - - -Il modo d'entrare nella gran torre del castello di Coningsburgo è d'una -singolarità tutta sua propria, e sente la rozza semplicità de' tempi -in cui questo castello fu edificato. Una sequela di gradini rapidi -altrettanto che stretti conducono ad una porticella situata ad ostro, -d'onde il curioso antiquario può (o almeno lo poteva ancora poch'anni -fa) raggiugnere una scala scavata entro la grossezza del muro della -torre. Da questa si perveniva al terzo piano, perchè i due primi erano -piuttosto vani di prigioni, nè riceveano aria o luce se non se da -un'apertura quadrata che sovrastava loro nel terzo piano, e da cui, a -quanto sembra, si discendeva in essi col ministerio di scale. Le scale -poi che conducevano al quarto ed ultimo piano erano poste negli enormi -pilastri esterni da noi già descritti. - -Riccardo e il suo favorito vennero introdotti nella grande sala -foggiata a rotonda, che teneva tutto lo spazio del terzo piano. Ivanhoe -avea cura di coprire il volto col proprio mantello, onde non farsi -conoscere al padre se prima il Re non gliene dava il segnale. - -Trovarono in questo appartamento seduti attorno ad una grande tavola di -quercia dodici rappresentanti delle famiglie sassoni le più distinte, -tutti vegliardi, o almeno giunti a matura età, perchè i giovani aveano -la maggior parte, e non senza grave cordoglio de' propri genitori, -imitato Ivanhoe nel rompere i cancelli di separazione frapposti da un -mezzo secolo fra i Sassoni vinti e i vincitori Normanni. L'aria grave -e composta di questi venerabili personaggi, i loro occhi bassi, i loro -sguardi spiranti tristezza offerivano una vista ben discordante dai -baccanali che venivano celebrati nell'esterno cortile. Que' capelli -grigi, quelle lunghe barbe, quelle tonache antiche, que' grandi -mantelli neri, s'addiceano affatto al luogo in cui si trovavano, e -davano ad essi l'aspetto d'un'assemblea d'antichi senatori di Woden, -richiamati a vita per piagnere lo scadimento della gloria di lor -nazione. - -Cedric, benchè lo scanno su cui sedea non fosse più alto di quello -assegnato agli altri suoi concittadini, sembrava adempire di comun -consenso gli ufizi di capo dell'assemblea. Al vedere giugnere Riccardo, -ch'ei non conosceva sott'altro nome che di cavalier Nero, o cavaliere -dal _Catenaccio_, si alzò gravemente, e lo salutò all'uso sassone -pronunziando le voci _Waes heal_ «alla vostra salute» e sollevando -all'altezza del proprio capo un bicchiere pieno di vino. Il Re, cui -non erano nuovi i costumi de' suoi sudditi inglesi, prese una tazza -presentatagli dal coppiere, indi corrispose al saluto di Cedric cogli -accenti: _Drine heal_ «io bevo alla vostra». Cerimoniale che venne -parimente seguito rispetto ad Ivanhoe, il quale non rispose fuorchè -inchinando il capo per tema che il padre suo ne conoscesse la voce. - -Dopo tal preliminare di formalità, Cedric si alzò da tavola, e -presentando la mano a Riccardo lo condusse in una specie di cappella, -rozzamente intagliata entro un pilastro. Non trovandosi in questa altra -apertura fuorchè una feritoja assai angusta, gli astanti vi sarebbero -stati condannati ad una compiuta oscurità, se due grosse torce non -l'avessero illuminata di una rossiccia luce, che splendeva in mezzo ad -un nuvolo di fumo. Col soccorso di tale luce vedeansi un tetto formato -in arco, pareti affatto ignude, un altare rozzamente fabbricato di -pietra, e sovr'esso un crocifisso della stessa materia. - -Innanzi all'altare stava una bara, e a ciascun lato di essa quattro -ecclesiastici, inginocchioni e tenendo in mano un rosario, cantavano a -mezza voce inni e salmi, dando tutti gli esterni segni d'intensissima -devozione. Erano essi frati del convento di sant'Edmondo, situato -in poca distanza di lì. Gli è da sapersi che la madre di Atelstano, -per assicurare abbondanti suffragi di preci all'anima del defunto, -avea fatta una donazione oltre ogni dir liberale agl'individui della -ridetta comunità. Laonde l'intera corporazione, per mostrarsi grata -alla generosità della benefattrice, erasi trasportata al castello -di Coningsburgo, eccetto il frate sagristano perchè zoppo. I frati -si davano d'ora in ora la muta in tal pio servigio, e intanto che -sei d'essi pregavano presso al corpo del defunto, gli altri non -dimenticavano di prendersi la loro parte così al banchetto come -alle gozzoviglie di cui godevasi nel cortile. I buoni frati che -faceano questa pia guardia aveano soprattutto grande premura di non -interrompere un solo istante i lor canti, per tema che Zerneboch, -l'antico demonio de' Sassoni, non cogliesse un tal punto onde fare il -povero Atelstano sua preda. Nè erano meno attenti affinchè niun profano -toccasse il panno mortuario steso sopra la bara. Avea questo servito -ai funerali di sant'Edmondo, e si sarebbe avuto qual atto sacrilego -il toccarlo sol d'un profano. Se tante cure avessero potuto divenir -giovevoli a un morto, Atelstano era bene in diritto di aspettarsele -dai frati di sant'Edmondo, perchè senza calcolare i cento marchi di -oro, che la madre del signore di Coningsburgo avea sborsati a costoro -pel riscatto dell'anima del proprio figlio, Editta appena ne seppe la -morte, manifestò la propria intenzione di lasciar per testamento tutti -gli ereditati beni al convento, a fine di assicurare perpetuità di -suffragi al proprio marito, a sè stessa ed al figlio. - -Riccardo ed Ivanhoe seguirono Cedric in questa cappella funerea, -e conformandosi all'esempio della lor guida, che mostrò ad essi in -solenne modo la bara di Atelstano, s'inginocchiarono, fecero il segno -della croce, e pronunziarono una corta preghiera per l'anima del -defunto. - -Dopo un tale atto pio e caritatevole, Cedric additò a questi che lo -seguissero, e dopo avere saliti pochi gradini aperse senza strepito -e con cautela la porta del picciolo oratorio, che introduceva nella -cappella, e che parimente era costrutto nell'interno d'uno di que' -pilastri. Si trovarono quindi in una sala larga all'incirca otto -piedi quadrati, e schiarita da due feritoie, che mandando allora gli -ultimi raggi del cadente sole lasciarono scorgere una matrona, la cui -fisonomia, dignitosa oltre ogni dire, offeriva ancora le tracce della -sublime beltà, onde venne in rinomanza trent'anni addietro. La lunga -vesta da lutto ch'ella portava, e il nero velo ondeggiante aggiugneano -spicco alla bianchezza della sua pelle e al pregio di que' biondi -capelli, che il tempo rispettandoli non aveva ancora screziati colle -sue nevi. La fisonomia di lei annunziava dolore profondo, cui però -univasi rassegnazione ai voleri del Cielo. Le stava innanzi una tavola -di pietra, sulla quale vedeasi un crocifisso d'avorio, e un messale -riccamente disegnato a colori ne' margini, e che chiudeasi con fibbie -d'oro. - -«Nobile Editta» disse Cedric dopo un istante di silenzio, che parve -inteso a dar tempo a Riccardo e ad Ivanhoe di contemplare la signora -del castello «io vi presento due stranieri ragguardevoli, che vengono -ad onorare di lor presenza le esequie dell'infelice vostro figlio, e -a partecipare del nostro duolo. Questi» soggiunse indi accennando il -Re «è il prode cavaliere del quale già v'ho parlato, e che con tanto -valore ha combattuto per la liberazione dell'uomo di cui gemiamo la -perdita.» - -«Lo prego accogliere tutti i miei ringraziamenti» Editta rispose -«quantunque a Dio sia piaciuto che il suo valore non aggiunga allo -scopo di giovare alla mia famiglia. Ringrazio così lui come il suo -compagno della cortesia che qui li trasse a visitare la vedova di -Adeling, la madre d'Atelstano in un momento di cordoglio e di profonda -afflizione. Affidandoli alle vostre cure, o mio degno parente, son -certa che niun dovere d'ospitalità verrà omesso a loro riguardo.» - -I due cavalieri dopo avere salutata questa afflitta genitrice si -ritrassero insieme colla loro guida. - -Cedric li fece salire per una scala a chiocciola in un'altra stanza -situata al di sopra della cappella, e grande egualmente. Prima che ne -fosse aperta la porta, vi ascoltarono un canto malinconico e lento; ed -era un inno che lady Rowena e tre altre giovinette di nobil legnaggio -sassone cantavano ad onore del defunto, e pel riposo della sua anima. -Non ne sono rimaste che le strofe seguenti: - - Già scoccò di morte l'ora. - Dal vital spirto disciolta, - Alla polve onde fu tolta - L'umil creta ritornò. - Che riman dell'uom, se ancora - L'orbe inter sentì sua possa? - Scarno teschio e lurid'ossa - Che putredine sformò. - Ti sia dato, o spirto, il volo - Franco scior di gloria al loco, - O se scorri in mezzo al foco, - Sol sia foco espiator, - Cui commise il re del Polo, - In un provvido e severo, - Il propizio ministero - Di tornarti al tuo candor. - Se evitar la bolgia oscura, - Spirto eletto, a te non lice, - Dalla diva Genitrice - Minor tempo a rio crudel - Implorar in noi fia cura, - Che lasciasti in duolo e in pianti. - Nostri voti e nostri canti - T'apriran le vie del ciel. - -La comitiva guidata da Cedric aspettò che fosse terminato il funebre -inno per entrare in cotesta sala, ed avendone aperta la porta lo stesso -Cedric, si trovarono alla presenza di venti donzelle sassoni, tutte -di famiglie ragguardevoli, delle quali alcune intendevano a ricamare, -quanto bene il comportavano il gusto di quei giorni e la loro abilità, -un panno mortuario che dovea coprire la bara di Atelstano; altre, -scegliendo fiori entro i canestri collocati nanti di esse, ne tesseano -ghirlande funebri per sè medesime e per le compagne. Se l'esterno di -tali giovinette non annunziava un cordoglio vivissimo, esse almeno si -comportavano giusta le regole del decoro. Non quindi era che talvolta -un sorriso incauto, qualche parola pronunziata troppo ad alta voce -non traesse a quando a quando sopra alcuna di esse un rabbuffo per -parte delle più gravi fra le matrone incaricate di presedere a questa -femminile assemblea, e si potea scorgere agevolmente come molte di -esse pensassero piuttosto ad esaminare, se quelle ghirlande lor si -affarebbero, che a meditare sulla trista cerimonia al cui fine si erano -assembrate. Che anzi, se dobbiam dire le cose come furono veramente, -l'arrivo de' due estranei cavalieri cagionò molta distrazione alle -avvenenti lavoratrici, e sovr'essi attrasse più d'un guardo alla -sfuggita. La sola lady Rowena, troppo altera per dar adito ad idee di -vanità, salutò gli stranieri con aria grave, quantunque graziosa. La -fisonomia di lei presentava l'aspetto d'una severa dignità anzichè -d'una costernazione malinconica; e se qualche ambascia il suo cuore -sentiva, forse l'incertezza in cui stavasi sulla sorte d'Ivanhoe vi -aveva almeno altrettanta parte quanto la morte di Atelstano. - -Cedric, il quale, come avrà potuto accorgersene il leggitore, non era -sempre il più avveduto degli uomini, credè leggere nella fisonomia -della sua pupilla un dolor più profondo, che non in quelle delle -giovani compagne di essa, e avvisò dilucidarne la cagione ai due -forestieri, raccontando loro come lady Rowena fosse stata promessa in -isposa al nobile Atelstano. Non è improbabile che una tal confidenza -rendesse più proclive l'animo di Wilfrid a prender parte all'afflizion -generale. - -Dopo avere in tal guisa condotti i due ospiti ne' diversi appartamenti -consacrati ai funerali del defunto, Cedric li fece entrare in una -sala assegnata, disse loro il _thane_ Sassone, a quelle persone -ragguardevoli, le quali non avendo vincoli tanto prossimi col nobile -Atelstano, non potevano, com'è naturale, abbandonarsi a quel dolore -profondo che la perdita di lui inspirava a chi gli era congiunto per -legami d'amicizia o di sangue. Cedric, dopo avere assicurati i suoi -ospiti, che si avrebbe cura di somministrar loro tutto quanto di cui -potessero abbisognare, stava sul punto di ritirarsi, ma il Re lo fermò: - -«Nobile _thane_» gli diss'egli, prendendone la mano «mi fa d'uopo -rammentarvi, che quando ci separammo, non è lungo tempo, voi pattuiste -con me un dono, il quale dovea contrassegnare la gratitudine vostra ad -un servigio che vi prestai. Vengo ora a ricordarvelo.» - -«Sì: fu pattuito anticipatamente, ser cavaliere. Però in un tal momento -di comune lutto....» - -«Ho fatto io pure tale considerazione, ma il tempo è prezioso. Per -altra parte non è male scelto il momento. Nel chiudere la tomba del -nobile Atelstano, dovremmo pure seppellire entro di essa certe antiche -massime pregiudicate, certe opinioni, che...» - -«Ser cavaliere _dal Catenaccio_» disse interrompendo l'altro Cedric, -«vorrei sperare non riguardasse niun altro fuori di voi il dono che -siete per chiedermi. Per ciò che spetta alle mie opinioni e a quanto -voi chiamate massime pregiudicate, mi parrebbe molto strano che uno -sconosciuto se ne prendesse briga.» - -«Di fatto non voglio prendermene briga oltre a quanto voi medesimo -giudicherete che v'entri il mio interesse. Finora non m'avete -conosciuto che sotto nome di cavalier Nero, di cavaliere _dal -Catenaccio_; in questo istante sappiate che si trova dinanzi a voi -Riccardo Plantageneto.» - -«Riccardo d'Angiò!» sclamò Cedric dando addietro dalla sorpresa. - -«No, nobile Cedric: dite Riccardo d'Inghilterra; egli il cui più caro -interesse, il desiderio più ardente è di vedere tutti i propri figli -insieme uniti senza fare distinzione di schiatta. Degno _thane_, il tuo -ginocchio non si piegherà dinanzi al tuo re?» - -«Non piegò mai innanzi al sangue normanno» rispose Cedric. - -«Ebbene dunque: serba il tuo omaggio sino all'istante ch'io abbia -provato d'esserne degno col proteggere egualmente i Normanni ed i -Sassoni.» - -«Principe» sclamò Cedric «io ho sempre fatta giustizia al valore ed al -merito vostro. So parimente che avete diritti alla corona d'Inghilterra -come uscito del sangue di Matilde, nipote d'Edgar Atheling, e figlia -di Malcolm di Scozia. Ma benchè Matilde appartenesse al real sangue -sassone, ella non era erede del trono.» - -«Non voglio disputare sui miei diritti con voi, nobile _thane_; ma -guardatevi attorno, e oserò chiedervi, se trovate un competitore degno -d'essermi opposto.» - -«E voi dunque, o principe, siete venuto qui per rammentarmi la ruina e -la distruzione della schiatta de' legittimi nostri padroni? Per dirmi -ch'ella è spenta, quando non è ancor chiusa la tomba dell'ultimo fra' -suoi rampolli?» nel dir tai cose la fisonomia di lui vie maggiormente -animavasi. «Quest'è un atto» aggiunse «d'audacia e di temerità.» - -«No per la santa Croce! è un atto di giustizia. Così operai per una -conseguenza di quella fiducia leale che gli uomini onesti debbono avere -l'uno nell'altro.» - -«Voi avete ragione, o re d'Inghilterra, perchè mi è forza riconoscere -che ne siete il re, e che tal rimarrete ad onta della mia debole -opposizione. Non sarebbe che un modo in me d'impedirvelo; e voi stesso -mi avete somministrato il poter di adoperarlo, esponendomi ad una -fortissima tentazione; ma l'onore non mi permette di cederle.» - -«Parliamo ora del dono che debbo chiedervi, e che non vi domanderò con -minor confidenza, benchè voi protestiate contro la legittimità della -mia dominazione. Chiedo da voi, se siete uom di parola e d'onore, che -riconcediate il paterno vostro affetto al prode cavaliere Wilfrid -d'Ivanhoe, a vostro figlio. Non mi negherete ch'io ho un interesse -immediato a tale riconciliazione: la felicità cioè del mio amico e il -desiderio di spegnere ogni argomento di discordia fra i fedeli miei -sudditi.» - -«Ed è egli che v'accompagna?» disse con tuono commosso Cedric. - -«Padre mio! Padre mio!» sclamò Ivanhoe scoprendosi il volto, e -gettandosi tosto a' suoi piedi «concedetemi il vostro perdono.» - -«Figlio mio, tel concedo» rispose alzandolo da terra Cedric. «Il figlio -di Everardo è schiavo della sua parola, quando anche l'abbia data ad un -Normanno. Ma riprendi il vestire de' tuoi antenati: non voglio vedere -abiti corti nè pennacchi alti, nè scarpe puntute nella mia casa. Chi -vuol esser degno figlio di Cedric il Sassone dee mostrarsi degno de' -Sassoni suoi antenati... Tu vuoi parlare, ma so anticipatamente quanto -sei ora per dirmi. Lady Rowena dee portare per due anni il lutto di -chi doveva esserle sposo. Saremmo indegni di tutti i Sassoni nostri -maggiori, se prima di questo termine ella pensasse a dare un successore -a colui che per nascita era solo degno della sua mano. L'ombra di -Atelstano uscirebbe della propria tomba per proibirci di disonorare la -sua memoria.» - -Ultime parole che parve scongiurassero uno spettro. Appena Cedric le -avea pronunziate, la porta della stanza si aperse, e fu veduto entrare -Atelstano, coperto di un lenzuolo, pallido, cogli occhi smarriti, e -simile veramente ad ombra che uscisse fuor del sepolcro. - -Tale apparizione non mai preveduta produsse più che sorpresa sui tre -spettatori. Cedric, compreso da terrore si tirò indietro fintantochè -il muro non lo arrestò, e appoggiandosi ad esso com'uomo fuor di stato -di reggersi, tenea gli occhi fisi sul volto del proprio amico, e parea -posto nell'impossibilità di chiudere la bocca. Ivanhoe fece un segno di -croce, e ripetè sommessamente una breve preghiera, intantochè Riccardo -gridava in latino: «_Conjuro te_» e in buon francese giurava: «_Mort de -ma vie!_» - -In questo mezzo si udì un terribile fracasso per tutto il castello, -e sino alla stanza ov'era entrato lo spettro pervennero le grida: -«Impadronitevi di questa canaglia di frati. Gettateli entro d'una -prigione! Precipitateli dall'alto delle muraglie.» - -«Per il nome di Dio vivente!» sclamò Cedric addrizzandosi a questo -che sembrava lo spettro del suo amico defunto; «se siete un uomo, -parlate; e se siete uno spirito parlate tuttavia, e ditemi il perchè -abbandonaste il soggiorno dei trapassati, e se v'è qualche cosa che -possa far io onde assicurare il riposo della vostra anima.... Morto o -vivo che siate, nobile Atelstano, parlate al vostro amico Cedric!» - -«Ed è bene la mia intenzione di parlare» rispose con grande calma lo -spettro; «ma io ho perduto il fiato, e voi non mi date il tempo di -respirare. S'io son vivo! Certamente io son vivo, vale a dire quanto -il possa essere un uomo che è vissuto di pane ed acqua tre giorni, tre -giorni sembratimi tre secoli.... Sì, di pane e d'acqua! Per il Cielo e -per tutti i santi che vi si trovano! niun altro nutrimento è passato -per la mia gola nel durare di questi tre lunghissimi giorni, ed è un -giuoco di Provvidenza ch'io mi trovi qui per narrarvelo.» - -«Che ascolto? nobile Atelstano» disse Riccardo. «Vi ho veduto io -medesimo riversato dal Templario nel cortile di Torquilstone, e Wamba -trattenutosi in poca distanza da voi, ne ha raccontato, che vi avevano -spaccata insino ai denti la testa.» - -«Ebbene, ser cavaliere, voi avete mal veduto, e Wamba mentì. Grazie -a Dio i miei denti sono in buon essere, e all'ora della cena vel -proverò... Però se così è non è colpa del Templario, che non mancò di -scaricarmi un colpo da olio santo; fortunatamente che la sciabola gli -si voltò sotto la mano onde mi colse soltanto colla parte piatta di -essa. Se avessi avuto il mio elmo, appena me ne sarei accorto, e gli -avrei restituita la botta in modo da torgli ogni sete di proseguir -nel cimento; ma colla testa coperta soltanto da un berrettone di seta -caddi tramortito, benchè non avessi riportata alcuna ferita. Finalmente -ricuperai l'uso dei sensi unicamente per vedermi entro una tomba... -entro una tomba posta innanzi all'altar della chiesa del convento -di sant'Edmondo, e che per buona fortuna era scoperta. Starnutai -più d'una volta, gridai, stava in procinto di togliermi di lì, -allorquando l'abate e il sacristano, spaventati dallo strepito ch'io -facea, accorsero a me, attoniti e al certo malcontenti di trovar vivo -quell'uomo di cui speravano essere eredi. Li chiesi di vino, che mi -portarono, ma dopo avermi fatto aspettare, a quanto mi parve, un gran -tempo; e convien dire che vi mescolassero una maladetta droga, perchè -appena io ebbi bevuto m'addormentai, e mi trovai allo svegliarmi colle -mani e coi piedi sì ben legati, che mi dolgono tutte le membra al sol -ricordarmene, confinato entro una prigione umida e oscura ch'io credo -fosse la prigione dai trabocchetti di questi maladettissimi frati. -Io meditava fra me medesimo qual esser potesse la cagione di tutto -quanto accadeami, allorchè udii stridere sui propri cardini la porta di -quel carcere, ove entrarono due di cotesti mariuoli, i quali volevano -persuadermi ch'io mi trovava nel purgatorio... Avrebbero detto meglio -nell'inferno... Ma riconobbi la voce dell'abataccio. San Geremia! Egli -mi parlava bene in tutt'altro tuono, quando alla mia tavola mi pregava -che gli dessi una seconda fetta di lombo di capriolo! Vedete che -scellerato! Avea pranzato con me tutti i giorni che trascorsero fra il -Natale e le feste dell'Epifania!» - -«Abbiate pazienza, nobile Atelstano» soggiunse Riccardo; «riprendete -fiato; e raccontateci partitamente la vostra storia. In fede mia! ella -è maravigliosa quanto un romanzo.» - -«Sì; ma per la croce di Bromeholme non è che vera pur troppo. Un pane -di orzo e una brocca d'acqua, eccovi tutto ciò che mi lasciarono que' -cani, que' traditori! eglino che mio padre ed io abbiamo arricchiti -allorquando non avevano altro modo di vivere fuorchè l'andare ad -accarezzare i poveri servi di gleba per ottenerne alcune fette di -lardo e qualche misura di grano, che pagavano con _pater noster_ e con -responsorii! Pane d'orzo e acqua ad un benefattore qual fui per essi! -Ma gli arrostirò dentro la loro tana, dovessi indi essere scomunicato!» - -«Oh in nome della santa Vergine! nobile Atelstano!» sclamò Cedric -stringendo la man dell'amico «come fuggiste voi a questo rischio -imminente? I cuori di costoro si lasciarono toccare da compassione?» - -«I cuori di costoro!» ripetè Atelstano. «Le rupi si lasciano forse -liquefare dal sole? Io sarei ancora là entro senza lo straordinario -caso che ha messi questa mattina in moto quanti erano i frati del -convento, tutti gareggianti, come ora ho scoperto, per venire a -divorare il banchetto dei miei funerali, mentre i mascalzoni ben -sapevano dove mi cacciarono sepolto vivo. Io ascoltava le campane e le -salmodie di costoro, non dubitando mai che s'affaccendassero a pregare -per la mia anima intantochè faceano morire di fame il mio corpo. -Finalmente partirono, e rimasi lungo tempo senza che mi portassero -nemmeno quel solito miserabile alimento. Nè era da maravigliarne. -Perchè il sagristano gottoso, pensando ai proprii affari, s'era -dimenticato de' miei. Giunse finalmente con passo vacillante, e sentii -quando entrò un odore di vino e d'aromi che mi confortò l'animo. Gli -è forza dire che il buon pasto avesse ammollito costui, perchè in vece -del mio pane d'orzo mi lasciò una buona fetta di pasticcio, e un fiasco -di vino prese il luogo della brocca d'acqua. Bevei quindi, mangiai, -ripresi forze e coraggio, ed una languida luce che veniva dalla porta -mi fe' scorgere come questa fosse unicamente socchiusa; perchè il -sagristano, avea bensì dato con gran cura di catenaccio alla porta, -e girata due volte la chiave, ma il cattivo stato della sua testa non -gli lasciò comprendere che non avea raggiunti i due battitoi. Le quali -circostanze misero in grande esercizio la mia immaginazione. I furfanti -aveano bensì attaccato il mio corpo ad una catena di quel sotterraneo, -la cui estremità stava murata nella parete, ma in quel maladetto -luogo nemmeno il ferro potea restar ferro; laonde essendo tutta quanta -corrosa dalla ruggine, arrivai con qualche sforzo ad infrangerla.» - -«Nobile Atelstano» sì lo interruppe Riccardo «prima di continuare -questa vostra lagrimevole storia, non vi gioverebbe il prendere qualche -ristoro?» - -«Fra buoni e cattivi ho fatti cinque pasti in tale giornata. Nondimeno -una fetta di questo prosciutto, che mi sembra assai morbido, non mi -nuocerebbe, e se vi piace tenermi compagnia...» - -Così dicendo si avvicinò alla tavola, che vedeasi in mezzo della sala, -imbandita d'ogni genere di reficiamenti. Empiè tosto un bicchiere di -vino, ed avendo fatto altrettanto Cedric e gli altri due cavalieri, si -bevè congiuntamente alla risurrezione dell'ospite, che continuò indi -il racconto della sua storia. Erasi intanto accresciuto notabilmente -il numero degli uditori; ed Editta giubilante, dopo dati nel castello -gli ordini che la nuova apparizione del figlio suo rendea necessarii, -avea già raggiunto il morto vivo nella sala assegnata agli stranieri, -e la seguirono ivi tutti quelli che poterono capire in quel luogo. -Il rimanente delle persone affollate lungo la scala ricevevano da -chi trovavasi più vicino alla porta le notizie dell'avvenimento, che -passando da labbro a labbro, si fecero a mano a mano più apocrife, e -ad ogni gradino della scala medesima, colorandosi di nuove ingrandite -particolarità, giunsero affatto adulterate al cortile. - -«Rottasi la mia catena presso al muro» continuò Atelstano «dovetti -trarmela dietro, salendo le scale con quella prestezza che può essere -d'un uomo infiacchito da tre giorni di digiuno a pane ed acqua, e -pervenni ad una stanza ove trovai il degno sagristano scordatosi a -tavola con un grosso frate incappucciato, di larghe spalle, avvinazzato -quanto basta, e il quale più che di frate avea l'aria di scorridore. -Il lenzuolo, vestimento ch'io conservai, e lo strepito delle catene, -divenute a me una spezie di coda, mi fecero credere non vi ha dubbio un -abitante dell'altro mondo; perchè il frate straniero mi contemplò con -bocca ed occhi spalancati, e fe' un gran segno di croce. Ma poichè vide -ch'io rinversai il sagristano con un sonorissimo pugno, ei fece per -menarmi un colpo col nodoso bastone che aveva a canto.» - -«Ho capito; egli era frate Tuck, il nostro giocondo eremita» disse -Riccardo ad Ivanhoe. - -«Fosse il diavolo o un frate, poco mi importa. Per buona ventura -costui non mi colse. Mi lanciai sopra il suo bastone, di cui non -giudicò a proposito disputarmi il possesso, e scese le scale facendo -a quattro a quattro i gradini per uscire, m'immagino, del convento. -Anzichè perdere tempo ad inseguirlo, afferrai un mazzo di chiavi che -il sagristano tenea presso di sè, e avendo trovata quella che apriva -il lucchetto della mia catena, m'affrettai a spacciarmene. Mi sentiva -il prurito di spaccare il cranio a quel furfante del mio carceriere, -ma il rimembrarmi la fetta di pasticcio e la boccia di vino ch'ei mi -regalò commosse l'animo mio e gli fe' salva la vita. Bevei in fretta -alcuni bicchieri di vino, e lasciando costui steso sul pavimento, corsi -alla scuderia, ove trovai un palafreno, certamente serbato all'onore -d'essere cavalcatura dello scellerato abate di sant'Edmondo. Partii -immantinente, prendendo di gran galoppo la strada di Coningsburgo, -chè ciascuno fuggia nel vedermi, giudicandomi uno spettro, poichè -per tema d'essere riconosciuto, e di ricadere nelle mani di questi -frati assassini, ebbi l'avvertenza di avvolgermi con tutta accuratezza -entro il mio lenzuolo. E credo per verità, che in tale acconciatura -non m'avrebbero nè manco lasciato entrare nel mio proprio castello, -se non m'avessero creduto il compagno d'un bagattelliere, che qui da -basso ha la carica di far ridere la gente unitasi a piangere su i miei -funerali. Si è pensato che tal mio abbigliamento fosse essenziale a -qualche burlevole rappresentazione ideata dal ciarlatano. In somma, -quasi furtivamente son giunto ad introdurmi sin qui, e prima di cercar -voi, mio nobile amico» diss'egli a Cedric «non ho messo altro indugio -che quanto voleasi ad abbracciar mia madre e a prendere alcun poco di -cibo.» - -«E voi mi trovate» disse Cedric «pronto a riassumere i nostri gloriosi -divisamenti, pronto ad osare qualsisia cosa per l'onore e per la -libertà. Al sorgere di domani gli è d'uopo darsi all'opera di liberare -dalla schiavitù la stirpe de' Sassoni.» - -«Non mi parlate di liberare nessuno; gli è assai che mi sia liberato -io medesimo. Il solo glorioso divisamento che or m'appartiene è punire -quello scellerato di abate. Voglio vederlo appiccato all'alto della -torre di Coningsburgo in cocolla e cappuccio; e se è troppo grosso da -non potere passar per la scala, lo farò issare fuor d'essa col soccorso -d'una corda e d'una carrucola.» - -«Ma, figlio mio» disse Editta «nè pensate al suo santo carattere?» - -«Ma, madre mia!» rispose Atelstano «non pensate a tre giorni di digiuno -che ho sofferto grazie a costoro? Debbono sino all'ultimo perir tutti. -Frondeboeuf non si meritò così bene di essere arso vivo. Egli almeno -mantenea buona tavola ai prigionieri, salvo il difetto che il suo -cuoco metteva troppo aglio nelle pietanze. Ma questi ipocriti, questi -ingrati, questi bricconi, che non finivano mai di farmi cerimonie alla -mia tavola!... mettermi a pane ed acqua! Per l'anima d'Hengist, debbono -tutti morire!» - -«Ma il papa, mio nobile amico!» soggiungeva Cedric. - -«Ma il diavolo, mio nobile amico!» ripeteva Atelstano. «Vi dico che -devono morir tutti; dopo ciò non si parlerà più d'essi; e fossero anche -i migliori frati del mondo, il mondo non camminerebbe peggio senza di -loro.» - -«Oibò! nobile Atelstano!» tornò a dire Cedric. «Dimenticate questi -sgraziati, ora che una sì bella carriera di gloria vi si schiude -dinanzi, e profittate dell'occasione che ha qui radunati intorno di -voi tutti i capi Sassoni più ragguardevoli. Fate conoscere a questo -principe Normanno, a Riccardo d'Angiò, che _Cuor-di-Leone_ qual è, non -quindi serberà la corona di Alfredo senza che gli sia disputata; non la -serberà sintantochè viva un rampollo maschile del santo re Confessore.» - -«Che ascolto?» Atelstano esclamò. «Questo cavaliere è il nobile re -Riccardo?» - -«Riccardo Plantageneto» disse Cedric; «ma non ho d'uopo dirvi ch'ei -si è condotto liberamente e con fiducia fra noi; che per conseguenza è -dover nostro non fargli ingiuria nè tenerlo qui prigioniere. Vi è noto -quanto dovete al vostro ospite.» - -«Sì, in fede mia!» Atelstano rispose «e so ancora quello ch'io devo al -mio re: eccomi pronto» aggiunse genuflettendosi dinanzi a Riccardo «a -prestargli fede ed omaggio.» - -«Figlio mio» Editta sclamò «pensa al real sangue che trascorre nelle -tue vene.» - -«Principe tralignato!» continuò Cedric «pensa alla libertà -dell'Inghilterra.» - -«Madre mia, amico mio» rispose Atelstano rialzandosi «a parte le -esortazioni! Il pane e l'acqua entro d'un carcere mal nudriscono -l'ambizione. Esco della tomba con più giudizio ch'io non avea -nell'entrarvi. La metà di tali follie mi erano state soffiate -all'orecchio da quel furfante di abate Wolfram: ora fo giudici voi -medesimi, s'egli sia un consigliere che meriti retta. Gli è solamente -da quando m'hanno riscaldato il capo con tai cianciafruscole che mi -lascio condurre di castello in castello, che ho corso strade e viottoli -senza alcun costrutto fuorchè di fatiche, di botte, d'indigestioni, -di carcerazioni, adesso di tre giorni d'astinenza, e tutto ciò per -divisamenti, la cui conclusione non sarebbe stata altra che mandar -al macello alcune migliaia d'uomini, i quali or che parliamo mangiano -tranquillamente la loro cena.» - -«Ma la mia pupilla, lady Rowena, spero bene che non avrete intenzione -d'abbandonarla.» - -«Siamo giusti, e voi ragionevole, mio buon padre Cedric. Lady Rowena -ama più il dito mignolo d'un guanto del vostro figlio Ivanhoe, che -tutta la mia persona. Ed ella è qui, se mentisco, mi può contraddire. -Non arrossite, mia bella parente; non è poi sì grande vergogna il -preferire un cavalier cortegiano ad un _franklin_ usato alla villa. -Ma non ridete nemmeno, lady Rowena; un lenzuolo per abito e un volto -dimagrato dal digiuno non possono inspirar molta gioia. Però, se avete -voglia di rallegrarvi, son qui a porgervene un argomento migliore. -Datemi la vostra mano, o, per dir più giusto, imprestatemela, perchè -non ve la chiedo che a titolo di amicizia. Ora, a voi, Wilfrid, -accostatevi, io rinunzio a favor vostro... Ebbene! dov'è Wilfrid? Se -non ho le traveggole per una conseguenza del lungo digiuno, giurerei -d'averlo qui veduto non è un momento.» - -Venne cercato Ivanhoe, venne chiamato per ogni dove, ma invano; -egli era sparito. Si seppe unicamente, come un Ebreo avesse chiesto -parlargli, e che dopo un colloquio brevissimo con lui, Ivanhoe si era -messo a cavallo, e seguito da Gurth aveva abbandonato il castello. - -«Bella lady Rowena» soggiunse Atelstano «se mi fosse lecito immaginare -che la subitanea partenza d'Ivanhoe non fosse prodotta da motivi -possentissimi, riprenderei i miei diritti io medesimo....» - -Ma sendo che ei non la tenea più per mano fin d'allora che la partenza -d'Ivanhoe fu nota, lady Rowena, il cui animo si trovava in uno stato -di non lieve imbarazzo, avea colta sì fatta occasione per uscir della -sala. - -«In verità» sclamò Atelstano «hanno ragione quelli che dicono essere la -donna fra tutti gli animali la creatura su di cui meno si può fidare, -eccetto però gli abati ed i frati. Voglio essere un pagano, s'io non -m'aspettava qualche ringraziamento ed anche un amplesso da lei. Convien -dire che con questo maladetto lenzuolo sia stregato; pare che tutto il -mondo mi fugga. Nobile re Riccardo, a voi dunque mi volgo, offerendovi -nuovamente la fede e l'omaggio che qual vostro buon suddito....» - -Ma il re Riccardo era sparito egli pure, e niuno sapeva ove fosse -andato. Finalmente Wamba raccontò averlo veduto scendere la scala, -chiamare a sè l'ebreo che avea parlato ad Ivanhoe, e dopo due minuti di -colloquio, prendere il suo cavallo, costrignere l'ebreo a salir sopra -un altro, e girsene con lui «d'un tal passo» aggiunse Wamba «che non -darei un soldo delle ossa dal vecchio Israelita.» - -«Sull'anima mia!» disse Atelstano «gli è evidente che Zernebock si è -impossessato del mio castello durante la mia lontananza! Torno coperto -d'un lenzuolo, pegno della vittoria da me riportata sopra il sepolcro, -e tutti quelli a' quali volgo il discorso par che sfumino al suono -della mia voce. Non ardisco più parlare a nessuno; e mi limito dunque -ad invitare quei miei amici che non sono ancora spariti a seguirmi -nella sala del banchetto. Spero lo troveranno degno d'essere stato -preparato pe' funerali d'un nobile Sassone che avrà gran diletto nel -gustarne la propria parte. Ma spicciamoci, perchè mi aspetto che il -diavolo porti via anche la cena.» - - - - -CAPITOLO XLII. - - «Possano i rei misfatti, onde fu lordo - «Gravarne il palafren sì che sdegnoso - «Del peso insopportabil, sull'arena - «Spento il malvagio cavalier rinversi. - _Shakspeare._ - - -Fa or di mestieri che i nostri leggitori si trasferiscano nuovamente -a Templestowe, o per meglio dire sul campo di S. Giorgio, pertenenza -della Commenda, e che ne era poco distante. Ivi doveva accadere il -combattimento giudiziario, da cui pendea il destino della sfortunata -Rebecca, semprechè si fosse presentato un campione ad assumerne -le difese, e già il fatale istante era giunto. Tutti i villaggi -all'intorno stavano in moto, e da ogni banda si accorreva a tale -spettacolo, come sarebbesi fatto ad una festa o ad un passatempo. Già, -per vero dire, quantunque in tale età fosse cosa istraordinaria il -vedere prodi cavalieri perire gli uni per mano degli altri, sia ne' -particolari scontri, sia ne' tornei, quella specie d'inumano diletto, -che l'uomo trova nel pascere lo sguardo di scene sanguinose, non è -un rimprovero da opporsi unicamente a que' secoli d'ignoranza, perchè -anche a' dì nostri, ne' quali si conoscono meglio le leggi della morale -e i diritti della umanità, un combattimento a pugni, una assemblea di -_riformatori radicali_, o una esecuzione di morte, bastano a radunare -molta folla di spettatori, i quali senza avere nessun interesse -all'avvenimento in sè stesso, vi si conducono soltanto per la curiosità -di contemplare come termineranno le cose. - -Una folla considerabile di popolo erasi collocata in vicinanza della -Commenda per vederne uscire il corteggio, ed una folla anche maggiore -scorgevasi assembrata vicino al campo di S. Giorgio, ove dovea compirsi -la sanguinosa tragedia. Avea la figura di parallelogrammo un tal campo, -assai esteso, livellato con molta cura, perchè i Templarii vi andavano -ad armeggiare, come dicemmo, e circondato di palizzati. Non dispiacendo -poscia a quei cavalieri l'avere quanti potevano spettatori delle loro -prodezze, aveano fatto costruire tutt'all'intorno vaste logge in forma -d'anfiteatro, le quali erano atte a contenere un immenso numero di -curiosi. - -All'estremità di questo ricinto, dalla parte dell'oriente, venne -collocato un trono pel Gran-Mastro e le occorrevoli sedie pe' -commendatori e cavalieri. Al disopra del trono sventolava il sacro -stendardo nominato _Beauséant_, l'insegna dell'Ordine, siccome il suo -nome era il grido di unione per que' guerrieri. - -All'altra estremità del ricinto sorgeva il rogo, nel cui mezzo vedeasi -un palo, cui erano sospese catene di ferro per attaccare ad esso la -vittima che dovea venire immolata. In piedi presso al rogo stavano -quattro schiavi neri, il cui colore e i lineamenti affricani, in -quell'età pressochè sconosciuti nell'Inghilterra, empiean di terrore -la plebaglia, che parea riguardasse que' servi siccome demonii presti -a rientrare nel loro elemento. Questi quattro uomini rimanevano in uno -stato di perfetta immobilità, da cui non si stoglievano che allorquando -un quinto uomo dello stesso colore, capo di essi, a quanto sembrava, -dava loro alcuni ordini per aggiustare le legna che servivano alla -costruzione della catasta. Costoro non volgeano mai gli occhi alle -turbe circostanti, nè parea tampoco s'accorgessero d'avere spettatori -attorno di loro, intesi unicamente a ben eseguire le fazioni di -quell'orribile ministerio. Allorchè essi parlavano insieme aprendo -quelle grosse labbra, e mostrando quindi i candidissimi loro denti, -quasi sorridessero anticipatamente all'idea della tragedia in cui -doveano sostenere una parte, i contadini atterriti poteano appena -starsi dal credere, che quegli uomini straordinarii fossero que' -medesimi spiriti dell'abisso, co' quali aveva avuto commercio la strega -che stava aspettandosi, spiriti dell'abisso venuti ivi per essere -pronti ad incominciare il supplizio serbatole nel mondo di là, appena -terminato l'altro che in questo mondo le si preparava. Argomento de' -discorsi d'ognuno era la possanza del diavolo, che in tale occasione -avrebbe avuto torto lagnandosi di non vedersene attribuita abbastanza. - -«Compare Dennet» dicea un giovane contadino ad un altro più attempato -«avete udito dire che il diavolo ha portato via in corpo e in anima il -gran _thane_ Sassone, Atelstano di Coningsburgo?» - -«Sì, sì,» rispose Dennet «ma, per la grazia di Dio e di san Dunstano, è -stato obbligato a riportarlo in questo mondo.» - -«Che cosa v'intendete voi dire?» lor chiese un giovane ben fatto, -vestito d'un giustacuore verde ricamato d'oro, e di cui si ravvisava la -professione allo scorgere dietro di lui un facchino robusto che portava -un'arpa. Questo nuovo interlocutore parea d'una condizione al disopra -dei menestrelli ambulanti, poichè oltre al ricamo che ne fregiava le -vesti, portava al collo una catenella d'argento, e sospesa ad essa la -chiave, di cui valevasi ad accordare la sua arpa. Gli stava attaccata -al braccio destro una piastra d'argento, ma invece di vedervisi -l'impresa di qualche barone, alla famiglia del quale ei pertenesse, -vi si leggeva unicamente la parola _Sherwood_. «Che cosa v'intendete -dire?» egli chiese pertanto ai due contadini, frammettendosi al loro -colloquio «io qui venni per cercare un argomento di ballata, ma non -andrei in collera se ne trovassi due.» - -«Tutti sanno» disse Dennet «che quattro settimane dopo la morte di -Atelstano di Coningsburgo....» - -«Che dite voi di quattro settimane?» sclamò il _menestrello_ «la cosa è -impossibile. Io l'ho veduto in ottimo stato di salute alla posta d'armi -d'Ashby, e sono pochi giorni.» - -«Ciò non impedisce ch'ei sia morto o sparito da questo mondo» soggiunse -il giovine contadino, «perchè ho udito i frati di sant'Edmondo cantar -l'ufizio da morto per lui; vi è stato, com'era ben di dovere, un -magnifico banchetto funebre al castello di Coningsburgo, e non mi sarei -trattenuto dall'andarvi, se Mabel Parkins che...» - -«Sì, sì. Atelstano è morto» soggiunse dimenando il capo Dennet «e la è -una grande disgrazia, perchè ecco l'antico sangue sassone...» - -«Ma la vostra istoria! continuate la vostra istoria!» sclamò -impazientendosi il _menestrello_. - -«Sì, sì, raccontateci questa istoria» soggiunse un gagliardo frate, -il quale stava vicino ad essi appoggiandosi sopra un bastone, che -non potea dirsi nè bordone da pellegrino nè clava del tutto, ma che -probabilmente ad un bisogno facea tutti due gli ufizi. «Tirate innanzi -dunque, noi non abbiamo tempo da perdere.» - -«Ebbene! col beneplacito della Reverenza vostra» continuò Dennet, «il -sagristano di sant'Edmondo stava a bere nella sua cella in compagnia -d'un imbriacone di frate...» - -«La _Reverenza mia_ non dà il suo _beneplacito_, perchè vi sieno -frati imbriaconi, e se ve ne fossero starebbe male ad un laico il -nominarli con tal predicato. Impara a non far giudizi temerarii. Questo -sant'uomo, così devi credere, sarà stato assorto sì fortemente nelle -sue meditazioni, che gli occhi di lui avran veduti doppii gli oggetti, -e le gambe gli avran tremato sotto, come se avesse bevuto vino nuovo. -Tal cosa è fra le possibili, ed io lo so per esperienza.» - -«Ebbene dunque!» riprese a dire Dennet «un sant'uomo si è condotto -a far visita al frate sagristano... Questo sant'uomo per altro è un -frate scorridore, che ammazza la metà dei daini che vengono rubati -nella foresta, cui piace più il _glu glu_ del fiasco che il suono del -mattutino, che preferisce una fetta di prosciutto al breviario; del -restante un buon diavolo, allegro in brigata che non la cede ad alcuno -della contea d'York nel tirar l'arco, nel fare il molinello col suo -bastone, nel ballar una giga.» - -«Quest'ultima frase, o Dennet» gli disse a bassa voce il menestrello. -«ti ha salvate una o due coste.» - -«Oh! oh! non temo nulla. È vero che non sono più giovane, ma mi restano -due buone braccia, e quando mi sono battuto a Doncaster per...» - -«Ma l'istoria!» ripetè il _menestrello_ «l'istoria!» - -«Ebbene, l'istoria è che Atelstano di Coningsburgo è stato sepolto a -Sant'Edmondo.» - -«Falsità!» sclamò il frate «grossissima falsità! Ho veduto io medesimo -quando lo trasportarono al suo castello di Coningsburgo.» - -«Ebbene, se sapete l'istoria voi, contatela dunque voi» soggiunse -Dennet con tuono di mal umore. Nondimeno l'altro giovine contadino e il -_menestrello_, a furia d'instanze, lo indussero a continuare. «Questi -due frati, che non erano imbriachi, perchè ciò non va a sangue del -Reverendo, aveano trascorsa buona parte della giornata a bevere non -so se _ala_ o vino, allorchè d'improvviso udirono gemiti, un grande -strepito di catene, e videro comparire lo spettro d'Atelstano, che -disse loro con voce di tuono: «Cattivi pastori!...» - -«Falso!» sclamò il frate «non disse una sola parola.» - -«Ah! ah! frate Tuck» disse il _menestrello_, traendolo in disparte «gli -è dunque così che tu ti lasci prendere il lepre al covo? Ti sei venduto -da te medesimo.» - -«Ti assicuro, Allan-Dale» soggiunse l'eremita di Copmanhurst «che -ho veduto co' miei propri occhi lo spettro d'Atelstano, e tanto -distintamente quanto tu possa mai avere veduti uomini vivi, coperto -di un lenzuolo, che mandava un odor di sepolcro!... Ah! una botte -di malvasia non basterebbe a cancellare dalla mia memoria una tal -ricordanza!» - -«Contale ad altri, frate Tuck, contale ad altri. Non son io buon -terreno per piantarvi queste carote.» - -«Ti dico che gli ho allungato un colpo di bastone, applicato come si -doveva, ben aggiustato, che avrebbe spaccata la testa ad un bue, e -il bastone gli è passato a traverso del corpo come avrebbe fatto a -traverso d'una colonna di fumo.» - -«Per sant'Uberto! è una storia maravigliosa; voglio comporne una -ballata sull'aria - - «Che disgrazia pel povero frate!» - -«Tu puoi ridere finchè n'hai voglia, e componi pure, se n'hai coraggio, -una ballata su tale argomento; ma sto a patto che uno spirito o il -diavolo stesso mi porti via se mi metto mai a cantarla. No! no! dopo -una tale apparizione ho risoluto di fare qualche opera buona, ed è per -questo che vengo a vedere bruciar una strega.» - -Intantochè questi così parlavano, la maggior campana della chiesa di -s. Michele di Templestowe, venerabile edifizio situato in un villaggio -poco distante dalla Commenda, si fece udire, e pose fine a tal genere -d'intertenimenti. I lugubri suoni ne giugneano lentamente all'orecchio -perchè l'eco terminava di ripetere lo squillo del bronzo, quando questo -veniva una successiva volta ripercosso. Tal solenne e tetro segnale, -che annunziava l'incominciamento della cerimonia, fe' volgere ver la -Commenda tutti gli sguardi impazienti di vedere il Gran-Mastro, il -campione dell'Ordine, la condannata. - -Abbassato finalmente il ponte levatoio, si apersero le porte, e -fu scorto uscire dal castello un cavaliere, che portava il grande -stendardo dell'Ordine, preceduto da sei trombette, e seguito dai -commendatori e dai cavalieri, che marciavano a due a due. Veniva indi -il Gran-Mastro montato sopra un superbo corridore, la cui bardatura era -della massima semplicità. Dietro a lui vedeasi Brian di Bois-Guilbert -armato di tutto punto, cui tenean dietro due de' suoi scudieri, -portandone la spada, la lancia e lo scudo. Il volto di lui, benchè -ombreggiato in parte da un grande pennaccino che gli sventolava sopra -il cimiero, annunziava un cuore tutto in preda alle passioni le più -crudeli, e dentro cui l'orgoglio combatteva l'irresolutezza; coperto di -mortal pallore, conseguenza di molte notti che senza chiuder palpebra -aveva trascorse. Pur conduceva il suo palafreno con quanta agilità -e grazia poteano aspettarsi dalla migliore fra le lancie dell'Ordine -de' Templarii. Altera e dignitosa se ne scorgeva la fisonomia; ma chi -attentamente la contemplava per mezzo a que' cupi lineamenti leggea -l'espressione d'un'angoscia che facea ritorcer da lui gli occhi con una -compassione mista d'orrore. - -A canto d'esso venivan Corrado di Montfichet e Alberto di Malvoisin, -incaricati del ministerio dei patrini del campione. Non armati -questi, portavano la bianca vesta del loro Ordine. Dopo di questi gli -aspiranti, seguiti da numeroso corteggio di paggi e scudieri, tutti -vestiti di nero. Finalmente una truppa di guardie a piedi che aveano -la stessa divisa, lasciavano scorgere per mezzo alle lor partigiane -la sfortunata Rebecca, pallida ma piena di dignità, timida ma non -invilita, che a lenti passi ma con fermezza, s'incamminava al luogo -ove tutte le cose erano preste pel suo supplizio. L'aveano spogliata -di tutti i suoi ornamenti per tema non si trovasse fra questi alcuno -di quegli amuleti, col soccorso dei quali si supponeva che il demonio -privasse i suoi partigiani della forza di far confessioni, anche in -mezzo ai tormenti della tortura. Invece degli abiti orientali che prima -vestiva le era stata addossata una tonaca bianca di drappo ordinario, e -grossolanamente foggiata; ma scorgeansi in quel volto la rassegnazione -e il coraggio accoppiati in guisa sì commovente, che anche sotto -quelle vesti, e priva d'altra acconciatura fuor delle sue lunghe -trecce nerissime, ella costrigneva alle lagrime gli occhi di tutti -i riguardanti; e persin coloro, cui la superstizione e il fanatismo -aveano più indurito il cuore, non poteano ritrarsi dal deplorare -amaramente che il nemico del genere umano avesse convertito in un -vaso d'obbrobrio e di perdizione una fanciulla tanto alle apparenze -perfetta. - -Un drappello d'uomini d'inferior grado, e che adempievano diversi ufizi -nella Commenda, chiudea tal processione, e seguiva la vittima serbando -il massimo ordine, colle braccia incrocicchiate e cogli occhi fisi sul -suolo. - -Giunse il corteggio avanzandosi lentamente allo steccato di cui -compiè il giro andando da destra a sinistra, dopo di che fermatisi -il Gran-Mastro e tutti gli altri della comitiva di lui, eccetto il -campione e i due patrini, scesero a terra, e consegnarono i lor cavalli -agli scudieri che li custodirono nella parte esterna della lizza. - -L'infelice Rebecca venne condotta presso uno scanno dipinto a nero, -posto a fianco della fatale pira. Al primo volgere il guardo sugli -spaventosi apparecchi dell'orrendo supplizio che le era serbato, fu -veduta scuotersi e chiuder gli occhi, orando senza dubbio a bassa voce, -perchè movea le labbra, quantunque niun suono ne uscisse. In termine -d'un minuto, riaperse le pupille, fisandole sopra il rogo, quasi per -addimesticarsi col destino che l'aspettava; finalmente ne stolse gli -occhi del tutto. - - [Illustrazione: _..... che a lenti passi ma con fermezza - s'incamminava al luogo ove tutte le cose eran preste pel suo - supplizio. _ pag. 402.] - -In questo mezzo il Gran-Mastro avea preso luogo sopra il suo trono, -e allorquando tutti i suoi cavalieri gli si furono posti a canto, o -dietro di lui, giusta il grado di ciascheduno, lo squillo delle trombe -annunziò aperta l'adunata. Allora Malvoisin, siccome patrino del -campione dell'Ordine, mosse verso il Gran-Mastro, ponendo a' suoi piedi -il pegno della battaglia, intendo il guanto della giovane Israelita. - -«Il cavaliere» chiese il Gran-Mastro «ha prestato giuramento, che la -tenzone è giusta e onorevole? Fate portare il Crocifisso.» - -«Venerabile Gran-Mastro,» si affrettò a rispondere Malvoisin, «il -cavaliere nostro fratello ha già prestato giuramento fra le mie mani -intorno la giustizia di questa causa, e voi converrete con meco, non ne -dubito, che sarebbe cosa sconvenevole il fargli reiterare il giuramento -medesimo in questa assemblea, perchè la parte avversaria, che è una -donna Infedele, non può essere ammessa a sua volta a prestarlo.» - -Luca di Beaumanoir si arrendè a sì fatta considerazione, e n'ebbe assai -contento Malvoisin, che prevedendo quanto sarebbe stato malagevole, -e forse impossibile, l'indurre Bois-Guilbert a prestare sì fatto -giuramento alla presenza di quella assemblea, inventò egli medesimo tal -sotterfugio per evitare la necessità d'una cerimonia in cui vedea tanto -rischio. - -Poichè il Gran-Mastro ebbe chiarito che la formalità del giuramento era -stata sufficientemente adempiuta, comandò ad un araldo d'armi facesse -quanto era suo debito. Le trombe squillarono nuovamente, e l'araldo -innoltrandosi in mezzo all'arringo sclamò ad alta voce: «_Ascoltate! -Ascoltate! Ascoltate!_ Ecco il cavaliere Brian di Bois-Guilbert, -pronto a combattere all'ultimo sangue, di lancia e di spada, qualunque -cavaliere di nobil sangue che vorrà assumere la difesa dell'ebrea -Rebecca alla quale fu permessa l'appellazione al Giudizio di Dio. Se -v'è tal cavaliere, il valoroso e reverendo Gran-Mastro qui presente -gli concederà _il giusto parteggiamento del sole e del vento_ e tutto -quanto può assicurare l'uguaglianza dell'armi.» Le trombe squillarono -una seconda volta, e un profondo silenzio regnò per alcuni minuti. - -«Nessun campione si presenta a favore dell'appellante» disse -Beaumanoir. «Araldo, andate a chiederle se aspetta qualcuno che assuma -le sue difese.» L'araldo mosse ver lo scanno su di cui stava seduta -Rebecca, e Bois-Guilbert, ad onta di tutte le rimostranze che Malvoisin -e Montfichet gli presentarono, spronò il suo cavallo, e giunse presso -la giovane ebrea nel tempo stesso che vi giunse l'araldo d'armi. - -«Tal cosa è ella regolare?» chiese Malvoisin al Gran-Mastro. «È ella -conforme alle leggi de' combattimenti giudiziarii?» - -«Sì, Malvoisin;» rispose Beaumanoir. «In un'appellazione al Giudizio -di Dio non si debbe impedire alle parti di avere comunicazione l'una -coll'altra. Sì fatte combinazioni possono giovare a scoprire la -verità.» - -Intanto l'araldo si volse a Rebecca con questi accenti: «Ebrea, -l'onorevole e reverendo Gran-Mastro chiede se tu sia presta ad offerire -un campione che sostenga la tua causa, o se ti riconosci giustamente e -legalmente condannata alla morte.» - -«Dite al Gran-Mastro» rispose Rebecca «ch'io protesto d'essere -innocente, ingiustamente condannata, e che non voglio rendermi -colpevole io medesima della mia morte. Gli domando pertanto -quell'indugio, che le leggi sue possono concedere, onde vedere se Dio, -per cui nulla è il tempo, vorrà suscitarmi un liberatore, dopo di che -sia fatta la sua volontà.» - -L'araldo andò a portare al Gran-Mastro una tale risposta. - -«A Dio non piaccia» soggiunse Beaumanoir «che alcuna persona, sia -di religione pagana od ebrea, debba rimproverarmi mai d'ingiustizia. -Fino a che l'ombra sia passata dall'occidente all'oriente, indugeremo -tanto da vedere se si presenti o no verun campione a difendere questa -femmina. Trascorso tale intervallo, ch'ella si prepari alla morte.» - -Tornò l'araldo colla risposta del Gran-Mastro a Rebecca, la quale -chinò sommessamente il capo, e sollevò gli occhi al cielo, tenendo -incrocicchiate al petto le braccia, come per implorare dalla divinità -quel soccorso che non potea omai più sperare dagli uomini. In -tale istante le feriron l'orecchio gli accenti di Bois-Guilbert, e -quantunque ei parlasse con voce affatto sommessa, questi le fecero -assai più impressione di quanto le avea detto l'araldo. - -«Rebecca» le disse il Templario «odi tu la mia voce?» - -«Non ho orecchie per te, uomo crudele, cuor di macigno.» - -«Nondimeno mi udisti, e il suono della mia voce spaventa me stesso. -So appena in qual luogo noi siamo, e per qual motivo qui ci troviamo. -Questo steccato, questo scanno funebre, questo feral talamo! Sì, -comprendo tutto ciò che tai cose mi dicono all'animo, ma mi sembra -un sogno, una visione terribile che inganna i miei sensi, nè posso -convincermi della realtà di tutto quanto pur vedo.» - -«Il mio spirito e i miei sensi sono parimente convinti» Rebecca -rispose. «Essi mi dicono, che questo rogo è serbato a consumare le mie -spoglie mortali, e a condurre per una via tormentosa, ma breve, l'anima -mia ad una gloriosa eternità.» - -«Frivoli sogni, o Rebecca, vane speranze, che persino i più saggi fra -i vostri Sadducei abbiurarono! Ascoltami» continuò egli con tuono più -animato. «La tua vita è ancora nelle tue mani, a dispetto di questi -fanatici sciagurati. Mettiti in groppa del mio cavallo, di Zamor che -non mi mancò mai all'uopo, ch'io conquistai in un combattimento a petto -a petto col sultano di Trebisonda, che nessun cavallo può seguire alla -corsa; salisci dietro di me, ti dico, e fra brevi istanti noi saremo -sicuri d'ogni persecuzione. Un nuovo mondo per te di diletti, per me -di gloria, si schiuderà innanzi a noi. Che costoro pronunzino sentenza -di me a grado loro! io la disprezzo. Ch'essi cancellino il nome di -Bois-Guilbert dal novero de' loro schiavi: io saprò registrarlo in quel -degli eroi. Laverò nel sangue la macchia che eglino oseranno improntar -sul mio scudo.» - -«Ritirati, o tentatore! ardirei dieci volte salire sul rogo prima di -fare un passo per seguitarti. Circondata di nemici ovunque io mi volga, -io ti considero come il più crudele, il più velenoso di tutti. In nome -di Dio vivente, ritirati!» - -Alberto di Malvoisin, impazientito e atterrito della durata di un tale -colloquio, si trasse in vicinanza di essi a disegno di interromperlo. - -«Ha ella confessata la sua colpa?» chiese a Bois-Guilbert «o è sempre -risoluta a negarla?» - -«Sì: ella è _risoluta_» rispose con amaro sorriso Bois-Guilbert. - -«Orsù, mio nobile confratello, tornate al vostro luogo per aspettare -l'esito delle cose. Il sole comincia ad affrettarsi all'occaso. Venite, -prode Bois-Guilbert, speranza del nostro Ordine, ed in breve suo capo.» - -Nell'atto medesimo ch'ei cercava blandirlo co' detti, ponea la mano -sulla briglia del cavallo di Bois-Guilbert, come per ritrarlo quasi a -forza di lì. - -«Sciagurato!» sclamò con furore Brian. «Osi tu portar la mano sulle -redini del mio cavallo!» Indi, respingendolo con indignazione, tornò a -rimettersi al luogo che gli era stato assegnato. - -«Ei non manca d'entusiasmo» disse Malvoisin a Montfichet «ma è mal -regolato. Questo entusiasmo è il fuoco greco; arde le cose che tocca.» - -Erano trascorse due ore dacchè si aprì l'adunata, nè verun campione si -presentava. - -«Non è da maravigliarne» dicea il frate Tuck ad uno de' suoi vicini -«ella è ebrea. Nondimeno, per san Dunstano! è cosa crudele il veder -perire una sì giovane e bella creatura senza che alcuno pensi ad -assumerne le difese. Fosse ella dieci volte una strega, se la potessi -credere solo un pochino cristiana, questo mio bastone vorrebbe sonare i -bei mattutini sullo scudo d'acciaio di quel feroce Templario, prima che -potesse vantarsi della sua vittoria.» - -Nondimeno l'opinione generale era che nessuno vorrebbe imprendere la -difesa di una ebrea condannata siccome fattucchiera, e i commendatori, -posti in vicinanza del Gran-Mastro, incominciavano, così instigati da -Malvoisin, a susurrargli all'orecchio che era tempo di promulgare, non -aver Rebecca ricuperato il pegno della battaglia. Pure in quell'istante -medesimo fu veduto comparire nello spianato un cavaliere che correva a -tutta briglia avvicinandosi allo steccato. L'aria rimbombò del grido: -_un campione! un campione!_ E ad onta delle opinioni pregiudicate della -moltitudine venne accolto fra le unanimi acclamazioni, allorchè entrò -in lizza. Ma un secondo sguardo portato sovr'esso annientò le speranze -che avea fatto nascere l'apparizione del medesimo. Il suo cavallo -coperto di sudore sembrava stremo per la fatica, e il cavaliere, -quantunque si presentasse con aria di fiducia e d'intrepidezza, -mostrava appena la forza ch'era necessaria a reggerlo sull'arcione. - -Un araldo d'armi tostamente mosse ver lui domandandogli il grado, il -nome, il disegno che lo conducea: «Io sono nobile e cavaliere» rispose -egli alteramente; «qui vengo per sostenere colla lancia e colla spada -la causa di Rebecca, figlia d'Isacco d'York, per far chiarire ingiusta, -illegale la sentenza pronunziata contro di lei, e per disfidare a -combattimento condotto all'ultimo sangue ser Brian di Bois-Guilbert, -qual traditore, assassino e mentitore, come lo proverò coll'armi alla -mano, se mi soccorrono Dio, la Beatissima Vergine, e Monsignore san -Giorgio, il cavalier valoroso.» - -«Gli è d'uopo primieramente» disse con acerbo tuono Malvoisin «che -lo straniero provi di essere cavaliere e di nobil legnaggio. Il santo -Ordine del Tempio non permette a' suoi campioni di battersi con uomini -sconosciuti e privi di nome.» - -«Alberto di Malvoisin» rispose il cavaliere sollevando la visiera -dell'elmo «il mio nome è più noto; il mio legnaggio è più puro, del tuo -nome, del tuo legnaggio. Sono Wilfrid d'Ivanhoe.» - -«Io non mi batterò teco» sclamò con alterata voce Bois-Guilbert «va a -curare le tue ferite, e ti munisci di miglior palafreno; forse allora -potrò scendere a darti castigo condegno alle tue millanterie.» - -«Orgoglioso Templario!» Ivanhoe rispose «dimenticasti forse che per -due volte giacesti sotto il poter della mia lancia? Rammenta il torneo -d'Acri, rammenta la posta d'armi d'Ashby! Rammenta la disfida che -m'intimasti nel castello di Rotherwood, e i pegni della battaglia, che -l'uno e l'altro abbiam rassegnati, tu la catenella d'oro, io il mio -reliquiario. Per questo reliquiario, o Brian, per la santa reliquia -ch'esso contiene, se tu non consenti a batterti meco sull'istante, io -ti divulgo siccome un vile per tutte le corti d'Europa e per tutte le -Commende del tuo Ordine!» - -Bois-Guilbert si volse con aria irresoluta verso Rebecca. Indi col -pugno, battendosi violentemente la fronte, sclamò con interrotta voce, -e com'uomo soffocato dalla rabbia: «Cane di Sassone! ebbene, mi batterò -teco. Prendi la tua lancia e preparati dunque alla morte!» - -«Il Gran-Mastro mi conferisce il diritto di combattere?» chiese Ivanhoe. - -«Non posso negarvelo» rispose Beaumanoir «se questa giovane vi accetta -per suo campione. Vorrei nondimeno che foste meglio in istato di -cimentarvi; perchè desidero comportarmi onorevolmente con voi, benchè -vi siate sempre manifestato nemico del mio Ordine.» - -«Domando il combattimento all'istante» rispose Ivanhoe. «Questo è -giudizio di Dio; in Dio dunque io pongo la mia confidenza..... Rebecca» -soggiunse indi avvicinandosi alla donzella «mi accettate voi per vostro -campione?» - - [Illustrazione: _«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran - Mastro «concedetegli il tempo di pentirsi; non fate morire ad - una volta il corpo e l'anima sua.»_ pag. 407.] - -«Sì» sclamò essa con tal commozione, che il timore stesso della morte -in lei non avrebbe prodotto «sì, vi accetto come il campione mandatomi -da Dio!... Ma, no, no, le vostre ferite non possono essere ancora -sanate; non assalite quest'uomo feroce.... È egli d'uopo che il mio -crudele destino trascini voi pure?» - -Ma Ivanhoe più non l'ascoltava. Egli avea già preso il luogo suo nella -lizza, e ricevuta la propria lancia dalle mani di Gurth; già s'era -ascoso il viso entro l'elmo. Fece lo stesso Bois-Guilbert; e mentre -chiudea la visiera, il suo scudiere osservò come il volto di lui, che -nel durare di tutta quella mattina fu coperto di pallor mortale, erasi -d'improvviso tinto d'un color carico di porpora, sicchè parea essergli -risalito tutto il sangue alla testa. - -L'araldo, poichè vide i due campioni a luogo, sollevò la voce e ripetè -per tre volte: «_Fate il dover vostro, o prodi cavalieri._» Proibì -indi sotto pena di morte a chiunque il disturbare i combattenti -sia con grida, sia con parole o con gesti, dopo di che si ritrasse -all'estremità della lizza. Il Gran-Mastro, che tenea fra le mani il -pegno della battaglia, il guanto di Rebecca, lo gettò allor nell'arena, -pronunziando il segnale della battaglia con queste voci: «_Lasciate -campo._» - -Squillaron le trombe, e i cavalieri si lanciarono l'un sull'altro. Il -palafreno rifinito d'Ivanhoe, e il padrone d'esso, ben lungi dall'avere -ancora ricuperate le proprie forze, non poterono resistere all'impeto -della lancia formidabile del Templario, onde cavallo e cavaliere -s'avvoltarono nella polve, avvenimento che ciascun prevedea; ma la cosa -che fece a tutti sorpresa si fu vedere Bois-Guilbert, il cui elmo non -era stato che leggermente toccato dalla lancia dell'avversario, cader -da cavallo in quello istante medesimo. - -Ivanhoe tosto si rialzò è brandì la spada, ma il suo antagonista rimase -giacente; onde Wilfrid, mettendogli un piede sul petto, e la punta -della spada alla gola, gl'intimò di riconoscersi vinto se non volea -ricevere il colpo di grazia. Bois-Guilbert non rispose cosa veruna. - -«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran-Mastro «concedetegli il -tempo di pentirsi; non fate morire ad una volta il corpo e l'anima sua; -noi lo promulghiamo vinto.» - -Indi, s'innoltrò nello steccato, dando ordine che si sciogliesse l'elmo -al Templario. Aperti ne erano gli occhi, ma immobili e spenti; il -sangue gli usciva fuor del naso e fuor della bocca; non era più. La -lancia dell'inimico non poteva avergli dato la morte, ei periva vittima -della violenza delle sue passioni. - -«Gli è veramente il giudizio di Dio!» sclamò il Gran-Mastro alzando gli -occhi al cielo. «_Fiat voluntas tua._» - - - - -CAPITOLO XLIII. - - «Terminò come le fole, - «Che la vecchia nonna suole - «Presso il foco, in verno algente - «Rugumar della sua mente - «Ne' consunti magazzini - «Per tener cheti i bambini. - _Webster._ - - -Dopo il primo istante di sorpresa Ivanhoe domandò al Gran-Mastro, -siccome giudice dell'arringo, se trovava che si fossero da lui, -Ivanhoe, serbati i doveri prescritti ad ogni cavalier leale e cortese. - -«Non ho a ridir nulla su di ciò» rispose il Gran-Mastro. «Chiarisco -la giovane donzella innocente dell'accusa portata contro di lei; -ella è libera di ritirarsi. Le armi e il corpo del defunto cavaliere -appartengono al vincitore.» - -«Non voglio le sue spoglie» rispose Wilfrid «nè è mia mente disonorare -il suo corpo. Ei combattè per la Cristianità nelle terre di Palestina. -Fu la mano di Dio, non braccio d'uomo che lo colpì in questo giorno. -Gli si facciano funerali ma non pomposi, che mal s'addirebbero ad un -cavaliere morto per causa ingiusta.... Quanto a questa giovane...» - -Ne fu interrotto il dire dallo strepito d'una truppa numerosa di -cavalieri che in quel punto entravano nella lizza. Si volse, e -riconobbe essere loro duce il re Riccardo, sempre coperto della sua -nera armadura, e seguito da un numeroso corpo d'armigeri, e da molti -cavalieri armati di tutto punto. - -«Giungo troppo tardi» diss'egli guardandosi d'intorno. «Spettava a -me il punire Bois-Guilbert. Questo colpo io m'era serbato. E come vi -avventuraste voi, o Wilfrid, a tale cimento, or che siete appena in -istato di sostener le vostr'armi?» - -«Il Cielo» rispose Ivanhoe «si è preso egli l'assunto di punire l'uomo -superbo, immeritevole della morte gloriosa che volevate arrecargli.» - -«Sia con lui la pace, se ciò è possibile!» disse Riccardo nel volger -l'occhio al corpo esanime che giacea sull'arena. «Egli era un valoroso -cavaliere, e morì da prode, coperto delle sue armi... Ma non abbiamo -tempo da perdere... Bohun fate il vostro dovere.» - -Uno de' cavalieri che seguivano il re uscì della fila, e facendosi -incontro al commendatore Malvoisin, gli battè colla mano la spalla, -sì dicendo: «Alberto di Malvoisin, vi arresto come colpevole d'alto -tradimento.» - -Il Gran-Mastro, già fatto muto dalla sorpresa di vedere tanti uomini -armati entrar in lizza, in questo istante ricuperò la parola. - -«Chi è l'audace» sclamò «che osa arrestare un cavaliere del Tempio -di Sion, nel ricinto della propria Commenda, e alla presenza del -Gran-Mastro? Chi può farsi lecito un tale oltraggio?» - -«Io» rispose il cavaliere, «io, Enrico Bohun, conte d'Essex, gran -Contestabile d'Inghilterra.» - -«E arresta Malvoisin» aggiunse il Re, sollevando allor la visiera «per -comando di Riccardo Plantageneto, qui presente... Corrado Montfichet, -è tua gran ventura il non essere nato mio suddito!... Quanto a te, -Malvoisin, preparati prima del termine d'otto giorni a morire insieme -col tuo fratello Filippo.» - -«Resisterò a tal sentenza» sclamò il Gran-Mastro. - -«Voi nol potete, orgoglioso Templario,» rispose il Re. «Alzate -gli occhi alle torri di Templestowe, e vedrete sventolar sovr'esse -lo stendardo real d'Inghilterra in vece della bandiera del vostro -Ordine. Vi consiglio essere prudente, Beaumanoir. Abbandonate le idee -d'un'inutile resistenza. Il vostro braccio è in bocca al leone.» - -«Ne porterò appellazione alla corte di Roma; vi citerò come reo -d'usurpazione sopra le immunità e i privilegi del nostro Ordine.» - -«Acconsento, ma per ora, e pel vostro bene, non ripetete le parole -d'usurpazione. Sciogliete la vostra adunata, e ritiratevi in qualche -altra commenda, se ne trovate una che non sia stata albergo de' -tradimenti e delle congiure divisate contra il re d'Inghilterra e la -pubblica tranquillità. Se volete restar qui, nol potete che come ospite -di Riccardo, e sarete spettatore degli atti di sua giustizia.» - -«Ricevere ospitalità in un luogo dove ho diritto di comandare! Non -mai!... Cappellani intonate il salmo: _Quare fremuerunt gentes_.... -Cavalieri, aspiranti, scudieri, preparatevi a seguire la bandiera di -_Beauséant_.» - -Il Gran-Mastro pronunziò questi accenti con tal maestà, come se fosse -stato il sovrano d'Inghilterra egli stesso, e inspirò coraggio ai suoi -cavalieri, dianzi perplessi ed attoniti. Si raccolsero questi attorno -di lui come agnelli attorno al cane che li protegge, allorquando odono -gli ululati del lupo, colla differenza che i cavalieri non imitavano -nella timidezza gli agnelli. Parea che con audace fronte sfidassero -il Re, e gli occhi loro esprimevano quelle minacce, cui non osavano -pronunziare alla presenza del Gran-Mastro. Usciti dello steccato -risalirono a cavallo, e schierandosi in ordine di battaglia e impugnata -la lancia, si sarebbe detto che aspettavano soltanto un comando del lor -superiore per incominciare atti ostili. La moltitudine, che sulle prime -mandò contr'essi grida d'imprecazione, al vedere questi apparati di -pugna, si ritrasse in silenzio, collocandosi ad una prudente distanza, -onde osservare l'esito degli avvenimenti. - -Non appena il conte d'Essex s'accorse di tali apparecchi nimichevoli -de' Templarii, corse a tutta briglia a raggiugnere la sua truppa per -metterla in ordine di difesa. Riccardo in vece si avvicinò ad essi -com'uomo che godea nell'affrontare i pericoli: «Cavalieri» sclamò «fra -tanti valorosi non ve ne sarà alcuno che voglia venire al paragone -dell'armi con Riccardo? Convien dire che le vostre innamorate abbiano -le guance ben arse dal sole, o prodi soldati del Tempio, se non ve n'è -una che meriti si rompa una lancia a suo onore.» - -«I Cavalieri del tempio di Sion» disse il Gran-Mastro uscendo fuor -delle file e movendo verso Riccardo «non si battono per cagioni -cotanto frivole; nè ve n'ha uno, che voglia misurar colla vostra la -sua lancia, o Riccardo re d'Inghilterra. Il Pontefice e i principi -dell'Europa saranno giudici della nostra querela. Essi decideranno, se -un principe Cristiano dovea condursi nella guisa che voi quest'oggi vi -siete condotto. Semprechè non veniamo assaliti, noi ci ritireremo senza -assalire nessuno; e faremo mallevadori l'onor vostro delle armi e de' -beni dell'Ordine che lasciamo a Templestowe, la vostra coscienza dello -scandalo che arrecaste in tal giorno all'intera Cristianità.» - -Pronunziati tai detti, e senza aspettare risposta, il Gran-Mastro -diede il segnale della partenza. Le trombe rintronarono una musica -orientale, solita ad indicare l'istante del marciare ai Templarii; -indi i cavalieri rompendo il fronte per ordinarsi in linea di marcia, -partirono seguendo a lenti passi il Gran-Mastro; lenta andatura fatta -ad indicare che si ritiravano per obbedire agli ordini di questo, ma -non già per alcun sentimento di tema. - -La plebaglia, simile a que' cani stizzosi ma timidi, che aspettano per -abbaiare l'istante del dileguato pericolo, mandò acclamazioni di gioia -dopo che furono partiti i Templarii. - -«Per la Madonna!» disse Riccardo «è peccato che questi Templarii non -sieno sudditi fedeli altrettanto che valorosi e ben disciplinati.» - -Nel durar del tumulto che accompagnò la ritratta de' Templarii, Rebecca -non vide, non intese nessuna cosa. La tenea stretta fra le braccia il -vecchio suo genitore, ed ella tuttavia atterrita, attonita, poteva -appena persuadersi d'essere fuor d'ogni pericolo. Una sola parola -d'Isacco bastò per richiamarla a sè medesima. - -«Vien meco, diletta figlia» ei le disse «tesoro a me restituito, vien -meco, andiamoci a mettere a' piedi del _bravo giovine_.» - -«No» rispose Rebecca «oh no! non oso parlargli in tale momento. Oimè! -gli direi forse più di quanto... No, no, padre mio. Abbandoniamo -tostamente questo luogo funesto.» - -«E che, o mia figlia?» rispose Isacco; «abbandonare in tal guisa -l'uom che impugnando la lancia e la spada è venuto a riscattarti dalla -cattività, a riscattar te figlia d'un popolo estraneo a lui ed a' suoi? -Gli è un servigio che vuole tutta quanta la nostra gratitudine.» - -«Mi punisca il Dio di Giacobbe, se il mio liberatore non possede -tutta intera la mia gratitudine. Ei riceverà i miei ringraziamenti, -ringraziamenti venuti dal cuore, ma non in questo punto, o mio -padre!... se amate la vostra Rebecca, non in questo punto!» - -«Ma» continuò Isacco, facendo un moto d'impazienza «si dirà che noi -siamo ingrati peggio di cani.» - -«Nè vedete, o padre, ch'egli adesso sta in faccende col re Riccardo, e -che?....» - -«Oh! è vero hai ragione, figlia mia; ho sempre motivo di ammirare la -tua prudenza, o Rebecca. Partiamo, partiamo subito. Il re arriva di -Palestina; si dice ch'esce fuor di prigione, abbisognerà di danaro, -e potrebbe trovare buon pretesto per domandarne a me ne' negozi -che ho fatti col principe Giovanni. Non sarebbe cosa salutare il -presentarmegli ora dinanzi. Partiamo, partiam, figlia mia.» - -Ed a sua volta affrettando la figlia a questa partenza la condusse con -seco all'abitazione del rabbino Nathan-Ben-Samuel. - -L'argomento principale che avea tenuto ansioso il Pubblico in -tale giornata era il periglioso stato in cui trovossi Rebecca; -pur niuno pose mente al partire della medesima. Gli animi d'ognuno -omai non istavano conversi che al cavalier Nero, e l'aria risonava -d'acclamazioni: «Viva Riccardo Cuor-di-Leone! Periscano gli usurpatori -Templarii!» - -«Ad onta di tutta questa pomposa mostra che i Templarii hanno fatta -di lealtà» disse Ivanhoe al conte d'Essex «il re ha presa una cautela -molto saggia nel munirsi di numerosa scorta.» - -«Il Re!» sorrise il Conte, dimenando la testa. «E voi che conoscete -sì bene il nostro padrone, potete credere solo un momento, che una tal -cautela sia stata immaginata da lui? Io mi trasferiva con questa gente -a York, avendo saputo che il principe Giovanni adunava colà i suoi -partigiani; ed è a caso se ho incontrato il Re, che veniva a questa -volta di gran galoppo, e in figura di vero cavaliere errante, per -conchiudere colla gagliardia del suo braccio l'avventura dell'Ebrea -e del Templario; e posso dire d'averlo accompagnato sin qui a suo -malgrado.» - -«E quai sono, o Conte, le notizie di York? I ribelli stanno ivi -aspettandoci?» - -«Non più di quello che la neve di dicembre aspetta il sole di luglio. -Ma voi non indovinereste mai chi sia venuto ad annunziarcene la -dispersione? Lo stesso Giovanni.» - -«Quel traditore! quell'ingrato! quell'impudente!» sclamò Ivanhoe. «Il -Re lo ha fatto arrestare?» - -«No. Lo ha ricevuto come incontrandolo di ritorno da un diporto di -caccia. Solamente, avendo osservato gli sguardi d'indignazione che -non potevamo starci dal lanciare sopra di lui: — Mio fratello — gli -ha detto — le menti sono alquanto inacerbite; credo che non fareste -male col trasferirvi a tener compagnia a vostra madre. Assicuratela -della rispettosa mia tenerezza, e rimanete con lei fintantochè la -tranquillità sia tornata negli animi di ognuno.» - -«Ed è tutto questo che gli disse il Re? Ma non s'avrebbe ragione di -sostenere, ch'egli chiama a furia di clemenza i tradimenti?» - -«Sì certo, come si avrebbe ragione di dire che un cavaliere non ancora -guarito dalle sue ferite col presentarsi a cimenti chiama la morte.» - -«La replica è ingegnosa, o conte, ma badate che io non rischiava -fuorchè la vita, e Riccardo compromette la sicurezza dei propri -sudditi.» - -«È cosa rara» rispose il conte d'Essex, «che persone prodighe dalla lor -vita si mostrino masseriziose di quella degli altri. Ma affrettiamoci -a raggiugnere il castello, perchè Riccardo vuol dare un esempio sopra -alcuni cospiratori di secondo ordine, dopo avere perdonato al capo -della congiura.» - -Dagli atti de' processi eseguiti in tal circostanza, e registrati per -esteso nel manoscritto che ne serve di guida, risulta che Maurizio -di Bracy valicò il mare insieme colla sua compagnia franca e si mise -al servigio di Filippo di Francia. Filippo di Malvoisin e il fratello -di lui, commendatore di Templestowe, vennero giustiziati, quantunque -Riccardo non avesse condannato che al bando Waldemar Fitzurse, -vera anima della cospirazione, e quantunque non avesse indiritto un -accento sol di rimprovero al proprio fratello, più di tutti gli altri -colpevole. Nondimeno non vi fu alcuno che compiangesse la sorte dei due -Malvoisin, perchè con innumerabili atti di crudeltà e di tirannide si -erano già meritato il supplizio, cui soggiacquero in tale occasione. - -Poco dopo il combattimento giudiziario Cedric il Sassone venne -sollecitato a trasferirsi alla corte di Riccardo, che allora -soggiornava a York a fine di rimettere l'ordine e la pace nelle vicine -contee che l'ambizione del fratel suo avea scompigliate. L'altero -Sassone sulle prime mostrossi restio, pur finalmente si risolvette -ad accettare l'invito del Re. E per vero, il ritorno di Riccardo -avea fatto svanire tutte le speranze di tornare sul trono inglese la -sassone dinastia; e quand'anche qualche buon successo avessero potuto -aspettarsi i Sassoni in mezzo alle turbolenze d'una guerra civile, -erano ben lungi dal potere contendere la corona ad un re, nelle cui -mani era sì ben consolidato lo scettro, e che brillanti prerogative -e rinomanza acquistatasi nell'armi, faceano delizia di tutto il -suo popolo, ad onta di tener le redini del governo con una tal qual -leggerezza che, talvolta tendea al dispotismo, talvolta peccava per -eccesso d'indulgenza. - -Per altra parte Cedric, con suo grande rammarico, si era convinto di -non potere riuscire nel suo favorito divisamento di consolidare una -perfetta unione fra tutti i Sassoni colle nozze tra Atelstano e lady -Rowena. Questa non avea mai acconsentito, e l'altro non acconsentiva -più. L'entusiasmo di cui ardeva Cedric per la causa dei Sassoni non -gli avea mai lasciato prevedere un tal contrattempo; e durò sempre -in pensare, che ciascuna delle due parti dovea sacrificare le proprie -inclinazioni personali al ben generale della nazione. Sperava vincere -il contraggenio della pupilla; ma si trovò affatto sviato nelle proprie -idee, allorchè Atelstano gli spiegò in chiare note, che niuna cosa al -mondo lo avrebbe più fatto risolvere a divenire sposo di lady Rowena. -La stessa ostinazione connaturale a Cedric non valse a tener fermo -contra sì fatti ostacoli, perchè trovandosi egli al centro della cosa -divisata, sentì l'impossibilità di condurre a sè due destre che non -volevano essere congiunte. Nondimeno tornò ad Atelstano per tentare -un ultimo e vigoroso assalto all'animo del medesimo. Ma trovò questo -risuscitato rampollo della sassone dinastia inteso, come il sono oggidì -alcuni gentiluomini di campagna, a far guerra al clero. - -Dopo tutte le minacce che avea pronunziate contra l'abate di -sant'Edmondo e i suoi frati, dopo avere giurato che li volea far -appiccare ed ardere vivi, Atelstano cedendo in parte alla sua naturale -indolenza, in parte alle preghiere della madre sua Editta, che al pari -di molte altre matrone sue contemporanee era grandemente affezionata -al clero, limitò la propria vendetta condannandoli alla pena del -taglione, e avendoli fatti rinchiudere nelle prigioni del suo castello -di Coningsburgo, li tenne per tre giorni a pane ed acqua. L'abate -lo avea minacciato di scomunica in pena della commessa atrocità, ed -aveva scritta una spaventosa lista di tutti i danni che egli e i suoi -confratelli allegavano sopportati in conseguenza d'una carcerazione -illegale e tirannica. Atelstano non meditava che ai modi di resistere -a questa monastica persecuzione, e Cedric ravvisò che l'animo del suo -amico era così assorto in tali idee, da non capirvene di altro genere. -Pure si avventurò a pronunziare il nome di lady Rowena; ma Atelstano, -prendendo la sua tazza e colmandola, bebbe alla salute della bella -Sassone, e alle sue prossime nozze con Wilfrid d'Ivanhoe. Il caso -dunque era disperato, nè si potea più trarre alcun partito d'Atelstano -o, come lo espresse Wamba in una frase sassone pervenuta insino a noi: -«Egli era un gallo che non voleva più battersi.» - -Non rimanevano omai che due ostacoli i quali impedivano tuttavia a -Cedric di acconsentire all'unione de' due amanti, l'ostinazione di -esso, e l'odio contro la gente normanna[52]. Ma l'ostinazione si -indeboliva a grado a grado colle carezze che gli facea la pupilla, -ed anche perchè le imprese militari del figlio gl'inspiravano quasi a -sua non saputa un sentimento d'orgoglio. Aggiungasi, che non era cosa -priva di vezzo per lui l'imparentarsi colla schiatta d'Alfredo, poichè -quell'Odoardo il Confessore avea fatta perpetua rinunzia del trono. -L'avversione di Cedric alla dinastia de' re Normanni perdea parimente -di forza sia per le considerazioni ch'ei facea sulla impossibilità di -liberare dal dominio di questa il proprio paese (riguardo che giova non -poco ad inspirare lealtà nell'animo de' sudditi di conquista) sia pe' -riguardi personali usatigli dal re Riccardo, il quale seppe volger sì -bene l'animo del Sassone altero, che Cedric non aveva ancora trascorsi -otto giorni alla corte, quando diede il proprio assenso per gli -sponsali d'Ivanhoe colla pupilla. - -Ottenutosi una volta l'assenso di Cedric, le nozze vennero tostamente -celebrate nel più augusto de' templi, nella nobile cattedrale d'York. -Vi assistè il Re medesimo, e i riguardi ch'egli usò in tal circostanza, -come in molt'altre, a' suoi sudditi Sassoni, fino a quel tempo -digradati ed oppressi, divenne per questi un mallevadore di essere -trattati per l'avvenire con maggiore giustizia ed imparzialità, i -quali vantaggi essi non avrebbero ragionevolmente potuto sperare dalle -rischiose sorti di una guerra civile. Tal cerimonia si festeggiò con -tutta quella pompa, cui la Chiesa Romana sa prestare alle solennità che -le appartengono. - -Gurth rimase in qualità di scudiero presso al giovine padrone, cui -avea servito sì fedelmente, e passò parimente al servigio d'Ivanhoe il -magnanimo Wamba, avendo a ciò acconsentito Cedric, che lo presentò in -tale occasione di un sontuoso berrettone da matto, guernito da sonagli -d'argento. Questi due fedeli servi, già partecipi de' pericoli e delle -sventure d'Ivanhoe, rimasero a partecipare della sua prospera sorte, al -che aveano ben diritto di aspettarsi. - -I Normanni ed i Sassoni più ragguardevoli vennero invitati alle feste -che accompagnarono tali nozze, e fu questo un nuovo pegno di pace e -d'accordo fra le due schiatte, sin da quel tempo mescolatesi insieme -in quella guisa, per cui ora non è più possibile discernere l'una -dall'altra. Cedric visse quanto bastò a contemplare pressochè compiuta -una tale unione, perchè le due popolazioni a mano a mano collegandosi -e imparentandosi, i Normanni divennero meno orgogliosi, i Sassoni più -gentili. Nondimeno non fu che un secolo dopo, allora quando, sotto il -regno di Odoardo III, si parlò alla corte la nuova lingua detta oggidì -_inglese_, e allorquando spento affatto ogni germe di nimistà fra i -Sassoni ed i Normanni, le due schiatte ne formarono una sola. - -Alla domane, che succedè a tal felice maritaggio, Elgitta, ancella -di lady Rowena, le annunziò una giovine che desiderava presentarsele -innanzi e parlarle da sola a sola. Maravigliata di ciò la Milady titubò -alcun poco, ma vincendo la curiosità, diede ordine alle persone del suo -corteggio di ritirarsi, e ad Elgitta di condurle l'incognita. - -Era questa giovane di portamento nobile e decoroso, avvolta in un -candido e lungo velo che ne copria, senza asconderle, l'avvenenza e -la dignità. Ella si presentò con modi rispettosi sì, ma scevri di ogni -apparenza di tema, e d'ogni arte che paresse fatta a riconciliarsi con -ricercatezza il favore della persona alla quale s'indirigeva. Alzatasi -per riceverla lady Rowena, la pregò a sedersi, ma la straniera portando -l'occhio sopra d'Elgitta, manifestò nuovamente la brama di non avere -testimonii al domandato colloquio. Appena ritiratasi l'ancella, con -grande maraviglia di lady Rowena la bella sconosciuta piegò, benchè non -senza qualche ritrosia, un ginocchio innanzi di lei, e chinando a terra -la fronte, ad onta della resistenza opposta dalla sposa d'Ivanhoe, le -baciò il lembo della tonaca. - -«Che vuol dir ciò?» sclamò tosto la bella Sassone, «e perchè mi porgete -voi un segnale di rispetto sì straordinario?» - -«Perchè a voi sola, o degna sposa d'Ivanhoe» rispose Rebecca alzandosi, -e riprendendo il tuono di tranquilla dignità che le era connaturale -«perchè a voi sola io posso legittimamente, e senza rimprocciar nulla -a me stessa, pagare il tributo di gratitudine ch'io debbo a Wilfrid -d'Ivanhoe. Io sono.... perdonate l'ardire d'essermi presentata dinanzi -a voi, io sono l'infelice Ebrea, per cui il vostro consorte cimentò in -campo chiuso i suoi giorni sullo spianato di Templestowe.» - -«Donzella» sì le disse lady Rowena «Wilfrid in quel memorabile giorno -non fece se non se pagar lievemente un debito di gratitudine, che le -vostre cure pietose lo costrinsero ad incontrare. Parlate. Evvi alcuna -cosa in cui egli ed io vi possiamo esser giovevoli?» - -«No» rispose con calma Rebecca. «Debbo unicamente pregarvi a -trasmettergli i miei saluti e l'espressioni del mio grato animo!» - -«Abbandonate voi forse l'Inghilterra?» soggiunse la consorte d'Ivanhoe, -riavutasi appena dallo stupore, che tal visita straordinaria le avea -cagionato. - -«Sì, nobil signora. I miei occhi non vedranno il tramonto del sole nel -vostro paese. Mio padre ha un fratello grandemente protetto da Mahomet -Boabdil, re di Granata. Noi andiamo a raggiugnerlo in quella terra ove -siam certi di rinvenire pace e tranquillità col pagare il tributo che i -Mussulmani esigono dagli Ebrei.» - -«E non trovereste ugual protezione, ugual sicurezza nell'Inghilterra? -Wilfrid gode il favore del Re, e Riccardo per sè medesimo è giusto -com'è generoso.» - -«Non ne dubito, nobil signora. Ma la popolazione dell'Inghilterra -generalmente è orgogliosa, irrequieta, amica delle turbolenze. Gli uni -son sempre inclinati ad armarsi contro degli altri. Un tal paese non -può offerire sicuro asilo alla stirpe d'Israele. Non è in una contrada -dilacerata da intestine fazioni, cinta d'ogni banda di nemici, che i -figli di Giacob erranti per l'universo possano sperare tranquillità.» - -«Ma voi, giovinetta, perchè abbandonate questo paese? Voi non avete da -temer nulla nell'Inghilterra. I Sassoni e i Normanni saranno ad una nel -rispettare ed onorare colei, la cui benevolenza porse così pietose cure -ad Ivanhoe.» - -«I vostri discorsi son seducenti, o nobil signora, ma il mio partito -è preso. Una voragine sta aperta fra la vostra e la mia nazione. -L'educazione, le opinioni religiose, tutto cospira a separarci. Addio. -Ma prima ch'io mi diparta da voi, concedetemi una grazia, levate il -vostro velo da cui m'è tolto vedere quelle sembianze che tanto esalta -la fama.» - -«Non meritano di fermare gli altrui sguardi» rispose lady Rowena, «pure -non vi darò rifiuto, a patto che mi concediate ugual favore.» - -Entrambe in quell'istante si levarono il velo. Fosse timidezza, o tal -senso facile in simili circostanze a destarsi in donna che si conosce -avvenente, le guance, la fronte, il collo, il seno di lady Rowena si -copersero d'un vivace rossore. E lo stesso accadde a Rebecca; ma quel -sentimento che le fu cagion d'arrossire non durò più d'un istante, e -dominato da una commozione più forte si dileguò come la porpora che -adorna le nubi, allorchè il sole sparisce dall'orizzonte. - -«Nobil signora» diss'ella a lady Rowena «i lineamenti che vi degnaste -mostrarmi vivranno a lungo nella mia rimembranza. Vi regnano dolcezza -e bontà, ben atte a temperare quelle tracce d'illustre orgoglio, che -svelano la sublimità de' vostri natali; poichè non può impedirsi a -nobil urna di lasciare scorgere alcuna ombra dell'argilla da cui fu -tolta. Sì: io mi ricorderò lungo tempo di questi lineamenti, e benedico -il cielo poichè concede al mio liberatore essere congiunto a tal -donna...» - -Qui le mancò la voce, e lagrime più d'una le sfuggirono dagli occhi. -Affrettatasi di rasciugarle, lady Rowena le chiese con molta premura -se mal si sentisse. «No, mia nobil signora» Rebecca rispose «pure -non posso pensare a Torquilstone e allo steccato di Templestowe senza -provare vivissima commozione. Addio. Ma mi è d'uopo ancora volgervi una -preghiera. Accettate questa cassettina, e non sdegnate portar ciò che -ella contiene.» - -Nel medesimo tempo le presentò una cassettina d'avorio, fregiata in -argento. Lady Rowena l'aperse, e vi trovò entro una collana e due -orecchini di diamanti, le quali cose si scorgeva essere di molto -valore. - -«Egli è impossibile» soggiunse lady Rowena «ch'io accetti un dono di sì -gran prezzo.» - -«Conservatele, nobil signora» soggiunse Rebecca; «stanno per voi -il grado, l'opinion pubblica, il potere; nostro solo retaggio son -le ricchezze, fonti della nostra forza ad un tempo e della nostra -debolezza. Il valore di questi giojelli, decuplicato ancora, non -avrebbe tanta possanza quanta ne ha il più lieve de' vostri desiderii. -Un tal dono dunque debbe essere di lieve conto per voi, ed è anche -di minor conto per me. Non vogliate farmi credere di partecipare alle -massime pregiudicate della vostra nazione rispetto alla mia. Pensate -voi ch'io stimi queste gemme più della libertà ottenutami dal vostro -sposo, o che mio padre le apprezzi più della vita e dell'onor di sua -figlia? Non temiate accettarle, nobil signora; esse non hanno alcun -valore per me; io non porterò gemme più mai.» - -«Voi siete adunque infelice!» sclamò lady Rowena scossa dal tuono onde -l'avvenente Israelita aveva pronunciati questi ultimi accenti. «Deh! -rimanete con noi. Le istruzioni di qualche uomo pio potranno volgervi -alla nostra santa fede, e troverete in me una sorella.» - -«No» rispose Rebecca con un'aria di malinconia che le si scorgea -nella voce parimente e nel viso «ciò non può essere: non mi è lecito -abbandonare la religione de' miei padri, come farei d'un vestimento che -non convenisse al clima ove abito. Ma non quindi sarò infelice. Quegli -a cui consacro la mia vita per l'avvenire sarà il mio consolatore, se -saprò uniformarmi alla sua volontà.» - -«Il vostro popolo dunque ha conventi! divisate forse entrare in un -d'essi?» - -«No, nobil signora, ma venendo dai giorni d'Abramo ai presenti, la -nostra nazione contò sempre tai sante donne, che innalzando unicamente -al cielo i loro pensieri, si consacrarono ad alleviare i patimenti -della umanità, sollecite di curar gl'infermi, di confortare gli -afflitti, di soccorrere gl'indigenti. Fra queste aspira ad annoverarsi -Rebecca. Annunziate ciò al nobile vostro sposo, se mai chiede contezza -sul destino della giovane alla quale ha salvata la vita.» - -Osservavasi tale tremito involontario nella voce di Rebecca, tale -espressione di affetto ne' suoi accenti che diceano assai più di quanto -ella aveva intenzione di esprimere. Ma si affrettò di terminar questa -scena. - -«Addio» diss'ella a lady Rowena. «Possa il padre comune degli Ebrei e -de' Cristiani spargere tutte le sue benedizioni sopra di voi!» - -Indi si ritrasse, lasciando l'avvenente Sassone attonita come se -avesse veduto un'apparizione soprannaturale. Lady Rowena rendè -consapevole lo sposo di tal singolare colloquio, che nell'animo di -lui fece impressione vivissima. L'unione di questi due coniugi fu -lunga e felice, perchè il loro affetto era cresciuto cogli anni, e -lo affortificarono poi gli ostacoli stessi che lo avean contrariato. -Nondimeno sarebbe uno spingere tropp'oltre la curiosità il voler -investigare, se la rimembranza dei gesti e della generosità d'animo di -Rebecca non si presentò alla mente di Wilfrid più spesso di quel che lo -avrebbe desiderato la bella discendente d'Alfredo. - -Ivanhoe segnalatosi con nuovi servigi presso Riccardo, nuovi favori -ne ottenne; e certamente sarebbe salito a maggior fortuna, se non -si opponeva immatura la morte dell'eroe monarca, accaduta dinanzi -al castello di Chalus presso Limoges. Con questo sovrano generoso, -ma imprudente e d'indole romanzesca, perirono i divisamenti che -l'ambizione di esso aveva formati; e Wilfrid abbandonando allora la -corte, e rinunziando alla carriera degli onori si ritirò ne' propri -dominii, ove unitamente a lady Rowena godè della beatitudine che la -virtù e l'amore assicurano. - - - FINE. - - - - -INDICE DELLE TAVOLE - - - TAVOLA pag. - - I. Ritratto di Walter Scott (HAYEZ) Frontisp. - II. Gurth che accarezza il cane Fangs —— 8 - XXI. Ritratto del Templario —— 10 - V. La Cavalcata —— 15 - VI. Ritratto di Lady Rowena —— 33 - IV. Cena al castello di Cedric —— 40 - VII. Lo sconosciuto Ivanhoe negli - appartamenti di Rowena —— 43 - VIII. Fuga d'Isacco dal castello di Cedric —— 54 - III. Ritratto di Rebecca —— 64 - IX. Ritratto d'Ivanhoe —— 75 - X. Il Torneo —— 112 - XI. L'Eremita mostra le proprie armi - all'incognito Riccardo —— 148 - XII. L'Eremita suonando l'arpa davanti - a Riccardo (LUCCIO) 151 - XIII. Cedric e la sua comitiva assalita - dal Templario e da Bracy (HAYEZ) 164 - XIV. Entrata dei medesimi prigionieri - in Torquilstone —— 177 - XV. Isacco sta per essere abbruciato - in un forno (BARBIERI) 189 - XVI. Rebecca che vuol gettarsi dalla - torre per sottrarsi dalle - insidie del Templario (HAYEZ) 205 - XIX. Rebecca medica le ferite - d'Ivanhoe (MAURIN) 245 - XVIII. Rebecca descrive al giacente - Ivanhoe l'assalto del Castello —— 256 - XVII. Rebecca contempla Ivanhoe che - dorme (HAYEZ) 261 - XXII. Cedric trova Rowena nell'incendiato - Castello di Torquilstone (LUCCIO) 277 - XX. Rapimento di Rebecca (HAYEZ) 279 - XXIII. Isacco scacciato della presenza - del Gran Maestro —— 326 - XXIV. Rebecca tolta di prigione da - Malvoisin, per essere condotta - al Tribunale —— 334 - XXV. Rebecca alla presenza de' suoi - Giudici —— 342 - XXVI. Riccardo assalito da Waldemar - Fitzurse (LUCCIO) 372 - XXVII. Rebecca condotta al supplizio (HAYEZ) 402 - XXVIII. Giudizio di Dio (MAURIN) 407 - - - - -NOTE: - - -[1] Vedasi al principio delle memorie di _Franklin_ scritte da lui -medesimo una nota sull'origine di questo nome. - -[2] Noi non abbiamo potuto tradur meglio questo giuoco di parole -fondato sull'indole di una lingua composta d'inglese e di sassone, -quanto col valerci delle denominazioni di queste lingue medesime. È -noto che gl'inglesi danno denominazioni diverse a molti animali vivi ed -alle loro carni quando sono macellati. Il bue, il vitello, il montone, -si chiamano _ov, calf, sheop, hog,_ le loro carni _beef, calf, sheep, -hog_. Ma ad onta di tale schiarimento, lo stesso giuoco di parole non -può avere grande vezzo per noi. - -[3] Tal esercizio si legge descritto nel viaggio di Heude nella Persia -e nella Turchia. - -[4] Eravi un'ordinanza di Guglielmo il conquistatore, per cui tutte -le sere alle otto ore, dopo certo suono della campana, ogni abitante -doveva avere spento il fuoco ed i lumi. E l'ordinanza, e il suono che -la rammentava presero il nome di _Curfew, coprifuoco._ - -[5] L'idromele, lo spiega il vocabolo stesso, è un liquore composto -d'aqua e di mele, il sidro, ognun lo conosce per una bevanda fatta col -sugo fermentato di mele ed anche di pere. Il morat era una bevanda -composta di sugo di more e di mele. Il pigmento altra bevanda ove -entravano vino, mele e diversi aromi. - -[6] Il termine adoperato nell'originale è _varlet_, che erano i paggi -dell'antica cavalleria. - -[7] Moneta d'oro di grand'uso presso gli Ebrei. - -[8] Delegazione incaricata di levar tasse arbitrarie sugl'Israeliti. - -[9] Nel secolo XIII, tempo a cui si riferisce questo romanzo, si era -lungi perfino dal sospettare, che la scintilla svolta nel batter fuoco -è una particella infiammata dal ferro dell'acciarino, e molte saranno -le classi di persone che nemmeno adesso lo sanno. - -[10] Questi tornei si riguardavano come giuochi, e il campione che si -offriva nella giostra a far fronte a tutti gli assalitori veniva detto -_tenitore_, come quegli che _tenea la posta_ di tutti i giuocatori. - -[11] Moneta di Costantinopoli, che al par de' _shekel_ avea gran corso -fra gli Ebrei. - -[12] _Witless_ in Inglese significa senza spirito. _Weatherbrain_ capo -sventato. - -[13] Niun leggitore, m'immagino, dimenticherà che l'autor del Romanzo è -Inglese, e parla qui della sua patria. - -[14] I buoni estimatori delle bellezze comiche o romanzesche, -apprezzeranno sommamente questo sfogo leggiadrissimo in cui l'usurajo -prorompe, così per la verità che trovasi in esso come per la sua -ammirabile opportunità. Perchè pochi leggitori, gli è vero, non -s'avvedono che il cavaliere Diseredato è il pellegrino, ossia, giusta -ogni indizio, il figlio di Cedric. Ma era dovere dell'autore del -romanzo il darne loro una più sicura conferma, e darla in un modo non -triviale, qual sarebbe stata la narrazione. Chi avrebbe immaginato che -tale conferma sarebbe venuta con tanto vezzo e naturalezza da quella -cortesia che in sulla strada d'Ashby il pellegrino riceve dall'Ebreo -perplesso fra la riconoscenza e l'avarizia? Ma egli è privilegio -unico dei sommi ingegni il nascondere i propri sforzi, sicchè tali -non compariscano, e il presentare quel facile difficile, in cui sta la -perfezione dell'arte. - -[15] Veramente il cavaliere Diseredato non si diede nè per sassone -nè per normanno. Ma siccome la giostra era istituita secondo l'uso -dell'armeggiare normanno, e festa normanna, così può ammettersi che -Gurth s'intitolasse scudiere normanno. - -[16] Beauséant chiamavasi la bandiera de' Templarii per metà nera, e -bianca per l'altra metà, a fine, dicesi, di significare, ch'essi erano -neri, cioè terribili contro gl'infedeli, mansueti e benevoli verso i -cristiani. - -[17] Antica moneta d'oro che valeva incirca venti lire italiane. - -[18] Bevanda fatta di grano e d'erbe. - -[19] Si avea per estrema ignominia appo i Sassoni il meritar tale -epiteto. Lo stesso Guglielmo il conquistatore, comunque odiatissimo -dagli Anglo-Sassoni, seppe ridurne un esercito sotto i suoi stendardi -colla minaccia di divulgare quali altrettanti _nidering_ coloro che -fossero rimasti addietro. Un epiteto consimile a questo operava, a -quanto narrano alcuni scrittori, egual prestigio sopra i Danesi. - -[20] Quante idee presenta in un tempo medesimo questo brindisi! -L'equità e la grandezza d'animo di Cedric, che onora il valore d'un -principe sventurato, di nazione a lui odievole, divenutogli parimente -avverso per domestici affari e di cui si era lagnato prima in quella -stessa assemblea; l'ardimento di portar questo brindisi alla presenza -di colui che fratello dell'encomiato, ne usurpa ad un tempo i diritti; -l'amore de' buoni che un sì nobil procedere dee procacciar vie più al -rispettabil vegliardo, apportatore del brindisi; il turbamento che -ne avrà il tiranno, in quei momenti appunto che paventa il ritorno -del tradito fratello; la perplessità, la sorpresa de' cortigiani, -la vittoria cui questa prontezza inspirata da generosità ottiene a -Cedric sopra tutti i spiritosi motteggi che costoro lanciarono sopra -di lui! Tanto è vero che i sublimi detti son tali spesse volte per le -circostanze in cui gli stessi detti vengono pronunziati. Ma il condur -queste circostanze, e scorgerle e afferrarle ove sono, è privilegio sol -di pochi altissimi ingegni. - -[21] A tale Roberto fu anzi offerto dai crociati medesimi il trono di -Gerusalemme ch'ei ricusò; la quale rinunzia che doveva fargli un merito -presso i baroni inglesi, venne in vece ritorta a suo svantaggio, come -in questa nota il vedremo. Dopo la morte di Guglielmo il Conquistatore, -il primo de' tre figli di lui che regnò fu il secondogenito Guglielmo -il Rosso che non men del padre resse con ferreo scettro l'Inghilterra. -Il terzogenito indi, Enrico I, ambiziosissimo Principe, si fece -acclamar re in pregiudizio del fratello denigrandolo col seguente -stravagantissimo discorso all'assemblea de' baroni. - -«Amati e fedeli signori, ben noto è a voi tutti che Dio avea chiamato -il mio fratello al trono di Gerusalemme, del quale onore si riconobbe -indegno egli stesso. Sol ponendo suo diletto nel commettere atti di -crudeltà, egli vi sprezza. Quanto a me, di cui conoscete la giustizia, -le intenzioni pacifiche e la prudenza, prometto a tutti voi rispettare -i vostri privilegi e ascoltare pazientemente i consigli che sarete -per darmi. Se così vi piace giurerò osservare le leggi che il santo -re Odoardo vi ha date. Fatemi forte del vostro soccorso, o fratelli, e -congiuntamente sapremo confondere i nostri nemici.» - -Comunque riconoscesse il trono da una usurpazione, Enrico I, governò, -per vero dire, assai mitemente, e tolse molte leggi gravose poste -dai suoi predecessori normanni e tra l'altre il _copri-fuoco_ (vedi -Muller). Com'è adunque, potrebbe chiedersi, che Walter Scott, -studiosissimo della storica verità quanto a genealogie, leggi e -costumanze, ha fatto che Cedric, vissuto circa un secolo dopo, al -capitolo III di questo Romanzo Storico, si lagni del _copri-fuoco_? Ne -dedurremo che qualche principe venuto dopo lo avrà rimesso in vigore, -e sarà stato probabilmente Enrico II. Perchè i re succeduti ad Enrico I -furono Stefano di Bologna nipote dello stesso Enrico I, indi Enrico II, -padre di Riccardo-Cuor-di-Leone e di Giovanni Senza Terra, personaggi -del presente Romanzo. Ora non può essere Stefano di Bologna che inteso -ad amicarsi le fazioni per sostenere la guerra contro Enrico d'Angiò -superò in condiscendenza il suo predecessore. Enrico II certamente fu -un gran Principe, ma più per vedute politiche e fermezza d'indole, che -per l'arte di farsi amar dagli originarj, cioè dagli Anglo-Sassoni; -chè anzi in tutte le sue leggi fu parzialissimo pe' Normanni. Per altra -parte chi ordinò l'assassinio dell'arcivescovo di Cantorbery (lasciando -a parte il merito della causa) poteva ben'anche rinnovellare la -legge del coprifuoco. Se poi o Riccardo o (cosa che sarebbe stata più -verisimile) Giovanni avessero fatto risorgere sì odiosa legge, Walter -Scott, cred'io, si sarebbe valso di Cedric per rendere consapevoli i -suoi leggitori. - -[22] Ognun vede che questo grottesco miscuglio della Madonna e del -Papa, e degli usi della cavalleria coi fatti dell'antico Testamento, -è inteso a provare l'ignoranza che in quella età dominava e nel -Clero e più nelle persone datesi al mestier dell'armi, ignoranza che -comunque molto estesa, pure aveva i suoi gradi proporzionati ai ceti -degl'individui; la qual cosa Walter Scott fa ingegnosamente comprendere -dalla risposta che Fitzurse, uom di gabinetto, dà a Bracy, condottiere -di bande d'armigeri. - -[23] Tal era il nome che davasi a que' giorni alla musica vocale unita -all'istrumentale. I cantarini o _menestrelli_ che accompagnavano le -ballate col liuto erano professori dell'_arte giocosa_. - -[24] Antichi generi di poesia francese portati in Inghilterra dai -conquistatori normanni. Le _serventesi_ (_sirvente_) erano poesie in -terza rima, le _lai_ poesie flebili, i _virelai_ poesie miste di versi -luoghi e corti, e con ritornello. - -[25] Oltre ai frati cresciuti a dismisura nel secolo XIII, i Templari, -i cavalieri di Gerusalemme, i reduci dalla crociata allor ringorgavano -nell'Inghilterra. - -[26] Non mi fo mallevadore di questo fatto che si riferisce alla storia -naturale, e da me presentato qual lo trovai nell'autografo che è guida -del mio racconto. _Nota dell'autore inglese._ - -[27] È una trista verità, ma pur verità, che ne' tempi, di cui parla -questo romanzo storico, e anche assai prima, e anche molto tempo dopo, -non v'era scellerato, o masnadiero in Europa, che nel compiere i più -atroci delitti non invocasse il nome di Dio, e tutti gli emblemi i -più rispettabili della nostra religione, di cui si mostrava egli pure -persuaso. Ho ragione di dire anche molto dopo l'epoca del presente -romanzo. Non v'ha chi ignori come nel secolo XV, diversi fra quali -anche ecclesiastici di riguardo, avendo partecipato alla celebre -congiura de' Pazzi, intesa a trucidare Lorenzo e Giuliano de' Medici, -vennero scelti per teatro dell'assassinio la chiesa di s. Riparata -in Firenze, per tempo di commetterlo, un dì festivo e l'istante -dell'elevazione dell'Ostia. V. Machiavelli e Galuzzi. - -Chi fosse curioso d'altre prove di delitti, ai quali si osava chiamare -testimonio ed auspice il cielo, e commessi in tal modo fin da persone, -che per dignità e ministero avrebbero dovuto vie più inorridirne, -legga il carteggio fra Baiazet II ed un principe Cristiano in Bethune, -_Biblioteca Reale di Francia_, ecc.; in Tommasi, _vita del duca -Valentino_, tom. 1. - -[28] _Vostro Valore_, altro titolo della natura di _Vostra Grazia, -Vostra Grandezza_. - -[29] Isacco, che aveva sempre fatto ridere, a questo passo diviene -sublime, e comanda le lagrime. Non solo ai tempi descritti dall'autore, -ma anche al dì d'oggi, in compenso di alcuni difetti insiti nella -popolazione ebrea, o piuttosto prodotti da circostanze ad essa -pregiudizievoli nè vinte ancora del tutto dai progressi della ragione, -è caratteristico della stessa nazione un esemplare, tenero amor di -famiglia; per cui, se non istette al di sotto del vero, non esagerò -certamente Isacco nella conclusione della seconda risposta, non -men comovente della prima e dell'ultima, vigorosissima in oltre e -ricca d'immagini, che, come or vedrassi, egli diede a Reginaldo di -Frondeboeuf. - -[30] In que' giorni i carcerieri delle persone d'alto affare erano -uomini eglino pure ragguardevoli. Anche in Italia, circa un secolo -e mezzo dopo l'epoca cui si riferisce questo romanzo, il carceriere -di Cosimo de' Medici, soprannominato indi Padre della Patria, ma in -quel momento perseguitato da una fazione, era ser Francesco Malevolti -gentiluomo cospicuo di Firenze, al cui nobile animo lo stesso Cosimo -dovette la salvezza della propria vita compromessa da un tradimento, -e in tal qual modo la libertà. E simile usanza durò certamente fino al -secolo XVI nell'Inghilterra, perchè il carceriere di Maria Stuarda era -sir Amiano Powlet, signore di Fotheringay. - -[31] Distintivo de' cavalieri, come si è veduto in altra parte -di questo romanzo. Ognun scorge che lady Rowena si vale di questa -circollocuzione perchè vuol piuttosto riguardarlo _uom che porti -catenelle e speroni d'oro_, anzichè autenticargli il titolo di -cavaliere nell'atto di commettere un'azione scellerata. - -[32] Costume atroce che a quei giorni veniva praticato, talvolta anche -senza perfidia d'animo, ma per un principio di pietà, così ravviata -da que' semibarbari, verso tai moribondi della cui guarigione si -disperava, e ciò per torli più presto di stento. - -[33] In una nota precedente a pag. 134-135 dicemmo che questo re -Stefano fu anche più condiscendente del suo predecessore Enrico I, -ma tale sua condiscendenza, limitata a non accrescere la durezza -delle leggi imposte dai conquistatori, fu quella stessa che lasciò -più allentata briglia alle fazioni, e quindi la debolezza del monarca -divenne contemporanea all'accrescere del pubblico disordinamento. - -[34] Que' Sassoni professavano cattolicismo misto ancora d'idolatria, -e attribuendo alla divinità e ai canti le passioni dell'odio e della -vendetta, come erano avvezzi a supporle ne' loro idoli, doveano -certamente credere che Maria Vergine non avrebbe mai più perdonato alla -stirpe di coloro i quali le crocifissero il figlio. - -[35] Si sono divisi quasi in due parti gli storici, uno che appone -ogni genere di empietà ai Templarii, altra che li difende. Alla pittura -offertane di Bois-Guilbert, è lecito il credere che l'autore di questo -romanzo tenga alla prima schiera. Se i partigiani dei Templarii sono in -maggior numero, debbe anche attribuirsi all'orrore eccitato dal modo -dispotico quanto atroce onde adoperò contr'essi, nel 1327, Filippo -il Bello, il quale, com'è noto, ottenne da Clemente V, propensissimo -a questo monarca, l'abolizion di tal ordine, poi vagheggiandone le -ricchezze, mandò sul rogo gli individui che ad esso appartenevano. Ciò -nullameno molti storici, anche moderati nel giudicare i Templarii, non -sanno scusarli dalla colpa di dissolutezze perfino le più abbominevoli. -I più accaniti poi nel perseguitarli attribuiscono loro d'aver -professate tutte le empietà che a mano a mano Walter Scott pone sulle -labbra di Bois-Guilbert. - -[36] Fra le accuse date sotto il regno di Filippo il Bello ai Templarii -furono quelle di professare nei conciliaboli de' provetti fra essi una -indifferenza religiosa che sapea d'ateismo, e di macchinare un gran -cambiamento così morale come politico su tutto il globo. - -[37] A que' giorni _Cherco_ tanto significava persona ecclesiastica, -quanto scienziato. Qui s'adopera per scienziato, ma era necessario -conservare tale parola per dar luogo allo scherzo di Bracy: _La -Reverenza Vostra_ ec. - -[38] Tutt'altri che un matto sarebbe stato impaziente di manifestarsi -al padrone, e di non perdere un tempo troppo prezioso nello spassarsi a -render più vaga la sorpresa che dovrà derivare dal suo travestimento. -Ma Wamba era sempre un matto, e anche nel prestare un'opera da un uom -di senno dovea lasciar trasparire il proprio carattere. - -[39] Vedrà ognuno come l'intenzione dell'autore in questo luogo è meno -quella di por fra le labbra di Wamba un giuoco di parole, che mettere -sempre in maggior evidenza a quale avvilimento i Normanni conquistatori -aveano tratti i nativi; avvilimento per cui i pronipoti di coloro che -sostennero le cariche dello stato, erano ridotti alla condizione di -schiavi, di buffoni, di porcaiuoli. - -[40] Chi avrebbe immaginato in un dialogo fra Cedric vestito da frate, -e la schifosa Ulfrida di cui si maladice le mille volte l'arrivo, chi -avrebbe, dissi, immaginato di trovare quanto di sublime l'eloquenza -può suggerire? Chiedo indulgenza a' miei leggitori, se queste pause -della mia ammirazione lor sembrassero troppo frequenti, benchè nol -saranno mai in proporzione delle cose da ammirarsi in Walter Scott. -Ma io sono co' miei leggitori nello stato dello spettatore di un -bellissimo dramma. Ei non può far di meno di volgersi ai vicini della -platea per partecipare in comunione con essi o del dolore o della -gioia o dell'estasi che lo rapiscono, e talvolta anche gl'incomoda -coll'interrompere il corso della loro attenzione. Di fatto le sublimità -del dialogo non finiscono ove ho posta io questa nota. - -[41] S'intende ora il motivo, per cui Reginaldo di Frondeboeuf, sempre -scellerato, sempre incapace d'un sentimento che s'accosti nemmeno in -lontananza a virtù, pur si ristette un momento in sua ferocia al vedere -l'amore sviscerato d'Isacco verso la figlia sua (cap. XXI, pag. 188). -Il rimorso del commesso parricidio si ridestò a suo malgrado. - -[42] Le stragi operate dalle crociate, i roghi ove ardeano gli Ebrei -ne' regni di Spagna e del Portogallo, il totale sterminio degli -abitanti di una metà di globo, hanno provato per lungo tempo, come -la malvagità e l'ignoranza avessero sformati mostruosamente i puri -principii di quella religione, il cui primo caratteristico è l'amor de' -suoi simili. - -[43] Questi veri motivi, per cui Isacco rimase abbandonato, son pur -quelli ch'ei si astenne dal far noti a Cedric e ad Atelstano allorchè -lo trovarono nella selva. V. p. 162. - -[44] Si osservi che poco prima l'autore notò esser tale la grossezza -del masso scalcinato, che avrebbe rotto il ponte. Quindi col nuovo -divisamento immaginato dal Templario non s'accordava più il gettare -abbasso la stessa pietra per disfarsi de' due, che ora si vogliono per -altra via precipitar nella fossa. - -[45] Abbiam veduto che il cavalier Nero aveva in allora per suo stemma -un catenaccio e diverse spranghe di ferro. - -[46] Poichè Wamba al pari di tutti i Sassoni di que' tempi professava -di buona fede il Cristianesimo, gli è forse perfino inutile il far -osservare che la sua arguzia non poteva intendere a satireggiare i veri -Cristiani, ma bensì coloro, i quali molti erano in tale età, e molti -sono stati pur troppo e prima e dopo, che volendo far servire alla -propria malvagità la religion professata, perdonavano come cristiani, -e sotto nomi di giustizia divina, d'onore, di dovere coloravano il -serbato odio e le vendette sin le più atroci. - -[47] Un Ebreo costretto ad aver che fare con tal razza d'uomini, i -quali però si intitolavan Cristiani, era scusabile se la pensava così. - -[48] Uno scrittore italiano non potrà senza tema di digradare -in dignità, valersi di questi modi finchè durerà rimembranza del -_Convitato di Pietra_, e di quel famoso monologo d'Arlecchino: _Se -tutti gli alberi_ ecc. - -[49] Benchè il priore di Jorvaulx nel principio sia stato indicato come -uomo men cattivo degli altri suoi cari amici che si segnalarono per -le loro scelleratezze nel decorso di questo romanzo, non fu però detto -che fosse un fior di virtù. In oltre, e buoni e cattivi, e Normanni e -Sassoni, credeano opera sì meritoria il riguardare siccome bruti gli -Ebrei, che non arrossivano nè credean colpa l'aggiustare, anche in -empia guisa, i sacri testi alla sragionevole loro intolleranza. - -[50] Reginaldo Fitzurse, William di Tracy, Ugo di Morville e Riccardo -Briton, furon gli ufiziali, che interpretarono gli accenti di Enrico -II, come questi desiderava venissero interpretati, e si assunsero -incarico di assicurare l'uomo or collocato fra i martiri della chiesa. - -[51] Locksley, ossia Robin-Hood, s'intitolò monarca nella foresta -ove alla presenza del cavalier Nero (ora re Riccardo) fu fatta la -distribuzione delle spoglie di Torquilstone. - -[52] Si sa che il delitto d'Ivanhoe al cospetto del padre era -l'essersi chiarito pei Normanni col divenire il favorito di Riccardo -Cuor-di-Leone. - - - - - -Nota del Trascrittore - -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo -senza annotazione minimi errori tipografici. - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE *** - -***** This file should be named 63194-0.txt or 63194-0.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/3/1/9/63194/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions -will be renamed. - -Creating the works from public domain print editions means that no -one owns a United States copyright in these works, so the Foundation -(and you!) can copy and distribute it in the United States without -permission and without paying copyright royalties. Special rules, -set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to -copying and distributing Project Gutenberg-tm electronic works to -protect the PROJECT GUTENBERG-tm concept and trademark. Project -Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you -charge for the eBooks, unless you receive specific permission. If you -do not charge anything for copies of this eBook, complying with the -rules is very easy. You may use this eBook for nearly any purpose -such as creation of derivative works, reports, performances and -research. They may be modified and printed and given away--you may do -practically ANYTHING with public domain eBooks. Redistribution is -subject to the trademark license, especially commercial -redistribution. - - - -*** START: FULL LICENSE *** - -THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE -PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK - -To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free -distribution of electronic works, by using or distributing this work -(or any other work associated in any way with the phrase "Project -Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full Project -Gutenberg-tm License (available with this file or online at -http://gutenberg.org/license). - - -Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg-tm -electronic works - -1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm -electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to -and accept all the terms of this license and intellectual property -(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all -the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy -all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your possession. -If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a Project -Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound by the -terms of this agreement, you may obtain a refund from the person or -entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8. - -1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be -used on or associated in any way with an electronic work by people who -agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few -things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works -even without complying with the full terms of this agreement. See -paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project -Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement -and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic -works. See paragraph 1.E below. - -1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation" -or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project -Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual works in the -collection are in the public domain in the United States. If an -individual work is in the public domain in the United States and you are -located in the United States, we do not claim a right to prevent you from -copying, distributing, performing, displaying or creating derivative -works based on the work as long as all references to Project Gutenberg -are removed. Of course, we hope that you will support the Project -Gutenberg-tm mission of promoting free access to electronic works by -freely sharing Project Gutenberg-tm works in compliance with the terms of -this agreement for keeping the Project Gutenberg-tm name associated with -the work. You can easily comply with the terms of this agreement by -keeping this work in the same format with its attached full Project -Gutenberg-tm License when you share it without charge with others. - -1.D. The copyright laws of the place where you are located also govern -what you can do with this work. Copyright laws in most countries are in -a constant state of change. If you are outside the United States, check -the laws of your country in addition to the terms of this agreement -before downloading, copying, displaying, performing, distributing or -creating derivative works based on this work or any other Project -Gutenberg-tm work. The Foundation makes no representations concerning -the copyright status of any work in any country outside the United -States. - -1.E. Unless you have removed all references to Project Gutenberg: - -1.E.1. The following sentence, with active links to, or other immediate -access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear prominently -whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work on which the -phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the phrase "Project -Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, performed, viewed, -copied or distributed: - -This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with -almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or -re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included -with this eBook or online at www.gutenberg.org/license - -1.E.2. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is derived -from the public domain (does not contain a notice indicating that it is -posted with permission of the copyright holder), the work can be copied -and distributed to anyone in the United States without paying any fees -or charges. If you are redistributing or providing access to a work -with the phrase "Project Gutenberg" associated with or appearing on the -work, you must comply either with the requirements of paragraphs 1.E.1 -through 1.E.7 or obtain permission for the use of the work and the -Project Gutenberg-tm trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or -1.E.9. - -1.E.3. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted -with the permission of the copyright holder, your use and distribution -must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any additional -terms imposed by the copyright holder. Additional terms will be linked -to the Project Gutenberg-tm License for all works posted with the -permission of the copyright holder found at the beginning of this work. - -1.E.4. Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm -License terms from this work, or any files containing a part of this -work or any other work associated with Project Gutenberg-tm. - -1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this -electronic work, or any part of this electronic work, without -prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with -active links or immediate access to the full terms of the Project -Gutenberg-tm License. - -1.E.6. You may convert to and distribute this work in any binary, -compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including any -word processing or hypertext form. However, if you provide access to or -distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format other than -"Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official version -posted on the official Project Gutenberg-tm web site (www.gutenberg.org), -you must, at no additional cost, fee or expense to the user, provide a -copy, a means of exporting a copy, or a means of obtaining a copy upon -request, of the work in its original "Plain Vanilla ASCII" or other -form. Any alternate format must include the full Project Gutenberg-tm -License as specified in paragraph 1.E.1. - -1.E.7. Do not charge a fee for access to, viewing, displaying, -performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works -unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing -access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works provided -that - -- You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from - the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method - you already use to calculate your applicable taxes. The fee is - owed to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he - has agreed to donate royalties under this paragraph to the - Project Gutenberg Literary Archive Foundation. Royalty payments - must be paid within 60 days following each date on which you - prepare (or are legally required to prepare) your periodic tax - returns. Royalty payments should be clearly marked as such and - sent to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation at the - address specified in Section 4, "Information about donations to - the Project Gutenberg Literary Archive Foundation." - -- You provide a full refund of any money paid by a user who notifies - you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he - does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm - License. You must require such a user to return or - destroy all copies of the works possessed in a physical medium - and discontinue all use of and all access to other copies of - Project Gutenberg-tm works. - -- You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of any - money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the - electronic work is discovered and reported to you within 90 days - of receipt of the work. - -- You comply with all other terms of this agreement for free - distribution of Project Gutenberg-tm works. - -1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project Gutenberg-tm -electronic work or group of works on different terms than are set -forth in this agreement, you must obtain permission in writing from -both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and Michael -Hart, the owner of the Project Gutenberg-tm trademark. Contact the -Foundation as set forth in Section 3 below. - -1.F. - -1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable -effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread -public domain works in creating the Project Gutenberg-tm -collection. Despite these efforts, Project Gutenberg-tm electronic -works, and the medium on which they may be stored, may contain -"Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate or -corrupt data, transcription errors, a copyright or other intellectual -property infringement, a defective or damaged disk or other medium, a -computer virus, or computer codes that damage or cannot be read by -your equipment. - -1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right -of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project -Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project -Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all -liability to you for damages, costs and expenses, including legal -fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT -LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE -PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE -TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE -LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR -INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH -DAMAGE. - -1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a -defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can -receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a -written explanation to the person you received the work from. If you -received the work on a physical medium, you must return the medium with -your written explanation. The person or entity that provided you with -the defective work may elect to provide a replacement copy in lieu of a -refund. If you received the work electronically, the person or entity -providing it to you may choose to give you a second opportunity to -receive the work electronically in lieu of a refund. If the second copy -is also defective, you may demand a refund in writing without further -opportunities to fix the problem. - -1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth -in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS' WITH NO OTHER -WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO -WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE. - -1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied -warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages. -If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the -law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be -interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by -the applicable state law. The invalidity or unenforceability of any -provision of this agreement shall not void the remaining provisions. - -1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the -trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone -providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in accordance -with this agreement, and any volunteers associated with the production, -promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works, -harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees, -that arise directly or indirectly from any of the following which you do -or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm -work, (b) alteration, modification, or additions or deletions to any -Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause. - - -Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm - -Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of -electronic works in formats readable by the widest variety of computers -including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists -because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from -people in all walks of life. - -Volunteers and financial support to provide volunteers with the -assistance they need, are critical to reaching Project Gutenberg-tm's -goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will -remain freely available for generations to come. In 2001, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure -and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. -To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation -and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 -and the Foundation web page at http://www.pglaf.org. - - -Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive -Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at -http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent -permitted by U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. -Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered -throughout numerous locations. Its business office is located at -809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email -business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact -information can be found at the Foundation's web site and official -page at http://pglaf.org - -For additional contact information: - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. Compliance requirements are not uniform and it takes a -considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up -with these requirements. We do not solicit donations in locations -where we have not received written confirmation of compliance. To -SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any -particular state visit http://pglaf.org - -While we cannot and do not solicit contributions from states where we -have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition -against accepting unsolicited donations from donors in such states who -approach us with offers to donate. - -International donations are gratefully accepted, but we cannot make -any statements concerning tax treatment of donations received from -outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. - -Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation -methods and addresses. Donations are accepted in a number of other -ways including checks, online payments and credit card donations. -To donate, please visit: http://pglaf.org/donate - - -Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic -works. - -Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm -concept of a library of electronic works that could be freely shared -with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project -Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support. - - -Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed -editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. -unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily -keep eBooks in compliance with any particular paper edition. - - -Most people start at our Web site which has the main PG search facility: - - http://www.gutenberg.org - -This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, -including how to make donations to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to -subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. diff --git a/old/63194-0.zip b/old/63194-0.zip Binary files differdeleted file mode 100644 index 6e853ee..0000000 --- a/old/63194-0.zip +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h.zip b/old/63194-h.zip Binary files differdeleted file mode 100644 index 583d7c4..0000000 --- a/old/63194-h.zip +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/63194-h.htm b/old/63194-h/63194-h.htm deleted file mode 100644 index 2ea8a77..0000000 --- a/old/63194-h/63194-h.htm +++ /dev/null @@ -1,27775 +0,0 @@ -<!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.1//EN" -"http://www.w3.org/TR/xhtml11/DTD/xhtml11.dtd"> - -<html xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml" xml:lang="it"> -<head> - <meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=utf-8" /> - <title> - Ivanhoe, di Walter Scott - </title> - <link rel="coverpage" href="images/cover.jpg" /> - <style type="text/css"> -body {margin-left: 10%; margin-right: 10%;} - -p {margin-top: .5em; margin-bottom: 0em; line-height: 1.2; text-align: justify;} -.blockquote {margin: 1em 5%;} -.blockchap {margin: 2em 5% 1.5em 50%; font-size: 95%;} -p.indl {text-align: left; margin-left: 5%;} -.indr {text-align: right; margin-right: 5%;} -.center {text-align: center; text-indent: 0;} -.title {text-align: center; font-size: 160%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em;} -.nobreak {page-break-before: avoid;} - -div.booktitle {page-break-before: always; padding: 3em;} -div.titlepage {text-align: center; margin: 0 5%; padding: 2em 0; page-break-before: always; page-break-after: always;} -div.titlepage p {text-align: inherit;} -div.somm {page-break-before: always; padding-top: 3em;} -div.chapter {page-break-before: always; padding-top: 3em;} -div.chapter h2 {page-break-before: avoid;} - -h1,h2 {text-align: center; font-style: normal; -font-weight: normal; line-height: 1.5;} -h1 {font-size: 150%;} -h2 {font-size: 140%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; page-break-before: avoid;} - -hr {width: 70%; margin-top: 1em; margin-bottom: 1em; margin-left: 15%; margin-right: 15%; clear: both;} -hr.tiny {width: 10%; margin-left: 45%; margin-right: 45%;} -hr.silver {width: 90%; margin-left: 5%; margin-right: 5%; border-top: none; border-right: none; border-bottom: thin solid silver; border-left: none;} -@media handheld { -hr.silver {display: none;} -} - -a.tag {vertical-align: .3em; font-size: .8em; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; padding-left: .1em; line-height: 0em; white-space: nowrap;} -div.footnotes {page-break-before: always; font-size: 90%; padding-top: 3em;} -.footnotes h2 {margin-bottom: 2em; font-size: 115%;} -div.footnote {margin-left: 2.5em; margin-right: 2em;} -div.footnote>:first-child {margin-top: 1em;} -div.footnote .label {display: inline-block; width: 0em; text-indent: -2.5em; text-align: right;} - -.pagenum {position: absolute; right: 2%; font-style: normal; font-weight: normal; text-decoration: none; font-size: 65%; text-align: right; color: #999999; background-color: #ffffff; clear: left;} - -.pad4 {margin-top: 4em;} -.pad2 {margin-top: 2em;} -.pad1 {margin-top: 1em;} - -.x-small {font-size: 70%;} -.small {font-size: 85%;} -.large {font-size: 115%;} -.x-large {font-size: 130%;} -.main-t {font-size: 200%;} -.smcap {font-variant: small-caps;} -.lowercase {text-transform: lowercase;} - -table {margin: auto; border-collapse: collapse;} -.indice {width: 80%; line-height: 1em; margin-top: 2em; font-size: 95%;} -.indice td {vertical-align: top; padding-left: 1.5em; text-indent: -1em;} -.indice td.cap {text-align: right; vertical-align: top; white-space: nowrap;} -.indice td.pag {text-align: right; vertical-align: bottom; white-space: nowrap;} - -.figcenter {text-align: center; margin: 1em auto; clear: both; max-width: 100%; page-break-before: always;} - -img {max-width: 100%; height:auto;} -.caption {text-align: center; font-size: 85%; text-indent: 0; margin: 0.25em 10%;} - -.tnote {background-color: #f7f1e3; color: #000; padding: 1em 1em 2em 1em; - margin: 3em 10%; font-family: sans-serif; font-size: 90%; page-break-before: always;} -.tntitle {text-align: center; text-indent: 0; padding: 1em; font-size: 120%; margin-bottom: 1em;} -.tnote p {padding: 0 1em;} -.covernote {visibility: hidden; display: none;} -@media handheld { - .covernote {visibility: visible; display: block;} -} - -.poem {text-align: left; font-size: 95%; margin: 1em 10%;} -.inl {display: inline-block;} -.stanza {margin: 1em auto;} -.poem p.i01 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -3em;} -.poem p.i02 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -2em;} -.poem p.i03 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: -1em;} -.poem p.i04 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 0;} -.poem p.i05 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 1em;} -.poem p.i06 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 2em;} -.poem p.i07 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 3em;} -.poem p.i08 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 4em;} -.poem p.i09 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 5em;} -.poem p.i10 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 6em;} -.poem p.i11 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 7em;} -.poem p.i12 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 8em;} -.poem p.i13 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 9em;} -.poem p.i14 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 10em;} -.poem p.i15 {margin: 0; padding-left: 3em; text-indent: 11em;} -.poem-container {text-align: right;} - - </style> - </head> -<body> - - -<pre> - -The Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott - -This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with -almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or -re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included -with this eBook or online at www.gutenberg.org/license - - -Title: Ivanhoe - ossia Il ritorno del Crociato - -Author: Walter Scott - -Illustrator: Francesco Hayez - -Translator: Gaetano Barbieri - -Release Date: September 13, 2020 [EBook #63194] - -Language: Italian - -Character set encoding: UTF-8 - -*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE *** - - - - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - - - - - -</pre> - - -<div class="booktitle"> -<h1> -IVANHOE -</h1> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="figcenter"><a id="fill-0-001"></a> - <img src="images/ill-0-001.jpg" alt="" /> -<p class="caption">WALTER SCOTT</p> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="titlepage"> -<p class="main-t"> -IVANHOE -</p> - -<p class="pad1 x-small"> -OSSIA -</p> - -<p class="pad1 x-large"> -IL RITORNO DEL CROCIATO -</p> - -<p class="pad2 large"> -<span class="x-small">DI</span><br /> -WALTER SCOTT -</p> - -<p class="pad2"> -<span class="x-small">VERSIONE DEL PROFESSORE</span><br /> -G. BARBIERI -</p> - -<p class="pad2 small"> -Illustrato di Tavole incise a bulino prese dalle rinomate del pittore<br /> -<span class="large">F. HAYEZ</span> -</p> -</div> - -<div class="poem-container nobreak"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">Giunta credei del mio partir l'aurora;</p> -<p class="i01">Dissi agli amici addio; qui stommi ancora.</p> -<p class="i15"> <i>Prior.</i></p> -</div> -</div> - -<div class="titlepage nobreak"> -<p> -VOLUME UNICO. -</p> - -<p class="pad4"> -MILANO<br /> -<span class="large">Presso il Libraio Editore G. Reina</span><br /> -1843. -</p> -</div> - -<hr class="silver" /> - -<div class="chapter"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_1">[1]</span> -</p> - -<p class="title"> -IVANHOE -</p> - -<p class="center"> -O SIA -</p> - -<p class="pad1 center x-large"> -IL RITORNO DEL CROCIATO -</p> - -<hr class="tiny" /> - -<h2 class="pad4">CAPITOLO PRIMO</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Tal favellando riducean l'armento</p> -<p class="i01">De' loro porci con fatica al chiuso:</p> -<p class="i01">Che un patto innanzi fean, tre di rilento,</p> -<p class="i01">Quelle bestie, e acordanti, come d'uso</p> -<p class="i01">Parean grugnir: «noi distogliamo a stento</p> -<p class="i01">Dal loto il ventre e dalle ghiande il muso.»</p> -</div> -</div> - -<p> -In quella ridente piaggia dell'Inghilterra cui portano fecondità e delizie -l'acque del Don, sorgeva un dì vasta foresta, dietro la quale s'ascondeano -in gran parte le montagne e le valli situate fra Sheffield e la -deliziosa città di Doncaster. Vedonsi tuttavia gli avanzi dell'antica selva -ne' sontuosi dominii di Wentworth e di Warncliffe-Park e nei dintorni -di Rotherham. Quivi è che la tradizione colloca il teatro de' guasti -operati dal favoloso drago di Wactley. Quivi accaddero alcune fra le -sanguinose battaglie, che le civili discordie della <i>Rosa Rossa</i> e della -<i>Rosa Bianca</i> eccitarono. Quivi pure fiorirono quelle bande di prodi, -che furono in origine cacciatori di contrabbando, e che, proscritti in -pena di tale colpa, si fecero per necessità masnadieri, e le cui imprese, -ciò nonostante sono celebri nelle antiche ballate inglesi. -</p> - -<p> -Ella è questa la scena de' fatti che imprendiamo a narrare; storia -che si riferisce alla fine del regno di Riccardo I, allorquando questo -principe giaceva nei ferri, e il suo riscatto desideravano, più di quanto -lo sperassero, i sudditi suoi, stanchi e tratti a stremo da tutte quelle -calamità, che tiranni secondarii possono far provare ad una misera popolazione. -I nobili, il cui potere era divenuto esorbitante nel durar del -regno di Stefano, e ricondotti appena ad una specie di soggezione alla -corona dalla saviezza di Enrico II, aveano riassunta tutta l'antica loro -<span class="pagenum" id="Page_2">[2]</span> -licenza, cui si abbandonarono più sfrenatamente che mai. Facendosi -costoro scherno delle rimostranze di un debole consiglio di Stato, affortificavano -le proprie castella, cresceano il numero delle loro creature, -riduceano in vassallaggio tutti i paesi circonvicini, nè omettevano -ogni possibile espediente, per raccogliere forze che lor bastassero a ben -comparire nelle politiche agitazioni, delle quali era minacciata l'intera -contrada. -</p> - -<p> -Ned era migliore la condizione di quella classe di nobili, che veniva -tosto dopo i grandi baroni, di quella classe detta comunemente -<i>Franklin</i><a class="tag" id="tag1" href="#note1">[1]</a> indipendente giusta le leggi inglesi dalla feudale tirannide. -Ma precario era divenuto per essi un tale diritto. Se, come accadea -d'ordinario, questi <i>Franklin</i> si metteano sotto la protezione d'alcuno -fra i piccoli monarchi confinanti, accettando qualche carica feudale -nelle case de' medesimi, ovvero se con un negoziato di lega si obbligavano -a soccorrerli in tutte le loro imprese, a tal prezzo ottenevano -per vero dire una tranquillità temporanea; ma gli era il prezzo di quell'indipendenza -cotanto cara ad ogni cuore inglese, oltre al rischio di -dovere sovente prendere parte nelle spedizioni le più temerarie, che -ambizione potesse suggerire al loro proteggitore. Per altra parte i -grandi baroni avevano in loro arbitrio tante vie di vessare e d'opprimere, -che trovavano ognora un pretesto, e rado mancavano di volontà -per tribolare, perseguire, disastrare que' meno possenti vicini che cercavano -sottrarsi alla loro autorità; o che pensavano una condotta tranquilla -e le leggi del paese essere bastante schermo per essi contro il -pericolo di que' tempi. -</p> - -<p> -Le conseguenze della conquista dell'Inghilterra, operata da Guglielmo, -duca di Normandia, non contribuirono poco ad aumentare la -tirannide dell'alta nobiltà ed i patimenti delle classi inferiori. Quattro -generazioni non aveano bastato per fare del sangue ostile dei Normanni -e di quello degli Anglo-Sassoni un sangue solo, nè per congiungere -coi vincoli d'uno stesso idioma e de' communi interessi due -nemiche schiatte, l'una delle quali respirava ancora l'orgoglio del riportato -trionfo, l'altra deplorava tuttavia la vergogna della sofferta -disfatta. L'esito della giornata di Hastings avea concentrata ogni autorità -nelle mani della nobiltà normanna, la quale, siccome l'accertano -i nostri storici, non ne aveva usato con moderazione. Le famiglie dei -principi e nobili Sassoni, tranne un piccolissimo numero, erano state -annichilate o spogliate, e rarissime furono, che ne' paesi governati dai -loro maggiori possedessero ancora i dominii di seconda o di terza classe. -<span class="pagenum" id="Page_3">[3]</span> -Perchè la politica di Guglielmo e de' suoi successori si stette nell'affievolire, -fosse per vie legali od illegali, la forza di una parte di popolazione, -considerata, nè a torto, da questi principi come quella che nudriva -l'odio il più inveterato contro i conquistatori dell'Inghilterra. Tutti i -re di stirpe normanna non trascuravano occasione di mostrarsi grandemente -parziali alla parte normanna de' loro sudditi. Laonde le leggi -proibitive della caccia, e molte altre, pria sconosciute al codice sassone, -ed estranee ai miti e liberi principii sui quali fondavasi, vennero introdotte -nell'Inghilterra, quasi a crescer gravezza ai ceppi di cui andavano -carichi i suoi debellati abitatori. Così alla corte come entro le castella -dell'alta nobiltà, ov'era grande la sollecitudine d'imitare la pompa e -la magnificenza della Corte, altro idioma non parlavasi che il francese. -Fu questo l'idioma onde si perorava ne' tribunali, in quest'idioma -soltanto i giudizi si profferivano. In una parola esso era l'idioma dell'onore, -della cavalleria e della giustizia, intanto che l'anglo-sassone, -più maschio ed espressivo, si abbandonava ai contadini e al basso volgo -che d'altra lingua non conoscea. Pure la necessità d'intendersi fra i signori -delle terre e gli enti d'inferior lega che le coltivavano, diede origine -a mano a mano ad un nuovo dialetto, che non era nè tutto francese -nè tutto anglo-sassone. Tal si fu l'origine dell'idioma inglese presente. -La lingua de' vincitori e quella dei vinti insieme si confusero con felice -lega, e ne nacque la nuova, arricchita indi a grado a grado dalle conquiste -fatte sulle lingue classiche e su quelle che si parlano dalle nazioni -del mezzogiorno europeo. -</p> - -<p> -Tal era lo stato delle cose in que' tempi, ed ho creduto opportuno -il narrarle, non già perchè la storia dopo il regno di Guglielmo II, -detto il Rosso, contenga o guerre o sommosse, o tai grandi avvenimenti -che presentino gli Anglo-Sassoni sotto aspetto di nazione separata; -pure mi giova che i miei leggitori nel corso di questa narrazione -abbiano sempre dinanzi agli occhi la linea di confine, onde si mantennero -disgiunti i discendenti dei Normanni dai discendenti dei Sassoni, e -per gli odiosi privilegi che i conquistatori si arrogarono sui conquistati, -e per la rimembranza, sgradevole ai secondi, di quanto furono a confronto -di quel che erano divenuti; rimembranza che durata fino al regno -d'Edoardo III, conservò aperte le piaghe fatte dalla conquista. -</p> - -<p> -Il sole già al suo tramonto indorava una fra le parti più apriche -e deliziose della foresta poc'anzi descritta, la quale però non era diradata -cotanto che non mandassero ombra al sottoposto erboso suolo i -folti rami di più centinaia di quercie che i secoli coronarono, e che -videro forse il passaggio de' trionfanti romani eserciti. In alcuni luoghi -di questo sito amenissimo sorgeano betulle, agrifogli ed altre piante -cedue d'ogni specie, le cui frasche s'intralciavano in guisa che ascondevano -<span class="pagenum" id="Page_4">[4]</span> -i raggi del sol cadente. Altrove gli alberi, scostandosi gli uni -dagli altri, mostravano all'occhio, vago d'addentrarsi quanto potea -ne' loro avvolgimenti, una serie di lunghi ed irregolari viali, cui l'immaginazione -riguardava siccome sentieri selvaggi che a luoghi più selvaggi -ancor conduceano. Qui la rossa luce degli ultimi raggi, rotta dalle -foglie, assumea un color più pallido; là pompeggiava della sua porpora -su zolle ignude d'alberi e pronte ad accoglierla per intero. Uno -di que' maggiori diradamenti della selva sembrava essere stato un dì -sacro alle cerimonie superstiziose de' Druidi, perchè sulla vetta di piccolo -poggio, regolare sì che sarebbesi detto umano lavoro, vedeansi -gli avanzi d'un cerchio di sassi greggi ed enormi. Sette di questi rimanevano -ancora all'antico loro sito, gli altri ne erano stati smossi forse -dallo zelo di alcuni fra i primi neofiti del cristianesimo; e quali allontanati -di pochi passi, quali tratti sino al pendio della collina, un solo -di questi precipitato fino alla radice di essa, arrestando in suo corso -un ruscelletto, lo costrinse a sormontar tale ostacolo, onde soltanto -d'indi in poi cominciò quel rivo a susurrar gratamente. -</p> - -<p> -Due singolari personaggi teneano in allor quella scena. I modi -esterni loro e le vesti presentavano quell'indole di selvaggia rusticità, -per cui in que' remotissimi tempi andavano contraddistinti gli abitanti -occidentali della contea d'York. Il più attempato d'essi parea un contadino -ruvido ed ignorante oltre ogni dire, e vestiva abito semplicissimo, -che era una specie di giustacuore colle maniche, fatto colla pelle -concia di qualche animale, cui si era lasciato in origine il pelo, ma -logoro sì questo pelo che ne rimaneano sol poche falde, nè si potea -ravvisare dalle medesime a quale bestia avesse appartenuto. Scendea tale -abito dal collo al ginocchio, e tenea vece dell'altre vesti che sogliono -immediatamente coprire il corpo. Fornito d'una sola apertura nella -parte superiore, era questa assai larga, affinchè vi passasse la testa, -onde appariva ad evidenza, che si addossava nello stesso modo con cui -oggi si suol mettere una camicia, o come il giaco ne' dì più rimoti. -I costui piedi erano difesi da zoccoli che coreggie di cinghiali annodavano. -Due liste di cuoio più sottile partivano da questi zoccoli e -s'avvolgeano incrocicchiate fino alla metà della gamba, lasciando poi -ignudo il ginocchio come usano anche oggidì i montanari scozzesi. -La tonaca da noi descritta era stretta al corpo col ministerio d'una -cintura di corame, che un fibbiaglio d'ottone chiudeva. Pendeano a -questa da un lato una specie di saccoccia, e dall'altro un corno di -montone, foggiato ad essere stromento da fiato; e le era parimente -raccomandato un lungo coltello da caccia, largo di lama, puntuto, a due -tagli, e guernito di manico d'osso, arme che fabbricavasi in que' dintorni -e che fin d'allora nomavasi coltello di Sheffield. Quest'uomo portava -<span class="pagenum" id="Page_5">[5]</span> -il capo scoperto, e i suoi capelli d'un color rosso carico erano -serrati in varie strettissime trecce. Non mi rimane a descrivere che una -parte del suo aggiustamento, troppo degna d'osservazione per potersi -dimenticare; ed era un collare di ottone simile a quello di un cane, ma -che non si apriva, onde chi lo portava non poteva levarselo mai dal -collo se non ricorreva alla lima, largo però quanto bastava a non impacciargli -nè il moto nè il respiro. Su di questo collare leggevasi in caratteri -sassoni la seguente iscrizione: «<i>Gurth, figliuolo di Beovulfo, -nato servo di Cedric di Rotherwood.</i>» -</p> - -<p> -Presso questo porcaiuolo, chè tale era la professione di Gurth, -stava seduto sopra uno di que' sassi da noi menzionati altro uomo, -che di dieci anni sembrava più giovine del compagno, e che vestito -di abito, quanto alla forma, simile a quello di Gurth, ne diversava -nell'essere ricco ed elegante. D'un bel colore di porpora era il giustacuore, -sopra cui stavano dipinti in varii colori e alla meglio diversi -ornati grotteschi. Aggiungevasi un mantello di panno cremisino, alquanto -macchiato, per vero dire, e ornato d'una lista color d'arancio vivacissimo, -il qual mantello gli scendeva a mezza coscia soltanto. E tale era -ch'ei poteva portarlo come più gli piaceva, o sopra una spalla, o sopra -l'altra, o avvilupparvi tutta la parte superiore del corpo, la qual cosa, -attesa la poca lunghezza del mantello medesimo, non contribuiva di -leggeri a rendere bizzarro sì fatto arredo. Andavano le costui braccia -ornate di smaniglie d'argento e d'argento pure n'era il collare che -portava la seguente iscrizione: «<i>Wamba, figliuolo di Witless, nato -servo di Cedric di Rothervood.</i>» Non dissimili dai zoccoli di Gurth -erano quelli di Wamba, ma invece che a questo tenessero luogo di -calze le stringhe di cuoio incrocicchiate attorno alla gamba, portava -egli due cose (quella specie di stivaletti, che i francesi chiamano guêtres) -l'una rossa e l'altra gialla. Copriva il capo di un berrettone, -guarnito di sonaglietti eguali a quelli che vediamo attaccarsi al collo -dei falchi, onde se ne udiva il suono e qualunque moto ch'egli facea; -cosa che accadeva di frequente, perchè cambiava di postura ad ogni -minuto. La parte inferiore di questo berrettone vedeasi orlata d'una -fascia di cuoio, frastagliata a foggia di corona, e la superiore acuminata -gli ricadea sulle spalle a guisa delle antiche nostre berrette da -notte, o d'un berrettone d'ordinanza d'un ussero odierno. A questa -parte del suo acconciamento da testa erano attaccati i sonaglietti. Tal -circostanza, la forma del berrettone, e l'apparenza stessa della sua -fisonomia, che indicava un capo sventato, benchè non privo dalla sua -buona dose di malizia, annunziavano esser egli un di quegli enti allor -conosciuti sotto nome di buffoni, mantenuti dai grandi per disannoiarsi -delle molte ore penose che erano costretti a passare nei loro castelli. -<span class="pagenum" id="Page_6">[6]</span> -Non meno del compagno aveva una saccoccia attaccata alla cintura, -ma non gli si vedeva nè il corno nè il coltello da caccia, chè forse -sarebbesi riputata imprudente cosa il confidare armi a questa razza di -gente. Invece del coltello portava egli una sciabola di legno non diversa -da quella con cui Arlecchino opera i suoi prodigi nelle moderne nostre -burlette pantomimiche. -</p> - -<p> -La fisonomia e il contegno di questi due uomini presentavano una -diversità sorprendente al pari del loro abito. Parea d'uomo angoscioso -il sembiante di Gurth. Tenea egli bassa la testa dando a divedere tale -sconforto, che sarebbesi detto indolenza, se la vivacità che brillava nei -suoi sguardi, ogni qual volta gli alzava, non avesse indicato che, a -malgrado di sì tetro invilimento, il suo cuore sentiva l'oppressione cui -vedevasi condannato, e nudriva il desiderio di liberarsene. In vece la -fisonomia di Wamba non annunziava se non se una vaga curiosità, un -tal quale irrequieto bisogno di cambiare atteggiamento a tutti gl'istanti, -e la baldanza inspiratagli dall'onorevole carica ch'egli occupava e dall'abbigliamento -di cui ornavasi. I dialoghi di questi due individui si -facevano in anglo-sassone, la qual lingua, come già il dissi, era divenuta -quella delle classi inferiori, se si eccettuino i soldati normanni -e le persone attenenti al personale servigio dell'alta nobiltà. -</p> - -<p> -«Possa la maledizione di san Withold venire addosso a questi -sgraziati porci!» disse Gurth dopo aver sonato per più riprese il suo -corno onde raunare quella sparsa mandria, la quale con suono non -meno melodioso rispondeva all'invito, nè molto curavasi di abbandonare -il sontuoso desco di ghiande e di semi di faggio che l'ingrassavano, -nè il torbido pantano fra cui l'avvoltolarsi era per molti di quel -consorzio più soave cosa che l'ubbidire alla voce del loro guardiano. -«Sì! che la maledizione di san Withold cada sovr'essi e sovra di me! -Se qualche lupo da due gambe non me ne porta via qualcheduno questa -sera, io non mi chiamo nemmeno Gurth. Vien qui, Fangs,» gridava -egli a più non posso ad un cane di grande statura, per metà -mastino, per metà levriere, che correva qua e là, come per eccitare il -padrone a raccozzare il recalcitrante suo armento; ma o fosse mal avvezzata -la bestia, o non intendesse i segni che gli facea il porcaiuolo, -o non ascoltasse che un cieco impeto naturale, sparpagliava col suo -matto correre i porci, e aumentava il disordine anzichè porvi riparo. -</p> - -<p> -«Possa il diavolo strapparti i denti che ti rimangono» esclamò -allora Gurth «e l'inferno s'abbia quell'assassino di boscaiuolo che -leva i denti davanti ai nostri cani! È egli possibile che così facciano -il loro dovere? Wamba, a te Wamba! leva su, e se tu sei uomo, -dammi un poco d'aiuto. Gira dalla parte di dietro la montagna, onde -prendere il sopravvento ai miei porci, e vedrai che te li pari innanzi -come se fossero innocenti agnellini.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_7">[7]</span> -</p> - -<p> -«Se ho ha dirtela» rispose Wamba senza cambiare postura «ho -consultate su di ciò le mie gambe, e sono esse d'unanime avviso, che -il portare i miei gioielli in mezzo a quella pozzanghera sarebbe colpa -d'alto tradimento contro il mio sovrano e contro la mia guardaroba. -Io ti consiglio dunque, o Gurth, a richiamare Fangs, e mettere la -tua mandria nelle mani della Provvidenza. Vi sarà gente che ne prenderà -cura, o si scontri essa in una truppa di soldati, o in una banda -di cacciatori, od anche in una brigata di pellegrini, ai porci che hai in -custodia non può mancare domani mattina la bella sorte di trasformarsi -in normanni, la qual cosa non dev'essere una picciola consolazione -per te.» -</p> - -<p> -«I miei porci trasformati in Normanni! Spiegami questa faccenda, -o Wamba: perchè io non ho nè l'ingegno assai acuto, nè lo spirito -assai contento per interpretare gl'indovinelli.» -</p> - -<p> -«Come nomini tu in sassone una di queste bestie da quattro -zampe, che corrono grugnendo?» -</p> - -<p> -«Che novità? <i>hog</i>, lo sa tutto il mondo.» -</p> - -<p> -«E <i>hog</i> è buon sassone. Ma quando questa bestia è scannata, -scorticata, squadrata ed appiccata ad un rampino a guisa d'un ribelle, -allora in sassone come lo chiami?» -</p> - -<p> -«<i>Pork</i>.» -</p> - -<p> -«E anche questo tutto il mondo lo sa; ma quanto non sai tu è -che <i>hog</i> è il nome normanno che porta questo animale vivo o morto -che sia. Dunque finchè questo animale vive e vive sotto la custodia -d'un servo sassone, conserva tuttavia il nome sassone, ed è un <i>hog</i>: -ma se cade in man di gente sollecita di gozzovigliare a sue spese, o -di venderne la carne, non mantiene il nome sassone di <i>hog</i>, fuorchè -divenendo normanno. Se restasse sassone si chiamerebbe <i>Pork</i><a class="tag" id="tag2" href="#note2">[2]</a>. Che -ne pensi, amico Gurth?» -</p> - -<p> -«Penso che è la verità, benchè uscita della bocca d'un pazzo: ma -per san Dunstano che ella è una trista verità! Ci resta appena l'aria -che respiriamo, e credo bene che anche questa ce l'abbiano lasciata -con crepacuore, e solo forse per metterci in essere di sopportare meglio -i pesi di cui ci caricano continuamente le spalle. Le carni le più belle -e le più grasse sono per le loro mense, le donzelle le più avvenenti pei -loro letti; ed i più bravi fra i nostri giovinotti vanno a compire i loro -<span class="pagenum" id="Page_8">[8]</span> -eserciti in terre straniere dove lasciano le proprie ossa; onde non rimane -poi qui nessuno che abbia nè la forza nè la volontà di proteggere -il povero Sassone. Dio benedica il nostro buon padrone Cedric! -Egli si è comportato da uomo nel mantenere da vero sassone la propria -dignità. Ma adesso che arriva nel paese Reginaldo Frondeboeuf in -persona, la vogliam veder bella! — Qui! qui!» si diede a gridar verso -il cane. «Bravo, Fangs, bravo, carino! Facesti il tuo dovere. Ecco -finalmente tutta la mia mandria raccolta.» -</p> - -<p> -«Gurth» soggiunse Wamba «ben mi accorgo adesso che tu mi -tratti da pazzo. Altrimenti non saresti mai stato così imprudente da -mettere la tua testa in bocca al leone. Una sola delle parole che avventurasti -contro i Normanni, ripetuta a Reginaldo Frondeboeuf, o a -Filippo di Malvoisin, ti basterebbe a perdere il tuo impiego di porcaiuolo, -anzi a far bella comparsa, sospeso al più alto ramo d'una di -queste quercie, per ispirare terrore a chiunque nell'avvenire si sentisse -il prurito di sparlare contro queste grandi potenze.» -</p> - -<p> -«Ma si può esser più cane di quel che il sei? Ho da credere che -tu mi voglia tradire dopo avermi eccitato tu stesso a parlare?» -</p> - -<p> -«Tradirti! Oh no! Sarebbe opera da uom d'ingegno. Un pazzo -non può prestarti così importanti servigi. — Ma ascolta. Qual gente è -che ci capita?» -</p> - -<p> -Si udiva da lontano uno strepito che annunziava venire a quella -volta una brigata numerosa di persone a cavallo. -</p> - -<p> -«Io non m'inquieto per sapere chi sieno» rispose Gurth, che -raccolti aveva i suoi porci, e col soccorso di Fangs li faceva entrare in -uno di que' viali dianzi descritti. -</p> - -<p> -«Voglio vedere chi sieno questi cavalieri» disse Wamba. «Essi vengono -forse dal paese delle fate, incaricati d'un messaggio del re Oberon.» -</p> - -<p> -«Ti possa soffocare la febbre!» sclamò Gurth. «Puoi tu parlare -di simili cose, intantochè siamo minacciati da un terribile temporale? Non -odi come mugghia il tuono? E non è distante che poche miglia da -noi. Hai tu osservato che lampo? la pioggia comincia a cadere. Non -ho mai veduti goccioloni sì grossi in mia vita. Non s'ode un soffio d'aria -che spiri. Pure le frasche di queste quercie fan quel fracasso che -annunzia orrenda tempesta. Tu puoi starti ragionando fino che vuoi; -ma credimi una volta per tutte: spicciamoci di riguadagnare la nostra -abitazione prima che il temporale incalzi. Ti predico che non sarà cosa -sana per noi il trovarci questa notte a cielo scoperto.» -</p> - -<p> -La forza di un tal ragionare persuase Wamba, datosi tosto ad accompagnare -Gurth; il quale si pose in cammino dopo essersi munito -d'un grosso bastone che raccolse a caso da terra; novello Eumeo che -a grandi passi addentravasi nel viale facendo a prova col cane nel mandarsi -avanti il gregge de' suoi immondi animali. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-008a"></a> - <img src="images/ill-008a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Qui! Qui! Bravo Fangs, bravo carino! Facesti il tuo dovere! -Ecco finalmente tutta la mia mandria raccolta.</i></p> -</div> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_9">[9]</span></p> - -<h2>CAPITOLO II.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">Era Priore, non più; ma in quel consorzio</p> -<p class="i02"> Degno il credean di mitra; nè dal mondo</p> -<p class="i02"> Avea quindi il sant'uom fatto divorzio.</p> -<p class="i01">Brïosi corridor, viver giocondo,</p> -<p class="i02"> Caccie di cervi lo allettaro, e al desco</p> -<p class="i02"> De' calici veder voleva il fondo.</p> -<p class="i12"> <span class="smcap">Chaucer</span>.</p> -</div> -</div> - -<p> -Aveva Gurth un bel rimproverare Wamba perchè camminava troppo -adagio. Questi che dallo scalpitar de' cavalli comprendeva essere vicina -la brigata di cui s'accorsero, abbracciava a mano a mano tutte le occasioni -di fermarsi lungo la strada. Talvolta era una nocciuola a metà -matura ch'ei voleva cogliere di mezzo alla macchia. Tal'altra volea -trattenersi a dir qualche cosa ad una giovane villanella, in cui si scontrava. -Non tardò pertanto a raggiugnerli la cavalcata, composta di -dieci individui. I due che le stavano innanzi sembravano uomini d'alto -affare, il restante era gente del seguito. -</p> - -<p> -Non era malagevole il riconoscere a primo aspetto lo stato e la condizione -di questi due personaggi. L'un d'essi era evidentemente un -ecclesiastico, insignito di alta dignità. Portava egli l'abito monastico -di Citeaux, ma d'un tessuto più fino assai di quanto lo permettea la -stretta regola del Santo, fondatore dell'Ordine. Di bellissimo panno -di Fiandra erano il mantello ed il cappuccio, increspati con tal arte che -di leggiadro panneggiamento gli adornavano la persona. Graziosa ne era -la fisonomia, comunque il troppo star bene le desse alquanto il contegno -di chi pensa molto a sè stesso, nè maggiormente annunziasse macerazione -e digiuno di quello che le sue vesti il mostrassero sprezzante del -lusso e della pompa mondana. Regolari se ne scorgevano i lineamenti, -ma di sotto delle palpebre, che per lo più tenea basse, sfavillavano a -quando a quando lampi di fuoco epicureo che lui divulgavano amantissimo -della buona tavola e delle gozzoviglie. Pure la sua professione -ed il grado gli avevano insegnato a regolare il muto linguaggio d'una -fisonomia ilare di sua natura e gioconda, ed alla quale sapeva a suo -talento imprimere i modi che alla solenne gravità si appartengono. -Senza darsi fastidio nè degli statuti del convento, nè delle bolle pontifizie, -nè de' canoni del concilio, le maniche di questo magnate della -Chiesa erano guernite di ricca pelliccia, e un fibbiaglio d'oro gli serrava -al collo la parte superiore del mantello, e l'abito dell'Ordine -<span class="pagenum" id="Page_10">[10]</span> -indosso a lui offeriva quella medesima ricercatezza, che vediamo oggidì -in alcune avvenenti e gentili donne quacchere, le quali senza abbandonare -quel che diremmo uniforme della loro setta, colla scelta dei -drappi e col modo di aggiustarseli alla persona, la semplicità del vestir -loro condiscono d'un tal qual brio, che alla terrena vanità somiglia -d'assai. -</p> - -<p> -Il degno religioso cavalcava una superba mula, regolandone l'andatura -fra il passo ed il trotto; sontuosamente bardamentata, avea -questa la briglia adorna di campanelle d'argento, chè tal di quei tempi -era l'uso. Stando a cavallo, ben lunge dal mostrare la claustrale inettezza, -dispiegava la maestria e le grazie di peritissimo cavallerizzo. -Pareva inoltre che sol momentaneamente avesse scelta sì modesta cavalcatura, -perchè un frate laico di quelli del suo seguito conducea per -la briglia tal cavallo di ricambio, che era uno fra i migliori giannetti -cresciuti nell'Andaluzia. Regnava a que' dì grande lusso al proposito -di tai corridori, che i mercatanti non senza gravi rischi e spese faceano -venir dalla Spagna per venderli, a più caro prezzo ancora, ai personaggi -ragguardevoli, e ricchi assai per farne compra. La sella e la gualdrappa -del superbo palafreno coperte erano d'un panno, scendente a terra, e -tutto ricamato di mitre, di pastorali e d'altri emblemi ecclesiastici. Un -altro laico conducea una mula carica di bagaglie che senza dubbio erano -gli arredi del personaggio or descritto. Due frati dello stesso ordine -faceano il retroguardo, ridendo insieme e ciarlando, nè ponendo mente -gran che alle altre persone di quella cavalcata. -</p> - -<p> -Il personaggio che venivagli in compagnia mostrava un'età di -circa quarant'anni. Rassembrava egli un atleta, magro, di alta statura, -vigoroso a quanto appariva, cui la fatica stemperò le carni sì che -non gli restavano fuorchè la pelle, i nervi e le ossa. Leggeansi nel suo -aspetto, e gl'immensi rischi che avea corsi e quelli ch'egli era pronto -ad affrontare di nuovo. Copriva il capo d'un berrettone di colore scarlatto, -guernito di pelliccia, e foggiato siccome quelli cui chiamano i -Francesi mortai per la somiglianza che hanno con questi arnesi rinversati. -Scoperto affatto erane il volto, che inspirava rispettosa tema -a chi la prima volta vedealo. I lineamenti, di tal natura che indicavano -un animo dominato da forti passioni, aveano preso un colore arsiccio -e quasi nero col lungo sopportare le impressioni del sole del -Tropico. Se muta scorgevasi talora quella fisonomia, perchè niuna forte -idea davale moto, sarebbesi detto ch'ella sonnecchiava aspettando che -le passioni la risvegliassero; ma le gonfie vene della fronte, la prontezza -onde il labbro superiore, coperto da folta basetta e nerissima, -tremolava al menomo impulso dato alla mente, ben dimostravano quanto -fosse agevole cosa il suscitare le procelle in quel cuore. Un solo sguardo -<span class="pagenum" id="Page_11">[11]</span> -di quegli occhi neri ed acuti presentava la storia delle difficoltà superate, -dei pericoli corsi, e parea chiedesse si opponessero altri ostacoli -per avere il contento di rimoverli, e per offerire prove novelle di forza -e di coraggio. Una profonda cicatrice aggiugnea non so che di aspro e -feroce alla fisonomia di cotest'uomo, ed in oltre ne indicavano qualche -cosa di sinistro gli occhi, perchè i loro raggi visuali non s'indirigevano -con tutta esattezza laddove era volto il suo viso. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-010a"></a> - <img src="images/ill-010a.jpg" alt="" /> -<p class="caption">TEMPLARIO</p> -</div> - -<p> -L'esterne vesti d'un tal personaggio somigliavano in quanto è -forma a quelle del suo compagno, perchè coperto egli andava parimente -d'un lungo mantello, ma essendo questo di colore scarlatto dava a divedere -come chi lo portava non pertenesse a veruno de' quattro ordini -religiosi; che più di quattro non se ne conosceano a quei giorni. Stavagli -in bianco panno trapunta sul destro omero una croce di forma -singolare. Ma non era tal mantello se non se la sopravvesta d'un abito -ben d'altro genere da quello che la leggiadria di questo primo arredo -poteva far credere. Perchè sotto di esso il cavaliere andava armato d'un -saio di maglia d'acciaio, fornito di maniche, e manopole dello stesso -metallo, fatte pieghevoli con tal arte, che si sarebbero dette operate -al telaio. Nè diversamente quando gli avvolgimenti del mantello la davano -a divedere, si mostrava guernita la parte anterior delle coscie, e -le piccole piastre di acciaio lievemente imponendosi e succedendosi l'una -a l'altra coll'ordine che osserviamo nelle tegole delle case, gli scendeano -fino al ginocchio ed al piede, onde nulla mancasse all'armatura sua di -difesa. Sola arme da offesa eragli un lungo pugnale a due tagli, che -pendeagli dal cinturino. -</p> - -<p> -Cavalcava egli, non una mula, al pari del compagno, ma una -chinea, onde risparmiare il suo buon corridor di battaglia, che uno -scudiere gli conducea appresso per il guinzaglio. Era questo cavallo bardamentato -a tutto punto come in un giorno di zuffa, e coperto il capo -d'un'armatura di ferro che portava lo stile di una picca colla punta -sporgente all'infuori. Da un lato della sella vedeasi un'azza riccamente -damaschinata in foggia orientale, e dall'altro l'elmo del guerriero -ornato di sontuose penne, ed una lunga spada di quella forma -che allora usavano i cavalieri. Altro scudiere portava la lancia del suo -signore, e all'estremità di essa sventolava una banderuola, su di cui -era dipinta una croce simile a quella che ornava il mantello del cavaliere. -Questo scudiero portava parimente un picciolo scudo di forma -triangolare, nella parte alta assai largo per difendere il petto, e che -a grado a grado sminuiva ai due lati sino a formare il vertice inferior del -triangolo. Un panno scarlatto, di cui lo scudo medesimo andava coperto, -facea non si leggesse l'impresa che vi era scolpita al di sopra. -</p> - -<p> -Questi due scudieri venivano seguiti da due altri, che la pelle loro -<span class="pagenum" id="Page_12">[12]</span> -nericcia, i bianchi turbanti, le fogge del vestire annunziavano esser -nati in qualche rimota contrada dell'Oriente. Ogni esterna apparenza, -così del guerriero come delle persone del suo corteggio, presentava qualche -cosa di nuovo e di straordinario. Sontuose erano le vesti degli scudieri, -e i due Orientali portavano smaniglie, collane d'argento, ed -anella dello stesso metallo attorno alle gambe ignude dalla noce del -piede sino alla polpa, siccome ignude ne erano insino al gomito le -braccia. Portavano abiti di seta, carichi di ricami che provavano la -ricchezza del signore di quella comitiva ad onta della segnalata loro -sproporzione colla semplicità dell'abito militare, che questi vestiva. -Sciabole a lama ricurva, e coll'else damaschinate in oro, stavano attaccate -ai loro pendagli fregiati d'aurei ricami, e guarniti di pugnali -turchi d'un lavoro più prezioso ancora. Ognun d'essi portava all'arcion -della sella il suo fascio di chiaverine, lunghe circa quattro piedi, -e munite d'acutissima punta di ferro; arme che fu in grand'uso presso -i Saracini, e adoperata tuttavia in Oriente nell'esercizio marziale conosciuto -sotto il nome di <i>El-Jerrid</i><a class="tag" id="tag3" href="#note3">[3]</a>. -</p> - -<p> -I cavalli, su cui stavano montati i due scudieri, al par di questi -aveano strania origine. Nati di fatto fra i Saracini erano di razza araba. -La statura loro dilicata, la sveltezza de' loro colli, le svolazzanti criniere, -l'agilità del loro moversi troppo diversi gl'indicavano da quei -cavalli, le cui razze si educavano nella Normandia e nella Fiandra, e -membruti quindi e vigorosi quanto facea d'uopo per essere cavalcati -da guerrieri coperti dalla testa ai piedi di pesanti armature di ferro. -Questi cavalli messi a petto de' corridori d'oriente presentavano la differenza -ch'è posta tra un corpo ed un'ombra. -</p> - -<p> -La strana comparsa di una tal cavalcata eccitò non solamente la -curiosità di Wamba, il che era facile cosa, ma quella pur anco del -suo posato compagno. Nè tardò questi a ravvisare nel monaco il priore -dell'abbazia di Jorvaulx, conosciuto molte miglia all'intorno, siccome -uomo amantissimo della caccia, della buona tavola, ed anche, se non -esagerava la fama, d'altri diletti men conciliabili co' voti monastici. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-012a"></a> - <img src="images/ill-012a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Ma il Priore evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente la -propria mula fra il suo compagno di viaggio, ed il porcajuolo.</i> pag. 15.</p> -</div> - -<p> -Pure si aveano a que' giorni idee tanto condiscendenti alla condotta -del clero così secolare come regolare, che il priore Aymer (tal -nomavasi questo sacerdote), godea d'intatta fama in tutti i dintorni -della sua abbazia. L'indole di lui franca e gioconda, l'indulgenza ch'ei -dimostrava per tutto quanto avea nome di veniali fragilità presso i grandi, -gli fruttavano essere ben accolto in tutti i castelli de' nobili, a molti -de' quali soprappiù andava congiunto di sangue, per essere egli pure -<span class="pagenum" id="Page_13">[13]</span> -di nobile famiglia, normanna d'origine. Le gentildonne soprattutto -non si sentivano vocazione d'indagar troppo severamente il contegno -d'un uomo, chiaritosi zelante ammirator del bel sesso, ed amabilissimo -nel trovar parecchi modi atti a dileguare la noia troppo usa a stanziare -e nelle sale e ne' giardini de' castelli che all'alta nobiltà pertenevano. -Non eravi cacciatore cui il nostro monaco cedesse nell'ardenza d'inseguire -gli animali selvaggi, nè v'era chi fosse meglio di lui provveduto -di falchi ben addestrati, e di levrieri agilissimi fra quanti n'avesse la -contea d'York; circostanza la quale non entrava per poco nel renderne -la compagnia e desiderata e cercata da tutti i giovani appassionati -per la caccia. Altra parte gli toccava sostenere colle persone attempate, -nè con minore felicità vi riusciva, quando l'occasione se ne presentava. -Benchè quanto a letteratura avesse cognizioni superficiali anzichè -no, ne sapea però abbastanza per inspirare agl'ignoranti profondo -rispetto ver' la pretesa sua scienza, oltrechè, la gravità del portamento -e del dire, e i modi autorevoli ch'egli assumeva a tempo e luogo per -far valere la possanza della Chiesa e del Sacerdozio, molta opinione -ancor gli acquistarono di santità. Persino le infime classi, così propense -per indole a censurare rigorosamente la condotta de' loro superiori, -tiravano un rispettoso velo sulle fralezze del priore Aymer. Egli -era caritatevole, e la carità, gli è cosa nota, fa velo a molt'altri difetti. -Le rendite dell'abbazia concedute la maggior parte in godimento -al Priore, non solo gli fornivano i modi di far fronte alle spese sue -personali, che non erano tanto poche, ma in oltre lo metteano in istato -di spargere liberalità su gli abitanti e spesse fiate di sovvenire alle angustie -dell'indigente. Perciò se il priore Aymer rimaneva ultimo alla -mensa, se maggior tempo impiegava nella caccia che negli ufizi della -chiesa, se il vedeano per una porta di soccorso rientrare nell'abbazia -dopo avere trascorsa la notte intertenendosi a tutt'altro che a cantar -compieta, ciascuno alzava indulgentemente le spalle, e ciascuno si avvezzava -a dar passata a tali irregolarità tanto più volentieri, che la -maggior parte de' confratelli del Priore si prendeva licenze eguali senza -avere com'egli eguali diritti a farle dimenticare. La persona e l'indole del -priore Aymer erano dunque assai conosciute ai nostri due servi sassoni, -che lo salutarono rispettosamente ricevendone in compenso del -saluto la solita benedizione. -</p> - -<p> -Ma ciò che li sorprese, ed eccitò grandemente in essi attenzione -e curiosità, si fu l'aspetto straordinario del compagno che il sacerdote -aveva con sè, e del corteggio che lo accompagnava. Li faceva attoniti -soprattutto l'apparenza, per metà militare, per metà monastica di quel -bruno straniero, e l'aggiustamento singolare de' due scudieri orientali, -e la novità dell'armi che questi portavano. E lo stupore fu tanto che -<span class="pagenum" id="Page_14">[14]</span> -il porcaiuolo e il buffone s'accorsero appena, quando il priore dell'abbazia -di Jorvaulx chiese loro se in quelle vicinanze si trovasse qualche -casa per alloggiarli. Fors'anche la lingua, in cui venne fatta l'inchiesta, -comunque ad essi omai non sì strania, sonò male a quelle -sassoni orecchie. -</p> - -<p> -«Io vi chiedea, le mie creature» — ripetè il priore ad alta voce e -valendosi del nuovo idioma mescolato di sassone e di normanno, e divenuto -linguaggio di convenzione per comprendersi le une coll'altre -fra le due genti — «io vi chiedeva se in questi dintorni sarà facile il trovare -qualche brava persona, che mossa da amor di Dio, e da divozione -verso la nostra Santa Madre Chiesa, voglia per questa notte usare -ospitalità a due umilissimi servitori di questo Dio e di questa Chiesa.» -</p> - -<p> -Nel tuono però di tali detti scorgeasi non so qual aria d'alterezza, -che mal s'accordava colla modestia delle frasi onde al Reverendissimo -era piaciuto valersi. -</p> - -<p> -«Due umilissimi servitori di Dio e della Chiesa!» — meditò fra sè -stesso Wamba, il quale benchè matto, aveva giudizio quanto bastava -a non far tali considerazioni in modo d'essere inteso — «Vorrei dunque -vedere come son fatti gli ufiziali primarii di Dio e della Chiesa, per -esempio i siniscalchi, i cantinieri!» -</p> - -<p> -Fatto nel suo interno questo comentario all'inchiesta del Priore, -il buffone sollevò gli occhi verso di lui, e diede tale risposta «Se i -Reverendi bramano trovare buon pasto e buon alloggio è lontano di -qui poche miglia il priorato di Brinxworth, e a quanto mi sembra, il -grado loro gli assicura di esservi accolti con tutto onore; che se mai li -dilettasse il consacrare una parte di notte a far penitenza, possono tenersi -a quest'altro sentiere, d'onde si va in dirittura al romitaggio di -Copmanhurst. Quivi troveranno, non v'ha dubbio, un pio anacoreta, -che li fornirà di ricovero nella sua grotta oltre al soccorso d'abbondanti -preghiere.» -</p> - -<p> -«Mio caro amico» — soggiunse scotendo il capo il Priore — «se -il continuo tintinnar de' sonagli che adornano il tuo berrettone non ti -avesse alterata la fantasia, ben capiresti che <i>clericus clericum non decimat</i>; -il che vuol dire: le persone di chiesa non si domandano mai -ospitalità le une alle altre, e preferiscono il chiederla a' laici per somministrar -loro l'occasione di fare opera grata a Dio rendendosi ad un -tempo utili e tributando onore ai servi dello stesso Dio.» -</p> - -<p> -«Gli è vero» — prese a dir Wamba — «che comunque io non -sia nulla meglio d'un asino, divido nondimeno colla mula di vostra -Riverenza, l'onore di portare sonagli. Ma nel mio debole intendimento -direi che la carità della nostra santa madre Chiesa, e de' suoi servitori -potrebbe anche, siccome tutte l'altre carità, incominciare ad operarsi -sopra sè stessa.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_15">[15]</span> -</p> - -<p> -«Abbassa tosto la tua tracotanza, o mariuolo» sclamò il collega -del Priore, interrompendo Wamba con fiero tuono e superbo «e soltanto -additane, se pure lo sai, la strada che dobbiamo battere per andare.... -per andare.... Come chiamate il <i>franklin</i>, di cui mi -faceste discorso, priore Aymer?» -</p> - -<p> -«Cedric» rispose il Priore, «Cedric il Sassone. Dimmi, amico, -siam noi in vicinanza del suo castello? Puoi tu additarcene la strada?» -</p> - -<p> -«La strada non è sì facile da trovarsi» rispose Gurth, che ruppe -il silenzio per la prima volta «e la famiglia di Cedric si ritira assai di -buon'ora.» -</p> - -<p> -«Bella ragione!» sclamò il secondo viaggiatore. «In questa famiglia -si reputeranno ad onore l'alzarsi da letto per provvedere ai bisogni -di stranieri nostri pari, tanto più se ci abbassiamo a chiedere -cortesemente un'ospitalità che è diritto nostro il pretendere.» -</p> - -<p> -Ai quali detti rispose Gurth col tuono del mal umore: «Non so -veramente s'io mi debba insegnare la strada che conduce al castello del -mio padrone, a gente che arma il diritto d'esservi accolta in vece di -dimandare l'ospitalità siccome favore.» -</p> - -<p> -«Osi tu resistermi, o schiavo?» gridò il cavaliere, che conficcando -lo sperone nel cavallo gli fece fare una giravolta; poi, correndo verso -Gurth, si apprestava colla bacchetta che gli tenea vece di frusta a castigare -quanto a suo avviso era arroganza punibile d'un servo di gleba. -</p> - -<p> -Gurth, senza mover d'un passo, guardò biecamente il cavaliere, e -nel tempo medesimo portò la mano al suo coltello da caccia. Ma il -Priore evitò l'inconveniente che stava per nascere, spingendo prontamente -la propria mula fra il suo compagno di viaggio e il porcaiuolo. -</p> - -<p> -«Per santa Maria! fratello Brian, non vorrei v'immaginaste esser -qui nelle terre di Palestina in mezzo ai Turchi ed ai Saracini, o fra -infedeli e pagani. Noi altri isolani non amiamo le percosse, semprechè -non ci vengano dalla santa Chiesa che talvolta castiga i suoi prediletti. — Dimmi -tu, buon figliuolo» a questi accenti si volse a Wamba, unendo -all'eloquenza delle parole l'altra più possente d'una moneta d'argento -gettatagli fra le mani «dimmi qual è il cammino che guida al castello -di Cedric il Sassone: tu non puoi ignorarlo; egli è un sacro debito il -mettere sul buon sentiero i viaggiatori smarriti, quand'anche fossero -di un grado men dignitoso del nostro.» -</p> - -<p> -«In verità, reverendissimo padre, la testa saracina del reverendissimo -vostro compagno spaventò per tal modo la mia che mi ha fatto -uscir dalla mente questo sentiere; e temo che nemmen io sarò capace -di giugnervi questa sera.» -</p> - -<p> -«Eh via, via!» disse il Priore «so che puoi volendo additarcelo. -Questo fratel venerabile ha passata tutta la sua vita a combattere i -<span class="pagenum" id="Page_16">[16]</span> -Saracini per la liberazione di Terra Santa; egli appartiene all'Ordine dei -cavalieri Templari, de' quali avrai udito far menzione; ed è metà monaco, -metà soldato.» -</p> - -<p> -«Dovrebbe veramente bastargli l'essere metà monaco» soggiunse -il buffone «per non mostrarsi sragionevole affatto verso i viandanti che -incontra, supposto anche non si prendessero tutta la premura di rispondere -ad interrogazioni, che non li riguardano.» -</p> - -<p> -«Ti perdono la tua giocondità» rispose il Priore «purchè ne insegni -la strada del castello di Cedric.» -</p> - -<p> -«Ebbene dunque! le Riverenze vostre debbono seguire questo viale -sintantochè giungano ad un luogo detto la <i>Croce atterrata</i>. Voi la vedrete -di fatto a terra, e il solo piedistallo non ne è rinversato. Allora -prenderete la strada di man sinistra, perchè alla <i>Croce Atterrata</i> vi è -un crocicchio di cinque strade. Auguro alle Riverenze vostre di arrivarvi -innanzi che scoppi il temporale.» -</p> - -<p> -Il Priore lo ringraziò, e perchè l'augurio del buffone si avverasse -meglio, la cavalcata, fermatasi tutto quel tempo, si diede a correre di -gran galoppo. -</p> - -<p> -«Se tengono la strada che con molto giudizio indicasti loro» disse -Gurth al compagno, quando non udì più lo scalpitar de' cavalli «il -reverendo padre sarà ben fortunato, se arriva questa notte a Rotherwood.» -</p> - -<p> -«Gli è vero; ma può giungere comodamente a Sheffield, e un -albergo val l'altro. Son cacciator troppo destro per volere insegnare -il covo del lepre al cane, quando non ho intenzione ch'esso l'acchiappi.» -</p> - -<p> -«Ti stimo: e t'assicuro mi rincrescerebbe assai se questo Priore -vedesse Lady Rowena.... Poi, potrebbe accadere che Cedric attaccasse -briga col frate soldato, e ciò sarebbe anche peggio. Ma noi altri da -buoni servi, dobbiamo veder tutto, ascoltar tutto, e tacer tutto.» -</p> - -<p> -In questo mezzo, i nostri viaggiatori già lontani molto dai due -servi, la discorrevano insieme in francese-normanno, come generalmente -usavano le persone più ragguardevoli, eccetto pochi Sassoni, teneri di -tutto quanto rammentava ad essi la loro origine. -</p> - -<p> -«Da che deriva la tracotanza di quei furfanti» disse il Templario -«e perchè mi impediste voi di punirli?» -</p> - -<p> -«L'un d'essi è pazzo; volete voi, fratello Brian, pretendere risposte -giudiziose da un pazzo? L'altro poi è di questa schiatta feroce, -selvaggia, intrattabile dei Sassoni, pe' quali il supremo de' diletti si sta -nel manifestare in tutti i modi che possono l'odio che portano ai lor -vincitori.» -</p> - -<p> -«Oh! avrei insegnato loro a furia di percosse la cortesia. Sono -avvezzo a maneggiare spiriti di questa razza. I nostri schiavi Turchi -<span class="pagenum" id="Page_17">[17]</span> -sono anch'essi per indole fieri, indomabili quanto avrebbe potuto esserlo -Odino; ma due mesi trascorsi in mia casa, sotto la scuola del mio -aguzzino, li rendevano umili, sottomessi, docili ed ubbidienti. Giuraddio! -Ser Priore. Là sì conviene stare all'erta contro i pugnali e i -veleni, se niente niente allentate loro la briglia sanno prevalersi bene -degli uni e degli altri.» -</p> - -<p> -«Ciò sarà verissimo. Ma ogni paese ha le sue regole e le sue consuetudini, -e credetelo, il menar colpi su quello sgraziato era un cattivo -metodo per costringerlo ad insegnarci la dimora del suo padrone. Aggiugnete -che ottenuto anche l'intento per questa via, ciò bastava per -irritare Cedric contro di voi. Vel dissi già. Questo <i>franklin</i> è superbo, -d'un'indole fiera e disdegnosa oltre ogni credere. Nemico della nobiltà, -lo è perfino de' suoi confinanti, Reginaldo Frondeboeuf e Filippo Malvoisin, -i quali, per vero dire, non sono avversari da disprezzarsi. Egli -difende con tanta ostinatezza i privilegi della sua stirpe, ed è sì superbo -di discendere in retta linea da Everardo, prode guerriero ai giorni dell'<i>Ettarchia</i>, -che generalmente lo nomano <i>Cedric il Sassone</i>. Vedete! -egli si reputa a proprio vanto l'origine sassone, che molti ora si studiano -nascondere per non provare gli effetti di quel gran principio: -<i>Vae victis</i>.» -</p> - -<p> -«Priore mio, io voglio credere, che parlando di beltà femminili -voi siate intelligente quanto un trovadore il più galante possa esserlo. -Ma, vi confesso: farà d'uopo che questa Rowena da voi descrittami -sia veramente un prodigio impareggiabile d'avvenenza, ond'io arrivi a -padroneggiar me medesimo, e ad armarmi di tutta la pazienza necessaria -a mettermi in buona grazia col suo padre Cedric, dopo l'odiosa dipintura -che mi avete fatta di simil uomo.» -</p> - -<p> -«Oh! debbo dirvi una cosa. Cedric non è in sostanza padre della -giovane, e gli antenati di Rowena vantano ben altra nobiltà; e se tra -essa e Cedric passano vincoli di sangue, la parentela è lontanissima. -Egli ne è unicamente il tutore, ed io credo siasi instituito tale da sè -medesimo; ma ama la pupilla, come se fosse sua propria figlia. Quanto -poi all'avvenenza di Rowena, fra poco potrete giudicarla voi stesso; e -se le grazie della sua persona, i modi espressivi di quel suo sguardo -soave e maestoso ad un tempo non vi fanno dimenticare le giovani -beltà della Palestina, e le huris di Maometto, acconsento mi riguardiate -come un miscredente ed un infedele, e non più come un figlio legittimo -della santa Chiesa.» -</p> - -<p> -«Voi dovreste anche ricordarvi la scommessa che abbiamo fatta; -e se la bellezza da voi tanto esaltatami non corrisponde all'idea che -me ne inspiraste...» -</p> - -<p> -«La mia collana è vostra. Gli è già detto; ma sono miei, se accade -<span class="pagenum" id="Page_18">[18]</span> -il contrario, dieci carrattelli di vino di Chio, e a quest'ora ci fo -i conti sopra, come se stessero già nelle cantine del convento sotto le -chiavi del vecchio Dionigi, il cellerario.» -</p> - -<p> -«Basta non dimentichiate essere io il giudice della scommessa, e -che non la perdo se non convengo io medesimo di non aver mai veduta -in vita mia una bellezza tanto perfetta. Son questi i nostri patti, non -è egli vero? Mio caro Priore, la vostra collana d'oro corre gran pericolo, -ve lo accerto, e voglio fregiarmene il collo nella lizza, che sta -per aprirsi ad Ashby-De-La-Zouche.» -</p> - -<p> -«La vedremo, la vedremo! Io non domando che una cosa sola, -ed è che la vostra risposta sia leale ed interprete unicamente di quanto -sentite; tale insomma qual io me la debbo aspettare da un cavaliere -e da un ecclesiastico. Intanto, fratello carissimo, permettetemi di darvi -alcuni suggerimenti, e di pregarvi ad assumere modi più cortesi di -quelli ai quali vi assuefecero i vostri Infedeli allorchè li tenevate in -cattività. Cedric il Sassone, se si credesse gravemente offeso, e vi dico -io che s'offende per poco, con sopportazione del vostro titolo di cavaliere, -e della importanza del mio ufizio e della santità de' nostri ministeri, -intesi tutti ad una medesima causa, sarebbe l'uomo da metterne -sull'istante fuor della porta, e farne dormire a campo, fosse ancora -la mezzanotte. Abbiate anche attenzione al modo di regolarvi colla -leggiadra Rowena, perchè Cedric le fa guardia con gelosissima cura, e -s'ei prende, m'intendete? il menomo sospetto, addio nostri divisamenti! -Si dice, ch'egli abbia sbandito di casa il proprio figliuolo, solamente -perchè volse sguardi affettuosi a questa rara beltà; chè a quanto -sembra si può bensì adorarla da lungi, ma chi vuole avvicinarsele dee -portar sentimenti così puri, come se si mettesse a piè degli altari dinanzi -ad un'immagine della santissima Vergine.» -</p> - -<p> -«V'ho inteso in tutto e per tutto, e conformerò ai vostri desiderii -ogni mia azione, e avrò insomma il contegno, che potrebbe aspettarsi -da donzella la più pudibonda. Ma quanto al timore da voi manifestato, -che Cedric ne scacci di casa, state tranquillo; ella è tale umiliazione -che i miei scudieri ed io saprem risparmiarvi. Se il prendesse la mattezza -di venire a questo estremo punto, troverebbe gente buona da insegnargli -per un'altra volta qual rispetto è dovuto alle leggi dell'ospitalità.» -</p> - -<p> -«Io qui non vi prego che di dar prove di prudenza e di moderazione. -Oh! eccoci alla <i>Croce Atterrata,</i> che quel buffone additò. Ma -è tanto fitta la notte, che possiamo appena vedere la strada da seguirsi. -Se non m'inganno, ne disse di tenerci a mano sinistra.» -</p> - -<p> -«No: a destra. Me ne ricordo ottimamente.» -</p> - -<p> -«Perdonatemi, a sinistra, e rammento perfino che ne indicò questa -dirittura colla punta della sua sciabola di legno.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_19">[19]</span> -</p> - -<p> -«Sì: ma la tenea colla mano sinistra e volse la punta ver' questa -parte» e così dicendo il Templario indicava la mano destra. -</p> - -<p> -Ciascuno de' due sostenne, come in tai casi suole accadere, con -eguale fermezza la sua opinione. Laonde le persone del seguito vennero -consultate; ma niuna di esse erasi trovata in assai vicinanza per -udire i discorsi di Wamba. Finalmente Brian sclamò col tuono di chi -si maraviglia di non aver prima osservata una cosa: «Ma io vedo certamente -un uomo addormentato, o steso morto vicino alla croce! Ugone, -movete quel cadavere colla punta della vostra lancia.» -</p> - -<p> -Avendo Ugone obbedito, saltò in piedi un uomo gridando in buon -francese: «Chiunque vi siate, perchè venite a frastornarmi?» -</p> - -<p> -«Noi volevamo soltanto,» disse il Priore, «domandarvi la strada che -conduce a Rotherwood, ov'è la dimora di Cedric il Sassone.» -</p> - -<p> -«Io pure mi trasferisco a quella volta» rispose lo straniero «e se -avessi un cavallo, mi offrirei vostra guida; perchè gli è d'uopo fare -più d'una giravolta, e chi non è ben pratico della strada va a pericolo -di smarrirsi.» -</p> - -<p> -«Amico mio, potete star certo de' nostri ringraziamenti e d'una -buona ricompensa, se ne guidate sani e salvi alla casa di Cedric» e -ciò dicendo il Priore, ordinò a qualcuno del suo seguito che cedesse il -proprio cavallo allo straniero, e cavalcasse in vece il corridore di riserbo, -che, come dicemmo, un laico guidava a mano. -</p> - -<p> -Il condottiero de' nostri viaggiatori tenne sentiere affatto opposto a -quello che Wamba colla malizia di farli perdere aveva ad essi indicato. -Questo sentiero addentravasi di molto nella foresta, e larghi torrenti lo -attraversavano, tanto più pericolosi ai viaggiatori a motivo delle paludi -che li recigneano. Ma la scorta sembrava conoscesse come per istinto -i traversi più sicuri e più corti, onde i viaggiatori non tardarono gran -fatto a trovarsi incamminati in un viale più largo di quanti sino allora -avevano trascorsi. Nel fondo di questo viale sorgeva un vasto e regolare -edifizio che lo straniero mostrò al Priore dicendo: -</p> - -<p> -«Ecco Rotherwood, ecco il luogo ove soggiorna Cedric il Sassone.» -</p> - -<p> -Notizia riuscita sopra tutti grata ad Aymer, il quale non troppo -avvezzo a peregrinazioni sì disagiate, nel durare del precedente cammino -aveva avuta tanta paura de' torrenti e delle paludi, che nol prese -curiosità di movere nessuna interrogazione alla guida. Ma in allora -sentendosi meglio, nè presentando alcun rischio il bel viale che rimaneva -a farsi, cedè alla curiosità che gli fece indirigere diverse inchieste -allo straniero. «Chi siete voi?» Fu questa la prima. -</p> - -<p> -«Un pellegrino,» rispose l'altro, «e vengo di Terra Santa.» -</p> - -<p> -Allora il Templario: «Avreste fatto meglio a rimanervi combattendo -per la liberazione del Santo Sepolcro.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_20">[20]</span> -</p> - -<p> -«Gli è vero, ser cavaliere» rispose il pellegrino, che ravvisò a -quanto parve il Templario. «Ma mentre coloro che si sono obbligati -con sacramento a liberare la Santa Città, viaggiano in parti sì lontane -dal sito ove il dovere li chiama, può egli farvi stupore, se un umile -contadino mio pari, amico per natura della tranquillità e della pace, -segue esempi tanto autorevoli?» -</p> - -<p> -Irritato da tai detti il Templario volea rispondere, ma lo interruppe -il Priore, manifestando la propria maraviglia, che la loro guida, -dopo sì lunga lontananza conservasse tanta pratica di tutti gli avvolgimenti -di quella foresta. -</p> - -<p> -«Nacqui in questi paesi» egli rispose, e mentre sì rispondea si -trovarono tutti dinanzi alla casa di Cedric; edifizio irregolare, fornito -di molte corti, e che occupava una grande estensione di terreno. Comunque -la vastità della fabbrica la indicasse abitata da un uomo facoltoso, -essa non aveva nessuna somiglianza con que' castelli fiancheggiati -da torri e a smisurata altezza sorgenti, che erano la residenza ordinaria -della nobiltà normanna, e che divennero in allora modello allo stile -architettonico dell'Inghilterra. -</p> - -<p> -Non per questo il castello di Rotherwood era sguernito di ogni genere -di fortificazione; perchè in que' tempi di turbolenza e disordine, -qualunque casa non munita avrebbe corso pericolo di venir saccheggiata -ed arsa nel termine di ventiquattr'ore. Circondato vedeasi l'edifizio da -profonda fossa, cui somministrava l'acque un contiguo rigagnolo. Ne -difendea le rive un doppio palizzato fatto di piuoli tolti dalla foresta. -Dalla parte di ponente scorgeasi nello stesso palizzato una apertura, ed -attraversava la fossa un ponte levatoio, che era l'ingresso alla casa, -protetta da angoli salienti, donde, se facea d'uopo, i frombolieri e -i lancieri poteano impedire il passaggio a chi vi fosse venuto con mal -talento. -</p> - -<p> -Il Templario si fermò dinanzi alla porta, e sonò a tutto fiato il -suo corno, perchè la pioggia che avea minacciato i nostri viaggiatori -per lungo tempo incominciava allora a cadere con grand'impeto. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_21">[21]</span></p> - -<h2>CAPITOLO III.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">Chi può mirar, nè abbrividir, que' mesti</p> -<p class="i02"> Ignudi liti, contro cui mugghiando</p> -<p class="i02"> Con orribile suon frangonsi i flutti</p> -<p class="i02"> Del nortico ocean? Pur su quei liti,</p> -<p class="i02"> Noto per l'azzurrino occhio, e pel rosso</p> -<p class="i02"> Ondeggiar delle chiome, e la fiorente</p> -<p class="i02"> Morbida guancia, ove de' suoi colori</p> -<p class="i02"> Salute alma pompeggia, ebbe la culla</p> -<p class="i02"> Il Sasson generoso, e su quei liti</p> -<p class="i02"> Dotto nell'arti di Bellona ei crebbe.</p> -<p class="i12"> <span class="smcap">Thompson.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Entro una sala, la cui altezza non mantenea proporzione coll'immensa -vastità del ricinto, stava una lunga tavola costrutta di native -querce, che aveano ricevuto appena un primo pulimento; e serviva questa -al banchetto vespertino di Cedric il Sassone. Il solo adattamento -delle travi maestre colle piccole travi ne formava la soffitta, ond'era -unicamente merito de' panconcelli e della stoppia che coprivano il -tetto, se chi stavasi in quel luogo non sofferiva per intiero gli effetti -delle intemperie. Ad ogni angolo di questa sala era un grande camino, -d'onde uscia tanto fumo ad empiere la stanza, quanto ne mandava al -di fuori la canna; così bene si conosceva in quei giorni l'arte di fabbricare! -Questo costante vapore aveva portata una specie di vernice alla -parte superiore dell'appartamento, che coperta quindi appariva di un -denso strato di negrofumo e fuligine. Strumenti da guerra e da caccia -vedeansi sospesi alle pareti dei muri, e grandi porte aperte in ciascuna -di queste guidavano all'altre stanze del castello, che si mostrava vastissimo. -</p> - -<p> -Ogni cosa di tale sala annunziava nella sua originaria semplicità -l'era primitiva de' Sassoni, alla quale il non uniformarsi sarebbe stato -per Cedric un digradare il proprio onore. Quel pavimento non avea -miglior lastrico d'un miscuglio di terra e calcina, ben manipolate insieme -e indurite, come di tai pavimenti vediamo anche oggidì ne' moderni -nostri granai. Per un quarto della lunghezza della sala medesima -lo stesso pavimento s'innalzava circa sei pollici, e tale spazio più alto, -chiamato <i>pulvinare</i>, veniva riserbato ai principali individui della famiglia, -e agli ospiti di riguardo. Laonde vedeasi collocata per traverso in -questa parte privilegiata della sala una tavola pomposamente coperta -d'un panno di color scarlatto, e dal mezzo di essa usciva, come -<span class="pagenum" id="Page_22">[22]</span> -appendice, un'altra tavola più lunga, più stretta, e decorata con minor -pompa, ove sedeano a prender cibo le persone di minor conto, e i -servi della casa. Ognuno intende che la combinazione di queste due -tavole presentava la forma d'un <i>T</i>; e se ne vedono anche oggidì delle -simili ne' collegi più antichi, quai sono quelli di Cambridge e di Oxford. -Seggiole, e sedie a bracciuoli di pesantissimo legno di quercia, -fregiate di rilievi scorgeansi sul pulvinare, e la tavola nobile andava pure -coperta d'un baldacchino per difendere i magnati attorno ad essa seduti -dalla pioggia, che siccome è da credersi, non rade volte attraversava -quel tetto. -</p> - -<p> -Le pareti del pulvinare erano guernite di tappezzerie, e il pavimento -del pari andava coperto da uno strato, su cui vedeansi alcuni -informi ricami, che non aveano miglior pregio d'un brillante accozzamento -di colori. Nuda affatto vedeasi la parte inferiore delle pareti, -scoperta la tavola lunga, non tappezzato ivi il suolo, e sole panche -grossolane e pesanti vi faceano vece di sedie, nè alcun riparo impediva -che l'acqua del cielo non cadesse sul capo del convitati. -</p> - -<p> -Nel mezzo della tavola d'onore erano poste due sedie a bracciuoli -più alte dell'altre, assegnate al padrone ed alla padrona della casa, i -quali presedendo al banchetto ospitaliero, si assumeano l'incarico di -far le parti agli altri; detti perciò in lingua sassone <i>datori di pane</i>. -</p> - -<p> -Presso ciascuna delle due sedie a bracciuoli stava uno sgabelletto -scolpito con molta cura e picchiettato d'avorio. Le altre sedie non andavano -fregiate di un tal distintivo. Cedric il Sassone, insignito del titolo -di <i>Thane</i>, cui i Normanni sostituirono l'altro di <i>Franklin</i>, si era già -messo al suo posto, e non vedendo arrivare la cena s'impazientiva -quanto il potrebbe a' dì nostri un aldermanno della città di Londra. -</p> - -<p> -Bastava il sol vedere in fisonomia il signor del castello per giudicare -la sua indole franca e leale sì, ma vivace ad un tempo ed impetuosa. -Mezzana erane la statura, larghe le spalle, lunghe le braccia, i suoi muscoli -indicavano forza, e si dicea a prima vista esser egli avvezzo alle -fatiche della guerra e della caccia. Largo di volto, avea grandi occhi -ed azzurri, belli i denti, e la fisonomia di lui annunziava candore, franca -schiettezza, e quella specie di buon umore, che va sovente unito alla vivacità, -e talvolta a certa asprezza di modi. Leggeansi parimente ne' suoi -occhi naturale orgoglio ed una diffidenza, nata in lui dall'avere trascorsa -la vita nel difendere quei diritti che continuamente gli venivano -contrastati; laonde le sole circostanze in cui si trovò posero quell'animo -fiero, risoluto ed impetuoso nella necessità di star sempre all'erta. I suoi -biondi capegli divisi in due spartimenti da un solco longitudinale ch'egli -tenea in mezzo del capo gli scendeano da due bande sopra le spalle, -essendo questi lunghissimi, nè per anco imbiancati dalla neve della -vecchiezza, comunque Cedric si avvicinasse al suo sessantesimo anno. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_23">[23]</span> -</p> - -<p> -Vestiva egli una tonaca verde, il cui collare e le maniche vedeansi -guerniti di minuto vaio, specie di pelliccia inferiore di qualità all'ermellino -e che è, a quanto credesi, la pelle dello scoiattolo grigio. Tal -sopravvesta, non abbottonata, copriva un giustacuore di panno scarlatto. -Avea brache dello stesso panno, ma che non discendevano a tutta -la coscia, lasciando scoperto il ginocchio. Portava zoccoli simili a quelli -dei contadini, ma d'un cuoio più fino, e serrati nella parte davanti con -fibbie d'oro. Due smaniglie ed una collana parimente d'oro gli si avvolgeano -al collo e alle braccia. Un cinturino ingemmato ne sostenea il -coltello da caccia acuminato e a due tagli, che in dirittura perpendicolare -gli pendea dal fianco. Sulla schiena del suo seggiolone era posto -un manto di panno scarlatto, foderato di pelliccia, ed un berrettone -della stessa natura sontuosamente ricamato, i quali due arredi compievano -l'abbigliamento del facoltoso <i>Thane</i> quando voleva uscire di casa. -Stava appoggiata allo stesso seggiolone una corta chiaverina, guernita -di lucidissimo pomo d'acciaio, e questa secondo l'uopo gli facea vece -di bastone, ovvero d'arme. -</p> - -<p> -Molti servi, le cui vesti serbavano una proporzione media fra la -magnificenza di quelle del loro padrone, e la semplicità della tonaca -portata da Gurth, il porcaiuolo, stavano attenti ad ogni minima occhiata -del magnate sassone, e si teneano pronti ad eseguirne i comandi. Due -o tre fra i medesimi, che occupavano più alto grado degli altri, rimanevano -sul pulvinare dietro a Cedric. Gli altri si stavano nella parte -inferior della sala. Vi si vedevano ancora commensali d'una specie diversa, -due o tre grandi cani levrieri soliti ad essere adoperati nella -caccia del cervo e del lupo; altrettanti cani da presa grossissimi di -collo, di testa e di orecchie; una coppia di que' cani da caccia della più -picciola specie, che oggidì vengono chiamati <i>bassotti</i>. Tutta questa famiglia -aspettava con impazienza l'arrivo della cena; ma con quell'accorgimento, -con quell'intelligenza, che la razza canina possede nello -squadrare le fisonomie, queste bestie si astenevano riguardosamente dall'interrompere -il cupo silenzio del loro padrone tenute probabilmente -in dovere dalla vista di una bianca bacchettina postagli vicino al piattello, -e della quale si giovava Cedric a frenare le inchieste di tal parte -quadrupede della sua servitù, quando si facevano troppo vivaci. Non -eravi che un vecchio cane-lupo, il quale arrogandosi la libertà che talvolta -i padroni concedono ad un vecchio servo favorito, stavasi sdraiato -presso la seggiola del suo signore, e ne richiamava a quando a quando -l'attenzione, or mettendogli la testa sopra le ginocchia, or lambendogli -la mano. Ma in quella sera la povera bestia non ottenea miglior risposta -di queste parole: «Abbasso, Balder, abbasso! non sono in -vena di giocare.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_24">[24]</span> -</p> - -<p> -Ed era di fatto cosa verissima che l'animo di Cedric non si trovava -allora in uno stato tranquillo. Lady Rowena, che era andata a -vespero in una chiesa lontana d'assai, in quel momento soltanto ritornava -a casa, e stavasi cambiando le vesti, perchè la pioggia gliele aveva -tutte inzuppate. Gurth e la sua mandria, che avrebbero dovuto essere -da lungo tempo al castello, non si vedeano pur anche giugnere, e le -proprietà venivano sì poco rispettate in que' tempi, che tale indugio -poteva attribuirsi o a qualche brutto giuoco de' malandrini e contrabbandieri, -copiosissimi nelle vicine foreste, ovvero alla violenza di qualcuno -fra i baroni confinanti, che confidandosi nelle loro forze, non usavano -grande riguardo alle sostanze degli altri. E l'affare era rilevante -più di quanto potrebbe credersi, perchè una gran parte delle ricchezze -possedute dai proprietari sassoni, si stava in mandrie porcine, e soprattutto -se questi aveano i loro dominii in vicinanza delle foreste, ove le -querce somministravano abbondante nutrimento a tal genere d'animali. -</p> - -<p> -A sì fatto motivo d'inquietudine altri se n'aggiugnevano. Non si -vedea arrivare il buffone Wamba, le cui lepidezze, quali che si fossero, -portavano una specie di condimento ai banchetti del nostro Cedric, -e alle copiose bevute di vino onde per solito gl'innaffiava. Più; -Cedric non avea mangiato nulla dopo il pranzo del mezzogiorno, se -l'ora consueta della cena era trascorsa da lungo tempo; la qual cosa -diveniva occasione di scontento ai gentiluomini campagnuoli di quei -tempi, come spesso lo diviene anche agli odierni. Tal suo disgusto per -altro egli non manifestava che con accenti interrotti, talora pronunziati -a mezza voce, come s'egli avesse parlato a sè medesimo, talora vôlto -ai servi che gli stavano a fianco, e soprattutto al suo coppiere che a -quando a quando gli presentava a guisa di pozione calmante una tazza -di vino. -</p> - -<p> -«A che tarda ancora lady Rowena?» -</p> - -<p> -«Non le rimane che a rassettarsi di nuovo il capo» rispose un'ancella -con quel tuono franco onde una cameriera dei nostri giorni suol -parlare al padrone di casa «non vorreste già comparisse a cena in cuffia -da notte? Del rimanente non v'è in tutta la contea una gentildonna -spicciativa nell'adunarsi, siccome la mia padrona.» -</p> - -<p> -All'osservazione fattagli dall'ancella il Sassone rispose unicamente -con una di quelle interiezioni che non si saprebbe come rappresentar -con caratteri di scrittura, e che poteva riguardarsi una specie d'approvazione. -</p> - -<p> -«Spero» egli aggiunse «che la sua divozione consulterà meglio il -tempo la prima volta che vorrà andare alla chiesa di San Giovanni.» -Volgendosi indi al suo coppiere, ed alzando la voce come se non gli fosse -sembrato vero di trovar qualcuno sopra cui sfogare il suo mal umore: -<span class="pagenum" id="Page_25">[25]</span> -«ma da parte di tutti i diavoli!» sclamò egli. «Qual cagione può ad ora -sì tarda tenere Gurth fuori di casa? Non vorrei ci avesse a portar -cattive notizie della sua mandria. Egli è però un servo diligente e fedele, -ed io gli preparava un destino migliore. Forse lo avrei nominato -fra le mie guardie.» -</p> - -<p> -«Non è poi così tardi» rispose modestamente Osvaldo, «ned è -ancora passata un'ora da che hanno sonato il <i>coprifuoco</i><a class="tag" id="tag4" href="#note4">[4]</a>.» Se Osvaldo -avea intenzione di scusare il suo camerata, certamente fu mal destro -nel rammentare a Cedric una delle cose le più atte ad accrescerne lo -scontento. -</p> - -<p> -«Vadano al diavolo il <i>coprifuoco</i>, il bastardo che l'inventò e lo -schiavo disamorevole, la cui lingua sassone fa rintronare questa maladetta -parola ad orecchie sassoni! <i>Il coprifuoco!</i> bel trovato, che costringe -la gente dabbene a dovere spegnere il fuoco ed i lumi, affinchè -i ladri e gli assassini possano a lor bell'agio operar nelle tenebre! Oh! -Reginaldo Frondeboeuf e Filippo di Malvoisin sanno profittare del <i>coprifuoco</i> -tanto bene quanto Guglielmo il Bastardo egli stesso, e quanto -alcun altro di questi venturieri normanni, che si batterono ad Hastings. -Io m'aspetto da un istante all'altro l'annunzio che la mia mandria è -stata rubata, e divenuta pasto di questi banditi normanni che i loro -padroni lasciano morir di fame. Tutte le rendite di costoro si stanno -nel ladroneccio e nell'assassinio. Già avranno ucciso il mio servo fedele. -E Wamba? Dov'è Wamba? Non mi disse qualcuno ch'egli era uscito -insieme con Gurth?» -</p> - -<p> -Osvaldo rispose affermativamente. -</p> - -<p> -«Di bene in meglio! Avranno condotto via il buffone d'un Sassone -per dargli a padrone un lord normanno. Ma noi tutti siamo veri buffoni -nel restar sottomessi a costoro, e meritiamo maggior disprezzo che -nol meriteremmo, se la natura ci avesse conceduto solamente una mezza -dose di spirito. Ma io mi vendicherò» soggiunse egli spirando il massimo -sdegno, e alzandosi da sedere, ed afferrando la sua chiaverina. «Io -porterò le mie lagnanze al gran consiglio. Ivi, ho amici, ho vassalli. -Chiamerò a disfida il Normanno corpo a corpo. Ch'ei si faccia avanti -col suo saione d'acciajo, col suo elmo di ferro, e con tutto ciò che fa -ardimentosa la sua codardia. Questa mia chiaverina ha rotti ostacoli -più resistenti che tre dei loro scudi. Mi credono vecchio, lo vedo bene, -ma s'accorgeranno che il sangue di Everardo scorre ancora entro le -<span class="pagenum" id="Page_26">[26]</span> -vene di Cedric. Ah Wilfrid!» soggiunse egli abbassando la voce in -modo di chi parla solamente con sè medesimo. «Se tu avessi potuto -vincere una sconsigliata passione, il padre tuo non si vedrebbe abbandonato -in questa età, come una quercia solitaria, i cui rami sfogliati rimangono -ludibrio degli aquiloni!» Parve che queste ultime idee cambiassero -il suo sdegno in mestizia; poichè rimessa a luogo la chiaverina, -e seduto di bel nuovo si abbandonò interamente a malinconiche meditazioni, -dalle quali d'improvviso il ritrasse il suono d'un corno. -</p> - -<p> -A questo suono corrisposero gli abbaiamenti di tutti i cani, e non -di quelli soltanto che si trovavano nella sala, ma di venti o trent'altri -sparsi per tutto il castello; onde la bacchettina bianca di Cedric e gli -sforzi di tutti i servi bastarono appena a far cessare questo canino -fracasso. -</p> - -<p> -«Si corra alla porta» sclamò il Sassone, appena il cessato tumulto -dei cani gli permise di fare udir la sua voce. «Sappiasi tosto quali notizie -ci arrivano. Non v'ha dubbio! È l'annunzio di qualche spogliamento, -qualche malvagità operata sulle mie terre.» -</p> - -<p> -Di lì a pochi istanti venne una delle guardie di Cedric ad annunziargli -che Aymer, priore di Jorvaulx, e il cavaliere Brian di Bois-Guilbert, -commendatore dell'ordine venerabile de' Templari, accompagnati -da seguito poco numeroso, e avviati al torneo che di lì a due giorni doveva -aprirsi a poca distanza d'Ashby-De-La-Zonche, chiedevano per una -notte ospitalità in quel castello. -</p> - -<p> -«Il priore Aymer! Brian di Bois-Guilbert» sclamò Cedric «Normanni -sì l'uno che l'altro! Ma poco monta. Normanni o Sassoni, non -si dica mai che l'ospitalità fu negata nel castello di Rotherwood. Poichè -lo scelsero per riposarvi, sieno i ben venuti. Avrebbero veramente fatto -meglio a continuare per la loro strada. Non già che mi pesi il nudrirli -e l'alloggiarli per una notte. Poi presentandosi quali ospiti, anche i Normanni -debbono abbandonare la lor tracotanza. Undeberto» diss'egli ad -una specie di maggiordomo, che gli stava dietro tenendo in mano un -bianco bastone «prendete sei uomini in vostra compagnia e fate entrar -gli stranieri nella parte del castello assegnata agli ospiti; i loro cavalli -vengano collocati nelle mie scuderie, e abbiate cura che non manchi -loro cosa veruna. Offerite ad essi vestimenta se han desiderio di cambiarne, -accendete buon fuoco ne' loro appartamenti, presentateli d'ala -e di vino, e dite al cuoco che accresca la cena come potrà. Sia parimente -vostra cura il dir loro, che Cedric si sarebbe portato in persona -ad assicurarli che sono i benvenuti nel suo castello, s'ei non avesse -fatto voto di non moversi mai tre passi al di là del suo pulvinare per -andare incontro a chiunque non esca di real sangue sassone. Andate, -non dimenticate nessuna cosa, e l'orgoglio di costoro non possa mai -<span class="pagenum" id="Page_27">[27]</span> -vantarsi spacciando che trovarono avarizia e povertà in casa d'un Sassone.» -</p> - -<p> -Il maggiordomo uscì per eseguire i comandi del suo padrone. -</p> - -<p> -«Il priore Aymer!» replicò Cedric, volgendosi ad Osvaldo. «S'io -non m'inganno egli è il fratello di Gilles di Mauleverer, ora, lord di -Middleham.» -</p> - -<p> -Osvaldo fece in aria rispettosa un segno affermativo. -</p> - -<p> -«Ebbene! Ha un fratello che usurpa una carica ed un patrimonio -dovuto ad una stirpe più degna, a quella di Ulfgar di Middleham. -Ma qual è il lord Normanno che non usurpi? Questo priore, dicono, -è un prete gioviale, più amico del fiaschetto e del corno da caccia, che -non lo è delle campane e del breviario. Ottimamente! Ch'ei venga. -Sarà ben accolto. E il Templario, come lo chiamate voi? Ho dimenticato -il suo nome.» -</p> - -<p> -«Brian di Bois-Guilbert.» -</p> - -<p> -«Bois-Guilbert! Gli è un nome conosciuto bene e male. Si dice -che è valoroso quant'altri migliori del suo ordine lo possano essere; ma -che poi non gli manca un solo fra i vizi de' suoi confratelli, orgoglio, -arroganza, crudeltà, sregolamento di costumi; che ha un'anima chiusa -alla compassione; che non teme e non rispetta nessuna cosa, nè sulla -terra nè in cielo. Ecco quanto io ho inteso da pochi guerrieri tornati -dalla Palestina. Ma infine, il male è di una notte: sarà ben ricevuto -egli pure. — Osvaldo, mettete a mano una botte del più vecchio vino -che abbiamo. Preparate l'idromele miglior che vi sia, il sidro il più spumante, -il <i>morat</i> e il pigmento i più profumati<a class="tag" id="tag5" href="#note5">[5]</a>. Mettete in tavola -tazze più grandi dell'ordinario. I Templari e i priori amano il buon -vino e la buona misura. E voi, Elgitta, andate a dire alla vostra padrona, -che per questa sera può dispensarsi dal comparire al banchetto, -se però ella stessa non bramasse venirvi.» -</p> - -<p> -«Ella lo bramerà certamente» rispose Elgitta senza esitare; «nè -le parrà vero di udire le ultime notizie della Palestina.» -</p> - -<p> -Cedric lanciò un guardo di scontento sopra l'ancella ardimentosa; -ma Rowena e tutte le persone pertenenti a Rowena godeano immunità; -nè per esse eran temibili le ire del Sassone, il quale si limitò a dirle; -«Chetatevi, ed imparate a regolar meglio la vostra lingua. Arrecate il -mio messaggio alla padrona. Ella poi faccia quanto meglio le aggrada. -Fra queste mura almeno, la discendente d'Alfredo regna ancora come -sovrana.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_28">[28]</span> -</p> - -<p> -Elgitta si ritrasse senza mettere replica. -</p> - -<p> -«La Palestina!» disse il Sassone a mezza voce, ripensando all'ultime -parole di Elgitta. «Quante orecchie si spalancano per ascoltare -i racconti che su questo fatal paese si vanno spacciando or da crociati -dissoluti, or da ipocriti pellegrini! Anch'io potrei chiedere!... Informarmi!.... -Udire con cuore palpitante le favole che questi vagabondi -impostori inventano per farsi concedere ospitalità!... Ma no: il figlio -che m'ha disubbidito non è più mio figlio: il suo destino m'è indifferente -siccome quello del più spregevole fra tante e tante migliaia d'uomini -che s'attaccarono la croce alle spalle, e che spargendo il sangue -umano s'abbandonarono a tutti i delitti dandosi vanto di compiere i -voleri del Cielo.» -</p> - -<p> -Aggrottò il ciglio Cedric e chinò gli occhi a terra; ma in tal momento -s'aperse una delle porte della sala, e il maggiordomo, tenendo -il suo bianco bastone e preceduto da quattro servi che portavano torce, -si presentò, introducitore degli ospiti. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_29">[29]</span></p> - -<h2>CAPITOLO IV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«E la veste, che dianzi era succinta,</p> -<p class="i02"> «Con tanta maestà le si distese</p> -<p class="i02"> «Infino a' piè, ch'all'andar anco, e Dea</p> -<p class="i02"> «Veracemente, e Venere mostrossi.»</p> -<p class="i08"> <span class="smcap">Eneide</span>, <i>Trad. An. Caro.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Il priore aveva avuto tempo di cambiare le sue vesti da viaggio in altre -più preziose, sulle quali portava un camice adorno di finissimi ricami. -Oltre all'anello d'oro massiccio, distintivo della sua dignità, le dita di -lui andavano cariche di altri anelli, ov'erano legate preziose gemme, ad -onta de' canoni che le proibivano. N'erano gli zoccoli del più bel cuoio -che la Spagna mandasse; ridotta vedeasi la barba alla minor dimensione -che permettessero le regole dell'ordine, e la tonsura sua nascondevasi sotto -un berrettone di scarlatto, che sontuosi ricami parimente fregiavano. -</p> - -<p> -Il cavaliere del Tempio erasi egli pure abbigliato in diversa guisa, -e benchè non isfoggiasse di gemme siccome il Priore, ricche egualmente -n'erano le vesti, dignitoso l'aspetto più di quello del suo compagno. Il -saione di maglia d'acciaio avea dato luogo ad una tonaca di seta porporina, -guernita di pelliccia, cui soprastava candidissima lunga veste, -che offeriva agli sguardi leggiadrissimo panneggiamento. Avea inoltre -un mantello di velluto nero che mostrava alla spalla la croce dell'ordine -ad otto punte foggiata. Più non coprivalo quel berrettone che dianzi -scendeva al sopracciglio, rimanendogli a solo ornamento del capo la -sua folta chioma, naturalmente inanellata e nera come lustrino, che -ottimamente accordavasi col colore oltre modo bruno della sua pelle. -Nulla pareggiava la maestà di quel portamento e di quel contegno, e -solamente ne apparia di soverchio quell'alterezza derivata dalla consuetudine -di usare un'autorità illimitata. -</p> - -<p> -I due spettabili personaggi venivano accompagnati ciascuno dal suo -corteggio, e dall'individuo che fin dalla <i>Croce Atterrata</i> gli aveva scortati -colà. Teneasi questi in una distanza rispettosa da essi, e fra gli altri -della comitiva si discernea per le sue vesti da pellegrino. Tutto avvolto -in un gran mantello di rascia grossolana, zoccoli allacciati con una correggia -ne difendeano i piedi ignudi; un cappellaccio, le cui larghe ali -erano tutte coperte di nicchi marini, ed un bordone, guernito di ferro -all'estremità, e ornato d'un ramo di palma alla cima ne compievano -l'intero arredo. Egli veniva modestamente dopo tutti gli altri ospiti, ed -<span class="pagenum" id="Page_30">[30]</span> -osservando che la tavola bassa era appena ampia abbastanza per contenere -intorno a sè i servi di Cedric, e le persone di seguito dei due -viaggiatori, si assise ad uno sgabello posto sotto uno de' grandi cammini -già da noi indicati, unicamente inteso, siccome parea, a rasciugar le sue -vesti, nè curandosi d'alimenti, finchè l'ospitalità dell'intendente di Cedric -non ricordossi di lui. -</p> - -<p> -Sì tosto che vide giungere i suoi ospiti, Cedric si alzò con grande -aria di dignità, e sceso dal pulvinare fece tre passi ver essi, indi si soffermò. -</p> - -<p> -«Duolmi, reverendo Priore, che un voto mi rattenga di avanzarmi -oltre per ricevere nel castello de' miei maggiori tali ospiti quali siete -voi, e questo prode cavaliere templario. Il mio intendente debbe avervi -spiegato il motivo di questa, soltanto apparente, scortesia. Piacciavi -ancora d'accogliere le mie scuse s'io mi varrò in parlandovi del mio -nativo linguaggio, e se vi prego, allorchè mi rispondete, a valervene -parimente, purchè però vi sia noto questo idioma; altrimenti, credo -aver cognizione del Normanno quanto basterà ad intendere quello che -mi direte.» -</p> - -<p> -«Degno <i>Franklin</i>» rispose il Priore «o piuttosto permettetemi -chiamarvi degno <i>Thane</i>, ancorchè simil titolo sia alquanto vieto; i voti -vogliono essere mantenuti. Que' legami che stringono la vittima a piè -degli altari sono altrettanti nodi che ci congiungono al cielo. Sì, com'io -lo diceva: i voti vogliono essere mantenuti, semprechè la nostra santa -madre Chiesa non giudichi cosa oppurtuna il dispensarcene. Quanto -spetta all'idioma che adopreremo, io avrò tutto il contento in valendomi -di quello che fu pur l'idioma della mia rispettabile ava, Ilda di -Middlebeam, morta in odore di santità direi quasi, al pari della sua -gloriosa avvocata la beata Ilda di Whitby.» -</p> - -<p> -Terminata ch'ebbe il Priore questa da lui creduta arringa conciliatoria, -il Templario con tuono enfatico soggiunse brevemente: «Io -parlo sempre francese, che è la lingua del re Riccardo e della sua nobiltà; -però conosco abbastanza l'inglese per intendere i nativi di questa -contrada.» -</p> - -<p> -Cedric lanciò sul guerriero di Palestina uno di quegli sguardi d'impazienza -e di collera, cui sempre lo provocava ogni spece di confronto -fra le due nazioni rivali; ma rammentando tosto i doveri della ospitalità -represse ogn'indizio di risentimento, e d'un gesto invitò gli ospiti -a sedersi sopra due scanni posti alla sua sinistra, alquanto più bassi di -quello in cui stavasi; indi ordinò venisse portata la cena. -</p> - -<p> -Mentre i servi intendevano ad obbedire il loro padrone, questi -scôrse all'altra estremità della sala Gurth e Wamba che allora giugneano. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_31">[31]</span> -</p> - -<p> -«Si facciano tosto venire a me quei due sfaccendati» gridò il -Sassone preso da subitanea impazienza, e tosto si accostarono al pulvinare -i due pretesi colpevoli «perchè siete voi rientrati sì tardi? Che -divenne della mandria a te confidata, sciagurato Gurth? Hai tu lasciato -che te la rubino i masnadieri e gli scorridori?» -</p> - -<p> -«Salvo il vostro beneplacito» rispose Gurth «ho ricondotta tutta -quant'era la mia mandria.» -</p> - -<p> -«Ma non è mio beneplacito lo starmi due ore a fantasticare sinistri, -e far divisamenti di vendetta contra vicini che m'hanno offeso. Ti -avverto: la prima volta che per colpa tua si rinnoverà simile inconveniente -ne sarai punito coi ferri e colla prigionia.» -</p> - -<p> -Gurth, che conosceva l'indole del suo padrone, e quanto fosse facile -all'ira, credè cosa prudente il non addurre veruna scusa; ma s'incaricò -di rispondere il matto, cui i privilegi della sua carica assicuravano -che avrebbe trovata indulgenza in Cedric. -</p> - -<p> -«Per verità, nostro zio, in questa sera non vi mostrate nè saggio, -nè ragionevole.» -</p> - -<p> -«Zitto là, Wamba, se tu ti prendi sì fatte libertà, ti mando, senza -badare che tu sia un pazzo, a far penitenza e a ricevere la disciplina -nella stanza del portinaio.» -</p> - -<p> -«La Sapienza vostra si degni spiegarmi prima di tutto, s'ella sia -cosa ragionevole e giusta il castigare qualcuno per le colpe commesse -dagli altri.» -</p> - -<p> -«Certamente che no.» -</p> - -<p> -«E perchè dunque minacciar punizioni a Gurth, che non è colpevole -nè poco, nè assai? Non è già che ci siamo dati bel tempo lungo la -strada. Neppur un istante abbiamo perduto. Ma Fangs non ha potuto -radunare tutta la greggia che dopo l'ultimo tocco della compieta.» -</p> - -<p> -«Se poi il fallo è di Fangs» soggiunse Cedric volgendosi a Gurth -«è duopo ammazzarlo, e provedersi d'un altro cane.» -</p> - -<p> -«Salvo sempre il rispetto che vi è dovuto, o mio zio» tornò a -parlare il buffone «neanche questa si chiama giustizia. Qual colpa ha -Fangs, se non ha potuto far sentire la persuasione del suo morso agli -animali ch'egli dovea raccozzare? La colpa è di chi gli ha levati i denti -davanti, alla quale operazione, se lo consultavano, per dio! non si sarebbe -prestato.» -</p> - -<p> -«Strappare i denti al cane d'un fra miei servi!» sclamò il Sassone -preso da subitaneo furore. «Chi è il ribaldo che osò farmi simile -oltraggio?» -</p> - -<p> -«Il vecchio Uberto, il boscaiuolo di ser Filippo Malvoisin. Costui -trappolò il povero Fangs nella foresta; e gli saltò in mente che questa -bestia desse la caccia al daino, contravvenendo ai diritti del signore del -bosco, e...» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_32">[32]</span> -</p> - -<p> -«Vadano al diavolo Malvoisin e il suo boscaiuolo. Insegnerò io ad -entrambi che a termini della patente dei boschi, la caccia di queste foreste -è libera. Per ora basta così. Andate ai vostri posti. E tu, Gurth, -provedi un altro cane, e ardisca il boscaiuolo tentar la seconda! Mi -prendo sul mio capo tutte le imprecazioni che si scagliano contro i vigliacchi, -se non gli taglio l'indice della mano destra, sicchè non possa -mai più scoccare una freccia. Vi chiedo scusa, miei degni ospiti, ma -sono attorniato da tai confinanti, i quali, vel giuro, ser cavaliere, non -valgono nulla meglio degl'Infedeli, contro cui vi siete cimentato in Terra -Santa. Oh! la cena è imbandita. Prendetene la vostra parte, e scusate -se meglio non vi ho potuto servire.» -</p> - -<p> -Ma per vero dire, tal era quella imbandigione che non obbligava -a scuse chi la offeriva. E se la tavola bassa non presentò che porco, o -lesso o arrostito o abbrustolato, la mensa d'onore in compenso vedeasi -copiosissima e di polli e di salvaggiume d'ogni specie, e di focacce e di -torte empite di giulebbi e di frutta e mele. Certi piccoli uccelli detti di -becco gentile non venivano già messi in tavola su i piattelli, ma infilzati -tuttavia ne' loro schidoni, i paggi li porgevano a mano a mano ai convitati -che se ne prendean quanta parte tornava a lor grado. Un bicchiere -d'argento stava dinanzi a ciascun personaggio di riguardo, gli altri, com'era -di uso, bevevano entro tazze d'osso. -</p> - -<p> -Ognuno s'accigneva al lavoro della mensa, allorchè d'improvviso -il maggiordomo, sollevando il suo bianco bastone, gridò ad alta voce -«Fate luogo a lady Rowena!» E fu un tempo medesimo l'aprirsi una -porta situata ad un lato del pulvinare, e comparire la Lady, accompagnata -da quattro ancelle. Cedric, comunque, nè forse gratamente, sorpreso al -vederla giugnere in sì fatta occasione, fu presto ad andarle incontro, e -rispettosamente la condusse fino al seggiolone postogli a mano diritta, -sede assegnata alla padrona di casa. Ognuno parimente si alzò in piedi -per riceverla, ed ognuno con silenzioso saluto corrispose quello che in -graziosi modi ella volse ai convitati. Rowena prese adunque il solito -luogo; ma non si era per anco seduta, che il Templario susurrò all'orecchio -del Priore: «Non pretendo più portare al torneo la vostra -collana d'oro e fate conto sul vino di Chio che ho perduto.» -</p> - -<p> -«Non vel diss'io?» rispose parimente sotto voce Aymer. «Ma -moderate il vostro impeto. Il <i>Franklin</i> vi sta osservando.» -</p> - -<p> -Poco badò a tale avvertimento Bois-Guilbert, il quale avvezzo a -non conoscere d'altre leggi fuorchè il proprio volere, non partì mai gli -occhi dalla bella Sassone, che forse il ferì tanto più, perchè scorse in -lei tal genere di vezzi, differenti affatto da quelli che l'Oriente gli aveva -offerti ad ammirare. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-032a"></a> - <img src="images/ill-032a.jpg" alt="" /> -<p class="caption">ROWENA</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_33">[33]</span> -</p> - -<p> -Non mancandole alcuna delle proporzioni che abbelliscono il suo -sesso, la statura di Lady Rowena, non troppo alta, era tale che ben si -addiceva agli altri pregi della persona. La bianchezza della sua carnagione -abbagliava la vista, e ad un tempo la nobiltà de' lineamenti le -toglieva quell'aria di scipitezza, di cui peccano d'ordinario le donne -bianche soverchiamente. Due sopracciglia del color di castagno faceano -leggiadramente arco a due begli occhi azzurri, che parean creati così -per accendere come per ammollire, ed atti egualmente ai modi del comando -ed a quelli della soave preghiera. Laonde mentre la dolcezza -sembrava l'ordinaria espressione di quella fisonomia, scorgevasi ad un -tempo che la consuetudine di comandare e ricevere omaggi, avea impresso -nell'animo di lei quanta sublimità bastava a temperare la mansueta -pieghevolezza d'indole sortita dalla natura. Le sue lunghe chiome, -nel colore non dissimili dalle sopracciglia, scendeano in copiose anella, -alla cui architettura certamente l'arte contribuì; fra queste anella brillavano -preziose gemme, e la lunghezza naturale conceduta per intero a -quella capigliatura, annunziava la chiarissima origine della nobile Sassone. -Le ornava il collo una catenella d'oro, da cui pendeva un picciolo reliquiario -dello stesso metallo. Ignude le braccia, e fregiate di smaniglie, -il suo abbigliamento stavasi in una sottovesta, ed in una gonnellina di -seta d'un color verde pallido, sopra cui ondeggiava altra veste fornita -di larghe maniche, che le scendeano soltanto al gomito. Era questa di -un panno di finissima lana cremisina. Un tessuto d'oro e di seta le -prestava ufizio di velo, congegnato in guisa che poteva coprirle il volto -ed il seno all'usanza spagnuola, ovvero scenderle in leggiadro panneggiamento -sugli omeri. -</p> - -<p> -E in questo secondo modo allora se ne giovava. Ma accortosi come -gli occhi del Templario stessero fisi, immobili sopra di lei con tale -ardore, che sarebbersi detti due carboni infuocati e scintillanti in mezzo -a nera fornace, portò il velo al viso con aria di dignità, atta a fargli -comprendere che quel modo libero di contemplarla le dispiaceva. Cedric -s'avvide di tal contegno di Rowena, e ne comprese tosto il motivo, -onde voltosi al guerriero, sì gli disse: «Ser Templario, le guancie delle -donzelle sassoni sono poco avvezze al sole, e non sanno sopportare le -occhiate fisse d'un crociato.» -</p> - -<p> -«Se errai» rispose ser Brian «vi chiedo scusa, vale a dire, chiedo -scusa a lady Rowena, perchè la mia umiltà non può stendersi più oltre.» -</p> - -<p> -«Lady Rowena» soggiunse il priore «ne ha castigati tutti nel -voler punire l'arditezza del mio amico. Spero sarà men crudele ne' giorni -del grande torneo, ove, mi è grato il crederlo, avremo il piacere di -vederla.» -</p> - -<p> -«Gli è tuttavia incerto se noi v'andremo» disse allora Cedric. -<span class="pagenum" id="Page_34">[34]</span> -«Non mi garbano troppo queste vanità, sconosciute ai miei padri allora -ch'era libera l'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Deh! non ci togliete la speranza di potervi indurre a venirci in -nostra compagnia» risoggiunse il Priore. «Le strade sono mal sicure, e -la scorta di un tal cavaliere qual è ser Brian di Bois-Guilbert non mi -sembra da disdegnarsi.» -</p> - -<p> -«Ser Priore» rispose il Sassone «fino al momento che vi parlo, -se ho voluto viaggiare in questi dintorni, non ho mai avuto bisogno -d'altra scorta oltre quella de' miei fidi vassalli e della mia spada. Se -noi risolviamo di condurci ad Ashby-De-La-Zouche nol faremo che in -compagnia del nostro nobile confinante e compatriotto, Atelstano di Conisburgo, -e ci faremo scortare da un seguito bastante per non temer -i malandrini di ogni specie... Bevo alla vostra salute, ser Priore, e -vi ringrazio per la cortesia dell'offerta. Gustate di questo vino. Spero -non vi dispiacerà. Se per altro voi foste tanto rigido osservatore delle -regole monastiche da preferire il latte, inacetito alla vostra usanza, posso -farvene somministrare, nè pretendo obbligarvi che mi stiate a petto nel -bere.» -</p> - -<p> -«Oh!» sorridendo disse il Priore «gli è solo fra le pareti del convento -che noi ci limitiamo al <i>lac dulce et acidum</i>. Trovandoci in mezzo -al mondo sappiam conformarci alle sue costumanze. Quella bevanda -adunque che è la vostra, sarà pure la mia nel corrispondere al vostro -brindisi; e il latte inacetito lo lascerò ai miei fratelli laici.» -</p> - -<p> -«Ed io» disse il Templario empiendo la propria tazza «porto -un brindisi alla bella Rowena. Da che questo nome è conosciuto nell'Inghilterra, -non ha mai meritato meglio un tale tributo. In fede -mia! potrei perdonare al misero Vortigerno la perdita dell'onore e del -regno cui egli soggiacque, se nell'antica Rowena fosse stata la metà -dei vezzi che adornano la moderna.» -</p> - -<p> -«Vi dispenso da tanta cortesia, ser cavaliere» rispose Rowena -senza scoprire il volto per questo; «o, se volete farne uso, vi prego -darne a noi una prova col fornirci le ultime notizie della Palestina. -Per orecchi inglesi questo argomento ha maggior vaghezza di tutti i -complimenti, cui v'addestrò la vostra educazione francese.» -</p> - -<p> -«Si riducono ben a poco queste notizie» rispose Bois-Guilbert. -«Vi dirò che si va confermando la voce d'una tregua fatta con Saladino.» -</p> - -<p> -Allora entrò di mezzo Wamba, che già occupava il suo solito -luogo, seduto sopra uno scanno, il di cui dorsiere vedevasi decorato da -due orecchie d'asino, e posto dietro al seggiolone del Signore, che a -quando a quando si ricordava di porgere qualche minuzzolo al buffone, -concedendogli sia facoltà di prenderlo dal piattello stesso del padrone, -<span class="pagenum" id="Page_35">[35]</span> -grazia talor compartita anche ai cani favoriti che ammessi venivano -nella sala. Il nostro Wamba aveva dinanzi a sè un tavolino, e tenendo -le calcagna sulla spranga della propria seggiola, parea non intento ad -altro che alle vivande delicate, di cui lo presentava Cedric; pur non -perdeva alcuna occasione che a lui si offerisse per adempiere agli ufizi -della propria carica. Laonde alle ultime parole pronunziate dal Templario -non si fece riguardo d'interromperlo, sclamando: «Queste tregue -cogli Infedeli mi fanno ben venir vecchio!» -</p> - -<p> -«Che vuoi tu dire con ciò o matto?» Gli chiese il padrone con -quel tuono, che lo dimostrava inclinato a prendere in buona parte le -costui facezie. -</p> - -<p> -«Gli è perchè di queste tregue ne ho veduto conchiudere tre; e -ciascuna d'esse doveva durar cinquant'anni. Per conseguenza, facendo -bene i miei conti, adesso io debbo avere, almeno almeno, cencinquant'anni.» -</p> - -<p> -Il Templario che riconobbe allora l'amico della foresta, si volse a -lui immantinente: «Comunque sieno le cose, mi prendo io l'assunto -che non morirete di vecchiezza, se un'altra volta vi prende il talento -di trarre in inganno i viaggiatori smarriti, siccome usaste con noi questa -sera.» -</p> - -<p> -«Che ascolto? Sciagurato!» Sclamò Cedric. «Trarre in inganno i -viaggiatori! Tu meriti le verghe, perchè questo, anzichè di pazzia, è -un vero atto di malignità.» -</p> - -<p> -«Vi prego, nostro zio, non vogliate impedire che la pazzia divenga -protettrice della malizia. Io non ho commesso che un leggiero sbaglio, -confondendo la mia mano destra colla sinistra. Ma tale sbaglio, può -ben perdonarmelo chi prende un matto per guida e per consigliere. Io -dico che costui commette un fallo più grande d'assai.» -</p> - -<p> -Venne interrotto il colloquio dal giugner d'un paggio, il quale annunziò -starsi alla porta uno straniero, che chiedeva ospitalità. -</p> - -<p> -«Entri subito, chiunque egli sia» rispose Cedric. «In una tempestosa -notte siccome è questa, anche le bestie selvagge cercano la protezione -dell'uomo, che è il loro mortale nemico, e ciò fanno piuttosto che -affrontare il furore degli elementi. Osvaldo, andate a vedere, ed abbiate -cura che questo straniero non manchi d'alcuna cosa.» -</p> - -<p> -Osvaldo uscì immantinente per eseguire gli ordini del suo padrone. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_36">[36]</span></p> - -<h2>CAPITOLO V.</h2> -</div> - -<div class="blockchap"> -<p> -«E che? Un Ebreo non ha forse mani, organi, -sensi, affetti, passioni? Che differenza dunque -vi è tra lui e gli altri uomini? Non si nudriscono -tutti degli stessi alimenti? Non temono -tutti le ferite delle medesime armi? Non sono -sottoposti alle stesse malattie, guariti dagli -stessi rimedi, infreddati e scaldati da un comun -verno, e da una state comune?» -</p> -<p class="indr"><i>Il mercante di Venezia.</i></p> -</div> - -<p> -Osvaldo, che non tardò ad essere di ritorno, avvicinatosi all'orecchio -del padrone, gli disse: «Lo straniero è un ebreo, di nome -Isacco d'York. Degg'io farlo entrare nella sala?» -</p> - -<p> -Wamba, che nella vicinanza in cui trovavasi, udì la domanda, si -fece a dire coll'ordinaria sua libertà: «Incarica Gurth di far le tue -veci. Un guardiano di porci è il degno cerimoniere d'un ebreo.» -</p> - -<p> -«Santa Maria!» sclamò il Priore facendo un segno di croce. «Un -miscredente, un Ebreo dovrebbe essere ammesso alla nostra presenza?» -</p> - -<p> -«Un cane d'Ebreo» disse nel tempo stesso il Templario «avvicinarsi -a un difensore del Santo Sepolcro!» -</p> - -<p> -«Per dio!» Entrò in mezzo Wamba; «se non m'inganno, -i Templarii son più ghiotti delle sostanze che della compagnia degli -Ebrei.» -</p> - -<p> -«Chetatevi, miei degni ospiti» soggiunse Cedric; «non sia mai -detto che nel mio castello si ricusi ospitalità a chicchessia. Poichè il -Cielo ha sopportato per tanti anni la presenza di tutta intera la nazione -giudaica non possiamo noi per poche ore sofferir quella d'un individuo -di tale razza? Non per ciò alcuno di questa assemblea sarà obbligato -a conversare seco, od a mangiare in sua compagnia. Si può dargli una -tavola a parte; a meno che» sorridendo aggiunse «que' signori forestieri -del turbante non volessero riceverlo in brigata con loro.» -</p> - -<p> -«Ser <i>Franklin</i>» prese a dire il Templario «i miei schiavi saracini -sono buoni Mussulmani, e disprezzano gli Ebrei quanto possa -farlo qualunque Cristiano.» -</p> - -<p> -«In fede mia!» sclamò Wamba «non vedo il perchè i seguaci -di Maometto abbiano da avere tanto vantaggio sovra questo popolo eletto -di Domeneddio.» -</p> - -<p> -«Lo metteremo a mensa con te, o Wamba» soggiunse Cedric; -«un matto e un Ebreo sono fatti l'uno per l'altro.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_37">[37]</span> -</p> - -<p> -«Ma il matto» replicò Wamba «saprà alzare un bastione che -impedirà d'avvicinarsi all'Ebreo» e ciò dicendo s'impadronì del resto -d'un prosciutto che stava sopra la tavola. -</p> - -<p> -«Silenzio!» disse Cedric «egli giugne.» -</p> - -<p> -Introdotto con poche cerimonie, agitato da timore e da titubazione -che gli si leggeano nella fisonomia, e facendo a più riprese profondissimi -inchini per tutti i versi, si avvicinò all'estremità inferiore della tavola -un vecchio magro e d'alta statura, comunque il continuo abito di curvarsi -glie l'avesse in tal qual modo accorciata. Vivaci e regolari ne erano -i lineamenti, aquilino il naso, neri gli occhi e scaltriti, alta e corrugata -la fronte; e la lunga barba, e i grigi capelli avrebbero prestato un -aspetto venerando a costui; ma consideratane in ogni parte la fisonomia, -annunziava questa con troppo evidenza, com'egli apparteneva ad una -razza, che fu nel durare di quel secolo d'ignoranza abborrita da un -popolo credulo e pieno di pregiudizi, e perseguitata da una nobiltà ingorda -e invidiosa delle altrui ricchezze, odio e persecuzione, che, com'è -da credersi, diedero agli Ebrei un'indole loro propria, i cui principali -distintivi erano, per non dir peggio, la viltà e la cupidigia. -</p> - -<p> -Le sue vesti, che, a quanto appariva, furono danneggiate assai -dalla pioggia, si stavano in un grande mantello scuro sovrapposto a tonaca -d'un colore di porpora carico. Portava stivaloni foderati di pelliccia, -un cinturino da cui pendeano un piccolissimo coltello da caccia ed un -calamaio. Il suo berrettone era giallo e d'una particolare forma riquadra, -tal quale prescrivevasi in allora agli Ebrei per distinguerli dai -Cristiani. Ma questo berrettone ei si levò rispettosamente nell'atto di -entrare. -</p> - -<p> -L'accoglienza trovata in quel momento da Isacco fu di tal natura, -che avrebbe avuto onde consolarsene il più inviperito nemico della -tribù d'Israele. Cedric, comunque l'Ebreo il salutasse più d'una volta -con rispettosissimi modi, non gli rispose fuorchè con un gesto, indicandogli -ch'ei potea sedersi alla tavola bassa, ove però non fu alcuno -che gli volesse dar luogo; anzi ad ogni lato d'essa cui presentavasi, -facendo il giro in modo di supplichevole, ciascuno sporgea in fuori i -gomiti, e si stringea contro al vicino, e i servi sassoni, continuando a -gustare di buon appetito la loro cena, non si prendevano nessun fastidio -della fame che tribolava l'uom sopraggiunto. I frati laici della comitiva -del Priore faceano grandi segni di croce riguardando con santo orrore -costui che a lor giudizio era un intruso, e i Saracini quando l'ebber da -presso, arricciando disdegnosamente i mustacchi, portarono la mano -al pugnale, siccome ultimo espediente ad evitare la lordura, di cui la -vicinanza dell'Ebreo li sozzava. -</p> - -<p> -Gli è probabile che Cedric, mosso da quelle cagioni medesime, -<span class="pagenum" id="Page_38">[38]</span> -per cui volle si aprissero le porte del suo castello a questo figlio d'un -popolo disgraziato da Dio, avrebbero anche dato ordine alla sua ciurma -di accoglierlo con minore scortesia; ma per mala ventura dell'Ebreo, -il nostro Sassone stava allora tutto assorto in una discussione nata di -recente col Priore sulle differenti razze de' cani, e sulla convenevolezza -del confonderle, argomento da cui Cedric non potea naturalmente disviarsi -per saper se un Ebreo sarebbe o no andato a letto a digiuno. -</p> - -<p> -Mentre Isacco ricevea da questa brigata un trattamento, pari a -quello che la sua proscritta nazione otteneva da tutti i popoli della -terra, la sola persona cui mettesse compassione lo stato di quel tapino -fu quella stessa che sotto la cappa del cammino vedemmo seduta -ad una picciola tavola avvicinatagli onde mangiasse intanto che si rasciugava. -Immantinente alzatosi il pellegrino, sì gli disse: «Vecchio, -prendi questo luogo, i miei abiti sono asciuttati, e vedo i tuoi ancor -molli d'acqua; io son sazio e tu devi aver fame.» Detto ciò, raccolse -i tizzoni sparsi nell'immenso spazio di quel focolare, e pose egli stesso -sulla picciola tavola quanta parte di vivande poteva occorrere a sfamare -l'Ebreo; poi, senza aspettarne i ringraziamenti, andò a collocarsi all'estremità -inferiore della sala, o avesse egli qualche ragion particolare di -cambiar luogo, o quello dov'era gli sembrasse per allora troppo vicino -ad un oggetto, cui tutta era volta la sua benevolenza. -</p> - -<p> -Se fosse vissuto a quei giorni un pittore capace di dipingere con -naturalezza gli atteggiamenti diversi di quegl'individui, non v'ha dubbio, -che avrebbe trovato un eccellente modello per raffigurare sotto -umane spoglie il Verno in quel Giudeo, curvo dinanzi al fuoco, e sollecito -di appressarvi le mani increspate e tremebonde ed inteso ad -asciugare le stillanti sue vesti. Poichè questi si fu alquanto riscaldato, -sedette innanzi alla sua picciola mensa, e cenò con un'apparenza d'appetito -e di soddisfazione, da cui bene scorgeasi quanto necessaria fosse -a lui quella cena. -</p> - -<p> -Intanto che Cedric e il Priore continuavano la loro dissertazione -intorno i cani, lady Rowena conversava con una delle sue ancelle, e -l'altero Templario, volgendo a vicenda gli occhi, or sulla bella Sassone, -or sull'Ebreo, parea meditasse alcuna cosa rilevante per proprio -conto. -</p> - -<p> -«Mi fa maraviglia, degno Cedric» dicea in quel tempo il Priore, -«come ad onta della predilezione in che avete il vostro idioma, certamente -vigorosissimo, non abbiate fatto grazia al francese-normanno per quei -vocaboli che appartengono alla caccia. Non credo esservi lingua, che -prevalga sopra l'ultima nel poter offerire voci variate ed acconce ad -esprimere quante idee presenta questa gradevolissima fra l'arti del diletto.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_39">[39]</span> -</p> - -<p> -«Venerabile Priore» soggiunse Cedric «vi rispondo non curarmi -punto di tai parole ricercate che vengono d'oltremare. Non ho bisogno -di esse per gustare i piaceri della caccia nelle nostre foreste.» -</p> - -<p> -«L'idioma francese» entrò allor in campo il Templario, adoperando -quel tuono prosontuoso e autorevole che gli era sì famigliare -«non è solamente l'idioma proprio della caccia; esso è parimente quello -dell'amore e della guerra, atto così a cattivarsi il cuor delle donne leggiadre, -come a spargere il terrore fra gli inimici.» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere» fu pronto allora Cedric nel rispondergli «colmate -la vostra tazza e quella del Priore, e permettete intanto ch'io risalga -ad un tempo rimoto da noi per trent'anni. Tal quale era a quei giorni -Cedric, egli non aveva d'uopo di frascherie francesi per farsi ben intendere -all'orecchio di giovane donna, e i campi di Northallerton possono -far fede se il grido marziale de' Sassoni fu inteso per mezzo alle -file dell'esercito scozzese, quanto il possa essere quello del più ardimentoso -fra i baroni Normanni. Viva la memoria de' prodi, che combatteron -in quella giornata! Fatemi ragione, diletti miei ospiti» e colmato -in ciò dir fino all'orlo un nappo di vino, continuò con ardor sempre -crescente. «Sì: quell'innalzamento di scudi fu ad ognor memorando, -cento bandiere sventolavano su i capi di quei famosi guerrieri; il sangue -sgorgava da ogni banda a torrenti, nè v'era chi non preferisse la morte -alla fuga. Un bardo sassone avrebbe nominato <i>la festa delle Spade</i> un -tal giorno; o l'adunamento dell'aquile che si lanciavano sulla lor preda, -e avrebbe detto quel suon di guerra più soave all'orecchio che non i -canti festevoli d'un convito nuziale. Ma i nostri Bardi or più non vivono, -e le nostre imprese vanno a perdersi in quelle d'un'altra schiatta. -Persin la nostra lingua, il nostro nome persino, stanno sul punto di -spegnersi, nè rimane che un vecchio abbandonato da tutti» accennando -sè stesso «a gemere tale sciagura. Coppiere, paggi<a class="tag" id="tag6" href="#note6">[6]</a>, empite i bicchieri. -Su via, ser Cavaliere. Vivano i prodi in armi! Vivano, qualunque -ne sia la patria e la lingua, vivano i valorosi campioni, che danno -oggidì maggiori prove di coraggio nel combattere per la Croce!» -</p> - -<p> -«Parrà forse tropp'alto questo dire in uomo insignito di tale simbolo -venerabile» e intanto Bois-Guilbert accennava la croce ricamata -sul suo mantello. «Ma a chi fra i difensori dell'augusto vessillo potrebbe -concedersi la palma, se non è ai miei generosi fratelli d'armi, -ai campioni del Santo Sepolcro, ai prodi cavalieri del Tempio?» -</p> - -<p> -«Ai cavalieri ospitalieri» soggiunse il Priore: «ho un fratello in -quest'ordine.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_40">[40]</span> -</p> - -<p> -«Non m'intendo avvilire la loro fama» disse il Templario «ma -credo...» -</p> - -<p> -«Credo nostro zio» soggiunse interrompendo Wamba «che se -Riccardo Cuor-di-Leone avesse avuto bastante giudizio per far a modo -d'un matto, sarebbe rimasto in casa propria co' suoi buoni Inglesi, e -avrebbe lasciato l'onore di liberare Gerusalemme a questi bravi cavalieri, -chè essi in fatti toccava più da vicino tale faccenda.» -</p> - -<p> -«Nell'esercito inglese adunque» si fece a chiedere Rowena «non -eravi alcun guerriero, il cui nome meritasse di stare a confronto de' cavalieri -del Tempio e degli altri di S. Giovanni?» -</p> - -<p> -«Perdonatemi, leggiadra signora» rispose il Templario; «il monarca -inglese condusse con sè molti prodi, i quali non cedevano in valore -se non se a quelli che furono il perpetuo baluardo di Terra Santa.» -</p> - -<p> -«<i>I quali</i> non cedevano <i>a nessuno</i>» sclamò il pellegrino, avvicinatosi -quanto basta per intendere tali discorsi, che diè a divedere -quanto il movessero ad impazienza. In quel momento tutti gli sguardi -in lui si conversero, ma non era possibile distinguerne i lineamenti del -volto, nascosto superiormente sotto le larghe ale di quel gran cappello, -e nella parte inferiore coperto dal mantello entro cui con grande cura -avvolgeasi. -</p> - -<p> -«Sostengo» replicò il pellegrino con tuono forte e fermo di voce -«che i cavalieri inglesi dell'esercito di Riccardo non la cedevano a -nessuno di quanti sguainarono la spada in difesa di Terra Santa. E -dico di più, che dopo la presa di san Giovanni d'Acri, il re Riccardo -aperse un torneo, ove cinque cavalieri si cimentarono contro qualunque -assalitore, e che in quella giornata ognun d'essi fece mordere la polvere -a tre antagonisti, fra i quali si trovarono sette cavalieri del Tempio; -e ser Brian di Bois-Guilbert sa meglio d'ogn'altro com'io dica la -verità.» -</p> - -<p> -Non vi sono espressioni bastanti a dipignere la rabbia che annuvolò -maggiormente il volto non mai sereno del Templario all'udire tai -detti. Preso da furore e da confusione ad un tempo, come senza volerlo -portò la convulsa mano all'elsa della sua spada, e l'avrebbe sguainata, -se non gli fosse tosto suggerito alla mente, che un atto di violenza in -quel luogo non poteva andar impunito. Cedric, consentaneo alla sua -indole rettissima e franca, e per l'altra parte poco uso ad abbracciare -diverse idee in un istante medesimo, giubilò tanto in udendo le lodi de' -propri concittadini, che non s'avvide del furore venuto ad invasare il -suo ospite. -</p> - -<p> -«Pellegrino» sclamò egli «ti fo dono di questa smaniglia d'oro, -se mi sai additare i nomi de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità -sostennero l'onore dell'Inghilterra.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-040a"></a> - <img src="images/ill-040a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Pellegrino, esclamò egli, ti fo dono di questa smaniglia d'oro, se mi sai additare i nomi -de' valorosi cavalieri, che con tanta dignità sostennero l'onore dell'Inghilterra.</i></p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_41">[41]</span> -</p> - -<p> -«Io ve gli additerò senza l'uopo di ricompensa, chè ho fatto voto -sino ad un tal dato tempo di non toccare oro giammai.» -</p> - -<p> -«Porterò la smaniglia per voi, se volete» soggiunse tosto il -buffone. -</p> - -<p> -«Il primo d'essi così per onore come per grado e coraggio era -il prode Riccardo, re d'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Gli perdono» disse allora Cedric «gli perdono se discende dal -tiranno Guglielmo.» -</p> - -<p> -«Il secondo il conte di Leicester, il terzo ser Thomas Multon di -Gislandia.» -</p> - -<p> -«Almen quest'ultimo vanta origine Sassone!» sclamò tutto trionfante -Cedric. -</p> - -<p> -«Il quarto ser Foulk Doily.» -</p> - -<p> -«Sassone questi ancora, almeno da lato di madre» interruppe -Cedric, che lo ascoltava con avida attenzione, e che in favore de' trionfi -riportati dai suoi isolani condotti da Riccardo dimenticava in parte -l'odio concetto contro i Normanni. -</p> - -<p> -«Il quinto ser Edwin Turneham.» -</p> - -<p> -«Vero Sassone per l'anima di Hengist!» sclamò Cedric, che non -capiva in sè pel contento. «E il sesto! qual era il nome del sesto?» -</p> - -<p> -«Il sesto» rispose il pellegrino dopo una pausa che parve ei -facesse per raccogliere la sua mente «il sesto era un giovane cavaliere, -men famoso, men distinto degli altri, e fu accolto in quella nobile comitiva -per compirne il numero anzichè qual soccorritore all'impresa.» -</p> - -<p> -«Ser pellegrino» disse allora Bois-Guilbert «dopo esservi ricordato -sì bene di tant'altre cose, questa smemorataggine viene un po' -tardi per tornarvi di giovamento. Ebbene! Pronunzierò io medesimo il -nome del cavaliere, innanzi a cui la fatalità della mia lancia, e un passo -falso del mio cavallo, mi costrinsero a ripiegare. Questi fu il cavaliere -d'Ivanhoe, nè alcuno ve n'era fra gli altri cinque, che in sì verde età -avesse acquistata più rinomanza. Nondimeno sosterrò, promulgherò ad -alta voce, che s'egli oggi si trovasse vicino a me, e volesse giostrar meco -nel torneo che sta per aprirsi, gli concederei qualunque vantaggio -d'armi, nè temerei perciò sfavorevole a me l'esito della tenzone.» -</p> - -<p> -«S'egli si trovasse vicino a voi» rispose il pellegrino «non esiterebbe -un istante ad accettare la vostra disfida. Ma nel presente stato -di cose gli è inutile turbar la pace di questo albergo con menar vanti -sul successo d'una pugna, che voi ben sapete non poter accadere. Se -mai Ivanhoe facesse ritorno dalla Palestina, m'offro mallevadore io medesimo, -che verrà vosco al paragone dell'armi.» -</p> - -<p> -«Buon mallevadore!» rispose il Templario. «Qual è il pegno -che date di ciò?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_42">[42]</span> -</p> - -<p> -«Questo reliquiario» soggiunse il pellegrino presentando all'istante -una scatoletta d'avorio di prezioso lavoro; «questo reliquiario entro -cui si racchiude un minuzzolo di legno della vera croce, che io portai -meco dal monastero del monte Carmelo.» -</p> - -<p> -Il Priore di Jorvaulx fece tosto il segno del cristiano, nel che lo -imitò il rimanente della brigata, eccetto l'Ebreo, i Maomettani e il -Templario. Costui non dando alcun indizio di aver per cosa santa -quella reliquia, si tolse una catenella d'oro dal collo, che gettò nel -mezzo della tavola, sì dicendo: «Il Priore conservi questo mio pegno -insieme all'altro di quello sconosciuto vagabondo; e valga ciò ad autenticare, -che se mai il cavaliere d'Ivanhoe metterà piede nell'Inghilterra, -gli farà d'uopo corrispondere alla disfida di Brian di Bois-Guilbert; -disfida che s'ei non accetta, scriverò il nome di lui come quello d'un -vile su tutte le pareti delle commende del Tempio in Europa.» -</p> - -<p> -«Non avrete sì fatta briga» soggiunse Rowena, rompendo improvvisamente -il silenzio. «Poichè in questa sala niuna voce s'innalza a -favore d'Ivanhoe assente, si farà ascoltar la mia. Affermo che questo -cavaliere non ricuserà mai verun cartello d'onore, e se la mia debole -guarentigia valesse a crescer prezzo all'inestimabile pegno offerto dal -devoto pellegrino, interporrei a mallevadori il mio onore e il mio nome, -nel sostenere che Ivanhoe non ricuserà il cimento di cui dimostra tanta -vaghezza questo cavaliere orgoglioso.» -</p> - -<p> -Una folla d'affetti che lottavan fra loro nell'animo di Cedric, lo -ridussero al silenzio nel durare di una tal discussione. L'orgoglio di lui -soddisfatto, il risentimento, e la perplessità si pigneano a vicenda sulla -fronte del <i>Thane</i>, e l'un di questi sentimenti all'altro si succedea come -nuvole che urtate da impetuoso vento si risospingono. In questo mezzo, -tutti i servi, ne' quali l'udire il nome del sesto cavaliere avea prodotto -un effetto siccome elettrico, stavano immoti e cogli sguardi curiosamente -fissi sul loro padrone; il quale solamente all'udire gli accenti di Rowena -parve ricordarsi d'improvviso che il tacere oltre non gli s'addicea. -</p> - -<p> -«Nobile Rowena» soggiunse «tal parlar vostro non è convenevole. -Se fosse d'uopo d'altri pegni, io medesimo, comunque giustamente sdegnato -contro mio figlio Ivanhoe, farei il mio onore mallevadore del suo; -ma nulla manca al pegno della disfida, anche adattandosi alle regole -bizzarre della normanna cavalleria... Non è egli vero, priore Aymer?» -</p> - -<p> -«Verissimo;» questi rispose: «la santa reliquia, e la preziosa catena -verranno deposte nel tesoro del nostro convento, e vi rimarranno -inviolabili fin all'esito della disfida.» -</p> - -<p> -A tai detti facendo nuovamente il segno della croce, Aymer consegnò -il prezioso reliquiario a frate Ambrogio, uno de' monaci del suo -seguito, e con minori cerimonie, e forse con più interno soddisfacimento, -<span class="pagenum" id="Page_43">[43]</span> -mise le catenella in una saccoccia, che foderata di pelliccia profumata -aprivasi sotto il suo braccio sinistro. — «Nobile Cedric» soggiunse -indi «il vostro vino è tanto squisito, che mi fa risonare all'orecchio -il concerto di tutte le campane del mio convento. Permettetene di portare -un brindisi a lady Rowena, poscia di ritirarci per prendere alcun -poco di riposo.» -</p> - -<p> -«Per la verga di Bromholme, ser Priore» rispose il Sassone «voi -dismentite la vostra fama. Mi si facea creder esser voi tal uomo da lasciar -sonare il mattutino innanzi separarvi dal fiaschetto, e m'accorgo -che a malgrado de' miei anni non siete buono di starmi a petto. In fede -mia quando era giovane, un fanciullo sassone di dodici anni non si sarebbe -tolto sì presto da tavola.» -</p> - -<p> -Il Priore non senza buone ragioni persistette nel sistema di temperanza, -cui volle in quella notte adattarsi. Non solamente per un dovere -di sua professione, egli si credeva obbligato a mantenere la pace, -ma abborriva per indole ogni litigio. Fosse poi mosso tale abborrimento -da carità verso il prossimo, o da amor per sè stesso, non si saprebbe -dirlo, ma forse tal sua prudenza derivava da entrambe le ridette cagioni. -Ei temè in tal momento, e il temperamento impetuoso del Sassone, -e l'indole prosontuosa e disdegnosa del Templario, che ne avea -dato più d'una prova non terminassero finalmente con qualche scoppio -sgradevole. Con molto accorgimento pertanto ei si spacciò facendo osservare -che in una gioconda lotta di fiaschetti non era prudente cosa -il rischiare il proprio capo contro quello d'un Sassone, si lasciò sfuggire -lievemente alcuni detti che si riferivano al carattere sacerdotale di -cui era insignito; poi conchiuse insistendo sulla convenevolezza di ritirarsi. -</p> - -<p> -Fu dunque somministrata in giro l'ultima tazza; indi gli stranieri, -dopo avere inchinati profondamente Cedric e Rowena che si ritrassero -prendendo una porta di fondo nell'appartamento, s'accinsero a seguire i -servi, incaricati di condurre ciascuno nelle stanze assegnategli. -</p> - -<p> -«Cane di miscredente» disse il Templario nel passar da vicino -all'Ebreo «non vai tu alla giostra?» -</p> - -<p> -«Tale è il mio divisamento, nobile e venerabile Cavaliere» rispose -Isacco che umilmente lo salutò. -</p> - -<p> -«Tu ci vai senza dubbio per divorare colle tue usure le viscere -de' nobili, e per mettere in rovina le donne vendendo loro frascherie -d'ultima usanza. Scommetto che sotto quel gran mantello tu nascondi -un sacco pieno, zeppo di <i>Shekel</i><a class="tag" id="tag7" href="#note7">[7]</a>.» -</p> - -<p> -«Nemmeno un solo!» sclamò il Giudeo incrocicchiando ambo le -<span class="pagenum" id="Page_44">[44]</span> -mani, e inchinandosi. «Nemmeno una monetuccia d'argento! Ne chiamo -in testimonio il Dio d'Abramo, e se mi trasferisco ad Ashby, gli -è per implorare soccorso da alcuni fratelli della mia tribù onde poter -pagare la tassa cui m'ha assoggettato lo Scacchiere degli Ebrei<a class="tag" id="tag8" href="#note8">[8]</a>. -Non m'assista Giacobbe se mento! Io sono un uomo rovinato. E fino -il mantello che porto, ho dovuto farmelo imprestare da Ruben di Tadcaster.» -</p> - -<p> -Sorrise amaramente il Templario. -</p> - -<p> -«Il cielo ti dia quella maledizione che è dovuta agli sfrontati mentitori -tuoi pari!» E detto ciò allontanossi, quasi vergognando di rimaner -più a lungo con esso. Raggiunti di poi i suoi schiavi Saracini, -diede loro alcuni ordini in una lingua straniera che le persone vicine -non potevano intendere. Il nostro Isacco rimase tanto stordito per le -cose dettegli dal Templario, che stava tuttavia curvato nella postura la -più umile, mentre Bois-Guilbert era già fuori della sala. Laonde allora -quando sollevò il capo, l'Ebreo aveva la fisonomia d'uomo attonito e -instupidito dal fragor di una fulgore scoppiata a' suoi piedi. -</p> - -<p> -Il Priore ed il Cavaliere vennero condotti ciascuno negli appartamenti -loro assegnati, avendo a guida l'intendente e il coppiere, preceduti -da due servi che portavano torce, e seguiti da due altri, carichi di -reficiamenti, caso che nella notte ne fosse occorso il bisogno a quegli -ospiti. Servi d'un grado inferiore furono quelli che indicarono, e agli -uomini di seguito di que' due personaggi, e agli altri forestieri, le stanze -ove avrebbero passata la notte. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-044a"></a> - <img src="images/ill-044a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Attraversato un piccolo corritojo e saliti sette gradini ciascun de' quali non -era che una grossa trave di legno, si trovò ad un tratto nell'appartamento di -Lady Rowena.</i> pag. 46.</p> -</div> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_45">[45]</span></p> - -<h2>CAPITOLO VI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Mi salvò le sostanze, e forse anche la vita;</p> -<p class="i01">«Con qual cortesia saldiam questa partita.</p> -<p class="i01">«Accetta? Avrommi lode d'uom di buon cuore</p> -<p class="i01">«Ricusa? tanto meglio! serbai borsa ed onore.»</p> -<p class="i11"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Il pellegrino, al lume di una torcia portata da un servo che lo precedea, -attraversava i corritoi di questo vasto ed irregolare edifizio, allorchè gli -fu alle spalle il coppiere dicendogli «che se non lo sgomentiva il bere -una tazza d'eccellente idromele, lo seguisse in una stanza: avrebbe -ivi trovato in congrega lo stato maggiore della famiglia stipendiata da -Cedric, tutti vogliosissimi di saper notizie della Palestina e quelle soprattutto -che riguardavano in particolare il cavaliere d'Ivanhoe.» Wamba, -sopraggiunto in quell'istante, lodò la proposta, aggiungendo «che -una tazza d'idromele sonata mezzanotte, ne valea tre dopo il <i>coprifuoco</i>.» -</p> - -<p> -Astenendosi dal mettere in dubbio una verità pronunziata da quell'uom -sì autorevole, il pellegrino ringraziò quelle persone dell'usatagli -compitezza; ma soggiunse altresì «aver fatto voto di non parlare innanzi -ai servi di quelle cose sulle quali i padroni non volevano che alla -lor presenza si discutesse.» Gli è da sapersi che quando Cedric mandò -in bando il proprio figlio, proibì ad ognuno pronunziarne il nome al -suo cospetto. -</p> - -<p> -«Un voto di tal natura» disse Wamba al coppiere «non sarebbe -mai stato fatto da un uomo della nostra classe!» -</p> - -<p> -Osvaldo si strinse nelle spalle in aria di persona scontenta, e disse -all'orecchio di Wamba: «Io aveva intenzione di alloggiare costui in -una stanza vicina alla mia; ma poichè si mostra tanto scompiacente -verso i Cristiani, lo metterò a canto all'Ebreo. Anwold» diss'egli al -servo che portava la torcia. «Conducete il pellegrino alla parte di fabbrica -posta ad ostro. Vi auguro la buona notte, ser pellegrino, e vi -ringrazio della vostra cortesia.» -</p> - -<p> -«Sia con voi la Beatissima Vergine!» rispose senza scomporsi -il pellegrino, e seguì senza più fermarsi la propria guida. -</p> - -<p> -Giunto ad un'anticamera, cui mettevano molte porte, e schiarita -da una piccola lampada di ferro, gli si parò innanzi la prima ancella -di Rowena, dicendogli con tuono autorevole, che la sua padrona bramava -parlar secolui. Tolta indi la torcia dalle mani d'Anwold, intimò -<span class="pagenum" id="Page_46">[46]</span> -a questo di aspettarla ivi, facendo cenno di seguirla al pellegrino; il -quale non giudicò da rifiutarsi questo invito siccome quello di Osvaldo; -e benchè i primi moti dello straniero lo annunziassero sorpreso, ubbidì -nondimeno senza farsi lecita veruna osservazione. -</p> - -<p> -Attraversato un picciolo corritoio, e saliti sette gradini, ciascun -de' quali non era che una grossa trave di legno, si trovò ad un tratto -nell'appartamento di lady Rowena, la magnificenza del quale corrispondeva -al rispetto, che alla donna ragguardevole usavasi dal signor -del castello. Ne coprivano le pareti tappezzerie ornate di oro e di seta, -che rappresentavano argomenti di caccia, espressi con quella maestria, -che lo stato dell'arti a quei dì permettea. D'una simile tappezzeria -vedeasi fregiato il letto, che guernivano cortine color di porpora. Sontuosi -cuscini soprastavano a quelle seggiole, e una d'esse a bracciuoli e -più alta dell'altre avea dinanzi a sè uno sgabello d'avorio di bizzarro -lavoro. -</p> - -<p> -Davano lume all'appartamento quattro torcie di cera, conficcate -in altrettanti candelabri d'argento. Ciò nullameno le donne leggiadre de' -nostri giorni non si avvisassero di portare invidia alla magnificenza d'una -sassone principessa. Perchè le mura di tale stanza erano sì piene di -crepature, e sì mal rinzaffate, che le tappezzerie si movevano ad ogni -lieve spirar di vento, e la fiamma delle torce, anzichè salire perpendicolare, -ondeggiava or da un lato or dall'altro come la banderuola d'uno -stendardo. Perciò, comunque gli arredi fossero magnifici, e mostrassero -tanto buon gusto quanto il secolo ne permettea, nulla vi si trovava delle -cose che contribuiscono all'agiatezza, il qual genere di lusso essendo -allora sconosciuto, il difettarne non produceva molestia. -</p> - -<p> -Lady Rowena, dietro cui stavano tre ancelle, e una di queste intesa -a metterle i capelli in aggiustamento da notte, sedea sulla specie di -trono testè descritto, e detta sarebbesi una regina in atto di ricevere -l'omaggio de' sudditi. Nè dal tributarle omaggio si ristette il pellegrino, -che piegò il ginocchio dinanzi a lei, sollecito però più che mai di coprirsi -col suo mantello. -</p> - -<p> -«Alzatevi, pellegrino» ella gli disse: «chiunque prende la difesa -dell'uomo assente ha diritto di vedersi ben accolto dagli amici della -verità, dagli ammiratori d'ogni nobil coraggio. Ritiratevi» soggiunse -indi alle ancelle «desidero rimanermi sola col pellegrino.» -</p> - -<p> -Senza partirsi dall'appartamento, quelle donne si ridussero all'estremità -opposta, sedendo sopra un banco collocato contra il muro, e fattesi -mute siccome statue, benchè situate a tal distanza dalla loro padrona -che avrebbero potuto parlare a mezza voce senza tema d'essere -intese. -</p> - -<p> -«Pellegrino» disse Rowena dopo un momento di silenzio; nel -<span class="pagenum" id="Page_47">[47]</span> -durar del quale sembrava pensasse al modo di cominciare l'intertenimento. -«Voi questa sera pronunziaste un tal nome.... Il nome d'Ivanhoe» -e nel ripetere la stessa voce sembrava facesse un grande sforzo -a sè medesima. «E lo pronunziaste in un castello, ove, giusta le leggi -della natura, dovrebbe essere un diletto l'udirlo; e dove nondimeno -per una sequela di dolorose circostanze non può essere profferito che -non ecciti in più d'un cuore sensazioni affliggenti, e di natura diversa -fra loro. Una sola interrogazione ardisco farvi: ove trovavasi egli, qual -n'era il destino quando voi abbandonaste la Terra Santa? Noi qui sapemmo -che il cattivo stato di sua salute lo rattenne in Palestina dopo -la partenza dell'esercito inglese, e sapemmo parimente che sofferse persecuzioni -dalla fazion de' Francesi, cui diconsi affezionati i Templari.» -</p> - -<p> -«Conosco assai poco il cavaliere d'Ivanhoe» rispose con tremante -voce il pellegrino «e ben vorrei conoscerlo maggiormente, o nobil donzella, -poichè il suo destino vi sta a cuore. Pure mi è noto che sottrattosi -alle persecuzioni dei suoi nemici, egli era sul punto di ritornare nell'Inghilterra, -ove s'egli abbia qualche speranza d'esser felice, voi lo saprete -meglio di me.» -</p> - -<p> -Mandò un profondo sospiro Rowena, fattasi indi a chiedere il -quando a un dipresso Ivanhoe avrebbe riveduto la patria, e se gravi -pericoli gli sovrastavano durante il viaggio. Rispose il pellegrino non -essere in suo potere il dare schiarimenti consentanei alla prima interrogazione, -e quanto alla seconda, assicurò che non vi erano pericoli da -temersi per chi tornando da Terra Santa tenea la strada di Venezia, -di Genova, poscia della Francia. «Ivanhoe» aggiunse egli «conosce -tanto bene la lingua e le usanze francesi che non corre alcun rischio -nell'attraversare questo regno.» -</p> - -<p> -«Piacesse a Dio» sclamò Rowena «ch'ei fosse giunto, e giunto -in istato di portar l'armi nel torneo che sta per aprirsi, bell'arringo ai -Cavalieri di questa terra per pompeggiare di lor destrezza e valore! Oh -se mai Atelstano di Coningsburgo vi riportasse il premio, chi sa quali -novelle, e a lui forse sgradevoli, riceverebbe Ivanhoe appena toccati i -lidi della sua patria! Come stava egli l'ultima volta che lo vedeste? -l'infermità ne aveva ella scemate le forze? Era egli molto cambiato?» -</p> - -<p> -«Lo dicevano più smunto e fatto più bruno che non compariva -allor quando giunse da Cipro col seguito di Riccardo. Diceasi parimente -che gli si leggevano in fronte gli affanni del cuore; ma io vi narro -quel che mi fu raccontato. Ivanhoe... non lo conosco.» -</p> - -<p> -«Oh come temo che giunto alla sua terra non troverà molti motivi -di sbandire il duol che lo preme! Vi son grata, buon pellegrino, -d'avermi dati schiarimenti sul compagno di mia fanciullezza. Accostatevi» -volgendosi alle ancelle «e offerite all'uom pio la bevanda del riposo, -non voglio intertenerlo più lungamente.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_48">[48]</span> -</p> - -<p> -Elgitta presentò una tazza di vino condito di mele e droghe alla -sua padrona, che prima a gustarne, la offerse indi al pellegrino, ed egli -alcune stille ne bebbe. -</p> - -<p> -«Accettate questa elemosina» gli disse «siccome un contrassegno -del mio rispetto verso i luoghi santi che visitaste.» -</p> - -<p> -Il pellegrino ricevè tal dono, salutando la donatrice con profonda -umiltà, indi si ritrasse preceduto da Elgitta, che il ricondusse fino all'anticamera. -</p> - -<p> -Ivi trovò Anwold, il quale prendendo la torcia di mano all'ancella, -lo condusse con maggior fretta che cerimonie ad una parte di quell'edifizio -pressochè diroccata, ed assegnata per alloggiarvi ai servi d'infimo -grado, e agli ospiti di condizione più abbietta. -</p> - -<p> -Giunti in un lungo e stretto corritoio, in cui era posto l'ingresso -di molte picciole stanze o a dir meglio cellette, Anwold indicò al pellegrino -quella che stavagli apparecchiata. -</p> - -<p> -«In quale di queste stanze alloggia il Giudeo?» domandò il pellegrino. -</p> - -<p> -«Quel cane di miscredente» rispose l'altro «alloggia nella stanza -posta a sinistra della vostra. Per san Dunstano! converrà, cred'io, continuare -un anno raspandola e stropicciandola prima che vi possa più -alloggiare un Fedele.» -</p> - -<p> -«E qual è la stanza di Gurth?» -</p> - -<p> -«Del porcaiuolo? L'avete a mano diritta; che vi tocca esser linea -di separazione fra un guardiano di porci ed un circonciso, scarto, -com'io lo giudico, di tutte le dodici tribù d'Israele. Ben più onorevolmente -vi avremmo collocato, se vi foste mostrato più compiacente all'invito -di Osvaldo.» -</p> - -<p> -«Sto benissimo così; nè la vicinanza d'un Ebreo può portarmi -lordura a traverso una grossa parete di rovere.» -</p> - -<p> -Dette tai cose entrò nella miserabile celletta indicatagli, e presa -la torcia di mano al servo lo ringraziò augurandogli la buona notte. -Indi spinta colle mani la porta, la quale, siccome tutte l'altre, non avea -che un saliscendi per chiuderla, piantò la torcia entro un gran candeliere -di legno, fattosi indi a riguardare intorno le suppellettili di quella -stanza di riposo. Nè potevan queste essere più semplici, riducendosi ad -uno sgabello di legno e ad un letticciuolo formato di tavole mal connesse, -e giuncato di paglia fresca su cui erano distese alcune pelli di -pecora che facevano l'ufizio di coperte. -</p> - -<p> -Spenta la torcia il pellegrino, si gettò su questa verissima cuccia, -senza spogliarsi di nessuna maniera, e dormì, o almeno vi rimase coricato, -sintantochè i primi raggi dell'aurora s'introducessero nella -stanza pei buchi d'una finestruccia fatta a grata, ed ottima per condurre -<span class="pagenum" id="Page_49">[49]</span> -il fresco e la luce ad un tempo. Si alzò in allora, e recitata la preghiera -del mattino, uscì di quella stanza, ed entrò senza fare strepito, -ed alzandone con cautela il saliscendi, nella contigua dell'Ebreo. -</p> - -<p> -Sdraiato costui sopra un letticciuolo simile affatto a quello del pellegrino, -dormiva inquietissimo sonno, tenendosi sotto la testa quella parte -di vestimenta da lui spogliate, meno per valersene a guisa di capezzale -che per tema di vederle al suo destarsi sparite. Gli si leggea il turbamento -sulla fronte, ed agitava le mani come uom che lotti coll'incubo. -Faceva esclamazioni ora in ebraico, ora nel novello idioma mescolato -d'inglese e di normanno, in mezzo al quale guazzabuglio il pellegrino -potè raccapezzare tai detti: «In nome del Dio d'Abramo, risparmiate -un miserabil vecchio! Non ho un solo <i>shekel</i> al mondo! Potreste anche -mettermi in quarti, nè per ciò avrei modo di soddisfarvi.» -</p> - -<p> -Il pellegrino, senza aspettare che la visione dell'Ebreo fosse finita, -gli diede una spinta col bordone per risvegliarlo, il quale scotimento ruvido -anzichè no, e la presenza, allora inaspettata d'un uomo, gli fe' -credere di continuare ancora in un sonno che a lui parea cosa vera. -Rizzatosi dal letto a metà, e sollevandosegli ad un ad uno sul capo -i grigi capelli, afferrò le vestimenta, che si tenea strette fra le mani -con quell'ardore onde un falco ghermisce cogli artigli la preda, indi -con quegli occhi vivacissimi, in cui terrore e sorpresa stavano impressi, -diedesi a guardar fiso l'uom sopraggiunto. -</p> - -<p> -«Non temete, Isacco, d'alcuna cosa. Io qui venni qual vostro -amico.» -</p> - -<p> -«Il buon Dio d'Israele ve ne rimeriti!» disse l'Ebreo che allora -soltanto incominciò a respirare. «Mi parea... ah! lodato sia Abramo! -Non era che un sogno. Ma voi..... che affari potete aver voi sì di -buon'ora con un povero Ebreo?» -</p> - -<p> -«Vengo per dirvi che se non v'affrettate subito a partire, il vostro -viaggio non andrà immune da pericoli.» -</p> - -<p> -«Dio di Mosè! E chi può trovare il suo conto a mettere in pericolo -un povero sfortunato qual mi son io?» -</p> - -<p> -«Questo è quello che potete sapere voi meglio di me. La cosa unica -di cui posso accertarvi, si è che ieri sera il Templario, attraversando -la sala del banchetto, e parlando saracino, linguaggio a me cognitissimo, -ordinò a' suoi Mussulmani di spiar l'istante che uscireste del castello, -indi seguirvi, e impadronendosi della vostra persona, condurvi prigioniere -nel castello di ser Filippo di Malvoisin, ovvero nell'altro di ser Reginaldo -di Frondeboeuf.» -</p> - -<p> -Gli è impossibile dipingere al giusto il terrore da cui fu invaso l'Ebreo -all'udire tanto tremenda notizia, che il fe' tramortito. Un sudor freddo -ne ricoperse la fronte, gli caddero prive di moto le braccia, chinò il -<span class="pagenum" id="Page_50">[50]</span> -capo sul petto. Dopo brevi istanti ciò nondimeno potè sopra sè medesimo -tanto d'abbandonare il letto, ma questo sforzo lo estenuò interamente. -Gli tremavano sotto le ginocchia, e i suoi nervi e muscoli avevano, -parea, perduto il vigore e la naturale loro virtù; laonde cadde a' piedi -del pellegrino, non come uomo che si prostra mosso da riconoscenza o -rispetto, ma a guisa da chi è tratto bocconi da una forza superiore -cui non abbia modo alcun di resistere. -</p> - -<p> -«Potente Dio d'Abramo!» furono questi i primi accenti ch'ei -pronunziò sollevando al cielo le scarne mani, mentre il suo capo toccava -ancora la terra «o santo Mosè! o beato Aronne! Non sognai io -dunque, nè vana fu la visione che ebbi! Sentii gli strumenti della tortura -che mi laceravano il fianco, siccome l'aratro rompe in passando le -glebe, ove sorsero altra volta le città dei figli d'Ammone.» -</p> - -<p> -«Alzatevi, Isacco, ed ascoltatemi» soggiunse il pellegrino, che lo -guardava con quell'occhio di compassione non negata neanco alle persone -meritevoli meno di stima. «Non è privo di fondamento il terrore che -concepiste, ripensando soprattutto al modo onde i nobili ed i principi -usarono co' vostri fratelli per l'avidità di impadronirsi de' loro tesori; -ma alzatevi, ve lo replico; v'indicherò una via di salvezza. Vi è per altro -d'uopo involarvi tostamente da questo castello, e profittare del sonno -in cui è immerso ciascuno. Io vi condurrò a traverso della foresta per -segreti sentieri, a me noti quanto il possano essere al boscaiuolo medesimo; -non mi dipartirò da voi se prima non avrete ottenuto un -salvocondotto da alcuno fra o baroni o capi, che si trasferiscono -al torneo, e la cui protezione voi avrete del certo modi per guadagnarvi.» -</p> - -<p> -È da notarsi, che allorquando ai primi detti del pellegrino, l'Ebreo -travide qualche speranza di sottrarsi al Templario, cominciò a levarsi -direm quasi pollice a pollice dal suolo ove giaceva supino, tanto che si -trovò sulle sue ginocchia, tenendo al pellegrino conversi tai sguardi -espressivi, che indicavano rincoramento e timore non disgiunti da diffidenza. -Ma all'udire le ultime parole, s'impossessò di lui tutto lo spavento -di prima, sicchè tornò a cadere prosteso col volto a terra. -</p> - -<p> -«Io aver modi di guadagnarmi la protezione d'alcuno! mio Dio! -Per ottenere la protezione d'un Cristiano l'Ebreo non ha che una sola -strada, e come trovarla io povero tapino, che le altrui avanie hanno -ridotto all'indigenza d'un Giobbe?» Allora, come se la diffidenza avesse -in costui vinti tutti gli altri sentimenti, sclamò d'improvviso: «Ah per -l'amor di Dio! buon figliuolo, per l'amore di questo padre onnipotente -degli Ebrei e dei Cristiani e delle generazioni così d'Israele come d'Ismaele, -per l'amore di questo Dio, non mi tradite! Io non ho modo -di comperar protezione dal più povero fra i mendicanti cristiani, volesse -questi concedermela ancor per un soldo.» Dopo tale scongiuro sorse -<span class="pagenum" id="Page_51">[51]</span> -una seconda volta da terra, e afferrato il mantello del pellegrino, si -diede di nuovo a contemplarlo in tuono umile e supplichevole. Questi -si ritirò d'alcun passo, quasi pauroso, come lo erano a que' giorni i Sassoni -e Normanni, che la troppa vicinanza di costui li lordasse. -</p> - -<p> -«Quand'anche tu portassi addosso tutte le ricchezze della tua tribù» -soggiunse sprezzantemente il pellegrino «quale sarebbe interesse -in me di pregiudicarti? L'abito che porto non ti accenna forse abbastanza -che ho fatto voto di povertà? Nel lasciarti, io non avrò d'uopo -che d'un cavallo e d'un saione di maglia. Nè creder già che mi mova -alcuna vaghezza della tua compagnia, o ch'io pensi a vantaggiarne in -qualsisia maniera. Rimani, se ciò meglio t'aggrada. Cedric il Sassone -può concederti la sua protezione.» -</p> - -<p> -«Egli non vorrà saperne, nè mi permetterà, ne son certo, il viaggiare -fra le persone del suo seguito. Sassoni e Normanni son tutti la -stessa cosa nel disdegnare i poveri Ebrei. Per altra parte, attraversar -solo i dominii di Malvoisin e di Reginaldo Frondeboeuf dopo le sconsolanti -notizie che voi mi deste!... Buon figliuolo, verrò con voi, affrettiamoci, -stringiamo i nostri cinturini, e fuggiamo. Ecco il vostro bordone. -Perchè ancora esitate?» -</p> - -<p> -«Io non esito punto,» rispose il pellegrino, sorridendo fra sè della -fretta che la paura metteva a quel suo futuro compagno. «Ma vedo -bene che ne fa d'uopo assicurarci i modi d'uscir del castello. Seguitemi.» -</p> - -<p> -In questa il condusse nella stanza di Gurth, ch'ei si era fatto indicare, -nè ciò avrà dimenticato il leggitore, la sera innanzi. «Gurth» -gridò egli «alzati ad aprire la porticella di soccorso, e fammi uscire insiem -coll'Ebreo.» -</p> - -<p> -Gurth, il quale dall'ufizio suo, cotanto vile a' dì nostri in Europa, -ritraea nell'Inghilterra Sassone tanto spicco, quanto bastò a rendere famoso -in Itaca il pastore Eumeo, si trovò punto dal tuono imperioso che -inver lui assumeva quel pellegrino. -</p> - -<p> -«Che ascolto?» diss'egli sollevandosi sul gomito senza abbandonare -il letto per questo «l'Ebreo vuol partire sì di buon'ora da Rotherwood, -e un pellegrino va in sua compagnia?» -</p> - -<p> -«Gli è quanto io pur sospettai» soggiunse Wamba entrando in -quell'istante medesimo «che costui se ne sarebbe andato portandone -via un mezzo prosciutto.» -</p> - -<p> -«<i>Sia com'esser si voglia</i>» ripigliò a dire Gurth posando nuovamente -il capo sul pezzo di legno che gli tenea vece di capezzale «l'Ebreo -ed il Cristiano avranno la bontà di aspettare che si apra la porta comune. -Noi non comportiamo che i nostri ospiti sfumino dal castello sì -di buon'ora e quasi di soppiatto.» -</p> - -<p> -«<i>Sia com'esser si voglia</i>» replicò con fermo tuono il pellegrino -«io vi dico che non mi ricuserete quanto vi chiedo.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_52">[52]</span> -</p> - -<p> -Nel medesimo tempo, inclinandosi al letto del porcaiuolo, gli susurrò -all'orecchio alcune parole in lingua sassone, che quando Gurth -ebbe intese, mostrò esultanza; ma fu presto il pellegrino a portarsi -un dito alle labbra: «Bada bene, o Gurth, bada bene. Tu -hai fama d'uomo prudente. Aprine la porticella, e maggiori cose -saprai.» -</p> - -<p> -Obbedì Gurth, e in tuono sommesso e contento s'avviò col pellegrino -alla porta di soccorso, seguito dall'Ebreo e da Wamba, che faceano -entrambi le meraviglie su di tal cambiamento istantaneo di deliberazioni -venute nel porcaiuolo. -</p> - -<p> -«E la mula!» Sclamò l'Ebreo giunto alla porticella. «Senza la -mia mula non posso partire.» -</p> - -<p> -«Vanne in traccia» disse il pellegrino a Gurth «e conducine una -anche per me, onde io possa tenergli dietro sino a che abbia abbandonati -questi dintorni. Sarà mia cura giunto ad Ashby il rimettere le due -bestie fra le mani d'alcuno fra i seguaci di Cedric.... E ascoltami.» -Le altre cose furono dette con voce tanto sommessa, che il solo Gurth -potè intenderle. -</p> - -<p> -«Volentieri» rispose Gurth. «Sarete puntualmente ubbidito» e -tosto partì in cerca delle mule. -</p> - -<p> -«Quanto mi piacerebbe» disse Wamba, partito che fu il suo collega -«se m'avessero insegnato tutte le cose che s'insegnano a voi pellegrini -di Terra Santa!» -</p> - -<p> -«Che cosa c'insegnano? A far orazione, a pentirci de' nostri peccati, -a digiunare, a mortificare la carne...» -</p> - -<p> -«E' bisogna ben credere che v'insegnino ancora altre cose.... -Vogliam forse dire che le vostre preci e la vostra contrizione abbiano -mosso Gurth ad aprirvi la porta di soccorso? È egli un merito di digiuni -e di mortificazioni se v'ha prestata la mula del suo padrone? Se tutti -i vostri espedienti si fossero ridotti a questi, v'assicuro ben io che tanto -v'avrebbe fruttato di volgervi ad un de' suoi porci.» -</p> - -<p> -Intanto dall'altra parte della fossa comparve Gurth che conduceva -due mule. I viaggiatori passarono sopra una specie di ponte levatoio, -non più largo dello spazio di due assi parallelamente congiunte, -nè più larghi erano la picciola porta e lo sportello, aperti nel -palizzato esterno che conduceva entro il bosco. Non appena l'Ebreo -fu presso della sua mula, s'affrettò a collocar sulla sella un sacco di -traliccio turchino, che fin allora avea tenuto celato con grande studio -sotto il mantello, e ciò seguendo soggiunse: «Vi sta l'occorrevole per -cambiar di vestito, non altra cosa.» Montato in sella con maggior vivacità -che non l'avrebbero dato a credere i suoi anni, fu sollecito oltre -ogni dire di aggiustar quel fardello per modo che rimanesse celato ad -ogni sguardo. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-052a"></a> - <img src="images/ill-052a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza profferir parola, -il pellegrino ruppe il silenzio. — Vedi tu quella grande quercia, morta per metà -di vecchiaja? — Ivi finiscono i dominii di Front-de-Boeuf....</i> pag. 54.</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_53">[53]</span> -</p> - -<p> -Men prontezza in montare sulla sua mula mostrò il pellegrino, e -all'istante del partire porse la sua mano a Gurth, che un rispettoso bacio -v'impresse. Indi lo stesso Gurth seguì coll'occhio i due viaggiatori sintantochè -gli alberi della foresta non tolsero a lui questa vista, ed anche -allora parea si sforzasse cercarla, quando lo tolse dai suoi pensieri la -voce di Wamba. -</p> - -<p> -«Ma sai tu, amico Gurth, che in questa mattina hai date prove -d'una cortesia tutta nuova! Mi prenderei quasi assunto di camminare -a piedi nudi come quel pellegrino, perchè poi tu mi servissi con eguale -zelo. Io pure ti darei volentieri la man da baciare.» -</p> - -<p> -«Ti dirò che non sei tanto pazzo, il mio Wamba, benchè tu non -ragioni che secondo le apparenze; ma gli è poi quello che anche i -più saggi fra gli uomini fanno. Oh! gli è tempo ch'io pensi al mio -gregge» e detto ciò, rientrò, seguito dal suo compagno, in castello. -</p> - -<p> -Intanto i due viaggiatori si allontanavano con una rapidità ben atta -a provare da quai timori fosse tribolato l'Ebreo, perchè gli è ben raro -che uomini giunti in quell'età amino forzar tanto le loro corse. Il pellegrino, -che si dimostrava pratico d'ogni sentiero il men conosciuto di -quella foresta, lo condusse per traversi solitarii e selvaggi che si sarebbe -creduto non gli avesse mai calcati uman piede; onde l'Ebreo venne -più d'una volta in timore, che il divisamento del giovane pellegrino -fosse quello di consegnarlo in cattive mani. -</p> - -<p> -E a dir vero la natura di que' tempi rendea perdonabile tal diffidenza. -Eccetto il pesce volante che trova nemici in tutt'e due gli elementi, -non v'erano forse individui nell'intero regno della natura, i -quali fossero bersaglio ad una persecuzione tanto generale, e sì costante -e crudele quanto i miseri Ebrei. Sotto pretesti i più lievi, ed in uno i -più sragionevoli, o coll'appoggio d'ingiuste ed assurdissime accuse, e le -persone e le sostanze loro erano in balìa del furor popolare. Normanni -e Sassoni, Danesi ed Inglesi, comunque genti fra lor nimicissime, gareggiavano -d'accanimento contra un popolo, che parea fosse un merito e -un religioso debito l'insultare, il vilipendere, il perseguir, lo spogliare. -I re di schiatta normanna, e i nobili independenti, che nel commettere -atti arbitrari teneano le regali orme, usavano in oltre contro di questa -schiatta sfortunatissima un altro genere di cattivi trattamenti ridotti a -calcolato sistema, e che aveano per suprema ragione la cupidigia. È conosciuta -la barbarie del re Giovanni, il quale tenendo rinchiuso in uno -de' suoi castelli certo Ebreo assai facoltoso, gli faceva ogni giorno strappare -un dente per ridurlo sotto questo martirio a pagare una somma -esorbitante, che il tiranno da lui pretendeva e che l'infelice pagò finalmente, -quando si vide sguernita una metà di mascella. Il poco d'argento -monetato ch'era in paese trovavasi fra le mani di questo popolo perseguitato; -<span class="pagenum" id="Page_54">[54]</span> -onde la nobiltà non si stava dall'imitare gli esempi del Monarca, -mettendo a contribuzione gli Ebrei, e adoperando contr'essi ogni specie -di vessazione, e perfino il tormento della tortura. Ciò nullameno la sete -del guadagno inspirava ai figli d'Israele tal coraggio a sofferire i patimenti, -che li traeva a sfidar pericoli ed ogni spezie di mali onde conseguire -tutti gl'immensi profitti, per altra parte sperabili da una contrada -ricca di sua natura quanto lo è l'Inghilterra. E ad onta di sì fatte persecuzioni, -e di una corte speciale, con nome di <i>scacchiere degli Ebrei</i>, -instituita a solo fine di tassarli arbitrariamente e spogliarli de' loro averi, -questa genia smodatamente moltiplicava, e perveniva a grandi ricchezze -coll'espediente inventato di trasmettersi vicendevolmente somme rilevanti -per via di cambiali; perchè ad essi e a tal circostanza, siccome narrasi, -è debitore il commercio del trovato delle cambiali, che loro agevolavano -i modi di far passare i capitali da un paese all'altro. Per lo che quando -in un paese si vedeano minacciati d'un'oppressione da non potersi più -tollerare, assicuravano i propri tesori con sì fatto stratagemma che -altrove li trasportava. -</p> - -<p> -Così aperta in tal qual modo una lotta tra l'ostinazione e la -cupidigia degli Ebrei per una parte, e il fanatismo e la tirannide dei -Grandi della nazione per l'altra, si aumentava il numero dell'anzidetta -gente in proporzione di sofferte avanie. E se le ricchezze immense -che largiva loro il commercio, cimentavano il più delle volte a -gravi rischi i Giudei, altre volte anche accadea che procacciassero ad -essi una certa prevalenza, e modi di assicurarsi un dato grado di protezione. -Tale essendo il tenore della costoro esistenza, ne addiveniva -in essi quel miscuglio di carattere timido, inquieto, sospettoso e -ostinato ad un tempo, inflessibile e fertile nell'inventare astuzie, atte a -liberarli dai pericoli che li circondavano. -</p> - -<p> -Dopo che i due viaggiatori ebbero camminato alcune ore senza -profferir parola, il pellegrino ruppe il silenzio — «Vedi tu quella -grande quercia, morta, per metà di vecchiezza? Ivi finiscono i dominii -di Frondeboeuf. Gli è lunga pezza che non siamo più sul territorio di -Malvoisin. Laonde ti trovi fuor del pericolo che i tuoi nemici t'inseguano.» -</p> - -<p> -«Possano, perchè non m'arrivino» soggiunse l'Ebreo, sollevando -al cielo gli sguardi «fracassarsi le ruote de' lor carriaggi, come accadde -all'esercito filisteo. Ma voi, buon pellegrino, deh! non m'abbandonate. -Ben v'è noto che fra i miei persecutori si trovano quel feroce, quel -selvaggio Templario, e gli schiavi suoi saracini, poco rileva del luogo -ove in me si scontrassero. Costoro non rispettano nè territorii nè signori -di territorii.» -</p> - -<p> -«Qui però» tornò a dire il pellegrino «è il sito ove dobbiam -separarci. L'abito che ho indosso non mi permette di rimanere più -<span class="pagenum" id="Page_55">[55]</span> -lungo tempo di quanto il voglia necessità, in compagnia d'un Ebreo. -Per altra parte, come potrebb'egli un pacifico pellegrino difenderti contra -due uomini armati?» -</p> - -<p> -«Oh prode giovine! So ben io che potete difendermi, e son certo -che lo farete. Comunque mi vediate povero, posso ricompensarvi, non -dirò con danaro perchè ne son privo, e ne attesto il mio gran padre -Abramo, ma.....» -</p> - -<p> -«Già mi spiegai abbastanza ch'io non voglio da te nè danaro nè -ricompensa. Quanto poi alla tua inchiesta... ebbene! sia come brami. -Ti accompagnerò e ti difenderò anche, se sarà d'uopo, perchè finalmente -non vedo che si possa imputare come delitto ad un Cristiano il -difendere dalla violenza d'un Saracino un altr'uomo, sia questi pur -anche Ebreo. Noi non siamo lontani dalla città di Sheffield. Ti condurrò -dunque fin là. Ivi rinverrai, non ne dubito, qualcuno de' tuoi fratelli -per ricoverarti.» -</p> - -<p> -«Oh! che la benedizione di Giacobbe piova sopra di voi, -giovine valoroso! Troverò a Sheffield il mio congiunto Zareth, da -cui spero ottener modi per continuare senza pericoli il mio cammino.» -</p> - -<p> -«Andiamo dunque, e giunti colà ci divideremo: non ci rimane più -che una mezz'ora di strada.» -</p> - -<p> -Mezz'ora che fu da entrambi trascorsa in un perfetto silenzio; perchè -il pellegrino disdegnava di parlare, senza che ve ne fosse il bisogno, -all'Ebreo, nè questi ardiva volgere primo il discorso ad un uomo, -che a motivo del pellegrinaggio fatto in Palestina godeva innanzi al -pubblico gli stessi privilegi di chi è in concetto di santo. Fermatosi sull'altura -d'un poggio — «Ecco Sheffield» disse il pellegrino ad Isacco, -additandogli le mura della città. «Qui dobbiam separarci.» -</p> - -<p> -«Ma non prima che abbiate accettati i ringraziamenti del povero -Ebreo, poichè non oso pregarvi che m'accompagniate alla casa del -mio parente Zareth. Egli potrebbe mettermi in grado di compensare il -servigio che mi prestaste.» -</p> - -<p> -«Deggio ancora ripeterti, che non voglio ricompensa? Se però -riandando la lunga lista de' tuoi debitori credi per amor mio di risparmiare -i ferri e la prigionia a qualche sfortunato Cristiano di questo -novero, lo avrò in conto di larghissima ricompensa.» -</p> - -<p> -«Aspettate, aspettate!» sclamò l'Ebreo tenendolo pel mantello. -«Vorrei fare alcuna cosa di più che fosse immediatamente gradevole a -voi. Dio sa che Isacco è povero, e null'altro che un mendicante della -sua tribù. Nondimeno.... Mi perdonerete voi se indovino la cosa che -in questo punto bramereste di più?» -</p> - -<p> -«Quand'anche tu la indovinassi non potresti darmela, a meno che -non fossi ricco altrettanto quanto pretendi essere creduto povero.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_56">[56]</span> -</p> - -<p> -«<i>Pretendo!</i> Mio Dio! gli è che lo sono di fatto, nè solamente povero, -ma assassinato, rovinato, indebitato, in somma la creatura più -miserabile che viva su questa terra. La crudele rapacità de' miei persecutori -non mi lasciò nè mercanzie, nè danaro, nè suppellettili, nulla -in fine di quanto io possedeva. Con tutto ciò ho l'onore di dirvi che -posso procurarvi la cosa or più desiderata da voi: un cavallo di battaglia -ed un'armatura da cavaliere.» -</p> - -<p> -Altamente commosso dalle parole ultime il pellegrino, si volse con -vivacità all'Ebreo, domandandogli: «Chi può averti inspirata una tal -congettura?» -</p> - -<p> -«Poco monta il chi e il come» rispose sorridendo il Giudeo. -«Negatemi ch'ella sia giusta... Dunque, se ho indovinato il vostro -bisogno, sappiate ancora che ho il modo di soddisfarlo.» -</p> - -<p> -«Ma e può venirti in mente, che sotto queste mie vesti?...» -</p> - -<p> -«Oh! Oh! conosco i Cristiani, e so bene non esservi uom nobilissimo -fra essi, che mosso da spirito di superstizione religiosa disdegni -prendere il bordone, mettere zoccoli, e andar piè scalzo a visitare il sepolcro -di colui....» -</p> - -<p> -«Giudeo» sclamò con grand'impeto il pellegrino, «guardati, vivadio! -dal bestemmiare.» -</p> - -<p> -«Perdonate; parlai inconsideratamente, lo vedo. Del restante -ieri sera e sta mane ancora, vi siete lasciato sfuggire certe parole, che -furono per me come la scintilla uscita della pietra focaia, scintilla che -fa prova del metallo racchiuso entro la selce<a class="tag" id="tag9" href="#note9">[9]</a>. So di più che questa -vostra veste di pellegrino nasconde una catenella d'oro, quali son soliti -portarle i cavalieri. Ne ho veduto poche ore fa lo splendore quando vi -stavate chino sopra il mio letto.» -</p> - -<p> -Non potè ritrarsi dal sorridere il pellegrino. «Se un occhio indagatore, -siccome il tuo, sperimentasse la propria finezza per entro quelle -tue vesti, farebbe cred'io a sua volta qualche scoperta.» -</p> - -<p> -«Non parlate così» disse l'Ebreo cambiando colore, indi dato di -piglio al calamaio colla fretta di chi vuol troncare un discorso che non -gli garba, ne trasse la penna e un foglietto di carta rotolata su di cui si -pose a scrivere senza discendere della sua mula ed essendogli leggìo la -parte superiore del suo berrettone. Terminato ch'ebbe, consegnò il -biglietto scritto in ebraico al pellegrino, sì dicendogli: «Tutta la città -di Leicester conosce il ricco Ebreo Kirgath Jairam di Lombardia. -Portategli questo scritto. Egli ha da vendere sei armature di Milano -<span class="pagenum" id="Page_57">[57]</span> -fine sì, che la inferiore di esse non disdirebbe ad un principe, e dieci -cavalli da guerra, dei quali il men bello sarebbe degno d'un re che andasse -a dar battaglia per assicurarsi del trono. Voi potrete scegliere -l'armatura e il cavallo che vi converranno meglio, e domandare in -oltre al mio corrispondente qualunque altra cosa di cui abbisognaste -mai nel torneo. Vi sarà data. Dopo la giostra gli restituirete fedelmente -il tutto, semprechè in allora non foste in istato di pagarne il -prezzo.» -</p> - -<p> -«Ma, Isacco» soggiunse il pellegrino, «t'è forse ignoto che in -un torneo, l'armi e il cavallo del vinto appartengono al vincitore? -Tale è la legge di questo genere di combattimenti. Se avessi quindi -sfortuna, non potrei nè restituire nè pagare le cose avute.» -</p> - -<p> -L'Ebreo impallidì soprappreso dall'idea di questa contingibile combinazione. -Ma poi fattosi nuovamente coraggio: «No, no, no,...» -sclamò «Questo è impossibile..... O almeno non voglio pensarci!.... -La benedizione del nostro celeste padre starà sopra di voi. -La vostra lancia sarà forte, lo spero, come quella di Gedeone.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose ei volgea la testa della sua mula alla parte di -Sheffield; ma il pellegrino a sua volta lo prese per una falda del mantello: -«Isacco» gli disse «tu non conosci ancora tutti i rischi a cui -ti commetti. Supponi che l'armatura si sconci, che il cavallo rimanga -ferito o morto; perchè certamente se fo tanto di trasferirmi al torneo, -non risparmierò nè l'armi nè il corridore. La gente della tua tribù, ti -è noto, non dà nulla per nulla. L'uso almeno delle cose prese ad imprestito -dovrei pagarlo!» -</p> - -<p> -L'Ebreo si contorse sopra la sella, com'uom tribulato da un accesso -di collica: ma i sentimenti che lo animavano in quell'istante vinsero -gli altri a lui più abituali. «Poco rileva» diss'egli «poco rileva... -Lasciatemi partire. Se qualche danno accadrà, non dovrete pagarlo voi. -Kirgath Jairam vi presterà senza interesse quanto vi sarà necessario, e -ciò per amore del suo concittadino Isacco. Addio!... Ascoltatemi,» -aggiunse tornando addietro «abbiate cura di non cimentarvi troppo -nel calor della mischia. Risparmiate... non dico tanto l'armatura e -il cavallo... ma la vostra vita, giovane valoroso. Addio.» -</p> - -<p> -«Ti ringrazio del tuo consiglio» il pellegrino rispose. «Profitterò -della tua cortesia, nè sarà colpa che della cattiva sorte se non mi verrà -fatto di dartene il guiderdone.» -</p> - -<p> -Allora si separarono, entrando ciascuno per diversa strada in -Sheffield. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_58">[58]</span></p> - -<h2>CAPITOLO VII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Vedi in bell'ordin molti cavalieri,</p> -<p class="i01">«Cui maggior turba di scudier fa scorta;</p> -<p class="i01">«E chi d'essi le lancie, chi i cimieri,</p> -<p class="i01">«Qual le corazze, qual gli scudi apporta;</p> -<p class="i01">«Squillan le trombe. All'armi orsù guerrieri!</p> -<p class="i01">«L'alba foriera a voi di lauri è sorta.</p> -<p class="i01">«Scalpita impazïente il palafreno,</p> -<p class="i01">«E fa prova di cor rodendo il freno.</p> -<p class="i12"> <i>Vecchia ballata.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Lo stato della nazione Inglese a quei giorni era misero oltre ogni -dire. Il re Riccardo mancava dal suo paese, chè lo tenea prigioniero la -dura politica del duca d'Austria. Ignoto era lo stesso luogo di sua -cattività, e il destino di lui non sapeasi che in confuso dalla maggior -parte de' suoi sudditi gementi sotto l'oppressione d'ogni genere di tirannidi -subalterne. -</p> - -<p> -Il principe Giovanni, collegato con Filippo di Francia, il giurato -nemico di Riccardo, s'adoperava a tutta possa col duca d'Austria, onde -prolungare la prigionia d'un fratello, che quanto gli avesse largheggiato -di beneficenze dimenticò. Intanto affortificava la propria fazione nell'interno -del reame, apparecchiandosi, allorquando fosse morto il Re, -a disputarne il trono al legittimo erede Arturo, duca di Brettagna, figliuolo -di Goffredo Plantageneto e fratello primogenito di Giovanni; -usurpazione che in appresso tornò, come è noto, a seconda delle sue -mire. Leggiera, licenziosa e perfida era l'indole di costui. Si fece partigiani -non solamente coloro che, per la condotta avuta intanto che il -re Riccardo era assente, doveano temerne il ritorno e la vendetta, ma -eziandio quella numerosa classe di persone risolute ed indocili ad ogni -freno di legge, che reduci dalle crociate, aveano portati in patria con -tutti i vizi acquistati nell'Oriente un cuore indurito, e il divisamento di -restaurare i danni sofferti ne' lor patrimonii, restaurazione che speravano -unicamente fra le turbolenze d'una interna sommossa. -</p> - -<p> -A queste cagioni di pubblico disordinamento e disastro vuolsi aggiungerne -diverse altre. Alcuni uomini tratti a disperazione dagli atti -<span class="pagenum" id="Page_59">[59]</span> -oppressivi de' feudatari, e dalla severità con cui venivano poste in pratica -le leggi normanne intorno la caccia, s'erano uniti in bande, e conduceano -sempre nelle foreste vita di cacciatori, sovente di malandrini, -avendo in assoluto non cale l'autorità delle territoriali magistrature. E -per parte loro i feudatari, affortificatisi ne' loro castelli; e ognun d'essi -prendendo tuono di sovrano ne' piccoli suoi dominii, assoldavano bande -non da temersi men delle prime, e inobbedienti alla legge quanto il -possono essere masnadieri di professione. Or dunque, e per istipendiar -quelle truppe che li facean forti, e per sostenere il proprio lusso, e per -appagarsi di tutte le stravaganze in cui l'orgoglio lor li traeva, prendeano -danaro dagli Ebrei, che sol con esorbitanti usure il fornivano; -ulcere struggitore delle loro sostanze, cui non vedeano miglior rimedio -dell'usar atti di violenza contro gli stessi creditori ogni qualvolta il -destro se ne appresentava. -</p> - -<p> -In tale stato di cose, grande era il patimento del popolo inglese, -cui l'avvenire offeriva una prospettiva di mali anche maggiori. E quasi -poche fossero le noverate calamità, aggiugneasi un morbo pericoloso e -pestifero che regnava nel paese, la cui malignità veniva aggravata dall'immondezza -delle classi inferiori, dall'insalubrità de' loro alloggiamenti -e de' lor cibi. Molti perivano, e gli stessi sopravvissuti invidiavano ai -defunti un destino onde ponean fine a sciagure, che minacciavano di -aumentarsi. -</p> - -<p> -Ciò nondimeno, in mezzo a tante accumulate calamità, così i nobili -come il popolo avean tal vaghezza dei tornei, il grande spettacolo di -questo secolo, quanta ne ha del combattimento de' tori la plebaglia di -Madrid, comunque talvolta presaga di coricarsi digiuna. Nè doveri da -adempiersi, nè debolezza d'età o di sesso, nè infermità, rattenevano -ogni sorte di persone dal trasferirsi a tai feste. <i>La posta d'armi</i> (così -chiamavasi) che stava per aprirsi ad Ashby nella contea di Leicester, -avea<a class="tag" id="tag10" href="#note10">[10]</a> per <i>tenitori</i> i campioni i più rinomati a que' giorni nell'armeggiare, -e dovea onorarla di sua presenza lo stesso principe Giovanni. -Laonde niun pensava più che a questo giorno, arrivato il quale fu immenso -nella mattina il concorso delle persone d'ogni età e d'ogni grado, -condottesi nel luogo assegnato al torneo. -</p> - -<p> -Romantico veramente era tal luogo. Ai confini di una foresta situata -in mezzo alla valle d'Ashby, vedeasi una grande prateria ammantata -di bellissima verzura, cui facea da un lato lembo la stessa foresta, dall'altro -molte querce sparse qua e là e venute a smisurata altezza. Parea -che natura avesse preparato quel terreno allo spettacolo marziale di cui -<span class="pagenum" id="Page_60">[60]</span> -doveva essere arena, perchè d'ogn'intorno alzavasi questo in dolce -declivo a guisa d'anfiteatro. Il vasto ed uniforme spianato che stava -nel mezzo, campo della giostra, vedeasi cinto di forti palizzati. Quadrilunga -ne era la forma, benchè gli angoli ne fossero stati ritondati -per dare agli spettatori miglior agio di contemplare le pugne. A tramontana -e ad ostro gli stessi palizzati avevano pel passaggio de' combattenti -due aperture chiuse da porte di legno, e larghe sì che due -cavalieri potessero entrar per queste di fronte. Ad ognuna delle medesime -stavano due araldi d'armi, accompagnati da sei trombetti e da un -forte distaccamento di truppe intese a mantenere il buon ordine, e a -ricevere i cavalieri al loro arrivo. -</p> - -<p> -Sopra un pianerottolo innalzato dietro la porta situata ad ostro -eran poste cinque tende magnifiche, ornate di banderuole brune e nere, -colori scelti dai cavalieri <i>tenitori</i> del torneo. Dinanzi a ciascuna d'esse -stava sospeso lo scudo del cavaliere, al quale apparteneva la tenda, e in -guardia di questo lo scudiere messo in abito bizzarro, e di tale strana -foggia che dipendea dal gusto del suo padrone. La tenda di mezzo, qual -sede d'onore, era stata assegnata a ser Brian di Bois-Guilbert, accolto -con premura fra i <i>tenitori</i>, ed elettone anzi capo, così per la sua rinomanza -cavalleresca, come per essere collegato in amicizia coi cavalieri -institutori di questa giostra. A sinistra della sua tenda si vedeano quelle -di ser Reginaldo Frondeboeuf e di ser Riccardo Malvoisin; dall'altro lato -la tenda di Ugo Glentesmenil, nobile barone di que' dintorni, famoso -per noverare fra' suoi antenati un lord, che fu grand'intendente dell'Inghilterra -sotto i regni del conquistatore, e del figlio di questo, Guglielmo -il Rosso; poi la tenda di Ralph di Vipont, cavaliere dell'ordine -di s. Giovanni di Gerusalemme, che possedeva antichi dominii ad Heather -presso Ashby-De-la-Zouche. Uno spazio vuoto di trenta piedi di -larghezza, messo dolcemente in pendio, guidava dalla porta dell'arena -al pianerottolo su di cui stavano collocate le tende, ed era chiuso d'entrambi -i lati da un palizzato, che circondava lo spianato posto rimpetto -alle tende medesime. -</p> - -<p> -Il predetto intervallo che dicemmo largo trenta piedi, conduceva -alla porta di tramontana, terminando dall'altro lato in un grande ricinto -chiuso nella stessa guisa, luogo de' cavalieri che si offerivano quali assalitori. -Più addietro erano alcune tende, sotto le quali stavano allestiti -reficiamenti di tutte le sorta. Altre tende pur si vedeano per collocarvi -gli armaiuoli, i maniscalchi e vari artigiani il cui ministerio poteva divenire -opportuno. All'intorno dell'arena erano elevate logge temporanee, -ornate di tappeti ove molte sedie coperte da cuscini vedeansi allestite per -la nobiltà d'entrambo i sessi che voleva assistere a questo spettacolo militare. -Un angusto spazio frapposto tra le logge e la lizza veniva occupato -da spettatori del medio ceto e potea paragonarsi alle platee de' nostri -<span class="pagenum" id="Page_61">[61]</span> -teatri. La plebaglia empiea le vette della collina, alte abbastanza perchè -chi vi si collocava potesse al di sopra delle logge dominare coll'occhio -l'arena. Più centinaia di giovani in oltre scorgeansi appollaiati -su i rami della prima fila degli alberi della foresta, e v'erano -spettatori sin sulla cima d'un campanile che vedevasi di lì a qualche -distanza. -</p> - -<p> -Una loggia posta nel mezzo dal lato di levante meritava osservazione -per essere e più alta dell'altre, e più riccamente adorna, e fregiata -d'una specie di trono, sormontato da un baldacchino che presentava -gli stemmi dell'Inghilterra. Scudieri, paggi, guardie, tutti vestiti -di sfarzosi abiti, stavano in bell'ordine attorno a questa sede d'onore, -preparata al principe Giovanni ed al suo corteggio. Di contro verso -ponente si presentava altra loggia, non meno alta della prima, e se non -era tanto sontuosa, certamente maggior eleganza e ricercatezza vi si -scorgea che non in quella assegnata al principe. Donzelle e giovani paggi, -fra i più leggiadri che si fossero rinvenuti, tutti ornati di fantastiche -vesti di color verde e di rosa, accerchiavano un trono fregiato dei colori -medesimi. Sul baldacchino che copria questo trono, sventolavano -parecchie banderuole le cui imprese erano cuori feriti o infiammati, -frecce, archi, turcassi ed altri comuni emblemi soliti a rimembrare l'amore. -Un'iscrizione a grandi lettere dorate indicava come quel seggio si -riserbasse <span class="smcap lowercase">ALLA REINA DELLA BELTATE ET DELLO AMORE</span>. Ma chi esser dovesse -tale <i>Reina</i> tutti ancora ignoravano. -</p> - -<p> -In questo mezzo, gli spettatori d'ogni grado si affrettavano a prendere -le sedi che lor pertenevano, nè ciò accadde senza molti litigi per -definire i diritti a ciaschedun competenti, litigi che per lo più e senza -molte cerimonie venivano composti da uomini d'armi, i quali coi bastoni -delle labarde menavano colpi alla cieca su i temerari che pretendevano -appellarsi dai loro giudizi. Se però si presentavano persone di maggior -distinzione, intervenivano gli araldi d'armi, e talvolta anche i due marescialli -del torneo, William di Wivil e Stefano di Martival, che armati -di tutto punto trascorrevano l'interno di quel ricinto per mantenere -fra gli spettatori il buon ordine. -</p> - -<p> -A poco a poco le logge s'empirono di nobili cavalieri, cogli abiti -de' quali pomposi ma pressochè uniformi, faceano gradevole chiaroscuro -le acconciature eleganti e variate delle matrone, concorse ivi in maggior -numero che non gli uomini stessi, comunque si fosse potuto credere che -il ribrezzo di vedere scorrere umano sangue le avrebbe fatte schife di un -tale spettacolo. L'intervallo posto fra le logge e la lizza si trovò colla -stessa prestezza occupato affollatamente da borghesi ed arcieri, ed anche -da nobili d'una classe inferiore, cui la modestia o la povertà impedivano -il pretendere a sedi più distinte. Pur fu tra questi che insorsero -le maggiori dispute di preminenza. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_62">[62]</span> -</p> - -<p> -«Cane d'un miscredente!» disse un vecchio, la cui tonaca spelata -faceva prova dell'indigenza di cui n'era vestito, come la spada e una -catenella d'oro annunziavano le pretensioni ch'egli aveva alla nobiltà. -«Osi tu toccare un Cristiano, un gentiluomo normanno, che ha nelle -vene il sangue di Mondidier?» -</p> - -<p> -L'uomo a cui volgeasi tal complimento era appunto quell'antico -nostro conoscente, Isacco d'York, ma vestito questa volta d'abito sontuoso -e magnifico; e si adoperava questi ad ottenere due posti avanti -nelle logge, uno per sè, l'altro per la sua figlia. L'avvenente Rebecca -dopo avere raggiunto ad Ashby il padre suo, lo teneva pel braccio, nè -ella, e nemmeno Isacco, atterrirono poco o assai de' modi brutali che -usava questo discendente di Mondidier. Perchè gli è vero, che vedemmo -in altra occasione e sommesso e vile l'Israelita; ma ben sapeva egli -che in questo luogo non avea da temer cosa alcuna. Una festa pubblica, -al cospetto di tutti gli ordini della nazione assembrati, non era tal -occasione ove la malevolenza o la cupidigia d'un nobile fossero pericolose -agli Ebrei. Perchè li sicurava primieramente la legge generale, e -quand'anche questa non fosse stata assai salvaguardia per essi, accadea -quasi sempre, che in sì fatte adunanze si trovassero alcuni baroni, propensi -per motivi d'interesse ad assumere le giudaiche difese. Quanto ad -Isacco poi, egli avea un'altra cagione di starsi tranquillo. Non ignorava -che assister doveva al torneo il principe Giovanni, da cui era -conosciuto di persona. Allora appunto il ridetto Principe negoziava cogli -Ebrei per ottenere una insigne prestanza che voleasi assicurata sopra -terreni, e guarentita in oltre col deposito di preziose suppellettili; e -toccava ad Isacco somministrare la parte più forte di sì fatta prestanza; -onde questi non dubitava che la brama di conchiudere un tale affare -gli avrebbe ad ogni brutto evento procacciato un proteggitore nel Principe -stesso. -</p> - -<p> -Incoraggiato da simili considerazioni l'Ebreo, continuò a spignere -e a dispensar gomitate al Cristiano normanno senza prendersi briga -della discendenza ch'ei vantava, della religione, o del grado. Le lagnanze -del vecchio nobile eccitarono l'indegnazion de' vicini. Tra questi un arciero, -uom vigoroso, e ben complesso, vestito d'un giustacuore verde, -con pendaglio guernito d'una piastra d'argento, e che tenea in mano -un arco alto sei piedi, e dodici frecce al suo cinturino, si volse di repente -all'Ebreo, e manifestando tal collera, che gli fe' rosso il volto comunque -abbrunito da molti soli apparisse: -</p> - -<p> -«Non dimenticarti» sclamò in anglo-sassone «che tu non sei -nulla meglio di un ragno. Se le ricchezze che hai accumulate succhiando -il sangue delle tue infelici vittime, ti facessero montare in boria, -pensa che sol tenendoti nell'oscurità possiamo scordarci di te. -Ma se ti mostri in piena luce, per Dio! ti stritoliamo. Non sei che un -ragno.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_63">[63]</span> -</p> - -<p> -Tal discorso, cui sosteneva un tuon di voce minaccevole e fermo, -fe' abbassar non poco l'ali all'Ebreo, che certamente avrebbe fuggito -alla presta una vicinanza tanto insalubre, se in quel momento gli sguardi -d'ognuno non si fossero vôlti al principe Giovanni che entrava nell'arena, -accompagnato da numerosa scorta di cavalieri, di cortigiani, -e d'alcuni ecclesiastici che in ricercatezza di vesti ai cortegiani non la -cedevano. Scerneasi fra questi il Priore di Jorvaulx, messo in tanta -eleganza quanta gliene permettea l'ordine cui spettava, sfoggiando -d'oro e di ricchissime pellicce il suo abito, e le punte de' suoi stivali, -conformandosi, persino con caricatura all'usanza ridicola di que' giorni, -gli risalivano sì fattamente all'insù, che gli toglievano ogni possibilità -d'appoggiare il piè sulle staffe. Ma sì fatto inconveniente non -lo era pel vezzoso nostro Priore, cui non dispiaceva, crediamo, tale -occasione di dar saggio di sua destrezza nel cavalcare al cospetto di sì -brillante assemblea, e soprattutto di quel sesso che ne facea il più bell'ornamento. -Il rimanente del corteggio del principe Giovanni era composto -de' capi principali delle sue bande stipendiate, di molti baroni -dediti alla rapina e al mal vivere, che erano l'ordinaria sua compagnia, -e d'alcuni cavalieri, Ospitalieri e Templarii. -</p> - -<p> -Osserveremo a tal luogo che gli anzidetti cavalieri venivano riguardati -come nemici del re Riccardo, perchè entrambi questi ordini -si erano posti dalla parte di Filippo di Francia nelle lunghe contese -fra questo monarca e il re d'Inghilterra, contese di cui fu campo la -Palestina. Pochi non sanno che a tal discordia de' due sovrani vuolsi -attribuire il niun frutto delle vittorie replicatamente riportate dal re -Riccardo; quindi ne andarono a vuoto i tentativi operati per impadronirsi -di Gerusalemme, e quindi gli allori di cui si coperse nulla meglio -germogliarono d'una dubbiosa tregua ch'ei conchiuse con sultan Saladino. -Conformandosi alle stesse politiche massime, che furon quelle dei -lor confratelli di Terra Santa, i Templarii e gli Ospitalieri dell'Inghilterra -e della Normandia, avevano abbracciata la fazione del principe -Giovanni, ben lontani per conseguenza dal desiderare o il ritorno del -re Riccardo nell'Inghilterra, o la coronazione d'Arturo, erede legittimo -di Riccardo. Non di tale avviso erano le poche famiglie sassoni ragguardevoli -che trovavansi tuttavia nell'Inghilterra; e il principe Giovanni, -ben sapendo come queste fossero avverse alla sua persona, e a tutt'altro -inclinate che a favorirne le pretensioni, contraccambiava le stesse famiglie -d'odio e di disprezzo, nè risparmiava opportunità di procurare loro -umiliazioni ed affronti. Nè più dei predetti nobili erano propensi al principe -Giovanni i borghesi, presi da tema che un sovrano di tale tempera, -dedito affatto alla licenza ed alla tirannide, fosse per gravitare con -usurpazioni novelle su i diritti e i privilegi del popolo. -</p> - -<p> -Seguìto dalla pomposa comitiva che descrivemmo, ammantato di -<span class="pagenum" id="Page_64">[64]</span> -una veste ricamata d'oro, tenendo in pugno un falcone, e coperto -il capo d'un ricco berrettone di pelliccia, cui fregiava un diadema -di gemme, e fuor del quale uscivano con leggiadria le lunghe chiome -increspate che sulle spalle ondeggiavangli, il principe Giovanni, cavalcando -un palafreno grigio, ardente e brioso, caraccolava primo fra -i suoi nel mezzo all'arena, e fermavasi dinanzi a ciascuna loggia fisando -con occhio ardito quelle donne, che per la loro avvenenza si faceano -più ammirare. -</p> - -<p> -Que' medesimi, che nella fisonomia di questo principe leggeano -l'audacia della dissolutezza unita ad estrema alterigia, e ad una compiuta -indifferenza su quel che gli altri pensassero di lui, non poteano -negargli quella sorte d'avvenenza che deriva da regolarità di lineamenti, -conformati in oltre dalla natura a presentar l'aspetto della sincerità e -del candore; laonde avea l'arte di dare al volto l'espressione della -cortesia, comunque si scorgesse alcun poco lo stento di nascondere i -sentimenti abituali dell'animo suo. Tale ingannevole apparenza è creduta -il più delle volte nobile franchezza, ned è in sostanza se non se -sicurezza d'uomo sfrontato, che la ritrae da privilegio di nascita o di -ricchezze, o da altri vantaggi esterni, a' quali non curasi d'aggiugnere -verun'altra sorte di meriti. Ma quanto alle persone non use ad esaminare -sì da vicino le cose, e il numero di queste per lo più è di -cento contr'uno, la ricchezza de' gioielli e delle pellicce che ornavano -il principe Giovanni, i suoi stivali di marocchino, gli speroni d'oro, la -grazia del cavalcare erano bastanti argomenti per sollecitare le tumultuose -acclamazioni della moltitudine. -</p> - -<p> -Entrato appena nel ricinto il Principe, avea posto mente all'alterco -cui diedero origine gli sforzi fatti da Isacco per collocarsi unitamente -alla figlia nelle sedi assegnate agli spettatori di seconda classe, -e conobbe tosto, finissima sendone la vista, l'Ebreo; ma gli occhi suoi -si fermarono, ognuno se lo immagina, con maggiore intensione sulla -leggiadra figlia di Sion, che sbigottita dal tumulto si stringeva al padre -suo, costretto quasi a portarla di peso. -</p> - -<p> -Anche agli occhi d'un intelligente abile, qual lo era il principe -Giovanni, Rebecca potea disputar di leggiadria colle più orgogliose bellezze -dell'Inghilterra. La statura di lei, fornita di bellissime proporzioni, -doppiamente spiccava sotto la specie di veste orientale ch'ella portava -giusta l'uso delle donne di sua nazione. Un turbante di seta giallo dava -spicco ad una carnagione che volgeva al bruno anzichè no, occhi vivaci, -sormontati da perfettissimo arco di sopracciglio, naso acquilino d'ottima -forma, denti bianchi al pari di bellissime perle, lunghe chiome nere, -foggiate in trecce, che si ripartivano con artifiziosa negligenza sopra un -collo ed un seno che ogni scultore avrebbe voluto per suo modello, -collo e seno, cui lasciava vedere in parte una ricca zimarra di seta di -<span class="pagenum" id="Page_65">[65]</span> -Persia, d'un color porporino e ricamata di fiori che brillavano del naturale -loro colore; tutte le nominate cose univano in lei tal complesso -di vezzi, per cui non cedea in nulla alle più belle fra le matrone che -ornavano quelle logge. Egli è vero che il gran calore della giornata fu -propizio agli avidi sguardi de' contemplatori di Rebecca, obbligandola -a lasciare aperti i tre primi fibbiagli della sua tonaca, che erano d'oro, -e arricchiti di perle. Meglio quindi scorgeansi una collana e due pendenti -di diamanti d'altissimo prezzo. Le sventolava sopra il turbante -una penna di struzzo fermata ivi da una fibbia di brillanti. Le orgogliose -matrone che le sovrastavano dalle lor logge, mettean sarcasmi contro -la bella Giudea, mentre in proprio cuore ne invidiavano l'avvenenza, -le vesti e le gemme. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-064a"></a> - <img src="images/ill-064a.jpg" alt="" /> -<p class="caption">REBECCA.</p> -</div> - -<p> -«Per il cranio d'Abramo!» disse il principe Giovanni «questa -Ebrea è senz'altro il ritratto vivente di quella beltà che fe' impazzire il -più saggio fra quanti re siano stati... Che ne dite priore Aymer!.. -Sì, per quel tempio che il mio prudente fratello Riccardo non si trovò -in grado di riconquistare! colei è la sposa della <i>Cantica Canticorum</i>.» -</p> - -<p> -«<i>La rosa di Sharon, il giglio delle convalli</i>» proseguì il Priore -in tuono scherzevole «ma vostra Grazia si ricorderà m'immagino, che -questa è un'Ebrea.» -</p> - -<p> -«Che monta?» soggiunse il Principe. «Vedete là il mio Mammone -d'iniquità, il mio principe dei <i>shekel</i>, il mio barone dei <i>bisanti</i><a class="tag" id="tag11" href="#note11">[11]</a> -costretto a lottare pel posto con cani che non possedono un -soldo, che non hanno nelle loro saccocce usate una monetuccia coll'impronta -della croce per vietare al diavolo di ballare attorno di essi... -Per la vergine Maria, il nostro gran Tesoriere, e la sua vezzosa compagna -quest'oggi sederan nelle logge... Chi è, Isacco, quest'avvenente -persona?» chiese all'Ebreo avvicinandosi a lui: «È tua figlia o tua -moglie? Chi è in somma questa <i>huri</i> dell'Oriente, cui porgi il tuo braccio?» -</p> - -<p> -«Principe, ella è mia figlia Rebecca» rispose l'Ebreo senza mostrare -il menomo imbarazzo, ovvero sorpresa di un discorso ove l'ironia -non entrava meno della compitezza. -</p> - -<p> -«Uom saggio, tu cresci ai miei occhi di merito» disse Giovanni -dando in uno scoppio di risa, cui non mancarono di far ecco i suoi cortegiani. -«Ma figlia, o non figlia, è duopo procacciarle una sede qual si -conviene a tanta bellezza. Chi è in quella loggia?» soggiunse indi alzando -gli occhi alla loggia sotto cui stavasi allora «Ah! non sono che -Sassoni. Ottimamente! Si stringano dunque e diano luogo al monarca -<span class="pagenum" id="Page_66">[66]</span> -degli usurai ed all'amabile sua figlia. Gli è ben fatto che imparino a -spartirsi le prime sedi della sinagoga coi padroni naturali della sinagoga -medesima.» -</p> - -<p> -Le persone che tenevan tal loggia, ed alle quali questi inurbani -detti s'indirigevano erano Cedric il sassone colla sua famiglia, e il vicino -di lui Atelstano di Coningsburgo, personaggio che discendendo dall'ultimo -re sassone dell'Inghilterra veniva riguardato con profondissimo -rispetto da tutti i Sassoni abitatori della parte settentrionale di questo -reame. Ma col sangue dell'antica real dinastia erano venuti in Atelstano -molti difetti della medesima. Comunque gradevoli ne fossero i lineamenti, -forte la complessione, gli anni nel fiore, scorgeasi non so che d'inanimato -in quel volto, mancavano d'espressione i suoi occhi, goffo e pesante -se ne vedea il portamento, e quanto allo spirito, egli era sì lento -prima di risolversi a qualunque anche tenuissima cosa, che gli fu posto -il soprannome portato già da uno de' suoi maggiori, ed era <i>Atelstano -l'Irresoluto</i>. Gli amici del medesimo, e n'avea molti affezionati ad esso -quanto Cedric, pretendevano che questa abituale perplessità non derivasse -in lui nè da debolezza d'animo, nè da mancanza di coraggio, ma l'attribuivano -ad un'indole meditabonda, che lo traeva a pesar lungamente -il pro e il contra di ciascun affare d'onde per vero avveniva, ch'ei prendeva -quasi sempre il suo partito, quando non si era più a tempo di -far nulla. Altri credevano che l'uso immoderato de' liquori spiritosi, -malattia in esso ereditaria, e la passione con cui si abbandonava ai -diletti della mensa, avessero in cotal guisa assorte tutte le facoltà d'un -ingegno non mai stato di primo ordine; e paragonavano i tratti di -bontà, di generosità, di coraggio, che a quando a quando trasparivano -dalla sua condotta ad alcune erbe salutari cui la natura fa nascere -fra le piante nocevoli e inutili, in mezzo a tai campi a' quali mancò -solamente la coltura opportuna a renderli fertili. -</p> - -<p> -A questo personaggio adunque sì rispettato da tutti i Sassoni, il -Principe intimò con tuono imperioso di far luogo a Rebecca. Sopraffatto -Atelstano da un comando, che per le usanze e per le opinioni -di que' tempi diveniva altissimo affronto, nè avendo voglia alcuna d'obbedire, -nè avendo per l'altra parte una via di resistere, non oppose -che la sola forza d'inerzia ai voleri di Giovanni; laonde, senza moversi, -spalancò due grand'occhi grigi, e li fisò sopra il Principe con un tal -atto di stupore, che poteva conciliar il riso; ma l'impetuoso Giovanni -pensò a tutt'altro che a ridere. -</p> - -<p> -«Questo porcaiuolo di Sassone non m'intende, oppure finge di -non intendermi. A voi, Bracy (il cavaliere di Bracy che stavagli a fianco -era il capo d'una compagnia franca, composta di mercenari, uno di -que' così detti <i>condottieri</i>, i quali usi a prestare i lor servigi al primo -principe che offeriva ad essi stipendio, militava in quel tempo pel -<span class="pagenum" id="Page_67">[67]</span> -principe Giovanni). A voi, Bracy, smovetelo colla punta della vostra -lancia.» -</p> - -<p> -Un tal ordine eccitò qualche bisbiglio fin tra le persone della comitiva -del Principe; pure Bracy, dalla sua professione medesima fatto -superiore a qualunque scrupolo, alzò la sua lancia, indirigendola al -disopra dello spazio che dalla loggia separava l'arena, e senza dubbio -avrebbe eseguito l'ordine di Giovanni prima che Atelstano l'Irresoluto -si fosse deciso a fare un moto addietro per non essere giunto; ma Cedric, -pronto ad operare quanto il suo amico era lento a prender partito, -colla prestezza del lampo, sguainò il suo coltello da caccia, menando -tal colpo sulla lancia che tagliò il legno, e ne fe' cadere a terra -il fendente. -</p> - -<p> -Divenne rosso come bragia il volto del Principe; che mise giuramenti -e imprecazioni in tuono spaventevole, ed era per portarsi a -maggiori violenze, ma nel distolsero le preghiere de' suoi cortigiani -che il supplicarono di avere pazienza per allora, e più di tutto il -distolse l'acclamazione del popolo, unanime in applaudire alla generosa -temerità di Cedric. Compreso da rabbia Giovanni, girò gli -occhi attorno di sè quasi cercando qualche vittima da sagrificare più -facilmente al proprio sdegno, e li fermò a caso su quell'arciere -di cui favellammo, che senza scompigliarsi per le occhiate minaccevoli -su di lui lanciate dal Principe continuava ad alta voce applaudendo. -</p> - -<p> -«A che intendono questi tuoi applausi?» gli disse il Principe. -</p> - -<p> -«Fo sempre così» rispose l'arciere «se vedo un bel colpo -di destrezza e vigore, o se accade che una freccia arrivi al suo -scopo.» -</p> - -<p> -«Molto bene! E la tua freccia sicuramente toccherebbe il bersaglio!» -</p> - -<p> -«Lo spero!.... a ragionevol distanza.» -</p> - -<p> -«A cento passi il bersaglio di Wal-Tyrrel» s'udì altra voce al -di là dell'arciere; ma non fu possibile venir in chiaro della persona -che pronunziò tai parole, allusive al destino cui soggiacque Guglielmo -il Rosso, bisavolo del principe Giovanni. Fin quanto queste ne accendesser -lo sdegno ciascun lo immagina; ma lo atterrirono ad un tempo, -onde fu pago di comandare a quattro de' suoi armigeri che tenesser -l'occhio su quell'arciere. -</p> - -<p> -«Per san Grizzel» disse il Principe «voglio vedere che cosa egli -sa fare, egli che è sì proclive ad applaudire quanto fan gli altri!» -</p> - -<p> -«Non temo la prova» rispose l'arciere con una calma che non -si dismentì un solo istante. -</p> - -<p> -«Quanto a voi, o Sassoni» soggiunse il Principe «movetevi di -lì; e poichè così ho pronunziato, per quel sole che ne illumina, l'Ebreo -avrà luogo in mezzo di voi.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_68">[68]</span> -</p> - -<p> -«No, Principe, no, se piace alla Grazia vostra,» incominciò allora -Isacco. «A noi non è lecito sederci fra i potentati della terra.» -Se l'ambizione di costui lo avea tratto a desiderare un posto vicino -al discendente della famiglia dei Mondidier caduto in bassa fortuna, -non era poi sì mal accorto di volersi far brighe con que' Sassoni -facoltosi. -</p> - -<p> -«Oh cane d'un miscredente» sclamò Giovanni; «obbedisci ai miei -ordini, o ti fo scorticare, e la tua pelle conciata sarà un'ottima sella -pel mio cavallo.» -</p> - -<p> -Forzato ne' propri trinceramenti l'Ebreo, insieme colla tremebonda -sua figlia, si fece a salir lentamente i gradini che guidavano a quella -loggia. -</p> - -<p> -«Vediamo chi ardirà impedirglielo!» diceva il Principe tenendo -gli occhi fisi sopra Cedric, il cui atteggiamento era d'uom preparato -a precipitar giù dalla loggia l'Ebreo. -</p> - -<p> -Ma tal catastrofe venne allontanata dal matto Wamba, che postosi -di mezzo fra il suo padrone e l'Ebreo, gridò rispondendo alla esclamazione -minaccievole del Principe: «Io, per santa Maria!» e nello -stesso tempo traendosi di saccoccia una gran fetta di lardo, di cui -s'era munito, senza dubbio, per tema che il torneo durasse più lungo -tempo della sua voglia di digiunare, si pose con una mano in procinto -d'ugnerne la barba all'Ebreo, agitando coll'altra sul costui capo la -sua squarcina di legno. Isacco, sul punto di vedersi lordato di una sostanza -che genera il massimo raccapriccio in ciascun buon Giudeo, fe' -alcuni passi addietro, e rotolando da un gradino all'altro stramazzò -sull'arena, in mezzo alle risate dei circostanti, fra' quali il principe -Giovanni, dimenticando allora la sua collera, non fu quei che meno -ridesse. -</p> - -<p> -«Cugino Principe» disse Wamba «concedetemi il premio del -torneo. Ho vinto il mio avversario colla sciabola e collo scudo.» E -ciò dicendo mostrava con una mano la fetta di lardo, coll'altra la sua -sciabola di legno. -</p> - -<p> -«Chi se' tu, nobile campione?» chiese a Wamba il principe -Giovanni che continuava ancora ridendo. -</p> - -<p> -«Matto per diritto di nascita» rispose il buffone «mi chiamo -Wamba, figlio di Witless, figlio di Weatherbrain,<a class="tag" id="tag12" href="#note12">[12]</a> figlio d'un -Alderman.» -</p> - -<p> -«Ebbene, si dia luogo all'Ebreo nella loggia di sotto (disse il -principe Giovanni, cui forse non dispiacque un tale pretesto di ritrattare -i primi ordini dati.) Ella non è cosa giusta il collocare un vinto -a pari col vincitore» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_69">[69]</span> -</p> - -<p> -«Nè di mettere un Ebreo vicino a una fetta di lardo» aggiunse -Wamba. -</p> - -<p> -«Matto!» sclamò il principe «m'hai fatto ridere. Gli è dovere -ch'io ti ricompensi. Isacco, prestami un pugno di <i>bisanti</i>.» -</p> - -<p> -L'Ebreo soprappreso da sì fatta inchiesta, nè osando dir di no, -nè reggendoli il cuore di soddisfarla, trasse, non senza sospirare, un -sacchetto di pelle che portava sospeso al suo cinturino, e stava forse -calcolando quanti pezzi bastavano a far la figura d'un pugno di <i>bisanti</i>, -allorchè il principe, impazientendosi dell'indugio, gli strappò il -sacchetto dalle mani, e dopo aver gettate alcune monete d'oro al buffone, -continuò il suo giro, portandosi con sè il rimanente, e lasciando -l'Ebreo in balìa agli scherni de' circostanti, che però non osarono negare -nè a lui nè a sua figlia di sedersi fra loro. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_70">[70]</span></p> - -<h2>CAPITOLO VIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Voto è l'arringo, e aspettan della giostra</p> -<p class="i01">»Il suono eccitator molti drappelli</p> -<p class="i01">»Di prodi; ei s'ode già; già della chiostra</p> -<p class="i01">»Sacra al valor si schiudono i cancelli,</p> -<p class="i01">»Desio d'onor sospigni i duellanti,</p> -<p class="i01">»Come i lor sproni i corridor spumanti.«</p> -</div> -</div> - -<p> -Il principe Giovanni non aveva trascorsa che la metà dell'arena, -allorchè fermandosi d'improvviso: «In fede mia! ser Priore» disse -ad Aymer «noi abbiamo dimenticato l'affare più premuroso di questa -giornata; nominare cioè la Regina della Bellezza e degli Amori che -colla sua leggiadra mano presenti il premio al vincitor del torneo. -Quanto a me, porto idee liberali, e i neri occhi di Rebecca m'hanno -sedotto.» -</p> - -<p> -«Santa Vergine!» esclamò tutto costernato il Priore. «Un'Ebrea! -Noi ci guadagneremmo d'essere tutti lapidati, e non sono ancora vecchio -abbastanza per volere affrontare il martirio. Poi, giuro pel mio santo -avvocato, ch'ella è men bella di quell'amabile Sassone, di lady Rowena.» -</p> - -<p> -«Ebrei o Sassoni, cani o porci, poco rileva» ripetè il principe -«voglio nominare Rebecca, non foss'altro per mortificare que' mariuoli -di Sassoni». -</p> - -<p> -Un bisbiglio e scontento generale si manifestò fra le persone -di quel corteggio. -</p> - -<p> -«Ciò passa lo scherzo, o Principe» disse Bracy «se voi fate -simile scelta, non troverete cavaliere che voglia levar la lancia.» -</p> - -<p> -«Egli è un insultar con mente deliberata i vostri cavalieri» aggiunse -Waldemar di Fitzurse, uno dei più vecchi cortegiani del principe -Giovanni, «e se vostra Grazia persiste in tale divisamento, è -come s'ella volesse vederne andare a vuoto altri ben più nobili ed -importanti.» -</p> - -<p> -«Barone» rispose il principe con alterigia «vi ho preso al mio -servizio per seguirmi e non per guidarmi.» -</p> - -<p> -«Ma quelli che vi seguono nel cammino in cui v'innoltrate» -gli disse a voce sommessa Waldemar «hanno acquistato il diritto di -<span class="pagenum" id="Page_71">[71]</span> -guidarvi; perchè così per voi come per essi vi è pericolo d'onore e di -vita.» -</p> - -<p> -Dal tuono onde Fitzurse pronunziò questi detti, Giovanni s'accorse -che non sarebbe stata cosa prudente il resistere. -</p> - -<p> -«Io non voleva che scherzare ed eccovi tutti adirati contro di me. -Eh! nominate quella che volete voi, dalla parte del diavolo! ed io -confermo anticipatamente la vostra scelta.» -</p> - -<p> -«Fate una cosa migliore, o Principe» allora disse Bracy «lasciate -vacante il trono della bella nostra sovrana, sintantochè il vincitore -del torneo venga acclamato. Poi permettete ch'egli medesimo indichi -la donna degna d'occupar questo trono. Sarà ciò un aggiugnere -splendore al trionfo del vincitore, e un avvezzar ad un tempo le donne -ad avere in maggior pregio il valore, se diritto del valore diverrà -l'innalzarle a gloria sì segnalata.» -</p> - -<p> -«Se Brian di Bois-Guilbert vince il premio» disse il Priore «scommetto -il mio rosario, che v'addito io, e non m'inganno, la Regina -della Bellezza e degli Amori.» -</p> - -<p> -«Bois-Guilbert è buona lancia» soggiunse Bracy «ma qui trovasi -più di un cavaliere che non ne temerebbe lo scontro.» -</p> - -<p> -«Silenzio» disse Waldemar «gli è ora che il Principe prenda -il suo luogo. I cavalieri e gli spettatori s'impazientiscono, il tempo -passa, e duopo è che incominci il torneo.» -</p> - -<p> -Benchè il principe Giovanni ancor non regnasse, vedea in Waldemar -Fitzurse tutti i difetti d'un ministro favorito, che vuol servir bensì -il suo padrone, ma nel modo più confacevole a sè medesimo. Cedè -però alla rimostranza di lui, comunque l'indole del Principe fosse tale, -che la sua ostinazione diveniva appunto più grande allorchè trattavasi -di bagattelle. Si collocò pertanto sul trono, circondato dalle persone del -suo corteggio, e ordinò agli araldi d'armi pubblicassero i regolamenti -del torneo che erano i seguenti: -</p> - -<p> -1. I cinque cavalieri <i>tenitori</i> doveano accettare combattimento, -qualunque fosse l'assalitore che il proponea. -</p> - -<p> -2. Ogni cavaliere che divisava combattere potea scegliersi l'emulo -fra i <i>tenitori</i>, toccando il proprio scudo. Se il toccava col legno della -lancia era indizio che il combattimento dovea farsi coll'armi dette -<i>cortesi</i>, vale a dire colla punta delle lancie difesa da un pezzo di -legno piatto, onde i giostratori non correvano altri rischi se non quelli -che poteano derivare da una caduta o dallo scontro de' cavalli; ma se -l'assalitore toccava lo scudo col ferro della lancia, s'intendeva che il -combattimento fosse all'ultimo sangue, cioè a spada tratta, come nei -veri duelli. -</p> - -<p> -3. Allorchè i <i>tenitori</i> aveano compiuto il loro voto rompendo ciascuno -cinque lancie, il Principe doveva acclamare il vincitore del primo -<span class="pagenum" id="Page_72">[72]</span> -dì del torneo, e riceveva per premio un cavallo da guerra di singolare -bellezza. In questa circostanza venne notificato, che oltre a tal ricompensa -del suo valore egli avrebbe parimente il diritto di nominare la -Regina della Bellezza e degli Amori, la quale poi aggiudicherebbe a -chi dovesse spettare il premio del dì successivo. -</p> - -<p> -4. Tal secondo giorno veniva assegnato ad un combattimento generale -cui poteano prender parte tutti i cavalieri che lo avessero desiderato, -e questi divisi in due bande eguali, avrebbero lottato sintantochè -il principe Giovanni ordinasse il termine della Giostra col gettar -nell'arena il suo baston del comando. Toccava indi alla Regina della -Bellezza e degli Amori porre una corona d'oro, foggiata a foglie d'alloro, -sul capo del cavaliere che il principe era per acclamar vincitore -nel secondo cimento. Questa giornata ponea termine ai giuochi cavallereschi. -</p> - -<p> -La terza veniva unicamente consacrata alla giostra dell'arco, a -un combattimento di tori, e ad altre ricreazioni, fatte soprattutto pel -volgo. Per simili modi il principe Giovanni cercava assicurarsi un'aura -popolare che in vece gli sminuivano ogni giorno gli atti i più arbitrarii -ed oppressivi. -</p> - -<p> -Brillantissimo spettacolo quella lizza allor presentava. Le logge superiori -venivano abbellite da quanto l'Inghilterra offeriva di ragguardevole -per nobiltà, grandezza, dovizia e avvenenza; ed il confronto -degli abiti di tal prima classe di spettatori con quegli altri crescea la -maestà ed il diletto di quella vista. Le logge inferiori ove stavano i -borghesi e molto numero d'arcieri, tutti vestiti de' loro abiti da comparsa -sembravano elegante guarnizione posta all'orlo di sfarzosa veste, -ed atta a farne spiccare lo splendore. -</p> - -<p> -Allorchè gli araldi d'armi ebbero terminato di leggere quel bando -gridarono come d'uso: <i>larghezza, larghezza, prodi cavalieri!</i> e una -pioggia di monete d'oro e d'argento cadea sovr'essi dalla cima di -quelle logge, perchè lo spirito di cavalleria si faceva una legge d'onore -pompeggiando in liberalità verso coloro che si riguardavano come incaricati -d'assicurare il buon ordine di quelle imprese guerriere, e di -consecrarne la ricordanza. Dopo avere ricevuta questa testimonianza -di generosità de' ragguardevoli inglesi, gli araldi passarono all'altre -consuete esclamazioni: <i>Amore alle dame! onore ai generosi! gloria -ai prodi!</i> Le medesime grida rintronava il popolo dalla cima delle -colline, e molte trombe vi aggiugnevano il fragore de' loro squilli guerreschi. -Gli araldi d'armi uscirono indi dello steccato, non rimanendovi -che i due marescialli del torneo, che a cavallo e armati di tutto -punto stavano immobili siccome statue, ciascuno ad un'estremità dell'arena. -Intanto lo spazio assegnato agli assalitori ringorgava di cavalieri -ardenti della brama di venire a prova coi <i>tenitori</i>, e a chi gli osservava -<span class="pagenum" id="Page_73">[73]</span> -dall'alto delle logge presentavano l'immagine d'un mare agitato, su -cui vedeansi ondeggiare pennacchi, brillanti elmetti, e spade e lancie, -alle quali vedeansi spesso attaccate picciole banderuole che sventolando -di consueto coi pennacchi, animavano vie più quella scena. -</p> - -<p> -Si aprirono finalmente i cancelli, e cinque cavalieri scelti dalla sorte -a lenti passi innoltraronsi nell'arena; uno dei quali marciava primo, gli -altri il seguivano, tutti splendidamente armati. Il codice da cui trassi -tali particolarità descrive con tutta esattezza, e senza omettere veruna -circostanza i colori, le imprese, l'armi de' campioni. Ma non crediamo -utile il fermarci di soverchio su questo argomento, perchè per valerci -de' versi d'un poeta nostro contemporaneo, che si spacciò dallo scriverne -troppe cose: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">«Son polve or sol que' cavalier cotanti;</p> -<p class="i01">«E ruggine feral ne rose i brandi.</p> -<p class="i01">«Possan l'anime lor starsi co' santi!»</p> -</div></div> - -<p> -Già il tempo ha fatto cadere dalle muraglie de' loro castelli gli -scudi che vi stavano appesi, e questi castelli medesimi son diroccati; -appena può indicarsene il sito, e più d'una schiatta disparve a sua volta -dai luoghi, ove la feudale tirannide fece sue prove. Qual uopo ha dunque -il leggitore di conoscere tutti i nomi, tutti i simboli ecclissati d'una -gloria che si dissipò? -</p> - -<p> -Ma nel tempo di cui favelliamo, i nostri cinque campioni che non -prevedevano questa dimenticanza in cui cadrebbero avvolti i loro nomi -e le geste loro, si avanzavano nell'arringo rattenendo gli ardenti corridori -e costringendoli andar di passo. In questo mezzo, l'armonia di -una musica orientale udissi dalla parte posteriore delle tende sotto cui -stavano i tenitori del torneo; la quale armonia produceano e cembali, -e diversi strumenti fin allora sconosciuti in Europa, che i crociati avean -portati seco da Terra Santa. Que' concerti barbarici pareano ad un -tempo e disfida degli assalitori, e congratulazioni del loro arrivo. Gli -sguardi d'ognuno si teneano fermi ed immoti su i cinque campioni, -che saliti sul pianerottolo ov'erano dirizzate le tende, si disgiunsero, -solleciti ognun di essi di percuotere col legno della sua lancia lo scudo -dell'antagonista, col quale intendea venire a tenzone. La maggior parte -delle classi inferiori, alcuni anco delle superiori, e vuolsi perfino qualche -matrona, videro con dispiacere che l'armi <i>cortesi</i> fosser prescelte; -poichè quegli stessi che fra noi oggidì si dilettano delle tragedie, quanto -più sono atroci<a class="tag" id="tag13" href="#note13">[13]</a>, trovano vezzo in un torneo a proporzione de' rischi -affrontati dai personaggi della giostra. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_74">[74]</span> -</p> - -<p> -Dopo che gli assalitori ebbero date a conoscere tal loro intenzioni, -più pacifiche di quanto la maggiorità le avrebbe volute, si ritrassero -all'altra estremità della lizza, ed ivi ordinati in linea ristettero, per dar -tempo ai tenitori di abbandonare le proprie tende e mettersi a cavallo. -Marciando primo fra questi Brian di Bois-Guilbert, scesero dal pianerottolo, -ponendosi in atto di rispondere alla disfida che a ciascun d'essi -era stata intimata. -</p> - -<p> -A suon di trombe e di chiarine si lanciarono di gran galoppo gli -uni contro degli altri, e tal fu la prevalenza in destrezza, o la buona -sorte de' tenitori, che gli antagonisti di Bois-Guilbert, di Malvoisin e -di Frondeboeuf votaron gli arcioni. L'emulo di Glentmesnil, anzichè -indirigere la sua lancia contro l'elmo o lo scudo dell'avversario, deviò -siffattamente dalla mira diritta, che ruppe a vuoto la stessa lancia: -circostanza che avessi per più obbrobriosa dell'essere scavalcato, perchè -in tale sventura poteva aver parte la sfortuna, ma l'abbaglio del primo -genere era da accagionarsi unicamente a goffaggine, e a poca perizia -nel maneggio dell'armi. Il quinto assalitore fu il solo che sostenesse -l'onore della sua parte; egli e il cavaliere di S. Giovanni, ruppero entrambi -la loro lancia, separatisi indi senza che il vantaggio fosse dell'un -piuttosto o dell'altro. -</p> - -<p> -Le grida del popolo, le acclamazioni degli araldi, il suon delle -trombe annunziarono il trionfo de' vincitori, la disfatta de' vinti. I primi -si ritirarono sotto le proprie tende; gli altri confusi e umiliati uscirono -dall'arringo per negoziare coi loro antagonisti il riscatto dell'armi e de' -cavalli, che giusta i regolamenti del torneo, appartenevano ai vincitori. -Il quinto assalitore solamente dimorò brevi istanti nell'arena a raccogliere -gli applausi degli spettatori, il che divenne maggior mortificazione -ai suoi colleghi sconfitti. -</p> - -<p> -Una seconda ed una terza banda d'assalitori successivamente comparvero -in lizza, e benchè alcuni d'essi avessero il vantaggio, la vittoria -in generale fu pei <i>tenitori</i>, de' quali un solo non perdè sella, -sventura cui ne' tre scontri non evitò mai qualcuno degli assalitori. -Costanza di buon successo in quanto a' primi, che rallentò non poco -l'ardor de' secondi. Laonde quando fu l'ora del quarto cimento, tre -assalitori soltanto mostraronsi nella lizza, ed evitarono nella disfida di -toccar gli scudi de' due <i>tenitori</i> reputati i più formidabili, cioè di Bois-Guilbert -e di Frondeboeuf, limitandosi ad aver tenzone coi tre altri -soltanto. Ma meglio non tornò ad essi da tal politico stratagemma, -perchè due caddero da cavallo, il terzo <i>mancò la posta</i>; vale a dire la -sua lancia, perdendo la mira diritta, non giunse a toccar l'avversario. -</p> - -<p> -Una lunga pausa succedè al quarto scontro; nè parendo che alcun -cavalier fosse voglioso d'entrar oltre in arringo, un sordo bisbiglio fe' -manifesto lo scontento della maggior parte degli spettatori, perchè i -<span class="pagenum" id="Page_75">[75]</span> -<i>tenitori</i> non erano in favor presso il pubblico. Bois-Guilbert e Frondeboeuf -si erano conciliato odio per l'indole loro altiera e tirannica; -niun si curava degli altri perchè stranieri, se si eccettui Glentmesnil. -</p> - -<p> -Il dispiacere adunque era pressochè generale; ma niuno il sentiva -con maggior forza di Cedric il Sassone, che in ogni vantaggio riportato -dai Normanni, <i>tenitori</i> del torneo, scorgeva un obbrobrio dell'Inghilterra. -Ben egli in molti incontri avea date prove di valore, ma unicamente -usando l'armi solite a maneggiarsi da' suoi maggiori; nè conoscea -poi di sorte alcuna la scienza delle giostre cavalleresche. Laonde -a quando a quando lanciava inquiete occhiate sopra Atelstano, segnalatosi -qualche volta in tal genere di lotte, e parea volesse con queste -occhiate esprimergli il desiderio di vedergli operare uno sforzo per -istrappar la vittoria di mano al Templario ed a' suoi colleghi. Ma comunque -il discendente de' re Sassoni non mancasse di coraggio, nè -tampoco di vigore e di robustezza, troppa era in esso l'indolenza e -poca l'ambizione, onde indurlo sì presto all'atto di prodezza, che -Cedric mostrava aspettarsi da lui. -</p> - -<p> -«Mio nobile vicino» gli disse finalmente Cedric «la fortuna in -tal momento non si palesa favorevole all'Inghilterra. La vostra lancia -si terrà inoperosa quest'oggi?» -</p> - -<p> -«Credo meglio aspettare a domani» rispose Atelstano «combatterò -nella <i>mischia</i>. Quanto a impugnar l'armi quest'oggi, non ne vedo -il prezzo dell'opera.» -</p> - -<p> -Due cose spiacquero altissimamente in tale discorso a Cedric: la -voce normanna <i>mischia</i>, usatasi da Atelstano, e cotanta indifferenza -ch'ei mostrava per l'onore del suo paese; ma avea in troppa venerazione -il regal sangue da cui discendeva il suo amico per osar rampognarnelo. -Nè avrebbe avuto il tempo di farlo, perchè subito dopo le ultime parole -di Atelstano, Wamba con una delle sue esclamazioni ruppe ogni -parola che Cedric avesse voluto profferire. -</p> - -<p> -«Sicuramente! Ella è cosa più gloriosa trionfare in mezzo a cento -combattenti, che vincere corpo contra corpo il suo avversario.» -</p> - -<p> -Atelstano prese per complimento fattogli sul serio tale sarcasmo, -ma Cedric che leggea meglio in cuore del matto, lanciò un severo -guardo sopra di lui, che dovette forse ringraziare soltanto il tempo ed -il luogo, se non ebbe prove più segnalate della collera del suo padrone. -</p> - -<p> -Intanto gli araldi d'armi gridavano: «<i>Amore alle dame! Onore -ai prodi!</i> su via, generosi cavalieri, entrate in lizza: pensate quai begli -occhi vi stan contemplando.» -</p> - -<p> -La banda musicale dei <i>tenitori</i> intonava a quando a quando i concerti -trionfali. Quasi tutti gli spettatori si querelavano di veder trascorrere -nell'inerzia un giorno che doveva esser consacrato a nobili gesta; -<span class="pagenum" id="Page_76">[76]</span> -i vegliardi sospiravano gli andati tempi, deplorando a voce sommessa -lo scadimento dello spirito militare, ma tutti poi erano ad una nel sostenere, -che non si vedevano più per animare i combattenti donne di -sì esimia avvenenza, siccome quelle che furono in più bei tempi il fregio -miglior de' tornei. Il principe Giovanni ordinava già alle persone del -suo seguito di trasferirsi ad imbandire la mensa, ed annunciava ai suoi -cortegiani, come ei fosse per aggiudicare il premio a ser Brian di Bois-Guilbert, -che senza rompere una sola lancia, valse a scavalcare tre -competitori. -</p> - -<p> -La musica aveva appunto terminata una di quelle arie consacrate -a celebrare i trionfi, quando una sola tromba si udì intonar suono di -disfida alla parte di tramontana; ver la qual parte si conversero tutti -gli sguardi curiosi di osservare qual novello campione si presentava. E -videsi con lento passo entrare in arringo un cavaliere di mezzana statura, -nè di complessione troppo vigorosa, quanto almen si potea giudicare -a malgrado dell'armatura che il nascondea. Era questa d'acciaio -riccamente damaschinata d'oro, nè il suo scudo presentava altro -stemma che una quercia svelta dalle radici; erano impresa il vocabolo -spagnuolo, <i>desdichado</i>, diseredato. Montato sopra bellissimo corridore -di mantello nero, attraversò l'arena, salutando coll'abbassare la punta -della sua lancia il Principe e le matrone, nel che pose moltissima leggiadria. -La destrezza ond'ei guidava il cavallo, una non so qual grazia -e cortesia che da ogni modo suo traspirava, gli conciliarono tal generale -favore, che alcune persone dell'infima classe non sapendo come -manifestargli meglio la lor propensione sclamarono: «Toccate lo scudo -di Ralph di Vipont, del cavaliere Ospitaliere. Egli è fra tutti i tenitori -il men fermo in arcione; vi troverete più il vostro conto.» -</p> - -<p> -In mezzo a tali grida e ad altre esclamazioni ben augurose, il nuovo -campione salì il pianerottolo, e a grande sorpresa di tutti quanti gli -spettatori, si trasferì in dirittura alla tenda di mezzo, e forte percosse -col ferro della sua lancia lo scudo di Brian di Bois-Guilbert, segnale, -come dicemmo, di disfida ad ultimo sangue. Maravigliò ognuno di tal -atto che prosontuoso parea, nè altri più ne maravigliò del superbo Templario -che uscì tosto della sua tenda. -</p> - -<p> -«Sei tu in istato di grazia?» costui gli chiese con amaro sorriso; -«ascoltasti la messa questa mattina, o tu che vieni a mettere in tal -pericolo la tua vita?» -</p> - -<p> -«Meglio di te son preparato alla morte» rispose il cavaliere Diseredato, -chè tal fu il nome sotto cui si fece ascrivere nel novero degli assalitori. -</p> - -<p> -«Va dunque a prender sito nell'arena, e guarda il sole per l'ultima -volta, poichè questa sera dormirai in paradiso i tuoi sonni.» -</p> - -<p> -«Son grato alla tua cortesia; e per dartene un compenso ti consiglio -provvederti di cavallo fresco e di lancia nuova, perchè sul mio -onore abbisognerai dell'una e dell'altra di tali cose.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-076a"></a> - <img src="images/ill-076a.jpg" alt="" /> -<p class="caption">IVANHOE</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_77">[77]</span> -</p> - -<p> -Dopo avere mostrata cotanta sicurezza, fe' scendere a ritroso dal -pianerottolo il suo cavallo, e lo costrinse a traversare in un tale andamento -tutta l'arena fino alla porta di tramontana, ove stette fermo -ad aspettare l'arrivo dell'avversario; prova di maestria nel maneggio -de' cavalli che gli procacciò nuovi applausi. -</p> - -<p> -Benchè mosso a sdegno dalle cautele alteramente consigliategli -dall'avversario, Bois-Guilbert non quindi le trascurò. Troppa sciagura -sovrastava al suo onore dal non riportare vittoria, ond'ei volesse -porre in non cale ogni via che gliela poteva agevolare. Prese -adunque un nuovo destriero ardentissimo e brioso, e parimente nuova -lancia per tema che il legno della prima avesse sofferto dai replicati -colpi portati ne' precedenti tre assalti. E poichè anche lo scudo usato -da lui fin allora era alquanto malconcio, un altro ne ricevè dalle -mani de' suoi scudieri. Nello scudo che dimise non vedeasi altro stemma -se non se quello del suo ordine: vale a dire due cavalieri che cavalcavano -un cavallo medesimo, emblema dell'umiltà e della povertà -primitiva de' Templarii, che indi posero in luogo di tali virtù l'arroganza -e la cupidigia delle ricchezze, divenute finalmente origine dell'abolizione -di tale congrega. Lo stemma del secondo scudo presentava -un corvo che volava a tutto volo tenendosi un teschio fra gli artigli e n'era -impresa: <i>Guardati dal corvo</i>. -</p> - -<p> -Stavano oltre quanto può dirsi impazienti gli spettatori, allorchè -a ciascuna estremità della lizza videro i due campioni, l'uno al cospetto -dell'altro. Pressochè i voti di tutti erano pel cavaliere Diseredato, ma -non fuvvi chi ardisse presagirgli in cotal giostra buon esito. -</p> - -<p> -Non appena le trombe ebbero dato il segnale, i due combattenti si -lanciarono l'un contra l'altro colla rapidità del lampo, e parve colpo -di tuono il primo scontro d'entrambi in mezzo all'arena. Ne andarono -in pezzi le lancie, e si credè per un istante vederli ad un tempo -rinversati, perchè la violenza di quell'impeto fe' piegare i garretti posteriori -dei loro cavalli, e se non caddero i cavalieri, il dovettero a -comune perizia di adoperare briglia e speroni. I due rivali di gloria si -fisarono scambievolmente con occhi che sembrava lanciassero fuoco per -traverso delle visiere, indi ritrattisi ognuno alla sua estremità del ricinto, -presero nuova lancia apprestata loro dai propri scudieri. -</p> - -<p> -L'unanimità delle acclamazioni fe' manifesta la vaghezza ch'ebbero -gli spettatori di questo assalto, il più eguale, il più brillante -fra tutti quelli della giornata. Le matrone faceano sventolare le loro -ciarpe e i loro fazzoletti per dare a divedere quanto ne fossero soddisfatte. -Ma poichè i due cavalieri tornarono in luogo ed atteggiamento -di nuovamente affrontarsi, succedè ai clamori un sì profondo -silenzio che sarebbesi detto non essere in tanta moltitudine chi osasse -nemmen respirare. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_78">[78]</span> -</p> - -<p> -Fu conceduta ai campioni una pausa d'alcuni minuti, per dar -tempo di riprendere fiato così ad essi come ai lor corridori. Indi ad un -cenno messo dal principe Giovanni, le trombe intonarono il suon dell'armi, -e i due combattenti vennero al mutuo scontro coll'impeto, -col vigore, colla maestria di cui pompeggiarono dianzi, ma non colla -stessa fortuna. -</p> - -<p> -In questo secondo assalto il Templario drizzò la sua lancia verso -il mezzo dello scudo dell'altro, e con tanta aggiustatezza e con tanta -forza il colpì, che il cavaliere Diseredato dovette cadere addietro sulla -groppa del suo cavallo, ma non votò quindi l'arcione. Che anzi, avendo -egli parimente, fin dal principio di far carriera, portata la sua mira -allo scudo dell'antagonista, la cambiò in quell'istante, indirigendone -contra il cimiero la lancia, il qual bersaglio quanto più difficile da -toccarsi, tanto più, toccato, toglieva al percosso ogni possibilità di resistere. -Ad onta però d'un tanto svantaggio, il Templario non dismentì -la rinomanza da lungo tempo acquistatasi; e se la violenza dello scontro -non ne avesse rotta la cinghia del destriero, sarebbesi forse tenuto fermo -in sua sella. Che che ne sia, il cavallo e il cavaliere caddero rinversati, -e si avvoltarono nella polvere. -</p> - -<p> -Spacciarsi dalle staffe, rimettersi in piedi fu un solo istante per -Bois-Guilbert. Furioso oltre ogni dire in veggendo il guasto che tale -avvenimento arrecava ai suoi allori, e in udendo gli applausi unanimi -che si tributavano al vincitore, sguainò la spada, facendo cenno al -cavaliere Diseredato di mettersi in parata. Questi colla massima leggerezza -saltò da cavallo, sguainando parimente la spada; ma i marescialli del -torneo, accorsi a tutta briglia, li separarono pronunziando che tal -genere di combattimento non era lecito in sì fatto giorno. -</p> - -<p> -«Noi ci rivedremo, lo spero» disse il Templario al suo vincitore -lanciando sovr'esso tali sguardi che tutta l'intera rabbia ne disvelavano -«e ci rivedremo in tal luogo ove non si troverà chi venga a separarci.» -</p> - -<p> -«Non sarà per mia colpa, se ciò non accade» rispose il cavaliere -Diseredato «a piedi, a cavallo, colla sciabola o colla lancia, mi troverai -pronto tutte le volte a misurar colle tue le mie armi.» -</p> - -<p> -Nè le cose sarebbersi contenute in tai detti, se i marescialli incrocicchiando -le loro lancie fra i due campioni, non gli avessero -costretti a disgiugnersi. Il cavaliere Diseredato tornò alla porta di -tramontana, e Bois-Guilbert alla sua tenda, ove passò il rimanente -del giorno in preda alla disperazione e alla rabbia. -</p> - -<p> -Senza scendere da cavallo il vincitore chiese gli si portasse vino, -indi aprendo la parte inferiore della visiera notificò che beveva alla -salute di tutti i cuori veramente inglesi, e alla confusione de' tiranni -stranieri. Poi tostamente ordinò al suo trombetta di sonar la disfida -<span class="pagenum" id="Page_79">[79]</span> -agli altri tenitori, incaricando l'araldo d'armi di annunziare a questi -come fosse mente di lui combatterli un dopo l'altro, e seguendo quell'ordine -qualunque in cui fosse piaciuto ai medesimi presentarsi. -</p> - -<p> -Fidando in sua forza e gigantesca statura, Frondeboeuf fu il primo -a scendere nell'arringo. Lo scudo di lui mostrava in campo d'argento -una testa di toro nero, cancellata per metà dai molti colpi -che avea sopportati. Ne faceano impresa queste voci latine spiranti arroganza: -<i>Cave, adsum</i>. Il cavaliere Diseredato riportò sovr'esso un -vantaggio lieve sì ma conchiudente, perchè rottesi ad entrambi e in -un sol urto le lancie, Frondeboeuf perdè in quello scontro le staffe, -laonde vinto il chiarirono i marescialli. -</p> - -<p> -Nè in guisa molto dissimile terminò la lotta tra lo sconosciuto e -ser Filippo di Malvoisin, giudicato perditore, poichè un forte colpo -di lancia vibratogli sull'elmo dall'avversario, ruppe le stringhe che tal parte -d'armatura annodavano, onde rimase scoperto il capo del combattente. -</p> - -<p> -Nel cimentarsi con ser Ugo di Glentmesnil il cavaliere Diseredato -fe' prova d'altrettanta cortesia, quanto negli antecedenti scontri ne avea -dati di destrezza e valore. Perchè sendo giovane ed impetuoso il cavallo -di Glentmesnil, caracollando s'impennò nel far carriera per modo, che -tolse ogni abilità di valersi della sua lancia al cavaliere. Lo sconosciuto -lungi dal vantaggiare di questo incidente, levò la lancia quando gli fu da -vicino, e la fe' passare al di sopra dell'elmo dell'avversario, quasi per -dargli a comprendere come sarebbe stato in proprio arbitrio il colpirlo. -Indi voltando il corridore ritornò alla porta settentrionale, d'onde inviò -l'araldo d'armi per domandare a Glentmesnil, s'egli era in grado -di ricominciare l'assalto; ma questi gli fe' rispondere protestandosi -vinto così dalla maestria come dalla destrezza del suo antagonista. -</p> - -<p> -Compiuto fu il trionfo dell'incognito da Ralph di Vipont, rinversato -da cavallo con tanto impeto, che gli uscì il sangue dalla bocca e -dalle narici, sicchè i suoi scudieri dovettero trasportarlo semivivo fuor -dell'arena. -</p> - -<p> -Fra mille evviva che continuarono per lungo tempo, venne accolta -la dichiarazione unanime del Principe e de' marescialli, i quali -attribuirono al cavaliere Diseredato l'onore di questa giornata. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_80">[80]</span></p> - -<h2>CAPITOLO IX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Ogni beltà più altera e peregrina</p> -<p class="i02"> »Che adornava quel loco, ad una cesse</p> -<p class="i02"> »Che gli atti e 'l volto promulgar reina.</p> -<p class="i09"> <i>Il fiore e la foglia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -William di Wyvil e Stefano di Martival, marescialli del torneo, furono -i primi ad offerire al vincitore le loro congralulazioni; e il pregarono -ad un tempo permettere gli si levasse l'elmo, o volesse almeno -alzar la visiera per trasferirsi a ricevere dalle mani del principe Giovanni -il premio del torneo. Ma il cavaliere Diseredato li pregò con -cavalleresca cortesia a dispensarlo da ciò, adducendo come non potea -per allora farsi conoscere, mosso da cagioni che già prima d'entrare -in arringo avea palesate agli araldi d'armi. Nè i marescialli insistettero -oltre, perchè fra i voti singolari cui s'obbligavano in quel secolo -i cavalieri, non ve n'avea di più usato quanto quello di rimanersi incogniti -sino all'istante di aver compiuta una data impresa, o mandata -a termine una tal avventura. Que' marescialli pertanto astenutisi dal -volere indagare i segreti del cavalier vincitore, annunziarono la brama -di lui al Principe, e gli chiesero di poterlo presentare celato in volto a -ricevere il guiderdone dovuto al valore. -</p> - -<p> -Il misterioso velo, in cui pretendeva avvolgersi lo straniero, punse -vivamente la curiosità del principe Giovanni, scontento già della conclusione -d'un torneo sì sfavorevole ai <i>tenitori</i>, partigiani di lui, e vinti -successivamente da un sol cavaliere. Laonde voltosi in tuono altero ai -marescialli. «Per gli occhi della Madonna!» sclamò «questo cavaliere -fu diseredato di cortesia come degli altri averi, se brama comparire -col viso coperto alla nostra presenza. Cavalieri» soggiunse poscia indirigendosi -ai cortegiani «avvi tra voi chi potesse indovinare qual sia -l'incognito che si comporta d'una maniera così stravagante?» -</p> - -<p> -«Non io al certo» disse Bracy «e in fede mia non credeva trovarsi -in tutta Inghilterra un campione capace di vincere cinque cavalieri in -un giorno. Non dimenticherò mai sin ch'io viva la vigorosa botta che -diè il mal rovescio a Vipont. Quel povero ospitaliere fu levato d'arcione -come una pietra lanciata fuor della frombola.» -</p> - -<p> -«Non menate di ciò tanto rumore» rispose un cavaliere di -S. Giovanni ivi presente «il vostro amico Templario affè non ha corso -miglior fortuna. Ho ben visto io Bois-Guilbert a far tre rivolte, una -dietro l'altra, in mezzo alla polvere.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_81">[81]</span> -</p> - -<p> -Bracy grandemente affezionato ai Templarii era in procinto di replicare, -ma il principe Giovanni si pose di mezzo: «Silenzio, cavalieri! -Che cosa son tali dispute?» -</p> - -<p> -«Il vincitore» allor si fece a dire Wyvil «aspetta il beneplacito -di vostra Grazia.» -</p> - -<p> -«Il mio beneplacito!» rispose Giovanni. «Lo aspetti finchè -sappiamo almeno se v'è qualcuno che possa far congetture sul nome -e sulla condizione di questo straniero. Quand'anche aspettasse fino a -notte, ha avute, parmi, assai faccende per non patire il freddo.» -</p> - -<p> -«La Grazia vostra non userà al vincitore que' riguardi ch'ei merita» -soggiunse Waldemar Fitzurse «se lo fa aspettare tanto d'indovinare -noi una cosa che non possiamo sapere. Per me almeno non so -prendermi tale assunto... quando mai non fosse qualcuna delle -buone lancie che seguirono in Palestina il re Riccardo; poichè quegli -individui adesso tornan fra noi a guisa di veri cavalieri erranti.» -</p> - -<p> -«Sarebbe mai il conte Salisbury?» soggiunse Bracy. «Egli è -appunto della statura medesima.» -</p> - -<p> -«Piuttosto ser Tomaso Multon, cavalier di Gilsland» riprese a -dire Fitzurse. «La complessione di Salisbury mi pareva molto migliore.» -</p> - -<p> -E Bracy: «Può averla lasciata in Terra Santa.» -</p> - -<p> -«E se fosse lo stesso re?» s'udì altra voce senza potersi discernere -da chi venisse. -</p> - -<p> -«Riccardo-Cuor-di-Leone!» ripeterono tutti gli altri a mezza voce, -e in tuono pauroso. -</p> - -<p> -«Oh! Dio nol voglia!» disse il principe Giovanni volgendosi involontariamente, -e tremando come se il fulmine fosse scoppiato a' suoi -piedi «Waldemar, Bracy, prodi cavalieri, rammentate le vostre promesse.» -</p> - -<p> -«Ma questo è un timore panico affatto» soggiunse Fitzurse. «Dimenticaste, -o principe, la statura gigantesca del fratel vostro? Potevate -mai ravvisarla sotto quell'armatura? Wyvil, Martival, affrettatevi a -condurre il vincitore a' piedi del trono, così sarà dileguato un errore -che ha scolorate le guancie del signor nostro. Guardatelo con più attenzione» -continuò volgendosi al principe; «vedrete che gli mancano -almeno tre pollici ad avere la statura di Riccardo. Poi il re ha le spalle -più riquadre del doppio. Il cavallo dello sconosciuto, sotto il peso di -Riccardo, non avrebbe potuto reggere alla prima giostra.» -</p> - -<p> -Aveva appena finito sì fatto ragionamento, allorchè i marescialli -condussero il cavaliere Diseredato nanti i gradini del trono. Il principe -soprappreso tuttavia dall'idea che potesse trovarsi in quello sconosciuto -il proprio fratello, un fratello ch'egli aveva offeso sì gravemente, ch'ei -tentava spogliare del regno, senza por mente che sole prove di fiducia -<span class="pagenum" id="Page_82">[82]</span> -e d'affetto ne avea ricevute, soprappreso, dissi, da tale idea, non -credè abbastanza dileguato il timore concetto dalle osservazioni di Fitzurse; -laonde nel tempo stesso che indirigeva al cavaliere Diseredato -alcune frasi intese a commendarne il valore, nel tempo che ordinava fosse -presentato al medesimo il palafreno di mantel nero, premio della riportata -vittoria, tremava di riconoscere in quanto stava per rispondergli -il vincitore la voce maschia e sonora di Riccardo-Cuor-di-Leone. -</p> - -<p> -Ma il cavaliere Diseredato non rispose una sola parola al complimento -fattogli dal principe, limitandosi a salutarlo profondamente. -</p> - -<p> -Due scudieri condussero nell'arena il cavallo riccamente bardamentato, -ornamento che ne aumentava di poco il pregio ad occhi capaci -di valutare il merito intrinseco del corridore. Appoggiata una mano sul -pomo della sella, lo sconosciuto vi montò sopra senza valersi di staffa, e -brandendo la sua lancia, compiè due volte il giro del recinto, facendo -fare al destriero tutte quelle prodezze che l'arte del cavallerizzo conosce. -</p> - -<p> -Alcuno avrebbe potuto attribuire questo contegno dello sconosciuto -a vanagloria e a desio di accrescersi lustro coll'offerire tal nuovo esperimento -di sua abilità; ma fu supposto ch'ei volesse rendere in cotal -guisa manifesto agli spettatori quanto fosse il pregio del dono compartitogli -dalla munificenza del principe; quindi anche una volta divenne -scopo degli applausi unanimi di quella vasta arena di spettatori. -</p> - -<p> -Nel qual tempo il priore di Jorvaulx, sempre faccendoso, disse -alcune parole all'orecchio del principe a fine di ricordargli che il vincitore -dopo aver date prove di coraggio, dovea darne una del proprio -senno, scegliendo fra le matrone che trovavansi nelle logge la meritevole -del seggio assegnato alla Regina della Beltà e degli Amori, quella dalle -cui mani aspettava la propria corona il vincitore del dì successivo. Laonde -quando il cavaliere passò dinanzi al principe, la seconda volta, -questi gli fe' un cenno, dopo il quale lo sconosciuto volgendo e fermando -con eguale rapidità il suo destriero, rimase innanzi alla loggia -del trono, immobile e colla punta della sua lancia bassata a terra. La -destrezza posta nell'eseguire tale fazione, sì istantaneo passaggio da -uno stato di agitazione vivissima alla immobilità di una statua equestre -gli meritaron nuovi applausi di quella numerosa assemblea. -</p> - -<p> -«Ser cavaliere Diseredato» gli disse il Principe, «poichè è questo -il solo nome sotto cui vi piacque farvi conoscere, una tra le prerogative -del trionfo che riportaste, sì è quella di scegliere l'avvenente giovane, -che qual Regina della Beltà e degli Amori presederà domani alla festa. -Se siete estraneo in questa terra, e desideraste quindi qualche cognizione -che in tale scelta soccorresse la vostra deliberazione, vi dirò solamente -che Alicia, figlia del prode cavaliere Waldemar Fitzurse, vien -<span class="pagenum" id="Page_83">[83]</span> -riguardata nella mia corte siccome la più ragguardevole, e per grado e -per leggiadria.» E in ciò dire, gli indicò la loggia vicina ove stavasi -l'encomiata donzella. «Però» aggiunse «è in libertà vostra presentare -a quella cui giudicherete meglio la corona che sto per consegnarvi. -Colei che la riceve dalle vostre mani, verrà riconosciuta Regina della -Beltà e degli Amori. Sollevate la vostra lancia.» -</p> - -<p> -Il cavaliere obbedì, e allora il Principe collocò sul ferro della lancia -appressatagli una corona d'oro che imitava le foglie del lauro, attorno -a cui si alternavano cuori e punte di frecce a guisa delle palle e -delle foglie di fragole che adornano le ducali corone. -</p> - -<p> -Del mostrarsi co' detti suoi sì parziale alla figlia di Waldemar -molte furono nel Principe le cagioni, che tutte derivavano dall'indole -del suo animo, ove ad un tempo sprezzante alterigia e presunzione, -astuzia e bassezza allignavano. Primieramente ei volea far dimenticare -ai suoi cavalieri il disdicevol partito, ch'egli medesimo avea posto e -che pretese indi colorare siccome scherzo, quello cioè di nominare a -regina della giostra un'Ebrea. Con ciò intese in oltre a farsi benevolo -Waldemar Fitzurse, che gli dava una specie di tema, e che nel corso -di tale giornata avea manifestati indizi di scontento più d'una volta. -Sperava parimente farsi un merito utile alle sue mire presso la donzella -medesima, se venìa coronata; perchè le voglie de' licenziosi diletti dominavano -l'animo di lui non meno d'una cieca ambizione, figlia, come, -vedemmo, dell'ingratitudine e della perfidia. Ad ogni evento ei preparava -un seme di rancori fra Waldemar ed il cavaliere Diseredato che -egli avea preso in avversione pel trionfo ottenuto su i suoi partigiani; -perchè nel contingibile caso che il vincitore scegliesse tutt'altra fuor di -quella a lui suggerita dal Principe, non era improbabile che Waldemar -riguardasse tal preferenza siccome insulto arrecato alla propria figlia. -</p> - -<p> -Il cavaliere Diseredato cavalcando il suo bel corridore, compiè a -passi lenti il giro all'intorno di tutte le logge, facendo mostra di esaminare, -come n'era diritto, le diverse beltà che le ornavano, per -dar così fondamento alla scelta che avrebbe profferita; ma nel passare -sotto la loggia d'Alicia pomposa di tutto l'orgoglio che leggiadria e -magnificenza incoraggiano, non vi si fermò un solo istante. -</p> - -<p> -Un riguardo non privo di vaghezza offrivano i diversi artifizi adoperati -dalle donne che soggiaceano a tal sindacato. Qual d'esse arrossiva, -quale ostentava il contegno dell'alterezza o della dignità; alcune volgeano -gli occhi da un'altra parte, volendosi quasi far credere indifferenti -a tutta questa bisogna; altre mostravano di frenare il sorriso, -altre gli davano libera carriera sperando aquistare nuova leggiadria. -Fuvvene pur di quelle studiose di nascondere col velo i propri vezzi; -ma tai donne, narra il mio autografo, erano use da dieci anni a veder -<span class="pagenum" id="Page_84">[84]</span> -ammirata la propria bellezza, onde gli è lecito supporre, che avendo -goduta la lor buona porzione di mondane vanità, si ritraessero volontarie -dall'arringo per lasciare alle più novelle la speranza di trionfare. -</p> - -<p> -Finalmente il vincitore si fermò sotto la loggia, entro cui sedeasi -Rowena, Rowena ver cui tosto si conversero gli sguardi d'ognuno. -</p> - -<p> -Certamente se il vincitore avesse potuto accorgersi di tutti i voti -che si faceano per lui in quella parte di logge, e se considerazioni estranee -a quella che soprattutto il movea, avessero potuto offerirgli occasioni -d'usare predilezione, questa predilezione ei non l'avrebbe di lì -dipartita. Cedric non ascose, ognun sel crede, l'eccesso della sua gioia -allorquando cadde il Templario, e più veemente la manifestò alla disfatta -di que' suoi tristi vicini Frondeboeuf e Malvoisin. Lo stesso Cedric, mettendo -la metà del corpo fuor della loggia, non distolse un istante gli -occhi dal vincitore; seguendone tutte le corse non col guardo solo ma -col cuore e coll'animo. Presa da egual propensione lady Rowena, contemplò -tutti gli avvenimenti di quella giornata, comunque facesse mostra -di non prestar loro una sì viva attenzione. Perfino Atelstano, l'indolente -Atelstano, uscì per un istante del suo letargo abituale, e votò -una gran tazza di vino al buon successo del cavaliere Diseredato. -</p> - -<p> -Altro gruppo di persone situate sotto quella medesima loggia non -aveva presa minor parte all'evento di questa pugna. -</p> - -<p> -«Padre Abramo!» sclamò Isacco di York, sin quando scorse il -cavalier Diseredato entrar nella lizza. «È desso, è desso<a class="tag" id="tag14" href="#note14">[14]</a>. Vedi, -mia figlia, vedi qual portamento altero e nobile è in quel Nazareno!» -Ma quando il vide lanciarsi a tutta briglia addosso al Templario non -potè ristarsi dell'esclamare: «Ah! quel buon cavallo di Barberia venuto -sì di lontano! Guardate! non gli usa più riguardo di quel che userebbe -ad una rôzza normanna. E quella bella armatura che costò tanti zecchini -all'armaiuolo di Milano, a Giuseppe Pareira! che ci era da guadagnare -un sessanta per cento d'interesse! Oh! ne fa conto come se -l'avesse trovata in mezzo ad una strada maestra!» -</p> - -<p> -«E che, padre mio?» soggiunse Rebecca «lo vorreste forse più -<span class="pagenum" id="Page_85">[85]</span> -sollecito del cavallo e dell'armatura che della propria persona, compromessa, -come vedete, a sì grave pericolo?» -</p> - -<p> -«Figlia mia» rispose Isacco con qualche veemenza «tu non sai -quel che ti dica. Il suo collo e le sue membra appartengono a lui, non -lo nego, ma quel cavallo e quell'armatura appartengono.... Oh beato -Giacobbe! Che cosa stava ora per dire! Nulla monta. Egli è un bravo -giovine. Vedi! Rebecca, vedi! egli è in procinto d'atterrare il Filisteo. -Prega, mia figlia, prega che non arrivi alcuna disgrazia a questo bravo -giovane, nè al suo buon cavallo, nè alla sua ricca armatura! Dio de' -mei padri! Egli è vincitore. Il Filisteo incirconciso è caduto sotto la -sua lancia. Og, re di Bashan, è caduto sotto la spada de' padri nostri. -Il bravo giovane ha guadagnato il bel cavallo e l'armatura d'acciaio -del Filisteo. Voglio sperare almeno non si dimenticherà d'impadronirsi -delle spoglie che sono sue.» -</p> - -<p> -Il degno Giudeo mostrò la medesima sollecitudine pel <i>bravo giovane</i>, -e la medesima sollecitudine <i>pel suo cavallo e per la sua armatura</i>, -finchè durarono le quattro altre corse, nè dimenticò di calcolare -alla presta il valsente de' cavalli e delle armature de' giostratori disfatti. -</p> - -<p> -Fosse irresolutezza, o altra cagione, il cavaliere Diseredato rimase -alcuni istanti inoperoso in questa parte d'arena, mentre gli spettatori -cogli occhi fisi sopra di lui aspettavano impazienti di vedere che risolvesse. -Finalmente abbassando a poco a poco e con molta grazia il ferro -della sua lancia, depose la corona ai piedi della bella Rowena. Tutte -le trombe allor rintronarono, e s'udiron gli araldi d'armi acclamare pel -dì successivo lady Rowena Regina della beltà e degli Amori, e minacciar -d'esemplare gastigo chiunque non ne avesse riconosciuta l'autorità. -Indi si ripeterono le solite grida: <i>Larghezza, prodi cavalieri, larghezza</i>. -Cedric non capendo in sè pel contento gettò nel mezzo dell'arena quante -monete aveva in saccoccia, ed Atelstano ne imitò la generosità, benchè -dopo avervi pensato sopra alcun poco. -</p> - -<p> -S'intese allora qualche bisbiglio fra le donzelle d'origine normanna -così poco avvezze a vedersi posposte alle sassoni, come i loro padri, -fratelli ed amanti lo erano a vedersi vinti dalla gente cui di tali giuochi -cavallereschi furono egli stessi i maestri; ma tai segnali di scontento -si perdettero in mezzo al grido generale: «Viva lady Rowena! viva la -Regina della beltà e degli Amori!» Alle quali acclamazioni alcune -voci si udirono aggiugnere: «Viva la Sassone principessa! Viva la stirpe -dell'immortale Alfredo!» -</p> - -<p> -Comunque poco gradevoli riuscissero al principe Giovanni e ai suoi -cortegiani la scelta fatta dal vincitore e la sì manifesta gioia universale -che derivò da questa scelta, non potè far di meno di confermarla, laonde -fattosi condurre il suo destriero, scese dal trono, e seguito dal suo corteggio -<span class="pagenum" id="Page_86">[86]</span> -rientrò nella lizza. Fermatosi un istante sotto la loggia ove stavasi -Alicia, le indirisse un complimento, poi voltosi alla sua comitiva -soggiunse con voce alta ad arte per essere inteso: «Sull'onor mio! -se le imprese del cavaliere Diseredato lo provarono ben fornito di nervi -e di coraggio, la scelta che ha fatto il dimostra privo altrettanto d'occhi -e di discernimento.» -</p> - -<p> -Ma la disgrazia del principe Giovanni, così in questa occasione -come in tutte l'altre della sua vita, era quella di non conoscere l'indole -delle persone ch'ei si voleva affezionare. Anzichè sapergli grado -di questa specie d'omaggio tributato alla beltà della figlia, Fitzurse -prese in mala parte che il principe avesse con tal osservazione messo -in vista maggiore il poco riguardo usatole dallo straniero, onde prese -a dire con alterezza: -</p> - -<p> -«Fra le prerogative della cavalleria non ne conosco di più preziose, -di più inalienabile sopra quella che lascia libera ai cavalieri la -scelta della lor dama. Mia figlia non va a mendicare omaggi da chicchessia, -nè gliene potranno mancare nella sfera che le s'addice.» -</p> - -<p> -Il principe nulla rispose; e per celare meglio il dispetto e la collera, -punse i fianchi del suo palafreno, e corse di gran galoppo ver -la parte di logge, ov'era Rowena, che non avea per anco toccata la -corona deposta a' suoi piedi. -</p> - -<p> -«Raccogliete, leggiadra Lady» le disse egli «il segnale della vostra -sovranità; niuno più di noi gode nel renderle omaggio. Se piacesse -così a voi, come ai nobili vostri amici, di abbellire in tal giorno -la nostra mensa al castello d'Ashby, ne sarebbe di non lieve diletto -lo stringere più ampia conoscenza colla Regina del dì novello.» -</p> - -<p> -Rowena si tacque, e Cedric rispose in idioma sassone con questi -detti: -</p> - -<p> -«Lady Rowena non sa la lingua che le sarebbe necessaria per poter -rispondere alla Grazia vostra, nè quindi per ben comparire convenevolmente -alla vostra mensa. Io pure e il nobile Atelstano di Coningsburgo -non conosciamo che la lingua e i modi de' nostri maggiori. -Piacciavi adunque d'averne per iscusati se non accettiamo -il vostro invito. Domani Lady Rowena adempirà gli ufizi a lei assegnati -dalla libera scelta del cavalier vincitore e confermati dalle acclamazioni -del popolo.» -</p> - -<p> -Dopo i quali detti prendendo la corona egli stesso la collocò sul -capo di Lady Rowena, per dar a comprendere com'essa accettava -l'autorità temporanea che le venìa conferita. -</p> - -<p> -«Che dic'egli?» Chiese il principe Giovanni ostentando ignorare -l'idioma sassone, comunque a perfezione il sapesse. E quando uno de' suoi -cavalieri gli ebbe data l'interpretazione del discorso fatto da Cedric, soggiunse: -<span class="pagenum" id="Page_87">[87]</span> -«Bene, bene! domani metteremo sul suo trono questa muta -sovrana.... Ma voi almeno, ser cavaliere» volgendosi al vincitore -che era rimasto tutto quel tempo presso alla loggia «voi almeno parteciperete -del nostro banchetto?» -</p> - -<p> -Lo sconosciuto parlò allora la prima volta, e con voce appena -intelligibile, prese pretesto per dispensarsene dal bisogno ch'egli avea -di riposo e dalla necessità di apparecchiarsi al combattimento della -domane. -</p> - -<p> -«Nulla di meglio!» disse Giovanni con tuono misto d'alterigia -e sarcasmo: «noi siamo poco avvezzi a tali rifiuti: pure ci sforzeremo -di rendere il nostro convito men che sarà possibile melanconico -comunque non onorato dalla presenza del vincitore e della sua regina.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose uscì dal ricinto insieme col suo sfarzoso corteggio; -e tal partenza fu il segnale a cui votossi l'arena. -</p> - -<p> -La mediocrità non dimentica mai le ferite fatte al suo orgoglio. -Prima di togliersi dall'anfiteatro, gli sguardi del principe si scontrarono -in quell'arciere spiaciutogli fin dall'istante delle quistioni occorse al -proposito dell'Ebrea. «Vegghiate su questo furfante» diss'egli ad -alcuni de' suoi armigeri «il vostro capo mi sarà mallevadore di lui.» -</p> - -<p> -L'arciere sostenne il guardo corrucciato del principe con quell'intrepidezza -che avea manifestata poc'anzi, e rispose: «Il mio disegno -non è d'abbandonare Ashby prima della sera di domani. Son curioso -di vedere come gli arcieri della contea di Stafford e Leicester sappiano -usare delle loro armi. Le foreste di Needwood e di Charnwood dovrebbero -essere una buona scuola per loro.» -</p> - -<p> -«Ed io» disse il principe alla comitiva, disdegnando rispondere -immediatamente all'arciere «sono curioso di vedere se questo spaccamonti -sa valersi delle sue. Tremi, se la sua destrezza non fa in -qualche modo le scuse della sua temerità.» -</p> - -<p> -«Gli è tempo una volta» disse Bracy «che la tracotanza di questi -sciagurati venga repressa col dar qualche esempio straordinario.» -</p> - -<p> -Waldemar, a quanto parea, non persuaso, che il suo signore -fosse sul buon sentiero per giugnere alla popolarità, si stette in silenzio, -nè fece altro che stringersi nelle spalle. Il principe riprese il cammino -del castello d'Ashby e in meno d'un quarto d'ora un solo spettatore -non vedeasi in quel recinto. -</p> - -<p> -Le persone unite in drappelli, più o men numerosi, si ritiravano -per diverse bande, ma la maggior parte intendeva ad Ashby. I personaggi -i più distinti alla corte avevano nel castello i loro alloggiamenti, -mentre gli altri si procacciarono stanze nella città. In questo ultimo -novero si trovarono quasi tutti i cavalieri che nel torneo sostennero la -<span class="pagenum" id="Page_88">[88]</span> -parte di assalitori o che divisavano mostrarsi nella giostra della domane. -Tanto che questi camminando s'interteneano delle cose accadute nella -giornata, erano accompagnati dagli applausi della plebaglia, che d'applausi -pur largheggiava al principe Giovanni, mossa piuttosto dallo -splendore del suo corteggio, che da affezione verso di lui. -</p> - -<p> -Ben più sinceri e più meritati ed unanimi applausi risonavano attorno -del vincitore, il quale bramoso di sottrarsi agli sguardi delle turbe -affoltatesi per contemplarlo, accettò una tenda offertagli dai marescialli -del torneo, ed era una di quelle situate all'estremità settentrionale della -lizza. Quand'egli vi fu entrato si dissiparono a poco a poco le persone -rimaste per vederlo più da vicino, e per far congetture sul suo nome -e sulla sua condizione. -</p> - -<p> -Quel tumulto, che non va mai disgiunto da un'adunanza numerosa -di persone convenute in un medesimo luogo per vedere qualche -avvenimento cui prendano viva parte, fece luogo allora al confuso bisbiglio -di gente che parla allontanandosi, rumore che sminuisce a poco -a poco, sinchè finalmente non si fa più sentire. Rimasti non erano nel -ricinto se non se coloro cui spettava toglierne i cuscini e gli altri arnesi -portatili, onde metterli al sicuro nel durar della notte, ed eran pur -questi i quali si disputavano gli avanzi del vino e de' reficiamenti, che -per ordine del Principe erano stati presentati agli spettatori. -</p> - -<p> -Di lì non molto distante vennero piantate diverse fucine temporanee, -che stettero in lavoro tutta la notte per riparare l'armi e le armature -da adoperarsi nuovamente nel dì successivo. -</p> - -<p> -Una forte guardia, che cambiavasi ogni due ore fu posta attorno -alla lizza, ove rimase fin dopo il tramontar del sole. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_89">[89]</span></p> - -<h2>CAPITOLO X.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Come, lasciate le diurne grotte,</p> -<p class="i01">«E ululando su i veron, su i tetti,</p> -<p class="i01">«Rompe, i sacri silenzi della notte</p> -<p class="i01">«Il guffo, e agghiaccia degl'infermi i petti,</p> -<p class="i01">«Di celato il Giudeo suo livor sfoga</p> -<p class="i01">«Come il Cristian che in un paventa e affoga.</p> -<p class="i11"> <span class="smcap">L'Ebreo di Malta.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Non fu appena entro la tenda assegnatagli il cavaliere Diseredato, -più d'un paggio e scudiere si presentarono per aiutarlo a spogliar -l'armi; e per offerirgli nuovi abiti e il ristoro del bagno; zelo e premura -animati in parte dalla curiosità, perchè non v'era fra essi un solo non -bramoso di conoscere il cavaliere, che dopo aver colti sì nobili allori, -nascondea con tanta sollecitudine il nome ed il volto. Non quindi sepper -di più, perchè il vincitore, dopo averli ringraziati di lor cortesia, li rimandò -con dire che gli bastava del suo scudiere. Era questi una specie -di contadino, che avvolto in una zimarra di feltro d'un color di bruno -carico, e coperto il capo d'un berrettone normanno di pelliccia nera, -sel facea scender sino sugli occhi, voglioso, a quanto parea, di tenersi -incognito come il padrone. Egli fu dunque che tolse l'armatura al cavaliere, -indi gli pose innanzi e vino e alimenti, di cui le fatiche della -giornata cominciavano a fargli sentire il bisogno. -</p> - -<p> -Terminata appena quella mensa frugale, lo scudiere gli annunziò -come cinque uomini montati su cavalli barberi chiedevano di parlargli. -Il cavaliere Diseredato nello spogliare la sua armatura avea rivestita la -lunga tonica qual la portavano allora i pellegrini, la quale essendo guernita -d'un grande cappuccio atto a scendere quant'uom volea sul capo, -giovava a nascondere i lineamenti di chi n'era coperto come lo avrebbe -fatto la visiera d'un elmo; oltrecchè la notte in sul cominciare risparmiava -la necessità di qualunque travestimento, quando mai il caso non -gli avesse portato innanzi persone che ne conoscessero perfettamente -la fisonomia. -</p> - -<p> -Con sicurezza quindi si trasse fuori della tenda, ove trovò gli scudieri -dei cinque <i>tenitori</i> che ne conduceano a guinzaglio i cavalli carichi -delle armature di ciascun d'essi. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_90">[90]</span> -</p> - -<p> -«Conformemente alle leggi della cavalleria» disse il primo di -questi scudieri «io, Baldovino d'Oyley, scudiere del formidabile cavaliere -Brian di Bois-Guilbert, vengo ad offerire a voi, che v'intitolate -il cavaliere Diseredato, l'armatura e il cavallo, de' quali si valse il detto -Brian di Bois-Guilbert nella <i>posta d'armi</i> di questo giorno, ed è rimesso -nella vostra generosità il conservar tali cose, o porne il prezzo, tale -essendo la legge dell'armi.» -</p> - -<p> -Gli altri scudieri ripeterono a lor volta la stessa formola, ciascuno -a nome dei loro padroni, indi aspettarono per udire la risoluzione del -vincitore. -</p> - -<p> -«Una sola risposta farò così a voi come ai vostri padroni» disse -il cavaliere Diseredato, indirigendosi unicamente ai quattro ultimi scudieri. -«Portate adunque i miei complimenti a questi nobili ed onorevoli -cavalieri, e dite loro che non saprei perdonare a me stesso se -li privassi di cavalli e d'armature che non possono appartenere a più -valenti campioni. Vorrei potere far sì che qui finisse il messaggio di -cui v'incarico, ma essendo io, così di fatto come di nome, cavaliere -diseredato, mi vedo costretto a pregare i vostri padroni a riscattar -queste spoglie, giacchè posso appena dir mia l'armatura che ho indosso.» -</p> - -<p> -«Noi abbiamo ordine» disse lo scudiere di Frondeboeuf «d'offerirvi -in riscatto cento zecchini per ogni cavallo e armatura.» -</p> - -<p> -«Ciò basterà» rispose il cavaliere: «le circostanze in cui sono -mi costringono ad accettare la metà di tale somma; quanto al di più -ne farete due parti eguali, e ciascun di voi ne terrà una per sè, e -distribuirà l'altra agli araldi d'armi ed ai <i>menestrelli</i>.» -</p> - -<p> -Gli scudieri lo ringraziarono d'una generosità di cui non erano -usi a vedere sì di frequente gli esempi. Allora il cavaliere si volse allo -scudiere del Templario: «Quanto a voi, dite al vostro padrone, che -da lui non voglio nè cavallo nè armatura nè riscatto. La nostra querela -non è terminata, nè il sarà che dopo esserci noi battuti a lancia e -a spada a cavallo ed a piedi. Egli medesimo mi ha sfidato a battaglia -continuata fino alla morte, nè io lo dimenticherò. Soggiugnetegli indi -che nol riguardo come i suoi quattro compagni, co' quali verrò sempre -di buon grado a cambio di cortesie, ma come un uomo ch'io tratterò -mai sempre da mortale nemico.» -</p> - -<p> -«Il mio padrone» rispose Baldovino «sa rendere disprezzo per -disprezzo, colpo per colpo, cortesia per cortesia. Poichè ricusate accettare -questo riscatto, che da' miei colleghi non rifiutaste, vi lascio qui il -palafreno e l'armatura del cavaliere Bois-Guilbert, ben certo ch'ei non -vorrà d'ora in poi nè cavalcar l'uno, nè portar l'altra.» -</p> - -<p> -«Questo è un ben favellare, prode scudiere» disse lo sconosciuto -<span class="pagenum" id="Page_91">[91]</span> -«e tale ardimento s'addice a chi tratta la causa del signore lontano. -Non però vi soggiungo di lasciar qui l'armi e il cavallo; riportate -tai cose al vostro padrone, e s'ei ricusa riprenderle, conservatele per -voi. In quanto io possa averne l'arbitrio, ve ne faccio un presente.» -</p> - -<p> -Baldovino salutò profondamente il cavaliere, e si ritrasse indi coi -suoi compagni. -</p> - -<p> -«Ebbene, o Gurth!» disse il Diseredato rimasto solo col suo -scudiere; «tu vedi ch'io non ho offuscata la gloria dei cavalieri inglesi.» -</p> - -<p> -«Ed io» rispose Gurth «per essere un custode di porci sassoni, -non ho forse ben sostenuta la parte di scudiere normanno<a class="tag" id="tag15" href="#note15">[15]</a>?» -</p> - -<p> -«Ottimamente; ma io temeva ad ogni istante che il tuo contegno -goffo giungesse a scoprirti.» -</p> - -<p> -«Che dite mai? Non ho paura che alcuno mi riconosca, se non -fosse mai il mio camerata Wamba, che non saprei dire se sia più matto -o maligno. Per altro non ho potuto stare dal ridere, nel vedermi passar -vicino il mio vecchio padrone, cui nessuno toglie di mente che Gurth -stia ora badando ai suoi porci nella foresta e tra la melma di Rotherwood. -S'ei sapesse questa mia spedizione!.... Non vi mancherebbe -altro!» -</p> - -<p> -«Eh via, Gurth! Non ignori quello che t'ho promesso.» -</p> - -<p> -«In fine poi accada quel che sa accadere! Non lascerò di prestarmi -per un amico se v'andasse ancor la mia pelle. Già ho un cuoio -duro quanto un porco da razza della mia mandria, e le verghe non -mi fanno paura.» -</p> - -<p> -«Credimi, Gurth, io ti ricompenserò de' pericoli cui ti cimenti -per amor mio. Intanto prendi queste dieci monete d'oro.» -</p> - -<p> -«Dio ve ne renda merito!» rispose Gurth, nel metterle in saccoccia -«eccomi ora più ricco di quanto lo fu mai un porcaiuolo od un -famiglio.» -</p> - -<p> -«Ora prendi questo sacco d'oro; va ad Ashby e t'informa dove -alloggi Isacco d'York, gli ricondurrai il cavallo, ch'ei m'ha fatto -prestare, dicendogli di tenersi su questo denaro il valore dell'armatura -fornitami colla sua sicurtà.» -</p> - -<p> -«No per san Dunstano! che non farò nulla.» -</p> - -<p> -«Come Gurth? ricuserai tu d'eseguire i miei ordini?» -</p> - -<p> -«No certo, finchè saranno giusti, ragionevoli e tali che un Cristiano -possa adempirli. Ma quello che mi date ora è ben tutt'altro. -<span class="pagenum" id="Page_92">[92]</span> -Sofferire io che un ebreo si paghi da sè medesimo! Non sarebbe cosa -giusta, perchè tornerebbe allo stesso col tradire il mio padrone. Non -sarebbe nemmeno ragionevole, nè opera di Cristiano. Mi parrebbe di -spogliare un fedele per arricchire un miscredente.» -</p> - -<p> -«Eppure, pensaci! voglio ch'ei rimanga contento.» -</p> - -<p> -«Fidatevi in Gurth» rispose lo scudier porcaiuolo, mettendosi il -sacco sotto il mantello e in questa uscendo fuor della tenda. Poi aggiunse -fra sè medesimo «Costui sarebbe il diavolo s'ei non si contentasse -della quarta parte di quanto domanderà.» Così prese la strada -d'Ashby lasciando il cavaliere Diseredato in preda alle sue penose e -sgradevoli meditazioni, delle quali però non è ancor giunta l'ora di -render conto. -</p> - -<p> -Adesso fa di mestieri cambiare il luogo della scena, e che il leggitore -abbia la pazienza di trasportarsi con noi nella città d'Ashby, o -a dir meglio in una casa di campagna situata in un sobborgo, e spettante -ad un ricco Israelita. Isacco, Rebecca, e la gente lor di servigio, -aveano ivi posto alloggiamento, perchè ella è cosa nota che gli Ebrei -usavano fra loro la virtù dell'ospitalità con altrettanta grandezza d'animo -quanta era l'avarizia e la cupidigia, di cui venivano tacciati inverso -i Cristiani. -</p> - -<p> -In un appartamento poco spazioso, ma riccamente arredato e -messo al gusto orientale, Rebecca sedea sopra un mucchio di cuscini -ricamati, posti sopra un pianerottolo non troppo alto che tenea tutto -il circuito di quella sala, prestando l'ufizio di seggiole e di seggiole a -bracciuoli siccome in circa ne è l'uso nel regno di Spagna. Questa -giovane, negli occhi di cui la filiale pietà si leggea, li tenea fisi sopra -ogni atteggiamento del padre suo, che faceva lunghi passi su e giù per -la stanza, con viso smunto e costernato, or giugnendo le mani, or sollevandole -al cielo come uomo il cui spirito lotti contro gravissima tribolazione. -</p> - -<p> -«Beato Giob!» sclamava egli «e voi dodici santi patriarchi, -padri della nostra nazione! Poteva accader peggio ad un uomo che ha -sempre adempiuta fin nelle cose minime la legge santa di Mosè? Cinquanta -zecchini toltimi con un sol tratto di rete, che mi carpirono gli -artigli di quel tiranno!» -</p> - -<p> -«Però, padre mio» disse Rebecca «parvemi che quel denaro avuto -dal Principe, lo deste volontariamente.» -</p> - -<p> -«Volontariamente! Che tutte le piaghe dell'Egitto gli piombino -adosso! Volontariamente, sì! Con quella volontà che gettai nel golfo -di Lione le mie mercanzie, quando fu d'uopo alleggerire il naviglio per -non vederlo sommergere. Le mie sete le più preziose coprirono i -flutti; i miei deliziosi profumi ne imbalsamarono la schiuma, i miei -<span class="pagenum" id="Page_93">[93]</span> -drappi d'oro e d'argento ne arricchirono le caverne. Non mi trovava -io fra le angoscie di chi agonizza quando le mie proprie mani compievano -questo orribile sacrificio?» -</p> - -<p> -«Padre mio, non rischiavamo men della vita, e mi pare che dopo -quel tempo Dio abbia benedette le vostre imprese e vi abbia colmato -di ricchezze.» -</p> - -<p> -«Va benissimo; ma che mi giovano se il tiranno vi mette le branche -siccome ha fatto questa mattina, se nell'atto di togliermi le sostanze -mi costringe a mostrare buon umore?... O figlia mia, noi siamo una -schiatta errante diseredata, e peggio è, che quanto più veniamo vilipesi, -spogliati, a proporzione il mondo si burla di noi, e siam costretti -ricorrere alla umiltà, alla pazienza, allorchè dovremmo pensare a vendicarsi -dei nostri persecutori.» -</p> - -<p> -«Non vogliate prender tutto in mala parte, o mio padre; alcuni -vantaggi ancora stanno per noi: i Nazareni sì implacabili, sì crudeli, -sono in certo tal qual modo subordinati a questi dispersi figli di Sion, -da loro perseguitati e vilipesi. Privi del soccorso di nostre ricchezze, nè -saprebbero come pagar le spese delle loro guerre, nè potrebbero decorare -i trionfi che ne derivano. Il denaro che ad essi prestiamo torna nelle -nostre casse moltiplicato da un buon interesse. In somma, possiamo -essere paragonati alle zolle che non fioriscono mai tanto bene siccome -allora che vengono calpestate. La festa medesima d'oggi si sarebbe ella -solennizzata senza l'aiuto di questi spregievoli Ebrei che anticiparono il -denaro necessario a tal uopo?» -</p> - -<p> -«Oh qual cantino vai toccando adesso, mia figlia, cantino che -manda alle mie orecchie un suono ingratissimo! — Quel bel cavallo, -quella ricca armatura, dovean far parte de' miei utili nell'affare concluso -ultimamente, ove sto a metà con Kirgath Iairam di Leicester; figurati! -il guadagno d'una settimana! niente meno che il tempo frapposto -tra un sabato e l'altro! Ebbene! prevedo che il cavallo e l'armatura -finiranno come le mie mercanzie gettate nel mare. Perdita sopra perdita, -rovina sopra rovina!... Però... non disperiamo ancora. La cosa potrebbe -andar altrimenti. Quel giovane ha dato prove di galantuomo.» -</p> - -<p> -«Non crederò mai, padre mio, che vi dolga d'avere riconosciuti -i servigi a voi prestati da questo straniero.» -</p> - -<p> -«Credo non averne alcun rincrescimento, o mia figlia... credo -anche alla riedificazione di Gerusalemme, ma ho tanta ragione di sperare -che questi miei occhi vedano risorgere le muraglie e le fortificazioni -del tempio, quanta ne ho per immaginarmi che un cristiano... -e il miglior vedi! di tutti i Cristiani... arrivi a pagare un debito ad -un Ebreo se non contempla dinanzi a sè la prospettiva della prigione -e de' catenacci.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_94">[94]</span> -</p> - -<p> -E sì dicendo, continuava a trascorrere con passi irregolari la stanza; -laonde Rebecca, vedendo che ogni sforzo suo per consolarlo non giovava -se non se a fornirgli nuovi argomenti di querelarsi, prese il prudente -partito di lasciare che si sfogasse a suo grado; condotta savissima, e -che noi proponiamo da imitarsi in simili circostanze a chiunque sentasi -vocazione per le parti di consolatore o di consigliere. -</p> - -<p> -Annottava, allorchè tre servi entrarono in quella stanza, un -d'essi che ponea due lampade sopra una tavola, e i secondi che portavano -altra tavola incrostata di argento, e coperta di reficiamenti -i più dilicati e di sceltissimi vini; perchè gli Ebrei ricchi nell'interno -di loro abitazioni, non erano avversi in niun modo alle ricercatezze -del lusso. Avea già empiuta di vin greco una tazza, e stava Isacco -per appressarla al labbro, quando uno de' ridetti servi venne annunziando -un Nazareno, il quale desiderava parlargli; chè col solo nome -di Nazareni gli Ebrei fra loro erano avvezzi ad indicare i Cristiani. Il -tempo di chi vive del commercio è a discrezione del pubblico; onde Isacco -ripose senza averne gustato, la tazza sopra la tavola; e dopo avere ordinato -di velarsi alla figlia, permise che il forestiere s'introducesse. -</p> - -<p> -Appena aveva avuto il tempo Rebecca di nascondere i suoi vezzosi -lineamenti sotto un velo di tocca d'argento che le scendea sino -ai piedi, si aperse la porta, presentandosi Gurth avvolto in un ampio -mantello normanno. Le apparenze nol favorivano troppo; che anzi -diede a sospettare di sè egli medesimo, perchè invece di levarsi, entrando, -il suo berrettone, se lo assettò meglio alla testa. -</p> - -<p> -«Siete voi l'ebreo Isacco d'York?» domandò in lingua sassone -Gurth. -</p> - -<p> -«Sì» rispose Isacco nella lingua medesima, perchè il suo commercio -l'avea posto nella necessità d'imparare tutti gli idiomi che si -parlavano nell'Inghilterra. «E voi qual'è il vostro nome?» -</p> - -<p> -«Il mio nome non vi deve importare.» -</p> - -<p> -«È però necessario ch'io lo sappia. Voi voleste pure sapere il -mio. Altrimenti come farei a trattar negozi con voi?» -</p> - -<p> -«Non vengo a trattar negozi, ma bensì a pagare un debito; bisogna -bene che io sia sicuro se pago il denaro nelle mani di chi lo deve -riscuotere. A voi, che lo ricevete, poco rileva il conoscere la persona -che ve lo porta.» -</p> - -<p> -«Ah! siete qui per pagarmi! Oh! allora la cosa cambia. Beatissimo -Abramo! per parte di chi venite voi a farmi questo pagamento?» -</p> - -<p> -«Per parte del cavaliere Diseredato, del vincitore al torneo di -quest'oggi. Vi porto il prezzo dell'armatura, che sulla vostra commendatizia -gli ha somministrata Kirgat Iairam di Leicester. Quanto poi al -cavallo l'ho consegnato alle scuderie di questa casa, sano e prosperoso -come sono io. Orsù, quanto vi viene?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_95">[95]</span> -</p> - -<p> -«Oh! l'ho sempre detto ch'egli era un bravo giovane!» sclamò -l'Ebreo che non capiva in sè medesimo pel contento. «Un sorso di vino -non vi farà male» soggiunse indi offerendo al porcaiuolo di Cedric una -tazza d'argento riccamente cesellata, e colma d'un liquore di cui Gurth -non avea mai gustato l'eguale. «E quanto danaro mi portate voi?» -</p> - -<p> -«Madonna!» sclamò Gurth dopo avere bevuto «che divino liquore -tracannano questi cani di miscredenti! e tanti buoni cristiani com'io, -non hanno spesso per lor bevanda che una birra torbida, densa, della -quale non saprebbero che farsi i miei porci! Ah! quanto denaro, dite, -v'ho portato! Non gran cosa. Però non son venuto a mani vuote. Ma -infine, Isacco dovete avere una coscienza ancora voi benchè Ebreo.» -</p> - -<p> -«Il vostro padrone ha fatti buoni affari in quest'oggi. Colla punta -della lancia e colla forza del braccio ha guadagnato cinque bei cavalli -e cinque belle armature. Potete dirgli che mi mandi tutta la sua vincita, -e gli pagherò il di più.» -</p> - -<p> -«Il mio signore ne ha già fatto l'uso che volea.» -</p> - -<p> -«Male, male assaissimo! Ha operato da giovane senza cervello. -Non v'è qui un Cristiano che sia in istato di comperare tanti cavalli -e armature; nè da alcun Ebreo avrà ottenuto la metà di quanto gli -avrei pagate io tali cose. In somma, vediamo: in questo sacchetto vi -sono bene cento zecchini» e in ciò dire apriva leggermente il mantello -di Gurth. «A quanto pare dee pesar molto.» -</p> - -<p> -«Perchè vi stanno in fondo alcuni ferri per armar freccie» rispose -Gurth senza esitare un istante. -</p> - -<p> -«Ebbene! per quella ricchissima armatura... mi contenterò d'ottanta -zecchini; e non ci guadagno una monetuccia d'oro. Avete voi il -modo di pagarmeli?» -</p> - -<p> -«Anderebbe ottimamente! Così il mio padrone resterebbe senza -un soldo. Ma non sarà questa la vostra ultima parola!» -</p> - -<p> -«Bevete ancora una tazza di questo buon vino. Ah! ottanta zecchini -son pochi. Dove io avea la testa? Cedere una sì bella armatura -senza nessun profitto per me, non lo posso. Poi chi sa? quest'ottimo -cavallo può essere diventato bolso, attratto... è impossibile che non -gli sia accaduta qualche disgrazia... Figuratevi! quelle corse! quelle -giostre! uomini a cavallo che si gettavano gli uni addosso gli altri con -tal furore... parevano i tori selvaggi di Basham!» -</p> - -<p> -«Vi dico che il vostro cavallo è sano e salvo e vigoroso nella scuderia; -poi andatelo a vedere. E dico di più, che settanta zecchini bastano -al di là per pagarvi quella vostra armatura. La parola d'un Cristiano -val bene quella d'un Ebreo, crederei. In fine poi, se una tal -somma non v'accomoda, riporterò il sacchetto qual è al mio padrone.» -</p> - -<p> -Nel dir tai cose facea sonare le monete d'oro che nello stesso sacchetto -si contenevano. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_96">[96]</span> -</p> - -<p> -«Via, via! contatemi ottanta zecchini; gli è il meno a cui possa -aggiustarmi; e vedrete che saprò comportarmi generosamente con voi.» -</p> - -<p> -Gurth ricordandosi allora di quanto gli disse il padrone, desideroso -soprattutto di contentare l'Ebreo non fece altre parole, e avendo contati -sulla tavola ottanta zecchini, l'altro gli lasciò una ricevuta di saldo -per la venduta armatura. Isacco indi diè una ripassata alla somma, e -la mano sua tremava di gioia quando intascò i primi settanta zecchini. -Più assai indugiò nel contar gli altri, e ad ogni pezzo che prendea di -su della tavola, si fermava a fare una meditazione prima di metterlo -in borsa; perchè allora cominciò nell'animo suo una lotta tra l'avarizia -e qualch'altro sentimento più liberale; ma vincitrice in tale conflitto -la prima come lo fu nel torneo il cavaliere Diseredato, gli era -cagione di allogare gli zecchini l'un dopo l'altro a dispetto d'una tal -quale inspirazione più generosa che gli diceva al cuore di rimettere una -picciola parte del prezzo avuto. -</p> - -<p> -«Settant'uno, settantadue... Un bravo giovane quel vostro padrone!... -Settantatrè... giovane eccellente da vero!... Settantaquattro... Questo -zecchino è un po' tarpato, ma non importa... Settantacinque... E -questo mi par calante... Settantasei... Quando il vostro padrone avrà -bisogno di denaro, venga pure a trovare Isacco d'York... Settantasette... -Ben inteso colle debite malleverie.... Settantotto.. Voi pure siete un -bravo galantuomo... Settantanove... E meritate una ricompensa.» -</p> - -<p> -Il Giudeo tenea in mano l'ultimo zecchino su cui fece una pausa -molto più lunga. Forse avea in animo di regalarlo a Gurth, e se quella -moneta fosse stata o tosata o calante, chi sa non avesse obbedito a -tale impulso di sua generosità. Ma per fatalità di Gurth era nuova di -conio. Isacco la esaminò per tutti i versi, nè potè trovarle una magagna. -La mettè in bilancia. Cresceva d'un grano. Non potè venir a -quella di separarsene: «Ottanta» diss'egli finalmente, e quello zecchino -se ne andò a stare cogli altri. «Il conto va bene, e voglio sperare -che sarete largamente ricompensato dal vostro padrone. Vi restano -ancora monete entro il sacchetto?» -</p> - -<p> -Gurth fe' una contorsione di volto, la qual cosa gli accadea tutte -le volte che voleva sorridere. «Circa altrettante quante voi ne avete -scrupolosamente contate. Ebreo» soggiunse indi nel prendersi la ricevuta -«io non me ne intendo, ma se questa non è in buona forma, ci -penserà la vostra barba.» Poi empiè, e questa terza volta non aspettò -che gli venisse offerta, una tazza di vino, e dopo averlo mandato giù -tutto d'un fiato senza far cerimonie andò via. -</p> - -<p> -«Rebecca» disse Isacco «questo Ismaelita mi sembra petulante -anzichè no; ma poco monta: il suo padrone è un galantuomo ed ho -gusto che questo torneo gli abbia fruttato alquanti <i>shekel</i> d'oro, e che -<span class="pagenum" id="Page_97">[97]</span> -non men del suo braccio abbiano contribuito a ciò il mio cavallo e la -mia armatura.» -</p> - -<p> -Sorpreso perchè Rebecca non gli rispondea, si volse; ma questa -era scomparsa di lì fin quando egli stava in discorsi con Gurth. -</p> - -<p> -Intanto questi avea scesa la scala, e giunto in un'anticamera trovossi -al buio, onde cercava a tasto la porta per uscire. Allora gli comparve -una donna vestita di bianco, la quale tenendo in mano una lampada -gli fe' cenno di seguirla nell'appartamento d'ond'ella usciva, e -di cui lasciò socchiusa la porta. Con qualche ripugnanza Gurth le obbediva, -perchè costui, comunque ardito ed impetuoso quanto un cignale, -ogni qual volta conosceva il pericolo cui si cimentava, nudriva -poi tutti i superstiziosi timori de' Sassoni circa gli spettri, le fantasme, -le apparizioni; sicchè gli dava molta inquietudine questa donna bianca, -soprattutto in casa d'un Ebreo. Fra i delitti che un pregiudizio -generale apponeva a questa popolazione vi era pur quello di professare -la scienza cabalistica e la negromanzia. Ciò nullameno, dopo avere titubato -alquanto, il coraggio connaturale in lui la vinse sopra un timor -panico; talchè seguì la sua guida in una stanza, ove si vide alla presenza -di Rebecca. -</p> - -<p> -«Mio padre non ha voluto che farti uno scherzo» gli diss'ella, -«o mio amico. Ei deve, sappilo, al tuo padrone dieci volte di più -che quell'armatura non vale. Quant'è la somma che gli sborsasti?» -</p> - -<p> -«Ottanta zecchini» rispose Gurth stordito da sì fatta inchiesta. -</p> - -<p> -«Ebbene, cento ne troverai in questa borsa» a dir riprese Rebecca; -«rendi al tuo padrone quanto gli spetta, il rimanente tienlo -per te. Ma sollecita, parti, non perder tempo in ringraziarmi, e va -guardingo nel traversar la città, per non perdere il denaro e forse anche -la vita. Ruben» chiamò ella battendo le mani «fate lume a questo -straniero, e uscito ch'ei sia chiudete bene la porta.» -</p> - -<p> -Ruben, uomo Israelita che si facea scorgere per nera barba e nere -sopracciglia, obbedì agli ordini della padrona, e con una torcia accompagnò -Gurth sino alla porta; poi quando il vide fuori la imbarrò -con catene e catenacci che avrebber bastato ad assicurare qualunque -prigione. -</p> - -<p> -«Per san Dunstano!» disse Gurth nello uscire, «costei non è -un'Ebrea, ma bensì un angelo sceso dal paradiso. Dieci zecchini dal -mio bravo padrone giovane! Venti da questa perla di Sion! Oh che -bella giornata! Un'altra simile, o Gurth, e tu ti riscatti dalla servitù -e divieni libero delle tue azioni! Allora, addio porci! Getto via la verga -da porcaiuolo, impugno spada e scudo, non ho più bisogno di nascondere -nè il nome nè il volto, e seguo il mio giovane padrone sino alla -morte.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_98">[98]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i07"> <i>Primo masnadiere.</i></p> -<p class="i01">Olà, olà! Gettateci la vostra borsa, se non</p> -<p class="i02"> volete che ve la prendiamo per forza.</p> -<p class="i07"> <i>Speed.</i></p> -<p class="i01">Miseri noi! Siam capitati negli assassini.</p> -<p class="i07"> <i>Valentino.</i></p> -<p class="i01">Amici miei....</p> -<p class="i07"> <i>Primo masnadiere.</i></p> -<p class="i01">Non siamo vostri amici, anzi nemici.</p> -<p class="i07"> <i>Secondo masnadiere.</i></p> -<p class="i01">Zitto! bisogna ascoltarlo.</p> -<p class="i07"> <i>Terzo masnadiere.</i></p> -<p class="i01">Sì, per la mia barba, che bisogna ascoltarlo.</p> -<p class="i02"> Egli è un uomo di garbo.</p> -<p class="i10"> <span class="smcap">I due Veronesi.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Le notturne avventure di Gurth non erano ancor terminate, ed egli -medesimo incominciava a sentire qualche paura, allorchè dopo avere -attraversata tutta la città d'Ashby, ed essersi lasciate addietro alcune -case sparse qua e là che ne faceano i sobborghi, si trovò in una strada -bassa chiusa fra due alture coperte d'avellani e bossi e da alcune quercie, -i cui rami col dilatarsi coprivano quel cammino ineguale e fatto -più disastroso da profonde rotaie. Erano queste le vestigia del molto -carriaggio che avea trasportati i materiali necessari alla costruzione delle -logge innalzate attorno all'arena ove accadde il torneo. All'altre molestie -aggiugneasi l'oscurità della notte, perchè gli alberi impedivano -quel poco di chiarore che la luna avrebbe potuto somministrare. -</p> - -<p> -Udivasi in lontananza lo strepito dei bagordi della città, e canti -e suoni d'allegria, e risate, le quali alimentando in Gurth la considerazione -che la parte migliore di società trovavasi entro le mura di -Ashby, nol lasciavano senza tema sul presente suo stato. «L'Ebrea -non avea torto» diceva egli fra sè medesimo. «Per il cielo e per san -Dunstano! vorrei che io e il mio tesoro fossimo in sicuro sotto la tenda -del mio padrone. Qui si trovano, non voglio dire assassini, ma cavalieri -e scudieri erranti, sonatori, bagattellieri, arcieri, vagabondi sfaccendati -da non esserne tranquillo un uomo che abbia solamente un -marco d'argento in saccoccia. Figuratevi chi ha come io una tal carica -di zecchini! Ah se posso essere fuori di questo cammino d'inferno! -Almeno all'aperto li vedrei, i figli di s. Nicolò, prima che m'avessero -a cader sulle spalle.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_99">[99]</span> -</p> - -<p> -Indi raddoppiò il passo per raggiugnere più sollecitamente l'altura, -cui mettea termine quella stretta, ma non fu abbastanza felice per riuscire -in ciò. Laddove più fitti erano gli alberi che guernivano le due -colline, gli piombarono addosso quattro uomini, due da ciascun lato -della strada, e sì stretto il serrarono fra loro, che gli sarebbe stato -inutile il resistere, quand'anche lo avesse potuto. -</p> - -<p> -«La tua borsa!» uno di questi gli disse. «Noi siamo persone amorevoli, -avvezze a liberare i viaggiatori dal peso dei fardelli che potrebbero -impacciarli nel lor cammino.» -</p> - -<p> -«Voi non mi liberereste sì facilmente del mio» rispose Gurth -con fermezza «se mi lasciate la facoltà di difendermi.» -</p> - -<p> -«È quanto or vedremo» rispose il malandrino. «Se tu vuoi -avere le ossa fracassate e perder anche la borsa, nulla avvi di più agevole. -Noi possiamo aprirti due vene nel tempo stesso. Conducetelo nel -bosco» diss'egli ai compagni. -</p> - -<p> -In conformità di tal ordine Gurth venne costretto a salire la collina -di sinistra, giunto alla cui vetta, si trovò in un vano della foresta, -rischiarato dalla luna, ed ivi fermaronsi. Ai quattro primi masnadieri -due altri s'aggiunsero, e Gurth osservò che tutti sei portavano maschere -al volto, la qual cosa non gli avrebbe lasciato verun dubbio su la profession -di costoro, se pur dubbio avesse potuto conservare dopo i complimenti -fattigli nell'arrestarlo. -</p> - -<p> -«Quanto denaro hai tu?» gli chiese un degli uomini sopraggiunti. -</p> - -<p> -«Trenta zecchini che m'appartengono» con tuon risoluto rispose. -</p> - -<p> -«Falso, falso!» sclamarono in coro i malandrini. «Un Sassone -avrebbe in proprietà trenta zecchini, e sarebbe partito dalla città senza -esser briaco! La cosa è impossibile.» -</p> - -<p> -«Io li risparmiava per comperarmi la libertà.» -</p> - -<p> -«Sei un asino» disse un di costoro, «tre boccali di buona birra -t'avrebbero fatto libero, e più libero che non è il tuo padrone, fosse -anche stato un Sassone come sei tu.» -</p> - -<p> -«La è una brutta verità» disse Gurth. «Ma in somma! se trenta -zecchini vi fanno, lasciatemi il braccio libero, e ve li rimetto.» -</p> - -<p> -«Un momento!» disse uno de' due, giunti dopo, che a quanto -parve godea di qualche autorità sopra gli altri «il sacchetto che porti -sotto il mantello contiene più denaro di quel che notifichi.» -</p> - -<p> -«Esso appartiene al valoroso cavaliere ch'io servo, e al certo non -ve ne avrei parlato se vi foste contentati di quello ch'è mio.» -</p> - -<p> -«Bravo! il tuo umor mi va a genio, e comunque siam tutti figli -di s. Nicolò, puoi far capitale su i tuoi trenta zecchini, semprecchè però -tu sia franco e sincero con noi. Ma intanto sbarazzati del peso che ti -molesta.» E sì dicendo presegli il sacchetto di cuoio entro del quale -<span class="pagenum" id="Page_100">[100]</span> -erano e la borsa datagli da Rebecca, e gli altri zecchini che aveva portati -con sè. Continuando indi il ladro l'interrogatorio gli chiese: -</p> - -<p> -«Chi è il tuo padrone?» -</p> - -<p> -«Il cavaliere Diseredato.» -</p> - -<p> -«Quella buona lancia che guadagnò il premio quest'oggi! Qual -è il suo nome, e la sua discendenza?» -</p> - -<p> -«Egli desidera che ciò resti ignoto, nè da me certo il saprete.» -</p> - -<p> -«E tu come ti chiami?» -</p> - -<p> -«Dirvi il mio nome sarebbe lo stesso che nominarvi il mio padrone.» -</p> - -<p> -«Tu sei un servo fedele. Ora spiegane com'è venuto al tuo padrone -questo denaro? Da eredità forse, o da qualche altro titolo?» -</p> - -<p> -«Titolo! dal diritto della sua buona lancia. Questo sacchetto contiene -il riscatto di quattro bei cavalli, e d'altrettante belle armature.» -</p> - -<p> -«Quanto v'è dentro?» -</p> - -<p> -«Dugento trenta zecchini, trenta miei e dugento del mio padrone.» -</p> - -<p> -«Non di più? Il tuo padrone è stato ben generoso coi vinti, se si -spacciarono a sì buon mercato. Nomina coloro che pagarono i riscatti.» -</p> - -<p> -Gurth obbedì. -</p> - -<p> -«Ma tu tacesti il nome del Templario» riprese a dire il capo dei -malandrini. «Fo perchè tu veda che non si riesce ad ingannarmi. Qual -riscatto pagò ser Brian di Bois-Guilbert?» -</p> - -<p> -«Il mio padrone non volle riscatto da lui. Non ne vuole che il -sangue: domina fra loro un odio a morte, nè può esservi tra l'uno e -l'altro alcuna scambievolezza di cortesia.» -</p> - -<p> -«Uh, uh!» sclamò quel capo; indi dopo avere pensato un momento -soggiunse: «Per qual combinazione ti trovavi tu con questa -somma ad Ashby?» -</p> - -<p> -«Ho dovuto trasferirmi colà per pagare all'ebreo Isacco d'York -il prezzo d'una armatura, ch'ei prestò al mio padrone per valersene -al torneo.» -</p> - -<p> -«E quanto pagasti ad Isacco? All'apparenza questo sacchetto non -è stato toccato.» -</p> - -<p> -«Pagai ottanta zecchini ad Isacco, ed egli in vece me ne fece restituire -cento.» -</p> - -<p> -«Frottole, frottole!» sclamarono tutti ad una que' masnadieri. -«Stimiamo il tuo ardire di volerne dare ad intendere menzogne tutt'altro -che verisimili.» -</p> - -<p> -«Ciò che vi dico» rispose Gurth, «è tanto vero, com'è vero -che potete guardare la luna. Troverete i cento zecchini entro una borsa -di seta, che è separata dal rimanente di questo denaro.» -</p> - -<p> -«Pensa bene» tornò a dire quel capo, «che tu parli d'un Ebreo, -<span class="pagenum" id="Page_101">[101]</span> -d'un Israelita, d'un uomo incapace di restituire l'oro, toccato che -l'abbia una volta, come le sabbie del deserto sono incapaci di restituire -una tazza d'acqua, che il viandante abbia versata sovr'esse.» -</p> - -<p> -«Un Ebreo» soggiunse un altro «non conosce la pietà più d'un -usciere di tribunale che non abbia ricevuto il suo beveraggio.» -</p> - -<p> -«E pure quel che vi dico è vero» replicò Gurth. -</p> - -<p> -«Si batta l'acciarino» disse il capo «e vediamo. Se il nostro -furfante non ci inganna, la generosità di questo Ebreo è un miracolo -da mettersi con quello dei suoi antenati che faceano scaturir l'acqua -dal sen de' macigni.» -</p> - -<p> -Venne accesa una torcia, tanto che il capo esaminasse il contenuto -della borsa. Mentr'ei la slegava, i compagni suoi gli si serrarono addosso, -e que' medesimi che teneano Gurth per le braccia, partecipando -della generale curiosità, allungarono il collo per veder l'oro che tentava -la lor cupidigia. Lo scudiere di una nuova fabbrica, sentendosi meno -angustiato, tentò con subitaneo sforzo di liberarsi, e sarebbe riuscito a -fuggire, se avesse voluto abbandonare il denaro del suo signore; ma era -ben altra la sua intenzione. Strappando di mano ad uno di quei banditi -un nodoso randello, ne percosse sonoramente il lor condottiere che -a questo assalto non erasi preparato, e che per la sorpresa si lasciò -cadere la borsa. Gurth stava per raccoglierla; ma di lui più agili i ladri -il prevennero, e più di prima gli si strinsero alla vita. -</p> - -<p> -«Furfante!» disse il capo «con tutt'altri che me ti sarebbe tornato -male della tua temerità. Ma fra un'istante ravviserai tu medesimo -il torto che avesti. Per ora parliamo del tuo padrone. Gli affari del -cavaliere debbono precedere quelli dello scudiero; giusta ogni buona regola -di cavalleria. Intanto sta fermo, perchè se ti movi un'altra volta -non ti daremo il tempo di continuare i tuoi tentativi. Colleghi» disse -indi agli altri «questa borsa è ricamata in caratteri ebraici, e contiene -veramente cento zecchini, tutte prove che non ne ha ingannati costui. -Noi non dobbiamo pretender tributo dal cavalier suo padrone. Ei ci somiglia -troppo e saremmo ingiusti se non lo esentassimo. I lupi non assalgono -i lupi nelle foreste.» -</p> - -<p> -«Ci somiglia!» disse uno de' banditi. «Vorrei sapere in che cosa!» -</p> - -<p> -«In che cosa?» replicò il capitano. «Non è egli povero e diseredato, -come il siam noi? Non accatta egli al pari di noi la sua vita -colla punta della spada? Non ha egli battuti Frondeboeuf e Malvoisin -come il faremmo noi stessi, se il destro se ne presentasse? Non è egli -nemico in vita e in morte di Brian di Bois-Guilbert, che è parimente -nostro nemico? Ma quando anche non vi fossero tutte queste ragioni, -vorreste voi che avessimo minor coscienza di quanta n'ebbe un miscredente, -un cane d'Ebreo?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_102">[102]</span> -</p> - -<p> -«Non sia mai» rispose quello stesso bandito. «Diverrebbe un'infamia -per la nostra società, benchè a dir vero, ho servito nella brigata -del vecchio Gandelyn, ove non si avevano tanti scrupoli. Ma questo -insolente contadino almeno, spero non se ne andrà immune dal suo -salasso!» -</p> - -<p> -«Questo poi dipenderà da te» rispose il capo. «Vieni qui furfante» -voltosi allora a Gurth. «Dimmi. Sai tu adoperare il bastone?» -</p> - -<p> -«Spero» rispose Gurth «d'avervene data una buona prova.» -</p> - -<p> -«Ne convengo, il colpo fu applicato con maestria. Ebbene, mettiti -ad egual prova con questo bravo campione, e se riesci andrai esente -da tassa; benchè sull'onor mio, la fedeltà da te mostrata verso il tuo -padrone mi è tanto piaciuta, che quand'anco tu soggiacessi, credo pagherei -il riscatto per te. Orsù, Mugnaio» tal era il nome di colui al -quale si proponea questo cimento «prendi il tuo bastone e pensa a difenderti -come ad assalire. E voi altri, lasciate in libertà cotest'uomo, -e provvedetelo d'un'arme eguale. Fa chiaro abbastanza per una giostra -di simil natura.» -</p> - -<p> -I due campioni, armati l'un e l'altro di randelli e grossi e lunghi -e pesanti egualmente, s'innoltrarono in mezzo al vano della foresta per -essere più spacciati nelle fazioni del mutuo assalto, e per godere tutto -il vantaggio del chiaro di luna. Gli altri ladri circondavano i duellanti -ridendo e gridando al loro collega: «Bada, Mugnaio, bada. Questa -volta potrebbe toccarti di pagare la <i>posta</i>.» -</p> - -<p> -Mugnaio tenendo col pugno la parte di mezzo del bastone, sel facea -avvoltare attorno alla testa, che è quanto i francesi chiamano il molinello, -e schernendo Gurth, gli dicea: «Fatti innanzi, villano, fatti -innanzi e proverai quanto pesi il mio pugno.» -</p> - -<p> -«Se tu sei mugnaio di professione» rispose Gurth «ti ho per -doppiamente ladro; ma ti farò vedere che non ho paura di te.» Nel medesimo -tempo si pose a fare il molinello col suo bastone, chè non la -cedea all'avversario nè di destrezza nè di maestria. -</p> - -<p> -Allora si assalirono i due campioni, e per alcuni minuti diedero -eguali prove di agilità, di coraggio e di forza. Il fracasso che mandavano -que' due randelli, urtandosi a raddoppiati colpi l'un l'altro era -tale, che a qualche distanza parea lottassero sei combattenti per banda. -Certamente pugne contese meno e men perigliose, vennero cantate in -buoni versi eroici, ma la pugna di Gurth e di Mugnaio non avrà l'onore -medesimo sol per mancanza d'un inspirato poeta. Ciò nonostante benchè -tal lotta a molinello sia andata or giù d'usanza, ci sforzeremo come -sappiamo di rendere in umil prosa la dovuta giustizia al merito di questi -due prodi avversari. -</p> - -<p> -Durò lungo tempo la lotta, nè il vantaggio era più dell'uno che -<span class="pagenum" id="Page_103">[103]</span> -dell'altro, la qual cosa irritò Mugnaio, che oltre al dispetto di trovare -un sì abile competitore, stizzavasi in udendo le risa de' suoi compagni, -intesi a schernirne gli inutili sforzi, come suole accadere in sì fatte occasioni. -L'impazienza da cui il ladro lottatore fu preso, era tutt'altro -fuorchè favorevole a tal genere di duello che domanda molta calma e -prontezza di spirito; e fornì a Gurth, uomo d'indole ferma e risoluta, -l'opportunità di vincere, opportunità ch'ei seppe cogliere maestramente. -</p> - -<p> -Mugnaio assaliva con impeto da furioso; nè mai cessavano le due -punte del suo bastone dal percuotere sul bastone dell'avversario, con cui -si trovava già corpo a corpo. Gurth, nell'eseguire rapidamente il suo -molinello, pesava ogni colpo e si tenea alla difesa, talvolta ancora -facendo passi in addietro. Ma gli occhi suoi non abbandonavano mai -il nemico; laonde veggendolo estenuato dalla fatica, gli indirizzò un -colpo di sinistra alla testa, che mentre Mugnaio voleva riparare, la destra -mano di Gurth colla rapidità del lampo ne afferrò il bastone menandogli -sì violento colpo che lo stramazzò. -</p> - -<p> -«Vittoria, vittoria!» gridarono i ladri. «Questo è ben combattere! -Viva l'antica Inghilterra! Il Sassone ha salvato la pelle e la borsa. -Mugnaio ha trovato padrone.» -</p> - -<p> -«Tu puoi partire, uom valoroso» disse il capitano aggiugnendo -il proprio suffraggio alle acclamazioni degli altri, eccetto Mugnaio. «Farò -che due de' miei compagni ti riconducano sino a veggente della tenda -del tuo padrone, affinchè non ti scontri in alcuni altri figli di san Nicolò -che potrebbero non essere di coscienza timorata come la nostra: -poichè in una notte, siccome questa, non siam noi soli che stiamo in -agguato. Per altro» soggiunse egli aggrottando le ciglia «ricordati che -tu non volesti dirci il tuo nome. Che mai non ti venisse il prurito di -sapere i nostri, o d'indagar chi noi siamo! Pensa a questo avviso salutare, -se non vuoi che male ti accada.» -</p> - -<p> -Gurth dopo avere ricevuto il suo prezioso fardello dalle mani del -capitano, lo ringraziò, assicurandolo che non ne avrebbe mai dimenticati -i consigli. Due di quella brigata, armati de' loro bastoni, gli -intimarono allor di seguirli, e lo condussero per angusto sentiere, spesso -ingombro di macchie, e che faceva assai giravolte. Erano in procinto -d'uscirne, allora che due uomini s'appresentarono ad essi; ma le guide -di Gurth lor dissero a mezza voce alcune parole, dopo le quali questi -si ritirarono. Ben s'avvide allora il fido scudiere come la cautela ideata -dal capo de' ladri nol fosse stata senza perchè, e ne conchiuse che numerosa -era tale famiglia, e che si montava la guardia con regolarità -attorno al luogo ov'essa teneva le sue ordinarie adunanze. -</p> - -<p> -Ivi soffermatisi i due masnadieri: «Non c'innoltriamo di più» -dissero a Gurth «poichè non sarebbe prudenza per parte nostra il venire -<span class="pagenum" id="Page_104">[104]</span> -più avanti. Non dimenticate l'avviso che riceveste: custodite il -segreto su di quanto v'accadde in tal notte, nè avrete occasione di -pentirvene. Ma se per vostra disgrazia parlaste, rammentate che la torre -di Londra non vi sottrarrebbe alla nostra vendetta.» -</p> - -<p> -«Grazie, grazie! bravi galantuomini» disse Gurth. «So anch'io -che cosa è prudenza. Ma spero di non offendervi, se mi fo lecito di -augurarvi un mestiere meno rischioso e alquanto più onesto.» -</p> - -<p> -In questa si separarono. I ladri presero la strada d'ond'erano venuti, -e Gurth si trasferì alla tenda del suo padrone, al quale ad onta -delle proibizioni fattigli narrò tutte le sue avventure di quella notte. -</p> - -<p> -Il cavaliere Diseredato stupì delle udite cose, ed anche della generosità -di Rebecca; risolvette però di non profittar nè di questa -generosità nè dell'altra usatagli dai ladri, alla cui professione parea -per vero dire estranea tale virtù. Ma ogni meditazione sulla singolarità -di sì fatti avvenimenti fu interrotta dalla necessità di prendere riposo; -chè del certo gliene facean sentire bisogno e le fatiche della giornata, -e più imperiosamente quelle cui doveva prepararsi pel dì successivo. -</p> - -<p> -Il cavaliere si adagiò sopra un ricco letto che gli aveano preparato -i marescialli del torneo, intanto che il fedele Gurth, sdrajato sopra una -pelle d'orso stesa per terra, si mise per traverso all'ingresso della strada -in guisa che niuno poteva penetrarvi senza svegliarlo. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_105">[105]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Era già il novo destinato giorno</p> -<p class="i01">»Sereno e lieto a l'oriente apparso,</p> -<p class="i01">»E già la vaga fama e il chiaro nome</p> -<p class="i01">»Avea d'Aceste convocati intorno</p> -<p class="i01">»I vicin tutti e pieni erano i liti.</p> -<p class="i07"> <span class="smcap">Eneide.</span> <i>Trad. del Caro.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Sul nascere dell'aurora, un cielo puro e sgombro di nubi presagì -bellissimo giorno, e già scorgeansi sulla pianura i più solleciti fra -quegli spettatori che d'ogni banda si trasferivano al torneo, ansiosi di -occupare le sedi più adatte a contemplare in ogni lor punto le giostre -cavalleresche. -</p> - -<p> -Nè tardi furono a giungere i marescialli del torneo, accompagnati -dagli araldi d'armi, onde e ricevere i nomi de' cavalieri che si presenterebbero -per entrar nella lizza, e chieder loro sotto quale bandiera desideravano -collocarsi, cautela necessaria a fine di mantenere una certa -uguaglianza fra i due drappelli che doveano giostrare l'un contra l'altro. -</p> - -<p> -Volea l'uso che il vincitore dell'ultimo torneo fosse capo di una -delle due bande. Quindi il cavaliere Diseredato venne scelto a comandarne -una, intanto che l'altra avrebbe obbedito agli ordini di Brian -di Bois-Guilbert, il quale dopo il cavaliere erasi acquistata maggior -gloria alla giostra precedente. I <i>tenitori</i>, colleghi nel dì innanzi del -Templario, parteggiarono, com'era naturale, per lui anche questo -giorno, eccetto Ralph di Vipont, ridotto dalla caduta in tale stato da -non poter sì presto rimetter corazza. Molti cavalieri venivano a farsi -ascrivere, ardenti di combattere sotto gli stendardi d'un de' due condottieri. -</p> - -<p> -Ardore che più vigoroso mostravano in tal secondo genere di lotta -cui davano preferenza, comunque un torneo generale, ove tutti i cavalieri -combattevano ad una volta, offerisse maggiori pericoli, e minori -occasioni di segnalarsi in singolare certame. Ma ve n'avea molti tra -questi che non fidandosi abbastanza nella propria abilità per provocare -un solo avversario d'alta rinomanza, speravano in un arringo a tutti -aperto incontrare qualche men formidabile competitore, con cui cimentarsi -e poter far pompa di valore. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_106">[106]</span> -</p> - -<p> -Circa cinquanta cavalieri s'erano già fatti notare per comparir -sull'arena, allorquando i marescialli notificarono che maggior numero -non ne verrebbe ricevuto, la qual cosa fu di grande rincrescimento a -molti, bramosi ancora di presentarsi. Poco mancava alle dieci ore, e -tutta quanta la pianura vedeasi coperta di cavalieri e pedoni, che accorreano -al luogo del torneo. Finalmente il concerto della musica militare -annunziò l'arrivo del principe Giovanni e del suo corteggio. Gli -si fece attorno ad onorarlo la maggior parte de' cavalieri preparatisi ad -entrare in lizza. -</p> - -<p> -Nel medesimo tempo arrivò Cedric il Sassone insieme a lady Rowena, -nè con essi era Atelstano, che armatosi di pesante corazza avea -preso luogo fra i combattenti, e quel che fe' trasecolare Cedric, l'avea -preso tra i partigiani del Templario. Ben il Sassone rampognò di tale -scelta l'amico suo, ma inutili furono le rimostranze, e questi si scusò -con quelle vaghe risposte, di cui si valgono per l'ordinario tutti coloro, -che ostinati in voler fare una cosa sol perchè l'hanno così risoluta, -non trovano poi veruna ragione plausibile a giustificarla. -</p> - -<p> -Se non plausibile per altro, una ragione aveva avuta Atelstano per -mettersi sotto lo stendardo di Brian di Bois-Guilbert, ma fu assai prudente -per non parteciparla ad alcuno. Benchè l'indole sua neghittosa -per natura lo avesse rattenuto dalle dimostrazioni che sarebbersi addette -a chi aspirava al favore di lady Rowena, egli era tutt'altro che -indifferente ai vezzi della medesima, anzi si tenea certo di divenirle -sposo, e perchè n'avea ottenuto l'assenso da Cedric, e perchè tal nodo -piaceva a tutti quegli amici ai quali la stessa Rowena potea chieder -consiglio. A fatica quindi celò il proprio rincrescimento in veggendo il -dì innanzi, che il vincitore, usando del privilegio concedutogli dai -patti di quella giostra, acclamò Regina della Beltà e degli Amori -Rowena. Vago adunque era di punire chi si mostrò parziale alla donna, -la cui mano esso agognava, oltrechè molto fidavasi nella prodigiosa -sua forza, e nelle lusinghe dei suoi adulatori, che persuadevano -Atelstano niuno esservi più atto di lui a riportare il premio del torneo. -Indi fu che questo pretendente di Rowena venne nella deliberazione -non solamente di negare il soccorso del suo braccio al cavaliere Diseredato, -ma di fargli sentire, se l'occasione il permettea, quanto la propria -lancia valesse. -</p> - -<p> -Bracy, e molt'altri cavalieri partenenti al corteggio del principe -Giovanni posti eransi fra i <i>tenitori</i>, perchè così volle il loro padrone, -sollecito di non trascurare alcun modo possibilmente opportuno ad assicurare -vittoria alla parte cui Bois-Guilbert comandava. Contra questa -però si chiarirono molt'altri cavalieri così inglesi, come normanni, e -con tanto maggior entusiasmo che gl'inorgogliva il combattere sotto -<span class="pagenum" id="Page_107">[107]</span> -il vessillo di tal prode campione qual si mostrò il cavaliere Diseredato. -</p> - -<p> -Non appena il principe Giovanni vide giugnere la donna cui si -aspettava l'essere in quel giorno Regina, le mosse incontro con quell'aria -di cortesia ch'ei sapea ostentare a sua voglia, e levandosi dal -capo il ricco suo berrettone, saltò a terra offerendo la propria mano a -lady Rowena per aiutarla a scendere dal suo palafreno, al quale un -de' cortegiani dello stesso Principe teneva la briglia. Intanto gli altri -cavalieri si avvicinavano, studiosi di porgere i loro omaggi alla novella -Regina. -</p> - -<p> -«Siamo i primi» disse il Principe «a dar l'esempio del rispetto -dovuto da ognuno alla Regina della Beltà e degli Amori, e affrettiamci -di guidarla al trono serbatole in questo giorno. Signore» aggiunse volgendosi -alle matrone «accompagnate la vostra Regina, e tributatele -quegli onori, che voi parimente riceverete a vostra volta.» -</p> - -<p> -Nel profferir tali accenti il Principe condusse lady Rowena alla -sede d'onore preparatele rimpetto al trono, intantochè le matrone, più -distinte per nascita e per avvenenza, gareggiavano nel farsele attorno e -corteggiarla. -</p> - -<p> -Sedutasi lady Rowena, l'aere rintronò di militare armonia, cui -s'aggiugneano le acclamazioni della moltitudine. I raggi del sole, giunto -allora al massimo del suo splendore, venian ripercossi dall'armi dei -cavalieri, le cui bande poste alle due estremità dell'arena circondavano -ciascuna i lor capi, e concertavano su la maniera di ordinare le -loro linee e di sostenere l'assalto. -</p> - -<p> -Gli araldi d'armi allora imposer silenzio quanto fu d'uopo ad -udire la lettura de' regolamenti pel torneo. Erano questi in parte intesi -a diminuire nel più possibile modo i pericoli della giostra, cautela ivi -più necessaria, perchè si faceva uso di corte spade e di lancie puntute. -</p> - -<p> -Era libero ad ogni cavaliere il valersi d'una mazza, o d'una picozza -di punta e taglio, non così del pugnale, arme formalmente proibita -in quel conflitto. Un cavaliere gettato da cavallo potea rinnovare il -battimento a piedi con un dei campioni, cui la stessa sventura fosse -accaduta, ned era in allora lecito ad alcun guerriero a cavallo l'assalire -il pedone. Se un cavaliere, spinto fino all'estremità dell'arena dal suo -competitore, giugneva a toccare o coll'armi o col corpo il palizzato -dovea darsi per vinto, e ritrarsi dalla pugna, divenendo in arbitrio del -vincitore il cavallo e l'armi del perditore. Se un cavaliere rovesciato -non era più in istato di rialzarsi, il suo scudiere o il suo paggio potevano -entrar nell'arena e trarne fuori il loro padrone, ma questi tenuto -vinto perdea parimente l'armi e il cavallo. La lotta aveasi per terminata -tostochè il principe Giovanni gittava il suo bastone del comando -<span class="pagenum" id="Page_108">[108]</span> -in mezzo all'arena; providenza intesa a risparmiare lo spargimento del -sangue, allorchè manifesto ed inevitabile mostravasi per una delle due -parti il trionfo. -</p> - -<p> -Ogni cavaliere che violasse i regolamenti del torneo, o mancasse -in qualsisia modo alle leggi della cavalleria, poteva essere, in punizione -di sua sleale condotta, obbligato a spogliar l'armi e a sedersi ai cancelli -dello steccato, esposto così alle pubbliche risate. Dopo avere promulgati -sì fatti regolamenti, gli araldi d'armi terminarono esortando -tutti i buoni cavalieri a fare il loro dovere, e a meritarsi il favore della -Regina della Beltà e degli Amori; indi si ritirarono prendendo il luogo -che loro spettava. -</p> - -<p> -I cavalieri si avanzarono lentamente dalle due estremità dell'arena, -schieratisi in doppia fila, e gli uni appuntino rimpetto agli altri. -Il capo di ciascuna banda dovea starsi nel mezzo della fila d'avanti, -ma niun de' due vi si collocò se non se dopo avere passata in rassegna -la sua brigata, ed assegnato a ciascuno il posto che gli competea. -</p> - -<p> -Offeriva uno spettacolo maestoso ad un tempo e terribile la vista -di tanti prodi guerrieri vestiti di ricche armature, e a cavallo di superbi -corridori, preparati ad una lotta spesse volte micidiale, e seduti -su guerresche selle, che sarebbersi detti pilastri d'acciaio, impazienti -d'udire il segnal della pugna quanto impazienti se ne mostravano i lor -focosi cavalli, che nitrivano e raspavano colle zampe l'arena. -</p> - -<p> -I cavalieri teneano diritte le loro lancie, e intanto il sole ne facea -sfolgorare le brunite punte, mentre le banderuole di cui andavano ornate, -ondeggiando al di sopra de' pennacchi, facean bell'ombra sugli -elmi de' combattenti. In tal postura rimasero per dar tempo al marescialli -del torneo di trascorrere le file, il che questi eseguivano col -massimo scrupolo onde accertarsi che una parte non fosse più numerosa -dell'altra. Poichè riconobbero che il numero de' combattenti era -eguale da tutte due le bande, si ritrassero dall'arena. Allora William -di Wyvil gridò con voce di tuono: «<i>Lasciate andare</i>» chè questo era il -segnale. Nel tempo stesso squillaron le trombe, e i cavalieri, abbassate -le lancie, le posero in resta: si mossero ad un tratto le bande, e -le due prime file d'ognuna d'esse galoppando fecero impeto l'una sull'altra, -e l'aria rotta al primo scontrarsi loro in mezzo all'arena ne -portò il fragore oltre alla distanza d'un miglio. -</p> - -<p> -Nel durare d'alcuni istanti gli spettatori inquieti non poterono discernere -qual fosse stato l'esito del primo assalto, perchè nubi di polve -sollevate dallo scalpitar de' cavalli offuscavano l'aere, ma queste si -dissiparono in pochi minuti; e non appena lasciarono scorgere i combattenti, -fu visto che da ciascuna banda la metà de' cavalieri era già -scavalcata, quai vinti dall'abilità e dalla maestria, quai dalla forza dei -<span class="pagenum" id="Page_109">[109]</span> -loro competitori. Alcuni miravansi stesi per terra in uno stato sì deplorabile, -da creder fino impossibile che più potessero rialzarsi, altri -risorti in piedi, tornavano a caricarsi su i loro avversari venuti in -egual condizione. Due o tre che aveano ricevute profonde ferite, valendosi -delle proprie ciarpe ad asciugare il sangue, faceano sforzi per togliersi -dalla mischia. Quelli fra i cavalieri che poterono senza votar l'arcione -sostenere l'impeto nemico, avendo per la maggior parte rotte le -lancie, brandivan le spade, e mettendo il grido di guerra si assalivano, -e s'avventavano gli uni agli altri con tal accanimento, come se dall'esito -del conflitto fossero dipendute le loro vite. -</p> - -<p> -Crebbe tantosto il tumulto perchè da ambo i lati, le seconde file -tenute fin lì a riserbo si lanciarono nella mischia per soccorrere ciascuna -la parte propria. Gli amici di Brian di Bois-Guilbert sclamavano -tutt'insieme. <i>Ah! Beauséant! Beauséant!</i><a class="tag" id="tag16" href="#note16">[16]</a> <i>Pel Tempio! Pel -Tempio!</i> E rispondea la fazione opposta <i>Desdichado! Desdichado!</i> -grido di guerra suggeritole dall'impresa che ella avea letto sullo scudo -del proprio duce. -</p> - -<p> -Eguale entusiasmo animava entrambe le schiere, entusiasmo spinto -al furore. Incerta si pendea quella pugna che gli era impossibile il presagir -tuttavia chi fosse per essere vincitore. Lo scricchiolar dell'armi, -il gridare de' guerrieri, cui s'univa lo squillar delle trombe, coprivano -i gemiti de' soggiacenti, che privi di conoscenza si avvoltavano sotto i -piedi de' lor cavalli. Quelle armature dianzi sì fulgide, imbrattate di -polve e di sangue, andavano in ischeggie sotto i reiterati colpi delle -picozze di punta e taglio. Le candide piume che ornavano i cimieri cadevano -d'ogni banda siccome falde di neve. Scomparso quindi tutto -lo splendore e la grazia che prima ammiravansi in quelle militari vestimenta, -non rimanevano che prospettive atte ad inspirare e terrore e -pietà. -</p> - -<p> -Pure tal è la forza della consuetudine, che non solamente il popolo, -per natura inclinato alle scene d'orrore, ma le stesse matrone che -empievano le logge, vedeano la pugna, non diremo già senza esserne -commosse, ma certamente senza che le prendesse l'idea di volger gli occhi -altrove da una scena sì disgustosa. Non negherassi che alcuna volta -le guance della beltà impallidirono, e pur s'udì qualche gemito femminile -sul caso d'un amante, d'un fratello, d'uno sposo, feriti o lanciati -nella polve. Ma generalmente parlando le matrone incoraggiavano -i campioni non solamente col battere palma a palma, ma col mandar -<span class="pagenum" id="Page_110">[110]</span> -grida: «<i>Brava lancia! buona spada!</i>» ogni qual volta vedeano un -cavaliere segnalarsi per atti d'ardimento o prodezza. -</p> - -<p> -Se tanta vaghezza delle sanguinolente giostre il bel sesso mostrava, -ognun s'immagina quanto gli uomini ne fossero dilettati. Il qual sentimento -manifestavano con romorose acclamazioni, ogni qual volta la -fortuna parea chiarirsi in segnalata guisa per una delle due parti, e -gli sguardi della moltitudine erano sì fisamente conversi all'arena, che -sarebbesi detto menar ella o ricevere i colpi di cui soltanto stavasi -spettatrice. S'udivano fra ciascuna pausa le voci degli araldi d'armi -esclamanti: «Coraggio, prodi cavalieri! l'uom muore, ma vive la gloria. -Coraggio! la morte è da preferirsi alla disfatta. Coraggio, prodi cavalieri! -gli occhi della beltà vi contemplano.» -</p> - -<p> -Infra le vicissitudini di tal pugna ogni sguardo cercava scoprire -i capi di ciascuna banda, i quali, lanciandosi ove fervea più forte la -zuffa, coll'esempio e colla voce incoraggiavano i lor compagni. Per -valore entrambi spiccavano, e appena eravi nelle file opposte un sol -combattente con cui non si fossero cimentati. Mossi da scambievol -rancore, e consapevoli che la rotta d'uno fra essi avrebbe indubitatamente -risoluto l'esito della pugna, tentarono molte volte unirsi a singolare -certame. Ma vano facean tale sforzo la confusione e la folla, onde -accadea sempre che li separavano l'un dall'altro nuovi cavalieri, ardenti -di sperimentare le proprie armi contra il duce della fazione avversaria. -</p> - -<p> -Finalmente costretti gli uni dopo gli altri a confessarsi vinti, ritirandosi -all'estremità dell'arena, e molti per le ferite non essendo in -istato di continuar nella zuffa, il numero de' combattenti fu diminuito -d'assai; ed in allora il Templario e il cavaliere Diseredato si trovarono -e fecero l'un sopra l'altro tal furioso impeto, quale odio inviperito -congiunto a sete di gloria poteva inspirare. Tanta si fu la maestria -d'entrambi negli assalti e nelle difese, che gli spettatori fecero eccheggiare -il ricinto d'unanimi e involontari applausi, figli dell'ammirazione -e della sorpresa. -</p> - -<p> -Ma svantaggiosissima fu in tal momento la condizione cui videsi -il cavaliere Diseredato; il braccio gigantesco di Frondeboeuf d'una -parte, la forza prodigiosa d'Atelstano dall'altra, aveano atterrati tutti -quelli che s'offersero ai loro colpi. Laonde spacciatisi dagl'immediati loro -avversarii que' due cavalieri, idearono ad un tempo il medesimo divisamento, -quello cioè d'assicurare il trionfo della lor fazione coll'unirsi al Templario -per isconfiggere il comune rivale. Forzando quindi di speroni si -mossero per assalirlo, da un fianco il Normanno, dall'altro il Sassone. -E sarebbe stato impossibile al cavaliere Diseredato il reggere un solo -istante a tale lotta, impari quanto non aspettata, se le grida degli spettatori, -<span class="pagenum" id="Page_111">[111]</span> -per istinto fin di natura commossi dal rischio d'un guerriero, -che tre cavalieri assalivano in una volta ed all'improvvista, non lo -avessero avvertito a tempo del giugnere de' nemici. -</p> - -<p> -Ei vide tantosto il pericolo che gli sovrastava; laonde dopo aver -vibrato terribil colpo sull'armatura del Templario, fè dare addietro il -cavallo con tale accorgimento, che evitò il duplice assalto di Atelstano e -di Frondeboeuf, lanciatisi tanto furiosamente, che passarono fra il -Templario e il suo competitore senza poter frenare i destrieri. Ma pervenuti -poi a padroneggiarli, si collegarono tutt'e tre per far mordere -la polve al cavaliere Diseredato, che certamente sarebbe tosto soggiaciuto, -se nol salvava l'agilità del suo nobile corridore, premio delle -imprese che il giorno innanzi lo segnalarono. Aggiugneasi, che il cavallo -di Bois-Guilbert era ferito, e quelli di Frondeboeuf e d'Atelstano -incominciavano a piegare sotto il peso de' loro padroni e delle grevi armature -da cui erano difesi. Di tai vantaggi profittò il cavalier Diseredato; -e pose tant'arte nel dare e tor la briglia al suo destriero, che -per alcuni minuti li tenne tutt'e tre in riguardo, separandoli quanto -il potea e gettandosi or su l'uno or sull'altro, e menando loro colpi di -spada, e ritraendosi prima che quegli emuli sbalorditi avessero tempo -di riacquistare la mente. -</p> - -<p> -Ma comunque gli rintronassero applausi da tutta l'arena, estatica -al veder tante prove di abilità e di valore, gli era evidente che non -potea durare più a lungo; onde i personaggi che stavano a fianco del -principe Giovanni lo supplicavano unanimamente a voler gettare il suo -baston del comando in mezzo alla lizza, e risparmiare così a tanto valente -cavaliere il cordoglio d'una disfatta. -</p> - -<p> -«No, per la luce del cielo» rispose il principe Giovanni «questo -medesimo cavaliere che ostinatosi a celarne il suo nome, disdegna -l'ospitalità da noi offertagli, toccò già jeri il suo premio. Soffra ora -che a lor volta l'ottengano gli altri.» Ma intantochè il Principe terminava -tai detti, un caso non preveduto cambiò repentinamente l'aspetto -di quella giostra. -</p> - -<p> -Stava nella sminuita banda che parteggiava pel cavaliere Diseredato -un guerriero vestito di nera armatura, e che reggea parimente -un nero corridore. Questo cavaliere grande, ed a quanto parea forte -e robusto, non portando sopra lo scudo alcuna sorte d'impresa, avea -fino a quel punto data a divedere poca premura alla giostra. Contento -di rispingere, e il facea con molta destrezza, i campioni che lo assalivano, -non si curava d'inseguirne o provocarne veruno. In somma ei -sostenea la parte piuttosto di spettatore che di cavaliere partecipe del -torneo, acquistatosi quindi dalla moltitudine il soprannome di <i>Neghittoso -Nero</i>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_112">[112]</span> -</p> - -<p> -Ma parve uscir repente di tanta svogliatezza, allorchè vide in uno -stato così rischioso il duce della sua truppa, al quale accorse in aiuto -facendo sforzo di sproni, e gridando con voce imitatrice del tuono: -«<i>Desdichado</i> al soccorso!» E n'era tempo; perchè mentre il cavaliere -Diseredato stringea alla vita il Templario, accostatosi al primo Frondeboeuf -stava col brando sollevato per vibrargli un colpo, allorchè il -nuovo campione fu in tempo di arrestarlo, assalirlo, farlo d'un balzo -avvoltar nella polve. Il Neghittoso Nero indi si volse ad Atelstano di -Coningsburgo, nè potendo giovarsi della propria spada che avea rotta -sull'armatura di Frondeboeuf, strappò di mano all'attonito Sassone la -picozza di punta e taglio, con cui questi volea ferirlo, e gli misurò sì -vigoroso colpo che il mise a starsene col suo collega. -</p> - -<p> -Dopo tali due atti di prodezza che gli meritarono tanto maggiori -applausi, perchè niuno a ciò si aspettava, il Neghittoso Nero parve tornasse -nella sua naturale indolenza, e ricondottosi tranquillamente all'estremità -dell'arena, lasciò che il suo duce terminasse egli la contesa -con Brian di Bois-Guilbert. Nè lunga, nè ostinata fu questa lotta, -perchè sendo gravemente ferito il cavallo del Templario, al primo -scontro soggiacque. Brian di Bois-Guilbert si rotolò nella polve con un -piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. Scese immantinente -a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse; ma il principe -Giovanni più commosso dal pericolo del Templario che nol fu da -quello in cui trovossi dianzi il cavaliere Diseredato, risparmiò a Bois-Guilbert -l'umiliazione di confessarsi vinto col gettar nell'arena il suo -baston del comando, e così mettendo fine alle pugne. -</p> - -<p> -Gli scudieri, che senza rischio non avrebbero potuto nel durar del -conflitto avvicinarsi ai loro padroni, entrarono allor nel ricinto per -trasportare nelle vicine tende i feriti. -</p> - -<p> -Tal ebbe conclusione il celebre torneo d'Ashby-de-la-Zouche, nè -mai guerrieri si contraddistinsero per fatti d'armi più segnalati. Quattro -cavalieri perirono sul campo, e un di questi soffocato dal calore -che sofferiva entro la sua armatura; sommarono a trenta coloro che riportarono -gravi ferite, e quattro o cinque di essi morirono pochi giorni -dopo. Quindi tal giostra non vien memorata nelle antiche cronache se -non se col predicato di <i>nobile e bella posta d'armi d'Ashby</i>. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-112a"></a> - <img src="images/ill-112a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Brian de Bois-Guilbert si rotolò nella polve, con un piede impacciato sì nella staffa che non potè liberarnelo. — Scese -immantinente a terra il suo competitore, e gli gridò s'arrendesse, ma il Principe Giovanni.....</i></p> -</div> - -<p> -Spettando allora al principe Giovanni l'indicare il cavaliere, che -per più belle imprese erasi segnalato, ei decise che l'onore di tal giornata -apparteneva al campione, soprannominato dalla voce pubblica il -Neghittoso Nero. Indarno gli venne rimostrato che in sostanza la vittoria -fu riportata dal cavaliere Diseredato, il quale avea colle proprie -mani atterrati sei cavalieri, e coronate sì chiare geste col mettere giù -d'arcione il duce della parte contraria. Il principe Giovanni persistette -<span class="pagenum" id="Page_113">[113]</span> -nella sua sentenza, adducendo che il cavaliere Diseredato e i suoi colleghi -sarebbero stati vinti senza il possente soccorso del cavaliere dall'armi -nere; a questo pertanto doversi aggiudicare il premio. -</p> - -<p> -Venne tostamente sollecitato a mostrarsi il vincitore; ma a grande -maraviglia de' circostanti questi non si presentò. Egli si era partito dall'arena -appena terminata la giostra, e vi fu chi 'l vide avviarsi ver la -foresta con quella lentezza e quei non curanti modi, che gli ottennero -il soprannome di Neghittoso Nero. Per due volte le trombe il chiamarono; -per due volte gli araldi d'armi bandirono l'acclamazione d'uso; -laonde per l'assenza di esso fu d'uopo nominare altro cavaliere a ricevere -gli onori del torneo. Il principe Giovanni non ebbe allora pretesti -per non riconoscere que' diritti che il cavaliere Diseredato potea -far valere ad un premio a sì belle geste dovuto e lo acclamò vincitore. -</p> - -<p> -Per mezzo d'un'arena innaffiata di sangue, coperta di frantumi -d'armature e di morti cavalli, i marescialli del torneo condussero nuovamente -a pie' del trono il vincitore, al quale il principe Giovanni volse -tai detti: -</p> - -<p> -«Cavaliere Diseredato, poichè è questo il solo titolo, sotto cui -acconsentiste d'essere conosciuto, noi vi decretiamo per la seconda -volta gli onori del torneo, e notifichiamo che avete diritto a pretendere -ed a ricevere dalle mani della Regina della Beltà e degli Amori la -corona d'onore che il valore vi meritò.» Il cavaliere fe' un profondo -inchino, ma nulla rispose. -</p> - -<p> -Intanto che gli araldi gridavano attorno a tutto il recinto: <i>Onore -al prode! gloria al vincitore!</i> che le matrone sventolavano i lor fazzoletti -di seta e i ricamati lor veli; che il popolo facea eccheggiar l'aria -di vivissimi applausi, i marescialli fra 'l concerto di suoni militari conduceano -per mezzo all'arena il cavaliere Diseredato finch'ei giunse a -piè del trono d'onore, occupato da lady Rowena. -</p> - -<p> -Dissero al cavaliere di prostrarsi sull'ultimo gradino del trono; perchè -tutti i suoi atti, tutti i suoi moti dopo il termine della pugna sembravano -sol regolati dagl'impulsi di coloro che gli stavano attorno; e fu anzi osservato -ch'ei vacillava della persona nell'attraversare la seconda volta -quel campo. Lady Rowena, scendendo dal suo trono con grazia e dignità -in essa uguali, accigneasi ad adattargli sull'elmo la corona che -ella tenea fra le mani, ma i marescialli unanimamente sclamarono: -«No, no, gli è duopo che il capo del vincitore appaia scoperto». -Il cavaliere articolò alcuni accenti, ma con voce sì fioca che dall'atteggiamento -di chi li pronunziava anzichè dalle rilevate parole, si giudicarono -intesi a mostrar brama in lui di star celato sotto la sua visiera. -Brama non esaudita! perchè o fosse rispetto a quelle consuetudini -cavalleresche, o curiosità, i marescialli non ne fecero caso. L'elmo -<span class="pagenum" id="Page_114">[114]</span> -gli fu tolto, e comparvero i lineamenti d'un giovane di cinque lustri, -le cui guance, comunque arse dal sole, e pallide e tinte d'alcune tracce -di sangue, presentavano ancora una fisonomia oltre ogni dire gradevole. -</p> - -<p> -A tal vista lady Rowena mandò un lieve grido; poi, richiamando -attorno di sè tutta la forza del proprio animo, comunque ne tremassero -tutti i muscoli per la violenta commozione che in lei si destò, -pose la corona sul capo del vincitore, accompagnandone l'atto con tali -accenti che con voce chiara e distinta vennero pronunziati: «Io ti presento -questa corona, ser Cavaliere! ella è il guiderdone del valore che -dimostrasti quest'oggi.» Indi dopo breve pausa soggiunse con fermo -tuono di voce. «Non mai corona di cavaliere fu collocata sovra un capo -più degno di portarla.» -</p> - -<p> -Il cavaliere chinò la testa, e baciò la mano della giovine regina, -ma poi inclinandosi anche più che nol divisava, cadde svenuto a' suoi -piedi. -</p> - -<p> -La costernazione divenne generale. Cedric, già soprappreso da -muto stupore nel vedersi alla presenza un figlio che da sè avea sbandito, -in quel punto si fe' innanzi frettolosamente come per separarlo -da lady Rowena; ma l'aveano già prevenuto i marescialli del torneo, i -quali si affrettarono di sciogliere della sua armatura Ivanhoe, attribuendo -ad una riportata ferita il deliquio; nè mal s'apposero, poichè -si osservarono e le tracce d'una punta di lancia che ne trapassò la corazza, -e la profonda piaga che un tal colpo gli avea portata nel fianco. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_115">[115]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Immantinente Enea l'altra contesa</p> -<p class="i01">«Propon de l'arco e i suoi premii dichiara.</p> -<p class="i09"> <span class="smcap">Eneid.</span> <i>Trad. del Caro.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Non sì tosto il nome d'Ivanhoe fu pronunziato, volò di labbro in -labbro, sintantochè giunse all'orecchio del Principe, che aggrottò le ciglia -in udirlo profferire. Si sforzò nullostante a celare il suo turbamento, -e girando attorno disdegnosamente lo sguardo disse ai cortigiani: «Milordi, -e soprattutto, ser Priore, che cosa pensate voi della dottrina -trasmessane dagli antichi su le simpatie e le antipatie innate? Ai moti -destatisi nell'animo mio parea indovinassi che m'era vicino il favorito -di mio fratello.» -</p> - -<p> -«Or sì Frondeboeuf può prepararsi a rimettere il suo feudo -d'Ivanhoe» sclamò allora Bracy, che dopo avere fatta assai decorosa -mostra di sè nel torneo, dimise elmo e scudo per porsi nuovamente nella -comitiva del Principe. -</p> - -<p> -«Sì veramente!» aggiunse Waldemar Fitzurse «gli è di tutta -probabilità che questo giovane vincitore venga per ridomandare il castello -e i terreni assegnatigli da Riccardo, e che l'Altezza vostra per -atto di generosità presentò a Frondeboeuf.» -</p> - -<p> -«Frondeboeuf» disse il Principe «non è tal uomo da restituir -di leggieri cosa da lui già occupata, molto meno se la possede a buon -diritto; perchè non credo, miei signori, essere alcuno fra voi, il quale -mi neghi la facoltà di conferire i feudi della corona ai fedeli servi, che -mi stanno intorno, e che mossi egualmente da zelo e da sentimento -di dovere, si mostran pronti a far le veci di chi andò a combattere -sotto cielo straniero, ponendo in non cale la patria sua, e togliendo a -sè stesso l'abilità di servirla col proprio braccio, tutte le volte che le -circostanze il richiedono.» -</p> - -<p> -L'uditorio era troppo parziale in sì fatta tesi; laonde non v'ebbe -fra quei cortigiani chi non sentenziasse naturale e giustissimo il diritto -che il Principe si arrogava, e fu gara nell'esclamare: «Buon Principe, -generoso Principe, che fa a sè stesso una legge di compensare i suoi -<span class="pagenum" id="Page_116">[116]</span> -servi fedeli!» Ognuno di loro sperava ottener feudi e dominii ragguardevoli -al pari di Frondeboeuf, e accarezzava quindi la mano da cui -gli dovevano derivare. Fe' coro con essi il priore Aymer, che solamente -credette a sè lecita un'osservazione, non potere cioè cristianamente -nomarsi terra straniera la città di Gerusalemme, <i>comunis mater</i>, diceva -egli, madre di tutti i fedeli. Ma, aggiugneva ad un tempo, ch'ei non -vedea come il cavalier d'Ivanhoe potesse applicare a sè questa massima. -«Io so da buon canale, che Riccardo non è mai andato molto più in -là d'Ascalon, e Ascalon, chi nol sa? è una città de' Filistei, immeritevole -di que' privilegi che alla sola Città Santa possono appartenere.» -</p> - -<p> -Nel tempo di sì fatti ragionamenti la curiosità avea tratto Waldemar -verso il luogo, ove Ivanhoe cadde svenuto; sicchè tornando al -Principe gli disse. «Il giovane eroe non darà lungo motivo d'inquietudine -a vostra Altezza, nè cercherà disputare a Frondeboeuf il feudo -d'Ivanhoe; egli è gravemente ferito.» -</p> - -<p> -«Chiunque egli sia» rispose Giovanni «io non vedo in lui che il -vincitor del torneo; e foss'egli dieci volte di più nostro nemico, o dieci -volte di più affezionato a nostro fratello, le quali cose tornano forse -allo stesso, gli è d'uopo ora largheggiar seco lui d'ogni soccorso addicevole -allo stato in cui si trova. Ordineremo tosto al nostro primo -medico perchè lo visiti.» -</p> - -<p> -Un amaro sorriso si lasciò scorgere nei lineamenti del Principe -intantochè profferiva tai detti. Waldemar Fitzurse fu pronto a rispondere -che gli amici d'Ivanhoe aveano fatto trasportar questo giovine -fuor dell'arena, aggiugnendo: -</p> - -<p> -«Confesso ch'io non ho potuto difendermi da una tal qual -commozione in veggendo il duolo che quest'ultimo avvenimento ha -cagionato alla Regina della Beltà e degli Amori. Oh! ella ha ben finito -con tristezza il suo regno d'un giorno! Non certo io son l'uomo che -mi lasci infievolir di leggieri dal pianto femminile: ma lady Rowena -seppe reprimere il cordoglio con tanta dignità, che m'era impossibile -il non ammirarne la fermezza e il coraggio. Quanta lotta ella dovea -sostenere coi moti del proprio cuore, allorchè a mani giunte contemplava -con occhio asciutto quel corpo esanime che giacea steso a' suoi -piedi!» -</p> - -<p> -«E chi è in somma questa lady Rowena, di cui udiam farsi continuamente -parole?» -</p> - -<p> -«Ella è una Sassone, erede di un ragguardevole patrimonio» -disse il priore Aymer «la più bella delle belle, una rosa di freschezza, -un vero gioiello sott'ogni aspetto.» -</p> - -<p> -«Ebbene! noi ci darem pensiere di consolarla, e di nobilitarla -<span class="pagenum" id="Page_117">[117]</span> -col concederle in isposo un Normanno. Senza dubbio essa è minore, -e quindi a noi s'appartiene la cura di collocarla. Che ne dite Bracy? -Vi sentireste in voglia d'imitar l'esempio degli amici del Conquistatore, -e di sposare una Sassone per arricchire d'una cospicua signoria?» -</p> - -<p> -«Se la signoria mi conviene, o Principe» rispose Bracy «gli è -ben difficile che mi dispiaccia la sposa; e l'Altezza vostra ha trovata -ora una bella occasione di compiere un'opera buona, e di tenere tutte -le promesse fatte al suo fedele servo e vassallo.» -</p> - -<p> -«A ciò penseremo» disse il Principe, «anzi..... aspettate. -Per poter subito dar mano all'opera, dite al nostro siniscalco di trasferirsi -tosto presso lady Rowena, e invitarla ad onorare di sua presenza -il nostro banchetto, insieme colla sua compagnia, intendo quel suo -burbero d'un tutore, e quell'altro sassone, specie d'orso, a cui il Neghittoso -Nero fece morder la polvere nel torneo. Rigot» soggiunse -volgendosi al siniscalco «nel far invito usate tal compitezza e tali -riguardi che l'orgoglio di questi alteri Sassoni ne sia soddisfatto, e -che non abbiano pretesti ad un secondo rifiuto, benchè sul mio onore, -il far cortesia a costoro, sia gettar perle dinanzi ai porci.» -</p> - -<p> -Pronunziate appena queste parole, e già preparandosi il principe -Giovanni a dare il segnale della partenza, un uom del suo seguito venne -a portargli un biglietto. -</p> - -<p> -«D'onde viene?» il Principe gli domandò. -</p> - -<p> -«Gli è quanto ignoro, o mio Principe» rispose l'altro «ma a -quel che mi sembra, da paese straniero. N'è apportatore un Francese, -che ha viaggiato notte e giorno, perchè sia rimesso più presto nelle mani -di vostra Altezza.» -</p> - -<p> -Il Principe ne esaminò con molta attenzione il soprascritto, poi -il suggello su cui erano improntati tre gigli. Aperse indi la lettera con -una agitazione che crebbe manifestissimamente quando ne lesse le parole, -che nè più nè meno eran queste: <i>Pensate ai casi vostri. Il lione -è scatenato</i>. Giovanni divenuto pallido come la morte, guardò da prima -la terra, poi sollevò gli occhi al cielo com'uom che avesse letta la -sua capitale sentenza. Riavutosi in appresso dal subitaneo effetto di -quella sorpresa, chiamò in disparte Fitzurse e Bracy, ai quali fece -leggere successivamente il biglietto. -</p> - -<p> -«Forse» disse il secondo «quest'è un timor panico, o fors'anche -la lettera è falsificata.» -</p> - -<p> -«No» rispose il Principe «conosco bene il sigillo, conosco bene -l'armi di Francia.» -</p> - -<p> -«Se ciò è» soggiunse Fitzurse «che si indugia a convocare i -nostri partigiani, sia a York, sia in qualche città posta nel centro? Il -menomo ritardo potrebbe divenirne funesto. Abbandoniamo adunque -<span class="pagenum" id="Page_118">[118]</span> -tai giuochi puerili, e pensiamo agli affari più serii sui quali è d'uopo -or meditare.» -</p> - -<p> -«Badiamo però» interpose tale osservazione Bracy «badiamo di -non mettere mal umore nel popolo e negli arcieri col defraudarli d'un -passatempo sul quale contavano. Mi sembra che tutti questi riguardi si -possano conciliare insieme, perchè il dì non è molto innoltrato. Vostra -Altezza ordini che segua tosto la gara fra gli arcieri, e che immediatamente -dopo di essa venga aggiudicato il premio al vincitore. -Per tal via ella avrà adempiuta la sua promessa, e sarà tolto a questa -banda di servi sassoni ogni pretesto di querelarsi.» -</p> - -<p> -«Ottima idea, o Bracy!» disse il Principe «tanto più perchè -non dimentichiamo noi già d'avere un debito da saldare con quel villano, -che ardì ieri insultarci. Il nostro banchetto, per cui sono già -corsi gli inviti, è ordinato ad ora tarda. Fosse l'ultim'ora della mia -possanza, la voglio consecrata alla vendetta e al diletto. Domani avrem -tempo e d'affari e d'inquietezze e di brighe.» -</p> - -<p> -Lo squillo delle trombe avendo nuovamente raccolti quegli spettatori -che già cominciavano ad allontanarsi, gli araldi d'armi notificarono, -come il principe Giovanni, richiamato da importantissime cure -che gli impedivano d'assistere alle feste divisate per la domane, e sollecito -per altra parte che i suoi valenti arcieri non si separassero senza -aver fatte prove di destrezza alla sua presenza, avea risoluto che i giuochi -promessi pel dì successivo si celebrassero in quell'istante medesimo. -Il premio assegnato al vincitore stavasi in un corno da caccia guernito -d'argento, in un sontuoso pendaglio di seta, ed in un medaglione di -sant'Uberto, che era il santo, avvocato de' giuochi villerecci. -</p> - -<p> -Allora si presentarono per disputarsi il premio più di trenta arcieri, -la maggior parte de' quali erano boscaiuoli delle foreste reali di -Needwod e di Charnwood. Ma conosciutisi scambievolmente, e veduto -quali erano i loro avversari, due terzi de' medesimi si ritirarono per -non soggiacere all'obbrobrio d'una quasi certa disfatta. Perchè in quei -giorni la maestria d'un buon saettiere si menzionava molte miglia all'intorno, -come oggidì le qualità d'un cavallo addestrato a New-Market -son note a coloro che frequentano quel luogo tanto famoso. -</p> - -<p> -Laonde il numero de' competitori si trovò ridotto ad otto. Il principe -Giovanni scese dal trono, per esaminar più da presso que' scelti -arcieri, molti de' quali portavano la regale divisa. Poi soddisfatta una -tale curiosità, girò gli occhi attorno al ricinto, ansioso di scoprire colui -che lo avea concitato a sdegno, e il vide in piedi nel luogo stesso -ove trovollo il dì innanzi, che serbava la stessa calma, la stessa intrepidezza -di prima. -</p> - -<p> -«Volea dirlo» questi accenti il Principe gl'indirisse «volea dirlo, -<span class="pagenum" id="Page_119">[119]</span> -che la tua destrezza non sarebbe andata del pari colla tua audacia. -Tu non osi ora cimentarti con tali competitori.» -</p> - -<p> -«Con vostra buona licenza, o signore» rispose l'arciere «una -ragione diversa del timor d'esser vinto mi tiene in disparte.» -</p> - -<p> -«E qual è questa ragione diversa?» gli chiese il Principe, al quale -per un motivo ch'egli non avrebbe saputo spiegare a sè stesso, la -presenza dell'uomo interrogato inspirava un'inquieta curiosità. -</p> - -<p> -«Egli è, perchè questi arcieri ed io non siamo avvezzi a mirare -allo stesso bersaglio; poi temerei si accigliasse la Grazia vostra nel vedere -anche il terzo premio toccare a persona, che ha avuta la sfortuna -di caderle in disfavore.» -</p> - -<p> -«Arciere, come ti chiami?» gli domandò arrossendo il Principe. -</p> - -<p> -«Locksley» rispose l'arciere. -</p> - -<p> -«Ebbene, Locksley, tu mirerai al tuo bersaglio, quando gli altri -arcieri avranno data prova di lor destrezza. Se riporti il premio, io -lo crescerò di venti <i>nobili</i><a class="tag" id="tag17" href="#note17">[17]</a>, ma se tu perdi, ti fo spogliare del tuo -abito, siccome indegno di portarlo, ed inoltre scacciar dal ricinto a -colpi di corda d'arco, e ciò per punirti della tua arroganza e delle -tue millanterie.» -</p> - -<p> -«E se io ricuso d'accettar la disfida a tai patti?» rispose l'arciere. -«La Grazia vostra, difesa come lo è da tanti armigeri, può fare -ch'io sia battuto, spogliato dei miei abiti, ma non con la sua autorità -obbligarmi a tender l'arco senza il mio beneplacito.» -</p> - -<p> -«Se tu ricusi, dici, d'accettar la disfida! Fo rompere dall'inspettore -il tuo arco e le tue frecce, e sarai scacciato come un poltrone -da quest'arena.» -</p> - -<p> -«E' non è veramente offerirmi buoni patti, o gran Principe, il -volermi obbligare a misurar le mie forze coi migliori arcieri delle contee -di Stafford e di Leicester, sotto pena di provare indegnissimo trattamento -se rimango al di sotto. Nondimeno sia fatta la volontà della -Grazia vostra!» -</p> - -<p> -«Guardie, vegliate sopra di lui» disse allora Giovanni «vedo che -il coraggio gli manca, ma non voglio ch'ei possa evitare il cimento, -al quale è mia mente ch'egli soggiaccia. E voi, miei amici, coraggio, -sostenete da pari vostri la vostra rinomanza. Per mio ordine stanno -imbanditi nella tenda vicina i reficiamenti da dispensarvi dopo riportato -il premio.» -</p> - -<p> -Era il bersaglio uno scudo posto in fondo a quel viale che dalla -parte d'ostro conduceva al torneo. Fra questo bersaglio e il luogo -d'onde gli arcieri doveano mirare, venne lasciata una sì considerabile -<span class="pagenum" id="Page_120">[120]</span> -distanza che sarebbesi detto il solo caso poterne indirigere le saette. -La sorte decise quali arcieri doveano a mano a mano succedersi nel -lanciare le loro tre frecce; che ciascuno dovea scoccar l'arco tre volte. -Presedeva al buon ordine di quella palestra un ufiziale di classe inferiore, -detto <i>Inspettore de' giuochi</i>; poichè i marescialli del torneo -avrebbero avuto siccome invilimento di lor dignità il regolare gli apparecchi -d'un sì vulgar passatempo. -</p> - -<p> -Gli arcieri avanzatisi un dopo l'altro, lanciarono le loro frecce con -prontezza uguale alla maestria, e di ventiquattro che successivamente -scoccarono, dieci aggiunsero la mira, le altre le andarono sì da presso, -che avuto riguardo a quella distanza, tutti i saettatori si meritarono -encomii. Ma chi ogn'altro superò in tal cimento fu Uberto, il boscaiuolo -di Malvoisin, poichè due frecce partite dal suo arco si conficcarono -nel cerchio disegnato in mezzo al bersaglio; e fu quindi acclamato -vincitore. -</p> - -<p> -«Ebbene! Locksley» disse il Principe all'arciere, ch'ei volea -umiliare «ti senti ora in voglia di venire a prova con Uberto, o ti -chiamerai vinto rimettendo arco e frecce all'inspettore de' giuochi?» -</p> - -<p> -«Poichè dunque non v'è altra via di levarsi d'impaccio» rispose -Locksley «tenterò la fortuna, purchè, quando avrò mandate due -frecce al bersaglio che mi verrà additato da Uberto, egli ne indirizzi -una a quel bersaglio che a mia volta gli mostrerò.» -</p> - -<p> -«Nulla avvi di più giusto» rispose il Principe «e acconsento a -quel che mi chiedi. Uberto, se tu porti vittoria su questo millantatore, -io colmerò di monete d'argento il corno da caccia assegnato al -vincitore.» -</p> - -<p> -«L'uomo non può fare che quanto può» rispose Uberto «ma -il mio bisavolo lanciò ad Hastings tal freccia che gli fruttò molto onore. -Spero non mostrarmi indegno d'essergli pronipote.» -</p> - -<p> -Allora venne cambiato lo scudo che fu primo bersaglio, ponendone -in sua vece un nuovo egualmente grande. Uberto, che qual vincitore -nell'altro cimento avea il diritto del primo tiro, impiegò assai -tempo nel fissare la mira e nel misurare la distanza, tenendo intanto -fra le mani l'arco ricurvo e la freccia collocata sulla corda. Finalmente, -fatto un passo avanti, alzò l'arco sintantochè la metà di esso -gli fosse parallela alla guancia, poi ritrasse con forza la corda verso il -proprio orecchio. Scoccò fischiando la freccia, conficcandosi nel cerchio -descritto in mezzo allo scudo, ma senza toccarne esattamente il -centro. -</p> - -<p> -«Voi non metteste attenzione al vento, o Uberto» gli si volse -il suo competitore, che in ciò dire tendeva il proprio arco «altrimenti -avreste fatto tiro migliore.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_121">[121]</span> -</p> - -<p> -Dopo di che, senza voler nemmeno il fastidio di fisare un istante -la mira, Locksley si pose nel luogo assegnato a tal prova, e scoccò -l'arco sì sbadatamente in apparenza da potersi credere ch'ei non avesse -contemplato nè poco nè molto il bersaglio. E discorreva ancora quando -uscia dall'arco la freccia. Pur questa andò vicina al centro due pollici -più di quella d'Uberto. -</p> - -<p> -«Per la luce di Dio!» sclamò il Principe mettendo gli occhi addosso -ad Uberto «se ti accade lasciarti vincere da questo sciagurato, -sei degno della galera.» -</p> - -<p> -Uberto aveva un intercalare, che solea frammettere in tutti i discorsi: -«Quando anche l'Altezza vostra dovesse appiccarmi, l'uomo non -può fare che quanto può. Per altro, mio bisavolo lanciò ad Hastings -certa freccia....» -</p> - -<p> -«Maladetto sia tuo bisavolo e la tua intera generazione!» sclamò -interrompendolo il Principe. «Tendi l'arco, sciagurato, e mira diritto -quanto il sai. Altrimenti, povero te!» -</p> - -<p> -Cedendo a sì incalzanti esortazioni, tornò Uberto al suo luogo, -ove non dimenticando l'avviso datogli dall'avversario, calcolò la divergenza -che potea derivare alla sua freccia da un lieve fiato di vento -alzatosi allora, poi lanciolla con tal maestria che infilzò al giusto il -centro del bersaglio. -</p> - -<p> -«Viva Uberto! viva Uberto!» esclamò quella moltitudine superbendo -di vedere un arcier del paese che riportava la vittoria su d'uno -straniero. «Viva in eterno Uberto!» -</p> - -<p> -«Tu non saprai colpire più giusto, o Locksley» disse all'altro -il Principe con insultante sorriso. -</p> - -<p> -«Forse sì!» rispose colla massima calma Locksley, e dopo avere -mirato con qualche maggior attenzione di prima, mise dall'arco la -freccia che colpendo in dirittura quella dell'avversario la fece in pezzi. -Della qual maestria tanto meravigliarono gli astanti, che non si contentarono -nell'applaudire d'usar le frasi consuete. «Costui non è un -uomo» si diceano fra loro gli arcieri «bensì un diavolo. Quanto ei fa -è un prodigio. Nè tal prodezza si è mai più veduta, dacchè fu teso il -prim'arco nell'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Ora» disse Locksley «domando alla Grazia vostra la permissione -di mettere uno di que' bersagli che si costumano nel Nord; e sia -onore all'arcier valoroso che varrà a disputare il premio a tal prova -e a meritarsi un sorriso dalla giovane contadinella, che toccò più gagliardamente -il suo cuore.» -</p> - -<p> -Facendo indi alcuni passi per allontanarsi: «Ordinate» soggiunse, -voltosi al Principe «se così vi piace, che alcune delle vostre guardie -mi seguano. Non vado che a tagliare una bacchetta nella foresta.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_122">[122]</span> -</p> - -<p> -Giovanni fe' cenno ad alcuni armigeri d'accompagnarlo, per tema -che scomparisse; ma una diffidenza sì fuor di luogo eccitò indignazione -nel popolo, che non potè starsi dal manifestarla con parole; laonde il -Principe avvisò meglio ritrattar l'ordine, e permettere a Locksley che -andasse solo nel bosco. -</p> - -<p> -Tornò egli quasi nel medesimo istante portando seco una bacchetta -di salice, lunga in circa sei piedi, ben diritta, e grossa alquanto -più d'un pollice. Datosi a ritondarla con tutta la calma dell'animo, -andava chetamente facendo le sue osservazioni: «essere ingiuria ad un -buon saettiere il proporgli una mira sì larga, siccome uno scudo lo -era. Quanto a lui, e nel paese ove nacque, varrebbe lo stesso mirar -contra la tavola rotonda del re Arturo, intorno a cui si tenevano sessanta -cavalieri; tal bersaglio essere buono per fanciulli di sette anni. — Ma» -soggiunse indi camminando con aria deliberata verso -l'estremità del viale, e conficcando nel suolo la bacchetta di salice, -che a suo modo avea preparata «se v'è alcuno che raggiunga tal mira -alla distanza di trenta passi, questo io chiarisco buon arciere, degno -di portare arco e turcasso davanti un re, fosse anche lo stesso Riccardo -il Grande.» -</p> - -<p> -«Mio bisavolo» disse Uberto «lanciò ad Hastings tal freccia -che gli fruttò molto onore; ma non gli saltò mai in capo di far suo -bersaglio una bacchetta che appena si vede. Io non tenterò quel ch'ei -non tentò. Se questo arciere tocca il bersaglio ch'egli medesimo ha -posto, mi do per vinto; sarà segno ch'egli ha il diavolo dentro la -pelle. Finalmente poi l'uomo non può fare che quanto può, nè io -voglio avventurarmi colla certezza del mal esito.» -</p> - -<p> -«Cane d'un poltrone!» sclamò il Principe coll'usata sua sfrontatezza. -«A te, Locksley, scocca. Se la tua freccia aggiugne la bacchetta, -concederò io pure esser tu il primo fra quanti arcieri io m'abbia -veduti. Ma innanzi compartirti un titolo sì onorevole voglio prove -irrefragabili della tua abilità.» -</p> - -<p> -«Farò quanto posso, come dice Uberto» rispose Locksley. «L'uomo -non può fare che quanto può.» -</p> - -<p> -Nel pronunziar tali accenti, Locksley tese nuovamente il suo arco, -ma questa volta per vero dire lo esaminò con maggior cura, e ne -cambiò la corda, che coll'uso fattone replicatamente avea perduta in -parte la sua rotondità. Contemplò indi lo scopo, e misurò coll'occhio -la distanza, intantochè gli spettatori, quasi non si facendo lecito di -respirare, ne miravano ansiosi ogni moto. L'arciere giustificò l'alta -opinione, che concetta erasi della sua maestria. La freccia spaccò la -verga di salice contro di cui venne lanciata. L'aria rintronò d'applausi -e il principe Giovanni, egli stesso, col dimostrare ammirazione a -<span class="pagenum" id="Page_123">[123]</span> -Locksley, parve abbiurasse la propria ingiustizia. «Questi venti nobili, -e il corno da caccia son tuoi» diss'egli all'arciere. «Ben il meritasti. -E te ne saranno sborsati altri cinquanta in questo istante medesimo, -se acconsenti di venire arciere nella nostra guardia. Perchè -non vidi nè braccio più vigoroso del tuo nel curvare un arco, nè più -giusto occhio nell'indirigere al suo scopo una freccia.» -</p> - -<p> -«Scusatemi, gran Principe» rispose Locksley; «ma ho giurato -di non accettare servigio, quando non fosse presso il re Riccardo, vostro -fratello. Questi venti nobili, io li rimetto ad Uberto, non men -segnalatosi in tal giorno di quello che nella giornata di Hastings si segnalò -il suo bisavolo. Un riguardo di modestia, a quel che penso, gli -fe' ricusare l'ultima disfida, ma non dubito che non avesse, com'io, -giunto il bersaglio.» -</p> - -<p> -Uberto ricevette con tal qual contraggenio il presente dello straniero, -che sollecito a quanto parve di non tenere più lungo tempo in -sè volta l'attenzione del pubblico, si perdè tra la folla non lasciandosi -più vedere. -</p> - -<p> -Forse non si sarebbe sottratto con tanta facilità agli sguardi del -Principe, se la mente di questo fosse stata più sgombra, nè assorta -ne' più serii argomenti su i quali gli era d'uopo alfin meditare. Giovanni -chiamò a sè il ciamberlano, che dava il segno della partenza agli -spettatori, ordinandogli condursi tosto ad Ashby a cercare l'ebreo -Isacco per ogni dove. -</p> - -<p> -«Raccomandategli» disse «di spedirmi duemila scudi prima che -il sole tramonti. Già sa le guarentie da me offertegli per tale prestanza. -Ad ogni evento fidategli in pegno questo anello. Quanto alla rimanente -somma ch'ei s'è obbligato a fornirmi, gli è d'uopo mi sia spedita -a York prima che passino sei giorni. Se manca, gli fo tagliare la -testa. Forse lo troverete lungo la strada, perchè il miscredente assisteva -al torneo. Può darsi anzi ch'egli non sia molto lontano.» -</p> - -<p> -Il maresciallo forzando di speroni s'indirisse alla volta d'Ashby. -Il principe, risalito a cavallo e seguitato da grande numero di cavalieri, -prese la stessa strada per osservare egli stesso gli apparecchi del -banchetto da lui annunziato a compimento di questa giornata. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_124">[124]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XIV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">Ai ludi, ove di prisco animo ardito</p> -<p class="i02"> Fêr mostra i prodi, succedè fra poco</p> -<p class="i02"> A ristorarli splendido convito.</p> -<p class="i01">A canto alla sua donna prendea loco</p> -<p class="i02"> Ogni campion che ai rai di due pupille</p> -<p class="i02"> Di gloria e amor rinnovellava il foco.</p> -<p class="i12"> <i>Warton.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -La festa annunziata dal principe Giovanni dovea celebrarsi nel -castello d'Ashby. Ma tale castello in que' giorni era ben lungi dal -somigliare a quell'edifizio, le cui maestose rovine anche oggidì eccitano -gratamente la curiosità del viaggiatore, e gli rimembrano il palagio -fabbricato in appresso da lord Hastings che fu una fra le prime vittime -immolate alla tirannide di Riccardo III. Nell'età, cui questa storia si riferisce, -la città e il castello d'Ashby appartenevano a Ruggero di Quincy, -conte di Winchester, che allora stavasi in Terra Santa, abitandone -intanto la rocca il principe Giovanni, che senza scrupolo usava a suo -grado delle cose tutte del proprietario. Voglioso in tale sera di sopraffar -gli ospiti con una straordinaria ostentazione di lusso, comandò non si -omettesse veruna cosa affinchè il banchetto fosse splendido quanto mai -si potea. -</p> - -<p> -I provveditori della casa principesca, che in tali occasioni godeano -d'una sovrana autorità, fecero man bassa in quei dintorni per procacciarsi -qualunque cosa potesse far bella mostra alla mensa del lor padrone. -Parecchi inviti erano stati fatti, e più che mai abbisognante in -quei giorni di cattivarsi favore da tutti, il principe Giovanni, estese -cotali inviti non solamente alle famiglie normanne stanziate in Ashby -o nelle vicinanze di questa città, ma alle più reputate fra le sassoni -e le danesi. Comunque spregiati nelle circostanze ordinarie, gli Anglo-Sassoni -erano troppo numerosi per non rendersi formidabili se avessero -preso parte nelle civili sommosse, delle quali parea imminente lo -scoppio; onde ogni buona ragione di politica consigliava l'amicarsene -i capi. -</p> - -<p> -Tutti sì fatti riguardi il Principe avea ponderati, venuto quindi -nella ferma deliberazione di usare a questi ospiti, che spesso non vedeva -<span class="pagenum" id="Page_125">[125]</span> -alla sua mensa, ogni sorte di compitezze e cortesie, a cui dinanzi non -gli avea per vero dire avvezzati. E certamente ei possedea sovra ogni -altro l'ingegno di sagrificare all'interesse la propria opinione, e di -fingere sentimenti che non provava; ma per sua sfortuna la leggerezza -e la petulanza, ingenite in lui, o più presto o più tardi scoppiavano, e -gli toglievano il frutto che avrebbe potuto ritrarre da adoperata dissimulazione. -</p> - -<p> -Ei diede un saggio di tal leggerezza, o piuttosto straordinaria -demenza, allorchè il padre suo, Enrico II, lo inviò nell'Irlanda per -conciliarsi l'affetto degli abitanti di quel reame, incorporato testè -coll'Inghilterra. I capi Irlandesi s'affrettarono di movere incontro al -giovane Principe per fargli omaggio e offerirgli l'amplesso di pace. -Ma anzichè accoglierli colle addicevoli dimostrazioni di benevolenza, il -principe Giovanni, nè meno matti di lui i suoi cortigiani, non seppero -resistere alla tentazione di tirare per le lunghe lor barbe que' magnati, la -qual condotta gli è inutile il soggiungere quanta indignazione eccitasse -negl'Irlandesi. Citammo simile esempio, onde il leggitore possa di per -sè stesso farsi un'idea dell'indole di Giovanni e delle sue continue imprudenze, -nè quindi maravigliar del contegno che gli vedrà serbare -co' novelli suoi ospiti. -</p> - -<p> -Consentaneo per allora ai propositi fatti a sè stesso, il principe -ricevè Cedric e Atelstano con riguardo il più segnalato, e quando il -primo d'essi fece le scuse di lady Rowena, che adducendo qualche -incomodo di salute si era esentata dall'accettar quell'invito, Giovanni -non pose acerbità nel manifestarne il proprio rincrescimento. Cedric -e Atelstano erano entrambi vestiti all'usanza degli antichi Sassoni, -abito non ridicolo di per sè stesso, pur diverso tanto da quello degli -altri convitati, che il principe Giovanni si diede poscia gran merito -presso Waldemar Fitzurse per aver saputo contenersi da un improvviso -scroscio di risa alla vista di quell'aggiustamento, fatto bizzarro dal -confronto delle costumanze d'allora. -</p> - -<p> -E per vero dire ad occhi sol guidati dalla ragione, la breve tonaca -e il lungo mantello de' Sassoni dovevano apparire vesti più leggiadre, -e soprattutto più comode assai, che non quelle lunghe giubbe normanne, -larghe sì che sembravano zimarre da carrettai, e quelle cortissime -mantelline, che non difendendo nè dal freddo nè dalla pioggia, -chi le portava, fatte non sembravano ad altro se non se a mettere in -mostra tutte le pelliccerie ed i ricami che l'arte d'un sartore potea -sovr'esse adunare; usanza di cui lo stesso imperatore Carlo Magno -ravvisò i molti inconvenienti. «A che giovano» ei dicea «questi tabarri -sì corti? A letto! Non son neanche buoni a coprirci. A cavallo! non -ci riparano nè dal vento nè dall'acqua. Seduti! non salvano le nostre -gambe nè dall'umidità nè dal freddo.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_126">[126]</span> -</p> - -<p> -Nondimeno ad onta dell'imperiale censura, i mantelli corti continuarono -ad essere in grand'uso fino all'età che or descriviamo, e massimamente -presso gli Angioini. Tutti i cortigiani del principe Giovanni -li portavano, non si stando dal motteggiare i mantelli lunghi dei -Sassoni. -</p> - -<p> -Le persone invitate presero luogo intorno ad una mensa riccamente -imbandita. I molti cucinieri usi ad accompagnare il Principe in simili -viaggi aveano adoperato tanta maestria e tanto ingegno nel variare le -forme delle diverse vivande, che non meno de' moderni professori nell'arte -della cucina, rendeano cosa impossibile ai convitati l'indovinare -a prima vista la natura de' cibi cui stavano per assaggiare. Focacce, -pasticcierie d'ogni genere, e cibi ghiotti, non soliti in quei dì a vedersi -che sulle mense dell'altissima nobiltà, screziavano gradevolmente quella -vista senza togliere la simmetria, cui compievano fiaschetti di vini i -più delicati posti di distanza in distanza. -</p> - -<p> -Generalmente parlando l'intemperanza non era vizio caratteristico -dei Normanni. Più difficili da contentare che ghiotti, cercavano bensì la -squisitezza nelle vivande, ma rifuggivano da ogni genere di sregolamento, -la qual cosa non si poteva dire de' Sassoni. Gli è vero che il principe -Giovanni ed alcuni che lo imitavano per fargli la corte, amarono -oltre il dovere i diletti della mensa, ed ella è anzi notoria cosa, che -la morte del primo fu dovuta ad una indigestione procacciatasi da sè -medesimo col fatto abuso di pesche e di cervogia<a class="tag" id="tag18" href="#note18">[18]</a>; ma la condotta -di questo Principe forma eccezione a quella de' suoi compatriotti, sobrii -la maggior parte. -</p> - -<p> -Laonde con una gravità maligna, solo interrotta da alcuni segreti -cenni che si faceano a quando a quando fra loro, i cavalieri normanni -stavano contemplando ogni moto il più lieve d'Atelstano e di Cedric, -che commisero a propria non saputa molte sviste derivate dall'ignorare -affatto le usanze di que' banchetti. Gli è più facile veder compatito un -uomo il quale manchi alle regole della prudenza ed anche della costumatezza, -che non tal altro, mostratosi ignaro delle minute particolarità -d'un cerimoniale. Cedric, a cagione d'esempio, che forbiva le mani -al tovagliuolo, anzichè aspettare che si rasciugassero agitandole all'aria -disinvoltamente, fece ridere assai più del suo collega Atelstano, il -quale da sè solo si appropriò un immenso pasticcio, pieno da quante -cose fine e delicate potevansi immaginare. Ciò nulla meno allorchè -dopo maturo esame si venne a scoprire che il <i>thane</i> di Coningsburgo -(ossia <i>franklin</i> come i Normanni il nominavano) non conoscea le vivande -da lui divorate sì avidamente, e che prendea per piccioni e lodole -<span class="pagenum" id="Page_127">[127]</span> -gli usignuoli ed i beccafichi, tale ignoranza gli fruttò risate, che ben -più giustamente si meritava per la sua ghiottoneria. -</p> - -<p> -Alla fine del convito, allorchè i fiaschetti si faceano girare attorno -con maggior libertà, i commensali si diedero a favellar del torneo e delle -imprese onde ciascun cavaliere erasi più segnalato. Vennero quindi -passati in rassegna i nomi, e dello sconosciuto che avea riportato il -premio coll'arco, e del Neghittoso Nero sottrattosi agli onori che meritò, -e finalmente del prode Ivanhoe che a sì caro costo avea comperata la -gloria d'essere acclamato vincitore. Dominava in tai discorsi una franchezza -veramente militare, e le arguzie e le lepidezze che si succedeano -rapidamente l'una a l'altra come le figure artifiziali d'una girandola. -Il principe Giovanni era il solo che non partecipasse, a quanto parea -della comune giocondità. Immerso in moleste agitazioni non mostrava -dilettarsi delle cose che accadeano attorno di lui; fuorchè rade volte, -e se taluno de' suoi cortigiani cercava divagarne la mente per sì fatto -modo occupata, allora alzavasi impetuosamente, e colmando la sua tazza -la votava d'un fiato, quasi con animo di svegliare così i sopiti suoi sensi, -e frammettersi nei comuni ragionamenti, il che eseguiva con qualche osservazione, -buttata, per vero dire, con poco garbo e spesso alla ventura. -</p> - -<p> -«Noi votiam questa tazza» sclamò «ad onore di Wilfrid d'Ivanhoe, -vincitore del torneo, ed esprimiamo il nostro rincrescimento -perchè la riportata ferita non gli ha permesso onorare di sua presenza -il nostro banchetto. Che ciascuno imiti noi nel portargli un brindisi, -e soprattutto Cedric di Rotherham, ben meritevole di un figlio che -ne presenta sì belle speranze.» -</p> - -<p> -«No, Principe» rispose Cedric alzandosi e rimettendo, senza avvicinarla -al labbro, la sua tazza sopra la mensa «non sarà mai ch'io -dia il nome di figlio a chi ha sprezzati i miei ordini, a chi ha abbiurato -i costumi e le usanze de' suoi maggiori.» -</p> - -<p> -«E' non mi sembra possibile» sclamò il principe ostentando -stupore «che un tanto prode cavaliere si mostri poi rubello ed indocile -figlio.» -</p> - -<p> -«Pur d'esso è tale» riprese a dire Cedric. «Egli abbandonò la -mia solitaria abitazione per partecipare ai diletti della corte di vostro -fratello, ove imparò tutte quelle prove d'agilità, dette prodezze da -voi normanni, usati ad ammirarle con entusiasmo. Abbandonò, dissi -la mia casa, contro mia voglia e trasgredendo i miei ordini, la qual -condotta, ai tempi d'Alfredo, sarebbesi chiamata inobbedienza figliale, -e punita quindi col massimo rigore.» -</p> - -<p> -«Ah!» soggiunse il Principe mettendo con ricercatezza un profondo -sospiro «poichè vostro figlio è stato alla corte del mio infelice -fratello, non mi occorre chiedervi, ove e da chi abbia imparato a -disobbedire suo padre.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_128">[128]</span> -</p> - -<p> -Nel farsi lecita simile considerazione, il Principe dimenticava, a -quanto sembra, che se Enrico II ebbe, poco più, poco meno, a dolersi -di tutta la sua prole, egli, Giovanni, s'era contraddistinto fra tutti i -propri fratelli per ingratitudine, e fino per osata ribellione. -</p> - -<p> -«Se non m'inganno» soggiunse indi dopo breve pausa, «mio -fratello avea divisato di conferire il bel feudo d'Ivanhoe al suo favorito.» -</p> - -<p> -«Glielo conferì di fatto» rispose Cedric «ned è questo il minor -de' rimproveri, che da me si è meritato mio figlio. Avvilirsi a -ricevere, come vassallo, quei feudi, che appartenevano per diritto ai -suoi maggiori, e posseduti da essi liberamente senza mai dipendere da -chicchesia!» -</p> - -<p> -«Quand'è così» non indugiò il principe «voi non metterete -ostacolo, o generoso Cedric, alla mia intenzione di concedere questo -feudo ad un tale che non si reputerà avvilito nel possedere una fra le -più ragguardevoli signorie spettanti alla corona d'Inghilterra. Ser Reginaldo -Frondeboeuf» disse indi voltosi al nominato barone «spero -vi saprete conservare questa bella baronia d'Ivanhoe ed impedire, che -ser Wilfrid col rientrarne in possesso non s'inimichi vie più il suo -genitore.» -</p> - -<p> -«Per sant'Antonio!» sclamò il gigante aggrottando il nero sopracciglio -«voglio che mi si dica Sassone, se mai più Cedric o Wilfrid, -o nessuno della sua schiatta, arriva a togliermi di mano il dono che -l'Altezza vostra vuol farmi.» -</p> - -<p> -«Chiunque ti chiamerà Sassone, o ser Barone» sclamò Cedric, -punto al vivo da questa frase, non però insolita ai Normanni, studiosissimi -di dar tutti i possibili contrassegni di disprezzo agl'inglesi -originarii «ti farà un onore tanto grande quanto sei tu lontano dal -meritarlo.» -</p> - -<p> -Frondeboeuf stava in procinto di rispondere, ma tal briga gli risparmiarono -l'arroganza e ad un tempo la leggerezza del Principe. -</p> - -<p> -«In fede mia, o Milordi, il nobile Cedric ha ragione. Egli e la -sua discendenza ci sopravanzano per lunghezza di genealogia come per -quella de' lor mantelli.» -</p> - -<p> -«Sì» aggiunse Malvoisin «e ci sopravanzano ne' campi, come -il capriuolo sopravanza i cani che lo inseguiscono.» -</p> - -<p> -«Oh! hanno infinite ragioni di vantar preminenze sopra di noi» -incalzò il priore Aymer «non fosse altro, pe' lor modi nobili e pieni -di grazia.» -</p> - -<p> -«E che dite della segnalata lor temperanza?» interpose il suo -motto anche Bracy, non ricordandosi in quel momento che, giusta i -divisamenti ideati dal Principe, stava per isposare una Sassone. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_129">[129]</span> -</p> - -<p> -«E dove lasciate il coraggio?» continuò Brian di Bois-Guilbert. -«Chè ne fecero sì bella mostra e nella giornata d'Hastings e in altre -giornate!» -</p> - -<p> -Intanto che i cortigiani seguendo l'esempio del Principe gareggiavano -nel far ridere a costo di Cedric, il Sassone divenuto rosso dall'ira, -li guardava torvo un dopo l'altro, com'uomo cui la rapidità, -onde le costoro ingiurie si succedeano, non davano il tempo di rintuzzarle -volta per volta, e simile a furioso toro, che attorniato da' cani -mossi contro di lui, esita nello scegliere la prima vittima di sua vendetta. -Finalmente si volse al principe, siccome a primo autore dell'oltraggio -cui sopportava, e tai furono gli accenti che con voce fatta tremula -dallo sdegno ad esso indirisse. -</p> - -<p> -«Sieno quai che si vogliono i difetti o i vizi della nostra stirpe, -un Sassone sarebbe stato considerato un vero <i>nidering</i><a class="tag" id="tag19" href="#note19">[19]</a>» epiteto di -disprezzo il più enfatico fra quella gente «se nel suo castello ed alla -sua mensa avesse usato al proprio ospite quel trattamento, che vostra -Altezza comporta mi venga usato quest'oggi; e comunque grandi possano -essere le sconfitte che i nostri maggiori soffersero nelle pianure di -Hastings, dovrebbero almeno starsi zitti coloro» e in questa squadrava -col guardo Frondeboeuf e il Templario «che poche ore fa perdettero -sella e staffa contro la lancia d'un Sassone.» -</p> - -<p> -«Affè che la botta è viva!» disse il principe. «Che ne dite, -miei Signori? I nostri sudditi sassoni fan coraggio. Motteggiano, e si -vanno emancipando in questi momenti di pubblica agitazione. In verità! -Credo che a noi non rimanga miglior partito d'imbarcarci su i -nostri vascelli, e raggiungere immantinente le coste della Normandia.» -</p> - -<p> -«Per paura dei Sassoni!» soggiunse sghignazzando Bracy «se -bastano i nostri spiedi da caccia per mettere a stremo cotesti orsi!» -</p> - -<p> -«Tregua ai vostri motteggi, miei cavalieri» si pose di mezzo -Fitzurse. «Crederei ben fatto» aggiunse indi volgendosi al Principe -«se vostra Altezza assicurasse il buon Cedric, che tai discorsi, i quali -possono veramente sembrare alquanto aspri ad un orecchio straniero, -furono tenuti sol per scherzo, e che nessuno di noi avea intenzione di -fargli oltraggio.» -</p> - -<p> -«Di fargli oltraggio!» rispose il Principe, ricomponendo il volto -ai cortesi modi ed urbani. «Gli è quanto alla mia presenza non vorrò -<span class="pagenum" id="Page_130">[130]</span> -mai. Ascoltatemi, milordi, bevo alla salute di Cedric, di lui medesimo, -poich'egli ricusa di bere alla salute del proprio figlio.» -</p> - -<p> -La tazza passò da mano a mano in mezzo ai maligni viva di quei -cortegiani, dai quali viva però non si lasciò adescare Cedric. Se non -possedea soverchio acume di spirito, ben era un presumerlo troppo -goffo nell'immaginarsi che tal palliamento bastasse a fargli dimenticare -l'insulto dianzi sofferto. Tutto quanto ei potè sopra sè stesso fu lo -starsene silenzioso finchè il Principe propose altro brindisi ad onore di -ser Atelstano di Coningsburgo. -</p> - -<p> -Questo cavaliere chinò il capo, e corrispose a sì fatto onore votando -d'un fiato, dopo averla colmata di squisito vino, la tazza che -avea fra le mani. -</p> - -<p> -«Ora, miei signori, che abbiamo data soddisfazione ai nostri -ospiti» disse il Principe, cui il capo scaldavasi alquanto per la forza -de' vapori del vino «gli è giusto ch'eglino a lor volta ne contraccambino -d'egual cortesia. Nobile <i>Thane</i>» si volse a Cedric «permetteteci -domandarvi un favore, ed è di nominare voi stesso qualche Normanno, -il cui nome v'imbratti meno le labbra, indi annegare entro -questo bicchiere ogni amarezza, che il solo suono di sì fatto nome potesse -a vostro avviso lasciare dietro di sè.» -</p> - -<p> -Intanto che il Principe Giovanni ponea tal partito, Fitzurse si alzò -e postosi con disinvoltura all'orecchio del Sassone, gli diè per consiglio -non lasciasse sfuggire sì propizia occasione di por termine ad ogni astio -fra le due schiatte col nominare il principe Giovanni. Niuna cosa rispose -il Sassone a questo politico suggerimento. Ma alzatosi, ed empiuta -fino all'orlo la tazza, volse al Principe tali detti: «Vostra Altezza -mi chiede ch'io nomini un Normanno, al quale nel portare un brindisi -io non arrossisca. Gli è chiedermi un penoso sforzo, il confesso, -qual s'ella comandasse allo schiavo di cantar le lodi di chi lo tiene fra -i ceppi, al vinto, oppresso da tutti i mali che derivano dalla conquista, -di celebrare i vanti del conquistatore. Ciò nondimeno acconsento. -Sì: ne nominerò uno, primo per grado come per valore, il migliore, -il più nobile della sua schiatta, e chiunque ricuserà ripeterne il nome, -lo divulgo qual vile, qual uomo sfornito d'ogni sentimento d'onore, -e lo dico e lo sosterrò a pericolo della mia vita. Cavalieri, alla salute -di Riccardo-Cuor-di-Leone<a class="tag" id="tag20" href="#note20">[20]</a>.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_131">[131]</span> -</p> - -<p> -Giovanni, il quale certamente aspettavasi, che il proprio nome coronasse -la diceria del Sassone, si scosse in tutta la persona all'udire -sì all'improvista pronunziar quello d'un fratello infelice, ch'ei però -paventava. Quasi a non saputa di se medesimo, s'appressò al labbro -la tazza, pronto indi a posarla sulla tavola per leggere negli occhi -de' convitati l'impression fatta in essi da un brindisi tanto improvviso. -Molti, comportandosi da antichi ed abili cortegiani quali erano, seguirono -fedelmente l'esempio del Principe, accostando il bicchiere alla -bocca, e tosto riponendolo dinanzi a sè. Altri lasciandosi trasportare -da un istinto più generoso, sclamarono con entusiasmo: «Viva il re -Riccardo, e possa egli ben presto esserci restituito!» Pochi furono, -e in tal novero si trovavano Frondeboeuf e il Templario, che neanco -portarono la mano alla tazza, rimasti immobili, e pignendosi il disdegno -in ciascun lineamento delle loro fisonomie. Niun v'ebbe però in -quella comitiva che osasse apertamente contradire a tal brindisi. -</p> - -<p> -Dopo essersi assaporato per ben un minuto il riportato trionfo, -Cedric si volse al compagno: «Alziamci, nobile Atelstano; noi qui rimanemmo -quanto bastava per ben corrispondere alla cortesia del principe -Giovanni, che adempì sì degnamente verso di noi gli uffizi della -ospitalità. Chi d'ora in poi vorrà conoscere a fondo i modi rozzi e -grossolani de' Sassoni, può venire a trovarci nelle case de' nostri maggiori, -noi non le abbandoneremo più per l'avvenire. Almeno or sappiamo -che cosa sia un banchetto reale, e ci siamo acquistata un'idea -della normanna urbanità.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose, levossi ed uscì seguito da Atelstano, e da -molt'altri commensali, che Sassoni al par di questi, si tennero offesi -dai sarcasmi lanciati dal principe Giovanni e da' suoi cortegiani. -</p> - -<p> -«Per l'ossa di san Tommaso!» disse il Principe dopo che furono -partiti «questi tangheri di Sassoni ci han soperchiati, e se ne -sono iti cogli onori del trionfo.» -</p> - -<p> -«<i>Conclamatum et poculatum est</i>» disse il priore Aymer «sarebbe -ora di ritirarsi.» -</p> - -<p> -«Il Reverendissimo» disse Bracy «avrebbe forse qualche bella -penitente da confessar questa sera? La sua premura di partire mel fa -credere!» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_132">[132]</span> -</p> - -<p> -«No, ser cavaliere» rispose l'Abate «ma mi tocca far molte -miglia prima di arrivare al tugurio della mia abbazia.» -</p> - -<p> -«Ve' come ne lasciano!» disse il Principe fattosi all'orecchio di -Fitzurse; «la paura si è già impadronita di loro, e primo ad abbandonarmi -è il Priore.» -</p> - -<p> -«Non temete, o Principe» risoggiunse Waldemar. «Mi dà l'animo -persuaderlo a trovarsi a York, quando ci raduneremo colà giusta -i fatti accordi. Ser Priore» disse indi ad alta voce «vorrei dirvi tra -voi e me alcune cose prima della vostra partenza.» -</p> - -<p> -Già tutti i commensali si erano sbandati, eccetto le persone del seguito -del principe Giovanni, e coloro che si erano manifestati apertamente -suoi partigiani. -</p> - -<p> -«Ecco il bel frutto de' vostri consigli!» disse il Principe che lanciò -un guardo d'indignazione sopra Fitzurse. «Alla mia mensa persino -vengo affrontato da un matto di Sassone, e al solo udirsi il nome -di mio fratello tutti mi sfuggono quasi avessi un male contagioso.» -</p> - -<p> -«Non dovete incolparne me, o Principe» ripigliò Fitzurse «bensì -la vostra inconsideratezza e permettetemi il dir leggerezza. Ma non è -ora il momento a rampogne che sarebbero inutili. Bracy ed io andremo -a trovare questi vigliacchi e ne direm loro tante affinchè tocchin -con mano ch'essi non son più a tempo di dare addietro.» -</p> - -<p> -«Sarà fiato perduto!» sclamò il principe Giovanni, che trascorreva -a lunghi passi la sala dimostrando massima agitazione, aiutata in -buona parte dai fumi del vino. «Sarà fiato perduto! Eglino han viste -le note scritte sul muro; hanno scorte l'orme della zampa del leone -sopra la sabbia; ne hanno intesi i ruggiti, che rintronarono dall'ultima -estremità della foresta: nulla varrà più a rianimare in essi il coraggio.» -</p> - -<p> -«Piacesse a Dio, che vi fosse cosa atta a riaccenderlo in lui.» -disse Fitzurse a Bracy. «Il nome sol del Fratello è per esso un martirio. -Son pur da compiangere i consiglieri d'un principe sfornito di -coraggio e di risolutezza così al bene siccome al male!» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_133">[133]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«In me uno schiavo, un docile stromento</p> -<p class="i01">«Sol di sue brame, ei vede in me. Non tardo</p> -<p class="i01">«Il disinganno fia. Fra le tempeste</p> -<p class="i01">«Del parteggiar, ch'ei ribellando adduce,</p> -<p class="i01">«Egli sel compri. A me schiudasi arringo</p> -<p class="i01">«Di me più degno. Chi dirammi stolto?</p> -<p class="i10"> <span class="smcap">Basilio.</span> <i>Tragedia</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Non mai ragno che abbia trovata rotta la sua tela si è dato più -fastidi a racconciarla di quanto ne costò a Waldemar Fitzurse il raccozzare -gli sbanditi baroni che parteggiavano per Giovanni. Pochi -entrarono in tale fazione mossi da genio, nessuno da sincero affetto -alla persona del Principe. Era pertanto d'uopo a Fitzurse rammentar -loro i vantaggi, che aveano trovato fin a quel tempo nell'essere protetti -dal ridetto Principe, e in uno mostrare ad essi una prospettiva -più seducente per l'avvenire. Quindi ai giovani nobili, ligi soltanto al -piacere, offeriva le lusinghe d'una licenza ancor più sfrenata. Cercava -spronar gli ambiziosi largheggiando loro di speranze, d'onori; e le promesse -di nuove signorìe e di più ampie ricchezze adoperava ad adescare -gli animi interessati. Concedea gratificazioni a' condottieri di bande assoldate, -argomento il più possente sugli spiriti loro, e in mancanza -del quale tutti gli altri sarebbero tornati a vuoto; benchè però l'operoso -ministro abbondasse anche più nel promettere che nello sborsar -danaro effettivo. Ma certamente non trascurò veruna di quelle pratiche -le quali erano in suo potere, sia per far risolvere quelli che stavano -tuttavia perplessi, sia per ridestare il coraggio in chi ne smarriva. Ei -parlava del ritorno del re Riccardo, come d'avvenimento privo d'ogni -probabilità. Allorchè però e dai volti esitanti di coloro cui ragionava, e -dalle ambigue loro risposte s'avvide, che il timore appunto di tale tornata -li tenea grandemente commossi, trovò più espediente l'asserire -con coraggio, che quand'anche ella si fosse verificata, non doveano -perciò cambiare nè punto nè poco i lor politici divisamenti. -</p> - -<p> -«Se Riccardo torna fra noi» diceva Fitzurse «non verrà che per -arricchire i suoi crociati, impoveriti e quasi morti di fame. E ciò a -spesa di chi? Di coloro che nol seguirono nella spedizione di Terra -Santa. Verrà per farsi rendere severissimo conto da tutti que' sudditi -che nel tempo di sua lontananza commisero alcune veniali colpe contra -le leggi del paese o contra gl'interessi della corona; per punire i Templari -<span class="pagenum" id="Page_134">[134]</span> -e gli Ospitalieri d'aver data preferenza a Filippo di Francia nel -durare delle guerre in Palestina; finalmente per trattar quai ribelli -tutti i partigiani del principe Giovanni. È la possanza di Riccardo che -vi spaventa? Non sia ch'io gli tolga col mio dire i meriti di forte e -valentissimo cavaliere; ma non viviamo già nel secolo del re Arturo, -quando un campione sfidava solo tutto un esercito. Supposto ancora -che tornasse Riccardo, tornerebbe solo, privo d'amici e di seguito; le -ossa de' suoi guerrieri stanno ad imbiancare le pianure della Palestina. -I crociati che si sottrassero alla morte, comparvero qui quali veri mendicanti, -qual vedemmo Wilfrid d'Ivanhoe; e son poi sì pochi che non -abbiam nulla a temerne. Che rileva il suo diritto di primogenitura?» -aggiugneva volgendosi ad altri, cui tale considerazione mettea qualche -scrupolo. «Sarà per Riccardo un titolo più sacro alla corona di quel -che il fu al duca Roberto di Normandia, figlio primogenito del Conquistatore? -Eppure a questo Roberto vennero successivamente, e per voto -unanime della nazione, preferiti Guglielmo il Rosso ed Enrico, fratelli -di lui secondogeniti. E non avea in sè forse tutte le prerogative, ch'uom -può far valere in favor di Riccardo? Prode cavaliere, capitano peritissimo, -generoso verso gli amici e verso la Chiesa; crociato ei parimente, -e di più conquistò il Santo Sepolcro<a class="tag" id="tag21" href="#note21">[21]</a>. Eh! ma tutto questo non -gli fruttò di non morire cieco e prigione nel castello di Cardiffe in -pena d'essere stato recalcitrante alla volontà del popolo, ch'era tutt'altra -fuorchè d'avere lui per padrone. Siamo noi ne' quali è il diritto -di scegliere nella reale famiglia quel che ne sembra più atto a governare, -o se così piaccia il dire, meglio fatto a proteggere gli interessi della -<span class="pagenum" id="Page_135">[135]</span> -nobiltà. Potrebbe anche darsi, che, parlando di meriti personali, il -principe Giovanni stesse un po' sotto a Riccardo; ma quando poi si -pensi, che questi ricomparisce con in mano il coltellaccio della vendetta, -intantochè il primo ne comparte privilegi, onori, ricchezze, e' non mi -pare affè ci sia molto a deliberare su la scelta fra i due pretendenti.» -</p> - -<p> -Sì fatti ragionamenti e molt'altri, che lo scaltrito consigliere del -principe Giovanni seppe adattare, e all'indole de' suoi ascoltatori, e -alle circostanze particolari in cui ciascun d'essi era posto, produssero -l'effetto ch'egli se ne riprometteva sugli animi de' baroni, partigiani -del principe, cioè d'indurne la maggior parte a promettere di trasferirsi -all'assemblea divisata a York; onde concertarvi conchiudentemente i -modi di mettere l'Inglese corona sul capo al fratello del legittimo Re. -</p> - -<p> -Incominciava ad essere notte, allorchè Fitzurse, stanco, estenuato -dagli sforzi operati a persuadere tal gente, e pur giubilante del buon -successo ottenuto, si scontrò in Bracy, che dimessi i pomposi abiti -onde avea sfoggiato al banchetto, vestiva in vece giustacuore e due -brache lunghe scendenti alla gamba di panno verde, e armato d'un -coltello da caccia, e d'un arco che tenea fra le mani. Un elmetto di -cuoio copriane la testa, pendendogli dall'omero un corno da caccia e -un fascio di freccie dal centurino. Certamente se in tutt'altro luogo -lungi dal castello fosse passato vicino a Fitzurse, questi non avrebbe -posto mente a persona acconciata in sì fatta guisa, ma poichè gli si -presentò nel vestibolo, lo riguardò con maggior attenzione, sicchè riconobbe -il cavaliere Normanno messo in abito d'arciere inglese. -</p> - -<p> -«Che significa un tale travestimento da maschera?» domandò, -preso da un poco di mal umore, Fitzurse. «È egli questo l'istante di -pensare a nuove mattezze, allorchè sta per essere deciso il destino del -nostro signore, del principe Giovanni? Nè avreste voi più saggiamente -operato, col procurarci com'io feci, di confortare gli spiriti titubanti -di questi nostri imbecilli, simili a ragazzi saracini nella paura che li -prende al solo pronunziar loro il nome di Riccardo-Cuor-di-Leone?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_136">[136]</span> -</p> - -<p> -«Pensai a' miei affari» rispose con tutta la calma Bracy «siccome -voi pensate ai vostri.» -</p> - -<p> -«<i>Siccome pensai ai miei!</i> Io non ho avuto in mente altra cosa -che gl'interessi del principe Giovanni, comune nostro proteggitore.» -</p> - -<p> -«Ottimamente Waldemar! ma qual è lo scopo di tutta questa -premura? Il vostro interesse medesimo. Non mi darete a credere d'averne -altro.... Che giova farmi il viso burbero? Ci conosciamo ben l'uno -e l'altro. L'ambizione è il regolatore di tutte le opere vostre, il piacere -lo è delle mie. Qui poi la differenza dipende da quella de' nostri -anni. E rispetto al Principe, ne portiamo entrambi la stessa opinione. -Sappiamo e voi ed io quanto ei sia lungi dal possedere le prerogative -che si vogliono ad un re, troppo perplesso per averne la risolutezza, -d'indole troppo dispotica per averne la bontà, troppo sfrontato e presuntuoso -per conoscere l'arte di farsi amare dai sudditi, e finalmente -troppo incostante e pusillanime per saper mantenere, ottenendola, una corona. -Con tutto ciò abbiam sposato la sua causa. E perchè? Perchè è -sotto d'un tale sovrano che Fitzurse e Bracy sperano d'innalzarsi. Per -questo, e non per altro, lo soccorriamo, voi colla vostra politica, io -colle lancie della mia compagnia franca.» -</p> - -<p> -«Per Dio! ho meco un ausiliare che promette bene!» soggiunse -Fitzurse impazientendosi «un uomo che pensa unicamente a corbellerie, -e ciò nei momenti i più rilevanti!... E qual è dunque in nome di -Dio, il motivo di un tale travestimento or che la crisi è seriissima?» -</p> - -<p> -«Voglio» rispose Bracy continuando nel suo tuono di calma -«procacciarmi una moglie secondo l'usanza della tribù di Beniamino. -</p> - -<p> -«Eh! dove eravate col capo ieri, allorquando dopo la ballata che -il <i>menestrello</i> cantò, il priore Aymer ne fece il racconto di quella -mortal lite insorta un giorno fra la tribù di Beniamino e tutte le altre -tribù d'Israele. Ne disse pure che queste si armarono, tagliarono a pezzi -la cavalleria della tribù contraria, giurarono per la santissima Vergine -di non permettere mai che donne della loro razza si maritassero con -que' Beniamiti, i quali camparono da quel macello; aggiunse che i secondi -mandarono a supplicare il santo Padre perchè in sì brutta faccenda -gli aiutasse de' suoi consigli, che conformandosi ai suggerimenti -del capo della chiesa i cavalieri Beniamiti offersero un torneo splendidissimo, -in mezzo al quale rubarono tutte le giovani donzelle che vi -accorsero, e per tal via si provvidero di mogli senza l'uopo di domandarne -il consenso a nessuno<a class="tag" id="tag22" href="#note22">[22]</a>.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_137">[137]</span> -</p> - -<p> -«Credo bene ricordarmi di tale storia, ma se non m'inganno, -voi o il Priore l'avete alquanto sfigurata. E la conclusione?...» -</p> - -<p> -«Non v'ho detto che questa notte voglio procacciarmi una moglie -secondo la usanza della tribù di Beniamino? Sì: questa notte, -così travestito, mi getto addosso a quella mandria di porci sassoni, -partita or dal castello, e mi porto via la bella lady Rowena.» -</p> - -<p> -«Siete matto, Bracy? Pensate che comunque Sassoni, son ricchi -e potenti, e tanto più rispettati dai loro concittadini, perchè appunto -la ricchezza e la possanza si fecero il retaggio di ben pochi fra gl'individui -di questa nazione.» -</p> - -<p> -«E non dovrebbero esserlo d'alcun di loro, perchè la grand'opera -della conquista potesse dirsi compiuta.» -</p> - -<p> -«Sia! ma almeno questo non è il momento di pensarci. Lo scoppio -a cui ci accostiamo impone al principe Giovanni la necessità di -cattivarsi il favore del popolo, e quando aveste compiuta la vostra bellissima -impresa, egli stesso, il Principe, non potrebbe negargli un atto -di giustizia....» -</p> - -<p> -«Non glielo neghi, se ha questo coraggio, e s'accorgerà qual -differenza passi fra una schiera di buone lancie come le mie, e un attruppamento -di cenciosi sassoni che non sanno qual cosa sia nè ordine -nè disciplina. Però, voi andate parlando senza conoscere in ogni sua -particolarità il mio divisamento. Tutto il biasimo di tale impresa cadrà -su i banditi che infestano i boschi della contea d'York. Con questo -abito non sembro uno de' più ardimentosi di tale ciurma? Ho fatto -spiare i passi de' nostri Sassoni e questa notte dormiranno al convento -di San Vittol..... Withold..... Dico bene? insomma d'un di -que' loro santi sassoni, presso a Burton. Domani piombiamo sopra costoro, -come falchi sulla lor preda. Subitamente dopo, ricomparisco -sotto le naturali mie forme, e facendo la parte di cavalier generoso, -libero la mia Infante dalle mani de' suoi rapitori; me la conduco al -castello di Frondeboeuf, o in Normandia; nè farà di sè mostra al -pubblico che divenuta sposa a Maurizio di Bracy.» -</p> - -<p> -«Ammirabile divisamento! e sì bene inteso, che a dirvela, dubito -se sia tutta farina del vostro sacco..... Venitemi sincero, Bracy. -Chi vi ha ajutato ad immaginare sì bello stratagemma, e quel ch'è -più, chi v'aiuterà a metterlo in esecuzione? perchè i vostri armigeri -sono a York.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_138">[138]</span> -</p> - -<p> -«Oh! non ho difficoltà a dirvelo. Il templario Brian di Bois-Guilbert -mi sarà ausiliare in un'impresa che di concerto abbiamo ideata. -Egli e la sua gente metteranno, come ho fatt'io, abito di scorridori, -lasciandosi indi vincere dal valor del mio braccio.» -</p> - -<p> -«Per l'anima mia! gli è un divisamento degno de' due sapienti -intelletti, che si combinarono per concertarlo. Ma più di tutto ammiro -la vostra antiveggenza, o Bracy, che lasciate la <i>Infante</i> in custodia del -vostro ragguardevole confederato. Una sola cosa vi dico. Può darsi che -riusciate a toglierla dalle mani de' suoi amici sassoni, ma levarla poi -dagli artigli di Bois-Guilbert, oh! è un affare assai spinoso. Egli è un -falco avvezzo, sì, a ghermir bene la preda, ma non così di leggieri a -lasciarsela portar via.» -</p> - -<p> -«Che dite? Egli è Templario; nè quindi potrà mai divenirmi -competitore nel disegno di sposare lady Rowena. E quanto poi al formare -altre idee non legittime sopra quella, cui divisai fregiar del mio -nome, oh vivadio! se foss'anche egli solo tutto il capitolo del suo ordine, -non ardirebbe farmi simile oltraggio.» -</p> - -<p> -«Poichè vedo, o Bracy, essere inutile ogni considerazione a sbandirvi -dal capo tale pazzia, se tanto in voi è forte l'ostinazione, fate a -modo vostro; ma almeno che questa pazzia non sia lunga come ne è -male scelto il momento! e abbiate se non altro la cura di perdere men -tempo che potete.» -</p> - -<p> -«Vi ripeto, Fitzurse, che è un affare di poche ore. Dopo domani -mi vedrete a York comandando i miei armigeri valorosi, e pronto a -secondare tutti i divisamenti ideati dalla vostra politica. Ma i miei colleghi -mi aspettano. Addio. Vado, come è impresa di vero cavaliere, a -conquistarmi il sorriso della beltà.» -</p> - -<p> -«Di vero cavaliere!» replicò Waldemar, guardandogli dietro -mentre s'allontanava «di vero pazzo dovresti dire, di ragazzo che -dimentica le cose più serie per correre dietro ad una farfalla..... E -guardate! son questi gli strumenti, cui m'è d'uopo ricorrere! E per chi? -per un principe presuntuoso quanto imprudente, e che sarà, potrei -scommetterlo, ingrato padrone, come si è dato a divedere figlio ribelle, -fratello snaturato!.... Ma egli a sua volta è una delle molle -ch'io fo giocare per me! Oh mi riserbo a scoprirgliene il segreto, se -mai gli venisse il coraggio di separare i propri da' miei interessi.» -</p> - -<p> -Le meditazioni dell'uom di stato vennero interrotte dalla voce del -principe, che da un appartamento interno gridò: «Waldemar! Waldemar -Fitzurse!» Si levò allora di capo, cioè dalla fantasia, il berrettone -di futuro cancellier d'Inghilterra, carica alla quale agognava la -smisurata ambizione del normanno cortegiano, e si affrettò ad ascoltar -gli ordini del suo futuro monarca. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_139">[139]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XVI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«D'un beato eremita a piè del monte</p> -<p class="i01">«Stassi la casa; letto suo la felce.</p> -<p class="i01">«Legumi il pasto, e bee l'acqua del fonte.</p> -<p class="i01">«Prosteso al suolo sopra la dura selce,</p> -<p class="i01">«Orando spende notti e giorni interi.</p> -<p class="i01">«Fuorchè di Dio, non ha il sant'uomo pensieri.»</p> -<p class="i14"> <span class="smcap">Pernel.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Il leggitore non può avere dimenticato che nel secondo dì del torneo, -chi decise della vittoria fu un incognito cavaliere, che gli spettatori -soprannominarono il Neghittoso Nero, a motivo dell'indifferenza, anzi indolenza -che diede a divedere sull'incominciar della giostra. Il ridetto -cavaliere abbandonò la lizza nell'atto che veniva acclamato vincitore, -e fu poi vana ogni indagine per trovarlo quando ne sarebbe stata -necessaria la presenza onde il premio toccasse a chi decise la vittoria -col suo valore. Intanto adunque che gli araldi d'armi si sfiatavano a -chiamarlo col nome di Cavalier Nero, ei camminava verso settentrione, -evitando le vie più frequentate, e tenendosi alle scorciatoie che attraversavano -la foresta. Passò la notte in una piccola osteria fuor di mano, -ove incontrò nondimeno un <i>menestrello</i>, da cui seppe come essendo -scomparso il cavaliere nominato vincitore al torneo, il premio fosse -stato conferito al cavaliere Diseredato. -</p> - -<p> -All'alba del giorno successivo, ei si partì colla intenzione di arrivare, -quanto più presto il poteva, al termine del viaggio da lui divisato; -al qual uopo il dì innanzi aveva governato il suo cavallo in modo ch'ei -potesse resistere a lunga corsa senza molto bisogno di pause. Ma -non andò tanto avanti, com'egli sperava, perchè le viottole di questa -foresta erano sì tortuose, che al cader della notte si trovava tuttavia -lungo la frontiera occidentale della contea d'York. Gli fu quindi mestieri -incominciar a pensare sul modo di trovare qualche nudrimento, -così per sè medesimo come pel suo palafreno ed anche un ricovero -nel durar della notte. Il luogo ch'ei trascorrea, non mostrandosi adatto -nè all'una nè all'altra di tali cose, parea non gli rimanesse miglior -espediente di quello solito in simili circostanze, ad adoperarsi dai cavalieri -erranti, intendo lasciar pascolare alla fortuna i loro cavalli, e in quanto -a sè medesimi, seder per terra; cogli omeri appoggiati ad un albero, -e pingendosi alla mente la sovrana de' loro pensieri. Ma sia che il cavalier -Nero non avesse una Dulcinea, o che fosse <i>neghittoso</i> in amore, qual -<span class="pagenum" id="Page_140">[140]</span> -sulle prime apparì nel torneo, il meditare su i vezzi o i rigori d'amata -donna non gli offeriva pascolo bastante per fargli dimenticare i disagi -e la fame, e per tenergli luogo di letto e di cena. Non fu quindi riguardo -molto gradevole agli occhi suoi, quando volgendoli intorno, -non si vide cinto che di selve, le quali per vero dire erano frastagliate -da parecchi sentieri, ma questi anzichè condurre a qualche abitazione, -pareano piuttosto fatti dalle bestie selvagge, ospiti di quel bosco, e -da' cacciatori che le inseguivano. -</p> - -<p> -Il sole, stato fin a quel punto bussola alla corsa del cavaliere, -già si era nascosto alla sinistra di lui dietro le montagne della contea -di Derby, e più ch'egli inoltravasi, tanto meno sapea se si fosse avvicinato -alla meta dell'impreso viaggio, o se in vece ne avesse di gran -lunga sviato. Fra le diverse viottole che in quel bosco s'incrocicchiavano -studiava conoscerne la più ricalcata, sperando lo condurrebbe alla -capanna d'un qualche taglialegne; ma niuna maggiore certezza acquistando -a tale proposito, giudicò meglio abbandonarsi all'accorgimento -del suo corridore, perchè l'esperienza gli aveva insegnato, come l'istinto -di sì fatte bestie sia talvolta guida più sicura, che non i calcoli -più accurati de' lor padroni. -</p> - -<p> -Il palafren generoso, benchè stanco di avere tutto quel giorno -portato in groppa un cavaliere di quella statura e complessione, e -carico inoltre di pesante armatura, non appena dalle briglie, scorrenti -libere sul proprio collo, s'avvide di essere abbandonato a sè medesimo, -riprese nuovo coraggio e nuova lena. Di fatto per lo innanzi parea -sentisse appena gli sproni, ed ora quasi altero di questa prova di fiducia -datagli dal suo padrone, rialzò il capo, e più vivace divenne il -suo trotto. Ei scelse per vero un cammino diverso dalla dirittura seguita -fin allora dal Cavaliere, ma questi tenne la sua risoluzione lasciandosi -condurre a grado del corridore. -</p> - -<p> -Quanto accadde il fe' contento d'avere operato in tal guisa, perchè -la viottola su cui si trovava, a mano a mano mostrossi più larga, nè -andò guari che lo squillo d'una campanella il rendè accorto di non -essere distante da qualche chiesetta o romitaggio. -</p> - -<p> -Poco di poi trovossi ad un diradamento della selva, ove da un -lato alzavasi in linea perpendicolare una rupe, coperta di edera quasi -per ogni dove, e sparsa qua e là di macchie di bosso, e sparsa pure -di quercie, le cui radici conficcandosi entro i crepacci del masso pieni -di terra, vi trovavano nudrimento. A questa rupe appoggiavasi una -casuccia, le cui muraglie erano tronchi d'alberi congiunti fra loro da -glutine di terra e muschio arboreo impastati insieme. Un giovine abete, -rimondo di tutti i suoi rami, alla cui parte superiore era posto per -traverso un grosso troncone, presentava al guardo un informe emblema -<span class="pagenum" id="Page_141">[141]</span> -della Croce. A poca distanza sgorgava dal dirupo una sorgente d'acqua -purissima, che cadea prima entro ad un sasso scavato, e da lavoro -umano ridotto a rustico bacino; indi sfuggia con grato mormorio lungo -un letto che ella si era coll'andar degli anni formato, sintantochè, -dopo alcuni giri per la pianura di quell'anfiteatro, perdeasi affatto nella -vicina foresta. -</p> - -<p> -Presso di questa fontana vedeansi le rovine d'una picciola cappella, -il cui tetto in parte era diroccato; edifizio, che quand'anche fu nel -medesimo suo splendore, non può essere stato più lungo di sedici nè -più largo di dodici piedi. La soffitta, la cui altezza serbava proporzione -coll'altre dimensioni accennate, stavasi in quattro archi sostenuti -da grossolani pilastri; due de' quali allora faceano compagnia al -resto di que' diroccamenti. L'atrio ornato di fregi a ghirigori, quai ne -osserviamo ancora nelle antiche chiese sassoni, era collocato sotto d'un -portico, cui sovrastava un campanile, munito di quella campanella, il -cui suono pochi istanti prima erasi udito dal Cavalier Nero nella foresta. -</p> - -<p> -Alla vista di tal romitaggio, ei si tenne sicuro di ottenere ricovero -per quella notte dall'anacoreta che vi stanziava; perchè gli eremiti -abitatori de' boschi, avevano in que' tempi siccome lor debito di concedere -ospitalità ai cavalieri smarriti, e soprappresi dal giugnere della -notte. Scese pertanto da cavallo, e senza perder tempo ad esaminare -le minute locali particolarità che abbiamo descritte, picchiò coll'estremità -della sua lancia alla porta, con fermissima opinione che gli verrebbe -aperta. -</p> - -<p> -Gli convenne picchiar due volte prima d'avere una risposta, nè il -tenore di questa fu tanto cortese qual s'era egli dato a presumerlo. -</p> - -<p> -«Va per la tua strada, chiunque tu sia» udì rispondersi con voce -forte e aspro tuono «nè stornar oltre il servo di Dio e di san Dunstano -dalle devote sue pratiche della sera.» -</p> - -<p> -«Buon Padre» rispose il cavaliere «io sono un povero viaggiatore -smarrito fra questi boschi. Se mi concedete ospitalità per questa -notte, sarà un atto di cristiana carità che farete.» -</p> - -<p> -«Fratello mio, tutt'altro che poter far carità! La Beatissima Vergine -e san Dunstano han pensato bene ch'io la ricevessi dagli altri. Le -mie vittovaglie son tali, che un cane non vorrebbe farne meco a metà, -e mi corico sopra una cuccia che la sdegnerebbe per sua lettiera un -cavallo, niente niente avvezzato ai suoi comodi. Va dunque per la tua -strada, e il cielo ti benedica!» -</p> - -<p> -«Come volete che la trovi, la mia strada, per mezzo a un bosco -e fra le tenebre della notte? Vi supplico, reverendo padre, apritemi -almeno la porta, e venite voi ad additarmi il cammino.» -</p> - -<p> -«Oh! il cammino è facilissimo da trovarsi. Quel sentiero che sta -<span class="pagenum" id="Page_142">[142]</span> -rimpetto a questa mia piccola cella, guida ad una valle paludosa attorniata -da un fiumicello che dovrebbe esser guadoso, perchè da molto -tempo non abbiam piogge forti. Ma bada nell'accostarvi, perchè le -rive ne son dirupate e presentano molti precipizi. Ti troverai indi in -una cattiva strada, anzi in una strada rotta...» -</p> - -<p> -«Nient'altro poi! paludi, acque da guadare, precipizi, strade -rotte!» sclamò il cavaliere. «Ser eremita, quand'anche foste il più -santo di tutti gli anacoreti, presenti e futuri, non riuscite a persuadermi -di affrontare una tale strada nel cuor della notte. Se, come dite, -vivete dell'altrui carità non è in voi il diritto di ricusarla agli altri. -Apritemi dunque tosto la porta del vostro romitaggio, o per dio! non -mi costrignete ad atterrarla.» -</p> - -<p> -«Amico viaggiatore» l'eremita replicò «non mi costrigner tu a -mettere in opera le armi carnali, che il cielo in mia difesa mi ha concedute. -Potresti far cattivo contratto.» -</p> - -<p> -Gli abbaiamenti che, proferite queste parole, si fecero udire, palesarono -al cavaliere, come l'eremita chiamasse per suoi ausiliari alcuni -cani, dimoranti non v'ha dubbio in qualche angolo di quella casupola. -Laonde irritato dagli apparecchi che faceva il cenobito per vincerla -nel dato rifiuto, urtò la porta con una spinta sì vigorosa, che -parve crollassero i pilastri di legno cui si reggea. -</p> - -<p> -«Abbi pazienza, abbi pazienza, amico viaggiatore» soggiunse -allora l'anacoreta, che non avea troppa voglia di arrischiar la sua -porta ad una seconda spinta di tale natura «vengo ad aprirti, ma -pensa a quel che fai, perchè, per san Dunstano! te ne avrai da pentire.» -</p> - -<p> -Immantinente apertasi la porta, l'eremita, che era un uomo vigoroso -e ben complesso, coperto del suo cappuccio, e cinto a traverso -le reni da una corda di giunchi, si mostrò al cavaliere, e d'una mano -teneva accesa una torcia, e coll'altra un nodoso bastone, o quasi una -clava. Due cani di enorme statura gli stavano a fianco, aspettando, a -quanto pareva, dal loro padrone il segnale di lanciarsi sopra dello straniero. -Ma poichè il lume della torcia fe' vedere al romito d'aver che -fare con un cavaliere armato di tutto punto, cambiò tosto deliberazione, -e licenziati i suoi due confederati assunse più urbani modi, non -quindi umili, e austera alterezza ne trapelava. Invitò nondimeno il cavaliere -ad entrare entro la casa, cercando scuse alla prima accoglienza -fattagli dalla consuetudine che avea di non aprire la porta a nessuno -dopo il tramonto del sole, e ciò per tema de' ladri e dei malandrini che -infestando que' boschi, non portavano nemmen rispetto a san Dunstano, -o alle persone che al servigio di questo santo si dedicavano. -</p> - -<p> -Entrato nella cella il cavaliere, si guardò attorno, e non vedendo -<span class="pagenum" id="Page_143">[143]</span> -che un letto di foglie, un crocifisso di quercia male scolpito, un messale, -una tavola di grezzo sasso, due sgabelletti, e pochissimi altri -cattivi arnesi domestici, sì gli disse: «Padre mio, la povertà della vostra -cella dovrebbe dispensarvi dall'aver paura de' ladri, quand'anche -non aveste que' due fedeli ausiliari, che a statura dovrebbero esser -buoni per atterrare un cervo e trovar pochi uomini che lor resistessero.» -</p> - -<p> -«Il boscaiuolo» rispose l'eremita «mi ha permesso di conservarli -a mia difesa in questa solitudine, fintanto almeno che nel paese domini -maggior sicurezza.» -</p> - -<p> -Sì dicendo adattò la sua torcia in una ventola di ferro conficcata -entro uno di quegli alberi, che faceano uffizio di parete, e ravvivando -il fuoco coll'aggiugnervi legne secche, sedè sopra uno sgabello a canto -della tavola, accennando di fare la stessa cosa al cavaliere. -</p> - -<p> -Adagiati che si furono entrambi, l'un guatò l'altro con molta -serietà, e continuarono per alcuni istanti a squadrarsi, essendo cosa -probabile, che ciascun di loro andasse ruminando in sua mente, se mai -gli era occorso di trovarsi al cospetto di altr'uomo più vigoroso e più -risoluto. -</p> - -<p> -«Spettabile eremita» gli disse finalmente il cavaliere «se non mi -rattenesse la tema d'interrompere le pie meditazioni in cui vi giudico -assorto, avrei tre cose da chiedere alla Reverenza vostra. Prima di tutto, -ove devo mettere il mio cavallo? Seconda, potete darmi da cena? Finalmente, -ove dovrò io passare la notte?» -</p> - -<p> -«La regola del mio istituto mi prescrive» rispose l'eremita «di -non rompere il silenzio che ad un caso d'estrema necessità: vi risponderò -dunque per gesti fin quanto mi sarà possibile.» Additandogli indi -successivamente due angoli di quel tugurio. «Lì scuderia!» gli disse -«là, vostra stanza di riposo!» Preso indi da uno scaffale un piattello -su di cui stavano pochi ceci secchi, lo pose sulla tavola dinanzi all'ospite: -«Vostra cena!» -</p> - -<p> -Alzando le spalle il cavaliere, uscì di quell'abituro per levar dall'albero, -cui lo aveva legato, il cavallo e condurlo in casa; ove, dopo -averlo con gran cura alleggerito di tutto arnese, si levò il mantello per -coprirne la schiena di quella bestia sì affaticata. -</p> - -<p> -Atto di umanità, che parve commovesse molto l'eremita, il quale -si diede ad esaminare il corridore profferendo le parole: «Nobile animale!» -A tal sentenza succedè il ricordarsi, che il boscaiuolo nell'ultima -visita fatta al romito, lasciò ivi qualche poco di foraggio. Dopo -d'avere espresso laconicamente quest'atto di sua reminiscenza, uscì -d'una porta situata in fondo della stanza; poi tornò portando seco un -fascio d'ottimo fieno e una conveniente misura di biada che pose innanzi -<span class="pagenum" id="Page_144">[144]</span> -al cavallo dell'ospite. Poi uscito una seconda volta, ritornò con -un sacco di felce secca, che distese nell'angolo da lui contrassegnato, -siccome stanza di riposo del cavaliere, da cui venne ringraziato di tal -cortesia, indi ognun di loro si rimise al suo sgabello presso la tavola, -ov'era sempre il piattello de' ceci secchi. Il Romito allora recitò un -lungo benedicite in latino, o in latino almeno egli credea, poichè sarebbe -stato difficile il ravvisarvi gran che le tracce d'una tal lingua. -Diede indi il primo esempio della masticazione al suo ospite col mettersi -tre o quattro di quei ceci alla bocca, che ampia era ed armata di -ottimi denti, acuti e candidi quanto quelli d'un cinghiale possono -esserlo. -</p> - -<p> -Il cavaliere, volendo imitarlo a questo desco, si tolse l'elmo, il -corsaletto, e molta parte d'armatura, laonde l'eremita potè vedere una -testa coperta di capelli biondi oltre ogni dire, naturalmente ricciuti, -occhi vivacissimi che al pari de' lineamenti indicavano sagacia, e animo -grande ed intraprendente, basette d'un color alquanto più cupo de' -capelli, un uomo alfine in cui, giudicandolo dalla fisonomia, l'ardire -conformava coll'altezza della statura. -</p> - -<p> -L'eremita, quasi studioso di corrispondere alla confidenza che -l'ospite in lui dimostrava, si mandò indietro il cappuccio, mostrando -a sua volta una testa rotonda qual può averla soltanto un uomo di -circa trentatrè anni. Larga erane la cherca e neri ed increspati i capelli -che le stavano attorno, nè dall'aspetto scorgeasi certamente ch'ei facesse -astinenza, o vita austera di cenobita. Le guancie di lui tinte d'un -bel vermiglio spiravano la freschezza d'una salute floridissima, in quegli -occhi sormontati da due foltissime sopracciglia, pressochè indivise -fra loro, leggeansi coraggio e brio, intantochè la robustezza de' muscoli, -delle membra e de' nervi lo indicavano pasciuto di alimenti ben altri -che ceci secchi. Alla qual cosa non mancò di fare attenzione il cavaliere, -che dopo avere non senza fatica stritolata una mezza dozzina di quei -ceci, chiese all'ospite qualche cosa di liquido che lo aiutasse a trangugiarli. -</p> - -<p> -Nè fu tardo il romito a mettere sulla tavola una mezzina colma -d'acqua limpida e pura. «Viene» egli disse «dalla fontana di san -Dunstano, da quella fontana, ove il santo battezzò da un dì all'altro -cinquecento Danesi pagani. Che il nome ne sia benedetto in eterno!» -Indi accostò alle proprie labbra la mezzina, il pomposo encomio però -che ei di quell'acqua prodigiosa avea fatto non l'indusse a beverne -più d'una sorsata. -</p> - -<p> -«Reverendo padre» gli disse finalmente il cavaliere «affè, questi -ceci secchi, che mangiate in sì discreta quantità, e quest'acqua cui -appena attignete possedono una virtù miracolosa. (L'eremita lo guarda) -<span class="pagenum" id="Page_145">[145]</span> -Sì; miracolosa. Chi vi contempla giudicherebbe voi un uomo fatto per -mettere, cacciando, un cervo alle strette, o per cimentarvi valorosamente -a duello con qualunque gagliardo competitore, anzichè a passare -la vita vostra in un deserto leggendo il breviario e salmeggiando.» -</p> - -<p> -«Gli è perchè, ser cavaliere, i vostri pensieri san di carne, come -generalmente ne puzzano tutti quelli de' laici ignoranti. La santa Vergine -e san Dunstano si compiacquero di benedire l'alimento al quale -mi sono ridotto, come il cielo benedì una volta i cibi che i santi fanciulli -Sidrach, Misach e Abdenago, preferirono al vino e alle vivande -da cui temettero lordura per averle offerte loro un saracino.» -</p> - -<p> -«Oh santo padre, su la cui cera ha piaciuto al cielo operar tal -miracolo, permettereste ad un umile peccatore il chiedervi il vostro -nome?» -</p> - -<p> -«Perchè no? In questo cantone vengo nominato l'eremita di -Copmanhurst. Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di santo, ma io -non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto al mio nome un -tal predicato. E voi, prode cavaliere, vorreste indicarmi il nome del -mio ospite?» -</p> - -<p> -«<i>Perchè no</i>, eremita di Copmanhurst? <i>In questo cantone vengo -nominato</i> il cavaliere Nero. <i>Vi aggiungono, gli è vero, l'epiteto di</i> -Neghittoso; <i>ma io non ci sto, sentendomi indegno di vedere aggiunto -al mio nome un tal predicato</i>.» -</p> - -<p> -L'eremita non potè starsi dal sorridere a tal risposta dell'ospite. -</p> - -<p> -«Ser cavaliere Neghittoso» gli disse di poi «m'accorgo esser -voi un uomo di spirito e ad un tempo prudente. Siete stato avvezzo -alla licenza delle corti e de' campi, al lusso delle capitali, e capisco -bene che la semplicità del vitto monastico non vi si affà nè punto nè -poco. Credo... sì, mi ricordo ora che il boscaiuolo, quando fu a vedermi -l'ultima volta, oltre a quel resto di foraggio, lasciò qui alcune cose -da mangiare. Io non le ho toccate per un rispetto alle regole del mio -istituto; e adesso poi, assorto, come lo sono sempre, in profonde -meditazioni, non pensava ad offerirvele.» -</p> - -<p> -«Santo eremita, lo avrei giurato» sclamò il cavaliere. «Appena -ho veduto fuor del cappuccio la vostra testa, mi sono convinto, che -in questo romitorio dovea trovarsi qualche vivanda più sostanziosa. -Il vostro boscaiuolo è un galantuomo. Di fatto, chi è che vedendo una -bella dentatura come la vostra condannata a macinare questi miserabili -ceci, quel largo vostro gozzo a non essere innaffiato che da una sì trista -bevanda, chi è dissi, cui non venga desiderio procurarvi alimenti più -confacevoli? Tutta questa roba» soggiunse accennando la frugale imbandizione -di quel desco «è appena buona da dare al mio cavallo. -<span class="pagenum" id="Page_146">[146]</span> -Vediam dunque subito in che si stia la munificenza del degno boscaiuolo.» -</p> - -<p> -L'eremita diè una scaltra occhiata all'ospite, e mostrò comica -incertezza in tutta la fisonomia. Parea titubasse ancora nel fidarsi -dello straniero. Ma l'aspetto di questo avea tant'aria di sincerità, ne -traspirava tal buona fede e schiettezza, anche il sorriso ne appariva -d'uomo gioviale e ad un tempo ingenuo, che finalmente l'eremita -mise da un lato i sospetti, e trasportatosi verso il fondo della sua -celletta, aperse un armadio i cui battitoi erano un segreto architettato -con accuratezza ed ingegno, e ne trasse uno smisurato pasticcio ch'ei -collocò sulla tavola. Il cavaliere ne fè tosto la sezione valendosi del -pugnale che gli pendea dal cinturino, senza perdere indi tempo a porsi -in istato di giudicare del merito delle cose. -</p> - -<p> -«È passato molto tempo, reverendo padre, dacchè l'onesto boscaiuolo -vi ha fatto visita?» domandò all'eremita il cavaliere, che intanto -mangiava con appetito quel pasticcio, sembratogli veramente squisito. -</p> - -<p> -«Due mesi circa» rispose senza far attenzione a quello ch'ei -rispondeva il romito. -</p> - -<p> -«Vivadio! tutto è miracoloso in questo romitaggio. Io, vedete! -avrei scommesso, che il selvaggiume di cui è fatto questo pasticcio saporosissimo, -volava, non è una settimana, per questi boschi.» -</p> - -<p> -Osservazione che scompigliò alquanto l'eremita, cui produceva -non poca modestia il veder l'ospite che dava sì vigoroso assalto e facea -sì belle brecce nel pasticcio, intanto ch'egli colle precedenti proteste di -astinenza si era tolta da sé medesimo la possibilità di partecipare a tale -fazione. -</p> - -<p> -Ma da quest'angoscia lo liberò il cavaliere: «A proposito! ser -eremita» gli disse ristandosi d'improvviso dal mangiare «ho viaggiato -in Palestina, e mi ricordo che in questi paesi vi è un'usanza per cui -tutt'uomo che ne convitti un altro, assaggia pel primo le vivande presentate -al commensale, e ciò per provargli ch'esse non contengono -nulla di pregiudizievole. Dio mi liberi dal sospettare in voi sinistre -intenzioni; ma se ho a dirvela, vedrei volontieri che vi uniformaste a -sì fatta usanza.» -</p> - -<p> -«Quando sia per compiacervi, ser cavaliere» rispose l'eremita -«e per non lasciare in voi veruna inquietezza, mi esenterò questa -volta dalla professata astinenza.» E dir ciò e metter le mani (che -forchette allor non si usavano) in mezzo al pasticcio furono un medesimo -tempo. -</p> - -<p> -Così rotto il diaccio da tutte due le bande, l'ospite e il commensale -parea gareggiassero a chi dava prove di miglior appetito, nella qual -lotta l'eremita superava di molto il cavaliere, benchè questi, secondo -ogni apparenza, dovea essere più da lungo tempo digiuno. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_147">[147]</span> -</p> - -<p> -«Eremita di Copmanhurst» allora si fece a dire il cavaliere -«giocherei il mio cavallo contro uno zecchino che il rispettabile boscaiuolo -cui abbiamo l'obbligazione di quest'ottimo pasticcio, lasciò -anche quanto è convenevole a fargli onore con innaffiarlo condegnamente. -Tal particolarità certamente non meritava di rimanere impressa nella -memoria d'un anacoreta sì rigido come voi siete. Mi tengo per fermo -che se tornaste a guardare, là in fondo della vostra celletta, trovereste -qualche bevanda, anche migliore dell'acqua attinta alla fontana di san -Dunstano.» -</p> - -<p> -Il romito tornò di nuovo a dar occhiate maliziose sull'ospite, poi -s'alzò sorridendo, e aperto una seconda volta l'armadio d'onde avea -tolto il pasticcio, ne trasse un gran fiasco di cuoio, che potea contenerne -otto di ordinaria capacità; indi il pose sulla tavola unitamente -a due tazze d'osso che avevano i cerchi d'argento, dopo la quale -aggiunta fatta alla cena, stimò bene congedare un inutil ritegno; laonde -senza preamboli empì entrambe le tazze, e presane una sclamò: «alla -vostra salute, ser cavaliere Neghittoso» indi la votò colla massima -disinvoltura. -</p> - -<p> -«Alla vostra, degno eremita» corrispose tosto il cavaliere. «Ma -spiegatemi di grazia il perchè un uomo fornito di nervi e muscoli come -i vostri, e di tutte in oltre le prerogative che abbisognano ad un buon -commensale, abbia presa la deliberazione di confinarsi in questa solitudine. -Fareste ben meglio, se non m'inganno, a portar lancia e scudo -e far bella mostra di voi a buone tavole e in buona compagnia; anzichè -rimanervi qui a mangiar ceci secchi e bever acqua, o anche a vivere -dei doni che vi fa il vostro amico boscaiuolo. Per lo meno se mi trovassi -nello stato vostro vorrei spassarmi a cacciare i daini del re. Ve n'ha -tanti in queste selve, nè vi sarebbe chi s'avvisasse far lamento d'un -daino ucciso ad uso del cappellano di san Dunstano.» -</p> - -<p> -«Ser Neghittoso» rispose l'eremita «tai discorsi sono rischiosi, e -vi consiglio a non avventurarli una seconda volta. Io sono un eremita -fedele al re, come lo sono a san Dunstano. Se mi facessi lecito di dar -la caccia al selvaggiume del mio principe, non sapete voi che rischierei -d'andar prigione e fors'anche sulla forca, da cui stenterei col mio cappuccio -a salvarmi?» -</p> - -<p> -«Nondimeno, vi dico la verità. Se abitassi qui in vece vostra, -non potrei trattenermi dall'andar qualche volta, allorchè è bella la luna, -a diporto, e recitando anche il mio mattutino, se mi abbattessi in una -torma di daini, la saluterei con qualche frecciata. Ditemi in vostra coscienza, -non vi prendete mai questo diletto?» -</p> - -<p> -«Amico Neghittoso, voi avete veduto tutto ciò che vi potea rilevar -di vedere nella mia cella, e avete pur veduto oltre a quanto -<span class="pagenum" id="Page_148">[148]</span> -meritava di trovarmi condiscendente un uomo che vi si è annicchiato -a viva forza. Udite un mio consiglio. Godete del bene che il cielo vi -manda, e non vi prendete briga del modo onde vi derivi. Empite la -vostra tazza, bevete, mangiate, siate il ben venuto, ma non mi sforzate -con nuove indiscrete interrogazioni a provarvi che se avessi voluto -sul serio resistervi non sareste qui.» -</p> - -<p> -«Ma voi stimolate la mia curiosità, che non potete credere quanto; -e siete l'eremita più misterioso fra quanti ne ho conosciuti. Oh! bisogna -ch'io vi conosca anche meglio prima di separarmi da voi.... -Quanto alle vostre minaccie, sappiatelo, santo anacoreta, trovaste tal -uomo, il cui mestiere è far fronte a tutti i pericoli che gli s'appresentano.» -</p> - -<p> -«Alla vostra salute, ser cavaliere Neghittoso; io rispetto il vostro -valore, ma non porto altrettanta buona opinione della vostra discretezza. -Se voi volete battervi meco ad armi eguali, vi addosserò tal penitenza, -che di qui ad un anno non commetterete più peccati di curiosità.» -</p> - -<p> -«E quali sono queste vostr'armi, valoroso eremita di Copmanhurst?» -</p> - -<p> -«Incominciate dalla cesoia di Dalila e dal chiodo di Iaele, e venite -fino alla scimitarra di Golia, nè v'è arme fra queste colla quale -io non sia capace di farvi fronte; se però mi lasciate la scelta, osservate -mio degno amico, queste due bagattellucce.» -</p> - -<p> -E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo -armadio segreto, da cui trasse due spade ben affilate e due scudi di -que' che si usavano allora. Il cavaliere, che accompagnava col guardo -ogni atto dell'eremita, vide che questo armadio contenea parimente -molti archi, un archibuso, e dardi e frecce; in oltre un'arpa ed altri -arnesi che non pareano fatti per un cenobita. -</p> - -<p> -«Fratello eremita» allora disse il cavaliere «non vi farò più -indiscrete interrogazioni. Quanto ho veduto in quest'armadio risponde -a tutte le domande che avessi potuto volervi indirigere. Ma osservo -un'arme» soggiunse prendendo l'arpa «colla quale più volentieri che -con qualunque altra, mi piacerebbe battermi vosco.» -</p> - -<p> -«Spero, ser cavaliere, che non abbiate dati giusti motivi a meritarvi -il soprannome di Neghittoso. Ma a dirvela non so che pensare. -In somma, siete mio ospite, nè sarò io quegli che metta alla prova il -vostro coraggio, se ciò non sia di piena vostra volontà. Dunque se -sapete qualche buona canzone sarete sempre il ben venuto al mio romitaggio -di Copmanhurst, e san Dunstano farà forse che vi troviate, -o qualche fetta di pasticcio, o alcun poco di cacciagione. Sediamoci, -beviamo, cantiamo, e si colmino le nostre tazze, perchè ci vorrà qualche -tempo ad accordar l'arpa. Il vino aiuta la chiarezza della voce e -l'aggiustatezza dell'udito; e in quanto a me gli è d'uopo che il sugo -<span class="pagenum" id="Page_149">[149]</span> -di grappoli m'arrivi sino all'ugne prima di poter cavar qualche suono -dal mio strumento.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-148a"></a> - <img src="images/ill-148a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>E in dir ciò aperse in un altro angolo della celletta un secondo armadio segreto, da -cui trasse due spade ben affilate e due scudi di que' che si usavano allora....</i> pag. 148.</p> -</div> - -<p> -Il cavaliere mise in opera la ricetta suggeritagli dall'eremita, e -nonostante non durò poca fatica ad accordare quell'arpa. -</p> - -<p> -«Le manca una corda» diss'egli «e l'altre non sono gran fatto -in buon essere.» -</p> - -<p> -«Ho piacere che vi siate accorto del disordine. Gli è segno che -non siete novizio nell'<i>arte giocosa</i><a class="tag" id="tag23" href="#note23">[23]</a>. Ma nel malanno di queste corde -ci hanno colpa il vino e l'intemperanza. Glie l'aveva detto io, ad -Allan-Dale, il <i>menestrello</i> del Nord, di non toccare quest'arpa dopo -aver votato la settima tazza. Non mi badò. Ecco quello che n'è avvenuto. -Alla vostra salute, mio fratello, ed ai vostri buoni successi nell'<i>arte -giocosa</i>.» -</p> - -<p> -Così parlando si appressava dignitosamente al labbro la tazza, e -continuava ad imprecare l'intemperanza del <i>menestrello</i> del Nord. -</p> - -<p> -In questo l'arpa fu accordata fin quanto lo permetteva lo stato -cui era ridotta, e il cavaliere dopo aver fatte colle dita le solite prove, -chiese all'eremita se desiderava una <i>serventese</i> in <i>oc</i>, o una <i>lai</i> in <i>oui</i>, -o un <i>virelai</i><a class="tag" id="tag24" href="#note24">[24]</a> o finalmente una ballata in Inglese. -</p> - -<p> -«Una ballata, una ballata!» rispose l'eremita; «che vale cento -volte meglio di tutti gli <i>oc</i> e di tutti gli <i>oui</i> della Francia. Io sono -inglese inglesissimo, ser cavaliere, come lo era il mio glorioso avvocato -san Dunstano, e degli <i>oc</i> e degli <i>oui</i> fo quel conto, ch'ei faceva degli -artigli del demonio. In questa celletta non si ha da cantare che inglese.» -</p> - -<p> -«Or bene, vi farò udire una ballata composta da un canterino -ch'io conobbi in Terra Santa.» -</p> - -<p> -Il canto del cavaliere tal fu da scorgersi che s'ei non era perfetto -maestro nell'<i>arte giocosa</i>, certamente aveva avute ottime lezioni. L'arte -gl'insegnò a trar buon partito dalla sua voce, comunque fosse poco -estesa, e volta più all'aspro che al melodioso. Potea pertanto meritarsi -applausi da giudici anche più abili di quello che l'eremita lo fosse, e -maggiormente perchè il cantore mostravasi tanto commosso dalle cose -espresse nella ballata, che parea riguardassero lui medesimo, circostanza, -da cui le note d'accompagnamento acquistavano anima e forza -maggiore. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_150">[150]</span> -</p> - -<p> -La ballata era la seguente, ed intitolavasi: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i04"> <i>Il ritorno del Crociato.</i></p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Figlio di padri eroi, campion di Cristo,</p> -<p class="i02"> Un cavalier che prove peregrine</p> -<p class="i02"> Diè di valor nel disputar l'acquisto</p> -<p class="i02"> Del Gran Sepolcro all'aste saracine,</p> -<p class="i02"> Non ebbe appena il patrio suol rivisto,</p> -<p class="i02"> Caldo d'amor, cinto di lauri il crine,</p> -<p class="i02"> Sotto il veron di lei per cui sospira,</p> -<p class="i02"> Nunzia le fè del rieder suo la lira.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Salve, fior di beltà! Se ancor gradito</p> -<p class="i02"> T'è questo suon, ravvisa il tuo guerriero</p> -<p class="i02"> Vincitor del Pagan, da' suoi tradito,</p> -<p class="i02"> Gli rimasero sol lancia e cimiero,</p> -<p class="i02"> E il suo valor ch'è dono tuo. Tu ardito</p> -<p class="i02"> Di gloria il festi a imprender il sentiero;</p> -<p class="i02"> Che i rischi ad affrontar con fermo viso</p> -<p class="i02"> Lo allettò il guiderdon d'un tuo sorriso.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Se fei perder l'arcion, morder l'arena</p> -<p class="i02"> D'Icone al formidabile soldano,</p> -<p class="i02"> Tuo nome resse questo acciar; tu piena</p> -<p class="i02"> L'alma di senno e di vigor la mano</p> -<p class="i02"> Rendevi a me; tu m'addoppiasti lena</p> -<p class="i02"> Quando turba infedel per me al Giordano</p> -<p class="i02"> Tinse del proprio sangue i flutti e i lidi</p> -<p class="i02"> Imprecando Macon sordo a' suoi gridi.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Non fia che i trofei laudi ond'io fui chiaro,</p> -<p class="i02"> Nè i vanti in un di tua beltà rammenti.</p> -<p class="i02"> A tarda etade i nomi andran del paro</p> -<p class="i02"> Del cavalier, di quella i cui possenti</p> -<p class="i02"> Vezzi alle imprese il cavalier spronaro;</p> -<p class="i02"> E un vate vulgherà: corse ai cimenti</p> -<p class="i02"> Il campion di Sorìa con fermo viso,</p> -<p class="i02"> E gli fu guiderdon d'Elma un sorriso.</p> -</div></div> - -<p> -Mentre l'ospite cantava in tal guisa, l'eremita porgea attenzione, -come farebbe un critico di mestiere che assistesse alla prima rappresentazione -d'un'opera; col capo a metà inclinato sul petto, con occhi -pressochè chiusi: mani spesso giunte, e facendo a vicenda passare un -pollice sovra l'altro, alcune volte battendo il tempo colle mani e col -piede. Se gli parea che la voce del cantore non si spiegasse quanto, -almeno a giudizio di lui che stava ascoltando, lo volevano le leggi dell'armonia, -aggiugnea, quasi per aiutarlo a torsi d'impaccio, la propria -<span class="pagenum" id="Page_151">[151]</span> -voce. Ma poichè il cavaliere si tacque, il nostro anacoreta trovò leggiadrissimi -e la ballata e la musica e il canto. -</p> - -<p> -«Però» aggiunse «io sospetto, che il prode cavaliere, eroe di -questa ballata, abbia vissuto lungo tempo coi Normanni, e quindi -sposati que' lor modi da cascamorto. S'egli abbandonò la sua donna -per correre i campi della Palestina, non dovea forse, tornando, aspettarsi -ch'ella si mostrerebbe cortese di grati sorrisi ad un amante stato -più assiduo di lui nel corteggiarla? Che gli giovava andar a cantare -sotto le finestre di lei una ballata, accolta cred'io in tale occasione -come il miagolare d'un gatto sotto le grondaie? Ma ci pensi egli. Senza -cercar altro, io beverò al buon successo degli amanti, ma veri amanti. -Voi non siete, a quanto parmi, in questo novero, ser cavaliere.» Ciò -gli disse dopo aver osservato, come egli temendo che sì frequenti e -copiose libazioni gli alterassero il cervello, prendea la mezzina dell'acqua -per temperare il suo vino. -</p> - -<p> -«E che? non mi diceste voi venir quest'acqua dalla fontana di -san Dunstano, del glorioso vostro avvocato?» -</p> - -<p> -«Certamente, e battezzò infedeli a migliaia, ma in tutta la leggenda -di questo santo non si dice mai che abbia battezzato il vino. -Ciascuna cosa in questo mondo vuole essere adoperata all'uso per cui -Domeneddio la creò. San Dunstano conosceva quanto le potesse conoscere -chiunque altro, le prerogative di frate Giocondo.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa le -seguenti strofette foggiate sopra un'antica canzonetta inglese. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i04"> <i>Frate Giocondo.</i></p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Ti do un anno, e se il vuoi secoli,</p> -<p class="i02"> Scorri Francia e Spagna e il mondo,</p> -<p class="i02"> Chi è felice? <i>Fra' Giocondo</i></p> -<p class="i02"> Sol felice puoi mirar.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Giovin prode ai corvi d'Asia</p> -<p class="i02"> Lasciò l'ossa; in duol profondo</p> -<p class="i02"> Sta la moglie? <i>Fra' Giocondo</i></p> -<p class="i02"> Sol la puote consolar.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Per morir sta un Grande; e il cruccia</p> -<p class="i02"> De' peccati il grave pondo.</p> -<p class="i02"> Chi lo allieva? <i>Fra' Giocondo</i></p> -<p class="i02"> Il cappuccio e il suo cordon.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Ricchi e grami, i santi il bramano</p> -<p class="i02"> E chi pur di colpe è immondo.</p> -<p class="i02"> Va per tutto <i>Fra' Giocondo</i></p> -<p class="i02"> Che ogni casa è sua magion.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_152">[152]</span></p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Se lo sposo al desco tollera</p> -<p class="i02"> Occupar loco secondo,</p> -<p class="i02"> Chi sta primo? <i>Fra' Giocondo</i>;</p> -<p class="i02"> E la moglie ancor più fa.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Chi vuol far tenerla al diavolo</p> -<p class="i02"> De' piacer vedendo il fondo;</p> -<p class="i02"> Viva, gridi, <i>Fra' Giocondo</i>,</p> -<p class="i02"> Il cappuccio e la pietà!</p> -</div></div> - -<p> -«Benissimo! sull'onor mio, e mi piace che avete cantati gli encomii -della vostra tonaca. Ma a proposito di diavolo, sant'eremita di -Copmanhurst, non temete voi che una volta o l'altra venga a farvi -visita in mezzo a qualche passatempo, non del tutto canonico,» -</p> - -<p> -«Non del tutto canonico!... E via! disprezzo quest'accusa e la -metto sotto i miei piedi. Penso a compiere come si dee tutti i doveri -dell'ordine cui appartengo, mattutino, prima, terza, sesta, vespro, compieta, -recito giorno e notte e <i>pater</i> e <i>ave</i> e <i>credo</i>....» -</p> - -<p> -«Eccetto però nelle ore del chiaro di luna, nella stagione del salvaggiume...» -</p> - -<p> -«<i>Exceptis Excipiendis</i>. È questa la risposta che il vecchio abate -mi suggerì d'aver pronta ogni volta che qualche laico m'avesse chiesto, -s'io adempissi esattamente tutte le minuzie prescritte dal nostro istituto.» -</p> - -<p> -«Ottimamente, reverendo padre, ma il diavolo non conosce eccezioni, -e non dorme mai; voi sapete che ei fa le giravolte attorno come -leone che rugge!» -</p> - -<p> -«Oh! faccia le giravolte e ruggisca finchè gli pare e piace. Una -staffilata ch'io gli applichi colla mia cintura lo fa mugghiare, come -mugghiò sotto san Dunstano, che gli acchiappò il naso colle molle arroventate. -Non ho mai avuto paura di uomini viventi. Figuratevi se -voglio averla del diavolo, nè di tutte le sue diavolerie. San Dunstano, -san Vinifredo, santo Sviberto, e quel po' di merito ch'io possa avere, mi -mettono in istato di sfidarlo, ad onta della sua coda e delle sue corna. -Ma per dirvi un segreto, mio degno amico, non parlo mai di queste -cose che dopo aver recitato mattutino.» -</p> - -<p> -Cambiò allor d'argomento; ed aveano entrambi passati due o tre -ore bevendo, ridendo, cianciando e cantando, allorchè il rumore di replicati -picchii alla porta del romitaggio dieder loro altre faccende. -</p> - -<p> -E da che proveniva sì fatto interrompimento? Ciò è quanto non -ci è permesso spiegare, se prima non andiamo a raggiugnere altra brigata, -perchè ad imitazion dell'Ariosto, non ci siam fatta una legge -di accompagnar fedelmente per ogni dove i personaggi della nostra -storia. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-152a"></a> - <img src="images/ill-152a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Dette le quali cose, l'eremita prese l'arpa, e cantò sovr'essa....</i> pag. 151.</p> -</div> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_153">[153]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XVII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«N'aspettano boscaglie ov'han soggiorno</p> -<p class="i01">«La damma e il capriol, d'alberi ingombre,</p> -<p class="i01">«Che col mutuo intralciar lor rami, al giorno</p> -<p class="i01">«Fann'onta e intempestive adducon l'ombre.</p> -<p class="i01">«Corriam, già annotta. All'orrido dintorno</p> -<p class="i01">«Chi fisa luci d'ogni tema sgombre?</p> -<p class="i01">«Colà inviar teme Dïana i raggi;</p> -<p class="i01">«Che li rispingon, quasi mura, i faggi.</p> -<p class="i10"> <i>La foresta d'Ettrick.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Fin d'allora, che il figlio di Cedric il Sassone cadde privo di sentimento -sull'arena d'Ashby, il grido di natura, primo ad usar la sua -forza nel cuore del padre, avrebbe fatto sì che questi ordinasse ai -propri servi di prendere in custodia Ivanhoe, ed usargli ogni cura la -più amorevole. Ma contrastava altro riguardo affacciatosi un istante -dopo all'animo di Cedric. Ei non potea risolversi a riconoscere pubblicamente -un figlio, ch'egli avea sbandito dalla propria casa e in formale -guisa diseredato. Dopo alcuni momenti di lotta fra l'amor proprio e la -tenerezza paterna, egli avea preso una via di mezzo, che fu chiamare -a sè Osvaldo, e commettergli di valersi d'alcuni della sua gente per -far trasportare il ferito cavaliere nella sua tenda, ove poi lo stesso -Osvaldo sarebbe rimasto a vigilare affinchè non gli mancasse veruna -sorte di soccorsi. Nè il coppiere di Cedric avea perduto tempo nell'accignersi -ad eseguir tal comando, ma prima ch'egli potesse avvertire i -quattro uomini del seguito di Cedric per condurli con sè, e, prima -ch'ei fosse pervenuto, rompendo la calca, all'arena, altre persone -aveano trasferito altrove Ivanhoe, che fu cercato invano nella sua tenda, -senza potersi rilevare che cosa ne fosse accaduto; sicchè parea fosse -stato portato via dalle fate. -</p> - -<p> -E facilmente il nostro Osvaldo, superstizioso siccome lo erano tutti -i Sassoni, avrebbe così spiegata la sparizione d'Ivanhoe, se non veniva -ad interrompergli il corso delle meditazioni la presenza d'un uomo, -vestito presso a poco da scudiere, e in cui ravvisò le sembianze di Gurth, -suo camerata, il quale inquieto sulla sorte del suo padrone, disperato perchè -più dell'altro non lo ritrovava, e ansioso sol di cercarlo per ogni -dove, dimenticò le cautele necessarie alla sicurezza di sè medesimo. -Osvaldo si fece tosto un dovere di arrestarlo qual fuggiasco servo sopra -di cui dovea pronunziar sentenza Cedric. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_154">[154]</span> -</p> - -<p> -Non quindi trascurò di assumere nuove informazioni per sapere -contezze del figlio del suo padrone, e la sola cosa ch'ei giunse a scoprire -si fu, come alcuni servi ben messi aveano collocato il cavaliere -Diseredato nella lettiga appartenente ad una persona di sesso femminino, -stata spettatrice del torneo, e lo aveano tratto indi fuor della lizza; -ma ove poi lo avesser condotto niuno sapea raccontare. Tai notizie -pertanto egli arrecò al suo padrone, facendosi seguire da Gurth, che -considerava siccome una specie di disertore. -</p> - -<p> -In questo mezzo, la natura avendo preso intero predominio sullo -stoicismo patriottico che le facea guerra nel cuore del <i>thane</i> Sassone, questi -si stava nelle più vive angoscie, finchè Osvaldo fosse tornato. Ma appena -ei seppe che altre persone, da Cedric tosto giudicate amiche d'Ivanhoe, -s'erano prese l'incarico di lui, e che, com'era verisimile, e come -tosto il Sassone immaginò, gli avrebbero prestato ogni soccorso dovuto -al suo stato, allora l'amor paterno fe' luogo nuovamente all'orgoglio -e al risentimento, radicato in lui contro quella ch'ei chiamava ribellione -del figlio. -</p> - -<p> -«Ne accada quel che ne sa accadere» disse in quell'istante «a -me poco rileva, e poco ancor mi rileva, se coloro per amor de' quali -riportò le ferite, si prendono adesso cura di medicargliele. Si distingua, -si distingua, giacchè è la sua vocazione, nelle frascherie de' bagattellieri -di questa normanna cavalleria, egli che avrebbe dovuto mantenere -l'onore e la gloria de' Sassoni suoi antenati adoperando l'azza e la spada, -armi antiche della nostra patria!» -</p> - -<p> -«Se per mantenere l'onore de' propri antenati» disse lady Rowena -«basta ad un uomo, l'intraprender con prudenza e l'eseguire con coraggio, -essere il più prode de' prodi, e segnalarsi altrettanto per dolcezza -e per sommessione, chi può negare tai pregi ad Ivanhoe?... -Sarà ora la sola voce d'un padre?....» -</p> - -<p> -«Tacete, lady Rowena, ve ne prego, è questo il solo punto su -di cui non possiamo andare intesi. Accignetevi ad intervenire al banchetto -del Principe. L'invito è stato fatto con modi cortesi, onorevolissimi, in -somma usando tai riguardi, che questi superbi Normanni ben rade volte -hanno dati a dividere a persone Sassoni dopo la fatale giornata di Hastings. -Voglio trovarmi al banchetto, se non fosse altro, per provare a -cotesti orgogliosi, come un Sassone sappia sopportare la sventura d'un -figlio, che ha atterrati i più valorosi fra i loro campioni.» -</p> - -<p> -«Io non vi sarò al certo» rispose con fermezza lady Rowena; -«e voi, temete piuttosto che quanto esaltate, siccome intrepidezza e -coraggio, non venga invece attribuito a freddezza, anzi a durezza di -cuore.» -</p> - -<p> -«Per parte vostra farete ciò che meglio v'aggrada. Quanto a -<span class="pagenum" id="Page_155">[155]</span> -cuore freddo e duro, lo mostrate piuttosto voi che sacrificate gl'interessi -d'un popolo gemente sotto il peso della schiavitù ad una passione inutile -quanto cieca. Vado in traccia del nobile Atelstano, e ci condurremo -noi due al banchetto di Giovanni d'Angiò.» -</p> - -<p> -E così fecero; e già vedemmo al proposito dello stesso banchetto -le particolarità più meritevoli d'essere ricordate. Usciti di quella mensa -i due Sassoni, insieme alla lor comitiva, montarono a cavallo, e raggiunta -lady Rowena, tutti di conserva si apparecchiarono ad abbandonare -Ashby. In mezzo alle faccende di quella frettolosa partenza si offerse -per la prima volta a Cedric, dopo essere, così diceasi, disertato, -il povero Gurth; e poichè il Sassone, come fu narrato, non uscì di -buon umor del banchetto, aveva appunto d'uopo di qualcheduno su di -cui sfogare la collera; e Gurth ne fu la vittima disgraziata. -</p> - -<p> -«Legatelo» sclamò «legatelo! Osvaldo, Udiberto! Sciagurati, che -vi avvisaste di lasciare in libertà questo furfante!» I compagni di Gurth -senza osare la menoma rimostranza a favore di quello sventurato, gli -legarono le mani dietro la schiena, al qual severo trattamento l'ex-scudiere -si assoggettò senza mettere una sola querela. Unicamente rampognando -con uno sguardo il suo padrone aggiunse tali parole: «Ciò -m'accade perchè amo il vostro sangue più del mio sangue medesimo.» -</p> - -<p> -«A cavallo e avanti» sclamò Cedric. -</p> - -<p> -«E mi par bene che non vi sia tempo da perdere» aggiunse -Atelstano «perchè, se non galoppiamo sul serio, la cena che ci ha preparata -il degno abate Wattheof non varrà più nulla.» -</p> - -<p> -Ma tanto s'affrettarono i nostri viaggiatori che prevennero la disgrazia -da Atelstano temuta. L'abate di San-Vittoldo, uscito egli medesimo -d'antica famiglia sassone, e parente di Cedric alla lontana, ricevette -i nobili viaggiatori con tutti i riguardi dell'ospitalità sì propria a -questa nazione, nè la cena del convento cedea quanto a splendidezza al -pranzo del Principe. Rimasero a desco fino a notte molto innoltrata; nè -si disgiunsero dall'Abate che la mattina del dì successivo, dopo essergli -stati compagni e partecipi ad una sontuosissima colezione. -</p> - -<p> -Allorchè la cavalcata uscia dalla corte del monastero, occorse un -avvenimento di tal natura da far sinistra impressione in menti sassoni, -perchè non v'era in tutta l'Europa un popolo che nell'essere superstizioso, -e nel credere soprattutto ai presagi sopravvanzasse quella nazione. -Non potea ciò dirsi de' Normanni, che essendo una schiatta mescolata, e -che avea fatto qualche maggior passo nella carriera della civiltà, non tenea -più una gran parte di quei pregiudizi, che i suoi progenitori le aveano -apportati dalla Scandinavia; e sotto simile aspetto potea vantarsi più -istrutta de' popoli conquistati. -</p> - -<p> -Nell'istante adunque di cui favelliamo, la tema di qualche arcana -<span class="pagenum" id="Page_156">[156]</span> -disgrazia venne inspirata da un profeta, certamente ragguardevolissimo, -da un grosso cane nero e magro, che seduto sulle zampe di dietro alla -porta del monastero, mise lamentevoli ululati, allorchè uscirono i primi -cavalieri, poi seguì la cavalcata abbaiando e scorazzando da destra a -sinistra. -</p> - -<p> -«Padre mio» disse a Cedric Atelstano, che per un rispetto -avuto all'età spesso usava seco di questo titolo «questa musica niente -mi garba.» -</p> - -<p> -«Nè a me maggiormente, nostro zio» disse Wamba. «Temo che -ci tocchi pagare i violini senza ballare.» -</p> - -<p> -«Il mio parere» disse Atelstano (cui era andata a sangue l'ala -dell'Abate, la quale indipendentemente dalla fama di cui godeva questa -spezie di birra fabbricata ne' dintorni di Burton, era, come ognun può -immaginare sceltissima) «il mio parere sarebbe che si tornasse all'abbazia, -e si differisse al dopo pranzo il partire. Gli è sempre di cattivo -augurio incominciar di mattino un viaggio scontrandosi in un frate, -in un leppre o in un cane che abbai.» -</p> - -<p> -«Oibò!» sclamò Cedric impazientendosi. «Basta appena la giornata -al cammino che dobbiamo fare. Poi quel cane io lo conosco, è il -cane di Gurth, disertore al pari del suo padrone.» -</p> - -<p> -Irritato indi che quell'animale non la finisse mai d'abbaiare, s'alzò -in punta de' piedi sulle sue staffe, e dato di mano ad una chiaverina, -la vibrò contro il povero Fangs, perchè quel cane era Fangs, che -avendo seguito l'orme del suo padrone, e festoso d'averlo trovato, gli -manifestava in tal guisa il giubilo di potere starsi con lui nuovamente. -Poco mancò che non ne rimanesse inchiodato sul suolo; ma per sua -buona fortuna il ferale strumento gli scalfì unicamente una spalla, onde -la bestia ferita fuggendo immantinente dalla presenza del corrucciato -<i>thane</i> andò a mettersi all'ultime file del retroguardo. -</p> - -<p> -La tentata uccisione di un suo fedele compagno fu per Gurth cosa -amara e più difficile da perdonarsi dei lacci stessi che lo impacciavano; -laonde, dopo avere fatto un moto, inconsiderato siccome inutile, per -portarsi le mani alle ciglia, chiamò Wamba, che visto di mal umore il -padrone, avea avuta la prudenza di mettersi egli pure al retroguardo. -«Wamba, fammi una finezza, prendi una falda del tuo mantello e rasciugami -gli occhi. La polvere mi fa piangere, e come vedi non posso -prestarmi questo servigio da me medesimo.» -</p> - -<p> -Wamba lo compiacque, indi marciarono qualche tempo l'uno a -canto dell'altro senza profferire parola. Finalmente Gurth, sentendo -una necessità di disacerbare l'affanno che lo premea si volse al compagno: -«Amico Wamba, fra tutti que' matti che si prestano a servire -Cedric, tu sei il solo matto che abbia saputo rendergli gradevole la tua -<span class="pagenum" id="Page_157">[157]</span> -follia. Va adunque a trovarlo, e digli che Gurth non vuol più saperne -di servirlo, e che da questo proposito nol moveranno, nè amore nè -timore. Egli può bene caricarmi di ceppi, farmi battere colle verghe, -ed anche mettermi a morte, ma non mai costringermi ad ubbidirlo. -Va dunque e digli, che Gurth, figlio di Beowolf, si emancipa da sè -medesimo.» -</p> - -<p> -«Matto, come mi vedi» rispose Wamba «non farò mai la pazzia -che mi suggerisci. Cedric ha ancora una chiaverina da impiegare, e sai -che rare volte manca il suo scopo.» -</p> - -<p> -«Questo scopo gliel diverrò io medesimo, non me ne importa; e -quanto non vuoi dirgli tu, gli dirò io. Ieri abbandonò il figlio, il mio -giovine padrone che s'avvoltolava nel proprio sangue; oggi, innanzi ai -miei occhi, ha voluto ammazzare l'altra sola creatura vivente che mi -abbia mostrato amicizia su questa terra; per sant'Edmondo, per san -Dunstano, per san Vittoldo, per sant'Odoardo il confessore e per tutti -i santi sassoni del calendario» Cedric non giurava mai per santi che -non fossero di schiatta sassone, e tutta la sua gente ne imitava l'esempio -«non gli perdonerò in sempiterno.» -</p> - -<p> -«Ma a quanto credo» soggiunse Wamba che spesse volte si assumea -le parti di pacificatore «il nostro padrone ebbe in animo di mettere -paura a Fangs non di ferirlo. Si è alzato sulle staffe per essere più -sicuro di far passare la chiaverina al di sopra della testa di questa bestia, -e così sarebbe andata la cosa, se Fangs non avesse fatto uno sgraziato -salto in quel momento medesimo. Però tutta la ferita sta in una -scalfitura, che mi prendo incarico di guarir io con un empiastro di pece -da un soldo.» -</p> - -<p> -«Se lo credessi» sclamò Gurth «se lo potessi credere! Ma no, -ho visto io partire la chiaverina, e il colpo era bene addrizzato. L'ho -intesa a fischiar per l'aria con tutta la perfidia di chi la lanciò, poi -dopo ho veduto lui, Cedric, che ha abbassati gli occhi a terra, come -di rabbia per non avere colpito a segno. No, pel porco di sant'Antonio! -non moverò più un piede per servirlo.» -</p> - -<p> -Furon questi gli ultimi detti del porcaiuolo disertore, nè i reiterati -sforzi di Wamba valsero d'indi in poi a fargli aprir bocca. -</p> - -<p> -Intanto Cedric e Atelstano che marciavano avanti a tutti di quella -brigata, la discorrevan fra loro sullo stato interno del paese, sulle dissensioni -che teneano in trambusto la reale famiglia, sulle dispute feudali, -onde i Nobili normanni erano nemici gli uni degli altri, e finalmente -sulle occasioni che potevano tuttavia presentarsi ai Sassoni oppressi -per iscotere il giogo de' Normanni, o certamente per farsene -temere e rispettare, col favore delle turbolenze che sembravan vicine; -argomenti tutti che mettevano in estasi Cedric. La restaurazione della -<span class="pagenum" id="Page_158">[158]</span> -sassone indipendenza gli stava a cuore con tanta gagliardia, che a tale -speranza avea volontariamente sagrificato e la sua domestica felicità e gli -interessi del proprio figlio; ed ecco in qual modo. -</p> - -<p> -Ad operare questo grande cambiamento politico facea d'uopo di -una perfetta unione fra i Sassoni, e che si lasciassero regolare da un -capo egualmente riconosciuto da tutti. La necessità di eleggere un tal -capo fra i discendenti del real sangue sassone si manifestava di per sè -stessa, e per altra parte aveano messo ciò per condizione espressa dell'opera -che presterebbero que' partigiani, ai quali Cedric confidò i suoi -segreti divisamenti e le sue speranze. Ora la prerogativa di sangue regio -trovavasi appunto in Atelstano, ultimo rampollo maschile della sassone -dinastia. Comunque ei non avesse i pregi d'ingegno necessarii ad -un capo di fazione, pure l'apparenza esterna erane dignitosa, nè difettava -di coraggio, addestratosi in oltre all'armeggiare, pareva anche -inclinato a ben ascoltare i consigli di chi ne sapea più di lui, e lodato -veniva per buona indole d'animo. Ciò nullameno ad onta de' diritti che -si univano in esso a farlo capo della sassone confederazione, molti inchinavano -a preferire i diritti di lady Rowena, che discendeva in retta -linea dal grande Alfredo, e il cui defunto padre, già capo di confederazione, -rinomato per coraggio, saggezza e generosità, vivea tuttavia -con onore nelle ricordanze de' suoi concittadini. -</p> - -<p> -Nè forse sarebbe stato difficile allo stesso Cedric il farsi capo di -una terza fazione, formidabile per lo meno al pari dell'altre due. Benchè -non iscorresse nelle sue vene un sangue reale, possedea coraggio, -solerzia, forza d'animo, e soprattutto affetto intensissimo alla causa -della sua patria, affetto che gli meritò d'essere soprannominato il Sassone. -Aggiungasi, che eccetto Atelstano e lady Rowena, Cedric non la -cedeva a verun altro quanto a nobiltà di legnaggio. Ma a tante belle -prerogative che lo adornavano univa egli il massimo disinteresse, per cui -avversissimo a qualunque impresa che potesse disgiungere gli animi della -sua nazione, stremata anche troppo dal proprio infiaccamento, aveva -anzi abbracciato con calore il disegno di collegare le due fazioni col dare -lady Rowena in isposa ad Atelstano, disegno cui mettea inciampo l'amore -palesatosi tra il figlio e la pupilla di Cedric. Tal si fu la cagione che -indusse a bandire Ivanhoe dal tetto de' comuni avi. -</p> - -<p> -A così severo espediente s'era attenuto Cedric perchè sperava la -lontananza di Wilfrid, bastante rimedio a dissipare in lady Rowena -l'amore che ver l'illustre giovane ella avea concepito. Ma sbagliò nei -suoi conti, e sbagliò tanto più che facea contr'essi il modo medesimo -onde amministrò sopra lady Rowena la tutela affidatagli. Il nostro Sassone, -cui il nome d'Alfredo sonava qual nome d'una divinità, usava -all'unica discendente di questo monarca tai riguardi che appena si sarebbero -<span class="pagenum" id="Page_159">[159]</span> -conceduti ad una principessa sovrana, in tal grado riconosciuta. -La volontà di lady Rowena fu mai sempre per esso una legge, e parea -che a render meglio nota a tutte le persone della sua casa la specie di -sovranità da lui attribuita alla pupilla, mettesse una gloria nel comportarsi -egli stesso qual primo vassallo della medesima. Accostumata quindi, -non dirò solamente a fare il proprio volere, ma a comandare dispoticamente, -poca docilità potea ripromettersene chi divisava modi atti a -costringere gli affetti, e darle uno sposo che il cuore di lei non avesse -dianzi prescelto. Ella era invece propensissima a far valere la propria -indipendenza sopra tal cosa, in cui sogliono farla valere, opponendo -all'uopo resistenza fortissima all'autorità de' genitori e dei tutori, quelle -donne ancora che all'obbedienza e alla sommessione furono maggiormente -avvezzate. Nè ella si facea riguardi di palesar liberamente a Cedric -quai fossero le inclinazioni vivissime del suo animo; laonde il tutore, -che non poteva sciogliersi del giogo che si era imposto, cioè di -far sempre i voleri della pupilla, non sapeva qual via prendere a cambiar -la vicenda, e indur la pupilla a seguire i voleri di lui. -</p> - -<p> -Invano ei cercò abbagliarne l'immaginazione col presentarle lo -splendore d'una corona immaginaria. Rowena, fornita d'ottimo accorgimento, -nè vedea possibili da effettuarsi i disegni di Cedric, nè possibili -gli avrebbe desiderati, almeno quanto alla parte di essi che riguardava -la sua persona. Laonde, senza far certamente mistero della -predilezione conceduta a Wilfrid d'Ivanhoe, protestò che quand'anche -ei più non fosse, amerebbe meglio rinchiudersi in un convento, che -partecipare del trono in compagnia d'Atelstano, da lei disprezzato mai -sempre, e che in allora le veniva in assoluto abborrimento, siccome -origine delle sgradevoli insistenze da cui si vedea assediata. -</p> - -<p> -Ciò nullameno Cedric, il quale troppo non credeva alla femminile -costanza, durava ne' suoi tentativi per concludere tai sponsali, che a -suo parere doveano apportare il più importante de' servigi alla causa -de' Sassoni. La non aspettata comparsa del suo figliuolo ad Ashby gli -sembrò sulle prime, nè allora ebbe torto, l'estremo crollo delle proprie -speranze; e se l'amor paterno vinse per brevi istanti quel suo amor di -patria spinto oltre i confini del possibile, ben tosto questo secondo -sentimento avendo ripresa tutta l'antica prevalenza, si risolse ad un'ultima -prova per congiungere ad Atelstano la sua pupilla, e indi darsi -tutto all'opera di far risorgere la sassone indipendenza. -</p> - -<p> -E sull'argomento di questa sassone indipendenza volgeano i discorsi -che in tal istante movea ad Atelstano Cedric, non senza sospirare a -quando a quando in veggendo inerzia e indifferenza, laddove avrebbe -voluto scorgere fuoco d'entusiasmo pari a quello onde ardeva egli stesso. -Ned è già che Atelstano mancasse in vanità; ed anzi gli andava -<span class="pagenum" id="Page_160">[160]</span> -grandemente a cuore chiunque a lui rimembrava gl'illustri suoi antenati, -e i diritti, allor chimerici, che al sovrano grado gli dava il suo -nascere. Ma all'amor proprio di cotest'uomo bastavano i rispettosi -omaggi che gli tributavano i suoi vassalli e que' Sassoni di condizione -libera ne' quali scontravasi. Nè tampoco può dirsi ch'ei paventasse ad -un evento i pericoli, ma rifuggìa dalla molestia di andarne in traccia. -Ei conveniva con Cedric sulla massima generale del diritto ch'era nei -Sassoni di riconquistare la loro independenza; e più volentieri ancora -si lasciava convincere, che ricuperata una volta questa independenza -a' suoi compatriotti, le proprie prerogative il portavano ad esserne il -legittimo capo, ma quando si giugnea alla conclusione di metter le -mani all'opera per far valere tali diritti, tali prerogative, egli era sempre -Atelstano l'<i>Irresoluto</i>. Da lui venivano gl'indugi, da lui le obbiezioni, -in somma non sapea decidersi ad imprendere cosa veruna. E -tutto il calore e tutto l'entusiasmo di Cedric non faceano in quell'animo -di diaccio maggior impressione che non la operi una palla arroventata, -la quale caduta nell'acqua non vi produce che un leggier fumo -e un fremito momentaneo. -</p> - -<p> -Cedric si trovava al giusto nella condizione di chi battesse un -ferro freddo, o di chi s'affaticasse a far prender il galoppo ad -un cavallo avvilito e snervato. Che se, rinunziando per poco a tal -fazione, volgeasi all'altra di tentar prova della propria prevalenza sull'animo -di lady Rowena, era ancor di peggio, e i disgusti che riportava -da tale esperienza il rendevano vie più scontento. Intanto lady -Rowena s'intertenea con Elgitta, favellando del valore dimostrato da Ivanhoe -nel torneo, colloquio che rimase interrotto dal sopravvenire di -Cedric. Ma Elgitta per far le vendette della sua padrona, trovò modo -d'inserire ne' nuovi discorsi intavolati alcune allusioni al modo onde -Atelstano fu scavalcato in mezzo alla lizza, argomento alle orecchie di -un Sassone il più sgradito di quanti si potessero immaginare. Se Cedric -era di mal umore prima di mettersi in cammino, tal circostanze non -gliel dissiparono certamente, laonde più d'una volta in suo cuore maledì -il torneo, chi ne divisò la prima idea, chi l'ordinò, e soprattutto -la propria follia d'esservisi trasferito. -</p> - -<p> -Verso il mezzogiorno, a sollecitazione d'Atelstano, la cavalcata fe' -pausa presso una fonte situata al lembo d'una foresta, così per dar riposo -ai cavalli, come per reficiarsi a molle desco colle vettovaglie di -cui l'abate di san Vittoldo avea caricata una mula del seguito della comitiva. -Mercè all'appetito d'Atelstano, la pausa durò più a lungo che -non l'avrebbe desiderato Cedric. E quindi tutti videro nel rimettersi in -viaggio, che solamente a notte assai innoltrata si potrebbe giungere a -Rotherwood, e sentirono quindi la necessità di affrettare il trotto de' lor -cavalli. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_161">[161]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XVIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Fra quegli armati una donna vid'io</p> -<p class="i01">»Che d'alto affare al portamento, al volto</p> -<p class="i01">»Pareami certo, assai mi tenni appresso</p> -<p class="i01">»Per tutti intender que' lor detti; e scopo</p> -<p class="i01">»A tal viaggio è la vicina rocca.</p> -<p class="i10"> <span class="smcap">Orra.</span> <i>Tragedia</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Dopo che i nostri viaggiatori ebbero attraversata vasta pianura, stavano -per entrare in una selva che a quei giorni inspirava gran tema per la moltitudine -dei malandrini cui servia di covile. Erano costoro uomini che -tratti a disperato vivere dall'oppressione, e condotti ad estrema miseria -da vessazioni inaudite, si univano in bande numerose quanto bastava per -non temere quella debole guardia che vegghiava in tai giorni all'ordine -pubblico. Nullameno Cedric e Atelstano, comunque si vedessero costretti -a camminare una parte di notte, non si prendeano grande paura di costoro, -credendosi assai fiancheggiati dalla scorta che aveano di dieci uomini -armati, fra' quali non comprendiamo Gurth e Wamba, che all'accader -d'un assalto parea non potessero riuscire d'alcun giovamento; il -primo per avere le braccia legate, l'altro perchè la professione cui si era -dedicato tal non sembrava certamente da favorire in lui le inclinazioni -marziali. Aggiungasi, che nell'attraversare la formidabile selva, Cedric e -Atelstano si fondavano assai sul rispetto, che per essi aveasi in que' dintorni, -e pur sulla fama divulgata del loro coraggio. Di più. Quelli che le -persecuzioni, e soprattutto il rigor delle leggi intorno la caccia, avea tratti -a soggiornar le foreste, e a far vita di masnadieri, erano contadini sassoni -in massima parte, onde parea cosa presumibile che avrebbero rispettati -due capi, dai quali non ricevettero mai il menomo aggravio. -</p> - -<p> -Ma d'improvviso dovettero mettersi in agitazione all'udire suon di -gemiti e pianti a poca distanza. Corsi là donde tai voci venivano, videro -una lettica chiusa, da cui erano stati distaccati e portati via i cavalli, una -giovinetta vestita in sontuosi abiti di foggia ebraica, che piagneva a cald'occhi, -e presso di questa un vecchio, che il suo berrettone giallo facea -ravvisar per Ebreo, e che correva disperatamente qua e là torcendosi le -mani, com'uomo cui fosse sopraggiunto il massimo de' disastri. -</p> - -<p> -Atelstano e Cedric chiesero al vecchio come accadea ch'ei fosse tra -que' boschi in compagnia d'una giovane, provveduto d'una lettica senza -cavalli e sfornito di scorta; ma per qualche tempo in vece di averne una -risposta, non udirono che interrotte invocazioni a tutti i patriarchi dell'antico -Testamento. Finalmente Isacco d'York, che questi era il nostro antico -<span class="pagenum" id="Page_162">[162]</span> -amico, ripigliando a poco a poco l'uso de' sensi, narrò ai due Sassoni -come avess'egli noleggiata ad Ashby una scorta di sei armigeri, i -quali s'erano obbligati di guidare lui e la sua compagnia a Doncaster e -di somministrar cavalli e muli così per portar le persone come per tirar -la lettica, e come poi questi mascalzoni gli avessero, ch'era presso a poco -un'ora, abbandonati, fosse poi per tema degli assassini, che un taglialegne -gli avvertì d'aver trovati poco distanti di lì in banda assai numerosa, -o fosse per qualch'altro motivo, che Isacco parea non si prendere -molta briga di dilucidare. «Se la bontà vostra, soggiunse indi l'Ebreo -con tutta umiltà, giugnesse a tanto di permetterne che proseguissimo sotto -la vostra salvaguardia il cammino, sarebbe tal opera caritatevole che giuro -sulle tavole della nostra santa legge, non se ne conterebbe verun'altra, -la quale fosse stata accolta con maggiore gratitudine incominciando dai -giorni della cattività d'Israele.» -</p> - -<p> -«Cane d'Ebreo!» rispose Atelstano che avea una memoria fedelissima -nel ricordargli le particolarità le più minute accadutegli, e soprattutto -se queste avessero contenuto anche lievissima offesa contro di lui -«non rammenti più il modo onde ti sei condotto nel primo dì del torneo? -Fuggi, o combatti co' masnadieri, o se così ti piace, aggiustati con essi, -ma non aspettare nè soccorso nè protezione da noi. Se gli assassini non -ispogliassero fuorchè gente della tua razza che assassina tutto il mondo, -li riguarderei come onestissimi galantuomini.» -</p> - -<p> -Ma in sì rigorosa sentenza non convenne Cedric. «Sarà meglio» -diss'egli «che prestiamo loro qualcuno de' nostri cavalli perchè possano -continuare il cammino, e due de' nostri uomini che li scortino sino al -primo villaggio. Gli è vero che ciò diminuirà alcun poco le nostre forze, -ma quand'anche ne assaltassero i malandrini, la vostra spada, nobile Atelstano, -la mia e gli otto uomini che tuttavolta avremmo con noi, basterebbero -a sperdere una ventina di quegli sciagurati.» -</p> - -<p> -Lady Rowena, presa da qualche timore fin d'allora che udì essersi -veduti assassini in poca distanza, si fece a difendere il partito posto dal -suo tutore. Ma Rebecca d'improvviso scese, e guidando a mano il suo -palafreno, corse ver la illustre donzella, e prostesa innanzi ad essa, le -baciò rispettosamente il lembo della veste, come è uso degli Orientali ogni -qualvolta indirigono discorso ai lor superiori. Rialzatasi indi e mandato -indietro il velo, la supplicò in nome di quel Dio onnipossente, che entrambe -adoravano, e in nome de' comandamenti trasmessi da questo medesimo -Dio sul monte Sinai, parimente rispettati da entrambe, ad aver -compassione di quello stato deplorabile, e ottenerle quella salvaguardia che -avea implorata il suo genitore. «Non è per me» soggiunse indi «ch'io -vi chieda tal grazia, e nè manco per questo povero vecchio che è però -il padre mio. So che il solo nome d'Ebrei basta per condannarne all'abbandono, -allo spregio, agli insulti, nè la cosa cambia per essere noi piuttosto -<span class="pagenum" id="Page_163">[163]</span> -o in una selva o in una grande città. Ma entro la lettica che vedete -vi sta un ferito, un cristiano. Sia mercè vostra che senza pericolo e -sotto una tutelar protezione possiam trasportarlo, nè lascio di mettervi -innanzi agli occhi, che se per avere la vostra comitiva ricusata a noi tale -grazia, gl'intervenisse qualche straordinario disastro, niuno d'essa, e voi -men degli altri, nobile signora, sapreste perdonare a voi stessi le conseguenze -di simil rifiuto.» -</p> - -<p> -Il modo nobile, solenne e commovente onde Rebecca accompagnò tal -sua preghiera, toccò vivamente l'animo della bella Sassone. -</p> - -<p> -«Questo vecchio» diss'ella al suo tutore «è inabile affatto a difendersi, -la figlia sua è meritevole di compassione quant'è avvenente; un -uomo che soffre sta in quella lettica. Sien pur giudei il vecchio e la figlia -sua! Noi non saremmo cristiani se gli abbandonassimo in sì terribile -estremità. Poichè già conveniste di conceder loro, e alcune delle nostre bestie -per trasportarli e due de' nostri uomini di scorta, perchè non possiamo -ancora permettere ad essi che ci accompagnino?» -</p> - -<p> -Cedric condiscese tosto alle brame di lady Rowena, e Atelstano ancora, -mettendo però il patto che gli Ebrei rimanessero sempre al retroguardo. -«Vi troveranno» soggiunse «Wamba che, a quanto penso, sarà -ancora provveduto di quel suo scudo, opportunissimo a respingere gli -assalti.» -</p> - -<p> -«Ma!» tostamente Wamba rispose «lasciai il mio scudo sul campo -di battaglia, destino ch'ebbi comune con molti altri.» -</p> - -<p> -Venne rosso Atelstano senza osare di rispondere altra cosa, perchè -tal destino appunto gli era toccato nel giorno ultimo della giostra. Lady -Rowena, cui non dispiacea vederlo umiliato, si studiò di far dimenticare -alla leggiadra Ebrea il disadatto motteggio del nobile Sassone, coll'animarla -a marciarle da presso in quel durar di cammino. -</p> - -<p> -«Ciò non sarebbe convenevole» rispose Rebecca con modo umile -sì, ma da cui però traspirava tal quale alterezza. «S'io accettassi, qualcuno -potrebbe giudicarne disonorata la mia nobile protettrice.» -</p> - -<p> -Intantochè venivano scaricate due delle mule che portavano le bagaglie, -intantochè le stesse bagaglie erano ripartite sull'altre bestie da -soma, lavori che si terminarono con molta sollecitudine, perchè la voce -<i>assassini</i> avea posta solerzia in ognuno, e la crescea il terrore inspirato -dall'essere imminente la notte; intantochè, dissi, tutte queste cose operavansi, -Gurth si dolse del male che gli faceano le corde, troppo strette ai -pugni delle sue mani. Wamba si prese assunto di rallentarle, e fosse a caso -o a disegno, le rallentò sì bene, che Gurth non durò indi a fatica a spacciarsene -affatto, e prima che tutti fossero lesti a rimettersi a cavallo, il -porcaiuolo fece gamba nell'interno della foresta. -</p> - -<p> -Il cavallo che fin allora avea servito a Gurth era stato assegnato all'Ebreo, -e atteso il minorato numero de' palafreni, essendosi risoluto che -<span class="pagenum" id="Page_164">[164]</span> -il prigioniere farebbe il rimanente del viaggio sulla groppa d'un cavallo -cavalcato da un altro, si credè veramente che Gurth stesse dietro ad -uno de' suoi compagni, e la seconda diserzione niuno avvertì, e a cose -più serie per vero dire tutti pensavano, aspettandosi da un istante all'altro -lo scontro degli assassini. -</p> - -<p> -Il sentiere in cui entrarono allora i nostri viaggiatori era sì stretto, -che due soli cavalieri vi poteano passar di fronte; terreno declive e paludoso, -attraversato da un fiumicello, le cui rive andavano coperte di antichi -salici. Cedric e Atelstano ben si accorsero, come un tal luogo fosse -opportuno a nascondere qualunque malandrino che avesse divisato d'assalir -viaggiatori, ma ad onta del preveduto pericolo, non aveano miglior -espediente fuorchè affrettare la corsa, il che neanco era sì facile su quel -suolo, ove ad ogni passo le gambe de' corridori affondavano. Guadato che -ebbero il fiumicello, non rimanea tempo a tutta la comitiva di raggiungere -l'altra riva allorchè d'ogni lato si videro accerchiati ed assaliti da numerosa -masnada d'uomini armati, che colla rapidità e accortezza delle lor -fazioni pareano il doppio di quel che erano. Costoro gridavano ad alta -voce: «Vivano il Dragon Bianco e san Giorgio! Viva l'Inghilterra»; e -ciò coll'intendimento di farsi meglio credere scorridori sassoni. -</p> - -<p> -Tosto Cedric e Atelstano caddero prigionieri, e tale avvenimento fu -accompagnato da particolarità diverse giusta la diversità delle indoli de' personaggi. -Perchè Cedric contro il primo nemico ch'ei vide comparire lanciò -la chiaverina rimastagli, e indirisse il colpo più di proposito che non lo -avea fatto contro il povero Fangs; tal che il supposto masnadiere rimase -inchiodato alla quercia cui stava d'avanti. Poi brandita la sciabola, ne -affrontò un secondo al quale menò colpo sì disperato e con sì cieco impeto, -che gli andò in pezzi l'arma contra un troncone. Allora due o tre -uomini gli si lanciarono addosso, e stramazzatolo da cavallo, finalmente -lo ebbero nelle mani. Ma Atelstano era perplesso, meditando se fosse più -espediente cosa il correre incontro ai nemici che lo minacciavano di fronte -o a quelli che lo circondavano, intanto che questi giunsero ad afferrare -la briglia del suo cavallo; e divenne compagno di cattività a Cedric, senz'avere -avuto il tempo di mettersi tampoco in parata. -</p> - -<p> -Le persone di seguito impacciate in mezzo alle mule che trasportavano -le bagaglie, sorprese di più ed atterrite sul destino cui soggiacquero i loro -padroni, non opposero quasi resistenza di sorte alcuna agli assalitori che le -disarmarono, impadronitisi in oltre di lady Rowena, che stava nella parte di -mezzo della cavalcata, e d'Isacco e della figlia d'Isacco postisi al retroguardo. -</p> - -<p> -Il solo a non lasciarsi trappolare fu Wamba, il quale in sì fatta occasione -mostrò più coraggio di coloro che presumevano superarlo in senno. -Perchè impadronitosi della sciabola d'un di que' servi che non parea ricordarsi -d'averla, si schermì abbastanza di tenere in rispetto coloro che -si avvicinarono. Ei tentò parimente una prova di liberare il padrone, ma -<span class="pagenum" id="Page_165">[165]</span> -osservando come avrebbe avuto che fare con troppi, e vedendo legati in -massima parte i suoi compagni, pian piano si buttò giù da cavallo, e protetto -dalle tenebre e dalla generale confusione, s'addentrò nel bosco senza -che nessuno avvisasse fermarlo. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-164a"></a> - <img src="images/ill-164a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Allora due o tre uomini gli si lanciarono addosso, e stramazzatolo da cavallo, -finalmente lo ebbero nelle mani.</i> pag. 164.</p> -</div> - -<p> -Però appena il valoroso matto si vide fuor di pericolo, incominciò a -trovarsi dubbioso se non gli convenisse meglio offerirsi compagno di prigionia -ad un padrone, al quale era sinceramente affezionato. -</p> - -<p> -«Ho inteso talvolta esaltare la felicità d'una libera condizione» meditava -egli fra sè medesimo; «ma vorrei ora che un uomo saggio venisse -insegnando ad un matto qual cosa può farsi della sua libertà chi l'ha ottenuta -contra propria voglia!» -</p> - -<p> -Udì allora susurrare il nome di Wamba da una voce, che gli doveva -esser vicina, ma bassa e mandata colla massima cautela, poi nel tempo -medesimo gli saltò addosso accarezzandolo un cane, che tosto ei riconobbe -per Fangs. -</p> - -<p> -«Gurth!» pronunziò Wamba col tuono stesso di voce onde aveva -udito chiamarsi. «Sei tu, Gurth?» -</p> - -<p> -«Sì» rispose Gurth avvicinandosegli; «ma che cosa è dunque accaduto? -Che significa questo scricchiolar d'armi?» -</p> - -<p> -«Una bagattella! son tutti prigionieri.» -</p> - -<p> -«Prigionieri! chi?» -</p> - -<p> -«Il nostro padrone, lady Rowena, Osvaldo, in somma tutti.» -</p> - -<p> -«Oh! dalla parte di Dio! chi gli ha fatti prigionieri? Com'è stato?» -</p> - -<p> -«È stata, che il nostro padrone si è troppo affrettato a cimentarsi, -Atelstano si è affrettato men di quel che bastava, e il resto dei nostri -niente affatto. Coloro che gli hanno fatti prigionieri vestono giustacuori -verdi, e portano una maschera al volto.» -</p> - -<p> -«E i nostri compagni?» -</p> - -<p> -«Legati mani e piedi, stan là sparsi sull'erba che paiono mele all'istante -che le hai gettate ai tuoi porci. Ne riderei se potessi trattenermi -dal piangere.» -</p> - -<p> -Tutto acceso in volto, allora Gurth esclamò «Wamba! hai tu un'arme? -Il tuo cuore val meglio della tua testa. Gli è vero che siamo in -due solamente. Ma un assalto improvviso, tentato contra gente che a ciò -non si aspetta, potrebbe tornarne bene. Seguimi. Gli è duopo liberare -Cedric.» -</p> - -<p> -«Ma, Gurth, dimenticasti d'aver giurato un'ora fa che non gli -avresti mai perdonato?» -</p> - -<p> -«Eh! fu quando non avea bisogno de' miei soccorsi. Vieni, seguimi, -fa presto.» -</p> - -<p> -Stavano già per partire, allorchè un terzo comparve fra essi ordinando -che si fermassero. Alla foggia delle vesti e dell'armi, Wamba -avrebbe potuto giudicarlo uno fra' malandrini che arrestarono il suo padrone, -<span class="pagenum" id="Page_166">[166]</span> -perchè non diversava da essi che nello avere il viso scoperto. Però -al ricco pendaglio ch'egli portava, al corno da caccia che ne stava sospeso, -al tuono tranquillo ed autorevole, onde gli parlava l'uom sopraggiunto, -Wamba non tardò, a mal grado dell'oscurità, a riconoscere Locksley, -quell'arciere che vinse il premio dell'arco affrontando tutti i patti svantaggiosi -a' quali si assoggettò. -</p> - -<p> -«Che significa tutto questo?» disse loro. «Chi seno quelli che s'avvisano -di far prigioniere le persone in questa foresta?» -</p> - -<p> -«Potrebbero credersi vostri confratelli» rispose Wamba «perchè somigliate -loro, come si rassomiglian due ceci.» -</p> - -<p> -«Tosto il saprò» disse Locksley «ma aspettatemi in questo luogo. -Vi proibisco, pena la vita, il movervi di qui prima ch'io torni. Obbeditemi, -e prometto bene così a voi come ai vostri padroni. Ciò nullameno -fa mestieri d'alcune cautele.» -</p> - -<p> -Levatosi indi il pendaglio, e staccato il pennacchio che ornava il suo -berrettone, consegnò tai cose alla custodia di Wamba; poi trasse di saccoccia -una maschera, e coprendone il viso, si dipartì da loro per andar -a fare scoperta, non senza ingiugnere nuovamente ai medesimi che lo -aspettassero. -</p> - -<p> -«Lo aspetteremo, o Gurth?» disse Wamba: «o vogliam dargli -prova che Domeneddio ci ha forniti di gambe? In verità, anche costui ha -cera di masnadiere, e non vedo troppo qual fiducia in lui possa aversi.» -</p> - -<p> -«Fosse anche il diavolo» rispose Gurth «che rischiamo noi aspettandolo? -S'egli appartiene a questa banda di scorridori, potrebbe averli -già messi all'erta intorno alle nostre persone: ciò essendo come involarsi -da loro? Poi, e non è gran tempo, ho fatto io la prova, che fino tra -gli assassini si trova un qualche galantuomo.» -</p> - -<p> -Non tardò multi minuti a far ritorno Locksley. «Ho veduto gli -amici» diss'egli «e di più ho parlato ad essi, perchè vestiti alla mia -foggia, m'hanno creduto un loro collega. Ora so, e chi sono e dove -vanno e quello che vogliono fare. Ma il numero ne è grande, ed è gente -valorosa nell'armi. Sarebbe la massima delle follie se tre uomini presumessero -d'assalirli con buon successo. Conviene pertanto unire una forza -più ragguardevole, e so ben io dove trovarla. Voi siete entrambi, credo, -fedeli servi di Cedric il Sassone. Seguitemi adunque, nè mai sia detto, che -l'amico dell'Inghilterra e degl'Inglesi manchi di braccia per soccorrerlo -all'istante del pericolo; ma fa d'uopo non perder tempo, perchè già coloro -s'avviano.» -</p> - -<p> -E fatto a questi cenno di venirgli addietro, s'addentrò nella parte -più folta della foresta, per vie non disegnate da traccia umana, e Gurth -e Wamba il seguivano silenziosi. -</p> - -<p> -Ma il silenzio mal si confaceva all'umore di Wamba, che lo interruppe -finalmente, susurrando a mezza voce all'orecchio del camerata, ed -<span class="pagenum" id="Page_167">[167]</span> -accennando il pendaglio e il corno da caccia che tenea tuttavia fra le -mani: «Gurth, se non mi sbaglio, ho veduto guadagnar questo premio -che non è molto.» -</p> - -<p> -«Ed io» disse Gurth, parlando anche più sommesso «scommetterei -tutti i porci del mio padrone, che tre giorni fa, o a dir meglio tre -notti fa, ho udito la voce del bravo arciere che guadagnò questo premio, -e che or ne fa scorta.» -</p> - -<p> -«Amici» si volse ad essi Locksley, che ad onta di tutte le loro cautele -gli aveva intesi «poco rileva ora quel ch'io mi sia e che cosa sia. -Se arrivo a liberare il vostro padrone, avrete un motivo di riguardarmi -come il migliore fra gli amici dell'Inghilterra. Ch'io mi chiami poi sotto -tale o tal altro nome, ch'io tiri bene o mal l'arco, ch'io ami diportarmi -a luce di giorno o a chiaro di luna, sono cose le quali non v'appartengono, -e sulle quali fareste meglio a non prendervi fastidio.» -</p> - -<p> -«Mettemmo la testa nella gola del lione» disse Wamba all'orecchio -di Gurth. «Dio ne aiuti, che la possiam cavar fuori!» -</p> - -<p> -«Zitto!» rispose Gurth. «Guardati dal disgustarlo con alcuna -delle tue follie. Quanto a me, ho le mie buone ragioni a sperare che -tutta questa faccenda andrà a finir bene.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_168">[168]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XIX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">Soave è al peregrin poichè ha smarrita</p> -<p class="i02"> La via, se ascolta in fondo della selva</p> -<p class="i02"> Il salmeggiar di vigile eremita.</p> -<p class="i03"> <i>L'eremita della fontana di s. Clemente.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Solamente dopo tre ore di accelerato cammino, Wamba, Gurth e la -misteriosa lor guida, giunsero ad un diradamento di selva, nel cui mezzo -sorgeva enorme quercia, che coll'estese braccia spargea vasta ombra da -tutti i lati. Cinque o sei uomini, vestiti di giustacuor verde non men di -Locksley, stavano, a quanto parea, dormendo, sdraiati attorno dell'albero, -intanto che a qualche passo distante da essi camminava innanzi e -indietro un loro compagno posto di sentinella. -</p> - -<p> -Questa, all'udire il calpestio de' nostri viaggiatori che ad essa si avvicinavano, -diede ai compagni il segno di stare all'erta; ed essi balzati -in piede, afferrarono gli archi, preparandosi a lanciar le freccie ver quella -parte, d'onde credessero venir un pericolo. Ma non tardò il lor capo a -darsi a conoscere; al minaccievole atteggiamento succedettero i segnali di -rispetto e di subordinazione. -</p> - -<p> -«Dov'è Mugnaio?» chiese Locksley. -</p> - -<p> -«Su la strada di Rotheram.» -</p> - -<p> -«Con quanti uomini?» -</p> - -<p> -«Con sei, e con buona speranza di bottino; così ne assista san -Nicolò!» -</p> - -<p> -«Lodo la pietà vostra. E ove trovasi Allan-Dale?» -</p> - -<p> -«Dalla parte di Watling, ad appostare con quattro uomini il priore -di Jorvaulx.» -</p> - -<p> -«Ottimamente. E fra' Giocondo?» -</p> - -<p> -«Nella sua celletta.» -</p> - -<p> -«Vado a cercarlo. Voi intanto mettetevi attorno per radunarci nostri -colleghi; e raccoglietene quanti mai vi vien fatto raccoglierne, perchè -abbiamo a far caccia di certo selvaggiume che non fuggirà al nostro avvicinarsi, -ma si volterà contra noi. Che tutti sieno qui un'ora prima dell'alba — Aspettate -un momento» ei soggiunse, mentre quelli già s'apparecchiavano -ad eseguire il primo comando. «Io dimenticava la cosa la -più essenziale. Che un di voi prenda la strada di Torquilstone, del castello -di Frondeboeuf. Una banda di furfanti che hanno ardito addossarsi il nostro -uniforme, conducono colà prigionieri Cedric il Sassone e la sua comitiva. -È questo un insulto che si fa alla nostra gloria, e vuole il nostro -<span class="pagenum" id="Page_169">[169]</span> -onore che sia punito. Teneteli ben di mira, perchè quand'anche giugnessero -al castello prima che le nostre forze fossero raunate, converrebbe -ad ogni costo studiar modo di vendicarsi e di sottrarre dalle branche di -costoro i prigionieri che s'arrogarono di fare, vestiti dei nostri panni. Seguitateli -da vicino, e il miglior camminatore fra voi si assuma tale incarico -e quello di ragguagliarmi di tutto.» -</p> - -<p> -Quella brigata si sbandò prendendo varie diritture a norma degli ordini -ricevuti, e il loro capo, seguitato sempre da Gurth e da Wamba -che il riguardavano con una tal qual rispettosa tema, mosse alla volta di -Copmanhurst. -</p> - -<p> -Giunti al picciolo diradamento di foresta, ad un lato del quale vedeansi -il romitaggio, e la cappella a metà diroccata di Copmanhurst, -Wamba disse sotto voce a Gurth: «Se la è la casa d'un ladro, si conferma -la verità dell'antico proverbio: <i>Presso la chiesa, lontano da Dio</i>; -e pei sonagli del mio berrettone! sì che la cosa è vera! Ascolta solo come -si salmeggia bene nel romitaggio.» -</p> - -<p> -Di fatto il pietoso anacoreta cantava allora una canzon da taverna, e -in quel momento il cavalier Nero ne ripeteva a coro con esso il ritornello. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Il sugo di pergola</p> -<p class="i02"> Dà forza al pensiero,</p> -<p class="i02"> Sereno fa il cor.</p> -<p class="i01">Che tardi tu a mescere?</p> -<p class="i02"> Hai fiasco e bicchiero.</p> -<p class="i02"> Ve' come zampilla!</p> -<p class="i02"> Non perdasi stilla</p> -<p class="i02"> Del grato licor!</p> -</div></div> - -<p> -«Affè non cantano male» disse Wamba che aveva accompagnate -colla sua le voci dei due cantori, «ma per il nome di tutti i santi! chi -sarebbesi aspettato di udire l'intonazione d'un tal mattutino nella cella -d'un eremita?» -</p> - -<p> -«Oh! per me non ne sono punto maravigliato» rispose Gurth. -«Mi assicurano che l'eremita di Copmanhurst è un uomo che si dà bel -tempo, e che non si fa scrupolo d'ammazzare un daino. M'hanno anche -detto che il boscaiuolo ha mosse doglianze contro di lui all'ufiziale regio, -e che d'ora in poi gli sarà proibito di portar cappuccio e cocolla.» -</p> - -<p> -Intanto ch'essi in tal modo discorrevano, Locksley co' suoi replicati -picchii alla porta scompigliò non poco l'anacoreta e il suo ospite. -«Per la mia cocolla!» disse l'eremita fermandosi a metà d'una cadenza -«sta a vedere che abbiamo ancora altri viaggiatori smarriti! non vorrei -per l'onore del mio cappuccio che ne sorprendessero in mezzo a questi -santi esercizi. Tutti hanno i lor nemici, ser Neghittoso, e vi potrebbe esser -gente tanto maligna da confondere il modo cordiale con cui ho accolto, -in questa breve durata di tre ore, un viaggiatore affaticato come eravate -voi, da confonderlo dissi con una gozzoviglia da dissoluti, da briachi: -<span class="pagenum" id="Page_170">[170]</span> -e la dissolutezza e l'ubbriachezza son vizi, grazie a san Dunstano, contrari -così alla mia indole come alla mia professione.» -</p> - -<p> -«Guardate che vili calunniatori si danno!» soggiunse il cavaliere. «Così -stesse in me il castigarli. Ma avete ragione, santo eremita. Tutti abbiamo i -nostri nemici, e in questo regno vivono tali persone che, costretto a vederle -in faccia vorrei essere coperto del mio elmetto, non mai a viso scoperto.» -</p> - -<p> -«Copritevi dunque col vostro elmo, ser cavaliere, e fate presto quanto -la vostra indole ve lo permette. Intanto vado a riporre nell'armadio segreto -il fiaschetto, le tazze e il rimanente del pasticcio, e perchè non -ascoltino quel ch'io mi operi al di fuori, fatemi da secondo in ciò che -adesso stò per cantare. Pensate solamente al tuono della cantilena, non vi -prendete fastidio delle parole. Sarà molto se le saprò io profferire.» -</p> - -<p> -Detto ciò, e mentre facea scomparire gli avanzi del banchetto, intonò -con voce forte e sonora un <i>De profundis</i>, intanto che il cavaliere, -riponendosi in fretta la sua armatura, e ridendo di tutto cuore lo accompagnava -colla sua voce. -</p> - -<p> -«Che mattutino del diavolo cantate voi dunque a tal ora?» sclamò -Locksley picchiando una seconda volta. -</p> - -<p> -Il romore di quel canto, e fors'anche le copiose libazioni che fatte -avea l'eremita, gli furono cagione di non riconoscere la voce che gli parlava, -quindi rispose col solito formolario: «Tirate diritto per la vostra -strada, e non disturbate ne' lor divoti esercizi due servi di san Dunstano.» -</p> - -<p> -«Cane d'un eremita!» udì rispondersi verso la strada. «Non ravvisi -la voce di Locksley?» -</p> - -<p> -«Va ottimamente» disse l'eremita voltosi all'ospite. «Non v'è -da temer cosa alcuna.» -</p> - -<p> -«Ma chi è questo straniero? Rileva a me di saperlo.» -</p> - -<p> -«<i>Chi è?</i> Vi dico che è un amico.» -</p> - -<p> -«Ma qual'è quest'amico. Può esserlo di voi, non di me.» -</p> - -<p> -«<i>Qual'è questo amico?</i> È più facile l'interrogazione di quel che -sia la risposta! Però or che ci penso: è l'onesto boscaiuolo del quale vi -ho già parlato.» -</p> - -<p> -«Onesto boscaiuolo, come voi pio eremita?» -</p> - -<p> -«Tal quale.» -</p> - -<p> -«Apritegli dunque, se non amate che egli vi sfondi la porta.» In -quel momento appunto Locksley picchiava per la terza volta. -</p> - -<p> -I cani sulle prime non mancarono d'abbaiare, ma il loro instinto -avendo fatto che s'accorgessero chi fosse la persona nuovamente giunta, si -diedero a raspare la porta quasi chiedendo essi pure che gli venisse aperto. -</p> - -<p> -S'aperse finalmente questa porta, e Locksley, entrò unitamente ai -suoi due compagni. -</p> - -<p> -«Eremita» disse Locksley in veggendo il cavaliere «dove hai tu -pescato questo nuovo collega?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_171">[171]</span> -</p> - -<p> -«Un fratello del nostro ordine» rispose sorridendo il romito «noi -abbiamo passato insieme in orazione la notte.» -</p> - -<p> -«Credo bene ch'ei sia un individuo della chiesa militante<a class="tag" id="tag25" href="#note25">[25]</a>. Da -qualche giorno ne vediam molti a correre i campi. Ma ciò non fa alla -questione. Oggi abbiamo bisogno della nostra gente, sieno cherici o secolari. -Dunque tu ne farai la buona grazia di lasciare la cocolla e il rosario -per armarti d'arco e di chiaverina.» Indi traendolo in disparte: -«Tu sei matto a quanto mi pare. Perchè dar ricetto nella tua abitazione ad -un cavaliere che non conosci? Hai forse dimenticati i nostri regolamenti?» -</p> - -<p> -«<i>Ch'io non conosco!</i> Lo conosco quanto un mendicante conosce -la sua scodella.» -</p> - -<p> -«Presto dunque! il suo nome.» -</p> - -<p> -«<i>Il suo nome!</i> come se fossi uomo da bere in compagnia d'un altro -senza saperne il nome! Si chiama il cavalier Neghittoso.» -</p> - -<p> -«Tu hai bevuto più del bisogno, eremita, e voglia Dio che tu non -abbi cianciato nella stessa proporzione.» -</p> - -<p> -«Arcier valoroso» si volse a Locksley il cavaliere «non fate rimproveri -al mio giocondo albergatore. Ei non ha potuto negarmi ospitalità, -perchè già l'avrei costretto a concedermela.» -</p> - -<p> -«<i>Costretto!</i>» replicò l'eremita. «Aspettate ch'io abbia cambiata -questa cocolla in un giustacuor verde, e vedremo chi sia buono di costrignermi -a cosa che non mi garbi.» -</p> - -<p> -Così parlando gittò la cocolla in un canto del romitaggio, e lasciò -vedersi in camiciuola e brache verdi, pregando Wamba l'aiutasse ad addossare -il giustacuore ch'era del colore degli altri arredi. -</p> - -<p> -«Credete voi» disse Wamba «ch'io possa in buona coscienza aiutare -un santo eremita a trasformarsi in un cacciatore o in un.... non -so che cosa?» -</p> - -<p> -«Non temere» rispose l'eremita. «Se commetto qualche peccatuzzo in -giustacuor verde, la virtù della cocolla lo cancella all'atto di rivestirla.» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere» disse Locksley, tanto che l'eremita dava termine -alla sua acconciatura «non potete negarlo. Il vostro coraggio fu quello -che decise della vittoria nel secondo dì del torneo.» -</p> - -<p> -«E quando ciò fosse, arcier valoroso, che conseguenza ne vorreste -indurre?» -</p> - -<p> -«Di riguardarvi come un uomo propenso ad assumere le parti del -debole e dell'oppresso.» -</p> - -<p> -«Ciò è debito d'ogni vero cavaliere, e ben mi spiacerebbe se si -potesse sol sospettare ch'io non l'adempiessi.» -</p> - -<p> -«Desidererei dunque che foste altrettanto buon Inglese come prode -cavaliere, perchè l'impresa di cui m'accade parlarvi, gli è vero che per -<span class="pagenum" id="Page_172">[172]</span> -sè medesima va nella classe de' doveri d'un uomo onesto, ma riguarda -soprattutto quelli che ad ogni verace Inglese s'aspettano.» -</p> - -<p> -«Quand'è così non potevate volermi meglio. Non v'è nessuno cui -stiano più a cuore di me gli interessi d'un Inglese, sia pur l'ultimo fra essi.» -</p> - -<p> -«Ascoltatemi dunque, e vi farò consapevole d'un mio disegno, al -quale se siete veramente quello che vi dimostrate, potete onorevolmente -cooperare. Una banda di scellerati, addossando l'abito d'individui che -valgono assai meglio di loro, si sono impadroniti delle persone di Cedric -il Sassone, della pupilla di lui, del suo amico Atelstano di Coningsburgo, -e di tutta la lor comitiva; or li conducono al castello di Torquilstone, -situato in questa selva, e appartenente ad un nobile normanno. Chiedo a -voi, se qual prode cavaliere e verace Inglese, volete soccorrerci a liberarli.» -</p> - -<p> -«Io l'ho qual mio debito. Vorrei però sapere chi vi siate, voi che -mi parlate in favore di queste persone.» -</p> - -<p> -«Io sono... un uomo senza nome, ma l'amico del mio paese. -Per ora gli è d'uopo vi contentiate di non saperne di più, la qual cosa -dovrebbe esservi tanto meno difficile che desiderate voi stesso di rimanere -incognito. Credete nondimeno che allorchè ho data una parola, ella è -inviolabile quanto s'io portassi speroni d'oro.» -</p> - -<p> -«Lo credo senza fatica. Sono avvezzo a legger nelle fisonomie, e -dalla vostra apparisce che dobbiate essere uom d'onore e risoluto. Non vi -farò quindi maggiori interrogazioni, limitandomi a dirvi che m'adoprerò -di buon grado alla liberazione di questi oppressi prigionieri, dopo di che -spero ci conosceremo meglio e avremo luogo d'essere l'un l'altro contenti.» -</p> - -<p> -«Così dunque» disse all'orecchio di Gurth Wamba, che dopo avere -data la sua opera all'acconciarsi dell'eremita, pian pianino s'era avvicinato -agli interlocutori ed in tempo d'udire la conclusione del dialogo -«così dunque avremo un nuovo confederato, il cui valore, voglio almeno -sperarlo, dovrebb'essere di miglior lega che non la religione del romito -e l'onestà della nostra scorta; perchè, ti parlo chiaro, quel Locksley mi -presenta la fisonomia d'un vero scorridore, e il reverendo cenobita d'un -ipocrita il più sfrontato.» -</p> - -<p> -«Zitto Wamba, zitto!» rispose Gurth. «Tutto ciò può essere verità, -ma tutte le verità non è bene il dirle. Poi. Se venisse anche il diavolo -colle sue corna ad offerirmi soccorso per mettere in libertà il nostro padrone -e lady Rowena, non so se avessi tanta religione da ricusarne l'offerta.» -</p> - -<p> -Dopo che l'eremita ebbe cambiato di abito, come dicemmo, trasse -dal suo armadio segreto le proprie armi, ed imbracciò lo scudo che sul -sinistro omero gli posava; il coltello da caccia gli pendea dal cinturino -che reggeva pure un buon numero di freccie, e teneva in mano l'arco ed -una specie di chiaverina. Primo ad uscire dal romitorio, quando ne furono -fuori tutti gli altri, chiuse accuratamente la porta, tra la quale e -la soglia ascose la chiave. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_173">[173]</span> -</p> - -<p> -«Ma, sei tu veramente in istato di poterne esser giovevole?» a costui -chiese Locksley. «I fumi del vino che hai bevuto non ti annebbiano -niente il cervello?» -</p> - -<p> -«Non posso negarti, che mi sembra veder tutti gli alberi ballare -d'intorno a me, e che le mie gambe non mi permetterebbero di ballare -con essi, ma il potere di san Dunstano è grande, e tra poco, il vedrai, -non parrà nè manco ch'io abbia bevuto.» -</p> - -<p> -Così dicendo, s'accostò al bacino di sasso, entro cui, come dicemmo, -cadea l'acqua della sorgente, scorrendo poscia in piccolo ruscello, -e detto la <i>fontana di san Dunstano</i>. Ivi stesosi col ventre a terra, bebbe -tanta di quell'acqua, che parea volesse inaridire la fonte. -</p> - -<p> -«Santo eremita di Copmanhurst» sclamò il cavalier Nero «quanto -tempo è che non vi siete sbramato sì lautamente di quest'acqua?» -</p> - -<p> -«Due anni e tre mesi, e fu una volta che un bariletto di Canarie -lasciò sfuggire il liquor contenuto per una fessura non canonica; allora -mi convenne stare alla bevanda somministratami dalla liberalità del mio -santo avvocato.» -</p> - -<p> -Dopo avere indi immerso e faccia e mani nella fontana, rialzossi, e -brandita la sua chiaverina: «Ove sono» gridò «questi malviventi, questi -rapitori di giovinette che non hanno voglia di farsi rapire da essi? Mi -porti il diavolo se non mi basta l'animo d'atterrarne una dozzina!» -</p> - -<p> -«Oh! non istate a bestemmiare, santo eremita» sclamò il cavalier Nero. -</p> - -<p> -«Che eremita, in nome di Dio? Non v'è più eremita, cavalier Neghittoso. -Per san Giorgio e pel suo Dragone! quando ho buttato via il -cappuccio, non son più un incappucciato; e allorchè ho indosso il mio -giustacuor verde, sono in istato di bere, bestemmiare, spiegazzar gonnelle, -al pari di qualsivoglia armigero di questo regno.» -</p> - -<p> -«Via, via! nostro cappellano» disse Locksley «marciamo come si -dee e in silenzio. Tu parli solo più che non farebbe in giorno di festa -tutto un convento, quando l'abate s'è coricato. Non è tempo questo da -perdere in ciance, ma di pensare a raccogliere le nostre forze; e affè ne -avremo bisogno se ci tocca dare l'assalto al castello di Frondeboeuf.» -</p> - -<p> -«Che ascolto?» sclamò il cavalier Nero. «Egli è Frondeboeuf che -arresta i sudditi del re in sulla strada maestra? Da quando in qua è egli -divenuto un oppressore, un assassino?» -</p> - -<p> -«Quanto a oppressore lo è sempre stato» disse Locksley. -</p> - -<p> -«E quanto ad assassino» aggiunse l'eremita «son certo, lo è dieci -volte più di molti assassini che ho l'onor di conoscere.» -</p> - -<p> -«Avanti, eremita, avanti» disse Locksley «e taci una volta. Il nostro -assunto ora è di trovarci presto al luogo dell'adunata, non di mettere -alla luce cose, che è decenza come prudenza il tenere velate.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_174">[174]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Oh quanto fu volger di lune e soli</p> -<p class="i01">«Dacchè quest'atrio, sì famoso un giorno.</p> -<p class="i01">«Fama, gioia, beltade in un raccolte</p> -<p class="i01">«Non mira più! nè sotto a queste antiche</p> -<p class="i01">«Gotiche vôlte omai sona che voce</p> -<p class="i01">«Dall'età spente; voce che ai nipoti</p> -<p class="i01">«In fero tuon rimembra le virtudi</p> -<p class="i01">«De' lor grand'avi che l'avel ricopre!</p> -<p class="i10"> <span class="smcap">Orra</span>, <i>Tragedia</i>.</p> -</div> -</div> - -<p> -Mentre le persone di cui favellammo vegliavano alla liberazione di Cedric -e dei suoi compagni, gli armigeri che se ne erano impadroniti, li -guidavano al luogo di sicurezza, ove divisato aveano tenerli prigioni. Ma -sendo oscurissima la notte, e questa razza di scorridori mal pratica delle -giravolte della selva, accadde che si videro costretti a molte pause, ed -anche una o due volte a tornare addietro, per accertarsi meglio della -strada che doveano tenere. Ed ebbero d'uopo del ritorno dell'aurora per -rimanere convinti che si trovavano sulla buona strada; la qual cosa avendoli -confortati non poco, incominciarono ad affrettare il cammino. -</p> - -<p> -Allora i due finti capi di banditi vennero fra loro a tal parlamento. -</p> - -<p> -«Bracy» disse il Templario «gli è tempo che ci lasciate per prepararvi -al secondo atto della nostra commedia, e sostener la parte di cavaliere -liberatore.» -</p> - -<p> -«Ho fatte altre considerazioni» rispose Bracy «ed ho risoluto di -non abbandonar la mia preda sintantochè io non l'abbia posta in sicuro -nel castello di Frondeboeuf. Allora solamente mi mostrerò a lady Rowena -sotto il mio consueto abito, e farò, spero, perdonare all'impeto dell'amorosa -passione, la violenza di cui confesserommi colpevole.» -</p> - -<p> -«E qual motivo di grazia vi ha fatto cambiare disegno?» -</p> - -<p> -«Questa cosa poi, cred'io, non riguarda che me medesimo.» -</p> - -<p> -«Vorrei però sperare, ser cavaliere, che a tal cambiamento non -avessero data origine i sospetti ingiuriosi al mio onore, destatisi, o per -meglio dire che Fitzurse cercò destare, nell'animo vostro.» -</p> - -<p> -«Oh! in tali cose non prendo consigli che da me medesimo. Lo -sapete il proverbio: <i>il diavolo ride se il ladro ruba al ladro</i>, e per altra -parte sappiamo che il fuoco e le fiamme dell'inferno non ratterrebbero un -templario dall'abbandonarsi all'impeto delle sue passioni.» -</p> - -<p> -«Nè il condottiero d'una banda franca dal temere per parte d'un -amico e d'un collega que' trattamenti ch'egli è solito fare agli altri.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_175">[175]</span> -</p> - -<p> -«A nulla or giova il rimprovero di rimbalzo. Mi basta conoscere -quai principii di morale professi l'ordine de' Templarii per non somministrarvi -da me medesimo l'occasione di togliermi una preziosa conquista -che tanti rischi mi costa l'assicurarmi.» -</p> - -<p> -«Ma nella presente circostanza che temete, o Bracy? Vi sono però -conosciuti i nostri voti.» -</p> - -<p> -«E anche in qual guisa li rispettate. I codici amorosi, ser Templario, -vengono interpretati assai liberamente in Palestina, e nella presente -bisogna non mi sento di confidar nulla alla vostra coscienza.» -</p> - -<p> -«Ebbene, Bracy, sappiate dunque la verità. Non saprei che farmi -della vostra dea dagli occhi azzurri. Contemplando le nostre prigioniere -ho veduti due begli occhi neri. Quelli, quelli mi han conquistato.» -</p> - -<p> -«Che ascolto? Vi degnereste della cameriera?» -</p> - -<p> -«No, sul mio onore. I miei sguardi non si abbassano tanto; pure -fra le nostre prigioniere trovo una preda che equivale ben alla vostra.» -</p> - -<p> -«Per l'antico Testamento!» sclamò Bracy. «Forse la bella ebrea?» -</p> - -<p> -«Ebbene! chi oserà trovarci a ridire?» -</p> - -<p> -«Nessun ch'io mi sappia. Ma la vostra coscienza non vi rimproccerebbe -una tresca aperta con un'Ebrea?» -</p> - -<p> -«La coscienza d'un uomo che ha ammazzato trecento Saracini può -essere più tranquilla di molte altre, nè ha bisogno di atterrire ad ogni -minimo peccatuzzo, come il farebbe la coscienza d'una villanella nel presentarsi -al confessionale la vigilia di Pasqua.» -</p> - -<p> -«Eh! infine spetta a voi di sapere i privilegi del vostro onore. Pur -vedete! avrei giurato che, più ancora degli occhi della leggiadra Ebrea, -vagheggiaste i danari dell'usuraio suo genitore.» -</p> - -<p> -«Non dirò che il danaro d'Isacco non abbia il suo merito. Ma -credete voi che Frondeboeuf avesse voluto prestarne il proprio castello -senza speranza di partecipare allo spoglio? Or dunque, io gli cedo Isacco -per sua porzion di bottino, e come gli è giusto ch'io parimente abbia -la mia, ho posti gli occhi sulla bella Rebecca. Adesso che vi son noti -i miei divisamenti, tornerete alle prime massime? Voi vedete che per -parte mia non vi resta alcuna cosa a temere.» -</p> - -<p> -«No, no; le prime massime le ho affatto abbiurate, nè voglio perder -le tracce della mia preda nemmeno un istante. Le cose che mi avete -raccontate possono essere verissime, ma non mi fido della coscienza d'un -uomo, che avendo ammazzati trecento saracini, si è assicurato un sì vistoso -capitale d'indulgenze da non atterrirlo un peccato veniale di più.» -</p> - -<p> -Intantochè i nostri due eroi duravano in tale disputa, Cedric si -sforzava, ma invano, onde rilevare da' suoi custodi chi fossero, e da -quai disegni mossi coloro che il tenevano prigioniere. -</p> - -<p> -«Voi siete Inglesi, giusta ogni apparenza» ei dicea loro «e vivadio! -vi conducete come se foste Normanni. Sarete, non ne dubito, miei -<span class="pagenum" id="Page_176">[176]</span> -vicini, e dovreste quindi esser ancor miei amici, perchè qual è nom inglese -de' miei dintorni che possa volermi male? Persin fra voi, che vi -siete rifuggiti ne' boschi onde sottrarvi alla persecuzione, fra voi contra -i quali sta un bando che vi mette fuori della società, trovasi taluno che -è ricorso più d'una volta alla mia protezione, e l'ha ottenuta, perchè -mi faceano pietà le vostre sventure e i vostri patimenti, e le mie maledizioni -andavano addosso alla tirannide, sola cagione del genere di vita -che abbracciaste, e che non sarebbe mai stato il vostro. Che cosa dunque -volete fare di me? Da quest'atto di violenza qual vantaggio potete -voi ripromettervi? E nulla mi rispondete? Peggiori delle belve feroci -nella vostra condotta, siete ancor muti com'esse?» -</p> - -<p> -Ma tutti questi discorsi nulla valevano a fare che que' ribaldi parlassero. -Troppe buone ragioni aveano di serbar il silenzio, perchè a romperlo -li potessero indurre nè le querele, nè i rimproveri di Cedric. Continuarono -a marciare con frettoloso passo, sintantochè in fondo ad un -viale di grandi alberi, si presentasse Torquilstone, castello antico, il quale -per diritto di usurpazione apparteneva in quei giorni a ser Reginaldo Frondeboeuf. -Tal era la forma di questa picciola rocca. Dal mezzo di essa alzavasi -un'alta torre di base quadrata, e circondata di edifizi più bassi, -che dominavano un cortile di superficie circolare. Intorno al muro di ricinto -stagnava una fossa, cui somministrava le acque un vicino ruscello. -Frondeboeuf, che per suo cattivo animo si crescea continuamente il numero -de' nemici, avea aggiunte nuove fortificazioni al castello col far costruire -alte torri ad ogn'angolo del medesimo. L'ingresso erane da una -parte per un ponte levatoio che terminavasi ad una pesante porta di ferro -fiancheggiata da due torricelle, dall'altra per un portello di soccorso di -stretto andito, che confinava con un fortino innalzato ad esterna difesa. -</p> - -<p> -Non appena le cime delle torri di Torquilstone, che tappezzate -d'edere e di porracine rifletteano i raggi del sol nascente, ferirono il -guardo di Cedric, non gli rimase più dubbiezza alcuna sull'origine della -cattività cui soggiaceva. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-176a"></a> - <img src="images/ill-176a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella banda, dopo di che apertasi la porta -e calato il ponte levatojo, la cavalcata entrò nel cortile.</i> pag. 177.</p> -</div> - -<p> -«Ah!» sclamò egli, vôlto ai suoi barbari condottieri, «io avea ingiuriato -i ladri, e gli scorridori che infestano questi boschi col supporre -individui delle lor bande coloro che mi arrestarono. Avrei potuto con egual -fondamento confondere le volpi della mia patria e i lupi arrabbiati delle -francesi foreste. Ditemi, sciagurati, è la mia vita che il vostro padrone -desidera, o pretende impossessarsi delle mie sostanze? Non è cosa tollerabile, -è egli vero, che rimangano, ancora sulla Inghilterra solamente due -Sassoni, il nobile Atelstano ed io, i quali tuttavia possedano il lor retaggio! -Che si tarda adunque a darci morte, a compir l'opera della tirannide -togliendoci e dominii e vita dopo averne rapita la libertà? Se Cedric -il Sassone non può salvar l'Inghilterra, egli è contento di morire essendosi -sagrificato per essa. Dite al tiranno vostro padrone, che lo prego -<span class="pagenum" id="Page_177">[177]</span> -solamente a rimettere in onorevole libertà lady Rowena. Nulla ei può -temer da una donna, e periscono con noi tutti quelli che avrebbero potuto -parteggiare per la sua causa.» -</p> - -<p> -Ma tal discorso non ebbe maggior risposta che il primo; e giunsero -finalmente alla porta del castello, innanzi alla quale Bracy sonò il corno -tre volte. Alcuni armigeri vennero a riconoscere quella banda, dopo di -che apertasi la porta e calato il ponte levatoio, la cavalcata entrò nel -cortile. Fatti scendere da cavallo i prigionieri furono condotti in una sala, -ov'erano apparecchiati reficiamenti per essi, reficiamenti ricusati da tutti -fuorchè dal solo Atelstano. Ma il discendente del santo re Confessore non -ebbe tempo di far intero diritto al merito di quella imbandigione, perchè -gli venne annunziato com'egli e Cedric dovessero andar a starsi in una -stanza spartata da quella che assegnavasi a lady Rowena. E poichè sarebbe -stata inutile ogni resistenza, si videro nella necessità di seguire le loro -scorte in un grande appartamento sostenuti da due ordini di pilastri di -macigno, quai ne vediamo anche oggidì nei refettorii de' monasteri e nelle -sale serbate alle adunanze capitolari. -</p> - -<p> -Dopo avere disgiunta dalle persone del suo seguito lady Rowena, la -condussero, veramente usando compitezza, ma non consultando l'inclinazione, -in un'ala del castello. Tal distinzione di mal augurio, fu parimente -conceduta a Rebecca. Vane tornarono le ferventissime e interminabili -supplicazioni del padre, che messo a tali strette giunse fino ad offerire -denaro per non venir separato dalla figlia. «Cane d'un miscredente!» -gli disse una di quelle guardie «quando avrai veduto il canile -che t'aspetta, non ti dorrai se non ne partecipa la figlia tua.» E -senz'altre discussioni furono tratti il padre da una parte, la figlia dall'altra. -Toltesi indi l'armi alle persone del seguito di Cedric e d'Atelstano, -e dopo essere stati frugati per ogni dove, vennero chiusi nella prigion -del castello. Lady Rowena non potè nè manco ottenere la consolazione -di serbare Elgitta presso di sè. -</p> - -<p> -L'appartamento, entro cui stavano rinchiusi i nostri due capi Sassoni, -perchè d'essi primieramente incomincieremo a far discorso, comunque -allor trasformato in una prigione, fu in altri tempi la sala maggiore -del castello; ma poi sottratto a quest'uso, perchè fra le cose, che il nuovo -occupante aggiunse a quell'edifizio, sia per affortificarlo, sia per renderlo -aggradevole, noveravasi una grande sala, le cui soffitta reggeano pilastri -più leggieri ed eleganti, ed abbelliti di fregi, che i Normanni avevano -già introdotti nell'architettura. -</p> - -<p> -Cedric trascorreva a grandi passi quel luogo tutto assorto nelle considerazioni -che gl'inspirava la indignazione sulle cose presenti e sulle passate. -La negghienza intanto d'Atelstano a questo tenea vece di filosofia -e di rassegnazione nel fargli tutto sopportare, fuorchè gl'incomodi fisici -dell'istante. Laonde il dolore della condizione cui vedevasi ridotto, gli si -<span class="pagenum" id="Page_178">[178]</span> -facea sentire sì lievemente, che le animate esclamazioni di Cedric, appena -e a quando a quando soltanto, otteneano qualche segno di approvazione -da lui. -</p> - -<p> -«Sì» Cedric diceva, un poco favellando con sè stesso, un poco indirigendosi -ad Atelstano «gli è in questa sala medesima, che mio padre -stette a convito con Torquil Wolfganger, allorchè questo nobile Sassone -ricevette il prode quanto infelice Aroldo, che marciava in que' dì contro -i Norvegi collegatisi a Tosti ribelle. Fu in questa sala, che Aroldo diede -quella sì altera risposta all'ambasciatore d'un fratello voltosi contro di lui. -Quante volte acceso da quell'entusiasmo il mio genitore mi fe' racconto -di tale storia! Allorchè l'inviato di Tosti fu ammesso in questa sala, che -vedete sì grande, ella non bastava perchè vi capisse tutta la folla dei nobili -capi Sassoni, gareggianti di porsi attorno al loro re, e tutti ammessi -alla sua mensa!» -</p> - -<p> -Tali ultimi accenti scossero la fantasia d'Atelstano. «Spero» dice -egli «che non dimenticheranno, quando sarà mezzogiorno, di mandarne -il desinare. Ci hanno appena dato il tempo di far colezione. Poi non mi -piace il cibarmi subito sceso da cavallo, ad onta che i medici lo dian -per consiglio. Il mio appetito in quel punto non mi serve mai bene.» -</p> - -<p> -Cedric continuò il suo racconto senza por mente che Atelstano lo -avesse interrotto. -</p> - -<p> -«L'inviato di Tosti s'innoltrò in questa sala, nè la fisonomia di lui -dava a divedere che lo intimidissero i minaccevoli sguardi de' circostanti; -indi postosi dinanzi al trono del re, rispettosamente lo salutò. — Ser Re, -gli disse, quali patti può sperare da voi il fratel vostro, Tosti, se dimettendo -l'armi, vi chiede la pace? — La tenerezza d'un fratello, rispose -il generoso Aroldo, e il bel ducato di Nortumberlandia. — E se -Tosti accetta queste condizioni, riprese a dire l'inviato, quali terre -concederete voi al confederato fedele del mio commettente, ad Hardrada, -re di Norvegia? — Sei piedi di terreno, alteramente Aroldo rispose, -e solamente perchè lo dicon gigante, gli concederemo forse qualche -piede di più. — Rintronò di applausi la sala, e ciascun capo prese la -tazza, e fu bevuto all'onore del giorno in cui Hardrada entrerebbe in -possesso di tal dominio dell'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Mi unirei di buon cuore a que' plaudenti» Atelstano soggiunse -«perchè la sete mi attacca la lingua al palato.» -</p> - -<p> -«L'inviato» continuò Cedric malgrado il poco vezzo che d'udire sì -fatta storia mostrava Atelstano «riportò tal duplice messaggio a Tosti e -al confederato di Tosti. Allora le mura di Stamford divennero spettatrici -di quella terribile pugna, in cui dopo operate cose di prodigioso valore, -Tosti e il re di Norvegia morsero la polve con diecimila de' loro soldati. -Chi avrebbe creduto il giorno schiaratore di sì nobile trionfo, esser pur -quello che vide veleggiare i navigli normanni, que' navigli che approdarono -<span class="pagenum" id="Page_179">[179]</span> -alle coste della contea di Sussex? Chi avrebbe creduto che l'infelice -Aroldo non dovesse omai possedere nel suo reame più de' sette piedi -di terra da lui conceduti al sovrano della Norvegia? Chi avrebbe creduto, -che voi, nobile Atelstano, voi uscito del sangue di Aroldo, io figlio -di un guerriero, che non fu tra i minori sostegni del trono dei re Sassoni, -diverremmo prigionieri d'uno spregevol normanno, in questa sala -medesima, fatta celebre per ricordanze tanto gloriose?» -</p> - -<p> -«Ella è una cosa molestissima» rispose Atelstano; «però vorrei -sperare ce ne spacciassimo pagando un ragionevol riscatto. Ma qual che -siasi l'intenzion di costoro, per lo meno non dovrebbero avere quella di -affamarne. Il giorno s'innoltra; e non vedo nessun apparecchio di mensa. -Osservate per quella finestra, nobile Cedric, e dall'altezza del sole giudicate -voi medesimo, se sia vicino o no mezzogiorno.» -</p> - -<p> -«Sarà vicino; ma nè manco a quella finestra mi posso volgere, senza -che una tal vista mi porti ad altre considerazioni non meno penose, benchè -non si riferiscano sì immediatamente allo stato in cui ci troviamo. — Quando -fu fatta quella finestra, mio nobile amico, i nostri maggiori -non conoscevano l'arte di fabbricare il vetro, e molto meno quella di -dipingerlo. L'orgoglio del vostro avolo, del padre di Wolfganger fu quello -che tirò dalla Normandia un artigiano, e ciò a solo fine di vedere il proprio -castello arricchito delle decorazioni di tal nuovo lusso, che imbratta -di colori fantastici la pura luce del cielo. Questo straniero venne fra noi -tapino, mendico, umile fino ad essere abbietto, pronto a far di berrettone -all'ultimo servo delle nostre case. Tornò via superbo, carico d'oro; -e portò fra' suoi compatriotti le notizie dell'opulenza e della semplicità -de' nobili Sassoni. Tal nostra pazzia era stata antiveduta e predetta da -Hengist e dalle sue rozze tribù; e per questa sola ragione conservavano -religiosamente i costumi dei loro padri. Fu nel dipartircene, che incominciammo -a chiamare fra noi questi stranieri, a farne i nostri servi di confidenza, -i nostri amici, a prender da essi le loro arti e i loro artisti; a -disprezzare le costumanze semplici de' nostri antenati. In somma noi eravamo -infiacchiti dal lusso normanno, prima che l'armi normanne ci soggiogassero. -Oh! i nostri cibi, non guastati dalla stessa ricercatezza, goduti -in pace e libertà, valeano ben meglio di tutti que' delicati camangiari, -la cui ingordigia ci ha messi co' piedi e co' pugni legati nelle mani de' nostri -conquistatori.» -</p> - -<p> -«In questo momento» tal fu l'osservazione d'Atelstano «non v'è -cibo semplice che non mi sembrasse vivanda delicatissima. Ma io trasecolo, -nobile Cedric, come voi serbiate sì minutamente la ricordanza -degli avvenimenti trascorsi ch'è un pezzo, quando poi dimenticate l'ora -del pranzo.» -</p> - -<p> -«Ah! lo vedo» disse a sè medesimo impazientito Cedric «gli è un -perder tempo il parlargli d'altra cosa che del suo appetito. L'anima di -<span class="pagenum" id="Page_180">[180]</span> -Ardicanuto s'è impossessata di quel corpo. Non sa che sia diletto se -non se a mensa e col bicchiere alla mano. Mio Dio!» soggiunse riguardandolo -compassionevolmente «e sarà vero che un esterno sì nobile, -sì dignitoso, nasconda un'anima tanto goffa, tanto grossolana? -E sarà vero che la grand'opera della rigenerazione dell'Inghilterra -debba reggersi ad un perno così diffettoso? Potrebb'essere che lady -Rowena, divenutane finalmente sposa, gli desse un poco di quella sua -anima generosa e nobile, ridestasse in lui i sentimenti di patrio amore, -che vorrei anche sperarlo, non sono fuorchè intorpiditi. Lady Rowena! -Ma e come adesso pensare a ciò, se ella, Atelstano ed io siam fra -le mani d'un bruttale, d'un mascalzone, e forse il siamo perchè si teme -che il lasciarci liberi metta in pericolo i crudeli nostri oppressori!» -</p> - -<p> -Mentre Cedric stava assorto in così affliggenti contemplazioni, si vide -aprir la porta della sala, innanzi a cui presentossi uno scudiere scalco, -che avea in mano una bianca verga, distintivo della sua carica. A questo -personaggio d'alto affare, che movea gravemente i passi, teneano dietro -quattro servi, che portavano una tavola imbandita di vivande, la cui vista, -il cui odore, parve facessero dimenticare ogn'altra idea ad Atelstano. -Mascherati erano costoro, non meno dello scudiere scalco che li guidava. -</p> - -<p> -«Che significano queste maschere» tai detti volse a quella gente -Cedric; «e a che giovano? Crede forse il vostro padrone che noi ignoriamo -ove ne abbian condotti o il nome di chi ne tien prigionieri? Ditegli» -continuò il Sassone premuroso di cogliere tale occasione per negoziare -la sua libertà «dite a Reginaldo Frondeboeuf, che vediam bene come -per trattarne in sì fatta guisa egli non possa avere altro motivo se non -se una insaziabile cupidigia di arricchire a nostre spese. Ebbene! cediamo -alla sua rapacità, come date eguali circostanze, cederemmo a quella d'un -assassino. Proponga egli il riscatto che pretende, e lo pagheremo se sarà -proporzionato alle nostre facoltà.» -</p> - -<p> -Lo scudiere scalco per tutta risposta fece un rispettoso inchino. -</p> - -<p> -«E ditegli ancora» soggiunse Atelstano «che lo sfido a duello ad -ultimo sangue, sia a piedi o a cavallo, e in quel sicuro luogo che gli -sarà in grado di scegliere dopo trascorsa d'otto giorni la nostra liberazione. -S'egli ha onore, se è cavaliere, non ricuserà un tale cartello.» -</p> - -<p> -Lo scudiere replicò l'inchino e partì. -</p> - -<p> -Simil disfida poteva essere intimata con qualche maggior dignità; perchè -Atelstano nel pronunziarne gli accenti avea piena la bocca, e affaccendate -assai le mascelle, circostanza che aggiunta a naturale perplessità -tolse alla maggior parte di questo cartello quel tuono minaccevole con cui -il discendente de' re Sassoni s'intendeva d'accompagnarlo. Nondimeno -Cedric n'ebbe qualche speranza che il suo collega cominciasse a risentirsi, -quanto l'onore il volea dell'insulto sofferto da entrambi, e si consolò; -perchè a dir vero ad onta del rispetto ch'ei portava al sublime legnaggio, -<span class="pagenum" id="Page_181">[181]</span> -d'onde Atelstano scendea, cominciava a prender nausea d'un tanto durare -nell'indolenza. Laonde afferrò la mano dell'amico, e gliela strinse -di tutto cuore, come per dargli un contrassegno di approvare questo nobile -sfogo di generosi sentimenti, ma si raffreddò alquanto in Cedric l'entusiasmo -del giubilo che avea concetto, allorchè udì Atelstano esclamare -«ch'ei vorrebbe combattere dodici uomini eguali a Frondeboeuf per -uscir più presto d'un esecrabil castello ove si metteva aglio in tutte le -vivande.» Comunque spiacesse a Cedric che il suo collega cedendo alla -sensualità avesse fatta simile ricaduta nell'antica negghienza, pure si pose -a desco rimpetto a lui, e die' a divedere che se le sventure del suo paese -lo rendeano immemore dell'ora della mensa, non quindi avea perduto il -buon appetito ed altre simili qualità lodevoli de' Sassoni antenati, del che -diede valevoli prove, sedutosi a mensa. -</p> - -<p> -I prigionieri non aveano ancora terminato il pranzo, allorchè li distolse -da un affare sì rilevante, almeno per Atelstano, il suono d'un -corno che venne per tre volte ripetuto con tanta violenza, come se chi -gli dava fiato fosse stato un cavaliere errante, venuto a liberare giovane -beltà racchiusa entro la rocca e possessore del magico strumento atto a -farla crollare. I due Sassoni s'alzarono in piedi correndo alla finestra, -senza però potere appagare la propria curiosità, perchè tutti quegl'invetriati -guardavano nel cortile. Pure tale squillo pareva annunziasse avvenimento -d'alta importanza, e tanto più il diedero a credere il tumulto e -l'agitazione che poco dopo si misero per tutto il castello. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_182">[182]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«I miei scudi! la figlia! — La figlia, oh Dio! gli scudi.</p> -<p class="i13"> <i>Il mercante di Venezia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Poichè i due capi Sassoni videro inutili i loro sforzi ad appagare la curiosità, -pensarono ad appagare almen l'appetito tornando a rimettersi a -mensa. Noi li lasceremo intesi a tale lavoro, per fare una visita ad Isacco -d'York, condannato ad una ben rigorosa cattività. -</p> - -<p> -Il povero Ebreo era stato confinato in un sotterraneo umido e malsano, -il cui pavimento stava di sotto all'altezza della fossa che circondava -il castello. Non vi penetrava luce fuorchè per uno spiraglio alto sì che il -prigioniere non vi giugneva colla mano. Anche in pieno meriggio vi regnava -soltanto una specie di crepuscolo, e questo cambiavasi in buie tenebre -molto tempo prima che l'altre parti del castello rimanessero prive della -luce del giorno. Parecchie catene e ferri rugginosi, saldamente attaccati -alle pareti, sembravano aver servito ad uso di prigionieri, de' quali si -fossero temuti il vigore e il coraggio. A crescere ivi l'orrore, alcune ossa -umane indicavano che, almeno un prigioniere, altra volta era morto e -rimasto privo di sepoltura in quello spaventevol soggiorno. -</p> - -<p> -Ad una estremità della caverna trovavasi immenso forno di ferro, -pieno di carbone, alla cui parte suprema stavano per traverso spranghe -di ferro corrose dalla ruggine. -</p> - -<p> -Sì tetro spettacolo avrebbe potuto addiacciare un'anima ben più forte -di quella d'Isacco: pure, in tale istante di vero pericolo, era egli più -tranquillo che allorquando s'atterriva da sè medesimo pascolando idee -vaghe d'incerti rischi. Così il lepre, a quanto asseriscono i cacciatori, -sopporta più tormentosa agonia, allorch'è inseguito dal veltro, che nell'atto -di dimenarsi sotto i suoi denti<a class="tag" id="tag26" href="#note26">[26]</a>. Gli è probabile che i Giudei, -usi a vivere fra perpetui spaventi, avessero apparecchiato lo spirito a quanto -d'orribile la tirannide poteva inventare contr'essi, e che poi divenendo la -vittima di qualche violenza, fossero almeno immuni dalla sorpresa, più -atta a infiacchir l'animo di quanto il sia lo stesso terrore. Aggiungasi -non essere stata quella la prima volta che Isacco trovavasi in sì cattivi -frangenti. Egli avea pertanto una specie di guida e conforto nell'esperienza, -e potea sperare di sottrarsi ai suoi persecutori, come avea fatto -altre volte. Stava in oltre per lui quella inflessibile ostinazione, quella risolutezza -<span class="pagenum" id="Page_183">[183]</span> -indomabile, onde gli Ebrei il più delle volte si apparecchiavano -a sofferire quanti tormenti poteva inventar l'oppressione anzichè cedere -alle ingiuste domande dei loro tiranni. -</p> - -<p> -Fermo quindi nel disegno di resistere ai patimenti, Isacco raccolse, -ravvolgendosele a mezza vita, le vesti a fine di salvarle dall'umidità indi -sedè sopra un sasso, unico scanno che fosse in quel carcere. Quelle sue -mani ch'ei si teneva incrocicchiate sul petto, que' disordinati capelli, quella -lunga barba, quel suo mantello foderato di pelliccia, e quel grande berrettone -giallo, osservati alla incerta luce del fievol raggio diurno che lo -spiraglio tramandava, avrebbero offerto un argomento degno del pennello -di Rembrandt, se questo illustre pittore fosse vissuto a que' giorni. Il nostro -Ebreo passò tre ore senza cambiar postura, allorchè dopo essersi fatte -udire alcune pedate di persone che scendevan la scala, vennero tolti con -orrido fracasso i catenacci della prigione, e s'aggirò stridendo su i cardini -suoi quella porta, per cui entrava Reginaldo, al quale tennero dietro -due schiavi saracini del seguito del Templario. -</p> - -<p> -Frondeboeuf, cui la natura largheggiò d'un'atletica complessione e -d'un vigore formidabile, avea trascorsa tutta la sua vita nel far la guerra -e, quand'era tempo di pace, nel commettere aggressioni contra alcuno -de' suoi vicini. Non mai titubò nella scelta de' modi onde aumentare di -ricchezze e possanza. A tale indole di costui conformavano i lineamenti -ruvidi, selvaggi e feroci, e le stesse cicatrici, di cui spesseggiava il suo -volto, e che a tutt'altri avrebbero conciliato il rispetto dovuto ad impronte -onorevoli di valore, in esso raddoppiavano piuttosto l'orrore e lo -spavento dalla presenza di lui inspirati. Questo tremendo barone vestiva -un giustacuore di cuoio, bene stretto ai suoi muscoli, e logoro in più -luoghi dall'armatura che sovente egli imbracciava. Sola arme eragli un -pugnale a sinistra del cinturino, e in tal qual modo contrabbilanciava -un mazzo di chiavi che gli pendea dalla parte destra. -</p> - -<p> -I due schiavi mori che lo seguivano aveano dimesso lo sfarzoso loro -abito orientale, che fece luogo a lunghe brache e camiciuole di tela grossolana, -le cui maniche rialzate fino al gomito davano a costoro l'aspetto -di beccai quando vanno in macellaria a compiere le fazioni del lor mestiere. -Ciascun d'essi portava un canestro coperto, e appena entrati, si -fermarono dinanzi alla porta, nel chiuder la quale Frondeboeuf pose la -massima cura. Indi accostatosi a lenti passi all'Ebreo, fisò gli occhi sopra -di lui quasi volendo far prova se avessero l'influsso che viene attribuito -ad alcuni serpenti, di ammaliare cioè la lor preda. E per vero sarebbesi -creduto che il torvo e feroce occhio di Frondeboeuf avesse tal virtù malefica -sul suo misero prigioniero. A bocca spalancata, cogli occhi fisi in -Frondeboeuf, dimentico de' propositi di coraggio cui fatti avea, il povero -Isacco fu preso da tale e tanto spavento, che non trovò la forza di moversi -per sorgere in piedi e dar qualche dimostrazione di rispetto al tiranno, -<span class="pagenum" id="Page_184">[184]</span> -o per accostare soltanto la mano al berrettone. Attratte ne divenner -le membra, e parea impicciolisse da sè medesimo la propria statura, -onde occupare il minore spazio possibile. -</p> - -<p> -Il cavaliere Normanno sollevava il capo, e concedea intero rialzo alla -propria statura, di per sè medesima gigantesca, come aquila che solleva -alteramente le penne prima di piombare addosso all'indifesa sua preda. -Fermatosi tre passi lontano dal sasso, su di cui stava seduto l'infelice -Ebreo, fe' cenno d'accostarsi ad un de' suoi schiavi, al qual comando -obbedì il negro satellite, levando fuor del canestro un paio di grandi -bilance, e diversi pesi che depose a piè di Reginaldo, tornato indi presso -il suo collega che non si era scostato dalla porta. -</p> - -<p> -Anche ogn'atto di queste due scolte era lento e solenne, come di -persone che tenessero concentrate le proprie idee a sostenere esattamente -la loro parte in una imminente scena d'orrore. -</p> - -<p> -Sì cupo silenzio venne finalmente rotto da Frondeboeuf, che tal -complimento volse ad Isacco. -</p> - -<p> -«Maledetto cane, uscito di razza pur maledetta!» e il tuono malauguroso -di questa frase lo apparve anche più perchè il ripetè ogni eco -di quella vôlta «vedi tu queste bilance?» -</p> - -<p> -Lo sgraziato Ebreo non ebbe forza di rispondere che chinando, in -modo di chi afferma, la testa. -</p> - -<p> -«Ebbene! fa di mestieri che su queste tu mi pesi mille libbre -d'argento di peso e titolo della Torre di Londra.» -</p> - -<p> -«Beato Abramo!» sclamò Isacco, cui il senapismo di tal proposta -fe' ricuperare la voce «chi v'è al mondo che abbia mai pensato a far -domanda sì esorbitante! Quali occhi d'uomo han mai visto tanto argento? -Quand'anche frugaste tutte le case degli Ebrei d'York, non arrivereste -a metterlo insieme.» -</p> - -<p> -«Non sono poi uomo irragionevole. Se l'argento è sì raro, non fo -difficoltà a ricever oro, e prenderemo un ragguaglio di sei libbre d'argento -per ogni marco di questo metallo. Non vedo altro espediente per -risparmiare al tuo miserabil carcame tai supplizi che tu stesso non te li -puoi figurare.» -</p> - -<p> -«Abbiate compassione di me, nobile cavaliere. Io son vecchio, stremenzito, -povero, e fin immeritevole della vostra collera. Che onore è -per voi lo stritolare un povero verme della terra?» -</p> - -<p> -«Che tu sia vecchio può darsi, ed è un'infamia di coloro che ti -hanno lasciato invecchiare nel tuo mestier d'usuraio. Voglio anche credere -stremenzito, perchè qual è il giudeo che abbia o braccio o coraggio? -Ma quanto a povero, tutto il mondo sa che sei ricco.» -</p> - -<p> -«Vi giuro, nobile cavaliere, per tutto quello che credo, per tutto -quello che crediamo voi ed io....» -</p> - -<p> -«Ebreo, non spergiurare, e bada colla tua ostinazione di non mettere -<span class="pagenum" id="Page_185">[185]</span> -tu medesimo il suggello al tuo destino prima di aver ben veduto e -ponderato il trattamento che ti sta aspettando. E non pensar già ch'io -dica così a solo fine di spaventarti, o di vantaggiare della viltà ereditaria -in tutta la tua genia. Ti giuro per quello che tu non credi, per l'evangelio -che la nostra santa madre Chiesa ne insegna<a class="tag" id="tag27" href="#note27">[27]</a>, pel potere ch'ella -ha di legare e disciogliere, per le chiavi del cielo che le furono confidate, -per tutte queste cose io giuro essere presa, e inevitabilmente presa la mia -risoluzione, e giuro sarà eseguita. In questo carcere, come devi accorgertene, -non si celia. Vi son morti, senza che mai più siasi inteso parlar -di loro, prigionieri, le diecimila volte più di te ragguardevoli. Ma la -lor morte fu un passatempo a confronto di quella che t'ho serbata. Te -la sentirai venir lentamente e in mezzo a patimenti d'inferno.» -</p> - -<p> -Indi fe' cenno agli schiavi di avvicinarsi, e parlò ad essi nella loro -lingua, ch'egli avea imparata nella Palestina, ove fors'anche divenne maestro -nelle atrocità. I Saracini apersero i lor canestri, donde trassero legne, -un piccolo mantice, e un fiasco d'olio. Intanto che batteasi l'acciarino -per accendere il lume, un di costoro aggiustava le legne nel forno -di ferro da noi descritto, affinchè potessero infiammare il carbone collocatovi -entro al quale scopo prestamente aggiunsero col soccorso del -mantice. -</p> - -<p> -«Isacco» disse allora Frondeboeuf «vedi tu quell'ardente fornace, -e quelle spranghe di ferro che l'attraversano a mezza altezza? Tal sarà -il morbido letto sopra cui verrai adagiato. Uno di cotesti schiavi ti manterrà -sotto il fuoco, mentre l'altro ugnerà d'olio le tue membra, affinchè -l'arrosto non bruci. Eleggi pertanto fra questo talamo ardente e il -pagamento di mille libbre d'argento, perchè pel capo di mio padre! altra -alternativa non ti rimane.» -</p> - -<p> -«Egli è impossibile» disse tremando l'Ebreo «che voi abbiate con -fermo proposito concepito un tale disegno. Il Dio benefico della natura -non ha mai creato cuori capaci di compiere sì fatta crudeltà.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_186">[186]</span> -</p> - -<p> -«Non ti fidare a ciò, Isacco. Un conto mal fatto potrebbe fruttarti -mal pro. Credi tu che le preghiere, le grida, i gemiti d'uno sgraziato -ebreo, potranno smovere me dalla mia risoluzione; me, che ho veduto -dar sacco ad una città, entro cui perivano a migliaia i Cristiani, quai -consunti dal ferro e quai dal fuoco? O speri trovare qualche pietà in -questi Negri che non conoscono nè legge nè patria, o altra coscienza fuorchè -il valor d'un padrone? che al menomo cenno di questo adoperano indifferentemente -corda o palo, ferro o veleno, che nemmeno intenderebbero -la lingua in cui tu potessi implorar la lor compassione? Vecchio, opera -con saggezza, e spacciati della parte superflua delle tue ricchezze, mettendo -fra le mani d'un Cristiano una porzione di quanto a furia d'usure -guadagnasti sovra altri Cristiani. Non ti mancherà modo di tornar presto -a far enfiar la tua borsa: ma sdrajato che tu sia una volta su queste -spranghe non vi sarà nulla che guarisca il tuo cuoio e la tua carne bruciata. -Contami, ti dissi, la somma del tuo riscatto, e rallegrati d'uscire -a sì buon mercato d'una prigione, cui molti galantuomini si sarebbero -augurato sottrarsi a tal prezzo. Ma sbrighiamoci; perchè non ho tempo -da perdere: pronunzia e scegli fra la tua pelle e il tuo danaro.» -</p> - -<p> -«Che Abramo e tutti i santi patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco. -«La scelta mi diviene impossibile, perchè non ho modo di soddisfare -inchiesta così smodata.» -</p> - -<p> -«Impadronitevi di lui, e fate il vostro dovere» disse Frondeboeuf -in lingua Saracina ai suoi due schiavi; «poi vengano, se il potranno, ad -aiutarlo i suoi patriarchi!» -</p> - -<p> -Trattisi innanzi i due schiavi afferrarono quello sciagurato, e strappatolo -dal sasso su di cui era seduto, lo tennero in piedi fra mezzo di -loro, e colle mani sulle vesti e gli occhi fisi in Reginaldo, aspettavano -il suo cenno per dispogliare Isacco, e compiere il rimanente di quella -brutta bisogna. L'infelice Ebreo riguardava, or Frondeboeuf, ora i ministri -della costui crudeltà, sempre lusingandosi di scorgere ne' loro sguardi -qualche indizio di misericordia; ma l'aspetto del barone serbavasi cupo e -feroce, e il suo sorriso ironico ben annunziava come ad ogni pietà fosse -chiuso quel cuore, le pupille malaugorose de' barbari Saracini in continuo -giro esprimevano la lor feroce impazienza di vedere avverato un supplizio -da cui si ripromettevano orribil diletto. Finalmente Isacco portando -gli occhi al braciaio struggitore ove stava per venir coricato, e vista dileguarsi -ogn'altra speranza, ogni idea di fermezza lo abbandonò. -</p> - -<p> -«Pagherò le mille libbre d'argento» diss'ei sospirando, «intendiamoci -però» aggiunse dopo avere meditato un istante «le pagherò col -soccorso de' miei confratelli, perchè mi è d'uopo andar mendicando a tutte -le porte della Sinagoga per procacciarmi una somma tanto enorme, tanto -inaudita. Quand'è, e dov'è ch'io debbo sborsarvela?» -</p> - -<p> -«Qui. Sotto la vôlta di questa caverna debb'essere contata e pesata -<span class="pagenum" id="Page_187">[187]</span> -Pensi tu forse ch'io voglia restituirti la libertà prima d'aver conseguita -la somma del tuo riscatto?» -</p> - -<p> -«E quando poi questa sarà pagata, qual mallevadore avrò d'esser -libero?» -</p> - -<p> -«La parola d'un nobile Normanno, vile usuraio; la fede d'un nobile -Normanno, più pura, cento volte più pura che non tutto l'oro e l'argento -della detestabile ciurma de' tuoi.» -</p> - -<p> -«Vi domando mille e mille volte perdono, nobile cavaliere,» disse -con voce paurosa l'Ebreo. «Ma e perchè dovrei io fidarmi interamente -alla parola di chi non vuol credere buona la mia?» -</p> - -<p> -«Perchè non puoi fare a meno. Se tu fossi ora in casa tua a York, -presso il tuo scrigno, e ch'io venissi a supplicarti di prestarmi pochi <i>shekel</i> -metteresti pure i tuoi patti, vorresti cauzioni, prescriveresti il tempo della -restituzione, l'interesse. Or bene. Qui ho uguali vantaggi sopra di te, -nè cambierò un'iota alle pretensioni che t'ho spiegate.» -</p> - -<p> -Mise un gemito profondo il Giudeo. «Spero almeno» ei soggiunse -«che dopo sborsato questo riscatto, saranno liberi con me i miei compagni -di viaggio. Essi parimente mi sprezzavano siccome ebreo; pur mossi -a compassione dell'angustia in cui mi trovarono, permisero ch'io viaggiassi -di conserva con loro; unico motivo per cui caddero nell'agguato -che a me solo era teso. Poi così essi potranno aiutarmi a pagare una porzione -di questa smisurata somma che voi pretendete.» -</p> - -<p> -«Se parlando de' tuoi compagni di viaggio, intendi dire que' due -porcaiuoli Sassoni, gli affari loro non hanno nulla di commune co' tuoi. -Ebreo, pensa alle cose tue, nè t'impacciare di quelle degli altri.» -</p> - -<p> -«Ma almeno rimetterete in libertà quel giovine ferito, ch'io conduceva -a York in mia compagnia.» -</p> - -<p> -«Te l'ho da ripetere un'altra volta? Pensa alle cose tue, nè t'impacciare -di quelle degli altri. O per meglio dire, pensa a pagare il tuo -riscatto, e nel termine il più breve.» -</p> - -<p> -«Ascoltatemi nondimeno» Isacco riprese a dire «e ascoltatemi per -amore anche di quel danaro che volete ottenere a costo della vostra...» -Qui s'interruppe per paura di movere ad ira l'impetuoso Normanno. -</p> - -<p> -«Segui pure. A costo della mia coscienza, vuoi dire. Parla senza -timore, Isacco; già t'avvertii: non sono irragionevole, e so che chi perde -al giuoco non ha forza di ridere; quindi posso sopportare le rampogne -se mi vengono fin da un Ebreo. Tu però non avesti eguale pazienza, -quando provocasti dinanzi ai tribunali Giacomo Fitz-Dottorel, non reo -d'altro che d'averti chiamato col tuo titolo di sanguisuga, d'infame usuraio, -dopo che le tue avanie gli ebbero divorato tutto il suo patrimonio.» -</p> - -<p> -«Giuro per il Talmud, che a tal proposito sorpresero vostro Valore<a class="tag" id="tag28" href="#note28">[28]</a>, -<span class="pagenum" id="Page_188">[188]</span> -nobile cavaliere. Fitz-Dottorel avea brandito il pugnale contro di me nella -mia casa medesima, perchè gli domandai quello che mi veniva, e si trattava -d'un pagamento che doveva essermi stato fatto fin nella Pasqua precedente.» -</p> - -<p> -«Ma ciò poco m'importa» rispose con aria non curante Frondeboeuf; -«il caso è di sapere ora quando toccherò quello che tu devi a me. -Quand'è dunque, Isacco, che tu mi sborserai i <i>shekel</i>?» -</p> - -<p> -«Nobile cavaliere, basterà mandare con un vostro salvocondotto a -York mia figlia Rebecca, e passato il tempo necessario all'andata e al ritorno, -il danaro...» qui si fermò per dar varco ad un sospiro profondissimo -«il danaro vi sarà sborsato.» -</p> - -<p> -«Tua figlia!» sclamò Frondeboeuf col tuono d'uomo sorpreso. «Affè, -Isacco, mi spiace non averlo saputo prima. Io ho sempre creduto quella -giovinetta dagli occhi neri non ti appartenere che come la giovane Aga -apparteneva ad Abramo. Ho pensato che tu seguissi l'esempio de' tuoi patriarchi. -In somma l'ho ceduta per donna di governo al venerabile Templario, -ser Brian di Bois-Guilbert.» -</p> - -<p> -All'udir l'infausta notizia l'Ebreo mandò tale grido che ne rimbombarono -tutte le vôlte della caverna, e i Saracini ne furono soprappresi, -tanto di lasciarsi sfuggire di mano il mantello d'Isacco che fino allora avean -tenuto stretto col pugno. Il meschino si giovò di questa specie di libertà -per prostrarsi ai piedi di Frondeboeuf abbracciandone le ginocchia. -</p> - -<p> -«Abbiatevi tutto quanto mi chiedeste, nobile cavaliere; abbiatene -il doppio, chiedetemi quanto possedo; riducetemi alla mendicità, feritemi -col vostro pugnale, o fatemi stendere, se così vi piace, in quell'ardente -braciaio, ma salvatemi la figlia mia, liberate Rebecca. Se voi siete stato -concetto nel sen d'una donna, risparmiate l'onor d'una fanciulla priva -di ogni difesa. Essa è l'immagine della mia infelice Rachele, l'ultimo di -sei pegni ch'io ottenni dalla sua tenerezza. Volete voi togliere ad un misero -vecchio l'unica consolazione che gli rimane? Volete voi ridurre un -padre ad augurarsi che la propria figlia fosse stata collocata nella tomba -de' suoi maggiori prima che sua madre la partorisse?<a class="tag" id="tag29" href="#note29">[29]</a>.» -</p> - -<p> -«Avrei voluto saperlo prima» disse con aspro tuono il Normanno. -«Io credea che la vostra popolazione non avesse amor che al danaro.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-188a"></a> - <img src="images/ill-188a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Il suono di quel corno che mosse i due Sassoni a curiosità, e contemporanee a un tal suono molte -voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf.</i> pag. 189.</p> -</div> - -<p> -«Ah! non giudicate sì male la nostra nazione» rispose Isacco, dai -modi men truci del cavaliere confortato a speranza di commoverne il cuore -«la volpe e il gatto selvaggio inseguiti dai cacciatori non obbliano la loro -<span class="pagenum" id="Page_189">[189]</span> -prole, e la perseguitata stirpe d'Abramo ama i suoi figli, credetelo, con -altrettanta tenerezza quanta ne possano avere verso i proprii i Cristiani.» -</p> - -<p> -«Sia!» rispose Frondeboeuf. «Ciò mi sarà di norma per l'avvenire. -Ma quanto a te, Isacco, queste considerazioni all'istante non giovano. -Quel ch'è fatto è fatto. Sono corso in parola con un fratel d'armi, -nè gli mancherei per tutta la nazione ebraica riunita. In fine poi, che -gran danno è per la tua figlia l'essere schiava di Bois-Guilbert? Che male -può derivargliene?» -</p> - -<p> -«Che male?» sclamò torcendosi le mani il Giudeo «che male? Ov'è -il Templario che abbia rispettato la vita d'un uomo o l'onor d'una donna?» -</p> - -<p> -«Cane d'un infedele!» sclamò Frondeboeuf cogli occhi avvampanti -di sdegno, e forse pago d'aver trovato un pretesto ad ostentarlo «non -bestemmiare il santo ordine del tempio di Sion, e spacciati nel pagarmi il -riscatto che m'hai promesso, ed a cui non ho posto che il sol patto della -tua libertà.» -</p> - -<p> -«Masnadiere, assassino!» sclamò l'Ebreo, tratto fuor di sè in guisa -da non poter padroneggiare lo sdegno che lo trasportò «non ti pagherò -nulla. Tu non toccherai una mezz'oncia del mio danaro, se non mi restituisci -la figlia.» -</p> - -<p> -«Perdesti il giudizio, Israelita? O veramente possedi qualche incantesimo -che ti guarentisca il cuoio e le carni contro la forza del fuoco e dell'olio -bollente?» -</p> - -<p> -«Poco mi rileva» rispose Isacco, cui la paterna tenerezza avea spinto -alla disperazione. «Fa di me quel che vuoi, fa straziar queste membra; -arrostir le mie carni, divorale innanzi a' miei occhi. Anche mia figlia è mia -carne, e tal carne più preziosa ad un padre di quella ch'or tu minacci. Tu -non avrai argento da me, quando non fosse ch'io potessi fonderlo e versartelo -nella gola. No: non darei per te un obolo, se dovesse salvarti dalla -dannazione che l'intera tua vita si è meritata. Inventa nuovi supplizi per -farmi perire. Un Giudeo darà esempio d'affrontar tormenti a un Cristiano.» -</p> - -<p> -«Gli è quanto or vedremo» disse Frondeboeuf, «perchè per quel -santo segno che la tua nazione ha in orrore! tu stai per morire abbruciato. — Prendetelo» -disse agli schiavi «spogliatelo, indi venga incatenato -a quelle spranghe di ferro omai arroventite.» -</p> - -<p> -Isacco fece alcuni sforzi per resistere ai suoi carnefici, ma troppo impari -essendo la lotta, i Saracini gli strapparon di dosso il mantello, e -così avrebbero fatto dell'altre vesti, se ad essi parimente non si fosse fatto -udire il suono di quel corno che mosse i due Sassoni a curiosità, e contemporanee -a un tal suono molte voci, anzi grida che chiamavano Frondeboeuf. -Il barbaro cavaliere temendo esser sorpreso in quell'atto di atrocità -infernale, fe' segno agli schiavi di seguirlo, abbandonando frettolosamente -il sotterraneo, ove lasciò l'Ebreo, il quale diedesi a ringraziare il -Cielo della pausa che gli concedea, e ad implorare la protezione per sè -e per la diletta sua figlia. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_190">[190]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXII.</h2> -</div> - -<div class="blockchap"> -<p> -«Se poi, le sollecitudini, il rispetto, l'amore, -che vi ho dimostrato non bastano a vincere il -gelo di quel cuore; affè che vi farò la corte -come si aspetta ad un militare.» -</p> -<p class="indr"><i>I due Veronesi.</i></p> -</div> - -<p> -L'appartamento entro cui fu condotta lady Rowena era messo con -quella magnificenza priva di gusto in cui stavasi il lusso di que' giorni, -contrassegno di distinzione e riguardo che gli stessi prigionieri a lei pari -di grado non aveano ottenuto. I fregi però e le suppellettili del ridetto -appartamento erano stati notabilmente danneggiati dalla negligenza e dal -tempo, essendo trascorsi molti anni dopo la morte della moglie di Frondeboeuf, -che lo abitava, nè avendovi dimorato altri dappoi. Staccata in -più luoghi vedeasi la tappezzeria che ne ornava le pareti, altrove il sole -ne avea smunti i colori, e su tali apparati, come sugli altri arnesi scorgeansi -i guasti operati dagli anni. Tal quale ella era però sì fatta -stanza, venne giudicata la più degna da assegnarsi alla erede Sassone, -che fu lasciata ivi a meditare sul proprio destino, mentre gli altri personaggi -del criminoso dramma s'accordavano su le parti che ciascun di loro -dovea sostenere; la qual cosa venne pattuita in un parlamento che insieme -tennero Frondeboeuf, Bracy e il Templario. Dopo lungo discutere fra di -loro sui vantaggi che sarebbero derivati a ciascuno da tale impresa audacissima, -convennero finalmente anche sul modo di ripartire i prigionieri. -</p> - -<p> -Gli era pertanto vicino il mezzogiorno, allorchè Bracy, già primo -ad ideare il disegno della spedizione com'era primo nell'avervi interesse, -si pose in atto di compire i divisamenti concetti sulla mano e sulle ricchezze -dell'avvenente lady Rowena. -</p> - -<p> -Non però solamente nel parlamento dianzi descritto avea speso il -tempo dacchè era nel castello Bracy; poichè ne diede una parte ad acconciarsi -con tutta la ricercatezza che poteva essere in un cicisbeo di quella -età. Messi in disparte il giustacuor verde e la maschera, le sue lunghe -chiome annodate in trecce gli scendeano sopra sfarzoso mantello guarnito -di pelliccia; una specie di camiciuola venivagli sino a metà della gamba; -gli pendea sontuosa sciabola da cinturino ricamato d'oro. Accennammo -altrove la bizzarra usanza che dominava allora circa le punte delle scarpe; -ma quelle di Bracy presentavano il <i>nec plus ultra</i> dell'usanza medesima, -tanto lunghe e volte all'insù da poterle ottimamente credere due corna di -montone. Ma tal era nell'incominciare del secolo XII l'uniforme dei damerini, -nè potea negarsi il merito a Bracy di saper dargli spicco per vantaggio -<span class="pagenum" id="Page_191">[191]</span> -di figura e di modi ne' quali unite apparivano la compitezza d'un -cortigiano e la franchezza d'uom di guerra. -</p> - -<p> -Ei salutò lady Rowena levandosi il berrettone che era di velluto, e -fregiato di un medaglione d'oro ove si vedea scolpito s. Michele in atto -di conquidere il nemico del genere umano. Col capo tuttavia scoperto, -fece un cenno come per pregare lady Rowena a sedersi, e poichè questa -continuava a starsene in piedi, si levò il guanto offerendole la mano -per condurla vicino ad una seggiola. Ma Lady Rowena ricusò questa -sua premura volgendogli con nobile alterezza tai detti: -</p> - -<p> -«Se io sono dinanzi al mio carceriere<a class="tag" id="tag30" href="#note30">[30]</a>, e le circostanze mi costringono -a crederlo, ser cavaliere, è debito della prigioniera il rimanersi -in tale postura sintantochè ella abbia udito pronunziare il tenore del -suo destino.» -</p> - -<p> -«Leggiadra lady Rowena» rispose Bracy «io sono il vostro prigioniere, -e vi state alla presenza dell'uomo ridotto a tale condizione per -voi, non alla presenza d'un carceriere. Lungi da me fin l'idea di pronunziare -sul vostro destino! Da quelle labbra vezzose aspetto in vece -la sentenza che dee risolvere del mio.» -</p> - -<p> -«Non vi conosco, ser cavaliere» rispose lady Rowena sollevando -il capo con aria d'indignazione proporzionata all'oltraggio che al suo -grado e alla sua beltà veniva arrecato. «Non vi conosco, e l'audace famigliarità -ond'or pompeggiate meco di frasi da trovadore non è manto -valevole alla violenza usata da un masnadiere.» -</p> - -<p> -«Deh! incolpatene» riprese a dire Bracy che continuava sulle medesime -corde «incolpatene i vostri vezzi. Soli essi m'inspirarono quanto -potei farmi lecito, dimenticando persino il rispetto dovuto a colei che -ho scelta a sovrana di questo cuore.» -</p> - -<p> -«Vi replico che non vi conosco, e tutt'uom che porti catenella -e sproni d'oro<a class="tag" id="tag31" href="#note31">[31]</a> non dee presentarsi tenendo simil linguaggio ad una -donna indifesa.» -</p> - -<p> -«Ella è una sciagura per me il non essere da voi conosciuto, pure, -permettetemi lo sperare, che il nome di Bracy non vi soni affatto nuovo -<span class="pagenum" id="Page_192">[192]</span> -all'orecchio, poichè gli araldi d'armi lo divulgarono più d'una volta nei -tornei e su i campi delle battaglie, e poichè i <i>menestrelli</i> lo fecero scopo -ai loro canti.» -</p> - -<p> -«Lasciate dunque agli araldi d'armi e ai <i>menestrelli</i> la cura di esaltare -le vostre prodezze. Tai lodi staranno meglio nelle loro labbra che -nelle vostre; e ditemi intanto a quali archivi consegneranno la vittoria -che riportaste la scorsa notte sopra d'un vecchio seguito da alcuni servi -paurosi; e in quai libri registreranno la nobile impresa di rapire una giovane -inerme per trasportarla a suo malgrado nel castello d'un assassino.» -</p> - -<p> -«Voi siete ingiusta, lady Rowena» disse Bracy mordendosi le labbra -in aria d'uom confuso, e scendendo a gradi ad un tuono più a lui -confacevole di quello di caricato ganimede ch'egli aveva assunto da prima -«ed è perchè non sentite in voi stessa la forza d'una gran passione, -perchè non volete ammettere scusa sopra un delirio di frenesia, che fu -effetto della vostra avvenenza.» -</p> - -<p> -«Vi prego, ser Cavaliere, mettete in disparte il linguaggio de' girovaghi -cantarini; risuona male parlato da un nobile cavaliere qual -v'annunziate di essere. Certamente voi mi costringete ora a sedermi per -provarvi quant'io faccia lieve conto di questi fiori di galanteria fatti omai -rancidi col trovarsi in ogni ballata.» -</p> - -<p> -«La vostra alterezza» soggiunse Bracy, punto dal vedere come la via -de' modi cortesi non gli ottenesse che sprezzi «la vostra alterezza si è -scontrata in un animo non meno altero. Sappiate adunque che ho -fatto valere le mie pretensioni alla vostra mano nel modo il più convenevole -alla mia indole, e la vostra che ora conosco, mi prova essere voi -una fra quelle beltà da conquistarsi colla lancia in resta, e non adoperando -i gentili accenti d'un cortigiano.» -</p> - -<p> -«Se tai gentili accenti intendono solamente a celare la viltà del -procedere, divengono come la cintura d'un nobile cavaliere stretta a' fianchi -d'abbietto villano. Non mi fa or maraviglia la facilità con cui vi -siete stôlto da una ricercatezza di cortesia che v'impacciava. Nè il nego, -vi sareste fatto più onore conservando l'uniforme e il dialetto d'un masnadiere, -che cercando velar azioni di masnadiere coi colori troppo ad -esse estranei d'una accattata cortigianeria.» -</p> - -<p> -«Il vostro suggerimento è ottimo, lady Rowena, e conformando ora -l'ardire de' miei discorsi a quello delle mie azioni vi protesto che non -uscirete di questo castello se non se moglie di Maurizio di Bracy. Non -sono avvezzo ad incagliare nelle imprese cui mi cimento, e per altra parte -un Nobile Normanno non ha bisogno di giustificare sì scrupolosamente -la propria condotta agli occhi di una nobile Sassone, assai onorata da -lui se le offre la propria mano. Voi siete altera, lady Rowena. Ebbene! -ciò vi rende più degna d'appartenermi. Fuor dello sposarmi evvi forse -altra strada per voi onde innalzarvi al grado e agli onori che vi sono dovuti? -<span class="pagenum" id="Page_193">[193]</span> -Vedreste forse altra via più decorosa ad uscire d'una capanna, ove i -Sassoni fan vita comune co' propri maiali, uniche loro ricchezze? a trovarvi -collocata nel grado che vi si aspetta? a brillare fra le persone dell'Inghilterra -le più distinte per leggiadria, le più ragguardevoli per possanza?» -</p> - -<p> -«Ciò che avete la bontà di chiamar capanna, ser Cavaliere, mi fu -soggiorno sin dalla prima mia fanciullezza, e vi do parola, che se mai -giugnessi ad abbandonarlo di mia volontà, ciò sarebbe solamente per -seguire chi non disprezza l'asilo ove ebbi educazione, e quelle costumanze -cui m'ha affezionata la consuetudine.» -</p> - -<p> -«V'intendo, leggiadra milady, benchè voi crediate usar termini abbastanza -velati ond'io non giunga ad indovinarne il senso in tutta la loro -estensione. Ma mettete da una banda la speranza, che Riccardo risalisca -il soglio giammai, e molto più l'altra che Wilfrid d'Ivanhoe, favorito -di Riccardo, vi conduca qual propria sposa a' piedi di questo principe. -Tutt'altri che io toccando sì fatto cantino non potrebbe liberarsi dal -sentir qualche moto di gelosia; ma non mi rimoverà dalle risoluzioni, -in cui sono venuto con volontà la più deliberata, tal vostra passione priva -di speranza, e ch'io riguardo come una fanciullaggine. Posso dirvi -per altro che questo rivale sta in mio potere, che è qui prigioniero, che -Frondeboeuf non ne sa nulla, benchè bastasse una mia parola a farnelo -consapevole, e a destar nel suo cuore una gelosia che potrebb'essere ben -più funesta della mia al vostro amante.» -</p> - -<p> -«Qui Wilfrid!» sclamò lady Rowena. «Ah! ciò è vero quanto è -vero che Frondeboeuf gli è rivale.» -</p> - -<p> -Bracy fisò gli occhi un istante sopra di lei. «Da vero, nol sapevate?» -indi le disse. «Non sapevate nemmeno ch'ei facea viaggio nella -lettica dell'Ebrea? cocchio non v'ha dubbio addicevole ad un Crociato!» -Poi si diede a ridere in tuono schernevole. -</p> - -<p> -«S'egli è vero che qui si ritrovi» soggiunse lady Rowena con tuono -d'indifferenza sforzata, perchè si affaticava indarno a nascondere interamente -il tremore della persona, e le agitazioni che le portò nell'animo -sì fatto annunzio «in qual modo è desso rivale di Frondeboeuf? o -qual altra cosa può egli temere da costui oltre ad una cattività di poca -durata e alla necessità di pagare un ragionevol riscatto giusta gli usi -della cavalleria?» -</p> - -<p> -«Cadreste voi forse nell'abbaglio, solito però alle persone del vostro -sesso, di credere non esservi altri gelosi dispetti che quelli suscitati -dalla loro avvenenza? Non sapete che v'ha gelosie d'ambizione, d'onori, -di potere, di ricchezze, oltre a quella gelosia che è figlia di amore? Nè -credete che Frondeboeuf cercherà spacciarsi di chiunque possa contrariarlo -nelle sue pretensioni alla bella baronia d'Ivanhoe, da lui vagheggiata con -tanto ardore e con sì poco scrupolo, com'oserebbe uom che aspirasse al -cuore della più leggiadra fra le donne dell'Inghilterra?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_194">[194]</span> -</p> - -<p> -«Salvatelo, per amor del cielo, salvatelo» sclamò lady Rowena, -la cui fermezza fu vinta dal timore concetto in quel punto pe' dì dell'amante. -</p> - -<p> -«Posso, voglio salvarlo, e tal è la mia mente. Una volta che lady -Rowena sia divenuta sposa di Maurizio di Bracy, chi ardirebbe attentare -veruna cosa contro un parente di lei, contro il compagno della sua fanciullezza, -il figlio del suo tutore? Ma il dono della vostra mano dee comperare -la mia assistenza. Non son poi sì pazzo, nè d'un'indole tanto romanzesca -da voler compromettermi per sottrarre ai rischi, fra cui s'avvolge, -quell'uomo dal quale deriva il più possente fra gli ostacoli opposti -ai miei desiderii. Adoperate a pro di lui la prevalenza che avete sopra di -me, e non ha egli da temer cosa alcuna. Ma se ricusate l'omaggio del -mio cuore, Ivanhoe perirà, nè voi quindi sarete più libera.» -</p> - -<p> -«Questo tuono d'indifferenza e di durezza in voi sembra forzato» -disse lady Rowena guardando fisamente Bracy. «O voi non siete malvagio -quanto volete sembrarlo, o non avete tutto il potere che v'arrogate coi -detti.» -</p> - -<p> -«Non vi lasciate sedurre da tale idea» rispose Bracy «il tempo vi -darà a diveder com'è falsa. Pensate piuttosto che il vostro amante, cioè -l'amante che preferite, trovasi in questo castello, ferito, privo di protezione, -e pensate che la vita di lui è il cancello posto tra Frondeboeuf -e la cosa che Frondeboeuf antepone a tutte le bellezze dell'universo. Vi -immaginate forse che costasse molto a Reginaldo il rompere questo cancello -con un colpo di pugnale? Forse vi confidate in ciò, ch'ei non oserebbe -condursi a tal atto di aperta violenza. Sia pur anche. Ma un finto -medico può amministrare al ferito tale ricetta che lo guarisca per sempre -da tutti i mali. Ma la persona incaricata di servirlo durante l'infermità, -può ritrargli il capezzale di sotto la testa, e dar tale sforzo alla sua gola, -che impedendogli il respiro, gli agevoli il passaggio all'altro mondo<a class="tag" id="tag32" href="#note32">[32]</a>. -Così o colla prima o colla seconda delle additate maniere, Ivanhoe perirebbe, -senza che Frondeboeuf potesse venir sospettato autore della sua -morte. Dite così di Cedric.....» -</p> - -<p> -«Cedric!» sclamò lady Rowena «il mio nobile, il mio generoso -tutore! Ah! ben merito le sventure che mi opprimono, poichè ho potuto -dimenticarlo, tutta intesa coll'animo alla sorte del figlio suo.» -</p> - -<p> -«Sì: anche il destino di Cedric dipende dalle vostre deliberazioni» -soggiunse Bracy «e lascio a voi la cura di meditare su ciò.» -</p> - -<p> -Fino a tale istante, lady Rowena avea sostenuta quest'affliggentissima -scena con un'ammirabile intrepidezza, ma fu merito in gran parte del non -aver essa riguardato nè come così serio, nè tanto imminente il pericolo. -<span class="pagenum" id="Page_195">[195]</span> -La sua natural indole era quella che i fisonomisti generalmente attribuiscono -alle carnagioni bianche, mansueta, timorosa e sensiva; e sol doveva -ad educazione una tempera d'animo alquanto più forte. Usa a veder cedere -ad ogni sua menoma brama i voleri d'ognuno, e persino del medesimo -Cedric, imperiosissimo ver tutti gli altri, ella avea acquistato quella -specie di coraggio e di sicurezza, che sono in noi l'effetto della consuetudine -di vedere costantemente propensi e chini ai nostri voleri coloro coi -quali trascorriamo la nostra vita. Non sapea quasi Rowena formare a sè -stessa l'idea di resistenza ai propri disegni, e molto meno l'altra di vedersi -costretta cedere agli altrui comandi. -</p> - -<p> -Dopo avere girati gli occhi attorno di sè, quasi cercando soccorsi, -che le era impossibile allora il trovare, dopo aver mandate alcune esclamazioni -sconnesse, e che non presentavano verun significato, alzò le braccia -al cielo prorompendo in lagrime e abbandonandosi alla disperazione -la più violenta. Niuno l'avrebbe veduta in tale stato senza provarne pietà, -e lo stesso Bracy sentivasi commosso a proprio malgrado, benchè per vero -dire imbarazzato più ancora. Egli scorgea d'essersi spinto troppo innanzi -perchè gli fosse lecito tornare addietro, e per altra parte lady Rowena -ridotta era in tale stato che nè i ragionamenti nè le minacce più omai -potevano sopra di lei. Bracy trascorrea in lungo ed in largo l'appartamento, -ora tentando modi a calmare l'avvenente Sassone, ora studiando a qual -partito dovesse appigliarsi. -</p> - -<p> -«Se mi lascio intenerire» così ragionava egli fra sè medesimo «dai -pianti e dal dolore di questa inconsolabile divinità, qual frutto raccorrò -io dalla tentata spedizione, fuorchè vedere andate a male le belle speranze, -alle quali m'abbandonai, e per le quali mi son cimentato a tanti pericoli? -E mi toccherà inoltre sofferire i motteggi del principe Giovanni e -de' miei colleghi! Pure non mi sento fatto per la parte che impresi a sostenere. -Non mi regge l'animo vedere intrepido que' begli occhi che si -stemprano in lagrime, que' vezzosi lineamenti sformati dall'agonia della -disperazione. Oh almeno si foss'ella mantenuta negli atteggiamenti e nei -modi della primiera alterezza! ovvero avessi io, pari a Froudeboeuf, munito -il cuore d'un triplice bronzo!» -</p> - -<p> -Agitato fra tali considerazioni non trovò altro di meglio che pregar -replicatamente lady Rowena a tranquillarsi, procurare di farla certa che -non era in lei vero motivo di darsi in preda a cotanta disperazione; non -aver egli avuto in animo di cagionarle un'angoscia così violenta, essere -stato condotto da un eccesso di passione a prorompere in minacce ch'ei -si sarebbe vergognato di mandare ad effetto. Ma in mezzo ai conforti che -cercava procurarle, venne sorpreso dal suono per tre volte replicato di -quel corno, che nel tempo medesimo avea messi in trambusto tutti gli -abitanti del castello, e che avea rotto il corso degli spartati loro divisamenti -agli altri complici di Bracy, come vedremo ancora del Templario. -<span class="pagenum" id="Page_196">[196]</span> -De' tre confederati forse fu Bracy quegli che men si dolse del contrattempo, -perchè il suo colloquio con lady Rowena era giunto a tal termine che -gli divenivano cose egualmente scabrose il troncarlo ed il continuarlo. -</p> - -<p> -A tal passo crederemmo quasi mancare ad un dovere col non offerire -ai nostri leggitori qualche prova, più ancora degli incidenti nella nostra -storia narrati, atta a convincerli quanto sia conforme alla verità la trista -dipintura che loro abbiamo presentata intorno i costumi di quella età. -Egli è uno sgradevole argomento di considerazione il vedere che que' prodi -baroni, i quali colla nobile resistenza che opposero alle smodate pretensioni -della Corona, assicurarono la libertà dell'Inghilterra e i privilegi del -popolo inglese, sieno stati feroci oppressori eglino medesimi, ed abbiano -commessi atti abbominevoli, non solamente contrarii alle leggi della lor -patria, ma a quelle eziandio dell'umanità. Sfortunatamente un solo di -que' molti tratti che il giudizioso Henry attinse nelle opere degli scrittori -contemporanei a que' giorni, basta a dimostrare, che la finzione stessa -potrebbe appena aggiugnere alla cupa orridezza di tempi sì disastrosi. -</p> - -<p> -A quali atrocità potessero condursi per isfogare la violenza de' propri -appetiti i baroni e i signori de' castelli, tutti Normanni, lo dimostra la -descrizione delle crudeltà da essi usate, sotto il regno di Stefano<a class="tag" id="tag33" href="#note33">[33]</a>, descrizione -a noi trasmessa dall'autore della Cronaca Sassone. -</p> - -<p> -«Essi opprimevano il popolo» dic'egli «obbligandolo a fabbricare -castella, poi fabbricate queste, le empivano di malvagi, o per meglio dire -di demonii incarnati, il cui ministerio era impadronirsi delle persone d'entrambi -i sessi più distinte e per loro ricchezza più nominate; e queste -venivano gettate entro carceri ove soggiacevano a supplizi più crudeli di -quanti ne abbia un martire mai sopportati. Alcuni di tali infelici eran sepolti -nel fango, altri, sospesi o pei piedi o pel collo o pei polsi, venivano -sovrapposti ad ardenti braciai. Talvolta con nodose corde ne fasciavano i -capi e strigneano la legatura finchè i nodi penetrassero nel cervello delle -vittime, talora le gettavano in sotterranei zeppi di vipere, di rospi e di -serpenti.» -</p> - -<p> -Rimprocceremmo noi medesimi di crudeltà, se continuando fino al suo -termine questo orribile racconto, prolungassimo ai leggitori una ingrata -sensazione oltre all'uopo necessario allo scopo che ci eravamo prefissi. -</p> - -<p> -Altra prova, e forse la più forte di quante possano arrecarsi a dimostrare -i frutti amari allor prodotti dalla conquista si è, che l'imperatrice -Maria, comunque nata dal re di Scozia e imperatrice d'Alemagna, figlia, -sposa e madre di monarchi, fu costretta, mentre, giovine, soggiornò nell'Inghilterra -<span class="pagenum" id="Page_197">[197]</span> -ove ricevè educazione, ad assumere il velo monastico siccome -unica via di sottrarsi alle licenziose persecuzioni de' nobili Normanni. -Tal fu la particolarità che, siccome unico motivo de' professati voti, ella -addusse dinanzi al gran consiglio del clero Inglese, affinchè questi voti -medesimi venissero annullati; e quell'assemblea ammise la validità della -scusa; poi chiarendo le circostanze dalle quali questa sovrana fu spinta -ad abbracciare uno stato cui non avea vocazione, da ogni obbligo monastico -la liberò; dal quale atto rimase autenticata nel modo il più solenne -l'esistenza di tal effrenata dissolutezza che fece l'obbrobrio di quel -secolo. Non v'era chi negasse, diceasi, che dopo la conquista dell'Inghilterra -operata da Guglielmo, i Normanni venuti con esso, superbi -di tanto segnalata vittoria, non obbedivano ad altre leggi fuorchè alle -proprie passioni. Non solamente spogliavano di beni e poderi i Sassoni -debellati, ma faceano guerra aperta, e in brutal modo, all'onore delle -lor mogli e dei loro figli. Indi fu che così di sovente le vedove e le donzelle -pertenenti all'antica nobiltà del paese, si ritiravano nei conventi, ove -abito religioso vestivano, non mosse da claustral vocazione, ma perchè, -non rimaneva ad esse una via più sicura a serbare puro ed incontaminato -l'onore. -</p> - -<p> -Tal era la dissolutezza de' tempi, e tal la prova somministratane -da un atto pubblico dell'assemblea del clero Inglese, che Eadmer ne -ha serbato. Noi crediamo pertanto non avere d'uopo di maggiori documenti -ad accertare come e le tristi scene da noi presentate, e quelle che -ne toccherà presentar tuttavia, non possono sicuramente incontrar nota -di scostarsi da quanto è verisimile. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_198">[198]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Così lion poichè n'ha il cor ferito</p> -<p class="i01">«Di lionessa amata il grato aspetto,</p> -<p class="i01">«A palesarle amor tempra il ruggito.»</p> -<p class="i11"> <i>Douglas.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Intantochè ne' diversi spartimenti del castello accadeano le scene dianzi -descritte, ne appresentava un'altra l'ebrea Rebecca entro una delle torri -che Frondeboeuf avea fatto costruire a ciascun angolo del castello. Ivi ella -era stata condotta da uno de' suoi immascherati rapitori, i quali la introdussero -in una picciola stanza, ove trovossi alla presenza di vecchia sibilla, -intesa a filare e a canticchiare, o per meglio dire a borbottare un'antica -ballata sassone, quasi accompagnandone il tempo colle volte che imprimeva -al suo fuso. Sollevò essa il capo in veggendo entrare la bella Israelita, -e fisò sovr'essa uno sguardo invido e maligno, accoglienza usata che -l'avvenente giovinezza riceve dalla vecchiaia giunta a laidezza, tanto più -se con queste due qualità si mette per terzo compagno un talento malefico. -</p> - -<p> -«Su via, strega» sì disse una delle guide di Rebecca «spacciati, -e sgombra di qui; tal è il comando del nobile nostro padrone; gli è -duopo che tu ceda luogo ad una salvaggina più appetitosa di quel lurido -tuo carcame.» -</p> - -<p> -«Sì» disse brontolando la vecchia. «Così si pagano i miei servigi. -Fu un tempo che bastava una mia parola per far cacciare il migliore -fra gli uomini d'armi di questo castello. Or mi tocca ubbidire agli ordini -dell'ultimo mozzo di scuderia.» -</p> - -<p> -«Madonna Ulfrida» disse l'altro di que' due galantuomini «non -è questo il momento di far considerazioni, ma di obbedire e subito. Sai -che non ci vuol duro orecchio quando il padrone comanda. Tu hai goduto -al tuo tempo quant'altri mai possa godere. Il tuo sole ebbe il suo -mezzogiorno, or corre al tramonto; e somigli a vecchio caval di battaglia -messo nello stato di riforma; corresti di galoppo, or non se' più -buona nè manco al trotto. Su via, sbrigati e libera il campo.» -</p> - -<p> -«Siete due cani» soggiunse la vecchia «e possa divenirvi sepolcro -un canile! Voglio che Zernabok, il demonio degli antichi Sassoni, mi -strappi di qui a brani, se esco prima d'aver filato tutto il lino avvolto -all'intorno di questa rocca.» -</p> - -<p> -«Ne renderai conto al padrone» disse un di costoro; poi ritiratisi -entrambi, la lasciarono con Rebecca, cui movea nausea in uno e spavento -la presenza di tale orca. -</p> - -<p> -«Da che parte soffia mai il vento quest'oggi, e qual affare diabolico -<span class="pagenum" id="Page_199">[199]</span> -stan macchinando?» borbottò la vecchia, allorchè i due condottieri di -Rebecca furon partiti. Poi fisando con maligne occhiate Rebecca: «Veramente -non è difficile l'indovinarlo; occhi vivaci, capelli neri, pelle bianca -come la carta, prima che un sapiente l'abbia empiastrata con quella sua -morchia nera.... Sì, sì! apparisce chiaro il perchè l'abbiano mandata -in una torre ove non abito che io sola, in una torre d'onde un grido è -inteso come se chi lo manda stesse sepolto diecimila tese sotto terra... -Mia bella giovinetta, tu avrai gufi per vicini quanti ne vuoi e ne udirai -gli stridori; quelli poi che tu metterai, non vi sarà un'anima che gli -ascolti... Ma ell'è forestiera» e intanto esaminava il turbante e le vesti -di Rebecca. «D'onde vieni? Sei tu Saracina o Egiziana? Perchè non rispondi? -Non sai che piangere? O saresti muta?» -</p> - -<p> -«Non andate in collera mia buona madre» rispose Rebecca. -</p> - -<p> -«Dicesti assai, non occor altro» soggiunse Ulfrida «le volpi si -conoscono dalla coda, e dalla lingua gli Ebrei.» -</p> - -<p> -«Per amor del cielo! raccontatemi quel ch'io debba temere, e -qual conclusione avrà la violenza onde qui m'hanno condotta: o forse -a motivo della religione che professo si vuol la mia vita? Ne farò senza -lamentarmi il sacrifizio a Dio.» -</p> - -<p> -«La tua vita, carina! Eh! che vantaggio o diletto ritrarrebbero eglino -dalla tua morte? Sta pur sicura che la tua vita non corre pericolo -alcuno. Ti toccherà sorte non dissimile da quella ch'io stessa provai. Di -fatto, un'Ebrea non può pretendere d'essere trattata meglio d'una nobile -donzella Sassone... Guardami, io era giovane al pari di te ed anche -più bella, allorquando Frondeboeuf, padre di Reginaldo, s'impadronì a -viva forza di questo castello. Mio padre e i miei sette fratelli gli disputarono, -d'appartamento in appartamento, palmo a palmo, il loro -retaggio. Del sangue di questi si tinse ogni stanza, ogni scala. Sino al -fanciullo in fascie tutti vennero trucidati; e il gel della morte non avea -tuttavia addiacciati quegli esanimi avanzi, il lor sangue non era per anche -rappreso, che già il vincitore mi aveva fatta sua preda.» -</p> - -<p> -«Nè vi sarebbe alcuna via di fuggire, di sottrarmi a costoro?» -esclamò Rebecca. «Qual ricco guiderdone v'avreste del soccorso che -foste pronta a concedermi!» -</p> - -<p> -«Fuggire! sottrarti!» replicò Ulfrida. «Non ci pensare nemmeno. -Per uscire di qui non v'è che una porta, quella della morte; e questa -ancor si apre tardi» soggiunse costei dimenando il capo. «Però gli è un -conforto il meditare che ci lasciam dopo altri viventi, i quali non saranno -meno miserabili di noi sulla terra. Addio, Ebrea... Ebrea o -Cristiana, credilo pure, il tuo destino sarebbe sempre lo stesso, perchè -hai che fare con gente, la quale non conosce nè scrupoli nè compassione. -Addio, dunque; il lino della mia rocca è finito, e le tue faccende non -sono ancor cominciate.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_200">[200]</span> -</p> - -<p> -«Rimanete! deh rimanete!» sclamò Rebecca. «Non fosse che per -ingiuriarmi e maledirmi, la vostra presenza sarà sempre per me una specie -di protezione!» -</p> - -<p> -«Protezione a voi! Se non potrebbe proteggervi neanche la madre -di Dio!<a class="tag" id="tag34" href="#note34">[34]</a> Guardatela» aggiunse Ulfrida accennando a Rebecca un'effigie -della Beata Vergine scolpita informemente sulla parete. «Vedetela -là. Provate se potete indurla ad allontanare da voi il destin che vi aspetta.» -</p> - -<p> -La vecchia strega uscì, pronunziati questi accenti che accompagnò -d'uno schernitore sorriso, onde le grinze di quel suo volto si difformarono -di nuova schifezza. Indi chiuse, dando doppia volta alla chiave, la -porta. Rebecca la udì scender le scale, maledicendo ad ogni passo i -gradini perchè li trovava tropp'alti. -</p> - -<p> -Rebecca in quell'ora andava incontro a pericoli assai maggiori di -quelli che potean sovrastare a lady Rowena. Non era cosa improbabile -che qualche ombra di rispetto venisse conservata verso l'erede di nobile -famiglia sassone. A quai riguardi doveva aspettarsi una giovane che apparteneva -ad una schiatta proscritta e perseguitata? Pure l'Ebrea godeva -un vantaggio sopra la Sassone; e le derivava dalla consuetudine di meditare, -da una forza di spirito ben superiore agli anni che avea, dalla conoscenza -de' pericoli fra cui la sua gente sempre avvolgevasi, le quali circostanze -la facean più ricca di modi onde far fronte agli oltraggi che la -minacciavano. Fornita d'un'indole ferma e dedita ad indagare fin dalla -sua verdissima giovinezza, nè la pompa o l'opulenza di cui sfoggiava il -padre suo fra le domestiche mura, nè quanto vedea di simile nelle case -d'altri doviziosi Israeliti, l'accecarono mai tanto da non iscorgere come -precaria fosse la sua condizione. Pari a Damocle seduto a quella rinomata -mensa, ella vedea fra lo splendore del lusso cui era avvezza, la spada ad -un sol capello sospesa sul capo di tutta la sua popolazione. Tali considerazioni -le avevano fortificata la mente, e fatta pieghevole alle leggi del -destino un'indole, che sotto diversa combinazione di cose sarebbe forse -divenuta altera, disdegnosa, ostinata. -</p> - -<p> -Dall'esempio e da' comandi paterni Rebecca aveva imparato a condursi -con urbani modi verso chiunque le si fosse avvicinato, tranne però l'imitare -il padre nella servile abbiezione. Troppo nobilmente altero avea -sortito l'animo questa giovane, che sarebbe venuta in dispregio a sè -medesima col farsi lecito un atto sol di viltà; ma tal orgoglio era ad un -tempo modesto, laonde si sommettea rassegnata allo stato in cui, come -partecipe dell'obbrobrio attribuito a' suoi confratelli, l'avea posta il cielo, -mentre però godeva dell'interno convincimento di aver diritto nella pubblica stima -<span class="pagenum" id="Page_201">[201]</span> -ad un più alto grado di quello cui le permetteva aspirare il dispotismo -arbitrario de' pregiudizi religiosi. -</p> - -<p> -Preparatasi pertanto di buon'ora alle avversità, aveva acquistata la -fermezza necessaria a sopportarle. La condizione, cui trovavasi in quel -momento, chiedea di fatto molta presenza di spirito, e quanto ne aveva -ella, il raccolse attorno di sè. -</p> - -<p> -Sua prima cura pertanto fu l'investigare ogni parte di quella stanza. -Ma non vedea modi d'uscirne, perchè chiuso erane accuratamente l'uscio, -nè dopo aver fatte ricerche attentissime, s'accorse che vi fossero porte, -nè alle pareti nè orizzontali sul suolo o visibili o segrete. Nemmeno vi -si potea assicurare da altrui sorpresa perchè l'unica porta che v'era non -andava munita di catenacci interni. Non osservavasi che un muro grosso -e continuo all'intorno, le tavole che formavano il pavimento, oltre all'essere -di robustissimo legno, scorgeansi ottimamente connesse; nè presentavano -la menoma fenditura. La sola finestra da cui ricevea luce quel luogo, -potea darle qualche speranza, perchè scendendo sino al suolo dell'appartamento, -nè guarnita d'inferriata, metteva ad un verone, o a dir meglio -esterno terrazzo, largo incirca tre piedi, e così ideato che vi potessero -capire alcuni arcieri, ogni qual volta fosse stato d'uopo difendere il castello -assalito da quella banda. Ma non tardò ella ad avvedersi come tal -pianerottolo fosse in isola, e privo di comunicazione con tutto il rimanente -dell'edifizio. Sotto di questo terrazzo, alto più di sessanta piedi da -terra, stava un cortile lastricato di grosse pietre. -</p> - -<p> -Non le rimanea quindi altro conforto che il coraggio della rassegnazione, -e quella ferma confidenza nel cielo che è retaggio dell'anime nobili -e generose. Comunque le promesse onde la Scrittura conforta il popolo -eletto, mal interpretate da Rebecca, divenissero per lei articolo di -fede, ella non maravigliava però della condizion presente de' suoi confratelli, -essendosi avvezza a considerarla come uno stato di prova, ed a ridursi -nella speranza che verrebbe a' figli di Sion il lor giorno di vedere -risorgere la propria gloria ecclissata e l'antica prosperità. Nell'espettazione -di sì avventuroso momento, tutte le cose ch'ella vedea intorno a sè le -annunziavan esser quello uno fra gl'istanti di persecuzione, predetti dai -Profeti, e quindi debito di lei il sottomettersi senza querela ai voleri del -Cielo. Riguardandosi pertanto siccome una fra le vittime della comune -sciagura, erasi da lungo tempo accostumata a contemplare con intrepidezza -i disastri che le potessero accadere, e ad invigorire il proprio animo -per sofferirli senza avvilirsi. -</p> - -<p> -Ella non potè nullostante ristarsi dal tremare, e mutar colore allorchè -udì alcuno salir la scala che conduceva alla stanza, e soprattutto poi -chè apertasi la porta, vide entrare un uomo di grande statura, e vestito -come gli altri malandrini, autori della sua prigionia. Il berrettone che gli -scendea fino al sopracciglio nascondeva la parte superiore del costui volto -<span class="pagenum" id="Page_202">[202]</span> -e tenea il mantello incrocicchiato alto in guisa da non discernerne la parte -inferiore. Sotto sì fatto travestimento, com'uomo che s'accignesse a cosa -di cui vergognasse egli medesimo, chiuse con ogni riguardo la porta, prestandosi -indi al cospetto dell'atterrita sua prigioniera. Comunque più -ardimentoso di coloro da' quali avea preso l'abito in prestanza, parve nondimeno -esitante nello spiegare a Rebecca il motivo di tale visita. La giovane -Israelita, che giudicava il personaggio alle vesti, immaginò non difficil cosa -amicarselo coll'appagarne l'avarizia, onde profittò del tempo per torsi una -sontuosa collana e due ricche smaniglie, che a lui presentò sì dicendo: -</p> - -<p> -«Amico, accettate questi gioielli, e per amor del cielo, abbiate compassione -del vecchio mio genitore e di me. Tal presente non è privo di -valore, ma è una minuzia a confronto di quanto saremmo pronti a retribuire -per liberarci da questo castello, immuni d'oltraggi.» -</p> - -<p> -«Bel fiore di Palestina» rispose il Templario, ricusando i gioielli offertigli -«le perle che mi offerite sono orientali, ma cedono in candore -alla bianchezza de' vostri denti; e il fuoco di questi brillanti languisce al -paragone dello splendore che mandano quelle pupille. Oltrechè, fin d'allora -che abbracciai questa professione, giurai con voto di anteporre sempre -la beltà alle ricchezze.» -</p> - -<p> -«Non fate danno a voi medesimo» rispose Rebecca «abbiate pietà -di noi. Provveduto d'oro, niun'altra cosa vi mancherà; col maltrattarci -non vi guadagnate fuorchè rimorsi. Il padre mio soddisferà di buon grado -ogni vostra brama, e se vorrete avvisar giusto, il danaro che otterrete vi -potrà agevolare la via di rientrare nella società, valervi il perdono delle -passate colpe, e mettervi fuor del bisogno di commetterne nuovamente.» -</p> - -<p> -«Il ragionamento è assai ben inteso,» rispose Guilbert in francese, -trovando forse qualche difficoltà a continuare il colloquio in lingua sassone, -come lo aveva incominciato Rebecca «ma sappiate, vezzoso giglio -della valle di Bacca, che il padre vostro or già si trova fra le mani di un -valente alchimista, il quale avrà la virtù di fonderne i <i>shekel</i> e trasmutarli -in verghe d'oro. Il venerabile Isacco soggiace adesso a tal preparazione -che gli farà rinunziare a quanto ha di più caro nel mondo senza -l'uopo ch'io mi adoperi o preghi a tal fine. Quanto a voi, l'amore e la -bellezza debbono pagare il vostro riscatto, nè d'altro ne accetterei.» -</p> - -<p> -«Voi non siete uno fra gli scorridori che infestano queste selve!» -disse Rebecca valendosi dell'idioma stesso adoperato dal Templario. «Io -me lo era già immaginata; non si è mai dato che uomo di tal professione -ricusi simili offerte, e niuno fra i masnadieri sassoni usa il dialetto in cui -m'avete parlato. Voi siete un Normanno, forse un nobile Normanno. -Deh! tal mostratevi negli atti, nè dovrete arrossire nel lasciarmi vedere -il vostro volto scoperto.» -</p> - -<p> -«E voi che colpite sì a segno nell'indovinare» rispose Bois-Guilbert -abbassando il bianco mantello che gli nascondea una parte del viso «voi -<span class="pagenum" id="Page_203">[203]</span> -non siete una figlia d'Israele, bensì l'incantatrice d'Endor, colla differenza -che possedete in oltre giovinezza e beltà. Il diceste, bella rosa di -Sahron. Io non sono uno scorridore, ma un cavaliere e cavalier Normanno -di alto legnaggio, e mi sarà più diletto l'adornarvi di nuovi gioielli -che togliervi quelli sotto cui fate sì bella mostra di voi.» -</p> - -<p> -«E che v'aspettate dunque da me se non v'aspettate ricchezze?» -soggiunse Rebecca. «Qual cosa può esservi di comune tra noi? Voi Cristiano, -io Ebrea; la nostra unione è proibita dalle leggi della Chiesa e -da quelle della Sinagoga egualmente; voi non potete pensar a sposarmi.» -</p> - -<p> -«Sposarvi!» sclamò il Templario dando in uno scroscio di risa. -«Sposare una Ebrea! no pel santo Dio, foste pur anche la regina di -Saba! Sappiate di più, leggiadra figlia di Sion, che se il re Cristianissimo -mi offerisse in isposa la sua Cristianissima figlia, e in dote la Linguadoca, -non sarei in istato d'accettare l'offerta. Posso bene farmi lecita qualche -frascheria, ma ammogliarmi non mai! I professati voti me lo impediscono. -Son Templario, e questa insegna vel provi.» Allora le lasciò vedere la -croce ricamata sul mantello, che avea fin a quel punto nascosta con un -lembo del medesimo arredo. -</p> - -<p> -«E voi ardite invocare simile testimonianza in tale momento?» -</p> - -<p> -«A voi che rileva? Voi già non credete in questo venerando segno -della nostra redenzione.» -</p> - -<p> -«Credo quel che han creduto i miei padri, e se m'inganno nella -mia credenza, possa il buon Dio perdonarmi!... Ma voi, ser cavaliere, -qual credenza è la vostra, se non sentite scrupolo nel farvi manto d'un -simbolo che la vostra religione ha per sacro, e ciò nel tempo che parlate -di trasgredire un voto da voi giurato su questo simbolo istesso?» -</p> - -<p> -«Voi predicate sì bene, figlia di Sirach, che è un incanto l'udirvi: -ma mia cara, bella fra le belle, gli stretti pregiudizii della vostra nazione -non vi dan luogo a conoscere i privilegi che noi godiamo. Il matrimonio -sarebbe un delitto di primo ordine per un Templario<a class="tag" id="tag35" href="#note35">[35]</a>, ma tutti gli altri -capricci, ch'egli può prendersi la libertà di soddisfare, vengono considerati -colpe veniali. Il più saggio fra i monarchi, e il padre suo, l'esempio -del quale, ne converrete con me, debb'essere di qualche valore, non godevano -<span class="pagenum" id="Page_204">[204]</span> -più estese prerogative di noi, poveri soldati del tempio di Sion, -che ne assumemmo le difese. I proteggitori del tempio di Salomone hanno -ereditato da quest'uom sommo il diritto d'imitare la sua condotta.» -</p> - -<p> -«Se voi non leggeste la santa Scrittura che per trarne pretesti a -giustificare una vita scandalosa, non siete diverso da coloro i quali s'adoprano -a cavar veleni dall'erbe le più utili e salutevoli.» -</p> - -<p> -In udendo sì meritato rimprovero, gli occhi del Templario sfavillaron -di sdegno; «Rebecca, ascoltami. Finora ti parlai con mansuetudine. Incomincio -adesso a tenerti linguaggio da padrone. Tu sei mia prigioniera: -colla lancia e colla spada ti ho conquistata; e sei soggetta ai miei voleri -secondo tutte le leggi delle nazioni. Io non cederò un palmo de' miei diritti, -e otterrò colla violenza quanto ricusi alle preghiere e alla necessità.» -</p> - -<p> -«Ascolta me pure prima di lordarti d'abbominevol delitto. La tua -forza può vincer la mia. Perchè Dio creò debole la donna, fidandosi alla -generosità dell'uomo che ne avrebbe sacro l'onore. Ma io divulgherò la -tua scelleratezza da un angolo all'altro dell'Europa, e dovrò alla superstizione -de' tuoi confratelli quello che forse mi negherebbe la loro pietà. -Tutte le commende, tutti i capitoli del tuo ordine sapranno come un Templario -violò per un'Ebrea i voti che avea professati. E que' medesimi, i -quali non fremerebbero sulla tua colpa, ti malediranno per aver disonorata -la croce che tu porti, e disonorata per amore d'una giovane che -apparteneva ad un popolo, secondo voi, riprovato da Dio.» -</p> - -<p> -«Non ti manca spirito, mia vezzosa Ebrea» disse il Templario che -non ignorava come una tresca illecita con un'Ebrea fosse punita severissimamente -dagli statuti dell'Ordine, e che avea veduto digradare alcuni -cavalieri convinti rei di tal colpa «ma bisognerà bene che tu abbia una -voce assai acuta, se puoi farla udire oltre alle mura di questa torre. Esse, -affinchè il sappi, non lasciano passar fuori nè querele, nè voci di pianto, -nè gemiti, nè strida. Or dunque, non ne uscirai viva che ad un sol patto: -accomodarti al tuo destino e abbracciare la nostra santa religione. Se ciò -ti piace, potrai abbandonar questa torre, e sarà mia cura che tu splenda -di tale magnificenza, onde le più orgogliose fra le nostre matrone si chiamino -vinte nella pompa, come il sono nella bellezza, dalla favorita della -miglior lancia fra i difensori del Tempio.» -</p> - -<p> -«Accomodarmi al mio destino!» sclamò Rebecca. «Giusto Dio! -qual destino! Abbracciare la tua religione! E che posso io pensare d'una -religione professata da un mostro come tu sei? Tu la miglior lancia dei -Templarii! La tua condotta è la condotta d'un vile; ma io la sprezzo e -sfido ora a nuocermi la tua malizia. Il Dio d'Abramo ha aperta alla sua -figlia una strada per sottrarsi a questo abisso d'infamia.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose corse impetuosamente verso la finestra che era rimasta -aperta, postasi indi sull'orlo del pianerottolo da noi descritto testè. -Essendo stato lungi dal presagire tale atto di disperazione il Templario, -<span class="pagenum" id="Page_205">[205]</span> -che l'avea veduta immobile sino a quel punto, non potè nè rattenerla, nè -attraversarle la strada. Nondimeno fece alcuni passi per correre ad essa. -«Resta ove sei, feroce Templario» ella gridò «ovvero ti fa innanzi se il -vuoi; ma al primo passo che tenterai verso di me, mi precipito all'istante -nel profondo vano che sta aperto sotto i miei piedi. L'infamia mi spaventa -ma non la morte.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-204a"></a> - <img src="images/ill-204a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Voi siete ingiusta meco, o Rebecca, vi giuro sul nome che porto, per -la croce la cui insegna fregia quest'omero....</i> pag. 205.</p> -</div> - -<p> -Terminati questi accenti giunse le mani sollevandole al Cielo, come -per implorare la misericordia in sul procinto di consacrarsi alla morte. -</p> - -<p> -Esitò un istante il Templario, ma quell'audace ferocia, sorda fino allora -alle voci della pietà e alle preghiere, cedè all'ammirazione inspiratagli -dal coraggio eroico dell'israelita donzella. -</p> - -<p> -«Imprudente giovane!» le diss'egli «abbandonate quel fatal luogo; -rientrate nella stanza, e vi giuro per quanto v'ha di sacro in cielo e in -terra che nulla tenterò per offendervi.» -</p> - -<p> -«Di te non mi fido, o Templario; troppo m'insegnasti a conoscere -le virtù del tuo Ordine. Violare questo secondo giuramento non sarebbe -per te che una venial leggerezza. Di fatto, potresti tu crederti in obbligo -di tenere una promessa data ad una misera Ebrea, tu che non isgomentisci -di tradir la fede giurata al tuo Dio?» -</p> - -<p> -«Voi siete ingiusta meco, o Rebecca; vi giuro pel nome che porto, -per la croce la cui insegna fregia quest'omero, per gli stemmi de' miei -antenati, che non avete da temere veruna cosa da me. Se non vi cale della -vostra sicurezza, non dimenticate almeno la salvezza d'un padre; egli sta -ora in pericolo, ed abbisogna d'un valevole amico. Io il sarò.» -</p> - -<p> -«Oimè!» Rebecca esclamò «non so che troppo quai rischi gli -sovrastino in questo luogo! Ma come credere alle vostre parole?» -</p> - -<p> -«Acconsento che vengano rotte le mie armi e disonorato il mio nome, -se avrete un motivo il più lieve di lagnarvi di me. Ho posto in non cale -molte leggi, molti statuti, non ho mai mancato alla mia parola.» -</p> - -<p> -«Eccovi fino a quanto posso fidarmi di voi» disse Rebecca, abbandonando -il pianerottolo e venuta ad appoggiarsi al battitoio della finestra, -che dalla descrizione da noi fatta si vede come dovea terminare al pavimento. -«Non mi moverò di qui, e se voi con un sol passo cercate diminuire -l'intervallo che ne disgiugne, v'accorgerete come un'Ebrea ami -meglio commettere l'anima a Dio che l'onor suo ad un Templario.» -</p> - -<p> -Mentre ella parlava in questa guisa, la sua fermezza nelle manifestate -risoluzioni imprimevale al guardo, ai modi tal dignitosa esteriorità, -che accresceane spicco all'avvenenza, e quasi le facea vestir natura di -cosa più che mortale. Il timore di un destino terribile quanto imminente -non le fece nè tremante il labbro nè pallida la gota; che anzi l'idea -di essere padrona di sè medesima, e d'avere nella morte un rifugio contro -il disonore, col francheggiarla le aggiugnea color più animato alle guance, -e agli occhi suoi fulgidezza. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_206">[206]</span> -</p> - -<p> -«Ebbene! sia pace fra noi, o Rebecca» sclamò il Templario. -</p> - -<p> -«Sia» ella soggiunse. «Io pure desidero la pace, non bramo meglio -che la pace; ma a questa distanza.» -</p> - -<p> -«Ora non dovete più temermi.» -</p> - -<p> -«Oh! no; non vi temo più, e ne do mercede a chi costrusse questa -torre a tanta altezza, che un vivente non può caderne senza perder la -vita. Grazie a questo, e più al Dio d'Israele, gli è vero, non vi temo.» -</p> - -<p> -«Voi siete ingiusta, Rebecca, ne attesto il cielo e la terra! voi siete -ingiusta. Io non sono per mia natura quale voi mi credete, crudele, indifferente -per tutti fuorchè per me stesso, inflessibile. Una donna fe' germogliare -nel mio cuore la crudeltà, ma se fui spietato verso le persone -del vostro sesso, ah! elleno non somigliavano a voi. Ascoltatemi, Rebecca. -Non vi fu mai cavaliere che brandisse la lancia con cuore più ardentemente -consacrato alla donna dei suoi pensieri come Brian di Bois-Guilbert. Questa -donna era figlia di un barone di lieve conto, i cui dominii si ristrigneano -ad una torre mezzo diroccata, ad un tristo vigneto, a qualche lega di -terreno non dissodato sulla strada che guida a Bordò. Pure il nome di lei -venne divulgato per ogni dove accadevano guerresche imprese; più divulgato -che nol fu quello di tant'altre, le quali avevano una contea in loro -dote. Sì» continuò egli con enfasi, e trascorrendo a lunghi passi la stanza, -quasi immemore d'aver dinanzi a sè la bella figlia di Sion «sì, le mie -geste, i pericoli che affrontai, il sangue che sparsi, fecer noto il nome -di Adelaide di Montemart dalla corte di Castiglia fino a quella di Costantinopoli. -E qual n'ebb'io guiderdone? Al mio ritorno, carico d'allori -comperati a sì caro costo, a prezzo di tante fatiche e del mio sangue, -la trovai sposata ad un semplice scudiere guascone, il cui nome non era -mai stato pronunziato oltre i confini de' suoi angusti poderi. Com'io fui -allora, io che ardentemente amava costei! Giurai vendicarmi, e fu terribile -la vendetta, ma ricadde soltanto sul capo mio. Passai la giovinezza -errando di paese in paese. Nella virilità non mi è lecito conoscere le dolcezze -d'un affetto mutuo e approvato dalle leggi; non avrò chi conforti -la mia vecchiezza. Un avello solitario coprirà le mie ceneri, nè vi sarà -dopo me alcuno che porti il nome di Bois-Guilbert. Misi ai piedi d'un -superiore la mia libertà, la mia indipendenza. Il Templario, vero schiavo, -eccetto l'intitolarsi tale, non può possedere in assoluta proprietà, nè -tesori, nè terre: non vive, non opera, non respira che giusta i voleri e -sotto il beneplacito del Gran-Mastro.» -</p> - -<p> -«In vero!» disse Rebecca «quai vantaggi possono compensare -sacrifizi sì grandi?» -</p> - -<p> -«Il potere di vendicarsi, Rebecca, e la speranza di soddisfar l'ambizione.» -</p> - -<p> -«Misera ricompensa per chi abbandona quanto gli uomini han di -più caro!» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_207">[207]</span> -</p> - -<p> -«Non parlate così, figlia mia, la vendetta è il piacer degli Dei, e -se la serbarono in privilegio, nè insegnano, perchè riguardandola godimento -troppo prezioso, non voleano che i mortali ne fosser partecipi. -L'ambizione poi! oh l'ambizione è cosa tanto seducente da turbare la -felicità persino del cielo. Rebecca» aggiunse indi dopo breve pausa, e -scostandosi anche più dalla giovane «la donna che può anteporre al disonore -la perdita della vita, certamente è fornita d'un'anima forte ed -altera. Tu devi esser mia. Non vi spaventate» soggiunse tosto in veggendola -tutta riscossa prendere ancora la via del pianerottolo «ciò non dovrebbe -essere che di vostro pieno volere, e prescrivendone voi medesima -i patti. Io v'invito a gioire in mia compagnia di più vaste speranze che -non ne offre il soglio medesimo d'un monarca. Porgetemi attenzione prima -di rispondermi e meditate prima di darmi una negativa. Il Templario, -come scorgo esservi noto, perde i suoi diritti sociali e la libertà, ma fa -parte di una corporazione possente, dinanzi a cui già paventano i troni. -La gocciola di pioggia che cade nel mare par vi si perda; ma divien parte -di quel formidabile oceano che mina gli scogli ed inghiottisce le intiere -flotte. Così è dei cavalieri del nostro Ordine. Nè crediate ch'io sia fra essi -uno dei più ignorati. Il valore di cui diedi alte prove, mi ha meritata una -promessa della prima commenda che rimarrà vacante, e ognuno già mi -riguarda come l'uomo nelle cui mani verrà il bastone di Gran-Mastro, -appena morto Luca di Beaumanoir. Se a ciò pervengo, i grami soldati -del Tempio non saran già paghi di mettere il piede sul collo de' monarchi. -Tanto può fare un fraticello dai zoccoli di corda. La nostra manopola -strapperà gli scettri dalle loro mani, e la nostra armatura si collocherà sui -lor troni. La venuta del Messia, che la vostra nazione aspetta invano, non -potrebbe procurarle maggior possanza di quella cui mi è lecito l'aspirare. -Non mi rimaneva che il conoscere un'anima accesa d'alti sentimenti al -pari di me per metterla meco in comunione d'ogni mia grandezza; in -voi l'ho trovata.» -</p> - -<p> -«Ed è con una figlia d'Israele che osate adoperar tal linguaggio? -Nè pensate?....» -</p> - -<p> -«V'ho inteso; non mi opponete ora la differenza delle nostre opinioni -religiose. Oh! a tal proposito! se poteste trovarvi appiattata ad un -angolo quando teniamo le nostre adunanze segrete...<a class="tag" id="tag36" href="#note36">[36]</a>. Non crediate -già che non abbiamo aperto gli occhi sulla follia de' nostri fondatori, -i quali rinunziarono a tutte le delizie del vivere per acquistarsi quanto essi -chiamavano corona del martirio, morendo o di fame o di sete, o vittime -or della peste or delle scimitarre di popoli barbari, cui disputavano invano -<span class="pagenum" id="Page_208">[208]</span> -un arido deserto, che non presenta alcun vantaggio politico ad un Europeo -che il posseda. Il nostro Ordine, innalzatosi ben a più alte mire, a -più ardimentosi divisamenti, trovò un compenso più adeguato ai sagrifizi -cui ci commettiamo. Gl'immensi possedimenti, divenuti nostra proprietà -in tutti i regni europei, una rinomanza militare, che guida a noi il fiore -della cavalleria d'ogni paese della Cristianità, tendono a tale scopo che -neanche il sognarono i nostri pii fondatori, e che pure ignorano fra noi -que' colleghi non ammessi agli alti segreti dell'Ordine, spiriti deboli i -quali vestirono l'abito di Templario per una conseguenza di quegli antichi -pregiudizi che v'ho additati, e fatti a noi utili stromenti materiali -della stessa loro superstizione. Ma in questo momento non mi è lecito -alzar di più la cortina che vela vastissimi divisamenti. Lo squillo che si fa -udire annunzia qualche novità nel castello, onde può essere necessaria -la mia presenza. Meditate su tutto quel che vi ho detto. Non so domandarvi -perdono della minaccia di violenza con cui v'ho atterrita, perchè -senz'essa non avrei potuto conoscere la nobiltà, la bella alterezza dell'indole -vostra; quindi entrambi vi abbiam guadagnato. La sola pietra del -paragone dà a scorgere il perfetto oro. Addio. Ci rivedremo ed avremo -un secondo colloquio.» -</p> - -<p> -Il Templario uscì di quella stanza e scese la scala, lasciando Rebecca -atterrita fors'anche più dalla sfrenata ambizione e dalla sacrilega empietà -del malvagio in cui balìa sfortunatamente trovavasi posta, che dalla idea -della morte cui si era consacrata con generoso coraggio. Partito che fu -costui, la prima cura della giovinetta divenne render grazie al Dio di Giacobbe -per averle conceduta protezione, e supplicarlo a continuarla sì a -lei che al padre suo. Un altro nome si frappose a quelle fervide preci, -intendo del giovane Cristiano per sua mala ventura caduto fra le mani -d'uomini sitibondi di sangue, e ad esso nemici. In quella occasione ella -rimprocciò per vero dire a sè stessa di non sapersi dimenticare, nemmeno -volgendosi a Dio, la rimembranza d'un uomo, il cui destino non potea -mai unirsi al destino di lei, d'un Nazareno, d'un nemico della fede giudaica. -Ma tai voti, ella gli avea già indiritti al cielo e tutti i pregiudizii -della setta cui pertenea, non ebbero forza per farglieli ritrattare. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_209">[209]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXIV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Che scarabocchio orribile! non mai vidi il secondo.</p> -<p class="i01">«Sbassarsi arte è per vincere talvolta in questo mondo.</p> -<p class="i10"> <i>Versi tolti da una commedia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Bracy già trovavasi nella grande ala del castello, allorchè vi giunse il -Templario. «M'immagino» il primo disse al secondo «che questo -sgraziato squillo abbia disturbato il vostro colloquio amoroso come lo ha -interrotto a me. Ma pare che voi ve ne siate stôlto con fatica, poichè -giugnete più tardi, onde conchiudo che il vostro primo abboccamento -avrà avuto miglior esito del mio.» -</p> - -<p> -«Ah! non v'ha dunque accolto favorevolmente la erede Sassone!» -</p> - -<p> -«Per la reliquia di san Dunstano! lady Rowena, lo giurerei, ha -inteso dire che non posso reggere alla vista d'una donna piagnente.» -</p> - -<p> -«Oibò! il capo d'una compagnia franca scompigliarsi per le lagrime -femminili! Però alcune gocce di quest'acqua cadute sulla fiaccola d'amore -giovano anzi ad avvivarne la fiamma.». -</p> - -<p> -«Fossero state alcune gocce! Ma la povera giovinetta ha versati pianti -da spegnere un braciere. Non si son mai veduti tanti contorcimenti di -braccia, nè tanto diluvio di lagrime dopo la morte dei quattordici figli -di quella santa di cui ci parlava non ha molto il priore Aymer; credo -santa Niobe. La bella Sassone era invasata da un demonio acquatico.» -</p> - -<p> -«E la mia Ebrea da una legione di diavoli, perchè un diavolo solo, -fosse anche stato Satanasso in persona, non valeva ad inspirare una sì -indomabile fierezza, una risolutezza così ostinata. — Ma dove andò Frondeboeuf? -Ch'ei non abbia intesa questa sonata di corno?» -</p> - -<p> -«Sarà sicuramente a negoziar coll'Ebreo, il quale avrà strillato sì -forte da coprir colla sua voce lo squillo del corno. Dovreste saperlo per -esperienza: un Ebreo quando gli si chiede di pagare un riscatto, e tale -qual certo non si starà dal pretenderlo il nostro amico, manda urla sì -disperate, che sfido venti corni e altrettante trombette a farsi ascoltare. -Ma non può tardare l'amico; perchè la sua gente non sapendo ove fosse, -si è data d'intorno a cercarlo per tutto il castello.» -</p> - -<p> -Frondeboeuf arrestato nel mezzo della tirannica sua fazione, come -vedemmo, e che si fermò poi alcuni istanti per comprendere il motivo del -suono uditosi, entrò nella sala quando Bracy terminava il discorso. -</p> - -<p> -«Vediamo qual sia la cagione di questo maladetto interrompimento» -dispettosamente questi dicea. «Ecco una lettera arrecata, son pochi istanti, -da un messo, e scritta in sassone, se non m'inganno.» -</p> - -<p> -La contemplava egli e la girava per tutti i versi, come se il cambiar -<span class="pagenum" id="Page_210">[210]</span> -luogo alla carta, gli avesse giovato ad intenderne il contenuto. Finalmente -la rimise a Bracy. -</p> - -<p> -«Queste son per me note magiche» disse Bracy che possedea la -sua buona parte dell'ignoranza comune quasi a tutta la nobiltà di quel -secolo. «Il cappellano di mio padre si era assunto d'insegnarmi a scrivere, -ma vedendo che invece di formar lettere io abbozzava sulla carta -ferri di lance e lame di sciabola, giudicò ben fatto rinunziare all'impresa.» -</p> - -<p> -«Date a me questa lettera» disse Bois-Guilbert; «noi Templarii -siamo una specie di cherici<a class="tag" id="tag37" href="#note37">[37]</a>: il valore in noi va congiunto a qualche -po' di sapienza.» -</p> - -<p> -«<i>La Reverenza Vostra</i> dunque» soggiunse Bracy «renda a noi -utile la sua dottrina.... In somma, che ne fa sapere di bello questo -scarabocchio?» -</p> - -<p> -«Una disfida in tutte le forme, un vero cartello» rispose il Templario. -«Ma per la madonna di Betlem è il cartello più straordinario di -quanti sieno passati mai sotto il ponte levatoio d'un castello baronale, -se però non è solamente lo scherzo d'un qualche matto.» -</p> - -<p> -«Lo scherzo d'un qualche matto!» sclamò Frondeboeuf. «Vorrei ben -vedere che vi fosse uom tanto ardito di fare il matto con me sopra tale -argomento?... Leggete di grazia, ser Templario.» -</p> - -<p> -«Vi servo:» -</p> - -<p> -«Io, Wamba, figliuolo di Witless, buffone del nobile e libero -uomo Cedric di Rotherwood, detto il Sassone, ed io Gurth, figliuolo -di Beowolf, guardiano di porci...» -</p> - -<p> -«Siete pazzo?» sclamò Frondeboeuf interrompendo immantinente -il leggitore. -</p> - -<p> -«Per san Luca! leggo quello che è scritto» rispose il Templario, -e continuò indi l'incominciata lettura: -</p> - -<p> -«Ed io Gurth, figliuolo di Beowolf, guardiano di porci presso il -detto Cedric, col soccorso de' nostri collegati e confederati, che nella -presente querela fanno con noi causa comune, e soprattutto col soccorso -del valoroso cavaliere nominato per adesso il <i>Neghittoso Nero</i>, facciam -noto a voi, Reginaldo di Frondeboeuf, e ai vostri confederati e complici, -quali che siano, come essendovi senza nessuna ostile intimazione, -e senza averne manifestato il motivo, illegalmente e colla forza impadroniti -della persona del nostro signore e padrone, il suddetto Cedric, -e parimente della persona della nobile e libera donzella lady Rowena -d'Hargottstand, con anche di quella del nobile e libero uomo Atelstano -di Coningsburgo, e finalmente delle persone di alcuni uomini liberi, -<span class="pagenum" id="Page_211">[211]</span> -vassalli e servi presso di loro; d'un certo Ebreo, nominato Isacco di -York, della sua figlia e d'un incognito ferito, trasportato entro lettica, -e de' cavalli, delle mule e delle bagaglie, che appartenevano a -queste persone; i quali nobili e liberi uomini, nobile donna, vassalli, -servi, ebreo ed ebrea e suddetto incognito, erano in pace con sua -Maestà, e viaggiavano sulla strada maestra del re; noi domandiamo -e pretendiamo che le suddette nobili persone, vale a dire Cedric di -Rotherwood, Rowena d'Hargottstand e Atelstano di Coningsburgo, i -loro vassalli e servi, i suddetti ebreo, ebrea ed incognito, colle mule, coi -cavalli, colle bagaglie appartenenti a ciascuno de' soprannominati, ci -sieno consegnati nell'ora medesima in cui verranno recapitate le presenti, -o consegnati a quelli che noi incaricheremo di riceverli, senza -che alle persone restituite venga arrecato o torto od ingiuria, così nelle -loro persone come nei loro averi; alla quale intimazione, se non corrisponderete -vi protestiamo di riguardarvi quai traditori e malandrini, -e di adoperarci col cuore e col corpo, combattendo o assediando o in -qualsisia altro modo, alla vostra distruzione. Su di che preghiamo Dio -vi abbia nella sua santa custodia.» -</p> - -<p> -«Sottoscritto da noi, la vigilia della festa di san Vittoldo, sotto la -grande quercia di Hartill-Walk, essendo scritte le presenti dal reverendo -fratello in Dio, servitore della Madonna e di san Dunstano, -l'eremita di Copmanhurst.» -</p> - -<p> -A' piedi di tale cartello vedeansi un berrettone da matto grossolanamente -delineato con una nota che indicava questo simbolo tener luogo -della sottoscrizione di Wamba, figliuolo di Witless, e sotto sì rispettabile -emblema una croce per supplire all'altra sottoscrizione di Gurth, figliuolo -di Beowolf, indi in carattere svelto a quanto appariva, ma assai -cattivo, le parole: <i>Il Neghittoso Nero</i>; finalmente una freccia molto ben -disegnata ed intesa ad accennare che fra i confederati trovavasi l'arciere -Locksley. -</p> - -<p> -I due cavalieri ascoltarono da cima a fondo la lettura dello straordinario -manifesto, e si guardavano con istupore l'un l'altro credendo -quasi non indovinarne il vero significato. Bracy fu il primo a rompere il -silenzio abbandonandosi ad un grande scoppio di risa, cui fece coro benchè -più moderatamente il Templario. Frondeboeuf fu il solo a mantenersi -in serietà, e mostrò anzi qualche impazienza della voglia che aveano di -ridere fuor di tempo que' suoi amici. -</p> - -<p> -«Vi parlo schietto, o cavalieri» lor disse «fareste meglio pensando -al partito da prendersi in tal circostanza, che perdervi a ridere sì mal a -proposito.» -</p> - -<p> -«Frondeboeuf» disse gaiamente Bracy «è ancora sbalordito dalla -caduta fatta ad Ashby. Perciò solamente lo mette in pensiere un cartello -benchè venuto da un mandriano di porci.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_212">[212]</span> -</p> - -<p> -«Per san Michele, o Bracy!» rispose Frondeboeuf «vorrei che tale -avventura riguardasse voi solo. Questi furfanti non si sarebbero compromessi -con una impudenza al di sopra di quanto si può immaginare, se -non sapessero d'esser ben sostenuti. Le nostre selve non mancano di cacciatori -e banditi, e so che costoro nulla meglio desiderano quanto il vendicarsi -della severità che adopero nel mantenere in vigore le leggi intorno -la caccia. Basti io vi dica, mi limitai, non è molto, contro uno di questi -ribaldi, preso in fragranti, a farlo attaccare alle corna d'un cervo selvaggio -che lo mise morto in cinque minuti. Lo credereste? I maladetti lanciarono -contro di me più frecce, di quante ne ebbe lo scudo che fu bersaglio agli -arcieri nel torneo d'Ashby. Ebbene! Engelredo!» si volse ad uno scudiere -che vide entrare nello stesso momento «sono andati a fare scoperta -come ordinai? Si sono presi dati certi sul numero di questi sciagurati?» -</p> - -<p> -«A quanto si può giudicare» rispose lo scudiere «sono almeno dugent'uomini, -radunati nel bosco rimpetto al castello.» -</p> - -<p> -«Va benissimo!» soggiunse Frondeboeuf. «Ecco, miei garbati cavalieri -a che mi son cimentato per compiacervi, per prestarvi il mio castello -divenuto teatro alle vostre frascherie! Vi siete regolati con tanto -bella prudenza, che m'avete raccolte d'intorno tutte le vespe di questo -contado.» -</p> - -<p> -«Dite piuttosto tutti i pecchioni» soggiunse Bracy: «una banda -di vili, d'infingardi, che invece di procacciarsi il pane con un lavoro -qualunque, vivono ne' boschi a spese de' daini che ammazzano, e dei -viandanti che costoro svaligiano. Son pecchioni, ve lo ripeto, privi di -pungolo.» -</p> - -<p> -«<i>Privi di pungolo!</i>» riprese a dire Frondeboeuf. «Di grazia, che -nome date voi a quelle frecce lunghe tre piedi contro cui non vale armatura -se non è di Spagna, e sicure di colpire il bersaglio, non fosse -largo più di mezza <i>corona</i>?» -</p> - -<p> -«Vergognatevi, ser cavaliere» sclamò il Templario. «Pensiam -piuttosto a raccogliere la nostra gente ed a fare una buona sortita. Un -cavaliere, uno de' nostri armigeri basta a mettere in fuga una ventina -di questi sgraziati.» -</p> - -<p> -«Basta certo» rispose Bracy. «Ma mi vergognerei a sollevare sol -la mia lancia contro di tale ciurmaglia.» -</p> - -<p> -«Voi direste bene, se si avesse che fare con Turchi o Mori, ser -Templario, o con contadini francesi, valoroso Bracy. Ma costoro sono -inglesi, bravi, ottimi arcieri, nè avremmo sovr'essi altro vantaggio fuor -di quello fornitoci dalle nostr'armi e da' nostri cavalli, vantaggio ancora -che ne gioverebbe di poco ogni qual volta avessero il giudizio di tenersi -nei boschi. Poi che parlate or di sortita? Se appena abbiam gente a sufficienza -per difenderci nel castello! I migliori de' miei armigeri, non meno -<span class="pagenum" id="Page_213">[213]</span> -che la vostra compagnia franca, o Bracy, or trovansi a York. Qui mi -rimane una ventina d'uomini, compresi anche quelli che v'accompagnarono -nella vostra ideata spedizione.» -</p> - -<p> -«Vorrei però sperare» soggiunse il Templario «che i vostri timori -non si estendessero tanto da pensare che questi malandrini possano attrupparsi -in numero bastante da prendere d'assalto il castello!» -</p> - -<p> -«Ciò non dico, benchè non mi sia ignoto come costoro sono guidati -da un capo ardito a tutto; ma fortunatamente per noi non hanno nè -macchine da guerra, nè scale per tentare quello che dite; mancano in -oltre di esperienza militare, quindi il mio castello può sfidare i loro -sforzi congiunti.» -</p> - -<p> -«Dovreste fare una cosa» soggiunse lo schernitore Templario. -«Spedire un messaggio ai vostri confinanti per sollecitarli ad armare la -loro gente in soccorso di tre cavalieri, che stanno entro la forte rocca -di ser Reginaldo Frondeboeuf, assediati da un matto e da un guardiano -di porci.» -</p> - -<p> -«Lo scherzo non viene a tempo, ser di Bois-Guilbert, e se il volessi, -non avrei nemmeno confinanti a cui volgermi. Malvoisin è a York con -tutti i suoi vassalli; dite lo stesso degli altri miei colleghi, e sarei a York -io medesimo senza questa vostra infernale intrapresa.» -</p> - -<p> -«Ebbene» si fece a dire Bracy «gli è meglio inviare a York, e -mandare a' nostri che tornino addietro. Codesta ciurmaglia non resisterà -cinque minuti tosto che veda spiegata la bandiera d'una compagnia ardimentosa, -e sollevate le lance de' miei prodi fratelli d'armi.» -</p> - -<p> -«E chi poi s'incarica del messaggio?» domandò Frondeboeuf. «Verrà -trattenuto, perchè... lasciate a que' mascalzoni la cura d'impossessarsi -d'ogni sentiere! Però!... mi suggerisce ora un'idea» aggiunse dopo -avere pensato un istante. «Ser Templario, voi dovreste sapere scrivere -come leggete bene. Se potessimo trovare il calamaio del mio cappellano, -morto l'ultime feste di Natale, in mezzo ad un bordello!...» -</p> - -<p> -«Se non m'inganno» si fece a dir lo scudiere rimasto ad un angolo -della sala nel durare della discussione «se non m'inganno questo -calamaio, lo ha conservato la vecchia Barbara, come una memoria di quel -sant'uomo. L'ho intesa dire esser egli stato l'ultimo ad usarle uno di -que' tratti d'urbanità, che le donne gradiscono tanto dagli uomini.» -</p> - -<p> -«Corri dunque a cercarlo» gli comandò tosto il padrone «e allora -ser Templario, vi detterò io la risposta da farsi a questo cartello così -pieno di tracotanza.» -</p> - -<p> -«Gli risponderei più di buon grado colla punta d'una lancia che -con quella d'una penna» rispose questi. «Nondimeno sia fatta la vostra -volontà!» -</p> - -<p> -Apprestato tutto quanto vi voleva per iscrivere, Frondeboeuf dettò le -seguenti cose a Bois-Guilbert, sedutosi innanti una tavola. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_214">[214]</span> -</p> - -<p> -«Ser Reginaldo Frondeboeuf, e i nostri cavalieri suoi collegati e confederati, -non accettano disfide venute loro dalla parte di vassalli, servi -o banditi. Se colui che assume il nome di <i>Neghittoso Nero</i> ha vero -diritto agli onori della cavalleria, dee sapere che si è digradato da sè -medesimo col mettersi in tal compagnia; nè può quindi domandare -verun conto a cavalieri di nobil lega. Quanto ai prigionieri che abbiamo -fatti, vi sollecitiamo per un moto di cristiana carità, a mandar loro -un prete, se vi riesce di rinvenirlo, il quale possa ascoltarne i peccati e riconciliarli -con Dio, perchè è nostra mente deliberata vengano decollati -in questo giorno medesimo. I loro capi collocati su i nostri baluardi -proveranno in qual lieve conto da noi si tengan coloro che hanno tai -difensori. Il solo servigio, vi ripetiamo, che possiate prestare ai medesimi -è d'inviar loro un prete, perchè li conforti nell'ultim'ora.» -</p> - -<p> -Dopo che tal lettera fu piegata, Frondeboeuf la fidò allo scudiere, -affinchè la trasmettesse al messo apportatore della disfida, il quale stava -aspettando risposta alla porta del castello. -</p> - -<p> -Compiuta per tal guisa la propria commissione, l'araldo de' confederati -tornò al quartier generale posto all'intorno di una venerabile quercia, -distante dal castello tre gittate d'arco all'incirca. Colà Wamba e -Gurth co' loro ausiliari, il Cavalier Nero, Locksley e Fra' Giocondo, -aspettavano impazienti di sapere qual risposta verrebbe fatta alla loro intimazione. -Li circondava a qualche distanza molta mano d'arcieri, i cui -abiti e le audaci fisonomie additavano la consueta lor professione: più -di dugento erano già riuniti, ed altri ancora se ne aspettavano. Quelli -fra essi che venivano riconosciuti siccome capi, si contraddistinguevano -soltanto dal rimanente di quella truppa per una penna attaccata al berrettone; -chè quanto all'uniforme, all'armi, a tutto in somma l'aggiustamento, -l'un dall'altro non si poteva discernere. -</p> - -<p> -In questo mezzo, un'altra banda, ma non sì forte nè in armi nè per -disciplina, adunavasi in quel luogo; ed erano i vassalli di Cedric, che -uditone appena l'imprigionamento, si fecero accompagnare da grande -numero di contadini de' dintorni, tutti ansiosi di salvare, chi un ottimo -padrone, chi un generoso compatriotta. Erano loro uniche armi le falci, -i coreggiati, gli attrezzi degli aratri, ed in fine ogni strumento d'agricoltura, -perchè i Normanni, conformatisi in ciò all'ordinaria politica de' conquistatori, -non avean permesso ai Sassoni di conservare o di portar armi. -Laonde sì fatta truppa non potea per sè medesima incutere grande spavento -agli assediati; ma crescendo il numero degli assedianti ne rendea -più formidabile l'apparenza, ed in essi aggiugnea quello zelo di cui era -infiammata ella stessa per una causa cotanto giusta. -</p> - -<p> -Ai capi di questo esercito raunaticcio venne consegnata la lettera del -Templario, ed ebbe incarico l'eremita di farne lettura. -</p> - -<p> -«Pel pastorale di san Dunstano!» sclamò il degno anacoreta «per -<span class="pagenum" id="Page_215">[215]</span> -quella beata verga che ritrasse più agnelle smarrite all'ovile di quante -alcun altro santo ne abbia fatti entrare nel Paradiso, io non intendo -nulla di questi scarabocchi, nè saprei fin dirvi se sia scrittura araba o -francese.» -</p> - -<p> -Mise dunque la lettera nelle mani di Gurth, che scotendo il capo -la fece passare a Wamba. Questi la scorse coll'occhio imitando, a guisa di -scimia, le contorsioni che avea veduto fare qualche volta a chi credea saper -leggere, e persuaso dar ad intendere di possedere la medesima abilità. -Poi fatto uno scambietto presentò il foglio a Locksley. -</p> - -<p> -«Se le lettere grandi fossero archi, e frecce le piccole» disse l'arciere -«potrei riuscire a qualche cosa; ma mi è tanto possibile intendere -questo scritto quanto colpire un daino lontano dodici miglia di qui.» -</p> - -<p> -«Vi farò dunque io da dottore» disse il cavalier Nero, e tolta la -lettera di mano a Locksley, la lesse alla presta, indi agli altri ne spiegò -in sassone il contenuto. -</p> - -<p> -«Decollare il nobile Cedric!» sclamò Wamba. «Per la santa -Croce! Ser Cavaliere, siete ben certo di non ingannarvi?» -</p> - -<p> -«No, mio degno amico» rispose il cavaliere «vi tradussi fedelmente -quanto si contien nella lettera.» -</p> - -<p> -«Per san Tommaso di Cantorbery!» sclamò Gurth «ne è dunque -forza impadronirci del castello, dovessimo strapparne colle mani ciascuna -pietra!» -</p> - -<p> -«Temo che le mie mani non sieno buone a questo lavoro» soggiunse Wamba -«e mi prendo piuttosto imbrattarle di calcina per rifabbricare -un muro colle pietre che avrai tu strappate.» -</p> - -<p> -«Gli è uno strattagemma che costoro hanno ideato per guadagnar -tempo» soggiunse Locksley. «Non ardirebbero commettere un delitto, -di cui saprei fare una terribile vendetta.» -</p> - -<p> -«Mi piacerebbe» allora disse il cavalier Nero «che alcuno di noi -potesse introdursi nel castello onde scoprire il numero e gli apparecchi -degli assediati. Anzi, poichè domandano che si mandi un ecclesiastico ai -lor prigionieri, sarebbe questa una bella occasione pel nostro santo eremita -di compiere un'opera buona, spettante al suo ministerio, e ad un -tempo di ottenere gli schiarimenti che ne abbisognano.» -</p> - -<p> -«Che la peste affoghi te e il tuo suggerimento!» sclamò il buon -romito. «Ho l'onor di dirvi, ser cavalier Neghittoso, che quando dimisi -il cappuccio di anacoreta, lasciai parimente con esso il mio latino e la -mia santità; e addossato una volta il giustacuor verde, voglio piuttosto -ammazzar dieci daini che confessare un Cristiano.» -</p> - -<p> -«Ho ben paura» disse il cavalier Nero «che non si trovi fra noi -un solo capace di sostener la parte di prete.» -</p> - -<p> -L'un guardava l'altro tacendo. -</p> - -<p> -«Già lo vedo» entrò in mezzo Wamba «il matto dee sempre esser -<span class="pagenum" id="Page_216">[216]</span> -matto, e toccherà al matto rischiare il collo in un'impresa che ai savi -mette paura. Sappiate dunque, miei cari cugini, che ho portata sopravveste -nera prima del berretton coi sonagli, e sarei a quest'ora frate, se -non mi fossi accorto d'aver l'ingegno necessario ad esser un matto. -Spero pertanto che coll'aiuto del cappuccio e della cocolla del degno -eremita, e per la virtù della scienza e della santità che saranno sicuramente -infuse a questi venerabili arredi, mi troverò in essere di arrecare -consolazioni e spirituali e terrestri, così al nostro buon padrone Cedric -come ai compagni della sua disgrazia.» -</p> - -<p> -«Credi tu ch'egli abbia bastante accortezza a sostener bene una -tal parte?» domandò il cavalier Nero a Gurth. -</p> - -<p> -«Non saprei dirvi nulla» questi rispose «ma se non riesce, sarà -la prima volta, che non avrà cavato buon partito dalla pazzia.» -</p> - -<p> -«Metti dunque l'abito da eremita, mio bravo figliuolo» disse il -cavalier Nero «e fa che il tuo padrone ci renda conto dello stato del -castello. Debbono essere in pochi a difenderlo, e v'è a scommettere -cinque contr'uno che un assalto vigoroso e improvviso ce ne farebbe -padroni. Ma il tempo stringe. Ti affretta.» -</p> - -<p> -«Intanto» disse Locksley, «noi ci serreremo sì addosso alla piazza -che non possa uscirne una mosca a portar altrove, fuorchè a noi medesimi, -le notizie di chi sta dentro. Tu puoi quindi, amico mio, assicurar -que' malvagi che pagherebbero caro, ma assai, un sol capello torto ai -lor prigionieri.» -</p> - -<p> -«Pax vobiscum» disse Wamba della di cui acconciatura si prese -incarico l'eremita. -</p> - -<p> -Indi composta l'andatura alla gravità dignitosa e solenne d'un prior -di convento, partì per eseguire la commissione che si era assunta. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_217">[217]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Allo spron vidi ritrosi</p> -<p class="i01">«Corridori i più brïosi;</p> -<p class="i01">«Talor stringer vidi il morso</p> -<p class="i01">«Per frenar di rozza il corso.</p> -<p class="i01">«Così ancor talvolta il matto</p> -<p class="i01">«Cangia d'indol tutt'a un tratto,</p> -<p class="i01">«E dal frate il breviario</p> -<p class="i01">«Prende in prestito e il rosario,</p> -<p class="i01">«La cocolla e i santi accenti</p> -<p class="i01">«Che a Dio volgono le genti.</p> -<p class="i06"> <i>Antica ballata.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Allorchè Wamba, vestito della cocolla e del cappuccio dell'eremita, e -cinto di corda i fianchi si presentò innanzi alla porta del castello di -Frondeboeuf, il siniscalco gli chiese il nome e qual cosa volesse. -</p> - -<p> -«<i>Pax vobiscum</i>,» rispose il matto. «Sono un povero fraticello dell'ordine -di s. Francesco, che vengo qui per adempire agli ufizi del mio ministerio -verso alcuni prigionieri custoditi in questo castello.» -</p> - -<p> -«Tu sei un frate ben temerario» gli rispose il siniscalco «poichè -ti presenti in un luogo, ove uccello vestito delle tue penne non ha cantato -da vent'anni, eccetto quell'imbriacone del nostro cappellano, morto, -che Dio l'abbia in gloria! son pochi mesi.» -</p> - -<p> -«Tu non pensare ad altro fuorchè dire al tuo padrone che mi trovo -qui; ti fo sicurtà ch'ei darà gli ordini perchè io venga accolto, e l'uccello -canterà in guisa da farsi udire da tutta la rocca.» -</p> - -<p> -«Ottimamente! ma bada bene, che se il mio padrone mi sgrida, -poichè gli avrò portata questa ambasciata, farò prova, te lo giuro, se la -tua cocolla è buona targa contra una freccia.» -</p> - -<p> -Intimatagli tale minaccia, scomparve, e corse annunziando a Frondeboeuf -la strana notizia d'un frate che stava dinanzi alla porta del castello -chiedendo ingresso. Rimase indi non poco maravigliato in udir l'ordine -d'introdurlo subitamente, e fattosi accompagnare da alcune scolte, per -tema d'una sorpresa, s'affrettò ad aprire la porta al supposto ecclesiastico. -</p> - -<p> -Tutto il coraggio che avea francheggiato Wamba all'assuntosi incarico, -poco men che affatto si dileguò, trovatosi alla presenza d'uom -formidabile e temuto siccome lo era Reginaldo di Frondeboeuf, laonde -pronunziò il suo <i>Pax vobiscum</i>, che credea soccorso infallibile a sostener -bene la parte fratesca, lo pronunziò dissi, con tuono men fermo che -dianzi. Buon per lui che Frondeboeuf, avvezzo a veder tremare innanzi -a sè persone d'ogni grado, non formò alcun sospetto sulla timidezza di -cui il buffone avea dato segni in quel punto! -</p> - -<p> -«Chi siete voi, e d'onde venite, o venerabil padre?» gli addomandò. -</p> - -<p> -«<i>Pax vobiscum</i>» replicò Wamba facendo un po' di coraggio «io -<span class="pagenum" id="Page_218">[218]</span> -sono un povero servo di s. Francesco, che attraversando queste selve, -caddi in mano di ladroni: <i>quidam viator incidit in latrones</i>, dice la Scrittura -Santa, i quali ladroni m'hanno imposto di trasferirmi a questo -castello per adempire i doveri del sacro mio ministerio verso due persone -condannate dalla onoranda vostra giustizia.» -</p> - -<p> -«Va bene, e sapete voi dirmi il numero di questi ladroni?» -</p> - -<p> -«Valoroso cavaliere, <i>nomen illis legio</i>, il loro nome è legione.» -</p> - -<p> -«Frate, rispondimi chiaro quanti son di numero questi banditi, o -altrimenti il tuo cappuccio non ti salverà dal mio sdegno.» -</p> - -<p> -«Oh Dio! <i>eructavit cor meum</i>, cioè, il mio cuore crepò di spavento -trovandomi in mezzo a loro. Credo bene che fra arcieri e contadini sommino -circa a cinquecento.» -</p> - -<p> -«Poffar Dio!» sclamò il Templario, che entrando nella sala udì -tale antifona «le vespe si sono adunate a grossi sciami. Gli è ora di -sterminare questa razza malefica.» -</p> - -<p> -Poi tratto in disparte Frondeboeuf: «Conoscete quel frate?» gli chiese. -</p> - -<p> -«Io no» rispose Frondeboeuf: «sarà di qualche lontano convento, -perchè non mi ricordo averlo mai veduto.» -</p> - -<p> -«Quand'è così non è prudenza l'affidargli un messaggio a voce. -Converrà piuttosto valersi di lui per far tenere un ordine scritto al corpo -franco di Bracy, onde venga tosto in aiuto del condottiero. Intanto, -anche per non dar a sospettare d'alcuna cosa a questo incappucciato, -sbrighiamoci di mandarlo a fare il suo mestiere preparando alla morte -quei cani di Sassoni.» -</p> - -<p> -Frondeboeuf, chiamato un servo, lo incaricò di condur Wamba all'appartamento, -ove Cedric e Atelstano eran richiusi. -</p> - -<p> -La prigionia, cui si vedea condannato Cedric, ne irritava ogn'istante -più la naturale impazienza. Correva da un'estremità all'altra della -stanza a lunghi passi, com'uomo che dovesse allora far impeto sul nemico, -o dar assalto alla breccia, or parlava da sè medesimo, or volgeva -i petti ad Atelstano, che con gravità stoica aspettava l'esito di tale -avventura digerendo tranquillamente il pranzo del mezzogiorno, nè molto -angosciandosi sulla durata di quella cattività, che pensava egli, finirebbe -come tutti i mali di questa terra, quando al cielo fosse piaciuto. -</p> - -<p> -«<i>Pax vobiscum</i>» fu l'introduzione di Wamba, che alterò allora la -propria voce. «La benedizione di san Dunstano, di san Dionigi, di san -Dultocco, e di tutti i santi del Paradiso piovano sulle vostre teste!» -</p> - -<p> -«<i>Salve et tu</i>» rispose Cedric. «A qual fine venite qui, padre mio?» -</p> - -<p> -«A fine d'esortarvi che vi prepariate alla morte»<a class="tag" id="tag38" href="#note38">[38]</a>. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_219">[219]</span> -</p> - -<p> -«Alla morte!» sclamò Cedric «tal cosa è impossibile. Li conosco -scellerati, li conosco capaci di tutto. Ma non crederò mai ardiscano commettere -un delitto che sarebbe sì notorio e al quale non li provocammo.» -</p> - -<p> -«Eh! pur troppo, il far conti sulla umanità di costoro, egli è un -persuadersi di rallentare un cavallo furibondo con una briglia di fil di seta.» -</p> - -<p> -«L'udite dunque, Atelstano?» allora soggiunse Cedric. «Solleviamo -pure al cielo le menti, e apparecchiamoci all'ultimo atto di nostra -vita. Gli è anche meglio morir uomini che vivere schiavi.» -</p> - -<p> -«Son pronto» rispose Atelstano «a tutto quanto la costoro scelleratezza -saprà ordinare. Mi vedrete andar alla morte con quella calma, -onde io era solito mettermi a mensa.» -</p> - -<p> -«Ebbene! buon sacerdote» soggiunse allora Cedric «preparateci -a tal passaggio da una vita all'altra.» -</p> - -<p> -«Adagio, adagio, nostro zio!» disse tosto il buffone che ripigliò -il tuon naturale di voce. «Si ci può ben pensare due volte prima di -fare questo capitombolo pericoloso.» -</p> - -<p> -«Per l'anima mia!» sclamò Cedric «non m'arriva nuova tal voce!» -</p> - -<p> -«Lo credo anch'io. È la voce del vostro fedele servo, del vostro -buffone» disse Wamba mandando addietro il cappuccio. «Se voi aveste -seguiti i consigli d'un matto non vi trovereste a questo passo spinoso: -ma se volete seguirli adesso non tarderete a cavarvene.» -</p> - -<p> -«Che intendi tu dire?» chiese Cedric. -</p> - -<p> -«Col vestir questa cocolla e questo cappuccio, col cingere questo -cordone, soli ordini di cavalleria ch'io abbia portati in mia vita, vi -sarà facile uscir della rocca. Lasciatemi poi qui col vostro cinturino e -col vostro mantello e sosterrò io le vostre veci.» -</p> - -<p> -«Lasciarti in mia vece!» sclamò Cedric «ma ti faranno appiccare, -mio povero matto!» -</p> - -<p> -«Sia! Non quindi vi farò disonore. Spero che Wamba, figlio di Witless, -sospeso pel collo ad una catena, non presenterà immagine men dignitosa -che la catena d'Aldemann sospesa al collo del suo bisavolo<a class="tag" id="tag39" href="#note39">[39]</a>.» -</p> - -<p> -«Ebbene, Wamba! accetto la tua proposta, ma con un patto. Il -cambiamento di vesti che volevi fare con me, lo farai col nobile Atelstano.» -</p> - -<p> -«No, per san Dunstano! Non vi sarebbe una ragione di far questo. -Gli è ben giusto che il figliuolo di Witless si sagrifichi per salvare il -figliuol d'Everardo; ma non è ancora divenuto matto abbastanza per voler -morire in vece d'un uomo, i cui maggiori non erano niente per lui.» -</p> - -<p> -«Uomo scortesissimo!» sclamò Cedric. «I maggiori d'Atelstano -erano i monarchi dell'Inghilterra.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_220">[220]</span> -</p> - -<p> -«Sarà benissimo; ma il mio capo sta troppo bene diritto sulle mie -spalle, onde io mi senta di farlo mettere di traverso per amor loro. Dunque, -mio buon padrone, o accettate per voi medesimo tale partito, o non -v'abbiate a male se esco libero di questa rocca, come vi sono entrato.» -</p> - -<p> -«Lascia morire il vecchio albero» disse Cedric «e salva la giovane -pianta, speranza della foresta. Salva il nobile Atelstano, virtuoso Wamba. -Gli è il dovere di chiunque abbia sangue sassone nelle vene. Tu ed io -sazieremo la rabbia dei nostri infami oppressori, intantochè egli libero e -sicuro, susciterà a vendetta gli indignati nostri concittadini.» -</p> - -<p> -«No, mio buon padre, no» sclamò stringendo le mani a Cedric -Atelstano, perchè se qualche circostanza veniva a trarlo dalla indifferenza -divenutagli abituale, non mancava d'esternar sentimenti degni dell'alto -suo nascere «vorrei piuttosto rimanere una intera settimana in questo -carcere, non nudrito che di pan nero e dell'acqua, soliti alimenti dei -prigionieri più abbietti, che dovere la mia libertà ad uno sforzo generoso -tentato dalla fedeltà di un servo, unicamente a favore del suo padrone.» -</p> - -<p> -«Ascoltatemi, zio nostro Cedric, e voi cugino nostro Atelstano. Si -va dicendo che voi siete uomini savi ed io un matto; ma lasciate questa -volta che il matto risolva la contesa, e vi risparmi la briga di farvi cerimonie -l'un coll'altro; perchè io sono come l'asino di Iohn Duck, il quale -non voleva ch'altri lo montassero fuori del padrone. Il mio padrone è -Cedric, e a solo fine di salvarlo venni fin qui; s'egli non vuole consentire -tornerò via per la medesima strada. Un servigio offerto non è poi -un volante, che si possa mandarlo da una racchetta all'altra, ed io non -voglio essere appiccato per uom vivente, se non è per chi mi fu signore -sin dacchè nacqui.» -</p> - -<p> -«Consentite, nobile Cedric» soggiunse Atelstano «nè perdete sì -bella occasione. La vostra presenza incoraggerà i miei amici a tentar -ogn'impresa a fine di salvarne tutti. Se rimanete qui, ogni speranza per -noi è finita.» -</p> - -<p> -«E vi è forse al di fuori qualche speranza prossima di soccorso?» -chiese Cedric volgendosi a Wamba. -</p> - -<p> -«E che speranza!» rispose l'eroe buffone. «Sappiate, che col farvi -vestire questa cocolla, vi metto addosso un abito di generale. Cinquecento -uomini! nè son lontani di qui che due passi. Ed io pompeggiava questa -mattina fra' loro capi. Il mio berrettone da matto era un elmo di buona -tempera, la mia squarcina di legno una sciabola ben affilata. Vedremo se -fan buon negozio acquistando nel loro campo un savio in vece d'un matto. -Non vorrei che nel cambio perdessero dal lato del valore quanto acquisteranno -da quello della prudenza.» -</p> - -<p> -Nel dir tai cose cambiava d'abito con Cedric. -</p> - -<p> -«Addio, mio padrone» allora gli disse. «Usate, vel raccomando, -indulgenza al povero Gurth e al suo cane Fangs; poi fate che il mio berrettone -<span class="pagenum" id="Page_221">[221]</span> -buffonesco, sospeso alle pareti della gran sala di Rotherwood, ricordi -sempre com'io diedi la vita pel mio padrone da vero matto, ma -da matto fedele.» -</p> - -<p> -Pronunziò tali ultimi accenti con tuono metà scherzevole, metà serio, -onde gli occhi di Cedric si fecero molli di pianto. -</p> - -<p> -«La tua memoria verrà conservata» diss'egli «sintantochè affetto -generoso e fedeltà vivranno in onor sulla terra; ma io spero trovare strada di -salvare il nobile Atelstano, la mia diletta Rowena, e te ancora, mio povero -Wamba, perchè non creder mai che il tuo padrone arrivi a dimenticarti!» -</p> - -<p> -Stava Cedric per uscir della stanza, allorchè s'arrestò d'improvviso. -</p> - -<p> -«Non conosco altra lingua fuor della mia, salvo poche parole del -lor maledetto normanno. Come potrò farmi credere un frate?» -</p> - -<p> -«Nulla di più facile» rispose Wamba. «<i>Pax vosbiscum</i> è un talismano, -che viene a proposito tutte le volte. Andate o venite, bevete o -mangiate, benedite o scomunicate, <i>pax vobiscum</i> sempre. Queste parole -giovano ad un frate quanto una bacchetta ad un mago, o un manico da -scopa ad una strega. Pronunziate solamente in tuono grave e solenne: <i>Pax -vobiscum</i>: cavalieri, scudieri, uomini a piedi e a cavallo, tutti sentono -l'effetto dell'incanto. Credo che se mi conducono domani alla forca, cosa -verisimile assai, proverò l'efficacia del <i>Pax vobiscum</i> col cerimoniere -incaricato d'aggiustarmi il capestro attorno al collo.» -</p> - -<p> -«Quand'è così, ho fatto presto ad assumere gli ordini religiosi. -<i>Pax vobiscum</i>. Non lo dimenticherò. Addio, nobile Atelstano; addio, mio -povero matto, che hai il cuor miglior della testa, vi salverò tutti, o -morirò nel tentarlo. Il sangue dei nostri re Sassoni non verrà sparso, finchè -rimarrà stilla del mio in queste vene; nè un capello cadrà dal capo -di un fedele servo, che rischiò tutto pel proprio padrone, finchè il braccio -di Cedric potrà sollevarsi in sua difesa. Addio.» -</p> - -<p> -«Addio, nobile Cedric» disse Atelstano. «Ricordatevi che per sostener -bene la parte di frate, vi è d'uopo accettare quanti reficiamenti vi -vengono offerti.» -</p> - -<p> -«Addio, nostro zio» soggiunse Wamba: «badate a non dimenticarvi -del <i>Pax vobiscum</i>.» -</p> - -<p> -Munito di questo duplice avvertimento, Cedric si dipartì dai compagni, -nè tardò molto a far prova dell'efficacia del talismano raccomandatogli, -come potentissimo, dal suo buffone. In un andito basso, -stretto ed oscuro, che a quanto ei credea, dovea condurlo nella sala di -ricevimento, s'incontrò in una giovane. -</p> - -<p> -«<i>Pax vobiscum</i>» le diss'egli, traendosi da un lato per lasciarla passare. -</p> - -<p> -Si arrestò questa, e con voce soave gli rispose: «<i>Et tibi quaero; -domine reverendissime, pro misericordia tua.</i>» -</p> - -<p> -«Sono alquanto sordo» replicò Cedric in buon sassone, e accorgendosi -tosto di aver parlato un idioma sospetto, disse fra sè medesimo: «Vadano -<span class="pagenum" id="Page_222">[222]</span> -al diavolo il matto e il suo talismano! Ho rotto la lancia mia al primo -scontro.» -</p> - -<p> -Non era cosa molto straordinaria in que' tempi il trovare un ecclesiastico -duro d'orecchio, allora che gli si parlava il latino, e la persona che -gli volse quei detti sapeva assai bene tal lingua. -</p> - -<p> -«Per amor del cielo! reverendo padre» ella gli disse in sassone «degnatevi -di porgere qualche spirituale conforto ad un prigioniere ferito che -trovasi in questo castello. Non gli negate tale atto di compassione, che il -vostro santo ministerio chiede da voi. Nessuna fra le buone azioni di vostra -vita avrà mai portato tanto utile al convento cui appartenete.» -</p> - -<p> -«Figlia mia» rispose grandemente imbarazzato Cedric «è già spirato -il tempo concedutomi per rimanere in questo castello. Mi è d'uopo -uscirne subitamente per tal affare che risolve di vita o di morte.» -</p> - -<p> -«Non vi opponete alla mia preghiera, o buon padre; ve ne supplico, -invocando que' voti che avete giurati voi stesso, di non lasciare cioè morire -privo de' vostri avvisi e soccorsi spirituali un uomo oppresso, un uomo -in pericolo.» -</p> - -<p> -«Venga la peste a questo maladettissimo incontro!» sclamò Cedric, -e stava per esalare la sua impazienza in termini anche meno addicevoli all'abito -che in allora ei vestiva, quando a quel colloquio si frammise la voce -stridula d'un'altra donna. Era costei Ulfrida, l'antica abitatrice della torre. -</p> - -<p> -«Come sta, giovane imprudente?» gridava la vecchia. «È questa la -gratitudine alla bontà con cui vi ho tratta dal vostro carcere? Costrignere -questo venerabile religioso ad andare nelle furie per liberarsi dalle -importunità d'un'ebrea?» -</p> - -<p> -«Un'ebrea!» sclamò Cedric, cui non parea vero aver trovato tale -pretesto a spacciarsi. «Lasciatemi passare, o donna; non mi toccate; la -vostra sola presenza basta a lordarmi.» -</p> - -<p> -«Venite di qui, padre mio» disse la strega; «voi non siete pratico -del castello; mi farò io vostra guida. Seguitemi, perchè devo parlarvi. -Quanto a voi, maledetta da Dio fino nel sangue, andate nuovamente nella -camera del ferito, e rimanetevi sin ch'io ritorni. Guai a voi se l'abbandonate -ancora senza mia permissione!» -</p> - -<p> -Rebecca si ritirò. Ulfrida, alla quale era stata affidata la cura del ferito, -fu mossa da desiderio di parlar col sant'uomo, di cui seppe tosto -l'arrivo al castello. Incaricò quindi del proprio ministerio l'ebrea, che -trasse di prigione ella stessa. Ognun s'immagina come la Israelita accettasse -di buon grado sì fatto ufizio. Pronta poi questa ad afferrare tutte le possibilità -di scampo ove credea vederne un raggio, pensò ai soccorsi o se non -altro ai consigli che a tal uopo avrebbe potuto somministrarle il creduto -frate. Spiò pertanto il momento in cui stavasi per partire colla speranza -di destarne la compassione a favore dei prigionieri; ma vedemmo come -ella incagliò ne' concetti divisamenti. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_223">[223]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXVI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Qual d'atroci misfatti orribil tela</p> -<p class="i01">«A disvelarmi t'apparecchi? Assai</p> -<p class="i01">«Quant'or so d'essi già non è? qual pena</p> -<p class="i01">«A tai colpi serbò l'inesorata</p> -<p class="i01">«Destra d'un nume punitor, che il mio</p> -<p class="i01">«Labbro ti spieghi hai d'uopo? Ebben! ribrezzo</p> -<p class="i01">«Forzerommi a frenar. Favella. Io t'odo.»</p> -<p class="i14"> <span class="smcap">Crabbe.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Poichè Ulfrida a furia di grida e di minacce, ebbe respinta Rebecca -nell'appartamento dell'infermo, condusse Cedric, che la seguiva ben di -mal animo, in una piccola stanza, indi ne chiuse diligentemente la porta. -Posti poi sulla tavola un fiasco di vino e due tazze d'argento, lo invitò -a sedersi dicendogli col tuono piuttosto di chi afferma un fatto, che di -persona vogliosa d'istruirsene: «Voi siete sassone, padre mio! — Non -lo negate» continuò costei quando vide che il supposto frate esitava a -rispondere «le voci del mio idioma naturale sonano bene a questo orecchio -benchè le ascolti sì di rado, e sol quando escono dal labbro di alcuni -miseri servi digradati, cui questi feroci normanni addossano il peso delle -fatiche le più vili ed abbiette. Sì, voi nasceste sassone, o padre, e sicuro, -quant'è sicuro che siete un servo di Dio, di libera condizione. Me ne -fe' prova il vostro accento, e gran diletto n'ebbi in udirlo.» -</p> - -<p> -«Dunque non vengono qui mai preti sassoni?» disse Cedric; «pure -mi sembra che il loro dovere sarebbe di consolare, soccorrere i figli della -lor patria.» -</p> - -<p> -«No, non ne vengono; o se ne vengono preferiscono il partecipare -eglino pure de' banchetti co' nostri conquistatori al dovere d'udire i gemiti -de' loro compatriotti. Almeno è questo che si vocifera, perchè io so ben -poche cose. Son più di dieci anni che in questa rocca non ho veduti -altri preti fuorchè l'indegno cappellano normanno, compagno de' notturni -sollazzi di Frondeboeuf, e che ora è andato a render conto delle sue dissolutezze -al tribunal supremo. Ma voi siete un Sassone, un religioso -sassone, gli è mestieri ascoltiate la mia confessione.» -</p> - -<p> -«Sono Sassone, e nol posso negare, ma non merito il nome di sacerdote. -Lasciatemi partire. Vi giuro, tornerò, o vi manderò uno de' nostri -religiosi che sarà meglio di me al caso per udire quanto avrete da -confidargli.» -</p> - -<p> -«No; non giugnerebbe a tempo. Il gel della morte potrebbe avere -addiacciata quella lingua, che in questo momento è abile a parlarvi, nè -vorrei scendere nel sepolcro, qual brutale fiera, siccome vissi; ma non -<span class="pagenum" id="Page_224">[224]</span> -ho, se nol cerco dal vino, il vigor bastante ad incominciarvi l'orribil -racconto.» -</p> - -<p> -Indi trangugiò un bicchier pieno di vino con tanta avidità, che parea -temesse lasciarne una stilla alla tazza. — «Questo liquore m'infiamma la -fantasia» ella disse «ma non m'allegra il cuore» e tornando a mescere -ne presentò una tazza a Cedric. «Fate altrettanto, padre mio, se volete -essere in forza ad ascoltare la mia confessione.» -</p> - -<p> -Cedric avrebbe voluto esentarsi da tale scambievolezza; ma l'impazienza -della vecchia nello stimolarlo andava quasi a disperazione, laonde -si risolvè a cedere; dopo di che, mostrandosi questa soddisfatta dell'usatale -compiacenza, continuò così il suo racconto. -</p> - -<p> -«Non credeste ch'io fossi nata nell'abbiezione a cui mi trovate. Io -era libera, d'alto legnaggio, ricca, felice, ben veduta, onorata; ora sono -schiava, avvilita, infamata. Fecero di me quel che di donna può farsi i -miei padroni fintantochè durommi avvenenza; itane questa, divenni per -essi scopo di sprezzi, di derisione, d'abborrimento. Potete voi maravigliar, -padre mio, s'io detesti il genere umano e soprattutto la schiatta da cui -ogni mia calamità mi deriva? Questa vecchia increspata e decrepita può -ella dimenticare d'essere figlia di chi, sol che aggrottasse il sopracciglio, -facea tremare mille vassalli, d'essere figlia del nobile <i>thane</i> di Torquilstone?» -</p> - -<p> -«Tu la figlia di Torquil Wolfganger!» sclamò Cedric surto in -piedi e palesando segni di estrema sorpresa. «Tu la figlia di quel nobile -Sassone, dell'amico, del fratel d'armi del padre mio!» -</p> - -<p> -«Di tuo padre?» replicò Ulfrida. «Sta dunque presente a' miei -sguardi Cedric il Sassone, perchè il nobile Everardo di Rotherwood non -ebbe che un figlio, il cui nome è troppo ben conosciuto fra i nostri concittadini. -Ma poichè sei Cedric di Rotherwood, a che quest'abito di frate? -Venisti in tanta disperazione da credere impossibile la salvezza della -tua patria? O cercasti all'ombra del chiostro un asilo contro la tirannide -de' crudeli nostri oppressori?» -</p> - -<p> -«Poco rileva qual ch'io mi sia» rispose Cedric, tornato a sedersi. -«Prosegui, sciagurata donna, il tuo racconto colmo d'orrori e, non ne -dubito, di delitti.» -</p> - -<p> -«Sì: debbo narrarti delitti, neri delitti, tali empietà, per le quali -non v'è speranza di perdono, divenutemi insopportabile peso, empietà -che tutte le fiamme del purgatorio non basterebbero ad espiare. Sì: in -questa rocca tinta del nobile e puro sangue del mio genitore, de' miei -fratelli, esser io vissuta per isbramare i diletti del loro assassino, di tai -diletti avere io stessa partecipato, essere stata ad un tempo la schiava e -la complice de' costui traviamenti; tutte queste circostanze mi fan colpevole -di delitti moltiplicatisi ad ogni fiato d'aria che ho respirato.» -</p> - -<p> -«Sgraziata!» proruppe Cedric. «Così dunque intanto che gli amici -del tuo povero padre, intanto che ogni vero Sassone, versava lagrime -<span class="pagenum" id="Page_225">[225]</span> -di sangue sulla morte di lui deplorabile, sulla strage de' tuoi fratelli, -su quella di te medesima, perchè ognuno ha sempre avuto per fermo che -Ulrica fosse soggiaciuta al destino di tutti i suoi, tu vivevi per meritare -il nostro odio, la nostra esecrazione? tu vivevi presso il vile tiranno che -sperse tutto quanto dovevi tenerti più caro, che si bagnò le mani nel sangue -dell'innocente fanciullezza, l'infame, per cui opera non sopravvive un -sol rampollo maschile della chiara prosapia di Torquil Wolfganger! Tu -intanto ti stringevi a costui con vincoli di amore illegittimi!» -</p> - -<p> -«Illegittimi, non v'ha dubbio, ma non vincoli d'amore,» soggiunse -Ulrica che gli è omai inutile il rammentare sotto altro nome costei, e -quello d'Ulfrida, ella lo aveva assunto dopo lo sterminio della sua gente. -«Non alligna amore sotto queste vôlte sacrileghe, e sarebbe più agevol -cosa il trovarlo ne' regni d'abisso. Amore no! ed è l'unico rimprovero -ch'io non debba fare a me stessa. L'odio contra Frondeboeuf, contra -ognuno della sua schiatta, era la sola passione da cui mi sentissi compresa -fin negl'istanti, che si sarebbe detto notare nell'ebbrezza de' piaceri i -miei sensi.» -</p> - -<p> -«Voi l'odiavate e viveva! E come? non v'erano dunque nel castello -di Torquilstone, nè azze, nè coltelli, nè punteruoli? Eravate voi sì vilmente -affezionata all'esistenza, da preferire un'infame vita al rischio di -perderla! Giuro a Dio, aveste ragione che il castel d'un Normanno non -lascia più d'una tomba traspirarci segreti cui dà ricovero. Se mi fosse -venuto unicamente il sospetto che la figlia di Torquil vivea tal vita coll'infame -sterminatore della propria famiglia, la mia spada, sì, la spada di -un vero Sassone, avrebbe trafitta costei fin tra le braccia del suo corruttore.» -</p> - -<p> -«Ah sì? tu avresti usato tale atto di giustizia al nome di mio fratello, -al nome di Torquil? Allor veramente meriti il nome di Sassone -che ti fu imposto<a class="tag" id="tag40" href="#note40">[40]</a>. Però sappilo. Nel ricinto medesimo di queste mura -esecrate ove il delitto, come tu dicesti, sta avvolto in vel di sepolcro, allorchè -io udiva pronunziare il nome di Cedric, carica qual mi vedi e di -delitti e d'obbrobrio, io mi confortava in pensando, che vivea tuttavia -l'uomo opportuno a far vendetta della nostra nazione. Pure io medesima, -Cedric, ho gustati alcuni istanti di tale vendetta. Più d'una volta ho -<span class="pagenum" id="Page_226">[226]</span> -seminata la discordia fra' nostri nemici; più d'una volta ne ho apprestata -la perfida coppa per cambiar le sale dei conviti in arene tinte di sangue. -Quest'occhi miei si sono pasciuti delle lor ferite, le mie orecchie hanno -uditi come concenti i loro gemiti. Guardami, Cedric; non trovi tu forse -ancora in queste sembianze sformate dal delitto e dagli anni qualche lineamento -che ti rimembri Torquil?» -</p> - -<p> -«Ah taci, Ulrica, non mi far tale inchiesta» rispose Cedric in tuono -di chi è compreso da dolore e da orrore ad un tempo «quest'orme di -somiglianza son quelle che possono ravvisarsi tra l'uom vivente e il suo -cadavere uscito fuor della tomba per la forza d'uno spirito maligno trattosi -ad animarlo.» -</p> - -<p> -«Ma questi lineamenti animati da uno spirito infernale si coprirono -colla maschera d'un angelo di luce, allorchè pervennero a spargere dissensioni -ed odii tra Frondeboeuf e il figlio di lui Reginaldo. Le tenebre degli -abissi dovrebbero celare i frutti che ne derivarono; ma s'aspetta alla vendetta -lo squarciar la cortina che vela un misfatto capace di far uscire gli -estinti fuor de' sepolcri. Da lungo tempo la discordia agitava le sue faci -sui capi d'un padre tiranno, e d'un figlio degno di lui; da lungo tempo io -nudriva segretamente ne' loro petti lo snaturato livore, onde ardevano -l'un contra l'altro; e questo livore al fine scoppiò tra il festeggiar d'un -banchetto. Il mio oppressore seduto alla domestica mensa soggiacque sotto -i colpi del proprio figlio<a class="tag" id="tag41" href="#note41">[41]</a>. Tai sono gli atroci arcani che queste vôlte -nascondono. Crollate, mura che ne cignete» sclamò costei girando tutt'all'intorno -gli occhi a guisa d'ossessa «e seppellite sotto le vostre rovine -tutti coloro che furono iniziati in questo orribil mistero.» -</p> - -<p> -«E di te, figlia del delitto e della sventura, che avvenne dopo la -morte del più crudele fra i nemici della tua stirpe?» -</p> - -<p> -«Indovinalo se ardisci tanto: ma statti dal domandarmelo. Continuai -a vivere nell'obbrobrio, sintantochè la vecchiezza, un'anticipata -vecchiezza, venisse ad improntar sul mio volto gli schifosi lineamenti -della mia anima. Allora fui vilipesa, schernita entro quel luogo medesimo -ove comandai per l'addietro, costretta limitare a sterili imprecazioni le -mie vendette, condannata ad udire dalla torre assegnatami qual dimora, -il festoso strepito di que' tripudi, cui un giorno partecipai, e le grida e -i gemiti delle nuove vittime dell'oppressione che successivamente queste -carceri racchiudevano.» -</p> - -<p> -«Ulrica! e con un cuore che, vorrei ingannarmi, sospira ancora -la carriera de' delitti da te trascorsa, come ardisci volgerti ad uomo che -<span class="pagenum" id="Page_227">[227]</span> -addossa quest'abito? Che potrebbe far per te lo stesso sant'Odoardo se -fosse qui in vece mia? Questo re confessore ebbe sì grazia dal cielo di -poter guarire la lebbra del corpo, ma quella d'un'anima indurata nella -colpa!... Dio solo può operare una tal guarigione.» -</p> - -<p> -«Non quindi ti lascio ancora partire, crudele profeta, che m'annunzi -la collera del cielo. Dimmi, se il puoi, qual sarà la conclusione delle immagini -nuove e spaventose che turbano la mia solitudine? Perchè delitti dopo -tanto tempo commessi tardano ad affacciarmisi alla mente con tutta la -presenza della loro orridezza? Qual destino aspetta oltre al sepolcro colei, -ch'ebbe per suo destino su questa terra il vivere fra le sciagure e le colpe? -Amerei meglio tornare a Woden, a Mista, a Scrogula e a tutti gli -Dei de' pagani miei antenati, anzichè patire anticipatamente i terrori -che m'assalgono nel durar del giorno, e funestano i sogni delle mie -notti.» -</p> - -<p> -«Non sono sacerdote» disse Cedric stogliendo gli occhi pieni di ribrezzo -da quella vivente immagine del delitto, della sventura, della disperazione -«non son sacerdote, bench'io ne porti le vesti.» -</p> - -<p> -«Sacerdote o laico, tu se' il sol timorato di Dio, il solo amico degli -uomini, ch'io veda la prima volta dopo vent'anni. Mi dici tu di darmi -alla disperazione?» -</p> - -<p> -«Io.... io t'esorto al pentimento. Prega Dio, fa penitenza, e possa -tu trovar grazia al cospetto della misericordia celeste! Ma non mi è lecito -rimaner teco più a lungo.» -</p> - -<p> -«Un istante! non abbandonarmi in tale stato, figlio dell'amico di -chi mi diede la vita. Non abbandonarmi; o.... paventa, che il demonio, -regolatore fin qui della mia vita, non mi tenti ora a vendicarmi del -disprezzo, della barbarie ond'usi verso di me. Credi tu che se Frondeboeuf -ravvisasse Cedric nascosto sotto quelle vesti nel suo castello, ti durerebbe -a lungo la vita? Già i suoi occhi stan fisi sopra di te, come quei del falcone -sulla sua preda.» -</p> - -<p> -«Ebbene» soggiunse Cedric «mi strazino gli artigli e il rostro di -questo uccello da preda; il labbro di Cedric non pronunzierà quindi accento -che il cuore di Cedric dismentisca. Morrò qual Sassone, fedele alla -mia parola, franco nelle mie azioni. Ritirati. Non toccarmi. L'aspetto medesimo -di Frondeboeuf mi sarebbe meno odievole che non lo è la presenza -d'una creatura fattasi vile, abbietta al pari di te.» -</p> - -<p> -«Sia! non mi sforzo più a trattenerti; parti, dimentica la tua feroce -virtù, dimentica come la miserabile che ti sta innanzi nacque dall'amico -del tuo genitore. Parti, se i miei patimenti mi hanno separata da tutto -il genere umano, da coloro ch'io avea diritto di trovar soccorrevoli, -m'assumerò sola l'incarico di mie vendette; niuno mi aiuterà; ma tutti -udranno la fama di quanto avrò osato operare. Addio. Il tuo sprezzo ha -rotto l'ultimo filo che mi teneva ancora unita alla stirpe degli uomini. Il -<span class="pagenum" id="Page_228">[228]</span> -vedo. Neanco l'atrocità delle angoscie che provo può meritarmi compassione -da un sol de' miei simili!» -</p> - -<p> -«Ulrica!» soggiunse Cedric, commosso da questi ultimi accenti, -«non hai tu dunque serbata la vita in mezzo a tanto abisso di sciagure -e di colpe che per abbandonarti alla disperazione allorquando appunto i -tuoi occhi si dischiudono sopra i tuoi falli, allorquando il pentimento dovrebbe -aprirti una strada al tuo cuore?» -</p> - -<p> -«Mal conosci il cuore umano, o Cedric. Per condursi com'io mi -condussi, per dar luogo ai pensieri che in me allignarono, gli è d'uopo -che si colleghino sfrenato amor del piacere, sete insaziabile di vendetta, -desío d'illimitata autorità. Tai sentimenti inebbriano troppo l'anima che -lor si abbandona per lasciarle più mai la facoltà di pentirsi. Sopravvissi -all'età delle passioni; le rughe del volto m'han tolta, gli è vero, la funesta -prevalenza di cui feci abuso; fin le idee di vendetta in me son ridotte a -desiderii impotenti. M'ha giunta, accompagnato da tutte le sue serpi, il -rimorso, sol presentandomi immagini di cordoglio inutile sul passato, di -disperazione inesorabile sull'avvenire; ma mi ha giunta a malgrado del -mio cuore, che non quindi si è aperto al pentimento. La tua vista però -ha creata in me un'anima novella, e mi facesti a ragione comprendere -nulla esservi d'impossibile a chi non paventa la morte. Per la forza de' tuoi -detti mi trasparirono nuovi modi a vendetta, e siane certo, gli afferrerò. -Tal brama fin ora si divise con altre passioni l'impero di questo spirito, -ad essa omai mi dedico interamente; e vo' possa dir tu medesimo, che -qualunque sia stata la vita d'Ulrica, seppe morir degna figlia del nobile -Torquil. Ti sarà noto al certo, che molta mano di nemici sta raccolta -attorno a questo malauguroso castello. Va a metterti lor capo, e allorquando -vedrai una rossa bandiera sventolare sulla torre d'oriente, comanda -l'assalto, fa impeto su i Normanni. Ti prometto che non saranno -privi di faccende nell'interno della Rocca, e ad onta de' costoro archi, dei -costoro archibusi, i tuoi soldati arriveranno a scalar queste mura. Addio. -Segui il tuo destino e abbandonami al mio.» -</p> - -<p> -Cedric stava per chiederle alcuni schiarimenti intorno ad uno stratagemma -sì imperfettamente abbozzato, allorchè la voce di Frondeboeuf, -novello Stentore, si fece udire. -</p> - -<p> -«In che dunque si perde questo frate sfaccendato» sclamava costui -«per la Vergine di Compostella! ne farò un martire se mai qui indugiasse -per eccitare cattive idee ne' miei servi.» -</p> - -<p> -«Una coscienza sinistra» disse Ulrica «è un verace profeta. Ma -non vi disanimate, o Cedric, partite, intonate il cantico di guerra dei -Sassoni, e se i Normanni rispondono col cantico di Rollo, del ritornello -s'incaricherà la vendetta.» -</p> - -<p> -Dette tai cose, ella scomparve prendendo una porta segreta, intantochè -Reginaldo entrò nell'appartamento, e patì molto sforzo Cedric nel -<span class="pagenum" id="Page_229">[229]</span> -salutare con ingannevole umiltà l'orgoglioso barone, che con lieve chinar -di capo gli rendette il saluto. -</p> - -<p> -«I vostri penitenti ebbero un lungo colloquio con voi, padre mio. -Me ne congratulo per parte loro. È l'ultimo che hanno avuto con chicchessia. -Gli apparecchiaste voi alla morte?» -</p> - -<p> -«Erano preparati a qualunque evento» rispose Cedric balbettando -quanto meglio poteva il francese «e vi erano preparati sin d'allora che -seppero in potere di chi si trovavano.» -</p> - -<p> -«Che ascolto, ser frate? voi avete un accento che puzza maladettamente -di Sassone.» -</p> - -<p> -«Venni allevato nel convento di san Vittoldo di Burton.» -</p> - -<p> -«Intendo. Sarebbe stato meglio per te se tu nascevi Normanno; e -sarebbe anche stato meglio il mio caso, ma ne' momenti di bisogno uom -non può sempre scegliere i suoi messaggieri. Questo convento di san Vittoldo -è un nido di gufi, che sarà opera buona il disperdere. Oh! verrà -l'istante che la cocolla non gioverà ai Sassoni più di quel che li proteggono -le loro sarcotte.» -</p> - -<p> -«Sia fatta in tutto la volontà del Signore!» disse Cedric con voce -tremante di rabbia, il qual tremito Frondeboeuf credè effetto della paura. -</p> - -<p> -«Tu già, ben me n'accorgo, nella tua spaventata immaginazione -vedi i miei armigeri alle porte del refettorio, delle celle del tuo convento. -Però, prestami un servigio, e qualunque cosa possa accadere ai tuoi confratelli, -il canile ove stai non sarà tocco, vi dormirai tranquillamente -come la lumaca entro il suo nicchio.» -</p> - -<p> -«Fatemi dunque conoscere i vostri voleri» soggiunse Cedric celando -a stento il fremito interno dell'animo. -</p> - -<p> -«Seguimi per quest'andito, e uscirai per la porta di soccorso.» -</p> - -<p> -Indi mostrando il cammino al supposto ecclesiastico, lo istruì in tali -termini delle cose che desiderava da lui. -</p> - -<p> -«Tu vedi, ser frate, questa mandria di porci sassoni che ha ardito -circondare il mio castello. Di' loro quanto ti verrà in mente affinchè credendo -a stremo la rocca, destreggino quarant'otto ore. Intanto, tu porterai -subito.... Ma aspetta, sai tu leggere, ser incappucciato?» -</p> - -<p> -«La roba scritta, no; ma posso leggere il mio breviario, perchè -conosco le lettere stampate, ringraziando sempre la Beatissima Vergine e -san Vittoldo.» -</p> - -<p> -«Affè è il messo che mi voleva!» borbottò Reginaldo fra' denti. -«Dunque prendi questa lettera, e portala al castello di Filippo di Malvoisin. -Tu dirai esser io quegli che la spedisce, ma che fu scritta dal templario -Brian di Bois-Guilbert; che lo prego farla giugnere a York con -tutta la prestezza che può mettersi da un uomo fornito di buon cavallo. -Digli ancora che non si turbi per noi, che i nostri armigeri son freschi per -affrontare i cimenti, e ben apparecchiati dietro le fortificazioni. Sarebbe -<span class="pagenum" id="Page_230">[230]</span> -un'infamia per noi il provare alcuna sorte d'inquietezza innanzi una banda -di cenciosi, avvezzi a fuggire al solo vedere spiegate le nostre bandiere, -al solo udire lo scalpitare de' nostri corridori. Te lo ripeto, o frate, cerca -nel tuo cervello qualche stratagemma atto a persuadere questi furfanti -dell'utilità di tenersi nel loro campo sintantochè arrivino i nostri amici. -La mia vendetta è desta. Ella è un falcone che non prende più sonno sinchè -non abbia ghermita la preda.» -</p> - -<p> -«Pel mio santo avvocato» sclamò Cedric con più enfasi che non lo -avrebbe voluto la parte da lui sostenuta «e per tutti i santi vissuti e morti -nell'Inghilterra! adempirò i vostri ordini, e nessun Sassone si allontanerà -da queste muraglie, sin dove potrà la mia voce per rattenerlo.» -</p> - -<p> -«Ah! ah!» disse Frondeboeuf «tu ti riscaldi molto, frate mio; si -direbbe quasi che ti dà gusto il vedere strage di Sassoni. Però tu sei un -porchetto della medesima razza.» -</p> - -<p> -Cedric era un cattivo novizio nell'arte del dissimulare e gli sarebbe -stato gran giovamento l'avere in quel tempo all'orecchio il suo povero -matto, che colla fertilità del suo ingegno gli avrebbe suggerito qualche -spacciativa risposta. Nondimeno <i>la necessità è madre de' trovati</i>, dice un -antico proverbio. Laonde Cedric borbottò sotto il cappuccio alcune frasi -buone ad indurre Frondeboeuf nella opinione, che il frate considerasse -quegli assedianti come una ciurma di ribelli e di scomunicati. -</p> - -<p> -«Per Dio! dicesti la verità» sclamò Frondeboeuf. «Io avea dimenticato -che questi cialtroni non perdonerebbero ad un de' tuoi abiti più -di quanto perdonano, se lor riesce trappolarlo, ad un ecclesiastico nato -alla sponda opposta della Manica. Non fu il priore di sant'Yves, che legarono -ad una quercia, costrignendolo a cantar salmi, intantochè gli frugavano -le valigie?... Ah no, per la Madonna! questo complimento, lo -fecero a Gualtieri di Middleton, un de' nostri fratelli d'armi. Ma non -importa, furon ben Sassoni, che nella cappella di s. Beess, rubarono candelieri, -calici, pissidi, non è egli vero?» -</p> - -<p> -«Saranno stati uomini senza timor di Dio» rispose Cedric. -</p> - -<p> -«Oh! non ne avevano punto; e bevettero tutto il buon vino che -que' reverendissimi serbavano per gozzovigliare in segreto; perchè voi altri -frati amate meglio una tavola ben imbandita, che il coro del convento. -Dimmi, santo religioso, non hai tu giurato vendetta contro un tal sacrilegio?» -</p> - -<p> -«Sì, ho giurato vendetta» replicò Cedric «e san Vittoldo m'è -testimonio.» -</p> - -<p> -In quell'istante giunsero alla porta di soccorso; ed avendo attraversata -la fossa sopra un panconcello, giunsero ad un fortino costrutto ad -esterna difesa, e che comunicava colla campagna mediante altra ben guernita -portella. -</p> - -<p> -«Vanne dunque» con tai detti il congedò Frondeboeuf: «se eseguisci -fedelmente la commissione che t'assumesti, poi torni qui, troverai la -<span class="pagenum" id="Page_231">[231]</span> -carne di Sassone a tal buon prezzo, che a migliore non sarà mai stata -venduta la carne di porco nel mercato di Sheffield. Anzi, dopo l'affare -torna liberamente, perchè mi sembri un buon diavolo. Ti vo' far bere -tanta malvasia quanta basta ad imbriacare la tua comunità tutta intera.» -</p> - -<p> -«Spero anch'io che ci rivedremo» soggiunse Cedric. -</p> - -<p> -«Intanto prendi questa moneta» disse il Normanno; e lasciando -Cedric gli mise fra le mani quasi a mal grado di lui un bisanto d'oro, aggiugnendo: -«Ma bada bene, che se mi manchi di parola, ti strappo la -cocolla, e la pelle che ci sta sotto.» -</p> - -<p> -«Te ne do licenza» rispose Cedric allontanandosi a grandi passi «se -quando ci rivedremo non mi sarò meritato che tu tratti meco altrimenti.» -Trovandosi allora in qualche distanza dal castello si volse alla parte ove -lasciò Frondeboeuf, e gettando ver quella il bisanto d'oro, sclamò: «Maladetto -Normanno, possa tu sperderti col tuo dono!» -</p> - -<p> -Ma Frondeboeuf non si era ancora partito di lì, onde comunque non -avesse potuto in tale lontananza udir le parole, o imperfettamente fu se -le udì, vide però l'atto di gettar via qualche cosa che lo pose in sospetto. -«Arcieri!» gridò egli alle scolte che guernivan le mura. «Una scarica generale -di frecce sulla cocolla del frate!» Le quali scolte fer volto immantinente -agli archi e obbedirono; ma Cedric a quell'ora trovavasi fuor di -gittata. -</p> - -<p> -«Che costui ardisse tradirmi?» meditò Frondeboeuf mentre facea -ritorno al castello. «Ma infine che sarà? Questi cani di Sassoni che ho -prigionieri mi tengon sempre aperta una strada alle negoziazioni. Olà, -Gilles! A me Cedric di Rotherwood, e l'altro furfante di quel suo compagno, -che si chiama Coningsburgo..... o Atelstano, mi pare; questi -sgraziati nomi sassoni son sì duri alla lingua d'un Normanno! Al sol pronunziarli -par che si abbia cotenna di lardo in bocca. Tanto che me la risciacqui, -portatemi un fiasco di vino nella sala d'armi, ed ivi conducetemi -i prigionieri.» -</p> - -<p> -Venivano eseguiti sì fatti ordini, mentr'egli si avviava alla sala d'armi -che era una loggia gotica ornata di trofei, frutto delle vittorie riportate da -lui e dal padre suo, perchè nè il vecchio nè il giovane Frondeboeuf mancarono -di valore. Entrando, vide sopra la tavola, che era non leggier -lavoro di legno di quercia, un fiasco di vino, e in piedi dinanzi a quella -i due prigionieri, cui quattro armigeri facevano guardia. Per prima cosa -bevè Frondeboeuf, indi squadrò collo sguardo que' Sassoni. Ma rade volte -egli avea veduto Cedric, così per la solerzia ch'ei ponea nel disdirsi ogni -corrispondenza coi Sassoni suoi confinanti, come perchè poche volte usciva -dei propri dominii. Tal circostanza, unita all'oscurità che dominava in -quella sala e all'arte onde Wamba cercava nascondere il volto col berrettone, -e col mantello, fece sì ch'ei non s'accorgesse allor della fuga di -quello fra' suoi prigionieri, di cui maggiormente curavasi. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_232">[232]</span> -</p> - -<p> -«Eccomi a voi, miei bravi Sassoni» disse il Normanno. «Come -ve la passate a Torquilstone? Capite bene tutto quello che han meritato -le vostre insolenze, la tracotanza onde osaste condurvi nel tempo d'una -festa dovuta alla munificenza d'un principe della casa d'Angiò? Non avrete -dimenticato in qual modo corrispondeste all'ospitalità del real principe Giovanni, -ospitalità di cui eravate sì poco degni! Per Dio e per san Dionigi! -se non mi pagate un ricco riscatto vi farò appiccare per li piedi alle spranghe -di ferro di queste finestre, e ci starete fintantochè i corvi e gli avvoltoi -abbiano fatti due scheletri de' vostri corpi. Andiamo! non dite nulla, -cani di sassoni? Qual somma mi offerite per riscattare la vostra miserabile -vita? Incominciamo da voi ser Rotherwood; che cosa mi darete?» -</p> - -<p> -«Neanco una scorza di noce» rispose Wamba. «Dacchè son al -mondo, ho sempre camminato colla testa all'insù, e nondimeno si pretende -ch'io abbia volto il cervello. Chi sa che mettendomi colla testa -all'ingiù, il cervello non torni all'insù? È una prova che non ho mai fatta.» -</p> - -<p> -«Santa Genevieffa!» sclamò Frondeboeuf. «Chi diavolo può parlare -in questa maniera?» -</p> - -<p> -Poi con una mano rovescia fe' cadere dal capo del matto il berrettone -di Cedric, e scostatigli un dall'altro i due lembi superiori del mantello, -vide le prove irrefragabili di servitù, il collare d'argento che ricigneva il -collo di Wamba. -</p> - -<p> -«Gilles, Clemente! cani di vassalli!» gridò dando nelle furie il Normanno -«qual bestia m'avete dunque condotto?» -</p> - -<p> -«Credo potervelo dir io» soggiunse Bracy che entrava in quel punto. -«Questi è il matto di Cedric, egli che scaramucciò sì nobilmente con -Isacco d'York per una disputa di preminenza.» -</p> - -<p> -«Ben bene! entrerò io arbitro in questa contesa, e li metterò -d'accordo col farli appiccare entrambi ad una forca medesima, semprechè -il padrone del buffone e quest'altro maiale di Coningsburgo non -mettano un bel prezzo alla vita di costoro. Gli è d'uopo che Cedric ceda -tutti i suoi averi; faccia ritirare questi sciami di banditi postisi attorno -al mio castello, rinunzi alle sue pretese prerogative; si riconosca mio -servo e vassallo. Ben felice se nel nuovo mondo che incomincerà per lui, -gli lascerò il diritto di respirare! Andate» diss'egli ad una delle sue -guardie «andate in cerca del vero Cedric; vi perdono lo sbaglio che -avete fatto, e tanto più volentieri che lo scambio è corso tra un matto -e un <i>franklin</i> sassone.» -</p> - -<p> -«Certamente» soggiunse Wamba. «Ma v'è una disgrazia. L'eccellenza -vostra cavalleresca troverà qui dentro più matti che <i>franklin</i>.» -</p> - -<p> -«Che intende dir questo schiavo?» domandò Frondeboeuf agli armigeri -che aveano condotto Wamba. Essi esitarono; pur si videro nella -necessità di rispondere «che se quegli non era Cedric, d'altro Cedric -non sapeano dar conto.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_233">[233]</span> -</p> - -<p> -«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò Bracy; «convien credere -che sia fuggito nascosto ne' panni del frate.» -</p> - -<p> -«Per tutti i diavoli dell'inferno!» sclamò a sua volta Frondeboeuf. -«Fu il porco di Rotherwood, che condussi io medesimo alla porta di soccorso; -e glie l'ho aperta io colle mie mani! Ma tu» volgendosi a Wamba -«tu, la cui pazzia ci ha fatto stare la saggezza di barbagianni più -barbagianni di te, lascia a me il pensiere di darti gli ordini santi; oh! -m'incarico io di farti la tonsura. A voi!» alle guardie. «Gli si strappi -la pelle dalla testa, e in quell'acconciatura precipitatelo dall'alto della -rocca. Ti piace lo scherzare? Scherza adesso.» -</p> - -<p> -«Ma voi fate per me assai più di quanto m'avete promesso, nobile -cavaliere» rispose Wamba, cui lo stesso avvicinar della morte non -togliea l'abituale istinto di celiare. «Entrai nel vostro castello semplice -frate, ed ora mercè la calotta rossa che mi state apparecchiando, ne -uscirò cardinale.» -</p> - -<p> -«Il povero diavolo» s'interpose ridendo Bracy «vuole morire fedele -alla propria vocazione. Vel domando in grazia, Frondeboeuf; fatemi -un dono di questo schiavo. Ei servirà di spasso alla mia compagnia -franca. Che ne dici, buffone? Accetti tu il mio partito? mi seguirai -alla guerra?» -</p> - -<p> -«Sì» rispose Wamba; «però intendiamci, se il mio padrone acconsente; -perchè voi vedete questo gioiello» e in ciò dire accennava il -collare. «Non posso dimetterlo senza il beneplacito di chi mi possede.» -</p> - -<p> -«Oh! quanto a ciò fidati a me, una buona lima normanna ti spaccia -presto dal collare sassone.» -</p> - -<p> -«Mi piace, Bracy» disse Frondeboeuf «che vi date bel tempo ad -ascoltar le baie d'un matto, intantochè si minaccia nientemeno che di -distruggere il castello. Non pensate in che mani è andato il nostro messaggio? -Che arriverà ben tutt'altro che al suo destino? che noi non abbiam -più luogo a sperare soccorso? E tutto ciò per gli artifizi del buffone -di cui vi chiarite or protettore? Queste cose non le pensate voi? Non -dobbiam forse da un momento all'altro aspettarci un assalto di quella -ciurmaglia?» -</p> - -<p> -«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Son pronto. Ma -anche in mezzo ai pericoli m'avete mai visto più serio di così? Si chiami -pure il Templario, e che egli impieghi a difendersi sol la metà del coraggio -da lui dimostrato nel difendere il proprio Ordine. Mettete a sito tutta -la vostra gente. Io, dal canto mio, non mi starò colle mani alla cintola, -e credetelo, sarà più facile a que' banditi sassoni scalare il cielo, che prendere -d'assalto il castello di Torquilstone. Però, se volete negoziare con -essi, perchè non vi prevalete della mediazione di quel degno <i>franklin</i> che -da molto tempo sta qui non facendo altro se non se vagheggiare il fiasco -di vino che è sulla tavola? Tenete, Sassone» disse indi ad Atelstano presentandogli -<span class="pagenum" id="Page_234">[234]</span> -un bicchiere colmo. «Votate questa tazza; inumiditevi le fauci -con tal nobil liquore, e così acquisterete forza a proporci un'offerta pel -vostro riscatto.» -</p> - -<p> -«Mille marchi d'argento» rispose Atelstano «se rimandate liberi -me e i miei compagni.» -</p> - -<p> -«E ne guarentisci tu» gli chiese Frondeboeuf «la ritirata di questi -masnadieri, vera feccia del genere umano, che circondano ora la rocca -violando la pace di Dio e del re?» -</p> - -<p> -«Adoprerò a ciò ogni mio sforzo, e son sicuro che il nobile Cedric -mi seconderà con quanta è in lui prevalenza.» -</p> - -<p> -«Eccoci dunque d'accordo» disse Frondeboeuf; «tu ed i tuoi verranno -posti in libertà, e tornerà ad essere pace fra noi, pagati che tu -abbia i mille marchi d'argento. Questo riscatto è ben tenue, o Sassone, -e devi sapermi grado della mia moderazione. Però, bada bene! il negoziato -non comprende l'Ebreo Isacco.» -</p> - -<p> -«Nè la figlia di questo, Rebecca» gridò il Templario, che in quel -momento arrivava. -</p> - -<p> -«Nè il seguito di Cedric» aggiunse Frondeboeuf. -</p> - -<p> -«Nè lady Rowena,» sclamò con enfasi Bracy. «Non sia mai detto che -mi venga tolta simile conquista senza disputarla colla spada alla mano.» -</p> - -<p> -«Nè questo sgraziato buffone» tornò a dire Frondeboeuf. «Pretendo -farne un esempio di terrore a tutti que' buffoni di cattiva scuola, che -d'ora in poi si avvisassero di cabalare.» -</p> - -<p> -«State ad udirmi» disse con tuono fermo e sicuro il <i>thane</i> Sassone. -«Son buon Cristiano, nè quindi ho stipulato nulla per gl'infedeli; laonde -per gli Ebrei, fatene pure quel che volete. Ma nell'offerirvi mille -marchi d'argento per riscatto mio e de' miei compagni, intesi comprendere -sotto un tal nome tutta la comitiva di Cedric. Lady Rowena è mia -promessa sposa, e mi farete trascinare da quattro cavalli non domati -prima che ad essa io rinunzi.» Qui Bracy lo avrebbe interrotto; ma continuò -senza tirar fiato. «Il servo Wamba poi salvò in questo giorno la -vita del mio buon padre Cedric, e perderò anzi la mia che permettere -gli sia torto solamente un capello.» -</p> - -<p> -«Vado pensando che dicesti <i>tua promessa sposa</i>» parlò allora il -condottiero del corpo franco; «lady Rowena promessa sposa ad un vassallo -tuo pari! Tu sogni o Sassone, e ti figuri d'essere ancora al tempo -de' sette regni. Sappilo dunque: i principi della casa d'Angiò non maritano -le orfane ch'han prese in tutela ad uomini del tuo legnaggio.» -</p> - -<p> -«Del mio legnaggio? Il mio legnaggio, orgoglioso Normanno, esce di -sorgente più pura ed antica che non quello d'un mendicante francese, -datosi ad accattare il suo pane col vendere il sangue d'una banda di masnadieri, -poichè gli ebbe raccolti sotto i suoi stendardi spregevoli. I miei -antenati erano sovrani di questi paesi. Prodi in guerra, saggi in tempo -<span class="pagenum" id="Page_235">[235]</span> -di pace, alimentavano nel lor palagio più centinaia di fedeli sudditi, che -tu non conti individui nella tua ciurma. La gloria loro fu celebrata dai -canti dei <i>menestrelli</i>; le mortali loro salme ottennero onore di sepoltura -in mezzo alle preci che s'indirigono a' santi, e su quelle tombe sorsero -templi che ne consacrarono la memoria.» -</p> - -<p> -«Che hai da rispondere, Bracy?» disse Frondeboeuf che per istinto -di connaturale malignità non avea disgusto di vedere umiliato neanco un -amico «affè! il Sassone ha colpito nel segno.» -</p> - -<p> -«Quanto può colpirvi» rispose Bracy, assumendo tuono d'indifferenza -«un prigioniere cui si leghino le mani e si lasci poi l'uso della sua -lingua. Ma le tue belle parole, fratel caro» volgendosi ad Atelstano -«non renderanno la libertà a lady Rowena.» -</p> - -<p> -Atelstano l'Irresoluto, che, anche nelle cose le più rilevanti per lui, -tenea di rado parlate sì lunghe, come fu la precedente, studiava la risposta -da farsi al versetto intonatogli da Bracy, allorchè il parlamento venne -interrotto da una guardia che annunziava un frate presentatosi alla porta -di soccorso, e che domandava essere introdotto nella rocca. -</p> - -<p> -«Per il nome di san Bennetto, protettore di tutti i mendicanti sfaccendati!» -sclamò Frondeboeuf «questa volta sarà un vero frate, o piuttosto -un secondo impostore? Frugategli ben addosso, e interrogatelo a -dovere, ed esaminatelo prima di lasciarlo entrare; perchè se vi lasciate -ingannare anche questa volta vi fo strappar gli occhi dalle loro celle, e -ne prenderanno luogo i carboni ardenti. Pensateci!» -</p> - -<p> -«Sto a patto di provare tutti gli effetti del vostro sdegno, o signore, -se questi non è un vero frate» rispose Gilles. «Il vostro scudiere Jocellyn -lo conosce da vicino. Egli è frate Ambrogio, qui spedito dal priore -di Jorvaulx.» -</p> - -<p> -«Quand'è così, entri!» soggiunse Frondeboeuf. «Senza dubbio -ne arreca notizie del suo padrone. Quegli non ha mai fastidi pel capo! -Convien però dire che il diavolo sia in vacanza, e che i preti e i frati -non abbiano adesso nulla da fare, se corrono così la campagna! — Guardie, -allontanate i prigionieri, e tu, Sassone, pensa a quanto hai inteso.» -</p> - -<p> -«Io domando» disse Atelstano «d'essere trattato onorevolmente, -alloggiato e nudrito come s'aspetta al mio grado, e come debb'esserlo -tutt'uomo che sta negoziando pel suo riscatto. In oltre sfido colui che -fra voi si stima il più valoroso a rendermi ragione corpo a corpo dell'attentato -contra la mia libertà. Tale disfida, o Frondeboeuf, debb'esserti -stata portata dal tuo scudiere scalco. Tu non ne facesti conto veruno, pur -t'è duopo rispondermi. Eccoti il mio guanto.» -</p> - -<p> -«Non ricevo disfida da un mio prigioniero, e nessuno de' miei amici -corrisponderà a tale invito. Gilles, raccogli il guanto di quel <i>franklin</i>, e -sospendilo ad uno di questi corni di cervo; vi rimarrà finchè sia libero -chi il gettò. Allora s'egli osa ridomandarlo o s'egli osa asserire, che -<span class="pagenum" id="Page_236">[236]</span> -fu fatto illegalmente mio prigioniere, avrà che fare con uomo, il quale -non ricusò mai scontro col suo nemico, a piedi o a cavallo, solo a solo -o conducendo i propri vassalli.» -</p> - -<p> -Intantochè i prigionieri si ritiravano, entrava frate Ambrogio, la cui -fisonomia era d'uomo costernato. -</p> - -<p> -«Ecco un vero <i>pax vobiscum</i>» disse Wamba, in passandogli vicino, -«gli altri erano moneta falsa.» -</p> - -<p> -«Santissima Vergine!» sclamò il frate guardando ad uno ad uno i -tre cavalieri. «Son io finalmente in sicuro, e in mezzo a Cristiani?» -</p> - -<p> -«Sì, sì, sei in sicuro» disse Bracy: «quanto poi ad essere in mezzo -a Cristiani, contempla. Questi è il prode barone Reginaldo di Frondeboeuf, -che abborrisce a morte gli Ebrei; e questi il valoroso cavalier -Templario, Brian di Bois-Guilbert, il cui mestiere è ammazzar Saracini. -Se a tai segni non ravvisi i buoni Cristiani, non saprei qual altro tu ne -sapessi desiderare<a class="tag" id="tag42" href="#note42">[42]</a>.» -</p> - -<p> -«Lo vedo. Voi siete amici e confederati del nostro reverendo padre -in Dio, Aymer, priore di Jorvaulx» soggiunse il frate, prendendo -per buona valuta l'encomio fatto da Bracy ai suoi compagni. «Quali -cavalieri adunque e quali cristiani gli dovete protezione e soccorso; perchè, -come si esprime il beato sant'Agostino nel suo trattato <i>de Civitate -Dei</i>....» -</p> - -<p> -«Che razza d'istorie ci sta infilando quest'animale?» lo interruppe -così Frondeboeuf «o piuttosto che dici tu, ser frate? Noi non abbiamo -or tempo d'udire le citazioni de' santi padri.» -</p> - -<p> -«<i>Sancta Maria!</i> Come questi laici si lasciano presto vincere dall'impazienza! -Sappiate dunque, valorosi cavalieri, che alcuni sacrileghi malandrini, -privi di timor di Dio, e di rispetto verso la Chiesa sua, sprezzatori -della bolla della Santa Sede: <i>Si quis suadente diabolo</i>.....» -</p> - -<p> -«Frate prete» disse il Templario «noi sappiamo, o almeno indoviniamo -quello che vieni ad annunziarci. Ma spiegaci chiaramente. Il priore -è fatto prigioniere? e in mano di chi è?» -</p> - -<p> -«Oh Dio!» rispose frate Ambrogio «egli è fra le mani de' figli di -Belial, che infestano questi boschi, e che disprezzano il santo testo, ve lo -dirò in nostra lingua: <i>Non toccate i miei unti, non fate male ai miei -profeti.</i>» -</p> - -<p> -«Ecco nuove faccende per le nostre lande» disse Frondeboeuf volto -ai compagni. «Così dunque in vece di mandarne soccorsi, è il priore di -Jorvaulx che ne chiede? Starebbe veramente per le feste chi al caso del -<span class="pagenum" id="Page_237">[237]</span> -bisogno s'aspettasse aiuto da questi sfaccendati ecclesiastici! Ma in somma, -frate! qual cosa è che il tuo padrone spera da noi?» -</p> - -<p> -«Conciosia cosa che è stata fatta violenza al mio reverendo superiore, -e ciò ad onta del testo che vi ho citato, conciosia cosa che i figli di Belial -gli votarono affatto le valigie, portandogli via dugento marchi d'argento -fino, conciosia cosa che domandano una somma più considerabile ancora -per lasciarselo uscir dalle mani; conciosia cosa che....» -</p> - -<p> -«Alla conclusione di questi <i>conciosia cosa che</i>» s'udì una voce d'un -di quegli astanti. -</p> - -<p> -«La conclusione è che si volge a voi, degni amici, affinchè vi moviate -a salvarlo, o pagandone riscatto, o impiegando per lui la forza delle -vostr'armi, come poi meglio vi piacerà.» -</p> - -<p> -«Vada al diavolo il Priore!» gridò Frondeboeuf. «Convien dire -ch'egli abbia bene innaffiata la sua colezione di questa mattina. E quand'è -che il tuo padrone ha visto un baron Normanno aprir la sua borsa per -venire in aiuto d'un ecclesiastico, possessore di sacchetti d'oro, dieci -volte più gonfi de' nostri? Colla forza poi delle nostr'armi!.... Anche -qui, la gente che s'è impadronita della sua persona è dieci volte più numerosa -della nostra; oltrechè noi medesimi ci aspettiamo da un istante -all'altro dover sostenere un assalto.» -</p> - -<p> -«Ed è quanto io volea pur raccontarvi, se <i>Vostra Prontezza</i> non -m'avesse interrotto. Ma mi trovo sì confuso, Dio mi faccia grazia! perchè -già... non son giovine, e la vista di tanti banditi basta bene a scompigliare -il cervello d'un vecchio.... Però è la verità: a due passi di qui -si fa un campo, ed ogni apparecchio per assalire le mura del castello.» -</p> - -<p> -«Alle mura dunque, alle mura!» sclamò Bracy. «Vediam che -cosa divisano questi cialtroni,» e sì parlando si trasferì in una vicina -stanza, ove aperta quella finestra che guardava sulla campagna, si diede -a chiamare i suoi colleghi. -</p> - -<p> -«Sì, per san Dionigi!» sclamò. «Il vecchio frate ha ragione. Han -già piantato un mantelletto di tavoloni rimpetto al castello. Ve' quegli -arcieri posti sul lembo della selva, fitti come le nuvole! e affè presagiscono -temporale e grandine.» -</p> - -<p> -Venne pure a quella finestra Frondeboeuf, e visti gli apparecchi -dell'inimico, col suon del corno raunò gli armigeri ordinando a ciascuno -di prendere il suo posto sopra i bastioni. -</p> - -<p> -«Bracy» sclamò egli «imprendi tu a difendere il fianco di levante, -ove le mura del castello son men alte. Nobile Bois-Guilbert, la tua professione -ti fe' pratico nell'arti della difesa, come in quelle degli assalti; -vegghia alla parte occidentale, io mi terrò alla porta di soccorso. Però, -amici miei, non vi limitate a guardar solo un punto. Fa di mestieri in -tal giorno che ci troviamo da per tutto e nel medesimo tempo, e che per -così dire ci moltiplichiamo onde portar soccorso e inspirare fiducia ovunque -<span class="pagenum" id="Page_238">[238]</span> -scorgasi più vigoroso l'impeto del nemico. Siam pochi, ma il coraggio -e la solerzia possono tener luogo di numero, tanto maggiormente -perchè non abbiamo da batterci che con ciurme spregevoli di villani.» -</p> - -<p> -«Ma, nobili cavalieri» soggiunse frate Ambrogio, conservando la -stessa melensaggine anche in mezzo a questo trambusto «nè vi sarà alcuno -di voi che voglia ascoltare il messaggio del reverendo padre in Dio -Aymer, priore di Jorvaulx? Vi supplico prestarmi attenzione, nobile ser -Reginaldo.» -</p> - -<p> -«Volgi le tue preghiere al cielo» questi rispose «perchè noi non -abbiam tempo d'ascoltarle su questa terra. A te Anselmo; fa bollire olio -e pece per irrugiadarne i capi di questa canaglia. A noi gli archi e le -balestre. S'inalberi la mia bandiera dalla testa di toro. Gli assassini vedran -quest'oggi contro chi han preso a cozzare.» -</p> - -<p> -«Ma, nobile Reginaldo» continuò il frate credendo conciliarsi attenzione -a furia di molesto insistere «pensate al voto mio d'obbedienza, -e sofferite ch'io compia per intero il messaggio addossatomi dal mio -superiore.» -</p> - -<p> -«Spacciatemi da questo sragionevole chiacchierone» gridò Frondeboeuf: -«chiudetelo nell'oratorio; stia là a recitare il rosario finchè sia -sbrigata questa faccenda. Sarà un caso insolito pe' santi di Torquilstone -udir borbottare <i>Pater</i> ed <i>Ave</i>. Penso anzi che dacchè vi stanno, tal cosa -ad essi non sia accaduta giammai.» -</p> - -<p> -«Non bestemmiate i santi, ser Reginaldo» disse Bracy: «per conquidere -oggi questi ribaldi avrem bisogno del soccorso de' santi.» -</p> - -<p> -«A dirvela» rispose quell'anima perduta «me li son sì poco amicati, -che ne spero aiuto sol col buttarli dall'alto delle mura sulle teste -di questi manigoldi. V'è tra l'altre una statua di s. Cristoforo, che unica -basterebbe ad accoppare tutta una compagnia di soldati.» -</p> - -<p> -Durante un tale colloquio, il Templario indagava le fazioni degli -assedianti con miglior senno che non ne mostravano il brutale Frondeboeuf -e il suo compagno, anche più frivolo di quel che l'altro fosse -brutale. -</p> - -<p> -«Sulla fede del mio Ordine» diss'egli «questi maledetti mandano -avanti gli approcci con maggior ordine ed ingegno che non ne avrei in -essi creduto. Ve' come sanno disinvoltamente farsi baluardo di ogni albero, -d'ogni sterpo! E come ben progredisce quel mantelletto che gli assicura -dai nostri dardi, dalle nostre frecce. Non vedo, gli è vero, fra loro bandiera -o stendardo, ma scommetterei la mia catenella d'oro, che li guida -qualche cavaliere, qualche uomo perito nel mestier della guerra.» -</p> - -<p> -«Non v'ha dubbio» aggiunse Bracy. «Anzi vedo brillar l'elmo e -la corazza di un cavaliere. Non osservate là in fondo quell'uomo d'alta -statura, coperto d'armi nere, che sta schierando una banda d'arcieri? -Per san Dionigi! Credo non ingannarmi. È quell'istesso cui mettemmo -<span class="pagenum" id="Page_239">[239]</span> -nome il <i>Neghittoso Nero</i>, quegli, Frondeboeuf, che nel torneo d'Ashby -vi fece votare l'arcione.» -</p> - -<p> -«Ne godo» rispose Frondeboeuf. «Egli vien senz'altro per darmi -la mia rivincita. Gli è a dire che sia qualche mascalzone di bassa lega, -perchè non ardì farsi vedere dopo il torneo per ricevere il premio che il -caso gli aggiudicò. Avrei avuto un bel rintracciarlo tra le file ove i nobili -e i cavalieri cercano i lor nemici. Ben mi torna adesso di trovarlo confuso -colla plebaglia.» -</p> - -<p> -Ma gli apparecchi dell'assalto divenivano vie più serii e incalzanti, -onde non v'era altro tempo da perdere in discorsi. I cavalieri si trasferirono -ciascuno al proprio luogo, conducendo seco il piccol numero d'uomini -posti sotto i lor ordini, nè bastanti a guernire tutto il ricinto di -quelle mura, ed aspettarono con calma e coraggio lo scoppio da cui venivano -minacciati. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_240">[240]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXVII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Della stirpe d'Adam gramo rifiuto</p> -<p class="i02"> «Son le genti idumee; pur dagli strali</p> -<p class="i02"> «Feri di morte n'è il poter temuto.</p> -<p class="i02"> «A lor colline e ombriferi viali</p> -<p class="i02"> «Di fiori e d'erbe porgono tributo,</p> -<p class="i02"> «Che d'un guardo la turba de' mortali</p> -<p class="i02"> «Non degna sol; di man dotta il lavoro</p> -<p class="i02"> «Ne elice di salute il bel tesoro.</p> -<p class="i10"> <span class="smcap">Il Giudeo.</span></p> -</div> -</div> - -<p> -Fa di mestieri che la nostra storia torni addietro poche pagine a fine -di mettere innanzi agli occhi del leggitore alcune circostanze necessarie -a lui da sapersi per comprendere quanto rimane di questo rilevante racconto. -Certo gli sarà stata bastante scorta la propria intelligenza ad -accorgersi, come allorquando Ivanhoe cadde stremo per le ferite, e parve -abbandonato da ognuno, Rebecca dovesse aver ottenuto per sua filiale -insistenza dal padre, ch'ei facesse trasportare il giovine guerriero in quella -casa del sobborgo di Ashby, ov'era la temporanea dimora di quest'Ebreo. -</p> - -<p> -E tale insistenza di Rebecca diveniva necessaria, non perchè Isacco -fosse privo di umanità e di sensi di gratitudine, ma per l'ostacolo che a -tale desiderio della figlia opponeano nel cuore di lui gli scrupoli e i pregiudizi -della sua perseguitata nazione. -</p> - -<p> -«Beato Abramo!» ei sclamava; «intendo bene ch'è un giovane -pien di merito, e mi spezza il cuore a vederne sgorgare il sangue che -gli lorda quella casacca sì ben ricamata, quel giustacuore di finissimo panno! -Ma trasportarlo in casa nostra! vi hai ben pensato, mia figlia? Egli -è cristiano, e la nostra legge non ci permette avere corrispondenze nè con -Cristiani nè con Gentili se non se per affari sol di commercio.» -</p> - -<p> -«Non parlate così, padre mio,» rispose Rebecca: «egli è vero -che non dobbiamo collegarci ad essi ne' piaceri de' banchetti, ma feriti -o infelici, qualunque religione professino, tutti gli uomini ne divengon -fratelli.» -</p> - -<p> -«Mi piacerebbe sapere come la pensi a tale proposito il rabbino -Giacob ben Tudela. Non quindi è giusto che un sì valoroso giovane perisca -per mancanza di chi lo soccorra. Seth e Ruben non hanno che a -trasportarlo ad Ashby.» -</p> - -<p> -«Lo mettano nella mia lettica, o mio padre; io cavalcherò uno dei -nostri palafreni.» -</p> - -<p> -«Ciò sarebbe un troppo esporti ai profani sguardi de' figli d'Ismael -e d'Edom» soggiunse Isacco a bassa voce e con aria inquieta, guardando -<span class="pagenum" id="Page_241">[241]</span> -da ogni lato all'intorno di sè. Ma Rebecca in questo intervallo facea che -si desse compimento a quanto avea compassionevolmente avvisato, nè dava -retta alle obbiezioni del padre, allorchè questi, traendola leggermente per -la manica della veste, soggiunse con voce ancor più sommessa: «Per -la barba d'Aronne! E se questo prode giovane venisse a morire nella nostra -abitazione, non ne butterebbero la colpa sopra di noi? Non andremmo a -rischio di essere trucidati dal popolo?» -</p> - -<p> -«Non morirà, o padre» gli rispose Rebecca rispingendone lievemente -la mano «non morirà, ammenochè noi non lo abbandonassimo, e -allor sì saremmo rei della sua morte davanti a Dio e davanti agli uomini.» -</p> - -<p> -«Sì, mi è forza convenirne, ed ogni goccia di sangue che vedo stillar -da quel corpo è come un bisante d'oro che uscisse della mia borsa. So -che le lezioni di Miriam, figlia del rabbino Manasse di Bisanzio, che Dio -ne abbia l'anima in paradiso, ti rendettero esperta nell'arte di guarire e -di conoscere la virtù dell'erbe e la forza degli elissiri. Fa dunque come -giudichi meglio. Tu sei un'eccellente figlia, una benedizione, una corona -di gloria, un cantico d'allegrezza per me, per la mia casa e pel popolo -di Dio.» -</p> - -<p> -I timori d'Isacco però non erano sì mal fondati, e l'atto benefico -della giovane virtuosa nella tornata ad Ashby diede al Templario, che la -vide su quel cammino, l'occasione di fisare su di lei i licenziosi suoi -sguardi. L'uomo audace le passò due o tre volte dinanzi per meglio contemplarla, -e concepì quell'ardore, quell'ammirazione, di cui vedemmo -le conseguenze, allorquando il caso la trasse in potere di quell'uomo scevro -d'ogni massima di virtù. -</p> - -<p> -Rebecca adunque non perdè un istante a far trasferire il ferito nel -luogo di temporanea dimora del padre suo, ove esaminò ella stessa e curò -colle proprie mani le piaghe d'Ivanhoe. I miei leggitori, e quelli soprattutto, -alla cui giovinezza è più dilettevole la lettura de' romanzi di cavalleria, -rammenteranno, come le donne in que' secoli, detti d'ignoranza, -fossero sovente iniziate ne' misteri della chirurgia, e come tal galante cavaliere -andasse non di rado debitore del suo risanamento alla donna avvenente, -che gli imprimea poi una ferita più profonda nel cuore. -</p> - -<p> -Ma nel tempo di cui favelliamo, gli Ebrei d'entrambi i sessi possedevano -e adoperavano in ogni ramo l'arte della medicina, ned eravi -possente barone o anche monarca, il quale, infermo o ferito, sdegnasse -fidar sè medesimo alla cura di qualche perita persona, comunque appartenesse -a tal proscritta generazione. I Cristiani per la maggior parte credeano -che i rabbini ebrei fossero profondamente versati nelle scienze occulte, -e soprattutto nell'arte cabalistica, la quale traea nome ed origine -dagli studi de' savi di Israele. Nè i rabbini medesimi si affaticavano a dismentire -l'opinione delle nozioni soprannaturali supposte in essi, perchè -tale idea nulla crescendo allo smodato odio giurato dai Cristiani contro di -<span class="pagenum" id="Page_242">[242]</span> -loro, diminuiva almeno il disprezzo che a questo odio andava congiunto. -Uno stregone ebreo, un usuraio ebreo, potevano inspirare lo stesso orrore, -ma non essere vilipesi egualmente. Egli è per altra parte credibile a chi -osservi quai maravigliose cure vennero attribuite ai Giudei, che questi -avessero in proprietà alcuni segreti di medicina particolari a loro, come -parimente che fossero studiosissimi di tenerli occulti ai Cristiani presso i -quali stanziavano. -</p> - -<p> -Istrutta adunque l'avvenente Rebecca in tutte le dottrine privilegiate -della sua stirpe, ne profittò oltre quanto poteva aspettarsi, anche avuto -riguardo e alla giovinezza e al sesso e al tempo in cui essa vivea. Le era -stata maestra, nell'arte di guarire gl'infermi, una vecchia figlia di un -rinomato dottore ebreo, la quale amava Rebecca siccome figlia, e la -fe' partecipe di tutti i segreti ereditati dal padre. Il destino di Miriam fu -essere sagrificata al fanatismo del secolo, ma i segreti di lei le sopravvissero -nelle mani della sua degna discepola. -</p> - -<p> -Considerata parimente per sapere e per avvenenza Rebecca, ottenea -rispetto ed ammirazione da' suoi confratelli, che la avevano in concetto -d'una di quelle femmine favorite da Dio, delle quali fa menzione la -Storia Santa; e il medesimo Isacco, in parte per un riguardo a sì fatte -prerogative, e cedendo in parte a tenerezza paterna, che non avea limiti -in esso, le concedeva maggior libertà di quanta ne dessero alle persone -di quel sesso le israelitiche consuetudini; e già abbiam veduto s'ei si -lasciasse guidare dall'opinion della figlia sino a sagrificarle la propria. -</p> - -<p> -Allorchè Ivanhoe giunse all'abitazione d'Isacco, era tuttavia privo -di conoscenza, e ne fu cagione la grande perdita di sangue che aveva -fatta. Rebecca, dopo applicati sulle ferite i farmaci che stimava opportuni -a guarirle, annunziò al padre, come stando lontano dal malato la febbre, -il che potea sperarsi, pel molto sangue uscitone dal corpo, nulla avrebbe -dovuto temersi per la vita di lui, e che non eravi pericolo nel trasportarlo -a York il dì successivo. A tal notizia impallidì un istante Isacco, la cui -carità sarebbesi volentieri limitata a lasciare il ferito nella casa ove trovavasi -ad Ashby, ed a raccomandarlo con promessa di rimborsare le necessarie -spese all'Ebreo proprietario dell'abitazione medesima. Ma a dissuaderlo -da questo divisamento molte ragioni adoperò Rebecca, due delle -quali citeremo soltanto, siccome quelle che parvero di maggior valore -al padre di lei. L'una ch'ella non si sarebbe avventurata a confidare nè -manco ad un individuo della propria tribù quell'ampolla ove racchiudeasi -il balsamo necessario a compiere la sospirata guarigione, e ciò per tema -ch'altri arrivasse a sorprendere il segreto del modo ond'era formato lo -stesso farmaco. La seconda ragione poi ella deducea dall'essere Wilfrid -d'Ivanhoe il favorito di Riccardo-Cuor-di-Leone, di cui si vociferava probabile -il ritorno nell'Inghilterra; ritorno da temersi per Isacco, al qual poteva -essere apposto a colpa l'avere somministrate somme ragguardevoli al -<span class="pagenum" id="Page_243">[243]</span> -principe Giovanni, nell'atto che di tai somme lo stesso principe si valeva -a macchinare ribellione. Con tal vista gli era utile il procacciarsi nello -stesso Ivanhoe un valevole avvocato ed intercessore presso il Monarca. -</p> - -<p> -«È vero, è conforme a ragione quanto mi dici, o Rebecca» le -disse il padre cedendo alla forza di sì fatti argomenti. «Offenderebbe lo -stesso Dio chi avventurasse a rischio i segreti della beata Miriam; perchè -i beni conceduti da Dio non vogliono inconsideratamente esser buttati in -altre mani, sian poi tali doni marchi d'oro o d'argento, o veramente -nozioni misteriose e segrete. Gli è un debito il lasciarne depositarii coloro -che li ricevettero dalla Provvidenza. E quanto all'uomo che i Nazareni -chiamano col nome di <i>Cuor di Leone</i>, vedo anch'io come sarebbe meglio -per me cader fra le branche d'un leon d'Idumea che nelle sue, se -mai gli giugnessero a saputa i negozi che ho fatti con suo fratello. Do -quindi ascolto agli avvisi tuoi, o mia figlia; e il <i>bravo giovine</i> (chè l'Ebreo -si era avvezzato ad indicare con tal predicato Ivanhoe sin da' primi -fatti della giostra d'Ashby) venga con noi ad York, e la nostra -casa sarà la sua finch'egli sia affatto risanato dalle riportate ferite; e se -<i>Cuor di Leone</i> torna in questi paesi, come qualcuno va divulgando, -il <i>bravo giovine</i> diverrà per me un muro di difesa contra la collera del -Re. Se poi non torna, lo stesso <i>bravo giovine</i> verrà nonostante in essere -di rimborsarmi delle mie spese, tosto che avrà guadagnato qualche buono -spoglio colla punta della sua sciabola o della sua lancia, come ha fatto -ieri ed oggi, poichè questo giovine è un <i>bravo giovine</i>, fedele alle sue -obbligazioni, e puntuale a dato giorno, a data ora; restituisce quanto ha -preso in prestito, paga quello che deve di più, soccorre l'Israelita, se -lo vede pericolante fra gli agguati de' ladri e de' figli di Belial.» -</p> - -<p> -Fu solamente sul far della sera che Ivanhoe ricuperò l'uso de' sensi. -Uscito allora come di profondo sonno, lo spirito di lui giaceva in quella -letargia, in quella confusione, che sono effetto ordinario dello stato cui -era ridotto. La sua mente non gli valse per qualche tempo a raccozzare -le circostanze che avevano preceduto il suo svenire nella lizza, ned a seguire -la concatenazione di quegli avvenimenti ne' quali aveva egli avuta -sì gran parte il dì innanzi. Alla molesta sensazione che gli cagionavano -le ferite, la debolezza, lo stremo di tutte le sue facoltà fisiche e morali, -mesceasi una confusa rimembranza di pugne, di colpi dati e ricevuti. -Vedea cavalli far impeto gli uni contra gli altri, scontrarsi, rovesciarsi; -udia scricchiolar d'armi, gridar di combattenti, tumultuar di battaglia. -Tentò uno sforzo per allontanare la cortina del letto ove lo avevano -collocato, e vi riuscì benchè non senza provare difficoltà. -</p> - -<p> -Stupì grandemente trovandosi in un appartamento fregiato sì di ricchissime -suppellettili, ma tutte di foggia orientale, e ove tenean luogo -di seggiole i cuscini; talchè per un istante credè esser stato trasportato -nel durare del suo letargo in terra di Palestina. Nè a guarirlo da sì fatta -<span class="pagenum" id="Page_244">[244]</span> -illusione contribuì, come ognun s'immagina, il vedersi comparire innanzi, -movendo circospetti passi, una giovine donna posta in tal sontuosa -acconciatura che annunziava le usanze di vestire asiatiche anzichè le europee, -e seguita da un'ancella di colore che traeva affatto al nero. -</p> - -<p> -Fu questa una specie di visione agli occhi del cavaliere ferito, che -stava per indirigere alcuni accenti alla comparsagli fata, allorchè questa -s'appressò un dito al vezzoso labbro, come chi raccomanda il silenzio. -Poichè l'ancella ebbe scoperto il fianco d'Ivanhoe, la leggiadra -Israelita scorse con molto giubilo dallo stato della piaga, che le proprie -cure non sarebbero tornate inefficaci. Adempiè quel ministerio la gentil -medichessa con tal modestia e semplicità, piena di grazia e decoro, che -anche a secolo più ingentilito niuno avrebbe ravvisato in tutto quanto ella -fece cosa disdicevole a donna la più dilicata. In quell'atteggiamento, la -vista di leggiadra e ufiziosa giovinetta china sul letto di persona di sesso -diverso per medicarne le piaghe, non era la cosa che più si conciliasse -ammirazione; perchè tale idea, pur essa gradevole, si dileguava all'offerirsi -piuttosto l'altra d'un ente benefico inteso ad alleviare il dolore e a -far fronte ai colpi minacciati da morte. Rebecca diede alcune brevi istruzioni -in lingua ebraica a quella vecchia fantesca, la quale avvezza a servire -in tali ufizi la sua padrona, le adempiè scrupolosamente e tantosto. -</p> - -<p> -Gli accenti di strana lingua sonano aspri il più delle volte all'orecchio -di tale che non li comprenda; pure usciti dalle belle labbra di Rebecca, -produssero quel magico effetto che l'immaginazione attribuisce -agli incanti di fata benefica. Certamente que' detti furono inintelligibili -per Ivanhoe; ma la voce soavissima che li modulava, lo sguardo tutto -spirante affetto da cui erano accompagnati, li rendevano commoventi e -sino al cuore li conduceano. Non osando una sola interrogazione, Ivanhoe -lasciò ch'ella terminasse tutto quanto spettava al pietoso ufizio da -lei assuntosi, e solo allorchè dopo le largitegli cure la vide in procinto -d'allontanarsi, si risolvette a volgerle il discorso. -</p> - -<p> -«Giovane e vaga donzella» le diss'egli in arabo, poichè tal idioma -aveva imparato nell'Oriente, e la foggia del vestir di Rebecca dava -a credere ch'ella il dovesse conoscere «quanto io mi sia grato a tal -cure, e...» -</p> - -<p> -Ma lo interruppe quell'avvenente discepola d'Esculapio. «Ser cavaliere, -io parlo l'inglese, e nacqui nell'Inghilterra; benchè il mio abito -e la mia famiglia appartengano ad altra contrada.» E in pronunziando -sì fatti accenti, un lieve sorriso diè per pochi istanti a quella vaga forma -uno spicco di men solito genere, perchè l'espressione d'ordinario -ne era seria e piuttosto volta al patetico. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-244a"></a> - <img src="images/ill-244a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Nè diremo già che prima gli occhi d'Ivanhoe esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio -a cui rari pregi di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane.</i> pag. 245.</p> -</div> - -<p> -«Nobil fanciulla» ripigliò a dire Ivanhoe; ma per la seconda volta -Rebecca s'affrettò ad interromperlo. -</p> - -<p> -«Risparmiate anche il titolo di nobile, ser cavaliere. Gli è meglio -<span class="pagenum" id="Page_245">[245]</span> -sappiate da me a dirittura come la persona da cui ricevete or qualche assistenza, -non è altro che una povera Ebrea, non è altro che la figlia -d'Isacco d'York, a voi debitore non ha molto di servigi i più segnalati. -Ogni giustizia volea che in tale momento la sua famiglia vi porgesse quanti -soccorsi il presente vostro stato domanda.» -</p> - -<p> -Sarebbe difficile l'assegnare fin quanto, prima di un tale schiarimento, -avrebbero innoltrata breccia nel cuore del cavaliere, che stava in estasi -contemplandoli, gl'incanti del volto e gli occhi nerissimi di Rebecca, occhi -il cui splendore moderavano solamente le lunghe ciglia fattesi lor velo, -occhi e ciglia che ad un cantor di ballate avrebber suggerita l'immagine -della stella della sera allorchè dardeggia i suoi raggi per mezzo a un boschetto -di gelsomini. Ma le massime cattoliche prevalevano troppo in Ivanhoe -per non farsi perfin più forti de' vezzi della bellissima Ebrea; cosa -prevedutasi da Rebecca, la quale per ciò solo fu frettolosa di dargli a conoscere -il proprio nome, e la classe cui appartenevano ella e suo padre. -Ciò nondimeno l'avvenente e saggia figlia d'Isacco era donna, nè immune -dalle fralezze di tutti i mortali; non potè quindi rattenere un sospiro -in veggendo il cambiamento surto d'improvviso fra gli sguardi d'ammirazion -rispettosa, nè affatto disgiunta da tenerezza, che dianzi tenea fisi Ivanhoe -sopra la sua sconosciuta benefattrice, ed una fisonomia fattasi fredda, -addiacciata, in cui leggeasi una gratitudine figlia del dovere, e leggeasi -ad un tempo la fatica di tributarla, perchè ne era divenuta scopo tal -persona spettante ad una progenie vilipesa e proscritta, di cui persino i -servigi contro cuore erano accolti. Nè direm già che prima gli occhi d'Ivanhoe -esprimessero sentimenti al di là di quell'omaggio a cui rari pregi -di avvenenza giunta a cortesia costringono tutt'uom giovane; ma non -quindi meno dovette essere trafitto il cuore della infelice Rebecca nell'avvedersi -come un solo accento le toglieva un tributo, a cui, nè crediam -lo ignorasse, ella avrebbe avuto diritto sol che non fosse nata in tal ordine -di società, ove nè chi avea tale diritto potea farlo valere, nè altri -riconoscerlo senza assoggettarsi ad un'infamia decretata dalle opinioni pregiudicate -di quell'età. -</p> - -<p> -Pur tanta era in essa rettitudine d'ingegno e bontà d'animo, che -non fe' delitto ad Ivanhoe di partecipare alle massime generali del secolo -benchè viziate e ad un mal inteso zelo della religione ch'ei professava. -Al contrario, comunque convinta da sgradevole evidenza, che il suo infermo -la riguardava soltanto come persona del novero d'una schiatta colpita -dalla maledizione di Dio, nè degna d'aver con essa maggior avvicinamento -di quanto sola necessità indispensabile comandasse, non si ristette dal -largheggiargli di cure le più solerti ed assidue. Venuta al momento di -annunziargli il dovere in cui si trovava il padre di lei, Isacco, di condursi -a York, e del disegno loro di farlo trasportare in propria casa, e -tenerlo ivi fino al perfetto risanamento di sue ferite, Ivanhoe si mostrò -<span class="pagenum" id="Page_246">[246]</span> -restio a simile proposta, colorando la renitenza d'un desiderio di non arrecare -più lungo incomodo a persone sì benefiche a suo riguardo. -</p> - -<p> -«Non potrebbe» chiedeva egli «trovarsi ne' dintorni d'Ashby un -qualche <i>franklin</i> Sassone, o vero sia facoltoso contadino, che acconsentisse -a darmi ricetto in sua casa, sintantochè io fossi un'altra volta in istato -di addossar l'armi? Non un convento che mi ricevesse? In somma, non -v'ha alcun modo di trasportarmi a Bourton, ove non dubito esser bene -accolto da Waltheof, abate di san Vitoldo, e mio parente?» -</p> - -<p> -«Il vedo bene» rispose Rebecca con mesto sorriso «il vedo bene -che la più miserabile fra le capanne sarebbe a voi soggiorno più gradito -della casa d'uno spregevole Ebreo. Ma vi avverto, ser cavaliere: voi non -potreste cambiare d'alloggiamento senza licenziare il vostro medico; e se -la nostra nazione è ignara nell'arte delle battaglie, è altrettanto esperta -nel curare le ferite che ne derivano. Soprattutto la nostra famiglia possede -segreti farmaci, privilegio di pochi individui, anzi d'un solo in linea -di eredità fin dai tempi di Salomone; e se sieno efficaci voi lo provaste. -Non troverete in tutta quanta la Gran-Brettagna un sol chirurgo nazareno.... -oh perdonate! cristiano, che possa condurvi al momento d'imbracciar -corazza entro una durata di tempo minore di quattro mesi.» -</p> - -<p> -«E qual tempo vi assumereste voi al compimento della cura?» rispose -Ivanhoe con tuon d'impazienza. -</p> - -<p> -«Otto giorni se vi abbandonate affatto alle mie premure.» -</p> - -<p> -«Per la santa Vergine! se non è peccato il pronunziare questo nome -in tal luogo, venimmo a' tempi, che chiunque sia buon cavaliere dee bramare -tostamente di mettersi in sella. Giovinetta, se mi tenete la vostra -parola, vi farò dono di quest'elmo pieno di bisanti appena avrò potuto -procurarmeli.» -</p> - -<p> -«Ve la terrò e voi brandirete la spada d'oggi a otto giorni, ma invece -del danaro che mi promettete vi vorrei propenso a concedermi un altro dono.» -</p> - -<p> -«E qual può essere? Parlate. Se sarà dono di tal natura, che un cavaliere -cristiano possa concederlo a persona di vostra nazione, la mia gratitudine -e la mia soddisfazione nell'appagarvi andranno del pari.» -</p> - -<p> -«Di credere per l'avvenire, che un Ebreo può prestar servigio a -un Cristiano senza aspettarsi d'altra ricompensa fuorchè la benedizione -del padre comune di tutti gli uomini e giudei, e cristiani, e gentili.» -</p> - -<p> -«Sarebbe una malvagità, o giovinetta, il dubitarne. Dunque tutto -io mi riprometto dal vostro sapere, da cui spero fra otto giorni la facoltà -di addossare nuovamente la mia armatura. Ora permettetemi chiedervi alcune -notizie. Che accadde del nobile Sassone Cedric? che della sua comitiva -e dell'amabile persona....» Qui s'arrestò un istante per cercare una -circollocuzione, pavido di profanare il nome di Rowena col pronunziarlo in -una casa d'Ebrei «dell'amabil persona... nominata la Regina del torneo?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_247">[247]</span> -</p> - -<p> -«E da voi scelta a questa dignità, ser Cavaliere, con tal discernimento -che non si fe' ammirar meno del vostro valore.» -</p> - -<p> -Il sangue che Ivanhoe aveva perduto non impedì che non gli si facesser -lievemente rosse le guance, accorgendosi di aver senza volerlo palesato -l'affetto che nudria ver lady Rowena collo studio medesimo adoperato -a nasconderlo. -</p> - -<p> -«Io pensava or forse.... meno a parlar di lei che del principe -Giovanni. Ma andava chiedendo contezza di tutti quelli che erano con -Cedric. Anche del mio fido scudiere vorrei saper qualche cosa. Perchè nol -trovo presso di me?» -</p> - -<p> -«Permettetemi» soggiunse Rebecca «di far valere l'autorità che è -in un medico per prescrivervi il silenzio e la necessità di allontanare da voi -tutte le considerazioni che potessero agitare l'animo vostro, mentre io vi -appagherò dandovi conto delle cose che bramate sapere. Il principe Giovanni -di repente impose fine al torneo, e si trasferì in gran fretta a York, -accompagnato da' nobili, da' cavalieri e dagli ecclesiastici che lo favoreggiano, -non tanto presto però da non procacciarsi prima, o per amore o -per forza, quanto danaro potè da coloro che or vengono riguardati siccome -i ricchi della terra. Dicesi suo divisamento impadronirsi della corona -fraterna.» -</p> - -<p> -«Della corona di Riccardo!» Ivanhoe sclamò, facendo uno sforzo -per sollevarsi. «Ciò non accadrà se prima non si rompa una lancia in difesa -di lui, non vi fosse che un solo suddito fedele nell'Inghilterra. Io -sfiderò il più valoroso de' campioni di Giovanni, e se non gli basta, ne affronterò -anche due in campo chiuso.» -</p> - -<p> -«Ma per venire in istato di farlo» disse Rebecca toccandogli leggermente -la spalla «vi è d'uopo stare alle mie prescrizioni, prima delle -quali fu evitare ogni agitazione d'animo.» -</p> - -<p> -«Avete ragione, o giovinetta; mi terrò tranquillo fin dove il permettono -i tempi a cui pervenimmo. Datemi ora novelle di Cedric e della -sua comitiva.» -</p> - -<p> -«Vi narrerò quanto ne seppi dall'intendente dello stesso Cedric, venuto -momenti sono a domandare con gran premura a mio padre il prezzo -di lane vendutegli. Cedric e Atelstano di Coningsburgo dopo aver ceduto -ai replicati inviti del Principe che li convitò, ne abbandonarono di assai -mal umore il palagio. Ora stanno in procinto di restituirsi alle case loro.» -</p> - -<p> -«Qualche persona d'altro sesso gli accompagnò andando dal principe?» -</p> - -<p> -«Lady Rowena non assistè al banchetto» disse Rebecca, la cui risposta -superò in esattezza l'interrogazione d'Ivanhoe «e da quanto seppi -dallo stesso intendente tornerà a Rotherwood col suo tutore Cedric. Venendo -al fido vostro scudiere Gurth....» -</p> - -<p> -«Che ascolto?» esclamò Ivanhoe. «Voi ne sapete il nome!... Ah -sì, dovete saperlo, ei ricevette dalla generosa vostra mano cento zecchini.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_248">[248]</span> -</p> - -<p> -«Vi prego non parlare di ciò. Ben mi avvedo come talora la lingua -esprima le cose che il cuore vorrebbe nascondere.» -</p> - -<p> -«Il mio onore però vuole ch'io rimborsi vostro padre di questa somma» -disse Ivanhoe con serio tuono. -</p> - -<p> -«Da qui ad otto giorni farete quanto vi piacerà; ma sino a quel punto -non pensate ad altro, ve ne prego, che ad affrettare la vostra guarigione.» -</p> - -<p> -«Sia il voler vostro, eccellente fanciulla, diverrei un ingrato, se ad -esso non mi conformassi. Ma torniamo al mio povero Gurth, e cesso dal -farvi interrogazioni.» -</p> - -<p> -«Spiacemi il dover annunziarvi com'ei si trovi fra' ceppi per ordine -dello stesso Cedric. Ma» soggiunse ella tosto accorgendosi del dolore che -sì fatto annunzio destava nell'animo del suo infermo «l'intendente -Osvaldo nel narrarmi ciò aggiunse altre cose intorno la fedeltà di questo -servo e l'affetto in cui lo teneva Cedric; tal disgrazia momentanea essere -sol derivata a Gurth da un eccesso d'amore verso il figlio del padrone medesimo, -colpa che non avrebbe tardato ad ottenere perdono da Cedric, -se non fossero sopraggiunte nuove circostanze ad aumentare in questo il -mal umore; ed a qualunque evento, e se non cede lo sdegno nel padrone, -conchiuse dandomi tal certezza l'intendente, i colleghi di Gurth e -soprattutto il gioviale Wamba, s'erano assunti d'agevolargli qualche modo -di fuga lungo la strada.» -</p> - -<p> -«Il cielo secondi le loro intenzioni! Par mio destino il portar disgrazia -a tutti coloro che dimostrano premura ed affetto per me. Il mio monarca -mi ha onorato e distinto, ed ecco il suo fratello che si arma per contendergli -la corona. Il rispetto che ho dato a divedere per una donna, -onor del suo sesso, le ha fruttato molestie e in tal qual modo l'ha compromessa. -Un fedel servo si è avventurato per soverchio zelo ed amore alla -mia persona; corre rischio di divenir vittima della collera di mio padre. -Voi vedete quindi, o giovinetta, qual maligna stella sovrasta all'infelice -cui soccorrete. Che non v'affrettate a lasciarlo in preda del suo maligno -destino per tema di parteciparne voi pure?» -</p> - -<p> -«Lo stato di cordoglio e di spossatezza in cui siete, vi fa interpretare -troppo svantaggiosamente i disegni della Providenza. Io vedo sotto -ben altro aspetto le cose. Voi foste restituito alla patria vostra, allorchè -ella avea istantaneo bisogno d'un cuor leale e d'un braccio valoroso; -voi umiliaste, quand'era andata fuor d'ogni limite, la baldanza -de' nemici di voi e del vostro Re. Finalmente vedete come l'Eterno vi -ha fatto trovare sin nell'ordine di persone il più spregevole agli occhi -vostri una mano capace di ritornarvi a salute. Prendete dunque coraggio, -e tutto sperate dal cielo, che sembra aver serbato il vostro braccio -a giovare con qualche alta impresa la patria. Addio. Dopo bevuto -il liquore che sto per inviarvi, procurate di gustare qualche riposo, a -voi necessario per sopportar meglio domani i travagli del viaggio.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_249">[249]</span> -</p> - -<p> -Tai ragionamenti persuasero Ivanhoe che poco dopo bevè la pozione -calmante e narcotica apprestatagli dalla Israelita avvenente, e n'ebbe conforto -d'un sonno placidissimo e non interrotto, onde la sua pietosa assistente, -non trovando alla domane alcun sintomo di febbre in lui, giudicò -che poteva essere trasportato senza tema d'alcun pericolo. -</p> - -<p> -Venne collocato nella lettica medesima entro cui lo ricondussero dal -torneo, nè si trascurò sollecitudine atta a rendergli più agiato un tal viaggio. -Non vi fu che una cosa sola non potutasi vincere da Rebecca a pro -dell'infermo. Isacco, simile al viaggiatore arricchito di Giovenale, avea -sempre dinanzi agli occhi la paura de' ladri, consapevole per altra parte -che fossero Normanni o Sassoni, cavalieri o scorridori, niuna di queste -classi o schiatta si facea scrupolo dispogliarlo. Impiegando però quanta -giornata potea nel cammino, brevi e poche pause ei concedeva alle bestie -e a chi le governava, cui mancavano quasi gl'istanti di prendere un poco -di nutrimento. Tal fu la cagione per cui si trovò molto innanzi a Cedric -e ad Atelstano, partiti bensì nello stesso tempo di lui, ma che aveano -fatta quella lunga fermata da noi descritta al convento di san Vittoldo. -Nondimeno, o ne avesse merito il balsamo della dotta Miriam, o vero -la robusta tempera d'Ivanhoe, non derivò da questo sforzato cammino alcuno -di quegli inconvenienti che per la salute del ferito avea temuti -Rebecca. -</p> - -<p> -Fors'anche altri motivi segreti avea l'impazienza che facea Isacco -tanto sollecito di accelerare il viaggio. Gli è certo che questa diede ben -presto origine a dispareri tra lui e gli uomini da esso noleggiati per servirgli -di scorta. Essi erano Sassoni, tenerissimi quindi del buon desco e -di tutte le loro comodità, com'era l'usanza del paese, usanza che lor meritò -dai Normanni gl'ingiuriosi titoli d'infingardi e ghiottoni. Se aveano -acconsentito prestar servigio all'Ebreo facoltoso, fu colla speranza di vivere -a spese sue lungo tempo; e sol quando s'accorsero com'ei volea correr -tanto, conobbero d'avere sbagliati i propri conti. Cominciarono quindi -a diffondersi in rimostranze sul danno che da tal modo di viaggiare sofferivano -le loro bestie; ma parlavano ad un sordo nel presentarle ad Isacco. -Vi fu in oltre caldissima disputa tra lui ed essi intorno la quantità di -birra e vino che pretendevano a ciascun pasto. Da tutte le ridette circostanze -divenne che all'approssimarsi del pericolo il più paventato da -Isacco, ei si vide abbandonato dai malcontenti mercenari, sulla cui protezione -avea fondato speranze dopo essersene sì male assicurata la fedeltà<a class="tag" id="tag43" href="#note43">[43]</a>. -</p> - -<p> -Così trovavasi derelitto in mezzo alla selva colla sua figlia e coll'infermo, -allorchè si scontrarono in lui Cedric e Atelstano come vedemmo, -<span class="pagenum" id="Page_250">[250]</span> -e vedemmo parimente in qual guisa le due congiunte brigate cadessero in -potere di Bracy e de' confederati di Bracy. Niuno de' supposti masnadieri -pose grande attenzione alla lettica, che fors'anche avrebbero lasciata ove -la trovarono, se non era la curiosità di Bracy, il quale non aveva anche -riconosciuta lady Rowena, coperta da un velo assai fitto. Egli suppose pertanto -che potesse entro la lettica starsi la donna divenutagli scopo d'impresa -sì perigliosa. S'affrettò quindi ad aprire la ridetta lettica, nè poco -fu la sua maraviglia allo scorgere il ferito cavaliere, che credendosi caduto -fra le mani di sassoni scorridori, presso i quali l'essere conosciuto per -quel ch'egli era divenisse salvaguardia così per sè come per gli altri suoi -compagni, si annunziò per Wilfrid d'Ivanhoe tostamente. -</p> - -<p> -Anche in mezzo alla leggerezza e agli sregolamenti della sua vita, -Bracy avea sempre conservato qualche principio di onore cavalleresco. -Non solamente quindi non venne ad alcuna estremità contro l'uomo in -cui temea giustamente il proprio rivale, e privo allora d'ogni difesa, ma -si astenne accuratamente dal far partecipe della sua scoperta Frondeboeuf, -il quale al certo non si sarebbe ristato per riguardi dall'uccidere immantinente -colui che potea disputargli la signoria d'Ivanhoe. Non quindi però -Bracy si avvisava di restituire a libertà un rivale preferito da lady Rowena -come troppo il davano a credere gli avvenimenti del torneo, e come d'altra -parte ei non doveva ignorare, per essere cosa generalmente notoria, -il bando che a cagione di questo amore avea sofferto dal paterno tetto -Wilfrid; chè l'usare sì nobilmente con un tale emulo era sforzo superiore -alla generosità di Bracy, il quale prese quindi un temperamento di mezzo -fra il bene ed il male, cosa unica di cui si sentisse capace. Pose adunque -due de' suoi scudieri a ciascuna banda della lettica, ordinando loro di non -permettere a chicchessia d'avvicinarvisi. Giusta le istruzioni che trasmise -ai medesimi doveano rispondere a qualunque interrogazione venisse lor -mossa, quella essere la lettica di lady Rowena, ove aveano collocato un -proprio compagno ferito. Giunti a Torquilstone, e nel tempo che il signor -della rocca e il Templario pensavano unicamente a mettere in opera -i concetti divisamenti, l'un contra l'Ebreo, l'altro ver la figlia dell'Ebreo, -gli scudieri di Bracy trasferirono Ivanhoe in un appartamento separato -della rocca, continuando a farlo credere un lor compagno. E tal menzogna -volsero anche in propria scusa, allorchè Frondeboeuf fin ne' primi momenti -di agitazione che seguirono l'udito squillo del corno e la disfida -degli assedianti, si mise in ronda attorno al castello, e giunto al luogo -ove stavano il ferito e coloro che il custodivano, rampognò questi perchè -non s'erano tosto condotti sopra i bastioni appena dato il segnal -dell'allarme. -</p> - -<p> -«Un compagno ferito!» sclamò egli con accento di collera ad un -tempo e di sorpresa. «Non maraviglio ora, se bande di villani e di scorridori -ardiscono mettere assedio ai castelli, poichè coloro che li dovrebbero -<span class="pagenum" id="Page_251">[251]</span> -difendere si son dati al mestier d'infermieri. Su i bastioni, sciaurati! -su i bastioni! o v'ammaccherò l'ossa a furia di piattonate.» -</p> - -<p> -Gli scudieri di Bracy gli risposero con fermezza «niuna cosa desiderar -eglino tanto siccome l'unirsi agli altri nella difesa della rocca assediata; -essere però importante, ch'ei, Frondeboeuf, s'incaricasse di scusarli -presso il loro padrone, da cui solo aveano ricevuto il comando di -prestare assistenza a quel moribondo.» -</p> - -<p> -«Che moribondo?» sclamò il brutal castellano. «Fra poco sarem -moribondi tutti, vel prometto io, se si continua a dormire così! Quanto -al vostro infermo, non dubitate, ho chi vi solleverà da sì fatto incarico. -Ulfrida, olà Ulfrida!» sclamò con voce da stentore «maladetta vecchia -strega di sassone! Sei sorda del tutto? Vien qui presto. Abbi cura di -questo infermo giacchè è detto che se ne debba aver cura. E voi pensate -a far uso dell'armi. Eccovi due balestre. Correte ad una feritoia, ed -ogni freccia che scoccherete trapassi il cuore d'un Sassone.» -</p> - -<p> -I due scudieri, che simili alla maggior parte de' lor colleghi, detestavano -lo starsi senza far nulla, quanto amavan le pugne, si trasferirono -giubilanti al posto ad essi indicato. Per tal modo trovatosi Ivanhoe affidato -ad Ulfrida, o per dir meglio ad Ulrica, costei che avea sol voglia -di nudrir la mente con immagini di risentimento e di vendetta, rassegnò -l'impiego avuto presso il ferito a Rebecca. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_252">[252]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXVIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Aggiugni quel veron. Come a te lice,</p> -<p class="i01">«Quai del conflitto sian le sorti or guata.</p> -<p class="i13"> <i>Schiller.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Gl'istanti del maggior pericolo sono sovente per l'uman cuore gl'istanti -di aprirsi con maggior forza alla tenerezza e alla soavità degli affetti. Una -agitazione se è troppo vivace ne mette in minor cautela su di noi medesimi, -e ne astringe senza volerlo a palesare que' sensi, che in tempo di -maggior calma avremmo almeno saputo nascondere, quand'anche ne fosse -mancato vigore per allontanarli da noi. Trovatasi presso Ivanhoe Rebecca, -maravigliò ella stessa del sentimento di piacere cui cedea in un momento -che l'attorniavano pericoli per ogni dove, e poco dopo essersi quasi abbandonata -alla necessità della disperazione. Avea sotto le dita il polso dell'infermo, -e chiedendogli contezza di sua salute, gli accenti di lei spiravano -tal che di patetico, da cui svelavasi come ella sentisse per Ivanhoe maggior -premura di quanto avrebbe voluto confessare perfino a sè stessa. La -mano le tremava, gli accenti le languivano le labbra, e solamente la richiamò -alcun poco a sè medesima la fredda interrogazione del ferito: -«Siete voi, giovinetta?» interrogazione onde fu obbligata a rammentare, -che l'affetto impadronitosi dell'animo di lei nè era nè doveva essere corrisposto. -Le sfuggì un sospiro che potea intendersi appena; poi le interrogazioni -da esse indiritte al cavaliere sullo stato di sua salute presero il tuono -tranquillo dell'amicizia. Ivanhoe le rispose di star meglio oltre quanto -avrebbe osato sperare egli medesimo «e ne ringrazio» aggiunse «le vostre -sollecitudini, o mia cara Rebecca.» -</p> - -<p> -«Ei mi nomina la sua cara Rebecca» ella diceva a sè stessa «ma d'un -tuono freddo e indifferente, che mal s'accorda col significato di tali voci. -Il suo cavallo di battaglia, il suo cane da caccia, gli stanno più a cuore -della povera figlia di Israele, scopo soltanto del suo disprezzo!» -</p> - -<p> -«I patimenti fisici» continuò Ivanhoe «mi sono men duri da sopportare -che le inquietudini dello spirito. Dai discorsi fatti da due armigeri -rimasti finora presso di me, intesi com'io sia prigioniere; e nel cavaliere -che li fece partire per dar opera a qualche fazion militare, scorsi il feroce -Frondeboeuf; cosa da cui conchiudo trovarmi io nel castello di questo -tiranno. Se ciò è, qual modo mi rimane a soccorrere lady Rowena e -mio padre?» -</p> - -<p> -«Egli non parla nè d'Isacco nè della figlia d'Isacco» proseguì meditando -Rebecca; «noi non teniamo parte veruna nei suoi pensieri. Il cielo -mi punisce, e a ragione, d'aver volti i miei troppo a lungo sopra di -lui.» Dopo essersi in cotal guisa accusata dinanzi a sè medesima, narrò -<span class="pagenum" id="Page_253">[253]</span> -ad Ivanhoe le particolarità ch'ella sapeva, vale a dire che Bois-Guilbert e -Frondeboeuf comandavano nella rocca; che molta mano di nemici la circondava, -che non le era noto quai fossero gli assedianti. Lo ragguagliò -di più del sacerdote cristiano giunto nel castello, e che a quanto parea -dovea essere meglio istrutto del modo in cui si stesser le cose. -</p> - -<p> -«Un sacerdote cristiano!» sclamò Ivanhoe. «Mi è d'uopo vederlo. -Rebecca, fate ogni possibile per trovarlo, e condurlo alla mia presenza. -Raccontategli come un uomo pericolosamente infermo ne implora spirituale -soccorso, ovvero su di ciò ditegli quanto giudicate meglio, purch'io -lo veda. Certamente è a me necessario il prendere o tentar di prendere una -risoluzione; ma come il potrei ignorando quai cose succedano esternamente?» -</p> - -<p> -Rebecca, studiosa di compiacere Ivanhoe, si avventurò al tentativo, -poi mandato a vuoto, come vedemmo, dal giugner d'Ulrica; giacchè e -l'una e l'altra donna stavano in agguato per trarre a sè quando passava -il supposto frate. La Israelita pertanto ritornando all'infermo gli annunziò -il cattivo esito della tentata prova. -</p> - -<p> -Se la cosa spiacque ad Ivanhoe, non gli diede agio a fermar l'anima -su tale rincrescimento il romore che da lungo tempo udivasi per tutto il -castello, e che prodotto dagli apparecchi di difesa si fe' di repente più gagliardo -cambiandosi in tumulto e clamori. Le frettolose pedate degli armigeri -che correano su i bastoni faceano rintronare gli angusti anditi e -le scale onde pervenivasi ai merli ed alle feritoie. A tale strepito aggiugneansi -le voci de' cavalieri che eccitavano i soldati, indicando loro le cose -da farsi; ma queste voci venivano spente il più delle volte dal fragor dell'armi -e dalle grida di coloro cui venivano indiritti i comandi. Comunque -terribile di per sè stessa una tale scena, le dava più orrido aspetto l'idea -della successiva che da questa venia presagita, orrore non privo d'una -certa sublimità di immaginazione, che anche in tai momenti sollevò la -mente di Rebecca facile ad aprirsi alle grandi impressioni. In mezzo al -pallor delle guance gli occhi le scintillavano, e scorgeasi nella voce di lei -una mescolanza di tema e d'entusiasmo allorchè si diede a declamare, -traducendolo al suo compagno, il versetto del sacro testo. «Si vedono -sfavillar l'aste e gli scudi; s'odono il fischiar delle frecce, l'imperar dei -duci, il gridar degli armati.» -</p> - -<p> -Ma Ivanhoe, simile al cavallo bellicoso rimembrato nel decorso di -questo tratto sublime, fremea d'impazienza sulle ferite che il rattenevan -supino, e ceduto avrebbe quanto egli avea sulla terra per partecipare ai -combattimenti, che questi confusi strepiti prenunziavano. -</p> - -<p> -«Oh potess'io trascinarmi solamente a quella finestra!» egli esclamava. -«Vedere almeno le nobili imprese di cui s'avvicina l'istante! Scoccare -una freccia, sollevare un'azza, non fosse che per portare un sol colpo, -ma che divenisse quello della nostra liberazione!... Inutili voti! Il mio -corpo è spossato, siccome inerme è il mio braccio.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_254">[254]</span> -</p> - -<p> -«Non ismaniate così nobile cavaliere» gli disse Rebecca. «Lo strepito -d'improvviso ha cessato. Forse non si vien oltre alle mani.» -</p> - -<p> -«Voi non sapete nulla di tali cose!» le rispose con tuono d'impazienza -il cavaliere. «Tale istante di taciturnità annunzia solamente che gli armigeri -presero il luogo assegnato loro su i baluardi, annunzia che aspettano -il momento dell'assalto. Quanto avevamo udito fin qui era unicamente il -tuono foriero d'una procella lontana; è giunta l'ora che questa scoppierà -in tutto l'apparato del suo furore.... Sì! gli è d'uopo ch'io -tenti raggiugnere quella finestra.» -</p> - -<p> -«Oltrechè non vi riuscireste» rispose Rebecca «ne verrebbe un ritardo -notabile alla vostra guarigione.» Poi non vedendo una miglior via -di calmarne le smanie: «Mi vi collocherò io medesima» con fermezza -soggiunse «e vi darò conto di tutte le cose che succedono al di -fuori.» -</p> - -<p> -«Ciò non farete e ve lo proibisco» sclamò Ivanhoe con vivacità, -«Ogni finestra, ogni apertura di questa rocca sarà d'ora innanzi scopo -agli arcieri; e una freccia lanciata a caso....» -</p> - -<p> -«Verrebbe a tempo» disse con sommessa voce Rebecca, e saliva -intanto i gradini che conducevano alla finestra. -</p> - -<p> -«Rebecca, mia cara Rebecca,» Ivanhoe continuò «non avvisaste -mai questi essere passatempi da giovinetta. Non vi avventurate a ricevere -qualche ferita e forse il colpo di morte. Vorreste voi procacciarmi l'eterno -rimorso d'esserne stato io la cagione e che tal rimembranza avvelenasse -il rimanente di que' giorni che voi m'avete salvati?... Almeno, se non -posso smovervi dalla vostra idea, copritevi con quello scudo che la combinazione -fa essere in questa stanza.» -</p> - -<p> -Si attenne a tal suggerimento Rebecca, la quale munitasi dello scudo -indicatole da Ivanhoe si collocò alla finestra con sì fatto accorgimento, -che senza correre molto pericolo potea osservare tutto quanto accadea, -e rendere Ivanhoe consapevole degli apparecchi d'assalto che si faceano -dagli assedianti; divisamento che la situazione medesima di quella stanza -favoriva assaissimo. Posta ad un angolo del corpo principale di questo -edifizio, e scopriva tutte quante le cose operate al di fuori, e dominava le -difese esterne, contra cui pareano doversi indirigere i primi sforzi degli assalitori. -Si stavano tai difese in un fortino, nè alto, nè ampio di soverchio, ed -inteso ad assicurare la porta di soccorso d'onde Frondeboeuf diede uscita -a Cedric. Una fossa separava dal castello questo fortino, talchè se il nemico -si fosse anche impadronito di esso, non perciò diveniva padrone della -rocca, essendo facile il torgli colla medesima ogni comunicazione abbattendo -i panconcelli che faceano ufizio di ponte. Il portello d'onde usciasi dal -fortino corrispondeva in dirittura alla porta di soccorso, cinto essendo di -forti pallizzati tutto il lavoro. Dal numero d'uomini messi a difendere un -tal punto Rebecca giudicò, che contr'esso principalmente gli assediati -<span class="pagenum" id="Page_255">[255]</span> -temessero l'impeto dei nemici, e in tal giudizio si confermava al vedere -come il maggior nerbo delle truppe assedianti si fosse collocato rimpetto -al fortino medesimo, che era omai cosa evidente divisar eglino prender -d'assalto, e riguardarlo siccome quella mira da cui si ripromettevano speranza -di migliore successo. -</p> - -<p> -La nostra Ebrea comunicò le osservazioni fatte ad Ivanhoe, non senza -aggiugnere come un ragguardevole stuolo d'arcieri tenesse il lembo -della foresta, non potersi però assegnarne il numero attesochè la maggior -parte di essi gli alberi nascondevano. -</p> - -<p> -«Indicatemi sotto qual bandiera campeggino» soggiunse Ivanhoe. -</p> - -<p> -«Bandiera! non iscorgo nè bandiere, nè insegne.» -</p> - -<p> -«Non comprendo. Da quando mai s'è inteso dire, che uomini marcino -contra un castello senza spiegare bandiera? Nè saprete almeno darmi -qualche indizio su i capi della spedizione?» -</p> - -<p> -«La persona che si fa contraddistinguer dall'altre è un cavaliere -coperto di negra armatura. Egli è il solo armato di tutto punto. A quanto -sembra il rimanente di quelle schiere ne riceve i comandi.» -</p> - -<p> -«Scorgete voi quale stemma ne fregi lo scudo?» -</p> - -<p> -«Qualche cosa che somiglia ad una spranga di ferro e ad un catenaccio, -e queste cose, s'io non erro, dipinte in azzurro sopra fondo -nero.» -</p> - -<p> -«Spranghe di ferro e catenacci! Non conosco qual cavaliere possa -portar tale stemma, e lo direi mio nello stato a cui mi vedo ridotto. E -l'impresa?» -</p> - -<p> -«Come leggerla, se a questa distanza si discerne a fatica lo stemma, -e ciò anche allora che lo scudo ripercuote i raggi del sole?» -</p> - -<p> -«Nè assolutamente vedete altri capi?» -</p> - -<p> -«Niuno da questa parte. Se ne troveranno forse dall'altra, perchè -è credibile non essere il punto di castello ove guardiamo il sol bersaglio -all'assalto. Ma eccoli che s'inoltrano.... Dio di Sion, ne proteggi! -Quale spettacolo spaventoso! Coloro che marciano i primi si coprono -di grandi scudi, e spingono innanzi una specie di muraglione fatto -di tavole. Gli altri che li seguono dan volto agli archi, e adattano ad essi -le frecce. Dio di Mosè, perdona alle creature che sono l'opera delle tue -mani!» -</p> - -<p> -Ma ne fu interrotto il dire dall'acuto squillo de' corni sassoni, segnal -dell'assalto, cui dall'alto de' baluardi risposero le trombe e i timballi -normanni per provare ai nemici di non temerli. Aumentavano il tumulto -le grida che venivano dalle opposte parti: <i>San Giorgio per l'Inghilterra!</i> -eran le voci che gli assalitori mettevano. <i>Innanzi Bracy! — Beauséant, -Beauséant! — Frondeboeuf alla riscossa!</i> gridavano tutti -insieme, ciascuno a norma del capo che li guidava, i drappelli degli assediati. -</p> - -<p> -Ma la querela non era tale del certo da ristarsi in sole grida; e ai -<span class="pagenum" id="Page_256">[256]</span> -disperati sforzi degli avversari, gli assediati opposero una resistenza non -men vigorosa. Gli arcieri, cacciatori di mestiere ed avvezzi quindi a ben -valersi dell'arco ne' boschi, miravano con tanta aggiustatezza, che ciascuna -apertura di muro ove qualche difensore si facea vedere, divenia bersaglio -d'un nembo di frecce, delle quali ben poche andavan perdute: ognuna -d'esse avea il suo destino, e le indirigeano ad ogni feritoia, ad ogni finestra, -ove scorgevano nemici, o dove credevano possibile che se ne trovassero. -Queste vigorose salve uccisero due o tre uomini della guarnigione, -e molti ne ferirono. Ciò nullameno grandemente affidati nella bontà delle -loro armature, e nel vantaggio di munita situazione, gli armigeri di Frondeboeuf -e i loro confederati poneano nel difendersi un'ostinazione eguale -all'accanimento degli assalitori, su i quali faceano piovere una continua -grandine di pietre e frecce, e d'ogni genere d'attrezzi da gitto che danneggiavano -gli assedianti più di quanto eglino, e peggio armati ed alla -scoperta, potessero nuocere agli assediati. Il continuo fischiar delle frecce -si udia meno, sol quando più forte era il gridare d'una delle due parti -che avesse la peggio. -</p> - -<p> -«Ed io dovrò qui restarmi come un frate nel suo chiostro» sclamò -Ivanhoe «intanto che gli altri risolvono la lotta da cui la mia libertà o -la mia morte dipendono? Mia cara Rebecca, osservate anche una volta -alla finestra, ma abbiate ogni cura di coprirvi collo scudo. Osservate, e -ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.» -</p> - -<p> -Con un coraggio fattosi in lei più vigoroso dopo una preghiera ch'ella -volse colla mente al cielo in questo breve intervallo, Rebecca tornò alla -finestra, prendendo ogni possibile cautela onde quelli ch'eran di fuori non -la scorgessero. -</p> - -<p> -«Ebbene! che vedete, o Rebecca?» -</p> - -<p> -«Non vedo che un nuvolo di frecce, tanto fitto che i miei occhi ne -sono abbarbagliati e incapaci di discernere color che le scoccano.» -</p> - -<p> -«Non faranno nulla, se non cercano impossessarsi del castello a viva -forza. Che giovano mai le frecce contra muraglie e baluardi di pietra? E -il cavaliere che ha per suo stemma il catenaccio, come si conduce? Mi rileverebbe -saperlo, perchè tal capitano, tai soldati.» -</p> - -<p> -«Nol vedo.» -</p> - -<p> -«Oh l'uomo vile che abbandona il governale all'infuriare della procella!» -</p> - -<p> -«No, non lo abbandona che in questo punto, lo vedo. Ei s'affretta -con un corpo di truppe verso lo steccato esterno del fortino. — I piuoli e -i palizzati son già abbattuti a colpi di azza. Il grande pennacchio nero del -cavaliere sovrasta a tutti i capi de' suoi compagni. — Han fatta una breccia -nello steccato esterno del fortino. — Vi corrono. — Ne son respinti. -Frondeboeuf è capo de' difensori del fortino: lo ravviso alla statura sua -gigantesca. — Gli assalitori tornano a far impeto. La breccia è assalita e -<span class="pagenum" id="Page_257">[257]</span> -difesa, corpo contra corpo, uom contra uomo. Dio di Giacobbe! qual -lugubre spettacolo! Direbbersi due oceani infuriati che i venti spingono -l'un contra l'altro.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-256a"></a> - <img src="images/ill-256a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Mia cara Rebecca, osservate anche una volta alla finestra, ma abbiate ogni cura di -coprirvi collo scudo. Osservate, e ditemi se gli assedianti guadagnano terreno.</i> pag. 256.</p> -</div> - -<p> -Ella si ritirò un istante per dar qualche pausa ai suoi occhi non avvezzi -a tali scene d'orrore. -</p> - -<p> -«Continuate ad osservare, o Rebecca» le disse Ivanhoe che prese -equivoco sul motivo onde la giovane s'era ritratta. «Ora non correte più -tanto pericolo, perchè si battono ad arme bianca, ed è quindi sminuito -il lanciar delle frecce. Cara Rebecca, proseguite a darmi conto di quel -che accade.» -</p> - -<p> -Rebecca tornò dunque a fisar su quel campo lo sguardo, e quasi -tosto esclamò: «Santi profeti della legge! Frondeboeuf e il cavalier Nero, -corpo a corpo combattono sulla breccia. Quai grida mandano i soldati di -entrambi i capi! Par che aspettino da un tal duello l'esito della pugna. -Il cielo protegga la causa dell'oppresso, dell'innocente!» — Mandò indi -un gemito: «Egli è caduto» gridò. «Egli è prosteso sul suolo.» -</p> - -<p> -«Chi caduto?» chiese con enfasi Ivanhoe. «Per l'amor della santa -Vergine, chi è prosteso sul suolo?» -</p> - -<p> -«Il cavalier Nero» rispose in tuon costernato Rebecca — ma non -corse un istante che mettendo voci di giubilo esclamò: «Sia benedetto il -Dio degli eserciti! Si rialza; è in piedi, combatte, e si direbbe che il suo -braccio vale per venti uomini. — Dio! gli è andata in pezzi la sciabola. — Ha -afferrata l'azza d'un soldato. Ha messo alle strette Frondeboeuf. — Gli -mena colpi disperati. — Il gigante vacilla come una quercia sotto -la scure del legnaiuolo. — È caduto! è caduto!» -</p> - -<p> -«Chi? Frondeboeuf?» gridò Ivanhoe. -</p> - -<p> -«Sì, Frondeboeuf. I suoi armigeri si affrettano per soccorrerlo. Li -guida il Templario. — Conducono Frondeboeuf entro il castello. — Il -guerrier Nero è costretto a fermarsi.» -</p> - -<p> -«Ma gli assedianti han già occupata la parte interna del palizzato?» -</p> - -<p> -«Vi sono, vi sono. Spingono i nemici contro gli ultimi steccati. — Piantano -scale. — Scalano! Gli uni sugli omeri degli altri! Li direste uno -sciame d'api. Dall'alto delle mura gettan sopra di loro sassi, travi, -tronchi d'alberi. — Ad ogni ferito che vien portato via, un altro combattente -ne prende il luogo. Onnipotente Iddio! creasti tu l'uomo a tua -immagine, per vederlo distrutto dalle mani medesime de' suoi simili?» -</p> - -<p> -«Non pensate a ciò. Non è momento di abbandonarsi a tali meditazioni. -Qual delle due parti ha il vantaggio?» -</p> - -<p> -«Le scale son rovesciate, coloro che le coprivano atterrati, conquassati, -feriti. Il vantaggio è degli assediati.» -</p> - -<p> -«Per san Giorgio! e gli assedianti saranno vili a tal di fuggire?» -</p> - -<p> -«No, no: tornano valorosamente a far urto contro al nemico. Il cavalier -Nero è sempre alla prima fila. S'accosta brandendo un'azza alla -<span class="pagenum" id="Page_258">[258]</span> -porta del fortino. — Udite che sorte di colpi egli mena? Sonan più forte -che lo scricchiolar dell'armi e il gridare de' combattenti. Gli fan piover -addosso e sassi e tronconi. Ma egli non mostra accorgersene, come se fossero -piume o falde di neve.» -</p> - -<p> -«Per san Giovanni d'Acri!» disse Ivanhoe sollevando il corpo quanto -il potè dal suo letto. «Non conosco in Inghilterra che un uomo solo capace -di condursi in cotal guisa. Ah! perchè ora non m'è lecito secondarlo?» -</p> - -<p> -«La porta del fortino cede» disse Rebecca «è atterrata, vi si lanciano -entro. Il fortino è in potere degli assedianti: o mio Dio! precipitano -nella fossa coloro che lo custodivano. O uomini! se siete veramente uomini, -risparmiate i vostri simili ridotti a tale di non si poter più difendere.» -</p> - -<p> -«Ma il ponte, il ponte che comunica col castello; gli assalitori ne -sono essi i padroni?» -</p> - -<p> -«Il ponte è distrutto. Il Templario dopo essere rientrato nella rocca -con alcuni uomini del suo seguito, ha ritirati i panconcelli di cui era formato. -Udite voi queste grida? annunziano il destino degli infelici che non -poterono tenergli dietro. Oimè! la vittoria offre uno spettacolo più dolente -ancora della battaglia.» -</p> - -<p> -«Ditemi piuttosto che fanno ora. Osservate bene; non è in tali -istanti che lo spargimento del sangue debba fare volgere gli occhi addietro.» -</p> - -<p> -«Ora non se ne sparge più» rispose Rebecca: «i nostri amici si -muniscono di difesa nel conquistato fortino, ottimo asilo per essi contro -le frecce degli assediati. Se questi ne scoccano a quando a quando qualcuna, -gli è piuttosto a fine di mettere in inquietezza i vincitori, che colla -speranza di nuocere a persone già assai coperte contra i lor dardi.» -</p> - -<p> -«Vorrei sperare che questi nostri soccorritori non tralasciassero un'impresa -incominciata sì gloriosamente, e già coronata da un primo buon -successo. Anzi ogni mia fiducia si riposa sul prode cavaliere, la cui azza -ha atterrato Frondeboeuf, e rovesciata la portella del fortino. Non avrei -creduto mai che vi fossero due uomini forniti di tanta forza e coraggio. -Una spranga di ferro ed un catenaccio! A che mai si riferiscono tali emblemi? -Nè vedete voi alcun altro segnale, che possa fornire nozioni più -esatte sul cavalier Nero?» -</p> - -<p> -«No. Tutta l'armatura ne è bruna quanto l'ala d'un corvo. Niun -altro esterno segno lo dà a conoscere. Ma dopo il vigore e la prodezza da -lui sfoggiati nel durar della pugna, mi assumerei ravvisarlo fra mille guerrieri. -Ei si lanciava in mezzo alla mischia colla calma onde lo avreste veduto -sedersi a mensa. Quanto egli opera non può dirsi unicamente effetto -di forza di corpo, perchè tutta la sua anima, tutte le sue facoltà fisiche -e morali, sembrano raccogliersi in lui ad ogni colpo ch'ei vibra sull'inimico. -Dio gli perdoni il sangue da lui versato! Egli è uno spettacolo terribile -e sublime parimente da contemplarsi, come il braccio e il valor d'un -sol uomo bastino a trionfare d'una moltitudine di nemici.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_259">[259]</span> -</p> - -<p> -«Tai vostri accenti, o Rebecca, hanno dipinto un eroe. Credete pure -che gli assalitori si giovano di tale pausa momentanea unicamente per -mettersi in forze, e per apparecchiarsi a varcare la fossa. Sotto un tal -duce, siccome quel che li guida, nè timore, nè pericoli li distorranno omai -dal durare in nobilissima impresa, fatta più gloriosa dalle medesime difficoltà -che la impacciano. Giuro per la sovrana de' miei pensieri, che sofferirei -di buon grado dieci anni di cattività per combattere in tale occasione -al fianco d'un cavaliere sì prode.» -</p> - -<p> -«Oimè!» soggiunse la giovane Israelita, che ritraendosi dalla finestra -si avvicinò al letto dell'infermo. «Queste impazienti brame, questa sete -di gloria per cui angosciate, questo sconforto prodotto in voi dallo stato -di languor che vi prostra, sono altrettanti ritardi al vostro risanamento. -E come potete voi pensare a portar ferite ad altri, se non sono per anco -rimarginate quelle che riceveste?» -</p> - -<p> -«Non è di voi, o Rebecca, il comprendere quanto sia insopportabile -cosa ad uomo nudrito nel vero spirito di cavalleria, il vedersi non men di -un frate o di una donna condannato all'inerzia, e ciò allorquando vengono -operati prodigi di valore pressochè al suo cospetto. L'amor delle pugne -è l'essenza di nostra vita, e la polve sollevatasi dalle lizze è l'atmosfera -entro cui respiriamo aere più libero. Non ne son cari i nostri giorni, -non desideriamo serbarli se non se in contemplazione della gloria e della -rinomanza che ce ne può derivare. Così vogliono, o giovinetta, le leggi -della cavalleria, alle quali giurammo obbedire, alle quali sagrifichiamo di -buon grado tutto quanto possiamo amare di più sulla terra.» -</p> - -<p> -«Oh! ditemi, prode cavaliere. Non sarebbe mai questo un sagrifizio -fatto al demone della vanagloria, un olocausto che attraversa le fiamme -per essere presentato a Moloch? Qual prezzo vi rimane finalmente del -sangue sparso, delle fatiche e de' patimenti cui v'abbandonaste, delle lagrime -che le vostre sublimi geste fecer versare, qual prezzo allorchè la morte -rompendo la lancia al guerriero, il rinversa dal suo corridor di battaglia?» -</p> - -<p> -«Che ne rimane?» sclamò Ivanhoe. «Che ne rimane? La gloria, -mia giovinetta, la gloria che a noi fregia meglio dell'oro le tombe, e immortali -fa i nostri nomi.» -</p> - -<p> -«La gloria!» riprese a dire l'Ebrea. «Oimè! ella è un trofeo d'armi -corrose dalla ruggine e appese al monumento sotto cui gli avanzi del guerriero -riposano; ella è una iscrizione cancellata dal tempo, e che il più dotto -fra i vostri monaci è appena capace di leggere al viaggiatore trattosi a -contemplarla. Son forse bastanti simili premii a compensare il sagrifizio -degli affetti i più teneri e le molestie di una vita trascorsa fra gli affanni -per dispensare parimenti affanni ai suoi simili? I rozzi versi d'un bardo -possono aver tanto vezzo ch'uomo immoli alla smania di meritarli i sentimenti -più soavi della natura? La pace e la felicità dell'animo saran -dunque contenti da desiderarsi meno che il divenir l'eroe d'alcuna ballata -<span class="pagenum" id="Page_260">[260]</span> -solita a cantarsi da girovaghi <i>menestrelli</i> alle mense de' Grandi, intantochè -i convitati s'inebbriano tra flutti di vino e di birra?» -</p> - -<p> -«Per l'anima d'Everardo, mio bisavolo!» sclamò impazientito il -cavaliere «voi andate discorrendo cose che non conoscete, o fanciulla. -Voi dunque vorreste spento il puro fuoco della cavalleria, che è quanto -distingue l'uom nobile dal villano, il cavaliere dall'aratore, quanto è cagione -che s'apprezzi più assai l'onor della vita! quanto ne fa sopportare -con fermo animo le fatiche, i patimenti, i disastri, quanto ne insegna a -non temere null'altro fuor dell'obbrobrio! Voi non siete cristiana, o Rebecca, -nè quindi in istato di dare il lor giusto valore a quegli alti sentimenti, -onde palpita il seno di chiara donzella, allorchè il campione della -medesima ne giustificò l'amore colle prodezze operate dal proprio braccio. -Son figli della cavalleria gli affetti i più ardenti e i più puri, della cavalleria -soccorritrice degli oppressi, ristoratrice delle ingiurie, domatrice dell'ingiusto -poter di tirannide. Togliete la cavalleria, non saranno che vani -nomi nobiltà e libertà; chè a protegger questa ultima vaglion soltanto la -lancia e la spada de' cavalieri.» -</p> - -<p> -«Scendo da una schiatta» soggiunse Rebecca «il cui coraggio s'immortalò -nella difesa del proprio paese, e che nondimeno, quand'ebbe una -patria, non guerreggiava se non se per comando di Dio, o per difendersi -dagli oppressori. Ma lo squillo della tromba guerriera non risveglia più -Giuda, e gli sprezzati figli di Giuda gemono sotto il giogo di schiavitù. -Ben dite, ser Cavaliere, sintantochè il Dio di Giacobbe non faccia rinascere -a pro del suo popolo un altro Gedeone, un novello Maccabeo, mal -si conviene ad una Ebrea il favellar di battaglie e di combattimenti.» -</p> - -<p> -Questa giovinetta, fatta per provare sensazioni altrettanto vivaci quanto -elevati erano i pensieri della sua mente, pronunziò tali ultimi accenti -con quel tuono di mestizia che ben addicevasi allo stato d'invilimento -cui discesa era la nazione cui pertenea; e forse cresceva altra acerbità -all'animo di lei dal meditare come Ivanhoe la riguardasse priva del diritto -di favellare su tutti quegli argomenti che all'onore o alla generosità -riferivansi. -</p> - -<p> -«Oh com'egli conosce mal questo cuore!» considerò fra sè stessa «com'ei -lo conosce male, se crede allignarvi abbiezione o viltà per ciò solo -che non mi diffondei in lodi sulla cavalleria romanzesca de' Nazareni! -Piacesse a Dio che il mio sangue, versato a stilla a stilla, potesse redimere -la cattività del popolo di Giuda! Piacesse a Dio, che con tal sagrifizio io -valessi a liberare dai ferri dell'oppressione il padre mio e questo a lui -benefico Nazareno! L'orgoglioso cavaliere ravviserebbe allora se una donzella -del popolo eletto sappia morire con tanto coraggio quanto può essere -in femmina Nazarena, sì vana d'una nobiltà derivatale da qualche -subalterno condottiero a noi venuto dalle addiacciate contrade del -Settentrione.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-260a"></a> - <img src="images/ill-260a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Oh Dio! Son io sì colpevole nel fissar gli occhi sopra di esso, se lo -vedo per l'ultima volta?</i> pag. 261.</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_261">[261]</span> -</p> - -<p> -Rivolti allora sopra Ivanhoe gli sguardi: «Ei dorme» sclamò. «La -natura spossata gli condusse il riposo che fuggiva da lui e che cotanto -eragli necessario. Oh Dio! son io sì colpevole nel fisar gli occhi sopra -di esso, se lo vedo per l'ultima volta? Pochi istanti ancora, e forse -questi lineamenti cotanto nobili non saranno più avvivati da quell'anima -ardente, che lor presta dignità fin quando è immerso nel sonno! Forse -fra breve vedremo spente quelle pupille, scolorati quei labbri, livide -quelle guance! E sarà vero che il più vile fra gli scellerati abitatori di -questo castello calcherà co' piedi la salma esanime del più prode, del più -chiaro de' cavalieri, nè allora la nobile alterezza di lui potrà far vendetta -contro il suo villano offensore!... Ma e mio padre! Ove se', padre -mio? E potrebbero le bionde trecce d'un giovine Nazareno farmi dimentica -della tua bianca chioma? Nè fremo su i disastri cui possiam soggiacere? -nè li pavento effetto dello sdegno d'Iehovah contro la figlia snaturata -che medita sulla cattività d'uno straniero, e per poco non obblia -quella dell'autor de' suoi giorni? della profana Israelita, che posta in -non cale l'abbiezione di Giuda, sta contemplando le seducenti forme -d'un Nazareno? Ma strapperò questo mal germe dal mio cuore, dovesse -un tale sforzo costarmi la vita.» -</p> - -<p> -Avvoltasi nel proprio velo, si assise in qualche distanza e cogli -omeri volti al letto dell'infermo, cercando raccorre entro sè medesima -tutto il coraggio necessario, così a sopportare i patimenti fisici cui forse -correva incontro, come a resistere alla piena degli affetti che le innondavano -il cuore, e che più gagliardamente ancora ella temea. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_262">[262]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXIX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Quest'abborrevol cella e il feral letto,</p> -<p class="i01">»Se a tal prova ti regge il guardo, affronta.</p> -<p class="i01">»Poi dal pensier tutta soave idea</p> -<p class="i01">»Sbandisci omai di que' beati spirti,</p> -<p class="i01">»Cui purezza francheggia, e dal compianto</p> -<p class="i01">»Della Terra seguiti, e da sinceri</p> -<p class="i01">»Voti d'amici ver l'empiree porte,</p> -<p class="i01">»Che si schiudon per lor, drizzano il volo.</p> -<p class="i01">»Tal partirsi dall'orbe a chi fè l'orbe</p> -<p class="i01">»Inorridir, non diè, quanto più tarda,</p> -<p class="i01">»Inesorabil più l'ira del Cielo.</p> -<p class="i08"> <i>Versi d'antica tragedia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Intantochè la pausa venuta dopo al buon successo che ottennero gli assalitori, -giovava a questi per allestirsi a trar buon partito de' riportati -vantaggi, e agli assediati onde procacciarsi novelli modi a difesa, il Templario -e Bracy tenean consiglio nella grande sala del castello. -</p> - -<p> -«Ov'è Frondeboeuf?» chiese Bracy, che avea regolate le fazioni -militari dall'altra parte della rocca. «O sarebbe vero che è stato ucciso, -come alcuni ora mi dicono?» -</p> - -<p> -«Ei vive ancora» rispose freddamente il Templario «ma fosse -ancor la sua testa quella del toro ch'ei porta sull'armi, e l'avessero pur -ricoperta dieci piastre di ferro, non potrebbe sopravvivere dopo l'ultimo -colpo di azza vibratogli dal suo competitore. Poche ore ancora, e -Frondeboeuf se ne starà in compagnia de' propri antenati. N'avran -grande dissesto le cose del principe Giovanni.» -</p> - -<p> -«E gran guadagno la casa del diavolo» aggiunse Bracy. «Ecco quello -che si acquista chi dileggia gli angeli ed i santi, chi ordina che le statue -loro vengan gettate dall'alto delle muraglie sulla testa degli inimici.» -</p> - -<p> -«Va al diavolo tu pure! Sei pazzo?» esclamò il Templario. «L'incredulità -brutale di Frondeboeuf non ha nulla da invidiare alla tua sciocca -superstizione; perchè nè egli della prima, nè tu della seconda sareste -in istato di dar motivi plausibili.» -</p> - -<p> -«Ser Templario!» proruppe in tali detti Bracy «misurate le proposizioni, -ve ne prego, quando mettete in campo la mia persona. Per -la Madre di Dio! Io sono miglior cristiano di voi, e di qualunque altro -del vostro Ordine, perchè è voce divulgata per ogni dove, che il santissimo -ordine del Tempio di Sion non alimenta pochi eretici nel suo -seno, e che fra questi ser di Bois-Guilbert non fa male la propria parte.» -</p> - -<p> -«Non vi prendete affanno di tali voci, e pensiamo piuttosto a difendere -il castello. Come si è battuta dal lato che difendevate voi questa -ciurmaglia?» -</p> - -<p> -«Come una falange di demoni incarnati. Son venuti fin sotto alle -<span class="pagenum" id="Page_263">[263]</span> -mura, condotti, se non m'inganno, da quel ribaldo che guadagnò il premio -dell'arco al torneo; ne ho riconosciuti il corno e il pendaglio. Son questi -i bei frutti della politica sì decantata del vecchio Fitzurse; politica che -non fa altro se non se aizzarne contro questa schiuma di sciagurati. Il -malandrino mi ha fatto bersaglio suo sette volte, nè una sola delle freccie -che ha lanciato è andata in fallo. Non debbo che ringraziare la mia buona -armatura e la mia sarcotta di Spagna; quanto a lui m'avrebbe -trafitto collo stesso rimorso come se fossi stato un daino di queste -foreste.» -</p> - -<p> -«Voi però non avete ceduto terreno, e al contrario dalla parte di -Frondeboeuf l'istesso rinforzo che ho condotto io, non è stato valevole a -salvare il fortino.» -</p> - -<p> -«Gli è un grave danno per noi, perchè il nemico trovandosi riparato, -potrà assalire più da presso la rocca. E se non teniamo ben l'occhio -vigile su questi sgraziati, faran presto a saltar dentro per qualche finestra -dimenticata o da qualche torre indifesa; perchè, non giova dissimularlo, -non abbiam gente a bastanza per sostenere tutti i punti; e una volta -che gli abbiamo nel castello chi è più che resista a costoro? Aggiugnete, -che i nostri armigeri sono sconfortati anzichè no; e lor non garba del -tutto quel non poter mostrarsi un istante da qualsisia parte senza divenire -scopo ad una grandine di frecce. Il valore di Frondeboeuf era bestiale -ma pur ne avrebbe giovato assai, e questi muore. Attese le quali considerazioni -mi sembra, ser Brian, che sarebbe ottimo partito il far di necessità -virtù, e negoziare con questa canaglia la restituzione de' prigionieri.» -</p> - -<p> -«Che ascolto?» sclamò il Templario «restituire i nostri prigionieri, -farsi menar per bocca come persone che capitanarono un notturno assalto, -eseguito per sorpresa contra viaggiatori indifesi! come persone che poi -non seppero mantenersi entro una rocca, comunque gli assalitori fossero -una ciurma di vagabondi e banditi, guidata da mandriani di porci, da -buffoni, e in somma dalla feccia la più vile del genere umano! Quale -obbrobrio! Maurizio di Bracy, ove siete? Quanto a me mi seppelliranno -le rovine del castello prima ch'io cali mai a sì vergognosa capitolazione.» -</p> - -<p> -«Torniam dunque ai baluardi» riprese a dire Bracy con aria d'indifferenza. -«Non v'è mai stato uomo, sia pur Turco o Templario, che -men di me faccia conto della sua vita. Credo però potere senza vergogna -sospirare per non avere meco qualche dozzina d'uomini a cavallo della -mia valorosa compagnia franca. O mie prodi lancie! Se sapeste ora in -quale rischio si trova il vostro condottiero, non tarderei a vedervi raccolti -in squadrone, e la mia bandiera spiegata precedervi; non tarderei a vedere -questi sciagurati mettersi in fuga piuttostochè avventurarsi a sostenere l'impeto -de' vostri corridori!» -</p> - -<p> -«Sospirate poi quel che volete, ma difendiamoci come il possiamo -co' soldati che ne rimangono. Appartengono per la maggior parte al seguito -<span class="pagenum" id="Page_264">[264]</span> -di Frondeboeuf, pari a lui nell'essersi fatti detestare dai Sassoni -con mille atti di tracotanza e d'oppressione.» -</p> - -<p> -«Meglio, così comprenderanno quanto rilevi per essi il difendersi finchè -resta una stilla di sangue nelle lor vene. Corriamo dunque ove ne -spetta Brian di Bois-Guilbert; e vedrete se Maurizio di Bracy sappia -comportarsi qual cavaliere valoroso e di nobil legnaggio.» -</p> - -<p> -«Dunque alle mura!» sclamò il Templario, e vi salirono entrambi -per combinare congiuntamente tutti que' migliori espedienti che la pratica -poteva inspirare ed il coraggio mettere in atto. Furono ad una nel -ravvisare come la parte più pericolante del castello fosse quella, posta -rimpetto al fortino caduto in potere degli assedianti. Gli è vero che la -fossa lo disgiugnea dal castello, il quale ostacolo se prima non superavano -gli assedianti, non poteano far impeto sulla porta di soccorso -della rocca posta di contro alla porta di soccorso del fortino. Ma ben -videro il Templario e Bracy, come gli assalti i più formidabili del -nemico sarebbero da quella banda, o per ottenerne il bramato effetto -se gli assedianti l'avessero lasciata sguernita, o per trarre colà tutte le -forze del castello, ed intanto far prova di penetrar per sorpresa da un'altra -parte. E a declinar possibilmente gli effetti d'un tale stratagemma -guerresco, formidabile soprattutto a chi tanto d'uomini difettava, non -videro miglior via, quanto il collocare alcune sentinelle di distanza in distanza -sì, che fossero in vicendevole corrispondenza, e al menomo indizio -di pericolo gridassero all'erta. Bracy si prese assunto di difendere la porta -di soccorso del castello, intantochè il Templario comanderebbe una riserva -di venti uomini, pronta a trasportarsi dovunque l'uopo di soccorso -si manifestasse più urgente. -</p> - -<p> -La presa di quel fortino portava altra conseguenza molesta a quei -della rocca, ed era togliere loro abilità di osservare coll'aggiustatezza di -prima le fazioni dell'inimico: non che le alte mura del castello, non -dominassero ampia estensione di spianato; ma la porta d'uscita del -fortino toccava il lembo della foresta; laonde gli assedianti potevano -introdurvi nuove forze, senza che gli assediati se ne accorgessero, e il -poteano tanto meglio, che il fortino stesso li sottraeva alle nemiche frecciate. -Dubbiosi quindi i confederati normanni sul luogo d'onde stava per -iscoppiar la procella, ed ignari del numero dei nemici co' quali si doveva -combattere, i due cavalieri furono costretti a premunirsi alla cieca contra -contingibili eventi; la qual cosa, comunque di coraggio non mancassero i -lor soldati, li sconfortò ed inquietò non lievemente, siccome accade a -tutt'uomo, che si veda cinto da avversari, ne' quali sta l'arbitrio e del -campo e del tempo per assalire. -</p> - -<p> -In questo mezzo il signor della Rocca nel proprio letto giaceva tribolato -dai patimenti del corpo e da mortali angosce di spirito per lui più -crudeli; poichè era privo sino di quel conforto che tanto ben tornava alle -<span class="pagenum" id="Page_265">[265]</span> -persone devote giusta l'usanza di quel secolo superstizioso, intendiamo la -sperata possibilità di riscattarsi da qualunque delitto col lasciare legati ad -un monastero, modo facile di penitenza e di espiazione che giugneva a -soffocare i rimorsi. Non negheremo certamente che una calma d'animo -ottenuta a tal prezzo somiglia tanto a quella pace di cuore, figlia d'un -pentimento sincero, quanto il letargo prodotto dall'oppio ad un sonno -tranquillo e naturale; pure tal riposo artifiziale dello spirito era da preferirsi -all'agonia de' rimorsi. Ma nella caterva dei vizi impossessatisi di -Frondeboeuf l'avarizia il padroneggiò sovra gli altri, tal che non avrebbe -sagrificato un bisanto d'oro per ottenere la remissione di tutti i commessi -delitti. Ciò nullameno toccava l'istante in cui la terra e tutti i tesori -da lui posseduti gli si dileguavano dinanzi agli occhi, e quel cuor duro -quanto una macina da mulino incominciò a conoscere che si fosse spavento, -allorquando portò la mente ad indagare il cupo abisso dell'avvenire. -L'ardente febbre che lo struggea faceva più terribile l'agonia del suo -spirito, laonde il suo letto di morte offeriva una mescolanza atroce di rimorsi -che per la prima volta si destavano in lui, e di passioni inveterate che faceano -lor prove per allontanarli. Orrido stato, sol comparabile a quello -in cui vengono dipinti gli abitatori delle regioni spaventevoli, ove albergano -pianti scevri da speranza, rimorsi disgiunti da pentimento, orrido -senso de' mali presenti, e certezza che non possono nè cessare nè sminuire. -</p> - -<p> -«Ove sono adesso» diceva digrignando i denti costui «ove sono -questi cani di preti, che vendono sì caro le loro indulgenze, le loro assoluzioni? -Ove si trovano questi carmelitani scalzi, a cui favore il vecchio -Frondeboeuf fondò il convento di s. Anna, rubando a me, erede -legittimo, tanti belli e buoni poderi? Dove sono questi affamati mastini? -Staranno ad imbriacarsi nel proprio chiostro, o a farne alcuna delle -loro presso il letto d'un moribondo. Ed io, figlio del lor fondatore, io, -per cui se pregassero non compirebbero che un obbligo, obbligo derivato -ad essi dall'atto medesimo della fondazione, io qui solo.... Mascalzoni -ingratissimi! Lasciarmi morir qui senza preci, senza assoluzioni, -come un cane che non ha nè padrone nè ricovero! Venga almeno il -Templario! è una specie di prete, e può udire la mia confessione. Il Templario -la mia confessione! Oh che pazzia! Tanto varrebbe confessarsi al -diavolo quanto a Brian di Bois-Guilbert, che non crede nè cielo nè inferno. -Ho inteso alcuni vecchi parlar di preghiere.... di preghiere -che un uomo fa da sè stesso; per questo non fa d'uopo di prete. Ma io -pregare?... No, non ardisco.» -</p> - -<p> -«Reginaldo di Frondeboeuf ha vissuto tanto da trovar cosa ch'ei -non ardisca di fare?» Sclamò una voce sgradevole, acuta, e prossimissima -alle cortine del letto. -</p> - -<p> -I presagi sinistri della coscienza e l'infiacchimento di nervi di Frondeboeuf -così interrotto nel suo monologo, lo trassero facilmente in persuasione -<span class="pagenum" id="Page_266">[266]</span> -d'udir la voce di un di que' mali angeli che la superstizione del -secolo metteva attorno ai letti de' moribondi, attribuendo ai ridetti angeli -il ministerio di divagarne lo spirito, e impedirli dal fermarsi in que' -pensieri da' quali potea per essi dipendere l'eterna salvezza. Fremè di -repente, e freddo sudore gli coperse tutte le membra; ma ripresa ben -tosto la solita risolutezza, fece ad allontanar le cortine uno sforzo, tornatogli -vano per la spossatezza de' muscoli: «Chi va là?» sclamò. -«Chi se' tu, tu che osi ripetere le mie voci con accento più funesto del -gracchiar d'augelli marini? Appressati, fa ch'io ti veda.» -</p> - -<p> -«Sono il tuo cattivo angelo» quella voce rispose. -</p> - -<p> -«Assumi dunque tal forma che ti renda visibile agli occhi miei» -soggiunse il cavalier moribondo «nè credere che la tua voce abbia forza -ad intimidirmi. Lo giuro per le rocche infernali! Se potessi lottare -contro le orrende immagini che mi circondano, come seppi affrontare i -pericoli della terra, il cielo e gli abissi non avrebbero cose capaci di atterrir -Frondeboeuf.» -</p> - -<p> -«Medita i tuoi delitti, o Reginaldo! Ribellioni, assassinii, rapine! -Chi eccitò Giovanni, quel principe privo d'onore a ribellare contra il -padre suo incanutito, contra un fratel generoso?» -</p> - -<p> -«Sia tu uno stregone o un demonio» sclamò Frondeboeuf «mentisti -per la gola. Non io eccitai Giovanni alla ribellione, o almeno non -fui io solo. Cinquanta baroni, il fiore della cavalleria, le migliori lancie -che si conoscano, gli diedero tale suggerimento. Debbo io solo essere tenuto -pe' falli di tutti? Spirito d'abisso, chiunque tu sia, ti disfido. Se -sei cosa mortale, lasciami morire in pace, se appartieni all'inferno, -l'ora d'avermi non è ancor giunta.» -</p> - -<p> -«No, che in pace non morirai. Anche all'istante della morte ti si -affacceranno tutti i delitti che commettesti. Ascolterai i gemiti di cui -rintronarono le vôlte di questo castello, contemplerai il sangue che ne -inondò tutti gli atrii.» -</p> - -<p> -«Non t'avvisare di spaventarmi con vane parole» ripigliò a dire -con forzato riso Frondeboeuf. «Non sarà per me che un merito al cospetto -del cielo l'avere usato siccome usai verso gli Ebrei miscredenti. -Se ciò non fosse, perchè vedremmo santificati coloro che si lordan le -mani nel sangue de' Saracini? Quanto ai porcaiuoli sassoni, se ne ho -fatto strage, ho puniti i nemici del mio paese, del mio legnaggio, del -mio sovrano. Ah! Ah! il vedi? Non hai potuto trovare il lato debole -della mia armatura. Sei tu sparito? sei tu costretto al silenzio?» -</p> - -<p> -«No, detestabile parricida» rispose la voce. «Pensa a tuo padre! -pensa alla morte cui soggiacque! Pensa alla sala del suo estremo -banchetto, tinta del sangue suo sparso per la mano del figlio!» -</p> - -<p> -«Ah!» sclamò il barone dopo alcuni istanti di silenzio «poichè -ciò non ignori, ti ravviso veramente siccome il padre del male, e tu sai -<span class="pagenum" id="Page_267">[267]</span> -tutte le cose, come i nostri frati ne insegnano. Io credea tale arcano -racchiuso nel mio seno e in quello della mia tentatrice, della complice -del mio delitto. Lasciami, maligno spirito, va in traccia della strega sassone -Ulrica; di colei che sperse tutte l'orme di nefando misfatto, che -lavò le ferite, che seppellì il cadavere; che ad una morte violenta diè -colore di morte naturale. Va in traccia di colei che fu l'instigatrice e -l'orrida ricompensa d'un tal delitto. Costei assapori com'io un saggio -de' tormenti che le apparecchia l'inferno.» -</p> - -<p> -«Ella gli assapora da gran tempo» soggiunse Ulrica spalancando -le cortine e mostrandosi agli occhi di Frondeboeuf «da lungo tempo -ella bee in questo calice, e sol meno amara le sembra l'infernale bevanda -dacchè sei costretto ad appressarvi il labbro tu ancora. Non digrignare -i denti, Frondeboeuf, non girare attorno quegli occhi tuoi furibondi, -non comporre alle minacce il tuo volto. Pensa che quel braccio -tuo sì terribile dianzi, ha perduta ogni forza; e che quell'Ulrica, -già scopo a' tuoi dispregi, in questo punto domina sopra di te.» -</p> - -<p> -«Abbominevole malfattrice! degna figlia dell'inferno!» sclamò -Frondeboeuf «sei tu dunque che vieni a pascer lo sguardo della disperazione -cui mi trassero i tuoi scellerati consigli!» -</p> - -<p> -«Sì, Reginaldo, ella è Ulrica, la figlia di Torquil Wolfganger, la -sorella de' figli suoi trucidati insieme al lor padre in questo castello, -ella che viene a chieder conto a te ed a' tuoi, del padre suo, de' suoi -fratelli, del suo onore, della sua fama, di tutto quanto ha perduto per -la mano dei Frondeboeuf. Pensa agli oltraggi che ho ricevuti, e rispondimi -se mentisco. Tu fosti il mio cattivo angelo, il voglio essere di te; -e le mie maledizioni t'accompagneranno sino all'ultimo tuo sospiro.» -</p> - -<p> -«Abbominevole furia!» sclamò Frondeboeuf «i tuoi occhi non -arriveranno a veder tale istante. Olà! Gilles, Clemente, Eustachio, san -Mauro, Stefano! Impadronitevi della esecrabile strega, e precipitatela -dall'alto di queste mura. Ebbene! Ove siete dunque, perfidi vassalli? -Perchè non obbedite alla mia voce?» -</p> - -<p> -«Tu puoi ben chiamarli a tua posta, valoroso barone» gli disse -la vecchia con ischernevol sorriso «e minacciarli di prigionia e di morte, -se non adempiscono i tuoi comandi, ma sappilo, non ne riceverai nè -risposta nè soccorsi. Ascolta» soggiunse di poi interrompendo per un -istante il suo dire. «Non ti feriscono l'orecchio questo fragor d'armi, -queste grida di combattenti? Questo frastuono orribile non ti annunzia -che si dà l'assalto al castello, non ti predice la caduta della tua casa? -Non ne aver dubbiezza. La possanza dei Frondeboeuf, assodata col sangue, -crolla dalle sue fondamenta, e va a diroccare sotto i colpi di que' -nemici ch'ella più vilipese. I Sassoni, Reginaldo! i Sassoni assaliscono la -tua rocca. Perchè ti stai in ozio, mentre il Sassone scala le tue muraglie?» -</p> - -<p> -«Santi e demonii!» sclamò il cavaliere «ah! restituitemi un istante -<span class="pagenum" id="Page_268">[268]</span> -le mie forze, tanto ch'io mi precipiti nella mischia, e perisca in un modo -degno del nome mio.» -</p> - -<p> -«Non pensare a ciò, valoroso guerriero. Non morirai della morte -de' prodi. La tua morte sarà come quella della volpe, poichè i villani han -posto fuoco alla sua tana.» -</p> - -<p> -«Tu menti, sciagurata strega; i miei armigeri varranno a rispignere -l'inimico; queste mura sono forti ed alte abbastanza, nè i due amici che -vegliano in mia difesa paventano un esercito di Sassoni, quand'anche -Hengist e Horsa ne fossero i condottieri. Il grido di guerra del Templario -e della compagnia franca s'innalza su tutti gli altri. La vittoria è nostra, -e sull'onor mio il fuoco festevole che accenderemo per celebrare il trionfo -ti consumerà perfin l'ossa. Vivrò quanto basta per saperti passata dal -fuoco di questo mondo a quel dell'inferno, che non vomitò mai sulla -terra un demonio di te più esecrabile.» -</p> - -<p> -«Godi d'una tale speranza» disse Ulrica, mettendo infernale sorriso. -«Ti aspetto alla prova. Ma no:» fece una pausa, indi soggiunse «gli -è d'uopo che tu sappia fin d'ora qual sorte ti aspetta, sorte che la tua -possanza, la tua forza, il tuo coraggio non ti giovano ad evitare, benchè -questa debole mano te l'abbia apparecchiata. Non osservi tu qual vapor -denso e soffocante empie la stanza! Il credevi forse un'apparenza nata -o da' tuoi occhi che s'appannano, o dal respiro che ti divien più difficile? -No, Frondeboeuf, quanto provi ora ha un'origine tutta diversa. Non ti -ricordi che il magazzino delle legna sta sotto di questo appartamento?» -</p> - -<p> -«Donna!» egli sclamò. «Vi avresti tu appiccato il fuoco? Sì, pel -giusto Iddio! questo è fumo, e il castello sta per essere in preda alle fiamme.» -</p> - -<p> -«Esse non tarderanno a sollevarsi per l'aere» disse Ulrica col tuono -il più crudelmente tranquillo «un mio segnale avvertirà i Sassoni di profittar -dell'istante che i difensori del castello daranno opera ad estinguere -l'incendio. Addio, Frondeboeuf. Possano Mista, Scrogula, Zernebock, -e tutte le divinità degli antichi Sassoni, che sono i presenti demonii a -quanto ne insegnano i nostri preti, esserti consolatori al tuo letto di morte. -Ulrica vi ti abbandona. Sappi nondimeno, se questa è consolazione per te, -che m'appresto al viaggio medesimo; poichè gli è giusto che come già ai -tuoi delitti, io partecipi alla punizione cui ora t'affretti. Intanto, addio -parricida, addio per sempre, o parricida. Possa ogni pietra di questa vôlta -acquistar favella per ripeterti una tal voce finchè il tuo orecchio non sia -più in istato di nulla udire.» -</p> - -<p> -Pronunziando tai detti uscì della stanza, e Frondeboeuf ascoltò il romore -della doppia vôlta da costei data alla chiave, e l'altro quando la -ritrasse dalla toppa, a fine di togliergli persino qualsivoglia probabilità di -scampo. Disperato il cavaliere alzò il grido quanto potè per chiamar servi -ed amici che non erano in istato di udirlo. -</p> - -<p> -«Stefano, san Mauro, Clemente, Gilles! mi lascerete voi morire -<span class="pagenum" id="Page_269">[269]</span> -consunto dalle fiamme senza arrecarmi soccorso? Prode Bois-Guilbert, valoroso -Bracy, aiutatemi, aiutatemi! È il vostro amico quello che vi chiama! -Abbandonerete voi un confederato, un fratel d'armi, cavalieri spergiuri, -felloni cavalieri? E voi perfidi vassalli, obbedite così ai cenni del vostro -padrone? Possano tutte le maledizioni dovute ai traditori cadere su i -vostri capi, o voi che mi lasciate così miseramente perire! Ma essi non -mi odono, non possono udirmi; lo strepito della pugna affoga quello -della mia voce. Il fumo si fa denso più che mai. Oh! mi fosse dato -respirar l'aere puro un istante, anche a costo del mio annichilamento! -Cielo! la fiamma attraversa il suolo; il demonio vien contro di me spiegando -le bandiere dell'elemento a lui sacro. Lunge di qui, spirito malefico, -non è giusto ch'io ti segua se non vengono con me i miei compagni; -tutto quanto è fra queste mura ti appartiene. Avvisasti forse non -trascinare con te che Reginaldo di Frondeboeuf? No, l'infedele Templario, -il dissoluto Bracy, l'infame Ulrica, gli armigeri che mi soccorsero -nelle mie imprese, que' cani di Sassoni, i maledetti Israeliti, miei prigionieri, -debbono seguirti con me. Così ti presenterai con una bella e -splendida scorta in sul sentier dell'inferno.» Nel tempo stesso mandò -uno scroscio di convulso riso cui ripetè ogn'eco di quel vasto appartamento. -«Chi osa qui ridere?» esclamò. «Tu forse Ulrica? Non vi -sono altri fuor di te, o di Satana, che possano ridere in simile istante!» -</p> - -<p> -Perduta finalmente ogni speranza, si abbandonò a violento impeto -di rabbia, imprecando in foggia esecrabile contra il genere umano, contra -il cielo, contra sè stesso; le quali bestemmie, poichè sarebbe perfino empia -cosa il narrare, ci asterremo dal compiere sì orribile dipintura, abbandonando -il parricida al supplizio che egli avea ben meritato. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_270">[270]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»A che o prodi, l'indugio? Il valor sia</p> -<p class="i01">»Che a que' merli ne adduca; e ognun fra noi</p> -<p class="i01">»Per sì nobil cagion spento, ministri</p> -<p class="i01">»Generoso sgabel della sua salma</p> -<p class="i01">»A chi ne sopravvive. In sulle vette</p> -<p class="i01">»Di quella rocca, fuor dell'anglo omai,</p> -<p class="i01">»Stendardo all'aure non si spieghi, e gridi</p> -<p class="i01">»Stupito il passeggier, che in miglior' destre</p> -<p class="i01">»Non unqua i suoi vessilli Anglia commise.</p> -<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Comunque assai poco fidasse in Ulrica Cedric, pur non avea mancato, -fin d'allora che uscì dal castello, di partecipare le cose intese da questa -femmina al cavalier Nero e a Locksley, i quali provarono contento non -lieve in ascoltando com'entro la rocca vi fosse persona che all'uopo ne -avrebbe loro agevolato l'ingresso. E fin da quel punto s'erano accordati -col Sassone sulla necessità di tentare l'assalto, anche ad onta di svantaggiose -possibilità, poichè per vero dire miglior via non offerivasi di -liberare i prigionieri caduti nelle mani del barbaro Frondeboeuf. -</p> - -<p> -«Il real sangue d'Alfredo è in pericolo» disse Cedric. -</p> - -<p> -«L'onore di nobile donna è in pericolo» diceva il cavalier Nero. -</p> - -<p> -«E quand'anche non avessimo altro scopo che di liberare quel -povero servo, quel fedele Wamba» disse Locksley «metterei piuttosto -in rischio un membro del mio corpo, che lasciar cadere un capel solo -della sua testa.» -</p> - -<p> -«E altrettanto farei io» aggiunse l'eremita di Copmanhurst. «Vedo -non esser egli che un matto, ma, signori miei! a un tal matto che si -comporta con tanto accorgimento e prontezza d'animo, onde avrei più -gusto di votare un fiasco di vino e mangiare una fetta di prosciutto in sua -compagnia, che standomi insieme coll'uomo il più sapiente. Sì, fratelli -carissimi, ve lo dico, un tale matto non mancherà mai nè d'un religioso -che preghi per lui, nè d'un guerriero che lo difenda, sintantochè io -potrò intonare un salmo o scoccare una freccia.» -</p> - -<p> -E dicendo tai cose, folleggiava colla pesante labarda, che facea -volgersi a molinello al di sopra del capo coll'agevolezza onde un giovine -pastore usa all'uopo medesimo la sua bacchetta. -</p> - -<p> -«Molto bene! stimabile religioso» disse il cavalier Nero; «molto -bene! San Dunstano in persona non potea parlare di meglio. Or ditemi, -caro Locksley, non trovate voi opportuno che il nobile Cedric si -prenda l'incarico di comandare l'assalto?» -</p> - -<p> -«No, in fede mia» sclamò Cedric: «non ho mai studiato l'arte -<span class="pagenum" id="Page_271">[271]</span> -nè di assalire nè di difendere questi asili della tirannide, che i Normanni -vennero ad ergere nella sfortunata nostra contrada. Combatterò nella -prima fila, e se non ho capacità a prestar servigio di abile condottiero -adempirò qual si dee gli obblighi d'un buon soldato.» -</p> - -<p> -«Poichè vi piace così, nobil Cedric» soggiunse Locksley «m'assumo -io la parte di condurre gli arcieri, e fatemi appiccare al più alto di -questi alberi, se i soldati che si mostreranno sui bastioni dell'inimico, -non verranno infilzati da tante frecce quanti stecchi di garofani si vedono -per le feste di Natale sopra un prosciutto.» -</p> - -<p> -«Ciò è parlar bene, o Locksley» disse tosto il cavalier Nero; «e -se tra questi valorosi avvene che vogliano seguire un vero cavaliere, poichè -tale titolo posso darmi, m'incarico di condurli all'assalto con tutto lo -zelo d'un soldato e giovandomi della esperienza che le mie fatiche m'hanno -acquistata.» -</p> - -<p> -Così essendosi fra loro scompartite le fazioni i tre capi, fu dato il -primo assalto, di cui i miei leggitori intesero le conseguenze. -</p> - -<p> -Quando il fortino fu preso, il cavaliere Nero ne mandò avviso a -Locksley, raccomandandogli nel medesimo tempo far mostra di voler assalire -dall'altra parte per tenere in faccende gli assediati, e impedir loro -di riunir le forze per operare una sortita, intesa ad impadronirsi nuovamente -del perduto fortino. Perchè venire assalito era la cosa cui men -desiderasse il cavalier Nero in tal congiuntura, sapendo di comandare -soldati volontarii per la maggior parte, indisciplinati e non avvezzi alla -guerra, ne' quali era bensì l'ardor che voleasi ad incominciar un assalto, -ma non la fermezza necessaria a chi un assalto dee sostenere. Aggiugneasi, -che quasi tutti essendo mal forniti d'armi, aveano ogni svantaggio nel combattere -contra vecchi guerrieri quai si erano i difensori del castello, invigoriti -da quella fiducia che inspirano superiorità d'armi e superiorità di sapere. -</p> - -<p> -Profittò di tale pausa per far costruire un ponte di legno ch'ei divisò -gettar per traverso alla fossa, e col soccorso del quale sperava superarne -il varco ad onta di tutti gli sforzi degli assediati; lavoro che portò -via un tempo non tanto breve, del qual ritardo non si dolsero que' duci; -tanto più che dava ad Ulrica agio migliore di porre in opera il disegno -di procurare un divagamento agli assediati, comunque di questo divagamento -gli assediati ignorassero la natura. -</p> - -<p> -Terminato appena il ponte; «Non è più luogo ad indugi» disse il cavalier -Nero; «il sole volge all'occaso, ed ho per le mani affari sì premurosi, -che non mi permettono rimanere un giorno di più presso di voi. Aggiugnete, -essere quasi impossibile cosa che da York non giunga un corpo di -cavalleria in soccorso degli assediati, onde fa d'uopo con uno spacciativo -ardimento terminare questa bisogna. Che un di voi pertanto si trasferisca -presso Locksley commettendogli in mio nome di dare una fiancata -di frecce all'altro lato del castello e trarsi avanti in atto di chi vuole -<span class="pagenum" id="Page_272">[272]</span> -assalire. Voi, prodi Inglesi, seguitemi al vero assalto, e siate presti a -gittare il ponte non sì tosto vedrete aprirsi la porta di soccorso del fortino, -attraversate con coraggio sulle orme mie questo ponte, ed aiutatemi -a fracassare la porta di soccorso che impedisce l'ingresso al castello. Se -v'è fra voi chi abbia men caro un tal genere di fazione, o che non sia -abbastanza fornito d'armi per cimentarvisi, corra a guernir le alture del -fortino, e indiriga le frecce contro chiunque si mostri sui bastioni del -castello. Nobile Cedric, volete voi assumere il comando degli arcieri?» -</p> - -<p> -«No, per l'anima d'Everardo!» rispose il Sassone. «Non ho la -passione di condur gli altri. Ma i miei posteri carichino d'ogni imprecazione -la mia tomba, se non seguo immediatamente quel primo che mi -addita il cammino. Quei che si battono, si battono per la mia causa, -nè si dica mai ch'io rimasi al retroguardo.» -</p> - -<p> -«Pensate però, nobile Sassone, che non avete nè giaco nè sarcotta, e che -ogni vostra difesa sta in un legger elmo, in un piccolo scudo, in una spada.» -</p> - -<p> -«Tanto meglio!» ei rispose «sarò più spedito alla scalata di queste -mura. Non fo per darmi vanto, ser cavaliere; ma voi vedrete in tal giorno -che un Sassone sa presentare il petto alle pugne con quanto ardire -può essere in un Normanno armato di una corazza di Spagna.» -</p> - -<p> -«Orsù dunque in nome di Dio, che invoco proteggitore! Si apra -la porta di soccorso del fortino! Si getti il ponte!» -</p> - -<p> -Tutt'a un tratto s'aperse la porta che conducea dal fortino alla fossa, -e posta come vedemmo rimpetto all'altra di soccorso del castello. Si -gettò il ponte; ma non permettea questo che più di due persone vi marciasser -di fronte. Non ignorando il cavalier Nero quanto rilevasse il prendere -il nemico per via di sorpresa, vi salì egli il primo, e subito dopo -Cedric, che scevri d'ogni danno giunsero all'opposta riva, ove incominciarono -a menar colpi d'azza contra la porta del castello, e il poteano -meglio, che per una felice combinazione li sicuravano dalle frecce o dalle -frombole degli assediati le tavole dell'antico ponte disfatto per ordine di -Frondeboeuf e collocate a guisa di puntelli di contro al muro. Coloro -che venivano dietro essi non godendo d'eguale riparo, erano esposti ai -colpi degli assediati; laonde i due che furono primi caddero nella fossa -trafitti dalle frecce normanne; il quale esempio tanto gli altri atterrì, che -volsero precipitosamente i passi al fortino. -</p> - -<p> -A rischiosissima condizione quindi trovaronsi il cavalier Nero e Cedric, -e il pericolo sarebbe stato maggiore, se gli arcieri che guernivano -le alture del fortino non avessero di continuo tribulati a furia di frecciate -gli armigeri de' bastioni; talchè questi non si facevano vedere che -per lanciare alla ventura una freccia e scomparivano tosto; la qual cosa -lasciò ai due capi più respiro di quanto ne dava a sperare la circostanza -di quel momento. Ciò nullameno non era lieve il rischio cui soggiacevano, -e diveniva allora più grave. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_273">[273]</span> -</p> - -<p> -«Qual vergogna!» sclamò Bracy volgendosi ai soldati che gli stavano -intorno. «Voi vi date vanto di saper trarre una freccia, e sofferite -che due uomini soli mantengano il sito ove si collocarono sotto le -mura del castello! Demolite il parapetto del baluardo se di meglio far non -potete, e gettatene le pietre su i loro capi. Che si tarda? Leve e piuoli! -Incominciate da questo» indicando loro un masso che quattro cavalli appena -avrebbero trascinato, e che facea corona al parapetto al di sopra -appunto della porta di soccorso. -</p> - -<p> -In quell'istante medesimo fu veduta sventolare sulla torre d'occidente -quella rossa bandiera che Ulrica aveva additata a Cedric. Locksley fu il -primo ad accorgersene. Perchè, fin d'allorquando ei seppe che si dava -l'assalto, lasciò una parte d'arcieri per continuare quel suo assalto d'apparenza, -e venne col fiore de' suoi a prender parte nel vero. -</p> - -<p> -«San Giorgio!» sclamò egli «san Giorgio e Inghilterra! Affrettatevi, -o miei arcieri. Potete voi lasciar quel prode cavaliere e il nobile -Cedric a pericolar soli contra la porta del castello? Su via, eremita di -Copmanhurst! Fa prova che sai batterti come dir bene il rosario. -Avanti, prodi arcieri, fatevi avanti. Il castello è nostro! Abbiamo corrispondenze -con quei di dentro. Vedete quella bandiera rossa? È un segnale -di cui si convenne. Torquilstone è in nostro potere. Pensate all'onore, -pensate al bottino. Anche uno sforzo e siam padroni della piazza.» -</p> - -<p> -Terminando tali accenti diè il volto all'arco, e trafisse di freccia un -armigero che, giusta il comando avutone da Bracy, intendeva a staccare -l'enorme pietra del parapetto per farla dirupare su i capi di Cedric e del -cavalier Nero. Altro armigero prese il piuolo di mano al suo collega spirante -e continuava il lavoro incominciato dal primo, allorchè il giunse -una seconda freccia scoccata da Locksley, onde precipitò nella fossa. Spaventato -il rimanente degli armigeri, non si trovava chi volesse venire per -terzo; poichè ogni saetta lanciata dal formidabile arciere portava morte -con sè. -</p> - -<p> -«Vili» sclamò Bracy «niun di voi osa avanzarsi? A me una leva! -M'assista san Dionigi!» -</p> - -<p> -Postosi indi all'opera, la pietra scalcinata incominciava manifestamente -a crollare. Ella era sì smisurata che non solamente avrebbe rotte -le tavole sotto cui si riparavano i due cavalieri, ma perfino il ponte gettato -per traverso alla fossa. Comunque tutti gli assalitori scorgessero lo -imminente pericolo, non vi fu uom ardito fra essi, e nè manco il gagliardo -eremita, che osassero portar un piede sul ponte. Locksley lanciò tre -frecce contra Bracy, e tutte tre risonarono e perdettero forza contra quella -durissima armatura. -</p> - -<p> -«Vada al diavolo la tua sarcotta di Spagna!» sclamò dispettosamente -Locksley. «Perchè non la fabbricò un armaiuolo inglese? Queste -frecce l'avrebbero trapassata come se fosse stata di tela o di zendado.» -<span class="pagenum" id="Page_274">[274]</span> -Indi si mise a gridare con quanto avea fiato: «Compagni! amici! cavalier -Nero! nobile Cedric! ritiratevi! ritiratevi! un masso enorme vi piomba -addosso!» -</p> - -<p> -Non ne fu udita la voce, perchè i colpi raddoppiati, che il Cavaliere -e Cedric menavano sulla porta, spegnevano ogn'altro strepito. Allora il -fedele Gurth si lanciò precipitoso sul ponte per tentare a rischio della -propria vita di avvertire il padrone sul pericolo che lo minacciava; ma -sarebbe giunto fuor di tempo, perchè la pietra spinta innanzi dagli sforzi -di Bracy, era all'istante di perdere l'equilibrio, allorchè la voce del -Templario gli arrestò il braccio quando stava per darle l'ultima spinta. -</p> - -<p> -«Tutto è perduto, o Bracy! il castello abbrucia.» -</p> - -<p> -«Abbrucia! Siete pazzo?» -</p> - -<p> -«Fra due minuti vedrete le fiamme sollevarsi al di sopra della torre -d'oriente. Cercai indarno di spegnerle.» -</p> - -<p> -Brian di Bois-Guilbert spiegò in brevi cenni al compagno le particolarità -di una notizia tanto funesta con quella intrepidezza che vedemmo -essergli ingenita; ma non egualmente intrepido si mostrò in quell'istante -Bracy. -</p> - -<p> -«Per tutti i santi del Paradiso!» sclamò egli «e qual partito ci rimane? -Fo voto d'offerire a san Nicolò di Limoges un candelliere di purissimo -oro se....» -</p> - -<p> -«Sì, che adesso è tempo di parlar di voti! Ascoltatemi. Unite tutti i -vostri armigeri, e fate una sortita alla porta di soccorso. I soli che abbiano -passato il ponte sono quell'infernal cavaliere e uno de' suoi compagni. -Precipitateli nella fossa e assalite il fortino. Io col rimanente della guernigione -uscirò fuor della porta principale, e gli darò l'assalto dall'altra -banda. Se possiamo riguadagnare questo riparo, spero vi ci manterremo -sinchè ne arrivin soccorsi, o almeno potremo venire a buona capitolazione.»<a class="tag" id="tag44" href="#note44">[44]</a> -</p> - -<p> -«L'idea è ottima» disse Bracy «e vi prometto ben adempiere la -parte che mi assegnate, ma voi, Templario, vi terrete alla vostra?» -</p> - -<p> -«In fede di cavaliere! Ma dalla parte del cielo! non perdete un -istante.» -</p> - -<p> -Bracy, dopo avere adunati tutti i suoi in gran fretta, corse alla porta -di soccorso, ma non ebbe d'uopo di farla aprire, perchè all'atto del suo -arrivo questa cedea ai reiterati colpi de' due guerrieri, i quali assalirono -vigorosamente que' primi che si presentarono; e far morder la polve a -due d'essi fu pel cavalier Nero un istante. Gli altri indietreggiarono a -malgrado degli sforzi operati da Bracy a fine di rattenerli. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_275">[275]</span> -</p> - -<p> -«Infingardi!» gridò Bracy. «Due uomini soli basteranno a chiudervi -l'unica via di scampo che vi rimane?» -</p> - -<p> -«Non è un uomo» esclamò un vecchio soldato, mentre studiavasi -a parare i colpi che vibrava il cavalier Nero sopra di lui; «egli è un -demonio.» -</p> - -<p> -«E se fosse anche il demonio, dovreste fuggire innanzi a lui per -andarvi a lanciar nell'inferno? Il castello è in fiamme! Sciagurati! non -lo sapete? La disperazione almeno vi somministri coraggio o piuttosto -datemi luogo. Voglio cimentarmi io medesimo con questo formidabile antagonista.» -</p> - -<p> -Bracy non dismentì in tale scontro la rinomanza che nelle guerre -civili di quei tempi erasi meritata. La soffitta arcata dell'atrio cui la porta -di soccorso mettea, rimbombava de' colpi che l'uno mandava all'altro dei -due campioni, i quali allora si battevano corpo a corpo, Bracy colla spada, -il cavalier Nero colla sua pesante picozza. Finalmente il condottiere -della compagnia franca ricevè tal colpo che comunque rintuzzata ne fosse -in parte la violenza dallo scudo oppostogli, pure andando a percuotere -l'elmo del cavaliere assai violenza mantenne per rinversarlo. -</p> - -<p> -«Renditi, Bracy!» gridò il cavalier Nero chinandosi sopra il corpo -di lui, e appressando al sito ove termina la corazza, quel pugnale onde -i cavalieri portavano il colpo di grazia ai lor nemici, e che venia nominato -<i>pugnale di grazia</i>. «Renditi, Maurizio di Bracy, renditi, soccorso -o non soccorso; ovvero sei morto.» -</p> - -<p> -«Dimmi il tuo nome e fa quel che vuoi di mia vita» rispose il cavaliere -supino. «Mai non si dica che Maurizio di Bracy s'arrese ad uno -sconosciuto!» -</p> - -<p> -Il cavalier Nero pronunziò alcune parole all'orecchio del vinto. -</p> - -<p> -«Mi rendo, son vostro prigioniere, soccorso o non soccorso» soggiunse -Bracy, che al tuono dell'alterezza fe' succedere quello d'una sommessione -la più rispettosa. -</p> - -<p> -«Trasferitevi al fortino, e ivi aspettate i miei comandi» gli disse -in aria autorevole il vincitore. -</p> - -<p> -«Permettetemi prima rendervi consapevole di cosa che assai vi rileva» -si fece a dire Bracy. «Wilfrid d'Ivanhoe è ferito, è prigioniere, -morirà in mezzo all'incendio del castello se qualcuno non s'affretta a correre -in suo soccorso.» -</p> - -<p> -«Wilfrid d'Ivanhoe prigioniero, ferito, in pericolo di morire! La -vita di tutti coloro che stanno nel castello mi sarà il mallevador della -sua. Ov'è? additatemi il luogo del suo carcere.» -</p> - -<p> -«Questa scala a chiocciola conduce all'appartamento occupato da -Ivanhoe. Volete ch'io vi serva di guida?» -</p> - -<p> -«No: andate ad aspettare i miei ordini nel fortino. Io di voi non -mi fido, o Bracy.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_276">[276]</span> -</p> - -<p> -Nel durare di questo breve combattimento, e del breve colloquio che -lo seguì, Cedric, condottiero d'un corpo d'arcieri che aveva passato il -ponte, fra' quali si trovava l'eremita di Copmanhurst, inseguiva gli armigeri -del cavaliere normanno, disperati affatto e ridotti al massimo invilimento. -Alcuni d'essi domandarono quartiere, altri opposero una inutile -resistenza; la più gran parte fuggirono verso la corte del castello. -</p> - -<p> -Bracy, rimasto solo, seguì collo sguardo, da cui leggeasi umiliazione -e mestizia, il suo vincitore. «Ei non si fida di me» dicea fra sè stesso -«ma gli ho data io occasione di fidarsi?» Raccolse l'armi, trasse dal -capo l'elmo in segno di sommissione, e si trasportò al fortino, consegnando -la propria spada a Locksley che incontrò lungo la via. -</p> - -<p> -In questo mezzo, progredì tanto l'incendio che ne apparvero manifesti -i segnali nell'appartamento ove Rebecca dava ad Ivanhoe le sue cure. -Fin d'allora che lo ridestò il fragore della seconda pugna, la buona giovane -israelita, per secondarne le istanti preci, tornò a mettersi alla finestra -affine di dargli le contezze di quanto accadea. Ma non andò guari -che densi globi di fumo uscendo dalla vicina torre, tolsero la vista del -campo di battaglia, e le grida <i>al fuoco! acqua! acqua!</i> più assai delle -grida de' combattenti si faceano udire in quella parte di edificio. -</p> - -<p> -«È il fuoco al castello!» gridò Rebecca. «Tutto è fiamma! Come -salvarci?» -</p> - -<p> -«Fuggite tosto, o Rebecca» sclamò Ivanhoe; «mettete in sicuro i -vostri giorni; quanto alla mia vita non v'ha soccorso umano che vaglia -a salvarla.» -</p> - -<p> -«Non fuggirò altrimenti» rispose Rebecca: «noi ci salveremo entrambi -o insiem periremo. Ma, Dio d'Abramo! mio padre! il mio povero -padre! qual sarà il suo destino?» -</p> - -<p> -Nel medesimo istante si aperse la porta della stanza ove entrò il Templario. -Spaventoso ne era l'aspetto; infranta l'armatura e coperta di sangue, -arso in parte il pennacchio, che ne sormontava il cimiero. -</p> - -<p> -«Ti trovo finalmente» egli disse a Rebecca «tu vedi com'io serbi -la promessa che ti ho data d'aver comune con te la prospera e la cattiva -sorte. Non rimane che una via di salute, ed ho affrontati ben cinquanta -rischi per venirtela ad additare. Alzati e tosto mi segui.» -</p> - -<p> -«Non sarà ch'io vi segua sola» rispose Rebecca «ma se voi succhiaste -il latte di una donna, se qualche idea avete soltanto della carità, -della pietà, se il vostro cuore non è più duro dell'armatura che addossate, -salvate il vecchio mio genitore, salvate questo cavaliere ferito.» -</p> - -<p> -«Rebecca» rispose il Templario colla feroce calma solita a mostrarsi -in costui «un cavaliere dee sapere far buon viso alla morte, sia che la -punta d'una lancia, sia che le fiamme glie l'appresentino. Quant'a un -Ebreo, chi diavolo vuol prendersi fastidio per un Ebreo?» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-276a"></a> - <img src="images/ill-276a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele -Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo padrone...</i> pag. 277.</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_277">[277]</span> -</p> - -<p> -«Guerrier selvaggio!» sclamò Rebecca «morirò in mezzo alle fiamme -anzichè accettar tuo soccorso.» -</p> - -<p> -«Solamente non ti rimarrà la libertà della scelta; mi fuggisti una -volta, non mi fuggirai la seconda.» -</p> - -<p> -Detto ciò la prese fra le braccia portandola fuor della stanza, nè -facendo caso veruno de' suoi pianti, delle sue grida, e molto meno curandosi -delle minacce e delle imprecazioni d'Ivanhoe che esclamava con -voce di tuono: «Scellerato Templario, obbrobrio del tuo ordine! lascia -questa giovinetta, traditore Bois-Guilbert! tutto il tuo sangue sconterà -tale oltraggio.» -</p> - -<p> -«Se non erano le tue grida, o Wilfrid» disse il cavalier Nero, che -un momento dopo entrò nella stanza, colla visiera dell'elmo sempre calata -«io non riusciva a trovarti.» -</p> - -<p> -«Se siete cavaliere» Ivanhoe rispose «non pensate a me. Inseguite -quel vile rapitore, salvate lady Rowena; cercate conto del nobile Cedric.» -</p> - -<p> -«Ciascuno a sua volta» rispose il cavaliere <i>dal catenaccio</i><a class="tag" id="tag45" href="#note45">[45]</a> «ma -questa è la tua.» -</p> - -<p> -Così dicendo s'impadronì d'Ivanhoe, trasportandolo colla medesima -facilità posta dal Templario nel condur fuori la Israelita, e giunse alla -porta di soccorso carico di questo peso, che consegnò indi alle cure di -due arcieri, rientrando di poi nella rocca per arrecare agli altri prigionieri -salvezza. -</p> - -<p> -Benchè il fuoco si fosse dilatato dalla torre a molt'altre parti di quell'edifizio, -le fiamme non ebbero rapido progresso quanto il potevano, a -cagione della grossezza de' muri e della saldezza delle volte che ogni stanza -coprivano. Ma quelle porzioni di fabbrica sulle quali usava minori devastamenti -l'incendio, divenian teatro di scene parimente spaventevoli, -perchè la rabbia degli uomini ivi dispiegava il proprio furore. Gli assedianti -perseguivano di sala in sala i difensori della rocca, e nel sangue -degli armigeri del feroce Frondeboeuf sbramavano la sete di vendetta che -gl'infiammava contra quanto apparteneva a costui. Invano taluno de' ridetti -armigeri chiese quartiere. Non fuvvi tra loro chi potesse ottenerlo. Altri -pugnarono da disperati e cara vendettero la propria vita. Rintronava l'aere -del romor dell'armi e de' gemiti, mentre ogni lastrico scorgeasi innondato -dal sangue de' feriti e de' moribondi. -</p> - -<p> -In mezzo a così orrida confusione, Cedric accompagnato dal fedele -Gurth, che nel durar della mischia non s'era mai scostato dal suo padrone, -e gli salvò più d'un colpo che senza tal compagno non avrebbe potuto -evitare, trascorreva il castello cercando lady Rowena per ogni dove; -e fu tanto felice per trovarla in tal punto che avendo ella perduto qual -<span class="pagenum" id="Page_278">[278]</span> -si sia speranza, si premea contra 'l seno la sua croce da collo, e indirigeva -al cielo preci ch'ella giudicava le estreme. Affidatala a Gurth, gli -comandò condurla entro il fortino. I nemici in allora non erano più da -temersi, nè le fiamme interrompevano ancora tutti i passaggi. -</p> - -<p> -Cedric pertanto continuava le sue indagini in quel recinto colla speranza -di rinvenire Atelstano, e deliberato ad affrontare qualunque rischio -per salvare l'ultimo rampollo della sassone dinastia. Ma prima ch'ei giugnesse -alla sala ov'era stato egli medesimo prigioniere, il genio inventore -di Wamba gli avea già suggerito modo di procacciare libertà a sè e al -compagno suo d'infortunio. -</p> - -<p> -E ciò accadde nel tempo del secondo assalto, allorquando lo strepito -di voci e d'armi annunziava più violento il bollor della pugna. Il matto in -quell'istante si diede a gridare: <i>Vivano san Giorgio e l'Inghilterra! Il -castello è nostro.</i> E per rendere più spaventoso un tal grido, che reiterò -più d'una volta, percotea l'una contro l'altra le vecchie armature sospese -all'intorno di quella sala. -</p> - -<p> -Una sentinella posta alla porta, il cui spirito era già in istato di esagitazione, -credè i nemici entrati in quella sala per una finestra, e presa -da spavento, e senza avvisare nè manco a chiuder la porta, corse in traccia -del Templario per arrecargli sì fatto annunzio. Nulla pertanto impacciando -la fuga de' due prigionieri, pervennero ben tosto al cortile della -rocca, divenuto esso pure teatro di pugne. Molti di quegli assediati, parte -a piedi, parte a cavallo, s'erano raccolti attorno al feroce Templario con -animo di tentare una ritratta colla forza dell'armi, e d'assicurarsi la sola -via di scampo che lor rimanesse. Bois-Guilbert avea fatto sbassare il ponte -levatoio; ma ardua cosa e piena di pericoli diveniva il passarvi sopra, -perchè una mano di assalitori tenea il davanti della porta principale del -castello, onde togliere appunto qualunque via di fuggire agli assediati; e -alloraquando poi videro calato il ponte, si sforzarono di penetrare per -avere la lor parte di bottino innanzi che le fiamme consumassero per intero -la fortezza. Nel medesimo tempo quelli che entrarono per la porta di -soccorso, incalzavano quella stessa truppa, che trovavasi così assalita in -prospetto e alle spalle. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-278a"></a> - <img src="images/ill-278a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Rinnegato Templario! Lascia in libertà una donna che non se' degno sol di toccare; -difenditi, capo banda di ladri e di masnadieri!</i> pag. 279.</p> -</div> - -<p> -Animato dalla disperazione, e incoraggiato dall'esempio d'un indomabile -condottiero, questo pugno d'uomini operò portenti; e poichè tutti -erano ben armati giunsero più d'una volta a respignere il nemico, benchè -inferiori ad esso di numero. La giovane ebrea, che uno degli schiavi -Saracini di Bois-Guilbert teneva dinanzi a sè sul suo cavallo, stava in -mezzo a quel gruppo, nè la confusione e il trambusto di tale istante eran -cagione al Templario di portar cure meno sollecite alla sicurezza della -medesima. Ond'era cosa non immeritevole d'osservazione, come costui si -trovasse ovunque i suoi soldati aveano d'uopo di soccorso e d'incoraggiamento, -poi rivenisse ad ogni istante presso la novella sovrana de' suoi -<span class="pagenum" id="Page_279">[279]</span> -pensieri, coprendola col proprio scudo, e dimenticando per essa la cura -della personale difesa; e tantosto mettendo il grido della battaglia, si -lanciava nella mischia, e dopo gettato dall'arcione alcuno fra' suoi più -formidabili competitori, tornava presso di lei. -</p> - -<p> -Atelstano, benchè irresoluto e indolente, siccome il leggitor non lo -ignora, non mancava però di prodezza. Laonde al vedere una donna -velata, che era scopo di tante premure al Templario, non dubitò che -ella non fosse lady Rowena; nè questa volta fu titubante nella deliberazione -di involarla a Bois-Guilbert, ad onta della gagliarda resistenza -che del certo gli facea mestieri affrontare. -</p> - -<p> -«Per l'anima di sant'Odoardo!» sclamò «vo' sottrarre lady Rowena -dalle mani del perfido cavaliere, e queste mie gli daranno la morte.» -</p> - -<p> -«Pensate bene a quanto siete per fare» gli disse Wamba «e badate -a non pescare invece d'un carpione una rana. Pel mio berrettone da -matto! quella donna è tutt'altra che lady Rowena. Osservatene solamente -i lunghi capelli neri, che le escono fuor del turbante, ondeggiandole sulle -spalle. Se non vi dà l'animo di distinguere nemmeno il bianco dal nero, -come volete essere capo di battaglia?» Ma non gli dava retta Atelstano, -onde Wamba così continuò: «In somma, se così vi piace, fatevi innanzi, -ma non io, per san Dunstano! vi seguirò; che non mi garba farmi -fracassar l'ossa senza sapere per chi. Nè pensate che siete senza armatura -e senza celata? O avvisereste che un berrettone di seta fosse valevole -schermo contra i colpi d'un acciaro di buona tempera?» Wamba -perdeva il suo fiato «Dunque <i>pax vobiscum</i>, valoroso Atelstano. Chi -ha sete se la cavi.» Dette le quali cose, lasciò il lembo della veste del -nobile Sassone, che fin qui s'era tenuta in pugno il buffone. -</p> - -<p> -Impossessarsi d'una sciabola sfuggita allor dalle mani d'un moribondo, -far impeto sul drappello condotto da Bois-Guilbert, menar colpi -a destra e a sinistra, fu la bisogna d'un momento per Atelstano, cui -aggiugnea forza il furore. Giunto neanco a due passi di distanza da colui -ch'egli cercava, sclamò: «Rinnegato Templario! Lascia in libertà -una donna che non se' degno sol di toccare; difenditi, capo banda di -ladri e di masnadieri!» -</p> - -<p> -«Cane!» rispose digrignando i denti il Templario «t'insegnerò -io a bestemmiare il santo ordine del Tempio di Sion.» Dopo i quai -detti fe' impennare un istante il suo corridore e il volse rapido contra -Atelstano, levandosi sulle staffe per dar più vigore al braccio nel vibrargli -un colpo spaventevole sulle tempia. -</p> - -<p> -Wamba non ebbe torto nell'asserire che un berrettone di seta non -fa prova coll'acciaio. Il colpo menato dal Templario fu aggiustato con -tanta forza ad Atelstano, che mandò in ischegge, quasi fosse una bacchetta -di salice, la sciabola da questo opposta per pararlo, e il cavaliere -cadde a terra cogli occhi chiusi e privo di moto. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_280">[280]</span> -</p> - -<p> -«<i>Beauséant! Beauséant!</i>» sclamò Bois-Guilbert con voce di tuono. -«Così perisca tutt'uom che ardisce denigrare i cavalieri del Tempio!» -Profittando indi della costernazione che la caduta d'Atelstano diffuse tra -i Sassoni gridò: «Chi vuol salvarsi mi segua!» E apertosi strada verso -il ponte levatoio, lo attraversò, seguito da' suoi Saracini e da alcuni cavalieri. -Nè scevra di rischio per esso fu tale ritratta, perchè una mano -d'arcieri accompagnò lui e il suo seguito con una salva di frecciate. Ma -per sua ventura in quel punto, gli arcieri più vaghi di saccheggiare che -di dar morte ad un fuggitivo non pensarono ad inseguirlo. -</p> - -<p> -S'indirisse verso il fortino, di cui credea tuttavia cosa possibile si -fosse impadronito Bracy, conforme al divisamento che di conserto avevano -immaginato. -</p> - -<p> -«Bracy, Bracy!» gridò egli avvicinandosi. «Siete voi qui?» -</p> - -<p> -«Sì,» rispose l'altro «ma vi son prigioniere.» -</p> - -<p> -«Posso io soccorrervi?» -</p> - -<p> -«No: mi è stato forza l'arrendermi, soccorso o non soccorso. -Debbo mantenere la mia parola. Salvatevi. I falconi sono mollati. Mettete -il mare tra voi e l'Inghilterra. Non ardisco dirvi di più.» -</p> - -<p> -«Ebbene! poichè volete qui rimanervi, rammentate ch'io sono -sciolto da' miei obblighi. Quanto ai falconi poco men cale, quai che -sian essi. Le mura della commenda di Templestowe presentano tale -asilo all'aghirone da disfidar ivi le branche del falco.» -</p> - -<p> -Preso indi galoppo, scomparve insieme col suo seguito. -</p> - -<p> -Quelli fra i difensori della rocca, che per mancanza di cavalli non -poterono seguire il Templario, continuarono a difendersi piuttosto come -gente deliberata a vendere care le proprie vite, che mossa da speranza -di salvamento. Di fatto, vi periron sino all'ultimo d'essi. Il fuoco in -tale istante dilatava i suoi guasti per ogni dove del castello. Ulrica, artefice -dell'incendio, postasi sulla sommità di una torre, e simile ad una -delle furie dipinte dagli antichi poeti, intonava ad alta voce uno di -que' cantici guerrieri, di cui allorquando i Sassoni erano ancora pagani, -i loro <i>scaldi</i> faceano rintronare i campi delle battaglie. I lunghi -capelli grigi di questa femmina le ondeggiavano attorno al capo scoperto. -Sfavillavano nei costei occhi l'ebbrezza della vendetta in una e -il fuoco di furente delirio ond'era invasata. Brandiva colla mano una -rocca, quasi una tra le Parche incaricate di regolare il destino de' mortali, -e di tagliarne il filo. La tradizione ci ha conservate alcune strofe di questo -barbaro inno, che facea le parole di quel canto trionfale di Ulrica. -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Figlie d'Engisto, le vostre faci</p> -<p class="i02"> Auspici imploro; non già quai splendono</p> -<p class="i02"> Per farsi scorta d'amante vergine</p> -<p class="i02"> che del suo sposo s'affretta ai baci;</p> -<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_281">[281]</span></p> -<p class="i01">Ma in lor tremendi vampi ferali</p> -<p class="i02"> Tutti d'inferno gli sdegni annunzino</p> -<p class="i02"> All'atterrito stuol de' mortali.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Figlie del Drago, brandite acciari.</p> -<p class="i02"> Non que' che al desco le dapi spartano</p> -<p class="i02"> Fra convivali turbe festevoli,</p> -<p class="i02"> Secure all'ombra d'ospiti lari.</p> -<p class="i01">Conversi ad altri fian ministeri</p> -<p class="i02"> Or vostri acciari, che il sangue anelano</p> -<p class="i02"> Del più feroce fra i cavalieri.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">E mille ancora guerier mietete.</p> -<p class="i02"> A me d'intorno sol morte aggirisi.</p> -<p class="i02"> Oh lente fiamme nel render sazia</p> -<p class="i02"> Di mia vendetta l'orribil sete!</p> -<p class="i01">Deh! alfin compiuta, fiamme, io la veda.</p> -<p class="i02"> Nè mia presenza vi sia d'impaccio,</p> -<p class="i02"> Che al furor vostro m'offersi in preda.</p> -</div></div> - -<p> -Le fiamme, avendo superato tutti gli ostacoli, s'innalzavano fino -alle nubi a foggia di sfolgoreggianti colonne, che poteano scorgersi per -molte miglia all'intorno; ogni torre, ogni edifizio a mano a mano diroccava; -talchè i vincitori costretti ad impor fine al saccheggio, si assembrarono -nel gran cortile del castello, contemplando quell'immenso corpo -di fuoco, il cui riflesso tignea i lor volti e l'armi loro d'uno splendente -color porporino. Alcuni tra i vinti, che avean cercato entro l'ardente -edifizio un asilo contro il furore de' lor nemici, rimasero stritolati sotto -quelle fumanti rovine, e fu scarsissimo il numero di coloro che pervennero -a salvarsi nel vicino bosco. La torre, sopra di cui la sassone Ulrica erasi -collocata, cadde per l'ultima; laonde questa femmina fu veduta ancor -lungo tempo stender le braccia, e comporsi ad atteggiamenti di selvaggio -trionfo, quasi regina dell'incendio da essa creato. Ma finalmente precipitò -pur questa torre con orrendo fracasso, e seco Ulrica divorata dalle fiamme -che il tiranno della costei famiglia consunsero. Un silenzio inspirato -da raccapriccio regnò alcuni istanti all'aspetto di tale estrema scena, silenzio -che primo Locksley interruppe. -</p> - -<p> -«Arcieri, la dimora de' tiranni non è più. Sia il bottino trasportato -al luogo solito delle nostre adunate sotto la grande quercia d'Hartill-Walk! -Allo schiarire della domane verrà scompartito fra noi e i degni -nostri confederati, che porsero l'opera loro ad un atto sì luminoso di -giustizia e di vendetta.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_282">[282]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Consorzio uman sognar scevro di patti</p> -<p class="i02"> «È folle idea: se editti a pro de' sogli,</p> -<p class="i02"> «Statuti a pro de' popoli fur fatti.</p> -<p class="i01">«E sin tra quei che fer lega di spogli</p> -<p class="i02"> «Tacite leggi stan, funeste al fello</p> -<p class="i02"> «Che i suoi fratelli di tradir s'invogli.</p> -<p class="i01">«Che de' figliuoli d'Eva in fra il drappello</p> -<p class="i02"> «Non regni pace scritto fu d'allora</p> -<p class="i02"> «Che assunse Adam la vanga ed il martello.</p> -<p class="i01">«Se a nostro furiar non ponean mora</p> -<p class="i02"> «Le leggi ch'ai mortali inspirò il cielo,</p> -<p class="i02"> «Nel caos primier già l'universo fora.</p> -</div> -</div> - -<p> -Incominciava appena l'aurora a dardeggiar raggi sui diradamenti di quelle -foreste; della sua rugiadosa perla ciascuna foglia brillava. Non temendo -ancora che alcun cacciatore li venisse a sorprendere, preceduta dal maestoso -marito la cerva, abbandonava i luoghi i più folti del bosco insieme -colla sua prole per trarla a pascere più liberamente in più aperta -campagna. -</p> - -<p> -I nostri arcieri stavano tutti assembrati attorno alla grande quercia -di Hartill-Walk, ove trascorsa aveano la notte ristorandosi dalle fatiche -sofferte nel durare della loro spedizione, alcuni col votar tazze di vino, -altri col darsi al riposo, molti discorrendo gli avvenimenti della giornata -e calcolando il valor del bottino, che la vittoria avea posto nelle mani -del loro condottiero. -</p> - -<p> -Fu considerabile per vero dir quello spoglio. Perchè, comunque molta -parte di arredi avessero distrutta le fiamme, gli arcieri, i quali non -sapeano che si fosse pericolo quand'era il tempo di combattere o di saccheggiare, -poterono impossessarsi delle suppellettili più preziose che fossero -nella rocca; trovavansi quindi colà raccolte armi e armature e munizioni -di ogni spezie, drappi e vesti preziose, tutti i vasellami d'argento, e, cosa -più preziosa di qual altra si fosse, la cassa entro cui Frondeboeuf tenea -racchiuso il prezzo di quante avanie commettea. Però le leggi di quella -confederazione erano tanto severe e sì scrupolosamente adempiute, che -un solo de' collegati non osò appropriarsi una parte benchè menoma di -tanto bottino. Il tutto venne fedelmente trasportato al luogo delle adunanze -e posto in comune, onde il capo della lega ne facesse egli la distribuzione. -</p> - -<p> -Non era già un tal luogo quel medesimo, ove Gurth e Wamba erano -stati condotti da Locksley ne' momenti che diedero origine alla narrata -avventura; benchè questa situazione parimente fosse contraddistinta da -antica quercia che maestosamente ergevasi in mezzo ad un vano di selva -foggiato a guisa d'anfiteatro campestre, nè distante più di mezzo miglio -dalle rovine dell'incendiato castello. Ivi sedutosi Locksley sul proprio trono, -<span class="pagenum" id="Page_283">[283]</span> -che era un'erbosa zolla cui davano ombra i densi rami del grand'albero -che le sovrastava, la sua banda gli si mise attorno in figura di mezzo -cerchio. Egli additò al Cavaliere e a Cedric di sedersegli a canto. -</p> - -<p> -«Perdonate» diss'egli «la libertà di tal mio procedere, nobili cavalieri, -ma in queste foreste son io il monarca, e i miei sudditi che attorno -a me scorgete raccolti, vedrebbero di mal occhio se nei miei dominii -cedessi la preminenza a chicchessia.... E dove trovasi il nostro -cappellano? Perchè non è qui Fra' Giocondo? Un po' di preghiera dà -buon principio alla giornata, fra genti almeno cristiane!» -</p> - -<p> -Ma niuno avea veduto l'eremita di Copmanhurst. -</p> - -<p> -«Avremmo noi dunque perduto il nostro cherico valoroso?» continuò -Locksley. «Nè v'ha alcuno tra voi che lo abbia veduto dopo la -presa del castello?» -</p> - -<p> -«Io, il vidi» rispose Mugnaio «nei sotterranei, che facea le sue -prove ad abbattere la porta d'una cantina, e giurava per tutti i santi del -calendario di voler assaggiare i vini di Linguadoca e di Guascogna, che -possedea Frondeboeuf.» -</p> - -<p> -«Oh per l'anime del purgatorio!» sclamò Locksley. «Sarà rimasto -a bere colà sintantochè la rocca lo abbia sepolto colle sue rovine. Partite -subito, Mugnaio, e conducendo con voi dodici uomini cercate per -ogni dove intorno al luogo ove il vedeste. Prendete acqua dalla fossa, -onde gettarla su quelle rovine infocate. Per il nome di Dio! farò volgere -l'una dopo l'altra le pietre del castello tanto che si trovi il nostro valoroso -eremita.» -</p> - -<p> -Il numero degl'individui gareggianti per essere eletti a tale fazione, -e quasi immemori dell'altra sì rilevante ad ognuno, qual era il parteggiamento -della preda, dimostrò sin quanto quella banda avesse a cuore -la salvezza del suo <i>padre spirituale</i>. -</p> - -<p> -«In questo mezzo» proseguì Locksley «pensiamo ai nostri affari, -perchè appena sarà divulgata la fama della nostra impresa, non è da dubitarsi -che le truppe di Bracy, di Malvoisin e degli altri collegati di Frondeboeuf -non marcino contro di noi. È dunque cosa prudente il pensare -alla nostra sicurezza. Intanto, nobile Cedric, ho diviso in due parti lo -spoglio; scegliete quella che più v'aggrada per farne distribuzione a quelli -fra' vostri vassalli che ci secondarono nell'impresa.» -</p> - -<p> -«Prode arciere» rispose Cedric «questo mio cuore è immerso nella -tristezza. Il nobile Atelstano di Coningsburgo non è più. Atelstano, l'ultimo -rampollo maschile del santo re Confessore! Con lui perirono tai speranze -che non possono più rinascere. Nè sforzo umano è, che valga a -riaccendere la scintilla spenta insieme con questo sangue reale. Le persone -del mio seguito, tranne i pochi che stan qui meco, non abbisognano che -della mia presenza per trasportare la mortal salma del signore di Coningsburgo -al castello de' suoi antenati. Lady Rowena brama tornarsene a Rotherwood, -<span class="pagenum" id="Page_284">[284]</span> -e le è necessaria una scorta sufficiente a tal fine. Se io non -mi sono ancora disgiunto da voi, non fu già per aspettare l'istante che -si spartissero le conquiste fatte sull'inimico, perchè se piace a Dio e a -san Vittoldo, nè io nè i miei non toccheremo un obolo di tale spoglio. -Mi trattenni unicamente tanto da trovarvi tutti adunati e ringraziar voi e -i valorosi vostri compagni che salvaste l'onore e la vita alla mia nobil -pupilla.» -</p> - -<p> -«Noi non avemmo tutto al più che una metà di merito in tale impresa» -rispose Locksley; «accettate adunque la metà dello spoglio per ricompensare -i vostri confinanti e vassalli, a' quali l'altra parte di merito -è dovuta.» -</p> - -<p> -«Sono abbastanza facoltoso per farlo senza scemare il vostro bottino» -rispose Cedric. -</p> - -<p> -«E alcuni di questi confederati» aggiunse Wamba «hanno avuto -il giudizio di compensarsi da sè medesimi. Non crediate già che tutti tornino -a casa a mani vote e penzolone le braccia.» -</p> - -<p> -«Se operarono, come dite» gli rispose Locksley «il potean anche; -perchè le nostre leggi sono obbligatorie solamente per noi.» -</p> - -<p> -«Ma tu, mio povero matto» disse Cedric movendo verso Wamba e -abbracciandolo «qual compenso potrò io darti degno di te, di te che ti -prendesti le catene del tuo padrone, di te, che per salvare la vita a lui -offeristi in sagrifizio la propria? Chi altri mai mi diede tal prova d'affetto -e di fedeltà?» -</p> - -<p> -Sorgea una lagrima dal ciglio del nobile <i>thane</i> mentre favellava in -tal guisa; tributo di commozion d'animo, ch'ei non avea nemmen conceduto -ad Atelstano allorchè gliene venne annunziata la morte. Perchè -nel servigio prestatogli da Wamba manifestavasi tale istinto di generosità -atto a toccare il cuor di Cedric più che nol fosse il dolore medesimo. -</p> - -<p> -«Se voi pagate i miei servigi coll'acqua de' vostr'occhi» disse Wamba -sottraendosi per riguardo di rispetto alle carezze d'un padrone che in -quell'istante dimenticava affatto di esserlo «sarete cagione che piagnerò -io parimente; e allora a che si ridurrà la mia professione? Ascoltate, zio! -se volete ben ricompensarmi, perdonate al mio collega Gurth di avere -tolta una settimana al vostro servigio per impiegarla a quello di vostro -figlio.» -</p> - -<p> -«Perdonargli!» sclamò Cedric; «ei merita ben altro che perdono, -e gli debbo anzi ricompensa. Appressati, o Gurth, e metti un ginocchio -a terra.» -</p> - -<p> -Il porcaiuolo obbedì. -</p> - -<p> -«Tu non sei più servo» disse Cedric toccandolo con una bacchetta -«ma uomo libero così in città come in villa, così nei boschi come -ne' campi. Ti concedo inoltre dieci <i>acri</i> di terra nella mia signoria di -Walbrugham: tu li terrai da me e dai miei per te e per la tua discendenza. -<span class="pagenum" id="Page_285">[285]</span> -D'ora in poi e per sempre la maledizione di Dio cada sovra chiunque -ardisse voler turbarti nel tuo possedimento!» -</p> - -<p> -Fuor di sè per la gioia di non essere più servo, ma libero e proprietario, -Gurth nell'alzarsi saltò due volte quant'è alta la testa d'un -uomo. -</p> - -<p> -«Una lima!» sclamò «una lima! che questo collare non disonori -più il collo d'uom libero! O nobile mio padrone! voi m'addoppiaste vigore -con tal atto di vostra generosità, ed io combatterò per voi con doppio -coraggio. Il cuore che or mi palpita in seno è cuor d'uomo libero. -Io mi trovo tutto cambiato, e tutto il mondo si cambia a' miei sguardi. -Ah! eccoti Fangs! conosci tu ancora il tuo padrone?» -</p> - -<p> -«Sì» disse Wamba «Fangs ed io ancora ti conosciamo, nè un collare -di più o di meno ce lo impedirà; ma chi sa che non accada ben -tosto che tu non conosca più noi?» -</p> - -<p> -«Dimenticherò me medesimo prima che io dimentichi te, fedele -collega» riprese a dire Gurth; «e se la libertà avesse potuto giovarti, -il nobile Cedric te l'avrebbe conceduta prima di pensare a me.» -</p> - -<p> -«No» soggiunse Wamba «non sono ancora tanto matto d'invidiarti, -amico Gurth; il servo sta seduto a canto del fuoco, ben alloggiato, -ben nudrito, allorchè l'uomo libero corre i campi e fatica. Di fatto, che -cosa dice a tal proposito Oldhelm di Malmesbury! <i>Meglio matto a mensa -che savio alla guerra</i>! Dio mi liberi di tal libertà!» -</p> - -<p> -S'intese allora grande strepito di cavalli, e quasi nel medesimo -istante comparve lady Rowena riccamente vestita, assisa sopra sontuoso -palafreno, e accompagnata da numeroso corteggio d'armati scudieri, nei -cui lineamenti pigneasi la gioia ond'eran compresi in veggendo libera la -lor padrona. Ella avea assunta l'intera dignità del suo portamento, se non -che il pallor del volto palesava lo spavento cui avea soggiaciuto. Scorgeasi -ancor su quel fronte una lieve nube di duolo, ma a diradarla soccorreano -la speranza d'un migliore avvenire, e il sentimento di gratitudine -che la sua liberazione le inspirava così verso il cielo come ver le persone -che di liberazione le furono strumenti. -</p> - -<p> -Ella era già stata avvertita e del viver d'Ivanhoe e del caso d'Atelstano. -La innondò di purissima gioia il primo annunzio; e quanto al secondo, -n'ebbe sì rincrescimento, ma non potè ad un tempo non sentire -la contentezza di vedersi omai sottratta all'importuno zelo di Cedric, che -l'avrebbe voluta ad ogni patto sposa del signor di Coningsburgo. -</p> - -<p> -Allorchè lady Rowena fu in vicinanza di Locksley, questi si alzò per -riceverla, e altrettanto fecero tutti i suoi arcieri, mossi da istinto naturale -di cortesia. Le guance di lei si copersero in quell'istante di amabil -rossore, e dopo un profondo inchino che confuse per poco le anella delle -sue chiome colla criniera del corridore, palesò in brevi note quai sensi -di gratitudine ella nudrisse verso il valoroso arciere e gli altri che la liberarono. — «Che -<span class="pagenum" id="Page_286">[286]</span> -Dio e la madre sua vi compensino» così ella conchiuse -«o valenti persone, che con tanta cortesia e a rischio de' vostri giorni -proteggeste la causa degli oppressi! Se mai alcun di voi si trovasse molestato -da fame o da sete, rammenti che lady Rowena possede ricchezze e animo -grato. Se i Normanni vi costringono ad abbandonare questa selva, pensate -che altre ne ha in proprietà lady Rowena. Ivi potrete cacciare a -vostro piacimento.» -</p> - -<p> -«Vi ringrazio, nobil donzella» rispose Locksley «e pe' miei compagni -e per me. L'avervi salvata è tale atto che porta con sè medesimo la -sua ricompensa. Certamente non facciam sempre opere meritorie nei -nostri boschi, ma la liberazione di lady Rowena è opera ben valevole ad -espiarne molt'altre che meritasser rimprovero.» -</p> - -<p> -Lady Rowena, dopo averli risalutati per congedarsi da loro, volse -il cavallo in atto di partire; ma essendosi fermata un istante per aspettare -Cedric, che doveva esserle compagno e si licenziava egli pure da quella -brigata, si trovò all'impensata in vicinanza del prigioniere Bracy. Era -questi in piedi sotto d'un albero, e colle braccia incrocicchiate sul petto -immerso in profonda meditazione, onde lady Rowena si confidava ch'ei -non l'avesse veduta. Ma ella ingannavasi. La ravvisò ottimamente, e sola -vergogna lo tenea irresoluto; pur finalmente avanzatosi verso di lei, e -prendendone per la briglia il palafreno così le disse: -</p> - -<p> -«Lady Rowena degnerà ella d'un suo guardo un cavalier prigioniero, -un guerriero disonorato?» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere» gli rispose ella «in imprese della natura di quella -che voi tentaste, il vero disonore starebbe nel buon successo.» -</p> - -<p> -«La gloria del trionfo però dovrebbe mitigare il risentimento» soggiunse -Bracy. «Possa io udir solamente dal labbro di lady Rowena che -ella mi perdona tal violenza cui diede moto una sfortunata passione, e -s'accorgerà ben tosto lady Rowena, come Bracy sappia prestarle in più -nobil guisa il suo braccio!» -</p> - -<p> -«Vi perdono, ser cavaliere» rispose la nobil donzella «ma solamente -nell'esser mio di cristiana.» -</p> - -<p> -«Che è quanto dire, non gli perdona nè poco nè assai» Wamba -soggiunse<a class="tag" id="tag46" href="#note46">[46]</a>. -</p> - -<p> -«Non quindi» continuò Rowena «potrò mai dimenticare le sventure -e i mali che derivarono dal folle vostro attentato.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_287">[287]</span> -</p> - -<p> -«Lascia la briglia del cavallo di questa Milady» disse Cedric, il -quale allor sopraggiunse. «Pel sole che ne rischiara, se non avessi vergogna, -t'inchioderei contra quest'albero. Ma tienti per sicuro, Maurizio -di Bracy, che dovrai scontare a caro costo la parte da te presa ad una -azione sì infame.» -</p> - -<p> -«Non corre pericolo chi minaccia un prigioniero» rispose Bracy, -«ma quando fu mai che in un sassone allignassero sensi di cortesia?» -</p> - -<p> -Cedric prima di partire diede speciali contrassegni di gratitudine al -cavalier Nero, facendogli premuroso invito perchè lo volesse accompagnare -a Rotherwood. -</p> - -<p> -«So bene» Cedric gli dicea, «come il diletto de' vostri pari sia -quel soprattutto di condurre attorno al mondo la fortuna che sta per voi -sulla punta della vostra lancia; ma la gloria dell'armi, ser cavaliere, è una favorita -incostante, onde il campione anche il più prode sente alcuna volta -vaghezza d'uno stabile domicilio. Voi ne possedete uno nel castello di -Rotherwood, nobile guerriero. Cedric ha ricchezze quante bastano per -ammendare que' torti che mai vi avesse fatti fortuna, e tutto ciò ch'egli -tiene spetta per diritto a chi gli è stato liberatore. Venite dunque a Rotherwood, -non qual ospite, ma come figlio o come fratello.» -</p> - -<p> -«Cedric mi ha già fatto ricco» rispose l'incognito cavaliere. «Debbo -a lui l'avere apprezzato al giusto il valore de' Sassoni. Voi mi rivedrete -a Rotherwood, prode Sassone; voi mi ci rivedrete, nè andrà lungo tempo; -ma in tale istante affari sommamente premurosi mi vogliono in parte -affatto opposta. Non crediate per altro impossibile che quando verrò alla -vostra casa io non sia per chiedervi un dono; e tal dono che metterà -a prova la vostra generosità.» -</p> - -<p> -«È pattuito anticipatamente» rispose Cedric, battendo la sua sulla -mano del cavalier Nero; «è pattuito quand'anche mi chiedeste la metà -delle mie sostanze!» -</p> - -<p> -«Non largheggiate sì leggermente in promesse» ripigliò a dire il -cavalier dal <i>Catenaccio</i>. «Nondimeno spero potrò ottenere il dono che -sarò per chiedervi. Intanto addio!» -</p> - -<p> -«Mi rimane avvertirvi» soggiunse il Sassone «che in tutto il tempo -consacrato alle esequie del nobile Atelstano abiterò il suo castello di -Coningsburgo. Sarà esso aperto a chiunque vorrà prender parte al funereo -banchetto, e parlo io a nome della nobile Editta, madre del defunto, -e dell'ultimo fra i principi Sassoni. La casa d'Editta non sarà -mai chiusa a chi combattè con tanto valore per liberare il figlio di lei -dalle catene normanne, benchè l'opere del valore abbia fatte vane la morte.» -</p> - -<p> -«Sì, sì,» disse Wamba che avea ripreso il suo luogo presso il -padrone «farem gozzoviglia al castello di Coningsburgo. Peccato che il -nobile Atelstano non possa intervenire al banchetto de' suoi funerali! Ma» -continuò il buffone sollevando gravemente al cielo gli sguardi «questa -<span class="pagenum" id="Page_288">[288]</span> -sera ei cenerà in paradiso, nè si starà dal fare onore all'imbandigione -celeste.» -</p> - -<p> -«Zitto là!» sclamò Cedric cui non garbava sì fatta celia, e il quale -per altra parte non sapeva risolversi a sgridar Wamba dopo il servigio -rilevantissimo che di recente ne aveva ricevuto. «È ora di metterci in -cammino.» -</p> - -<p> -Lady Rowena salutò graziosamente il cavalier Nero. Cedric gli augurò -da Dio buon esito nelle imprese quai si fossero ch'ei divisava; e -bentosto questa comitiva si addentrò nella selva. Già gli alberi della foresta -toglievano la vista di questa nobile brigata agli occhi di chi rimanea, -allorchè li ferì una processione ben d'altro genere, che veniva dalla parte -di Torquilstone, e s'avviava sulla dirittura medesima che aveano presa -Cedric ed il suo corteggio. Ed erano i frati d'un vicino convento, i quali -fossero mossi da pietà, o dalla speranza di ricca ricompensa, s'impossessarono -del corpo di Atelstano, e dopo averlo collocato sontuosamente in -un feretro, cui portavano sugli omeri i vassalli del medesimo Atelstano, -lo trasportavano al castello di Coningsburgo, per dargli sepoltura entro -la tomba d'Hengist, da cui la famiglia di questo <i>thane</i> Sassone si pretendea -derivata. Molta mano de' suoi vassalli erasi assembrata appena -udito l'annunzio della morte di lui e ne seguiva la bara, dando parecchi -contrassegni almeno apparenti di cordoglio vivissimo. Tutti gli arcieri -sursero spontanei una seconda volta, tributando alla religione e alla morte -omaggi sì rispettosi, come dianzi li tributarono alla giovinezza e all'avvenenza. -Il marciar lento e il cantar solenne di quegli ecclesiastici risvegliò -negli animi degli arcieri le rimembranze d'alcuni lor compagni soggiaciuti -nella pugna del dì precedente; ma tai ricordanze non durano a lungo nel -cuor di persone, la cui vita non è che una sequela d'imprese e di pericoli; -laonde non si era ancora finito d'udire il frastuono di funerei cantici, -allorchè si diedero alla bisogna che più tenea in quell'istante le loro -menti, al parteggiamento cioè delle spoglie. -</p> - -<p> -«Valoroso campione» disse Locksley al cavalier Nero «piacciavi -scegliere per mezzo a questo bottino tutto quanto possa tornarvi utile ed -aggradevole, e che siavi ricordo di questa grande quercia sotto cui convenimmo; -nè vogliate usare di troppa modestia, giacchè niuno meglio di -voi ha diritti ben acquistati su tale preda, e certamente se il vostro -braccio non ne reggea, avremmo naufragato in quella impresa, d'onde -uscimmo per voi vincitori.» -</p> - -<p> -«Accetto la vostra offerta con altrettanta franchezza quanta ne adoperate -nel porgerla; e vi chiedo la permissione di arbitrare a mio grado -verso Maurizio di Bracy.» -</p> - -<p> -«Non è egli forse vostro prigioniere? Ei già v'appartiene per diritto, -e può ringraziarne la sua buona fortuna, perchè altrimenti, lo avrei fatto -appiccare al ramo il più alto di questa quercia, trattamento da me serbato -<span class="pagenum" id="Page_289">[289]</span> -a tutti gl'individui della sua compagnia franca, che mi capiteran fra le -mani. Ma egli è cosa vostra; e avesse persino ammazzato mio padre, a -voi sta il decretarne la sorte.» -</p> - -<p> -«Bracy» disse il cavalier Nero «tu sei libero. Parti: l'uomo di cui -fosti prigioniero non conosce il vil piacere della vendetta, e pone in -dimenticanza le cose passate. Ma abbi gli occhi sull'avvenire, che potrebbe -divenirti funesto. Pensaci, Maurizio di Bracy!» -</p> - -<p> -Bracy salutò rispettosamente il suo liberatore, e stava per partire, -allorquando gli arcieri lanciarono mille imprecazioni contr'esso, rimprocciandogli -ogni atto di violenza ch'ei s'era fatto lecito qual condottiero -della sua compagnia franca. L'orgoglioso cavaliere, soffermatosi un istante, -poi volto ver gli offensori, incrocicchiò sul petto le braccia, e riguardandoli -in altero sembiante: «Chetatevi» disse loro «voi siete nel novero -di que' cani stizzosi, ghiotti sempre di nuova pastura, ma incapaci di cercare -il cervo e la sua tana. Bracy sprezza i vostri oltraggi come disdegnerebbe -le vostre lodi. Tai malandrini, tai proscritti quali vi siete, dovrebbero -serbar silenzio, ogni volta che si ragiona d'un nobil o d'un cavaliere -sol distante una lega da' lor covazzi.» -</p> - -<p> -Rabuffo imprudente, che gli avrebbe fruttato una salva di frecciate, -se Locksley non si fosse fatto sollecito di proibire alla sua gente il molestarlo. -Che anzi lo stesso Locksley gli permise valersi d'un de' cavalli trovati -nelle scuderie di Frondeboeuf, e che faceano parte del bottino; dopo -di che Bracy postosi snellamente in sella galoppò a tutta briglia. -</p> - -<p> -Chetato il tumulto collo scomparire di chi ne era argomento, Locksley -si tolse il corno ed il pendaglio guadagnati alla <i>posta d'armi</i> d'Ashby -e il cavalier Nero ne presentò. -</p> - -<p> -«Nobile cavaliere» sì disse «se non disdegnate accettar cose che -primo io portai, piacciavi conservar queste come ricordo delle imprese da -voi operate nella giornata d'ieri. Se per caso, il che può avvenire a qualsisia -prode cavaliere, abbisognaste di soccorso, trovandovi in alcuna delle -selve poste fra il Trent e il Tees, date fiato a questo corno, ed è cosa -possibile che vi arrivino diffensori.» -</p> - -<p> -Poi appressatosi egli stesso quello strumento alle labbra, intonò -replicatamente certe date note, a fine d'imprimerle nella memoria del -cavaliere. -</p> - -<p> -«Accetto un tal dono, valoroso arciere, e venendo istante in cui -mi sia indispensabile il chieder soccorso, non cercherò migliori campioni -fuori di voi e de' vostri fratelli d'armi.» -</p> - -<p> -Anch'egli allora animò il corno, e fe' rimbombar la foresta de' tuoni -medesimi che gli aveva insegnati Locksley. -</p> - -<p> -«Ottimamente!» disse l'arciere, «Tai son le note e tale la forza -che dovete dar loro. Si potrebbe credere che non solamente dinanzi alle -fortezze, ma nelle selve aveste fatta la guerra, nè v'è chi mi tolga di -<span class="pagenum" id="Page_290">[290]</span> -mente che in altri tempi non siate stato cacciatore di daini. Compagni, -ricordatevi delle note che avete ascoltate. Son la chiamata del cavalier -Nero, del cavaliere <i>dal Catenaccio</i>. Chiunque udendole non s'affretti in -soccorso di lui sarà scacciato dalla nostra compagnia, e gli verrà spezzato -l'arco sopra le spalle.» -</p> - -<p> -«Viva il nostro capo!» sclamarono ad una voce gli arcieri. «Viva -il cavalier Nero <i>dal Catenaccio</i>! Oh venga presto l'occasione di provargli -col fatto la nostra brama d'essergli giovevoli!» -</p> - -<p> -Procedè indi Locksley alla distribuzione del bottino, che venne scompartito -colla massima imparzialità. Primieramente ne fu levata una decima -parte a pro della chiesa, o da impiegarsi ad usi pii e caritatevoli. Altra -venne serbata per impinguare quello che ivi chiamasi <i>pubblico erario</i>, -e fu pure assegnata una porzione così a soccorrere le mogli e i figli di -coloro che erano periti nell'assalto, come a far celebrar messe per le -anime di tai defunti. Il rimanente andò ripartito fra gl'individui di quel -consorzio, giusta il grado e il merito di ciascuno. Se per sorte occorrevano -casi dubbi, o delicati sì da mettere in riguardo chi li risolvea, il capo -profferiva sentenze, nelle quali erano da ammirarsi egualmente il senno e -l'equità, nè trovavasi chi non si sottomettesse d'ottima voglia alle medesime. -Laonde non fu lieve nel cavalier Nero la maraviglia di considerare, -come uomini, posti può dirsi, in istato di ribellione contra la società, si -comportassero in guisa tanto giusta e regolare, le quali cose crebbero -in esso la buona opinione concetta sulla rettitudine e sull'ingegno del -condottier della banda. -</p> - -<p> -Poichè ciascuno ebbe presa la sua parte di bottino, il cassiere, aiutato -da quattro arcieri de' più vigorosi, fece trasportare in sicuro luogo -la parte che spettava alla <i>repubblica</i>; niuno osava toccare la decima -serbata alla chiesa. -</p> - -<p> -«Vorrei» disse il condottier degli arcieri «aver novelle del gioviale -nostro cappellano. Non gli è mai accaduto d'assentarsi nè all'ora del <i>benedicite</i>, -nè all'altra di partire gli spogli; poi è suo uffizio il prendere in -consegna la porzion della chiesa. Mi spiace tanto più ch'egli manchi, perchè -a pochi passi di qui tengo prigioniere un sant'uomo, confratello di -<i>Fra' Giocondo</i>, e vorrei che questi mi aiutasse circa al cerimoniale da -usarsi. Ma già ho paura che il nostro santo eremita, non lo vediamo più.» -</p> - -<p> -«Men dorrebbe assai» soggiunse il cavalier Nero. «Gli debbo gratitudine -per la ospitalità concedutami, tutta una notte da me trascorsa con -lui giocondissima nella sua cella. Trasferiamci sulle rovine del castello, -e così ne saprem notizie più presto.» -</p> - -<p> -Il cavaliere non aveva appena pronunziate queste parole, allorchè -uno strepito di gioiose grida annunziò l'arrivo dell'uomo, per cui si stava -allor palpitando; nè potea dubitarsi che non foss'egli all'udir la sua voce -di Stentore che soperchiava tutte le altre. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_291">[291]</span> -</p> - -<p> -«Fate largo, miei buoni amici, fate largo tanto che passi il vostro -padre spirituale e il suo prigioniere. Nobil capo, giungo a voi come un'aquila -portando la preda fra' miei artigli.» E aprendosi passaggio tra le -file de' compagni, che poi gli si serravano addosso, e fra scrosci di riso -universale, comparve a guisa d'un trionfatore, tenendo con una mano -una partigiana, e coll'altra una corda; la cui estremità terminava avvolgendosi -al collo dello sciagurato Isacco d'York, che fatto più curvo dal -cordoglio e dallo spavento seguiva tutto avvilito il vittorioso eremita. «Ov'è -Allan-Dale?» chies'egli «voglio che componga un <i>virelai</i> o una ballata -in mio onore. Per santa Armangilda, questo usignuolo delle paludi par -che studii d'esser lontano quando vi sarebbe occasione d'impiegarne -l'abilità.» -</p> - -<p> -«Bravo eremita» disse Locksley «benchè sia di buon'ora, vedo che -non hai mancato di sciacquarti la bocca questa mattina. Ma per il nome -di san Nicola, che razza di salvaggina ne porti tu qui?» -</p> - -<p> -«Un prigioniere che dovete al valore della mia lancia e della mia -spada, o a dir meglio del mio arco e della mia partigiana. Ma comunque -prigioniero, io l'ho liberato da un ben più tremendo servaggio. Parla, -Giudeo, non t'ho io sottratto alle branche di Satanasso? Non t'ho insegnato -il tuo <i>Credo</i>, il tuo <i>Pater</i>, la tua <i>Ave Maria</i>? Non ho passata -tutta la notte a bere per la tua conversione, e a spiegarti gli articoli della -nostra fede?» -</p> - -<p> -«Per amor di Dio!» sclamò il povero Ebreo «nè vi sarà persona -caritatevole per liberarmi dalle mani di questo matto.... oh volli dire -di questo santo uomo?» -</p> - -<p> -«A che giuoco giochiamo?» soggiunse in tuon minaccevole l'eremita. -«Saresti tu recidivo? Ebreo, bada bene, perchè se ricadi negli -antichi errori, benchè tu sia men tenero d'un porchetto di latte, cosa -che m'augurerei tanto per la mia colezione, tu non hai ancora una carne -sì dura da non poter essere arrostito. Sii docile Isacco, e accompagnami -nel recitare un'altra volta la salutazione Angelica. <i>Ave Maria</i>........» -</p> - -<p> -«Zitto là!» interruppe Locksley. «Non abbiam qui d'uopo di tai -vostre profanazioni. Raccontane piuttosto, degno Eremita, com'è che hai -fatto questo prigioniero.» -</p> - -<p> -«Per san Dunstano, l'ho trovato laddove cercava mercanzia migliore -di lui. Io stava passando in rassegna le cantine del castello per vedere -se avessi potuto salvar qualche cosa; perchè non nego che un bicchiere -d'acqua ardente bruciato con entro molta drogheria non presenti -una bevanda degna d'imperatore; ma mi parea che il far troppo uso di -questa sola sarebbe stata una sprecatura. Trovai quindi un bariletto di Canarie -e stava per chiamare in mio aiuto qualcuno di quegli sfaccendati, -che si lasciano sempre cercare quando v'è un'opera buona da farsi. Mi -avvidi allora d'una porta greve, e chiusa con grande accuratezza. Ah! -<span class="pagenum" id="Page_292">[292]</span> -meditai fra me stesso: qui dentro sicuramente troverò i tesori liquidi -del castello; e il cantiniere disturbato, non v'ha dubbio, nel decorso di -qualche sua furfanteria, ha dimenticato la chiave alla porta. M'affrettai -ad aprire, nè vidi altro se non se catene, un immenso forno, e questo -cane d'ebreo, che senza farsi pregare si rendè subito prigioniero, soccorso -o non soccorso. Continuai a far la visita di que' sotterranei, trascinandomi -dietro tale trofeo, e avendo trovato alcune botti entro una cantina, ebbi -appena il tempo di assicurarmi, dopo d'averne fatto profferire giudizio -anche al mio cattivo infedele, che contenevano eccellente vino di Guascogna; -allorquando si udì un fracasso spaventevole prodotto da quella parte -d'edifizio tutta diroccata all'intorno di noi; laonde ci trovammo bloccati -in quella caverna, nè peggio fu perchè il vôlto era forte abbastanza per -resistere al peso delle rovine. Dissi allora il mio <i>In manus</i>, e riguardandomi -disonorato, s'io abbandonava il mondo in compagnia d'un Ebreo, -levai questa partigiana per ispacciarmene; ma mi venne poi in mente, che -era opera migliore il ricorrere alle mie armi spirituali e dar opera a convertirlo. -Che volete? Ne sieno eterne grazie a san Dunstano! la semenza -è caduta su buon terreno. Mi sento solamente la testa un poco stanca -dall'avere tutta notte catechizzato costui, perchè mi conveniva a quando -a quando bere qualche sorsata a fine di ammollire le fauci disseccatesi a -furia di far la dottrina; e Gilberto e Vibbaldo sanno bene in che stato mi -hanno trovato, poichè ebbero smosse le rovine che ne attorniavano. Oh, -affatto estenuato!» -</p> - -<p> -«Oh sì possiamo fare testimonianza» disse Gilberto «che allorquando -per la grazia di san Vittoldo fummo entrati nella cantina, dopo avere -sbarazzata la scala che vi conducea, trovammo una botte vota per metà, -l'Ebreo per metà morto, e il <i>reverendo</i> più per metà <i>estenuato</i>, valendosi -del suo modo di dire.» -</p> - -<p> -«Mentite» sclamò indignato l'ermita; «foste voi, furono i ghiottoni -vostri compagni, che votaste la botte, di cui giudicai sì squisito il -contenuto, che divisava serbarne una parte per farla assaporare al nostro -capo. Consento d'essere considerato come un pagano, se non è verità -quanto dico, e soggiugneste di volere voi pure la vostra porzione d'incerti. -Ma ciò poco rileva. L'importante è che ho convertito l'Ebreo e intende -le cose che gli ho spiegate al pari di me, se non anche meglio di me.» -</p> - -<p> -«È egli vero, o Ebreo?» chiese Locksley «hai tu abbiurata la -tua incredulità?» -</p> - -<p> -«Possa io trovare misericordia presso di voi» rispose il tapino «come -è vero che non ho inteso sillaba di quanto il venerabile prelato mi ha -detto nel durare di questa notte tremenda. Io era talmente immerso nell'agonia -del dolore e della paura, che se il nostro santo padre Abramo -fosse venuto dal cielo per esortarmi, avrebbe parlato ad un sordo.» -</p> - -<p> -«Tu menti, Ebreo» sclamò l'eremita «e lo sai che tu menti. Io -<span class="pagenum" id="Page_293">[293]</span> -non ti ricorderò che una tale circostanza sola del nostro colloquio. In -prova della tua conversione promettesti di rinunziare tutti i tuoi beni alla -chiesa.» -</p> - -<p> -«Che tutti i Patriarchi m'aiutino!» sclamò Isacco più atterrito che -mai. «Vi prego a convincervi, miei cari signori, che una tale promessa, -io non l'ho mai fatta. Non sono che un pover'uomo, un vecchio; ho -forse perduta la mia unica figlia; abbiate compassione di me, e permettetemi -ch'io mi ritiri.» -</p> - -<p> -«Se tu ritratti un voto fatto in favore della Santa Chiesa» disse -il frate cappellano «gli è d'uopo che tu ne faccia penitenza.» -</p> - -<p> -E levando la partigiana s'accinse a menargliela col manico sulla -schiena; e se il colpo non vi giunse fu perchè il cavalier Nero lo parò -colla sua lancia. -</p> - -<p> -«Per san Tommaso di Cantorbery!» si volse a questo l'eremita -«se mi fate scaldare il sangue, benchè siate tutto coperto di ferro, v'insegnerò -a frammettervi solamente ne' vostri affari.» -</p> - -<p> -«Non ve la prendete contro di me, bravo eremita; ricordatevi che -ci giurammo fede e amicizia.» -</p> - -<p> -«Non mi ricordo di nulla, e mi darete ragione dell'insulto che ora -m'avete fatto.» -</p> - -<p> -«Dimenticaste adunque» soggiunse il cavaliere, che parea prendesse -diletto a provocare l'antico suo ospite «dimenticaste che, lasciando a parte -la tentazione prodotta in voi dalla vista d'un pasticcio e d'un fiasco di -vino, rompeste per amor mio il voto d'astinenza?» -</p> - -<p> -«Badate, perchè non conoscete il peso d'un de' miei pugni!» -</p> - -<p> -«Un vostro pugno! Nol credeste già tal regalo, ch'io non vi sapessi -restituir con usura, usura sì abbondante che il vostro prigioniere non ne -ha mai riscosse di tanto forti dacchè mercanteggia.» -</p> - -<p> -«Gli è quanto vo' provar sull'istante.» -</p> - -<p> -«Fermo là» sclamò Locksley. «Siete voi matto, ser cappellano? -Una lite sotto la nostra gran quercia!» -</p> - -<p> -«Non si dirà questa una lite» soggiunse il cavalier Nero; «ma -bensì una prova amichevole delle nostre forze. A voi, degno eremita; -menate il vostro colpo; consento a sopportarlo, purchè vogliate sottomettervi -a quello che indi v'applicherò.» -</p> - -<p> -«Di tutto buon grado! Foste anche Golia, andrete a misurare la -terra come egli fece.» -</p> - -<p> -Dette queste parole, quel gagliardo rivoltò la sua manica facendola -arrivar sino al gomito, e ben serrato il pugno e con tutto il vigore del -nerboruto suo braccio gli vibrò tal colpo sulla testa, che avrebbe bastato -a stramazzare un bue. Ma l'emulo dell'eremita di Copmanhurst rimase -fermo come scoglio, onde tutti gli arcieri misero acclamazioni di congratulazione. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_294">[294]</span> -</p> - -<p> -«Or tocca a me» disse il Cavaliere levandosi la sua manopola. -«Non voglio avere vantaggi di sorte alcuna. Vedremo se meglio riuscirò.» -</p> - -<p> -«Vi cedo il riscatto di questo Ebreo se vi da l'animo farmi smover -d'un pollice.» -</p> - -<p> -Così favellava il cappellano assumendo tuono di non più udita intrepidezza. -Ma chi è da tanto di sottrarsi al proprio destino? Il colpo -del cavalier Nero ebbe tale onnipossente virtù, che a grande stupore di -tutti gli astanti fe' cadere come corpo morto l'atleta. -</p> - -<p> -Si rialzò tostamente non manifestando nè confusione nè collera. -«Collega carissimo» diss'egli al cavaliere, «voi avreste potuto temperare -un po' più la vostra botta, perchè, per san Dunstano! vi volea un cranio -forte siccome il mio a non rimanere spaccato. Ma eccovi la mia mano -in pegno che non farò mai più con voi di tali contratti; vedo che sarei -sempre dal lato del perdere. Non si pensi omai a quello che è stato, ma -piuttosto al riscatto del Giudeo, perchè già il leopardo non cambia mai -pelo, e l'ebreo sarà sempre ebreo.» -</p> - -<p> -«Il nostro cappellano» disse Gilberto «dopo la piccola correzione -che ha avuta non fa più tanti conti sulla conversion dell'Ebreo.» -</p> - -<p> -«Che cosa c'entri tu a parlare di conversioni? La subordinazione è -andata a spasso da questo campo? Tutti fanno dunque i padroni? Sappi, -manigoldo, che la mia testa era... sì, era estenuata dalla fatica quando -ricevei il colpo del cavaliere, senza di che l'avrei sostenuto altrimenti; -e se ti talenta che ricominciamo insieme la giostra, potrò farti vedere...» -</p> - -<p> -«Zitto là!» sclamò Locksley «zitto là! abbiam sul tappeto altri -affari. E tu, Ebreo, pensa a quello che puoi offerirne pel tuo riscatto. -Non mi fa mestieri il dirti, che la tua schiatta si ha per maladetta da -ogni brigata di Cristiani e che quindi la tua presenza ne incomoda. Sarai -dunque condotto in luogo di sicurezza, mentre farò venire al mio cospetto -un prigionere di un'altra specie. Intanto avrai tempo di meditare -ai modi che hai di redimerti.» -</p> - -<p> -«Trovansi fra i prigionieri molti soldati di Frondeboeuf?» chiese -il cavalier Nero. -</p> - -<p> -«Non ve n'è un solo, da cui si potesse sperare qualche riscatto» -rispose Locksley. «Pochi poveri uomini, ai quali ho permesso d'andarsi -a cercare un altro padrone! Non v'era da guadagnar nulla nel conservarli; -quanto alla vendetta, ne abbiam fatto anche di troppo. Tutti insieme non -valeano un quarto di scudo. Ma il prigioniere di cui vi parlo è di miglior -lega; un frate che si direbbe un cicisbeo in atto di visitare la sua innamorata, -a giudicarne dall'eleganza e dalla finezza della biancheria ch'egli -porta. Ma ecco il degno Monsignore, più azzimato d'un cortegiano.» -</p> - -<p> -E in quell'istante fu visto comparire dinanzi al soglio del capo -degli arcieri il nostro antico amico Aymer, priore di Jorvaulx, cui due -guardie facevano scorta. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_295">[295]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Larzio dov'è? Che indugia ancor? Gli ufici</p> -<p class="i01">»Del ministro a lui fidato ei compie.</p> -<p class="i01">»Qual danna, a qual perdona: esul taluno</p> -<p class="i01">»Mette dal suol nativo; ai lari amati</p> -<p class="i01">»Riconcede talun; tai di catene</p> -<p class="i01">»Stringe; a tai di sua mano i ceppi infrange.</p> -<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -I lineamenti ed i modi del Priore prigioniere offerivano una singolare -mescolanza d'orgoglio offeso, di scompigliata vanagloria, e d'un terrore -da cui cercava invano schivarsi. -</p> - -<p> -«Ebbene, signori miei» diss'egli con tuono da cui trapelavano tutti -e tre tai sentimenti «che vol dire tal vostra condotta? Siete Turchi o -Cristiani, voi che in sì fatta guisa mettete le mani addosso a un membro -del clero? Sapete voi che cosa sia il <i>manus imponere in servos Domini</i>? -Deste il sacco alle mie valigie, stracciaste un camice di sontuoso pizzo, degno -d'un cardinale! Se vi scontravate in tutto altro ecclesiastico, certamente -non l'avreste passata così, e vi sareste udito intonare il terribile <i>Excommunico -vos</i>. Ma io sono indulgente, e se mandate liberi i miei confratelli -che m'accompagnavano, se mi restituite i miei palafreni e i miei fardelli, -se inviate subitamente cento <i>corone</i> di buona moneta d'argento al priorato -di Jorvaulx onde vi sian celebrate messe giusta la vostra intenzione, e se -finalmente fate voto per ispirito contrito di non mangiar salvaggina da qui -a Pentecoste, può essere che non si parli più di questa vostra scappata.» -</p> - -<p> -«Venerabile Priore» si fe' a dire il condottier degli arcieri «sarei -inconsolabile se credessi che qualcuno della mia gente avesse usato con -voi modi da meritare i paterni vostri rimproveri.» -</p> - -<p> -«Sì: hanno usato bei modi!» riprese la parola il Priore, cui infuse -quel coraggio che non avea dianzi il tuono di mansuetudine assunto da -Locksley. «Que' bei modi che non s'userebbero verso un cane da pagliaio -non dirò verso un Cristiano, e molto meno sacerdote, non parlo -poi verso un priore di Jorvaulx! Scorgo là fra voi un imbriaco, profano -<i>menestrello</i>, di nome <i>Allan-Dale</i>, vero <i>nebulo quidam</i>, che mi -ha minacciato di pena corporea, e persin di morte, se non pago tosto -quattrocento <i>corone</i> di riscatto, non contentandosi di tutte le mie bagaglie, -delle quali s'è impadronito, e delle catenelle d'oro e degli anelli, di cui -non potrei sull'istante apprezzare il valore. Lascio da parte una infinità -d'altre dilicate suppellettili, che le ruvide mani di costui m'hanno scipate, -tali sono la mia scatoletta de' confetti, e le mie mollettine d'argento.» -</p> - -<p> -«Mi sembra impossibile che Allan-Dale siasi comportato in tal guisa -con un personaggio sì venerabile» soggiunse in seriissimo tuono Locksley. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_296">[296]</span> -</p> - -<p> -«Però la cosa è tanto vera quant'è vero il vangelo di san Nicodemo. -Vi dirò di più: ha giurato, e coi più orribili giuramenti, che se io non -gli pagava le quattrocento corone, m'avrebbe fatto appiccare al più alto -fra gli alberi della foresta.» -</p> - -<p> -«L'ha egli giurato, reverendo priore? Ohi quand'è così, vi consiglio -cedere alla sua inchiesta; perchè conosco Allan-Dale, non è uomo -da mancare a quanto ha promesso.» -</p> - -<p> -«Voi avete voglia di scherzare» disse il Priore attonito, e facendo -nonostante sforzi per ridere «Ah! Ah! Ah! Amo anch'io al pari di -voi un onesto celiare, ma quando poi la celia è durata tutta la notte, -mi pare che la mattina un uomo possa riprendere la sua serietà.» -</p> - -<p> -«Dunque vi dico con tutta la serietà del più grave fra i confessori, -che vi fa di mestieri sborsarne un buon riscatto, reverendo Priore. Altrimenti -converrà che il vostro convento pensi ad una nuova elezione, perchè -non vi vede più.» -</p> - -<p> -«E ho da credervi cristiani se ardite usar tal linguaggio con un -magnate di Santa Madre Chiesa?» -</p> - -<p> -«Se dovete crederci cristiani! Sicuramente; e abbiam modo di provarci -tali. Olà! Si chiami tosto il nostro cappellano, affinchè citi al venerabile -Priore alcun testo che confermi il mio assunto.» -</p> - -<p> -L'eremita, tuttavia avvinazzato, avea imbracciata con sì bel garbo la -cocolla, che lasciava vedere in parte il suo giustacuor verde, e fattosi innanzi, -e chiamando il meglio che potè in soccorso la sua primitiva erudizione -sì disse: «Rispettaci Priore, <i>Deus salvam faciat benignitatem -vestram</i>! Voi siete il ben venuto delle nostre foreste.» -</p> - -<p> -«Che razza di divozione profana è mai questa?» sclamò il Priore. -«Amico mio, se veramente appartenete al Clero, sarebbe per voi miglior -opera l'indicarmi il modo di sciogliermi da quest'intrico, che star -lì dinanzi a me facendo gesti e smorfie quai piuttosto si converrebbero -ad un cantambanco.» -</p> - -<p> -«Il modo di sciogliervi!... In verità, più che ci penso, non ne -vedo fuor d'uno. Oggi per noi è la festa di sant'Andrea, e facciamo la -colletta delle decime.» -</p> - -<p> -«Spero ch'ella non cadrà sul clero, fratello carissimo!» -</p> - -<p> -«Sul clero come su i laici; perciò vi soggiungo, reverendo Priore: -<i>Facite vobis amicos de Mammone iniquitatis</i>; è questa l'unica via di -spacciarvi.» -</p> - -<p> -«Su via! vedo che siete cacciatori» provò questo nuovo espediente -il Priore «e debbe essere per voi un motivo di più ad usarmi cortesia; -perchè son cacciatore ancor io, nè la cedo ad alcun della vostra brigata -nel dar fiato ad un corno da caccia.» -</p> - -<p> -«A lui tosto un corno da caccia!» gridò Locksley «affinchè ei -possa fornirne prove di sua abilità.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_297">[297]</span> -</p> - -<p> -Dopo il qual cenno un arciere presentò il chiesto strumento al Priore, -che nel modo di sonarlo si sarebbe meritati elogi da qualunque cacciatore -normanno. Ma Locksley crollò il capo. -</p> - -<p> -«Non è tal sonata che pagherà il riscatto per voi, ser Priore. Queste -note puzzano d'oltremare; e vedo esser voi uno di quelli che sformano -le vere ariette da caccia inglesi col vestirle di forestieri ornamenti, -motivo onde vi toccherà pagare cinquanta <i>corone</i> di più per vostra liberazione.» -</p> - -<p> -«Siete ben difficile da contentare» soggiunse con tuono indispettito -il Priore; «ma spero trovarvi più ragionevole al proposito del riscatto. -Veniam dunque alle corte. Che pretendete voi per lasciarmi andare -ove m'aggrada, e senza essere accompagnato da un distaccamento -delle vostre guardie?» -</p> - -<p> -«Non mi parrebbe cosa mal fatta» disse in disparte un tenente al -condottier della banda «che diffinissero, il riscatto del Priore l'Ebreo, -l'Ebreo quel del Priore.» -</p> - -<p> -«L'idea è matta anzichè no» rispose Locksley; «pur non manca -di vaghezza e l'accetto. Fa venire l'Ebreo.» -</p> - -<p> -Giunto appena Isacco: «Tirati innanzi, Ebreo» gli disse Locksley; -«osserva questo reverendo padre Aymer, priore della ricca abbazia di Jorvaulx, -e dinne quale riscatto ne potremmo pretendere. Tu conosci, ne -son certo, le rendite del suo convento.» -</p> - -<p> -«Sì veramente:» rispose il Giudeo; «ho letto più d'un negozio -con que' buoni padri; che mi hanno venduto orzo, lane e frumento. -Oh! ell'è una ricca abbazia, e vi si bevono vini più squisiti che altrove. -Vorrei io avere tanta rendita, e vedreste qual sontuoso riscatto v'offerirei!» -</p> - -<p> -«Maladetto Giudeo!» sclamò il Priore «niuno sa meglio di te come -la nostra santa comunità sia indebitata per...» -</p> - -<p> -«Per aver l'anno scorso» continuò l'altro «empiute le cantine del -convento di vini di Guascogna i più scelti; ma questa per le signorie vostre -era una misera bagattella.» -</p> - -<p> -«Cane d'un infedele! Ei vorrebbe dare ad intendere che la nostra -santa comunità non ha debiti, se non se per aver comperato un po' di -vino che abbiamo ottenuta la permissione di bere <i>ad necessitatem et propter -frigius depellendum.</i> Un ribaldo circonciso bestemmia la Santa Chiesa -e v'hanno da essere cristiani che lo ascoltano senza punirlo!» -</p> - -<p> -«Tutte queste dicerie sono inutili» soggiunse Locksley «Isacco, -pronunzia tu qual riscatto potremmo, senza volerlo scorticare, pretendere -dal reverendo Priore.» -</p> - -<p> -«Io dico che può pagare seicento <i>corone</i> alle onorevoli vostre signorie, -e che non quindi starà ben comodamente seduto nel suo scanno -abbaziale, sia in coro, sia nel refettorio.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_298">[298]</span> -</p> - -<p> -«Seicento <i>corone</i>!» replicò gravemente il duce degli arcieri. «Ebbene, -Ebreo! lo dicesti. Mi contento. Avete inteso, ser Priore? Seicento -<i>corone</i>! Tal è il nostro giudizio. Salomone non ne avrebbe, cred'io, profferito -un migliore.» -</p> - -<p> -«Voi delirate, padroni garbati» disse il Priore; «e dove volete che -io possa rinvenire tal somma? Quand'anche avrò venduto il crocifisso e -i candellieri d'argento dell'altar maggiore, non sarò arrivato a metterne -insieme la metà. Poi converrà in qualunque modo ch'io mi trasferisca -a Jorvaulx, e vi lasci due dei miei preti in ostaggio.» -</p> - -<p> -«In vece, ser Priore, faremo il contrario: manderete i vostri due -preti a cercare questo riscatto a Jorvaulx, e terremo in deposito voi, tanto -che tornino col danaro. In tale intervallo, non temete che vi manchino -buon vino e salvaggina; anzi, poichè amate la caccia, ci verrete in nostra -compagnia, e vi faremo vedere molta varietà di paesi.» -</p> - -<p> -«O se meglio v'accomodasse» soggiunse Isacco sollecito di conciliarsi -la buona grazia del capitano degli arcieri «manderò io a cercare le -seicento corone, purchè il reverendo padre mi faccia fine per altrettanta -somma ne' conti di debito che ho col convento.» -</p> - -<p> -«Ti farà la tua ricevuta, o Isacco, tel promettiamo» disse tosto -Locksley. «Colla stessa occasione procaccerai il suo riscatto ed il tuo.» -</p> - -<p> -La voce <i>tuo</i> tornò a far impallidire l'Ebreo. «Il mio! rispettabili -signori? non vi dissi già quant'io sia povero? Non ho più che rovina e -disperazione dinanzi agli occhi. Quando vi avessi pagato cinquanta <i>corone</i>, -non mi rimarrebbe altra via di campare che un bordone da mendicante.» -</p> - -<p> -«Ciò è di quanto il Priore giudicherà» riprese a dire Locksley. -«Che ne pensate voi, padre Aymer? L'Ebreo è egli in istato di pagare -un buon riscatto?» -</p> - -<p> -«S'egli è in istato! Che cosa te ne pare, Isacco d'York? Egli è -ricco, sappiatelo, da poter riscattare le dieci tribù d'Israel, che furono -ridotte in servitù dagli Assirii. Di persona non lo conosco gran fatto, -ma il nostro cellerario e il nostro tesoriere ebbero seco lui parecchi negozi, -e la sua casa d'York, a quanto ognuno vocifera, ringorga tanto -d'oro e d'argento, ch'ella è una vera infamia per un paese cristiano. -Ogni buon cattolico è scandalezzato al vedere come venga sofferto che -tai sanguisughe s'impinguino, a furia d'avanie e d'usure, delle sostanze -di tutti i cittadini, e persino di quelle della Santa Madre Chiesa.» -</p> - -<p> -«Non si lasci così scaldar dallo sdegno la Reverenza vostra priorale» -Isacco soggiunse «e rammenti ch'io non costringo nessuno a ricevere il -mio danaro. Se qualche persona batte per chiederne in prestito alla mia -porta, sia principe o priore, cavaliere o prete, laico o uom del clero, usa -con me tutt'altri modi: <i>Mio caro Isacco, mi presterete voi tal servigio? -Abbandonerete un amico nella disgrazia? Sarò puntuale al termine -<span class="pagenum" id="Page_299">[299]</span> -convenuto</i>. Ma quando poi questo termine arriva: <i>Cane d'Ebreo! che -tutte le piaghe dell'Egitto vengano addosso alla maladetta tua schiatta</i>! -e ne regalano di quante imprecazioni son le più acconce ad ammutinar -la plebaglia contro di uno sfortunato popolo di stranieri.» -</p> - -<p> -«Priore» allora disse Locksley «comunque ebreo, qui poi non ha -tanto torto. Orsù, concludiamo! Pronunziate, senza volerlo rovinare, il -suo riscatto come egli ha pronunziato il vostro.» -</p> - -<p> -«Non ci vuol veramente che un <i>famosus latro</i>, vocabolo di cui vi -darò la spiegazione a tempo e luogo» soggiunse Aymer «un <i>famosus -latro</i>, per valersi d'egual peso e misura verso un prelato cristiano e verso -un circonciso infedele. Ma poichè pretendete ch'io ponga prezzo alla libertà -di questo sgraziato, non tacerò come sareste ingiusti con voi medesimi -se lo mandaste libero a minor prezzo di mille corone.» -</p> - -<p> -«Bellissima sentenza! bellissima sentenza!» sclamarono a coro gli -arcieri. «Il Cristiano dà a divedere la sua superiorità sull'Ebreo; e ne -tratta con maggiore generosità.» -</p> - -<p> -«Dio de' miei padri!» gridò Isacco. «Volete voi dunque ridurre -alla mendicità il più sfortunato degli uomini? Ieri ho perduta la mia -figlia, e oggi mi farete perdere ogni modo di vivere!» -</p> - -<p> -«Se tu non hai figli» replicò Aymer «tanto meno hai bisogno di -essere ricco.» -</p> - -<p> -«Oimè, ser Priore, le vostre leggi<a class="tag" id="tag47" href="#note47">[47]</a> non vi permettono di sapere -quanta ne sia cara la nostra prole! O Rebecca, figlia della mia diletta Rachele! -se ciascuna foglia di quest'albero fosse uno zecchino, e se tutti -questi zecchini m'appartenessero<a class="tag" id="tag48" href="#note48">[48]</a>, sagrificherei di buon cuore tale immenso -tesoro per sapere che divenne di te in sì funesta giornata.» -</p> - -<p> -«Tua figlia!» prese la parola un degli arcieri. «Non portava -ella un velo di seta ricamato d'argento?» -</p> - -<p> -«Sì» rispose con forza il vegliardo, che in quell'istante non tremava -più di paura, ma d'impazienza. «Sì, quella. Oh possano tutte le -celesti benedizioni diffondersi sul tuo capo; puoi tu dirmi che divenuto -sia di mia figlia?» -</p> - -<p> -«Senza dubbio ella era la persona, che l'orgoglioso Templario si -portava via ieri sera allorquando s'apria varco per mezzo alle nostre -file. Io aveva fatto volto al mio arco per iscoccargli una freccia, ma -non osai lanciarla per tema di ferire quella giovinetta che mettea disperate -grida.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_300">[300]</span> -</p> - -<p> -«Oh avesse piaciuto a Dio che più fermo in quell'istante fosse stato -il tuo braccio, a costo pur anche di trapassarle il seno! Vorrei piuttosto -credere ch'ella giace entro la tomba de' padri miei, che saperla in poter -di quel barbaro, di quel dissoluto Templario. Ichobad, Schobad! è offuscata -la gloria della tua casa!» -</p> - -<p> -«Amici miei» soggiunse Locksley; «questo vecchio, lo vedo, non è -che un Ebreo, ma il suo dolore mi commove. Vien qui, Isacco. Negozia -a buoni patti con noi. Dimmi: il pagamento di mille corone pel tuo -riscatto ti lascia veramente sprovveduto d'ogni sostanza?» -</p> - -<p> -Simile interrogazione mossa all'Ebreo in un istante in cui l'amor -paterno faceva guerra a quello ch'egli avea pel danaro, lo privò di quella -solita prontezza d'animo, a tal che rispose pressochè senza accorgersene: -«Sprovveduto del tutto, no.» -</p> - -<p> -«Ebbene! non faremo conti tanto rigorosi con te. Sfornito di danaro, -lo strappar tua figlia dalle branche di un Templario ti sarebbe cosa altrettanto -impossibile, quanto atterrare un daino con una freccia spuntata. Ne -pagherai dunque lo stesso riscatto che abbiamo chiesto al Priore, anzi ti -abboneremo cento <i>corone</i>, che io medesimo mi prenderò di meno nella -mia parte di bottino. Di fatto poi sarebbe uno scandalo mettere ad egual -prezzo la testa d'un Ebreo e quella d'un prelato Cristiano. Questa, non -v'ha dubbio, dee valer più dell'altra. Così ti rimangono cinquecento corone -per negoziare il riscatto della tua figlia. I Templarii amano lo splendore -degli zecchini d'oro non meno di quello che mandano due occhi -anche bellissimi. Però non perdere tempo a far sonare il metallo alle orecchie -di Bois-Guilbert innanzi che peggio accada a tua figlia. Tu la troverai, -giusta quel che mi dissero le nostre velette, nella commenda di -Templestowe. Convenite voi nel mio parere, o colleghi?» -</p> - -<p> -Qualunque fosse il partito posto da quel condottiero, era sempre -partito vinto per acclamazione. Laonde Isacco, liberato da una metà -de' suoi timori nell'udir viva la propria figlia, si confortò colla speranza -di riaverla; e giubilante per sapere ridotto alla metà il riscatto -che paventava dover pagare, si prostrò ai piedi dell'umano capobanda, -e fregandone colla barba i calzari gli prese il lembo del giustacuor verde -per imprimervi un bacio. -</p> - -<p> -Fattosi alcuni passi addietro Locksley, gettò uno sguardo di disdegno -sopra l'Israelita: «Alzati, Ebreo, alzati, sono Inglese, nè amo questi -contrassegni di servile rispetto, soliti a praticarsi nell'Oriente. Gli è al -cospetto di Dio che devi piegare il ginocchio, non dinanzi ad un miserabile -peccatore qual io mi sono.» -</p> - -<p> -«Sì Ebreo» in questa soggiunse Aymer «prosternati dinanzi a Dio -che figurano in questa terra i ministri de' suoi altari. Chi sa, che un -pentimento sincero, unito ad una convenevole donazione a favore della -cassa di san Roberto, non ti ottenga da Dio misericordia e grazia così -<span class="pagenum" id="Page_301">[301]</span> -per te come per tua figlia Rebecca? La vidi alla <i>posta d'armi</i> d'Ashby -e prendo parte alle sventure di questa giovane, perchè mi sembrò bella -e ben fatta; ho qualche prevalenza sull'animo di Brian di Bois-Guilbert, -e una mia raccomandazione presso di lui non ti sarebbe inutile, se tu -sapessi meritartela.» -</p> - -<p> -«Oimè! oimè!» sclamò l'Ebreo: «la mano dell'oppressore si -solleva d'ogni banda contro di me. Son fra le mani dell'Assirio e dell'Egiziano.» -</p> - -<p> -«E qual vorresti miglior destino alla maladetta tua schiatta» continuò -il Priore; «poichè dissero le Sante Scritture: <i>Verbum Domini -projecerunt et sapientia nulla est in eis</i>, che te lo spiegherò in volgare. -Non fecero conto della parola del Signore, ed ogni saggezza gli -abbandonò, e vien dopo il <i>propterea dabo mulieres eorum exteris,</i> darò -le loro femmine agli stranieri, e lo straniero nel caso nostro è il Templario; -<i>et thesauros eorum haeredibus alienis</i>, e le lor ricchezze ad altri -eredi.<a class="tag" id="tag49" href="#note49">[49]</a>» -</p> - -<p> -Isacco mandò un profondo sospiro, si torse le mani e ricadde nello -stato suo di cordoglio e di disperazione. -</p> - -<p> -Allora Locksley trasse in disparte l'Israelita: «Isacco, pensa bene ai -tuoi casi. Se vuoi accettare un parere da me, procurati un amico in questo -Priore. Quanto è vanaglorioso, altrettanto è avaro, perchè le sue prodigalità -fanno che i danari sien sempre pochi per lui. A te non è difficile -il contentarlo; perchè non creder poi, ch'io presti fede a questa tua povertà, -ed abbimi per meglio istrutto che non pensi de' tuoi affari. Mi è -nota sin quella tale cassa di ferro ove tieni i sacchetti d'argento. Sì. Ti -immagini forse che io non sappia di quella gran pietra che sta sotto -un pomo del tuo giardino di York, quella che fa da coperchio ad una -picciola scala, d'onde si scende ad un sotterraneo arcato?..... -So tutto.» -</p> - -<p> -A tai detti l'Ebreo divenne pallido come la morte. -</p> - -<p> -«No, no: non temer nulla per parte mia,» proseguì l'arciere «ma -ci conosciamo ch'è lungo tempo. — Dimmi. Ti ricordi tu d'un arciere -infermo, che tua figlia riscattò dai ferri, che custodì nella tua casa a -York sintantochè lo avesse risanato compiutamente, ed al quale nel licenziarlo -tu donasti una moneta d'oro? Benchè usuraio, tu non impiegasti -mai meglio il tuo danaro, perchè, non fosse altro, questa moneta d'oro -ti ha risparmiate cinquecento corone quest'oggi.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_302">[302]</span> -</p> - -<p> -«Ah! siete voi quel tale» soggiunse l'Ebreo «che chiamavano in -allora Diccon Bendbow? Mi parea bene conoscere la vostra voce.» -</p> - -<p> -«Sono appunto Bendbow Locksley, ed ho ancora un altro nome.» -</p> - -<p> -«Però, generoso Bendbow, siete in errore al proposito del sotterraneo -arcato. Quant'è vero che vivo, non racchiude se non alcune vecchie -mercanzie, che spartirò con voi di buon grado. Cento aune circa di -panno verde di Lincoln, buono da far giustacuori alla vostra gente, un -centinaio di bastoni di tasso di Spagna ad uso d'archi, e altrettante corde -di seta, rotonde, eguali e di prima qualità; le quali cose vi spedirò -in compenso delle buone intenzioni che avete manifestate a mio riguardo; -ma, onesto Bendbow, posso fidarmi che custodirete fedelmente il segreto -intorno al sotterraneo arcato?» -</p> - -<p> -«Fedelmente quanto potrebbe conservarlo un sepolcro; e ti dico -anzi la verità: mi duole, e sinceramente mi duole della disgrazia accaduta -a tua figlia. Ma ora non posso fare nulla a suo pro. Templestowe non è -tal caccia, ove arrivino le nostre frecce. Se fossi stato prima informato -del ratto di questa giovane, avrei potuto avvisare ai modi per liberarla, -ma adesso non ti rimangono che gli espedienti della politica. Vuoi tu -ch'io m'incarichi di negoziare per te col Priore?» -</p> - -<p> -«Per l'amor del cielo, buon Bendbow! soccorretemi a ricuperare -questo frutto delle mie viscere.» -</p> - -<p> -«Mi metto dunque all'opera per te, ma bada che la tua avarizia -non venga ad attraversarmi il lavoro.» -</p> - -<p> -Detto questo, lasciò l'Ebreo, che nondimeno lo seguitò come la propria -ombra. -</p> - -<p> -«Priore Aymer» disse il capo «seguitemi un istante sotto questo -albero. — Mi hanno detto, ser Priore, che il vino e i sorrisi della beltà -vi piacciono anche più di quanto converrebbe forse all'abito di cui vestite; -ma ciò non mi spetta nè poco nè assai. M'han detto ancora che un -paio di buoni cani da caccia, un bel palafreno, una borsa onestamente -piena son cose per voi stuzzicanti. Ma niuno si è mai avvisato rimprocciarvi -un sol atto d'oppressione o di crudeltà. Premesso ciò, vedete qui -il nostro Isacco, che vorrebbe farvisi aggradevole, e contribuire ai vostri -diletti, offerendovi un sacchetto di cento marchi d'argento, e colla speranza -poi che presso l'amico vostro, il Templario, vi faceste intercessore -affinchè gli fosse restituita la figlia.» -</p> - -<p> -«Sana, salva, intatta qual era allorquando mi fu involata» aggiunse -l'Ebreo; «altrimenti è nullo il contratto,» -</p> - -<p> -«Silenzio, Isacco, o pianto lì i tuoi interessi! Che dite dunque intorno -alla mia proposta, priore Aymer?» -</p> - -<p> -«Ella è di tal natura che merita di essere presa in esame. Poichè -se per una parte è opera buona quella che mi proponete, per l'altra -poi dovendo essa tornare a vantaggio d'un Ebreo, la mia coscienza ripugna. -<span class="pagenum" id="Page_303">[303]</span> -Non di meno, quando l'Israelita volesse aggiugnere altri venti marchi, -che gioverebbero alla costruzione del nostro dormitorio, mi farei meno -scrupolo nell'aiutarlo a ricuperare la figlia.» -</p> - -<p> -«Non saranno... zitto, Isacco! Non saranno venti marchi, abbiano -poi da servire pel dormitorio o per un paio di candellieri da altare, -non saranno, dico, venti marchi che ci faranno rompere il negozio.» -</p> - -<p> -«Ma pensate dunque, buon Diccon Bendbow,» interruppe l'Ebreo, -«a che....» -</p> - -<p> -«Ma buon Ebreo, o per meglio dire buona bestia, buono scarafaggio» -sclamò Locksley perdendo la pazienza «metti tu dunque in bilancia venti -miserabili marchi d'argento col tuo onore, colla vita della tua figlia? -Vivadio! se ardisci profferir più una parola, non passano tre giorni ch'io -ti spoglio di quanto possedi su questa terra.» -</p> - -<p> -Chinò gli occhi Isacco, e divenne muto. -</p> - -<p> -«Ma qual mallevadore avrommi di quanto or promettete?» soggiunse -il Priore. -</p> - -<p> -«Il migliore fra i mallevadori possibili» rispose Locksley «l'interesse -medesimo dell'Ebreo. Perchè se mai la vostra mediazione giugnesse -a tornarlo in poter di sua figlia, nè vi pagasse fino all'ultimo soldo la -somma pattuita, giuro per sant'Uberto, me ne dovrebbe render tale -conto da augurarsi d'aver pagato venti volte di più.» -</p> - -<p> -«Ebbene, Ebreo» disse Aymer «poichè è deciso ch'io mi frammetta -in questa bisogna, dammi il tuo calamaio e la penna... No, -aspetta. Vorrei piuttosto far un digiuno di ventiquattro ore, che valermi -della penna d'un Giudeo. Dove però trovarne un'altra?» -</p> - -<p> -«Semprechè vostra Reverenza non abbia scrupolo di valersi almeno -del calamaio dell'Ebreo, quanto alla penna, mi assumo io provvederla.» -</p> - -<p> -E in dir ciò diè volto all'arco, e scoccò una freccia contro un'oca -salvatica, antiguardo d'una falange di sue compagne che peregrinavano -alle lontane e solitarie paludi di Holdarness, la quale passava allora per -di sopra il capo a Locksley. L'augello cadde trafitto a' piedi dell'arciere. -</p> - -<p> -«Tenete, Priore» disse Locksley «eccovi quanto è d'uopo a fornir -di penne d'ora ad un secolo tutti i monaci di Jorvaulx, già non si danno -spesso la briga di scrivere le loro cronache.» -</p> - -<p> -Aymer si assise e preparò a tutto suo agio la lettera per Brian di -Bois-Guilbert. Dopo averla indi accuratamente suggellata, la consegnò all'Ebreo. -«Tieni. Ecco il tuo passaporto per condurti a Templestowe; -vorrei sperare che tal lettera giovasse a farti restituire la figlia, se però -la domandi ne' convenevoli modi, perchè non devi ignorare come il buon -cavaliere di Bois-Guilbert appartenga ad una confraternita, che non fa -mai nulla per nulla.» -</p> - -<p> -«Adesso, o Priore» soggiunse Locksley «non vi tratterrò più, -se non se il tempo necessario a far la vostra ricevuta all'Ebreo per le -<span class="pagenum" id="Page_304">[304]</span> -seicento <i>corone</i>, prezzo pattuito del vostro riscatto. Accetto Isacco -per mio banchiere, e se mai giugnesse a mia saputa, che moveste allo -stesso Isacco la menoma obbiezione sulla validità di tale ricapito, che dovrà -aversi come danaro nel saldare i suoi conti, giuro per santa Maria; -che metto fuoco al convento di Jorvaulx, dovessi quindi essere appiccato -dieci anni più presto.» -</p> - -<p> -Veramente il Priore nel far tale ricevuta non mise tutta quella buona -grazia con cui si prestò a scrivere la lettera per Bois-Guilbert. Ma, neppur -volendo, gli sarebbe stato possibile esimersi, nè dal trasmettere ad -Isacco questa confessione di una somma pagata per riscattarlo, nè dal -comprendere nella stessa confessione l'obbligo di dar credito del danaro -a chi il danaro somministrava. -</p> - -<p> -«Ora» soggiunse Aymer «vi domanderò la restituzione delle mie -mule e del mio palafreno, degli anelli, delle catene, de' gioielli, in somma -di tutte le cose che mi toglieste; e vi chiederò parimente che lasciate liberi -i due reverendi confratelli che m'accompagnavano. Voi vedete che -il mio riscatto è pagato.» -</p> - -<p> -«I reverendi vostri confratelli, ser Priore, potranno seguirvi dovunque -andiate, e il trattenerli sarebbe ingiustizia. Così vi saranno restituite le -mule ed il palafreno; e vi forniremo ancora il danaro necessario per trasferirvi -a York; perchè sarebbe atto crudele il togliervi i modi da continuare -il vostro cammino; ma quanto agli anelli, ai gioielli, alle vesti preziose, -dovete sapere aver noi una coscienza assai timorata per non volere -compromettere un uom rispettabile, che si ha siccome morto a tutte quante -le vanità della terra, per non volerlo, dissi, compromettere alla tentazione -di contravvenire alle regole del proprio ordine col portare ornamenti -mondani.» -</p> - -<p> -«Pensate bene a quel che fate, signori miei, prima di mettere -profane mani su i beni della Chiesa. Vengono questi annoverati <i>inter res -sacras</i>, e voi non sapete i pericoli cui si cimenta un laico sol che osi -toccarli.» -</p> - -<p> -Allora entrò in campo l'eremita: «Ciò non v'affanni, reverendo -Priore; m'assumo io questo carico.» -</p> - -<p> -«Amico, o piuttosto nemico» gli rispose il Priore cui niente garbava -un tal modo di toglier di mezzo gli scrupoli «se veramente appartenete -a qualche ordine religioso, vi consiglio pensar piuttosto al conto -che dovrete rendere al vostro giudice ecclesiastico sulla parte presa a tutto -quanto è accaduto quest'oggi.» -</p> - -<p> -«Fratello Priore» replicò l'eremita «bisogna che sappiate com'io -spetti ad una piccola diocesi, della quale sono ad un tempo il giudice -ecclesiastico; laonde non mi prendo del vescovo d'York maggior briga di -quanta me ne diano il priore di Jorvaulx e tutto il suo rispettabil convento.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_305">[305]</span> -</p> - -<p> -«Gli è d'uopo conchiudere» disse il Priore, guardando in cagnesco -quel suo collega salvatico «che voi siate un di coloro, i quali avendo -ricevuti gli ordini sacri, senza esservi stato chiamato dal Signore, profanano -la santità del lor ministero, e mettono in pericolo le anime di coloro -cui si arrogano fare da guide: <i>lapides pro pane condonantes iis</i>, -dando loro sassi per pane, come sta scritto nella Vulgata.» -</p> - -<p> -«Se non fosse stato d'uopo che di latino a spaccarmi il cranio, vi -giuro che non avrebbe durato sì lungo tempo» rispose l'eremita, «ma -io sostengo dinanzi a voi che lo spacciare preti orgogliosi e mondani della -vostra sorte da tutte queste vanità d'anelli e gemme, è atto altrettanto -legittimo quanto il fu quello degli Ebrei, allorchè s'impadronirono delle -suppellettili degli Egiziani.» -</p> - -<p> -«Tu non sei che un cherico da strada» sclamò adirato il Priore: -«<i>Excommunicabo vos</i>.» -</p> - -<p> -«Sei tu il ladro e l'eretico» replicò non indignato men l'eremita. -«Credi tu che alla presenza de' miei parrocchiani mi inghiottirò come -zucchero l'affronto da te osato contro di me, tuo reverendo confratello? -<i>Ossa ejus perfringam</i>. Ti fracasserò le ossa, <i>come sta scritto nella Vulgata</i>.» -</p> - -<p> -«Olà!» esclamò Locksley. «È egli forse convenevole, che due rispettabili -individui del clero vengano a tali estremi? Sia tra voi la pace, -o fratelli! Priore, se non avete bene accomodate le cose dell'anima vostra, -non provocate oltre il nostro cappellano. E tu, eremita, lascia partire -in santa pace il reverendo padre in Dio, com'uomo che ha già pagato -il suo riscatto.» -</p> - -<p> -Gli arcieri pervennero a separare i due antagonisti, i quali durarono -ancor qualche tempo ingiuriandosi in cattivo latino, che il Priore sciorinava -con maggiore facilità, e l'eremita con maggior veemenza. Finalmente -Aymer s'avvide come rimettea della propria dignità nell'attaccar -lite con un cappellano di scorridori; ed essendo arrivati i due frati che lo -accompagnavano, partì da quella adunanza con minor pompa e in foggia -più apostolica, che non quando vi capitò. -</p> - -<p> -Non mancava altro se non se chiedere all'Ebreo le cauzioni necessarie -ad assicurare il pagamento ch'egli avea promesso di eseguire così pel proprio -come pel riscatto del Priore, al qual fine il primo mise un vaglia, -munito del suo sigillo e della sua sottoscrizione, e tratto sopra altro ebreo -d'York, che a chi 'l trasmettea doveva sborsare mille <i>corone</i>, e consegnare -diverse merci specificate nel vaglia medesimo. -</p> - -<p> -«Il mio fratello» sospirando, egli disse «ha le chiavi de' miei magazzini.» -</p> - -<p> -«Anche quella del sotterraneo arcato?» gli soggiunse all'orecchio -Locksley. -</p> - -<p> -«Dio me ne guardi!» rispose Isacco. «Io credea che questo segreto -fosse noto a me unicamente.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_306">[306]</span> -</p> - -<p> -«Se nol sanno altri fuori di me, sei sicuro» soggiunse Locksley; -«la qual cosa è sì vera com'è vero che questo pezzo di carta equivale al -valore indicatovi sopra. Ma Isacco! a che stai ora pensando? Il dolore di -dovere pagare mille corone ti fa dimenticare forse d'essere padre, di avere -pericolante una figlia?» -</p> - -<p> -A tal considerazione l'Ebreo fe' un mezzo salto. «No, Diccon, no, -Bendbow, parto subito. Addio, uomo, che non posso dir buono, nè voglio, -nè debbo chiamare cattivo.» -</p> - -<p> -Questo capobanda nondimeno nol lasciò andar via senza dargli prima -un ultimo avvertimento. «Mostrati liberale nelle offerte, Isacco, e non -risparmiare la borsa quando è in rischio la sicurezza della tua prole. Pensa -bene che una parte di danaro risparmiata mal a proposito in sì fatto negozio -potrebbe fruttarti in appresso tormenti spaventevoli, tormenti più -orridi, che se lo stesso danaro fatto fondere avesse ad esserti versato -lungo il canal della gola.» -</p> - -<p> -Isacco non gli rispose che mandando un profondo gemito, e si mise -in istrada accompagnato da due arcieri che dovevano essergli guide e scorte -fino all'uscita del bosco. -</p> - -<p> -Il cavalier Nero, stato testimone non affatto indifferente di tutte le -cose accadute, si fe' innanzi allora per congedarsi a sua volta da Locksley, -nè potè starsi dal manifestargli la propria maraviglia per aver veduto serbarsi -tanto ordine e tanta subordinazione fra individui che aveano scosso -il freno delle ordinarie leggi della società. -</p> - -<p> -«Un cattivo albero produce talor buoni frutti, ser cavaliere, e qualche -cosa di bene si trova anche fra i mali da attribuirsi alla malvagità dei -tempi. In mezzo agli uomini, che cattive circostanze hanno spinti a questo -genere di vita, non v'ha dubbio, illegale, avvene molti desiderosi di -vedere una tal quale moderazione accompagnata alla licenza. Avvene pur -di quelli che si dolgono in proprio cuore di dover continuare nella licenza -medesima.» -</p> - -<p> -«E credo di parlare con un di questi ultimi.» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere, tutt'uomo ha un segreto che gli appartiene. Non -vi chiesi il vostro. Sofferite ch'io serbi il mio. Voi potete far sopra di -me tai conghietture che più v'aggrada. Io posso far le conghietture che -più m'aggrada sopra di voi. E forse, nè le vostre nè le mie frecce, aggiungono -al segno.» -</p> - -<p> -«Perdonatemi, prode arciere, il vostro rimprovero è giusto; ma può -accadere che ci rivediamo in ora di non avere più segreti l'uno al cospetto -dell'altro. Finchè arrivi un tale istante, voglio sperare che ci separiam -quali amici.» -</p> - -<p> -«Eccovene in pegno questa mia mano; mano d'un vero Inglese, -benchè sia la mano d'un proscritto.» -</p> - -<p> -«Ed eccovi in contraccambio la mia. La riguardo onorata dall'atto -<span class="pagenum" id="Page_307">[307]</span> -di toccare la vostra. Perchè ogn'uomo che fa il bene, quantunque fornito -di potere illimitato per commettere il male, merita lode non tanto -per le cose buone da lui operate, quanto per le triste da cui si astenne. -Addio, prode arciere.» -</p> - -<p> -Così si disgiunsero in perfetto accordo scambievole; e il cavaliere -<i>dal Catenaccio</i> salito sul sontuoso suo corridore prese la strada che conduceva -fuori della foresta. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_308">[308]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Egli è un serpe, ti dissi, anzi feconda</p> -<p class="i01">«Sempre di novi capi, idra ferale,</p> -<p class="i01">«Che in tutto loco, in tutt'ora vegg'io</p> -<p class="i01">«In me rizzarli. Il mio terror comprendi?</p> -<p class="i12"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Celebravasi una magnifica festa nel castello d'York, a cui il principe -Giovanni aveva invitati i nobili, i prelati ed i capi, sul soccorso de' quali, -affidavasi per mandare a termine i suoi ambiziosi divisamenti. Waldemar -Fitzurse, negoziatore politico di questo principe, ed uomo in tali faccende -abilissimo, s'adoperava segretamente ad eccitare negli animi delle persone -convenute ivi quel grado di coraggio, di cui ciascuna di esse abbisognava -per chiarire pubblicamente i propri sentimenti. Ella era cosa troppo essenziale -al buon successo della congiura collegare insieme il coraggio intraprendente -e cieco, benchè brutale di Frondeboeuf, l'ardimento e la -vivacità di Bracy, la sagacità, la perizia, ed il valor rinomato di Brian di -Bois-Guilbert. Intanto che di questi imprecavano la lontananza senza conoscerne -le cagioni, così Giovanni d'Angiò come il suo consigliere, non -ardivano, privi d'essi, calare affatto visiera. Mancava parimenti l'ebreo -Isacco e, quindi si dileguavano le speranze d'ottenere una somma ragguardevole, -ch'ei dovea somministrare sotto condizioni già pattuite. E in -una congiuntura sì ardua, la mancanza di danaro poteva metterli nel -massimo degl'impacci. -</p> - -<p> -Nella mattina successiva alla distruzione di Torquilstone, si diffuse -per tutta la città di York una vaga voce, che Bracy, Bois-Guilbert, Frondeboeuf, -fossero stati fatti prigionieri od uccisi da uomini Sassoni. Waldemar, -annunziando al principe Giovanni sì fatta notizia, aggiunse come -ei la temesse tanto più vera, che non gli erano ignoti, nè il disegno venuto -in costoro d'impadronirsi di Cedric il Sassone e del suo seguito, -nè qual poca scorta a tal fine avessero condotta con sè i macchinatori -dell'attentato. Attentato che in tutt'altra occasione il principe Giovanni -avrebbe avuto per una leggiadrissima frascheria, ma tal frascheria in questo -istante ne sconcertava i divisamenti e rompea le fila che si erano tese; -onde proruppe in invettive contra l'insolenza di coloro che tanto aveano -arbitrato; li chiamò infrangitori delle leggi, perturbatori dell'ordine pubblico, -aggressori delle individuali proprietà, prese in somma la cosa di -quel tuono che ad un re Alfredo sarebbesi addetto. -</p> - -<p> -«Scellerati privi d'ogni principio d'onore!» esclamò. «Se mai -divenissi re d'Inghilterra, farei appiccare tutti questi scorridori dinanzi -ai ponti levatoi delle loro castella.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_309">[309]</span> -</p> - -<p> -«Ma per arrivare ad esser re d'Inghilterra,» rispose freddamente -l'Architophel di Giovanni «vi è duopo non solo sopportar in pace gli -sregolamenti di cotesti scorridori privi d'ogni principio d'onore, ma ben -anche conceder loro la vostra protezione ad onta dello zelo lodevole onde -vi date ora a divedere tenerissimo di quelle leggi, che costoro hanno l'abito -di violare. E che sarebbe ora di noi, se i Sassoni avessero posta in -atto la vostra visione di appiccare i nobili Normanni rimpetto a' ponti -levatoi delle loro castella? E, vivadio! Cedric il Sassone è uomo abbastanza -ardito perchè tale idea possa essergli capitata alla mente. Non v'è -ignoto quanto rischiosa impresa diverrebbe per noi l'avventurare un passo -senza essere sicuri che ne sostenessero Frondeboeuf, il Templario e Bracy, -e intanto ci siamo innoltrati in guisa, che il tornare addietro non ne -presenta minori pericoli.» -</p> - -<p> -Il principe Giovanni si battè con atto d'impazienza la fronte, e trascorse -a gran passi quell'appartamento. -</p> - -<p> -«Gli sciagurati!» esclamò «i perfidi! i traditori! abbandonarmi -in un momento sì rilevante!» -</p> - -<p> -«Dite piuttosto i pazzi, gl'insensati, che badano a tali follie, quando -è il momento di pensare ad affari più rilevanti!» -</p> - -<p> -«Ma che ne resta dunque ad operare?» disse il principe arrestandosi -d'improvviso dinanzi a Waldemar. -</p> - -<p> -«Null'altro che eseguire le cose da me preordinate. Non venni io -già ad annunziare alla Grazia vostra una sventura, senza prima avere -avvisato agli espedienti per ripararla.» -</p> - -<p> -«Tu se' il mio buon angelo, o Waldemar, e forte io d'un cancelliere -tuo pari nel mio consiglio, il regno di Giovanni non può che divenire -celebre ne' nostri annali. Ma quali sono gli espedienti che dici aver -presi?» -</p> - -<p> -«Ho ordinato a Luigi Winkelbrand, luogotenente di Bracy, che dia -il segnale di montare a cavallo, e dispiegando bandiera, parta immantinente -co' suoi alla volta del castello di Frondeboeuf, a fine di operare -quanto può in difesa de' nostri amici.» -</p> - -<p> -Il principe Giovanni si fe' rosso per lo sdegno, simile a viziato fanciullo -che crede aver ricevuto un affronto. -</p> - -<p> -«Pel cospetto di Dio! Fitzurse, stimo il vostro ardimento in assumervi -l'impunità di dar tali ordini. Come? in una città ove trovasi il -vostro principe, far sonare l'allarme, far dispiegar la bandiera senza -averne ricevuto un suo cenno?» -</p> - -<p> -«Vi chiedo le mille volte perdono» rispose Fitzurse maledicendo in -suo cuore la stolta vanità di un tale padrone «ma in circostanze tanto -stringenti, quando il ritardo d'un minuto potea divenire fatale, ho creduto -mi fosse lecito l'arbitrare sopra cosa da cui dipendono i vostri interessi -i più cari.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_310">[310]</span> -</p> - -<p> -«Vi perdono, Waldemar» disse il principe gravemente; «la buona -intenzione fa scusa della temerità di cotal vostra sollecitudine. Ma, vivadio! -vedete chi ne arriva! Bracy egli stesso, e in un aggiustamento affatto -stravagante.» -</p> - -<p> -Egli era di fatto Bracy, nel cui volto acceso leggeasi la fatica d'uomo -che avea sostenuta una corsa di galoppo, coperto di polvere e di sudore, -e coll'armatura infranta e insanguinata, onde non era dubbio ch'ei non -avesse partecipato ad un ostinato combattimento. Spacciatosi dell'elmo, -lo mise sopra una tavola, e tacque per un'istante qual chi ha bisogno -di prender fiato. -</p> - -<p> -«Ebbene, o Bracy» disse il principe; «che vuol dir ciò? Parlate, -ve lo comando. I Sassoni han ribellato?» -</p> - -<p> -«Parlate adunque, Bracy» soggiunse, quasi nel medesimo tempo -che il suo padrone, Fitzurse. «Una volta avevate l'usanza di essere uomo. -Ov'è il Templario? Che cosa è accaduto di Frondeboeuf?» -</p> - -<p> -«Il Templario è fuggito» rispose Bracy «quanto a Frondeboeuf, -più nol vedrete. Egli ha trovato luminoso sepolcro sotto le ardenti rovine -del suo castello medesimo, e credo essere io il solo fuggito per arrecarvene -la notizia.» -</p> - -<p> -«Voi parlate di rovine ardenti e di incendio con tuono molto tranquillo» -soggiunse Fitzurse. -</p> - -<p> -«Nè v'ho ancor detto il peggio» Bracy replicò. Indi accostandosi -al principe Giovanni, gli disse abbassando la voce, e in aria di mistero: -«Riccardo è in Inghilterra, l'ho veduto, gli ho parlato io medesimo.» -</p> - -<p> -«Voi sognate, o Bracy» disse Fitzurse «una tal cosa è impossibile.» -</p> - -<p> -«Nondimeno è vera, gli ho parlato io, vi ripeto, son fatto suo -prigioniero.» -</p> - -<p> -«Prigioniero di Riccardo Plantageneto?» -</p> - -<p> -«Di Riccardo Plantageneto, di Riccardo Cuor-di-Leone, di Riccardo -d'Inghilterra!» -</p> - -<p> -«Egli è dunque capo di una forza militare?» -</p> - -<p> -«No, Fitzurse, ei non aveva con seco se non se alcuni arcieri, specie -di scorridori che nè manco lo conoscevano. Egli si accompagnò ad essi -per impadronirsi di Torquilstone.» -</p> - -<p> -«Ravviso a questo sol tratto Riccardo» disse allora Waldemar; -«l'impresa è degna d'un vero cavaliere errante, che corre ventura, che -vuol riportarne buon successo, aiutato sol dalla forza del proprio braccio -a guisa d'un Amadigi, d'un Galaor, intantochè trascura gli affari -del proprio regno e l'interesse della propria salvezza. E che divisate -dunque di fare, o Bracy?» -</p> - -<p> -«Io! Gli offersi il mio servigio, ma mi rispose che non si fidava di -me. M'accingo a partire per Hall congiuntamente alla mia compagnia -franca. Giunto colà, noleggerò un naviglio che mi trasporti in terra di -<span class="pagenum" id="Page_311">[311]</span> -Francia. E voi, Waldemar, abbandonerete voi la politica? prenderete la -lancia e lo scudo, verrete a partecipar meco della buona o della cattiva -fortuna che il cielo mi serba?» -</p> - -<p> -«Son troppo vecchio, o Maurizio; ed ho una figlia che non m'è -lecito l'abbandonare.» -</p> - -<p> -«Datela a me in isposa, o Waldemar, e col soccorso di Dio e della -mia spada la manterrò in un grado degno di lei.» -</p> - -<p> -«No, no;» disse Fitzurse: «io mi riparerò nella chiesa di san -Pietro di questa città e vi troverò un asilo. L'arcivescovo mi ha giurato -fede e amicizia.» -</p> - -<p> -Nel durare di sì fatto colloquio, il Principe rinveniva a poco a poco -dallo stato di stupore, in cui tratto avealo tale notizia sì poco aspettata; -laonde udì quanto bastava i discorsi di questi due cortegiani. -</p> - -<p> -«Costoro si stolgono da me» dicea fra sè stesso. «Non sono eglino -più congiunti alla mia persona di quanto il sia una foglia secca allorchè -soffia il vento d'autunno. Per l'inferno! non saprò io trovare vigore in me -stesso ancorchè m'abbandonino questi vigliacchi?» E mentre ei meditava -tai cose, la sua fisonomia si compose ad espressione sinistra e diabolica; -finalmente interruppe in sì fatta guisa i loro discorsi. -</p> - -<p> -«Ah! ah! ah! per gli occhi della Madonna, o signori! Ammiro la -vostra prudenza, il vostro senno, e soprattutto il vostro coraggio, che -sagrificate in un medesimo tempo ricchezze, onori e piaceri; che vi ritraete -dal giuoco quando un bell'ardimento può darvelo vinto.» -</p> - -<p> -«Non comprendo, o signore, le vostre idee» disse Bracy. «Appena -sia noto il ritorno di Riccardo, non gli mancherà un esercito sotto i suoi -ordini, e allora, quale speranza rimane per noi? Piuttosto, o Principe, -vi do per consiglio ritirarvi in Francia, o vero ricorrere alla protezione -della Regina madre.» -</p> - -<p> -«Io non temo nulla in quanto spetta alla sicurezza mia personale» -rispose con altero tuono Giovanni. «Un solo accento detto da me a mio -fratello basta ad assicurarmela. Ma benchè io vi trovi tanto ben preparati -ad abbandonarmi, così voi ser di Bracy, come anche voi, ser Fitzurse, -non avrei caro di vedere i vostri capi collocati sulla porta di Clifford. Perchè -vi immaginate forse, o Waldemar, che lo scaltrito arcivescovo non -vi lasciasse arrestare fin sui gradini dell'altare, se sapesse di poter fare a -tal costo la pace sua con Riccardo? E voi, Bracy, dimenticate forse che -Roberto d'Estouteville, postosi a capo di tutte le sue forze vi chiude la -strada di Hull, e che il conte di Essex mette in armi quanti ha vassalli? Se -avevamo qualche ragione di temere questi due capi prima del ritorno di -Riccardo, quanto più dobbiamo poi paventarli oggi giorno! Dubitate forse -della parte cui si atterrebbero? D'Estouteville solo è forte a bastanza per -tagliare a pezzi tutta la vostra compagnia franca.» -</p> - -<p> -Fitzurse e Bracy si guardarono l'un l'altro con fisonomia scompigliata. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_312">[312]</span> -</p> - -<p> -«Non è aperta che una sola via al salvamento di tutti» continuò -Giovanni aggrottando le ciglia, e in tuon truce; «colui che ne è cagion -d'atterrire, suol viaggiar solo. Fa d'uopo corrergli incontro.» -</p> - -<p> -«Non sarò quell'io» sclamò vivamente Bracy; «mi ha fatto suo -prigioniere; mi ha usato grazia; non sarà ch'io tocchi una piuma del suo -cimiero!» -</p> - -<p> -«E chi vi commette di farlo?» rispose il Principe con alterezza. -«Vorrei vedere in voi l'audacia di dire ch'io ho comandata la morte di -mio fratello. No: ad un evento, basterebbe anche la prigionia. Poco ne -rileva ch'ei sia prigioniero piuttosto nell'Austria o nell'Inghilterra; le cose -non rimarrebbero quindi che nello stato in cui erano, allorquando ordimmo -il divisamento della nostra impresa. Ella fondavasi sulla speranza, che -Riccardo rimarrebbe dimenticato in un carcere dell'Alemagna. Che grave -disordine! Nostro zio non morì egli prigione nel castello di Cardiffe?» -</p> - -<p> -«Gli è vero» rispose Waldemar «ma Enrico, il padre vostro, stava -sul proprio trono, più sicuro di quanto possiate sperare esserlo voi. Sostengo -non trovarsi miglior carceriere del beccamorti. Non vi è torre -tanto ben guardata quanto lo è nelle chiese l'arcato sotterraneo d'una -sepoltura.» -</p> - -<p> -«Carcere o sepoltura!» disse Bracy. «Io me ne lavo le mani, nè -mai mi frammetterò in tale bisogna.» -</p> - -<p> -«Furfante!» sclamò il Principe corrucciato. «Avresti forse idea di -tradirne?» -</p> - -<p> -«Non ho mai tradito nessuno» rispose con alterezza Bracy «nè son -io quegli cui possa appropriarsi il predicato di furfante.» -</p> - -<p> -«Non vi riscaldate tanto, ser cavaliere» si fece a dire Fitzurse; «e -voi, Principe, condonate gli scrupoli del prode Bracy; spero che giugnerò -a dissiparli.» -</p> - -<p> -«Ciò è quanto supera le forze della vostra eloquenza, ser Fitzurse» -replicò il cavaliere. -</p> - -<p> -«Mio caro Maurizio!» così riprese il discorso quel cortegiano avveduto. -«Non vi lasciate trasportare a guisa di corridore sfrenato, e meditate -meglio lo stato delle cose. Non è egli vero, che ventiquattro ore -fa, il vostro desiderio più ardente era quello di venir corpo a corpo a -cimento con Riccardo, se vi fosse riuscito scontrarvi in lui nel mezzo di -una mischia? Non vi ho inteso ripetere cento volte la stessa cosa?» -</p> - -<p> -«Egli è vero, ma in que' termini in cui voi medesimo vi esprimete, -corpo a corpo, tra le file d'una battaglia. Non m'avrete mai udito desiderare -di assalirlo solo, a tradimento, nel mezzo d'una foresta.» -</p> - -<p> -«Non siete vero cavaliere, se tale scrupolo vi trattiene. Ove fu, -chiegg'io che Lancilotto del Lago e ser Tristano acquistarono tanta fama? -Ne' campi forse? No. Assalendo formidabili nemici in fondo a boscaglie, -fra luoghi sconosciuti e deserti.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_313">[313]</span> -</p> - -<p> -«Ma vi sto io mallevadore che nè Tristano nè Lancilotto, non -erano tai buone lancie o tai buone spade qual è Riccardo. Poi non mi -farete mai credere che avessero l'uso di mettersi a capo d'una compagnia -per affrontare un sol cavaliere.» -</p> - -<p> -«Voi siete pazzo, o Bracy. L'impresa che vi proponiamo è una vera -obbligazione per voi. Non siete forse assoldato al principe Giovanni qual -condottiero di una compagnia franca? La vostra spada non è consacrata -a servirlo? Conoscete il nemico che ne mette in timore, e scrupoleggiate -quando stanno in pericolo la sorte del vostro padrone, la vita e l'onore -di tutti i vostri colleghi?» -</p> - -<p> -«Vi ripeto che il mio viver è dono sol di Riccardo;» rispose con -tuono fermo e risoluto Bracy. «Gli è vero che ricusò i miei servigi, che -mi comanda anzi di allontanarmi dalla sua presenza; laonde non ho obbligati -a lui nè i miei omaggi nè la mia fede. Nondimeno non solleverò -mai il braccio contro di esso.» -</p> - -<p> -«Nè tanto è necessario. Inviate solamente Luigi Winkelbrand e venti -de' vostri armigeri sotto di lui.» -</p> - -<p> -«Per imprese di tal natura non vi mancano masnadieri. Un solo -de' miei soldati non vi prenderà parte.» -</p> - -<p> -«Siete adunque tanto ostinato, o Bracy?» soggiunse il principe Giovanni. -«M'abbandonerete voi dopo tante proteste fattemi di zelo e d'affetto?» -</p> - -<p> -«No principe: vi presterò quanti servigi onorevoli possono dipendere da -un cavaliere, sia ne' tornei, sia ne' campi; ma tali spedizioni da strada maestra -non mi s'aspettano, nè entrano poco o assai nel novero de' miei doveri.» -</p> - -<p> -«Avvicinatevi, Waldemar,» disse Giovanni. «Non sono io un principe -sfortunato? Mio padre Enrico, sì, aveva servi fedeli. Appena ebb'egli -pronunziate alcune lagnanze contro un fazioso ecclesiastico, il sangue di -Tommaso Becket, benchè fosse un santo, fu versato sui gradini medesimi -dell'altare. Tracy, Briton, Morville, prodi e leali sudditi! Il vostro coraggio -intraprendente è spento col vostro nome, e benchè Reginaldo Fitzurse -abbia lasciato un figlio, questi non ha ereditato nè la prodezza -nè la fedeltà di suo padre<a class="tag" id="tag50" href="#note50">[50]</a>.» -</p> - -<p> -«Ei le ereditò entrambe» rispose Waldemar Fitzurse; «e poichè -Bracy ricusa incaricarsi di tale spedizione, me l'assumerò io medesimo. Il -mio genitore comperò ben cara la fama d'uomo affezionato al suo sovrano; -pur la prova di fedeltà da esso data ad Enrico, è poca cosa in -confronto di quella ch'io sono per somministrarvi; perchè vorrei piuttosto -dovere assalire tutti i santi del calendario, che alzar la mia lancia contra -Riccardo Cuor-di-Leone. Bracy, prendetevi voi la cura di far la guardia -<span class="pagenum" id="Page_314">[314]</span> -al vostro principe, e di inspirare sentimenti ver lui favorevoli a coloro che -si mostrano tuttora perplessi. Se vi giungono tai notizie quali mi confido -trasmettervi, nulla più si opporrà al buon successo de' nostri divisamenti.» -</p> - -<p> -Indi chiamato a sè un paggio: «Corri a casa mia» gli ordinò «e -dì al mio scudiere d'apprestar le mie armi. Che Whetherall, Thoresby -e i tre armigeri di Spyinghow s'accingano a seguirmi; il capo delle velette, -Ugo Bardon, stia presto a qualunque mio cenno. Addio, principe. -Confidiamci nella speranza di più felici momenti.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose uscì dell'appartamento. -</p> - -<p> -«Ei s'allestisce a far prigioniero mio fratello!» così appena fu partito -Waldemar, parlò a Bracy il Principe, non mostrandosi più commosso che -nol sarebbe stato se avesse veduta pericolante la vita d'un <i>franklin</i> Sassone. -«Spero ch'egli non oltrepasserà le mie intenzioni ed avrà, voglio crederlo, -verso la persona del mio caro Riccardo tutto il riguardo che gli è dovuto.» -</p> - -<p> -Bracy non gli rispose che con un sorriso. -</p> - -<p> -«Per gli occhi della Madonna!» disse Giovanni «gli ho dato espresso -comando di rispettarne la vita. Voi forse non avrete inteso, perchè in quel -momento stavamo entrambi ov'è il vano di quella finestra. Gli ho ordinato -ne' termini i più chiari e i meno equivoci di avere ogni cura alla salvezza -di Riccardo. Guai a lui! guai a lui, se osasse contravvenire!» -</p> - -<p> -«Credo che sarebbe ottima cosa» soggiunse Bracy «se cercassi -raggiugnerlo per fargli capir bene queste vostre intenzioni. Siccome non -ho inteso io un tal ordine, potrebb'essere che fosse sfuggito anche all'orecchio -di Waldemar.» -</p> - -<p> -«No, no» rispose impazientendosi il Principe, «son certo io che -m'ha inteso. Poi, ho bisogno di parlarvi d'altre cose. Datemi il vostro -braccio, Maurizio, mi trovo stanco.» -</p> - -<p> -In tal famigliare postura fecero alcuni giri su e giù per la sala, nel -qual intervallo il Principe coll'aria della più amichevole confidenza volgea -tale discorso a Bracy. -</p> - -<p> -«Che vi pare di questo Waldemar Fitzurse, mio caro Bracy? Egli -spera di diventare nostro cancelliere! Oh! ci penseremo ben bene prima -di confidare una carica sì rilevante ad un uomo che dà prove evidenti di -poco rispetto verso il nostro sangue. Voi vedeste con qual sollecitudine si -è assunta la spedizione contra Riccardo! Scommetterei che voi v'immaginate -d'aver perduto qualche cosa nella mia amicizia, perchè vi siete dispensato -da un così odievole incarico. Oh no, Maurizio! questa virtuosa -resistenza vostra non ha fatto che crescere la stima in cui vi tenea. Vi -sono certi affari, pei quali abbiamo bisogno di gente pronta a fare di -tutto; ma non son costoro che noi amiamo o stimiamo. Tal altro in vece, -che ricusa servirci in occasioni di sì fatta natura, da questo atto medesimo -acquista nuovi diritti alla nostra buona opinione e ai nostri favori. Il far -prigioniero mio fratello non è sì buon titolo a meritarsi l'alto grado di -<span class="pagenum" id="Page_315">[315]</span> -cancelliere, quanto lo è al bastone di gran maresciallo del regno il rifiuto -coraggioso e nobile di prestare opera a ciò. Meditate tai cose, o Bracy; e -andate fin d'ora a cominciare il novello servigio cui vi promovo.» -</p> - -<p> -«Tiranno incostante!» meditò fra sè stesso Bracy, nell'uscire dell'appartamento. -«Ben folle chi a te si fida! Questo grado di cancelliere, -promesso da tanto tempo, Dio vede a chi toccherà, se tu riesci nei tuoi -divisamenti. Ma il grado di gran maresciallo d'Inghilterra» aggiunse stendendo -la mano come per assumere il bastone, e sollevando alteramente -il capo «è certamente un premio che merita d'essere disputato.» -</p> - -<p> -Partito appena Bracy, il Principe ordinò gli venisse innanzi Ugo Bardon, -capo delle velette, degli esploratori e dei delatori, che comparve dopo -brevi istanti passati da Giovanni nel trascorrere con ineguali passi, e con -viso torbido e inquieto la sala. -</p> - -<p> -«Bardon» tal fu la prima inchiesta che il Principe gli fece. «Quali -cose volle da te Waldemar?» -</p> - -<p> -«Due uomini risoluti, che conoscano a perfezione tutti i boschi del -nord dell'Inghilterra, e che abbiano uso nel ravvisare le pedate recenti -d'un uomo a piedi o a cavallo.» -</p> - -<p> -«Glieli desti?» -</p> - -<p> -«La Grazia vostra può fidarsi in me. L'un d'essi è della contea di -Hexham, avvezzo a ormare in traccia de' masnadieri delle foreste di Tyne -e di Teviot; non vi è veltro che il superi nel seguir le tracce d'un daino -ferito. L'altro appartiene alla contea d'York, nè ha mai fatta una caccia -inutile nella selva di Sherwood. Da qui a Richmond non v'è una macchia, -una boscaglia, un gruppo d'alberi ch'ei non discerna.» -</p> - -<p> -«Ottimamente! Waldemar parte con essi?» -</p> - -<p> -«Sull'istante.» -</p> - -<p> -«Chi altri va con lui?» -</p> - -<p> -«Thowby, uomo d'un ardimento che non atterrisce di nulla, Whetherall -che per ferocia si meritò il soprannome di <i>Cuor di Bronzo</i>, e tre -armigeri del nord, che faceano parte della banda di Ralph Middleton, conosciuti -sotto il nome di <i>valorosi di Spyinghow</i>.» -</p> - -<p> -«A maraviglia!» rispose il Principe, poi dopo un istante di silenzio -aggiunse «Bardon, l'interesse del mio servigio vuole che tu spii con massima -accuratezza ogni andamento di Maurizio di Bracy, ma bada ch'egli -non se ne avveda. Gli è necessario che tu sappia minutamente quali persone -egli vede, con chi parla, quello che dice, quello che fa, poi a quando -a quando me ne darai conto. Non mancare a tal pratica della quale ti -rendo mallevadore.» -</p> - -<p> -Bardon dopo fatto un rispettoso inchino si ritirò. -</p> - -<p> -«Se Maurizio mi tradisce, e la condotta ch'ei tiene mi fa temere di -ciò» disse rimasto solo il Principe Giovanni «il suo capo salterà all'aria, -quand'anche Riccardo fosse per dare a York la scalata.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_316">[316]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXIV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Di famelica tigre il fero artiglio,</p> -<p class="i02"> «O di pardo affrontar per la foresta</p> -<p class="i02"> «D'uom fora impresa, cui mancò il consiglio.</p> -<p class="i01">«Ma non sì stolta qual di chi all'infesta</p> -<p class="i02"> «Soglia del Fanatismo innoltra il piede,</p> -<p class="i02"> «E il mostro orrendo, se dormia, ridesta.</p> -<p class="i12"> <i>D'un anonimo.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Gli è tempo or che pensiamo ad Isacco d'York. Accompagnato da' due -uomini che quai scorte e guide gli aveva dati Locksley, e montato sulla -mula ch'ei tenea dalla liberalità di questo arciere, s'indirigeva alla volta -della commenda di Templestowe, col disegno di negoziare per la liberazione -della figlia. Tale commenda non era più d'una buona giornata di -cammino lontana dal castello di Torquilstone, or caduto in rovina; laonde -l'Ebreo sperava di arrivarvi innanzi la notte. Uscito della foresta, congedò -le sue guide, presentando ciascuna d'esse d'una moneta d'argento; poi -spronata la mula, continuò il viaggio con quanta sollecitudine il debile -stato delle sue forze gli permettea. Ma queste lo abbandonarono d'improvviso -quando gli mancavano ancora cinque miglia prima d'essere a -Templestowe; e i patimenti fisici ch'ei sopportava, essendo fatti anche -più acuti dall'ineffabile angoscia cui era in preda il suo animo, fu costretto -a fermarsi giunto ad una piccola città, ove stanziava un rabbino -ebreo, amico di lui, e famoso per possedere cognizioni nell'arte medica. -Nathan-Ben-Israel ricettò il proprio concittadino con quella ospitalità che -la legge divina comanda, e di cui gli Ebrei fanno grande uso scambievolmente. -Questi pertanto lo persuase a prender riposo, e gli amministrò quei -rimedii che allora si praticavano contra gli assalti delle febbri effimere, -qual era quella che lo spavento e gli affanni e i travagli aveano cagionata -ad Isacco. -</p> - -<p> -Alla domane il padre di Rebecca sentendosi meglio in forze, esternò -la deliberazione di abbandonare il letto, e di rimettersi in cammino; deliberazione -dalla quale procurava stoglierlo Nathan, e qual medico e quale -amico, facendogli osservare come ponesse a pericolo fin la vita coll'ostinarsi -in così fatto divisamento. -</p> - -<p> -«Mi è duopo stamane giugnere a Templestowe» rispose Isacco; -«e mi chiama colà un affare più premuroso della vita medesima.» -</p> - -<p> -«A Templestowe!» ripetè maravigliato Nathan. Indi dopo avergli -toccato il polso, per assicurarsi meglio come stesse quanto a salute, così -pensò fra sè medesimo: «Ei non ha più febbre; pur non di meno sembra -che il delirio ne padroneggi ancora lo spirito.» -</p> - -<p> -«E qual ragione m'impedirebbe di trasferirmi a Templestowe?» soggiunse -<span class="pagenum" id="Page_317">[317]</span> -Isacco. «Non m'è certamente ignoto come coloro che vi dimorano -facciano professione di vilipendere, di abborrire i figli della Terra Promessa; -ma voi sapete parimente che affari di traffico ci guidano talvolta -sin tra i soldati nazareni i più sitibondi di sangue, e ne costringono a visitare -le commende de' Templarii e degli Ospitalieri.» -</p> - -<p> -«So tutto questo; ma ignorate voi che Luca di Beaumanoir, capo -dell'ordine dei Templarii, e lor gran mastro, come costoro lo chiamano, -or trovasi egli medesimo a Templestowe?» -</p> - -<p> -«Mi giugne nuovo. Ben le ultime lettere ch'io ricevei da' nostri fratelli -di Parigi m'indicavano com'ei si trovasse colà per sollecitare da re -Filippo soccorsi contra sultan Saladino.» -</p> - -<p> -«È giunto in Inghilterra senza che lo aspettassero nemmeno quei del -suo Ordine, ed è giunto armato di vendetta, e col braccio sollevato per -castigare. Il suo sdegno è contra coloro che hanno mancato ai propri voti, -onde questi figli di Belial son, dicesi, nel massimo degli scompigli. Cotesto -Luca di Beaumanoir, l'avete voi mai veduto?» -</p> - -<p> -«No. Ho ben inteso dire ch'ei sia un uomo truce, pronto a mettere -a fuoco e sangue tutte le cose per ogni articolo della dottrina de' Nazareni; -ardente di feroce zelo contra i Saracini, come lo è nel perseguitare i nostri -fratelli.» -</p> - -<p> -«Tale, nè più nè meno, è il ritratto di costui. Cogli altri Templarii -almen v'è speranza che si lascino sedurre dall'adescamento de' piaceri, o -dalla sete del danaro, ma questo Beaumanoir è di tempera affatto diversa; -nemico d'ogni sensualità, sprezzatore delle ricchezze, ansioso di quella -ch'egli suol chiamare corona del martirio. Che il Dio d'Israele almeno la -mandi sollecitamente così a lui come a tutti i nostri persecutori! Gli è soprattutto -contra i figli di Giuda, che quest'uomo implacabile inferocisce. -Non men che la morte d'un Saracino ei riguarda siccome offerta gradevole -al Cielo il trucidamento d'un Ebreo. Esso ha diffuse mille calunnie -su la virtù de' nostri rimedii contra i mali che affliggono l'umanità; a suo -dire son questi altrettante invenzioni diaboliche. Possa il cielo confonderlo -e punirlo!» -</p> - -<p> -«Ad onta di quanto mi narrate fa di mestieri ch'io mi conduca a -Templestowe, dovesse quella casa divenire una fornace ardente per me.» -</p> - -<p> -Indi fe' palesi a Nathan i motivi di questo suo viaggio, ai quali prestò -sollecita attenzione il rabbino, e gli diè a comprendere quanto ne fosse -afflitto col lacerarsi le vesti giusta l'uso di sua nazione ed esclamando: -«Povera figlia! povera figlia! Sfortunata Sionne, e quando avrà fine la -cattività del tuo popolo?» -</p> - -<p> -«Voi vedete» soggiunse Isacco «se sia cosa rilevante o no per me -l'affrettarmi. Considero poi ancora che la presenza di Luca di Beaumanoir, -del capo dell'Ordine, potrebbe stogliere Brian di Bois-Guilbert dai -colpevoli suoi disegni ed indurlo finalmente a restituirmi la figlia.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_318">[318]</span> -</p> - -<p> -«Andate dunque» disse Nathan «ma usate grande prudenza; chè -la prudenza salvò Daniele nella fossa de' leoni ove il gettarono, e possa -questa tornarvi utile nell'impresa che or affrontate! Se però volete dar -retta ad un mio consiglio, evitate più che il potete la presenza di questo -Gran-Mastro, perchè così la mattina come la sera, non trova maggior soddisfazione -quanto nel dar contrassegni dell'odio suo contro di noi. Se vi -riuscisse aver particolare colloquio con Bois-Guilbert, chi sa nol persuadeste -più facilmente a restituirvi la vostra figlia? Perchè si vocifera non -essere troppa buona intelligenza fra gli esecrabili Nazareni di questa commenda. -Fosse pur vero, e la discordia ponendosi ne' conciliaboli di costoro, -ne affrettasse alfin la rovina! Ritornate poscia da me, come se fossi -vostro padre, e venite a raccontarmi tutto ciò che vi sarà accaduto. Mi -giova sperare che ricondurrete con voi Rebecca, la degna discepola di -quella saggia Miriam, le cui maravigliose cure furono calunniate dai Gentili, -siccome opere della negromanzia.» -</p> - -<p> -Isacco disse addio all'amico, nè tardò guari a trovarsi alle porte -della commenda di Templestowe. -</p> - -<p> -Questo soggiorno de' Templarii era situato in mezzo a magnifiche -praterie, delle quali la divozione di quella età avea fatto dono al lor Ordine. -Affortificata con tutta cura vedeasi la rocca, cautela non mai posta -in obblio da que' cavalieri, e che lo stato in cui trovavasi allor l'Inghilterra -rendeva più che mai necessaria. Due soldati, armati di labarde e vestiti -di nero, custodivano il ponte levatoio; intantochè altre guardie coperte -dello stesso abito funereo facean sentinella sui baluardi, somigliando -a spettri piuttosto che a gente d'armi. Tal foggia di vestire per gli armigeri -di grado inferiore era stata assunta dall'Ordine fin d'allora, che -alcuni falsi fratelli ammantatisi de' panni bianchi, quai li portavano i -cavalieri, e spacciatisi templarii nella Palestina, portarono colla cattiva -loro condotta disdoro all'intera corporazione. Osservavasi a quando a -quando un cavaliere che vestito di lunga tonaca bianca attraversava il cortile, -col capo chino verso il petto e tenendosi le mani incrocicchiate sopra -lo stomaco. S'egli incontrava alcuno de' suoi fratelli, lo salutava silenziosamente -e in tuono grave e solenne, perchè una fra le massime -dell'ordine, conforme al sacro testo si era: «Tu non eviterai il peccato, -se pronunzierai parole inutili, poi che la vita e la morte sono in poter -della lingua.» In somma sotto la severa vigilanza di Luca di Beaumanoir -parea che l'inesorabile rigore delle ascetiche instituzioni dell'ordine del -Tempio, avesse in quella commenda preso il luogo della licenza regnatavi -sì lungo tempo. -</p> - -<p> -Isacco s'arrestò un momento innanzi alla porta meditando ai modi -d'assicurarsi un'accoglienza, possibilmente la meno sfavorevole; perchè -non ignorava egli come il rinascente fanatismo dell'Ordine fosse da temersi -altrettanto per la sciagurata Israelitica schiatta, quanto il fu dianzi -<span class="pagenum" id="Page_319">[319]</span> -lo sregolamento che nello stesso Ordine si era introdotto; nè dissimulava -a sè stesso come l'intolleranza religiosa gli preparava pericoli anche maggiori -delle avanie cui per l'addietro la cupidigia di più d'un Templario -l'assoggettò. -</p> - -<p> -Luca di Beaumanoir in quel tempo si diportava lungo un picciol giardino, -situato nelle fortificazioni esterne della commenda, intertenendosi in -famigliare colloquio con un cavaliere dell'Ordine seco lui venuto di Palestina. -</p> - -<p> -Questo Gran-Mastro era avanzato molto in età, come il davano a -divedere la sua lunga barba grigia, e le folte sopracciglia, grigie esse pure, -che facean ombra a due occhi vivacissimi ad onta degli anni. Guerriero -formidabile e non men fanatico nella superstiziosa sua devozione, univa -nella propria fisonomia l'alterezza del coraggio, l'orgoglio della superstizione -e l'inflessibilità della intolleranza. Comunque le magre sue -guance presentasser l'impronta de' digiuni e delle astinenze, cui si condannava, -nondimeno in que' lineamenti leggeasi non so che di nobile -e di espressivo, vantaggio di fisonomia ch'ei dovea certamente all'alto -grado in cui stavasi; ond'era in continua corrispondenza coi principi -e colle teste coronate, e alla consuetudine della suprema autorità che -in conseguenza de' regolamenti dell'Ordine egli usava sopra tanti cavalieri -prodi e d'alto legnaggio a lui sottomessi. Altero e sublime era -l'andamento, nè il peso dell'età aveane curvata la maestosa statura. -Di bigello bianco portava il manto, succinto assai giusta le regole di san -Bernardo; alla destra spalla vedeasi cucita in rosso panno la croce ottangolare -dell'Ordine. Nè vaio nè ermellini ornavano tal vestimento; e solamente -in contemplazione della sua età avea la vesta di sotto foderata -di pelle d'agnello, fodera permessa dalle regole dell'Ordine, che poi -bandivano rigorosamente ogn'altra sorte di pellicce, arredi del massimo -lusso a que' giorni. Reggea colla mano l'abaco, che è quel baston di -comando, del quale vediamo spesse volte insigniti i Templarii nelle loro -effigie; e la cui estremità superiore va guernita d'un pomo piatto, che -porta impressa la croce dell'Ordine, inscritta ad un cerchio, o orio, -giusta i termini del blasone. Vestito nella stessa guisa scorgevasi il cavaliere -compagno del Gran-Mastro; ma il contegno rispettoso del secondo ben -additava come il vestire fosse il solo punto d'eguaglianza fra essi. Questo -commendatore, poichè tale erane il grado, non camminava a pari col -Gran-Mastro; e gli stava solamente da presso quanto bastava, perchè -l'altro potesse vederlo e parlargli senza essere costretto a volgere il capo. -</p> - -<p> -«Corrado» sì il Gran-Mastro diceagli «diletto compagno delle mie -fatiche e dei miei fatti d'armi, non siete che voi nel cui seno io possa -disacerbare le ambasce che mi tormentano; e alla sola vostra fedeltà emmi -dato di confidarle. Quante volte, dacchè son giunto in questo paese, io -mi sono augurato di dormire il sonno dei giusti! Fuorchè le tombe dei -nostri fratelli, sotto le grevi vôlte della metropolitana del Tempio, i miei -<span class="pagenum" id="Page_320">[320]</span> -occhi non videro in Inghilterra un solo oggetto su di cui fermarsi con -compiacenza. Valoroso Roberto di Rosse, degno William di Mareschal» -sclamava io fra me stesso in contemplando le immagini di questi prodi -eroi della Croce, scolpite sulla pietra che ne copre gli avanzi «aprite i vostri -sepolcri, e fate partecipe del riposo che ora gustate, un fratel vostro -ridotto a stremo, e che vorrebbe piuttosto dover affrontare centomila pagani -che rimanersi spettatore del fatale scadimento a cui è venuto il nostro -ordine.» -</p> - -<p> -«Pur troppo gli è vero» rispose Corrado Monfichet «la condotta -de' nostri fratelli è anche più irregolare in questo paese che non lo è nella -Francia.» -</p> - -<p> -«Perchè qui sono più ricchi» rispose il Gran-Mastro. «Usatemi -compatimento, o fratello, se vi sembrasse mai ch'io esaltassi troppo me -stesso. Voi conoscete la vita che ho condotta finora, dando l'esempio -della sommessione alle nostre regole, lottando contra demonii incarnati, -e qual si conviene a prode cavaliere, a buon religioso, battendo ovunque -l'ho incontrato il lione ruggente che s'aggira attorno di noi per divorarci, -come il beato san Bernardo ne ha fatto un dovere nel capitolo quarantacinquesimo -della nostra regola, <i>ut leo semper feriatur</i>. Ma pel santo Tempio! -per quello zelo che ha divorata la sostanza della mia vita, e fino i -miei nervi e il midollo delle mie ossa! fuor di voi e d'un picciolo numero -di fratelli, non ne trovo generalmente alcuno ch'io possa risolvermi a -stringere con questo santo nome al mio seno. Che prescrivono i nostri -statuti, e come ne adempiono quelli le prescrizioni? Essi non dovrebbero -portare alcun ornamento mondano, nè penne ai loro cimieri, nè speroni -d'oro; pure ov'è un cavaliere messo con tanto splendore, siccome i soldati -del Tempio che fecero voto di povertà? Ad essi è vietato il valersi -d'un volatile per far preda di un altro volatile, di cacciar coll'arco o -colla balestra le bestie selvagge, di sonare il corno, di correre dietro al -cervo; nondimeno qual avvi che oggidì posseda migliori falconi? qual -altro che segua con più ardore un daino per le foreste? quale più sperimentato -negli stratagemmi della caccia? Eglino non dovrebbero leggere -libri profani senza averne permissione del loro superiore; hanno l'obbligo -di estirpare la magia e l'eresia; e oimè! vengono in vece accusati -di studiare i segreti magici de' pagani saracini, e la maladetta cabala -dei detestabili Ebrei. È prescritta ad essi l'astinenza nè debbono -mangiar carne che tre volte la settimana, perchè tal nudrimento -intende alla corruttela del corpo; pur si vedono le mense loro imbandite -delle vivande le più delicate! Lor bevanda dovrebbe essere l'acqua, -ed è divenuto proverbio: <i>bevere come un Templario</i>! Questo giardino -medesimo carico d'alberi preziosi, e di piante esotiche tratte da climi -lontani, non s'addirebbe forse meglio allo <i>harem</i> d'un emir infedele che -a un convento, ove i religiosi cattolici non dovrebbero far crescere d'altre -<span class="pagenum" id="Page_321">[321]</span> -erbe se non se quelle necessarie al loro sostentamento? E piacesse al cielo, -o Corrado, che la licenza introdottasi nella monastica disciplina non andasse -più oltre! Voi sapete che ne è probito il ricevere fra le nostre mura -fin quelle sante donne, che in origine erano associate a noi siccome sorelle -del nostro Ordine, perchè, come sta scritto nel quarantesimosesto -capitolo delle regole de' Templarii, l'antico nemico del genere umano si è -giovato con buon successo della femminile brigata per distorre dal sentiero -del Paradiso anche i più ardenti nel batterlo. Che più! l'ultimo articolo -che è in tal qual modo la pietra del perfezionamento, ne proibisce persino -di dare un amplesso di puro affetto alle nostre madri, alle nostre sorelle -<i>ut omnium mulierum fugiantur oscula</i>. Ho rossore nel dirlo! Ho rossore -solo a pensarvi! Voi sapete che la corruttela ha invaso a guisa di torrente -il nostr'Ordine. Le anime de' nostri santi fondatori, i beati spiriti di Ugo di -Payen, di Goffredo di Saint-Omer, e di que' sette sant'uomini che convennero -i primi per consacrare al servigio del Tempio le proprie vite, non possono più -godere scevro di nubi l'eterno sereno della loro beatitudine. Io gli ho veduti, -o Corrado, fra le tenebre della notte, gli occhi loro si struggevano in pianti -su gli errori e i peccati de' comuni fratelli, e sull'obbrobrioso lusso in cui -vivono. Beaumanoir, mi dicevano, tu dormi! Ah ridestati! Le mura del -Tempio sono contaminate, un'infetta lebbra vi è penetrata entro. I soldati -della Croce che dovrebbero fuggire lo sguardo d'una donna come -l'occhio del basilisco, vivono apertamente fra le sozzure non solamente -con femmine di lor credenza, ma con quelle dei maladetti Pagani, e con -quelle degli Ebrei ancora più maladetti. Ridestati, Beaumanoir, vendica il -Tempio, e prendi la spada di Finea per punire i peccatori senza distinzione -di sesso. La visione scomparve, o Corrado, e nello svegliarmi io credeva -udir tuttavia lo strepito delle armature de' nostri fondatori, e vederne -i bianchi mantelli. Mi conformerò ai loro comandi. Purificherò il Tempio -e strapperò dalle sue mura le pietre che la corruttela ha imputridite.» -</p> - -<p> -«Ma ponete mente, venerabile Gran-Mastro» soggiunse Montfichet -«che il tempo e la consuetudine hanno dilatate le macchie che volete fare -sparire. Se per una parte è giusta e necessaria la riforma che voi bramate -introdurre, altrettanto fa mestieri di grande prudenza e di molta cautela -per metterle mano.» -</p> - -<p> -«No, Corrado, ella debb'essere subitanea e compiuta. Il destino del -nostro Ordine tocca al suo stremo. La pietà, il disinteresse de' nostri predecessori -ci valsero possenti amici; ed ora le nostre ricchezze, il nostro -lusso, il nostro orgoglio hanno sollevati contro di noi altrettanti nemici -non meno possenti. Gli è d'uopo rinunziare a queste ricchezze che sono -adescamento di perseguirci ai sovrani, a questo lusso ch'è uno scandalo -pe' Fedeli, a questo orgoglio affatto contrario alla cristiana umiltà; fa di -mestieri riprendere que' puri ed austeri costumi che furono l'edificazione -di tutta la Cristianità; altrimenti, fate attenzione a questi miei detti: -<span class="pagenum" id="Page_322">[322]</span> -l'ordine del Tempio sarà ben tosto distrutto, nè rammentato verranne il -nome se non se come le rovine degl'imperi che un giorno fiorirono.» -</p> - -<p> -«Possa il cielo stogliere da noi una tale calamità!» -</p> - -<p> -«<i>Amen</i>!» pronunziò con solenne tuono il Gran-Mastro «ma perchè -il Cielo ne aiuti in sì grave frangente, è d'uopo a noi renderci degni -del suo soccorso. Tenete per fermo, o Corrado, che nè le potenze del -Cielo, nè quelle della terra, possono tollerare gli sregolamenti dei nostri -fratelli. Io ne ho troppa certezza. Il terreno su di cui sorge l'edifizio -del nostro Ordine è già minato da tutte le parti, e quanto più aggiugniamo -alla grandezza sua temporale, tanto maggior peso gli aumentiamo -che ne affretterà la rovina. Ne fa mestieri tornare addietro, mostrarci -fedeli campioni della Croce, sacrificare a' suoi piedi non solamente la -nostra vita e il sangue nostro, ma i nostri desiderii, le passioni, i vizi, e -persino i nostri piaceri legittimi, gli agi e le naturali inclinazioni. Tutto -ciò che è permesso agli altri Fedeli, non lo è ai cavalieri del Tempio -egualmente.» -</p> - -<p> -In quell'istante medesimo entrò nel giardino uno scudiere coperto -d'un mantello logoro anzichè no, perchè gli aspiranti nel durare del lor -noviziato portavano per umiltà gli abiti dismessi dai cavalieri; il quale -scudiere, dopo avere profondamente salutato il Gran-Mastro, si tenne in -piedi dinanzi a lui, per aspettarne la permissione di rompere il silenzio, -e spiegargli i motivi che il conducevano. -</p> - -<p> -«Osservate quanto faccia più convenevole mostra di sè in oggi Damiano, -vestito umilmente e in rispettoso silenzio, che non giorni fa coperto -di ricchi e splendidi abiti, per cui somigliava ad un vero pappagallo. -Parla, Damiano, acconsento. Che vuoi tu dirmi?» -</p> - -<p> -«Nobile e reverendo Gran-Mastro, un Ebreo sta alla porta, e chiede -parlare al fratello Brian di Bois-Guilbert.» -</p> - -<p> -«Ben facesti ad avvisarmene. Quando vi siamo noi, un cavaliere -non è nulla più d'un semplice compagno, e dee condursi giusta la volontà -del suo superiore, non giusta la propria. Ne rileva assai l'indagare gli -andamenti di Bois-Guilbert» diss'egli a Corrado. -</p> - -<p> -«La fama lo divulga siccome prode e coraggioso» soggiunse l'altro. -</p> - -<p> -«E la fama non mentisce» riprese a dire il Gran-Mastro. «Gli è soltanto -in valore che non abbiamo tralignato dai predecessori, da quegl'illustri -eroi della Croce. Ma il fratello Brian entrò, cred'io, nel nostro -consorzio per capriccio e scontenti avuti nel mondo, da cui per questa -sola cagion si ritrasse; nè i voti ch'ei pronunziò furono figli di una vocazion -sincera. Egli sempre si mise a capo di coloro che bisbigliano, -che si querelano, che osano mostrarsi restii all'autorità del Gran-Mastro, -ponendo in obblivione che la nostra regola gli conferì il bastone e la verga; -il bastone a sostegno del debole, la verga a punizione del colpevole. Damiano, -conducete alla nostra presenza questo Giudeo.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_323">[323]</span> -</p> - -<p> -Dopo aver fatto un rispettoso saluto si ritirò l'aspirante, e di lì a -poco ricomparve seguito da Isacco d'York. Non mai schiavo tratto dinanzi -a possente principe si accostò a' piè del trono con maggiore spavento -e terrore quanto ne invase Isacco nell'avvicinarsi al Gran-Mastro. -Si arrestò qualche passo lontano da lui, e Beaumanoir, avendogli fatto cenno -d'avanzarsi ancora, gli si prostrò innanzi, baciando la terra in atto di reverenza, -e rialzatosi lentamente si tenne in piedi al suo cospetto colle braccia -incrocicchiate sullo stomaco, e col capo inclinato all'usanza degli schiavi -d'Oriente. -</p> - -<p> -«Ritirati, o Damiano» disse il Gran-Mastro, «e fa che quattro armigeri -sieno pronti ad eseguire i miei ordini ai primi segnali ch'io ne darò. Non -permettere ad alcuno, se non ne siamo usciti noi, l'accesso in giardino.» -</p> - -<p> -Essendosi ritirato Damiano: «Giudeo» disse Beaumanoir con alterissimo -tuono «ascoltami attentamente. Non mi appartiene il perdere gran -tempo e parole con chicchesia, molto meno con un tuo pari. Rispondi -adunque brevemente alle interrogazioni ch'io sono per farti, e soprattutto -abbi cura di non mentire, perchè se la tua lingua cerca ingannarmi, per -la santa Croce! farò strappartela.» -</p> - -<p> -L'Ebreo s'accigneva a rispondere, ma non gliene lasciò tempo il -Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«Zitto là, infedele! Non ti è lecito parlare al nostro cospetto se -non se per rispondere alle interrogazioni che ti moveremo. Che affari hai -tu col fratel nostro Brian di Bois-Guilbert?» -</p> - -<p> -Sorpreso da subitaneo terrore l'Ebreo, non sapea che rispondere. -S'ei raccontava con franchezza la storia delle cose accadutegli, poteva -essere tacciato d'uom che cercasse infamare l'ordine de' Templarii; operando -diversamente perdeva ogni speranza di ricuperare la figlia. Beaumanoir -s'avvide di quel mortale spavento, ma lo attribuì al rispetto che -egl'inspirava; onde si degnò rassicurarlo. -</p> - -<p> -«Rispondimi con coraggio, o Ebreo, tu non hai nulla di che spaventarti, -semprechè non ti studi a mascherarmi la verità. Ti domando -adunque per qual motivo brami vedere Brian di Bois-Guilbert.» -</p> - -<p> -«Col beneplacito del venerabile vostro Valore» rispose balbettando -Isacco «sono apportatore d'una lettera indiritta a questo prode cavaliere -dal rispettabile Aymer, priore di Jorvaulx.» -</p> - -<p> -«Nol dissi io che viviamo in tempi deplorabili?» si volse il Gran-Mastro -a Corrado. «Un priore dell'ordine di Citeaux scrive a un soldato -del Tempio, e per inviar la sua lettera non trova messo più convenevole -d'uno sciagurato Giudeo? Dammi quella lettera.» -</p> - -<p> -Con man tremebonda Isacco trasse la lettera dalle pieghe del berrettone, -entro cui per maggior sicurezza l'avea collocata, e stendendo la -mano e incurvando il corpo fece un passo avanti per presentarla al -Gran-Mastro. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_324">[324]</span> -</p> - -<p> -«Fatti addietro» l'altro rispose. «Non tocco gl'Infedeli che colla -punta della mia spada. Corrado, ricevete voi questa lettera, indi passatela -nelle mie mani.» Per tal modo Beaumanoir, avendo avuta la lettera -dalle mani del Commendatore, ne esaminò attentamente il soprascritto e -l'esterno, poi s'accinse a farne lettura. -</p> - -<p> -«Venerabile Gran-Mastro, romperete voi il suggello?» gli chiese -Corrado. -</p> - -<p> -«E perchè no? Non istà forse scritto al capitolo quarantesimosecondo -delle nostre regole, che nessun Templario riceverà lettere, neanco -dal suo padre medesimo, se non le comunica al Gran-Mastro, e se alla -presenza di lui non le legge?» -</p> - -<p> -Intanto che scorse affrettatamente la lettera, l'orrore e la sorpresa se -gli dipinsero in volto. La lesse più consideratamente una seconda volta, -e porgendola con una mano a Corrado, e percotendola leggermente coll'altra -sclamò: «Ecco qual leggiadra lettera scrive un Cristiano ad un -Cristiano, e tutti due questi Cristiani han fatto profession religiosa! -Quando verrai tu» esclamò sollevando gli occhi al cielo «a sceverare il -loglio dal buon grano?» -</p> - -<p> -Montfichet, presa la lettera dalle mani del superiore, si preparava a -trascorrerla cogli occhi. -</p> - -<p> -«Leggete ad alta voce, o Corrado» disse Beaumanoir. «E tu, o -Ebreo, porgi ben attento l'orecchio a tale lettura, perchè al proposito di -essa dovremo farti molte interrogazioni.» -</p> - -<p> -Corrado lesse la lettera, che era espressa ne' seguenti termini: -</p> - -<div class="blockquote"> -<p> -«Aymer, per la grazia di Dio priore del convento dell'ordine di Citeaux -di santa Maria di Jorvaulx, a ser Brian di Bois-Guilbert, cavaliere -del santo Ordine del Tempio, salute. Possiate voi godere d'una vigorosa -sanità e di tutti i favori, che l'amico Bacco e la vezzosa Venere -distribuiscono! Quanto a me, nell'atto di scrivervi, son fra le mani di -tali che non credono nè in Dio nè negli uomini, che hanno osato far -prigioniera la mia persona, e metterne a prezzo il riscatto. Da costoro -ho saputa la sventura di Frondeboeuf; e mi hanno parimente detto, -come voi siete fuggito in compagnia della bella maga ebrea, i cui neri -occhi vi hanno ammaliato. Mi congratulo vosco, poichè vi so in luogo -di sicurezza; ma vi consiglio a tener gli occhi aperti per quanto spetta -a tal seconda incantatrice d'Endor, perchè vengo avvisato, come il vostro -Gran-Mastro, che non darebbe una buccia di noce per tutte le pupille -nere del mondo, giugne dalla Normandia per togliervi tutte le voglie -di ridere, e correggere la gioconda vita che conducete. Ve ne avverto -dunque, affinchè vi trovi vigilante, come dice il santo Testo: <i>Inveniantur -vigilantes</i>. Il ricco Ebreo, padre della ridetta maga, avendomi chiesto -una lettera in favore della medesima, gli ho data la presente e vi -esorto ad accettare da lui una somma pel riscatto della sua figlia. Egli -<span class="pagenum" id="Page_325">[325]</span> -è in istato di pagarvi il modo onde procacciarvi cinquanta altre donne -con minor rischio, e spero ne godrò la mia parte quando ci troveremo -a gozzovigliare insieme da buoni fratelli, e a votare fiaschetti; perchè, -mi valgo sempre de' sacri testi: <i>Vinum laetificat cor hominis</i>; e altrove, -<i>Rex delectabitur pulchritudine tua</i>. -</p> - -<p> -«Addio, in espettazione di sì felice momento! Scritto nella tana dei -masnadieri, verso l'ora del mattutino. -</p> - -<p class="indr"> -<span class="smcap">Aymer</span>, <i>priore di Jorvaulx</i>.» -</p> - -<p> -«<i>P. S.</i> La vostra catenella d'oro non è rimasta in poter mio lungo -tempo. Gli è probabile che d'ora in poi adorni il collo di qualche bandito, -e ne penda il fischietto ond'ei si giova a radunare i colleghi.» -</p> -</div> - -<p> -«Che ne dite voi, o Corrado?» soggiunse il Gran-Mastro. «Una -tana di masnadieri! È il campo che a tal Priore si conviene. Maravigliate -ora se la mano di Dio s'aggrava sopra di noi, e se perdiamo palmo a -palmo il terreno contra gli infedeli di Terra Santa, poichè abbiamo tali -ecclesiastici qual è Aymer! Ma qual cosa intend'egli mai per questa seconda -incantatrice d'Endor?» aggiunse egli dopo aver tratto in disparte -Corrado. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-324a"></a> - <img src="images/ill-324a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Damiano, cacciate fuor della porta questo Giudeo, e abbia morte -se ardisse ricomparirvi.</i> pag. 326.</p> -</div> - -<p> -Corrado conoscea meglio del suo superiore il dialetto della galanteria -e forse ne avea fatto uso egli stesso. Comunque a tal proposito stesse la -cosa, certamente ei non mancò di dilucidare al Gran-Mastro come i passi -di lettera che lo teneva perplesso non fossero altro se non se modi di -dire usati fra i mondani allorchè favellano de' propri amori. Ma sì fatta -spiegazione non quadrava al superstizioso Beaumanoir. -</p> - -<p> -«Tal dialetto, o Corrado, nasconde maggiori cose di quante v'immaginate. -Ma voi siete troppo ingenuo e leale per leggere a fondo in questo -abisso d'iniquità. A me è noto, che la figlia d'Isacco d'York, di nome -Rebecca, è una discepola di quella Miriam di cui certo avrete inteso farsi -parola. Vedrete che l'Ebreo medesimo ne converrà.» Indi volgendosi verso -di esso: «Tua figlia è dunque prigioniera di Brian di Bois-Guilbert?» -gli diss'egli. -</p> - -<p> -«Sì, reverendo signore, e tutto ciò che un uom può offerire per -riscattarla...» -</p> - -<p> -«Silenzio! Non ti è permesso fuorchè il rispondermi. Tua figlia non -ha praticata l'arte di risanare gl'infermi?» -</p> - -<p> -«Sì, degno signore; ella ha prestate le proprie cure al ricco ed al -povero, al nobile ed allo schiavo, al Cristiano e all'Ebreo; nè v'ha fra -questi chi non benedica la virtù che è piaciuto al Ciel di concederle; potrete -rinvenir molti che vi attesteranno essere stati restituiti alla salute da -lei allorquando ogn'altro soccorso umano diveniva inutile a ciò; ma la -benedizione di Giacobbe posava sopra mia figlia.» -</p> - -<p> -Allora Beaumanoir si volse ver Montfichet. -</p> - -<p> -«Voi vedete, o Corrado» gli diss'egli, mettendo amaro sorriso. -<span class="pagenum" id="Page_326">[326]</span> -«quai son le insidie, che ne tende il nemico del genere umano. Tal è -l'adescamento onde s'impadronisce dell'anime. Ei concede un breve spazio -di vita sopra la terra, che vien cambiato contra l'eterna felicità. La nostra -santa regola ha ben ragione in dicendo: <i>Semper percutiatur leo vorans</i>.» -E appena profferito il testo, percosse la terra col bastone che era insegna -di sua dignità, intendendosi disfidare con tale atto le potenze d'abisso. -«Già non dubito» disse egli all'Ebreo «che la tua figlia non operi tai -cure maravigliose giovandosi di parole, talismani e misteri cabalistici.» -</p> - -<p> -«No, prode e reverendo cavaliere, ella non si giova che di balsami -forniti di grande virtù.» -</p> - -<p> -«E chi gliene diede il segreto?» -</p> - -<p> -«Una nobile donna di nostra nazione.» -</p> - -<p> -«Il suo nome» sclamò con enfasi il Gran-Mastro «il suo nome!» -</p> - -<p> -«Miriam» rispose Isacco tremando. -</p> - -<p> -«Miriam! esecrabile Ebreo» gridò Beaumanoir, «quell'abbominevole -strega, conosciuta per tale in ogni parte della Cristianità, il cui corpo -venne arso ad un palo, le cui ceneri il vento disperse! Voglio che accada -altrettanto a tutto il mio Ordine, se non sottometto ad eguale destino la -degna pupilla di questa strega! Ben io farò pentire costei d'aver gettati -sortilegi ed incanti sovra i soldati del Tempio. Damiano, cacciate fuor -della porta questo Giudeo, e abbia morte se ardisce ricomparirvi. Quanto -a sua figlia, noi ci comporteremo verso di lei, come il comandano le -cristiane leggi, e il grado eminente, ove il Cielo mi ha collocato.» -</p> - -<p> -Il povero Isacco fu immantinente scacciato senza che si volessero ascoltare -nè le preghiere sue nè le offerte. Non vide pertanto miglior cosa da -farsi che il ritornare alla casa del rabbino Nathan-Ben-Israel per consigliar -seco lui sul partito da prendere. Misero! che dopo avere paventato per -l'onore della propria figlia, or dovea tremare pe' giorni della medesima. -</p> - -<p> -Intanto il Gran-Mastro mandò al commendatore di Templestowe di -presentarsi dinanzi a lui. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_327">[327]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXV.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«D'impostura voi dite, si pasce il mio mestiero,</p> -<p class="i01">«Ma questa di chi vive è il pane giornaliero.</p> -<p class="i01">«I quattrini che accatta le dee la turba grama,</p> -<p class="i01">«Il cortigian gli onori, il merciaiuol la fama.</p> -<p class="i01">«Tai fè duci di schiere, e tai vesti dell'ostro.</p> -<p class="i01">«Abita nelle reggie, ma non rifugge il chiostro.</p> -<p class="i01">«Ovunque ti presenti, di trionfar secura,</p> -<p class="i01">«Arbitra sei del mondo, santissima Impostura.</p> -<p class="i01">«Chi di porgere incensi all'are tue non vago,</p> -<p class="i01">«Porta scolpita in volto del proprio cor l'imago,</p> -<p class="i01">«Gli sdegni tuoi paventi; che il suo destin men rio</p> -<p class="i01">«Fia rimaner sepolto ne' gorghi dell'obblio.</p> -<p class="i12"> <i>Antica Commedia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Alberto Malvoisin, presidente, o, per parlare col linguaggio dell'Ordine, -commendatore della fondazione de' Templarii a Templestowe, era fratello -di quel Filippo di Malvoisin, del quale più d'una volta parlammo, nè men -di questo collegato strettamente con Brian di Bois-Guilbert. -</p> - -<p> -E certamente costui potea noverarsi fra gli uomini i più dissoluti e i -più licenziosi, di cui tanto abbondava l'ordine dei Templarii. Ma in una -sola cosa diverso da Bois-Guilbert, sapea coprire col velo dell'ipocrisia i -vizi e l'ambizione che il dominavano, e mettere in vece della religione, -che in costui affatto mancava, l'apparenza della superstizione e del fanatismo. -Laonde avrebbe solamente bastato che il Gran-Mastro non fosse -giunto a Templestowe in modo sì subitaneo ed inaspettato, perchè gli -occhi di questo non vi ravvisassero neppur l'orma della licenza che vi si -era introdotta. Alberto Malvoisin, quantunque sorpreso dal non preveduto -arrivo del suo superiore, non quindi si scompigliò; ma diede tostamente -opera a nascondere quanto mai si potea lo sregolamento e i disordini che -viziavano la Commenda da lui governata; e poichè gli era impossibile cosa -il palliare tutti i traviamenti cui dato erasi luogo, ascoltò con aria la più -contrita i rimproveri fattigli a tal proposito dal Gran-Mastro, e mise tanta -sollecitudine ad estirpare sino gli abusi di minor conto, che non tardò a -fare scorgere tutte le forme d'un'ascetica devozione in que' luoghi, i quali -fino allora erano stati teatro di diletti mondani e persino illeciti. Per tal -guisa il Gran-Mastro ravvisò bensì in Malvoisin un uomo debole, che non -seppe imporre, quanto il doveva, un argine alla corruttela della disciplina, -ma non mai tale, che si fosse stolto compiutamente dal retto sentiero, -su di cui un sol cenno della suprema autorità, così comparver le cose, -valeva a rimetterlo senza l'uopo di maggiore fatica. -</p> - -<p> -Pur queste propensioni d'animo favorevole al suo subordinato si alterarono -grandemente in Beaumanoir all'accorgersi come Alberto avea -comportato, che venisse introdotta in luogo affidato ad esso una donna -<span class="pagenum" id="Page_328">[328]</span> -giovane, una Ebrea, e a quanto ogni apparenza gli dimostrava, la favorita -d'un confratello. Allorchè pertanto il Commendatore fu alla presenza -di lui, questi lanciò sovr'esso un severissimo sguardo. -</p> - -<p> -«Vengo a sapere che in questa casa consacrata a Dio e al santo Ordine -trovasi una femmina Ebrea, e che un dei nostri fratelli ve l'ha condotta. -Gli è impossibile che voi ignoriate tal cosa, ser commendatore.» -</p> - -<p> -La confusione fu eguale alla maraviglia in Alberto Malvoisin, che sapeva -come la giovane Ebrea era stata rinchiusa nella parte di quell'edifizio -la più lontana dalle stanze del Gran-Mastro, e sapea parimente quai -cautele si fossero prese perchè a questo non pervenisse notizia di simil fatto. -Lesse quindi negli occhi di Beaumanoir la rovina propria e quella del suo -compagno, se non trovava qualche espediente pronto e opportuno a dileguare -il turbine imminente a scoppiare. -</p> - -<p> -«A che debbo attribuire il vostro silenzio?» ripigliò a dire il Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«Mi è permesso il parlare?» chiese il Commendatore con finta -umiltà, comunque cercasse unicamente il modo di acquistar tempo per -architettare il sistema di condotta cui doveva allora attenersi. -</p> - -<p> -«Parlate, ve lo permettiamo. Ditemi. Vi è noto il capitolo delle nostre -regole <i>de commilitonibus Templi in sancta civitate, qui cum miserrimis -mulieribus versantur propter oblectationem carnis</i>?» -</p> - -<p> -«Sì, certamente mi è noto, reverendissimo Gran-Mastro, nè sarei -pervenuto alla dignità, che occupo nell'Ordine, se non conoscessi la cosa -più rilevante fra quelle che le nostre istituzioni divietano.» -</p> - -<p> -«La conoscete, e avete potuto sofferire che uno de' nostri fratelli -contaminasse, disonorasse questa santa dimora col condurvi una sua favorita, -una favorita di religione ebrea, una strega?» -</p> - -<p> -«Una strega!» replicò Alberto Malvoisin «Ah! i santi angeli abbiano -protezione di noi!» -</p> - -<p> -«Sì, una strega. Oserete voi negare, che Rebecca, figlia di quello -sciagurato usuraio, Isacco d'York, discepola dell'altra infame strega Miriam, -trovasi ora.... ho rossore al sol pronunziarlo! stanziata nella vostra -Commenda?» -</p> - -<p> -«La vostra saggezza, reverendo Gran-Mastro, squarcia ora il velo -che copriva i miei occhi. Io non poteva riavermi dalla maraviglia in veggendo -un prode e degno cavaliere qual è Brian di Bois-Guilbert, vinto, a -divenirne furioso, dai vezzi di cotesta giovane, che non ricettai in questa -casa, se non se per allontanare un consorzio più intrinseco fra l'uno e -l'altra, e per prevenire la caduta del più valoroso, del più stimabile fra' -nostri fratelli.» -</p> - -<p> -«Voi siete adunque sicuro ch'ei non ha ancora contravvenuto ai -propri voti!» -</p> - -<p> -«Sotto questo santo tetto! Ne prendo a testimonii santa Maria Maddalena -<span class="pagenum" id="Page_329">[329]</span> -e le undicimila vergini! Se errai nel ricevere cotesta donna, ne fu -cagione una speranza venuta in me, che tenendola accuratamente rinchiusa, -impedirei ogni comunicazione fra essi, e così giugnerei a risanare -il fratel mio da un affetto, sembratomi sì straordinario, sì poco naturale, -che il credei anzi demenza, e riguardai Bois-Guilbert com'uomo piuttosto -meritevole di compassione che di rimproveri. Ora che la saggezza vostra -ha scoperto essere una strega questa Israelita, tal circostanza dilucida le -cagioni di un traviamento che non si sapeva spiegare.» -</p> - -<p> -«Oh! sì certo! lo spiega;» soggiunse Beaumanoir. «Vedete, Corrado, -qual sia il pericolo di chi cede alle prime seduzioni del tentatore! -Taluno fisa gli sguardi sopra una femmina per soddisfare soltanto il diletto -della vista, per contemplare quanto chiamasi bellezza. Intanto il nemico -del genere umano adopera sortilegi e talismani per compir l'opera -della nostra perdita, che l'imprudenza e la leggerezza hanno incominciato. -Forse, in tale occasione il nostro fratello Bois-Guilbert merita più -del biasimo la pietà. Forse m'è d'uopo adoperar seco lui il bastone pastorale -per sostenerlo anzichè la verga per castigarlo. Possano i nostri -consigli e le nostre preghiere svolgerlo dalla follia che lo ha invaso, e -ridonarlo al fratelli!» -</p> - -<p> -«Ella sarebbe al certo una sciagura altissima pel santo Tempio» si -fè a dir Montfichet «il perdere una delle migliori fra le nostre lancie, il -perderla allorchè il nostro Ordine abbisogna del soccorso di tutti i suoi -figli. Questo Brian di Bois-Guilbert ha uccisi oltre a trecento Saracini -di propria mano.» -</p> - -<p> -«Il sangue di questi maladetti cani» soggiunse il Gran-Mastro -«sarà un'offerta aggradevole agli angeli ed ai santi dileggiati e bestemmiati -da costoro. Col soccorso di queste celestiali potenze distruggeremo l'effetto -degl'incanti e de' sortilegi che usò il demonio a trar nella rete il -nostro fratello. Tal soccorso ne romperà i lacci, come Sansone infranse -le nove funi onde i Filistei l'avevano avvinto. Così Brian di Bois-Guilbert -potrà ancora immolare al cielo centinaia d'Infedeli. In quanto spetta -a questa sgraziatissima strega che osò fare scopo degli operati malefizii -un soldato del Tempio, ella morirà della morte che le si appartiene.» -</p> - -<p> -«Ma le leggi dell'Inghilterra!» disse il Commendatore, cui ben -piacea che gli sdegni del Gran-Mastro anzichè disacerbarsi sopra lui e -Bois-Guilbert prendessero altra dirittura, ma temeva ad un tempo che -lo stesso Gran-Mastro portasse tropp'oltre le cose. -</p> - -<p> -«Le leggi dell'Inghilterra», rispose Beaumanoir «permettono ed -anzi comandano a ciascun giudice di far eseguire i giudizi nella propria -giurisdizione. Non v'è picciol barone, che non possa far arrestare, giudicare, -condannare qualsivoglia strega trovata ne' suoi dominii. Or negherebbesi -lo stesso diritto al Gran-Mastro del Tempio in una commenda del -suo ordine? No. Noi la giudicheremo, la condanneremo. L'indegna fattucchiera -<span class="pagenum" id="Page_330">[330]</span> -non contaminerà oltre la terra, e con essa avrà fine la virtù -de' suoi sortilegi. Commendatore, fate allestire la grande sala del castello -serbata ai giudizi.» -</p> - -<p> -Alberto fece una profonda reverenza, e si ritirò; ma anzichè avvisare -ad eseguir sull'istante un tale comando, fu sollecito di rintracciare Bois-Guilbert -a fine di partecipargli le accadute cose; e lo trovò dominato da -dispetto e rabbia per un nuovo rifiuto che aveva sofferto da Rebecca. -«L'ingrata!» sclamava egli. «Sprezzare colui che a rischio de' proprii -giorni le salvò la vita in mezzo alle fiamme e alle stragi! Ne attesto il -cielo, Malvoisin, io l'ho cercata nel castello di Frondeboeuf, in mezzo -alle muraglie e alle vôlte incendiate che rovinavano d'ogni banda; io fui -lo scopo contra cui s'indirigevano cento frecce che ripercoteva la mia -armatura; e se pensai ch'io aveva uno scudo fu unicamente per sottrarla -ad ogni pericolo. Or mi rimprovera persino di non l'avere lasciata perire. -Ella mi nega non solo qualsivoglia prova di gratitudine, ma fino -ogni speranza la più lieve di trovarla grata per l'avvenire. Il demonio -che infuse l'ostinazione a tutti della schiatta di costei, senza dubbio ne -diede ad essa una triplice dose.» -</p> - -<p> -«Ed io credo ben che il demonio vi posseda entrambi. Quante volte -vi ho io predicato se non d'essere saggio, almeno di mostrarvi prudente! -Non v'ho io detto e ridetto all'atto del vostro giugnere, che non vi mancherebbero -Cristiane, presso le quali non è delitto il retribuire amoroso -compenso al vostro valore, senza incapricciarvi sì mattamente in questa -ostinatissima Ebrea! Pel nome di Dio! do quasi ragione al vecchio Luca -di Beaumanoir se sostiene che costei ha gettato un sortilegio sopra di voi.» -</p> - -<p> -«Luca di Beaumanoir!» sclamò Guilbert. «È questo il frutto delle -cautele che avete prese, Malvoisin? Avete dunque permesso che questo -vecchio rimbambito sappia come Rebecca trovisi nella Commenda?» -</p> - -<p> -«Era forse in me l'impedirlo? Io non ho omessa sollecitudine perchè -un tale arcano non pervenisse al suo orecchio. Se glielo abbia notificato -il diavolo, o chi, è quanto il diavolo solo potrebbe farci palese. Ma -ho aggiustato le cose alla meglio, e non dovete temere per voi se rinunziate -alla vostra pazzia. Il Gran-Mastro vi compiagne. Vi pensa vittima -della fattucchieria. Rebecca ha gettato un sortilegio sopra di voi. Insomma -ella è una strega e perirà come tale.» -</p> - -<p> -«No, per il Cielo!» sclamò Bois-Guilbert. -</p> - -<p> -«<i>Sì, per il Cielo!</i>» replicò il Commendatore. «Nè voi, nè io, nè -nessuno hanno virtù di salvarla. Luca di Beaumanoir si è fitto in mente -che la morte d'un'Ebrea sarà sagrifizio espiatorio di tutti gli amorosi -falli in cui caddero tutti i cavalieri Templarii, e ben v'è noto essere in -lui il potere come la volontà di far eseguire le cose che una volta ha -risolute.» -</p> - -<p> -«E potranno» gridò Bois-Guilbert facendo grandi passi su e giù -<span class="pagenum" id="Page_331">[331]</span> -per l'appartamento e in agitatissimo tuono «e potranno i secoli avvenire -credere mai che un sì stupido fanatismo abbia allignato fra gli uomini?» -</p> - -<p> -«Non so che cosa crederanno i secoli avvenire» rispose Malvoisin -senza scomporsi; «ma quanto so benissimo è che ai nostri giorni, e fra -noi, così persone del clero, come laiche, novantanove sopra cento diranno -<i>Amen</i> alla sentenza del Gran-Mastro.» -</p> - -<p> -«Gli è vero...» disse Bois-Guilbert. «Ebbene! Alberto, voi siete -mio amico, conviene diate mano alla fuga di Rebecca, io la farò trasportare -in luogo più sicuro, laddove niuno avviserà di cercarla.» -</p> - -<p> -«Quand'anche il volessi, la cosa mi sarebbe impossibile. La porta -non è ella custodita da armigeri del seguito di Beaumanoir, e i cavalieri -che vennero seco non sono tutti a lui deditissimi? Non tengono incessantemente -aperti gli occhi per vedere se nulla accade contra le regole? -Poi, per parlarvi sinceramente, mio caro Bois-Guilbert, vi dirò che non -ho nessuna passione d'imbarcarmi in tal mare, quand'anche mi tenessi -certo di condurre in porto la nave. Io ho già corso rischi bastantemente -per amor vostro, senza aggiungere quello di vedermi digradare, o di -perdere la mia commenda, pel piacere di salvare questo fantoccio vostro -d'ebrea. E se voi, Bois-Guilbert, volete seguire il mio avviso, rinunzierete -ad una tal fantasia, e lancerete i vostri cani su d'altra preda. Pensate -al grado che tenete nell'Ordine, agli onori che vi aspettano, all'eminente -dignità, cui potete aspirare. Sagrificherete voi tali speranze ad una folle -passione? Offrirete a Beaumanoir un motivo di scacciarvi dal nostro -Ordine? Ei non mancherà di coglierlo, poichè è geloso della propria -autorità; nè gli è ignoto che se mette un piè in fallo, se con vacillante -mano si lascia fuggire un istante il baston del comando, la vostra mano -sta presta per afferrarlo. Nè dubitate già ch'ei non cerchi di perdervi -se gliene offerite un pretesto col chiarirvi protettore di una strega ebrea. -Lasciate piuttosto ch'egli appaghi i pregiudizi in questa bisogna, poichè -già non avete forza d'impedirglielo. Quando una volta sarete insignito -della vostra dignità potrete a vostro grado prendere per favorire le ebree, -o farle abbruciare se meglio vi torna.» -</p> - -<p> -«Malvoisin» disse Bois-Guilbert «questa calma che dimostrate è -la calma d'un....» -</p> - -<p> -«D'un vostro amico» soggiunse il commendatore, affrettandosi ad -empir la lacuna, ove Bois-Guilbert stava forse per collocare una voce -non così mite. «Sì, la mia calma è quella d'un vostro amico, e in -tal qualità sono vie più in istato di darvi consigli. Vi ripeto che non -avete via onde porre in salvo Rebecca, nè riuscirete che a perdervi insieme -con lei. Correte a mettervi a' piedi del Gran-Mastro...» -</p> - -<p> -«A' suoi piedi» sclamò il Templario. «Gli dirò alla sua barba...» -</p> - -<p> -«Ebbene, ditegli alla sua barba che delirate per la vostra Ebrea, -e col più dirgliene, più lo persuaderete della necessità di distruggere colla -<span class="pagenum" id="Page_332">[332]</span> -morte di questa giovane il sortilegio ch'ella ha gettato sopra di voi. In -compenso di tanta follia verrete scacciato dall'Ordine, nè vi sarà alcuno -de' fratelli vostri che osi intercedere per voi. In vece della brillante carriera -dischiusa alla vostra ambizione, vi rimarrà siccome unico partito l'alzar -la lancia per qualche miserabile querela che insorga tra la Borgogna -e la Fiandra.» -</p> - -<p> -«Avete ragione, Malvoisin» soggiunse Bois-Guilbert dopo avere -meditato un istante. «Io non concederò a questo vecchio fanatico un tal -vantaggio sopra di me. Quanto a Rebecca, ella è un'ingrata, nè merita -ch'io le sagrifichi il mio grado, l'onor mio, i miei divisamenti. Sì, saprò -dimenticarla, l'abbandonerò al suo destino, a meno che...» -</p> - -<p> -«Senza restrizioni» sclamò Malvoisin. «Mantenetevi in così saggia -e salutare risoluzione. Le donne non sono che semplici trastulli per farne -trascorrere con diletto alcune ore della vita; ma l'affar serio di essa è -l'ambizione. Mandate alla malora mille di questi idoli seducenti sulla foggia -della vostra Ebrea, anzichè fermarvi sul limite della nobil carriera -che sta aperta dinanzi a voi. Per ora n'è d'uopo separarci; e non -vorrei nemmeno che ci vedessero insieme in colloquio. Vado a far allestir -la grande sala ove deve instituirsi il giudizio.» -</p> - -<p> -«Che ascolto? sì presto?» disse Bois-Guilbert. -</p> - -<p> -«Un processo non è lungo» rispose in partendo il Commendatore, -«allorchè il giudice ha pronunziata anticipatamente la sentenza.» -</p> - -<p> -«Rebecca» disse Bois-Guilbert trovandosi solo «forse tu sei per -costarmi assai caro! Sento che non ho forza per seguire i consigli di -quell'ipocrita abbietto. Farò anche un tentativo a fin di salvarti; ma -bada a non contraccambiarmi questa volta d'ingratitudine; non ascolterò -più che le voci della vendetta. Bois-Guilbert non è tale da cimentar -vita ed onore per non ottenere altra ricompensa che disprezzo e rimproveri.» -</p> - -<p> -Il Commendatore aveva appena dati gli ordini necessarii per far preparare -la sala, allorchè s'incontrò in Corrado Montfichet, da cui seppe -che il Gran-Mastro voleva in quell'istante medesimo procedere al giudizio -dell'Ebrea. -</p> - -<p> -«Tutto ciò mi sembra un sogno» disse Malvoisin. «Son tanti gli -Ebrei che professano l'arte medica, e comunque facciano cure maravigliose -niuno ha sognato d'accusarli come stregoni.» -</p> - -<p> -«Il Gran-Mastro pensa altrimenti» rispose Montfichet. «Ma sia detto fra -noi, Alberto. Fattucchiera, o non fattucchiera val meglio per l'Ordine il veder -perire questa miserabile Ebrea, che soffrire e la perdita d'un prode cavaliere -come Bois-Guilbert, e le fazioni intestine che in conseguenza di -questa ne dilanierebbero. Voi conoscete la fama di cui Brian gode meritamente, -nè ignorate quanti ardenti partigiani egli abbia tra i nostri -fratelli; ma tutto ciò non gli gioverà a nulla presso un Gran-Mastro qual -<span class="pagenum" id="Page_333">[333]</span> -è il nostro, s'ei giugne a riguardare Bois-Guilbert come il complice, non -come la vittima di questa Ebrea. Quand'anche ella rinchiudesse in sè -medesima tutte l'anime delle dodici tribù d'Israele, se soggiace ella sola, -sarà sempre cosa migliore del permettere che involga nella sua rovina il -nostro fratello.» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-332a"></a> - <img src="images/ill-332a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Figlia d'una maledetta schiatta, le disse il Commendatore, -alzati e vieni con noi.</i> pag. 334.</p> -</div> - -<p> -«Finora di fatto mi sono adoperato a convincerlo che gli torna lo -abbandonare al suo destino costei, e spero in ciò essere riuscito. Ma abbiamo -poi fondamenti valevoli per condannarla siccome strega? Che cosa -potrà fare il Gran-Mastro a fronte di prove sì deboli?» -</p> - -<p> -«Gli è d'uopo affortificarle, Alberto; gli è d'uopo affortificarle. Mi -intendete voi?» -</p> - -<p> -«Se v'intendo! E credete bene che vani scrupoli non mi saranno -d'impaccio quando si tratta la causa del bene dell'Ordine. Ma breve è il -tempo a procurare i convenevoli strumenti.» -</p> - -<p> -«Pur è forza trovarne, Malvoisin, è forza trovarne così pel vantaggio -di voi, come per quello dell'Ordine. Templestowe è una misera -commenda; e quella di Maison-Dieu vale il doppio. Vi è nota la mia -prevalenza sull'animo del nostro vecchio superiore. Ebbene! procacciatevi -persone che conducano a buon termine tale bisogna, e siete commendatore -di Maison-Dieu nella fertile contea di Kent, che ne dite?» -</p> - -<p> -«Fra gli armigeri qui venuti con Bois-Guilbert ve n'ha due a me -ben noti. Erano questi al servigio di mio fratello, Filippo di Malvoisin, -e passarono indi a quello di Frondeboeuf. Potrebbero saper qualche cosa -intorno i sortilegi di questa Ebrea.» -</p> - -<p> -«Cercateli dunque sull'istante, o Malvoisin, ed ascoltatemi. Se un -paio di bisanti d'oro fossero necessari a rinfrescare la loro memoria non -vi ristate per tale spesa.» -</p> - -<p> -«Che dite voi di bisanti d'oro? Per uno zecchino giurerebbero strega -la madre che li generò.» -</p> - -<p> -«Vedeteli adunque, perchè a mezzogiorno comincia la formazione -del processo. Non ho mai osservato tanta impazienza e sollecitudine -nel nostro vecchio capo dopo il giorno che condannò ad arder vivo -Hamet-Alfagi, mussulmano convertito, poi ritornato alla fede di Maometto.» -</p> - -<p> -Lo scocco della gran campana del castello indicava mezzogiorno, -allorchè Rebecca intese il rumor di pedate verso la scala che guidava all'appartamento -da lei occupato. E poichè queste annunziavano esser più -d'una le persone che salivano, s'allegrò di tal circostanza; nè sapea di -fatto che vi fosse cosa per lei da temersi tanto quanto una visita dell'impetuoso -Bois-Guilbert; ogn'altra possibile sventura le inspirava minor -terrore. Si aprì la porta della sua stanza, d'onde la giovane vide entrare -Alberto di Malvoisin e Corrado Montfichet, seguiti da quattro guardie -vestite di nero; e che portavan labarde. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_334">[334]</span> -</p> - -<p> -«Figlia d'una maladetta schiatta» le disse il Commendatore «alzati -e vieni con noi.» -</p> - -<p> -«E dov'è che volete condurmi?» lor chiese Rebecca. -</p> - -<p> -«Ebrea» rispose Corrado «non tocca a te fare interrogazioni. Tu -devi unicamente obbedire. Sappi ciò null'ostante che sei per essere condotta -innanzi al tribunale del Gran-Mastro del nostro sant'Ordine, e che -ivi sarai giudicata.» -</p> - -<p> -«Sia lode al Dio d'Abramo!» sclamò Rebecca, sollevando al cielo -le mani. «Dirmi che verrò tratta al cospetto di un giudice, benchè sia -nemico al mio popolo, gli è assicurarmi che troverò un protettore. Vi -seguirò col massimo de' contenti, permettetemi soltanto ch'io metta il -mio velo.» -</p> - -<p> -Scesero indi tutti la scala con passo lento e solenne, e dopo attraversata -lunghissima loggia si chiuse dinanzi a loro una grande porta fornita -di due battitoi, onde si trovarono nella sala ove il Gran-Mastro avea -posto il tribunale suo temporaneo. -</p> - -<p> -L'estremità inferiore della sala, separata da un cancello, era piena -di molta folla di popolo, perchè il Gran-Mastro avea comandato si lasciasse -ad ognuno libero l'ingresso a fine di rendere più solenne il giudizio. -Laonde non senza fatica vi attraversarono per mezzo i due Templarii, -Rebecca e i quattro armigeri che chiudeano quel ferale corteggio. -E fu in questo intervallo, che una persona non osservata fe' pervenire un -pezzetto di carta fra le mani di Rebecca, che lo ricevè senza fare su di -ciò molta attenzione, ma quanta per altro le bastò a conservarlo, e -che la incoraggiò, pervenuta al luogo assegnatole, a sollevar gli occhi -e ad esaminare in presenza di chi si trovasse. La scena che le si offerse -agli sguardi verrà descritta nel seguente capitolo. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_335">[335]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXVI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i02"> »Primier delitto, cui feroce zelo</p> -<p class="i01">»Trasse l'iniqua turba de' mortali</p> -<p class="i01">»Il far di rei decreti auspice il Cielo</p> -<p class="i08"> <i>Il medio evo.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Il tribunale preparato al giudizio dell'innocente quanto infelice Rebecca -occupava il <i>pulvinare</i>, ossia la parte alta della grande sala, specie di -pianerottolo da noi già descritto, e sede privilegiata de' signori de' castelli -e di que' loro ospiti cui questi voleano far onore. -</p> - -<p> -Rimpetto alla donzella accusata, sopra un seggio più alto di tutti -gli altri, sedeva il Gran-Mastro coperto di bianco mantello, e tenendo -colla mano il bastone mistico che presentava il simbolo dell'Ordine. Ai -piè di lui vedeasi una tavola, e innanzi a questa seduti due scribi, cappellani -dell'ordine, de' quali era ufizio il registrare a mano a mano le cose -che ivi accadevano. Le negre vesti, i capi calvi e le figure gravi de' ridetti -scribi presentavano una specie di chiaroscuro a petto del contegno -bellicoso in cui mostravansi i cavalieri presenti a quell'adunata: d'essi -una parte avea stanza in Templestowe, ed un'altra al corteggio del Gran-Mastro -spettava. Quattro commendatori erano collocati sopra scanni meno -alti del seggio assegnato al Gran-Mastro, e posti in una linea meno avanzata. -Venivano dopo di questi semplici cavalieri seduti sopra panche ancor -meno alte, e così distanti dai commendatori, come questi lo erano dal -Gran-Mastro, dietro essi ed in piedi scorgeansi gli aspiranti, poi in ultima -fila gli scudieri dell'Ordine. -</p> - -<p> -Tutto aspirava gravità profonda in quell'assemblea. Ciò nullameno -scorgeansi sulla fisonomia de' cavalieri le tracce d'un ardimento militare -temperato da una specie di solenne raccoglimento che la presenza del -Gran-Mastro inspirava. -</p> - -<p> -Tutt'all'intorno della sala stavano guardie armate di partigiane, e -la moltitudine che empieva la parte inferiore era stata ivi condotta dalla -curiosità egualmente e dal desiderio di vedere un Gran-Mastro e una strega -ebrea. Beaumanoir avea voluto in tal giorno che le porte di Templestowe -fossero aperte ad ognuno, affinchè non mancasse ogni possibile pubblicità -all'atto di giustizia cui intendeva d'accignersi. I suoi grand'occhi azzurri -s'aprivano, parea quasi, più dell'usato, in fisando quell'adunanza, composta -per vero in gran parte di contadini dei vicini villaggi, e sarebbesi -detto che la fisonomia di lui veniva dilatata dalla coscienza dell'alta sua -dignità, e del merito ch'egli attribuiva a quel ministerio, in cui avea -parte primiera. Si aperse l'adunata con un salmo che intonarono i due -<span class="pagenum" id="Page_336">[336]</span> -cappellani, e ch'egli accompagnò con sonora voce, cui gli anni non aveano -tolta la forza. I solenni versetti del <i>Venite exultamus Domino</i>, che -i Templarii rintronavano sì sovente nel dar battaglia ai nemici terrestri -gli sembrarono i più addicevoli a celebrare il trionfo cui si prefiggea riportare -contra le potenze infernali; perchè sotto simile aspetto ei riguardava -il giudizio al quale si preparava, e che in sua deliberazione aveva -già pronunziato. -</p> - -<p> -Cessati i canti, il Gran-Mastro volse gli occhi sopra la comitiva che -gli stava dintorno, e vide vôto il seggio assegnato ad uno di que' cavalieri. -Bois-Guilbert, che vi stava da prima, l'aveva abbandonato, tenendosi in -piedi ad un angolo in vicinanza degli aspiranti, e dispiegando quanto -potea con mano il mantello, quasi sollecito di nascondere il volto; coll'altra -mano strignea l'impugnatura della spada guernita del fodero, e -colla punta di essa descriveva, com'uomo distratto, linee irregolari su -quel pavimento di quercia. -</p> - -<p> -«Lo sfortunato!» dicea Beaumanoir riguardandolo con aria compassionevole. -«Vedete, Corrado, qual effetto opera sovr'esso la solennità -di questo spettacolo! vedete a qual deplorabile stato un degno e valoroso -cavaliere può essere ridotto dagli sguardi d'una femmina, se il nemico -del genere umano ti aggiugne il soccorso della magia! Osservate ch'ei non -osa alzar gli occhi, nè sovra la donna, nè sovra di noi! E forse è un -incitamento dello spirito maligno che move la sua mano a descrivere sul -pavimento quelle linee cabalistiche. Chi sa che que' segni non minaccino -la nostra vita, la sicurezza di tutti noi! Ma nulla rileva. Noi disfidiamo -le potenze dell'abisso, e ne trionferemo: <i>Semper leo percutiatur</i>.» -</p> - -<p> -Queste cose egli diceva sommessamente al suo commendator Montfichet, -che gli stava a man destra; indi in tali termini addirizzò la parola -all'assemblea: -</p> - -<p> -«Valenti e reverendi commendatori e Cavalieri di questo santo Ordine, -miei fratelli e figli, aspiranti, che desiderate portare questa rispettabile -croce, degni scudieri, che partecipate alle nostre fatiche, e voi -cristiani d'ogni classe, sappiate prima di ogn'altra cosa non essere mancanza -in noi di potere, che ne mosse a radunare questo capitolo. Quantunque -poco sia il merito che ravvisiamo in noi medesimi, pure allorchè -ricevemmo questo baston di comando, ne fu conferito il diritto di -giudicare, di condannare, di punire in tutto quanto riguarda il bene del -nostro Ordine. Il beato san Bernardo nelle regole che ne ha trasmesse -lasciò scritto all'articolo cinquantesimo, che i fratelli non si assembrerebbero -in capitolo se non se col beneplacito del Gran-Mastro, al quale -commise il potere di convocare capitoli generali o particolari secondo lo -giudicherebbe a proposito, nel luogo o tempo che meglio a lui piacerebbe. -In questi capitoli è nostro dovere l'ascoltare gli avvisi di ciascun fratello, -e operare indi giusta le norme del nostro proprio intendimento. Ma ogni -<span class="pagenum" id="Page_337">[337]</span> -qual volta il lupo infuriato assale il gregge, e rapisce un'agnella, è dovere -del buon pastore il chiamare in soccorso i compagni onde assalire coll'arco -e colla fionda il nemico, non ci scostando mai dalla massima ben nota -a ciascun di noi: <i>Si percota sempre il leone che rugge</i>.» -</p> - -<p> -«Per tutte queste cagioni abbiamo chiamata alla nostra presenza una -ebrea di nome Rebecca, figlia d'Isacco d'York, femmina conosciuta pei -sortilegi e pei talismani che adopera, ed ai quali ha avuto ricorso per -isviare lo spirito e sedurre il cuore non già d'un abbietto servo, ma di -un nobile cavaliere, non d'un laico, ma d'un uomo dedicatosi al santo -Ordine del Tempio, non d'uno scudiere o d'un aspirante, ma d'un cavaliere -celebre per le sue imprese, e d'uno de' primi in questa chiara -corporazione. Il nostro fratello Brian di Bois-Guilbert ci è conosciuto, e -lo è parimente a tutti coloro che m'ascoltano, come uno zelante campion -della Croce, il cui braccio operò prodigi di valore in Palestina, -e purificò i luoghi santi spargendo il sangue degl'infedeli che colla loro -presenza li contaminavano. La prudenza e la sagacia non furono in lui -men commendevoli del coraggio e del valore; laonde così in Oriente come -in Occidente, i nostri cavalieri ravvisavano in esso il personaggio più -degno d'aspirare a portar questo bastone, ogni qualvolta sarebbe piaciuto -a Dio di alleggerirmi di simil peso.» -</p> - -<p> -«Venuti noi a sapere che un tal uomo, sì meritevole d'onore e sì -onorato, dimenticò d'improvviso quanto egli doveva al suo carattere, ai -suoi voti, alle sue massime, ai suoi fratelli; che ha veduta con occhio -di concupiscenza una spregevole Ebrea; che ha dimenticati i pericoli cui -si commettea, premuroso unicamente di salvarle la vita, che per ultimo -ha spinto l'accecamento e il delirio fino a condurla in una delle nostre -commende, qual cosa possiamo noi credere se non se che il ridetto cavaliere -sia posseduto dal maligno spirito, o viva sotto l'influenza di qualche -sortilegio e malefizio? Che se ne fosse lecito pensare altrimenti, nè il -grado, nè il valore, nè la fama, in cui è pervenuto il nostro fratello, nè -verun'altra umana considerazione lo avrebbero posto al sicuro dai nostri -giusti castighi. Avremmo obbedito al sacro testo che ne prescrive rompere -qualsivoglia patto coll'iniquità, <i>auferte malum e vobis</i>; e Brian di Bois-Guilbert -verrebbe escluso dalla nostra santa congregazione, quand'anche -ne fosse l'occhio o la mano diritta.» -</p> - -<p> -«Ma se per via di qualche sortilegio il demonio si è impadronito del -suo spirito, forse perchè questo cavaliere fisò con troppa imprudenza gli -sguardi sopra costei, noi dobbiamo anzichè punirlo, compiangerlo; prescrivergli -una penitenza che lo purifichi, che lo liberi dal suo traviamento, -e rivolgere, il coltello della nostra indignazione sul maladetto strumento -che per poco non fu cagione della sua totale rovina. Alzatevi dunque, -voi tutti che avete cognizione de' fatti accaduti, e testificate la verità, -affinchè ci assicuriamo se la nostra giustizia possa riposare tranquilla -<span class="pagenum" id="Page_338">[338]</span> -dopo la punizione di questa Infedele, o se ne sia d'uopo, con mortale -ferita del nostro cuore, procedere ad espedienti più rigorosi contra un -nostro fratello.» -</p> - -<p> -Vennero chiamati molti testimonii per attestare i pericoli a' quali -Brian di Bois-Guilbert s'era commesso per sottrarre la giovane Ebrea -all'incendio del castello, e i modi onde l'aveva indi protetta a rischio -dei propri giorni. Tali particolarità furono narrate con tutta quella amplificazione, -cui generalmente si abbandona lo spirito del volgo allorchè -cadono indagini sopra straordinari avvenimenti, e questa inclinazione naturale -di aggiugnere ebbe nuovo incitamento dall'aria di soddisfazione, -cui nell'udire sì fatti racconti manifestava lo spettabile personaggio presidente -di quell'assemblea. Quindi i pericoli superati da Bois-Guilbert, -assai grandi per sè medesimi, ornati da que' racconti divennero tali -ch'uom ne potea campare in modo sol prodigioso. Le cure ch'ei si -diede onde far salva Rebecca, divennero un affascinamento di cui non -si trovava appena altro esempio; la docilità colla quale il cavaliere si -prestava ad ogni detto dell'ebrea, quantunque ella non facesse altro -che rimprocciarlo, si dipignea pure come cosa soprannaturale, attesa -l'indole violenta ed altera del cavaliere. -</p> - -<p> -Venne poscia eccitato il commendatore di Templestowe a descrivere -il modo con cui Bois-Guilbert e l'ebrea erano giunti alla Commenda. -Malvoisin avea preparata con molta arte la sua confessione. Circospetto -nello scegliere quelle frasi che potessero ferir meno l'indole impetuosa -dell'amico suo Bois-Guilbert, lasciò travedere, com'ei l'avesse -creduto preso da temporaneo delirio, sola cagione che potea tenerlo sì -fortemente avvinto nei lacci dell'amata ebrea. Poi con un sospiro di -contrizione manifestò il proprio dolore per aver permesso ad una tal -donna l'adito in quella santa dimora. «Ma» aggiunse ancora «ho già -fatta la debita confessione al rispettabile Gran-Mastro. Egli sa che le -mie intenzioni eran pure, e son pronto a sottomettermi a quella penitenza -ch'ei giudicherà a proposito di comandarmi.» -</p> - -<p> -«Ben parlaste, fratello Alberto» disse il Gran-Mastro; «rendo -giustizia alle vostre intenzioni. Esse erano buone. Voi volevate rattenere -nella sua carriera colpevole un vostro fratello. Pure la condotta che adoperaste -è riprovevole. Voi vi siete comportato come uno che volendo arrestare -un cavallo impetuoso, lo prendesse per le staffe anzichè per la -briglia, a rischio di far danno a sè stesso senza aggiugnere il proprio -scopo. Reciterete adunque per sei settimane, e due volte al giorno, le -preci di cui il nostro pio fondatore ha prescritta la recitazione qual debito -giornaliero ai Templarii, e in tutto questo tempo vi asterrete dal -mangiar carne. Tale è la paterna penitenza che per affetto alla vostra -anima crediam ben fatto il comandarvi.» -</p> - -<p> -Il Commendatore con quella sua aria da ipocrita ed indicando la massima -<span class="pagenum" id="Page_339">[339]</span> -sommessione fece un profondo inchino, e tornò alla sede che avea -lasciata. -</p> - -<p> -«Non sarebb'egli opportuno, o fratelli» soggiunse il Gran-Mastro -«d'assumere alcune informazioni sulla vita precedente di questa donna, -per iscoprire principalmente, se ella si è giovata d'incanti, di sortilegi o -di talismani, poichè in questa sciagurata bisogna tutto ne trae a credere -che il nostro fratello abbia ceduto alle inspirazioni di qualche angelo -delle tenebre?» -</p> - -<p> -Armando di Goodalrick, uno dei commendatori presenti all'adunata, -antico guerriero coperto di cicatrici che attestavano quante ferite egli avea -ricevute dai Mussulmani, ed uomo altamente apprezzato da' suoi fratelli, -surse in quell'istante, e salutò il Gran-Mastro in atto di chiedergli poter -parlare, la qual permissione gli fu conceduta. -</p> - -<p> -«Reverendissimo Gran-Mastro, mi piacerebbe udire dal nostro valoroso -fratello Brian di Bois-Guilbert quai cose egli sappia rispondere a -quanto ha ascoltato, e con qual occhio ei riguardi presentemente la sciagurata -lega in cui è stretto con una ebrea.» -</p> - -<p> -«Brian di Bois-Guilbert» sollevò la voce Beaumanoir «voi avete -udita l'interrogazione del nostro fratello Armando di Goodalrick. V'intimo -rispondere alla medesima.» -</p> - -<p> -Bois-Guilbert volse, ma senza rispondere alcuna cosa, il suo volto -verso il Gran-Mastro che gl'indirigeva la parola. -</p> - -<p> -«Il demonio che lo possede è muto» sclamò Beaumanoir. «Ritirati -o Satana. Parlate, Bois-Guilbert» soggiunse indi allungando verso lui il -bastone «ve ne scongiuro a nome di questo santo simbolo del nostro -Ordine.» -</p> - -<p> -Bois-Guilbert fece uno sforzo a sè medesimo per nascondere i sensi -di sprezzo e d'indignazione ond'era compreso, sprezzo e indignazione che -ei sapea quanto gli sarebbe stato inutile manifestare. «Reverendo Gran-Mastro» -ei gli disse «Bois-Guilbert sdegna rispondere ad incolpazioni -così vaghe e prive di fondamento. Se v'è chi osi intaccarlo nell'onore, ei -saprà difendere questa sua proprietà brandendo la lancia, e collo stesso -coraggio posto nel combattere gl'Infedeli.» -</p> - -<p> -«Noi vi perdoniamo, fratello Brian» soggiunse il Gran-Mastro; -«gloriarvi in tal modo delle vostre imprese dinanzi a noi è un nuovo -fallo, di cui diamo soltanto la colpa al nemico del genere umano che si è -impadronito di voi. Noi vi perdoniamo, il ripeto, perchè non siete voi -che parlate, bensì il demonio che parla per bocca vostra. Ma coll'aiuto -di Dio lo atterreremo, e lo costringeremo a fuggire nel regno suo delle -tenebre.» -</p> - -<p> -Bois-Guilbert lasciò sfuggire un'occhiata di disdegno indiritta a Luca -di Beaumanoir, ma nondimeno rimase in silenzio. -</p> - -<p> -«Ora» disse il Gran-Mastro «poichè non possiamo sperare migliore -<span class="pagenum" id="Page_340">[340]</span> -risposta all'interrogazione mossa dal nostro fratello di Goodalrick, procederemo -oltre nelle nostre indagini, e coll'aiuto del Cielo leggeremo fino -in fondo tal mistero d'iniquità. Si alzino e compaiano al nostro cospetto -tutti coloro che hanno qualche contezza sulla vita e sulla condotta di -questa ebrea.» -</p> - -<p> -Dopo tai detti si manifestò qualche agitazione in quella parte di sala -ove stavasi il pubblico, e avendone chiesto il motivo, Beaumanoir seppe -trovarvisi un paralitico, a cui l'ebrea aveva ridonato l'uso delle sue membra -col soccorso d'un balsamo portentoso. -</p> - -<p> -Era questi un contadino d'origine sassone, che non si curava nè -poco nè assai di comparire a quel tribunale, temendo anzi gli si facesse -un delitto d'essere stato guarito da un'ebrea; benchè per vero non potesse -dirsi guarigione compiuta quella che l'obbligava tuttavia a valersi -delle stampelle. Ei fece di mala voglia la sua notificazione, e quasi era -d'uopo cavargli ad una ad una le parole di bocca. Nondimeno confessò -come due anni addietro essendo la sua dimora a York, ove prestava -opera di falegname ad Isacco, lo prendesse una paralisia, ostinata contra -tutti i rimedii, e come quelli somministrati a lui da Rebecca, e singolarmente -un balsamo prodigioso, gli avessero restituito in parte l'uso delle -sue membra. Aggiunse non essere molti giorni che la stessa Rebecca lo -avea nuovamente provveduto di tale balsamo, facendogli dono ad un -tempo di una moneta d'oro per agevolargli i modi di condursi a vedere i -suoi congiunti dimoranti presso Templestowe. -</p> - -<p> -«E col beneplacito della graziosa Reverenza vostra» continuò il -paralitico «non credo che questa giovane m'abbia voluto male, perchè -ogni qual volta mi sono valso del suo rimedio, ho fatto prima il segno del -cristiano e recitato un <i>pater</i> e un <i>avemmaria</i>, nè ciò gli ha diminuita -efficacia.» -</p> - -<p> -«Zitto là, uomo servo» disse il Gran-Mastro. «A te ben si spetta, -a te che, il confessi tu stesso, vendevi il tuo lavoro ad una maladetta -genia, il vantar cure dovute unicamente a forza d'inferno. Io ti fo noto, -che lo spirito d'abisso ha il potere di mandare infermità a fine poi di -guarirle egli stesso, e così mettere in fama alcune pratiche infernali. Hai -teco il balsamo di cui favelli?» -</p> - -<p> -Il contadino si frugò con apparentissimo contraggenio per entro le -scarselle, e ne trasse un'ampolla, sul coperchio della quale stavano impressi -alcuni caratteri ebraici, segno manifesto per la maggior parte di -quegli spettatori, che il rimedio usciva dall'officina del diavolo. Luca di -Beaumanoir ordinò gli fosse trasmessa l'ampolla, e le fece il segno della -croce innanzi toccarla. Poi sendo a lui note pressochè tutte le lingue che -si parlavano nell'Oriente, gli fu agevole cosa il leggere l'iscrizione postavi -sopra: <i>Vinse il leone della tribù di Giuda</i>. -</p> - -<p> -«Mirate la strana possanza di Belzebù!» sclamò egli «che ha forza -<span class="pagenum" id="Page_341">[341]</span> -di cambiare in bestemmie i testi delle sacre carte, e in veleni le cose che -dovrebbero essere il giornaliero nudrimento dell'anime. Avvi tra noi qualche -medico per dirne di quali ingredienti è composto un tal balsamo misterioso?» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-340a"></a> - <img src="images/ill-340a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Ebbene vi obbedirò da me stessa.</i> pag. 342.</p> -</div> - -<p> -Allora si fecero innanzi due uomini, che medici s'intitolavano. Un -d'essi era un frate, l'altro il barbier del villaggio. Esaminatasi da costoro -l'ampolla, si protestarono inabili ad indicare le cose che quel balsamo -racchiudea; uscirne per altro un odore di mirra e di canfora, sostanza -che l'ignoranza loro qualificò di erbe orientali. Poi con quella malignità -che la ciarlataneria non risparmia a danno di chiunque ottenga -buoni successi nella facoltà medica, senza esserle ascritto legalmente, diedero -a comprendere come, non conoscendosi da essi la natura di un tal -balsamo, sol per opera magica poteva essere fabbricato, giacchè erano, -così dicean, versatissimi in ciascun ramo dell'arte professata, fin dove il -sapere era conciliabile colla coscienza d'un cristiano. -</p> - -<p> -Terminatasi questa medica discussione, il contadino chiese umilmente -gli venisse restituito il balsamo statogli così salutare. -</p> - -<p> -«Qual è il tuo nome, o furfante?» gli domandò aggrottando le -sopracciglia il Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«Higg, figlio di Snell» rispose quel contadino. -</p> - -<p> -«Ebbene, Higg, figlio di Snell, sappi da me essere miglior cosa il -rimanere paralitico tutta la vita, che dovere la propria salute ai soccorsi -degl'Infedeli, i quali ebbero solamente dal demonio il potere di dire: -alzati e cammina. Egli è anche miglior cosa privar costoro a viva forza -de' loro tesori, che accettarne benevolenza e doni, o mettersi al lor salario. -Ritirati e profitta della lezione.» -</p> - -<p> -«Mi spiace, con sopportazione della Reverenza vostra, che l'insegnamento -vien tardi per me» rispose il contadino «perchè non son più -buono a far nulla, ma potrò ben additare ai miei due fratelli, servitori -in casa del ricco rabbino Nathan-Ben-Samuel, il precetto di vostra Grandezza, -e spiegar loro come sia cosa più conforme alle leggi l'assassinare -che il servire con fedeltà i propri padroni.» -</p> - -<p> -«Si faccia ritirar tosto questo sciagurato chiacchierone» sclamò il -Templario; non aspettandosi mai di udire tal conseguenza dedotta dalle -sue massime. -</p> - -<p> -Higg, figliuolo di Snell, appoggiato alle sue stampelle si mischiò tosto -alla folla. Prendendo però molta parte al destino della sua benefattrice, -e sollecito d'ascoltare come si conchiudea, rimase nella sala, a rischio di -scontrarsi un'altra volta nel guardo burbero del terribile giudice, di cui -lo facea fremere la sola presenza. -</p> - -<p> -Il Gran-Mastro ordinò allora che si levasse il velo Rebecca, la -quale schiudendo le labbra per la prima volta, rispose timidamente, ma -con dignità, che le figlie d'Israele non avevano l'uso di scoprire al cospetto -del pubblico il volto. Tal modesta risposta, e il tuono timido di -<span class="pagenum" id="Page_342">[342]</span> -voce dal quale fu accompagnata, commossero a favore di lei tutto quell'uditorio. -Il solo Beaumanoir, credendosi dalla coscienza obbligato a reprimere -qualsivoglia moto d'umanità, capace di raffreddare il suo zelo nell'eseguir -cosa da lui riguardata siccome debito, reiterò il comando; laonde -una di quelle guardie fe' l'atto di strappare il velo alla giovane Israelita. -Ma questa, alzatasi immantinente, s'indirisse al Gran-Mastro e ai -cavalieri che le stavano attorno «Per l'amore delle figlie vostre!» sclamò.... -«Ah! io dimenticava che non ne avete. Dunque, per quella tenera -ricordanza, che serberete almeno delle vostre madri, delle vostre sorelle, -deh! vi supplico, non sofferite che un uomo alla presenza vostra commetta -la mano sopra un'infelice donzella! Voi siete gli anziani del vostro popolo. -Ebbene! vi obbedirò da me stessa.» -</p> - -<p> -Sì fatti accenti vennero pronunziati con tal espressione di rassegnazione -e dolore che quasi ne intenerì persino il cuore di Beaumanoir. Nel -medesimo tempo sollevando essa il velo lasciò veder quel suo volto cui invermigliava -il pudore, e dignitoso a malgrado dello spavento onde era -compresa. L'avvenenza di lei eccitò un bisbiglio mosso da ammirazione, -e quei giovani cavalieri, l'un l'altro guardandosi, sembravano dirsi cogli -occhi esser que' vezzi il possentissimo sortilegio da cui fu vinto il cuore -del loro fratello. Ma Higg, figliuolo di Snell, fu quell'unico che l'aspetto -della sua benefattrice costrinse a rompere a suo malgrado il silenzio: «Lasciatemi -uscire» gridò questi agli armigeri che custodivano la porta; «il -sol vederla mi ucciderebbe.... Non sono io nel novero de' suoi carnefici?» -</p> - -<p> -«Non ti angosciare, buona persona» disse la giovane che intese tale -esclamazione. «Tu non hai potuto nuocermi col dire la verità, nè il tuo -affannarti mi giova. Taci, o ritirati.» -</p> - -<p> -Le guardie stavano per mettere Higg fuor della porta, temendo che -ei turbasse una seconda volta quell'assemblea, della qual colpa potea sovr'esse -ricadere la punizione; ma questi, cambiando d'avviso, promise -loro di serbare il silenzio, onde gli concedettero che rimanesse. -</p> - -<p> -Vennero allora chiamati a comparire que' due armigeri, de' quali Alberto -di Malvoisin avea favellato a Montfichet. Benchè costoro fossero -malvagi indurati nella perversità, la vista di colei che stava per essere -la loro vittima, l'avvenenza della medesima, la sua fisonomia nobile e -commovente, li tennero come perplessi un istante. Ma un severo guardo -di Malvoisin rendè a questi la feroce loro intrepidezza; laonde, con tal -ordine che avrebbe eccitato sospetto in tutt'altri giudici non parziali, enumerarono -le particolarità de' fatti falsificati a danno della rea convenuta; -o se anche erano indifferenti per sè medesimi, sotto aspetto d'indifferenti -non li presentavan costoro, e gli accompagnavano di sinistri commentarii, -da' quali chiara appariva la perfidia di queste attestazioni, che i criminalisti -de' nostri giorni avrebbero divise in due classi, una di fatti inconcludenti, -l'altra di fatti fisicamente impossibili. Ma in tale secolo d'ignoranza -<span class="pagenum" id="Page_343">[343]</span> -e di superstizione, sì gli uni che gli altri fatti erano assunti siccome prove -di delitto. Del genere degl'inconcludenti sarebbero stati gli asserti di avere -più volte intesa Rebecca parlare una lingua sconosciuta a chi l'ascoltava, -e udita, intonar canzoni, di cui non si comprendevano le parole, e che -nullameno allettavano l'orecchio, e faceano impressione nel cuore; d'aver -ella talvolta mosse interrogazioni a sè medesima, come aspettandone la -risposta. Di tal natura erano parimente le considerazioni fatte sugli arredi -di lei, foggiati diversamente da quelli che le donne inglesi di buona -fama vestivano, e sulle linee cabalistiche e i caratteri ignoti o improntati -sugli anelli ch'ella aveva alle dita, o ricamati sul velo onde coprivasi. -</p> - -<p> -Tai circostanze cotanto naturali e comuni vennero ascoltate gravemente -siccome prove, o almeno siccome forti presunzioni della corrispondenza -che Rebecca mantenea colle potenze d'abisso. -</p> - -<p> -Ma uno di cotesti armigeri portò una attestazione più diretta, e che -quantunque affatto fuor del possibile fu creduta dalla maggior parte di -quella assemblea, ove il numero degli stupidi prevaleva ancora a quello -degli scellerati. Costui pertanto attestò di avere veduta una maravigliosa -cura operata da Rebecca sopra un uom ferito nel castello di Torquilstone. -«Dopo i segni» narrava l'armigero «fatti dalla maga sulla ferita, dopo -certe parole misteriose da essa pronunziate, e <i>da me non intese per la -grazia di Dio</i>» il perfido narrator soggiugnea «il ferro della freccia uscì -della piaga, che, fermato il sangue, immantinente si chiuse. Un'ora -dopo, questo ferito era con me su i baluardi e m'aiutava a lanciar pietre -sugli assedianti.» La qual favola si fondava forse sul fatto vero -delle cure che nel castello di Torquilstone prestò ad Ivanhoe Rebecca. -Tanto più era difficile cosa il convincere di falsità questo guadagnato -armigero, che costui per convalidare d'una prova materiale le verbali -testimonianze, si trasse di saccoccia un ferro di freccia, affermando essere -quell'istesso che portentosamente uscì della ferita. -</p> - -<p> -Il collega di costui, stando di guardia sopra una torre, avea potuto -vedere la scena accaduta fra Bois-Guilbert e Rebecca, allorquando ella fu -in procinto di lanciarsi dal pianerottolo che sporgea fuori della finestra -di quella stanza ove l'infelice era stata rinchiusa. Non volendo costui star -di sotto al suo camerata, attestò avere veduta Rebecca farsi all'orlo del -pianerottolo, trasformarsi in cigno d'un candore che abbarbagliava la -vista, svolazzare per tre volte attorno alla gran torre di Torquilstone, -poi tornare sulla stessa finestra e riassumere la forma sua primitiva. -</p> - -<p> -Una metà di prove sì rilevanti sarebbe stata oltre l'uopo a chiarire -fattucchiera una vecchia povera e brutta, quand'anche non ebrea. Ma -questa fatal circostanza congiunta a un tanto cumulo di accuse rendea -inutili schermi contra l'impressione che queste produssero la stessa avvenenza -e gioventù di Rebecca. -</p> - -<p> -Il Gran-Mastro dopo avere raccolti i suffragi chiese in solenne tuono -<span class="pagenum" id="Page_344">[344]</span> -a Rebecca, se ella avesse veruna cosa da addurre contra la sentenza di -condanna ch'egli stava per profferire. -</p> - -<p> -«L'invocare la vostra pietà» disse l'avvenente Israelita con tremante -voce che indicava l'agitazion del suo animo «sarebbe un soccorso -inutile quanto abbietto ai miei occhi; il dirvi, che l'aver cura de' feriti -e degl'infermi, quantunque di fede diversa, non può spiacere al comun -fondatore e della vostra e della mia religione, non mi gioverebbe di più; -l'accertarvi, che sono per la maggior parte imposture le cose contra -me asserite da cotesti due uomini, ai quali possa Dio perdonare, avventurerebbe -le mie parole a non essere credute da voi, i quali giudicate -possibili i prodigi ch'essi narrarono. Nè maggior vantaggio spererei dal -farvi presente, che le mie consuetudini, la mia lingua, le mie vesti son -quelle del popolo a cui appartengo. Nemmeno cercherò discolparmi col -pregiudizio del mio oppressore, che sta qui ascoltando le calunniose finzioni, -onde sembra vogliasi trasformare in vittima chi fu il mio tiranno. -Tra lui e me sia giudice Iddio! Egli è della vostra fede, e il menomo -accento pronunziato da lui otterrebbe da voi più fiducia di quante proteste -le più solenni potesse mettere una misera Ebrea. Quindi non ritorcerò -contr'esso l'accusa mossa a mio danno. Ma egli è a voi, sì, gli è -a voi, Brian di Bois-Guilbert, che io mi appello; eccito voi a chiarire, -se le colpe appostemi sien calunniose e fallaci.» -</p> - -<p> -Tacque ella un istante, e tutti gli occhi si conversero sopra Bois-Guilbert, -che tuttavia manteneva il silenzio. -</p> - -<p> -«Parlate» ella continuò «se voi siete uomo, se voi siete cristiano. -Io ve ne supplico per l'abito che portate; pel nome famoso de' vostri -maggiori; per l'ordine cavalleresco di cui andate fregiato, per l'onore -della madre vostra; parlate; dite. Son io colpevole de' delitti che mi -vengono imputati?» -</p> - -<p> -«Rispondetele, o mio fratello» disse Beaumanoir «se però il nemico -infernale, contra cui vi veggio lottare, ve ne lascia la facoltà.» -</p> - -<p> -E per vero dire, Bois-Guilbert era sì fattamente agitato dai diversi -affetti che gli facean guerra nell'animo, da poter credersi anche all'aspetto -della sua fisonomia, che una forza soprannaturale lo traesse -allo stato convulsivo in cui si vedeva. Girando attorno gli occhi in ispaventevole -modo, sclamò finalmente con sorda voce, e volgendo un guardo -a Rebecca: «La carta! la carta!» -</p> - -<p> -«Ecco, ecco» disse Beaumanoir «una nuova prova. La vittima -dei sortilegi di questa sciagurata Ebrea non può ad onta d'ogni sforzo -pronunziar altre voci che <i>la carta</i>. Il vedo; la fatal carta, su di cui -senza dubbio costei ha scritte le parole cabalistiche nelle quali sta tutto -l'incanto, e che lo costringono in questo punto al silenzio.» -</p> - -<p> -Ma Rebecca interpretò in altro modo le parole che pareano veramente -strappate di bocca a Bois-Guilbert; e in quell'istante si ricordò del pezzetto -<span class="pagenum" id="Page_345">[345]</span> -di carta postole tra le mani all'atto di entrar nella sala, e da lei -conservato sino a quella ora; onde mandò sovra di esso e di soppiatto uno -sguardo, e vi lesse scritto in caratteri arabi: <i>Chiedete il combattimento -e un campione</i>. La specie di bisbiglio che la risposta di Bois-Guilbert avea -mosso nell'assemblea, ove ciascuno sul significato da attribuirsi a tale risposta -consigliava col suo vicino, agevolò a Rebecca i modi e di leggere -il biglietto e di lacerarlo dopo letto senza che alcuno se ne avvedesse. -</p> - -<p> -Tornato a regnare il silenzio: «Rebecca» le disse il Gran-Mastro -«tu vedi che non puoi trarre alcun vantaggio dalle risposte di questo -sfortunato cavaliere. L'avversario che lo tormenta è più forte di lui. Hai -tu null'altro da dire?» -</p> - -<p> -«Sì» rispose Rebecca «le medesime vostre leggi m'offrono un'altra -prova onde salvar la mia vita. Questa è ben misera, almeno da poco -in qua; nondimeno ella è un dono di Dio, e non debbo sprezzarla. Userò -di tutti i modi ch'ei mi concede a difenderla. Io sono innocente. Calunniosa -è l'accusa portata sopra di me. Chiedo provarla tale per via di un -combattimento giudiziario e di un campione.» -</p> - -<p> -«E chi vorrà» riprese a dire Beaumanoir «alzar la sua lancia -per una strega, per un'Ebrea?» -</p> - -<p> -«Dio mi farà sorgere un difensore. Ella è cosa impossibile che nell'Inghilterra, -in questa contrada, ove soggiornano tanti uomini generosi, -prodi ed umani, uno non se ne trovi, il quale voglia combattere per l'innocenza -e per la giustizia. Ma a me basta il chieder la prova del combattimento -giudiziario. Eccone il pegno.» -</p> - -<p> -Dette tai cose, e toltosi uno de' suoi guanti ricamati lo gettò dinanzi -al Gran-Mastro con tal aria di modestia e di dignità, che fe' ammirata in -uno e sorpresa tutta quell'adunanza. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_346">[346]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXVII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Della disfida ecco il segnal: se ardito</p> -<p class="i01">»V'ha tra voi per raccorlo, in pensier volga</p> -<p class="i01">»Qual nemico potria vedersi a petto.</p> -<p class="i13"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Persino Luca di Beaumanoir fu commosso dal modo pieno di grazia e -di nobiltà, onde Rebecca ricorse a quest'ultima appellazione. Per natura -non era egli crudele, nè tampoco sarebbe stato severo, se il suo cuore, -serbatosi peregrino alle soavi passioni, non avesse acquistato a grado a -grado inflessibil durezza dalla vita ascetica professata, dalla consuetudine -delle pugne, dalla coscienza del supremo potere in lui concentrato, e finalmente -dalla supposta necessità di sradicare l'eresia e di soggiogar gli -Infedeli, la qual cosa ei riguardava come supremo dovere. I suoi lineamenti -perdettero alcun poco dell'ordinaria austerità, in fisando gli sguardi -sull'amabile creatura, che sola, priva di soccorritori e d'amici con tanto -coraggio e nobiltà da sè medesima si difendea. Fece per tre volte il segno -della croce, temendo senza dubbio che la nuova commozione cui soggiacea -l'animo suo, di tempera per solito più dura dell'acciaio della sua spada, -fosse ella pure l'opera di qualche sortilegio. -</p> - -<p> -«Giovinetta» finalmente le disse «se la pietà che tu m'inspiri è -cagionata da qualche pratica di magia alla quale tu abbia avuto ricorso, -grand'è il tuo delitto, ma più mi giova il credere tale pietà un sentimento -naturale al mio cuore, che è addolorato in veggendo come una creatura -fornita di tanti esterni doni sia divenuta un vaso di perdizione. Confessa -le tue colpe, o mia figlia; pentiti, abbiura i tuoi errori; abbraccia la -nostra santa fede, di cui questo bastone porta l'emblema, e puoi ancora -essere felice in questo mondo, come nell'altro. Collocata in qualche casa -religiosa d'un ordine de' più austeri, ti rimarrà tempo ad orare ed a far -penitenza. A tai patti ricevi la vita. Quai vantaggi ritraesti dalla legge di -Mosè ad ostinarti a morire per essa?» -</p> - -<p> -«Ella è la legge de' miei padri» Rebecca rispose: «fu data sulla -cima del Sinai in mezzo a' tuoni ed ai lampi, e lo credete voi medesimi, -se pure siete cristiani. Voi dite che una tal legge fu ritrattata; e ciò è -quanto non m'hanno insegnato a credere ancora.» -</p> - -<p> -«Si chiami il nostro cappellano» disse Beaumanoir «e ch'egli spieghi -a questa Infedele ostinata....» -</p> - -<p> -«Perdonatemi se v'interrompo. Io non sono che una giovane inesperta, -e incapace di argomentare sulla verità della mia religione; ben -so morire per essa, se tale è il volere di Dio. Permettetemi di domandarvi -se accettate la mia istanza per ottenere il combattimento giudiziario.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_347">[347]</span> -</p> - -<p> -«Mi si trasmetta il suo guanto» disse allora Beaumanoir. «Gli è -un pegno ben debole, ben leggiero» soggiunse egli nell'esaminarlo «per -una domanda sì rilevante quant'è quella d'un combattimento all'ultimo -sangue. Considera bene questo guanto, o mia figlia, e fanne confronto -colle manopole che coprono le nostre mani; e tal differenza passa appunto -fra la tua causa e quella del Tempio. Pensa essere il nostro Ordine -che tu disfidi.» -</p> - -<p> -«Mettete nella bilancia la mia innocenza» rispose Rebecca «e il -guanto di seta farà sollevare il piattello che conterrà la manopola di ferro.» -</p> - -<p> -«Tu persisti adunque nel rifiuto di confessare le tue colpe, e nella -audace disfida da te promossa?» -</p> - -<p> -«Vi persisto, nobil signore.» -</p> - -<p> -«Ebbene, sia fatto a norma dell'inchiesta, e il giudizio di Dio provi -qual sia la buona causa.» -</p> - -<p> -«<i>Amen!</i>» risposero i commendatori collocati presso il Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«<i>Amen!</i>» ripeterono i cavalieri e tutta quell'adunanza. -</p> - -<p> -«Miei fratelli» disse Beaumanoir «vi è noto come potremmo ricusare -a cotesta donna il privilegio del combattimento giudiziario. Ma, benchè -ebrea e infetta di magia, ella è straniera e priva d'altra difesa. Implora -il benefizio delle salutari nostre leggi. Non sia mai che glielo neghiamo. -Per altra parte, quantunque ci siam consacrati allo stato religioso, non -perdemmo quindi l'essere nostro di cavalieri e soldati, e arrossiremmo di -ricusarle tal prova qualunque ne fosse il pretesto. Udite pertanto, fratelli -miei, lo stato di tale bisogna. Rebecca, figlia di Isacco, ebrea di religione, -che una moltitudine di circostanze più che sospette accusa d'avere operati -sortilegi sopra la persona d'un nobile cavaliere del nostro sant'Ordine, -domanda il combattimento per fare prova di sua innocenza. A chi -giudicate voi debba consegnarsi il pegno della battaglia, nominandolo -nostro campione?» -</p> - -<p> -«A Brian di Bois-Guilbert» disse tosto il commendatore di Goodalrick. -«A lui particolarmente un tale affare si aspetta, ed egli ne conosce -la giustizia meglio di ognuno.» -</p> - -<p> -«Ma il nostro fratello Brian vive ora sotto l'influenza d'un sortilegio. -Ciò vi facciamo osservare per un riguardo di prudenza; non già che trovisi -in tutto l'Ordine un braccio cui più di buon grado volessimo affidare -la difesa dell'Ordine stesso.» -</p> - -<p> -«Reverendo Gran-Mastro» il Commendatore riprese a dire «vi -debbe esser noto non trovarsi malefizio assai forte per prevalere sopra -un campione allorquando si offre ad un cimento che è giudizio di Dio.» -</p> - -<p> -«A tal ragione mi arrendo» soggiunse Beaumanoir. «Alberto di -Malvoisin, rimettete a Brian di Bois-Guilbert il pegno della battaglia. -Fratello Brian, noi vi esortiamo a combattere col vostro coraggio, e a -non dubitare del trionfo della buona causa. Rebecca, ti concediamo tre -<span class="pagenum" id="Page_348">[348]</span> -giorni, incominciando da questo, onde tu possa provvederti d'un -campione.» -</p> - -<p> -«Ben è breve sì fatto indugio, onde una straniera, una donna di -religione diversa dalla vostra, possa sperare di rinvenire un uomo che -voglia cimentare per essa il proprio onore e la vita.» -</p> - -<p> -«Non ne è lecito prolungarlo» rispose il Gran-Mastro. «Il combattimento -dee seguire alla nostra presenza, e possenti motivi nel quarto -giorno ne chiamano altrove.» -</p> - -<p> -«Sia fatta la volontà di Dio!» rispose Rebecca. «Pongo ogni mia -fiducia in quel solo che può in un punto operare più cose di quante ne -possa l'uomo nel durare d'una eternità.» -</p> - -<p> -«Non v'ha obbiezione contra un tal detto» soggiunse Beaumanoir -«ma noi sappiamo chi è colui che può talora vestir le sembianze d'angelo -di luce. Non resta più che a deliberare sul luogo della pugna, e del -supplizio, se questo dovrà accadere. Ove è il commendatore Malvoisin?» -</p> - -<p> -Malvoisin stavasi presso a Bois-Guilbert, tenendo tuttavia fra le -mani il guanto di Rebecca, e parlandogli sommessamente, ma con voce -animata. -</p> - -<p> -«Ricuserebbe egli il pegno della battaglia?» chiese in tuono severo -il Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«No, reverendo Gran-Mastro,» rispose Malvoisin, sollecito di nascondere -il guanto sotto al mantello; «egli accetta. Quanto al luogo -della lizza, io vi propongo il campo di san Giorgio, pertenente alla commenda, -e ove siam soliti condurci ad armeggiare.» -</p> - -<p> -«Ottimamente» disse il Gran-Mastro. «Rebecca, gli è in campo -chiuso che dovrai presentare il tuo campione; e s'ei non riporta vittoria, -se niuno si presenta a combattere in tua difesa, tu perirai della morte -serbata alle fattucchiere, perchè tale è la nostra sentenza. Che questo giudizio -venga registrato ne' nostri archivi, e se ne faccia pubblica lettura, -onde nessuno possa allegare eccezion d'ignoranza.» -</p> - -<p> -Uno de' cappellani, che adempiea ufizio di notaro, scrisse tale giudizio, -sopra un grosso registro <i>in foglio</i>, ove si soleano trascrivere gli atti -capitolari del Tempio, e poi ch'ebbe terminato, uno de' suoi colleghi ne -fece lettura ad alta ed intelligibile voce. -</p> - -<p> -«Dio soccorra la buona causa!» disse il Gran-Mastro terminata -che fu la lettura medesima. -</p> - -<p> -«<i>Amen!</i>» rispose tutta quell'assemblea. Rebecca serbò il silenzio, -sollevò gli occhi al cielo, ed incrocicchiate le braccia sul petto, rimase -un istante in tal atto. Poi, voltasi modestamente al Gran-Mastro, gli rimostrò -come fosse d'uopo il permetterle di porsi in corrispondenza coi -propri amici a fine d'instruirli dello stato in cui si trovava, e di procacciarsi -meglio un campione che la causa di lei difendesse. -</p> - -<p> -«È giustissima si fatta inchiesta» Beaumanoir le rispose. «Scegli il -<span class="pagenum" id="Page_349">[349]</span> -messo che più t'aggrada, e gli sarà libero l'ingresso alla stanza della tua -prigione.» -</p> - -<p> -«Avvi alcuno tra voi» disse Rebecca volgendosi all'uditorio «che -mosso da amor di giustizia, o dalla speranza di una larga ricompensa, voglia -prestar tal servigio ad una giovane innocente altrettanto quant'è sventurata?» -</p> - -<p> -Niuno rispose, perchè non trovavasi chi ardisse alla presenza del -Gran-Mastro esternare premura per un'ebrea dallo stesso Gran-Mastro -condannata siccome strega, e mettersi così a rischio di venir sospettato -partigiano del giudaismo o della negromanzia. Quindi nè la pietà, nè -l'adescamento medesimo d'una ricompensa ebbero forza bastante a vincere -un tale timore. -</p> - -<p> -Rebecca rimase alcuni istanti in uno stato d'inquietezza, che sarebbe -impossibile cosa il descrivere. «E il crederò a me medesima?» ella esclamava -«ed è sul suolo inglese ch'io mi vedo priva di quella debole speranza -di salvezza, su cui mi era lecito ancora fondarmi, e ciò per non -esservi chi si presti ad un atto caritatevole che non verrebbe negato -a qualsivoglia reo anche il più abbietto?» -</p> - -<p> -«Io non posso camminare che reggendomi alle stampelle» sclamò -Higg, figliuolo di Snell «ma se movo alcun poco le gambe, a voi sola ne -ho l'obbligazione. Quindi adempirò io le vostre commissioni quanto meglio -mi verrà fatto. Oh! piaccia a Dio che i miei piedi possano ammendare -le colpe della mia lingua! Me infelice! quando ebbi la sfortuna di -render giustizia alla vostra carità, non m'immaginai certamente che -v'avrei posta in pericolo.» -</p> - -<p> -«Dio ordina a suo grado le cose» rispose Rebecca. «Fra le sue mani lo -strumento il più debole può bastare a rompere i ferri della nostra cattività; -e sol ch'ei vuole la lumaca ne diviene messaggero agile quanto il falcone.» -</p> - -<p> -Sopra un pezzo di pergamena che uno de' cappellani le porse per ordine -del Gran-Mastro, ella scrisse diverse righe in ebraico. «Cerca Isacco -d'York» diss'ella ad Higg, «e consegnagli questo biglietto. Eccoti il danaro -onde tu possa noleggiare un cavallo e pagar le tue spese. Non saprei -dire se tal presentimento mi derivi dal cielo, ma spero non morire della -morte che a me si crede serbata. Il giusto Iddio susciterà un difensore a -mio scampo. Addio, pensa che la mia vita dipende dalla tua sollecitudine.» -</p> - -<p> -Molti spettatori cercarono stogliere Higg dal toccar solamente un biglietto -scritto in caratteri cabalistici, ma egli rimase fermo in volere render -servigio alla propria benefattrice. «Ella sanò il mio corpo» loro dicea -«nè so persuadermi che sia mente di lei mettere in rischio l'anima mia.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose uscì tosto di Templestowe. -</p> - -<p> -«Mi farò prestare il cavallo del mio vicino Buthan» meditava egli -nel riprendere la via del proprio villaggio «e con questa cavalcatura, e -aiutato dalla grazia di Dio, giugnerò sollecito a York.» -</p> - -<p> -Per una fortunata combinazione non gli fu d'uopo di far tanto viaggio. -<span class="pagenum" id="Page_350">[350]</span> -Non si era scostato che d'un quarto di miglio dalla Commenda, -allorquando s'accorse di due uomini a cavallo, che ai loro gialli berrettoni -ravvisò per ebrei; ed anzi giunto più vicino ai medesimi vide che l'un di -essi era lo stesso Isacco, l'altro il rabbino Ben-Samuel. Questi facean -la ronda attorno del castello di Templestowe, ma non osavano entrarvi per -essere stato detto loro, che in quel tempo il Gran-Mastro s'interteneva -a processare una strega. -</p> - -<p> -«Fratello Ben-Samuel» all'altro diceva Isacco «la mia anima è -inquieta, nè senza cagione. L'accusa di negromanzia è uno fra i pretesti -di cui spesse volte si valgono i nostri persecutori.» -</p> - -<p> -«Calmatevi, fratello» rispondeva Nathan; «voi siete ricco abbastanza -per non temere i Nazareni. Tutto si ridurrà a spendere, un po' più, -un po' men di danaro. Il danaro ha sovr'essi tanta virtù, quanta ne avea -su i cattivi spiriti l'anello di Salomone. Ma chi è questo povero sgraziato -che s'avanza ver noi reggendosi alle stampelle? Sembra ci voglia parlare. -Amico» diss'egli ad Higg «hai tu bisogno de' soccorsi dell'arte mia? -non te li ricuso, ma avverti questo: non darei un <i>aspro</i> ad un che -io trovi accattando sulla strada maestra. Non ti servono più le tue gambe? -Capisco bene che non potresti far nè il corriere, nè il pastore, nè il soldato: -ma a quanto mi sembra hai buone braccia, e vi sono altri mestieri -ne' quali avresti modo.... In somma, fratello, che male avete?» -</p> - -<p> -Nel durare di tale arringa Isacco avea preso il biglietto presentatogli -da Higg, e appena postivi gli occhi sopra cambiò di colore, mise un profondo -gemito e stramazzò da cavallo, rimanendo per qualche istante -fuori di sentimento. -</p> - -<p> -Della qual cosa turbato il rabbino saltò di sella, e dopo avere fatto -fiutare un elissire che portava seco al compagno, diede mano agli strumenti -di chirurgia cui parimente professava, accingendosi a trargli sangue, -allorchè Isacco rinvenne. Qual fu la maraviglia di Nathan in veggendolo -gettar lunge da sè il berrettone e spargere di polve i suoi grigi capelli! -Lo credè assalito da un'impeto di vertigine; laonde, non declinando -dalla prima intenzione, riprese in mano i suoi strumenti. Ma Isacco non -tardò a fargli manifesta la vera origine di quel suo stato. -</p> - -<p> -«Figlia del dolore!» esclamò «Ti doveva essere imposto il nome -di <i>Benoni</i>, e non di Rebecca. Possa la mia morte preceder la tua, affinchè -io non mi tragga a maledire il creatore e perder l'anima mia!» -</p> - -<p> -«Che osate voi dire, o fratello?» sclamò il rabbino. «E un figlio -d'Israele può favellare in tal guisa? Qual cosa dunque è accaduta a vostra -figlia? Io spero ch'ella non sia ancor tolta dal novero dei viventi.» -</p> - -<p> -«Ella vive» rispose Isacco «ma come Daniele nella fossa de' leoni, -come i tre fanciulli nella fornace. Ella è prigioniera de' figli di Belial, che -stanno per compiere sovr'essa gli atti di lor crudeltà, sordi a qualunque -voce di compassione per la sua innocenza, per la sua giovinezza. Ella era -<span class="pagenum" id="Page_351">[351]</span> -sul canuto mio crine una corona di palme, eccola appassita in una notte -come la zucca di Giona. Figlia dell'amor mio! conforto di mia vecchiezza! -solo rampollo della mia amata Rachele! le tenebre della morte -già ti circondano!» -</p> - -<p> -«Però quali cose si contengono in questo scritto? non indica forse -quanto può farsi per liberarla?» -</p> - -<p> -«Leggete, fratel mio, leggete, perchè i miei occhi sono appannati -dalle lagrime.» -</p> - -<p> -Presosi dal rabbino il biglietto di Rebecca, lesse le note scritte in -ebraico, delle quali sì era il tenore: -</p> - -<div class="blockquote"> -<p> -— <i>Ad Isacco, figlio d'Adonikam, nomato dai gentili Isacco d'York.</i> -<br /> -<i>Che le benedizioni della Terra Promessa crescano sopra di lui.</i> -</p> - -<p class="indl"> -<span class="smcap">Padre Mio</span>, -</p> - -<p> -— Son condannata a morte per un delitto che nemmeno conosco, per -delitto di negromanzia. Se nel termine di tre giorni, incominciando da -questo, si può rinvenire un uom valoroso, atto, giusta gli usi de' Nazareni, -a difendere nel campo di san Giorgio la mia causa con lancia e -spada, Dio forse gli darà forza bastante per far trionfare l'innocenza, sfornita -ora di tutt'altro soccorso. Ma nessuno si trova, le giovani figlie -della tribù d'Israele possono fin d'ora piangere sul mio destino, come su -quello d'un fiore abbattuto dalla falce del mietitore. Cercate quindi soccorso -ovunque crediate di poterne trovare. Un guerriero nazareno, Wilfrid -figlio di Cedric, detto Ivanhoe dagli Infedeli, acconsentirebbe, cred'io, -a prender l'armi in mia difesa; ma non lo giudico ancora in essere di sopportare -il peso della sua armatura. Ciò nullameno, padre mio, fatelo -istrutto dello stato a cui sono ridotta. Egli fu nostro compagno di schiavitù. -Forse gli riuscirà trovarmi un campione. E dite ancora a questo -Wilfrid, figlio di Cedric, che Rebecca, sia ch'ella viva, sia ch'ella perisca, -morirà innocente del delitto cui l'hanno incolpata. Se è volontà -di Dio che voi rimaniate privo di vostra figlia, deh! non soggiornate più -lungo tempo in questa terra di sangue, ritiratevi a Cordova, nella quale -città il fratel vostro vive all'ombra di quel trono occupato dal Saracino -Boabdil; poichè i Mori non sono verso la schiatta di Giacob più crudeli -di quel che il sono i Nazareni dell'Inghilterra. — -</p> -</div> - -<p> -Isacco ascoltò con molta calma la lettura di questa lettera; ma allorquando -fu terminata, tornò a prorompere nei primi atti di dolore co' modi -soliti agli Orientali, gettando polve sul proprio capo, e lacerandosi le vestimenta: -«Mia figlia, mia Rebecca, carne della mia carne, ossa delle mie ossa!» -</p> - -<p> -«Fatevi coraggio» gli disse il rabbino. «Col darsi in preda al dolore -non si rimedia a nulla. Cignetevi le reni e correte in traccia di Wilfrid, -figlio di Cedric. Forse ne avrete consigli o anche soccorsi. Egli è -l'uomo favorito di Riccardo Cuor-di-Leone, che una voce diffusa per ogni -<span class="pagenum" id="Page_352">[352]</span> -dove fa reduce in mezzo a noi. Forse potrà ottenerne un decreto che impedisca -a cotesti uomini sanguinolenti, vero disonore del Tempio da cui -prendon nome, il mandare ad effetto un giudizio sì barbaro.» -</p> - -<p> -«Andrò dunque in cerca di questo Ivanhoe, del <i>bravo giovane</i>, che, -lo so io, ha compassione anche de' poveri esuli della terra di Giacob. Ma -il male è che non è ancora in istato di addossare le proprie armi, nè vedo -altro cristiano che possa voler combattere per una figlia di Sion.» -</p> - -<p> -«Voi parlate siccome uomo che non conosce bene i Gentili. A furia -d'oro comprerete il loro valore, a furia d'oro comprerete a voi sicurezza. -Confortatevi, nè ora pensate ad altro che a raggiugnere questo Wilfrid -d'Ivanhoe. Per parte mia corro io parimente ad adoperarmi a pro vostro, -perchè sarebbe grave colpa il non soccorrere un proprio fratello oppresso -da tanta calamità. Mi trasferisco a York, ove molta mano di guerrieri è -assembrata: possibile che fra di loro uno almen non ne trovi, il quale si -assuma incarico di difendere vostra figlia? Perchè l'oro è il dio di costoro, -e per l'oro ingaggerebbero la loro vita, come fanno de' propri averi... Ma -voi, mio fratello, vi addosserete qualsivoglia obbligo ch'io potrò a nome -vostro incontrare?» -</p> - -<p> -«Sì certamente, e benedico Iddio che mi ha mandato un tale consolatore, -un tale sostegno nelle sciagure... Però badate di non conceder -loro, ad un tratto quel che domandano; abbiate a cuore i miei interessi. -Taluno di questi maladetti nazareni è capace di venir fuori con pretensioni -di marchi d'oro, poi contentarsi di sole once... In somma, fate il -meglio che potete, perchè io son disperato. Di che mi gioverebbe tutto -il mio oro dopo che avessi perduta mia figlia?» -</p> - -<p> -«Addio» disse Nathan «gli è tempo di operare. Possa far ritorno -nel vostro cuore la pace!» -</p> - -<p> -Si abbracciarono essi, e ciascuno s'avviò per diversa strada. -</p> - -<p> -Higg, figlio di Snell, rimase presso i medesimi tutto il durare del loro -colloquio, di cui nulla comprese, perchè parlavano ebreo. Gli accompagnò -per alcun tempo col guardo. — «Cani d'ebrei!» esclamò, poichè ebbe -cessato dal vederli «non badano a me più di quel che farebbero con un -Turco o con un Pagano. Almeno m'avessero gettato uno o un paio di -zecchini! Era forse obbligato io a portar loro quello scarabocchio, Dio sa -che cos'era! a rischio di restarne ammaliato, come diverse brave persone -m'hanno avvertito? Qual vantaggio mi frutterebbero le monete che mi ha -donate la giovane, se si convertissero in foglie secche? e soprappiù mi sarò -guadagnato per tutta la vita il soprannome dello <i>zoppo corrier degli Ebrei</i>. -Credo veramente che costei m'abbia stregato, poichè non ho saputo spacciarmi -dall'eseguire le sue commissioni. Ma chi non ha stregato di quelli -che le si avvicinano, fossero ebrei o cristiani? Mi pare che nessuno le -possa negar nulla di quanto ella chiede, e darei volentieri la mia bottega -e i ferri di bottega sol per salvarle la vita.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_353">[353]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXVIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Alma superba, disdegnosa alberga</p> -<p class="i01">«A te nel sen; superba, disdegnosa</p> -<p class="i01">«Alma a tua volta in questo sen ravvisa.</p> -<p class="i10"> <i>Seward.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Volgeva al termine il giorno che schiarì il giudizio di Rebecca, e lo -splendor del sole cedeva luogo al crepuscolo, allorquando la bella Ebrea, -fedele sempre ai doveri della propria religione, avea terminata la preghiera -sua della sera, e udì picchiar dolcemente alla porta della stanza, ove -l'aveano condotta dopo che fu pronunziata la sua sentenza. -</p> - -<p> -«Entrate, se siete amico» diss'ella; «e quand'anche foste un nemico, -io non ho modi per impedirvi l'accesso.» -</p> - -<p> -«Gli è d'uopo ch'io sia o l'uno o l'altro» disse in entrando Bois-Guilbert -«e le conseguenze del colloquio a cui vengo, m'instruiranno -quai delle due parti dovrò sostenere.» -</p> - -<p> -Spaventata alla vista d'un uomo, dalla cui passione colpevole Rebecca -scorgea l'origine d'ogni presente sventura, si fece addietro sinchè toccasse -l'estrema parete dell'appartamento, dando a divedere nel volto agitazione -anzichè tema, e stette in piedi in questa postura colle spalle al -muro, come persona, che assalita dai masnadieri appoggia il dorso ad -un albero, risoluta a vender caro la propria vita. -</p> - -<p> -«Voi non avete alcun motivo di temermi, o Rebecca; o, per parlare -più aggiustatamente, voi non avete alcun motivo di temermi in simile istante.» -</p> - -<p> -«Di fatto io non vi temo» rispose Rebecca benchè l'affaticato respiro -della medesima sembrasse dismentire l'eroismo che ne' suoi discorsi -manifestavasi «ho posta in Dio ogni mia confidenza, ei mi concederà, -se lo vuole, soccorso.» -</p> - -<p> -«Di tal soccorso non avete d'uopo contro di me. Non son distanti -da noi che due passi le guardie incaricate di custodirvi sino all'istante di -venir condotta al luogo del vostro supplizio. Non ho sovra queste alcuna -autorità. Onde al menomo strepito le vedreste giugnere, e correrei pericolo -io medesimo se mi sorprendessero in tale luogo.» -</p> - -<p> -«Ne sia lode a Dio!» sclamò Rebecca, «il timor della morte non -è la cosa che più mi spaventi in questo albergo della iniquità.» -</p> - -<p> -«Certamente l'idea della morte non ha nulla di cui si spaventi un'anima -coraggiosa, se però questa morte non sia accompagnata da circostanze -che la rendano più terribile. Perire d'un colpo di lancia o di spada -è pressochè un nulla per me. Pressochè un nulla per voi il precipitarvi da -voi medesima dall'alto d'una rocca, o il trapassarvi il seno con un pugnale. -Voi preferireste una tal morte a quanto chiamate vostro onore. Nè -<span class="pagenum" id="Page_354">[354]</span> -coll'ultima espressione intendo farvi credere, ch'io pure intorno all'onore -non abbia idee romanzesche siccome le vostre, ma che che ne sia vorremmo -entrambi morire anzichè rinunziare a questo onore.» -</p> - -<p> -«Uomo sciagurato!» rispose Rebecca. «E vi condannaste dunque a -cimentare la vita per massime che riguardate romanzesche, e delle quali -la vostra ragione, il vostro intelletto non vi dimostrano la saldezza? Voi -profondete i tesori per cose che non si possono convertire in pane. Ma -non crediate già eguali la condizion vostra e la mia. I vostri propositi -possono cambiarsi a grado de' flutti volubili dell'umana opinione. I propositi -miei posero l'áncora su lo scoglio de' secoli.» -</p> - -<p> -«Chetatevi, o Rebecca: tai discorsi in questo momento son fuor -di stagione. Voi siete condannata a morire, ma non d'una morte presta -e facile, qual la desidera la sventura, qual la disperazione la cerca; la -morte che vi si prepara debbe essere lenta, terribile, accompagnata da -que' crudeli tormenti che sono serbati a quanto una diabolica superstizione -nomina vostro delitto.» -</p> - -<p> -«E se tale è il mio destino, chi ne deggio incolpare? Non ne è forse -autore colui che abbandonandosi ad una passione colpevole mi ha qui -condotta a mio malgrado; colui che adesso, non so con quai fini cerca -atterrirmi colla dipintura orribile dei mali che mi sovrastano, e ai quali -egli solo mi avventurò?» -</p> - -<p> -«Non crediate ch'io abbia avuta questa scellerata intenzione. Che -anzi in tal giorno vorrei nel sottrarvi ai pericoli mettere altrettanta sollecitudine -quanta ne ebbi nel ripararvi col mio scudo dalle frecce che venivano -lanciate contro di noi nel castello di Torquilstone.» -</p> - -<p> -«Se fosse stato disegno vostro il concedere onorevole protezione ad -una giovane sventurata, io vi dovrei adesso tutta la mia gratitudine; ma -noto essendomi lo scopo cui intendeste, mi è forza dirvi, che comunque -abbiate cercato le tante volte farvi un merito di quanto operaste avrei -grandemente preferito il perdere la vita al trovarmi salva in vostro potere.» -</p> - -<p> -«Risparmiate, o Rebecca, i rimproveri. Io medesimo son ben tutt'altro -che scevro di cordogli. A che cercate voi inasprirli?» -</p> - -<p> -«Qual dunque ora è la mente vostra, ser cavaliere? Fate con pochi -accenti che io la conosca. Se avete qualch'altra mira che non sia pascere -lo sguardo vostro delle sciagure da voi medesimo cagionate, affrettatevi a -rendermene consapevole, poi lasciatemi in balía di me stessa. L'intervallo -che dee per me disgiugnere il tempo dall'eternità è breve quanto terribile, -nè mi restano, il vedete, che pochi istanti per prepararmi alla morte.» -</p> - -<p> -«Dunque voi persistete, o Rebecca, nell'incolparmi di quelle sventure, -che avrei voluto distogliere da voi a costo di quanto ho di più -caro sopra la terra?» -</p> - -<p> -«Vorrei ben risparmiarvi rimproveri, ser cavaliere; ma non è egli -certo ch'io non debbo la morte mia fuorchè alla passione colpevole?...» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_355">[355]</span> -</p> - -<p> -«No, no» sclamò precipitosamente il Templario «voi v'ingannate -nell'attribuirmi colpa di quanto non era in me nè il prevedere nè l'impedire. -Poteva io forse indovinare l'improvviso arrivo di questo imbecille -fanatico, che alcune prove di coraggio, e gli encomii dati all'austerità di -una stolta superstizione, hanno sollevato alla sede ove trovasi? Sede immensamente -al di sopra del merito suo e del suo sapere, e da cui gli venne -il diritto di comandare a me ed a tanti cavalieri del nostro Ordine, il -cuore de' quali non è invilito sotto il peso delle ridicole fallacie che sono -norma ai pensamenti, ai discorsi, alle azioni di quest'uomo spregevole!» -</p> - -<p> -«Per altro voi stavate fra coloro che mi giudicarono; voi prendeste -parte alla mia condanna, voi al quale è nota più che ad alcun altro la -mia innocenza; e se non mi sono ingannata, voi dovete mostrarvi brandendo -l'armi per sostenere la giustizia della sentenza contra me profferita -e far più sicura la morte mia.» -</p> - -<p> -«Ragionate con più calma, o Rebecca. Non v'è chi meglio della -vostra popolazione sappia cedere alla procella e governare il naviglio in -guisa da trar profitto d'ogni vento anche contrario.» -</p> - -<p> -«Ah! fu l'istante il più malauguroso per la nostra nazione quello -in cui dovette ricorrere a sì fatti espedienti. Ma la avversità prostra il cuore, -come il fuoco rende inchinevole l'acciaro, inflessibile di sua prima natura. -Quelli che perdettero i legittimi loro sovrani, e che privi di patria vedono -dimorando in altra terra la nativa contrada spogliata di libertà e di independenza, -son costretti ad umiliarsi al cospetto dello straniero. Tal maledizione -il cielo pronunziò contra noi, e la dobbiam, non v'ha dubbio, -ai nostri falli e a quelli de' nostri padri; ma voi, ser cavaliere, voi che -vi gloriate della libertà siccome di diritto assicuratovi dalla nascita, non -sentite rossore di sottomettervi, sin contra il vostro convincimento medesimo, -agli altrui pregiudizi?» -</p> - -<p> -«L'amarezza regna ne' discorsi vostri, o Rebecca» disse il Templario -che trascorreva con impazienza l'appartamento; «nè qui venni per -commettermi a tali rimproveri. Sappiate che Bois-Guilbert non cedè a nessuno -sopra la terra, anche allorquando le circostanze il costringono ad alterare -i propri divisamenti o a distorsene. La mia volontà è il torrente che -discende dalle montagne; ben si può sviarne il corso, ma non impedirgli -di pervenire all'oceano. Pensa al biglietto onde ti venne il consiglio di -domandare un campione. Come credevi tu che sarebbe pervenuto nelle tue -mani, se lo stesso Bois-Guilbert non tel faceva trasmettere? Chi fuor di -lui avrebbe presa cotanta cura del tuo destino?» -</p> - -<p> -«Alcune ore di più d'una vita angosciosa, una pausa che forse non -tornerammi d'alcun giovamento, ecco adunque ciò che operaste per la -infelice, sul capo della quale avete accumulati voi stesso i disastri, e sotto -a' cui piedi avete scavata colle vostre mani la tomba!» -</p> - -<p> -«No, Rebecca: qui non si stettero i miei divisamenti. Se non era il -<span class="pagenum" id="Page_356">[356]</span> -maladetto intervento di quel vecchio stolto, di quello sciagurato Goodalrick, -che comunque Templario, vuol far pompa di attenersi ne' giudizii alle -ordinarie norme della umanità, niuno avrebbe pensato ad incaricare della -difesa dell'Ordine quell'uomo che il Gran-Mastro in suo cuore vorrebbe -anzi scacciato dall'Ordine, l'uomo riguardato siccome vittima o complice -de' pretesi vostri sortilegi. Senza un tal contrattempo, al primo squillar -della tromba, che tal si fu la mia idea, sarei comparso nella lizza qual -vostro campione, sotto vesti di cavaliere errante che cerca avventure per -provare la bontà della sua lancia e della sua spada; e m'avesse pure opposti -Beaumanoir due o tre de' fratelli assembrati a Templestowe, un colpo -della mia lancia bastava a far votare ad essi l'arcione. Riconosciuta in -tale guisa, o Rebecca, la vostra innocenza, mi sarei fidato alla generosità -dell'animo vostro sulla cura di mostrar gratitudine al cavalier vittorioso.» -</p> - -<p> -«Non ravviso che uno sfarzo di vanagloria in quanto or mi dite, -ser cavaliere, e una premura di attribuirvi a merito quanto avreste fatto -se non vi parea più convenevole partito l'operar altrimenti. La realtà è -che riceveste il mio guanto. Il mio campione (quand'anche accadesse che -una donna, com'io abbandonata, ne trovasse pur uno) dovrà cimentarsi -ai colpi della vostra lancia. E dopo ciò potete vantarvi dinanzi a me -qual mio amico, qual mio protettore?» -</p> - -<p> -«Sì, vostro amico, vostro protettore» ripetè in grave tuono il Templario; -«ma ponete mente a qual rischio, o per meglio dire a qual certezza -di disonore m'è forza commettermi; laonde non mi darete torto se -desidero porre i miei patti prima di sagrificare quanto ebbi finor di più -caro alla brama di salvare i giorni d'una donzella di Giuda.» -</p> - -<p> -«Spiegatevi più chiaro, fin qui non v'intendo.» -</p> - -<p> -«Ebbene, io vi parlerò con altrettanta franchezza quanta può metterne -un penitente il più timorato a' piedi del confessore. Se ora non mi -presento alla lizza, o Rebecca, perdo tai cose a me più rilevanti dell'aria -medesima che respiro, la stima intendo de' miei confratelli, e la speranza -di vedermi un giorno insignito di quella suprema autorità, che oggi fa altero -il più imbecille, il più superstizioso fra gli uomini, Luca di Beaumanoir. -Tale è l'inevitabile destino che mi sovrasta, se non propugno coll'armi -la giustizia della sentenza pronunziata contro di voi. Maladetto sia -quell'insensato vecchio, quel Goodalrick, che mi trasse in simile agguato! -E maladetto doppiamente Alberto di Malvoisin, che m'impedì, quando -mi prese voglia di gettare il vostro guanto sul volto al fanatico rimbambito, -che porse ascolto ad accuse cotanto assurde, e spinte a danno d'una creatura, -di cui l'anima è sublime, quanto incantatrici ne sono le sembianze.» -</p> - -<p> -«A che giovano queste circollocuzioni dell'adulazione? Voi stavate -perplesso tra il sangue d'una fanciulla innocente per una parte, e la perdita -per l'altra del vostro grado e della speranza di ottenerne uno ancor più -eminente. Qual è mestieri adesso di frasi? La vostra scelta fu fatta.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_357">[357]</span> -</p> - -<p> -«No, Rebecca» disse il cavaliere, ammollendo il tuon della voce, e -vie più accostandosi alla prigioniera. «La mia scelta non è ancor fatta, e -toccherà a voi il dettarmela. Se comparisco or nell'arena, gli è necessario -ch'io sostegna la rinomanza acquistatami; laonde sia che troviate o non -troviate un campione, non ne avverrà quindi che per voi non arda il rogo -fatale. Perchè non v'è cavaliere che a parità d'armi abbia avuto vantaggio -nel battersi meco, eccetto Riccardo-Cuor-di-Leone ed Ivanhoe suo -favorito. Ivanhoe, vi è noto, non è in istato d'impugnar l'armi; Riccardo -vive prigioniero in terra straniera. S'io pertanto entro in arringo, voi -siete certa di perire, quantunque i vostri vezzi avessero sedotto qualche giovane -inconsiderato ad assumersi di difendervi.» -</p> - -<p> -«E perchè mi rimembrate sì spesso tal circostanza?» -</p> - -<p> -«Perchè rileva che vediate sotto due aspetti diversi il destino che vi -sta preparato.» -</p> - -<p> -«Ebbene, volgete una volta il panno e mostratemi l'altro lato.» -</p> - -<p> -«Sofferite adunque ch'io vel ripeta anche una volta. Se mi mostro -nel fatale conflitto, morire fra tai lunghi e crudeli tormenti, quali si pretendon -serbati ai colpevoli dopo la loro morte, tal è il destin che vi -aspetta. S'io non vi comparisco, l'Ordine manca di campione ed è acclamata -la vostra innocenza; ma ciò accadendo, io mi veggio digradato, disonorato, -accusato di complicità cogl'infedeli, fors'anche di negromanzia; -l'illustre nome ch'io porto, e che più glorioso fecero le mie imprese, si -cambia in argomento di vergogna e di obbrobrio per me; perdo l'onore, -la fama e la speranza di giugnere a tal grado che m'innalzerebbe al di -sopra degl'imperatori. Sagrifico in tal guisa que' divisamenti ambiziosi che -mi sollevano all'altezza delle montagne, onde i Pagani spacciano siasi -voluto dare la scalata al Cielo.... Pure, o Rebecca» soggiunse egli -gettandosi a' piedi di lei «dimentico il mio onore, rinuncio la mia fama, -sacrifico quelle grandezze che furono scopo di mia ambizione, e al conseguimento -delle quali mi trovo tanto vicino, se acconsentite dirmi: Bois-Guilbert, -ti accetto siccome amante.» -</p> - -<p> -«Stoglietevi da tali follie, ser cavaliere; e se veracemente volete giovarmi, -affrettatevi a raggiugnere il reggente, il principe Giovanni. L'onore -stesso della Corona gli fa una legge di mandare a voto il giudizio -pronunziato dal vostro Gran-Mastro. Per tal via sì, mi assicurerete una -protezione possente e legittima, nè vi sarà d'uopo il fare alcun sagrifizio.» -</p> - -<p> -«Non mi è lecito invocare il principe Giovanni contra il capo dell'Ordine, -cui pertengo» le rispose egli tenendone stretto affettuosamente, -ma con tuono di rispetto, il lembo della vesta. «Voi siete quella, voi la -sola che imploro. Imploro per voi e per me la vostra pietà. Qual motivo -può rattenervi? Foss'io ancora uno spirito dell'abisso, sarei sempre da -preferire alla morte, e la morte adesso è l'unico rivale ch'io mi pavento.» -</p> - -<p> -«Il presente mio stato non è tale che mi permetta l'istituire tutte -<span class="pagenum" id="Page_358">[358]</span> -queste disanime» gli rispose Rebecca con tuon di dolcezza, e paventando -egualmente di condurre a disperazione un cavaliere di cui l'indole impetuosa -erale nota, e di dir cose che il traessero nè manco lievemente a sperare. -«Siate uomo! siate cristiano! S'egli è vero che la religione da voi -professata raccomandi la carità, virtù pur troppo predicata più sovente coi -vostri discorsi, che posta in pratica nelle vostre azioni, salvatemi da sì terribile -morte, senza pretender patti, che non vi lascerebbero alcun merito -di generoso.» -</p> - -<p> -«No» rispose alzandosi il feroce Templario; «voi non riuscirete -a deludermi; se rinunzio alla mia gloria presente, se sagrifico gli ambiziosi -disegni concetti per l'avvenire, nol fo che per voi, e voi sarete la -compagna della mia fuga. Ascoltatemi, o Rebecca» riprese a dire assumendo -più dolce tuono. «L'Inghilterra e l'Europa non sono l'intero universo. -Noi possiam trasportarci in altra sfera che offre ancora bastanti -vezzi ad un'anima ambiziosa. Noi ci condurremo nella Palestina. Corrado, -marchese di Monferrato, è mio amico ed ha un'anima, siccome la mia, -libera da que' superstiziosi abbagli che inviliscono e soggiogano la ragione. -Cercheremo gli stati di questo principe. Non mi grava se è d'uopo portar -l'armi in difesa di Saladino, e ciò mi piace assai più del sottomettermi -alle disdegnose voglie di questi fanatici ch'io disprezzo. Schiuderò a me medesimo -un nuovo sentiere di gloria» continuò egli addoppiando i suoi lunghi -passi per traverso alla stanza. «L'Europa ascolterà il ripercotimento -delle pedate di quell'uomo che ella avrà cancellato dal novero de' propri -figli. Non saranno per lei efficace difesa i milioni d'uomini che i re -crociati mandano al macello nelle contrade di Palestina; nè le migliaia di -Saracini, le cui braccia tentano armate d'attraversar questa terra, potranno -avere nell'assalirla miglior successo di me e di que' fratelli, che, ad -onta del rimbambito fanatico Beaumanoir, s'affretteranno a raggiugnere -i miei stendardi. Voi sarete regina, o Rebecca, e sul monte Carmelo dee -starsi il trono ch'io pretendo conquistare per voi. Il mio valore avrà per -ricompensa uno scettro in vece del bastone di Gran-Mastro, cui sì lungo -tempo agognai.» -</p> - -<p> -«Tutti questi sono altrettanti sogni» rispose Rebecca «simili a -quelle visioni notturne che l'agitazione dell'animo partorisce. Ma quando -anche fossero realtà, non ne diverrebbe men salda la mia risoluzione. Mi -basti il dirvi che se giugneste perfino a possedere un trono, io non vi starei -seduta insieme con voi. Mi credete forse così indifferente ai beni onde -ciascun vivente si porta ad amare la propria patria, le proprie istituzioni -religiose, perchè sapessi concedere la mia stima a colui che parla di mettere -tai beni in non cale, a colui pronto ad abbandonare un Ordine di -fratelli cui solenni voti lo astrinsero, ad abbandonarlo per soddisfare una -passione illegittima, che lo strugge per donna di religione diversa? Ah! -non ponete a tal prezzo la mia salvezza, ser cavaliere, non vogliate vendere -<span class="pagenum" id="Page_359">[359]</span> -un atto di generosità; e se proteggete una giovane oppressa, fatelo -per grandezza d'animo, e non per un cieco e sregolato amor di voi stesso. -È voce diffusa assai che Riccardo abbia rimesso il piede nell'Inghilterra. -Se ciò fosse, correte a piè del suo trono: non ricuserà questi d'accogliere -la mia appellazione contra la sentenza di un tribunale di sangue.» -</p> - -<p> -«Non mai, o Rebecca! non mai!» replicò in altero tuono il Templario. -«S'io abbandono il mio Ordine, non lo abbandonerò che per te. -Se mi è tolto soddisfare l'amore, l'ambizione mi rimarrà. Non voglio -perdere d'ogni banda. Io umiliarmi dinanzi a Riccardo! Io sollecitare da -quell'anima superba i favori! No! non si dica mai, che nella mia persona -posi a' suoi piedi l'intero ordine de' Templarii. Posso abbandonare i fratelli, -ma non tradirli, ma non digradare me stesso.» -</p> - -<p> -«Iddio adunque si degni proteggermi, poichè non mi resta più da -sperar protezione fra gli uomini!» -</p> - -<p> -«Dicesti il vero, o Rebecca; perchè quantunque tu sia orgogliosa, in -orgoglio a te non la cedo. Una volta ch'io sia entrato in arringo, non -t'avvisar già che alcuna umana considerazione possa impedirmi il comparirvi -degno della mia rinomanza. Pensa, o giovine, al destin che ti -aspetta. Morir della morte de' più atroci colpevoli! Consunta a lento fuoco -entro un ardente braciaio! ridotta in ceneri che i venti dispergeranno! -Di tutti questi tuoi vezzi, su cui si fisa incantato ogni sguardo, non rimarrà -una particella della quale possa dirsi: Ecco quanto apparteneva ad -un corpo pieno di grazia e di perfezione! Rebecca, un cuor di donna -mal regge a sì formidabile dipintura, e tu cederai alle mie preghiere.» -</p> - -<p> -«Bois-Guilbert» rispose Rebecca «tu non sai ancora tutto quanto -possa una donna, o a dir meglio quelle che finor conoscesti aveano perduti -i sentimenti i più nobili di lor natura. Sappi adunque, o feroce Templario, -che nelle pugne le più sanguinose non desti tu mai tante prove -del tuo sì decantato coraggio quante può darne una del nostro sesso, se -puri affetti o dovere a lei le prescrivono. Qual mi vedi, non sono io medesima -che una donna educata con tutte le cure della tenerezza, timida -e sensitiva per natura, e poco accostumata a quanto è patimento. Pure, -allorchè ci troveremo entrambi in questa lizza fatale, tu per combattere, -io per morire di una morte che tu mi dipingi tanto terribile, provo la -sicurezza in me stessa di mostrarmi a te superiore in coraggio. Addio. Non -ho più tempo da perdere in parole con te. I brevi istanti che la figlia di -Giacobbe potrà ancora trascorrere sulla terra debbono essere spesi altrimenti. -Ella dee volgerli a quel solo che può consolarla, a quell'Ente, che -s'anco distoglie talvolta dal suo popolo il guardo, non chiude mai l'orecchio -alle preghiere di chi lo implora con fiducia e con verità.» -</p> - -<p> -«Gli è dunque in tal guisa che ci dobbiam separare?» disse Bois-Guilbert -dopo un istante di silenzio. «Oh! avesse piaciuto al cielo che non -ci fossimo incontrati giammai, o che voi foste stata nobile di legnaggio, -<span class="pagenum" id="Page_360">[360]</span> -e cristiana di religione! Ne attesto il Cielo! Nel contemplarvi ora, nel -pensare all'istante in cui dovrem rivederci, mi augurerei di appartenere -alla invilita vostra nazione; m'augurerei che la mia mano contasse zecchini -e <i>shekel</i> in vece di brandire la lancia e la spada; m'augurerei di -prostrarmi a foggia d'usuraio dinanzi ai nobili, e non ispirare terrore -che ai debitori impotenti a pagare. Sì, se tal cambiamento, o Rebecca, -fosse possibile, mi sommetterei a sofferirlo per avvicinarmi a voi, per isfuggire -la parte spaventevole che debbo avere alla vostra morte.» -</p> - -<p> -«Voi dipingete l'Ebreo considerandolo in quello stato cui l'ha ridotto -la persecuzione di coloro che vi somigliano. Il Cielo nella sua collera -sbandì l'Israelita dalla sua nativa contrada, e l'industria gli aperse -quella sola via alla ricchezza e al potere che l'oppressione non gli potè -togliere. Ma leggete l'antica storia del popolo di Dio, e ditemi se coloro, -pei quali Iehovah operò cotanti prodigi erano riguardati fra le nazioni siccome -un popolo d'avari e d'usurai. Sappiatelo, cavaliere superbo, noi -noveriamo nella nostra gente tai nomi, a petto de' quali i vostri nobili, -anche i più antichi, son come cetriuoli al confronto de' cedri; nomi che -risalgono a que' rimotissimi tempi allorquando il Creatore degnava manifestarsi -alle sue creature, nomi che traggono il proprio splendore, non -dai favori d'un principe della terra, ma da una voce di Cielo, che comandò -ai nostri antenati d'appressarsi agli altri dell'Onnipotente. Tali -erano i principi della casa di Giacob.» -</p> - -<p> -Fino a tal passo raggiarono come di celestial luce le guance di Rebecca, -luce che si appannò, allorquando continuando in suo dire soggiunse: -«Tali, sì, erano i principi della casa di Giacob, ma tali non sono -più. Calpestati i lor discendenti siccome l'erba recentemente mietuta, confusi -colla polvere delle strade maestre! Pur trovansi alcuni fra essi che non -dismentiscono la sublimità della propria origine, e di questo novero, il -vedrai, è Rebecca, figlia di Adonikam.... Addio. Non invidio, nè i -tuoi onori comperati a prezzo di sangue, nè i tuoi antenati barbari e pagani, -nè la tua fede, che è sempre nel tuo labbro, non mai nel tuo cuore -o nelle tue opere.» -</p> - -<p> -«Per il giusto Iddio, vi è un sortilegio gettato sopra di me» sclamò -il Templario «e quasi incomincio a credere che quello scheletro ambulante -del nostro Gran-Mastro abbia detta la verità. La ripugnanza ch'io -provo in lasciandovi è d'indole più che naturale. Avvenente fanciulla» diss'egli -avvicinandosi a lei nel modo il più rispettoso «così giovane, così -bella, così sublime sprezzatrice della morte, pur dannata ad una morte -obbrobriosa e crudele! Chi non gemerebbe sul vostro destino? Son venti -anni che una lagrima sola non ha inumidite le mie pupille; pure nel contemplarvi -il pianto scorre a torrenti sulle mie guance!... Ma la sorte -è gettata, e nulla omai può salvarti. Tu ed io siam divenuti soltanto i -ciechi strumenti d'una fatalità che entrambi persegue, simili a due vascelli -<span class="pagenum" id="Page_361">[361]</span> -spinti l'un contra l'altro dalle ondate di una tempesta, e nel tempo -stesso inghiottiti in mezzo ai vortici dell'abisso. Perdonatemi adunque, e -separiamci almeno da amici. Invano ho cercato cambiare le vostre deliberazioni. -Le mie sono immutabili come i decreti del Fato.» -</p> - -<p> -«Ed è appunto in tal guisa, che gli uomini incolpano il Fato di -quanto è conseguenza delle loro passioni, de' loro errori.... Pur vi perdono, -Bois-Guilbert, benchè siate voi la cagione dell'immatura mia morte. La -vostra anima era capace di azioni nobili e grandi, ma fatta simile ai campi -degl'infingardi, il loglio vi ha spento il buon grano.» -</p> - -<p> -«Sì, Rebecca, sono altero, imperioso campo privo di coltura; è vero -quanto voi dite, e lo confesso io medesimo. Ma tai circostanze appunto -m'innalzarono al di sopra degli spiriti deboli, degl'imbecilli, degli uomini -superstiziosi che mi circondano. Le armi fin dalla prima giovinezza furono -la mia professione. Portai sempre alti i miei divisamenti, sempre gli ho -seguiti con fermezza e costanza, sempre sarò quel che or sono, altero, -inflessibile, incapace di cambiamento, e il mondo ne avrà una prova... -Ma voi, mi perdonate, o Rebecca?» -</p> - -<p> -«Volentieri fin dove è possibile che una vittima possa perdonare a -chi la sagrifica.» -</p> - -<p> -«Addio dunque» disse il Templario, e precipitoso abbandonò quella -stanza. -</p> - -<p> -Intanto in una stanza contigua il commendatore di Malvoisin aspettava -impaziente il ritorno di Bois-Guilbert. -</p> - -<p> -«Voi vi faceste ben lungo tempo aspettare» gli disse in veggendolo. -«Io stetti finor sulle brage. Che cosa sarebbe avvenuto se il Gran-Mastro -o il suo esploratore Corrado, fossero giunti sin qui? Avrei pagata ben -caro la mia compiacenza.... Ma che avete dunque, o fratello? Appena -voi m'ascoltate, e la vostra fronte è ingombra di nubi.» -</p> - -<p> -«Io sono» rispose il Templario «simile ad un miserabile malfattore -condannato a morire fra un'ora, e forse più ancor da compiagnere, -perchè avvi chi è pronto a spacciarsi della vita come d'un logoro vestimento. -Ne attesto il cielo, Malvoisin! Questa giovinetta m'ha disarmato -d'ogni mia risoluzione; e son quasi in procinto di correre a trovare quell'ipocrita -del Gran-Mastro, a dire a lui, a lui stesso, che abbiuro l'Ordine, -che rifiuto sostenere il barbaro incarico addossatomi dalla tirannide -di costui.» -</p> - -<p> -«Siete pazzo? Questo è un volere assicurare la vostra rovina senza -averne quindi la menoma probabilità di salvar questa Ebrea, cui siete -avvinto in guisa fuor del credibile. Beaumanoir nominerà un altro campione -che sostenga in vece vostra la giustizia della pronunziata sentenza, -e l'accusata perirà egualmente come se aveste adempiuti i doveri che vi -furono prescritti.» -</p> - -<p> -«Non è vero» replicò impetuosamente Bois-Guilbert. «L'accusata -<span class="pagenum" id="Page_362">[362]</span> -non perirà, perchè sarò io medesimo il suo difensore. Potreste voi dirmi, -o Alberto, qual è il cavalier del nostr'Ordine, a cui non possa io darmi -vanto di far votare l'arcione?» -</p> - -<p> -«Voglio concedervi questo. Ma dimenticate voi che non avrete nè -il tempo nè i modi per mandare a termine un sì stravagante divisamento? -Correte a presentarvi a Luca di Beaumanoir, a protestargli che rinunziate ai -vostri voti d'obbedienza, e mi saprete dire se il vecchio tiranno vi lascia due -minuti di libertà. Appena avrete voi profferiti questi accenti inconsiderati, ei -vi fa mettere cento piedi sotterra nelle prigioni della Commenda, perchè siate -giudicato qual cavaliere fellone; o se pel vostro meglio continuasse ancora a -giudicarvi ammaliato, posseduto dal demonio, non sarete forse rinchiuso per -costui cenno in un convento, ove diverranno vostro letto la paglia, vostri alimenti -pane ed acqua, vostri sollievi gli esorcismi, ove sarete a tutte l'ore -inondato d'acqua santa per discacciare lo spirito infernale che vorranno -impadronitosi di voi? Non vi resta che una via, Brian di Bois-Guilbert. -Comparir nella lizza, o siete irremissibilmente disonorato e perduto.» -</p> - -<p> -«Fuggirò senza far motto di nulla al Gran-Mastro; andrò in qualche -lontano paese, ove non sieno ancor penetrati la follia ed il fanatismo. -Ivi saprò farmi una rinomanza novella. Ma almeno le mie mani non saranno -macchiate nel sangue di questa creatura innocente.» -</p> - -<p> -«Non potete più fuggire, o Brian. I vostri discorsi inconsiderati hanno -fatta sospetta la vostra persona, nè vi è oltre permesso uscire della Commenda. -Nol credete? Fatene la prova. Presentatevi alla porta, e vedrete -qual <i>chi va là!</i> vi faranno le sentinelle poste a custodire il ponte levatoio. -Tale espediente vi sorprende e vi irrita! Ma ben per voi, che sia stato -preso! Se perveniste a fuggire che ne accadrebbe? Voi diverreste l'obbrobrio -della vostra prosapia, voi rimosso inonoratamente dal vostro grado, -vedreste offuscata in un istante tutta la gloria che per belle imprese vi -meritaste. Fermatevi in tale considerazione. Ove andranno a nascondersi -i vostri fratelli d'armi che finora vi sagrificarono i lor voleri, i loro affetti, -allorchè udranno chiarire Brian di Bois-Guilbert qual cavaliere traditore -e fellone? Qual duolo ne avrà la corte di Francia? Qual gioia -pel superbo Riccardo in ascoltando come il Templario che osò resistergli -in Palestina, che giunse quasi a minorargli la fama, or perdè onore e rinomanza -per amore d'una giovane ebrea, cui nemmeno con tai sagrifizi -potè salvare la vita?» -</p> - -<p> -«Vi ringrazio, Malvoisin» sclamò Bois-Guilbert; «voi avete toccata -la più viva di tutte le corde. Accada quanto sa accadere, i predicati di fellone, -di traditore non verranno mai aggiunti al nome di Bois-Guilbert. -Piacesse a Dio che Riccardo in persona, o alcuno degl'Inglesi suoi favoriti -si presentassero nella lizza! Ma niuno si presenterà. Non saravvi chi -voglia avventurarsi a rompere una lancia a pro di questa giovane innocente, -di questa giovane derelitta!» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_363">[363]</span> -</p> - -<p> -«E allora tanto meglio per voi! Se niun campione si presenta per -difendere questa giovane infelice, voi non avrete contribuito in guisa alcuna -alla sua morte. Non si potrà di questa accusar che il Gran-Mastro, -egli solo ne sopporterà il biasimo, come si arrecherà a gloria e ad onore -d'esserne biasimato.» -</p> - -<p> -«Sì certamente! se niun campione comparisce nello steccato, io non -sarò in questo atroce spettacolo che un figurante montato sul mio cavallo -e coperto della mia armatura; io non avrò alcuna parte nelle conseguenze -che ne verranno.» -</p> - -<p> -«No, senza dubbio, non vi avrete maggior parte di quanta ne abbia, -quando viene portata nelle nostre processioni, la bandiera di san Michele -armato da capo a piedi.» -</p> - -<p> -«Ebbene, Malvoisin! riprendo tutta la mia fermezza. D'altra parte -Rebecca non mi ha ella medesima rifiutato, sprezzato, oppresso co' suoi -rimproveri? Perchè immolerò ad essa la stima che mi concedono i miei -fratelli? Sì: mi vedrete nella lizza, ed è questa l'ultima, immutabile mia -deliberazione.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose uscì dell'appartamento, ma il Commendatore lo -seguì per vegghiare sopra di lui, ed afforzarlo nelle nuove intenzioni manifestate. -Malvoisin prendea tanta sollecitudine agl'interessi di Bois-Guilbert, -perchè sapea, che se questi fosse un dì pervenuto alla carica di Gran-Mastro, -ne avrebbe conseguite per sè dignità primarie dell'Ordine. Lo -spronavano in oltre a comportarsi in tal guisa le cose promessegli da Corrado -Montfichet, come compenso alle cure che egli si assumerebbe per -far condannare la sfortunata Rebecca. Ma quantunque nel combattere i sentimenti -di pietà cui stava per cedere l'amico suo, avesse avuti sovra il -medesimo tutti i vantaggi che lo spirito di maneggio e di personale interesse -suggerisce a chi si trova a petto persone agitate da violenti e contrarie -passioni, pur ebbe d'uopo di tutta l'accortezza a mantenerlo nel -proponimento che ad inspirargli era giunto. Gli fu quindi mestieri seguirne -tutte le pedate, onde assicurarsi che non gli tornassero in animo le deliberazioni -di fuga, ed impedire ch'ei si trovasse alla presenza del Gran-Mastro, -la qual cosa avrebbe potuto condurre una aperta rottura fra -entrambi. E gli fu parimente mestieri replicare più d'una volta i ragionamenti -adoperati per radicare in esso la persuasione, che comparendo -nella lizza quale campione dell'Ordine, non contribuiva in nulla alla -morte di Rebecca, nè avea poi altra via a salvare il proprio onore e la -propria fama. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_364">[364]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XXXIX.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">»Rientrate nel nulla, orrende larve,</p> -<p class="i01">»Ardite sì, che fin del diadema</p> -<p class="i01">»Turbar la pace osate: or vi si mostra</p> -<p class="i01">»Riccardo, agli Angli reduce e a sè stesso.</p> -<p class="i12"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Ripiglieremo ora il filo delle cose spettanti al cavalier Nero, il quale -dopo avere abbandonato il prode Locksley e i suoi compagni, si condusse -per la più corta via ad un vicino convento detto il priorato di san Botolfo, -ove subitamente dopo la presa del castello venne condotto Ivanhoe per -opera del fedele Gurth e del magnanimo Wamba. Gli è inutile a questo -luogo il narrare le particolarità dell'abboccamento ch'ebbero insieme Wilfrid -e il suo liberatore, e ci limiteremo a dire, che dopo un lungo e -serio colloquio tra i due cavalieri e il Priore, questi fece partire affrettatamente -corrieri per diverse strade, e che alla domane il cavalier Nero si -accinse a partire con Wamba che doveva essergli scorta. -</p> - -<p> -«Io mi trasferisco a Coningsburgo» diss'egli ad Ivanhoe «poichè -Cedric, vostro padre, vi si dee trovare per assistere ai funerali del suo -amico Atelstano. Desidero vedere i vostri amici sassoni, ser Wilfrid, e -formare più ampia che in passato la mia conoscenza con essi. Voi verrete -colà a raggiugnermi, e m'incarico io medesimo di riconciliarvi col -padre vostro.» -</p> - -<p> -Ivanhoe esternò vivissima brama di accompagnarlo, ma a questa -il cavalier Nero si oppose. -</p> - -<p> -«No» gli diss'egli «le vostre ferite appena son chiuse. Pretendo che -qui vi fermiate tutto quest'oggi. Domani poi, quando vel permettano le -vostre forze, potrete partire. Non voglio compagno fuor dell'onesto Wamba, -che secondo mi prenderà la fantasia, sosterrà la parte o di buffone -o di frate.» -</p> - -<p> -«Ed io vi seguirò assai volentieri» rispose Wamba «perchè ho -gran desiderio di trovarmi al banchetto funerale di Atelstano. Se questo -non è splendido, se qualche cosa vi manca, m'aspetto vedere il Signore -di Coningsburgo uscir del sepolcro per attaccar briga col cuoco, coll'intendente -e col credenziere; e mi concederete che sarebbe uno spettacolo -degno d'essere contemplato. Ad ogni evento, ser Cavaliere, mi fido al valore -per far la mia pace con Cedric, se a ciò mai non riuscisse il mio spirito.» -</p> - -<p> -«E qual buon successo ti riprometteresti dal mio valore se rimanesse -in secco il tuo spirito? Spiegami una tale faccenda.» -</p> - -<p> -«Lo spirito può ben molte cose, ser Cavaliere, ma è un furfante -che la sa lunga, e che conoscendo il lato debole del suo vicino, sta rannicchiato -quando la burrasca delle passioni è troppo forte. Il valore in -<span class="pagenum" id="Page_365">[365]</span> -vece è un ardimentoso, cui nulla può resistere, e a dispetto del vento e -del grosso fiotto va diritto al porto. Laonde, ser Cavaliere, mi prendo -assunto di governare lo spirito del mio padrone, sintantochè fa buon -tempo; ma se vedrò burrasca, ricorro a voi.» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere <i>dal Catenaccio</i>, poichè volete essere chiamato così» -disse Ivanhoe «temo che abbiate preso per guida un matto, chiacchierone -e importuno. Però conosce tutti i sentieri della foresta, sicchè non la -cede al più pratico de' cacciatori soliti a frequentarla, oltrechè lo avete -trovato coraggioso e fedele a prova d'acciaro.» -</p> - -<p> -«Poichè mi dite che ha quanto ingegno si vuole ad indicarmi a dovere -la strada» rispose il cavalier Nero «non mi spiace l'udire ch'egli -abbia anche l'altro di farmela parere più breve. Addio, mio caro Wilfrid, -vi raccomando di non pensare a mettervi in cammino prima di domani, -quand'anche vogliate affrettarvi.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose porse la mano ad Ivanhoe che l'appressò alle sue -labbra, e licenziandosi dal priore, montò a cavallo e partì accompagnato -da Wamba. Wilfrid li seguì coll'occhio sintantochè le piante non gli ebbero -affatto ascosi al suo sguardo, indi rientrò nel convento. -</p> - -<p> -Ma l'impazienza sua non gli permise fermarvisi lungo tempo. Era -trascorsa appena un'ora dopo la partenza del Cavaliere, quando chiese -un colloquio col Priore. Il rispettabile vegliardo corse tantosto ad esso domandandogli -con inquietezza, se fosse accaduto un tal cambiamento nello -stato delle sue ferite che gli cagionasse insoliti patimenti. -</p> - -<p> -«Nessuno» rispose Ivanhoe. «Io sto bene oltre di quello che avrei -potuto sperare; e credo anzi che la più ampia delle mie ferite fosse più -lieve di quanto mel fece supporre lo stato di debolezza cui mi ridusse il -molto perder di sangue, a meno che il balsamo adoperato a guarirmi non -fosse fornito di prodigiosa virtù. A quanto parmi io sarei già in istato di -addossar la corazza, ed ho la mente piena di idee che non mi permettono -rimanermi in ozio più lungo tempo.» -</p> - -<p> -«A Dio non piaccia» sclamò il Priore «che il figlio di Cedric il -Sassone esca del mio convento se prima non ne sono perfettamente risanate -le ferite! Sarebbe un obbrobrio per me il comportarlo.» -</p> - -<p> -«Io non penserei ad abbandonare il vostro benefico ospizio, o venerabile -padre, se non mi trovassi in essere di sopportare la fatica del viaggio -e se non fossi costretto a mettermi tosto in cammino.» -</p> - -<p> -«Ma non fu egli detto che partireste solamente domani? Chi può -avervi costretto a cambiare di risoluzione sì tostamente?» -</p> - -<p> -«Ditemi, non avete voi in vostra vita provati alcuni di que' funesti -presentimenti ai quali non si saprebbe assegnare una cagione? Il vostro -spirito, simile all'orizzonte, non si è mai veduto offuscato d'improvvise -nubi che sembrano le foriere d'una tempesta? Credete voi che sia saggezza -il disprezzare interamente questo genere d'avvisi, inspirazioni spesse volte -<span class="pagenum" id="Page_366">[366]</span> -de' nostri angeli custodi, che ne avvertiscono di qualche ignoto e non preveduto -pericolo?» -</p> - -<p> -«Non posso negare» disse il Priore facendo un segno di croce «che -il Cielo abbia questo potere, e che tai cose sieno talvolta accadute, ma è -sempre stato quando le inspirazioni avevano uno scopo utile ed evidente. Nella -circostanza in cui siamo, che vi giova seguire i passi d'un uomo al quale, -ferito come voi siete, non potreste essere di verun aiuto se lo assalissero?» -</p> - -<p> -«Voi v'ingannate, o Priore: mi sento assai in forza per misurare -la mia lancia con quella di chiunque vorrà provocarmi. Ma è forse certo -che il cavalier or partito non possa correre altri rischi fuor di quelli contra -i quali io potrei giovargli coll'armi? È noto ad ognuno che i Sassoni -non amano la schiatta normanna, e chi sa qual cosa gli può accadere -all'atto di comparire in mezzo di essi, poichè li trova tuttavia acerbati -per la morte di Atelstano, senza calcolare il riscaldamento che produrranno -ne' lor capi i baccanali, da essi chiamati banchetto funebre. Permettetemi -adunque ch'io parta sull'istante, e se ho voluto vedervi gli è per farvi -i miei saluti, e pregarvi a prestarmi qualche palafreno, la cui andatura -sia più posata di quella del mio corridore.» -</p> - -<p> -«Vi darò la mia propria mula» disse il Priore. «Ella è accostumata -all'ambio, e in dolcezza di passo supera quella dell'Abate di Sant'Albano. -Non credo possiate trovare al mondo una cavalcatura più gradevole della -mia <i>Malkin</i>, tale ne è il nome, quand'anche prendeste il cavallo del -vicino bagattelliere, che balla sopra le uova senza romperle. Camminando -sovr'essa ho composto più d'una omelia per l'edificazione de' fratelli del -convento e di tutti i Cristiani che vengono ad ascoltarmi.» -</p> - -<p> -«Vi prego dunque, reverendo Priore, a dar ordine che mi venga condotta -subitamente, e di far dire a Gurth che mi porti le mie armi.» -</p> - -<p> -«Badate per altro, figliuol mio, che <i>Malkin</i> non ha l'uso dell'armi -più che il suo padrone, nè mi fo mallevadore che ella sopporti con pazienza, -non dirò il peso, ma sol la vista della vostra armadura, perchè -è una bestia piena d'ingegno, e restìa a caricarsi di pesi cui non sia legittimamente -obbligata. Mi ricordo che un giorno io aveva preso in prestito dal -priore di San-Bees il <i>Fructus temporum</i>; nè vi fu verso ch'ella passasse -la soglia della porta, appena si sentì sulla schiena quell'immenso messale -che mi fu forza restituire.» -</p> - -<p> -«Fidatevi a me» disse Ivanhoe «la mia armadura non è sì pesante -da potere stancare la vostra <i>Malkin</i>, e se le viene il ghiribizzo di provocarmi -vi prometto che ne uscirò vincitore.» -</p> - -<p> -Arrivò in quel momento Gurth, il quale attaccò ai talloni del suo -padrone un paio di grandi speroni d'oro, atti a convincere il cavallo -più recalcitrante che non v'era miglior partito del sottomettersi alla -volontà del cavaliere. -</p> - -<p> -La qual vista inspirò non poca tema per la sua povera <i>Malkin</i> al -<span class="pagenum" id="Page_367">[367]</span> -Priore, onde incominciò a pentirsi d'averla offerta. «Or che ci penso, -ser Cavaliere» gli disse «mi è d'uopo avvertirvi che la mia mula s'impenna -al tocco il più lieve degli speroni. Sarebbe meglio che prendeste la -puledra del nostro provveditore. Posso mandarla a cercare e fra un'ora -l'avrete qui. Dovrebb'essere docilissima, perchè domata nel far la nostra -provvista di legna per tutto il verno, oltrechè non le è mai stato dato -un grano d'avena.» -</p> - -<p> -«Vi rendo infinite grazie, degno Priore, ma mi terrò alla prima -vostra offerta, tanto più volentieri che vedo <i>Malkin</i> alla porta. Gurth -porterà in groppa la mia armadura. Così vedete che <i>Malkin</i> non avrà -troppo peso da portare, nè quindi motivo d'abusare della mia pazienza. -Intanto ricevete i miei saluti.» -</p> - -<p> -Ivanhoe scese dalla scala più presto e più leggermente che non -l'avrebbero dato a supporre lo stato di debolezza in cui tuttora trovavasi; -e il fe' più lesto a saltar sulla mula l'impazienza di sottrarsi al -Priore, che lo seguiva frettolosamente quanto l'età e la salute sua lo -permettevano, ora reiterando gli elogi alla mula, ora le raccomandazioni -al Cavaliere affinchè la risparmiasse. «Ella entra nel quindicesimo -anno, età pericolosa per le mule come per le ragazze» dicea il Priore -ridendo di tal facezia egli stesso. -</p> - -<p> -Ivanhoe, che pensava a tutt'altra cosa fuorchè ai gravi avvertimenti -e alle facezie del Priore, e che non voleva ascoltare più a lungo -le osservazioni del medesimo sui pesi che potea portare, e sul passo cui -dovea tenersi <i>Malkin</i>, diede a questa il segnale della partenza, ordinando -a Gurth di seguirlo, e prese per traverso alla foresta il cammino -che guidava a Coningsburgo sulle tracce stesse del cavalier Nero. -</p> - -<p> -Intanto il Priore dalla porta del convento lo seguitava cogli occhi e -sclamava: «Santa Maria! come sono vivaci ed impetuosi questi cavalieri! -avrei fatto meglio a non confidargli <i>Malkin</i>. Se mai le succede qualche -disgrazia, come la farò io colle mie doglie gottose ed artetiche? Nondimeno» -aggiunse «siccome io non risparmierei le sue vecchie membra, -no certo, nè il sangue che mi scorre entro le vene per la causa dell'antica -Inghilterra, anche <i>Malkin</i> può ben affrontare dal canto suo qualche -rischio. Forse giudicheranno poi a proposito di fare qualche magnifica donazione -al povero nostro convento; almeno invieranno al vecchio Priore -un buon cavallo avvezzato al passo. E se non penseranno a nulla di tutto -ciò, perchè i grandi del mondo dimenticano spesse volte i servigi della povera -gente, io mi troverò abbastanza ricompensato nel pensare che ho -fatto quant'io doveva fare. Ma gli è ora di sonar la campana per chiamar i -frati al refettorio. È un segno che lor piace assai più di quello del mattutino.» -</p> - -<p> -Dette le quali parole, il degno Priore si avviò lentamente al refettorio -per presedere alla distribuzione dello <i>stockfish</i> e dell'<i>ala</i>, in che stavasi -il banchetto de' frati. Postosi dignitosamente alla mensa, lasciò sfuggire -<span class="pagenum" id="Page_368">[368]</span> -alcuni accenti di servigi essenziali prestati a grandi personaggi, di donazioni -ch'egli sperava ottener pel convento; le quali cose in tutt'altra -circostanza avrebbero eccitata la generale attenzione. Ma lo <i>stockfish</i> era -molto salato, l'<i>ala</i> assai buona, e le mascelle de' reverendi troppo affaccendate, -onde questi potessero far uso delle proprie orecchie; per le quali -cagioni niun frate di quel convento s'avvisò di meditare sul significato -che avessero i misteriosi detti del priore, tranne frate Diggory, il quale -tormentato dal dolor dei denti non potea masticare che da una banda. -</p> - -<p> -In questo mezzo il cavalier Nero e la sua guida trascorrevano la foresta. -Il primo d'essi or gorgheggiava a mezza voce ballate che gl'insegnò -qualche innamorato Trovadore, ora colle proprie interrogazioni -animava l'inclinazione naturale ch'era in Wamba al cicaleccio; talchè -gli intertenimenti di queste due persone formavano un miscuglio assai -bizzarro di canti e facezie. -</p> - -<p> -Il leggitore immagini in questo cavaliere un uomo qual già il pignemmo -di alta statura, di vigorosa complessione, fornito di larghe spalle, e -montato sopra un cavallo nero, che sembrava scelto a disegno di una forza -capace a sostenerne il peso. La visiera dell'elmo non era sollevata più di -quanto facesse mestieri a permetterle libera la respirazione, e chiusa se -ne vedea la barbozza, onde appena poteano scernersi alcuni de' suoi lineamenti. -Scorgeasi nonostante come ne fossero piene e vermiglie le guance -ad onta d'essere alquanto abbrunite dal sole, gli occhi grandi, azzurri -e vivaci sì che il loro moversi parea quasi lampo. Del rimanente così questi -come la fisonomia sembravano annunziare una tal quale non curante -gajezza, la fiducia di chi non misura i pericoli, ed un animo sì poco avvezzo -a prevederli che ardente ad affrontarli se si presentavano, ed intrepido -nell'aspettarli, perchè l'armi erano state la professione dell'intera sua vita. -</p> - -<p> -Wamba andava vestito giusta il solito, se non che gli avvenimenti, dei -quali era stato recentemente spettatore, lo avean consigliato a mettere in -luogo della sciabola di legno una specie di coltello da caccia ben tagliente -e un picciolo scudo; armi di cui ad onta del mestiere professato avea fatto -buon uso nel cortile di Torquilstone, il dì che questo castello venne distrutto. -Per vero dire, la pazzia di Wamba stava tutta in una specie di -inquieta volubilità di mente che non gli permettea nè di rimanere troppo -nella postura medesima, nè di seguire a lungo il corso d'una stessa idea, -benchè riuscisse ottimamente in tutti quegli assunti che voleano solamente -l'attenzione di pochi istanti, ed afferrasse di prima vista il vero stato delle -cose verso le quali volgea in quel punto la mente. Conformando gli atti -della persona allo spirito cambiava sempre di luogo sul suo cavallo, ed -or quasi gli stava al collo, or in groppa: spesso si mettea seduto colle -gambe penzolone dalla medesima banda, altre volte volgea il viso verso -la coda della bestia non si fermando mai un momento, e tormentando -in tutti i modi possibili il corridore, che finalmente impennatosi lo gettò -<span class="pagenum" id="Page_369">[369]</span> -sull'erba; caso che non ebbe altra conseguenza se non di far ridere il -Cavaliere e di render Wamba più fermo in sella nel rimanente del viaggio. -</p> - -<p> -Il cavalier Nero avendo terminato di gorgheggiare un <i>virelai</i>: «Mi -ricordo» disse Wamba «d'una ballata che cantai un giorno al mio -camerata Gurth, il quale per la grazia di Dio e del suo padrone oggidì -è nè più nè meno d'uom libero. Egli volle impararla, e tante volte gliela -ripetei una mattina, che eravamo anche in letto due ore dopo la levata -del sole, il quale incidente ne fruttò una buona dose di bastonate. Sol -mi venga in mente il motivo dell'aria, mi sento far male le ossa. Nondimeno -se volete ve la canterò.» -</p> - -<p> -Il Cavaliere avendogli risposto che la udirebbe con diletto, Wamba -cantò la seguente ballata: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i04"> <i>La Vedova e i suoi tre Amanti.</i></p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Corteggiavano tre amanti</p> -<p class="i02"> Una vedova vezzosa,</p> -<p class="i02"> E ciascun la fiamma ascosa</p> -<p class="i02"> Le svelava co' suoi canti.</p> -<p class="i05"> Facciam la prova</p> -<p class="i05"> Se ciò ti giova;</p> -<p class="i05"> Qual è che vedova</p> -<p class="i05"> Dica di no?</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">L'un guerrier: sacri i trofei</p> -<p class="i02"> A te fian de' miei sudori;</p> -<p class="i02"> Più bel serto fan gli allori</p> -<p class="i02"> Giunti ai mirti amatuntei.</p> -<p class="i05"> Non vo' far prova.</p> -<p class="i05"> Ciò non mi giova;</p> -<p class="i05"> E son tal vedova</p> -<p class="i05"> Da dir di no.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Trovador l'altro: i miei voti</p> -<p class="i02"> Deh corona! Più dell'armi</p> -<p class="i02"> Val la lira: eterna i carmi</p> -<p class="i02"> Fan beltade ai dì remoti.</p> -<p class="i05"> Non vo' far prova.</p> -<p class="i05"> Ciò non mi giova;</p> -<p class="i05"> E son tal vedova</p> -<p class="i05"> Da dir di no.</p> - -</div><div class="stanza"> -<p class="i01">Vecchio il terzo: ah! tu mercede</p> -<p class="i02"> Dà al mio cor; son miei vanti</p> -<p class="i02"> Campi e scrigni di contanti.</p> -<p class="i02"> Io ti fo di questi erede.</p> -<p class="i05"> Facciam la prova.</p> -<p class="i05"> Così mi giova;</p> -<p class="i05"> Nè son tal vedova</p> -<p class="i05"> Da dir di no.</p> -</div></div> - -<p> -«Credo, Wamba» disse il Cavaliere «che que' bravi ospiti, dai -quali avemmo buona accoglienza sotto certa grande quercia, darebbero -ragione alla tua vedova che ha preferiti i campi e i contanti. Mi piacerebbe -che avessero potuto ascoltare la tua ballata.» -</p> - -<p> -«Ed io non me ne curerei niente affatto» disse Wamba «se non -vi vedessi pendere dal collo quel corno da caccia.» -</p> - -<p> -«Sì» disse il Cavaliere «desso è un pegno dell'amistà di Locksley, -benchè gli è probabile ch'io non ne faccia mai uso. Ma poche note intonate -con tale strumento bastano a mettere sotto il mio comando una truppa -di valorosi arcieri, semprechè sieno in tal distanza da poterle ascoltare.» -</p> - -<p> -«Direi piaccia a Dio che non gl'incontriamo di sorte alcuna, se -questo corno da caccia non fosse una spezie di passaporto per noi.» -</p> - -<p> -«Che intendi con ciò? Credi forse che senza questo pegno di buona -intelligenza ne assalirebbero?» -</p> - -<p> -«Non so nulla io» soggiunse Wamba guardandosi intorno e con -aria inquieta: «gli alberi possono avere orecchie come le case. Ma rispondetemi -voi medesimo, ser Cavaliere, e ditemi quand'è che è meglio -avere la mezzina e la borsa vote anzichè piene.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_370">[370]</span> -</p> - -<p> -«In verità, a quel che penso, questo quando non è mai.» -</p> - -<p> -«Vivadio! meritereste di non aver mai piene nè l'una nè l'altra, -voi che mi fate tale risposta. Gli è meglio aver votata la mezzina prima -di passarla nelle mani d'un imbriacone, e la borsa innanzi di mettersi -in viaggio per mezzo ai boschi.» -</p> - -<p> -«Capisco ora: vuoi dire che i nostri amici son ladri.» -</p> - -<p> -«Prendo questi alberi a testimonii che non ho detto nulla di ciò» -rispose Wamba alzando la voce. «Ma si presta servigio talvolta ad un cavallo -scaricandolo d'un peso inutile, e ad un uomo togliendogli ciò che -è la sorgente di tutti i delitti. Non conviene adunque ingiuriare coloro che -si prendono assunto di usar buoni ufizi ai viandanti. Ripeto unicamente -che se trovassi queste degne persone vorrei aver lasciata a casa mia la -borsa, per risparmiare ad essi l'incomodo di caricarsene.» -</p> - -<p> -«A malgrado della buona veste che tu fai loro, è nostro dovere, o -Wamba, di pregare il cielo per essi.» -</p> - -<p> -«Pregherò per essi di tutto cuore quando sarò giunto a casa, ma -non vorrei farlo in fondo d'un bosco, come l'abate di San-Bees che costoro -sforzarono a cantare un salmo entro la cavità di una quercia, divenutagli -la sua cattedra del coro.» -</p> - -<p> -«Ad ogni modo, o Wamba, non puoi negare che in Torquilstone -essi prestarono un grande servigio a Cedric tuo padrone.» -</p> - -<p> -«Siam d'accordo, ma ciò è una specie di traffico ch'essi fanno col Cielo.» -</p> - -<p> -«Traffico col Cielo! Spiegati meglio.» -</p> - -<p> -«La cosa però è semplicissima. Hanno instituito col Cielo un bilancio, -come lo chiama ne' suoi conti il nostro vecchio intendente, bilancio -simile a quello che ha intavolato co' propri creditori l'ebreo Isacco. Pari -ad esso danno poco e prendono molto, ma il conto va sempre bene, poichè -mettono in linea di credito la promessa contenuta nel sacro testo di -rendere sette volte la somma impiegata in atti caritatevoli.» -</p> - -<p> -«Dammi un esempio, o Wamba, di quanto ora t'intendi dire, perchè -non capisco nulla ne' tuoi conti e ne' tuoi bilanci.» -</p> - -<p> -«Poichè il Valor vostro ha l'intelletto sì duro, vi dirò che queste -oneste persone bilanciano una buona azione con una... con una azione -che non è buona: per esempio, rubano cento bisanti d'oro ad un ricco -abate, e danno per carità una mezza corona ad un frate mendicante. -Spogliano sulla strada maestra una vecchia, e in compenso accarezzano -una giovinetta in una parte recondita della foresta. Un'azione compensa -l'altra, e la bilancia si trova in equilibrio.» -</p> - -<p> -«E quale di queste azioni è la buona, e qual è quella... che non -lo è tanto?» -</p> - -<p> -«Bello scherzo! eccellente! Non v'è nulla che comunichi acume d'ingegno -agli altri quanto la compagnia di coloro che assai ne possedono. Vi -fo sicurtà, ser Cavaliere, che non avete detto alcuna cosa sì spiritosa, -<span class="pagenum" id="Page_371">[371]</span> -quando recitavate il mattutino del diavolo in compagnia del devoto eremita. -Ma per tornare a quel ch'io diceva, se i nostri galantuomini della foresta -abbruciano un castello, costruiscono parimente una capanna; se spogliano -una chiesa, danno qualche cosa per la riparazione d'una cappella; se -assassinano uno sceriffo, un uffiziale incaricato di mantenere l'ordine pubblico, -liberano per altra parte un povero prigioniere; finalmente per venire -al punto della nostra quistione, se bruciano vivo un barone normanno, son -larghi di soccorso ad un <i>franklin</i> sassone. Tutte queste cose si compensano -insieme. In una parola son bravi ladri, onesti assassini; nondimeno il -buon punto d'incontrarli si è quando la loro bilancia non è in equilibrio.» -</p> - -<p> -«E perchè ciò?» -</p> - -<p> -«Perchè allora pensano a rimetterla, e siccome non piega mai dalla -buona banda, vi è allora minor pericolo a cadere nelle lor mani. Ma guai -chi gl'incontra quando i lor conti sono in regola! Posso promettere ai primi -viaggiatori che li troveranno dopo la buona azione per essi fatta a Torquilstone, -che saranno scorticati vivi. Pure» aggiunse egli accostandosi al Cavaliere -«si può incontrare in questi boschi compagnia ancor più cattiva.» -</p> - -<p> -«E chi dunque? Io credo che non vi si trovino nè lupi nè orsi.» -</p> - -<p> -«Gli armigeri di Malvoisin. Sappiate che in tempo di turbolenza -una mezza dozzina di essi è peggio di una banda di lupi arrabbiati. Costoro -sono stati reclutati da quegli armigeri di Frondeboeuf che si sottrassero -alla morte in Torquilstone, e se ci scontrassimo in alcun di loro, -ne farebbero pagar caro le precedenti nostre prodezze. Permettetemi adesso, -ser Cavaliere, di chiedervi che cosa fareste se li trovaste?» -</p> - -<p> -«Gl'inchioderei contro terra colla mia lancia, se fossero tanto arditi -d'assalirci.» -</p> - -<p> -«Ma se fossero quattro?» -</p> - -<p> -«Li farei bere tutti nella medesima tazza.» -</p> - -<p> -«E se fossero sei, mentre noi non siamo che due, non ricorrereste -al corno da caccia datovi da Locksley?» -</p> - -<p> -«Che dici? io chieder soccorso contra tale ciurmaglia, che un buon -cavaliere costrigne a fuggire dinanzi a sè come il vento disperde le foglie -secche? Non mai!» -</p> - -<p> -«Vorrei però, ser Cavaliere, esaminar più da vicino questo strumento -in cui sta la virtù di far venire i soccorritori che voi ricusereste.» -</p> - -<p> -Il Cavaliere non pensando che a soddisfare tale curiosità del suo compagno, -staccò dal pendaglio il corno da caccia, e lo consegnò a Wamba che -tosto sel mise al collo. Poi dandosi a gorgheggiar sotto voce le note convenute -con Locksley, soggiunse: «Credo saperne di musica al pari di qualsisia altro.» -</p> - -<p> -«Che vuoi tu dire, o furfante? Restituiscimi tosto il corno da caccia.» -</p> - -<p> -«Contentavi, ser Cavaliere, di saper che è in sicuro. Quando il -valore e la follia viaggiano insieme, la follia deve impadronirsi degli strumenti -di fiato, perchè sempre ha miglior vento.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_372">[372]</span> -</p> - -<p> -«Wamba» disse il Cavaliere «ciò è più di quanto è permesso. -Guardati dall'abusare della mia sofferenza.» -</p> - -<p> -«Non venite innanzi colla violenza, ser Cavaliere» riprese a dir -Wamba, allontanandosi dal compagno «ovvero la follia vi mostrerà che -ha un buon paio di gambe, e lascerà che il valor cerchi da sè medesimo -come lo potrà le vie di questa foresta.» -</p> - -<p> -«Tu sai trovare il luogo ove punge la sella, e per altra parte non -ho tempo da perdere: conserva dunque se vuoi il corno, ma andiamo -avanti senz'altri indugi.» -</p> - -<p> -«Mi promettete voi di non maltrattarmi?» -</p> - -<p> -«Te lo prometto.» -</p> - -<p> -«Parola di cavaliere?» domandò Wamba avvicinandosi adagio adagio -e con cautela. -</p> - -<p> -«Parola di Cavaliere! ma non perdiam più tempo.» -</p> - -<p> -«Ecco dunque riconciliati insieme valore e follia» disse Wamba -mettendosi a fianco del Cavaliere. «Ma in fede mia! non vorrei un pugno -qual lo regalaste al bravo eremita che si avvoltò sull'erba come un -birillo. Però ora che la follia s'è impadronita del corno, converrà che il -valore allestisca le armi, poichè, se non m'inganno, per entro quella macchia -vi è compagnia che ne aspetta.» -</p> - -<p> -«Perchè pensi questo?» -</p> - -<p> -«Perchè vedo per traverso a quegli alberi uno splendor come d'armi. Se -coloro che le portano fossero galantuomini andrebbero sul sentiere diritto, e -quelle boscaglie sembrano fatte a posta per nascondere i cherci di s. Nicolò.» -</p> - -<p> -«Affè! hai ragione» soggiunse il Cavaliere calando la visiera «vedo -molti uomini armati.» -</p> - -<p> -Ed era ben tempo ch'ei si cautelasse, perchè nell'istante medesimo -lo colpirono ad un punto tre frecce venutegli dalla parte sospetta. L'una -d'esse lo ferì in fronte e gli avrebbe trapassato il cervello, se la visiera -dell'elmo fosse rimasta sollevata. Parò le altre due frecce lo scudo che -gli pendeva dal collo. -</p> - -<p> -«Ti ringrazio, mia buona armadura!» sclamò il Cavaliere. «Presto, -Wamba, coraggio, piombiamo su di questi sciagurati» e spinto il cavallo -ver quella macchia, vi trovò sette armigeri che colla lancia in resta fecero -impeto sopra di lui. Tre di questi ferali strumenti lo toccarono andando -in pezzi come se lo scontro fosse stato in una torre d'acciaio. Alzatosi -sulle staffe sclamò con intrepido tuono: «Che dunque significa ciò, miei -padroni?» Ma gli assalitori non risposero che traendo la spada, e cignendolo -d'ogni parte e gridando: «morte al tiranno!» -</p> - -<p> -«Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio!» sclamò il cavalier Nero atterrando -un uomo a ciascuna di sì fatte invocazioni «qui dunque siamo -fra i traditori!» -</p> - -<p> -Quantunque risoluti fossero que' che assalivano, si tenevano ad una -<span class="pagenum" id="Page_373">[373]</span> -tal qual distanza dal braccio d'un uomo che non sembrava ferire se non -se per dare la morte; e sarebbesi giudicato che il cavalier Nero solo -bastasse a mettere in fuga tutti i suoi nemici, allorquando altro guerriero -coperto d'armi azzurre, e tenutosi addietro fino a quel punto, si -lanciò contr'esso colla lancia sollevata, la quale anzichè percotere il Cavaliere, -piombò sul corridore, che cadde mortalmente ferito. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-372a"></a> - <img src="images/ill-372a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>Ah! Sant'Odoardo! San Giorgio! — Sclamò il cavalier Nero atterrando un uomo a -ciascuna di sì fatte invocazioni — qui dunque siamo fra i traditori!</i> pag. 372.</p> -</div> - -<p> -«Questo colpo è vibrato da un uom codardo e fellone» sclamò il -cavalier Nero, trascinato a terra dalla caduta del suo cavallo. -</p> - -<p> -Tai cose avvennero sì rapidamente che Wamba ebbe soltanto il tempo -di mettersi al labbro il corno da caccia, e all'istante in cui cadea il -suo compagno dava fiato allo strumento in tal modo da farne rintronare -a molta distanza quel suono ch'egli udì più volte ripetere, e che non aveva -egli dimenticato; cupo suono onde indietreggiarono nuovamente quegli -scellerati, i quali temettero essersi avventurati con uomo che avesse -molto seguito con sè a poca distanza, e Wamba, sebbene mal armato, -non tardò ad accorrere in difesa del Cavaliere per aiutarlo a rialzarsi. -</p> - -<p> -«Sciagurati! codardi» sclamò il Cavaliere Azzurro. «Nè vergognate -fuggire al solo udire lo squillo di un corno da caccia?» -</p> - -<p> -Rianimati da questi accenti tornarono a far impeto, ed una seconda -volta assalirono il cavalier Nero, ch'ebbe solo scampo nel mettersi contra -un albero e difendersi colla spada alla mano. Allora il fellone capo -degli aggressori, impadronitosi d'un'altra lancia, prese campo a spiare il -momento, che il suo formidabile avversario si trovasse più angustiato -onde marciare contr'esso di gran galoppo, e infiggerlo come sperava contro -di quella pianta; ma Wamba mandò a vôto il costui divisamento. -Supplendo con altrettanta agilità ove gli mancava la forza, e francheggiato -dallo sprezzo medesimo in cui lo tenevan gli armigeri, facea artificiose -giravolte a qualche distanza dai combattenti; pure pervenne ad accostarsi -tanto al corridore del cavaliere Azzurro, che ne tagliò i garretti -col fendente del suo coltello da caccia, onde colla bestia stramazzò chi -la cavalcava. Ma non quindi a men perigliosa condizione trovavasi il cavalier -Nero, incalzato d'ogni banda da uomini armati di tutto punto, ai -quali era impossibile che resistesse a lungo, estenuato da' continui sforzi -di parar botte vibrate sopra di lui senza posa. E già si accorgeva che le -sue forze stavano per tradirlo in un sì disuguale conflitto, allorquando una -freccia lanciata da invisibile mano trafisse quello tra' suoi avversarii che lo -stringeano più da vicino; e quasi nel medesimo tempo una truppa d'arcieri -condotti da Locksley e dall'eremita uscirono fuori del folto della -selva, e piombando sugli assassini non tardarono a farne giustizia, stendendoli, -quai morti, quai mortalmente feriti, sullo spianato. -</p> - -<p> -Il cavaliere Nero nel ringraziare i suoi liberatori pose un tuono di -dignità che non si saprebbe assai esprimere co' detti, e che nessuno avea -dianzi osservato in lui, perchè fin qui sarebbesi piuttosto creduto esser egli -soldato di ventura, ch'uomo insigne per eminente dignità. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_374">[374]</span> -</p> - -<p> -«Amici, prima ch'io vi manifesti quant'è la mia gratitudine, mi -rileva il sapere quai sono i nemici che m'assalirono in tal guisa senza essere -provocati. Wamba, alza la visiera dell'elmo a quel Cavaliere Azzurro -condottiero, siccome sembra, di cotesti sciagurati.» -</p> - -<p> -Wamba corse tosto verso costui che, malmesso dalla caduta e imbarazzato -sotto il cavallo, non potea nè fuggire nè far resistenza. -</p> - -<p> -«Valoroso e cortese cavaliere» gli disse «concedetemi essere vostro -valletto d'armi dopo essere stato vostro scudiere. Vi ho aiutato a scendere -da cavallo, gli è giusto che vi spacci del vostro elmo.» -</p> - -<p> -Così parlando, ne sciogliea senza molta cerimonia le coregge; laonde -cadendogli il cimiero, lasciò vedere al cavalier Nero tai lineamenti che -in quell'istante non si aspettava mai ravvisare. -</p> - -<p> -«Waldemar Fitzurse» sclamò egli sorpreso. «E qual motivo potè -condurre un uomo del tuo grado e del tuo legnaggio ad un simile atto di -scelleratezza?» -</p> - -<p> -«Riccardo» rispose il cavalier prigioniero, alzando alteramente gli -occhi sopra di lui «tu non conosci gli uomini, se nol sai a quali delitti -l'ambizione e la sete della vendetta può condurre i figli di Adamo.» -</p> - -<p> -«La vendetta! E in che mai t'ho offeso? qual vendetta hai tu da -usare contro di me?» -</p> - -<p> -«Non disdegnasti tu la mano di mia figlia? Non è forse questa una -ingiuria tale che un Normanno di sangue nobile al pari di te non può -perdonare?» -</p> - -<p> -«La mano di tua figlia? E tale è la cagion del tuo odio? E per -questo volevi togliermi la vita? No, no.... Amici, allontanatevi alquanto; -mi giova parlargli in segreto... Or che siam soli, la verità, -Waldemar! Chi ti spinse a questo delitto?» -</p> - -<p> -«Il figlio di tuo padre, fattosi vendicatore della tua figliale inobbedienza.» -</p> - -<p> -Gli occhi di Riccardo scintillaron di sdegno; ma riprese tosto la sua calma; -ed appoggiando alla fronte la mano, rimase un istante cogli occhi fisi sopra -Fitzurse, nella cui fisonomia si vedeano lottare la vergogna e l'orgoglio. -</p> - -<p> -«Tu non chiedi grazia, o Fitzurse?» disse Riccardo. -</p> - -<p> -«Chi sta fra gli artigli del leone sa non doverla aspettare.» -</p> - -<p> -«Il leone» rispose alteramente Riccardo «non si pasce de' cadaveri -in cui s'abbatte. Ti dono la vita senza che tu la chieda, ma a patto che -fra tre giorni abbandonerai l'Inghilterra; che andrai a nascondere la tua -infamia nel tuo castello di Normandia, e che il tuo labbro non indicherà -mai il principe Giovanni siccome complice del tuo attentato. Se ti scoprono -in Inghilterra dopo l'indugio ch'io ti concedo, sarai punito di -morte, e se mai tu pronunzi un accetto che possa compromettere l'onore -della mia casa, nè manco il santuario ti metterà in sicuro dalla mia vendetta. -Ti farò appiccare sulla torre del tuo castello, e rimarrai colà pastura -dei corvi. — Locksley, m'accorgo che le vostre genti si sono appropriati -<span class="pagenum" id="Page_375">[375]</span> -i cavalli dei soggiogati masnadieri. Se ne ceda uno a questo -cavaliere e si lasci partire.» -</p> - -<p> -«Se non giudicassi che la voce di chi mi parla ha diritto di pretendere -obbedienza, manderei a questo scellerato una freccia che gli risparmierebbe -la fatica del viaggio.» -</p> - -<p> -«Il tuo cuore è veramente inglese, o Locksley» disse il cavalier -Nero. «Tu t'inganni nel credere ch'io abbia diritto alla tua obbedienza. -Io sono Riccardo, re d'Inghilterra.» -</p> - -<p> -A tali accenti pronunziati col tuono di maestà convenevole al grado -e al carattere di Riccardo Cuor-di-Leone, tutti gli arcieri si prostrarono -dinanzi a lui, prestandogli giuramento di fedeltà, ed implorando perdono -delle passate colpe. -</p> - -<p> -«Alzatevi, o miei amici» lor disse Riccardo, riguardandoli in cotal -modo, atto a provare, come la bontà sua naturale avesse trionfato sullo sdegno -inspiratogli dalla perfidia di Waldemar Fitzurse «alzatevi, i servigi che -prestaste agli oppressi miei sudditi dinanzi alle mura di Torquilstone, e -quello che avete or prestato a me stesso, mi fanno dimenticare i falli di cui -per l'addietro possiate esservi fatti colpevoli; alzatevi, o miei amici, e procurate -di condurre una vita più regolare... Quanto a te prode Locksley...» -</p> - -<p> -«Cessate dal chiamarmi Locksley, o mio sovrano. Il mio Signore -è in diritto di conoscere il mio vero nome, un nome che, ben lo temo, -dee troppo spesso avergli ferito l'orecchio. Io sono Robin-Hood della -foresta di Sherwood.» -</p> - -<p> -«Ah! Ah!» sclamò Riccardo: «il re degli scorridori, il principe -de' proscritti! E chi non ha udito pronunziare un tal nome? Ne pervenne -sino in Palestina la fama. Ma sii certo, prode Robin-Hood, che nulla -di quanto hai potuto operare nel durar della mia lontananza, e in tali -istanti di turbolenza, verrà mai allegato contro di te.» -</p> - -<p> -«È cosa giusta!» soggiunse Wamba, che non perdea mai l'occasione -d'intromettere le sue arguzie. «Non dice il proverbio: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">«Quando son partiti i gatti,</p> -<p class="i01">«Fanno la festa in casa i ratti?»</p> -</div></div> - -<p> -«Ah! Wamba, tu se' qui? Non udendo la tua voce, io credea che -da lungo tempo tu avessi presa la fuga.» -</p> - -<p> -«Presa la fuga!» sclamò Wamba. «E quando è mai che avete -veduto scompagnarsi del valor la pazzia? Ecco il trofeo delle mie armi, -questo bel cavallo grigio che vorrei vedere un'altra volta su i suoi garretti, -a patto che venisse nello stato di questa bestia chi n'era padrone. -Ma se non ho combattuto colla punta della mia spada, voi mi concederete -che ho dato con valore il segnal della pugna, e ben condotto il -mio assalto dalla parte del retroguardo.» -</p> - -<p> -«Sì, valoroso Wamba» rispose il Re; «i tuoi servigi non verranno -dimenticati, avran ricompensa.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_376">[376]</span> -</p> - -<p> -«<i>Confiteor... mea culpa</i>» partì sommessamente questa intonazione da -una voce poco distante da Riccardo. «È tutto quel latino che ho potuto in -tal momento raccapezzare. Confesso i miei peccati e ne imploro l'assoluzione.» -</p> - -<p> -Voltosi il Re, vide il gioviale eremita che stava inginocchione col -suo rosario fra le mani, e avendo presso di sè un nodoso randello, che -non rimase del certo inoperoso nel durar della pugna. Non gli si vedea -più che il bianco degli occhi, tanto studiavasi di sollevar le pupille al cielo, -e facea ogni sforzo per comporre a profondissima contrizione la sua fisonomia. -Ma non so qual cosa di giocondo e burlevole che in que' suoi modi si -frammettea, lasciava travedere come fossero artefatte la divozione e la tema. -</p> - -<p> -«Ah! ah! sei tu, santo eremita di Copmanhurst?» disse il Re. -«Qual cosa è dunque che ti cruccia? Ti rincresce forse che il tuo diocesano -sia istrutto del fervoroso zelo onde presti servigio alla Madonna -e a san Dunstano? Non temere di nulla. Riccardo d'Inghilterra non ha -mai traditi i segreti de' suoi amici.» -</p> - -<p> -«Graziosissimo sovrano» disse il romito, che era il frate Tuck -tanto conosciuto nella storia di Robin-Hood «non è la croce ch'io paventi, -ma bensì lo scettro. Abbrividisco in pensando che questo mio -pugno sacrilego andò a percotere sopra l'unto del Signore.» -</p> - -<p> -«Oh! oh!» sclamò Riccardo «è di lì che viene il vento? In fede -mia ch'io aveva dimenticata una tal circostanza. Ma domando a tutte -le brave persone che ne sono state spettatrici, se non t'ho ben pagato -d'uguale moneta. Se per altro ti credi d'essere tuttavia in isborso parla, -e son presto a raddoppiare la dose.» -</p> - -<p> -«No, no» s'affrettò a dire fra Giocondo; «ho ricevuto quanto -mi si dovea, e compresi anche i frutti. Possa la Maestà vostra pagar -sempre sì compiutamente i suoi debiti!» -</p> - -<p> -«Se li potessi pagare tutti così, i miei creditori non s'accorgerebbero -mai d'alcun voto nel mio regio erario.» -</p> - -<p> -«Nondimeno» disse ricomponendosi ad ipocrisia l'Eremita «non -so qual penitenza imporre a me stesso per quella botta sgraziata.» -</p> - -<p> -«Non ne parliamo più. Ne ho ricevute tante dai Pagani e dagl'Infedeli, -che sarei persino sragionevole, se conservassi rancore per questa, -somministratami da un religioso così santo ed esemplare come l'eremita -di Copmanhurst. Però, onesto fratello, crederei ottimo espediente pel -bene di te e della Chiesa il farti scappucciare, e dandoti un grado tra le -guardie reali confidarti in custodia la mia persona invece della cappella -di san Dunstano.» -</p> - -<p> -«Mio degno monarca, vi chiedo umilissimamente perdono, e voi -me lo concedereste, se vi fosse noto quanto dominio ha su di me il peccato -della pigrizia. San Dunstano, la cui benedizione sia continua sopra -di voi, san Dunstano, dico, non istà men tranquillamente nella sua nicchia, -se dimentico di dir le mie preci per andare ad ammazzare un daino. Se -<span class="pagenum" id="Page_377">[377]</span> -passo la mia notte fuor della cella, intertenendomi in cert'altre bagattellucce, -san Dunstano non dice una parola. Egli è il padrone il più mansueto, il -più compiacente, il più facile da servire fra quanti se ne possano immaginare. -Ma se entrassi fra le guardie del mio sovrano, onore senza dubbio massimo -per me, che cosa accadrebbe? La prima volta ch'io andassi o ad ammazzare -un daino da una banda, o a confortare una vedovella dall'altra -dov'è questo frate scappucciato? uno direbbe. Chi ha veduto quel maladetto -frate Tuck! salterebbe su l'altro. Questo can di frataccio distrugge più -daini da sè solo, che la metà della contea tutta insieme, direbbe una guardia; -e non la perdona nemmeno ai cervi, aggiugnerebbe una seconda. In -somma, mio grazioso sovrano, vi supplico lasciarmi quale mi avete trovato, -o, se vi piace estendere la vostra benevolenza sopra di me, considerarmi -come il povero cherco della cappella di san Dunstano di Copmanhurst e -nulla più, e in tal qualità il contrassegno anche il più lieve della vostra -munificenza sarà molto per me.» -</p> - -<p> -«T'intendo, e concedo al povero cherco di san Dunstano il diritto di -caccia nelle mie foreste di Warncliffe. Bada però ch'io non ti permetto d'ammazzare -più di tre daini a ciascuna stagione, e se questa licenza non ti basta -ad ammazzarne trenta, non sono nè cavaliere cristiano nè re d'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Vostra Maestà può star certa che, colla grazia di san Dunstano, -procurerò umilmente d'operare il miracolo della moltiplicazione de' daini.» -</p> - -<p> -«Non ne dubito, fratello; e siccome la salvaggina è un nudrimento -che genera sete, il mio cantiniere avrà ordine di somministrarti ogn'anno -un botticello di vin di Canarie, un altro di malvasia, e tre botti d'<i>ala</i> -di prima qualità; che se nemmen queste bastassero a cavarti la sete, vieni -alla mia corte, e farai seco lui conoscenza.» -</p> - -<p> -«E per san Dunstano?» l'eremita soggiunse. -</p> - -<p> -«Farò restaurare la cappella di questo santo. Non mi piace però -che le nostre follie prendano un'indole seria. Dio ne punirebbe di mescolare -gli scherzi colle cose che vogliono rispetto ed onore da noi.» -</p> - -<p> -«Oh vi guarentisco pel mio santo avvocato» disse in allegro tuono -l'eremita. -</p> - -<p> -«Guarentite per voi medesimo, o fratello» replicò il re fattosi per -un istante severo, indi riassunta la serenità di prima gli porse la mano, -che il romito, alquanto confuso, baciò inginocchiandosi. «Tu fai meno -onore alla mia mano che al mio pugno» soggiunse sorridendo Riccardo. -«Per baciar l'una ti contenti d'inginocchiarti. Tocco dall'altra ti gettasti -col volto contro terra.» -</p> - -<p> -L'eremita temendo forse di offendere nuovamente il monarca col -prolungare più a lungo tempo il colloquio in quel tuono che sapea troppo -di famigliare (avvertenza cui non osservano mai di soverchio coloro che si -avvicinano ai re), salutò profondamente il monarca, e si ritrasse in disparte. -</p> - -<p> -In tale istante due nuovi personaggi comparvero sulla scena. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_378">[378]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XL.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Tanto ai possenti che la terra adora</p> -<p class="i01">«Si renda onor quanto su noi gli estolle</p> -<p class="i01">«Regio poter. Di noi più lieti ancora</p> -<p class="i01">«Si diran quindi? Ah! su l'erbose zolle,</p> -<p class="i01">«De' faggi all'ombra, u' dolce è ingannar l'ora</p> -<p class="i01">«Fra sinceri contenti a desco molle,</p> -<p class="i01">«Ne vengano a mirar. Scerner sapranno</p> -<p class="i01">«Cogli occhi lor che sian gioia od affanno.</p> -<p class="i11"> <i>Macdonald.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -I due personaggi sopravvenuti erano Wilfrid d'Ivanhoe montato sulla -mula del priore di san Botolfo, e Gurth, che con aria dignitosa cavalcava -il caval di battaglia del suo padrone. Grande si fu la sorpresa d'Ivanhoe -in veggendo il suo sovrano coperto di sangue, in mezzo a sei o sette cadaveri, -e circondato a quanto parea, da una truppa di banditi, corteggio -assai raro per un monarca. Dubitò un istante, se volgendo ad esso -dovesse parlargli qual si conviene ad un re, o continuare a riguardarlo -siccome il cavalier Nero; ma Riccardo, vedendolo in tale impaccio, non -tardò a liberarnelo. -</p> - -<p> -«Le cautele sono inutili qui. Riccardo Plantageneto si è fatto riconoscere; -e trovasi in mezzo a cuori veracemente inglesi, benchè lo spirito -alquanto fervido di queste valorose persone le abbia talvolta spinte troppo -oltre.» -</p> - -<p> -«Ser Wilfrid d'Ivanhoe» disse Robin-Hood, accostandosi al figliuolo -di Cedric «le mie assicurazioni non possono aggiugnere cosa veruna a quelle -del mio sovrano, ma permettetemi il dirvi, non senza qualche orgoglio, -che fra tutti i suoi sudditi non avvene di più fedeli de' miei compagni -e di me.» -</p> - -<p> -«Lo credo, uom valoroso» disse Wilfrid «perchè voi appartenete -al novero di essi; ma che vogliono dire queste scene di stragi e di morti -e il sangue di cui vedo coperte l'armi del Re?» -</p> - -<p> -«Vi è stato un tradimento, o Wilfrid» disse il Re «ma ne sieno -grazie a questi valenti campioni, i traditori hanno trovato il guiderdone -che lor si dovea... Però, pensandovi meglio» sorridendo soggiunse: «voi -medesimo siete un traditore, perchè m'avete disubbidito. Non vi aveva -io forse dato espresso comando di rimanere almeno sino a domani a San Botolfo, -e aspettare che le vostre ferite fossero risanate compiutamente?» -</p> - -<p> -«E sono risanate, o Maestà; nè offrono ora maggior pericolo d'una -puntura di spilla. Ma perchè, nobile principe, cagionar tanta angustia ai -vostri fedeli sudditi? Perchè, col correre solo le venture, cimentate la vostra -vita, come se non fosse più preziosa di quella d'un cavaliere errante -che non rischia nulla più della cappa e della spada?» -</p> - -<p> -«E Riccardo Plantageneto» rispose il Re «non aspira che a quella -<span class="pagenum" id="Page_379">[379]</span> -rinomanza che la cappa e la spada possono procacciare. Riccardo Plantageneto -è più glorioso nel mandare a termine un'avventura col soccorso -della sua lancia e del suo braccio, che comandando centomila uomini -schierati in battaglia.» -</p> - -<p> -«Ma il vostro regno, o Sire, il vostro regno minacciato d'una -guerra civile! la vostra corona in pericolo! i vostri sudditi minacciati da -pericoli ancor più gravi! se venissero a perdere il loro sovrano in quei -tanti cimenti cui vi fate un piacere di commettervi tuttogiorno, e da un -dei quali vi siete or sottratto in guisa tanto miracolosa!.... A ciò -non pensate?» -</p> - -<p> -«Oh! oh! il mio regno e i miei sudditi!» disse il Re con tuono -d'impazienza. «Ma vi risponderò, ser Wilfrid, che i migliori fra essi mi -pagano d'egual moneta le mie follie. A cagion d'esempio, un de' miei -servi più fedeli, Wilfrid d'Ivanhoe, si prende arbitrio di contravvenire -a' miei ordini, e intanto viene a fare una predica al suo re, che non ne -segue appuntino gli avvisi. Chi di noi due ha diritto di fare rimproveri -all'altro? Ciò nondimeno, ascoltatemi, mio caro Wilfrid: l'intervallo che -ho trascorso, e che dovrò tuttavia trascorrere sconosciuto, era necessario -per dare a' miei amici ed a que' nobili che mi sono rimasti fedeli il tempo -di raccogliere le loro forze, tuttochè all'annunziarsi pubblicamente il ritorno -del re Riccardo, ei si trovi capo d'un esercito sufficiente a frenare -i faziosi, e a spegnere la ribellione, senza che gli sia d'uopo di tirare la -spada fuori del fodero. D'Estouteville e Bohun non saranno in grado di -marciare sopra York che fra ventiquattr'ore; Salisbury arriva dal Mezzogiorno, -Mullon dal Nord, e da Warwick ho ricevute notizie di Beauchamp. -S'io mi fossi palesato troppo presto, allora sì avrei affrontati -pericoli, da cui non valeano a salvarmi nè la mia lancia, nè la mia spada, -benchè secondate dall'arco del prode Robin-Hood, dal nodoso bastone del -santo eremita di Copmanhurst e dal corno da caccia del saggio Wamba.» -</p> - -<p> -Wilfrid s'inchinò rispettosamente. Ei ben sapea come fosse tempo -perduto il volere sedare quello spirito cavalleresco, onde il suo padrone si -mettea così sovente in mezzo ai pericoli, che gli sarebbe stato agevole -evitare, o per meglio dire che non gli era perdonabile d'aver affrontati. -Limitatosi quindi a sospirar su di ciò, tacque, e Riccardo, soddisfatto di -aver ridotto al silenzio il suo giovane consigliere, benchè nel proprio -interno ne riconoscesse saggi gli avvisi, indirisse nuovamente la parola -a Robin-Hood. -</p> - -<p> -«Re degli scorridori» sì disse «non avreste voi qualche reficiamento -da offerire ad un vostro collega di gerarchia<a class="tag" id="tag51" href="#note51">[51]</a>? La fatica cui -m'hanno obbligato quei masnadieri ha eccitato in me l'appetito.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_380">[380]</span> -</p> - -<p> -«Debbo confessare alla Maestà vostra la verità» rispose Robin-Hood, -non senza mostrare imbarazzo; «i nostri riserbi si stanno soltanto in...» -</p> - -<p> -«In selvaggina» il Re continuò. «Tanto meglio! È ciò che mi -abbisogna in questo momento. Poi, quando un sovrano ha fame, non -ha tempo d'ammazzare egli la sua cacciagione; nè deve avere a sdegno -se altri si presero per lui questa cura.» -</p> - -<p> -«Se dunque piace alla Maestà vostra onorare di sua presenza uno -de' nostri luoghi d'appuntamento, la cacciagione non ne mancherà, e -potrò aggiugnere buona <i>ala</i> e vino da non disprezzarsi.» -</p> - -<p> -Marciò indi il primo per mostrare la strada, e l'intrepido Riccardo -il seguì, più contento forse di questo scontro fortuito con Robin-Hood, -che nol sarebbe stato cinto da' suoi nobili e da' suoi pari, in mezzo della sua -corte. Tutte le cose nuove, tutto quanto sapea d'avventura, erano felicità -per Riccardo, e un pericolo affrontato o superato non facea che crescerne -il pregio a' suoi occhi. Nel re Cuor-di-Lione scorgeasi in gran parte il carattere -brillante, ma privo d'utile scopo, d'un cavalier da romanzo; e la gloria personale -derivatagli dalle sue geste era più preziosa alla fervente immaginazione -di lui che nol sarebbe stata quella la più reale, di cui la politica -e la prudenza avrebbero potuto abbellire il suo governo. Donde avvenne -che il regno di Cuor-di-Leone somigliò a meteora brillante e passeggera: -il suo splendore manda un lume che abbaglia, ma senza frutto, perchè -a questo lume succedono proffonde tenebre. Le imprese di lui cavalleresche -furono argomenti di canti ai <i>menestrelli</i> e ai trovadori, ma il regno del -medesimo non procurò alcuno di que' saldi vantaggi, su di cui la storia si -fonda, citandoli alla posterità come esempi. Nella brigata ove trovavasi -in tal momento Riccardo, spiegò quante prerogative apprezzabili erano in -lui, col mostrarsi gioviale, affabile, e affezionato a tutto quanto era valore, -senza impacciarsi del grado delle persone fra cui questo valore annidavasi. -</p> - -<p> -Il campestre desco fu affrettatamente imbandito sotto d'una grande -quercia, all'ombra della quale il re d'Inghilterra si assise cinto d'uomini -che il governo del suo regno avea banditi, intanto ch'egli era lontano, e -divenuti allora cortegiani e guardie della sua persona. Stavano questi in -piedi per atto di rispetto, e perchè così aveva comandato ad essi il lor capo; -ma Riccardo volle sedessero al par di lui su quell'erbose zolle, e passando -rapidamente il fiasco dall'una all'altra mano dimenticarono ben presto -quella spezie d'impaccio prodotto in loro sulle prime dalla presenza del -monarca. Si rise, si cantò, ciascun si fece a narrare le imprese ardite che -gli erano ben tornate, e nel vantarsi di buoni successi ottenuti in violando -le leggi patrie, nessuno badò come venisse fatto simil racconto alla -presenza della persona cui spettava per proprio attributo il far rispettar -tali leggi. Il medesimo re non pensando più del restante della compagnia -ai riguardi pertenenti alla regal dignità, rideva, bevea, scherzava insieme -co' suoi ospiti in guisa che si sarebbe potuto crederlo un d'essi. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_381">[381]</span> -</p> - -<p> -Il naturale ingegno di Robin-Hood gli fe' desiderare di vedere una -tale scena compiuta, innanzichè la birra e il vino alterassero maggiormente -le teste de' suoi camerati. Egli scorgea per altra parte il fronte d'Ivanhoe -coperto d'una nube d'inquietezza, e s'avvide ch'egli temea al pari di -lui non accadesse qualche cosa atta a turbare il buon accordo che dominava. -Presolo a parte gli disse: «La presenza del valoroso nostro sovrano -è un grande onore per noi, ma vorrei non perdesse un tempo che -le circostanze gli possono rendere prezioso.» -</p> - -<p> -«Questo è parlare con senno e franchezza, prode Robin-Hood» -rispose Wilfrid. «Voi dovete sapere inoltre, che lo scherzare coi re -anche negli istanti in cui si mostrano dimentichi della loro superiorità è -come giocare con un leoncello, che al menomo provocamento fa vedere -i denti e gli artigli.» -</p> - -<p> -«Voi avete messo il dito sulla cosa, che è or soggetto del mio timore. -I miei confratelli sono rozzi per natura e per consuetudine, il re vivace -ed impetuoso. Potrebbero offenderlo senza averne intenzione, e potrebb'egli -andar in collera senz'averne motivo. Gli è ora che questo banchetto finisca.» -</p> - -<p> -«Trovate dunque voi qualche modo di farlo terminare; perchè -quanto a me ho lasciate sfuggire alcune parole a tal fine, ma a quanto -sembra non hanno giovato che a far risolvere il Re a prolungar l'adunata.» -</p> - -<p> -«E dovrò io avventurarmi a un tal punto?» disse Robin-Hood; poi, -dopo avere meditato un istante. «Sì, per san Cristoforo! è necessario -ch'io il tenti. Non meriterei la bontà che il Re mi dimostra se non mi -mettessi fino al rischio di perderla per fargli vantaggio. Ascoltami, Scatolck: -prendi il tuo corno da caccia, e appiattandoti nella macchia a due -tiri di freccia, suona un'aria normanna. Non perdere tempo.» -</p> - -<p> -Scatolck obbedì agli ordini del suo capitano, e trascorsi pochi minuti -il suono del corno portò grande agitazione nei convitati. -</p> - -<p> -«È il suono di guerra di Malvoisin!» disse Mugnaio alzandosi precipitosamente -e impadronendosi del suo arco. L'eremita lasciò cadere il -fiasco, che aveva allor fra le mani, e afferrò una specie di clava. Wamba -si fermò a mezzo d'una facezia per dar di mano al suo coltello da caccia -e allo scudo; in somma ciascuno non pensò più che a munirsi d'armi. -</p> - -<p> -Gli uomini avvezzi a tal precario genere di vita passano senza fatica -da una cena ad una battaglia; tal cambiamento non era per Riccardo che -un nuovo diletto. Chiese il cimiero, e ogn'altro arredo della sua pesante -armadura che Gurth aveva in custodia, e mentre questi lo aiutava a -vestirsi da guerra, proibiva ad Ivanhoe, sotto la pena d'incorrere la disgrazia -sovrana, l'aver parte alcuna nella lotta ch'ei si figurava imminente. -</p> - -<p> -«Tu combattesti per me cento volte, o Wilfrid, ed io non fui -che spettatore delle tue prodezze. In quest'oggi, sii spettatore a tua -volta, e contempla come Riccardo combatte per gli amici e pei sudditi.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_382">[382]</span> -</p> - -<p> -In questo mezzo Robin-Hood avea inviato alcuno della sua gente in -diverse bande, come alla ricerca dell'inimico, e quando vide spariti tutti -gli avanzi dei banchetto, si avvicinò al Re, già armato di tutto punto, e -piegando dinanzi a lui il ginocchio lo supplicò a volergli concedere il -perdono. -</p> - -<p> -«Non ti ho già perdonato?» disse impazientendosi il Re. «Non ti -assicurai che tutti i tuoi falli erano dimenticati? Credi tu la mia parola -essere una palla che ci possiamo rimandare dall'uno all'altro? Mi sembra -che tu non abbia ancora avuto tempo bastante a commettere nuove -colpe.» -</p> - -<p> -«Sì: ne ho commessa una» rispose Robin-Hood «quella d'ingannare -pel suo vantaggio il mio Re. Il suono che avete udito non era il -suon guerriero di Malvoisin. Uno della mia banda diè fiato al corno per -ordine mio, e a fine di terminare un banchetto che incominciava a rubare -ore preziose per la Maestà vostra e pel ben de' suoi Stati.» -</p> - -<p> -Dette le quali cose, si alzò ed incrocicchiando sul petto le braccia, -si fece ad aspettare la risposta del Re in tal atto, che palesava rispetto -anzichè tema, e come uomo che sa di potere aver offeso, ma si confida -nella purezza delle proprie intenzioni. -</p> - -<p> -Avvampò di collera il re Riccardo, ma non fu questo che un movimento -passeggero, di cui trionfò tantosto la naturale equità. -</p> - -<p> -«Il re di Sherwood» diss'egli «teme che il re d'Inghilterra faccia -troppo grande breccia sul vino e la cacciagione che gl'imbandì. Ottimamente, -audace Robin-Hood! Quando verrai a vedermi a Londra, ti proverò -ch'io ricevo con maggiore generosità i miei convitati. In somma, -ben ti comportasti, mio prode arciere. Su presto, Wilfrid! a cavallo! Voi -eravate impaziente d'un tale istante. Robin-Hood, nella tua banda hai -tu nessun amico, che, non contento di darti consigli, pretenda regolare -tutti i tuoi passi, e si mostri di mal umore quando cammini a tua voglia, -non alla sua?» -</p> - -<p> -«Sì, Maestà, tal è il mio luogotenente Petit-Jean, ora assente per -una spedizione sulle frontiere della Scozia; e debbo confessare alla Maestà -vostra che la libertà usata da questo compagno nel modo de' suoi -suggerimenti talvolta mi è dispiaciuta: ma non ho mai conservato solamente -un'ora la mia collera contro di lui, perchè mi è noto non aver -egli in mira che il ben del suo capo e l'utilità generale.» -</p> - -<p> -«Molto bene, e mi è accaduto più di una volta imitarti. Però se -avessi da una banda Ivanhoe a darmi i suoi gravi consigli, e te dall'altra -per obbligarmi a forza d'astuzie a seguirli, io sarei il monarca men libero -che si potesse imaginare in tutta la Cristianità e il Paganesimo. Ma -partiamo, e trasferiamoci tosto a Coningsburgo.» -</p> - -<p> -Robin-Hood gli disse di aver già fatto marciare un distaccamento -per assicurargli la strada. «L'uomo incaricato di guidarlo» soggiunse -<span class="pagenum" id="Page_383">[383]</span> -«scoprirà gli agguati che potrebbero ancora esservi tesi, e ve ne darà -avviso in tempo. Ciò accadendo, pochi passi che faceste tornando addietro, -vi ricongiungerebbero a noi, perchè, ho intenzione di tenervi dietro col -rimanente della mia brigata sino a pochi tiri di freccia da Coningsburgo.» -</p> - -<p> -Tali cautele, ove spiccarono egualmente la prudenza e la sollecitudine -di Robin-Hood verso il Sovrano, commossero questo grandemente, dileguando -in esso fin l'ombra del risentimento mosso dall'artifizio di cui usò -il primo per mettere fine al banchetto. Gli porse una seconda volta la mano, -assicurandolo nuovamente di perdono e di benevolenza, e aggiungendo essere -suo fermo divisamento moderare il rigore de' regolamenti intorno la caccia -e tant'altre tiranniche leggi, che aveano condotti alla disperazione e trasformati -in ribelli molti uomini valorosi. Ma l'immatura morte di Riccardo -non gli permise mandare ad effetto queste intenzioni sì liberali, e Giovanni, -succeduto al proprio fratello, aumentò ancora la severità del codice -sulle foreste, chè ad operare in tal guisa il costrinsero i grandi del suo -regno. Quanto al rimanente della storia di Robin-Hood e al tradimento, -che gli fu cagione di morte, tai cose trovansi narrate in que' piccioli libri -coperti di carta azzurra, che altra volta si vendeano due soldi l'uno, ed -or si crede avere a buon prezzo pagandone il peso a ragguaglio d'oro. -</p> - -<p> -Il Re partì con Ivanhoe, e li seguirono Gurth e Wamba, onde arrivarono -senza sinistri incidenti dinanzi al castello di Coningsburgo alquanto -prima del tramonto del sole. -</p> - -<p> -Pochi paesi trovansi nell'Inghilterra cotanto belli e pittoreschi come -quelli cui offrono i dintorni di questa antica fortezza sassone. Il Don versa -le sue acque tranquille e limpide a piè d'una vasta collina coperta di -ricchi boschi, di terre ben coltivate, e di pascoli fecondissimi. Sopra una -montagna situata in riva di questo fiume, e difesa da fosse e muraglie, si -innalza l'antico edifizio, che, siccome lo indica il suo stesso nome, era -stato prima della conquista un possedimento dei re d'Inghilterra. Le mura -esterne probabilmente ne furono edificate dai Normanni, ma la parte interna -presenta anche oggidì le tracce d'una remotissima antichità. Situato -in pendio il predetto castello, una torre posta ad uno degli angoli del -gran cortile, e che è l'abitazione principale, forma un circolo di venticinque -piedi circa di diametro. Le mura sono di prodigiosa grossezza, e difese da -sei enormi pilastri esterni, che sembrano essere stati costrutti per -sostenerle ed aumentarne la forza; incavati nella parte superiore i ridetti -pilastri, sono terminati da torricelle comunicanti colla parte interna. Tale -edifizio veduto a qualche distanza offre alle persone vaghe di cose pittoresche -altrettanto vezzo quanto agli antiquarii la parte interna, che trasportano -le menti loro sino ai tempi dell'ettarchia. Vedesi in vicinanza -al castello una ragguardevole eminenza che sembra umano lavoro, e stato, -a quanto si giudica, il sepolcro del celebre Hengist. Scorgonsi parimente nel -<span class="pagenum" id="Page_384">[384]</span> -cimiterio della vicina parrocchia varii monumenti che fermano la curiosità -e che risalgono ad età rimotissima. -</p> - -<p> -In que' giorni che Riccardo Cuor-di-Leone e il suo seguito giunsero -a questo edifizio, la cui architettura priva d'arte sorprendea però a motivo -della sua mole, esso non era circondato d'esterne fortificazioni, siccome -oggidì. L'architetto sassone non avea avvisato, che a moltiplicare i modi -di difesa quanto alla parte interna, nè guarnito vedeasi esternamente che -di grossolani palizzati. -</p> - -<p> -Un grande stendardo nero spiegato sull'alto della torre indicava che -non erano per anche state celebrate le esequie del defunto signor del castello. -Esso non presentava alcun emblema che indicasse la nascita e il -grado del defunto, perchè gli stemmi erano cosa affatto nuova presso la -normanna cavalleria, e affatto sconosciuta alla sassone; ma un altro stendardo -sospeso alla porta, e sul quale vedeasi grossolanamente disegnato -e mal dipinto un cavallo bianco, simbolo ben noto d'Hengist e de' suoi -guerrieri, indicava la nobiltà e la patria del trapassato. -</p> - -<p> -I dintorni del castello presentavano per ogni dove una scena di confusione, -perchè in quella età il durar de' funerali si riguardava come -tempo di ospitalità generale e senza riserva, e vi erano ammessi non solamente -coloro che aveano avuta qualche ancor menoma corrispondenza -col defunto, ma ciascun passeggero veniva invitato ad assistervi. La ricchezza -e il grado di Atelstano fecero sì che tale costumanza fu praticata -in tutta la sua estensione. -</p> - -<p> -Vedeansi pertanto numerose bande salire e scendere per l'altezza su -di cui era collocata la rocca, e allorquando il Re e il suo corteggio furono -entrati in una specie di cortile esterno, frapposto tra il castello ed i -palizzati, le cui porte stavano aperte e sfornite di guardie, la scena che -questo spazio offeriva parea inconciliabile colla cagione dell'adunamento. -Da una banda scorgeansi cuochi che faceano arrostire all'aria aperta interi -castrati, bovi e vitelli, dall'altra si spillavano botti d'<i>ala</i> poste in libertà -a chiunque volea dissetarsene: gruppi di persone di ogni classe divoravano -e tracannavano. Que' servi sassoni, a metà ignudi, coll'inebbriarsi -di birra e col satollarsi di cibi sostanziosi, si studiavano dimenticare -la fame e la sete che li tormentava una buona metà dell'anno. Gli abitanti -de' paesi cinti di mura, più dilicati de' primi, sceglievano le porzioni -che lor sembravano più appetitose, e profferivano giudizii or di lode or di -biasimo sulla birra di cui le innaffiavano. E vi si vedeano pur anche alcuni -nobili normanni ch'era facile il riconoscere ai menti rasi, alle vesti corte, -alla premura che metteano nello stare insieme raccolti, e agli sguardi di -sprezzo che lanciavano sopra i Sassoni, benchè al pari d'essi profittassero -dell'ospitalità generosa, ond'erano ricettati. -</p> - -<p> -Gli è inutile il soggiugnere che vi si trovavano i poveri a centinaia. -E v'erano ancora soldati reduci dalla Palestina, o almeno che si spacciavano -<span class="pagenum" id="Page_385">[385]</span> -tali, e pellegrini e frati d'ogni religione, e operai che viaggiavano -in traccia di lavoro. Qui merciaiuoli metteano in mostra le loro mercanzie: -lì menestrelli e bardi velsci cantavano preci accompagnandole a suon di -arpe e d'altri strumenti. Uno di questi celebrò gli encomii d'Atelstano -con una panegirica lamentazione; un altro recapitolò in un poema genealogico -sassone tutti i nomi aspri e disarmonici dei progenitori del defunto. -Nè mancavano bagattellieri e buffoni, i quali facean prova del loro ingegno -senza che niun trovasse tai loro esercizii sconvenevoli od estranei al -motivo di quell'adunarsi. Perchè a tal proposito i Sassoni aveano le idee -de' popoli usciti dalle mani della natura e privi ancora di civiltà: «Se il -dolore ha sete, dicean essi, fa mestieri dargli da bere; se ha fame porgergli -cibo; se contrista il cuore, somministrargli occasioni di sollievo e -di divagamento.» E certamente quegli assistenti non si stavano dal profittare -di tai sorgenti di conforto, benché a quando a quando, come ricordandosi -d'improvviso della mesta cagione che ivi li raccogliea, gli -uomini mandassero profondi gemiti, e le donne, il cui numero era considerevole, -empissero l'aria d'acutissime grida. -</p> - -<p> -Tal si era lo spettacolo che il cortile esterno del castello di Coningsburgo -offeriva, allorchè vi entrarono Riccardo e il suo seguito. Il siniscalco -trascorrea con gravi passi il ricinto per mantenere ivi un'apparenza -d'ordine, e come non degnandosi di por mente ai gruppi di persone d'ordine -inferiore, che gli uni agli altri si succedevano; ma mostrò d'essere -oltre modo colpito all'aspetto non ordinario del monarca e d'Ivanhoe; -tanto più che l'arrivo di due cavalieri Normanni di riguardo ai funerali -d'un Sassone era cosa che si togliea dal comune. Considerando pertanto -una tal circostanza siccome un onore particolare che si rendeva al defunto -ed alla sua famiglia, questo rilevante personaggio vestito di negri abiti, e -tenendo in mano la bianca verga, distintivo di sua dignità, mosse verso -di essi, e non senza provare qualche fatica a procurar loro un varco per -mezzo alla folla, li condusse alla porta della torre. Gurth e Wamba trovarono -nel cortile alcuni di lor conoscenza, nè osarono entrare nel luogo -interno che riguardavasi come il santuario degli eletti. -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_386">[386]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XLI.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«A lenti passi la funerea bara</p> -<p class="i01">«Seguian le turbe: i gemiti, i singulti</p> -<p class="i01">«Interrompean de' sacerdoti il canto.</p> -<p class="i08"> <i>Antica Tragedia.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Il modo d'entrare nella gran torre del castello di Coningsburgo è d'una -singolarità tutta sua propria, e sente la rozza semplicità de' tempi in cui -questo castello fu edificato. Una sequela di gradini rapidi altrettanto che -stretti conducono ad una porticella situata ad ostro, d'onde il curioso antiquario -può (o almeno lo poteva ancora poch'anni fa) raggiugnere una -scala scavata entro la grossezza del muro della torre. Da questa si perveniva -al terzo piano, perchè i due primi erano piuttosto vani di prigioni, -nè riceveano aria o luce se non se da un'apertura quadrata che sovrastava -loro nel terzo piano, e da cui, a quanto sembra, si discendeva in essi -col ministerio di scale. Le scale poi che conducevano al quarto ed ultimo -piano erano poste negli enormi pilastri esterni da noi già descritti. -</p> - -<p> -Riccardo e il suo favorito vennero introdotti nella grande sala foggiata -a rotonda, che teneva tutto lo spazio del terzo piano. Ivanhoe avea -cura di coprire il volto col proprio mantello, onde non farsi conoscere -al padre se prima il Re non gliene dava il segnale. -</p> - -<p> -Trovarono in questo appartamento seduti attorno ad una grande tavola -di quercia dodici rappresentanti delle famiglie sassoni le più distinte, -tutti vegliardi, o almeno giunti a matura età, perchè i giovani aveano la -maggior parte, e non senza grave cordoglio de' propri genitori, imitato -Ivanhoe nel rompere i cancelli di separazione frapposti da un mezzo secolo -fra i Sassoni vinti e i vincitori Normanni. L'aria grave e composta -di questi venerabili personaggi, i loro occhi bassi, i loro sguardi spiranti -tristezza offerivano una vista ben discordante dai baccanali che venivano -celebrati nell'esterno cortile. Que' capelli grigi, quelle lunghe barbe, quelle -tonache antiche, que' grandi mantelli neri, s'addiceano affatto al luogo -in cui si trovavano, e davano ad essi l'aspetto d'un'assemblea d'antichi -senatori di Woden, richiamati a vita per piagnere lo scadimento della -gloria di lor nazione. -</p> - -<p> -Cedric, benchè lo scanno su cui sedea non fosse più alto di quello -assegnato agli altri suoi concittadini, sembrava adempire di comun consenso -gli ufizi di capo dell'assemblea. Al vedere giugnere Riccardo, ch'ei -non conosceva sott'altro nome che di cavalier Nero, o cavaliere dal <i>Catenaccio</i>, -si alzò gravemente, e lo salutò all'uso sassone pronunziando le -voci <i>Waes heal</i> «alla vostra salute» e sollevando all'altezza del proprio -<span class="pagenum" id="Page_387">[387]</span> -capo un bicchiere pieno di vino. Il Re, cui non erano nuovi i costumi -de' suoi sudditi inglesi, prese una tazza presentatagli dal coppiere, indi -corrispose al saluto di Cedric cogli accenti: <i>Drine heal</i> «io bevo alla vostra». -Cerimoniale che venne parimente seguito rispetto ad Ivanhoe, il -quale non rispose fuorchè inchinando il capo per tema che il padre suo ne -conoscesse la voce. -</p> - -<p> -Dopo tal preliminare di formalità, Cedric si alzò da tavola, e presentando -la mano a Riccardo lo condusse in una specie di cappella, rozzamente -intagliata entro un pilastro. Non trovandosi in questa altra apertura -fuorchè una feritoja assai angusta, gli astanti vi sarebbero stati condannati -ad una compiuta oscurità, se due grosse torce non l'avessero illuminata -di una rossiccia luce, che splendeva in mezzo ad un nuvolo di -fumo. Col soccorso di tale luce vedeansi un tetto formato in arco, pareti -affatto ignude, un altare rozzamente fabbricato di pietra, e sovr'esso un -crocifisso della stessa materia. -</p> - -<p> -Innanzi all'altare stava una bara, e a ciascun lato di essa quattro -ecclesiastici, inginocchioni e tenendo in mano un rosario, cantavano a -mezza voce inni e salmi, dando tutti gli esterni segni d'intensissima devozione. -Erano essi frati del convento di sant'Edmondo, situato in poca -distanza di lì. Gli è da sapersi che la madre di Atelstano, per assicurare -abbondanti suffragi di preci all'anima del defunto, avea fatta una donazione -oltre ogni dir liberale agl'individui della ridetta comunità. Laonde -l'intera corporazione, per mostrarsi grata alla generosità della benefattrice, -erasi trasportata al castello di Coningsburgo, eccetto il frate sagristano -perchè zoppo. I frati si davano d'ora in ora la muta in tal pio servigio, -e intanto che sei d'essi pregavano presso al corpo del defunto, gli altri -non dimenticavano di prendersi la loro parte così al banchetto come alle -gozzoviglie di cui godevasi nel cortile. I buoni frati che faceano questa pia -guardia aveano soprattutto grande premura di non interrompere un solo -istante i lor canti, per tema che Zerneboch, l'antico demonio de' Sassoni, -non cogliesse un tal punto onde fare il povero Atelstano sua preda. -Nè erano meno attenti affinchè niun profano toccasse il panno mortuario -steso sopra la bara. Avea questo servito ai funerali di sant'Edmondo, e si -sarebbe avuto qual atto sacrilego il toccarlo sol d'un profano. Se tante -cure avessero potuto divenir giovevoli a un morto, Atelstano era bene in -diritto di aspettarsele dai frati di sant'Edmondo, perchè senza calcolare i -cento marchi di oro, che la madre del signore di Coningsburgo avea -sborsati a costoro pel riscatto dell'anima del proprio figlio, Editta appena -ne seppe la morte, manifestò la propria intenzione di lasciar per testamento -tutti gli ereditati beni al convento, a fine di assicurare perpetuità -di suffragi al proprio marito, a sè stessa ed al figlio. -</p> - -<p> -Riccardo ed Ivanhoe seguirono Cedric in questa cappella funerea, e -conformandosi all'esempio della lor guida, che mostrò ad essi in solenne -<span class="pagenum" id="Page_388">[388]</span> -modo la bara di Atelstano, s'inginocchiarono, fecero il segno della croce, -e pronunziarono una corta preghiera per l'anima del defunto. -</p> - -<p> -Dopo un tale atto pio e caritatevole, Cedric additò a questi che lo -seguissero, e dopo avere saliti pochi gradini aperse senza strepito e con -cautela la porta del picciolo oratorio, che introduceva nella cappella, e -che parimente era costrutto nell'interno d'uno di que' pilastri. Si trovarono -quindi in una sala larga all'incirca otto piedi quadrati, e schiarita -da due feritoie, che mandando allora gli ultimi raggi del cadente sole -lasciarono scorgere una matrona, la cui fisonomia, dignitosa oltre ogni -dire, offeriva ancora le tracce della sublime beltà, onde venne in rinomanza -trent'anni addietro. La lunga vesta da lutto ch'ella portava, e il nero -velo ondeggiante aggiugneano spicco alla bianchezza della sua pelle e al -pregio di que' biondi capelli, che il tempo rispettandoli non aveva ancora -screziati colle sue nevi. La fisonomia di lei annunziava dolore profondo, -cui però univasi rassegnazione ai voleri del Cielo. Le stava innanzi una -tavola di pietra, sulla quale vedeasi un crocifisso d'avorio, e un messale -riccamente disegnato a colori ne' margini, e che chiudeasi con fibbie d'oro. -</p> - -<p> -«Nobile Editta» disse Cedric dopo un istante di silenzio, che parve -inteso a dar tempo a Riccardo e ad Ivanhoe di contemplare la signora del -castello «io vi presento due stranieri ragguardevoli, che vengono ad onorare -di lor presenza le esequie dell'infelice vostro figlio, e a partecipare -del nostro duolo. Questi» soggiunse indi accennando il Re «è il prode -cavaliere del quale già v'ho parlato, e che con tanto valore ha combattuto -per la liberazione dell'uomo di cui gemiamo la perdita.» -</p> - -<p> -«Lo prego accogliere tutti i miei ringraziamenti» Editta rispose «quantunque -a Dio sia piaciuto che il suo valore non aggiunga allo scopo di -giovare alla mia famiglia. Ringrazio così lui come il suo compagno della -cortesia che qui li trasse a visitare la vedova di Adeling, la madre d'Atelstano -in un momento di cordoglio e di profonda afflizione. Affidandoli -alle vostre cure, o mio degno parente, son certa che niun dovere d'ospitalità -verrà omesso a loro riguardo.» -</p> - -<p> -I due cavalieri dopo avere salutata questa afflitta genitrice si ritrassero -insieme colla loro guida. -</p> - -<p> -Cedric li fece salire per una scala a chiocciola in un'altra stanza situata -al di sopra della cappella, e grande egualmente. Prima che ne fosse -aperta la porta, vi ascoltarono un canto malinconico e lento; ed era un -inno che lady Rowena e tre altre giovinette di nobil legnaggio sassone -cantavano ad onore del defunto, e pel riposo della sua anima. Non ne -sono rimaste che le strofe seguenti: -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">Già scoccò di morte l'ora.</p> -<p class="i02"> Dal vital spirto disciolta,</p> -<p class="i02"> Alla polve onde fu tolta</p> -<p class="i02"> L'umil creta ritornò.</p> -<p class="i01">Che riman dell'uom, se ancora</p> -<p class="i02"> L'orbe inter sentì sua possa?</p> -<p class="i02"> Scarno teschio e lurid'ossa</p> -<p class="i02"> Che putredine sformò.</p> -<p class="i01"><span class="pagenum" id="Page_389">[389]</span></p> -<p class="i01">Ti sia dato, o spirto, il volo</p> -<p class="i02"> Franco scior di gloria al loco,</p> -<p class="i02"> O se scorri in mezzo al foco,</p> -<p class="i02"> Sol sia foco espiator,</p> -<p class="i01">Cui commise il re del Polo,</p> -<p class="i02"> In un provvido e severo,</p> -<p class="i02"> Il propizio ministero</p> -<p class="i02"> Di tornarti al tuo candor.</p> -<p class="i01">Se evitar la bolgia oscura,</p> -<p class="i02"> Spirto eletto, a te non lice,</p> -<p class="i02"> Dalla diva Genitrice</p> -<p class="i02"> Minor tempo a rio crudel</p> -<p class="i01">Implorar in noi fia cura,</p> -<p class="i02"> Che lasciasti in duolo e in pianti.</p> -<p class="i02"> Nostri voti e nostri canti</p> -<p class="i02"> T'apriran le vie del ciel.</p> -</div></div> - -<p> -La comitiva guidata da Cedric aspettò che fosse terminato il funebre -inno per entrare in cotesta sala, ed avendone aperta la porta lo stesso -Cedric, si trovarono alla presenza di venti donzelle sassoni, tutte di famiglie -ragguardevoli, delle quali alcune intendevano a ricamare, quanto -bene il comportavano il gusto di quei giorni e la loro abilità, un panno -mortuario che dovea coprire la bara di Atelstano; altre, scegliendo fiori -entro i canestri collocati nanti di esse, ne tesseano ghirlande funebri per -sè medesime e per le compagne. Se l'esterno di tali giovinette non annunziava -un cordoglio vivissimo, esse almeno si comportavano giusta le regole -del decoro. Non quindi era che talvolta un sorriso incauto, qualche parola -pronunziata troppo ad alta voce non traesse a quando a quando sopra -alcuna di esse un rabbuffo per parte delle più gravi fra le matrone -incaricate di presedere a questa femminile assemblea, e si potea scorgere -agevolmente come molte di esse pensassero piuttosto ad esaminare, se -quelle ghirlande lor si affarebbero, che a meditare sulla trista cerimonia -al cui fine si erano assembrate. Che anzi, se dobbiam dire le cose come -furono veramente, l'arrivo de' due estranei cavalieri cagionò molta distrazione -alle avvenenti lavoratrici, e sovr'essi attrasse più d'un guardo alla -sfuggita. La sola lady Rowena, troppo altera per dar adito ad idee di vanità, -salutò gli stranieri con aria grave, quantunque graziosa. La fisonomia -di lei presentava l'aspetto d'una severa dignità anzichè d'una costernazione -malinconica; e se qualche ambascia il suo cuore sentiva, forse -l'incertezza in cui stavasi sulla sorte d'Ivanhoe vi aveva almeno altrettanta -parte quanto la morte di Atelstano. -</p> - -<p> -Cedric, il quale, come avrà potuto accorgersene il leggitore, non era -sempre il più avveduto degli uomini, credè leggere nella fisonomia della -sua pupilla un dolor più profondo, che non in quelle delle giovani compagne -di essa, e avvisò dilucidarne la cagione ai due forestieri, raccontando -loro come lady Rowena fosse stata promessa in isposa al nobile -Atelstano. Non è improbabile che una tal confidenza rendesse più proclive -l'animo di Wilfrid a prender parte all'afflizion generale. -</p> - -<p> -Dopo avere in tal guisa condotti i due ospiti ne' diversi appartamenti -consacrati ai funerali del defunto, Cedric li fece entrare in una sala assegnata, -disse loro il <i>thane</i> Sassone, a quelle persone ragguardevoli, le -quali non avendo vincoli tanto prossimi col nobile Atelstano, non potevano, -com'è naturale, abbandonarsi a quel dolore profondo che la perdita -<span class="pagenum" id="Page_390">[390]</span> -di lui inspirava a chi gli era congiunto per legami d'amicizia o di -sangue. Cedric, dopo avere assicurati i suoi ospiti, che si avrebbe cura di -somministrar loro tutto quanto di cui potessero abbisognare, stava sul -punto di ritirarsi, ma il Re lo fermò: -</p> - -<p> -«Nobile <i>thane</i>» gli diss'egli, prendendone la mano «mi fa d'uopo -rammentarvi, che quando ci separammo, non è lungo tempo, voi pattuiste -con me un dono, il quale dovea contrassegnare la gratitudine vostra -ad un servigio che vi prestai. Vengo ora a ricordarvelo.» -</p> - -<p> -«Sì: fu pattuito anticipatamente, ser cavaliere. Però in un tal momento -di comune lutto....» -</p> - -<p> -«Ho fatto io pure tale considerazione, ma il tempo è prezioso. Per -altra parte non è male scelto il momento. Nel chiudere la tomba del nobile -Atelstano, dovremmo pure seppellire entro di essa certe antiche massime -pregiudicate, certe opinioni, che...» -</p> - -<p> -«Ser cavaliere <i>dal Catenaccio</i>» disse interrompendo l'altro Cedric, -«vorrei sperare non riguardasse niun altro fuori di voi il dono che siete -per chiedermi. Per ciò che spetta alle mie opinioni e a quanto voi chiamate -massime pregiudicate, mi parrebbe molto strano che uno sconosciuto se ne -prendesse briga.» -</p> - -<p> -«Di fatto non voglio prendermene briga oltre a quanto voi medesimo -giudicherete che v'entri il mio interesse. Finora non m'avete conosciuto -che sotto nome di cavalier Nero, di cavaliere <i>dal Catenaccio</i>; in questo -istante sappiate che si trova dinanzi a voi Riccardo Plantageneto.» -</p> - -<p> -«Riccardo d'Angiò!» sclamò Cedric dando addietro dalla sorpresa. -</p> - -<p> -«No, nobile Cedric: dite Riccardo d'Inghilterra; egli il cui più -caro interesse, il desiderio più ardente è di vedere tutti i propri figli insieme -uniti senza fare distinzione di schiatta. Degno <i>thane</i>, il tuo ginocchio -non si piegherà dinanzi al tuo re?» -</p> - -<p> -«Non piegò mai innanzi al sangue normanno» rispose Cedric. -</p> - -<p> -«Ebbene dunque: serba il tuo omaggio sino all'istante ch'io abbia -provato d'esserne degno col proteggere egualmente i Normanni ed i Sassoni.» -</p> - -<p> -«Principe» sclamò Cedric «io ho sempre fatta giustizia al valore -ed al merito vostro. So parimente che avete diritti alla corona d'Inghilterra -come uscito del sangue di Matilde, nipote d'Edgar Atheling, e figlia -di Malcolm di Scozia. Ma benchè Matilde appartenesse al real sangue -sassone, ella non era erede del trono.» -</p> - -<p> -«Non voglio disputare sui miei diritti con voi, nobile <i>thane</i>; ma guardatevi -attorno, e oserò chiedervi, se trovate un competitore degno d'essermi -opposto.» -</p> - -<p> -«E voi dunque, o principe, siete venuto qui per rammentarmi la -ruina e la distruzione della schiatta de' legittimi nostri padroni? Per -dirmi ch'ella è spenta, quando non è ancor chiusa la tomba dell'ultimo -fra' suoi rampolli?» nel dir tai cose la fisonomia di lui vie maggiormente -animavasi. «Quest'è un atto» aggiunse «d'audacia e di temerità.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_391">[391]</span> -</p> - -<p> -«No per la santa Croce! è un atto di giustizia. Così operai per una -conseguenza di quella fiducia leale che gli uomini onesti debbono avere -l'uno nell'altro.» -</p> - -<p> -«Voi avete ragione, o re d'Inghilterra, perchè mi è forza riconoscere -che ne siete il re, e che tal rimarrete ad onta della mia debole -opposizione. Non sarebbe che un modo in me d'impedirvelo; e voi stesso -mi avete somministrato il poter di adoperarlo, esponendomi ad una fortissima -tentazione; ma l'onore non mi permette di cederle.» -</p> - -<p> -«Parliamo ora del dono che debbo chiedervi, e che non vi domanderò -con minor confidenza, benchè voi protestiate contro la legittimità -della mia dominazione. Chiedo da voi, se siete uom di parola e d'onore, -che riconcediate il paterno vostro affetto al prode cavaliere Wilfrid d'Ivanhoe, -a vostro figlio. Non mi negherete ch'io ho un interesse immediato -a tale riconciliazione: la felicità cioè del mio amico e il desiderio di -spegnere ogni argomento di discordia fra i fedeli miei sudditi.» -</p> - -<p> -«Ed è egli che v'accompagna?» disse con tuono commosso Cedric. -</p> - -<p> -«Padre mio! Padre mio!» sclamò Ivanhoe scoprendosi il volto, e -gettandosi tosto a' suoi piedi «concedetemi il vostro perdono.» -</p> - -<p> -«Figlio mio, tel concedo» rispose alzandolo da terra Cedric. «Il -figlio di Everardo è schiavo della sua parola, quando anche l'abbia data -ad un Normanno. Ma riprendi il vestire de' tuoi antenati: non voglio vedere -abiti corti nè pennacchi alti, nè scarpe puntute nella mia casa. Chi -vuol esser degno figlio di Cedric il Sassone dee mostrarsi degno de' Sassoni -suoi antenati... Tu vuoi parlare, ma so anticipatamente quanto -sei ora per dirmi. Lady Rowena dee portare per due anni il lutto di chi -doveva esserle sposo. Saremmo indegni di tutti i Sassoni nostri maggiori, -se prima di questo termine ella pensasse a dare un successore a colui che -per nascita era solo degno della sua mano. L'ombra di Atelstano uscirebbe -della propria tomba per proibirci di disonorare la sua memoria.» -</p> - -<p> -Ultime parole che parve scongiurassero uno spettro. Appena Cedric -le avea pronunziate, la porta della stanza si aperse, e fu veduto entrare -Atelstano, coperto di un lenzuolo, pallido, cogli occhi smarriti, e simile -veramente ad ombra che uscisse fuor del sepolcro. -</p> - -<p> -Tale apparizione non mai preveduta produsse più che sorpresa sui -tre spettatori. Cedric, compreso da terrore si tirò indietro fintantochè il -muro non lo arrestò, e appoggiandosi ad esso com'uomo fuor di stato -di reggersi, tenea gli occhi fisi sul volto del proprio amico, e parea posto -nell'impossibilità di chiudere la bocca. Ivanhoe fece un segno di croce, -e ripetè sommessamente una breve preghiera, intantochè Riccardo gridava -in latino: «<i>Conjuro te</i>» e in buon francese giurava: «<i>Mort de -ma vie!</i>» -</p> - -<p> -In questo mezzo si udì un terribile fracasso per tutto il castello, e -sino alla stanza ov'era entrato lo spettro pervennero le grida: «Impadronitevi -<span class="pagenum" id="Page_392">[392]</span> -di questa canaglia di frati. Gettateli entro d'una prigione! -Precipitateli dall'alto delle muraglie.» -</p> - -<p> -«Per il nome di Dio vivente!» sclamò Cedric addrizzandosi a questo -che sembrava lo spettro del suo amico defunto; «se siete un uomo, -parlate; e se siete uno spirito parlate tuttavia, e ditemi il perchè abbandonaste -il soggiorno dei trapassati, e se v'è qualche cosa che possa far io -onde assicurare il riposo della vostra anima.... Morto o vivo che siate, -nobile Atelstano, parlate al vostro amico Cedric!» -</p> - -<p> -«Ed è bene la mia intenzione di parlare» rispose con grande calma -lo spettro; «ma io ho perduto il fiato, e voi non mi date il tempo di -respirare. S'io son vivo! Certamente io son vivo, vale a dire quanto -il possa essere un uomo che è vissuto di pane ed acqua tre giorni, tre -giorni sembratimi tre secoli.... Sì, di pane e d'acqua! Per il Cielo -e per tutti i santi che vi si trovano! niun altro nutrimento è passato -per la mia gola nel durare di questi tre lunghissimi giorni, ed è un giuoco -di Provvidenza ch'io mi trovi qui per narrarvelo.» -</p> - -<p> -«Che ascolto? nobile Atelstano» disse Riccardo. «Vi ho veduto io -medesimo riversato dal Templario nel cortile di Torquilstone, e Wamba -trattenutosi in poca distanza da voi, ne ha raccontato, che vi avevano -spaccata insino ai denti la testa.» -</p> - -<p> -«Ebbene, ser cavaliere, voi avete mal veduto, e Wamba mentì. -Grazie a Dio i miei denti sono in buon essere, e all'ora della cena vel -proverò... Però se così è non è colpa del Templario, che non mancò -di scaricarmi un colpo da olio santo; fortunatamente che la sciabola gli si -voltò sotto la mano onde mi colse soltanto colla parte piatta di essa. Se -avessi avuto il mio elmo, appena me ne sarei accorto, e gli avrei restituita -la botta in modo da torgli ogni sete di proseguir nel cimento; ma colla -testa coperta soltanto da un berrettone di seta caddi tramortito, benchè -non avessi riportata alcuna ferita. Finalmente ricuperai l'uso dei -sensi unicamente per vedermi entro una tomba... entro una tomba -posta innanzi all'altar della chiesa del convento di sant'Edmondo, e che -per buona fortuna era scoperta. Starnutai più d'una volta, gridai, stava -in procinto di togliermi di lì, allorquando l'abate e il sacristano, spaventati -dallo strepito ch'io facea, accorsero a me, attoniti e al certo malcontenti -di trovar vivo quell'uomo di cui speravano essere eredi. Li chiesi -di vino, che mi portarono, ma dopo avermi fatto aspettare, a quanto -mi parve, un gran tempo; e convien dire che vi mescolassero una maladetta -droga, perchè appena io ebbi bevuto m'addormentai, e mi trovai allo -svegliarmi colle mani e coi piedi sì ben legati, che mi dolgono tutte le -membra al sol ricordarmene, confinato entro una prigione umida e oscura -ch'io credo fosse la prigione dai trabocchetti di questi maladettissimi frati. -Io meditava fra me medesimo qual esser potesse la cagione di tutto quanto -accadeami, allorchè udii stridere sui propri cardini la porta di quel carcere, -<span class="pagenum" id="Page_393">[393]</span> -ove entrarono due di cotesti mariuoli, i quali volevano persuadermi ch'io -mi trovava nel purgatorio... Avrebbero detto meglio nell'inferno... Ma riconobbi -la voce dell'abataccio. San Geremia! Egli mi parlava bene in tutt'altro -tuono, quando alla mia tavola mi pregava che gli dessi una seconda -fetta di lombo di capriolo! Vedete che scellerato! Avea pranzato con me -tutti i giorni che trascorsero fra il Natale e le feste dell'Epifania!» -</p> - -<p> -«Abbiate pazienza, nobile Atelstano» soggiunse Riccardo; «riprendete -fiato; e raccontateci partitamente la vostra storia. In fede mia! -ella è maravigliosa quanto un romanzo.» -</p> - -<p> -«Sì; ma per la croce di Bromeholme non è che vera pur troppo. Un -pane di orzo e una brocca d'acqua, eccovi tutto ciò che mi lasciarono -que' cani, que' traditori! eglino che mio padre ed io abbiamo arricchiti allorquando -non avevano altro modo di vivere fuorchè l'andare ad accarezzare -i poveri servi di gleba per ottenerne alcune fette di lardo e qualche -misura di grano, che pagavano con <i>pater noster</i> e con responsorii! -Pane d'orzo e acqua ad un benefattore qual fui per essi! Ma gli -arrostirò dentro la loro tana, dovessi indi essere scomunicato!» -</p> - -<p> -«Oh in nome della santa Vergine! nobile Atelstano!» sclamò -Cedric stringendo la man dell'amico «come fuggiste voi a questo -rischio imminente? I cuori di costoro si lasciarono toccare da compassione?» -</p> - -<p> -«I cuori di costoro!» ripetè Atelstano. «Le rupi si lasciano -forse liquefare dal sole? Io sarei ancora là entro senza lo straordinario -caso che ha messi questa mattina in moto quanti erano i frati del convento, -tutti gareggianti, come ora ho scoperto, per venire a divorare il -banchetto dei miei funerali, mentre i mascalzoni ben sapevano dove mi -cacciarono sepolto vivo. Io ascoltava le campane e le salmodie di costoro, -non dubitando mai che s'affaccendassero a pregare per la mia -anima intantochè faceano morire di fame il mio corpo. Finalmente partirono, -e rimasi lungo tempo senza che mi portassero nemmeno quel -solito miserabile alimento. Nè era da maravigliarne. Perchè il sagristano -gottoso, pensando ai proprii affari, s'era dimenticato de' miei. Giunse finalmente -con passo vacillante, e sentii quando entrò un odore di vino -e d'aromi che mi confortò l'animo. Gli è forza dire che il buon pasto -avesse ammollito costui, perchè in vece del mio pane d'orzo mi lasciò -una buona fetta di pasticcio, e un fiasco di vino prese il luogo della -brocca d'acqua. Bevei quindi, mangiai, ripresi forze e coraggio, ed una -languida luce che veniva dalla porta mi fe' scorgere come questa fosse -unicamente socchiusa; perchè il sagristano, avea bensì dato con gran cura -di catenaccio alla porta, e girata due volte la chiave, ma il cattivo stato -della sua testa non gli lasciò comprendere che non avea raggiunti i due -battitoi. Le quali circostanze misero in grande esercizio la mia immaginazione. -I furfanti aveano bensì attaccato il mio corpo ad una catena -<span class="pagenum" id="Page_394">[394]</span> -di quel sotterraneo, la cui estremità stava murata nella parete, ma in -quel maladetto luogo nemmeno il ferro potea restar ferro; laonde -essendo tutta quanta corrosa dalla ruggine, arrivai con qualche sforzo -ad infrangerla.» -</p> - -<p> -«Nobile Atelstano» sì lo interruppe Riccardo «prima di continuare -questa vostra lagrimevole storia, non vi gioverebbe il prendere -qualche ristoro?» -</p> - -<p> -«Fra buoni e cattivi ho fatti cinque pasti in tale giornata. Nondimeno -una fetta di questo prosciutto, che mi sembra assai morbido, -non mi nuocerebbe, e se vi piace tenermi compagnia...» -</p> - -<p> -Così dicendo si avvicinò alla tavola, che vedeasi in mezzo della sala, -imbandita d'ogni genere di reficiamenti. Empiè tosto un bicchiere di vino, -ed avendo fatto altrettanto Cedric e gli altri due cavalieri, si bevè congiuntamente -alla risurrezione dell'ospite, che continuò indi il racconto -della sua storia. Erasi intanto accresciuto notabilmente il numero degli -uditori; ed Editta giubilante, dopo dati nel castello gli ordini che la nuova -apparizione del figlio suo rendea necessarii, avea già raggiunto il morto -vivo nella sala assegnata agli stranieri, e la seguirono ivi tutti quelli che -poterono capire in quel luogo. Il rimanente delle persone affollate lungo -la scala ricevevano da chi trovavasi più vicino alla porta le notizie dell'avvenimento, -che passando da labbro a labbro, si fecero a mano a mano -più apocrife, e ad ogni gradino della scala medesima, colorandosi di -nuove ingrandite particolarità, giunsero affatto adulterate al cortile. -</p> - -<p> -«Rottasi la mia catena presso al muro» continuò Atelstano «dovetti -trarmela dietro, salendo le scale con quella prestezza che può essere -d'un uomo infiacchito da tre giorni di digiuno a pane ed acqua, e -pervenni ad una stanza ove trovai il degno sagristano scordatosi a tavola -con un grosso frate incappucciato, di larghe spalle, avvinazzato quanto -basta, e il quale più che di frate avea l'aria di scorridore. Il lenzuolo, -vestimento ch'io conservai, e lo strepito delle catene, divenute a me -una spezie di coda, mi fecero credere non vi ha dubbio un abitante dell'altro -mondo; perchè il frate straniero mi contemplò con bocca ed occhi -spalancati, e fe' un gran segno di croce. Ma poichè vide ch'io rinversai -il sagristano con un sonorissimo pugno, ei fece per menarmi un -colpo col nodoso bastone che aveva a canto.» -</p> - -<p> -«Ho capito; egli era frate Tuck, il nostro giocondo eremita» -disse Riccardo ad Ivanhoe. -</p> - -<p> -«Fosse il diavolo o un frate, poco mi importa. Per buona ventura -costui non mi colse. Mi lanciai sopra il suo bastone, di cui non giudicò -a proposito disputarmi il possesso, e scese le scale facendo a quattro a -quattro i gradini per uscire, m'immagino, del convento. Anzichè perdere -tempo ad inseguirlo, afferrai un mazzo di chiavi che il sagristano tenea -presso di sè, e avendo trovata quella che apriva il lucchetto della mia -<span class="pagenum" id="Page_395">[395]</span> -catena, m'affrettai a spacciarmene. Mi sentiva il prurito di spaccare il -cranio a quel furfante del mio carceriere, ma il rimembrarmi la fetta di -pasticcio e la boccia di vino ch'ei mi regalò commosse l'animo mio e gli -fe' salva la vita. Bevei in fretta alcuni bicchieri di vino, e lasciando costui -steso sul pavimento, corsi alla scuderia, ove trovai un palafreno, certamente -serbato all'onore d'essere cavalcatura dello scellerato abate di sant'Edmondo. -Partii immantinente, prendendo di gran galoppo la strada di -Coningsburgo, chè ciascuno fuggia nel vedermi, giudicandomi uno spettro, -poichè per tema d'essere riconosciuto, e di ricadere nelle mani di questi -frati assassini, ebbi l'avvertenza di avvolgermi con tutta accuratezza entro -il mio lenzuolo. E credo per verità, che in tale acconciatura non m'avrebbero -nè manco lasciato entrare nel mio proprio castello, se non m'avessero -creduto il compagno d'un bagattelliere, che qui da basso ha la carica -di far ridere la gente unitasi a piangere su i miei funerali. Si è pensato -che tal mio abbigliamento fosse essenziale a qualche burlevole rappresentazione -ideata dal ciarlatano. In somma, quasi furtivamente son -giunto ad introdurmi sin qui, e prima di cercar voi, mio nobile amico» -diss'egli a Cedric «non ho messo altro indugio che quanto voleasi ad -abbracciar mia madre e a prendere alcun poco di cibo.» -</p> - -<p> -«E voi mi trovate» disse Cedric «pronto a riassumere i nostri -gloriosi divisamenti, pronto ad osare qualsisia cosa per l'onore e per la -libertà. Al sorgere di domani gli è d'uopo darsi all'opera di liberare -dalla schiavitù la stirpe de' Sassoni.» -</p> - -<p> -«Non mi parlate di liberare nessuno; gli è assai che mi sia liberato -io medesimo. Il solo glorioso divisamento che or m'appartiene è punire -quello scellerato di abate. Voglio vederlo appiccato all'alto della torre -di Coningsburgo in cocolla e cappuccio; e se è troppo grosso da non -potere passar per la scala, lo farò issare fuor d'essa col soccorso d'una -corda e d'una carrucola.» -</p> - -<p> -«Ma, figlio mio» disse Editta «nè pensate al suo santo carattere?» -</p> - -<p> -«Ma, madre mia!» rispose Atelstano «non pensate a tre giorni di -digiuno che ho sofferto grazie a costoro? Debbono sino all'ultimo perir -tutti. Frondeboeuf non si meritò così bene di essere arso vivo. Egli almeno -mantenea buona tavola ai prigionieri, salvo il difetto che il suo -cuoco metteva troppo aglio nelle pietanze. Ma questi ipocriti, questi -ingrati, questi bricconi, che non finivano mai di farmi cerimonie alla -mia tavola!... mettermi a pane ed acqua! Per l'anima d'Hengist, -debbono tutti morire!» -</p> - -<p> -«Ma il papa, mio nobile amico!» soggiungeva Cedric. -</p> - -<p> -«Ma il diavolo, mio nobile amico!» ripeteva Atelstano. «Vi dico -che devono morir tutti; dopo ciò non si parlerà più d'essi; e fossero -anche i migliori frati del mondo, il mondo non camminerebbe peggio -senza di loro.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_396">[396]</span> -</p> - -<p> -«Oibò! nobile Atelstano!» tornò a dire Cedric. «Dimenticate questi -sgraziati, ora che una sì bella carriera di gloria vi si schiude dinanzi, -e profittate dell'occasione che ha qui radunati intorno di voi tutti i capi -Sassoni più ragguardevoli. Fate conoscere a questo principe Normanno, -a Riccardo d'Angiò, che <i>Cuor-di-Leone</i> qual è, non quindi serberà la -corona di Alfredo senza che gli sia disputata; non la serberà sintantochè -viva un rampollo maschile del santo re Confessore.» -</p> - -<p> -«Che ascolto?» Atelstano esclamò. «Questo cavaliere è il nobile -re Riccardo?» -</p> - -<p> -«Riccardo Plantageneto» disse Cedric; «ma non ho d'uopo dirvi -ch'ei si è condotto liberamente e con fiducia fra noi; che per conseguenza -è dover nostro non fargli ingiuria nè tenerlo qui prigioniere. Vi è noto -quanto dovete al vostro ospite.» -</p> - -<p> -«Sì, in fede mia!» Atelstano rispose «e so ancora quello ch'io -devo al mio re: eccomi pronto» aggiunse genuflettendosi dinanzi a Riccardo -«a prestargli fede ed omaggio.» -</p> - -<p> -«Figlio mio» Editta sclamò «pensa al real sangue che trascorre -nelle tue vene.» -</p> - -<p> -«Principe tralignato!» continuò Cedric «pensa alla libertà dell'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«Madre mia, amico mio» rispose Atelstano rialzandosi «a parte le -esortazioni! Il pane e l'acqua entro d'un carcere mal nudriscono l'ambizione. -Esco della tomba con più giudizio ch'io non avea nell'entrarvi. -La metà di tali follie mi erano state soffiate all'orecchio da quel furfante -di abate Wolfram: ora fo giudici voi medesimi, s'egli sia un consigliere -che meriti retta. Gli è solamente da quando m'hanno riscaldato il capo -con tai cianciafruscole che mi lascio condurre di castello in castello, che ho -corso strade e viottoli senza alcun costrutto fuorchè di fatiche, di botte, -d'indigestioni, di carcerazioni, adesso di tre giorni d'astinenza, e tutto -ciò per divisamenti, la cui conclusione non sarebbe stata altra che mandar -al macello alcune migliaia d'uomini, i quali or che parliamo mangiano -tranquillamente la loro cena.» -</p> - -<p> -«Ma la mia pupilla, lady Rowena, spero bene che non avrete intenzione -d'abbandonarla.» -</p> - -<p> -«Siamo giusti, e voi ragionevole, mio buon padre Cedric. Lady -Rowena ama più il dito mignolo d'un guanto del vostro figlio Ivanhoe, -che tutta la mia persona. Ed ella è qui, se mentisco, mi può contraddire. -Non arrossite, mia bella parente; non è poi sì grande vergogna il preferire -un cavalier cortegiano ad un <i>franklin</i> usato alla villa. Ma non ridete -nemmeno, lady Rowena; un lenzuolo per abito e un volto dimagrato dal -digiuno non possono inspirar molta gioia. Però, se avete voglia di rallegrarvi, -son qui a porgervene un argomento migliore. Datemi la vostra -mano, o, per dir più giusto, imprestatemela, perchè non ve la chiedo che -<span class="pagenum" id="Page_397">[397]</span> -a titolo di amicizia. Ora, a voi, Wilfrid, accostatevi, io rinunzio a favor -vostro... Ebbene! dov'è Wilfrid? Se non ho le traveggole per una conseguenza -del lungo digiuno, giurerei d'averlo qui veduto non è un momento.» -</p> - -<p> -Venne cercato Ivanhoe, venne chiamato per ogni dove, ma invano; -egli era sparito. Si seppe unicamente, come un Ebreo avesse -chiesto parlargli, e che dopo un colloquio brevissimo con lui, Ivanhoe -si era messo a cavallo, e seguito da Gurth aveva abbandonato il -castello. -</p> - -<p> -«Bella lady Rowena» soggiunse Atelstano «se mi fosse lecito -immaginare che la subitanea partenza d'Ivanhoe non fosse prodotta da -motivi possentissimi, riprenderei i miei diritti io medesimo....» -</p> - -<p> -Ma sendo che ei non la tenea più per mano fin d'allora che la -partenza d'Ivanhoe fu nota, lady Rowena, il cui animo si trovava -in uno stato di non lieve imbarazzo, avea colta sì fatta occasione per -uscir della sala. -</p> - -<p> -«In verità» sclamò Atelstano «hanno ragione quelli che dicono -essere la donna fra tutti gli animali la creatura su di cui meno si può -fidare, eccetto però gli abati ed i frati. Voglio essere un pagano, s'io -non m'aspettava qualche ringraziamento ed anche un amplesso da -lei. Convien dire che con questo maladetto lenzuolo sia stregato; pare che -tutto il mondo mi fugga. Nobile re Riccardo, a voi dunque mi volgo, -offerendovi nuovamente la fede e l'omaggio che qual vostro buon -suddito....» -</p> - -<p> -Ma il re Riccardo era sparito egli pure, e niuno sapeva ove fosse -andato. Finalmente Wamba raccontò averlo veduto scendere la scala, -chiamare a sè l'ebreo che avea parlato ad Ivanhoe, e dopo due minuti -di colloquio, prendere il suo cavallo, costrignere l'ebreo a salir sopra -un altro, e girsene con lui «d'un tal passo» aggiunse Wamba «che -non darei un soldo delle ossa dal vecchio Israelita.» -</p> - -<p> -«Sull'anima mia!» disse Atelstano «gli è evidente che Zernebock -si è impossessato del mio castello durante la mia lontananza! -Torno coperto d'un lenzuolo, pegno della vittoria da me riportata -sopra il sepolcro, e tutti quelli a' quali volgo il discorso par che sfumino -al suono della mia voce. Non ardisco più parlare a nessuno; e -mi limito dunque ad invitare quei miei amici che non sono ancora -spariti a seguirmi nella sala del banchetto. Spero lo troveranno degno -d'essere stato preparato pe' funerali d'un nobile Sassone che avrà gran -diletto nel gustarne la propria parte. Ma spicciamoci, perchè mi aspetto -che il diavolo porti via anche la cena.» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_398">[398]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XLII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Possano i rei misfatti, onde fu lordo</p> -<p class="i01">«Gravarne il palafren sì che sdegnoso</p> -<p class="i01">«Del peso insopportabil, sull'arena</p> -<p class="i01">«Spento il malvagio cavalier rinversi.</p> -<p class="i10"> <i>Shakspeare.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Fa or di mestieri che i nostri leggitori si trasferiscano nuovamente a -Templestowe, o per meglio dire sul campo di S. Giorgio, pertenenza -della Commenda, e che ne era poco distante. Ivi doveva accadere il -combattimento giudiziario, da cui pendea il destino della sfortunata -Rebecca, semprechè si fosse presentato un campione ad assumerne le -difese, e già il fatale istante era giunto. Tutti i villaggi all'intorno stavano -in moto, e da ogni banda si accorreva a tale spettacolo, come sarebbesi -fatto ad una festa o ad un passatempo. Già, per vero dire, quantunque -in tale età fosse cosa istraordinaria il vedere prodi cavalieri perire gli -uni per mano degli altri, sia ne' particolari scontri, sia ne' tornei, quella -specie d'inumano diletto, che l'uomo trova nel pascere lo sguardo di scene -sanguinose, non è un rimprovero da opporsi unicamente a que' secoli d'ignoranza, -perchè anche a' dì nostri, ne' quali si conoscono meglio le leggi -della morale e i diritti della umanità, un combattimento a pugni, una -assemblea di <i>riformatori radicali</i>, o una esecuzione di morte, bastano a -radunare molta folla di spettatori, i quali senza avere nessun interesse -all'avvenimento in sè stesso, vi si conducono soltanto per la curiosità di -contemplare come termineranno le cose. -</p> - -<p> -Una folla considerabile di popolo erasi collocata in vicinanza della -Commenda per vederne uscire il corteggio, ed una folla anche maggiore -scorgevasi assembrata vicino al campo di S. Giorgio, ove dovea compirsi la -sanguinosa tragedia. Avea la figura di parallelogrammo un tal campo, -assai esteso, livellato con molta cura, perchè i Templarii vi andavano -ad armeggiare, come dicemmo, e circondato di palizzati. Non dispiacendo -poscia a quei cavalieri l'avere quanti potevano spettatori delle loro prodezze, -aveano fatto costruire tutt'all'intorno vaste logge in forma d'anfiteatro, -le quali erano atte a contenere un immenso numero di curiosi. -</p> - -<p> -All'estremità di questo ricinto, dalla parte dell'oriente, venne collocato -un trono pel Gran-Mastro e le occorrevoli sedie pe' commendatori e -cavalieri. Al disopra del trono sventolava il sacro stendardo nominato -<i>Beauséant</i>, l'insegna dell'Ordine, siccome il suo nome era il grido di -unione per que' guerrieri. -</p> - -<p> -All'altra estremità del ricinto sorgeva il rogo, nel cui mezzo vedeasi -un palo, cui erano sospese catene di ferro per attaccare ad esso la vittima -che dovea venire immolata. In piedi presso al rogo stavano quattro schiavi -<span class="pagenum" id="Page_399">[399]</span> -neri, il cui colore e i lineamenti affricani, in quell'età pressochè sconosciuti -nell'Inghilterra, empiean di terrore la plebaglia, che parea riguardasse -que' servi siccome demonii presti a rientrare nel loro elemento. -Questi quattro uomini rimanevano in uno stato di perfetta immobilità, -da cui non si stoglievano che allorquando un quinto uomo dello stesso -colore, capo di essi, a quanto sembrava, dava loro alcuni ordini per aggiustare -le legna che servivano alla costruzione della catasta. Costoro non -volgeano mai gli occhi alle turbe circostanti, nè parea tampoco s'accorgessero -d'avere spettatori attorno di loro, intesi unicamente a ben eseguire -le fazioni di quell'orribile ministerio. Allorchè essi parlavano insieme -aprendo quelle grosse labbra, e mostrando quindi i candidissimi loro denti, -quasi sorridessero anticipatamente all'idea della tragedia in cui doveano -sostenere una parte, i contadini atterriti poteano appena starsi dal credere, -che quegli uomini straordinarii fossero que' medesimi spiriti dell'abisso, -co' quali aveva avuto commercio la strega che stava aspettandosi, -spiriti dell'abisso venuti ivi per essere pronti ad incominciare il supplizio -serbatole nel mondo di là, appena terminato l'altro che in questo mondo -le si preparava. Argomento de' discorsi d'ognuno era la possanza del diavolo, -che in tale occasione avrebbe avuto torto lagnandosi di non vedersene -attribuita abbastanza. -</p> - -<p> -«Compare Dennet» dicea un giovane contadino ad un altro più -attempato «avete udito dire che il diavolo ha portato via in corpo e in -anima il gran <i>thane</i> Sassone, Atelstano di Coningsburgo?» -</p> - -<p> -«Sì, sì,» rispose Dennet «ma, per la grazia di Dio e di san Dunstano, -è stato obbligato a riportarlo in questo mondo.» -</p> - -<p> -«Che cosa v'intendete voi dire?» lor chiese un giovane ben fatto, -vestito d'un giustacuore verde ricamato d'oro, e di cui si ravvisava la professione -allo scorgere dietro di lui un facchino robusto che portava un'arpa. -Questo nuovo interlocutore parea d'una condizione al disopra dei menestrelli -ambulanti, poichè oltre al ricamo che ne fregiava le vesti, portava -al collo una catenella d'argento, e sospesa ad essa la chiave, di cui valevasi -ad accordare la sua arpa. Gli stava attaccata al braccio destro una -piastra d'argento, ma invece di vedervisi l'impresa di qualche barone, -alla famiglia del quale ei pertenesse, vi si leggeva unicamente la parola -<i>Sherwood</i>. «Che cosa v'intendete dire?» egli chiese pertanto ai due contadini, -frammettendosi al loro colloquio «io qui venni per cercare un -argomento di ballata, ma non andrei in collera se ne trovassi due.» -</p> - -<p> -«Tutti sanno» disse Dennet «che quattro settimane dopo la -morte di Atelstano di Coningsburgo....» -</p> - -<p> -«Che dite voi di quattro settimane?» sclamò il <i>menestrello</i> «la -cosa è impossibile. Io l'ho veduto in ottimo stato di salute alla posta -d'armi d'Ashby, e sono pochi giorni.» -</p> - -<p> -«Ciò non impedisce ch'ei sia morto o sparito da questo mondo» -<span class="pagenum" id="Page_400">[400]</span> -soggiunse il giovine contadino, «perchè ho udito i frati di sant'Edmondo -cantar l'ufizio da morto per lui; vi è stato, com'era ben di dovere, un -magnifico banchetto funebre al castello di Coningsburgo, e non mi sarei -trattenuto dall'andarvi, se Mabel Parkins che...» -</p> - -<p> -«Sì, sì. Atelstano è morto» soggiunse dimenando il capo Dennet -«e la è una grande disgrazia, perchè ecco l'antico sangue sassone...» -</p> - -<p> -«Ma la vostra istoria! continuate la vostra istoria!» sclamò impazientendosi -il <i>menestrello</i>. -</p> - -<p> -«Sì, sì, raccontateci questa istoria» soggiunse un gagliardo frate, il -quale stava vicino ad essi appoggiandosi sopra un bastone, che non potea -dirsi nè bordone da pellegrino nè clava del tutto, ma che probabilmente -ad un bisogno facea tutti due gli ufizi. «Tirate innanzi dunque, noi non -abbiamo tempo da perdere.» -</p> - -<p> -«Ebbene! col beneplacito della Reverenza vostra» continuò Dennet, -«il sagristano di sant'Edmondo stava a bere nella sua cella in compagnia -d'un imbriacone di frate...» -</p> - -<p> -«La <i>Reverenza mia</i> non dà il suo <i>beneplacito</i>, perchè vi sieno frati -imbriaconi, e se ve ne fossero starebbe male ad un laico il nominarli con -tal predicato. Impara a non far giudizi temerarii. Questo sant'uomo, così -devi credere, sarà stato assorto sì fortemente nelle sue meditazioni, che -gli occhi di lui avran veduti doppii gli oggetti, e le gambe gli avran tremato -sotto, come se avesse bevuto vino nuovo. Tal cosa è fra le possibili, -ed io lo so per esperienza.» -</p> - -<p> -«Ebbene dunque!» riprese a dire Dennet «un sant'uomo si è condotto -a far visita al frate sagristano... Questo sant'uomo per altro -è un frate scorridore, che ammazza la metà dei daini che vengono rubati -nella foresta, cui piace più il <i>glu glu</i> del fiasco che il suono del mattutino, -che preferisce una fetta di prosciutto al breviario; del restante un buon diavolo, -allegro in brigata che non la cede ad alcuno della contea d'York -nel tirar l'arco, nel fare il molinello col suo bastone, nel ballar una giga.» -</p> - -<p> -«Quest'ultima frase, o Dennet» gli disse a bassa voce il menestrello. -«ti ha salvate una o due coste.» -</p> - -<p> -«Oh! oh! non temo nulla. È vero che non sono più giovane, ma mi -restano due buone braccia, e quando mi sono battuto a Doncaster per...» -</p> - -<p> -«Ma l'istoria!» ripetè il <i>menestrello</i> «l'istoria!» -</p> - -<p> -«Ebbene, l'istoria è che Atelstano di Coningsburgo è stato sepolto -a Sant'Edmondo.» -</p> - -<p> -«Falsità!» sclamò il frate «grossissima falsità! Ho veduto io medesimo -quando lo trasportarono al suo castello di Coningsburgo.» -</p> - -<p> -«Ebbene, se sapete l'istoria voi, contatela dunque voi» soggiunse -Dennet con tuono di mal umore. Nondimeno l'altro giovine contadino -e il <i>menestrello</i>, a furia d'instanze, lo indussero a continuare. «Questi -due frati, che non erano imbriachi, perchè ciò non va a sangue del Reverendo, -<span class="pagenum" id="Page_401">[401]</span> -aveano trascorsa buona parte della giornata a bevere non so se -<i>ala</i> o vino, allorchè d'improvviso udirono gemiti, un grande strepito di -catene, e videro comparire lo spettro d'Atelstano, che disse loro con -voce di tuono: «Cattivi pastori!...» -</p> - -<p> -«Falso!» sclamò il frate «non disse una sola parola.» -</p> - -<p> -«Ah! ah! frate Tuck» disse il <i>menestrello</i>, traendolo in disparte -«gli è dunque così che tu ti lasci prendere il lepre al covo? Ti sei -venduto da te medesimo.» -</p> - -<p> -«Ti assicuro, Allan-Dale» soggiunse l'eremita di Copmanhurst -«che ho veduto co' miei propri occhi lo spettro d'Atelstano, e tanto -distintamente quanto tu possa mai avere veduti uomini vivi, coperto di -un lenzuolo, che mandava un odor di sepolcro!... Ah! una botte di malvasia -non basterebbe a cancellare dalla mia memoria una tal ricordanza!» -</p> - -<p> -«Contale ad altri, frate Tuck, contale ad altri. Non son io buon -terreno per piantarvi queste carote.» -</p> - -<p> -«Ti dico che gli ho allungato un colpo di bastone, applicato -come si doveva, ben aggiustato, che avrebbe spaccata la testa ad un -bue, e il bastone gli è passato a traverso del corpo come avrebbe fatto -a traverso d'una colonna di fumo.» -</p> - -<p> -«Per sant'Uberto! è una storia maravigliosa; voglio comporne -una ballata sull'aria -</p> - -<div class="poem"><div class="stanza"> -<p class="i01">«Che disgrazia pel povero frate!»</p> -</div></div> - -<p> -«Tu puoi ridere finchè n'hai voglia, e componi pure, se n'hai -coraggio, una ballata su tale argomento; ma sto a patto che uno -spirito o il diavolo stesso mi porti via se mi metto mai a cantarla. No! -no! dopo una tale apparizione ho risoluto di fare qualche opera buona, -ed è per questo che vengo a vedere bruciar una strega.» -</p> - -<p> -Intantochè questi così parlavano, la maggior campana della chiesa -di s. Michele di Templestowe, venerabile edifizio situato in un villaggio -poco distante dalla Commenda, si fece udire, e pose fine a tal genere d'intertenimenti. -I lugubri suoni ne giugneano lentamente all'orecchio perchè l'eco -terminava di ripetere lo squillo del bronzo, quando questo veniva una successiva -volta ripercosso. Tal solenne e tetro segnale, che annunziava l'incominciamento -della cerimonia, fe' volgere ver la Commenda tutti gli sguardi -impazienti di vedere il Gran-Mastro, il campione dell'Ordine, la condannata. -</p> - -<p> -Abbassato finalmente il ponte levatoio, si apersero le porte, e fu -scorto uscire dal castello un cavaliere, che portava il grande stendardo -dell'Ordine, preceduto da sei trombette, e seguito dai commendatori e -dai cavalieri, che marciavano a due a due. Veniva indi il Gran-Mastro -montato sopra un superbo corridore, la cui bardatura era della massima -semplicità. Dietro a lui vedeasi Brian di Bois-Guilbert armato di tutto punto, -cui tenean dietro due de' suoi scudieri, portandone la spada, la lancia e -lo scudo. Il volto di lui, benchè ombreggiato in parte da un grande pennaccino -<span class="pagenum" id="Page_402">[402]</span> -che gli sventolava sopra il cimiero, annunziava un cuore tutto in -preda alle passioni le più crudeli, e dentro cui l'orgoglio combatteva -l'irresolutezza; coperto di mortal pallore, conseguenza di molte notti -che senza chiuder palpebra aveva trascorse. Pur conduceva il suo palafreno -con quanta agilità e grazia poteano aspettarsi dalla migliore fra le lancie -dell'Ordine de' Templarii. Altera e dignitosa se ne scorgeva la fisonomia; -ma chi attentamente la contemplava per mezzo a que' cupi lineamenti leggea -l'espressione d'un'angoscia che facea ritorcer da lui gli occhi con -una compassione mista d'orrore. -</p> - -<p> -A canto d'esso venivan Corrado di Montfichet e Alberto di Malvoisin, -incaricati del ministerio dei patrini del campione. Non armati questi, -portavano la bianca vesta del loro Ordine. Dopo di questi gli aspiranti, -seguiti da numeroso corteggio di paggi e scudieri, tutti vestiti di -nero. Finalmente una truppa di guardie a piedi che aveano la stessa divisa, -lasciavano scorgere per mezzo alle lor partigiane la sfortunata Rebecca, -pallida ma piena di dignità, timida ma non invilita, che a lenti -passi ma con fermezza, s'incamminava al luogo ove tutte le cose erano -preste pel suo supplizio. L'aveano spogliata di tutti i suoi ornamenti per -tema non si trovasse fra questi alcuno di quegli amuleti, col soccorso dei -quali si supponeva che il demonio privasse i suoi partigiani della forza di -far confessioni, anche in mezzo ai tormenti della tortura. Invece degli -abiti orientali che prima vestiva le era stata addossata una tonaca bianca -di drappo ordinario, e grossolanamente foggiata; ma scorgeansi in quel -volto la rassegnazione e il coraggio accoppiati in guisa sì commovente, che -anche sotto quelle vesti, e priva d'altra acconciatura fuor delle sue lunghe -trecce nerissime, ella costrigneva alle lagrime gli occhi di tutti i riguardanti; -e persin coloro, cui la superstizione e il fanatismo aveano più indurito -il cuore, non poteano ritrarsi dal deplorare amaramente che il nemico -del genere umano avesse convertito in un vaso d'obbrobrio e di -perdizione una fanciulla tanto alle apparenze perfetta. -</p> - -<p> -Un drappello d'uomini d'inferior grado, e che adempievano diversi -ufizi nella Commenda, chiudea tal processione, e seguiva la vittima serbando -il massimo ordine, colle braccia incrocicchiate e cogli occhi fisi sul suolo. -</p> - -<p> -Giunse il corteggio avanzandosi lentamente allo steccato di cui compiè -il giro andando da destra a sinistra, dopo di che fermatisi il Gran-Mastro -e tutti gli altri della comitiva di lui, eccetto il campione e i due -patrini, scesero a terra, e consegnarono i lor cavalli agli scudieri che li -custodirono nella parte esterna della lizza. -</p> - -<p> -L'infelice Rebecca venne condotta presso uno scanno dipinto a nero, -posto a fianco della fatale pira. Al primo volgere il guardo sugli spaventosi -apparecchi dell'orrendo supplizio che le era serbato, fu veduta scuotersi e -chiuder gli occhi, orando senza dubbio a bassa voce, perchè movea le -labbra, quantunque niun suono ne uscisse. In termine d'un minuto, riaperse -<span class="pagenum" id="Page_403">[403]</span> -le pupille, fisandole sopra il rogo, quasi per addimesticarsi col destino -che l'aspettava; finalmente ne stolse gli occhi del tutto. -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-402a"></a> - <img src="images/ill-402a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>..... che a lenti passi ma con fermezza s'incamminava al luogo ove tutte le -cose eran preste pel suo supplizio. -</i> pag. 402.</p> -</div> - -<p> -In questo mezzo il Gran-Mastro avea preso luogo sopra il suo trono, -e allorquando tutti i suoi cavalieri gli si furono posti a canto, o dietro -di lui, giusta il grado di ciascheduno, lo squillo delle trombe annunziò -aperta l'adunata. Allora Malvoisin, siccome patrino del campione dell'Ordine, -mosse verso il Gran-Mastro, ponendo a' suoi piedi il pegno della -battaglia, intendo il guanto della giovane Israelita. -</p> - -<p> -«Il cavaliere» chiese il Gran-Mastro «ha prestato giuramento, che -la tenzone è giusta e onorevole? Fate portare il Crocifisso.» -</p> - -<p> -«Venerabile Gran-Mastro,» si affrettò a rispondere Malvoisin, «il -cavaliere nostro fratello ha già prestato giuramento fra le mie mani intorno -la giustizia di questa causa, e voi converrete con meco, non ne dubito, -che sarebbe cosa sconvenevole il fargli reiterare il giuramento medesimo -in questa assemblea, perchè la parte avversaria, che è una donna Infedele, -non può essere ammessa a sua volta a prestarlo.» -</p> - -<p> -Luca di Beaumanoir si arrendè a sì fatta considerazione, e n'ebbe -assai contento Malvoisin, che prevedendo quanto sarebbe stato malagevole, -e forse impossibile, l'indurre Bois-Guilbert a prestare sì fatto giuramento -alla presenza di quella assemblea, inventò egli medesimo tal sotterfugio -per evitare la necessità d'una cerimonia in cui vedea tanto rischio. -</p> - -<p> -Poichè il Gran-Mastro ebbe chiarito che la formalità del giuramento -era stata sufficientemente adempiuta, comandò ad un araldo d'armi facesse -quanto era suo debito. Le trombe squillarono nuovamente, e l'araldo -innoltrandosi in mezzo all'arringo sclamò ad alta voce: «<i>Ascoltate! -Ascoltate! Ascoltate!</i> Ecco il cavaliere Brian di Bois-Guilbert, pronto -a combattere all'ultimo sangue, di lancia e di spada, qualunque cavaliere -di nobil sangue che vorrà assumere la difesa dell'ebrea Rebecca -alla quale fu permessa l'appellazione al Giudizio di Dio. Se v'è tal cavaliere, -il valoroso e reverendo Gran-Mastro qui presente gli concederà -<i>il giusto parteggiamento del sole e del vento</i> e tutto quanto può assicurare -l'uguaglianza dell'armi.» Le trombe squillarono una seconda -volta, e un profondo silenzio regnò per alcuni minuti. -</p> - -<p> -«Nessun campione si presenta a favore dell'appellante» disse Beaumanoir. -«Araldo, andate a chiederle se aspetta qualcuno che assuma le -sue difese.» L'araldo mosse ver lo scanno su di cui stava seduta Rebecca, -e Bois-Guilbert, ad onta di tutte le rimostranze che Malvoisin e -Montfichet gli presentarono, spronò il suo cavallo, e giunse presso la -giovane ebrea nel tempo stesso che vi giunse l'araldo d'armi. -</p> - -<p> -«Tal cosa è ella regolare?» chiese Malvoisin al Gran-Mastro. «È -ella conforme alle leggi de' combattimenti giudiziarii?» -</p> - -<p> -«Sì, Malvoisin;» rispose Beaumanoir. «In un'appellazione al -Giudizio di Dio non si debbe impedire alle parti di avere comunicazione -<span class="pagenum" id="Page_404">[404]</span> -l'una coll'altra. Sì fatte combinazioni possono giovare a scoprire -la verità.» -</p> - -<p> -Intanto l'araldo si volse a Rebecca con questi accenti: «Ebrea, l'onorevole -e reverendo Gran-Mastro chiede se tu sia presta ad offerire un -campione che sostenga la tua causa, o se ti riconosci giustamente e legalmente -condannata alla morte.» -</p> - -<p> -«Dite al Gran-Mastro» rispose Rebecca «ch'io protesto d'essere -innocente, ingiustamente condannata, e che non voglio rendermi colpevole -io medesima della mia morte. Gli domando pertanto quell'indugio, -che le leggi sue possono concedere, onde vedere se Dio, per cui nulla è -il tempo, vorrà suscitarmi un liberatore, dopo di che sia fatta la sua volontà.» -</p> - -<p> -L'araldo andò a portare al Gran-Mastro una tale risposta. -</p> - -<p> -«A Dio non piaccia» soggiunse Beaumanoir «che alcuna persona, -sia di religione pagana od ebrea, debba rimproverarmi mai d'ingiustizia. -Fino a che l'ombra sia passata dall'occidente all'oriente, indugeremo -tanto da vedere se si presenti o no verun campione a difendere questa -femmina. Trascorso tale intervallo, ch'ella si prepari alla morte.» -</p> - -<p> -Tornò l'araldo colla risposta del Gran-Mastro a Rebecca, la quale -chinò sommessamente il capo, e sollevò gli occhi al cielo, tenendo incrocicchiate -al petto le braccia, come per implorare dalla divinità quel -soccorso che non potea omai più sperare dagli uomini. In tale istante -le feriron l'orecchio gli accenti di Bois-Guilbert, e quantunque ei parlasse -con voce affatto sommessa, questi le fecero assai più impressione -di quanto le avea detto l'araldo. -</p> - -<p> -«Rebecca» le disse il Templario «odi tu la mia voce?» -</p> - -<p> -«Non ho orecchie per te, uomo crudele, cuor di macigno.» -</p> - -<p> -«Nondimeno mi udisti, e il suono della mia voce spaventa me -stesso. So appena in qual luogo noi siamo, e per qual motivo qui ci troviamo. -Questo steccato, questo scanno funebre, questo feral talamo! Sì, -comprendo tutto ciò che tai cose mi dicono all'animo, ma mi sembra -un sogno, una visione terribile che inganna i miei sensi, nè posso convincermi -della realtà di tutto quanto pur vedo.» -</p> - -<p> -«Il mio spirito e i miei sensi sono parimente convinti» Rebecca rispose. -«Essi mi dicono, che questo rogo è serbato a consumare le mie -spoglie mortali, e a condurre per una via tormentosa, ma breve, l'anima -mia ad una gloriosa eternità.» -</p> - -<p> -«Frivoli sogni, o Rebecca, vane speranze, che persino i più saggi -fra i vostri Sadducei abbiurarono! Ascoltami» continuò egli con tuono più -animato. «La tua vita è ancora nelle tue mani, a dispetto di questi -fanatici sciagurati. Mettiti in groppa del mio cavallo, di Zamor che non -mi mancò mai all'uopo, ch'io conquistai in un combattimento a petto a -petto col sultano di Trebisonda, che nessun cavallo può seguire alla corsa; -salisci dietro di me, ti dico, e fra brevi istanti noi saremo sicuri d'ogni -<span class="pagenum" id="Page_405">[405]</span> -persecuzione. Un nuovo mondo per te di diletti, per me di gloria, si -schiuderà innanzi a noi. Che costoro pronunzino sentenza di me a grado -loro! io la disprezzo. Ch'essi cancellino il nome di Bois-Guilbert dal novero -de' loro schiavi: io saprò registrarlo in quel degli eroi. Laverò nel -sangue la macchia che eglino oseranno improntar sul mio scudo.» -</p> - -<p> -«Ritirati, o tentatore! ardirei dieci volte salire sul rogo prima di -fare un passo per seguitarti. Circondata di nemici ovunque io mi volga, -io ti considero come il più crudele, il più velenoso di tutti. In nome di -Dio vivente, ritirati!» -</p> - -<p> -Alberto di Malvoisin, impazientito e atterrito della durata di un tale -colloquio, si trasse in vicinanza di essi a disegno di interromperlo. -</p> - -<p> -«Ha ella confessata la sua colpa?» chiese a Bois-Guilbert «o è -sempre risoluta a negarla?» -</p> - -<p> -«Sì: ella è <i>risoluta</i>» rispose con amaro sorriso Bois-Guilbert. -</p> - -<p> -«Orsù, mio nobile confratello, tornate al vostro luogo per aspettare -l'esito delle cose. Il sole comincia ad affrettarsi all'occaso. Venite, prode -Bois-Guilbert, speranza del nostro Ordine, ed in breve suo capo.» -</p> - -<p> -Nell'atto medesimo ch'ei cercava blandirlo co' detti, ponea la mano sulla -briglia del cavallo di Bois-Guilbert, come per ritrarlo quasi a forza di lì. -</p> - -<p> -«Sciagurato!» sclamò con furore Brian. «Osi tu portar la mano -sulle redini del mio cavallo!» Indi, respingendolo con indignazione, tornò -a rimettersi al luogo che gli era stato assegnato. -</p> - -<p> -«Ei non manca d'entusiasmo» disse Malvoisin a Montfichet «ma -è mal regolato. Questo entusiasmo è il fuoco greco; arde le cose che tocca.» -</p> - -<p> -Erano trascorse due ore dacchè si aprì l'adunata, nè verun campione -si presentava. -</p> - -<p> -«Non è da maravigliarne» dicea il frate Tuck ad uno de' suoi -vicini «ella è ebrea. Nondimeno, per san Dunstano! è cosa crudele il -veder perire una sì giovane e bella creatura senza che alcuno pensi ad -assumerne le difese. Fosse ella dieci volte una strega, se la potessi credere -solo un pochino cristiana, questo mio bastone vorrebbe sonare i bei -mattutini sullo scudo d'acciaio di quel feroce Templario, prima che potesse -vantarsi della sua vittoria.» -</p> - -<p> -Nondimeno l'opinione generale era che nessuno vorrebbe imprendere -la difesa di una ebrea condannata siccome fattucchiera, e i commendatori, -posti in vicinanza del Gran-Mastro, incominciavano, così instigati da -Malvoisin, a susurrargli all'orecchio che era tempo di promulgare, non -aver Rebecca ricuperato il pegno della battaglia. Pure in quell'istante -medesimo fu veduto comparire nello spianato un cavaliere che correva a -tutta briglia avvicinandosi allo steccato. L'aria rimbombò del grido: <i>un -campione! un campione!</i> E ad onta delle opinioni pregiudicate della moltitudine -venne accolto fra le unanimi acclamazioni, allorchè entrò in lizza. -Ma un secondo sguardo portato sovr'esso annientò le speranze che avea -<span class="pagenum" id="Page_406">[406]</span> -fatto nascere l'apparizione del medesimo. Il suo cavallo coperto di sudore -sembrava stremo per la fatica, e il cavaliere, quantunque si presentasse con -aria di fiducia e d'intrepidezza, mostrava appena la forza ch'era necessaria -a reggerlo sull'arcione. -</p> - -<p> -Un araldo d'armi tostamente mosse ver lui domandandogli il grado, -il nome, il disegno che lo conducea: «Io sono nobile e cavaliere» rispose egli -alteramente; «qui vengo per sostenere colla lancia e colla spada la causa -di Rebecca, figlia d'Isacco d'York, per far chiarire ingiusta, illegale la sentenza -pronunziata contro di lei, e per disfidare a combattimento condotto all'ultimo -sangue ser Brian di Bois-Guilbert, qual traditore, assassino e mentitore, -come lo proverò coll'armi alla mano, se mi soccorrono Dio, la -Beatissima Vergine, e Monsignore san Giorgio, il cavalier valoroso.» -</p> - -<p> -«Gli è d'uopo primieramente» disse con acerbo tuono Malvoisin -«che lo straniero provi di essere cavaliere e di nobil legnaggio. Il santo -Ordine del Tempio non permette a' suoi campioni di battersi con uomini -sconosciuti e privi di nome.» -</p> - -<p> -«Alberto di Malvoisin» rispose il cavaliere sollevando la visiera -dell'elmo «il mio nome è più noto; il mio legnaggio è più puro, del tuo -nome, del tuo legnaggio. Sono Wilfrid d'Ivanhoe.» -</p> - -<p> -«Io non mi batterò teco» sclamò con alterata voce Bois-Guilbert -«va a curare le tue ferite, e ti munisci di miglior palafreno; forse allora -potrò scendere a darti castigo condegno alle tue millanterie.» -</p> - -<p> -«Orgoglioso Templario!» Ivanhoe rispose «dimenticasti forse che -per due volte giacesti sotto il poter della mia lancia? Rammenta il torneo -d'Acri, rammenta la posta d'armi d'Ashby! Rammenta la disfida che -m'intimasti nel castello di Rotherwood, e i pegni della battaglia, che l'uno -e l'altro abbiam rassegnati, tu la catenella d'oro, io il mio reliquiario. -Per questo reliquiario, o Brian, per la santa reliquia ch'esso contiene, se -tu non consenti a batterti meco sull'istante, io ti divulgo siccome un vile -per tutte le corti d'Europa e per tutte le Commende del tuo Ordine!» -</p> - -<p> -Bois-Guilbert si volse con aria irresoluta verso Rebecca. Indi col pugno, -battendosi violentemente la fronte, sclamò con interrotta voce, e -com'uomo soffocato dalla rabbia: «Cane di Sassone! ebbene, mi batterò -teco. Prendi la tua lancia e preparati dunque alla morte!» -</p> - -<p> -«Il Gran-Mastro mi conferisce il diritto di combattere?» chiese Ivanhoe. -</p> - -<p> -«Non posso negarvelo» rispose Beaumanoir «se questa giovane vi -accetta per suo campione. Vorrei nondimeno che foste meglio in istato -di cimentarvi; perchè desidero comportarmi onorevolmente con voi, -benchè vi siate sempre manifestato nemico del mio Ordine.» -</p> - -<p> -«Domando il combattimento all'istante» rispose Ivanhoe. «Questo -è giudizio di Dio; in Dio dunque io pongo la mia confidenza..... -Rebecca» soggiunse indi avvicinandosi alla donzella «mi accettate voi -per vostro campione?» -</p> - -<div class="figcenter"><a id="fill-406a"></a> - <img src="images/ill-406a.jpg" alt="" /> -<p class="caption"><i>«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran Mastro «concedetegli il tempo di pentirsi; -non fate morire ad una volta il corpo e l'anima sua.»</i> pag. 407.</p> -</div> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_407">[407]</span> -</p> - -<p> -«Sì» sclamò essa con tal commozione, che il timore stesso della -morte in lei non avrebbe prodotto «sì, vi accetto come il campione mandatomi -da Dio!... Ma, no, no, le vostre ferite non possono essere -ancora sanate; non assalite quest'uomo feroce.... È egli d'uopo che -il mio crudele destino trascini voi pure?» -</p> - -<p> -Ma Ivanhoe più non l'ascoltava. Egli avea già preso il luogo suo -nella lizza, e ricevuta la propria lancia dalle mani di Gurth; già s'era -ascoso il viso entro l'elmo. Fece lo stesso Bois-Guilbert; e mentre chiudea -la visiera, il suo scudiere osservò come il volto di lui, che nel durare -di tutta quella mattina fu coperto di pallor mortale, erasi d'improvviso -tinto d'un color carico di porpora, sicchè parea essergli risalito -tutto il sangue alla testa. -</p> - -<p> -L'araldo, poichè vide i due campioni a luogo, sollevò la voce e ripetè -per tre volte: «<i>Fate il dover vostro, o prodi cavalieri.</i>» Proibì -indi sotto pena di morte a chiunque il disturbare i combattenti sia con -grida, sia con parole o con gesti, dopo di che si ritrasse all'estremità -della lizza. Il Gran-Mastro, che tenea fra le mani il pegno della battaglia, -il guanto di Rebecca, lo gettò allor nell'arena, pronunziando il segnale -della battaglia con queste voci: «<i>Lasciate campo.</i>» -</p> - -<p> -Squillaron le trombe, e i cavalieri si lanciarono l'un sull'altro. Il -palafreno rifinito d'Ivanhoe, e il padrone d'esso, ben lungi dall'avere -ancora ricuperate le proprie forze, non poterono resistere all'impeto della -lancia formidabile del Templario, onde cavallo e cavaliere s'avvoltarono -nella polve, avvenimento che ciascun prevedea; ma la cosa che fece a -tutti sorpresa si fu vedere Bois-Guilbert, il cui elmo non era stato che -leggermente toccato dalla lancia dell'avversario, cader da cavallo in quello -istante medesimo. -</p> - -<p> -Ivanhoe tosto si rialzò è brandì la spada, ma il suo antagonista rimase -giacente; onde Wilfrid, mettendogli un piede sul petto, e la punta -della spada alla gola, gl'intimò di riconoscersi vinto se non volea ricevere -il colpo di grazia. Bois-Guilbert non rispose cosa veruna. -</p> - -<p> -«Risparmiatelo, ser Cavaliere» sclamò il Gran-Mastro «concedetegli -il tempo di pentirsi; non fate morire ad una volta il corpo e l'anima -sua; noi lo promulghiamo vinto.» -</p> - -<p> -Indi, s'innoltrò nello steccato, dando ordine che si sciogliesse l'elmo -al Templario. Aperti ne erano gli occhi, ma immobili e spenti; il sangue -gli usciva fuor del naso e fuor della bocca; non era più. La lancia -dell'inimico non poteva avergli dato la morte, ei periva vittima della -violenza delle sue passioni. -</p> - -<p> -«Gli è veramente il giudizio di Dio!» sclamò il Gran-Mastro alzando -gli occhi al cielo. «<i>Fiat voluntas tua.</i>» -</p> - -<div class="chapter"> -<p><span class="pagenum" id="Page_408">[408]</span></p> - -<h2>CAPITOLO XLIII.</h2> -</div> - -<div class="poem-container"> -<div class="poem inl"> -<p class="i01">«Terminò come le fole,</p> -<p class="i01">«Che la vecchia nonna suole</p> -<p class="i01">«Presso il foco, in verno algente</p> -<p class="i01">«Rugumar della sua mente</p> -<p class="i01">«Ne' consunti magazzini</p> -<p class="i01">«Per tener cheti i bambini.</p> -<p class="i09"> <i>Webster.</i></p> -</div> -</div> - -<p> -Dopo il primo istante di sorpresa Ivanhoe domandò al Gran-Mastro, -siccome giudice dell'arringo, se trovava che si fossero da lui, Ivanhoe, -serbati i doveri prescritti ad ogni cavalier leale e cortese. -</p> - -<p> -«Non ho a ridir nulla su di ciò» rispose il Gran-Mastro. «Chiarisco -la giovane donzella innocente dell'accusa portata contro di lei; ella è libera -di ritirarsi. Le armi e il corpo del defunto cavaliere appartengono -al vincitore.» -</p> - -<p> -«Non voglio le sue spoglie» rispose Wilfrid «nè è mia mente -disonorare il suo corpo. Ei combattè per la Cristianità nelle terre di Palestina. -Fu la mano di Dio, non braccio d'uomo che lo colpì in questo -giorno. Gli si facciano funerali ma non pomposi, che mal s'addirebbero -ad un cavaliere morto per causa ingiusta.... Quanto a questa giovane...» -</p> - -<p> -Ne fu interrotto il dire dallo strepito d'una truppa numerosa di cavalieri -che in quel punto entravano nella lizza. Si volse, e riconobbe essere -loro duce il re Riccardo, sempre coperto della sua nera armadura, -e seguito da un numeroso corpo d'armigeri, e da molti cavalieri armati -di tutto punto. -</p> - -<p> -«Giungo troppo tardi» diss'egli guardandosi d'intorno. «Spettava -a me il punire Bois-Guilbert. Questo colpo io m'era serbato. E come vi -avventuraste voi, o Wilfrid, a tale cimento, or che siete appena in -istato di sostener le vostr'armi?» -</p> - -<p> -«Il Cielo» rispose Ivanhoe «si è preso egli l'assunto di punire -l'uomo superbo, immeritevole della morte gloriosa che volevate arrecargli.» -</p> - -<p> -«Sia con lui la pace, se ciò è possibile!» disse Riccardo nel volger -l'occhio al corpo esanime che giacea sull'arena. «Egli era un valoroso -cavaliere, e morì da prode, coperto delle sue armi... Ma non abbiamo -tempo da perdere... Bohun fate il vostro dovere.» -</p> - -<p> -Uno de' cavalieri che seguivano il re uscì della fila, e facendosi incontro -al commendatore Malvoisin, gli battè colla mano la spalla, sì dicendo: -«Alberto di Malvoisin, vi arresto come colpevole d'alto tradimento.» -</p> - -<p> -Il Gran-Mastro, già fatto muto dalla sorpresa di vedere tanti uomini -armati entrar in lizza, in questo istante ricuperò la parola. -</p> - -<p> -«Chi è l'audace» sclamò «che osa arrestare un cavaliere del Tempio -<span class="pagenum" id="Page_409">[409]</span> -di Sion, nel ricinto della propria Commenda, e alla presenza del -Gran-Mastro? Chi può farsi lecito un tale oltraggio?» -</p> - -<p> -«Io» rispose il cavaliere, «io, Enrico Bohun, conte d'Essex, gran -Contestabile d'Inghilterra.» -</p> - -<p> -«E arresta Malvoisin» aggiunse il Re, sollevando allor la visiera -«per comando di Riccardo Plantageneto, qui presente... Corrado Montfichet, -è tua gran ventura il non essere nato mio suddito!... Quanto -a te, Malvoisin, preparati prima del termine d'otto giorni a morire insieme -col tuo fratello Filippo.» -</p> - -<p> -«Resisterò a tal sentenza» sclamò il Gran-Mastro. -</p> - -<p> -«Voi nol potete, orgoglioso Templario,» rispose il Re. «Alzate -gli occhi alle torri di Templestowe, e vedrete sventolar sovr'esse lo stendardo -real d'Inghilterra in vece della bandiera del vostro Ordine. Vi -consiglio essere prudente, Beaumanoir. Abbandonate le idee d'un'inutile -resistenza. Il vostro braccio è in bocca al leone.» -</p> - -<p> -«Ne porterò appellazione alla corte di Roma; vi citerò come reo -d'usurpazione sopra le immunità e i privilegi del nostro Ordine.» -</p> - -<p> -«Acconsento, ma per ora, e pel vostro bene, non ripetete le parole -d'usurpazione. Sciogliete la vostra adunata, e ritiratevi in qualche -altra commenda, se ne trovate una che non sia stata albergo de' tradimenti -e delle congiure divisate contra il re d'Inghilterra e la pubblica -tranquillità. Se volete restar qui, nol potete che come ospite di Riccardo, -e sarete spettatore degli atti di sua giustizia.» -</p> - -<p> -«Ricevere ospitalità in un luogo dove ho diritto di comandare! Non -mai!... Cappellani intonate il salmo: <i>Quare fremuerunt gentes</i>.... Cavalieri, -aspiranti, scudieri, preparatevi a seguire la bandiera di <i>Beauséant</i>.» -</p> - -<p> -Il Gran-Mastro pronunziò questi accenti con tal maestà, come se -fosse stato il sovrano d'Inghilterra egli stesso, e inspirò coraggio ai suoi -cavalieri, dianzi perplessi ed attoniti. Si raccolsero questi attorno di lui -come agnelli attorno al cane che li protegge, allorquando odono gli -ululati del lupo, colla differenza che i cavalieri non imitavano nella timidezza -gli agnelli. Parea che con audace fronte sfidassero il Re, e gli -occhi loro esprimevano quelle minacce, cui non osavano pronunziare alla -presenza del Gran-Mastro. Usciti dello steccato risalirono a cavallo, e -schierandosi in ordine di battaglia e impugnata la lancia, si sarebbe detto -che aspettavano soltanto un comando del lor superiore per incominciare -atti ostili. La moltitudine, che sulle prime mandò contr'essi grida d'imprecazione, -al vedere questi apparati di pugna, si ritrasse in silenzio, collocandosi -ad una prudente distanza, onde osservare l'esito degli avvenimenti. -</p> - -<p> -Non appena il conte d'Essex s'accorse di tali apparecchi nimichevoli -de' Templarii, corse a tutta briglia a raggiugnere la sua truppa per metterla -in ordine di difesa. Riccardo in vece si avvicinò ad essi com'uomo -che godea nell'affrontare i pericoli: «Cavalieri» sclamò «fra tanti valorosi -<span class="pagenum" id="Page_410">[410]</span> -non ve ne sarà alcuno che voglia venire al paragone dell'armi con -Riccardo? Convien dire che le vostre innamorate abbiano le guance ben -arse dal sole, o prodi soldati del Tempio, se non ve n'è una che meriti -si rompa una lancia a suo onore.» -</p> - -<p> -«I Cavalieri del tempio di Sion» disse il Gran-Mastro uscendo -fuor delle file e movendo verso Riccardo «non si battono per cagioni -cotanto frivole; nè ve n'ha uno, che voglia misurar colla vostra la sua -lancia, o Riccardo re d'Inghilterra. Il Pontefice e i principi dell'Europa -saranno giudici della nostra querela. Essi decideranno, se un principe -Cristiano dovea condursi nella guisa che voi quest'oggi vi siete condotto. -Semprechè non veniamo assaliti, noi ci ritireremo senza assalire nessuno; -e faremo mallevadori l'onor vostro delle armi e de' beni dell'Ordine che -lasciamo a Templestowe, la vostra coscienza dello scandalo che arrecaste -in tal giorno all'intera Cristianità.» -</p> - -<p> -Pronunziati tai detti, e senza aspettare risposta, il Gran-Mastro diede -il segnale della partenza. Le trombe rintronarono una musica orientale, -solita ad indicare l'istante del marciare ai Templarii; indi i cavalieri rompendo -il fronte per ordinarsi in linea di marcia, partirono seguendo a -lenti passi il Gran-Mastro; lenta andatura fatta ad indicare che si ritiravano -per obbedire agli ordini di questo, ma non già per alcun sentimento -di tema. -</p> - -<p> -La plebaglia, simile a que' cani stizzosi ma timidi, che aspettano per -abbaiare l'istante del dileguato pericolo, mandò acclamazioni di gioia -dopo che furono partiti i Templarii. -</p> - -<p> -«Per la Madonna!» disse Riccardo «è peccato che questi Templarii -non sieno sudditi fedeli altrettanto che valorosi e ben disciplinati.» -</p> - -<p> -Nel durar del tumulto che accompagnò la ritratta de' Templarii, Rebecca -non vide, non intese nessuna cosa. La tenea stretta fra le braccia -il vecchio suo genitore, ed ella tuttavia atterrita, attonita, poteva appena -persuadersi d'essere fuor d'ogni pericolo. Una sola parola d'Isacco -bastò per richiamarla a sè medesima. -</p> - -<p> -«Vien meco, diletta figlia» ei le disse «tesoro a me restituito, -vien meco, andiamoci a mettere a' piedi del <i>bravo giovine</i>.» -</p> - -<p> -«No» rispose Rebecca «oh no! non oso parlargli in tale momento. -Oimè! gli direi forse più di quanto... No, no, padre mio. Abbandoniamo -tostamente questo luogo funesto.» -</p> - -<p> -«E che, o mia figlia?» rispose Isacco; «abbandonare in tal guisa -l'uom che impugnando la lancia e la spada è venuto a riscattarti dalla -cattività, a riscattar te figlia d'un popolo estraneo a lui ed a' suoi? Gli -è un servigio che vuole tutta quanta la nostra gratitudine.» -</p> - -<p> -«Mi punisca il Dio di Giacobbe, se il mio liberatore non possede -tutta intera la mia gratitudine. Ei riceverà i miei ringraziamenti, ringraziamenti -venuti dal cuore, ma non in questo punto, o mio padre!... -se amate la vostra Rebecca, non in questo punto!» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_411">[411]</span> -</p> - -<p> -«Ma» continuò Isacco, facendo un moto d'impazienza «si dirà -che noi siamo ingrati peggio di cani.» -</p> - -<p> -«Nè vedete, o padre, ch'egli adesso sta in faccende col re Riccardo, -e che?....» -</p> - -<p> -«Oh! è vero hai ragione, figlia mia; ho sempre motivo di ammirare -la tua prudenza, o Rebecca. Partiamo, partiamo subito. Il re arriva -di Palestina; si dice ch'esce fuor di prigione, abbisognerà di danaro, e -potrebbe trovare buon pretesto per domandarne a me ne' negozi che ho -fatti col principe Giovanni. Non sarebbe cosa salutare il presentarmegli -ora dinanzi. Partiamo, partiam, figlia mia.» -</p> - -<p> -Ed a sua volta affrettando la figlia a questa partenza la condusse con -seco all'abitazione del rabbino Nathan-Ben-Samuel. -</p> - -<p> -L'argomento principale che avea tenuto ansioso il Pubblico in tale -giornata era il periglioso stato in cui trovossi Rebecca; pur niuno pose -mente al partire della medesima. Gli animi d'ognuno omai non istavano -conversi che al cavalier Nero, e l'aria risonava d'acclamazioni: «Viva -Riccardo Cuor-di-Leone! Periscano gli usurpatori Templarii!» -</p> - -<p> -«Ad onta di tutta questa pomposa mostra che i Templarii hanno -fatta di lealtà» disse Ivanhoe al conte d'Essex «il re ha presa una cautela -molto saggia nel munirsi di numerosa scorta.» -</p> - -<p> -«Il Re!» sorrise il Conte, dimenando la testa. «E voi che conoscete -sì bene il nostro padrone, potete credere solo un momento, che -una tal cautela sia stata immaginata da lui? Io mi trasferiva con questa -gente a York, avendo saputo che il principe Giovanni adunava colà i suoi -partigiani; ed è a caso se ho incontrato il Re, che veniva a questa volta -di gran galoppo, e in figura di vero cavaliere errante, per conchiudere -colla gagliardia del suo braccio l'avventura dell'Ebrea e del Templario; e -posso dire d'averlo accompagnato sin qui a suo malgrado.» -</p> - -<p> -«E quai sono, o Conte, le notizie di York? I ribelli stanno ivi -aspettandoci?» -</p> - -<p> -«Non più di quello che la neve di dicembre aspetta il sole di luglio. -Ma voi non indovinereste mai chi sia venuto ad annunziarcene la -dispersione? Lo stesso Giovanni.» -</p> - -<p> -«Quel traditore! quell'ingrato! quell'impudente!» sclamò Ivanhoe. -«Il Re lo ha fatto arrestare?» -</p> - -<p> -«No. Lo ha ricevuto come incontrandolo di ritorno da un diporto -di caccia. Solamente, avendo osservato gli sguardi d'indignazione che non -potevamo starci dal lanciare sopra di lui: — Mio fratello — gli ha detto — le menti sono alquanto inacerbite; credo che non fareste male col trasferirvi -a tener compagnia a vostra madre. Assicuratela della rispettosa -mia tenerezza, e rimanete con lei fintantochè la tranquillità sia tornata -negli animi di ognuno.» -</p> - -<p> -«Ed è tutto questo che gli disse il Re? Ma non s'avrebbe ragione -di sostenere, ch'egli chiama a furia di clemenza i tradimenti?» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_412">[412]</span> -</p> - -<p> -«Sì certo, come si avrebbe ragione di dire che un cavaliere non -ancora guarito dalle sue ferite col presentarsi a cimenti chiama la morte.» -</p> - -<p> -«La replica è ingegnosa, o conte, ma badate che io non rischiava -fuorchè la vita, e Riccardo compromette la sicurezza dei propri sudditi.» -</p> - -<p> -«È cosa rara» rispose il conte d'Essex, «che persone prodighe -dalla lor vita si mostrino masseriziose di quella degli altri. Ma affrettiamoci -a raggiugnere il castello, perchè Riccardo vuol dare un esempio -sopra alcuni cospiratori di secondo ordine, dopo avere perdonato al capo -della congiura.» -</p> - -<p> -Dagli atti de' processi eseguiti in tal circostanza, e registrati per -esteso nel manoscritto che ne serve di guida, risulta che Maurizio di Bracy -valicò il mare insieme colla sua compagnia franca e si mise al servigio di -Filippo di Francia. Filippo di Malvoisin e il fratello di lui, commendatore -di Templestowe, vennero giustiziati, quantunque Riccardo non avesse -condannato che al bando Waldemar Fitzurse, vera anima della cospirazione, -e quantunque non avesse indiritto un accento sol di rimprovero al -proprio fratello, più di tutti gli altri colpevole. Nondimeno non vi fu -alcuno che compiangesse la sorte dei due Malvoisin, perchè con innumerabili -atti di crudeltà e di tirannide si erano già meritato il supplizio, cui -soggiacquero in tale occasione. -</p> - -<p> -Poco dopo il combattimento giudiziario Cedric il Sassone venne sollecitato -a trasferirsi alla corte di Riccardo, che allora soggiornava a York -a fine di rimettere l'ordine e la pace nelle vicine contee che l'ambizione -del fratel suo avea scompigliate. L'altero Sassone sulle prime mostrossi -restio, pur finalmente si risolvette ad accettare l'invito del Re. E per -vero, il ritorno di Riccardo avea fatto svanire tutte le speranze di tornare -sul trono inglese la sassone dinastia; e quand'anche qualche buon successo -avessero potuto aspettarsi i Sassoni in mezzo alle turbolenze d'una guerra -civile, erano ben lungi dal potere contendere la corona ad un re, nelle -cui mani era sì ben consolidato lo scettro, e che brillanti prerogative e -rinomanza acquistatasi nell'armi, faceano delizia di tutto il suo popolo, -ad onta di tener le redini del governo con una tal qual leggerezza che, -talvolta tendea al dispotismo, talvolta peccava per eccesso d'indulgenza. -</p> - -<p> -Per altra parte Cedric, con suo grande rammarico, si era convinto di -non potere riuscire nel suo favorito divisamento di consolidare una perfetta -unione fra tutti i Sassoni colle nozze tra Atelstano e lady Rowena. Questa -non avea mai acconsentito, e l'altro non acconsentiva più. L'entusiasmo -di cui ardeva Cedric per la causa dei Sassoni non gli avea mai lasciato -prevedere un tal contrattempo; e durò sempre in pensare, che ciascuna -delle due parti dovea sacrificare le proprie inclinazioni personali al ben -generale della nazione. Sperava vincere il contraggenio della pupilla; ma -si trovò affatto sviato nelle proprie idee, allorchè Atelstano gli spiegò in -chiare note, che niuna cosa al mondo lo avrebbe più fatto risolvere a -<span class="pagenum" id="Page_413">[413]</span> -divenire sposo di lady Rowena. La stessa ostinazione connaturale a Cedric -non valse a tener fermo contra sì fatti ostacoli, perchè trovandosi -egli al centro della cosa divisata, sentì l'impossibilità di condurre a sè -due destre che non volevano essere congiunte. Nondimeno tornò ad Atelstano -per tentare un ultimo e vigoroso assalto all'animo del medesimo. -Ma trovò questo risuscitato rampollo della sassone dinastia inteso, come -il sono oggidì alcuni gentiluomini di campagna, a far guerra al clero. -</p> - -<p> -Dopo tutte le minacce che avea pronunziate contra l'abate di sant'Edmondo -e i suoi frati, dopo avere giurato che li volea far appiccare -ed ardere vivi, Atelstano cedendo in parte alla sua naturale indolenza, -in parte alle preghiere della madre sua Editta, che al pari di molte altre -matrone sue contemporanee era grandemente affezionata al clero, limitò -la propria vendetta condannandoli alla pena del taglione, e avendoli fatti -rinchiudere nelle prigioni del suo castello di Coningsburgo, li tenne per tre -giorni a pane ed acqua. L'abate lo avea minacciato di scomunica in pena -della commessa atrocità, ed aveva scritta una spaventosa lista di tutti i -danni che egli e i suoi confratelli allegavano sopportati in conseguenza -d'una carcerazione illegale e tirannica. Atelstano non meditava che ai -modi di resistere a questa monastica persecuzione, e Cedric ravvisò che -l'animo del suo amico era così assorto in tali idee, da non capirvene di -altro genere. Pure si avventurò a pronunziare il nome di lady Rowena; -ma Atelstano, prendendo la sua tazza e colmandola, bebbe alla salute -della bella Sassone, e alle sue prossime nozze con Wilfrid d'Ivanhoe. Il -caso dunque era disperato, nè si potea più trarre alcun partito d'Atelstano -o, come lo espresse Wamba in una frase sassone pervenuta insino a noi: -«Egli era un gallo che non voleva più battersi.» -</p> - -<p> -Non rimanevano omai che due ostacoli i quali impedivano tuttavia -a Cedric di acconsentire all'unione de' due amanti, l'ostinazione di esso, -e l'odio contro la gente normanna<a class="tag" id="tag52" href="#note52">[52]</a>. Ma l'ostinazione si indeboliva a -grado a grado colle carezze che gli facea la pupilla, ed anche perchè le -imprese militari del figlio gl'inspiravano quasi a sua non saputa un sentimento -d'orgoglio. Aggiungasi, che non era cosa priva di vezzo per lui -l'imparentarsi colla schiatta d'Alfredo, poichè quell'Odoardo il Confessore -avea fatta perpetua rinunzia del trono. L'avversione di Cedric alla -dinastia de' re Normanni perdea parimente di forza sia per le considerazioni -ch'ei facea sulla impossibilità di liberare dal dominio di questa il proprio -paese (riguardo che giova non poco ad inspirare lealtà nell'animo de' sudditi -di conquista) sia pe' riguardi personali usatigli dal re Riccardo, il -quale seppe volger sì bene l'animo del Sassone altero, che Cedric non -aveva ancora trascorsi otto giorni alla corte, quando diede il proprio assenso -per gli sponsali d'Ivanhoe colla pupilla. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_414">[414]</span> -</p> - -<p> -Ottenutosi una volta l'assenso di Cedric, le nozze vennero tostamente -celebrate nel più augusto de' templi, nella nobile cattedrale d'York. Vi -assistè il Re medesimo, e i riguardi ch'egli usò in tal circostanza, come -in molt'altre, a' suoi sudditi Sassoni, fino a quel tempo digradati ed oppressi, -divenne per questi un mallevadore di essere trattati per l'avvenire -con maggiore giustizia ed imparzialità, i quali vantaggi essi non avrebbero -ragionevolmente potuto sperare dalle rischiose sorti di una guerra civile. -Tal cerimonia si festeggiò con tutta quella pompa, cui la Chiesa Romana -sa prestare alle solennità che le appartengono. -</p> - -<p> -Gurth rimase in qualità di scudiero presso al giovine padrone, cui -avea servito sì fedelmente, e passò parimente al servigio d'Ivanhoe il magnanimo -Wamba, avendo a ciò acconsentito Cedric, che lo presentò in -tale occasione di un sontuoso berrettone da matto, guernito da sonagli -d'argento. Questi due fedeli servi, già partecipi de' pericoli e delle sventure -d'Ivanhoe, rimasero a partecipare della sua prospera sorte, al che -aveano ben diritto di aspettarsi. -</p> - -<p> -I Normanni ed i Sassoni più ragguardevoli vennero invitati alle feste -che accompagnarono tali nozze, e fu questo un nuovo pegno di pace e -d'accordo fra le due schiatte, sin da quel tempo mescolatesi insieme in -quella guisa, per cui ora non è più possibile discernere l'una dall'altra. -Cedric visse quanto bastò a contemplare pressochè compiuta una tale unione, -perchè le due popolazioni a mano a mano collegandosi e imparentandosi, -i Normanni divennero meno orgogliosi, i Sassoni più gentili. Nondimeno -non fu che un secolo dopo, allora quando, sotto il regno di Odoardo -III, si parlò alla corte la nuova lingua detta oggidì <i>inglese</i>, e allorquando -spento affatto ogni germe di nimistà fra i Sassoni ed i Normanni, -le due schiatte ne formarono una sola. -</p> - -<p> -Alla domane, che succedè a tal felice maritaggio, Elgitta, ancella di -lady Rowena, le annunziò una giovine che desiderava presentarsele innanzi -e parlarle da sola a sola. Maravigliata di ciò la Milady titubò -alcun poco, ma vincendo la curiosità, diede ordine alle persone del suo -corteggio di ritirarsi, e ad Elgitta di condurle l'incognita. -</p> - -<p> -Era questa giovane di portamento nobile e decoroso, avvolta in un -candido e lungo velo che ne copria, senza asconderle, l'avvenenza e la -dignità. Ella si presentò con modi rispettosi sì, ma scevri di ogni apparenza -di tema, e d'ogni arte che paresse fatta a riconciliarsi con ricercatezza -il favore della persona alla quale s'indirigeva. Alzatasi per riceverla -lady Rowena, la pregò a sedersi, ma la straniera portando l'occhio sopra -d'Elgitta, manifestò nuovamente la brama di non avere testimonii al domandato -colloquio. Appena ritiratasi l'ancella, con grande maraviglia di -lady Rowena la bella sconosciuta piegò, benchè non senza qualche ritrosia, -un ginocchio innanzi di lei, e chinando a terra la fronte, ad onta -della resistenza opposta dalla sposa d'Ivanhoe, le baciò il lembo della tonaca. -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_415">[415]</span> -</p> - -<p> -«Che vuol dir ciò?» sclamò tosto la bella Sassone, «e perchè mi -porgete voi un segnale di rispetto sì straordinario?» -</p> - -<p> -«Perchè a voi sola, o degna sposa d'Ivanhoe» rispose Rebecca alzandosi, -e riprendendo il tuono di tranquilla dignità che le era connaturale -«perchè a voi sola io posso legittimamente, e senza rimprocciar nulla -a me stessa, pagare il tributo di gratitudine ch'io debbo a Wilfrid d'Ivanhoe. -Io sono.... perdonate l'ardire d'essermi presentata dinanzi a -voi, io sono l'infelice Ebrea, per cui il vostro consorte cimentò in campo -chiuso i suoi giorni sullo spianato di Templestowe.» -</p> - -<p> -«Donzella» sì le disse lady Rowena «Wilfrid in quel memorabile -giorno non fece se non se pagar lievemente un debito di gratitudine, che -le vostre cure pietose lo costrinsero ad incontrare. Parlate. Evvi alcuna -cosa in cui egli ed io vi possiamo esser giovevoli?» -</p> - -<p> -«No» rispose con calma Rebecca. «Debbo unicamente pregarvi a -trasmettergli i miei saluti e l'espressioni del mio grato animo!» -</p> - -<p> -«Abbandonate voi forse l'Inghilterra?» soggiunse la consorte d'Ivanhoe, -riavutasi appena dallo stupore, che tal visita straordinaria le avea -cagionato. -</p> - -<p> -«Sì, nobil signora. I miei occhi non vedranno il tramonto del sole -nel vostro paese. Mio padre ha un fratello grandemente protetto da Mahomet -Boabdil, re di Granata. Noi andiamo a raggiugnerlo in quella terra -ove siam certi di rinvenire pace e tranquillità col pagare il tributo che i -Mussulmani esigono dagli Ebrei.» -</p> - -<p> -«E non trovereste ugual protezione, ugual sicurezza nell'Inghilterra? -Wilfrid gode il favore del Re, e Riccardo per sè medesimo è giusto com'è -generoso.» -</p> - -<p> -«Non ne dubito, nobil signora. Ma la popolazione dell'Inghilterra -generalmente è orgogliosa, irrequieta, amica delle turbolenze. Gli uni son -sempre inclinati ad armarsi contro degli altri. Un tal paese non può offerire -sicuro asilo alla stirpe d'Israele. Non è in una contrada dilacerata -da intestine fazioni, cinta d'ogni banda di nemici, che i figli di Giacob -erranti per l'universo possano sperare tranquillità.» -</p> - -<p> -«Ma voi, giovinetta, perchè abbandonate questo paese? Voi non -avete da temer nulla nell'Inghilterra. I Sassoni e i Normanni saranno -ad una nel rispettare ed onorare colei, la cui benevolenza porse così pietose -cure ad Ivanhoe.» -</p> - -<p> -«I vostri discorsi son seducenti, o nobil signora, ma il mio partito -è preso. Una voragine sta aperta fra la vostra e la mia nazione. L'educazione, -le opinioni religiose, tutto cospira a separarci. Addio. Ma prima -ch'io mi diparta da voi, concedetemi una grazia, levate il vostro velo -da cui m'è tolto vedere quelle sembianze che tanto esalta la fama.» -</p> - -<p> -«Non meritano di fermare gli altrui sguardi» rispose lady Rowena, -«pure non vi darò rifiuto, a patto che mi concediate ugual favore.» -</p> - -<p> -<span class="pagenum" id="Page_416">[416]</span> -</p> - -<p> -Entrambe in quell'istante si levarono il velo. Fosse timidezza, o tal -senso facile in simili circostanze a destarsi in donna che si conosce avvenente, -le guance, la fronte, il collo, il seno di lady Rowena si copersero -d'un vivace rossore. E lo stesso accadde a Rebecca; ma quel sentimento -che le fu cagion d'arrossire non durò più d'un istante, e dominato -da una commozione più forte si dileguò come la porpora che adorna -le nubi, allorchè il sole sparisce dall'orizzonte. -</p> - -<p> -«Nobil signora» diss'ella a lady Rowena «i lineamenti che vi degnaste -mostrarmi vivranno a lungo nella mia rimembranza. Vi regnano -dolcezza e bontà, ben atte a temperare quelle tracce d'illustre orgoglio, -che svelano la sublimità de' vostri natali; poichè non può impedirsi a nobil -urna di lasciare scorgere alcuna ombra dell'argilla da cui fu tolta. Sì: -io mi ricorderò lungo tempo di questi lineamenti, e benedico il cielo -poichè concede al mio liberatore essere congiunto a tal donna...» -</p> - -<p> -Qui le mancò la voce, e lagrime più d'una le sfuggirono dagli occhi. -Affrettatasi di rasciugarle, lady Rowena le chiese con molta premura se -mal si sentisse. «No, mia nobil signora» Rebecca rispose «pure non -posso pensare a Torquilstone e allo steccato di Templestowe senza provare -vivissima commozione. Addio. Ma mi è d'uopo ancora volgervi una -preghiera. Accettate questa cassettina, e non sdegnate portar ciò che -ella contiene.» -</p> - -<p> -Nel medesimo tempo le presentò una cassettina d'avorio, fregiata in -argento. Lady Rowena l'aperse, e vi trovò entro una collana e due orecchini -di diamanti, le quali cose si scorgeva essere di molto valore. -</p> - -<p> -«Egli è impossibile» soggiunse lady Rowena «ch'io accetti un -dono di sì gran prezzo.» -</p> - -<p> -«Conservatele, nobil signora» soggiunse Rebecca; «stanno per voi -il grado, l'opinion pubblica, il potere; nostro solo retaggio son le ricchezze, -fonti della nostra forza ad un tempo e della nostra debolezza. Il -valore di questi giojelli, decuplicato ancora, non avrebbe tanta possanza -quanta ne ha il più lieve de' vostri desiderii. Un tal dono dunque debbe -essere di lieve conto per voi, ed è anche di minor conto per me. Non -vogliate farmi credere di partecipare alle massime pregiudicate della vostra -nazione rispetto alla mia. Pensate voi ch'io stimi queste gemme più della -libertà ottenutami dal vostro sposo, o che mio padre le apprezzi più della -vita e dell'onor di sua figlia? Non temiate accettarle, nobil signora; esse -non hanno alcun valore per me; io non porterò gemme più mai.» -</p> - -<p> -«Voi siete adunque infelice!» sclamò lady Rowena scossa dal tuono -onde l'avvenente Israelita aveva pronunciati questi ultimi accenti. «Deh! -rimanete con noi. Le istruzioni di qualche uomo pio potranno volgervi -alla nostra santa fede, e troverete in me una sorella.» -</p> - -<p> -«No» rispose Rebecca con un'aria di malinconia che le si scorgea -nella voce parimente e nel viso «ciò non può essere: non mi è lecito abbandonare -<span class="pagenum" id="Page_417">[417]</span> -la religione de' miei padri, come farei d'un vestimento che -non convenisse al clima ove abito. Ma non quindi sarò infelice. Quegli a -cui consacro la mia vita per l'avvenire sarà il mio consolatore, se saprò -uniformarmi alla sua volontà.» -</p> - -<p> -«Il vostro popolo dunque ha conventi! divisate forse entrare in -un d'essi?» -</p> - -<p> -«No, nobil signora, ma venendo dai giorni d'Abramo ai presenti, la -nostra nazione contò sempre tai sante donne, che innalzando unicamente -al cielo i loro pensieri, si consacrarono ad alleviare i patimenti della -umanità, sollecite di curar gl'infermi, di confortare gli afflitti, di soccorrere -gl'indigenti. Fra queste aspira ad annoverarsi Rebecca. Annunziate -ciò al nobile vostro sposo, se mai chiede contezza sul destino della giovane -alla quale ha salvata la vita.» -</p> - -<p> -Osservavasi tale tremito involontario nella voce di Rebecca, tale espressione -di affetto ne' suoi accenti che diceano assai più di quanto ella aveva -intenzione di esprimere. Ma si affrettò di terminar questa scena. -</p> - -<p> -«Addio» diss'ella a lady Rowena. «Possa il padre comune degli -Ebrei e de' Cristiani spargere tutte le sue benedizioni sopra di voi!» -</p> - -<p> -Indi si ritrasse, lasciando l'avvenente Sassone attonita come se avesse -veduto un'apparizione soprannaturale. Lady Rowena rendè consapevole -lo sposo di tal singolare colloquio, che nell'animo di lui fece impressione -vivissima. L'unione di questi due coniugi fu lunga e felice, perchè il loro -affetto era cresciuto cogli anni, e lo affortificarono poi gli ostacoli stessi -che lo avean contrariato. Nondimeno sarebbe uno spingere tropp'oltre la -curiosità il voler investigare, se la rimembranza dei gesti e della generosità -d'animo di Rebecca non si presentò alla mente di Wilfrid più spesso di -quel che lo avrebbe desiderato la bella discendente d'Alfredo. -</p> - -<p> -Ivanhoe segnalatosi con nuovi servigi presso Riccardo, nuovi favori -ne ottenne; e certamente sarebbe salito a maggior fortuna, se non si opponeva -immatura la morte dell'eroe monarca, accaduta dinanzi al castello -di Chalus presso Limoges. Con questo sovrano generoso, ma imprudente -e d'indole romanzesca, perirono i divisamenti che l'ambizione di esso -aveva formati; e Wilfrid abbandonando allora la corte, e rinunziando alla -carriera degli onori si ritirò ne' propri dominii, ove unitamente a lady -Rowena godè della beatitudine che la virtù e l'amore assicurano. -</p> - -<p class="pad2 center large"> -FINE. -</p> - -<div class="somm"> -<p> -<span class="pagenum" id="Page_419">[419]</span> -</p> - -<h2> -INDICE DELLE TAVOLE -</h2> - -<table class="indice" summary=""> - <tr> - <td>TAVOLA</td> <td> </td> <td> </td> <td class="center">pag.</td> - </tr> - <tr> - <td> </td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">I.</td> <td>Ritratto di Walter Scott</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-0-001">Frontisp.</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">II.</td> <td>Gurth che accarezza il cane Fangs</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-008a">8</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXI.</td> <td>Ritratto del Templario</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-010a">10</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">V.</td> <td>La Cavalcata</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-012a">15</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VI.</td> <td>Ritratto di Lady Rowena</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-032a">33</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">IV.</td> <td>Cena al castello di Cedric</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-040a">40</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VII.</td> <td>Lo sconosciuto Ivanhoe negli appartamenti di Rowena</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-044a">43</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">VIII.</td> <td>Fuga d'Isacco dal castello di Cedric</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-052a">54</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">III.</td> <td>Ritratto di Rebecca</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-064a">64</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">IX.</td> <td>Ritratto d'Ivanhoe</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-076a">75</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">X.</td> <td>Il Torneo</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-112a">112</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XI.</td> <td>L'Eremita mostra le proprie armi all'incognito Riccardo</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-148a">148</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XII.</td> <td>L'Eremita suonando l'arpa davanti a Riccardo</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-152a">151</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIII.</td> <td>Cedric e la sua comitiva assalita dal Templario e da Bracy</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-164a">164</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIV.</td> <td>Entrata dei medesimi prigionieri in Torquilstone</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-176a">177</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XV.</td> <td>Isacco sta per essere abbruciato in un forno</td> <td>(<span class="smcap">Barbieri</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-188a">189</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVI.</td> <td>Rebecca che vuol gettarsi dalla torre per sottrarsi dalle insidie del Templario</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-204a">205</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XIX.</td> <td>Rebecca medica le ferite d'Ivanhoe</td> <td>(<span class="smcap">Maurin</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-244a">245</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVIII.</td> <td>Rebecca descrive al giacente Ivanhoe l'assalto del Castello</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-256a">256</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XVII.</td> <td>Rebecca contempla Ivanhoe che dorme</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-260a">261</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXII.</td> <td>Cedric trova Rowena nell'incendiato Castello di Torquilstone</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-276a">277</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XX.</td> <td>Rapimento di Rebecca</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-278a">279</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXIII.</td> <td>Isacco scacciato della presenza del Gran Maestro</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-324a">326</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXIV.</td> <td>Rebecca tolta di prigione da Malvoisin, per essere condotta al Tribunale</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-332a">334</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXV.</td> <td>Rebecca alla presenza de' suoi Giudici</td> <td class="center">——</td> <td class="pag"><a href="#fill-340a">342</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVI.</td> <td>Riccardo assalito da Waldemar Fitzurse</td> <td>(<span class="smcap">Luccio</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-372a">372</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVII.</td> <td>Rebecca condotta al supplizio</td> <td>(<span class="smcap">Hayez</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-402a">402</a></td> - </tr> - <tr> - <td class="cap">XXVIII.</td> <td>Giudizio di Dio</td> <td>(<span class="smcap">Maurin</span>)</td> <td class="pag"><a href="#fill-406a">407</a></td> - </tr> -</table> -<hr /> -</div> - -<div class="footnotes"> - -<h2> -NOTE: -</h2> - -<div class="footnote" id="note1"> -<p><span class="label"><a href="#tag1">1</a>. </span>Vedasi al principio delle memorie di <i>Franklin</i> scritte da lui medesimo una nota -sull'origine di questo nome.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note2"> -<p><span class="label"><a href="#tag2">2</a>. </span>Noi non abbiamo potuto tradur meglio questo giuoco di parole fondato sull'indole -di una lingua composta d'inglese e di sassone, quanto col valerci delle denominazioni di -queste lingue medesime. È noto che gl'inglesi danno denominazioni diverse a molti animali -vivi ed alle loro carni quando sono macellati. Il bue, il vitello, il montone, si chiamano -<i>ov, calf, sheop, hog,</i> le loro carni <i>beef, calf, sheep, hog</i>. Ma ad onta di tale schiarimento, -lo stesso giuoco di parole non può avere grande vezzo per noi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note3"> -<p><span class="label"><a href="#tag3">3</a>. </span>Tal esercizio si legge descritto nel viaggio di Heude nella Persia e nella -Turchia.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note4"> -<p><span class="label"><a href="#tag4">4</a>. </span>Eravi un'ordinanza di Guglielmo il conquistatore, per cui tutte le sere -alle otto ore, dopo certo suono della campana, ogni abitante doveva avere spento il -fuoco ed i lumi. E l'ordinanza, e il suono che la rammentava presero il nome di -<i>Curfew, coprifuoco.</i></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note5"> -<p><span class="label"><a href="#tag5">5</a>. </span>L'idromele, lo spiega il vocabolo stesso, è un liquore composto d'aqua e -di mele, il sidro, ognun lo conosce per una bevanda fatta col sugo fermentato di -mele ed anche di pere. Il morat era una bevanda composta di sugo di more e di -mele. Il pigmento altra bevanda ove entravano vino, mele e diversi aromi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note6"> -<p><span class="label"><a href="#tag6">6</a>. </span>Il termine adoperato nell'originale è <i>varlet</i>, che erano i paggi dell'antica -cavalleria.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note7"> -<p><span class="label"><a href="#tag7">7</a>. </span>Moneta d'oro di grand'uso presso gli Ebrei.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note8"> -<p><span class="label"><a href="#tag8">8</a>. </span>Delegazione incaricata di levar tasse arbitrarie sugl'Israeliti.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note9"> -<p><span class="label"><a href="#tag9">9</a>. </span>Nel secolo XIII, tempo a cui si riferisce questo romanzo, si era lungi perfino -dal sospettare, che la scintilla svolta nel batter fuoco è una particella infiammata -dal ferro dell'acciarino, e molte saranno le classi di persone che nemmeno adesso -lo sanno.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note10"> -<p><span class="label"><a href="#tag10">10</a>. </span>Questi tornei si riguardavano come giuochi, e il campione che si offriva -nella giostra a far fronte a tutti gli assalitori veniva detto <i>tenitore</i>, come quegli che -<i>tenea la posta</i> di tutti i giuocatori.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note11"> -<p><span class="label"><a href="#tag11">11</a>. </span>Moneta di Costantinopoli, che al par de' <i>shekel</i> avea gran corso fra gli -Ebrei.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note12"> -<p><span class="label"><a href="#tag12">12</a>. </span><i>Witless</i> in Inglese significa senza spirito. <i>Weatherbrain</i> capo sventato.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note13"> -<p><span class="label"><a href="#tag13">13</a>. </span>Niun leggitore, m'immagino, dimenticherà che l'autor del Romanzo è Inglese, -e parla qui della sua patria.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note14"> -<p><span class="label"><a href="#tag14">14</a>. </span>I buoni estimatori delle bellezze comiche o romanzesche, apprezzeranno sommamente -questo sfogo leggiadrissimo in cui l'usurajo prorompe, così per la verità -che trovasi in esso come per la sua ammirabile opportunità. Perchè pochi leggitori, -gli è vero, non s'avvedono che il cavaliere Diseredato è il pellegrino, ossia, giusta -ogni indizio, il figlio di Cedric. Ma era dovere dell'autore del romanzo il darne loro -una più sicura conferma, e darla in un modo non triviale, qual sarebbe stata la -narrazione. Chi avrebbe immaginato che tale conferma sarebbe venuta con tanto -vezzo e naturalezza da quella cortesia che in sulla strada d'Ashby il pellegrino riceve -dall'Ebreo perplesso fra la riconoscenza e l'avarizia? Ma egli è privilegio unico dei -sommi ingegni il nascondere i propri sforzi, sicchè tali non compariscano, e il presentare -quel facile difficile, in cui sta la perfezione dell'arte.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note15"> -<p><span class="label"><a href="#tag15">15</a>. </span>Veramente il cavaliere Diseredato non si diede nè per sassone nè per normanno. -Ma siccome la giostra era istituita secondo l'uso dell'armeggiare normanno, -e festa normanna, così può ammettersi che Gurth s'intitolasse scudiere normanno.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note16"> -<p><span class="label"><a href="#tag16">16</a>. </span>Beauséant chiamavasi la bandiera de' Templarii per metà nera, e bianca -per l'altra metà, a fine, dicesi, di significare, ch'essi erano neri, cioè terribili -contro gl'infedeli, mansueti e benevoli verso i cristiani.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note17"> -<p><span class="label"><a href="#tag17">17</a>. </span>Antica moneta d'oro che valeva incirca venti lire italiane.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note18"> -<p><span class="label"><a href="#tag18">18</a>. </span>Bevanda fatta di grano e d'erbe.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note19"> -<p><span class="label"><a href="#tag19">19</a>. </span>Si avea per estrema ignominia appo i Sassoni il meritar tale epiteto. Lo stesso -Guglielmo il conquistatore, comunque odiatissimo dagli Anglo-Sassoni, seppe ridurne -un esercito sotto i suoi stendardi colla minaccia di divulgare quali altrettanti <i>nidering</i> -coloro che fossero rimasti addietro. Un epiteto consimile a questo operava, a quanto -narrano alcuni scrittori, egual prestigio sopra i Danesi.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note20"> -<p><span class="label"><a href="#tag20">20</a>. </span>Quante idee presenta in un tempo medesimo questo brindisi! L'equità e la -grandezza d'animo di Cedric, che onora il valore d'un principe sventurato, di nazione -a lui odievole, divenutogli parimente avverso per domestici affari e di cui si -era lagnato prima in quella stessa assemblea; l'ardimento di portar questo brindisi -alla presenza di colui che fratello dell'encomiato, ne usurpa ad un tempo i diritti; -l'amore de' buoni che un sì nobil procedere dee procacciar vie più al rispettabil vegliardo, -apportatore del brindisi; il turbamento che ne avrà il tiranno, in quei momenti -appunto che paventa il ritorno del tradito fratello; la perplessità, la sorpresa -de' cortigiani, la vittoria cui questa prontezza inspirata da generosità ottiene a Cedric -sopra tutti i spiritosi motteggi che costoro lanciarono sopra di lui! Tanto è vero che -i sublimi detti son tali spesse volte per le circostanze in cui gli stessi detti vengono -pronunziati. Ma il condur queste circostanze, e scorgerle e afferrarle ove sono, è privilegio -sol di pochi altissimi ingegni.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note21"> -<p><span class="label"><a href="#tag21">21</a>. </span>A tale Roberto fu anzi offerto dai crociati medesimi il trono di Gerusalemme -ch'ei ricusò; la quale rinunzia che doveva fargli un merito presso i baroni inglesi, -venne in vece ritorta a suo svantaggio, come in questa nota il vedremo. Dopo la -morte di Guglielmo il Conquistatore, il primo de' tre figli di lui che regnò fu il secondogenito -Guglielmo il Rosso che non men del padre resse con ferreo scettro l'Inghilterra. -Il terzogenito indi, Enrico I, ambiziosissimo Principe, si fece acclamar re -in pregiudizio del fratello denigrandolo col seguente stravagantissimo discorso all'assemblea -de' baroni. -</p> - -<p> -«Amati e fedeli signori, ben noto è a voi tutti che Dio avea chiamato il mio -fratello al trono di Gerusalemme, del quale onore si riconobbe indegno egli stesso. -Sol ponendo suo diletto nel commettere atti di crudeltà, egli vi sprezza. Quanto a -me, di cui conoscete la giustizia, le intenzioni pacifiche e la prudenza, prometto a -tutti voi rispettare i vostri privilegi e ascoltare pazientemente i consigli che sarete -per darmi. Se così vi piace giurerò osservare le leggi che il santo re Odoardo vi ha -date. Fatemi forte del vostro soccorso, o fratelli, e congiuntamente sapremo confondere -i nostri nemici.» -</p> - -<p> -Comunque riconoscesse il trono da una usurpazione, Enrico I, governò, per vero -dire, assai mitemente, e tolse molte leggi gravose poste dai suoi predecessori normanni -e tra l'altre il <i>copri-fuoco</i> (vedi Muller). Com'è adunque, potrebbe chiedersi, che -Walter Scott, studiosissimo della storica verità quanto a genealogie, leggi e costumanze, -ha fatto che Cedric, vissuto circa un secolo dopo, al capitolo III di questo -Romanzo Storico, si lagni del <i>copri-fuoco</i>? Ne dedurremo che qualche principe venuto -dopo lo avrà rimesso in vigore, e sarà stato probabilmente Enrico II. Perchè i -re succeduti ad Enrico I furono Stefano di Bologna nipote dello stesso Enrico I, indi -Enrico II, padre di Riccardo-Cuor-di-Leone e di Giovanni Senza Terra, personaggi -del presente Romanzo. Ora non può essere Stefano di Bologna che inteso ad amicarsi -le fazioni per sostenere la guerra contro Enrico d'Angiò superò in condiscendenza -il suo predecessore. Enrico II certamente fu un gran Principe, ma più per vedute -politiche e fermezza d'indole, che per l'arte di farsi amar dagli originarj, -cioè dagli Anglo-Sassoni; chè anzi in tutte le sue leggi fu parzialissimo pe' Normanni. -Per altra parte chi ordinò l'assassinio dell'arcivescovo di Cantorbery (lasciando a -parte il merito della causa) poteva ben'anche rinnovellare la legge del coprifuoco. -Se poi o Riccardo o (cosa che sarebbe stata più verisimile) Giovanni avessero fatto -risorgere sì odiosa legge, Walter Scott, cred'io, si sarebbe valso di Cedric per rendere -consapevoli i suoi leggitori.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note22"> -<p><span class="label"><a href="#tag22">22</a>. </span>Ognun vede che questo grottesco miscuglio della Madonna e del Papa, e degli -usi della cavalleria coi fatti dell'antico Testamento, è inteso a provare l'ignoranza -che in quella età dominava e nel Clero e più nelle persone datesi al mestier -dell'armi, ignoranza che comunque molto estesa, pure aveva i suoi gradi proporzionati -ai ceti degl'individui; la qual cosa Walter Scott fa ingegnosamente comprendere dalla -risposta che Fitzurse, uom di gabinetto, dà a Bracy, condottiere di bande d'armigeri.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note23"> -<p><span class="label"><a href="#tag23">23</a>. </span>Tal era il nome che davasi a que' giorni alla musica vocale unita all'istrumentale. -I cantarini o <i>menestrelli</i> che accompagnavano le ballate col liuto erano -professori dell'<i>arte giocosa</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note24"> -<p><span class="label"><a href="#tag24">24</a>. </span>Antichi generi di poesia francese portati in Inghilterra dai conquistatori normanni. -Le <i>serventesi</i> (<i>sirvente</i>) erano poesie in terza rima, le <i>lai</i> poesie flebili, i -<i>virelai</i> poesie miste di versi luoghi e corti, e con ritornello.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note25"> -<p><span class="label"><a href="#tag25">25</a>. </span>Oltre ai frati cresciuti a dismisura nel secolo XIII, i Templari, i cavalieri di -Gerusalemme, i reduci dalla crociata allor ringorgavano nell'Inghilterra.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note26"> -<p><span class="label"><a href="#tag26">26</a>. </span>Non mi fo mallevadore di questo fatto che si riferisce alla storia naturale, -e da me presentato qual lo trovai nell'autografo che è guida del mio racconto. <i>Nota dell'autore inglese.</i></p> -</div> - -<div class="footnote" id="note27"> -<p><span class="label"><a href="#tag27">27</a>. </span>È una trista verità, ma pur verità, che ne' tempi, di cui parla questo romanzo storico, -e anche assai prima, e anche molto tempo dopo, non v'era scellerato, o masnadiero -in Europa, che nel compiere i più atroci delitti non invocasse il nome di Dio, e tutti gli emblemi -i più rispettabili della nostra religione, di cui si mostrava egli pure persuaso. Ho ragione -di dire anche molto dopo l'epoca del presente romanzo. Non v'ha chi ignori come nel -secolo XV, diversi fra quali anche ecclesiastici di riguardo, avendo partecipato alla celebre -congiura de' Pazzi, intesa a trucidare Lorenzo e Giuliano de' Medici, vennero scelti per -teatro dell'assassinio la chiesa di s. Riparata in Firenze, per tempo di commetterlo, un -dì festivo e l'istante dell'elevazione dell'Ostia. V. Machiavelli e Galuzzi. -</p> - -<p> -Chi fosse curioso d'altre prove di delitti, ai quali si osava chiamare testimonio -ed auspice il cielo, e commessi in tal modo fin da persone, che per dignità e ministero -avrebbero dovuto vie più inorridirne, legga il carteggio fra Baiazet II ed un principe -Cristiano in Bethune, <i>Biblioteca Reale di Francia</i>, ecc.; in Tommasi, <i>vita del -duca Valentino</i>, tom. 1.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note28"> -<p><span class="label"><a href="#tag28">28</a>. </span><i>Vostro Valore</i>, altro titolo della natura di <i>Vostra Grazia, Vostra Grandezza</i>.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note29"> -<p><span class="label"><a href="#tag29">29</a>. </span>Isacco, che aveva sempre fatto ridere, a questo passo diviene sublime, e comanda -le lagrime. Non solo ai tempi descritti dall'autore, ma anche al dì d'oggi, in compenso -di alcuni difetti insiti nella popolazione ebrea, o piuttosto prodotti da circostanze ad -essa pregiudizievoli nè vinte ancora del tutto dai progressi della ragione, è caratteristico -della stessa nazione un esemplare, tenero amor di famiglia; per cui, se non istette -al di sotto del vero, non esagerò certamente Isacco nella conclusione della seconda -risposta, non men comovente della prima e dell'ultima, vigorosissima in oltre e ricca -d'immagini, che, come or vedrassi, egli diede a Reginaldo di Frondeboeuf.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note30"> -<p><span class="label"><a href="#tag30">30</a>. </span>In que' giorni i carcerieri delle persone d'alto affare erano uomini eglino pure -ragguardevoli. Anche in Italia, circa un secolo e mezzo dopo l'epoca cui si riferisce -questo romanzo, il carceriere di Cosimo de' Medici, soprannominato indi Padre della -Patria, ma in quel momento perseguitato da una fazione, era ser Francesco Malevolti -gentiluomo cospicuo di Firenze, al cui nobile animo lo stesso Cosimo dovette la salvezza -della propria vita compromessa da un tradimento, e in tal qual modo la libertà. -E simile usanza durò certamente fino al secolo XVI nell'Inghilterra, perchè il -carceriere di Maria Stuarda era sir Amiano Powlet, signore di Fotheringay.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note31"> -<p><span class="label"><a href="#tag31">31</a>. </span>Distintivo de' cavalieri, come si è veduto in altra parte di questo romanzo. -Ognun scorge che lady Rowena si vale di questa circollocuzione perchè vuol piuttosto -riguardarlo <i>uom che porti catenelle e speroni d'oro</i>, anzichè autenticargli il titolo di -cavaliere nell'atto di commettere un'azione scellerata.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note32"> -<p><span class="label"><a href="#tag32">32</a>. </span>Costume atroce che a quei giorni veniva praticato, talvolta anche senza perfidia -d'animo, ma per un principio di pietà, così ravviata da que' semibarbari, verso -tai moribondi della cui guarigione si disperava, e ciò per torli più presto di stento.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note33"> -<p><span class="label"><a href="#tag33">33</a>. </span>In una nota precedente a pag. 134-135 dicemmo che questo re Stefano fu -anche più condiscendente del suo predecessore Enrico I, ma tale sua condiscendenza, -limitata a non accrescere la durezza delle leggi imposte dai conquistatori, fu quella -stessa che lasciò più allentata briglia alle fazioni, e quindi la debolezza del monarca -divenne contemporanea all'accrescere del pubblico disordinamento.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note34"> -<p><span class="label"><a href="#tag34">34</a>. </span>Que' Sassoni professavano cattolicismo misto ancora d'idolatria, e attribuendo -alla divinità e ai canti le passioni dell'odio e della vendetta, come erano -avvezzi a supporle ne' loro idoli, doveano certamente credere che Maria Vergine non -avrebbe mai più perdonato alla stirpe di coloro i quali le crocifissero il figlio.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note35"> -<p><span class="label"><a href="#tag35">35</a>. </span>Si sono divisi quasi in due parti gli storici, uno che appone ogni genere di -empietà ai Templarii, altra che li difende. Alla pittura offertane di Bois-Guilbert, -è lecito il credere che l'autore di questo romanzo tenga alla prima schiera. Se i -partigiani dei Templarii sono in maggior numero, debbe anche attribuirsi all'orrore -eccitato dal modo dispotico quanto atroce onde adoperò contr'essi, nel 1327, Filippo -il Bello, il quale, com'è noto, ottenne da Clemente V, propensissimo a questo -monarca, l'abolizion di tal ordine, poi vagheggiandone le ricchezze, mandò sul -rogo gli individui che ad esso appartenevano. Ciò nullameno molti storici, anche -moderati nel giudicare i Templarii, non sanno scusarli dalla colpa di dissolutezze -perfino le più abbominevoli. I più accaniti poi nel perseguitarli attribuiscono loro -d'aver professate tutte le empietà che a mano a mano Walter Scott pone sulle labbra -di Bois-Guilbert.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note36"> -<p><span class="label"><a href="#tag36">36</a>. </span>Fra le accuse date sotto il regno di Filippo il Bello ai Templarii furono -quelle di professare nei conciliaboli de' provetti fra essi una indifferenza religiosa -che sapea d'ateismo, e di macchinare un gran cambiamento così morale come politico -su tutto il globo.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note37"> -<p><span class="label"><a href="#tag37">37</a>. </span>A que' giorni <i>Cherco</i> tanto significava persona ecclesiastica, quanto scienziato. -Qui s'adopera per scienziato, ma era necessario conservare tale parola per dar luogo -allo scherzo di Bracy: <i>La Reverenza Vostra</i> ec.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note38"> -<p><span class="label"><a href="#tag38">38</a>. </span>Tutt'altri che un matto sarebbe stato impaziente di manifestarsi al padrone, -e di non perdere un tempo troppo prezioso nello spassarsi a render più vaga la sorpresa -che dovrà derivare dal suo travestimento. Ma Wamba era sempre un matto, -e anche nel prestare un'opera da un uom di senno dovea lasciar trasparire il proprio -carattere.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note39"> -<p><span class="label"><a href="#tag39">39</a>. </span>Vedrà ognuno come l'intenzione dell'autore in questo luogo è meno quella -di por fra le labbra di Wamba un giuoco di parole, che mettere sempre in maggior -evidenza a quale avvilimento i Normanni conquistatori aveano tratti i nativi; avvilimento -per cui i pronipoti di coloro che sostennero le cariche dello stato, erano -ridotti alla condizione di schiavi, di buffoni, di porcaiuoli.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note40"> -<p><span class="label"><a href="#tag40">40</a>. </span>Chi avrebbe immaginato in un dialogo fra Cedric vestito da frate, e la schifosa -Ulfrida di cui si maladice le mille volte l'arrivo, chi avrebbe, dissi, immaginato -di trovare quanto di sublime l'eloquenza può suggerire? Chiedo indulgenza a' miei -leggitori, se queste pause della mia ammirazione lor sembrassero troppo frequenti, -benchè nol saranno mai in proporzione delle cose da ammirarsi in Walter Scott. Ma -io sono co' miei leggitori nello stato dello spettatore di un bellissimo dramma. Ei -non può far di meno di volgersi ai vicini della platea per partecipare in comunione -con essi o del dolore o della gioia o dell'estasi che lo rapiscono, e talvolta anche -gl'incomoda coll'interrompere il corso della loro attenzione. Di fatto le sublimità -del dialogo non finiscono ove ho posta io questa nota.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note41"> -<p><span class="label"><a href="#tag41">41</a>. </span>S'intende ora il motivo, per cui Reginaldo di Frondeboeuf, sempre scellerato, -sempre incapace d'un sentimento che s'accosti nemmeno in lontananza a virtù, -pur si ristette un momento in sua ferocia al vedere l'amore sviscerato d'Isacco verso -la figlia sua (cap. XXI, pag. 188). Il rimorso del commesso parricidio si ridestò a -suo malgrado.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note42"> -<p><span class="label"><a href="#tag42">42</a>. </span>Le stragi operate dalle crociate, i roghi ove ardeano gli Ebrei ne' regni di -Spagna e del Portogallo, il totale sterminio degli abitanti di una metà di globo, -hanno provato per lungo tempo, come la malvagità e l'ignoranza avessero sformati -mostruosamente i puri principii di quella religione, il cui primo caratteristico è -l'amor de' suoi simili.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note43"> -<p><span class="label"><a href="#tag43">43</a>. </span>Questi veri motivi, per cui Isacco rimase abbandonato, son pur quelli ch'ei si -astenne dal far noti a Cedric e ad Atelstano allorchè lo trovarono nella selva. V. p. 162.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note44"> -<p><span class="label"><a href="#tag44">44</a>. </span>Si osservi che poco prima l'autore notò esser tale la grossezza del masso scalcinato, -che avrebbe rotto il ponte. Quindi col nuovo divisamento immaginato dal -Templario non s'accordava più il gettare abbasso la stessa pietra per disfarsi de' due, -che ora si vogliono per altra via precipitar nella fossa.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note45"> -<p><span class="label"><a href="#tag45">45</a>. </span>Abbiam veduto che il cavalier Nero aveva in allora per suo stemma un catenaccio -e diverse spranghe di ferro.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note46"> -<p><span class="label"><a href="#tag46">46</a>. </span>Poichè Wamba al pari di tutti i Sassoni di que' tempi professava di buona -fede il Cristianesimo, gli è forse perfino inutile il far osservare che la sua arguzia -non poteva intendere a satireggiare i veri Cristiani, ma bensì coloro, i quali molti -erano in tale età, e molti sono stati pur troppo e prima e dopo, che volendo far servire -alla propria malvagità la religion professata, perdonavano come cristiani, e sotto -nomi di giustizia divina, d'onore, di dovere coloravano il serbato odio e le vendette -sin le più atroci.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note47"> -<p><span class="label"><a href="#tag47">47</a>. </span>Un Ebreo costretto ad aver che fare con tal razza d'uomini, i quali però si -intitolavan Cristiani, era scusabile se la pensava così.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note48"> -<p><span class="label"><a href="#tag48">48</a>. </span>Uno scrittore italiano non potrà senza tema di digradare in dignità, valersi -di questi modi finchè durerà rimembranza del <i>Convitato di Pietra</i>, e di quel famoso -monologo d'Arlecchino: <i>Se tutti gli alberi</i> ecc.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note49"> -<p><span class="label"><a href="#tag49">49</a>. </span>Benchè il priore di Jorvaulx nel principio sia stato indicato come uomo men -cattivo degli altri suoi cari amici che si segnalarono per le loro scelleratezze nel decorso -di questo romanzo, non fu però detto che fosse un fior di virtù. In oltre, e buoni -e cattivi, e Normanni e Sassoni, credeano opera sì meritoria il riguardare siccome -bruti gli Ebrei, che non arrossivano nè credean colpa l'aggiustare, anche in empia -guisa, i sacri testi alla sragionevole loro intolleranza.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note50"> -<p><span class="label"><a href="#tag50">50</a>. </span>Reginaldo Fitzurse, William di Tracy, Ugo di Morville e Riccardo Briton, furon -gli ufiziali, che interpretarono gli accenti di Enrico II, come questi desiderava -venissero interpretati, e si assunsero incarico di assicurare l'uomo or collocato fra i -martiri della chiesa.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note51"> -<p><span class="label"><a href="#tag51">51</a>. </span>Locksley, ossia Robin-Hood, s'intitolò monarca nella foresta ove alla presenza -del cavalier Nero (ora re Riccardo) fu fatta la distribuzione delle spoglie di Torquilstone.</p> -</div> - -<div class="footnote" id="note52"> -<p><span class="label"><a href="#tag52">52</a>. </span>Si sa che il delitto d'Ivanhoe al cospetto del padre era l'essersi chiarito pei -Normanni col divenire il favorito di Riccardo Cuor-di-Leone.</p> -</div> -</div> - -<div class="tnote"> -<p class="tntitle"> -Nota del Trascrittore -</p> - -<p> -Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione -minimi errori tipografici. -</p> - -<p class="covernote"> -Copertina creata dal trascrittore e posta nel pubblico dominio. -</p> -</div> - - - - - - - - -<pre> - - - - - -End of the Project Gutenberg EBook of Ivanhoe, by Walter Scott - -*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IVANHOE *** - -***** This file should be named 63194-h.htm or 63194-h.zip ***** -This and all associated files of various formats will be found in: - http://www.gutenberg.org/6/3/1/9/63194/ - -Produced by Barbara Magni and the Online Distributed -Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was -produced from images made available by the HathiTrust -Digital Library) - - -Updated editions will replace the previous one--the old editions -will be renamed. - -Creating the works from public domain print editions means that no -one owns a United States copyright in these works, so the Foundation -(and you!) can copy and distribute it in the United States without -permission and without paying copyright royalties. Special rules, -set forth in the General Terms of Use part of this license, apply to -copying and distributing Project Gutenberg-tm electronic works to -protect the PROJECT GUTENBERG-tm concept and trademark. Project -Gutenberg is a registered trademark, and may not be used if you -charge for the eBooks, unless you receive specific permission. If you -do not charge anything for copies of this eBook, complying with the -rules is very easy. You may use this eBook for nearly any purpose -such as creation of derivative works, reports, performances and -research. They may be modified and printed and given away--you may do -practically ANYTHING with public domain eBooks. Redistribution is -subject to the trademark license, especially commercial -redistribution. - - - -*** START: FULL LICENSE *** - -THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE -PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK - -To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free -distribution of electronic works, by using or distributing this work -(or any other work associated in any way with the phrase "Project -Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full Project -Gutenberg-tm License (available with this file or online at -http://gutenberg.org/license). - - -Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg-tm -electronic works - -1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm -electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to -and accept all the terms of this license and intellectual property -(trademark/copyright) agreement. If you do not agree to abide by all -the terms of this agreement, you must cease using and return or destroy -all copies of Project Gutenberg-tm electronic works in your possession. -If you paid a fee for obtaining a copy of or access to a Project -Gutenberg-tm electronic work and you do not agree to be bound by the -terms of this agreement, you may obtain a refund from the person or -entity to whom you paid the fee as set forth in paragraph 1.E.8. - -1.B. "Project Gutenberg" is a registered trademark. It may only be -used on or associated in any way with an electronic work by people who -agree to be bound by the terms of this agreement. There are a few -things that you can do with most Project Gutenberg-tm electronic works -even without complying with the full terms of this agreement. See -paragraph 1.C below. There are a lot of things you can do with Project -Gutenberg-tm electronic works if you follow the terms of this agreement -and help preserve free future access to Project Gutenberg-tm electronic -works. See paragraph 1.E below. - -1.C. The Project Gutenberg Literary Archive Foundation ("the Foundation" -or PGLAF), owns a compilation copyright in the collection of Project -Gutenberg-tm electronic works. Nearly all the individual works in the -collection are in the public domain in the United States. If an -individual work is in the public domain in the United States and you are -located in the United States, we do not claim a right to prevent you from -copying, distributing, performing, displaying or creating derivative -works based on the work as long as all references to Project Gutenberg -are removed. Of course, we hope that you will support the Project -Gutenberg-tm mission of promoting free access to electronic works by -freely sharing Project Gutenberg-tm works in compliance with the terms of -this agreement for keeping the Project Gutenberg-tm name associated with -the work. You can easily comply with the terms of this agreement by -keeping this work in the same format with its attached full Project -Gutenberg-tm License when you share it without charge with others. - -1.D. The copyright laws of the place where you are located also govern -what you can do with this work. Copyright laws in most countries are in -a constant state of change. If you are outside the United States, check -the laws of your country in addition to the terms of this agreement -before downloading, copying, displaying, performing, distributing or -creating derivative works based on this work or any other Project -Gutenberg-tm work. The Foundation makes no representations concerning -the copyright status of any work in any country outside the United -States. - -1.E. Unless you have removed all references to Project Gutenberg: - -1.E.1. The following sentence, with active links to, or other immediate -access to, the full Project Gutenberg-tm License must appear prominently -whenever any copy of a Project Gutenberg-tm work (any work on which the -phrase "Project Gutenberg" appears, or with which the phrase "Project -Gutenberg" is associated) is accessed, displayed, performed, viewed, -copied or distributed: - -This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with -almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or -re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included -with this eBook or online at www.gutenberg.org/license - -1.E.2. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is derived -from the public domain (does not contain a notice indicating that it is -posted with permission of the copyright holder), the work can be copied -and distributed to anyone in the United States without paying any fees -or charges. If you are redistributing or providing access to a work -with the phrase "Project Gutenberg" associated with or appearing on the -work, you must comply either with the requirements of paragraphs 1.E.1 -through 1.E.7 or obtain permission for the use of the work and the -Project Gutenberg-tm trademark as set forth in paragraphs 1.E.8 or -1.E.9. - -1.E.3. If an individual Project Gutenberg-tm electronic work is posted -with the permission of the copyright holder, your use and distribution -must comply with both paragraphs 1.E.1 through 1.E.7 and any additional -terms imposed by the copyright holder. Additional terms will be linked -to the Project Gutenberg-tm License for all works posted with the -permission of the copyright holder found at the beginning of this work. - -1.E.4. Do not unlink or detach or remove the full Project Gutenberg-tm -License terms from this work, or any files containing a part of this -work or any other work associated with Project Gutenberg-tm. - -1.E.5. Do not copy, display, perform, distribute or redistribute this -electronic work, or any part of this electronic work, without -prominently displaying the sentence set forth in paragraph 1.E.1 with -active links or immediate access to the full terms of the Project -Gutenberg-tm License. - -1.E.6. You may convert to and distribute this work in any binary, -compressed, marked up, nonproprietary or proprietary form, including any -word processing or hypertext form. However, if you provide access to or -distribute copies of a Project Gutenberg-tm work in a format other than -"Plain Vanilla ASCII" or other format used in the official version -posted on the official Project Gutenberg-tm web site (www.gutenberg.org), -you must, at no additional cost, fee or expense to the user, provide a -copy, a means of exporting a copy, or a means of obtaining a copy upon -request, of the work in its original "Plain Vanilla ASCII" or other -form. Any alternate format must include the full Project Gutenberg-tm -License as specified in paragraph 1.E.1. - -1.E.7. Do not charge a fee for access to, viewing, displaying, -performing, copying or distributing any Project Gutenberg-tm works -unless you comply with paragraph 1.E.8 or 1.E.9. - -1.E.8. You may charge a reasonable fee for copies of or providing -access to or distributing Project Gutenberg-tm electronic works provided -that - -- You pay a royalty fee of 20% of the gross profits you derive from - the use of Project Gutenberg-tm works calculated using the method - you already use to calculate your applicable taxes. The fee is - owed to the owner of the Project Gutenberg-tm trademark, but he - has agreed to donate royalties under this paragraph to the - Project Gutenberg Literary Archive Foundation. Royalty payments - must be paid within 60 days following each date on which you - prepare (or are legally required to prepare) your periodic tax - returns. Royalty payments should be clearly marked as such and - sent to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation at the - address specified in Section 4, "Information about donations to - the Project Gutenberg Literary Archive Foundation." - -- You provide a full refund of any money paid by a user who notifies - you in writing (or by e-mail) within 30 days of receipt that s/he - does not agree to the terms of the full Project Gutenberg-tm - License. You must require such a user to return or - destroy all copies of the works possessed in a physical medium - and discontinue all use of and all access to other copies of - Project Gutenberg-tm works. - -- You provide, in accordance with paragraph 1.F.3, a full refund of any - money paid for a work or a replacement copy, if a defect in the - electronic work is discovered and reported to you within 90 days - of receipt of the work. - -- You comply with all other terms of this agreement for free - distribution of Project Gutenberg-tm works. - -1.E.9. If you wish to charge a fee or distribute a Project Gutenberg-tm -electronic work or group of works on different terms than are set -forth in this agreement, you must obtain permission in writing from -both the Project Gutenberg Literary Archive Foundation and Michael -Hart, the owner of the Project Gutenberg-tm trademark. Contact the -Foundation as set forth in Section 3 below. - -1.F. - -1.F.1. Project Gutenberg volunteers and employees expend considerable -effort to identify, do copyright research on, transcribe and proofread -public domain works in creating the Project Gutenberg-tm -collection. Despite these efforts, Project Gutenberg-tm electronic -works, and the medium on which they may be stored, may contain -"Defects," such as, but not limited to, incomplete, inaccurate or -corrupt data, transcription errors, a copyright or other intellectual -property infringement, a defective or damaged disk or other medium, a -computer virus, or computer codes that damage or cannot be read by -your equipment. - -1.F.2. LIMITED WARRANTY, DISCLAIMER OF DAMAGES - Except for the "Right -of Replacement or Refund" described in paragraph 1.F.3, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation, the owner of the Project -Gutenberg-tm trademark, and any other party distributing a Project -Gutenberg-tm electronic work under this agreement, disclaim all -liability to you for damages, costs and expenses, including legal -fees. YOU AGREE THAT YOU HAVE NO REMEDIES FOR NEGLIGENCE, STRICT -LIABILITY, BREACH OF WARRANTY OR BREACH OF CONTRACT EXCEPT THOSE -PROVIDED IN PARAGRAPH 1.F.3. YOU AGREE THAT THE FOUNDATION, THE -TRADEMARK OWNER, AND ANY DISTRIBUTOR UNDER THIS AGREEMENT WILL NOT BE -LIABLE TO YOU FOR ACTUAL, DIRECT, INDIRECT, CONSEQUENTIAL, PUNITIVE OR -INCIDENTAL DAMAGES EVEN IF YOU GIVE NOTICE OF THE POSSIBILITY OF SUCH -DAMAGE. - -1.F.3. LIMITED RIGHT OF REPLACEMENT OR REFUND - If you discover a -defect in this electronic work within 90 days of receiving it, you can -receive a refund of the money (if any) you paid for it by sending a -written explanation to the person you received the work from. If you -received the work on a physical medium, you must return the medium with -your written explanation. The person or entity that provided you with -the defective work may elect to provide a replacement copy in lieu of a -refund. If you received the work electronically, the person or entity -providing it to you may choose to give you a second opportunity to -receive the work electronically in lieu of a refund. If the second copy -is also defective, you may demand a refund in writing without further -opportunities to fix the problem. - -1.F.4. Except for the limited right of replacement or refund set forth -in paragraph 1.F.3, this work is provided to you 'AS-IS' WITH NO OTHER -WARRANTIES OF ANY KIND, EXPRESS OR IMPLIED, INCLUDING BUT NOT LIMITED TO -WARRANTIES OF MERCHANTABILITY OR FITNESS FOR ANY PURPOSE. - -1.F.5. Some states do not allow disclaimers of certain implied -warranties or the exclusion or limitation of certain types of damages. -If any disclaimer or limitation set forth in this agreement violates the -law of the state applicable to this agreement, the agreement shall be -interpreted to make the maximum disclaimer or limitation permitted by -the applicable state law. The invalidity or unenforceability of any -provision of this agreement shall not void the remaining provisions. - -1.F.6. INDEMNITY - You agree to indemnify and hold the Foundation, the -trademark owner, any agent or employee of the Foundation, anyone -providing copies of Project Gutenberg-tm electronic works in accordance -with this agreement, and any volunteers associated with the production, -promotion and distribution of Project Gutenberg-tm electronic works, -harmless from all liability, costs and expenses, including legal fees, -that arise directly or indirectly from any of the following which you do -or cause to occur: (a) distribution of this or any Project Gutenberg-tm -work, (b) alteration, modification, or additions or deletions to any -Project Gutenberg-tm work, and (c) any Defect you cause. - - -Section 2. Information about the Mission of Project Gutenberg-tm - -Project Gutenberg-tm is synonymous with the free distribution of -electronic works in formats readable by the widest variety of computers -including obsolete, old, middle-aged and new computers. It exists -because of the efforts of hundreds of volunteers and donations from -people in all walks of life. - -Volunteers and financial support to provide volunteers with the -assistance they need, are critical to reaching Project Gutenberg-tm's -goals and ensuring that the Project Gutenberg-tm collection will -remain freely available for generations to come. In 2001, the Project -Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure -and permanent future for Project Gutenberg-tm and future generations. -To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation -and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4 -and the Foundation web page at http://www.pglaf.org. - - -Section 3. Information about the Project Gutenberg Literary Archive -Foundation - -The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit -501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the -state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal -Revenue Service. The Foundation's EIN or federal tax identification -number is 64-6221541. Its 501(c)(3) letter is posted at -http://pglaf.org/fundraising. Contributions to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation are tax deductible to the full extent -permitted by U.S. federal laws and your state's laws. - -The Foundation's principal office is located at 4557 Melan Dr. S. -Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered -throughout numerous locations. Its business office is located at -809 North 1500 West, Salt Lake City, UT 84116, (801) 596-1887, email -business@pglaf.org. Email contact links and up to date contact -information can be found at the Foundation's web site and official -page at http://pglaf.org - -For additional contact information: - Dr. Gregory B. Newby - Chief Executive and Director - gbnewby@pglaf.org - - -Section 4. Information about Donations to the Project Gutenberg -Literary Archive Foundation - -Project Gutenberg-tm depends upon and cannot survive without wide -spread public support and donations to carry out its mission of -increasing the number of public domain and licensed works that can be -freely distributed in machine readable form accessible by the widest -array of equipment including outdated equipment. Many small donations -($1 to $5,000) are particularly important to maintaining tax exempt -status with the IRS. - -The Foundation is committed to complying with the laws regulating -charities and charitable donations in all 50 states of the United -States. Compliance requirements are not uniform and it takes a -considerable effort, much paperwork and many fees to meet and keep up -with these requirements. We do not solicit donations in locations -where we have not received written confirmation of compliance. To -SEND DONATIONS or determine the status of compliance for any -particular state visit http://pglaf.org - -While we cannot and do not solicit contributions from states where we -have not met the solicitation requirements, we know of no prohibition -against accepting unsolicited donations from donors in such states who -approach us with offers to donate. - -International donations are gratefully accepted, but we cannot make -any statements concerning tax treatment of donations received from -outside the United States. U.S. laws alone swamp our small staff. - -Please check the Project Gutenberg Web pages for current donation -methods and addresses. Donations are accepted in a number of other -ways including checks, online payments and credit card donations. -To donate, please visit: http://pglaf.org/donate - - -Section 5. General Information About Project Gutenberg-tm electronic -works. - -Professor Michael S. Hart is the originator of the Project Gutenberg-tm -concept of a library of electronic works that could be freely shared -with anyone. For thirty years, he produced and distributed Project -Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support. - - -Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed -editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. -unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily -keep eBooks in compliance with any particular paper edition. - - -Most people start at our Web site which has the main PG search facility: - - http://www.gutenberg.org - -This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, -including how to make donations to the Project Gutenberg Literary -Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to -subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks. - - -</pre> - -</body> -</html> diff --git a/old/63194-h/images/cover.jpg b/old/63194-h/images/cover.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index c5a28d1..0000000 --- a/old/63194-h/images/cover.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-0-001.jpg b/old/63194-h/images/ill-0-001.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 87e3532..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-0-001.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-008a.jpg b/old/63194-h/images/ill-008a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 930c3b6..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-008a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-010a.jpg b/old/63194-h/images/ill-010a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index f2c6eb5..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-010a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-012a.jpg b/old/63194-h/images/ill-012a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 549be76..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-012a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-032a.jpg b/old/63194-h/images/ill-032a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index b0ca566..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-032a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-040a.jpg b/old/63194-h/images/ill-040a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 2baa1c1..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-040a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-044a.jpg b/old/63194-h/images/ill-044a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 6cb5ad6..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-044a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-052a.jpg b/old/63194-h/images/ill-052a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index d6732ae..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-052a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-064a.jpg b/old/63194-h/images/ill-064a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index d8081f5..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-064a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-076a.jpg b/old/63194-h/images/ill-076a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 7aaaf8a..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-076a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-112a.jpg b/old/63194-h/images/ill-112a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 59ce418..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-112a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-148a.jpg b/old/63194-h/images/ill-148a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 059039d..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-148a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-152a.jpg b/old/63194-h/images/ill-152a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index cadc634..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-152a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-164a.jpg b/old/63194-h/images/ill-164a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 65d1cde..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-164a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-176a.jpg b/old/63194-h/images/ill-176a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 9f7f6ac..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-176a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-188a.jpg b/old/63194-h/images/ill-188a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 71bb84c..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-188a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-204a.jpg b/old/63194-h/images/ill-204a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index ffad31f..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-204a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-244a.jpg b/old/63194-h/images/ill-244a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 6b993c1..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-244a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-256a.jpg b/old/63194-h/images/ill-256a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index ac5de8e..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-256a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-260a.jpg b/old/63194-h/images/ill-260a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 250a248..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-260a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-276a.jpg b/old/63194-h/images/ill-276a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 58a308a..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-276a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-278a.jpg b/old/63194-h/images/ill-278a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index c0f4b03..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-278a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-324a.jpg b/old/63194-h/images/ill-324a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 779675b..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-324a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-332a.jpg b/old/63194-h/images/ill-332a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index e27c2b8..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-332a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-340a.jpg b/old/63194-h/images/ill-340a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 217982b..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-340a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-372a.jpg b/old/63194-h/images/ill-372a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index 387ac21..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-372a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-402a.jpg b/old/63194-h/images/ill-402a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index affbb15..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-402a.jpg +++ /dev/null diff --git a/old/63194-h/images/ill-406a.jpg b/old/63194-h/images/ill-406a.jpg Binary files differdeleted file mode 100644 index f0c09ed..0000000 --- a/old/63194-h/images/ill-406a.jpg +++ /dev/null |
